>=^"^
'i^^-/
;"^*^
*jj&
A -i -^
;-^VJf
BIBLIOTEGA ITALIANA
O SIA
GIORNALE
DI
LETTERATURA,SCIENZE ED ARTI
COMPILATO
DA VARJ LETTERATI.
ToMO LXXXVI.
ANNO VENTESIMOSECONDO.
Aprile, Maggio e Giugno
1837.
MILANO
PHESSO LA DIKEZIONE DEL GIORNALE.
IMPERIALE REGIA. STAMPERIA.
II presente Qiornalc^ con tutti i volumi precedenti ^ e
posto sotto la salvaguardia della Legge, essendosi
adempiato a qaanto essa prescribe.
BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
Ulrlco e Lida, novella di Tommaso Grossi. — Mi-
lano , 1887^ presso Vincenzo Ferrario, in, i6.°, di
pag- 148, con due vignette incise in acciaj'o. Lir. 3
austr.
N.
1 eir anno 1 1 1 8 la maledetta discordia ( per usar
le parole del Muratori ) sveglio un arrabbiata guerra
fra i popoli di Milano e di Como. La vera cagione
di quella guerra die duro poi dieci anni e da re-
carsi alia lamosa controversia delle investiture : ma
r occasione o il pretesto fu 1' avere i Comaschi uc-
ciso Ottone egregio cnpitano de'' BUlanesi mentre fe-
cero prigioniero il vescovo scismatico Landolfo da
Carcano suo zio. La novella del signor Grossi si ri-
ferisce a questa guerra, e specialmente alia famiglia
di Ottone. — Nel terzo anno da che si era comin-
ciato a combattere, la matlina del giorno di S. Ani-
brogio, Kicliehno figliuolo del moito Ottone ritorno
a Milano traendo seco prigionieri niolti neinici. Fra
costoro trovavasi gravemente lerito anche Uirico figlio
di Orsino del Pcio, uno dei principali cittadini di
Como; il fjualc da giovinetto eiacresciuto in iMdano
nella famiglia stcssa di Ottone. Non soll'erse dunque
Richclmo che il compagno della sua gioviaezza an-
dasse conluso cogli altri , ma suUa propria fctle lo
^ ULUICO E LIDA.,
tenne presso di se. Da principio ebbe a contendere
colla madre die nel dolore della sun vedovanza av-
vol2;eva in un solo odio tutti i Comaschi; nia in breve
poi la virtu e i modi gentili di Ulrico vinsero ogni
avversione per modo eh' cgli torno carissinio a tutti
com' era stato gia un tempo. Sopra tutti poi egli
piacqae a Lida sorclla di RicheUuo: e i loro cuori
che sin da fanciuUi s'' eran trovati concordi , si aper-
sero quasi senza avvedersene all amore.
Oh come ratte ai clue segretl ainanti
Di quel verno trascorscr le giornate !
Che eteree gioje , che soavi piandl
Con die dolcezza occulte ire placate!
E quante sol pel guardo e pei seinbiantl
Care cose fra lor signijlcate !
E com' eran le conscie anime pronte,
Al lene imperio dell' amata fronte.
La felicita di Ulrico non poteva per altro essere in-
ticra pensando clie V iniinicizia delle due genti si
frapporrebbe al compimento de'suoi voti; quand' ecco
dilfondesi una voce di pace;
E innanzi a tutto si fermb per patto
Dt' piigionieri il subito riscatco.
Allora Ulrico svela a Riclielmo 1' amore ch' egli porta
a Lida;
Questi poi V odio della madre antico
Vinse , e assentir fece alle nozze anch' ella.
Celebreransi , cost a tutti place ,
Tosto che strctta si sara la pace.
Ulrico intanto ritorna a Como per dare avviso ai
suoi delle nozze gia da lui promesse: ne punto si
dubi;a del loro assenso trattandosi di nuora si illu-
stre e si costumata. Ma il termine prefisso al ritorno
gia e trascorso senza che sia venuta pur nuova al-
cuna di lui; e corre frattanto una voce ch'egli sta per
farsi sposo alia figlia del castellano di Dongo. La pace
poi ti a Como e Mdano non puo avere ciTetto , ma
8i pcnsa di nuovo alia guerra. Riclielmo opponcndosi
NOVELLA DI TOMMASO GROSSI, 5
luiigainente alia comune opinione , finche gli era stato
possibile aveva discolpato F ainico ; nia poi cedendo
a tante e si gravi appaienze, si credette anch' egli
tradito:
E sconsigliato se nomando , e fuora
Del senno, non aver posa promette
Fino al di die adempnite della suora
Sullo sleal non ahbia le vendette ,
Istigandol la madre , die bisogna
Lavar nel sangue reo quella vergogna.
E Lida medesima piangendo nel suo se2;i"eto accusa Ul-
rico d'infedelta e di tradimento, benche per non ac-
crescer ne' suoi lodio e il dolore si mostri il piii clie
puo lieta , e cerclii anclie di scolparlo qnando altri
]o accusa. Frattanto risorgendo i pericoli della guerra
piu clie mai gravi, perche i Coniaschi venivano in
campo potenti di nuove alleanze , la flimiglia di E.i-
clieluio (cioe la madre con Lida e con Odalinda so-
rella ancor giovanissima ) si trasferisce al castello di
Bellano, dove gia da graa tempo si era ridotta sua
suocera , vecchia e cieca , e nelle cui vicinanze vi-
veva un fratello della suocera stessa , vecchio abate,
Chiaro intorno per senno e santitate. Quivi una sera
nicntre Lida era nella cliiesa in preghiere
Le si accostb all' orecchio tra la folta,
Chiamandola per nome . un pellegrino,
II qual sonimesso le dicea: - 31' ascoUa,
Con sei vele doman i^erso il maltino
Passera Ulrico : corn ei I' abbia addotte
In saho a Dongo , qui verra la notte.
Cio detto il nunzio le si tolse da canto confonden-
dosi tra la folia. La niattina vegnente adunque la gio-
vane iunamorata sali cchitamente alia piu alta camera
della torre spiando fra timorosa e sperante se vedesse
apparire le navi di Ulrico.
Ed ecco finalnieaie in lontananza
Le attese navi remigando a gara ;
Eran sei, tutte in fila , e una distanza
A numerarle acconda le separa :
6 ULRICO E LID A. ,
DaW alber della prima che s' avanza
Lunga all' indietio si distende e chiara
V insegna che at prigion gia vide indosso ,
Una Candida croce in campo rosso.
Ella palpitante segue col guardo le navi nel loro
viafi^gio alia volta di Dongo , quando vede uscir so-
pra loro alcuni Icgni neniici e inseguirle.
Lo spazio che le due flotte divide
Vien scemando , scemando ad ogni istante ;
L' assalitrice all' altra gia precide
La fuga , e gia le si attraversa innante :
Al fulgor delle scosse armi omicide
Vedi ad un tratto V aria luccicante ,
E un grido formidahil si dijfonde
Cupo , incessante sulla via delV onde.
Al terrore della battaglia die gia comincia si unisce
anclie qiiello della bufera :
Odi un sordo fragor che di lontano
Sorge , e crescendo vien di monte in monte ,
Vedi alzarsi in colonne al subitano
Turhin la neve sui ciglion di fronte :
1,-^ Tacito , immoto e ancor dell' acque it piano ,
Sol che dal boreal fosco orizzonte
Basso un ruggito vien , che manifesta
V imminente arrivar della ternpesta.
E gia:
Ecco giungere il nembo , ecco le gtosse
Navi dai fieri cavallon percosse.
Dopo varj casi portati cosi dalla battaglia, come dalla
ternpesta, il ven*::o caccia le navi alia spiaggla di Bel-
lano, sulla quale gia o concorsa gran gente tutta av-
versa ai Comaschi. Uhico e oraniai solo sulla poppa
della maggior nave , la quale malconcia c invasa gia
dai nemici, vien rimurcliiata verso T arena ; ma per
non finire senza qualche tratto di coraggio ,
Al pill infesio s' avventa e dalla sponda
Abbracciato con lui cade neW onda.
NOVELLA. DI TOMMASO GROSSI. ^
Lida a tale spettacolo sviene; poi risentltasl, nientre
dalla torre sta guardando ansiosa agli avanzl di tanta
rovina , e consolasi in parte di non vedcrvi le note
armi d' Ulrico , pel cortile e per le camere interne
fra Tululato, ed il pianto di molte donne ode ripe-
tersi il grido: E morto! Allora come furente discende,
e attraversata la folia cli* era al pie della torre ,
Verso le stanze , onde un fragor venia
Di pill acute querele , ella s' invia.
Vi giiinse , e vide , ahi vista ! in sul terreno
Un cadavere , e stretto iniorno a quello
Battersi lagrimando il volto e il seno
Di sergenti e di femmine un drappello :
Sul mono ella slanciossi , in un baleno
La faccia ne scoverse : era il fratello.
Levb uno strido , e sulla fronte amata
S' ahbandonb piangente e disperata.
Era il cadavere di Richelmo. Costui spedito da Milano
a Lecco per farvi raced ta di navi e d' uomini , e
avuta spia del viaggio di Ulrico, vi era accorso con
desiderio di vendicar la sorella; ma cadde nel primo
scontro y^ri^o in mezzo al cor d' una saetta.
Sul cadavere miserando venne a pian2;ere anche
la cieca avola. I\Ia oltre al dolor del fratello la po-
vera Lida e affannata anche dal timore di un' altra
sventura :
Tema crudel , che ammorza a poco a poco
D' ogn' altra cura il senso , e tanto cresce
E le fa forza , che non trova loco
S' ella di tanta ans;ustia alfln non esce :
Leva la fronte , e con accento fioco
Che ai singhiozzi e alle Ingrime si mesce ,
Di virgineo pudor tinta la hella
Gota , ne chiese a una vicina ancella.
Da costei fu certificata die Ulrico era stato tratto
illeso dal lago; e ch' egli guardato nella segreta della
torre avea seco una giovane di bellissimo aspetto ,
creduta da tutti sua sposa, e di cui si mostrava sol-
lecito pill che di se stesso. Prostrata da questa notizia
8 ULRICO E LIDA ,
Senza moto restb , senza favella
Stupida un pezzo e come trasognata :
Smorta , tremante alfin , col capo basso
Volse improwiso alle sue stanze il passo.
L' avola poi com' ebbe sfogato il primo impeto del
doloie ordjno die il cadavere di Richelmo fosse col-
locato nel luo2;o piii riposto della casa , e che tutti
cessassero dal laniento, affinche la nuora, assenle per
caso in quel giorno , tornando noa fosse assalita im-
piovvisamente da troppo crudele spettacolo. Appunto
col nascere di quell' infausta giornata la madre di Lida
era uscita di Bellano insieme colla fanciulla Odalinda
obbedendo ad un niesso del vecchio Abate fratello di
sua suocex-a. Da lui poi avea inteso come il padre di
Ulrico volendo costringerlo a sposare Eurosa figliuola
del Rumo castellano di Dongo , lo avea mandato in
un suo castello, flicendo intercettare ogni messo, ogni
scritto ; che il giovane per trovar modo di mante-
nere la sua proniessa erasi volto finalmente all'astu-
zia, fj agendo di cedere ai voleri del padre; il quale
credendo sincera quella mutazione gli avea dato 1' in-
carico di condurre la propria sorella presso la madre
nella Valtellina; clie Ulrico nel ritorno approderebbe
quella notte stessa a Bellano per contrarvi segreta-
mente le nozze pattuite; che di tutto questo ella me-
desima avrebbe gia avuto notizia se non respingeva
lo scudiere die Ulrico le aveva spedito, donde poi al
buon giovine era venuto in pensiero di mandare a lui
queir avviso pregandolo di significarle ogni cosa. Se
il lago pertanto non e avverso ( soggiunse I'Abate )
egli approdera qiiesta notte , e con un batter di palme
dara indizio del suo arrivo : e per quell' ora sara con
voi anche Richelmo al quale ho spedito gia in Lecco
un mio messo. Questo discorso console grandemente la
buona madre; e volentieri si sarebbe subito posta in
via per recare la lieta novella alia figlia, ma un cotal
nevischio messosi ai monti la costrinse a indugiare
alcun poco , sicclie non fu di ritorno a Bellano prima
che fosse gia notte buja. Quivi , dope le cose predctte,
NOVELLA DI TOMMASO GROSSF. g
Lida ritrattasi nella propria stanza aveva pianto lun-
gamente, straziata e dalla perdita del fratello e dalla
ingratitudine delFamante; quando entro a lei la pri-
gioniera e le fece palese com'essa era sorella e non
moglie di Ulrico , dicendole inoltre quel medesinio
che r Abate aveva gia detto a sua madre :
Ah sorella mia dolce , ah mi perdona !
Lida pivwmpe allor fuor di se stessa ,
E le si getta al collo e si abbandona
Fra le sue braccia dalla gioja oppressa :
Nulla cura nel cor piit. le tcnzona,
Svanisce in quell' isCante innanzi ad essa ,
Nell' estasi d' amor tutta rapita ,
Ogni Crista memoria della vita.
Ma come poteva durar la gioja dov' erano tante ca-
gioni di dolore? A rinnovar la mestizia sopraggiunsero
la madre c Odalinda che, ignare deH'accaduto, e ap-
portatrici di tante speranze gia dal contiario destino
sventate , al prinio entrare nel castello cominciarono
lietamente a cliiamar Lida per nome :
La fanciulletta senza darsi posa
Vispa a lei corre , e tosto che la vede ,
— La sposa ! grida di Ionian , la sposa !
E le si getta in grembo , senza fine
Vezzi intorno facendole e moine.
Lieta sopraggiugnea la gcnitrice ,
Dicendo — Figlia mia , buona novella !
Viene Ulrico e sei sposa ; il ver ti dice
Chiamandoti cost la tua sorella — >
Sulla orbata levar madre infelice
Gli occhi gonfi non osa la donzella ;
Mover parola il labbro indarno tenia ,
Tanto il materno gaudio la sgomenta.
La madre domanda se non e ancor giunto Richel-
mo ; e Lida pallida come la morte non sa fade ri-
sposta : sicche certa oramai del suo danno aprendosi
la via fra quanti cercano di ti'attcnerla ,
Corre all' uscio fatale e lo spnlanra ,
Ne v' ha chi del suo nato le interdica
10 ULRiaO E UDA,
Mirar la fronte inanimata e bianca.
JVe una lagrima die , ne un sospir solo.
Siccome morta la levdr dal suolo.
Per pill giorni non si fece altro in quel luogo die
piangcre. L'avola rammento poi Ulrico e la sorella,
e persuase la nuora a trarli di prigione ; laonde
Entrambi accold con benigne ciglia
Parteciparo al duol della famigUa.
La madre infelicissima stese una mano ad Ulrico
incolpando pur se medesima e i suoi ingiusti sospetli
della sventuia in cui ora gemeva ; e il giovinetto
coniniosso rispose clie volontieri darebbe la propria
vita per restituirle Riclielmo , e die farebbe tutto
qiianfo niai fosse da lui per ristoraria di tanto danno,
aggiun2;endo :
Cli egli per sempre dalla terra infida
Che pargoletto lo nudria s' esiglia ,
Che in i'ita e in inorte s' e donato a Lida ,
JEd e qiiella di lei la sua famigUa ;
Che col brando difenderla confida ,
Finche il paese in arml si periglia ;
E salvarla o movir giura per essa ,
Fosse pur contra la sua gente istessa.
La cieca allora sollevb la testa
' Verso il giovin sclaniando — Oh benedetta
La man di Dio che a noi ti dona , e questa
D' amor parola e di pietd die hai delta !
Figlio , difesa e appoggio della mesta
Cusa dov hai la tua compagna eletta ,
lien di te il t'e/o con aniico zelo
Mi dicea quei die rn ode ora dal cielo !
— Si, lo rammento : e a me pur resistea
. < Misero ! quanto e a pio figliuol concesso ,
Interruppe la madre : io son la rea ,
Jo che nel cor del mansueto ho messo
Quel furor sceUerato che dovea
Trascinarlo alia toniba , io lo confesso ,
Fui quella che V uccisi , ed or non merta
La pieta di nessun questa diserta.
NOVELLA DI TOJIMASO GROSSt. I i
Ulrico e sua sorella Rosamonda rimasero a Bcllano
pel volger d'an mese ; e per amor loro anclie gli
altri prigionieri comaschi
Dal cieco fondo in die giacean fur tolti
E per la torre errar potcan discwlH.
Frattanto venne Y annunzio che Milano era calata
a domandare la pace , e parve opportuno die Ulrico
si trasferisse a Como per favorire quanto potesse
raccordo. Segretamente adunque egli sul pritno im-
brunir della notte s' imbarca lasciando sul lido le tre
giovani ( Lida , Odalinda e Rosamonda ) venute ad
accompagnarlo.
In vive strisce il raggio deJla luna
Brilla sidle increspate onde del lago
Bono qua e la dalla moiitagna bruna ,
Di cui suW acque stendesi V immago.
Sparisce ad or ad or neW importuna
Oscurita la navicella , e al vago
Sguardo delle rimaste , ad ora ad ora
Ricompar netta , per celarsi ancora.
Stavano tuttavia guardando , benche invano, dietro
alia barca, quando i prigionieri comaschi abusando
della liberta loro conccduta , aperta un ampia brec-
cia nella muraglia, usciron sul lido, strascinarono le
fanciullc in una nave, e via pel lago dietro al le-
gno di Ulrico. Non poterono i rapitori proseguire a
dilungo il viaggio, perche uscirono ad inseguirli al-
cuni di Beliano ; ma si torsero invece a Menao^^io ,
dove ed essi furono salvi e consegnarono le nijiite'
al capo delle milizie comensi. Costui come amicis-
simo di Ulrico , tutte le accolse cortesemente. Lida
e Odalinda pregano quanto piu possono die le ri-
niandi alia niadre ; ma in questo gli e assolutamente
impossibile di contentaile , e la mattina veenente le
invia a Como.
Quivi nel corso di quella nottc era pervcnuto gia
Ulrico, di cui dopo il conflitto di Bellano non s"era
pm avuta notizia sicura ; e trovo nelia casa paterna
12. ULRiCO K LIDA,
anche il Rumo castellano cli Dongo , e la figliuola
Eurosa clie il Concorde volere o piuttosto Tinteresse
dei padi'i volea fare sua moglie. Alia molte e impa-
zienti domande Ulrico risponde raccontando lo scon-
tro coi nemici , il furore della bufera , la morte di
Riclielmo, e com' egli e Rosamonda coi poclii scam-
pati dal ferro e dair accrue sono prigionieri in Bel-
lano , donde ora e spedito sotto fede di ritornarvi
cpialora non si conchiuda la pace. II Rumo vorrebbe
pigliare sopra di se di Idierare i prigionieri dal ca-
stel di Bellano , purclie Ulrico stesse a Como , ne si
trattasse di accordo.
Tardo sarehhe ogni soccorso e vano ,
Gli fea risposta il giovin risoluto :
Saranno i prigionier prima in Milano
Che til mova le forze in loro ajuto :
In quanta a me , sai ch' io ripormi in mano
Dovrb cli chi 'I venir m' ha conceduto ,
Che lo giurai ; ne gia da voi si vuole
Ch' io faccia fango delle mie parole.
Concorre nel parere di Ulrico suo padre desideroso
innanzi tutto di liberar la figliuola ; e dalle ragioni
di entrambi e fiualmente persuaso anche il R.umo ,
Doversi con proposito efficace
Concordemente procacciar la pace.
E gia la vegnente mattina la popolare assemblea in-
clinava ad accettare la pace proposta dal legato di
Milano ,
Se non ch' a un tratto rimhombar s' udiva
-- Di molte voci il porto non lontano :
i;!:: ' Era la lieta turma fuggitlva
■ \ . Scampata dalla torre di Bellano «
■.',! Che halzava in quel punto sulla riva
. ; , Fra i gridi e il plauso e il hatter mano a mano :
E v' ha chi tosto all' assemblea li guida
Con Rosamonda ed Odahnda e Lida
Uno di costoro raccontando come i loro compagni
naufraghi e inermi , erano stati uccisi sul lido di
NOVELLA Dl TOJMMASO CROSSI. i3
Bellano, commosse il popolo a sdegno, sicche da mold
si comincio a gridare: al tradimento !
Alia ringhiera fulminando ascese
Video allora , e dL parlar richiese.
Ma volgendo dalV alto in su le felle
Turbe irate lo sguardo , a un tratto amniuta ,
Che non lungi fra un gruppo di donzelle
La gevmana da pria gll vien veduta ,
Poscia OdaUnda e Lida in. mezzo a quelle ,
Sciolta le chioine , attonita , sparuta ,
Che i cari occhi volgendo a quella banda
Stende le palnie , e a lui si raccomanda.
Balza il giovane al basso , e la crucciosa
Voce , intanto die a lei corre , levando :
■ — Lasciatela , gridava , ell' e mia sposa :
Jo la difendo , — e sguainava il hrando ;
E raggiunta la bella timorosa ,
Per man la prese : ella chinossi , e quando
La fanciullina in braccio s' ebbe tolta ,
Lo seguitb a traverso dclla folta.
Egli la condusse alia propria casa, la i-accomando
alia sorella, e fu di nuovo alia piazza dove il po-
polo aveva gia vinto il partito di rompere ogni
trattato di pace coi Milanesi,
Onde al suon d"" una stolida esultanza
Si venia disciogliendo V adunanza.
II Rumo ritornando alia casa del suo ospite trovo la
figliuola Eiuosa tutta turbata per T arrivo di Lida; e
saputa da lei ogni cosa , tcnendosi aggirato, ruppe
in feroci proteste di vendetta. ]Ma il padre di Ulrico
mitigo a poco a poco quell' ira, e tutti e due d' ac-
cordo pensarono come potessero trar partito dai casi
contro i quali era inutile adirarsi. Diedero voce per-
tanto clie il Rumo nel vegnente mattino doveva con-
durre a Dongo Lida e Odalinda , nelle quali vendi-
cherebbe i torti sostenuti dalla iiglia di un barone
a lui attenente.
In ira al padre, al Rumo ed alia figlia
Supplica indarno il giovane amoroso ,
j/j ULEIOO E LIDA ,
Invan grida e minaccia , e s' assoUigUa
Brigandosi a salvarla dl nascoso :
La suora finalmetite gli consiglia ,
Come I' e iinposto , che si faccia sposo
D' Eurosa ; non avervi altra , fuor quella
Via di salute a Lida e alia sorella.
Ma infunato le facea comando
Ulrica , che se amor di lui la tocca ,
Ben s' avesse a guardar che un si nefando
Confono pill le venga a uscir di bocca;
Ch' ei le infelici avria tratt.e col brando
Da qual si fosse piii munita rocca ,
Ovver di quella saria morto al piede
Serbando imiolata la sua fede.
Un somigliante consiglio poi g;li e dato (per sugge-
rimento di Eurosa) anclie da Lida-, la quale facendo
forza al suo ciiore lo piega non gia per se stessa a
cui non puo piu risplendere alcuna speranza, ma per
Odalinda e per rinfelice sua madre.
Ulrica a tanto dalle man di Lida
La sua man libera tutto sdegnato :
— Or va , dicendo , in un amor ti fida ,
Che santamente ti venia giurato!
Ma la fanciulla — O mio fedele! Oh, grida,
Primiera del cor mio sospir celato!
Sola speme e confono ne' miei guai !
Che amor sia questo ch' io combatto il sai ?
Sal tu con quanta angoscia , anima mia,
• ( Vinta m' arrenda a cosl amara sorte ?
Lo sai , che tutta vorrei perder pria
i. 1 . Dl super che t' e al fianco una consorted
... Che mille e mille volte mi saria
,: ,; Bill gioconda e accettevole la marte ?
Sai tu con che pieta , can che spa\ento
Ti sto dinanzi in si crudel momenta?
Ulrico senza farle risposta s' invola da lei , che dub-
bia e tremante rimase sino a mezzanotte piangendo
accanto al letto su cui dormiva Odalinda. Allora poi ,
nientre tutto era sllenzio ed oscurita, senti aprirsi la
porta c vide entrare Eurosa, la quale contro ogni
NOVELLA DI T0MMA50 GROSS!. l5
suo credere fatta pietosa di lei veniva a levaila se-
gretamente dalla prigione. Attraversando le stanze
voile il caso clie la fanciulla svegliandosi impaurita
luettesse un grido clie fu sentito dal Runio ; ina po-
terono nondimeno discendere e uscir sulla via, dove
Ulrico le stava aspettando con due cavalli, sui quali
fuggirono. Dopo avere cavalcato niolte ore liingo il
lago, sentendo un suonar di campane a martello,
indizio ch' erano inseguiti , entrarono in una barca
che li portasse a Bellano. Ma per sottrarsi ad al-
cnne baixhe attraversatesi al loro viaggio, Ulrico
voile approdare alia riva d' Oro ignaro clie appimto
in quella notte il Rumo avesse avuto a tradiniento
il territorio di Dervio. Quivi dunque il fiero veccliio
era pervenuto gla prima , e vi aveva appiattate genti
eino a Bellano ; le quali corsero addosso ad Ulrico
mentre senza sospetto avviavasi colle due giovani al
castello. A quell" assalto le due sorelle atterrite cac-
ciaronsi in una grotta, ed Ulrico fermo dinanzi aU'en-
trata ne fece una valorosa difesa. II Rumo stesso con
nuove genti venne contro di lui quando n' ebbe no-
tizia; ne per questo depose la speranza e il coraggio.
Sostenne il nuovo affronto lungamente
Quel prode dal peitugio fuhninando ;
Ma duvar solo incontro a si gran gente
Fill non potea •, gia gli era greve il brando,
Le sue botte cadean senipre piii lente ,
Gla indietreggiava sovercliiato , quando
Ecco pre si da subito spavento
Fuggon gli assalitori in un momemo.
E questo procedeva da un drappello di milizic ve-
nule da Bellano contro il Rumo poiclie V avevan
veduto approdare a quella spiaggia. Ulrico allora con
Lida e con Odalinda si pone di nuovo in via verso
Bellano; ma giunti ad un ponte non d'altro formato
che d' un ansiusto trave, mentre il 2;ucrriero coif una
mano guidasi innanzi la fanciulla, e colfaltra si trae
dietro Lida, odoasi alle spalle la voce del Rumo,
l6 ULRICO E MDA,
Ed eccol da una macchia uscir veloc6 ,
Eccolo che sul ponte gia si caccia :
Strillan le imbelli a vista del feroce
Infocato negll occhi e nella faccia,
EgU cieco di rabbia a prima giunta
Vn gran colpo al garzon tira di punta.
Lui non feri , che la fanciuUa amante
Del petto verginal gli /e' riparo,
A quel ciiidd parandosi davante
IVel punto che vibrar vide V acciaro.
II feritore strascinato clal proprio peso va capovolto
nel fiume a pagare il fio del suo delitto : e Ulrico
sorreggendo I'infelice sua sposa arriva al castello, al-
bergo d' immenso dolore. Perocche oltre i mali gia
detti , la madre di Lida vinta da tante sventure era
uscita del senno. E gia ella s'invola
Alle guardiane , e fuor di se s' avanza
Franca , in atto di stupida esultanza.
Fea contrasto terrihile quel riso
Immobile sui labbri scolorati
Colla magrezza, col pallor del viso ,
Col brillar degl' intenti occhi infossati.
Sovra la fronte ad ambc man diviso
S' aveva entrando i crin lunghi , arruffati ;
E tenea fisse estatica le ciglia
Delia suocera in voUo e delta figUa.
Accostatasi al letto di Lida senza punto conoscerla,
colle sue vane domande e coUe piu vane risposte
raddoppia 1' angoscia della povera giovane. A poco a
poco riacquisto poi la sua niente; e Lida intanto pareva
riaversi. Gia il chirurgo diceva cessato il pericolo della
ferita, sicche tutti aprivan 1' animo a nuova gioja :
essa e la sola
Che nel gaudio comun non si consola.
Ulrico continuo al suo letto vorrebbe pur vederla
partecipe della speranza e della letizia comune, ma
Lida Rnalmente lo trae d' inganno aprendogli il pre-
sentimento eh'' essa ha di una morte vicina :
NOVELLA DI TOMMASO GROSSI. 1 7
Vn gran dolor, mio fido , ti si appresta;
Ch' io giunger sento V ora del Signore j
Sento die il soffio della vita manca.
In questa came estenuata e stanca
Vedi la il sole , al fin del suo sentiero ?
Tornera, ne il vedranno in oriente
Gli occhi miei che fian chiusi eternamente.
Aliora fu mandato pel medico; il quale
Venne, e lesse la morle nell'aspetto
Mutato dell' inferma , che da rea
Febbre sbattuta , e di vigor gici scema ,
V approssimar sentia dell' ora estrema.
Llda come colei che gia aveva deposta ogni speranza
send, senza punto alterarsi, cpiella mortale sentenza, e
solo pregava die nulla se ne dicesse alia madre ed
all'avola: e quando esse entrarono nella stanza,
Gli atti compose in calma e la favella ,
E come sempre avea di far costume ,
Incontro alle vegnenti una man stese
In placido d' amore atto cortese.
La buona madre sempre piu persuasa della vicina
guarjgione fa portare sul lotto dell' inferma una co-
rona e un velo da lei trapunto pel di delle nozze ;
ozgetti alia povera giovine di tristezza e di pianto
ch'' ella con 2;rande stento raffrena e nasconde :
Finche la notte omai fattasi tarda ,
Tuiti dier ccnno per andarne insieme :
Pur contiensi I' inferma, e la gagliarda
Ambascia rinascente in suo cor preme;
Con ciglio asciutto quelle amate guarda
Ch' ella di riveder non ha piu speme :
Bacia Odalinda, e in suo cordogUo muta
La dolce madre e V avola saluta.
Venne poi il sacerdote ; il quale com' ebbe compiuto
r augusto suo uflicio , le concesse di rivcdere colui
die avrebbe dovuto esserle sposo. Lida cercando
come puo di consolarc il suo Ulrico, le raccomanda
Bibl. Itcd. T. LXXX\L 2
l8 ULRICO E LIDA ,
I'avola, la madre e la sorella, e quasi per liberarsi
tla uu obbligo die le pesa sul cuore, lo conforta a
farsi marito d' Eurosa. Cosi ( ella dice ) tuo padre
cessera forse di essere avverso alia mia casa; e tutti
sarete felici :
E qunndo dolci e placide giornate
Scorrer vedrete ntlla pace insieme ,
Un cortfse pensier non mi negate,
Che anch' io fui lieta di cotarita speme.
Ancli io . . . die dissi, ohime! non sian turbate
Da desiderio uman quest' ore estreme :
Jddio nol voile , i suoi giudizi adoro ,
E rassegnata e confidente io mow.
Ma Ulrico, quando i repressi singhiozzi gli permettono
di parlare , protesta clie non gli saia mai possibile
esser d' altra che di lei, sola in vita ed in morte cara
al sue cuore. Cosi dicendo le bacio la mano oiamai
gelida e bianca; ed essa contenta di avere con qiiella
preghiera soddisfatto a cio che credeva suo debito ,
Fu tutta del rifiuto consolata ,
Nel soave pensier d' essere amata.
Ulrico allora:
Ascoltami , riprese .-
Pe' tuoi cari non fia ch' io mi risparmi^
Ma straniero fra lor vuoi tu lasciarmi ?
Deh! die la madre tua diiamarla io possa
Madre , e suo figUo oda appellarmi andi' io :
Questo amor die verrd mtco alia fossa
Fa die sia henedetto innanzi a Dio. —
* E al suo pregar vedendola commossa ,
— M'adempi, oh! segue, I' ult mo desio
La morte mi parrd manco incresciosa
S' io dir potrb • — M' aspetta la mia sposa.
II sacerdote, presente al colloquio, benedisse il loro
amore infelice,
E i detti profferi solenni e cari :
'< Quel che congiunse Iddio V uom non separi. »
NOVELLA VI TOMMASO CROSSI. I9
Ma Lida omai sentendosi al solenne
Punto, un ultimo sguardo al garzon volse:
Molhmtnte d'lin braccio ei la sostenne ,
II capo sovra V omero si tolse;
E il sospir fuggitivo die le venne
Sulle labbra aleggiando ne raccolse :
Cosi la sposa placida e contenta
Nd sonno degli cletti s' addormenta.
Nero, sul petto e suHe spalle sciolto ,
II bel Clin le traspar di sotto al velo:
E Tugiadoso e candido quel volto,
Qual giglio appena svdto dallo stelo:
In soave d' amore atto iwolto
Tien I' angelica sguardo inverso al cielo:
E sulle labbra pallide il sorriso
E la gioja le sta del paradiso.
Con qiiesti bei versi finisce il signor Grossi la
sua nuova produzione della quale non sara niaravi-
glia die da moiti variamente si parii e si scriva ,
provocandosi (come gia s'e veduto far da qnalcuno )
a vicenda grinimoderati o nel biasiino o nella lode.
Aggiungasi die qiieste Novelle soglioiio essere dai
lettori considerate sotto due aspetti grandemente di-
versi fia loro ; donde nascono poi contrarj giudi-
zj , o nicglio diremo contrarie sentenze : perclie il
vero giudizio dileguasi dove le cose non si risguar-
dano da tutti i lati. Vi ha clii suol leggerle come li-
bri da passar tempo; e quando le trovi atte a man-
tener desta per poclie ore la curiosita, od a provocare
ima lagrima , stima die 1" autore conseguisse piena-
mente il suo (me pcrche lia pienamente soddisfatto
al suo gcnio. Altri le pcsa per lo contrario a troppo
rigorosa bilancia ; non ha curiosita , non ha lagrime
da consentire ad un libro die non e scritto secondo
le sue letterarie opinioni. E gli uni si maravigliano
che v' abbia clii citi le regole de' maestri , o taccia
giudice il raziocinio , dove al parer loro tutto nasce
dal cuore ed e fatto pel cuore: agli altri in vece pare
incrcdibile che il cuore s' abbia a commovere di quel-
lo , di che T iatelletto c il giudizio non si possono
20 rLSICO E LID A ,
contentar pienamente. In quanto a noi abblamo cre-
duto di soddisfare in iin punto e al nostro debito
come giornalisti, e al dcsiderio de' nostri lettori, fa-
cendo loro conoscere il piu ampiainente che si potesse
questo nnovo frutto di un infi;egno cosi colto e cosi
gentile. Oltre le niolte bellezzc poi clie ciascuno avia
gia notate leggendo il sunto pienicsso, potremmo ag-
giungerne qui non poche altre, alle quali il filo di
una compendiata narrazione non ha potuto dar luo-
go. E per addurne pure un esempio, ci pajono molto
belli i seguenti versi ne' quali il poeta descrive la
povera Lida che prigioniera in Menaggio, veglia agi-
tata da cento tristi pensieri nella stanza in cui dor-
mono Odalinda e Rosamonda , e finalnicnte affaccia-
tasi ad un verone :
Al debil raggio delta luna scema ,
Intende il guardo quanto pub piii lunge ,
Ma su pel lago che s' increspa e trenia
S' annebbia e perde , ed a Btllan non giunge :
Se non che parle in ver la falda estrenia
Del monte che con V acque si congiunge
Or discernere or no come una bianco,
Striscia interrotta che vacilla e manca.
E in generale questa Novella dal lato della lingua
e dcllo stile e lavoro molto lodevole ; perche oltre
alia proprieta de' vocaboli, air evidenza de' traslati
ed alia sceltezza de' modi , ha la dote rarissima di una
costante e spontanea uguaglianza. La musa del signor
Grossi e tenera e affettuosa : e nello stile e nel verso
egli ha una soave malinconia che a poco a poco s' in-
sinua nell' animo de' leggitori e li conduce alle la-
grime. In questa parte la sua vena si spiega con una
abbondanza e delicatezza veramente invidiabile : ne
solamente nel verso ma anche nella prosa il suo stile
diventa tanto piu facile, armonioso, eflicace, quanto
pill la materia e patetica o sendmcntale. Percio poi non
a torto si dol2;ono alcuni clie in questa novella il signor
Grossi abbia voluto coniidare nella varieta dei casi , o
come dicesi nell' intreccio , piuttostoche nell' affetto ;
NOVELLA DI TOMMASO GUOSSI. 21
e correr dietro air csempio de' forestieri , anziche
insistere su qiiella via per la quale si e messo
coir Ildcgonda. La troppa varieta di casi porta seco
il pericolo quasi inevitaljilc di quakhe inverosimi-
glianza od almcno di qualche dubbiezza , dove la
iiicnte del lettore per nccessita si fernia, e il cuore
intanto si raffredda ; senza clie le troppe vicende ac-
cumulate nella brevita di questo couiponiniento, come
affaticano alcun poco il lettore , cosi costrinsero il
poeta ad uscir troppo spesso del proprio suo campo
per assumer Tufficio di sernplice narratore; nel quale
poi non di rado gli piacque di usare uno stile ed un
verso troppo rimesso e quasi potremmo dire disa-
dorno. Ben sappiamo di accennare con cio ad una
opinione letteraria del signor Grossi piuttostoche ad
un difetto di poetira facolta; ma non per questo vo-
gliamo lasciar di dire 1' impressione poco piacevole
che abbiam ricevuta da alcune sue ottave , quando
possiamo alFermare altresi che non siamo soli in que-
sta sentenza. Ed appunto, perclie' le troppo pedestri
narrazioni non procedono da difetto di poetica facol-
ta , ma da sistema, esse non distruggono poi qviella
uguagliatiza di stile che dicemmo trovarsi in qucsta
novella: e noi non intendiamo di dire che il signor
Grossi talvolta cada nel basso come scrittore a cui
nianchi la lena o V arte di sostenersi ; ma c' incresce
cli' eo;li ami di discendere nelle sue narrazioni lino ad
un punto in cui pare clie si dilegui ogni poesia. Del
resto, o che s*'innalzi nel sentimento o che si ab-
bassi nelle narrazioni, egli e sempre un vero j)adrone
deir arte ; della quale noi disputiamo non gia come
sappia, ma come vuole st-rvirsi.
Per cio poi che risguarda T invenzione o 1" anda-
mento generale dclla novella sarebbe oziosa ogni no-
stra considerazione dopo il sunto che n' abbiam dato:
i lettori ne possono far giudizio da se secondo il loro
gusto. Non e una novella storica ; perche \ autore
non s' e pigliato T incarico di far ritratto dei tempi
ai quali riferisce la sua invenzione, ma piuttosto s'e
aa ULRICO E LIDA ,
contentato di astenersi da cio che a que' tempi sa-
rebbe stato assoliitamente contrario. Si dubita se nel
secolo XII si conoscesse il nome coUettivo di Svizzerif
e puo dubitarsi altresi se in qiiella eta cosi rozza sia
presumibile quella finezza di sentimenti delicati , o
piuttosto quello squisito linguaggio die sa esprimere
le piu riposte modificazioni del cuore. Ms quando
r effetto e si grande , qnando appunto per questa
qualita si leggono e si compiangono si volentieri i
casi narrati dal poeta , cbi potrebbe aver coraggio
di mettere in canipo seriamente questa censura? Noi
avremmo voluto ch' Eurosa ( a cui finalmente ap-
partiene la piu bella azione di tutto il romanzo )
non fosse lasciata, se cosi possiam dire, neU'ombra,
non pur senza premio , senza una lode condegna.
Quel pocliissimo che dicono e fanno Lida ed Ulrico
in segno di gratitudine , e vinto a dismisura dalle
generose parole ch' ella aggiunge al sue nobile fatto.
Ulrico
O nostra angelo , disse , o generosa !
Se un si gran benejicio non mi lice
Rimeriiar , V avrb almen sempre in core.
' — Va , quella gli risponde , e sia fdice
Siccome io prego , il fin di tanto amore. —
Stese Lida alia sua Uberatrice
La mano : questa vinta dal dolore
La strinse. — E tu, disse ^ perdona al niio
Superbo cruccio onde t' offesi : addio !
Vero e bene che 1' angustia del tempo e 1' imminente
pericolo impedivano un piu lungo colloquio; ma il
poeta non doveya egli consacrare con un verso il sa-
griticio grande e spontaneo di questa fanciulla , in un
secolo di tante vendette? Ancora ci pare poco pre-
sumibile , e certamcnte non bello che Rosamonda
prigioniera a Bellano non muova pure un laniento
della sua sorte, ne mai rammenti d'avere un padre,
ne mai desideri di faigli sapere che i suoi figli sono
ancor vivi. Ne presumibile ne bello ci pare che Lida
•i addormenti nella barca in quella notte terribile in
NOVELLA DI TOMMASO GROSSI. a3
cui ella ed Ulrico fuggivano, mentre per tutte le
sponde le (laccole e il suonai- delle campane a niar-
tello avvisavanli del pericolo di cader nelle mani del
loro nemico. Aggiungasi che TTlrico ha una sconsi-
deratezza che lo avvolge in cento sventure; ne la
compensa con una energia si grande e si fuori del-
r ordinario che basti a f'argliela perdonare. Quando
primamente proniette a Lida la mano di pposo; quando
in Bellano protesta di voler vivere sempre esule dalla
patria e pigliar guerra per lei contra la sua gente
islessa; quando si parte da Bellano per andar a Como
a trattar della pace; quando fugge da Como con Lida
a cavallo e si mette per una via della quale ben
doveva conoscere le difficolta ; quando uscito della
grotta non s' accompiigna colle mihzie venute da Bel-
lano; in tutte queste occasioni ci par di vedere un
uomo che ad 02;ni passo conimette un errore, cagione
ben tosto di qualche sventura, di cui noi tanto nieno
possiamo avergli compassione quanto piu sarebbe
stato possibile evitarla. II difetto di circospezione lo
troviarno spesse volte ammendato con prove di sommo
valore nei personaggi creati dalla fantasia dei poeti;
nel qual caso rammirazione desfata dai grandi fatti
impedisce al giudizio di condannare la poco conside-
rata condotta: ma questo non si puo dire di Ulrico.
E benche il fiero caso del ponte non sia impossibile,
perche qualche volta anche all' uomo piu circospetto
non e dato di evitare la sua sventura, nondimeno ci
e difficile assai lo scolparlo al tutto primamente del-
I'essersi posto in via soletto, quando tutti i guerrieri
sopravvcnuti sarebbero stati presti a scortare la fi-
glia di Ottone ; poi dell' esscre proceduto cosi poco
apparecchiato ai possibili anzi ai probabili eventi,
che il suo assalitoie gia gli ha trafitta 1" amante pri-
ma ch' egli abbia sguainata la spada. Non ignoriamo
che nascon di qui la ferita e la pietosa niorte di
Lida che sono cosi gran parte delle bellezze di que-
sta novella ; nia dove i casi dipendevano intiei a-
inente dalP arbitrio del poeta ci pare che sarebbe
24 ULRICO E LIDA,
stato miglior consiglio trovar modo che la pieta na-
scesse senza diminuire la stinia di alcuno di que'
personaggi pei quali egli vuol pure che noi con-
tinuiamo ad interessarci. Notano alcuni altresi che
la fuga de' prigionieri comaschi da Bellano in quel
moineuto in cui le tre fanciuUe stanno sole di buja
notte sul lido ; e lo svegliarsi e lo stridere di Oda-
linda proprio dinanzi alia camera in cui dorniiva il
Rumo; e il tradiniento del Castellano di Dervio ap-
punto in quella notte in cui Uhico e Lida dovevano
esser condotti dalF avversa fortuna a quel luogo,
sono accidenti troppo manifestamentc creati dal poeta
in servizio della sua novella ; ma clii negasse ai ro-
manzieri siffatto arbitrio dovrebbe condannare, cre-
diamo, le piu lodate produzioni della fantasia. E gia
forse anche fra le cose da noi accennate come difetti
alcune saranno giudicate diversamente da altri: ma
noi abbiamo esposta la nostra opinione, credendo
che dove le creazioni poetiche non lianno importanza
di qualche momento ne rispetto alia storia ne rispetto
alia morale , ivi si debba pretendere dallo scrittore
maggiore diligenza e maggiore artificio nell' inven-
zione e nella condotta. La nuova produzione del
signer Grossi da questo lato ci parve meno semplice
deW Ildegonda , ne cosi pensatamente condotta come
ci saremmo aspettati dal sue limpldo ingegno; di
che crcdemmo necessario toccare le principali cagioni.
Ma perche vi sono in questa Novella molte parti
affettuose nelle quali trionfano sempre 1 ingegno e
lo stile del ch. autore, percio crediamo cVessa debba
generalmente piacere. E in vece d' ogni altra protesta
a chi forse volesse interpretare le nostre osservazioni
come argomento di poca stima , poiche nel sunto gia
trovansi molti esempi di affetto , finiremo il nostro
articolo con un saggio del genere descrittivo , tra-
scrivendo una parte della battaglia navale e della tem-
pesta :
A furor salta di traverso il vento ,
Batte i navigli per le larghe sponde,
NOVELLA DI TOMMASO GROSSI. 25
Li caccia un contra V altro e in un momento
Tuttl insiem U rimescola e confonde:
Himbomban sobbalzati al violento
Impeto irresistibile dell' onde
E alle percosse che si dan talora
Nel voUeggiar colla ferrata prora.
Dappertutto e un tumidto, uno scompigUo,
Un gettar pietre e dardi e zolfi accesi,
Un afferrarsi a furia col roncigUo,
Un azziiffarsi su per gll orli estremi,
Le Spade, i pugni adoperando e i remi.
Ingrossa tuttavolta la fortuna
Che le sdrucite bardie urta e travaglia:
In poco spazio or tutte le raduna.
Or pioniba il turbo in mezzo e le sparpaglla;
E al Jin qua e la travolte, ad una ad una
Contra le rive di Bellan le scaglia,
Di che alcuna si /range, alcuna viene
Gettata in sahv sulle secche arene.
A.
26
Studj sulla storia delle ard , ossia Quadro del pro-
gressi e delta decadenza delta scuUura e delta pit-
tura presso gli antichi durante le rivoluzioni che
agltarorio la Qrecia e V Italia. Opera di P. I.
Dechazelle. Prima versione italiaiia. — Venezia,
1834 ^ 1 835, dalla tipografia di Paolo Lampato.
Tomi 2 , in 8.° Arlicolo 2..° ed ultimo. Vedl Bi-
blioteca italiana, tomo 83.°, pug' 337.
A,
.1 secondo volume clie versa sulla storia della
scultura e dcUa pittura presso i Pxomani , il chiaris-
sinio autore premise molto opportunamente una in-
troduzione con cui da un succinto compendio delle
opinioni di quegli Archeologi che occuparonsi ad in-
vestigate qual fosse lo stato delle arti in Iialia ante-
riormente alia fondazione di Roma. Parlando degli
Etruschi s' attiene a quanto ne scrisse Winckelraann ,
cioe clie dopo gli Egiziani coltivarono essi le arti
del dlsegno lino dai tempi piu remoti ; che tre stili
distinguonsi nelle loro opere e nei loro monumenti.
II primo originale forniatosi grado a grado dalla sco-
perra dei metodi preparatoi'j per le arti dello scultore
e del pittore , e quindi partecipante a quel la sec-
chezza di forme , rigidita di contorni , stenti di atti-
tudini che caratterizzano da per tutto la infimzia delle
arti. 11 secondo moditicato dopo pel commercio marit-
timo con le doviziose monarchie orientali , e per la
spedizione delle colonic greche alle spiagge italiane.
In risguardo al terzo periodo delle arti etrusche ,
avvisa che sarebbe illusione assegnarlo; dacche dopo
r incendio di Corinto ed il saccheggio dato ad Atene
dair esercito di Silla , gli artisti greci concorsi in
Italia vi dovettero naturalmente col comunicare i loro
principj fondare nuove scuole : e divenuti percio i
Toscani discepoli e collaboratori dei Greci , non e da
diisi che perfezionassero il loro stile , ma piuttosto
STUDJ SULLA STORIA DELLE ARTI , CCC. 27
che lo informassero su quelle dei loro maestri. Nulla-
dimeno i primi Toscani potevano a buon diritto van-
tarsi di aver con felice successo esercitato la scul-
tura e la pittura fino dai tempi , in cui i Greci non
avevano se non una scarsa cognizione delle arti die
dipendono dal disegno. Questa anteriorita di coltura
viene attestata da PJinio , il quale fa nienzione di
una statua eseguita in Italia prima dell' arrivo del-
r antico Evandro sulle sponde del Tevere, dove fondo
Pallantea , e degli affreschi che vedevansi a Ceri ,
una delle due citta di Etruria , mentre Roma a quel
tempo non ancora esisteva ; come nel ricordare al-
tresi le pitture del tempio di Giunone in Ardea
( gia capitale del paese dei Rutuli ) e T Atalanta e
r Elena dipinte da Lanuvio, aggiunge clie quantun-
que si trovassero in edificj in allora per vetusta ca-
denti , conservavano tuttavia una freschezza si vivace
da destare lo stupore.
Prosiegue poi a dire che per gli scavi fatti lo
scorso secolo nel luogo dove fu 1" antica Tarquinia
si scopersero nelle pareti e sulle volte dei sotterra-
nei di quella metropoli alcuni vestigj di pitture a
fresco rappresentanti pugne , uccisioni, supplizj , vi-
sioni infauste , le qnali diedero motivo ad un altra
osservazione dello stesso Winckelmann suU' analogia
che passa tra siffatte composizioni ed il carattere
raelanconico e le superstizioni degF indigeni di quelle
contrade. Plutarco ce ne porge la stessa idea neli''as-
serire die gli Etruschi trasmisero ai Eomani non
solo le cerimonie del loro culto religioso , ma ezian-
dio i misteriosi riti della magica scienza degli auguri
e mille altri sogni generati dalla paura e dal tetro
silenzio delle tetiebre ; come c' insegna la storia che
i sacerdoti di quella nazione comparvero con torce
accese attorte di serpi alia testa de' guerrieri guidati
da Tarquinio il Supeibo contro i suoi sudditi ribel-
lati, e che tale apparizione fece retrocedere spaven-
tate le truppe romane e riusci piu potente che il
ferro degl' inimici. Parimente le sanguinose lotte le
28 STUDJ SULLA. SrORI.V DraLE ARTI,
quali formavano la parte integrale delle cerimonie
funebri degli Etruschi , furono quelle che diedero
oi'i2;ine in Roma ai combattimend dei gladiatori.
Parlando poscia del territorio occupato dalF antica
Etruria fli osservare che anteriormente alio sbaico
delle colonie greclie (una prima della spedizione degli
Argonauti , verso il 1268 avanti G. G. ; T altra piu
di due secoli avanti la fondazione di Roma) le sue
spiagge prolungavansi dal piede delle alpi fino alio
stretto di Sicilia; e che quindi le stoviglie generica-
mente indicate sotto V erroneo nome di vasi etruschi
non devonsi esclusivamente attribuire ad artelici To-
scani, ma bensi, eccettuati qucUi che portano le cifre
della loro scrittura , vogliono gli altri classilicarsi fra le
opere che il greco ingegno improntava. Accenna in se-
guito per le rappresentazioni di questi vasi 1' uso cui
sembravano destinati , qnanto ne siano osservabili le
forme, e quale la diversita de'.la dccorazione, per cui
viene ad inferire che vi esistessero delle manifatture
fino di terzo ordine. Siccome poi la massima parte
di siffatti modelli fu rinvenuta ne' sepolcri, cosi toc-
cata di volo la causa della conservazione , descrive
di questi la costruzione e la forma. Finalmente in-
dica la qualita dei vasi che si scoperseio ne' con-
torni di Nola e chiude la prefazione col dire : « Tali
erano i progress! delle arti in Italia circa il tempo
in cui i consoli romani non scendevano dal canqii-
doglio che per tornare air aratro , e ricoverarsi in
una semplice capanna e ad apprestare i loro cibi in
vasellami di terra. »
II priino libro non e che un tes&uto storico sparso
di osservazioni tendenti a dimostrare che le arti del
disegno furono di rado impiegate a Roma sotto la
monaichia e nei primi secoli della repubblica. Da
un branco di facinorosi avventurieri governati da un
capo intraprendente ebbe origine la citta eterna. I
suoi primitivi abitatori non conobbero altra cura che
queUa dell' agricoltura e della guerra , o a mcglio
dire del sacclieggio. La loro dimora consisteva, al dire
DI P. I. DECn\ZELLE. 29
dell' abate Vertot , in una moldtiidine cli capannc co-
strutte dl iimini e di argilla c sparse sopra uno sco-
sceso tcrreno. A queste toinaiido dalle continue irru-
zioni ne' luoghi vicini , ciasciino vi deponeva il suo
bottino partlcolare in una massa comune , che veniva
poscia equamente divisa. II capo comniisurava le
porzioni e le distribuiva a' suoi compagni senza di-
menticare se stesso. Piiceveva poscia le felicitazioni
dclla truppa per il buon esito di una impresa con-
dotta dal suo valore e diretta dalla sua esperienza.
Quest' ultima ceriinonia terniinavasi con feste militari ,
dalle cpiali trassero in seguito ori2,ine le pompe
trionfali.
I Romani rimasero cpiindi per lungo tempo insen-
sibili ai miracoli inspirati dalle muse agli scultori di
Sicione e di Atene •, e non fa clie dopo essersi im-
padroniti dei capi cF opera the formavano \ orgoglio
e il decoro delle citta della Grecia die destossi in
loro, non T istinto di apprezzarli e d' imitarli , ma la
cupidigia simile a cjuella dell'avaro clie ammassa e
va superbo di una sterile opulenza. Prosegue inoltre
su tale proposito a far osservare 1" autore clie \ in-
fluenza prodotta, come gia si e veduto ncUa Grecia,
dalle brillanti finzioni del poUteismo per gli avanza-
menti delle arti del di segno sarcbbe stata interamente
nulla in una citta popolata da incuiti vagabondi; clie
Romolo e Numa per civilizzarla cominciarono dal-
r ammcttere ne" rustici templi que^li idoli clie le
piccole colonie di Evandro e di Enea avevano recato
in Italia ne' piu rimoti tempi ; ma nel coUocarveli
credctiero rendexli piii augusti mediante il mistico
velo die li toglieva agli sguardi degli adoratori. Vol-
lero poi che per emblema della divina essenza non
si riconosccsse fuorclie il sacro fuoco di Vesta. Sup-
porre uniano aspctto ai celesti secondo quel sistema
sarebbe stata sacrilega idea , ed i Romani fedeli alle
dottrine di Numa, al dir di Plutarco . non possedet-
tero verun simulacro. Vero <'» bcnsi che Roma sotto il
dominie de' prinii re iii decorata di statue e di edificj
3o STUDJ SULLA 6T0RIA DELLE AKTI ,
degni della magnlficenza di una capitale del mondo ,
come la cloaca uiassima intrapresa sotto il reggimento
del vecchio Tarquinio e continuata per ordine di
Servio Tullio e di Tarquinio il Superbo ; ma e da
presumere die tali opere appartenessero alia indu-
stria dei Latini , o piuttosto degli Etruschi dai quali
i primi re di Roma tolsero in gran parte le ioro
istituzioni civili e religiose.
Dopo un lungo periodo storico di guerresche vi-
cende , di cangiamenti di governo, d'intestine discor-
die e di conquiste, anche la moneta cli era di bionzo,
era divenuta insufficiente ai bisogni di quel popolo.
La conquista del Sannio , e la presa di Taranto in-
vano contrastata da Pirro avendo portato molto ar-
gento in Roma , il senato decreto clie si coniassero
monete di quel metallo , la cui vista aveva comin-
ciato a scuotere la frugaliia di que" feroci conquista-
tori. 11 trionfale corteggio di Curio cui diede luogo
la scontitta di Pirro a Benevento offerse agli abitatori
di Roma uno spettacolo affatto nuovo. Non erano piu,
come altre volte , fasci d* armi infrante , carri cari-
chi di covoni di spiche , mandre rapite alia rustiche
abitazioni, ma si una splendida mostra delle spoglie
raccolte ne2;li accampamenti degli Epiroti : oro ed
argento monetati, ornamenti tessuti di porpora , qua-
dri, statue preziose , ecc. Ne e da maravigliarsi die
vi si trovassero siffatte riccliezze, giacclie Pirro dopo
la battaglia di Ascoli e durante il suo viaggio in
Sicilia avendo puniti i Locrii die il suo partito ave-
vano abbandonato , erasi impadronito del tesoro die
essi avevano consacrato alia Dea Proserpina.
L' autore viene poscia accennando die, soggiogate
le colonic greclie, indi costretta la rivale Cartagine
a chiedere pace, Ic arti f'urono cliiamate ad attestare
ai posteri coUe Ioro opere i fatti piu memorabili e
die i monumenti consacrati alia memoria de"" piu glo-
riosi non erano d' ordinario die semplici colonne. Se
alcuni distinti servigi , alcuni tratti di valoie e di
fede patriotica meritavano ai cittadini generosi o ai
DI P. I. DECHA.2ELLE. 3l
prodi comandantl 1' onore di una statua , I'altezza
n' era fissata a tre piedi soltanto, onde quelle figure
chiamavausi tripedanee. Se ne fecero nuUameno di
piu piccole d' oro , d' argento , di bronzo e d'avorio:
queste chiamavansi sigillae e per solito erano di ac-
curatissimo lavoro. La facilita di trasportarle seco o
sia per particolare affezione alia divinita clie rap-
presentavano , o sia per serbar memoria di un Le-
netattore , di ua congiunto, di un amico le aveva
renclute assai comuni. Cosi ci viene indicaudo i pri-
vilegi ottenuti dai nobili sulla esposizionc dei ritratti
di lamiglia, sul diritto d'imagini sugli scudi votivi de-
corati di ornamenti e figure rappresentanti le azioni
eroiche di alciino della famiglia , i quali sospende-
vansi neir interno dei tenipli , dopo di die concliiude
finalmente col dire , come nei tempi posteriori gli
adulatori trovarono un mezzo di prodigare pubblici
omaggi ai loro padroni , e i trionfatori nelle solenni
loro salite al Campidoglio olTrirono alia curiosita del
popolo dei quadri , specie di vessilli , siir i quali
erano raffigurati i priucipali incidenti delle loro vit-
torie.
Premessi i soliti schiarimenti sulle cose piu note-
voli sparse nell' indicate libro, succede il secondo clie
medesimamente s' aggira sopra un altro tratto di sto-
ria. U autore comincia dalla seconda guerra punica e
ne discorre i fatti sino al triumvirato. Con qucsti si
fa a dimostrare come grado grado s' introdusse il lusso
in Roma , quindi la corruzione de' costumi ; e come
di qncsta profittassero alcuni potenti cittadini per
divenirne i dominatori. Le immense ricchezze tras-
portate dopo la distruzione di Cartagine , dopo i
trionfi dei Scipioni , di M. Fulvio Nobiliore , e spe-
cialmente di Paolo Emilio in cui le meraviglie del-
r arte ond' eran splendide le priucipali citta del re-
gno di IMacedonia passarono in rivista sulle strade
di Roma tratte su duecento cinquanta carri, fecero si
che indarno si adoperasscro i censori a tenere a freno
la bollente gioventii sedotta da quel prestigio. La
3a STUDJ SULLA STORIA. DELLE ARTI ,
memoria delle niascliie virtu degli autichi tempi an-
dava oo;nor piu perdendosi ; le legioni cli' eransi assue-
fatte ai costumi dei popoli di Oriente, non potevano
ripigliare facilmente , reduci alia terra natale, il loro
antico modo di vivere. Vincitori dei Gallo Gallati
non poterono dismettere Y uso di cercare il sonno
sopra letti circondati da cortine e coperti di tappeti
di ricco e morbido tessuto : i loro tricliiij furono
decorati di tavole ornate con cesellature di bronzo :
il suono degli istromenti gl' invitava ai piaceri di
ghiotta mensa e stipendiati ciurmatori raliegravano
la loro indolenza dopo il banchetto. A si fatte vo-
luttuose invenzioni tennero dietro i primi saggi del-
I'arte drammatica : Livio Andronico, uno de' piu an-
tichi poeti latini , aperse in Roma un teatro die poscia
Nevio ed Ennio perfezionarono ; le loro opere non
meno che quelle di Pacuvio , di Accio , di Cecilio e
di Sacilio , quantunque scritte in una lingua non per
anco ingentilita , prepararono il trionfo delle Muse
presso un popolo sino allora ribelle alle loro inspi-
I'azioni. Fu nello sviluppamento de' talenti die di-
pendono dalla iramaginazione e dal gusto, clie Roma
rimasta steiile sino a quell" epoca di artisti degni di
tal nome vide uno de' membri dell' illustre famiglia
dei Fabii dotato di una naturale tendenza a trattare
la pittura. II tempio della salute fu da lui decorato
di diverse imagini ; in seguito Pacuvio il quale col-
tivava ad un tempo le muse e la pittura , arricchi
dei proprj dipinti il tempio di Ercole nel foro Boario.
Lo scarso incoraggianiento pero che siffatti tentativi
procurarono a coloro die consacraronsi alle arti ne
fece abbandonare la pratica agli schiavi od ai liberti
greci , e ad alcuni cittadini , torse meno curanti di
salvare i loro nomi dall obblio per tal mezzo di quel
die si fosse delle loro faticlie. Cio nulla meno le
arti eransi rendute necessarie al lusso : quelli die
in esse si distinguevano , ottener dovevano finalmente
una certa nominanza nelle alte classi della societa,
e la vista di tanta copia di raodelli rimanere non
Dl P. I. DECHAZELLE, 53
doveva inoperosa. 1 potenti non isdegnarono contrarre
famigliarita coi liberd : e noto che Lelio e Scipione
guidarono la penna di Terenzio e che sotto 1' influenza
del loro gusto esquisito , quel valente imitatore di
Menandro piu non anibi i tuniultuosi applausi pro-
digati suUa scena comica ai licenziosi motti di Plauto.
Le gradite composizioni di quei due poeti latini
diedero impulso in Roma alio studio delle lettere ;
questo s' accrebbe a dismisura dopo aver udita 1" elo-
quenza di Carneade uno dci tie deputati di Atene ;
ne valse il decreto emanato dal senato contio i pro-
fcssori di belle lettere , di cui Aulo Gellio ci conservo
il tenore. Mentre le lettere trionfavano dei pregiudiz j ,
gli opulenti cittadini per guadagnarsi I'aura popolare
non solo le favorivano , nia facevano altresi erigere
a proprie spese portici pubblici , circlii e teatri :
r edile Marco Scauro , il Tribuno Curione furono per-
fino accagionati di niatta prodigalita. Per rispetto
alia pittura e scultura quantunque Cicerone affettasse
di ripetere sovente in pubblico cli' esser dovevano
abbarulonate alia frivolezza de' Greci , nulladinieno
aniava di discorrerne alia distesa e con grande inte-
resse : Pompeo , Lucullo , Cesai-e poi non temevano
di lasciar vedere quanto stimassero gli artisti ; gl' in-
vitavano pertanto a visitare liberamente i propij
niusei e gli assistevano di danaro.
Toccando dei dicliiarati protettoii delle arti in
Roma, e tra questi di Silla che fece erigere il famoso
tempio della Fortuna in Palestrina, F e2;re2;io autore
opportunamcnte introduce la sentenziosa esjiressione
di Orazio intorno la mascnilicenza de' srandi che sanno
esser ricchi , la quale impone rispetto e disarma V in~
vidia. Ma lo stesso non accadeva , prosegue a dire ,
di ccrti tali governatori di provincie , le case di cam-
pagna dei quali erano tutte piene e splendenti delle
spoglie dei loro amministrati ; su questo proposito
accenna il niodo veeincnte con che Cicerone accuso
Cajo Licinio Verre e dalle particolarita rit'erite su
Bibl ItaL T. LXXXVI. 3
34 STUDJ SULLA STOKIA. DELLE ARTI ,
quel latrocinj passa a descrivere minutamente la gal-
leria clie Verre erasi formato colle rapine e colle
estorsioni della sua amministrazione in Sicilia. Dopo
questo notabile paragrafo discorre T ultima epoca
della repubtlica romana che mortalmente straziata
( 70 anni prima di G. C ) dalle fazioni di Mario e
Silla soggiacque alia dittatura di Cesare, indi divisa
dal triumvirato di Lepido , Antonio e Ottavio fini
ad essere sottomessa all' assoluto dominio di quest' ul-
timo , che rimasto senza rivali dopo la vittoria sui
mari di Azio, diede la pace al mondo e fece dimen-
ticare sotto la porpora le proscrizioni del feroce
triumviro.
Fra gr importanti schiarimenti che conseguitano
questo secondo libro , meriterebbero d' essere qui
specialmente notate alcune giudiziosissime riflessioni
deir autore risguardanti una opinione di Polibio sul
riprovevole abuso de' conquistatori di spogliare le
citta dei capi d' opera dei loro artisti ; alle quali ri-
flessioni tiene dietro un passo di un' altra sua opera
suUa influenza della pittura relativamente alle pro-
duzioni dell' industria commerciale : ma amiamo me-
glio invitare i nostri lettori di ricorrere al libro ,
primieramente perche ne trarranno maggior profitto ,
ed in secondo luogo perche a malgrado della conci-
sione che ci siamo preBssa nel nostro sunto , sen-
tiamo die le cose piacevoli ce la fanno talvolta porre
in non cale.
II terzo libro pin voluminoso degli altri comprende
la storia dei magnilici monumenti di cui fu decorata
Roma sotto I'imperio dei Cesari. Comincia 1' autore dal
dichiaiare che indeterminate nozioni si hanno sugli
artisti che liorirono contemporaneamente a Virgilio ,
ad Orazio, a Tito Livio , a Cornelio nipote e che il
silenzio della fama a tale riauardo attribuirsi deve a
quell' ingiusto di^prezzo che i Romani non mai intiera-
mente superarono verso una professione la quale per
lungo volgere di tempo venne fra essi esercitata sol-
tanto dagli schiavi. Alcuni piccoli quadri d'invenzione
DI V. I. DECHAZELLE. 35
del proconsole Antistio Labeone esposti al pubblico,
furono dalla classe cui egli apparteneva posti in ri-
dicolo : COS] Quinto Pedione , nipote di colui clie
GiuUo Cesare aveva nominato erede unitamente ad
Ottavio, non pote seguire senza biasimo la sua ten-
denza alia pittura. Le notizxe tramandateci da Plinio
non indicano nominativaniente se non il piccolissimo
numero di artisti greci clie lavoravano allora in Pvoma ;
I'autore cita pcrcio Filisco di Rodi ed il luogo dove
furono collocate le sue opere; Stefano allievo di Pras-
sitele clie modello per Asinio Pollione le statue eqne-
stri delle Ippiadi, celebri guerriere, e quella di un
adeta vincitore, attualmente nella Villa Albani ; Me-
nelao discepolo di Stefano, autore del famoso gruppo
erroneamente chiamato Papirio colla madre clie esiste
nella villa Pamfili ; Menofonte stato scelto da Augusto
per fare la copia della celebre Venere di Alessandria
Troade ; Nisia, Nicolao e Critone cui erano affidati i
lavori di maggior importanza. Trattandosi di quel-
r epoca non poteva 1' autore csimersi dal parlare di
Mecenate ; percio ne delinea il carattere e ci dice
clie pel tatto sicurissinio clie possedeva in fatto di
lettere e di arti dovevasi presuniere clie la scelta
degli artisti impiegati negli abbellimenti di Pvoma si
uniformasse alle intenzioni del suo signore , il quale
era pienamente in grado di giudicare dei loro lavori,
ed aveva d' altronde con lui fatti eccellenti studj ad
Apollonia , citta della Macedonia , sotto il lilosofo
Atenodoro. Discorrcndo in se2;uito di quanto fece
Augusto , dice cli' egli incomincio dal decorare il suo
foro colle imagini di Enea , di Romolo , di Numa e
di rjuegli altri illustri , le virtu ed il coraggio dei
quali avevano onorata la patria : ordino clie la sta-
tua di Pompeo fosse dal Scnato ov' esisteva traspor-
tata riinpetto al teatro da lui innalzato. Per rispetto
poi ai templi di cui Augusto viene da Tito Livio
•qualiricato come riedificatore: « Egli consacro , sog-
giungc , dapprima quello di Apollo sul nionte Pala-
tino , e lo arricchi di una bella collezione di libri
36 STUDJ SULLA STORIA DELLE AIITI ,
greci e latini. A quel tempio era annesso un edifizio
dal nome della collina chianiato paladani , costrutto
per diniora dello stesso imperatore. Pose nel tempio
di Giulio Cesare un magnifico quadro di Apelle chia-
niato i Dioscuri. I templi di Giove Tonante , di Marie
ventlicatore, il portico di Lucio e Cajo suoi nipoti ,
i palazzi di Livia e di Ottavia, il teatio di Marcello,
il superbo mausoleo destinato a sepolcro di se e dei
suoi congiunti , sono le meraviglie die steso sul
letto di morte vautavasi di aver create dicendo :
trovai Roma fahbricata di mattoni , e la lascio fab-
bricata di marmo. »
Prose2;ue indi a narrare quanta magnificenza ag-
giungessero a Roma per esortazione di Augusto i
congiunti , gli aderenti , i ministri , i cortigiani e
tutti cpie' ricclii cittadini che avendo seguito Mar-
cantonio in Asia erano rientrati in grazia dell' im-
peratore. II solo Pantheon fatto costruire dal mini-
stro Agrippa e che tuttora esiste puo servir di norma
della grandiosita e magnificenza con che erano le
opere in quel tempo immaginate ed eseguite. Per
porgere poi una idea dei niezzi che erano impiegati
ci sembra confacente il sogginngcre cio che segue :
A2;rippa dopo aver fatto restaurare gli antichi acqui-
dotti che portavano in Roma le acque potabili , fece
in maniera che venissero distribuite abbondantemente
in ognuna delle piazze e dei mercati. A questo og-
getto nuovi acquidotti si costruirono sostenuti da alte
colonne , e la loro erezione si fece in gran parte
a di lui spese. Ordino eziandio settecento abbeve-
ratoi , settecento e trenta serbatoi e centocinquanta
fontane salienti. Le decorazioni corrispondevano alia
importanza di tali vaste imprese e da per tutto am-
miravasi la magnificenza del governo imperialc. Tre-
cento statue di marmo, o di bronzo, e quattrocento
colonne s' impiegarono ad ornare quegli acquidotti , i
quali, dicesi , furono condotti a fine in un solo anno.
In tale soprabbondanza di ricchezze succedettc la so-
prabbondanza dclle decorazioni censurate da Vitruvio
DI P. 1. DECHAZELtr. 3/
neir arcliitettura, perche agli occlii cli coloro die ave-
vano ammirata la inagnilicenza dei palagi di Tarso e
di Alessandria il hello semplice seinbrava nudo ed in-
sulso ; qulndi andavano persuasi che lo sfarzo degli
ornanienti aggiungesse potcnte attrattiva alle opere
d' arte. Qucsta nioda introdottasi non estendeva pero
fortunataniente la sua influenza su tutii i principj
fondamentali del disegno, e cio chiaramente deducesi
dal bello stile delle medaglie coniate in cpieH'epoca
sotto Augusio. Questa sezione delT arte fu in mas-
simo iiore, e siccome Pirgotele sotto Alessandro, cosi
in Italia Dioscoride porto la incisione in pietrc dure
al pill alto 2;rado di pcrfezionamento.
Accennata la dilTicolta ed il principal merito in tal
sorta di lavori, e nominati diversi artisti che in essa
si distinsero , 1' autore tocca di volo 1" apparizione
deir era cristiana ; dipinge la morte di Aiigusto dopo
di aver adottato Tiberio per sno successore a mal-
grado della sua contrarieta. Tiberio destituito d' in-
clinazione per le arti stette pago ad ordinare il pro-
seo-uiniento dcg:!' incomiiiciati lavori e si diede cura
• • •
di celebrare T apoteosi di Augnsto. Una statua d oro
Venne inaugurata in canipo Marzio , la quale era ras-
somigliantissima al nuovo Semideo. Da cjueir epoca
in poi prostituironsi gli onori divini agl' iniperatori
buoni o cattivi die fossero ; quindi si cliiese il per-
messo di erigere un tempio a Tiberio , il quale an-
cor vivente voile per ipocrisia che le pi-oprie statue
non fossero ivi collocate se non ad una certa di-
stanza da quelle degli Dei. In oggi ben poche opere
di scultura esistono che siano state eseguite sotto il
suo regno. Succeduto Caligola , il suo stravagante
lusso non fu di maggior proiitto alle arti , di quel
die stato fosse f invidioso e cupo egoismo di Tiberio.
Chiedeva egli alia fantasia degli artisti invenzioni
straordinarie o piuttosto prodigiose, vestiva con em-
blemi del sovrano degli Dei ; fece mutilare le piu
belle statue greche per sostituirvi i proprj ritratti.
Morto per la congiura di Cherea , le cognizioni
38 STUDJ SULLA. STORIA DELLE AUTI ,
relative alle arti del dlsegno die reco sul trono il
pusillanime Claudio erano si nulie che i Romani do-
vettero deplorare la mutilazione di due quadri di
Apelle , della coniposizione de' quali stimo egli trarre
maraviglioso parti to col sostituirc ai ritratti di Ales-
saiidio il vincitore d' Azio. Le arti stavano in pro-
cinto di degenerare , giacche la sola vantaggiosa im-
presa cui desse opera quell' inetto principe fu la
costruzione del porto di Ostia alia foce del Tevere.
Morto Claudio avvelenato da Agrippina e durante
gli anni di demenza e di deiitti nei quali Nerone ,
erede del trono a pregiudizio di Brittanico , conculco
con scettro insanguinato Y intero universo , i gigan-
tesclii progetti di quel Monarca staacarono di con-
tinuo r immaginazione degli artisti , ciecaniente sog-
getti a' suoi capricci.
Lo sterminato palazzo eretto nel sito eve erano
tre quartieri di Roma , incendiati dicesi per suo se-
greto ordine , indica abbastanza con qual occhio quel-
r ultimo discendente di Augusto guardasse le belle
arti. Le fiamme consunsero una cjuantita tale di capi
d' opera di architettura , pittura , scultura e di antichi
manoscritti della maggior preziosita da niai non sa-
pere a chi altro assimilare 1" autore di c[uel misfatto.
La casa Aurea, che tale chiamossi per la profusione
deir oro I edifizio che sorse ad occupare cpiasi all' in-
tutlo r area devastata dal fuoco, superava cjuanto si
potesse immaginare in fatto di decorazioni della piu
alta magnilicenza. Un progetto si estraordinario inesso
ad esecuzione dagli architetti Severo e Celere , forse
in origine , come pretendesi , fu concepito e sbozzato
in carta dallo stesso Nerone , il quale da giovinetto
aveva avuto lezioni di disegno e dilettavasi talvolta
sia di dipingere, sia di modellare. Ommettiamo di far
parola della magnificenza ch' era profusa nelT interne
di cpiel palazzo ; ma diremo pero soltanto che presso
al vcstibolo trovavasi un colosso alto cento piedi e
fatto da Zenodoro a somiglianza del tiranno : Y artista
aveva impiegato dieci anni nella costruzione di questo
DI r. I. DECHAZELLE. " 89
sorprendente lavoro , la quale costo quaranta mllioni
di sesterz). Cio non pertanto la passione che Nerone
aveva per le arti , non lo rese giusto verso di coloro
che in esse si distinguevano. Invido quale mostravasi
di tutti gP ingegni , non vi fu ramo in cui non ab-
bia prostituita la saprenia dignita. In Elide fee' egli
rovesciare le statue de' vincitori nei grandi giuochi,
acciocche annientata rimanesse la memoria degli Atleti
che vi erano stati coronati prima di lui. Reduce da
un paese illustrato in ogni tempo dalle muse e page
delle innumerevoli palme che ivi aveva mietuto ,
rese alia Grecia le sue franchigie ; ma la spoglio di
un considerevole nuniero di quadri , sculture ed altre
opere d' arte rimaste per avventura intatte in quella
bella contrada. Nel solo tempio di Delo trovaronsi
da rapire quasi ottocento figure di bronzo di varie
dimensioni.
Danno poi argomento di alcune considerazioni al-
r autore i capricci ed il lusso sregolato di questo
despota , che il gusto pervertirono in tutte le officine
di Roma , la di lui morte , lo stile delle arti di quel
tempo dedotto dai rimasti monumenti , T arte della
pittura tenuta in allora in pregio dai cavalieri ro-
niani, e cio che hanno opinato diversi archeologi in-
torno a varj capolavori prodotti sotto quel regno.
Poscia conclude che le arti del disegno dovettero
attendere per poter combinare nuovi slorzi , che lo
scettro dei Cesari strappato violentemente dalle mani
del tiranno , non meno che da quelle di Galba , di
Ottone , di Yittllio , fosse finalmente tenuto da un
principe amico della giustizia, la cvii autorita tute-
lare sapesse imporre un termine alle calamita del
despotismo e dell"' anarchia.
Tale si mostro Vcspaslano ed in seguito Tito suo
figlio , di cui commenda la saggia amministrazione.
II Campidoglio inrendiato , rialzato piu maestoso di
prima , i tenipli dclT onore , della fortuna non solo
restaurati , ma arriccluti di pregevoli dipinti per
Opera di Cornelio Pino ed Acio Prisco , la solenne
40 STUDJ SULLA STORIA DELLB ARTI ,
consacrazione del tempio delta pace, dove, dopo i
tiionfi ottenuti suUa nazione ebrea, si niisero in depo-
sito i vasi d'oro e le altre ricche spoglie del tempio
di Geriisalcmme, il Coliseo eretto, la biblioteca Ulpia,
accresciuta la riattazione dellc grandi strade , degli
acquidotti di parecchie citta desolate da terremoti, ecc.
furono opera loro. Ne cio basta : nel breve tempo
in cui secondo la espressione di un poeta gli Dei
non fecero die mostrare Tito alV amove dcU uiuverso ,
ebbe egli a lottare contro i flagelli che desolarono
Roma e tutta F Italia meridionale : Ercolano e Pom-
peja coperte dalle ceneri vesuviane , il campidoglio,
i templi di Serapide , d' Iside , di Nettuno , il portico
di Ottavia e la biblioteca di Augusto furono preda
delle fiamme : il pantheon, poi il rnagnifico teatro di
Marcello , e quelle di Balbo considerevolmente dan-
neggiati. Ma Tito provvide agli opportuni restauri
colio spogliare delle loro preziose decorazioni il pro-
prio palazzo e le proprie case di campagna , col ven-
der le gioje , privarsi di una parte delle sue mobi-
glie , piuttosto che accettare le contribuzioni cui i
suoi amici otFrivansi di sottostare. Qui 1' autore fa
menzlone delle faniose terme di Tito annesse al pa-
lazzo imperiale , delle decorazioni , delle pitture e
dei marmi scolpiti in quell' epoca , e tra questi parla
del mirabil gruppo del Laocoonte vantato da Plinio ,
eseguito dai tre scultori Rodii Agesandro, Atenodoro
e Polidoro , gruppo ch' eccito le piu argute e dotte
considerazioni di Winkelmann, di Mengs, di Lessing,
di E. O. Visconti e di altri antiquarj.
Per la mortc di Tito, avvenuta non senza sospetto
di vcleno , il seggio imperiale resto sbarazzato per
Domiziano. Questi sedutovisi mentre non erano an-
cor del tutto raffreddate le spoglie del fratello, ardi
pronunciarne ipocritamente il panegirico ; ma dopo
avere ad esempio di Tiberio e de' suoi successori
cominciato con atti di lodevol reggimento, depose
la maschera di virtii ch" era inciampo alia sua tem-
pra ed alle sregolatc sue tendenze. A far tacere la
DI P. I. DECHAZELLE. 4I
censuTa comparti vanitose largizioni, a conciliarsi I'af-
fetto del popolo ristabili i giuochi istituiti da Nerone,
strano imitatore di Augusto accarezzo i dotti , per
procurarsi il nome di fondatore di splendidi e nu-
merosi monumenti face riedilicare il campidoglio e
10 fe' decorare con tale sontuosita, die le sole dora-
ture costarono dodici mila talenti, la qual cosa fece
dire a PJutarco se alcuno se ne maraviglla scorra le
gallerie e i bagni delle concubine di Domiziano e sard
ben altrimend sorpreso. Fra tanta co[)ia di scukure
eseguite sotto quel regno a pochisslmi riduconsi gli
oggetti avanzati , giacche alia distruzione di essi con-
triiouj pure un decreto del senato , il quale , dopo
che il tiranno fu assassinate , lo privo degli onori
della tomba e proscrisse quanto poteva ricordare la
memoria di lui.
Eletto Nerva alia dignita iniperiale per unanime
consenso de' Romani, ne' pochi anni che visse, con-
trassegno ciascun giorno con azioni di bonta , e la
saviezza del suo governo fece dire a Tacito : non es-
sere altrimenti V assoluto potere sempre incompatibile
colla pubblica libertd. Sotto la sua paterna aniniini-
strazione le arti ripresero un piu libero andamento.
11 superbo foro anteriormente incominciato fu com-
piuto ed ebbe il suo nome, le pubbHche gravezze
furono minorate per la fusione delle statue d'oio di
Domiziano e delle argenterie superfine del palazzo.
L' ultima prova poi che Nerva diede del suo aniore
pei sudditi, si fu il chiamare Trajano a dividere la
sua autorita. II popolo romano non conobbe giorni
pill prosperi e piu gloriosi di quelli in cui lo stesso
Trajano divenuto solo possessore del trono de' Cesari,
vi lecc ammirare tutte le virtu. L'ordine, 1' econo-
mia regnavano nell' inteino della sua casa , mentre
la bene intesa amministiazione delle rendite dello
Stato gli pernietteva di fondare citta , aprire grandi
strade , costruire arginature attraverso terreni palu-
dosi , c favorire per mezzo delle agevolate comuni-
cazioni V attivith del commercio. Le lettcre , le arti
42 STUDJ SULLA STORIA DELLE ARTI ,
furono alimentate ia modo da risorgere a novello
splendore; il foro Trajano, la celebre colonna cli'esi-
ste anroxa, 1' arco di trionfo in Ancona , e due sta-
tue deirimperatore cd una di Plotina sua sposa, os-
servabilissima si per bellezza di panneggiamenti, sia
per finitezza di esecuzione attestano qual impulse ri-
cevessero, ed a qual grado di eccellenza fossero ri-
sorte.
Divenuto capo dell' impero Adriano per la pretesa
adozione fattane da Trajano, mostro siffatta passione
per le arti , clie parve in qualche guisa regnassero
insieme con lui. Non poclie pagine , comeche con-
cisamente scritte, sono impiegate a descrivere quanto
esse furono adoperate non solo in Roma, ma ezian-
dio in Asia, e qnanto impulso ricevettero, ed i pre-
stigi di cui furono creatrici. La mole Adriana e le
apoteosi di Antinoo rimangono ancora a fame bella
testimonianza. L' autore fa osservare con molta acu-
tezza clie la liberalita di Adriano spinse la romana
scultura ad un grado si elevato , clie uno stato co-
tanto prospero non poteva durare assai tempo dope
la sua morte. In fatti, le produzioni delle belle arti
si diffusero in tanto numero nelle citta , nclle pro-
vincie, nelle private dimore di opulenti cittadini, che
nei regni seguenti cesso grado grado Tabitudine della
ammirazione, e quindi T emulazione perdette cosi il
piii efficace eccitamento.
Antonino il Pio , liglio adottivo di Adriano , quan-
tunque concedesse le somme occorrenti al pronto
compimcnto del superbo mausoleo del padre, e non
si ristesse dall' erigere un tempio a quel Dio di nuova
creazione , pure s'attenne a tutt' altra via per farsi
amare. In quelf epoca i solisti godendo d' immenso
credito presso i giandi volsero in dispregio la pro-
fessione delle arti , e col bandire dalle piibbliche cat-
ted re la loro contrarieta portarono lo scoraggiamento
nelle scuole. II Hlosofo I\Iarco Aurelio successore di
Antonino che partecipava ai pregiudizj dei retori del
suo tempo , occupossi meno degl' interessi dell' arte
DI P. I. DECHAZELLE. 48
che della necessita di reprimere il lusso ed inspirare
ai proprj sudditi V amore delT ordine e dell' econo-
mia. Per quanto pero mancasse di tatto onde apprez-
zare le opere di gusto , non trascuro di rendere
omaggio al talento e alia virtu col far eri2;ere statue
agli uomini piu cliiari del suo secolo. Dello stesso
Marco Aurelio oltre la statua equestre die puo repu-
tarsi r opera piii considerabile di antica fusione che
siaci pervenuta, si hanno due statue in marnio di as-
sai pregevole lavoro. II figlio Comodo erede della sua
corona, ma non della sua virtu anio far pompa della
sua forza fisica contro le fiere e farsi ammirare nei
circhi come ardito gladiatore. Percio il soprannome
di Ercole doraatore de' mostri , medaglie coniate e
statue scolpite coi medesimi attributi.
Nel tratto di storia dei successori all' iinperio com-
presi in questo libro, se si eccettuino i due Severi Set-
timio ed Alessandro the mostraronsi protettori delle
lettere e delle arti, incominciando da Pertinace, prin-
cipe saggio sino a Diocleziano che unitamente a JMas-
simiano seppero comprimere la licenza della milizia
ed introdurre delle forme di governo sagge e ad
un tempo vigorose, altro non riscontrasi che le con-
seguenze delf anarchia e della depravazione dei co-
stumi , cui lenne dietro mano mano la decadenza
delle arti.
Del quarto e quinto Ubro con che si compie il la-
voro del sig. Decliazelle, ne darenio un complessivo
estratto , ed a malgrado che 1' importanza delle vi-
cende delf impero connesse a quelle delle arti esige-
rebbe che fossimo meno concisi di quanto lo siamo
stati sino a questo punto , pure saremmo costretti a
sfiorarne piii superlicialmente il contenuto di essi ,
giacche facendo altrimenti, la soverchia lunghezza ci
obbligherebbe a riportarci ad un altro articolo se-
parate.
Fra le turbolenze cui la divisione deU'autorita su-
prema diede origine sotto i successori di Diocleziano
e Massiniiano , Ercole Costantino vinse gli ostacoli che
44 STUDJ 8ULLA STORIA DELLB ARTt ,
il pei-fido Galeiio, due nuovi Cesari e parecchi altri
rivali ponevano al suo innalzamento. Questo degiio
figlio di Costanzo Cloro dopo aver trionfato di Mas-
senzio alle porte stesse di Roma compie il voto det-
taioeli dal Cielo, ed innalzo arditamente il vessillo
del Cristianesinio nella capitale del mondo. Quella
memoranda rivoluzione da cui parve aver comincia-
mento una nuova monarchia, restitui la pace all uni-
verso. Ma coU' aver Costantino in seguito trasferito
la sede a Bisanzio siccome centro delle vaste sue pro-
vincie, divise la forza; e questa non pote resistere ai
continuati assalti dei barbari a cui soggiacque dap-
prima la parte occidentale e poscia Y orientale del-
r impero. Tutto fu posto in opera perclie la seconda
Roma gareggiasse di splendore con c|uclla, di cui la
voce degli oracoli vaticinato avevano Teterna durata.
A che valsero T avere spogliato varie citta, la Grecia
e i cesarei palagi d' Italia onde arricchirla di edific)
sontuosi per pitture e sculture ? L' epoca della deca-
denza dell' impero e delle arti andava ognor plu avan-
zandosi : lo stesso Costantino vestito di stoffe d'oro ,
aspro di gemme a somiglianza degli antichi despoti
delTAsia obbligava Tartista nella imitazione ad adat-
tarsi a quel barbarico gusto di abbigliamenti; quindi
i modelli del greco sapere a poco a poco non atti-
ravano piii gli sguardi , perclie arrestavansi su cjue-
gli oggetti in cui la sregolata fiintasia del decora-
tore aveva profuse Ic materie piu preziose. 11 mu-
saicista usurpo i diritti del piu delicato lavoro del
pennello: cosi la pittura e la scultura travolte fuori
di loro sfera trovaronsi insensibilmente confuse nella
classe delle arti meccaniche. L' arco di Costantino ,
i dittici consolari e le medaglie coniate a cpie' tempi
confrontate colic antecedeati , mostrano il preludio
del decadimento.
Come poscia esse derlinassero ognor piu e slno
al punto di ritornarc alf infanzia, T autore lo viene
dimostrando coUe vicende dclla distruzione del Paga-
nesimo. Costantino nelle misure adottate per eetirpare
DI P. I. DECHAZELLE. 46
1' idolatria non ardi manifestare una rigida intolle-
ranza , talclie 1' umanita e la religione ( disse lo
stiniabile autore della Storia del basso irapero ) de-
vono essergli grate per non aver egli dad martiri
air idolatria. Ma so quel primo imperatore cristiano
e dopo lui i suoi ligli apertamente non autorizzarono
la distruzione degli idoli , V abolizione dell' antico
culto fu soltanto dilTerita. Gli editti di Teodosio con-
tro il politeismo furono eseguiti con tanta maggior
attivita clie, sotto lo stesso Giuliano Tapostata, ave-
vano ardito i Cristiani slidar la vendetta impeiiale
rovesciando a Pessinunte V altare della mad re degli
Dei, ed a Cesarea il solo tempio che fosse stato ri-
sparmiato. E iaipossibile , dice T autore, formarsi una
idea delle devastazioni die commisero gV iconoclasti;
tuttavia dopo di aver parlato di quelle cui soggiacque
successivamente V Italia per 1' irruzione di tanti po-
poli barbari , dopo di aver descritto quanto fece il
gran Giustiniano per riparare a tanta rovina, finisce
per provare colla descrizione delle antichita d ine-
stimabil valore eslstenti ancora in Costantinopoli nel
tempo che fu presa dai Crociati, doversi a questi at-
tribuire il totale esterminio di quanto avrebbe potuto
pill luminosamente attestare la grandezza ed il sapere
degli anticlii , e di cio che di piu prezioso in fatto
di metalli incrostati di gemme e lavorati sul gusto bi-
zantino a[)parteneva al santuario di Santa Sofia ora
dai Turclii ridotta a moschea.
II quinto libro iinalniente verte da principio siii
sintouii precursori del risorgimento delle belle arti ;
ma r autore non s' iutertiene a svolserne cronolosi-
camente 1 anclamento per entrare tosto a parlare della
conseguente istituzione delle scuole di Firenze , di
Venezia e di Roma. Nel decimoquinto secolo , dice
egli , i letterati di Costantinopoli coki da spavento
air avvicinarsi dei Turchi si sparsero nella Toscana e
suUe rive del Tevcre seco portando gli scritti dei
poeti , degli oratori e dei soiisti dell" antichita. Fu
per tal guisa che opeiossi il risorgimento , giacche
46 STUDJ SULLA 6TORIA DELLE ARTI ,
in quel tempo I'ingegno degli antichi piu non tro-
vavasi clie nei loro stessi libri. Vero e bensi che
molto tempo prima la Siria era gia stata illustrata
da ogni sorta di stiidj per una generazione di Arabi,
la quale introdottasi poscia in Ispagna per le conquiste
dei Saraceni vi diffuse una civilizzazione che di la si
stese verso le parti setteutrionali, dove I'architettura
moresca si combino con la reminiscenza dell' antico
gusto dei Greci. La pittura e la scultura siccome arti
favorevoli all' idolatria erano rimaste conipresse , ne
poterono progredire per opera dei Saraceni. Piu tardi
poi le repubbliche di Venezia , di Pisa , di Firenze,
di Siena e di Bologna arricchite dal commercio col
Levante e cercando di sovercliiarsi in magnificenza, a
gara abbellirono le citta loro con nuovi edificj in
luogo di quelli incendiati dai Vandali. Orseolo, doge
di Venezia , circa la fine del decimo secolo aveva
fatte porre le fondamenta dell' insigne basilica di Saa
Marco. A Pisa ergevasi quella cattedrale per opera
deir architetto Buschetto e con marmi gia lavorati
perche avevano appartenuto ai rovinosi templi della
Grecia , come avevano gia praticato i Veneziani. Si-
miglianti costruzioni in seguito e conteniporaneamente
innalzaronsi a Padova, a Firenze , a Lucca , a Viterbo,
a Roma , ecc. Abili pratici andaronsi formando frat-
tanto, e lo stile di quella scuola greco-gotica conser-
vossi fino al cominciare del secolo decimotei'zo. In-
torno a siffatto genere di architettura V egregio au-
tore fa osservare che perfezionato da Nicolo Pisano
e da' suoi allievi offerse una mirabile arditezza, ed
effetti variati e al sommo pittoreschi ; che non ne
furono i Goti gP inventori , ma che sibbene prese
nome ed origine nel tempo in cui que' popoli inva-
sero le provincie del romano impero ; ch' esso di-
stinguesi in gotico-greco , in gotico-lombardo , sas-
sone, arabo, ecc. secondo le varic gradazioni di stile
die dimostrano gli edificj di quella specie , sia in Ita-
lia, in Ispagna ed in Francia, sia in Germania ed In-
ghilterra; ma die il gotico propriamente detto consta
m p. I. DECHAZELLE. 47
di sassone e di normanno. Del resto il buon gusto
in Jatto di architettura non poteva dirsi degenerato
al tutto nella Grecia sino alia line del secolo unde-
cimo. Quest' asseizione appoggiata dalT esimio autore
al gusto dominante nel Duomo di Pisa , architettato
dal Buschetto di greca origine viene respinta dal
traduttore italiano in una nota , contrapponendovi
quanto scrisse il Cicognara in proposito nella sua
Storia della scultuia. I\la e da notarsi che il Declia-
zelle negli schiarimenti ch' egli ha posto in fine di
questo libro giustifica V accennato asserto colT opi-
nione di Emerico David , il quale per le tradizioni
da lui raccolte allerma essere il Buschetto nato in
Dulichio , essere Busketos il vero nome che leggesi
neir epitafio , e trovarsi nella cronaca pisana di Ma-
rangone : che i commissarj incaricati di dirigere i
lavori della fabbrica di detta chiesa fecero a bella
posta il viaggio di Grecia onde farvi scelta di buoni
matcriali di costruzione , e condussero seco in pari
tempo di la il principale architctto ed i suoi ausilinrj.
Ma noi non c inoltreremo di vantaggio in questa
storia delle arii , giacche abbiamo raggiunto un pe-
riodo troppo noto per le opere di D'Agincourt , di
Cicognara e del celebre aljate Lanzi che furono dal-
r autore consultate e in niolte parti sej^uite; e con-
chiuderemo col dire che la lettura di questi due vo-
lunii porra in grado ciascuno di conoscere e ritencre
con facibta le storiche vicende delia greca e roniana
civilta intrecciate a quelle cui soggiacquero le arti
dair epoca della loro infanzia sino quasi a' giorni no-
stri , e che vantaggiosa non meno gli riuscira la let-
tura deir appendice posta in fine del secondo volume
che tratta specialmente dell' origine e dei progressi
della scuola fiamniinga e della francese
/. F.
48
PARTE 11.
SGIENZE ED ARTI MECGANICHE.
Condnuazlone degli Atti delV I. R. Accadcmia ecoiio-
mico-agraria del Georgofili di Firenze. Tomo XIII
trimestre 4.°, tomo XIV trimestri quuttro., e totno XV
dispensa i.* — Firenze, 1 835-1 83 7, presso Q. P.
Vieusseux, tipogfafia Galilejana, in 8.°
Giofnale agrario toscano. Num. 36.°, a compimento
del tomo IX, num. 37.°, 38.°, 39.° e 40.° che for-
mano il tomo X, e num. 41.°, dispensa i. del
tomo XI. — • Firenze, 1 835- 1837, presso G. P.
Vieusseux, tipografia Galilejana, in 8.° V. Biblio-
teca italiana tomo 8 1 .°, pag. 1 1 o
\_'gnora in se stessa egnale TAccacIemia dei Georgofili noti
r.illenta per nulla nel rendere di pubblica ragione i suoi
Atti , sempre ricchi di rilevanti soggetti. Noi quindi ci stu-
dJeremo di qui recare un sunto dei fascicoU che annun-
ziamo.
Rapporto della corrispondenza nel corso dell' anno accade-
mico 1 834- 1 835, letto dal segretario delle corrispondenze
aw. Leopoldo PelU-Fabbroni nella solenne adunanza del
27 dicembre i835.
Rapporto del dott. Filippo Gallizioli., segretario delle corrispon-
denze, letto nelt adunanza solenne delV 8 gennajo 1837.
Rapporto degli studj accademici dell' anno i836, letto dal
segretario degli atti Comm. Lapo de' Ricci nell' adunanza
solenne del di 8 gennajo 1837.
Dalla coltivazione del suolo , dice il sig. Fabbroni , de-
rivano le principali riccliezze della Toscana f, attivare, per-
fezionare , ampliare essa coltivazione esser deve percio lo
scopo di coloro , cui sta a cuore la pubblica e privata pro-
sperita. Molti sono a gloria italiana quelli che si mostrauo
CONTINUAZIONE DEGLI ATTI eCC. 49
anlmatl da tali scntlmenti ; e 1' opere lo attestano. Esse ven-
gono qui con alcnne particolarita rainmentate. Dopo i la-
vori cli agricoltura, si ricorilano i botanici , indi i luiuera-
logici , i fisici , i zoologici , poi cjuelli che concernono la
nieccanica , la pnbblica istruzione , la storia , 1' economia
pubblica , il conunercio , la nautica , T arte guerresca , la
medicina, la cliirnrgia , la chimica , e da ultimo le belle
lettere, delle quali ritiensi uno de' migliori uffizj il tramaii-
dare alia posterita le virtuose azioni di segaalati cittadini ,
perclie la ricordanza loro presenti esempi degni d' imita-
zione per clil vuole ben meritare de' suoi siiuili e coatri-
Ijuire ai f)rogressi delle scienze , delle arti belle ed indu-
striose e della pubblica prosperita.
E qui prima di progredire agli altri subbietti noi rlcor-
deremo un lascio del conte Leon Battista degli Alberti.
Riputando egli che V agraria sia la prima tra le arti o
meglio un complesso delle arti piu utili alia societa , lego
in perpetno la somma di scudi centovend fiorentini all'anno
per due o plii premj da conferirsL il giorno 28 giugno di
ogni anno, onomastico suo, a coloro che per giudizio della
Reale Accademia dei Georgofili saranno dicliiarati degni di
meritarli , dietro la soluzione de' quesiii , o il felice ese-
guimento di operazioni ad i^tilita dell' arte agraria , e piil
particolarmente ad assoluto miglioramento reale ed efFet-
tivo della coltivazione ed industria agricola toscana.
II perche l' I. R. Accademia sovrannominata pujjblico i
due seguenti programmi : i.° Un premio di scudi sessanta
sara conferito a chi fara constare all' Accademia dentro il
mese di aprile i838 di avere costruito un congegno adat-
tato a sgranare il grano turco , il quale okre alia novita
ofFra un evidente vantaggio sui mezzi adoperati liaora a
quest' effetto e possa essere introdotto senza diHicolta nel
nostro sistema di colonia , il che richiede tra le altre cose
semplicita di meccanismo , prontezza di azione , economia
nella forza motrice , modicita di spesa nella sua costru-
zione. I semplici modelli o disegni non saranuo ammessL
al concorso. 2.° Un premio di scudi sessanta sara confe-
rito a quello che fara constare all' Accademia entro I'aprile
i838 d'avere in Toscana talmente migliorato I'avvicenda-
inento delle culture , che ne sia conseguenza la riprodu-
zione di tutto il letame occorrente non solo a sostenere
nia ad aumentare progressivauiente la fertilita del terreno,
Bibl. lud. T. LXXXVI. 4
5o CONriNUAZIONE DKGLI ATTI
in cul detto avvicendamento venne introdotto , senza che
pel" questo il nctt.o valore delle raccolte ottenute nel suo
giro sia niinore di qiiello die dal suolo , e nel tempo stesso
sarebbesi conseguito coi puodott'i ordinarj , onde si verifichi
che il vew pi-ofitto del collivatore sia, merce il nuovo av-
vicendamento, accresciuto. Tale avvicendamento dev'essere
estesamente praticabile nei fondi soggetti a colonia , e non
ricliiedere vistose anticipazioni di capitali.
Altro premio di zecchini 5o sara conferlto dalla mede-
siina I. R. Accademia nell' anno i837 all' autore di una
invenzione, o innovazione, o metodo , o fatto estesamente
applicabile e di utilita fondamentale alia pratica agricoltura
della Toscana. II concorso sara cliiiiso col 3i agosto iSSy.
E poiche la Toscana e paese agricola , ma nondimeno
per la sola via di qncsta non puo aggiugnere a tutta quella
prosperita di cui sarebbe atta , senza rivolgersi anco alle
inanifatture ed al commercio, e il piu vantaggioso sviluppo
deir industria manifatturiera riesce nel fare tntto il possi-
bile nso della materia prima indigena, I'Accademia fii d'av-
viso che nel grado economico in cui di presente rlnviensi
la Toscana la soluzione di nessun problema potesse essere
piu utile quanto quella del seguente. ti E.itenute le leggi
economiclie e doganali, e le relazioni commerciali di fatto
e per diritto internazionale della Toscana, determinare quali
niaterie prime indigene presenti e ottenibili possano ali-
mentare arti e manifatture che vincano o sostengano la
concorrenza de' prodotti manifattnrati esteri si nell' interno
come nell' esterno del Gran Dncato , specificando con pre-
cisione i nietodi scientilici ed economici convenienti a re-
care le indicate niaterie prime all'intento proposto. » II
premio era di zecchini aS , e si doveva conferire nell' anno
i836, ma nessuna Memoria ne fu giudicata degna.
Nissun concorrente essendosi presentato pel premio del
sig. Bonafous, di cui noi facemmo parola nel tomo LXXXI,
pag. 1 12, I'Accademia ha deliberato che ogni concorrente
poteva presentarsi ancora al signer segretario delle corri-
spondenze dal priino all' ultimo del marzo iSSy per far
constare di avere a sua disposizione i mezzi occorrenti
per fare 1' esperimento delle foglie del Moras cucullata,
e per ricevere il seme dei bachi , col quale unicaraente
potra essere fitto osso esperimento.
dell' ACCADEMIA. De' GEORGOFILI. Si
Se Tanno i835, dice il sig. dott. Gallizioli, la corrispon-
denza della nostra societa ha oflerto ubertosa niesse di
opere e di lavori , per cui progress! vieppiu rapid! e sicuri
in ogni scienza ed arte risultano, non da meno sicura-
niente riesci il successivo i836, poiche i socj corrispon-
denti e tanti altr! devot! all'Accademia dei Georgofiii pro-
seguono nel modo stesso die col segretario antecessore a
coinunicare i loro studj sempre tendenti a difFondere Inmi,
osservazion! ed esperienze, die tanto inflLiiscono alia pub-
blica prosper itii. Le parole sue vengono poi rinfrancate dalla
Innga serie di citazion! di piu o meno important! libri e
scritti inviati ad essa Accadeniia.
II sig. Gommendatore Lapo de' Rice! incomincia la rela-
zione sua col mostrare die nella Toscana i sapient! fnrono
sempre ascoltati , le loro dottrine poste in pratica , e po-
tersi essa Toscana denominare eminentemente esperimentale.
Snccessivamente reca validissimi argomenti a provare questo
assunto ed a far vedere die i fatti corrispondono alle pa-
role. L' avvenimento dei quali fatti si denno poi in graa
parte alTAccademia dei Georgofiii , la quale si occupa a
far progredire non solo la scienza economica , ma anclie
ragrlcoltura ed i rami tntti di utile industria. E relati-
vamcnte a quest! ultimi il sig Segretario avverte die nel-
r anno i836 ess! divennero maggiormente die negli anni
antecedent! soggetto degli studj e delle ricerche dei socj
deirAccademia de! Georgofiii.
GelsL e Bigattiere , del sig. Felice Vasse.
II sig. Vasse s! fa a dimostrare il grande prodotto della
coltlvazione de' gelsi, la necessita in cui la Toscana era e,
onde ritrarre il piii possiljile vantaggio da essi , di acco-
munare la foglia loro alle altre produzioni dei poderi , e
dividerla cosi a meta col colono o venduta in natura o tras-
formata in bozzoli. Poi in senso suo il miglior modo per
gencralizzare ! metodi facili e sicuri dell' allevamento dei
baclii , per la mancanza di A'aste piantagioni di gelsi e di
bigattiere , sarebbe " di formare in ogni fattoria una sola
massa ossia raccolta in societa fra i padroni ed i colon! »,
dando egli in cio le piii sicure norme a guarentigia dei
rispettivi interessi degli uni e degli altri.
I Coinpilatori del Giornale agrario coll' idea di renderlo
utile il pill possibile per mezzo di dati positivi intorno alio
5a CONTINUAZIONE DEGLI ATTI
stato dell' agrlcoltura e dell' economla riirale in Toscana
espongono con forniole precise alcnne dimande ai loro cor-
rispondenti ed associail, attenentemente alle notizie che im-
portano per riuscire ad avere un quadro compiuto di essa
industria ed econoniia rurale toscana.
Dei progressi deli' industria in Toscana , e di quelU che essa
pub fare per mezzo delta spirito di associazione , Memoria
del dott. G. C. Vanni.
Rilevasi da questa esposizlone , che in Firenze si fab-
bricano drappi di seta da reggere in confronto coi niigliori
di Francia ; die 1' estensione e la perfezione di questa ma-
nlfattura crebbe il prezzo delle sete nell' interno del pae-
se. II talento del fabbricatore , del manifattore in Toscana
non manca, ma non vi ha la riutiione dei capital! neces-
sarj a fare che brilli , perche questi non si possono rin-
venire presso un solo private in quella copia che le intra-
prese richiedono. Lo spirito di associazione potrebbe far
tutto , e COS! si dissotterrerebbero altresi i ricchi tesori mi-
nerali de' quali il suolo toscano e ricchissimo , siccorae
lo provano le attivate miniere di zolfo nel territorio di
Scansano ed all'Ajuola in Chianti ;, quelle di rame a Mon-
tecatini ed a Rocca Tederighi ; quelle d' argento nel vica-
riate di Pietrasanta ;, quelle di allume di Montioni , per
non muover parola di quelle di ferro dell' Elba e del ricavo
del borace. L' autore chiarlsce in appresso quale delle forme
di associazione riesca la migUore e da la preferenza al-
Y anonima , e dimostra in fine con quali mezzi si possa
giugnere a far nascere e mantenere attivissimo lo spirito
di essa associazione.
Invito per la produzione dello zucchero indigene e relativo
progetto d' associazione , del signor Policarpo Bandini di
Siena.
La societa sara sotto nome Bandini e compagni. La du-
rata sua determinata a dieci anni. Le azioni sono di venti
scudi toscani ciascuna da pagarsi in due rate eguali , una
a tutto dicembre i836, 1' altra a tutto marzo iSSy.
Dal conteggio presentato si dedurrebbe che 1' utile netto
risulterebbe del quinto del capitale adoperato ossia un ao
per 100.
dell' accademia de' georgofili. 53
Di due varieta di grnno coUivate in America ; Memoria letta
dal sig. Gactano Baroni neW adunanza del 5 marzo i836.
Notizie pel grano di. Petuniel , del sig. L. Tempi.
I due grani d'Anierica sono: i.° il Zea mays vitrea, grano
tnrco traspaiente , grano tiirco dolce die si coltiva ad uso
di legume per la state , e si mangia fresco si crudo clie
cotto. Si seraina col metodo ordinario e riesce meno alto
del nostro melgone. Un graao ne produsse in Toscana 12,00.
Non rende pero inolta farina come 1' ordinario ; 2.° il Zea
mays di Filadelfia , o grano turco bianco. Questo cresce a
molta altezza e quindi assai soggetto ad essere atterrato
dai venti. In Toscana tarda a maturare. In America e te-
nuto in gran coato e si adopera in piii maniere ad uso
comune. Una libbra di grano Petuniel ne rese 46 in Val-
darno ; nelle vicinanze di San Gimiguano soltanto libbre 29.
Seminato il i5 marzo fa inaturo a mezzo il luglio. Ras-
somiglia al grano gentile , Triticum Jiybernum. II pane che
con esso fu fatto non riiisci bianchissimo , ma sempre
migliore di qnello che i contadini mangiaao coraposto di
diverse granaglie.
Del modo di calcinare il grano per la sementa , del parroco
Michel' Angela Tozzi.
A guarentire il grano dal male della volpe che tanto
danno arreca, i contadini toscani sogliono calcinare quello
che designano a seraente. II metodo in pratica parve al si-
gnor Tozzi assai imperfetto , egli quindi suggerisce il se-
guente come da lui esperimentato di sici\rissima rluscita.
Si prenda grassello di calce spenta libbre tre per ogni stajo
di grano ; si collochi la calce in un piano pulito, si formi
intorno ad essa un cerchio col grano, poi con una marra
si mescoli in modo die esso grano sia bene intriso e im-
pastato colla calce. AUora si aramucchi e si lasci cosi per
24 ore. Scorse queste, si allarghi e si stenda si che asciu-
ghi. Asciutto die sia si pub di nuovo aramucchiare per
servirsene poi al bisogno da seminare.
II sig. Giorgio Perrin in vece si Icda della soluzione di
solfato di ferro in cui ammollare il grano da semente, il
qual metodo si chiania snifatare, come leggesl nel Propaga-
tore delle cognizioni utUi N. 11^ pag. Sao, artic. carbone o
carie.
