:^i K^' ■■% % ^x *#.'♦*-:" nr BIBLIOTEGA ITALIANA O SI A GIORNALE LETTERA.TURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMo LXXXI. ANNO VENTESIMOPRIMO. Gennajo , Febbrajo e Marzo i836. MILANO TRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE. JJVll'ERlALE RliGIA STAMPEIIIA. II prescnte Giornale, con tutti i volumi precedenti^ e posto sotto la salvagucirdia della Legge, essendosi adempiuto a quanto essa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Dae niiove tragedie di Carlo Marenco e I Ezzellno Terzo dello stesso variato in parte dull autore. — Torino, i835, tipografia Chirio e Mina, in i6.°, di pag. 6 1 3. cc Jjeaclie molti gia da piu die venti sccoli abbiano » annunziata al mondo la filosotla, essa per altro » non e ancor nata : e in tutto questo spazio di » tempo le scienze noii vidcro intonio a se altro » clie lantasmi ingaunevoli, ed incerti baglioii clie le » traviarono per igrtnosi sentieri. » Cosi ua autor francese vivcnte. E gia molto prima di lui Petronio Ai-bitro aveva detto ohe i giovaiii, al paier sue, nelle scuole si facevano stoltissimi ; e il Gioja, applicando questa sentenza ai nostii tempi, la pigliava ad epi- grate d' mi suo libro; ne crcdiamo clie I'antica que- rela ai)lna cessato con liii di sonare nelle carle degli scrittori. Sarebbe indizi^ di esaurimento ovvero di stanchezza ( diccva il IMontaigne ) se lo spirilo miiano in una qiialciie eta si riposasse contenio sopra quello clie fecero i secoli precedenti. Ne egli disse ancor tutto-, perche in una medesima eta le cose medesime trovano clii le esalta e clii le vibpende , clii le ve- ncra e clii le deride. 4 DUE NUOVE TRAGEDIE In tanta divcrsita e mutabilita di opinioni chi po- Uebhc presumere di tiovar coiicoidi i giudizj intorno ai giornali? E qnando le opere dei filosoti vissuti nel corso (li venti secoli soiio cosi francamente senten- ziate , cpial gioimalista potrebbbe adontarsi se qual- cuno, per esempio, dicesse: Gia da gian tempo molti annunziarono giornali scientilici e letterarj , ma un vero gioniale non s' e ancora veduto? — I letterati amaroiio di rappresentarsi sotto I'immagine di una repnbblica ; ma dlmenticarono spesso clie dove il pudore non vince I'ambizione, ogni cosa volge neces- sariamcnte in rovina. E in questo i giornalisti pec- carono forse e piu spesso e piu gravemente degli altri, arrogando ciascuno a se solo cio che doveva esser proprio di molti , e trascorrendo ciascuno a metter se stesso in luogo di tutto il giornale. Forse il meglio sarebbe stato che i giornalisti , fedeli all' antica loro istituzione, si fossero sempre contentati di tessere una storia contemporanea della letteratura e di scrivere i sunti delle nuove produ- zioni in servizio di chi non puo leggere (e chi po- trebbe oramai ? ) ogni libro : o se la critica doveva pur sottentrare alia storia, sarebbe stato conveniente che il senno e la dottiina di molti, raccolti sotto un nome comune , concorressero insieme a giudicare le nuove opere dei letterati ; e non gia che i giornali diventassero, come accadde piu volte, una lizza dove r inverecondia di pochi o d' un solo discese a voler sentenziare di tutti e di tutto. Se questo scambio , spesse volte e da tanti gia riprovato , sia avvenuto solo per colpa dei giornalisti, o se debba in parte attribuirsi anclie agli autori, condotti dalF ambiziosa speranza dcila lode a provocare il |)ericolo di una censura, sarcbl^e difllcile a dir&i : il certo si e che da qualr.he tempo il Gioriiulismo e diventato argo- mento di una queiela poco meno che universale. Agli uni si fa riniprovero di una plumbea gravita, agli altri di una leggerezza che mai non lascia trac- cia di se : negli uni dispiace la cattedratica severita DI CARLO MARENCO. 5 de" giiidizj , nep;li altri il sarcasmo e cerf aria dl su- perioiila clic traspare lin nella lode: e brnrlic pochi ogginiai pronuncino i nonii di classic! e di romantici, nondimeno quell' antica divisione serve tuttora a niolti come fondainento dei loro giudizj. A malgrado di tutto questo pero il numero del giornali viene ogni anno aiimentando; indizio certis- simo die la querela predetta non ha cosi prot'onde radici come si credercbbe giudicandone dal romore; o prova almeno non dubbia clie V universale rimpro- vero cade sul niodo piuttostoclie suUa cosa in se stes- sa, la quale non si dispera clie possa quando die sia pigliar migliore andamento. — Scriver la storia del pro[)rio tempo e non esser tenuto satirico od adula- tore fu sempre difficilissimo; e questa osservazione non e cosi adattata alio storico, die non si convenga del pari anclie al giornalista; e tanto piii forse a lui die ad ogni altro, quanto piu gli scrittori sono irri- tabili, e pronti a sdegnare, ne facili sempre a tem- perarsi dal biasimo quando sperano cli' esso valga a levar loro di dosso la niaccliia d' una censura. Questo per cio die spctta al rimprovero di soverchia seve- rita o di giudizj parziali. In quanto alle accuse die si potrebbero dire letterarie , cioe alia dottrina ed al modo di scrivere , non e da mcttere in dubbio die ciascnn giornalista non si adoperi il mcglio die puo non solamente a procacciarsi la lode di scrittore sapiente e purgato, ma a rendcrsi altresi piacevole air universale de' leggitori. Una sola parola vogliamo aggiungere, per dire die i giornalisti dovrebbero astenersi dal sorgere gli uni contro gli altri ad av- valorare coi reciproci loro sarcasmi i sinistri giudizj die molti gia fanno, somjninistrando cosi un giusto pretesto a coloro die li avvolgono tutti in una sola condanna. Chi e persuaso che 1" ufflcio dei giornali possa riuscir fruttuoso alle lettere dovrebbe sforzarsi piu cli" altro di edificar coll' csempio , e ricordarsi die non fu solo quell' antico nionarca a morire accorata per la discordia dei proprj figliuoli. Rispetto a noi, DUE NUOVE TRAGrDlE ammaestrati oraniai dalV esperjenza e dagli anni , nc conlidiamo soveichiamente dei nosiri studj e deH'opera nostra, ne ci crcdianio da ineno di alcuni ai quali costa si poro il dilcggiaie cliiunque non li crede venuti a poitar nuova luce nel niondo. Gia sono alcuni auni, annunziammo il Corso Donati del signor Carlo Marenoo ('), ed a lui giovinc allora e per rerto non ciecaniente devoto alle doctrine del veccliio Parnaso, abbiamo applaudito ( osiamo dirlo ) primi di tutti: ed ora comincianio assai volontieri il nuovo anno considerando quali siano i frutti di que- sto nobile ingegno maturate oramai dagli studj e dair esperienza. Pare clie il signor Marenco siasi proposto sopra ogni cosa di fare in cjueste sue tragedie un fcdele ritratto dei tempi e dei personaggi ai quali si rife- riscono ; e percio egli non solamente le ordina in niodo che la storia vi si possa adagiare poco meno clie intiera ed inalterata, ma viene altresi raccogliendo alcune parole attribuite dagli scrittori o dalla tradi- zione a' siioi personaggi, e con gran diligenza le inne- sia ne' suoi dialoglii. Questo a noi pare conveniente al diamma, cjuale il vediasp.o usato oggidi da moltissimi in Francia, pinttostoche alia tragedia propriamente detta, a Cui in tutto il restante il signor Marenco si attiene. Ne trattasi qui di una semplice controversia di parole: perche se cjualcuno volesse dare a cjueste tragedie il titolo di diamnii, domanderebbesi allora quanto convenga a siffatto notne lo stile pomposo, o come dicono croico, a cui F autore ama assai spesso di sollevarsi. La nostra osservazione risguarda adun- que una certa disformita die si trova in alcune parti di cjueste tragedie, dove il signor Marenco voile far concorrere due contrarj elcmenti che non poterono tondersi insieme; sicclie poi accanto ad alcune espres- sioni storiche proprie del secolo Xlll ne troviamo alcune altre che non furono mai usate, parlando, in (*) Touio 62.", maggio i83i, pag. T75. m CARLO MARENCO. 7 nessuna eta e in nessun pacse, ma servirono solo alia tragedia secondo I' idea clie gll anticlii sc n' erano fatta. II signor IMarenco in qucsta parte non solamente eccede i confini dentro i quali dovrebbe circoscriverlo il siio manifesto proponimento d' esserc istorico, ma quelli altresi assegnati dal buon gusto anclie a colore rjie la tragedia considerano come opera dell" arte, e che percio le attribuiscono uno stile dl convenzione : di die iin solo esempio ci basti. Ugo'ino nel bujo del tetro suo carcere toccaudo la srarna mano di Ansel- muccio sente le tracce d' una ferita ch' egli gia gli avca fatta in un moniento di furore , ed esclania : Oh di msfatto inespiahil , fero Memorie incancellabili! Spario Da qiiesta mano il prisco onor di polpe : Ma nella pelle macerata e grinza U orine ancor serba del delicto mio ! Ora, o noi c'inG;anniamo, o quel prisco onor di polpe e un' espressione dissonante alTatto dal lingnaggio con- veniente ad un Italiano del sccolo XIII. E noi ab])iaino creduto di dover fare questa osser- vazione perche ci pare principalissima nelle tragedie del signor Marenco : e stimiamo clie a rendere piu ePicace il suo forte ingegno, cgli debba sopra tutto studiarsi di vincere quella specie di contrasto che regna nelle sue coniposizioni fra gli argomenti c i concetti di storia nioderna e lo stile della tragedia eroica. Certo, in tutto il volume che annunziamo si troverebbero poche altre espiessioni tanto eccessive qnanto quella citata poc'anzi, ma se lo stile non fosse generalmente al di sopra dell' ordinario, come avreb- bero potuto anche queste poche introdursi senza che Tautore ne sentisse la sconvenicnza? Fra le parti pin belle di queste tragedie ne par degno di essere annoverato il colloquio della Fami- glia Foscari dopo il ritorno di Jacopo. Condannato air esilio come reo d'omicidio e poi riconosciuto in- nocente , egli ritorna alia patria ed a' siioi dopo un hnigo patire , dopo un dtsiderio si intenso che per 8 DUE NUOVE TRAGEDIE soddisfiulo non dublto di simulare una colpa die gli costera la vita. La madre e la sposa gli sono intorno in gran festa ; ma il padre e Doge sapendo che al- cuni lo accusano di aver ricevuto danaro dagli stra- nieri non puo entrar a parte della loro gioja, e con- fessa che la dolcezza de' suoi amplessi non sara mai piena iinclie non sia lolto ogni dubbio di quel delitto. Di che il giovine infelice prova cosi profondo dolore, che a poco a poco smarrisce la ragione. Jacopo. Questa i la spina, che confitta in core M' e da gran tempo. O padre! io ndV eccesso Del duol le mani intemerate al cielo Alzo, e lui chiamo in testimon , che pure. Come del sangue cittadin , dell' oro Stranier pur sono e delle gemme , e ch' io Sovente altmi liberalmente aperte Le ho, ma non tese avaramente mai. Pur cib non hasta. D' un venal spergiuro Vitdma io sono, e di non ver delitto Vera infamia me preme. E questa infamia, Questa immota cnligine sul capo Mi sta. Ne fia per molto volger (t anni, Ne fia che surga a disslparla il vero? Alvisena. Sposo, deh cessa! Jacopo. I posted diranno " Figlio d' un Doge, e fu si vil? " Strappate Dai patrii annali, olu! quella bugiarda Pagina infame. Cancellate, o Died, Quell' iniqua sentcnza. Io dell' Eterno Al giudizio infallibile ne appello. Doge. Calmati; frena i contumnci spirti. Di pacato contegno ha d' uopo sempre Un veneto patrizio. Jacopo. - 0 tu chl sei Clit sotto aurato padlgUon t'assidi. DI CARLO MARENGO. 9 Mentre il tuo figUo orribilmente giace Sovra un Ictto di spine, e par che nulla Ti mova la pieta cle' suoi niartiri ! O basso Imitator di crudeltadi antiche, Vil eroe del servaggio, io ti compiango. Signoreggiar credi te stcsso, e schiavo Sei de proprii terrori. Oh! di virtude E di gloria die parli ? Un Dio ti credi Perche un uom piii non sei ! Barbaro ! un mostro Ti diranno le genti. Alvisena. - Oh tu deliri! Doge. No, non ddira. Jacopo. — Ove son io! Non odo Cemere il vento , e dell' ionio flutto II nottumo sospiro? Ove traete Sulla vedova nave , ove traete Questo infelice! Al patrio suol, diccste? Oh gioja! Io 'I rivedrb? Stamperb V ornie Nell' italo terren? Spirerb ancora I^ dolci aure natie? Folle , a qual prezzo Compri un giorno di gioja! Or che ragiono? Un giorno sol che nella patria io viva Non val tutta una vita? A vie promisi, Nci disperato mio dolor promisi, Ciie un di la patria io rivedrei , costarmi Dovess' anco — un delitto! A questa specie d' involontaria confessione il Doge e colpito da nuovo terrore, e vorrebbe pure assicu- rarsi s' egli vaiicggia o parla da senno: ma Jacopo non ode ne vede piii chi gli sta d' intorno; egli s' ininiagina di essere innanzi a' suoi giudici , con- fessa un delitto di cui e innoccnte , e doiiianda che si spalanchi il sepolcro dove le afflitte sue ossa abbian pace, ora ch' egli col tingersi reo ha potuto rivcdere Li patria e riabbiacciarc i parciui. 10 DUE NUOVE TRAGEDIE Oh si! venite Tiitti al rnio sen: fra le mie braccia stanche . . . JVon cal. Forte stringetemi. I' istante Che tanto e tanto ho sospirato , e giunto. Vidi la patrla. In mezzo a' miei mi stetti. E alfia — si muore. Oh! si spalanca alfine L' invocato sepolcro. Ivi avran pace Queste afflitte ossa mie . . . Che ? JVon si muore ? E lontc.no e il sepolcro? Oh inutil colpa! La colpa di cui Jacopo confusamente si accusa consisteva neiraver finto di domandare die lo Sforza interponcsse i suoi uffici per ottenerali dal veneto Senate il ritorno alia patria, quando e2,li avendo per- duta ogiii spcranza di ritornarvi niai come innocente erasi deliberato di voler niorire purclie potesse rim- patriare un sol giorno. Questo eccesso di amore che lo ha persnaso a cosi dannosa risoluzione ; questo trovarsi fra la gioja de' suoi festeggianti pel suo ri- torno , e aver nel cuore la tremenda certezza che tutto finira qnanto prima nel sepolcro; cpiesto fato di dover sempre parer reo a mal grado di una co- stante innocenza; tutto giustifica il delirio : sicche questa scena non e da confondcre con quelle moke di somigliante natura introdotte a capriccio ed a ponipa, o come dicono per fare effetto. E questa rivelazione di un cuore lungamente chiuso e reprcsso, ci par condotta dal signor Marenco con finissima arte, ed ornata di molte bellezze estetiche, senza trascenderc mai i confini del verisimile e della traglca digtiita. Altre scene di somigliante valore potremmo addurre se la brevita di un arti^olo nel concedesse e se la fania dell" egregio autore non rendesse oramai so- verchie le prove del suo ingcgno e della sua poe- tica facolta. 11 signor Tilarcnco e senza dubbio uno di que' pochissimi che ai doni della natura congiun- gono i frutti di uno studio indefcsso, c sanno poten- temente signiiicare e trastondere nelTaltrui aninio i ])ropri atFetti e i proprj pensieii. Resta ora die ve- diamo a qual line egli tenda nel comporre queste m CAIILO MAKENCO. II sue tragcdjo; o nieglio diremo, quali sentimenti esse destine ncH' animo de' leggitori. La popsia in qncstc tragedic ha veramente pigliato Fuflicio della storia; litrac gli uomini e gli avveni- mcnti con singolar fodelia, e poiche ama di aggirarsi fra casi fieri e luttiiosi , desta nelT animo un senti- inento doloroso e fimcsto non pure de' tempi ai qnali si rif'erisre, ma quasi dirciiimo di tutto il gtMiere umano, considerando com' esse possa degencrare a tanta nequizia , e soggiaccre talvolta a miserie si smisurate. NelT Uiiolino e nelT EzzcUno III vediamo ritratto il secolo XllI picno di Here ambizioni e di pill fiere vendette: neWa Famiglia Foscari, iu un se- colo meno lontano dalla prescnte civilia, ci viene rappresentato il dcmone ( se Fimniagine ci e pcrdo- nata) delT odio c della vendetta clie, dcposta Fantica baldanza ma non pero la lerocia, sotto il manto del- r ordine e dclle Icggi calpesta la giustizia, e rende incredibilmcnte miseranda la vita nella piu gloriosa delle moderne repnbbliche. Di niodo che c[uando Ez- zelino, stracciandosi dalla leiita le bende, esce in quelle parole: i^'eggo a me d' intonio Mold die in iJcce viia saran tiranni. Fopoli , che sperate? A questi io lego I feiri onde v' ho cinto e I'odio mio. Service ognor. Vi maledico, e moio; pare cli' cgli pronunzii, non gia T imprecazione d' un forsennato , ma la sentenza cV un uomo che Ici^oLe nel tempo avvenire. Se cpieste parole di Ezzclrno fossero storiche ser- virebbero a provare fino a qual [)unto V ambizione possa talvolta dcgenerare in un odio eircrato della razza umana; ma poiche sono introdotte ad arbitrio, e lecito domandare se il poeta abbia potuto ragio- nevolmente sperarne o un' utilita morale od un ac- crcsciniento di bellezza alia sua compo?izione? e noi non dissimuleremo die sotto tutti e due cjuesti ri- spetti ci pare luia poco fclicc invcuzionc. La storia 13 DUE NUOVE TRACEDIE nella sua semplicita e qui molto piu istruttiva del drarama; e qnella fiera imprecazlone nella quale il signer Marenco voile in certo modo conipendiarla e far prova di renderla piii efFicace, ne pare che di gran tratto rimangasi addietro all* impressione clie riceviamo vedendo nelle pagine degli annalist! , come nell'atto stesso in cu? un lungo periodo di patimenti giunge al suo fine, un altro se ne vien preparan- tlo, non gia per la impotente maledizione di un for- sennato che muore, ma per la poca virtu di chi re- sta dopo di lui. Noi non dissimuleremo altresi clie quell' ultimo verso Servite ognor. Vi maledico e mom , nella sua enorme esagerazione ci sembra inclinare a tutt' altro che alia tragica dignita. Affatto contraria a questa dell' Ezzellno e la cata- strofe della Famiglia Foscari; il vecchio Doge sente sonar la campana del gran consiglio; indizio che gia fu eletto il suo successore, e spira sofifocato dalT in- terno cordoglio : molto conformemente alia storia dalla quale sappiamo che gli scoppio una vena del petto, di che il giorno dopo mori. E per quanto si possa dire che questa catastrofe, senza il soccorso di un ottimo attore, corre pericolo di riuscir fredda e improvvisa, nondimeno la crediamo assai preferibile air altra. Singolarissima poi e quella dell' Ugollno. Gia nella penultima scena del quinto atto si sono sentiti i colpi del martello che inchiodo la porta della torre in cui languono dalla fame i miseri prigionieri. Uguccione. Che fia? Gaddo. Sembra stridor di ferrei chiodi Dal martello percossi. Anselmuccio. Ahime ! Chiodata Forse ne vien del carcere la porta? Dl CARLO MARENGO. 1 3 Gaddo. (Jh noi perdutl ! Usiiccione. oil rnio presagio! Nino. Oh Cor re Di fame e di dolor, che maladetta Dai posccri sarai. Anselmuccio. Cruddi! Gaddo ( morendo ). Padre Che noil m ajuti? Ugnccione. Ahi dolorosa, orrenda Mont! Ugoliiio. Ferche non t'apri, o dura terra? Dope di cio la scena si cambia e rappresenta una via di Pisa chiamata il Lungarno. cc Un uomo viene » sul ponte. Guarda intorno con sospetto. Cava di » sotto al niantello due grosse chiavi. Le guarda » con espressione di pieta e di terrore. Serabra irre- » soluto. Alza gli occhi al cielo quasi per cliieder » perdono. Finalnienie volgendo il capo altrove, getta » le chiavi nell'Arno. Cadute die sono guarda il fiu- » me con ansieta. Si copre il voko colle mani e fngge » atterrito. » IMa oltreclie V etietto di questa scena e molto incerto, perche dipende dalla niaggiore o mi- nor maestria dell'attore, e il poeta non dovrebbe mai iidare in altro che ne' mezzi suoi proprj , la crediamo anche poco raeno che inutile, ed acconcia a diminuire r impressione dcUa scena precedente piuttostoclie a rinvigorirla. Gia gli spettatori han dovuto persuaders! die la porta della torre fu inchiodata, e che T infelice laniigUa di Ugolino e condaunata tutta a morir di fauie; e quando Gaddo cede pel primo al suo fato, chi non s'iumiagina che al pari di lui anche gli altri 14 ^VE NUOVE TR.VGEDIE non (lebl)ano soggiaceie alia medesima sorte ? La tenda pcrtanto , calata siibito dopo la morte di qnel giovinetto, non inforsa punto lo spettatore sul destino degli altri ch' egli non vede morire, ma lo toglie solo alia vista di un patimento di cui non vorrebbc per certo essere testimonio. Quel tanto die manca a compire 1' orrenda tiagedia , egli se lo rappresenta coUa sua immaginazione, che e la fra le tenebre di quella torre, in mezzo a quei void pallidi e scarni, accanto a quel padre che vede morirsi dinauzi i fi- gliuoli e che gia, disperato d' 02;ni soccorso , maledice la terra che non si spalanca a ingluottirlo. Dopo di cio qual vantaggio pud mal sperarsi dalla vista di un uomo che viene a gettar nel liume le chiavi di una porta inchiodata e di una carcere dove noi non sap- piamo immaginarci altro che raorti ? Qucsta scena, male est-guita, potre])bc nuoccre assaissiiuo; eseguita ottimamente, gia non potrebbe aumentare punto ne poco la pieta degli spettatori. II signor Marenco ha voluto certanientc evitare quel soverchio di orrore che sarebbe venuto alia sua tiagedia dallo spettacolo di cinque morienti di fame; e moki forse diranno che gia e soverchio anche quel tanto ch'egli ce ne ha rappresentato. Noi vorremmo in vece pregarlo a consideiare se, come nella descri- zione dei hsici patimenti, non convenga a chi scrive temperarsi altresi in quella delle morali perversita. E un tremendo spettacolo la famiglia del conte Ugo- lino che lotta colla lunga e dolorosa sua morte; e se le ragioni delT arte non bastassero a distogliere uno scrittore dal rappresentarlo, verrebbero in campo alcune piu gravi ragioni insegnando che non bisogna ell'erare la gioventii abituandola a sostenerne la vista. Ma lo spettacolo d'uomini impudenti nei loro enormi delitti e Ibrse cosa da potersi rappresentaie senza coprirla di qualchc velo? La storia non puo ne deve tacere riniquiti\, perche a lei e imposto di ritrane fedelmcntc il passato; nia il poeta dovrebbe conside- rare che il sentimento morale si ottunde al pari -del ■\ » ni 0\RLO MARENGO. 1 5 senso tisico. c die a forza di rapprcsentare i piu enormi delitti pu6 viuccrsi la ripugtianza dei delitti minori. La stona strappa di voho ai nialvagi la ma- schera e li sottopone al giudizio della posterita ; il suo iifficio e giusto, e reffetto che se ne puo aspct- tare e bonissimo: nia il poeta dramniatico iinmalva- giscc la stcssa nialvagita qiiando la suppoiie sfrontata, e corre pericolo di contiibuire a sveller dal popoio il ribrezzo della colpa quando lo chiama ad assistere alia rappiesentanza de' piu enormi delitti. Percio quel mcdesimo senso di delicatezza per cui il signor Ma- renco risparniio a' suoi spettatori la vista di cinque morti, avrebbe, al parer nostro, dovuto suggerirgli altrcsi di sopprimeie alcune altre scene di queste tragedie. La faniiglia di Ugolino sta per esser con- dotta neir orrenda sua torre , e il conte doinanda air arcivescovo Rusisieri I'estremo uflicio d' un sacer- dote, e i giovinetti pur glial domaudano, chiaman- dolo padre. Ma Ruggieri: Tal prcgo a me? da te mi viene (i)' Padre Voi mi chiamate (a)? Oh infernal gioja! - Pace CoW alma tua ? colV esecrnbil alma Del ncmico mai pace ? Odiansi forse , Odiansi i corpi? Nimichevol opra Inver saria schiuderti il del , quel cielu Ond' io mi sono eternamente espulso. Conte! Pel rio piacer d' ahbominarti Baggier V alma ha perduta: ed ei Ic vnstre Sah'ur vorra? Voi lo sperate? Ah tutti Gill nelV ahisso de' perenni guai Precipitate, o perfidi! La ov' io Par scenderb , scendete. Altra speranza NelV avvenir , desio null' altro io nutro , Che di molcire i miei tormenti al suono Del vostro pianto eterno. Maledetta L'anima d'Ugolin! Possa ei compagni Aver di sua perdizione i figU, E 'I disperato pianto, e I'incessante (i) Al conte. (2) Ai fii:li. 1 6 DUE NUOVE TRAOEDlli Rampogna udirne , e neW angoscie low L' angoscia sua moltipUcarsi. Questo L' ufficLO e di pastor , cli' estremo compie Con voi Ruggier. L' ira di. Dio , V eterna Morte , il rio fin de' peccator v' impreco. Dopo questo orrendo discorso il conte e i figlluoli sono gettati nella tetra loro prigione; e il fiero Ar- civescovo in una sala del suo palazzo sta a colloquio con Piero Gualandi intorno ad essi. Ruggieri. Stancarsi Suol non men dell' amore , odio di i>ulgo , E tutto logra , anco gli affctti il tempo. Si , Piero , anco gli affetti. Gualandi. Ond' e die mesta Sonb tua voce ? Ruggieri. Anco gli affetti ! E quando Rotti dagli anni e dalle cure , avremo Pur la tenipra dell' animo infiacchka , Se mai ( dirlo degg' io ? ) se n' assalisse Quella lodata codardia , die il vulgo Noma pieta . , . Gualandi. Che parli? Ruggieri. Ah no'. Piuttosto Un inutil rimorso. Or via, si chiuda Al pentimento il varco estremo , ed altro Non entri in noi che disperato e tardo. Pentimento? ripiglia il Gualandi. Non nomavi tu pia e santa V impresa di abbattere il conte e i suoi ? Essi A lauta mensa, Mentre qui ghiotto si stimava il pane , Sedean superbi in fra tripiidii e canti , E in tazze d' oro si bevean V obblio Delia pubblica inopia. Dl CARLO MAKENCO. 1 7 Riiggieri. Oh .' che ramnienti? Delia vendetta il fero genio spira Da' lahbri tuoi. Quasi ohbliava . . . II conte De' flagelli dl Dlo provar fe a Pisa IL flagd pik tcrrihile. Sol egli Provato lion V avm ? Gualaiuli. Spegatl. Ruggieri. / padri Perir vedean rabbiosamente i figU- Ugolin non ha figli ? Ha figli — ed io Ne ringrazio natura. Gualandi. Oh qual orrendo Lampo alia mente balenar mi fai! Kuggieri. T' atterrisce ? Gualandi. La faina? Iluggieri. Infamia e fama. Noi dopo le cose gia dette non crediamo neces- sario di aggiungere verun commento a questi versi. Solo diremo che altamente c' incresce di vedere il sig. Marenco abbandonarsi a siff'atte esagerazioni , e confondersi con coloio, che per intemperanza d' in- gegjio potiebbcro (juasi far dolorosa la nostra eta di avere distolta la poesia dalJe antiche sue inezie. Se la nostra voce potesse avere efficacia sugli studi di un uomo qual e il signor Marenco,' noi vorreranio pre- garlo a ricordarsi del suo Corso Donati , ed a non dilungarsi da quella nobile scuola di cui allora mo- strava di voler essere coltivatore. Lo pregherenimo a non istancarsi di ccrcare V inceresse ne! vero , la novita nelle sapienti iiiterpretazioni dei latti, gli of- nanicnti nclla consoiianza dei concetti coila parola y3ibl. Ital. T. LXXXl. 2 lO DUE NUOVE TRAGEDIE eletta a signillcarli, sicche tntd insieme faccian ritratto dei tempi e delle persone; e sopra tutto a non volerc far prova di qnanto possano sostenere gli spettatoii, ma pinttosto di quaato sia possibile all' arte dilettare e commovex'e senza ricorrere a quegli estremi nei quali il frutto non puo mai essere senza pericolo del suo contrario , e la vera gloria dello scrittore necessaria- mente si perde. Lc quali preghiere se gia ci pare- vano giustificate dalle tragedie comprese nell" annun- ziato volume, le credenimo poco nieno che neces- sarie dopo la lettura deWAclelisa pubblicata qui in Milano in questi ukimi giorni (*). I personaggi prin- cipali di questa tragedia sono storici, ma i casi in- torno ai quali si aggira sono poi tutta invenzione del poeta. E 1 invenzione in generale e piattosto trita che vecchia, trattandosi dellamore di due giovani appartenenti a famiglie gia da gran tempo nemiche fra lore ; se non cue aui alia rid^bia delle fazioai si aggiune.e il pioiondo livore della gelosia, perche il padre della lanciulla fu disonorato nella propria mo- glie daL padre deli' inna mora to. II seduttore gia e morto, e la colpevolc donna dopo avere languito molti anni nella segreta prigione di un campestre ca- stello ig'.iorata da tutti fuorclie dal marito e da un suo fidato, rnori Hnalmente anch' essa lasciando al proprio custode un foglio, sotto promessa di consegnatlo al marito sol quando venisse a leggerlo sopra la tomba di lei. E portano i casi che il marito esule dalla pa- tria venga al castello proprio il giorno dopo la morte di quell" infel ice : dove poi viuto il rigore del suo animo ('2:li acconsente alle nozce Jhio ailora negate. Til L ara eletta da lui a cpiella riconciliazione ed a quel matrimonio e il sepolcro della moglie , e gia egli ha consegnata Adelisa alio sposo; cpjando s' apre il foglio lasciato dalla defunta , e trovasi che per la colpa materna, Adelisa e sorella a colui die le e divenuto (*) Adelisa , tragedia di Carlo Marenco. Milano coi tor • clii di Omobouo Maiiini i836. DI CARLO MARENGO. lO marito. II padre, or non plu padre, si toglie per seinpre all' aspetto di una fanciulla contro cui sarebbe tentato d' incrudelire ; lo sposo e fratello si uccide ; Adclisa dopo avere per qnalche momento ondeggiato tra varj pensicri s* impone come espiazione della colpevole fiamma, di tollerare la vita. Non e nostra intcnzione di esaminare la condotta o I'intreccio di questa tragedia, e percio non credemmo necessario di fame una compiuta analisi; il compendio pero die ne abbianio dato bastera a flir coiioscere che non a torto accusiamo il signor Marcnco di avere anche in questa niiova produzione diffidato troppo del suo ingegno e della sua arte, come se dovesse riuscirgli impossibile d' interessare e coinmuovei-e con una invenzione piu veiisiniile, e diremo anche piu vereconda. Rispetto poi alio stile ci pare che questa tiagedia ancor piu delle altre attesti la tendenza del- 1 autore no!i solo al pomposo, ma si anche a quel- r anur.anicrato che I'ugge come poverta e grettezza il seniplice e il vero. Altera levi Genova alfin la f route ognor pensosa, E al lampeggiar del serenato ciglio Tremi V einola sua. IMa, se non cinganniamo, qne^ta fronte pensosa e questo serenato ciglio di Genova non servono ne alia precisione filosoHca ne all' omaniento poetico. Altrove Adelisa confes^a di essersi innamorata d'klone in cliicsa. 3Ial custodito Da merccnaria vigilanza il guardo DL sotto il teniie velo errb furtivo Immemore del loco: and' io per gli occhi Incautamente al cor V inimago accolsi Di tal, die tutu a se traea poi sempre I i-oti miei, fatto rival del Nume. Ma se questa immagine fatto rival eld N'wne sia poetica e vcrisimile, ci pare niolto dubbioso. — II aO DOE NUOVE TEAGEDIE CCC. padre di Adelisa vuol dire clie il padre d' Idone lo tradi abusando dell ospitalita ch' ei gli concesse di buona fede nella propria casa ; e dice : Assai pill fera Guerra die fatta unqua non m' abbia in campo Il traditor mi fe di quest' ostello , Non accessibil pi ia , fra le pareti Olire 1 dover fidend. Vuol dire ch' egli s'^ette lunganiente lontano dalla moglie , e dice : di me deserta La fei gran tempo : Vuol dire: Prima ch' io cacciassi di casa la moglie infedele ; ed usa questa perifrasi : ' Jnzi Che 'I vedovato lelto, e reso vuoto Delia iiota presenza il tristo albergo Attonito altrui fesse e curioso; e cosi "eneralmente lo stile diventa arti6ciato, il con- cetto peixle assai spesso chiarezza ed efficacia per correr dietro a stranieri ornamenti, e pajonbellezze le vendette elucubrute e V orrenda solitudine che asslepa e V amore che repe inavverdto in tenero core , ed altre frasi a queste somigliand, che ne furono maiparlate, ne si usarono inai dagli scrittori veramente grandi, dal cui esenipio il signor Marenco non dovrebbe staccarsi dopo aver dato gia cosi belle prove della sua attitudine ad emularli. A. Lexicon Ihiguce copticoe studio Amedcl Peyron eqiilds ordd. Maniitlanl etc. — Tanrlnl , i835, ex rcglo typographeo , png. xxvil ct 470, In 4.° Q uantunque le perseveranti indagini dei viaggia- tori e degli archeologi abbiano finalniente in qiialche parte sollevato quel velo die copi'i per tanti secoli agli occhi dclla colta Eiuopa il misterioso Egitto , pure tanto rimane ancora a percorrere in questo dif- ficile aringo che di somma riconoscenza dohbiamo andar debitori a quegli uomini dotti, i quali util- mente si aflaticano a compiere 1" opera cosi felice- mente innoltrata. II chiarissimo Peyron gia tanto be- nemerito di questi studj per le erudite e sagaci sue illustrazioni dei papiri greco-egizj (i), non die per altri insigni lavori lilologici, avvisando ora compiere quella lacuna che lasciava tuttora negli studj egiz) , la mancanza di un dizionario copto arricchito di tutta la nicsse delle recenti scoperte e disposto in un or- dine analogo all" indole della lingua stessa , dopo dieci anni di assidua applicazione e di indagini eseguite non solamente sui libri a stampa, ma ben anche sui manosciitti di Parigi e di Torino, ha ora ridotta a tcrmine la faticosa intrapresa. Ne a dir vero altra pott'va pill di questa gia inunaginata, ma poi non esegnita dall" illustre Champollioti e chiamata dai voti di tutti oli uomini dotti riuscir giovcvole al piogresso della coenizione delle antichita e^izie, clie tanti e si . ^ ... *■ svariati problemi ci oiTrono tuttora a risolvere. (i) Questi singolarl monumenti cl fanno conoscere come al tempo dei Tolomei sussistesse in Egitto doppia legisla- zione pei vincitori Greci e pei soggetti Egizj, in quel modo appunto die nei secoli di mezzo nella nostra Iialia i Lon- gobardi ed i Franclii erano retti con leggi diverse da quelle del sudditi Roman!. aa LEXICON LlNGUiE COPTICiE E a darne un esempio di cni forse niun altro si lega pill da vicino all' argomento del quale iinprendiamo a traitare, il noiiie istesso della lingua, e dcUa na- zlone copta e da tie secoli oggetto di disputa fta gli eiuditi. Vogliono alcuni clie derivi dalla citia di Copto nella Tebaide, mentre altri lo fanno provenire dal nome greco e latino delf Egitto. Partcggia prr la prima opinione Ackeiblad in una Memoria non tei- niinata, e pubblicata niolti anni dopo la di lui niorte nel Giornale asiatico di Parigi (i). E sostenuta 1 altra da Rosellini , e lo fu prima di esso da Quatremere indottovi dai raziocinj di Renandot. In vero quando consideriamo che la citia di Copto iu, al dire di Stra- bone, il centro del commercio fra TArabia e T Egitto dal tempo dei Tolomei sino ai primi secoli dell' era volgare ; clie la citta di Cos succeduta piu tardi a Copto in tale commercio ne divenne , al dir degli Arabi, la principale della Tebaide; che infine il nome di Copto si scrive dai Copti stessi Keft, Kebto, Kepto, cioe con tutte le varieta di pronunzia fra le conso- nanti che si riscontrano nel nome di quella nazione, saremmo tentati di assentire al giudizio del dotto Svedese. Osscrviamo pero d" altra parte essere stato costume dei Copti il valersi delle deaominazioni gre- che e latine non nieno che delle loro proprie, e quindi trovarsi nei libri loro T Egitto indicate Jigyptos ed altre volte KypLos o KypLo (2), che di piu se- guendo la costumanza degU Arabi di attiibuire alle citta caj)itaii il nome delle contrade nelle quali sono poste, applicarono il nome di Kypton a Memii antica capitale d" Egitto; the inoltre non gia i soli Egizj, ma ben anclie gli scrittori Sir], e fra di essi Abulfaragio, il quale indica costantemente 1' Egitto e gli Egizj coi nomi siriaci di Mesiaiii, Mcsria pure ove trattasi del- r era dei Copti , che e quella detta volgarmente dei (i) Aprile 1834. (a) I Copti che non usano niai nel dialetto inemfitico il 7, vi sostituiscono il v.. ■STUDIO AMEDFI PEYnOX. 23 JMartiri e con iiiiglior ragione di Dioclezlano (i), la chiama era degli Egiziani Aiguftia, e da pure in tale occasione aU'Egitto il nome di Alguftos\ che infine il niodo col quale e scritta la voce kyptos , non che qnclla colla cjuale i Copti talvolta indicano la lore lingua mntkyptcdon (2) e altrove ngiptios come tro- vasi in iin lessico copto (3) , additano origine grcca non solo colla forma evidente di cpiest' ultima , ma hen anclie perche la lettera y uella prima si trova fra due consonanti , il che non accade mai di osser- vare nelle voci prette egizie. Tutti questi argomenti ci obbligheranno ad ammettere che, non ostante I'ap- parente probabilita delle ragioni esposte di sopra , la voce jEgyptus sia la vera origine del nome di Copti h^ ■, col quale i discendenti degli antichi Egizj sono designati dagli Arabi. Ne varrebbe rop[)orre che gli Aralii si servono della frase tempo del Copti, a con- traddistinguere c[uello in cui 1" Egitto era governato da re indigeni , mentre divenuto questo nome una volta presso di lore sinonimo di e2;izio, ne era ap- punto atto a disegnare una tale cpoca , quantunque fosse di nuoya introduzione presso di loro , in quel modo che il nome di Bcrberi, dcrivato dal latino Bar- baii, contraddistingue presso gli Arabi gli amichi in- digeni delfAlTrica settentrionale. Infine le favolose tradizioni degU Arabi stessi usi a foggiare ad ogni nazione un progenitore , ad ogni citta un fondatore che ne porti il nome, ci mostrano pure che il nome (i) Letronne {Materiaiix pour Vhistoire da ihristian. en Egypte etc. ) ha gia osservato che qnesto storico coiifonde il principlo dell' era di Dioclezlano coll' epoca della perse- cuzione da esso mossa contvo i Ci-istiaui. Egli ha pure maestrevolniente diiuostrato die 1' era di Diocleziaiio in- trodotta dai Pagani fa adottata dai Crisdaiii soltaato dopo Tinvasione Maomettana. (2) II vero nome copto dell' Egitto e Chemi. (3) V. Zoega, Catalogus mmss. Borg. etc 24 ' LEXICOM LINGUA GOl'TICiE dei Copti non deriva dalla citta di Copto, ma bensi dairEgitto. Impeiocche al dire di essi Kobt o Kobtim, figlio cli Mesraim , fa il jirogenilore dei Copti (i), nientre Keft o Keftarim, iiglio dello stesso Kobt, fii il foiidatore della citta di Copto (2). Se tali motivi ci obbligano a dissentire dairopinione del dotto Sve- dese, assai iiieno poi potienio convenire nelT altra dello stesso scrittore che vuole anche il nome di Jigyptus , derivato dalla citta di Copto , e peiche la grandezza di Copto e posterioi'e d' assai al nome greco AiyvzToc; {2>) , e perche desso innanzi che alia coii- trada stessa , fu applicato dai Greci al fiume Nilo (4). Non sara inopportnno qui osscrvare che la distin- zione che sussiste ncll'Egitto fra gli antichi indigeni, ed i Greci venuti coi Tolomei (5), non cesso gia colla dominazione romana, nientre dai monumenti dot- tamente illustrati da Letronne si scorge che i Greci stabiliti in Egitto vi foi-mavano tuttavia corpo sepa- rate di nazione sotto gV imperatori , probabilmente perche T aderenza degli Egizj allantica loro religione ed alle antiche loro consuetudini avea impedito quella fiisione tra i vincitori ed i vinti che avveune nelle altre provincie soggette ai successori d'Alessandro , e posria ai Romani. Neppure la stessa conversione de- gli Egizj alia religione cristiana valse ad accomunarli coi Greci e coi llomani , perche gli Egizj essendosi (1) V. INIacrisi, Descrizione deirEgitto, manoscritto arabo deirAmbrosiaiia; La storia favolosa dell' Egitto di Murtadi , tradotta da Vattier; Leone afFricano. (2) Macrisi , ivi. Colle desinenze in iin talora aggiunte a questi nomi gli Arabi lianno voluto imitare le forme dei nomi ebraici, alcunl dei quali banno tale desinenza di plu- rale , come appunto quello di Mesraim die essi pero scri- vono d' ordlnario 3Iisr. (3) Oltre i dati stoi-ici anche le rovine di quella citta confermano la poca iaiportanza di essa nelle epoche del- Tantico Egitto {V. ChawpoJlion, Lettrcs , p. 92). (4) V. LhampoUion^ UEgyptc sous les Pharaons. (5) Vedi qui sopra la nota a pag. 21. STrOIO AMEDEI PEYRON. ^5 convertltl in g;ran niimcro, ne fiirono anzi fieramente pcr?eg;uitati da Diocleziniio. E poscia clie la conver- sione di Cosiaiitino e])bc assirui ata la pace alia Cliiesa avendo essi ben tosto seguito gli erroii dci Giacobiti, mcntre i Greci e i Romani stabiliti in Egitto erano Melcliiti, cioe Gattolici , cosi detti dalla voce araba (j^XAxi Make, Re, perche seguivano la stessa religione ?he gr impcratori, una talc circostanza mantenne I'an- tica divisione. Ed ecco come gli Egizj avendo senipie continuato a forinar nazione separata dai discendenti degli stranieri stanziati da piu secoli in mezzo di loro , fosse necessario il dcsi2;narli con nome parti- colare, die non altronde era da pvendersi se non se da quello col quale erano chiamati dai loro dominatori. Se ora dai nome della linjiua ropta ci volgeremo a considcraine T indole, e le affinita colle altre lingue, scorgeremo di Icggieri che cssa ci olTre non minori probleini ad esaminare. Con saggio accorgimento e eon profonde vedute il dotto Peyron avvisando alia natura della lingua ed airinstabilita delle di lei vo- cali, tenne conto dclle sole consonanti nell' ordinare il dizionaiio, e di piu ad agcvolare il successo delle ricerche dci dotti lo dispose per nietodo ctimologico ponendo ogni voce sotto la propria radice , il che pero fece , come opporti.namente accenno nella prefa- zione, con quclla sobria critica che auimctte le sole evidenti derivazioni, dato bando a quelle che possono essere argomcnto di controversia. Una tale disposi- zione e ( ^reniamente intesa non solo all'uso decli interpret! degli antichi monun^.enii egizj (come ve- drenio piu ampiamente in apprcsso ) , ma altresi a farci mcglio conosccre la singolare indole della lin- gua stessa, indole sulla cjuale di tanto andarono er- rati i primi che impresero a conoscerla. ln)peroc- clie prevennti dall" opinione che il nome di Copti fosse di recente origine , peisuasi d'altra pane che I'antica lin2;ua e civilta d'Egitto fossero state spente col cessarc del rcggimcn^o dci Faraoni , trovando 26 LEXICON LINGUA COPTlCiF. altronde la lingua piena zeppa di vocaboli greci , scor- gendovi infine niolte an'inita coUe lingue semiticlic, e maggior numero imniaginantlone per la doniinante mania di tutto ridurre alle radici ebraidic, Arduino , , Isacco Vossio , Vifringa , Diodad pcnsarono che il copto fosse poco mcg'sio di un gergo volgare nato dalla mescolanza dell arabo col greco. Ma dappoiche s' inconiincio dai dotii ad esaminare piu da vicino questa lingua, si conobbe che se si tolgano lo voci greclie, le quali inserite come a mosaico in una strut- tura straniera, servono anzi in certo modo a fame viemnie2;lio conoscere Findole primitiva, essa risulta lingua tale die a niuna classe delle lingue conosclute si possa annoverare. 11 dotto Barthelemy in vero e dopo di esso Ignazio Ros'^i si ocruparono di propo- sito nel rintraeciare le affinita dclla lingua copta col- Tebraica, ma se qualche critica si attrasse 1" opera di quest' ultimo , altronde meritamente stimata per la vasta erudizione non meno che pel giusto criterio, lo si fu appnnto, come osserva nella sua prefazione Jo stesso Pcyron , per essere egli stato facile a tro- vare si fatte affinita anclie per mezzo di troppo ri- cercate etimologie. Non vuolsi per questo negare che un grande nu- mero di radici copte non sieno affini alle semitiche, ma se molte ne sono, assai poche se ne trovano nel numero di esse che appartcngano a quella classe che sembra indicare una vicina affinita di origine fra le lingue, rpiali sono quelle dei nomi nnmerali, e di cjuegli oggetti e relazioni die dcvono di loio natura attrarre f attenzione dciruotno sino dall'istesea in- fanzia della societa. Cosi pure non si puo negare che i pronomi personali copti siano isolati , siano aHis^i (i), non siano assai somiglianti a quelli degli Ebrei e delle altre genti semitiche, ma una tale somiglianza (i) Nelle lingue semitiche non meno che nel Copto i pro- nomi personali posscssivi si esprimono per mezzo di par- ticelle aflisse alia parola cui si riferiscono. STUDIO AMEDEI PEYRON. 27 e largamcntc compcnsata dalla differenza clie mostra la lingua copta dalle scmitiche negli articoli, nei pi'O- nomi prelissi (i) e nei verbi. Ma se T all'inita del copto coir ebraico e niolto remota, esso poi iiessuna alliUto ne serba ( oonie lia osseivato Klaprotli) colle lingue dei Bcrberi atlantici vicini degli Egizj a po- nente, cd anticliissimi abitanti, delia parte settentrio- nale del continente alTricano (2). Ne qucslo fi^nomcno di per se dee recarci meraviglia , mentre come per I'una parte i dati .storici ed etnogralici, non clie Taf- finita delle lingue ci fanno cercare 1 origine dei Bcr- beri fra le nazioni Semitiche, e le Indo-Gern.aniche, od Indo-Sci'iiche , od Ariane come si e di reccnte introdotto di chiamarle (3"), cosi dall' ahra la storia non mono clie i caratteri lisici dcgli Egizj descritti dagli antichi cd osservati ncllc mnnimie, e nei mo- numenti ci additano doversi cercare 1" origine di questi nelle regioni piu meridionali delTAOrica. A tali dati egregianienie corrisponderebbe Tosser- vazione del dot to viao;o;ia!ore inglese Banks che vuole avere scorto di niolte voci copte nel'a lingua dei Berberini o Barabras abitatori del la Nubia. Ma seb- bene sia vero che la lingua di qucs(a nazione e af- fatto divcrsa da qiiclla dei Bci beri atlaniici ( contro I'opinione del dotto geogratb Ritter), e sebbene non si voglia per noi impugnare I'asserzione di quell' eru- dito viaggiatorc , pure egli e certo che quelle voci (i) Oltre la nianiera accennata qui sopra un"'altra, ed assai piu usitata , ne hanno i Copti d'indicare i proiiomi possessivi insereudo determinate lettere fra rarticolo ed 11 suo nonie. (2) Appena si potrebbe trovare qualcbe parola comune ai Berberi col Copti, come sarel)lje haschor, lolpe , che al dire di Esicliio ( come ha gia osservato Peyron ) avea lo stesso significato presso i Liljj Bxutjxptoi tx dXunitiix oi At^vsq Xtyovci. (3) Dal nomc di Aria c!ie i Greci davauo all" Iran degli Oricatali. 28 LEXICON LINGUA COPTIC^E principali dalle quali gli etnografi fanno specialmente dipendere V aflmita delle lingue sono affatto diverse nella lingua dci Barabias (i) e nel copto. e die anzi esse ci danno a divcdere una somma alTmita coUe vicine linsfue di Donsiolah e di Darfur , lin2;ue dal copto aflfatto remote. Le investigazioni di Klaproth hanno in vece in- dotto cpiesto uomo doitissimo ad affatto diverse ri- sultamento. Avendo egli scorto nelle radici egizie al- cune afBnita colle lingLue del norde dell' est dell' Asia ne lia voluto irapugnare Y origine nieridionale degli Egizj. Nel clie sembraci a vera troppo precipitato il suo gindizio, mentie tutt''altra via doveva, a nostro credere, seguirsi onde giungere alia soluzione di tale prohlema. Quand' anche si voglia animettcre clie tali analogic siano da valutarsi ( nx ntre egli vi romprcnde vocaboli come eiul, cervo; tnl , colle; teb , dito che hanno i loro piu vicini analoghi nelle lingne semi- tiche), sarebbe piuttosto ad investigare se possano avere un"' origine comune col fenomeno osservato da Eask clic riscontio simili afifinita fra le lin2;ue tartare e finniche, e gli antichi linguaggi parlati dell* Indo- stan. Inoltre le affinita osscrvate da quel sottilissimo indagatore delle anticliita asiaticlie, sono altresi prese da tante e si disparate lingue, ed alcune di esse sono appoggiate a si deboli tratti di rassomiglianza che meritano tuttora almeno un pivi attento esame. Non si puo per altro verso negare che la lingua copta non ci oflfra numerosa serie di voci affini alio lingne indo-gcrmaniche, e forse maggior numero che non alle mentovate lingue tartare e linniche. E valgano a dare un saggio di tale verita rabiut, suddlto (rabot, schiavo nelle lingue slave); sen, suono, {sonus latino); sun, prezzo (sAHNS got.); hof, serpente (oipii;); sole, salvare {(T(bS,eiv); chrom, fuoco, {cremare (i) Se ne vedano i pochi saggl raccold da Costaz e da akri viaggiatori neU'Atlante etnograiico di Balbi. STUDIO AMEDEI PEYKON. 29 latino); dshrompi, colomba (i); fat e pot, piede (2) {foot inglese , ]:^TnS gotico); legh^ leccare,- meste, odiare {^baeiv)', men, mezzodi (meridics); taho , pren- dere {take inglese, TGKA.N gotico, ^jiav tangere , toccare); hou,piovere {vo)\ ashfornace (Sffe tedesco, iatia foculare)', f'u, germe {(pvo)'-, tham, creare, fare (conf. rap^iac; greco); sabe, sapiente; mln, rimanere {maneo (levo); ian, viola {lav); al, pietra {}\}i\.XX\S gotico); ork, giurare (conf. opxo(;)\ ioh, luna (Jo dial, argivo); htor, animo {i'lrop cuore), sage, parlare {seggia isl., fagen tedesco); mite, mezzo (S!)?itte tedesco); stali, acclajo (6ta5I ted.); kelp, rubare {xXeJVTO , hA.l]:A.N gotico); kim, movere {xLVeo); rite, modo (ritus); sok, sacco (3), an, forseche {an latino); ielel , splendore (^cD chiaro ted.); mehi lancetta (mgki spada got.); dskalodj, gamba {axe/loc;); lot, padre (^ttA- gotico); keli, menibro {koXov); afe, capo, sommild {upex \at.)\ neevi, navigare ^ mat, giuntura {mituna congiungi- niento in Sanskrit); aliy, bianco {albus), skite, drachma (SK^TTS gotico, (i.ija^ tedesco); i (i Sanskrit), andare (i imperativo del verbo i/e); ke, anche {xai)', komi, gamma {noap^L); mugsch , mescolare {misceo); nn il tempo presente (nn gotico, vvv, nunc); oik, trarre; {eXxv); sciabe, malattia cutanea (V. Zoega, Cat. p. 626) (i) Si noti che la lettera scliima indicata dsh per maii- caaza di caratteri copti , e talvoita nelle voci derivate dal greco sostituita al A'. Cosi i Copti come avverte il uostru autore scrivono dslubotos per x/JDcoro^. (2) La prima forma e del dialetto memfitico, la seconda del saidico. (3) Radke comune all' ebraico. 3o LEXICON LINGUA COPTIC^: {scabies):, ti, dare (i) (da Sanskrit); schime, donna (aiN^iJ got., j'VV}))'-, ih, spirlto (^.hA. mente gotico). Piu singo- lare e la coi'iispoudenza osservata da Peyron della voce copta haradshusch , lepre, colla persiana ^j^m'^ — . . ■k , la quale indicando la somiglianza delle orecchie della lepre con quelle dell' asino , ci addita essere dessa la prjmitiva, oude sembra probabile die venisse in- trodotta in Egitto quando c(uella contrada soggiacque alia dominazlone persiana {i). Ci guarderemo dal dedurre da tali fatti conseguenza alcuna , solo li esponiamo alia considerazione degli etnograii , aspettando altresi che la dotte indagini di Burnouf sulla lingua zend , la piu antica conosciuta f'ra le indo-germaniche , ci ponga in situaziorie d e- saminare con qualche ma2;gior cognizione di causa il complicato problema. D altra parte pero, il numcro grandc di radici che il copto ha comuni con altrc lingue, molte delle quali radici sono dissillabe , ci pare che debba se non altro tenere in sospeso il nostro giudizio intorno alia qualita unicamente monosiliabica della lingua copta ammessa da Champollion e dallo stcsso Peyron. Le analogic delle voci copte dissillabe (3) con quelle di (i) I Copti non distinguono le lettere d e t , onde la confusione tra di esse e stata osservata dai dotti anche negli stessi monumenti greci d' Egitto {V. Letronne , Ma- teriaux etc., p. 66). (2) Ed in fatti i Copti hanno un' altra voce ad indicare la lepre, ed e rafat o ratfat comj^osta di due radici ap- partenenti alia loro lingua , suUa significazione delle quali vedasi Rossi , Etymol. jEgypt. (3) E qui si avverta die non intendiaino comprendere in questa classe le tante voci egizie nate dall'enfatlca ripeti- zione della radice, come Jienken comandare , shislii potente, le quali anzi indiciierebbero pluttosto una lingua primitiva. Imperocche la lingua che le balie parlano ai bamboli e tutta d" ordinailo couiposta di tali radici ripetute couie STUDIO AMEDEI PEYRON. 3 1 altre lingnc essendo in troppo nunoero perche la coin- cidenza cicbba attribuirseue al caso , e d' altra parte noil essciulo probabile clic tante e si svariaic lingue le abbiaiio tratie dalP Egizio , pare the piuttosto si debbano attrii)uire ad una comune origine. Ne per f[iiesto intendiamo negarc esseie la struttura di qiiesta lingua, sicconie quegli uoiiiini doitissimi non che Tattam (i) cd avaiiti essi Caluso osservarono, di una singolare scmplirita, e tale cbc di molto la rav- vicina alia cinese. Si ncU'una che nell altra lingua le persone , i tempi , i modi , tutte le idee accessorie alia princjpale si esprimono per mezzo di particelle che si prcpongono o pos[)ongono al vocabolo espri- mcute Tidea principale (2). Se poi considereremo la divisione delle parole esscre aflauo incerta nel Copto, essendovi alcune particelle che si possono ad arbitrio tener separate, od unire alia parola cui si riieriscono , ed essernc mamma , papa . nanna, ecc. Tali ripetizioni sono frequent! nelie lingue plii a:itiche, ed hanno formate distinte cate- goric gramniaticali in alcune di esse, come nella malese , ncl Sanskrit e nel gotico. (i) jNelia sua Grammatica egizia. (2) Cosi per cagion d'esempio in ente-f-er-methre , perche potesse far testimonianza, la voce methre vale testiuionianza, er fare, / segno di terza persona singolare raascolina, enCe congiunzione die vale affindie. In et-au-sdion-ef , che rice- vettero lui; et e pronome rclativo, au e composto del segno di preterite e di quello di terza persona plurale , schon , ricevere, ef e aflisso prenoniinale di terza pers. sing, mascli. Ci guarderenio per altro di chianiare liiosolico col citato Chanipollion T indicate andamento della lingua copta, e cio a line di non cadere neU'errore in cui caddero, sebbene in caso diverso, uomini dotti riguardo ad alcuue lingue del selvaggi d'America abbondantissiuie di agglomerazioni, im- perocciie ha gia osservato Abel Remusat tali diversi anda- nienti delle lingue non essere se non se I'ordinario ell'etto delle cause naturali sotto 1' iuipero di cotali determinate ciicostanzc. 3a LEXICON LINCUjE GOPTlCiE probabilmente statu nessuna indicazione nelT antira scrittura egizia (i), scorgeremo di leggieri non dil- ferire di iiiolto qiiesta lingua quanto alia sua struttura dalla cinese. 11 che non vuole prendeisi nel senso die tali lingue abbiano fra di esse alcuna particolare afli- nita, e solamente , giusta Y ingegnosa osservazione del cli. Silvestre de Sacy (2), indicherebbe quale influenza la lingua scritta eserciti suUa lingua parlata. Impe- rocclie le inentovate due lingue cinese ed egizia, le sole fra quelle del vecchio continente a noi conte , delle quali abbiarao monumenti non ridotti a sola scrittura sillabica od allabetica (3), sono appunto nel numero di quelle nelle quali tutte le particelle intese (i) Intorno a questo punto la scrittura egizia non dif- feriva da quella della maggior parte delle lingue conosciute, che nei loro primordj non lasciavano spazio tia una pa- rola e I'altra. E troppo noto perche qui sia d'uopo raui- mentarlo die cosi sono scritti gli antichi coJici greci e latini. Nella lingua Sanskrit poi non solamente si omette lo spazio fra parola e parola , ma le parole stesse si mo- dificano giusta certe regole eufoniche a norma delle vicine per modo clie imbarazzano i filologi europei che vogliono separarle. Di piii quella lingua non conosce accenti , di maniera clie non vi e norma ove posare la voce, tranne nei Vedas che hanno accenti, pero destinati al canto. In fine I'eccessiva lunghezza delle parole nelle lingue dei sel- vaggi da altro non deriva se non se dal non avere quelle nazioni mai posto mente alia divisioue delle parole stesse. (a) V. Magas. encycl. 1808, t. IV, p. aSS. Si confronti auclie il Journal des Savans 1828, avril p. 347. (3) Sebbene la lingua egizia sia stata ridotta a scrittura quasi meramente alfabetica demotica, pure a questa cani- minavano sempre del pari la geroglilica e la jeratica che molto serbavano delTideografico. La lingua fu bensi ridotta alfine meramente alfabetica d;ii Copti , ma pero questi ne serbarono la natlva struttura. La breve durata della lingua copta come lingua vivente, ed il poco use che se ue fece nelle scritture atteso lo stato di rozzezza In cui i Copti caddero tostamente , impedi che la lingua dopo resa me- ramente alfabetica soifrisse alcuna notaiiile aiutazione. STUDIO AMEDEI PEYRON. 33 ad espriinere idee accessorie alia voce indicante I'idea principale , siansi conservate separate , ne abbiano soflferto con essa cpiclla fusione dalla quale nelle altre lingiic nacquero i casi , i tempi , i modi , i numeri , tutti in fine quelli che si chiamano accidenti gramma- ticali (i). In fatti dovendo nella scrittura ideografica ogriuno di questi accidenti avere un segno costante, pare ne dovesse seguire che , richiamata continua- mente 1' attenzione suU' origine di qiieste particelle, non potesse accadere 1' indicata fusione colla radice. E pero da osservare che nelle vicende alle quali le lingue vanno soggette , giunte che siano ad una eccessiva complicazione d''inflessioni, ed estese ad un gran numero di dialetti fra di essi rimescolati ed ap- plicati alti-esi a nazioni straniere, ritornano per legge di natura e per la diflicolta creata dairimmcnso nu- mero d'inflessioni, con un processo retrogrado ad una semplicita se non eguale , almeno analoga alia pri- mitiva. Per tal modo la lingua latina perde la maggior parte delle sue inflessioni nelle lingue romaniche (2), cosi il greco moderno e incomparabilmente meno ricco di inflessioni che non I'antico. Lo stesso dicasi dei mo- derni dialetti germanici a rispetto degli antichi, e sovra tutti dell'inglese ridotto a tale scarsezza d'in- flessioni che sovra ogni altra lingua della colta Eu- ropa si avvicina al copto ed al cinese. Cosi finalmente (i) Le osservazioni di Thiersch sulla lingua greca, quelle di Bopp sul sanslcrit, non che quelle di alti-i dotti sulle lingue semitiche , in fine quelle che vengono agli occhi di chicchessia nella lingua turca , e meglio ancora nell' un- gherese ci fanno conoscere che le inflessioni dei verlii sono nate dalla fusione delle radici coi pronomi e quindi per analogia che per simil modo hanno avuto origine tutti gli accidenti grannnaticali. (2) Cosi chiamano cli etnografi le lingite figlie della la- tina dal nome di roinaiie (derivato dalla loro origine) che portaroao nei secoli di mezzo. Bibl. ItaL T. LXXXL 3 34 LrXICON LINGUA COPTICS i dialetti slavi modenii hanno perduto il nnmero duale deir antico slavo liturgico. Talvolta poi le lingne ridotte a tale stato di sem- plicita grammaticale ritornano pel contrario processo di agglomerazione ad amccliirsi d'inflessioni. Cosi le lingue Hglie della latina, abbandonato il tempo futuro dei verbi di questa , vi sostituirono 1' indetinito col presente delTausiliare avere , dissero quindi scribere habeo per scribam. Dall' agglomerazione di queste voci nacquero gli attuali futuri delle lingue italiana , fran- cese , spagnuola , valacca , ecc. come ha osservato Raynouard. Di piu le lingue stesse introdussero Tuso di agglomerare al verbo il pronome di paziente di- cendo dammi per dd a me, amollo per amo lo. Questa agglomerazione fu portata tant' oltre nel Proven zale che giusta Tosservazione dello stesso scrittore si ebbe in quella lingua la completa conjugazione del verbo con tali affissi compenetrati in una sola parola che cosi formava un' intera proposizione. Parimente i nio- derni dialetti germanici, qnantunque abbiano perdute molte inflessioni degli antichi, hanno pero in vece agglomerato il pronome di seconda persona col verbo onde la terminano per t, nientre gli antichi la ter- minavano colla s come i Latini ed i Greci. Gli antichi scrittori Tedeschi univano pure il pronome di prima persona al verbo e dicevano zelluh per zellu ih , il che e poscia andato in disuso. Tali vicende delle lingue fornirono motive al dotto Schleiermacher nella di lui Dissertazione intorno al- r influenza della scrittura sulla lingua parlata di ne- gare addirittura non solo la sovra esposta , ma ben anche ogni altra influenza diretta di tale natura. Non era pero, a parer nostro, da derivarsene si ge- nerale conseguenza , ed era piuttosto da esaminare la storia , anziche il mero andamento attuale delle fa- velle , come egli stesso ha altrove saggiamente av- vertito, potendo avvenire die un eguale fenomeno sia prodotto da due affatto diverse cagioni. Piu ragione- vole fondamento per altro a dubitare della mentovata STUDIO AMCDEI PEYRON. 35 influenza sembra averci egli oll'erto nella soiiiiglian- za di litigue appartenenti alia stessa faniiglia , delle qiiali le une hatnio aviito scrittiira ad un' epoca niolto distante dalle altie. Non e gia die a nuo cre- dere egli non riiigiovanlsca di troppo I'origine delta scrittura cinese , allorche vuole negar fede ai mis- sionarj gesuiti clic pure ci lianno fbrnito i migliori dati ed i piii esatti sulle anticluta di quella nazione. Ne che a favorire la di lul ipotesi non siipponga alia nazione Slava nel tempo della sua irruzione nell' Eu- ropa orientale un' estensione niaggioie di qu lla che molti eruditi le assegnano. Cosi egli e piii che dubbio se gli Sloven] ossiano Slavi che abitano le spiasige settentrionali dell'Adria- tico, non abbiano avuto scrittura se non se alia tarda epoca da esso voluta ed un manoscritto glagolitico di molta antichita or ora venuto alia luce per opera del dotto Kopitar (i), mostra evidentemente il con- trario. Non regge poi certamente nejipure d f:itto che avami I'introduzione dell' altabeto cirilliano gli Slavi non conoscessero scrittura, nientre il manosrritto Jn- dicato qui sopra metre fuori d'ogni dubbio I'anterio- rita del carattere giagolitico al cirilliano. D'altra parte r alfabeto del quale, al dire di Crispi (2), usano gli Albanesi, e probabihnente un' antica varieta deirallii- beto glagolitico, e quand'anche volessimo con alcuni dotti spingere lo scetticismo sino a du!)itare della sin- cerita dei monumenti con lettere degli Obotriti, na- zione lettica che abitava le spiagge del Baltico, la testimonianza di Ditmato ci f'arebbe egualmente certi che quella nazione ebbe carattcri altabetici. E pure orniai dimostrato che il carattere runico fu usato nel nord avanti Tintroduzione del cristianesimo. Inline quand' anclie si neglii fede a tutti i pretesi monu- menti unnici, San Girolamo e Teodoreto ci assicu- rano che gli Unni stessi, i Sarmati, gli Sciti leggevano (i) Glagolita Clozianns. Vienna, i836. (i) Memoria sulk lingua alhaacse. Palermo, i83i. 36 LEXICON LCN'GUX GOPTIC^: le Scritture sacre nella propria lingua. Cesare poi narra clie i Galli usavano Faltabeto greco. Tutti cpic- sti f:itri dimostrano all' evidenza che moke nazioni d' Europa ebbero scrittuia ia cpoca ben piu antica di quella clie d' ordinario vien supposto. Se passiamo era alle nazioni scmitiche lo stesso Sclileiermacher non avverti che gli Arabi , avanti T attual carattcre , ebbero 1' emiaritico , che le altie nazioni semitiche ebbero scrittiira alfabedca in epoca assai piu antica di quella da esso indicata. In fine non e affatto dimo- strato che i Malesi ( come egli intende provarlo) non avessero scrittura prima che adottassero quella degli Arabi. Cio non toglie per altro che gli argomenti da esso addotti non abbiano qiialche valore specialmente jiguardo all' cstrenia semplicita del linguaggio ba;- mano (i), semplicita che per poco non pareggia quella del ciiiese. Quel linguaggio affiitto nionosillabico non puo dirsi piu avviato di questo verso il sistema dclle infles?ioni giammaticali se non se per alcune regolari mutazioni di vocali nelle radici dei veibi e per scar- sissime agglomerazioni di parole. Ora tale lingua non ebbe scrittura se non se nell' epoca assai tarda in cui addotto Talfabeto pali degl' Indijmi , cioe a quanto pare verso il secolo IV dell' era volgare (2). Tale fatto evidente ci obbliga se non altro a modificare Tespo- sta teoria dell influenza della scrittura sul linguaggio, c ad associarvi cause fisiche derivate dalla disposizione ereditaria degli organi e dalla natura primitiva delle lingue stessc. In fatti i toni ossiano acccnti coi quali i Cinesi come i Barmani e le altre nazioni della penisola di la del Gange contraddistinguono le loro voci mo- nosillabe , dovevano obbligarli come osserva lo stes- so Schleiermacher a. pronunziare distintamente ogni (i) Che si paria neir Impero di Ava. (2) Lo stesso puo dirsi della lingua Tliai di Siam, la quale anzi seuibra inostrare niaggiore affinita colla ciiiese che non la barmaua , in fine anche della lingua annaiuitica , non che di altre di tpella penisola. STUDIO AMEDM PEYKON. 3" sillaba. D" altia parte 1" impossibilita contratta dagli organi di quelle genti a coUegare le consonand senza fiapporvi vocali dovea impedire la gia indicata ag- glomerazione. So qucste considerazioni ci obbligaao a modificare la suesposta teoiia , non e per questo the abbiamo collo stesso Schleiermacher a negare qua- liinque diretta influenza della scrittura sulla lingua. Iniperocclie se i Cinesi non avcsscro pcrf'ezionato il lore sistema ideogralico indipendenteniente dalla lore lingua parlata, non avrebbe il loro incivilimento po- tuto progredire a quel punto cui ha progredito, senza che avesscro perfezionata la lingua stessa o che aves- sero accordato cittadinanza alle voci di lingua stra- niera (i). Ed ecco come il sisfema ideogralico dei Cinesi fu la causa indubitata dell' infanzia di loro lingua, sproporzionata alio stato di loro civilta. Fa- cendo ora T applicazione degli stessi principj agli Egizj , vedremo che presso di loro non sussistcvano le cause naturali sopraccennate, perche gli Egizj tro- vavansi in mezzo a nazioni semitiche od indo-ger- maniche che avevano lingue risultanti da innoltrate ag2;lomerazioni di voci, che di piu la lingua dei Copti non conosce i toni delle lingue monosillabiche, ne si ricusa come esse tanno al pronunziare le consonanti (i) Una prova evidentissima ne e, die i Cinesi allorclie non sono intesi nella conversazione per ranihiguita di una parola che corrisponde a dlversi segni , descrivono colla mano il segno die intendono indicare. In vece i Barmani aggiungono al primo vocabolo un altro sinonimo, spesso toko dalla lingua pali , e per tal modo sono nati molti vocaholi coinposti nella loro lingua. In ejuel modo adunque che i Barmani e i Siamesi, quan- tunque parlino una lingua monosillabica, hanno potuto adot- tare moke voci polisillal^e dalle lingue sacre deirindostan, i Cinesi a perfezionare il loro linguaggio senza importa- zione straniera avrebliero dovuto rendere polisillabica la propria lingua, ed un tal quale istradamento a tale opera- zione scorgesi in fatti nella loro scrittura detta di nuovo stile ( kouan-lioa ). 38 LEXICON LINGUJE COPTICS senza frapposte vocali, onde presso di loro piu pro- babilmente ancora die non presso i Cinesi, e da at- tribiiirsi ad elTetto della ideop'alica scrittura Tassenza delle iuflessioni grammaticali. Giatuitameiite poi lo stesso Schleiennacl'er suppone clie presso g)i Egizj la scrittura alfabetica pareggiasse quasi d'anticluta la geroglifica, quando randamento naturale della ragione umana e le stesse scoperte di ChampoUion sulT ori- gine deir alfabeto egizio ne persuadono del contra- rio (i); cosi pure vuole che la cognizione dei gero- glifici fosse riservata ai soli sacerdoti , mentre anzi il luogo di Diodoro da lui citato in proposito c'in- segna che essi istruivano i fanciuUi nelle lettere sacre e volgari , per le prime delle cpiali altro ap- punto non si puo intendere se non se la scrittura geroglifica (2). (i) Anzi se in un luogo di Manetone, di cui verra oc- casione di parlare in appresso , ammettiamo 1' ingegnosa congettnra di Zoega , ne risultera che il secondo Erniete abbia tradotte le opere del primo dalla lingua sacra nella volgare ed in carattere sacro , il che indicherebbe non es- servi stato a quell' epoca il carattere alfabetico , cioe de- niotico. (a) Egli e bensi vero che altrove lo stesso Diodoro con manifesta contraddizione riferisce che i geroglifici erano tenuti secreti dai sacerdoti. Puo pero conciliarsi con se stesso questo scrittore intendendo T ultimo luogo per modo che fosse segreta , non gia la scrittura istessa , ma bensi la filosoiia che per mezzo di essa s' insegnava al dire di Clemente Alessandrino ( Strom., /. I ). Tale spiegazione serabrera poi afFatto probabile , per non dire certa , quando osserviamo che Clemente chiama geroglifici ( tx /f- foyAVe leg. lib. II et XVI. (2) Strom, lib. VI. (3) De abstin. lib. IV. (4) Quelii pnbblicati da Ghampollioii e da Zoega ne daaao un saggio quantunque infelice. Questi inni iinperfettamente riinati, alcuni dei quali sono del princlpio del secolo VI dell'ei'a volgare, cl mosti-ano ad evidenza che rintroduzioiie della rima in occidente non e dovuta agli Arabi come al- cuni dotti avevano opinato. II poema latino di Teodulo in versi esametri con rime ^mperfette , ossia assonanze dette volgarmente leonine , risale in circa all' istessa epoca , e r elegante sua latinita basterebbe di per se sola ad indi- carceia , quando non fosse altronde confermata da argo- menti appoggiati ad una sana critica. Attente indagini sulla storia della poesia latina nei secoll della sua decadenza non meno che su quella delle moderne nazioni Europee rendono evldente che T origlne della rima dee cercarsi nel- r abuso clie si fece in quella eta della ligura detta ijJ.Dt'ji- Tikevrov dai Greci che adottata dai Tedeschi siiio dal se- colo IX, indi dalle lingue romauiche , non divenne per- fetta rima nel senso che vi si attribuisce oggidi se non se presso i Provenzali ed indi presso gP Itnliani. 48 LEXICON LINCUiE COPTICS e dover dessa pure probabilmente svelare quella parte di esse die ancora non conosciamo ? Se r indole stessa della lingua copta aveva bastato a far conoscere qnanto vana fosse Y ipotesi di quei dotti accennati qui sopra clie la volevano un misto di arabo e di greco , T esame delle tante parole egizic conservateci dagli sciittori greci e latini , avea di per se bastato a dimostrare, merce i dotti lavori di Jablonski e di Ignazio Rossi , clie la lingua copta era 1' antica lingua dell' Egitto e persino il poco che gli antichi non curanti delle lingue straniere accen- nano intorno all' indole di quest' ultima conviene per- fettamente al copto, mentre Varrone dice quella lingua non avcre iaflessiojii di casi, il che pure si veriHca nella copta. L identita delle due lingue e stata senipre piu conferniata dai monumenti greci e latini dell Egitto venuti posteriormente in luce. Cosi il soprannomc di Petenameiul che in copto si2;nifica infernale attri- buito in una iscrizione greco-egizia a Bacco combina perfettamente colla indicazione fornitaci da Erodoto il quale riferisce avere gli Egizj annoverato fia i principali dei dell' inferno Bacco e Cerere , pei quali si hanno ad intendere Osiride ed Iside (\). I nonii di Tofiog "Lo/jbOQ coi quali e indicato I'Er- cole egizio signiticano la fortezza attributo particolare di questo nume (2) (giorti) variamente scritta dai Greci sia a inotivo della diversita dei dialetti egizj, sia per la difficolta di esprimere con lettere greche le conso- nanti di quella lingua (3). 'Kvovpig o '^vov^iQ reso talvolta per aya^odaifjiav signilica appunto buon gcido ikhauf (4). La voce aivpioo colla quale nei papiri greco egizj si indica far malleverla c d'originc (i) V. Diodoro lib. I. (2) ^/"o vifaxAf/-/) dice Omero ad indicare Ercole. (3) Cosi nei cauone di Eratosteiie 'SiSjj.^povv.pxTYiq e reso 'HpaxAvii; 'Apn-oxpar^?. (4) V. Jablonski, Panth. /Egypt. STUDIO AMEDEI TEYRON. 49 cgizia, come egregiamente indico il nostro autore che la deduce dalla voce copta shtorl mallevadore. Lo stesso dicasi dcUa voce greco-egizia \\oXYvrriq colla quale viene indicata la piofessione di coloro die imbalsamavano i cadaveri, e che egli niostra derivata da glolh im-olgere ravi^olgere , mentre ne era appuiito ulHzio involgere con fasce i cadaveri. Lo stesso Peyron ci ha pure indicato 1' origine egizia del nome di (lefivovia, portato da quella parte della citta di Tebe che venne posta all' oriente del Nilo , cosi denominata perche ivi erano le necro- poli , mannun (luogo degli ipogei), la quale felicis- sima scopcrta divenne poi nelle mani di Letronne feconda di altrc maggiori coUe quali si maestrevol- mente svolse la storia del colosso di Amenofi cui Tantichita greca e romana impose il nome di Men- none. la fine i nomi frequenti nei monumenti greco-egizj di Petesis, Petositis ed altii simili indicano colui che appartieue ad Iside, ad Osiride ecc e la iscri- zione della Mummia di Caillaud ce . ne da inoltre direttamente la intei'pretazione in greco ove dice "xere^evov o xat auaoviOQ. Cosi pure dappoiche si e cominciato ad esaminare la storia delTEgitto posteriore alia coaquista degli Arabi col sussidio dei documenti copti e di altre nazioni orientali , si e vieppiii confermato , che la lingua copta, chiamata a ragione dai Copti stessi lingua dei Faraoni (i), e Tantica lingua d'Egitto che continuo ad esscrvi in uso comune durante la dominazione greca e romana (2) per piu secoli dopo la conquista degli (i) V. Niebuhr , Descript. de V Arabic. (2) la Alessandria nel secolo III delPera volgare il po- polo parlava greco ed aveva bisogno d' interpret! cogli Egizj , mentre questi ultiml conservavano la loro lingua , e troviamo che lui Abljate della Tebaide noa conosceva altra lingua che I'egizia (V. Zoega, Gatal. p. Syi)- Bibl Ital. T. LXXXI. 4" 5o LEXICON L1NGU5: COPTIC* Arabi (i). Gli scrittori di quest' ultima nazione ci addi- tano pure che si tennero i pubblici registri in lingua egizia sino al principio del secolo VIII in cui vi si sostitui r araba (2). Abbandonata piu presto nel basso Egitto essa continue ad essere vivente nelV alto sino al secolo XVI e forse anco sino al XVII. Limitata pill tardi alia liturgia , non fu ormai piu conosciuta se non se dai sacerdoti di quella nazione i quali caddero alia perfine in tale ignoranza che contenti di leggerla poco si curano d' intenderla. Sebbene peio , come abbiamo veduto tuttora , si abbandonasse la lingua copta nei pubblici registri per sostituirvi Y araba , non si lascio per questo di valersi dell' opera dei Copti in simili uffizj , ed essi conservarono pure a lungo nolle loro scritture ara- biche una qualita di cifre dette copte e ccrtamente di origine egizia , ma diverse nella forma da quelle delle antiche scritture jeraticlie e demotichc. Gli egizj che avevano per esprimere i giorni del mese cifre diverse da quelle delle quali si valevano negli usi ordinarj della vita, ne avevano forse un' altra sorte destinata all' aritmetica. E a credere che queste cifre si conservassero siccome piii comode di quelle delle (i) Nel secolo IX essa era di un uso volgare a Fostat in allora capitale dell' Egitto (F. Henaudot, Hist. Patr. Alex. p. 390). Anche le poche parole che gli scrittori Arabi ci ad- ditano come antiche egizle trovansi nella lingua dei Copti. Cosi uno scrittore Arabo citato da Renaudot dice che bima significa una quarantina. Ora pehnie ha appunto tale signi- iicato in copto e vale quaresima. Gli scrittori arabi chia- mano d'ordinario berbe gli antichi edifizj degli Egizj. Questa voce deriva daU'egizio perpe (coU'articoIo) tempio. In arabe queste voci gli Arabi che non hanno fi iettera p vi hanno sostituito il b. In fine nella favolosa storia delP Egitto di Murtadi tradotta da Vattier e detto clie gli antichi sapienti d' Egitto si chiamavano Sabi ed una tal voce ha eguale si- gniiicato in copto. (a) Macrisi, Descriz. dell' Egitto, appresso Quatremere, Rechcrch.es etc. STUDIO AMEDEI PEYRON. 5 1 quali si valevano gli Arabi (i) avanti die avessero ricevute dagl' Indiaai quelle die poi coniunicarono tosto air Europa e die ottenuero da talc circostanza ■presso di noi il nome di arabidie. Ne'diversi risultamenti da quclli sino ad ora esposti offrirono agU archeologi i monuinenti stessi deli'Egitto. Dappoidie V iscrizione di Rosetta ebbe fatto cliiaro die r uso delle antidie scritture egizie aveva conti- nuato sotto il regime dei Tolomei, dappoidie il mo- numento scoperto da Caviglia mostro di piu die desso non aveva cessato neppure sotto i primi im- peratori Y esame dei monumenti e delle iscrizioni greche e latine d'Egitto, fece palese quel fatto gia presentito dal dotto Zoega, die 1' antica religioiie, non die la lingua e le scritture di quelia contrada non aveano sofferta alterazione alcuna durante la dominazione greca e romana sino al secolo degli Antonini , anzi sino all' epoca della conversione di Gostantino (2). La felice scoperta della gia indicata iscrizione di Rosetta e di altre bilingui, e cosi pure quelia dei papiri egizj e greci diedero ai doLti il mezzo di tentare con miglior successo di prima V interpreta- zione non solamente della scrittura demotica, od enchoria come la chiamarono i greci, ma anclie in parte della geroglilica e della jeratica (3). Se molte cose restano ancora incerte nella scrittura demotica, (1) Queste come quelle delle altre nazioni seiuitiche erano le lettere del loro alfal)eto. (2) V. Letronne, Recherches pour servir a Vhistoire cle I'Egypte etc. Anzi le ulteriori scoperte dello stesso Letronne rendono evidente die qnantunque la religione cristiana fosse introdotta di buon' ora nell' alto Egitto, pure il culto pa- gaao vi coiitinuo sino al secolo VI dell' era volgare ( Vedi Materiaux etc.). (3) La jeratica , cosi detta dall' uso che ne facevano i sacerdoti , non e se non se una seniplificazione della gero- glifica ( F. Champollion , Piccis etc.). , 52 LEXICON LINGUA COPTICjE se pin ne rimangono nella geroglifica non dobbiamo per questo con alcuni dotti spingere il Pirronisnio sino a dubitare delle piu evidcnti interpretazioni. L' altabeto demotico fissato da Ackerblad , e miglio- rato da Young e da GhampoUion riposa sopra basi tanto inconcusse che nessuna persona ragionevole oserebbe richiamarla in dubbio. I papiri egizj e greci trovati in im vaso negli ipogei di Tebe (i) hanno arrecato la piu splcndida conferraa delle scoperte sagacissime dello scrittore svedese (2) , e i lavori di Young e di Kosegarten hanno dimostrato come si possa dare un' analisi di quei documenti che sebbene abbisogni di ulteriori indagini onde essere perfezionata , pure non puo la- sciar dubbio sul metodo intrapreso ad ottenerla. Quelli del museo di Leida avendo posria offerto al dotto Reuvens numerosa messe di voci greche scritte in carattere demotico, lo hanno posto nella possibilita non solo di confermare 1' anzidetta scoperta , ma al- tresi di nieglio determinare il valore delle vocali e delle aspirazioni (3). Passando ora alia scrittura geroglifica la scoperta dei nomi dei principi contenuti nei cartelli, e dovuta a Champollion ha ottenuto per la sua evidenza T as- senso universale de' d otti (4). Mi guardero pcro dal (i) V. Peyron, Papyri Mus. Taur. (2) Questi papiri vertenti sopra processi civili , sono parte in lingua greca, e parte ia lingua egizia in carattere demotico. (3) Lettres a M. Letronne. (4) Nou sara inutile aggiungere che la scoperta di Cham- jDollion ha avuto dopo la sua pubblicazione la piii lumi- nosa ed evidente conferma , per mezzo dei nomi scritti suUa Mummia di Caillaud non che su quella del Museo di Leida in greco, ed in carattere gerogliiico ( T. Letronne , Observ. sur les representations Zodiacales; Reuvens , ivi) per le iscrizioni geroglitiche di File confrontate colle corri- spondenti greche, cosi pel confronto di quattro monu- uienti tutti concordi che contenffono uiag2;iore o minor SlUniO AMLDEI PJ1.YRON. 53 limitare, come ha fatto Ivlaproth, il piii terrihile per- clie il pin (lotto fra i di lui avveisarj , j1 Dierito di Champoiliou alia scoperta dei cartelli, 11 lispetto doviito alia mcmoria di qiielT iiomo dotcissinio, di cui la repii]jljlica delle lettere piange la rccente perdita , nou piio impedirci di osservare die molte fia le ciiticlie da lui emesse non rcggono air csame di un imparziale giudizio. Ove nega che sonte signilichi sostegno {souden) (i) pare non aveie osservato che tale voce ha appunto il signilicato di base , fondumento. Cosi ove dice che la voce indicante salvatore non puo in copto incominciare per s (2), ha dimenticato che set, sole signilicano appunto rcdlmere , salvare. Se Champollion ad ispiegare la frase tal the, hoc illud, ha usato quello di questa c F imma- gine, era forse da tacciarsi di poca esattezza , ma non conveniva attribuirgli I'idea die the signilicasse im- magine in copto (3). Era piuttosto da esaminare se r uso del pronome in vece del verbo sostautivo possa accordarsi coll' indole della lingua egizia, come si confa di certo con quella delle lingue semitiche. Le obbiezioni di Klaproth contro il nome egizio Sovk attribuito d;) Champollion a Saturno , sono de- rivate principalmcnte dal trovarsi gia altro nome , cioe Petbe col c[uale e indicato dagli scrittori copti. Ma quest' ultimo non e gia un vero nome , ma bensi mi epiteto come lo indica la sua forma, e co- me fu avvertito da Letronne all" occasione di simili parte della stessa serie di nomi di Re ( V. Roselllni Mo- numenti ecc. ) , in ultimo pei cartelli che leggonsi sul co- losso detto di Meiinone e che contengoao in gerogliiico il nome di Amenof , col quale e indicato dagli scrittori greci , e nelle iscrizioni pure greche poste da quelli che vennero ad udirne la voce ( F. Letronne, La statue de Memnon). (i) Examen critique^ p. 8. (2) p. 76. (3) ;,. 54. 54 LEXICON LINGUiE COPTICS denoininazioni di divinita egizie (i). Quello poi che dimostra all'evidenza essere questo un epitfto si c clie in un nionumento greco egizio troviamo in vece Peten- seti per sit\onimo di Saturno (2). Si potrebbe in vece objettare a ChampoUion che Saturno non era antica divinita egizia al dire di Maci'obio, quando pero que- sto scrittore non fosse contraddetto dai grcci che la annoverano fra le antiche di quella contrada. Se ChampoUion credette che la voce mes scrvisse solo ad indicare filiazione inaterna, e se piu tardi trovo in vece monumenti nei quali significa anche ]i\ filiazione pate? na , non era a dai'gliene colpa, ne cio puo arrecare dubbio alia interpretazione fondata 6U di una lezione certissima e pienamente conforme alia lingua copta. Cosi pure a ragione osservo Klaproth alia diffe- renza che si riscontra nei cartelli della terza linea del monumento d' Abido fra le copie di Banks e Wilkinson e quella di Caillaud ; ma non era percio da propoi're un diverso modo di leggere quel famoso monumento sovra affatto futili ragioni , e in opposi- zione all'autorita di altri che confermano la lezione di ChampoUion. Se r amore delta verita ci ha indotti ad osservare quanto poco fondate ci sembrino le sovra accennate (i) Ackerblad {Journal Asiat. ibid.), congettura che Petbe sia in vece di Petfe ^ ed indichi celeste. Se consideriaoio la voce quale e, ind'icherehhe funebre, sepolcrale evraipioi;, non so pero se la uiitologia possa confermare una tale traduzione. (2) ChampoUion {Pantheon, 3 livraison) vuol derivare que- sto nome dall' isola di Seti in cui fu ritrovato il monumento, e lo spiega quegli che risiede in Seti, ma non vi e ragione per cui attribuire un cnlto particolare di Saturno a quel- r isola, essendo questo Dio nominato nei monumento insie- me a tanti altri ed essendo anzi 1' isola giusta la stessa iscrizione dedicata in vece a Bacco. V. Letronne, Recherches. STUDIO AMFDtl PEYUON. 55 critiche (i), non sapremmo d\iltra parte disslmulare clie nonostante i felici risultamcnti ottenuti dallo stesso Champollion e V evidenza di moltc delle sue inter- pretazioni, oltre di quelle dei nientovati cartelli, non che di altri nonii proprj e delle cifre numeriche, e nonostante le ulteriori fornite dalFillustre conipagno delle di lui peregrinazioni e da Salvolini, non si piio a nieno di non riconoscere che , sia mancanza di pre- cisione nella esecuzione, sia dimenticanza per parte dell'antore, niolti luoghi tanto delle Lettere a Blacas, quanto del Precis non sono intelligibili per mancanza di coerenza fra la descrizione e le tigure. Che quan- tunque molti segni dell'alfabeto fonetico siano certi, pure intorno ad alcuni altri lo stesso Champollion non e stato costante nella interpretazione e contendono tuttora gl' interpreti delle sci'ittm-e egizie. Verita vuole per6 che si dica essere affiitto picciolo il nu- niero degli ultimi a rispetto dei primi. Che poi in massima Champollion (come osservo lo stesso Kla- proth ) e spesso titubante nella distinzione dei carat- teri fonetici (alfabetici) e degli ideografici (2), cosic- che dovendo animettere tutte le di lui interpreta- zioni siamo pure forzati ad ammettere (checche egli ne dica in contrario) che T istesso carattere era im- piegato ora come alfabetico, ora come ideografico e cio senza alcnn criterio costante per distinguere i due casi, e di piCi che i caratteri alfabetici talora indicavano di per loro soli in via di abbreviazioni (i) Lo stesso dicasi di quelle esposte nella Revue Britan- nique; nov. i83i. Se Champollion spiega tauo per padre, noa era da opporgli clie significa in vece condurre. Cio non impedisce che ta non valga dare, e uo, gernie. Indi deriva tauo primal era, cioe quella che fa germogliare. (2) Salvolini (^Campagne de Rhamses-le-Grand) vuole poi avere osservato che i caratteri ideogralici usati come sim- bolici ne acquistassero talora la facolta di indicare la let- tera iniziale del valore simbolico assunto, cosicche lo stesso segno potesse avere due valori alfabetici. 56 LEXICON LINGUA COPTICJE una intern parola. Per quanta anomalie ci mostri la direi quasi infinita varieta delle scritture immagi- nate dagli uomini, e per quanto 1' abitudine renda usitati i piii oscuri metodi di scrittura , potrebbe sembrare non doversi facilmente ammettere che uno cosi fatto, cui si aggiungeva la difficolta creata dal- Fuso contemporaneo di molti diversi segni ad indi- care la stessa lettera e dall' essere le vocali a piaci- mento ora scritte ed ora omesse , possa realmente essere stato adoperato. A queste difficolta un' altra conviene aggiungerne. Champollion ha ingegnosamente osservato che i segni delle lettere sono forniati daU'immagine di oggetti che incominciano in copto per quella lettera che sono intesi ad indicare. Ma tali lettere iniziali variando a norma dei diversi dialetti egizj dei cpiali avremo occasione di parlare in appresso, ne avviene che le lettere affini come I ed r, e cosi th e t vengano espresse per i medesimi segni. Qnindi anche nelle voci straniere quali sono i nomi dei Tolomei e degli imperatori tali lettere affini non sono fra di esse di- stinte. Se una tale nianiera di scrivere conservava in certo modo i vantaggi della scrittura ideografica , col servire alia permutazione delle lettere nei diversi dia- letti , doveva pero d"" altra parte accrescere T inde- terminazione della scrittura. Quanto poi all' altra obbiezione dedotta dalla poca corrispondenza dei nomi dei Re datici da Champol- lion con quelli indicati da Manetone , deve piuttosto considerarsi spettante al dominio della storia e della cronologia che non a quella della iilologia, poiche ab- biamo veduto che la lezione dei nomi reali appoggia sopra dati che non ammettono disputa. A questa classe spetterebbero puie le obbiezioni promosse da Henry in una sua lettera alio stesso Champollion e da Bovaq.;? dove 1' arabo e tradnzione letterale del ^reco. 11 dotto autore osser- vando clie le voci coptiche indicano cuniia di mele, congettura, pero dnbitandone , che per esse s' intenda lo zucrhcro chiamato anche kalininelh dai Copti, cioe na'kajiLbc, fieXl onde viene il nostro caramella, come da canna e mel si e formato il sinonimo cannamele. Per qnanto pero possa sembrare probabile a prima giun- ta una tale spiegazione, non lasceremo di osservare (i) V. Ducange Glossar. '70 LEXICON LINGUa: COPTICS CtC. die y^vxvTeaXa^iOQ indica presso Nicolo Myrcpso, scrittor grcco cli medicina del secolo XIII, la cas- sia solutlva ( Cassia fistula Linna^i ) , il ciii nonie foise derivato appunto dalla voce ep;izia kasch die indica canna a iiiotivo della forma delle sue silique, fece si che usiirpasse quello della cassia dagli anti- chi, Laurus cassia. Conchiuderemo col fare voti perclie qualche uomo dotto s' accinga ad arricchire niaggiormcnte il tesoro della lingua copta adunato con tanta perseveranza e criterio dal nostro autore, per mezzo della disamina c\\ egli non pote eseguire dei codici di Ronia e di Oxford, i quali possono fornirc nuova messe di vo- caboli memfitici non solo, ma ben anco di Saidici (i). Ancora piu utili indagini potre])bero pure escguirsi nelf alto Egitto stesso dai viaggiatori coll" arricchire r Europa di manoscritti copti , dei quali giusta la relazione data a Forskal (2) dal patriarca d' Alessan- dria abbondano i monasteri di quella nazione. Anzi se dobbiamo credere a quel prelato vi si trovano pure manoscritti dettati nelf antico carattere egizio , i quali potendo essere di epoca assai posteriore a quella dei Tolomei ci porgerejjbero forse quelfanello di comunicazione che fai ilitasse il completo ravvici- uamento della lingua dei Faraoni coUa lingua copta. (i) Questi nostrl votl sono forse a quest' or a in parte compiuti , poiche troviamo annunciate nel Memoriale enci- clopedico di Parigi dello scorso novembre un Nuovo Les- sico copto puliblicato in Inghilterra dall' erudite Tattain. (2,) V. Niebuhr , Description dt V Arabic. 71 Quadro delle Arti Toscarie dalla loro restanrazione fino ai tempi nostrt, dcttato da Mclchlor JlIissiniNl. J I Genio, fiamma celeste e creatrice, e quella sola potenza clie innalza gll ucniini oitre la condizione mortale. L' Italia sorti dalla sua benigaa fortuiia di potere risplendere sovra le altre geiiti col privilegio del Genio. Essa delle guerre , delle rapine e d' ogni maniera di sciaura, con questo di- vino dono trionfo. Le Art! del Bello e dell' laspirazione specialmente si creano e si alinientano dal Genio: e slcco- me cl pare che questo fuoco avvivatore, clie i n fiamma i petti e sublima la niente, siasi agitato in singolar modo ne- gli animi de' Toscani , percio nella felice Etruria T arti del bello pill che in altra parte deli'Italia regnarono e creb- bero a maravigliosa eccellenza. Vero e che all" Italia tutta anche ne' secoli detti plix bar- bari non mancarono raai le arti dell' imitazione. I famosi Codici di Virgilio e di Terenzio della Vaticana , e quelle di Omero dell' Ambrosiana ne fanno fede. Nel tempo pure dei Goti si operarono i musaici ; nell' eta de' Longobardi si condiissero pittnre. I vctri dipinti e le pareti istoriate de' cimiterj risalgono a tempi antichissimi. Nel quinto se- colo nella Basilica Ostiense fu dipinta la successlone de' Pontefici. I fatti del Vangelo dipinti in Santo Urliano vea- dicano una grande vetusta alle arti italiane , riconosciuta da quanti hanno critica in tali materie. Le picture di Santa Sabina recansi al decimo secolo. Nel secolo undecimo per cura di Vittore Terzo fiori in Monte Cassino un Col- legio di giovani artisti. Tuttavia la gloria di avere prin- cipalmente ristorate le arti dall' al)biezione in che co- minciarono a cadere dopo Costantino, e piii sempre ne' secoli seguenti, si debbe prima agli Etruschi , poi agU in- dustrl Toscani. Presso questa gente sobria , spirituale, e nelle opre laudevoli gareggiosa non si spensero mai le are delle I\Iuse, e la sacra scintilla del genio si conserve. Ve- diamolo nelle tre arti maggiori. Pittura. I Pisani presentano il Giunta , e i Sanesi il Guido, e a prova si disputnno il vanto di avere con piu bella r-a QUADRO DELi.E ARTl TOTCAXE , CCC. maniera niigliorato V arte del dipingere. II Glunta fece in patria e in Ass'isi belllssimo e iiividiato pcricolo del suo valore. Guido segui la miiiiatnra e la pituira , e sparse i volti di alcuna letizia , e die qualche novita al pieganiento de' panni. Arezzo vanla Margaritone, ritrovatore di nuove pratiche iieirartc, e degiio del nonie di dipintore , se questo con- cedes! ad alcuni suol successori. Se non primo in ordine di anzianita , prinio nel merito coniparve Ciniabue. II solenne entnsiasmo onde fnrono ac- couipagnate dal popolo le sue immagini , attesta la me- raviglia destata dalla novita del sno fare. Egli accrebbe la distanza fra la nuova e !a greca maniera gia segnata da Guido , dal Giunta , da Bonaventura. Si discosto meno dal!a natnra , serpeggib alqnanto le iinee , mostrb gusto nel piantare i personaggi , e nelle storie ebbe del grande e del terribile. Assisi e il campo delle giorie. Dopo Cimabue risplendette 1' astro di Giotto. La sua influenza le arti di un novello spirito vivifico. II princlpio della grazia nella pittura , la copia del vero , la raostra della gentilezza e i veri indizj delP espressione degli afFetti furono suo dono. Ma lo imuienso suo merito nocque all' arte dopo la sua morte. CoUa prepotenza e mirabilita del suo pennello si trasse dietro una folia d' imitatori , di scliiavi. La scblavitii spegne Tinyeuzione, e i suoi proseliti non furono che copie infelici , come i Michelangiolisti. Un uomo massimo poggla alto colla robustezza delle sue ali; biso- gna lasciarlo volare ed ammirarlo, e prendere altra strada anziche seguirlo da lungi. I Gaddi , Ugollno Senese , Paolo Uccello , Alessio Bal- dovinetti , Simone da Siena, Stefano da Firenze , Piero Laurati , Bufialmacco , Bruno di Giovanni, il Giottino, Lippo e niolti altri tennero tiniidamente quale alia maniera di Cimabue , quale a quella di Giotto. Desso nondimeno aggiuase all' arte la venusta . il Pani- cale miglioro il chiaroscuro , Benozzo Gozzoli sfoggio nel- r invenzione, e il Beato Angelico con un' anima piissima, con un cuore candidissiuio trasse di cielo Je sue imraaa,i- ni , v' impart! la santiia del suo carattere , espresse la mae- sta , la reverenza, il compungimento , I'unzione, e fe' ve- dere in terra la purita della Vergine , la mansuetudine del Salvatore , la carita dei Santi , e tutta la Reli^ione del QUADRO DELLE ARTI TOSCAXE, CCC jS Paradiso. Si direbbe gli Angeli aver guidato il sno pennello e un raggio stesso di Dio averlo insplrato nelF arte. Ah perclie qiiella pieta , quella umilta, quella divozione, e la fede inanifcstata negli occlil e nelle movenze , il dolore scritto nelle seml)ianze , e quella letizia celeste dei cori senipiterni e de* Beati scomparvevo cosi presto dair arte'i' Mancarono le calde , profonde credenze. La sola terra fii sostituita al clelo. La pittura sacra fu profanata finche si ginnse a renderla sfacciata , arrogante , teatrale ! Onunettinino qnesto amaro discorso. Bnoiio e che prima die si arri\'asse a tanta indegnita , molti altri , e valentis- simi , il decoro e la santita dell' arte sostennero. Qnanti finora si sono citatl puo dirsi che poco fecero per la vera e conipiuta eccellenza della pittura. Riserba- vano i fausti destini al Masaccio la gloria di perTezionarla. Genio straordinario , non segiij alcuno. Osservo quello che i migliori fra i suoi predecessori aveano seguito , cioe la natnra , e si fece della natura discepolo. Alia sua imita- zione accoppio maggior riccliezza di colori, niigliore ma- gistero di usarne , e piii iiitesa prospeitiva lineare. Le mosse delle persoae, la vivacita delParia dei volti, le belle pose, gli scorti non violenti, la verita nel nudo , la largiiezza ne' panneggianienti , la varieta , 1' accordo nel colorito , il rilievo sonimo sono in Jlasaccio , e trionfano nella sua grande opera del Carmine. Qual piii sublime elogio ' II divino RafFaello vi studio la nobilta e la vivezza dei volti! Non manca chi sostiene Giovanni Angelico di che ragio- nammo piii dinnzi , e tutti i suoi discepoli creature della perfezione di IMasaccio, ai quali si vuole aggiungere Fi- lippo Lippi , a cui i maestri concedono panneggianienti con fina diligenza condotti , acconciature di teste bizzarre e ricche , e tinte luminose , e molte altre jiarti , che per- fetto dipintore costitaiscono. ^'edi fecondita di eiFetti del jiortentoso ingegno di Masaccio! Simon Memmi condusse opera insigne nel Capelione , e il Ghirlandajo prepare la via a IMicIielangelo. Disegnatore severo , atteggiatore fiero , in tutto terribile , come osserva 1' Algarotti. Ne qui do- vremmo tacere del Pesetto , di Berto del Verrocchio , di Andrea del Castagno, di Filippino Lippi; ma tutti Rvrono vinti dal predttto Gliirlandajo di un contornare nitidissi- mo, vario nelle idee, ragionato nella disposizione, iilosofo nei comporre , che con raro teniperamento uui facilita e ^4 QUADRO DELLE ARTI TOf CANE , CCxn diligenza, e ottenne non pure la riccliezza , ma la magni- ficenza ne*" snoi subbietti. Ora due altri dipintori di primo ordine a se maggiormente ci cliiamano, Ancli-ea del Sarto e Fra Bartolonieo di San Marco. Andrea abbelli la maniera del Ghirlandajo. Se questl fn eccellente nelle sembianze , e trascuro i piedi e le mani , Andrea studio alia perfe/aone di tutte le estremita. Purita e semplicita di concetti, verita di atteggiamenti, proprieta e proporzione nelle forme, spirito nelle sembianze, facilita nel piegare , intelligenza nelle prospettive , affetti schietti e moderati bene espressi , subbietti pratici e veri , e la natura stessa parlante e viva trasportata nella plttura , il nome di Andrea altamente commendarono. Tanta esattezza di contoriii , tanta omogeneita e schiettezza nelle sue figu- re , tanta sembianza di vivo e di vero furono creduti pregi impossibili ad imitarsi. Chi iniita perfettamente la natura ? Or chi presume imitare Andrea , presume contraffare la natura medesima. La grandezza , il decoro, la raaesta furono parti di Fra Bartolomeo. Egli e veramente venerando. L' aniplezza delle sue composizioni , la dignita de' suoi personaggi , la ric- cliezza , la varieta , la manificenza de" suoi abbigliamenti , de' suoi piegamenti attestano la sublimita della sua auima. Nato pel maraviglioso, di una sua regale imponenza le sue imniagini ve^tl, clie degli stessi ainmiratori de' suoi dipinti innalza i concetti, purga gli affetti. Non e degno chi pensi vihr.ente innalzare gli occhi a' suoi prodigi. Dipintore delle dovizie celesti uni alia larghezza del disegno la pompa del colore. Lo stesso RafTaello e TMichelangelo soffermaronsi per pill ore intesi con meraviglia a quella vasta maniera di pennelleggiare. Egli ha in se un non so che di augu- sto, che ti desta rispetto e venerazione. Fra Bartolomeo e pittore colossale. Per fare una macchina non ha bisogno che di una figura. Eccoci ai due piii forti balnardi della pittura Toscana , Leonardo da Vinci, e Michelangelo Buo- naroti , nomi eterni , che si confondono coUe intelligenza divine. Senza veruna altra gloria , uno solo di essi baste- rebbe ad illustrare tanto una nazione da contrastare il primato ad ogni altra. Amendue intelletti vastissimi da ab- bracciare ogni grande cosa. Petti fieri, volventi in se de- siderj straordinarj. Smaniosi di cose nuove, sdegnosi delle orme altrui : originali. QUADRO DELLE ARTl TOSCANE , CCC. J-5 Leonardo , perche in {.Movinezza attese alia statuaria , doiio alia pittura una rotondita e un rilievo non prima vednto , ossia cIT ei seguisse la manicra con cui i cliiari si fanno risaltare per ropposizlone de' forti scuri , o 1' al- tra nieno inipetuosa , clie si attenne alle mezze tinte, non ti lascia mai desiderare il grazioso disegno , 1' espressione posseute , una sua propria venusta , una piccante leggia- dria nei sorrisi , una spiritualita nelle teste , una soinma vaghezza ne' canipi , e soprattutto una finitezza mirabile di peunello. Nelle minime cose, ne' capelli, nelle ungliie, ne" pennuzzi delle palpebre , ne' piii lievi accessor] diligen- tissimo. Ogni parte delle sue persone , cgni persona de' suoi componimenti si congiungono in un insieme sorpren- dente. Tante doti lo fecero gridare primo nella pittura inoderna. ]Ma ahime ! si duole il suo biografo, egli attese pill a niigliorare le arti , che a moltiplicarne gli esempi ! Viene Michelangelo come torrente nella sua maggior pie- na , che tutto seco trasporta, voti , plausi, ammirazione, imitazione delta natura e degli antichi, e ppr fino i pen- sieri e I' animo de' suoi contemporanei. Coll' espressione della forza e della terribilita usurpo ogni primato. Tiranno delle arti , le assoggetto a' suoi piedi , e con esse i loro seguaci. Ma nell' impeto della sua anima, nella grandezza della sua mente , nell' incendio del suo ciiore , fremente , sdegnoso, cinto di una gloria amplissima, si poso sopra altissimo scoglio raiaacciando preclpizj a quanti lo volessero seguire. Tanto impero si pote arconsentire ad un uonio pill unico che straordinario ^ il quale reco nelle arti tanta originalita da incutere ammirazione e spaveuto. Le sue doti furono somme e sue proprie. Uno stile grande, fiero, se- vero ; una maestria impareggiabile nel nndo; una insupe- rabile diflicolta negli scorti ; una intelligenza profonda della notomia. Una specie di arroganza , ma di tutta perfezione nel disegno ; una musculosita e robustezza di forme ; una straordinaria forza dell' anima che esce dagli occhi , dalle ciglia , dalla fronte , dalla bocca delle sue immagini ; una arduita di terai che parvero sottrarsi alia potenza tlell' ar- te , spirit! angelici , spiritl infernali , anime beate , anime danriate , Profeti , Sibille , tutto astruso , tutto profondo. Gli atti medeslmi significanti piu che I'umana condizione, i manti, le Aesii ris[)ondenti alle movenze terribili; una dot- trina iminensa in tutte le parti dell" arti nel suo capolavoro ^6 QUADKO 0ELLE AETI TOSCA.NE , eCC. del Giudizio ; una fecondita mirabile di immaglnazlone nella vclta della Sistina , da per tutto lampi e fnlmini di un aninio indoniito , ' ecco i pregi clie lo stabilirono prin- cipe arbitrario delle arti. Tiittavia niuuo degli arbitrj suoi fu in esso nn errore, e nemmeno pno dirsi, cio che altri scrisse a torto , cioe che disprezzatore della bellezza , violasse rinstituto delle arti, quale e quello di esser belle. La sua Eva della cappella Sistina e portento di bellezza e di grazia. Ma amo dianzi mercarsi i plausi col difficile, col terribile. Se la Ventura del Parnaso italiano lo recava a dettare tragedie , e bene potea farlo , da ch' egli era anche somnio poeta , avrebbe vinto Eschilo. Si pare ch' egli medesinio conoscesse, cbe T immensa luce civ egli lasciava in retaggio di gloria alia patria, non avrebbe avuto bisogno per molto tempo di altri splendori. Cosi unico risplendette per gran pezza come sole domina- tore fra i molti satelliti , che dalla sua spera alcuna scin- tilla mutnarono. Masaccio Inscio le arti nella via delP in- cremento ; Michelangelo, avendone aggiunto i counni , le lascio ne' suoi seguaci retrograde. Giorgio Vasari si pose in cima de' Michelanglolisti. Ei prevalse sulT auimo dei duchi Cosimo I e Francesco , e arbitro delF allogazione di tutti i lavori dell' arte di quel tempo in Toscana , onde si per questo , si per la gloria del Buonaroti , come perche Giorgio era anch' esso uomo di merito e di A^antaggioso discorso , tutti si obbligarono alle sue inspirazionl. Ma fa meraviglia che il Vasari, co- me artista avvednto e di molto discernimento potesse fare al genio umano il torto di crederlo esaurito alia morte di Miclielangelo , ed estimar 1' arte avere in esso consunte tutte le sue forze. Per piii strade si corre alia gloria. Se il Buonaroti vi giunse per la via della difficolta, della ro- bustezza , della terribilita , Raffaello , Correggia, il Vinci , Domenichino , Tiziano non furono per diversi processi meno gloriosi. II Vasari tuttavia seppe abbacinare gl' ingegni ; il Sal- viati, Angelo Bronzino , Alessandro Allori , li Zuccheri, il Naldini , il PoppI , lo Stradano , Jacopo Zucchi , e varj altri tennero le vestigia michclangiolesche. Istudiarono d' as- sai alia scienza del disegno , molti ebbero vaghezza di colore, verita negli aggiustamenti dei panni, molta imma- ginazione, e buoni spiriti da ergersi in fama da loro stessi;, QUADRO DELLE ARTI TOSCANE , CCC. 77 ma per quel volere essere imitatori di uno troppo grande e inarrivablle , restaroiio di gran lunga inferiori al loro tipo. Altri ancora caddero nel tetro, nel forzato, nell' esa- gerato , pessiino dei vizj di clii dee seguire la natura. Due pero tra la folia di questi servili imitatoi-i si VO- gliono eccettuare, Daniele di Volterra e Santi Titi. Quello perche fra i Michelangiolistl fu i! piii felice ^ T altro per- che pub dirsi primo ad alFrancarsi da questa tirannia e mostrarci nna nuova maniera. Daniele aggrandi c vero lo stile sugli eseinplari del grande maestro , ina teune molto del sue genio , bella verita nei nudi, molta ouiogeneita e armonia ne' cuiori i una robu- ste/.za ne'le membrature, ma senza eccesso, una maggiore facilita e pieghevolezza negli scorti , una proprieta e con- venienza estrema in tutto. Per opera del Volterra il genio toscano nella tavola della Deposizione tenne la prova coi due pill snblimi quadri del mondo , la Trasfigurazione e la Comunione di San Girolamo. Sauti Titi alia perfezioue del dlsegno uni una grazia da molti anni non piu vista nella Scuola Toscana, o vista alineno come rara meraviglia. Seguace della bellezza , il bello della natura gii basio per piacere e farsi ammirare. Neir espressione fu primo, e le antiche scuole ranimenta. L' espressione , soggiogando il cuore e il trionfo dell'arte. Se le sue opere fossero state rallegrate dal colore , venia secondo ai piu insigni. Ma gia in sul cadere del cinquecento TEnipoIi e 11 Pas- signano aveano dischiuso una nuova scuola rimossa aft'atto dalla servitii , die tanto piacqiie al Vasari, e predico tanto in versi. e in prosa 1' AUori. Essi abborrirono dalla maniera. I Michelangiolistl per P arroganza del loro sapere in clie si afFaticarono iaiprobamente , avvisarono poter dipingere a mente. II Cliimenti e il Cresti che nominato abbianio dalle loro patrie , non condussero segno senza il vero di- nanzi agli occlii. Accortamente pensarouo potersi bene in genere la natura conoscere, e de' suoi prlncipali caratteri ricordarsi :, ma videro essere impossibile presentarsi colla sola memoria tutte le variazioni e gli accidenti degli og- getti nelle loro diverse posizioni , nei contatti fra i quali sono posti nella diversita della luce da cui sono colpiti , e nei varj gradi dei loro affetti da cui partono i loro mo- vimenti. Tolsero adunque a niaestra la natura , miniera 78 QUADRO DELLK A.RTI TOSC\T indica 1' interno meccanlsmo , non lo ostenta. Nell' Ercole e Caco pose il Bandinelli tanti gruppi cicciosi, tante pro- tuberanze , che tutta quella sua carne e un pastume dis- gustoso. Tuttavia quando voile opero con morbidezza e dignita, dacche fu veramente uomo valente, il piii ardito QUADRO DEr.LE ARTI TOSCA,XE , CCC. 9! fra gli scultori clie oso contendere a tntti la palina. Gli stiacciati lavori de' balanstri del presbltero del dnomo di Firenze, soao opere htn condotte^ di difTiciie impresa , e anclie di laiulevole discgiio , in die forse fii lilicro. Scolp'i per se stesso il suo sepolcro , Cristo niorto sor- retto da Nicodemo. II Cristo e di forme Ijellissime e di una dolce espressione. Tutto il componimento e di una egregia sempliclta : nobilta di maniere, e un possesso del nudo die rammenta Michelangelo. Giambologna, die Firenze la quale lo educo , lo esal- tb , lo preinio, non vuole cedere altrni. Fu artefice di va- lore , ma pecco talora nel nudo , che opero a capriccio. Lavorb nnito al Tacca suo discepolo. II Bologna modellb, e il Tacca condusse niirabilmente il deposito di Ferdinan- do I , grande favoreggiatore delle lettere e delle arti. II griippo famoso detto il ratto delle Sabine sotto le Logge de' Lanzi , opera ardita, grandiosa , consacrb il suo nome air immortalita. II Tacca esegui anche il monumento di Cosimo II da cni fu aiuato e protetto. Ivi sono profuse le calcedonie , i diaspri , i rubini , ma non si pub dire che la materia sla vinta dal lavoro. Dovriano qui accennarsi T Ammanati, il Tribolo, il San- sovino , se non che la loro vana pompa delle muscolature, le attitudini affettate e strane , toglie loro il vanto di ser- vire d' esempi. II Sansovino nondimeno fu piu sobrio e castigato. II fine dell' arte e 1' espressione dell' arte e la verlta, ed e un' ingiuria alle arti stesse equivocare i mezzi per il fine. Ne ci arresteremo sui Toggini , che condussero il se- polcro di Galileo, ne sul Lorenzi, sul Cioli e sopra Gio- vanni deir Opera , che posero quello di Michelangelo. La scnltura ancora, dopo aver toccato le sommita dell'eccel- lenza declinava in Isasso, come tutte le cose uinane. Lnngo tempo I'arte langni. Ma poi , come nel grande mescimento delle terrestri vicende , dopo la subliinita viene il precipi- zlo, e dopo questo il risorgimento, la buona fortuna della plttnra in Firenze cooperb anclie alia restaurazione della scnltura. L'arti si prestano mutuo soccorso, e stabilitl sani principj per una , non pub fare che I'altre non se ne gio\'lno. Leopoldo die alle scuole toscnne maestro commendato nella persona dl Innocenzo Spinazzi scultore , fra i prlmi di qucir eta ^ ma dallo Spinazzi non si ottennero i frutti 92, QUADRO DELLE ARTl TOSCANE , CCC. deslderati. II solo influsso del massimo Canova porto da Roma a Firetize le vere norme del bello scolpire. Un de- posito posto in Santa Croce da Stefano Rice; fa la prima orma clie si stampo nell' elegante e corretta scultura. Quel nionuraento merto lode dallo stesso Fidia Possagnese. AI Ricci fu pure commendato il monumento dell' Aligliieri , opera grandiosa, imponente , del concetto del quale e de' suoi pregi ci troviamo aver ragionato in un Commentario a parte puhblicato e offerto gratuitamente ai devoti dell' im- mortale Cantore , nel giorno die quel mausoleo fu scoperto. Ora una nobile corona di giovani scultorl vendica i torti neir arte statuaria del secolo scorso , e si travaglia a ri- porre anclie quest' arte in quell' onore a cui la condussero Donatello , Ghiberti e Michelangelo. Questi prodi sono con- vinti che la celebrita delle avite onorate fatiche non con- sente ad essi la mediocrith. Si studiano adunque all' eccel- lenza , e parecchi ajutati dalla munificenza del benefico Principe , grande sospitatore delle arti , furono anche per assai tempo a Roma per attingervi agli esempi anticlii e recenti i veri elementi del bello e del sublime , e far di- menticare la niediocrita dello Spinazzi, e la deformita del Carradori. Primo fra tutti grandeggla il Bartolini , scultore compiuto, sia nelle forme muliebri o nelle maschili , sia ne' ritratti, in che e eccellentissimo. Egli nulla precipita , tutto vede dal vero , tutto studia profondamente, e conduce poi con una esecuzione a maraviglia diligente e soave. II suo gruppo della Carita indica un filosofo in quanto al concetto , e uno scultore di primo ordine in quanto alia mano. La Ve- nere e la Baccante sono opere degne de' tempi di Pericle. II Pampaloni dalla sola propria natura fu creato scul- tore. Lavora per ispirazione, non per imitazione. I suoi due colossi di Arnolfo di Lapo e di Filippo di ser Bru- nellesco si trasse dal suo animo. Non ebbe modelli. S' in- vest! deir indole de' suoi subbietti , del rigore della loro arte e della seveiita dei tempi in cui vissero , e fece due opere esimie. E notevole nel Pampaloni potere dai lavori dell' ultima severita far passaggio ai soggetti dilicati di putti e di fan- ciuUe , che conduce con amore e sapore mirabile. II Costoli benche ne' freschi anni e artista maturo. La grandezza e correzione delle linee , la maesta delle sem- bianze, il decoro delle uiovenze sente e significa. Pose ua QUADRO DKLLE AIITI TOSGVNE, CCC. g6 Profeta , clie lo diresti veramcnte Insplrato. Opero la sta- tua del Galileo, e tntta e assorta nelie sue snbliini coq- teiiiplazioni clie gli maiiifestarono la grandezza del Crea- tore. Percio in questo sitmilacro voile il iilosofo in piedi jier accomodarsi al testo scrittnrale che esprime avere Id- dio fra tutti gli aniniali creato 1' uomo stante sui piedi , perche nieglio potesse innalzare gli occiii al cielo , e nie- ditarvi la sua origine e I' eterna sua patria. II Demi pur esso Jjuono scultore si aito di contendere al Costoli la precedenza della lode nella statua similinente dello scopritore delle stelle Medicee , e lo pose sedente , e die prova di valore e di pratica. Ora il Demi conduce la statua colossale del suo augusto Sovrano , e il modello protende ad opera segnalata. La grandezza e nobilta del piegare rilevano questo scultore, di che gia offerse eseni- pio nel suo simulacro dell' Alighieri. Emillo Santarelli trasse dalPesemplo del padre, sonimo incisore di numisnii, 1" amore pel rilievo. Sorti anche dalla natura sottlle ingegno, speculatore, ragionato. La sua parte e la storia , carriei^a la piii difficile nella statuaria, che do- manda grande invenzione , prudente disposizione , gruppi, afFetti , in somma tutti i pregi dell' arte. Percio e cora- niendato ne' bassi rilievi , che mold ne ha modellati per la chiesa di san Romano, per Santo Spirito , e pel reale palazzo Pitti. In essi e bella immaginazione temperata colla filosofia. Vi e sentimento accompagnato alia grazia. II suo Sepolcro deir Albany a Santa Gioce e degno di stare nel Panteon dei monumenti dell' italiano valore. II Cambi e giovinetto che si produce colle piii fauste speranze. Segue la pura natura , e quindi molta sempli- cita e verita e nel suo gruppo dei due Pastori , clie ri- scosse distinti plausi nell' ultima esposizione. Ne il Pozzi e fra gli ultimi , se fra i primi non e nel merito della scultura. Ha fantasia , e mano ardita e velo- ce , e conosce P efFetto. Molto opero in Roma. II suo Ci- parisso gli die nome , e piacque ai ricchi stranieri intel- ligent! farlo piu volte replicare. Una Baccante , un Mer- curio , una Danzatrice uscirono dal suo scarpello , e in tutto vedi uu atto , un movimento che ti piace. Ecco la serie degli Scultori die ora danno grido alia Scuola fiorentina , e alia Sovrana larghezza che gli aita e prospera rispondono. ( VArchitcttura nel prossimo fascicolo. ) 94 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Del Bisso degli antichl del professore cav. Domenico Vivian I. X rovansi negli antichi scrittori, clie nelle loro descrizloni nuU'altro modello ebbero sotto gli occhi dalla iiatura in fuori, certa verita d'iniagini, certi tratti caratteristici clie ci ritraggono alia mente , come in una pittura , gli oggetti da loro descritti. Quindi quelle bellezze originali clie pos- sianio imitare bensi, snperare giamniai ; perciocche ove nn ritratto somiglia il vero , ogni tratto di piii lo sfigura e lo Gambia in caricatura. Che se col volgiTe de' secoli viene a smarrirsi la cognizione delle cose , die in queste pitture venivano rappresentate , si perdono con essa que' pregi che la fedelta delle imagini sopra di lore rifletteva. Come si ravviserebbe piii la verita che spira quell' ammirabil verso: Quadrupedante putrem sonitu quatit ungula cainpum, se per una di quelle catastrofi, cui la superficie del nostro globo ando piii volte soggetta, il cavallo avesse preso posto tra le specie di animali perdute ? E quante di sue bellezze rimanevano celate in quella descrizione dello stesso divino cantor e : Ipsa ingens arbos facieinque sinullima Lauro , Et, si non alium late jactaret odorem , Laurens esset, folia hand ullis labeiitia vends Flos apprinie tenax. se non fosse stato riconosciuto che in essi e rappresen- tato il cedro ? Quindi bisogaa saper btion grado a colore che, rivolte le loro cure a repristinare la conoscenza degli oggetti descritti dagli antichi , rinfrescano que' tratti di so- niiglianza col vero delle loro descrizioni che il tempo aveva abolito , e che ne formano il pregio. Tra le sostanze sovente mentovate negli antichi scrittori, e delle quali la conoscenza puo dirsi smarrita oggigiorno , trovasi il bisso. Ne niai avviene d' incontrarci in questo DEL BISSO DKGLl \NTIGHI CCC. go noine, e rincontriamo sovente, massime ne' libri sagri, die non ci sentiauio iiivogliati di saper cosa fosse ; taiito so- lenne era il siio iiso presso gli aiiticlii , e tauto discordi intorno ad esso sono le opinioni de' moderiii. Piii volte fummo tentati , trattandosl di una piaiita, d' interrogare di nuovo, colla scorta della botanica, la dotta anticliita sopra questo argomento ; qiiando ci venue alie luani una erudi- tissiiua uieiuoria di fi-esco niandata alia luce dal celebre prof. Bertoioni, nella quale egli ha appunto intrapreso a trattare De Byssu veterwn. Non e da dire con quanta avi- dita ne siamo corsi alia lettura , braniosi di sapere a quale risulianiento sien glunte le faticlie di questo professore in un soggetto eve non e uieno iuteressata la botanica die I'antica letteratura. II prof Bertoioni prende le mosse da una specie di co- tone ( Gossypium suffmticosum ) finora , a suo avviso , ri- masta ignota a' botanici , e da lui ottenuta dalle sementi di quella stessa , clie dalle Indie oriental! , ov' e natia , e passata adesso a coprire vasti campi in Egitto. Quindi ri- volto al bisso degli antichi , dopo essersi ben nudrito di quanto fu da loro intorno ad esso a noi traniandato (j), crede essere flnalmeiite riuscito a scoprire, die questa so- stanza tenuta in tanto pregio ne' tempi andati null' altro fosse die il cotone. Ne avverrebbe pertanto die questa sua nuova specie, die appunto dalle Indie orientali trae la sua origine , sarebbe una tarda nipote di quelle piante die nelle stesse contrade producevano il tanto celebrato bisso degli antichi. Giunto a questa scoperta si puo credere quanta conten- tezza abbia provato il dotto Professore nel vedere die que- sta misteriosa pianta, finora riniasta celata alle piu accurate ricerche de' botanici e de' viaggiatori , alibla finalmente de- posto il suo incognito nell' Orto botanico di Bologna. Quanto a noi die in leggendo gli antidii scrittori veggianio seinpre i sacerdoti e i re, nelle loro vesti solenoi , accoppiare il bisso alia porpora , ci ha recato gran sorpresa il vederli ora condotti in iscena dal prof Bertoioni vestiti di cotone. Questa nostra sorpresa si e fatta niaggiore dalla premura die il dotto Professore si e data per informarci che i dazj (i) Quidijuld igitur ex philologia , ex populoruiii tiotltia , et ex ■Studio rcruiii uaCuialium , ad luxe exjjlaiiaiidu confeit lueuiu feci. iicriul. 1. c. CJfG DEL BISSO DECLI ANTICHI furono pagati ad alcuni Re di Egitto in tele di bisso; die dl liisso erano le cortiiie del tabernacolo nel tempio di Gerusalemme ; che famiglie distinte erano impiegate al la- A'oro del bisso nel vestibolo dello stesso tempio ; che con velo di bisso mostrossi Cleopatra alia battaglla d'Azio;, che di bisso, ne' loro rlti solenni , vestivano i sacerdoti di Egitto. A questi fatti raccolti dall' erudito Professore per rilevare il pregio del bisso , ci piace di aggingnere dal canto nostro il vederlo annoverato tra le piii ricche der- rate che dalla Siria erano trasportate a Tiro (i) ; e I'uso cul era impiegato nelle regie vesti piii solenni (3); i leviii cantori vestiti di bisso nel tempio di Gerusalemme (3); il re Davide che accompagna TArca colla stola di bisso (4); gli eserciti celesti vestiti di bisso nell' Apocalisse (5) ; di bisso vestita la nobilta indiana (6) ; ravvolto in fasce di bisso il cadavere di Anchise (7); fasciate di bisso le ferite di Pezio eroe persiano (8); e per finirla, con veste di bisso la vedova di Alessi seniore andare incontro all'imperatore Manuelle , nella sua entrata solenne in Costantinopoli (9). Non dee pertanto far maraviglia se la tela di bisso era tenuta in tanto valore dagli antichi die al riferire di Plinio era venduta a peso d'oro (lo)- Ora come mai il professore Bertoloni ha potuto darsi a credere che questa tela per la sua rarita e pel suo valore sempre impiegata ad illustrare persone e luoghi, a rendere piu solenni i sacri riti , a di- stinzione di ranghi , nuU'altro fosse che il cotone ? E forza il credere che egli nelle sue dotte ricerche abbia trovato essere stato il cotone di tanta rarita presso gli antichi , che da questa traesse ogni suo valore. Ma non sappiamo rivenire dalla nostra sorpresa in vederlo tutto afFaccendato nel raccogliere quanto mai puo di autoi-ita per dimostrarci (1) Ezech. XXVI, 16. (2) Esther VIII, i5. Luc. XVI, 19. (3) Paralip. II, 6. (4) Paralip. II, l5. (5) Cap. XIX, 14. (6) Philostr. Vita Apollon. p. 79. (7) Plutarch. De Virtute II, p. loO. (8) Erod. L. VII, c. 181. (9) Cinnain. Hist. Comen. p. 36. (10) Plin. L. XIX , I. DEL PROF. CAV. D. VIVI \Nr. (y airopposto essere stato volgatissimo appunto ne' luoglii ove era tennto in tanto preglo. Di bisso erano a suo avviso le ordiiiarie vele de' navigli nelle Indie orientall ; e di tela di bisso vestlvano pure tutti gl'Indiani; e benche Erodoto die pur sapeva cos' era II bisso, dica apertainente die la materia di queste vesti era lo zilo {t,v/.oy) , pure ad in- terprete di Erodoto egli invoca Teofrasto , ad interprete di Teofrasto Plinio , e ad interprete di Plinio Polluce, nel quale finalinente trova descritto il desiderate cotone. Nel- i* alto Egltto poi ove questa pianta fu introdotta dalle In- die, e in taiita copia la sua lanugine vi era trasportata dair Arabia die, per quanto egli crede poter asserire sulla fede di Erodoto , il bisso era iinpiegato a fasciare i cada- veri di tutta quella popolosa nazione. In questa guisa il prof. Bertoloni dopo avere esteso alle vaste regioni delle Indie orientali la patria del cotone, dif- fusa e propagata questa pianta nell'alto Egitto , guarniti di vele di cotone i navigli indiani e T armata di Alessan- dro, vestiti della sua lanugine tutti gli abitanti vivi e niorti di quelle comrade, fuori di ogni nostra aspettazione ci canibia il cotone in quel bisso, prescelto dagli antichi a ornamenti de'terapj, a veste distintiva de'graadi, ad equi- valente dell' oro. Per quanto sia grande la nostra deferenza per le opi- nioni del prof. Bertoloni non riusclamo a persuaderci die a questo paradosso egli sia stato condotto dalla sdiietta interpretazione degli anticlii scrittori. Ci sia dunque per- inesso di rimontare dal canto nostro alle stesse sorgenti , onde conoscere cio die sul conto di questa sostanza ai pu6 sapere daH'anticbita , e quel tanto die di proprio vi fosse penetrato del prof. Bertoloni. E prima di tutto, per procedere ordinatamente , comin- ccremo per istabilire die quando anche potesse essere di- mostrato, die in alcune piante mentevate con diversi nomi dagli antichi venisse indicato il cotone , rimarrebbe a pro- varsi, e qui sta il nodo della questione , die il cotone sia il bisso. E questo e appunto il caso dello zilo di cui Ero- doto dice esser composte le vesti degl' Indiani, e die di zilo eran pure vestiti i soldati di Serse nella loro invasione nella Grecia : quindi anche accordata al prof. Bertoloni r interpretazione di vesti ziline, per vesti di cotone, noii ne coaseguiterebbe per questo che il cotone fosse il bisso: BibL ItaL T. LXXXI. - ()8 DEI, BISSO" DEGLI ANTICHI. per la ragioae clie noii e punto pi'obabile che Erodoto, il quale in altri luoghi de'suoi lihri noinina il bisso e le vesti liissinee , ora le cambi di nome e le faccia ziline. Molto meoo e probaljile che egli abbia accomunato a tutto il po- polo Indiano 5 e a queirimmensa plebaglia clie conipoiieva I'esercito di Serse la tela stessa ch' egli aveva detto essere impiegata a iisi tanto solenni. Ora seaza avere a tacciare di bilingLie e a iia tempo incoerente il padre della storia , egli e assai piu conforme alle leggi della critica rammet- tere, anche suirautorita del celebre Monge, che una qua- lith delle specie del genere bombace {Bombax), particolare a quelle regioni , abbia fornito le vesti al popolo Indiano e a' soldati delfesercito di Serse. Ne vale quant.o egli asserisce che la lanugine de' frutti , pi'lncipalmente del Bomhax pentamlrum e del B. gossypinum Linn., le sole sulle quali potrebbe cadere il sospetto, non potevano essere le piante che fornivano lo zilo di Erodoto per le ragioni: i.° C7ie questi alberi d' alto fusto e di vasta chioma non potevano produrre cd' frutti tanta copia di cotone quanta , nello stesso spazio , bastuno a renderne le piante del cotone erbaceo. Al che si risponde che appunto alia grandezza di quegli alberi coi'risponde la copia e grossezza de' loro frutti: lino di essi che ne al)biamo sotto gli occhi , della forma di citriolo , e, di fatti, almeno il triple in lunghezza , e quasi doppio in grossezza de' frutti del cotone erbaceo. Quindi debbon superare di molto nella lanugine che contengono il prodotto della specie del cotone erbaceo coltivato nello stesso spazio f, a.° i'he lo zilo non pub appartenere agli alberi suddetti per la ragione che il loro frutto non ha la forma di porno , quale e assegnata dagli antichi alia pianta dello zilo , e qucde e anche quella del cotone erbaceo : e noi per risposta indi- cliiamo la forma assegnata da tutti i botanici ovato-globosa, che e quanto a dire poinifornie nel frutto del Bombax gos- sypinum , che per la sua localita sarebbe appunto la specie nientovata dagli antichi f, 3.° Che la lanugine de' bombaci, per essere corta non pub torcersi a fili , e cjuindi non pub essere ridotta in tela ; ragion per cui dagli Indianl e solamente impiegata ne' guan- ciali e nelle matevassa. In tutto questo null' altro v' ha di vero se non che 1' esser corta la lanugine di que' frutti ; DEI. PROF. CVV. D. VIViANf. ()<) ma non V e poi tanto clie non possa essere filata , come ce ne sianio accertati pei saggi die ne ahliiaiu fatto fare. Sappiaino iiioltre da Straljone clie grindiani ne tessevano dmppi assaifmi, benclie i Macetloni della spedizione di Alessaiidro, meno industriosi o nieno pazientl degriridiani, la usavaiio senz' altra nianipolazione in coltri e gualdrac- che ( I ) ?, 4.° CJie questi alheri attiudinente non si trovano natii ncW isola di, Tilo , come dice Teofrusto , ne nell' Arabia, ne neW alto Egitto , ove al dire di FUnio vivevajio ne' tempi an- dati. Su di che noi domandiaino all' illiistre Professore di Ijotanica , se egli neghera che la Nymphx Lotus , il tanto celebrato loto degli antichi, tennto in venerazione dagli Eglzj , popolasse anticauiente le acqne del Nilo , solo per- che al di d' oggi ne e afFatto scomparso'' E non e questo il caso di tante altre piante die, alihandonati i limiti della loro regione settentrionale, hanno ristretto il loro domicilio a zone piii calde e propizie ' Quaato jjoi all' interpretazione della voce ziline di Ero- doto che il professore deduce da Teofrasto , non puo es- sere ammessa , perche Teofrasto, senza punto iiatare ne di Erodoto , ne delle sue vesti ziline, parla di una pianta da lui nominata spio, TrAyjv /xotporfpy, v.xpnhv St ovSiyx (pi'psiv liAixov jiriXov ixptvov avjj.jj.sp.vv.oi;' oTxv oi wpxioy v\ ev.n£T(Xvwa che avrebbe dovuto essere scoperto da un Professore di bota- nica. Che il frutto del cotone nasca stiacciato come porta la traduzione e falso in natura , ne e mai uscito di bocca a Teofrasto. Quel nasci vi e intruso di pianta dal tradut- tore, il quale non potendo combinare quel suo compressum colla forma tondeggiante della mela, ha preso il partito di farlo nascere stiacciato. Teofrasto con molta proprieta ha usato la voce GVjJijjiejj.vv.6q che e quanto a dire per longum conniveiis , voce che quadra a pennello colla struttura del frutto del cotone , di cui le valvole sono connesse per la loro lunghezza , e a questa connivenza delle valvole del frutto prima di essere maturo e molto eleganteniente con- trapposto lo spaccarsi, £v.niTWvva^ixv, dello stesso aU'epoca di sua maturita. Ugualmente gouiamo di poter Ilberare il prof. Bertoloni da ogni scrupolo sulla inesatta traduzione fatta dall' inter- prete di quel passo di Polluce (i) ove parla del cotone, purche egli si valga della lezione tratta da Is. Vossio, nella quale si legge : rw Se Sivi^pui v-otpnoq £7rt(puaTXi y.apv(i) jj.ccXi<7T(X npoaoifa^jx;, TpirrXod Tr]v Si(k!' acqua ad una certa altezza ;, ed in altra Llemoria fa conoscere an- cora un tino da bagno a pezzi da connettersi al bisogno e i[ cui interno viene rivestito da un lenzuolo reso im- permeabile alTacqua per una vernice datavi, e che prestasi benissinio, com'egli ebbe provato in sua raoglie in quelle infermita per le quali e reso impossibile o assai doloroso Tessere tolto dal letto e collocate in un bagno, ed estratto da questo. II sig. F. Orlandlni rende a pubblica notizia cbe mani- festatosi in Val di Chiaiia il vajnolo arabo che uccideva il 70 per 100 de' presi, il sig. dottore Francesco Vinci, medico condotto a Civitella intraprese una generate vac- cinazlone senza che ne fosse obbligato , e senza volere ricompensa di sorta , e arresto il terribile flagello. Un nuovo processo econoniico per ottenere il creosoto puro riporta il sig. Andrea Cozzi , e mostra anche come questa sostanza puo servire jneglio di tutti i sali alia con- servazione dei preparati anatoniici , meglio dell' alcoole a comporre vernici , a sciogliere la gomma elastica ecc. Elogio del dottore Luigi Maglieri , letto dall' aw. Aldobr. Paolinl. La citta di Prato vide nascere il Magheri il i3 luglio 1785. Studio fisica e poesia dal Pignotti, a cui fu caro; datosi poi alia medicina ne ottenne la laurea dottorale. Nel marzo 1823 era nominato professore di fisiologia e di patologia nello studio unito all' arcispedale di S. Maria Nuova in Firenze , nel quale esercitava anche la pratlca. Fu eziandio medico ordinario al R. Istituto della Santis- sinia Annunziata , e socio dell'Accademia dei Georgofili. Se era grande la sua fama come pubblico cattedratico e medico , non era minore la stima in cui era come virtuoso cittadino ed ottimo padre di famiglia. Ma le stesse sue virtu gli procurarono amarezze , che celate nell' anlmo logoraron- gli 11 fisico e trasserlo presto al sepolcro. Moriva appena tocco il 5o.° anno dell' eta sua. DELL ACC.VDEMI.V Dli CEORCOFiLI. Hi) Elogio ileir avvocato Domeaico Nelli-Ciaui , del inedesiino sig. Aid. Paolini. In Siena nel novembre del 1766 nasceva Domenico Nelli- Ciani postumo al padre. Dedlcatosi a Minerva cinto il cnpo del serto d'alloro lasciava la patria per trasferirsi a Fi- renze onde estesi lumi accjuistare nella scienza clie inten- deva professare. II patrigno suo Michele Ciani incaricato di compilare un codice civile elesselo ad ajuto in si grave lavoro. Non ando guari die il Sovrano crede adoperarlo in varj ufficj nell' archivio e nella cancelleria del Monte Comune. Venuto il governo francese, Domenico Nelli fa posto aggiunto del direttore in capo del debito pubblico. Al ritorno del Granduca sali a direttore del R. Demanio ; dalla qual carica il bisogno di provvedere alia propria salute fecegli ciiiedere di essere sollevato , ma non percio miglioro il suo lisico clie logoro da gravi infermita il di primo aprile del 1834 perdeva la vita. Fra le scienze pre- diligeva la filosofia economico-rurale, nella quale era molto versato, e fu 90cio beaemerito dell'Accademia de'Georgofili. BUjI. hal. T. LXXXl. i3o PARTE STRANIERA. -*'5!»!Bx:3eiaS~°*'* Essai statistiqiie sar les Blbliotlicqiies de Vienne. — • Saggio statistico sidle Bibliolcche di Vienna , pre^ ceduto dalla Stadstica della Biblloteca Impencde , paragonata co piu grandl instUiitl di qncsto geiiere anticlii e moderni , e seguita da iin' Appendice pre- sentante la Statistica dcgli Archivj di Fenezia, e della Collezione tecnologica formata da S. M. l Imperatore Ferdlnando I, da wi Prospetto sugli avanzamenti della civiUd , dell" industria , del conimercio e della popolitziune nclla Monarchia Austriaca, chiudendosi col Quadro statistico dclle sue grandi divisioni am- ministrative ^ conipilato sulle ultirne ricog/iizioni, di Adriano Balbi. — Vienna, i835, pjrsso Federico Volk(>, in 8.", di pag. xiv e 206, con una tavola sinotdca degli articoli, ecc. Lir. 5. 40 aust. x\ on cl ha forse tra le letterarie e le scieatifiche indagini piu ardno intrapreadimento, qaanto il detei-minare quella clie coil nioderno vocabolo cliiamerebljesi Statistica delle Biljlioteclje. Ben con ragione fn quindi afFerniato essere ugualmente facile T errare nel proferir giudizio intorno alia vistosa apparenza di una grande snppellettile di libri, quanto in uno schierato esercito il determinare a prinio sgitardo il nuniero e la forza de' gnerrieri clie lo conipon- gono. Da cio provennero certaaiente le tanto varie ed esa- gerate asserzioni intorno alle Biblioteche d' Alessandria in Egitto , della Ulpiana in Roma fra le antiche , e di non poclie fra quelle ancora clie a' di nostri vantansi dalle piii colte e cospicue genii. Un autore percio , clie con lunghi ed indefessi studj , con ostinatissinia lena, con indagini dirette dal lume della piu severa critica , con una coscienza in somma sceveia dallo spirito di parti , dai pregiudizj e dair ambizione giunga a presentarci di tutte le Biblioteclie nn quadro esatto, per quanto sia possibile, vero e luini- noso, nierltare dee ccrtameatc gli universali applausi, e la ricouoscenza dei dotti e degli studiosi. Perciocche il IVVIITE STIl.VMlF.Ri. l3l risultamciito dl tali ricerclie considerarsi vaole noii come ua semplice oggetto di curiosita o di vaaa e sterile erii- dizione , nia anzi come la Ijilancia , per cosi dire , della cultura e rjiiindi della civilta d^ima iiazioae. Tale a noi semln-a 1" opera clie annmiziamo, e clie piii d' uii Saggio della Biblioteca di Vienna ci preseata la Statistica di tutte le Biblioteche dell' universe desnnta da' piix autentici do- cumenti. Peixio il sig. Baibi ha con quest' opera aggiunto un nuovo e splendido fregio al nonie sno clie gia si giu- stamente alto risuona ; e noi ancora non possiamo clie plena mente convenire col giudizio d' uno de' piii accre- ditati giornali d' oltramonte , la Biblioteca Universale, do- versi ciot; in avvenire a quest' opera ricorrere come a si- cnra ed ampia sorgente, in cui attignere le notizie intorno a silTatto importantissimo ranio della letterarla storia d'ogni colta nazione. L' egregio autore nella sua Introduzione osserva clie Vienna al pari delle altre grandi metropoli dell' Europa fu da inoltissimi viaggiatori descritta. Pero taluno incantato dalla jjittoresca di lei situazione si fece a dipingerne , per cosi dire, la bellezza de' dintorni ; tal altro soffermandosl al maestoso Danubio , si fecondo di memoraliili rimem- branze, ne delineo i luoghi tutti , clie in ogni secolo tea- tro furono di grandi avvenimenti. Questi sorpreso dalla vaghissima amenita de' passeggi prese a descrivere le nia- gnificlie vedute delle quali godesi scorrendo i bastioni , quindi le grandiose strade, i fronzuti viali , i cesarei giar- dini , r immenso delizioso Prater: quegli prese a scope della sua relazione la superba gotica cattedrale di Santo Stefano, il niagnilico propileo clie opera dell' illustre ar- cliitetto Nobile sorge grandegglando e da lungi annunzia al viaggiatore 1' ingresso al palagio dei Cesari , gli altri ])iii cospicui edilicj e monumenti, e le bellissime opi-re di scultura , e le ricclie collezioni di stampe, e le innn- luerevoli preziose rarita del tesoro imperiale, e i molti e dovizlosi giardini botanici , e le delizie de'castelli e delle numerose ville. Altri poi con ogni fiore d' eloquenza si trattenuero sul grazioso accoglimeuto die a Vienna farsi suole alio straniero, suUe feste popolari, sul lasso e sulla magnificenza degli appartamenti, sulT eleganza , sulla venu- sta , sulla cultura delle belle Vienncsi , sui terari e sovra tant' altri curiosi oggetti , ond' ha vagliissimo risalto il ca- rattere degli abitanti. Alcuni altri iinalmea'.e - da proionJi 102 PARTE STRA.NIERA. filosofi , impresero ad additarne lo sviluppaniento dell' in- dustria in ogni genere di arti e dl mestieri, lo stato delle scieiize , delle lettere , dell' art! belle, della pubblica isiru- zione , ecc. riportando fatti importantissimi ed in generale sconosciuti. Per tal modo T autore ci presenta di Vienna , quasi in minlatura, un quadro vaghissimo, vero, sedncente. Tuttavia non sapreljbesi collo stesso sig. Balbi intendere come niai nessua viaggiatore , nessun giornale accennata non abbia I'importanza delle numerose biljlioteche , delle ricche collezioni di storia naturale, d'antichita e di tecno- logia : grandiosi istitnti, pe' quali Vienna sotto il lor rap- porto ancora distinguesi fra le piii grandi metropoli. Per- ciocche annoveransi in essa ben 42 biblioteche tra pub- bliclie e private, i5 collezioni di mineralogia, 20 di zoo- logia e d' appareccbi anatomicl , 2 3 d' anticbita , di stra- menti lisici , d' astronomia , di tecnologia , d'araldica, e 20 di numismatic^. Cosa veramente mirabilissima in una citta , la cui permanente popolazione supera appena i due quinti di quella di Parigi ! E nondimeno i suoi abitanti con manifesta ingiuria tacciati vengono da alcuni , direm- mo quasi, superficiali o fuggevoli viaggiatori , di frivoli e non ad altro dediti che ai balli , ai bagordi e ad ogni ge- nere di sollazzi. Per le quali ragioni il signor Balbi trovandosi dall' una parte rlcco di niaieriali da Ini gia in adclietro raccolti suUe priniarie bibliotecbe dei due emisferi, e dall'altra presen- tatoglisi un possente sussidio all' apparire della storia del- i'imperiale Biblioteca, puljblicatasi non ba guari dal Co;i- sigliere Aulico di I\Iosel, cbe ne e il primo Conservatore (*) , concepi 1' idea d' imprenderne il confronto co' piii grandi istituti di siniil genere e aiiticlii e moderni. Al quale ardiio lavoro gli fu pure di cooforto e giovaniento la benevolenza deir incliio Prefetto di'cssa Biblioteca il sig. conte di Die- tricbstein^ personaggio Caico si di saver la mente e il seiio , e tuttavolta cbiaro quant' altri mai Per soinma ed ineffahil cortesia, merce della cui grazia trovo agevolezza d' ogni genere presso le gentili e dottissime persone, che ne banno la custodia e la direzione. ('> Delia Siori.-i del sig. di Jlosel, pnbblic.iia-i I'.mno ecorso a '^.'ieni si e clato un suuto nel tomo 77.°, X*'"i' ^'^ * ^''cS' ^' fjucsio Giiiriiale. PAHTE STRANIERA. 1 33 L* opera del sig. Balbi dividesi in died capltoli, ai qnali segue nil' Appendice , che in otto altri capitoli suddividesi. Pero noi veloceiuente passeremo sui priiiii ne' qnali parlasi deir origine delP Imperiale Biblioteca , dell' ediiicio sno e de' successivi suoi anmenti ; giacclie di sifTatte materie di- scorso gia abljiamo nel rendere ragione dell" anzidetta storia del sig. Mosel. Giovacl non di raeiio il qui ripetere, die la fondazioiie dell' Imperiale Biblioteca di Vienna ascende precisamente al 144.0; anno niemoraliile , in cui scoperta fa r arte d' imprimere con caratteri niobili. Essa percio sarebbe la quinta secondo 1' ordine cronologico dell' origine delle pill cospicue Biblioteche. Poiche non dee , siccome r autore egregiamente osserva , si di leggieri aderirsi al- 1' opinione di non poclii scrittori , risguardanti la Vaticana come la piij antica Biblioteca dell' Europa , coll' attribuirne la fondazione al papa S. Ilario, die nel 460 raccolti avea varj manoscritti nel suo palazzo di S. Giovanni Laterano ; mentre la sua vera origine appartiene al 1417, epoca in cui essa trasportata venne da Avignone a Roma. Lo stesso dee dirsi della Marciana , la cui fondazione venne volgar- mente datata dal i36a, epoca nella quale il Petrarca fece dono de" suoi librl alia Repubblica di Venezia, mentre il suo stabilimento di vera pubblica Biblioteca non ascende die air anno 1468. Ancbe la R. Biblioteca di Parigi , alia quale da alcuni attribuita venne un' antldiita anteriore al secolo 14.°, non ebbe la vera sua stabile fondazione die nel 1595, allor quando Enrico IV trasferir fece a Parigi la raccolta die della libreria del di Blois , e del Conne- staliile di Borbone formata erasi a Fontainehlenu da Fran- cesco I. Premesse le quali osservazioni , il sig. Balbi ci da la seguente Tavola Cronologica della fondazione di alrune delle piit considerabili Biblioteche d' Europa. Eidelberga : la Palatina, nel 1890; dispersa e saccheggiata nel 1623; riunovata nel i652; restaurata ed accre- sciuta nel 18 16. Roma ; la Vaticana , trasportata da Avignone a Roma nel 1417 da Martino V; considerabihnente accresciuta ed organlzzata da Nicola V nel 1447. Ratisbona : della citta , nel 143c. Torino: dell' Universita, nel 1436: essa fu la biblioteca partlcolare dei Dudii e del Re sine al 1729 5 non divenne consideraljile die dopo il i58o. l34 TARTE STRAKIERA. Vienna; Tlmperiale, nel 1440 ; pubblica dopo il iSyS. Firenze; la Laurenziana , nel 1444 5 quasi dispersa nel J 497; restaurata nel i5oo, ed aperta al pubblico nel i57i- Cesena : la Malatestiana , nel 1452. Venezia ; la Marciana, nel 1468. Oxford: la Bodleiana, nel 1480; pubblica dopo il 160 a. Copena^hen : delP Universita , nel 1483. Francoforte sul Meno ;, della citta, nel 1484. Marburgo ; dell' Universita , nel 1S2J. Strasburgo ; nel 1 5 3 i . Lipsia ; delP Unlversita , nel 1544. Jena; dell' Universita , nel 1548. Dresda ; la Reale, nel i556. Edimburgo ; dell' Universita , nel i58o. Leida; dell' Universita , nel i586. Parigi; la Reale, o Nazionale, nel 1595. Monaco; la Reale, o Centrale, nel 1595. Escuriale ; del Convent© , nel 1596. Volffenbuttel ; la Ducale , nel 1 604. Milano ; 1' Ambrosiana , nel 1609. Lione; nel 1609. Roma; l' Angelica , nel 1620. Upsala ; dell' Universita , nel 1621. Pao'ova : dell' Universita , nel 1629. Copenaghen; la Reale, nel 1648. JBerlino ; la Reale, nel 1661. Parigi; la Mazzarina , nel 1661, pubblica dopo il 1688. Gota; la Dncale , nel 1680. Edimburgo; degli Avvocati, nel 168 a. Veimar ; la Granducale , nel 1691. Madrid; la Reale, nel 171 2. Firenze; la Magliabeccbiana , nel 1714^ aperta al pub- blico nel 1747- (*) CostantinopoU ; 1' Imperiale nell' interno del Serrngllo , nel 1719- (*) « U desitlerio (dice J'autrtre) cli rettitirare alcune erroaee op'inioni, gener.ilmente ammesse come vei it.i iiicontraitaljili sull' igiioranza del Tiir- clii , e siilla prctesa loro intolleranza letteraria , ad onta dei f.itti positi - vi , pubblicati dai sigaori To.lerini, cVOIiiSoti , di Hammer, Jouannin ed altri doiti oi ientalisti ci lia indotti a dar luog:o nella tavola X alia Si- hliolcra Iniporiale foiidata ucH' interno » I'AUTE STR\NIEr!\. 1 35 Bolo^iKi : dcU* Univcrsita o dell' Istitnto , nel 1725. Pictrobiirgo ; rimperiale , nel 1728. Gottiiiga i deir Univei-sita, nel 1736. Londrn ; del Museo Britannico, o la Reale , nel 1759. 3Iiluno : di Brcra , nel 1763 ^ aperta al puij!)lico nel 1770. Stut'garda; la Heale ; fondata a Luisburgo nel 1765^ tras- portata a Stuttgarda nel 1778. II capitolo secondo versa tutto suUa descrizione deH'e- dilicio. Nel terzo 1" aiuore esponendo cronologicamente i successivi acquisti che fatti furono dalla Biblioteca Impe- riale dal 1578 al i835, ci fa osservare clie come di qnella di Dresda , gia detto avea il sig. Ebert , qnesta ancora nou venne gianunai aumentata con saccheggi o con violente aggregazioni f, cio che d' altre celebri Biblioteche accadda, ma sempre con legittimi acquisti. Tra gli aggingnimenti ad essa fatti dal 1793 al i835 annoveransi una grande nioltitudine di rarissiine opere di miisica del i6.° e del 1 8.° secolo , clie per cura del sig. Conte di Dietrichsteia trasportatl vi furono dagli archivj dell' Imperiale Cappella ; la formazione , parimenie per cura del sig. Conte , d'una sceltlssima raccolta di circa 8,000 autograli delta massima rarita ed iniportanza; la compera delle migliori opere pubblicate a Parigi, e delle edizioni di lasso della tipo- grafia di V. Degen , sborsata essendosi per queste ultime dal defunto Imperatore Francesco I la somnia di 10,575 fiorini ; gli acqnisti , per dono , di una vistosa quantita di opere costosissinie e della piu alta importanza, ]ier esem- pio le Ant.'chita del Messico pubblicate a Londra da lord Kiasbroouugh , delle quali finalniente verra quanto prima , merce della sovrana munificenza ,, corredata ancbe que- st'I. R. Bililioteca di Brera, e la grande collezione de' Bcgistri d' Inghilterra stampata a spesa del Parlamento. II capitolo quarto ci da in un quadro comparativo il confronto della Biblioteca Imperiale di Vienna colle piii grandi dell' Europa iino all' epoca dell' anno 1789. In esso figurare vediamo ancbe la celeJn-e Bil)lioteca fondata a Ba- da , sotto la direzione dei due Italiani Galeotti ed Ugo- letti nel 1466 da Mattia Corvino Re della Boemia e del- r Ungheria , che ad essa ogni anno consecrava non meno di 3o,ooo ducati ; somnia che a' dl nostri equivalereblie a circa ducati 765,000. Ma questa Biblioteca, ricca di 55,000 volumi, collezione per que' tempi vistosisslma, e quasi tutta 136 PARTE STUANIFKA. cli manoscritti, alia morte del suo angusto fondatore, avve- nnta nel 1490, ando sgrazlatamente e del tutto dispersa. E qui r autore fa pure un cemio delle Bililioteche della regina Cristina a Stocolma e di Antonio Mannzio a Ro- ma, le quaii subirono la sorte stessa di quella di Mattia , rigettando pero tra le fa vole o tra le ridicole esagera- zioni i 400,000 volumi che alcuni scrittori attribuiiono alia prima, e gli 80,000 „ de' quali coniposta diceasi la seconda. Ora dall' anzidetto quadro risulta , die il numero de' volumi dell' Imperiale Biblioteca , non calcolando 1' al- tissimo valore di alcune opere, sino al 1789 ( epoca in cui giugneva ai 210,000, e circa 10,000 manoscritti), era il doppio , il triplice ed ancbe il quadruple di quello delle altre Bibliotecbe decantate come le piu cospicue e le piu doviziose. L' Imperiale Biblioteca per tanto fa la piu grande e la piu ricca dell' Europa e per conseguenza del mondo sino all'epoca mai sempre memoranda della fran- cese rivoluzione. A quell' epoca le numerose soppressioni de' conventi ^ delle abbadie e delle sovranita ecclesiastiche, non cbe le politicbe perturbazioni cli' ebbero luogo in piii Stati , ))ossenteniente contril)ulrono alio straordinario au- niento di non poclie Bibliotecbe, alia creazione d' altre del tutto nuove, ed a rimovere per conseguenza la Viennese dall' altissimo grado die per ben tre secoli occupato avea. L' autore ci viene quindi nel capitolo quinto presentando la statistica dell' Imperiale Biblioteca, della quale annovera pure gli oggetti piu preziosi. Dal riassunto cb' egli stesso ne da , risulta cli' essa presentemente contiene : 270,000 volumi stampati dal principio del secolo XVI sino ai d\ nostri :, 12,000 volumi d' incunnaljuli, od edizioni del secolo XV; J 6,0 1 6 manoscritti ; 1,24a volumi, portafogli e cartelle formanti la collezione di stampe. Totale 299,258, od in numero rotondo 3oo,ooo volumi. Le Rarita ( Cimelia ) alle quali specialmente rivolgonsi le curiose indagini de' viaggiatori e degli studiosi , e cbe considcrare si possono come veri preziosissimi giojclli, sono ventiquattro. Tra qucsti ne accenneremo, quasi per sag- gio, cinque die dare potrebbero gran nome a qualsivoglia collezione: i.° Una tavola in bronzo riportante il Senatus Consnkuni de Bacchaualibus dell' anno 867 di Fvoma , 186 PUITIL STR.VNIF.RV. 107 anni innanzi T era volgare; a." la Tavola Feiuiiigeriana , su pergamena , ossia la Carta Itinerariu tlell' Iiupero Ro- mano nel quarto secolo, incstiiiiabilc monnmeato per I'an- tica geogralia ; 3.° la Decade V di Tito Livio ; nianoscrltto nuico cho portato venne dalla Scozia da S. Snitljerto apo- stolo de' Frisii, e che servi poi di testo per la stampa di essa Decade del grande storico patavino ; 4.° il Salterio di Davide , che appartenne a Carlo IMagiio , iii lettere d' oro (Codex aureus); 5.° Un rotolo di geroglifici niessicani ; nio- mimento degli antichi Messicani, unico nel sno genere : consiste in una lunga pelle coperta di geroglifici dipinti a colori. Esso fu puldjlicato in parte dal sig. di Humljoldt iicir Atlante pitiorico del suo grande Viaggio e recente- nicnte per intero da lord Kingshourougli iielle gia citate Aatichita del Messico. Alcuni scrittori sono d" avviso che questo cnriosissiuio monumento sia in pelle umana (*) ! L^ antore dopo d'' avere nel capitolo se&to parlato del- r annua dotazione delT Imperiale Biblioteca , consistente in 47,5oo franchi , e del Prefetto, de' Conservatorl e dell'al- tre persone ad essa addette, facendone qui ancora un qua- dro coniparativo cogli annui assegni di alcune delle piu insignl Biijlioteche , passa nel capitolo settinio a discorrere sulle diflicolta che necessariamenfe incontransi da chi com- pilare voglia una coniparativa Statistica delle Bibliotcche. Perciocche 1' importanza di queste coliezioni non dal nu- iiiero solianto o daila forma dei libri dipende , ma piu an- cora dalla loro rarlta o magniCcenza. E di fatto cento pre- ziosi manoscritti , niille incunnabuli , ed un centinajo di grandiose opcre , comeche moderne , della natura , per e- scmpio , di quelle del d' Humboldt, del Daniel, del Kings- l)ourough , del Jacquin , dell" Hamilton , dell" Istituto d' E- gitto e siinili, superano certamente in valore alcnue Biljlio- teche d" Italia , di Spngna e del Portogallo ricche da 20 a 3o,coo volumi di argomenti ascetici, di scolastica teologia, di comentarj e di antica aristotelica filosoiia. II nuuiero noa di nieno de' iibri , benclie considerarsi debba come non hastevole da se solo per calcolare la vera e relatlva im- portanza delle Biblioteche , avere debbesi come la prima I base d' ogni paragone , ed anzi come P unico clemento clie I I {*) Veggasi V Essai dt Curioii:es hibliograpiriq'i.'-s , j>ur Cabr'ii.1 Peignot, Bibl. ccnciul etc., Paris, R.:Houard, Iu04, in &.* l38 PAKTE STUANlEr.A. possa a cifere rklursl. Ad esso percio come appunto al pin slcnro eleinento si attenaero finora i vlaggiatori , gli storici e gli statistic!. Esso in oltre e T uuico die il mezzo ci somministri di praticare utlli e curlose comparazioiii ap- prossimanti tra 1" epoca moderoa , si ricca in prodnzioni dello spirito nmano , e quelle die I'lianno precednta. « A parlare francamonte (dice rautore) puo senza timore dt verun inganno asserlrsi die, trattoae alcuue delle princi- pali Biblioteche d'Enropa, ignorasi tnttora T esatto numei-o de' volumi di ciascuno di tali utili istituti nell* eta nostra si nnmerosl in questa parte del mondo , ed ancora si rari neir America 5 se eccettuati ne vengano i soli Stati Uniti. >; Pero le lunghe e variate indagini da lui fatte nel comporre il Quadro comparatko delle principali pnbbliclie Biblioteche delPEuropa, pnbbiicato a Parigi nel 1822 nel sno Saggio Stadstico siil legTio di PortogaUo, e nel Rinssiinto Statistico relative alle primarie Biblioteche pnbbllche dell' Enropa e deir America, che pubblicato pur venne a Parigi nel 1828, gli somministrarono fatti curiosi non meno che iniportan- ti , da' quali T asserzione sua rlceve gravita e credenza. " Le imponenti e minute notizie ( cosi egli continua ) si spesso pubblicate dagli statist! , dai geografi e dai vlaggia- tori, non presentano che un' esattezza illusoria^ giacche au- tori contemporanei , e scriventi quasi nel medesimo anno, assegnano alia medesima Biblioteca numerl di volumi che gli uni dagli altri difFeriscono d' un terzo, della meta, ed anche di oltre un quadrupio e ad un decuplo ! » L' autore cl presenta quindi II Quadro comparativo delle principali opinioni sal iiuinero de' volumi di alcune celebri Bi- blioteche. Tale quadro non e che un frammento di quelle ch' ei com])il6 per altra sua opera e piii importante e di lena ancor maggiore. Questa apparira quanto prima alia luce col titolo di Saggio Siatistico sulle Biblioteche dell' an- tico e del nuovo mondo. Sorprendeate pero e quasi direb- besi incredibile e la disparita die in esso quadro incontrasi sui numero de' volumi di una medesiiua Biblioteca ed in epoclie Tuna all' altra vicinissime. Siane d' esempio la Biblioteca Vaticana. Autorl. Volumi stainpatl. Maiioscritti. Schnabel 3o,ooo 4,000 Blume 3o,ooo. ..... 25.;000 . Ebert .. . ~. . . . . . 30,000. ..... 40,000 PARTE STRANIER\. l3() Autori. Voluiiii stampati. Maiwscritti. Villenave 3o,ooo 40,000 Andre 40,000 40,000 Valerv 80,000 24,000 I'aiiipdKli 90,000, e piu 'Il£r.A. "UAppendice, siccome gia avvertimmo, e in otto capitoli divisa. Trattasi nel primo degU archivj general! di Vene- zia. Nel secondo si discorre snll' iinportanza politica del- raustriaca moaarcliia, sull'' Imperatore Francesco I, e siii progress! della civilta neir Impero d'Austria. II terzo con- tiene varj ed interessanti aneddoti della vita di Francesco I. II quarto ci da il confronto della popolazione di Parigi con qnella di Vienna, giusta le ricognizioni del i832. II quinto consiste in un Prospetto statisiico della Collezione tecnologica di S. M. T Imperatore Ferdinando I. II sesto contiene varj frammenti statistic! sulT Impero d'Anstria. Nel settimo e Tannunzio del gia citato Saggio d' un Quadro Stadstico del Globo terracqneo, die lo stesso signor Balbi verra qnanto prima pnbl)Iicando. Finalniente 1' ottavo ci offre r elenco cronologico delle moltissime opere dairautore iinora pnbblicate. Dnolci sommamente che i limiti, ne' quali ci e forza circoscrivere quest' articolo , non ci permettano di ragionare, siccome converrelibesi, sn ciascuiio di questi importanti non ineno die curiosi soggetti. Tuttavia, quasi per saggio, fareuio qualche cenno del primo capltolo, os- sia di cio che gli archivj di Venezia rlsguarda. L' Imperatore Francesco I, che dal i8i5 al i834 con- sacro non meno di 19,000,000 di franchi pel restauro de'primarj nionunienti di Venezia, per la conservazione de' numerosi canali di quella mai sempre faaiosa metro - poli , pei ripari e pel prolungamento della celebre diga conosciuta sotto il nome di Murazzi; ha non ha guari colla soinma di oltre a 5oo,ooo franchi concentrati in un sol Inogo tutti gli archivj della gia repubblica e de' governi che ad essi sottentrarono: importante, saggia operazione che agevoia la ricerca de' documenti in addietro sparsi ia piu luoghi^ che meglio ne assicura la conservazione, e che ad un tempo sottrasse ad un imminente rovina uno de' grandiosi edificj , cioe il convento de' Frari coU' annesso mirabilissimo tempio. Ora Venezia, merce di tale sovrana munilicenza, pno vantarsi di possedere il piii grande degli archivj che a' di nostri sussistano, uno poi de' piu impor- tanti per la rarita e pel pregio de' documenti che in esso contengonsi. A conferma delle quali nostre asserzioni gio- vaci il qui riportare le parole stesse dell' autore: « L'.Jr- chivlo Generale (dice egli), con un ordiiie ammirabile di- stribuito, componesi di 398 camere, saloni e corridoi , le I'\r(TE ?TK\N1IR\. I4J cui paretl sono claU'alto al basso coperte di scafFall. Questi ultjini se riuniti fossero e posti run dopo I'altro senz' in- tervallo alcniio formerebbero una llnea di noii meno di 77,338 piedi, equivalente a quasi qnattordici miglia geo- grafiche di 60 al grado, o circa una volta e mezzo la distanza oude Parigi e da Versailles divisa. Malgrado deir iinmensita di questa linea di scafFali, lo spazio si i*i- conoblie noii bastevole a contenere gli 8,664,709 voluini o quaderni , che formaao la totalita del documenti ia cfuest' edificio raccoiti Tali otto lullioni e mezzo di docu- menti appartengono a 1,89c difFerenti archivj. n L'Autore cosi ne' suoi calcoli progredendo ne deduce curiosissime conseguenze clie Fimmensita confermano di quella coUezione. Egli per tanto osserva che mille scrittori, i quali lavorassero ogni giorno per otto ore di segnito non inipieglierebbero meno di 784 auni, o di 22 1/4 genera- zioni per copiare tutt'i documenti di sifFatto archivio. Per- cio " mille persone che poste si fossero al lavoro allorche i Crociati, essendone duce Gottofredo, innalberaroao i vit- toriosi loro stendardi sulle mura dell'antica residenza di Davide e di Salomone , potuto avrebbero appena in questi giorai complere 1' opera loro.'