54 CONTI?^UAZIONE DEGLI ATTI
Osseivazioni sid piantare e seminare fitto e rado il grano
turco , le patate e Verba medica , del sig. G. W. Tighe.
Secondo il sig. Tighe, in quanto ai pomi da terra, II
piantar fitto o rado noii dipende solo dalla distanza in cui
si mettotio i pezzi da semente , nia dal nuniero degli steli
o sieiio piaute distinte che tali pezzi possono svilnppare ,
ia guisa die piantare pezzi con tre soli occhi alle solite
distanze e piantar rado ;, tuberi mezzani interi e piantar
fitto ; e quest' ultima piantagione da generalmente niag-
giore e piu utile prodotto. Relativamente al grano gentile
le prove si combinerebbero in favore della solita quantita
di seme , cioe d' un sacco di grano per nove stiora di terra.
Per rispetto al grano turco non ardisce ancora dire preci-
samente quante piante sieno da porre in un dato spazio
di terra ; e convinto pcro che la piii grossa pannocchia ,
se lo stelo occupa un braccio quadro , puo di rado ricom-
pensare due pannocchie mediocri che piglino lo stesso spa-
7.io. Finahiiente parlando dell' erba medica sostiene che in
Toscana, e in terre ben concimate il prodotto maggiore
si ottiene serapre dalla piu fitta seminagione.
Osservazione sulV erba fiainma, Orobanche major, del pievano
S. Mancini.
Quest' osservazione e che al seminar presto le fave, cioe
in gennajo , 1' erba fiamraa o succiamiele, che tanto nuoce
alia prosperita delle fave , non vi puo piu nulla.
Sulla Datisca cannabina ;, Memoria del socio ordinario Anto-
nio Targioni-Tozzeni.
Concerne la storia e 1" uso, neU'arte tintoria e nella me-
dicina, di questa pianta , la cui coltivazione pare abbia fa-
vorevole incontro nella Francia.
Nodzie sulla cost detta Oxalis crenata di Jacquin, Lezione di
turno 5 di L. Pelli-Fuhhioni.
Questa pianta originarla del Chili e del Peril prospers
benissimo anche nel vivajo di Monza , di dove venne in-
viata in Toscana :, i suoi tuberi cotti riescono deliziosi al
palato , e danno ottimo nutriraento ; gli steli potrebbero
servire a foraggio, e per Pestrazione del sale acetosella. Mi-
nuta ed esatta e la descrizlone e la storia di questo vege-
tabile qui data dal sig. Fablaroni.
DELL ACCADEMIA DE GEOEGOFILI. 55
Coltivcizione della harhahietola per foraggio , suo prodotto ,
iiso e coiiservazione.
Per la barbabietola rlescono bene le terre compatte , pur-
clie sieno ben preparate e profondamente erplcate. Dei
concimi qnello di stalla fresco e il preferibile. Col traplan-
tamento si lia maggior prodotto ; T istante di quest' opera-
zione e allorcbe le pianticelle hanno la radice grossa come
il mignolo della mano. Vi bisognano niolte cure e diligenze.
II terreno vuol essere mondo dalle erbe cattive. Le foglie
della liarbabietola non vogliono essere ne rotte, ne taglia-
te; il cio fare nuoce all' accrescimeiito della radice. Se la
barbal^ietola e destinata alia fabbricazione dello zucchero
giova raccoglierla prima delle piogge autunnali. A conser-
varla per foraggio s' infossa. Alia barbabietola si fa suc-
cedere grano. Narra il sig. marchese Ridolfi questa radice
tuberosa essergli costata di prodiizione, pigliato il di mezzo
in tre raccolti , lire 3, soldi 17 al migliajo.
Sulla maniera di rilevare gll ulivi per mezzo dei polloni ;
Memoria del dolt. Carlo Calamandrei.
Impianta i polloni appena levatl dagli ulivi in vasi , e
in capo a 43 mesi sono atti ad essere trasportati in piena
terra , ove allignano prosperissimamente.
Di una recente coldvazione a vigna , di L. BagnoU.
Col metodo ordinario in Toscana non si ha prodotto delle
viti die dopo il 5." anno di loro piantagione ; con quello
del sig. Pietro Cirilio Passuti si fa vino il secondo anno.
Divelto da novembre a gennajo il terreno fu lasciato cosi
sino a giugno ; allora ridotto acconcio alia regolare pian-
tagione, con palo di ferro si praticarono fori, ed in essi
si pose terra arenosa nilsta a buona jjorzione di concime
pecorino da riempiere un sesto della profondita loro. Vi
si conliccarono poi i magliuoli die a tutt' agosto avevano
gia un tralcio di due a tre braccia. In settembre si scal-
zarono alia distanza di un mezzo braccio del fusto. gct-
tatavi quantita di kipini die si ricoprirono con pula. Alia
meta di novemljre si seppellirono le piante dei lupini in-
sieme a concime. Per qucsto ingrasso i magliuoli aggiunsero
la priinavera un pollice di grossezza. Non fatto nltro a
tutto il successlvo febbrajo . nel marzo ogni niagliuolo venoe
56 CONTINTJAEIONE DEGLI ATTI
preso ad occli'io. — 11 primo anno di sna piantaglone cjue-
sta vigna porto gia grappoli; assai piii I'anno susseguente,
al segno clie computando T uno colP altro si ebbe un in-
teresse del 5 ed un terzo per cento.
Nuovo modo per favorire una buona fermentazione vinosa
net tini aperti , del dott. Giuseppe Menici.
L' assunto del sig. Menici fu di render utili i tini co-
muni (mancanti di coperchio) cercando di opporsi alia dif-
fusione del calorico proveniente dalla massa fermentante ,
poiche dalla conservazione sua dipende 1' avere buoni ri-
sultamenti. A tale efFetto colloca sopra un tino aperto pieno
d' uva ammostata tanto strame o paglia per formarne uno
strato alto dodici soldi di hraccio in modo clie anclie le
pareti del tino restino coperte ; adattandovi poi superior-
niente tavole o travicelli onde mantenere vina superficie
eguale e discretamente corapressa.
Osservazioni ititorno al progetto di una societa enologica to-
scana , di G. Tassinari.
Tendono queste osservazioni a rendere il piu possibil-
mente utile essa societa enologica.
Cenno di un possibile miglioramento nelCagricoltura, dell'av-
vocato Giuseppe Eossini.
Qnesto lavoro pertiene a quelli deU'Accadeniia Aretina
di scienze , lettere ed arti. L'autore, indicati sommariamente
i pregi ed i vantaggl dell' agricoltura e fatto vedere come
pei progress! suoi la condizione piu indispensabile sono le
braccia , dirette da mente istruita , propone il seguente
mezzo per difFondere un' appropriata istruzione agraria.
Insegnare pubblicamente la teorlca in congiunzione alia
pratica -, poche misure di terreno ove fare scuola , annes-
sovi portico a difendere il maestro e gli scolari dal sole
e dalla pioggia ; un operajo ai cenni del maestro fornito
di quanto alia coltnra delle terre fa d'uopo, e quanto ba-
star puo al divisamento proposto. Da qnesto centro ema-
nar dovrebbero molti altri rami d' istruzione subalterna da
stabilirsl qua e la ne' contadi , al quale uffizio d' istruttori
subalterni si presceglierebbero fra gli accorsi alia prima
scuola i nieglio riiisciti. Dovrebbero coltivare secondo i pre-
cetti avuti, e quelli die avere potrebbero da poi un tratto
dell' ACCADEMIA De" GEORGOFILI. 67
dl terreno o proprio o loro conces*o in usufrutto a vece dl
stipendio , sarebbero sottoposti a ti'iennale o quinquennale
sindacato. Tali fondi dovrelibero essere nella campagna il
tipo e niodello della piii jndustriosa e ben intesa coltiva-
zione ; die di leggieri al vederne T utile niaggioie gli altri
seguirebbero.
Del sistema dl cultura alterna, paragonato col comune av-
vicendamento triennale ; frammento di una Memoria del si-
gnor Dombasle , tradotta da Salvadore Cianferoni.
Le condi^'oni , gli accident! e le circostanze piu minute
de' due me ^di di cultura vengono qui raffrontate , e cosi
deducesi a liiare note , die riesce a gran pezza meglio la
cultura alterna , i cui prodotti sono piii svarlati , piu si-
curi e di gran lunga maggiori. La Fiandra , il Belgio e la
Gran Bretagna ne rendono la piu luminosa prova.
Nodzie agrarie ed economiche sopra alcune parti della To—
scatia ; Menioria del socio corrispondente dottor Giuseppe
Valtancoli.
Strignendo quanto viene qui con molta perspicacia ri-
ferlto risulta, cbe nell' isola d'Elba la coltivazione agricola
e alquanto trascurata ; cbe gli ulivi che produrrebbero
bene , sono lasciati pienamente in balia all' azzardo j cbe
nella Lunigiana vi lia in uso un erpice che rende il suolo
talmente trito che rassomiglia a quelle preparato per se-
mente di ortaggio , ed ha inoltre altri vantaggi che non
si ottengono cogli erpici comunemente adoperati in To-
scana ; che 1' industria agricola e maravigliosa , e tale che
in Albiano , paese di ben 4000 anime , non vi ha un que-
stuante ; laddove nella Romagna toscana 1' agricoltura e in
vece afFatto nell' infanzia.
Dell' isola di Pianosa.
II sig. Lapo de' Ricci visitata quest' isola rlmise alcune
osservazioni sotto foggia di lettera al sig. cavaliere Carlo
Stichling console Prussiano a Livorno , clie intendeva porla
a coltivazione , affine di coadjnvare alia felice riuscita del-
Tintrapresa sua. L' isola di Pianosa, nel mar Tirreno, per-
tiene al gruppo delle Tremiti , e trae nome dalla super-
ficie sua tutta plana. II fondo e calcareo ; la terra otti-
ma specialmente all' ulivo ; il cliraa dolcissimo e di gran
5S CONTINUAZIONE DEGLI A.TTI
salubrita ; le acque dolci noa iscarsegglano. Tntto annunzia
che nel trascorsi tempi fosse certaniente luogo di delizia.
DeW agricoltiira nelle maremme toscane ; notizie del colon-
nello Luigl Serristori.
Itnperfetto trova il sig. Serristori I'avvicendaiiiento agra-
rio praticato nelle maremme , imperfetto per ogni rispetto
I'aratro che vi si adopera^ non esservi adattato il sistema
colonico delle altre parti del Gran Ducato, ma doversi per-
fezionare I' attuale sue ch' e il cosi detto di gran coltura.
Notizie agrarie di Pescia. — TTot'izie agrarie di Siena. — No-
tizie agrarie di Figline. • — Gita alia Mareninia senese.
In quanto a Pescia le notizie concernono i raccoiti del
1 83 5 che furono abbondanti. Meno liete andarono le cose
nello stesso anno e nel susseguente per la campagna sie-
nese , e specialmente in riguardo alia vendemmia , poiche
il A'ino per le continue piogge autunnali riusci di cattiva
qualita. Rigorosissimo vi corse poi il verno , ed un giorno
il termometro scese , cosa quasi senza memoria , lin oltre
gli otto gradi sotto lo zero. Molti languirono di miseria.
Le ulive resero scarsissimo olio. La primavera fa una
continuazione d'inverno, i diacciatelli durarono sine al sei
maggio , le lirine sino al diciassette , le acque abbondanti
fredde e miste a grandine sino alia fine del mese stesso.
La vegetazione ritardo ; le viti ed i gelsi soffersero assai.
L' estate succedette arido e caldissimo , essendo il termo-
metro di Reaumur asceso sino al 2 5 grado. Vi ebbe quan-
tita di fieno , per cui il prezzo suo al^basso sino ad una
lira per cento libbre. I grani prosperarono ; le biade fal-
lirono. La raccolta dei bozzoli manco per due terzi. II
prezzo loro , che fu dalle 24 aile 2,3 crazie , apporto ai
proprietary ed ai contadini discreta risorsa. Le grandini
distrussero i secondi raccolti. L'uva, le ulive, e le ghiande
furono in gran jjarte perdute. II poco vino riusci an-
clie cattivo. I foraggi secondarj del bestiame del tutto
mancati. Anche a Figline I'inverno dal dicembre i835 a
tutto marzo i836 avvenne freddissimo e piovoso. 11 tempo
continuo rigido , piovoso e stravagante in primavera. Gli
ulivi ed i gelsi sotTersero. L'umido ed il freddo fecero
perire intere covate di bachi da seta. Chi segui i buoni
metodi ebbe a vederne apertamente i grandi utili. II prezzo
dell' accademia de' geohgofili. 69
tie' hozzoli ancl6 straorJinariainente alto. La raccoka del
grani I'iusci assal scarsa ; vi fu poca canapa. Contra I'aspet-
tativa le ulive maturai'ono presto : si eljbe meno di mezza
raccolta; resero pero discretamente olio.
La gita nella niareinma senese venne fatta dal sig. Lapo
de' Ricci in aprile i836 ; 1' oggetto precipuo era visitare
la provincla Grossetana e riferire in quale state vi si tro-
vino le strade e T agricoltura. I principal! luoglii di essa
provincia , de' quali e tenuto discorso , sono i Pressi di
Siena, la strada Grossetana, la Fianura di Grosseto , Pog-
gio Cavallo , Monte Pescali; e dopo le piii importanti par-
ticolarita, e i piu rilevanti riflessi ad essi relativi , e con-
chiuso che nientre nelle gite antecedenti fatte in que' Inoglii
si rinvenivano chlari e distinti i caratteri della maremnia ,
era vanno questi gradatamente a scoraparire. Cosi a Fal-
lonico dalle miserabili capanne sursero tante aloitazioni da
permettervi due botteghe di cafTe ; nuove fabbriche si ve-
dono a Vignale , e molto piu se ne vedranno compiuta che
sia r allivellazlone dei beni di Suvereto ; aumeniate le col-
tivazioni nel piano di Campiglio , sempre in progresso di
miglioramento Castagneto e Bolgheri , e scomparso infine
ogni vestigio delFantica maremma alia pianura die prima
apparteneva alia R. tenuta di Cecina.
Del buono e del cattivo esito nelle imprese d" agrario miglio-
ramento (^conlinuazione) y del marchese Cosimo Ridolfi.
L'attlvlta, la spregiudicatezza , il saper rilevare il buono,
r appropriate e il retto nei libri d' agricoltura , lo spirito
di osservazione si dimostrano di assoluta necessita in un
agronomo. Si aggiugne ancora come le predilezloni ad un
certo ramo e gencre di coltuia possono riescire utili - e
come e quando possono arrecar danno anzi che bene. In
appresso si fa vedcre la necessita della continua applica-
zione , la quale addhnanda la rcsidenza in campagna e il
non scguire i costumi , le usanze ed il lusso cittadincsco ,
ma si i rurali ; si espongono gli utili de' ministri rurali, le
qualita e le incuinbenze loro ; si discute il miglior metodo
d'educazione per avere abili ed istrutti agronomi. Successiva-
mente si disamina 1" influenza die pel buon esito delle in-
traprese di agrario miglioramento aver possano le qualita
personal! di chi vi si accigne tanto per rispetto all' eta ,
die per rispetto alle occupazioni cul siasi precedcntcmente
6o GONTINUAZIONE DKGLI ATTI
ded'icato, e ancora per rlspetto alle abltudini ch' ebbe in-
contrato prima di darsi alia pratica delP agricoltura ; po-
sciache tutte queste cose modificano realmente le facolta
morali di una persona a segno di renderla piii o meno atta
a felicemente percorrere la nuova carriera che si propone.
Esposte cosi le principal! condizioni che possono favo-
rire il buon esito di un' agraria intrapresa , e notati gli
ostacoli che piu di frequente vi si oppongono , si cerca
iinalmente qual sia la via per la quale un coltivatore prin-
cipiante puo sperare di giugnere a vincere le difficoUa e
superare gli ostacoli medesimi.
Istituto agrario di Meleto Val-d'Elsa , podere modello e spe-
rimentale , del marchese Cosimo Ridolfi.
In questo nuovo articolo il signer marchese rende conto
deir ampliazione data al suo Istituto ; del progresso che
nelle discipline adottate ha ottenuto ; degli ottirai risulta-
menti ch'ebbe nelle esperienze e produzioni agrarie. Sempre
poi intento com' egli e al pubblico vantaggio, oltre all'avere
aumentato il numero de' convittori dal dieci al diciotto,
amniise anco alunni esteri. La Toscana non puo quindi
non sapergli sempre raaggiormente grado della formazione
di numerosi e buoni agricoltori pratici.
Riunione agraria.
Ad accrescere i vantaggi dell' Istituto agrario di Meleto
il marchese Ridolfi ha divisato di venir dimostrando in ua
determinato giorno della buona stagione a chi vi si presen-
tera i nuovi semi , gli utili stromenti , e 11 loro uso pra-
tico , gli utili animali , i metodi di coltura perfezionati ,
introdotti e praticati , e di prodiirvi in mostra qualunque
oggetto agrario gli sia inviato e sia meritevole dell' espo-
sizione.
Memoria del sig. conte D'Agenville sul prodotto comparativo
in latte fra le vacche di grossa e piccola statura , e sul
loro concime in rapporto del nutrlmento rispettivo.
Qnesta Memoria venne estratta dal Bullettino della classe
d' agricoltura della Societa delle arti di Ginevra N. 8i e
tradotta da Salvadore Cianferoni. Secondo 1 risultamenti del
sig. D'Agenville neiracquisto delle vacche svizzere sarebbe
da preferire la razza mezzana alia grossa.
dell' ACCADEMIA DE' GEORGOFILI. 6 1
Nodzie sullo stato attuale delle razze dl cavalli in Italia ,
del colonuello L. Serristori.
L'antore passa a rassegna gli Stati Sardi, il regno Lotn-
bardo-Veneto , il dncato di Parma , il granducato di To-
scana , gli stati Pontificj e il regno delle Due Sicilie , di-
scorrendo non solo delle razze de'. cavalli die vi sono, delle
mandrie , degli stalloni, ecc, ma ben anco dell' istruzione
Veterinaria. Dal complesso delle raccolte notizie emerge,
che in Italia le razze cavalline si rinvengono in nno stato
d' inferiorita a quelle di oltremonte, e che andarono dege-
nerando particolarmente negli ultimi 40 anni.
Sulla necessita di pubbUche lezioni di veterinaria ; Memoria
di G. B. Occhini.
Questa Memoria venne letta all'Accademia di sclenze ,
lettere ed arti di Arezzo. L' autore fa le meraviglie die la
veterinaria si necessaria ad un paese agricola , qual e la
Toscana , slavi afFatto obliata , e in grande avvillmento.
Mostra come i migliori governi se ne sieno dato pensieroi
sommi uomini se ne occuparono. La fondazione di una
scuola veterinaria in Toscana nuovo impulso riuscirebbe
air aumento dell' incivilimento suo , ed un miglioramento
della pubblica e privata economia.
Un anonlmo aggiunse a tale scritto una nota inculcando
la convenienza dello studio della veterinaria , e vorrebbe
percio che vi fossero proprietarj disposti ad auticipare qual-
che leggiero sagrifizio pecuniario , affine di assicurare ai
loro bestiami i soccorsi efficaci e permanenti di un vete-
rinario istruito ed esperto.
Considerazioni siigli affitti del terreni, lette mil' Accademia
Aretina di scienze , lettere ed arti , da P. Onesti.
II locatore ed il conduttore di ua terreno sono in inte-
ressi affatto opposti. A conclliare questi , avendo sempre
in mira i progressi dell' arte agraria ed il pubblico van-
taggio , tende lo scritto del sig. Onesti.
Origine della mezzeria in Toscana, del socio ord, avvocato
prof. Pietro Capei,
Scritto pieno di erudizione , nia solo utile ad appagare
la curiosita.
62 CONTINUAZIONE DIZGLI ATTI
Dl alcune cause dell' attuale dissesto economico dei possidenti
toscani , di Leonida Landucci.
Parte nei cangiamentl politici clie successero in Toscana
dal 1789 in pci , parte in errati principj di pubblica eco-
nomia, parte nelle disgrazie per le intemperie delle sta-
gioni , parte nell' incivilimento e cultura di regioiii gia bar-
bare ed in equi principj di liberta commerciale statuiti ,
parte nel non potere I'noino acconiodarsi a scemare le spese
e gli agi alio scemare delle entrate sue, fansi consistere
le cause di tale dissesto.
Delle usure di grano , di Caniillo Vanni.
Gli nsurai di grano sogliono comunalmente darne ai con-
tadini die ne mancano e lottano colla fame certa porzione
di cattiva ed anclie pessima qnallta per riprenderne altret-
tanta di qualita migliore al vegneote raccolto , aggiungen-
dovi pel frutto uno stajo sovra ogni cinque del prestato , e
perche il prestito non oltrepassa per lo piii 1' inter vallo di
sei mesi, Tinteresse va al 40 per 100 ed oltre. Oltre a cio
i medesimi usurai sogliono auche prezzare il grano clie pre-
stano assai piu di qiiello clie vale, e come lo ricevono alia
raccolta lo vogliono al prezzo corrente clie in quello istante
e d* ordinario il piii basso, e cosi ne banno in maggiore co-
pia ad equililDrare il dato valore. Cosi tornano loro molte
pill staja clie non sommlnistrarono. Di questo niodo il po-
vero contadino jjrecipita sempre pin nei debiti e nella ml-
seria, e la necessita lo conduce alia deinoralizzazione ed
al delitto. Qui e pigliato a ragionare alquanto intorno le
cause clie danno origine a siffatti mali , ed ai mezzi da
porsi in opera onde allontanarle.
Sal frutto dei capitali ; Menioria del socio ordinario Raffaello
Lamb ruse} uiii.
Delia vera e dell' apparente distruzione dei capitali; Meinoria
del socio ordinario marcliese Gino Capponi.
II sig. Lanibruscliini cerco mostrare il uecessario depe-
rlmento dei capitali , la ingiustizia di pretendere da ogni
impiego di capitali uii frutto corrispondente e perenne, ed
entro in altri nelTessenza loro piii astrnsi argomenti e sub-
bietti di eterne question! , la proprieta e la ricchezza. Le
parole sue mossero il signer marehese Gino Capponi a
dell' accademia de geohgofili. 63
battere la via medesinia , ma con altre vetlute ed altri ar-
goiiienti e non seinpre in corrispondenza a quelle e quelli
del sig. Lainbruschini , senza pero die appaja uno spirito
di controversia , anzi alia stretta dei conti aniendue que-
st! scrittori arrivano ad un line poco dissimigliante.
Societa di mutua assicurazione pel bestiame, di Jacopo Fahroni.
Gli infortunj a cui il bestiame va soggetto ruinano non
poche volte famiglie agricole. Andai'e incontro a questi mail
per mezzo di associazione sarebbe il progetto giustlssimo
del sig. J. Fabroni , il quale chiedei-ebbe in pari tempo se
vi avesse gia societa di questa specie e quali le basi loro.
Al die rispose poi il sig. Francesco M. Riccardi del Ver-
naccia che nella fattoria sua di Cintoja , nel comune di
Greve , sussiste appunto una societa per la reciproca assi-
curazione del bestiame nell' interesse anco del padrone e
de' coloni, e parteciponne i brievi statuti.
Societa anonima per lo sccwo delle miniere di Montevaso, cioe
di quelle gia conosciute di rame e carbon fossile , e di quelle
che si potranno in seguito scoprire , di proprieta dei si-
gnori Salvadore Are^^olo e Luigi Ruggiero Buccellato.
Per mezzo di associazione si possono tentare senza pe-
ricolo di ruinarsL le piii grandi intraprese. Qui n' e pro-
posta una per la escavazione principalmente di miiiiera di
ranie che stando ai prlmi saggi contei'rebbe circa il a3
per loo di metallo , e sarebbe quindi assai ricca , oltre
al rinvenirsi in conioda situazione. Le azioni di cui con-
sterebbe la societa anonima sarebbero 200 , di lire 1400
fiorentine ciascuna.
Cenni giustificativi di una nnova posizione della quistione in-
torno alia proprieta letteraria ; Memoria del socio ordiiiario
dote. Nop. Fini.
L' autore si assume di dlmostrare: « i." die ogni produ-
zione d' ingegno e una proprieta inerente alia persona del
jiroduttore , e come tale avente giuridico fondamento e san-
zionc anteriore e indipendente dalla legge civile , la quale
d' altronde ha riconosciuto e ratificato quel diritto a lei
medesima preesistente : 2.° Che questa essendo la veduta
cmincnte e la sanzione fondamentale del diritto di pro-
prieta letteraria ^ tuttc Ic modcrue disposizioui legislative
64 CONTINUAZIONE DEGLI ATTI
apparentemente intervenute finora a dichlararlo o garantlrlo
non hanno prodotto altro effetto che cjnello di corromperlo
o iimitarlo ;, 3.° che nei paesl di dii-itto cornune (quale e
appunto la Toscana ) la proprieta letteraria trova nei ca-
noni fondamentali tutelanti la incoluniita delle sostaaze, o
nelle azioni della legge contro T inosservanza del patti le
garanzie che le sono coniuni ad ogni altra specie di pro-
prieta. "
Rapporto del sindaci alia Societa della Cassa di Risparmio
di Firenze suW amministrazione dell' anno i835.
Nuovi regolamenti della Cassa centrale di Risparmio e sue
affigliate , ecc.
I depositi portatl alia cassa, corapresi alcuiii versamenti
fatti dalle casse affigliate , sono stati nei i835 di fiorini
335,319. 39; i frutti accreditati di fioriiii 48,010. oa ;
cosi che tra i risparraj accumulati ed i frutti lucrati il ca-
pitale dei depositanti si e aumentato in esso anno i835
di fiorini 292,015. 74 ; e dai fiorini i,o34,5o5. 4a a cui
ascendeva al cominciamento dell' anno medesimo si alzo
nei decorso suo a fiorini i, 326,52 1. 16 compresivi fiorini
109,250. 41, provenienti da casse affigliate. Si rapidi pro-
gressi provano all' evidenza la fiducia che inspira questa
filantropica istituzione. I depositanti nell' anno i834 erano
7133, nei i835 7861, e dei depositi stati fatti settiraanal-
mente in numero di 37000 partite, quasi una quinta parte
sono di piccole somme inferiori ciascuna al limite di 20
fiorini.
Dal nuovo regolamento pubblicato in Firenze nei i836
si rileva poi come il Consiglio d' amministrazione della
cassa abbia saputo conseguire ed assicurare il maggiore in-
teresse dei depositanti per vie e con mezzi che ridondano
nei tempo istesso in pubblica e notabile utilita.
Rapporto suUa scuola elementare femminile di FigUne ( Val-
darno sopra ) di fondazione privata.
Scuola elementare maschile pe' contadini di Presciano , fon-
data e mantenuta dal colonn. Conte L, Serristori.
La scuola di Figline venne fondata nei 1789, e riorga-
nizzata nei 1827. Ha una dotazione propria colla quale si
danno premj in danaro, ed anco doti di dieci e piii scudi
alle fanciuUe che si segnalarono. Qui e reso couto del
dell' acgademia de' cr.ORGoriLi. 65
movlmento personale delle ragazze accolte , e del rlsulta-
menti si rispetto all' istruzione clie alia morale.
L' insegnamento della scnola di Presciano consiste nel
leggere e scrivere in italiano , nelle prime cjuattro regole
deir aritmetica, nella cognizione delle piii coniuni figure
di geometria , e nell' indicazioiie e spiegazioiie delle prime
regole d'agronomia.
Sul coltro toscano , lettere.
Alcune di queste lettere hanno per oggetto di attestare
r ntilita del coltro toscano, clie si compone del vomere e
deir oreccliia del coltro RidoHi niontati sul sistema Dom-
basle i altre movono alcuni dul)bj sulla efficacita sua in
tutte le sorte di terreni ; dubbj die vengono rischiarati ed
appianati da risposte dell' inventore suo.
Delle macchine ammostatrici , di Giuseppe Menici di Pisa.
Le macchine ammostatrici a dire del sig. Menici si as-
somigliano tutte, e sono presso a poco la stessa cosa ^ esse
in pratica non riuscirono bene e furono abbandonate. A
suo parere il difetto della cattiva riuscita non consistendo
in fine clie nella forma della tramoggia , egli cerco quindi
di ripararvi. Colla nuova da lui inventata e data libera ca-
duta alle uve sui cilindri e viene ad interrompersi la stl-
vatura die in essi succede.
Di una nuova applicazione della spirale di Archimede , pro-
posta dal sig. Lorenzo Turchini. Memoria del vicepresidente
prof. cav. G. Gazzeri.
L' applicazione e di alzare T acqua daU'Arno onde for-
nirne in copia sufliciente al nuovo generale niacello di Fi-
renze. Si devierebbe dalP alveo superiore del fiume di-
screta quantita d' acqua , die portata su di una ruota
idraulica la metta in inoto , per comunicare questo alia
spirale di Archimede, modificata come fn in altro suo
apparecchio (Yedi Biblioteca Italiana tomo 8i.% pag. 127),
la quale bevendo Tacqua dell' alveo inferiore del fiume la
versi per 1" estremita sua superiore in un recipiente die
la riceva e la trasmetta per acconci canali al pubblico
inacello.
IJlbl. Ital T. LXXXVl. 5
66 CONTINUAZIONE DEGLI ATTI
Congegno per elevare gll siaggi con prontezza e facilka nel
paretajo appesi, dl Simont Mannozzi Toriiii.
II paretajo e una maniera di cacciare a rete tesa , la
cui forza motrlce provlene da grossi pesi , che fanno gi-
rare gli staggi , e bisogna che vi sia ognora presente un
uomo robusto onde tenei'e tesa la rete. A questi incomodi
cerco riparo il sig. Torini, e col congegno suo ottenne a
sixo dire i fini che si era proposto.
Molino meccanico inventato da L. Turchini.
Conslste in due cllindri di metallo con scanalature cir-
colari di forma trlangolare, cosi disposte che le prominenze
di un cilindro entrano negl' incavi delT altro e viceversa ,
potendosi con ispeciali viti avviclnare Tun Taltro. II grano
cade da una tramoggia in giusta proporzione tra i due ci-
Ihidri , dai quali per la via di canale incllnato discende nel
foro centrale di una maclna di pietra del diametro di un
braccio , la quale fatta girare dalla stessa forza che move
i cilindri lo riduce in farina. Un volano di braccia cinque
rende uniforme il moto. La forza di un uomo basta a ren-
dere in farina 60 libbre di gi-ano all' ora. Unendo a mag-
glore utilita due macine basta un somaro a farle operare.
Avendovi acqna , questa si riduce all' ottava parte di quella
che bisogna per un muiino ordinario. Questa macchlna sa-
rebbe quindi la piu utile di quante si immaginarono per
fare operare col mezzo della forza unimale.
Nuovo carro detto Panattoforo, di L. Turchini.
Esso venne immaginato pel trasporto delle enormi masse.
Componsi di sei parti ^ cioe intelajatnra per la carreggiata
di dietro ^ inielajatura per la carreggiata davanti ; piano
longitudinale sovrapposto per ricevervi il carico ; sistema
di congiunzlone delle due carreggiate ; sistema di rotismo;
raeccanismo per far salire sul carro e discendere da esso
il carico. Le ruote sono basse, di ferro fuso e fanno I'ef-
fetto dei curri o cilindri.
Pond di ferro.
Uno e sulla Ceclna alto sovra il fondamento metri 9,75,
lungo metri 80, largo 5, sospeso a sei catene doppie; due
di soccorso. Due altri sono presso Firenze , uno de' quali
dell' accademia. ve" georgofili. 67
fuoii la porta al Prato , 1' altro fuori la porta S. Nicolo ;
si costruiscono attualuiente dai fratelli Seguin, il prirao per
lire tosc. 265,238 ;, il secondo 33o,ooo. Sono lunghi me-
tri 80 e larghi 5, 60. Finalmente un ultimo riaviensi sul-
I'arno a Bocca d'EIsa felicemente condoito a termine dal
sig. Castinelii sul disegno del defunto Martini. Rlaacando
i tavoloni di querela per 1' impalcatura si sostituirono tra-
vicelli di pino ricovertl di quadrucci murati , e sopravi
Tinghiajata alia IMac-Adam. Costo da 3ooiti. lire, e il di-
ritto di pedaggio trovasi affittato a lire 14469.
Strade di ferro.
Pensandosi in Toscana alia costruzione di una strada di
ferro clie dovrebbe riunire Livorno e Firenze, il sig. Fabio
Andreini si accinse a dare una particolarizzata notizia in-
torno a tali strade, dividendo il suo lavoro in quattro parti,
cioe del modo di costruzione delle strade di ferro ; cenni
storici intorno 1' origine loro, ed esposizione de' lore van-
taggi ; notlzie intorno quelle che gia vi sono ; cenni in-
torno le spese di costruzione. In appresso vi fece altre ag-
giunte per nuovi ragguagli e nuove idee avute.
Ravenna e Cesenatico. — Comunicazioni tra Livorno e I'A-
driatico.
Si riferiscono le ragioni messe Innanzl dalle cltta di Ra-
venna e di Cesenatico nella gara tra loro insorta per otte—
nere dal governo Pontlficio dei lavori che rendano piu ampj,
pill coniodi e piu sicuri i loro porti, siccome i piu adatti a
corrispondere e trafficare con quelli di Livorno e di Trieste.
La separazione dell' olio dalle ulive , di Sebastiano Brillandi
di Arezzo. Montepulciano, per Angela Funii , i835,m 8."
E qui ricordata quest' opera , nella quale sono raccolte
con pariicolare diligenza e per minuto le pratiche in uso
specialmente nell'Aretino e nel Cortonese per cavare I'olio
dalle ulive.
Delia manifattiira dell' olio nella fattoria di Cintoja.
Si dimostra come nella fattoria di Cintoja si ottiene olio
di primissima qualita con assai inaggiore risparmio di quello
dichiarato dal sig. Fossi in risguardo alia fattoria di Ca-
tignano.
68 CONTINUAZIONE DEGLI ATTI
Di una collezione cli funghi modellati in cera ; Memoria di
L. Calamai.
La collezione del slg. Calamai e ricca sinora di 220 spe-
cie, ognuna delle quali e rappresentata nelP aspetto mi-
gliore in cui ce 1' oftVe natura. Sono espressi i diversi stati
pe' quali il fungo suol passare prima di glugnere al suo
deperimento, ne trascurata all' uopo T interna sua struttura.
Questa collezione sara di anno in anno aumentata sino a
renderla compiuta. Si annunzia u quale monumento di sa-
jjere, di pazienza e di destrezza , degno di ammirazione. »>
Delia filUnna e del modo di ricavarla dalla scorza del lilla-
tro ; Memoria di Gio. Cerboncini.
Dal decotto della scorza di lillatro o phyUirea preclpita
col riposo, e piu facilmente se chiarito con bianco d'uovo,
e aggiuntovi calce , un principio die cristallizza in bellis-
sime squamme argentine , di sapore amaro e alquanto
astringente , fusibile al fuoco come la cera, e clie rinver-
disce r acqua tinta con petali di viole ; si vuole che la
lillirina sia dotata di virtti febbrifuga. Puo riuscire utile
nelle arti di galanteria e di ornameuto pel suo bel lucido
argentino , e per la facilita di modellai'la e di distenderla.
Del sangue considerato ne' suoi rapporti con le arti econo-
viiche ed industriali ; Memoria di Luigi Calamai.
Tende questa Memoria all' utilissimo scopo di mostrare,
come la Toscana possa utilizzare il sangue degll animali
nccisi ne' pubblici macelli , che di presente si gctta senza
prolkto e con danno anzi della pubblica salute j e come si
possano togliere le incomodita che ne vengono dalle offi-
cine in cui si lavora esso sangue pei diversi usi tecnici.
L' autore divise il lavoro suo in due parti. Nella prima
qui riportata, dopo i prelimiaari intorno al soggetto die pi-
glia a trattare, e esposto un modo suo facile, economico
ed acconcio piu di ogn' altro* sinora conosciuto per la es-
siccazioue del sangue. A tale fine egli costrusse una mac-
china, nella quale il vapore dell' acqua bollente e 1' agente
principale per cui si opera a piacere il riscaldamento della
materia da essiccare, e si schivano tutte le decomposizioni
e tutte le fetide nocive esalazioui. In appresso sono messe
innanzi alcuae osservazioni sngli usi ne' quali puo irapie-
garsi il sangue cosi disseccato.
dell' ACCADEMIA. DE GEOrxGOFlLI. 69
Del moclo dl rendcre il bleu Raymont fissato suIla seta di
un tuono piii inCetiso, di A. Cozzi.
Neir istante in cui il blocco continentale privava la
Francia deirindaco, il signer prof. Raymont trovo un pro-
cesso per tingere senza quella esotica sostanza la seta in
tnrchino. II colore non toccava perb quel grado di forza
clie in Levante si desidera , e clie alcuni tintorl giunsero
ad eseguire , ma con metodo clie tengono secreto. II signor
Cozzi dopo molte prove riuscl nell' intento. Dato alia seta
il colore tnrchino col prussiato di j^otassa acidulato di acido
solforico, e lavata in appresso si ripone in decotto saturo
di campeggio scioltovi idroclorato di deutossido di stagno.
Quanto pill la seta vi riiuane immersa , tanto piii si ca-
rica xiel colore.
Accademia Aretina di scienze, lettere ed arti.
£ dato un sunto delle piii imjiortanti Memorie lette in
queir Accademia e die meritano essere conosciute. Noi ri-
corderemo la seguente :
SuUe cause promoventi lo sviluppo delle principali malattie
contagiose ed epizoodche delle hestie porcine e metodo per
prevenirle , del prof. G. B. Bcaedettl , veterinario.
L' antore si accinge a dimostrare clie tutte le cause delle
malattie clie tanto alTliggono le bestie porcine , e arrecano
danno ai proprietarj loro , stanno riposte nel modo che si
tiene nel governarle e custodlrle. Bisognereblje qnindi mi-
gliorare le loro stalle col renderle spaziose, ventilate, pu-
lite; somministrare buon letto di paglia o di felci e Imone
alimentazioni per quanto lo comportano le economiche
condizioni ; farle custodire da guardiani d' indole pacifica ,
e che' non ricorrano si sovente al bastone ; dissettarle al-
meno ire volte al giorno ^ dar loro un purgante la priina-
vera ed al principiare deirautunno; innestare ai porcelliui
il vaccino affine di guarentirli dal vajuolo maligno.
Un sogno del pievano Sperandio.
E un dialogo del sig. F. Orlandini con un pievano, col
quale vorrebbe indotti i parrochi della campagna a stabi-
lire nella loro casa una specie di asilo per V educazione
ed istruzione dei fanciulli della loro parrocchia che aggiua-
sero r eta di sette anui.
^\-> CONTINUAZIONE DEGLI ATTI CCC.
Uragano nella montagna di Pistoja il di a ottobre i836,
leUera del sig. B. Cini.
Non vi ha memoria di tanto disastro. La plena enortne
di due fiumi , i torrent! die nuovi formavansi all' imper-
versar della pioggia portavano con seco case, stalle cogli anl-
mali, mulini e campi. La Lima rotolo per ben lOO brac-
cia un masso di braccia cube 1700 che percio deve pesare
da due milioni e mezzo di libbre. Lo stesso fiume interro
il proprio letto di Gay braccia pel corso di ben 20 mi-
glia nella larghezza di 3o, sicche a conti fatti va a piii
di 10 milioni di braccia cube la materia rimasta in esso
fondo. E poiche queste non rappresenterebbero tutt' al piu
che il quinto della totalita dei terreni rovinati, ben piu
di 5o milioni di braccia cube ne sarebbero stati in poche
ore tolti air agricoltura, superficie grandissima non andando
ne' monti la rovina a grande profondita.
Necrologia di Domenico Boccacci, del marchese C. Ridolfi,
" Forse questo Domenico e discendente di quel raesser
Giovanni che in Certaldo ebbe i suoi giorni, e che fa delle
italiane lettere rigeneratore famoso. v Era fattore nell'Isti-
tuto agrario di Meleto. D' onesta pieno, di abilita bastante,
non ricalcitrante a tutto quello che non ha il niarchio
dell' antichita , pieno d'ordine e di parsimonia nelle sue
spese fece del bene ai suoi simili, ai parenti ed agli amici
co' suoi avanzi.
Cenni biografici del dott. Giuseppe Giusti ; letti dal dott. G. C.
Vanni , socio ordinario.
Nacque Giuseppe Giusti in Firenze nell' aprile 1777?
s' acquisto bella rinomanza e giusta di esimio giureconsulto ,
esperto oratore e filologo , e profondo economista. La mo-
destia non era inferiore ai reali suoi meriti. Semplice di
costumi , scmpre pronto all' utile altrui;, non tormentato da
ambizione, ne da desio di ricchezze ^ gajo e faceto , non
animoso , non mordace , era in generale stimato e vene-
rato , da moiti amato. Colpo d' apoplesia tolselo in poche
ore ai viventi il giorno i3 dicembre i835.
... -, Fantonetti.
71
PARTE STRANIERA.
Le teoiiche piii recend dei hotanici del nord in fatto
dl fisica vegetabile, esposte cnrnpendiosamente in una
serie di discorsi da Vincenzo Cesati ( Continua-
zione). Vedi Biblioteca italiana, torn. 8^,pag.g2.
Istituzioni botaniche di C. A. Agjudh.
T,
re sono le sostanze organiclie elementarl : la memhrana
chiusa in se stessa, il muco concreto e la materia granel-
losa. Le modificazioni cui suliirono le tre foadamentali so-
stanze suddette sono 1' origine d'ogni diversita degli de-
menti organografici ossia algoidei nei qnali, in ultima ana-
lisi, puo essere scomposto ogni ente vegetabile di pia
complicata formazione (i). La massa della pianta In ogni
(l) Le tre indicate materie, secondo spiegasi T autore stesso piii
tardi , sono sosranzlalmente uua sola diversamente modificata. E la
membrana una congerie di nuico a tonne determinate organlche
come, alia sua volca, la materia coloraate (granellosa) risulta es-
sei-e una membrana non ancora spiegata , racchiudente in se del
muco . — Egli e cosa non rara , piiittosto direi giornallera , negli
uomini d"' alto ingegno che, nel dedicaisi a scientiBche meditazioni,
quando siano i-iesciti a raccoglierne un assioma d'' assai importanza ,
con vera parzialita di genitore iodifferenti ad alti-e combinazioni
material! ed asti'atte , ad esso il tutto riferiscono esclusivamente,
cosicclie formatone la pieti'a fondamentale del lore sistema debba
comparire in ogni membro del medesimo ([ual tipo sostanziale ed
imprereribile. Per tacere d' altri , vediamo che in tal modo il cele-
bre Tournefort , ciii la Botanica risgnarda nobilissimo suo corifeo ,
all^ entita orgauica vegetale lidur voli-va anco i freddi marmi ed
i bizzarri gruppi stalattitici onde vedea fregiara la grotta di Antiparo
(Pitton de Touriiefnrt , Voyage au Levant; edlzione di Lione 1717,
in 8.° I, pag. 223, 228 e 229). « II seml^le que ces ti-oncs de
mai'bre vegetent , car oun-e qu"il ne tombe pas une seule goutte
d'eau dans ce lieu, il n"est pas concevable c[ue des gouttes, tombant
de aS au 3o brasses de haut , ayent pu former des pieces cylin-
driques, termin^es en calotte, dont la regulaiite n'' est point inter-
rompue : vme goutte d'eau se dissiperait plutot par sa clmte. —
^a PARTE STRANIERA.
simile iniliviJuo e costriitta dalla nieniJ^rana clie vlene
composta in un sol corpo ( ente nel senso coniune ) ilal
muco, e neir interno iiitonacata dalla sostanza granellosa
ossia colorante.
Gli organi elementari vegetal! ossiano le fondamentali
coinbinazioni delle semplicissime forme algoidee sono le
Cette p'jTaniide est peut-eti'e la plus belle plante de inarbre , qui
soit dans le monde ; les ornemens dont elle est cliarg(''e sont tous
en choux-fleurs, c'est-a-dire, teniiiues par de gros bouquets, iiileux
finis que si un sculpteur venait de les quitter. 11 nest pas
possible encore un coup que cela se soit fait par la chute des gouttes
d'eau , comme le pr^tendent ceux qui expliquent la formation des
congelations dans les grottes. II y a beaucoup plus d'appareuce que
les autres congelations dont nous pailous et qui pendent du haut
en has , ou qui poussent en differens sens , 07it etc produites par le
meme principe , c'est a dire par la vegetation. « A quell' ignea fan-
tasia tutta preoccupata deUe care sue piante basto Taspetto esterno,
il meraviglioso modo d'iuci"emento e la somiglianza, semj're rozza
peraltro, di quelle famose iucrostazioni per dar vita ad un sistema
clje certaineute non ebbe formna, e secondo il quale anclie i mi-
nerali non sai-ebbero se non se modlficazioui dell" esistenza vegetabile.
Da ugual cairsa , sebbene di argomento migliore , trasse origiue
51 sistema di Agavdli circa la fondamentale composizione dei vege-
tabili. Pieno de'' suoi studj , delle sue ricerche sulle Alglie., le strane
fasi delle quali segui con tutta perseveranza e con tanta accura-
tezza quanta e possibile air uomo d'' impiegarne nelP indagine di
esserl la di cui vua dipende dall'' acqua anibiente, almeno per la
massima parte dei generi, e clie spesse fiate relegati al fondo dei
paduli o de^ niari ti-ovansi immersi nella ruelnia o agglutinati a
rocce inaccessibili anclie alio sguai'do : sorpreso dalle spettacolo che
gli offrirono tanti di que'' corpi anlibolici i quali constano primitiva-
mente d'' una sola vescichetta ora sferica , ora bisluuga , ora qua-
drilatera , ma, destata che sia in essi la forza riprodiutiva da un
elemento qualuncpie d'' irritazione , svolgono con incredibile celerita
co]iia e cojaia grande , immensa , di consiniili corpicelli che , nei casi
piii meravigllosi , per isti'anissima nietamorfosi s'' aggruppano e, di-
messa ogni sembianza di loro singola individualita , diventauo parti
integrant! di un unico ente vegetale ; il genio deir illustre Svedese
afFeiTo con entusiasmo im''idea che gli sfolgoreggio dinauzl in que!
moment! di profonda contemplazione e pronunzio T assioma : oE.ni
vc^etabile essere un agsregato di alghe ed in esse sconiponibile.
(Vedi. Kongl. Vctensk. Acad. Handlingar. 1814, ed. Agardh de We-
tamor])h. Algarum 182c). Poiclie Agardh istesso i-itorna su questo
tenia discorrendone diffusainente al capo IV , §§ 41 e 48 della
Biologia , serbiamo i nosti-i comment! ad epoca piii acconcia.
PARTE STRANIEIIA.. J-S
cellette, i canali del Ubro ed i vasi. I gi-anellini verdi delle
alglie sono 1' identlca materia colla sostanza colorante nelle
cellette, e questi stessi granelli ricompajono in alcune specie
dei canaletti del lilDro. Consolidati F uno coU altro danno
origine alia fibra che costituisce poi le righe o strisce nelle
false trachee, e la spirale nelle ti-achee genuine. Ne segue
quindi , in opposlzioue alle teoriche fmora generalmente
adottate, die i vasi punteggiati altfimenti detti porosi siano
da dichiararsi forma primitiva, m.entre le tracliee non sa-
rebbero che una categoria posteriore derivata. Le cellette
sono distinte in otricelli per V aria ( pnenmatici ) ed otricelli
pei sus,hi ( linfatici ) ; una terza classe la formano le cel-
lette del lattice. I canali del libro ponno esser distinti age-
volmente dalla loro forma esterna se ellissoidee siano od
a fuso. Due primarie classi di vasi costituisconsi secondo
che nella loro formazione concorre maggiormente la mem-
brana o la sostanza granellosa ; sotto la categoria de' vasi
membranosi registreremo le trachee svolgibili , le false
trachee ed i vasi punteggiati ; le trachee non isvolgibili
ed i vasi anulari vaiino sotto la categoria dei vasi porosi.
I vasi reticolari di Kieser non sono ammessi ed i meati
tracellulari vengono del pari contestati.
Qnattro stadj organografici percorre la pianta durante
la sua vita: lo stadio cotiledonare, caullnare, florale e se-
minale. L' esteriore sviluppo de' vegetabili null" altro e se
non un riepilogo dello stato cotiledonare ossia un ripetuto
sviluppo di euibrioni : ed e questo il soranio priucipio
deir organografia vegetale.
Stadio 1° Sviluppo del germe. — Tengasi ferma 1" Idea
altre volte esposta sullo svariato modo di sviluppo degli
emljrioni in appoggio al quale venne proposta apposita
divisione delle piante. Essenzialmente ii seme e T istesso
in tutte dipeudeudo le differenze che vi si osservano fra
le varie famiglie o coorti uuicamente dal saldaniento o
dall'ntrofia di singole parti. Sono queste consolidate nelle
Crittocotiledoni ( IMonocotiledonl dei precedenti autori ), dei
quali v' hanno due sczioni: le iere Lrittocoiiledoni (le Gra-
mignacee ) e le Sincotiledoni. Le Crittogarae non hanno
semi, ma soltanto enibrioni :, le Sporule delle Felci sono
verl Semi policotiledonari. Le Care sono alghe di eminente
sviluppo e la loro fruttificazione rassomiglia assai dap-
prcsso qiiclla degli Equiscii, dipendentemeate dagli Elateri
74 PARTE STRANIERA.
attortlgliati a splrale intorno airembrione. Questi ravviclna-
menti vogllono essere ben contemplati, giacche per essi si
rendono evident! le transizioni dei gradi dlversi di evolu-
zione (i).
Stadio 11." Sviluppo del caule. — Legno e radice sono »
1' identica cosa ^ il fusto poi altro non e se non una com-
binazlone della radice colla foglia (2).
Stadio III." Svilnppo del fiore. — Tipo fondamentale
delle inflorescenze e il grappolo (racemus):, tutte le altre
forme da quella sono derivate. Lo svolglmento dei fiori
ossia r evoluzione generalmente precede nella dlrezione
dalla perlferia al centro, ad eccezione di quelle inflorescenze
semplici il di cul asse e terminato da un fiore ; del pari
devlano dalla regola quelle fioriture composte che, analo-
gamente alia categoria ora inentovata, hanno T asse limitato
da un' inflorescenza : nell' eccezione sono questi i casi piu
frequenti. II calice e la corolla hanno ugual valore ; il
frutto poi (quindi il pistillo) sta al fiore siccome la gemma
alia foglia. E poiche la niaggior parte dei frutti e com-
posta comprovatamente di piu carpelli , del pari tutti i
fiori poliandri sono da considerarsi quali aggregati di al-
trettanti fiori quanti sono gll stami essendoche di un petalo
o sepalo ( foglie corollina o calicina ) coll' annesso stame
mai sempre si compone il fiore, e stanno queste parti fra
di loro nel rapporto in cui la foglia seminale ossia la valva
del carpello si trova al suo rispettivo spermoforo.
Stadio IF." Sviluppo del frutto. — Cinque sono le sorte
di frutti semplici: il legume, il follicolo, la cariosside, la
uoce e I'achena. Gli altri frutti sono composti, e secondo
la loro posizione rispetto all' asse ideale della pianta sara
in essi riconoscibile I'aggregamento di piii individui ap-
partenenti ad una di quelle cinque classi disposti a foggia
di verticillo (Primula, Solanum ) ovvero di spiga (Ranun-
culus , Fragaria); e nei singoli casi si pub indicare la "
forma tipica onde sono derivati, data ai nomi la desi-
nenza in odium ovvero idium. Abbiamo quindi le seguenti
(i) Vedi. Nova Acta Acadeiidce Ccesareo-Leopoldinae, Vol. XIII,
pag. 87 a 112. Agardli uber die Eintheilung der Pflanzen nach
den Kotyledouen, ecc.
(2) Vedi. Agardh. Essal de redidre la physiologie a des prlnci-
pes fondameiUaux. Lund 1829.
PARTE STRANIERA. 76
secondarie forme: Leguminodium (Moringa, Csesalplnla dl-
^yaa) ; folliculodium (Ilelleborus, Apocynura); Caryopsidium
( JMalvaccee) ; nucodium ( Lithospermum); achenodlum (Vin-
bellatae ). — 'La cassula , la siliqua , Vactno, la bacca, il po-
rno , il peponidio ( popone ) sono ulterior! modilicazioni del
tipi priiuitivi mascherati per la casuale consolidazione delle
parti , nelle quail di piii il inesocarpo si e talmente svi-
luppato da rendere afFatto impossibile la distinzione degU
elementi , carpici , riconoscibili per altro nella Cassula e
nella Siliqua, alnieno in parte. — Anche 11 seme vale per
Vina foglia die forma Inviluppo in giro alia gemma tras-
formata in embrione.
Nel secondo volume del Diarlo botanico dl Ratisbona
pel i836 troviamo un'interessantissima dlssertazione nella
quale il prof Mold, con quella sagacita tutta sua che lo
guido nelle ricerche sul tessnto cellulare, sui vasi porosl,
sulla fabbrlca interna delle palme , ecc. , prende a discu-
lere le teorie in voga circa la formazlone delle antere e
la lore metamorfosi in Carpelli (i). Poiche vi s' impu-
gnano in modo piii particolare le opinionl professate nel-
r argomento da Agardh e suoi seguacl consentanearaente
al principj da lui statuitl e per nol ripetuti nella Memo-
ria appena abbandonata, ci parve die quella dlssertazione
legasse troppo strettamente col nostro tema per trasan-
darla , e fedeli alle nostre promesse , ne riportiamo qui
un sunto che potra tener luogo dl commento alle teorldie
agardhiane.
Park r autore. — Da lungo tempo la piu parte de" bo-
tanlci s' accordano nel considerare le antere siccome foglie
travestite. Goethe pronunclo T assloma ;, Boberto Brown ,
DeccindoUe , Jioeper , ecc. 1' appoggiarono , sebbene discre-
panti fra dl lore circa la spiegazione del modo in cui si
opera tale trasmutamento. Ben poclil , fra questl Jgardh ,
Fenzl ed Endlicher , afFermano die le antere In orlglne
non siano organi meramente appendicolari ma tali, che in
essl concorra pure alia formazlone 11 centrale si sterna
(l) Deobachtungeii uber die Uiiiwandlung voti Antheren in Car-
pelle ; von Hii. D. Hugo Mold, Prof, in Tubingen aeWAllgeiiieine
botan. Zeit. i836, II, mmim 33-35, pag. 614-526, 53o-543,
546-558.
^6 PARTE STRANIERA.
(I'asse), ch' e qnanto dire: die 1' antera e an ramo for-
nito di una coppia di foglie situate T una rimpetto all' al-
tra. La dilicata questione che con clo si va ad agitare non
poteva essere meglio dilucidata che mediante 1' osservazione
di niostruosita vegetali, giacclie per esse si scorgono ad evi-
denza quelle transizioni , altrinieati occulte , da una forma
organica neR'altra, che senza cosiffatte fortuite rivelazioni
sarebbe d' uopo supporre col solo appoggio dell' induzione
o indovinare per qualche felice slancio della mente.
Sedotto dai dlversi esempi di passaggio dai petali ia
antere, Goethe stabiliva essere questi organi talinente af-
fini fra di lore che superflua per avventura avrebbe po-
tuto reputarsi tutto il suo trattato sulla metamorfosi delle
piante , se la cognazione reciproca delle altre parti fosse
palese in modo lanto solenne ( Goethe , Vers. d. Metam. d.
Pflanz. zu erkl- , pcig. 3i). Ei crede che 1' antera si co-
struisca dai petalo mediante semplice contrazione ed as-
sottigliamento delle parti, come possiamo osservare nel ge-
nera Canna, nelle rose a flori pieni, ecc, dov' e manifesto
che una porzione del petalo meno contratta forma il fila-
mento, mentre 1' estremita convertita in un corpo calloso
diviene antera. II cambiamento, secondo pensa quell' autore,
si debbe all' essersi raccorciate le trachee ripiegando sovra
se stesse a foggia di molle elastiche , le quali penetrano
poi fra le membrane dell' antera stessa lasciandovi scap-
pare bello e formato il polline i cui granelli altro non sa-
rebbero che vasi pregni di sottilisslmo fluido. — Quanto
contraddicnno questa teoria le esperienze piii recenti sul-
r origine del polv^iscolo fecondatore, e quelle sulla struttura
non meno che sulle proprieta dei vasi spirali, ognuno fa-
cilmente pub scorgerlo.
Piu acconcia spiegazione tento H. Brown confrontando
la struttura del carpello con quella delle antere ( Trans,
of the Linn. Soc. Vol. XIII. De Rafflesia). Suppose che tanto
neir uno come nelle altre la produzione delle parti essen-
ziali, cioe, rispettivamente , dell'uovicino e del polline, ab-
bia luogo sul margine dell' organo fogliaceo modificato ,
per lo che la divisione dell' antera in due logge (i) non
(l) L' autore per rendere i termini: loculi {thecal) <• locelU im-
piego nel tedesco le parole : Anthererifdcher o semplicemente : Fd-
chcT e Loculainentc. Noi adoperercmo i termini; loggia {Fach; theca;
PARTE STRANIERA.. 77
safeljbe nieno normale della disposizione in due file degli
ovoli nel carpello. Ogni loggia poi dell' antera e suddivisa
nel senso di sua lunghezza da un corpo carnoso ( ricetta-
colo ) alia di cui sviperficie e nelle cul cellette si sviluppa il
polviscolo fecondatore. Dlfferenzia per altro essenziahnente
runo dair altro gli organi in discorso la circostanza che
neir antera sono meno vasi ed il poUine ha nascita entro
un tessvito cellulare privo d' ogni simile condotto, mentre
qnelli dell' ovario dlversano non tanto pel nuniero qnanto
per la relativa distribnzione, conciossiacosaclie i piu oc-
cupano il margine della foglia carpellare e le nocelle sor-
gono sui loro rami secondarj alia snperficie dell'organo.
L' opinione del botanico inglese fu adottata approssima-
tivamente da Boeper (Enum. Euplioi-b. , pag. 44) e da
E. Meyer (De Hoiittuynia , pag. aS). II primo creando in
Germania una teoria gia pronunciata da Cassini (Opusc.
phytologiques 11 , 649 ) e cli' egli ancora iguorava , vnole
clie nclla trasformazione della foglia in antera , di quella
non si coaser\i che il nervo di mezzo , i lateral! scoin-
pajono nel lussureggiante parenchima che originariamente
formava il disco della foglia , ed ora rigonfio si fa zeppo
di polline. I solchi pel quali si apre 1' antera corrlspon-
derebbero ai margin! della foglia e la loro struttura a car-
toccio indica I'estivazione (^osstwatio nel senso di Linneo i
prtjioraison dei Frances!).
Bischoff (Lchrb. d. ]3ot. 1 , 334), ammettendo in massima
le idee di Jlofpcr , pretende dal suo canto che le caselle
deir antera si disdoppiano ambedue tra il nervo mediano
ed il lembo della foglia, cosicche quest' ultimo non coin-
ciderebbe coUa sntnra della borsetta.
Alia teoria browniana alcuni dledero maggior estensione
spingeado il paragone per essa istituito fra la struttura
loculus) e casella (Lorulamcnt)^ oppnre il terniine genenco : scorn-
partimento ove non sia d' uopo precisare la parte che si vaole in-
dicata. — Fareino osservare al sig. Mohi ch' ei lual si appone sup-
ponendo nclla teniiluologia botanica tedesca non esisresse una pa-
I'ola eqiiivaU-nte al latino locelli per cul si credette obbll!;ato a creare
la non alemanna esj aesslnne : Lnculamente , mentre Bischoff siiio dal
l83l (e forse prima di lui qaalche alti'o autore ) adoperava roftimo
tennine: Ilalbfacher (Vedi Bischoff Handbw:h dcr hotan. Tenidiiolppir
uiid Stjsteinkutide Numbcrg. II. llaljte erste Lief. i83l, pag. 3C6>
^8 PARTE STUANiERA.
deir antera e quella del carpello tant' oltre da dicliiarare
identica sostanzialiiiente la fabbrica di questi due organij
e r antera , come avvisano , si formerebbe dalla foglia
mediante T attorcigliamento del niargini die congiuntisl
al nervo di mezzo foggiano d' ambo le parti la loggia
destinata a contenere il polline. De Candolle ( Organogr. J,
465, 552) ed Engelmaun [De Antholjsi prodr. 60) sono
deir ultimo partito; anzi il professore Ginevrino vi ade-
risce anche posteriormente alle osservazioni di Brogniart
(De Cand. Fhys veget. II, 534) (i). Turpin giunse a di-
cliiarare il tramezzo die scomparte in due caselle cadauna
loggia deir antera pel vero analogo alia placenta degli ovoli
e lo nomino di conseguenza Trophopollen (2).
Schultz (ISatur. d. lebend. Pfl. II, 70) credette tronca
ogni questione sull' origine dell' antera mettendo 1" ipotesi
die due valvole cellulari formate dagli angoli sporgenti
del margine del filamento si riuniscono nella sutura lon-
gitudinale per form are le cavita entro le quali e serbato
il polviscolo i eppero nissun' antera possa aver piu di due
logge.
Contraria , nella sua prima base, alia teoria qui premessa
ed esposta colle varle modificazioni sviccessivamente opera-
tevi e quella di Agardli il quale, lungi dal consentire le
antere siauo foglie trasformate , le dicliiara libere gemme
sorte nell' ascella del perigonio (Organ, d. Pfl. pag. 33 1,
378, 43o). L' antera originariamente ha quattro scompar-
timenti die , a due riuniti , formano una loggia ( theca ).
E siccome I'ovario nel suo sistema equlvale alia gemma
t^erminale d'un ramo, lo stame rappresenta una gemma
ascellare. L' identita tipica dei due organi secondo lui e
dimostrata dalla presenza della massa cellulare nell' antera
ancora vergine , dal passaggio dei granelli fecondatori in
semi , dalla trasformazione di stami in pistilli e viceversa.
E poiclie il numero normale dei carpelli , giusta l' opinione
deir autore, e binario^ le antere debbono dividersi in due
(i) Vedi anche la ttaduzione fattane dal Roeper e le aiinotazioni
di quest' ultimo-
(2) Tenuine inesatto non solo ma di formazione altresi viziosa ;
come non si dice Phorandros ma Androphorus , ecc. E di questi
difetti di composizioue abbondano alcuni botanici francesi, per es.,
Richai-d, e Pora citato Turpin.
PARTE STRANIERA.. -9
logge. II nettarlo nei generi Helleborus e Trollius confer -
ma appieno , cos\ pretende , questa dottrina. II transito
del petalo in antera non e se non se specioso^ ed atialoga
nella sua derivazione e la comparsa dei fiori a linguetta
nelle singenesiache , dei rami foggiati a guisa di foglie
nel Brusco ( Ruscus , Spongiratt dei Lombardi ) , dei fillodj
nelle acacie della Nuova Olanda, ecc. Come concepisca
Agardli lo sviluppo dei granelli pollinici non e cosa ben
accertata giacche, ritrattando Tidea altre volte spiegata che
i niedesimi corrispondano agli uovicini e siano fogliette
awoke sovra se stesse, nel suo JEssai sur le developpeinent
interieur des plantes (pag. 89) propone il dubbio ch' essi
nascano , come le cellette del parenchima e gli sporidj
deir Uredine , da piccioli grauellini nuotanti in un fluido
viscoso; ma nell'Organografia ammette almeno una trasfor-
mazione di polline in ovoli.
Endllcher si fece campione di questa teorica (Linneea VII,
i832 , pag. 24) dalla quale per aitro si allontana dove
ritiene che i pecali siano rami laterali ridotti a fillodj (i).
(i) Ceratotheca^ eiiie neue Pflauzengattung aus der Ordnuug der
Sesameen , beschileben von Steph, Endllclier ( 1. c. pag. I —42). —
Dopo aver desciitte coUa luassima precisione gli orgaiii niasclii delle
Sesaniee , cosi prosiegue = « L'' opiuioiie per noi espressa circa
« la fabbrica dell' antera ci costriuge a sofieriuarcl alquanto sul-
» r importantissima questione se lo stame , come Yolgarmeiite si
» crede , possa esser considerate come metamorfosi di una singola
» foglia , ovvei-o se con Agardh si debba in esso riconoscere il
» prodotto di una gemma ascellare ( asse laterale del fiore )• — La
» particolarita delle opinioni di Agardh consiste in questo che
» egli equlpara il liore ad ogul altro esterno sviluppo della pianta,
» val a dire , ad una contiuiia formazione di gemme nelP ascella
» delle foglie ed alio sviluppo di esse gemme in toglie che dal
" loro canto abbracciano nuove gemme. — L' espressioue piu seni-
» plice per la pianta ei la ti'ova : I .° nel sistema discendente 1=:
» la radUe ; ed e questa di doppia sorta poiche o discende nella
» terra ( radice della prima gemma ) o penetra nella sostanza della
» pianta stessa ( radici di tutte le gemme siisseguentl ). ■» — Per
comprendere questo passo egli e d'uopo liaudare la teoria che ri-
conosce per inventore Aubert du Petit-Thouars ( Essai sur la ve-
getation consideree dans le developpement des Courgeons. Paris ,
1809, ^ prima nello scritto : Histoire d\iu morceau de bois ) ed
ebbe per campione fra gli altii G. Crist. Fed. Meyer ( Natui-ge-
treue Dai-stellung der Eutwickelung , Ausbildung und des Wacbs-
thums dev Pflanzen. Leipzig, 1808, §§ 38-49 ^ 57-61). —
8o PARTE STR4NIERA..
Premesse queste ipotesi principali circa la formazionc
delle antere , passiamo ad esaniinare alcune produzioni
devianti dal tipo normale che a nostro senso ci appale-
sano in niodo indubbio 1' organogralico passaggio dagli stami
ai carpelli : i coroUarj che trarrenio da qneste osservazioni
riesciranno utili a spargere qualche lume siil punto con-
troverso.
La retrogi'ada metamorfosi di carpelli in antere scon-
trasi ben piu di rado che 11 caso contrarlo. Nondimeno
esempi non mancano del tiitto. Que' pochi sui quali non
«c 2.° Nel slstema ascendente =: la gemma; sono organ! questi ,
» che riuniti fra loro colia rispetuva base formano Tasse della
j> pianta mentre la punta spiega le foglie. — 3.° Nel punto d' in-
» dift'erenza tra la ladice e la gemma = punto d'' insevzione della
» foglia. — Neir alteruar di foglie e d'' occhi si costruiscono per lo
» sviluppo e la metamorfosi di questi tre sistemi tutti gU organi
» esterni delle piante mentre gli assi sono il prodotto dei punti
» d' indiffereuza uniti al sistema disceudente. Eccone lo schema :
Sistema discendente
Punto Sistema combinato
d' indifferenza. ascendente. col punto
d' indifferent-a.
\.° I Stato primitivo Cotiledone Piumetta Caule
Grado ) Metamorfosi Erattea Gemma florale reduncolo
Stato primitivo Foglia Gemma fogliacea Ranio
Calice e petalo Stame Filamento
Valva del frutto Eicettacolo Colonnetta
Grado S Metamorfosi
» Evlncesl dalP esposto che la teoria delF argute Svedese diversa
3> dalla piii coinune , l." in quanto che mette alP istesso grado il
» calice coi petali ; 2.° perche cousidera gli stami come pi'odotti
» di una gemma ascellare non gia di una foglia ; e fiualmente 3.°
» distingue slccome organi di diversa provenlenza la valvola del
3> frutto dal rlcettacolo. — Per altro , secoudo Agardh le fogliuzze
5> deir antera sarebbono rlvolte in dentro come le foglie carpellari
» mentre , a nostro parere , esse sono rlsvoltc alP Infuori coslcche
» la loro membrana Interna , da cal emaua 11 poUlne , corrispon-
3> derebbe alia faccia inferlore. — La magglor dlfficoha s'' incontra
5> nello stabiliie la foglia dalla cul ascella sorge la gemma-autera. —
» Forse sara piu ragionevole dl fare un passo in la e di ritenere
5> che anche 11 petalo sia un asse laterale ed una produzione analoga
■» al fillodj , di diciiiarare qulndi che il calice non alberga gemme
>• e che nel secondo e terzo verticlUo le foglie scompajono affatto ,
» svlluppandovisi in vece gli occhi sotto forma di petali o stami. »
PARTE 8TRANIERA. 8l
eslsteva dnbblo veruno, citatl da Roeper {^Enwn. Eiiph.
pag, 53. — Dc flore tt affin. Balsamineanim 17. — Lin-
ntea I, 182.6, pag. 457), da Schimper {Flora 1829, //.
422) e da Engelmann (1. c. pag. 26) noii riesclvaao ba-
stantemente istruttivi.
Nei frutti del Chamcerops humilis mi venne dato di tro-
vare una mostruosita assai adattata al nostro scopo , es-
sendo in questa pianta ogni ovario coniposto d' una sola
foglia carpellare. In un liore trovai a tre i carpelli , sic-
come e regola in questo palmizio , ed ognuno conteneva
un ovolo ; vi si scopriva inoltre un enfiamento di color
giallo situato d' ambe le parti della sutura ventrale , che
dalla sezione trasversa dell' ovario risulto essere una log-
gia di antera divisa normalmente in due caselle dal solito
tramezzo e plena di polline. Ecco comprovato ad evidenza
die la forraazione delle caselle e del polline sta in nessuna
relazione organica coUa produzione degli ovoli ;, che il pol-
line non si sviluppa entro la cavita rimasta fra il margine
della foglia accartocciata ed il suo disco , ma bens\ nel
corpo della foglia stessa ; finalmente , die la sutura nel
citato caso non poteva corrispondere al margine della foglia.
Di non minor importanza per ispiare 1' origine dell" an-
tera sono i casi nei quali i borsellini producono degli ovuli
o fauno passaggio al carpello avvicinandosi nella confor-
mazione all' ovario. E sono queste ultime anomalie di gran
lunga pill frequenti. Ne osservarono R. Brown nelle se-
guenti specie : Tropoeolum majus , Cochlearia armoracia ,
Papaver nudicaule , Sallx oleifolia , Sempervivutn tcctorwn
e Cheiranthus Chciri (nelle ultime due piante la mostruo-
sita in discorso fu veduta anclie da Lindley)-^ De Candolle
nella Magnolia fiiscata e in diversi salci ; Richard ntWErica
tetralix; Roeper nel Papaver orientate ; Mirhel nella Persica
vulgaris; Schimper nella Stachys gerinanica (i).
La pianta in cui piii ovvia vedesi la trasformazione qui
sopra menzionata e il Semperv. Cectorum della quale Gawlin
{El. helv- III,' 289) osserva die i ceppi spontanei con-
servano alio stato normale i due giri di stami nel fiore.
(1) A (jiieste seiie di anomalie apparteneva torse quella spiga
)iiascliLa della Zea iiiatjs raccolta in Loiueliina siilla quale trovai
Hue licllissiuu grani di friuiientmie; Icnouieao l.ieu iVequente e co-
lUibciuto anche dai contadini.
Bibl. Iial. T. LXXXVI. 6
82 PARTE STRA.NIEIIA.
mentre in tutil gll eseinplari coltivati e quelli clie crescono
sill ninri la serie interna plu o nieno trasformasi in car-
pelli. In fatti , troviamo gia nello Schmidel ( Icones pi. et
anal. pan. pag. i\o , tab. LIV) raffigurati alcnni esempi
di transizione dalle antere in ovarj trovati nei iiori di
quelLi sedoidea, e quasi tutti gli autori , parlando di essa,
fanno cenno della sua tendenza alia predetta viziosa con-
formazione. II nuniero degli staiiii ve lo trovai sempre
normale , val a dire , il doppio dei petali , e stanno in due
giri : neir esterno i stami sono opposti ai petali, nel se-
condo siedono rimpetto ai sepali. Gli stami della serie in-
terna ebbi a scorgerli costantemente alterati , sia per in-
tero , sia in parte, e ridotti a carpello.
Nel Senip. tectonim lo stame regolarmente sviluppato si
compone di un filamento a suJjbia di color porporino e di
un' antera ovale o pressoche rotonda di color piu chiaro ,
le cui logge sono d' ambe le parti serrate I' una addosso
all' altra in gnisa clie il congiuntivo al di faori non appa-
risce ed un solco nnicamente le tiene disgiunte. La sutura
poi e fortemente afFossata ; ond' e clie nella sezione tras-
versa V antera sembra divisa in quattro lobi d' ugual mole
da pari numero di solchi longitudinali.
I diversi stadj di metamorfost clie 1' antera , organizzata
nel modo in cui Tabblamo or era descritta , percorre prima
di trasformarsi complutamente in carpello ponno ridursi a
cinque principali.
Al primo troviamo cangiato in verde il colore delle
parti superiori dello stame ; il solco dorsale delF antera e
ineno profondo ma piu largo , lasciando comparire il di-
latato congiuntivo clie nel prossimo stadio maggiorraente
si distende nel senso di sua largliezza i cangiamenio che
operasi anche nella parte superiore del filamento il quale
ora s' inarca verso il centro del fiore. Sulle parti tinte ia
verde spuntano quegli stessi peli terminati da gliianda che
sogliono occiipare la snperficie degli ovarj nel semprevivo;
le caselle dorsali dell' antera confluiscono verso la cima
formandovi un'apofisi ottusa ossia becco. II solco che le
scpara si fa plii profondo e continua all' ingiii nel fila-
mento.
Un terzo grado di transizione ci ofTre quella forma dove
il connettivo, a dispendio degli esteriori scoinpartimenti
deir antera, talnieute sviluppossi da raggiungere l' intera
PAUTE STRANIERA. 83
largliezza del dorso di un ovario. L'apofisi all'apice con-
scrva tuttora il colore rossiccio clie appalesa da qual parte
deir organo traesse origlne ; del pari sono inalterate le ca-
selle sul davanti. II fjlamento e gia d' assai raccorciato e
si perde afFatto nel connettivo di cui adotto il colore ver-
dognolo. II pill delle volte le antere arrivate a questo stadio
offrono ne'solchi laterali i priinordj di uovicini sotto Faspetto
di cilindriche protuberanze.
Le antere al quarto grado di metamorfosi danno a ve-
dere il becco del comignolo prolungato a foggia di subbia
e di colore sparuto , ravvicinandosi nelPappareuza per ogni
couto alio stilo. Le caselle del lato interno sono scomparse
ancor esse. L' orlo rilevato die d' ambe le parti siibentro
alle dorsali e corre Inngo i solchi laterali, ripiegasi piii sul
davanti mentre i solchi stessi , fatti piii profondi, si riem-
piono di uovicini. L' espansione interna del congiuntivo
fa si che Tantera-carpello, tonda di tergo e piatta suUa
faccia interna , resta divisa al lungo in due caselle che si
aprono poi mediante due fessure longitudinali. Gli ovoli
sono inserti nel vano del solco e piu ancora sui margini
del medesirao.
Lo scomparh'c totale dello spandimento del connettivo
da fnialincnte 1' ultimo passo all' identilicazione della Jji-
loculare antera coll' ovario ad una sola loggia ; nella mag-
gior parte per altro dei casi la sutura al centro riinane
aperta e gli ovoli coprono il lembo del carpello a navi-
cella la cui cima termina in uno stilo che sul lato interno
e segnato da un solco longitudinale. Nei casi non rari in
cui i margini si assodano , nulla manca a raffigurare nello
stato pill perfetto l' ovario della pianta.
Consimili transizioni d' organi ho potuto osservare nel
Papaier orientate coUa difl'ereuza che, dove nell' antera del
Semprevivo vedemnio sempre piix aftossarsi il solco cor-
rispondente alia sutura nell'antera iiormale, nell'altra pianta
SA'iluppossi di mano in mano una placenta in forma di un
orlo entiato che prokingatasi sul fiiameuto e vieppiii in-
grossando diventa la sede degli uovicini. Cosa degna di
rimarco nel papavero egli e vedere il lembo superiore del
dorso doU'antera-carpello prima dilatarsi in forma di ala ,
arrovesciarsi poscia alT iiidietro mostrando cosi 1' interna
superlicic che, copertasi d'l papille , rappresenta in ogni
parte lo stiimna couiposto di conscgueuza da due orli
84 PARTE STRANIERA.
turaidettl clie sceadendo dall' apice del carpello s'l uniscono
in angolo acuto. E per si fatta struttura dalle singole foglie
carpellari e splegata la forma raggiante dello stimma nel-
r ovario normale del papavero. Piii volte mi fu dato ve-
dere ia questa pianta due sino a quattro stami trasformati
che essendosi tocchi ed assodati coL marglni carpellari fin-
gevano a meravlglia porzioni dell' ovario.
Medltando sulle descrltte mostruosita del semprevivo e
del papavero che nella loro derivazione tenaero ugual an-
damento di sviluppo , si potra , se non in tutto almeno
nella parte essenziale , decidere la controversia viva fra il
partite di Agardh e coloro die aderiscono all' ipotesi di
Goethe.
Possiamo al presente annunziare come verita di fatto
ed incontrastabile che ogiii carpello consta di una foglia
la cui faccia inferiore corrisponde al dorso ed il nervo di
mezzo alia, linea mediana del carpello, mentre gli orli , se
1' ovario per sua natura debb' essere chiuso , sono riuniti
fra di loro o saldati con quelli delle foglie adlacenti. Questi
risultati fanno diretta opposizione alia teoria agacdhiana.
Ed ecco il come :
Vedemmo l' antera diventare carpello medlante la dlla-
tazione del congiuntivo che ne formo il dorso ; e come
questo corrisponde alia porzione mediana della foglia, di
ugiial orighie sara il connettivof, e coa esso il filamento ,
che non se ne diversifica organicamente in modo alcuno,
sara di natura identlca , quindi una foglia e non gia un
ramo. I compartimenti posteriori dell' antera poi contribui-
scono in parte alia formazione del connettlvo , in parte
alio sviluppo dello stilo e stimma senza che neppure la
lente lasci intravvedere come le pareti di quelle logge pos-
sano per la loro fabbrica interna appartenere ad un or-
gano estraneo soltanto annesso al connettivo. Eppero rite-
niamo essere anche le valvole dell' antera parti integrant!
della foglia cui spetta il congiuntivo. Finalmente nascono
gli uovicini su d' un orlo situato tra le due caselle d'ogni
loggia , quindi precisamente su quella parte che secondo
Agardh ed Endlicher equivalerebbe al dorso del nervo mez-
zano delle fogliuzze laterali onde si compongono, al loro dire,
le valvole dell' antera. E sarebbe questo, ncl caso concreto^
il piu strano fra i corollarj dedotti dall' ipotesi svedese
essendoche , a mio sapere , non ebbesi giammai esempio
PARTE STRA.NIERA. 85
di novoli spuntati sulla parte dorsale del nervo di mezzo
di una foglia.
Se pol rammentiamo la descritta aUerazione negli ovarj
del Chamcerops huinili!: , T opinioiie tVJgardh cade del tutto
a terra. Che, clii non volesse ammettere esser le caselle
d'antera, scopertevi lungo la sutnra al centre, vere ca-
vita nella foglia carpellare , dovrebbe spiegare la loro ap-
parizione col supporre la presenza del tutto inesplicabile
di due altre fogliette saldate dall' una e dall' altra banda
della foglia carpellare col suo niargine.
Confutata pero la teoria agardhiana con prove a nostro
parere irrefragabili , rimane a discutere il merito delle
modificazioni fatte alP Ipotesl contraria da De Candolle, Cas-
sini e Roeper e recate in prlncipio dell' articolo. — Cade
la supposizione del professore Ginevrino quando si rifletta
clie negli esempi per noi addottl gli uovicini, anziche for-
marsi dai granelli del poUine , sorgono nemmeno nel vano
delle caselle. Corrisponde al contrario all' osservato pro-
cesso il parere di Roeper e Cassiiii, i quali opinano che
le due logge dell' antera si foggino mediante P enfiainento
delle due meta del disco della foglia ; che le caselle siano
cavita nel parenchima e che le suture dell' antera equlv^al-
gano ai raarglni della foglia. Per altro, riguardo all' ultima
parte della conclusione, confessiamo ingenuamente non es-
sere noi d'avviso che diventi applicabile a tutti i casi , e
conveniamo con Bischoff, sebbene non per la generalita ,
che le forme di transizlone dai petali in istami, osservate
ne' fiori doppj delle rose, dei papaverl e della. Nigelln dn-
mascena si oppongano a quell' ipotesi ;, in quest' ultima
pianta specialmente agevol cosa egli e riconoscere che tanto
le caselle sul davanti dell' antera quanto le posteriori appar-
tengono alia faccia superiore della foglia. Ed e questa forse
I'origine di tutte le antherce introrsce- che sono dl gran
pezza le piu frequenti ; ammettiamo non per cio di buoti
grade che in alcuni casi si avveri il dubbio di Roeper,
anzi , dove le antere si aprono all'infaori, tutti e due gli
scompartimenti delle logge potrebbero per avventura cor-
rispondere alia faccia dorsale della foglia. Cio accade a
non dubitarne nelle Cicadee e Coiiifere. In massima, ri-
guardo a questo singolo jninto , la quistione non puo per
anco considerarsi ultimata.
86
APPENDIGE ITALIANA.
Odi qnattro all' arnica ideale dl Francesco Dall' On-
GARO. — Venezia, 1837, dalla tipografia dl Giuseppe
Antonelli , premlato con medaglla d oro , in 8.° dl
pag. XXXVI.
Q.
uando non era ancora sparita dal montlo la gran bonta
del cavalieri antiqul si scorgevano alcuni tra questi accen-
dersi per un^amanza che non avevano vednto giammai ,
e clmentare per essa il loro valore nelle prove piu ar-
due , e sfidare a singolar battaglia clilunque avesse per
un istante osato dubitare cbe superiore a tutte le altre
non fosse qaella incognita bellezza. Era questa una devo-
zione al bel sesso degenerata in snperstizioni , era come
r astrazlone deiramore, era una specie d' idealismo ga-
lante. Ora un idealisino di tal genere pare a noi che abbia
prodotto le qnattro Odi che dal sig. DalP Ongaro furono
teste puliljjicate. Ella e cosa gia intesa e convenuta che
le passioni dei poeti , i loro sospiri , le loro pene non sono
che invenzioni leggladre ed amabih finzioni ; e quando
la natura sia bene imitata , e spontanei e caldi siano gli
affctti , e splendida e potente la parola , il lettore si ab-
Ijandona facilmente alia illusione, e crede al poeta , ed in
certo niodo confida che le idee di esso pure si appoggino
ad una qnalche realta , perche se il diletto non tragge
origine dalla verita , almeno riceve da essa incremento e
vigore. Ma non sapplamo che guadagno apporti il dissi-
pare questa illusione , ed il notiticare formahnente al pub-
blico nel frontespizio clie quanto si legge nel libro non e
che sogno e chimera. Senza dulibio il descrivere le agita-
zioni di un animo che privilegiato di tempere fine ed
cnergiche sdegni la quiete , ed aneli al nioto , e sospiri
un offgetto ch" ecciti fortemente le sue facolta sensitive, e
argomento da cni piio scaturire nn' elettissima poesia , e
servir puo a chiarire una verita estetica di estrcma im-
portanza : ma protestar di amare ardentemente un oggetto
Jii^UertctzL lialum^ Tom.St
/>"//. 2.
APPENDICE ITALIANS. 87
clie noil si conosce , e prestar ad nn siniulacro di auiore i
desiderj, le smanie, i trasporti die di un amore vero sono
proprj e spasimare per una vanita come se fosse una
persona, e uno strauo raffiiiamento , un misticismo esage-
rato , uno spurio e guasto platonismo. Lo stesso nostro
autore se ne mostra inibarazzato e da a divedere die le
amanti ideali non sono lueno delle reali fantastidie e ca-
pricciose. Poidie la sua bella scoaosciuta nella prima Ode
si nasconde in modo die il poeta disperato le dice : " Tu
morrai pria di avermi vedato. — Pria die io possa ve-
derti morrow » nella Ode seconda gli fa grazia di compa-
rirgli in segno , e di porgere orecchio alle piii dolci e
sviscerate parole die un amore in vcrsi possa suggerire ^
nella terza fa un passo di piu ;, diviene forma di ossi e
di polpe 5 e prende il noine di Maria , e gli parla e lo
conforta, ma iniuiimente, perche il povero poeta e co-
stretto da piu alta vocazione a spegnere T amor suo , e
proprio sul hello lo spegne ^ nelP uliima Ode questa non
pill amica ideale , ma arnica Maria niuore , e T amor die
nella terza Ode era gia morto risorge nella quarta piu vivo
die mai, e si stempera in lagrime e querele. E questo il
procedimento delle quattro Odi die formano il poemetto
del sig. Dair Ongaro •, die se qnesti dicesse che tali Odi
non formano un complesso , ma devono essere divisamente
considerate 5 noi risponderemmo che non si doveva in tal
caso puhhlicnrle sotto un solo titolo e mostrare con cio
che ad un solo oggetto , ad un solo e comune argomento
si riferiscono.
Dopo tntto cio, nessuno creda die noi penslamo essere
le Odi del sig. Ongaro pretta quiscjuiglia e roba da fuoco.
Bellissimi componimenti anzi a parer nostro sono quest! ,
se alia loro composizione ed al loro stile si riguardi , e
trovasi in essi molta luce di poesla , una gran forza di
aflfetto , un fresco e vago colorito di gioventii :, ma ci duole
che tanta dovizla sia adoperata a vestire ed oriiare un
concetto assolutamente falso , e forse a confermare la mala
voce die si da al poetl per certe loro singolari fantasie.
Per prova di cio che diciamo , ed anche per olTrire ai no-
stri lettori uii saggio dci versi del sig. DalF Ongaro , vo-
gliamo qui riportarne alcuni tratti della prima e delP ul-
tima Ode. Cos! pcrtanto 1" autore comiacia la prima :
38 APPENDICE ITALIANA.
Bella arnica del vago pemiero ,
De' miei vergini affetti reina ,
Non mai vista ne' canipi del vero
E presente pur sempre al mio cor;
Salve ■> o silfide eterea , divina ,
Forma ignuda , die V anima adora
Benche incerta e fantastica ancora
Come un sogno fugace d' amor !
Chi sei tu ? sul pudico origliere
Tu socchiudi le stanche mie ciglia ;
Tu le schiudi con dita leggiere
Alia luce del rosea mattin ;
Chi sei tu , cui non e chi somiglia ,
Bella e casta qual d' altri non s' ode ,
Pari all' angiol che data custode
M' e nel duro terrestre cammin ?
Forse un silfo non sei , forse spiri
'Tu pur V aura vital che mi cinge •
Sacri forse i segreti sospiri
A un amico non cognito ancor ;
Forse un moto conforme ti spinge
. A cereal mi fra tutti i mortali ,
E un destin che si pasce tra' mail
N' allontana , ne separa ognor.
Tu a me sol , non ad altri serbata ,
lo con te , non con altri felice ,
Gusteremmo V ambrosia heata
Che amor solo qui porger ne pub :
Or chi sa di quai terre cultrice ,
A qual sole tu volgi il saluto ?
Tu morrai pria d' avermi veduto ,
Pria ch' io possa vederti morrb !
Ed in un luogo della quarta Ode dice il nostro poeta :
Ed or ! . . . queste memorie , e questa speme
Mormoro invano alia tua fredda salma !
Dov' e quel di che sedevamo insieme
Riposando la tua nella mia palma ,
Tu porgendo I' orecchio alle supreme
Armonie che sgorgavanmi daW alma ,
Io sotto gli occhi tuoi sentendo in seno
L' estro agitarsi, e il canto uscir piii pieno '
APPENDICE ITALIANA. 89
Oil ! il mondo cii io pingea ne' mtei concenti ,
E la vita d' amor ch' entro vi spira ,
Per te sogno non fu , nata i ridenti
Fantasmi ad avverar delta mia lira.
EwL un hello che mat spiegan gli accenti ,
Ma che ogni alma gentil sente ed ammira;
Forse e un presagio 0 una memoria forse
D' un di venture 0 d' un'' eta che scorse.
Or tu lo sai , beata ! e nel sereno
Luminoso soggiorno ove t' aggiri ,
Fruisci il gaudio interminato e pieno
Ch' io delibo quaggiii co' miei sospiri.
Deh ! che presto il mio di si compia alnieno ,
E il del tanto conceda a' miei desiri
Ch' io ti vegga felice , e teco unita
Beata del tuo ben sia la mia vita.
II Levita di Efraim. Poemetto descrittivo di Francesco
DE CoMBi Giustinopolitano. — Padova , 1887,
tipografia e fonderia Cartallier, in 16.°, di pag. 58,
lir. I, 25 austr.
Narra la sacra Bibbia nel llbro dei Giudici che un Le-
vita recandosi a Betlilehem ando a passar la notte a Gabaa
cltta di Beniamino , dai cui abitanti la moglie di lui rice-
vette SI crudeli oltraggi die ne mori i per lo che il vedovo
consorte taglio il cadavere in dodici parti , e mandolle alle
dodici tribii d' Israello per muoverle alia vendetta. E ad
ottenerla tutte si mossero , e prima per messl richiesero
i Benianilti di consegnare gli offensori. Rigettata siiperba-
mente la domanda , la guerra si rompe , ed i Beniamiti
uccldono 40,000 uomini. Gl' Israeliti si umlliano dinanzl
al Signore, lo placano con preghiere e digiuni, e ritornati
alia pugna uccidono 28,000 Beniamiti, e dannano al fuoco
tutte le citta dl quella tribii , e tuttl i loro abitanti alia
spada. Di questi soli seicento si salvano , restando pero
senza alberghi e senza mogli ; onde il vincitore impietosito
ruina la citta di Tabes Galaad e ne tragge 400 vergini
per disposarle ai deserti Beniamiti; le quali non bastando,
viene ad essi dato il consigllo di rapire le figlie di Silo ,
poiche un solenne giuramento vietava ai figli d' Israello di
dare le loro fanciulie a qiielli di Beniamin.
9C APPENDICE ITALIANA.
Questo fatto , cU cui non sappiamo se sia inagglorc
r atroclta dei delitti o I' acerblth delle sventure , forma il
soggetto del nuovo canto del sig. Combi , il qnale abbellir
voile qnesto foiido di aiilica orientale poesia colle dovizie
e cogll ornament! della poesia nostrale e moderna. Questa
trasmutazione di nn argomento e soprattutto di una nar-
razione da una in un' altra eta, da una in un' altra letteratura,
e a parer nostro tale irapresa, che cbiede attento esame e spe-
cial! e sottili accorgimenti. Perocclie vuolsi pure cbe siavi
qualcbe analogia fra le circostanze , i costumi e i pensieri
dei due tempi che si vogliono avvicinare e quasi fondere in-
sienie; si dee impedire che le idee, i concetti e per cosi dire
i lineamenti dell' antica poesia vadano perduti fra le idee e
i concetti della nuova ; si dee anzi procurare che fra le im-
magini e gli affetti deli' una e le forme e i modi dell' al-
tra non siavi un contrasto , una dissonanza che confonda
r aspetto e turbi 1' arraonia del poema. Ora tutto cio si
ottiene scegliendo nelle antiche carte tali raccontl , in cui
si appalesino i sentimenti degli uomini come Dio li pose
nei loro cuori , e si rappresentino quei costumi puri e
semplici , quelle vere e fondamentali virtu che la natura
stessa insegna quando i suoi dettami non sono ne dalla
dura barbaric ne dai sociali i-affinamenti alterati , perche
quei sentimenti , quei costumi , quelle virtu hanno in se
la impronta di una bellezza inimutabile , che paria con
una voce che e una in tuttl e da tutti s' intende. Di que-
sto avvenimento nella scelta degli argomenti diede , anni
sono, un bell' esempio il celebre abate Dalmistro il quale
prese a subljietto di un Idiliio italiano le avventnre di
Ruth i, e tale ne compose un poema , che fn pregiato e
lodato per un certo nativo candore , per un' amabile schiet-
tezza , per una semplicita elegantissima. All' incontro seni-
bra che il sig. Comlji non abbia posto mente a siffatta
avvertenza. I casi dolorosi del Levita di Efraim e la tre-
menda vendetta che ne fece Israello formano nella Sacra
Scrittura un racconto , in cui la forza e la grandezza degli
avvenimenti , le brevi e severe parole , le solenni sen-
tenze , i significati misteriosi si accordano pienamente col
carattere e coll' autorita di quel libro reverendo, colle su-
bliml origini di esso, colla stessa indole di quel tempi an-
tichissimi^ ma gli stessi fatti cantati ai giorni nostri con-
trastano fortemente per non dire che urtano violentemente
APPENDICE ITALIANS. gi
cogli usl nostrl, colle forme della nostra modernn ci-
vilta , con quella specie tli atraosfera d'inclinazioni , di
ahitudini , di ricordanze da ciii siauio circondati. Di cio
ben si avvide lo stesso Comln il quale parafrasando il
suo testo giiinse ad un nial passo, e nol potendo supe-
rare dovette evitarlo ( Giud. cap. XIX, v. 22 ). Un marito
che per difendersi da peggiori oltraggi abbandona la pro-
pria moglie alia libidine di alcuni furibondi, ond' ella ne
muore di vergogaa , di spasimo e di patimento , e poscia
di sua mano squarta il corpo contaminate e ne manda i
brani alle tribu d' Israello , orrendo pegno di vendetta ;
questa vendetta che si compie col niacello di oltre sessanta
mila Ebrei per la massima parte innocentl ; una intera
gente disfatia per rifare la gente vinta , che mancava dl
mogli, ed un i-ajDimento di vergini ordinate per deludere
la religione di un giuramento , tutti questi sono fatti che
hanno una profonda ragione nei decreti inqjerscrutaljili della
Provvidenza e che i commentatori trovano pieni di arcani,
di profezie , di simboli ; ma tali cose stanno bene al loro
luogo ; ivi sono venerabili e sante ; fuori di la male si
adagiano , e possono essere Intese sinistramente.
Pertanto noi crediamo che il sig. Conibi meriti censura
in primo Inogo per aver scelto un argomento uon conforrae
alle ragioui estetiche della nostra poesia ; in secondo luogo
per aver aggiunto al fondo biblico ornamenti che ad esse
in nessuna gnisa si confanno. Per esemplo egli vi descrive
r angoscia del Levita che derelitto dalla sua sposa
ah ! non potca
Deir ahhandon riconfortarsi intanto ,
E ricainbiar cV ohhlio quell' incostante.
Avea i'iva , e presente agli occhl innanzi
La cam inwiago e ogii ora e in ogni ohbietto
Leggea siioi casi , e nel soUiigo albergo
Dei di allegri gia corsi , dolorosa
Alio spino salia la rimemhranza.
I dolci in ripensar d' amor coUoqui
Lagrimava ; die il dual piu 5' inacerba
Col rammcntarsi del tempo felice
Nella miseria : onde gli scherzi , e i giuochi ,
E i brcvi sdegni , e le pad si dold
E i diletti , e i trasporti crane punie ,
Monali punte al cor dell' amoroso.
92 APPENDICE ITALIANA.
O sia che il sole ad indorar le cime
Si mostrasse di Gelbo , o che la sera
Spirasse un ventkel da la marina
Gli ardor vivi a temprar di quelle apriche
Rupi montane, ei ripetea quel nome
E tutta iLScia I' affiitta alma in sospiri.
Dopo sensi si dolci e si gentUi , che 1' autore tragge
dalla sua vena e presta al Leviia , nessun si aspetta certo
ch' egli seguendo il suo testo ci raccoati come lo stesso
innamorato Levita ,
cui moto e senso e voce
Togliea V orror di si nefando eccesso ,
Scossesl all' at to generoso e grande
Del vecchio albergator , ne lo sostenne.
Lanciasi ratto in mezzo , e a forza il passo
Gli chiude , e quindi colla destra afferra
La vezzosa compagna, e senza accento
Mover , senz' alzar guardo la strascina
Fino alia sogUa , e agli empj I' abhandona.
Essl tosto CLvcondano , malmenano
La giovane infelice e semiviva;
Se ne indonnan , di mano se la strappano
A vicenda i ribaldi ecc.
In un altro luogo gl' Israeliti eccitati a vendlcare il
Levita fanno tal macello degli abitanti di Gabaa , che
pei campi
Per le vie, pei dirupi e per le fosse
Seminati i cadaveri si ammontano.
E questo vincitor ci-udele :
Ferocemente furiarido spinge
Nelle citta , nelle magion , fanciulli ,
Donne, vecchi, aniniai traendo a morte
Tutto che vive , e da rabbia efferata
Facto cieco , perfin colpi tagliando
Sui cadaveri stessi al suol prostesi
E rimescendo , e rinfocando incendi ,
Da colmo ad imo infra i dirutti alberghi ,
Tra il cruor di che lubrica e ogni via ,
Tra il compianto e il terror ecc.
E questo stesso Israello cosi feroce, cosi selvaggio, quando
il Levita fu morto e sepolto pianse tre giorni sulla tomba
di lui.
I
APPENDICE ITALIANA. 9$
E a man piene le pallide viole
E i giacind spandendo e gli amaranti,
Prega lieve la terra ; ultimo vale
A quelle innamorate aniine invia.
Come appunto fatto avrebhe un abitante cU Atenc e di
Roma che piu fosse dlstinto per mansuetudine e per gea-
tilezza.
Abbiamo volute esporre tutte queste osservazlonl sul
Levita di Efraim perche ci semJjra che Tautore mostri una
sicura vocazione alia poesia , e che questa possa riuscire
ad onorevol fine quando sia con opportuni avvertunenti e
con utili consigli confortata ed assistita. Crediamo quindi
che questo primo passo sara seguito da un corso rapido
e felice, purche il sig. Gombi si persuada che sebbene la
poesia tragga vita e sostanza dalla fantasia e dal cuore ,
pure tra gli accendimenti deH'una e le agitazioni deiraltro
havvi una norma da cui essa non puo allontanarsi mai, ed
un segno a cui deve volger sempre le sue mire, ch' e la
bellezza. Questa sola inspira i nobili pensieri ed i concetti
elevati , questa rende leggiadre le immagini , questa splen-
dide le invenzioni , questa fa i versi eleganti e arnioniosi.
Lo stile in generate non nianca di vaghezza , di splen-
dore , di copia ; si trovano pero non di rado frasi non
bene conibinate, come porre a ludrico le membra rotte e san-
guigne , hrillantare la pupilla , awinghiare la catena , ecc.
ed importuni latinismi come rima, suffuUo, impendente. cul-
tro , ecc. e voci non usate come sveglio , ubere , gallore ,
inspiro , cruore , incompianta , ecc. Sono piccole mende che
facilmente si tclgono di mezzo colla diligeuza ^ ma tolte
che siano, lo stde acquista quella perfetta correzione , quella
lucida purita per cui si abbellisce e fa onore agli scrittori.
Andrea. Storia contemporanea di Giorgio Sand. Ver-
sione di V. P. Vol. 2. — Milano , i836, tipo-
grafia c libreria Pirotta e C. , in 1 2.°
Se la nostra e la straniera letteratura sono oggidi tanto
feconde di romanzi, e se questi oHVono al maggior nu-
mero la lettura piii desiderata o gradita , cio non deve
parere indegno ad uomo d' intelletto. Poiche per una parte
alcuui peasano che si possa nei buoui romanzi trovare
94 ArPENDlCE ITALIANA.
quella rivelazione dclla natura umana , die ai giorni no-
stri e il subbietto di assidue ricerche e di studj appas-
sionatii ed altri reputano clie i ronianzi ci rendano quasi
contemporanei delle preterite eta , rappresentandone a noi
i vizj e le virtu , il genio e le passioni , gli usi ed i co-
stumi con quell' accuratezza miiiuta e con quelle caratte-
ristiche particolarita die la storia nelle sue gravi e severe
narrazioni non ammette. Per altra parte dopo le vicende
degli ultiini anni , con tante memorie crucciose , tra il fa-
stidio degl' inutili desiderj e il dispetto delle speranze de-
luse , fra le sollecitudini e le cure die il^nostro tempo
ricliiede , formossi una gran classe di persone die dalla
lettura dei ronianzi traggono un non volgare ricreainento ,
una consolata olsblivione , nn pascolo al cuore stanco dei
tumulti della fortuna e della violenza delle passioni , e
bramoso di un sentire piu mite e temperato. Oltre a cio
i passati rivolgimenti , i subiti esaltamenti e le inattese
cadute , la lotta fra una necessita imperiosa ed un volere
indocile , fra la tenacita degli antichi pensieri e la potenza
dei fatti presenti alzarono gran parte del velo die celava
i misteri del cuore umano , onde niolti reconditi afFetti ,
molte secrete tendenze , niolte occulte forze si manifesta-
rono , e si scopersero relazioni prima ignote , e si osser-
varono casi , accidenti , comljinazioni , die soiiiministrarono
nnova ed eletta materia alle descrizioni ed ai racconti del
romanzatori. Da questo stato transitorio, da questo genere
di osservazioni quello cui piace nominarsi Giorgio Sand
trasse , se non erriamo , il romanzo che pubblico col ti-
lolo di Andrea , e che noi ora ci proponiamo di far co-
noscere ai nostri lettori.
II Marclicse di Morand , cui la rivoluzione in luogo
dell'antica opulenza non avea lasciato die un patrimonio
discreto , si era ritirato nel castello de' suoi avi , e man-
dati in bando i pensieri del tempo felice , divideva il suo
tempo fra il diletto della caccia ed il governo del suo
podere. Aveva un animo retto , leale e naturalmente a
cortesia inclinato f, ma il suo volere era assoluto , ed i
suoi modi ruvidi e sdegnosi \ onde teneva ad un tempo
e della prosapia noliilisslma da cui discendeva, e della
villa in cui aveva fissato il suo soggiorno. Diverse afFatto
dal carattere del padre era quello del figlio Andrea , cli' e
Teroe del iiostro romanzo. "Aveva sortito una sensibilita
APPENDICE ITALIAN!. gS
ingenua , una soavita di cuore che lo rendeVano tiniido ,
e rimesso anche a que' richlaml che non gli erano ine-
ritati. » Era stato bene educato ; ma la sna stessa edu-
cazione aveva contribuito a destare in lui nnovi affetti ,
desiderj confusi , vaghe inquietudinl. " Avrebbe amato
viaggiare , cambiar cielo ed abitudini , provare tutte le
cose sconosciute , sprigionare quel genio di azione die
credeva sentire presso di se , appagare in fine quest' avi-
dita febbrile ch' esagerava alia sua mente 1' avvenire. » II
marchese lo amava, provvedeva senza qnerele ad ogni di
lui bisogno o desiderio, ma esercitava sopra di lui un'au-
torita piena , gelosa , inflessibile.
In tal condizione il nostro Andrea era tormentato dalla
noja , e vivamente sentiva il bisogno di tin essere che
venisse a confortar la sua vita. Fattosi intrepido cammi-
natore , volentierl s' internava nelle solitudini piu remote ,
ed eravi poco lunge dal castello di Morand una gola disa-
bitata , silenziosa , deserta , dove egli si recava sovente ,
dove faceva le sue piii care letture, e dove divagava fra
i sogni piu dolci. Un giorno parvegli cola di veder pas-
sare in lontananza una figura in Ijianca veste, leggiera e
gentile. Tento di raggiungerla , ma invano. Fu una visione
d' im istante , ma che basto a non lasciarlo dormire per
tutta la notte. Nel seguente giorno trovo nello stesso sito
un guanto bianco finissimo , intrecciato a maglia , e non
e da chiedere se Andrea lo raccogliesse , e se lo strin-
gesse al cuore, e lo colmasse di carezze. Dopo otto giorni
aitra no vita : udi fra i cespugli una voce soave cantar
versi di amove , e intendendo lo sguardo vide una giovi-
netta vestita di Ijiaaco , e tutta aflaccendata a formar maz-
zetti di fiori. II povero Andrea in vece di avvicinarsi si
nascose fra gli alljcri, ed appena ardi di tener dietro col-
I'occhio a lei, che raccolti i suoi mazzetti rapidamcnte si
allontanava. Ma queir apparizione basto a ineljbriarlo di
amore ; e ne divenne cosi magro e sparuto , che suo pa-
dre , temendo per lui , coasiglioUo a cercare una distra-
zione , ed un riinedio nelle feste e nelle ricreazioni della
provincia. IMa Andrea segu'i il conslglio per cercar invece
r oggetto de' suoi pensieri, e piu die akrove porto le sue
indagini nella citta di L le quali non ebbero
aicuu ciTctto ; ma cgli cola aveva un sincero amico in
Giuseppe Marteau, giovane robusto, giovialc, spcnsicrato.
f)6 APPENDICE ITALI\NA.
non In altro s'un'ile ad Andrea se non die nella tempra
deir animo buono e leale. Ed a Iiil aveva il vecchio mar-
chese raccomandato suo figlio : poiclie al pari di questo
lo araava e lo teneva in pregio. Percio Giuseppe moito si
adoperava per divertire Andrea , e dopo alcnne osserva-
zioni conclnse ch' egli doveva lasciar da parte le cittadine,
ed avvicinarsi alle artigiane , sola classe in cui trovavansi
donne gentili ed amabili.
Le artigiane erano una rarita del paese di L
grandi e robuste per la niaggior parte , bianche e ver-
mlglie, avevano occhi neri ed espressivi , denti bianchi ,
chiome nerissime : " erano poi amanti e bisbetiche , ro-
manzesche air eccesso , civettine e dispettose , ghiotte di
lodi, foUi di piacere , cinguettiere , leziose, leccarde , pe-
tulanti , ma disinteressate , generose e schiette. » In tal
societa pertanto Andrea fu introdotto ; dove non si diverti ,
e non piacque. Ma un giorno recatosi a pranzo a casa
Marteau , trovo ivi quattro giovani operaje occupate ad
allestire il corredo ad una sorella di Giuseppe che doveva
niaritarsi.
Ecco r interno della casa Marteau. Una nonna , grande
e pingue matrona , un po' sorda , ma pur desta e piace-
vole }, la madre attiva massaja , secca , imperiosa e sog-
getta air emicrania ; Enrichetta , la operaja in capo , diri-
geva i lavori , ed aveva intorno tre subalterne , fresche ,
leggiadre e bricconcelle ^ ai loro vivaci visetti si frammi-
schiavano quelli delle ragazze di casa , e tutte insieme
forniavano un gruppo da porsi in un quadro fiamraingo.
Quando i due amici comparvero si fece silenzio per
un istante ; ma poi una vocina si fece udire , poi itn' al-
tra , poi due , poi tutte insieme. La conversazione divenne
generate , e fu plena di sciierzi , di motteggi , di allegria.
Nel luiigo e svariato discorriraento 1' accidente porto a
parlare di certa GenovefFa lioraja, pluttosto singolare che
distinta per la eccellenza nelP arte sua , per la modesta
sua bellezza , e pe' suoi modi soavi e gentili. Per lo che il
gioviale Giuseppe non fu tardo ad eccitar Enrichetta a
condur la sera GenovefFa a ballar colla famiglia nel cortlle.
Venne la sera e venne GenovefFa. Giugnendo , questa
si trattenne a parlar di fiori colla nonna. Quando Giuseppe
ed Andrea comparvero mostrossi fredda e riservata. Mai
Giuseppe trovo il modo di raddolcirla , parlandole di certi
ArPENDICE ITALIANA. 97
fiori clie sorgevano in una palude. Splacevole vi era I'aspet-
to, (lisgustoso r odore , il succo velenoso ; il sito stesso in
cui nascevano era tristo e pericoloso; brutte erbacce copri-
vano V acqua die vi stagnava , e senza le piii attente pre-
cauzioni facihnente in essa precipitavasi ; oltre a cio An-
drea narrava la fiaba di un castello ch' era stato in quel
luogo sprofoudato dal diavolo per le colpe del padrone.
Tutte queste singolarita posero neiraniino delle liete don-
zelle un gran desiderio di vedere quel luogo e quel fiori ,
e Giuseppe fu pronto ad ofFrirsi di condurvele col suo
carrozzino. Ma siccome alia brigata eransi aggiunte le so-
relle Marteau e la stessa Genoveft'a , clie ai replicati ec-
citamenti non avea aaputo resistere , cosl fu convenuto
cbe una jjarte della conipagnia sareljbe stata condotta da
Giuseppe, ed una da Andrea col calesse di suo padre.
Andrea aveva gia radigurato in Genovefla la ligura che
gli era passata dinanzi fuggeiido , la dolce cautatrice , in
una parola la dama de' suoi pensieri , e quindi con gran
gioja si assunse T impegno. Stabilita quindi la piacevole
gita , e stabilito il giorno e T ora , uon si penso cbe a
ballare.