/ Osserva inoltre, che tutt'i fogli componenti gli 8,664,709 volumi o quaderni e ve- rosimilmente calcolati ia 693,200,000, se fossero Tuna dopo I'altro collocati senz'alcun intervallo, foruiftrebbero una fascia lunga ;, 444,800, 000 piedi, e Inrga 16 pollici , equivalente a circa 1 1 '/so volte la circonferenza del globo terracqueo presa all'equatore, la quale giusta i calcoli del- r illustre sig. Littiow, non e che di 123,345,720 piedi di Parigi i e che iinalmente se i 693,200,000 fogli veuissero divisi per 5oo, se ne avrel)be 1,386.400 di risiue di car- ta, ciascuna di 16 pollici di lunghezza , 9 di larghezza e 6 di grossezza media. Ciie se cotali risme di carta risguar- dare si volessero come altrettanti mater; ali per fabbriche, costruire potrebbesi una enorme piramide con base qua- drata , i cui lati sarebbero di circa 68 piedi e P altezza di 428! Questa piramide pareggerebbe dunqne in altezza quella di Chcope, monumento il piu grande, die mai dagli uomini in questo genere siabi innalzato. G. Uibl. Ital T. LXAXl. J 46 I'ARTt STRANIERA. Annaleii des Wiener Museums der Naturgeschichte. Annali del Museo di Storia nalurale di Vienna pub- blicati dalla Direzione del medesinio. Volume I, par- te I. — Vienna, 1 835, ^/ewo Rohrmann e Schvvei- gerd, in 4°, di pag. 190, con 16 tavole. N '^ obile e commendevolissimo e II divisaniento del celebre Cons, di Schreibers, direttore del Museo imperiale di Vienna, di venir pubblicando di tempo in tempo una Raccolta di Memorie di naturale argomento. Un tal Museo infatti, per cesarea liberalita e proiezione , e, quanto ^lla naturale Istoria, siccome ua centre di scienza, o si riguardi gli uomini dottissimi ed espertissimi che vi sono addetti, op- pure gli oggetti pregevoli e pellegrini che vi sono radu- nati e vi si vanno continuamente radunando. E se la con- venienza e 1' utilita di I'accoglier que' frutti d' ingegno che fra tanta opportunita non possono mancare di essere pro- dotti, avesse bisogno di prova , gli Annali del Museo di Francia sarebbero presti a somministrarla. Anzi una con- vlncente di gia ne porge questo priuio saggio degli Annali viennesi die ora annunzianio , cosi per rimportanza degli argonienti, come per il buon metodo e la diligenza con cui vi sono trattati. L' edizione e splendida ed accurata tanto rispetto al testo, quanto alle tavole: delle Memorie nel detto primo Saggio contenute ci disponianio a porgere una succinta uotizia. I. C. M. Diesing. Ricerche per la coniposizione di una niono- grafia del genere Pentastoma. Le specie da Rudolphi raccolte nel suo genere Penta- stoma, al tempo ch" egli pubblico la sua grand' opera sui vermi intestinali, non erano piii che cinque;, una sesta ne trovo il prof. Czermak nel 1818 dentro i polmoni del Python tigris. Ma il sig. Natterer , in tempo del suo viag- gio scientifico al Brasile col quale si rese tanto benemerito delle scienze naturali , rinvenne parecchie nuove specie di pentastome , e importanti notizie raccolse circa la loro storia naturale. E poiche la raccolta de' vermi intestinali , unica ucl suo genere , ch' egh porto dal Brasile e depose PARTE STU\NI1R\. 14^ neir I. R. Museo , e afTidata alle cure del signor Diesing, quest! colla presente uioaogralia ci f\i conoscere le aovita che rispetto alle pentastonie essa riiicliiutle , a quel niodo die in tal inonografia altresi descrhe le specie gia note del niedesiino genere di vermi intestinal!, e quelle ch'egl! ed altri naturalist! ebbero la ventura di scoprire. Alia descrizione delle pentastome egl! fa pero prece- dere 1' indagine anatomica del loro orgaiiisnio, confermando o rettificandOj e completando quanto sopra un tale argo- meuto era stato scritto da Humboldt, Cuvler e Norduiaan. Le indagini dell' autore sono state fatte sulle specie P. pro- hoscideurn e tcenioides; belle llgure ne dlmostrano gl' im- portant! risultament! , come anclie le forme delle specie ora nuovamente descritte. Intorno alia seconda specie no- niinata , cloe al P. taenioides aveva in pronto un lavoro anche il dott. Melilis , die tanta fama si procaccio coll'a- natomia delle specie del genere dhtoma, ma intempestiva morte gli tolse di pubblicarlo. Un altro lavoro ad essa re- lativo si attende dal celeberrimo Nordmann , ed un altro , per quanto ci venne or ora a notizia , fu non ha guari pubblicato dal sig. Miram di Wilna. II genere Pentastoma, secondo il sig. Diesing, avrebbe a formare un ordine , da lui intitolato Acantliothcca , il quale congiungerebbe T ordine Nematoidea al Treinatoda, e r ordine Acanthocephala stato messo da Rudolphi tra que- st! due dovrebb' essere in vece collocate fra 1" ordine IVe- viatoldea e il Cestoldea. II. Ed. Fenzl. Hischiarimenti intorno aZ/.'Acanthophyllum di Meyer nuovo genere di piante dell'ordine delle Silene , con aggiunta de' caratteri distintivi di tutti i generi delle Alsinee ( Prima parte ). I caratteri del genere Acanthophyllum stabilito dal dott. Meyer nella sua enumerazione delle piante del Caucaso e del Caspio , ed ora con particolar diligenza descritto dal sig. Fenzl, sono i seguenti : " Calyx tubulosus, inaequilonge 5 dentatus, rigidus, bra- >) cteolis spinescentibus 2-6 iinjjricatis inclusus. Petala 5, » cuneata angusta unguiculata, lamina integerrima vel emar- » ginata, fauce nuda. Stamina 10 capillaria, tubum longe » superantia , hypogyne anthophoro cum petalis inserta. " Ovarium i loculare, 4 ovvlatuh ^ placexta easali , 148 PARTE STR\NIER\. „ COLVMEILA CENTRALI EVANtDA. Styli duO. Capsula obo- » vato-cyliadrica, duplici styloram numero apice dehiscens, »/ oligosperraa. Semina compressa oblonga , hilo apicali. » Embryo rectus, cotyledonibns incumljentibus — Fruticuli » ramosissimi difFusi rigidi , babitu Drypidis ^ foliis oppo- » sltis acerosis pungentibus, abortu ramuloruin saepe pseu- n doverticlllatis f, floribus minutis glomerato-fasciculaiis , >i fasciculis in bractearum axillis per paria nunc in spi- >; cam interruptam capitulo terminatam, nunc in corym- » bum capitatum dispositis- Genus Diantbum inter et Dry- >i pidem in medio baerens. i> Species duae, desertorum Asiae septentrionalis tempe- ratae cives ". Una specie A. mucronatum e V Arenaria verticillata di Willdenow, un' altra A. spinosum e il Dianthus spinosus di Desfontaines, Saponaria pungens di Bunge. Vien poscia T autore all' altra parte del suo lavoro, cioe ad una Rivista di tutti i generi della faniiglia deile Alsinee, 6 ne considera universalmente le relazioni cosi di affinita come di geografica distribuzione. Con questa occasione ri- ferisce alcune sue osservazioni circa la libera formazione del placentario, con particolare riguardo a quello delle cariofillacee , e circa la causa probabile della costante di- rezione della radicetta verso il micropilo, e delle parti co- tiiedonari nelF embrione verso la base dello spermoderma. HI. /. Heckel. Descrizione di un niiovo genere (Scapliirbyncus) di pesci condropterigi a branchie libere. II pesce di citi si compone questo nuovo genere fu descritto da Ralinesque ( IchtJiyologia ohiensis. Lexington 1820) fra gli storioiii col nome di Acipcnser placoiynduis, Esturgeon pellc. Ma il niancar di spiragli alle tenipia, e la forma della posterior parte del corpo simile a quella delle Loricarie, e in ultimo iiliforme e nuda, tanto il divisano dagli storioni, da non poter essere ascritto nel loro genere, e da farlo meritevole di comporne uno particolare, al sud- detto per altro molto afline, come ancbe afline al genere Platyrostra di Lesneur. Ecco la descrizione del nuovo ge- nere che s' intitola Scaphirliyncus ( naso a pala ) il qual nome e traduzione di quello cbe al pesce assegnano gli abitanti dell' Obio e del Mississipi. P.VKTE STRANIEEA. 1 49 Spiracula {foramina teinporum ) nulla. Corpus fusiforme; ca- put supra scutatum , rostro porrecto , ore infcro , edentulo. Cirrhi anteriores quatuor pendnli. — Corpus usque ad pinnas seriebus quinque scutonim pentagonum , pone pinnas depres- sum undique squamatum: spina dorsalis apice filiformis , nuda. Eccone poi la descrizione specillca: Scaphirhyncus Rafmesquii. Rostro ovato, depresso, palcpformi, labiis papillis octo ciliatis , cirrhis ori propioribus , ciliatis; pinna anali ano magis approxi'uata q'uani caudcB. II signer Heckel fa condotto a questi studj per trovarsi occupato, in compagnia del signer Fitzinger, di una mo- nografia del genere Acipenser, della quale promette pros- sinia la puljblicazione. IV. V. Kollar. « Snpplemento ad illustrazione de*crustacei >r lenieifonni. n Poiche il Nordmann nella sua celebratissima opera inti- tolata Mkrographisce Beitrcige zur Naturgeschichte der wir- hellosen Thiere pose particolar cura in descrivere i crusta- cei e vernii intestinali die vivono parassiti a spese de'pesci, parecclii naturalisii furono invogliati di applicarsi alia ri- cerca e alio studio d' animali di tanto singolar forma come sono i suddetti:, e all' autore della presente Memoria avvenne di trovarne due nuove specie, e di illustrare la naiurale istoria di altre gia conosciute, Le nuove specie apparten- gono al genere Tracheltastes di Nordmann , di cui ecco la descrizione datane dal Kollar e die desunse da individui iemminili. " Corpus elongatum subcylindricum. Caput breve retra- » ctile; ore infero orblculari, ciliatoi antennis duabus ob- » solete articulatis subconicis, mandibulis sat validis, aplce 'I forcipatis, palpis brevibus apice bis terqne partitis. )/ Cephalothorax subcylindricus vel cordatus. Pedes qua- » tuori anterioribus brevissimis uncinatis, inter posteriores >i positisi posterioribus (bracliiis) longissimis, cylindrico- » conicis, apice coalitis stilum simplicera apice dilatatum }> emittentibus, quo piscium variis partibus adhaeret. Ab- » domen elongatum cylindricum vel depressum , apice »» noiinuniquam tubercolatum vel lobatnm. Ovaria longitu- » dine corporis, saepius longiora , cylindrica. -; Una delle specie e nominata stellifer e signillcata dalla frase seguente : lOO PVr.TE STRANir.RA. (( Ceplialolorace brevi, subcordato, abdomine cylinclrico, » snbdepresso, versus apicem profnnde inciso, ntrinqne )/ obtuse angulato; bracbiis longissimis, stilo apice dilatato n stellifornii ; ovariis corpore longioribus, cylindricis. Si trova attaccato agli archi brancliiali o alia bocca del Siluro glanide. La sua hingbezza dal capo alP ano e da 5 a 6 linee , la sua maggior largbezz.a di una mezza linea , la distanza dall' apice delle braccia alia fin dell' ovaja ar- riva si no a i5 e i6 linee. L'altro nuovo tracheliastes e nominato maculatus, e de- scritto come segue : ti Cepbalotborace elongato , cylindrico, antice angustato ; >/ abdomine cylindrico apice crassiore, ferrugineo macu- 1) lato i brachiis elongatis cylindricis apice coalitis , stiluni i> tenuem apice campanulatum emittentibus. » Si trova affisso alle squame del Cyprinus Brama. Le ulteriori osservazioni del Kollar si rivolsero al Tra~ cheliasies polycoJpus Nord., e al Basanistes Huchonis Nord. { Lprnofa Huchonis Schr.) Mancando una buona figura di quest' ultimo animate, eglilaporge; e avendo avuto oppor- tunita di osservarne lo sviluppo lo rappresenta e descrive, ancbe alio stato di larva, a diversi periodi del suo sviluppo medesimo. V. P. Partsch. Sopra le ccs'i dette ungbie di capra petrifi- cate del lago Balaton in Ungheria, e una nuova tribu di concbiglie bivalvi fossili. Alia denominazione delle suddette petrificazioni del lago Balaton va annessa la seguente leggenda , cb' e in molta parte ancbe cagione della loro popolare celebrita. II re d' Ungberia Andrea I vagando, dopo essere stato espulso dal trono, intorno alle rive del lago Balaton, stretto da molta necessita , cbiese una somma di danaro in prestito da un ricco pastore cbe conduceva una grossa greggia di capre su quelle rive. II pastore rispose, sa Iddio cli'io non bo neppure un soldo. Andrea soggiunse: s\, Iddio lo sa ; ma se tu menti , ti punisca Egli della tua avarizia. A questi accenti precipitaronsi pastore e greggia come maniaci nel lago, il quale dopo le burrascbe rigetta ancbe adesso r ungbie petrificate delle capre. V \ RTF- s : n \NiEn \ . I a I Qneste pctriricazioul altro noti soiio iche rotolati frain- meiiti di fossili conchiglie (*), di una specie clie 1' autore chiama Congeria triari'^ularis , ed esemplari Ijenche infranti della quale ebbe a trovare in due luogbi spettanti alia continiiazione del bacino di Vienna. Qnesta specie egli congiunse con tre alire, una delle qnali non rinvenuta slnora se non die presso il lago Balaton e delta percio balatonica, e due altre trovate nei contorni di Vienna ; di tntte quattro ne compone il genere die intitola Congeria ( perclie dimostra una somma di somiglianze con altri generi ) e cosi definisce : " Testa fossilis, aequivalvis, latere posteriore plus rai- " nusve hians. Valvnlac inasquilaterae, convexae , obliquas , " argute aut obsoletae carinatse.; spatliulatte, triangulares " aut subsemiglobosa;: basi ut plurimum acutae et hinc in- " trinsecus lamina nonnumquam septiformi instrnctse: nates » plus minus ve inflexae et subtortuosae ; cardo edentulus: >/ ligamentum internum, duplex; unum in rima longitudi- 1/ nali marginis anterioris valvularum, alterum in fovea " triangulari sub apice ; impressiones niuscolares duee, una " magna sublateralis in parte superiore et latiore valvaila- " rum, altera parva in prominentia subcoclileariformi sub " fovea ligamenti apicalis , linea elevata . subflexuosa, ad » basim decurrente, fulcrum quasi simulante instructa. » Qnesta tribu di conchiglie fossili dimostra rispetto alia forma e ad alcuni de' principali caratteri maggiore o mi- nore rassomiglianza od aiTmita con le tribu seguenti My- tilus Lam. Isocardia lam., Cardita Lam., Hippopodiuin Co- nybeare, Megalodon Sowerby e Myoconcha Sow. Le valve di forma globosa si rassomigliano anche alia valva inferiore deir Exogyra Say. • VL L. Fitz'.nger. Proposta di un sistematico ordinamento delle testudini secondo i principj del metodo naturale. Poiche una critica revisione de' generi, base di una giusta distrdiuzione, appare in singolar modo necessaria quaiuo aU'Erpetologia , vi applico T autore i suoi studj , e comincia ora a fame noti i risultamenti mediante la (') C.'io dimostro primameute 1' autore in ua S.if gio , che comparve con ■nnniazioni del ilottor Riz nel giornale iin^hrre^o intitolalo: Tuilofnanyos Gijnjtemeny. l52 PARTE STRANIEK\. pubhlicazione tlella parte risguardante le testudlnl ossia i rettili cheloniani. Quest' ordine dl striscianti vien j^rimamente diviso ill tre famiglie , cioe in tartarnglie di terra, di fia- nie, e di mare, quelle di fiume vengono poi suddivise in tre tribu. Si annoverano poscia i geiieri competenti a ciascuna famiglia o tribu, suddividoiisi i generi ia sezioni, ossia sottogeneri , le sezioni nelle specie: appo ciascuna divisione sono diiigentemente registrati i suoi caratteri di- stintivi ; rispetto alle specie non v' ha che la sinonimia. L'autore aa anclie un prospetto del suo modo di ripartire in ordini I'intera classe de' rettili ^ vi sono compresi anche i rettili fossili ; i serpenti e le lucertole formano insieme un ordine, e i coccodrilli un altro ordine a parte. yil. S. Endlicher. Ossewazioni sopra la Flora delle hole del mare del Sad ( Parte prima ossia botanica ). Incomincia Tantore dal prescrivere i confini e la ripar- tizlone dello spazio dove sono coniprese le isole della cui Flora vuole occuparsi ; quindi riferisce quali sono le fonti onde attingera i niateriali della Flora medesima , sommini- strando cosi una raccolta d'iniportanti notizie circa i lavori de' Ijotanici che della vegetazione delle isole suddette fe- cero studio : avverte come gli sla stato concesso di con- sultare ragguardevoli coUezioni che alia vegetazione me- desima si riferiscovTo, come sono quelle de' suoi ouorevoli amici Cliamisso e Meyer enlrambi celebri per aver fatto il giro della terra, e come sono quelle di Forster che tro- vansi a Berlino , a Monaco, ad Halla. In questa prima parte del suo lavoro il sig. Endlicher adunque espone metodicamente distribuite , e corredate delle pill opportune letterarie e geografiche notizie, tutte quanta le piante die sono state linora raccolte nelle Isole del mare del Slid. Verra quindi nella seconda parte a considerare la vegetazione di ciascun gruppo delle medesirae, dopo averne descrltta la situazione e condizion naturale ; e per ultimo in una terza parte esporra i geiierali risultamenti circa la diffusione e ripartizione di ciascuna famiglia di piante. Nella presente parte prima ossia Synopsis Florce Insularum Oceani Australis si annoverano 1672. specie. Segue un' appendice intorno ad alcune specie particolari, ed e corredata da ta- vole rappresentanti le loro iramagini. PARTE STRVNIERA. 1 53 Notizia delle operazloni geodetiche csegnite in Morea negli anni 1829 e i83o dal signorl Pettier, Puil- LON-BoBLAYE e Servier, cctpitunl dello Stat.o mag- glore francese , inserita nelV opera periodica la Gon- na i stance des terns; Appendice al volume deW anno i835. iDebbene il nnovo Stato della Grecia vada a gran passi innoltrandosi nella su'ada della civillzzazione e prometta di ravvivare le scintille della sua antica sapienza , molti e molti anni sarebbero forse ancora trascorsi prima che 1' istruzioiie scientifica fosse giunta al grade che si richiede per poter eseguire coi moderni metodi ed istrumeiiti una esatta descrizione topografica di quel territorio, il quale sarebbe rimasto , come e stato finora , quasi del tutto in- cognito , ad eccezione delle coste gia perlustrate da abili navigatori. Ma per una fortunata combinazione il Governo francese si e trovato in grado di anticipare 1" epoca di qnesta ricognizione. In fatti profittando es'so della tempo- raria dimora d' un corpo delle sue truppe in Morea, men- tre inviava dei dotti a studiare e raccogliere le antlchita ed i prodotti naturali di quella classica terra , non oniise d' ortlinare al tempo stesso alio Stato maggiore di eseguire in essa un' estesa triangolazione. Quest' arduo incarico fu ailidato ai valenti topografi, i capitani Peytier , Puillon- Boblaye e Servier , i quali con niiraliile celerita la con- dussero a termine , e ne comnnlcarono i principali risul- tamenti all' uflicio delle longitudini di Francia collo scritto del quale ofFriamo qui un breve compendio. Misuva cT una base. Non conoscendo quegli ufliciali il tempo che doveva du- rare la lore missione, s' afFrettarono a misurare una base in una piannra posta fra Argo e Nauplia operando sul terreno con una catena. Questa base die si estendeva da un angolo delle mine di Tirinto , all' angolo d' una casa ruinata presso il villaggio di Aria risulto di metri 35c2,o5. Avuto poi maggior agio d' eseguire la misura coi metodi pill precisi , gli operatori fecero fabbricare all'arsenale di l54 PARTE STR.VNIERV. Nauplia dngli opera! dcirartiglicria franccse tre grosse per- tiche di vecchio legno di pino, di forma prismatica trian- golare , la cui sezione aveva un decinietro di base ed al- trettanto d'altezza. Gli spigoli superior! delle pertiche veii- nero spianati in modo da presentare iino siretto piano sufficiente all' applicazione d' nn livello da muratore, mezzo in verita alqiianto grossolano per la livellazione della base. Le pertiche fnrono armate alle estremita di lamine di ferro , ed inverniciate a olio per renderle meiio soggette alle alterazioni prodotte dall' umido. Con esse s' intraprese una nuova determinazioiie della base, posandole una dopo r altra sopra cavalletti , e misurando le piccole distanze con un doppio decinietro. Gli ufficiali erano giunti a quasi mille metri quando comincio a parlarsi d' un prossirao ri- toruo in Francia , sicche furono obbligati ad interrompere 11 lavoro per occuparsi in altre opere piu pressanti. Peu- sarono pero di far servire la parte misurata con precisione a fornire una piii esatta verificazione della lunghezza deile catene , colle quali la base hx di nuovo misnrata rapida- mente, e s' ebbe per lunghezza 3501,79. Cessato pero questo primo aliarme e prolungata la dimora de' Frances! in Morea , la misura della base fu ripigliata per la terza volta, e con maggiore speranza di buon successo avendo le pertiche avuto il tempo d' un anno per bene stagionarsi. L'intervallo fra di esse fu questa volta misurato coil'intro- duzione di cunei alkingatissinii , onde averlo sopra una scala maggiore e la lunghezza di ciascuna venne determinata con un metro d' ottone costrutto da Bellet a Parigi. La somma delle tre pertiche campionate il di 22 novembre i83o prima della misura della base stando il termometro (probabilmente centigrado) a 14° risulto di metri 9,70648, e quella determinata il dl 8 dicenibre dopo la misura , stando il termometro a 1 5'',7 , di 9,70580, la ba'^e defi- nitiva poi ridotta alia temperatura zero fu di ni. 35oi,3i8. Disgraziatamente 1' una delle estremita non era accessibile colle pertiche , sicche convenne determinare una lunghezza di 70 metri per mezzo d' un triangolo e d' una base sus- sidiaria misurata lateralmente ; circostanza la quale toglie molto al pregio ed all'esattezza delTeseguita misura, stan- teche gli errori che si possono commettere nel centrare il teodolite sono d' un ol-dine assai superiore a quello degli errori nella coincideiiza delle pertiche. PAHTE STR VXIFRA.. I 55 Prima d'Intrapreadere la triangolazione vennero eretti su tutti i monti clie dovevano servire di stazlone del se- gnali in pietre unite senza cemento ; gli aiigoli poi furono misurati con piccoli teodoliti moltiplicatori di otto pollicl di diametro, le cni division! davano direttameute 30 se- cond! decimal! , equivalent! a 6 ' -j della divisione antica. Nella catena principale la moltiplicazione non fu spinta oltre la decima ; e nella secondaria gli osservatori s! ac- contentarono per lo piu dell'angolo semplice; nella prima I'errore della somma del tre angoli arrivo rare volte a i5 second! sessagesimali. II numero delle stazion! giunse a 1 34, compresevi alcune fatte nelle isole dei golfi d'Egina e di Nauplia , mentre il numero totale dei punt! determi- nati puo arrivare fine a niille sopra iin territorio di circa mille leghe quadrate. Alia misura degl! angoli orizzontalL essendo stata aggiunta quella dei vertical! , si ottenne !n- sieme al!e posizioni geograficlie un' esatta livellazione dei punt! trigonometric! , la quale toccando in divers! luoglii la spiaggia tlel mare presentb spontaneamente il modo di sottoporla ad una prova di riscontro, die risulto assa! sod- disfacente ; infatti partendo dal livello del mare nelle vi- cinanze di Nauplia, attraversando tutta la Morea e pas- sando per varie sommita die aggiungono fiuo a 2000 metri i topografi frances! arrivarono al capo Catacolo ad un' al- tezza di soli metri 0,48, a Maratonisi a metri 0,80 e al golfo di Corinto o di Lepanto a metri 0,94. Cio servi a distruggere la falsa opinione assa! comunemente sparsa nel paese che il mare sia molto plii elevate nel golfo di Co- rinto die in qnello d''Egina. Con uno dei piccoli teodoliti ! topografi suddett! s'accin- sero a determinare a Tirinto all' una delle estremita della base la Intitudine astronomica e Tazzimutto della base me- desima. II tempo fn poco favorevole, e si ebbero soltanto per la latiludine dedotta dalle altezze circommeridlane del sole le quattro segiienti osservazioni : LatitwUiie di Tirinto. i83o II dicenibre con 18 ripetizion! 87 35 45,65 18 22 37 35 48,49 19 3a 37 35 45,08 ao 3a 37 35 49,46 Quantitk media ij 35 47,17 l56 PARTE STR4NIERA.. Dair istesso estremo della base osservarono T azzimntto della torre culniinante di Palainide, ma per la contrarieth del tempo in dodici giorni di permanenza noii ne ebbero che tre favorevoli , nei quali riusci loro di fare 20 serie di azzimutti del sole. La piix grande discordanza fra quelli del mattino e quelli della sera fu di 3.5". Rispetto alia lon- gltudine d' un punto fondamentale a cui riferire quelle di tntti i punti determinati colla geodesia , in raancanza di osservazioni immediate si prevalsero della longitudine di S. Elia di Milo deterniinata dal capitano Gauttier per mezzo di cronometri trasferiti da Corfu. Questa longitudine e di 2 2° . 2' . 5g", ma sarebbe di 22° . 3' . i , 5 giusta i computi del sig. Daussy esposti nella Conoscenza dei Tempi dell'anno i83i. Avvertono percio gli autori , che volendo attenersi a quest' ultimo risultamento converrebbe aumen- tare tutte le longitudini date nel Catalogo delle posizioni geografiche di 2' , 5. Diverse altre posizioni che il capitano suddetto aveva determinato nella sua perlustrazione ma- rittima porsero agli operatori non pochi punti di confronto nei quali s' ebbe sempre un assai lodevole accordo. Dalla tavola delle posizioni geografiche che gli autori presentano ne trascriveremo alcune che si riferiscono ai luoghi piii distinti e rinomati. PARTE STRVNIERA. i57 CiTTi E BORGHI PRfNCIPALI. Longitudiai dair osser- vatorio di Parigi. Latltudint boreali. Anatollco in Romelia, casa la pill meridionale Arcadia, torre cnhiiinante della fortezza Argo, angolo NO della fortezza Atene , frontone del Partenone Corinto, moschea alia sommlta deirAcropoli Corone , minaretto della Mo- schea Egina , tenipio di Giove Epidauro , chiesa Lepanto , minaretto al centro della citta Mantinea , albero nella j^arte orientale delle antiche mura Megara, torre rovinata presso il porto Messene, nionastero di Viircano Missolonghi, casa all' estremo S O della citta Modone , torre del molo Nauplia , mulino a vento di Itchkale Navarrino, cupola della moschea Orcomeno, ora Calpachi, torre delPAcropoli Patrasso , minaretto verso il soinmo della fortezza Pirgos, chiesa di S. Atanagio . Sicione, ora Vasilica, campanile Sparta , rovine superiormente al teatro Spezia, nmlino rovinato alia sommita dell'isola 38 aS 48,4 20 37,0 22 48,6 23 29,8 20 32 26,3 37 37,5 II 53,8 49 26,5 29 34,9 3 42,0 I 43,8 36 27,4 5 25,8 2 2 9,8 27 34,2 2 1 20,6 37 37 37 37 36 37 37 38 37 37 37 38 36 37 36 14 48,9 38 8,8 4 7'7 53 20,6 47 ^9'i 45 5,7 38 9,7 2 3 54,1 37 6,2 58 25,7 10 1 3,0 21 53,3 48 82,0 33 39,2 54 34,1 19 58 44,6 37 43 27,0 19 19 20 24 6 23 25,5 22,2 a5,4 38 37 37 14 40 58 32,5 4'7 42,0 20 5 19,8 37 4 47' 5 20 48 21,7 37 i5 1 5,8 ibli PARTE 8TRA.MERA.. CittA. e Borghi principali. Strofadi , guglia delta chiesa nel moiiastero della grande Strofade Stimfale , torre Tacdcopoli, forte costrutto dal colonnello Favier suiristmo di Metana Tegea, chiesa chiamata Paleo- Episcopi Tiriiito, estremita NO della base Tripolitza , torre dell' antico orologio Promontorj e foci. Foce deU'Alfeo Capo Camilo Capo Catacolo Foce deir Eurota Capo Gallo o Acritas Capo Grosso Capo Matapan Capo Papa Capo S. Nicolao, o Malangara secondo la carta di Lapie . Foce della Fenice, ora Sal- menico Longltiidltii dair osser- vatorio di Parioi. 1 8 40 6,3 20 7 ao,6 21 I 46,5 20 5 40,0 20 27 56,8 ao a 18,5 19 6 43,9 20 48 59,5 18 58 33,4 20 20 54,2 19 3a a8,o 20 I 47,7 ao 8 53,3 19 3 3,9 20 3o 5i,7 19 40 58,3 Latitudini, boreali. 37 14 37,7 37 5 1 49,7 37 33 16,3 37 27 40,6 37 35 47, a 37 3o 3i,5 37 36 5i,4 36 3i 58, 37 37 43,9 48 42 29 22 ia,7 53,9 6,9 58, 4i>7 38 I 3i,3 38 18 25,6 PARTE STRA.NIERA. 1 59 Mont i. Alvena Artemisio , ora Malevo Chelidoren, ora Mavron Oros al N di Cillene Corimbile in Beozia Curcula all' E. di Elos Diaforti S. Elia di Cumljes S. Elia di Cuvela S. Elia di Keli S. Elia di Levidi Gavria Kelinos in Arcadia Kelmos in Laconia Macriplagi o Geranio neir Istmo di Corinto Menalo , ora Apanokhrepa Olonos Orioliti Paruou, ora Malevo di S. Pietro Pliteri Psikro presso Arcadia Sciatis oggi Saita Santameri Slciada neU'alta Elide Taigete . . . . ■ Tetragi Tsinberu Voidia Zembi Ziria Altezze sul llvello del 1222 1772 1759 912 914 1420 616 I io5 1 199 1981 12 10 2355 779 1370 1559 2223 I 102 1937 1780 1 1 15 iSia ioi6 1421 3409 1389 i25a 1927 i527 2374 Longi- tudine 19 26 20 1 1 20 5 20 44 20 29 1938 1928 1933 20 38 19 57 20 14 19 52 1955 20 47 19 59 19 3o 20 55 21 II 19 43 1922 1955 19 14 1922 20 I 19 37 19 55 1932 19 41 20 4 Lati- tudiae 37 29 37 37 38 38 12 36 49 37 27 36 57 37 22 37 38 37 38 37 53 37 58 37 17 38 37 33 37 59 37 37 17 38 9 37 i3 37 5o 37 58 37 5a 36 57 37 22 37 21 38 37 55 37 56 l6o PARTE STR.VNIIRA. Voyage scientifique de la goelette la Mesange sur les cotes de Caramanle , dirige par M. Texier (*). JL/a goletta francese la Maange cotnandata da Lejeune luogoteiiente di vascello, su cui , per ordine del governo , stava a Ijordo Texier, e giuata a Smirae ai lo di set- tembre ( i835), retrocedendo dal suo viaggio scientifico per le coste di Caramauia. L' esplorazione deH'Asia minore prescritta dal governo francese riusci quest' anno assai vantaggiosa si per 1' ar- cheologia come per la navigazione, avendo la Mesange vi- sitati porti e golfi mal conosciuti, de' quali fece anche i disegni. Texier ha esaminate le provincie marittime dall' Eolia sino alia Panfilia: questo viaggiatore, il quale sebbene ancor giovane si e prima d' ora reso celebre con molti utili lavori, ebbe nuova opportunita in questa spedizione di accertare la posizione dubbiosa o ignorata di parecchie antiche citta. II tempio d'ApolIo Didimo, sulle frontiere della Jonia , e diveuuto il centre d' un ragguardevol villaggio ^ die un secolo fa non esisteva. Tale monumento sorgeva isolate e molto discosto da un altro villaggio chiamato Ura. E probabile , al dir di Texier, clie il nuovo villaggio di Jeronda deblja la sua origine alia popolazione greca che abbandono Assem-Kale-Si. Qiiantunque il tempio d' Apollo sia crollato per un terremoto, pure gli avanzi di esso fanno prova bastevole della insigne perfezione a cui nella Jonia erano salite le arti. Sorgono tuttora tre colonne alte So piedi, le qnali indicano ai navigli il capo Arbora, 1' an- tico promontorio di Nettuno. La citta di Jasso, potente una volta in mare , sussiste tuttora per intero. II suo teatro , 1' agora, la necropoli, e non poclii publilici edilicj durarono ben conservati. Oggidi e deserta; ma lo debb' essere da pochi anni, perche gli ultimi viaggiatori che ne parlano la trovarono abitata nel 1760. Chiamavasi Assem-Kale-Si, nome rimasto al golfo. (*) Vedi Biblioteca Italiana, tomo "•7°, pag. y5. PARTE STRANIEUA. l6l Le sue mura dl marmo bianco servono adesso di recinto ad una sels'a nascente. Le rovine di Bargilia, lungainente indarno cercate, fu- rono scoperte da Texier in fondo al golfo di questo noine, golfo di cui finora niun moderno geografo avea sospettato Tesistenza. Era generale credenza die Bargilia giacesse uel golfo d'Asseni-Kak-Si. L'ingresso del golfo di Bargilia, ora Guiuverdjinllk (colonibaja) e mascherato da un grappo d' isole die suUe carte appajono colla denominazione di Kahergina. Ivi era posta r antica Carianda. Una graude strada inilitare die continua per 12 leglie conduceva da Alicarnasso a Milassa passando per Bargilia. La detta strada costeggia il mare, ed e sostenuta da mnraglie rimaste intatte. Una liinga penisola separa il golfo di Guiuverdjinlik da quella d'Assem-Kale-Si. 11 primo di questi gold ha undici niiglia di profondita dall' isola Carianda sino alle rovine della citta , e cinque di larghezza. Si trova un fondo di venti braccia nel suo mezzo, e di cinque presso terra. AU'estremita del golfo zampilla una fontaua abbondante , e comincia a formarvisi un piccolo villaggio. Essendosi poscia la Mtsangc ancorata nell'isoU di Cos, il governatore fece proporre al comandante di salutar la fortezza con ventun colpi di cannone; il die fu suliito approvato. Egli bramo altresi di avere, durante il soggiorno della Mesange, chi istruisse le sue trnppe; percio il co- mandante gli spedi sollecitamente il suo capitano d' armi e due sottufficinli, die per due giorni consecutivi le ad- destrarono nel maneggio del fucile. II die prova come le idee d' incivilimento e di riforma introdotte dal Sultano vadano poco a poco difFondendosi per tutto I'impero. I porti di Gnido al capo Crio e il golfo di IMacri fu- rono disegnati dagli ofiiciali della Mesange : cosi avrassL compinto il riconoscimeiito di queste coste, lasciato imper- fetto dal capitano Gautier. Le rovine di Telmisso a Macri, gia osservate da Choi- seul e Huyot, perclie di una remota antichita, e felice- mente conservate, meritano sempre F attenzione de' viag- giatori. Portici con colonne tagliate nel vivo macigno, e mi- gliaja di tombe testiticano la grandezza dell'antica Xel'ii'sso. La citta di Perga, nella Panlilia, situata alia sponda del fiuuie Cestro ( Sari-Sou ) non era stata per anco visitata. nibl hid. T. LXXXl. II l6a PARTE STRA.NIERA.. II suo teatro, di cui fti distrntta soltaato pochissiraa parte, e nel suo genere il monumento piii vasto che abbiasi della anticlilta. La scena, le sale degli attori, e le gallerie sono ancora iiitatte. Gli ornati e le sculture hanno sofferto poco dal tempo. Degno d' osservazione e specialinente un largo pilastro di marmo formante uno de'piedritti della scena, sul quale sono scolpiti Apollo e le Muse intrecciati con corone d"" al- loro. Questo pilastro e nella sua integrita. Le rovine della citta sono talmente coiiservate nella totalita loro, che si puo passeggiare in mezzo ai pubblici edifizj e nelle contrade ornate di portici. La vegetazione che occupa questi luoghi e il solo indizio da cui puo scor- gersi nei monumenti 1' eta di circa venti secoli. Osman bascia d'Adalia, che 1' anno scorso avea mostrate queste rovine a Texier , gli forni i mezzi per poterle esa- minare. In generate, dovunque la 3Iesange approdo , venne fa- vorevolmente accolta. I governatori vietavano severamente tutto cio che potesse menomamente impedire lo scopo della sua missione (Nouvelles Annates des Voyages etc., decem- bre i835). 1 6; APPENDIGE ITALIANA. 3Ianuale pratico per coldvare il Qelso , e per formare sicpi c boscheltt cedid ed a ceppaja , secondo il metodo di Q. B. Travanl dl Pordeiiotie ; premiato per tale estesa coldvazioiie con medaglia d oro e due d argento dall I. R. IsUtato dl scienze, lettere ed ard del regno Lombardo- Veneto ; compilato per ciira dl Domenico Rizzi , ed arricchito di tavole litugrafiche. — Padova, i835 , dpografia e fonde- ria Cartallier, di pag. i52 in 8.° Lir, 4 austr. I I autore di questo Manuale ne raccolse i materiali parte da' migliori autori che trattarono del gelso , parte dalla sciiola pratica di quel Travani , che per buoiii uietodi di coltlvazioiie di detta pianta, e per aver miraljiliueate con- tribnito a difFoiiderla nelle provincie Veiiete , otteaiie re- plicati premj dair I. R. Istituto. 1/ autore iuoltre per essere egli stesso negoziaate di gelsi ( abita in Padova ai Carini- ni , n.° 3930), e quindi perito del loro governo, far seppe si giudlziosa scelta dei detti materiali, che T opera ae ri- sulto verameiite com iiiende vole, e da consultarsi con molto profitto dagli agricolton. Essa ditnque comprende i migliori documenti per la coltura , moltiplicazione e per 1' uso del gelso, come anclie la sposizioue de' uietodl per fame siepi e boschctti qnali li pratica il Travani nelle provincie Ye- nete , ed auclie a dir vero nelle nostra si praticano dagli agricoltori esperti con si felice rinscimento. Tratta inoltre distesameate ed accuratameute delle malattie de' gelsi , ue diinentica i\a subbietto veramente allet'.ativo, qual si e r accoppiamento delle viti ai gelsi seuza c!ie scamljievol- mente si nuocano f, varj metodi riferisce per condnrre iin tale accoppiamento, cioe quello clie gia publjlico il Bot- tari , ed altri proprj dcU' autore , uno de' quali e poco di- verse da quello per cui il sig. Vlda di Sncile ottenne nel 1825 menzione Oiiorevole dalTI. 11. Istituto. L-opera e cor- redata di quattro tavole litogratiche rappresentaati le varie 164 APPENDICE IT V LI AN A. soi'ta di gelsi , e cose attenenti alia loro coltura massime circa il modo di disporii per comporne siepi e boschetti , e gli istrumenti opportuni a ben governarli e fame il rac- colto della foglia , de' quali istrumenti , come delle piaate si e detto , 1' alitor medesimo fa commercio. B. Di una nuova mnniera di, ovviare (die corrosioni dei fiuini. Dtscorso dell abate Giuseppe Brav I letto al- TAfeneo di Bergamo. — Bergamo, dalla tipografia Natali, in 4.° grande ^ di pag. 12. In quest' opuscolo non vi e novita di sorta. La maniera di ovv'are alle corrosioni dei finmi accennata dalPautore e tolta da altri scrittori , e sebbene appoggiata ad un principle giusto, non e finora giustificata da una regolare esperienza. L' esperimento che 1' abate Bravi , in poco chiare e nieno esatte parole , riferisce di aver praticato lungo il suo patrio Serio , non puo servire d' utile esem- pio ; e pero lodevolissima T intenzione di iul nelF esporlo al publjlico. II Regno anim,ale tratto dalle migliori opere comin- ciando dalle tre seguenfi: i.° Istoria naturale dei colibri , degli uccelli mosca , delle galbule e dei pro- meropi , di G. B. Audebert e di L. P. Vieillot ,• 2.° Istoria naturale dei pesci , di G. Cuvier e Va- lenciennes ; 3 ° Istoria naturale dei mammiferi , di Fed. Cuvier e Geoffroy di Saint-Hilaire ., con tavole in rame miniate. — Milano , i83c-35 , Antonio Locatclli editore. Quest' opera prosegue lodevolmente , ma lentamente; 1' e- ditore pero ce ne promette d' ora iananzi piii sollecita la pubblicazione. Dopo T annunzio che ne abbiamo fatto nel tomo 75.° (pag. Ill, luglio 1834) di questo Giornale, ne sono stati pubblicati altri due fascicoli relativi agli uccelli , ed altri due relativi ai pesci. II testo dell' opera risguardante questi ultimi aniniali , e condotto dalla tra- duzione sino al principio del liJjro terzo, col quale pro- priamente, e dalla fauiiglia de' percoidi, prende comincia- mento la Storia naturale dei pesci. II libro primo riferisce la Storia dell' Ittiolosia , il secondo tratta della natura e APPENDIGE IIALIANA. I 6 J organizzazione de' pesci. In qaesto lihio tspicca il valore anatomico del sig. Cuvier , e vi sono riferite le sue e al- trui opinioni circa lo sclieletro de' pesci , onde nacquero si fainose coiitroversie ; opportune tavole , con esporre 1' anatoiiiia del pesce persico , ajutano 1' intelligenza di que- sta materia. La traduzione porge un tal lilDro arricchito mediante aggiunta di pregevoli note , segnatamente tratte dalla lodatissiina opera del Fleming intitolata Filosofia zoolo^ica. B. Epitome instltutionum medicince theoretlco—practirce academlcis pradectionibiis accommodata eqtiids Mi- cJiaelis Griff A , medicince theoretico-practicce pro- fessoris in R. Taurinensi Atheneo , etc. Fasciculus primus, pyretologioe rudimenta. — Taurini, i836, excudebat heredes Seb. Motta , in 8.° di pag. 1 78. Di queste istituzioni mediche noi facemmo parola nel tonio 80.°, pag. 123 di questo giornale. Ed ora ci gode niaggiormente T animo all' annunziare il fascicolo delle feb- bri scritto col maggior discernimento in qitanto alia ma- teria , e con stile chiaro , conciso , purgato ed elegante. II trattato delle febljri sente moltissime difficolta, e vi sono scogli in cui di leggieri si va a rompere. II chiarissimo cavaliere prof. GrilFa senza far pompa del suo sapere conduce i suoi discepoll per la piii sicura via , schiva ogni inciauipo , e raggiugne lo scopo giustissimo di far cono- scere la malattia delta febbre tale quale in realta si pre- sents ai seusi del medico osservatore , lontano da ogni astrazione e da ogni ipotetico od immaginario supposto. Mantenendo anche in questo fascicolo I' ordine tennto per le altre malattie, incomincia dal parlare della febbre in generale, dandone i sintomi , la divisione, 1' etiologia, gli esiti , le crisi , la prognosi , la cura. Addiviene poi al particolare delle febbrl intermittenti , delle remittenti e delle continue, entrando , quantunque in modo succinto , a di- scutere tutte le relative loro parti, rinvenendosi sempre ogni cosa esposta con tutta la precisione e chiarezza, suf- ficiente e non pesante erudizione , ottima scelta di prin- cipj patologici e terapeutici. Noi non esitiamo quindi a ritenere V opera del prof. Griffa tra le piu segnalate che ai di nostri siano apparse. F. ]66 APPENDICE ITAI.IANA. Relazione del cholera-morbus osseivato negll spedali culli dl Pammatone ^ e degli incurahili e mentecatd di Gcnova, scritta d' ii/rarico della Gitmta ammini- stratrice dl dctli spedali dnl dott. rolleghito Angclo Bo, nltro del medici principali di qiicllo di Pam- matone. — Genova, tipografia de fratelli Pagand, dicembre i835, in S.'', di pctg. 6^, e par ea hie tavole sinotdche. Fu savio divisamento quello di rendere di puljijlicn ra- gione questa relazione scritta interaraente senza spirito di parte col solo utile scopo di far conoscere il geiiuino an- damento del cholera in quei due spedali di Genova ;, ed il sig. dottor Bo corrispose pienamcnte ai desiderj delle su- periori autorita. Narra egli in prima quali misure pigliasse la Giunta amniinistratrice allorche senti essore poco di- stante da Genova il cholera, quali in tempo che fu in essa citta, e quando i due spedali ricoveravano coloro che n'e- rano presi : in appresso reca alcuni brevi cenni sulP indole e natura della malattia medesima ;, un quadro statistico del movimento diario dei cholerosi dal primo loro comparire al totale loro scomparimento, aggiungendo altresi uno spec- chietto della durata del morbo in epoche distinte colla pro- porzione della mortalita relativa , la quale fu maggiore dal i.° al 20 agosto arrivando al 70 per ico, e minore dal 6 al 10 settembre non presentando che un 22, 222 pure per 100. Ed altro specchietto concerne 1' eta dei cholerosi cogli esiti della malattia medesima ; siccome vi ha ancoi'a uno stato delle persone che curarono ed assistettero i cholerosi, e che contrassero o no il cholera. Brevi sono i cenni rela- tivi alia siniomatologia del morbo, al metodo curativo ado- peratovi, alle sezioni cadaveriche ed alle malattie domi- nanti nell' ultimo periodo in cui era il cholera. A tutto questo il sig. Bo fa conseguitare alcune importanti storie della malattia ne'diversi suoi period! o nieglio stati, e le quali vengono esposte con tutte le necessarie particolarita in ispeciali tavole. Finalmente viene riportato lo stato no- minativo di tutti i cholerosi curati nei due spedali , di Pammatone cioe, e degli incurabili e pazzi. Nel primo furono 635, de' quali morirono 3ii; nel secondo il cholera si svolse in 65 pazzi, e ne morirono 48, in 3i incurabili colla morte di 23, in dieci inservienti, mortine cinque. F. APPENnrCE ITALTVNA. 167 Intorno alle malaUie che diyinimirnno a Venezia nel- r nltimo qnadrimestre del i835, Memoria del dott. Giaciiito N AMI AS, ecc. , letta alTAteiieo d'l Vene- zia. — Venezia, 18 36, per Fr. Andreola , in 8.°, di pfig- 55. II signer dottor Namias incomincia il suo lavoi-o dal descrivere la morbosa costituzione che domino iiegli ultimi quattro mesi dell' ora spirato anno ; fa vedere che il no- vero de' malati ricoverati nello spedale civile il settenibre 1 835 superb di poco quello del mese corrispondente nel- Tanno che precedette. Le malattie piii comuni fiirono le febljri gastriche, le febbri reumatiche e le febbri intermit- tenti. Ai nove di ottobre comparve il primo caso di cho- lera , e questa nialattia in poco nieiio di tre mesi si mo- stro in 661 persone, 339 dalle qiiali iiiorirono ; il che fii in vero di poco momento per una citta di 112 mila abi- tanti ; e questo fortunato evento vuolsi attribuire ai savj provvedimenti dati e fatti eseguire , ed alle benefiche lar- gizioni ai bisognosi. Noi non terreiiio dietro al signor Na- mias nella storia delP apparizione del cholera in Venezia, e nella descrizione dei fenomeni , dell'andamento e degU esiti dello stesso malore i diremo solo che in tutto questo si riscontra esattezza e sufiicienti particoiarita, e che egli scrive convenire in ogni punto il cholera di Venezia coa quello che nel ducato di Genova osservava il signor Fan- tonettl, alle cui opinioni intorno all' indole e natnra del cliolera pienamente acconsente. Ma nella Memoria clie qui annunziamo vi ha una parte tutta nuova ed importantissi- ma, e ch' e costituita da alcune sperienze instituite affine di accertare " 1' esistenza di principj distruggitori delle forze vitali nel corpo dei cholerosi. » II signor Namias innestava percio a' conigli il sangue di un choleroso morto nello siato algido, e 1' animale moriva I'ottavo di. II sangue di questo inserito in altro grosso coniglio V uccideva in ventiquat- tr" ore. E il sangue tratto dal priuio coniglio morto faceva perder la vita entro sei giorni innestato ad altri due coni- gli. Altri innesti del sangue de' cholerosi confermarono sem- pre che la morte ne era inevitabile conseguenza , in mag- giore o minor tempo secondo I' eta dei conigli, e secondo che il sangue era preso da cholerosi direttamente, o gia. passato per altro coniglio, poiche i piii giovani resistevano l68 APl'ENDICE IT A LI AN. V. meno, e minor tempo del pari viveva operando T innesto da coniglio a coniglio. Ad assicurar poi die soltanto il san2;ue de' cholerosi conteneva si micidiale efifetto e non quelle di altri ammalati, e che i conigli non perivano altresi per cagione della ferita locale , inseriva nell' istessa guisa che aveva fatto ne' precedent! innesti il sangne di una per- sona morta per cnngrena intestinale, e di altra che aveva perduto la vita per aneurisma; e non ne veniva loro danno di sorta. Per le cjuali sperlenze, e per i ragionamenti tenuti intorno ai loro risultamenti il signer dottor Naniias cenchiude che " la causa preduttrice del cholera non ab- V biasi a reputare un principio svelte dall'individuo che ne » e sepraflatto, ma che gli penetri dall' esterno del corpo » ad oS'endergli la salute. » Egli sarebbe desiderabile che in altrl luoglii ne° quali per disavventura appaja il cholera venissero ripetuti gli innesti sovra accennati in diverse specie di bruti , e col sangue de' cholerosi tratto nei diversi stati del male si durante la vita che dope morte f, perche di tal mode si potrebbero ritrarne piii sicure e piii estese deduzioni. Intanto non puossi non encemiare il sig. dott. Namias per queste dilJgente lavoro sul cholera di Vene- zia , e per le nuove sperienze da lui in questa malattia praticate. Elogio di Francesco Bacone di Verulamio composlo dcdl abate D. Giambattista Zandonella professore nelt I. R. Universitd di Padova. — Fadova, i835, coi dpi del Seminario , in 4.° di pctg. 56. Mentre in Francia si sta pubblic.ndo una splendida col- lezione delle opere filosofiche di Bacone illustrate dal Bouil- let (1), e buono che nemmeno in Italia non si dimentichi quel sommo che intese I'animo alia raetodica riforma delle scienze e delle arti. Queste nestre parole alludono aU'elo- gio accademico che il professore Zandonella voile rendere di pubblica ragiene. Le scope del valente biografo e quelle di percorrere con Bacone e dietro la traccia delle sue opere le pro- vincie della niemoria , delP immaginazione e della ragione , (i) Bacon, (Euvres philosophiques illustrees par Eouillet, Paris, i835 , vol, 5 5 in 4.° APPENDICr. ITALIANS. I 69 afline cli niostrarc con quali vedute e per quali vie pro- cedesse quel sovrano ingcgiio alia filosofica restaurazione. E a dir vero il prof. Zaadonella noii Tha fallita , die dal suo discorso appariscono liuninosauiente e le savle criticlie fatte da Bacone a tufte le scicnze , oude reiidevasi neces- saria la da lui divisata ri forma , e 1' indole della sua filo- sofia sperimentale od induttiva clie doveva sottentrare al fallace e vuoto nietodo del sillogismo , e 1' influenza die questa pote esercitare in tutta Europa. Siano grazie adun- que al dotto Professore di Padova ^ perclie venne in buon punio a rldestare la niemoria di quel grande, a persuadere della necessita di non declinare dal retto sentiero , ad in- fiammare T aniuio di nobile emulazione per accrescere quel patrimonio ricchissinio di sapere die da' predecessori venne accumulate. Se dopo quesio IjelPelogio ne rimane tuttavia qualche desiderio degno d'essere magglorraente soddisfatto, sarebbe quello di veder deterininata con tutta precisione ed esattezza istorica I'effettiva influenza clT eljbe il nietodo Baconiano sulle scienze italiane (punto massimo della no- stra storia letteraria ) , come pure ricliiamata a piii serie riflessioni quella sentenza di Bacone , ricordata dallo steir.o prof Zandonella , die cioe il suo metodo non poteva usarsi nella morale e nella polhica; poiclie puo nascere un dubbio gravissimo suU* idoneita di questo metodo, almeno da solo, per rispetto alie scienze morali. — Adempia 1* egregio Pro- fessore a questo nostro voto, egli die ha tanto studiato nelle opere di Bacone, e si accerti die tutti applaudiranno al- r utile sua fatica , e perclie e una verita quella di segnare debitameiite 1' orma piii o meno profonda die lasciarono i grandi uomini dopo di loro , e perclie a gravissimi abusi si puo trascorrere in loro noma o coll' estenderla piix die non e, o col torcerla a men die giuste applicazioni (i). (i) Era gia scritto questo articoio quando fuiumo avvisati die il prof. Zandonella niori iu Padova il 27 dello scorso gennajo. Nel dare ai nostri lettori questa dolorosa notizia , pregliianio die il nostro voto sia accoko dagli aruici di quelP egregio defunto come una testimonianza della stinia die noi facevanio del suo ingegno. l-O APPENDICE ITALTANA. Traduzione letterale e liheju col testo a f route delle Odl dl Plndaro con note grammaticali , filologiche € geografiche ecc. del sacerdole prof. Marco Aurelio Marchi — Rlilano, i835, presso Lid^i di Giacomo Pirola , di contro all 1. R. Teatro della. Scala , in 8.° gr., di pag. 494, al prezzo d ital. lir. 7. Un' opera di lunga fatica si e questa del prof. Marclii, e da giovarsene certamente gli studiosi della lingua greca. Avevamo gia nna buona traduzione di Pindaro in prosa del prof. Mezzanotte^ ma stampata insieme colla traduzione poelica , in qnattro volumi : questa del prof. INIarchi in nn tomo solo, oltre all' essere molto raeno dispendlosa, cost puo anche rin scire piii comoda a studiarsi. Federico Sclilegel disse che in Pindaro e gran quiete , dignita e chiarezza: la quale opinione ( principalmente nell' ultima sua parte) potra a niolti parer singolare piut- tosto clie vera. La lode della chiarezza non fu probabil- mente desiderata da Pindaro die professava di vincere gli a'l "i poeti quanto Faquila s'alza volando al di sopra delle cornaccbie , e vantavasi di dover essere non inteso dalla moltitudine, ma interpetrato dai sapienti. Tuttavolta e ve- rissimo che i concetti pindarici nella loro sublimita rice- vettero generalmente dalP autore tutta quella chiarezza di cui erano suscettivi: tanto che, se Pindaro non e poeta di facile intelligenza, ben si puo dire pero che forse nessuno meglio di lui seppe rendere intelligiliili tanti sublimi pensieri quanti sono quelli che incontransi nelle sue odi. Anche dove non sono allusioni ad oggetti da noi sconosciuti, la novita e la profondita de' pensieri fanno ardna F intelligenza di Pindaro^ nia posti pero que' concetti , giii non sarelibe stato possibile dar loro una veste piii splendida, e huneg- giarli, se cosi possiara dire, con parole piii acconce. Queste parole sono spesse volte arditi traslati : i quali, come tras- lati, servono alia nobilta ed all' ornamento della poesia , ma involgono i pensieri in una specie di nube o meglio forse diremo in una luce che abbagiia; e ricondotti al pro- prio, guidano per itna facile via il lettore all' intelligenza di cio che il poeta non dice sempliceniente, ma si rap- presenta e trasforma siccome richiede la sua arte o 1' opi- nione almeno che della sua arte egli s' era formata. Al APPENDiCE 1TAL1\NA. I7I tlnplice fine til rappresentare da prima le immagiul pinda- riche nella poetica loro trasforniazione, e poi i concetti di quel poeta in parole proprie e di piii facile intelligenza il prof. Marclii penso dl darne due tradnzioni ( Iftterale e libera): le qnali nell'iimilta della prosa non vogliono gia gareggiare col testo ne di bellezza ne di noliilta, nia aspi- rano solo al vanto di agevolare agli stndiosi la piena co- gnizione delle ricchezze poeticlie di Pindaro, e la sicura intelligenza de' suoi concetti. Con questo intendimento an- cora egli aoto costantemente quelle voci greche le quali o dalla poesia o dal dialetto dorico ricevettero una forma diversa dall" ordinaria, e percio forse potrebhero difficoltare r intelligenza del testo agli stndiosi ; ollre di che, nella versione liliera , chiari con alcnne note le allusioni del poeta dovunque gli parve die la comune coltnra non fosse sufficiente ad intenderle. Vi saranno per certo qua e la alcuni luoghi nei quali potra dubitarsi se 1' Interpretazione del prof. ]\Iarclii sia la piix sicura che dar si potesse; e uella versione libera diranno alcuni che qualche volta egli poteva essere piii copioso e piu elegante: ad ogni mode questo suo lungo e faticoso lavoro contribuira seuza dub- bio a conferniargli la fama di colto ellenista ed a renderlo senipre piii benemerito della j.atria letteratura. Sotto questi due rispetti abbiamo avnta occasione di parlare qualche alira volta del prof. Marchi annuuziando il suo Dizionmio tecnico-etimologico-Jllologico (i), opera di grande utilila, e nuova nella sua anipiezza non pure al- r Italia, 111a si anche alle altre nazioni. Qnesto dizionario, cresciuto per dir cosi nel silenzio in cui la niodestia delfau- tore ravvolge i suoi studi, benche non appartenga a quelle opere alle quali e piu inclinata la nostra eta, non poteva per altro passare senza gli ajjplausi che la dottrina in ogni tempo si acqnisia: e pero siamo lietissimi di annunciare , che non solameiite lodaronlo* niolti giornali nostri e stra- nieri , ma fu premiato altresi primaraente dalla muniflcenza di S M. I. Pv. A. Francesco I di gloriosa memoria , poi dall* Imperatore delle Russie che fece presentar P autore di un ancllo con diamantl, e dal Re de'Francesi che gP in- vio un belP esemplare della Galerie du pahiis royal. Tutti e tre questi INIonarchi fecero per mezzo dei loro ministri (l) Wilano dalla tipogi-afia Pirola, vol. 1, in f^." grande. 1 73 APPENDICE ITALIANA. significare al ch. professore la stiina di cui giudicarono degno il suo utile e dotto lavoro; e noi godiamo di poter aggiungei'e a quanto gia ne abbiani detto anche la notizia di quest! prenij clie incoraggiano gli studiosi ed oiiorano pariinente chi li da e chi li riceve. A. Delle scoperte fatte nella Luna dal sipior Herschel. Versione d un articolo della Gazette de France del giorno 27 febhrajo. Estratto dalla Qazzetta pri- vllegiata di Milano , marzo i836. — In 8.", di pctg. 28. Cent. 5o anstr. Si vende all Ufficio della Gazzetta medesima, contrada di S. Paolo, n.° g35. Non sara mai sufficiente motive per negare assoluta- mente la verita d'uii fatto, 1' esser esso nuovo, niaravi- glioso e contrario alle opinloni gia ricevute ; ma d' altra parte prima di prestarvi piena fede converra esaminare la fiducia che merita la persona die lo riferisce, la vero- simiglianza delie circostanze coile quali ne e accompagnato il racconto e la veracita dei fatti precedenti che si allegano. La notizia delle nuove scoperte fatte nella luna la quale eccito a si alto grado la curiosita del pubblico, e tratta da alcuni articoli inseriti in una gazzetta di Nuova-Jork da un autore a noi sconosciuto. Quest'' autore , come pro- veremo fra poco, mostrasi afFatto rude nelle piu elementari nozioni d'astronomia (1); le circostanze da lui riferite, lungi dair essere ben intrecciate ed esposte con tutta la consistenza che la verita o I' artifizio piii raffinato potrebbe dare al rac- conto, sono in vece ripiene d'incongruenze e d' errori di fatto ;, converra dunque o rigettare come iina nieschina favola la notizia delle supposte scoperte, o disjjorci a prestar fede a tutte le assurdita che siano mai state dette o pub- blicate e che potranno dirsi o pubblicarsi in avvenire. (l) Crediamo percio clie prenJa equivoco il Moniteiir du commerce nel- 1' attribuire i sudJetti articoli al signor fvicolet , gia uno degli aoguiuti al R. Osservatorio di P.irigi, ed ora stabilito agli Stati Uniti. Se que?to va- lente astronomo , conosciuto per varj suoi scrittl e particolarmente per una dotta Menioria sulla librazione della Inna , avesse avnto in idea di coniporre un romanzo astronomico , avrebbe faita un' opera eriidita ed aniena sul gusto della Pluralita dei mondi del Fontenelle o del Viaggio nella luna del Lit- trow , e non avrebbe scritti tuttt gli spropositi die ahbiamo qui preji ad esaminare. APPENDICE ITALIANA. 178 Per provare T assunto nostro ci bastera notare qua e cola nella Relazione di cui parliamo alcuni degli errori piu massicci ed evldenti, prendeiido per testo la versione italiana fatta in Milaao die abbiamo sopra enuiiclata. ElUi e cosa notisslma che il grande telcscopio riflefsivo di Hcisdiel padre aveva una lente ohbi ttiva di 4 piedi ecc. Qiiesto telescopic aveva uno specchio obbiettivo di 4 piedi; se avesse avuto una lente noa sarebbe piu stato un telc- scopio a riflessione, ma un cannoccbiale diottrico. Nell' ar- ticolo si confondono continuamente gli stromenti ottici a riflessione con qiielli a rifrazione. L' ingrandimento dell' angolo visuale cosi ottenuto provasi net dividere In distanza della luna all' Oiservatorio col po- tere dell' istromento dw ingrandisce. Ttoveva. dire: T ingrandi- mento deir angolo visuale ossia il potere dell' istrimiento trovasl col dividere la lungbezza del fuoco dello speccliio per quella del fuoco della lente oculare, e la distanza ap- parente dell' oggetto si ba dividendo la distanza reale pel suddetto ingrandimento. Lc grandi carte ( selenograficlie ) le migliori che noi ab- biamo sono state tracciate dietro ai piani da esso dati. I signori Herscbel padre e figlio istitulrono quaicbe osser- vazione sulla luna , ma non s' occuparono mai nel fame una compiuta descrizione. II piu perfetto lavoro clie ab- biamo su tale argomento e la Selenografia dello 5cbroeter astronomo di Liliental fondata sulle sue proprle osservazioni. La conversazione fa diretta suW iiivlncibile nemico , sulla mancanza di luce cagionata dai piii forti vetri amplificatori, II niaggiore ostacolo al consegniinento delle piii forti am- pbficazioni sta nella non perfetta trasparenza dell' aria. Nar- ravaci il rinomato astronomo Bar. de Zacb, che essendusi recato a Slongb per conoscere I'Herscliel, ed avendo otte- nuto il favore, che a pochi veniva concesso , di porre I'occiiio a'suoi grandi telescopj, in sulle prime nulla vi scor- gea di distinto, e pareagli che avanti aU'apertura del tubo cadesse una dirottissima pioggia; la qual illusione era pro- dotta dalla colonna d' aria non perfettamente diafaaa. Lo stesso Herscbel riconosceva questa didicolta come la piii difHcile a vincersi. c E evidente, egli diceva, che la forza " penetraiiva nuocera semjire all' amplilicante, quando si " vorra spingere la prima uiolto lontano:, poiche aumentan- " do I'apertura del telescopio si aumenta in proporzioue 174 APPENDICE IT\LIA.NA.. » r inconveniente die accompagna T estenslone della forza II amplilicativa i vale a dire 1' ingraadimento del mezzo n a traverso il quale la luce e a noi trasmessa. Le coloane ,1 d'aria ch''essa trapassa sono d'nna stessa lunghezza cjuaiido »•• si guarda un medesimo oggetto; esse sono diiaque in >' ragione delle loro basi, cioe nel!a ragioiie del quadrat! >i dei diametri de' telescopj, la qual ragione aumenia molto )i piu rapidamente clie quello della forza penetrante. " (i) Sotto il bel clima del Capo quest' inconveniente sara niinore, ma non sara tolto del tutto (a). Noi sianio d' opinione che per vedere nel cielo qualclie cosa di piu di quel clie s' e visto finora converreldje stabilire un buon telescopio in qualche luogo altissimo, come sarebbe il glogo dello Stel- vio, o se fosse posslbile, la sommita del Monblanc. Ivi un' atmosfera rarissima che ci lascia trasparire quasi nero il fondo del cielo non potrebbe intercettare clie in pic- colissima parte i raggi luiniaosi che dagli astri cadereb- bero suU'obbiettivo. (i) Transaz. filosof. Auno 1800, Bibliot. Bricana. , tomo XV. (i) Ecco come iatorno al clima del Capo di Buona Speranza s'esprjme il Segretarlo della R. Accademia di Parigi giusta le relazioni del Lacaille. Le Cap de Bonne-esperance est peut-etre I'eadroit de tout I'univers qui semble , au premier aspect, le plus faTOrable a rastronomie. Uu air coDli- ouellemcnt tempcre et un ciel presque toujours decouvert semblent Inviter les Aatronomes a observer; mais des qu'on Meut mettre la main a I'lEuvre, cette facilite apparente s'evanouit, Ce ciel si clair n'est souvent du qu a un vent de sud-est violent qui souffle ordinairement pendant les deux cin- quiemes de Tannec; un autre cinquieme doit etre assigne aux jours calmes ct sereins J un est un peu plus au temps variJble, et enfiu le dernier cin- quieme au temps couvert et nebuleux. Tant que le vent de sud-est souffle, quoique le ciel soit clair en apparence, il est presque impossible d'obser- "ver , du moins avec de grands instrumens : les astres paroissent mal terrai- nes, dans une agitation eontinuelle , et d'autant plus vive que la lunette dont on se sert est plus longue ; grand sujet de chagrin poui un Astro- norae, de voir tant de bciles nuits s'ecouler sans en pouvoir faire aucun usage. ( Histoire de I'Acadcmie des sciences, annee i^Sl, p.ig 162); e lo stcsso Lacaille parlaudo delle osservazioni cbc tento di fare sulla sommita del Monte della Tavola, alto 55o tese sul livello del mare dice .< J' avais dessein d' observer de dessus cette montagne I'ab.iissement du niveau de la mer. La nicr est en efVet tout a decouvert depuis le sud-est par le sud et I'ouest, jusqu'au nord-nord-ouest J'attendis long-temps une occasion favo- rable pour faire cet essai; mais je vis qu'il seroit tres-difficile de reussir , parce que dans les plus beaux jours et par le temps le plus serein de I'etc, I'horizou e»t presque toujours embruuie de sorte qu'on distingue a peine des jnontagnes eloigneci de 5 au 6 lieues ( Memoires Je I'Academie, meme an- nee, pag. 453;. APPENUICE ITALIANA. 1 ^5 Sir Herschel s' informb se sarebbe possihile cf effettuare una trasfusione di luce artificUile per V oculare, ecc. Tutta questa strana coafasione d' idee e nata probabilmence nella testa del gazzetiiere dall' aver visto ua niici-oscopio solare od un iiiicrosco|)io a lampada. Ma egU non avverti die adoperando 11 uiicroscopio nol abbiamo in maao 1' og- getto e possiamo illuininarlo a piaciiuento;, mentre per rendere piu viva 1' inimagiiie degli oggetti luaari formata da una leute oppure da uno specciiio converrebbe rivolgere i riverljeri verso la luna stessa; la quale del resto esseado gia illumiiiata dal sole poco acquisterebbe coa quest' au- mento artiiiciale di luce quaud' anche fosse possibile tras- metterla a taiita distaiiza. Ma qual e quell' noaio di senno il quale possa persuaders! clie introduceiido i\na candela accesa in una camera oscura in cui si fa vedere un mi- croscopio solare, I'lmmagine dei piccoli oggetti dipinti sulla parete si renderebbe piu chiara? Egli presentb il suo piano allii Societii Reale . . . il quale fu upprovato con entusiusmo dalla Cominissione nominata per V estinie. Noi abbiamo sotto gli occhi i processi verbali ( Proceedings of the R. Society ) die la Socleta stessa invia regolarmente ad uno de' suoi socj corrispondenti residente in Milano , ed in essl noa troviam fatto alcun cenuo di tutta questa istoria. Lc sostanze scelte per cost famosa ainalgamazione furono una parte di crown-glnss ed una parte di flint-glass. In quel modo die fondendo insleme ranie e zluco noa si fara mai una pila di Volta , e fondendo zinco ed acciajo non si fara una verga d' un pendolo a compensazione , cosi formando una massa oinogenea di due vetri diversi insieme amalga- inati non s' arrivera ad ottenere 1' acromatisiuo. II flint non e altro clie una massa vetrosa in cui entra una porzione d'ossido di piombo; mischiando flint e crown non si fara die un flint in cui 1' ossido entrera in minor proporzione (i). // peso di questa prodigiosa lente era di libhre 14,826. Ritenuta la deusita specifica del vetro di a, 5 e il diauietro della lente di 24 piedi inglesl , la sua media grossezza non (l) Per coaiporre il crown si prendono sabLia libbre 60, potassa lib- bre 3o , nitro libbre l5j boracc libbre 1, arsenico 4 once, manganese mezz'oiicia; e per f.jniiare il flint, sabbia libbre 32, minio lil>bre 32, po' taisa libbre 16, nitro libbre i. (KKiprolb Di^ionario di cbiuiica all' arti- eolo Vetro ). 1^6 APPENDICE ITALIAXA.. risolterebbe che di due poUici e mezzo ; come si poteva dunque impedire che sollevata in alto non si romjiesse o si piegasse in modo da difformare affatto la figura? La sua attivita ingrandiva V oggetto 24,000 volte. Si e detto piii sopra clie 1' ingrandimento e date dal rapporto fra le lungliezze focali dell' oculare e dell' obbiettivo ; non si puo qnindi assegnare ad una lente obbiettiva considerata isolatamente un determinate ingrandimento. Nel prosegui'- mento dell' articolo poi si legge che gli oggetti lunari si vedevano come se fossero posti alia distanza di 80 metri ossia d' un ventesimo di miglio inglese. Ora esseodo la distanza della luna di 240,000 miglia, vi sarebbe abbiso- ^nato un ingrandimento di qnattro miUoni ed ottocentomila e non di sole ventiquattroiiiila volte. Gli Accadeiriici ' d' Inghilterra deteiminaroiio il Governo a sollecitare i servizj del signer Herschel affine d'osseware il passaggio di Mercurio . . . le osservazioni esat.te di questo passaggio sono state d' una grande importanza per t astro- noinia ... si e riconosciuto che il Capo di Bnona Speranza e il Inogo piii propizio per queste osseivazioni. Quanti errori in queste poche lineel i." il viaggio del- r Herschel al Capo intrapreso a propria spese ebbe per oggetto r osservazione delle stelle doppie invisibili nel no- stro emisfero^ a.° il fenomeno de' passaggi di Mercurio sul sole, che si rinnova frequentemente , non fu mai di tanta importanza per meritare da se solo un viaggio (i); 3.° noa esiste un luogo determinato in cui convenga fare tale os- servazione, poiche quello che in un dato passaggio e il piii propizio non lo sara piii in un altro, dovendosi sem- pre scegliere que' punti in cui 1' effetto delle jiarallassi e il pill grande in pid ed in meno ; 4.° pel passaggio del 1 83 5, la Societa R. di Londra avrebbe scelto assai male il luogo di stazione. Infatti I'ingresso del pianeta sul sole doveva aver Inogo a 5.'' 56' di tempo vero pel meridiano di Parigi , ossia a y.*" o' pel meridiano del Capo. Ma ivi il di 7 novembre il sole tramonta a 6."" 46' ; dunque il fenomeno vi doveva riuscire , come in Europa , intera- niente invisibile. Ma diamo ancora che il passaggio fosse (i) Ces passages, dice il eel. Del.imbre ( Astron. t. a, p. 5io), sont beaiicoup plus frequens que ceux ile Venus; ils n'ont pas le mcine interet; ils ne fervent qu'a corriger la theoiie tie IMcrcure. APPENDICE ITALIANA. I "7 vislbile, die T osservazione fosse importante per T astro - nomia e la navigazioiie, che il Capo di Bnona Speranza fosse il laogo piii opportuno fra tutti gli slabilinienti iu- glesi, la Societa reale eJ il Governo noa avevano alcua bisogno d' inviarvi espressameiite uii astronoino , mentre in qiiella colonia gia da alcuni anni fu eretto un ben fornito osservatorio posto sotto la direzione del signor Henderson valentissimo osservatore. Il terreno era liscio e molto elevato distance 1 2 leglie dalla cittii del Capo: de la Caille aveva osseivato da questo stesso luogo iielV anno lySo. L' osservatorio di Lacaille era stabi- lito in una casa vicinissinia alia detta citta, ed a soli 7 od 8 piedi sopra il livello del mare (i); quelle del signor Herschel e a Feldhausen presso Wynlierg sul declivio orien- tale del Monte della Tavola (a). Cost il mondo nulla ha sajnito sino ad ora ne di lid ne della sua spedizione se non da qiialche mese in cui i gior- nali tedeschi riferirono che aveva sciitto dal Capo di Buona Speranza all astrononio reale di Vienna per informarlo che la cometa annunziata per V anno i835, la quale dovea ac- I costarsi at nostra gloho . . aveva cungiato di direzione. II 1 signor cav. Littrow direttore dell' I. Osservatorio di Vienna ! ha gia solennemente smentita nei giornali tedeschi 1' esi- I stenza di questa lettera; le altre dicerie suiravvicinamento ! della cometa d'Halley e sul cambiamento di direzione si , smentiscono da se stesse presso clii ha una drarama di i senso comune , e basterebbero da se sole a screditare ! tutta questa meschinissima invenzione. Vn vastissimo lago . . occupa il 7,000,000 dei niiglia con- tenuti in quelln parte delta luna. Notisi che I'intera sujjer- licie deir emisfero lunare e di miglia Inglesi 7,872,000; j cosicche se il gazzettiere ha inteso dire che il lago era la sette milionesima parte di questa superficie, eblje torto di chiamarlo vastissimo e di assomigliarlo ad un mare^ se poi ha voluto assegnare sette milioni di miglia alia sua su- perficie , ha preso in quel mare un altro granchio assai grosso e gli ha data un'estensione che non s'accorda colle I dimensioni riferite poco dopo. (i) Wcmiiires (le 1' Acad. R. dcs sciences dc Paris annte l/Si. — j\lcmoir» of tlie Rojal astronoraica) Society vol. Vl , p. 1 3o. (2) Aslronomisclic IS'achi'ichten u.° 28). £lbl. ItaL T. LXXXl. 12 in'S AI'l'ENDlGE ITALIAN A. Noi noil andeiemo piu oltre in questa clisainina clie non potrebbe riuscire cli alcuna ntilita per la scienza, e die non avreninio neppur intrnpresa se non avessimo temnto cbe il nostro silenzio venisse interpretato come un Indizio d" approvazione (i). Aloysii Saliiice Com. Eq. Cor. Ferr. advocatl Epigram-' matam M0N0BIBA02 Michaelis FERRUCCi'Com- mentariis snbjecds. — Bononice. A. RIDCCCXXXV. Ex officina Saxiana Tit. Widpce etc., in 8.° Nel deplorabile decadiniento in cui trovasi fra noi il piu prezioso retaggio che da' maggiori nostri state slaci tra- mandato , cioe il latino idionia , e cosa certamente conso- lantissima Pincontrarci in cjualche benemerito, che scevro dai voigai'i pregiudizj batte tuttavia le ornie di que' graa- di , onde si splendida fama ebbero le ausonie Mnse. Percio lietissimi ne andammo quantunque volte ci venne fatto d' accogliere nel nostro giornale qvialche ben tessuto latino coinponimento , quasi bella testinionianza che non tutti i figli dell" Italia ingrati rinuuciarono a si utile, a si nobile retaggio. Ablnasi dunque il chiarissimo sig. Micliele Fer- rucci i ringraziamenti nostri , perclie esimio cultore egli stesso delle latine lettere fatto ci abbia douo di questi epigranimi dell' illustre cavaliere ed avvocato Salina, aspersi tutti di marzialesco sale e di catulliano lepore , e voluto abbia altresi corredarli di auree ed acconce latine annota- zioni. Pero quasi a suggello delle parole nostre ed a sag- gio degli epigramnii stessi credianio bene di riportarne il seguente , che ci sembra a' tempi nostri convenevolissinio. Suir arroganza di moltissimi giovani. Conclaniant juvenes : nobis sint orhis habenae ; Jura senum populi jam coluere satis. O pulcros , lepidosque ! Orbis misere periisset , Ictus ni Phaeton fulnnne decideret. Q. (l) Gia da alcuni niC-^i il celebre astro'nonio Arago in una comunicazione fatta alia Reale Accademia delle science di Farigi aveva svelata I' assurdita delle scoperte annunziate nel gioniali americani Egli ritorno sul mede^imo argomeiito in un articolo anonimo inserito nel giornale ties Debats del di 9 marzo , sperando di disingannare il pubblico ovuuquej e particolarmente a Parigl, araante di cose nuove e luaravigliose. Ma tutto cio a nulla valse, mentre i compilatorl della Gazzetta di Fraucia nel foglio del giorno i3 persistono nel sostenere che sino ad era i dottl dell'Osscrvatorlo di, Farigi, dai quali si aspettava una fipiiiiont qnaliinque, non credettero doversi spie^are* 179 V A R I E T A. Metrologia. Piede romano. L' Accademia delle scienze ( cli Francia ) aveva sottomesso a quella delle iscrizioni e belle lettere le osservazioni di Deville , direttore del museo di Rouen, iiitorno ad an piede trovato in alcani ruderi romani presso Caudehec iiella fo- resta di Maulevrier. Ecco un estratto della relazione di Joraard e Walkenaer , commissarj a cio delegati. Scopertosi il piede di Maulevrier, la Commissioiie imprese a discutere ampiamente il quesito clie riguarda il piede romano. E nota la difficolta di tale ricerca, ed e pur noto che la vera lungliezza di questa misura e un elemento necessario per apprezzare tutte le inisure lineari , di volu- me, di peso, e monetarie che presso i Romani aveano fra loro quella relazione all'incirca ciie hanno presso di noi il metro, il grammo, il franco, il litro ecc. Per questa determinazioue i dotti, da tre secoli in qua, appigliaronsi a pill par tit! , di cui ecco i princlpali. i.° Paragonarono colle misure moderne la lungliezza de' varj piedi, in metallo e in altre materie , trovatisi nelle rovine romane in Italia e in Francia;, ma li riconob- bero ineguali tutti, e destituiti del carattere di misura legale. 2.° Vollero dedurre il piede dalla lungliezza degl' inter- valli itinerarj, misurando sul terreno la distanza compresa fra due termini niilitari e dividendola per 5ooo, nuniero dei piedi compresi nel miglio romano; ma le misure con- chiuse con sifTatto metodo difFeriscono ancor piu di quelle dei piedi in bronzo: nel rapporto sono accuratamente ad- ditate e discusse le cagioni della incertezza. 3.° La misura di capacita chiamata anfora , equlvalendo a un piede cubico, e quella del conglo al cubo d' un mezzo piede, tentarono di determinare il volume delle l8o V A R I E T a'. misure cave per dedurne quella del piede ; nia il loro scato di guasto rese difettose le conclnsioni. 4.° Supposero che card nionnmeiiti avessero le dimen- sioni esattainente multiple del piede roraaiio; mezzo, come lo provo il relatore, incerto e ipotetico. Tuttavia si puo citare la colonna Antonina la quale, ammettetidola di cento piedi esattamente, da il piede coa una notabile approssi- mazione ; ma questo esempio e unico. 5." Profittarono del rapporto conosciuto e certo tra il piede romano e il greco : e si presero i — del piede de- sunto dalla facciaia deW Ecatoinpedon, tempio di Minerva in Atene. 6." Pigliarono la misura di certi spazj o monumenti la cui lunghezza e data dagli autori, o inscritta sul luogo dagli antichi istessi : metodo che nou somministro ancora un esatto risultamento. Finahnente in quest! ultiml tempi secondarono il giusto pensiero di paragonare il valore dei pesi romani autentici col volume delFanfora o del piede cubico, al volume del congio, o cul^o del mezzo piede, e ne dedussero facilmente 1' antica misura lineare. Vero e ciie faceva mestieri percio di possedere qualche peso antico perfettauiente conservato e munito del segno della legalita : vantaggio proprio del- I'Accademia di Napoli , che seppe recare a prolitto. Nel Museo Borbonico di questa citta insieuie con molti pezzi metrici trovati negli scavi di Ercolano e Pompei esiste un jDeso assolutamente iiUatto, della materia chiamata gab- bro o serpentino, iiihprontato delle sigle X, e D. S. D, che leggonsi : decern, cioe dieci libbre , e de sentenda de- cuiionuin (i). II congio riempiuto d' acqua piovana pesava died libbre, e il suo volume era I'ottava jjarte delF anfora. Dunque tiducendo in grammi la gravita del peso romano in que- stione si conoscera il numero de' centimetri cubici corri- spondenti : poi applicandovi due correzioni , l' una j'cr la diiFerenza dall'acqua distillata all' acqua piovana, T altra per la difierenza di dilatazione dell' acqua a 0° e alia tera- peratura ordlnaria delle cave, rimarra soltanto da estrarsi la radice cubica dal numero cosi corretto per avere con (i) Vedi Biblioteca itcJiana tomo 47.°, luglio 1827, pag. 74. I V A n 1 E T A*. 18 1 una grande preclslone la lungliezza del semi-piede romano. II che ripetuto piii volte lia dato per la lungliezza del piede antico millimetri 296,24, o linee del plede reale i3 i^SaS. Questa lungliezza e pienamente confermata da quella d' un piede romano in avorio scoperlo ad Ercolano, dal piede dedotto dal piede del Partenone in Atene , e da un piede romano uiolto hen conservato che il relatore trovo al museo del Louvre. Quanto al piede dl Maulevrier , risulta cliiaramente dal rapporto cli" esso e una niisura antica , ma d' una dimensio- ne troppo scarsa, come quello trovato a Saint-Dizier nella Sciampagna, e moiti altri in metallo custoditi nelle coUe- zioni d' anticliita romane. Ad ogiii modo e un monumento pregevole , non essendosene trovato unora piii d' uno ia Francia. [JVouvelles Annales des Voyages etc., decembre i835. ) Profonditd del mare. II dottor Young crede che la profondita media dell'Oceano Atlantico sla di tre miglia circa, e quella deirOceano Pa- cifico di quattro, ' ma tinora lo scandaglio non ha potuto discendere pill in giii di due miglia. I marl d'Europa sono forse di tutti i meno profondi. La massima profondita deirAdriatico tra la Dalmazia e le hocche del Po e di i3a piedi. A questo riguardo, il hacino del Mediterraneo e molto ineguale. Tra Gihilterra e Ceuta il capitano Smith lo riconohhe profondo 6700 piedi: Saussure lo dichiara di 2000 piedi a Nizza. Nelle parti piu anguste dello stretto di Gihilterra la profondita varla dai 960 ai 3ooo. Nei mari horeali Scoreshy calo lo scandaglio al 76° di latitudine nord , e 4° di longitudine ovest , sino alia pro- fondita di 7600 piedi , senza toccar fondo. II capitano Parry nelle stesse localita ha invano esplorato questo im- menso ahisso, senza pero estendere di tanto lo scandaglio. Laonde P esperienza di Scoreshy e la piii memorahile che finora siasi a questo proposito praticata. (iV^oiii^. Ann. de Voyages, dec. 18 35.) I §2 V A R I E T a'. Storia NATURALE. Intorno al fregolo de' pesci , osservazioni del dottor 3Iaiiro RuscoNi. E noto notissimo che la fecondazione de' pesci, se sane traggono alcune poche specie , accade fuori del corpo ma- terno , ed e parimente noto die i pesci quando gettan I'uova si fregano d' ordinario sopra i sassi t, pero poclu hanno r opportuniti di vedere il fregolo de' pesci , e clo perche avviene di iiotte , ovvero sul far del giorno. Alcuni gettan 1' uova in primavera , altri nella state , ed altri come sono le trote sul principiar dell'inverno: alcuni si fregano con- tro le radici degli alberi od altri corpi aspri die trovan per caso a due o tre braccia sotto la superficie dell' ac- qua , altri in vece gettan 1' uova alio sbocco dei fiumi , oppure sulle spiagge, e tutti si danno tosto alia fuga quando taluno si avvicina per considerarli , altro motivo per cui riesce difficile questo genere d' osservazioni naturali. Noi crediamo pertanto di far cosa grata ai nostri lettori ripor- tando qui nn' aggiunta fatta dal dott. Rusconi alia sua terza lettera diretta al prof Weber , da noi pubblicata ( Vedi Bibl. Ital., tomo yg", pag. aSo), nella quale aggiunta de- scrive il fregolo de' pesci da lui stesso veduto ; essa potra servire a doppio scopo , cioe ad appagare la curiosita de' coltivatori della storia naturale , e ad indicare ad essi uno spediente facilissirao per osservare lo sviluppo del pesce. » Trovandomi a Desio , n' andai , un bel giorno di lu- glio , a passeggiare di buon mattino sulle rive del piccolo lago della villa Traversi (i); mentre osservava maravigliando qua gruppi d' alberi i cui rami s' incurvaao sugli avanzi di un castello die risveglia al pensiero la tetra memoria de' tempi feudali , la una foresta di jiini , 1' oscurita della quale in singolar raodo coiitrasta con le ridenti coUine, di viti e fiori coperte , dal lato opposto situate ; mentre in- sonima la bellezza del sito avevami fatto estatico , ecco insorgere a riscuotermi un subitaneo romore. Credetti in prima che fossevi clii battesse 1' acqna con bastoni o coUa (i) Delizioso palazzo distante la niiglia da Milano il cui giardino, che par fatto dalla natura , oifre da ogni lato aspetti Teramente magnifici al pit- lore paesista. V A R I K T a". 