Preso die fu 1' Impegno , Andrea non pote non provare
un forte sgoniento pensando al modo di adetnpirlo. II
primo passo da farsi era quello di chiedere il calesse al
veccbio marcbese ; passo scal;roso, arduo , pressocbe ini-
possibile. Tornato pertanto al castello , il timldo figlio non
trovo ne coraggio , ne inomento , ne opportunita per par-
lare a suo padre : eppure iDisognava andare. In si grave
caso Andrea tronco il nodo in vece di scloglierlo. Al priiiio
albeggiare del giorno ilssato , Andrea scende , attacca il
cavallo al calesse , vi nionta , e via. II profondo sonno del
padre, il terreno molle, ed in gran parte coperto di iinio
agevolarono questa specie di fuga. Le ragazze non si fe-
cero attendere, e presto si glunse al luogo designate, dove
si passo alcun tempo, esaminando il sito, cogllendo fiori,
e parlando di botanlca. Andrea esultava contemplando la
celeste Genovefla, ma rabbrivldiva talora pensaiulo alPaftar
del calesse. E T aagoscia di bil trabocco , quando Giuseppe
osservo che essendo viclna T ora del pranzo era d' uopo
andarlo a chiedere al Marchese di INIorand di cui era vi-
cino il castello. Andrea si vide perduto ;, pure non irovo
uiodo di opporrc una parola ^ e soltanto prego T amico
Blbl. lud. T. LXAXVI. 7
98 APPENDICE ITALIANA.
suo tVi andare innanzi e di affrontare il prlmo la paterna
severita. II disinvolto Giuseppe noii si fe" paura. Si getto
al collo del uiarchese , e con franclii c rapidissimi detti
in un istante gli spiego il dlvisamento , gli chiese da de-
sinare , gli presento ad una ad una le donzelle che aveva
condotte , incolpo se stesso delia rapina del calesse , gli
domando conto de' buoi , delle raccolte , ecc. II marchese
fa sbaiordlto da tanta furia di parole , penso che un pranzo
non si poteva decentemente negare , e pose da banda ogni
querela. Quindl tutto passo lietauiente: il vecchio mostrosbi
cortese , Andrea era rincorato , le donzelle tennero un
contegno da gentildonne. Ma finito il pranzo , queste si
sfrenarono ad ogni iicenza ; alzarono grida romorose e
risa sconiposte , guastarono il verzlere , sacclieggiarono
r orto e rovinarono le piu belle spallicre , strappaadone
frutta e rami. II marchese provava una forte tentazione
di adopcrare le mani ; ma si tratlenne a riguardo di Giu-
seppe , e diviso una diveria vendetta. Fece attaccare il
cavallo al calesse e lo mando altrove. Quindi rientrato nel
salone getto V occliio sopra un canape tutto coperto di
cuflie 5 di scialii e di altri femminili ornamenti. " Non
disse un ne due , si sdrajo lungo quant" era sui nastri e
sulle trine, ne si tenne di allungare le sue grosse nose
inzaccherate di fango sop.(;a il velo-rosa di madaniigella
Enrichetta. d Le gioviuette rientrarono : fu un grido di
meraviglia , di dolore , di rabljia. II INIarchesc finse allora
di svegliarsi ed usci con Giuseppe che non poteva tratte-
nere le risa. Intanto il sole declinava, e fa ordinato il
ritorno. Andrea monto nel carrozzino di Giuseppe colle so-
relle Marteau e con GenovefTa. Giuseppe aspetto il calesse
clie doveva trasportar lui e le operaje , ed aspetto indarno ;
un domestico lambicco alciine sense , e dichiaro in so-
stanza che il calesse era ito altrove. Nuovi strilli e nuove
imprecazioni delle donne , e nuove risa di Giuseppe. Ai
quali fu pur d' uopo rassegnarsi ad una passeggiata di tre
leghe per via incomoda , colle cuffie malconce e cogli
scialii insozzati.
Pero un accidente fece accorto Andrea del caso soprav-
veniito. Allora riunissi la coinpagnia e le donzelle prima
partite , avendo gia in vettura fornlto mezza la via cessero
il luogo alle derelitte. Cosi Andrea pote con infinlto gau-
dio olfrire il suo braccio a Genoveff'a , cd aver occasione
APPENDICE ITALIANA. 59
Jl cUrle le mille cose die tla gran tempo serbava in petto
per lei. Ma il poveretto non trovo moclo di dime una
sola , e per un lungo tratto di strada tntti tacquero. Final-
mentc una delle viaggiatrici avviso di dire una parola sulle
stelle die hrillavaiio sal lore capo , e GenovefFa sempre
desiderosa d' istniirsi ne trasse argomento per fare alcime
ricerche sal sole , sul sistenia del cielo , sulle plaralita dei
niondi , ecc. Andrea rispondeva con senno e con chiarezza ;
egli era beato di aver cjualdie cosa da insegnare , e po-
neva gran cura perclie le sue risposte potessero essere
intese dalla leggiadra chieditrice. Cosi ragionando arriva-
rono alia citta. Enrichetta oflri a GenovelFa di acconipa-
gnarla a casa , e Andrea non avendo coraggio di andare
innanzi riprese la via del castello. « Egli ardeva di tro-
varsi solo e di non essere svagato da' saoi pensieri. I quali
gli scombajavano si fattainente il cervello , die gli biso-
gno sedersi da un canto della strada , e posando la fronte
fra le niani stette cosi, finche il freddo della notte lo pi-
glio , e lo fece avvertito di rimettersi in viaggio. "
11 nuovo aniore lioriva la vita di Andrea di gioje ine-
S]5riiulbili. JMa in mezzo ai dolci pensieri era amareggiato
dalla diflicolta di rivcdere la sua GenovefFa. Giuseppe die
tutto scoperse si esibi di ajutarlo ^ ma Andrea fece il ri-
troso, onde 1' altro cesso d'' immisdiiarsene , e soltanto in-
dico la casa dove abitava la bella fioraja. Andrea vi si porto
recando in mano quasi per commendatizia un gran mazzo
di iiori. Dopo infinite esitazioni , dopo palpiti violent! ,
dubitando sempre , e sempre tremando , finaimente batte
ad una porticina , ed aperta questa vide la miraljile Ge-
novefFa , die stava consultando sal modo di comporre
un mazzolino. Andrea con trepidauti parole le otFri i suoi
fiori , e la ofFerta fu seguita da una discussione liotanica
sui loro nouii e sulle loro qaalita. La donzella era lietis-
sima di aver trovato uno die sapesse darle utili istruzioni
in un' arte di cui era innamorata , e si proponeva di diie-
dergli cousiglio ogiii qnal volta dovesse dar mano ad un
nuovo fiore. ]\Ia quauJo Andrea esibi di portarle i suoi
quadcrni ed il suo erljolajo , e di darle una giornaliera
lezione , ella conobbe il pericolo e teine le diceric de' uia-
ligni: per lo die fu stal)ilita un" altra maniera d' insegna-
iiiento , ed Andrea parti confaso ed accorato. Ma uscito
die fu, Cenovcfla seuti il suo cuorc die batteva fortcmente.
lOO APPENDICE ITALIANA.
" Essa non era panto afFaito romanzesca. Non avea mai
desiderato di amare o di essere amata. Non altrimenti die
tutta panrosa ella pensava alle passion! , c si era ripro-
niessa di serbarue il cuor vergine in grazla di una vita
solitaria ed operosa. AtTettuosa e buona pei- indole comin-
ciava a presentire in nube 1' amore di Andrea. '/ Qnindi
risolvette di non piii accoglierlo. Gli scritti e gli erbolaj
le giungevano col mezzo di Enrichetta , e corsero quindici
giorni senza che sapesse novella alcuna " del giovane
scousolato che pur passava una parte della notte a pian-
gere sotto le sue finestre. »
Ma anclie pel povero Andrea giunse il glorno della con-
solazione. Un jjel mattino Genovefta vonne a cercar fiori
in quel luogo stesso ov' egli 1' avea veduta la prima volta ,
e dove sovente tornava a rinfrescar la cara memoria , e
a disacerbar le sue pene. Mando un grido vedendolo , ed
egli sarelibe fuggito se la gentile donzella con dolci pa-
role non I'avesse confortato a rimanere. Secondo il solito
non sapevan che dirsi, ed ebbero quindi ricorso all' usato
spediente di parlar di botanica. Da questa passarono alia
geografia , ed Andrea ofFri a Genoveffa di farsele maestro
e di recarle un atlante. Ella stette un poco ondeggiando
fra il si ed il no ^ ma inline si arrese parte alia mestizia
di Andrea , parte al desiderio di apprendere. Cos! passa-
rono giorni beati ^ ora discorrendo per la bella prateria ,
era adagiati sotto i salici della riviera fantasticavano ,
s' inebbriavano , s' iiludevano. " Una cotal vita pastorale
in breve li ravvicino in una intrinsichezza di fratelli , i
loro piu bei giorni svanirono senza che la parola di amore
fosse mai pronunciata fra essi , e senza die a Genoveffa
pur venlsse sognato che questo sentimento poteva insinuar-
lesi in cuore coll' amicizia. >> Ma le piogge di maggio po-
sero fine a tali delizie , e passo una settimana senza che
Genovefl'a potesse uscir di casa. " Andrea non vi resse.
Una mattina le arrive a casa co' suoi libri. Essa voile ri-
mandarlo. Egli pianse ; e ricliiudendo il suo atlante si av-
viava i, Genoveffa lo rattenne , e beata di consolarlo gli
acconcio una seggiola vicina a se , e ripiglio le lezioni dei
prati. "' Gosi per due mesi Andrea non lascio di starsi
ogni giorno parecchie ore colla sua allicva. Pero questa
relazione si stretta , queste visile cosi frequentl , queste
conversazioni cosi iatime non poievaao non essere iiotatc
ArrENDICE ITALIANA. lOI
dai maligni , e lo fiirono : se ne trassero slnistre conse-
gnenze , le dicerie si moltiplicarono , e la pubblica opi-
nione intorno a Genoveffa si cangio del tntto. Ella stessa
in un festino dato per le nozze della sorella di Giuseppe
osservo chlaramente gl' indizj deli' allrui riprovazione ^ le
sue conipagne si inostravano schive per non dire sdegnose
della sua vicinanza , e GenovefFa , un tempo tanto riverita
e desiderata , si vedeva allora spregiata ed abbandonata.
Enrichetta , clie pure sinceramente Tamava, ma che amava
altrettanto di petttgoleggiare, voile prendersi la incresciosa
cura di pienamente istruirla delle censure a cui era sog-
getta. Si reco alia casa di lei , ed in lungo e varlo di-
scorso ando niescendole racconti , anunonizioni, rimproveri,
conforti , istruzioni , consigli. In rjuesta penosa conversa-
zione GenovefFa seppe conservarsi serena , trancjullla e
quasi indifferente ; ascoltava con calma e rispondeva con
dignita. ]\Ia declinato il sole, " senti prendersi le doglie
in tutte le membra, e qualche ribrezzo ai nervi. Ella era
di complessione squisitamente delicata : le emozioni di quel
giorno , la sorpresa , la collera , T orgoglio , T entusiasmo
succedendosi con rapidita P avevano sclupata di fatica.
Conobbe di aver la feiibre e si pose a letto. »
Enriclictta dubitando della impressione clie i snol detti
potevano aver prodotto suiranimo della delicata GenovefFa
torno da essa dopo aver ceuato , e trovandola immersa in
quel sopore che per lo piu accompagna la felibre si fece
a prcstarle ogni maniera di cure, a coprirla diligentemente,
a porgerle qualche rimedio. In quella udi alcuno che en-
trava in casa , era Andrea. Incapace di frenarsi Enrichetta
gli tenne un discorso del tenore di quello che aveva te-
nuto air arnica; gli vappresento la malattia di GenovefFa,
le dicerie sparse, la riputazione di lei perduta , lo afHisse,
lo sgomento , lo inteneri , ed infine lascio andare la gran
parola di matrimonio. Questa parola fece trasalire il don-
zello , e lo riempi di ginbilo e di paura ; che la solennita
deir atto , la paterna ira , e la felicita di possedere Geno-
vefFa gli si alFacciarono nel tempo stesso alia mente. Dopo
qualche esitazlone penso ch' era maggiore di eia , e che
per le ragioni ereditate dalla madre jioteva disporre di
'"'/m franchi ; e disse che avrebbe riparato a tutto e sod-
disfatto al dover suo. " II male deir amica , soggiunse En-
richetta, non e che afflizione i so le dite che siete pronto a
102 APPENDICE ITALIANA.
sposarla , ella e subito guarita. AfTrettatcvi tlnnque di as-
sicurarle T animo ^ io vado , c tornerb a udir T eslto della
conversazione. Oh per amor di Die non mi lasciate cosi,
disse Andrea sbigotiito : io non ardisco ora di presentarmi
a lei , ne palesarle il perche della mia visita ; se prima
vol non le ne fate un po' di parole » Poveri fan-
ciulli ! replico T altra : « via via, eutrero io a pigliar nuova
deir amnialata. » Ed entro.
II male di Genoveffa era lieve , e fu brevissimo. Quando
rientro Enrichetta , era quasi guarlta. Questa le fece un
ccnno del proponimento di Andrea, e disse ch' era li fuori
attendendo udienza. Genoveffa si alzo dal letto , e si vesti
per riceverlo. " Andrea si presento timido e peritoso, la
guardo teneramente senza far motto , e cacciato da Enri-
chetta fini a cascarle glnocchioni davanti. >> Dopo alcune
frasi preliminari Enriclietta vide die era tempo di an-
darsene. " Rimastl soli , Andrea si senti di bella guisa
imbrogliato. L' aria attonita di Genoveffa non dava troppo
conforto alia dichiarazione che era per farle : alia fine
radiino tutto il suo coraggio e le offri il suo cuore , il
suo nome , e la sua piccola fortuna in riparazione delFim-
menso pregiudicio clie le aveva procurato coUe sue fre-
quenze. » A tale offerta segui un dialogo vivissimo , pieno
da una parte di calore e di passione , di raodestia e
di delicatezza dall' altra. Andrea ardeva di auiore ed era
impazieiite ;, Genoveffa faceva apparire un octal misto
di calma , di atTetto , di ritrosia. L' una si affaccendava
ad opporre diflicolta , 1' altro ad appianarle. Finalmente
r innaaiorato giovane insistendo per avere una risposta :
" II mio cuore , mi dice di ascoltarvi , Genoveffa rispose
con abliandono : ecco quel che c' e di vero. '> A tal punto
sendo tornata Enrichetta venne informata di cio che erasi
detto e convenuto i, e giunto il momento della partenza ,
Andrea eccitato da Enrichetta facendo un incrediljile sforzo
di coraggio rapi un bacio a Genoveffa. « e ne fu cosi
turbato clie a]ipena gli sovvenne poi in che modo s' era
uscito di camera , onde si trovo in mezzo della via con
Enrichetta, senza ricordarsi ch'era sceso della scaia. " Nul-
ladimeno il gaudio di lui era contristato dal pensiero del
contegno tranquillo , e quasi freddo che aveva sempre sa-
puto serljare Genoveffa ^ e questa dal suo canto diffidava
dell' ardore mostrato da Andrea , e temeva che altro non
APPENDICE ITALIANA. I03
fosse die nn acccndiinento di fantasia. Pcro sopravvcnuto
il nuovo giorno clla si svogllo colla meiite piena cU liete
immagini, si accinse ad abbigliarsi, e " stette Inngo tratto
pensierosa innanzi lo speccliio , scordandosi di raccorre i
suoi capegli profnsi. <> Andrea in quel panto entro all' im-
provviso : ella tnrljata della sorpresa , egli per tal turba-
mento dolente non seppei'o far altro che occnparsi intorno
ad una rosa capolavoro dell' arte di GenovefFa. Pure An-
drea ardi di prendere fra le sue braccia la sua bella
fldanzata ^ " ma raccolta che V ebbe , non e a dire se ri-
nianesse coafuso , perclie non si ardlva di premersela al
seno , ne di allentarla. Le vide sulle spalle i bei capegli
e li bacio. Che essere singolare ! disse GenovefFa focendosi
vermiglia : si e mal visto baciare i cnpelli ? »
Le lezioni che Andrea dava a GenovefFa cangiarono,
com' e naturale , di modo e 'di qualita. Dalla scienza si
volsero alia poesia , e furono con piu calore insegnate e
piu rapldamente apprese. Frattanto la voce delle vicine
nozze si diffuse. Giuseppe eblac la strana notizia da En-
richetta , e ne fu malcontento. Dolente anzi di aver posto
il prinio germe di quella passione nel cuore di Andrea
fece ogni sforzo per distoglierlo della presa risoluzione.
Scorgendo che si adoperava indarno , pensava fra se " per
fortuaa non e ancora fatto ; la grossa voce del Marchese
non s' e anche fatta sentire. » II IMarchese pero seppe ben-
tosto tutta la storia , e subito deliliero di venire al riparo.
Una mattina sull' aljja quaado il figlio esciva a cavallo , il
padre gli pose una niano rigorosa sulla briglia , gl'intimo
di rientrare , lo chluse nella sua stanza a dopplo giro di
cliiave , e fatto cio se ne ando alia caccia. Andrea dispe-
rato e rnbbioso fuggi per la finestra , e corse al piedi di
GenovefFa. Quindi pote inosservato rientrare nella sua
prigione , da cui il padre dopo una buona caccia venne
un po' raddolcito a iilierarlo. Nel secondo giorno il mar-
chese lo trasse a cacciare seco , e gli fe' correre dieci le-
ghe a piedi , per lo che Andrea provo nel domani tale ag-
gravamento in tutte le membra , che si ebbe da cio ua
giusto motivo d' iiiiljirgli di uscire. Nel terzo giorno suo
padre gli pose imianzi tanti conti da fare da non po-
tcrsene liberare prima di pranzo , e dopo lo condusse a
veder a tosare i montoni. Nel quarto giorno giunse una let-
tcra di GenovefFa spirautc amore, teuerczza, disperazione ,
I04 ATTENDICE ITALIANA.
pnura. Andrm non vi reB»e, imtiifmorp Jelln pntenia aii-
torith „ rorsf nttrnvcrsnnrlo i campi, e KnltniiJo Ibssi , Bol-
chi , Kirj>i nlla casa tli Genovefla ;, e polveroso e traft-lnio
Fi pose nd iiiiplornriie il perdono. " lo non ho nulla di
pnclonnrvi , Andrea , tlla rifipoKe lo vi vedo *
rjnprn/.io Iddio. -i
Qiicstn pB2.ienie confidpnz.n desl.6 i rimoiti nel cuore di
Andre'H. Ej^li non avea il cornpgio di vincer Ic difricoltii
rlie El opponevano al suo mntriinonio , e neppur quello
di farle inanifeste a Gcnovefrn. Cosi duro prritando un
mete : corrcva , o per dir meglio fugpiva tra prali e bo-
pclii dalla cilijj nl castello , e dal rastello alia cit.ta , qua
cercando di ealmnr le inquicludini deirni .ante , lii di evi-
tnr i rimproveri del padre. Fra tanli contrnsti e tante
ngii.azioni le forz,e gli venner ineno, e si niuniald grave-
niente i ed a lui la ninlaltia parve im riniedio, una di-
Bcolpa « un ripoBo. Genoveffa ne ia iiiforrnat.a , e suianiosa
di over novelle, non solo indusRe Giuseppe a recarsi tosto
a visitar 1' amiro ^ ma ]>cr snperle piu ]>resi.o voile salire
in p:ro]>pa di dieiro a lui. Era notte laijn ^ ed il viagpio
fu pjeno (li dihagi e di pericoli . die la povera Genovefla
soBi.enne con una rosianz.a mnrnvigliosa. Qunndo furono
presso III castello essa scese di cavallo , ed avvoltn ntl
mnnlrllo di Giuseppe stelle nd nspelt.arne il riloriio in
laua chiesn desert.a ed aMiandonaln , die la popolare cre-
dulila riempiva di fantnsi/ne, di A'isioni e di paurc d'' ogni
penere- Giusejipe trovo Andrea forlemente aggravnto e
deliranie. » 11 Marcbese era Aior di se „ e non {;li j)arendo
rsservi sacriliz.io piii graude per consolare suo fi{;iio di
quello di alilijurnre pel niomento In sua aut.oritii„ gli s'in-
clinavn sul viso , e ]>nrlniidogli come o un fanciullo gli
prometlrvn di laHtiar{;li ninare e sposnre Genovefla: »» ma
jmrlando cogli nllri niaiediva la misi'iahilc die nveva por-
tnlo tnnto Bcompinlio in casa sun. iJojio un' ora scorgendo
Giusejipe , die Andrea si era nlquanto riavuto , alloutanossi
per recarne le novelle a Gen«)vena. La trovo die pregava
ingiooediint.a dinanz.i nd una croce «Tetta nclla diiesuoln.
Le novelle non erano tali da calinnrln ;. ond" ella lo scon-
giuro di riiornare presso Andren , proponendosi di nspet-
tarlo nncora. " Ascoltnte, Giuse)i]>e, ella disse : se ho da
morire questa notl.e hisogna ch" io lo veda , e die gli
din un ultimo nddio. Siii tauto die mi rcstera uu j»o' di
APPENDICE IT A LIANA. 105
speranza, non ml sentiro rardltezza dl presentarmi in casa
sua , ma se non mi rimane piu che ua momento jier ve-
derlo , nessuna cosa al mondo non mi potra tenere cli'' io
non mi valga di quel momento. Giuratemi che mi avvi-
serete quando tutto sara perduto , quando egli , ed io non
avTemo piu che un' ora da vivere. Giuseppe Io giuro >r
e parti.
GenovefFa stette lungamente a pregare , ma pol impa-
ziente e smaniosa , non vedendo Giuseppe , pvese la via
per cui doveva ritornare , si pose a correr con fnria , varco
come un lampo le porte del casiello di jMorand , e pas-
sando inosservata fra Io scompigho di una vegha si trista
si precipito palUda e palpitante nella stanza di Andrea,
che stava tramortito fra le l^raccia del medico e del cu-
rato. II marchese scorgendola la carico d' inglurie e di
vituperj : ella cerco di placarlo con ogni maniera di som-
missioni e di preghiere ; ma indarno , che anzi il vecchio
sempre piu infuriando le diede tal urto che ando a ca-
dere in braccio a Giuseppe. " Ah ! qucsto e troppo , ei
gridb , Marchese ! tu sei uno stolido e un villano ; questa
onorata ragazza parlera con tuo figlio , e se vi trovi a
rldire non hai che a splegarti : eccoti uno si fatto che ti
rispondera. E in quella che diceva, Giuseppe IMarteau mi-
suri) un pngno in aria al marchese intanto che con T altro
braccio sorresse GenovefFa , e la reco vicaao al letto di
Andrea. » II curato non fu tardo ad interporsi con ac-
conce parole; ma il vecchio non vi badava, se il me-
dico non Io assicurava poter il figlio da tal visita ritrarre
qualche sollievo. Egli infatti cominciava a ricuperare le
sue facolta ; e mano mano che rafligurava i lineamenti di
Genovefl'a dava al suo volto un' espressione di gloja infan-
tile , e andava ripetendo con un sorriso da Jjaml^ino : e
Genovefla. Pol ricaddc in sopore , e allora la buona don-
zelia sedeva presso di lui , e ne stringeva la mano fra le
sue. I\Ia avea tanto patito , ed era tanto stanca che piego
la sua testa accauto a quella di Andrea. " Que' due visi
pallidi e soavi , de' quail 1' uno pareva appena piii attem-
pato e pin maschio dell' altro riposarono una mezza ora
per la prima volta sullo stesso guanciale , e alia vista di
un padre irritato e vinto , che fremeva di dispetto a
quello spettacolo , e non osava dl separarli. » A glorno
fatto 11 medico e il curato si consultarono insieme, e
106 APPENDICE ITALIAN A..
declsero che Genoveffa partisse. Ella obbecli, e poco dopo
Andrea si risvegli^ persuaso che quanto nella notte ayeva
veduto noil fosse state che un sogno. II Marchese ammo-
nito da alcune gravi parole del medico , e " timoroso di
perdere II iiglio gli uso con dolcezza fin che stette a es-
sere coiivalescente : ma giii in fondo del cuore cumulo , e
covo contro Genoveflfa un astio implacabile. >>
Giuseppe tornava ogni giorno al letto di Andrea , ed
ogni sera ne portava le notizie a Genoveffa. Ma questa
ripensando all' accaduto lien conol^be in qual trista e quasi
disperata situazione si trovasse. Voile sa cio interrogar
Giuseppe , che mal esperto nel simulare non fece che con-
fermare i dubbj di lei , ed accrescerne 1' ansieta. Per lo
che Genoveffa vide che le sarebbe giovato di abbando-
nar L , e deliljero di portarsi a Gueret presso una
sua cuglna , e di tal deliberazione fece tosto consapevole
Giuseppe. Questo Giuseppe avea nel fratterapo contralto
un' intima relazione con Enrichetta , la cjuale essendo in-
formata della gita notturna dell' amante suo con Genoveffa ,
e delle visite che ogni giorno regolarmente le faceva , ne
concepi un' ira flerlssima. Si porto quindi da lei, e senza
riserva le scaglio contro quanti insulti e quantl rimproveri
una violenta gelosia poteva suggerirle. Genoveffa procuro
di contenersi '•, ma sopraffatta dal dolore e dalla indigna-
zione cadde svenuta , e ando a battere col capo contro
una seggiola. Enrichetta commossa a pieta, e vergognando
del suo contegno la sollevo , 1' acconcio sul letto , e le si
getto a' piedi chiedendole perdono con planti e singhiozzi.
Le due araiche si riconciliarono facilmente , e Genoveffa
pote cahiiare le inquietudini di Enrichetta significandole la
presa risoluzlone di partire. Le dlede quindi una lettera
da consegnare a Giuseppe , che 1' altra accetto non senza
una qualche esitazione e ritrosla.
Genoveffa fece tosto gli apparecchi della partenza , ed
il giorno appresso postasi uella vettura di Gueret lascio
il paese. Enrichetta consegno la lettera fatale a Giuseppe ,
il quale assicuratosi che Genoveffa era proprlo partita non
pose tempo in mezzo a recarsi al castello di Morand.
Andrea durp fatica a reggersi in piedi , udendo la strana
novella. Fu letta con solennita la lettera ^ e si tenne quindi
un gran consnlto fra i due amici. Fra le mille cose che
furono dette , Giuseppe che in sostanza era innaniorato di
APPENDICE ITALIANA.. IO7
Gcnoveffa, si ofTil perfino til sposarla per liherare T amico
dalle diflkolta in cui trovavasi avvolto. Andrea rest6 come
trasognato alia incredibile offerta , e rigettolla con tal ca-
lore , e con si appassionata eloquenza che V altro dove
pensare fra se : " no, Genoveffa non iscoi-dera mai piu mi
cosi bel parlatore per acconciarsi d' un tanghero come sono
io. » Ripigliata la discussione fu concluso essere di me-
stieri che Andrea si presentasse al Marchese , e Io ricer-
casse della sua approvazione pel matrimonio. Stretto dalla
necessita egli non indugio : accolto bestialmente dal padre ,
die prima che parlasse si awide della intenzione, ed im-
paziente di riuscire al fine, il figlio si fece senza pream-
holi a chiedergli il desiderato assenso , ed il vecchio as-
solutamente glielo nego. Ma Andrea in tal caso ebbe animo
di mostrar faccia tosta a suo padre e stava per andarsene
bruscamente , quando il Marchese Io trattenne nel braccio,
e " r obbligo a smaltirsi un diluvio di minacce e d' im-
precazioni. » Gli rinfaccio perfino quelle volgari soUccitu-
dini che Tamore ispira ad ognuno che sia padre; e gliele
rinfaccio in modo che chiunque non si fosse trovato in
quelle strette ne avrebbe rise. Pure Andrea era sul punto
di commuoversi c di piegarsi , ma il vecchio si arrischio
di chiamar infame la condotta di Genoveffa, e questa pa-
rola fe' ricnperare al figlio gli spiriti smarriti. Lascio per-
tanto il campo protestando che avrebbe chiamato in suo
soccorso la giustizia e le leggi. Nell' uscire incontro sulla
scala Giuseppe che gli disse : " ho inteso il principio e
il fine della contesa. Le cose avvenncro , come io le aspet-
tava. La carriola e pronta. Partiamo » Partirono. Trova-
rono la vettura di Gueret fennata in una osteria ; Geno-
veffa ritirata in un cantucclo dormiva , e pareva che avesse
le lagrime sugli occhi. Andrea la sveglio a forza di ca-
rezze , intanto che Giuseppe disagevolmente commosso
volse loro le spalle , e fra la stizza lancio un gran calcio
al gatto che se ne dormiva nella cenere del braciere. Ge-
novefl'a voleva continuare il suo viaggio , e Andrea nol vo-
leva. Per Io che si tenne una seconda consulta , e Giuseppe
defini che T una dovesse starsene per otto giorni a Gue-
ret , e r altro tornare a L In questo frattempo
Andrea scrisse piu volte a suo padre, e non ricevendone
risposta mai, disperato ordino che gli si facesse la prima
intimazioue , e quiudi corse a Gueret. La si getto ai piedi
108 APPENDICE ITALIANA.
di Genoveffa implorando la grazia tli poterle rimaner sem-
pre vicino. Ella opponeva qnante i-agioni la prudenza e
il decoro sapevano suggerirle. " Tii ben dici , soggiungeva
Andrea, separiamoci ; e cadeva fra le convulsion!. II gra-
clle suo corpo si rifiutava a quelle emozioni violente. Ge-
noveffa non aveva il coraggio di abbandonarlo , e lasclarlo
disperare in que' momenti angosciosi. Veniva prometten-
dogli tutto che le chiedeva , e fini per ritornarsene con
lui a L >;
Da quel momento le pene del due amanti crebbero
sempre. II Marchese ardeva di collera per le intimazioni
ricevute. La invidia si sfrenava contro la virtuosa Geno-
veffa, e tutti le furono addosso cogli odj e colle calunnie.
Le comniissioni cessarono ; onde alle miserie della povera
fioraja si agglunse il bisogno. Fu costretta a patire lunglii
digiuni e la salute le si guasto. Andrea non la voile piii
lasciar sola , e s' ostino a passar le notti nella camera vi-
cina , non essendovi modo di assoldare una donna che le
stesse a gnardia. Spesso di notte le grida di Genoveffa lo
svegliavano f, scendeva di letto , " ed ella gli si allacciava
al collo dicendo ; salvami ! salvami ! E quando questo ec-
cesso di spavento febbrile aveva dato luogo , essa gli ri-
cascava in braccio rifinita , e si abbandonava inconsape-
vole e quasi insensibile alle sue carezze. » Egli si era
bensi giurato di aver sacri quci momenti di abbattiniento
e di obblio ; raa la gioventu , la passione e la occasione
congiurarono contro quella derelltta virtii , ed infelicemente
prevalsero ■■, e per colmo di sventura Genoveffa rimase in-
cinta. Allora si ruppe ogni indugio : furono rinnovate al
]Marchese le intimazioni di rigore , ed una sera Genoveffa
ebbe 1" anello matrimoniale da Andrea ; " fu tin doveroso
luatrimonio mesto e commesso in segreto come una colpa. »
Ma intanto la miseria opprimeva questa coppia disgraziata.
Per ripararvi Andrea avea cliiesto ed ottenuto \\a me-
scliino impieguccio in un collegio ; ma mostrandosene fa-
stidito e talvolta sdegnoso , non piacque , e fu licenziato.
Enriclietta dominata dall'antico rancore non si lasciava
piu vedere, e Giuseppe non era ricco , ed avea numerosa
famiglia. Pur questi conolilje ch" era d'uopo provvedere in
qualche modo alia necesslta dell' amico j ed un bel mattino
preso il fucile , ed accattata una lepre sul mercato av-
viossi al castello di Morand. II Marchese gli face un'assai
APPENDICE ITALIANA. IO9
fredcl.1 accogllenza , della condotta da lul tenuta col figlio
suo serianiente lamentandosi. Giuseppe si scuso alia rae-
glio, teato in ogni guisa di rabbonirlo , Insingo dcstrameate
le passioni e le vanita di lui , e tanto disse e tanto fece
die alia line del pranzo il vecchio " era in tutto e per
tutto uom daljbene , e disposto all' espansioue. >> Dopo il
pranzo Giuseppe fu condotto a vedere alcuni campi , la
cui coltivazione faceva la meraviglia del paese ed il mag-
gior vauto del padrone. Colta la occasione, Giuseppe fece
con brevi ed accorti cenni intendere al ISlarchese , die
Andrea per le ragioni ereditate dalla madre poteva spo-
gliarlo di quei niagnifici campi , e tanto lo strinse e lo
impauri co' suoi artiliziosi argomenti , clie il vecchio vo-
lendola iinire : " EbJjeue grido , vagli a dire die io son
pronto a riceverlo , e sovvenirlo di tutto in casa raia , per
lui , per sua moglie e per tutti i ligliuoli die gli ponno
venir dietro , purche non mi domandi mai un soldo , e
mi scriva un atto di cessione della sua eredita materna. >>
II buon Giuseppe corse a recar la novella ai suoi amici.
GenovelTa vi ebbe gran gioja , ma Andrea non si consolo
del pari , quasi presentendo i nuovi affanni die gli si pre-
paravano. Per dissipare i timori Giuseppe voleva tentare
di ottener per lui dal Marchese una pensione vitalizia , die
lo rendesse inJipenuente ; e forse vi riusciva se GenoveiFa
non avesse scritto una lettera plena di amore e di rispetto,
colla quale didiiarava die non avrelibe mai consentito die
Andrea vendesse la sua sommessione. Finalmente i due
sposi giunsero al castello, furono cordialmeute accolti e
ben trattati , e per alcuni glorni tutto ando a secouda. Ma
quando passarono le paure die 11 Marchese aveva conce-
pito per le pretcnsioni del liglio , la vecchia di lui natura
si risenti , e GenoveiFa torno ad esser P oggetto dell' odio
suo. Una grossa fantesca die da gran tempo governava
la rasa , mormorando e pettegoleggiando , accreblje le male
incliuazioni. L' afflitta sposa sopporto per qualclie tempo
con singolare pazienza le persecuzioni ^ gl' ingiuriosi so-
spetti , le vili avarizie : ma la salute di lei andava strug-
gendosi , ed ella considerava con ispnvento la sorte ch' era
alia sua prole riservata, se moriva. Percio eccitava An-
drea a diiedcre a suo padre un assegao alimeutario di
1200 lire ;, die in ogui caso assicurasse la sussistenza della
loro crcatura i ma Andrea non sapendo risolvcrsi a tal
IIO APPENDICE ITALIANA..
passo , vl si risolvette clla stessa. AUora torno in campo
r antlco progetto ^ ed il MarcUese accordava T assegno
purche Andrea rinunziasse al materno patrlmonio. II sa-
crifizio parve sovercliio a Genovefl'a die fermaniente vi
si oppose ^ per lo che il vecchio venne in una coUera smo-
data , e la fantesca agginnse le sue ingiurie e le sue mi-
nacce. II Marchese si lasciava trasportare sino a percuoter
la nuora , ed in quella entro il liglio , clie smarrito il senno
e divenuto furibondo all' aspetto della moglie quasi gittata
a terra dal braccio robusto del padre , e sul cui capo la
insolente fantesca minacciava di vibrar una seggiola, afFerro
un coltello da caccia , e preso suo padre per la gola coa
una mano , coU'altra lo coipi nel petto. Genoveffa ge-
niendo e raccapricciando si siancio fra loro ; per disviare
il colpo tagliossi le dita , ma il Marchese ebbe appena la
camicia tocca dall' arma. La generosita di Genoveffa lo
commosse profondaniente , e lien conobbe di doverle la
vita. Si calmo , si riconcilio col figlio , cacclo di casa la
fantesca 5 e senza querele concesse il tanto desiderato as-
segnaniento. Ma tuttocio troppo tardi accadeva ; in quel-
1' orriblle inoniento il bamljino di Genoveffa le era morto
nel seno : ella per breve tempo gli sopravvisse , e quel
tempo lo passo mestamente leggendo le sacre scritture ,
conversando con suo marito , e trattenendosi co' suol pre-
diletti fiori. Un giorno Giuseppe e Andrea stavano presso
il sno letto seduti. Ella porse all' uno la mano ed appog-
gio la fredda sua guancia sopra la gnancia dell' altro.
" Stette mezza ora cosi. Giuseppe allora senti un leggiero
fremito : bacio la mano che avea fra le sue, era intiriz-
zita e fredda. Andrea, ei disse con voce soffocata, bacia tua
moglie. Andrea bacio Genoveffa , la guardo , era morta. "
Da questo sunto speriamo che i nostri lettori potranno fa-
cilmente comprendere che noi non ci siamo apposti in fallo ,
affermando che T autore trasse il concetto e le invenzioni
del suo roraanzo da quello stato transitorio , da quella
condizione medlata che si forma in un paese tra 1' aboli-
zione degli anlichi ordini politici , e lo staljilimento dei
nuovi , quando ancor fresche ed efficaci sono le memorie
del passato, e non ben saldo e maturo e il presente. Egli
infatti ci rappresenta una societa , in cui alcune classi
vauno declinando, ed altre salendo , le quali nel loro tras-
mutamento si scontrano insienie , quelle sdeguose , queste
APPENDICE ITALIANA: III
inaravigliate delle novita;, e tutte le nne delle altre stranlere:
e nota con singolare diligenza gli sconcerti , le dissonanze ,
i contrast! die produce una unione operata dalla fortuna
e non dalla voloiita , ed ua riinescolamento di parti che
non si soitiigliano. II Marchese di Morand e un nobile
venuto di prospero in cattivo stato, clie della primiera coa-
dizione non conserva che ronore, T orgoglio e la prepo-
tenza , e di cui il duro impero non potendosi piu eserci-
tare sopra una nunierosa turlja di vassalli si concentra , e
pesa tutto sulla fainiglia fatta schiava ed infelice. II iiglio
di lui Andrea ha quella timidezza , quella temperanza,
qnei dolci costurai die sono proprj di chi avendo sortito
illustri natali , e corrispondente edncazione conosce pero
che i priviiegi della stirpe sono cessati , ma non visse ab-
Ijastanza per acquistare la ruvidezza villana e la stolida
frandiczza dei plebei. Le operaje sono gaje e gentili gio-
vanette die educate alle nuove niassime e spettatrici d'' in-
solite vicende non sanno comprendere come vi slano bar-
riere che le dividano dalle classl superiori , e si adoprano
per farle sparire ora tenendo una condotta modesta e
decente , ora con una licenza insolente e sfrenata. Alia
fatuita delle quali forma opportune contrasto la virtu di
CenovefTa , virtu semplice , sincera , afFettuosa , persevo'
rante fra i mali , gli odj e le oppressioni , che pub esser
tradita non vinta dall' avversa fortuna. E Giuseppe Mar-
teau leale ed operoso amico coUe sue grosse facezie , e
coUa sua spensierata disinvoltura tempra mirabllmente , e
corregge queiravara, ostinata ed irosa natura del vecchio
Marcliese. Tutti qnesti caratteri sono bene immagiuati , e
perfettamente conservati nella favola ;, e 1' autore ne de-
scrivc con non coniune inaestria gli afFetti , gli accident!
e le loro tenui , ma caratteristiche graduazioni. Soprattutto
ci sembrano merltevoli di speciale menzione quei passi in
cui egli ci dimostra ed il cuore sensitlvo di Andrea che
irnpaziente di ozio e di quiete , e scliivo di volgarl diletti
anela ad un amore degno di lui , e sospira e invoca e
cerca 1' oggetto che glielo deve ispirare ,6 1' animo di Ge-
novclfa in cui il primo aniore apre la porta agli aurei
sognl ed alle liete liumagini , onde si converte in una fer-
vida c ridente poesia una vita fmo a quel momento tra-
scorsa fra le pratiche miimtc e le cure positive della profes-
sione ch' cseixitava , e qttci dialoghi in apparenza frivoli
Iia APPENDICE ITALIANA.
e leggier! , ma pleni in vece di accorgimento e dl artifizio,
nel qiiali secondaiidosi la indole , e Insingandosi , e quasi
ponendosi a profitto la vanita e l" avarizia del padre Mo-
rand si riesce bellamente al fine di renderlo benigno e
condiscendente al figlio. Quindi poiclie le circostanze del
tempi nostri fanno si che i romanzi formino il ramo forse
principale e certamente piu fecondo della moderna lette-
ratura , pensiamo che qnesto di cui abbiamo finora parlato
possa fra gli altri tenere buon luogo e possa esser letto
con piacere e con qualche specie di utilita.
Di Angela Emo c delle sue gesta. — Padova, i336,
col dpi della Minerva , in 8.°
Le geste dell' ultimo eroe della veneta repnbbllca meri-
tavano di avere un chiaro e diligente narratore , e T eb-
bero teste nell' instancabile Meneghelli. II quale ammiratore
ingenuo ed appassionato di ogni nianiera di virtii, ad essa
gode di far onore col suo bello stile, e cosi adempie quel-
r uflizio di cui la svogliata eta nostra talvolta noii si cu-
ra ; ufEzio nobilissimo , da cui hanno gloria gli estinti, ed
i viventi documento.
Angelo Emo figlio di Giovanni e di Lucia Lombarda
nacque in Venezia il 5 gennajo 178 1. Sino agli anni do-
dici stette fra le niura domesticlie , ed el^be per istitutore
11 suo parroco. Passo quindi al collegio dei Gesuiti di Bre-
scia dove coltlvo con amore le lettere e con trasporto la
iilosofia. Restituito alia fanii^lia, fu iniziato nelle scienze
politiche dai due consuitori del governo Bilesimo e Lodo-
li ^ e compiuti appena i veati anni, venne eletto nobile di
nave. Tali poi furono i suoi progressi in questo tirocinio,
che lo si vide noniinato ben presto governatore di nave ,
e fugli afBdato il couiando di un vascello da 74 cannoni.
Gli alberi di questo vascello erano di piu pezzi innestati ^
costruzione novella , di cni 1' esempio era venuto d' In-
ghilterra. L'Emo ebbe ordine di fame sperimento ; e lo
fece in modo che n' ebbero ad impallidire quanti su quel
legno trovavansi. Ripatriato nell'anno 1760, fu eletto al
magistrato della sanita , e pari all' importanza dell' ufKzio
fu la diligenza e la fermezza con cui csercitollo. Nell'anno
seguentc la repubblica iuviollo col grado di governatore
APPENDICE ITALI.VNA. Il3
straordinario di nave nel Mediterraneo a proteggere il cora-
niercio ed a combattere i pirati. Intrepidamente adempi la
commissione aflidatagli : dalla quale passo a for parte del
magistrato alle acque ^ e per le sue cure una parte si ri-
costrui delle diglie che la veneta laguna dividouo dal ma-
re, e si compi la grand' opera suggerita dal Sabbadini di
volgere il corso dei fiumi fuori delle lagune , per cui po-
scia insorsero tante ire e tante controversie. Cause non
degne di essere ricordate fecero che doveiidosi eleggere un
contrarnmiraglio aU'Emo si preferisce un Da-Riva ;, ma
quest! avendo smarrito il senno, T Emo si ebbe quell' in-
carico. Nei sedici mesi nei quali lo sostenne diede prove
segnalate di prudenza e di valore difendeudo il commer-
cio della sua rcpublslica ed onorandone la bandiera. Nel-
r aprile del 1765 fu eletto vicearamiraglio , quando gli Al-
gerini rompevano la pace coi Veneti , facendo danni ed
oltraggi ai loro legni. L'Evno tento di componer la lite^ e
riuscito vano il tentative, si accosto a Bona, e minaccio
d'incenerirla ;, onde gli abitanti si animutinarono , ed il Bey
fu costretto a cbiedere i patti. L'Emo fu premiato d.il suo
governo coll' onore della stola d' oro e colla promozione
ad ammiraglio. In questa carica che durava tre anni TEmo
posto al comando di due vascelli e di quattro freg:ite prov-
vide die per le male inclinazioni della reggenza di Bar-
beria e per la guerra scoppiata tra gli Ottomani ed i Russi
la patria non patisse detrimento. Ma era quasi giunto al
suo terinine il pretisso triennio , quando una proceila tre-
menda disperse la flotta e due navi fe' perire miseranien-
te; e TEmo che impavido ed instancabile adoperavasi per
la comune salvezza fu da un' ondata portato in mare , e
sareblje rcstato sommerso se meno pronti fossero stati i
soccorsi. In tanto pubblico danno non altro conforto rimase
air incolpabile ammiraglio che quello di olFerire le propria
sostanze per ripararlo. Ritorno a Venezia e fu eletto cea-
sore ; ma il sofferto disastro avea tanto alterato la sua sa-
lute , che per riconfermarla lo si consiglio a viaggiare.
Corse allora gran tratto della Germania , visito Vienna,
vide Berlino ed il gran Federico, e dappertutto elibe ono-
revolissimi accoglimentl. Quindi torno ad esercitare la ceu-
sura a cui era stato eletto , e nominato poscia uno dei
V Savj alia mercanzia diede opera a far prosper are le
Bibl. Ital T. LXXXVI. 8
I 1-4 APl'ENDICE ITALIANA.
manifatture nazlonali , a rlordinare i consolatl , e soprat-
tutto a restaurare la marina mercantile ; al quale efFetto
si stabilirono regole positive e ferme per la costrnzione
navale , per la navigazione e pel pilotaggio , e s' istitul un
tirocinio nautico composto di due scuole V una di costru-
zione , r altia di navigazione e di pilotaggio. Fugli quindi
aperto I' ingresso al senato e nelP anno 1780 ottenne la
carica di consigliere del Sestier di S. Croce per cui faceva
parte del consiglio ducale. Passato poi all' uffizio d' inqui-
sitor straordinario all' arsenale, provvide perclie in ogni
maniera di lavoro navale ai progressi si emulasse delie
altre nazioni. Quindi fe' tradurre le opere piu accreditate,
si procuro i modelli delle migliorl e piii acconce costru-
zioni 5 formo un corpo di architetti navali , introdusse le
fodere di rame , e vedendo che occorreva un motore spedi
a Londra un valente meccanico perche apprendesse come
"vadano costrutte le trombe a vapore. Quando cessava dal-
r uffizio d'inquisitore erano insorte alcune controversie tra
r Austria e la Repubblica per certi confini della Morlac-
ca ^ r Emo fu destinato a comporle insieme col commis-
sario imperiale conte di Cobentzol , e presto furono com-
poste con piena soddisfazione delle due potenze. Subito
dopo fu noverato fra i provveditori ai beni inculti j e la-
sciando le minori cure ai suoi collegbi , volse il pensiero
airasciugamento delle paludi , e progetto di liberare un
vastissinio tratto del territorio Veronese dalle acque sta-
gnanti procurando lo scopo di queste nel Tartaro. Ed a
cio si adoperava ;, quando fu noniinato capitano straordi-
nario delle navi per governare la guerra Tunisina. Un lieve
accideiUe la fece nascere :j e riuscito vano ogni tentato
coniponimento, TEino il 3 1 agosto 1784 giunse colla sua
flotta alia rada di Tunisi. Bomliardo due volte Susa , due
volte Sfax , e per accostarsi . alia Goletta e batterla in-
vento le faraose zattere galleggianti. Dopo imprese cosi
segnalate ebbe la nuova, mentre stavasi ancorato nelle
acque di Malta , di essere stato innalzato alia cospicua di-
gnita di procuratore di S. Marco. Ritornato alle coste afri-
caue ruino Biserta, e boniijardo di nuovo e quasi distrusse
Susa. Ma per conipier la vittoria era necessario di sbar-
care [, la repubblica pero nol conseiiti ^ ed ordino in vece
all' Emo di portarsi ncl mar Jonio a difender il suo coni-
niercio. Ejjbc da quelle isole luminose testimunioiize di
APPENDICE ITALIANA. Il5
gratUudine e di affetto; e singolarmente Zante gll ofFri nel
1787 nna niedaglia d' oro , di cui anni sono si fece omag-
gio alia Maesta di Francesco I di gloriosa niemoria. Dopo
tante fatiche e tauti meriti la morte del fratelio rese al-
r Emo necessario e desideraliile il riposo ; e stava per ot-
tenerio quando assalito a IMalta da iiera pleuripiieumonia
mori nella casa del console veneto il giorno i.° di niarzo
del 1792. MagnificI funerali furono per lai celebrati a
Malta ed a Venezia , e solenni orazioni vi furono recitate
dal cav. Parma , e dalT ab. Bragolini. A Venezia la fami-
glia gli eresse un monamento clie fn scolpito dal Torretti,
la rcpubblica un cenotafio , opera del Canova ^ 1' uno fu
collooato prima in S. M. dei Servi, poscia in S. Martino,
r altro nelParsenale. Era T Emo scarno e di mediocre sta-
tural aveva il colorito pallido, spaziosa la fronte , gli oc-
elli graudl , la bocca molto .a]:>erta e grosse le lajjbra. Mo-
bjlissimi erano i suoi nervi, e sebben gracile in apparenza
era pero dotato d' incredijjile roljustezza.
Per tal modo con semplici ed acconce parole ci viene
narrata la vita di Angelo Emo , cjuella vita clie fu tanto
onorata da noljili virtu e da splendide imprese. Di tal nar-
razione aljljiamo voluto ofTerire un sunto , e confidiamo
die fjuesto , trattandosi di un uomo di cui sorse si alta
la flima, riescir possa ai nostri lettori gradito. Singolare
diligeiiza pose 1' A. nel consultare documenti , nel chiarire
alcuni fitti dubbj , nel correggere qualclie errore da altri
commesso ; ed in questa biogralia trovasi quella schiettez-
za, qneir eleganza, quell' ail'etto per cui belle e lodate sono
sempre le scritture del chiarissuno Meneglielli.
/ mlei primi cantl. Pocsie di Temlstocle Solera. —
Milano, i837, V. Ferrario, in 8.", dip. 74. L. 2 austr.
II sig. Solera trovasi in un' eta invidiabile per lo mono
quanto la riputazione di valente poeta. Quand' anclie non lo
accennasse qua e la egU stesso, 1' indole generale delle sue
poesie dettate nel primo boUore della vita intellettuale chia-
ranicnte indicherebbe do\ergli essere freschissima la ricor-
danza delle scuole di belle lettere. Dunque sia lode a lui,
clic utilmente impiega nel dirozzare la penna un tempo ,
clie tanti suoi coetanei spreclieranno a far poco raeglio ,
o molto pcggio die nulla.
Il6 APPENDICE ITALIANA.
Di questi componimenti , che sono in uumero di sei
( II Giovine Poeta , Iddio , la Religione Cristiana , la Ver-
gine , V Innocenza , V Amove ) , gia difFusamente fu scritto
in diver si gioi'nali, e con abbondanza di encomj. Cio do-
vrebbe provargU che 1' invidia oramai non si afFaccenda
troppo intorno ai poeti, ne bieco guata alia Canzone A, od
alia di lei sorella B , coin' egli ripetutamente mostra di
credere.
Odo voce che dentro ragiona :
Tenta , o figUo ; haldanza ti giovi ;
Sempre il plauso de'' buoni risuona ,
Pur se cade , ad un gioiune ardir.
Se paventi , che V invido covi
Atra bile , e un insulto t' offenda ,
Nol curar , ma piib forte ti renda
L' intrapreso cammino a seguir.
II Venoslno gia pervenuto a celelirita inconcussa e fa-
migliare d'Augusto , alludeado ai detrattori sbaldanziti dalla
potenza de' suoi versi, scriveva, jam dente minus invido
mordeor. Ma il signor Solera, ai cui talenti possiamo au-
gurare ed anco presagir bella fama, non s' adonti almeno
in grazia di cjuesto nobile paragone , se gli dichiariamo
die r invidia non gli ha finora sfiorata la pelle.
Carattere generico di qneste poesie e una somma facl-
llta di verso , e tale da rendere quasi 1' idea dell' estera-
poraneita , come fu gia opportunamente notato da altri.
Questa dote, indicando dovizia di niezzi nello scrittore ,
e preziosa : ma reca pericolo a chi menomamente ne abusi,
perche nemica deir accurato scrivere , nuocendo alia scelta
delle frasi, dei concetti, dell' eufonia. Vediaino che cosa
sta scritto in proposito nel miglior codice di poesia , die
ci fu tramandato dall' antica sapienza.
Nee virtute foret clarisque potentius armis ,
Quam lingua Latium , si non offenderet unum -
Quemque poetantm limoe labor , et mora : Vos , a
Pompilius sanguis carmen reprehendite , quod non
Malta dies , et mu/.ta litura coercuit , atque
Prcesectum decies non castigavit ad ungueni.
Ed altrove :
Si quid tumen olim
Scrip ser is
nonumque prematur in annum.
APPENDICE ITALIANA. II7
Membmnis intus posids delere licebit
Quod non edideris : nescit vox missa revcrti.
Citazioni sifFatte provocheranno a molti lo sbadtglio : ma
da volere a noa voler venerarle , sta inappellabile questa
verita , che , salve pochissime eccezioni in favore d'l pri-
vilegiati ingegni , non si arriva ad eccellenza di poesia clie
col paziente riveder de' proprj scritti , e coU' accurato e
sottile adopernr della lima. Guai a noi , se si voiesse in-
terpretare al verbo quei dettati ! Le opere postume diven-
terebbero troppo piii frequenti che nol comporti il natural
desiderio di lode. Pure, se ii luogo del cliiudere per nova
anni i nostri scritti , usassimo rileggerli per nove volte
ad intervalli di tempo , quanto spesso non accadrebbe an-
che air ultima di dare qui un ritocco , la un' aggiunta, al-
trove una tiratina di penna ? E quanto piu spesso si po-
trebbe dire agli scrlttori colle parole del nostro poeta :
Cosi allettar la splendida
Dolce speranza puoi ,
Che dtlV obhllo non corrano
L' onde sul camii tuol ,•
Che la volante fama
Dopo V estremo di
Lasci ancor di te brama
Nel suol che d nodri.
Lo stile, la lingua ed i concetti di quest! conaponlmenti
non mancano di energia e d' elevatezza in molte situa-
zioni : ma ( conseguenza delle premesse ) piii volte da modi
non comnni, da frasi calzanti, da imraagini ben preparate
si passa al trito, al prosaico, alio sconnesso. Ci asterremo
pero dalTaddarne esempi, che non amiamo sentir ripetere
quanto da taiuno ci fu molto mal a proposito rinfacciato,
andare noi in pesca di pochi cattivi versi , e tacere affatto
le molte bellezze di cui va un libro adorno. Bensi diremo ,
che tutti i sentimenti dal giovane poeta enunciati neU'opera
sua sono educati alia scuola dell' onesto e del generoso.
Dair entrare in piu. niinuti rajguagli su queste poesie
e sul loro comparative valore ci dispensi il molto che ne
fu scritto da altri. L' Inno la Vergine primeggia in merlto
per comune consenso : e solo per evitare le ripetizioni
non ne riportiamo qualche brano , mentre tutto potrebbe
rileggersi con piacere. Ne ci ricorda , se sieno stati rife-
riti i seguenti versi delle terzine snlV Innocenza , commen-
devoli per ispontaneita ed aifetto.
Il8 APPENDICE ITALIANA.
Ciiarda , guarda (sclamava), o figlio mio!
II del , la luna e V infinite stelle
Opre son tutte delta man di Dio. .
Ed io confuso e riverente a quelle
Santc parole sul terren cadea ,
Adorando il Fattor d' opre si belle.
Picno di que pensler ritorno fea
Quindi coll' ai>o nel paterno tetto ,
Ed al riposo con placer correa.
Che pareami veder quell' Angioletto ,
Che mat non lascia del fanciul la traccia,
Amoroso vegliar presso il mio letto.
E la madre , baciandomi la faccia ,
Fatto il segno che sperde i sonni rei ,
Mi componeva al seno ambo le braccia.
Ed erano ghirlande , ed inni , e bet
Cherubini , che aurate aveano I' ali ,
E la Vergin Beata i sogni miei.
II signer Solera elibe in sorte vivace ingegno e fervida
innnaglnazione : doni prezioslssiini e pel loro intrinseco
merito, e perclie non giovano sforzi ad ottenerli per chi
n' e prlvo. Delia necessita di avvalorare questi naturali
vantaggi colio studio indefesso , coll' essere severe verso i
proprj scritti, col meditarvi sopra a lungo, egli trovera.
argoraento assai meglio nel proprio buon criterio, che nei
deboli nostri consigli.
V A E. I E T A.
Solenne distrihiizione del prcmj d industria agricola
e manifatturiera fattasi in Milano il 3o maggio cor-
rente anno , onomastico di S. Jil. I. M. A.
J_ja distrlbuzlone dei prenij d' Industria agricola e ma-
nifatturiera che solevasi fare in passnto ogni anno , alter-
nativamente a Milano ed a Yenezia, nel di 4 ottobre e stata
trasferita per deliberazione governativa al di 3o maggio ,
onomastico di S. M. I. R. A. felicemente regnante. In
conseguenza del maggiore intervallo trascorso dall' ultima
VARIETA. 119
distflbnzione, piii nnmeroso deU'usato fu il concorso c piu
perfette le opere presentate ; placqne perclo all' I. R. Go-
verno che in proporzlone fosse aiimentato il narrfero del
prenij e die fossero messe a disposizione dell' I- R. Isti-
tato di scienze , lettere ed arti incaricato del giudizio deglL
oggetti oiFerti dai concorrenti , otto medaglie d' oro e 40
d' argento.
La funzione, die ebbe Inogo nel giorno suddetto, fn pre-
sedata dal sig. conte Oklofredi Tadini, consigliere aulico ,
ed incaricato della vice-presidenza dell' I. R. Governo , ed
onorata dell' intervento delle primarie dignita ecclesiastiche,
ci\'ili e niilitari deilo Stato.
II vice-segretario dell' I. R. Istituto, prof. Carlini, cbia-
mato, nella cpiallta di f. f. di direttore dell' Istitnto stesso,
a trattenere l' illustre e colto uditorio con un discorso ana-
logo alia circostanza , prese a trattare la quistione : se T a-
gricoltnra lomljarda debbasi riguardare come glunta alia
sua perfezione, o se possa in essa sperarsi e tentarsi qnal-
cbe ulteriore niiglioraniento.
L'oratore coraincio dal dimostrare, suU'appoggio delle an-
tlcbe niemorie , lo stato fiorente delT agricoltnra in Italia,
e particolarmente nella Loiubardia, fin dal tempo in ciii ia
essa signoreggiarono i Celti, i Liguri e gli Etrnsdii ^ indi
fece vedere come I'agricoltnra stessa continuo a prosperare
non solo sotto il dominio de' Ronaani , ma ben ancbe sotto
qnello del Goti e dei Longobardi. Passo poi a descrivere
piii minutamente l' ardore con cni i Lombard! si diedero
alia cnra de' campi nel tempo delle anticbe rcpubblicbe ,
per opera delle qnali furono intrapresi qnei graadiosi la-
vori idraulici die forniano ancora la meraviglia degl' intel-
ligent!, e die furono continuati nei secoli posteriori. Rani-
mento da poi come alia prosperita. dell' agricoltnra contribni
r invenzione de' prati a marcita e 1' introduzione del rise,
de' baclii da seta e del grano turco, per le quali pno dirsi
die un nuovo aspetto prcndessero i nostri paesi. " Ora
» ben ponderando, disse Tautore , la remota anticbita della
" nostra agricoltura, e ponendo meute alia varieta dei po-
» poli die ogni opera posero a perfezlonarla sotto 1' in-
" fluenza di tante vicissitudinl di circostaaze , di leggi e
» di costnmi, sembrar potrebbe die le attuali praticbe dei
" nostri coltivatori trasmesse in eredita di padre in figlio
" e raflinate coUa scorta delf espevienza maestra di tutte
120 '»'^ A U I E T A .
/' le cose ., non fossero piu bisognose di miglioramento. >;
Ma d'altra parte egli fece riflettere cjuanto siano lend i pro-
gress! di tutte le artl , quanto Innga e svariata la serie
degll speriinenti die percorrer bisogna prima di coglier nel
vero : ed in appoggio di questa riflessione reco il risulta-
mento del calcolo del numero delle comljinazioni che con-
verrebbe tentare se si volesse stabilire sperimentalmente
quale fia tutte le rotazioni agrarie di nove anni e di nove
difFerenti specie di piante sia 'a piu opportuna a dare ua
maggiore prodotto , il qual numero , quando si ammette la
ripetizione in ciascun novennio delle medesime piante,
ascende ad un valore veramente spaventevole. Ma lasciati
da parte i calcoli matematici, rautore appoggio 1" opinione
della possibilita di ulterior! progress! nella scienza agraria
sul fatto di quelli che si operarono sotto i nostri occhi
dopo 1' istituzione in Milano della benemerita Societa pa-
triotica, alle cui incumbenze subentro poi 1' attuale I. R.
Istituto;, indi passo a considerare lo slancio die ogni ge-
nere d'' industria potra prendere fra di noi da tre pro-
gettate imprese , quali sono le strade a guide di ferro,
r escavazlone de' carboni fossili e Tasciugamento de' luoglii
paludosi per mezzo delle maccbine a vapore ; t< le quali
>i opere grandiose, disse 1' oratore^ die in altri tempi sa-
>i rebbero rlmaste intentate, riescono possibili sotto il pa-
» cifico scettro delF augusto nostro Sovrano che con occhio
« amorevole riguarda tutto clo che procura il ben essere
» de' popoli al suo reggimento affidati » ;, e qui concbiuse
affrettando co' suoi voti il niomento in cui piaccia alia
M. S. di ravvivare colla sua augusta presenza queste no-
stre contrade , e facendo plauso al generoso animo di lui
che nel giorno sacro al suo nome concede all' industria
nazlonale onorevoli ricompense.
Dopo questa lettura , il sig. prof. Fantonetti, f. f. di se-
gretario dell'I. R. Istituto, lesse la sua Relazione intorno al
giudizio de' premj asse2;nati alia bonificazione de' terreni
incolti , ed agli oggetti d' industria della quale recbiamo
qui in compendio i tratti principal!.
Premj della medaglia d' oro.
L' ingegnere Albino Parea e Giovanni Gagliardi entrano
con merito segnalato nell' aringo che la munificenza so-
vrana statui a favore dei bonificatori de' terreni. Incolte
V A n I E T a'. 121
lande ne'i comuni di Cesate e Cesano Borromeo nella pro-
vincia di Milano trasmutarono essi in risaja , in prato ,
in gelseti e in altre guise di coltlvazione , appi'ofittando
della natiira del snolo e de' torrenti clie lo solcano , per
aprirvi artificiali str.gni ed altri convegnenti idraulici ani-
ficj. In risguardo alie quali opere non voile V Istitnto de-
fraudare delle dovute lodi rAinministrazione della Causa pia
proprietaria di parte de fondi ridotti a coltura , die concorse
a favorire un si utile intraprendimento. — Stefano Dufour
ha stabilito in Milano una fabbrica d' ogni specie di mac-
chine in ferro , ferraccio e bronzo , die servano alle fila-
ture e manifatture tutte di seta, cotone e lana, die per
questa parte puo sostenere il confronto delle piii riputate
della Svizzera , del Belgio e della Germania. Varj sono i
niecc-nismi da lui modijicati, perfezionati od inventati, tra
i quali ingegnosissimo e che mirabiiniente raggiunge lo scope
e quello die immagino per 1' egnalissinia scanalatura da darsi
ai cilindri di ferro lisciato e smerigliato, quali si ricliiedono
alia filatura del cotone. — Ditta P'^enini Gaetano e figUo, e
Gaetano Piccaliiga. Le fabbriclie di cardatura dei cascanii di
seta die vanno sotto i due nomi qui ricordati , gareggiarono
fra di loro nell' attivita e nella perfezione del lavoro. I gran-
dissiini vantaggi die da tale luanifattura ridondano ai pos-
sessori lonibardi convinsero 1' Istituto della convenienza di
rimunerare ciascuna delle du-e fabbriclie col premlo mag-
giore. — Ditta fratelli Galhiati. Per quanto incostante sia la
moda neir addobbo femminiie, i thuU o sotto Tuna o sotto
r altra guisa non sono mai dimenticati , e costituiscono un
importante ramo di commercio. L' I. R. fabbrica privile-
giata della sunnominata ditta ci procura tale manifattura
in copia e di oitima qualita , dispensandoci di ricorrer per
essa ai paesi forestleri , e specialniente alia Prussia. — An-
tonmaria Crosta. Per quanti metodi di fabbricare il vino si
vantassero finora come ottimi , rimaneva sempre a deside-
rarne uno che semplice, di facile esecuzione , applicabile
in grande ed adattato all' intelligenza dei villici , rendesse
il niigliore e maggiore risultamento. II sunnominato di pre-
sente ce lo presta di tutte esse qualita fornito, e se forse
non nuovo in ogni sua parte , semplificato certamente e ri-
dotto ad essere adoperato in grande (*). — Giacomo Fioroni.
(*) Vedi Biblioteca Italiaiia tomo 79.°, pag. 283.
123 VARIETA.
La. litoti'lzla, ossla lo sminuzzamento o stritolamento della
pietra in vescica e segnalato dono della moderna chirurgia.
Ma la sicurezza e la felice riusclta di questa operazlone
sta anche nella retta ed acconcla costruzioiie degli stro-
mentl. Cosa di non poco mornento era 1' avere in paese
chi fosse in grado di costruirli proporzionati ai singoU casi,
agli accldenti ed alle condizioni individnali. II sig. Fioroni,
gia premiato in altri concorsi per arnesi chliurgici, si ac-
cinse alia costruzione anche di questi , e vi riiisci al se-
gno die i nostri operatori della litotrizla preferiscono i
ferri suoi a quelli d'oltratnonte. — Cav- Giuseppe Console. Su-
periori commissioni militari dicliiararono di tale importanza
il miglioramento scientifico dal suddetto applicato alle armi
da fnoco , clie lo proposero come degno d' essere adottato
negril. RR. Eserciti, nei qnali si va era successlvamente
introdncendo. I vantaggi del nnovo metodo consistono so-
prattatto nella straordiaaria celerita della carica, nell esat-
tezza del tiro e neir economia della polvere, die tutta
s'accende Istantaneamente. In cosa si conclaiiiata e rico-
nosciuta importantissima da giudici competenti 1' I. R. Isti-
tuto non poteva non favorevolmente accogliere la domanda
dell' inventore, accordando alle sue armi , quale oggetto di
nazionale industria, il conveniente guiderdone.
Medaglie cV argento.
Delle quaranta medaglie d' argento di' erano quest' anno
disponibili , 87 sono state assegnate in premio di manifat-
ture ed invenzioni diverse, nel descriver le quali per mag-
gior regolarita le distribuiremo sotto distlnte categorie.
Lavori in ferro ed in bronzo. II valente armajuolo Carlo
Maria Colombo , gia altre volte premiato dalf I. 11. Istitnto,
ricomparve nelTaringo e riporto nuovo preinio tanto per
ritrovamenti die assicurano negli scliioppi 1' efFetto della
capsula , mettono la persona al riparo da ogni tristo ac-
cidente e niinorano il consume della polvere, quanto per
la somma precisione , finitezza e buon gusto degli orna-
menti. — II dott. Bartolomeo Signoroni, professore alia clinica
esterna neir I. R. Universita di Padova , non contento del
compressor! die la chirurgia sino ad ora possedeva , uno
ne immaglno e fece eseguire , i cui vantaggi sono di pro-
curare una forza premente graduata, di potersi applicare
alle varie parti del corpo umano, e di valer anche alia ciira
V A R I E T a\ las
ilegll anennsmi , del gangli e cle' mall tntti nei quali si ha
d'uopo della compressione. — Francesco Sayier , cavallerizzo
assai fra noi in rinodiaaza, penso a salvar 1' uomo nei
varj accideuti clie siicceder gli possono sul cavallo; e spe-
cialinente pel caso in cui cadendo da esso rimangagli im-
prigionato il piede nella stafl'a , una ne propose die si ha
la forma comnne , ma e congegnata in gnisa che la spinta
stessa I'apra da Tun de'lati. — La menzione onorevole I'anno
1834 accordata a Giuseppe Guerra pei bulini da incisore lo
animo a vie maggiormente perfezionarli. Quelli era pre-
sentati fnrono i-iconoscinti di eccellente qnalita, e T arte-
fice li ofTre a prova e non a sorte come si vendevano quelli
introdotti dall'estero. — L'abilita del fabbro Luigi Citterio in
punto a fabbricazione di serrature non e ordinaria : sii
semplici disegni giunse ad eseguirne alcuue delle piu in-
gegnose e complicate , mentre il fratello di lui Pletro im-
magino di sostituire nella comune fncina ai mantici co-
muni, che pel consumo delle pelli importano spesa di nian-
tenimento , un mantice di semplicissima costruzione, il cui
sofiio e prodotto dalla for/a centrifuga dell' aria chiusa in
una ruota cava a cui s' imprime un nioto di rotazione.
Entrambi i fratelli ottennero per le rispettlve opere il
meritato premio, — Le campane non escono generalmente
dalla fuslone con suoni die riescano in perfetta armonia ,
la quale si ragglunge levando con uno scalpello quella por-
zlone di metallo die importa all' uopo. Ora a rendere piu
agevole e piii sicura quest' operazione il sig. Luigi Sogni pro-
pone un suo meccanismo a tre coltelli, col primo de' quali
levasi la corteccia del metallo, col secondo si principia ad
intaccare e torre materia metallica , col terzo rendesi la
tornitura eguale e pulita; ii congegno, sebbene in semplice
modello , fn riconosciuto utile ed ingegnoso. — Con altri
congegni inimaginati non solo, ma po3ti vealmente in pratica,
riuscirono i frattlll Barigozzi fonditori di campane a co-
struirle in guisa, die facilissimo riuscisse il cambiare in esse
il punto di percussione, allordie in quel luogo, pel lungo
uso , il labbro delle campane stesse trovisi consumato.
Macchine rurali ed idrauliche, navigazione, coHnizioni. L'im-
perfezione delle comuni pile da riso e abbastanza cono-
sciuta. In Toscana per lirillare diversi grant si fa uso d'un
altro congegno chiamato sugherata, die nei Bolognese venne
applicato al riso medesimo. Seiiiplificare e perfezionare tale
134 V A R I E T A .
congegno ed introclurlo In Lombardla fii I'avvlso di Vin-
cenzo Gereschi residente a Canneto , provincia raantovana ,
nel quale pieiiamente riusci senza hisogno di costruire
nuovi edificj » ma valendosi d' un ordinario mulino da
grano. — Imperfettl del pari debbonsi riconoscere gli or-
dinarj cribri e non corrispondenti al fine per cui si ado-
prano di mondare il grano cbe si vuol convertire in fa-
rina, ^lichele Oman riusci ad applicare ad un iiiuliao clie
fabbrico presso Lambrate un sistenia di nieccanismi consi-
steati in cribro, uiola , frullone e ventilabro , per mezzo
del quale il grano coUocato suUa tramoggia si monda per-
fettamente e si libera sino dalle scabrosita cbe guasti o
morbosita vi apportano , e n' esce ridotto nella piii caa-
dida abburattata farina. — Agli agricoltori bresciani, presso
ai quali e assai comune V uso di sgranare le uve prima
di pigiarle , lia somministrato il falegname Giuseppe Torri
una ingegnosa maccbina colla quale lo sgranellamento si
eseguisce con molta celerita e perfezione. Egli ba pure
costrutto un torchio da vino e da olio di nuova forma ,
del quale si puo formarsi un' idea immaginando quattro
grosse travi riunite fra di loro a snodatura , in modo da
rnppresentare un emme majuscolo (M). Le estremita delle
due gambe sono pure impernate e fisse al palco , mentre
la punta di mezzo delle due llnee inclinate porta il coper-
cbio o stantufTo compressore cbe entra nel cilindro conte-
nente le materie da spremere ; una vite mossa con ruote
dentate e pignoni entra nelle due punte superiori dell' emme
e col suo moto tende ad avvicinarle. In virtu di tale av-
vicinamenf.o , il copercbio e obbligato a discendere , ed a
premere con tanto raaggiore forza quanto piu la direzione
delle due travi di mezzo s'accosta alia verticale. — Mo-
delli e scritti presento all' I. R. Istituto 1' ingegnere Carlo
MezzanotCe, onde far conoscere alcuni perfeziouamenti die
intenderebbe introdurre nelle maccliine comunemente ira-
piegate a trarre l' acqua dalle escavazioni. Di essi perfe-
ziouamenti quello cbe concerne il timpano idraulico fu ri-
putato degno di particolar attenzione per 1' artifizio con cui
fa salir 1' acqua ad altezza maggiore di quella dell' asse di
rotazione. — II meccanismo inventato da Luigi Torchi per far
risalire le bnrcbe contro le correnti colla forza delle correnti
stesse e per mezzo d' un mobile punto d'appoggio, e stato
descritto in questa Biblioteca (tomo 76.% pagiua 456).
V A R I E T a'. 125
L' Istltuto crecl^ «31 dare all' inventore una ricognlzione
d' onore con giudlzio sospeso pel maggior premio allorche
si potra accertare die il nuovo sisteina di rimnrchio sia
stato posto in alcun luogo in utile attivita. — Notabili
sono i danni clie derivano dull' erbe palustri cresciute
sul fondo de' canali navigabili. A sgombrarli da esse serve
un congegno ideato da Giovanni Vigevano uno dei cu-
stodi del naviglio di Pavia , e gia da quindici anni usato
con grande vantaggio. — II falegnanie Leopoldo Mon-
guzzi che noa aveva veduto altri ponti da fabbrica , da
quelli in fuori die agli usi comuni si costrulscono ne' con-
torni della sua villa nativa , al bisogno die ne sorse nella
parrocchiale di Valmadrera per dipingere a fresco V elevata
e vasta sua volta , uno ne innalzo che mirabilmente adera-
pie alle difiicili imposte condizioni di non ingonibrare la
chiesa , di non disturbare i divini ufficj , di riuscire di
poca spesa, ed insieme della niassima solidita. L' opera sua
fu dagP intelligenli generalmente ammirata.
Filatura della set.a e del cotone , ed oggetti ad essa ana-
loghi. A clii trae in grande dai bozzoli la seta preme dar
presto morte alle crisalidi in essi contenute , al qual uopo
serve opportunainente la stufa a vapore : ora i signori
Ferdinando e Bartolomeo fratelU Tiuina possidenti a Ca-
salbuttano una ne immaginarono e fecero costruire che
corrisponde perfettamente alio scopo , con economia di
tempo, di combustibili e di mano d' opera. La quantiia de'
bozzoli che in un giorno si puo sottoporre al sofFocamento
si conteggio di rubbi cinquemila ossia circa quarantarnlla
libbre nietriche. — Ai fornelli per la trattura della seta
stessa si rivolsero del pari gli studj di molti filatori e
rneccanici, onde renderli plu comodi ed economicii quello
ora presentato da Giovanni Hiva , applicato ad una caldaja
costrutta secondo il sistema detto di circolazione . condusse
in pratica a buoni risultamenti. — Torcere, appajare e ri-
torcere a un tempo col mezzo d' un solo econoiuico e si-
ciiro meccanismo i fili della seta guadagnando nel tempo e
nella spesa, ed evitando dannosi trasporti di quella pre-
ziosa merce, e senza dubbio trovaio di gran moniento.
Esso ci venne fatto conoscere dalT in^Iese Alfredo Neville,
e tra noi venue introdotto dallo zelo ilel barone Giovanni
Brentano, il quale si e reso Ijenemerito del paese attivando
in Milano ed ia Monza macchiae costrutte sulf acceanato
126 V A R I E T a'.
princlplo. — Le cognizioiil anatomiclie e lo stncllo delle
varie fasi della vita del filugello sono riconosclute come di
somma importanza specialmeiite per ragronomo, il quale
senza di esse potrebbe essere iiidotto in errore da falsi
principi die si riscontrano ia opere anche recenti. Ponendo
a cio niente il sig. dottor fisico Angela 3Iaestn si occupo
nelie preparazloni che danno lo sviUippo di quell' insetto,
dallo stato di uovo a quello di farfalla, presentando ia al-
cune I'interna struttura , in altre le alterazioni niorbose.
Esse preparazioni sono eseguite con tale precisione die
anche clii fosse digluno di storia naturale potrebbe trarne
profitto. — La ditta Carlo Martin c Coinp. riusci per via
d' ingegnoso nieccanismo a ridurre alia filatura i cascanii
di cotone , e si e cosi resa benemerita del paese utilizzando
una materia die prima era considerata come di niun va-
lore e procurando lavoro a luolte braccia. Lodevole e al-
tresi la tinta in rosso turco del cotone die si eseguisce in
una officina di proprieta della ditta stessa ed esistente nel
borgo di Legnano. — Luigi Colomhlnl attivo per mezzo
delle pill opportune macchine una fabbrica in grande di
cordoni d' ogni maniera , ed alia pronta e facile esecuzione
del lavoro uni il vantaggio iiotabilissirao della modicita
de' prezzi.
Tapped e s'oppedanei. A' di nostri piii comune s' e reso
1' uso dei tappeti e de' suppedaneij ora Ernesto Pescini , die
ha stabilita una fal^brica assai ben condotta di tali mani-
fatture , puo somministrarne a modici prezzi e delle piii
svariate fogge e dimensioni. — ■ All' uso niedesimo sono stati
recentemente introdotti i velli di montone tinti a bei co-
lori e comodi in tempo d' inverno. I priiiii cosi lavorati
ci vennero da stato straniero. II tintore Baldassare Fere—
gain si accinse a prepararji, e i tentativi suoi andarono col
pill felice successo.
Preparazloni diverse, oggettl di cancelleria. Le acque ed
essenze odorose, i saponi , le polveri fragranti ed altri pro-
fumi, nella preparazione de' quali si distingueva ne' tempi
andati la citta nostra , sono ora tornate in onore , ma ci
vengono per la pin parte dall' estero. Giuseppe Maria Du-
nant voile esentarci da un tal tributo collo stabilire in
questa citta una opeiosa ollicina che gareggia so non nella
vastita , almeno nella Ijonta de' prodotti colle maggiori che
esistono in altre parti d' Europa- — Anche nelF attuale
r A R I E T A. 127
concorso Paolo Rtpamontl Carpano ebbe il premlo per aver
con assidue care migliorata la faljl^ricazione della cera lacca,
delle ostie ( per preparar le qnali ha inventato un nietodo
speditissinio ) e de' piu importanti oggetti di cancelleria
dirigendone un' olTicina che fra noi paventa pochi rivali.
Lavorl d'oreficeria e d' ornamenti. Niiovo ramo d' industria
e di commercio aperse tra noi Ja ditta Camillo Sanl' Agostino e
compagno coll'inirodnzione di lavori d'argento soprappostevi
lamiaeite d' ore. Colore a cui la capricciosa fortnna noii
fu larga di doni, trovano opportuna e pregevole una raani-
fattura die loro presta per poco prezzo cio che d' appa ■
renza eguale non potrebbero acqulstare in altra gnisa. I la-
vori dalla ditta presentati sono eseguiti senza saldatura e
con tal esattezza che senza la scorta dello special bollo
di garanzia male si potrebbero distinguere da quellid'oro
massiccio. — Alio stesso fine di procurare alle persone
nieno agiate oggetti di ricercato ornamento servono niira-
bllmente le casse ligurate di orologio a pendolo formate
di terra cotta e di pastello , argentate , dorate o tinte a
colori in modo da imitare perfettamente i lavori in bronzo.
Questo nuovo ramo d' industria devesi a Ltiigi Sordelli ed
al compagno ne' fatti tentativi Francesco Alberti , i qiiali di
concerto si presentarono al concorso. — Intanto nella citta
nostra non sono niai venuti meno valentissinii fabbrica-
tori di veri lavori di bronzo del maggior pregio , fra i
quali dove annoverarsi la ditta Aubry e Jlonchi premiata
neir attuale concorso. Essa si distinse nelia perfezione dei
modellamenti e della cesellatura , e piii di tutto nell' ar-
gentatura sniorzata di mirabile effetto e di durata assai
grande. — Negli appartamenti toruo Taifezione dei mobili
e d' ahri oggetti domestici lavorati alia vieux-lac o vio-
lac; quindi li vcdemmo giungere da Londra e da Parigi
con non piccolo dispendio. Luigi Fratini, imparato in quelle
capitali il nietodo die vuolsi praticato alia Cina, ne diede
tali prove, che fa maraviglla come un'arte tra noi appena
nata sia tosto cresciuta si adulta. — Gaetano Cattaneo, al-
tro valente operatore in questo genere, ottenne lo stesso
intento con nietodo alquanto diverso , e da alciini ritenuto
come niigliorci sicthe e all'uno e all'altro fa assegnato un
premio eguale. • — Studiando alcuni lavori francesi in tar-
tarnga intarsiati con industria finora da noi sconosciata,
Bernardino Spcluzzi giuiise a riconoscere il segreto , ed a
128 V A R I E T a'.
prodarre operc d'egnal pregio in cul figiirano a spleadidi
colorl la niadreperla , 1' avorio , T oro , V argento ed altre
materie preziose.
Invenzioni concernend le belle arti. II prem'io che Giu-
seppe Pagani gia ottenne pei perfezlonamenti apportati al-
r arte litografica, lo aniinarono ad altri tentativi che pur
d' utilita alia stessa riuscissero. La sostltuzione di pietre
nostrali alle forestiere, e I'uso delle selci delle nostra gliiaje
da lui rinvenute ottime alia produzione della granitura delle
pietre litografiche in luogo della calcedonia e dello sitieri-
glio furono i principali tltoli clie gli meritarono la ripe-
tnta ricompensa. — La litografia Vassalll vanta metodi per-
fezionati tanto rlsguardo alT inchiostro liqnido pei disegni
a penna e per la scrittura , quanto pei mezzi rinvenuti
onde rendere le pietre plu acconce a ricevere la matita
litografica ed il liquore clie vi passa sopra. La celerita poi
e la precisione con ciii si conipiono le diverse commis-
sioni , derivano dai miglioramenti introdotti in varie parti
deir officina. — I primi tentativi di dipinture a vernice sul
vetro meritarono a Luigi Invemizzi la nienzione onorevole;
ora quest' arte e da lui spinta a tal punto da non piu
nulla lasciar a desiderare. — L' I. R. Istituto aveva pre-
niiato con medaglia d' oro nel concorso dell' anno 1828
i'meccanici Ceruti e Dell'Acqua, che pei primi avevano
eseguita in paese la falihricazione di fantocci , impropria-
mente detti automi pittorici , che prima dai nostri pittori
si facevano venire dalla Francia con considerablle dispendio.
Questa manifattura e stata ora imitata da Luigi Borini e
singolarmente migliorata si dai lato delle molte flessibilita ,
quanto da quello delle belle proporzioni , e percio distinta
col secondo premio. — MoUi tentativi vennero gia fatti in
Italia onde emulare la bonta e la vaghezza de' colori a
succo ed a corpo per uso della pittura che ci vengono
somministrati dalla Francia e dalF Inghilteri*a, Angela Sol-
dati finalmente fu piii felice de' suoi predecessori , ed una
numerosa serie di colori presento all' attuale concorso tro-
vati dagli esperti cosi perfetti da potersi preferire a quelli
d' oltremonte.
Lavori ottici. In questo genere importantisslmo di mani-
fatture venne solo al concorso Luigi Consonni , ed ofFerse
diversi suoi lavori che , alcuni pel pregio di novita , e
tutti per la diligente esocuzione , otteanero die 1' Islituto
VARIETA. 129
aggiiingesse im nuovo preraio a quelli clie per altre opere
ill tal arte gli aveva gia conferiti. Fii particolarinente lo-
dato Tartiiicio col quale il Consonni rliisci ad applicare il
niicrometro filare ai cannocchiali galileani, e il tentativo di
ottenere ia questi cannocchiali stessi 1' acromatismo per
mezzo d" una lente di correzione quasi in contatto col-
r oculare.
Premj di menzione onorevole.
Suole V I. R. Istltnto distinguere coll' onorevole uien/.ione,
rilasciandone autentica patente, qnei lavori ciie nientre di-
mostrano 1' ingegno e T attivita di clii li propone, o ri-
guardano un oggetto di troppo particolar uso ed utilita,
o soQO appena i priuii saggi d' una falibricazione inci-
pience. SifFatte distinzioni furono accordate ai concorrenti
ai premj che trovansi registrati neU'eleaco posto qui sotto,
Menzioni onorevoli.
Ingegnere VetUngher Giuseppe, di Cremona. Modificazione
del nonio. — Polacco Benedetto , di Venezia. Conterie di
vetro. — Licini Gioi'anni Antonio, di Bergamo. Pendolo
idraulico. — Brambilla Michele , di Milano. Lamine di ferro
inargentate a dlsegni. ■ — ■ Viganb Pompco , di Milano. Fab-
hrica di tovaglie ad uso di Fiandra. — Weiss Meldiiorre ,
ad uso di cinghie niiliiari , o come dicesi dai Franccbi en
l3a V A K 1 E T a'.
buffleterie, cU cul i piiiiii saggi comparvero all' esposizione
del 3834. — Molti quadrl a ricaiuo, alcuni de' quali di
gran |)erfezione, e tintl eseguiti da maiii femmialli. — Varj
saggi di vetri dipiiiti a fuoco dal pittore Giovanni Bertini,
e fVa questi mi ritratto di Sua Maesta I. R. A., del quale
1' autore ha fatto dono all' I. R. Gabinetto tecnologico. —
Lavori in bronzo dorato della fabbrica di Pittro Luigi Tho-
mas, — Due orologi da lorre costrutti dalT oriuolajo An-
tonio Torri. — E per ultimo diverse carte rappresentanti
il sistema dell' universe del cav. Sigisniondo Visconti , pre-
gevoli tanto per la precisione ed intelligcnza con cni sono
state da lui delineate, quanlo per V incisione eseguita con
nuovi metodi a Parigi.
In questa stessa solennita fu proclamato il giudizio del-
r I. R. Isiituto, gia reso pujjblico nelle gazzette nfliciali
di Milano e di Venezia, intorno alle Meniorie presentate
in risposta al prograniina relatlvo alia fabbricazione dei
forniaggi ( V, Bibl. Ital. loni. 74-% giugno 1834, pag. 32 i ).
Delle sette Meniorie offerte al concorso fu trovata degna
della corona quella die si riconobbe poi del signor Luigi
Catlaneo , e nieritevole dell' accessit altra del dottor fisico
Luigi Peicgrini, prof, supj^lente nell' I. R. Universith di Pa-
via. Entranibe a vantaggio di clii si occupa in sifFatto ge-
nere di fabbricazione verranno fra breve pubblicate colla
stampa.
Sidle for ze die rcggovo la cosdliizione interna dei corpi.
In una delle ultime radunanze dell' Istltuto R. di Lon-
dra ( Royal Institution ) il sig. Faraday trattenne ruditorio
con una esposiziune dell'opinlone pubblicata dal sig. Mos-
sotti professore a Corfu , intorno alia legge della forza di
coesione e delPattrazione astronomica e moleculare (i). Egli
comincio dall' osservare , die il bisogno di una tal legge
era stato forteinente seuiito, e clie speciali allusioni a cio
ne erano state fatte uhimamente da Babbage, Roget ed altri
illosoli. La legge di gravitazione era cosi ben conosciuta ,
die non aveva d'uopo d'essere illustrata ; ma era cosa ri-
marcabile die questa specie di forza attrattiva non avesse
una forza opponente die la bilancia.sse, come snccede nelle
(i) Vrdi Biljlioieca Italiaaa. toui, 84.", pag. 278.
V A R I E T a'. I 33
affitiitii chlmlche, ed anche nell' aggregazione. La forza d'
gravitazione essentlo assai debole difficilmente si rendeva
sensibile nelle sperienze , ma che essa esistesse fra tutti
i corpi della superficie terrestre se ne aveva una prova
dimostrativa negli esperimenti fatti da Cavendish. Clie le
particelle d'ogni sostanza, come ii marmo o 1' acqna , uon
fossero in contatto , ma fossero soltanto tenute insieme
da una forza attrattiva , era un assioma riceviUo in fi-
slca , e provato dagli sperimenti piu comuni che si pos-
sono fare per mezzo del calore o delle pressioni sopra 1
corpi; e manlfestato dal piegarsi di una verga elnstica ,
nella quale le particelle deila parte convessa sono formate
ad allontanarsi fra loro, e quelle della parte concava ad
avvlcinarsi. La teorica di Mossotti prende in considera-
zione tutte queste proprieta dei corpi solidi o flnidi , die
ricevono un nuovo interesse dalla semplicita della legge
colla quale sono spiegate.
La terza specie di forza che Mossotti cerco di compren-
dere in qnesta legge universale, fu la forza elettrica. Que-
sta lo condnsse alia parte piu importante del suo soggetto.
Coulomb, Poisson ed altri avevano provato una grande
difficolta nel supporre che la materia potesse possedere una
forza repulsiva nella ragione inversa del quadrato della di-
stanza , dopo che Newton aveva mostrato che esisteva fra
le sue parti ima forza attrattiva secondo la stessa l^gge.
Ma circa dieci anni dopo il dott. Roget, nel fare un rias-
siinto delle opinioni di Epino, ritiiuo le obbiezioni conte-
nnte in questo grande e comune errore, che la teorica epi-
niana fosse in opposizione colla legge della gravitazione
universale j^roposta da Newton ; e stabili pure che tanto
i fenomeni elettrici , come quelli deila gravitazione pote-
vano essere compresi sotto le stesse leggi , e divenlre una
semplice conseguenza dell' azione elettrica. II prof. Mossotti
assnme soltanto una materia eterea o elettrica, fra le cut
particelle esista una forza repulsiva che open nella ragione
miersa del quadrato della distnnza , all' opposto di cio che
accade colla forza di gravitazione. Le particelle della ma-
teria sono pure assunte come dotate d' una forza repulsiva
nella ra,iione inversa del quadrato della distanza ; ma la ma-
teria e I'elettricitd sono supposte aitrarsi rcciprocamente nella
slessa roLi^ioiie. Si e pero adottato che la repulsion e della
materia per se stessa sia lui poco niinore della repulslone
I 34 V A R I E T a'.
elettricd , o dell' attrazlone mutua dclla materia e della
elcttricitn. Di qui nasce una tale cotubinazione di queste
Ibrze clie a certe distanze la materia agisce inversamente
come il quadrato delta distanza , producendo da gravitazione
universale ; ma quando le particelle sono piii prossime fra lorv,
le forze s' equilibrano , producendo la coesione , e quando
sono ancor piii. cvcme esercitano quella ripuhione die man-
tiene le particelle d' ogni corpo soVulo o fluido fiiori del con-
tatto attuale. Nessuno dei fenomeni comuni compi'esi nelia
teorica del sig. Polsson riesce meno spiegabile in questa ,
ed i calcoll , sopra i quali le conclusioni desunte da questo
nuovo modo di vedere sono fondate, sono stati sommessi
air esame del prof. Whewell , chc ne ha veriticato la ge-
nerale esattezza. II risultaniento prova, che mentre la gra-
vitazione e debole al segno d' aver Ijisogno del movimento
dei pianeti per farsi ostensi])iIe, e T azione eletirica e la
cliimica afiiniia sono tanto al di sopra, e piu potenti del-
r aggrcgazione, la causa deila gravitazione proviene da nn
piccolo reslduo di una forza universale clie nasce dal con-
trasto delle tre forze snpposte, e chs (juesto tenue eccesso
dell'azione del fluido elettrico e quello che tiene riuniti
tutti i corpl iiei sistenii planetai'j e sopra la terra. Cosi
un' approssiinazione e stata fatta verso un gran principio
generale , clie puo spiegare tutte le leggi ed i fenomeni
del movimento. ( DaZZ'Athasneuni di Londra.)
Delia natura delle calamite e elegit scandagU magncdci ,
Mcmoria del prof. ah. Francesco Zantedeschi.
Determitiata la direzione e Tintensita delle correnti ma-
gneto-elettriche in virtii delFattacco e distacco deirancora,
come feci in due precedenti IMemorie (i), era necessario
procedere alia investigazione di quelle correnti , che si
risvegliano alFatto che hanno luogo i fenomeni delle at-
tuazioni magnetiche e della artiliciale maguetizzazione. E
parmi di avere colta la natura nelle parti piii riposte e
di esserml sperimentalmente addentrato nella vita atomistica
delle calamite.
(l) Delia direzione e inteiisita delle rorrciui luapietn-clettrlehe.
Annali dello sci(uize del Pvoapo Lombardo-Veueto 1 835. Della di-
namiea e statlca nuigneto-elettriea. Biblioteca italiana 1 836 ,tomo 82.°,
pag. 399.
V A R I E T a'. I 35
L'lmraortale Galilei nella lettera a Curzio Picchena se-
gretario di Stato del serenissimo grandiica di Toscana
scritta da Padova il i6 novembre 1607, parlando di ua
pezzo di calamita cosi scrive: " lo vi scopersi un altro
»; efFetto mirabile , il quale noii ho potuto poi piii rivedere
>i In alcua' altra calamita \ e questo e die dalla medesima
" pai-te scaccia e tira il medesimo ferro. Lo lira inentre
n gli sara posto lontano quattro o cinque dita \ ma se gU
» si accostera vicino a un dito circa , lo discaccia. Sicche
n posandolo sopra una tavola, e andando alia sua volta
ti colla calamita , quelle fugge , e seguitandolo coUa cala-
n mita, tuttavia scappa , ma se si ritira la calamita in-
» dietro , quando se li e slontanata per quattro dita , il
» ferro comincia a muoversi verso lei, e la va segnitando
n quanto altri la ritira indietro, ma noii se gli vuole ac-
» costare un dito, anzi , come ho detio , andandqgli in-
1/ contro colla calamita, il ferro si ritira e fugge: gli altri
« effetti poi tutti della calamita si veggiono in questa
» mirabilmente per la sua gran forza(i)v. Dopo questo
fenomeno che fu dai fisici ricordato , altro non mi venne
fatto di leggere in tale argomento. Era pure voglioso di
sapere se a qualche fisico fosse accaduto di osservare da
prima la ripulsione e dopo TattrazioLie. Nel difetto di tale
notizia, interrogai io la natura , e n" ebbi in risposta
quanto bramava. L'attrazione osservata da Galilei si scam-
bia in ripulsione, presentando al ferro il polo opposto
della calamita ; lo stesso e a dirsi della ripulsione osser-
vata dallo stesso scrittore. Io feci uso per tali esperimenti
deil'ago astatico del moltiplicatore, al quale lentainente io
andava incontro or coll'uno or coU'altro dei poli della
calamita , Jiuche vi giungeva colla sua virtu di attrarre o
respingere. Da questi esperimenti io venni in ciiiaro , die
anchc nel magnetismo liavvi una ^(era di attiiita al tutto
analoga a quella delTelettrico. ]Ma io non doveva rima-
nermi contento a tali risultamenti , doveva di piii ispiare
la natura entro al suo seno , e dai movimenti dell' ago
del moltiplicatore cogliere cio die si operava in grenibo
di lei. A tale effetto iuipertanto avvolsi a un polo di
una calamita , che avea potenza di sostenere il peso di
(l) Oprrc di Galileo Galilei, tomo 3.'^, j^a^. 335 dill" edizloue di
Padova del 1744.
l36 V A R I E T a".
cinquanta rihl)re , una splrale forniata da filo di rame ve-
stito di seta di qnaranta spire circa, i capi della quale misi
ill coinunicazione col fili del nioltiplicatore. Per tal guisa
tutto il circuito era di filo di rame ^ ma pero noii poteva
essere in tntte le sue parti ad eguale temperatura, perche
neir eseguire i congiungimeati il file parzialmente si ri-
scaldava. E percio lasciai prima di metier mano all' espe-
rienza trascorrere tutto quel tempo cU'era necessario,
onde I'ago si aggiustasse alia sua posizione naturale. Dopo
di che io ho posto un cilindro di ferro dolce, che teneva
sospeso con un ba stone di vetro, in distanza tale, che non
movesse T ago del nioltiplicatore. Appresso andai accostan-
domi al polo della calamita portante la spirale , in modo che
Tuno de'capi del cilindro lo guardasse dirittamente;, e spin-
tolo alia distanza di otto poUici ho veduto i'ago sviarsi da
un lato: e non restatomi a questa distanza^ ma scematala
che non fosse piit che di quattro pollici, I'ago si disvio dal
lato opposto. Usando in luogo del ferro dolce una magnete
di una forza assai debole e iiacca, fu bello vedere iscam-
biarsi le descritte decliiiazioni al mutare del polo, che
afFacciava alia calamita piii vigorosa ; ed avvolta finalmente
la spirale al cilindro di ferro dolce , In luogo di tenerla
stretta al polo della calamita , e chiuso il circuito , ado-
perando a quel modo che feci da prima , n' ebbi le notate
declinazioni. Qaello che si appaleso di particolare in que-
sto esperimento si fu che la virtu elettro-magnetica si
manifesto ad una distanza magglore di quella che ebbe
luogo nella prima esperienza , in cui la spirale era av-
volta alia calamita, il qual naturale avvenimento dovea
attendersi dal concetto ideale delle nostre teorlche specii-
lazioni prima che per la sperimental via venisse chiaritOi
conciossiache la calamita piii vigorosa giunga coUa sua
virtii ad una distanza maggiore di quella che possa avere
il ferro dolce sulla stessa. In ogni caso le declinazioni
fnrono sempre distintissime. Esse variarono in grandezza
secondo la vigoria della calamita e la natura del condut-
tore isolato clie approssimava. Ho detto secondo la natura
del conduttore isolato, perche ebbi declinazioni da tutte
le sostanze ])recipuamente conduttrici , come ho fatto ve-
dere alTAcrademia bresciana in una mia Memoria intorno
alV injluenza redproca deW clettro-magnetismo de corpi. Ora
non tacero come dagli avuti risultamenti mi sia stata
V A K I E T V*. 137
agevole cosa lo investigare lo stato elettrico del cilindro di
ferro, dl rame e di altro nietallo, clie parzialniente sottop-
poneva alia virtu di uii polo magnetico. Le mie esperienze
comprovarono che Testreniita del cilindro clie guardava il
polo nord ossia la paite della calamita che si dirige al
Slid della terra, prendeva Velettricita negativa e la positiva
la parte opposta : per converso manifestava elettricitd po-
sitiva la porzlone del cilindro clie era diretta al polo sud
ossia alia parte della calamita , che si dirige a tramontana
della terra. Al conseguimento di questi effetti disposi un
ordigno in modo che allorquando iin cilindro isolato toc-
cava i due capi del filo del moltiplicatore con una delle
sue estremita fosse per diritto ad un polo della calamita
e alia minore distanza possibile :, per cui fra il capo del
cilindro isolato e il polo della calamita iion v'avesse che
un velo sottilissimo di aria. L'ago al chiudersi del circuito
si disviava ordinariamente di quattro gradi ; ne precisa-
mente si rimetteva alia posizione primltiva se non all'aprirsi
del circuito , il qual efl'etto e un argomento non dubbio
che Telettrizzamento parziale del cilindro non e sfugt'evole,
ma perseverante come la virtu della calamita che ve lo in-
duce; e percio che i suoi poli trovansi in uno stato di tensione
opposta , cioe positiva nella parte che si dirige all' austro
o al sud della terra , e negativa in qiiella che guarda tra-
montana o il nord del globo , del qnale finale risultamento
n' ebbi una prova immediata mettendo in comunicazione i
due capi del filo del galvanometro coi due poli magnetici.
Questi fatti sono una chiara riprova di quanto avea pub-
blicato nel 1829 (i) in quel breve niio scritto in cui an-
nunziava la mla scoperta del mngiifto-elettricismo , e con-
chiudeva che il polo nord della calamita e equivalente al
polo zinco deir apparato di Volta : il qual breve dettato
non e a intendersi in questo significato, che nella calamita
I'elettro-magnetico sia in uno stato di trascorrimento come
nel piliere , ma sia aderente alle molecole del carburo di
ferro , del nikel e ne le investa a seconda di quelle leggi
origlnarie volute dalla naturale loro polarita, come avviene
per una cotale analogia nei coibenti elettrizzati : questa
polarita pub fiaccarsi , inverters!, ed anche estinguersi del
(l) Biblioteca italiana 1829, tonio Sj.". pag. njR. Bibiiotcca uni-
versale di Ginevra iB.'^c, pag. 28.
l38 V A R I E T a".
tntto per cstrinseclie circostanze , coine e il calorico clio
ne allontana e clisgrega le parti e ravviclnamento di qualche
corpo, die coUa sua preseuza apporta spostamento del
fluido disseiiiinato e diffnso nella magneto , ne' quali casi
vi ha movimento da niolecola a molecola nella calainita
come ne comprova Tago del moltiplicatore , che si toglie
dallo stato di cjniete. E questo movimento intestine ( che
e piu o meno dnrevole come ho dimostrato nella citata
Memoria della Dinaniica niagneto-eleUrica ) nella spirale
che cinge I'estremita. di un cilindro di ferro che prende
il polo sud risveglia una corrente che va dalla sinistra
alia destra delPosservatore ^ e viceversa dalla destra alia
sinistra se prende il polo nord. lo ho fatto nso neU'esempio
recato del cilindro di ferro dolce i ma hanno luogo le
stesse declinazioni anche con altri metalli , sebbene la loro
ampiezza sia di molto niinore. Tutti questi esperimenti
furono rinnovati col piliere di Volta , usando di quello
costrutto dall'illustre mio concittadino Zamboni e n'ebbi
sempre identic! effetti. II polo della calamita che si dirige
airaustro della terra si comporta come il polo positive o
zlnco dell'apparato di Volta, o secondoche pin analoga-
mente io diceva in una mia Memoria degli effetti Jlsiologici
ottenuti colle corrent'i magneto-elettriche presentata aU'Acca-
demia bresciana nel i334, come il mastice elettrizzato
positivamente deU'elettroforo con quelle particolari difle-
renze d' inerenza che sono richieste dalla natura delle
molecola dell'acciajo. Parmi da tutto questo poter conchiu-
dere ad una indentita. di comportarsi del fluido elettrico
e del fluido magnetico e da questa alia medesimezza della
loro natura.
Empiricamente procedendo i fisici hanno determinate le
condizioni della magnetizzazione pronta , regolare ed ef-
ficace (i); ma essi non conoscevano quello che avveniva
durante la confricazione nella massa della magnete e
nella verga che si magnetizzava. Solo Peltier , per quanto
mi sappia , annunzio: u J"ai trouve que dans Taimantation
par friction, le barreau aimante prenait toujours Telectri-
» cite negative , quelque soit le pole frottaut et le sens
(i) Blot. Traite de pliysiquu, tome 3.*, cliapitre IV. Sur les
differentes inanieres d'aii/wntcr.
V A R I E T a'. 1 39
>i Je la friction (1) ". lo invito i fisici a rinnovare gll espe-
rimcnti di Peltier ed a confrontare gli efFetti che ne avranno
con quelli che ho superiormente descritti. Procedendo in-
nanzi in questa disamlna io avvolsi una spirale a una
estremita di un cilindro di ferro dolce, i capi della quale
comunicavano con quelli del galvanometro e nella direzione
della lunghezza attaccal Taltra estremita del cilindro a un
polo della calamlta. Notai la declinazlone dell'ago, e la-
sclato trascorrere tutto quel tempo che era necessarlo alio
ristabilimento deirequllibro , feci strisciare sul polo sud-
detto 11 cilindro nella direzione delPaltra estremita e la
declinazlone tosto apparve dalla handa opposta e se ne
accresceva Parapiezza a niano a mano che si giugneva
alia fine : rimenando 11 cilindro alia posizlone dl prima ,
se n'ebbero deciinazlonl opposte. Pvlfatto questo esperi-
mento sulPaltro polo della maguete si manifestarono de-
clinazionl inverse alle precedenti. Io volli ripetere quest!
stessi sperimenti colla pila a secco e ne ottenui nella di-
rezione Identic! effetti. II polo positivo del plliere si com-
portb , come avvenne nelle altre esperienze , senipre come
11 polo nord , e 11 negativo come 11 sud della calamlta.
Da queste esperienze , che bl possono chiamare di seinplice
contatto , feci passagglo a quelle del doppio contatto , nelle
quail mi venne fatto di poter osservare : i." che 1 poli
magnetlci dl diverso nome , 1 quail , partendo dalla meta
di una verga di ferro , si alloutanino fra dl loro fino che
tocchlno le estremita della stessa , promuovono in ciascuna
dl loro delle correntl cosplranti , che vengono Indicate
dnlla inagglore amplezza della declinazlone deU'ago del
moltipllcatore ; quelle pero, come e manifesto, che sono
prodotte dalle correntl dl una estremita sono opposte a
quelle delP altra : a." che collocatl al capi della verga da
calamitarsi 1 contatti dl ferro dolce le deciinazlonl suddette
si accrescono : 3.° che togliendo le due barre magneticlie
dal loro paralellismo le deciinazlonl riescono maggiorl :
4° che facendo scorrere su una medesima meta di una
veiga due calamite col poll oppostl le correntl suddette
sono pressoche estlnte ; 11 che dimostra die la magnetiz-
zazlone per influenza e pressoche nulla alle estremita ,
(i) Instimt, n.° 198, paj:. 38 , I. sectiou. ^iicnccs inathanatiqucs ,
physiques et natitrellcs.
I 40 V A R 1 E T \ .
nieiitre le calamite inagnetizzantl sono tnttavia discoste.
L' influenza si liniita alle molecole clie sono d' intorno ai
loro ]3oIi , nelle quali non invertendo seuipre la seconda
calamita la polarita indotta dalla prima o per Timperfe-
zione di contatto o per rapldo trascorrimento devono ne-
cessariameate indnrsi del punti consegnenti. In fatti , nel
caso c!ie i due poli opposti delle due calamite magnetiz-
zanti sieuo di uguale vigore , nella verga magnetizzata si
ha una doppia calamita. I punti d' indlfFerenza sono tre,
alia nieta della verga e verso la fine di ciascuna delle sue
estremita : posto ))oi die i poli delle calamite magnetizzanti
sieno di diverse vigore , in tutta la lunghezza domlna un
solo magnetisaio clie e qnello tlel polo prevalente e non
si ha che un solo punto d' indiffereiiza clie si avvicina di
molto ad una delle due estremita , nella quale domina un
magnetismo opposto : 5.° che i contatti delle calamite in
luogo di quelli di ferro dolce sono a quando nocevoli a
quando di poco vantaggio. Sono essi nocevoli se hanao
nome diverse da quelli delle calamite clie guardauo piii da
vicino le estremita della verga die si magnetizza ; perche
esse di loro natura tendono ad indurre poli opposti. Sono
a quando di poco vantaggio allorche il polo appuntato
direttamente contro una delle due estremita della verga
che si vuole magnetizzare , e deilo stesso nome di quello
che piu da vicino scorre verso di lui ;, perocclie , sebbene
allorquando le calamite magnetizzanti sono poco discoste
dalla meta donde incominciano il loro movimento , 1' in-
dicate contatto magnetico favorisca la polarizzazione , tut-
tavia ravvicinnti che sieno 1 poli delle stesso nome , si
fiaccano per la loro reciproca virtu e I'effetto suU'estremita
della verga da calaniitarsi riesce minore. Per le quali tutte
cose sarebbe a desiderarsi pel inaggiore efFette che mentre
le calamite magnetizzanti si trovano tuttavia p'lh vicine
alia meta della verga che vuolsi calaniitare, alle estremita
vi sieno i contatti magnetici , i quali accrescario la pola-
rizzazione su ciascuna delle due estremita ; ma ch' essi
con un particolare congegno pel movimento stesso delle
calamite striscianti ne vengano levati allorche hanne per-
corso due terzi circa di loro cammino e vengano sostituiti
dei contatti di ferro dolce die di loro natura rinvigoriranno
la polarizzazione. Sarebbe ancora utile nel nietodo di Epino
che le due calamite striscianti fossero di uguale vigore.
VAUIETA. 141
RafFenuato dal raziocinio e dall'esperienza in questo rin-
venimento, clie ml pare al tutto nuovo ed avventiirato per
esplorare Tordinata ed efficace magnetizzazione , avrei niesso
mano alia costruzione dell' indicate ordigno ^ ma per la
ristrettezza de' miei mezzi clie sono misuratissimi, coaviene
che io mi rimanga da qnesto lavorio e che io inviti i fisici
a rinnovare in grande coUa scorta degl' indicati indirizzi
scientifici i miei esperimenti e a donar loro 1' ultima perfe-
zione con quella ngginstatezza d'istmmenti che possiede la
scienza. Io non dubito punto che si dcgneranno prestarsi
n cjuesto mio voto mosso dal desiderio di accrescere delle
verita al novero di quelle che possiede la fisica (i).
Milano il 6 maggio del 1837.
Analisi di alcnnl colorl che nci secoli XIV e XV fu-
70/10 adopcratl per le pitture del Campo sajito di
Pisa.
In un paese siccome e T Italia, che e seggio dell' artl
helle , si rende in singolar modo dicevole clie le scienti-
fiche industrie porgano quant' e possibile all'arti medesime
il loro ajuto. Quindi a biion dritto molta lode ottennero i
lavori da Davy in Roma eseguiti sui colori usati dagh an-
tichi nella pittura ( Giorn. di Pavia, dec. 11^ vol. VIII), ed
ora lodar si vuole il pvoi'. Giuseppe Branchi , che e uno
de' pill provetti e benemeriti chimici d' Italia, di essersi oc-
ciipato intorno ad alcuni colori che nei secoli XIV e XV
furono adoperati per le pitture dell'insigne Campo santo di
Pisa, e intorno alia coniposizione dell' intonaco che fu fatto
per le pitture medesime. I risultamenti che ottenne li riferi
al cav. Carlo Lasinio conservatore del Campo santo sud-
detto con lettera pubblicata nel fascirolo num. 89 ( sett, e
ott. 1 836) del Nuovo Giornale de' Letterati di Pisa.