1 83 pala dl un remo ; ma curioso di sapcr clie fosse avendo coa I'occhio indagate in giro le rive del lago, non tardai a scoprire doade il romore veniva , e la cagione die il prodnceva , la quale a dir breve altro non era clie una frega di pesci. Avvicinatomi ad essi insensiliilmente, per la ciiriosita di scorgere una tal scena , e valendoini degli arbusti e rosai clie adornano quelle rive, ra' ascosi in guisa clie senza dar sentore di nie potessi a mio bell' agio e ben da vicino considerarli : essi gettavan Tuova alia foce di un rigagnolo die fa tributo al lago d' acqua limpida e fresca , ma s\ poca die i piccoli ciottoli del letto da essa percorso ne rimangono pressoclie asciutti. A voi non e certamente ignoto die niolte sorta di pesci lianno V aliitudine di gettar 1' uova all' imboccatura de' fiu- mi. Cosi fanno per esempio i sermoni , ma qnelli di cui vi parlo non spettavano a tale famiglia, ed erano in vece gbiozzi ( Cypriniis gobio ). Or ecco come mettevano giu le uova e spandevano il latte. Accostavansi alia detta foce, quindi mettendosi a un tratto a nuotar prestamente, e per tal modo di forte impulso il proprlo corpo animando, sor- tivan dal lago e montavano il ruscello sino alia distanza di due piedi e mezzo all' incirca , non pero saltando , ma in certo qual modo scorrendo striscioni sui ciottoli. Dopo que- sto primo sbalzo si arrestavano e dimenavano leggerniente tronco e coda ; io credo die il ventre strofinassero sui ciot- toli , perclie al tutto si posavano sui letto del ruscello, e tranne il ventre e in basso la testa , il rimanente del loro corpo era a secco. In tal situazione si giacquero durante sette od otto secondly ma poi con la coda fortemente pcr- cotendo il letto , onde spicciava acqua d" ogni lato , rivol- tavansi e al lago si riconducevano per ricominciare poco dopo quel medesimo giuoco. Fu detto da alcuni naturalisti die i pesci affine di sca- ricarsi delle uova giravano sui fiandii in guisa die il ventre del mascliio si trovasse applicato , od almeno vicinissiino e rimpetto a quello della femmina. Cio non voglio negare, ma ben vi so dire die i pesci di cui vi ragiono non die- dero alcun cenno di voler fare un movimento di tal fatta, masclii e feminine solo slanciavansi sui letto del ruscello, come ve 1' lio descritto. INIi reco maraviglia lo scorgeie die tra' pesci in fregolo ve n'erano di piccolissimi ( i maggiori 184 V A R I E T A\ di tuttl non erano piu lunghi dl iia piede); ignore se quel si piccini mettesser giii I'uova al par degli altri, ma questo so che al par degli altri gettavansi snl letto del ruscello. Mi godetti durante un quarto d'' ora una tal scena , che lui riusci piacevolissima , quando d' improvviso una grossa anitra, di quelle che i naturalist! ch\amaao Anas muscata, uscendo lestamente del lago colse col becco un piccol pe- sce in tempo che tutto adoperavasi per far ritorno al la- go; quella se ne ando con la sua preda, tutti gli altri pesci fuggirono. Non avendo piu pesci ad osservare volsi r attenzione alle ova dianzi da essi deposte \, queste non erano cumulate come quelle delle rane , ne messe in fila qual cordone come quelle del rospo nero, o qual fettuccia come quelle del pesce persico fluviatile , ma erano per tal modo disperse che il letto del ruscello poteva dirsene disseminato. Dopo fatta quest' osservazione andai a prov- vedermi di una scodelia molto capace , e fatto ritorno alia foce del ruscello raccolsi tre o quattro ciottoli cui aderiva una dozzina d' uova all' incirca . e li posi nella scodelia che gia prima aveva riempiuta d' acqua raccolta dal lago. Fatto ritorno a casa , misi la scodelia in un angolo della stanza , e per alcun tempo non vi badai. INIa quando ne feci nuovamente soggetto di mia attenzione ritrovai dentro quattro pesciolini bene sviluppati, e che nuotavano a ma- raviglia. Erano piccolissimi , e non percettlbili se non a motivo degli occhi che veduti per di sopra apparivano co- me nere macchiette alquanto larghe. Tutto il restante del corpo era si trasparente, che sarebbe stato difficile di rav- visarlo , se non avessi avuto la precauzione di scerre ver- nlciata di bruno quella scodelia in cui ho collocati i ciot- toli suddetti. » Arti e mestieki. /. 7?. Isdtato dl Scienze . Lettere ed Arti. Milano, i5 genn.ijo i836- II signor G. F. Brecht, ammlnistratore della fabbrica di ferro in Erusbach nel regno di Wurtemberg , avendo fatto conoscere un metodo che esso iavento di prepai-are la V A R I E T a'. I'85 lana afllne di filni-la senza aggiunta di grasso, ottenne dalia niunificeiiza di S. M. I. R. A. una rimunerazione di cento zecchini colla riserva di ulterioi'e premio , ove II metodo stesso corrisponda pienamente alio scopo, in seguito alle sperienze da praticarsi nelle mauifatture interne degli Stati Anstriaci. Tale metodo viene gia adoperato in gran- de nel iilatojo di lana dei signori Wagner , Schill e Comp. in Calco coU' apparecchio costrutto dal luedesinio signor Brecht. Per corrispondere Impertanto alle paterne beneficlie in- tenzioni dell' augnstissinio nostro Sovrano dirette a favore de' proprj Stati , e coerenteniente ai snperiori ordini si rende di pnbblica ragione il sovraccennato ritrovamento del signor Brecht. II procediinento conslste nel fare svolgere T unto natu- rale della lana per mezzo del vapore acqueo, riuscendo cosi superfluo di ingrassarla artificialmente prima di scar- dassarla, ed ottenendo a qnesto risguardo anche una mag- giore economia di spesa. E poiche tale operazione e in tanto pill efiicace in qitanto meno di unto viene levato alia lana col lavarla, come si usa, nell'orina o nell' acqua di sapone , glova meglio instituirla in sulla lana greggla non lavata. L' apparecchio a tale rispetto adoperato a Calco consiste in una caldaja , dalla quale il vapore passa per tre tubi in tre recipientl di legno , in cui e riposta la lana. La caldaja e di rame della forma consueta di quelle a vapore e della capacita di 28 a 3o litri d" acqua, e porta un tubo per introdurvene altra al bisogno. Dal cappello o coperchio vanno ai tre recipienti tre tub! di rame del diametro di un pollice circa , muniti ciascuno di un beccucclo d' ottone a chiave ( lobinetto ) per regolare od impedire il passaggio del vapore nei recipienti medesimi. I quali sono bariglioni di forma ovale, serrati da cerchj di ferro , e con quasi un egual fondo alle due estremita ; che si tengono in po- situra orizzontale in modo che i fondi rinvengonsi verticali. II fondo deir estremita anteriore e alto due piedi e tre pollici e mezzo , largo due piedi e sette pollici e mezzo ; quello della estremita posteriore e alto due piedi e mezzo pollice, e largo due piedi e cinque pollici. I due fondi distano P uno dall' akro tre piedi ed un pollice. l86 V A K I E T a'. II barignone e internamente nella parte che dalla posi- tnra orizzontale risulta inferiore , traniezzatto da un palco doppio di legno tutto forato, appoggiato a due sostegni assicurati ai fondi all'altezza di cinque poUici e mezzo nel posteriore, e di cinque nell' anteriore. Nello spazio che risulta tra il palco traforato e la parete Inferiore del bariglione , mette capo, entrando pel fondo posteriore, un tubo procedente dalla caldaja a vapore. Nel fondo anteriore in corrispondenza alia parte superiore del palco traforato e una porticella larga ua piede e due poUici ed alta nove pollici e mezzo, impannata e rigirata nell' orlo da listerella di legno che sopravanzalo esternamente di mezzo pollice, onde impedire che esca vapore, ed assicurata per mezzo di catenacciuolo. Un foro da chiudersi con caviglia e pra- ticato nella parte inferiore del medesimo fondo per dare esito aU'acqua formatasi dal raffreddamento del vapore nello spazio tra il palco e la parete sottostaate del bari- glione. La parete superiore del quale porta quattro fori chiusi a caviglia , che servono a conoscere il grado del calore del vapore. Posta la lana ne'recipienti, si fa bollire 1' acqua della caldaja , aflinche il vapore giunga e spandasi di sotto del palco traforato. Allorche il vapore e in opera ogni tre o quattro minuti si puo mutar di lana ; sicche due persone bastano con que' tre recipienti a prepararne sette centinaja al giorno atta ad essere filata. Bisogiia perb che la lana appena risente T azlone del vapore ( cio che si riconosce dair odore che esce dalle aperture superiori ), venga rivol- tata, valendosi a tale effetto della stessa porticella ante- riore per la quale la si ripone nel bariglione , indl esposta nuovamente ad esso vapore, levata e coUocata soflicemente entro tinozze per farla asciugare. Con questa lana si pos- sono avere alia macchina tutte le degradazioni del filo senza punto pregiudicarla. II f. f. di Segretario , Fantonetti. V A R I E T a'. 187 Nuova maniera di perpetuare i cadaveii. Celebre per le pnbbliche prove che se ne istitulrono in Palermo ed in Napoli , e per le lodi die i Giornali ne fecero, erasi reso vin metodo del sig. Tranchina di Paler- mo di preparare i cadaveri , attesoche qnesti per virtii di spedite operazioni ne divenivano tali da essere lungamente sottratti alia natural corruzione , sebbene in giusta forma se ne mantenessero le esteriori sembianze non clie quelle de' visceri iutcrni. 11 sig. Tranchina, come riferisce il Pro- gresso (quad. XXII ), a poter godere le sovrane concessioni stategli accordate quante volte si fosse fatto a disvelare il segreto delle sue operazioni per imbalsamar cadaveri, come quelle di esser promosso a secondo medico di destine stabile nell'ospedale militare di Palermo, di esser decorato del piccol ordine di Francesco I , di ottenere una gratifi- cazione di ducati 3 coo in una sola volta e tosto che si fosse sperimentata col fatto la veracita delle sue pratiche, si sospinse, nel di 11 del passato maggio , in pnblilico congresso tenuto nello spedale militare generale della Tri- nita , di fare aperta la serie delle operazioni ch' egli pra- tica air obbietto , e la qualita del materiale che injetta per riuscire al suo scopo. Quindi per le sue rivelazioni fu noto ch' egli ad eseguire la inibalsamazione per la via delle inje- zioni nel sistema arterioso , si prevale delF arsenico bianco del commercio , ora stemperato in alcoole , ora in acqua piovana , nella proporzione di i a 13, cioe implegando per ogni oncia di arsenico una libbra di alcoole o di ac- qua , ed imprimendo alia soluzione con una trentesima parte di cinabro un tal quale colorito roseo^ e cosi a mano a mano injetta ndo con una siringa Tindicato materiale per la carotide sinistra linche non si osservi rigurgitare , es- sendovi d' uopo , per calcolo approssimativo da lul fatto , a voler preparare un cadavere di adulto , di un circa ven- tiquattro libbre di liquido. II prof. Panizza appena ebbe notizia della scoperta del Tranchina , se pure e una scoperta , voile fame esperienza egli stesso. Pero nel luglio p. p. ha injettato per la caro- tide di un cadavere, nel quale gia apparivano i primi segni di putrefazione , una soluzione di due libbre di arsenico in ao libbre di spirito di vino. II cadavere fu conservato l88 V A R JUE T a'. per 16 giorni senza che il processo dl putrefazione abbia fatto notabili progress!. Se non che gli occhi s' iafossarono profondameiite nelle orbite , e repidermide nelle parti piu declivi si sollevo in vesclche piene di umore rossiccio e avente sembianza di slero. Nelle estremita inferiori questo umore trovavasi raccolto nel tessuto cellulare sottocutaneo ^ talcbe i piedi e le gainbe sembravaao quelle di un anas- sarcatico. Dope quell' intervallo il cadavere fu sparato , ed 1 visceri splancnici , non esclaso il cervello, erano cosi intatti, come in un cadavere di 24 ore. E a notarsi come tutte le mosche , che toccavano quel cadavere , morissero , e come dal sezionarlo se ne ripor- tasse un molesto bruciore alle fauci , che non fu per altro durevole. E quanto al pregio del metodo del sig. Tranchina, puo dirsi ch' e raggiiardevole quanto alia conservazione de' ca- daveri , e all' adattarli a poter essere trasferiti in lontani luoghi, ma che rispetto agli usl anatomici non e di pari entita ; imperocche lavorando sui cadaveri col detto me- todo preparati si guastano i coltelli, e si rende, come s'e avvertito , pericolosa la inspirazione. Avendo cosi fatto conoscere una nuova arte di conser- vare i corpi morti, ne ricorre al pensiero quella piii ma- ravigliosa del Segato, cui noi per essa con tutta Italia ab- biamo poco tempo fa reso tributo di lodi (i), ed ora con tutta Italia il rendiamo di giusto conipianto. Quest' uomo che sfugge a' pericoli dei deserti afFricani riportandone al- r Italia , ove cerca quieto soggiorno , una mirabile inven- zione, che leva al cielo il sno nome, ma nol toglie all' in- digenza , nella quale muore tuttavia chludendo nel petto il segreto dell' invenzione medesima, porge al certo un forte esempio della fallacia e fralezza delle umane cose. (l) Vedi Bibl. Ital. toiu. 80, pag. 124. V A R I E T a'. 189 F I S I C A. Luce spogliata aitificialmenfe d ogni suo calore. II fisico Italiano Melloui , il quale da qualche tempo , niediante le sue scoperte intorno al calorico , rende iiiara- vigliati i dotti di Parigi , dove ha fissato la sua diiuora , non che quelli di tutta Europa , ha ultimaiiiente trovato il modo di sottrarre alia luce tutto quel calorico clie Tac- ^ compagna allorche irradia o dal sole o da fuochi terrestri, riducendola cosi ad una al tutto inusitata condizione. La sepai-azioae di calorico e luce I'otteune con artificio sem- plicissimo , cioe con condurre i raggl a trausitare da un sistema di corpi diafani, assorbenti tutto il loro calore, e non ispegnenti che porzione della loro luce. Le sole ma- terie che iinora adopero per comporre un tale sistema sono I'acqua, e una specie particolare di vetro verde , tinto dair ossido di rame. La luce pura emergente dal suddetto sistema contiene in molta copia il giallo e nondimeno pos- siede una tinta verde azzurrigna ; i piii delicati termoscopj non dcinno per essa alciina sensibile diniostrazionc di calore, qiutnd' ancJie dalle lend sia concentrata in guisa da riuscirn hrillante sicconie la diretta luce del sole. Sul dlsslparsi piii fdcilniente nelV aria cornunc V Elettri- citd iiegativa che non la posiiiva. Nota del prof. G. Belli. Son note da molto tempo le sperienze di Erman sulla conducihilita unipolare di diversi corpi, cioe sull' essere al- cuni corpi piii atti a scaricare il polo positivo di itna pila voltiana che non il negativo, ed. altri piu atti in vece a scaricare il polo negativo che non il positivo; e son pur noti i lavori ulteriori fatti su tale soggetto dai prof. Brugna- telli e Conligliachi, e le spiegazioui date da questi a cotali fenomeni (1). Similmente i lisici conoscono gia da alcuni anni le belle esperienze di Marianiai sopra il fenonieno die (1) Giornale di fisica di Pavia, 1808, p. 147, 338. Su questo argomento pu6 vedersi altrcsi il Dizionario fisico di Gehler, d»lla nuuva cdiiionc dl Lipsia del iSiS e scguenli , art. Lei4ung, pag. 194 e segueuti. 1 ()0 V A K I E T A . presenta un arco metalUco di non egual superficie ne' suoi estremi quando serve a tradurre V elettricita da un fluido ad nil altro della stessa natura , cioe sul prestarsi I'arco me- tallico talvolta piu facilmente al niovlmento dell' elettricita dalla parte puntuta alia non puntnta die non da questa a qiiella, e talvolta piu facilmente al movimento contrario (i). Tutte queste sperienze pero rignardano soltanto T elet- tricita di debolissima tensions eccitata dalle pile voltiane, e condotta in giro dai condnttori llquidi o solidi; ne io so che alcuno abbia cercato di estendere i fatti all' elettricita di forte tensione sviluppata dalle macchine ordinarie e co- niunicata all' aria cotnune. Or questo e appunto l' oggetto delle sperienze seguenti. I. Ho caricato in piu un Elettrometro a quadrante annesso a iin de' capi di un conduttore orizzontale isolato ^ sine a 2.5° circa, e lasclatolo a se ho misurato il tempo ch* esso impiego a scendere da 20° a 10% e ho trovato 10' a" per una media di tre prove. Ho caricato lo stesso piccolo apparecchio in meno, e a scendere siniilmente da 20° a 10° impiego 4' 3o". Feci in quel giorno otto altre prove carlcando alterna- tivamente lo strumento in piii e in meno; e sempre si richiese assai piii tempo, per la gia delta diminuzione da 20 a 10 gradi, quando la carica era positiva che non quando ella era negativa. La disposizione dello strumento era sempre la medesima; le circostanze atmosferiche erano le stesse per ambedue le specie di prove, essendo queste state fatte alternativamente e a piccoli intervalli di tempo. £bbi nulladimeno delle difFerenze tra le varie prove fatte (l) Annali delle Scienze del Regno Lombardo-Veneto. i83l, P''li- 281. V A R I E T A . 191 colle cariche positive , come anche tra quelle fatte colle ca- riche negative, in conseguenza o di peli galleggiaati neirai'ia ed accorsi talvolta sullo strumento, o di diversa agitazione deir ai'ia stessa, o di resistenze accidentali incomrate dalla paglietta deU'Elettronietio, ecc.;, lua qiieste dift'erenze non arrivarono uiai al segno che la dispersione della carica positiva divenisse si pronta come quella della negativa. Ecco per uiaggiore chiarezza i risultamenti efFettivi medesimi. Da ^ aoo a + 10° . . 10' 2" . . 11' o" . . Ic' iS" . . u' iS" . . 9' iS'' . . . media 10' 33" Dm — lo" a — 10° 4' 3o" . . 6' 45" . . 4' 551 . . 4' 45" . . 3' 55" . meOia 4' 58W Da cio io ne concliindo che neW aria comune e alle ten- sioni a cu'i suolc onii/iariamente servire V Elettroinet.ro a qua- drante , e precisametite a quelle tensioni a cui corrisponde una scintilla lunga daW una alle due linee , V eletlriciia nega- tiva si dissipa piii prontmnente che la positiva. II. Al condiittore isolato menzioaato poc' anzi e niunito dair un de'capi d'un Elettrometro a qnadrante, ho annessa dairaltro capo una pnnta metallica acuta, introducendovela da un foro ivi praticato. Qulndi ho elettrizzato 1' apparecchio in piu, e 1' ho lasciato a se stesso. Scese il pendolo rapidameute sino a 6°, e qui- vi si fermo , cessando la difl'usione rapida dell' elettrico ( quella accompagnata da strepito e da luce visibile nel- 1' oscurita), e sottentrando una dissipazione lenta , simile a quella considerata poc' anzi e che ha luogo senza la punta. Senza nulla cambiare nella disposizione dell' apparecchio, r ho elettrizzato in nieno , e vidi 1' Elettrometro discendere rapidamente sino a 4° '/a , e qui trattenersi la discesa rapida e sottentrare quella lenta. Ripetute le due prove, dopo avere diminuito Io sporgi- mento della punta, col mandarla piii addentro nel foro 192 VARIETA. menzionato, rimase nell'apparecclilo una maggiore tenslone,: dopo il decadimento rapido deirElettrometro, si per l' una che per T altra elettricita; ma rltnase tuttavia piu grande la tensione posidva. Ed ebbi lo stesso risultamento, dopo aver diininulto ancor piu lo sporgimento della punta sud- detta. Ecco i risultamenti ottenuti: Sporgimento medio. Sporgimento miuore. Sporgimento maggiore della puuta. Besidua elettricita po- sitiva dopo cessata la di- scem rapida dell' Elettio- mctro 6° 7° '/» 10* Keiidua elettricita ne- gativa dopo ceisata la discesa rapida, come sopra ^° i/i 5° ^jt 7° 'y, Donde io ne ricavo die nell' aria coraune la facolta as- sorbente dclle punte elettrizzate in meno si mantiene sino a una tensione piii bassa di quel che faccia a circostanze pari la facolta emittente delle punte medesinie elettrizzate in piii; fatto analogo a quello mostrato dalle sperienze precedent!, salvo che quello di cui ora si tratta riguarda la disper- sione rapida dell' elettricita, e il precedente la dispersione lenta. Questa maggiore attitudine delle punte metalliche ad as- sorbire che non ad emettere T elettricita nell' aria comune, si manifesto anche nelle sperienze seguenti. III. Al conduttore isolate medesimo munito dell' Elettro- metro a quadrante, in luogo di unire la punta metallica come poc' anzi, glie 1' ho presentata a una piccola distanza, ponendola su di un vicino sostegno non isolate. t^ Elettrlzzato esso conduttore isolato in piu , 1' Elettrotnetro discese con moto rapido sino a 6°, ove si trattenne per continuare la discesa lentamente. Elettrizzatolo in meno , VARIETY. 193 la discesa dell' Elettrometro coiitinuo raplda fino a 8°, dopo di che di venae lenta. Sulla difFerenza fra il potere assorljente e il potere emittente delle punte si era gia occnpato prima di me il prof. Cesare Gazzaniga, ma egli iioii giunse ai risultameati da me esposti (i)", e percio le sujjeriorl sperienze mi pa- jono nuove anche da questo lato. Deduzioni. lo noa tentero di dar ragione di questi fatti, giacche per poter dire qualche coSa si rlcliiederebbero molte altre sperienze. ]Mi contentero di dediirre da essi : I." Clie la minor forza che suole avere ordinariamente 1' elettricita negativa somministrata dalle maccliine, a para- gone della positiva, non solo dipende da una forma e di- sposizione meno vantaggiosa delle parti destinate a cotale elettricita , ma eziandio da una piii facile dissipazione di quest' ultima. a." Che non regge I'idea di Tremery, il quale per ispie- gare un certo fenomeno che si osserva uel traforamento di una carta per mezzo della scintilla, suppone che nel- I'aria comune si propaghi piii facilmente T elettricita vUrea che non la resinosa (a). (l) Annali delic Scieme dtl Bfgno L'lmbardo-Veneto , i8?.3, p. 334. (a) Haiiy, Tralte elementaire de Phyiijtif, edit. iBai.T. 1, p. 476. Blbl. hal. T. LXXXI. i3 194 GRONAC A DELLE SCIENZE, LETTERE , ARTI, ISTRUZIONE E PUBBLICA ECONOMIA IN ITALIA. REGNO LOMBARDO-VENETO. ( Articolo estratto dalla Gazzetta di Milano num. 44, 1 3 febhrajo i836. ) D, 'acclie il cholera, che nel i83i aveva gia desolate alcune parti d'Europa, si fece nello scorso anno redivivo nel mezzodi della Francia ed in altre contrade a noi piu vicine , incessanti fnrono le cure dalle pubbliche autorita per disporre mezzi e presidj d' ogni maniera , sia per te- ner lontana da noi , sia per combattere e mitigare quella funesta influenza. Si rivolsero pertanto i pensieri della suprema Magistra- tura a tutti quel variati provvedimenti , che Tuniana pru- denza poteva in tanto frangente suggerire , e quindi men- tre da una parte si disponevano ospedali, asili di ricovero, depositi di farmaclii , e si organizzava la distribuzione del personale medico in guisa , che ogni piu oscura e remota localita fosse provvedata e dell' opera dei professori del- I'arte, e d" ogui necessario apparecchio e corredo, dall'al- tra parte si dirigevano le superior! sollecitudini a procac- ciare ai poveri ogni sorta di alleviamento nella loro con- dizioue , dandosi pur moto a lavori pubblici straordinarj sopra tnita la superficie delle provincie lombarde per ofFe- rire alle liraccia operose onesto e facil mezzo di sussistenza. In tania varieta e moltiplicita di provvedimenti fu in- Vocata la cooperazione della generosita degli ottimi abitanti di queste provincie , i quali docili all' invito , e mossi dal- 1' iniiata Ijonta del loro anirao concorsero con pronte e co- spicue ofFerte d' ogni specie a crescere ed impingiiare quella C R O N \ 0 \. lijS niassa di pubblicl soccoi'si e ilJ salutarl picsiilj, die il Go- verno intendeva di offerirc alia popolazionc nel caso che il terauto morbo fosse penetrato fra noi , essendosi pur degiiata Sua Maesta nella sua somiiia pi-evidenza di maii- dai'e in Italia it nohile sig. Hildenhraud professore di me- dicina nell' I. R. Uuiversita di Vienna per suggerire a S. A. I. e R. il serenissimo Arciduca Vicere quei migliori presldj ed apparecclii gia comprovati dalPesperienza, che lo slesso sig. Hildenbrand ebbe caiiipo di mettere in opera nel i83i, quando fu incaricato di organizzare, durante Tinvasione del cholera nell' interno della nionarcliia, i ne- cessarj provvediinenti ; il quale sig. professore, coinpiuta era onorevolmente la sua missione , si restituisce alle sue ordinarie funzioni nella capitale dc'ITlmpero. Quale sia la mole degli impartiti provvedimenti e del raccolti apparecclii, pei quali gareggio colle premare delle pubbliche Autorita V operosa lilantropia degli aliltanti , b ' facile desumerlo dal prospetto compendiato, o ([uadro rias- suntivo qui di contro esposto, e che noi vogllanio pubblicare a giusta dimostrazione del vero ed a debita lode di quei cittadini d' ogni ceto , che seppero si bene cooperare alio scopo , cui il Governo con ellicacia e con perseveranza tenne rivolte le sue cure. Questo prospetto e diviso per provincie, e riassume in brevl cenni ed in cifre complessive tutto qnanto e dalla publ)lica previdenza e dalla privata carita era stato disposto e fornito fino al 3 1 dicembre anno scorso per provvedere in ogni evento alia pubblica salute. Grazie sleno rese dappriina alia Divina Clemenza , cut piacque tener iinmuni dal fiuiesto malore queste belle con- trade, e veggano poi i nostri lettori con qnalche compia- ccnza , clie non destituita di fondamento era la fiducia ri- posta da questa popolazione nello zelo dei Magistrati, mentre gP impartiti provvedimenti e gli adunati soccorsi erano tali da far fronte a qualunque sinlstro accldente , ed assicurare in ogni caso a ciascheduno dei nostri con- , cittadini la necessaria assistenza ed ogni possibile allevia- niento merce il felice accordo con cui la generosita , la filantropia , la pieta del privati seppe associar^i alle costanli soUecitudini della pubblica annuinistrazione. 196 C R O N A C A. Valga la presente opportunlta per far nolo al pubbllco, che d'ora innanzi ci terremo dispensati dall'annnnzlare in questa Gazzetta le ulterlorl profFerte che fossero fatie pel caso del cholera, certi d'altroiide, che ove la pubblica incolumita venisse ancor minacciata , noii solo verranno niantenute le gia fatte obblazioni , ma sapra la beneficenza del privatl segnalarsi con nuovl tratti generosi, ed acqui- star nuovi titoli all' nniversale riconoscenza. »/ R. GinoNi, F, Carlwt, L Tvmagalta e G. Ewgnatelli^ f ilirettori ed eilitori. Puliblicato il di f) ajiriie jS^d. IVO iitela dell f IMibl. ItaL T. LXXXI.) QUADRO RIASSUNTIVO NUMERICO D quanto si c operato nelle Provincie cli Lorn Jai dia a tutto dicembre i835 a tutc la della pubblica salute e per I' eventuale svilupp J del Cholera-Morbus. PoPOLA- J LOCA LI PEI CHOLECOSl Leiii Infzkm E„, Med.c, MlNlClNAU. SlAETtlMENTI Stabilimenti Pi. di ricoveio. Cab ceh I Of ERE per la saluhrita delle abilazioni, delle acqiie, slrade e piazze. Bek E Offeree d ll FICENIA Opere pubblicbe 1. 2 =- i ■2 t a,, 0 1. 1 1146 ■3 < 5o H Presso gl. stabi- 1 1 1 1 J! 3 7' 1 3 per PKOVINCIE. disponibili 1 i u o'i Cmiere cliolerosi. 1 1 Camere pei cliolerosi. 0 1 1 ■i Z Z P chol Gill approvate dalle Autorita lo di app ovazione. 4 39 ~ S J § 1 -i 3 ;3 '2 it 2 i ■a-i i - 2 .i & & ^ 1 }\ 1 1 ■3 i o- i 1 UlLAXO .... 518,-91 388 8 i,3o5 4,439 ai79 3,375 335 333 63o 134 113 uji ,34 i3i 5 83 3io3 aao 403 ■4 3.19 3o 186 186 i363 19 19a 3,966 3o5a 1914 388 97... 8 351,1,5 348,313 Strade 99,878 Strade 355,320 455,1,8 Bmscu 336,064 a36 38 46a 4.171 3o8 409 i338 a,o55 S3 4" 498 47S 1066 .0 154 34 198 114 laa ,3 365 ,3 66 9 608 8 70 64 333 18 66 533 533 ■' 334 41,160 79.013 .20,173 .. 4».498 S5,,+3 468,441 IliKIOVA . . . aSc,963 74 ■ c 19a ..489 376 i35 434 945 ■9 '7 141 61 338 9 83 So 14a 7" II 7 337 8 Sa 7 187 8 S3 9a 943 37 i63 3,9.8 ■1657 ia6l iiS .9,073 48,778 67,8s. 89,57. 76,567 i66,i33 Bmcamo . . . 341,367 359 ■4 377 5,833 887 714 389 1,890 45 49 493 S18 iio5 30 l33 33 174 340 I, 19 .375 44 161 •4 1045 3o 354 MI 347 a8 95 903 658 345 373 S4.837 .93,454 347,291 ■■ 433,366 359,5+4 781,910 Cbxuona . . . J 8 5,47 7 j8c ■ 443 1,040 3,1 348 73, 16 16 668 347 1047 ") 55 35 99 33 16 5 104 5 30 6 388 6 39 8 .96 8 18 930 799 i3i .80 26,043 34.915 60,957 .. 11,446 .1,446 =»»"' 369,334 Sa8 6 1,036 3,034 341 541 81 863 '• .. 496 373 890 i5 103 33 14c 65 30 ■ a 634 a6 .10 » 8, » 6 >■ 31, ■ 0 48 369 304 65 54, 30,II3 .3. ,442 161,554 " 146,587 . 362,467 5o,,o54 'ATIA i55,H7 ,,3 - 576 3,o3o 576 336 " 813 36 38 430 374 S48 3 1 49 33 io3 53 " 4 173 6 36 7 ,8 3 6 16 53 ■ 13 5 35 6,3 5o6 186 193 38,Soo 39,431 77.9»" 9i,o3o ,1,030 -ODI ao5,634 197 a3 604 a,385 439 336 454 1,119 33 35 391 ■ ao 469 3 1 53 34 98 33 i35 8 404 39 68 6 .46 '4 33 39 64 ■ 0 33 10,919 9785 1.34 168 33,964 33,543 S6,5o6 .. 330,380 108,123 328,5o3 KINDHIO .... ,c,^c, 7, "J 3„ 665 S3 9= 337 38! 6 5 78 108 197 4 a6 14 44 ■ 3 64 ' 34 " iS " " •' " 37 56 ,0 38 33 34 8 79 7,061 .6,394 33,455 91.339 2,6,427 307,766 'otale gener. a,45=,97' 2.34 .a, 5,!j6 34.97'' 5449 3857 3883 216 3430 260- 64,0243 766 433 1432 823 392 i5, 63,3 353 930 65 5565 ,„4 74<5. 5,1 3521 i35 67- 21,162 16.318 4944 2361 346,867 8..,i54 I.l6+,C2I 1,573,54, 1,5+3,93- J,ii,,+86 197 tratto delle osservazioni meteorologiche fatte alia nuova tone astronomica dell' I. R- Osservatorio di Brera all'ahezza di tese 1^,62 {metri 26,54) suit orto hotanico , e di tese 75,48 {metri 147,11) sul livello del mare. G E N N A J 0 i856. ridotlo all B A K 0 a tein[ METE )eiaUii 9'' 0 a + 10° R. 2l'> Direzlone del vento. 12'' 18^ S'' ,2'' iS'' o*' 6^ poll. lin. I 27 11,1 1,... 11,6 Hn. lin. II.5 lin. ",9 lin. 12,7 lin. i5.i S E E S E E N E s 0 I 27 i3,4 1 5,5 '4,2 i4,8 '4-9 • 4,6 •4,4 S E E N E E NE N £ 5 27 14,2 1^:9 1 0,8 1 5,6 10.2 12,7 12.9 0 0 S 0 0 N 0 S } 27 12,5 ":4 1 1,1 10,9 10,8 9,8 9,6 N 0 0 £ E ' 27 9,8 9,« 9'9 9,4 10,1 10,5 •0,7 E N E S E £ 5 27 10,9 11,2 >N9 12,3 •2,4 12,2 12,8 E E NE 0 N 7 27 l3,2 ir),o I.T.O '2,9 12,9 '2,4 '2,4 S E 0 E N E I 27 12,5 12,2 12,5 >2,6 I2,« 12.6 '2,7 E N 0 N E ) 27 12,4 12,1 12,1 12,5 12,4 12,1 12,2 N E N E K E N E ) 2^7 12,1 ",9 12,1 12,2 I2,J 12,1 12,0 S 0 S S 0 s 0 s 0 1 27 11,9 11,7 11,7 11,5 11,5 •0,9 10.8 N E s 0 S N I 27 10,1 9,> 9,4 9'' 9,« 9,0 9-^ S E E S 0 J 27 9/f \ 27 1 3,6 1 3,4 1 0,1 1 5,4 10.9 1 5,6 i5.6 12,9 12,6 10,1 12,6 0 S E N E S N E S N E N E ) 27 12,1 11,2 1 1,0 10,4 10,1 9^7 9,0 S .s S S 0 ) 27 8,9 8.9 fi,8 10,6 10,6 1 1,5 11,6 N E E N s 7 27 11,5 1 1.5 lo,q .0,8 J i.i 12,0 ,2,5 E N E N 0 N 0 E i 27 12,8 in,? I 1.8 11,2 I I.O 7,9 7,2 E K 0 0 NO n(') > 27 7,2 ► 27 1 5,5 7,0 I 5,2 1 5,6 9-7 10,9 10,4 '•i,9 '2,4 ' ^^9 16,1 14,0 N 0 S 0 N 0 S 0 E N E S N E N E 27 i5,q i5,6 1 5,6 10,6 ,5.4 i5 5 i5,6 0 s 0 S 0 s 0 £ ! 27 12,5 I 5,2 14,1 '44 '4-9 i5.3 1.5,7 E S E E S E £ N E J 27 i5,8 1 5,6 i5,8 i5.7 1 5,6 I 5.2 10,2 N 0 0 0 N 27 14.6 > 27 11,9 •1,4 ",9 14,5 12,5 ici,9 i5.o '5,", i5,5 '^•9 i5.5 '2,1 'J,9 s 0 E E S E E N E E S 0 E N 0 ) 27 14,0 1 5,4 1 5,3 i5.i 12,9 12,7 12,9 0 S 0 N E N 0 N E 7 27 12,8 12,4 12,6 12,7 12,7 12,0 12,6 N E N E N 0 > 27 12,2 11,6 1 1,6 11,5 11,5 9-5 9,^ 0 N NE N 0 0 )27 8,5 7^2 6,9 6,5 6,3 2.8 1,5 s 0 N 0 0 N E E S E ) 27 0,D 0,1 0,- 0,6 2.2 5.7 5.1 N N 0 0 ^• o<'' 0 N 0"' 27 5,4 ^9 6.2 6,8 6,9 6.8 '■■ N 0 N 0 0 N 0 N E Altez za mas sima (1 el bare )metio poll. 28 lin. 5,80 27 »' 0,12 27 »/ 11,45 •0 contate da ,^ met ia . j^ ! Le ore delle Dsservi jzioni sono i n tem ■)0 A CI mezzo di. 198 ' G E N N A J 0 1 856. Altezza del termometro R. State del cielo. o o»> 5'- 6'' 9'^ 12'' i8'> 21*^ da o'^ a 12^ da 12'' a 24^ O 0 1 0 0 0 0 I + o,5j- 0,^ - .,6 - 4,3|- 4,2 - 6.0 - ^,q Sereno. Sereno. 1 - 4,2 - 4,' - 5,5 - 6,2;- 7,2 - 8,T - 9,0 Nebb. ser. Ser. nebb. 3 - 6,5 - 4^5 - 5,6 - 6,6 - 6,8 - 6,3 - 6,5 Ser. nebb. Sereno. 4 - 3.£; - i,« - 2,0 -2,4 - 4,5 -4,5 - 3,6 Sereno. Sereno. 5 - 1,4 - I," - 1.7 - 2,5 - J,o - 5,3 - 3,1 Sereno. Sereno. 6 + 0,1 + 0,1 - 0,2 - 0,6 - 1,3 - 1,8 - 1,4 Ser. nuv. Nuv. nebb. ser n •¥ 0.4 + 0,7 - 1,6 - 1,3 - 3,3 - 5,0 - 4,7 Ser. nebb. Ser. nebb. nuv 8 - 1,5 - 1,2 - 2,5 - 3,5 - 5,8 -7,5 - 7^0 Nm-. neve. Neve. 9 - 4,7 - 2,2 - 2,J -2,3 - S,5 - 3,6 - 2.9 Neve pioggia. Neve pioggia. 10 - 2,^) - 2,7 - 2,8 - 3,1 - 2,9 - 1^9 - 2,1 Xuv. neve. Neve, pioggia II - 0,8 - 1,0 - 1,2 - t,3 - 1,4 - 0,9 - 0,9 Neve, pioggia. Pioggia. 12 0,0 + 0,5 - 1,0 - 1,4 - 0,2 - 0,6 - 0,2 Pioggia. Nuv. nebb. i3 + 0,6 + 0,2 - 0,5 - 0,7 - 1,1 - 3,5 - 2,8 Nebbia. Nebb. ser. '4 - 1,5 - 1,5 - 2,7 - 2,2 -3,4 - 5,6 - 2,2 Nuv. rotto. Sereno. i5 - 0,4 0,0 - 0,4 -0,4 - 1,2 - 1-9 - 4-7 ^ 2,4 2,1 Ser. nebb. Sereno. i6 + 0.1 + 0,6 _ 0,8 -2,4 -2,5 Sereno. Sereno. I? + o,t 0,0 - 2,0 - 2,7 - 3,9 - 5,5 - 2.2 jNebb. ser. Nebbia. i8 - 1,0 + 0,1 - 2,0 -2,3 - ^,9 -2,6 - Ol7 Sereno. Sereno. IQ + 2,1 + 4,0 + 5,0 - 1,6 - 1,9 - 2,6 - 2,4 Sereno. Sereno. 20 - 0,1 - 1,0 - 2,0 - 1,6 - :),o -4,7 - 3,8 Ser. nebb. Nebbia. 21 - 2,1 - 1,7 - 1,4 - 1,0 - 1,3 - 1,3 - 1,1 Nuv. nebbia. Nuvolo. 2 2 + 0,9 + 0,1 - 0,7 -0,4 + 0.4 - 0,8 + 0,2 Nuvolo. Nuvolo. 2>') + I, '6 + .,2 + 0,2 + o,i + 0.3 - ',8 - 1,2 Nuv. nebb. Nuv. ser. 2 4 + 1,6 + 1,2 0,0 + 0,2 + 1-9 + 0,7 + 0,0 Nuv. pioggia. Nuv. ser. 2 5 26 + 1,0 + 0,6 + 0^7 + 0,3 + 0,7 - ',4 + 0,2 Nuv. pioggia. Nuvolo. + 1,7 -»• 1,61- 0,1 - 0,7 - 1,6 - 2.6 - 1,6 Nuv. rotto. Sereno. 27 + 0,8 + 0,8- 0,6 - 0,2 - 2^7 -4,7 - 4,fi Nebbia nuv. Sereno. 28 - 2,8 - 2,4- 0,1 - 3,8 - 5,4 -5,0 - 3,8 Nuvolo. Nebbia. 2P - 2,3 - 1,8 - 2,4 -2,8 -3.4 - 2,7 - 2,4 Nuvolo. Sebb. ser. ■;So - 0,4 ~ i,0|- 2,4 - 1,0 - 0,21 + 1,5 + 3,2 Neve , nuv. ^uv. ser. :>! + 5,, + :),o^ + 1 1,0 + 1,0 i- 0,0 - ''9 — 1,0 Sereno. Ser. nebb. Altezza massima del termometro + 5°, 10 " minima .... - 9 ,0 " media .... - I ,99 QuantiUi dell a pioggia e neve sciolla iu lulto il mcse li aee 4, '2. SH 199 fiiatto delle ossewazioni meteorologiche fatte alia nuova torre astronomica MTI- R- Osservatorio di Brera aU'idcezza di tese i3,62 (^metri 26,54) mU'orto botanico, e di tese 70,48 [inetri. 147^1)) sul livello del mure. FEBBRAJO 1856 EARO METRO Direzioiie del vento. ridot lo alia temp eratura +10 w. 21^^ ^'0^^^^ ) ) o'^ 9' 12*^ i8'> .2'' 18'^ poll. Hu. lin. ii„. Un. liu. lin. liu. I 27 6.,6 6,2 6,5 G,6 6,4 5,. 4,6 0 E S E E (') N E 2 27 0,3 2.1 1,9 1.8 1,8 J,^ I.O S E 0 E E D ^7 0,4 0.4 0,7 1,6 ',9 4-4 4-7 S E 0 S 0 N E N E 4 27 4,6 4.6 4,7 5.1 5.5 ^■.7 7,4 N E E S E<') E (■' E 5 6 27 8,5 8v 9,3 8,6 8,8 8,8 10,7 N E E S E N 0 27 10,5 10.9 q,8 Q,5 9,2 8,5 8.5 S 0 N E N E Culmo 7 27 8.1 75'! 7,2 7,2 7,2 6,7 6,6 M N N N 8 27 6,() 7.0 8,i 9,6 I O.J I i,D 1 1,8 s 0 N X E Calino E 9 27 I ■•^9 11,8 11,9 12,2 12,3 12,0 12,1 E 0 N 0 N E 0 I 27 11,8 11,2 TI,0 10,5 I 0,2 8,8 8,5 E NE N 0 0 0 27 8,0 7'- 7,3 7,5 8,0 10,5 10,4 N 0 KOC' N N E s 2 27 10,5 9,4 9-1 8,1 6,6 6,6 7,8 0 N 0 0 S 0 N 0 N N E 0 27 9,^ 8,8 9,9 10,8 ",7 12,7 i3,o N (') N E 0 N N E S 4 -7 -3,0 1 .1,0 ID,2 I.-). 2 l3,2 13,0 12,9 S S 0 E N 3 6 27 12,7 12,0 I2,j) 12,6 12,8 12,6 I2,i 0 N E 0 27 "i9 11,1 10,7 10,2 9,9 7,5 6,4 N 0 N N 0 N K E 7 27 a,o 0.', ',9 1,1 0,6 1,3 1,5 E S E ese(" ene('> N E 8 27 ,,5 1,3 2,0 3,2 3,8 5,1 5,5 N E E N E Caluio 9 27 5.8 6,0 6,3 6,7 6,9 7,3 7,9 N E N E K E Calmo 0 I 27 8,5 7,8 «,9 9:7 10,3 io,S ",7 JC 0 N E ^ W E E 27 li.q 1 1,5 1 1,5 11,4 I., 4 10.7 10,8 S E N E N E 2 27 1 0,4 95S 9,6 q,D 9,4 8,8 8,0 S E E -\ E N E 0 b 27 8,7 7.6 8,. 7,' 6,4 4,4 4,0 E !( E N E s ■4 ■iy ^'9 ^i,.-, 0,2 3,2 3,2 2,9 5,0 0 N N E N E .5 27 2.G 2,5 2,3 2,3 2.6 0,0 2,9 S E S S 0 N E E Calmo .6 27 2,8 2,5 2,7 2,7 2,8 2,9 2,7 t S E 0 '7 27 2,1 1-9 1,7 1,8 2,0 2,8 0,0 E S E E s 0 0 X E iS 27 2,9 2,7 2,D 2,8 2,7 2,4 2,8 0 .'i 0 0 E =9 27 2,8 .1,2 4,0 4,6 5,2 6,2 «. S S E N ^• Allez za nia ssima del ba rometi 0 jioll 28 lin. I. ■25 " mil me lima . fiia . . ,^ 27 » 0,41 27 » 7,o5 ro contate da 6 »/ Le ore lelle OSSCIV azioui sono in ten ipo ve mezzodi. 200 FEB BRA JO i836. Alteiza del termomeiro R Stalo del cielo. 'S 6 o'^ 3»' ^ 6*^ 9'^ 12'' 18'' 2.'' da 0 a 1 2'' da 12'' a 24''; I + i°,8 + iiQ + 0,7 + 0,3 + 0,8 + 0,2! + 0,2 Ser. nuv. Neve, nuv. 2 + 0,6 + III + 0,1 0,0 + 0,1 + 0,5 + 0,6 Nuv. piogg. Nebb. piugg. 3 + 1,1 + o,o - 0,2 + 0,1 -.. 0,8 + 0,4 + 0,7 Pioggia. Piogg. nebb. 4 + 1,7 + 2,3 + 3,1 + 5,1 + 5,0 + 4,3* 4,0 Pioggia. Pioggia. ,1 5 ~6 + 3,4 + 3,6 + 2,6 * 1,8 + 0,9 + 0,4 0,0 Piogg. ser. nuv. Nuv. nebb. + 2,1 ■•• 1,8 _ 0,2 - 0,9 - 0,9 ~ 1,0 _ 1,0 Nuv. nebb. Nuv. nebb. y - 0,4 - 0,J _ 1,0 - 1,3 - ',7 _ 2,8 _ 2,6 Nebbia. Nuv. nebb. 8 - 0,6 - o,q - 1,9 - 2,1 - 1,9 - i,f) 0,0 Nebbia. Nuv. nebb. 9 + 1,7 + 2,2 - o,q - 1,6 - 2,1 - 3,8 - 2,4 Sereno. Ser. nebb. lO + 1,3 + 1,8 + 0,1 - 0,4 - 1,1 - 1,9 - 1,3 Ser. nebb. Sereno. 1 1 + 2,0 + 3,1 + 1,2 + 6,8 + 5,6 + 2,5 + 4,0 Sereno. Sereno. 12 + 3,7 + 3,6 + 1,4 + 0,4 + 0,1 + 2-,4 + 3,7 Sereno. Sereno. 1 6 + 4,0 + 3,4 + I -,7 + 1,0 - 0,1 + o,q + 0,1 Sereno. Sereno. «4 + 2,4 + 2,7 + 0 3 - 0,5 - 1,0 - 0,8 - 0,6 Sereno. Sereno. i5 + 2,6 + 2,2 + 0,4 - 0,3 - 0,9 - 2,2 - 0,9 Sereno. Sereno. i6 + 2,4 + 3,3 + 1,5 + 0,2 - 0,4 + 0,6 + 0,4 Sereno. Sereno. 17 + 4,3 + 6,6 + 3,7 + 1,2 0,0 0,0 + o,q Sereno. Piogg. neve. iS + 2,1 + 2,0 + 0,4 + 0,3 + 0,6 + o,q + 0,8 Nuv. neve. Neve, piugg. iQ + 4-)9 + 3,4 + 1,1 + 0,2 -0,4 - 1.8 + 1,6 Ser. nuv. Sereno. ao + 3,1 + 3,5 + 1,3 + 0,5 + 3,4 + 2,6 + 1,7 Ser. nebb. Sereno. 21 + 4,0 + 3,5 + 1,4 - 0,9 - ',9 - 3,2 - 0,5 Ser. nuv. Sereno. 22 + 2,5 + 2,1 + 0,3 - 0,9 - 1,6 _ 0,2 + 0,2 Sereno. Nuv. ser. 23 + 2,0 + 1,6 0,0 - 0,1 - 0,2 + 0,4 + o,q Nuv. neve. Neve. 24 + 2,1 4- 2,5 + 1,0 + 0,T - 0,2 - 0,4 + 1,0 Neve, nuv. Sereno. ab + 0,2 + 0,2 + 0,4 + 0,4 + 0,7 + 1,0 + >,i Ser.piog. neve Piogg. neve. 26 + 0,3 + 0,3 + 0,4 + 0,2 + u,3 + 0,4 + 1.2 Piogg. neve. Piogg. neve. 27 + 0,6 + 0,4 + 0,2 + 0,5 + 0,5 0,1 + 0,3 Pioggia. Pioggia. 28 + 0,4 + 0,5 + 0,5 + 0,5 + 0,6 + 1,0 •t- o,q Nuv. piogg. Neve, piogg 29 + 2,9 + 3,0 + 1,8 + 1,0 - 2,0 3,7 1,8 Pioggia. Nuv. sei\ Allezza massima del tei"niometio + 6° ,80 " minima . . .... - 3,80 " media . . . . . . . + 0 ,74 i Quantila della pioggia e neve sciollu in lutlo il niese lii ice 1 1 5,86. i BIBLIOTEGA ITALIANA PARTE 1. LETTERiVTURA ED ARTI LIBERAL!. Famlglic celcbri kallane del Conte Pompeo Litta. — Milano , prcsso F aatore, al dazio di Porta Orientcdcj n° 711, ill foglio , con rami (*). G. Gonzaga di Mantova. ""li ultimi fasclcoli pubblicati dal conte Litta com- prendono in quattro parti la Storia della famiglia Gonzaga ; la quale come fu una delie piu illustri , cosi fu anche trattata dal ch. autore con singolar di- ligenza, e corredata di tavole non pur numerose, ma belle e pregevoli quanto le niigliori pubblicate iinora. Una di (pieste rapprcsenta un quatiro di Domenico Moroni e nierita certamente di essere coUocata Ira le piu belle cose clie in questo genere si possano (*) Dopo r ultimo nostro ariicolo ( Vedi Biblioteca Ita- liana toiiio 78.", pag. 3) T illusti-e autore pubblico il com- pluiento della Famiglia Gonzaga , divisa in quattro parti ;, prezzo ital. lir. 60 coi rami , il solo testo lir. 20 ; e la Famiglia Tiepolo ^ prezzo lir. 6 coi rami, senza rami lir. 3. 60. Tutte le Famiglie sin ora pubblicate , die montano a cinquautacincjue , lir. 786. 48 coi rami i scaza rami lir. 186. 80. Bill ItuL T. LXXXI. 1^ 202 FAMIGLIE CELEBRI ITALIANE vedere. L' argomento della pittura e la caduta dci Bonacolsi ai quali nel iSaS successe la signoria dei Gonzaga. I principj di questa famiglia, la cui dominazione coniincio poi nelTanno predetto, sono incertissimi. Essa appartiene senza dubbio all' ordine popolare, e benche tra le famose d Italia non e pero tra le anti- che , ne tra le castellane , lie tra le coiisolarl. II primo di quest? famiglia, nella genealogia che ne da il conte Litta, e un Filippo, il quale j^re^e il cognome dal paese di Gonzaga^ verosimilmente perche vi era nato. La prima origine pero della grandezza dei Gonzaga , viene dal ch. autore attribuita ad Antonio che mori nel 1283. (c Probabilmente provveduto di fortuna, era » pero certamente uonio popolare. L' avere assistito » i Bonacolsi contro i conti di Casaloldo lo fece fa- » coltoso e potente. » Da Antonio nacque Guido che niori nel i3i8. Gli successe il Hgliuolo Luigi che nel i3i3 fu podesta di Modena, alia qual carica lo fece nominare Passerine Bonacolsi signor di Mantova, cui premeva die quella citlcl recentemeiite acquistata fosse retta da persona da lid crednta affezloiiata. Questo Luigi fu uomo di grandi ricchezze e di niolta ripu- tazione. II Bonacolsi in vece era odiato credendosi comunemente che tendesse ad assoggettarsi la patria: quindi allorche nell agosto del iSsB scoppio una con- giura in cui Passerino e tutti i suoi parenti furono trucidati , Luigi Gonzaga ottenne Y ufficio di capitano generale di Mantova. « Questo fece conoscere che 5) nella congiura egli ebbe parte, e che le intenzioni 5> sue non erano di restituire la liberta alia patria , » bensi di mettersi al posto de'suoi benetattori i Bo- » nacolsi, che avevano tratto la sua casa dalF oscu- » rita. Tutto qui fu ignobile. A cio poi si aggiunge » che Lodovico il Bavaro nel seguente anno lo no- » mino Vicario Impehale in Mantova, dignita die » confeiita al Bonacolsi fu in gran parte cagione » della sua caduta, e conferita al Gonzaga fu cagione » della caduta della repubblica di Mantova. Da cio I DEL CONTE POMI'EO LITTA. 2o3 » si vede quanto esteso e potente fosse il partito » che porto il Gonzaga alia Sigaoria, e quanto Ibsse » accorto il fondatore della loro grandezza. » Luigi mori di 92 anni nel i36o, e gli successe il ligliuolo Guido involto in una pericolosa guerra con Luchino Visconti a cagione di una tresca anio- rosa tia Ugolino suo primogenito ed Isabella Ficschi moglie di Luchino stesso. Questo giovane molto av- venente e mo! to valoroso pare che fosse singolar- mente amato dal padre; di che irritandosi , i fratelli di lui Luigi e Francesco lo trucidarono a tradimento nel 1362. 11 pontclice Urbano V e Fiuiperadore Car- lo IV , ai quali ailora premeva di adoperare i Gon- zaga contro i Visconti , assolsero i due assassini , sic- che Francesco nel i365 fu nominato Vicario Iinpe- riale in Maiitova unitamente al padre ed al fratello. Ma egli poi mori nel 1369, e cosi la paterna eredita tocco tutta intiera a Luigi, secoudo di questo nome. Costui , qual clie ne fosse il motivo , si tenne senipre lontano dalle guerre onde fu travagliata 1' Italia du- rante il suo principato. Una circostanza particolare (dice il Conte Litta ) eslgeva d'altronde la sua vigi- lanza in Mantova. Feltrino suo zio dopo avere usur- ])ato Reggio per se solo, lo aveva perduto. Siccome da quel fatto era venuta la proscrizione sua e dei suoi discendenti , si desto tra le due case una inimi- cizia che non si spense mai, e Luigi dovette pid volte schcrmirsi dalle insidie tesegli da' suoi cugini. Fu uoiuo, secondo alcuni , inclinato alfavarizia, ma per altro non indillcrcnte alle buouc Icttere. Fami- gliare col Petrarca che gli fece dono di rarissimi co- dici , il che forse fu il motivo che lo aaiino a rac- cogliernc moki e ad aprire una Eiblioteca a pubblico vantajigio. ' Mori nel i382, e si erode che la sua inorte fosse accelerata dal dolore di vedere il figlio vano del parentado dei Visconti. Fu costui Gianfrancesco che aveva sposata Agnese figliuola di Bcrnabo Visconti, la quale fu jjoi deca- pitata nel 1391 , secoudo alcuni , come infcdcle a! 204 FAMIGLIE GELEBUI ITALIANE marito , secondo altri come rea tli una congiura contro di lui, non potendo coaiportarc ch' egli fosse amico di Giangaleazzo. Mold sono di opinione pero che questa congiura fosse immaginata da Giangaleazzo medesimo senza saputa di Agncse, per avere un mo- tivo di assalire lo Stato dei Gonzaga. II fatto si e che Giangaleazzo Visconti aspirando a faisi padrone di tutta quanta T Italia, ruppe gutrra anche al Gon- zaga e stette in arnii contro di lui per cinque anni. Nel 3398 si concliiuse finalmente la pace; e Gian- galeazzo dopo d' allora mise tanta fiducia nel Gon- zaga, che uiorendo lo nomino fra i tutori dei proprj figliuoli. In questa qualita, e mentre tanti altri Italian! tendevano a disperdere Teredita del Visconti, egli colla pace di Caledio conchiusa fanno 1408, rese un importante servigio a' suoi pupilli. Dopo la morte di Giangaleazzo « aveva prolittato dell' opportunita an- » che Francesco di Padova per prcndere le armi » contro i Visconti, e nel 1404 s' era impadronito di » Verona. II Gonzaga venne seco lui a scissura in- » torno il possesso di Ostiglia e Peschiera, ond'egli » nel I4c5 entro in lega coi Veneziani quando co- 3) storo determinarono di esterminare i Carraresi. La 3J caduta di Verona trascino quella di Padova, e a » lui furono consegnate le due fortezze secondo i » patti della lega, sebbene qualche dissapore nascesse » poscia anche coi Veneziani intorno al possesso di » esse. Questo fu 1 uUimo fatto che appartenne alia » sua vita politica. » Mori poi addi 8 marzo 1407 lasciando il proprio figliuolo Gianfrancesco II neila tutela di Carlo Malatesta signor di Rimini marito di sua sorella Elisabetta. Ai tempi di Gianfrancesco II, e propriamente nel maggio del 1482, f Imperatore Si- gismondo eresse la citta e il dominio di Mantova in feudo imperiale; e d' allora in poi i Gonzaga portarono il titolo di Marchesi di Mantova. Morendo Gianfran- cesco nel 1444 lascio per suo successore Lodovico III, che dopo esser fuggito di casa aveva potr.to riacqui- stare la grazia del pr.dre per le interposizioni di DTL CONTE POMPEO LITTA. 2o5 Francesco Sforza. Egli mori nel castello di Goito I'anno 1478 . e alle preghiere della moglie che taiito ama- va il liglio Gianfianci SCO, fu indotto di dividere lo Stato. Dopo quel tempo adunque cominciarono i du- clii di Sabbioneta con Gianfrancesco, e i princjpi di Castiglione con Rodoll'o. Nel Marchesato di Mantova poi successe a Lodovico HI il piimogenito Federico che « governo sei auni soltanto , sempre impiegato » nelle armi. Appena giunto al prlncipato fu chia- 3> rnato dal Duca di Milano contro gli Svizzeri , » cli' erano penetrati nella Lombardia •, ma gli Sviz- » zeri si ritirarono , ed egli dovette recarsi colle sue 5) milizie in Toscana per assistere la casa Medici » contro Sisto IV e il Re di Napoli nella guerra cui » la famosa congiura de" Pazzi aveva dato occasio- » ne Nel 1482 si lascio strascinare nella lega » di Sisto IV, de' Medici, degli Aragonesi e degli » Sforza contro i Veneziani. Era sia determinata la » divisione delle conquiste che si dovevano fare, ed » eran per Federico destinate Asola e Lonato, che » tolte a' Veneziani furon di fatto a lui consegnate . . . » Ma si aduno nel 1484 un congresso a Bagnolo e » ivi dai potenti fu deciso che Federico restituisse » le conquiste fatte. Tanto ne fu il ramniarico, che » mori; il che accadde nel 1484, 14 luglio, poco ■» prima che la pace fosse pubblicata. » Fra la di- scendenza di Federico \'i ebbe Elisabetta che fii poi moglie di Guidobaklo duca d'Urbino, lodata non so- lamente dal Castiglioni nel Cortegiano , ma da tutti gli scrittori conteniporanei , e famosa non tanto per quelle lodi, quanto per la sua varia fortuna. Gianfrancesco III successore di Federico comincio la sua carriera (dice il Conte Litta) con un avvcni- mento glorioso, la vittoria del Taro. Aveva ( prosegue il ch. autore ) Carlo VIII in un batter d'occhio fatta conquista del regno di Napoli. I Principi italiani erano rimasti attoniti; c pcrcio, dimcnticati, al pericolo ro- inune, gli odii, all infretta avevano formato una lega. Era il Gonzaga giovanc animoso, cupido di gloria; 2o6 FAATIGLIE CELr.RRI ITALIANE onde col titolo di govcrnatore aenerale dcUc genti venete 2;li fu dato il dirigeila. Aduiiate le niilizie , appena seppe clie Carlo VllI stava per scendere dagli Apennini in Lonibardia, ando veloceniente a piesen- targli battaglia. S' incontrarono i due eserciti a For- novo presso il Taro nel 1495, 6 luglio, e il nemico fu sbaragliato. Hanno pero i Francesi negato senipre agl' Italiani il vanto di questa vittoria , quasiche fosse necessario per chiamarla tale che il Re rimanesse prigioniero. Fu vittoria, perche furon tutti interrotti i disej^ni di quel Re d'impadronirsi di Genova , e quelli del Duca d" Orleans che, preso il titolo di Duca diMilano, e occupata Novara , stava per penetraie in Lonibardia. Dopo avere da questa parte assicurato il dominio agli Sforza , corse il Gonzaga nel regno di Napoli per restituire quel trono agli Aragonesi, e si trovo nel 1496 alia battaglia d'Ateila die seco porto la sonimissione delle piazze che tuttavia rimanevano nelle mani de' Francesi. Quando Luigi XII Re di Fran- cia fece una nuova spedizione in Italia ai tempi della guerra di Pisa , e spoglio la Casa Sforza de' suoi do- minj , anche F eroe del Taro ( dice il Conte Liita ) fece eco alia vittoria e accornpagno il Re trionfante nel suo solenne ingresso in Milano. « Fu in seguito » il Gonzaga adoperato dai Francesi in tutte le loro 55 guerre, ma non si vede piu ch' egli mostrasse » queirimpegno e quell' ardore die poco prima aveva y> mostrato per la causa italiana : pare che piegasse alle » circostanze per salvarsi dal nautiagio e nulla piu . . . 5) Nel 1 509 entro anch' egli nella faniosa lega di » Cambrai contro i Veneziani. Poco fortunato contro 5) I'Alviano si trovo poscia alia vittoria d'Agnadello » e gli furono secondo il trattato date Asola e Lo- » nato . . . Poco dopo preparandosi ad occupare Le- •>y gnago riniase prigione ad Isola della Scala. E in~ » colpato da alcuni di averlo desideraio. Certamente » nelle vicendc d' Italia piu non si parlo di lui. » Oitcnuta la liberta , per interccssione del pontefice Giuiio II , ritorno a' suoi Stati dove fece molte utili DEL CONTK POMPEO LM'TA. 2O7 instituzioni. Suo figlio Fetlerico die j^li suocesse, fece nel 1622 una memoral)ile difesa della citta di Pavia contro Lauti-ec in qualita di capitano generale del- r esercito pontificio, quando Leone X e Carlo V si collegarono per cacciar d" Italia i Francesi ; ed anche ai tempi di Adriano VI e tli Clemente VII combatte con molto onore contro 1' ammiraglio di Bonnivet. « Ma disgnstato poi della parzialita die il Papa mo- » strava per Giovanni Medici suo congiunto , si ri- y> trasse a Mantova, ne concorse alia guerra die si » rinnovo nel i SaS , e nella quale Francesco I rimase y> pri^ioniero a Pavia. » II vantasicio die Federico ottenne da' suoi servigi fu nondimeno importante , giacche 1' imperatore Carlo V nel i536 aggiudico alia moglic di Ini Marglierita Paleologo il Monterrato, benche il Mardiese di Saluzzo e Carlo III di Savoja mettessero in campo molte ragioiii sopra quel paese. Brevissima fa la Signoria di Francesco primogenito di Federico, e gli snccesse il minor fratello Guglielnio, che per essere gobbo e deforme riusci poco grato a tutta la popolazione. « La madre e i zii tentarono » di ottenere la sua cessione in favore del fratello y> Luigi , ma egli benche avesse soltanto intorno a » 23 anni, con coraggio si oppose all' altrui deside- » rio . . . Divento dunque Duca di Mantova c Mon- y> ferrato. Fatto sovrano, tutti si lallegrarono: e gli » uomini di corte tutti si misero una gobba, e quanto » era piu aha , altrettanta era la fedelta die si di~ » mostrava. » Giiglielmo poi contro la pubblica aspettazione riusci Principe per mold titoll ai buoni non inferiore. Pro- tesse particolarmente Bernardo Tasso, die fu suo se- gretario, e che lini i suoi giorni presso di lui. II Sarpi fn alia sua corte in qualita di teologo; il Pos- sevino in quella di confessore. Anio il Duca anche gli artisti ; e la battaglia del Taro ed altri fatti sto- rici aveva fatto dipingere nel suo palazzo dal Tin- toretto. Florida era Mantova a* suoi tempi ed aveva una popolazione di 48000 anime. 208 F.V1VIIGLIE CELEGRI ITALIANE II suo figliuolo e successore Vincenzo mostro an- ch' egli ne' suoi primi anni molto aniore pel sapere e per gli uomini giandi; tanto die quando seppe che il Tasso era stato chiuso come pazzo nel nionastero di S. Anna in Ferrara , ando a cliiederlo in grazia ad Alfonso d'Este e seco il condusse a Mantova. Ma cresciuto negli anni si abbaudono alia voltitta ed a far pompa di una magnificenza maggiore del suo grado. Per supplire alle spese nocque in piu modi ai suoi dominj ed alia propria famiglia ; nondimeno quando mori nel febbrajo del 1612 «: il popolo lo » pianse perclie era umanissimo e perclie si era » sempre divertito ; i bnoni non molto perclie era » stato dilapidatore ed aveva col catdvo esempio 5) dato moto al mal costume. E di lui clic si dice » come nel i583 ammazzasse il letterato scozzese » Crittonio; fatto, clie ha esercitato molte penne per difenderlo. » Vincenzo aveva allontanato dalla corte il proprio figliuolo Francesco , e mandatolo nel Monlerrato non solo ( come dicevasi ) perclie cpiel luogo sarebbe piu conveniente alia sua poca salute, ma ben anche per rimiiover da se un liglio ed una uuora clie erano spesso indiscreti nel giudicare i suoi amoi'i e le sue dilapidazioni. « Diventato Duca di Mantova e del » Monferrato nel 16 12 caccio subito dal palazzo quel- 5) rimmensa turba di gente di teatro e di persona » inutili che lo ingoiubravano, e penso a rilorme e » ad economic per rimediare ai debiii lasciatigli in » eredita. » Era sua intenzione di conformare intie- ramente la propria corte a quella di Madrid, ma per la brevita della sua signoria non pote compiere se non pocliissimo di quanto aveva meditalo. Mori ai 22 agosto dello stesso anno 1612, e poiclie pochi giorni prima gia era morto Y unico suo figliuolo ma- schio , gli successe il fratello Ferdinando clie depose a tal uopo la porpora ond' era stato insignito da Pao- lo V. Ferdinando sposo da prima una sua vassalla , che poi fcce chiuuere in un couvento per unirsi in DEL CONTE POMPEO LITTA. 209 matrimonio con Caterina de' Medici. Dalla prima ebbe im figlinolo che non fu ammesso alia successione ; della scconda non ebbe prole. « Oppresso da mille » rimorsi e da mille dispiaceri domestic! mori di 89 » anni nel 1626, 29 ottobre , avendo fatto venire in » Italia con poco piacere degli Spagniioli il Duca di >> Nevers suo rugino clie un di doveva succedere al » suo raino pro^simo ad estinguersi. » Era questi Carlo Gonzaga , tiglio di un altro Carlo figliuolo di Luigi fratello di quel Guglielmo che per la sua deformita volevasi escludere dal ducato. Luigi era passato in Francia lin da quel tempo, cliiamato air eredita di Anna di Alencon, sua ava materna; ed aveva acquistato cola una grande riputazione sotto il nome di Duca di Nevers e di Rhetel. Questi Du- cati gli aveva ricevuti da Enrichetta di Cleves sua moglie, e passarono in eredita al figliuolo Carlo , padie di quell' altro Carlo che il duca Ferdinando, come si disse poc' anzi , aveva cliiamato in IMantova. IMorto quel Duca « ebbe cura di lui il Duca Vin- » cenzo , che gli succedette, e che gli fece sposare » la propria nipote Maria, onde ne'duesposi si con- » solidassero i diritti ai Ducati di Mantova e del » Monferrato, rimanendo in piedi unicamente la qui- » stione se la casa di Rhetel macchiata di fe//onia » verso rimpero, potesse succedere alia sovranita, •» il che si sperava di facilmente ottenere da Fer- )) dinando 11. » Questo poi fu in vece difficilissimo , tanto che dopo la morte del duca Vincenzo ultimo di sua linea nel 1627, il padre di Carlo, benche prendesse tosto possesso di Mantova, non pote otte- nerne le investiture imperiali prima del i63i, ne allora pure ebbe tntti i possedimenti ai quali aspi- rava. Il giovine Carlo fmi di vivere sei anni prima del padre, il quale morendo poi nel 1637 lascio per suo successore il nipote. Carlo anch esse di nome, sotto la tutcla della madte IMaria Gonzaga gia dctta. Quando fu padrone della propria volonta non seppe ne illustrare se stesso, ne mis^liorare la condizioiie 2IO FAMIGLIE CTLEBrxI ITALIAN1E della sua casa. Era principe (dice il Contc Liita) die non godeva alcuna riputazione. Dedito a tutti i vizj accorreva spesso a divertirsi in Venezia ove si ren- deva ridicolo co' suoi sclierzi triviali. Mori consnnto dai disordini nel i665, i4agosto, e governo 18 anni senza lasciare alcuna memoria onorevole. Ferdinando Carlo suo ligliuolo fu il XVIII.° Siguore di Mantova, X.° ed ultimo nella serie dei Duclii, e VIII. ° in cpiella dei Duclii di Monferrato. « Un consiglio di » reggenza istituito per ordine assoluto di Ferdinan- » do II nel momento in cui la madre (in conseguenza 5) de' suoi scandalosi amori coll' ebreo Bulgarini) si 5) rincliiuse tra le Orsoline , governo il principato e » prese cura del pupillo. Se la scandalosa vita dei » genitori non pote servirgli cV esempio per formarne V un buon principe, non vi riesci nemnicno la reg- » genza coll' educazione, o perclie lo trovasse gia » incorreggibile , o perclie ne trascurasse i mezzi. » Oltre al renders! grave ed odioso a" suoi sudditi col- I'ignoranza e coUe ddapidazioni, cadde anche in gra- vissimi errori politici , ahbracciando fra le altre cose nella guerra per la successione di Spagna il partito francese, contro Tlmperatore. In conse^iuenza di cpie- sta sua condotta, nella dieta di Ratisbona Tanno 1708 fu dicliifirato reo di fellonia, e spo2;liato di tutti i suoi Stati. fc Questo fu il premio del suo iiTagione- y> vole fanatismo pei Francesi. Cio accadde a tutte y> le nostre potenti fainiglie dall' arte della corte » di Francia sedotte e poi tradite. Fu il Gonzaga » r ultimo Duca di IMantova e di Monferrato della » sua casa. A' suoi vizj uni un animo si vile, clie 5) alia guerra cV Unglieria si rese ridicolo , siccome » accadde cpiando nel ]6r)3 per una scossa di terre- » nioto fuggi da Mantova lino a Bologna. L' antico 5> valore dei Gonzaga era esaurito. Loro non rima- 5) neva die di cadere , ed a nessuna delle tante di- 3) ramazioni die componevano la famiglia era per- » messo di cadere con onore. Dalla niorte del Duca 5) Francesco nel 161 2 era ormai scorso un secolo, e DEL CONTE POMPEO LITTA. 211 •» tal periotlo era stato occupato tla piincipi noti sol- 5) tanto per le loro dissolutezze e pei loro errori » nellc cose di Stato. E tanto era esecrato il governo » do' Goiizaga pei gravi disordini che andavan tutto » di aumentando , che i popoli si rassegnavano ad » un avvenimento clie riduceva il Ducato alia con- » dizione di una provinria. » Noi in quesio sunto abbianio scgiiitato rcgregio autore nella storia del ramo principale della fami2;lia Gonzaga, che fu pur una delle piu importanti negli annali italiani. Per non riuscire troppo lunghi trala- sciamo di seguitare 1' illustre gcnealogista in cio che cgli dice degli ahri rami che a Sabbioneta, a Bozzolo, a Novellara, a Luzzara, a Guastalla, a Castiglione cbbero signoria. La famiglia Gonzaga e famosa non solo nella storia poliiica , ma anche nella lettei-aria, principahnente pei ricchi e preziosi musei ch' cssa ebbe in quasi tutti i luoghi da lei posseduti. II Conte Jitta non tralascia di raccontarne Torigine parlando di (picl Luigi Gonzaga a cui fu dato il soprannonie di Pvodomonte , dacche sfidato in IMadrid alia lotta da un moro di gigantesca figura, col solo abbracciarlo lo soffocco. « Costui in qualita di colonnello di un reg- » gimento d" Italiani segui nel i52'7 1' esercito impe- » riale guidato dal contcstabile di Bourbon, e si trovo ^' al sacco di Roma. Questa disgrazia di quella capi- » tale fu in gran parte \ origine de' celebri musei » do' Gonzaga ne' loro Stati, giacche nessuno do' varj » signori di questa casa presente a quel luttuoso « avvenimento risparmio di far bot:ino di cose rare. » Sotto Vespasiano, ligliuolo e successore di Liiigi, Sab- bioneta, che prima era una rocca circondata da po- che capanne si converti in una piccola ma vaga citta con strade ampie regolari e con bellissimi edilicj. Vespasiano (dice il Conte Litta) vi apri una zecca, vi istitui uno studio pubblico con cattedre di latino e di greco, vi protesse una stampcria ebraica chVbbe molta rinomanza, vi chiamo abiratori animando il commercio con esenzioni c privilegi, ed essendo 212 FAMIGLIE GELEBRI ITALIANE , eCC intendentlsslmo altresi d' arcliitettnra militare, la muni con ben intese foitificazioni. II nia2;nifico palazzo die egli vi eresse per sua abitazione fn da lui nobilitato con una sceltissima biblioteca e con una galleria ove primeggiava una raccolta di anticlie sculture. Nel 1 538 chiamo altresi presso di se lo Scamozzi, per- che voile un teatro all' use antico. Ecco in hrevissimo numero d' anni iin villaggio trasformato in una piccola Atene . . . Oggi Sabbioneta e sqiiallore. A. La storia delV antica Ligiiria e di Genova , scritta dal Marchese Girolamo Serra. — Torino, 1834, j^re^i'o Giuseppe Pomba, tomi 4, in 8.'', di pag. iSyS com- plessivamente. Lir. 20 ital. In 3Iilano vendesi da j Antonio Fortunato Stella e figli contrada di S. Mar- gherita , e da altri principali librai. (*) u, n" opera dettata da generoso intendimento , con- dotta colla costante fatica di mold anni a termine , diretta ad accrescere la gloria e I'arrore rleila comune patria , non puo die riuscire grata agV Italiani. E molto piu in questi tempi, ne' cjuali e materia e forma stra- niera sogliono avere spesso i libri che vedono la luce appo di noi, quasi ci vergognassimo delle nostra (*) Annunziamo per ora la seguente Storia, riservandoci a parlarne quando ne sara usclto un maggior numero di volumi. Storia della repubblica di Genova, dalla sua origine sino al 18 14, scritta da Carlo Yarese. Genova, i835, dalla tipografia d'Yves Gravier , librajo, in 8.° Tutta r opera sara compresa in otto volumi , ciascuno di circa 400 pagine, carta velina. Prezzo di ciascuno ita- liane lire 6. Ne sono usciti i primi tre, che glungono al- Tanno 1465. In Mllano le associazioni si ricevono dai signori Stella suddetti, contrada di S. Margherita, e da alti'i principali librai. SToraA dell' \niiga liguria e di genova. 21 3 ricchezze, degli stessi nostri peusieri ed affetti. Grande cautela e modestia devesi percio adopcrare da chi vuol rendere un ragionevole giudizio intorno ad un tanto pregevole frutto dell' italiano ingegno. La leg- gerezza o la parzialita della censura, sebbene possa col volger del tempo essere emendata, ed il verace nierito sia potente a a^uadagnarsi 1' universale enco- luio , a viucere le invidie , a trionfare d' ogni men recta scntenza, e pero senipre un attentato contro la gloria dcllo scrittore , uno sconforto ad altri no- bili intelletti ed im ostacolo alia pronta e celere pro- pagazione di verita, le quali possono niigliorare e no- bilitare un intera nazione. Ma per qudnto sia rag- gnardevole il prcgio d' ua' opera non si conviene ogni parte ciecamente lodnrne; die anzi e d' iiopo una j)iu sottile critica usare per iscoprirvi anche le piii lievi ir.endc, dalle quali si guardino poscia coloro die vorranno a siaiili opere accingersi, onde piu fa- cilniente possano raggiungere la pertezione. Ne queste critiche osscrvazioni devono essere suggerite da mali- gno disegno di oscurare il lume dell'altrui gloria ( del die non vi puo essere atto piii codardo e neqnitoso), ma da un sincere e caldo desiderio di procurare sicuri ed onorati progressi alle scienze ed alle lettere. La storia del Serra, per essere equamente giudicata, vuolsi dividcre in tre parti , ciascuna delle quali ha un niaggiore o minor grado di merito. L'una die si contiene nel primo libro e la storia della Liguria antica; Taltra die forma la materia del secondo li- bro consiste in un compendio di storia generale, die incomincia dall' epoca nella quale le genti ligustiche furono soggcttate alia romana dominazione in modo durevole , e si distende tino al principiare del X se- colo , ud qual tempo i Liguri risorti all' indipendenza, mentre ogni ordiiie sociale era in Europa mal fermo e tumultuoso, gittarono le basi d' una repubblica die presto doveva salu-e a maravigliosa potenza, sebbene uno sterile ed angusto territorio possedesse, rinnovel- lando r csenipio dell' antica Tiro. La terza parte che 214 STORIA DELL ANTICA LIGURIA si allarga in quattro libri, e puo considerarsi come il veto e saldo corpo di tutta T opera muove da questi tenui principj della Genovese Repubblica, e nana tutte le piu mirablli vicende e fortune ch' ella corse infino air anno 1483 a cui s' arresta la presente Sto- ria; lasciando viva brama cli'altro nobile ingegno, dal- r istesso fuoco di carita patria infervorato, la conduca a compimento. Imperciocche se il Serra ha descritti i tempi gloriosi e floridi della Genovese Repubblica, mostrando come siasi fatta rapidaraente giande per dominio e per ricchezze , e si e soffermato in quel punto in cui pel cospirare di moke sinistre cagioni comincio a declinare, non sarebbe argomento meno grave , ne privo di utili ammaestramenti 1' esporre come quella mole civile s intievolisse, vacillasse, ed air ultimo crollasse in quel generale sovvertimento di governi e di nazioni , ch' ebbe a vedere ed a sop- portare recentemente Y Europa. Le sventure de' po- poli non meno die quelle de' privati sogliono spesso essere piu istruttive die le loro fortune; e la musa deir istoria sciogliendo un canto lugubre su le cala- mita e le mine delle nazioni c" inspira una solenne melanconia , e ci soUeva a piu sublinii idee su' de- stini del genere umano, die non intuonando i frago- rosi cantici delle vittorie. Ne noi voa^liamo far carico all" illustre autore d' aver posto quel confine alia sua fatica, perche ci parrebbe temerita, ignorando le circostanze , sotto T influsso delle quali egli scrisse, il pretendere die esponesse anclie la storia de' tempi successivi. E fiicendoci a ragionare del primo libro, diciamo contenersi nel medcsimo una descrizione della Liguria anteriore a Romani, la serie delle feroci guerre die questi fecero per domaiia, e la condizione politica e civile, di cui dopo la conquista fruirono i Liguri per le introdottevi instituzioni del popolo signoreg- giatore. Per certo opera difficile si e il ricercare ge- iieralraente lo stato d' Italia anteriore al dominio dei Romani, il distinguere le diverse 2;enti die la Penisola E Dl GENOVA , Dl G. SERRA. 2l5 abilarono in qiicU' eta rcniotissima , il rintracciare le loro (lerivazioni, e quindi determinare a quali gramli razze o schiatte si debbano riferire, il desi- gnai'c i termini delle rispettivc loro scdi , lo stabilire cio che di comiine e di pioprio avevano nella loro costituzione sociale, T esporre le vicende che j)rova- rono ; ora facendosi potenti coll' arnii ed aIlarp,ando i conlini da'proprj teiritorj , ora in vece cedendo alia ciescente possa di altre. Tutte qucste difficolta si ri- scontiano poi specialinente per la gente, e la 2;raiide Confederazione ligu-^tica, la quale prima dagli Etru- schi, poi da' Galii fa sopralfatta e costretta a ritiarsi da una gran parte del territorio posto al di qua del- I'Apennino. 11 nostro aiitore colla scoria dogli antichi geograli ed in particolare di Plinio ( giacclie e a do- Jere assai die Stiabone non abbia che accennata la •Liguria sol per dire che non meritava d'essere de- scritta), e con una sagace interpretazione di alcune I antiche favolose leggenJe , siccome quelle che si ri- i feriscono a J/a/- venerato qual padre de'Liguri, e j ad Ercole, ci rappresenta in un uiodo cliiaro 1' anti- I chissimo stato de' Liguri e le diverse genti , nolle i quali, gnista le divisioni originate da nionti e da' llumi, i| si ripartivano. Solo puo desiderarsi che ci avesse II tracciata la forma sociale de'Liguri antichi, ed avesse •' potuto a quest' uopo giovarsi de' lavori di Micali e ij di Niebuhr, mentr' egli s' appaga di una vivace dipin- [\ tura de' cosiumi , traendone i colori da diver&i luoghi I degli storici classici deirantichita. Vero e, a nostro j parere, che la gente ligustica In un ramo della Cel- tica, ma non vera ci sembra f opinione dell' autore I che per mostrare anticliissinii i Liguri , li fa dalle ! terre d'Asia, c iin da' tempi prossimi alia dispLrsione I degli uomini , approdare alle spiagge di quel mare ! che si chiamo poscia ligustico. Per gente Celtica noi 1 non intendiamo clie queila la qu:\le ahito principal- mente le terre poste fra il Rodano ed il llcno, e che si dillusc, parte nelle vicinc isole Britauniehe, parte per le valli ed i gioghi de" Pirenci nel suolo 2l6 STORIA dell' AN1IG\ LIGUKIA deir Iberia. Che anzi per acquistare tali caratteri e fisici e niorali che valessero a distinguere questa gente Celtica dall' altre, siccome dalla Teutonica e dalla Slava , era necessario die sperimentasse F influenza di tutte le forze climadclie proprie di quella terra e di quel cielo. Laonde se i Liguri furono un ramo della schiatta Celtica, non ponno che essere niigrati, o per via di terra, o lungo le coste, da quella regione che fu sede propria e primitiva delle Celtiche popola- zioni, giacche fuori di quelle condizioni locaU, e molto meno nelle terre d'Asia, ed in tempi in cui il genere uniano coniinciava appena a disgregarsi e si formavano distinti gruppi di nazioni, non vi poteva essere una gente celtica nel signilicato che noi le dobbiamo attribuire. Le guerre reiteiate e sanguinose che sostener dovettero i Roniani per soggettare i Li- guri, e che fornirono materia di trionfo ai capitani della repubblica, vennero forse riferite troppo minu- ziosamente e ad un tempo compendiosamente, onde i fatti sono accumulati per niodo che 1' attenzione si stanca , la memoria se ne grava , fugge il diletto , e tenue e il protitto che se ne puo ritrarre. Aggiungi che in ogni libro antico e nuovo di storia rornana si possono facilmente rinvenire coteste narrazioni. Forse nieglio si conveniva, lasciate le particolarita delle guerre, con piii gencrali ed efficaci tratti di- pingere la lotta clie una popolazione povera, robusta, tenacissima della propria liberta sostenne contro una Repubblica che avea gia domati i bellicosi Sanniti , stesa la sua signoria iino alia Sicilia, abbattuti gli Etruschi , sterminate moke popolazioni galliche cisal- pine , e scossa la potenza de' Cartaginesi. L' interesse non piu diviso in molti piccoli , sebbene accaniti com- battimenti , e percio non attenuato , si sarebbe con- centrato ed ingagliardito, avendo sott' occhi una piu vasta scena. I Romani spegnevano la liberta, anzi la vita istessa de'popoli , ed ogni cosa ne' paesi con- quistati profondamente impronravano delle loro insti- tuzioni e della loro poLenza. Per poche costuiiianze E DI GENOVA , DI G. SERKA. ^17 rU"' essi aclottavano , spcclalmente in nf>;uar{lo all' arte niilitare, facenclone proprio prolitto, nuitavano in ri- cambio T intcra condizione sociale cle' vinti , e per- iino r as[)Ctto de loro paesi , o praticandovi giandi strade , o sravandovi ampj canali, od abbattcndo va- ste foif ste. E dove cpiest' opera pareva dovesse riu- scire [)iu difficile o per l' indole ritrosa de'popoli, o per la troppa longincjuita dalla sede della domi- nazione , ivi piantavano a preferenza colonie, le quali la vita roniana trastondessero ne^popoli, in mezzo a cui qnasi iuimagini della grande citta sorgevano. Questa til pure la sorte che tocco alia Liguria , la quale pero da" llojiiani in entro piii brevi contini ri- stretta, e questa f"u breveniente esposta dalTautore, il quale non omniise p'lre di far cenno di quelle piii cclebri fazioni guerresche che i Romani coatro altri nemici operarono sul suolo ligure, o I'altre in cui i soldati della Liguria si mostrarono non meno valo- rosi sotto le insegne romane, che allorquando per la difesa dclle patrie sedi e della hberia combattevano. II scrondo libio puo risguardarsi come del tutto straniero al di^egno delF opera , e collocatovi solo per riempiere un vuoto di alcuni secoli , nel corse de' quaii la Liguria non ebbe vicende che le fossero proprie. Incorporata prima al vasto impero di Roma, iiou e rammentata che per caso, non fruisce d' una piopi-ia esisfenza , e non e neppure stata campo di grandi avvenimenti che su di lei particolarmente Tat- Lcnzione nostra richiamino. Poscia in quell' incalzarsi, urtarsi, mischiarsi de' popoli nuovi che si gittarono su le terrc meriflionali d' Europa , e che a guisa di altrettanti alben visiorosi si sollevarono dalle ruinc della romana potenza e civilta, i Liguri furono per alcun tempo, come gli altri sudditi del crollato im- pero , conculcati dalle alterne invasioni delle genti barbariche, e non poteiono quindi dar sentore di vita. ; Se non che in quel discioglimento della societa civile [ in Europa , e cessato quel primo sniarrimeuto e ter- I rore, si ordinavano di per se alcune genti inosservate I Bibl. ItaL T. LXXXI. i5 2l8 STOKI\ dell' ANTICA. LIGUKIA pel poco nuniero tlegli uomiiii , protette dall" asprez- za de' siti e fors' anche disprezzate da' nuovi re. In Italia piu clie altrove cio avvenne, sia perche quivi furono in maggior numero le dominazioni bar- bariche, le quali a vicenda si spensero e pcro non ebber agio di soggiogare interamente tutti i nativi , e gli sforzi degl' impi>ratori greci per conservare e ricuperare cpiesta provincia, sebbene tornati infriit- tuosi a loro , abbian giovato a toner piu viva negli Italian! la brama di non cedere all' arnii barbariche , sia die la protezione de' sonimi pontefici , e la piu costante durata delle antecedenti istituzioni de' mu- nicipj abbiano reso piu facile agli abitatoii il gover- narsi di per se stessi. Fra queste genti che sorsero a nuova vita civile furono ceito assai degni di con- siderazione i Liguri. L' autore erasi accorto di cpiel vuoto che rimaneva nel corpo della sua storia, ed a rienipierlo egli ci diede un compendio di storia generate, allegando per iscusa che un libro deve contenere tutto cio che e necessario a commetterne le parti ed a procurarne la perfetta inteiligenza, senza che sia obbligato il lettore a consultare altri llbri. Cio era anche a nostro avviso indispcnsabile per con- giungere in qualche modo la storia diU'antica Liguria con quella di Genova, abbracciato una volta il di- segno di formarne una sola opera. Nondimeno osianio asserire che il modo tenuto dall' autore nel fare que- sto compendio non e il piu opportuno, risguardando specialmente all' ufficio che deve in quest' opera pre- Etare. Due sorta di compendj sonovi a nostro pare- re: negli uni si ristringe in modo positivo la materia, usando somma parsimonia di vocaboli, levando tutte le parti acccssorie e gli ornamenti del discorso, fa- cendo d'un corpo gia florido e decorato d'avvenenza quasi uno scheletro ; negli altri in vece si trascurano le particolarita , si sale a' tratti generali che sono r ultima e quasi vitale esprcssione delle stesse par- ticolarita, e cosi in brevi parole si riassumono , e virtualmente si comprendono niohi fatti. La prima F, 1)1 CliNOVA , DI G. Sl'R.IA. 2!Q sortc di compcndj e vaiitnggiosa per averc uii ina- nuale o repertorio in cui larilnieiite si possaiio al- r uopo attiiigere le desi leratc notizie , e pero sono dessi sussidj e stioiuenti della nienioria; la seconda e tVutto e gernie ad un tempo di scienza per V iii- tellctio che sotto alcune generali formole puo ah- Inaeciare una svariata moltitudiae di nozioni e di idee. II conipentlio deli' autore non direm gia che si debba del tutto collocare fra cpiei della prima classe, nia ai medesimi assai piu si aci-osta che non a quelli della seconda, giacche vi soverchia la parte posi- tiva niinuta; oiidc lo stesso stdc che e puro, elegante ed anchc nervoso, perde spesso la sua eflicacia appli- cato ad un i troppo trita ed incalzantesi narrativa. Noi siam d' opinione che si dovesse scorrere piu rapida- mente sn questo lungo periodo mostrandone i grandi nintamenti ed aspetti sociali, tanto che si scorgesse r autore alTrettarsi a quell' ultimo rivolgimento, cli' e r anello il quale le clue parti della sua storia con- giunge. Non essendo poi qacsta parte inerente al vero sog- getto che tolse a trattare V autore, ed ahbracriando una lunga serle ed un' ampia tela di fatti, non e iiieraviglia che il medesimo, non avcndovi posto par- ticolare e profondo studio, moltc cose con poca cri- tica, molte inesattamente, ed alcune anche erronea- inente abl)ia dotte. Cio clie narra dell' origine del [\laomettismo e del suo fondatore troppo si risente ticllc idee volgari , ne pare ch' egli siasi giovato dc' piu classici scritti su questo argomrnto, ed in ispecie di una dissertazione inserita negli Atti deH'Accadeniia delle iscrizioni . dcdi schiarimenti su la relic:ione mao- meit.'