L' intonaco summentovato il trovo fatto de' soliti ingre-
dienti della calcina , escluso gesso e matton pesto, onde si
chiarisce erronea una narrazion del Vasari che afferma an-
che questi ingredienli essere stati impiegati per formare
r intonaco che fu soggetto dell' esame.
(i) Debbo pone in avvertenza i fisici, dio non tiitti i ferri sot-
topoBii alia maguetizzazione manifestano le anzidette conenti, c
nedo che siano ' 164,780 00
Battelli e barche 980 a dollari 5oo " 490->ooo 00
Novantadue stabilimenli e depositi di carbone;
capitale in opera, cavalli, utensili, ecc. . . >f 368,qoo 00
Acri 100,000 di terra a dollari 4o per acre. . . » 45000,000 00
Somma totale del capitale, dollari 10749,4^7 08
pari a milanesi lir. 75,246,992 10.
Aggiungasi a questa cifra il valore approssimativo di quattro
considerevoli citta e parecchi grossi villaggi sorti e fabbricali
dopo che si comincio a scavare il carbone nella regione dello
Schuylkill, e si avra allora un"' idea dei frutli, che la Pensil-
Tania ritrasse da una siffatta speculazione.
II secondo campo, quello cioe di Beaver-Meadow, Schamokin
Mahanoy., benche non ancora aperto ai pubblici mercati , non
e men degno di ua eurioso interesse. Esso occupa la sommita
VAUIETA. ' 149
lie' piu alti lerreni esistenti tra le acque del Lehigh e !o Schuyl-
kill da un lato, e quelle del inmo setlenUiouale della Sus(/ue-
hanriah dall'altro, nel mezzo di una catena continuata di uie-
diocri montagne. L^inliero bacino, per quanto alia sua forma,
noa diflerisce gran che dal primo descrillo, ma non offre le
stesse facilila di accesso. Le vene sembrano cssere assai grosse
e massicce, capaci di somministrare un'' abbondante provvista
di carbone , qualora la domanda diventi tale da far superare
le difficolta dei trasporli per giungere ai luoghi della vendita.
Una di quelle opei-e che fanno stordire per 1" arditezza del
concetto e per la grande perizia della sua esecuzione , e la
strada ferrata di Datwille e Poffsville. Non c"" e forse iu Eu-
ropa alcun'' opera pubblica che sorpassi quesla grandiosa co-
struzione. Baslera in prova specificare il tunnel^ ossia galleria
coperta, e la serie di piani inclinati , che yanno a sormontare
la grande elevazione di Broad-mountain. Quesla galleria, che
attraversa un culmine inaccessibile ed acute, e lunga 800 piedi,
e alia 10, e 10 pure ha di larghezza. I piani inclinati quasi tutli
sono superali con macchine locomotrici , ossia rompi-venti ^ ed
un solo ha ima macchina stazionaria, che da molo ai carri in
una discesa di 1625 piedi ad un angolo di circa 18 gradi , in
una elevazione per[ endicolare di 345 jiicdi.
Gli strati carboniferi del terzo canipo nella valle di Wyoming
e Lackai'anna sono meglio accessibili dei primi due, essendo
esposti alia superficie del terreno in molli luoghi suUe scarpe
di fiumicelli che atlraversano la valle. Questo carbone assai
piu pesanle e meno combuslibile dei primi due e mcno inlro-
dolto nel ci)nsumo delle grandi citta , ma fornisce sutlicienle-
mente ai bisogni delle labbriche e delle officine circostanti.
II capitale impiegato neir escavazione di quesla miniera e nelle
opere di accesso e di trasporlo si calcola a dollari 862, 5oo.
II lotale del carbone estratlo dai tre indicati campi e por->
tato ai mercati di Filadelfia e di Nuova Yorck nel j855 fu di
tonnellate 545,588, e nel i854 di tonnellate 49^,700.
Benche ingente possa sembrare il capitale impiegato in questa
inirapresa, e tuttoche grande sia di gia la quanlita del combusti-
bile estratlo, puo non di meno consideraisi ancora come ncl-
I'infanzia, se si paragona col consumo e col ricavo che se
ne fa in Inghilterra , dove si calcola che ogn'' individuo con-
suraa un po' piii di una tonnellata di carbone annualmcnte.
l50 V A R I E T a'.
L*" imporlazione che si fa del carbon fossile da Liverpool ia
America e tuttora straordinaria , giacche poco ancora sono as-
suefatti i particolari a sen'irsi deir antracite per Puso dome-
stico e quasi tutla la quantita di questo combustibile estratto
dalle cave della Pensilvania e consumata iielle olHcine e nelle
manifatture ognora crescenti negli Stati dell' Unione.
L"" antracite propriamente delta e una sostanza carbonosa ,
nera , opaca , che abbrucia cou qualche dilHcoUa e senza fare
fiamma ne fumo , ne dare alcun odore , eccettuato il caso , in
cui contenga piriti ferruginose. L' antracite esiste in tutti i
paesi dove sonovi terreni intermediarj di vasta estensione.
Tali sono principalmente gli Stati Uniti delP America setten-
Irionale , ove le scopcrte di questo combustibile vanno crescendo
ogni giorno. Si trova in massi o a strati in mezzo ai ceppi
arenosi piii antichi e talvolta fra le rocce schistose. La sua
composizione e carbone contenente un po"" d'' idrogeno : sostanza
teiTosa formala d''al]umina, di calce, silice e talora di carburo
di feri'o. L'' antracite offre moltissime varieta: il suo peso spe-
cifico e di r,5 a i,8.
II sig. Marco Bull ha osservato che il carbone di Lwerpool
mantiene un certo calore colla sua combustione nella seguente
proporzione: una libbia di peso per ore 9 e ro minuti;
quello di New-Castle in Inghilterra 9 ore e 20 minuti: quello
di Cannel 10 ore e 3o minuti: quello di Virginia 9 ore e 20
minuti: T antracite di Schuylkill i3 ore e 4° minuti, Lacka-
vanna i3 ore e 10 minuti: quella di Lehigh i3 ore e i5 minuti.
L"' esempio delle altre contrade , ove la scoperta dei combu-
stibili minerali ha prodolto un rapido incremento d'' ogni ramo
d"" industria manifatturiera ; lo sviluppo che vanno gradatamente
prendendo nel Regno Lombardo-Veneto le arti di utilita ed i
mestieri meccanici; il prezzo ognora crescente della legna in
Italia, son tutte cose che dovrebbero eccitare ogni persona
intelligente e arnica del suo paese a fare diligcnti indagini ,
onde condurre a buoni e positivi risultamenti le dolte i-icerche
che furono fatte ad epoche diverse nella Lombardia, per com-
provare T esistenza di combustibili minerali. L- TinelU.
R. GlBONI, F. CARLINI, I. FVMAGALLI p G. Brugnatelli ,
direttori ed editori.
Pubblicato il di 22 giugno 1837.
i5i
r.ratto delle osservazioni meteorolog'iche fatte alia nuova tone astronomica
dell' I- R- Osservatorio di Brera all' altezza di tese i3^62 {metri 26,54)
sull' orto botanico , e di tese y^A^ {metri 147,11) sul llvello del mare.
, „,M
,
III
A P R I L E
857.
1
B A R 0
METRO
Direzione del \eiilo- I
M"
ridotto all
a temj"
eialura + 10" R.
o>^
m
gl'm
5'' s 1 6'' s 9^ s
I2''S
6''in
6'' s 12'' s
|.oll.
1 27
!ui.
6,^
6',6
l.u.
6,2
G,)
l.n.
6,5
6.5
N 0
N E
s
E
■1 27
6 0
6,0
6,7
5,5
5,0
5,6
5,7
E
S 0
s
N E
3 27
6,2
6,5
6,4
6,1
6,1
6,5
6..6
E
E N E
E N E
N E
l\ 27
6,8
7' I
7,2
6,7
6,^
7,0
7,2
S
S
N 0
S 0
527
7^1
7->''-
7,1
6,5
6,6
6,2
6,1
N £
E
S S 0
N .
627
5,0
4,6
4,:..
3,9
5,8
5,6
3,6
E
S
N E
e">
7 27
3,5
5,6
5,6
5,5
5,4
5,9
5,8
E
E NE
s s 0
N
« 27
3,6
5,6
5,6
^,9
4,1
4,7
5,0
N E
S
N E
E
9 27
5,5
5,q
s,9
5,8
5,8
6,2
5,q
N E
E NE
£
E
0 27
5,2
6,'2
5,9
5,3
5,4
5,6
5,5
E
N
E S E
E S E
I 27
5,0
4,7
4,4
5,M
4,0
4,5
4,5
E
E S E
E
N E
2 27
4,2
4,8
4,8
4,6
4,7
5,£
5,2
N E
S 0
s 0
N 0
3 27
4,5
4,9
4,8
4,6
5,0
5,7
5,9
S E
E
0
S 0
427
6,5
6,7
6,8
6,7
6,8
7,^
7,4
N E
S S 0
0
EKE
527
7.'
7,0
6,7
6,.
5,0
4,2
5,:)
E
N E
N E
E N E
G 27
0,2
0,1
0,1
0.1
0,5
1,0
1,4
N
0
N 0
N
[7 27
i.q
2,4
2.6
5,0
5,6
4,2
4,5
?f E
N
N E
S
18 27
5,5
6,0
6,2
6,2
6,0
6,4
6,4
E
0
S 0
0
19 27
6,1
6,1
6,1
5,7
5,7
6,0
6,,
0
0 S 0
S 0
N 0
20 26
6,7
7,1
7,2
6,9
7,'
7,6
7^9
N £
E
s o"i
S E
IX 27
8,T
8,4
8,4
7,8
8.0
8,2
8,0
E
E
N
E N E
22 27
7,Q
8,.
8,r
7.6
7,3
6,5
7,4
E
E
E
E
20 27
6,0,
6,9
6,6
6,2
6,5
6.5
6,3
E
E N E
N E
N N E
2^ 27
6,0
6,1
6,0
5,6
5.6
6,2
6,5
N E
S 0
N E
N E
2327
6,5
^^7
7-P
6,8
7,'
7,7
7,8
N
S E
N 0
N E
26 27
8,/!
9,1
9,'
8,8
8,7
8,8
8,9
E
E
E
N E
2727
8,4
8,4
7,9
7,^
7,4
7,^
7,5
E
S
N 0
S
28 27
6,8
6,8
6,4
6,0
5-9
5,9
6,1
IS- E
N 0
E
E
29 27
6,5
6,5
G.a
6,6
6,9
7,'^
7,4
N E
S
0 S 0
0
00 27
7,«
8,0
8,0
8,,
8,1
8,9
9^^
oo
s s 0
s s 0
N 0
Altez
za niiis
sima del baromelio
pull.
27 liii
9,5 1
Le
ore 5
y>
>>
onp in
miri
mer
tempo ■>
„
27 "
27 "
indicano
o,o5
5,93 1 4
lia
j^
•ero civile; le letterc n
, e.l s
della mattina
od an
tinierid
ane e quelle ilelU 5era
0 pon
endiane
1
iSi
APRILE 1837.
6^m
Altezza del termomelro R.
9'^ni
5.4 k
5.5 +
6,91+
6,01 +
7^7 +
6,9 +
5.7
4,0
4,'^
3,8
i3
i4
r5
l6
'7
18
19
•20
5,6
3,5
4,1
3,5
0,2
0,0
5,0
4,0
4,6
5,5
22
24
25
0,2
a,!
6,6
6,2
26
*7
28
29
7,3
8,9
7:7
8,3
9,5
6,0
8,8
7'^
8,5
9^
"8,1
7'0
4,5
4,3
5,9
6,0
5,8
4,8
6,5
7.8
+ 8,5
+ 8,9
+ 8,4
+10,7
+ 10,8
8^7
+•0,4
9:4
+ 1 1,2
+1 1,5
7^7
8,0
5,8
5,9
7-^
8,4
7,4
4,9
8,7
8,6
5,0 1 + 5,5
5,2 + 6,8
7,6 + 8,9
8,1 + 9,9
y,o,+io,4
+ 9,O|+io,0
5,8
• 8,9!+ 9,4
- 6,5+10,4
■10,0+1 1,6
-10,'J j + I2,0
■i2,',j + i3,3
■ 9,6 1 + 10,8
-1 1,2+12.3
^i2,o!+i3,4
7.8
8,7
6,1
7,0
7^7
7''
8,1
4,6
9^'
8,6
+10,4
+ 10,5
+10,9
+ 9,0
+ 9,5
+1 1,3
+n,9
+ !,'), I
+i4,3
+ T 0,8
+I3.4
+i4-,3
8,.
9,2
9,'
+1 1,5
+ 10,8
+ 6,7
+ 6,4
4,5
7,5
+ 5,4
+ 6,1
+ 7,5
+ 4,1
+ 7.9
+ 6,8
6,5
5,4
8,5
9,'»
Q,8
+ 7,;5
+ 9,8
+ 7:4
+ 9,8
+ 1 r,i
7:0
8,4
8,2
9,1
9.0
6,7
4,7
4,3
4,7
4,5
5,0
6,1
5,5
7'0
6,0
+ 6,5
+ 6, J
+ 6,5
+ 7,3
+ 8,5
6,8
8,1
6,3
9:2
8,2
6,8
3,3
4,4
4,0
4,6
4,1
5,0
4,0
6,9
7:4
4,2
5,0
5.-
7
7:9
+ 12,7
+ 10,6
+12,3
+12,3
+i3,5
+ 6,3
+ 8,0
+ 8,0
+ 8,3
+10,1
+ '0,9
+ 9:9
+ 9.4
+11,0
+1 1.8
+ 7,0
+ 7:4
+ 6,9
+ 7,0
+ 9--'
+ 9,5
+ 9,8
+ 8,9
+10,0
+ 10,
Slalo del cielo
da mezzanotte da mezzod
mezzodi. a mezzanolt
Nuvolo.
Ser. nuv-
Nuvolo.
Ser. nuv.
Nuvolo.
Fioggia.
Nuvolo.
Pioggia.
Nuvolo.
Ser. nuv.
Nuvolo.
Ser. nuv.
Pioggia.
Ser. nuv.
Nuvolo.
Pioggia.
Pioggia. nuv.
Nuv. rotto.
Sereno.
Ser. nuv.
Nuv. roLto.
Piogg. nuv.
Nuv. piogg.
Nuvolo.
Ser. neb. nuv.
Sereno.
Sereno.
Piogg. nuv.
Ser. nuv.
Sereno.
Nuvolo.
Ser. nuv.
Sereno.
Sereno.
Ser. nuv.
Piog. ser. nu
Piog. grandi)
Pioggia.
Ser. nuv.
Pioggia.
Ser.nuv.pio
Ser. nuv.
Pioggia.
Ser. nuv.
Pioggia.
Piogg. nuv.
Piogg. nuv.
Sereno.
Ser. uebb.
Ser. nuv.
Nuv. pioggi:
Ser. nuv.
Piogg. nuv.
Ser. nuv.
Ser. nuv. se
Sereno.
Nuv. rotto. pio
Nuv. ser.
Ser. nuv. ser.
Ser. neb. nu
Altezza inassima del teruioaieUo + \!^^o
y> minima + 3, 00
" media + 7,6168
Quantita della pioggia cadula in tutlo il mese linec 72,84.
BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE J.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
he antichitd dl Alba Fucense negli Equl misurate ed
illustrate dcdV arch. Carlo Promis. — Roma., i836,
in 8.°, di pag. 260.
B
en pochi che viaggiano il classico paese d' Italia per am-
mirarne le maraviglie di natura , o per pascersi delle pas-
sate glorie nel luogo stesso eve fnrono coke , o per istruirsi
snlle opere delle vetuste civilta aborigene o romane ; bea
pochi spingono i lore passi fine al lago di Fucino. Eppure
e per sorpreadenti bellezze di site e di cielo , e per fecon-
dita di memorie, e per ricchezza di monumenti non e que-
sto paese secondo alia celebrata valle di Tivoli , al bel
gruppo de' colli Albani, alle famose lande Pestane tuttodi
visitate da folia di viaggiatori d' ogni parte del mondo. O
vl sail dagli Abruzzi per la via di Sulmona , patria di
Ovidio, o dalla Campaaia per qiiella di S. Germano, e la
pittoresca isola di Sora costegglando il Liri , o fiaalraente
dalla Coinarca romana per quelle di Tagliacozzo o di Sub-
biaco , tu ti senti maravigliato del trovarti ia uq paese si
ameno, si fertile, si popoloso dope aver superate tante e
si scoscese erte , percorse valli ingrate all' agricoltura e ri-
servate al pastore solitario , ed attraversati boschl aacor
vergini dalla devastatrice maiio dell' uonio :, e dlmandi a te
stesso air aprirsi di una scena si nuova ed imponente se
e figlla della tua fantasia o della realta.
Bibl. Ital. T. LXXXVl. 11
r54 LK ANTICillTA."' DI ALBV,
E il lago di Facino di figura pressoclie circolare e ml-
siira sedici miglia di diametro , e circa qnaranta di circon-
ferenza. Cinto da colli die si disegiiano nel cielo coUe piu
annoniclie linee e lo racchindono ad anfiteatro, ridente per
un numero graiide di borglii e villaggi die vi si specchia-
no , e per una florida vegetazioiie die lor fa corona, rlcco
di saporita pesca, col piano della Scnrgola a tramontana
fecondissimo di biade , presenta un insieme di amenita e
di abbondanza die si puo difficilmente descrivere a parole.
E cresce Fincanto eve consider! die quei colli sono le cime
degli Apennini die partono 1' Italia, e che vednti da lunge
maravigliano per la loro altezza. Ma il clima naturalmente
temperate di questa regione e le vette del monte Velino
clie la difendono dai venti brumali rendono deliziosa e sa-
luberrima la contrada.
Questo lago pero non ha emissarj almeno apparent!. Rac-
cliiuso per ogni parte da raonti che nella stagione inver-
nale si coprono di nevi, alio sciogliersi delle stesse va spesso
soggetto ad escrescenze che arrecano non pochi danni a
quegli abitanti. Vuolsi che il Liri, il Teverone ed il Salto
che tributauo le loro acque al Mediterraneo|, ed il Pescara
che le tribnta alPAdriatico traggano dallo stesso per vie
sotterranee la loro principale origine. Comunqne sia, i soli
inezzi naturali delTevaporazione e della fihrazione non sono
sufficient! per isnialtirne le piene. Cio conobbero i Romanl
i quail vi avevano colonic e pregiavano assai quei luoghi
e per la vicinanza di Roma, e per 1' importanza delle vie
che vi avevano stabilite, e per la gloria di quelle prime
difficili conquiste, onde a! tempi de' Cesari pensarono come
a' tempi della Repubblica fecero pel lago d'Albano di esca-
varvi nella roccia un emissario , attraverso il inonte Sal-
viano il quale percorrendo una strada di circa 35oo nietri
nelle viscere del monte e mettendo foce nel Liri, non solo
bastasse a sfogare le acque sovraljbondanti , ma potesse al-
r evenienza asciugare il lago stesso che non misura che
circa venti metri di profondlta , ed acquistare all' agricol-
tura una estensione non indifFerente di terreni res! fecon-
dissimi dai deposit! delle acque. E alT Imperatore Clau-
dio che si deve la gloria del compimento di quell' opera
veramente grande alia quale lavorarono per undici anni
trenta mila scliiavi. Plinio , Tacito e Svetonio ne parlano
e ne descrivono le sanguinose battaglie navali celebrate
ILLUSTRATE DA C. PEOMIS. ] 55
neir occasione dell' inaugurazione ed apertura dell'emissa-
rio , e le rovine interne avvenute a quelle prime prove, Ic
quali trascurate resero afiatto inutile P opera gigantesca. Si
penso ad essa a' tempi nosiri , e forse a quest' ora fu gia
aperto 1' adito a qiaelle acque con Ijeneficio incalcolabile di
quei paesi.
Or bene, sulla vetta di una eminenza alia estremita set-
tentrionale del lago clie dominava intero e ne custodiva il
passo era posta 1' antichissima citta di Alba negli Equi, ad
illustrare la quale con tanta profondita e largbezza di eru-
dizione , con tanta abbondanza e rettitudine di critica, con
tanta acutezza e felicita di vedute , e con tanta cbiarezza
ed eguaglianza di stile ba preso nello scorso anno il si-
gner arcbitetto Carlo Promis di Torino, cbe giovine ancora
merita per questo suo prinio lavoro d' essere annoverato
fra i piu assennati arcbeologi clie vanti la nostra Italia.
L' opera cbe annunziamo si puo dividere in quattro parti
principali , nella prima delle quali il nostro autore prende
a parlare dell' Itinerario da Roma ad Alba, della storia della
citta, e dei limiti dell'Agro Albense quasi conducendoci a
mano in sito ed indicando dov' era e cbe f u ; nella seconda
distingue i materiali ond' era edificata e le costruzioni im-
piegatevi affine di potere appoggiare ad esse la detennina-
zione delle epocbe dei varj monument; e manufatti di cui
scorgonsi tuttora le vestigia ; nella terza , cbe e la piu
importante e quella cbe porge non piccolo lume alia sto-
ria deir arte , illustra le fortificazioni esterae ed interne e
le opere di campagna cbe rendevano quella citta una delle
prime fortezze degli anticbi; nella quarta finalmente tratta
dei varj edificj , sacri e pubblici cbe ancora distinguonsi
fra i molti ruderi , e cbiude annoverando le vie cbe par-
tivano da Alba. 11 tutto e corredato di tre tavole maggiori
e tre minori dimostranti la planimetria della citta ed i
varj dettagU di costruzione e di decorazione cbe servono
a scbiarimento di quanto viene esponendo nell' opera. Delia
quale a far conoscere T importanza ed il nierito giovera.
presentare un sunto possiljilmeate cliiaro e succinto , e
seguitare dappresso il nostro autore.
I.
La via cbe da Roma conduce ad Alba e la Valeria la
quale staccavasi a Tivoli dalla Tiburtina , e terminava a
l56 LE ANTICHITA.' Df ALB\,
Corfinio onde dicevasi complessivamente via Tiburtina-
Valeria.
La via Tiburtina partiva da Roma dalla poi'ta Esquilina
dell'antico recinto di Servio nelle vicinanze dell'Arco di
Gallieno, sottopassava il monnmento delle acque Marcia
Tepula e Giiilia appositameate e inagnificamente eretto da
Augusto e dirigevasi a Tivoli a lunghe rette poco scostan-
dosi dalla via attuale assai piu tortuosa. Al qiiinto miglio
attraversava F Aniene o Teveroiie pel ponte Mainmolo uno
dei piu antichi e forse il piu antico delle vicinanze di Roma.
In origine era formato da due arclii eguali , ma avendone
distrutto uno Totila per proteggere la sua ritirata , gliene
fa successivamente sostituito un altro minore , che fa sin-
golare contrasto colTantico ampio e di magnifica costru-
zione. Oltre il ponte, la strada vedesi indicata dai tagli fatti
nelle continue ineguaglianze della canipagna romana alio
scopo di condnrla in piano, dai ruderi dei sepolcri clie se-
condo il costume dei tempi fiancheggiavano le principal!
vie, e da qualclie resto dell'antica selciata qua e la e spe-
cialmente al nono miglio dove ne esiste un lungo tratto
che coincide colla via moderna. Da esso scorgesi che la
larghezza dell'aggere o carreggiata determinata dai ciglio
de' marciapiedi laterali era di quattro metri , misura solita
delle vie principali , tranne I'Appia, la Latina e la Valeria
distinte da Strabone coir epiteto di sommamente nobili, lar-
ghe piu di cinque. Aggiunti a quella larghezza circa due
metri pei marciapiedi, ne risulta una totaie di circa sei me-
tri (i) che coincide con quella del ponte delFAcquoria che
si trova in seguito.
Poco dopo r osteria di Martellone la via antica suddivi-
devasl in due : la primitiva piegava a sinistra per evitare
un terreno che doveva essere continuamente inondato dalle
acque dei vicinl laghi , la seconda che diremo Tiburtina
nuova, costrutta forse dopo 1' apertura di un canale di sca-
rico piegava a diritta piii breve di un miglio, e seguitava
presso a poco la direzione della moderna. L' antica passava
(i) £ ua errore couume il prendere la larghezza delle vie da
quella deir aggere ; cjiiindi ne nasce la falsa opinione che le sttade
degli autichi fossero strettissinie. La lore vera ed assoluta larghezza
devesi misurave dai jiouti die sono sempre_ eguali alia larghezza delle
crepidini aggiunte alia carreggiata.
ILLUSTRATE DA C. PRO.MIS. I,)-
presso 1 lagheui sulfurei di S. Giovanni e di Solfatara ,
detti pel colore dei lore depositi aquce alhulcB : e vali-
cando I'Aniene al ponte dell'Acquoria nella valle di Tivoli
presso un bivio die sale a Qniiitiliolo , ascendeva alia citta
per un ripido clivo henissimo conservato, selciato di gross!
poliedri di lava hasaltina , ed arginato a diritta contro le
frane del monte da niuri , parte d' opera quadrata , parte
reticolati con legamenti di paralellepipedi di travertine. E
famoso il passaggio coperto di questa via presso la citta
illnminato da Incernarj e costrntto posteriormente alio sta-
bilimento della stessa per formarvi al di sopra un piano
artificiale che serviva di cortile ad un pubblico edificio, di
cni restano molti e belli avanzi, detto volgarmente e senza
alcnn fondamento villa di Mecenate. Quivi riunivansi le
due vie.
La Tiburtina nnova con molta probabilith ascritta ai cen-
sor i M. Planzio Lucano e Tiberio Claudio Nerone trapas-
sava TAniene al Ponte Lucano che serve tuttora , benclie
deir antico distrutto da Totila non conservinsi die le fon-
damenta coperte dai grandi rialzi operati dai depositi del
fiume , i quali coprirono intero anche il basamento del
grandioso sepolcro dei Plauzj die vi si estoUe a fianco a
modo di torre rotonda, rivestita di niarmi a corsi regolari
e coronata da riccliissima cornice. Innanzi pochi passi a de-
stra era I'ingresso alF immensa villa Adriana e sonvi avanzi
di due monumenti insigni per T arte, i quali lo decoravano.
La strada scguitava quindi salendo il pendio del monte lino
alTincontro delT anlica, lasciando a man diritta un grande
sepolcro di pianta poligonia de' tempi della decadenza, detto
iniproiiriamente Teinpio della Tosse.
In Tivoli cominciava la via Valeria costrutta dai cen-
sore M. Valerio Massimo verso V anno 5oo di Roma , at-
traversava la citta e scendeva alia riva delPAnieae cui va-
licava per mezzo di un ponte del quale restano ancora
vestigi presso T ospedale dei Fatebenefratelli. Costeggiava
essa f|uasi come attuahuente la sponda del finnie fino al—
r osteria della Ferrata a cinque miglia oltre Vicovaro, Tan-
tica Yaria, e ci viene indicata da molti resti di sostruzionl
e di sepolcri.
Quivi era pure il bivio da cui slaccavasi la via Su-
blacense , selciata la prima volta da Nerone onde recarsi
alia sua villa di Subbiaco. La Valeria voltava a sinistra
l58 LE antichita' DI ALB\,
abbandonando la valle deU'Aniene verso Carseoli , e dietro
I'andamento della via moderna passava per Arsoli villaggio
dei bassi tempi. In questa tratta si fanno minori i segnali che
indicano 1' aiitico tracciamento, il che trasse in contraddi-
zione gli arclieologi che ne parlarono prima che fosse pub-
blicata la bella carta del regno di Napoli di Rizzi-Zaunoni,
qiiella del cav- Gell della Campagna Romana, ed il Viag-
gio a Subbiaco del prof. Nibby. Restano pero due ponii
d' antica e bella costruzlone larghi ambedue 7,280 detti
dal nome dei torrentelli che attraversano 1' uno Scntonico,
r altro di Riofreddo. Dopo quest' ultimo la Valeria antica
lascia la nioderna che va alia Dogana ed Osteria del Ca-
valiere , edificata dai duchi Colonna , e procede ritto alle
rovine di Carseoli che ora diconsi di Civita Carenza. Era
questa una citta nel paese degli Equiculi, colonia romana
che fu abbandonata dopo II IX secolo secondo il nostro
autore a causa delle invasioni de' Saraceni , o plu proba-
bilmente a motivo dell' insalubrita delF aria che prese do-
minio dopo le devastazioni in quella fertilissima pianura.
Sono pochi i resti che indicano I'esistenza di quella citta
e sarebbero necessarj degli scavi per porli in chiaro. Dai
suoi avanzi sorsero i moderni villaggi di Arsoli e Carsoli
a cui ne conducono le tracce della via, le quali costeg-
giando a sinistra la Valletta del Maro salgono passando sotto
Colli fino a Rocca di Cerro , punto il piu eminente della
Valeria. Dopo Rocca di Cerro T andamento e segnato da
ruderi della selciata , e corre un miglio e mezzo prima di
giungere a Tagliacozzo. A dritta vi ha il monte Bovo , a
sinistra un immenso taglio operato nel moate. AH' entrare
di Tagliacozzo , citta celebre nella storia d' Italia de' bassi
tempi posta sopra un ripido f)endio, si ha un tratto del
paviraento che e il solo ben conservato dal ponte Scuto-
nico ad Alba. Scendesi quindi preclpitosamente al basso
donde la Valeria non teneiido V andamento inoderno di-
rigevasi a Scurgola , popoloso villaggio presso cui sono le
grandi rovine del convento de' Templari eclificato da Carlo I,
d'Angio a ricordanza della celebre vittoria quivi riportata
sopra r infelice Corradino di Svevia. Da questo punto fin
sotto Alba la via e tracciata da due linee Ji sepolcri ri-
dotti a forma di tumuU, donde serpeggiando tra frequenti
rovine e salendo le limbrie del colle entra nella citta per
ILLUSTRATE DA C. PKO.MIS. ] 69
ia porta Fellonica cosi detta dalla fonte tU tal nonie (i),
dopo un cammino di 65 niiglia dall' antica porta Esquilina.
Chi ha viaggiato quei Inoghl e si e lasciato ispirare dalle
inemorie che destano ad ogni passo e dalla bellezza loro,
segiiitera volontieri il nostro aiitore nelle varie discussioni
antiquarie tratto tratto poste in campo a rettilicare molte
idee comunemente ricevute. Per essi ogni dettaglio , ogni
rimarco non potra a meno di non destaie un interesse vi-
vissimo. Passiamo alia Storia.
L'origine d'Alba viiolsi antichissima , e si attribuisce ai
Pelasgi , fra i primi abitatori dell' Italia ; ne questa con-
ghiettnra e improbabile stante 1' opportunita della sua si-
tuazione ed il sapere da Varrone come questa contrada
fosse dagli stessi occupata. A tempi piia vicini la vediamo
figurare tra le citta degli Eqni, secondo I'autorita di Livio,
Appiano e Strabone , benche alcuni moderni indotti in er-
rore da un passo di Silio Italico e da Festo la collochino
fra i Marsi. Erano gli Equi d' origine Sabina come gli Er-
nici ed i Marsi loro vicini ed occupavano le vallate del
Monte Velino sino al Fncino ed alia valle delFAniene. Scon-
fitti r anno ^^g dal console G. Sempronio Sopho, e due
anni dopo annichilati dal dittatore ]M. Giunio Bibuico , i
Roman! vi dednssero una colonia di 6000 uomini, i quali
fortificato maggiormente il paese lo tenessero per la ma-
dre patria. Alba fu ascritta alia tribii Fabia , e>soccorse i
Romani nella dura lotta contro di Annibale. Quindi per
lungo tempo non prese parte a gnerra alcuna , ma la sua
posizione mediterranea in cima ad uno scoglio ed ottima-
mente munita fa causa che di essa piu die d'altra citia si
servissero i Romani per custodirvi prigionieri illustri. Fra
questi ricorda la storia Siface re dei Massesili, benche Po-
libio in cio dissenta da Livio, Perseo re dei Macedoni
e Bituino re degli Arvernj. Alba fu assediata dagli Italic!,
nella gnerra Sociale , e se ne trova qualche altro ricordo
in Cesare , in Appiano ed in Cicerone.
Perdnta colla pace deli'' Impero la sua militare impor-
tanza , Alba dovette decadere , quantunque varie lapidi
(i) FuUon'ua da cul il nome covrotro di Fellonica indicava uno
ftabilimonto nel quale lavavansi e tingevausi i pauui che godeva di
niolta considerazione presso gli anriclu , ed occupava belli ed ap
posiii edificj come in Ponipej dove la FuUonica era presso al foro.
i6o IE antichita' di alba,
attestino die mantenesse il suo lustro fino al terzo secolo.
A' tempi di Paolo Diacono non doveva avere importanza
alcuna, poiche non la mentova parlando delle citta della
Valeria, e forse fa distrntta dalle devastazioni dei Sara-
ceni nel IX e X secolo portate a tutta T Italia meridionale.
Passo in proprieta dei monaci Cassinesi , poi sotto il do-
minie d' un ramo della casa Bai-ile nel secolo XIII, quindi
sotto quello degli Orsini duchl di Gravina ed alternativa-
mente dei Colonna die s' intitolavano duchi d'Albe. Ora e
ridotta ad un miserabile villaggio di circa i5o abitauti con-
tadini e pastori e fa parte del distretto d'Avezzano e della
provincia deU'Abrnzzo Ulteriore Secondo nel regno di Na-
poli. Gli avanzi della sua passata grandezza furoiio prin-
cipalmente devastati da Carlo d'Angio per la fondazione
del monastero de' Teinplarj sovraccennato : pero oltre i ru-
deri esistenti rlferisce il nostro autore varie lapidi e mo-
nete die mostrano 1' antica importanza del luogo ed i varj
collegi ivi formati all' epoca romana.
Sorpasseremo T esame del capo che tratta dei limiti del-
1' agro Albense come di poca importanza geiieraie , e per
la cui intelligenza richiedesi una esatta cognizione topogra-
fica dei siti.
II.
Per bene illustrare i resti fino a noi arrivati della citta,
e dedurne cognizioni sicnre ed utili all' arte ed alia storia
dell' antica civilta occorreva prima conoscere i material!
impiegati nelle edificazioni e le maniere di costruzioni che
si succedettero e demarcano le ejjoche dei varj ruderi. E
questo r argomento della seconda parte del bel lavoro die
esaminiamo , e ne fara strada all' intelligenza delle altre.
La bassa Italia, al)bondantissima di pletre somministrate
per ogni parte dalle varie diramazioni dell'Apennino o
dalle cementazioni de' vulcani che estendono il loro domi-
nio lungo il mar Tirreno dalle Maremme toscane alia Si-
cilia, offeriva dovunque a quei primi abitatori materiali di
ogni sorta attissimi alle costruzioni , e la piii parte dei
quali poteva sfidare le ingiurie dei secoli. La piu general-
mente usata in Alba e la pietra calcarea deH'Apennino detta
volgarmente pietra di monte, e conosciuta dagli antichi col
nome di silex , benche con tal nome i Romani chiamas-
sero anche quella lava basaltina colla quale selciavano le
ILLUSTRATE DA. C TROMIS. l6l
loro vie, ed in generale ogni pietra dura. La selce d'AlI)a
e biancastra , esternaxiiente scabrosa e resistente alio scal-
pello, e d' essa e formato quasi tutto il recinto. Nelle opere
quadrate era preferita un' altra specie di base calcarea di
grana piu tina compatta e durissima e di tinta turchiniccia
la quale dicesi travertino per la somiglianza che tiene colla
pietra di Tivoli cosi delta in lioma dove se ne fa gran-
dissimo uso , e che chiamavasi anclie coesalis dalla facllita
che presenta alle opere di quadratura. Finalmente un' al-
tra specie di pietra calcare finissima e compatta, che acqui-
sta col tempo una tinta calda e giallognola, e benche molto
tenera alio scalpello ed alia sega, pure resiste al tempo ed
alle intemperie, era preferita nei lavori di corniciamento e
d' essa sono costrutti pressoche tutti i tenipli d'Alba. Forse
era quella che gli antichi chiamavano lapis olbiis mollis.
Delia prima specie e costituito quasi interaniente il colle
su cui era Alba, e a poca distanza trovasi la seconda, nel
qnal luogo rinviensi pure la pietra che servi per le opere
niinori reticolate ed incerte, di tinta pallida, tenera e fria-
bile evidentemente prodotla dalle deposizioni calcaree delle
acque e corrispondente al palombino di Roma.
Per le colonne , le basi ed i capitelli fu adoperato del
marmo bianchissimo e salino , o del turchiniccio di tinta
afFatto nnita , dei quali noa si conosce la cava, e per al-
tri franiraenti architettonici una pietra larecciosa di con-
crezione detta dngli antichi pietra aspratile per non essere
capace di pulimento, la quale si trova abbondaute in questi
contorni.
Distinsero gli scrittori d' archeologia quattro specie di
costruzioni poligonie nialamente dette da taluni ciclopee o
pelasgiche come difFusamente dimostra il nostro autore. La
prima forniata di enormi massi aft'atto rozzi fra i cui in-
terstizj erano comniessi dei ciottoli , di cui trovansi varj
esempi in Grecia ed anche in Italia , uon fu usata nella
costruzione d'Alba. Appartiene alia seconda il recinto della
citta ( meno una piccola parte ) e gli avanzi delle Arci, e
distinguevasi pei massi grandi si ma non ismisurati , di-
sposti senza cemento, di figura pressoche prismatica, colla
fronte che varia dal triangoio all' esagono , cogli angoli ton-
deggianti, coi lati male aderenti e tendenti alia linea curva.
Era formata o di un solo strato quando il niuro appog-
giava al taglio della rupe od al terreno, od a doppio strato
]62 I^E ANTICHITa'' DI ALBA.,
quando elevavasi isolato sul piano a foggia d' aggere con
legainenti di pietre maggiorl di tratto in tratto die ne ab-
bracclavano tutta la Inrghezza. Queste costruzioni dovute
anziche a certe epoche ed a certi popoli , alia localita ed
alia lavorabilith dei materiali die soiiiministrava il paese ,
appariengono ai tempi della autonomia d'Alba e sono senza
dubbio antei'iori alia deduzione della colonia romana. Ai
Roinani devesi attribuire la tratta di reciiito della terza
specie di mura poligonie i cni massi sono accuratamente
spianati,, i poligoni perfettamente retti benclie irregolari
onde vi si riconosce T uso della squadra falsa , V interne
rivestito di grossissimo strato di scaglie, ed i sassi stessi di
fronte legati col cemento. E bene induce Promis essere
questo tratto di recinto la breccia fatta dai Romani all'epoca
dell' oppngnazione della citta„ massime se si vorra por mente
a quella localita priva di difese naturali. Finalmente la
quarta specie trovasi raessa in opera nell' aggere die di-
fende la pianura ed in alcnni altri muri esterni ; distin-
guevasi per il piccolo volume delle pietre , la somma ac-
curatezza delT esecuzione ed il rivestimento interne di gros-
sissime scaglie con cemento ; e devesi pure attribuire ai
Romani. Benche usassero essi a preferenza 1' opera qua-
drata , pure a norma della qualita delle pietre servivansi
anche della poligonia, e non ci deve restar dubbio circa
r attribuzione ad essi di queste due ultime specie quando
si osservi che il rivestimento interne ad emplecton non
trovasi in altre opere che nelle romane.
Air opera poligonia succede la quadrata di cui seno la
fente di Fellonlca e la cella del tempio principale , quindi
r incerta e la reticolata. DelT opera laterizia , forse Tultima
introdotta in Allia , trovasi un solo esempio che per 1' ot-
tima sua cestruzione uiaoifestasi dell' epoca fra T impero
d'Augusto e quello di Adriano.
Duolci che la brevita di questo snnto ne tolga di tener
dietro alle erudite discussioni agitate in questa parte , le
quali somministrano moltl lumi non solo alia storia ma
anche alia pratica dell' arte e mostrano il nostro autore
non tanto erudite archeologo quante abile architetto.
III.
L' arte della pnbblica difesa e delle fortificazioni nacque
colle secieta , e crel)be col rafFoi'zarsi ed incivilirsi delle
ILLUSTRATE DA C. PUOMIS. 1 63
stesse. Da prima il bisogao , qulndi T esperienza ed il ra-
ziocinio la perfezionarono e la ridussero al rango delle
scienze le piii elevate con principj proprj basati alle piu
sicure ragioni geoinetriche e meccaiiiche. Quantunqne T in-
troduzione di nuove armi oppngaatorie v' abbian fatto su-
bire molte moditicazioni, e poi T invenzione della polvere
da schioppo 1' abbia quasi uiteramente variata , cio nulla
meno la cognizione degli antichi sistemi non puo non riu-
scire utilissinia agli eruditi cJ anche ai pratici per le varie
avvertenze ed applicazloni che vi si possono dedurre a
lume della moderna poliorcetica , e ad illustrazione di
molti passi oscuri degli antichi autori. Alba comeclie citta
fortissinia fra le antiche e per natura e per arte sommi-
nistra al nostro autore largo campo di discutere ed illu-
strare uii soggetto di cos\ bella e curiosa importaiiza , e
quasi aftatto trascurato dagli autori che scrissero dell' arte
della guerra de' Greci e dei Romani , i quali liiuitarono le
loro ricerclie alia strategia . alia castramentazlone ed alle
macchine railitari , e poca considerazione fecero alia dispo-
sizione scieiitilica degli angoli, delle sporgenze, elevazioai
e distanze delle mura e delle torri, alle opere esterne ed a
quelle di campagnn.
Ua gruppo di tre colli isolato , di difficile accesso spe-
cialmente nei lati fra tramontana e levante , e non domi-
nato da nessuna eniinenza prestava sito opportunissimo per
la erezione di una citta forte di dlfesa a que' prinii piccoli
popoli che abitarono queste contrade. Le costruzioni infatti
del recinto che come vedemuio appartengono alia autononiia
d' Alba mostrano come da antichissimi tempi fosse questo
luogo fortificato. La forma delF area racchiusa da questo
recinto s' assomiglia ad un rombo con molte curvature e
sinuosita appunto come dice Tacito parlando dei muri di
Gerusalemme : per artein obliqui aut introrsus slnnati ut
latera oppugnantium ad ictus putescerent. II lato pero tra
levante e mezzogiorno che presenta un declivio leggiero e
per cui forse i Romaai oppugnarono la citta richiedeva piii
valide difese e fu dagli stessi munito di triplice muro ,
fors' anche per protendere le fortiiicazioni a tutela del
fonte di Fellonlca il quale per essere copioso e per lo
scarseggiar dell' acqua nella citta doveva avere somma im-
portanza. E in questi muri aggiunti dai Romani che si
ravvisa la mano direttrice delP architetto ed il progresso
della sririva.
164 LE ANTICHITA' DI ALBA,
Queste opere esterne dette dal nostro autore Burgus, de-
duceiidone \\ nome da ua passo di Vegezio (i), consistono
in un muro esterno munito di torri , ed un altro inter-
medio fra lo stesso ed il recinto antlco della citta senza
torri , i quali si avaiizano ad occupare uno spazio del
clivo fra la porta Fellonica e la meridionale di Androssano
cosi detta da un vicino villaggio. II recinto inferiore die
racchiudeva ua' area di forma quasi rettangolare aveva ire
torri distanti fra loro circa 84 metri corrispondenti pros-
simamente al tiro di freccia , onde difendessero lo spazio
intermedio detto dai latini interturriuni , dai greci fLSTcmupyta.
Questo sistema di difesa reciproca praticato nei tempi piti
illuminati e che non trovasi nelle fortificazioni piii antiche
forma pure una delle basi princlpah dell' arte moderna.
La sporgenza delle torri e varia , le due laterali risaltando
per la meta della larghezzi e quella di mezzo per due
terzi ( forse perclie era piii alta e centrale ) ne si puo
decidere per essere diroccate se superassero in altezza le
mura o fossero in egual piano , vale a dire se si doves-
sero chiamare Pirgocastelli (2) ovvero tunes ceqnae come
rilevasi si dicessero da una latina iscrizione quando non
sorpassavaao 11 recinto (3). La forma loro e la quadrata
la quale quaiituiique rlprovata da Vitruvio per la facilita
die presentaiio gli angoli di essere sconnessi e distrutti
dalle maccliuie petrarie , cio nulla raeuo per avere i lati
lunglu e ben disposti prestavansi meglio alle manovre e
permettevano che si schierassero in linea un, nuinero
maggiore di arcieri. Ad onta della costruzione loro accu-
rata e cementizia e che siensi impiegati negli angoli sassi
di grandi climensioni a giaciture orizzontali , le fronti delle
torri d' Alba non hanno potuto resistcre all' enorme- spinta
dei massi posti in linea inclinata, e caddero non per arte
(i) Quod si ultra iactum tell in clivo taineii civitatis suhjecta sit
vena ( aquae ), castelluin parvulwn ( cjueiii burgum vocant ) inter ci-
vitateiiL et fontem convenit fabricari , ibique balistas sagittariosque
tonstitui ut aqua defcndatur ab hostibus. ( Veg. lib. IV. 10 ) Qui
perlti VAnalisi ragioiuita de' uiateriaLi adoperati dair autorc
{►er cosuuire le cai'te ed i prolili ipsomccrici.
Bibl. Ital. T. LXXXVI. 14
20a PAUTE STHANIERA.
de' loro idioml danno ai medesiin'i piinti, mi farcbbcro co-
noscere nei racconti de' primi viaggiatori certe combina-
zioni di fatti ch' essere debbono sfuggiti alia sagacita del
moderni storici e geografi dell'America. Qtiesta speranza
sosteniie il uiio coraggio. Poiche I'isalendo alle foiiti, mi
fu d' uopo studiare non pochl libri di uno speciale ca-
rattere ; gli niii pel caiidore dell' antico Idioina e per una
maravigliosa esattezza nelle descrizioni ^ gli alti-i per una
enfatica prolissita , e per quel gnsto d' una falsa erudizione
proprio de' monastici scrittori. "
Ma il sig. d'Humboldt ristrignere non voile le sue inda-
gini alia sola geografia dejl' America, ed alia storia sola
de' priniitivi suoi popoli gia illustrata collo studio delle an-
tiche pitttire , o delle tradizioni e della mitologia del Peru,
delle Andes , di Quito e di Cnndinamarca : die anzi i la-
Vori suoi estese non solo alia cosmografia del secolo deci-
moquinto , ma ancora a tutte le eta cbe quel secolo pre-
cedettero. E certainente , siccome egli osserva , il secolo
decimoquinto ba una singolarissima importanza per la sua
stessa posizione. Percioccbe collocato fra due generi d' in-
civilimento presenta quasi un mondo intermedio, apparte-
nente al medio evo e nel tempo medesimo alle eta mo-
derne. Esso e il secolo delle grandi scoperte nello spazio,
delle nuove vie tracciate alle comunicazioni de' popoli, dei
primi tentativi d' una geografia fisica abbracciante tutt' i
climi e le longitudini tutte. Se esso dall'una parte raddop-
pio r opera deila creazione per gli abitanti della vecchia
Europa , dall' altra pel contatto di tante cose in addietro
sconosclute modifico insensibiln^ente le opinioni , le leggi
ed i politici costumi , aprendo un amplissimo varco al-
r umana lutelligenza. Allora sollevato venne il velo sotto
di cui per migliaja d' anni giaceva nascosta la meta del
globo terracqueo , non dissimile da quella meta del globo
lunare die ad onta delle piccole oscillazioni cagionate dalla
llbrazione, rimarra invisil^ile agli abitanti della terra, finclie
r attual ordine del planetario sistema non venga essen-
zialmente conturljato. I tempi moderni fnrono al certo
fecondi in geograficlie scoperte , in intraprendimenti ardi-
mentosi e degni d' ammirazioae nel sud-ovest del Grande-
Oceauo e nolle polarl rcgioni^ ma questl intraprendimenti,
legati ad interessi puramente scientilici non presentano co-
me qucUi dclla seconda meta del secolo decimoquinto e
PARTE STRA.N1ERA. 203
del principlo tiel dccimosesto il dominantc carattere del-
r epoca e la distlativa sua tendeuza.
Se non clie il sig. d'HumlioIdt piii ollre aiicora spingere
voile le indagini sue. Egli nclT esnminare gli avvenimenti
che condussero alia scoperta dell" altro emisl'ero, ebbe spe-
cialmente per iscopo di richiaiiinre all" attenzione de' leggl-
tori f[uella conUnuita d' idee , quel viucolo d' opiiiioiii , e
queir addentellato , per cosl espriinerci , die a traverso le
pretese tenebre del medio evo congiugne la fine del secolo
decimoquinto al tempi d'Aristotele, d'Eratostene e di Stra-
bone. Voile dunque dimostrare clie in tutte le cpncbe della
vita de'popoli cio che attlensi ai progressi della ragione
ba le sue radici ne' secoii antecedenti; clie lo svilnppo del-
Tintclligenza, o rapplicaniento sno ai materiali bisogni delle
nazioni non sembrano nulli , fucrche allorquando la len-
tezza o I'isolamento dei progressi rendono insensiliile , o
meglio direbbesi meno apparente il lore cammino^ die non
c altrimenti nel destine delPumana schiatta il subire al-
ternative di lunii e di tenebre slffatte clie tutta quanta la
ingombrino ; che sussiste sempre un principio conservatore
da cui mantiensi 1' atto vitale dello sviluppo della ragione
presso qualche individuo od anche presso le intere masse.
Percio qnella divisione di eta o di epoche da' moderni sto-
rici consecrata non tende che a dividere cio che trovasi
legato da ua vicendevole incatenamento. E di fatto non
rare volte in mezzo ad apparenti Inezie grandi idee ger-
mogliarono in alcuni spiriti subliml , e non rare volte
ancora nel corso d' nn intellettuale progresso , non in-
terrotto ma ristretto in uno spazio angusto , memorabili
avvenimenti successero dovuti a remoti e quasi impercet-
tijjili inipulsi. II secolo pertanto dell' immortale Colombo
pote si rapidaniente compiere il suo destino , perche gia
preparati ne erano i germi da una serie d' uomini sommi ,
le cui nozioni attinte in parte alle opere di piu anticlu
scrittori passarono oltre il loro secolo, cioe il medio evo.
Tali furono tra gli altri Ruggiero Bacone, Alberto il grande,
(Giovanni Dans soprannominato lo Scot e Vincenzo Bello-
vacense.
Abbiam creduto bene di trattenerci in rpicste preliiiiinari
osser\'azloni onde piu chiaro risultasse 1" importantissinio
assnnto delTautore, non essendo possiljile il Lcssere un' ana-
lisi di un' opera, tutta succo, tutta crudizioac compatta c
204 PAPxTE STRANIERA.
peregrina. In qnesto Critico Esame pertanto trattasi : i ." delle
cause die pi-epararono o condussero la scoperta del Nuovo
Mondo ; 2.° di alcimi fatti relativi a Gristoforo Colombo,
e ad Americo Vespucci e delle epoclie , da cui datano le
geograiiche scoperte ^ 3.° delle prime carte del Nuovo-Mon-
do , e deir epoca nella quale proposto venne il nome di
America ; 4.° dei progressi dell' astronomia nautica e della
traccia che di essa presentasi nelle carte de' secoli decimo-
quinto e decimosesto. Pero i primi due volurai, i soli che
finora ci siano pervenuti , versano ambidue sulla parte pri-
ma, cioe sulle cause die prepararono e condussero la sco-
perta del Nuovo-Mondo , e di questa prima parte aggiu-
gneremo qualche cenno.
Le grandi scoperte dell' emisfero occidentale attriJDuirsi
non debbono alia sorte , o ad un fortunato accidente. fer-
cio piia spiritosa die vera semln-aci quella sentenza del
Danville , comunemente poi adottata , cioe che gli uomini
giuasero alia scoperta di nuove terre, ossia alia piii graiide
delle scoperte , condottivi dal plii grande degli errori nella
geografia di Tolomeo. Sconvenevole altresi, per non dire
iiigiusto, sarebbe il rintracciare il germe di silFatta memo-
rabile impresa in quelle natural! disposizioni deiranima
umana , in quel suo quasi instinto a tentar nuove cose,
cui la posterita attrlbuisce spesso cio che e Y effetto d'una
lunga meditazione. II Colombo, il Cabrillo, il Gali e tanti altri
viaggiatori che fino a Sebastiano Viscayno illustrarono gli
annali della marina spagnuola , erano , per T epoca in cui
trovavansi , uomini per istudio e per istruzione distintis-
simi. Eglino fecero grandi scoperte , perclie aveano giuste
idee della figura della terra e della lunghezza delle distanze
che doveansi percorrere :, perche discutere sapevano i la-
vori de' loro predecessori , osservare i venti che sulle di-
verse zone dominavano , misurare e la variazione deU'ago
calamitato per correggere le loro vie e la lunghezza del
cammino, applicare alia pratica i raeno imperfetti metodi
che dai geometri di que' tempi stati erano proposti per di-
rigere un naviglio nella solitudine dei mari. Gerto che
r astronomia nautica giacque neU'infanzia finche conosciuto
non venne P uso degli orologi marini e degli strumenti a
rlflessione. Tuttavia troviamo in quest' epoca medesima le
tracce di diversi metodi per le longitudini quasi identici ai
nostri , tentati con incredibile pena , ma impraticabili per
1
PAllTE STRANIER&. 2Ci)
r imperfezionc degli strumenti co" quali misnrarc i tempi e
le distanzc angolai-i. E le pratiche delFartc di navigare se-
guite nolle grandi spcdizioni del Colombo , del Gama e del
Magellano, ciie a noi sembrano si incerte , fatta avrebbei'o
r ammirazlonc non solo de' inarlnai fenicii , cartaginesi o
greci , ma ancora dei si esperti navlgatori catalani, baschi,
normanni e veneti de' secoli decimoterzo e decimoquarto.
Quale fu dunqne il vero scopo , quale 1' iiitento di Co-
lombo nel suo primo viagglo '' Tiitto cio che a noi per-
venne come da lui scritio o dettato ; tutte le testimonianze
de' suoi contcmporanei , e specialmente una lettera del-
Tastronomo Paolo Toscanelli , e la grande Cronaca inedlta
di Bartolomeo Di Las Casas, consnitata dall' Herrera, dal
MuHHOZ e dal Navarete affermano ch'egli stabili come prin-
cipale, dire anzi potrebbesi nnico scopo dell' intraprendi-
mento suo , quelle di cercare P oriente viaggiando daH'oc-
cidente ( buscar el levante por el ponente ) ; di passare per
la via deir ovest alia terra in cui nascono le spezierie.
" Ho accolto in casa mia V ammiragllo ( racconta V intimo
amico del Colombo , Bernaldez, plu conosciuto sotto il nome
di Cum Paroco della Villa di los Palacios ) , ho accolto in
casa mia T ammiragllo nel 1496, che portava per divo-
zione e come era abitudine sua il cordone di S. Francesco,
ed un vestito che pel taglio e pel colore era quasi totalmente
simile alPabito de'religiosi delPOsservanza. Egli allora seco
lui conduceva il grande cacico , ed egli stesso mi racconto
come concepita avesse la prima idea di cercare le terre
del Gran Khan ( sovrano dell'Asia orientale ) navigando al-
r ovest. )) Queste espressioni relative al motivo del primo
viasgio deir ammiragllo furono sino al principle del decimo-
sesto secolo talmente dalP uso consecrate che trovansi ben
anche nella relazione delle prime avventure del celebre
Sebastiano Cabot; ed a Londra alia corte di Enrico YII
rcpntavasi cosa pressoche divina che 11 genovese Cristoforo
Colombo potuto avesse navigare dciW Oicst verso V est dove
crescono le spezierie. L'idea pertanto di trovare grandi terre
sul cammino dall' Enropa alle orientali coste delTAsla noa
si presento al Colombo ed alF amico suo Toscanelli che
come uno scopo del tutto secondario. E di fatto 1" ammi-
ragllo nel suo primo viagglo trovandosi il 19 di settembre
del 1 492 presso il 28° di latitudine, ed 11 9° all'occidente
del mcrldiano dell' isola di Corvo. s' avviso d' essere nella
2c6 PARTE STRANIERA.
vicinanza dl alcune terre j ma la volonta sna ( tali sono
le pspressionl tiel giornale del vlaggio ) era quella di con-
tinunre il cammhio per le Indie , giacchc potato avrebbe
a tutto suo agio esaniinare ogai cosa nel ritorno.
Con molta giustezza fa gia afFermato die il Colombo di-
fendendo il sao progetto mostrato erasi meno temerario
e piii erudito di qaello die di lui solevasi afFermare. La
serie de' inotivi cli' egli allegava meglio esposta , sicco-
me il sig. d'Humboldt osserva , nelle Decadi delPHcrrera,
die nella Vita deU'JmmiragUo scritta dal figliuol suo don
Ferdiaando , passo da quest' ultima opera in tutte le mo-
derne storie della scoperta del Nuov6-Mondo. Classificando
tali motivi secondo la natura delle cognizioni nelle quali
vennero attinte, ed in parte confrontandole cogli originali
documenti die a' di nostri possono consultarsi , ci si fa ad
evidenza palese die la speranza di raggiugnere , cercando
cl levunte por el ponente , alle regioni deirAsia , fertili in
ispezierie, ricclie in diamanti ed in metalli preziosi , av-
vivavasi nella mente di Cristoforo Colombo dall'idea della
sfericita della terra ^ da cio die dicevasi intorno airesten-
sione de' mari e de' continenti ; dalla credenza die le coste
della penisola Iberia e delFAfrica si accostassero alle isole
vicine alle spiagge dell'Asia poste sotto il tropico ; da un
errore nella longitudine delle coste asiatiche ^ da no-
zioni attinte negli anticlii viaggi, negli scrittori arabi , e
fors' ancora in Marco Polo ; dagli indizj di terre giacenti
air ovest delle isole di Capo Verde, di Porto Santo e delle
Azorre , indizj die in diverse epoche creduto erasi di tro-
vare sia nelle osservazioni di qualdie fenomeno fisico, sia
ne' racconti de' marinai spinti dalle tempeste e dalle cor-
renti su sconosciute terre.
L' autore imprende quiadi a dimosirare die dappoiclie
I'ipotesi del disco terrestre galleggiante sall'acqua die luogo
air idea della sfericita della terra, idea attinta nelle dot-
trine de' pitagorici , d' uopo non era d' an grande sforzo
di spirito per presupporre la possibillta d'una navigazione
dall'estremo panto delTEui-opa e deU'Africa alle parti orien-
tali dell'Asia. E di faito la storia della geogralia ci presenta
sino da' piii remoti tempi una serie di tentativi diretti a
progredire successivamente sail' occidentale direzione : ten-
tativi dovuti alle attrattive del guadagno , ad un' avventu-
rosa curiosita ed alia fortuna delle tempeste. Essa ci ofFre
PARTE STRANIERA. 20/
una Innga catena di scoperte sempre da nn pcnsiero me-
clesimo dircttc e sempre dai medesiml accidenti favorite.
Da (loleo di Sauio, spinto fuori del suo camraino pel venti
d' est nel suo traversamento dall' isola di Platea alle coste
d" Egitto, essa ci conduce alle gigantesche iinprese del Co-
lombo e del Magellano. L' orizzonte geograiico va a poco a
poco divenendo piix grande dal mare Egeo al meridiano
delle Sirti , di la alle colonne d' Ercole e fuori dello stretto,
con Annone verso il sud , con Pitea verso il nord. Le im-
prese ardimentose dei Fenicj preceduto aveano i timidi ten-
tativi dei Cretesi , dei Samj e dei Focesi. L' antica cogni-
zione die dai Fenicj aveasi del Fiume Oceano al di la delle
colonne d'Ercole fors'anclie manifestasi nella medesima deno-
minazione che dagli Elleni adottata pur erasi per indicar il
mare esterno. Che piii ? Siuo da' tempi omerici gli Elleni
credevano che verso V occidente sussistessero paesi fertili
e ricchi. II sig. di Humboldt pertanto viene distriljuendo
questi fatti e queste tradizioni secondo il loro ordine cro-
nologlco discendendo sino a Ruggiero Bacone (i), al car-
dinale d'Ailly che visse nel 141 o, al famoso Martino Bel-
laim , o di Boemia , al Toscanelli , ed agli altri scrittori
contemporanei dell' ammiraglio , onde dimostrare che ascen-
dono oltre a mille anni prima del Colombo, e che questo
niedesimo grand" uomo in un secolo d' eroisrao e di rina-
scente erudizione compiacevasi nella rimeaibranza deH'Atlaa-
tide di Solone e della celebre profezia in un coro della Me-
dea di Seneca (2).
(1) Ruggiero Bacone, francescariG inglese, fieri nel secolo de-
chnoterzo. Egli fra la generale ignoranza del medio evo fii uomo
veraiiieute prodigioso per la varieta delle sue coguizioni , per la li-
berta del suo spinto e per la tendeuza de'suoi lavori alia riforma
degli stud] fisici. Seguendo le n-acce clie dagli Aiabi state erano
indicate pel perfezionamemo degli strumenti e pt'i metodi d'' osser-
vazione uoii fa soltanto il fondaiore della scienza esperimentale, ma
nella vasta sua erudizione abbracciava aJ im tempo tutto clo che
da lui attignevsi poteva nelle opere d'Aiistotile, divenute di recente
piii accessibili per le versioni di Michele Scot, e nelle i-elazioni di
due viaggiatori suoi contemporanei , Rubruf[uis e Piano Cai-pini.
II sig. d' Humboldt n-attiensi a lungo sulle opere di questo monaco,
nelle cjuali scorgonsi ad evidenza le uozioni ch' egli avea siilla pes-
s'lbilita di giugnere alle Indie per la via dell' occidente.
(2) II passo del coro di Seneca che sembra una vera profezia
suUa scoperta delf America, e clie trovasi si spesso citato da
208 PARTE STRANIERA.
N^ la gloria del Colombo viene in alcun pnnto a sce-
marsi col rammentare si fatta contlnuita di opinioni e di
congetture , clie a travcrso della pretesa uiiiversalita delle
tenebre del medio evo iiicoiitransi , cominclaado dai cosmo-
grafi de' tempi plii anticlii e discendeado sino al compiersi
del secolo decimocjuiiito. Clie anzi danno esse mirabile ri-
salto agli studj ed alle cognizioiii di lui , e ci dimostrano
cli' egli noil dal capriccio o da una fantastica presunzione,
ma dalla scienza e da un profondo meditare fu spinto alia
memoi'anda sua impresa ; cio clie evidentemente risulta da
tutti gli scritti clie di lui ci pervennero^ dalla testimonianza
de' suoi contemporanei, e dalle memorie clie di lui tuttora
inedite couservansi negli arcliivj della Spagna. E noi sia-
mo pur d' avviso clie ai lumi sparsi da Cristoforo, ed alle
tracce da lui additate debbansi le grandi imprese de' Por-
toghesi , i quali all' epoca stessa del primo viaggio di lui
costeggiando I'Africa, ed il Capo di Buona Speranza supe-
rando aprirono pei primi ua nuovo cammino alle Indie
orientali. Ma della scoperta dell'America avvenne cio clie in
tutte le epoclie di nn' innoltrata civilta avvenir suole del-
1' invenzioni nelle arti e di que' grandi concepimenti nelle
lettere e nelle scienze , pei quali lo spirito uraaiio tenta di
scliiudersi una via novella : negasi da principio la scoperta
stessa, o la giustezza della concezionej piu tardi negasi la
loro importanza, finalmente la iiovita loro. " Questi sono
( dice il sig. d' Humboldt ) i tre gradi d' un dubbio , clie
almeno per qualche tempo addolcisce le angosce dall' in-
vidia cagionate : e un' abitudine , il cui motivo e il piii delle
* volte meno filosofico die la discussione cli'essa fa nascere;
Cristoforo Colombo, Pietro Wartire d'Anghiera, Oviedo, ed Her-
rera e il seguente :
Nil , qua fuerat sede , reliquit
Pervius orhis.
Indus geliduiii potat Araxem,
Albim Persce^ Rhenumque hihunt.
Venient aniiis scecula seris^
Quibus Oceanus vincula rerum
Laxet , et ingens pateat tellus ^
Tethysque novos detegat orbes ,
Nee sit terris ultima Thule.
Medea, Act. Il, v. 371, e sag. Chorus in fine pag. 281, ed. Bip.
PAHTE STRANIERA. 20()
nn' abitudlnc die ha una data ben piu rimota di qnella in
cui fondata vcnne TitaHana Accademia che di tutto dubi-
tava fuorche de' suoi giudizj (i). " AUorclie Colombo pro-
» messo avea uu nuovo emisfero , dice rillustre autore del
n Saggio sui costuini e lo spirito delle noz'oni, erasi contro
" di kii sostenuto cbe tale emisfero sussistere non poteva,
» e quand' egll lo elilje scoperto , si pretese cbe gia era
» da Inngo tempo conosciuto. » Passa quindi il cbiarissimo
autore a dimostrare i piogressi cbe dopo le imprese del
Colombo e per 1' emulazione da lui destata fatte faroiio
nella geografia del Nnovo Continente , ed i luioi ed i van-
taggi cbe all' europea civilta ne dcrivarono : il cbe formera
argomento per un secondo articolo.
G.
Analccta grummatlca maxiinam partem anecdota. Pai-
ticula II ultima. V. il tomo 02.°, pag' 90 di questo
giornale.
Gli eruditi editor! con questa seconda parte bauno pie-
namente adempiuto alle loro promesse , non solo rispetto
alle opere da pubblicarsi , ma ben ancbe rispetto ai lavori
con cui si proposero d' illustrarle. II volume e coin-edato
di tre iudici (cioe degli antori , delle parole latine e delle
parole grecbe ) e di un fac simile. Le opere comprese in
quest' ultima parte sono : Maximi Victovini Commentarium
secundum de Finalibus metrorum ; Sergii in Donati aiten
primam Commentarium ,■ Servius Honoratus ad Aquilinum de
Finalibus ; e sotto la generale intitolazione di Fragmenta
grammatica dieci altre minori scritture : Incertus de syllaba-
rum quantitate ; Incertus de structuris scu de compositionibus
pedum ; Fxcerptum e Pompeii commento artis Donati ; Serini
in Donati librum tractatus fragmentum ; Ex incerti commen-
tario in Donaium exceqnum; De nonnullis metrorum generihiis;
De Versibus ; De Jambico metro ; Riifini versus de pedibus
oratorum; Serinus de accrntibus. Tutta Tedizione poi oltre
air essere correttissima e ancbe accompagnata da un nu-
mero piuttosto prodigioso cbe grande di variauti raccolte
(i) Accademia dei dul>Hosi anteriore a quella degli stabili e dei
gelosi.
2IO PARTE STR/VNIERA.
con somma diligenza da molti codici. Ma la parte piii fa-
ticosa e nella quale si manifesta la molta dottrina degli
editori e la prefazioue , dove oltre all' esserci date di cia-
scnn autore quelle notizle clie F erudizione e la diligenza
insienie congiunte potevan raccogliere , troviamo anche
sui singoli scrittl tutte quelle ricerclie e conslderazioni che
mai si possano desiderare. E sempre grande, ma qualche
volta mirabile la dotU'ina con cui gli editori scoprono le
lacune , le mutilazioni , le interpolazioni di quegli scritti ;
sicclie 1' opera non lascia alcun desiderio che non sia sod-
disfatto. Gli studiosi delle materie graminaticali troveranno
in questo volume una preziosa raccolta di operette impor-
tant! publilicate con una diligenza che mai la maggiore :
i filologi propriamente detti poi vi ravviseranno altresi un
beir esempio di critica filologica e del modo con cui que-
ste materie voglion essere trattate.
APPENDICE ITALIANA.
II conte Ugolino, tragcdia dl Giamhat'ista Zannini. —
Belluno ^ 1887, dalla tipograjia Tissi.
JL orse molti del nostrl lettori si maravigliano del seiitlr
annunziare una nuova tragedia sopra la niorte del conte
Ugolino : perclie dope tante vane esperienze di scrittori
non dispregevoli, puo jDarere consiglio o poco modesto, o
troppo arriscliiato questo mettersi di bel nuovo alio stesso
ciniento. In quest! casi la critica puo trovare qua e la
ginste cagioni di lode nel verso, nello stile, nel mode
con cui furono scansate o vinte alcune diflicolta non su-
perate dagli altrif, ma la logica popolare donianda, perche
niai , nientre la storia e piena di argomenti da far trage-
die, gli scrittori vogliono Insistere pure sopra questo conte
Ugolino , supponendo possiliile a se quel clie gli altrl non
hanno potuto? — CI6 clie distingue la storia del conte Ugo-
lino da quella di tantl altrl ambiziosl oppressorl e unica-
niente T atrocita del supplizio a cui fu condannato : ma
polche quel supplizio non puo essere rappresentato con
buon efTctto , percio non sappiamo come la storia dl que-
sto conte abbia potuto allettare tanti uominl di bell'inge-
gno e di buon giudizio.
In quanto al lavoro del signor Zannini, egli ci rappre-
senta nella sua tragedia da una parte i segretl ragglrl di
Ugolino clie per assicurarsi T usurpata signoria sta ven-
dendo a Flrenze 1 castelli del territorio Pisano ; dalPaltra
r occulta congiura delle principali famiglie contro ringiit-
sto oppressore. Capo di questa congiura e Nino de' VI-
sconti dl Gallura , 11 quale nella tragedia si finge marlto
di Adelasla, figliuola del conte; e da questa finzlone 1' au-
tore cercb dl trarre in gran parte I'interesse del suo com-
poiiimcnto. Perocche questa giovane avendo scoperta la
congiura corre al padre e gli si getta al piedi deliberata
di svelargll ogni cosa purche ottenga prima la sicurezza
clie sara perdonato al suo sposo. La impedisce di com-
pierc questa rivelaziouc 11 soprarrivarc di Nino clie ti-onca
21 a APPENDICE IT ;V LIANA.
il colloquio fra il pndrp e la figlia. Ma il contc che ha
gia conipreso abbastanza diventa piii sospettoso de' suoi
Pisani , piu sollecito a concbiudere colP ambasciadore di
Firenze il trattato cbe deve asslcurarlo da ognl trama. Se
non cbe al pari di lai sono ardenti e operosi i suoi av-
versarj : gia la congiura e uscita dal suo segreto ; e la
plelse tumultua e s' accnlca intonio alia casa di Ugollno.
II quale allora , non vedendo altro rimedio al pericolo ,
ricorre alia figlia , le porge un pugnale e le comanda di
aflrettarsi a trucidare essa niedesima il pioprio marito.
Adelasia.
O terrihil comnndo ! Opra di sangue
Che neppur oso immaginar ! Quel ferro
Regger io stessa ? lo conficcarlo al petto
Che tanto aiiiai ? . . . Non isdegnani, o padre ,
No , piu non V amo ; lo detesto , e sempre
Detestabil mi fia ; ma questa mano
Clie gia vinta mi trema , il fiero fatto ,
Sejiza mia colpa , ad eseguir non vale,
Ugolino.
E tu pure , Adelasia , or ni' ahhandoni ?
Tu sovra tutti a me diletta ? E il fai
PercJie viva colui che la tua casa
Gia mette in fiamme e i tuoi cari fratelU ,
E del tuo padre il miserabil capo
Consegna all' ire della plebe insana ?
E tanto dice e prega, cbe finalmente Adelasia accetta il
pugnale, risoluta d'immergerlo nel seno di Nino: ina la in-
vade bentosto 1' orrore del fatto a cui sta per accingersi ;
il ferro le cade , e intanto gia la casa e piena de' congiu-
rati ai quali e forza cbe il Conte si arrenda. Cosi finisce
il quarto atto. II quinto ci rappresenta Ugolino coi figli
ncUa torre della fame. E quivi pure il sig. Zannini intro-
duce Adelasia i la quale racconta al padre come I'arcive-
scovo Ruggieri apparso in mezzo alia sala della popolare
adunanza ,
Gridava, che se "Z di stato era al Conte
Di catene ministro , esser la notte
Dovea del fine a cui V attese Iddio ;
e come , inclinando gia la plebe a quel feroce consiglio ,
essa aveva pregato il suo Nino a farsi suo difensore ,
I
APPENDICE ITALIAN A. 2l3
Lo sposo
Che in te sdcgna il signor , sente die padre
Ad Adelasia sei : perb si anese
E Sail la tribuna , e perorava ,
E la turha addolcia , quando io mi tolsi
AW adananza per venini in braccio
E consolarti. — O geaitor , dimane
II popol deporra I' aniino crudo ,
E giusto avrem giudizio , e non turbato
Dagli avvcrsarj : io n ho speranza.
Ugolino.
E vana ,
Ingannatrice ogni speranza, o figUa.
E qnesto egli dice priraaniente perclie dispera che !a plebe
si pieghi al piii mite consiglio .;, poi perche un sogiio della
scorsa notte ( il famoso sogiio raccoatato dall'Aligliieri )
gli ha lasclata nell' aniino la persuasione clie Dio abljia gia
scrltta la sua finale sentenza. Adelasia cerca di confortarlo
il meglio che piio , ed esce della prigione per ritoiuiare
all' assemblea ed aggiungere se Ca d' uopo le proprie alle
preghiere del marito. ]\Ia poco stante si ode nell" alto della
torre la voce del giiardiano che gi-ida .
O Conte
Odi il giudizio della patria. — AW Arno
Giito le chiavi della Torre : il cibo
A te per sempre ed a' tuoi figli e tolto.
A qnesta voce si svegliano spaventati i figliuoli e ue do-
mandano 11 padre , che mentre si sforza di far loro una
qualche risposta, ammutisce sentendo i colpi del iiiartello
di chi inchioda la porta.
Anselmuccio.
. . . Tu guardi si , padre , che hai ?
Ugohno {dopo un breve intervallo],
Vitupero d' Italia , iniqua Pisa ,
Di che colpa eran rei qucsti infelici
Teneri figli ? Maledetto sia
11 seme di tua schiatta , e maledetto
Chiunque t' ania. Sul tuo capo eterna
Duri la iiijamla dell' orribil fatto.
214 APPENDICE IT VL I AN A.
Eterno pianto e poverta ti fruttl
E catene il mio san^ue. II Sol ritiri
Da te la luce. Inorridita inghiotta
Le tite iniira la terra. — Oh inutll ira,
0 me perduto ! — ■ ( Qual darb soccorso
A' figli , 0 come lor dirb die 'I cibo
Or ci manca per sempre ? — • E quando a' picdi
L' un dopo I' altro mi cadrci chiedendo
Aita e pane , che faro ? . . Pol quando
Estemiato per la nuda terra
Or V uno or V altro il moriente guardo
Rivolgerammi . . . e spirera ! Poi solo
Tra i figli estinti io vivo ...'.') — • Aliime, qualpadre
Fu pill misero in terra ! — Immenso Iddio ,
Che non rifiuti mai eld a te si volge ,
Stendi la mano onnipossente a noi ,
E presto ci ricovra all' ombra santa
Del tuo perdono neW eterno die!
Dopo aver profFerite queste paro'e il conte Ugolino cude
in mezzo ai figli e cala il sipario.
II sigaor Zannini per non iiicorrere in quel sovercliio
cl' orrore che nascerebbe alia vista di quatti'o figli consn-
mati dalla fame sotto gli occlii del padre, se n' e tenuto
tanto lontano, che forse 1' efFetto e troppo minore del-
r aspettazione destata dall' ai'gomento della tragedia. Ma di
questo non vogllanio portare verun giudizioj e forse che
r aspetto della prigione e 11 vedere i figli aggruppati ititorno
al Conte atterriti da quelle parole delle quali non possono
pienamente comprendere ne la gravita , ne il significato, e
ii sapersi la crudele sentenza e rorrlhil morte che gia loro
sta sopra, potranno dare a quest' ultima scena una solen-
nita luolto maggiore che non s' indovina da una semplice
lettura. Quello di che non sappiamo cosi facllmente cono-
scere il motivo si e T avere omesso nella tragedia T arci-
Vescovo Ruggieri e introdottovi invece Adelasia. In quanto
a Ruggieri , la storia ci fa sapere ch' egli fu principale strti-
mento alia rovina di Ugolino , ne vediamo quale vantag-
gio abbia potuto sperare I'autore da questa violazione della
storica verita. Oltre di che, dopo i versi della Divina Com-
media , il conte Ugolino e 1' arcivescovo Ruggieri non si
possono piii disgiungere senza che ogni spettatore italiano
domandi il perchc di questa specie di mutilazione del fiitto.
ArrENDICE ITALIANS. 2.1b
III quanto poi al personaggio di Adelasia ci pare clie il
sig. Zaniiini abbia violata la storia senza necessita e senza
alcun frutto. Sappiarao die una iiglia ili Ugolino fa moglie
a Giovanni Visconti c madre a quel Nino che fu poi giu-
dlce di Gallura. Se costei gia fosse morta qnando accadde
in Pisa la fiera vendetta conli-o il Conte , lo ignoriamo ;
ma certaniente se il signor Zannini per introdurre fra gli
odii e le vendette la pleta feniminile avesse supposta ancor
viva questa donna , crediamo che avrebbe potuto ottenere
lo stesso efl'etto senza violare troppo apertamente la storica
verita. Quella parte poi che 1' autore attribuisce alia sua
Adelasia non ci riesce ne sempre ragionevole, ne giustl-
ficata sempre aljbastanza. Con poca prudenza essa deliliera
di svelar la conginra ad Ugolino ^ e con leggevezza im-
perdonabile poi inijuigna il ferro che il padre le porge
per farsi micidiale del proprio marito. Come iiglia e mo-
glie avremmo j^otuto vederla gettarsi fra il padre e il ma-
rito e tentare coUe pregliiere e col pianto di ricondurre a
Concordia quegll animi efFerati; ma vederla sempre in pro-
cinto di essere o accusatrice , o assassina, e questo pure
non gia per forza di gagliarde iDassioni, ma per debolezzaj
non e spettacolo da potersi tollerar volontieri. E si ag-
giunga r inutiliia deir atroce delitto a cui Ugolino la per-
suade. Perciocche se Nino fosse stato uii suo emolo nel
grado a cui s'era innalzato, forse 1' ucclslone di lui po-
teva giovargli; ma non v'ha nella tragedia (e molto meno
poi nella storia), apparenza ctie tolto Nino di mezzo do-
vesse credersl spenta tutta la contraria fazione. Ancora la
venuta di Adelasia nella prigione ( ponlamo pure che fosse
pill probaljile che a noi non sembra ) voleva essere meglio
giustiJicata. Perocche se Adelasia credeva che la sua pre-
senza e la sua voce ]iotessero avere nell'assemblea qualclie
efticacia a vantaggio del padre , 1' allontanarsene mentre
fcrvevano ancora le contrarie opinioni, e la vittoria non
era per anco ottenuta , fu troppo imprudente consiglio.
Queste sono le cose che noi credemmo di notare intorno
alia tragedia del sig. Zannini, nella quale peraltro non man-
cano alcune bellezze di verso e di stile , temperati con
buon gusto fra la gonfiezza e Teccessiva severita della vec-
chia scuola , e la soverchia trivialita di una scuola recente
e nondimeno quasi invecchiata.
A.
ai6 APPENDICE ITALTANA.
Scmelc c la Sposa di Messina. Tras;edlc dl F. Schiller,
tmdnzionc del cav. A. Maffei ^ dedicata a S. E.
il sig. corite dl Hartig, consiglierc intimo attuale,
ciambcllano dl S. M. I. R. A., commendatore e
cavallcre di parecchi ordiiii, ccc. , govematore di
Lomhardia. — Milano, 1837, tlpografia Lanipato,
i/i 8-", di pag. VIII e 221.
Non sappiamo se per semplice caso , o per consiglio
del traduttore , trovansi in qnesto volume la prima e Y ul-
tima (lelle tiageclie di F. Schiller. A petto del Guglielmo
Tell e della Maria Stuarda possoao parere queste tra-
gedie esercizj o tentativi di un amutore delP arte piut-
tostoche creazioni di un grande artista: ma non dimeno,
oltreclie sono ricclie in se stesse di luoUi pregi, dara forse
materia di qualche utile considerazione questo procedi-
niento di un tanto ingegno , clie da princij^io vorrebbe
contrafFare i Greci pigliando tutto da loro , poi si libera
per raoiti anni da ogni studio d' Imitazione , e linalmente
par che s' invogli di tentare una nuova strada clie stesse
in qualche modo fra le due prime , adattando V antica
forma ad un argomento ideale ma riferito a tempi moderni.
Delia Sposa di Messina fu gia parlato in questo Giornale
quando il cav. Maffei ne pubblico per la prima volta la
sua bella traduzione, dando principio a questa lunga e
lodata fatica di voltare in versi itahani tutte le tragedie
di Schiller. Ora, dopo dleci anni, egli riproduce il suo
nobil lavoro ritoccato qua e la dove gli parve che fosse
capace di qualche miglioramento; ed a noi basta per tutta
lode del ch. tradutiore accennar questo esempio della sua
diligenza.
La Semele e un componimento brevissimo e semplicls-
slmo come le cose dei Greci , pieno di molte bellezze
egregiamente tradotte dal cav. Maffei. Clii dovesse giudicir
r opera dell' autore potrebbe trovar materia di qualche
erudita osservazione investigando, per cagioiie di esempio,
s' egli abljia rlspettata sempre la cronologia mitologlca nel!e
varie allusioni che v)en facendo : nel che, per tacere d'altri
luoglii, sarebbero forse argomento di du]:)bio quelle parole
di Giove a Semele :
Ne tanto il cor Jiii palpitb sid core
Della fit^Ua d' Ageiwre , ne tanto
APrENDICE ITA.LIANA. 217
HibulUr le mie vene in grernbo a Ltda ,
iVe tanta sete pei contest hnci
Delia prole d Acrisio il lubbro m' arse.
Ma chi vorrebbe ascoltare a' cli uostri sifFatto discorso?
Meno ingrato argomento sarebbe il considerare se in tutte
le parti di cjnesta tragedia I'antore abbia saputo seuipre
esser greco come richiedeva il suo tenia : se non che poi
cjui pure sarebbe a molti fiistidiosa la critica che tentasse
di rigettare , come fuori di luogo, alcune vere bellerze
del compoiiimento. Pao dubitarsi, per citar pure un esem-
pio, se spirino sapor greco quei versi in cui Giove afflitto
deir imminente desLino di Seinele, e pensando che n' e causa
la gelosia di Giunone, esce in queste parole:
Tu spegni
Questa rosa d' amore , aJd troppo bella
Per I' oscuro Aclieronte !
Ma solo chi osasse cancellare dalle tele dei nostri cinque-
centisti alcune stupende , benche inopportune , figure ora
di monaci ora di soldati , potrebbe desiderar che non fos-
sero siffatti versi nella tragedia di cui parliarao (i).
Resta dunque soltanto a parlare della U'aduzione ; e di
questa pure possiamo esser brevissiini dope queilo che
tnnte volte si e detto intorno alle versioni del cav. Maffei.
Progredendo in questo lungo lavoro egli ha fatto il con-
trario di queilo clie vediamo generalmente avvenire ; ha
raddoppiata la diligenza, soprattutto dal lato della fedelta;
e ne sou prova le ristampe delle prime tragedie da lui
tradotte. In questa Seintle altri ha notato gia un luogo
dove la versione dice nacqiie Ermione , e il testo dice in
vece Eniuone partorl : difFerenza a dir vero gravissima ,
)ua della quale pero, senza il confronto del testo , pochis-
sinii si accorgeranno , perche non involge ne contraddizione,
ne oscurita. Giunone annoveraudo le sue alEizioni come
moglie di Giove dice fra se : Dovea dunque per umiliarmi
iorgere Vcnere dalla spuma del mare ? Doveva Ermione par-
tor:re? II traduttore in vece le fa dire: Daeva nascere
Ermione ? Ora chiunque sappia che Ermione partori Se-
uiele amata poi da Giove, dara alle parole del traduttore
(i) Nel testo vi ha un Iiiogo dove Giove dice: O donna! perla
delle mie opere. Credi;uiio che il traduttore si accostasse meglio a!
gusto yeco diceiido: O fior di tutte Le mie gentilL creature! O donna!
jBibl. ItaL T. LXXXVI. i5
2l8 APPENDICE ITALIANA.
questa splegazione : Doveva iiascere Ermione, affinche da
lei nascesse poi Semele e fosse amata da Giove ? Nel testo
il concetto e piii semplice e quindi anclie piu naturale ;
nia Talterazione del tradnttore non porta seco quella dif-
ferenza die al priuio aspetto se ne potreljbe congetturare.
Qnalclie oscurita trovi;imo in vece in mi verso dove la
traduzione pao dirsi fedele , ed e quello in cui Semele
dice al suo dlvino araatore:
Sacro a Giove e il mio core e tu nol sei ;
dove le voci e tu nol sei riescono anlibologiclie perche
si deve intendere tu non scl Giove , e potrel)bero in vece
significare tu non sei sacro n Giove. Qneste anfibologie nelle
quali noi nioderni cadlaino assai spesso fnrono in vece
rarissime negli anticlii ; tanto die quando se ne incontra
qualcuna nei migliori e ragionevole il sospetto di qualche
errore da parte degli amanneasi. Del resto , benclie non
sia necessario addnrre testimonianze alia bellezza dei versi
del cav. MafFei , non di meno amiamo di trascriverne al-
cnni affinche non manchi una qualche parte di amenita a
questo nostro annunzio.
Semele.
O madre !
- . ■ In volto giovanile egU m' apparve ;
I.,, Ne mai dal grembo dell' aurora usciro
;,, Pill leggiadre sembianze ! Eran le membra
D' eterea vaporosa onda soffuse ,
Piu dell' Espero pure allor che versa
I profumi del cielo. Iperione
, , Parea nel grave maestoso incesso
Quando I' arco , gU strali e la faretra
Gli suonano sul tergo. Era la veste
Tutta di luce , e ventilata addietro
Quasi un' onda d' argento in mar che tace
Dalle lievi increspata aure di maggio ;
E la voce ! . . , oh la voce un armonia
Di fluente cristallo , e suon piu dolce
r;-; JVon ha la rapitrice arpa d' Orfeo.
A.
APPENDICE ITALIANA. 2I9
Commedie di Alberto Not A, scconda raccolta correlta
dall autore. — Torino, i836, dcdla libreria Face a-
rino e C, stamperia eredl Botta, toml i° e 2° di
pag. XXI 2'^-i e 288 ill 16.° Prezzo dei due tomi
lir. 6 ital. In Mdano presso la Societd tipografica
de Classici Italiani , contrada di S. Marghcrlta.
Leggesi nel jjriiiio volume nn discorso d' introdnzlone
intorno alia difficolia dello scrivere 1' italiana commedia
neir eta }3resente cosi plena di svariate ambizioni e di
bizzarre fantasie troppo desiderose di cose forestiere. Ac-
cenna rantore cpiali f'asi eMje in Francia I'imitazione co-
mica dopo la rivoiuzlone del 1789, tocca degli argouienti
che potrebbero essere appropriati al teatro d'oggidi, qua-
lora fosse permesso 1' avventurarne la rappreseiUazione :
e discorre rapidamente le ragioni per cni riesce difficile
il piacere agli spettatori qnando altri s'avvisa d' introdnrre
nella commedia personaggi di storica rinomanza. E poiclie
appunto nel primo volume si contengono tre composizioni
di tal fatta, vale a dire: Petrarca e Laura , Lodovlco Ariosto
e Torquato Tusso , percio di tutte tre faremo ordinata-
mente menzione.
Nella prima il luogo deH'azione e Valchiusa, dove, dopo
varj viaggi intrapresi per domare e vincere I'ostinata e in-
felice sua passione, erasi ricoverato il Petrarca in compa-
gnia di Simone Rlemmi pittore sanese, ainico suo contiden-
tissimo. La solitudine, la lettura , gii studj , lo spettacolo
ameno della natura nella dolce stasjione dell'autiinao , i
conforti, i coasigli dell" amicizia , tutto cio aveva contribuito
a dissipare akjuanto delTumore melancomco del poeia e
a tranquillarne Tanimo, quando a ridestar nel suo petto
piu vive le liamnie deiramor suo sopraggiunsero impre-
vedute circostanze die per varj natural! iucidenti si ven-
gono a sviluppare nel dramma.
Stefano Colonna cavaliere romano di parte Ghibellina
61 conduce con sua figlia Valeria e col cavalier Guido suo
geuero a villeggiare in Valcbiusa, ed ha seco la bella avi-
gnonese Laura moglie d'' Ugo di Sade , il quale dovendo
andare fuori d' Avignone per suebisogne, T aveva affidata
ai Coloiina. II vecchio castello aljitato da questi (del quale
anche oggidi si veggono vestigia ) e presso alia casa e ai
giardini del Petrarca , siccome pure alia celebrata grotta ,
220 Ari'ENDlOE ITALIANA.
di cui si e taato detto e in prosa e in yersi : ed ecco
percio di bel nnovo due virtu nelT usato ciniento. II Pe-
trarca compare quale si fa ricouoscere egli stesso nel suo
Cnnzoniere, amator timido, casto, appassionatissimo d' ua
bello ideale e dalla sua immaginazione creato perfetto.
Laura, comeclie segrecamente si compiaccia ( e come esser
potrebbe altriinenti ? ) deiromaggio cui le tributa uii si
grand' uomo, pur tuttavia non solamente si mantieue fe-
dele al conjugale dovere , ma di piu nulla tralascia, anzi
tutto mette in opera con lo nobili ripulse , col rigoroso
contcgno e con le l^enevoli esortazioni , onde il poeta cessi
al fine da' snoi Innghi e pietosi lamenti, e rivolga il pen-
siero a sublimi concetti degni di lui , dell' Italia e della
propria gloria. Ma amore e ragione di rado si accordano
insieme. Si agglunge per travagliare Tanimo del poeta un
amor fiistidioso per lui concepito da una dama Isuarda di
Tolosa , letterata e filosofessa vana ed altiera , la quale era
pur venuta a godere 1' aura autunnale in que' dintorni. Spera
Isuarda, sebbene non e piii nell'aprile de' suoi anni, che
il suo grado , le sue dovizie , Tessere ascritta all'Accademia
de' giochi floreali possano tenere luogo di gioventu , di av-
venenza e d'amabilita, e cosi di poter lusingare 1" animo
del gentile cantore , ed indurlo ad accettare 1' ofFeria die ,
deposta la naturale albagia , e con discapito del matronale
decoro, eila si avventura di fargli della sua mano e de' suoi
afFetti. Con dignitosa e ad un tempo cortese sincerita se ne
scusa il Petrarca ; ed anzi ogni idea toglie ad Isuarda di
neppur lontana speranza. Di che sdegnata questa ed offesa,
e sospettando suliito che il poeta ami altra donna, convene
1' amore in odio e in attivlssima brauia di vendicarsi. Si
fa percio a spiare sollecita e cauta ogni andamento di lui,
ne tarda a presentarsele propizia all' uopo V opportunita
prima nell' osservare tra le mani di Guido marito di Va-
leria un ritratto di Laura che il pittore gli fa vedere di
nascosto per sapere se sia rassomigliante f, quindi nel sor-
prendere la stessa Laura e il Pturarca in particolare col-
loquio presso la grotta. Cio basta , perche appena giunto
Ugo in Valchiusa ella si alFretti di versare nel petto di
lui il veleno de' sospetti e della gelosia. Dopo cio tutto di-
vien turbamento e dolore nella famiglia del Colonna , nel
r animo del Petrarca e in quello della virtuosa Laura cui
ributta da se il geloso consorte , al tutto deliberate di
APrENDlCE IT\L1ANA. 221
abbandonarla per sempre. Ma poi per opeia di Stefano , di
Valeria e di Simone in plena luce vien posta P innocenza
di lei: e purl e rastissimi son da Ugo riconosciuti gli af-
I'etti del poeta , al quale egli restitiiisce con pronta ricon-
ciliazione V antica stima e la sua auiicizia.
Tuttavia dope qneste scoperte e dicliiarazioni egli fe
necessario , indispensabile pel decoro di Laura e per la
quiete di tutti che pensi il Petrarca ad allontanare ogni
motivo di nuovi sospeiti. L' abbandonare Valciiiusa , il non
tornare piii in Avignone e il solo partlto ragionevole in
tali eniergenti , il solo al quale lo esortano i snoi amici
e la stessa idolatrata donna i, allorquando a dargli piu ga-
gliardo stiiuolo nell' onorata proposta , giunti quasi in nn
punto stesso (ed e storica verita) Tuno da Parigi , T altro
da Roma si presentano a lui Pvoncalvo de' Gigli , cancel-
Here deir universita di Francia, e il conte Orso dell'Aa-
guillara genero del Colonna : entrambi per ofFerire al Pe-
trarca corona d'alloro, s|Dlendide onoranze e irionfo. Al
doppio inaspettato invito vivamente commosso il poeta du-
bita e pende irresoiuto a quale delle due prolFerte egli
debba dare la preferenza. Ma nna lettera di re Roberto
di Napoli recatagli da Orso insienie col regal dono della
veste patrizia pongono fine ad ogni incertezza : e il Pe-
trarca , ringraziato il nobile oratore di Francia , e preso
comniiato fra i sospiri e le lagrime dal Colonna, dal-
r amata Avignonese e dagli amici , parte con Simone alia
volta di Roaia per essere laureate poeta nel Campidoglio.
I pregi di questo dramma potra sentirli facilmente ogni
lettore clie abbia riflettuto alcun poco sul nostro sunto :
noi dubitiamo assai cbe il patetico possa eccitare alia
recita un grande coiiimovimento nell'aniino degli spettatori.
L' amor metafisico del Petrarca , i teneri concetti , 1' ap-
passionarsi d' nn guanto, d' un sedile, delTaura, della fonte ,
deir erba , e simlli conosciute conosciutissime petrarcbesche
aberrnzioni non sublimano di niolto il soggetto. Di fatto
con diverse ed anche eloquenti parole di nobile afFetto il
Petrarca viene pur tuttavia a ripeter sempre lo stesso f, e
lo spettatore conosce quel die dee risponder Laura. Con-
fidera il poeta i suoi niartirj alia cameriera, a Simone, al
Colonna, e tutti sanno quel che deono rispondere e Fiam-
iT.etta e il pittore e il senatore romano. La somma riserva
impiegata dal sig. Nota nel delineare il carattere di Laura
aaa appendick italiana.
impedisce per avventura che la sospensione per la gelosia
d' Ugo sia tale da impegnare fortemente la mente ed il
cuore di chi legge od ascolta questo delicalissiuio compo-
nimento.
Passando ora a fnr parola della commedia V Ariosto ,
tulti veggono qnal difficile assmito siasi pigliato il signer
Nota nel voler presentare sulle scene nii uomo, nella cui
vita poclii furono gli avvenimenti de'' quali si potesse tes-
sere una favola dranimatica interessante ; se non si ec-
cettui qnello spazio di tempo dnraate il quale messer Lo-
dovico fa commissnrio del duca Alfonso i.° alia Garfagnana.
Ma il sig. Nota ha creduto dovere scegliere per Inogo
della scena la villa di Gismondo Malaguzzi presso Reggio
dove si era condotto P Ariosto dopo aver ricnsato di se-
giiire monsignore Ippolito d' Este in Ungheria ; del quale
rifiuto la principale cagione risulta dal dramma essere il
segreto matrimonio contralto con la vedova di Tito Strozzi
da lui ardenteinente aniata e dalla quale noa voleva egli
allontanarsi : questa donna viene chiamata Ginevra , benclie
storicamente dovesse piuttosto nominarsi Alessandra ossia
Sandrina la quale, vedova appunto dello Strozzi egli tolse
a moglie negli ultimi anni di sua vita : sebbene da altri
si e asseverato e con autentici documenti , che Messer
Lodovlco fosse segretaniente vincolato con una ceria Orsola
dalla quale egl; ebbe due figliuoli maschi : cloe Virginio
che viene introdotto nella presente commedia qual figliuolo
di Ginevra, e Giovanni Battista. Qualunque sia di cotesti
fatti il piu probabile o il vero , giacche tutto e incertezza
e dubbieta a tale riguardo nella vita del ferrarese, noi ci
faremo a giudicare questa commedia come 1' ha immagi-
nata e divisata I'autore, ed eccone il suggetto :
Esaurito quasi interamente il piccolo patrimonio paterno
nel mantenere la inadre e nell' educare i minori fratelli ,
e provvcduto appena d' una tenuissima pensione dal car-
dinale Ippolito suo mecenate , non aveva piu TAriosto onde
sostentare onoratamente la moglie e se stesso. Ed avendo
con una certa sua alterigia propria di quegl'ingegni che
si conoscono grandi e non sanno piegare a villa, ricusato
di esser compagno del cardinale in detto viaggio , senza
avere osato o voluto manifestare 3a vera cagione , si ri-
trasse con mal garbo dalla cone e venne in Reggio presso
messer Malaguzzi suo zio materno , lasciando con pena ,
APPENDiCE ITALIANA. 223
ma cosi astretto dalla necessita , V amata sua Ginevra in
Ferrara presso i cognati cU lei , fratelli ; I'interet des circonstances pour s'atiacher nniquement
» aux images et aux pensees .... la contemplation plait
" dans le repos ; mais , lorsqu'on marche, la lenteure est
» toujours fatigante. '/ Si disse di piii : che il Tasso del
(i) Tomo 67.°, pag. 141.
APPENDICE ITALIAN.V. 227
Goethe noa e il sommo epico ne il gentil cavaliere nato
e cresciuto sotto il ridente cielo d' Italia , ma piitttosto un
accigliato pensatore della fredda Alemagna : cd esscrsi
rap|)resentato coiDe poco leale , diffidente e sospettoso senza
ragioiie ; sogii.itore, ammalato e faiitastico d' inganni e di
tradiuienti : e tntto cio non solo contro il decoro del Tasso,
nia contro la storica verita , la quale per rispetto alT indole
del protagonista , e in rignardo al costnaie vnole essere
servata incorrotta.
Ora il sig. Nota , non altro imitando nel Goldoni fnorche
I'avere ornaiesso il personacgio del dnca Alfonso, nel resto
per la situazione della sceoa , e per alcimi altri accidenti
si attenne alio scrittore di Germania : con questa impor-
tantissinia ditlerenza pero , clie, dove il Goethe fece del
Moniocatino nn uomo saggio e virtuoso , il signer Nota
attenendosi alia storia il dipinse come uomo invidioso e
pieno di artifizj nialevoli.
Amici del Tasso sono la principessa Leonora, la contessa
Sanvitali e il conte Ercole De' Contrari cav. di corte. Nemici:
Antonio INlontecatino segretario del duca , il cavaliere Fer-
rante e un ofliciale subalterno di corte chiamato ]\Iaddal6.
Trascinato dal fervente amor suo per la principessa
Leonora , aveva il Tasso abbandonato il qiieto soggioruo
di Sorrento per tornare in Ferrara , nialgrado di qnanto
aveva per lo innanzi dovuto soffrire di disgusti e di per-
secuzioni in quella corte. E sebbene non vi e piii ricevuto
con tutte quelle dimostrazioni di benevolo affetto cb' egli
aveva ottenute le altre volte, tuttavia la sua venuta ginnse
molesta alia maggior parte de*' cortigiani e principalmente
al INIontecaiino , il quale si fa motore segreto di tutte le
traine die si ordlscono in corte e fuori contro lo sventu-
ratissimo epico , ed ha cooperatori il citato Maddalo e un
sotto cameriere detto Brunello cbe non comparisce nel
dramnia , e cbe risnlta dalla storia essere siato veramente
inimicissinjo di Torqiiato.
L'azione e nclla villa ducale di Bdrignardo.
Atto L° — Losgiato del palazzo.
Scena i.* Aprono il dranima Antonio e Ferrante en-
trambi invidiosi , T uno della gloria, Taltro de'favori rice-
vuti dal Tasso : si aggiunge per Ferrante cbe , essendo
aniatore non corrisposto della contessa Sanvitali , crede
228 ArPEXDICF. ITALI.VNA.
fermamenle die questa dama sla innamorata di Torquato
e Torquato di lei. Antonio astutissimo , simulando soin-
inessione affettuosa al duca , si giova di tiitte le congiua-
ture e cosi dell-odio di Ferrante pel sno divisamento di
voler perdere il poeta.
Sc. 2." La principessa e la contessa Saavitall chiedono
con premura nuove del Tasso die da qiialdie tempo nou
lianno veduto, e fanno a gara nel descfivere le doti della
mente e del enore di Ini^ cosicche piu s' infiamma di livore
il Montecatino e ne freine.
Sc. 3.* II conte Ercole reca lettere alia principessa e
alia corte , delle quali sono argomento gli onori fatti e in
Italia e in Francia ai canti del poeta , e gli applausi ri-
scossi in Firenze ed altrove dal suo Aminta. Di die esul-
tano madaina Eleonora, la Sanvitali e il conte Ercole, e
si propone la prima di testificare in corte al poeta il suo
ginbilo in nn modo nuovo e cortese.
Sc. 4.^ Antonio solo. Sfoga la rabbia die lo divora ,
adontandosi die un insano giovine verseggiatore ottenga
lodi ed aft'ettuose dimostrazioni ^ mentre a Ini , die tanto
si adopera ne' servigi dello Stato , non sono riservate che
fredde accoglienze. Spera di discoprire 1' oggetto delle se-
grete fiamme del poeta ; ed intanto arriva ( sc. 5.* ) in
acconclo a' snoi divisamenti il lidato Maddalo, da cui viene
ragguagliato che di gia per opera sua il Guarini , il Gi-
raldini ed altri nemici del Tasso si vanno adoperando per
la sua rovina , e che in Firenze si stan pul^lilicando sa-
tire e li belli contro rAminta. Ma tutto cio non basterebbe
all'invido segretario avido di vendetta, se Maddalo noa
gli presentasse un libriccino rlcaniato in oro, entro cui
sono versi di mano del poeta dedicati ad una Leonora ,
il qual libro non die uri' altra carta autografa ed in parte
lacerata , in cui Torquato da sfogo al proprio cuore , fu-
rono trovati in Ferrara nelle camere del Tasso, ove s' in-
trodusse il cameriere Brunello altro loro complice. Quindi
risorgono vive le speranze del segretario , il quale iinisce
I'atto dlcendo : " Se il ricamo e della principessa, questi
w versi , questa carta mi sono niallevadori di molto. »
Atto 11."
Sc. I.* Torquato solo va dolentemeute riandando le
passate sue vicende , Tinfelice amore che lo consuuia per
APPENUICE ITALIANA. 229
la principessa , per la quale egli ha nbbandonato il tran-
quillo soggiorno cli Sorrento, ove con T amata sorella e
in compagnia di diletti nipoti , libero e indipendente pas-
sava i suoi giorni ; ed ora trovasi circondato da crndeli
nemici e senza speranza di poter loro resistere, o di avere
conipeuso o sollievo a' suoi alfaani in alcuna raaaiera.
Sc. "2.^ Torreno giardiniere e detto.
Torreno s'incammina al palazzo recandovi fiori per
ornarne le gallerie, giacclie debbe aver luogo la sera stessa
una festa da ballo per 1' arrivo del duca e di un aUro
principe : si trattiene col poeta e facendogli coiioscere
ramorevolezza della principessa e della contessa Leonora ,
non gli tace de' nemici die non cessano di adoperarsi a
danno di lui , e gli sfiiggono i nomi di Ferrante , di Mad-
dalo e di Brunello , ed aggiunge clie quest' ultimo ha detto
che a qualunque costo se ne vuol la perdlta e la rovina.
Sc. S.'" Partito Torreno, tutto s'agita il Tasso per le
temute trame ed insidie : gia vorrebbe precipitosamente
presenlarsi al duca e tutto scoprirgli , e chiedere prote-
7-ione e difesa ; quando a calmarne Taninio viene ilare e
dolce verso di lui la principessa Leonora, e lo ragguaglia
delle ricevute consolanti novelle : ma il Tasso non nasconde
i giusti timori che lo tormentano, assicura d'aver piu
nemici che non n'ebbero mai coloro che il precedettero
nel sentiero della gloria : trema delle insidie, e di doverne
rimanere la vittima : madania il conforta con nobili ed
afTetluosi detti , e gli segna il posto che gli e destinato
dalla posterita, indicando un piedestallo vuoto ancora di
busto , e che e sulla scena rimpetto a quello delTAriosto :
quindi , secondoche ella aveva divisato e disposto , cbia-
mata quivi niedesiino tutta la corte , dopo un breve di-
scorso nel quale ricorda che nella fiimiglia d'Este furono
sempre tenuti in gran pregio gli uomiai grandi e singo-
larmente il Petrarca e TAriosto , pone sul capo del Tasso
una ghirlanda d'alloro. Invitato il ]\Iontecatino ad applaix-
dire con gli altri a questo simbolo di coronazione , non
puo egli trattenersi dal far sentire che molto manca a
Torqnato perche possa solamente approssimarsi a' piu fa-
inosi cantori, e singolarmente al divine inarrivabile Ariosto.
Al che con nobile sdegno e inodestia ad un tempo risponde
il Tasso, e si toglie la ghirlanda dal capo per coUocarla
230 APPENDICE ITAtlANA.
come fa sul busto deirAriosto. AI calore animatissimo di
questo dialogo tra i due nemici , pon fine un coraando
della principessa: ma iiitanto tntto pieiio di maligna gioja
viene Ferrante annnnziatore delTaiTivo del dnca. Toi-quato
accenna alia principessa di voler snbito presentarglisi :
ma qiial e il sno stnpore qnando Ferrante gli significa che
Sua Altezza non pud riceverlo ? si turba T intVlice temendo
I'cffetto delle insidie e delle tranie , e che gia il principe
sia mal disposto contro di lui.
Pariiti tutti gli altri ( sc. 8."') la principessa in presenza
della sua dama e del conte Ercole prega e conforta Tor-
qnato a calmarsi , a non temere il peggio , e anzi tutto
desidera ciregli rivegga Antonio e procnri una pronta
riconciliazione con Ini. GTimpone la nobil donna un tal
sagi-ificio , ond' egli conservi il favore del sue pi'incipe,
finaiuiente il prega che cio esegnisca per compiacere a
lei stessa. A tale preghiera non resiste il Tasso e cosi
promette di fare,
Atto III.° — Camera net palazzo.
Sc. i.'^ La contessa Leonora e Ferrante.
Ferrante si lagna che la contessa nou gli corrisponda,
e le dice saper benissimo che il sue rivale e Torquato
ch'egii non puo tollerare : la contessa procura di addol-
cire Tira di Ferrante, e lo prega a volersi mostrare piii
nmano verso Torquato e piii giusto, e lo assicura che
questo e il solo mezzo onde rendersi grato I'aniino di lei.
Inutile fatica con un uomo duro ed orgoglioso quale e
Ferrante. Persiste egli percio e piix che mai ne" suoi di-
visamenti.
Sc. 2..^ Antonio interrompe il dialogo, dicendo che per
comando del duca egli dee conferire con la principessa.
La contessa va a fare rambasciata.
Sc. 3. Antonio e Ferrante.
Ferrante e sempre piu periuaso che tra la contessa e
Torquato regni un'amorosa reciprocita ; e parte al tutto
deliberato di perseguitare con ogni potere il poeta per
farlo finalmente cadere : di che Antorjo ( scena 4.* ) si
consola^ e cosi non ha d'uopo di molti uffici ne di molte
parole per avere spontaneo I'ajuto di altri malevoli contro
I'odiato nemico.
APPENDICE ITALIAN A.. a3 I
Sc. 5.* La pnncipessa, la conttssa ed Anton o.
La principessa chiede a qnesto se dee esser sola, le si
accenna di si: parte la contessa , e rimangono (scena 6. )
la principessa ed Antonio. Annunzia qiiesti a iiiadamache
lin principe d'ltalia brama di divenirle consorte ; sog-
ginnge che alia forinale ricliiesta fattaue da un gentilaonio
apportator del dispaccio, si unisce Topera e la mediazione
della duchessa d'Urbino sorella di lei e gliene reca una
leltera. La prudente e gindiziosa principessa che ben co-
nosce le arti ed il desiderio del segretario non vnole ma-
nifestargli Tanimo sue, ma nobilmeate risponde : clie fra
poco parlerk elia stessa al fratelio , del cui affetto riceve
questa nuova riprova ^ che ne scrivera pariniente a sua
sorella ; che si confida di poterli eutrambi appagare di
buone ragioni e parte.
Sc. 7." Antonio solo. Lo rode il dispetto perche la prin-
cipessa non gli aldoia affidata Tinliera risposta ; ma poi si
consola con questa rlflessione : Se ella accetta , ed ecco
» mancato pel Tasso Tunico , il piu valido appoggio presso
» il principe. Se ricusa, e scoperto il mistero e Torquato
» e perduio.
Sc. S."" II Tasso e (Into. Sperava il Tasso di trovare in
quella camera la principessa: non veggendola , vuole par-
tirsi : il segretario se ne avvede, e con mentita dolcezza
e con ainorevole violenza il trattiene , parendogli venuto
in acconcio a'suoi divisanienti. Li questa scena, coudotta
con niolto drammaiico artifizio , tutta si svela I'iniqua
astuzia e I'arte cortigianesca di Antonio, nientre tutto si
mostra il candore delTanima e la iealta de'sentiaienti
delTinfelice Torquato. Antonio coniincia con dichiarare
che le parole dettegli poc' anzi in presenza della Corte,
le detto ramicizia clie gli porta e lo zelo de' suoi vantaggi:
tuttavia , se di tali detii si cliiama ofFeso , ne fa Tam-
menda , gli chiede di conipatirlo e gli ofFre volentieri tutto
se stesso. Torquato a stento pub credere alle profFerte
del segretario ^ e il suo rispondergli e sempre impetuoso
e pieno di sdegno. Gia gia dispera Antonio di potere trar
nella rete rinvidiato neniico , quando gli ricorre al pea-
siero di ricordar le parole di madama , la quale desldera
che tra lore due sia perfetta riconciliazione ed amicizia.
Al nome dell'adorata donna si ricompone Tanimo del poeta*
23:1 Al'l'ENDICE ITALI vN\.
ed allora 11 siniulatore Montecatino piglia sicurta di an-
nunciarg]i prossinie le nozze della priucipessa con ua
priiicipe italiaiio, e glide annunzia come per tratto di
graa contidenza e di segreto da custodirsi gelosamente.
Non puo trattenersi T ardente amatore di chiedere preci-
pitoso se vi e I'assenso di lei. Antonio die cio aspettava,
risponde di si osservando tutti i moti dell' agitato poeta.
Torquato appena puo rafFrenare Tangoscia e il dolore die
I'oppriine. Ringrazia il segretario e gli porge , cosi ricliie-
sto , in segno di riconciliazione la iiiano la quale tutta gli
trema. Aniouio piglia nuovo coraggio , e con infernale
scaltrezza vuole insinuarsi nel cuore del giovine amante
per carpirne il fatale segreto : gia il Tasso sta per cedere
ed abbandonarsi ;, quando un rag2,io vivo di ragione lo
illumina , sicclie non ravvlsa nel Montecatino clie ua vil
traditore , e non avendo il suo furore alcun ritegno, im-
pugna la spada, Antonio sta per difendersi ; ed arrivano
prima Ferrante , poi la contessa ed il conte Ercole (scena
9." e 10.^). II Tasso prosegue irato nelle sue invettive ,
nelle sue minacce, e, partiti Antonio e Ferrante , ciascuno
de' due col loro fiero proposito (scena 11."), F infelice
poeta tremando vuol riandare le parole da lui dette al
seduttore Montecatino, e teine d' aver lasciato sfuggire
quel die dee co^targli eterne amarezze e la vita : e la sua
mente vacilla. La contessa ed Ercole , senza saper il mo-
tive di tanta agitazione , cercano di consolario, ed accom-
pagnandolo nelle sue stanze , esclama giustamente I'amico
Ercole : dono fatale deiringegno , sei premio o pena a chi
ti possiede ?
Atto IV.° — Altra sala.
A destra Tappartamento di madania Leonora , a sinistra
quello del duca.
Sc. I." Antonio e Maddalo vengono insleme : Antonio
gli dice che il duca ha saputo gl' insulti fatti alia reggia
ducale dairinsensato Tasso- Soggiunge che S. A. ha co-
nosciuto il ricamo del lihro e che i suoi occhi sfavillavano
di sdegno : commette a Maddalo che senza frapporre in-
dugi , e mentre Torquato aspetta di peter parlare con
iiiadama , entri nelle caiiiere di Torquato che gli saranno
aperte da Brunello , e vi raccolga i manoscritti della
» ArPENDICE ITALIANA. 233
[| Gerusalemme e qtiante altre scritture di versl e dl prose
vi sapra ritrovare per recare ogni cosa nelle stanze di lui
segretario : giacche il duca vuol salvare tali scritti dal fu-
rore del lore autore.
Sc. 2,.^ Antonio solo, il quale, Ijenche goda che tutto vada
a seconda de' snoi disegni , teme iioiidimeno I'instancabile
amorevoiezza di madaiua e i pietosi oflici della Sanvitall
e del conte Ercole.
Sc. 3.'^ Sopraggiungono la principessa e la Sanvitali.
Rimprovera la prima ad Antonio di esser egli la cagione
di un totale mutamento a di lei riguardo deiranimo del
principe : Antonio simula pacatezza e virtu , dicendo noa
aver detto nulla di quanto e accaduto , e di avere di
cuore perdonato airimpeto giovanile di un uomo ch'egli
ama e stima , ed essere dolentissimo che altri abbia rac-
contato a S. A. quanto e accaduto poc' anzi. Ma qual e
lo stupore della princlpessa e della dama quando sentono
dal perfido segretario essere intenzione del duca I'affidare
Torquato come pazzo a due medici , i qitali debban cu-
rarlo : ed oltraccio essere vietato alia prlncipessa di piu
ammetterlo alia sua presenza. Con molta dignita e fre-
nandosi a stento risponde la princlpessa al Montecatino
die vorrebbe placarla e giustificarsi ^ ma essa rlcusa di
ascoltarlo e gli accenna di partire , e lo congeda.
Sc. 4.° La princlpessa e la contessa sole.
Sfogo tenero de' loro sentimenti per lo sventurato Tasso.
La principessa prega T arnica che cerchi di lui e lo coa-
sigli a partire dalla Corte , e lo assicuri che ella pensera
a sovvenirgli in modo che nulla gli manchi. Gli manche-
rete voi , risponde la dama , ed e tutto.
Sc. 5.^ \iene il conte Ercole a significare che tutto e
trama ed insidie contro il poeta , e che eglino tre sono i
soli aniici che gli riinangono. Implora pel Tasso un ulti-
mo coUoquio : la contessa si unlsce ad Ercole per ottenerlo.
La principessa dopo aver titubato alquanto , il consente.
Ercole parte , la principessa non puo nascondere le sue
lagrime all'ainico f, talche ognun vede che alia pieta della
uobil donna e frammisto un piii tenero sentimento. Si
ritira la contessa.
BibL Ital T. LXXXVI. 1 6
284 APPENDICE ITALIANA.
Sc. 7." La principessa e d Tasso soli.
II Tasso chiede uinil perdono dell' aveie co' suoi impeti
ofFesa la maesta de'suoi proteggitori. La principessa con
affettuose ed insieine severe parole vorrebbe indurre 11
poeta a meglio discernere le conseguenze di quel che fa.
" Ah se in me stesse di cangiar naUira , risponde il Tasso,
" se mi fosse fattibile 1' esistere in altra maniera , gran
>i donna , non sentirei quel cli' io sento : sariano tranquilli
" i miei giorni, placidi e non sempre agitati i miei sonni ;
V in fine non sarei cosl misero ". La principessa cerca di
persuadergli che il timore di aver tanti nemici puo essere
inganno delta sua immaginazione. « Vi ricordi , o Torquato ,
" ella dice, cb'io dovetti piu volte non solo difendervi
" presso mio fratello, tna piu spesso consigUarvi , chia-
» rire i dubbj vostri , dilegnare i sospetti ". Intanto ma-
dama non sa risolversi a dargli il terribile comando di
non piu lasciarsl vedere. Continua il Tasso ne' suoi lamenti ,
dicendo che il cuore d'Alt'onso si e fatto tutto diverso
per lui : che dalla ]30ssa di tanti nemici e oggimai sover-
chiata qualunqae difesa , e che a proteggerlo , a sostenerlo
era essa sola : quindi si fa piu innanzi a spiegarle nobil-
mente il dolore che Io preme per le aspettate nozze di
lei ;, e quando la principessa sente che Antonio ardi non
solo di parlarne al Tasso , ma di lasciargli credere ch'ella
aveva assentito , tutto perdona all' iafelice poeta il passato
trascorso : gli calma T animo con accertarlo ch' ella ha
ricusato il partito , e che tutta si profferisce disposta a
salvarlo e a renderlo felice. La consolazione del Tasso
piglia allora novello inusitato vigore : ogni ragionevole
pensiero del luogo , delle circostanze , della persona si
allontana dal traviato suo spirito e vuol baciare la mano
alia donna, e le dichiara senza ritegno I'ardente invinci-
bile amor suo. Questa interessante tenerissima scena viene
troncata dall' osservare che fa la priQci]iessa neU'altro
appartamento il duca Alfonso coi nemici del Tasso, e si
ritira agitata , ributtando da se I'imprudente audace ama-
tore. II Tasso sorpreso da questo cambiamento , ne sapen-
done ancora il fatale motivo , vuol chiarirsi e seguire la
principessa.
Sc. ?>.^ Compare Ercole a trattenerlo e a dirgli che si
allontani e fugga , giacche il duca e parte della Corte sono
APrENDtCE ITALIANA. 235
stall testiiuonj d' ogni sno detto , d' ogui sua profFerta.
Vorrebbe il Tasso correre a piedi del duca, implorare il
perdono del suo trascorso , quaudo ad impedirlo soprag-
giungono ( so. 9." ) con aria autorevole e minacciosa An-
tonio, Feirante , seguiti da Maddalb e da servi. Impone
Antonio al Tasso di dover nscii- tostamente dal palazzo ,
di pai'tir per Ferrara per aspettar quivi gli ordlni del duca.
Se resiste , si minaccia la forza. Tutto fnori di se mostrasi
il Tasso e da in imprecazioni d'ogui maniera. Cliiede i suoi
scritti , prega Ercole che vada a raccogliergli e glieli rechi
per averli seco e per annientarli : e nel sentire che gli
sono stati sottratti per ordine del duca , il suo furore nora
lia pill limiti : il suo intendiuiento si smarrisce aflatto, gli
si disordiiiano le idee , ed esce come un forsennato ac-
conipagnato dal solo Ercole , senza sapere ove rivolga i
suoi passi.
Atto V.°
La scena e nell' estrema parte de" giardini del duca: si
vede da lungi il palazzo illuminato e si sente la musica
delle danze di Corte. Da nn lato verso le campagne e la
casuccia del giardiniere ove si e ricoverato Turcfuato
aspettando 1" allia per partire. Egli ora si trova coricato
dietro un cespuglio nel giardiao stcsso.
Sc. ] ."' Viene il conte Ercole per parte della principessa
a cercar dell' amico e accertarsi che parta. Chiania Tor-
reno (sc. 3."), e gli domanda se lia eseguiio quanto a
noine di madama gli ha imposto : Torreno risponde di si,
ed accenna che Torquato e quivi presso coricato sovra
un sedile , e crede ch' egli dornia. Quando Ercole si e
assicurato che Torreno ha cavallo ed accompagnatura per
condurre altrove il disgraziato Tasso , al sentire le escla-
mazioni dello sventurato che si lagna e delira fra il sonno
e la veglia , parte soUecito per ragguagliar di tutto la
principessa , e poi ritornare.
Sc. 3." Il Tasso e Torreno.
In qucsta scena e slno al finire del dramnia seuipre
pill si vanno aUenando le intellettuali facolta del misero
Torquato, e pochi e Ijrevi intervalli gli rimangonb di
ragione. EgU dubita della fede altrui , deH'aniicizia di Er-
cole , treina di tutto e di tutti ; ed anzi tiene per fermo
236 APPENDICE ITALIANA.
che si pensii a spegnere il mlsero avanzo della sua vita.
Nel sileiizio die succede ad alcune parlate , si odono di
bel nuovo i suoni della festa : e Torquato pigllando per
mano Torreiio , cola , egli dice i manda per accertarsene : aspettera impaziente die tu le
» dica : Torquato e partito. Va , la consola: di qui a poco
i> le dirai : Torquato e cener frcddo sotterra ". A queste
jjarole la contessa non puo trattenersi e si da a conoscere
per poter dislngannare il poeta a cul dona il prezioso
anello , e Torquato il riconosce e lo bacla ; un solo, un
ardente voto egli esprlme : vorrel^be che ancora gli fosse
concesso di gettarsi a' di lei piedi e porgerle I' estremo
tributo di sua gratitudine. Eicole e la contessa lo soUeci-
tano a partire temendo di essere sopraggiunti. Allora dispe-
rando di ottenere Tintento , si rivolge alia contessa , prof-
ferisce con profondo dolore le ultime espressioni deU'aniino
suo lacerate : « ditele che saran brevi i giorni cui consuma
>' il dolore. Me estinto , ella potra compiangermi senza
n tema degli umani rispetti ; e voi nella prospera e nel-
» I'av versa fortuna , amici veri e costanti , voi vi unirete a
" lei nel ricordare i tristi casi deU'oppresso Torquato. .. .
» So men pungente fosse la pena potrei esprimer di piu :
» ma a lei questi gemiti , quest' angoscia ... . »
Ercole e la contessa grandemente commossi promettono
di tutto dire alia magnanima proteggltrice , ma al doloroso
addio del poeta essa piu non resiste.
Torquato la riconosce , ed esclama : " di' io vegga quel
>i volto per r ultima volta ! »
La principessa a cui e caduta la maschera si lascia
sfuggire questi ultirai accenti : « eccomi , Torquato , non
0 avrete piii dubJjj : quest' istante tutta vi svela 1' anima
" mia >;. II Tasso non puo piu profferire parola : manifesta
co'segni e co" gemiti 1' ultimo desolante saUuo, e parte. E
238 APPENDICE ITALIANA.
mentre gla escono fanall dal palazzo, la principessa e mada-
ma, riinetteudosi la maschera, tornano addolorate alia festa.
Non aggiungeremo alcuna osservazione speciale sopra
queste commedie , se non die noi crediamo difficilissimo
il uiettere sul teatro con buon efFetto un poeta od un let-
terato, perche d' ofcVmario i fatt'i die si i-appreseatano e
la volgare opinione formata dalla lettura delle loro opere
sono poco concordi. Generalmente poi i lettori avranno
trovato in queste commedie le sollte qnalita delle produ-
zioni del sig. Nota ; bell' ordine , regolarita , chiaiezza e
correzione di stile , atte a compensare in gran parte la
poca novita e la mancanza si delle scene inaspettate e si
della vivacita nei dialoghi die diedero tanta celeb rita a
moke commedie del Goldoni , e per le quali perdonansi
oggidi a molte commedie francesi molti gravi difetti.
C raniatica delta lingua spagnuola , o sia V Italiano
istruiio nella, cognizione dl questa lingua daUabate
Francesco Marin. In 12." di pag. vill e 336. — •
Milano , 1837, per Giovanni Silvestri. Prezzo austr.
liu 4, ital. 3 5o.
In questa gramatica raccogliesi quanto basta alia pratica
del parlare e scrivere lo spagnuolo ;, e v' lia di soprappiii
per clii ne imprende lo studio per desiderio di solo sa-
perne quello die pub importare ad uno scopo letterario.
Noo e compilata sul metodo delle odierne gramat.idie ; vi
e serbata T antica viziosa nomenclatura ; ma e , a mia no-
tizia, r ottima fra le pubbllcate in nostra lingua. La na-
zionalita delP autore e un titolo validissimo a procacciare
fiducia al suo lavoro. Ed essendosi egli attenuto ai pre-
cetti della regia Accadeniia di Madrid , lo studioso ha il
conforto d'impararne 1" idioma nella correzione e purezza
deir uso vigente, arbitro e maestro in gran parte d' ogni
favella.
Avrebbe egli potuto dar bando a qnei fittizj dialoghi di
cui, non saprei con qual consiglio, sogiiono andar corre-
dati i libri di tal fatta. Inutile appendice ; perche non e
di la che desumasi la norma certa del bel parlare, e viem-
meno il buon gusto. E invece di essi perche non penso a
APPENDICE ITALIANA. 289
scerre da' plu celebrati scrittori degli scorsi secoli , e del
presente , alcun saggio in prosa e ia verso clie valesse di
vantaggloso esercizio , e infiorasse di qiialclie amenita una
lettura che ognun sa quanto per se i-iesca arlda e nojosa ?
A pill chiara illustrazione del castigliano idioma , ed a
scemare al tempo stesso le non gravi difficolta per I'ita-
liano, tornava opportuno il porre i due linguaggi a piu
considerate riscontro mediante un maggiore esarae delle
propneta del nostro. Sarel^besi il signer Marin avveduto
come r uno coll' altre paragenati nella lore natia purezza
lianne , cliecche ne appaja ad un prime sguardo, assai
tratti di analogia , anzi di medesimezza , e come parecchi
creduti ispanismi sono forme di dire frequenti presso i no-
stri ingenui trecentisti , le quali non ripugnande alle leggi
di una saggia critica filologica sen vive tuttora nelle scrit-
ture de' migliori.
Tratto dall'argomento , suggeriro agli amatorl delle cose
linguistiche una ricerca la quale , eve tra le mille gia in-
traprese non fosse ancera tentata, o almeno non condotta
a quella perfezione che sliFatti lavori consenteno, non sa-
rebbe senza utllita e dlletto. La lingua spagniiola ( e que-
sta e notizia volgare ) e un ammasso eterogeneo di disso-
nanti elementi. II latino vi tiene un evidente predominio ;
ma inslenie con esse si ravvisano anche dal meno attento
osservatore le parti, e direi quasi i ruderi , di altri diversis-
simi linguaggi , tra cui , per ragioni di vicende pelitiche ,
il gotice e T arabe. Sarelibe pertanto pensiero degnissimo
d' occnpare un erudito del prime ordine il farsi a stvidiare
in questa recondita parte di una lingua poco prefondamenie
discussa ( forse perche si facile colle lingue che hanno per
base la roinana universale ) , e T esplorarne 1' origine etl-
molegica. Da queste studio fatte col sussidio di tanti niezzi
che era si pessedeno, e con quelle viste estese che si co-
minciareno a pertare nel tortuoso cammino delle inda-
gini poliglotte , potrebbe , ie nutre speranza , uscirne per
altre scienze , e specialmente per le scienze letterario-sto-
riche qualche importante coroUario.
G. C.
240 APPENDICE IT\LIANA.
Orazione pel giorno onomasdco dl S. M. il Re Carlo
Alberto. — Torino, i836, Chirio e Mina, in 8.°
Quest' Orazione fu recitata nella grancF aula della Regia
Universita di Torino il giorno 4 clello scorso novembre
dal sig. cavaliere Pier- Alessandro Par a via professore di
eloquenza Italiana. Ne al certo nelle annue consuete adu-
nanze pel solenne riaprimento degli studj migliore soggetto
per un' oratoria prolusione prendersi potrebbe , quanto le
laudi di chi ci regge e governa , e tanto piu aliorche tali
laudi sincere e splendide dai fatti stessi emergono. Per tal
niodo nel cuore de' giovani uditori destansi agevolmente i
sensi dell' ammirazione, ed il lore animo accendesi alio
studio ed al ben operare quasi in riconoscenza de' beneficj
sovr' essi e sulla patria dal regal soglio difFusi. Tale e il
subietto deir Orazione del sig. cavaliere Paravia ; subietto
nobilissirao , merce di cui in bella luce presentansi le be-
neficenze, die dal Re Carlo Alberto vanno ne' suoi Stati
spandendosi , specialniente pol in tutto clo die le scieiize,
le arti e le lettere concerne. Diciamo in hella luce , per-
ciocclie 1' Orazione e condotta con tutti que' lumi d' elo-
quenza die nelle produzioni del sig. Paravia soglionsi am-
mirare. G.
Guida per osservare con metodo i monwnenti andchl
€ moderni della basilica Ambrogiana. — ■ Ifilano ,
1887 , Paolo Andrea Molina, si trova vendibile da
Paolo Cavalletd , Corsia de' Servi , n."^ 600, in 8.°,
di pagine 108. Prezzo lir. i. 5o aiistr.
La piu celebre delle milanesi basiliche doveva essere
e fu scopo ad erudite ricerche e discussioni : si copiosa
e varia ad un tempo e la materia che offre al pensiero
dell'indagatore delle antidiita cristiane , dello storico , del-
l' artista ! Ma ora che per le diligenze di niolti , cui le
proprie aggiunse il laborioso dott. Giulio Ferrario , I'insigne
nionumento della pieta de' nostri magglori superstate alle
vicende di quattordici secoli , e quanto ad esso anche in-
direttamente s'appartiene , ebbe illustrazione , che mai dime
di nuovo ? Tuttavia , il dotto fatto megbo veggente dalla
associazione di mille rimembranze e confronti , la mente
ingegnosamente curiosa dell'archeologo, inquieta pei dubbj
APPENOICE ITALIANl. 24 1
e oer le domande, a socldisfare a cni riuscirono impotenti
gli stndj finora intrapresi , bramosa di penctrare in quella
simbolica misteriosa, vera scrittura geroglifica deU'Europa
cristiana , di cni porge alcnii saggio anclie la nostra basi-
lica , stanno aspcttando piu sagaci interpreti. Che se per
avventura sembrasse , e sembrar pub di leggieri a clii non
ha percorso il vnsto paese delT erudizione monumentale ,
poco rilevare il meglio decifrar un sasso letterato , lo sco-
piire iin' epoca , nn autore , un niotlvo , un significato ,
un'allusione d'un monuniento, avverta die le sclenzc
storiche piii forse die ie fisiche abbisognano dcllo stro-
mento dell'indnzione si altainente proclaniato dal iilosofo
da Verulamio ; die I' induzione si afForza di nozioni e fatti
saggiamente raccolti dovunque s' incontrino ^ e die queste
nozioni , questi fatti, die sgranati e per se pajono soggetto
di puerile affaccendainento, comlsinati con metodo magi-
strale cogli altri elementi del sapere fanno brillare la
luce d' importanti deduzioni.
L' anonimo autor dell' opuscolo voile render pago il
desiderio di quegli osservatori a cui , piu cli' altro , e op-
portuno aver tra le mani un sunto ordinato di cio die
usci di accertato o di raeglio probabile dopo le investiga-
zioni di parecclii nel proposto soggetto. Ma sarebbe ingiuria
il crederlo un semplice ablireviatore degli scritti altrui.
Perclie giovatosi de' mezzi e degli ajuti di cui gli fu lar-
gamente cortese 11 canonico dell' Aml^rosiana basilica Co-
stantino Gianoriiii versato in questo genere di studj , e
colla scorta della critica e di un ponderato esame de'mo-
numenti die prende partitamente a descrivere , devia al-
cuna volta dalle ricevute opiaioni , e presta occasione ad
ulteriori dlsamine.
Nel basso rilievo die affacciasi posteriormente all' am-
bone , e verso la navata sinistra, egli non ravvisa cogli
altri un' agape, nia sibljene I'origine di queste consuetu-
dini di carita , rultima cena di Cristo. Esplora I'eta del
prezioso mosaico die si ammira nella cappella di S. Satiro
(ch' egli non dubita di ritenere essere la basilica Faustiana),
e tratto dalla analogia degp indizj di vetusta e d' arte die
mostra con quello die si vede nella cappella gia di S. Ge-
nesio, era di S. Aquilino annessa alia basilica Laurenziana ,
e da altri argomenti , lo stima coevo , anzi forse anteriore
a questo , die vuoisi coniunemente della prima eta del
242 APPENDTCE ITALIANA.
cjuinto sccolo. Ma Tesame portato su quello nell'abside
del coro 1' induce a crederlo lavorato dopo la tribuiia.
Senza amniettere, ne ligettare la volgar iradizione^ se-
condo la quale il convertito Agostino avrebbe nel sito,
ove a canto della basilica Ambrosiana sorge a mezzodi un
oratorio a lui sacro, ricevuto il lavacro della rigenerazione
spirituale, egli propende a pensare ch'ivi fosse a que' di
un battistero ; ma potendosi rivocare in dubbio le asser-
zioni e interpretazioni a cui appoggia il suo parere , questo
di poco ascende oltre il grado di una non assurda cou-
gettura. L'altra credenza che assegna negli orti del gia
nionastero de' Cisterciensi ( ora spedale militare ) presso la
basilica il luogo ove Agostino, ancora incerto fra la Grazia
che lo voleva un santo e la forza delle ree abitudini che
vi resisteva, udi una voce arcana che lo invito a leggere
le ispirate parole che gli cambiarono in un subito il cuore,
non solo non e corredato di plausibili prove , come soggiunge
r autore , ma e in opposizione con quanto narra il santo
dottore nelle sue Confessioni, che cioe il caso avvenisse in
una villeggiatura del Milanese, che vuolsi I'attuale Cassago
nei colli briantei. Troppo deboli ci pajono le ragioni di
mera assoluta possibilita jjer cui propende a riputar ge-
nuino lo screditato sarcofago , ove nell' 800 pretendesi
tumulato nn capitano de' Fiorentini chiamato Pagano Pie-
trasanta. Ben piu a projiosito rende avvertito il Icttore
come suUa parete esterna a destra della porta principale
deir atrio dell' areata , e poco lungi dalla nota iscrizione
che accenna la tregiia di Dio , ed e del 1098, trovasi ua
dipinto J inosservato , a quanto ei ci assicura, rappresen-
tante un S. Cristoforo , ove pargli scorgere le tracce di
greco pennello , che invocherebbe un prudente ristoratore.
Similmente egli invita 1' occhio di un intelligente su quella
antichissinia stoffa figurata e che a prima vista pare una
rappresentazione etrusca , particolare pur esso che dice non
notato ancora , e che osservo ne' due sportelli , in cui e
diviso il corpo di mezzo del magnifico paliotto che sostiene
I'ara massima del tempio ambrosiano.
Queste ed altre osservazioni dell'autor della Guida souo
una prova di piu oltre le niille che una ispezione diretta
da preparate cognizioni , e attuata dal desiderio di rettifi-
care le altrui sentenze o di uscirne persuaso , valgono
spesso a ravvisar nuovi rapporti ed accident! negli oggetti
piu triti. Del resto giudicheranno gl' intelligenti.
APPENDICE ITALIAN A. 248
Trento e sue vicirianze. Industrta , commerclo e costumi
de Trentini' — Trento, i836, Rlarietti , in ia.°,
di pag. 1 58. Prezzo , aiistr. lir. 2.
U egregio autore cli quest' operetta , la quale appartlene
al geneie delle Guide , il sig. Gioseffo Pinamontl da Pvallo,
el)be nel comporla due lodevolissimi intenti : il primo di
for manifeste le non poche inesattezze e menzogne di al-
cuni geografi e viaggiatori iutonio a Trento ed al suo ter-
ritorio, rivendicando cosi 1' onore del proprio paese ed alio
straniero indicando cio che in esso trovasi di veramente
nieritevole d' attenzione : il secondo di vie piii animare la
trentina gloventii alio studio della patria storia e geografia.
E certaniente e vltuperevolissima cosa a vedersi la farrag-
gine degli errori, degli equivoci e talvolta anche delle ca-
lunnie e delle insolenze che incontransi nella piii parte
delle relazioni degli oltremontani viaggiatori nella peni-
sola nostra , massime poi de' Frances! : cio che die occa-
sione piii volte a' lamenti nostri ia questo giornale. Percio
espressa abbiamo piii d' una volta altresi la convenevo-
lezza che ogni cittk d' Italia avesse una sua particolare e
propria Guida , composta in modo che lo straniero potesse
usarne senza pericoli d' errori o d' inganni.
L' autore di quest' operetta alia chiara e succinta de-
scrizione d' ogni piii importante edillcio e d'ogni luogo
piii degno d' osservazione accoppia le principal! storiche
nozioni che ciascuno di essi riguardano , e fa un. oppor-
tuno ed utile confrouto fra 1' antecedente e l' odierno state
del paese. Dopo di die espone in ordine alfaljetico e quasi
a foggia di vocabolarietto le Notizle che ad uno straniero
tornare possono piii utili o piii pregiate. Fra tali notizie
trovansi pure quelle che alia statistica appartengono; dalle
quali rileviamo die nel i833 la popolazione di Trento,
compresi i dintorni, era di 2,1,266 aiiime , die T altezza
della citta dal livello del mare e di circa 160 metri , che
dolcissimo ne e il clima , fiorente I' agricoltura per quanto
perniettere lo possono le circostanze dell'alpestre situazione
del territorio. In queste Notizie si fa pure qualche cenno
del dialetto trentino , die nella sua stessa originalita non
discostasi dalla lingua nobile d' Italia , e die per una tal
quale scorrevolezza e ingenuita riesce non ingrato all' orec-
chio. Pero non sara a" leg2;itori nostri discaro il saggio die
244 APPENDICE ITALIANA.
I'autore ne da nel seguente dialoghetto tra un artigiano e
sua nioglie.
li St' am. Marietta, se Dio no manda disgrazie, la passe-
rem bem. Zaldo , vim, e legna ghe n'avem. Coi lavoreri
die g' o' za ordinadi per tut T inverno , ne torem la carnc;,
el stofis, el pam, e el companadeg. Ades coi bezi die m'e
vanza a mi , e con quei die ciaperat ti da to misser pare
per interes de la to dota , bisognera die comprente da ve-
stir, e da far en poc de tela, e prima de tut farem far
na pelegrina coi so colarim e con na bella lazza per el
mattel die no'l patissa fred a nar a scola. —
" Oil si , brau. Clie gusto die '1 g' avera el Bortolim !
Toghe suljit sta pelegrina, die mi 'ntant no g" 6 Jjisogn.
Pensa alle vanita le matte , a mi me preme el me Borto-
lim. El sior Direttor el m' a dit die '1 g' a talento, e clie'n
scola r e quiet e dabem. IMe par die no '1 deva creder !
perclie for de scola T e tut so papa, el g'a del birichim! —
» Sicclie mi som en birichim! La diga su , siora teolo-
gliessa. Cossa fazzo mi da dirme birichim? —
» Uh , vedel li , subit smanie ! Set en colera ? Mi no.
Con ti 5 el sat bem, no posso andar en colera. Set la me
Marietta ! Ma dime , cossa gli" at de lagnanze contro de
mi? —
» Vent die te le diga ? Ti set n' arzent vif , g' at del
fogo, te lasset qualche volta trasportar da la rabia. E al-
lora . . . —
" Ghe n'en posso mi, se questo 1' e 'I me natural? Fi-
nalment no 6 mazza ne gnanca mai bnstona nessum. —
" Anche de queste ghe voria per far morir de passiom
to mojer , e rovinar to fiol ! El natural _, caro ti , bisogna
vardar de corezerlo. E ti die set pare g' at ol^bligo mag-
gior. To fiol, die Te to fiol, vif e rabioset anca el, g' at
osserva no? i'a tolt su el to vizio. E chi bisogna rime-
diarghe ; e tocca a ti col moderar le to impazienze. Se no
la ne passera mal . . . Mo varde die sugo ! Ades elpianze?
Cossa g' at po ? T' 6 fat dispiazer ? —
)> Dame la mam, Marietta ^ te prego dame la mam. —
" E po ? Ma no pianzi no. —
» G' at resom , resora da vender. Quando la me salta
som na bestia. Anca T altro di 6 fat pianzer el garzom
col cridarghe , e per nient. E I' e 'n bou zoven , e brau
che '1 faria i pel alle mosche. Ghe domandero perdora. E
APPENDICE ITALIANA. 246
a ti te prometto su sta cara mam die me emendero, perche
vedo die dago scandol a me fiol e die ti g' at passiom.
Domam vado a confessarme. E ti, die set n^Anzol, prega
per mi, prega die '1 Sioredio me perdona e die '1 me ajuta. »
Quest' operetta ci ha fatto nascere il desiderio di vedere
presto publilicata anclie la Compendiosa storia cU Treiito e
del Trentino del medesimo autore , die ci si annunzia in
una nota a pag. iSy. G.
Dclle cognizioni umnne. Trattato del teologo coll.
Andrea Abba' profcssore di logica e metafisica nella
JR. Universkd di Torino. — Torino., i835 , dalla
tipografia e iibreria Cantbii , in 8." , pcig- 294.
Lettere a Filomato sidle credenze primitive e sidla filo-
sofia sino a Socrate. Libro unico , dello stesso. —
Torino, i835, Caiifori, in 8.°, pag- 3o2.
II trattato dell' Abba suUe cognizioni umane e dlretto a
confutare da un canto la dottrina delle idee innate e con
essa il Nuovo saggio suU' origine delle idee dell' abate Ro-
sinini Serbati , e a ripurgare dall' altro lo sperimentallsmo
Lockiano , del quale egli era propugiiatore , da quegli er-
ror! di die si suole imputarlo anclie dopo tutto cio die
ne disse il Dugald-Stewart nella sua Storia abbrtviata delle
scienze metalisiche e politiche. Nelle lettere a Filomato I'au-
tore dopo aver diflinita la lilosofia come la cognizione dei
fatti e delle ultime low leggi, presenta^ un quadro storico
abbastanza fedele suUe primitive credenze, invocando quasi
a testimonio del loro vero rautorita del consenso generale
o della tradizione. Quanto alia confutazione dell' opera del
Hosniini o delle idee innate, molti la troveranno un po' de-
bole , per jiersuadere a' leggitori die si facciano a ricer-
care con profondita il perciie d' una tale quistione. Quanto
alia dottrina dello sperimentallsmo Lockiano, anche YAbba
non pote sfuggire alia solita difficolta die colla sola psi-
cologia non si puo fondare 1' intero sistema della scienza
iilosolica. CI6 die e da commendarsi nel filosofo di Torino
si e lo zelo per la verita , il candore e la coscienza coi
quali la espone ahneno nel modo die gli venne fatto di
concepirla, ma piii ancora la calorosa difesa die fa di se
e de' suoi confratelli nel rispingere dall' empirismo quelle
accuse che gli vengono fatte da taluni troppo avventati od
246 APPENDICE ITALTAiSTA..
inginsti per confonderlo col scnsismo inaterlale tanto lue-
ritainente riprovato dalla moderna filosofia.
Intorno alia fondazione ed alio stato atluale degli Asili
di cmitd per I infanzia in Milano- Relazione letta
ncW adunanza generate teniita it 16 marzo 1837
dai contribuenti alia fondazione e mantenimcnto dcgli
asili infantilis e pubblicat.ci a bencfirio degli asili
medesimi. — Milano, 1807, tipografia dc G. B.
Bianchi e C. In 8.° di pag. 63, con una tavola in
litografia. Lir. i aiist,, senza tavola cent. 80.
Di questa Relazione e autore il signor Giuseppe Saqclil
segretario della Commissione eletta a rappreseiitare ed am-
niinistrare in Milano la nascente istituzione degli Asili di
Carita per T infanzia. La Commissione era incaricata dai
contribnenti , per valerci dei termini stessi del relatore :
i.° di assicurare stabilmente la fondazione di qviesta Pia
Causa i 2° di difFondere di mano in mano , e compatlbil-
mente coi mezzi economic! disponibili, gli Asili infantili in
tutti i quartieri piu popolosi e piu poveri della citta^ 3." di
dirigerli e di amministrarli come un'' unica istituzione. Pero
trattavasi di riferire quali fossero riguardo al triplice og-
getto avuto in vista dai contribuenti le risultanze ottenute
dalla Commissione. Semplice , schietto, interessante ne e
il racconto ;, da cui raccogliesi il genuino concetto clie for-
mar ci dobbiamo d' una istituzione clie per la sua novita.
( sotto certi riguardi almeno ) e per gli effetti conseguiti ,
e che si sperano^ attira Tattenzione di ogni bnon cittadino.
Apprendesi da esso clie sino dai prlncipio del iSSa la
SoA'rana clemenza erasi degnata di apporvi la regia san-
zione pei suoi Stati ; che S. Eminenza il Cardinale nostro
Arcivescovo , le loro Altezze il Yicere e la Viceregina , e
S. E. il Governatore, non clie PL R. Governo di Lom-
bardia ebbero non piccola parte nel proteggerla , promo-
verla e consolidarla nella citta di Milano ; che zelanti sa-
cerdoti e varj facoltosi milanesi adoperaronsi per vederla
nascere, crescere e giungere tra noi a lieto riuscimento.
Tre Case finora si contano destlnate all' infanzia d' ambo
i sessi , dai tre ai sei anni , da soccorrersi coll' istituto di
cui fn propagatore in Italia il sacerdote Ferrante Aporti.
AFPENDICE IT\LIA.N\. ^47
L' una presso S. Maria Segreta , T altra sul Corso dl Porta
Nuova assegnata dal nobile sig. De Cristoforis , la terza e
il locale clie serve alF Oratorio di S. Filippo presso S. Celso
concesso a tal uso dai rappresentanti deir Oratorio a cio
antorJz/.atl dal nobile proprietario ed amministratore Gae-
tano Melzi, uno dei contribuenti alia fondazione degli Asili.
Ammonta a ben trecento il numero dei poveri fanciuUL ivi
qnotidiananiente accoltij numero clie presto crescera (i).
Restano altre cinque case ad aprirsi, il che avverra quando
se ne presenteranno i mezzi (2). Con che sperasi che gl'isti-
tuti saranno coatemperati ai present! bisogni della popo-
lazione necessitosa. Devest a tutta lode dei contribuenti
pubblicare clie fnrono eglino i priini a procurare che gli
Asili venissero legalmente rlconosciuti come causa di pub-
blica beneiicenza. Ogni Asilo ha un ispetcore , una mae-
stra, un' assistente, un' inserviente pei servigi. Oltre a cio
alcune signore , scelte nella classe dei contribuenti , en-
trano per turno a sostenervi T incarico di visitatrici. Noa
si trascurano le necessarie avvertenze per aiiimettere i soli
bisognosi, per bandirne quelli che una simulata indigenza
vi avesse intrusi a danno dei veri poverelli, per impedire
qualunque causa di comunicarsi le infermita , per man-
tenere in ciascun asilo la salubrita. , la nettezza , 1' ordine
morale.
Fatti autentici riportati dal Sacchi attestano in un mode
incontrovertibile le beneliclie conseguenze ottenutesi in lireve
fra noi sullo stato sanitario dei fanciuUi ricoverati. Quanti
furoiio sottratti ai piii lagrimevoli casi d' inedia , e ad una
poverta cosi impotente, per cui senza il presto provvedi-
mento degli Asili sarebbcro periti o di fame, o de' morlji
dovuti a lunghe, micidiali privazioni ! Gli Asili radunarono
molti iat'ormicci, e ne inigliorarono ,, quando non ne gua-
riroa del tutto , la lisica indisposizione, coia gioja non mea
(l) Avvertasi che la Relazione lia la data del 1 6 di mai'zo del
con-ente anno 1837.
(a) Cosi la Relazione. Ma ai 3o di maggio, giorno onomastico di
S. M. I. R. A. Feidiriando I, fu inaugurato rapvimento di una quarta
casa nt'Ua PaiTocchia di S. Nazai-o Maggiore. Nella quale occasione
il M. R. i'roposto di quella basilica don Francesco JMavia Rossi
pronunzio un assai scnsato discovso stampatosi coi tipi di G, B.
Bianclii e C. a benelkio dedi Asili in Milano.
248 APPENDICE ITALIAN A.
dei parenti , i quali videro quasi riiiati a nuova vita i loro
pargoletti , che delle generose persoiie die neU' opera ca-
ritatevole efFondono il loro zelo. Cio devesi alia salubrita
delle case clie si sono destinate, ai niille delicati riguardi
i^ienici , alle premure di medici illuniinati, ai ben ideati
esercizj di una ginnastica adattata alia teiiera eta, ai prii-
denti avvisi snggeriti ai genitori.
Ma un articolo di maggiore, anzi del masslmo momento,
senza di cni una popolazione sana e roljusta sareblie piii
a temersi clie a desiderarsi , e T educazione religiosa, in-
tellettuale e morale de' teneri fanciulletti affidati agli Asili.
Lode al benemerito Aporti che coacepi ed espose un ec-
cellente sistema per giungere a un taato scopo : e lode
ancora all' I. R. nostro Governo che nella sua saggezza
s' avvide che, anziclie innovare su questo punto , era con-
veniente attenersi ai precetti del sacerdote cremonese, e
con grazloso decreto aveva fatto pnbblicare la Guida delle
scuole infantili di carita dal medesimo compilata !
Lo spirito di questa istituzione consiste non tanto in ua
precoce sviluppo intellettuale dei fanciulli, quanto in unafe-
lice preparazione alle nozioni piii utili alia pratica vita , e
piii che tatto nello svolgere sentimenti religiosi e morali da
ridurre ad inconcusse abitudini. L' Aporti immagino di divl-
dere i fanciuUi degli Asili in tre classi. L' istruzione pro-
gressiva dalla prima alia terza consiste sostanzialmente
iieir jnsegnar loro le preghiere quotidiane, i rudimenti del
catechismo , alcun poco la storia sacra , i principj della
numerazione, 11 sillabare e compltare , e nomlnare, e co-
noscere alcuni degli oggetti piii intlniainente legati col bi-
sogni della vita domestica. Fa parte dell' esercizio della
memorla l' apprendere inni ecclesiasticl e salmi. Poclie, ma
adatiate nozioni suU' applicazione degli oggetti visibill da
loro conoscinti all' industria, 11 pratico esercizio di facili
lavorii convenient! alia loro eta , 11 abituano ad amare
quella vita operaja e domestica a cui la Provvidenza gli
lia destinati.
Ma il religloso e morale dlrozzamento fu e deve essere
la cosa su cui rivolgere la maggior sollecitudine. L' or-
dine, la discipllna , il baon esempio si chiamano in sus-
sidio delle masslme "religiose e morali, le quali, non me-
no che gli intellettuali insegnamenti , si dlrigono sempre
verso i due fondamenti deU'ainore e del timor di Dio. Gli
Ari'ENDICE ITALIANA. 249
educatorl non trascurano nulla per isviare i fancIuUetti dalle
viziose abitudlni in cni si trovano gia spinti pel commer-
cio coi loro simili, e per gli esempi avuti nelle famigiie
cni appartengono , per enieadarne la tempra del cuore, per
instillar loro la giustizia verso ciascmio, il rispetto all' al-
trni proprieta , il sentiiiiento della veracita , T ubbidienza ,
la docilita , la gratitiidine , e sopra tutto la scambievole
benevolenza. L' esperienza provo die uno dei piii efficaci
mezzi per ingentilire cotesta innocente eta e 1' esercizio del
canto. Fu quindi introdotto, non qual ramo d' iiisegiiameato,
ma quale espediente per conseguire im niiglloraniento mo-
rale ne' piccoli alunni : e il canto venne applicato a me-
lodic religiose e morali con un esito il cui vantaggio si
estese anclie alle famigiie cui appartengono i ricoverati.
Lo zelo illuminato e paziente de' generosl cooperatorl
alia pia istituzione venne gia coronato da una felice riu-
scita , die superb 1' aspettazioiie e il desiderio. Qui la nar-
razione del Saccbi pigliaado un altro tuoho si fa soave e
commovente. Ma stringendoci il bisogno di esser brevi ,
sara meglio die lasciamo die altri ricorra alio scritto die
ci serve di guida , il quale, per dirlo di passaggio , pub
mostrare ad un tempo il vero modo di riuscir nitido e
piacevole anclie in questo genere die vien riputato arldo
e non possibile ad infiorarsi di grazie.
Da ultimo il Sacclii a nome della Commissione informa
il pubblico sulla amministrazione economica degli Asili per
I' anno i836, riproducendo il bilancio consuntivo di cassa
dal i.° gennajo a tutto dicembre del i836 gia pubblicato
nella Gazzetta privilegiata di Milano , presenta un coato
preventive delle spese per P anno iSSy? corredato di ap-
posito quadro (i), e parla del progetto di aprimento di
nuovi Asili nella nostra citta.
L' unita tavola ofFre in quindici figure il disegno de' po-
chi arredi ed arnesi onde debbono essere fornite le Case
di Asilo pel comodo , per 1' istruzione e per gli esercizj
ginnastici dei fanciuUi.
(l) Questo, non die il bilancio consuntivo, soiigiungousi al pre-
•ente ai-ticolo per soddisfazione dei letiori.
Bibl. Ital. T. LXXXVI. 17
aSo
APPENDICE XTALIANA.
BiLAM
pel- la gestlone dl cassa dah
ESITO.
IMPIEGHI.
Per capitalc di una rendlta so-
pia r I. R. Monte
BENI STABILI.
Acquisto di una casa in borgo di
S. Caloceio
Per capilali .
SPESE DI PRIMO IMPIANTO.
Per costruzioni ed adattameuli . .
Per mobiliare ed ulensili
SPESE ANNUALI.
Per pigioni
Per slipendi
Per mantenimento e vestiario . .
Per spese di cancelleria
Per spese straordiaarie e diverse.
Restanza in cassa
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
S 0 M M E
parziali
L.
2o8l
»
i/Jooo
L.
33i3
»
2966
L.
3oo
t>
2994
3275
»
772
420
5l
3i
19
67
Austriache
total
L.iGoSi
" 6279
Kiferito ed approvato uella seduta dell.i commissioue del giorno 10 del ma
febbrajo 1837.
/ MEMBRI DELIA COMMISSIONS ,
BECCARIA -^ RE — PRINETTI — RATTI — ZEZI.
II Segretario , SACCH
APl'ENDICE ITALIANA.
C JSUNTIVO
gnajo al Si dicembre i836.
a5r.
ENTRATA.
GAPITALI.
r la commissione centrale di be-
eficenza
I persone incognite
Il'accademia al teatro Caicaao
1 azioni capitalizzate
Da capital! .
: ROITI PER PRIJIO IMPIANTO.
] diversi pei" elargizioni volontarie
RENDITE ANNUALI.
. gli azionisti annul ....
. gli introili diversi
S O ]M M E
parziali.
L. 2o8r
' II2I0
> io6g
> i45o
L. 12474
972
25
95
00
00
70
Auslriaclie
tolali.
L. i58ii
3626
» i5446
L. 02885
86
78
70
34
Milano, il 7 febbrajo 1807.
Rag. PAOLO RICOTTI.
aSa
APPEXDICF. ITA^LIANA.
s
cS
u
n
"C
r,
««5
s
'^
o
^
K
an
Jar
Ti
o
cs d to
oo 1
W
'-'
t-i V
w-q ' : s
1-4 /
•ilcSauv
1
' _2 . J.
13 2"^
^ • 3
;\
d
Cos
\
o
'I' s o
o P =
? ■.'5
r^ * S
\
H
•2 •- -i: o
^
\
z
.- a, S .§ S ' "S
'■i
\
Dalla Comm
neficenza
ofleile in ;
site di ceri
Dalla reslan
Dagli azioni
tivamente
Dagli inlroi
\
APPENDICK ITALIANA. iS'6
Ricordi intorno agV inclid medici , chirurghi e farma-
cisli , che praticarono loro arte in Venezia dopo il
1740, raccolti , aumentati e pubblicad da M. G.
Levi, dottore in medic in a . ecc. • — Venezia, i835,
tipografia Antonelli , in 8.°, di pag. 83.
Delle lodi di Francesco Aglietd, medico e letterato
veneziano dividgate per cura del medico 31. G.
Levi. — Venezia, i836, dalla Upografia di Giu-
seppe Antonelli , in 8.°, di pag. 63 , con ritratto.
Biografia di Gaetano Alfonso Buggieri, medico e let-
terato veneziano ., scritta da M. G. Levi, medico, ecc.
— Venezia, i836, di pag. 14.
Fu saggio e laudaliile clivJsamento qnello del ch. dottor
Levi di venire concisamente notaiido alcune notizie biogra-
fiche di que' distinti cli' esercitarono a Venezia la medicina,
la chirurgia e Parte farniaceiuica , illiistrando ad un tempo
ed essi loro, e 1' inclita patria cui pertennero dal 1740 in
poi : cosi non meno operava plausibiiniente quando imprese
a tessere laudi alia seaipre gratissima menioria dell'Aglietti,
e diceva poscia dei fatti di G. N. Riiggieri ^ imperciocche
la vita e le geste degli uomini per doti di mente e di
cuore commendevolissiiiii saranno incessantemente d» utile
scorta e modelio ai successori , che dalT esempio di quelli
potranno conseguire con proprio ed altrui vantaggio pre-
ziosi docunienti al hen operare.
Ed in cotesti suoi scritii il dottissimo autore raccoglieva
certo non comuni notizie , e le inliorava di hella dlcitura ,
non senz' accompagnarle di qualclie argomento curioso; le
quali cose accrescono interessamento al leggitore ; e per
via d' esempio narrava del celehre dottor Giovanni Pietro
Pellegrini iin aneddoto siiigolare di Miledi Pitt , .sorella del
famoso ministro d'lngliilterra , la quale lui sceglieva a cu-
rante , perche in confronto di parecchi altri medici in ua
date tempo , con numero maggiore di clienti , ed aache
miseri, aveva avuto minore quantita di morti.
Utili poi segiiatamente riescono alcune notizie topogra-
fiche-statistiche , che all' occasione riieva , tra le quali ba-
Btera coUe stesse di kii parole riferire quanto espone , scri-
vendo del GoUudrovicIi: " CoUa prima qualita ( di retta-
mente giudicai'e) egli dice , chi la pos$ede, famjgliarizzatosi
254 APPENDICE ITALIANA.
col temperamento de' niiei concittadinl , vede in loro una
fibra molle e delicata , per essere dessi sempre immersi
negli eflluvj acquei, in regione dominata per lo plu dallo
sciiocco , per patire gravi e diutnrni patemi di animo
come avviene degli abitanti d'ogni capitale die cadde di
sua altez/a , e s' immerse in tutta la sorta di sciagure ; e
per fino la mancanza dell' esercizio equestre e pedestre,
il sociare notturno, dispongono i Vened alle afFezloni di
languore, ed ove pure sieno colli da flogosi, questa riesce
fugace , vincibile di leggieri con poclie sottrazioni di san-
gue , e meglio ancora con altri miiiorativi, giacche simili
in cio ai pescl , clie mai patiscono flemmasie , le loro
non hanno mai quel carattere di resistenza e diuturnita,
clie ci predicano i curatori degli abitanti de' luoghi ngresti
e montuosi. >> Da consimili considerazioni partendo nel-
r autunno del i835, quando osservava per la prima volta
a Venezia il cbolera , come dissi nelle mie annotazioni, e
diro in oltre nel ragguaglio di quello che afflisse Udine
I'anno scorso, ed intorno al quale me ne sto adesso oc-
cupando , prevenni piu volte quegl' illnstri medici, coi quali
aveva 1' onore giornalmente di trovarmi , clie al caso di
cholera cianico in Friuli , maggiore presso cotesti abitanti
robust! e torosi sarebl^e stato il bisogno di deple/ioni
sanguigne , che non era d' uopo praticarsi sui Veneziani ,
di tempra molle , e piii delicata di quelli.
Cosl del pari con non minore utihta del leggitore chi-
rurgo riferisce nella biografia di F. Pajola il processo ope-
rative della cistotomia , che lo rese immortale, e ch' egli
aveva appreso vivendo in famigliarita con Lecat , e che
aveva eziandio esercitato sotto gli occlii di un tanto mae-
stro. II nostro autore lo espone colle medesime parole,
colle quali Pajola veniva a lui stesso amichevolmente co-
municandoio ; e compie la sua narrazione col seguente
importantissimo concetto: '< Diremo iinalmente che il me-
todo di Le Cat, qunntunqiie da molti operatori venga ri-
guardato con poco favore, ottenne nelle mani del professor
Pajola felicissimi rlsultamenti , e che i suoi prosperi suc-
cess! si denno rlpeterc dalia poca estensione del taglio ,
dal non ferire la vescica oltre il suo collo, e dall' uso ap-
propriato del dilatatore. » Pajola sino aU'anno 1804 aveva
operate 660 pietranti , dei quali soli nove erano i morti :
ed io ho 1' onore di poter soggiugnere , che il nostro
APl'ENDICE ITALIANS. 255
ottinio operatore dottor Pelizzo cliirm-go condotto della
regia citta d'Ucline, gia discepolo prediletto del Pajola,
pratica da InngliL anni lo stesso metodo e colla stessa
fortuna del sno maestro, contando egli 187 operazioni coa
soli quattro morti.
Ne iiiancano per avventara collezioni biograficlie , e molto
ezlaiidio voluuiiiiose, come per causa d'esempio la Bio-
gralla universale , die per opera del henemerito Missiaglia
pubblicavasi a Veiiezia nel nostro dal francese idloma trasla-
tata con aggiunte ecorrezioni, ed in grossi sessantacinque
volumi : non die quella , per tacere di altro , piii propria-
mente , ed escluslvamente parlando di medici, die tenne
dietro in sette volumi al Dictionnaire des sciences mcdicaleSy
egualmente grossi, e piii forse ancora di quelli : ma co-
testi laboriosissimi lavori fatti fuori d' Italia, e sono in
parte manchevoli di alcuni tra i nonii della classica nostra
terra , meritevoli sicuro di non andare preterit! , e talune
volte inesatti nelle notizie che porgono •, dalle quali con-
siderazioni appunto , prese in via generale , il nostro au-
tore muove il suo dissertare. lo venni in fatto per carita
di patria e doverosa giustizia a parlare in quella di Jo-
sefFo Daciano , cb' era stato al tutto dimenticato ; ed il
prof. Sdiivardi , mosso da eguale sentimento , correggeva
una ingiusta e turpe infamia afliblaiata dal Fournie a Gi-
rolamo Cornelio Donzellini, ch'egli pretendeva condannato
ad essere annegato segretamente, quando conservo in vece
costante e florida salute sino ngli ultimi momenti , dicliia-
rando che lo dovette alia purita del suo morale ed alia
sua temperanza, -e che fu ottimo marito , egregio medico,
di mente e di cuore eccellenti (i).
Se non che lo stesso nostro, d'altronde comraendevolis-
simo autore, incorso egli pure in qualche ommissione ed
in qualche inesattezza , e forse a colpa di quella impossi-
bilita di avere certe notizie, e di quella burbera selvati-
chezza di taluni a cui ne fece premi^rosissima e calda,
ina sterile inchiesla , della qual cosa va sino dalle prime
sue pagine lamentaadosi. Non rinvenni, per es., fatta pa-
rola del dottor Conegliano , il quale era certo ai tempi del
(l) Delia vita e delle opere di G. Corvi, medico del secolo XIII,
e di G. C. Donzellini del secolo XVI. — Ne^li Annali miiversali
deirOmodei, vol. LXXi, pag. 260.
256 APPEJSmiCE ITALTAXA.
Santorini , o poco dopo , un medico assai distinto ed esti-
mato , non meno die aft'accendatissimo in Venezia, ad al-
cnne consnkazioni del quale elsbi la sorte di assistere, finito
appena il niio tirocinio di Padova , quando mi onorava di
seguire pei* la pratica i chiarissiini dottori Mararcliio e
Pezzi : e si clie lo trovo accennato ed anche ripetniamente
fra le cose die narra di Antonio Lizzari. Ed a proposito
dell' egregio dottor Maracchio , non fa egli parola die del
I." volume delle sue Miscellanea stampate nel 1788, nientre
pubblicava un 2.° volume nel 1790, in cui piu cose con-
tengonsi die neU'altro, e forse anche piii importanti, per-
che comprende rantinewtonianisnio ed il nuovo sisteraa di
fisica e della generazione.
Ora venendo all' Aglietti , esposti dal nostro autore i mo-
tlvi perche entrasse nel divisamento di ragionare le lodi
di lui , le quali non sono certamente ne biografia, ne uno
scritto polemico , mentre altri lo precorsero con grande
plauso in codesto difficilissimo aringo, passa a dire di
quelle, e narra con a meno discorso , come gia il cli. per-
sonaggio, die noniina il Nestore dei medici venezianl ed il
Veneto Asclepiade " valentissimo nel dar vita agli altri o
col medicarli , o col tesserne le biografie , procure cost a
se stesso, senza neppur accorgersene la piii durevole im-
mortalita. >/ Piglia poscia piii partitamente a considerarlo in
qualita di scienziato profondo , di letterato dottissimo, di
medico esperto e di uomo sommamente sociale. Paria quindi
sin dalle prime della sua nascita , de' meriti suoi, distinti
nei piu giovanili anni della sua eta, pe' quali " si ebbe
sin d' allora il presagio, die tutto essere doveva in Fran-
cesco precoce : precoce il suo iniziamento nei severi studj,
precoce lo svilnppo del sno ingegno, precoce il termine
della carriera scolastica , precoce 1' esercizio medico, pre-
coce, a petto di altri molti, quella eccelsa fama in cui
ben presto sali. >; E lo segue sino al suo intraprendimento
insieme con Gallino e Gualandris di publilicare quel Gior-
nale di niedicina , die il fece conoscere all' Europa tutta ,
e cbe fu il primo in Italia.
Accenna in appresso le onorifiche incumbenze addossate-
gli dai maestrati, dai colleghi, ecc, e data occasione parla
storicaniente dell' illustrissimo Colleglo de' medici fisici di
Venezia e delle sue vicende : dice dell' Istituto itallano di
scienze, lettere ed arti^ dove iiori in qualita di meiubro:
I
APPENDICE ITALIANA. a07
tocca del come sallsse in appresso grado grado alle prime
dignita. uello Stato, cui mai possa un medico aspirate:
discorre delle cnre mediche per esso lui sostenute in per-
sonaggi di molta distinzione, tra le quali basti di ram-
mentare, die TAugusto Imperatore Francesco I chiama-
valo in Verona per recare soccorso all' Eccelsa Consorte
di lui, Maria Lodovica di Este : che S. A. I. e R. il Se-
renissimo Arcidnca Ranieri Vicere del Regno Lomhardo-
Veneto, da esso lui chiedeva consiglio , quando venne preso
ad un tratto da fiera doglia : che la Matrona Regale di
Parma fece altrettanto pel fedelissimo suo ministro e con-
sigliere conte di Neipperg, ecc.
Se non che fia cosa impossibile voler in poche righe
epilogare cio che 11 nostro autore senz'alcuna vana dif-
fusione rammentava dell'Aglietti intorno agli svariati suoi
lavori versatissiuio, siccom' era , in ogni scientifico-lette-
raria disciplina , non che dotto in materia d' arti belle, e
riniandando il benigno lettore a sbramarsi su quelle lodi
giustamente conteste a tanto uomo , chiudero per ultimo
coir autore stesso al tutto concorde che il chiarissimo ed
immortale " Aglietti fu buon marito, ottimo padre, amico
sincero ed afFettuosissimo , e solerte beueficatore quantun-
que volte glie ^e ne porgea propizia occasione. <>
Ne certamente Veuezia aveva terminato di piagaere sulla
perdua dell' Aglietti, che ad aflliggeria gravemente si ar-
rose pure quella di G. A. Ruggieri , la biografia del quale
il benemerito Levi venne eziandio a regalarci. Ed inco-
mincia per intitoiarlo con molta verita uomo giusto e dotto
non cl»e medico valentissimo. Nnrra di quale maniera av-
venisse il suo stabilirsi a Venezia , poscia gli studj per esso
lui fatti ; r amore che ottenne da chiarissimi ed encomlati
professori , gl' impieghi onorificentissimi sostenuti , tra i
quali illustrava all' epoca della sua morte la carica di me-
dico aggiunto all'I. R. INIagistrato di sanita marittlma. Nuovo
Socrate , portava egli caldo afFetto ai giovani studios! , ed
in particolare, se andavansi educando nell' arte sua. Fn
di cuore egregio, piii amico nelle famiglie , che medico;
cultore della pretta lingua italiana , dettava scrittnre di
molto pregio e pel genere de' concetti , e per lo stile e la
forbita dizione. Non si lascio mai trasportare dalle ilki-
sioni de' sistemi medici : ma segui sempre 1" ippocratica os-
servazione, dietro alia quale riusciva mirabile nelle si\e
258 APPr.NDICE ITALIANA.
cure : ragione per cui alia fine il nostro autore chiudeva
il suo dire colle assicurazioni , clie per sempre " rimarra.
fra noi gratissiuia ricordanza d' ogni suo merito civile ,
scieiitiiico e letterario. »
Segua frattanto 1' ottimo dottor Levi a liencficarci di
consimili lavori, nelle doleiiti occasioni , die anguriamo
non sieno mai troppo precoci, die otterra sicuraiuente a
buon diritto la gratitudine de' suoi coUeghi e qnella non
meno d'ogni altra gentile persona. F. M. Marcoliiii.
S. Grcgoiii Papce Regula pnstoralis, et S. Jominis Cry-
sostomi Liber IV ct V de Sacramento , una cum
S. Aiiguslini in Libra 1 V De doctrina clirisdana ,
ct Libra De cathecldzandis radibns. Lisuper Bitualis
Romaiii doctrina De recta. Sacramentomm admini-
stratione ecclesiasticis , aids documentis aucta et il-
Instratn. Accedunt de iisdeni argumcntis S. Carali
Monitioncs varioe. — Bergomi, i835, apud typogr.
Sonzogni, in 8.°
Edltore di questa pregiabilissima , diremmo anzi santa
ed aurea coUezione, e il sacerdote Giovanni Finazzi,pro-
fessore della pastorale teologia nel semina|-io di Bergamo,
del qnale gia encomiate aliliiamo in questo medesimo gior-
nale altre utili e belle produzioni. liitento egli al maggior
bene de' suoi discepoli voile loro iniitolarlo qnasi manuale
o guida nel divino ministero a cui trovansi iniziati. Pero
considerando die a tre riduconsi i precipui doveri d' un
ecciesiastico, posto alia cura delle anime; cioe di condurre
una vita esemplare, di porgere fruttuosamente ai popoli
la parola del Signore, e di fedelmcnte aniininistrare i Sa-
cranicnti, in tre parti distribui pore la sua collezione ;
distinguendole tuttavia in mode che ciascuna possa anche
da se sola sussistere, se niai taluno amasse di averne
Puna piuttosto die Taltra. Egli poi siccome e indicato nel
frontlspizio stesso delfedizione , scelse ad aminaestraniento
del pritno dovere le Regole del libro pastorale del soninio
pontefice S. Gregorio e le Animonizioni di S. Carlo a tutto
il clero : trasse le dottrine die risguardano il secondo dal
trattato del Sacerdozio di S. Giovanni Crisostonio, dalla
Dottrina cristiana di S. Agostino e dalle Istruzioni di san
Carlo intorno alia predicazione della divina parola : qnanto
APPENDICE ITALIA.NA. 269
al terzo tlovere , ossia airamministrnre i Sacrament! , si
attenne nl Kitnale romano, aggingriendovl pero , riguardo
ai Sacrainenti della Confermazione e delF Ordine , de'' qnali
nulla parlasi in esso rituale , una breve istrnzione desnnta
dalle sinodali istituzioni della Cliiesa milanese e relativa
alle cose che dal parroco prestarsi debbono come al do-
ver sao annesse, allorche quel due Sacramenti vengono
dal vescovo solennemente ammlnistraii. La collezione chin-
desi cogli Awertiniend di S. Carlo per U confessori : la
quale parte terza venne di varie note pure corredata.
Questi brevissinii cenni bastano a dimostrare si T impor-
tanza dell' opera , come la riconoscenza che al benemcrito
2>rof. Finazzi debbesi non dai soli giovani ecclesiastici, ma
ben anche dai sacerdoti che gia costituiti trovansi al go-
verno della greggia di Cristo. G.
Dell' unico prlndpio e fine del Diiitto unkcrsnle di
Qiainbattista Vico. — Prima traduzione iudiaiia.
Finora wi fascicolo di fogli 7, in 8."
Parra forse ad alcuni inutilmente spesa la fatica di tra-
durre dal latino un' opera di giarispriideuza , non pratica,
ma lilosofica : noi non siamo di questa opinione; ne stx-
miamo ingiurloso nella nostra eta il supporre che uiolti
siano o desiderino almeno di farsi dotti , senza dedicare
gran tempo alio studio della lingua latina. E Y opera che
annunziamo avra certamente un molto maggior numero
di lettori tradotta , che non ebbe finora ; ne puo essere
senza buon frutto la lettura di un libro siffatto.
Ci duole che il traduttore non abljia conosciuta I'edi-
7,ione deir opera originale pulDblicata in Miiano dalla So-
cieta dei Ciassici italiani per cura del sig. Giuseppe Fer-
rari ; dalla quale avrebbe potuto facilmente vedere quanta
agevolezza a bene iutendere il libro derivi dalF inserire
ne' lore luoghi le note clie il Vico puliblico un anno dopo
il testo. Avreblie ancora potuio evitare a pag. i5 una con-
fusione in cui lo condusse un errore del testo dov' e stam-
pato pro veris e deve leggersi pro certis , come il signer
Ferrari dimostro a pag. i3 della sua edizione con prova
si manifesta da convincerne anche i nieno veggenti. JMa i
libri , quando non sono novclle o romanzi , viaggiano cosi
lenti per le provincie d' Italia, che non osiamo 2)uiito
260 AITENDICE ITAMANA.
niaravigliarcl se un' edizlone del i835 e tuttora sconoscinta
ia Napoll da chi dovette pur essere desideroso di consultarla.
Vogliamo poi raccomandare al tradiutore una piu co-
staiite diligenza , aftinche il suo lavoro generalniente degno
di inolta lode non cada in alcune parti sotto giusta ceii-
sura o di oscurita o di poca precisione. A pag. 17 leg-
gianio : " Unico essere il genere deirassentimento , e col
>' quale assentiamo alle cose da contemplarsi, ed a quelle
1) die deonsi praticare vivendo , chiarainente , come tutta
" volta comporta la natura di entrambe. >> Qui crediamo
die dopo chiaramente sia per difetto di stampa mancata
la parola cVmostrate (perspicue demonstratis ) ; e forse altresi
dovreljbe leggersi : col quale assentiamo e alle cose da con-
templarsi ed a cjuelle , ecc. ; che sarebbe maniera piu chiara
e piu rispondente al latino: et quo rebus contemplandis, et
quo rebus in aita agendis . . assentimur. A pag. 2.S si legge:
« L' uomo intiero adunque per la conteraplazione deireterno
» vero , cioe dello stesso Iddio , con mente pura , e per
n r a more dell' eterno bene, con puro animo^ e per 1' af-
» fetto di tLitto r uman genere verso T eterno bene, a Dio
>i manifestava la retta umana natura. >> L' ultima parte di
questo periodo sara a tutti oscura , mentre il testo in vece
e chiarissimo : et diligentia universi generis humani prce ceterno
bono , Deo , rectain naturam humanam celebrabat. Non cre-
diamo finalmente die quella foruiola Jus Quiritium Eoma-
norum sia ben tradotta coUe parole il diritto del Romaiii
Quiriti , mentre doveva dirsl il diritto Quiritario dei Jiomani,
come fu gia praticato da altri. II tradnttore persuaso com'e
di avere alle mani un' opera di graiide importanza, e dove
e gran bisogno di menoinare possibilmente coll' espressione
corretta e precisa la difficolta della materia, non vorra
certa mente considerare queste nostra osservazioni come
inutili o pedantesche. A.
La fisica dello Spettacolo della natura dell abate Plii-
che recata agli odieriii lumi , dialoghi del doltore
Bartolomeo Bizio, segretario per le scienze dell A-
tenco veneziano, ecc.-, tomo 3.° — Venezia, i836,
presso G. Battaggia dal fasclcolo 12 al i-j {V. Bi-
blioteca italiana, torn. 83, pag. iii. Luglio io36).
L' autore avendo soddisfatto coi due primi volumi della
sua Fisica all' assunto die si era imposto di trattare delle
APPENDICE ITALIXNA. 26 1
(tffinita, degli impnnderahiU , e de'' corpi inorganici , or viene
a soddisfare all'altro assnnto che e di trattare de' corpi
orgaiiici , cominciando colT annunzlato terzo volume a te-
ner discorso de' vt^etohill : T altro poi che a questo e per
succedere trattera degli animali. Porzione pero del volume
terzo suddetto parla ancora di cose inorganiche; ecco in-
fatti quali sono gli argomenti de' primi quattro dlaloghi :
I." le montagne, la fonnazionc delle pictre e delle petrifi-
cazioni ; -2° I' infocamento centrale , i sollevamend ed i vul-
cani ; 3.° le. pietre , i marmi e le gemme ; 4.° le valli e i
terreni. Vengono in seguito le trattazioni hotaniche, cioe
il dialogo 5.° circa il nasclmento , la nutrizione e la vita
delle piante; 6° il vario aspetto delle piante e di alcune loro
parti; 7.° ifiori: 8.° i fnitti : 9.° Z? produzioni de' vegetabili.
Quest' ultimo dialogo si aggira auclie intorno alle utilita
che Tindustria umana ritrae dalle produzioni vegetabili;
e cosi discorre del pane, del vino, dell'aceto, del sapoue,
delle vernici ^ dell'arte tiutoria, della concia delle pelli, e
d'altri simili argomenti.
Prosegue bravamente i'autore con il terzo volume, co-
me gia fece co' precedenti , a batter 1' orme del Pluche e
di chi eel diede volgarizzato ; del Pluche rendendo facili
e dilettose le scientifiche istruzioni , e ognora aiiimaudole
di un dolce e pio sentimento ; del volgarizzatore usando
le eleganti e forliite forme di discorso, di cui questi, me-
diante la sua versione , fu s\ lodato maestro. Tali pregi
delTautore vieppiii spiccaoo nell'annunziato volume, quando
uscito dair ardua trattazione delle cose geologiche, viene
occupandosi nelP amenissima risguardante i vegetali. II brio
del dire risponde alia venusta e vivezza del soggetto, come
puo particolarmente scorgersl nella parte descrittiva dei
pregi delle piante e della loro varieta.
Nel percorrere il detto volume ci vennero- all' occhio
alcune cose meritevoli, per quel che ne semlira, di emen-
dazione. La composizione del feldispato riferita a pag. i3a
non e giusta ; non e piii a tenersi per vero che il mag-
gior numero de' pescl fossili del Bolca corrisponda a in-
dividui che attualmente vivono (pag. 46); v' ha delle
piante germoglianti che non portano fuori di terra i loro
cotiledoni ; ne tiitte quelle che li portano fuori dimostranli
stecchiti e smunti , e perdonli dopo avere dispiegate le
proprie foglie (pag. 23/ ); non solo le trachee ma atiche
262 APPENDICE ITALIANA.
2;li altri vasi de' vegetabili si reputaao addetti al giro
deir aria piuttosto che a quello degli umori ( pag. 2 5a ) •,
i petal: de' fiori, esposti alia luce, non esalaao ossigeno
piii che le foglie (pag. 364), ma anzi assorbono ossigeno
e invece esalano azoto.
B.
Elementi di storia natiirale dl Edwards e Comte ad
nso delle scuole di Francia, prima versione iialiana
di Eicole Marenesi con un indice etimologico e
tavole in rame. — Milano , 1887, presso Ranieri
Fanfani, in 12.° Fascicolo priino del tomo primo (i).
II primo dei nominati autori dell' opera annunziata, cioe
il sig. Edwards , pnbblico de' pregevolissimi Elementi di
zoologia , cui crescono pregio nitide figure stampate , a
molto comodo del lettore , insiem col testo swi fogli me-
desimi dove se ne leggono le descrizinni , e .e cose die
vi si riferiscono. La materia, e frequentemente anche le
parole del fascicolo suddetto sono cavate fuori dalla prima
parte dei citati Elementi di zoologia , la quale tratta T a-
natomia e iisiologia degli animali ; e pero quello e un ri-
strettissimo compendio di questa , con qualche addizione ;
anclie le figure degli Elementi di storia naturale sono per
la pill parte copiate da quelle degli Elementi di zoologia.
jj altro autore dell' opera annunziata , cioe il signer
Comte , cumpilo de' raolti ingegnosi quadri inetodicl , cosi
del regna animale come del vegetabile , quindi e persona
espertissima in quel genere di lavori cui spetta T opera
stessa, e il sue nome e anch'esso niallevadore della bonta
della medesima. . ,
B.
(i) Quest' opera sai-a divisa in due volami; e ciascmi volume in
tre puntate, composte cadauna di 5 fogli di stampa e di circa
5 tavole in rame. II sommaiio , 1' indice alfabetico ed etimologico
(che souo aggiunte del traduttore , il quale mmii anche il testo di
alcune sue note ) formeranno un' ultima puntata di Appeiidice. II
prezzo e di cent, ao ital. per ogni foglio ( di 24 pag.), e cent. 20
j)er ogni tavola.
:263
V A R I E T A.
Salle strade ferrate degli Stad Uniti: contiiiuazione
dclla Icttcra inscrita nel prcccdente fascicolo di aprde
jjag. 144.
Gli Stati deirUnlone lianno importato I'invenzione delle
strade ferrate dalla Gran Brettagna , ove il magiiilico cara-
mino di Liverpool e Manchester serve e servira sempre di
modello per qnesto stnpeado ritrovamento di accelerata co-
municazione. Abili iagegneri farono appositameiite spediti
in Ingliilterra ad assumere le piu minute e dettagliate ui-
forma^zioni sa di tale Importante soggetto. La spesa h\ ge-
nerosamente sostenuta dalle compagnie formatesi per si-
mile speculazione e uoii g\a dal Governo degli Statu II
principio democratico e di lasciar fare, di non mgerirsi
nelle commerciali iiitraprese e di non accrescere le pro-
prie spese governative con assegni o sussidj di sorta. Lo
spirito di associazione, clie in America e piu attivo die 111
qualunque altra parte, suppllsce a questa impassibilita.del
governo, e i risnltati provano die ii principio e vantag-
^'°r)i fatto non fu die nel i83o die si diede principio alle
opere delle strade di ferro , e gia gli Stati dell' Umone
sono coperti e attraversati in ogni verso da superbe strade
ferrate, su cui scorrono migliaja di velcoli parte con mac-
chine locomotrici a vapore , e parte con cavalli. Non c" e
forse popolo al mondo piu impaziente di ritardo deirarae-
ricano. La sua vita , i suoi pensainenti , le sue idee stanno
tiitte nel presente ; T aspetto delP avvenlre appena si pre-
senta alio spirito e non ottiene alcuna grazia dalla ritles-
sione: appena 1' americano scorge e concepisce un punto
di materiale utilitii ( e in c\b solo consiste il bello ideale
della sua esistenza), subito afferra i mezzl della esecuzjone,
e la riusclta e sempre eguale aU'attivita e diligcnza im-
plegatavi. Propongasi ad mi americano una bella specula-
zione, 11 di cui successo, scevro d' ogni incertezza e d'ogni
risico, present! un beneficio immense fra 4 o 5 anm, voi
264 V A U I E T a'.
lo vedete snblto arretrarsi e crollare taciturnamente la te-
sta : 4 anni per liii sono uii' eternith; cd una etet'nita senza
guadagiio e 1' Inferno per un Americano. Non e (lunc|ne da
niaravigliarsi se con tale caratteristica e dominante dispo-
sizione nazionale siansi aperte , quasi per incanto, infinite
strade ferrate, le quali accelerando in un modo inde-
scrivibile le comunicazioni tra i punti piu rinioti , hanno
per cosi dire raddoppiato la vita dell' uomo ed estesa la
sfera delle sue speculative operazioni. E tale rentusiasmo
con cui particolari e societa s'impegnarono in siniili intra-
prese , clie appena possono indicarsi localita ove non esi-
siano strade ferrate. Lo spirito pubblico e le borse dei
privati sono talmente occupate da tali speculazioni , die se
ascokate una conversazione di tre Americani per soli dieci
niinuti, potete esser certo clie sentirete almeno tre volte
articolare Railroad ( sti-ada a guide di ferro ). Strade di
ferro da cltia a citta , da villaggio a villaggio, strade di
ferro fra le immense carriere di carbon fossile, di piombo,
di marmo ; strade di ferro neir uiterno stesso delle grandi
manifatture ^ guide di ferro conducono persino nei niagaz-
zini dei privati le pesanti balle di mercanzia che si sca-
ricano nelle contrade. Che piii? Nella casa penitenziaria ,
ossia ergastolo di Filadellia , i corridoi , ove sono le por-
ticine di 480 celle de' condannati , sono tutt' alTingiro cir-
condati da una specie di sbarra di legno, e sulle due sbarre
paralelle si fix scorrere un veicolo, colla stessa teoria delle
strade ferrate , onde recare i viveri a tutte le cellette di
que' poveri disgraziati.
Non e niio proposito d' indagare se un tale eccesso di
speculazione diretto a questo solo oggetto sia per essere
di un gran giovaniento all' interesse generate del paese ;
agli economisti stara il dimostrarne la somma utllita ge-
nerate , ed agli oppositori di M. Say d' impugnare il be-
neficio delle macchine. Egli e pero evidente che il gran
numero di braccia clie si tolsero ai lavori agricoli per ini-
piegarli in queste costruzioni , clie le ingenti somnie di da-
naro clie con tanta avidita furono dai particolari impiegate
in queste intraprese, hanno certamente contribuito non
poco a rendere piii pericolosa 1' attuale crisi commerciale,
ed a peggiorare la niomentanea condizione del popolo.
Mentre 1' universale attenzione di questi paesi si rivolse
alle bnllanti speculazioni di canali , battelli a vapore e
V A R I E T a'. a65
strade dl ferro , 1' agricoltnra , la sola , la vera sorgente
d' ogni produzioiie , T agrlcoltura languisce e va tuttora de-
perendo. Mentre con pochi dollarl si divorano le immense
distanze, che separavano una citta dall' altra , il basso
popolo esaspei-ato dal bisogno , inferocito pel monopolj
])ancarj , si porta agli eccessi della disperazioiie , assale e
sfonda i magazzliii delle iarlne e le sperde nelle vie , cre-
dendo in tal modo rimpicciolire il prezzo del pane e delle
vivande.
Si contano 1600 niiglia da Boston a New-Orleans ^ ora
si fa rjnesto viaggio per mare e s' impiega a tempo ordi-
nario da 18 a 33 glorni. Ira podiissuni anni questa im-
niensa linea sara occupata da strade ferrate condncenti da
baja in baja, da fuime a fiume, le quali otiViranno agli Ame-
ricani sempre aflVettati , le ali delle niacchine locomotive,
laddove i battelli a vapore chiuderanno le proprie. Non e
gia questo un progetto nell'aria, e nn fatto gia quasi rea-
lizzato. Gia esiste la strada di ferro da Boston a Provi-
dence :, da questa citta fmo a New-York scorrono quoti-
diananiente due battelli a vapore. Da New-York a Filadel-
fia , per ovviare all' inconveniente del ghiacci invernali che
impediscono ai battelli a vapore la navigazione dell'IIudson
e della Delaware per qualche niese, si sta costruendo non
una ma due strade di ferro, che saranno itltimate fra qual-
clie mese. Da Filadelfia si va a Baltimora per la Delaware
e il Chesapeake, e in parte sulla strada ferrata da New-
Castle a Frenclitown in sole otto ore : da Baltimora la
strada di ferro conduce a Wasliington, cnpitale dell'Unione,
in sole due ore. Da Washington a Blakely , nella Carolina
settentrionale , ci sono 28 leghe di strada ferrata in at—
tualita di servizio ; gia si sta costruendo il rimanente tratto
che deve congiungere Richmond, capitale della Virginia col
flume Potomak , e questo fiume mette appunto a Washing-
ton , passando al picde del mome Vernon , ove una tomba
modesta racchiude i resti del piii grand' uomo deirAmerica,
di Giorgio Washington. Se si discende in battello a vapore
la Cliesapeake fmo a Norfolk, la s' incontra un" altra strada
ferrata di 3o leghe , che conduce fino a Blakely ed anche
piu oltre. Da quest' ultima stazione lino a Charleston , la
strada e un po' lunga , ma non importa ^ 1' attivita ameri-
cana vincera ogni ostacolo ; una numerosa corporazione di
capitalist! e gia all' impresa e qitanto prima n^ contera i
Blbl. Ital T. LXXXVI. 18
:266 V A R I E T a'.
vistosi dividendi. Da Charleston una strada di fcrro di 56
leghe va fino ad Augusta nella Georgia , solo riniane una
lunga tratta da Augusta a Montgomery : da qui il battello
a vapore discende TAlabaina' sino a IMobile , e se temete
il mal di mare per arrischiarvi da Mobile a New-Orleans
attraverso il golfo del Messico , non vi affannate percio ,
giacche una buona strada di ferro vi dispensa dal rendere
omaggio alia memoria del gran Cortez.
Lo Stato di Pensilvania che appena arriva a una popo-
lazione di un milione e mezzo ha gia i3o leghe di stiade
ferrate, senza contare altre importaati strade costrutte nei
piccoli Stati di Wuova Jersey e della Delaware coi capi-
tali sovvenuti dagli speculator! di Filadelfia.
La strada ferrata di South-Amboy , neila Nuova-Jersey,
arriva sino a Camden , borgo situato salla riva della De-
laware , precisamenre di coutro a Filadelfia : e quasi una
retta linea , le sue curve sono pochissime e di un raggio
sempre' maggiore di 1800 piedi ; le iuclinazioni sono per
10 pill di 20 piedi al mlglio. Le guide ( rails ) sono
di ferro battuto ; ogni pezzo e lungo 16 piedi, largo 2
pollici e i/s al vertice, 3 e 1/4 nel mezzo, e alto 3 pollici
e i/a. II collo e grosso '/a polllce , per ogni 3 piedi : pe-
sano 39 libbre e ''jioi aioir da poids.
Nel solo Stato di Nuova-York si contano 5o strade fer-
rate parte gia in servizio e parte tuttora in costruzioue.
11 capitale impiegato o destinato per dette opere dalle di-
verse coiupagnie monta a dollari 34,655, 000 , pari a mi-
lanesi lir. 242,585,000.
La strada ferrata di Mahawk e Hudson fu la prima
ad essere costrutta nello Stato di Nuova York. Fa inco-
minciata nel i83o mentre ancora si mancava di buone in-
formazioni e di esperienza su qnesto soggetto •, percio ando
lentamente progredemlu e costo molto danaro alia conipa-
gnia intraprenditrice. II piano ed il profilo sono assai bene
disegnati e giustilicano la grave spesa che hanno cagionato
i molti rialzamentl di terra e le scavazioni. II montare
di tutta la spesa, secondo il rapporto fatto alia legislatura
in Albany uel i832 e di dollari 639,908, compresa la
spesa per la costruzione della seconda tratta. Dovrebbero
pero dedursi circa dollari 100,000 per valore di terre ;
nella sola citta di Albany compero la compagnia circa 1 3
acri di foudu, per uso di deposito dclle macchine. carri ecc.
V A R I E T A.'. 267
e si sa a die enoruii prezzi si pagano le teire nolle cittk!!!
A Nuova York in certe localita, uii acre di terra scoperta,
(circa 5 peniclie luilanesi ) vale 100.000 dollari. La lun-
gliezza di qiiesta strada presa da Schenectady fino alle
rive deir Hudson ad Albany e di i5 miglia ; non ci sono
grandi disceso.
Quando occorre una escavazione nelle asccse, la lar-
gliezza per un dopplo cammino e di 33 piedi ; quando si
richiede un rialzamento , la largliezza del livello e di 26
piedi. La niaggiore altezza de' rialzamenti di terra e di 4^
piedi. Alia prima ascesa a Schenectady, sotto al piano in-
clinato, la strada descrive una curva di circa lo catena su
di un raggio di 700 piedi. C e una curva alia testa d'ogni
piano inclinato , di circa 8 catene cadauaa , su di ua rag-
gio di 1 100 piedi. Fra qneste due ci sono altre due curve,
una su di un raggio di 4,200 piedi, hmga 9 catene e I'al-
tra su di un raggio di 2 3, 000 piedi e lunga 6 catene.
I travicelli die attraversano la strada e su cui posano
le barre di ferro , hanno 7 poUici di diametro e 8 piedi
di lungliezza.
Dadi di pietra dura rozzaniente spianati e di 2 piedi
cubici ciascuno sono posti alia disUinza di circa un metro
Tun dalTakro, e su qnesti riposano i travicelli trasversali.
I riiils ossla le guide di terro hanno 9/io per 2 '/- pollici,
colla curva superiore arrotondata larga i 7/8 poUici. Qne-
ste bari-e sono inlitte sopra altre guide di legno di pino
rosso di 6 pollici quadrati. La distanza tra una guida e
r altra e di 4 piedi e 9 pollici. La massima elevazione
della strada al disopra dell'' Hudson e di 335 piedi. H piu
della spesa fa assorbito nel roinpere e minare grossi massi e
il ceppo che s' incontro nelT escavazione. Vi sono dne mac-
chine stazionarie , ognuna alle dne estreniita della strada.
Per lo pill si fa viso dl raacchine locomotrici , qnantun-
qite vi corrano anche niolti veicoli con cavalli.
La piii graudiosa e forse la piii raagniiica di tiUte le
strade ferrate deU' Unioue c quella destinata a mettere da
Nnova York al lago Erie , cssa e tuttora in costrnzione.
La compagnia stabilila per questa intrapresa fu dalla
legislatura incorporata nel i832 con un capitale dl dol-
lari 10,000,000. Una tratta continua della strada, sten-
dendosi dal villaggio di Deposit, contea di Delaware, fino
alia Ijocca di Calicoon-trcck , ncUa contea di Sullivan,
268 V A K I E T a'.
Innga 4 miglia e mezzo, luiigo il margine del fmme la
Delaware, fu appaltata per la sua materiale livellazioiie e
pei movinienti di terra, e 1' opera s' incomincio nel i835.
Dal rapporto presentato alia legislatura dello Stato dal-
I'ingegnere. dl essa strada si hamio le segnenti indicazioni.
I confini natarali delle valii die sono segiiiti driUa strada ,
serviranuo a dividerla in 6 grandi scompartlmeiiti.
I. Divisione dell' Hudson, lunga yS miglia e mezzo.
3. Divisioae della Delaware ii5 miglia.
3. Divisione della Susquehannah i63 miglia e mezzo.
4. Divisione di Genesee 37 miglia.
5. Divisione degli Alleghany 83 miglia.
6. Divisione del lago Erie, die comprende la corta ma
rapida discesa al lago Erie , 11 piano inclinato ed 1 due
rami, 1' uno a Portland lungo 9 miglia, e T altro a Dun-
kirk die e di otto miglia e mezzo. la tutto sono miglia 5o5.
Le ascese nella maggior parte del cammlno sono da 5
a 3o piedi per miglio, e non eccedono mai i 60 piedi ,
eccettuato il passo delle vette Alleganiche die formano i
llmitl naturali delle sei grandi divisloni. Soltanto alia di-
scesa al lago Erie sara necessaria una macchina stazlona-
I'ia. Le curve sono generalniente assal comode^ nessuna ha
meno di 5oo piedi di ragglo.
La spesa del movinienti di terra, llvellazlone e compera
del fondo per lo spazio di 222 miglia e 3y,j^ tra il fiunie
Hudson e Binghamton, suUa Susquehannah, montano a
dollar! i,55i.f)83, facendo nn adequato di dollar! 6,968
per miglio, e pef 260 miglia e 1/4 tra la Susquehannah
ed il lago Erie, dollari 1,1 65,586, ossia doUari 4,478 per
miglio. Totale su una tratta di miglia 483 dollari 2,717,518,
ossia in adequato dollari 5626 per miglio. Tale spesa com-
prende anche le opere di ponti , ripari , coperti , acqui-
dotti , ecc.
Totale dl spese sopra calcolata dollari 2,717,518
Aggiungasl 11 10 per 100 spese imprevlste . » o.'ji^'jSi
Rails, ossia guide dl ferro Inlisse sul legno a
doUari 3,400 per miglio >> 1,642,200
Spese d'ingegneri al 3 per 100 snlle dette spese " 130,791
Somma totale dollari 4,762,260
pari a milancsi lir. 335335;82o.
V .V R I K T .\'. 269
La strada e intersecata da molti rami laterall e da ca-
nali in gran quantita , die comunicheranuo gl' imraensi
vantaggi di qnesta magnifica intrapresa ad nna estensione
incalcolabile di territory , die mancano ora di pronte co-
municazioni coi mercati delle grandi citta.
Strade ferrate per veicoU tiratl da cavulli.
La prima cosa da determinarsi nella costrnzione di una
strada ferrata e La qualita della forza die vi si vuole usare
se a vapore o con cavalli. Egli e conveniente di non ser-
virsi di cntranibi i sovrindicati due mczzi sulla stessa strada,
giacdie la graduazione convenevole a ciasdieduna di qiie-
ste due forze e diversa : perche la mnrcia piii lenta del
cavalli presenta spesso un' ostruzione alle maccliine loco-
motrici , e cagiona ritardi e perdlte di tempo : perche le
strade iinicamente percorse da cavalli esigono materiali e
stromenti meno forti, e qiiindi si possono costrnire ad assai
niiglior prezz.o : in fine perche il calpestio de" cavalli co-
pre faciluiente di polvere e sassolini le guide ferrate, e
in tempo umido vi si forma un fango tenace die impe-
disce r immediato contatto delle ruote coi rails ossia colle
guide.
Nelle strade destinate a cavalli sara necessario di ben
considerare la scelta del cnmmino die vuolsi percorrere da
un sito ad un altro, ed il modo di graduazione che sara
adattato all' uso piu vantaggioso de' cavalli, avuto riguardo
alia loro forza ed alle distanze die dovranno percorrere.
Trovato il termine medio della forza die un cavallo puo
impiegare in un giorno o per un dato numero di ore, con-
verrebbe conoscere quale sia la piu gran forza die un ca-
vallo put) impiegare per una certa distanza , senza verun
pericolo od inconveniente , in modo da poter fissare la
massima declivita che si puo lasciare a nna strada, sulla
quale devono correre gravi pesi. Un cavallo in Lighilterra
fu veduto a portare sulla sua schiena 1282 libb. di peso
( libbre di 16 once), per lo spazio di 8 miglia senza fer-
marsi ; ma non potra sostenere in un qualche modo a per-
pendicolo un peso tanto forte quando e sospeso su di una
carrucola, come lo porterebbe sulla scliiena. Si ritiene ge-
neralmente che la forza di un cavallo arrivi a portare,
tirando un veicolo , nu peso da 600 a 900 libbre facendo
4 miglia per ora e lavorando 8 ore nel giorno. Affinche
270 V A R I F. T A .
pero i cavalli possano tirare consiilercvoli cariclii e dii-
rare Inngo tempo ncl viaggio, e neccssario die la stradn
sia in nn perfetto livello, ed cvitare assolutamcnte ogni
onclulazione o irregolarita nclF orizzonte della strada. Le
gravi spese die esigono i molti inovimeiitl di terreno, per
adattarsi ai livclli delle strade servile da cavalli , snpe-
rano di gran lunga quelle per le strade percorse da mac-
cliine a vapore , ove non e necessaria una si diligente ed
esatta livellazione. Le prime i3 niiglia della strada ferrata
di Baltimora ed Ohio hanno costato 50,000 doUari al mi-
glio, senza la spesa del rails, mentre non si sareljbero
spesi die dollar! 2000 al miglio , se si fossero assecondate
le varie ondulazioni de' terreni attraversati. E per que-
sto niotivo die gli Americani non si servono piu di cavalli
sulle strade ferrate , die per le piccole tratte ed ove non
si devono trasportare carichi iiiolto voluminosi ed ingenti.
Per le grandi strade di comunicazione tra citta e citta ,
tra fiume e fiume, tra baja e baja si preferiscono le mac-
diine locomotrlci a vapore.
I carri tirati da cavalli non servono per lo piu che pel
trasporto delle persone e hen rare volte per la condotta
delle merci ;, quindi 1 pesi die gravitano sui rails non soiio
niai molto considerevoli. Quindi P economia tanto necessa-
ria in simili costruzioni ha suggerito di sostitnire ai rails
di fcrro delle guide di, legno , oppure guide di legno rico-
perte alia sola loro sommita da una semplice e sottile la-
mina di ferro. Le guide di legno sono generalmente fatte ,
ponendo prima dei travicelli , dormigUoni o madricri di le-
gno da 4 a 6 pollici in quadratura , attraverso la strada,
alia distanza di 3 o 4 piedi gli uni dagli altri , ed attac-
cando le dette guide di 408 pollici C(uadrati sui dormi-
glioni col mezzo di sbrigli che attravcrsano perpendicolar-
mente la guida e si infiggono nel travetto trasversale. Op-
pure si pratica nei niadrieri un intaglio, nel quale s' in-
castra la guida , la quale e assicurata con chiavi a cuneo
pure di legno.
II cedro rosso tanto coinune necli Stati del Nord, legno
facile a lavorarsi , e che e di una lunga durata , e quelle
che si preferisce pei travicelli. Per le guide vi si fa uso di
querela bianca bene staglonata. Sono di diversa dimensione
secondo le viste degPintraprenditori e secoiido il niaggiore
o minor peso che devono sosteiiere. Alcune hanno 3 pol-
lici di larghezza e 5 di grossezza , altre ne hanno 4 per 6.
I
V A R I E T A . 271
Incrodatnra tanto per le rntaje scrnjiUci die per le cloppie.
Sulle strade a due guide semplici e essenziale di avere
metodi fncili per sortire dalle carrlere nei luoghl ove i
veicoli s' iiicontrano e nelle strade a guide doppie per pas-
sare da desira a sinistra o viceversa. Questo uietodo e as-
sai semplice tanto su di una seiiiplice rotaja a due guide,
nel caso clie due veicoli s' incontrino in direzioni opposte,
quanto su di una strada a doppia rotaja. Nei luoghi desti-
nati ad incontrarsi i carri ed ove per lo piu si arrestano,
sia per cambiare i cavalli, die per prendere acqua e le-
gna per le maccbine , c' e una guida movibile , la quale
essendo mossa lateralmente contro la parte della guida
esteriore , cbiudera il passaggio diretto ed obbligbera i carri
a mettersi nelP altra carriera. Quando si desidei'a cbe i
carri seguitino il lore cammino direttamente , il passaggio
dalla guida indicata alia guida principale si lascia aperto.
Strade di ferro dest'mcite idle maechine a vcipore.
GFingegneri 'americani nel casi in cui lui perfetto li-
vello e impossiliile a conservarsi nell'. andamento delle stra-
de, preferiscono di mantenere un orizzonte leggermente
ondulato alle lungbe ascese e discesc ^ peroccbe le capa-
cita della maccbina a vapore sono tali , cbe un tondo o
serbatojo di vapore puo essere accumulato, nientre la mac-
cbina e i carri discendono un pendio di una discreta lun-
gbezza , tratti dalla loro stessa gravita , per abilitare poi
la maccbina a sormontare 1' ascesa cbe segue con vigore
ed ispeditezza. Ma se le discese sono lungbe, si e obbli-
gati a lasciar sortire il fuoco ed a consuraare il vapore
per la via della valvola di sicurezza.
Siccome poi e piu diflicile di costruire i carri per le
maccbine a vapore cbe non sono 1 carri comuni , cost per
fare corti giri senza danno e senza grave sforzo tanto dei
veicoli cbe delle guzVZe, e preferibile di fare le strode piut-
tosto diritte.
Si e Inngamcnte disputato sul nilglior modo di determi-
nare T ascesa di erte acclivita , ed e certamente una ri-
cerca degna d" interesse quale sia il sommo grado di ascesa
amniissibile. Per sujxrare le acclivita furono inventati di-
versi nictodi , di cui Tuno lo fu dal signer Blenkinsop di
Leeds ( Ingbiltcrra ) ed e di ottenerc il moto progressivo
373 V A n r E T A .
della macchina col mezzo dl una ruota addentata clie scor-
resse su guide pure addentate. Un altro iiietodo e quelle
inventato da Chapman di una catena attaccata sulla som-
mita della collina ^ e discendente sino alia sua falda , per
mezzo della quale la macchina ascende ajutata da adden-
tature die scorrono negli anelli della catena.
La spesa pero di simili metodi e la niaggioi-e frizione che
cagionano ne ha impedito T use generale. Si crede prefe-
ribile di graduare la strada in mode che i veicoli possano
ascendere coU'adesione delle ruote. Qnando le luote sono
mosse dalla macchina, esse devono scorrere suUe guide o
rotolare libei-e fuori delle guide stesse : e quando poi il
peso e I'ascesa richiedono minor forza per ascendere, della
equivalente alia frizione clie si opererebbe collo scorri-
mento delle ruote suUc guide, i carri possono andare avanti
liberamente : lua se il peso eccede la frizione cagionata
dallo scorrere delle ruote della macchina sulle guide , al-
lora i carri si fermeranno , e solo si aggireranno le ruote
della macchina , senza procedere piii oltre. E dunque in-
dispensabile di assicurarsi quale sia 1' ammontare deU'ade-
sione sulle guide, ed in qnal modo si puo ottenere la mag-
giore adesione ; e quindi graduare la strada in conformita,
affinche i dati pesi possano essere senz' ostacolo trasportati.
Dai calcoli fatti da esperimentati ingegneri si ottenne il
seguente risultato :
1. Sopra guide larghe 2 pollici si ottiene un' adesione
equivalente a 3o5 libbre inglesi per ogni ruota della mac-
china.
2. Sopra guide di 3 pollici si ha un'' adesione di 482
Ilbhre e mezzo. Se il carro delta macchina avra 6 ruote
ben connesse col macchinismo stesso^ 1' adesione totale sara
di libbre 3745 se le guide sono larghe 3 pollici, e di
libbre i83o se le guide non sono che di 3 pollici.
Se il carro della macchina non ha che 4 ruote connesse
e aggirantisi col macchinismo stesso, allora I' adesione sara
di libb. i83o pei rails di 3 pollici e di sole libb. 1230
pei rails di a pollici.
Se il peso totale dei carri della macchina ed il carico
che portano fosse di 4.5 tonnellate , con 6 ruote alia mac-
china, oppure di 3o tonnellate con sole 4 ruote, le mac-
chine pesando 4 tonnellate e 1/2 nel primo caso e 3 ton-
nellate nel secondo , la maggiore ascesa possibile sara di
V A n I E T a'. 2-'3
nn piede sopra 67 ' /^ di canuuino, ossia di 79 '/a piedl
per niiglio , quando i rails slano larglii 3 pollici. — Che
se i rails sono plu stretti , o F ascesa. piii forte ed erta,
il peso dovra esscre ridotto nella stessa proporzlone.
L' uso e la comodita di far sempre partire la caravana
dei veicoli alia stessa era e di farla fennare a determi-
nati posti per preudere acqua e Icgna , lia fatto si clie si
risparniino le doppie guide, le quali raddoppiano quasi la
spesa di una strada ferrata. Le caravane partite da due
siti opposti s' incontrano sempre^ con pochi minuti di di-
Vario alle stesse stazioni , eve si sono praticate le incro-
ciature a doppia guida. Chi e prime ad arrivare aspetta
r altro , e la perdita di tempo e sempre brevissiina.
II rail 5 ossia la guida di ferro attualinente adottata per la
massima parte delle strade e quella inventata da Jessop
fino dal 1789, e die gl' Inglesi chiamano edge-rail , ossia
guida ad orlo o guida a risvolto. Questa guida e molto pro-
fonda per accrescere la forza in proporzione del peso.
S' ingrossa alquanto al fondo per accrescere la forza, e si
dilata al vertice aftine di presentare mia piii larga snper-
ficie alle ruote dei carri. — Da principio queste guide si
facevano di ferro fuso della lunghezza di 3 a 4 piedi. Pero
nel 1820 il sig. John Birkinsliaw , inglese , trovo il modo
di fabbricarii della forma richiesta con ferro battuto, cio
che e prefeiiliile, perche men facile a spezzarsi , e per-
che si richiede soltanto la meta del peso del ferro fuso.
Le barre ossia guide di ferro fuso pesano ordinariameute
56 libb. inglesi ogni 3 piedi, mentre quelle di ferro bat-
tuto pesano solo 28 liblj. Un altro grande vantaggio si e
die in quest' ultimo niodo si fanno della lunghezza da i5
a 18 piedi , e cosi stendonsi sopra molti massi o sostegni,
e si diminuiscono le giunture , e per consegueiiza il peri-
colo di scosse recate ai veicoli e altresi diminuito.
Le guide sopra descritte riposano sopra una Scarpa di
ferro fuso, e queste scarpe sono infitte e assicurate sopra
massi di sasso rozzamente quadrati. La ganascia della scarpa
sorpassa i lati della guida , la quale e asslcurata col mezzo
di uno sbriglio che attraversa V una e 1' altra. L' uso pero
dei massi di pietra quadrati e adottato soltanto pei terreni
troppo inolli e facili a scomporsi. Ho osservato nella mas-
sima parte delle strade ferrate che ho finora percorse che
il legno era di un sufliciente sostegno alle guide ferrate.
2 74 V A R I E T A .
Tutt' al pill si niettono piu viclni 1 madrieri trnsversali ,
e talvolta ancora questi travetti di traverse sono sovrappo-
sti a tre linec di altri madrieri che sono interrati longi-
tudinalmente.
Merita una particolare osservazione 11 modo celere ed
assai economico , con cui gli Americanl costruiscono le
lore strade ferrate. Di fatto in un paese ove il nnmerario e
scarso e V interesse dei capitali altissimo , ove la mano
d' opera e qmttro volte piu-cara che in qiialunque paese
d'Europa, svanirebbe affatto il beaeficio di simili costru-
zioni 5 se non sapessero condnrle a termine coUa minora
spesa possibile ed in l^revissinio tempo. E veramente sor-
prendente la dlfFerenza che passa tra il modo dl fabbri-
care in Italia e quello che si pratica in America. L' Ita-
llano nodrito in mezzo alle brlUanti tradlzloni di una glo-
ria die non ha piu , rivolge i suoi pensamenti a un ri-
moto avvenlre. La vita dell'Italiano e nel faturo, le opere
sue sono per la posterita. Qnlndi 1 grandl archi, i monu-
menti , i palazzi , i tempj die costano imniensi tesori e
secoli a finirsl. L'Americano In vece non vede che il pre-
sente, T utile d' oggi domina tntte le sue vlste ;, le idee sue
non si protendono a 6 mesi piii oltre. E percio che tntte
le sue intraprese sono condotte con una celerita maravl-
gliosa : un capitale che non frutti per un anno intiero fe
Vina mezza bancarotta per un Americano. La grande econo-
mla poi che si mette nelle costruzloni accresce a dismisura
i dividendi che sono aggiudlcatl agll azionisti di simili in-
traprese. Quindl a rlsparmio dl gross! massi dl pletra , si
pongono dei buoni dormigllonl dl legno che costano assai
poco , e con tenue spesa si possono rinnovare ogni otto o
died anni : la calce e scarsa e carlssima, qulndi gli acqul-
dottl che attraversano le strade sono fattl colla massima
speditezza con tavole di rovere : cos'i pure tuttl 1 ponti si
costruiscono assai solldamente, e con pochlssima spesa, di
legno. Che importa poi se in capo a lo anni bisognera
fare una grossa spesa a rinnovarll; i dividendi dl lo anni
avranno gia rlmborsato due volte 11 capitale speso nella
priniitiva costriizlone, mentre col modo seguito in Italia
nelle costruzloni , appena si avra finita I' opera progettata
nel lo anni, ed a stento si rlcaveranno dopo gF Interessi
assai modicl degl' Ingentl capitali Implegati.
V A R I E T A . 2 -a
Ecco per esempio il prcvcntlvo prcscmtato dal niaggiore
Wilson per una bcllissiina strada da lui progettata a dop-
pia rotaja.
Guide di ferro hattuto a 28 libb. la jarda fanno
88 toiincllate per niigiio a doll. 65 sono dollar! 5720. —
Ferro fuso per le scarpe " 83i. 14
Shrigli di ferro per assicurare i rails alle scarpe » 36. —
Dazio di entrata delle siiddette merci lavorate » 1682. 53
Dadi di sasso " 1834. 7$
Sommano dollar! 10 104. 43
egnali a milanesi lir. 70781. 3, non coinpreso il valore del
fondo e la spesa per movimenti di terra, al niiglio; osser-
vando clie la detta cifra si ridurrebbe a poco piu della
meta, facendo la strada a guide semplici. I movimenti di
terra , come ho gia detto piu sopra , non importano mai
considerevoli spese. Si sa die eccettuata I'immensa catena
degli Allegany die non s' innalzano mai piii di 3400 piedi
al disopra del mare , e die ad ogui tratto preseatano colle
loro ample e dellziose valli comodissimi passaggl da una
regione all' altra , la superficie dcgli Stati-Uniti e come uii
vastissinio piano leggermente ondnlato e dolcemente incli-
nato verso alT oceano. Quindl gl' ingegneri americani non si
occupano di far grandi movimenti di terra die net casi di
colmare qualclie Valletta di una sovercliia rapidita. nella
discesa , o di solcare cjualche colle, ove non convenga sta-
bilire una macdiina stazionaria. Del resto le strade ferrate
sono appena segnate da due piccoli fossi lateral! , e poco
o nulla si fa per togliere le ineguaglianze del territorio
percorso.
Che un tale metodo seguito dagli Americani sia gene-
ralmente vantaggioso non c' e piu ombra di dubitazione ,
e r esperienza ce lo dimostra ogni giorno. Le opere pub-
hliche costrutte per pura utilita della comunita e del
commercio, devono sempre tendere .all' unico loro scopo,
quello cioe di recare il maggior possibile beneficio nel piu
breve terniine possibile e col minor sacrificlo di capital!.
f(on e die coUa vicina prospettiva di un vantnggio sicuro
e vistoso die gl! uomini s' impegiiano in simili -imprese,
e una brillante cifra ne! dividend! crea ed incoraggia quasi
sempre lo spirito di ;'.ssociazione.
2 76 V A R I F. T a'.
Sulla dlsperslone dclle due elcltriclld , spcricnzc del pro-
fessore Giuseppe Belli. Contlnuazione.
I. Secondo die lo aveva annunziato nella mia precedente
Memoria ( Bibl. Ital., torn. 85.°, pag. 417), ho cercato
di estendere le sperienze snlla dispersione delie due elet-
tricita anclie ai gas difFerenti dall'aria; nolle quali ricerche
si compiacque ajutarmi il dotto chiinico mio amico signer
Antonio Kramer, prestandomi gentilmente P opera sua e
r uso del suo ricco gabinetto cliimico.
L' apparecchio di cui ci siamo serviti fu il seguente:
Attraverso al turacciolo di sugliero AB (fig. i.'"" ) si e fatto
passare il tubo di vetro CV contenente il sottil illo di pla-
tino EF terminato in F in una punta non troppo acuta;
e s' e altresi fatto passare attraverso al niedesimo turac-
ciolo il grosso filo d'ottone GHI ripiegato ad angolo retto
in //, e avvolto di un altro sottil filo di platino LMN;
quest' ultimo perb nella parte die corrispondeva al turac-
ciolo era inserito in un taglio longiiudinale ef fatto col
temperino, e all' inferiore estremita , corrispondentemente
alia parte ripiegata del filo d' ottone, era ridotto in forma
di una piccola spirale N, piana, orizzontale , a piii giri,
saldata con ceralacca al detto filo d'ottone, e dirittaraente
opposta alia punta F a una distanza di quasi un centiine-
tro. Le due basi del turacciolo erano coperte di ceralacca,
della quale erano pur rivestite le parti del tubo di vetro
e del lilo di ottone clie avanzavano fuori dal detto turac-
ciolo , come anche la parte inferiore del secondo filo di
platino , ad eccezione della spirale. Esso turacciolo poi era
stato scelto in modo da poter chiudere esattamente la bocca
di tin fiasco di vetro P QRST U destinato ad essere riem-
piuto ora dell' uno ed ora dell' altro gas.
Asciugato diligentemente il fiasco , introdottovi ben
secco il sas die volevasi cimentare e adattatovi il descritto
turacciolo, venivano con un elettroforo caricate in piu due
boccette di Leida a otto o dieci gradi di un elettrometro a
quadrante , ossia sino alia distanza esplosiva di circa una
linea. Quindi , bagnata previamente con un po' d' acqua
I'esterna estremita E del primo filo di platino , si comin-
ciava ad appllcare a questa estremita il bottone dell' una boc-
cetta impugnata pel ventre con una raano leggermente ba-
gnata ■, e cio per far dissipare l' elettricita positiva dalla
V A R I E T a". 277
punta F dl platino, la quale elettrlcita, nscendo da F in for-
ma di sprizzo visibile neiroscurita, veiiiva prima comuni-
cata air aria e da questa portata alia spirale N, da cui
raccolta veniva trasportata fuori del fiasco per mezzo del
file ML; da qnesto filo passava qiiiiidi all" armatura esterna
della boccetta e al terreno col mezzo dell' altra maiio del-
I'operatore, il quale, sninto dopo applicato il bottone al-
r estremita E del priuio filo di platiao , stringeva la parte
esterna L del secondo filo colla suddetta altra mano, bagnata
anch' essa leggermente : e si mantenevano queste comunica-
zioni per circa uii mezzo minuto primo. Cio fatto , si de-
poneva la suddetta prima boccetta, si tornava a bagnare
leggermente T estremita £, e le si applicava T armatura
esterna dell" altra boccetta, tenendovela similmente appli-
cata per la stessa durata di un mezzo minuio primo, e
ritenendo intanto, coll' altra mano leggermente bagnata, la
parte esterna L del secondo filo, nella stessa niaiiiera di
poc'anzi^ mediante il quale processo la punta F disperdeva
r eleltricita negativa, o in altri termini assorbiva fluido elet-
trico dall"aria contigua, la quale andava a riprenderne dalla
spirale iV, mentre questa veniva continuamente risarcita per
mezzo della mano clie riteneva il secondo filo di platino
in L. Dopo cio si mettevano separatamente i bottoni delle
due boccette in comiinicazione coll' elettrometro a quadrante
isolato giii descritto nelle precedenti Menioriette ; e quan-
tunque si cominciasse ad applicare il bottone di quella
boccetta da cui si era fatta disperdere 1" elettrlcita positiva ,
si trovava sempre in questa un maggior residno clie appli-
cando 1' altra boccetta; di maniera clie applicando alterna-
tivamente or I'una boccetta ed or 1' altra, si vedeva l' in-
dice muoversi ora all' innanzi ed ora all' indietro in un
modo sensibilissimo.
Ecco i particolari risultamenti ottenuti dai dlversi gas ,
i quali , come s' e detto, ebbesi sempre la precauzione d'in-
trodurli asciutti nel fiasco previamente asciugato :
Aria comune — 2° 'fj. scarsi + 2° ^/^ alibondanti.