.na del Ilcland, delle vite di Maometto dell arabo Abulfcda e di Gagnier. Troppo facilmente in altro Uiogo ha asserito essere gli Uugheii venuti dalla La- ponia. Nou bastano a provare c[uesta origine le affi- nita riscontrate dal Fischer e dal Pray tra la lingua degli Ungheresi e i dialetti linnici, perocche quando si tratta d' indagare la derivazione di xm popolo , aao STORlA DfiLL ANTICA LIGCRIA devonsi coiisidcrare ezlandio i caratteri fisici degli uomini , i qnali possoiio bene modilicarsi dal clima iu un lungo peiiodo di tempo, non niai cancellarsi per dar luogo ad altri affatto diversi , come sarebbe av- venuto degli Unghei'i o de' Laponi ; tanta e la cVid'e- renza che emerge dal loro confronto : e bisogna pur tener ragione delle anticlie tradizioni naziomili che presso gli Ungheri ricoidano esclusivamente la loro ori2;inc Tartarica. Si aggiimga che il Bayer, ne' Com- mentarj dell Accademia di Pietrobui'go , afferma che sebbcne la lingua ungherese abbia ammesso un gran numero di voci finniche, le due lingue differiscono pero affatto tra loro per I'intima natura (V. Gibbon, c. IV ). Ci spiace I'insistere piu oltre nell'accennare queste mende, e pero sinceramente e lietamente lo- diamo alcuni prospetti che s' incontrano in questo compendio , i quali sono con vivaci colori e con f'orti tiatti delineati. Vagliano ad esempio quelli in cui ti pone sott' occhio T origine , i dogmi , la morale , la gerarchia del Cristianesinio, il nuovo ordinamento po- litico di Costantino , lo stato d'Europa nel IX e X secolo , lorche Normanni , Saraceni , Ungheri I'assali- vano, I'invadevano, la disertavano e vi faceano strage orrenda de' miseri abitatori. Ma si fu appunto fra tanta desolazione che surse quella Repubblica , le cui memorabili vicende sono in quattro libri raccontate con maravigliosa chiarezza ed eflficacia di stile da Girolamo Serra , il quale ha eretto alia sua patria, anzi a tuita Italia un monu- mento non perituro di gloria. E quasi una nuova e santa inspirazione scesa fosse nel suo intelletto e nel suo cuore, per siffatta guisa nel trattare cotesto tema si soUeva, che qualche voha ci parve maggiore e diverso da cohii che scritti aveva i primi due libri, benche, come abbiamo gia dichiarato , non imineri- tevoli di lode. E queste parole diciamo lontani da ogni senso di adulazione , ma solo perche ancora ci diu"a neU'animo la forte impressione che ricevcmmo nel leggere quelle eloquenti pagine. A confermare i E DI GENOVA , DI C. SERUA. 221 nostri detti vorremmo acklurre qualche hrano in esem- pio, ma tioppo siamo incerti su la scelta, tanti sono i pregi clie rifulgono in tutta questa scrittura. Oltre agli antichi scrittori delle cose genovesi, tra' quali fu- rono pure uomini insigni per gesta politic he e guer- resche , siccome il Catlaro, clie I'aiitoie con sonuiia diligenza studio, addcntrandosi nello spirito dell" eta in cui furono scritte quelle istorie, CQ,li ebbe facolta di consultare molti preziosi documenti patrj sopra- vanzati ai tanti danni , sacchi ed incendj che pati quella citta per guerre straniere e civili. L' istoria di Genova e per certo una delle piu difficili a scriversi ordinatamentc e chiaramente per la somma varieta degli avvenimenti che la compongono. Forse niun popolo, neppure fra gli antichi, non eccettuati gli stessi • irrequieti Ateniesi , ebbe una vita politica cosi agi- tata e combattuta fra diverse fortune e spesso estreme, quanto il Genovese. Ed e appunto nel rappresentarci e fame quasi partecipi di cjuesta operosa e tenipe- stosa vita politica della Lignre Repubblica, che la Storia del Serra e degna di tutte lodi. Dapprima ve- dianio i Liguri rifuggitisi gia ne loro monti per sot- trarsi alle spietate armi de' barbari , ritornare fatti alquanto piu sicuri alle abbandonate marine , e quivi dividersi ed ordinarsi in compagnie , prima sorta di , governo da loro trovata, ma cosi imperfetta che spesso, I cessato il biso^no od il pericolo, si dividevano le pre- 1 de, e separavansi le fiimiglie, infino a che altro bi- I sogno od altro pericolo le chiamasse a ricongiungersi; poi queste compagnie farsi stabili, e attendere inde- fessamente a'proHtti del mare, che come proprio pa- trimonio consideravano, ed allestir navi ed armarsi per mutua sicurezza e per respingere chiunque vo- lesse nclle loro acque turbarli , e presto essere le loro vele rispetrate e temute anche dagf infedeli do- minatori dell'AlTrica e della Sicilia. Quindi non pot he di quelle compagnie si collegano con quella di Ge- nova , e ne sorge una ragguardevole potenza. Questo nuovo Stato prima si regge da' consoli , poscia da' 2^2 STOR1A DFI.L AMlf'.A IICUIUV podcsia , in scguito diveuta pojiolaicst o, cd allora si eleggo iin capitano del popolo , che prinio e Giiglielmo Boccanegia 1' anno 1209, ma con T alhirgar&i il go- verno inconiincia a divcntare sedizioso e vatilh.nte, e s'apie la fnnesta sorgente di tantc discordie rivili , di tanti sanguinosi moti e rivolginienti che in gran parte logoraiono le lorze delLi llepubbilca. Ne valse a salvarc da qnes'.i luttuosi perlurbanicnti qnello Siato, r instituzione dcUa snprenia digni(a di doge, perocche essa non pote mai acqnistare consistenza nc gittare salde radici , ed alcune potcnti fair.iglic se la dispu- tarono feroreniente , tiacndosi dieti o grosse ed acca- nite fazioni. Gli antichi ordnianienti poliiici e civili di Genova che fuiono dal Sena con la scoma de' do- cumenti riferiti, prestaniente si sroniposero, e come si muto forma di governo , co?i si mutarono spesso le leziii e scmpre con moiti ed esig'i altcrni de' piu cospicui e potenti cittadini. Laonde ci pare che di Genova pin die di Firenze e dellaltre italiche ciita si possano ripetere cjne' versi dfirAlighieri : Vedrni te somigliante a qnella lufcruia , Che non sa tjovar posa in sii le plume. Ma con dar volta sao dolore sclicrma. E tutte quelle sfrenate discord ie e guerre intestine ebbero piu volte per termine la signoria straniera , la quale i divisi cittadini, come ultimo riuicdio a' mali gravissimi , spontaneamente chiedevano. Cosi Ge- nova nel tempo aljbracciato dal'a Storia del Serra la suprema autorita conccdeva all' imperatore Enrico VII, a Roberto di Napoli , a Carlo VI e VII di Francia , a Filippo Maria Visconti ed a Giovanni Maria Sforza, conservandosi pero ancor potente abjjastanza per riac- quistare la prima independenza. Avvenne del governo di Genova il contrario che di cjucl di Venezia, e ne seguirono percio contrarj effetti; pcrche qucsto passo dal popolaresco all aristocratico, e facendosi piu ri- stretto e compatto, levo molte occasioni di civili di- scordie , c|uello allargandosi ognor piu inlino alia grande riforma che ne fece Andrea Doria , schiuse K DI GiNOVV , DI G. SfiRR A. 223 r adito a moltc fazioiii clic lo sconvolsero c talora la serviLii clclla patria procacciarono. Noiirlimcao a malgraJo d uii vivcr civile cosi tempestoso 1 attivita e le forze de' Genovesi maravi2;1iosaiiicnte si dispie- garono nelle guerre, iielle conquisfe, ne' cominerciali iiitrjiprendimenti, c nclla fotidazione di frequenti, im- portanti e lontaiie colonie, e prodigiosamente le loro flotte si nioltiplicavano. Non e forse la medesima in- domita indole clie in patria versava il sangue citta- dino, quella die fuori tante gloriose gesta opcrava , per tante prove di valore risplendea? non e forse r istessa cnpidita delie ricchezze che sospingeva i Genovesi in mari lontani e li rendea arditi contro qnalsivoglia potente emolo per accertarsene i lucri , quella che dentro i conlini della propria terra facea loro imbrandir 1' armi per avere in mano il freno dello Stato, e con ques^o maggiore opportunita d' ar- ricchire ? Noi cosi crediamo , perocche negli uomini e ne' popoli i beni non ponno quasi mai essere senza alcuna mistura di mali, e clii e pin potente a far opere forti ed onorate , e piii proclive cziandio a correre all' armi , quando le sue cupidita o la sua alterezza sieno offese ed oltraggiate. Laonde in Ge- nova accade\'a qncllo che gia nelle elleniche repub- bliche accadde a" tempi anticlii, ed in quasi tutte le italiche del medio evo si avvero. Questi civili tuniulti pertanto e qucste guerre accanite die si mossero i piccoli e liberi Stati d' una medesima na- zione nell eta antiche e nuove , ponno compiangersi , ma non cvitarsi , poiclic sono compagne necessarie di una vita eneigica senza la quale niuna generosa ed ardua im|nesa si puo non che eseguire, tentare. Egli e solo allorquando la prndenza civile si e ma- turata, la primitiva robustezza del sentimento cal- mata, la concitazione delle passioni infievolita e mo- derata, gli ordini politici dopo ripetute prove perfe- zionati , che T attivita de' popoli si puo esercitare piii rcgolatamcnte e pacatamente , e molti piccoli Stati godendo d' una vita individuale possouo con un 224 STORIA. DF.LL ANT;C\ LIGURIA comune patto congiungersi , e pci* tal guisa dare ori- gine a' corpi fedciativi. La qual maniera di vivere sociale se eblje luo2,o tal liata anche ne'priniordj dellc nazioni, siccome fra gl' Itali antic hi, lo si debloe at- tribuire all' eflicacia del principio teocratico e della classe sacerdotaie. Ma per tornare a Genova ed alia Storia del Serra , noil solo dessa ci descriye con calde parole tutte le interne rivoluzioni, ma a queste, giusta V ordine dc' tempi, accompa2;na la narrazione di tutte le esterne vicende con somma perspicuita c forza di locuzione. Non appena e sorta la Genovese Repubblica che le e d'liopo coinbattere coi Saraceni stabditi siiUe coste delFAffrica, ne solo li respinge dalle sue marine e da' suoi lidi, su' quali scescro a menarne prede e schiavi, ma nelle loro sedi istesse gli assale gagliardamente e felicemente. L'isole di Siciija, di Corsica, di Sardegna son poscia campi di nuove lotte e di nuovi trionii per I'armi Liguri, frutto de' ({uali trionft sono nuovi dominj. In Ispagua sotto le mura di Almeria e di Tortosa veggonsi i proJi Genovesi combattere contro gli stessi nemici ed esscre i precipui operatori di loro sconlitte. E quando soise quel gran moto delle occi- dentali nazioni che le riverso suU' Oriente , i Geno- vesi furon de' primi die corressero a quella santa impresa , che vi facessero reiterate prove d' eroico valore , e che ad nn tempo conoscessero i sommi vantaggi che al loro coinmeicio potevano provenire dal fare acquisti territoriali in quelle terre. JMa tosto gelosia di guadagno e di potere inlmicavali con Ve- nezia e con Pisa, e pero molte e f'eroci guerre cori- taminarono di sangue italiano i vicini ed i lontani mari ; giaceva la Pisana Repubblica quasi da mortale colpo oppressa nella gran rotta che i Genovesi le diedero alia Meloria; la stessa Venezia ntlla 2;uerra di Chioggia fu vicinissima a vedere 1' ultimo lato , e Genova gia si teneva sicura di rimanere la sola si- gnora de' mari ; se non che il Lione Veneto ancora SI riscuoteva , le sorti si mutarono, e i Liguri che avevauo fatti sforzi straordinarj per cacciare al ibndo E DI GENOVA , Dl C. SERRA. 225 la potenza de Vencziani, non v' essendo riusciti eb- bero indcuno le loro forze logorate, e pero puossi all'ermaie rhe da quel tempo la loro possa declino. Co2;l' inippiatoii Gieci. era amici ed or neinici, giusta la condizione de' tempi e degV interessi , procacciaroa noudimeno di stringere salde relazioni quando le op- ])ortiinita si ofl'erivano , e la celebre convenzionc di Ninfeo , di ciii il Sena con diligeiiza e senno spose gli articoli e gli elTetti , die loro facoha di fondare 1' importante coloiiia di Pera , di praticare tutto il mar Nero e quello di Azof, e di stabilire la potente e vantaggiosissima coloiiia di CalTa in mezzo alle genti tartariche. Le quali colonic maravigliosamente si di- I'esero, ed onoratamcnte caddero sotto il ferro del conquistatore di Costantinopoli (neiruliima difesa della quale s'acqnisto una valorosa schiera di Genovesi glo- ria immortale), mentre la madre patria allora signo- reggiata dai Diirlii di ]\Iilano non aveva ne il gene- roso volere, ne la facolta di soccorrerle. Son queste, memorande cose, e degnamente nella Storia del Serra descritte. Quest' opera, ed in ispecie i quattro librl ai quali abbianio or richiamata V attenzione, sono scritti con uno stde nobile ed eflicace per nerbo e concisione senza dctrimento della chiarezza e senza peccarc nel con- cettoso t'uorche qualche rara volta. Non vi ritrovi ({uelle pompose dtscrizioni e narrazioni, non quel- I'aringhe di tutti i liori dell' oratoria fregiaie, che spesso ti deviano dalT intima verita dcUc cose, ma scliicttezza e forza che ti allettano e ti persuadono. Usa per lo piu brevi disrorsi, ma in terza persona, e quando induce a favellare alcnn persona2;gio (caso bca raro) gli mette in bocca parole non elaborate, n)a quali probabilmente nscirono dal concitato suo labjno. Puo servirnc di esempio quella bcUissima a- ringa che ticne Pietro Doria a' suoi per ini itarli ad assaltar Venezia dopo la baLta;;lia di Pola. Vi si po- trebbe riprt^adere T uso di qualche vocabolo in un signiiicato diverso da ([uello in cui V adoperarono i classici scritiori , di (-uahhe frase o mauiera uod 2a6 STORIA DEI,l' ANTIOA LIGURIA alTiitto italiana , di qualche forma die troppo risente della scLiola , ma ciueste son mende tanto lievi clie ci sembra quasi indiscrezione V awertirle. Piuttosto ne sia lec.ito propone un' osservazione suircconomia stessa delTopera. L'illustre autore dopo aver la sua Storia roniposta quasi esclnsivamente deila narrazioue de'fatti. raccolse m cinque separati disrorsi moke notizie e cou'^iderazioni risgiiardanti la condi- zione politira, e sperialiiiente economica dclla Re- pubblica di Genova, ed i progressi della civilia nella medesima. Non sarebbe stato miglior consiglio non disgiungere questa parte sostanziale dal corpo del- I'istoria, c formarne un tutto con la narrazione de' fatti? Per quesa guisa sarebbesi mostrata quella pcr- petua e stretta dependenza che v' ha tra le institu- zioni d un popolo e le sue imprese, 1' influenza clie a viceiida eScrcitano la navigazione , il comniercio , rindustria, le scicnze, lelettere, Tarti belle, quanta parte conferiscano ai destini d' un popolo, e quanta per ricambio ne ricevano. La cognizionc di tutte le facolta cconomiclie , della popolazione , della coltura intellettuale d'uno Stato, e, per quanto ci pare, indi- spensaJMlc a render ragione di tutte le de-liberazioni e Topere d" un governo, a giudicare se sieno teme- rarie o prudenti, a valntare gli stessi apparccchi guer- reschi , e detorminare se sieno in niisura proporzio- nata a' mrzzi dt-l popolo clie gli allestisce, e quindi se i medcsimi siano prove di potenza, ovvcro sforzi inconsidcrati da tornare poi in danno de'' loro stessi autori. Se il scnno e le riccliezze soao i due fonda- mentali principj d'uno Siato qualunque, perclie danno il sapere e il poter iar grandi rose, par indispensa- bile airinteliigcnza di queste cose istesse la siniul- tanea notizia dello stato politico, economico, morale ed intellettuale d' un popolo. 1 fatti sono indizj che danno lunie a congettnrare I'intima natura d' una na- zione, ma c[uest"intima natura, questa vita interiore e peio quella che ci fa palese la ragione de' fatti. Per la qual cosa i discorsi del Scrra, sebbene assai lodevoli p;M- la diligeii/.a, profondita c noviia delle E DI GF.NOVA , Dl G. SFRRA. 227 notizie cil osscrvazioni the \i si contengono, hanno iin onrattcre piii tlidattico die storico, sono lezioni istiuttive, ma spoglic di vita, son piuttosto la noto- mia che la fisiologia ( se cosi e lecito esprimerci ) (lei popolo di cui ha narrate le gloriose gesta. II primo di questi discorsi v anclie il piu importante per Tam- piezza c qualita dell" argomento , ragionandovisi del CDinmercio, dclla navigazione , delle arti , degli edi- (izj, delle lettcre e dc' viaggi de* Gcnovesi lino al sccolo XV. Per ragione di materia gli puo csserc sup- plemento il quarto che versa sopra il commercio, la statistica e la storia letteraria de' Genovesi nel se- colo XV, con un compendio delle vite di Cristoforo Colonibo e di Andrea Doria, le quali terminano con qucste generose parole: « Le altre nazioni possono » vantar uoniini eguali alia maggior parte di quelli » cui nominammo al trove. Ma Cristoforo Colombo e » Andrea Doria , eroi contemporanei della nazione » Genovese, nel colmo delle uniane glorie son soli. » Niun altro scoperse , niun potra piu scoprire un « secondo emisfero, e quantunqne impossibil non sia » di amar la sua patria quanto Tamo Andrea, non e » ancora avvenuto che altri liberatore e padre sue » fosse con tanti incentivi ad essere suo tiranno. » ]Ma per vcrita non v' e quasi pagina in cui non si leggano parole generose e spiranti amor patrio. II secondo discorso contiene un ristretto delle conven- zioni fattc da' Genovesi per cagion di commercio e naviffazione fmo al secolo XV, giovandosi de' lavori gia fatti dal P. Semino. II terzo e sopra la popola- zione della Liguria marittima in divcrsi tempi, e con sottili congetture vi si supplisce alia mancanza di dati positivi. II quinto cspone con molta pcrspicuita e brcvita quaiuo riguarda la difficile materia delle com- pere di S. Giorgio, e le oi'igini e la costituzione e gli elfetti di quel banco rischiara. Tale si e f opera del marchese Girolamo Serra , la quale stimiamo di lodare in niodo al suo mcriio convenientc, augurando che 1" Italia d' altre somigliaiiti si laccia ricca ed onoraia. aa8 n gran Musaico Pompejano splegato , ciitlche osser- vazioni su quanto intorno a qucllo si e flfiora scritto, descrizione di altrl capo-lavori d arte, di Giuseppe Sanchez, ecc. — Napoli, i835, dalla tipografia Trani, in 8.°, di pag. 122. In una delle piu aiiipie e pid belle case di Pom- pei, ricca di moke suppellettili rare e preziose, il di 24 ottobre i83i si trovo un gran musaico {largo diciannove palmi , once quaWo e mezzo , ed alto palmi died, once trc); dove in minutissimi pezzetdni di mar- mi naturalmente colorati, e rappresentata una battaglia, o piuttosto una vittoria, perche Tuna delle due scliiere gia e volta in fuga. II fondo del lavoro e bianco , ne vi apparisce notabile indizio del luogo in cui av- venne quella battaglia ; solo ti grandeggia un tronco di faggio vecchio e sfrondato. I personaggi principali sono un cavaliero vittorioso, un ahro cli' egli lia passato fuor fuora colla lancia , e il condottiero dei viuti die dalla fuggente quadriga si volge atterrito a vedere la morte del suo compagno. La parte del musaico dove T artista colloco i vinti e assai ben conservata; quella dei vincitori e quasi intieiamente distrutta. II cavaliero vittorioso e vicinissraio al fag- gio, e dietro a lui si vede una testa con elmo circon- dato d'alloro. Un' opera cosi grande e cosi bella doveva natural- mente esercitare I'ingegno degli eruditi ad interpre- tarla. In geuerale lu da principio creduto die il gran musaico rappresentasse una vittoria d Alessandro con- tro i Macedoni; secondo il signor Avellino, quella del Granico; secondo il signor Quaranta. quella d'Isso; secondo il signor Antonio Niccolini . la piii faraosa d'Arbella. A differenza di questi eruditi , il signor Carlo Bonucci architetto deglt scavi di Pornpei, voile trovare nel gran musaico ja battaglia di Platea, e al parer suo il guerriero vittorioso sarebbe Pausania IL CRAN MUSAICO POMPEJAXO SPIEG.\TO. 229 re tli Sparta -, il trafitto sarebbe IMardonio genero di Dario; e colui che dalla quadriga si volge a quel niiserando spettacolo sarel)he Artabazo. Anche il si- gner I\Iarchand credette di non dover cercare nel- TAsia, ma bensi nella Grecia il fatto die 1' artista efligio nel musaico , e tenne die fosse la battaglia di JMaratona, ravvisando nel pcrsoiiaggio sul carro Artafernc nipote di Dario; nel moribondo, Daii coni- pagno di Artaferne nel comando di qiiella intelice giornata ; nel cavaliero vittorioso , Milziade ; sotto r t'lmo laureate, Mineiva a cui dopo quella vittoria furono innalzate statue; nell' albero vecchio, un gero- glifo della costanza mostrata dagli Ateniesi in quella battaglia. AUontanandosi dagli cruditi Hn qui mento- vati e dai moiti die all' uno od all' altro aderirono , il signer Luigi Vescovali sostenne che i vinti si deb- bano credere, non gia Persian!, ma Galli; e die il musaico rappresenti la disfatta di questi ultimi presso il tempio di Delfo. Al parer suo il cavaliere tratitto 0 Brenno; il personaggio sulla quadriga e un bardo; r albero e un gerogliib della stagione invernale in cui avvenne il combattimento. Galli parvero i vinti anclie al sig. Filippo de Romanis, accadeniico Lin- ceo", ma credette che i loro avversari siano Romani, vincitori a Lione sotto la scorta di Druso. Finalmente il signor Pasquale Ponticelli voile provare che il gran musaico rappresenta la battaglia fra Ccsare ed il gio- vinetto re Tolomeo in Alessandria d' Egitto : e il sig. Arditi, direttore degli scavi di Poinpei e di tutto il Regno, porto opinione che si tratti della morte di Sarjicdone. 11 signor Sanchez conibatte con molta erudizione contro qucste opinioni , che tutte gli pajono erronee, ed alcune anzi null' altro die smariimend di ragione. Coi classici alia mano egli pote dimostrare die nessuna delle accennate opinioni ha un bastevole fondamento d'autoriia. Fin qui P impresa era facile, perche le interpretazioni ch" egli voleva coufutarc gU soiuini- nistravano esse mcdesime I'armi per vinccrle: non 23o IL GRAN alUS.VlGO POMPEJANO SPIEGATO. si ricliiecleva altro die un esatto confronto del jiran o musaico coUe descrizioni classiche di quel fiuti die si dicevano in quello rappresentati. La difficolta in queste mateiie sta nel trovare di mezzo al numero quasi inlinito dei fatti storid o mltologici quello die piu d' ogni altro possa convenire coll opera dell artista ; e il sig. Sandiez voile atTrontare andie questa difficolta. Egli crede die il fatto immaginato nel gran musaico debba essere iliaco, perclie negli scavi di Pompei non si rinvennero linora altro die soggettl mifologici ed omer'ici^ il die, al parer nostro, e piuttosto una nofizia, die un argomento; e vuole die sia lo scontro di Adiille con Ettore alle porte Scee ricordato dal tes- salo eroe nel libro IX allorclie ricusando la pace di cui Agamennone il prega per mezzo di Ulisse, egli dice: E quale ha d' uopo • ■ " Ei del Jiiio braccio ? Seiiza me gia fece Di gran cose! Innalzato ha un alto muro , Lungo il muro ha scavato un lungo e cupo Fosso , e nel fosso un gran palizzo infisse. Mirabil opra! die dal fiero Ettorre Not fa sicuro ancor , da quell' Ettorre , Che, mentre io apparvi fra gli Achei, scostursi Non ardia dalle mura , o non giungea , Che sino al faggio delle porte Scee. Solo una volta ei la m'attese, e a stento Pot'e sottrarsi all'asta mia. A questo brevissimo ceniio di Omero il sig. Sanchez aggiuiige la testimonianza di Diiti Cretese; sulla ciii fede gli pare fuor d' ogni foi se die il cavaliero vit- torioso sia Adiille; il tralitto, Filemone o Filemene re dei Paflagoni-, il duce vinto, Ettore in atto d'eccitare i suoi a corabattere ed a difcndere il ferito. Nou sap- piamo quanto al tempo in cui puo presumcrsi faito questo musaico (i) fosse conosciuto Ditti Cretese , (i) La storia di Ditti fa trovata, per quel die si crede, il tredicesimo aiino dl Nerone, GG.° dell' era volgare : il gran musaico a detta del sig. Sanchez era stato gia dan- ueggiato da un tremuoto dieci anni prima deU'eruzione IL G11.VN MUSAICO I'OMPEJANO SPIF.GATO. :2 3 1 60I0 autore clic faccia menzionc di qiiesta battaglia; ma not! saranuo iorse inopportune alcunc osservazioni intorno a questa spicgazione del sJ2,nor Sanchez. Fra le tradizioiii oiiieiiche e la stoiia di Ditti Cre- tese vi ha in nioltc parti grandissima differcnza , e rispctto a qticsta battaglia piu forse che in tutto il resto. Secondo Omero lo scontro di Achille con Ettore al laggio delle porte Scee sarebbe avvenuto in quegli anni dei quali 1 lliade non parla se non indireltamente, innanzi alTambasciata di Ulisse, anzi prima che s' ini- micasser tra loro il re dc prodi Atride e il dlvo Achille: secoudo lo storico in vecc avvenne dopo queiram- basciata , quaiido i due principi gia si erano di bel nnovo pacilicaii. Ditti poi non fa nienzione del fag- gio, ne altrimcnti descrive il liiogo dove avvenne lo scontro, ma dice sohanto che i due eserciti trova- ronsi a fronle mm distatiti pile che uii trarre di dardo. So2:2;iun2;e akresi che furono collocati i cavalli nel mezzo (i/i medio locads cqidtibus)^ sicclie poi furono primi a combattere, nia dice ancora che i prbicipali {rcgcs) di tutti e due gli eserciti montarono su loro carri per combatLere , ed ogimno era prow edut.o di un auriga per guidare i cavalli. Oia tra i principali cre- diamo che V autor del musaico non avrebbe dimen- ticato Achille, s'egli avesse voluto ritrarre nella sua avvenuta nel 79 (pag. 7). Se si considera 11 tempo die dovette passare prima clie fosse coadotto a teniiiiie un lavoro come il graa musaico , composto di ua niilione e trecento ottanta mila pezzettini di marmo (pag. 12 in notn), apparira che quest'' opei\a dovette essere precedente alia scoperta dl quel manoscritto. Aggiungasi che secondo le congetture di alcinii lilologi la storia di quel Cretese fii voitata dal punico in latino piii tardi , cioe ai tempi di Diocleziano. — Potrelilie darsl pero c!ie qualche altro au- tore non pervenuto poi fino a noi raccontasse questo aned- doto che ora sapplamo soltanto per inezzo di Ditti Cretese. In qneste materie tanto e dillicile trovare un' opinione che noa possa essere contrastata , quanto accampare un" obbie- zioiie coutro la quale non vi sia uu qualclie rifaglo. 232 IL GRAN MUSMCO POMPEJANO SPIEG \TO. opera il racconto di Ditti Cretese. II signor Sanchez suppone che Tartista, « per dare una bella variazione al suo quadro rappresentar voile un dace combattente suUa quadriga ed un altro a cavallo; >3 ma noi credianio sia lecito dubitarne. Se fosse certo che il racconto di Ditti servi di tenia all' artista e vi si trovasse questa dilFerenza , potrebbe accettarsi la spiegazione che ne da il signor Sanchez; ma trattandosi appunto di stabilire 1 identita fra il musaico c il racconto pare che a provarla bisognerebbe trovare un perfetto riscontro almeno in cio che risguarda i personaggi principali. Aggiungasi che dopo aver ucciso Filemene, secondo lo storico, Achille non potendo raggiungere Ettore che fuggiva, gli tiro da lontano un dardo che ne colpi e stese morto I' auriga; sicche parrebbe natu- rale che 1" artista avesse dovnto armar dell'arco il siio eroe. Oltre di che scbbene si possa dire che frigio e rabbigliamento dei vinti, nondmieno il per- sonaggio della quadriga mal ci ricorda quell' Ettore che per abbracciare il piccolo Astianatte depose il raggiaute elmo su cui orribdmente ondcggiava il ci- miero di chiome equine , poi lo raccolse dal suolo quando avviossi alia battaglia. Noi insomma crediamo che il signor Sanchez sia stato molto piu felice nel niostrar false le altrui spiegazioni che nel dar fonda- mento alia propria. Un' altra opinione non ricoi'data nel volumetto che annunziaaio fu adottata.dallo svedese N. G. de Pahn (V. cpiesto Gior. torn. 79, pag. 488) a cui parve di ravvisar nel musaico la vittoria di Ventidio contro Pacoro figlio di Orode re dei Parti ; la quale opinione se forse non si puo comprovare col riscontro di scrit- tori autorevoli che nunutamente descrivano quella battaglia, ha nondimeno tanta probabilita che basta a reuderla degna della considerazione dei dotti. A. 233 Quadro delle Ard Toscane dalla loro restaurazionc fino al tempi nostri , dettato da Melchior Missirini. Coii- tinuazlonc e fine. ( F. pag. ji dl qucsto totno. ) Architeitura. JLj ordine arcliitettonico etrnsco o toscano, 11 piu semplice e solido degU altri, fii invenzione toscaaa. Diodoro Sicalo fa mei'ito ai Toscani del Portici all' ingresso degli edillcj piu maestosi. Lo studio delle proporzioni e T euritiiiia delle parti si concede quliidi ai niedesimi. Nella Toscana , secondo il detto di Alfieri , piu robusta e piu orgogliosa clie altrove cresce la pianta Uomo. In essa il sacro fnoco della civilta e natio, perche natia e quel- 1' anticliisslma grande civilta degli Etriisclii. Essa dope il dominio delle arnii fondo quelle delle leggi j essa dopo lo squallore de' Barbari a nuova vita T arti e le lettere ri- storo e nel mondo le diffuse. Disse il Diderot : lo d' alti ingegni T Italia credo feconda piu che altra terra dell' Eu- ropa ; della qual lode la prima parte a dritto per se ripete la Toscana. La cliiesa de' Santi Apostoli edificata in Firenze ai tempi di Carlo Magno , ancorche piccola , fu di maniera bellissi- ma, e tale che . 'opo di ser Brunellesco non isdegno far- sene modello nella siupenda sua chiesa di Santo Splrito. II gusto barbaro de' Goti, osserva lo Storico, e il gusto peggiore de' Longobardi duro fino al secolo undecimo. Le loro fabbriclie erano grandiose e solide, ma irregolari nel disegno , mancanti nelle proporzioni , ridicole negli orna- nienti. Dice il Raynal che quel genere d' architetiura nac- qtie nelle foreste de' druidi dall' imitazione degli al^jcri che forinavano colle loro vette centri acutissimi. Ma la Toscana seppe rivolgere quello stile a novita e ad una maravigliosa gontilezza. Nel mille edificava il duonio di Pisa , stupendo edilicio da contrastare colla greca eleganza e colla latina maesta. Rottami gia appartenenti ad anticlie fabbriche, benche disuguali e discordi seppero comporsi in una unila d'insienie da recare sorprendente diletto. Fuccio , celeljre arthitetto, ponea di suo disegno Santa Maria sopra Arno, nibl. lud, T. LXXXI. lO 234 QUADRO DELI.E AUTl TO?C \NE , CCC. ed Elso fiorentino edificava in Napoll la Vicaria e il ca- stello dell' Ovo , e cio nel 1229. Conteiii23oraneo a Fuccio fu Lapo maestro di Arnolfo, con uno stile tutto severita e robustezza. Arnolfo pose la sodezza del palazzo vecchio , edificio terribile clie attesta la virilita del tempi , ed eresse la grande e salda chiesa di Santa Croce , e quella piii niagnilica di Santa Maria del Fiore. Onora la grandezza dell' animo to- scano il pnbblico decreto fermato per la costrazione di qnest' ultimo tenipio =: Non doversi cioe intraprendere le cose del Comane, se il concetto non fosse di farle corri- spondere ad un cuore die viene fatto grandissimo , perche composto deir animo de' piii savj cittadini uniti in solo volere. = Allievi di Arnolfo di Lapo furono fra Ristoro , fra Gio- vanni, fra Sisto tutti di maschio ingegno ., traenti al vigore del maestro, i quali edificarono Santa Maria Novella. Fra Jacopo architetto poi il Capellone de' chiostri. Basta vedere la forza, la vastita , la proporzione di queste fabbriche per concepire giusta idea del genio di que' frati , che a tutt' altro intesero che ad una vita parassita ed inetta. Essi seppero aggiungere anclie alia gravita 1' eleganza. II secolo decimoquarto ci diede il sublime Andrea di Clone , detto 1' Orgagna , die fatto animoso , seuza tracce precedenti , intraprese ad innalzare la superlja mole ap- pellata la Loggia de'Lanzi. II Panteon di Roma sara sem- pre il primo monumento sorprendente dell' antica architet- tura, e le Logge dell' Orgagna il primo dell' ardiitettura restaurata. Condusse 1' Orgagna anche la stupenda fabbrica di Orsanmichele. Dice il suo encomiatore , 1' illustre professore Nicolini : II solo Orgagna fra i moderni con ardimento felice I'Arco Romano arrisdiiava ne' vani di cosi straoi-dinaria larghez- ZEj come qiielli delle Logge. Nel resistere al tempo , per quanto alle cose umane si concede, e coUocata gran parte della gloria di un architetto. I predecessori dell' Orgagna nsarono una provvida sollecitudine nello scegliere , d:spor- re, commettere e alternare i materiali de' loro edilicj ; ma la solidita non e difficile , ove non si cerchi ad un temjJO la bellezza. L' Orgagna mostro il primo nella sua Loggia questo atcordo ditlicile. Benciie vincitore di molti ostacoli , serbo quella grandiosa legf^erezza onde in questo edilizio. QUADilO DELLE ARTI TOSCVNE , CCC- 2 j .> lieuclie velate di aiascfiio vigore , cominciano a sorriJere Ic grazie dell' arte. In tiitta la costruzioiie si scorge iia ar- cliitetto , che neU'ardlre non obblia le cantele, nia pure va franco e animoso , pieno in somma di cjuella fidiicia the insjiira ai somnii ingegni la coscienza delle loro forze. Egli nel maggior tenipio oruino anclie le varie parti deir arcliitettura in prima confuse, e con tanta solidita poso le fondamenta clie Brunellescu pote sopra innalzarvi quel iniracolo dell' arte, cui nelle antiche eta niancava un nio- dello , e che il divino BuonLrroti si glorio di emulare a San Pietro. Brunellesco segno nnov' epoca nell' arte. Ingegno vasto, ordinato, accoppio in se I'ardire, la solidita, la correzio- ne , I'eleganza. Non opero cosa se non o grande o squisita. INIancava a Santa Maria del Fiore la torre ,, si offerse il genio universale di Giotto e I'innalzo, e fece opera di tale maestria , industria, grandezza e bellezza , che in quanto alia preziosita direbbesi degna da conservarsi con custodia:^ in quanto all' arte e il primo nionumento di tal genere die sorga in Europa- Costo undici niilioni di liorini d' oro. Tre moli sab'lnii poi circa i palazzi fanno fede dell' ec- cellenza architettonica de' Toscani II palazzo Riccardi , il palazzo Strozzi e quello de'Pitti. II ]ial;izzo Riccardi fu ediCcato da M'.chelozzo rdichelozzi [)er allogazioue degli aatichi Medici. La uieraviglia della sua vastita e superata dalla bella ordiaanza. Se non pre- senta T iniponenza e il vigore d' Arnolfo , il coragglo del- rOrgagna, la sapienza del Brunellesco, t' imprime pero cosi larga idea di se che nella reniiniscenza di cento fab- briche insigni non snpresti confonderlo. In cjuesto luogo eblje rifugio la iilosofia cacciata da Costantinopoli ; qui ri- nacquero le lettere e I'arti, e la Toscaua monarchia gitto qui le sue prime fondamenta. II palazzo Strozzi si riferisce a Benedetto da Majano , costrutto alia fine del secolo decimoquinto , nia si dlrebbe ai)partenere a piii antica severita. Opera magnilica , die pretende contrastare coi secoli. Non e chi possa se non lortemeate concepire ammirando la ro!)Ustezza di questa fahbrica. Essa sola ti niostra 1' animo indomito de' proui Toscani. Anco la mole I'itti e parto del geuio del Brunellesco. Essa indica a un tratio la sede di uu posscnte reggitore 236 QUADUO DELLE AUTI TOSCANIl , CCC. di popoll I, anzi coiifessano gli architettori noii esservi in Europa sovraiao che alherghi piii degnaiuente. La gloria del rinnovato gusto delle maestose fabbriche degli Augnsti e degli Adriaai si deve al Bruiiellesco. Fra gli avanzi della roniana grandezza studio agli elementi del bello e del gran- de , e formossi sue profonde teorie ben calcolate , per cui tento lavori quasi trascendenti 1' umano concetto. Leon Battista Alberti e il Brunellesco si divisero il re- gno deir arcliitettura. Se questi fu graudissimo iiegli esem- pi , 1' Alberti fu sommo negli esempi e ne' precttti. Egli fece amniirare il suo , e il nome della Toscana fuori della patria, e uiostro ove potea aggiugnere un talento smisu- rato che in se tutte le arti e tutte le scienze raccolse. II suo tempio Malatestiano oscuro in Rimini 1' Arco di Ce- sare. II tempio di Sant' Andrea a Mantova e un rairacolo deir arte. Senza ordini , senza ornamenti , colla sola po- tenza delP ordinanza , coll' accordo delle proporzioni , colla grata amplitudine dell' area ti sorprende piii che qualuuque altro tempio alia raagnificenza del quale abbiano lunga- mente sudato tutte le arti. Ma dove lascio Baldassarre Peruzzi , primo nella grazia deir arte , nella purita del gusto , nella correzione e squi- sitezza delle sagome e parti omamentali ''. Dove Leonardo che ebl)e parte al Canale naviglio di Milano ':■ Dove Fila- rete che die il disegno del grande Ospedale della medesi- n:a capitale ? L' arcliitettura toscana tutta Italia abbelli. Buonarroto segna Fepoca maggiore. Lascio che altri censuri le fabbri- che del Campldoglio e le porte di Roma. II Panteon in- nalzato sulla Basilica Vaticana erge il merito di Michelan- gelo sovra ogni altro architettore. II colossaie palazzo Far- nese non ha in Roma niun secoado. In Firenze basta la sola Biblioteca di San Lorenzo per farlo anche eterao e maraviglioso in quest' arte. Michelangelo col sentimento della sua forza , sdcgnoso di seguire orme calcate in pria , vago di originalita dimentico forse 1" arcliitettura essere un' arte insieme, e una scieaza con principj prescritti e norme staJjilite. Voile essere nuovo anche in quest' arte, e tale ardire puo acconsentirsi al solo suo Nume. Dopo tanto eccesso di genio dovea pure 1' architettura retrocederc. Non ostaate si resscro in merito e fania Bar- tolomeo Annnannati nel palazzo Giugni, Giorgio Vasari nel QU\DRO DFXLE ARTI TOSC \NE , CCC. 207 Prristllio doj^li Uflicj , Bpriiatdo Biiontalenti nolla Loggia tli Santa Mnria Nuova, Giovanni Antonio Dossi nel palazzo Arcivescovile , c il Cigoli nel cortile del palazzo non finito. L''Aniniannati pero aspira con ginsto titolo a piii singolare rinomanza per qnella sua tneraviglia , sempre applaudita , e non niai imitata delia pianezza del ponte di Santa Trinita. Dopo questi , dice saviamente Tomniaso Puccini , che pur esso discorse di volo P arti toscane , chi conosce fnori di Firenze il Gaccini e il Parigi per arcliitetti ? L' arte giacque fine aU'avventurosa epoca gia rainmentata del gran Leopoldo , destinata a far rivivere ogni cosa bella in Toscana. L' avveduto suo animo conobbe in Gasparo Paoletti un genio accomodato a' suoi vasti progetti , e quello elesse in suo jJi'ii^'o arcliitettore. Qnesto valent' nomo , dice il lau- dato Puccini , bandi dall' arte il libertinaggio delle forme caricate , e v' introdusse semplici ed eloganti modanature. Non si limito a rintracciare la sola euritmia nelle dimen- sioni , il seinplice atticismo negli ornati , ma conobbe del pari le qualita de' materiali e le leggi delle resistenze. Buon teoretico , niigliore esecutore lascio di se grandi ricordi in una belia aggiunta Palladiesca al reale palazzo Pitti dal lato di Boboli, ne' due cortili all'Imperiale, e specialmente poi nelle bene ordinate e corrette fabbriche a Monte Catini. Si conobbe a fondo ancbe di meccanica, e d' un luogo in altro un' intera volta e una larga parete dipinte senza nornmento trasporto. Fnrono suoi allie\ i il Caccialli , il Poccianti , il Pacini e Luigi Conte di Cambray Digny. llidusse il Caccialli un regio appartamento a Pitti. Cor- resse la facciata al Poggio iinperiale e la Cappclla di pianta \i costrni. Era architetto di buone viste , largo nella fan- tasia , ma la niorte c' invidio il segitito delle prove del suo valore. II Poccianti e sodo arcliitettore ; intende con forza 1' arte sua , atto a buoni concetti , veloce ne"" ripiegbi. II fianco alia ineridiana a Pitti, e il grande Cisternone a Livorno, che tiene prova colla Piscina miraljile del Promontorio Miseno , lo provano artefice di alti spiriti. II Pacini sobrio, pensante, cuntatore nulla opera a caso , studia alle minime parti e cerca la correzione. Se la diligenza gli nuoce forse alPardire, il suo editizio dctto 2,38 QUADUO DEI.l.F. AHII TOSCANE , CCC. la Sanlth eseguito in Livorno , lo mostra tuttavia basato su fermi principj. II Conte Digny e dotato di un colpo d' occhio sicuro ; si commenda per molta purita dl membrature : ingegno franco e anclie estemporaneo , non puoi temere da esso cosa cbe corretta non sia. Tratto tntti gll ordini, ma spe- ciabnente il dorico con sonima iptelligen/a e ampliamento del suo nonie nella chlesa di Monte Catini , monumento clie si rlpyrta airaiitica severita ed eleganza greca, e bene si associa a lie glorie delle fal)]jriclie cola poste dal suo institutore Paoletti. L'ampliamento alia citta di Livorno, la Loggia al Prato , la Dogana alle Filigare resteranno esenipi deir arte sua. Sono suoi allievi Leoni, Martelli , Bettarini. Si verso finora il Leoni piii sulle teorie dclT arte die sulla con- dotta dei lavori. Nientedimeno ultimamente , coi consigli del maestro, una stnpenda sala arnionica di Aaste e belle proporzioni , e convenientemente decorata , edifico. II JMartelli possicde genio e perizia , e di buon gusto si adorna. Non esce daila sua niente concetto die elegante non sia. La sua scala all' Instituto, e 1' armatura alia volta di San Lorenzo sono trovati da fare onore al piii consu- mato maestro. II Bettarini eblie lino dai primi anni grande aggiusta- tezza di vedere. La perfetta critica nell' arte non puo sa- tisfarlo di cosa mediocre. Opero teste un niodello per gli Andioni del duonio Pisano, die in quanto alia concezione si rileva di buon giudizio , in quanto all' esecuziope , pre- senta si ricclie , si svariate e cosi corrette parti ornanien- tali da disgradare i migliori del secolo decimoquinto. Oltre questi e in Firenze un Silvestri, arcliltetto di spi- riti inventivi , perfetto disegnatore , d' immaglnazione vi- vace , di die diede prova lodata ne' molti suoi ediiicj alia villa Demidoff. Ne sariano da passarsi sotto silenzio il Bac- coni , il Biionajuti, il Nuti , il Guidi e ben altri , se og- gimai non si fossero discorsi i termini di questo ragio- namento. Arti. minori. Se lo ci acconsentisse lo spnzio di questo scrltto, ci verrebbe troppo facil cosa il diinostrare siccome il toscano ingegno ritrovasse o restaurasse tutte le altre arti minori , OUADRO DELLF. ARTI TOSCANE , CCC. 23g il Graffito, il ]\Insaico, il Niello, Placisione, i Gommessi in pietre dure, i lavori in iscagliola , i Conj , la Tarsia, e ogni nianiera di agemina. Bastera dire clie Firenze presento al mondo un Rafael Morglien , stupore dell' incisione nel genere dilicato e sua- ve, ritrovatore della punta secca, inorbido , amoroso, ini- initabile ; artista nella sua sfera taiito eccellente , quanto nella pittura quel diviuo di cui portava il nome. Acque e Strade. I grand! lavori d' utilita e beneficenza pubblica nella Toscana risposero alia grandezza delle tre arti maggiori. Poco dopo la restaurazione fu aperta la strada che da Fi- renze conduce al Casentino, opera al Casentinese di pro- fitto immensnrabile per lo sbocco de' snoi prodotti. Seguirono quindi grandiosi lavori pel prosciugamento e coltivazione della pantanosa arretina pianura delta le Chiane. La stessa provincia arretina e stata benelicata deU'aper- tura di molte strade. Ne vuolsi tacere 1" impresa veramente dogna di Princi]3e magnanimo della strada fra Livorno e Ancona , e quella di San Sepolcro. Se non che nell' animo niunificente del presente ottimo Principe surse un' idea gigantesca da atterrire la rouiana antica potenza, il risanamento della Maremma. Trattavasi di un paese ridotto quasi a un deserto. Fiumi abbandonati da secoli a loro stessi , acque piovane senza scolo , acre morboso, suolo ricoperto di boschi senza cultura e senza raccolto del fogliame , e degli sterpi dannati a raarcire nelle acque , bestiame vagante , maiattie gravi , incessanti, mortali. Questl ingenti ostacoli non rallcntarono 1" immenso zelo I del Gran Duca Leopoldo II. Due grandi canali furono apei'ti nella pianura di Grosseto , perche dall' Oml^rone venissero torbe Ijenefiche al colinamento della gigantesca pestifera pakule di Casiiglione. II liume Bruna, in molti Inoglii pa'.udoso ed errante, fa riarginato per lo stesso efTetto. Al fiume Pecora e stato assicurato un corso affatto uuovo al mare. Molti lavori regolarono il corso del Hume Cornia e dei torrent! che impadulavano le pianure di Piombino e Cam- pigiia. 240 QUADRO DELLE ARTI TOSCVKE , CCC. Una grande sirada con buoni ponti fu costrutta per le comnnlcazionl da Pisa e Livorno lino ai fondi maremmani ineridionali. Altra strada era gia stata piantata da Massa di Marem- ma a Volterra. L' ingegnere Manetti secondo di tutta sua forza gli alti pensamenti del magnanimo Principe con alacritk , diligen- za , intelligenza. Le localita piu o meno pantanose , piu o meno declivl alia volta del mare presenteranno per avventura variazioni mal calcolabili , all' efFetto piii o meno celere delle sovrane provvidenze. Le varie intemperie ed i grandi mesclmenti della natura vorranno opporsi , e talora si oppongono a rovesciare 1' opera ardita e portentosa delP uomo. Tuttavia gia immensi sono i beneficj che da tanto sforzo derivano. La respirazione e piu sana, le acque tornano potabili, la vegetazione e nell' incremento , la popolazione moltiplica. L'uomo rivendica i suoi diritti, violenta la natura che vo- lea respingerlo, ne piu sara un' abitazione di bufali e di cingbiali la terra ove stava gran parte dell'antica Etruria, Populonia , Moscona , Roselle , cliiare ne' fasti della storia. Ecco il processo delle glorie delle Arti Toscane , ecco lo stato in che elle al presente si trovano. Esse non de- generano dalla prisca eccellenza , e somministrano una prova di piu , secondo si espresse non ha guari un valo- roso ingegno toscano, clie sotto i Governi iUuminati , be- nefici e paterni il carro della civilta procede trionfante alia sua meta , e schiaccia per via i piccoli sassi che presu- mono porre iutoppo al suo corso. 241 PARTE II. SGIENZE ED ARTI MECCANIGHE. Nuovo galatccy medico, ossia intorno al tnodo dl cser^ citare la medlcina consigli ad un gioi>ane medico , del dottore cav. Giuseppe De-Filippi. — Blilano, 1 836, Q. B. Bianclii e C , Contr. di S. Margherita, in 1 6.°, di pag. 2o5, lir. 'j.. 3o aust. {lii: 2. ital.) Coir epigrafe : Le vrai savant , conmie le vrai sage ne hrT%-e pas !es tisages tie la societe , il ne nu'prise pas nienie les caprices de la nioJe ; il s'y conforrae sans en etre I'esclave .... Montfalcon. T ' J_i autore e un medico di bella riputazione , della cui penna si lianuo altri lavori molto stimati dalle persone dell'arte. In quest"' opera prese a svolgere i vicendevoli rapporti tra il medico e la civile societa ; e ne ofFre un tesoretto di utili precetti, die merito di essere raccoman- dato al pubblico dai nostri giornali. SuUe maniere di urbanita die tanto i glovani quanto i provetti medici devono adottare neiresercizio della pro- pria arte gia possediamo preziose istruzioni nei prolego- meni clinici di molti scrittori di mediciua , e un conciso, ma ben regolato codice di tali insegnamentl ne oft'erse il celebre Giuseppe Pasta nel suo Galateo dei medici pubbli- cato nel 1791- Un altro opuscolo di minor pregio, ma pure fecondo di ottimi consigli ai malati e alle persone die gli avvicinano, e il Galateo per gli amnialati, die pubblico il dottore Salvatore Mandruzzato in Bergamo nel 1 82 1. Ma il cav. De-Filippi non si limito a tracciare le maniere di creanza spettanti ai medico come farcljlse snp- porre T an nuncio di un galateo. Volendo egli essere laco- nico, e porgere in poclie pagine un contesto di avverti- uienti , a cui facessero buon viso ancbe gli intolloranti die rifuggono dal leggere un voluminoso galateo, e mas- slmauiente un ffalateo medico, avviso con ottimo consii^lio 242 NUOVO G/\LATEO MEDICO, CCC. di sfiorare appeua 1 punti concerneud i modi di eticlietta medica volnti dalla moda, ed a preferenza spazlo con sano criterio su le cose clie piii interessano il difficile e peri- coloso esercizio dell arte salutare nelle sue relazionl cogli usi e coi pregiudizj dell' umaiia famiglia. Pare a noi die T antore abbia sapnto condurre il suo lavoro con somma agginstatezza di giudizio al iiobile fine di ritrarre il giovine dalle vie oblique, delle quali si gio- vano i furbi deficienti di merito reale per eniergere^ e di inettere in chiaro gl' incoinpetenti gindizj , le pregiudicate opinioni , i nialigni attentati , clie il cieco volgo oppone ai progressi del savio ed incorrotto medico, nel quale poi egli si stndia inspirare il gusto del bene, affinche contrattane r abltudine il tenga a norma e regola de' suoi costumi per tutta la vita. Reputeremmo percio ben lontano dal giusto e delicato sentire clii all'aprire di quest' aureo li- bretto non fosse invogliato a libarne le verita e le bellezze fine air ultima sua linea. Come per altro non e difficile talvolta al mediocre lo scorgere a mente fredda e non preoccupata le esagerazioni e le mancanze sfuggite al pennello di grande artista in opera nel suo complesso pur commendevole, cosi noi non temeremo di manifestare alcuni dubbj , sui quali si fernio il nostro pensiero meditando T opera di cui si ragiona. Nel discorso preliminare svolge il quesito - Chi sono i medici ' - A clii conosce i gravi doveri die incumbono al ministro della salute, e sa per esperienza i grandi sacri- fizj che deve sopportare per ottenere questo santo titolo non sembrera esagerata I'enumerazione die fa il cav. De- Filippi della risponsabilita del medico nella sua missione, dei pericoli che continuamente gli sovrastano, e dei modi injqui, coi quali troppo spesso e balestrato dai popolari pregiudizj, dal mal talento degli emuli, dalle insidie degli ingrati. I servigi che il medico presta all" uomo in tutte le fasi della mortale carriera, lo zelo die impiega a pro- muovere e tutelare il publjlico e private bene , sono tanto fortemente rammentati che vivo e incalzante ne risulta il biasimo da esso dedotto sui cattivi che oltrag- giano una professione cosi santa e venerabile. Che se qual- cnno vocra forse dire essersi il cav. De-Filippi lasciato troppo trasportare dalla propria fantasia o dall'amor pro- prio ove dichiara superiori i medici a quasi tutte le classi DKL DOTT. CTUSFTPE DT'-FILTPFI. ^43 d" uoniini adilcttl a librrale proffssione per V estensione del siipere , per la gravezzci, la nobilta , V eccellenza e V inipor- tnnza dello scopo a cui intendono ; noi pero crediamo clie ogni lettore troverh anclie in questa parte del suo Ubro idee hen pensate, lodevoli e degne di attenzione. Nel primo capitolo tratta della prima cornparsa nel mondo del povine medico. A guisa del pio, e paziente Virgilio deirAlighierl il cav. De-Filip]Di si finge dnce nel dolente cauiaiino deirippocratica cai-riera al suo allievo, die snp- pone compiutameiire istruito , morale , diligente , avido di biiona fama, e dd vero snpere, volente a tutta possa la prospera fortuna , e la confidenza della civile societa, ed a Iiii insegna come trionfare degli ostacoli die incontra ad ogni passo, additandogli la dignita del suo ministero , e i modi per conseguire nel mondo la meritata fortuna. I rag- giri del cerretani , degP impostori, del collcghi avari ed imraorali , dei falsi promotori , die simnlano di farsi ap- yioggio alia gioventii per comparire piii grandi su le rovine di essa , vengono tracciati con fino accorginiento, e sono talmente conforuii a quanto ne mosira tuttodi la espe- rienza, clie molti esordienti nel medico agone sarebl)tro teatati a ritrarre il piede, se il potessero, da tanto pre- cipizio. Fra i modi consentiti, e quelli ripugnanti alia Imona morale, onde puo il medico aprirsi un campo alia propria sorte , il cav. De-Filippi svela con giusta indegnazlone la prevalenza degli ultiini. Sdegnnto contro gli scaiidall, e la depravazione, a cui danno luogo le persone non abbastanza penetrate della nobilta dell' arte medica , egli difende coi tratti jmngenti del sarcasmo la causa della morale oltrag- giata. Ne credasi die I'iniziato nella galenica palestra non trovando nn collega di fondata opinione, che lo sottragga alia ingiustizia dei jiiii, i quali fanno delF esercizio medico una sorta di pirateria, debl)a cadere dalle belle speranze, die furono conforto a' suoi studj, a' suoi travagii! Se il giudizio - del non pensante vegetahil volgo - obl^liga il gio- vine bendie savio ed erudito ad attendere dal tempo la giiistizia dovuta al suo merito , ei non dimeuticlil essere il perverso l)en disgraziato nella sua stessa prosperita , laddove la virtu e felice nella persecuzlone e ]ierfino nel- \. r obblio. Se gli astuti ed avidi praticoni sogliono d"" ordi- iiario indurre il volgo a misurare i gradi della loro scienza •lalla loro canizie, non per questo mancano uomini assennati 244 NUOVO GALATEO MEDrCO, eCC. die sanno fare giusto calcolo dclle risorse , clie puo of- frire all' iiifermo il giovine medico, clie freqnento con profitto le scuole e le biblioteche, e confermo negli ospe- dali le cognizioni intorno alia tessitiu-a, ed alle funzioni normali od aberrant! deirorganlsmo. Non si perda qnesto giovine di coraggio perclie dal tempo non atiendera invano il trionfo sui medici faccendieri, clie dato bando ai libri per avere maggior agio a far bottino, e scevri d' ogni sentimento di religione e di nmanita, si slanciano nel loro ministero con quei tali criterj troppo generali e perico- losi, ai qnali ridnce I'arido empirismo. Con virtnosa energia il cav. De-Filippi lamenta P arte della seduzione, con cui alcuni medici giovandosl obbro- briosamente delle attrattive, onde per avventura vaano forniti , si rendono padroni nelle famiglie della versatile sensibilita del debol sesso, volgendola a profitto degli am- biziosi loro disegni. Forse il cav. De-Filippi diede una troppo viva pittura dei vantaggi die puo avere un medico vagheggino, e per la facile tendenza dell' uorao piuttosto air utile die all' onesto non vorremmo die se ne derivasse conseguenza opposta alio scopo morale die 1' autore si e prefisso. L' onore solo deve lusingare il cuore del medico; egli deve ofTrirsi alia stima pubblica come apostolo dei costumi , e sdegnare 1' umiliante protezione del vizio. Ri- moviamo lo sguardo da ogni esempio d' immeritata for- tuna, die farebbe rinunciare alia virtij , e dubitare perfino della medesima. Santo e il carattere del medico, ne la in- giustizia degli uomini jiuo mai coucedere al ministro di salute die ei si avvilisca alia servilita , alia sednzione , alia ipocrisia, airartifit;lo, alia maldicenza onde procacclarsi una spregevole fortuna: quella sola puo veramente essere gu- stata , che deriva dal merito, dalla diligenza , dalla onora- tezza e dalla carita. Se la diflicolta dei tempi toglie al medico di mettersi presto sotto gli auspicj del ricco e del potente , abbia questa verita a suo conforto, die gli riinangono sempre delle strade infallibili sebben lunglie onde raggiungerne il favore quando snppia mantcnersi inalteraljile iiei limiti del giusto, e tra queste avvi la carriera dei pubblici asili eretti dalla stcssa mano benelica dell' agiato alia poverta inferma, sui quali avremmo desiderato die il cav. De-Fi- lippi avesse fatto parola, giacclie sono i santuarj die ga- rautiscono V opinioue pubjjlica a clii sa iiieritarla. DEL DOTT. GIUSEPPK DE-FILIPPI. 2^.5 II secondo capitolo e intitolato - la visita. '- Parlando delle fonnalita e coavenienze della visita istruisce il me- dico dei modi, che deve impiegare per conseguire la coii- fidenza dei malati, e delle caiitele che gli sono indispen- sabili per ben adeiiipiere al suo grande uflicio, e retta- mente procedere all' esame dei mali osservando tutti i ri- guardi dovuti alle particolari condlzioni degl' infermi onde le ricerche patologiche non destino dispiacevoli impi'essioni in essi o negli astanti. Ottimi sono i consigli Intorno al contegno da osservarsi ginsta i difFerenti casi tanto nella diagnosi quanto nella prognosi , ed avverte la disconve- nienza del contegno di quelli cl.e a tutela della propria riputazione inclinano ai sinistri proaostlci, e degli altri clie sono pur molti , i quali ingrandiscono i mali ed i pericoll per accrescere il merito della cnra. Esamiaa le diflicolta che s' incontrano nello stabilire la lerapia , ne tace I'obbligo di spiegare 1' efletto presumil)ile del farma- co, di valutare le abitudini , e special! idiosincrasie per determiiiare le regole del vitto e della bevanda. Con sa- vio accorgimento sui^gerisce al medico di abituarsi a regi- strare la storia dei malati, affinclie in ogiii caso possa ren- ders! conto di qnaato ha giudicato e prescritto , e nota i riguardi particolari dovuti nella visita medica ai vecchi ed ai fauciulli. Versa il terzo capitolo sul fare, e non fare. Quivi si dimostra che le specialita adottate per riguardo agli studj medici spezzandone in molti rami il pratico esercizio fa- voriscono la mediocrita e l" imj)ostura. Tale sentenza e a parer nostro m'erltevole di qualche modificazione. Certo che i varj rami della medicina vanno collegati, e ciie non puo essere il juiglior medico quegli che non seppe farsi un tesoro di tutte le varie division! di queste scienze, chi non sa trarne partito nei casi ove 1' urgenza puo esigerlo. I campi nondimeno assegnati alia medicina ed alia chi- rurgia^ comunque attigui, sono cosi sterminati e spars! di lacune che troppo conliderebbe nel proprio coraggio chi si avvisasse di percorrere 1' uno e 1' altro con cjuella lena e disinvoltura, con che puo avanzarsi chi alia prima vniicamente, o alia seconda si attiene ; e se e riprovevole r uso popolare che crea il medico per le malattie veaeree, per le ischiadi, per le alTezioni isteriche ecc , non e pero a tacciarsi d' iguoranza o di pregiudicata opinionc chi ^4^6 NOOVO GlLATIiO MEDICO , CCC. dovendosi far segare una gauiba , estrarre im calcolo ecc. va a cercare dl preferenza, giusta il giuramento d' Ippo- crate , 1' uomo che si e dedicate esclusivameiite agli studj ed alle operazloni chirnrgiclie , ed ha gia addestrato bea cento volte e 1' occhio e la mano in siinili faccende. Procede 1' aiitore a far conoscere, che il aiedico debb'es- sere guardingo Hel far visite a qnelli, dal qnali pub essere snpposto ainante del lucro , limitandole con tiitti a norma del vero bisogno determinate dalla gravezza del caso. II contegno verso i miscredenti nelle cose mediche, verso gl' infermi diffidenti del proprio curante, o che lo in vita no per sociali combinazioni in modo clandestine, 1' attenzione necessaria ad evitare ogni sbaglio dipendentemente dalle ordinazioni, la condotta ad osservar&i col medico che venga associate nella cura, la moderaziene a tenersi celle persene intolleranti d' ogni censiglio opposte ai lore capricci , ed alle erronee lore prevenzioni sone altrettanti argomenti discussi nel presente capitolo, e che le cognizioni dell'antore avrebbero, a nostro parere, potato meglio approfondire. Nel quarto capitolo 1' autore definisce eruditamente in che ceasista qnella attitudine , che dicesi prc/f/ca nel medi- care , e quali frutti puo procacciare al medico per rispette alia pubblica estimazione. Gli scritti e i precetti del grandi maestri aprono al medico I'anipia via su la qiiale deve camtninare, ma i ricoveri della inferma umanith gli addi- tane la meta, e lo fanno meritevole inline delT onorato allore. ISon basta pero osservare , dice il Pasta , bisogna osservare rettamente. Chi vede male continua a veder male, ciee piii vive e piii si fa sciocco ed imbccille. II vecchio non e sempre il migliore medico. La parola prn- tica non indicherebbe in istretto sense che il risnltamento dedotto dalla esperienza su niolti casi, ed i criterj di ana- logia o difterenza che se ne possono trarre per norma nella maniera di curare. Avvi pero un'altra dote indispen- sabile al medico, che rimmertale Zimermann distingue da cio che s' intende coamnemente per pratica , ed e questo appunto un done, un intimo sense, una maniera di tatto, die non deriva ne dagli studj , ne dal consumare la vita nelle infermerie , ma e una prerogativa, che la natura non concede a tutti i medici , una inspirazione senza la qnale indarne si spererelihe celebrita nel tempio d'Esculapio. Tale prerogativa fornisce quella iinezza ch discernimeiito. DI;L 1)0TT. GIUSEPPE DE-FILIPPI. J47 quel colpo d' occhio pronto ed eflicace, che penetra i feaomeni, le atialogie, clie hilancia esattamente 1 fatti risnltanti dalle osservazioni , e sgomljra possibilmente le diftlcolia deir arte. SifFatte idee sono trattate dal nostro aiitore veramente con invidiabile maestria ; e lodevoli pur sono i coroilarj che desunie per invogliare il giovine a reudersi col tempo preponderante nella pratica medica per vera scienza , e non per la sola calvizie , e confortnrio nei disgusti die dovra tollerare quando aljbia avviato il suo pratico eserci- zio fra la civile ed agiata societa , pei quali disgusti non ha il medico altro compenso tranne quello di vedere sal- vato il suo infermo dalla catastrofe die gli era minacciata. Nel quinto capitolo tratta del coiisulto , cioe dell' esame clie si fa tra varj medici dello stato di un infermo, delle cause ed efTetti presumiljili di tale stato, e dei mezzi convenienti per guarire, o palliare lo scoucerto delTaniinale economia. Avverte che per essere utile il consulto deve tenersi quando la malattia e oscura , irregolare nel suo andamento, e duljhia nelle indicazioni terapeutiche , nei quali casi il curante fa bene a cercare appoggic nel con- siglio di altro avveduto pratico anciie per cnlmare le paure deir infermo, o de' suoi aderenti ; ne ommette i riguardi, che il medico deve seguire nella scelta del consulente quando a lui si commetta di determinarla. A rimuovere da se qualunque sospetto di parzialita noi crederemmo, clie ogui medico fareljlie meglio a non assumersi mai 1' inca- rico di sillatta scelta. Passa indi T autore a indicare quale debba essere il contegno dell' onesto consulente allorche sia chiamato per caso del tutto conclamato, onde non nuocere all' infermo, e all' onore dell' arte, e come nei casi meno infelici debba esprimere la propria sentenza jier r interesse del paziente senza modi inurlDani , od insidiosi raggiri. Quanto bene s' adatta la lezione a molti furbi , che usurpata la puljlilica ojjinione impiegano ogni turpe sotterfugio per lacerare la riputazione del collega, onde nella depressione degli altri poter saziare una infame sete di oro ! Discende 1' autore alle forme del consulto secondo la medica creauza, ed ogni sua riflessione merita di essere fedelmente osservata. Soprattutto lodiamo il consiglio, clie nei casi di Ijriglie indiscrete, di ostili vcssazioni, d' impor- tune sollecitudini e2;li da al suo allievo di non ostinarsi 248 NUOVO GALATEO MEDICO , eCC. presso ua malato, clie vinto da nialigne instigazioni ad altri ciecaraente abbandona la sua confidenza. E obbllgo del medico di avere una pazienza instancabile , di fare una intiera abnegazione di se medesimo quaiido lo esige I'interesse di clii gli confida la vita; ma la dignita del suo miaistero gli fa una legge di non imporsi altra catena, die quella gia ben grave dei doveri del proprio stato. II sesto capitolo contiene avvertenze speciali per la chi- rurgia. Tra queste avvi 1' obbligo all' esercente di andar munito degli stromenti dell' arte, di conservaili forbiti e tersi, di procedere coi debiti riguardi nella visita e nella medicazione delle varie parti del corpo umano^ di studiarsi a rendere le sofFerenze meno sentite e piii fugaci che sia possibile. Avvisa che e dote indispensabile al chirurgo un tatto giusto, squisito, che la natura comparte e I'eser- cizio perfeziona. Vuole che per conservare la mano deli- cata, ferma e precisa, il chirurgo eviti ogni operazione che puo rendergli ottuse le dita come il sonare istrumenti a corda , e condanna la ginnastica fatioosa e pesante. Ac- cenna che il chirurgo debb' essere lindo di corpo e di abiti, e in pari tempo non infastidirsi nelle medicazioni di quanto puo offendere i suoi sensi. Conveniamo clie il chirurgo non debbe avere a schifo qnalunque siasi pratica anche immonda ; ma sarebbe stato nostro desiderio che r autore avesse avvertito anche all' opposto estremo di quelli apatisti che troppo si mostrano famigllari coi pro- dotti pill ributtanti dell'organismo sano ed infermo rimon- tando stoicamente al principio che omnia constant iisdein principiis remotis: onde molti, e specialmente il sesso piii delicato si presta con orrore a lasciarsi avvicinare dal chirurgo anche nei bisogni piu stringenti. Prosegue 1' autore a considerare gli studj e le cogni- zioni necessarie per ben condursi nelle operazioni di alta chirurgia, e riflette all'errore di chi pensa che slmil arte richieda nel pratico durezza di cuore , mentre e soltanto il sentimento del ben fare , che sostiene il suo coraggio nelle scabrose operazioni. Savio e il suggerimento di noa accingersi a gravi operazioni chirurgiche senza il suffragio di altri periti nell' arte , a meno che 1' urgenza del pericolo e la fugacita dell' occasione non ne concedessero il tempo. Prudente e del pari il consiglio all'operatore di avere im ajucante fidato, die lo possa intendere senza il sussidio della parola, onde gluvargli setoudo il Jjisogiio. DEL DOTT. GIUSEPPE DE-FILIPPI. 2^.9 Preiuesso die il paziente deve coa lealta essere istrutto della uatura e delle possibili conseguenze di un' operazione cliirurgica, onde libero e franco vi presti il suo consen- liinento, disceade I'antoread aanniiciare le cautele e pre- videnze necessarie alio scopo di condurla a biion esito nou che i riguardi che coaveagoao per noa iacutere una sini- stra impressione , e a buoa diritto si fa a racconiaudare agli operatori di non essere troppo audaci, essendo piii benemerito il chiriirgo che guarisce senza ricorrere agli estremi presidj. II capitolo settimo tratta dei doveri spccinU del medico. Se tutte le qualita del bennato e probo uomo deve col- tivare il medico, egli si renderebbe vituperevole per ogui azione, che in esso non significasse Tabitudine dello stu- dio, della virtii e della moderazione di spirito. Sempre disposto a prodignre le sue cure illuminate e afFettuose alle persone die gli confidano gl' interessi piii cari della vita , deve ad ogni momento poter incontrar pericoli , ed imporsi gravi fatiche. L' anima sua elevata alle grandi ve- rita deve rimanere stranlera ad ogni occupazione, che non abbia per line il bene de' suoi malati. La discrezione, la decenza, la generosita e Pumanita sono doveri per lui inviolabili. L'autore s' intrattiene su F obbligazione imposta dalla medicina legale all' uomo dell' arte di concorrere alle disposizioni coerciiive del codice , od alia punizione del delicto, al quale penoso ufficio contrappone il piii conso- lante di prendere parte alia difesa e al salvamento del- Tinnocenza calunniata. A questo proposito I'autore non dimentica le cautele occorrenti al medico nel rilascio dei certilicati facendosi strada ai doveri die gli incuniboao nelle occasioni di contagi e di epidemie, e come buon padre invoca a diritto la protezione delle autorita in favore delle famiglie superstiti dei medici , che s' immolarono per la pubblica salvezza in quelle funeste circostanze. Accenua che per nessun titolo puo il medico ricusare la sua assi- stenza anche al nemico in pericolo, e nega'-e un soccorso pressante ad infermo in cura d" altrl. INIa benche sia cosa per se stessa evidence, e die puo argnirsi d.dle parole uie- desime dell'autore, cuttavolta mya sarelilie forse stato i.iutile I'agf^iungere come incumba al medico di cedere nuovamente il posto al primo curance dopo di aver provveduto all ur- genza del caso. Tratta degli officj del medico presso un Bibl Ital. T. LXXXI. i- 200 NUOVO GALATEO MEDICO , CCC. uialato ia pericolo della vita , onde non soccumba senza avere adempito alle sue obbligazion'i , e segna i confini , iiei quail deve in cio contenersi onde non dar luogo ad alcuna sinistra interpretazione, ad alcun rimprovero. Le iiioltifornii conibinazioni e le infinite circostanze della so- cieta rendono impossibile la completa enumerazione dei doveri del medico; nia perclie avendogli racconiandata r attenzione verso il nialato per conseguire la benevolen- za e la stiina degli agiati, e prosperare nella fortuna di loro pratica , avendogli suggerita la decenza dell' abito , la conipostezza degli atti, la nettezza della persona, la tlisin- voltura e venusta del dlscorso, Tosservanza delle leggi e dei buoni costumi perche, dico, neppure una parola sul dispregio delle ricchezze, la cupidigia delle quali suggerisce tante vilta e tante calunnie a clii vuole spingersi ad avan- zamenti ? Ippocrate ( cle decent. ) lia ben dato il niodello e resemjjio del vero medico: egli non si lascia muovere dair interesse pecuniario; ma nella gloria ritrova il com- penso del suo consacramento all' umanita sofferente. Si era in diritto di aspettare die il cav. De Filippi volesse ten- tare la riforma di niolti abusi, cb' egli al certo conosce, e contro i quali puo insegnare. Versa il capitolo ottavo sit gli studj. Nel vortice dei sisteml , in cui ha sempre finora ondeggiato la niedicina , nella immensita delle cognizioni die occorrono al medico, e difficile segnare ai giovine esatte norme per dirigersi utilmente e rettamente ne' suoi studj. - Opinionwn com- menta delet dies. - II cav. De Filippi pero non ha man- cato di additare in si vasto pelago i principali scogli, ove sogliono urtare i meno cauti^ e fa palese come sia pre- sunzione insensata il voler conseguire buona ed efficace esperienza senza gravi studj e gravi elucubrazioni. Ma come poi si fa a chiamare studj di lusso per il medico la poesia, la filologia, 1' archeologia e perfino le matematiche sublimi ? Forse die tutte le umane cognizioni non si con- nettono fra loro, e non contribuiscono a illuminare il me- dico^ a rinfrancarlo ne'suoi successi? L'autore suggerisce al suo allievo di rispettare gli autori senza matter e una soverchia credulita nelle loro opinioiii , giacche bisogna accostarsi all'infermo senza prevenzioni di sistema ^ e di non esagerare 1' iinportanza della notomia patologica , la quale e pure una gran face per illuminarci nella pratica. DEL DUTT. ClUSEPPJi DE-FILIPPI. 20 1 Indica i libri, dai quali aspettarsl maggiori servig'i nel- r esercizio della medicina ^ e la nianiera di studiarli per cavarne profitto. Lodevoli e sane si rinvengono le sue idee, e tali pur giudichiamo quelle die esprime per i raedici , i quali abl^iano dedotte dalla propria pratica iiiiportanti osservazioni da pubblicare in vantaggio dei loro confra- telli. Solo avrebbesi desiderate clie il cav. De Filippi si fosse occupato in questo capltolo di altra fonte, ove i piu dei medici attingono i lumi e gli errori , le rette o le fallaci abitudini nel medicare, vuolsi dire il sistema di pratica e d'istruzione adottato negli stabiliinenti di salute, nei quali e veto di veder riformato 1' abuso della quantlta eccessiva d'inferiiii allidati a uu solo medico, che dalla necessiia e quindi costretio ad una specie di empirisnio, che fatalmente si trasfonde poi anco ne'suoi allievl con pregiudizio di molti infelici, e sommo disonore dell' arte. L' autore mette fine a quest' ojjera col capitolo IX il quale tratta della influenza degli errori e dei pregiudizj popolari sui destini dei medici e della medicina , ed e un riassunto delle cose di maggior momento accennate nei precedent! capitoli. Ha per iscopo di giustificare i medici dalle calun- nie, colle quali sono perseguitati dai volgo, e vi si accen- nano le ragioni per le quali la medicina non afFatto sce- vra di solide basi ha diritto alia pubblica benemerenza purche non si pretenda di variare i destini a tutte cose stabiliti dalle immutabili leggi della natuia , e venga pro- fessata senza idee sistematiche _, ma dietro la vera espe- rienza di tutti i tempi. Che se il medico e talvolta costretto di ricorrere a ragionamenti induttivi, a logiche astrazioni perche i principj generali non possono corrispondere nelle specialita delle malattie, e del soggetti , ove tutto e par- ticolarizzato , qual mai altra scienza, oltre la niatematica, pno vantare di aver varcato i confini dell' incognito, e di e?sere in ogni parte certa e inconcussa? Cesserebbero d'altronde le ragioni per molti di lamento contro la medi- cina se in caso di bisogno ponessero la debita considera- zione a scegllersi uno studioso, modesto e saggio medico, in vece dell' artilicioso ignorante, o dell' impudente cerre- tano, i quail ullimi sono pur troppo numerosi, e come se molti gia non fossero, altri a loro si aggiungono tuttodi , che in odio ai precetti d' Ippocrate e alle leggi tutorie della societa distribuiscono veleni ai povcri credenti. Perlino aSa Nuovo galateo mudigo , ecc. gli uomini rispettabili per dottrlna e per rango non sono i migliori giudicl nelle cose mediche , e mille fatti dimo- strano che facilmente si lasclano sedurre dalP intrigo e dair impostura. Quel solo medico e degno di confidenza, che ricco di dottrina, di esperieaza, di circospezione aoii presume gia di sforzare la natura^ o modificarla violente- mente secondo la sua volonta , ma che nel prevenire ed alleviare i mali, o nell' abbreviarne il corso rispetta la forza intriubeca dell' organismo , che sostiene e ripara la vita , ed all' uopo sa impiegare i mezzi piii efficaci che la storia del fatii suggerisce preferendo del resto, giusta il consiglio del padre della medicina, i piii semplici ed i pill comodi. Nel rendere conto di questa operetta noi abbiamo se- guito r autore producendo le sue principali idee. Conchiu- diamo die sebbene il libro del cav. De Filippi lasci desi- derio di vederlo ampliato e ritoccato in alcuni punti , e fors' anche in alcune maniere di dire , pure e ricco di grandi verita , e spira in complesso una nobilta di senti- menti, una fina conoscenza degli uomini , e tanto discerni- mento nelle cose scientifiche, che al certo merita di essere collocate tra le opere di buona scelta nella libreria di un giovine medico^ il quale onoreia la propria carriera se lo terra come guida fedele per perseverare nell' amore della giustizia e del proprj doveri. 253 St-udj storici di Francesco Rosst. — M'dano , i835, Pirotta e C, in 8° gr., pag. x-164. Lii: 2. 5o ital. R Iflettendo al giudizio che intorno la storia a qnando a qiiando pronnnziarono uomini per alta dottrina e per acuta critica chiarissimi, none difficile il rilevare come diversamente si senta e si ragioui sopra questo vastissimo ramo deirumano sapere. Imperciocche al- tri decidendo con un tenore , }»er cosi dire , dogma- tico chiamano la storia colle parole di TuUio annun- ziatrice delle antichc cose , testimonia del tempi , luce della veritd, maestra della vita. Altri ritengono come fallace la speranza di trovare nella storia un tesoro di verita e di cognizioni opportune a ben governare le puhbliclie e le private cose. Altri assai poca so- stengono essere la solidita nella scieiiza dei fatti o degli avvenimenti storici , perche pochi sono esatta- mente riferiti , come ciascuno puo giudicare intorno a quelli die sono a sua piena e particolare notizia, allorche si leggono scritti da altra penna. Laonde sta- biliscono in generale che ogni storico puo mentire , o di biiona fede , se e sincero , o di mala fede, se tale non e : ma siccome egli non puo o non vuole avveriirci quando mentisce; cosi noi non sapremmo premunirci contro il suo inganno se non quasi in nulla prestandogli credenza. Anche allorquando ( essi aggiungono ) non si puo dire che i racconti storici sieno fallaci, quanto mai differiscono dalla cosa stessa? Quanti fatti rimangono, per dir cosi, smembrati da- gli occulti moviinenti che prodotti gli hanno , e dalle speciali circostanze che contribuirono al loro esito ? Altri linalmente gettandosi in opposti principj non solo ammettono la verita storira, e le prestano ogni fede . ma si adoperano altresi con tutta la forza del proprio ingegno per istabilire sulla storia delV uomo 264 STUDJ STORICr Dl FRANCrSCO ROSSI. morale la scienza che si chiama dell' umanitd, Mosso da tali conslderazioni il sig. prof. Rossi , die gia in varj articoli del ncstro Giornale ragiono da ottinio pensatoie , e con singolare erudizione tratto di ri- poste cose arclieologiche , si propose di investigare la natura e le condizioni della storia, per poter de- terminare se i dubbj intorno la sua credibilita, se le accuse sparse contro la sua utilita abbiano fondamen- to ; e cio che e piu disputato , per conoscere se a buon line riescano i tentativi accennati di alcuni fi- losofi per istabilire sulla storia una scienza. A fine di rispondere adequatamente a tale assunto, I'autore di- stingue il suo lavoro in due parti ; la prima tratta della veridicita della storia ; la seconda volge intorno i diversi aspetti sotto i quali possiamo considerare la storia. Affincbe si rilevi se la storia possa avere, o real- mente abbia un fondamento di verita, fu d' uopo air autore di percorrere gradatamente e di classificare a mano a mano gli elementi costitutivi della storia. Fra questi hanno luogo anclie le lingue ; perciocche c< possono rappresentare tutti gli atti della vita esrer- na, come ogni modificazione del pensiero di cjuelli che le parlano ; e in oltre perche quando le lingue sieno fra loro confrontate , valgono anche sino ad un certo punto a tracciare 1' origine , lo stato di paren- tela o non parentela delle nazioni fra loro. » Dair esame istitnito sopra gli elementi onde e com- posta la storia , risultando che essa ha un fondamento di verita , si addomanda qual sia il genere di siffatta verita o certezza ? Prima di una positiva soluzione al quesito , convenne al nostro autore di chiamare ad esame la teoi'ica del De la Mennais sopra i fon- damenti della certezza , giusta la quale teorica 1' uo- mo individuale non puo esser certo ne pei sensi , ne pel sentimento , ne pel ragionamento ; e tutto si riduce ad un sol genere di certezza, che e la mo- rale , divenuta cosi 1' unica , 1' assoluta certezza , cri- terio della quale e il senso comune ; talmente che STUDJ STORTCI DI FRANCKSCO ROSSI. sTiS ncssuna vcrita particolarc puo chianiarsi certa, fmclic non ahhia conquistato il consenso di tiitta 1" umanita per via di qucsto senso. L' incocrenza cd anclie stra- nezza di tale opinione e diniostrata e combattnta dal sig. Eossi con forza ed evidenza ; indi venendo al quesito risponde che « alia stoiia, siccome composta si puo dire esclusivamente di testimonianze dell* au- torita , si conviene la verita logica , la quale e la conformita delle idee iiostre colla realta dclle cose , della quale verita non si puo essere ecrti che di certezza morale. ■» Pero la verita logica, a fine di essere investigata e raggiunta, abbisogna della Cridca, che si puo dire di due specie , e di cui la seconda pin propriamente si potrebbe chiamare Filosofica. La prima specie di critica abbraocia T esistenza dei testimonj in genera, r esistenza dei libri desunta dalle citazioni clcgli scrit- tori : nel che fra le altre cose , saviamente e in fa- vore altresi delle materie ecclesiastiche, osserva Taii- tore , che « a misura che si risale nel tempo , si trova che le citazioni degli scrittori si diminuiscono di quelle che si riferircbbero alle eta lasciate indie- tro. Esse forniano come una piramide , la quale va restrinjiendosi a misura che si allontana dalla base .... Ma nondimeno il filo della tradizione sussiste. » Per- ciocche anclie nei secoli i piu infelici per ignoranza e poverta di sapere vissero autori assai celebri ed eruditi di quella erudizione universale, che riguarda non solo lo stato conteniporaneo della letteratura , ma altresi il precorso. Pusalendo poi dall' eta che alibrac- cia cpiei secoli a' tempi piu avventurosi , ritorna la copia degli scrittori , i quali sono citati dai posteriori , siccome viventi nella suddetta eta ; quegli altri poi citano i loro anteriori; ed il filo della tradizione di- viene piu ampio Hno a tanto che giungasi alle ri- spettive origini dei libri. La critica non solo scopre \ esistenza dei libri , conslderati o come testimonj diretti della storia , o come testimonj che soltanto le giovino col mezzo 256 STl'DJ STOniCt Bl FRANCKSCO ROSSI. delle citazioni ed allusioni , ma altiesi diniostra la loro veridiciia. Questa , ragionando in generale de' libri storici , puo essere presunta , da che 1' uomo natu- ralmente tiene il suo simile per veritiero, e percoi gli presta fede ; e da die egli medesimo sente di amare la verita e di poterla conoscere. A tale pre- sunzione in favore dello storico si aggiugne esser difficile che 1' intenzione di tradire il vero non si inanifesti pei' piii lati , e die da un guardo gettato sopra le stesse facolta mentali dello storico non risulti se lo storico abbia o no T attitudine di scopriie la verita. Si aggiunga il naturale timore delio stoiico, che spacciando menzogna non ne venga contraddetto con suo vitupero. Finiilmente non presunta ma rcale in se stessa puo risultare la veracita de' libri storici col riscontro di altri testimonj , o sia di altri libri storici , o contemporanei , od anche di tempi poste- riori. Siffatto riscontro puo essere utilmente instiiuitc anche coi libri che solo per accidente alludono a cjualche fatto; giacche « per quella loro stessa indif- ferenza alia verita storica possono essere di qualche peso; e se non lianno quella verita per iscopo, non hanno nemmeno 1 intenzione diretta di travisarla. )> II tenore della dimostrazione ha indotto naturalmente il chiaro antore a maneggiare piu addentro la parte propria del bibliografo e del fdologo. Nel che seb- bene egli accenni di essersi appoggiato all'autorita ed al giudizio di autori riputatissimi ; pure non gli si deve negare il merito di avere esposta tale ma- teria non nieno con precisione che con analisi e lu- cidezza di ordine. Tali sono i capitoli che volgono intorno T esistenza dei libi-i desunta da quella dei manoscritti ; intorno V esistenza e veridicita dei di- plomi; intorno a quella delle iscrizioni sopra diverse matcrie •, intorno T esistenza e veridicita delle tradi- zioni orali , e in quella dei monumenti muti , che sussistono tanto nello stato materiale , siccome un ar- co , un sepolcro , quanto nella tradizione. sriVDJ STORICI DI rUANCESCO ROSSI. 