Ossigeno — a ^fa. scarsi + 5 abbondanti.
Azote — 3 + 3 '/i
Idrogeno — i '/a +2
Cloro — 3 i/i +5 abbondanti.
Riguardo all' acido carbonico , le esperienze fatte pre-
cedentemente con uu apparecchio presso che simile, e gia
27o V A R I E T \ ,
acceniiatc iiella Memorietta aiitecedente (t. 85.°, pag. 417),
dieclero — 3° +5°
Da cio potemmo concludere clie non solo nell' aria
conmne e nel gas acido carbonico , ma eziandio nei cjuat-
tro gas semplici , ossigeno , azoto , idrogeno e cloro , la
disperslone raplda deir elettricita negatlva ha Inogo a minor
tensione di qaella positiva.
Vennero ripetute queste sperienze, relativamente ai
qnattro gas semplici , il di 27 dello scorso maggio in com-
pagiiia deirastronomo Paolo Frisian!. E in questa ripetizio-
ne , okre a una pin esatta misura del tempo, si ebbe Pav-
vertenza di cimentare ogni gas in due nianiere, cloe i.°
comiinicando elettricita positiva airinterno delle due bocce ,
e in segulto operando come poc' anzl ;, 2.° dando loro elet-
tricita negativa, e toccando Pestremita E del primo filo di
platino col bottone di qnella boccia della quale si era usato
il ])Ottone anclie poc' anzi , e col ventre di quelP altra di cui
precedentemente erasi pure adoperato il ventre ; e cio affin-
clie il variare de' risultanienti dipeudesse soltanto dalla di-
versa natura dell' elettricita , e non dalla diversa maniera
di maneggiar le bocce. Solamente nel toccare V elettrome-
tro s' incominciava sempre da quella boccia da cui si era
fatta disperdere I' elettricita positiva ^ la quale pratica , quan-
tunque non sia atta a mostrare F esatto rapporto numerico
de' risultanienti, e pero la piii adattata per assicurare il let-
tore della certezza de' risultanienti medesimi. E si trovo
ancora clie T elettricita negativa lasclava sempre minore
avanzo clie la positiva.
2. Avendo considerato clie tutti i gas da noi adoperati
sono elettro-negativi per rispetto al platino , il che piio
mettere in dubbio che sia questa per avventura la ragione
per cui piii facihiiente essi ricevono da lui P elettricita ne-
gativa che non la positiva , abbiamo procurato di fare una
sperienza nella quale il corpo disperdente 1" elettricita fosse
elettro-negativo rispetto al gas ricevente T elettricita niedesi-
ma. Si e percio costruito un altro apparecchio simile al pre-
ccdente, dove pero il tulao di vetro CD era terminate in-
feriormente in punta , come viene indicate dalla lig. 2.'^, e
dove il lilo di platino contenuto in esso tubo scendeva, sol-
tanto sino a sporgere leggermente dalPapertura K del tubo
mcdesimo , rimanendo percio assai raeno sporgente alP in-
giii che la pituta di vetro £> ,■ si c bagnata leggermente di
V A K I E T A . 279
aciJo solforico cotale punta tU vetro, insieme coirestreniita
del filo dl platino suddetta, afliache 1' elettrlclta potesse ar-
rivare da questo filo sino aircstremita della detta punta di
vetro , e da essa portarsi nel 2;as contenuto iicl fiasco , ah-
bandonando Tacido, cioe una sostanza elettro-negatlva ri-
spetto al gas medesinio ; e si bagno d'acido solforico anche
la spir;ile JV, alio scopo di rendere elettro-negative rispetto
al gas nicdesimo tutte quelle cose che poc'anzi erano elet-
tro-positive. Ed in fine si e adattato rapparecchio al collo
di un fiasco, ov''erasi introdotto del gas idrogeno cli' e il
pivi elettro-positivo de' gas semplici. E fatta la sperienza
trovaninio ancora che il residue dell' elettricita negativa fu
uiinore di quello della positiva , come era avvenuto in tutte
le sperienze precedeuti i cioe P elettrometro segno — 3° ^J^ ,
Resta ora a vedere se in tutti i gas i residui delle
due elettricita presentlno o no nelle loro tensioni un nie-
desimo rapporto ; giacche dalle sperienze precedenti nulla
si puo conchiudere a questo riguardo , stante 1' irregolarita
deir elettrometro adoperato, e T essersi esso per avventura
orizzontato diversamente nel passare dalle sperienze su d'ua
gas a quelle su d'un gas differente. E cosi pure rimane a
vedere come si comporti un gas medesimo alle diverse den-
sita. II die e quello die procureremo di fare appena che
avremo a disposizione un buon elettrometro.
Oltre alle precedenti sperienze teadenti ad accre-
scere le iiostre cognizioni sul presente argomento , io ne
lio fatto altresi alcune altre che servono a confermare viep-
piu il fatto relativamente all' aria comune , e a mostrar-
celo da altri aspetti. E sono quelle die or passo ad esporre.
3. Per far conoscere la diversa attitadine delle due elet-
tricita a disperdersi nell' aria comune , ho trovato coino-
dissimo il modo seguente. A una estremita di un bastone di
ceralacca ho saldato per traverso un ago da cucire, in guisa
che da un lato sporgesse la cruna e dall' altro la punta.
Quindi ho preso il mio solito elettrometro a quadrante ,
munito del suo conduttore e sostegno di vetro , come e
indicato nella ligura al § 2.° della Memorietta precedente ;
r ho caricato in piu col mezzo di una boccetta di Leida
preparata carica aquest'uopo; e messa questa da banda ,
ho appoggiato la cruna del dctto ago al conduttore uictal-
lico anucsso alio struiucnto ., voliicndo la punta all" infuori.
aSo V A R I E T a\
e ritenciido in mano il bastone dl ceralacca : e immedlata-
mente Telettrometro scese cU alcuni gradi e poi si arresto,
trattenendosi a un numero di gradi taato minore , cjuanto
piu I'ago erasi applicato lungi dairelettroiiietro. E rifaceudo
la sperienza senza verun'altra diversita die di dare all'elet-
trometro un' elettricita non gia positiva ma negadva, vicli
die per ciascuna posizione delP ago lo strumeoio si arre-
stava a un minor numero di gradi die nella sperienza
precedente. E la prova si poteva alternare per moitissime
volte, sempre collo stesso esiio.
4. A una punta A di ottone alquanto ottusa e isolata su
d' un bastone di vetro (fig- 3.*) lio presentato una palla
B pur di ottone del diametro di circa un pollice , alia
distanza di circa un mlUimetro, facendo comunicare la
palla con un conduttore imperfetto comunicante col ter-
reno e la punta col bottone di una boccia di Leida ca-
rica o in piii o in meno a otto o dieci gradi di un elet-
trometro a quadrante. Con die fra la punta e la palla
saltava una serie di sciutille, die finalmente cessavano la-
sciando ancora alia boccetta una sensibile carica. Rifaceva
la sperienza con un' altra boccetta carica dell' elettricita
contraria; e quindi esplorava le due boccette con uno stesso
elettrometro , e trovava clie la boccetta stata caricata in
piu conservava una maggior tensione di quella stata caricata
in meno. Di die ecco quale spiegazione io do , ragionando
col linguaggio dell' ipotesi di Franklin.
Io ammetto die nella descritta sperienza la diiTusione
dell' elettricita avesse sempre origine dalla punta, siccome
quella in cul l' elettricita o positiva o negativa comunica-
tale si acciimulava assai plix die non la elettricita contraria
die si stabiliva per induzione nella palla afFacciata. Quando
questa punta comuaicava colla boccetta elettrizzata in piii ,
veniva il fluido elettrico ad accumularsi taliuente su cotal
punta, in forza anclie dell' influenza dell' elettricita negativa
staliilentesi per induzione nella palla, die riesciva esso a
vincere la resistenza dell' aria e ad aprirsi un passaggio
fino alia palla medesiiua, ove ne passava una quantita cor-
rispondente alia capncita della palla e di quel tratto del
conduttore imperfetto fino a cui poteva l' elettricita difFon-
dersi in quell' istante ^ sospendevasi allora la scintilla, ossia
il passaggio dell' elettrico attraverso all' aria , e intanto la
parte d'elettrico coniitnicatasi alia palla sfuggiya iicl terreno ,
V A R I E T A% a8 I
implegando qnalche piccolo tempo, e lasciando infine la
palla o assai men carica o fors' anche elettrizzata nuova-
mente in rneno per induzione. Cio arrivato , saltava una
nnova scintilla , quindi una terza , ecc. continuando insino
a clie r elettrico cessava di avere uella punta una tenslone
sufficiente a vincere la resistenza dell' aria; dopo di che le
scintille si fermavano.
Quando la boccetta, e quindi anche la punta, erano
elettrizzate in meno, e la palla lo era per induzione in
piu , la punta tendeva ad assorbire elettrico dalle contigue
molccole d' aria situate innanzi a se dalla banda della palla,
nelle quali molecole Tazione della palla contribuiva a smo-
vere il lluido naturale spingendolo verso la punta. E sic-
come la forza assorbente era snfllcientemente forte, cosi
r aria era forzata a cedere eflettivamente elettrico alia
punta ; le molecole aeree poi state private d' elettrico si
rifacevano della perdita togliendo fluido alle seguenti , e
queste alle successive, fino a che le ultime ne toglievano
alia palla j e allora si stabiliva una corrente dl fluido elet-
trico dalla palla alia punta ; la quale corrente durava in-
sino a che tutta la palla e una porzioue del coiiduttore
imperfctto seco lei comunicante si fossero messi in equi-
librlo coUa tensione negativa della boccetta. Allora cessava
]icr un niomento la detta corrente o scintilla ; ma in breve
il terreno restiiuiva buona parte di fluido elettrico al coa-
duttore imperfetto e alia palla, e li tornava fors' anche a
ridurre elettrizzati in piii per induzione, e allora si tornava
ad avere una seconda corrente o scintilla, e quindi piia altre,
insino a che la punta non avesse piu forza di togliere vio-
lenteuiente elettrico all'aria. Siccoiue poi, a parita di tensione
o di graJi indicati dairelettrometro, e maggiore in un corpo
la facolta di assorbire elettrico quando e elettrlzzato in
meno , che non quella di cmetterne quando e elettrizzato
in piix, come risulta da tutte le sperienze precedenti , cosi
le scintille dell' elettricita negativa dovevano durare sine
ad una piii Jjassa tensione che non quelle dell' elettricita
positiva.
f>. Ilo rovesciato 1' apparecchio poc' anzi descritto , iso-
lando la palla, mettendo la punta ottusa in imperfetta
comunicazioae col terreno, e quindi applicando alia palla
il bottone di una boccetta di Leida caricata ora in piii ed
Bibl. ItciL T. LXXXVI. 19
aSa V A H I E T a".
ora ill nieno. E ottenni ua risultamento contrado al pre-
cedente , cioe ebbi uti reskkio maggiore quando la boccla
era carica in meno. II clie s' accoi'da pienamente colle espo-
ste dottriiie. Qui infatti la corrente iiicominciava sempre
dal corpo elettrizzato per indnzione, cioe ancora dalla punta ,
accumnlandovisi 1' elettricita assai piii fortemente. Qaesta
punta, nel caso della boccia carica in piit , accjuistava per
indnzione un' elettricila negativa ^ e quando una tale elet-
tricita era sufficientemente forte , essa punta togiieva vio-
lentemente dell' elettrico alle yicine molecole d' aria , le
cfuali a vicenda ne toglievano alle seguenti , e cosi di se-
guito finche le ultima ne toglievano alia palla ^ e in tal
modo cominciava una corrente o scintilla, la quale non
durava clie brevissimo tempo, ma di poi veniva seguita a
piccoli intervalli da piii altre , continuando cosi per tutto
quel tempo clie T elettricita negativa della punta si ripro-
duceva sufFicientemente forte, ossia iinche la boccla era
sufficientemente carica. Nel caso della boccia elettrizzaia
in meno, la punta si elettrizzava per indnzione in piix
ed emetteva elettrico verso la palla, in tante correnti in-
terrotte o scintille, per tutto quel tempo die la sua elet-
tricita positiva poteva riacquistare una suificiente forza. Ora
essendo necessaria una tensione maggiore per I'emissione
deir elettrico che non pel suo assorbimento , dovevano le
scintille cessare piii presto quando la boccetta era elet-
trizzata in meno, e in questa conservarsi maggiore la ca-
rica negativa.
6. Fra questi due casi estremi , nell' un de' quali e mag-
giore il residuo positivo e nell' altro il negative, e chiaro
che variando opportunamente le dimensioni de' due corpi
affacciati si debbono poter trovare delie disposizioni inter-
medie nelle quali le due specie di residuo sieno uguali.
Cio e quello che prossimamente si osserva aver luogo al-
lorquando si trovano affacciate 1' una all' altra due palle
uguali, ad una distanza molto piii piccola del lore dia-
metro, delle quali palle 1' una sia isolata e T altra si trovi
in imperfetta comunicazione col terreno. Infatti in questo
sistema le correnti elettriche hanno sempre origine per
assorbimento d' elettrico dalla banda della palla elettriz-
zata in meno, lo sia essa per comunicazione, o il sia per
indnzione. Quando alia palla isolata siasi comunicata del-
1' elettricita uegatiya , siccome questa sua elettricita e piii
T A R I B T A. . aS3
forte dell'elettricita positiva indotta che &i staljilisce nel-
I'altra palla , cosi egli e evidente che la prima palla deve
essere gia atta ad assorbire elettrico mentre 1' altra e an-
cora assai lontana dal poterne emettere. E quando la palla
isolata e elettrizzata in piii , egli e vero che questa sua
elettricita e piu forte dell" elettricita iiegatlva indotta dal-
r altra palla; pero stante la vicinanza delle due palle, la
differenza non e niolto grande, e al crescere delle tensioni
arriva piu presto T elettricita negativa indotta alia tenslone
necessaria alTassorljimento rapido , che non la positiva co-
municata alia tensione necessaria alia raplda emissione,
A tutto rigore quando la palla isolata e carica in piu, le
scintille cessano ad una tensione un po' maggiore , che
non quando essa palla e carica in meno , cioe a una ten-
sione maggiore di quel tanto di clie T elettricita comuni-
cata e piii forte di quella indotta. Nel fatto pero questa
differenza e si debole che si confonde cogli errori delle
osservazionl.
7. Tornando ai due casi estremi , io ho cercato di com-
binarli insieme in un apparecchio unlco. Ho messo in co-
municazione una palla metallica con una punta pure me-
tallica formandone un unico pezzo A ( fig. 4.^ ) portato da
un piede isolante, ed ho loro presentato un' altra punta e
un' altra palla, anche queste nietalliche e fra loro comuni-
canti e formanti un altro unico pezzo B, ma messe in im-
perfetta comunicazione col terreno , e delle quali la punta
era presentata alia palla e la palla alia punta, cercando che
i due intervalli fossero pressoche uguali , cioe di circa uq
millimetro entrambi , e che le punte fossero ottuse nello
stesso grado o anche terminassero con uguali piccole pal-
lettine di un diametro minore di un miUiraetro. Quiodi ho
posto in comunicazione il ventre di una boccia di Leida col
sistema non isolate B, e il bottone col sistema isolato A
e con uno de' conduttori di una macchina elettrica. Ora
quando questo conduttore era quello dell" elettricita positiva,
nel mettere in azione la macchina saltava una serie di scin-
tille fra la palla isolata e la punta non isolata :, giacche
durante il caricarsi della boccia, 1' elettricita negativa indotta
della punta non isolata arrivava a determinare 1' assorbi-
mento assai prima che la positiva comunicata alia punta
isolata acquistasse la tensione necessaria all' emissione. In
vece quando la boccia si caricava in meno , le scintille
a34 V A R I E T a\
saltavaiio fra la punta isolata e la palla noii Isolata, glun-
gendo assai prima la tensione negativa in questa punta a
determinare l" assorLimento , clie non la positiva nell' altra
punta a determinare Temissione.
Qualche rara volta pero il fenomeno noa mlrliiscivai
del clie poteva esser cansa o qualche pelo interposto in
uno de'passaggi e il quale facilitasse il trascorrimento del-
1' elettricita , o I'essere piu breve uno degl' intervalli, talche
1' elettricita prescegliesse sempre di passare da qaesto , o
qualche diversitk nell' acutezza delle due punte , o qualche
imperfetta comunicazione fra le varie parti dell'apparec-
chio. Dopo un po' di tempo pero io riusciva a togliere que-
ste difficolta e a rendere slcuro e costante il fenomeno.
Chi noa avesse a sua disposizione una macchina a
doppio conduttore , potrebbe ottenere il fenomeno con iso-
lare anche il pezzo B , ed applicare il Ijottone della boc-
cia di Leida ora al pezzo A ed ora al pezzo B.
8. Si puo di qui trarre un comodo metodo da aggiun-
gere agli altri gia conosciuti , per riconoscere la specie del-
1' elettricita assorljita dalle spranghe Jfrankliniane destinate
ad esplorare 1' elettricita atmosferica. Se infatti si mettesse
la spranga frankliniana in comunicazione colla parte iso-
lata A deir apparecchio, e il terreno in comunicazione
colla parte non isolata B, in tempo di forte elettricita
atmosferica si potrebbe gludicare della uatura di questa
dal luogo ove si vedesscro saltare le scintille. Gioverebbe
poi chiudere Y apparecchio dentro un vaso di vetro che il
difendesse dalla polvere e dai peli ;, il qual vaso avesse il
collo bene inverniciato e saldato nel luogo d' unione della
spranga colla parte isolata A.
America merldlonale. Fiaggio sul fiume delle Amazzoni,
Nel decorso del 1834 trovandosi il vascello il Samarang
tuttora a Callao , ma sul punto di ritornare in Inghilterra ,
i signori Smith e Lowe che facevano parte del suo stato
maggiore , intrapresero il lungo e penoao viaggio da Lima
a Para a traverso le Andes e sul fiume delle Amazzoni.
Questa spedizione aveva per iscopo di cercare e stabilire
una comunicazione coll'Atlantico pel successivo corso dei
fiumi Pachitea , Ucajali e Maragnone (fiume delle Amazzo-
pi), gia cQi discendere neU'ordine loro partendo da Mairo ,
V A R I n T A*. 280
sla risalendo pel primi due sino a quest' ultimo luogo. I
due viaggiatori inglesi ebbeio a conipagiii alciini ofliciali
peruviani addetti al serviglo del goveruo , ed incarlcati di
determinare le dlstanze. Pero per ijuanto deboii e spro-
porzionati fossero i loro mezzl , nulla trascurato venne per
condurre la spedizione ad un esito felice. Tiittavia insu-
perabili difticoka costrinsero il signer Smith ed il suo com-
pagno ad abliandonare il pensiero di visitare i principal!
luoglii di quelle regioni , ed a rinunziare alia navigazione
della Pachitea. Per tanto dopo d'essere discesi per I'HuI-
laya videro finalmente il magnifico Ucajali , che con grande
maesta volge i suoi flutti limpidi e purl come il cristallo,
e presenta una superficie di circa un miglio e mezzo di
larghezza. Essi tra gP Inglesi ebbero il vanto di navigare
pel primi sovra si magnifico fiume.
i< Questa sola idea, aggiungae il signer Smith, era ba-
stevole per esaltare la nostra imaginazione ". II jiaese
in cui essi trovavansi stato non era giammai visitato da
uomiiii inciviliti , fiiorche da que' generosi che per loro
propria sacra istituzionc avuto non avevano altro scopo so
non di trarre quelle popolazioni dnlla barbarle in cui
giacciono tuttora immerse. E veramente e tristissima cosa
a vedersi lo stato di assoluto abbandono a cui quegli abi-
tanti trovansi ridotti per Pinerzia e PindifFerenza del go-
verno. Due giorni di navigazione bastarono per trasportare
i due viaggiatori alia missione di Sarajacu , dove accolti
furono dal padre Ploza , 11 superiore di quella missione,
il quale esercitava su tutto il distretto un'autorita patrlar-
cale. Dopo nove annl era questa la prima volta , in cui
11 buon missionarlo ebbe uotizia di Lima. I due viaggiatori
scoragglati dal conslgll e dal rapporti del mlssionario ab-
)jandonarono 11 pensiero dl rimontare T Ucajali e la Pachitea
sino a Myaro , essendo le rive dl questo fiume popolate
da una razza dl cannibali detti Caslubos. Discendeudo per
P Ucajali S79 miglia , e seguendone tutte le sinuosita, ea-
trarono finalmente nel Maragnone, grande e snperbo fiume,
11 cui corso gia venne egregiamente descritto dal luogote-
nente Maw :, nella cui opera i suoi successorl trovarono
ben poco da correggere. Le osservazioni del nostri viag-
giatori vennero diligentemente raccolte , e merce dello zelo
e deir intelligenza del sig. Smith e del suo compagno e.'^s*
286 T A R I E T A*.
ingrandiscono il cerchio troppo fin qui ristrettp delle co-
gnizioai che aveansi di cjucHo conti-ade.
( Journal de la Marine ).
Calamite composte di parti sciiza coesione free di loro.
II sigiior Haldat , membro corrispondente della Socleta
di Nancy , avendo riempito di limatura di ferro un tubo
d' ottone chiuso staljilniente alTuna delle estremita e turato
alPaltra con uno zaffo a vite parimente d' ottone, ed avendo
calamitata la massa coi metodi ordinarj , trovo die aveva
acqiiistato del poli distinti e permanenti come quelli d'una
calamita di ferro dolce d' eguali dimension!. L' intensita
della forza magnetica non era per nulla aunientata allorche
col suddetto turacciolo a vite la limatura di ferro veniva
fortemente compressa. Ma se dopo aver aperto il tubo si
agitavano le particelle del ferro, 1' intensita magnetica di-
minuiva di uiano in mano, e scompariva anche totalmente.
Scemava del pari la forza allorche si miscliiava alia lima-
tura della fina sabbia , ma rafBevolimento non cominciava
a manifestarsi che quando la prima superava la dose della
seconda. Per ultimo le molecole di ferro ridotte a polvere
impalpabile presentarono i fenomeni medesimi. Da tali spe-
rimenti T autore conchiude che la forza magnetica nelle
calamite solide ha origine da un magnetismo residente in
ciascuna delle molecole che le compongono, le quali, quando
la lamina riceve un violento colpo , perdono la loro pola-
rita nel modo medesimo con cui la perde la massa incoe-
rente quando si scuote. (DaW Institut , n. aii.)
Legge delT inserzioiie delle foglie nelle piante.
I rapporti d' inserzione delle foglie sullo stelo di diversi
vegetabili , che venivano vagamente indicati colle espres-
sioni di foglie alt erne ^ distiche , sparse , opposte , ecc. {arono
gia argomento di studio pel naturalista Bonnet. Quest' os-
servatore aveva notato che le foglie dette sparse erano
disposte in uniformi spirali , cosicche freqnentemente la
sesta foglia ritornava al di sopra della prima e ricomin-
ciava una nuova spira ^ qualche yolta il pcriodo era di
V A R I E T a'. 287
tre o di otto in vece di cinque , e spesso ancora queste
foglie formavano delle spirali multiple e parallele fra di
loro. Egli aveva notato altresi che questa distribuzione
periodica non era assolnta , e che vi aveva una leggiera
deviazioiie dalla regola che si opponeva alP esatta coinci-
denza delle prime ed nltime foglie d' ogni periodo.
Posteriormente il signor Scliimper prendendo in esanie
un piu gran nutnero di piante ha riconosciuto che gl' in-
tervalli tra foglia e foglia espressi in parti della circon-
ferenza , erauo generalmente rappresentati dalle frazioni
^1^-5^ ... A, ,
-' o' > "I r, ' o' — ecc. i mentre il signor Alessandro
a3 5 8i32i °
Braun , trattando quasi contemporaneamente la medesima
questione, trovo altre serie, che possono rappresentarsi coUe
. . I T 2 3 S 112 3 5
irazioni -7;'' —"> -' — ' r. ecc. ed -?Tr'— s — '— ^ ecc.
3 4 7 II 10 4 5 9 14 20
I signori Bravais in una Mcmorla recentemente preseii-
tata alia Reale Accademia delle scienze di Parigi col titolo
di Essai geometrique sur la symetrie fles feuilles cuniseriees
et rectiscriees , esposero le medesime conclusioni, ed al tempo
stesso facendo riflesso alia devlazione gia avvertita dal Bon-
net si avvisarono di ricercare se mai le foglie, nei diversi
casi che si riferiscono alia serie la piii frequente nel regno
vegetale , in vece di essere separate Tuna daU'altra da uii
12 3 5
angolo eguale ad „ ? a 7-:> a -."> a — ^ ecc. della circonfe-
° '^ 3 5 {> i3
renza, fossero separate da un angolo costante, ma incom-
niensurabile colla circonferenza stessa , e tale per conse-
guenza che due foglie non potessero giammai essere si-
tuate esattamenti! sulla stessa retta longiiudinale.
Se cio fosse, il rapporto , verso il quale converge la
serie delle frazioni, darebbe I'angolo incommensurabile che
si cerca. Ora e facile il vedere che i niTmeri i, a, 3, 5,8,
ecc, ciascuno de' quali eguaglia la sonima dei due prece-
denti , costituiscono i coefficienti della serie ricorrente nata
dalle svihippo della frazione algebraica 5- , nella
quale il limlte verso cui converge il rapporto di due coef-
ficient! successivi si avra eguagliando a zero il denomina-
tore , e cercando la maggiore delle due radici deirequazione
288 V A R I E T a'.
I — z — z* = o. Ma siccome le frazionl the qui si conside-
rano nascono dal rappoito inverso del priiuo ternilne al
terzo , del secondo al quarto , del terzo al qulnto , e ge-
neralmente deirrt^""'" all' (ra + a)"""", percio il cercato rap-
porto si avra dividendo I'uaita pel quadralo della radice
suddetta. Ora questa radice e evidentemente - + - i/ 5 , ed
■* 2 2
il suo quadrato - + - 1/ 5. Dividendo la circonferenza per
quest' ultima quantiia si avra I'angolo incommensurablle die
si voleva determlnare = ( \/ S i36o°=i37°3o' ay", 94.
I signorl Bravais trovano appunto quest'angolo , clie chia-
mano di divergenza norniale , per mezzo delle dirette os-
servazioni e del calcolo di iSy" So' 28"; passando, come
e assai probabile , per un processo in tutto analogo a
quello da noi esposto ■■, sicche giusta i lore principj le
foglie 5.% 8.% 1 3.% 21.'' ecc, che nei casl particolari
sembrano corrispondere alia linea vcrticale dell'lnserzione
zero, sarebbero nello stato norniale situate alternativamente
dai due lati di una tal linea, alia quale s'avvicinerebbero
ognor piu senza giamniai raggiungerla;, essendo I'angolo
che separa la quinta foglia dalla linea fondamentale di
32° 28', quella che separa I'ottava di 20° 4'; quella che
separa la quattordicesima di ia° 24', e cosi discorrendo.
T, 1 .112 3 ,.
Fer la serie-^? -? -? — » ecc. gli autori ammettono ua
3 4 7 II ^
1 1 J- " c ' I .112 3
angolo normale di 77 07, e per la serie -:i ^i-")—-^ ecc.
un angolo normale di iSi° 8'; nia queste due serie , os-
servan essi , si presentano in casi si rari comparativainente
a quella stabilita da principio , che si e indotti a consi-
derarli come casi eccezionali , o come anonialie della piii
ordinaria organizzazione. Dal canto nostro abbiarao fatto
volontieri un cenno delle considerazioni contenute nella
Memoria dei signori Bravais (che speriamo di veder presto
pubblicata per intero fra quelle dei dotti stranieri ), siccome
quelle che presentano un assai notevole esempio dell' utt-
lita che puo ricavarsi dalle dottrine mateaiatiche conve-
nientemente applicate alia storia naturale.
V A n I E T a\ 289
Necrologia.
Giuseppe Mojoii.
Giuseppe Mojon , dottore in raedicina, professore ono-
rario di chiniica nella reale Universita di Geneva, presi-
dente della facolta delle sclenze fisiclie e filosofiche , con-
sultore del uiagistrato di sanita e pnbblico perito presso i
diversi nflicj giiidlziarj ed amministrativi del ducato di Ge-
neva , socio delle primarie Accademie e Societa scientifiche
d' Europa , ha cessato di vivere , d' anni 6 1 in Genova sua
patria il di 20 dell' era scorso marzo 1837.
Diede alia luce iiel 1799 "'^^ raccoka di Leggi fisico-
matematiclie nella quale si trovano registrate con stile afo-
ristico, gli assiomi foudamentali della geouietrla, dciridro-
Statica , della meccanica , dell' elettricita , ecc.
Nel 1806 puljlallco un Corso onalitico di chimica in due
volumi che ottenne T approvazione generate ; venne adot-
tato per servire di norma in parecchie Universita d' Ita-
lia , e con partlcolare decreto del governo del cessato re-
gno d' Italia in data del 1808 fii prescelto per servire di
testo in tutte le scuole di chimica dei Licei del regno. Di
quest' opera furono gia fatte cinque edizioni italiane. H
Bompois la tradusse in francese, ed il dottor Carbouel ,
professore di chimica in Barcellona , in ispagnuolo.
Non si possedevano ancora die delle analisl molto imper-
fette suUe acque termali di Vohri e di Accjui. La riputa-
zione terapeutica di quest' ultima in ispecie esigeva che un
abile medico e cliimico facesse esattamente couoscere la
loro natura e le loro proprieta. II Mojon si addosso questo
incarico. Ed il governo francese che in allora reggeva la
Liguria voile che il lavoro del chimico Genovese , sopra
queste due sorgenti minerali , fosse stampato a spese pub-
bliche.
Poco dopo , diede il Mojon alia luce una succlnta De-
scrizione mineralogica della Liguria con annessa carta topo-
grafico-mineralogica.
Parecchi altri suoi lavori d'argoniento chimlco-econo-
niico fanno parte de' volumi pubblicati dall' antica Acca-
demia delle scienze di Genova , dalla Societa medica di
Emulazione, e da altre Accademie e societa scieutiiiche
2Q0 V A R I E r A .
straniere. Gil Annales de diimic die si pubblicano In Pa-
rigi raccliiudono specialmente varie sue dissertazioni.
II Mojon scoperse sino dal i8o3 la proprieta della cor-
rente galvanica, di magnetizzare gli aghi d'acciajo; tale sua
scoperta si trova registrata fiiio dalTanno snddetto nell'-Ei-
sai theorique et experimental suvle gah'anisnie del prof. Aldini,
e nel Manuel clu galvanisine par Izara (i).
E assai interessante la Menioria che pubblico il Mojon
sopra uno stromento di sua invenzione , pi-oprio a inisu-
rare la densita e la conibustibilita do' fluidi per mezzo della
rifrazione della luce.
Immagiiio il Mojon di uiilizzare il frutto dell' arbuto
{Arbutus unedo. L. ) e del rogo ( Paibus fruticosus ) di cui
abbondano specialmente le foreste Liguri e Toscane, quelle
della Corsica e della Sardegna , estraendone dell' alcool di
viguale bonta di quello die si ottiene dal vino ; e questo
nuovo ramo d' industria fu ben tosto adottato in varie
parti d' Italia. La Bihiiotlteque medicale diTavlgi ( torn. 3 9°,
pag. 124., i8i3) nel pubblicare la scoperta del nostro Ita-
liano , indica i molti vantaggi clie possono trarne 11 com-
merclo e le raanifatture.
(l) II sig. Julia de FonteiieUe in uua Notizia sul prof. Mojon
letta alia Societa fislco-chiiiiica di Parigi asserisce che questo va-
lente fisico e stato il prime ad avverrire la proprieta che ha una
conente elettrica dl calamitai-e gli aghi d'acciajo, ed aggiunge che
sedici anni piu tai-di il sig. Oersted di Copenaghen si credette au-
tore di essa ed ottenue il premio annuo dell' Istituto di Francia;
che r Istituto non ebbe alcun sentore della ]3riorita del sig. Mojon ;
clie questi per effetto della siugolar sua modestia non peuso a ri-
vendicaila. Per quanto siffatta attestazione d' uu illustre accade-
niico francese sia onorevole per la nienioiia d' un nostro Italiano,
nou possiamo ommettere, per amore della veritii , di fai* riflettere
I." che la proprieta delle correnti elettriche di magnetizzare il feiTO
era stata gia riconosciuta da Epmo, Van-Swinden , Cavailo, Cou-
lomb e da alft-i , come attesta nelP opera citata lo stesso cavaliei'e
Aldini; 2.° clie 11 merito del Mojon cousiste uelP avere ottenuto lo
Stesso effetto col mezzo delle correnti prodoLte da una pila galva-
nica; 3.° die la scoperta attribuita alP Oersted (oella quale non
era stato prevenuto da altrl che daJ Romagnosl ) sta principalmente
neir aver edl riconosciuta la proprieta delle coiTentl eletniche e
galvaniche di far variare la dedinazione deW ago magnctico.
: .. . . . (7 Diretlori. )
V A K I K T A . 291
I lavori del Professore genovese snl borace e sull'etere
acetico hanno per iscopo di rendere F estrazione , la fab-
bricazione e la vendlta di queste sostanze piu facili , piu
estese , piu vantaggiose , avendo 1' autore realmente pro-
vato die si pub ottenere con molto piu profitto 1' etere
acetico da diverse sostanze di poco valore , sovente anco
deteriorate e nelle quali non se ne sarebbe mai sospettato
r esistenza. Sono dovute al Mojon pareccbie utili applica-
zioni del petrolio d'Amiano per conservare in istato di
purezza il potassio ed 11 sodio, e particolarmente per T il-
Iiiniiiiazione.
Egli rese molto ccononiica la fabbrlcazlone del solfato
di magnesia che si ottiene in abbondanza da un minerale
alle falde del monte della Guardia a Sestri di ponente, e
ne pubblico il processo. L' utilita e lo smercio di qnesto
prodotto sono tali die costituiscono attualmente uno de'
primarj rami d' industria commerciale di quel paese.
II Mojon ebbe 1" onore di essere ascritto tra i socj delle
Accademie delle scienze di Torino, di Barcellona , di Ma-
drid, di Monaco di Baviera , delle Societa medicbe di
Parigi, di Montpellier e delle piu illustri d' Italia. Presiede
piii volte Tantico Istituto delle scienze e lettere della Li-
guria. Fu per ben 22. anni consultore del magistrato di
sanita di Geneva, pubblico perlto presso gli ufficj de' prov
veditori e degli cdili , della dogana, ecc.
Nominato professore di cliimica nella R. Universita di
Genova uel 1800 occupo tale cattedra sino a tutto il i836
con zelo ed applauso. Cbiesta ed ottenuta nel corrente anno
la giubilazione, voile il Governo Sardo che il nome del
Mojon continuasse a figurare tra quelli de' professori di
quell'Atcneo mantenendogli 1' intiera pensione e nominan-
dolo inoltre a presidente delle due facolta delle scienze fi-
losofiche e fisico-niatematicbe.
Treviranus.
Addi 16 di febbrajo del corrente anno e morto in Brema
sua patria, nell' eta di 61 anni, G. R. Treviranus , che
fu, come Tiedmann e Burdach, degno emulo dell'Haller;
e insieme a que' due suminentovati levo in questi tempi
292 V A R I E T A .
a SI gran fama il nome tedesco nelle fisiologlche discipline.
L' opera cui Treviranus deve principalmente la sua cele-
brita e la Bicdogia, os'sia Filosofia della natura vivente , la
quale ideo sino dal tempo de' suoi medici studj , fatti in
Gottinga , e conipiuti coUa pubblicazione delia dissertazione
intitolata De emendanda pfiysiologia (1796). Fu sue assunto
di raccogliere nella Biologia quanto le sclenze natural! giun-
scro air eta nostra a far noto circa le moUe che manten-
gono in una sempre ordinata attlvita quel grande orga-
nismo ( com' egli dice) che noi cliiamlamo natura; e di
si ampie e numerose cognizionl un sol tutto comporre di
cui r uomo e la vita fossero il centro. La delta opera fu
condotta sino al sesto volume (1802-1822); ma preve-
dendo 1' autore che non poteva bastargli la vita a ridurla
a termine , second© aveala intrapresa ( massime clie alle
parti che nella scienza trovava mancanti cercava egli stesso
di provvedere con proprie indaglni), voile almeiio con
altr' opera fare una generale rivista delle biologiche cogai-
zioni , collegandole ai gia da lul statuiti fontlamentali prin-
cipj. Quest' opera publilico negli anni i83i-i833 in due
volumi col titolo Fenomenl e leggi dell' organica {-ita , e in
essa ch'e come il raaturo stinto di quarant' anni d'assidue
e ben condotte occupazioni , ebbe non solo a percorrere
tntt' i campi delle scienze iisiche', ma ad allargarsi sovente
anche in quelli delle morali. Venlva poi come per supple-
mento all' opera medesima pubblicando de' Trattatl a di-
chiarazione de' fenomeni e delle leggi deW organica vita ; due
fascicoli ne diede in luce , e attendeva alia stampa del
terzo quando fu dalla morte sorpreso.
II Treviranus nella compilazione di queste opere non
era pago del raccogliere le cose altrui , che spesso, come
si e detto , all' incontrare nel corpo della scienza una
qualche lacuna , adoperavasi egli stesso co' proprj lavori a
riempierla. Quindl nacquero i suoi pregiatissiini lavori circa
la Fisiologia degl' insetti e dei pesci, pubbllcati negli Annali
della Societa di Veteravia , e SuW interna struttura degU
aracnidi pubblicati negli Atti della Societa fisico-medica di
Erlanga (i8ia); e la grand' opera intitolata Trattato dtl-
V anatomia e fisiologia dei sensi (1828), nella quale tratto
la visione matematicamente , e la considerb diligentemente
in ogni classe d' animali. Questo stesso argomento riprese
V A R I E T A'. 2g'i
nel primo ile' Supplcmenti ultimamente cltatl , nel secondo
de'qnali espose poi molte sue preziose ricerche microsco-
piclie circa i tessiui animali.
Mold altrl poi soiio i lavorl del Treviraniis, e la mag-
gior parte contenuti nelle Miscellanee d'anatomia e fisiologia
(1816-1831) clie publjlico ia compagnia di suo fratello
ora professore di hotanica a Bonna , e nel Giornale di fi-
siologia che diede in Ince in coinpagnia del celebre Tied-
niann, cominciando dal 1824, e di cul uscirono 5 volumi.
Meritano inoltre particolar inenzione i Faimmenti fisiologicl
pubblicati dal 1797 al 1799 5 e una dissertazione SuW en-
cefulo del proteo anguino, compresa nel quarto volume dei
Commentarj della Societa di Gottinga.
II Treviranns congiungeva somma diligenza d' osserva-
zione e d'indagine (all'uopo soccorsa dalT use del micro-
scopic e della matita ) , e forza , vastita e perspicacia d' in-
gegno , qual si conviene a spaziare con sicurezza tra' par-
ticolari aflia di raccogliere dal loro confronto le convenient!
generalita e le illosoficlie astrazioni. Era alieno da quella
che in Germania ultimamente cluamossi Fdosofia della na-
tura, ma da quei sicuri principj die I'osservazione e Tespe-
rienza gli porgevano procedeva con animo vivamente coni-
mosso dalle mnraviglie di cui era fatto spettatore a cele-
brare nelle cose create la divina saggczza che ne traspira.
Giacomo Leopanli.
II conte Giacomo Leopardi di Recanati fini dl vivere il
giorno 14 dello scorso gingno in Napoli ove dimorava da
qualche tempo. Si e spento con lui uno de' piii potenti e
plii colti jngegni deU'eta nostra, e T Italia ha perduto tntto
insieme un prosatore , un poeta , un erudito dl sommo
valore. Yisse poco piu di quarant'anni , dei qiiali non po-
chi gli consnmo la salute gracile sin dalla nascita e dive-
nutagli poi infermissima qnando agli altri comunemente
fiorisce la glovinezza : tanto che gia fiiio dall' anno i83o
avea preso commiato dalle lettcre e dagli studj con quelle
dolorose parole: IIo perduto tiitto ; sono un tronco che sente
e pena. A chiunque pertanto non abbia avuta occasione di
^94 V A B X B T A .
conoscere da viclno quanto fossero sopra 1' ordinaria m'l-
sura la prontezza e la perspicacia di qneir ingegno sara
mirabile e quasi inci-edibile clie il conte Leopardi okre al-
I'esscre annoverato in Italia fra i pochi eccellenii scrittori
di verso e di prosa ^ fosse fornito di tanta dotti-ina , che
non di rado il cercavano de' snoi consigli sommi filologi
inglesi e tedeschi. A noi pare die dell' immaturo sno fine
possano consolarsi in parte gli amici ricordandosi le parole
con cui pubblicainente si dolse dell' infermitd di nervi e di
viscere che privandolo della sua vita non gli dava speraaza
della mortei ma 1' Italia dovra langamente dolersi che un
tanto ingegno sia stato poco meno die indarno.
A.
ERRATA-CORRIGE.
To.Tio 86.°
Pag. 190 nella nota Caponi leggi Capocci.
" 241 Un. ult. eta » meta
»/ a55 " 32 incorso « incorse
R. GiRONi, F. Carlini, I. FuMAGALLi e G. Brugnatelli ,
direttori ed editori.
Pubblicato il di ao luglio 1837.
Milano , dall L R. Stamperia.
2i)6
M A G G I O
Slalo del cielo
da mezzanotte da mezzodi
a mezzodi. a niezzaiiolte.
^er. nuv-
Sereno.
Ser. nuv-
Ser. nuv.
Ser. nuv.
Sereno.
Sereuo.
Nuv. ser.
Nuv. ser.
Piossia.
Nuv. piogg.
Sereno.
Sereno.
Pioggia.
Pioggia.
Pioggia.
Ser. nuv.
Ser. nuv.
Nuvolo.
Nuv. pioggia-
Pioggia.
Nuv. ser.
Piogg. nuv. rotto.
Ser. nuv-
Ser. nav.
Ser. nuv. neb.
Ser. nuv.
Nuvolo.
Plug temp, gran
Sereno.
Sereno.
Sereno.
Nuvolo.
Sereno.
Ser. nuv.
Sereno.
Ser. piogg.
Nuv. piogg.
.Nuv. piogg.
Ser.nuv.piog
Nuvolo.
Nuv. piogg.
Pioggia.
Nuv. ser. piog
Nuv. piogg.
Nuv. piogg.
Pioggia.
Spr. piog. grand, tem.
Ser. nuv.
Nuvolo.
Ser. nelib.
Piogg. nuv.
Ser. nebb.
Ser. nebb.
Ser. nebb.
Ser. uebb.
Nu v. ser. nebb.
Nuv. ser.
Sereno.
Sereno.
Nuv. ser.
Altczza mas.sima del terniomelro + lo".-!
!> niininia + 5,4
•) media + io,5
Quanllla della pioggia cadula in tuUo d mese lince j^-
'97
BIBLIOTECA ITALIANA
PARTE I.
LETTERATURA ED ARTI LIBERALI.
La Georgica e VEneide volgarizzate in otlava rirna
da Lorenzo Mancini , accademico residente delta
Critsca. — Firenze , iSS/, per Leonardo Ciardetti,
vol. 2. , in S.°
N,
eir anno 1827 il sig. Mancini pubblico il volga-
rizzaniento della Georgica in ottava rima; « ed avendo
» concoiso con detto lavoro ( sono parole sue pro-
» prie) al prossimo premio quinquennale, del quale
» airAccademia della Crusca la sovrana saviczza at-
■}> tiibui r iiggiudicazione , fu quello degnato dell' ono-
» jeiule vienzione. Viene adesso ( so2;giunge il chia-
)> lissimo traduttore ) nuovamente in Juce oca molte
5> coirczioni e canibiaraenti ; pe; 6 si confida a mi-
)) glior dritio di sperimentare ancor questa volta
» r indulgeiiza delle cuke persone d' Italia e d' ol-
» tremonti. :» Di questa traduzione peitanto non cre-
dianio clie alcuno aspetti un nuovo giudizio dai gior-
nalisti dopo la sentcnza die n'ha pioUeiita un si au-
torevole tribunale. Ma alia Georgica va ora unita
r Encidc tradotta ancU' essa in ottava rima , perche
il sig. IMancini tiene in conto di lasagne senza cacio
i versi scioki: e da questa noi trascriveiemo la prima
Bibl Ital. T. LXXXM. 20
298 LA GEORGICA E l' ENKIDE CCC.
ottava di ogni ciinto affinch^ i lettori possano poi far
ragione di tutto il restante.
I.° V armi canto e I' eroe che d'llio venne
Per destino in Italia al Tehro in riva.
Molto in pria V agitb V ira perenne
Di Giuno ; errando in terra e in mar ne giva ;
E guerra aspra poi n ebbe , e palma ottenne ,
Onde a prischi Latini i Teucri univa
E dava i Numi suoi: germe primiero
Del regno d'Jlba e del romano impero.
Dubkiamo se il terzo ed il quarto verso rispondano
alia nobilta del latino : multum ills et terris jactatus
€t alto - Vi supernni sosvoe memorem Junonls ob iram;
e confessiamo di non trovare nella traduzione nem-
meno tiitto il concetto del testo, il quale ci rappre-
senta Enea agitato non dalla sola ira di Giunone, ma
da' celcsti {vi snperiim) per Tira di quella implaca-
bile dea : e quel modo ne giva ci riesce molto sca-
dente a petto al latino. Meglio, per nostro giudizio,
tradusse il Caro dicendo :
E quanto errb , quanlo sofferse , in quanti
E di terra e di mar perigli incorse.
Come il traea V insiiperabil forza
Del Cielo , e di Giunon I' ira tenace.
Ancora dubitiamo se fosse ben detto onde a' prischi
Latini i Teucri univa E dava i Numi suoi in vece
del testo Dum conderet wbem, infer retque Deos Latio.
II.° Fecer tutti silenzio , ed ogni aspetto
Immobilmc'nte in lid si rivolgea.
Dal sublime padando e ricco Ictto ,
Megina , allora cominciava Enea :
Fdnnovar dolorose oltre ogni detto
Memorie imponi : come V arte achea,
Non il valor , le misere riiine
Delia mia patria consumasse aljine.
II Caro in vece tradusse :
Stavan taciti , attenti e disiosi
D' udir gia tutti, quando il padre Enea
LA. GEOKGICA. E L ENEIDE 299
In se raccolto a cost dir dalVaUa
Sua sponda incomincib : Dogliosa istoria
E d' umara e d' orribil rimembranza ,
Regina eccelsa , a raccontar rn inviti
Come la gia possente e gloriosa
Mia patria , or di pieta degna e dl pianto ,
Fosse per man de' Qreci avsa e distrutta.
Ci sembra ozioso Tepiteto di ricco dato al letto dal
sig. Mancini ; assai piii ozioso che non e quello di
eccelsa regalato dal Caro alia regina. Passa ogni ar-
bitrio di buon tradnttore quel dire co/ne I arte achca,
non il valor, dove il testo pone semplicemente il
nome di Danai: anzi tutto il fine delf ottava ri-
sponde assai male al latino :
Trojanas nt opes et lamentablle regnuiu
Eriierint Daaai.
Anclie il Caro ando troppo lontano dalla In-eviti di
Virgilio; ma conservo per altro assai meglio del si-
gnor Mancini il poetico di quelle parole Trojanas
opes et lamentablle rcgnum. Virgdio , com' c proprio
dei grandi maestri, ci fa sentire di quanta altezza in
c[uale miseiia i Greci avesscro gittato il regno di
Troja : il Caro insiste forse un po' troppo sopra que-
sto concetto: il sig. IMancini lo mozza , e in vece
di un ricco imperio ci mette innanzi delle misere
ruine. Meglio di tittti e due il buon frate Guido da
Pisa avea detto nella semplice sua prosa : come e in
die niodo le grandczze dl Troja e lo lamentablle re-
gno delll Trojanl II Greci glttasslno a terra.
III." Poi che dl Prlamo rovesciare il trono
D'Asia dominatore a' N unit piacque ,
E Troja , de' celesti opera e dono ,
Jn faville si sciolse , in polve giacque ,
Delle patrie reliqiiie all' abb ando no ,
E desena a cercur terra per V acque
Augurio degU Dei doppio ne giiida .'
E nol le noi'i fabbrichianio in Ida.
300 TRADOTTE DA. L, MANCINI.
Dov' e qui il latino : et otnnis hiimo fumat Neptunia
Troja? Certo il sig. Mancini non credera di aveilo
ben ugnagliato coll' imniagine di una citta che si
scloglle in faville per giacer-c in polve. Poi dov' e
quel genteni immeritam onde Enea non solo ci fa sen-
tire la carita che in lui sopravvive alia patria , nia
provvede cosi di passaggio anche al decoro ed al be-
nessere suo proprio e de' suoi , allontanando T idea
cli' essi fossero avanzi di un popolo per qualche gran
colpa in ira agli Dei? Questo al parer nostro doveva
conservarsi dal traduttore come parte non piccola del
concetto originale e della poetica sua eccellenza ; e
non introdurvi del proprio quel de'cclesd opera e dono^
e Y ahbandono delle patrie reliquie , e il cercar terra
per V acqne , e il doppio augario; donde questo esor-
dio cosi splendido nell" originale s' intorbida e si
sfigura.
Postquam res Asias Priamiqne evertere geiitetn
Immeritana visum Superis, ceciditque snperljum
Ilium, et omnis Iiumo fuuiat Neptunia Trojan
Diversa exilia et desertas quaerere terras
Auguriis agimur divum, classemque etc
E il Caro meglio del sig. ]\Ianciui :
Poiclie fa d'Asia il glonoso regno
E 'I suo re seco , e 'I suo Ugnaggio tutto ,
Come al ael piacque indegnamente estlnlo ,
Ilio abbattulo , e la JVettunia ' Troj a
Desolata e combusta ; i sand augurj
Spiando , a vaij esigU, a varle terre
Fer rlcovro dl noi pensando andammo ecc.
Ben di rado pua dirsi che il Caro traduca con fe-
delta scrupolosa, ma riugeguo poetico non gli per-
nietteva quasi mai di trasandare le principali bellezze
del testo.
IV .° Ma sollecita Dido e in gravi pene
D' amor gia posta , dentro se pascea
La sua funesta piaga , e nelle vene
D' occulto foco I' in/dice ardea.
T.\ GEORCICA E l" ENEIDE 30I
La rnente sul valor sempre rivlene
E siilla diva origine d'Enea ,
N'ode le voci ognor, vcde le forme:
Ne brevi sonni quel pensier non dorme.
II testo:
At Reglaa gravl jam duduin saucia cnra
Vnlnus alit venis , et caeco carpitur igni.
Multa viri virtus animo iimltusque recursat
Gentis honos : haerent infixi pectore valtns
Verbaque: nee placidam membris dat cura qiiletem.
Le traduzioni non si fanno per clii intende la lingua
originale, ne possono mai ritrarre in se pienamente
tutti i pregi di uno scriitorc che abbia raggiunta Tec-
cellenza nella sua lingua: pur se I'Eneide fosse tra-
dotta tutla colla fedelta poetica di questa ottava sti-
mianio che oltre all' essere nioUo utile per clii non
sa di latino, dovrebbe contentare assai bene anclie i
dotti. Con niolta disinvoltura tradusse questo esordio
anche il Caro dicendo :
Ma la Regina d' amoroso strah
Gia punta il core , e ne le vene accesa
D' occulto foco , intanto arde e si sface :
E delV amato Enea fra se volgendo
Il legnaggio i il ialore , il seiino e V opre ,
E quel che piii le sta neW alma impresso
Soave rag'ortar , dolce sembiatite ,
Tutta none ne pensa e mai non dorw.e.
Nel slg. Mancini non ci piace gran fatto quel modo
la mente ruiene sempre sal valore e sulV origine di
Enea: nel Caro non vorremmo trovare ne I amnio
Enea , ne il dolce sembiante. So Virgilio con qnella
frase hcerent infixi pectore voile darci ad intcndere
die pill di tutto il restante valsero a vincer T animo
di Didone il volto e il parlare di Enea, forse il Caro
supero il jManciui col verso E quel die piii le sta
neir alma impresso.
v." A piene vele s' inzolfava intanto,
Dritto all'Italm Encn . nella va^t'nnda:
3oa TRADOTTE DA L. MANCINI.
La costanza ha nel cor, sugU occhi il pianto ,
Guardando addietro I'affncana sponda.
Ecco spiega la notte il nero nianto ,
Ed egli , per gran foco rubiconda ,
La smarrita Caitago anco ravvisa ;
11 foco , ahime , dcW infellce Elisa !
II testo brevissimamente :
Iiiterea medium ^neas jam classe lenebat
Certns iter, flnctusqne atros aquilone secahat i
]Moenia respiciens , quae jam iafelicis Elisae
Conliicent flammls.
E il Caro.
Intanto Enea spinto dal vento in alto
Velegglava a dilungo ; e pur con gli occhi
Da la forza d'amor rivolto indietro
JRiinirava a Cartago. Ardea la pira
Gid d' Elisa infelice , e le sue fiamme
Raggiavan di Ionian gran luce intorno.
Se non fosse qnella forza d amore onde sono rivolti
indietro gli occhi di Enea , questa versioue del Caro
potrebhe dirsi fedele e vicina alia perfezione. Ma
dondc tolse il sig. Mancini 1" arbitrio di regalare a
Virgilio qnel verso : La costanza hn nel cor , sugU
occhi il pianto? E come pote dire Lcco spiega la notte
il nero manto,- ([uando abbianio da Virgilio che Didone
niori nelle prime ore del giorno ? E se quanto dice
il poeta descrivendo la niorte dell" infelice regina po-
tesse lasciar c]ualche dubbio , che assolutamente non
puo , bastava a chiarirsene alTatto il leggere nn poco
piu innanzi ove raccontasi che ad Enea , come prima
si fu allargato in mare, supra caput astltit imber noctem
hiememque ferens; o come dice il sig. Mancini con
una squisitezza tutta sua :
Sopra il capo gli pende un tempo osairo
Che tien la notte e la procella in gremho !
Perocche non s" intende come il temporale porti la
notie dove la notte ha gia spiegato il sno manto.
L\ CEORCICA E 1/ ENEJDE 3o3
VI,° Cosl plorando pur gU Austrl seconda ,
E governa la classe a briglie lente ,
Ed approdato alia tirrena spoiula
Di Cwna , Euboiche mura , e finalmente.
Voltan le prore al mar , V ancora fonda
Nel porto i legni col tenace dente ;
Ordinate le poppe a riva stunno ,
E varco asciutto ai naviganti danno.
Deir ultimo verso di questa ottava non si cerchi
traccia nel teste ; bisogna bene clie ingozzi di que-
sto cacio clii non vuole quelle insipide lasagne dei
versi sciolti. Vi ha qualclie oscurita in quella espres-
sione drrcna sponda di Cuma, euboiche mura., dove
il testo dice Euboicis Cumarwn adlabititr oris. II Caro
poco felicemente ma non pcggio pero del signer
fliancini :
Cost piangendo disse : e navigando
Di Cuma in ver I'Euboica riviera
Si spinse a tutto corso: onde ben tosto
Vi furon sopra e v' approdaro alfine.
Volscr le prue , gittdr I'ancore; e i legni
SI come stero un dopo Valtro in fila,
DI lungo tratlo ricovrir la riva.
E singolare che il Caro a cui piacevano i latinismi
cosi nelle veci come nelle frasi , volto il latino di
Virgilio classique immittit habenas in quelle parole
si spinse a tutto corso; e in vece il sig. JMancini us6
la classe e le briglie lente.
VII.° Tu pur , nutrice del figliuol d'AncJuse ,
4' nosiri lidi sempiterna fama
Desti morendo: ove il tuo fral si mise
Gaeta sorge die da te si chiama.
Vivon le note sulla tomba incise,
Se questa e gloria che laggiii si brama.
Seconda il rito Enea le lacrimose
Esequie ussolse e il tumulo compose.
Qui pure abbiamo il latinismo assohcre le esequie che
risponde al latino c.xcquiis solntis. II signor Man^ini
304 TRADOTTE D/i L. MA.NCTNI.
rimprovera il Monti cl'avere visati nell'Iliade alciini la-
tinismi non necessarj: com'egli poi difenda se stesso
dalla sua propria censura sarebbe pur bello a sen-
tirlo. 11 modo : Oi>e il tuo fral si mise Gaeta sorge
che da t.e si chiama e una parafrasi iniitde e poco
poetica ; cio che si vuol dire anche del verso Vivon
le note sidla tomba incise ^ dubitandosi non senza ra-
gione se le tombe de' tempi eroici avcssero pietre
con iscrizioni.
Tn quoque litoribus nostris, ^neia nutrix ,
^ternam iiioriens famam , Cajeta , dedisti :
Et nunc servat honos sedem tnus, ossaqne nomen
Hesperia in magna , si qua est ea gloria , signat.
At plus exequiis ^neas rite solntis,
Aggere coraposlto tumuli, postquam etc.
E il Caro:
EfZ ancor tu, d'Eiiea fida midrice
Cajeta , ai nostri lid eterna fama
Desti morendo , ed essi anco a te diero
Sede onorata; se d'onore a' morti
E d'aver I'ossa consecrate e il nome
JYe la famosa Esperia. Ehbe Cajeta
Dal suo pictoso alunno esequie e lutto
E sepoltura alteramente eretta.
Non sappiamo perche il signor Mancini trasandasse
quelle parole del testo Hesperia in inagna^ dalle quali
veramcnte pigllano il loro valore le altre si qua est
ea gloria. Ora poi sentasi come parafraso questo esor-
dio lo scrittore dei fatti d'Enea. « Uscito Enea fuor
5> dello inferno torno al suo naviglio , e larte vele
» capito in quella parte di Campagna ove e oggi la
» citta di Gaeta. Quivi prese terra ; quivi mori la
» sua balia, la quale avcva nome Gaeta; per la qual
» morte dimoro quivi alquanti giorni; e sotterrata
» die r ebbe con ricco e pietoso onore sopra quel
» corpo, a perpetua memoria , fece una cittadella, alia
» quale per amorc di lei puose nome Gaeta. » II
buon frate crediamo clie avesse inteso assai bene il
valore di quelle parole nomen signat ossa.
LA CEORGICA E L ENEIDE OCJ
YIII." Non prima Tnrno il niarzial vessillo
Alia rocca Laurerue in vnta afisse j
E per le terre italiche lo squillo
Di mille trombe guerra guerra dissc ,
Che il Lazlo si turbo , tanto tranquillo
Dianzi , e I'anior dclle sanguigne risae
Dietro al carro del Rutulo pugnace
Destossi , e I'odio deWantica pace.
Leggasi il latino :
Ut belli signum LaurentI Tarnus ab arce
Extulit, et ranco strepnerunt cornua catita,
Utqne acres concussit eqnos, ntque impulit arnia:
Extemplo turbati aiiinii , simul omne tumnltu
Conjnrat trepido Latinm s^vitque juveutus
Eft era.
Non cerclieremo se il verbo aflssc nsato dal signor
Mancini fosse il piu appropriato ; iie se le tcrre ita-
liche e le mille trombe siano esagerazioni perdonabili
ad un traduttore. Possiamo ancora concedere al sue
gusto lo squillo clelle trombe die dice guerra guerra;
e ricevere al soli to, come cacio sulle lasagne, quel
tanto tranquillo dianzi c V amor delle sanguigne rissc,
preziosi giojelli di cui Virgilio non aveva saputo or-
nare i suoi versi. Ma regalaie al testo 1' immagine di
un carro dietro al cpiale oltre l' aniore delle sangui-
gne risse si desta auche I'odio delV antica pace, (pie-
6to ne par veraniente clie passi il segno. II Caro
non fece di questo esordio una traduzione da potersi
citare in esenipio, ma benclie tanto accusato d' infe-
delta si attenne al testo assai meglio del sig. Manciai.
Poscia che dl Laurento in su la rocca
Fe' Tamo inalberar di guerra il segno ,
E che guerra sonar le roche trombe :
Spinti i carri e i destrieri e I' armi scosse
Di Marte al tempio .• incomanente i cuori
Si turbdr tutti , e tutto 'I Lazio insieme
Con subito tumulto si restriiise.
Tntti e due i traduttori o non vidcro o non seppero
come ben rendere quel saciitque juvcntus effcra : e
3o6 TRADOTTE DA L. MANCINI.
veramente se chi traduce potesse tiitto vedere ed a
tutto far liiogo nella lingua e nel metro eh' egli usa
gia e gran tempo clie gli autori greci e latini gia-
cerebbero senza lettori.
IX.° Mentre d' njiui necessaria induesta
Cosi dal canipo lontanava Enf.a ,
hi a Tiuno spediva, a collier presta
11 huon moinento , la Saturnia Dea.
A sorte Turno re nella fovesta
Sacra all' avo Pilumno allor sedea.
La dipinta di Giuno ambasciatrice
Gli appar dalV alto luminosa , e dice.
I niitofili flu-anno tesoro di questa nuova prerogativa
di Giunone presta a cogltere il huon momento. Virgi-
lio e gli altri poeti anticlii , per qucUo che si sap-
pia , non ne fecero niai cenno , forse per non alterar
la quiete del padre Giovc allora ancor vivo e i-e-
gnante; ma la preziosa notizia e venuta fin ai di no-
stri , e il signor Mancini V ha annicchiata con quel
garbo clie ciascun vede in questa ottava. I due iil-
timi versi rispondono a qucsto solo del testo :
Ad quern sic roseo Thanmantias ore locuta est.
Virgilio , per tutto ornamento della divina messag-
giera stette contento a quel roseo ore; ma il sig. Man-
cini ce la voile mostrare dipinta, luminosa, dalV alto:
vi sono alcuni i quali non comportauo clie in poesia
si possa mai dir nulla semplicemente. Il Garo aggiunse
anch" egli qualche cosa del proprio in questo luogo
a Virgilio dicendo :
Mentre cosi da' suoi scevro e lontano
Enea fa d'armi e di sussidj acquis to ,
Giuno di concitar la furia e V ira
Di Turno unqua non resta. Erasi Turno
Col pensier ddla guerra al sacro bosco
Di Pdunno suo padre allor ridotto ,
Che mandata da lul di Tauinante
Gli fu la figlia in cotal guisa a dire.
LA CEORCICV E l" EXEIDE SoT
Le aggiimte sono due ; la prima e chc Giunone non
restasse di concitare la iaria e Tiia di Turno; la se-
conda clie Turno ncl bosco di Pilnnno pensassc alia'
o;nerra. Chi nei traduttori, anclie di poeti, cerca mas-
simamente la fedtlta potrebbe condannare del pari
r una e Y altra ; non potrebbe pcro confonderle con
{[uella del sig. Rlancini rispetto a Giunone. Ed hanno
inoltre vm qualche germe nel testo, dove si dice die
Iride fu niandata andacem ad Turiuim ; e sarebbe
state conveniente sludiarsi di conservare a quel guer-
ricro cotesto epitcto , anziche lisciare ed illuniinare
1' ambasciadrice di Giunone.
X." Frattamo delV Olimpo onnipotente
La magion luininosa si disserra,
E la il Consiglio die del mondo e mente
Chiama il padre del Ciel , re delta terra ,
D' onde scopre ogiii lido ed ogni gente ,
E i duo guerrieri popoli e la guerra.
Quando tutti raccolti i Numi sono ,
Incomincia cost Giove dal trono.
E questa una delle migliori ottave clie abbiamo lette
nei due volumi del sig. Mancini. Vi e qualche di-
fetto di lucidezza ncl terzo e quarto verso, pei quali,
chi non si conoscesse delle cose celesti , ])otrebbe
credere che il Consiglio avesse chiamato Giove nel-
r Olimpo. Vi e qualche cosa di soverchio nel dire
che Giove scopre di lassu ogni lido , ogni gente , e
poi i due popoli guerrieri e la guerra. Mirabile c al
solito la brevita di Virgilio :
terras uncle ai'duiis omnes
Castraque DardanicUim adspectat, populosque latinos.
II Caro in questa parte forse piu feliceniente del si-
gner Mancini avca detto :
indi mirando
La terra , e de' Trojani e de' Latini
Visto il conflitto , a se dcgll altri Dei
Chiamo 7 consiglio.
3o8 TRADOTTE DA L. MANCINI.
In un' altra cosa puo la versione del Caro essere pre-
ferita alia nuova, nell'avere cioe cousei'vata Tespres-
sione del testo considant tcctis bipatentibns , colla quale
forse Virj^dio voile darci a conoscere come potessero
i numi in un subito congregarsi dalle vaiie parti dove
stanziavauo :
e com' era dalV Orto
E do.ll' Occaso la sua reggia aperta ,
Eatto ecc.
XL" Gia V Aurora apparia neW oriente :
Enea quantunque degU estremi uffici
Gil estinti decorar brami, e la mente
Gli turbl il lutto de' perduti amici ,
Prima i voti sciogUea che vanamente
Non porse , e capitan d' armi vitt.rlcl ,
La prima luce far sacra quel pio
Godea dell' armi e de' trionfi al Dio.
II teste :
Oceannm interea surgens Aurora rellquit.
^neas, quamquara et sociis dare tempus liumandij
Prsecipitant cnrae tnrliataque funere mens est,
Vota Deutn primo victor solvebat Eoo.
La seconda meta dcU' ottava e tutta una parafrasi del
solo idtimo verso latino. Egli e di tal modo poi die
n' escono quelle maniere di csprimersi cosi nette, cosi
efficaci , prima sciogliea i voti e godea far sacra la
prima luce al Dio dellc armi : e per aggiiinta , non
si puo dire col testo i voti, ma i voti die vanamente
non porse; e il vincitore diventa capitano d"" ar?ni vit-
trici, e il poeta di gusto piu castigato s' abbindola
in uno stile da disgradarne TArcadia. Molto meglio
il Caro :
Tosto che 'I sole apparve il voto sciolse
Delia iittoria.
XII." Poscia che Turno le latine genu
Stanche di guerra non (dice ha scorto
E de' lor mall i niiseri Laurenti
Tutta la colpa in lui porre e il conforto ,
Non e. gia che 5' arrenda 0 si sgomenti ,
LA GEORGICA E l' ENEIDK 309
O che punto confessi il proprio torto}
Di generosa rabbia arde alia vista
Di sue sventure , e novo ardir n' acquista.
Anche qui il sig. ]Mancini ci ha data una paiafrasi
anziclie una traduzione del testo :
Turnus ut infractos adverse IMarte Latinos
Defecisse videt, sua nunc promissa reposci,
Se signari oculis , ultro implacabilis ardet
Adtollitcjue aniraos.
Quindi poi anche qui due soh emlstlchj ( ultro im-
placabilis ardet-adtullitque animos ) riuscirono in quat-
tro versi. Con prohssita iniperdonabile anche il Caro
si allontano dalla nobile brevita di Virgilio, e disse:
Turno poscia che vede afflitti e domi
Gia due volte I Latini , e non pur scemi
Di forze , ma di spenie e di baldanza ,
Da lui farsi rubelli , e ch' a lui solo
Ognun rivolto in tanto affare attende
Le pniove , le promesse , e i vanti suoi ;
Furioso , implacabile , inquieto
Arde, s' inunimisce e si rinfranca
Prima in se stesso ecc.
II Caro tento ahneno di far sentire nella sua verslone
(juello che nel testo e belhssimo , sua nunc promissa
reposci, se signari oculis; di che il sig. Mancini non
si euro punto. Cio che trovasi piu vizioso nel Caro
si e r avere cosi di frequmte stemperato in molte
parole quel che Virgilio si^nifico benissimo con una
sola , facendo perdere a quel poeta una delle sue
piu mirabili doti , voglianio dire uno stile che tutto
insienie e liorito e ornato ((uanto mai esser possa ,
e nelle singole trasi puo ritarsi in esempio di bre-
vita e precisione. II sig. IMancini ha cercato di evi-
tar r errore da molti rimproverato ai Caro , nia non
per questo c riuscito piu breve (i) ne piii di lui,
(i) La traduzione del sig. jMancini ha oltre niille versi
piii che queiU del Caro.
3lO TRADOfTK D\ L. MANGINI.
osiamo pur dirlo , soinigliante all' originale : peiocche
se noil istempera cosi spesso come il Caro in nno o
due vcrsi una sola fVase virgiliana, vi aggiunge pen-
sieri ed imma2;ini sue proprie; il die a noi in tanto
par peggio in ipianto che il sig. Mancini non ci rie-
sce cosi buon mercante di concetti poetici, come il
Caro di buone voci e di belle frasi. Forse il signor
Mancini medesimo ci dara occasione di ritornare so-
pra c[uesta materia , e ne faremo allora piu anipia
dimostrazione. Oi'a per non tediare eccessivamente
i nostri lettori poniamo loro in considerazione i due
versi
Non e gia che s'arrenda o si sgomenti ,
O che punto confessi il proprio torto !
e promettiamo di trovare in ciascun canto un buon
numero di sitfatti giojelli , pei quali cotesto nuovo
detrattore , anzi accusatore del Caro e del Monti va
tanto superbo.
E soltanto queste detrazioni e queste accuse ci mos-
sero a parlare del sig. Mancini e della sua versione,
la quale poteva essere tollerata come tante altre cose
mediocri di cui fa giiistizia il buon senso della na-
zione, s*" egli non la taceva struuiento a una bile che
passa ogni termine , e sommuove Ic ossa dei morti
per desulcrio di esporle al vituperio delle generazioni
avvenire.
II sig. Mancini dedlca il suo volgarizzamento del-
TEneide ad Annii)al Caro. La dedica si compone di
sessanta ottave , molte delle quali sono contro il Caro
medesimo , molte altre contro il Monti ; e in vitu-
perio poi deir uno e delP altro vi aggiunse una tren-
tina di pagine dove, sotto il titolo di Annotazloni , egli
lia messa in giro tal merce a cui lasceremo che i
nostri lettori diano il nome. Nei versi il sig. Man-
cini chiama il Caro hiiffon crndele ed anima hassa e
bestlale, e formalmentc lo accusa di aver bramato che
il Castelvetro fosse arso vivo. E va quindi immagi-
naiido che ora egli sia marioriato ncl qiiinto ccrchio
LA GEORCICA. K l' ENEIDE 3ll.
deir inferno dantcsco insicme con Luigi Farnese (chi
sa di storia coniprendera la delicata e pietosa allu-
sione ); anzi si duole che qiiello sia luogo di troppo
mite tormento (i). Nelle annotazioni poi egli riba-
disre la sua accusa coll' autorita del Muratoii; e
ritati alcnni versi nei quail il Caro niostra di cre-
dere eretico il (lastelvetro , soggiunge : Faro osser-
vare die da credcr cio di iiri nctnico al desiderar di
nuocerli per questo lato, il passo e hen corto. Per ve-
rita un iiomo che fa protVssione di quesie massime
e da il nome di passo hen corto a quello spazio in-
tinito che dovrebbe disgiungere una controversia let-
teraria da un' accusa in cui trattasi della vita, puo
spaventar chi che sia dall" entrare in litigi con lui :
tuttavolta tiriamo innanzi. 11 sig. Mancini sa che coi
vivi non si ha sempre in queste niatcrie cosi bel
ffiuoco come coi morti ; e noi risejbianio anzi molto
cose da dire quando gli piacesse di obbligarci a piii
lungo e pill minuto csame di questo suo scritto ; del
quale ora andiamo toccando qualcosa cosi alia leg-
giera e a modo di saggio o dell'animo o dell' inge-
gno con cui fu dettato. Dopo si chiare parole per-
tanto egli prejxa il discreto Icttore a preiidere quclla sua
accusa , in poesia scherzeiole dcttata^ per uno scherzo
come lo e di fatli; riconosce che la caritd congiunta
all ignoranza dclF uomo interiors e cdlincertezza dei
divini giudizj , dannar veruno non permette al cri-
stiano; e soggiunge : cosi no il Caro dannianio sul
serio , ne tampoco Luigi Farnese; anzi conchiude che
il Caro € sciisabile davcr creduto reo per qnesla parte
(i) Non peitanto il peggior de' falU tui - L die iiel-
V ira non serbnsn metro, — E colla biama di far arder lui.
— Vivo, maledicesd il Castelvetro — Che trovb ne' tuoi versi
i luoghi bui - Perche forse nel quirito cerchio tetro — Ora
ti duoli tra le nere squadre — Lite de' padroni tuoi cruciixtio
il padre. — Se per colpa maggior messo piii sotto — Non ge-
mi nel penulUnio de' giri — In un canto sfuggito a quel si
dotto - Ntlle cose del niondo dedi spiri.
3ia TRADOTTE D\ L. MANCINI.
il SILO antagonista dopo il processo fatto su tal propo-
sito al Castelvetro in Roma, e I essersl qiiesto fiiggito
come temente condanna nella prossima sentcnza. In
quanto alia carita ed alle altre fonsiderazioni, cac-
ciate cosi nelle note dopo aveile vilipese nel testo ,
pailercmo forse in qualclie altra occasione : in quanto
al prendere queU accusa per una scherzo, qualoia do-
vessimo persnaderci die tale fu vei-aniente T inien-
zione del sig. Mancini , saremmo teniati di applicare
a lui il nonie clie gli piacque di dare al Caio ; se
non clie sara nieglio per ora astenersi dal metter le
niani nel suo fango. Rispetto al Monti poi daremmo
argomento di maraviglia mettendo in luce la squisita
nialignita con cui il sig. ]\Iancini si e studiato di cal-
pestarlo. Egli diseppellisce alcuni, coni'cgli li chiama,
sciagurati i'ersi , e non s' accorge quanto c sciagu-
rato r ufficio di clii dopo tanti anni di obblio , senza
necessita, li ricliiama nella memoria delle genti a vi-
tuperio di un morto ; e non contento di ciiare quanti
hanno sparlato del Monti, non contento di rinfacciare
a quell' uomo cosi debole e pur cosi buono i lord,
com' egli dice, gid nod, altri ancora ne suppone e di
tal tempra da disgradarne gli accusatori di Socrate.
Benche noi vogliamo per ora esser brevi, dobbiamo
per altro giustiticare queste nostre parole trascrivendo
parte di cio clie il sig. Mancini dice del Monti. S' in-
troduce dunque a parlarne dicendo ch' egli ha to! to a
tradurre Virgilio stiniando che in cio spcndereblie il
suo tempo, meglio di mold altri i quali voUero o
scriver di lingua , o disputare se il conte Ugolino
mangio i propij figliuoli ,
O in BIcmorie accusar di noti torti
11 Monti, e far da Radamanio ai morti :
Massime quando peregrino ingegno
A cui contro fortuna e il tempo stette ,
Piii die di biasino par di pieta deu^no ,
Che dette cose non pub far non dette ,
Ne quell'arco non vll , che fatto segno
Avria delle poetiche saette ,
LA. GrORCICA E l' ENEIDE CCC. 3l3
Ma la Parca il frangea ndl' intervallo ,
Dopo VAquila e i OlgU ancora il Gallo.
E nelle annotazioni soggiunge : « Mi liisingo clie il
» discrcto lettorc noti voria qui premiere alia let-
» tera cio clie in qnesti versi e detto del Monti. Nou
» intcsi die accennarne a diietto conosciuto con una
» siipposizione cinalnnqne. L' autor del BassviUc e del
y> Cnjo Qracco e del Bardo della Selva Nera vivea
» felice, pcrdonato, pensionato , onorato i snoi anni
3) jnovetti sotto il legittimo Governo 4nstiiaco nel-
3> I'opnlenta Milano ; ne vi era caso clie potesse ob-
» bligarlo a celebrare l' ultima rivolnzione di Fran-
» cia. )) II sig. Mancini confida un po' troppo nel suo
discreto lettorc. se crede clie gli passino inosservate
r acerbiiii della calunnia e la nialignita della scusa.
Ma noi vogliamo die ci basii per ora V avere tra-
scritto le sue propiie parole. Nc risponderemo ai gm-
dizii letterarj del signer Mancini intorno al!e tradn-
zioni del Caro e del Monti ; bcnclie ci accorgiamo di
perdere una buona occasione da rallegrare i nostri
lettori.
A,
j;ibl. ItaL T. LXXWI.
3,4
PARTE IJ.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Opuscule imUeinuUri e fisici di diversi autor't. — M'l-
lano, 1832-1804, presso Paolo Emilio Giusli, con-
trnda dei Due 3fuii, n.° 1041. Tomi 2 in 4.'', di
pug. .'3<')0 ed una tavola in ramc per ciascuno. Frezzo
del due tomi auslr. Ur. 36 (^).
iy\ quest' opera erano appena coniparsi nl pubblico i
primi ire fascicoli , ed il nostro Giornale si fcce solle-
cito di darne contezza ( vedi il torao 70.% pag. 78 e seg. )
coti na priiiio articolo , al quale altri dove%'aao tener
dietro niano mano clie i fascicoli fossero andati sncce-
deadosi. la esso faceansi caldi voti , percht; la pnl)|jlica-
zione di questi Opiiscoli noa venisse niai interrotta. Im-
perocclie i lavori die subito sulle prime vi si videro
inseriii , la nota capacita ed il Ijnon volere di Gabrio
{') CunteugoDo le spguenri Meuioric ;
Boi'donl Antouio. Sulle tigure isoperiuietre Cslsa-uii in (jUiUsivoglij
sujerlicie.
' iSota sulle svolte oi-diaarle dcUe sti'ade.
Belli Giuseppf, Sulla legg** delP attrazione luoiccolare.
■■ Nota sulle rijuiUioui elettriclie nelP aiia rarefatta.
Fiola Gabiio. La 31eccauica de" coqii natuvalinente estesi , irattata
col calcolo dcUc vaiiazioni, — Meiuoria prima : Sul moto e sul-
r eciuilibrio delle jiarti iuterne di ua corpo solido rigido.
Trattato sul calrolo degli iutegrali dellniti. Sezione prima.
- Sui pi-inripi e Biigli nsi del calcolo dei residui.
De Paoli Giovanui. llieolu/ioiie delle equazioni iudetenrunate di
prime grado.
Caucliy A. L. Sulla Mrccanica celeste e sopra im nuovo calcolo
cliiauiato calcolo di-i liuiiti. — Parte prima : Cou^lJ(■razionl gene-
ral!. — Parte gecoiiri.i : A|i|'licazione alia Nercanica ctleste: con
note ad esse pant ]i'iiua c secoiida. di Pa"lo Irisiuu e (^abriu
Wiola.
Bdl^i Angrlo. SnlU ^randiur.
Ol'L'SCOLI M\TEiMA.TICI K I'lSICI eCC OlO
Piola , il quale pel solo oggetto oiche n calcolo rij^oroso vieiie assogf^cttato il caso clie
qui si couteiniila. E pero uoii e piii iiicerta la coiicliiu-
flione , clie cioe cos'i fatta atlrazioue e inetta a spiegare
la coesione, e clie T idea di Laplacf i: insussistente. Clie
se lo e in questo jjriiiio caso particcI.Tre , non lo e meno
in altri in cui siippongansi altre dispo?izioni ed altre forme
iesfa ipotesi darebbesi ragione ilflla coesione de' corpi
iciiza veriiiKi sppci;- d" atirr.zinno. !i^cr\pr.dri a cliii favorcvoli a
quegli effetti , che non sono quelle secondo tre direzioni
fra di loro perpendicolari. E potersi di piu esigere non si
trascurino le attrazioni secomlarie, che hanno luogo fra
le parti non ad assoluto contatto, come sareljljero quelle
tra i lili trasversnli delFuna e delTaitra meta del prisma. Ed
a fine di render nulle anche queste difiicolta egli riiitraccia
con altro calcolo la vicondevole attrazione delle due parti
del prisma indipendenlemente dalla disposizione de' lili ,
dalla tessitura del corpo e dalle variazioni della sua den-
sith da luogo a luogo ; e giunge a conchiudere non poter
r attrazione stessa egungliare la tenacita , senza chela ma-
teria non sia nel prisma distribuita in maniera, che lo
spazio da essa occupato sia una frazione piccolissima di
quello occupato dal corpo ; ovvero senza che la densita
della stessa materia cosi raccolta non sia espressa da ua
numero estremamente grande. Woke difiicolta certaraente
ha dovuto superare il Belli, molta acutezza d' ingegno ado-
perare , lunghissimi e fastidiosi calcoli condurre a fine,
per giungere a quelle conclusioni. Le quali bastano per
altro a porre in luce, che non si ]iu6, senza fare violenra
alia propria ragione , ammettere 1* identila delP attrazione
32'2 OPIJSCOI.I M\TtJi\Tl(:t i: FI-ICI
molecolare coUa universale Pure altri nrgoineati egli pone
in canipo a vie piii rintVancare la sua pruposlzione , aii-
che ove si volesse amniettei'e qiiella inconcepibile rarita
del tessato de' corpi , e quella del pari inconcepibile den-
sita della loro materia sopra diiuostrate: f;icendo vedere
die r ipotesi del tessnto reticolare la piii favorevole agli
efTetti della gravitazlone fra i corpi in contatto non si
puo conciliare coi fenonieui della cristallizzazione. Ne la
modificazione introdotta da Leoi^oldo Nobili in cosi fatto
tessuto , cioe di riguardar le raolecole integranti de' corpi
trasparenti foggiate a guisa di tclai prismatic! , tetraedri
e parailelepipedi , i quali non presentino materia die sli
gli spigoli, scenia le diflicolta , die anzi le aumenta. Impe-
rocclie oltre alia grandissiina densita e la rarita del tessuto,
v' ha anche T iacoinpatibilita sna coi fenomeni del resiria-
gimento e della dllatazione de' corpi cristallizzali , prove-
nienii dal calore , ed il Belli rende evideate cjucsta incom-
patibilita.
Che se por niun conto dalla sola gravitazione possono
dipendere la coeslone e I'adesione de' corpi , e gli altri
eiFeiti d'attrazione al contatto. uopo e ricorrere ad una
forza attrattiva , die agisca secoado una legge piii rapida,
che non e quella de' quadrati inversi delle distanze, la
quale spieghi naturalmente quel fenomeni, lasciando inal-
terate le nozioni snlla costimzione de' corpi, uozioni nh-
bracciate dai Jisici in forza di lunglie osservazioni. Infiaite
leggi (dice I'autore) ci si presentano di decremento e
«r incremento abbastanza rapido per 1' aumentarsi e dinii-
nuirsi delle distanze, per cui possa una forza attrattiva
esser insensibile a qualche distanza , ed assai eaergica al
contatto ne' corpi: e nel quarto articolo della sua Memoria
alcuiie ipotesi accenna intorno alia legge, die si potrebbe
a quest' uopo adottare. Tale sarebbe per esempio quella
deir esistenza di dne attrazioni contemporanee operanti
Tuna e l' akra a tutte le distanze, in maniera che l' una
sia grandissima alle piccole distanze, e rapidissimamente
scemi al crescer di queste; Taltra in vece sia piccolissima
a brevi distanze e fra piccole masse, ma che coll' aumen-
tarsi delle une e delle altre possa diventar graadissima ed
atta ad operare sulle masse celesti in maniera da ritencrle
iielle loro crbitc.
Di Divnnsi AuioRi. 3:23
Cosi i coi-pi sottoposti all' azione couiljinata di queste
ilue forze non dovrebbeio alle graiidi dlstanze mostrare
clie gli effeiti della seconda ed alle piccolissime i soli della
prima forza. Qneste due aitrazioiii potrebl)ersi anche com-
porre in una sola, clie operasse a tiitte le dis'aaze, e la
cui legge fosse espressa dalla soiiiina di due termini, Puno
de' quali decrescesse a norma clie crescono i quadvati delle
distanze, e T altro in una ragioue ))iii rapida. Va poscia
il Belli conghiettiirando , clie quelT atirazione , la quale desse
origine alle due specie di efletti potrebbe avere per espres-
sione delP azione sua fra due puiiti materiali tale funzione
della distanza, la quale senz' essere formata da due o pi»
termini , soddisfacesse alle due suaccennate condizioni ri-
chieste per le distanze grandissime e per le piccolissime :
e due forme di cosi fiitte funzioni ci assegua. Indi sog-
giungendo diverse considerazioni tendenti a sempre meglio
chiarire le sue idee, con una lunga nota in cui espone l«
dimostrazioni di alcune proposizioni mateniaticlie, alle cjudli
aveva dovuto ricorrere , pone fine al suo veramente ma-
glstrale lavoro. In esse spiccano del pari la lucentezza
delle idee, la logica severita delle deduzioni, e quella inr
genua schiettezza per la quale il Belli da per sicuvo quello
clie puo rigorosamente dimostrare , e per dubbio quello
die nianca di questa prerogativa. E cosi fa manifesto, clie
non lo spirito di sisiema , ma il solo amore del vero gli
fii scorta nelle sue ricerclie.
£ dello stesso Giuseppe Belli una nota sidle repuhioni.
elettvirhe nell' aria rarefnta posta in line del primo volume
degli annunciati Opuscoli. Espone in questa una sua spe-
rlenza , colla quale prova , contro ropinionedi molti fisici,
che la densita dell" aria non influisce punto sulla ninggiore
o minore divergenza delle pagliette o corpiccinoli deU'elet-
trometro indicante la maggiore o minore tensione elettrica.
Egli da una tale csperienza e condoito a stabilire , che se
r aria circondante due corpi similmeiite elettrlzzati non ha
che la sua naturale quantita d" elettrico , la repulsione vi-
cendevole di que' corpi non dipende clie dalla loro quan-
tita di questo fluido sovralibondante o deficiente. Forse noa
sarebbe difllcile indoviuare, clie T esperienza del Belli con-
siste nel mcttere sotto la campana pnrumatica un elettro-
metro a pagliette , ed un vasetto contenente acido solforico
coMcentialo per as.Aorbiie 1" uniidita ;, iiidl rarcfar I'aria
3a4 opuscon matematici e fisici
dentro la campana e comunicar all' istromento una dehole
elettricita per mezzo d' una pila a secco : ma potrebbero
per avventura sfnggire certe minute avvertenze , ch' egli
ricorda a clii s' accingesse a ripetere V esperimento.
Appartiene poi al valente cultore della meteorologia,
Angelo Bellani, P ultimo lavoro di fisica pubblicato negli
Opuscoli di cni faveliiamo , il quale consiste in una dotta
ed ingegnosa Menioria sulla i'ormazione della grandine.
Esaminare se i vapori, prima di ridnrsi in gocce d'acqua
possano costituire la grandine ; studiarne la figura ; inda-
gare le cause del freddo , die puo coogelar in aria la piog-
gia ; dedurre come applicazione di queste cause il formarsL
e ringrossarsl della grandine: sono questi gli argomenti
ampiamente discussi dal Bellani. Ammettevano i fisici per
la piu parte , e Volta fra i piu recenti , formarsi la gra-
gnuola da un ammasso di vapori acquei congelati , come
un fiocco nevoso , involto in diversi strati piu o meno
diafani : ed il nostro autore , dietro un piii diligente esame
del grani, tiene doversi risguardare come derivata da una
o piu gocciole d' acqua gdnte successivamente e formanu il
nocciolo biancliiccio , opaco e molle involto ne' diversi strati
di ghiaccio piit duro e trasparente. Imperocciie se fossero i
vapori congelati, clie forniano qnei grani, in essi non si
dovrebbero riconoscere i varj strati , ma dovrebbero sem-
pre somigliare alle pallottoline di neve , o al gresil dei
Francesi , clie Bellani cliiama nevischio, qualnnque gros-
sezza avessero, e senza clie vi si potesse distinguere il
nucleo dagli strati concentrici. A quel modo clie, se in un
bicchiere sta una mescolanza frigorifica, la parte esterna
di esso copresi da prima di un vapore invisibile , clie
poi si gela in figura di brina; e per quanto questa crosta
successivamente s'ingrossi, non se la vede mai divisa in
lamine o strati diafani. Od anclie come succede dei vapori
clie si gelano d' inverno sni vetri delle iinestre dalla parte
interiore delle nostre camere.
Altre ragioni , clie ommettiamo per brevita , egli aggiunge
per provare die il ghiaccio de' varj strati della grandine
non puo provenire dal congelarsi de' vapori , ma bensi
deir acqua. E passando poi all' esame del nucleo nevoso ,
mostra non poter neppur qnesto aver origine dalla con-
gelazione dei vapori. In quella guisa die niuno vorra dire,
che siano i vapori congelati quelli die rendono piu porosa
DI DIVERSI AUTORI. 3^5
eel opnca la parte che sta plii verso rinterno di un jiezzo
cU gliiaccio risultaiite dal gelarsi cleU'acqua in un bicchiere;
ma piiittosto 1' aria disseminata fia le niolecole acquee,la
quale non potendo spiigionarsi dalla superficie di livello
solidificata , e costretta a concentrarsi verso il mezzo, ove
I'acqua si rafl'redda e si gela per 1' ultima. Espone poi come
si j)ossono ottenere coiracqua i globi di gliiaccio slmili. a
quelli della gragnuola , avvertendo die indarno si tente-
rebbe di ottenerne di somiglianii col congelamento di una
massa vaporosa. Ne garba punto al nostro fisico la ma-
niera con cui Volta spiega il formarsi del verglas , od in
italiano gelicidio , e ne espone le ragloni.
Esaminata per tal modo la struttura interna della gran-
dine , passa TA. a considerarne la ligura , rilevandovi tali
caratteri , che non si potrebbero riscontrare , se i grani
non si formassero da una rapida congelazione delle gocce
d'acqua. Da spiegnzione altresi delle diverse loro figure,
sia o no la grandine cadente accompngnata da pioggia. Ad-
duce gran numero di fatti desnnti dnlle proprie e dalle al-
trui osservazioui , rlsguardantl le diverse forme de' grani
caduti in diversi teniporali, e tutti gli spiega coll' ipotesi
del subitaneo gelarsi di quelle gocce. Ma come succede poi
qursta rapida congelazione'' In quale regione deir atmo-
sfera '' Moke cose fnrono immnginate su questo proposito :
imperocche, dice il Bellani, non si possono istituire os-
servazioni dirette dentro quel tenebroso e tremendo labo-
ratorio dell" atmosfera ;, quiudi e giuoco forza appagarsi di
(jualclie ipotesi, che meglio spieghi i fatti ammessi e co-
nosciuti. E riflettendo egli , clie il convertirsi della piog-
gia in grandine deve succedere in uno strato d' aria infe-
riore a quello ove i vapori si convertono in acqua; e che
cio pub avvenire tanto d' estate ne' climi freddi , temperati
e caldi , quanto d'inverno ne' soli climi freddi, o sulle
piu alte montagne; del primo caso specialmente si occupa,
Jiastandogh poche parole a spiegar il secondo , ingeguan-
dosi di induvinare quale possa essere la causa di quelTab-
Jiassamento di temperatura, nell' atto che passa da uno
strato d'aria ad uno inferiore. Appoggiato I'autore al prin-
cipio che la rarefazione, o 1' espansione dell' aria e dei va-
pori possa produrre un freddo sufticiente a gelare la piog-
gia ; e richiamate le osservazioni fatte coininciando dalla
pill rimota antichita a venir fine a noi , le quali tutte
3^6 Ol'DSCOLI MiTEMATlCl F. FISICI CCC.
confermauo che ne' tempi procellosi riscoatrasi il piii «o-'
vente una espansione ed mia contrazione notabile nelle
nubi temporalesclie , singolarmente se apparlscono niolto
elettrizzate, air elettrlcita da colpa di quel raffreddameato.
Cio egli diniostra con ingegnosi ragionamenti e coUa scorta
di varie sperienze di reputati fisici. Che se 1' elettrico e
causa, e non eft'etto della grandine come inolti opinano ,
chiaro si fa il perche dell' aumentare o diminuire di una
inassa vaporosa nello stato di tensione elettrica , solo che
si metta in campo il fenomeno dell" attrazione o repulsioae
dal fluido elettrico cagionato ^ e qviindi quelle dell' attrarsi
e respingersl delle nubi, traendo origine cosi quel conflitto,
quello sconcerto atmosferico , il quale sempre si riscontra
ne' temporali. E qui T autore si fa ad esaminare molti fe-
nomeni atmosfei-ici, che hanno relazione al suo oggetto ; ne
da soddisfacenti spiegazioni , e nuovi argouienti deriva a
favore della sua ipotesi. A. G.
Repertorio del velenl e del contravveleni del dottore
Gioachino Taddei , professor e di farrnacolugia, ccc.
— Fiie/ize , i835, Z. Pezzati, vol. 2, di pagine
XFiii, 335 e 334, i/i 8.", ital. lir. 10.
Oe nel fare stima di un' opera qualsiasi venga resa di
pubblico diritto vuolsi prima di tutto riguardare al van-
taggio clie alia societa essa e per arrecare;, oltremodo pre-
gevole da chi iia fior di senno verra per fermo riputata
il jjresente liljro del professore Taddei , nome gia caro alle
scienze che illustro ed accrebbe. Per poco che si consider!
quante preziose vite spente per veneficio verrebbero ritolte
a niorte se eguale al buon volere fosse 1' avvedimento e
la perizia di chi accorre al riparo, non puo non sorgere
il desiderio che venga fatto di publ)lica ragione un libro
che additi i mezzi almeno 1 piii acconci ed insieme i piii
alia maao di tuttl , aftinche possa all' uopo anclie chi e
straniero alle mediche discipline salvare il suo simile nii-
nacciato di morte per ua veleno , quando massimamente
per poclii istanti perduti nell' attendere il medico ne an-
drebbe la vita. Un libro si utile e appunto quello di ciii
ne prescnto ora il cliiari?simo professoie di Fireiize. E
nEPEnToitio r>ti vELiNi ccc. , 3a~
tanto UKi;^t;iore poi ne parra il pregio se riflettereino non
t-ssere a qucsta eta cosi rari gli avvelenamentl , c(jine per
alcnni si rreele. I'erocclie se per iiiolte cagioni assai note
e divenuto ai nostri tempi piu raro die ne' sccoli addie-
tro r avvelenamento proditorio, forse piii spesso die per
lo passato iticontraasi ora i casi delT accideiitale avvele-
namento e del volontario, si perche faceudosi ognor piii
llorido il comniercio , e movendo a gran passi piu in-
Aanzi le scienze e masslme la cliimica crebhe anche la
serie delle sostanze velenose, e perclie avendo qncste acqui-
stato un uso assai esteso nelle arti e ne' mestieri si resero
a dismisura famigliari a piit classi di persone.
Un altro servizio pero non meno raggnardevole ne rende
con quest' opera I' illustre autore. Ponendo egli mente a
tutti i pericoli cui va incontro la salnte e la vita deiruomO
sia per Timperizia o per la temerita di clii esercita certe
nrti e mestieri, sia per 1' iiso improvido di certi ntensili
alle occorrenze della vita indispensaljili, sia per raljljomlne-
vole avarizia di niercatanti , die con tlerrate frodulenti in-
sidiaiio alia salute alirui , sia pei sinistri in cui ffuasi ad
ogni passo ci alibattianio nel cammino della vita , sia li-
nalmente per lo pessiino influsso di potenze fisidie e di-
namidie r.l nostro organismo nemiche , ei t'addita il modo
di cessarli se dappresso ti minacciauo , di rinscirne col
minor danno possibile se gia ne sei colto. A si noliile ed
ardua impresa s' acciuse 1' illustre professore. Ed egli era
uomo da tanto. \ersato in pin maniere di scienze , ricco di
perspicace ingegno , osservatore e speriinentatore sagace si
valse a meraviglia di tutto cio die acconcio a! suo lavoro
somministrano la chimica , la iisica , la storia naturale, ie
discipline medidie , attinse dagli autori clie 11 precedettero
molte hozIoqI utili al suo scopo si veramente di sceverare
le dottrlne consone alia ragione ed autendcate daifutu, dalle
anifiziose congctUue , e dalle seducenti ipotesi; dove suggeri
nuovi antidoti e nuovi soccorsi , dove tra i moltl snggeriti
indico i piii comodi e 1 plii sicuri; in fine i ragionameoti, i
fatti, gli sperimenti akrui or confermaudo, ora emendando
coi proprj, stabili un codice di terapeutica popolare, un nia-
nuale di medicina jjratica che a tutti e permesso di esercitarc.
Seljbene pero all' intento certo non fallisse il nostro au-
tore, avrebbe nondimeno potuto, se no! mal non ci appoti-
gliinmo , toccarlo anchc plii Icliccraentc La prima rosa noi
328 REPEnTORIO DEI VELENI eCC. ,
siaino cV avvlso che egli potesse del veleno porgerne se
non una vera ed accurata delliiizlone (i), almeiio una piii
esatta nozione confonne ai pensaiiienti della piii parte del
modern! tossicologisti , a giudizio dei quali veleno e := cjua-
lunque sostanza per sua natura cosi infesta alia salute ed
alia vita, che introdotta anche in piccolissima dose in un
organismo vivo , sano e non assuefatto spiega tale azione
chiniico-dinaniica da arrecargli gravissinia oifesa od anclie
la morte. = Per tal modo e si scorgerebbe tosto il divario
che passa tra rimedio e veleno, che I'autore vorrebbe con-
fondere insieme , non riflettendo ben aliro essere ciie un
rimedio possa talvolta addivenir veleno e per contrario ,
ed altro , che rimedio e veleno vengano ad essere la stessa
cosa ; e non si avrebbe il mostruoso accopjjiamento dei
veleni colla sommersioue , colla sofFocazione , colle ferite
d' ogni guisa, colla fulminazione, col terremoto, col freddo
e col caldo eccessivo ecc. Ne dicasi non esser qnesta clie
una mera questione di parole. Chi non sa che i vocaboli
sono I'espressione delle idee' che dallo strano abuso che
di quelli si fa , nasce necessariamente una strana confu-
sione di queste ^ Le quali ove non sieno ben chiare e distinte
non potranno giammai servire di fondamento a sane cd
utili dottrine.
In secondo luogo noi avremmo desiderato una metodica
distribuzione dei veleni piii semplice , piii natnrale , piii
esatta perche meglio si affacesse all' indole di questo libro.
Egli e forza confessare che tra le varie classilicazioni dei
veleni state finora proposte , nessuna ve ne ha clie meriti
di essere per ogni riguardo comuiendata ; che le divisioni
dei veleni in ossigenatl e flogistici; organici ed inorganici i
minerali 5 vegetabili ed animali ^ ingeniti ed avventizj ;
esterni ed interni ; assolnti e relativi ; acuti e lenti; sti-
raolanti e controstimolanti ecc; sono troppo generali , ep-
pero di poco o nessun vantaggio ; che la distribuzione
dei veleni in irritanti , acri, astringenti , narcotici , narco-
tico-acri e settici immaginata da Vicat, modilicata da altri
e seguita oggidi comunemente dai tossicologisti , non e al
(l) E d'' iiopo convenire con Simon Paulli che lascio sciitto :
Ego vero hmusque ab oinnibus auctoribus , qui de veneiis cviniiieii-
tad sunt , icram et accuratam veneni defi/dtionem desidero. Quadri-
partituiii Botanicum.^ pag. 304.
DEL DOTT. C. TADDEI. Oi()
dire dello stesso Orlila clie V adotto , al coperto da ogal
riiiiprovero. Ben luiigi pero noi dal credere col sig. Tad-
dei cl>e quest' ultima deljlsasL assolutamente rigettare come
assiirda e fallace , avvisiamo anzi doversi adottare a pre-
ferenza di ogni altra fiiitantoclie una migliore noa ne venga
recata innanzi : ne di essa punto migliore quantinique as-
sat ingegnosa a noi semhra quella die il nostro antore ar-
chitetto. Troppo ci dilunglieremmo dalla propostaci brevita
se volessimo , come converrebbe , ventilare le ragioni, ad-
dotte dall'autore contro la classiiicazione dei veleni stabi-
lita sui fenomeni morbosi e necroscopici die per essi sono
generati. Pero ci si permettano due riflessi : il prinio e,
die se Pessere coiuuni ad altre cause gli efFetii di parec-
clii tra i veleni fa si die non si possa mai da qnelli soli
trarre ua giudizio assennato d' avvelenamento, non toglie
pero die si possa ragionevolmente sui medesimi fondare
una metodica distriliuzione dei veleni stessi , bastando a
tal uopo die siavi realmente analogia di efFetto tra le so-
stanze venefiche collocate nella stessa classe. II secondo ri-
flesso e die una tale classificazioue dei veleni non iscema
gran fatto di pregio per cio die i lore effetti non sono co-
stanti , e die per conseguente potrassi , a mo' d' esempio ,
ai veleni corrosivi riferire il deutossido d' arsenico . il deii-
tocloruro di mercurio, ecc. sebbene non sempre corrodano
i tessuti organici, in quella guisa die emetici si ciiiamano
comunemente e il tartaro stibiato , e T ipecacuana , e il
solfato di zinco , ecc. quantunque non sempre pruvochino
il vomito. Una classificazioue qualsivoglia non pub stabi-
lirsi clie su regole generali , e qucste ben di rado sono
assolutamente invariabili.
Del resto e falso essere 1' anzidetta divisione fondata
su dtllt anomalie piuUostoche sulle forme morbose , doven-
dosi con piii dritta ragione annoverare tra le anomalie i
casi in cui un dato veleno non partorisce quegli eft'etti da
cui si tolse a classificarlo dai piii riputati tosslcologisti ,
come e manifesto per innumerevoli osservazioni e speri-
menti soprattutto del sig. Orfila. Posto poi die alcuni ab-
l)iano registrato in una categoria veleni , die pei loro ef-
fetti potrebbero o dovrebbero appartenere ad un"' altra, cio
proverebbe bens'i poter rendersi ancor piii esatto un tal
uetodo di distribuzione , non gia doversi rigettare come
ussurdo e fallace.
nibl Ital T. LXXXVI. 22
33o EErEUTORIO DEI VELEM ecc. ,
Ma forse clie il sig. TatUlei a un sifTatto metodo nn al-
tro ne sostitui scevro del difetti, clie a cjuello viene riin-
proverando ? Certo no. Diasi una sola occhiata anche ap-
pena alia prima classe da Ini intitolata de' veleni melobro-
tici (i), e tosto si vedra s' io dico il vero. Tutte le so-
stanze che ne costituiscono 1' ordine 1." ( melobrotici cor-
roslvi ) penetrano esse sempre i tessud organici . e U scom-
paginaiio dissolvendone e finidificaiulone le molecole compo-
nenti? (2) L" ammoniaca , come confessa rautore(3), non
cagiona xxiil infiosti in separate
e lontane classi veleni d' indole e di genio identico, come
sarebbero a cagion d' esempio i composti di piombo , di
cui parte furono inseriti nella I.% parte nella V.* classc i
essere la medesima fondata su basi troppo numerose, sva-
riate ed arbitrarie , ed in fine venirne per essa sottratto
r unico filo che in molti casi d' avvelenamento puo indi-
rizzarci alia scoperta del veleno che deesi combattere, non
che alia scelta dei niezzi piii acconci a comljaiterlo. E
qual altra guida in verita ne rlmane in silfatti casi, se ne
togii gli effetti , dai quali soli ci e dato argomentare alia
causa die gli ha partorlti ' e per conscgucnte qual niai
classificazione megho si addiceva a qucsto rcpcrtorio die
33a RLPERTORIO DF.I VELENI CCC,
quella la quale fondasi siigli effetti clie nell' umano orga-
nismo producono i veleni ?
Per taceie di altri svantaggi clie reca con se la nuova
classificazione del sig. Taddei , accenneremo in fine nuocer
non poco alia facile intelligenza di un libro fatto per es-
sere consuUato da ogni classe di persoiie 1' aver egli , a de-
eignare, non clie le classi e gli ordini, anche molti generi,
intrusi non pochi nuovi vocaboli attinti dal greco idioma.
Concliiudendo pertanto direnio, che noi avremmo amato
nieglio clie egli avesse la sua opera divisa in due grandi
sezioni , di cui la prima raccliiudesse tutti i veleni pro-
priamcnte tali giusta la piu comune accettazione del vo-
cabolo sotto qualunqne forma o modo vengano intromessi
od applicati all' organismo umano , comprendendo nella se-
conda tutti gli altri agenti nemici alia salute ed alia vita
deir uomo ; che nel formare le classi di quelli avesse uni-
camente mirato al modo loro d' agire sull' economia ani-
male , pel quale molti di loro assai si ravvicinano : nella
partizione di questi avesse riguardato prima di tutto al-
I'azione uieccanica o dinamica che spiegano uel nostro or-
ganismo.
Riguardo al modo con cui il nostro autore svolse e tratto
si vasto argomento egli e per fermo tale da lasciare punto
o poco a desiderare. Noi pero, a costo pure di acquistar
voce di troppo schizzinosi ed indiscreti, non tralasceremo
di osservare che 1' autore avrehbe potato dipennando molti
tratti di erudizione troppo triti per le persone dell' arte,
pei profani affatto su]:)erflni , sminuire non poco la mole
del suo libro , il quale per tal modo loruereljbe assai piu
confacente agli usi cui e destinato ; clie favellando di certe
sostanze medicinali (i) die riuscir possono veneliche, e di
cui spesse volte si fa dal volgo uso ed abuso , giovato
avrebbe toccare i non lievi daiini che arrecar possono ove
senza accorglmento, o con temerita vengano adoperate; che
finalmente non tutte forse le sue opinioni in fatto massime
di fisiologia ponno reggere alle prove di una critica al-
quanto sottile : tra le quali e da accennarsi quella che
detiata gia in altra sua opera ripete alia pagina 36 1 del
(i) Nessimo ignora p. e. i gravi danni clie arrecano non di rado
le sostanze jodiirate die usansi tuttodi dal volgo anche senza con-
siglio o direzione di medico alcuno per distruggere il gozzo ecc.
DEL DOIT. G. TADDFT. 333
secoiido volume dl questo repertorio, che doe, Vestremita,
come quelle die sono piii lontanc dtd fonte del calore .....
sono le prime a divenir gelide e a monijlcarsi.
Tutto qiiesto per altro a petto dei pfegi Imninosi , di
cui va ricca e bella quest' opera , e veramente iin nou-
nulla. Sia che dessa si consider! dal lato delle utili dot-
trine di cul ridonda , sia die si rignardi dal lato di quello
spirito genero^o di filantropia che \:>er entro vi traspira ,
tale fuor d' ogiii dul^bio si inostra , da onorare noii che il
suo autore e Italia tutta. Noi formiamo ardenti voti, per-
che non fallisca 1' efTetto al pio desiderio deir illustre au-
tore , che il suo libro venga da ogni maniera di persoue
letto e meditato : cl»e noi non dubitiamo d" afferniare ver-
rebbe per tal gulsa a sceinarsi certamente il nuinero delle
malattie che a se 1' uonio stesso prepara , e non pocbe de-
siate vite alle faniiglie ed alia socieii si conserverebbero.
Dote. G. Bianchi.
Nnovo saggio suU origi/ie delle idee di Antonio Ro-
SMiNl Serb AT I, sacerdote roierctano. Volume I di-
viso in due puntate , che coutiene la prefazione , I
principj del metodo , la stnto delta qiiesdone , e le
osservazioni sui sistemi preccduti a quelli dell'aiUorc.
Volume II diviso in tie puntate , che coutiene la
teoria dell" autore. — Milano, \836-io'iY , tipogjrt-
fia Pogliani , contrada di S. Alessandro iicino al
Ginnasio , in 8.°
Articolo I.°
G,
rande argonicnto dolle dispiitazionl dei filosofi fii
in ogni tempo la potenza interiore delT aninia ; od
alcuni la repiitarono capace di generare da se sola
tutte le idee , e come lonte imica la considerarono
delFumano sapcre; altri in voce oiiidicarono ch'csser
dovesse avvalonita da lumi instintivi, o per cosi dire
fecondata da gcrmi innati posti in essa daila natuia.
Questc diverse dottrine a viocnda impngnate e dilt se
attraversarono i sccoli e giunsrro lino a noi ; c le
334 NUOVO SAGGIO
controvcrsic che quindi agltarono le scuole fecero del
pari nianifesta la lorza degli ingegni , e la tenacita
delle opinioni. Ed ora che divenne un costume e
quasi ua vezzo il mostrarsi sdegnosi della vita , ed
infastiditi , ed impazlenti della propria fortuna, quel-
I antica contcsa offre un largo campo in cui le menti
sciolte da ogni impedimento , a sprigionate da vin-
coli incresciosi possono dividersi dal niondo reale, ed
in un altro niondo spaziare libeiamente : onde av-
viene che vi si slanciano fervidamente, e danno as-
sidua ed animosa opera agli studj metaBsici , e si
luostrano del progresso della scienza e del dccoro
della patria mirabilmente solleciti. I quali due tini il
roveretano Rosniini imprese a conseguire con tale un
apparato di dottrinc , con una forza di argonienti ,
con un rjgore di nietodo che il suo nome ne acqui-
sto splendida lama, e T opera che ora annunziamo,
fin da quando fu la prima volta pubblicata , venne
giudicata di somma importanza e degna dcHa sa-
pienza italiana. Di quest' opera portanto in cui I'au-
tore non solo espone il proprio sistema sull* origine
delle idee, ma eziandio i sistemi degli altri spiega
diligentemcnte, ed acutamcnte esamina, noi ci pro-
poniamo di olTrire un sunto, il quale faccia conoscere
nei punti loro sostanziali le dottrinc dell' autore, e
ponga in grado i lettori di giudicare dei loro fon-
damenti , del loro procedimento logico , della loro ve-
rita e novita.