257 Parte seconda. Dimostrati i fontlamenti dl credibi- lita che alia storia appartengono , ragionasi ora sopra i diversi aspetti che ( ssa ha olferto. Di questi , per giudizio deir autore , 1" estetico , il prudenziale ed il morale avrebbero un legittimo fondamento; Taspetto scientifico no. E priniierainente quanto all' aspetto estetico cosi si espriine 1" autore : « Senza usrire ia amplincazioni , io non vedo come Y uomo , oltre al desiderio generico del sapere , non possa piu special- mente com|)iacersi , e non desidei i di conosrere le vicende , che nel grembo della propria nazione ed in quello di tutto il genere umano lo hanno con- dotto alio stato in cui si trova. Egli per V emincnte sua qualiia siinpatica vuol partecipare alia vita de' suoi simili ; vuole sperare , vuol temere con essi , vuol venire a parte delle loro gioje, e cerca ancora di associarsi ai loro dolori. Ed inoltre , se la vita deir uomo e in ragione della quantita delle sue idee, di quatito essa non sara accrcsciuta, quando egli sia ammesso a conversare colle generazioni passate , ad assistere al gran dramma della specie umana sul glo- bo ? No, questo spettacolo non gli piio esserc indif- forente , egli lo cerca con ansieta, egli lo trova nella storia. » Per cio che risguarda V aspetto prudenziale della storia : « Dei fatti delT avvenire alcuni possono essere neir arbitrio dell" uomo, altri no-, dei |)rimi , perchc coll esperienza del passato non si potra promuovere r avvenimento , se sono buoni , od evitarli se catdvi? Ed i secondi in quella p;1rie di scioglimento che di- pendesse dalla volonta dell' uomo , perche colla me- desima scorta dell' esperienza non potranno essere risoluti a buon Hue ? » E questa utilita che pre- senta la storia , di ben reggere se stesso sull' esem- pio altrui, e di conforinare o sospendere le proprie azioni secondo le fortunate o tristi conseguenze che da eguale condizione di cose in altri tempi derivaro- no; questa utilita, ripetianio , si addice non al solo legislatore, non al solo magistrate; ma ad ogni uomo 258 STUDJ STOHTCT DI FRANCTTSCO ROSSI. privato nelle particolari vicende del viver suo. Tut- tavia contro questa forma prudenziale della storia si formarono piu obbiezioni; le Vjuali tutte senibra a noi essere state dall' aiitore validamente ribattute. « Dimostrato che fu, appartenexe alia storia il ca- rattere prudenziale, ne viene per necessaria conse- guenza die vi sia un mezzo di giudicare intorno alia congruenza , e pero alia verisimiglianza o no delle azioni che sono da collocarsi in tali dati pe- riodi ; il quale mezzo e quello che si chiama critica filosofica. A questo mezzo un altro se ne aggiugne che si forma colla speculazione. y> Analizzando la mente umana , considerando le sue operazioni e T ordine con che sogliono procedere, si fa estimazione, p. e., che, verificandosi le tali circostanze, abbiano dovuto sorgere le tali idee , e quindi i tali fatti. « Questo mezzo offerto dalla critica lilosofica si scorge appar- tenere alia metafisica della mente , ma non essere disgiunto dall' esperienza della storia. Or di questi mezzi od elementi , come dell' intera critica filosofica si giova r autore , applicandoli a compiere le prove dei testimonj della storia. Laonde qui piu analoga- mente espone Tesistenza dei libri desunta dai mano- scritti , r esistenza dei libri desunta dalla storia del linguaggio , come la verita storica si possa desumere ed indurre dalla coincidenza delle cose gia seguite rispettivamente tanto coi fenomeni del mondo hsico, quanto coi fenomeni del mondo morale tuttora sus- sistenti. — Seguono altre applicazioni della critica filosofica , sia per confermare le notizie storiche , quando i testimonj fossero deboli , sia per compirle quando cjuelle fossero imperfette , sia per indiirle, quando totalmente mancassero e da qualche fonte si potessero trarre. — La critica filosofica puo offrii'e altro genere di indagini coU' estrarre dai testimonj medesimi alcnne indicazioni , che a prima giunta non sembravano poter presentare. Fra queste sono le mi- tologie , i riti e le cerimonie. « Se e vero che la mente umana procede prima coil' immaginazione , poi STUDJ 6T0RICI DI FRANCESCO ROSSI. 269 colla ragione .... le mitologie che sono espresse ia un linguaggio d' immaginazione , ponno essere le prime storie dei popoli rappresentate in linguaggio figurato , ed involte nelle opinioni di un panteismo popolare, il quale e parimente proprio dalle epoche del doniinio della fantasia. Ed i riti e le cerimonie stesse , tanto ridicolc a taluni, ponno pur dire qual- che cosa di piu die il fatto della loro esistenza! Essi sono simboli che forse hanno rappresentate al tempo della loro origine , o rappresentano ancora opinioni religiose o modi di essere sociali , od una tale na- tura di rapporti fra gli uomini. » Per coUegare le materie esposte nell' antecedente nostro paragrafo coU' aspetto prudenziale della sto- ria , a cui 1' autore le riferisce , abbiamo sospeso di parlare intorno 1* aspetto morale che dopo il pruden- ziale ci presenta la storia. Malgrado la ripugnauza di chi non concede alia storia il carattere di confor- tare alia virtu , insegnando la morale e persuadendo ad abbracciarla , malgrado siiTatta ripugnanza , ciede 1' autore di poter giustamente inferire che la storia sia col produrre esempi di buone azioni , sia col mo- strare il malvagio colpito , cjuando da un castigo sen- sibile , qnando dai rimorsi dell' opinione , con ogni diritto chiaraar si possa la promovitrice della buona morale. Dell'aspetto scientifico. Questo e il campo destinato alle principali discussioni del nostro autore; egli qui e ridotto al centro della sua disamina ; qui egli espone od impugna le sottili speculazioni intorno la cosi detta scienza deirumanita, conforme alia quale si pretende che si succedano e si avvicendino le cose del mondo morale , e che regolare ne' suoi movimenti e nel suo sviluppo , vi si presenti la forza dello spirit© umano. Fu gia accennato che T autore non gindica di ammettcre un tale aspetto: il medesimo non crede di poter nieglio dimostrarne la ragione, che col chiainare ad esame alcuni grandi e prolbndi sistemi, coi quali in diversi tempi sommi ed acutissimi ingegni pensarono 260 STUDJ STORICI DI FRANCESCO ROSSI. di coordinare le azlonl dell' umanita set ondo una les- ge, o semplicemente ne determinarono le attitudini e lo scopo. Fia tali sistemi il prinio a far mostra di se e la Scienza Nuova di Giambattista Vico into mo alia comune natura delle nazioni. Occupa un secondo luogo il sistema del tilosofo alenianno Gotofredo Herder neir opera : Idee per la filosofia delta storia delV 11- manitd. Siiccede 1' Introduzione alia storia delta filo- sofia di Vittore Cousin. Nessnno, a nostro credere, non coniniendei a V ordine e T esattezza con cui fu- rono esposti i piodotti sistemi; nessuno non iscor- gera in cjuesta analisi \\ domiiiio stesso della materia, clie si acquisto il sig. Rossi col Itingo e profondo stu- dio preniesso sopra i medesimi. Pero e debito nostro indjspensabile il rifei'ire, piu succintamente che far si possa , il pensiero anzi il giudizio delP autore sopra ciascun sistema, e le conseguenze ch' egli ne deduce secondo il suo avviso. E priniieramente cjuanto alia grande opera del Vi- co, non pare al nostro autore legittimo il suo pro- cedimcnto. Perciocche non crede che la Storia ideate eterna del Vico sia conforme alia storia positiva delle nazioni; e percio vede la Scienza IS nova di lui es- sere contraddetta dal fatto. Dal che si inferisce « che, cjuantunque gli assiomi di questa Scienza fossero giu- sti , erano pero suscettivi cli conseguenze contingenti e non necessarie , nelle quali avendone il Vico prese alcune per necessarie, si appose in fallo, e costrui una storia ideale diversa dalla storia certa. Tuttavolta non vuolsi c|ui menomare il pregio della Scienza Nuova come valore di produzione juentale. Essa fa impresa veraniente maravigliosa in sul piincipio del secolo XVIII, e se qon ebbe per risultamento un' e- sposizione di verita , e certamente V opera di uno spirito trascendcnte. ■>■> Quanto all' opera dell' Herder , sembra all' autore lecito di sospettare che i suoi principj non sieno per avventura con troppo rigore logico forniati, siccome derivanti da un numero di fatti i cjuali non bastano STUDJ STORICI DI FRANCESCO KOSSI. 26 1 a Btabilirne la base. Oltre a cio egli vi desidera una maggior severita nella connessione degli argomeiiti ; cc di maniera the, qiiando Ic siijrgestioni del Hsico, della setisibilita e deU' imiuaginazione non ispingono certi sviluppi della civdia, egli in veco di rappor- tarsi air energia dello spirito umano ricorse a certe spiej^azioni mistiche , che sono in contiaddizione con la teorica generale e con lo spiiito della sua opera. » Inoltre egU « circoscrive il carattere del suo sistema ad un ordine di potcnze che vuole elTettuarsi in uno scopo indicate, ma senza le leggi che guldino i modi per cui le potenze passano all' atto. » Ne il sisLema deir Herder puo dirsi compiuto , perche avendo po- sto per meta e come per acqnietamento del geni're uniano su questa terra la ragione e l equita , sembra potersene dedurre che, cjuando il regno della ragione e deir equita sara perf'etto su questa terra , T umanita rimarra stiizionaiia nello stesso tempo che aspira a qualche cosa di niigliore che non e ogni umana con- dizione. Tali riflessioni peio riguardano Y ordine lo- gico e materiale delF opera dell" Herder : « ma se , lasciando cpxesto aspetio , si riguardino le sue Idee dal lato letterario, V esecuzione n' e stupenda; e quan- do r autore si riduce nelle regioni del scntimento , sia che dispieghi dinanzi al lettore 1' uman genera posto sotto al benefico governo della Provvidenza , sia che vada svolgendo dal cuore umano cjuelle doti di amore e di carita reciproca che tendono a svi- luppare 1' umanita in tutte le famiglie degli uomini, fa sentire le piu soavi emozioni, ed inspira le piu belle speranze sulle condizioni future dell'uomo. Per quest' opera Herder fu chiamato in Germania V uma- nista per eccellenza. » L' opera del Cousin e giudicata di un merito as- solutamente grandc « dove, se il pensiero, del resto brillante , ingegnoso c grandioso , di penetrare in tutti gli elementi della vita dell' umanita per iscoprire il principio dirigente di quella nella filosolia puo patire alciina eccczioue, havvi pero sempre nella quantiia 26a STU0J STORICI DI FKANGESCO BOSSI. e profondita di vediite ed in molte diaiostrazioni ed applicazioni particolari un pregio che la fa collo- care tra le piu forti produzioni mentali della nostra eta. » Pero 1' autore non dissimula alcune difticolta che recano a lui le vicende legali di cui parla Cou- sin , della vita dell' umanita rivelata dalle vicende legali della tilosolia ; e crede in primo liiogo di po- ter domandare « se Y uomo , p. e. , oltre all' avere considerate le cose a traverse dell' infinite , del tini- to , del composto deH'uno e dell' altro , non puo an- che dubitare di tutto, se lo scetticismo non e pos- sibile ( qui non si dice che lo scetticismo abbia un fondamento in sana ragione), se non ha esistito una filosofia di Pirrone. » Dimandasi parimcnte se I'idea- lismo , o sia la dottrina della prevalenza della per- sonalita debbe precedere il sensualismo, cioe la tilo- sofia che si appoggia sui sensi , sembrando al nostro autore, che tale tilosoHa debba essere la prima per r uomo neir infanzia del suo raziocinio , « perche air uomo anche meditante debbono essere occorse prima le particolarita fenomenali , il concreto dei sensi , che non si avvisasse di librarsi nei campi del- r astrazione. 5j Piu, si addomanda se il rapporto de- terminato dal Cousin , o nesso psicologico tra la lilo- sofia e gli altri oggetti sopra cui si applica la menie o la volonta umana necessariamente sussista ? Cosi non senibra all' autore , come prima si ammetta che lo scetticismo e possibile , ed ha sussistito nelle spe- culazioni de' filosofi ; e che percio il periodo stabilito in quest' opera dei tre sistemi di filosolia rappresen- tanti tre modi diversi di essere dell' umanita non e piu legale nella sua durata , nelle sue successioni , ne e determinato pel numero di quelle. Trova poi r autore che la storia della filosolia non consente colle teoriche di Cousin ; non essendo 1' umaniia ri- masta contenta all' eclettismo , attesa la riprocluzionc di altri sistemi e con successioni diverse ; ed oltre cio essendovi contraddizioni anche circa all idea do- minante lilosofica di un popolo. STUDJ STORICl Dl FKANCESGO HOSSI. ^63 II sig. Rossi accenno anclie i sistemi di quegli au- tori i quali , sebbene con minore estensione e pro- fondita, pero trattarono essi pure intorno la scienza delle cose umane. Fia questi sono le Istituzloni so- ciali di Ballanche , nella cui dottrina il nostro au- tore vede piii misticismo che logica ; la Filosofia della storia di Federico Sclilegel ; il Ceniio di un sislema di filosofia speculadva del Daumer. « Per lasciare da un canto ( cosi 1' autore ) niolte altre obbiezioui , dov' e il mezzo logico o \ organo scientilico per ar- rivare a questa religione assoluta ( che annunzia il Daumer), a questa catastrofe unica, a questo mondo assoluto ( che il Daumer si va immaginando )? » II signer Rossi non dimentica il Romngnosi nelT opera dell' Indole e dei Fattori delU inciviliinento , osservan- do pero che quell' opera appartiene piuttosto alia li- losolia civile, che alia scienza dell' umanita; e per suo giudizio, e sotto questo aspetto che debb' essere meditata ed apprezzata. Finalmente dagli esaminati sistemi viene V autore a conchiudere cio che prima abbiamo proposto con- forme al suo sentire , che 1' aspetto scientilico della storia non ha un legittimo fondamento ; da che ne col mezzo del metodo analitico , ne col sintetico , che sono gli unici metodi di cui puo giovarsi I' uo- rao per formare un principio , o trovare una legge , la materia si presta ad assuraere quell' aspetto; e da che non e dato all' uomo di conoscere la legge che conforme ai secreti consigli della Provvidenza gover- na il mondo morale. B. a 264 Descrizione del funghi mangerecci piu comuni delV Ita- lia e de velenosi che possono co' medesimi confon- dersi , del dott. fisico Carlo Vittadini con qua- rantaquattro tavole incise in rame e colorate , in quaitu grande. — Milano, 1 882-1 835, dalla tipo- grafia e libreria di Felice Rusconi , contrada dei due Muri , num. io33. Fascicoli 12 cJie formana im volume di pag. XLVil e 864. Lif. 5o ital. Ven- desi anche da L. Dumolard e figlio , corsia de Servi. — Fedi questo Giornale , tomo 67.°, luglio i83i , pag. 84. L' importanza di ben conoscere i fuiighi , die quan- tunque in tutti i tempi siano stati riconoscinti fornire un cibo spesse volte pericoloso , o alia salute non troppo con- facente , pure per la loro abbondanza sotto il bel cielo d' Italia formano un coasiderabile oggetto esculento in dati tempi deir anno , non solo pei villici , ma anche pei cit- tadini, determino gran numero di niedici e naturalisti ad occuparsi del loro studio per distinguere realmeate quelli che sono dannosi dagli innocui. Una buona opera sovra questo argomento precisa ed esatta , accompagnata da figure realmeate tratte dal vero, era da desiderarsi tra noi , giacche tali non sono quelle che da non molti anni furono pubblicate; e questo desi- derio viene esaudito dall' opera che qui in breve passere- nio in disamina per porgerne un' idea ai nostri lettorl. Sarebbe desiderabile che specialmente i medici destinati ad esercire o ne' distretti o ne' comuni fossero di quest' o- pera forniti per giungere all' esatta ricognizione deile spe- cie de' funghi , e che delle sue esatte figure si valessero a fame speciali dimostrazioni particolarmente in que' luoghi ove abbondano i funghi; che allora non avremmo piii ogni anno occasione di sentire le infauste conseguenze che de- rivano dall'ignoranza delle specie de' funghi ;, conseguenze che spesso si rinnovano anche presso questa capitale. II dottore Carlo Vittadini, gia noto al pubblico per la dotta Monografia delle tuberacee, opera conosciuta ed ap- prezzata da tutti i dotti d' Europa (vedi Bibl. ital. torn. 63.% DESCUIZIONE DEI FUNGIII , CCC. nG') seltembre i83i, pag. 3i5) scorgendo nelle opere gia pubblicate tra noL sovra i funghi , i molti abljagli die da- gli autori vennero presi , e die potrebbero essere causa di fnnestl avveleiiamenti , si accinse a fai'e uno studio spc- ciale dei funglii , e pote giungere al felice ed utile scopo di emendare i molti eiTori die trovansi nelle suddette opere esposte da autori che per un mal inteso spirito filantropico voUero disputare intorao a quelle cose che per- fettamente ignorai'ano. Riconosciuta glustainente dal nostro autore la necessita delle buone descrizloni, per fare esattainente determinare le specie de' funghi che intraprese a descrivere , a queste diresse speciahnente il suo studio ; e siccoine Ijase delle Jnione descrizioni si e T esattezza dei termini e la per- fetta cognizione degli organi che s' intraprendono a descri- vere, percio diede principio all' opera sua ofFrendo ua pro- spetto ove definisce e descrive i principali organi de' fuu- giii, e le varie modificazioni a cui vanno soggetti. I varj caiiibiamenti degli organi de' funghi per la loro forma , posizione e colore derivano dai diversi stadj della loro vegetazione ; per ben comprendere adunque questo cambiamento era necpssario seguire lo sviluppo successivo de' funghi dalla germogliazione dei loro organi riproduttori iino al loro stato perfetto ; a quest' uopo il dotto autore tratto estesamente del germogliamento delle spore , e for- mazione successiva delle diverse parti costitiienti il fungo. Questo capitolo e prova delle estese cognizioni anatomiciie e iisiologiche possedute dal nostro autore. Trovansi qui re- gistrate molte nuove osservazioni da lui fatte specialmente per lo sviluppo de' funghi i'terini , e per il modo di dis- seniinazione dei Geastii e dei Tulostomi dei quali egli pri- nio esamino tutte le fasi della loro vita. L' ordine seguito dall' autore nel smldetto prospetto do- vrebbe essere modello per chi pubblica opere elementari di botanica :, giacche gli organi sono descritti con tanta chiarezza, quantuiK^ue succintamente, che ognuno, benche non ancora avviato nello studio micologico, puo con questo prospetto giungere alia perfetta cognizione di quanto oc- corre all' esatta determinazione de' funghi. Un altro mezzo necessario ed importante per poter far giungere alia perfetta cognizione de' funghi adotio il chiarissimo nostro autore , ed e questa una distrlbuzione Bibl. Itul. T. LXXXI. lo 266 DrSCRIZiONK DEI FLNGIII , ecc. metodica delle specie de' fuaghi clie poi estesanieiite de- scrive , affine di potere cos\ con caratteri precisi a prima gitinta conoscere P ordine , il genere e la faniiglia delle specie che si esamina , senza aver d' uopo di leggere tntta r opera per conoscere la specie , la cui piii esatta rico- gnizione si raccoglie dalle susseguenti apposite descrizioni. Dopo il prospetto nietodico dei funghi accenna F autore i sintomi genei-ali prodotti dall" azione de' funghi nocivi sull'umana economia, e le apparenze morbose che si ma- nifestano. In seguito parlando delF azione de' funghi, espone con buoni motivi 1' opinione sua die 1' azione sia pura- mente ed unicamente irritativa , ed adduce con lirevita e chiarezza il metodo geuerale di cura. Passate cosl in esaine le generalita importanti di que- st' opera , e d' uopo dire qualclie cosa per cio che spetta alle descrizioni delle specie in particolare. I funghi de- scritti dal sig. dott. Carlo Vittadini sono in numero di sessanta specie , le quali sono quelle che piti di frequente si trovano tra noi, e che piia comunemente servono di cibo, o die e di somma necessita i! conoscere perche hanno so- niiglianza cogli antecedent!, e pur sono decisnniente nocivi. Le descrizioni date dalF autore noa sono come riscoatrasi nella maggior parte delle altre opere materialmente co^iia- te, ma bensi ogni specie fu descritta sopra originali vi- venti , cosicche non rimane dubbio che la specie descritta sia realmente tale , mentre in altre opere le descrizioni copiate non corrispondono tnlora alle figure citate , o a quelle dalF autore stesso fatte da altri autori copiare. Non esamino e non descrisse il chiarissimo autore il solo stato perfetto de' funghi che imprende a trattare, ma d'ognuno ne segni lo sviluppo, illustrando in questo modo la maniera di svolgersi di questi esseri , ed additando le varieta che ne possono insorgere. Ad ogni specie trovasi indicata quale e la sua indole e le sue sensibili qualita ; se la specie e venelica accenna gli esperimenti eseguiti da varj distinti autori, e riporta i suoi proprj ^ ma cio che piu importa , insegaa con quali specie puo venire confusa. Giacche , come ho accennato , le inesatte figure furono frequenti cause che indussero Tarj micologi in errore nel determinare le specie, a quest' uopo il sensatissimo no- stro autore , trattando d' ogui specie in jjarticolare indica DEL DOIT. CVELO VITT.VDIN!. ^O-y tra le figure dei piu accreditati autori , quali soao le ot- time , qnall le inesatte , e cjuali quelle die da aUri fnroiio malaraente copiate. La siaoiiimia di ciascuiia specie in particolare fa pa- lese qnaiito sia profoudo niicologo il dott. Vittadiiii. Trat- tando di quest' argomento iudica le varie fonti d' errori coinniessi da molti autori clie si sono spesso aftidatl agli scritti degli altri senza consultare la natiira. La necessita di eseguire un attento esame degli esseri viventi, e non quello fatto sulle ligure e sulle descrizioiii per istabilire la realta delle specie , e un principio non seguito da tutti i botanici , die spesso per avere la gloria di nomenclatori , contrijjuiscoao a rendere piii diilicile la conoscenza delle specie, e recano danno gravissimo alia scleiiza. Tal con- fnsione dominava sino ad ora in iin geiiere iinportante de' funglii, in quello cioe delle Morchelle. IMolte specie venl- vano annovenite di questo genere dagli autori, ed il dott. Vittadini si pose ad osservarle per verilicare se realmente queste specie sussistevano. A quest' uopo fatte ripetute os- servazioni sopra un grandissimo numero d' individui , ri- petendole per piii annl pote assicurarsl die a tre sole specie si devono ridurre le varie Morchelle citate dagli autori come d' Italia , e che cio certamente avevano fatto fidnndosi delle descrizioni e delle figure degli altri senza esaminare le specie in natura , e die due altre specie ri- tenute da' varj micologi come Morchelle , spettano ad un altro geiiere , cioe al genere Yerpa , e di queste la prima e la Verpa digitaliformis Pers. , che e forse la Morchdla agaricoides D. C, I'altra e la Verpa speciosa che e poi la Mordiella gigas di varj autori, e che Fries indlco con questo nome , e forse confuse coW Helvella escidenta. Nell' osservare le varie specie de' funghi che I' autore crede piii oppor- tuno descrivere per lo scopo che si e prefisso , pote ri- scontrarne alcune die erano per la sinoniniia confuse , ed alcune da altri ritenute per varieta, che meritavano d' es- sere illustrate e ricevere nuovi nomi , ed altre pure os- servo che decisamente sono nuove. In un' appendice poi da notizia di alcune specie poco conosciute , o afFatto ignote ai botanici micologi , ma che meritavano d' essere pubblicate per alcune speclali loro proprieta ; tra queste , quattro erano conosciute e dcscritte dalle Sclioetj'er e da Bulliard , e tre nuove e da nessun botanico siiio ad ora aanoveratc. 268 DESORIZIONE DEI FUNGHI, eCC. Venentlo ora a parlar delle tavole clie sono in numero di quarantaqnattro delineate ed incise dallo stesso autore , e nelle quali rappresentate riscontransi le specie descriite, dobbiamo per pura verita asserire die nessune tavole mi- cologiche furono tra noi pubblicate clie possano con queste gareggiare. Sono le figure disegnate sempre dal vero , e non un solo stato rappresentano della specie descritta ^ ma piii stati, cioe dalla prima giovinezza alio stato adul- to , e d' ognnna veggonsi i relativi spaccati clie servono ad illnstrare e far esattamente rlconoscere i caratteri di- stintlvi clie guidano a determinarla. I colori sono sempre naturali ne mai esagerati , e le varieta quando v' era d' uo- po ancli' esse perfettamente rappresentate. Sara cosa grata ai coltivatori delle scienze naturali il conoscere le frasi specifiche di alcune nuove specie , ed il loro luogo native, e per questo abbiamo creduto opportune il trascriverle , rimettendo il nostro lettore all' opera per averne piu estesa cognizione. Verpa speciosa Vitt. " Pileus (Receptaculum) conico-campanulatus , obtusin- sculus , superne plicato-costatus , alveolatus , brunneus, in- ferne Isevis, floccoso-albidus. Stipes magnus, alliidus, extus floccoso-undulatus , intus gossypino-farctus. n Morchella gigas Pers., Fries, MorcIieUa patula Trattinnick, Helvella esculenta Fries ( ad partem ). Riscontrasi ne'boschi umidi presso i fossati nei mesi di marzo e aprile. Boletus fragrans Vitt. " Pileus pulvinatus, subtomentosus, fusco-umbrinus. Tu- buli semiliberi, subrotundl , minuti, luteo-vlrescentes. Sti- pes crassus , laevis , luteus , rubro-variegatus. Caro lutea submutabilis. » Opina il nostro autore che fosse conosciuto da Miclieli clie cita a questo proposito. Riscontrasi questa specie nel Pavese e nel Milanese , lungo il Lambro , in vlcinanza di Bolgiano, a cinque miglla circa da Milano nell' estate e nei- r autunno. Clavarla lutea Vitt. " Caulis crassus, albidus: rami breviusculi, flexiles , di- varicati, sulphurei , rauiuli tenuissimi concolores :, axlllce arcuato-dilatata;. >> DEL DOTT. CARLO VITTA.DINI. 269 Qnesta sjiecie nel suo sviluppo somigH.i alia Clavaria botrite , e si riscontra frequeiitemente in autiinno nei ca- stagneti. Agaricus rachodes Vitt. " Pileus ampins , depressus , epidermide tenui , in squa- mas liaud secedentes dillVacta, vestitus. Lamellae albidae remotae. Stipes laevis marginato— bulbosus , anulo mobili cinctus. Caro rubescens. Volva niarginata. » Qnesta specie appartiene alia sezione Lepiota di Fries « die il nostro antore illnstro provando avere i funghi di qnesta sezione la volva, cio ch' era state negato da moiti niicologi , e fa osservare clie molti lepioti hanno la carne che tagliata cangia colore. Fn trovata dall' autore sotto un nocclnolo a Monticello presso Milano nell' estate e neU'au- tnnno. Non e escnlento pel suo odore dispiacevole nau- seoso. II suo cappello olfre una reticolazione elegante. Agaricus leucothites Vitt. " Candldus. Pilens leviter unibonatus, epidermide tenui, circa margines in fibris velntinis soluta , vestitus. Lamellae approximatas. Stipes la;vis , snbbulbosus , anulo parvo , solnto cinctus. Volva baud visibilis. n Con dubbio a proposito di qnesta specie cita VAgaricus crmineus di Fries , e la figura del dott. Albert! pubblicata ne' suoi Funghi mangerecci , sotto il nome di Agaricus bul- bosus a cui non corrisponde la descrizione. Trovasi qnesta specie nei prati asciutti , nelle vigne e lungo il margine de' campi e delle strade. E esculento , ma facllissimo con- fonderlo coll' Agarico viroso e coll'Agarico di primavera , specie velenose. Tale abbaglio fu fatto dal Pizzagalli che rappresento qnesta specie sotto il nome di Agaricus bulbosus di cui veggasi la sinonimia nella presente opera che aiia- lizziamo , e dalPAlberti clie si contento di copiare mate- rialuiente niolte delle figure de" funghi in cera del Pizzagalli. Agaricus aciileatus Vitt. " Pileus squamoso-aculeatus, fusco ferrugineus. Lamellae confertissimse , lineares , transversim striatae , repetito di- cbotoniae , remotiusculae. Stipes subbulljosus , anulo amplis- simo , fixo , floccoso araneoso cinctus. Volva niarginata fugax. „ Qnesta specie fu conosciuta dal Micheli, che quantunque la ritenga mangiativa , pure per le sne qualita e sospetta : 270 DESCR!ZIONE DFI FINOHI , CCC. cresce or solitaria , or in faniiglia nei boschi , lungo I niargiiil del campi , negli orti. Agaricus conglobatus Vitt. " Csespitosus congestus. Pileus coinpactns , carnostis , fusco-nigricans , Isevis , margine tenui , Inflexo , subprui- noso. Lamellae albicio-pallicla3, antice evanescentes , postice rotundatffi liberse. Stipes brevis , solidus ventricosus , al- bidiis , basi innato-tuberosus. »» Ancbe qnesta specie secondo ropinione del nostro au- tore era coiiosciuta dal Micbeli. Pel suo mode di svilupparsi molto somiglia airAgarico ostreato , col quale vieiie dal volgo confuse , e serve agli stessi usi. Flora Comense disposta secondo il slstema di Liiinco dal profcssore Giuseppe Comolli, medico provinciale di Como , ecc, a comodo dei incdici, degli spcziali e de' dilettanti ncllc cscursioni hotaniche. — Como , 1834-I035, coi tipi di C. Pietro Ostinelli, in i8.° tomi i.° e 1°, di pag. 406 e 824. Lir. 7. 40 ital. \j til cosa sarebbe per certo clie tutti i medici di Dele- gazione, o quegli alnieno clie soiio da cio, compilassero la Flora della provincia in cui trovansi; lavoro a cni sareb- bero dal loro stesso institute specialniente obliligati, e del quale i Governi non hanno niancato di consigliare e d'in- coragglare 1' eseguimento. Ma quantunque i niedici provinciali siano tutti per av- ventura sulficienteniente dotti in botanica, pochi per altro son quelli clie da caldo amore di questa bella scienza spronati, siano disposti a sostenere le fatiche e gli stenti degli erborizzatori ; tanto piu s' egli hanno ad estendere le indagini loro a luoglii alpestri, ripidi, discoscesi, di penoso insomma o diflicilissimo accesso. Fra qnesti pochi uornini per altro sapienti e coraggiosi ad un tempo noi dob- biam nominare il nostro Comolli ^ il quale gia da parecchi anni e intento a percorrere ed a visitare con instancabile diligenza tutte le parti della provincia di Como, della Val- tellina e del Cantone Ticino per raccogliervi delle piante e per formarne una Flora. FLOU\ COMENSE eCC 27 I Delia quale volendo noi ora hreveraente discorrere , giu- dicandone dai due prinii volumi die abbiam fra le mani, nou possiaino clie iodai- da priiicipio il divisamento del- Tantore, il quale ha fatto precedere alia inedesima un breve ragionamento statistico suila provincia di Como, par- ticolanuente sulla natura delle masse die compongono le montagiio, quelle nioatagne ove sono spar si con gran pro- fusione i vegetabili ch'egli si propose di enumerare e de- scrivere. Egli e 11 vero clie, dopo i maravigliosi progressi fatti dalle scienze naturali in questi ultimi tempi , troveranno i pill dotti in queste materie alquanto imperfetta la parte geognostica , ne molto si appaglieranno della maniera con ciii son determinate le rocce. Noi pero uon vogliamo essere tanto esigeuti. E ne pare che abbastanza 1' autore abbia fatto per un oggetto die si puo dir secondario , e die ha solamente una certa determinata relazione con quello dl cui si viene niassimamente occupando. Pur notisi die il pesce agone appartiene al genere Clupea, e non al Cyprinus. Nella parte botanica si e seguito il sistema di Linneo, essendo la Flora Comense , come ne dice T autore, desti- nata aH'istruzione dei giovani medici , degli speziali , dei Jiotanolili , e degli agronomi ai quali col metodo natnrale (die alia pag. IV egli chiama impropriamente sistema) sarebbe tomato assai piu malagevole di distinguere e di classificare i vegetal^ili. Le descrizioni delle specie, colle notizie die le risguardano, sono esposte in italiano, e sono in latino le frasi specifiche e 1' esposizione dei caratterl generici: quelle per gl' iniziati nei misteri di Flora, queste pei pill dotti. Lodevole e poi stato il pensiero di darci almen le sinonimie delle piante nuovamente illustrate, e di quelle altre die sotto ditFerenti denominazioni si com- prendono nelle Flore e in altri liliri moderni , le quali varle denominazioni ingenerano confusione , e traggono bene spcsso i meno eruditi , e coloro die lianno carestia di libri, in molti gravissimi errori. Quanto airenumerazione delle specie, se noi esaminando la Flora del celebre Bertoloni abbiamo aviito a dolcrci veggendo per eccesso di scrupolo escluse dalla Flora Italica alcune piante die riputiamo veramente nostre , non avrem- mo pero nemmeno voluto die altri botanici fossero poi caduti nei difetto contrario. Ora cosi appunto avvenne al 272 FLORA GOMENSE CCC. Comolli -.J benclie egli intiatda poi nel suo lavoro molte piante esotiche, e di quelle perfino che non reggerebbero al nostro clima senza le aiinuziose diligenze dei coltivatori. E pero noi die vorremmo sempre poter ridurre le j)arti diversa- mente opinaiiti ad un' aniiclievole composizione , avremmo pivxttosto desiderato clie il Bertoloni non avesse diinenticate almen quelle specie clie sorgono spontanee e in s\ gran copia in niolte parti d' Italia da parervi, piu che dagli uo- mini , setniuate dalla natura , ed avremmo riputato essere sufficiente , clie il Comolli avesse fra le piante straniere cltate quelle poclie soltanto che per piu rispetti noi chia- miamo naturalizzate. Se in questa via di mezzo fossero rimasti ambedue , ne il primo sarebbe accusato di parsi- monia soverchia, ne il secondo di un inutile lusso. E potrebbe ancora sembrare a talnno superflno per una Flora, cola dove le specie son distinte in sezioni , quel- r additarne i caratteri in latino con subito li presso T inter- pretazione italiana, come p. e. alia pag. laS, del I vol. ti Triandra. Con fiori a tre stami. LigulcB brevissimce trun- catce. Linguette cortissime troncate, » e cosi via via; cio che ti risveglia 1' idea di uno scolaro vicino al suo peda- gogo. Le quali espressioni tecniche dovendo da qualunque anche meno esperto botanico essere intese, bastava clie le fossero state in latino. Cosi 1' accennare che ei fa in molte specie tutti gli usi a cui furono o son tuttavia destinate , e il corredarle tal fiata di tali notizie , che essendo gia conte per molti altri libri, pajono quivi poste piii a pompa che a servigio della materia. Ma egli e forza di pur con- fessare che lo studio della botanica e si generalmente tra- scurato, che non sono da biasimarne gli autori se con ogni ingegno si sforzano di acconciarsi al desiderio di molti , onde procacciarsi il maggior numero di lettori pos- sibile. Questo noi stimiamo che fosse T avviso del nostro Comolli , oltre alle altre ragloni addotte da lui. Per otte- nere il suo scopo egli si e studiato di servire ad un' ora e ai dotti e agli indotti in latinita : ed al piu esperti e ai meno esperti botanici;, e a qiielli perfino che in un' opera come questa piu guardano alle curiose note sopra il valore o le proprieta delle piante, che all' esattezza delle frasi specifiche e alle altre cose che alia botanica piu special- mente appartengono. DEL PUOF. CIUSIPrE GOMOLLI. 2j3 Ma coloro clie si conoscoiio della scienza nelle frasi specifiche dall' antore impiegate , troveranno mancar bene spesso qnella relazione od armonia die pur dovrebbe fra Tuna e 1 altra sussistere. Sicche parrebbe proprio die alciine di qneste frasi da qualdie piccola modillcazione infuori le fosse andate appostando ed attigiiendo in altri libri liotanici. Noi non crediamo die iin botanico di tanta pazienza , so- lerzia ed abilita siccome e il prof. Coniolli stimasse in qual- die caso di dover risparmiar la fatica , come allorqiiando le frasi o le descrizioni degli autori al suo vedere e a'' suoi pensamenti perfettaniente acconciavansi. Pinttosto se nel de- scrivere dellc specie egii ne andava ad un'ora esaniiiiando e confrontando gli eseinplari coll' ajuto dei libri, ben puo darsi die il linguaggio specifico di qualcbe autore gli sia senilirato si proprio, e per conseguenza se lo abbia per modo nella inente scolpito, da non poter in seguito, seb- bene involontarianiente, evitare di ripetere quasi le stesse parole. Pur questo difetto si dovrebbe con ogni diligenza sfuggire. Posciadie quella maniera d' accordo, quella pro- gressiva esposizion di caratteri die si riscontrano nelle specie di uno stesso genere da un niedesinio autore e da per se solo descritte , niirabilniente ne glovano a ricono- scerle e a dtstinguei'le Tuna dalP altra ^ senza die ci rap- presentano al vivo le varie fisononiie die bene spesso i vegetabili sotto diversi climi offeriscono. Riandando le piante valtellinesi noi vegglamo di quanta e di qual probita sia dotato il Coraolli die non nianca al- lorclie le dcscrive di citare la persona da cui le lia rice- vute ; seguendo scrupolosaniente , si in questo come in ogn'' altro caso , il famoso precetto cuique suum tribuito. Pur varie piante della Valtellina non ebber luogo nella Flora Comeuse, ed altre mutarono il nome allorclie fu- rono con inaggior dili2;enza disaminate. Per non dilun- garci di troppo ne riferiremo tre sole. La Valeriana sa- liunca accennata nell' indice era in vece la V- supina , die e coiiiunissinia nella cosi detta valle Pisella fra le niontagne del distretto di Bormio. Fra le mancanti v' e la Primula Rhcetica di Gaudiii , di cui non puo non a- verne veduti o ricevuti degli eseniplari s" ella e s\ fre- quente, come dicesi , in pareccliie montagne del distretto di Sondrio. Vero e pur troppo die fu niossa quistione in- torno alia legittimita di una cotal Primula della Valtellina, 274 FLOliA COMENSE eCC. clie alcuni esperti iDotanici volloro piuttosto riferire alia puhescens di Jacquin. A noi per 6 questa non sembra clie una quistion di parole. Perche fra queste due Primule v' e si piccola difFerenza ( la quale par non consistere princi- palmente che nelP esser glabra la prima e pubescence la secouda ), die noi inciiniamo a riguardarle come due va- rieta di una medesima specie. E noi siamo fra i piii zelanti ammiratori dell" insigne merito del Gaudiii. Ma perch' egli era per avventura un po' troppo inclinato a niutare ia ispecie le varieta, amiamo di riferire, che un faceto bota- nico tedesco, parlando di quest' autore , soleva chiamarlo in suo linguaggio il fabbricotore di molte inutili specie. La pretesa Fiola nuniinularicBfolia dell' autore e quella medesima che il dottore Massara dichiaro niiova specie, e che ha chiamato Viola Comollia dedicandola al nostro au- tore delta Flora Comense. Ella h di fatto una specie nuova per quanto a noi pare, e per cio che ne dicono alcuni che sentono inolto avanti in botanica, e clie 1' lianno dili- gentemente ed imparzialmente disaminata. Ma ella non e stata ancor bene descritia ne dal Comolli , ne dal suo scopritore. Non dal Comolli , perche come gli pareva la Viola minmiularicefolia , cosi gli pareva di riscontrarvene i caratteri, ne dal dottore Massara, perche per la fretta di pubblicarla noa 1' avra forse ancora sufficientemente stu- diata. Noi diremo soltanto che la Viola Comollia non ha le foglie ne subrotonde, ne cordato-smarginatei ma si le ha ovate od ovato-spatulate : ha le stipule lineari intiere , le lacinie del calice molto acute e cigliolate sul margine , e lo sperone ottuso piu breve del calice. II colore della corolla e or giallo or cilestro. Noi da buoiii cristiani vo- gliamo infrattanto assicurare al dottor Massara questa sua nuova scoperta. Diremo a compimento della corta nostra disamina, che quantunque alcune mende si ritrovino nell' opera del Co- molli , vi si ravvisano pero anche raolti pregi. La parte italiana del libro e chiara, semplice e facile, e gli sap- piamo buon grado se tra i fiori dei vegetabili non vanno confusi quei iiori^ ossia quei vezzi di stile, che non son fatti per adornare le cose puramente scientifiche. Che anzi fin quando ei ripete, circa agli usi ed alle proprieta delle piante^ alcuna cosa che gia per altri fu detta , egli il fa sempre con si acconce e si brevi parole che qualunque DEL PKOF. CIUSri'l'E GOMOLLI. 370 nomo 6e nc dovreljlje appagare. Ne inutili riputiamo le giii- diziose osservazioni di cui arricchisce ad ora ad ora il suo libro, come allorquando ci maiiifesta con molto candore e con singolare modestia i snoi dnbbj clie alcune varieta pos- sano essere vere specie, o viceversa le specie semplici varieta. E se or sappiamo esistere nelle provincie di Gomo e di Sondrio non poclii yegetabili cbe finora si giudicavano sol proprj d'altri paesi , a chi n'andiam deliitori se non alia diligenza dell' instancabile nostro ComoUi? I piii dei cjuali vegetabili uoi sappiamo die si trovano veramente iielle parti da lui percorse, e clie n'fe sovente divisata la situazione coUa maggior fedelta. Clie se talun dnbitasse deir esistenza di alcune specie, noi di bvion grado vogliam lasciargli aperta la via a provare all' autore il contrario. In fine noi potremnio ben essere disposti a far plauso a cfuei botanici clie entrati nello stesso aringo potessero vantarsi di aver fatto di meglio ; ma non per qnesto sara minore la nostra stima verso 1' autore della Flora Comensc, non minore la gfatitudine. Percbe s\ dalle dure e lunglie faticlie da lui per la botanica sostenute, si dagli scritti di cui ci fa dono, veggia'mo almeno aperto com' egli ami le scienze naturali, e non d'inerte, ne d'infruttifero amore. E cjuando coU' opera clie abbiamo rapidamente trascorsa molto non avesse gia meritato della scienza e degli uo- niini, la gloria egli si avrebbe pur sempre di essere il primo fra i medici provinciali lombardi che abbla dato r esempio di quest' onorevole impresa. II qual esempio ])u6 determinar coloro clie lian capitale di forze cbe ba- stino, ad imitarlo, anziche starsi oziosi spettatori delle faticlie altrui. 2. 276 Del mal del segno , calcinaccio o moscardino , malat- tia die ctffligge i bachi da seta , e del modo di ll- berarne le bigatdere anche pin infestate ; opera del dott. Agostiiio Bassi di Lodi, la quale trntta altrest delle malatde del negrone e del giallume , e del miglior governo de filugelli. Parte seconda, pratica. — Lodi^ i836 , tip. Orcesi , di pag. 60, in 8.° Lir. 6 austr.: acquistando le due parti unite lir. 8 ( ital. lir. 6. 96 ). L a materia bianca di cui sono coperti i bachi calcinati e contagiosa, durabilmente contagiosa; e divisibilisslma, dif- fuslbilissima, e bastevole anche in tenue copla a rendere affetto di calcino il baco in cui s' insinni o cui s' appigli ; ovvie, uioltiplici sono nella cohivazione de' bachi le cause della sua diffusione. Queste cose il Bassi ha dimostrate nella prima parte della sua opera , come abbiam riferito nell' annunziarla a pag. 246, tomo 78.° ( maggio i835) di questo Giornale, e queste assicurano la detta materia dover essere causa efficacissima a rendere di calcino infestate le coltivazioai de' bachi. La detta materia risente per modo T opera di certl agenti che cessa per essi in lei, o istantaneamente o a poco a poco secondo la natura degli agenti medesimi , ogni poter contagioso , e tali agenti , se la materia contagiosa gia siasi a' bachi od all' ova loro associata , posson talmente ammi- nistrarsl che il loro efFetto benefico quanto al distruggere il contagio , o indebolirne le posse , non si mescoli con alcun efFetto malefico quanto al nuocere alia salute de' bachi. Queste cose risukano dalla seconda parte dell' opera del Bassi che ora annunziamo , e queste assicurano che me- diante 1' uso appropriate , diligente ed assiduo, de' suddetti agenti, la malattia del calcino potra essere prevenuta o mitigata , e tra qualche tempo tolta del tutto , o fatta as- sai rara , per quanto dalla detta materia contagiosa puo essere prodotta. QitincU se il calcino non e prodotto salvo che da tal materia , come assevera il Bassi , basteranno i menzionati DEL MA.L DEL SEGNO, CCC. 2"'7 ngciiti a farla cessare ; se auclie altre cause vagliono a . prodiirlo, com' e ipotesi da talnno sostenuta , serviranno i medesiiiii agenti a rldurle ad operar da sole e cosi ( condotto il problema dalle due incognite all' una ) a far- cele probabilmente couoscere ;, dal conoscerle e poi anche molto probabile che si proceda al poterle debellare. Ecco quanta liducia ci danno i ritrovanienti del Bassi di liberarci da tal nemico die decima miserameiite il piii ubertoso pro- dotto nazionale ; ed ecco come meritamente la sposizione di un soggetto di tanta importanza ottenue Talto onore di essere intitolata all' eccelso Principe assidua e diletta cura del quale e il bene di queste Lombardo-Venete provincie. La seconda parte delTopera del Bassi, che e la pratica, insegna come i l)aclil si tengano preservati dalla malattia del calcino , vietando il nascere di tal malattia, e come si curino quando gia s' e in essi manifestata , arrestandone i jjrogressi , o diminuendone almeno quant' e possibile il danno. Tutto consiste nel retto uso degli agenti summen- tovatl o recati ad operare sugli oggetti contaminati di ma- teria contagiosa, o al baco infetto debitamente amministrati. Voleva pero il retto ordiue della trattazione che agli in- segnamenti relativi al detto uso precedesse una relazione di sperienze dimostrative dell' eflicacia di quegli agenti , e di tutto il loro possil^il valore , onde sarebbe comparsa in chiaro la ragione de' metodi pratici proposti. Dei resto 1' au- tore parecchi fece testimonj di un tal genere di esperimenti, ed uno di essi e lo scrittore di questo medesimo articolo. Agenti valevoli a distruggere istanianeamente la materia contagiosa calcinica sono 1" acido nitrico , la potassa cau- stica , il cloruro di soda, 1' alcool e molt' altri f, I' aria , un calor moderato si uaturale ciie artiticiale , la snervano lentamente sicche , affin di distruggerla , ban d' uopo di alquanto volger di tempo. L' aria libera impiega , indipen- deatemente dal calor del' sole , circa tre mesi a disfarla ^ il calor solare produce piii prontamente un tal eft'etto , il caiore non pero mai lo produce all' istante se non arriva circa ai 40 gradi: vuolsi pero che la materia contagiosa sia poca , come per esempio quella che s' attacca alia punta di uno spillo ; che s' ella fosse accumulata , allor non ne avverrebbe la compiuta distruzione senza una molto piii lunga opera dell' aria o del sole, od una piii elevata tem- peratura. Oltre ai naturali disinfettanti , quali sono 1' ana 278 DEL MAL DEL SEGNO, eCC. ed 11 sole , il Bassi prescrive 1' acqua bollente , il calor de' forni , la fiamnia , e gli agenti da prima nominati , cioe I'alcool, I'acido nitrico, il liscivio di potassa caustica, la soluzione di cloruro di soda. II liscivio si prepara con una jiarte di potassa clie si scioglie in otto di acqua, ed a cui si aggiunge un' altra parte in peso di calce , detta calce colata , ossia di muratore. La soluzione di cloruro si fa in tant' acqua che sia da una meta a circa altrettaoto quant' e in peso il cloruro medesimo che si adopera ; clii volesse usare 1' acido nitrico deve dlluirlo con acqua liiiclie segni due gradi poco piu dell' areometro di Baume. Qnesti sono gli agenti che il Bassi variamente a norma de'casi racco- manda affme di distrnggere la materia contagiosa calcinica, o affine di teinperarne gli efFetti » egli si studia di tutti prevedere i casi possibili a interrenire , e assegna a cia- scuno distesamente il convenevole provvedimento. Ne' luoghi dove si coltivano bachi, e dove non fece aa- cor comparsa il calcino , tutto lo studio dev'esser posto a vietare che vi s' introduca la materia contagiosa clie piio generarlo , avendo riguardo ai tanti modi pe' quali cio puote avvenire esposti nella parte teorica. Sommo riguardo vuolsi alia semente, che non e raro ch'ella gia siane infetta , e bachi infetti darebbe cui niun riparo saria posslbil di por- gere. II modo di disinfettare le uova, dice il Bassi, e sem- plice , spedito e di tenue spesa ; s' iufondono per un mo- mento in una miscela di alcool, ossia di spirito di vino del commercio e di altrettanta acqua in misura, che segni detta miscela circa 18 gradi dell' areometro di Beaume: non si tema con cio d'alterarle , clie non solFroiio nulla, quan- d' anche si lasciassero in infusione piii d' un quarto d'ora. Un si semplice provvedimento opposto a un tanto danno sembra gia da se render degno clii eel propone di tutta lode e di premio. Quanto a' luoghi ove gia domino il calcino , tutte le cure debbon volgersi a distruggere i semi pestiferi cli" egli dif- fuse , e che per trovarsi sovente accumulati o riparati pos- sono a lungo serbare la loro possa micidiale. Abliruciare o sotterrare gli oggetti inutili o di minor conto , gli ciitrl immergere in acqua bollente, lavare con liscivio causti- co, o con soluzione di cloruro di soda, esporre al sole, collocare ne' forni ; ventilnre quanto mai si possa i locah, Jasciarvi adito ai diretti raggi del sole, puriiicarli con DEL DOTr. AOOSTINO RVSSI. 3-9 acconcio suffumigio (1)^ ecco i provvedimenti c!ie si debbono air uopo impiegare. E da avvertirsi che 11 pavimento della stanza ia cui domino il calcino ne e la parte piii animoi-bata. Ora e a dirsi quali altri provvedimenti usar si delsbono alloraclie il calcino prende a far coinparsa in una partita di bachij o gih la infesta , onde avvenga die il iiiorljo non si propaghi , e possibilmente si reprinia in que' bachi che gia in se ne corano i germi. Vegliar conviene attentissi- niamente sui bachi , aflin di accorgersi della prima com- parsa che il calcino vi fa e correr tosto al riniedio ; non puo essere abbastanza raccomandata la diligenza di rimuo- vere e distruggere sollecitamente i bachi clie dal calcino vengono uccisi. Al nianifestarsi del calcino e mestieri cani- biar quanto si ix)ssa d' arredi e di locali , o alnien disin- fettarli coUa ventilazione e con liquori appropriaii. La nie- dicatura de' bachi si fa poi col dar loro un pasto o due, se occorre, di foglia spruzzata di soUizione di potassa cau- stica ( fatta di 4 parti di potassa, 32 di acqua ed i di calce ), ovvero sohrzione di potassa ordinaria ; ma il piu innocuo e nel tempo stesso piii efficace liquore che alia foglia compartir possa la niedicinale virtii , e la soluzione di clornro di soda. La foglia dev' esser bagnata a uii di- presso come quando la si coglie dall' albero poco dopo cessata la pioggia ; il letto dee togliersi subito che si mostra di troppo inuraidito. Come cautela acconcia a di- minuire i danni del calcino raccomanda il Bassi di solle- citare la nascita e 1' allevamento de' filugelli , piii che e possibile , non che la loro maturanza, afline di evitare in quanto si puo la gran caldura di giugno , che alia propa- gnzione del calcino tanto contriljuisce , se mai in quel tempo prossimo alia raccolta prendesse a luanifestarsi. Del resto se dopo la quarta eta de' bachi cio avvenisse in guisa che molti ne cadessero affetti, e non si avcssero locali uuovi in cui trasportare i superstiti , varreblie meglio di porli air aria libera , solo tenendoli difesi dalla pioggia e dal (i) U Ba5si celebrn il seguente sufiimigio come quello , die' egli , che c di totale e piu cnrapleto disinfettaniento della bignttiera. Si fa collo zolfo iu ragione di due libbre piccole per ogni cento braccia cube della capacita della stanza , a cui si uuisce un decinio di nilro in peso. Posta la materia in cin- que vasi di terra, se ne coUoca uno in mezzo della stanza da puriCcarsi, e gli altri quattro nei quattro angoli della mcdesima. Si mettoiio molti zolfa- nelli alia soperficie del combuolibile , e, chiuse tutte le aperture, si acccn- douo , lascianUo poi bcii chiusa U stanza pel corso di veutiquattr' ore. a8o DEL M\L DEL SEGNO, ecc. sole, clie lasciarli ove gia il morbo prese tanto doniinio, e tutto vi e propizio alia sua difFusioiie e moltiplicazione. II sig. Bassi nel trattare le cose praticlie relative al cal- cino, non dhnentica le teoriche da lui gia esposte circa la natnra del medesimo, e persiste a riguardarlo coine mere efFetto di una pianta crittogama ( Botrytis hassiana ) la cui vegetazione e causa della malattia e morte calcinica , e i cui semi ne costituiscono il contagio come quelli che peuetraado nel corpo cle' bachi vi riproducono la detta vegetazione colle dette funeste c.onseguenze. Una diversa OiMnione per altro propose e sostenne il sig. dott. G. A. Calderini nel fascicolo di giugno i835 del Rlcoglitore ■ a suo parere altra cosa , e iinor sconosciuta , e la materia contagiosa , ed altra e il vegetabile crittogamo i cui semi ne sono so- vente il veicolo , e che come niufFa propria di un baco morto di calcino , preade in esse a vegetare dope una tal morte, e non gia la produce. Gontro quest' opinione, e a sostegno della propria il Bassi rammenta esservi due va- rieta distinte del crittogamo parassito (da lui possedute ed ofFerte a clii voglia fame esperimento ), una die arrossa il baco morto di calcino, e 1' altra che non altera punto il suo color naturale, le quaU generando la malattia conser- vano, ciascuna rispettivamente, il loro carattere distintivo, onde il Bassi deduce che la contagione tutta risieda nella riproduttiva loro facolta. L' opinione del sig. Calderini , co- me ognun vede, e men semplice , ma parrebl^e meglio che 1' altra accordarsi alle belle osservazioni del prof. Balsamo circa T integnta della pelle del baco morto di calcino , e la condizione del pigmento sottocutaneo fatto com' e d' un ammasso di granelli aliili alia geiierazione di una mucedi- nea non dissimile dall'esteriore (i). II signor Bassi pero concilia ingegnosamente questi fatti con la propria opinione con supporre che il crittogamo si riproduca nel baco vivo per buljji sotto forma di granellini , e quindi per semi uscendo (il che vorreljljesi attriliuire alia traspirazione cu- tanea traente seco di tali granelli) e vegetando alia su- perficie del corpo deiranimaletto che uccise. Ad opera dei dettl ]5ulbi o granelli ascrive quanto gli avvenne di osscr- vare ultimamente, riuscir cioe contagloso il liaco aft'etto di calcino anche poco innanzi al raorire , qualora de' suoi (i) Ved. Bibl, ital. toiu. 7f) , ^lag. ia5 e 437. DEL DOTT. AGOSTIXO R VSil. 28 1 iimori si bagiii rindividiio die vuolsi amraorbare; I'espe- rimeiito noii riesce se i tletti u;noi-i solo s' iniicstiao nel- riudivklao stesso, atteso die, dice il Bassi , diflici,lmente la punta delT ago pub cogliere i podii germi die si for- inano e iiiatnraao pei priini ^ e tuttavia , coiitiiina egli , r opposto dovreljhe avvenire se non da questi genui , aia da altra materia contagiosa, la nialattia traesse sna origiiie. Consideraado tntte le cose relative al calcino ora acceu- nate egli ne appare die con rarissiino e-.empio die coiigina- gono un' emineiite importanza speculativa ad un'einineate pratica importanza. Qnanto per opera del Bassi gia puo dirsi fatto certo e d' alto valore teorico e pratico, ma dii saprebbe abbasianza apprezzare cio die di poter con tali principj assegnire egli ci da tanta speranza? Si conclude P opera anniinziata trattaiido di altre ma- lattie de''bachi, ancli' esse contagiose, qnali sono il negrone ed il giallone. II seme calcinico indebolito o alterato fa morire i badii di un negrone di specie particolare. II ne- grone e giallone comune procedono da piii cause e in ge- nerale da tutte quelle die recano la corruttela degli umori. II contagio iiegronico si comunica difficilinente per semplice contatto, ma e comunicaliillssimo per mezzo del cilio infctto egualmente die per mezzo deirinoculazione; e piii micidiale die il calcinico e irreparal^ile. IMa per noa essere soUeva- bile nelTaria basta a preservarsene il raccogliere e rimuo- vere dalla coogerie de" bachi qnelli die muojoao, princi- palniente i negroni e soprattutto i gialloni^ e questi ancor vivi, subito ciie otlVono i primi segui d'ingiallimento. Del resto ogni qaalunque materia animale presa da corruzione ( non cosi le vegetabili iion azotate ) puo produrre il ne- grone nel baco da seta e negli altri brudii egualmente ; ond'e die il Bassi reputa die il bagnar d' un' acqua putrlda i vegetabili infestati da' brudii sarebbe il miglior mezzo per la distruzione di questi animali. II signor Bassi tratta in una lunga nota del miglior go- verno de' (ilugelli, siccome lia j^romesso nel titolo dell' opera. Noi trattanto auguriamo al Bassi salute e prospcri eventi cbe gli concedano di raccogliere e godere il frutto delle sue faticlie, e di far di pubblica raglone alcre sue investl- gazioni circa oggetti im]iortantlssimi della nostra agricoltura. B. nibl. luiL T. LXXXl. 19 282 PARTE S IRANI ERA. Voyages en Arable. — Fiaggi, in Arabia , colla dc- scrizione delle parti del[\lin\]az, riguardate come sacre dai MusiUinani , sitsseguiti da note sui Bedai- Tii, e da wi saggio sidla storia del Vaabiti, di J. L. Buickhardt, tradold dull iiiglese da J. B. B. Ey- ries. — Fa?igi , i835, Berti-and, iol. 3, in [!." con carte topogiafiche , ecc. Fr. 22. 5o. — Vcdl tamo 7<).", pag. 200 , tomo 8c.'^, pag. 55 di quesio Giornale. AkIICOLO 111 FD ULTIJIO. Fellegrtniiggio. Commercio. Medina, ecc. A, .i capitoli, ne' quali il sig. Burckhardt ci trattenne alia Mecca . irovasi a^ciinnto un iiiiportante ragguaglio suU'Hailj, cioe suiraimuo pellcgrinaggio e sui riti die lo risguardaao. Esso e di due tavole con-edato , Tuna delle qaali rappre- seiita la pianura d' Arafat, Taltra la valle di Mina coiria- dicazione de' luoghi , ove accampare sogliono i pellegriai de"diversi paesi. Queste due ta\oIe, alle quali vuoisi con- giugaere quella che trovasi ne" capitoll precedenti e che ris2;uarda la Mecca, essere possono di graudissinio sussidio a chinaque vago sia di formarsi una ginsta idea di tntte le ceriinonie che praticarsi debbono da un musuhnano onde il titolo otteuere di haddji o pellegriuo. Tuttavia tra si grande nioltitudiue di devoti si di lotitano, coa tantl steatl, con taiaLo dlspeudio provenuti oade quell* oaorevole titolo procacciarsi , ben pochi sono quelli die facciaasi a degaa- luente soddisfare ai doveri del pellegriaaggio. Molti ne riiDartono scandalezzati; molti anzi die devozione ae li- portano incredulita e libertinaggio. Ma di troppo ci al- Joatimeremmo dalfassunto nosU-o , se tutte qui i-iportare volessimo le minute notizie die in questo ragguaglio con- tengoasi ; ragguaglio degnissiuio certaineate d' essere letto PAKTii bTKAMEIlA. 2o J da clil ami d\ hen couoscere g!I usi de" Mnsnlmani. Nol non fareino die un cenno delle principali. Sebliene sceniato siasi di nioko lo zelo de' maomettani per ineritarsi il titolo di pellegrini; iiondimeno il nnmero dei devoti raccoltosi nella jiianura d'Arafat venne dal sigiior Biirckliardt , dal quale pi-aticati eransi esattainente tutt' i riti di qiiesia religiosa costumaaza, calcolato in 70,000 in- dividui , tra' quali egli ascolto aon meao di quaraiita dif- ferenti idiomi. Nel giorno desiiaato airiaimolazione doUe vittiiiie venneru ad lui solo Istaate scanaate da 6 ad 8,000 pecore. La carne di questi auiaiali non e uiangiata die ilai poveri , i quali noa possono tutta coiisuniarla. Percio una gran parte delle vittiine rimane abbaiidonata e stesa ia tutta la valle di Mina e vi cagiona una spaventevole in- fezione. E cosa verainente mirabile essere dee quella infi- nita moltitudine di svariatissime tende, ond' e coperta tutta questa piaiiura. E qui notarsi vuole die la carovana de' pellegrini, die il nostro viaggiatore vide partire dal Cairo, racdiiudeva una truppa di danzatrici , alinek , e di donue joubljliclie. Nulla ci aveva di piu brillante nella carovana , quanto le tende e gli erjuipaggi loro. Anche nella carovana della Siria ci ha sempre una truppa di donne di simile classe. Quanto ai commercianti di professione , il pellegri- naggio non e il piii delle volte die un oggetto di specu- lazione. E generalmente gli altri peregrini ancora seco por- tano qualche mercanzia de' loro paesi, sperando di potere, alineno in parte , renders! indenni delle spese del viaggio co'prodolti di tale piccolo commercio: ma il piii delle volte vanno eglino nella loro speranza ingannati. Cio die piii facevasi ammirare nel soggiorno de' pelle- grini ad Arafat, era il quartiere occupato dalla moglie di Moametto-Ali , la cui inagnilicenza superava d'assai quelia delle tende dello scerifFo della Mecca, del Ijascia di Da- masco e dello stesso Moametto. Non ci vollero meno di 5oo canimelli per trasportare le bagaglie di questa donna da Djida alia Mecca. La sua abitazione componevasi di dodici grandissinie tende rinserrate in un recinto di 800 passi , al quale davasi accesso da un sol passaggio custo- dito da euauclii magnilicamente vestiti. AIT intorno di que- sio recinto sorgevano le tende per le iiunierosissiiiie per- sona del siio cortpggio. Tra gli altri pellegrini poi , sia straaieri , sia dimoraati alia Mecca, iivss'-ino preseatava 2d4 r.VRTE STRAMER.V. un lusso magglore , quanto uao de' primarj negozianti di qiiesta citta, coiiosciuto sotto il nome di Djeihini. Le sue tende fonuanti un semicercliio gareggiavano coi quai-tieri dei due bascia, ed in magnificenza vincevano quello delio stesso scerifFo. Egli riceveva continuainente i piii ragguar- devoli personaggi e trattavali a sue spese. Neile altre con- trade del Levante ( osserv.a opportunamente il signer Bur- cldiardt) per un negoziante il farsi onore colle proprie riccliezze sotto gli occhi di un l^ascia , sareljbe la cosa stessa clie il comperare una corda per appiccarsi. Ma Djcilani rinunciare non voile al modo di vivere, di cui i Meccliesi contrassero 1' abitiidine sotto il loro antico go- verno , e specialraeate a' tempi dello scerifFo Galeb , che rare volte passava a violente esazloni. Ora essi riposano sulla parola di ]\loametto-AIi , die ha proniesso di rispet- tare le proprieta loro. La carovana colla quale il sig. Burckhardt veane dalla Mecca a Medina componevasi speclalniente di IMalesi, na- tivi delle coste di Malacca e di JMalaljar , e delle isole di Sumatra e di Giava. Essi zelantissimi sono del pellegri- naggio , e sovente accoinpagnati vengono dalle consorti, le quaji a differenza delle altre niusulmane non portano velo alcuno. Molti di essi passano qualcbe anno alia IMecca , ond'attendere alio studio del Corano e della giurisprudenza. Pero fra gp Indiani soggiornauti neW Iledjaz hanno la ri- putazione d' essere scrupolosamente attaccati alia pratica de' precetti e de' riti della loro religione : sono d' un ca- rattere pacifico e di ben regolati costumi , ma d' un'ava- rizia estrema. Coloro coi quali trovavasi il nostro via!.'gialore non vivevano che di pesce salato e di riso bolllto nelPacqua senza condimento alcuno. Essi diedero la piu vituperevole prova della loro avarizia col ritiutarsi a contribuire una leggerissima somma per riscattare un loro compatriotta, che rimasto indietro dalla carovana, cui seguiva a piedi, caduto era preda de" Beduini. Tra i villaggi che trovansi sulia via dalla Mecca a Me- dina , e che servono di mercati per gli Arabi dei dintorni, distioguesi Szafra , che da pure il nome ad una valle fer- tile, benche sabbiosa. I principali oggetti, de' quali abb on- dano que' mercati, sono i datteri ed il mele. Vi si trovauo altresi droglie , spezierie e profumi , delle quali cose pas- sionatissinii sono i Beduini. I aiercati di Szufra e di Bedtr, PARTE STRANIERA. ^85 altro villaggio del medesimo distretto, sono nQlV Hecljaz gli iinici , ne'cjaali avere puossl il celebre balsaiiio della Mecca nel sno stato dl purita naturale. Ecco come ne parla il sig. Burckhardt: " L'albero, dal quale raccogliesi il l)al- saoio, cresce sulle vicine niomagne (del due anzidetti vil- laggi ), ma specialmente su quella che porta il nome Djebel- Sobli. Esso dacli Arabi chiamasi Beschem. Mi veiine riferito che quest' albero sorge ad un'altezza dai died ai quindici picdi , ed ha il tronco liscio e la scorza sottile. Veiso la nieta dell' estate vi si praticano neila corteccia varie inci- sioui : il succo o la gomma che all' istante ne esce lev^asi coir unghia del pollice , e si pone in un vaso. Pare che due specie distiiiguansi di cotale gomma: I' una e bianca , r altra e d' un bianco-giallognolo : la prima gode di mag- giore stima. Di questa io ne vidi in una piccola pelle di montone. Tale e il mezzo col quale i Beduini la portauo al mercato. Questo balsamo aveva un odore forte di tre- mentina ; il sapor sno era amaro. Gli abitanti di Szafra non astengonsl dal falsificarlo coll' olio di sesamo e col catranie. Quando vuolsi assaggiare, vi s' intigne un dito , r.l quale mettesi poi il fnoco : se il balsamo ablirucia senza oftendere o lasciare alcun segno sul dito, viene giudicato di buona qnalita ; ma se abbrucia il dito, appena mes- sovi il fuoco , reputasi alterato. Io ricordavami d'av^er letto nel viaggio di Bruce, che assaggiasi il balsamo lasciandone cadere una goccia in un vaso pieno d' acqua : quello ch' e puro si coagula e si precipita al fondo del vaso, laddove quello che e alterato si discioglie e galleggia sul liquido. Feci questa prova ch' era sconosciuta a' natii del paese , e vidi la goccia gaileggiare sulP acqua. Ne praticai altresi la prova alia maniera loro sul dito d'un Beduino, ch' ebbe a pentirsi della temerita sua. Pertanto gludicai essere falsi- ficato il balsamo clie quivi vendesi : esso aveva una den- sifa minore di quella del mele .... II balsamo esposto a Djida ed alia Mecca, donde trasportasi al Cairo, subisce sempre qualche alterazione; ed un pellegrino a meno che non iacontri?i a caso con un Beduino da cui comperarlo possa di prima mano , non dee lusingarsi di ottenerlo nel suo stato di purezza. I pellegrini delle classi ngiate usano di mettere una goccia di balsamo nella prima tazza di cafte [I che prendouo al mattiao , credendolo un tonico. La se- ll menza delT albero che produce questo lialsamo viene nel- r Hedjaz adoperata ad oggetto di procurare 1' aborto. n 2u6 PARTE STil,\NIE!!A.. II nostro \iaggiatore entro ia Medina il 28 del gennnjo 18 1 5, tredicl giorni dopo la sua partenza dalla Mecca. La carovana sofTermossi in una gran corte del subborgo ; ed ivi deposte fnrono le carlclie de' camnielli. Tiitti i viaggia- tori appena giunti corrono in cerca di alloggio : Burckliardt a stento ottenne un buon api>ariamento nella primaria con- trada mercantile della citta, alia distanza di circa cinquanta passi dalla grande nioscbea. La sua prima sollecitudine fu quella di visitare questo tempio e la tomba di Waometto, giusta una legge la quale prescrive clie ogni pellegrino compiere debba un tal dovere innanzi di rivolgersi ad al- cun altro affare. Le cerimonle sono qui piii brevi e piii age- voli clie alia Mecca. Egli di fatto se ne sbrigo in un quarto d' ora. Di ritorno airabitazione provvedersi pote di tutte le cose al vivere necrssarie, per mezzo delFainico suo Yahya EffewH . medico del bascia Tosun: ma poi si gravemente ammalossi cbe disperava di poter compiere il viaggio col ritorno nelP Egitto. Del clie dolcvasi speclalmeiite pel ti- niore cbe giugnendo in Ingliiiterra la noiizia della sua morte , non venisse quivi il suo viaggio nell' Hedjaz tac- ciato come imprudente e temerario. Tuttavia al giugnere dell'aprile pote riaversi. Ma siccome pessiino e il clima di INledina , detestabili ne sono le acqne ; cosi il primo suo pensiero fu quello di uscire da un si micidiale sog- giorno. Egli divisato avea di traversare col sussidio di guide beduine il deserto in linea retta sino ad Akaha , al- r estremita del golfo Arabico, e di la raggiugnere il Cairo. Per questa via che tenere sogliono i pellegrini di Siria, A'isitato avrcljbe V Hedjer colla speranza di trovarvi non solo avanzi della piii remota anticbila, die stati non erano da alcun viaggiatore descritti, ma neirinterno del paese altri oggetti curiosi e d''esame degnissimi. Se non cbe lo stato suo di convalescenza , e la strettezza della sua borsa notabilmente scemata per la malattia, abbandonare gli fe- cero tale divisamento. Cerco qnindi un'occasione per Jiimbo, ed accomodatosi con un Ijednlno, cbe forniata avea una piccola carovana con alcuni suoi compatriotti , parti ai i5 cFaprile do))o una dimora di tre mesi, meno sei giorni, e dopo una jiericolosa malattia di ben otto settimane. Non moke sono le notizie cbe dal sig. Burckliardt pre- sentate ci vengono intorno a Medina; giaccbe egli nella non lunga sua dimora , bersasliato continuamente nella PMiTF. STR\NIKU\. 287 snliUc osRcrvarc non poti* ngni piu piccola cosa , siccome fatto avea alia Mecca. Tnttavia cio che ne viene diceiido e tanto piu prezioso ed importante, qnanto che la citta di Medina era agli Europel pressoche totalmoute sconosciuta. Ne"" |iriiiii gionii del suo soggiorno ne coinpilo dunque la pianta topografica, della cni esattezza si fa egli stesso mal- levadore. Medina giace snl lemlio del gran deserto d" Arabia, vi- cinissimo alia montuosa catena , die traversa qnesto paese dal nor'l al sud , e che e una continuazione del Liltano. Posta snlKi parte piii bassa e soggetta alle inondazioni dei torrent! die goiifi sgorgano nelle stagioni piovose e vi pro- ducono numerose e pestilenziali marenime. Perclo Tarla vi e assai nialsana , siccome gia accennammo, impedita es- sendoue altresi la libera circolazione dalle molte pianta- gioni e dagli orti onde la citta e circondata. Qnesta divi- desi in citta interna ed in sobborghi. La prima e dl forma ovale terminante in punta, ha aSco passi di circuito, ed ha pure un casteilo die sorge in una scogliosa emlnenza: e circondata da una fossa e da un muro costrutto P anno 36o delPegira, e piu volte restaurato, alto circa 40 piedi e corredato d' una quarantina di torri; percio questa citta reputasi come la primaria fortezza deli'Hedjaz. Vi si antra pev tre belle porte. Presso la settentrionale ed al fianco del casteilo vedesi una nicchia nel muro della citta. E fama che ivi un tempo fosse il Mesdjed-es' Sahak , consistente in una piccola cappella , donde i bellicosi discepoli di Mao- metto partivano per esercitarsi alia corsa. Questa citta , dopo Aleppo , e la meglio fabbricata di tntte quelle die dal nostro viaggiatore vedute siansi in Oriente: e interamente costrutta di pietre, colle case per lo pill a due j'iani e co' tetti schiacciati. Ma il color bruno della pietra onde le case compongousi da alle contrade uii aspetto tristo ed oscuro. Qneste sono generalmente strettis- sime , non avendo spesse volte che due o tre passi di lar- ghezza. Alcune delle principali veggonsi selclate con grandi pezzi di pietra ; comodita che da ua viaggiatore non aspet- tcrcbbesi d' incontrare in una citta delTArabia. Ma questa citta ha ora un aspetto di desolazione : vi si lasciano ro- viaare le case?, i loro jiroprietarj, die altre volte traevano un grande profitto dall" alUnouza de" pellcgrinl provenienii ail ogni epoca dell' anno, diminuirsi vcggono i prodotti , e 250 PARTE STR^NIERA, rifnggono dal fabbricare , hen consapevoli che I'afTitto degU appartamenti noii li ricompensercblje delle spese. Essa per- cio, come la piu parte delle citta d' Oriente , plii non mo- stra che una debole imagine d' antico suo splendore. H maggior numero delle sue botteghe incontrasi snlla con- trada che dalla porta del Cairo condtice alia grande mo- scliea, e che e la principale e la piu larga : le altre comrade sono solitarie, e pressoche deserte. In cio appnnto Medina difFerisce dalla Mecca , la quale sembra nn coiitinuo niercato. Pochissimi sono in Medina i publilici edificj. La 2;rande moscliea, che e il solo tempio, una bella scuola puliblica , la casa dello sceicco el Haram , o guardiano della grande moschea , un grande magazzino dl grano , con corte spa- ziosa; un bagno (I'nnico) fabbricato Tanno^^S deU'egira da INloanietto bascia, visiro del sultan Sniimano : ecco i soli pnbljlici edilicj vedutl dal nostro viaggiatore. " Qne- sta niancanza di l;ei monumenti (dic'egli) fatto pur m'avea grande sorpresa alia Mecca. Gli Arabi , generalmente par- lando J lianno pochissimo gusto per T architsttura , e ben ancora i lor capi nelle abitazioni appagansi di cio clie e assolutamente necessario. I pubblici edificj die tnttora in- contransi nelle due citta sante , non sono che T opera dei sultani d'Egitto e di Costantinopoli ; e le necessarie spese che da questi due sovrani fhcevansi ogni anno per le due citta erano troppo considerevoli perclie aumentate venis- sero pel solo oggetto delPostentazione. Ma in Medina la scarsezza di pubblici edificj viene compensata dal grande numero delle vaglie particolarl abitazioni con glardinetti e con pozzi, la cui acqua adoperasi per 1' irrigazione, e riempie varj bacini di marmo, intorno de' quali nell' estate i proprietarj sotto appese tende passano le ore piu cocenti. » I sobborghi estendonsi dall" occidente al mezzodi , ed oc- cupano uno spazio piii anipio della citta stessa. Presso la porta del Cairo sono dalla citta divisi per una gran piazza pubblica , il cui nome Monahli indica che quivi arrcstansi le carovane, compiuto avendo il loro cammino. Essa per- cio vedesi sempre ricoperta di cammelli e di Bednini , non che di baracche per ogni genere di commestibili. Tali sob- borghi consistono per lo piu in ampie corti circondate da bassi appartamenti, e le une dalle altre divise con giardini e piantagioni. Vi ha dne moschee ; quindici se ne conta- vano un tempo. Si i sobborghi come la citta ed i dintorni TARTF. ?TUANir.R.\. 