II prjncipio fondamentale che il Rosmini pone alia
sua filosolia si e « che nella spicgazione dei fatti dello
spirito umano non si dev' assumere ne pin ne meno
di quanto fa bisogno a spiegarli. » Procede quindi
alia questione, che forma il soggetto dell'opera sua,
e domanda come le idee si prodncono, per quale ca-
gione si trovano nello spirito ? Per rispondere alia
richicsta egli comincia collo stabdire die non si puo
formare un 2;iudicio senza una nozione generale pree-
sistente , poichc in un giudicio noi sempre perce-
piamo un soggetto ed un predicato. divisamcntc , e
sull" on.'GiNF. Dni.r incr. 335
rbnie fosscro due ro«e distintc, c tjiiituli g,li uniamo
fissiimlo la nostra attenziorie iioa i;ia sopra alcuno
tlei termini separaii , nia sopra il lajiporio die li con-
giunge. Ora nn prctlicato disilna) da! ^oggetto con-
ticiie scnipre tiiia nozione geiieialc, la (|iialc percio
im[)orta ronosceie conic si f'ornii. Ogiumo intcnde clie
una nozione generale nun pno loiinarsi se non clie
coll' astrazione o col giudizio : ma coll" astrazione non
si crea la nota conume (he cosiitnisce la nozione ge-
nerale, ma soltanto la si osserva disgiunta ed isolata ,
qiiando gia iiella mcnte vi sia : dunquc non resta clie
formarsi (|uella nozione gcncrah* mcdiante il giudi-
zio. cioe mediante la operazione die gia, come si
c detto , siippone la precbistenza clclle generali no-
zioni clie appunto formar si vogliono. Tale e la dif-
licolta, dice il Kosniini « die si prcsenta a clii si ac-
cingc di spiegare scnza pregiudi/j di scuole , e senza
arbitrj volgaii 1' origine delle idee , dilFicolta die in
progresso di queste ricerdie vena I'acendosi vieppiii
manif'esta , e die dura troppo vorra parere a quei
fdosoli die si avvisano di potere dai foli sensi de-
durre tutte quelle idee die 1* osscrvazione e la co-
scienza attestiino csscre dall' uoin pnssedutc. »
Prima di risolverc I' esposta dilVicoiia coUe proprie
dottrine 1' antore fa la rivista dcllc ipotcsi a tal line
immaginate dai granili iilosoii die a liii prccedcttcro;
e le divide in due classi ordinate al prince principio
da lui stabilito , cioe in quelle per cui non si asse-
gna alle idee una sufliciente cagione , ed in qndle
per cui se ne assegna ad esse una soverdiia ; e dopo
una lunga e sottile analisi conchinde die
I. Loke non pose mentc die la nota comune delle
idee si osserva ma non si crea, c die quindi cssa
deve preesistere nelT inelletto : percio egli insegno
formarsi assai facilmente le nozioni generali coll'aiia-
lisi , senza neppur sospetiare die a questa preceder
debba una sintesi die le note comuni gia precsistcnli
roiigiunga alle note projtrie s,>mmini^trate dnlle sen-
sazioni.
336 NUOVO 6AGOIO
II. Condillac lascia clie rimanga intatta e ferma la
clidicolta clie fu di sopra proposta , penlie secondo
le sue dottrine « ne si puo tbrmarc una idea senza
che si mescoli in tale operazione un giudizio, ne si
piio formare un giudizio senza che si abbiano gia
Ibrmate delle idee , il che vicne a lasciai-e la que-
stione in una perfetta ambiguita, anzi dichiaia o falso
il sistema di Condilhic , o inesplicabile si la foima-
zione dei giudizj che delle idee. ■»
III. La questione che agiiano fra loro i seguaci di
Loke e quelli di Reid si riduce ai segiienti termini.
K Locke dice a Reid : Le idee debbono esscre prima
dei 2;iudizi perche e assurdo ammettere il confronto
fra due cose [)rima che esistano le cose da confron-
tarsi, e la ragione sembra evidente. Reid risponde a
Locke. I giudizj precedono le idee, perche e impos-
sibde formarsi Tidea di una cosa prima di giudicare
cli'dla esista; e la sua ragione sembra pure evidente. »
Questo nodo avviluppato, soltanto da una esatta ri-
cerca delP origine delle idee pno essere scioho.
IV. Du2;ald-Ste\vart e con lui la scuoia scozzese
conobbero che i giudizj isiintivi non potevano mai
produrre idee veramente universali ; e per evitare le
diflicolta invece di risolverle negarono T esistenza
di quelle idee senza por mente che di queste non
si potrebbe parlare se non esistessero, e senza av-
"vertire che se idee general! non vi fossero neppur
vi sarebbero giudizj.
V. I lilosofi sinora menzionati non compresero chia-
ramente ed in tutta la sua estensione la proposta
diflicolta ; e pensarono non essere impossijjile dimo-
strare come tutte le idee procedano dalle operazioni
del nostro spirito. Altri pero piu perspicaci furono di
contrario avviso, e conoscendo che quelle istesse ope-
razioni da cui si fanno procedeie le idee, senza le
idee non si possono cffettuare , si convennero nella
sentenza, che lo spirito non Ibrmerebbe mai le idee
se non ibsse fornito di un elemento intellettivo , in-
genito e natnrale e distinto da una semplice facolta;
sull' oricine delle idee. 337
tna nel conrederc qiiesti principj innati si osserva
(he i posteriori intcndono scnipre a tor via il super-
duo dei prinii e a dimostrarc che si possono pro-
diure le idee anche ammettendo mcno d innato, die
(piesli priini non ammettono. Percio que' primi Ido-
Rofi devono essere noverati nella prima elasse; nella
seconda gli altri. Fra gli ultiuii Platone giudico che
tutte le idee dell' iionio sicno innate scbbene riman-
gano assopite , finche alcuno impulso non le ridesti.
Leibnizio si accorse the ciu ei a tiopiH) , e che non
v' era bisn2;no di tanto per dimostrare 1" origine delle
idee; egli penso che in vece deile idee basta che vi
sieno ncllo spirito leggerissin'.c ti-acce di esse. Kant
f'ece progredire 1' analisi . ed insegno che due de-
menti si trovano nolle idee , uno de' quali puu ri-
dnrsi al sensibile , e si chiama la materia delle co-
gnizioni , 1" altro al sensibile non si riduce, e si chia-
ma la forma. Ouindi tgli non ammise d' innato ne le
idee come Platone, ne i loro vestigi come Leibnizio,
ma solo una parte di esse , cioe la parte formale.
Qnesta disamina dei sistemi dei filosofi che a lui
precedettero conduce il nostro autore al punto da cui
vuol muovere i primi suoi passi nella via che si pro-
])one di battere. Kant non ridusse al n.enomo possi-
bile quella parte formale delle cognizioni che sola
egli conobbe essere stata data dalla natura all' uomo ,
e troppo la estese ; ne si avvide che tutte le forme
da lui attribuite all' intdletio si riducono ad una sola
e scmplicissima , cioe a cpiella di possibilita o d'idea-
lita ch* e lo stesso. Da cio gli fu impedito di cono-
scere la natura ndl' unica vera forma ch' e oggettiva
e indipcndente dall" anima stessa, e cjuindi non pote
dare una solida base alia verita ed alia umana certczza.
A cjuesta specie di addenidlato si apprese f abate Pio-
smini , il cjuale tenne fermo il principio die la parte
materiale del sapere si deve distinauere dalla formale,
e die quest' ultima soltanlo ci vien data dalla natura; e
quindi proceder voile a determinare la parte formale
delle cognizioni nci suo modo di essere piii semplice
338 NUOVO SAGO 10
e priniitivo , e non ne' modi di mi si vosto qnnndo
e applicata ; onde f"u cotidotto a stabilirr : « die la
parte fornialc del sapeie nello stato suo primitivo ed
origitiiirio consiste nell' unica iutuizione iiaiurale, ed
in noi peimanente dell' essere possibile. » E tpiesla
r impresa dell' autore, questo il fondamcnto della sua
teorjca salT origine delle idee. Egli peiisa clie posta
ridea dell' essere possil)iie, liniclletto eseguir possa
tiitte le sue operazioni senza ostacolo veruuo , e clie
appunto per non aver in modo soddisfacente spiegato
r origine di questa idea , i sistenii del filosofi sensi-
sti abjjiano fallito. Percio niostrare come 1' essere ri-
splenda per natura qual lume alle anime nostre, come
i primi prinripj del ragionamcnto non siano clie al-
trettanti modi di applicare quell' uiiica ide;i dell es-
sere ; come quindi Y uomo divcnga 1' autore delle
proprie idee; come alcune tra qncste da quclla prima
idea congenita derivino pnramente e nulla prendano
dal sentimento , ed altre in diverso modo si produ-
cano, e quindi non risultino pure, e lo scopo che
r autore si propone di conseguire colle dottrine espo-
ste nel II volume. 11 quale percio si divide in sei
parti; e di queste la prima tratta dell" origine del-
r idea dell' essere , la seconda dell' origine di tutte le
idee in generale mediante quella deU'essere, la terza
deir origine dei primi ]>rincipi del ragionamcnto, la
ffuarta dell' origine delle idee pure , la quinta del-
r origine delle idee non pure ; 1' ultima contiene la
conclusione.
Per dimostrare 1' origine dell' idea deU'essere Pan-
tore parte dal fatto clie 1' uomo pensa 1' essere in
un modo universale; e questo fatto egli dice che noa
puo esser rivocato in dnbbio, perclie potendo I'liomo
porre la sua attenzione nelle varie qualita delle cose,
se la pone nella qualita comune deU'essere, allora egli
pensa 1' essere in universale , ovvero lia 1' idea del-
P essere in universale. La quale idea non consiste in
una immagine sensibile, pcrclie la cosa non e deter-
minata , non individuale , non percepita coi sensi; ne
sull' origink dei-le idee. 339
per questo sc ne pno nrgare I'esistenza , perche gli
oggetti che non esistono soli possono pcro esscr pen-
sati soli. Anzi la intuizioiic dell' idea e una opera-
zione affatto diversa dal gindizio sulla sussistenza
della cosa, cire una operazione seconda , da cui I'al-
tra e alTatto iiidipeiidente, e die nou si deve con
essa confondere. Qaindi V idea non serve menoma-
mente a far conoscere la sussistenza delle cose, cioe
Ja loro reale ed attuale csistcnza, ma soltanto la loro
possibilita. E questa V nltinia astrazione a cui si possa
giunger col pensiero , e I' idea die resta dopo clie
dal pensiero dell'ente sussistente ahbiam levata la per-
suasione della sua sussistenza. L' idea dunque gene-
ralissima ed estrenia di tutte e F esser possibile che
si nomina idea delTente; tolta questa e tolto ogni
pensiero , ed impossibile diviene ogni altra idea, per-
che 1' astrazione non puo ire innanzi senza che tutti
i pensieri le sfuggano, e tutte le idee si distruggano;
airincontro, anche tolte tutte le altre idee, quella del-
r ente pur rimane sola e nuda, come a forza di astra-
zioni la si giunge a contemplare.
I caratteri proprj delT idea dell" essere essendo ine-
splicabili col sistema che la fa derivare dalle sensa-
zioni costituiscono una prima prova che essa dalle
sensazioni non proviene. I quali caratteri od elcmenti
proprj deir idea deU'essere indivisibili fra loro e cosi
strettamente connessi che f uno sta dentro dell" altro,
ne si puo pensare all" uno senza pensare all' altro ,
sono : I." un ([ualche rosa (ente); 2.° la semplice
idealita di questo fpialche cosa, di questo ente; o.'' la
indeterminazione. Ora ninna di queste idee elenien-
tari od elenienti di una idea sola ci puo esser data
dalle sensazioni , perocche esse sono di una natura
essenzialmente diversa , e quindi quei tre elementi
forniscono tre fondamcntali prove , che l' idea del-
r ente non puo essere sonnuinistrata dalla sensazione.
E dair analisi degli acccnnati elementi risultano altri
caratteri , od elementi come quelli della semplicita ,
deir identita, dell" universalita, della neccssita, della
340 NUOVO 9AGGI0
immutabillta , deireterniti clie sono cgualmcnte pro-
prj deir idea dell' ente , ed cp^iialmente impossibili a
dedursi dalle sensazioni. Per le stcsse ragioni si ar-
gomenta che V idea dell' ente non proviene dal sen-
timento della propria esisieriza, il quale in ultima
analisi non e clie inia scnsazione interna pcrmanente,
a cui si possono applicare tutti gli argomenti coi
quali provossi clie 1' idea dclT ente non puo dalla
scnsazione derivare. Peicio il sentimcnto dell'io non
si deve confonderc colla idea dell' io , quello e sem-
plice , questa si compone e del sentiniento e del-
r idea ; quello e soggetiivo , questa oggettiva ; per
r uno si sente la propria cslstenza , per Taltra si con-
sldera se stessi , come ojxni altra cosa si considera :
il sentimcnto dell' io e innato , T idea e acquisita , ma
per acquistarla e nccessario che ad essa preceda Tidea
universale deU" ente. Ncppure questa idea puo pro-
venire dalla cosi delta riflessione lockiana , la quale
il nostro autore intende die sia la facolta clie ha Io
spirito di fissare la sua attenzione suUe sensazioni
esterne, o sul sentiniento interno , cioe o sopra il tutto
o sopra qualunque pane delle sensazioni o del sen-
timcnto ; nulla aggiungendo e nulla creando ; sebbene
Locke propriamente la delmisca per la pcrcczione
delle operazioni del nostro spirito sopra le idee dai
sensi ricevute. Ora l' autore niodifica a suo modo la
definizione data da Locke perclie questa pone le idee
come gia formate dalle sens.izioiii , e non ne spiega
il modo , e quindi non rende ragione come il scnso
possa far passarc alio spirito 1' atto con cui perce-
pisce prima sensibilmeuie e poscia intellettivameiite,
onde jiare che Locke donianch clie gli si lascino ado-
perar le due parole di scnsazione e di riflessione per
esprimere con esse tutte le cagioni delle idee , e
dando quindi loro ogni occorrente significato. Se adun-
que si e dimostrato che lidea deU'ente non si trova
neir esterne sensazioni . ne iicl sentimcnto interno, e
se la riflessione lockiana non fa che osservar le une
e r altre senz' aggiungervi cosa alcuna , egli e chiaro
SULL' ORIGINK DELLE IDEE. 841
chc iieppur da tale riflessione potra f idea delP cnte
ritrarsi.
L' autore lettificando la dnttrina di Reid insegna
clie la percezione Intel lettiva comprende tre parti, la
sensazione , 1' idea di esistenza in universale , ed il
jjiudizio che atFerma il rapporto tra Y una e V altra.
Queste parti devono essere tra loro in tal ordine che
nel prinio luo2;o sia T idea dell' ente, nel secondo la
sensazione, nel terzo il giudizio; perche egli e cliiaro
che al giudizio devono prccedrre i due termini , il
predicato ed il so2,2;etto , e per conoscere che anche
alia sensazione precede V idea dell' ente basta riflet-
tere che nelT atto di sentir qualdie cosa noi pen-
siamo all' esistenza di uii oggetto particolare , cio che
non e ricevere T idea di esistenza, ma fame use, ed
il larne uso suppone 1" idea , poiche non si usa cio
che non esiste. Da cio l" an tore c indotto a conclu-
dere che 1' idea dell' ente non comincia ad esistere
nel nostro spirito nell' atto della percezione , perche
I'osservazionc non mostra ne che questa idea sorga
in noi improvvisa e subitanea, ne come lo spirito
j)assi dal non averla all' averla , e la memoria non ci
ricorda il tempo die 1' abhiamo acquistata , ma anzi
«i dice che sempre e di coiitinuo ne abbiamo fatto
uso. E progredendo Tautoie prova che assinda anzi
sarebbe la contraria dottrin i , e che 1' idea dclT ente
non puo generarsi in noi all' atto della percezione,
o inimediatamente appresso ad essa « poiche ella e
talc che la sua produzione supcra la forza di qua-
lun'jue enie fmiio non che della mente umana , »
nientre per T altra parte il pensare che Dio stesso
nella eveiuualita delle seiisazioni crei nella nieute
umana 1' idea dell" ente « c una ipotesi cosi strana ,
e cosi mal difesa che non sembra dover poter rin-
venire, massime nel nostro tempo, troppi seguitatori. »
Da tutti questi ragionamenti 1' abate Rosmini de-
duce molto naturalmente la consej^uenza die T idea
dcU'ente sia innata. Perocche se questa esistc, o devc
aver cominciato con noi, ed in lal caso e imiataj o
'5^2 NUOVO SAGGIO
fu poscia prodotta , cd in questo sccondo caso o^deve
essere stata prodotta da noi o da qualche cosa da
noi diversa. Da noi no; dunque da qualche altra cosa
sensibile od insensibile ; nia si e provato che questi
due casi non possono ammettersi ; dunque non resta
che ritenerla innata. Ne giova 1' opporre che non pos-
sianio avere la intuizione di questa idea dell' ente ,
poiche nnn ce ne accorgiamo , noi sappiamo e noi
possiamo annunziare. Oltre alia risposta che fu data
da Leibnizio a cjuesta obbiezione , si deve pur ad-
durre che molte idee vi sono nella mente, alle quali
non badiamo , e di cui non abbiamo coscienza come
se non vi fossero ; che per badare ad idee diverse
da quelle che abbiamo prescnti vuolsi un atto di at-
tenzione che ad esse trasferisca T attivita dello spi-
rito ; che non e quindi ne assurdo ne strano che an-
che r idea delT ente giaccia ncll' anima inosservata ;
che cio anzi deve accadere nei primi momenti della
nostra esistenza in cui manca uno stimolo per con-
centrarsi dentro di noi, aiiziche divacar fuori e fis-
sarsi negli oggetti estcriori; che linalniente quand'an-
che questo stimolo vi fosse, difficile sarcbbe 1' idea
delfente, perche questa nulla ha in se die richiami
fattenzionc, e a se la si vuol trovare nelle idee gia
acquistate , come sarebber quelle dci corpi , e cer-
nire in esse fidea pura dell ente, troppo difficile
astrazione si convien fare. » Forse per cpiesti stessi
motivi la teoria delf ente venne si tardi conosciuta
e messa in vista , sebbene pero siasi fatta aperta-
mente manifesta agli antichi sapienti ed ai dottori del
Cristianesimo.
E questa la prima parte della teoria dell' ab. Ro-
smini nella cjuale tratta delf origine dcU' idea del-
r ente ; nella seconda egli precede a mostrare come
tutte le idee in generale da quella delf ente pro-
vengano.
Una diligcnte analisi ci fa conoscere che tutte le
idee hanno in se essenzialmente la concezione del-
r ente per modo che non possiai)io aver 1 idea di
SULL* OKICINJ? DliLLE IDEE. 3^3
cilcuna cosa seiiza prima concepirnc V cslstenza pos-
sibile clic costituisce la parte a priori o la lornia delle
iiostre coi^iiizioni. Ogni cosa clie vi sia oltre quella
concezioiic non e die un modo dell' ente , onde qiial-
sivoglia idea dev' essere o 1* ente concepito senz' al-
cim uiodo, o r ente piu o nieno determiiiato da' suoi
modi , la qual detcrminazione forma la co2;nizione a
posteriori , o la materia delle cognizioni. Percio per
dimostrare 1' origine delle idee conviene spiep;are :
1° il modo con cui abbiamo la concezionc dell ente;
a.° il modo con cui ne concepiamo le determinazioni.
Ora in qnanto alia concezione dell' ente si e gia di-
mostrato che e innata ; in qnanto alle sue determi-
nazioni, queste ci sono suggcrite dai sensi ; onde se-
gue die la doppia causa delle idee acquisite e I'idea
deir ente , e la sensazionc. Questo principio si ac-
corda pienamente colla dottrina di S. Tommaso , e
mostra come dcbba esser inteso il detto scolastico
che nulla havvi neirintelletto die prima non sia state
nel senso , poiclie egli e chiaro die questo dctto bene
interprcfato significa « die tuttocio die v' e di mate-
riale nclle umane cognizioni vien suggerito dal scnso. »
Noi dunquc riceviamo la materia delle cognizioni
dalle scnsazioni , la quale diventa cognizione intcl-
lettuale quando vi si aggiunge la forma o 1' ente. Ora
r autore cliiama intcUetto la lacolta di vcder 1' ente
indeterminato, c ragione quella di veder I' ente de-
terminato dalle sensazioni , di cangiar le sensazioni
in cognizioni , in una parola di formar le idee ag-
ginngendo la forma alia loro materia. Se adunque
1' ente e 1' oggetto essenziale dell' intdletto e della
ragione , ne segue che queste due facolta non esi-
stono in noi se non perdie in noi havvi la vista del-
r ente immobilmente congiunto collo spirito. QuintU
r autore stabilisre « che I'idea dell' ente presente alio
spirito e cio die forma 1' intelletto e la ragione
umana », ed in conscgueuza « che tutte le idee ac-
quisite procedono dalla idea innata ddl'entc » perclie
tutte appartrngono alia fiuoha di conoscere, e questa
csistc , perdie esistc nd nostro spirito I'idea dell' ente.
344 NUOVO SAGGIO
• Posta pertanto questa idea , V aiitore spiego V ori-
gine delle altre prima coU' analisi dei loro elenienti,
poscia colla formazione della rag,ione umana. Oltre
questi due modi un terzo ve ne ha dedotto dalle po-
tenze clie producono le idee. Fra le quuli 1* autore
jione prima la riflessione ch' e un' attenzione volon-
taria data alle nostre percezioni e diretta ad un tine,
con cui si formauo le idee di rapporto, e si fa una
eintesi se le idee si ras^gi'uppano, un' analisi se si di-
vidono. E quando si adopera la riflessione per ana-
lizzare un" idea e per separare cio cue in essa e pro-
jDrio da cio ch' e comune, tale operazione si chiama
astrazione. L' astrazione non si deve confondere colla
universallzzazione ; quella toglie qualche cosa alle co-
gnizioni , cioe le note proprie , questa aggiunge loro
la universalita , che altro non e che la possibilita, in
cjuanto che , ricevuta la sensazione , vi si aggiunge la
idea di un ente che ne sia la causa , c si considera
questo ente come possibile , e cosi lo si universa-
lizza. L' una dunquc e la facolta che propriamentc
produce le idee, 1' altra quella che solamente muta
la loro forma, ed il loro modo di essere: la univer-
salizzazione puo dirsi che sia la facolta di formare
le specie, 1' astrazione, la facolta di formare i ge-
ncri. Oltre poi le facolta indicate noi ab])iamo la po-
tenza di dare la nostra attenzione a piu idee contem-
poraneamente, riducendole ad unita mediante (jiialche
relazione , ed operando cosi una sinLe.-.i ; e per tal
modo siamo atti a formarci le idee coinplesse.
Un altro uiodo di spiegare Y origine delle idee
acquisite si e il classilicaile sommariamente. Si pos-
sono pertanto quelle idee dividere in tre classi, cioe
i.° nelle idee propriamentc dette ; 2.° nelle idee
astratte ; 3.° nelle complesse : le prime si producono
colla universalizzazione , le seconde coll' astrazione ,
le ultime colla sintesi. L' astrazione si esercita sulle
sensazioni , la sintesi si opera con un attenzione ri-
voha alle idee gia formate. La universalizzazione non
ha bisogno di riflessione ; cssa e un' azione diretta
sull' origine delle idee. 3»45
e iialnrale clie consistc nclf unire alia sensazione di
uii cori)o r idea dell' eiite in universale. All' incontro
r astiazionc spctta alia liflcssione , perclie non si puo
astrarre dalla percezione senza ripiegarsi o ritoicersi
sopia di essa. Quella peicio non e deliberata , questa
lo e e vuol esser mossa da una ragion sulTlcicnte, la
quale se non si diniostra non potrassi niai dire di.
avere spiegato 1' origine delle idee astratte e delle
coniplcsse. Cio pertanto , dice il nostro autore, clie
nuiovc il nostro spirito sono gli oggetri sensibili clie
a lui si presentano, i quali pero limitano e liniscono
in se r attivita dello spirito medesinio, e quindi non
bastano a render ragione di quell' attivita con cui si
forniiino gli astratti. In fatti questi sono cnti insensi-
bili clie non si possono presentare perche non esi-
stono. E dunque in tal caso necessario im segno che
faccia le veci dclT oggetto ; poiclie i segni espriniono
tuttooio clie si vuole , tanto un oggetto sussistente ,
quanto un'idea od una parte d'idea, ed una qiialita co-
nutne a piii oggetti isolataniente considerata, e quindi
sono atti a richianiar dove si vogilia I'attenzione. Per
tal modo il classilicare le idee ci lia condotto passo
a passo a conoscere che cio clie muove la ragion no-
stra ad astrarre si e il linguaggio , e ci ha quindi
nieglio chiarita T ori2;ine delle idee. Ne val Tojiporre
a ([uesta dottrina che Taninia e libera e clie puo vol-
gersi dove piu le piaccia senza esscr costretta e fis-
hata dai se2,ni, poiclie liavvi una essenzlale dilterenza
ti-a una ibrza che obblighi cd un line che niuova ,
una ragione sufficiente che detcrmini , una guida che
iliriga. Non puo quindi rivocarsi in dubbio che il
linguaggio ci sia necessario per farci divenir arbitri
«U'lle nostre potenze , e che ad esso sian dovuti i
progressi dell" unianita.
Proccde 1 autore ad inseainarci che noi non abbia-
nio altra percezione intcllcttiva che di not stessi e
dci corpi , e si jiropone quindi di dare una spiega-
zione sufficiente di (jud giudizio , col quale diriamo,
provando la sensazione , ch' esiste un qualche cosa
mid. ItaL T. LXXXVI. lo
34^> MUOVO SAGCIO
(livcrso da noi : giudizio clie Genera la pcrcezionc dci
corpi , cioe la pcisuasioiie della loro esistcnza. A tal
tine cosi ragiona V autore. L' idea dell' attuale esi-
stenza in universale e innata ; pensarla e pensare
un* azion prima ; percio le sensaziotii sendo azioni ,
siippongono un* az^ione prima , un' esistenza. Esse poi
sono anche azioni determinate ; (jnitidi suppongono
nn' azion prima determinata, e questo e un ente esi-
stente in un modo determinate. Confrontando dun-
que la passione prodotta dalle sensazioni coll' idea
attuale di esi?tenza che abl)iamo innata, troviamo clie
quella e un caso particohire di cio che pensavamo
con questa. II notare questo caso , il riconoscere la
cosa che passa in noi come appartencnte a cio che
prima pensavamo costituiscc appunto il gmdizio di
cui si tratta. II giudizio poi, con ciii si ail'crma a se
stessi la siissistenza della cosa di cui si ha 1' idea e
il verbo della mente. Oiiindi il verbo pronunzia la
sussistenza di cio che 1' idea concepiva soltanto come
possibile , e questa sta a quello come la potenza al-
1' atto. Dopo cio r autore ne vien dimostrando come
la perrezione intellettiva sia necessaria , come 1' ani-
ma in cui e continua la visione dclT ente pensi sem-
pre, e come il dire che I" intelligenza sia una tavola
rasa , signilichi cli' e una tavola rasa I' idea indeter-
minata dell' ente ch' e in noi sin dalla nascita , poi-
ehe questo ente che concepiamo essenzialmente e
proprio come una tavola perlettamente unif'orme , e
da nossun carattcre sognata.
Con sillatta dottrina la dilTicolta che presentava il
problema dell' origiiie delle idee , e che tutta consi-
stcva nel sapere come j^ia possibile il primo giudi-
zio, e tolta del tiuto , ed affatto si risolve col dimo-
strare che un' idea universalis^ima preesi*te in noi
natnralinente a nine le nostre sensazioni. E 1' autore
chiarisce ed avvaloia questa dimosirazione col pro-»
porre a sc stesso alciine obbiczioni e col ri^olvcrle.
Ilavvi dun(|ue in noi una prima concczione naturale
precedciUe ad ogui giudizio c co^tiiu^nte la facoha
SULl' ORIGINE DELLE IDEE. 3.|7
di couoscerc, e T entc e pcrcepito tlallo spirito come
da ini seiiso die riccve le iinprcssioiii deU' op;getio
scnsiblle; onde rig;uaitlo alTazione dcIT cntc puo dirsi
lo spiiito nostro ioniito di uii seiiso intcllcttuale , il
quale pero si distingue dal seuso corporeo perche
questo ha termini corporei deterniinati, e (piello per-
cepisce uti termine puianientc s|)iiituale cd indeter-
niinato , in questo 1' oggetto non si comunica come
oggctto ma come forza agcnte, ed in quello si nia-
nitcsta un agente anziche un og2;etto.
Cosi ha fine la scconda Parte del volume secondo,
in cui contiensi la dottrina dell" abate Eosmhii ; ed
egli la conchiude colle scgucnti parole che ci piace di
riferire. « Chi tutto cio avra bene inieso, dice il no-
stro autore, si sara facilmente persuaso clie oltre quel
modo di essere clie hanno le.cose sussisteati, e che
chiamammo reale, ve ne e un altro interamente di-
stinto die chianiainnio Idealc. Si, V Essere idcnle e una
cotale entita di una natnra tutta parlicolare che nou
si puo contondere ne collo spirito nostro, ne coi cor])i,
ne con alcun' ahra cosa che ap[)artcnga allessere rcale.
Ouindi un 2;ravissimo errore sarebbe il credere che.
r essere ideale o T idea fosse nulla pcrche non ap-
partiene a quel genere di cose che cntrano nci no-
stri sentimenti. Anzi T es^sore ideale , 1' idea e una
entita verissima e noliilissima ; e noi abbiam vedulo
di quai sublimi caratteri ella vada lornita. Vero e.
die non si |)u6 delinire; ma si puo aualizzare e dire
di essa quello che sperimentiamo ; cioe ch' e il lume
tlello spinto. Che puo esser piii chiaro dt-l lunie ?
Spento questo lume, non si trovan che tenebre. Fi-
nalmente da cio che abbiaino detto si puo fonnare
il concetto del modo onde V idea deir ente in uni-
versale aderisce al nostro spirito; cioe si puo cono-
scere ch' ella non domanda, non esigc ncssun nostro
assenso o dissenso, ma ci sta prcsente «ome un puro
iiuto. La ragionc di cio e (piesta : tale idea delT ente
non aflerma e non niega; ella sola costituisce la no-
stra poisibiUta tanto di aircnnare che di nej|jare. w
o4^
Saggio sill huon govcriio delta mcndlcitd . degli ist'Uiiti
dl bencficeiiza e dclle carccic, del conte D. Carlo
Ilaiione Petitti di Boreto, consigl/ere dl Stnto
ordinaiio di S. M. — Torino, 1087, presso Giu-
seppe Bocca , vol. J." di pag. 476, vol. 2." di
pag. 607, in 8"
Oenibra die sin dopo la mcta dello scorso secolo
la socicta non conoscesse, o non si curassc di cono-
sccre clic due specie di poveri , cioe quegl'infelici,
die per inipotenza lisica inabili al lavoro , abbiso-
gnano per vivere della pul^Iilica o piivaia beneli-
cenza , e quegli sciiigiiiati die per inlingardaggine
preferiscono il vile ed abbietto niestiere dellaccattone
a cpiello stiniabile cd oiiorato dell' operajo. Ma non
si tosto Ke iilosoli e generosi salirono sui principal!
troni d' Europa die la socicta mnto farcia: imperoc-
die un impulso straordinaiio venue dato all' agricol-
tura , al commercio , all' indiistria ed alle arti ; ed i
popoli , sbarazzciti con uiili rifornie e con sagge isti-
tuzioni degli ostacoli , die sino allora gli avevano
arrestati , spiegarono un' attivita tuita nuova , e crea-
rono comodi e ricdiezze per lo innanzi sconosciute.
Questo gran movimento pero se aunientava la flori-
dezza de2;li Stati , ne accresceva del pari la popola-
zione, la (piale sino a die prosperavano le cose, tro-
vava di die vivere, nia poi ad ogni sopragginnto
inlortunio , rimaneva in niaggiore o minor nuniero
inoperosa , e cpiindi csposta a niancare di sussistcnza.
Blanifcstossi allora una terza specie di poveraglia, die
per verita non diremo nuova , poiclie dovette mai
sempre allignare presso ogni nazioue non mancante
di civilta 11c di cokura; ma die o per essersi assai
pill moltiplicata, o pel maggior interesse die pre-
sero i popoli ed i governi ad allcggerire le pene
deila soilcrcnte imianita, divenne soggetto cU serie
SACGiO SUL BT'ON GOVFRNO CCC. 849
nicditazloni si del filosofo come (IclT nomo di Stato.
Da (io ua((|iie il l^isogiio nell''aniiiiiaistrazioiio pul)blica
di daic elTicaci provvedimeiiti [ler toglieie dagli oc-
elli della socicia il doloioso spcttacolo di tutta la
{)overaglia.
Per soccorrerc alia prima specie d' infelici , di cni
dicemmo , si cerco di dare ima niiglioro sisteniazione
a2;Ii stabilinicnti di bcncllceiiza, nel die noa iia niai
die vcnga iiieno tra noi la memoria di qnaiito opero
colP editf.o i5 kiglio 1784 T iminortale Giuseppe Se-
rondo. Piii didicile sembrava 1" estirpare la tan to ra-
dicata e numeiosa gciiia dcgli accattorii , e son noti
a cliiccliessia i tentativi fatti dal celebre conte Rum-
ford ad Ainburgo e a Monaco per liberare cpieste
due contrade da una labe si fastidiosa e rd^uitante.
I metodi suggcriti dal dotto Inglcse si andaiono di
mano in niano introducendo negli altri Stati, e quindi
con Tcrezione delle case di lavoro e delle case d'in-
dustria , e col sussidio delle opere pubblirhe, delle
leggi penali e di altri provvedimcnti adattaii alle
varie circostanzc locali , si tento di sopprimcre e di
sbandirc dappertutto Tobbrobriosa classe dei niendi-
canii. Ma beu altra impresa era il provvedcre alia
terza specie di poveri operosi e robusti, clie quasi per
incantesimo sorgevano tratto tratto a cliicder lavoro
e sussistenza. Cio arcadeva scgnataniente nei [)aesi
divenuti floiidi per in<1iistria e per rommcrcio , nei
quali ora la diiricile iniportazione delle niaterie grezze
alimentatrici d( lie loro nianifatture , ora T im|)edita
csportazione delle niaterie lavorate , arrestava il uio-
vimento delle fabbriche e dei ncgozj, e lasciava gran
numero di fiimiglie nelTiuazione e nclla miseria. Uno
sperimento tcrribile ne l"e-sil)iIe cliiarczza su c[ue' puiiii < lie sono maggior-
nieule coiitrov* rsi ; ed applic: to inlitli a'.la jiroposia
(piistioiu r/
tiifcla govcriuitiva. Segue jioi a ragionare dei varj
sistemi d' amministrazione de' LL. PP., clie si usano
in diversi Stati d^Europa, mostrandosi per vero dire
bastantemente informato delle minute particolarita di
si esteso soggetto. IMolti furono i pareri spiegati dai
trattatisti, e adottati dai governi, moiti gli sperimenli
e i teniativi provati : ehi vuole clie ogn' Istituto sia
amministrato separatamenie: clii preferisce un" ammi-
nistrazione uuica per tutti i LL. PP. d'un muntcipio:
clii vuole anuninistrazioni collegiali, chi unici ani-
ministratori : chi li vuole gratniti e scelti fra i no-
tabili del paese, clii stipendiati. Tutti questi punti
sono partitaniente discussi dalP esimio autore, il quale
finisce col manifestare la sua opinione a favore degli
amministratori unici e gratniti.
Date qneste generali nozioni , s" iuiprende a ragio-
nare delle regole speciali d" aminiuistrazione di cia-
scuna delle dodiri qualita d'lsiituti di bencficenza ,
clie vclcmmo pin sopra acccnnaie. Qucsto soggetto
« di tania mole, clie occupa da se pin di 2 5o farce,
e ci duole di non [>otcr seguire Paulore come abbiam
fatto fin qui, poiche il nostro transuuio divRrrelibe
ni-i.r.A ATnxniciTA' ccc. 355
eccessivamente proli«so. Ci coiitcntercnio dunqiie di
toccare in c;cnerc , clic cF o|^ni pio stalnlimeuto egli
iticoinincia tlall" accennare I'ojxc^ctto pel quale vcnnc
Ibndato: se Vlstituto v dcstinato ad accogliere ed a
ricovciare grinlblici clie vi coucorrono, come le case
degli esposti, gU orfanotrofj, gli spedali , i conserva-
torj, gli ospizj deicronici, le case di lavoro e d' ia-
diistria, i manicomj e simili, si fa a descrivei'e come
debbano esscrne costruiti gli cdilicj, come disposti e
lipartiti i luoglii iiitcrni ed esterni , secondo Tuso
cui sono destinati. Passa quindi a rasscgna tiuti gli
oggetti materiali , cioe niobili , biancherie , utensili,
vestimenta , comnicslibili , dei quali lo stabilimcnto
dev'esseie pi'ovvisto, riou die tutto il personale, die
pel servizio, la cnra, Tassistenza, Tistruzione gli ab-
bisogna. Addita infiiie le regole, con le quali dcv''es-
ser diretto, le discii)line da osseivarsi, la contabilita
da tcncrsi , ed il mode di rcnderrie conto. Per gl'isti-
tuti poi non destinati a riceveic ne ad albeigare al-
cuna sorta d' indigent!, come quelli die dis[)ensano
dcmosine e doti , i nionti di picta , le casse di I'i-
sparmio e simili, si indicano cgualmente i metodi,
le discipline e le regole da osservarsi. In tutti cpiesti
minuti ragguagli il sig. conte Fetitti si mostra ragio-
natore istiuito, ben informato, giudizioso e si dili-
gente, die puo dirsi nulla aver egli dimenticato, nulla
essere sfu^gito alic instancabili sue investi'>;azioni.
Destina in seguito 1" autore trc capi alio stess' og-
gctto delle pie istituzioni, ndl' uno propone la nia-
iiiera di curare T azione governativa sopra di esse ,
neir altro quel la di conipilare esattamente le lore sta-
tistiche, e nel tcrzo fa qualche cenno sopra la lore
legislazione in parecclii Stati d' Europa. La tntela go-
vernativa sarebhe data, secondo T autore , ad una
centrale aiitoiild saprcrna residente nella capitale : in
ogni provincia scderebbe poi un corpo collcgiale gya-
tuito, dal quale dipendercbl)cro iminediatamcnte le
«peciali ammiriistrazioni delle Cause pie; ed indira
si del corpo centrale die dei provincial! gli attributi
€ le facolta proprie , come andie i metoiU pratici da
356 SA.GC10 fUL BUON GOVERNO
osservaisi in tutte le operazioni e il nioilo di trattar
gli allari. In qiianto alle staiistiche de' LL. I'P. Kau-
tore fa coiiosccre con (pial sistenia si del^bano com-
pilare , alliaclic conispondano alio scopo per cui ven-
gono ordinate; indica tntti 2,li elemenli die devono
contenere, ed appogginndosi all' autorita del Ricci e
del Gioja , raccomanda c.he se ne faccia anniialniente
la pubblica/ioue. Rispeuo al sistemi di legislaziono ,
e per dir meglio cr amministrazione pubhiica dei
LL. pp., Tautore si liniita ad accennar qnelli adot-
tati in Francia, in Ingliiltena , nel Regno Lombar-
do-Veneto e nello Stato Sardo; ragguagli, a dir vero,
un po' iniperfetti, e che potevano collorarsi altrove
senza fame argomento di un capo speciale.
Qui potrebbe dirsi compinto rassunio del signer
conte Petitd concernente il soggctto della mendicita
e della beneficenza cli" egli erasi proposto di trattare
estesamente nei due piinii libri delf opera sua; ma
r illustre autore voile aggiungervi anche la descri-
zione e il raccuasibo dcgil' Istituti di beneficenza di
tntti gli Stati d' Italia c di a!cuni altri paesi d Eiuopa.
Noi non sapremmo dire s" cgli abbia fatto bene o
male d" ingrossare i suoi volnmi con questo minuto
lavoro , die avrebbe forse meglio forniato il soggetto
cFun' opera a parte. Non potrcmmo dare fondato giu-
dizio sopra fcsattczza di qiia.ito cgli ritciisce: inipc-
rocclie se riesce facile il coiioscere sill'atti partlcolari
Bella sua jiatria , o nei Uioglii die si sono lunganicnte
abitati , altrcttanto ricsce dillicile il non cadere in
qualcli' crrore o inavvcitenza, quando si c costretti
a raccoglierli da operc che non ne trattano ex pro-
fesso, o da corris[)ondeiize cil informazioni private.
Per esscr certi di esporre 1" csatta verita converrebbe
per ogni citta possedcre un lavoro simile a cjuello
che ci diede degl' Istituti di Roma il ch. Morichini.
Attencndoci per tanto a quello che suol farsi per
giudicare del merito in puiiio d'esattczza delle guide
degl'itinerarj e dei dizionarj geografici, alibiamo preso
a considerare in questa parte dell" opera del signor
conte Pelittl gli articoli concerncnti i LL. PP. di
I
DtLLA MKNIJICITA CCC. 357
alciiiic citta del iiostro regno da noi bastanteiuente
I'onosciiiti, e vi tiovamiiio inthtti qualche inesattezza
die j)ero non val la peiia iV cssere qui iiidicata. Bensi
dobbiam iaici carico (favvci tiie , clie daiifloci legre-
gio autorc il raggnagUo degl' Istituti di benelicenza
esistenti in tutte le provincie dello Stato Sardo, v' e
fondamento di credere, clie qucsto lavoro abbia il
merito d' essere perlettamente esatto e veritiero, stantc
che il sig. conte Peliui, ., avendo coperto ake cari-
che amministradve in parecchie di quelle provincie,
com' egli stesso lo accenna (vol. 2.", pag. 114), e
dovendo possedere moke rclazioni auche nclle altre,
avra potuto attingere a buone e sicure lonti per
comporre questa parte dell' opera sua.
L' autore rliinde questo secondo libro flicendo qual-
che cenno dcllc private assuciazioni di heneficenza,
argomento nobilissinio , e dalla modcrna civilta si vi-
vamente suscitato e promosso , indi presenta uu lungo
e circostanziato riepilogo del libro intero (come pur
lii degli altri due a suo luogo). dal che si raccoglie
come egli sia doiato di cjuel criteiio logico, che vuoisi
per ben ordinarc c condurrc a tcrmine qiialsiasi scien-
tilico lavoro.
Non saremo ec^urilmente diffusi ncl dar contezza
del bbro terzo dell" opera del signer conte Petkti,
die tratta del baon govcrno delle raiceri, pareniloci
che quest' argomento intercssar debba il Icttorc meno
di ([uelli che abbiamo sin qui discorsi. E ben vero
pero che il dotto autorc nv\\^ introdnzionc fa cono-
scere die scbbene la mendicita, la bcneficeiiza, e
le carceri sembrino oi^getti alquanto disparati , pure
lianno molia relazione fra loro so si eonsiderano
sotto I'aspi tto deir ordine [)ubbliro e della politica.
Del rcsto egl' indica come dcbbano scpararsi Ic car-
ceri pe' rei prevenuti , pci condannati e pei so-
spetti. Per ogui ([ualita di prigione deteniiina la
forma e la distribuzione che aver deve Y edilicio , i
metodi e le disci[)rme da osservarsi , indi le regolc
di custodia, di vitto, di ricovero , di vcstiaiio, di
cura c d'ogni altr'oggetto die la couceruc. L'articolo
358 S\GGIO SUL BUON GOVERNO
piu importante , e dall' autore , piu accarezzato si
e qiiello delle cosi dette carceri peiiiteiiziarle , per le
cpiali raccoglje tutto rio clie fii scriito intorno al mi-
glioiainento e ristruzione dei deteiiuti. Infine cliiun-
(jue abbia 1' incarico o di stendere regolamenti so-
pra qiialsiasi soita di carceri, ovvcro di ordinarle,
di presiederle, di vigilarle, e certo di trovare in questo
trattato del sig. conte Pcdtd tutto cio che puo gui-
darlo e illiiminarlo, meiiti" egli ne tratta ogni ])arte
con r usata sua diligenza, senza ometter mai nulla »
e porgendo quci provvidi ed uniani suggerimenti ,
che distinguono il veio tilosolb ed il consumato sta-
tista.
Incnnibeudo a noi di finire questo nostio lavoio
sopra 1" opera del sig. conte Fetiiti col darne un com-
plessivo giudizio , direnio clie la reputiamo di un
nierito distintissimo , conciossiache in essa si raccliiude
tutto cio die negli assunti argomenti si possa niai
desiderare. Oltre ai pregi ch' essa raccliiude , e dei
quali abbiam fatto sui qui discorso, lia pur quelle
di esseie scritta con niolta cliiarezza, e non abbiamo
trovato passo in cui T illustre autore non si mostri
animato da uno spirito di umanita , di saviezza , di
discerniincnto e d^ indipendcnza , che onorano mag-
gioiniente T ingegno dei grandi scrittori. Se talvolta
fummo stiincati dclla lettuia per qualchc prolissita e
ripetizione, o pel sovercliio uso del ragionare stati-
stico articolato, ci trovammo largamente compensati
dal diletto delle belle cognizioni clie vi abbiamo at-
tinte. Ne sapremmo gratilicar nieglio la compiacenza
dei nostri lettori, che riportando T ultimo articolo inti-
tolato Conclusloiie dell opera, anche per dare un breve
sairgiio della sua nianiera di scrivere.
cc Nelle discussioni intraprcso sul buon governo
della niendicita , degl' istituti di bcnelicenza e dcUe
carceri, si niiro alio scopo di provarc :
» i.° Clie la niendicita, abbietta condizlone del-
r uniana natura, debb' essere proscritta da ogni go-
verno, il quale voglia attendere ad lui icro inclvili-
mciUo , e che per couscguire tale risultauicaio c
DELLA MENDICITa' 359
iiulispeiis.il)ilo il coiicurso dtila pubblica autoritd, com-
biiiato coir cscrcizio di una carita veramente illiunl-
mtta , sirclie nc derivi T occupazioiic ile'/^oteri validl
in un lavoro prodiittivo, il quieto ed adequato lico-
vero dc povcri iinalldl , ed un appropriate) soccorso
a (pielli i ergng/iosi. , nel iitio cssenziale di lictaie a
tntli con fonddmciiLo la pabbllca qucstua.
)> 2 ° Clie quantimqiie uo ordinamento civile venga
rc^olato con ottinio sistciua, pel fiuto inevitabile
deir inegaa2;lianza delle rondizioui e della deljolczza
deir uiiiana natura, noii si potra niai scansarc la piaga
della niiscria;
» Che f[uindi e indispensabile di soccorrerc la mc-
desinia colla vera beiielicenza ;
» Che qiiesta, dcrlvata dai principj del cristianesinio,
ed ignota all' antica civilta , prov\ede con oppoi timo
soccorso ai diversi stati dell' infelicita morale o llsica
deir uonio ;
y> Che per giungere con miglior successo all'oppor-
tuniia di soccorso e conveniente Y liitervento goicr-
naliio pratlcato per via d'' una larga tntcla , la cjualc
uientre rispetta i regolanienti spcciali delle diverse
pie fondazioni e la volonta de'benelattori clie le fe-
cero, provvede perche non s' introducano in es^i
abusi, fine questo che solo puo ottenersi dalla pub-
blica autorita atta a temperare eflicacemente le enm-
lazioni e le debolezze dell' uniana natura.
» 3." Che se a cnntcgno di coloro clie vogliono
olTcndere T ordinc della civile societa sono indspen-
sabili le carceri, iniporta di prevenire che la riu-
nione di niolti nomini gia pessinii, o prossinii a diven-
tarlo, non are aninenti 1' immoralita; eppercio giova
stabilire un sistema pcnkcnziarlo , il quale separi as-
solutaniente gli accusati dai condunnatl , ed abbia
regole spcciali ed adatte si per gli uni che per gli
aliri, arcio cauteli la pubblica sicurczza e tcnda a[
loro niiglioranicnto se jion assoluto e definitUo , al-
nieno a (picllo iclati\o. »
P. M.
Sfio
PARTE STRANIERA.
•*|'^»!»f)ela«-''*-
3Iemolre snr Ics cruises dc la peste , ct sur Ics nioyeiis
cle la dctndre , par MJ Pari set, secretaire pcr-
petuel de l' Academic royale de mcdecine , etc. —
Paris, 1887, ^^^^ J' ^' Baillierre , iinprimcric de
Bourgogne et Martinet, in 16.", di pag. 224.
L
ilhistre autore, come Presldente della Commlssioae uie-
dica, die or soiio alcuiii aniii, ando in Egltto per istn-
diarvi la peste e le cause die la prodncono , lesse alPAc-
cademia reale di mediciiia nella tornata del la luglio i83i
questa Meiiioria , die si puo considerare come frutto delle
osservazloni , die iniorno a tale iiialattia vennero fatte
dair iiitiera Commissione.
Alio scopo di cliiarire si difficile argomeiito il sig. Pa-
riset sottopose a severo esame la storia, le scienze , gli
usi , le praticlie religiose ed igieniche , e lo stato delle
localita : e da sifFatta disainina fu condotto alle segueuti
conclusloni, cui pote con molte prove confermare.
La peste orientale (cosi pensa 1' antore ) fn sconosciuta
ai popoli deir anticliita: die sebJjene il nome di lei si legga
sovente nel Pentateuco , nella Storia dei Re e nei Profeti ,
lion meno die nei liljri anticlii greci e romani, pare tut-
tavia die si volesse in qnelli indicare tutt' aitra malattia ,
e piu specialmente il tito contagioso, i cni sintomi meglio
convengono colle inesatte descrizioni delle pesti , die noi
vi leggiamo rammentate.
La peste d' oriente apparvc per la prima voka nelPanno
54a dell' era cristiana nel basso Egitto infestando la citta
di Peluso. Di la si diffuse da un lato sul resto dell' Egitto,
dall'altro sulla Palestina ;, quindi |,ier mezzo delle guerre
e del cominercio si propago in Europa a cui per dieci
volte questo flagello devastatore porto le sue stragi dal-
I'anno 842 al 600. Una sola volta essa aj)parve in Europa
lie' tre secoli successivi , cpoca di confusione , di teoebre
e di miseria: e si mostro novellamente nel (JO/^. allorquando
PARTE STRANIERA. 36 I
i Venpziani ebliero rapporti di commercio coll' Egltto. D'al-
lora in poi a misnra clie Vcaezia o gli altri Stati earopei
uioltiplicarono le relazioiii loro col Levante , moUiplica-
ronsi pur anco le apparizioni di questo inorbo luicidiale ,
le cul devastazioni allora solo cessaroao fra noi , quando
tuttt i goverui adottarono contro di esso quelle misure
saniiarie, che sono tnttavia vigenti.
L' autore crede la peste originaria del basso Egitto, e
considerandone il Cairo come il perenne semeiizajo, I'at-
tribuisce alTavere i moderni Egiziaiii abl)andoiiata la pra-
tica d' inibalsainare 1 cadaveri, ed all'avervi sostitnito uii
jiessimo geneie di sepoltnre.
Siiiiati in ua cliiiia ardente , e sopra un snolo ogni anno
prof'ondaniente umettato da regolari inondazioni e da piog-
ge periodiciie, ben presto, avvisa il sig. Pariset , dovettero
i primi Egtziani accorgersi clie la rapida putrefazione di
tanti cadaveri in un paese si ricco di uoniini e di animali
era sorgente di pestilenziali malattie , e di buon' era quindL
si diedero a distruggerle. Di la venne da una parte fuso
di seppeliire i corpi luorti in luogbi lontani dalla terra
aliitata , daH'altra I'arte cosi ingegnosa e cost semplice
d' imbalsaniarli ; nel qual costume il dotto autore anziclie
una pratica religiosa ama di riconoscere una niisura di
profonda Igicne. E per verita come altrimenti si potreblie
plausibllniente spiegare la scrupolosa cura die quei popoli
avevano della conservazione dei cadaveri degli uomini e
degli animali da essl adorati quali divinita non solo, ma
di quelli eziandio di tutti gli esseri animati e perfino delle
nova loro, se non ammettendo che colla conservazione
de' morti essi avevano di mira di assicurar quella de' vi-
venti Y
Infino a tanto infatti die queste costumajize venaero
religiosamente praticate, T Egitto ando immune dalla peste,
e godttte per quasi tremila anni d' una straordinaria sa-
Inbrita. Ma camliiatesi le credenze religiose, e proscritto
iieir anno 356 delT era cristiana siccome sacrilego I'nso
d' imbaisamare i cadaveri, non tardo quel paese a provare
le fatali consegucnze delle introdotte innovazioni.
Al)bandonata d'";;]iora in poi ogni cura ])ei cadaveri de-
gli animali, si lasciarono questi im|)utridire alFaria aperta o
jiclle acque stagnami, die non di rado servono di bevanda
agli abitanti dei villaggi discosti dal Nilo; e si riucliiusero
BLbl Ital. T. LXXXVI. 24
36a TAKTE STRANIER.V.
i cadaveri umani in mal costrntti sepolcri, accessibili al-
r aria ed alle piogge, situati a lior di terra In vicinanza
del villaggi e delle citta , bene spesso nel loro interno , e
per fino entro le stesse abitazioni.
II suolo de' luoghi abitati ando per tal inodo mano mano
largamente imbevendosi di sostanze animali , la rapida pu-
irefazione delle quali favorita dalle piogge periodiclie dei
iiiesi di novembre , dicembre e gennajo , e dalle regolari
inondazioni del Nilo dovetie necessarianiente merce del-
I'azione del sole cocente di cotesta regione dar Inogo alio
bvilnppo di copiosissime emanazioni pestilenziali. Queste
avranno dapprima generate malattie gravissime le quali
fattesi in progresso di tempo piu vinilente assunsero il
carattere della vera peste.
Coi^i nacque per la prima volta qnesto flagello ; cosi
per r influenza di queste stesse perniciose esalazioni, spon-
taneo esso sviUi[)pasi anclie presenietnente in Egitto. Nc
ci pare che il ch. autore sia in cio lontano dal vero. Ini-
perocclie , se presso di noi vcdiamo dai niiasmi paludosi
prodotte le febbri perniciose : se vediamo nascere malattie
d" indole maligna daU' uso di acque stagnant! , e vicine a
putrefarsi o di carni fracide: se la miseria , le fatiche so-
verchie , il cattivo nutriniento, 1' agglonieraniento di molti
individiii in luoglii ristretti e male ventilatl possono pro-
uiovere lo spontaneo sviluppo del tifo delle prigioni, delle
armate , degli ospedali , non troviamo contrario alia ragione
Tamettere die 1' azione continuata di esalazioni pestilen-
ziali, quali s'innalzano da nn grande animasso di sostanze
animali in putreiazione sopra individui indeboliti dalla mi-
seria, dalla cattiva qualita de' cibi e da un sovercliio la-
voro, viventi in mezzo ad ogni sorta ili sozzure , sia ca-
pace d'ingenerare una malaitia piii terribile del tifo, la
vera peste bubonica. E questa opinione acquista nn mag-
gior grado di proliabilita allorclie si legge il miserando
quadro, die coi pin vivi colori ci traccia il signor Pariset
del morale degradamento e delle privazionl in cui langul-
scono perennenienie circondati da mortifere emanazioni gli
abitatori di uno dei piii fertili e ridenti paesi del mondo.
Alio spontaneo sviluppo pero della peste per codesta
cagione, ammelte Tautore siccome necessario il concorso di
alcune circostauze permnncnti , od cveiituali di stagioui, ili
lucaliia e di regime amniinisiiatiyo. E prime tra fjueste
I'AKTE STRVNIER.V. 363
rgli accenna lo piogge periodiche della cattiva stagione quan-
do piii cUirevoli ed abbondanti ; quindi le strabocclievoli ,
come le iroppo scarse inondazloni del Nilo , e da ultimo
la inaggiore poverta degli abitaiiti di alcune parti , la mag-
gior immondezza loro , il maggior sudiciume e la inaggior
insalubrita delle loro abitazioni , e soprattiuto la loro mag-
gior negligenza rigiiardo alia sepoltura de' cadaveri. Sic-
come poi la massima parte di qneste circostanze locali
trovasl riunita al Cairo, e piii particolarmente nei due
quartieri di quella citta cliiamati Han-Zouele e Qiiouin-
Seik-Sulani clie sono i piii miserabili, e sporclii , cosi ivi la
peste regna costantemente, ed appunto da cotesti quar-
tieri piii spesso si diffonde al restante dtUa citta, e del-
r Egitto.
Non sempre pero , giusta 1' avviso dell' autore , e conta-
giosa la peste bubonica, clie qua e la si sviluppa sponta-
nea in Egitto. Qiiesta, tal fiata a inodo delle malattie pu-
ramente epideniiclie , si limita a que' villaggi in cui ebbe
Torigine: tal altra fattasi poscia per il concorso di acci-
dentali circostanze piii virulenta assume 1' indole contagiosa
e si diftonde allora rapidamente dall'un paese all' altro per
mezzo degli uoinini , degli animali e delle mrrcanzie por-
tando ovunque desolazione , spavento e morte.
Ammesso ora die la peste Imbonica sia originaria del-
I'Egitto, e che questa ivi si sviluppi spontanea per I'inflnenza
delle pesiilenziali esalazioni , clie derivano dalla putrefa-
zione de' cadaveri uial sej)olti , Tiilustre autore crede die
essa si possa totalinente distruggere imitaado in qualche
niodo la cura die gli anticlii Egizj avevano de'corpi morti;
egli vorrebbe percio die si costruissero solide sepolture.
centrali per T interno delle terre ; e clie altre se ne fabbri-
cassero nel seno stesso del deserto pei villaggi che ne sona
vicini : e vorrebbe che si in qneste die in quelle venissero
i cadaveri tutti involti in sotiili strati di Natron, di quella
sostanza di cui per uii nuovo genere di t'econdazione ogui
anno rinovella il liume 1" inesauribile raccolta , e che una
segreta Providenza semlira accordar largainente aU'Egitta
per la conservazione de' t'ortunaii suoi abitatori.
Egli e con quest) iiiezzi, egli e colT ajiuo di poche altre
innovazioni die nn paese celel)rato ntlla sloria per la sua-
salubrita , potrcI>be in alcuni anni ricnperarla e liberare
il uioodo da cosi micidiaie flajreilo.
364
APPENDICE ITALIANA.
Storia del Papa Flo VII scritta dal cavalicre Attaud ,
gid incmicato d affari di Francia lii Roma, in Fi-
renzc ed in Vienna , menihro dcW Accademia dclle
iscrizioni e belle letlere , deU Accademia della Cru-
sca c di Gottinga , ecc. , tradotta daU abate cava-
liere Cesare RoTIDa, ex-barnabita, I. R. professore
di mateniatica in Mdauo e censors, conispondente
. della Societd Italiana dei XL, della R. Accademia
delle scienze di Torino , delV I. R. Istitnto di Pa-
dova , de Geurgofili di Firenzc , e drgli Atenei di
Treviso e di Brescia. — Ulilano, 1837, presso Gio-
vanni Resnati libra jo , tipogr. Bernardoni , in 12.°
( Precede nna Uuola Utografica portantc Ic imagini
di Pio VII e dei cardinali Consalvi e Pacca. IJ opera
sard divisa in due volnmi) vol. i.", di pag. XV ill e
492. Prezzo uustriache lire 'j. 20.
M,
lentre relazionl e memorie tl' ogn'i genere , comeche
scritte non seiiipre con uiin spirito d'' imparzialita , ed al-
cune quasi direbbesi falibricate col solo scopo di una
libraria speciiiazione , rignrgitano sulla Francia intorno
agli tioniini die quasi atiori jiresentaronsi nel dra'.nma
memorando , di cni non pochi de' viventi fnrono spettatori,
ed alia cui rimeml^ranza i posteri inarcheranno stnpefatti
le ciglia :, belle e il vedere nn pontefice , clie disarmato e
prigioniero non allra resistenza oppone ai voleri ed alia
forza del possentissimo imperante, fuorche il vangelico co-
raggio 5 la cristiana pazienza , e iinalmente ne trionfa prima
ancora clie la vittoria aVd)andonato abbia gli standard!
deU'eroe. Qnesto pontefice e Pio YII , la cni vita, carriera
di segnalatissime vicende , formera ne' fasti della Cliiesa
un' epoca gloriosa, vin'epoca pari alia quale forse indarno
alciin'' altra cerclierebbesi ne' secoli passati. La storia per-
tanto che la risguarda , quando aiuorevole sla e dettata
APPENDlOE ITA.LIANA. 365
senzsi prevenzloni e spirlto di parii, non potra clie ac-
cetta rinscire e carissima non ai cattolici soltanto, ma a
tutte le incivilite nazioni.
Tale e cjuella clie annnnziauio, alia quale rillustre
aiilore i suoi stnJj rivolse per lien venticinr|ne anni, rac-
cogliendo ricchisisiaia niesse di autentici ed inediti docii-'
tiienii , e tesoro facendosi di tutto cio che nella sua di-
plomatica incuinhenza andavM co' proprj occlii osservando.
Perocche egli fa non solo testimonio di molte delle cose
che viene narrando, ma spesso anclie cooperatore , come
agentc intermedio fi-a le due corti di Roma e di Parigi.
Percio egli stesso nella sua intioduzione candidamente
premette 5 essere (|uest'' opera , rigorosamenle parlando , noa
tutui sua ; divenlre bensi sua per la guareniigia da lui
assunta quanto alia verita dei fatti , e qiianto ancora al
giudizj die vi ha introdotti f, gunreniigia che prestnre voile
ei solo senza pure il soccorso dclla protezione di cjualche
grande personaggio , a cui bramato avrebbe di dedicare il
suo lavoro. Aniniato poi dal solo desiderio ch far cono-
scere la verita ad onla della sua posizione e delP influenza
che questa avere poteva sulle opinioni di lui , non ci ha
alcuna importante asserzione cli' ei non giustilichi con
prove autorevoli e diplomatiche;, scevero tuttavia da qual-
sivoglia passione guardasi dall' oft'eudere chi che siasi, meno
poi quel grande, che per piii anni ebbe in mnno i' de-
stini del mondo. Ma ad un tempo seguendo il precetto
dello storico Fleurv •, il quale avvisa che ben anche nel
riferire le azioni dei Santi toccarsi debbano le loro mende
( che dessi ancora furono uomini ), non dissimula que' falti,
ne' quali anche il protagonista della sua storia forse di
troppo piegossi, indottovi |3er avventura dalla gravita delle
circostanze. E Topera sua precede limpida, concisa, franca,
e nel procedere acquista un interesse ognor crescente die
i lettori maravigliosaniente conciliasi ed incanta. Essa inol-
tre presenta un' istruttiva lettura a chiunque ami di cono-
scere o di rammentarsi gli avvenimenti clie abbraccia , e
specialmente per coloro che scrivere vorranno la storia.
lliconoscente la Francia al prcstantissinio autore gli fu
prodlga di ajiplausi : e di riconoscenza e di lodi essere dee
pur cortese al benemerito cavaliere Cesare Rovida 1' Italia,
cui egli fe' dono d' una pregevole traduzione ilell' opera
stessa , la quale c per P indole sua e pel Ponteliie , di cui
366 ArPEXDICF IT.VMANA.
narra le azioni piu alP Italia appartiene clie non alia Fraii-
cia. Peio divisato avevamo ili clarne an sunto ; ma nel tes-
serlo ci siamo avvediitl clie per la natura stessa del postro
giornale dovnto avremmo ristrignerlo in niodo di non of-
frire ai lettori clie un' arida biografia e questa niancante
di queirautoritk che rende vie piii coinmendevole P orlgi-
nario lavoro. Non voglianio pero omettere di qui riportare
il parallelo tra Napoleone e Pio VII, col quale T illa-
stre signor Raynonard cliiude un suo articolo su questa
storia « parallelo che spontaneo ofFresi alio stesso leitore
anche col solo scorrcrne 1' opera.
" Pio YII inori in eta d'anni ottantuno , il 20 di agosto
del 1828: Napoleone era mono nel 1821. Ora die questi
due celebri personaggi ajipartengono alia posterita dalla
quale essere debhono imparzialmente giudicaii , s«* cercliisi
di istituire nn parallelo fra 1' iniperatore e il pontefice ,
sarh forse lecito di cosi affermare : Napoleone da se stesso
sollevossi al grado supremo con prenieditata arditezza : non
aspetto clie la fortuna venisse a lui ;, ei I'aff'errocon esjio
felice , e rovesciando a mano a niano tutti gli ostacoU ,
che dal potere separavanlo , si fe' prinm console , si fe'
imperatore. II Chiaramonti modesto ne' suoi voii , felice
nella sua oscurita , fu successivamente chiamato , e quasi
contra il volere siio , ad ecclesiasticlie dignitk , e quando
tutt' i sufFragl riunivansi per offerirgli la tiara ponlificale,
egli andava tuttavia rifiutandosi dalP aggiungervi il suo. —
L' uno figliuolo della liberth , innalzatosi dicliiarandosene
il difensore, la soffoco tosto che pote farlo impunemente.
L' altro , figliuolo della religione, non cesso mai dal con-
secrarle tutti gl" istanti del vivere suo, tutt' i suoi voti ;
e per essa accettando le angosce, Tesilio, la prigione
conservossi a lei fedele sino airultimo sospiro.
" I posteri conserveranno senza dubbio un sentimento
d' alta ammirazione per tutto do che di bene e di grande
si fece da quell' uomo straordinario , da quell' intrepido
guerriero , da quel i>rorondo amministratore , che abile ad
afferrare le grandi e le piccole circostanze , e sovente a
farle nascere, operb quasi sempre coila sola sua possaaza ,
colla sola rinomanza sua , senza predisposti principj , senza
uno scopo determinato e fisso, e snjjrattutto senza pro-
vare il desiderio d' essere utile alia Francia. — Nel saiito
pontefice i posteri venereranno iin pastore indulgente ma
APl'ENUlOn IIMIXNV. '367
tiui' iiisieme an'iinoso, the prestamlosl ai risgnanli clie dallo
spirito del suo secolo, e ilall' intoressc »loIl;i leligioiip sein-
l>iavaiio ricliietlersi, elibe il coraggio trnrrestarsi, la virtu
d' accogliere la pcrsecnzione , cjnaiulo i ilniiii del dovere
piu non gli jiermisero di condisceiulere alle Imperiose vo-
lonta del conqnistatore.
» Napoleone costretio per ben due volte ad abbandonare
il trono e la Francla ninore in nn deserto niarittimo , non
altre consolazionl avendo, fuorcbe nella rimembranza del-
r eclissata sua gloria , e certaniente o|ipi'esso dal cordoglio
di non aver nieglio impiegato al v;iutaggio de" sudditi the
piu non ha, la gloria sua ed i suoi talenti. — Pio VII,
ridotto ad inerle resistenza , prepare la sua vlttoria sul-
r oppressore , ed il solenne reintegrnniento dei diritti deila
tiara con una virluosa rassegnazioae ^ e nd suo carcere ,
neir esilio suo, die non niancavano di consolazione e
neppnre di gloria , godette seinpre del sentimento della
propria virtii , e di qnelia speranza cbe niai non aliban-
dona r oppresso ridotto a sofl'erire ]ier essa.
>/ Dirsi potrelibe, che Napoleone eblie T arte di soggio-
gare 1' auiinirazione, ma che non fu gianniiai nieritevole
di riconoscenz.a , che ingrandendo i suoi voti in ragione
de' successi spinse costantecnente il naviglio dello Stato
senza troppo inquietarsl degli scogli ne"(|uali sarebbesi liual-
iiiente fracassato , - che il Chiaraiiiontl cliinmato in tempi
procellosi a condurre la navicella di S. Pietro non fece
die radere la spondi cedendo alia tenipesta gia sidT alto
mare rumoreggiante , e che colla dosire/za e col coraggio
d' un esperinientato nocciiiero giuuse a riguadagnare feli-
cemente il porto.
>i Avvenimento al certo amuiirabile ! Quell' iiuperatore , i
cui severissiuii agenti aveano talvolta riiiutato al prigio-
niere pontelice la consolazione di giovarsi de' beneficj della
religione , al quale nel suo esilio stata non era neppur
permessa I'assistenza del suo proprio confessore , invia
dall" isola di Sam' Elena una supplica a Roma per ottenere
dal pontelice ristabilito sul trono, nn ecclesiastico cattolico
che a lui ed a' suoi somniinistrare potesse i soccorsi della
religione. Un |)rete corso , quasi ottuagenario , di cognoi\ie
Bonavia, si olTeri a fare il iragitio, la sua proposizione
Al p.ccoltn , ed oi pnrti. »
368 ArPENDlCE ITALIaNA.
Saggio storico sulla vita dl Epicarmo coi frammend
delle di lid opere rnccold cd illustraU da Liiigl
TiRRiTO. — ■ Palermo, i836 , tipografia Pedone ,
ill 8.°, di pag. 144.
Due sono le parti di qnesto libro ; la vita di Epicarino
e i frammenti delle sue opere illnstrati : tiitte e due faci-
lissime a chi si contentasse di ripetere, couipendiando od
amplificando , quanto lianno detto gih gli altri f, ma piene
in vece di gravi diflicolta per ciii abhia questa opinione ,
die le quistioni gia vecchie won si debljano I'isuscitare se
non da cbi possa o recare in mezzo una nuova soluzione,
o convertire in certezza cio che altri forse propose come
seraplice cougettura. A noi rincresce di dover affermare
clie il signer Tirrito e come biografo e come editore dei
frammenti di Epicarmo e troppo lontano dairaver fatto
quanto i lettori hanno diritto di aspettarsi dal suo libro ;
dl che recheremo pochissime prove fra le molte che si
potrebbero addurre.
Si disputa di qual paese fosse nativo Epicarmo con tanta
varieta d' opinioni , die mentre alcnni lo dicono di Samo
o di Coo, i pill lo dichiaraiio Siciliano, ma poi non sanno
se di Megara o di Siracusa o di Crasto. In questa parte ,
qual cosa doniandiamo noi ragionevolmenie al biografo?
die ci ajuti ad uscire di tante dubloiezze : al qual uopo
sarebbe necessario ch' egli avesse trovato nei campi della
erudizione qualclie argomento con cui potesse o assegnare
una nuova patria ad Epicarmo, o provare certamente a
quale fra le citta mentovate debba egli essere ascritto. Ora
r opinione del signor Tirrito non e nuova , perche tiene
con Neante die il suo autore fosse di Crasto : rimane dun-
que soltanto a vedere se le prove die adduce aggiungono
nuovo peso a questa antica opinione. Ecco le sue parole :
" Viveva neir olinipiade LXXVf.% 374 auni avanti 1' era vol-
)/ gare , Neantes celebrate discepoio di Filisto , di un se-
ji colo e piii anni posteriore ad Epicarmo. Scrisse egli un
» Trattato degli iiomini illustri , nel quale Epicarmo iigura
" crastino, come anche afTerma Stefano Bisantino nel suo
>;■ libro delle citta alia voce Crastiis.
» Ci manca la prcgevole storia di Filisto siracusano,
» I'amico dei "due Dionisj che visse circa TlxXXVII.'' olim-
>; piade, di poclii anni posteriore ad Epicarmo, e d#lla
APPET^DICE ITAMANA'. 869
» quale Dlonigi crAIicarnasso e Cicerone ancora fanno lo-
yi clevole riiiiembranza. Nel decimoterzo libro ill qiiesta
>» storia sappiamo da Stefano Bisantino e da Colonna, coin-
>/ pilatore dei framinenti d' Eiiiiio , si parlava di Crasto ,
»» citia dei Sicani , patria di Epicarmo. Nell' epoca Ijisan-
" tina Lascari scriveva suir antorita di Filisto e di Neantes
» la stessa cosa , come aljbianio nel Maurolico. Carlo Ste-
>/ fano nel suo dizionario alia voce Crasto, Francesco Fla-
» coniio nella Sicelide , ed Ertelio nelle vite degli antichi
>/ sapienti comici assegnano miivoci Crasto per patria di
» Epicarmo. >>
A not riesce diflicile da intendere come il signor Tirrito
addiica fra le testimonianze tiella sua opinione il Lascari.
Le parole jjropric di quello scrittore (e le riCerisce lo stesso
signor Tirrito) Epichannus poetn coinicus sjracusaiius , i^el ex
Crasto Ojtp'do sicatiico, jjotrclijjero anzi farci credere ciregii
stimasse Epicarmo siracusano, henclie sapesse die altri lo
facevan da Crasto. E si noti clie fra gli autori dai qnaii
il Lascari ( presso il INIaurolico ) dice di aver tolte le no-
tizle degli uomini illustri Sicilian! , non sono punto citati
ne Filisto ne Neante , come vorrebbe darci ad intendere
il nostro biografo (i). Anclie 1' Ertelio e ben Inngi dal con-
fermare T opinione del signor Tirrito. Innanzi tutto egli
distingue un Epicarmo pitagorico dal comico ; e fatto quel
primo nativo di Coo , dice poi del secondo : patria fuit sj-
nicusanus , vcl , ut alii volant , crastinns , n Crasto Sicano-
nim urhe , ut Neantes in libro de iiris illustribus et Sti'ijlui-
niis prodiderunt. Non sappianio poi con qual fondameato
il signor Tirrito citi I'autorita di Filisto, il qi.ale ben e
credibile clie nella sua storia facesse inenzione di Cra-
sto, ma clie la dicesse patria di Epicarmo., questo avrebbe
d' uopo di essere comprovato (2). Che se puo veraihente
(1) II Lascari cira Lat- rzio , Filosirato e Siiida , e jarlando di
Epicaniio pare che seRuitasse a|)])iuir() quest'' iillimo n-aduci-iidone
le parole 'S.vpxyiHGio;, y\' e/. ;roXiio^ KftxaTii cioe Siracusano, u dclla
citta di Crasto.
(2) Stefano Bizantinn dire seniplicemente cosi : Crasto., citta delta
SicilLa dei Sicajii; e ciia Filisto, Dcl/e cose sirule., lib. 1 3. Sog-
giunge poi : Furoiio di cjiiesta citta. Epicarmo il comico , c la mere-
trice Laide , secondo Neaiite nel libro dci^li uomini illustri. Kispetio
ad Epicanuo adiuKiue il Icssicogi-aib cita Neante e nou Filisio. ■
370 APPENDIOE rr.VLIA.N^A.
citarsl rnutor'ua di Filisto scriveva spontaneo per non adulare ^ Teocrito interes-
» sato a far cliiara la propria patria era sollecitato dai
>> Siracusani cbe T epigramma destiaavano per T inventore
» della commedia. II prime ingeiiuo e parco appena enun-
» cia i nieriti di Epicarmo, nieiitre il poeta loda ^ forse
*/ esagera nell' eloquente brevita de' suoi epiteti . . . Ardi-
n mentoso sarebl)e tacciare di menzogaa Tasserzione pre-
>/ cisa , non equivoca, naturals di Neantes, die indica
»; Crasto per patria del sapiente Epicarmo . . . Accordiamo
" Tonrnggio die si deve alio siorico Neantes, die dalla
w lontana ed umile Crasto non ebbe al certo , per cio
*/ scrivere, ricompense ed onori. » Ma donde ha tolte il
signor Tirrito tutte queste notizie intorno ad uno scrittore ,
del quale il dottissimo Ileeren nelia sua dissertazione Delle
fonti storiche di Plutarco pote dirci soltanto : " se crediamo
a Suida fu questo Neante discepolo di Filisco Milesio , e
avea scritto fra molii altri Vihri uno DcUe cose grcche ? n
-E perclie non ha il nostro biografo citate le parole proprie
di Neante e quella sua precisn , noa cqtdvoca , naturale
(isserzione ? II suo silenzio ci autorizza a credere che questa
asserzione sia afFatto immaginaria , e che il signor Tirrito
non conosca di Neante se non quei poclii frammenti gia
notissinii , perclie si trovan citati nel Dizlouario del Mo-
reri. Del resto non e nostro intendimento di confutare
1' opinione del nuovo biografo di Epicarmo, ma soltanio
di niostrare con un esempio come il suo libro non serve
punto a chiarire i dubbj degli eruditi sulla vita di quel
sapiente (i). Facciamoci era a considerare se il sig. Tirrito
(1) III una recente opera inglcse n-ovianio citato un passo di
Cliaiun {Fasti Helleiiri)^ scrittore sonmuuiienu' lodato, il ijiiale al-
ferma clie Epicarmo fu di Coo, nia die si tlissi- pol Sii\icii»aiio ,
perclie vissn quasi sempvf in questa cilta.
APPENDir.I IT.Vr.lANA. 5jl
ci abbli prestato niiglior servigio come raccoglitore cJ
illustratore de" frammenti.
PassottO, quasi vorremmo dire, ogni credibilita gli er-
rori tipografici che deturpano la stanipa di questi fram-
menti , e bene spesso ne fanno impossibile 1' intelligenza.
Gia nella prima riga , oltreclie la puiiteggiatura e difettosa ,
abbiamo cpYi per 6^r\, e rvyXx prr rt^Aa; poi troviamo
■cTvv per cr;£v , rpoaco per r^oVw, ivToyf\G£ti; per ivTv/YiUai; ,
Tooura per tmtx, rrpirov per TrpuiTov , S-cwv per ^eoiv ^ e i
piinti e le virgole e gli accenti e gli spiriti quasi seuipre
gittati dal cnso, e fin anco la voce /.i^r,!; diiacerata per
niodo die la prima sillalja ?.x trovasl al lerniine di r.ua
riga , e la secoiida e al principio della susseguente senza
Tiota sottoscritto e colP inizlale majuscola ( I3v)0 adinche
la sua deformita non isf'ugga nemmanco al lettori piu trascu-
rati. Questi error! noi volontieri li attribuiamo al tipografo;
perclie quand' anclie il signor Tirrito gli avesse date un
pessimo manoscritto, trattandosi di cose gia stampate, era
sno debito riscontrnrle coUe migliori edizioni. Ma non cosi
possiamo cbiamarlo in colpa di certi altri, dei quali , per
non riuscire troppo nojosi, daremo un piccolissimo saggio.
A pag. 70 leggiamo. Kxl otsv-pl^-r^ , xa/ a/rYiAjfy i'.jcv yi?.'^8
itxkiy , yi p.iy tic, yiy , 7ryiiJjj.x 0 avw r/. E la traduzione
posta al fianco dice: Concretum fuit et discretuin est, re-
ditque iinde venerat , terra deorsum, spiritus sursuni. Ma dov'e
nel testo la A'oce corrispondente al concretum fuit della
traduzione? e die sigailica quell' ultimo rl del greco, di
cui il traduttore non si e dato nessnn pensiero ' Queste
differenze dovevano pur mettere qualdie sospetto nell' a-
nimo del signor Tirrito ^ e s' egli avesse cercato il fram-
raento in Plutarco a cui ne siamo debitori , avrebbe ve-
duto che nel principio del testo da lui segviito manca la
voce (TuvfXjj/d-f , concretum fuit, e die quasi in vece di aiii-
inenda v' e il r'l di sovercbio. Delia prima non puo pri-
varsi il frammento senza perdere nieta del concetto e tutta
inliera la sua importanza : ne pub conservar la seconda
senza gravissimo sconcio del periodo susseguente. II testo
di Plutarco, secondo le migliori edizioni, si legge cosl :
'^vvcdpt^s xa( o/5x,c/3'f, xa/ a-r/i^^-cv , o^c-v -oAS-c ffiA/v, yi
jj-h ftiyiy, ryivjj-x $'iyu>. E soggiunge : T/ rivi'f yxhinivy
Quid ex his omnibus iniquum est ?
Sy2 ArPENDICli ITALIANA.
Nella stessa paglna 70 trovlaiiio : 0 Aoyo^ siv^^yiffnq- -aV-
^ipyx , v.'x-j. Ty.zoy a''}^si , colla iradnzioiie : Ratio mo it ales
regit, moresque scrvat\ e qui pure noa sappiamo compi'en-
dere come la poca rispoiidenza del latino col greco noa sia
stata sufticiente ad aiumoiiire il signer Tirrilo clie il sue
testo proliabilmente noii era ?enza bisogno di qualclie
correzione. A pie della pngiua poi ciiansi Grozio e Cle-
mente Alessandrino come inallevadori di quel framniento ;
ma il Grozio legge v.xl r-'.-':y cJ^^n fj.iyo:, , e sola (la ni-
gione) conserva L costunii-^ e questa lezioiie xa; rpirrov ap-
parisce citata anclie nelle note del Pottero all' opera di
Clemente Alessandrino, e lodata sopra quella del testo
coir autorita altresi del Yigerio.
A pag. 78 in fine si legge: liocy^oo^ ( deve dire v.x/.vi)
ri>.EVTx 7r>.£iGTx JX3 ( leggasi irXeiarx yx^) ci>x>.Xit (e uii
errore T iota sottoscritto ) jj^jors? , In malum finem exit :
plurimuni enim honiiiiibus incommodat. Ma prima di tutto
Stobeo da cui e tolto questo franimento lo attriliuisce ad
Euripide e non ad Epicarmo (i). Noi troviamo ben per-
donabile questo scaml)io ; ma non sappiamo immaginarci
com' egli abbla potuto riferir cosi monca quella sentenza ,
di chi che si fosse , e credere di poterne trarre un co-
strutto. Nelle note egli parafrasa il suo testo cosi: Chi fa
un fine pessimo e ogli uoniini assai incomodo ; ma ne le
parole del testo condncono veramente a qnesta sentenza ,
ne questa sentenza sarebl^e vera. Ben e chiaro per lo con-
trario e verissimo cio che dice Enripide qualora gli si re-
stltuisca tutto intiero il sno testo : 'Opyrt yx^- 07Tii ii^i(j><;
yxpi^cTXi v.xvMq tcXjltx tt/.cigtx yx^ i^x?J.£i fifozin;, Quis-
quis irce proeceps indulget in malum finem exit : plurimum
enim hominibus incommodat.
Quanto abbiamo detto bastera, credlamo , a provare
clie il sai^gio storico del sig. Tirrito primamente non risolve
i dubljj degll ernditi intonio alia vita di Epicarmo;, poi ben
lungi dair illustrarne i frauunenti ce ne mette ionanzi una
ristampa misera e guasta per niodo clie spesse volte ne rie-
sce impossiljile £ia la lettura. Se dopo di cio discendessimo
a parlare del suo stile, poirelibe credersi facilmente clie noi
provassiino qualche piacere nel dir male del suo libro :
(l) La sentenza qui ril'erita, qual clje ne sia il siinlficato, cro-
vasi iufacti neWEolo di Euvipide.
APPENDICE IT\LIVNA. S/S
dicliinriamo In vece che il tiniore di muovere questo sospetto
ci a^'l•ebl^e indotti a passarlo in silenzlo , se non sorgeva
in contrario una considerazioiie , al parer nostro , di qualche
inipoi-tanza. Perocclie senza recentl libri di filoloi;ia puo
r Italia non di meno gloriarsi di qnesti studi , nei quali i
nostri maggiori furono tanto valenti ; ma dobbiamo pen-
sare al gindizlo che farebbero di noi gli stranieri qualora
venisse loro alle mani il volume del signor Tirrito, e dal
generale silenzio dovessero congetturare che noi avessinio
ricevuto come un buon libro una tanta cougerie di errori.
A.
Fatd storico-milltnri delV ctd nostra , di Antonio Lis-
soiVT, antico ufficiale di cav(dleria. — Mdano, 1887,
dallcC tip. di Felice Rtisconi , in 8.° di png- Vlii
e 358 , al prczzo di oust, lit: 4.
II sig. Antonio Lissoni si e proposto di pnbblicare al-
cunl fatti niilitari delP eta nostra , componendone quattro
volumi, a ciascuno dei quali agginngera nna carta litogra-
fica disegnata dal sig. Focosi. La materia e nobile e degna
die moiti prestino favore all' inipresa ; e quesio prime vo-
lume fa testimonio alia diligcnza che il sig. Lissoni vi ap-
porta e come storico' e come scrittore. Sotto questo se-
condo rispetto noi vorremmo r.iccomandargli di quando in
quando una maggior brevita; aMinche il suo libro non ri-
duca nella memoria de'leggitori quelle parole tli Cioveuale:
. . . I deniens, et sce^^ns curre per Alpes ,
Ct pueris plnceos et dfclamatio fias.
Come storico poi , da niolti testimoni oculari abbiamo sen-
tito lodarlo di grande ledelta od esattezza ; donde questo
suo libro in parte supplisce , in pane rettilica le storie gia
conosciute. I fatti del primo volume iin qui puI)bIicato ri-
sguardano tutti la guerra di S|iagna , piena di maravigliose
prodezze e d' incredibili atrociia, dove 1' arte e il furore,
r amor della gloria e il desiderio della X'cndetta , il senti-
mento della dignita nazionale e 1' orgoglio di ima gloriosa
milizia , tutto in somma concorse a j^rodurre tali elletii di
cui non ha la storia e non immagino mai la pocsia i piii
grandi e piu gravi. II volume comincia da una visita alia
casa degl" invalidi in Padova . e linisce coUa destrizioue
3-4 APPENDICE ITALIANA;
del inagnifico giardiiio de' Cappuccini di Siarra presso Bar-
celloua i e come ia qnesti due puati estremi , cosi aiiche
in tutto 11 restante ci gulda per una molto dilettevole va-
rieta di racconti e descrizioni a farci un' idea vera e coni-
piuta di quella guerra tamo faniosa. Lo stile e qui, al pa-
rer nostro , niolto migliore die in tutte le altre scritture
del signor Lissoni , perclie obbedendo all' abbondaiiza del
cuore va piu veloce e piii scorrevole senza mostrare so-
vercbia cura di ornarsi. II sig. Lissoni , studiosissimo della
nostra lingua , ba una grande riccbezza di belle frasi cbe
quasi gli piovono dalla penna ;, nia questa facile riccbezza
qualclie voUa nuoce a' suoi scritti nei quali giudieheresti
cb' egli cercbi ed accumuli a grande studio cio cbe forse
non ha la pazienza di rigettare come sovercbio. Molte pa- '
gine potrebbero citarsi a far buona testlmonianza di questo
libro, e principalmente quelle dove descrivonsi il valore del
colonnello Cotti, il saccbeggio di Manresa, la morte del gra-
natiere Gavallari, il passaggio per una stretta, o vin campo
dopo la miscbia , o i dialogbi di feriti, eroi nella sventura:
ma poicbe temianio di riuscir troppo lungbi ci contente-
remo di trascrivere queste pocbe riglie : "II bravo soldato
fa bravi i soldati e gli avvalora a glorlose imprese. Egli
trasfonde in essi in certo qual modo il caldo e la vigoria
sua. Un capo e il tutto di un esercito ; egli n' e I'anima:
e quando la soldatesca fa grande stima di lui , e posa ia
esso ogni sua speranza , il suo volere e il volere di tutti,
e si puo dire cb' egli combatte con tutie le braccia de' suoi
soggetti. " E queste parole dice il sig. Lissoni a proposito
del colonnello Cotti il cui coraggio ba trovata in questo
volume una ben nobile ricompensa. '< Egli visse breve la
vita sua ; ma se breve di giorni , lunga fu all'onore e alia
gloria : e in quella cbe dolenti lamentlam la sua perdita ,
ci conforta il nobil pensiero, cbe non andran mai perduti
i nobili esempli clie ne lascio del suo valore . . . Lagrimato
dalia soldatesca italiana ond' era ornamento e splendore ,
egli si mori la notte del 26 di giugno dell' anno 1810,
onorato in quel di medesimo delle ponipe funebri cbe si
potevan niaggiori nella cattedrale di Girona : e il glorno 7
del seguente luglio la niadre sua ricevette a Cremona in-
sieme colla dolorata notizia della morte del caro ligliuolo
la pension vitali/:ia die da Pnrigi le aveva F Lnperatore as-
segnata di uiille dugento fraiicbi all' anno, u A.
AllENDICE ITALIANA. 3/5
6Vt//' istnizione conveiiiente alle diverse cnndizioiii di
persone , col progrtto di rendere t istruzlone simul-
tanea at Icwori fctnminili , cd un' appendice sidle
sciiole deU iiifdiizin, Mcmoria corredata di tavole
deW ahiite Q. Bagutti, direttore delC I. R. Istituto
del sordi-muti in Milano. — Milano, i836 , dalla
tipografia di Rniiierl Fanfani, in 8.°, di pag. i56,
austrlacJie lir. i, 5o.
CulluqiiJ c ragguagll domcstici indliizzatl alt educa-
zionc dclla fancinllczza da Midiele Parma. — Mi-
lano ., io3~, prcsso Antonio Fortunato Stella e fi-
gli , tipografia Guj^lielinini e Redaelli , in i6.°, di
pag. XVI e 3-0 , lir. 3, 45.
Un nuovo amico della giuventu. — Milano, i836,
Ginseppe Beniardoni di Cio., i/i 12.° Sono uscite 6
piintate e costano austr. lir. 4 , 80.
Gnida dclt educatore , fogUo mensnale rcdallo da Raf-
faello Lamerusciiini. — Fircnzc, 1 836-1 837, prcsso
C. P. Vicusseux , coi tipi della Qalileiana , in 8.°
Ogni mese se ne pnhblica un fascicolo di pag. 48,
ital. lir. 1 1, 20 air anno.
Islitutore elementarc , giorncde dedicuto at maestri ed
ai padri di famiglia , compilato da Giovanni Co-
demo. — Venezia , 1836-1837, G. B. Meilo, in 8.°
Ne esce un fascicolo cd mese di pag. 32 , austrta-
che lir. 9, 5o aU anno.
II Narratore , Ictture ameno-istruttive per la gioventii
cT amho i sessi, ituliane e tradotte. — Milano., i83~,
Omohono Maiiiiii, in 8.° Ne esce un fascicolo di
circa pag. 40 ogni quindici giorni.
II Giovedt , lettura pci giovanelti, compilato da Achille
Mauri c Carlo Grolli. — Milano., 1836-1837,
Pirotta e C. Se ne pubblica unfoglio in 4.° piccolo
ogni scttimana.
Se fate ili girare uiio sgnardo sulla repubblica letteraria
de' nostri giorni vi trovate, gli e vero di molie I'ntilita :
vtrsi d' a more ad aniiche ideal! : un' arcadia novella di
poesie non subliini iiuorno a cjnaute sono suhliniiia reli-
giose : prose di ronianzi , di scene, di novcllelte clic spesso
376 APPENDICE ITALIANA.
fanno guerra al buon gusto , e , clie piu monta , al Inion
costume: glornali a josa clie spuntano atl ogni istante a
disputarsi il cauipo delle inezie e tielle scipitagglni , a far
ponipa di motti e di lepidezze. Noa per tauto aaJreste
assai lungi dal vero se da cio voleste argomentare tutto
esser borra cjnanto si scrive tra noi : perclie se e certo
die molti llbri e giornali sorgono a far mostra di se che
meglio sarelilje non mai fossero apparsi alia luce, molti
pero ne couipajoiio la cui utilita noa si pno nullauiente
recare in dubbio, e tra questi anzi tutti voglionsi coUo-
cati quelli die si prefiggono per iscopo I'edLicazione , quella
disciplina cioe dalla quale dipendono le sorti della presente
e delle future generazionl. E ne gode veramente Tanimo
in veggendo a questa scienza di taiita levatura volte di
presente le faticlie di tanti sapientl , i quali con libri e
giornali adoperano di rendere Tumauita piii felice e di se
stessa piu degna. — Ma tutti cotestl libri e giornali ten-
denti ad un fine tanto comniendevole son essi poi tutti ac-
conci ad asseguirlo ? A tal domanda inteudlamo rispondere
in parte coUa presente ri vista.
L' abate Bagutti e uomo assai benemerito deirumanita.
e vantaggiosamente conosciuto pel sue libro sulP Educa-
zione de' sordi -muti , de' quali in Milano presiede I'lnsti-
tuto. La sua Memoria suU' Istruzione che alibiamo sopra
indicata e divisa in due parti , la prima delle quali nulla
per avventura comprende die i nostri lettori non sappiano,
perclie le son cose da molti gia ricantate: ma la seconda
clie discorre 1' Educazioae delle fanciulle contiene uu pro-
getto die merita d' essere brevemente diiamato ad esame.
L'autore osservo die nolle scuole feuiminili i progressi si
appalesano di luuga mano iiiferiori a quelli die si scor-
gono nelle mascliili, e cio provenire dall' eserci^/io' de' la-
vori , die ogiii giorno rapiscono non pociie ore alio studio:
e quindi a iine di riparare a questo inconveniente viea
egli proponendo il metodo dello studio ede'lavori simulta-
nei. In forza di questo sisteuia la tenera alunna cogli occlii
fissi del continuo sul proprio compito e gli orecchi tesi
verso r institutrice deve ripetere certe parole che questa
le indirige , rispondere alle di lei domande, conteggiare ,
declinar noiui , conjugar verbi , comporre proposizioni , e
quindi apparare la grammatica , I' aritmetica , il catechismo
e tutto, si puo dire, sul proprio lavoro. Noi ci eravamo
\PPENDICE ITALIANA.. Sj^
gia formata nn' opinione poco favorevole a tal progetto,
qnando ne giiinse alle niaiii uii fascicolo della Guida del-
I'Educatore , dove il Lambrnschini ne pronuncia un giu-
dizio assai lusinghiero, ma cosi alia breve senza esami-
narlo : dietro dl che cL mettemmo a ricercare qual grande
pregio fosse in questo sistema da renderlo si Ijene accetto
al Lanibruschini ; uia per quanto ricercassiino a noi fa
iinpossibile di ravvisarvene alcuno , e pero ci siam con-
fermati nel pensiero cli' esse non sia panto necessario ne
vantaggioso. Non necessario, sendoche farebl^e niestleri
diniostrare che gli anni della giovinezza femminile noa
siano snfficienti a tntte acquistare le cognizloni die ragio-
nevolmente si convengono a qnesto sesso : mentre all'op-
posto Tesperienza ne assicura die le iastituzloni letterarie
femminili non esigono poi tanta diutnrnita da non poter
essere alternate col lavori. Non vantaggioso, perche I'at-
tenzione, questa facolta deiranimo tanto difficile nelT eser-
cizio , ove sia partita sovra piii oggetti , deve senza dub-
bio sininulre d' intensita. E qui chiedo licenza a' lettori di
toccare in proposito un certo mio pensiero del quale fa-
ranno quel caso die crederanno: e questo e, che I'inten-
siia delle facolta intellettuali segua la medesima legge che
vcggiamo verificarsi in ordine ai corpi;, e pero Tattenzione
perdere di forza non in ragione del numero degli obbietti
sui quail agisce , ma si giusta il loro quadrato. Di maniera
che se la forza e Fintensita dell' attenzione sopra un solo
obbietto fosse come sedici , sopra due contemporaneamente
non sarebbe altrimenti di otto per ciascheduno , ma sib-
bene di quattro. Laonde, secondo questo mio pensamento
qualvolta vogliasi esercitare cotesta facolta sopra piii cose
simultaneamente succede sempre non solo divisione ma
si anco disperdimento di forza intellettiva. — Se non che
una moltiplice applicazione di questa guisa non puo veri-
ficarsi che sopra cose alquanto conosciute : ove queste rie-
scano afFatto nuove ; ove si tratti impararle di fresco, non
potro mai darmi a credere che la mente umana valga ad
apprenderle contemporaneamente: in questo caso ogni pa-
rola che s'ode, ogni oggetto che vien sottoposto alio sguardo
richifde tutta intiera la mentale aiiivita per essere giusta-
mente concepito ed inteso.
Invano T autore ne dice che la natura nmana ha in se
delle risorse maravigliose : egli si vale dell' esempio d' una
MlOL Ital. T. LXXXVl. 25
378 APPENDICE ITALIANA.
fanciLilla die ad un tempo legge le note musicali, e canta
e fa scorrere le dita sulla tastiera e move alia cieca i
piedL sopra i pedali : tutto bene , rispondlamo noi , ma
resempio e male applicato. In questo caso liavvi un tutto,
vn solo principio , Farmonia, a cui si riducono tutte le
azioni contemporanee della sonatrice ; mentre qual tutto,
qual armonia rinviensl mai tra la grammatica alia quale
r alunna deve dedicare T orecchio e la voce, e la calzetta
su cui tenere occupata la vista e la mano '' Oltre di clie
stando anche alPesempio della sonatrice , giova osservare
ch' ella non giunse ad unire tutte le indicate operazioni se
non dopo di averle ad una ad una apparate. E brevemente
pare a me clie neirapprendere, ordine siraultaneo non vi
abbia ned esser vi possa: in ogni cosa essere necessario
un ordine successivo sempi'e dal noto all' igiioto procedendo.
E qualunque institutore vorra dividere la mente sopra piii
obbietti non potra comunicare a' suoi alunni che imperfette
cognizioni. E pero non tenio punto di asserire clie il ine-
todo proposto dair abate Bagutti non e troppo favorevole
ad un perfetto sviluppo delle giovani alunne , le quali ira-
porta addestrare alia concentrazione del pensiero su quella
qualunque cosa clie fanno, anziche appositamente ammae-
strarle a lasciarsi andare insieme a piii oggetti coU'evi-
dente pericolo di non satisfare pienamente ad alcuno. Che
se finalmente un tale Progetto presentasse anche qualche
vantagglo, non sarebbe strana T idea di volere abusare di
questa maniera Tattivita della mente suU' eta la plu dili-
cata e in quella classe dell' umana fainiglia che meno ab-
bisogna di tanto sviluppo? — Del resto 1' esaminato me-
todo del Bagutti non e punto nuovo , ned ei pretende
che il sia, anzi narra egli medesiiito come fino dal 1.810
erasi attivato ad Yverdun nel celebre Instituto di Pesta-
lozzi e di qui passato a Friburgo dove il comitato delle
dame e lo Stabilimento delle Salesiane adoperarono in qual-
che modo di avvantaggiarsene. Ma il poco o nullo pro-
gresso clie pel corso di ben cinque lustri esso otteune in
Isvizzera , paese che tanto si occupa d'educazione , gli e
un fatto degno d'essere medltato da chiunque per avventura
amasse di vederlo promosso anche fra noi.
II cainpo laborioso dell' educazione guadaguo un valente
cultore in Michele Parma clie ora espose i suoi Colloquj
e RagguagU domestici coi quali vien saviamente foggiando
APPENDICE ITALIANA. 879
il cnore degli adolescent! nati da signorili faaiiglie. Kon
gia cli' egli si ricusi dl scrivere precetti anco per T educa-
zioiie degli altri die pertengoiio a meno alte class! social!,
ma iiitonio a materia di si alto rilievo estimo opportuno
il pigliare cominciamento laddove T esperienza meglio ave-
valo aiumaestrato. Non e virtu alia quale noii cerch! d'ia-
vogliare ! fanciuUi , non vizlo o passione che loro non
renda abbominevole. Sn queste pagine ess! apprenderanno
amore agli antori de' loro giorni, gratitudine ai precettori,
ai fratclli afTetto ^ ai maggiori sommessione; qui formeran-
nosi giusti concetti deiranlma, della religione e della di-
vinita; ne' loro fall! impareranno necessario il pentimento,
negT infortuuj la sofl'erenza , neU'empito dell' ira modera-
mento. E tutto per mezzo d' avvenimenti che Tautore im-
magino ed espose con tanta verosiniiglianza , quanta ba-
stera talvolta a persuadere agli alunni d'essere ess! mede-
simi il subbietto della tela cli'lianno spiegata sott'occhio. —
E come dl questa gnisa afFatica di sviluppare la parte del
cuore , tenta ugualmente riguardo alPintelletto , sebbene ,
a quanto ne parve, con molto minore felicita. E di fermo,
se r antore vorrh freddamente rivedere alcuni dialogli! ver-
genti sullo sviluppo intellettuale, ngevolmente avvisera come
vi si tenga un lingnaggio tanto elevato e filosofico da non
convenire in modo veruno alia capacita della fanciullezza
per quaato s' intenda ampia T estensione di questo stadio
deir umana vita. Segnatamente nel Franimento d'una U'zione
grammaticale u' incontra d" udire due fanciulli a favellare
tanto lilosoficamente sulle teorie degli aggettivi e sostantivi
che un professore di logica non farebbe di meglio : e si
vede aperto che gl! aluun! si trasformarono nel sig. Mi-
chele Parma, quando all'incontro era dovere di quest' ul-
timo trasformarsi in quell! onde assumere una favella che
meglio loro si addicesse. — Per quanto poi riguarda lo
stile oude quest! CoUoquj sono dettat! , sara bello di non
parlarne parola, e si perche forse sapreblie all' autore
troppo agro il nostro giudizio, e si perche da quanto egli
dice nella prefazione non bene abliiamo potuto asseguire
la sua opinione sul fatto della lingua ilaliaua.
Fra le ultime opere apparse da poco alia luce a line
di giovare I'educazione, vuol collocarsi il Nuovo umico
della gioventii , che meglio potrebbe nominarsi 1' amico di
tutta r uiuaiiita , poiche v! si raccolgono materie che ad
380 APPENDICE ITALIANA.
ogni guisa di persone, ad ogai stato ed eta possono con-
venire. Per mezzo di braiii qua e cola trascelti da libri
gia favorevolinente conoscinti vi si discorroiio le cose tntte
pertiiieiiti airnonio, alia dlvinlta ed alia natura^ si sver-
gogna ogni vizio, si scalJano i cuori alle piu eccelse virtu:
vi sono ad alto predicati d' ogni classe i doveri , santifi-
cati d' ogni uomo i diritti. Storie , novelle, veglie, inedi-
tazloni, omelie, funebri discorsi , dramnii ed altro se ve
n' Iia tutto puo trovarvi il suo posto, qualora satisfaccia
alio scopo avuto di mira. E sebbene in sul primo nascere
il Nuovo amico delia gioventu mostrasse di volersi quasi
aU'intutto giovare di riproduzioni ^ non di meno in pro-
gresso voile arriccliirsi ancora di scritti original!, tra' quali
noi amiamo di ricordare il CarJambrogio da Montevecchia di
C. Caniii ; e V Etogio di Maria Cristina ultima regina delle
Sicilie : lavoro per nobilta di pensieri e splendore d' elo-
((uenza lodevolissimo , falsamente pero attribnito al teatino
P. Ventura clie il declamava nella reale cappeila di Mes-
sina, mentre a|ipartiene al filosofo Pasquale Borelli, le ciii
fatiche suU' italico idioma sono assai conosciute.
La Guida dell' educatore e compilata da tale il cui solo
nome porta un elogio. Egli porto lo sguardo sull' ednca-
zione de' tempi anticlil e nioderni, vide i sinistri efFetti
ora della sovercbia austerita ora dell'eccessiva condiscen-
denza , e non adulando , come i piii fanno , 1' illnminato
secolo nostro , mostra ai padri , alle niadri , agli educator!
d' ogni classe, d'ogni sesso i gravi danni a cbe riuscirono
i loro sforzi percbe destituiti di savj principj direttori , e
loro vien proponendo altro sistema , il quale non si ab-
bandonando agli estremi valga ad infrenar la natura senza
tiranneggiarla , ed a concederle il necessario sviluppo senza
abbandonarla totalinente a se stessa. Per quanto risguarda
I'istruzione, secondo I'egregio autore , non deve questa
proporsi , come veggiam tutto giorno , d' innestare ed in-
fondere nella mente degli alunni le cognizioni , e di ap-
piccicarvele come si farebbe di vin quadro ad una parete ;
cbe tutte codeste positive cognizioni pel sovercliio peso
intorpidiscono lo intendimento : ma la base fondamentale
d' ogni istruzione deve essere lo svilnppo ed il perfezio-
namento delle facolta. Non e gia mestieri di far passare
le nostre idee nella testa del fanciullo , ma solo di svol-
gere quella mentale attivita die vale ad acquistarle : allora
APPENDICE irALIA.NA.. 38 I
gli alunnl si addestreranno a pensare di per se stessi , ad
astrarre, a concretare, a comparare e classificare gli og-
getti e le nozioiii , ed a raziocinare dirittamente intorno
a quanto vien loro sottoposto alio sgnardo , od offerto alia
menie. Son quest! i principj di educazione ed istruzlone
clie niano mano il Lambruscliini viene esponendo nelia
sua Gidda , principj senza diibbio saldi e veraci clie egli
dedusse dalla sua liinga osservazione sulT indole delta
umana natara , e clie I)en meritarono il buon viso , anzL
r animirazione onde furono accolti da tutta T Italia. E quel
nostri lettori , i quali per avventura estimassero esagerate
queste parole, facciano di fermare il pensiere sul piano
filosofico di tale impresa e maturamente ne discorrano
Tampiezza, i mezzi e lo scopo , e quindi mi tengo certo
die ne faranno giusta ragione. La Guida dell" educatore
dividesl in due parti , la prima delle quali comprende i
precetti di educazione e di addottrinamento con alquante
notizie bibliograficbe intorno ai libri che su questa materia
veggon la luce in Italia e fnori : T altra consta di semplici
ed amene letture destinate all' esercizio degli alunni. Questa
seconda parte in sul cominciamento mostrava qualche
umilta , ne pareva diretta a grande vantaggio : le materia
vi erano tradotte dalF idioma francese per la piu parte, e
proprie unicamente della prima fanciuUezza. Ma di pre-
sente vi si riscontra di molto ammigliorata per questa
parte : le letture piu spesso originali clie tradotte vi sono
scritte con aurea semplicita e con isquisita eleganza cU
lingua: non piu acconce ad una sola eta, vi son distinte
in classi giusta lo sviluppo clie lianno raggiunto gli alunni
a' quali vengono destinate.
A rendere ben accetto il Giovedi, lettura pei giovanetti
deve bastnre il nome del sno principale compilatore Achilla
Mauri. Quasi d'ogni scieiiza si abbella questo giornale ma
segnatamente di letteralura, fisica, storia naturale e civile,
geografia, scienze filosoficlie e morali : evvi qualcosa di
religione, qualcosa di grammatica e iin anco di galateo.
A renderlo piu caro a quelTeta alia quale e consacrato, a
quando a quando vi fanno bella mostra alcune soavi e
dilicatc poesie , altre originali dello stesso INIauri, altre per
Ini recate in belT idioma italiano da lingue straniere. E fra
le originali delTannata seconda ora in corso vuoisi ram-
mentare in\ Inno per la cessazione del Ciiolcra in Milano
38a APPENDICE ITALIANA.
etl una cantata sulla Risurrezione. Le lezlonl pol dl lette-
ratura rivelano nello scrittore ua giudizioso sentire con-
giunto a non comune criterio pel Ijello : in esse trovi ispie-
gate alcnne teorie cU belle lettere , e confennate con esenipi
di autori antichi e recenti : trovi discorsa 1' origine della
nostra lingua , il successivo di lei perfezionamento , e il
grade a ciii fn recata dai nostri primi letterarj splendori :
vi trovi incnlcato lo studio delTidioma latino a questl
giorni quasi venuto in ischifo come disutlle e pernicioso.
E coloro die in mente accogliessero si triste opinioni ,
sentano come il Mauri ne scrive. " L' essere i glovanetti
nella prima eta a un modo medesimo iniziati con uqo
studio unico e generale alia letteraria e scientifica cultura
giova moltissimo a raccostarii fra loro, ad afFratellarli nei
sentimenti e nelle idee : giova a far loro comprendere di
buon'ora die sebloene diversi d'interessi e di genj, debbono e
possono intendere ad un fine comune die e quelle di colti-
vare il proprlo intelletto, e di perfezionare il proprio aninio
in loro pro ed in servigio degli akri : giova a creare in essi
tante soniiglianze ed afiiaita di pensieri e di afFetti , die
maturate in progresso e rafForzate dagli anni , possono
contribuire a sceniare le scabrezze delle ineguaglianze so-
ciali. II perclie lo studio delle lingue classiche, guardato
sotto questo aspetto , voglio dire guardato siccome uno stu-
dio comune cbe e destinato a stabilire la fraternita degli
ingegni , vuol essere ritenuto come uno studio quant' altro
mai vantaggioso. » E tutto intero T articolo che parla dei
Vantaggi della lingua latina araerei fosse letto da taluni
civ io spesso odo a declamare e gridare la croce contro
la lingua di Tullio, di Flacco e di Marrone. Belle pur anco
sono le pagine die versano intorno alia vocazione e i do-
veri de' glovanetti , e quelle che contengono le princlpali
nozioni del nostro planetario slstema ed altre somigllanti ,
tutte compllate dalla penna indlcata : unlcamente la de-
scrlzlone del quartlere di Milano die si noma da Porta
Yercelllna, abbenche fatta coUa maestria propria del Mauri ,
ne parve cosa lunga troppo e troppo d' interesse partlco-
lare. Rlflettano i savj compllatori die i inolti pregi di que-
sto glornale il fanno leggere da molti andie fuori di Mi-
lano e in iuoghi dove i monunienti di questa cltta non
possono interessare gran fatto. — Ne rimane a dire qualclie
parola intorno ad alcuni articoli sulF organisiuo delT uomo,
ATPENDICE ITALIANA. 383
i quali non pari'anno troppo acconei alia gioveiitii , perche
scritti con soverchia stringatezza , e nello stesso teaipo
con ridondanza di tecniclie parole , le une addossate alle
altre, e tali da non potersi intendere se non da coloro che
si conoscono di fisiologla. Perche: iigurntevi di voler ispie-
gare ad un giovanetto 1' organo dell' udito , ed nsate le
segnenti espressioni dell' autore : = L' orecchio , organo
deir udito , apprende il moto vibratorio degli atorai aerei
agitati dalla percussione e dal tremito dei corpi elastici.