289 nbhondano d'acqiia dolce , ma poco salubre, condottavi da uii l)el canale sotterranco, c dai noii poclii torrenti che la dcpoiigoao ill vasti serhatoi: 11011 vi mancniio pure i pozzi, siccouie gia avvertimmo. II territorio di Medina e quindi celebre per la copia dell' acqiia ; ed in cio supera ogiii aitro paese dell'Arabia setteiitrionale. Per questa favorevole circostanza eras! gia quivi formata una numerosa popola- zione lungo tempo innanzi che la citta diveiiisse sacra pei Miisnlmaiii colla fuga, col soggiorno e colla morte di Mao- metto , avvenimenti che nominare la fecero Medina o Me- dinet erJ N*^hi , citta del profeta. Medina dee tutta la celebrita sua alia grande nioschea , che contiene la tomha di Maometto (1). Qnesta giace verso Testremita orientale , e non nel mezzo della citta, siccoine la rappresentaroiio il Niel^nlir, ed il d'Ohsson, tratti proba- bilinente in errore da copie d'antichi arabi disegni : e piu piccola che la moschea della Mecca , sebbene fabbricate siano anibedue siir un meLlesimo piano: ha i65 passi di Innghezza e i3o di larghezza. Vi si entra per qiinttro porte , di cni la principale, (jnella cioe donde passare deb- boiio i pellegrini per compiere la prima visita , earcnata, di heir architettura, co' fianchi rivestiti di marmi, con niat- toni verniciati a varj color! e con gran numero d''iscrizioni a caratteri dor'ati e di rilievo : la piii magniiica porta che Veduta siasi in Oriente dal nostro viaggiatore. Anche que- sta moschea consiste in una corte quadrata , da tutti i lati (1) La nioscliea di Mrdiiia ehbe jior fondatore lo stesso i\iao- merto: percio essa chianiasi 71fejf//e^/-/t'-A^efa', nioschea del profeta. Medina , allorclie egli fugg,i dalla Mecca non era che una sta- zione d'Arabi totahuente scoperta. Sicuro di trovarsi in mezzo ad auiici, compero il terrene, ove il siio caunnello erasi ai-re- statOj lo cinse con inuri di terra, su^ qaali pose un tetto di fo- glie di paluie faceudolo sostenere co' tronciu dello stesso albero a guisa'di colonne ; lo ingrandi ben tosto con una cappella e ne fece un edificio con foiidanienti di pietra. In vece del mahrab o della nircliia da cui nelle nioscliee uiostrasi 11 lato verso del quale i fedeli rivolgersi debbono facendo le pregliiere, vi colloco una grossa pietra colla direzione verso Gerusalenuiie , nia poi verso la Kaaba della Mecca nel secondo anno delP egira. Quesia nio- scliea venue a niauo a niano ingrandira dai sulrani e dai califli; fu due volte incendiata e ricostrutta. II re d'' Egitto Kaid beg, a cui ['FIcdjaz e debiture di un grande numero d''opere pubbliche , la rifabbrico com' essa ora trovasi, I'anno 886 delP egira. 290 PARTE Srr. \NIF.UA. cinta da gallcrle coperto , nel cul mezzo e u.i jd'iccoIo ccll- ficio fatto a volta, nel quale cotiservansi le lampane della moschea. Vicinissimo ad esso e uii piccolo riciiito circon- dato da uii cancello di legno e conteneate nn boschetto di palme, die reputansi sacre, perclie giusta la niusnlmana tradizione , piantate vennero da Fatiina , la figlia del pro- feta. Ora piu non ne rimane se non nu ceppo , die al sig. Burkhardt sembro di tutt' altra pianta. Queste gallerie presentansi meno regolari clie quelle della Mecca. Percioc- die i colonnati della parte meridionale sono a dieci file , a qnattro quei della parte occidentale : tre sole ne hanoo la settentrionale ed una parte delT orientale. Le colonne stesse non sono tutte della medesima diinensione. Nella parte meridionale , ove giace la toniba del profeta , die e il luogo piu santo , esse sorgono piii grandi die altrove , ed hanno circa doe piedl e mezzo di diametro- Mancano di zoccolo ; i fusti posano immediatamente sul terreno: nei capitelli osservasi la stessa diverslta ed il inedesimo cattivo gusto che nel tempio della Mecca ; non ve n' lia due di somiglianti. Le colonne sono di pietra ; ma essendo tutte rlvestite d' un intoiiaco, e difficile il determinarne la spe- cie: sine ai dieci piedi di altez/a presentansi dipinte a fi- gure , a fiori , ad arabesdii di vivaci colori , ma di gros- solano stile. Le piu vicine alia parte della galleria meri- dionale sono coperte di tegole verniciate in verde ed adorne d"" arabesdii a diversi colori. Queste tegole semljrano essere di fabbrica veneziana. II tetto della galleria componesi di una inoltitudine di cupolette biancbe esteriormente , come quelle nel tempio della Mecca. Blanche ne sono pure le interne pareti , trattoiie alcune jioclie die veggonsi coperte di marmo : arabe iscrizinni in grandi lettere dorate lungo tntto il muro vi producono un beU'efTetto specialmente sul iTiarmo. II suolo vi e grossolanamente selciato, trattone la parte meridionale, ove il paviinento e di un bel marmo, e trattone ancora i luoghi vicini al sepolcro del profeta, ove il costruttore della moschea ha prodigato gli ornamenti, coprendone il suolo con un musaico squisito , uiio de' piii bei lavori che dal nostro viaggiatore veduti siaiisi nelle sue peregriuazioni in Oriente. Ampie finestre con vetri passare lasciano la luce a traverse del muro meridionale: alcune delle vetriere sono con vaghezza dipinte. E qui no- tarsi dee che T arte del dipignere i vetri con colori dure- voli sembra non essersi giammai perduta nelT Oriente. P\r,TE STRVNIFllA. 29 1 La fnmosa toni})a , VHedjira , trovnsi presso 1' angola tielln gallcria tra il uiezzodi e I' Oriente. Ecco la descri- zione clie no fa il sig. Burckhnrdt : " Una inferriata, pinta in verde , e la cni aitezza giugne sin al terzo di quella delle colonne , cinge la toniba e racciiinde uno spazio ir- regolare di circa venti passi qnadrati nella gnlleria , di cui avviluppa colla sua l^ase piu colonne lasciando libera la parte siiperiore. Quest' inferriata e d' un hel lavoro , inii- tante il filigrana , ed intrecciato con epigrafi in rame die dal volgo credonsi in oro. Tutte le parti di quest' opera sono le une all' altre si vicine , clie lo sguardo penetrare non pub nelT interno fnorclie per una specie di ajjljaini o finestielle di sei pollici quadrati , poste all' aitezza di cin- que piedi. La facciata meridionale di quest' inferriata, dove sono le due principali aperture , e lievemente rivestita di argento : ciascuna delle due aperture e circondata dalla seguente iscrizione pure in argento : La illaha il Allah al hak al Mohin ( non ci ha altro Dio che Die , la verita nianifesta ). Qnesto ricinto ha quattro porte, tre delle qnali riniangono sempre richiuse : una sola apresi il mattino e la sera agli eunuchi incaricati di pulirvi il pavimento, ed accendere le lampane .... La permissione d'entrare snl ricinto accordasi gratuitamente ai personaggi ragguar— devoli , siccome sono i bascia ed i capi delle carovaue de' pellegrini : gli altri ottenerla possono dai principali eunu- chi shorsando una quindicina di piastre, che viene fra essi distriljuita : ma ben pochi giovansi di questa facillta , perche a tutti e nolo che vedrebbesi nulla piu di cio clie scorgere puossi per le finestrelle, le quali sono sempre aperte. Pero io pure non altrimenti vago d' attrarmi la ge- nerale attenzione , soddisfare non volli per tal modo alia curiositii mia. Nell' interno distinguesi una specie di tap- pezzeria che circonda il sepolcro, e che non e distante dalla inferriata se non di qualche passo .... Essa e alta per lo nieno trenta piedi, e non ha che una sola ajjertura verso il settentrione, per la quale i soli priniarj eunuchi, vietato essendone 1' ingresso a qualsivoglia altra persona, passano per averne cura e per porvi di notte la nuova tappezzeria inviaf.avi da Costantinopoli, quando 1' antica e sdrncita , od un nuovo sultano ascende al trono La disu- sata si trasmette alia capitale dcll'impero, dove adoperast per coprire le tonibo de' grandi sultani e de" principi ini- periali. •< 292 PARTE SrilANlEK\. Tale tappezzeria copre un ediiiclo qiiadrato , dl pietre nere , sostenuto da due colonne , nell' interno del quale sono i sepolcri di Maometio , e de" suol due piu antichi discepoli ed immediati successori Ahu Bekr ed Omar. Que- ste tomlje coperte pur sono di preziose stotFe, e costruite in forma di catafaico come quella d^Abramo nel gran tem- ■pio della Mecca. " I racconti ( soggiugne Tautore) gia da Inngo tempo sparsi per T Europa sulla tomba del profeta die dicevasi sospesa nell' aria, sconosciuti sono neW" Hecljaz; ne inteso ne ho pur discorrere in altri paesi dell'Oriente, sebljene le piii esagerate relazioui delle maraviglie e ric- cliezze di qnesto sepolcro propagate vengano dai pellegriai die visitarono Medina e che aggiugnere vogliono impor- tanza alle loro relazioni raccontaudo favolose storie di cio che pretendono d' avere veduto. Gli oggetti componenti il tesoro deW Hecljira erano altre volte conservati airintorno di questi sepolcri , sia pendenti da corde tese a traverse deir edificio , sia deposti in cofani sul pavimento. » Que- sto tesoro pero ebbe molto a sofferu-e all' epoca dell' in- cursione de' Vaabiti , e ben poco redimere ne pote Tusun bascia al sno arrivo. II pavimento deW Hedjira e di marmo a varj colori for- manti un musaico : lampane di vetro pendono tutt' airin- torno della tappezzeria , le quali accendonsi ogni sera ed ardono tutta la notte. Esse e coperto d' una bella cupola , che alta sollevasi su tutte le altre e che e visibile a grande distanza. Al primo suo apparire recitansi dai pellegrini varie determinate preci. La sua copertura e di piombo e termina in un globo di grande dimenslotie, su cui sorge la mezzaluna , e questa e quello risplendenti per fulgida doratura. A qualche passo dalla tappezzeria, uia dentro del- I'inferrJata, e in forma d' un catafaico cubico la tomba di Fatima , figlia di Maometto e inoglie d'Ali. Dopo VHedjira vien riguardato come il piu santo luogo della moscliea un ricinto , che contiene una parte del co- lonnato verso il mezzodi e che chiamasi El Rodha , cioe il giardino, ossia il giardino de' veri credend. Questo noma gli venne dato da Maometto, il quale disse : Tra il mio sepolcro e la mia cattedra , e un giardino de' giardini del paradiso. Vicina dl fatto a questo santuario e la cattedra fra due nicchie , opere tutt' e tre in musaico di perfetta esecuzione. Onde poi soccorrere alia fantasia, la quale non PAUTE STKANIERV. ' 2g3 sarebbe si facilraente disposta a scoprire la piu plccola somiglianza tra questo luogo ed il giardino d' Eden , le colonne racchiuse nel ricinto fufono fin ali'altezza di cin- que o sei piedi dipinte a fiori ed arabeschi. Cerei della grossezza del corpo uniano, ed aiti circa dodici piedi sor- gono da ciascun lato della cattedra, ed accendonsi tvitte le sere. II pavimento e coperto d'una mokitudiue di tapped, cola trasmessi da Costantinopoli ; e questi tappeti sono al pari che nel santuario della Rlecca i soli oggetti d'un valor reale che dal sig. Burckliardt veduti siaiisi in qnesta mo- schea. Egli ne valuta il prezzo totale circa a mille lire sterline. L' ingresso del Eodlia ha una magnifica apparenza. " I vivaci colori (dice il sig. Burckhardt) che hrillano da tutte le parti , le colonne vernicate , i bei tappeti , il superbo pavimento, le iscrizioni in leitere d'oro sul iiiuro meri- dionale e la risplcndeute inferriata deWHedjira nel fondo abl^agliano la vista al primiero sguardo ; ma dopo un mo- mento di riposo scoi'gesi clie tanto splendore non in altro consiste , fuorche in un' appariscente niostra di pomposi ornamenti, e non di vera magnilicenza. Quando raminen- tarsi voglia essere questo uno de' luoghi piu santi del mondo niusulmano , decantato si altamente per isplendi- dezza , per magnilicenza, per preziosi abbellimeiiti , ed andarne esse decorato colla riunione de' pii doni di tutt' i devoti della maomettana religione , diviene ancor piu sor- prendente la mescliiuita sua. Esso sostenere non potreljbe il paragone colla cappella d'un santo il meno celebrato d' ua tempio dell'Europa cattolica; e cio servire dee di convia- cente prova, che giaiiunai i INIasuluiani in nessuna epoca pareggiarono in pie oll'erte i devoti di questa cristiana co- munioue. » La moscliea della Mecca, siccome gia avvertimmo, visi- tata viene ogni giorno aache dalle donne che vi si recano in pellegrinaggio. Non cosi succede a Medina , ove riguar- dasi come cosa indecente clie una donna entrl nella nio- schea. Tuttavia quelle clie provengono da paesi stranieri ne visitano la tomlia di notte e quasi furtivamente, dopo cioe le ultinie preghiere dei peliegrini ; ma le aljitanti della citta oserel)bero appena d" inoltrare il picde sulla sogba deir edilicio. " Quella che davami Talloggio (cosi Tautore ) e che da cinquaiit' aniii dimorava nclla vicinanza del tempio, 294 PARTE STRANIERV. m' assicnro di non esservi entrata die una volta sola , c clie le sole feminine cli riprovevole nome erano bastevol- mente ardimentose per penetrarvi onde sciogliere le lore preghiere. In generate nelle moscliee veggonsi ben poclie donne , seb1)ene non sia loro vietato il libero accesso . . . Anche nelle case ben poche sono le donne clie , traLtone le vecchie divote , facciano le preghiere ; ed anzi viene riguardata come un modello di perfezione quella clie sa praticarle e die ha messo a memoria cjnaldie capitolo del Corano. Le donne nell' Oriente vengono considerate come creature d' un ordine inferiore , e per sino alcuni dotti comentatori del Corano loro negano 1' ingresso uel cielo. Percio i loro consorti poco o nulla curansi ch'elleno stret- tamente osservino le pratiche dalla religione prescrltte: laiolti anzi adiransi se compiere le veggono sifFatte pratiche, te- mendo die in tal modo non li pareggino nelle prerogative, e non abbiano a reclamare quel rispetto a cui avrebbero diritto. )/ Non ci soffermeremo coU'autore nella descrizlone di altri santuarj , e delle cerimoaie colle quali i pellegrini sciolgono 11 voto , perche gli uni ci seinl^rarono di non molta iin- portanza, e le altre sono poco o nulla diiFerenti da quelle che praticansi alia Mecca. E quanto ancora alle costumanze de' Medinesi , non faremo che scegliere cio che ci e seni- brato pill importaate o piii degno d' osservazione. La popolazione di Meuina viene dall' autore calcolata dai sedici ai venti mila individui. Essa come alia Mecca componesi specialmente di stranieri , provenienti da tutt' i paesi musulinaui, e quivi stabilitisi. Percio died sole fa- iniglie annoveransi come discendenti dagli antichi Medinesi; e queste ridotte or sono alia iiiiseria e costrette a coltivare i giardiai ne' subborglii. Vi ha pure una nnmerosa classe di sceriffi., ossia di discendenti da Maometto. Costoro sono pressoche tutti seguaci della dottrina o di Ali o di Yezicl : cosa veraaiente strana clie i luoghi santi abitati siano da eterodossi senza che i veri Musulmani facciano sforzo al- cuno per allontanarneli ! Qaivi il nuniero di mendicaati e minore che alia Mecca. Ma questo vantaggio trovasi per cosi dire contraccaniliiato da un uso assai bizzarro. Per- ciocche pochi sono gli abitanti di Medina che, ricevuta qualche educazione , ed ammaestrati nel leggere e nellj scrivcre , non f iccianu una o due volte nella loro vita ua viaggio in Turcliia , unicamente per iiienillcare e racco- gliere elemosine. Essi praticaao questo genere d' iuJustiMa in tutte le primarie citta deirimpero, ma specialmente a Costantinopoli , dove per lo piii sono assai Ijeae accoiti dai grandi e dai ricclii , siccoine natii della cittq in cui conservasi la tomha del prot'eta. Dopo due o tre anni com- peraiio un fardelletto , e rie:nplntolo della procacciatasi eleinosina ritoraano con esso alia patria. Gli abitanti di IMedina, generaluiente parlaado, sono d'un carattere uieno gajo e vivace di qnello de' Mecciiesi ; hanno inaggiore serieta nel loro contegno , aieno pero dei Tiir- clii: niostransi esterioraieate piii religiosi clie i lore viciai , e piii deceati ia pujjblico , ma in privato lasciansi domi- nare da' niedesiaii vizj e dalle passioni stesse che incoa- transi negli abitanti della Mecca. Direbbesi che negli uni ci ha maggiore ipocrisia die negli altri. Tnttavolta le donne a Medina conservano molta deceaza e godono d' una nii- ghore riputazione di quelle di Djida e della Mecca. I Medinesi celebraao in un modo ad essi soli paiHico- lare il giorno della nasclta di jMaometto facendone quasi una festa nazionale. Ciascuno appare in publilico co' suoi aljiti aiigliori : le botteghe staao chiase tutto il giorno. Gli Ulemi ed un gran numero di persone si riuaiscono di liuon niattino nella aioscliea , ove T uno de' khatib , o predicatori dopo ua breve seraione legge un coinpendio della vita di Maometto; preseatasi quiadi alia compagaia o linioaata od acqua con iafusioae di regolizia. II sigaor Burckiiardt fii |)ure testimoaio del aiodo con cui tale solennita venae ce- lebrata dalla moglie di Moaaietto-Ali. Questa donna che, come gia accenaamaio, recata erasi quell' aano medesiaio in pellegriaaggio con nuaieroso seguito , e col treno di una sultana - giunse a IMeciina per compiere i snoi voti e per vedere il iigliuolo suo Tusua-ljascia. Ella pertaato passb la notte pressoche tutta nella moschea. Di ritorao in una casa situata in luogo vicinissimo al tempio, e da lei a questo solo intento presa a iitto, vi ricevette una breve ■ visita dai figliuol suo. Quand' ella ritirossi per prendere qualche ora di sonao, Tusun steadere fece un tappeto in mezzo della contrada e vi dormi, sdrajatosi pressoche sulla soglia deir abitazione in cui la raadre sua doraiiva. Egli senibro al sig. Burckhardt il solo personaggio di tutta la famiglia di Moametto-Ali , che abbia carattere nobile e 2C)G PARTE STRANIERA. sentimenti elevati. I suoi stessi neniici noti gli rifiutano le lodi di un buon natnrale , di generosita , valore e pieta filiale. Ma riguardo ai pregi dello spirito , lo stesso nostro viaggiatore con raminarico confessa cli'e tanto inferiore al padre ed al fratello Ibraim, quanto li snpera nel carattere morale. La madre gli fece inagnifici doni valutati a circa aSjOOo lire sterline. Le somme poi eh'' ella distriliui pel servigio della moscliea e pel sollievo de' poveri coiisiderare la fecero a Medina come un angelo inviato dal cielo. Nulla direnio del governo, essend' esso quel medesimo che da Moainetto-Ali stabilito venne alia Mecca ; pochis- simo ancora del commercio , tntto riducendosi agli oggetti di cousumo nelT interne della citta e ad un niinuto traffico co' Bedniiii dei dintorni. La ricchezza del territorio con- siste nei datteri che formano pure il principale nutriinento delle classi inferiori. Percio la loro raccolta attendesi colla medesima ansieta e colle stesse pubbliche allegrie che pra- ticarsi sogliono in Europa per la vendemmia. Se essa fal- lisce ( cio che non di rado avviene, perclie e difiicile che gli alberi producano abbondevolmente tre o quattro anni di seguito, o perche i frutti dlvorati sono dalle cavallette ) una tristezza universale spargesi sulla popolazione , come se imminente fosse la piix crudele carestia. Ne grande in generale essere potrelibe il commercio tra gli abitanti di un paese, in cui la legge musulmaaa vieta di porre i ca- pitali ad interesse , ed in cui non sussistono ne banche , ne compagnie, ne pubblicl fondi, dove un capitalista ver- sare possa le propria economie per assicurarsi d'una ren- dita. Pericoloso sarelibevi pure 1' acquisto de' terreni o di un fondo stabile. Eglino percio non trovano altro partlto che d'impiegare i loro avanzi facendo societa con piccoli mercanti che negoziano al minuto ; e cib ancora non e scevero d' inibarazzi , perche d' uopo e aver sovr' essi gli occhi ben aperti, proclivissimi esseado al fnrto ed all' in- ganno. E qui il sig. Burckliardt entra in cnrlose ed impor- tanti disamine intorno agli effetti , che cotale stato di cose produce sui costumi , sul carattere e stil modo di sussi- stere de' popoli sottomessi alia legge musnlmana ed al- Torientale dispotismo. Noi ci appagheremo di qui riportare un fatto di attenzione degnissimo che dal nostro viaggiatore vien raccontato in una nota, e che riguarda il governo di Moainetto-AIi. "Per un'ordinanza (dic'egli) di Moametto-Alij I'AUTE STllVNlUllA. 2()t jnihlilicata nel i8i3, ogai acqnisto di terra lu-U'Egitto iion piio pill pratlcarsi , perclie venue coa essa stalnlito clie tutti I miikeziin , cioc proprietarj di terre , tra" (juali diviso era il possedimento de' villaggi e del campi, e clie formavano una classe d' uoinini susslstenti colle proprie rendite, riceveranno in avveniie dal tesoro del Ijascia uii"an- nua assegaazione . . . Per questa medesima ordinanza 11111' i I suolo d' Egitto e dichiarato proprieta del governo , ossia , in altri termini , dello stesso Moametto-Ali , il quale nc nbbandona la coltivazione a" fellai , contadini , con quelle coiidizioni ch' ei giudica piu convenienti. Non ha guari avvenne che i fi'Uai , i quali aveano a iitto cinque mila acri di terra nel distretto del villaggio di Daiwur presso del Cairo , spogllati ne vennero , dichiarandosi essere que' terreni di pubblica proprieta, perclie a Moametto-Ali pia- ciuto era di far semiaare il trifoglio ne' campi clie da'/e/Zai coltivavansi. » II sig. Burckhardt parti da Medina per l' Egitto il a i di aprlle del 181 5. Giunto ad /a/?i6o , citta del tutto araba, giaceate sulla costa settentrionale d'uua profonda baja del Mar Rosso, a' gradi a3 di lat. N e 36 di long, (raerid. di Parigi ) , s' accorse che la pestilenza vi faceva orrenda strage , comeche i Musulmani reputino besiemmia il solo sospettare che il paese in cui sono le due citta sante an- dare possa soggetto a si terribile flagello. In quest' occa- sione vien egli esaminando a che riducansi, in conseguenza della dottrina musulniana , le precauzioni che prendere si potrebbero per arrestare gli efFetti del contagio o preve- nirne 1' introduzione. Cio che a parer suo piu opponesi , mass! me nell' Egitto, ad un sistema di quarantena , e la ciipidigia del bascia , il cui tesoro s' arriccliisce colle so- stanze di tutti gli stranieri che mietuti vengono dalla pe- stilenza. Questo diritto, quasi direbbesi d' aliiinaggio gli fruttifico in nn sol anno dieci milioni di piastre. Laonde non e a sperarsi che un uomo del carattere di Moametto- Ali possa agevolniente e di buon aninio rinunziare ad un heneficio che gli costa si poco. Pero gli Aralji per liljerarsi dalla pestilenza ricorrono ad una superstiziosa pratica assai singolare. Eglino allorche ad lambo la malattia imperver- tava con maggiore violenza, condussero processionalmente per la citta una giovinc cammella dopo d'averla coperta d' ogni specie di ornamenti , cio(3 di penne , souagli c Blbl. lutl. T. LXXXI. 20 298 PARTE STUANIERA. simili. Giunti al cimitero la uccisero, e ne gettaroao le carni agli avoltoi ed ai cani , sperando die la pestilenza disse- minata per tutta la citta rifugei'ebbesl iiel corpo di que- st'animale, e clie nccidendolo ne anderebbero eglino illesi. II nostro viaggiatore giunse al Cairo al 24 di giugno deir anzidetto anno 181 5. I.a sua salute era tuttora vacil- lante. Ma egli pote ben presto riaversi col riposo, col buon nutrimento , con un raoderato esercizio, e col pia- cere di trovarsi fra' suoi amici e di ricevere soddisfacenti notizie dall' Europa. II suo viaggio sara mai sempre me- morabile , come quello pel cui mezzo aljbiamo ora i piu sicuri documenti intorno a'luoghi, de' qr.ali chiuso era 1' a- dito ad ogni europeo per la superstizione e per la gelosia degli abitanti. G. Raggnaglio di alcune opere recenti sopra Carlsbad e le di lid acque termuli, con notizie autentidie in- torno questo argomento. Carlsbad , ses eaux minerales et ses nouveaux bains a vapeur , par le chevalier De Carro , D. M. , meinbre de la facuke de medecine d'Ediinboiirg, de Vienne et de Prague, et practi- cien a Carlsbad durant la saison des eaux. — • Carlsbad , 1827, avec une appendice en 1829. Almanack de Carlsbad, ou melanges medicaux scientifiques et litteraires relatifs d ces thermes et au pays , par le che- valier De Carro etc. — Prague, i83i-i835. Essai on the mineral waters of Carlsbad etc. , ossia Saggio sulle acque minerali di Carlsbad per medic i e per amma- lati, del cavaliere De Carro etc; con Osservazioid micro- scopiche intorno agli animaletti, i quali sogliono circondare le soigenti calde di Carlsbad , del sig. A. J. C. Corda di Fraga ,• e con una Flora di Carlsbad , del sig. professore C. B. Feesl di Fraga. — Fraga, i835. Karlsbad und seine Mineralqucllen etc , ossia Carlsbad e le sue sorgenti minerali, ne' loro rapporti essenziali special- mente riguardo al loio uso medicinale , esposti in ispecie per gli ammalati che vi cercano aita, dal dott. J. E. Fas A, medico dello stabilimento oftalmico reale di Boeinia e delta ■ cittd di Fraga. — Fraga, i835. Jl signer cavaliere De Carro, di giii rinoniatissimo per le sue opere sul vaccino , sulle fumigazioni sulfuree., ecc. si P.VKTK 8TR.VMERA. ■J()i) prelisse pid d' uuo scopo nel pubyjlicare quelle di cui siaiiio per raj^guagliare i nostri leggitori. Egli voile col iiriiuo opu~ scolo diffondei-e viemmaggiormeiite, niediante ridioina f'rau- cese, le iiozioai relative alle acrjue terinali di Carlsliad , linora coiiteniue quasi soltaiito in trattali latiiii ed ale- ma uiii , de' quali se ne contaiio circa cent' ottanta , specili- catl cou molta erudizione dal nostro autore nel sue alma- nacco per T anno 1834. Con questo almanacco il signor De Carro si propose di inforniarci di cio ciie accade ogni anno d" interessante in fatto di medicina, di lisica, di storia naturale e di lettera- tura non solo a Carlsbad, ina eziandio in tntta la Boemia. Basta gettare nno sguardo suU' indice de' cinque voluaietti usciti linora alia luce (i) per persuadersi dell' iinportanza (1) ^-intin [. Deilica, prefazione. Fama di CarUbaJ semprc- crescente, a clispetto tlella variazioue iiei metodi cuiaLivi. Sulla scde delle pa^sioiii coj- locata nel fegato. Sopra il mcrcui-io ed i suoi rapporti con Carlsbad. Slorie di malatiie. IS'otizie sull" acqua di Gieshiibel. Aneddoto »ul timore dell' in- crostazione degV intestiui. Aneddotl suU' etl'etto nocivo ilelle acque di Carlsbad snilo smalto dei denti, e dell' anticliita dell' oio della salvia. ■Michele Mon- taigne, sul niodo con cui a* siioi tempi si faceva use delle acque ininerali, Scrittore del secolo denimosc-io sopra Carlsbad, non niai citato come t.ile. £dema de' piedi osservato piii di due secoli fa a Carlsbad dA uu gran si- gnore. Considerazioni aati-gastronomiche. Sulla sede della pod^igra. Sopra il ibe. IMezzo di cono>cere le faUiEcazioni del the, Colpo d' occliio sopra la •ocicta di Carlsbad. Sul preteso pericolo della posiziune di Carlsbad sopra un vidrauo acquatico. Su'.la colouna di vapore os=ervata alle soruenti calde deir Islanda. Sopra le pietre dello Sprudel trovale presso Bucbam , a tro leghe di Carlsbad. Sopra bad compo=ec , vers la iii) dii f|uiiizienie sie-cle , par le baron liohuslas Bassenstiiri de Loukuwitz ^ avec uue traduction po- lyglotte , line notice hiograpbique sur ce poeic, dei observations siir 1 ode et sur Pantiquite de ces thermcs, Prague^ ifiay. VMJTE STRANIEUA. 3c3 // colore deW onde , e quelle vene Dello scorrevol zolfo , o della viva Culce, che di stupor I'fdme comprcnde ^ Nella Sicula term il foco forse , Che V Etna irrita , n e cagion nascosta ? 0 la magione del vicino Dite Scaldb quest' acque ? A te cedan di Baja 1 rinomati lidi, e ceda I'onde D'Abano, onor delle antenoree piagge; Cedan le terme , si famose al mondo , Delia cittade che al ceruleo Reno Prossima sorge , 't'e riposa in pace La tua spoglia mortale . o Magno Carlo ! 0 de' regi il miglior! Ve' quante innalza Bolle neir aer ! Ve' come di varj Color dipinge e pietre e marmi ovunque Ei volge il corso ! Con color si varj Appena splende in del Iride bella. Scorri felice in ogni etade , o sacro Fonte, al genere uman tanto snlubre. II perduto vigore al vecchio rendi , Delia donzelld timida olle guance Bendi la rosa di beltade , e a tutti 1 morbi rei poni rimedio ; e quindl Pill lieto torni al patrio suol chiunque Le membra inferme entro quest' onda immerse! La regia citia di Carlsbad e situata sotto il 5o° i3' 38 ' di latitndine e sotto il 3o° 3^' 47" di longitudine , tre- cento quarantacinque nietri sopra il livello del mare. Tro- vasi la medesinia alia distanza di sessanta leghe germa- niclie da Vienna \ di qnarantatre da Monaco e di sedici da Praga. Da ogni lato condncono ad essa strade magni- fiche dovute alia munificenza dell' imperatore Francesco I di glorlosa memoria, ed alle cure dei governatori ( Bnrg- grafen) che si sono succeduti in Boenila, e particolarmente delle loro eccellenze i signori conti Francesco Kolowrat e Carlo Cliotek, i cui nonii formano gia da se soli un elogio. Giace Carlsbad in una. valle profonda ed angusta , fra recce di granito e sulle sponde della rivlera T(ple , del genere de' torrenti , onde in tempo di sicciia il letto n' e in gran parte asciutto, cio die non alletta punto I'occliio. Le case sono fabbricate sul declive di coliine e lungo le 304 PARTE STR^NIURA. sponile dcUa sudiletta riviera. Trovansi sopra qnesta tre ponti di legno carrozzabill, e molti altri pel pedoni. Dietro le colliiie s''alzauo iiioutagne coperte da foiti boschi e da cainpi ben cokivati , i quali 'OfFrono vedute pittoresche e passeggiate dellziose. Carlsbad conta al di la di cinquecento case, d' un este- riore ridente, e tanto pulite die in nulla cedono a quelle d' Olanda. La popolazione , non contando i forestieri , e di circa tre niila , tutti tedesclii , passati per qualche tempo alia religionc protestante, nia ritornati alia cattolica. I pro- prietarj delle case ne abitano il piano terreno , eve du- rante la stagione estiva le fuiestre sono ornate da scelti fiori. Sebbene provveduta di numeri ciascuna casa , ha inoltre una particolare inscrizione in lingue alemanna e francese , per esempio , alia citta di Milano , alle armi d'Ausiria , alia belia regina, alFarco di trionfo , ecc. Si vedono degli edifizj ampj di due, di tre e di piii piani , specialmcnte sulla piazza del niercato e lungo la Teple. Trovasi qui un anienissimo passeggio detto la Wiescn ( il prato) ombreggiato da castagni indiani e da tigli , ed or- nato , in guisa di fiera , da splendide botteghe di cristalli Variopinti , di porcellana e majolica, d'argenteria, di cliin- caglieria, di stampe e libri in mode che uno si crede tras- portato al Palais royal. Nel restante «3ella citta le case sono meno vaste, anzi talvolta cosi anguste cbe un piano non ha die una o due stnnze verso strada. Alcune delle case situate nel centro della citta e sulla sponda destra della Teple sono fornite di sorgenti termali die scaturi- scono dalla stessa ampia caldaja sotterranea , dalla quale provengono le fonti ad uso pubblico che sono lo Sprudel, la Hygicca , il Neubninn , il Muhlhrunn , il Theresienbnmn , il Bernardbrunn , il ScJdosshrunn ed il Spitalbninn. Altre sorgenti si scaricano nel letto medesinio della Teple , ed impediscono die questa riviera geli in quei contorni du- rante r inverno. Presenta lo Sprudel una colonna d' acqua cristallina e spumante , della circonferenza di circa due braccia, e del calore di 5g a 6c gradi reaumuriani (i), che, qual lava (l) Havvi un.i iHHPerenz.i prcjso gli autori iiell' indicare il gratlo
  • e Carro, avrebbe dovuto bevere le acque di Carlsbad ad Amburgo , ove il fiume Elba ne deve contenere delle parti milionesime ben dilute, giacche esso riceve la riviera Egra nella quale si scarica la Teple, pregna, come dicenimo, delle terme dello Sprudel. G. F. 3i5 APPENDICE ITALIANA. Quesitl sopra i puhblicl ufficiali del barone Giuseppe Man NO. — Torino^ i836, presso Gaetano B albino, librajo in Dojui^rossa , tip. Gassone, Marzorati, Ver- cellotti, in 8.°, cli pag. 99, ital. lir. i. 5o. — In Milano, si veade da Gio. PiroUa e C, contrada di S. Radegonda. Xn questa proficua operetta 1' esimlo aiitore ha preso a ragionare di aicuni obblighi dei pubblici ulliciall : non pero di quegli obblighi massimi che riguardano i principal! do- veri politici e 1' universal ragione morale , i cjuali non e chi non conosca e professi ; ma siljbene di qnei minori che alle volte possiamo disconoscere in Jjuona fede se una chiara esposizione di principj non ci ha abituati a sceve- rare le opinioni sane dalle pregiudicative e a scorgere per ogni lato T estensione dei nostri doveri. Tale esposizione di principj deve senz' alcun dubbio risultare a pul^blica utilita, e percio il ch. autore si fa a esaminare i." Qual sia la diligenza richiesta nei pubblici uffiziali. — 2." Se sia lecito a tuttl di ambire uii pubblico officio. — 3.° Come sieno permesse le raccomandazioiii nella noinina dei- pubblici uffiziali. — 4.° Come sia importance la giustiza dei pubblici uffiziali nelle cose piccole. — 5.° Dove finisca I' e- mulazione e cominci il broglio. — 6.° Se il coraggio ne^li uffiziali civili sia uii dovere. ■ — 7." Come debba esser regolato lo spirito di corpo. — 8." Qucdi studj convengano geiiend- mente ai pubblici uffiziali. Ad ognuna di queste domande il B. Manno fa risposta con queste jjarole die noi compendiosamente ricavianio dallo stesso suo libro. " II servizio puljldico e diversamente rignardato secondo la condizione di coloro che lo prendono. Nella strettezza di fortune e mezzo di campare ; nello stato agiato ma volgare e strada agli onori:, nella grandezza e aumento di potere ». L' onorario accordato al pubblico ufliciale serve 3l6 APPJiNUICE ITALIANS. solamente a riconoscere , noa a cpmpensare le opere ; e <' il coatratto col quale pub essere piu ragionevohnente com- parato V obbligo assunto dal pubblico uffiziale e il man- dato, coatratto snggerito origiiiariainente da ua seiitiinento di auiicizia, e confortato dalla lidncia posta nell' opera di persone benevole e probe;, contralto percio di condizione gratuita .... II pubblico ufficiale dee adunque considerare se stesso come uu maadatario del principe , e conformare agli obbligbi civili di un inandatario la coscienza dei suoi doveri. E siccoine il inandatario couuxne e stretto da ob- blighi cosi scrupolosi che anclie delle coipe leggerissime e tenuto a rispondere, il pubblico ulliiziale del pari dee guardarsi dai fiilli beache nienomi^ e mettersi neiraiiimo die la diligeiiza da lui ricbiesta e quelia maggiore die per lui pub essere prestata .... Nel servigio di luolti dei pub- blici uflizlali uon 11 servigio per se stesso , ma F auimo difFerenziauo la condizione di essi da quelia degli alloga- tori coinuni delle loro opere. Siano eglino gli amici dello Stato ed abljiano verso di lui lo zelo, la sincerita, e se importa la tolleranza eziaadio e la generosita di ua amico, ed allora entreranno nelle ragloui privilegiate di nobilta di servizio. >> La risposta al quesito se sia lecito a tutti d'amliire un publ)lico ufiizio e una u dicbiarazione di guerra fatta a moke ambizioni e a molti bisogni. Gli oflici pubblici non soiio benefizj che si conferiscono dal governo, ma sono contratti cbe fannosi fra il governo e il suddito, nei quali il governo promette vantaggi, il candidato opere. Glii e incapace di prestare tali opere o di prestarle acconciamente e un contraente di mala fede, e un ingannatore .... Peccano adunque contro alia legge immutevole dell' importanza e santita del servigio dello Stato tutti colore che la coscienza della propria lievolezza non allontana da tale servigio. Dee tuttavia qui avvertirsi cbe questa coscienza va rego- lata con qualche generosita di precetti, in guisa cbe Tini- perizia, da noi condannata a starsene, intendasi quelia sola alia quale manca non tanto la capacita preseute quanto la previdenza della capacita futura: giacche lo studio e r esperieaza, i quali sono il complemento degFingegni felici, sono anche Ijuoni in qualclie parte a supplemento delle intelligenze mezzane ». E dicansi le mezzane, non mai le corte intelligenze alle quali e daiinoso il reputare che non APPFNniCE ITAMANA. 3l7 male possa convenirsi un semplice primo gracio d' nfDzio, perclie " queste corte intelligenze sono le piii tenaci a pro- clainare da poi le loro rngioni di anzianita, e tosto o tardi . . . ginnte a niaggiori gradi , diventano jieste degli affari ; perclie si esaniinaiio senza intelligenza, si definiscono senza giudizio^ si pongono in luce senza dignita. Senza che cio sia men vero nei grandi afFari riserliati a giudizio migliore : giacclie avviene le tante volte die avendo qnei tnigliori gindici commesso alia soUecitudine di un prima subordi-» nato la preparazione di qualche gran lavoro, qiiesti la ponga nelle manl di un secondo; onde il veggente e con- dotto in tal guisa ad nsare i materiali apprestati dal cieco. " " La regola morale e politica che proscrive le dimande degl" incapaci vieta a pin forte titolo le raccomandazioni di essi. Un ignorante pno essere di bnona fede nel diman- dare: di rado piio esserlo clii lo raccomanda ... Clii rac- comanda assume come il carico di una cauzione : Taccet- terebbe egli se si trattasse di un sue privato affare'i' Non- dimeno pochi badano a cio, perche la raccomandazione si considera solamente nel sup principio, cioe come un atto di nmanita, di cortesia ^ di sociale benevolenza , e non si riguarda nei suoi efFetti. Pure se una lite strana- mente giudicata fa schiamazzare una meta del foro e ridere Taltra, la colpa non e gia del giudice imperito, ma di quel provetto patrono clie primiero lo adagio nella sedia curule. Se in una provincia le cose vanno alia Ventura perclie non v' ha senno che le guidi, il biasimo dovrelibe tornarne, j^iu che al prefetto di essa, a colui che commen- dandolo lo proclamava per uonio di soprammano e per fior di roba ". Chi raccomanda adunque e chi rlceve rac- comandazioni dovrebhero in cio aver lingua e orecchi solo in que'casi clie promettano alio Stato di conseguire per se quello che " ogni capo di famiglia cerca di avere per la propria casa, buoni servitori ". La gloria del re e posta " principalmonte nel rendere la giustizia a ciascuno dei sudditi. Qnesta non si ammini- stra soianiente nei triluuiali, la giustizia dei quaii , perche giustizia ragionata, e di rado argomento di querele. Ha^'vl ima giustizia di piii vaga natura connuessa a tutti i pub- blici udiciali, e questa va osservata con iscrupolo: quella in particolare che ha riguardo allc rose piccole . . . Le grandi iiigiu?tizie sono senipre riparate da un governo giusto ; e 3l8 ATPENDICK ITALIANA. percio quegli il quale si e da prima risentito del torto finlsce col render grazie a clii lo ripara. Ma le ingiustizie leggiere , quelle clie direbl)Onsi meglio incommodi , disturlii, dispregi , appunto perche non havvi per Tordinario maniera di rime- dio, sentonsi piii addentro e propagano un ablto di avver- sione al governo. . . . : havvi una quasi tirannia d"" ordine inferiore, I'ingiusiizia dei pubbllci officiali nelle cose piccole. Ingiustizia e per essi T accorre con alterezza le persona clie loro s' accostano. L' uomo volgare clie s' abbatte in quella faccia orgogliosa del pnbblico ufiiziale e condotto con fallace ragionamento a credere die come si ascends nei gradi della gerarchia 1' alterezza deggia mostrarsi mag- giore;, e in tal guisa quelle maniere crude corrompono I'idea clie giustaniente dee aversi della benignlta del princi- pe . . . — Havvi anclie in alcuni pubblicl uffiziali una fierezza che meglio direbbesi iracondia o bile abituale, ed e quella che ascolta con faccia arcigna, clie risponde con parole aspre, che non sopporta le osservazioni altrui, che adopera la correzione in luogo dell' avveriimento e il rimbrotto in luogo della riprensione, che niega con I'aspetto della minaccia , e concede con quello di una forzata rassegna- zione , che nel disporre comanda , nel comandare im- pera .... I custodi od esecutori delle leggi dovreblDcro ritrarre dell" impnssibilita delle Ifggi medesime le quali alia jDunizione son condotte non per iracondia, ma per giu- stizia II. — L' affabilita stemperata, che si perde nei mille andirivieni dell' errore per non usare quelle " parole chia- rissinie del si o del no che dovrebbero scriversl come morale ricordo sulle muraglie del galiinetti destinate alle udienze degli ufliciali publjlici ", si pub dire ch' ella sia , se non ingiustizia, ofTesa a quella nioderata gravita che deb- b' essere ne' pubblici ufliciali. — Alcuni di essi hanno il di- fetto di mostrarsi u poco accostevoli. Non e gia che Y ac- cesso troppo agevole ai maestrati non sia per essi cagione di perditenipo, speclalniente allorche s'incappa in persona che vorrelibero attrarre a se I'attenzione tutta e la cura che debb'essere distribuita in molti afFari. Abliondano pur troppo e formicano , specialmente nelle grandi citta , gli uomini di un solo negozio che non saprebbero mai dime abba- stanza ; gli uomini di tutti i negozii che , intromettendosi giornalmente a favore di tutti i malcontenti e poco con- tenti , vorrebbero quasi che la faccia loro notissima valesse APPENDICE ITALIANA. 819 per una jirocnra generale ; gll uoniiiii soverchiaiiiptite ze- laiiti delle cose loro clie raccontano eglino stessi la cosa narrata assai meglio nella scrittnra da essl preseiitata , che brainano di cogliere sulIa fronte del maestrato V opi- nione non ancora da lui concepita, che lo travagliano con digressioni , e lo costringono a spazientarsL od a perdere la gravita del suo aspetto allorclie le preghiere prendono r espressione della siipplicazione, e le ragioni s' infianunano di caiore oratorio , e gli scongiurainenti sono scolpiti con Taccento dramiuatico. lo compassiono il pubblico ufliziale il quale e allora oljljligato a soddisfare ad un dovere poco fruttuoso sopportando un fastidio cosi grave. Anzi penso ch' egli fara bene se , ascoltando da prima ogni persona, allontanera da poi dalle sue udienze tutte quelle fra esse che sonovi attirate dalla vanith o dal broglio, e annac- quera e spegnera quelle eloquenze fuor di proposito con poche parole risolutive, e cliiudera pin strettaniente il suo pensiero ai pin curiosi , e, contrapponendo quasi scena a scena , niostrera aspetto gelato a cbi vuole intenerirlo, e faccia dubbiosa a chi vuol persuaderlo, e faccia miscre- dente a chi vuole convertirlo. Ma il vietare ai iiacchi e agli oppressi il sollievo di raccontare a viva voce le loro disgrazie, il chiuder nel petto ai sudditi quelle rivelazioni che male si commettono alle relazioni scrilte , il negare ai bisognosi di giustizia o di riguardo ch' essi possano in- formare e commuovere il maestrato con la semplice espo- sizione delia verita , sono tratti di durezza i quali o sono gia per se stessi un'ingiustizia o conducono facilmente ad altre ingiustizie .... Le persone escluse dalle udienze dei pubblici ufliciali, i quali pretendono sovente air inerzia loro od alia vanita di altre occupazioni la scusa dei gravi affari e del tempo circoscritto , potrebbero anch' esse replicare che gli afFari sopravvegnenti sono del pari gravi come gli aiFari venuti, e che si dee por mente al tempo quando si sciupa e non quando si spende nelT esercitare i proprii ob- blighi. >i — Altre piccole ingiustizie possono commettere i pubblici ufliciali. Sono di tal genere " quella per cui torna insopportabile , comandata da chi non nc ha il potere, quel- r opera medesima che farebbesi senza repugnanza ordinata da chi ne ha la ragione: quella che chiama da lungi a render conto di qiialche fatto una persona che un piii diligente esame del nejrozio avrebbe chiarito essere straniera alio 320 APPENDICE TT\LI.V?JA. stesso fatto : cjnella per cul resta inosservata in certi casi una licenza clie fu in altra occorrenza avvertita e repressa : quella per cui negli atti che chiamaiisi di arbitrio e di favore non si pon meiite alle rfigioiii akriii che vi si trovaiio pld volte mescolate, i quali atti sono allora un argomento di censura piu perche non hanno le forme e le vestimenta della giustizia die perche non ne aliljiano la sustanza : quella per cui il riguardo si canibia in deferenza e il poco cento in dispregio: quella per cui la giustizia troppo con- citata prende le seinbianze delFimpegno, e il provvedi- mento troppo tardo ha I'aria di nn' irrisione. Queste e altre simili vessazioni sono tutte nelle mani dei publilici uf- fiziali, e 1" accumulaniento di esse puo essere cagione di mali umori e di grave malcontento Grandissiina attenzione pertanto dee pors'i dagli ufliciali pubbHcl affinche quella immensa forza morale, la quale dovrelibe emergere dal- I'unanimita di tante persone se non senza desiderii almeno senza lamenti, non si converta o in indifFerenza pel reg- gimento del proprio paese, o peggio ancora in auiore d'l novita. >> Nei publ)lici ufliciali la emulazione e virtu necessaria ; ma perche sia tale conviene clie si spogli " di quella na- tura sua bellicosa che la rende cosi sdruccioleate al vizio sempreche si ha piu la niira a soverchiare gli altri ciie a far valere la propria opera. ... I brogli dei piu celebri j^opoli antichi erano costretti dalle leggi perche perT^la natura del loro governo i brogli faceansi pubblicamente >> . A togliere gli abusi die in siffatti brogli introducevansi in Roma vegliarono molte leggi, finche sotto Tiberio, cessato affatto il broglio tumultuoso , incomincio I'intrigo coperto e percio jnii insidioso e piu. sicuro. " E di questo broglio ordito tenebrosamente durano e dureranno sempre le opere, senza clie alcuna legge possa opporvisi , perche le arti chiuse deir intrigo sfuggono all' investigazione, e T intrigo medesimo e fuori deila sfera delle leggi, piii rislretta assai di quella dell' onesta >>. A tenersi nelle vie dell' onesto gio- vera al pubblico ofliciale il considerare che " molte e molte sono le nianiere per le quali si puo salire in fama di dill- gente ed utile servitore dello Stato , onde non v' ha cagione di tanto travagliarsi per 1' eccellenza di una qualche virtu nei rivali, dove tante altre virtii possono servire di fonda- mento alia fortuna. Diverse sono le ragioni di benemerenza APPENDICE ITAMAKA. 321 nei pubblici nlTiziall. Har\'i gli uomini di grande ingegno. Ma i grand' ingpgni sono le tante volte impazienti dei minnti lavori. Da essi si aspetta Tidea madre di una felice pro- posizione : da essi si dimanda iin giudizio sopra le gravi diflicolta : ad essi si commettono quelle scrittnre le quali o per I'altezza della materia richieggono noljilta di con- cetto, o per la vastita dell' argomento vogliono mente ca- pace a dargli chiaro crdinaniento, o per la natura deli- cata del siiggetto deggiono essere trattate coa quel fiao accorgimento che sa mostrare in piena Ince Taspetto il piu favnrevole di un negozio , e toccare leggermente le parti difettive, e jiarlar cauto dove un solo cenno imprii- dente varrebbe a disvelare un pensiero die vuol tenersi cliiuso, e ragionare liberainente dove mette conto il con- vincere o il dissuadere altrui, e dire quello solamente che si puo fare, e non dire tutto qnello che si ha in animo di fare da poi , e prevedere ogni dubbieta e discioria, e instruire senza nffettazione di dottrina , e lodare senza poesia , riprendere seuza trivialita. Queste arti o finezze, per le quali la sola esperienza presterebbe inutil mente un mezzo secolo di attenzione e di lavoro, se 1' intelletto non ha in se stesso il vigore e la pieghevolezza necessaria onde adoperarle , queste arti, dico, danno la ragion privi- legiata del merito per gli ufliciali ingegnosi ^ ma non si aspetti da ognuno di essi nguale diligenza nelT apprestare i materiali di quei lavori. Sottentra adunque una virtu di diversa maniera, la quale si dee soventi volte ricercare in altre persone. Sonovi percio nella serie degli ufliciali coloro che freddamente e pazientemente sgranano per cosi dire ogni negozio loro commesso, e lo considerano per ogni faccia , e ne fanno sicnro sincTacato. Sonovi quelli che potrebbero appellarsi i felici amplificatori, perche non abili a pensare lo sono pero ad esporre acconciamente i pensieri altrui. Sonovi i depositarii delle vecchie tradi- zioni , la cui luemoria vale un archivio, i quali prestano utilincnte la loro opera accio la sapienza antica non vada perduta per chi succede. Sonovi gli uomini speciali per alcune materie gravi ; sonovi gli uomini pratici per le nia- terie leggiere ma quotidiane; sonovi gli uomini spediti pei negozii estemporanei , e gli attenti per serbar T ordine delle scrittiu'e, e quelli di aspro sopracciglio per ciistodire la disciplina nei gradi inferiori i le quali doti tutte , non 322 APPENDICE ITALIANA. solamente utlli ma necessarie in qnalnnqne pnrte del pnb- bllco servizio, sono altrettanti titoli per acquistar credito. Clie piu? Tassidnita medesima, benche scompagnata da altre virtii di piu alto coiito, frutta anch' essa qualche fa- vorer poiclie gira qualche volta per lei Tora fortuiiata nella quale puo cavarsene un servigio di cui 1' opportunita rad- doppia il valore. Tengasi adunque ciascuno per quelle die meglio puo valere, e ami piuttosto la singolarita che il primato, e allora tornera piu agevole il rendere agli altri una giustizia die pu6 conciliarsi pienamente col ri- guardo cui ciasclieduno agogna .... II pubblico ufliciale rispetti la superiorita altrui , e condoni se Importa gli er- rori die lianno giovato ad altri in grazia di quelli die profittavano altre volte ad esso ; e tenga soprattutto per mezzo ottimo d' innalzamento il crescere del proprii meriti, ed allora il broglio perdera la sua importanza, e gli abiti astutl e subdoli si spegneranno a poco a poco nello Stato, o si ridurraniio a piu umlle esercizio. » E altresi dovere negli ufticlali civlli 11 coraggio , e di pill specie. E loro necessario quello die puo appellarsi it coraggio della verlta che si manlfesta neironesta de' con- sigli o dimandatl o spontanei. E loro necessario il corag- gio di reslstere airauibizione de" congiunti , alle preghiere degll amici, airintromesslone de'jiotenti, ed alia voce del proprio iuteresse. " Animo non volgare si rlchiede ancora allorache la natura del negozli gia incominclati vuole co- stanza di proponiinento onde portarli a fine .... Di gran coraggio danno anche testimonianza quel pubblici officlali i quail, convinti di una gran verita, piantansi immobili in faccla alle contraddi>ioni , e combattono apertamente le opinionl palesi, e non iscadono d' animo per le mene oc- culte che loro si oppongono, e cercano nella vittoria non il trionfo proprio , ma la confermazione del bene dello Stato. . . . E questa maniera di coraggio e la piu nobil parte di quella fortezza virile, che sta in cinia a tutte le altre virtii necessarie al bene della civil compagnia, e per la quale e d' uopo apprestarsl non solamente a sopportare le contrarleta le quail inviliscono gli aninii liaccamente temperati , ma piii ancora a non perturbarsl per T Infeli- cita della fortuna, la quale non e sempre la compagna della verlta >i. A tutte queste specie di coraggio aggiungasl anche quello di non abbandonare 11 proprio incarico in M'Pr.NDICE ITALIANV. 32,3 f]ue' momentl ne' quali lo Stato per cngion di tumult! o di inorie e piii esposto ai colpi dei malvagi. Moiti vantaggl arreca alio Stato lo spirito di corpo nei pubhlici ufliciali : amore patrio, stabilita di dottrine poli- tiche ed economiche , modificazion loro al bisogno senza sussniti, fi'Jucla dei governati nei governanti, e facile sco- primento e correzione degli abusi. Ma a questi vantaggi stanno prossimi i danni se quello spirito di corpo dege- neri in passionata rivalita : in tale caso serge la diffiden- za verso T opera de molti che appartengono a diverse gcrarchie nello Stato e per consegueiiza anche verso il complessivo suo risultato ; e I' abitnale ostilita di tali gerar- chie e funesta airedlficio socialc clie vuole unione e con- cordanza d' ogni sua parte per reggere cosi nei giorni sc- reni come nei procellosi. In allora la correzion degli abusi diventa un voto e non piu , percbe fin le cose nienome die un comune " buon senso rimetterebbe a luogo se le passioni noa vi s' intromettessero, diventano soggetto in- terminabile di quistionamento, e si sclupa T ingegno e si disperdono le alte e talvolta le aspi-e parole per una bam- bolinagglne >;. In allora il giusto zelo per la stabilita delle dottrine degenera in " ostinazione. Havvi verlta assolute le quali non mutansi giaramai; ma havvi anche verita re- lative, cioe riferibili solamente a quella condizioiie dl persone, dl cose o dl tempi nella quale si mostrarono buone ad essere seguite dal saggi , e percio da scambiarsi o da temperarsi quando quella condizione non e piii la stessa. Havvi anche verita progressive, perche un miglioramento introdotto neiramministrazione dl qualche parte dello Stato, il quale pareva agglungere P aplce del perfezlonamento, palesa da pol qualclie vizio occulto che va sanato, qualche obblio che va supplito, qualche sconvenienza che va cor- retta. Havvi anche errore ed Impostura in alcune cose che stlmavansl vere da prima , e che la luce dello studio mlgllore o dell' esperimento ha diuiostrato vane e dannose. II voler adunque perfidlarsi a non trasmutar punto ogni antica massima , il non voler ascendere da uno airaltro grado del bene, il non voler darsi per vinto aU'evidenza del disingauno, sara, se si vuole, spirito dl corpo, ma e spirito di corpo cicco, e percio rlprovevole. » Degli studi occorrcntl agll ufliciali pubhlici secondo la riualita de" servigl a" quail si danno qui non c dlscorso. E 324 APPENOICK IT\LIANA. fatta bensi parola dl qnelli die giov^ano in generate a qua- lunque classe di pubblici ufficiali. Tra qiiesti sono indispen- sabili gli studi della filosofia e della storia, ma perfetti. " E un inganno il credere che gli stndi imperfetti sieno nn preservative contro alle idee sovvertitrici dell' ordine. Queste idee sovvertitrici sono errori , e gli errori penetrano piix facilmente negli animi avvezzi a povero ragiooamento. Le passioni die nascono dalle stesse idee sono illusloni, e le illnsioni si accendono piu facilmente nelle teste fiacche ". La filosofia adnnque insegni piuttosto il giusto ragiona- mento die non le origlni diesso, perclie ella noii "e una curiosita ma un bisogno, perclie essa e il pane della vita sociale, il quale va spezzato in quantita diverse secondo le forze di ciascheduno, ma formato per tutti dello stesso frumento vagliato e nitido. La monarchia dee giovarsi di questo venire in fiore dei buoni studi filosofici , perclie i forti studi non solo avvalorano la mente , ma consolidano anche per mezzo della persuasione il carattere morale e politico degli uomini, il quale non e mai cosi saldo, come alloraquando i doveri sono d'accordo col giudizio ». La storia poi , come quella che e il " miglior disinganno delle opinioni estreme, perclie il racconto dei tempi passati e profezia dei tempi avvenire, si studii a fondo da chi aspira a divenir pubblico ufficiale ; e di essa in ispecialita quella parte die si riferisce alia sua patria , onde ami in essa anche quello che gia fu, e I'abbia per da piii die prima, e nelle sue glorie passate trovi stimolo a far di tutto per- clie il buon coiicorso dell' opera sua ne ajuti la perenne florid ezza. A un ingegno senza ebbrezza quale e il producitore di quest' opera noi non temiamo di far avvertire che in al- cuni essa ha lasciato desiderio di quella squisitezza di lin- guagglo onde fu adornata ogni altra sua fattura. Lieve difetto pero , messo die sla in lance col pondo dei ragio- namenti die abbiamo rlferiti qui sopra. Al quali ragiona- menti , pieni di verita e vigoria , i nostri lettori gia indo- vinano di per se non essere mancati ne il conforto delle dottrine filosofiche e legali , ne l' infioramento delle allu- sioni storidie , ne la vivldezza dell' esposizione che gia fu- rono soliti ammirare nelle opere maggiori dell' ilkistre scrittore. APl'ENDlGli IIALIANA. SuO L educazione letteraria del Bel Scsso raccomaiidata e protnossa dal cavalier e Clemcndno Vjnnetti , ro- veretano in alcuiie sue leltere e pocsie finora me- dite. — Milano , diccmbre i835, coi dpi Pirotta e C, in 12." di pag xxxiii e '621. Lir. 2. 61 itaL Clementino Vannetti nacque In Rovereto il di 14 no- vembre 1754 dal cav. Giuseppe Valeriano e da Bianca Laura Saibami. II padre fu grandemente henCiiierito della patria sua, dove leniie tre volte T uffizio di provveditore , istitui I'Accademia degli Agiati e fondo una Biblioteca; e la madre era donaa di aid sensi , di bei costumi , di dolci modi , coltivava le lettere e scriveva coa elegauza in verso ed in prosa. Cleuientino sorti nascendo non comune iugegno, ed ebbe per maestri il roveretauo Gottardo Festi e Clemeate Baroai di Sacco. Dappriuia si applied alio studio della lingua latina, onde neU'eta di undici anni scriveva latina- mente , e di dodici traduceva in lingua italiana la vita di S. Ignazio scritta in latino dal P. MatFei. Faceva le sue delizie di Terenzio e di Plauto e ad imitazione di que- st'ultimo compose in latino la Za/TTpaciaria. Quindi le opere di Cicerone , di Ovidio , di Orazio , di tutti inline gli scrit- torl classici latini egli con infinita diligenza studio da capo a fondo; ed un' epistola latina contro Marziale, qualclie vita di conoscenti ed araici , e niolte lettere latine furono i frutti clie sifFatti studj produssero , quand'egli non avea forse die venti anni di eta. CoUa scorta del Morcelli si esercito anclie nel genere delle iscrizioni ; e vi " giunse a gran perfezlone. » Ma giunto alF eta di irent' anni pei con- forti del celebre abate Pederzani tutto si diede alio studio dell'italiana favella ; « ed acquistossi tal squisitezza di gusto che la R. Accademia di Fireiize per la nuova edizlone del suo "Vocabolario ne ricerco I'opera ed il giudizio;, e Van- netti aderi volenteroso all' invito , e mando giunte che il P. Cesari mise con altro nel Vocabolario della Crusca ri- stampato in Verona nel 1806 e seguenti. » Furono opere del Vannetti alcuni leggiadrl scritti pubblicati col titolo di LuzzareCto Ictterario , VEpistole in versi indlrizzate al INIonti, al Pindemonti , al Bettinelli , una Lettera a madaina Chiu- sole intorao a Pliiiio , la versione di a8 lettere di questo autore , due Novdlc , dodici DialoL^hi , " nei quali splcca ogui lior di cleganza e stanno proverb! tolti dalie maniere 3a6 APPENDICE IT \ LIANA. proprie del familiare parlar fiorentlno, v un decimotcrzo dialogo intitolato la Moglie e pubblicato per nozze. Ma fra tutte nieritano distinta lode le Osseivazioni sopra Orazio stampate per la prima volta in Rovereto I'anno 1792 in tre volumi. « La purita dello stile , il gindizio che ivi da il Vannetti de' traduttori del sonimo poeta latino, il ra- gionamento sopra il toscano sermone , e il suo trattato sopra lo stile berniesco sono, per consentimento dei cri- tici, un vero miracolo di giudizio. >i Scrisse pure il nostro Clementino alcnni sermoni e parecchl poemetti , « nei quali brilla una gentile vivacita ed un colorito di uno sqnisito sapore si nelle immagini che nei concetti », ne puossi non far menzione di un suo « delizioso libricciuolo » intitolato liber Memorialis de Caleostro , nei quale con finissima arte usando lo stile e le parole del Vangelo mise in ridicolo i pretesi miracoli di quell' impostore. Anche nei disegno e nella pittura seppe molto innanzi : " fece ritratti a matita assai diligenti ed esatti, e dipinse a pastello, massime paesi e luoghi boscherecci; « onde I'Accademia di pittura di Fer- rara lo ascrisse a suo socio. Era poi il cav. Vannetti af- fettuoso 5 disinteressato , cortese , aveva un' indole lieta e festiva , una lingua libera e schietta , una virtu veramente antica. Era di mezzana statura coUe spalle vin nonnulla piegate e la persona gittata sopra d' un fianco ; difetti ne I'uno, ne I'altro notevoli o sconci ; i colori aveva vividi, gli occhi neri , la voce chiara e sonora. Colto da male di petto mori ai i3 di marzo del 1795 in eta di quarant' anni e quattro mesi ; ed il roveretano Lorenzi " scrisse intorno al Vannetti un coramentario latino degnissimo, al dn-e di Bartolomeo Gamba , della vena di un Cornelio Nipote. " E questo il sunto delle Memorie biograficlie che prece- dono alle lettere ed alle poesie comprese nei volume di cui ora parliamo. Le une e le altre giacevano inedite, ed appartenevauo alia famiglia di Lindegg , roveretana, da cui passarono nella copiosa e rara Raccolta trentina di S. E. D. Antonio Mazzetti, presidente dell' L R. Appello generale di Lombardia , che ne fu poscia cortese agli editori. I quali colla publDlicazione di questo libro volendo festeggiare un illustre e bene augurato connubio raggiunsero noljiimente il loro scopo , e fecero alia nostra letteratura un prege- volissimo dono. Perocche le lettere , ora per la prima volta uscite alia luce, offrono un bellissimo esenipio di AI'i'ENDICli ITALIANA. 827 un' epistoJare conimercio affettuoso, confidente, festive, atto a dar del pari istruzione e diletto ; sono tutte leggiadre , ma non cosl che alia leggiadria ed ai lepori non si ac- coinpagiiino sode osservazioni e consigli salutari;, sono gio- conde , ma di tale giocondita che sempre si attiene alia gentilezza seuza mai declinare in trivial! facezle od in raodi plebei. Ascendono in tutte al numero di clnquantasei. Nelle died prime Taiitore parla sovente deH'educazione da darsi alle donne, della qualita d' istruzione che ad esse conviensi, del librl di cui possono far uso con profitto , delle avver- tenze e del liiniti clie osservar debbono aegli studj allinche riescano loro utili e decenti. Anzl in alcune egli si propone di far conoscere alia siguora Chiusole, a cui tutte quelle lettere sono indrizzate, i piii illustri poeti e prosatori della Crecia e di Roma non gia collo scopo come le scrive " di far lei una letterata , ma d' informarla sempiicemente de' nomi piu celebri deU'antichiia, sicche abbattendosi in essi non dica loro : Andate in pace, buona gente, che io non vi conosco; >/ e con tal line egli fa una rapida rl vista di quegli scrittori da Lisia ed Omero sino a Socrate ed Ana- creonte , e da Orazio sino a Plinio. Ma dopo la decima lettera le altre cangiano argomento e tenore , ne piix in esse il nostro cavaliere parla di educazione o di sti^dj fem- minili, ma soltanto dei proprj sentimenti , degli amici, di familiar! circostanze , dei varj accidenti della sua vita, dai quali con ben temperata fecondita d' ingegno trar sa vaghe idee e formar allegri e bizzarri concetti. Non sappiamo quindi comprendere per qual ragione gli edilori abl^iano intitolato questo volume: Educazione letteraria del bel sesso, mentre soltanto in poche pagine di esso si tratta della fem- uiinile educazione, e di tutt' altro nel rimanente ; tanto piu che gll editori medesimi scrissero nelle ]Memorie intorno alia vita del cav. Vannetti che a lul nelle lettere , " senza levar la penna dal foglio , gli veniano piovute le plii belle grazie e naturalissime bizzarrie per lul cavate da infinite cagio/u , aia senza il mininio stento di artifizio ne dili- genza. " Sara anche vero che un commercio epistolare da uno scrittor valoroso regolarmente tenuto con una colta ed illustre donna e tale esemplo che puo destar nelle altre donne un' utile eumlazione, ed in (juesta guisa aniniare e promuoverc la femmiaile educazione. Pure parrebbe che ad un titolo si positivo seguir dovesse una corrispondente 3a8 APPCNDICE ITALIAMA. materia ed un ragionamento del pari positivo, oncle I'an- nunzio non avesse ad essere dal fatto diverso. Ad ogni modo ed il hello ed il forte sesso possono con gran diletto leggere questo libro , ed in esso e gli uomini e le donne possono trovare esempli di corretto ed elegante stile : cio die piu di tutto rileva. Poiche di tal libro parliamo non sara fuor di proposito riferir qui un giudizio dato dal Vannetti , e porlo a fronte di un contrario giudizio suUo stesso argomento pronunciato da A. W. Sclilegel. Dice pertanto il sapiente italiano nella sua seconda lettera ; « Eccole un tonio di Gasparo Gozzi fratello per disgrazia di quel Carlo corrnttore del nostro teatro italiano pel solo capriccio di aver voluto mostrare a Venezia , die 1' applauso ottenuto dal Goldoni non deri- vava da un inerito vero delle sue coinmedie , ma si dal- I'entusiasino del popolo cui piace serapre la novita ; e nuove riiiscivangli appunto le coinmedie goldoniane dopo quelle dello spirante secento tiitte piene di grossolane scurrilita. L' assunto pertanto di Carlo Gozzi ebbe per radice un' oc- culta invidia, e se le sue favole riscossero Tapprovazione degl' ignorant! gondolieri conimossi per avventura da' mo- struosi piodigi die in essi operati vengoao:^ caddero ben presto nel disprezzo de' colli uomini, che sdegnano occu- parsi di tutto cio che si dilunga dall' iraitazione della na- tura, unica sorgente dell' illusione teatrale, siccome d' o- gni altra delizia delle belle arti ecc. » AH' opposito lo Sclilegel dopo aver detto nella nona lezione del suo Corso di letteratura drammatica die " non si puo negare al Gol- doni una grande cognizione del teatro, ma che non tro- vasi in esso ne quella profondita nell' arte di caratteriz- zare , ne quella ricchezza d'invenzione che sole possono sostenere la grande reputazione di tin autore ,i e die <• sic- come nelle sue commedie vi e poco movimento progres- sivo , e inoltre si aggiraao esse continuamente iiitoriio al medesimo punto , cosi ne lasciano in uno stato di languore e di noja che pare esser queilo della socieia che rappre- sentano ecc; .» dopo, diciaino, aver cosi scritto del Goldoui il dotto alemanno segue a dire di Carlo Gozzi : « L' am- mirazione universale cli'eccito Goldoni fece scapitare le commedie con maschere , uondimeno siccome si trovava allora in Venezia una compagnia di attori rinomatissimi in questo genere, Gozzi voile sostenerla. Questo autore diede AVi'ENDICE ITALIAN A.. 320 la forma dramniatica a veri rncconti di fate, e vl fece cammiaar di fronte una parte seria e poetica con una parte grottesca , ove tutte le mascliere avevano il loro sviliippo: siraili commedie sono di un elFetto il piii grande clie niai. Sono esse ordite con estreiuo ardimento ; V invenzione e pinttosto origiiiale che roaiantica, e tuttavia sono in Italia le sole coinposizioni draniinatiche ove regnano i sentimenti dell' onore e dell' ainore. L' esecuzione poco elucubrata di queste commedie da loro 1' aspetto di un abliozzo tirato glu come la penaa getta, ma tale abbozzo e pieno d'im- inaginazione , i tratti ne sono fermi e robust), tutti i co- lori vivi e spiccati, e gli oggetti cli' esso rappresenta col- piscono per modo la fantasia clie il popolo vi piglia gran- dissimo diletto ecc. " Non e ufllzio nostro, ne questo e il luogo di trattare e di decidere tal lite ; ma certamente le iiabe del Gozzi giacciono oggidi dimenticate , e non sono rlcordate che dal volgo : e le commedie del Goldoal ad onta delle diverse circostanze e dei mutati costiimi , atti- rano ancora gran folia nei teatri, e faano lieti gli uditori; onde Tesperienza ha confermato il giudizio dello scrittore roveretano. Alle lettere seguono i versi che formano la seconda parte del volume, e che consistono in quattordici com- ponimenti di vario argomento e di vario metro , ed in un poemetto che tratta positivamente delT edncazione da darsi a noliil donzella. II quale conchiude la raccolta , e sembra posto in quel luogo proprio per riconciliare col titolo la materia del libro , e per fare che in esso almeno il principio ed il fine concordino. Questi versi sono bella- mente e correttamente scritti, e piacevoli assai; pero noa puo dirsi che aggiungano una nuova ricchezza al gia ric- chissimo patrimonio della poesia italiana. Giova in fine ricordare ch'essendo stato pubblicato questo libro nell' oc- casione che si celebravano faustamente le nozze del signer liarone Enrico Hmdel coUa signora Carlotta Mazzetti , la prima parte di esso venue con molta convenienza dedlcata a S. E. la signora Lucia JNIazzetti nata Sardagna de Ho- henstein madre della sposa , e rultimo al sig. barone Paolo Antonio de Handel padre dello sposo: onorevolissimi fregi die abbelliscono vieppiii ua' edizione gia per se siessa veuusta ed ornatissima. Bibl. huh T. LXXXI. 22 33o Al'PENDICK ITALIAN A. Poesie in dialctto milaiicse dl Carhdfonso Pellizzo- NI. — Mllano , 1835, dpografia de Classici ita- liani , contrada di S. Margherita , in 12.° piccolo di pagine vili e 274. Prezzo lir. 2. 61 italiane. Carlo Alfonso Pellizzoni fa uomo A cui parve mirahil vanitate Fermare in cose il cor che il tempo preine Che men- tre pill le striiigi son passate. Conteuto a una cappellania di cui la sua faniiglia aveva il patlrouato in Solaro, visse in quella terretta ( distante forse due miglia alP est dal borgo di Saronno) ben tredici lastri riposati ed allegri, senza che 1' ingegno il traesse mai a desidei'are maggior grado, ab- benclie fosse per piii riguardi sacerdote meritevole di ot- tenerlo. In quel beato cantuccio egli tocco T anno ottanta- quattresimo dell' eta sua che fu troncata repentinaniente nel sedicesimo giorno del 1818. Scrisse in gioventu varie poesie italiane e latine rispondenti alia svegliatezza d' in- gegno end' era dotato e al buon gusto attinto ne' classici ch' ebbe carissimi sempre. Ma la l>riosa e festevole sua natura , il suo spirito pronto ed arguto , e fors' anclie il gusto a' suoi primi anni predijminante fra noi per la poe- sia vernacola 1' indussero hen presto a scrivere versi in dialetto niilanese , e in non altri che questi esercitare di poi la vena. Qualche saggio del poetare di lui era gia stato j3ubblicato fino dalP anno 181 5 nella Collezione delle miglioii opere scritte in dialetto milantse. L' autore in allora vivente non concesse pubblicita che a quelle poche poesie le quali si stendono a sole 44 pagine del tomo XI.° di quella Collezione. La quale circostanza accenniamo qui perche valga a confermare quella specchiatezza di vita die 1' edi- tore attuale viene lodando nel Pellizzoni , e a niostrare per giunta qual rigoroso giudice egli fosse dei proprj scritti. Pero non cosi severamente ne sentivano akri illustri;, che Pimmortale Parini non isdegnava talora far gustare egli etesso a coltissimi crocchj i versi del nostro Carlo Alfon- so, e il principe de' nostri poeti vernacoli Carlo Porta lo afferniava poeta egrcgio per f;intasia , per amenita , e per frizzore non ingrato a quei medesimi ne' quali ei I'usava (*). Animato da voti cosi autorevoli il sig. Giovanni Resnati (*) Veggaai il soiietto a pag. 120 della Raccolta delle Poesie inedite del Porta, Italia l8a,6. ArPi-NDlCE ITALIANA, 33 I 3i diede a raccogllere le niolte pocsie incdite del Pellizzo- ni, c gran parte di esse pubblico nel volume clie annun- zianio con istampa nitiJa e venusta. Adorno I* opera d' iin ritratto siniigliantissiino clelP autore , inciso dal Lavezzari sur uu l)el disegno di Clemenson , onde gli fu cortese uu illnstre Patrizio della nostra citta che ne e al possesso ; e 1' arricchi d' una breve nia elegante biografia e di un ac- cnrato Indice de' capoversi de' 228 sonetti e delle 11 scrit- ture in terza , quarta , sesta e ottava rima contenute nel volume. Quasi tutte queste ultime poesie furouo dettate dal Pelllzzoai per desiderio di giovare secondo suo potere al paese in cui diniorava e a varj poveri contadini' del paese medesimo. I sonetti furono la piii parte quasi dire improvvisati a tenor delle circostanze, e consistono di moiti in acute e spesso niordaci risposte alle quali lo strignevano o le vivaci proposte o gli aizzari di chi gli era sempre dattorno con intento d' aversi alcun parto della vivida sua fantasia. Essi provano altresi quanto il Pellizzoni fosse desiderate e festeggiato dalle generose brignte che viJIeg- giavano ne' contorni della sua dimora, e fra queste special- mente dalle nobili famiglie Caimi , Villa, Coloiiibi , e so- prattutto poi dalla lUustre coppia Busca-Serbelloni , della cui famigliarita godeva a tal segno da poter chiamare casa sua la casa di quei grandi (*), favoreggianti come i Tra- ballesi, gli Albertolli , i Cantoni, cosi anche piii uomini di lettere fra' quali il nostro poeta. In que' sonetti si leggono varj altri nomi assai cliiari nella nostra patria, e sono testi- nionio della stima in che P autore era generalmente avuto. II frequente conversare con persone ragguardevoli per un late , e per P altro il vivere buona parte delP anno nella sua terretta , sono da accagionarsi di quelle poche voci o locuzioni che alcuni troveranno in queste poesie piii pre- sto italiane o solarensi che nou prette milanesi. INIacchie llevissime pero, appena discernibili dai puristi milanesi, e non ofFendeuti il nitor generale di queste poesie alle quali nessuno fra noi sara certamente per negare distinto luogo nel Parnaso niilanese. Molii altri parti di questo fa- cile poeta sappiaaio che rlmasero tuttavia inediti , e fra questi anche alcune anacreontiche assai belle. Chi pero fosse tentato di chiamar in colpa di quest' omissione il (*) Vedi il sonetto a paj^iua lii dcllc Pucsie qui ammuicutc 332 APl'ENDICE ITALIANA. diligence editore legga in prima tutre quelle poesie, e tro- vera in alcuna di esse che 1' autore stesso , negando pub- hlici sagriiizj ad Erato , cosi esigeva da chi fosse per di- volgare in futuro i suoi carmi. Sopra due aiitichi mojuunenti egiziani posseduti dal cav. pittore ed arcliitetto Pelagio Palagi , membro di varie Accademie di belle ard, ecc. Dircttore delle decorazioni , abbellimenti , ecc. dei reali Palazzi di 5. M. Sarda , e di una scuola di ornamenti iiella R. Accademia di Torino, Lettera di C. Zardetti , con tre tavole in 7ame , due delle qiiali colorate. — Milano , i835, dalla tipografia e libreria di Felice Eusconi , gr. in ^f di pag. 2.6 ( Magnifica edizione di soli 1 5o esemplari , che non furono messi in comniercio ). II cliiarissimo pittore Pela^io Palagi ben consapevole di quanto giovamento sia all' arti belle il snssidio dell' erudi- zione e dell' antiquaria, gia procacciata erasi una doviziosa suppellettile di antichita etriische , grecbe e romane d' ognl genere , alle qnali aveva pur aggiunte diverse armature e non poclie armi del medio evo. A si preziosa collezione poi, quasi ad utile e magnifico corredo , accoppiata aveva una scelta biblioteca di opere all'arti belle ed all' antiqua- ria stessa attenentl , di mode cbe poteva egli giustamente vantarsi di possedere un museo deguo di un principe , e per moltitudine e rarita d' oggetti distintissimo. Tuttavia non ancor pago di tanta e si bella dovizia fece, soiio po- cbi anui, I'acquisto della preziosa e raultiplice raccolta di egiziane antichita forraata dal sig. G. Nizzoli , gia Cancel- liere presso il Coosolato Austriaco al Cairo. Ora il signer dottore C. Zardetti , aggiunto a quest' I. R. Gabinetto nu- mismatico , e delle scienze archeologiclie studiosissimo e })enemerito , recatosi per grazioso invito dell' illustre pos- sessore ad esaminare tali anticliiia egiziane noto a prefe- renza , come assai importanti e di segnalata rarita, due oggetti : una cassetta funeraria ed un grande bassorilievo. Questi due monumenti formano appunto il soggetto della lettera clie ora annuuziamo. Pero I' autore alieno dal met- tersi in un cainpo scabrosissimo ed a scorrersi sommamente AppENRior n\TiiN'\. 333 ilifficile, occnparsl non voile die clelle iniina^ini su' due uionuiiienti espresse, astenendosi dal tentare la spiegn/ione delle lei^gcnde geroglifidie die stanno snlla cassetta, delle quali e privo il bassorllievo; frnncamente conf'es«ando d'es- sere troppo diginno della scienza die a siffatto genere d' in- terpretazioni richiedesi : confessioiie die ci da laelia testi- monianza della modestia di lui , ma die si di leggier! aai- niettere non saprenimo. L' antore parla priinieramente delP uso , cni tali cassette erano destinate. Perciocdie gli anticlil Egiziani dedicare solevano a' loro trapassati varie dipinte lignrine costrntte di legno , di pietra o di terra smaltata , siiHe ((uali scritta era in geroglifi la pregliiera pel riposo dell'anima di essi, col nome loro e con quelle de"" lor genitori , col titolo de'* pubblici loro incariciii , e con altre indicazioni al loro vi- Vere relative. Tali fignrine pei meno facoltosi ponevansi comunemente nel suolo intorno alia mummia : ina pei ricclii si c'ollocavano in cassette di sicoinoro o di cedro , dipinte desse ancora e di geroglifici adorne , le quali po- nevansi presso la niummia del defunto , di cui portavano pure il uonie. Esse erano generalmente lunghe un braccio, e alte un mezzo braccio, e distinte in due , in ire e talvolta ill quattro compartimenti, ne' quali ammassavansi le ofFerte figurine, diiudendosi ciascuno con particolare copercliio. E qui 1' egregio autore digredisce a discorrere su tali figurine in una nota die crediamo bene di riportare. i< Queste figurine (dice egli ) sono, con minore o mag- glore esattezza , vere imitazioni di una mummia o corpo utnano fasciato : talvolta quelle die portano il medesimo nome del defunto ofFrono altresi eguali lineamenti del volto , talclie direbbonsi veri ritraiti del defunto stesso. Al- cune di esse sono lavorate con molta linezza e dipinte o smaltate con grandisiima cura. Ilanuo tutte , come la mag- gior parte delle mummie. le braccia incrocicchiate sul petto, e nelle loro niani , die sembrano sortire dalle fasciature, veggonsi quasi senipre una zappa , un aratro ed un cordone , cui sta attaccato un piccolo sacco , o sia cestello, destinato a contenere le semeaze , ed il quale cade dietro la spalla sinistra della ligurina. Questi istrumenti fanno allusione ai lavori campestri , di cui era religiosa credenza die le ani- me abbandouando la terra si occupassero nei campi della verita , dov' era situate il palazzo di Osiride. I succitati 334 ArpiiNDicr, it\ltaxa. attributi soao comuni alle figurine dei re , del pari die a quelle del piu umile suddito. » A sifliitto geaere di f'uiierei oggetti appartiene la cassetta del sig. cav. Palagi. Egli conserva noii meno le figurine che trovavansi ne'tre conipartimenti , in cui essa e divisa. II sig. Zardetti entra quindi a descrivere le dipinture ond'e adorna la cassetta in ciascun lato. Pero uoi non faremo che sempliceniente accennarne i soggetti; giacche a volerne tutte distinguere le parti , e su tutte dlscorrere , siccome fa r egregio autore , d' uopo sarebbe porre sott' occliio a' leggitori nostri , le due bellissime tavole , sulle quali sono esse riportate. Nella facciata anteriore vedesi dunque Osi- ride Pethempamentes ^ il Re deWAmenti, cioe dell' inferno egizio, seduto sur uii trono, dal cui zoccolo iigurasi il cubo egiziano, esprimente le idee di orcUne^ di regolarita, di giustizia e veritct. II nume e corredato di tutti i suoi emblemi. Dinanzi a lui sta in ])iedl That, THernies secondo, colla testa (T Ibis verde, il regolatore della sorte delle anime neW Anieuti, corrispondente al Mercurio psicopompo dei Gre- ci; che tale lo dunostrano gli emblemi ond'e accompagnato. Egli tiene la destra alzata verso Osiride , quasi in atteg- giamento di proteggere il defunto e d' indicare la rettitit- dine delle azioni di lui, notate nella tavoletta , cui tiene colla sinistia. Segue il dio Oro , a testa di sparviero , cui apparteneva il ponderare le buone o le malvage azioni del defunto. Questi ha nella sinistra una penna di struz- zo , emblema della giustizia : colla sua destra tiene la si- nistra del defunto, quasi in attitudine di volerlo egli stesso ad Osiride presentare. II defunto e vestito d' ampla titnica bianca 5 ha le carni rosse , nsitatissima tinta nelle egizie pitture : tiene nella destra una penna di struzzo , emblema della vita sua virtuosa e giusta. Due are ricolme di obla- zioni veggonsi vicino al dio Thot, ed al dio Oro. Nel'a facciata poster iore e la dea Natfe, la Rea Egizia, colle carni a tinta gialla : sta in atto di uscire dalPalbero celeste della vita , e di versare da un vaso che tiene nella destra la divina lievanda al defunto che le sta dinanzi ge- nuflesso : nella sinistra tiene i sacri pani , ossia il mistico ciljo j le sta dinanzi itn'ara ricca di olTcrte. Dietro T albero della vita vedesi la montagna sacra dond'esce la mistica vacca della dea Hathor, la iiglia di Phrr, il dio Sole, qui con- sidcrata come la dominatrice deW Ainenti , e come una delle APPFNDICE ITVLTANA. 335 nudrlci dcir anime. Dal collo suo pendc una riccacollana, eimljolo, sicconie dice il Rosellini, del patrocinio die dalla dea accordasi a' mortali. Nel lianco della sacra montagna e una porta indicante T ingresso della catacomba , in cvii essere dovea coliocata la mnmmia del defunto. Tale porta termina in fignra piraniidale o triangolare, ilgura usitatis- sima ne' fnnerarj monumenti deU'Egitto; e qui in tal modo costrntta non a capriccio del pittore, ma ginsta le inva- riabili norme agli Egizj dalla religione stessa prescritte. Perciocche al triangolo non dagli Egizj soltanto, ma ancora da altri antichissimi popoli davasi una simljollca significa- zione , clie da nol non si potre])be si facilmente determi- nare. Pero 1" autore nostro in via quasi di dubbiosa in- cliiesta espone un' idea sua colle seguenti parole : " Do- vrassi forse riferire alia mitologica iniziale triade egiziana formata da Amon , Mouth e Khons , od anche meglio alia emanazione di quella triade medesima , ad Osiride cioe, Jside ed Oro , le tre primarie divinita presidi delV Aincnti , cui supponesi condarre debba la qui dipinta porta ' I dotti conoscitori delie cose arcane dell'antico Egitto suppliranno alia mia insuflicienza nel tentare la spiegazione della figura di qnesta porta da me creduta ritualmente prescritta. >» Sul lato destro della palagiaua cassetta vedesi il defunto. Esse e figurato in piedi:, tiene nella sinistra un vasetto, simbolo delle sue colpe, e nella destra due occhi, emblema forse della pnrezza de' suoi sguardi in vita, e for s' ancora deir adeinninicnto da lui fatto alia prescrizione del rito. Nella parte superiore sono due delta, Titna a faccia umana gialla, senza barba e con una penna da struzzo sul capo, forse la dea Sate, ia ]irimogenita del Sole, la costante compagna di Osiride nella regione inferiore, neW Amcnti , la Proserpina dcgli Egiziani. L' altra delta e Thot, I'an- zidetto secondo Hermes, che ben vi si distingue per la testa d' Jbis. Queste delta tengono ambedue sulle ginocchia la croce ansata , ossla il simbolo della vita divina. Sul lato sinistro appare nuovamente Timmagine del defunto in pie- di , col vasetto delle colpe nella sinistra , indizio, siccome sembra al nostro autore , essersi gia suUa bilancia dell'J- menti ponderate le azioni di lui. Alia quale inter]Dretazione reca probabilita la penna di struzzo, e la croce ansata nella de«tra del defunto stesso ; la prima, simbolo della rettitudine di lui , allusione la seconda al premio della vita eterna, a cui egli e chiamato per le buo.ae sue azioni. 336 APPENDICE ]T\LIANA. L' an tore passa poi a descrivere il bassorilievo , luio de' piu grandi del musec palagiano , tratto dalle catacombe di Tebe , cd in pletra arenaria lungo tin metro, e 2,7 centim. ed alto 3 2 centim. Esso rappresenta niolti uomini in attitudine di trasportare una ponderosa trave : sono pre- ceduti da un uomo barbate a cavallo a dorse nudo. Queste figure fnrono dallo stesso sig. Palagi gindicate un po' sec- che si, ma non totabnente prive di grazia. II bassorilievo non. fe corredato da geroglilico alcuno. Esso e anzi imper- fetto ; e qiiindi diflicilissinia ne diviene la spiegazione. Ma la sua maggiore importanza sta riposta nell' imagine a ca- vallo. Perciocclie una sola rapjsresentazione per lo innanzi conoscevasi d' un cavaliero nelle egiziane anticbita , tratto dal palazzo di Karnacb e riferito nella grand' opera del- r Istituto d'Egitto, e posteriormente in quella del signor Roselllni con tutto il bassorilievo cni esso appartiene. Que- sto illustrato daiP egregio sig. Zardetti ne sareljbe dunque il secondo esempio. Se non clie poi , considerando die Tuonio a cavallo del monumento palagiano ba la liarba al mento, non crede clio possa dirsi egiziano: e poicbe ancbe il cavaliere del monumento di Karnacb , ginsia 1' avvlso dei dotti Francesi , non e un egiziano, ma sibbene uno straniero , come sembra indicarsi dal sno vestluiento mili- tare , percio ( soggiuoge il signor Zardetti) " dovrelibesi » concbindere cbe non ancora trovasi fVa i monumenti co- >) nosciuti e pnbblicati un egiziano a cavallo, sia della » classe mllitare , cbe di qualunqne altra. » E qui r autore prende opportunamente occasione di pro- porre ai dotti investigatori dell" egiziana antiqnaria un ca- rioso ed importantissimo problema. " Come mai giustilicare ( cosi egli dimanda ) una simile mancanza di figure a ca- vallo sui monumenti deirantico Egitto, quando in vece la Storia Sacra e gli scrlttori profani c'insegnano, cbe f equi- tazlone era in uso nell' Egitto fino dai piii anticlii tempi';' » Piu sotto poi egli osserva che " le iscrizioni geroglificbe altresi ci rammentano in alcuni luoglii 1' aatica cavalleria egiziana. >» E questo problema suo indirige particolarmente al professore Rosellini , " il quale con tanta dottrina va ])ubblicando la luagnifica ed importantissima opera dei Mo- numenti deU'Egitto e della N'ubia: opera cbe aggiungera una corona di piii alle tante cbe fregiano la fronte dell' italica matrona. >» Egli non di meno in un' eriidita annotazione APrKNniCK ITAIIVNA. 337 (limosti'asi non alieno dal credere clie nella Bibljia e nelle altre aiitiche sciittnre, ove parlasi cIcH'Egitto, coUa pa- rola cavitlieri Intendersi debliaiio uoniini moiUati su rnrri di giierra ; e non diversa e T opinione nostra ancora. Le cose da noi qui riferite sncclntamente ed in via di snnto vengono dalPautore dimostrate con isqnisita e per- siiadente emdizione. Ora nell' atto di chiudere queste pa- role non posslamo a meno di nianifestare dne nostri desi- dei-j. Noi pertanto brameremmo che il sig. dottore Zardetti ci facesse dono di qiinlclie altro suo dotto lavoro sulla pa- lagiana collezione ; e brameremmo ancora che qnesto pre- zioso e ricco museo non uscisse dalle porte della patria nostra. Imperoccbe Milano s'l opiilenta in ogni geccre di dovi/ia, si distinta per pnbbliche Biblioteche e gallerie, e per ogni genere di sussidj ai cnltori delle scienze , delle lettere e dell' arti belle , non vanta linora alcun piibljlico museo di antiquaria ed erndizione. G. Panegirico di S. Carlo Borromeo Canllnale Arckcscmo di 3ni(iiio. — Milano, i836, tipografia e Ubrcria Pii'otta e C, in 4.'^ di pag. 24. Nella sacra eloqnenza incontransi non di rado argomenti di lor natura si ampj, si fecondi clie le mille volte discussi e con ogni pregio di bella elocnzione espostl lasciano tnt- tavia eletta e nnova messe a raccogliersi. Di tale genere ci sembrano le vii-tii e le gesta del glorioso Cardinale di Santa Chiesa ed Arcivescovo nostro Carlo Borromeo. Che sotto qualsivoglia aspetto venga egli riguardato ; o del van- gelico pastore, che tntta pel suo ovile pone I'anima sua, o del riformatore de'costnmi, che imprendendo a sollevarli da ogni sentina di vizj , fassi a lottare coraggiosamente contro della cupidigia, della volutta, degli inveterati aljusi, e ne trionfa ; o del generoso munilicentissimo cittadino , da cui la patria riceve utili istituti e grandiosi edillcj, di- iianzi a' quali T attonito pellegrino inarca tattora le ciglia; o finalmente del benefico padre de' poverelli , degli or fani, degli infermi ; sempre grande splendissimo sempre ci si presenta. Percio le laudi delle sante e magnanime di lui azioni non fnrono mai esaurite, ne giamniai lo saranno. L' a more del panegirico che ora annunziamo, e che fu recitato nell' oratorio del Mona?terolo, sontuosa amenissima 338 Ari'ENDlCK 1TALI\>;\. villa deir inclita Casa di Castelbnrco Visconti, Simonettn 5 ii 4 novembre del i835, gionio deiranniversari.i festa del grande Borromeo , considerare voile il Santo sotto il primo di tali aspetti , in Inl ravvisando T imagine del Pastore dal Divin Maestro proposta in quelle parole dell' Evangel! sta Giovanni : lo sono il huon pastore e conosco le mie peco- relle , cd elleno me conoscono, ed io per esse pon^o V anima mia. Da questc parole ei trasse, la triplice naturalissima divisione del suo dire, dimostrando che Carlo fecesi in- nanzi tutto a conosccre gli svariati popoli a lui dalla Di- vina Provvidenza nella vastissima sua diocesi afiidati , che questi vicendevolmente conohbero in lui il vero vangelico pastore, 1' amoroso provvldissimo padre, e clie Tamore suo pel bene del suo gregge fu si fervido , s\ immense die per la salvezza di lui tutta porre gli fece 1' anima sua. In tal modo 1' oratore pote quasi cimentarsi in bello ed ono- revole aringo fra vastissimo campo , e quindi eloquente- mente discutere e porre nella piii ampia luce le virtii del Santo. Egli in oltre colla lien sortlta disposizione delle parti ottenere pole quell' incremento , quel progressive interesse che e r anima , per cosi dire, d' ogni ben condotto ragio- namento, e che pago lascia pienamente T aniino degli udi- tori. Ai quali pregi accoppiare seppe ancora una elocuzione se non fiorita , certamente facile, chiara, aljbondante, quale alia sublimita del soggetto richiedevasi. Ne sla d'csempio il bra no seguente : " Entra pers'ino (cosi T oratore clilude la narrazlone delle gesta di S. Carlo nella pestilenza che a'teinpi di lui desolo la patria nostra), entra persino nello stesso soggiorno del pianto e della morte, dove stava raccolta turba intlnita di contagio- si, rinchiusi in quelle carceri del dolore quasi seaza umano sussidio, privi talora de' sacramenli, e spesso di sepoltura. Che spettacolo lagrimevole pel cuor cosi tenero di San Carlo ! Pianti , grida , ulnlati che uscivano confusi da quelle stanze;, singulti , preghiere, scongiuri di chi a stento tra- scinavasi alle finestre per poterlo vedere, e mostrargli la propria miseria ^ gemiti di chi languiva nioribondo sul let- to , o lamentava la morte de' suoi vicini \ e spavento or- ribile , universale alia vista della saetta divina , che tutto giorno volava a sterminio di tanti infelici. A mille da un lato , a dieci mila dall' altro , cadevano le vittnue , ed ei dovea co' proprj occhi rairare tanto scempio, contemplar APrENniCE ITALl.VNA. 339 dovea quella rctilbuzioue de' peccati. Kifuggono a taiito orrore i snoi ministri , ritraendo il pieJe da quelle soglie Ingubri; ma egli clie riposa neir ajuto delT AUissimo , die ha posto nella divina protozione la sua sjseranza e 11 suo rifugio , porta a tutti soccorso, dispensa conforti , tutti ascolta jjietoso, complace, consola , fa nascere la speranza e direi quasi la gioja in mezzo alio squallore , non pen- gando pill a se niedesimo, se non per darsi a salvezza e a consolazione de' suoi figli. — Detrattori del clero , nemici della religione cattolica , die producete gli ahusi di qualclie individiio , e ingiusti nel ragionare , come inalvagi nel vi- vere , gli estendete a tutto il clero e alia Religione stessa die 11 deplora e condanna, considerate le virtii e le opere grandi , mirabili , erolche di qneste santo Arclvescovo , prescrltte o consigliate dalla religione, pratlcate non col fasto della vostra lllantropia lllosofica , ma colla modestla deir evangelica carita , non proposte e calcolate nelle pro- fonde meditazioni della politlca , e della scienza che Inor- goglia e iovanisce, ma abljracciate ed esercitate sulla pa- rola di Gesii Crlsto , e collo splrlto di un amore che umilla ed edifica ; e slate , se non religlosl abbastanza per pra- tlcarle, raglonevoll almeno per rispettarne la santita,per riconoscere in chl le eserclta una forza die forma cio die niai non potcrono produrre tutti insleme i filosofi, clo die mal non potranno tutti 1 vostrl lumi e le A'ostre lezioni, nn Pastore die da spontnnco la vita per Tamato suo gregge. Qupsto eroe di tutti i secoli , questo oraamento di tutta la Clilesa , questo santo e preclaro Arclvescovo di Milano io contrappongo a confuslone di tutti i nemici della Cliiesa cattolica nella santlta dclle sue massinie, nella utillta delle sue opere , come lio proposto di mostrare in lui a conso- lazione de' Fedeli 11 buon pastore evangelico , e nello zelo con che cerco di conoscere le sue pecorelle , e nel nionu- menti della sua dottrlna e pleta con die si fece conoscere dalle medesime , e nei sacrifizj con che fu scmpre pronto a salvarle. n G. 340 ATPENDICE ITALIAMA. Nuovo Dlzionario universale di agricoltura, ecnnonua rurale, forestale^ civile e domestical pastorizia ^ ve- terinarian zoopedia; equitazione ; coldvazione degli orti e dei giardini; caccia e pesca; legislazione agra- ria; igiene pubhlica, specialmente rusdca; architet- tura jiirale, arti e mestieri piii comiini e piii udli alia geiite di campagiia ecc. Compilato sulle opere dei piu celebri autori italiani e stranieri da una Societd di dotti e di agronomi per cura del dottor Francesco Gera da Conegliano, menibro onorario e corrispondcnte di parecchie illustri accademie na- zionali e straniere , premiato pin volte dall I. R. Istituto Itcdiano e dall eccelso Governo di Vene- zia ecc. — Fenezia, J 834-1 835, coi tipi delV edi- tore G. Antonelli , fascicoli died , cioe volumi tre coinpiuti ^ di circa pag. ^^o ciascuno^ in 8° grande a due colonne , piii il prima fascicolo del volume quarto. II titolo di quest' o}3era , e II commento di cui lo ab- blanio altra volta accoinpagnato nel dare annunzio del- r ojjera medpsiina ( Bibl. ital. , torn. 76.°, pag. 90 ) ^ gia fanao apertamente conoscere come il soggetto di essa sta oltremodo niolteplice e vario. Quindi e che U-e volnini, di qnella mole cbe prescrivono i patd d' associazione , non bastarono salvo clie a conduria alia voce allinentazione. Quindi non essendo stato fattibile al compilatore di pro- cacciarsi per sua fatica, e per quella de' suoi collaboratori , ttittl i materiali necessarj a comjjoria , ebbe ad aver ri- corso, e non di rado, al Dizionario d' agrlcoltura delP Isti- tuto di Francia , ai moderni dizionarj di storia iiaturale e ad altre opere affine di procnrarseli. Per le quali cose la detta opera non ne puo uscir decorata di un carattere e pregio d^ unita , e solo puo riguardarsi qual Repertorio di utili cognizioni. B. «__ !i' V A R I E T A. ASTRONOMU. Congelture siiir esistenza iV iin nuovo pianeta. Xa una lettera al capitano Smith, segretario della So- cieta astronomica di Londra , 11 sig. don Nicola Gacciatore, Astronomo direttore del R. Osservatorio di Palermo, annun- cio di aver osservato nel maggio dello scorso anno nella costellaztone della Vergine presso la stella xii, 17 del ca- talogo di Piazzi, un' altra stella di 7* in 8^ grandezza la quale parve aver fatto in tre giorni un movimento di 10" in ascens. retta verso P est e di poco meno d'un niinuto verso il nord. II cielo essendosi mantenuto nuvolo lino alia line del mese, ed essendo successivamente quella parte di cielo entrata nella luce crepuscolare , il sig. Gacciatore non ha piu oltre potuto seguire il nuovo astro, il quale stante la lentezza dell' osservato movimento sembrerebbe essere un pianeta posto a maggiore distanza da noi e dal sole del pianeta Urano. Quest'annuncio ha dato occasione al sig. Wartmann, astro- nomo ginevrino , di render nota un' osservazione fatta da lui quattro anni prima, che ha molta analogia con quella deir osservatore di Palermo. Al principio di settembre del i83l', siccom' egli scrive alia reale Accademia delle sclenze di Parigi , occupavasi nel forinare per mezzo d'un eccel- lente cercatore di Cauchoix , la coniigurazione delie stelle telescopiche del Capricorno per fiicilitare 1' osservazione dei niovimenti del pianeta Urano. II di 6 del detto luese verso 10 ore della sera esploraado quella parte di cielo trovo che una delle stelle ligurate suUa carta aveva camblato di posizione ; il aS , dope diciotto notti di nuvolo , la rin- venne in una posizione alquanto diversa da quella del d\ 6. Le osservazioni si sono potute ripetere il i5 ottobre ed il primo, il 10 ed il i5 novemlire dell'anno suddetto, dopo la qual epoca pel tempo cattivo e per Pavvicina- mcnto del crepuscolo cjueU' astro non fu piu visibile II 342 V A R I E T a'. sig. Wartmann lo cerc6 di nuovo neiragosto del i83a senza poterlo ritrovare , e pote cosi assicurarsi clie s' era real- niente mosso di luogo. Lo spazio percorso con moto re- trogrado in 56 giorni risulto d*" un grado circa. Egli ag- giunge die la sua stella avrebbe dovuto trovarsi in oppo- sizione col sole verso il di 7 agosto , onde si deduce clie avesse aj ore circa di ascensione retta ; e duncjue evidente che stante la notata lentezza di movimento quest' astro non puo essere identico con quello osservato dal sig. Cac- ciatore 5 la cui ascensione retta nel i835 era di 12 ore. Cometa d Halley, Questa Cometa dopo il suo passaggio pel periello i\x os- servata regolarmente alia specola di Milano , per quanto lo permetteva la contrarieta della stagione ; l' ultima osser- vazione e del di ic) aprile, nel qual giorao a io\i5. 42.", 5 di tempo medio aveva i56°. 53'. i " di ascensione retta e ia°. 51.48' di declinazione australe. La sua liice e ora si debole che basta il chiarore della luna a renderla invisi- bile , e crescendo intanto la sua di stanza dal sole e dalla terra , si dubita di non piu rivederla anche dopo terniinata 1' attual lunazlone. Nel momento della citata osservazione la dlstanza della cometa dal sole era a 18 milioni di miglia ( di 60 al grado ) e la velocita con cui si allontanava da esso d' un milione di miglia al giorno ; la distanza dalla terra era di 157 milioni di miglia, e la velocita dell' al- lontanamento di due milioni al giorno. Fu osservato a Milano, come in molti altri Osservatorj, nel tempo del maggiore spleudore della cometa , il feno- meno del settore laminoso, del quale si diede in tempo notizia nella Gazzetta milanese ; secondo il sig. Schwal^e di Dessau, la nebulosita, generalmente circolare, presento sempre una depressione od afFondamento visibilissimo nella parte rivolta al sole. II sig. Arago ha analizzata, il di 2 3 ottobre dell' anno scorso, la luce della cometa, e si e assicurato che dessa, almeno in totalita, non era composta di raggi docati delle proprieta della luce diretta propria od assomigliata , e die in essi si trovava della luce riilessa e polarizzata , ossia proveniente dal sole. Egli crede che la luce stessa , luiigi dair essersi diminuita dopo 1' apparizione del 1759, siasi V A K I E T .v'. 343 alquanto accresciuta, sebbene anJassc soggetta a variazioui d' inteuslta cjuasi subitanee. II sig. Bessel poi , astronoino di Conisljei'ga , annuncLa un altro Importante fenomeiio presentato tlalla coineta lue- desinia. Egli ha riconosciuto clie la testa , ossia la parte pill lumlnosa, aveva un movimento oscillatorio intorno ad un asse passante per essa testa e perpendicolare al piano della sua orbita. Liberato questo fenoiueao da tutte le npparenze dovute al moto progressivo , ed iinmaginata una linea retta, iissa nell' interno del suo corpo , la quale nello stato d' equilibrio riunisca 11 centro della cometa con quello del soIe,trov6 che questa si allontauava da tal po- sizioae di circa 60° da una parte e dall' altra , come un pendolo oscilla iutorno alia verticale , compieudo uu' oscil- lazione in 4 giorni e 6 decimi. ECONOMIA PUBBLICA. Asili di Caritd per I infarizla in Miluno. Sono fra noi introdottl da qualclie tempo e vauno pro- sperando gli asili di carita per V infaiizia merce delP alta prolezioiie del Governo, e della sempre operosa benilicenza che distingue gli abitanti di questa dorainante. II parroco di Santa Maria Segreta Pietro Zezi, che molta ed eflicace parte ha avuto nel dar principio fra noi a si lodevole istituto , pronuncio dal pergamo della sua par- rocchia nel giorno 1 7 di aprile un discorso pieno di unzio- ne evangelica per chiamare sopra quest' istituto di emi- nente carita la pia attenzioue dei fedeli. Non sara dlscaro ai nostri leggitori di trovare in questo quaderno registrate le commoventi parole di qitel savio sacerdote. Discorso pairocchinle sail' utilitd dcgli Asili di caritd per r infanzin tenuto d(d Cnrato_ Zezi iielUi prima occasione, in cui parlo ft snoi Parrocchiani dopo I' apertara nclla «na parrocchia del primo Asdo in Milano. Questa volta pin che mai io desiderava che venisse il raomento di parlarvi, o fratelli iniei dilettissimi. Io ho molto a gloriarmi di voi, io sono ri[)ieno di consolazione; voi avetc coiupiuta la uiia allegrezza , io sovrabboado di 0-t4 V A R 1 E T A . gloja. II pill iasigne eseinpio di beneficenza verso i dimen- ticati fanciulli del povero, il mezzo piu proprio dl rifor- niare la pubblica morale e di giovare radicahnente all'nma- nita merce di voi e di chi si amorosamente ci governa, e ammesso, stabiiito, promosso, difFuso. La prima pietra dl quest' ediiicio di carita fu posta da voi; e sia lode e ringraziainento alia vostra prontezza e generosita. La mia riconoscenza poi si avanza ancor piix; perche, a ime di ot- tenere all'uopo la vostra valida e a me necessaria coope- razione , io non ebbi bisogao presso di voi ne di esorta- zioni, ne di insinuazioni, ne di preghiere. Io trovai i vostri cuori gia bene inclinati a questa caritatevole impresa , pronti , ardenti , anelauti , e solo ( direi quasi rispettosa- mente ) aspettavano ua segnale per islanciarsi nella nuova carriera di carita a pro dei poveri infiimi : cosicche io non ebbi akro a dirvi , clie " facciamo >/ ;, e voi avete fatto, e il primo asilo di carita per 1' infanzia e aperto , ed e gettato il piccol fermento, die in breve levitera tutta la massa. Per quanto pero voi mi" onoriate della vostra cortese liducia , io non posso dispensarmi dal tenervi pa- rola sul nostro operate, dal darvene ragione, dal mostrarvi il nobile scopo, a cui mira la pia Istituzioae da voi iii- trodotta, e da tutti cost ben seutita , accolta e sostenuta. E siccome il natural iine di ogni buona impresa e qnello eh' alia sia utile; cosi permettetemi , che in questa mattiua avanti ogai altra cosa io vi ragioni sull' utilita degli Asili di carita per 1' infanzia. Parlando di questa pia Istituzlone , che nasce sotto i nostri occbi, guardiamoci bene dal cadere in uno dei due estremi: o di movere censura ai nostri maggiori^ perche non si ocoupassero gran fatto in cosi bell' opera; o di mal comportare una istituzione, della quale fuiora ne abbiam fatto senza. In qaella manlera che non tutti i mali ad uti tratto iu- festarono la societa: cosi noa tutti i beai si diii'ondono sopra gli uomini ad un tempo stesso. Vi sono le eta piii o meno privilegiate dalla Diviiia Provvidenza; e le epoclie del perfezionameuto dell' uiiian genere vengono se;i;nate dalla mano di Dio. Del resto, i nomi venerablli di un Calassanzio, di un Girolamo Mlaiii non vi ricordano essi come anche per Io passato si coltivasse fra noi e si mandasse ad eifctto 1' idea di soccorrerc al fanciuUo del V A R I E T a'. 84.5 povero' Clic se taluno, scorgendo nella carita del nostri Asili una certa modiiicazione richiesta dalle clrcostanze presenti , volesse gridare alia novita : io direi a costui : gli asili pel poveri infanti no, non sono nuovi in Milnno, in questa nostra amatissima patria, clie fu scmpre distlnta fin dai tempi i pin renioti per opere di beneficenza. Un certo Dateo Arciprete della nostra Chiesa INIilanese nel- ranno 787 istiiui in INIilano gli asili di carlta per 1' in- fanzia aprendone uno (jni poco discosto in S. Salvatore , dove egli faceva cnstodire, alinientare, vestire ed aminac- strare i poveri fanciulli fnio ai sette anni. E selibene le agitazioni dei secoll di mezzo traessero cjnesto istituto nel disfacimento, e, direi quasi, nelP ob])lio; pure sara sempre vero, clie noi per farlo risorgere possiaiiio prendere ecci- tamento e norma dai patrj esempi, e che un nostro con- cittadino, qnal fu TArciprete Dateo, e il pin antico e forse il primo istitutore dcgli Asili di carita per T infanzia. Pre- messi qucsti Ijrevi cenni sulla lontana origine di una tale istituzione , veniamo a spiegarne il vantaggio. Ormai non havvi chi non applaudisca all' introduzione degli Asili di carita^ tutto concorre a promoverli fra di noi , a sostenerli, tutto : e T alacre consenso d' ogni classe di persone. e il voto unanime di tutti i buoni, e la generosita dei ricclii e il favore dei potenti; lo zelo e i'inflnenza del Sacerdozio , T antorita de' Magistrati , il braccio del Governo, la protezione del Trono. SiflFatta cospirazione cosi plena ed universale non e forse la piu spontanea prova dell' utilita degli Asili '' Come mai tutti si darebbero di concerto la inano per fondare questi pii Tstituti, se non apparisse evi- dente all' occliio di ciascnno 1' utile clie ne puo derivare ' Per maggior ordlne e chiarezza piacciavi di considerarlo meco sotto due aspetti: 1' utile individuale dei fanciulli, e generale della socicta. Siccome la pratica, generalmente parlando, piii persuade clie non la semplice teoria, e 1' csperienza e la principale maestra delle umane cose , cosi giovera il farci ad osser- vare un asilo di carita. Qui vcdete raccoki e custoditi tanti poveri fanciulletti : eccoli in primo kiogo tolti a molti ri- sciii e pericoli , a cui essi sarebbero esposti nelle loro ca- se, o per le strade. Su di loro non piii palpitera il cuore delle tenere madri, o perclie sieno caduti nel fiioco , o pre- cipitati dalle scale, o rotcati per via sotto i celori cocclii. BibL lud. T. LXXXl. 23 346 V A K I E T a'. Sono qui al sicuro per tivtto quel tempo, iii cui essi tuttavolta sarebbero abbandoiiati dai loro miserabili parent! , i quali dovendo necessariaraente occuparsi nei giornalieri lavori, non potrebloero attendere come conviensi alia loro custo- dia. Cosi piii tranquille saranno le faticbe delFoperajo, e la buona nioglie non sara afFannata e distratta nel guadagnarsl il pane, mentre sanno esservi clii veglia non mercenaria- mente, ma di cuore, sopra i loro figliuoletti. E la nettezza dl corpo in cui sono tenuti, e il qualche alimento che a loro si somministra , e la veste donata , e il medico e le medicine a loro disposizione se sono ammalati , e la ca- rita, la dolcezza con cui sono trattati , vi par poco sol- llevo per quelle innocenti creature ? Ma pill che i vantaggi del corpo calcoliamo quelli della mente e del cuore. lo mi attengo alia sola sottrazione dei roali : no , non voglio , die 1' intelletto di quei piccoli fanciulli sia coltivato con importanza;, mi accontento solo, che non sia imbevuto di pregiudizj , Ingombrato di false idee, prevenuto dalle basse e volgfiri opinioni ; e che le prime impressioni da farsi sulla lor mente ancor vergine sieno quelle della religione e dell' amore de' loro simili : ed eccoci a cio che piu rileva, vale a dire a formare i loro teneri cuori. Piii il cuore, die lo spirito : disse un cristiano filosofo; e gli Asili di carita sono appunto tahuente stabiliti per esercitare i cuori, che io amerei chiamarli piu propriamente " le scuole del cuore. » Ma che cosa devono capire questi vostri fanciullini, mi si dira? Intenderanno niente, io vi rispondo^ si avvezzeranno pero a fare mac- chinalmente quello che un giorno eseguiranno virtuosa- mente. Vol ben sapete che F abitudine forma nell' uomo una seconda natura ; tentiamo dunque di dare una buona piega a quei teneri cuori , i quali non sanno ancora opporre alcuna resistenza , e non crediamo poi , die la natura sia cosi matrigna da voler impedire in essi i primi moti di pieta, di gratitudine, di rispetto, di ubbidienza, di amore all'ordine, e di tanti altri nobili sentimenti. Guadagaeremo poco e vero, ma avremo meno di affaticare nell' educarli in appresso: un terreno appena dissodato val piu di ua altro, che sia afFatto incolto. E tanto breve la vita del- I' uomo j e perche non pensare ai suoi primi anni ? Se pertanto col metodo degU Asili ottenessimo solamente di preparare i fanciulli a ricevere un giorno una regolare V A R I E T A . 347 istruzione ed educazione, non avremmo noi procurato loro un notabilissimo vantaggio' Tralascio qui di farvi riflettere, die i preziosi germi della virtu iunestati nelT uoiuo fia dalP infaiizia, lasciaao senipre laogo a bene sperare di Ini in tutto il tempo della vita. L'uomo traviera, ma se di buon' ora veane formato al buono ed all'oaesto, tornera facihiiente alle prime voci del dovere. Dair utile individaale del fanciixUi iiasce per conseguenza quello generale della societa. Noi noa raccoglieremo il frutto die largamente promettono gli Asili ; possiamo pero prevedere, che in virtii di questa istituzione i nostri ni- poti saranno migliori di noi. E chi non sa quanto debba influire airincremento della pubblica morale 1" educazione infantile sorvegliata, ed estesa alia classe del popolo piii nunierosa e trascnrata? lo non voglio per questo dipingervi un quadro pomposo ed esagerato del maggiore incivili- mento a cui potranno essere ridotte le generazioni future; non voglio predlre ai nostri posteri 1' eia dell' oro. Gli uoniini saranno sempre uomini. Ma se gli Asili non fa- cessero altro, die renderli meno abbandonati al male, che frenare, od anche sol ritardare il fatale sviluppamento della loro depravazione , che infondere un qualche motivo di pill al richiarao ed alia resipiscenza, che acqalstarne soltanlo alcuni fra quelli, die senza il soccorso degli Asili si sarebbero troppo prestamente pcrduti ;, non sareljbe que- sto un bel dono alia societa' Inoltre quanti fra i poveri per non essere ben curati da fanciulli contraggono malori di corpo , storpiature , acciacchi, inferinita, die gli rendon impotenti per tutta la vita al travaglio, inutili a se ed agli altri, e di carico eccedente ai Luoghi Pii' Ora gli Asili di carita, in cui si sorveglia e si provvede al lien essere fisico dei fanciulli, ed al conveniente esercizio delle loro forze corporali, contribuiranno a diminuire nella societa il numero degli individui inetti e bisognosi della pubblica beneficenza. Ma questo e niente : venite nel seno delle squallide famiglie a vedere e toccar con maiio il pin im- portante vantaggio sociale, a cui dara luogo I' istituzione degli Asili. Quand'e, che i poveri genitori inirano con occhio rin- crescioso la propria prole? Quando questa e per loro di un peso soverchio ; quando essi stentano a mantenerla. 348 V A R I E T a'. Ajutate un povero padre a dar del pane a' suoi figliuoli , ed egli allora non ?i pentira d' averli niessl al mondo. Pill : una certa privazione , come si suoI dire , genera appetito : quanti fanciulli ritornando a sera dall'Asilo alle braccia dei loro parent! saranno accolti con allegria e vez- 7eggiati, mentre jjrima stando in casa tutto il giorno erano ributtati e respinti come oggetti di fastidio, di imbarazzo, di impedimento alle domestiche faccende' Che vi diro poi finalniente del caso deplorabilissimo di quelle madri , le quali costrette dalla iniseria e da una ferrea necessita con- segnano a mani ignote il frutto delle loro viscere , e vl- vono scmpre trepidanti sulla incerta sorte del loro fan- clullino , ahi! da esse medesime derelitto, e sospirano nel piu secreto dolore al mezzi di riaverlo e stringerlo al se- no? Ah! se vi fosse una sola di queste sgraziatissime ma- dri, essa sola meriterebbe di aprirJe un asilo di carita, a fine d'ajutarla a ricuperare il suo sangue. Se vi fosse?... No, questa non e ipotesi , non e un ideale efFetto del caldo desiderio del pubblico bene ;, e un f;itto gia avvenuto appena clie si apri in questa Parrocchia il primo, seb- bene imperfetto e limitatissimo asilo per 1' infanzia. Che Volete di piii per convincervi della mnssima utilita di questa pia Istituzione'?' Ravvicinare vieppiii i padri ai figli, conciliare una maggiore aflfezione domestica nelle povere famiglie, e riparare in parte alia piu crudele violenza , che il bisogno possa fare al cuor di un padre e di una madre. Non vi dissimulero tuttavia , che sebbene questa istitu- zione sia cosi proficua, pure ne possono nascere abusi. E qual e la cosa di cui 1' uomo non ne possa abusare , per quanto sia giusta , lodevole e santa'' Qnal e qnelPordine, che non possa essere per umana malizia o debolezza per- turbato ' Dunque pel timore di qualche abuso, che alia fine si puo prevenire , ed a cui si puo rimediare, si dovra privare la societa intiera di un bene certo, sommo, rile- vantissimo? Se valesse questo principio, Iddio dovrebbe ritirare da noi la sua bonta e misericordia , perche nes- suno di noi puo dire di non avorne talvolta abusato. Sia pur dunque, che ne possa emergere un qualche aljuso ^ ma oltreche si studiera al modo di toglierlo , noi ci ajjpi- glieremo sempre giudizlosamente alia somma dei vantaggi maggiore e prevalente. V A R I E T \. 349 Dell 1 pertanto nulla vi trattenga dal coacljuvare alio stabiliinento ed alia clifFusionc degli Asil'i di cai'ita per r iufanzia. Trattasi di infondere plii puri e retti i sensi della morale nella classe piii negletta della popolazione, di spargere i semi di un maggior ordine sociale , di pre- parare le generazioni future , e di dare , direi quasi , ua coiupimento alia cristiaua beneficenza. I piii tardi poster! godendo i non sudati frutti di questa pia istituzione bene- diranno alia vostra uiemoria : nia piii clie presso gli uo- luini, la vostra mercede sara presso Dio. 11 Signore , a cui vi rendete conformi interessandovi caritatevolineiite pei poveri fanciulli, si neirantico, die nel nixovo Testamento ha senipre niostrato grande considerazioiie pei medesimi. Egli si chiama il lore Custode : Custodiens parvulus Domi- nus; Egli li preservava nei pnbblici castighi ; voleva die fossero aiumaestrati a teiuerlo : i fanciulli, ei diceva, die non conoscono ne il bene, ne il male, odano ed imparino a temere il Signore. Quindi Giosne, il prode Giosue , il dnce degli Ebrel , il vincitore delle Iiattaglie , dope d' aver fermato il sole , discend; va e frammischiavasi nelle libera adnnanze dei piccoli fanciulli , ed a It^vo leggeva tutte le parole della legge : e Salomone , l" uomo il piu sapiente della terra , scrisse i suoi Proverbj collo scopo altrcsi di dare conoscenza ed accorgimento ai fanciulli. Finalmente i fanciulli erano associati al popolo nelle pubbliclie pregliiere. Ciosle convoca\'a a solenne penitenza il popolo, i vecchi ed i fanciulli insieine: il re Giosafat e tutti que' di Giuda stavano nel tenipio suppliclievoli avanti al Signore insieme coi loro pargoletti. A clii ])oi non e nota 1' amorosa soUecitudine di Gesii pei iigli di tenera eta y I discepoli per riverenza al Divia Maestro sgridavaao colore, che presentavano a lui fanciulli. Ma Gesii, accortosi, disse loro: lasciate cli' essi vengaiio , non gli allontanate, poiche di tali e il regno di Dio. Indi, preso un piccolo fancluUo, lo colloca fra gli apostoli, gli inipone le mani , lo benedice orando, se lo reca in brac- cio , lo accarezza , lo presenta a' suoi discepoli , e coUa jjiu tenera eloquenza di atto e di parole a loro lo racco- iiianda dicendo: " Chi riceve qucsto piccolo fanciullo, ri- ceve uie: guai a chi lo scandalezzasse; nicglio per Ini sarcb- be, che gli fosse applccata al collo una pietra da muliuo, e che fosse soinmerso nel fondo del inare. Al contrario se non vi ablxassate a farvi piccoli come questo fanciullo. 35o variety'. non entrerete nel regno de' Cieli : rispettate i fancIuUi , perche gli Angeli loro veggono di continuo la faccia del mio Padre celeste. >> 0 zelo, o amore di Gesu per 1' in- fanzia! O teaerissiina lezione per noi ! La preghiera di quel piccoli ianocenti, che per vostra merce saraiino ac- colti ed assistiti negli Asili di carita ascenda per voi pro- pizia al Trouo della Divina Misericordia. F I S I C A. L imerno 1 835-1 836 in Lombardia. Sarebbe di gran vantaggio per il ben essere degli uo- niini , se la meteorologia andasse tanto avanti a forza di osservazioni , di calcoli e di confronti, da poter presagire le vicende delle varie stagioni, e fare con certezza di dati cio che fanno a caso i redattori del lunarj destinati al trastullo degP idioti ; potrebbe allora la meteorologia soste- ner un confronto colT astronomia , la quale da Galileo in poi progredi tanto qiianto basta ad assegnare di ogni astro il canimino con si scrnpolosa precisione die la difFerenza di pochi minuti secondi od in arco od in tempo e dive- nnta intollerabile. Ma mentre la meteorologia e ancor troppo lontana dalla meta a cui la si bramerebbe spinta, mentre e scienza o non nata, od ancora in fasce, la societa e riconoscentissinia alle cure di coloro che collo studio e la continua osserva- zione mirano a conformarla in vera scienza , e si sdegna leggendo certe declamazioni nelle qnali la critica sul rne- todo di osservare i cambiamenti atmosferici par che serva piuttosto alio sfogo di private passioni, che alia ricerca di tin metodo migliore del praticato da tanti dotti. Pero non citrando quelle declamazioni, si fara qui un cenno sulle vicende meteorologiche delP ultimo passato inverno in Lom- bardia, riassumendo le osservazioni fatte a Milano. L' inverno di cui si viiol parlare fu uno de' piii straor- dinarj non tanto per Tintensita niassima del freddo, quanto per la durata di una temperatnra prossima o al di sotto di quella a cui 1' acqua si congela ( zero del termometro di Reaumur); in fatti a Milano dai primi giorni di no- vembre a tutto febbrajo , si elibe 1' atmosfera alio spuntar del sole quasi costantemente piu o meno sotto lo zero , e questa e 1' ora che con piccole varieta fa presagire in ge- nerale la temperatura di tutta la giornata con aumento VARIETY. 35 1 progi'essivo die giimge a\ massiino verso le due pomeri- diane. jMa il inassimo freddo osservato fu nel gennajo iu cni nel giorno due ginnse a gradi 9 sotto lo zero, limite pero inferiore a qnello degli anni 1795, 1800, 1812, 1826, i83o, senza ricordar qnello di epoca piu remota. La neve alia quale, dopo rinverno 1839-1830, cKe fii uno dei piii nevosi , quasi eravamo disassnefatti , fu ab- hondante nel solo gennajo e feljbrajo^ la totalita della neve caduta a Milano iino a tutto felil)rajo in otto conslderevoli nevicate e cinque piccole , cofrisponde a polllci 33 o 9 decimetri in altezza , e questa massa si e nell' alto IMilanese e nel Comasco conservata quasi in totalita fino al marzo innoltrato. In tutto il giro dell'Alpi si ebbe nei giorni 26, 27 e 28 febbrajo una nevicata straordinaria anche per quelle regioni , stata misurata in nietri 2 d'altezza al giogo dello Stelvio, e questa si accnniulo ad altrettanta neve cola precedentemente caduta. A Milano pero gran parte della neve era cambiata in una pioggia clie fu spaventosa. Un consimile scroscio di nevi al monte e di piogge al piano si ripete nei giorni 9 e 10 marzo. La massa delle nevi in Lombardia nell' ultimo decorso inese andava crescendo verso il nord avvicinandosi alle Alpi , e scemava verso il mezzogiorno avvicinandosi agli Appennini; alcune nevicate pero in altri anni presentarono una variazione inversa , e sono quelle die talvolta mani- festansi sugli Appennini , mentre e sereno il cielo coprente le Alpi piu elevate: tanto e misteriosa e da tante non av- vertite o non calcolate cause dipende la formazione di que- sta meteora generalmente aliborrita piii delle altre meteore incomode alTuomo, qnantunqne in alcune coml)inazioni presenti all' agricoltura , specialniente dell' alta Lombardia , sommi vantaggi. La neve di dicenibre die si luantiene fino ai prirai di marzo e poi si scioglie progressivamente difende dal gelo i cereali, e distrugge gl'insetti ai medesiiiii nocivi. Le nevi die si accumulano nella Lombardia possono di- stinguersi in due parti, secondo I'epoca del successivo loro discioglimento , cioe nelle nevi sulla pianura e nelle nevi sulle montagne, die superano Taitezza sopra il livello del mare di metri iioo circa ^ giacclie quelle die stanno al di sotto di questo limite, seguono nello scioglimento con piccole variazioni le nevi di pianura. Lo scioglimento tanto al piano quanto sui monti avviene talvolta lentamente e progressi- vamente, e talvolta rapidamente facilitato da un'eccessiva 352 V A R 1 E T a". pioggia i nel primo caso non si hanno , come e naturale , le conseguenze siiiistre che s' incontrano nel secondo. Lc nevi accumulatesi iiell' inverno 1829-30 erano in molto niaggiore quantita di quelle deir inverno i835-i836i ma mentre lo scioglimento del i83o, che fu lento e progres- sive, non produsse danno alcimo, nello scioglimento acca- duto in piannra per efl'etto delle straordinarie piogge del giorni 27, 28 e 29 febbrajo p." p.° i torrentelli ed alvei da cui I'alta Lombardia e solcata si posero tutti in piena, ed alcuni subalterni danni cagionarono con nn allarme che fu assai maggiore del fatto che lo produceva. Enumerando quegli alvei e torrenti da levante verso ponente , diremo che la Muzza, il Molgora, il Lambro, il Sevese, la Lura, 11 Bozzente e TOlona disalvearono ed inondarono molte campagne anche nelle vicinanze di Monza e Milano. I tor- renti Tenore e Rile , che attraversano la strada postale verso Sesto Calende, la inondarono in modo che il passaggio fn alcuni giorni interrotto. L'Arno danneggio le pianure tra Castano e Turbigo, non che il caseggiato di quest' ultimo comune, e con insolito corso scarlcossi nel Canal naviglio, non avendo potuto la copia straordinaria delle sue acque essere, come lo sono abitualmente, assorbite dalle sterili pianure formanti 1' alto piano a sinistra del Ticino. I danni maggiori furono la distruzione del Ponticello sulk Lura al nord di Saronno che serve alia strada regia verso Como, alcune profonde solcature trasversali nelle regie strade po- stali di Sesto, Vercellese e di Turljigo, due corrosioni alia strada di circonvallazione di Milano col crollo di un muro d'inspallatura vicino a porta Orientale, e la rovina del- Tala sinistra di sbocco al ponte di Melegoano sul Lambro ^ alcuni altri guasti d'importanza ancora minore, i quali pos- sono collocarsi nella classe degli ordinarj ed annuali , si estesero pure alia strada di val Brembaaa nel Bergamasco. Anche sulle montagne si ebbero alcune lavliie o valanghe di neve, fra cui due accadiue entramlie nel giorno 27 feb- l^rajo meritano particolar menzlone. Una e la valanga che staccatasi dalP altezza di circa metri 2000 sopra il livello del mare distrusse nel suo rotolamenw il corpo di caseg- giato chiamato Gerola di sopra , posto a circa metri 800 sopra detto livello nella valle del Bitto , influente sinistro dclTAdda vicino a Morbegno nella Valtellina ; in quei ca- solari ajjitavano 96 anime , di cui 63 furono vittime del funesto caso. L'altraela valanga che attraverso la strada V A R I E T A.'. 353 coinmciciale della Spluga tra Isola c Cainpo Dolcino, sor- jircmleiulovi varj viaggiatorl , cinque dci quali vi perde- rono la vita. Alcune parziali valanglie di febbrajo e inai'zo interruppero per alcuni giorni il passaggio non solo della Spluga , ma anche dello Stelvio. Dalle persone che non dlstinguono gli accident! dalle novi di pianura da quelli delle nevi di montagna, ne il periodo d' ogni anno in cui accadono, s'iraniaginava o cre- devasi a chi Tavea immaginato , che le piogge del line di fel)l)rajo avessero gia posto in piena i laglil di Lonibardia, e soamiersa la citta di Como doniinatrice del Lario. II conipilatore di questo articolo non riusci a persuadere Un tale della falsita di questa notizia , comunque sapesse di certo clie il lago di Como non erasi ai prinii di niarzo alzato sopra la niagra ordinaria ( zero dell' idrometro in quella citta) piii di centim. 40; mentre I'alzamento deve giungere lino a nietri 2,40 per inondare anclie il solo piano circostante al porto. L'alzamento massimo coaosciuto fu quello del 1829 in cui glunse a metri 4, estcndendo r inondazione a due quiuti della citta, ed ai diic interi cospicui Ijorglii littorali. ]\Ia le valanglie di cui facemmo cenno non sooo del ge- nere pid temibile , poiche tre specie di valanglie disiin- guonsi dagli osservatori; cioe valanglie fredde o veiitose o jeniali , valanglie di priniavera, e valanglie d' estate. Le prime, fra le quali cadon quelle descritte di Gerola e Spluga , sono formate dal rotolanieiito delle uevi appena cadute sopra altre nevi indurate , e per cio non sono nioho conipatte \, da esse gli aniniali ed anche gli uoniini ne escono per lo piii illesi , tjuando non soccumliano al primo urto. Le valanghe di priniavera formansi collo scorrimento delle nevi che staccansi dal suolo , e fan precipitare con esse un' immensa quantita di macigni distruggitori d' ogni osta- colo clie loro s" oppone , e sono le piii fatali. Le valanghe d' estate non cadono che sulle piii elevate montagne sein- pre copcrte di nevi e ghiacci , e percio non freqtieutate dagli uoniini. L' inverno ultimo decorso che fu assai nuvoloso , ebbe pero anche niolti giorni perfettamente sereni e col sole risplendente dall'alba al tram onto , cioe i3 in dicembre, 10 in gennajo e 10 in febbrajo, e cio sia detto a quella classe di persone distintc clie ccrcano un buou cliiini 354 V A R I E T a'. nella stagione inclemente , le qnali da false od esagerate relazioni sulP ultimo inverno di Milano potessero essere distolte dal pensiero di abitare cjnesta citta negll inverni futuri. I rigori dell' inverno i835-i836 fuirono sensibili in tutta Italia , talche se ne lagnarono anche a Roma ed a Napoli. Non possiamo presagire dagli avvenimentl riferitl quelli che saranno per accadere alio scioglimento delle nevi mon- tuose, ma poiclie sono nella maggiore quantita cadute in febbrajo e marzo , saranno anclie in gran parte state dis- sipate nel mese d'aprile;, in questo mese realmente le ac- que del lago di Como si iiiantennero alte sullo zero di quell' idrometro non meno di centimetri 80 con grande vantaggio del Lodigiano irrjgato dalla Muzza derlvata dal- I'Adda , territorio soggetto a penuria di acque quasi in ogni primavera ; ne penurio singolarmente nella primavera del i835, in cui il detto Lago si mantenne fino al maggio al di sotto dello zero. Termineremo questo breve articolo ripetendo il seguente riassunto die vedemmo gia i-ipartitamente nel presente Giornale. Anni Mesi. Giorni d CS ^-> bD . 0 > 0) Quantita della pioggia e neve sciolta. (Novemb. i835 iDicembre i836<: /Gennajo Febbrajo Marzo Termometro 8,6 1,92 » 4-9 12,1-'+ 5,10 »ii5,86l + 6,80 » 33,f)5J +i3,3o media. 3,4 8,20 9,0 3,80 3,70 + 2,49 - 0,61 1 - 1,99 + 0,744 •+I o,635 F. F. V A R I E T a'. 355 V I A G G I. Frammcnto dl lettera scritta dai Monti Him-al-Aya ( Asia meridionnle ) dal siixnor barone Carlo Uugel di Vienna al signor consigl. caw. Aceibi di Castel- goffrcdo. ( Traduzione dal francese. ) Sitnlak sui Monti Him-al-Aya l.° ottobre l835. Degg' io parlarvi ora Ae^ Him-al-Aya? (e cosi die qui si pronuncia c|aesto nome. ) — Ebbene il luogo e bello, e grande 5 e imnienso; nia non e uno di que'paesi dl cui si possa andarne estremamente invaghiti. — Tutto vi e sopra una scala si imniPiisurabile clie non si comprende e non vi si trova snlle prime la grandezza : non si giugne a conoscei'Ia che a poco a poco. Le alte montagne soao coperte d"" nna neve perpetna : esse all' avvicinarsi presen- tano I'aria di una mediocre grandezza perche T occliio giugnendo sino a loro deve passare per una successione progressiva di moke montagne le une piu alte delle altre, e solo a poco a poco e quando si giugne a lo a 12 niila piedi di elevazione si conosce 1" inganno. NuHadimeno la vegetazione vi e povera da per tntto: i fiori , tranne poche eccezioni, sono nieschini, e T occliio da tutte le parti non incontra che montagne senz' alljeri , coperte pero dalla ci- ma fino alia base come di un tapeto verde. Pero le loro forme non sono molto variate , ad eccezione delle piu alte vette , e qucste ancora nol sono abbastanza se si parago- nino alle nostre alpi ecc. NB. II signor barone Hiigel lia fatto un viaggio interes- santissimo in qnesti ultimi 5 anni. Ha percorso la Siria, I'Egitto, dond' e passato a Bombay sul piroscafo inglese che trovo a Coxeir. Ha viaggiato I'lndostan e le Indie in- glesi , passo nella Nuova-Olanda , e tornato ncll' Indie ha voluto ascendere gl' Him-al-Aya che sono i monti piu alti del Mondo, giacche la piii alta vetta e a 7821 metri , os- sia 2566i piedi inglesi sopra del livello del mare. Questo illustre viaggiatore dovrebbe a quest' ora trovarsi in Inghil- terra per ritoi-nare a Vienna sua patria, nelle cui vicinanze ( a Hitzing ) possede un distinto giardino botanico. 356 V A R 1 E T a'. Storia natukale. EsLratto di due lettere del sig. conte Qlacomo Barbo, da Pajigi 8 « Doniinum Jacobum Locatelli mantuauum egregium juveuem , » cheruiae et boianlc^ studio sedulain f principj di Brown , dietro la piena couvinzioiie clie " quelli lion appoggiavano alia esperieaza , dietro I'esame « de' risultati pratici del sao sistema per disgrazia del— »» I'uman genere troppo seducente e troppo generalmente n acclamato , de'quali soiio stato testimonio oculare dal n primo sno svikippo fino ai micidiali snoi progress! ed w utllissima riforma , e specialmente dietro I' idea clie ho »/ concepita della infiammazione, ho messo la massima »; confidetiza nel saiasso per vincerla , e qnesta confidenza »» noil e stata sicuramente sinentita ". Egli e a qnesta intima convinzione , clie pote ascrivere la sua pratica for- tunata , e la supremazia che eserclto in ogni tempo fra i niedici lombardi suoi discepoli. Intanto ch'egli osservava le cose pill notahili d' Inghilterra teneva raggnagliato il suo paese delle piu important! notizie , e la sua corri- spoadenza col grande Borsier! die in quel tempo pub- blicava le classiche sue istltuzioni , prova die le di lui osservazion! non andavano seaza frutto. Rendeva conto eziandio (i) della Teoria d! Lubbok intorno ad un prin- cipio chimico, die atterrava T ipotesi sthaliana del flogisto; ma Lavoisier avevale gia portato il colpo decisive , ed il pritijcipio sorhile dl Lubbok non riesciva che una smunta immagine delFossigeno lavoisieriano. Come Locatelli ebbe esaurita la sua scientifica missione, si ridusse in Italia, ove trovo la piu affettuosa accoglienza ed aperto I'adito alia carica di medico di corte e della stessa persona deiraugusto suo Mecenate. Fu in quel torno, ch'egl! assunse rufficio di medico in questo nostro grande Ospedale, ove poco dopo gli si compartiva 1' onore della cattedra di cli- nica medica, instituita dietro i suggerinient! di Pietro Frank. Per queste solenni ed altissime incumbenze recava egli a maturanza que'friitti, che colt! aveva negli studj piu severi e nelle scientifiche sue peregrinazioni. Esistono ancora ir- refragabil! document! della confidenza che gli veniva corn- partita dal Principe, siccome vivono tuttora molt! medic! lombartl! , che rammentano le splendide prove ch' ei fece al primo presentars! al clinico insegnamento. E difficile (l) Opuscoli sceiti su le scienzc e su ]e arti. Toiuo 7/, Blilaiio 1784. V A R I E T .v\ 36 I a dirsi, se Italia potessc ofTrire in cjnol tempo nomo piu idoneo pei* inantencre salcU i prlncipj della mediciua, die andavano a sovvertirsi per la prepotente influenza del sisteiv.a browniano. Locatelli non attacco gla la dottrina coile arm! della logica specniativa e col Insso della erii- dizione. Si fece a inostrare per la via della nuda espe- rienza die Parte dl medicare;, come tutte le arti empiriclie, non ammette argomenti e principj a priori , e pone ogni suo fondamento iiella speciale considerazione de' fatti , e nell' ordinameiito logico delle loro conseguenze. Con queste massime egli pose le basi di sua scnola, e diremo ancora di sua celebrita e di sua fortuna. L' infiammazione fu I'ele- niento raorboso , ciregli prese a studiare con maggior im- pegno, e con non niinore successo. Coi fatti massimi dedotti dai ninli infiaiumatorj, e dal metodo ch'egli adoperava per curarli , metteva in evidcnza jrli errori ed i solismi die esagitavano le menti de' medici browniani. Cotnincio col dimostrare come le umane infermita piii assai di tVecjuenie dipendessero da flogosi, die non da altra lesione organico- vitale ;, indi insegno die questa flogosi deve considerarsi identica in tutte le sue fasi, in tutti i tessuti, in tutti gli organi. Dalle quali premesse egli traeva poi la necessity del salnssare ( che Tastenia aella infiammazione era per lui un assurdo ), e fissava per essa I' importanza di progredire col salasso lino a totale estinzione della flogosi. Perocche ove artlesse flogistico incendio egli ravvisava un conato alia alterazione organica della parte, e giudicava della massiina importanza di opporvisi e di soffx)carlo. Nii la irregolarita de' siatomi e del corso del male , o la prossimltii degli esiti , ne le apparenze della debolezza e della gracilita , ne le condizioni dell' eta , del sesso e de'temperamenti de- viavanlo dal divisato metodo curativo; a queste circostanze appoggiava soltanto il crlterio per serbar modo e mlsura. Bastava cii' egli riscontrasse i caratteri della febbre sinoca, per dicliiarare flogistica Tindole del male, quantunque non apparisse la special sede del processo niorljoso. E perclie conosceva i risalti delle croniolie malattle, e perclie sapeva noa potersi determinare la durata della flogosi , e perclie temeva tanto i subdoli process! Insidiatori dell' orgaaismo, soleva profondere il salasso anclie ne' mali di lunga data, di lento corso, e di dubbia natura. Forse da questo lato avra talvolta varcato i limiti di una giusta niisura; ma come Bibl. Ital. T. LXXXI. 2^ 362 V A R I E T A.' preservarsi dalla sediizioue, laddove ranimo gode tanto nei prosper! success!? La pratica si fondatamente avventurosa nella nioltiplicita de'casi, poteva portarlo a soverchia tida- cia nei mezzi co' cpiali egli adoperava. Noa si creda per cio , cli' egli fosse si esagerato nelT use della lancetta per noil sentir I'obbligo di andar canto in tanta faccenda, Qnando si rifletta, che sopra iif4 peripnenaionici (i) 2^ soltanto furono i casi in cui egli oltrepasso il decinio salasso^ e negli altri , per calcolo adecjuato , appena talvolta proce- dette oltre Tottavo, nessuno vorra, crediamo noi, aflihbiare a Locatelli cpiella ardimentosa attivlta di trattamenio, che vediamo venire piii che raai a talento di colore clie noa sanno arrestarsi finclie non abbian reso esangue 1' infer mo ed agli ultimi termini di sua vita. Puo ben riconoscersi in Locatelli i'antesignano della scuola flogosistica d' Italia , ma non il promotore della intemperante maniera di cacciar fin air ultima stilla di sangue. Nella sua pratica confidava adunque primieramente net salasso « indi nelle sanguisughe, che per solito non soleva impiegare che dope aver attutito 1' urto sanguigno coUa lancetta. Poneva nessuna fiducia nella revulsione brosse- siana , perocche professaado Tunita eccitabilistica alia ma- niera de' browniani non sapeva convinf-ersi ciie una parte dell' organismo potesse mettersi in contraddizione col tutto. Non pertanto ricorreva di buon animo agli emuntorj, ove mirasse alia cura profilattica , od a risolvere quegli esiti della flogosi , che potessero ancora sentire la benefica in- fluenza de' niedici presidj. Semplicissima era la terapia cui dava egli mano : nessun farmaco figurava nelle sue ricette che desse appena a sospettar azione di dubbio evento. Non era si facile a piegare a nuove formole, non disprezzavale pero (juando erano consentite dalla scienza e dalla buona esperienza. Egli nudriva vera ripugnanza pel niedicamenti irritant!, stimolanti, od eccitanti, forse apjiena ne'casi estre- nii scese a tentare si fatti presidj ed anche gli stessi tonici venivano per lui adoperati con somma circospezione e par- simonia. Che se intendeva a rifocillare rinfernio, amava assai meglio di affidarlo al regime nutriente , clie non agli arti- ficiosi presidj della farmacia. A tal uopo sapeva anche gio- varsi deirigiene col piii fino accorgimento. Ai fautori della (1) VeiU Aniiali universali. Tomo 17.° V A K I E T \. 363 nicilicina afipcttativa, die criticar volossero la sua attivita di medicare , opponeva il confronto delle storle di Jppo- crate coa quelle di sua prntlca " Aliorclie sopra 42 am- >/ nialati di sinoca , diceva egli, dei quali Ippocrate ci ha II lasciato dettagliata la storia nei libri i .° e 3.° delle ma- ti lattie popolari , trovo die a5 soao morti e 17 guariti, " non so dare la prefereiiza alia inedicina ippocratica so- II pra quella die sa operare efficaceiuente in tempo oppor- " tuno, e di cento ammalati di tale conio ne salva 90. >t Locatelli accostava T infermo con aria disinvolta e coa singolare intercssamento carezzevole die gli valeva ben tosto la piena confidenza del medesimo. Presto nelle sue visite e laconico nelle sue domande, non lasciava pero di penetrare ne' piu minuti bisogni del suo ammalato con quel tatto , die gli aveva formato il lungo uso degli uo- uiini e delle cose. Possedeva in grai-lo eniinente il talento diagnostico, prerogativa innata die forma la base della perizia del unedico. Nel fissare la diagnosi , appoggiava singolarmente su le cause, sii 1" indole del processo mor- boso e su le conscguenze die potessero avvenirci da que- st! eleinenti traeva poi le sue ispirazioni pel pronostico, E il pronostico di Locatelli poteva ben dirsi un fitto ve- duto in lontananza , perclie di rado niancava di verilicarsi. La sua perizia erasi elevata in tanto onore in Milano die ben fu raro il caso di grave inferiiiita tra le persone ngiate od elevate in grado, nel quale egli laon fosse ciiiamato ad interveuire come preside della cura od almeno a consulto. E fu appunto ne' medici congressi die si vide quanto primeggiasse la gijrantesca di lui riputazione. Ben di rado trovo fra i suoi colleglii dii si opponesse a' suoi consigli , perocdie anclie laddove la sentenza di lui non lasciasse r anituo pieuamente convinto, il prestigio die ispirava la sua pratica ed il suo straordinario valore toglieva 1' ardi- mento di combatterla. II suo genio il traeva alia positivita pill die alia speculazione. Con quello squisitissimo criterio di cui era dotato andava per le corte, e coglieva con ma- ravigliosa prontezza il carattere fondamentale del male , o Li invincibile difficolta della invesligazioae. Pareva talvolta die ei fosse inspirato da quell' istinto pratico , da quella intuizione inesplicabile , die lissa i timori e le speranzc a quasi determinati dcstini. Egli era uno di quei rari me- dici sanatori. die scnza darsi vanto di taumaturgi possoao 364 V A R I E T /^'. conscienziosarnente citare la loro pcrsonale esperienza e le proprie opinion!. Eppnie nel consulto , modesto come fu sempre e forse troppo, poneva in bilancia i suoi pensieri e le sue riflessloni, senza aniino o pretensione di sofFo- care la voce di chicchessia. Non soleva persino esternare la sua disapprovazione se non colla reticenza o coU'asso- luto silenzio. Non sapreiTimo ben dire se a' nostri giorni vivesse in Italia altro medico clie tutta avesse a se rivolta la confi- deaza di una popolazione cosi numerosa come quella di Milano. Egli fu 1' arbitro delia riputazione de' suoi colle- ghi , eppurc non si da esempio die alcuno cadesse per lui nel disfavore del suo ammalato. Abborriva le brighe di mcstiere , la simulazione e la maldicenza, quanto era alieno dal compiacersi per adulazione o servilita altrui. Locatelli evitava lo sfarzo della erudizione ed il lusso della scieoza, ma era colto in ogni ramo di utili cognizioni. Posse- deva varie lingue, e trattava il discorso con garlDO e con lu- cidissimo ordine di idee^ poclie di lui parole spesso signi- ficavano profondi e splendidi pensieri. Benche non si spin- gesse a celebrita per fama di scienziaio o di ril'ormatore, sail in rinomanza di graiide pratico per tutta Italia , ed anclie nelle regioni oltremontane. Infiaita era percio la concorrenza di malali clie ricorrevano a lui come ad an- cora di salute; qnindl aveva numerati i inomenti del giorno per le faccende di professione^ senza clie a se riservasse niai un' ora di passatempo. Era veramente bello il veJere questo venerando vegliardo , grave del suo ottantesimo anno, percorrere da mattina a sera tutta la cltta con passo niisurato e sicuro , senza clie alcuno potesse mai , se non nei casi di urgenza , fargli accettare il soccorso di un cocchio! Pensava , e ben a ragione , die T esercizio delle gambe e del sistema locomotore valesse a tenergli confor- tata la mente , ed a riposargli il pensiero : il felice suo organismo prestavasi a tania fatica , e serbavalo difeso dal nocumento delle intemperie atmosferiche. Questa sua escmplare costanza negli ufficj di professione la conservo con tutto il fervore fino alT ultimo periodo di vita ; ma quel die e pin ei mantenne egual forza e serenita di mente per disimpegnarli con sempre eguale alacrita e fortuna. Egli fu vedovo due volte. Dalla prima consorte ebbe prole difettosa ed infermiccia die non pote sopravvivere ai V A U ( E T \'. 365 danni di una organizzazione viziata e deforme : colla se- conda gusto lungaiiiente la pace doinestica e conjngale. Siccome a nessun mortale e coiicesso su questa terra uno stato pienamente favorito dalla fortuna, Locatelli ebbe pure la sua parte di traversie; ma noii servirono esse che a far risplendere la calma e filosofica vigoria dciraninio suo. Tut- tavia I'esistenza di lui decorse quale poteva desiderarsi av- venturosa neirumana societa. Oltre alle tlistinzioni ed agli onori cui fu cbiamato al primo suo appniire su la scena del gran mondo , ebbe anclie nel cessato Regno d' Italia la carica di medico di corte , fu insignito dell' ordine della Corona ferrea, fu membro di varie scientifiche accademie. E dovevan poi renderlo ancora maggiormente felice le non mai interrotte diniostrazioni di illiuiitata fiducia e di altissima stima ^ che per cinquant' anni ogni classe di per- sone gareggio di tributargli. Munito de'soccorsi della reli- gione, egli scendeva nella tomba seco portando T univer- sale compianto, lasciando di se raemoria qual mai puo dirsi cara ed indelebile. De Filippi. Gian Mario Artaria. Se appo gli animi gentill nu cenno di grata ed onore- vole ricordanza al cessare di esistere si riconosce ormai doveroso verso di quegli ingegni che si distinsero nelle scienze, nelle lettere o nelle artl, sia allargandone i con- fini, sia esercitandole con plauso universale, ci sembra che una ugnal onorificenza competasi pure a coloro che furono di esse zelanti proniolori, che ne diffusero le produzioni, o che ne hanno generosaraente premiati gli autori. SifFatte azloni dimostrano per se stesse nobili pensamenti, una tendenza a sollevarsi dal comune degli uomini, a diven- tare , ove soccorrano maggiori mezzi , un vero mecenate. Di queste belle azioni diede piii volte esempio Gian INIario Artaria ; e noL menzionando qui II suo nome stimiamo non solo di far cosa gradevole agli arlisti , ma intendiamo eziandio di rendere insieme un tribute di lode a quelle virtii ond' egli ando fornito , virtii che pur troppo ben rade volte splendono in coloro che professano lo stesso genere di commercio. Che se ra^guardarlo volessimo da un lato ancor pill morale , da qnello cioe della benelicenza , lo trove- remmo certamente dcgno di essere anche ricnrdato e pro- posto qual modtMlo d' imitazionc. 366 V A R I E T a'. Gian Mario Artaria nacque nel 1771 in Blevio, aniena terra die fiaiicheggia la destra sponda del Lario, e ch' egli abbandono ben presto, giacclie aveiido appena tocco il sedicesimo anno dell' eta sua recossi ad esercitare il com- mercio in Vienna, indi nel 179 1 in Magonza presso della casa Anuria e Compagni. Scioltasi nel 1793 la societa di quella Ditta , rimase egli col proprio fratello Domenico, il quale stabilitosi a Mannheim , lo fece socio delta casa clie portava il suo nonie. Come tale moltissimo viaggio per la Germania, per 1' Italia, per la Francia, per 1' In- ghilterra e da per tutto procacciossi la riputazione di at- tivo ed onorato commerciante. In fatti ben pochi possono essergli paragonati nel disinteresse, nella lealta , operosita e gentilezza di tratto ch" egli mai sempre pose e manife- sto in ogni incontro finche visse pel vantaggio e Y onore della propria casa, la quale successivamente nel 18 19 assunse il nome di Artaria e Fontaine. Gian Mario niori il 29 dicembre del 1835, lasciando cara e lagrimata me- moria per le sue virtii. Come uomo benefico lo rammentera Blevio, patria sua, per aver, viveute, instituito un legato perpetuo di lir. 3oo di Milano onde i poveri suoi compatriotti fossero soccorsi di uiedicinali nelle contin2,ibili malattie, e per aver a pro- prie spese provveduto aflinche fossero niigliorate le strade del proprio comune ecc. Come perdita fatta dalle arti di un appassionato promotore che coatribui assaissimo al loro progresso, ne farauno fede ]e moltissime tra le opera piii cospicue de" grandi autori , fatte da hii intagliare dai piu esperti bulini. Limitandoci solo ai nostri italiani ( che molti ne impiego di stranieri) varra, ci lusinghiamo, la seguente citazione a convalidare la nostra sposizione. Da Morghen, la Madonna di Tiziano - Farce somnuni rwnpere, il Salvatore di C. Dolci , la B. Vergine col bamliino di Annibale Caracci , la Trasfigurazione ^ da Longhi il Riposo in Egitto di C. Procaccino , la Maddalena del Correggio , il S. Giuseppe col bambino di Gnido; da Garavaglia I'Agar con Ismaele del Baroccio, la Cenci di Guido ^ da Tosclii il cosl detto Spasimo di Sicilia di Raftaello , la deposizione di Cristo di Daniele da Volterra, la Madonna della Scodella del Correggio;, da Bettelini la INIadJalena del Dominichino, il S. Gio. Evangelista e la Madonna col divoto, del Cor- reggio ;j da Pietro Anderloni , attuale prof d' lucisione di V A R I E T a'. 367 qnesta I. R. Accademia , la Madonna degli Angeli di Tl- ziano, una Sacra Faniiglia di Rafraello ^ dal di Jiii fratello Faustina due ritratti ^ da Samuele Jesi la Madonna e bam- bino con varj Santi del Frate Bartolonieo della Porta f, da Ferfetti la Sibilla Persica di Guldo. Gli artisti calcograti poi nel ricordare la specchiata onoratezza di cjuesto com- merciante di stanipe diranno eziandio die dotato di lino gusto seppe riconoscere il inerito dei loro lavori sia col largheggiare nel valore, sia coU' aggiungerc doni oltre il prezzo convenuto, com'' aveninio occasione di notiiicare nella illustrazione della stampa della sumnientovata Sacra Fami- glia di Raffaello, gia appartenente alia Galleria del Duca di Orleans , stata non ha guari incisa dal prof. Pietro Anderloni. Ne qui sta ancor tutto , proveranno c{uanto Gian Mario Artaria abbia favorito le arti le ordinazioni date ai piii distinti pittori in qaalunrjue generef, come non vuolsi passare sotto silenzio lo speciale amore ch' egli nu- tri mai seiupre per le deliziose rive del Lario in cui sorti i natali , amore che verra attestato dalle replicate vedute ch'egli commise ai migliori dei nostri paesisti. Finalmcnte per coloro che desiderassero ulteriori giustiticazioni sulla straordiuaria operositk di questo aniante delle art'., e quindi sulle nostre lodi, abhiamo loro riservato per coroUario 1' in- vito di riconoscere il catalogo delle stampe incise coi fondi della casa Artaria e Fontaine, pnbblicato a ]\lanheim nel 1882. Da questo potranno raccogliere che il numero di esse a gran taglio, all' acqua forte, alPacqua tinta, colo- rate, esegulte dai piii valenti calcograli Italian! , TedeschI, Frances!, Inglesi monta a cento sei , numero in vero con- siderevole , specialmente quando si rifletta che tra quelle di mags;ior costo havvene una ch' era gia stata intrapresa per conto delPartista, e venne da lui rilevata per la sorania di settantotto mila franchi. /. F. ERRATA-CORRIGE. Pag. 49 lin. 10 oriente lcg.gi occidente. R. Girxoxi, F. Carlini, I. Fvmagalli e G. Bbvgnatelli, direttori ed editori. Pubblitato il di 19 maggio i83 6. Milniio , dull I. R. Stainperia. 368 IN D IC E delle mnterle contenate in qnesto tomo LXXXI, PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERALI. JL/ue nuove tragedie di C. Marenco, e I'Ezzelino Terzo dello stesso variato in pane dalV autore pag. 3 Adelisa , tragedia del suddetto " 1 8 Lexicon lingual copticce. studio A. Peyron » a i Quadro delte arti toscane dalla loro restaurazione fino ai tempi nostri , dettato di M. Missirini » 71 Continuazione e fine : " a 3 3 Famiglie celebri italiane , di P. Litta » ao i La Storia dell' antica Liguria e di Genova, di G. Serra » 212 II gran Musaico Poinpejano spiegato ecc, da G. Sanchez » 228 PARTE 11. SCIENZE ED ARTI MECCANIGHE. Del Bisso clegli antichi, di D. Viviani .; 94 Continuazione degli Atti dall'L R. Accademia economico- agraria dei Georgofili di Firenze " i i o Giornale agrario toscano » ivi Nuovo galateo medico di G. De Filippi » 241 Studj storici di F. Rossi » a53 Descrizione deifunghi mangerecci piit comuni dell' Italia, di C. Vittadini " 264 Flora Comeme di G. Comolli 1 270 Del mat del segno de' bachi da seta , di A. Bassi. Pratica " 276 PARTE STRANIERA. Essai statistique sur les Bibliotheques de Vienne , par A. Balbi " 1 3 o Annalen etc. Annali del Maseo di storia naturale di Vienna pubblicati dalla Direzione del medesinio . . .» 1 46 Notizia (Idle operozioiii geodetiche cseguite in Morea n 28a Raggiiaglio di alcune opcre recenti sopra Carlsbad e le di lui acqiie teimali, con notizie autenticlie intorno cjuesto argomento " 298 APPENDICE ITALIANA. Agraria. — Munuale pratico per coltivare il gdso, di D. Bizzi >' 1 6 3 Nuovo dizionario universale di agricoltura ecc. , per cura di F. Cera » 340 ArrJieologia. ■ — Sopra due antichi monumenti egiziuni, ^ lettera di C. Zardetti » 33a Astronomia. — Delle scoperte fatte nella luna dall' Hcr- schel : osservazioni critiche » 172 Biografia. — Elogio di Francesco Bacone di Verula- mio , di G. B. Zandonella » 168 Elocjuenza sacra. ■ — Panegirico di S. Carlo Borromeo u Zij Filologia. — Traduzione letterale e libera col testo a fronte delle Odi di Pindaro, con note grammali- cali ecc. di M. A. Marchi » 170 Filosofia. — Quesiti sopra i piibblici ufficialij di G. Manno " 3 1 5 Idraulica. — Di una nuova maniera di ovviare alle corrosioni dei fumi, di G. Bravi » 164 Medicina. — Epitome institutionum medicincB theoretico- practicce M. Griffa » 1 65 Relazione dd cliolera-morbus osservato negli spedali di Genova da A. Bo » 166 Intorno alle malattie che dominarono a Venezia nd- r ultimo quadrimestre del 18 35^ di G. JVamias » 167 Poesia. — A. Salince epigvammata " 178 Poesie in dialctto milanese , di C. A. PeUizzoni ...» 3 3 o Poligrafia. — L' educazione letteraria del bel sesso , di C. Vannctti » 325 Storia naturale. — II Regno animale tratto dalle mi- gUori opcre " 164 3yo 1 N D I C E. VAR lETA. Archeologia. — Piede romano trovato presso Caudebec p. 179 Arti e mestieri. — Metodo di. preparare la lana a fine di filaiia senza aggiunta di grasso, di G. F. Bncht » 184 Nuova maniera di perpetuare i cadaveri , del signor Tranchina » 187 Utile die pub ricavarsi dai nocciuoli delle ulive ...» 356 Astronomia. — Congetture sulV esistenza di un nuovo pianeta » 341 Cometa d' Hcdley » 342 Biografia. — Locatelli Giacomo » 358 Artaria Gian Mario » 365 Economia puhhlica. — Quadra riassuntivo numerico di quanta si e operato nelle provincie di Lombardia a tutto dicembre 1 8 3 5 a tutela della pubblica sa- lute, e per I'eventuale sviluppo del cholera-morhus » 194 Asili di carita in Milana » 343 Errata-carrige " 367 Fisica. — Luce spogliata nrtificialniente d'ogni sua ca- lore , del sig. Melloni " 189 Sul dissiparsi piii facilniente nell'aria comune I'elet- tricita ncgativa clie nan la positiva, di G. Belli » ivi Osservazioni meteorologiche di gennaja e febbrajo . . .» k)^ ' . . . di marza -. >i 371 L' inverno i835-i836 in Lambardia » 35o Geografia. — Profondita del mare » 181 Storia naturale. — Intarno al fregolo de' pesci, di M. Ruscani " 1 8 a Estratto di lettere da Parigi intarno aW opera di A. Bassi sul calcina de' badu da seta » 356 Viaggi. — Frammento di lettera scritta dai monti di Him-al-Aya » 355 ^;v( K. 371 Estratto delle osservazioni meteorologiche fatte alia nuova tone astronomica dell' I. R- Osservatorio di Brcra all'altezza di tese i3^6a (metri 26,54) sulV orto botanico , e di tese 75,48 {metri 147,11) sul livello del mare. M A R Z 0 i836. BAftOMETBO ridotto al a tempeialu a + 10° R. Direzione del vento. I2'> iS'^ 1 o'> 3'' 6'^ 9" .2'' 18'^ 21'' 0'' 6^' |,„11. !.„. 27 "5' iiii. 7.1 7,5 8,1 8,3 8,9 hu. 9-5 N E N 0 0 N 0 N n 27 9 7 9^7 10,0 10,7 10,8 11,2 ",7 s 0 0 S 0 N E >) 27 11,9 •''7 11,8 •>,9 1 1,8 II, I 10,6 0 > 0 0 /. 27 11,3 II, I 10,8 1 1,0 io,8 10,4 10,4 N 0 0 N "6 27 io,4 9:9 9'9 10,0 9,« 9,4 9,1 N E E N E E 27 8,6 7:9 7,4 7,3 6,7 6,0 3,9 s 0 E S 0 7 27 5,8 ^2 5.0 4,6 4,t 2,6 2,9 0 E E N ,S 27 3,5 3,4 3,7 4,4 5,1 6,4 7'2 N E S E S 0 N () 27 7,8 7:7 7»^ 8,1 7:9 7^^ 7,2 N E E N E IV E 10 2:^ *5,9 6.2 6,0 6,, :),o b,8 7,1 0 N N N II 27 6,4 G,5 6,9 7,6 7,7 8,4 8,9 N N >• E NNE E 1 1 27 9,1 9,1 9,^ 9.7 9,8 9,7 9,7 N E N N E N E N 0 ID 27 9^7 9:^ 9,2 9,5 9,4 9,0 9,2 0 0 N 0 N 'f 27 9,' 8,t) U 8,6 8,5 8,1 8,3 S 0 s 0 N N E ■ 5 27 8,3 8,0 8,0 8,'i 8,5 8,8 9,1 0 s 0 s 0 N E N E 16 27 94 9.3 9,3 9,7 10,7 1 1,6 12,4 S E S S E N 0 17 27 10,9 1:5,1 1 3,8 14,3 14,5 '4,4 ,4,4 S E S E E N E iS 27 '4,2 1 3,6 i:),D 1 3,4 ,3,4 ID,,0 10,2 s 0 0 S 0 0 NO E 10 27 1 3,2 '2,7 12,5 12,9 12,8 ia,I 10,2 S E S E E E 20 27 12,9 12, D 12,2 12,4 12,5 12,0 12,5 S E N N 0 E N E N E 11 27 12,3 1 1,5 11,4 11,7 II. 6 11,4 11,3 0 s 0 N E •21 27 II,:) 10,6 10,4 10,6 10,6 10.2 10,2 S 0 0 s 0 N N E •J 5 27 95O 9,2 8,9 «,7 7,^ 6.8 6,0 £ 0 N 0 N E ■A 27 5,t) 5,3 5,2 5,3 5,4 5.5 5,6 S E N N E ne") s 0 ■11) 27 5,2 4,7 4,6 4,5 3,3 3,4 •^'7 E s s 0 E N E 2G 27 3.5 3,4 •"^,7 4,7 4,9 5,5 5,7 0 0 ONO*'* E •^7 27 5,5 5,2 5,1 5,4 5,0 4,6 4,4 S £(') S E E E aS 27 4,0 0,1 3.1 3,2 :),2 0,9 4,6 s 0 E N E s 0 ■iq 27 5,3 6,5 7,5 8,6 9,2 9,9 10,1 n(.) n"> N 0 N .10 27 iu,9 9,' 9,2 9,' 9,0 8,5 8.8 ' 0 0 S 0 N E V Ji 27 8,. 7,r S.52 0 ^L•l•u contale da niczzoi Ji. Lc (jie dcllc osscrvu iiuiii >ouo ii I tuiDi 372 MARZO i836. Allezza del termomelro R. Slato del cielo. 3 ■5 0'' 5'' 6'- ' " 9*^ ,2»' 18'^ 1^'^ da o'' a 12** da 12 a 24'' I . ;,G + 2,5 + 0,7 0 1 o_^ + 0,8 - 0,0 + 0,5 + i",6 Ser. nuv. sei'. Nuvolo. 1 + 5,0 + 3,0 + 1,8 + 1,6 + 1,9 + 1,0 + 2,a Nuvolo. Nuv. pioggia. 1 5 + 3.0 + 2,8 + 2,0 + 2,0 + 2,2 + 2,0 + 2,2 Pioggia. Pioggia. j 4 + 4^7 + 0,3 + 2,5 + 2,3 + 2,6 + 2,2 + 2,7 \uv. pioggia. Pioggia. 5 + 3,5 + 3,5 + 2,5 + 2,8 + 3,4 + 3,4 + 3,0 Pioggia- Pioggia. 1 6 + 4,1 •^ 3,7 + 5,5 + 4,5 + 5,/} + 1,5 + 1,8 Pioggia. Pioggia. 7 + 2.4 + 3,0 + 2,6 + 3,0 + 3,4 + 1,9 + 2,0 Pioggia. Pioggia. 8 + 5,6 4. 5,1 + 4,2 + 4,5 + 4,0 + 0,8 + 0:9 Nuv. ser. nuv. Nu.ser.nu.neb. q + 3,1 + 3,9 + 2,5 + 2,8 + 2,0 0,0 + 2,0 Nobb. ser. Ser .nuv ser. se. 10 + 4'' + 5,0 + 5,1 + 1,8 + i,i + 1,7 + 2,T Sereno. Sereno. II + 5,6 + 6,9 + 6,6 + 5,0 + 3,4 + 2,4 + 4,8 Ser. neb. nu. se. Ser. nuv. 12 + 5,0 + 5,0 + 4,6 + 4,2 + 4,2 + 4,2 + 4,8 Nuv. pioggia. Pioggia. i3 + 5,5 + 5,5 + 4,7 + 4,0 + 4,:^ + 3,9 + 4,5 Pioggia. Pi02.nuv.ser. 0 14 + 7,0 + 7,2 + 6,2 + 5,7 + 5,2 + 2,2 + 4,9 Nuv.rot. nu.se. Nuv. ser. nuv. i5 + 6,9 + 7,6 + 7,1 + 6,^ + ^,io + 6,1 + (3,7 Nuvolo. Nuv. pioggia. 16 + 7,5 + 7,0 + 6,9 + 6,9 + 4,2 + 3,6 + 6,6 Pioggia. Piogg. ser. '7 + 8,8 + 9^4 + 8,9 + 8,9 + 6,8 + 4, 'J + 7,4 Sereno. Ser. ser. nebb. 18 + 9^5 +11,1 + 10,1 + 8,6 + 7,5 + 4,5 + 8,[ Sereno. Ser. ser. nebb. 10 + 10,2 +11,7 +10,9 +10,9 + 7,8 + 8,1 + 9,0 Sereno. Ser. ser. nebb. 20 +11,1 + 1 1,9 +10,8 + 10,8 + 8,8 + 6,8 + 9,4 Sereno. Sereno. 21 +1 1,7 +i3,o'+i 1,5 +1 1,5 + 9,3 + 6,8 + 10,0 Sereuo. Sereno. 11 + 11,8 + 10,01+12,0 + T2,0 + 9,er. nuv. Sereno. 1 23 +12,^ + i5,o +1 1,5 + 1 1,5 +10,1 + 8,5 + 9," Ser. nuv. Sereno. 1 24 + 1 1,1 +'0,9 + 7,0 + 7,0 + 7,*^ + 7,5 + 7,7 Nuv. pioggia. Nuv. pioggia. 1 25 + 8,8 +10,4!+ 9,0 + 9,0 + 7 -.7 + 7'5 + 8.9 + 6,2 Nuv.rol.nu. se. Nuvolo. i 2G +1 1,5 + f 1,5 1+10,6 + 10,6 + 6-,9 + 5,, Ser. nuv. ser. Nu\ . ser. nuv. 1 27 + q,2 + 9,4 + 8,0 + 8,0 + 6,4 + 4,7 + 7,3 Nuv. ser. Ser. ser. nuv. 1 2b + q,6 + 9,1 + 6,2 + 6,2 + 5,1 + 4-7 + 6,4 Nuv. piog. nuv. Nuv.ser.nu.se. 2q + 10,0 + 9-p-\* i-n + 7,7 + 4.6 + 5,1 + 6,2 Sereno. Sereno. 3o + 9/1 +10,5 + g,o + 9.0 + 7,0 + 4,1 + 8,2 Sereno. Sereno. Di +10,4 +11,6+11,0 +11,0 + 8,4 + 8,2 +10,2 Sereno. Sereno. Allczza massima del termometro •»« i5'',3 nee 53,95. + 6 ,55 L Quai atita (] ella pi oggia e aev p. scioUa ill luUo il mcse 1 I