I raggi sonori arrivano all' aur/coZa, padiglione, che IL
raccoglie in fasci e li trasmette dall' esterno meato udito-
rio alia interna membrana del timpano. Nella cavita del
timpano coniunicante colle fauci per uiezzo della tromba
eustachiana, stanno il martello, I' incudine , V osso ovhicolare,
la staffa , la ftnestra ovale : nel vestibolo stanno 1' acqua
uditoria , i canali semiciicolari e la chiocciola. = Figuratevi
ancora di voler comunicare ad un vostro alunno I'idea
del cervello , e favellategli di qnesta guisa : = II cerebro ,
al quale i nervi tutti concorrono , e un viscere midollare
coperto dalla dura madre , dall' aiacnoide e dalla pia ma-
dre : dividesi in cervello, cervelletto , midollo allungato e mi-
dollo spinule : separa dal sangue un umore squisitamente
etereo . . . gasoso . . . igneo . . . elettrico . . . clie i fisiologi
chiamano spirito animale ( mistero ! ) e che si comunica
ai nervi. L' impressione che i nervi ricevono dai corpi
esterni partecipata alio spirito animale , con rapidita indi-
cibile , istantanea si trasmette al cerebro . . . conrnne sen-
sorio . . . domicilio dell' aninia ! . , . InteWgenza. ^= INIa in-
telligenza non ha certo in questo guazzabuglio e fortuito
accozzamento di parole. Non e questo il modo di favellare
alia gioventii : per cssa voglionsi poche idee, ma cliiare,
ma distinte, ma espresse con semplicita e senza l' osten-
tato rimbombo di tecnici paroloni.
Abbenclie le letture della Guida e del Giovedi siano va-
riate in modo da prestarsi adaitamente a classi diverse di
giovanetti , restava pero il dcsiderio di altra opera che
per la natura de' subbictti e per la maniera di loro espo-
sizione potesse allcttando coltivare la matura adolescenza,
quel periodo cioe della vita die piii si accosta alio stato
virile. E a qnesto voto satlsfece di recente il Narratore.
La gioventii a' nostri giorni precoce piu che mai appena
abbia appiestate le labbra alia coppa inebbriante del bello.
384 APPENDICE ITALIANA.
raplta all' amore dello straoi-dinai'io e del poetico si eguin-
zaglia ad una sregolata lettura , in cui spesso sta celato il
veleno , come nel frntto il verme roditore. Saziare questa
fame imperiosa con articoli che appagando il bolloi-e della
fervida fantasia insieme conservino puro il sentimento del
cuore, ecco, s' io bene m' appongo, il fine cui s' indirige il
Narratore : sacro laudevole line cui senza meno aggiugnera,
ove non si dilunglii dal sentiero sul quale pare die niova
passi tanto sicuri. Qual che siasi 1' argomento per lui di-
svolto , lo scopo sopra toccato gli sta continuaniente di-
nanzi : sia cli' ei favelli d' aiti o di belle lettere , sia che
dell' uomo o della natura , per te, o gioventii, sempre fa-
vella. Perche tien egli discorso delT infiaia casta del po-
polo e de' suoi sudati lavori ' = Giovani lettori, soggiunge,
non niegate la vostra stima, la vostra lienevolenza a quegli
tiomini dalle cui mani esce il pane che mangiate , le vesti
di cui vi coprite , i comodi , gli ornamenti , le delizie
di cui siete circondati. Guardate sotto V ardente sollione
trasudare intorno al coltivatore la sua sposa , le sue gio-
vani figlie che mietono il vostro grano. Entrate per le of-
ficine , pei casolari dell' artefice , niirate come alcuna volta
langue neila miseria la numerosa famiglia di chi i piu
preziosl drappi v' intesse : guardate all' ingegno ed all' in-
dustre attivita loro , interrogate qual corredo di cognizioni
abbisognino loro per V esercizio di quelle arti che noi cre-
diamo affatto materiali , e vi convincerete che nessuna di
queste arti e vile, nessuna indegna d'essere da voi stu-
diata , rispettata e stimata. Vedrete come lampeggi il ge-
nio anche in qnegli uoniini dalle mani incallite, dalle fronti
abbronznte pel calore del sole o delle officine , e a cui
1' edncazione non insegno ad esporvi con nitidezza i pro-
prj pensieri , ma dei quali l' istruzione potrebbe formare
uomini sommi. Amateli questi uomini, e fatevi amare da
loro : le loro famiglie proferiranno con riconoscenza il vo-
stro nome , e se 1' eta vostra vi concede di seguire gl' im-
pulsi del cuore , siate loro utili coile cognizioni , coi con-
sigli , coir oj^ere : rendete facile , onorato 1' esercizio del-
r arti loro , e la societa vi sara debitrice de' suoi avan-
zanienti. = Parla di belle lettere? = Giovani amici , dira,
voi siete per apprendere un' arte nobilissima fra tutte e
di grande giovamento agli uomini, se per oaeste mani trat-
tata , ma vile , ma pestilenziale se adoperata a sfogo di
IPPENDICE ITALTVNA. 3^5
malvage passionl. Ricordatevi die una sola parola sfug-
gita dalla vostra penna puo essere cagione di lacrinie a
molti. = Dipinge T aurora? — Oh! esclama, dessa e 1' av-
vivatrice del mondo. Stolto clii di vol )ioltrisce fra le col-
tri e trascura di niirare lo spettacolo dell' aurora die spunta!
tristo chi puo niirarla freddo , insensibile e non si sente
commosso deliziosainente nel cuore : = e piii iiinanzi =:
siate allegri , come I' aurora, giovani amici , perclie uii' au-
rora e anclie la vostra vita. = E la vita giovanile di Giotto
con quanta soavita , con quanto studio del cuore uniano
vi e delineata ! Giotto dipintore famigerato, iinmortale con
brevi tratti e descritto, lua Giotto adolescente , pecorajo ,
Giotto aggravaio dal peso del suo medesimo genio, avuto
da ciascuno in concetto di scipito disntilaccio , die pian-
gendo grida : Mio Dio, mio Dio , perche m" hai fatto cosi
stordito ! gli e dipinto con tale una verlta , con tale una
dolcezza die ti ricerca le piii riposte fibre del cuore.
Anclie Venezia conta uii giornale dedicato alF Educa-
zione compilato da Giovanni Codemo, die s' intitola Insti-
tutore Elementare : il quale sebljene dal lato dell" invenzione
non valga a sostenere il confronto di molti altri suoi con-
fratelli , non manca per questo di pregi tali da farlo rac-
comandato a diiunque deblia vcgliare la sorte della gio-
ventii. In esso vengono riprodotti con giudizioso criterio i
migliori articoli precettivi die si riscontrano sparsi in altri
libri e giornali. Vi si aggiungono le biografie di que' uo-
mini le cui opere avvantaggiarono la scienza delF educa-
zione, e di que' giovanetti le cui precoci virtu valgono a
destare emulazione nei vergini cuori di quelli pei quail
sono serine.
Sebbene nelle opere e ne' giornali die abbianio esaminati
ed in altri de' quali il tempo non ne concede di favellare,
si tocclii saggiamente di quanto si riferisce alia fisica, mo-
rale ed intellettuale educazione , non pertanto e' mi pare
che due cose siansi, non dico dimenticaie , ma toccate al-
meno troppo all' infretta , laddove meriterebbero d' essere
spesso ed altamente predicate. La propria fisica conserva-
zione e un pensiero die raro entra nella rnente della gio-
ventii trasportata dall' orgoglio della vita : eppure nessuna
eta pill di qnesta abbisogna di occuparsene. Noi non vor-
remmo con Du-Marsais die i giovanetti apparino fin dai
primissimi anni i principj anatoniici e tutia 1' animate
386 APPENDICE ITALIA.N\.
economla, no: ma vorrenimo pero die pui spesso si venisse
lor dirnostrando come la vita , qnesto fragile tesoro che
portiamo nelle nostre mani , slam tenutl a coiiservaria, ad
ainaria : vorremmo che lor si favellasse de' viscerl dellcati
clie soiio gll orgaul prlmarj Indispensablli della nostra fi-
sica costitLizione , della facilita colla quale ponno guastarsi,
de' trlsti efFetti che sopra di essl producono le intempe-
ranze d' ognl guisa, sicche meglio apprezzando 11 bene
della vita fossero piu canti, appensatl , rattenntl. Farebbe
mestieri la somma dl loro persuadere che senza la sanlta
la vita e un carlco , e 11 merlto Istesso svanisce : e che
piu 11 vlzlo anzl tempo ne uccise che il ferro. L' altra cosa
dl che hitendiamo accennare si e quello spirlto epigram-
matlco che a questl glornl precipuamente, come una pa-
ste, si diffuse in tutta la gloventii, e con tanto piu forza
quanto piu acuta d' ingegno. E questo un male che merlta
r attenzione de' nostri precettorl d' educazione, perche seb-
bene piccolo In se , egli e grandisslmo negll effettl che ne
sogliono derivare. Che mal addiverranno sclenza e morale
se questo splrito Ingigantisce ? Che addlverranno nol sap-
pi amo cosi per T appunto ; questo sappiamo pero che gli
scrittorl epigrammaticl allora presso ognl nazione fiorirono
quando ognl buona Instituzione volgeva al dichino.
Prof. Pczza Rossa.
L! Ape Italiana delle Belle Ani. Qlornale dedicato al
loro cultori. — - Roma, i835-i836, in 4.° Se ne
pubblica un fascicolo al mese composto di tre o
quattro tavole e di un foglio o due di testo. — • In
' Milano , presso la Socictd tipografica de' Classici
< Jtaliani., contrada di S. Margherita. Italiane lir. 3o
all' anno
Abbiamo gia renduto conto dell' Ape Italiana comples-
slvamente slno al sesto fascicolo (Vedi Biblioteca Italiana,
tomo Y'J-", pag. laS ). Pervenutici dne voluml, che com-
pionsi 11 primo col dodicesimo fascicolo ed 11 secondo col
vlgesimoquarto , proseguiremo nel nostro assunto , divl-
dendone pero la materia , giusta la norma adottata per
r Indice che conseguita ciascun volume , giacche in primo
luogo siffatta separazioae induce raaggior chiarezza, e riesce
APPENDIOE ITALI.VNA. 887
inoltre assal plii comotla pel propostocl cllvlsameiito dl
parlare piu estesamente della scuola moderna die dell' aii-
tica. Tntorno a quest' ultima ci sembra die possa bastare
un cenno delle produzioni piii singolari ; laddove sulla mo-
derna , la novita stessa del nomi degli autori , la vaiieta
dello stile ed altre particolarita diventano incentivi a mag-
gior interessamento. Ed e linalmente da valutarsi il van-
taggio die ne puo derivare ai viventi tanto dalla lode,
quanto da qualche osservazione die tenda a far accorti
di tin vizio, o a far conoscere que' niiglioramenti di cui
un' opera possa essere suscettiva.
Nel priino volume dunque, die e dedicato alia insigne
Pontificia Accademia romana di S. Luca delle Belle Arti,
la parte antica si compone di died tavole , tra le quali ,
oltre r afFresco dl Annibale Caracci ( die era dal conte
Amorini Bolognini viene rivendicato all'Albani ) e due Apo-
stoli di fra Bartolomeo di S. IMarco gia menzioiiati , sono
pur care le sei tenipre della prima inaniera di Raffaello
state dipinte per un grado di altare , in cui soao figurati
altrettanti Santi e Sante , cioe S. Bernardino da Siena,
S. Caterina da Siena, S. Giovanni da Capistrano, S. Luigl
Re di Francia, S. M. Maddalena e S. Bonaventura. La
semplicita delle movenze di ciascuna figura , la grazia
delle attitudini , del volti , il getto de' panneggiamenti ed
ognl cosa Infine danno indizio del prinio svilupparsi di
un sommo genio die doveva salire al posto piii emlnente
della pittura, come leggiadramente nota 11 chiarissimo illii-
stratore Melcliiorri. Anclie il quadro , In cui e rappresen-
tata la disputa di N. S. fra 1 dottorl dl Lodovico Caracci ^
disegnato da Pagliuolo ^ inciso dal Garzuoli ed illustrato
dal siillodato jMelcliiorri porge una cliiara testimonianza
del merito di quel grande istitutore della Scuola bolognese,
e ci semljrano ben degnl di plauso i tre che lianno coo-
perato a metterla in bella mostra.
Toccando della moderna pittura, ai sei quadrl die al)-
biamo gia fattl conoscere nel summentovato articolo , con-
scguita Giulio Sabino scoperto dal Pretorlani del cavaliere
Camillo Guerra , disegnato dal Moranl in Caserta , inciso
dal Biondi in Napoli ed illustrato dal Biancliini. Troviamo
molta espressione ^ qualclie occliio perb ci pare stragrande,
cos\ non reso esatto cento delle figure del seguito del
pretore , giacdie vi appajono delle gambe che noa si
388 APTENDICE ITALIANA.
saprebbe a quale figura appartengano: se confrontansi poi
le gambe del pretore colle braccia , emerge qnalche clilFe-
renza tU proporzione.
II Tasso che legge il sno poeiiia alia presenza del diica
Alfonso d'Este e della sua corte , dipinto da Francesco
Podesti, fu daU'autore disegnato , dal Garzuoli inciso e da
E. Yisconti illustrato. — Fra le moke bellezze di dlsegiio e
la eleganza della composizione, Tattitudine del protagoBista
ci parve alqnanto esagerata dalla meta in giu , perche in
ragione prospettica lo spazio occupato da' suoi pledi, rag-
guagliandolo a qnel'.o occupato dalle altre figure, il che
facile riesce per le figure romboidali in cni e compartito
il pavimento, fa comparire un allargamento di gambe piu
del dovere. Oltre a cio la prima figura a destra dell' os-
servatore presenta una gamba soveixliiamente grossa in
confronto della testa.
II martirio di S. Bertarlo abate di monte Cassino e suoi
compagni monnci, del cava Here iVicoZa Sessa , disegnato ed
inciso dal Pagliuolo ed illustrato dal C. E. Muzzarelli. — Se
il pittore ci ha offerto co' suoi mezzl una evidente sceua
di orrore , e ben degno e di lode per aver mostrato qual
sia il potere dell' arte sua, ragion vuole che ne partecipi
anco lo scrittore che si al vivo la descrisse. « I Saraceni ,
die' egli, desolavano a que' giorni 1' Italia ( nell' XI secolo )
ponendo a sacco e a ruba que' laoghi cui potevano per-
venire. II dipintore finge la scena nella chiesa cattedrale
di architettura gotico-saracinesca siccome dimostrano i sestL
acutl degli archi , mentre il Santo Abate ( discendente dagli
antichi re di Francla) erasi ivl condotto a pregare rEterno
in compagnia di alcuni monaci. Egli men compreso di ti-
niore del pericolo che gli sovrastava che dal giusto orrore
di veder calpestare le sacre ostie gia sparse in terra dalla
piscide rovesciata , e tutto nell' atto di chi sta occupato in
cosa che sia I'unico suo pensiero e senibra che voglia far
schermo del proprio corpo per impedire una maggior pro-
fanazione. La serenita di che risplende la fronte del santo
Cenobita , contrasta mirabilmente coUa ferocia degl'lnva-
sori , r un de' quali nudo della meta in su delle membra
stringe colla sinistra un calice ed un incensiere , frutto
della sua rapina e colla destra gli misura un colpo che
doveva esser mortale , mentre un altro alia sinistra di Ini
ha steso sul pavimento un giovane nionaco ciii figge la
APPENDICE ITALIINA. SuQ
lancia in gola , dall' altro lato un terzo di que' feroci , sordo
ad ogai voce di pieta per nn misero die tenta in vano
fuggirsi , e pur esso sul punto di porlo a morte. In cjual-
clie distanza su d' una pradella d' altare altro monaco e
gia trucidato. Qaesta e T orribile tragedia die il Sessa
prese a far rivivcre ai nostri sgnardi. >>
Giuseppe die interpreta i sogai di Faraone , fi-esco del
cavaliere Pietro Cornelius ex accadeniico di S. Lnca , at-
tualmente direttore dell' Accademia di belle arti in Monaco,
disegno del Gnglielmi, intaglio del ]\Iitterpodi. — • Niuno,
a parer nostro , potra ritimarsi a riconoscere in questo di-
pinto i pregi di iiiolta espressione e di bella composizione
combinata sul fare di quelle del Sanzio e di Andrea del
Sarto i ma dovra convenire nel tempo stesso clie le leggi
di convenienza non consentirebbero di vedere al cospetto
del re uno degli astanti adagiare un braccio sulla spalla
del Satrapo viciiio : questo gruppo pero e si ben combi-
nato die meno sensibile rende V accennata raenda. Nel
resto ai tempi in cui viviamo, in cui sono state messe in
luce ed interpretate tante antichita eglzie qualclie schiCl-
toso potrebbe chiaraare 1' autore alia osservanza del co-
stume.
Temistocle si ricovera presso Admeto re dei ^lolossi ,
quadro del cavaliere Giovanni Battista Wicar , disegnato
dal Guglielmi , inciso dal Pagliuolo. — Facciamo eco agli
elogi tributaii all' autore, e didiinriamo poi bellissima e
sensatissima la illustrazione di Salvatore Betti.
L'OIimpo, fresco del cavaliere Francesco Sabatelli , di-
segnato da Vincenzo Gozzini, inciso da Francesco Garzoli,
illustrato da INIeldiior Missirini. — E questo uno sfondo
della volta di una delle sale del regio palazzo Pitti. Ad
ognuno e nota la valentia del cavaliere Sabatelli nel com-
porre , disegnare e dipingere ^ eppure alcnne figure in
questo Oliinpo, e specialmente il Warte , difettano di cor-
risponJeuza di pnrti.
Nella scultura la parte antica si limita alia statua di
S. Susanna di Duquesnoy detto il Fiammingo, di cui gia
facemmo parola nel tomo 77-% pag. 127; la moderna, okre
le opere die parimente ablDiamo altra volta indicate , conta
le seguenti :
Ajace che difende il corpo di Patroclo , gruppo di Gen-
naro da Crescenzo, disegno del Pagliuolo, iutagliato da Del
390 APPENDICE ITiLIANA.
Vecchio ed illustrazioae del Melchiorri. — Non si sapreb-
bero apnrovare le pupllle trattate in inodo come se fos-
sero dipinte , perclie maggiore torna il contrasto colla
barba e co' capegli i qnali ofFrono le ciocche dclla scul-
tara. Quanto alio scorto del braccio alzato dell' Ajace ,
oltre die 1' attaccatura del gomito non sembra bastaute-
mente sentita , 1' estremita delP antibraccio difetta di gra-
dazione prospettica per dare idea della lunghezza. Le ro-
telle e le'ossa di tutti i ginocclii , per quanto variata sia
la loro posizione, sono tntte segnate in un modo uniforme.
L' oratore Gnglielmo Hnsckisson , statna di Giovanni
Gibson pel nuovo cimiterio di Liverpool , disegnata ed
incisa dal Pagliuoi! ed illustrata da Melchiorri. La fignra
pianta bene, scorgesi anclie ben panneggiata , ma i lembi
superior! del filosofico pallio che 1' avvolge non danno
bastante idea del loro nascimento, quindi si direbbero ap-
piccati i la parte poi del rovescio che cade sul braccio si-
nistro , non ci sembra delT uguale sceUezza di pieghe di
tutto il rimanente. Quanto all' aver adottato in questo ora-
tore inglese la foggia greca, ci sembra che valga lo stesso
come aver vestito vm cliiuese all' europea : vedere il petto
e le braccia ignude coUe gambe e piedi coperti, e cosa
che non ci va pure a grado , e tanto piii , se diamo una
occhlata all' Oratore Etrusco.
Nestore difeso da Antiloco , gruppo del cavaliere Giu-
seppe Alvarez, discgno del Bonajuti , intaglio del Garzoli ,
illustrazione del Giucci. — Qui tutto spira aura antica •, ma
per rispetto alia coniposizione di questo gruppo, se 1' os-
servjamo nel punto di veduta in cui fu preso , dispiace
il vedere due teste e due braccia sinistre che sovrastano
le une alle altre in una medesima linea diagonale. Al no-
stro modo di esaminare poi, glacche non pretendiamo di
erigerci in censori , ci sembra di trovare nella testa del
Nestore iino squilibrio di parti per cui non sapremmo in
que' segni comliinarne 1' ossatura ; cosi nelle tre ginocchia
in positure diverse ci si oflFre dappertutto la stessa corru-
gazione del vasto interno, quando in vece la natura varia
continuamente di contorni in raglone della diversita dei
suoi moti. Ben ci accorgiamo che questo nostro sentimento
potra urtare I'amor proprio del clilarissiuio aiitore ; ma
se questo scritto pervenisse nelle sue mani , invocheremmo
da lui la libera esposizione di giudizio , giacclie per qitesta
API-ENDICE 1TAL1A.NA. . 891
solamente le arti possono progredire. Trovera egU erronea
la nostra osservazione col confronto? noa verra uieno per
questo r aha stima die gli professiaiuo per il complesso
die abljiamo ammirato del sno sapere.
La fnga di Medea, gruppo di Paolo Lenioyne di Parigif
disegnato dal Paglinolo, inciso da Del Veccliio ed illastrato
da IMelcliiorri. — Tanto la descrizione die ne fece quest' ul-
timo, la quale riscontrasl perfettamente conforuie alP Im-
magine presentata dalla tavola , quaiito gli altri gludiziosi
di lui pensieri espressi suU" argomento ineritaiio di essere
considerati da ogiii artista ; come commendevole sotto tutti
i rapporti risulta il lavoro del Lemoyae.
La strage degli lanocenti , gruppo del cavaliere Antonio
Sola censore delFAccademia di S. Luca e direttore in Roma
dei giovani pensionati dalla R. Corte di Spagna , disegno
del Pagliuolo, intaglio del Biondi , illustrato da Salvatore
Bettl. — L' intenzione deH'artefice in questo gruppo e stata
di ritrarci nn manigoldo in atto di giungere una donna
die si reca in braccio un fanciullo. Cefl'o ))iu atroce e piii
vile sarebbe difficile a immaginare: certo iadizio del me-
stier di costui non meno die della lualedizione delTanimo.
Giovane e vestita con semplicita leggiadra e lieUa della
persona e la donna , benche in preda a tutto il dolore
materno sia sul gridare inerce. Vedila caduta all" urto di
quel feroce , coll' una mano stringere al seno il misero
figlioletto , coir altra provarsi di respingere 1' assalitore per
quanti mezzi la natura le ha dato di schermo , ecc. Cosi
r illustratore. Moltissima in fatti e I'espressione die ap-
pare in questo gruppo, prezioso I'ingegno con die fu
immaginato. Qua e la pero emergono ( almeno dal dise-
gno ) alcune piccole mende , e fra queste ci sembra die
il bicipite del braccio della donna die protendesi verso il
ferltore , dovrcb])e dare maggior latitudine al pronatore
del braccio stesso.
Achille ferito nel tallone da una freccia di Apollo. LIo-
dello di statua di Jnnocenzo FraccaroU ch Verona , disegno
ed incisione del Pagliuolo, illustrazione del Raggi. — L'atti-
tudine e momentanea ed il dolore ben espresso , come
noto il diiarissimo ilhistratore. Noi abbiamo avuio la sod-
disfazione di poter amniirare in INlilano il modello in gesso,
da cui fu tratto il disegno inserito neirApe. L' esame che
a tutto agio abbiauio potato farne, ci lia dimostrato che
393 APPENDICE lr\LIANA.
r originale offie magglori bellezze di quelle che emergono
dalla stampa. Nulladimeno tradotto che sia in manno,
noil potra die avvaiitagi^iare per quelle modificazioni die
r egregio autore ha in animo di fare, e ch' eljbe la coui-
piacenza di comunicaixi. Ma quand' anche non vi concor-
resse questa circostanza , egli e cei'to che la statua del
signer Fraccaroli avrebljc dli-itto a l3ella lode per T anima
che ha saputo infonderle ed in geiierale per dominante
leggiadria di fonne.
L'architettura in questo primo volume sfigura necessa-
riamente a petto delle arti compagne pel numero delle
opere , e cio avra luogo anche ne' successivi per quella
condizione che ad essa e iiiereate. I sontuosi edificj noa
sorgono per incanto , laddove nioltiplicansi in vece a dismi-
sura coinparativamente i quadri e le statue mentre uno
solo trovasi in costruzione. Abbiamo gia fatto un cenno
del tempio di Possagno eretto da Canova , or non ci ri-
niane se non di dire alcun che intorno al campanile di
Urgnano del marchese Luii^i Cagnola , illustrate dal Potelli.
Non e nuovo il partito degli ordini sovrapposti 1' uno al-
Taltro, perche ne abbiamo degli esempi fino dall' epoca di
messer Brunelleschi. Troviamo altresi delle torri di una
data piu lontana in cui non figurano gli ordini , e niilla-
nieno sono elegantissiiue. Di questa nostra asserzione ne sia
di prova quella di S. Gottardo in Milano eretta ai tempi di
Azzone Yisconti. In quanto al campanile di Urgnano, egli
e certo cli' esso non manca di ricchezza ;, nia a giudizio
nostro coir essersi adattate le iigure per sostegno della
cella delle campane , ne consegue che per la rastremazione
data a tutta la torre quelle cariatidi iiniscono a non po-
sare sul vivo delle colonne degli ordini sottoposti , la
qual cosa non sembra consentanea alle buone regole di
architettura.
II secondo volume formato di altrettanti fascicoU fa dagli
editori proprietarj iutitolato alia pontificia Accademia di
Belle Art! in Bologna , quindi porta in fronte la dedica a
que' professori. La parte pittorica scuola anlica si corn-
pone di dieci dipinti iuedlti : fra questi particolarmente
distinguonsi la predicazione di S Gio. Battista di Niccolb
Possino , un affresco rappresentante un miracolo di S. Diego
del Curaccl che secoudo 1" osservazione gia accennaia del
conte Bolognini Amorini vuol essere attribuito all'Albani,
APPENDICE 1TA.LIAN.\. 898
un akro fresco del Domenichino rappresentaiite Giacobbe
e Rncliele. Fi'a gl' inediti trovasi poi compresa una sacra
famiglia di Bernardino India Veronese disegnata dal Raz-
zetti , incisa da Mitterpoch ed illnstrata da MeUhiorrl, la
qnale esiste nella cappella Pellegrini della chiesa de' PP.
Minori t)sservanii in Verona e non va scevra del difetto
ill cui soleva iacorrere .quel pittore , d'altronde rispetta-
Mle , di tenere le teste delle sue figure alquanto uiac-
chinose. Meritevoli simllmente di considerazioiie tornano
le due Jjelle illustrnzioni sul fresco dl S. Onofrio in Fioma,
e sopra un quadro di Andrea di Assisi detto V Ingegno ,
appartenente al gabinetto del conte Guido di Bisenzo ,
giacche colla prima da Salvatore Betti per buone ragioiii
viene posta in diibbio 1' opinione fuiora ricevuta che
quel fresco sia di Leonardo da Vinci : colla seconda il
Melchiorri dimostra erronea 1' opinione del Laiizi, cui fii
guida il Vasari , intorno I'ajuto prestato dall'Ingegno al
suo maestro , il Perugino , negli aflVeschi dipiiiti nella
Ijasilica di Assisi e nella sala del CamlDio.
La scnola moderna conta un numero di piii di opere
dell'antica e queste sono:
Cesare in atto di dettare a quattro amanuensi , quadro
del cavaliere Pelagio Pulagi disegnato dal Gu2;lielmi, in-
cise da Giuseppe Alorgben ed illustrato da C. Melchiorri.
— Fra le bellezze di composizione, di disegno , di grazia
osservabile e il rlgore cui si e atteaulo qnesto artefice ia
risguardo al costiLiue romano.
La nave di Faone, quadro del cavaliere Giuseppe Bossi ,
disegnato da Narducci , inciso da Garzoli ed illustrato da
Girolamo T-alvi milancse. — Delle belle qnalita onde brillava
r iugegno del Bossi , 1' erudito illustratore specialmente di-
stingue lo stile e la invenzione, in cio assistita , dic'egli,
dalla tinezza del gusto, dalla copia della erudizione , e
da una mente poetica. In fatti questa pittura testifica ia
modo luminoso le indicate prerogative, e mirabile in essa
e I'artilicio con che il pittore ha ottenuto di porgere una
giusta idea dello spirare del vento. Seguendo il precetto
Leonardesco , oltre il peplo gouliato a niodo di vela che
Venere assisa suUa prora tiene ad essa assicurato , ha sa-
puto dare a tutti*. quegli oggetii ch* eiano susccttivi di
essere agitati, la stessa dirczione, per tai pare di vedere
JJiOL hal. T. LX.\X\L 26
094 APPENDICE ITAMANA.
effettivauiente al prin)o colpo d' occhio lui navigllo die sia
spinto da sinistra a destra.
II heato Sebastiano Yalfre, quadro del cavaliere Ferdi-
nando CavaVeri., pittore di camera di S. M. Sarda e diret-
tore in Roma degli suulj de'regj pensionati : disegno del
Pagliuolo ed intaglio del Garzoli. — Nella illnstrazione di
L. Biondi e detto. " Ci e forza confessare , per amor di
verita , clie il disegno die noi diamo a semplice contorno
non puo non diremmo aggiungere , nia neppnre avvici-
narsi all' effetto die la virtu de' colorl produce nella dl-
pintnra francameiite pennelleggiata e variata nelle tinte ,
die gradatamente si smorzano in quel vasto campo tutto
Kiminoso ed aereo. >> Confermando noi tntto cio per la
stima die professiamo s\ al pittore , die alT illnstratore ,
ci permettiamo soltanio di dire die attenendoci alia indi-
cazione delle figure ritratta dal contorno ci pare die
la figura del santo ecceda alquanto in grandezza su le
altre ia ragione prospettica piii vicine all' occiilo dell' os-
servatore.
Gioas jnnalzato al trono , del barone Fincenzo Caniuc-
cini, dlsegnato dal Guglielmi , inclso da Giuseppe Mor-
ghen , ed illustrato da A. M. RIcci. — Niuno poira contra-
stare die in questo quadro non vi sia una magistrale
composizione ed una espressione si giusta ne'singoli gruppi
da non potersene sostituire un' akra piu conveniente al
soggetto. In quanto al resto portando uno scrupoloso
esanie sui contorni di questa tavola sembra die que'troui-
bettieri lontani sieno alquanto grandi a raffronto delle
ligure pill vicine , die quel dignitario astato posto a lato
del trono soverdil di troppo in altezza il gran Sacerdote,
giacdie secondo le linee indicanti i gradini il primo do-
yrebbe posare sul secondo ; the quel soldato in iscliiena
vestito alia romana a sinistra del riguardante presenta
proporzionl tozze ; die il braccio alzato di quel vegliardo
a destra, il quale a se accosta un timido lanciullo, sia
troppo lungo , giacdie cercaado il gomito, per quanto
b' immagini lo scorto , seiiipre tale risulta : couie pare
eziandio die 1' aicbiiettura ebraica del teiupio , die par-
tecipa della egizia e die per tale viene iiidicata pei ca-
piteili, non conseiita gli archivolti ; qUiantiiiujiie un esein-
pio se ne trovi , con cjpitelli peru diversi ., nelT Eliodoiu
di RalFaello.
APPENDIGE ITALIANA. oiJOi
AUegoria de' sette anni di fertilita , fresco di Filippo Weit
di Bcrlmo, eseguito nella casa dei Zuccari in Roma ecc. ,
disegno del Costazzo , incisioae del Paglinolo, dissertazione
di Melchiorrl. — Stando a qnesti segni , in qnanto a noi,
scorgiaino una durezza generale di attitudiiii mista a varie
scorrezloni , in prova di che niuno trovera corrispondente
il braccio alzato colla gamba di queiradolescente fanciullo
che tien sospeso nn frntto e scherza con un ])linbo fa-
sciato.
La niorte di Endossla. Qnadfo del cavaliere Toinmaso
De Vico napolilano , disegnato dal Costazzi , inciso da Mi-
chele IMorghen , illustrato dal Biondi. — L' argomento e
tratto da una tragedia scritta dal sig. Huglies inglese, e si
riduce al suicidio di Endossia Cristiana avveniuo in oc-
casione di una strage de' suoi per non cadere nelle mani
di Giona gla di lei aniante, poscia rinnegato ed istigatore
della persecuzione di Galed. Essa giace sn di un muccliio
di cadaveri, tra i quali specialinente distinguesi qnello di
un crisiiano, che tale lo dimostra il siiubolo di reden-
zione attaccato ad una funicella avvolta ad un braccio:
ad essa sta di fronte Giona in ginocchio assalito da varj
afFetti , e da un lato Caled spettatore imlolente di ({uesta
tragica scena. Fatta astrazlone agli clogi Ijen meritati dal-
rartefice e pel belP aggruppamento e per espressione, tro-
viamo die la testa del morto su cui giace Endossia , non
attacca in qiialunqne uiodo al luisto, ne puo supporsi ta-
gliata in quella orrenda carniiicina perclie non se ne rin-
traccia indizio.
La morte del Correggio, qnadro di Alberto Kiichler da-
nese , diseg.iato dal Costazzi, inciso da Giovanni Wenzel
ed illustrato da Pungileoni. — L' argomento e tratto da una
tragedia romantica del signor Ochlenschlnger compatriota
del pittore. Sapiente e il trovato della composizione ; nia
])er espriraere la stanchezza ed il disagio per cui soccumbe
il Correggio , non bado 1' autore alia posizione della ganiba
sinistra la quale appare rotta : la testa del romito e un
composto secoado gli occhi nostri di forme grandiose e
inesclilne clie si urtano a vicenda.
lagresso di Carlo VIII in Firenze. Qnadro del profes-
sore Giuseppe Bezziioli , disegnato da Vincenzo Gozzini ,
inciso da Giuseppe ]\lorglion ed illustra'o da Raggi. — Bella
scena , ben distribuiti i grnppi , composizione in somaia
396 APPENDICE ITVLIANA.
degna di tutta lode. Noa ciediamo che Carlo VIII debba
secondo la storia e le medaglie esistenti comparire con
barba e mustacclii, nieiio poi ci pare del caso ch'egll im-
pugiiar dovesse in quell' occasioae le aruii con amfje le
inanl , perclie quantnnque egli ambisse il domiaio di Fi-
renze, pure si sarebbe ben guardato dal mostrare nn atto
die disvelasse cib die covava neiranimo. Sotto il rispetto
dell' arte ci sembra che il manto reale foderato di arinelliiio
ciie gli discende dagli omeri incontrandosi col rovescio
delle grandi manicbe della toga del Gonfaloniere, foderato
pure della stessa pelliccia , non debba produrre buon ef-
fetto a cagione di quella lunga lista che viene descritta.
Sacra famiglla , qnadro del cavaliere Natalt Carta, di-
segnato da Maacinelli, inciso da Mitterpoch e illustrato da
Guzzoni. — Nel contorno a stampa di questo dipinto non
troviamo die la mano della Madonna posl soavissimamente
sulla spalla del Precursore i ma bensi che secoada il sen-
tiniento di ammirazioiie die appare dal riiiianente ; mentre
sembra pendere dalle lalilsra del divino Infante , il quale
accenna al Precursore 1' oggetto della sua missione e la
sua rlsurrezione ginsta quanto e indicato in alto del qua-
dro nel lato opposto. Se risguardiamo il disegno in gene-
rale la testa di S. Giuseppe ci sembra peccare di gra-
vezza.
Bacco rende cieco LIcurgo re della Tracia , fresco di
Francesco Fodesti, eseguito nella villa Turlonia fnori la porta
Nomentana , disegnato dal Pagliuolo , inciso da Del Vec-
cliio , illustrato dal Raggi. — Nel tributare il debito plauso
air autore sia per la composizione die per la espressione
non possiamo fare a iiieno di candidamente esporgli cio
che sentiamo per rispetto ad atcuni particolari , ed e che
il carattere dato a Bacco non sembra confacente a quel
Dio, perche troppo rlsentito , e che corto e 1' omero del
sinistro bracclo, o troppo lunga la indicazione del deltoide.
La Vergine die riceve il celeste messaggio dalT Arcan-
gelo Gabriele, quadrt) di Fdippo Bii]i;.ioU , disegnato ed
inciso da Giuseppe Alcaide, illustrato da P. E. Visconti. —
Difficilissimo soggetto per trovare novita ; ma P autore si
valse della luce per introduria e seppe elegantemente col-
legare le figure che lo compongoao, ed infondere ad esse
la opportuna espressione.
APPENDIGF, ITALIANA. 897
Per risgunrJrt alia scidtura antica nn solo sagglo ammi-
rasi in questo II volume cd e il monitmento, die gih era
stato eretto nella chiesa tU S. Maria ilel Priorato suirAven-
tino a Gio. Battista Piranesi , com|iosto di una statua d'l
Giuseppe Angdini , disegnata d;il Valentini, incisa dal Costa
ed illiistrata da IMe'chiorri, Tralasciando di parlare del-
Pattitudine, di cio die caratterizza Parte professata dal-
P onorato , e della adottata foggia di Vestimento, cioe il solo
pallio ad uso dei filosofi anticlii, troviamo die questa
statua pno servire per dimostrare il grado di progresso
che si andava facendo ( nel tempo in clie fu eseguita )
verso il risorglmento della bclla scultura ^ giacclie altra-
mente non saprebbesi ginsiificare la scelta fatlane dal Fran-
cesi come oggetto prezioso da trasportarsi a! Louvre , il
clie avvenne, se non qualificandola per isinania di spo-
gliare le citta anco de"" monumenti innalzati a* benemeritl
cittadini.
La parte moderna incoinincia col bassoriiievo del com-
mendatore All>erto Thonvnldsen , rappresentaote Nemesi j
intorno cni alibiamo gia fatto conoscere la nostra opinione
per mezzo di questi stessi fogli in occasione che avemnio
sott' occliio r originale in niarmo , perclie collocato alia
esposizione degli oggetti di belle arti tenntasi in Milano
nel maggio del correute anno. A questo tengono dietro i
seguenti :
S. Gregorio primo detto il Grande, statua del cavaliere
Alessandro Lahouveur , disegnata ed incisa dal Pagliuolo ,
illustrata da Melcliiorri. — Senza leggere la dotta scrittura
end' e accompagnata , ciascun artista al primo vederla non
saprebbe dinegare a questa concezione un fare grandioso.
Guerriero clie veste le armi, statua di £mj/io J^olf prus-
siano , disegnata ed incisa dal Caniia , illustrata dal Raggi.
Avendo questa figura gli occlii aperti ne risnlta che la
guardatura e volta verso il terreno in vece di essere in-
tenta alPadattarsi lo schiniere ad una delle gambe come fa.
Baccante, statua di Ferdinando Pclliccia di Carrara, pro-
fessore di scultura in quell' Accademia di Belle Arti, dise-
gnata d^Pautore, incisa da Giovanni Wenzel ed illitstrata
dal Raggi. — Nell" insieme di questa graziosa figura domiaa
una sveltezza oltre il dovere , la quale ci lascia in olire
il desiderio di piii fluidi contorni in generale : Tavambrac-
cio sinistro specialmentc preseuta la rastremazione di lui
cono.
3y8 APPENDICi: JTALI.VNA.
Psiclie trasportata tlai Zefiri, grnppo di Giovanni Cibson,
tlisegnato dal Guglielnii, inciso da Wenzel ed illnstrato da
iBetti. Qui tiitte le parti si accordano a formare un tutto
gentile, geniale ed elegante.
Filippo Brunelleschi ed Arnolfo di Lapo, statue colos-
sali di Luigi Pampalnni , professore delPAccadeinia firen-
tina , disegnate dal Pagliiiolo , illustrate da Melchiorri. —
Vennero queste collocate nel i83o avanti la Canonica della
Metropolitana di Firenze , di cui si il prinio clie il secondo
furono i principali arcliitetti costruttori , anzi il secondo
ad essa diede incomincianiento. Nel Crunellesclii ci seni-
bra che peccliino di soverchia grossezza il ginocchio e
la gamba sinistra , e non ci va a grado la niano che
tiene le seste: in quanto al generale di ciascuna massa ,
le troviamo egregiamente imniaginate , modellate e pau-
neggiate.
Monuniento sepolcrale , stele di Rinaldo Rinahli , dise-
gnato dal Mancinolli , inciso dal Cartoni ed illustrato da
Melchiorri. — Sotto la cornice iaferiore del timpano sta un
grande Ijassorilievo di forma quadrata , in cui e espresso
il dolore di due genitori giacenti presso l6 coltrici che
coprivano le spoglie del loro figliuoletto , da cui vien
tolta Tanima e soUevata sotto forme corporee alia regione
dei beati dal suo Angelo tutelare. Scena oltremodo com-
movente alio sguardo e par die con quella 1' autore abbia
voluto niltigare in parte Tacerbita della perdita , pensiero
conforme alia religlone dove unicamente trovasl il conforto
alle uinane sciagure. In linea d' arte forse si sarel)be po-
tuto ottenere una maggior varieta nelle gambe delle due
figure cite sollevansi verso 1' empireo. Oltre la bella de-
scrizione che ce ne da il Melchiorri , merita di essere qui
ricordato lo squarcio con che lodando I'esempio dell' al-
bergatore Baldi die allogo il monumento eccita le cospicue
famiglie ad imitarlo onde animare le arli. " E se cio par
niolto per esser fatto da un uomo di privata e modesta
condizione , or quanto maggiorniente non dovra cio tor-
nare in biasliuo e vitu|5erio di coloro che nati di splendi-
dissimi natali e fatti ricolmi dalla Provvidenza di dovizloso
patrimonio, onde nulla togliere alia loro opulenza , Insciano
che le ceneri de' loro piu cari si giacciano scpnosciute e
neglette senza che neppure un sasso indichi II luogo del
loro riposo '' Ed esenipi frequentissimi di cio abbiamo
AlTE^JUrCE ITAMVNA. 3.^9
anrhe in c|npst;i nostra Roma, tlovp a nostra vergogna par
clie ancov vi siaiio figli tlegcncii ilclia gcnoroshfi e ma-
gnificenza tle't loro nntcnati. ]\Ia cii) \'ogliaino sia dotto
soltanto ad alleggerire il cordoglio die ci preine per cjue-
sta trascuraggino , e vorreinmo die le parole nostre fos-
sero di sprone ad nn migliore Ojierare. >>
AcliiUe e Paniasilea, grnppo di Gio. Maria Benzoni ,
disegnato dal Pagliuolo , incise dal Garzoli ed illustrate da
]\lelchiorri. — Se dobbiamo giiidicare del merito di ijuesto
grnppo dalla tavolii cbe alibiamo sott' occiiio , premessi i
dovuti elogi pel lutio insicme, cl senilira die le parti in-
feriori della iignra di Achille e specialmente le gambe
( comcclie Oniero di;i a questo eroe il soggiuntivo di pie-
Veloce) non rispondono per sovercliia Icggerezza alle parti
superiori. AfTettata jioi e la niano di ipiesta figura cbe
sorregge sotto T ascella Pantasilea la cni testa in iscorcio,
linamente esaminandola, non contenta nel giro delle parti.
Discobulo, statna del cav. Matteo Krssels di JJerUno , di-
segnata dal Pagbaolo , incisa da Garzoli , ed illustrata dj
Melcbiorri. — Bella e lodevolissiina imitazioae di anticlie
forme;, per rispetto all' attitudine temiamo die gli obbliqui
dei iiancbi ed i nuiscoli delP abdoiiie nel loro giro non
rendano bastante ragione dello slancio die sta preparandosi.
S. Paolo, statua colossale di Adaino Tadolini, disegnata
dal Pagliuolo, incisa dal Garzoli ed illustrata da Mel-
diiorri. Attitudine veramente maestosa ed adatlata, getto
di pieglie stnpendo e ben raginnato ; j>eccato, se andando
a riutracciare la strnttura del torso soito di esso risnlta
corta a raffronto delle ]>arti inferiori !
Amore colle spoglie di Ercole , statua di Einilio IVolf .
disegnata dnl Pagliuolo, incisa da Gio. Wenzel ed illu-
strata da ]\Ielcliiorri. Gentilissima figura ; ci e qualdie linea
cbe non serpeggia abbastanza, e die non armonizza per-
fettaniente coUa piegbevolezza del leggiadro torso : la parte
superiore del destro braccio cbe tieiie la clava seinbra
ahjuanto esile in paragone dell' altra sinistra ; la qual cosa
pero quasi nulla detrae dal moltissimo merito die rilevasi
da questa produzione.
Ganimede rapito dall' aquila , gruppo di Ercole D.inti ,
disegnato dal Pagliuolo , inciso dal Garzoli ,, illusirato da
Melcbiorri. — II giovinetto frigio si appoggia con niolta
grazia alle ali ed al rollo dol suo r.Tpitori'; nia quogii arligli
4CO ArPENDICK ITALIANA.
che si fanno sostegnl di una tlelle gambe e tlel femore dei-
I'altra, pei* cjuanto s'laiio rappresentati leggieri e posati a
fior di pelle rlsvegliano sempre una idea d"* invei'osimiglianza.
Ci sembrano pertanto argomcnti troppo diflicili per uscirne
con onore. Con tutto cio e d' uopo convenire clie Tautore
del gruppo di cui discorriamo ha dimostrato di avere su-
perato molte difllcoka , ed ha qulndi diritto a moUa lode.
Due opere di architettnra , segueiido Tindice, danno
compimento a questo secondo volume : antica la prima ,
giacche trattasi nientemeno die della chiesa della Madonna
di S. Biagio a Monte Pulciano, di Antonio Scmgallo, egregia-
mente illustrata dal Silvestri ^ moderna la seconda perche
risguarda I'Arco della pace in Milano del marcliese Luigi.
Cagnola che sta per essere ridotto a compimento colla
collocazione dei bronzi destinaii a decorarne il fastigio.
Molto sensata ci parve la critica delT illustratore Michele
Ruggiero ; sensatissime poi le parole cou cui chiude il
sno articolo , e degne di essere ripetute per contenere
entro giusti coniini i giudizj e le pretese dei giudicati.
Dopo di aver accennato che molti giornali hanno diversa-
niente favellato intorno a qnejst' opera , cosi prosegue a
dire: " Sebbene il parer nostro sia che il Cagnola s'abbia
a tenere ingegno raro secondo i suoi tempi , e TArco della
Pace un monumento d'infinita considerazione negli orna-
menti , nelle sculture , nel modo come e condotto in opera
il lavoro e in mille altre cose partitamente , che non si
potrebbero ne fare ne veder meglio ; con tutto cio non
sapremmo consentire cosi di leggieri a qnesta mnggiornnza
su gli antichi , parendoci , per la condizione nostra rispetto
a qnelli , di poter dire che clii cainmina dietro alcuno, raro
e che gli passi innanzi : ne fare a meno di non dolerci di
un certo lodare clie si fa a' tempi nostri senza regola e
senza niisura ; donde si veggono differenze incredibili di
opinion!, e una medesima cosa , secondo che va a sangue,
ila ciii si mette alle stelle , e da chi se ne levano crude-
lissimamente i pezzi , e mai non si pensa di venire con
fondamento a nn termine ragionevole di concUisione: il che
non solo interrompe quelP utile che si cava dai giudizj
bene e discretamente maturati ^ ma guasta gl'ingegni che
oi-mai pill non si contentano delle lodi vere e propor-
zionate a quello ch' essi fanno , e vengono snbito in una
strana presunzione di poter imboccar gli uomini con i
APPENDTCE ITAI.IAN.V. 4OI
cncchiai voii, e non volere aver pace con alcnno se d'ogni
lor fatto non se ne prediclii come ili cosa soprauniana ^
impossibile e non mat piu vista ne udita al uiondo. »
Noi pero mentre conveniamo sostanzialmcnte nelle pa-
role del cliiarissimo lllnstratore. ci siamo riservati ad os-
servare soltanto clie per rispetto alle scultnre di Angelo
Pizzi n)ilanpsc e Caniillo Pacetti romaiio , gia professor! ,
il primo delT I. R. Accademla di Venezia , il secondo di
quella di ]\Iilano, or norai di l^ella fania e degni di nobile
invidia , non sarel)l)e esagerato il dire clie sostengono il
confronto di cpiainnque j^ezzo antico. Ci corre poi Tob-
bligo di notificare I'alibaglio preso nelPaver qvinlilicato per
esecutori degli ornameiui Donienico Moglia e Carlo Cac-
tori , quando in vece 1' opera loro venne impiegata nei re-
lativi modelli , e quella specialiiiente del priuio nella for-
niazione dei disegiii e nella direzione dei lavori ornamentali.
Tronclierenio iinalmente queste nostre osservazioni col
dire che fra i giornali vantaggiosi I'Ape Itallana deve te-
nersi certamente in gran conto come benemerito delle
arti 5 perclie tende a far conoscere opere di sommo pregio
tanto antiche f[uanto nioderne , ed a spargere Innii con
illustrazioni abbondnnti di ciottrine, di erudizione e di pe-
regrine notizie. Ma siccome in ogni cosa non pnb ginn-
gersi la perfezione , cosi neppur esso va esente di alcuni
errori di stampa clie , in una minima pane e vero , ne
offnscano il pregio generale. Veggasi Ainenuensi per Ama-
nuensi nella tavola del qnadro palagiano ; cosi erii2S.crsi ,
taccquero pag. 40-41 , popolczza pag. 43 , giaiidi viitu e
grandi vizj congiunte ecc. /. F.
La Tcira Santa ed i Iiioghi illustrati dagli Apostoli.
Vediite. pitlorescfie secondo Turner, Harding ed altrl
celcbri ardstl. Istoria, descrizione ed aWutll costnml
compdatl dm signori Ah. Gr. dclla diocesi di Ver-
sailles ed A. Egron, wio dri collaburatori agVi An-
nali dei viaggi. Versione italiaiia. — Torino, J 837,
presso G. Poniha e C.
Dopo la pubblicazione della Storia delle Crociate del
sig. Midland, dopo le llimembraaze delTOriente del signor
Laniartine; dopo qnanto ne scrissero i signori Chateau-
briand, Byron ed akri visitatorl di quelle comrade, cbi sara
^02 APPENDICE ITiLIAN.V.
clip si ritlnii nd aver sott" occliio e potPi- contemplare a
tiUt' agio riirntti que'Inoghi stessi clie ilestarono tanto en-
tiisiasmo'' Tale almeno senibra il ragionanip.ito die tleve
aver animato 1' edltore parigino a render nota colla calco-
grafia e coi tipi V opera che annunziaino , ne diverse sara
stato , crediamo , il pensiero del Pouilja di Torino ncl-
Paverne assunta la versione.
Per rispetto al secondo noi non osiamo fermare clie il
nostro voto sia da tanto per avvalorare le speranze di fe-
lice successo da lui conccpite; ina possiamo pero dire die
avendo discorsi gU otto fascicoli linora pubblicati, alibianio
trovato di che poter lietaniente angnrare intorno qnesta
sua impresa. La materia in se stessa svariata ed impor-
tante si presta a solleticare la curiosita ed a intrattenere
I'artista, lo storico ed 11 rcligioso. Per viepplii cliiarlre
r|uesto nostro gindlzio crediamo opportnno di qui ripetere
le stesse parole die 1" edltore italiano nel suo manifesto
prese ad imprestito dal parigino.
" Descrivere la Terra Santa, rammentare gli avveni-
menti , i costumi antidii, metterli a jjarallelo del costuml
de' suoi abitaiiti attuall , esplorare quelle contrade celebri
sotto I'aspetto lore rellgioso , presentarne le principali ve-
dute dal plttoresco loro lato, rammentandone 1' istorico e
pingendone il nionumentale , tale e il piano di quest' opera,
i cui dlsegni saranno incisi dagli artisti che hanno coope-
rato alia collezlone intitolata Vltalia del medeslmo edltore.
II La Terra Santa e degna di far seguito all'Italia, per-
clie quale contrada ofTre piu preziose rimembranze? Essa
romplra anzi quell' opera in vista delle molte vedute di
Roma die vi saranno inserte e cli' erano rlmaste nel por-
tafogllo deir edltore. i>
Noi qui ci arresteremo ed in vece d' indicare I' elenco
del luoghi tutti di cui si daranno le incisionl originali die
corredano 1' opera francese , accennereino quelle soltanto
pubbllcate cogli otto fascicoli per noi esaminatl. Queste
sono : GiafFa o Jafla , aniica Joppe ; rovine di Ascalon j
Gerusalemme vista dal monte Ollveto i mura di Gerusa-
lemme ; una strada della citta Santa ; mosdiea di Omar
situata dov' era 11 tempio di Salomone ; terrazzo o cattedr.i
della medeslma ; chiesa del S. Sepolcro ; il S. Sepolcro ^
Strade di Gerusalemme costrutte a volta ; interno deila
porta aurea a Gerusalemme ; Gerusalemme presso la porta
AlPENDICr. ITALIANV. 403
di S. Stcfano , litogo per tradiziono tlenominnto Piscina tli
Betsaide ; nionte Sion ; moscliea di David ; giardino degli
Olivi ; valle di Giosafat; Gerico.
Tutte qneste vednte oltre di essere trattato con vero
gusto pittorcsco ed incisorio lianno il pregio delia diligenza
e finitezza per ciii non pure riescono hastevoli a porgcre
una esatta idea dei lucrghi , del monumenti , ecc. , ma puo
I'artista ridurle con facilita in grande ed ottenerne Tuguale
efl'etto. E ])en "voro pero clie in fatto di questi monumenti
famosi per anticliita , per guerre, pur religione , per pel-
legrinaggi, ecc, esistono altre opere da cui trarre potreb-
bcsi e diletto e profitto, ciie tale si e, per es., qutlla del
Voyage dans le Lc^'ant dc M. De Foibin; ma esse hanno
il disavvantaggio a petto di questa di esser meno copiose
di vedute , piii costose e d' un incomodo formato, e di
non poter quindi trovarsi clie presso dei ricchi o nelle
grandi laiblioteclie.
In risguardo al tcsto, il lettore clie incominci a gettar
gli occhi su alcune linee o dei cenni geografici , o del
sunto religioso o su alcuna delle descrizioni viene spinto
anclie senza volerlo a continuarne la lettura sino alia finj*,
perclie ordine, cliiarezza ( preziose qualita die soglion di-
stinguere i libri francesi ) erndizione , storia , novita di
particolari , tutto in una parola seduce e ti sforza all'at-
tenzione. A questo proposito pero, prima di annunziare
1' ultimo dei A'antaggi di quest' opera crediamo clie non
riuscira discaro alPegregio editore se lo avvertiamo d'aver
riscontrato nella versione , sebbene di rado , quaiclie fan-
zesismo che ci senibra assai dissonante con tutto il com-
plesso; per es. , satino per raso, stofTa di seta, pag. 84:
come pure di aver trovato in diversi luoghi adoitata in
addiettivo la parola sito, sita per situate, siiuata, ecc, la
quale benclie forse possa vantare auticlii natali per essere
stata razzolata in quaiclie scrittnra del trecento, pure noL
ci guardereiiimo dalP adoperaria nel suddetto senso e per
anfibologia e pel suono iinperfeito in se stesso clie ci seni-
bra non poter reggersi senza nn relativo o qualitativo.
L' ultimo fiiialmente dei vantaggi di quest' opera di cui
ci siamo riscrbati di parlare consiste nel tenue prezzo cui
e stata posta. Ecco in succlmo le condizioni dcirassociazione.
" Tuita r opera sara compresa in un sol volume in 8."
grande di carta impcriale a due colonne , di pag. 20G ,
corrcdata di So (inissime incisioni in acciajo.
404 APPENDICE ITALIAN A.
» Sara pubblicata per dispense di 8 pagine cadauna e
due incision!.
" Ogni settimana verrii in Ince una dispensa e percio
sara compita T opera nello spazio di 2,5 settimane , ossia
mesi sei.
» Ogni dispensa costerii 60 centesimi per gli associati.
>; Termlnata T opera, il prezzo, del volume costera 20
franchi. » I. F.
Liriche di Q. Borghi. — Palermo, i837, dpogiafia
Robert! , in 8.", di pag. 258.
Alcune delle poesie comprese in questo volume furono
gia annunziate nella Biblioteca Italiana ^ e in generale gia
sono conosciutissime quasi tutte : cio clie noi crediamo di
dover dire non solo a giustificazione della brevita con cui
vogliamo parlarne, ma si anclie a lode del chiarissimo au-
tore. La poesia del signor Borghi non e mai pedestre,
serge di tempo in tempo maestosa, e benche non s'innalzi
con Pindaro a voli intentati , s' illustra pur quasi sempre
della nobika di quell' esemplare. Potrebbe dirsi che se non
erano gP Inni sacri di Alessandro Manzoni forse non
avremmo questi del Borghi ; ma andrebbe lontano dal vero
chi lo mettesse per questo in ischiefa coi tanti imitatori
di cui P Italia e gia stanca non meno che degli Arcadi e
dei Petrarcbisti. Non e da tacersi , a voler essere vcritieri ,
che anche il signor Borghi qua e la costringe il forte suo
ingegno a immiserirsi imitando o piuttosto contrallacendo ,
come si vede in questi versi :
E le son vanto i fervidi
Vod , e t rigori occulti ,
E la soccorsa inopia ,
E i perdonati insulti,
E It vegl'otc notii ,
E i gemiti dirotti ,
E il combattiuo genio ,
E il ben locato amor :
ma risorge poi tosto e prosegue come uomo atto a ben
altro che ad accrescere il gregge servile degP imitatori.
A.
ArrENDICE IT. \ LI ANA. 4o5
Dlscoisi parrocchiali , istruzioid ccttechistlclie , ccc. di
Anioido De Rosmini-Serbati , gid arciprete e de-
cciiio (II Roicrcto. — Jlihmo , iSS/, Pirotta e C.
In 8.% tomi 2, peg' 29a e 3co, austr. lir. 8.
" Tutto quello die egli ( il sig. De Rosmini-Serbatl ) ,
niemre catecliizzava il suo popolo , venne dicendo , noa
fu scritto da liii ; ma raccolto dalla sua voce , lo espose
brevemente come qui sta , il signer don Francesco
Pneclier. u Cosi leggiamo ap|nintiao nella dcdica die il
sacerdote Pietro Orsi umilia s mons. De Grasser, vescovo
di Verona: e noi , nientre da un canto ammiriamo la te-
nace e robusta memoria del sig. Puecher, il quale seppe
cosi felicemente alFerrnre e tenersi in serl)o i dettati apo-
stolici del sig. De Rosmini , non esclnse le citazioni , le
testiinonianze delle Scritture e le interpretazioni di esse,
dobliiamo andar dolenti di non poter contemplare nella sua
originalita la pastorale eloqnenza del nostro oratore, di non
poterlo udire nella sua pienezza , ne di poter rilevare la
immediata potenza e latiiudine del suo dire in queste pre-
diclie che pure iianno in f'ronte il suo nome. Perciocclie
la brevitii , con cui si dicono espo^ti i ragionamenti del
sig. De Rosmini dalla penna alt ui, dopo che furouo dal-
Taltrui inemoria raccoiti , mentre egli li declamava dal
pulpito , una tale brevita o signilica che di que' ragiona-
menti si ofTre solo un compendio, un sunto piu o meno
esteso , o vuol dire die i pensamentl e le sentenze del-
r oratore furono ridotti a stile piu concise, a minor vo-
lume di parole. Ora in ambidiie i casi noi aljbiamo sot-
t' occhio lo spirito delle sue prediclie , anzi die le piediche
stesse , e piuttosto un' idea , un simulacro del suo dire,
che le maniere tutte native della sua facondia ; e in mezzo
a cio rimane sempre 1' animo sospeso , se quanto si e rile-
vato dopo aver posti a qualche disamina sifFatti discorsL par-
rocchiali, debbasi tutto riporr.-.re al sig. De-Rosmiui, come
a funte primitiVo, o per avventura non sia da aggiudi-
carsi al canale , onde a noi derivo la copia del suo dire.
Laonde asserendo noi che nel corso di qitesti sacri ra-
gionamenti ci abbattemmo in esordj senz' arte e piuttosto
a modo d' insinunzione domestica e popolare \ die spesso
popolare e lo stile, ma talora troppo minuta la parte de-
scrittiva e brusca la maniera ecu cui ai biasimano gli uiuaui
4C6 APPENDICE ITaLIAN.V.
trascorsi -.^ clie nelle prediche di forma omeletica e pnr
semplice e senza artificio il tessuto delle prove ; clie non
di rado I'antitesi e feliceinente condotta , e si scor^ono
talora slanci nobili ed afFettuosi, come nelPapostrofe che
serve di conclusione al XII discorso , diretta alia Vergine
SaDtissima ; asseriremo noi cose tiitte appartenenti al si-
gnor De Rosmiui, o Jo accagioneremo aache di cose non
sue' Pero fiior di dnbbio e lode esclnslva pel signor De
Rosmini la priidente scelta degli argomenti e il modo
con cui di singolari circostanze seppe giovarsi per lo spiri-
tuale profitto del suo gregge. Tale e il discorso nel quale
dal numero dei nati, da quello de' morti e de' inaritati ,
nella sua parrocchia nel corso di un anno deduce le piii
inorali conseguenze e propone saluberrime meditazioni per
la vita dello splrito , trattando insieine la materia con
forza ed affetto. Parimente del tutto esclusiva e la lode
die al nostro oratore ridonda dal primo Discorso recl-
tato in occasione di prendere il possesso della parrocchia,
e dal terzo detto nelle solenai csequie celebrate a suffragio
di quelU che lasciarono le sostanze ecc. ; percloccbe ambidue
questi discorsi uscirono prettamente dalla penna del no-
stro oratore , e ambidue furono gia stampati in Rovereto
r anno 1834. Per lo clie non essendo questa die una sem-
plice riproduzione , e i sullodati discorsi essendo a piena
coguizione del colto pubblico , noi ci asteniamo dal fame
speciali parole.
II discorso VII del primo volume e presso die una
rccita della Lettera pastorale del nuovo Vescovo di Trento ,
con alcune note ovvie e succinte del De Rosmiui qua e la
sparse secondo die opportunamente gli venivano suUe lab-
Ijra. Fra i ragiouamenti del primo volume trovasi pure un
discorso parrocchiale detto ai fanciulli in occasione della
prima loro comunione ; e in fine di esso il diligente edi-
tore riporta la notizia della cerimonia , die iino dal ]833
si usa nella cliiesa arcipretale di S. Marco di Rovereto in
sifl'atta occasioned notizia estratta da una stampa che gia
se ne fece in Verona. In oltre perclie rimarrebbe alcuna
oscurlth , e meno sembrereblie proinossa la spirituale eJifi-
cazlone altrui, se stainpando il discorso XI, che con pa-
tetico stile fu detto al popolo dal jjalco di un giustiziato,
bi omettcssero di questo giustiziato i ceuui biogralici, 1' edi-
tore iia creduio di doverc aggiugnere al suddctto discorso la
AITENDICE ITALIAN A. 407
Notizia sudi uliimL u,ionii di Felice Rohol , ajiiiiccato presso
Rovereto, intorno al quale si raggira quel discorso ; e
sono noti/.ie , le qiiali occupauo 6a pagine del primo vo-
lume. Ma con pace delP cditore, se ogai qualvolta ragio-
nando di uii sup[)lizio con singolar rassegnazione e con
cristiana virtu sosteuuto , si dovessero pur descrivere con
apposita notizia la piu circostanziaia e minuta i prirai o
gli ultiini giorni di chi lo sostenne ; con molto maggior
diritto cliiunque da alia luce qnalche orazione panegirica
in oaore di un Santo martire , potrebbe tosto aggiuguervi
per appeiidice gli atti di esso uiartire estratti, per esempio,
dal Metafraste, dal JNIoniljrizio , dal Surio. E quanto alia
ragione delf oscurita , essa poca o nulla ci seiubra, a dir
vero , da die 1' intervento del sig. arciprete De Kosmiiii a
confortare con paterua sollecitndioe e coll' esercizio del
sacro suo ministero quel giovane condannato al patijjolo
iraspira assai chiaro dalle parole stesse deU'oratore senza
soccorso di narrative. Tuttavia f'orse piacque all' editore
d' informarci piii singolarmente ancora, come appena morta
Felice Robol, " il signor Arciprete montato sulla scala gia
rimossa dal patiboio , in cotta e stola com' era , teuendo
nelia destra il crocilisso clie avea portato Felice, con gran-
dissima voce all'immeiisa moltitudiue inorridita, coiinuossa,
tacente , grido : Clie vi giova avere assistito al siipplizio
di questo misero malfattore , se di qui uon vi pariite , o
spettatori , ammaestrati e compunti ? Pietosa e terriljile le-
zione v' e stata data! Questo fresco giovane di ventitre
anni, poclii minuti innauzi 1' avete veduto vivo, sano, ro-
busto : niiratelo era , consideratelo bene , fissate pure cola
i vostri sguardi nel suo gonlio e tristo cadavere penzolante:
saziatene la vostra curioslta : — ma linalniente , tornati a
voi niedesimi , che ne imparate ' — Non leggete scritta
su questo patiljolo Tantica sentenza di Dio, die il peccata
diiama la morte ''. — Si , peccato e niorte sono Iratelli :
uon dee vivere ciii Iia peccato, ecc. »
II secondo volume ed ultimo coutieue Istruzioni catechi-r
stiche intorno il fine pel quale 1' uonio e create , e sopra
i niezzi pe' quali 1' uomo ottiene il suo fine. ladi si danno
regole della dottrina cristiana ; e poi due discorsi , 1' nao
suir cqiio compartimento delle cleinosinc, e T altro sul ce-
iiitato ecclesiaslico ; il tjualo ultimo discorso fu gia iase-
rito jit'I Mcssa^^ier TiivU'se, di poi lu ripiil)blicaLo negli
4o8 APPENDICE ITALIANA.
Annali dtlle Scienze Religiose di Roina, e nel Piopagutoie ,
foglio religioso di Torino.
La Sacra Bihhla secondo la Volgatn colla versione
dl jiionsig. Antonio Martini c colla spicgazione del
scnso letter ale e spirituale, tratta dai Sa/iti Padri ecc,
da L. I. Lk Maistre Dj: Sacy. — Blilano, 1806,
Bonfaati.
Anche air Italia notissima e la Bibbia del De Sacy. L'edi-
tore Bonfaati deliberato di ancor riprodiirla al publilico,
tra le fatte ristampe si atteniie alia terza veneta del 1790;
non in modo pero ciie questa si possa du-e una semplice
ristampa. Perocche cjnanto al volgarizzamento, egli si giova
della versione del Martini , e pel rimanente si propone di
riveder con diligenza , di ritoccare dove aljl^isogni la tra-
duzione del coniento , di attendere studiosaniente all' esat-
tezza in ispecie delie citazioni scritturali e de' Padri, e di
sostitulre agli scarsi indici particolari dell' antica edizione
un indice generale appositamente compiiato ; in fine di
nulla tralasciare affinche , mediante 1' abilita delle persone
alle quali e comniessa la fatica di tutto cio e la tipogra-
iica accuratezza, la presente edizione corrisponda al pregio
ed alia rinomanza dell' opera.
Della legislazione civile. Discorso del conte Federico
ScLOPis. Edizione seconda riveduta e corretta dal-
V autore. — Torino, i835, prcsso Ginseppe Bocca,
in 8.°, pag. 200.
Quest' operetta dall' autore destinata a quella parte di
studio legale clie giovasi della consideraziune delle storiche
applicazioni merce del metodo dell' esperienza , comprende
quattro pregevolissimi discorsi ragguardante il prinio la
compilazione de' codici civili , il secondo l' autoriui intrin-
seca delle leggi civili , il terzo il progresso delle legislazioni
europee, il quarto ed ultimo la vocazione del nostro se-
colo alia legislazione ed alia glurisprudenza. Lo scopo del
conte Sclopis in questo libro ne pare esser quello di coni-
Ijattere il jiregiudizio della scuola istoricci, di Berlino che
riniprovera il secolo come affanuato nel graade prurito d'una
APPENDICE ITALIINA. 409
nuova codificazlone , e di mostrare plu che il bisogno,
il modo di riuscire alia compilazione di nuove leggi recla-
mata dall' universale come una riforma necessaria nel Pie-
nionte. La compilazione d' un codice, giusta il pensaraento
del conte Sclopis , altro non e che Varte di ridurre in ua
sistema il piii semplice i provvedimenti piu estesi alio
scopo di agevolare la cognizione e F eseguimento della
legge. I principj che debbono dirigere sifFatta arte o com-
pilazione consistono in questi: i.° che importa nelle leggi
mantenere le difl'erenze che la natura consiglia per 1' in-
dividualita della nazione ; 2.° che le leggi hanno tanto
maggior vigore , quanto meglio s' adattano alle condizioni
speciali de' sudditi ; 3.° che non devesi escludere dalle leggi
la ragione o la parte immutabile di moralita che forma
r intrinseca autorita delle leggi medesime ; 4.° che sette
sono le qualita necessarle ad un codice , cioe la retta dl-
stribuzione de'precetti, la concisione del concetto, la chia-
rezza del dettato , la ristrettezza della forma , la compiuta
estensione della materia , V utilita intrinseca d' ogni ordina-
mento , la sposizione de' motivi della legge. Questi principj
tuttoche siano attinti nella piii gran parte alle opere di
Bentham cotanto celebre paradossista nelle quistioni di legge
e di morale, cio non dimeno saranno da tutti ricoi.osciuti
assai opportnni all' intento d' un buon codice considerato
tanto nella sua forma interiore , quanto nelle sue condi-
zioni esterne. Cosi niuno vorra dissentire dallo Sclopis nel
coUocare 1' autorita intrinseca della legge nella legge di
natura, siccome vincolo della societa , tipo della giustizia
e della verita morale non meno che delle giuridiche ap-
plicazioni. — Se non che forse taluno potreljbe richiedere
I'autore d' una piu giusta definizione del diritto ch' egli
s' accontenta di copiare da Kant , dichiarando il diritto
quel complesso delle condizioni dalle quali V aibitrio ovvero
la liberta delV uno possa conciliarsi con quella dell' altro se-
condo la legge universale della liberta stessa (i). Quantunque
siffatta definizione riguardi al diritto o al giusto in gene-
rale, chl potrebbe mai accettarla per buona nemmanco
nella sua generalita' E non avvi liberta tanto nel diritto,
quanto nel non diritto ? D' altronde puo esservi liberta
negli altri ed in noi nella massima violazione del diritto,
(i) V. pag. 24 coUa nota a piedi.
£ibl. hal. T. LXXXVI. 27
4IO APPENDICE ITALIANA.
ed il diritto siccome un efFetto o dovere hnporta una li-
mitazlone aH'altrui liberta. Questo vago e indeterminato ,
queste inesattezze nella nozione sul diritto non possono
confarsi alia precisione della scienza. II sig. Sclopls come
valente legale noii doveva tralasciare di acceniiare alia vera
definizione del diritto , quand' anche non si trattnsse che
d' una sua specialita , qual e la materia civile. E cio era
tanto piu uecessario , in quanto che la giurisjDrudenza e
pervenuta a tale, che mentre appllca in pratica con tutta
giustezza il diritto , non puo dire di avere stabilita ancora
una dottrina che «ie determini indubitataniente il carattere
genuine e gli essenziali elementi in una compiiua teorlca.
Instituzioni del diritto pubblico interno pel regno Lorn-
bardo-Veneto , opera del dottor Antonio Lorenzo-
Nl. — Padova, i835-i836, coi tipi della Minerva,
vol. 3, in 8°, pag. 418-416-416. Austr. lir. 23.
L' opera del dottor Lorenzoni e certamente profittevole,
fatta con senno e con giudizio , ed au'tentica per le noti-
zie esatte e precise ond' e adorna. E profittevole si al ma-
gistrato come al cittadino per la necessita in che sono
tutti di conoscere i rapporti legali tra il Sovrano e i snd-
diti del proprio paese. E fatta con senno e con giudizio
in quanto tendesi con essa a comporre ed ordinare in un
sistema scientifico e ragionato tutte le leggi estravaganti
che sono varie e moltiplici , intorno al puljl^lico dn-itto
del nostro regno. E inline autentica per le notizie \ pe-
rocche venne attinta alle fonti de' codici ed agli atti di Go-
verno , ciie possono conferire essi soli una piena autorita
a simile diritto. Quest' e il migllor encomio clie possa otte-
nere un libro di tal fatta. Esso si limita aU'esposizione del
diritto interno del regno a gnisa di Instituzioni, ed ha par-
tite le sue materie nel seguente modo : i." forma del Co-
ver no ed autorita costituite : a.° autorita die hanno per
istituto di conoscere la piibblica sicurezza : 3.° provvi-
denze dirette ad ottenere la magglor affluenza dei mezzi
ai bisogni della vita : 4.° provvidenze che hanno per
iscopo la sicurezza esterna dello Stato: 5.° leggi sui pesi
pubblici o !e finanze. — Da questo prospetto sebbene ab-
bastanza couipiuLo e ragionevole appariranao trc lacuna ,
API'ENDICE ITALIANA. 4I I
riempiute le quali a nostro avviso, T opera del dottoi- Lo-
renzoni potrebbe rinscire a inaggior grado di perfezione.
La prima di queste lacuiie si ravvisera nell' esservisi la-
sciato od ommesso tutto quello che riguarda all' organiz-
zazione dei dicasteri anlici, del Consiglio di Staio e dei
Ministri e del Gabinetto di S. M. die sono costituiti con
una forma stabile e permanente, e che entrano come parti
integrali nella forma del Governo del Regno Lombardo-
Veneto , dacclie qnesto fu perpetuamcnte incorporate nel-
I'linpero Austriaco. La secoada si riferisce alia distribu-
zioiie sistematica delle materie del nostro diritto interno ,
la quale poteva essere piii ordinata e piii seguita , se
r autore le avesse sottoposte di niano in mano a ciasche-
dun diritto o potere maestatico secondo la teorica del di-
ritto pubblico naturale la piu confacevole al rigore d' ua
libro d'instituzioni. La terza od ultima consiste per una
parte nella mescolanza del diritto pubblico intei-no coire5ter-
no , ossia colle leggi sulla slcurezza esterna, e per I'altra
nella dimenticanza del diritto pubblico esterno del regno
nostro , del quale sono pur abbondevoli le materie e le
leggi. Ma noi vorremmo clie le nostre parole eiitrassero
per un orecchio e che uscissero per 1' altro ; perclie con
si iniseri avvertimenti non abbiam prurigine di farla da
maestri o dettatori.
Manuals teorico-pratico sail uso delle acqiie pubbliche
e private per la derivazione e la condotta di esse
€ per V irrigazione de cainpi secondo le leggi civile,
con tavole diinostrative e a norma de'principj esposti
da Romagiiosi. — Milano , i836, per Giovanni
Silvestri, in l6.°, di pag. 176.
Se la materia delle acque e importante alia legislazione
teoretica , non e meno difficile per la giurisprudcnza pratica,
perocche in essa possono avvolgersi ed avvilupparsi i piii
profondi conoscitori del comune diritto. Non Ijasta saper
la legge per applirarla rettamente a' casi contingibili in-
terno a lie acque. Questi casi sono cosi diversi e tanto dis-
simili dal comune oggetto della proprieia , che a ben co-
noscerli e determinarli ne' loro rapporti giuridici , occorre
la sclenza tecnica e locale, della quale d' ordinario difet-
tano i periti nella sola giiujsprudenza. A tali rillessioni
413 APPENDICE ITALIANA.
ognuno vorra apprezzare come utllissimo 11 Manuale teo-
rico-pratico qui annunciato , tanto piu die al coinpilatore
piacque di redigerlo sui priiicipj dell' opera della condotta
dclle acque del Romagnosi, la quale venue dichiarata clas-
sica. Infatti in quest' opera il Romagnosi ha assunto di ri-
fondere con un ordine piu sistematico e con un raziocinio
piu seguito e piii scientifico 1' altra belT opera piii ampia
ed estesa del Pecchio intorno agli acquulotd, applicandovi
lo spirito e le disposizioni delTantica, dell' intermedia e
della moderna legislazione. Quindi ad iuiitazione dell' opera
del Romagnosi incomincia il Manuale dai principj general!
sulle acque e suUa loro proprieta e daU'ohbligo di rice-
verle e di trasmetterle , e poscia venendo alle varie specie
d' acque , o veramente ai fiumi , alle sorgenti , agli scolL
d' irrigazione , conchiude colle dottrine pratiche suUa ripa,
sugli spurghi, sui miglloramenti loro e sugli edificj. Cio die
rileva massime ad utilitk di noi Lombardi si e il Trattato
e discorso sulla roggia e suUa dU'isione dell' orario per I'ir-
rigazlone recato all' ultima evidenza colle tavole di dimo-
strazione. Col soccorso di queste tavole ne sara plii age-
vole di concepire il fatto materiale del diritto e le varie
sue applicazioni ai contratti frequentissimi si di vendita
che di locazione di acque , come pure alle societa degli
argini e dei diigali esistenti a beneficio dell' agricoltura per
tutta la Lombardia. Cio che non possiamo assentire all'au-
tore del Manuale si e che I'acqua abbia a considerarsi
come mobile per le sue natural! trasforniazioni ; laonde e
sua opinione che cada nel furto qualsiasi azione teadente
a derubarla o sottrarla al possesso del padrone (pag. i3i).
Sebbene questa sua sentenza non impllchi contraddizione
per rispetto al' diritto civile, cio non ostante potrebbe re-
care equivocamento ne' giudizj di crimlnale punizione, pol-
che con essa si confonde il furto coU' uwasione o colla
pubblica violenza, non dandosi propriaraente furto che di
cose inobili, e non giii dell' acqua die per sua natura e
per la destinazione del padre di famiglia, non meno che
per comando della legge (§^ 295-298, Cod. univ. austr. )
viene riconosciuta come perpetua apparteueiiza dei fondi.
APPENDICE ITALIANA. 4l3
Delle servith legall. Dissertazione analitlca delV avvo-
cato Francesco Maria Carcano. — Milano , i836.
Dalla Societd tipografica de Classici Italiani, in 8.",
dl pag. 66.
Non v' ha dubblo die la materia delle servitu non sla
divenuta aitlna e problematica dopo 1' emanazione del Co-
dice Universale austriaco. II Codice austriaco ha stabilito
per principio intorno alle servitu rilliinitata liberta. del
dominio ; quindi non e vana ricorca quella die mira a
farci sapere , se le servitu Icgali siano tnttavia riconosciute
dalla nuova legge. L' avvocato Carcano per -farsi strada ad
una definitiva risposta intorno a si fatta quistione da pria-
cipiamento alia sua Dissertazione con una specie di storia
compendiosa di esse servitu legali , dai primi tempi di
Roma sino all' epoca degli Statutl e delle Costituzioni di
Milano, mostrando come con quest! si venisse a poco a
poco a derogare al comune diritto ed al canone delJa Ro-
mana giurisprudenza che ognuno e I'assoluto arbitro e
regolatore delle cose proprie. Indi accennando alle diverse
disposizioni particolarmente della legislazione francese, die
ammise le servitu legali si per le cose, come per le per-
sona , ei propone la quistione in questi ultimi termini ;
se cioe nel silenzio del nuovo Codice suUe servitu cosi
dette legali, non ammettendosi in esso che quelle per con-
tratto, per ultima volonta, per sentenza e per prescrlzione
( § 480 Cod. austr. ) , debbano supporsi tuttora sussistenti
quelle che dal Codice anteriore iialiano farcno sancite ed
introdotte come tali. II Carcano per darsi appicco di ra-
gione a persistere nell' opinione affermativa fondasl sul
doppio argomento che i capi coiicernenti alle servitu legali
del Codice anteriore non furono espressamente abrogati o
riconosciuti contrarj alle novelle disposizioni , e che le li-
mitazioni o prescrizioni contenute in quelli sono apparte-
nenti alia materia politica e non alia civile. Sicche, quan-
d'anche siano intervenutl autorevoli giudicati in contrario,
di questi non dovrebbcsi far caso, giaccbe non possono
aver f'orza di Icgge che fra le parti. Noi pero rispettando
sempre il suo avviso, non esitiamo a dichiarare una mente
contraria e percbe 11 complesso delle disposizioni del Co-
dice austriaco sulle servitu escludono in massima le ser-
vitu legali , e perclie nel dubbio devesi piuttosto favorire
4^ I 4 APPENDICE ITALIANA.
che ristringere la liberta della proprleta , e perche le pre-
scrizioni e le limitazioni del Codice passato intoriio alle
servitu legali oltreche si comprendono nella legge civile ,
sono essenzialmente civili e non politiche esse medesirae ,
in quanto ristringono il ^diritto di privata proprieta come
tale e ne' rapporti pnramente dell' individuo. Sicche per
noi sta la massima die non si possa invocare il Codice ita-
liano o gli Statuti di Milano , se non per le servitu legali
gia consuinate ed acquistate, e che non si abbia a parlare
pill di que' decreti se non in quanto siano espressamente
mantenuti in vigore daU'odierna legislazione. Ad ogni modo
il libretto del Garcano potrebbe giovare a richiamare 1' at-
tenzione del pubblico sopra un punto quanto disputabile,
altrettanto importante della nuova legislazione, o per dar
luogo ad un' interpretazione autentica o legislativa che to-
gliesse ad ogni dubitazione, o per suggerire una speciale
provvidenza di maggior opportunity che metta in un per-
fetto accordo la legge nuova colle antichissime usanze av-
valorate dalla vista del ben pubblico o dalla necessita setn-
pre imperiosa delle locali circostanze.
Corpo del Diritto Civile in cui si contengono le Insd-
tuzioni di Giustiniano , i Digesti o Pandette , il Co-
dice e le Antenliche , ossiano Novelle Costituzioni ,
gli Editti non che le Novelle Costituzioni di Leone
e di altri imperatori, i Canoni de' Santi, degli Apo-
stall , ed I libii de' Feudl con brevl note Indicanti
le leggl simlll , quelle che a vlcenda s"" lllustrano ,
le contrarle e le abrogate , premessa la Storla cro-
nologlca del Dlrltto civile Romano. — Nuova edi-
zione esegulta su quella dl Parlgl del i83o col te-
sta latino a fronte. — Prima versione per istudlo
e cura dl Francesco Foramiti glureconsulto. —
Venezla , i836 , dalla tipogrqfia dl Giuseppe An-
tonelli , vol. i.°, puntata /." , In 4.° pag. 79.
Al frontispizio di questo libro non poirebbesi dimanda-
rc : A clie pro una versione italiana del diritto romano '
Forse perche impingui la Biblioteca Italiana di Diritto Giu-
stinianeo che va progredendo con grande alacrita in Venezia
APPENDlCr ITALTANA. ^l5
anche col nuovo Commento alle Pandeue del Voet (i)' Qne-
sta versione non apporta giovamento ne all' universale dei
cittadini , perche il diritto romano e una legge morta, ne
ai legali perche essi dehbono sapere aljbastanza di latino per
intenderne il linguaggio. D'altronde quante parole massime
dei Digesti non ammettono una fedele traslatazione ? Chi
puo trovare 1' equivalente di qucste voci rogado, res man-
cipi , vindicia:, condictio? Lo stesso Foramiti non traduce ne
il rogatio , ne altre parole consimili per assoluto difetto di
altre corrispon^Ienti. — Cio nondiineno sicconie a' di nostri
la lingua latina non e piu cosi in fiore tra' giureconsulti ,
come a' tempi di Yinnio, di Voet e di Gravlna ; siccome il
traduttore toise a volgarizzare il testo modernissimo di Pa-
rigi del Corpo del romano diritto , die dicesi il piu cor-
retto. ed il piu splendido che si conosca al presente , cosl
non dubitiamo clie la sua versione non sia ricevuta con
buon viso principalraente da coloro che non potrebbero
da se comprendere tutta Li forza della legge dalla fondata
intelligenza delle parole. AfTinche pero da essa possa ca-
varsi si gran servigio, egli e d'uopo che sia fedelissima
tenendosi equabilmente tra il senso letterale e lo spirito
della legge. Sii di che ci permettiamo alcune osservazioni j
p. e. a pag. 14 il Foramiti traduce rogas , rogat per dnmandi,
domanda , mentre il rogare de' Romani suonerebbe in pro-
posito alia proposta delle leggi assai diversamente. Cosi a
pag. 6 qui urbis juxta ac civitatis conditor est , ei ce lo rende
come fondatore dclla cited (urbis) e dello stato civile (ci-
vitatis), in vece dell' orfZ/ne o stato politico, fapendosi da
tutti che lo stato civile de' Romani era la qualita o capa-
cita onde gli uomini avevano diversi dirltti ; laonde eravi
tra loro lo stato civile di liberta , di famiglia e di cittadi-
nanza (a). Ugualmente non appariranno troppo felici ed
esatte le seguenti versioni : lege aliquid facet e (pag. 14)
per fare qualche cosa con legge, in vece di dire per la Ifgge,
o per una legge: constituebat (pag. yS ) per ha costituito;
quod juhet senatus (pag. 47) per cio che conianda il senato;
huic juri auctoritatem dederunt , cioe al diritto pretorio od
onorario ( pag. 77 ) , per diedero autorita a questo diritto ,
(i) V. Conuiiento alle Pandette di Giovanni Voet. Versione ita-
liaua. Venezia , 1834.
(a) V. Heinee. Elementa Juris Ciulis % 76.
4l6 APPENDICE ITALIANA.
in vece dl dire che gli venne data la forza od autorlta dl
legge ; ruptum irritumne factum est (pag- 242), -per divenne
rotto ed irrito parlandosi di testamento ; obligationes civiles
aut sunt certe jure civili comprobatcs ( pag. 298 ), per com-
provate da una determinata legislazione civile ; le specie di
obbligazioni aut re aut Uteris per reaU o per iscritto ; ia
vece di lettcrali 0 per lettera ; nihil autem interest utruni
aliquis ex asse heres institutus aut totam hereditatem aut pro
parte restituere , aut ex parte heres institutus aut totam earn
partem y aut partem partis restituere rogatus sit (pag. 241),
per e lo stesso tanto se alcuno sia instituito erede in tutta
V ereditd od in parte , ovvero se sia pregato di restituire
tutta r eredita 0 soltanto parte. Ne con qneste osservazioni
vogliamo sconfortare , ma fare cuore al traduttore , affin-
clie colla somma diligenza e collo scrupolo severamente
nsati nel corso del suo lavoro il renda degno dell' intera
approvazione de' suoi leggitori ed apprendere ad un tempo
ai meno indulgenti che i legal! stessi possono trovare im-
presa difficilissima 1' esatto e fedele traslatamento delle
leggi romane.
Delia legitdmitd posit'wa o negativa deUe pene prin-
cipalmente delta pena di morte con l' oggiunta dun
trattato del duello, dell avvocato Vincenzo Maecvc-
ci. — Lugano, i835, coi tipi di G.B.uggia, in 8°,
pag. SaS.
Una lezione accademica sulla pena dl morte delta nella
Universitd di Pisa il 18 marzo i836 dal professore
Cjrmignani. — Pisa, tipogiafia Nistri, in 8.°,
pag. 161.
La citazione di qneste nuove opere chiarlsce die la qui-
stione sulla pena di morte e riportata ora svil campo degli
scrittori italiani , dopo essere stata discussa in Francia, in
America ed in IsA'izzera. Siffatta quistione e troppo avvi-
luppata e rilevante per parJarne in nn articolo d'annun-
zio. — Chi sa che qnalche nostro collaboratore non si
metta a trattarla distesamente, — Cio che di singolare
scorgemmo nel libro dell' avvocato Marcucci si e qiiello
ch' egli insegna intorno ai mezzi per estirpare il barbaro
costume del duello. Qnesti mezzi per lui si ridnrrebbero
APPENDICE ITALIANA. 417
a punire 11 duello coll' infamia del duello Imposto come
pena in uno steccato eretto nella piazza , ed alia continua
assistenza del cai'nefice. Ma si puo egli niai punire il de-
litto colla consumazione d' un nuovo delitto? Ed una pena
puo essere mai piii eflicace , quaado venga in potere dei
delinquenti ?
Opere cdite ed inedlte d'l Paolo Costa da lid accre-
sciute e correUe. — Parma, i835- ]836, dai torclii
di Fiaccadori, vol. tre in 12.°, pag. a88, 224, 209.
Ci e grave di dover annunciare con queste opere la
morte veramente inaspettata dell' egregio loro autore. Egli
era ad un tempo letterato e filosofo , ma non lascio un
lavoro die basti ad assicurare il progresso del gusto o
dell' intelligenza , od un nome che molto lontani dal silen-
zio della tomba. Nel primo volunietto dopo un proemio
alia gioventu delle Isole lonie , va discorrendo il Co^ta
del modo di comporre le idee e di contrassegnarle con
vocaboli precisi , onde poterle scomporre regolarmente a
line di ben raglonare. A questo inlento egli non seguita
il costume delle ordinarie definizioui , ma prende priiici-
plamento dall' analisi dei vocaboli non ben determinati
desidero , voglio , amo , spero, temo , sostituendovene cosi
alia grossa degli altri clie medlante la continua esperienza
hanno acqulstata una spiegazione assai piii prossima al
vero. Quindi facendo conoscere che cosa debliasi intendere
per corpo , stati o modi de' corpi , cause, effetti , azione ,
impressione , agire , fare , onima , esseie , sensazioni, remini-
scenze , piacere e dolore , viene alia conclusione che dal-
1' analisi di questi vocaboli e simili noti e semplici per
loro stessi si puo sempre fare strada ad iscoprirne altri
piii con)posti , e ch' essi altro non significano die modi
pill o meno complessi di sentire o di seusazioni. Laonde
e un assioma del Costa die dall' idea individuale for-
misi la generale. Nel secondo ei tratta dei principj nor-
mali della bellezza , del ragionamento e del inetodo por-
gendo snila fine il prospetto d' un nuovo albcro delle scienze.
I principj normali del bello s' appoggiano alia massima
che cosa hella significa cosa piacente con ragione , sebbene
il bello sia di sentimento e di percezione e non*di ra-
gionamento , ed air altro trito criterio dell' armonia nella
4l8 APPENDICE ITALIANA.
varieta e neirnnita: sicche T Estetica del Costa non avrebbe
scg-passato nemmeno il fondo del bello sensiljile, o la me-
diocriia delle opere piii volgari intorno a questa impor-
tante materia. II rogionamcnto esseiido per T aiitore una
serie concateiiata di sillogisini e non il semplice sillogismo
die egli poi con nostro stnpore attribulsce ancora agli ani-
niali brnti , conduce a scoprire alcuna cosa nella natura ,
ad onta cbe non sarebbe cjuesto il merito del sillogismo
a giudizio anco de' suoi piii caldi sostenitori. II nietodo
deve essere sintctico , ma non quello cbe incoinincia da
definizioni composte di vocaboli oscuri ed esprimenti coni-
plessi di idee, essendo questa una sintesi viziosa, ma cbe
precede dal semplice al composto , dal composto al piu
composto , e quindi dall' osservazione dei fatti e dalla rlcom-
posizione delle idee. Nell' nlbero nuo\o delle scienze edifi-
cato sul principio cbe i fatti costituiscono il fondamento
ed il confine dell' uniano sapere , si divide tutto lo scibile
ne'Ia scienza relntiva ai corpi e nella scienza relativa al-
r uomo. La prima comprende le idee universali delle ma-
tematiche pure e miste, e dopo le arti ed i mestieri. La
seconda le idee suU' uomo senziente ed intdligente ed ope-
rante , colle arti liljerali ivi sottoposte. Nel terzo ed ultimo
volume conibatte il Costa i principj de' fdosofi trascendenti,
alcune false opinioni di La Mennais ed il sistema degli
eccletici, tentando dimostrare cbe la filosofia la quale costi-
tnisce per elementi di tutte le idee le sensnzioni non con-
duce altramente al matcrialismo ; e ponendovi termine con
alcune lettere intorno ad una maravigliosa catalessi, al
sistema de' Classici e dei Romantici cbe mette assieme cogli
Eccletici o coi nuovi Platonici per farli viaggiar tutti pel
mondo delle cliimere o della luna. Da cio apparisce cbe
il Costa nella filosofia fu sensista condillacbiano , come in
letteratura fa classico. — Se egli non ebbe il merito della
profpndita ne come I'uno, ne come I'altro , consegni pero
assai giustamente la lode di sommo critico e di purgato
scrittore % alia quale noi possiamo aggiugnere quella di
caldissimo e conscienzioso difenditore delle sne proprie
opinioni.
APVENDICE ITALIANA. 41^
Elemend dl fdosofia deW abate Pietro Pacanessi. — •
Milano, iU36, presso Giuseppe Bernardoni iii o iiieiio prossimi erauo al centro del
movimento. Nella citta di Napoli furono st ntite due sco'ise
nella nolle medesima , e airindomaui il \esuvio jcttava
Wii fumo densissiiiio.
V A H I E T A . 427
9 niaggio, alle ore a e minuti 44. poineridiane, in Spa-
latro ( Dalmazia ) e nei dintorni forte scossa , preceduta
da ciipo inuggito sotterraiieo. II iiiovimeato del suolo fu ia
sulle prime leggennente ondulatorio , indi fortemente suc-
cussorio nella direzioiie da sud-est verso nord-ovest. Nel-
I'atto della scossa spirava un forte vento di mezzodi-le-
vante.
1 3 detto, alle ore 5 e minuti 3 del mattino, a Parthe-
nay ( Francia ) due scosse dal nord-ovest al sud-ovest ,
acconipagnate da rumore sotierraneo simile a quello del
tuono sentito in lontananza. La seconda scossa, clie fu
niolto forte , cagiono uno spavento generale. Alle ore 2
pomeridiane altra scossa meno forte delle precedent! nella
niedesima direzione. Ad Angers e a Nantes ne fu sentita
una molto sensibile e lunga alle ore 5 e minuti 14 della
niattina stessa e due furono sentite alia Rocella , la prima
alle ore 6 del mattino e la seconda alle 2 pomeridiane.
14 detto, alle ore 8 e tre quarti del mattino, in Atene
gagliardissima scossa.
II al 18 giugno, nella provincla di Treviso (Regno
Lombardo-Veueto ) scosse iierlssime : la prima fu sentita
r 1 1 alle ore 1 1 della sera , la seconda , la piii violenta ,
alle ore 3 e mezzo antimeridiane , e altre 16 menu forti
nel corso della settimana. Nel distretto di Asolo caddero
delle case e molte furono gravemeute danneggiate (i). In
molti punti dell' Italia superiore fu sentita una scossa nella
niattina del 12 (2).
i5 detto, ad un' ora poraeridiana, in Frascati (Romagna)
due scosse leggiere.
a I detto, alle ore 4 antimeridiane, in Venezia scossa
ondulatoria della durata di 4 in 5 second! nella direzione
di nord-est al sud-ovest , accompagnata da cupo rumore
sotterraneo.
(i) Le parroccliie dannpggiate furono otto , cioe BorbO ^ S Maria,
Sfnionzo , Crespano , Possaguo , Fonte , S. Zenone e Liedalo.
De' lo3o8 abitanti di quelle parroccliie 5i6 riiiiasero senza rij'o-
vero per la rovina delle case ; 320f) ebbero ricovero pericolosd
0 disagiato al sereuo , e 6S86 riuiasero alloegiati con siciirezza
nelle ioro case. Di 1943 fabbricatt , lOO caddero , 69a furono
^cl qual
memento la sua altezza era di 25 gradi circa. Alle ore 9 il ba-
roiiien-o segrrava pollici 27 7,0 , il termometro di R. + 8°,5 ,
Tigrometi-o 74° e ranemoscopio un SO. II cielo dal lato meri-
dionale era coperto in parte da nubi nerissime.
{*) Guide pratitjue des gotteux etc. Guida pratica dei gottosi e
dei reumatici del dotr. Reveill-Parise , menibro delPAccadeniia reale
di nvedicina. tlella legion d'' onore erc» — Parigi , 1 837, in o.
V A K I E T a". 43.>
loro ccononiia , e clie noa si lascia domare che niodili-
cando , per quanto il si puo, qnesta stessa disposizione od
abito del loro organisnio. L' asserire esscrvi un rlmedio
speciflco contro la gotta e asserzione falsa, temeraria e
noil degna di mente sana. La lettnra del Idjro di Ilevcill-
Parise persuade ahbastanza di si trista verita.
Due opinioni primeggiaao nelle sciiole medlclie intorno
11 reumatismo. In uaa e considerata slffatta malattia come
di condizione pnramente infiammaloria , ed aveute la sua
sede nel tessnto muscolare o nel filiroso; neil' altra si vuole
tal morbo tenuto ia conto dl uaa nevrosi piii o meno
intensa. La prima opinioue e adottata da' niedici della
scuola itaiiana , e che al di la delle aipi e detta fisiologica.
La seconda di piii vecchia data e la piu generalmente
ammessa dai pralici consnmati. Alcuni recenti scrittori ol-
tremontani pensano die le doglie reumaticlie qualnaque ne
sla la sede, provengono oiigliiariamente da un" alterazione
del midollo spinale palesata sempre da accresciuta e viziata
sensibilita di un qualche punto della teca vertebrale. L'au-
tore prima di pronunciarsi in favore di siffatta opinione,
attende clie nuovi fatli vengano a corroliorarla , ed egli
opina intanto che il reumatismo muscolare nou sia gia co-
stituito da flogosi , ma bensi da una piii o meno intensa
ed estesa irritazione sui generis de'rami nervosi e delle
loro ultima espansioni intercellulari o interfibrose dei mu-
scoli, infine che sia una nevTalgia non diversa da qualsr-
voglia altra clie per la sola sua sede.
II rimanente del libro che abbiamo tra mano verte tutto
sui inezzi preservativi, palliativi e curativi del reumatismo
sia acuto , sia cronico — L' interminabile farmaco|)ea dei
rimedj che f'urono preconizzati in epoche diverse come
utili ed aaco come specifici per combattere si dolorosa e
pertinace malattia e esposta dalTaiuore con chiarezza e con
sana critica. Avremmo solo desiderato clie in questa occa-
sione egli si fosse intrattenuto alqiianto di piii nel con-
siderare le opinioni di Hulse , di FolhetgiU , di Haygarth,
di jMorton , non che di molti esperimentati pratici iialiani,
i quali trovano qualche remota aualogia tra la feljl:)re rou-
matica e le intermittent!. E cosa di fatto che ben sovente
i malati di reumatismo non ritraggono sollievo ne da' sa-
lassi gcnerosi e ripetuti , ne da sudori profusi , ne da
pprganti , ne dagli epispastici, ne in line dai piii atiivi
40^. V A r. 1 E T a'.
antiflogistici , derivativl , rivulsivi, pertiirliativi ere, e clic*
il male si protrae a piii settiniane, ilaiulo poi luogo a pe-
nose e luasjlie coiivalescenze eJ a frpi|iienli reridive ^ mentre
si contniio molti sacccssl, comlDattendo la fehhre reumatica
cogli alcaloldi delle cliiiie.
Gindicaiido del merito del lil)ro del sig. Reveill-Parise
possianio angnrare ad esso anticipataineiite in Italia lo stesso
accoglimeiito che gia ottenne la riiysinlogie et Hygiene des
homines livres aux travaux d'esprit del inedesimo aiitore ,
voltata in italiano dal dottor Renzl , e piibblicata P anno
scorso in Napoli.
B. M.
Necrologia.
Srin'a Donienico.
La sera del giorno i3 Inglio niori dl C/io/c;a in Palermo
Tab. Domenico Sciaa regio istoriografo , professore di fi-
sica ed autore di molte opere lodatissime non pure in Si -
cilia e in Italia ma fuori. AfFrettandoci a dare ai nostri
lettori qnesta dolorosa notizia pnghlamo , come ci e dalo
per era , uno scarso trlbnto di stima alia meinorla di qnel-
Tuomo si illustre e si benenierilo degli iitili studj. Ma ri-
torneremo sopra qnesto argomento Cjuando il sig. barone
Yincenzo TMortillaro pul)blirlipra la Vita del suo illustre
coiicittadino , alia quale sappiamo che gia s' e accinto.
n. GfRONi, F. CAnLJxi, L rvMAOALU e C. Brvgnatei.u ,
direttori ed cliiori.
Pubblicato il di lO ao;osto 183-.
■'■ vin, i> -i, 'J Milano . dair I. R. Slamprria.
435
IND ICE
delle materle contenute in ifuesto tomo LXXXVI.
PARTE I.
LETTERATURA. ED ARTI LIBERAL!.
Ui,
irico e Lida , novella di T. Grossi pag. 3
Studj sulla storia dclle arti, di P. I. Dechazelle. — Arti-
colo 2.° ed ultimo >/ 26
Le antichitd di Alba fucense nesli Equi , misurate ed
illustrate da C. Proniis » 1 53
Dissertazioni sopra le anticliita italiane, di L. A. Mu-
ratori : con note »» 172
La Georgica e I'Eneide volgarizzate in ottava rima da
L, Maucini " 297
PARTE II.
SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.
Continuazione degli Atti dell' I. R. Accademia econoniico-
agraria del Georgofili di Firenze " 48
Giornale agrario toscano " ivi
Del riniovimento e trasporto di murl , campanili ed altre
parti di edifcj " 1 84
Breve notizia del prof. Capocci intorno alle scoperte
del Melloni sul calorico » 190
OpuscoU matematici e fisici di diversi autori " 3 14
Repertorio dei veleni e del contravveleni , di G. Taddei >i 326
Nuovo saggio sulla origine delle idee , di A. De Ro-
smini-Serbati. — Anicolo 1° »» 333
Saggio sul buon governo della mendicita , degli istituti
di beneficenza e delle career i di C, I. Petitci " 848
PARTE STRANIERA.
Lc teorie piii recenti dei botanici del Nord in fatto di
fisica vegetobile, esposte da V. Cesati. — ArtuoloT.."
Istituzioni botaniche di C. A. Agardh " 71
Examen critique de Vhistoire de la geographic , par
A. De Humboldt " 201
Analecta grairunatica maximam partem anecdota. Par-
ticula J I et ultima " 209
4.36 I N D 1 C E.
Memoire sur les causes de la paste , et sur les moyens
de la detruire , par M. Pariset pag. 3 60
APPENDICE ITALIANA.
Arti belle , Archeologia. — Giuda per osservare con
metodo i monuniend antichi e moderni della ba-
silica Ambrogiana " 240
L'Ape itallana delle belle arti, giornale " 386
La Terra Santa ed i luoghl illustrati dagU ApostoU ,
vedute pittoresche » 40 1
Econoniia pubblica. — Intorno alia fondazione ed alio
stato attuale degli Asili di caritd per V infanzia
in MHano , relazioiie di G. Sacchi " 246
Educazione. — SulV istruzione convcniente alle diverse
condizioni di persone ecc. , di G. Bagutti >> 87 5
Colloquj e ragguagli domestici indirizzati all' educu'
zione della fanciuUezza da M- PariYia " ivi
Vn nuovo amico della gioventii " ivi
Guida delV educatore , di R. Lambruschini " ivi
Istitutore elementare , di G. Codemo " ivi
II Narratore " ivi
It Giovedi , lettura pei giovanetti , di A. Mauri e
C. Grolli " ivi
Eloquenza. — Orazione pel giorno onomastico di S. M.
il re Carlo Alberto, di P. A. Paravia " 240
Filologia. — Gramatica della lingua spagnuola , di
F. Marin "238
Filosofia. — Delle cognizioni uniane, trattato di A. Abba » 245
Letter e a FUomato sulle credenze primitive e sulla
filosofia sino a Socrate , del suddetto " ivi
Dell' unico principio e fine del diritto universale ,
di G. B. Vico : traduzione " 269
Opere edite ed inedite di P. Costa " 417
Elenienti di filosofia di P. Paganessi >» 419
Jdeologia di P. Bottura " 420
Corso di filosofia di A. Giusti " ivi
Fisica , Chimica. — La Fisica della Spettacolo della
natura dell' ab. Pluche recata agli odierni lumi ,
diuloghi di. B. Bizio " 260
Legislazione. — Della legislazione civile , di F. Sclopist> 408
Jstituzioni del diritto pubblico interna pel Regno
Lomhardo-Veneto , di A, Lorenzoni " 4'°
I N U 1 C E. ^Zj
Manuale teorico-pratico suW uso delle acque secondo
le leggi clvili , giusta i principj esposci da G.D.
Romagnosi pag. 411
Delle serviiu legali , dissertazione di F. M. Carcano." 41 3
Corpo del Dirltto civile , prima versione per cura di
F. Foramiti , >» 414
Delia legittimita positiva 0 negativa delle pene, prin-
cipalinente della pena di morte , di V. Marcucci » 416
Una lezione accademica sulla pena di morte, di G.
Carmignani •> ivi
Medicina. — Trattato di medicina pubblica, di G. L.
Gianelli " 42 1
Poesia. — Odi quattro all' arnica ideale , di F. Dal-
V Ongaro » 86
II Levita di Efraim, poemetto descrittivo di F. De
Combi " 89
/ miei primi canti , poesie di T. Solera » 1 1 5
II conte TJgolino, tragedia di G. B. Zannini " 211
Semele e la Sposa di Messina , tragedie di F. Schil-
ler ; traduzione di A. Muffti » 2.16
Commedie di A. JVota » 219
Andrea , storia contemporanea , di G. Sand " 98
Liriche di G. Borghi " 404
Beligione. — S. Gregorii Papce Begula pastoralis, etc.'' 268
Discorsi parrocchiali , istruzioni catcchistiche ecc, di
A. De Bosmini-Serbnti » 4o5
La Sacra Bihbia secondo la volgata, colla iersione
di M. Martini, c colla spiegazione del Sacy . . .» 408
Storia , Biografia, — Di Angi'lo Eino e delle sue ge-
sta , di A. Meneghelli » 112
Trento e sue vicinanze , di G. Pinamontl " 248
Ricordi intorno agli inciiti medici , ctiirurghi e far-
niacisti die praticarono loro arte in, Venezia dopo
il 1740, raccolti da M. G. Levi >r 253
Delle lodi di Francesco Aglietti , di 31. G. Levi. . .» ivi
Biografia di Gaetano Alfonso Buggeri, di M. G. Levi » ivi
Storia del Pupa Pio VII del cav. Artuud , tradotta
da C. Rovida » 364
Saggio storico sulla vita di Epicarmo, di L. Tirrito >> 368
FaLti storico-militarl dell' eta nostra, di A. Lissoni •• ZjZ
Stoiia naturale. — Elementi di storia naturale di Ed-
n-urds e Camte , versione di E. Maranesi " a6a
438 1 N D I C E.
V A R 1 E T A.
jfrtL belk , Archeologia. — L'so del la pktura sui mo-
numenti funtbri dei Greet pag. 423
Naove scoperte ad Atene „ 423
Ard € mestien. — Solenne distribuzione dei premj d'in-
dustria agricola e manifatturiera fattasi in Milano u 118
Sulle strade ferrate degll Scati Uniti d' America , let-
tera di L, Tinelli >> a63
Errata-Corrige " 294
Fisica, Chimica. — ■ Sulle forze che reggono la costi-
tuzione interna dei corpi >» 1 3a
Delia natura delle calamite e degli scandagU ma-
gnetici , di F. Zantedeschi -/ 1 3 4
Analisi di alcuni colori che nei secoli 14.° e i5.°
furono adoperati per le pitture del Campo santo
di Pisa , di G. Branchi -; 1 4 1
Sulla dispersione delle due elettricitd , sperienze di
G. Belli: con tnvola in rame » a.'iG
Calamite composte di parti senza coesione fra di lore » 286
Ossen-azioni meteorologiclie di uprile » i5i
^——— — di maggio 290
. — di giugno >/ 439
Terremoti sentiti in diversi punti d/i globo nell'an-
no 1 83 6 " 4^5
Aurora boreale osservata a Parma hi sera del 18
ftbbrajo 1837 " 429
Geografia, Viaggi. — Viaggio sul fiume delle Amazzoni " 284
Matematica. — Legge dell' inserzione delle foglie nelle
piante " 286
Medici na. — Guida pratica dei gottosi e dei reumcuici,
di Rei-eill-P arise " 432
Necrologia. — Giuseppe Mofon » 289
Treviranus " 291
- Giacomo Leopardi " 293
Domenico Scirui " 434
Storia. — Storia di santa FUsabetta d' Unsheria , lan-
gravia di Turingia, del conte di Montalembert : tra-
duzione di N. Negrelli " 143
Giudei nella Cina innanzi Vera cristiana » 424
Storia naturale. — Sui combustibili foss/li degli Stati
Uniti d' America, Icttera di L. Tinelli " J 44
43y
Zstratto delle ossen'azioni ineteorologiche fane uUa riuoi-'a torre astronomica
dell' I. R- Ossen'utorio di Brera all'altezza di tese i3,62 (^metri a 6504 )
sulV orto botanico , e di tese 70.48 [metii 147,11) sul IweUo del mare.
^