>=^"^ 'i^^-/ ;"^*^ *jj& A -i -^ ;-^VJf BIBLIOTEGA ITALIANA O SIA GIORNALE DI LETTERATURA,SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. ToMO LXXXVI. ANNO VENTESIMOSECONDO. Aprile, Maggio e Giugno 1837. MILANO PHESSO LA DIKEZIONE DEL GIORNALE. IMPERIALE REGIA. STAMPERIA. II presente Qiornalc^ con tutti i volumi precedenti ^ e posto sotto la salvaguardia della Legge, essendosi adempiato a qaanto essa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Ulrlco e Lida, novella di Tommaso Grossi. — Mi- lano , 1887^ presso Vincenzo Ferrario, in, i6.°, di pag- 148, con due vignette incise in acciaj'o. Lir. 3 austr. N. 1 eir anno 1 1 1 8 la maledetta discordia ( per usar le parole del Muratori ) sveglio un arrabbiata guerra fra i popoli di Milano e di Como. La vera cagione di quella guerra die duro poi dieci anni e da re- carsi alia lamosa controversia delle investiture : ma r occasione o il pretesto fu 1' avere i Comaschi uc- ciso Ottone egregio cnpitano de'' BUlanesi mentre fe- cero prigioniero il vescovo scismatico Landolfo da Carcano suo zio. La novella del signor Grossi si ri- ferisce a questa guerra, e specialmente alia famiglia di Ottone. — Nel terzo anno da che si era comin- ciato a combattere, la matlina del giorno di S. Ani- brogio, Kicliehno figliuolo del moito Ottone ritorno a Milano traendo seco prigionieri niolti neinici. Fra costoro trovavasi gravemente lerito anche Uirico figlio di Orsino del Pcio, uno dei principali cittadini di Como; il fjualc da giovinetto eiacresciuto in iMdano nella famiglia stcssa di Ottone. Non soll'erse dunque Richclmo che il compagno della sua gioviaezza an- dasse conluso cogli altri , ma suUa propria fctle lo ^ ULUICO E LIDA., tenne presso di se. Da principio ebbe a contendere colla madre die nel dolore della sun vedovanza av- vol2;eva in un solo odio tutti i Comaschi; nia in breve poi la virtu e i modi gentili di Ulrico vinsero ogni avversione per modo eh' cgli torno carissinio a tutti com' era stato gia un tempo. Sopra tutti poi egli piacqae a Lida sorclla di RicheUuo: e i loro cuori che sin da fanciuUi s'' eran trovati concordi , si aper- sero quasi senza avvedersene all amore. Oh come ratte ai clue segretl ainanti Di quel verno trascorscr le giornate ! Che eteree gioje , che soavi piandl Con die dolcezza occulte ire placate! E quante sol pel guardo e pei seinbiantl Care cose fra lor signijlcate ! E com' eran le conscie anime pronte, Al lene imperio dell' amata fronte. La felicita di Ulrico non poteva per altro essere in- ticra pensando clie V iniinicizia delle due genti si frapporrebbe al compimento de'suoi voti; quand' ecco dilfondesi una voce di pace; E innanzi a tutto si fermb per patto Dt' piigionieri il subito riscatco. Allora Ulrico svela a Riclielmo 1' amore ch' egli porta a Lida; Questi poi V odio della madre antico Vinse , e assentir fece alle nozze anch' ella. Celebreransi , cost a tutti place , Tosto che strctta si sara la pace. Ulrico intanto ritorna a Como per dare avviso ai suoi delle nozze gia da lui promesse: ne punto si dubi;a del loro assenso trattandosi di nuora si illu- stre e si costumata. Ma il termine prefisso al ritorno gia e trascorso senza che sia venuta pur nuova al- cuna di lui; e corre frattanto una voce ch'egli sta per farsi sposo alia figlia del castellano di Dongo. La pace poi ti a Como e Mdano non puo avere ciTetto , ma 8i pcnsa di nuovo alia guerra. Riclielmo opponcndosi NOVELLA DI TOMMASO GROSSI, 5 luiigainente alia comune opinione , finche gli era stato possibile aveva discolpato F ainico ; nia poi cedendo a tante e si gravi appaienze, si credette anch' egli tradito: E sconsigliato se nomando , e fuora Del senno, non aver posa promette Fino al di die adempnite della suora Sullo sleal non ahbia le vendette , Istigandol la madre , die bisogna Lavar nel sangue reo quella vergogna. E Lida medesima piangendo nel suo se2;i"eto accusa Ul- rico d'infedelta e di tradimento, benche per non ac- crescer ne' suoi lodio e il dolore si mostri il piii clie puo lieta , e cerclii anclie di scolparlo qnando altri ]o accusa. Frattanto risorgendo i pericoli della guerra piu clie mai gravi, perche i Coniaschi venivano in campo potenti di nuove alleanze , la flimiglia di E.i- clieluio (cioe la madre con Lida e con Odalinda so- rella ancor giovanissima ) si trasferisce al castello di Bellano, dove gia da graa tempo si era ridotta sua suocera , vecchia e cieca , e nelle cui vicinanze vi- veva un fratello della suocera stessa , vecchio abate, Chiaro intorno per senno e santitate. Quivi una sera nicntre Lida era nella cliiesa in preghiere Le si accostb all' orecchio tra la folta, Chiamandola per nome . un pellegrino, II qual sonimesso le dicea: - 31' ascoUa, Con sei vele doman i^erso il maltino Passera Ulrico : corn ei I' abbia addotte In saho a Dongo , qui verra la notte. Cio detto il nunzio le si tolse da canto confonden- dosi tra la folia. La niattina vegnente adunque la gio- vane iunamorata sali cchitamente alia piu alta camera della torre spiando fra timorosa e sperante se vedesse apparire le navi di Ulrico. Ed ecco finalnieaie in lontananza Le attese navi remigando a gara ; Eran sei, tutte in fila , e una distanza A numerarle acconda le separa : 6 ULRICO E LID A. , DaW alber della prima che s' avanza Lunga all' indietio si distende e chiara V insegna che at prigion gia vide indosso , Una Candida croce in campo rosso. Ella palpitante segue col guardo le navi nel loro viafi^gio alia volta di Dongo , quando vede uscir so- pra loro alcuni Icgni neniici e inseguirle. Lo spazio che le due flotte divide Vien scemando , scemando ad ogni istante ; L' assalitrice all' altra gia precide La fuga , e gia le si attraversa innante : Al fulgor delle scosse armi omicide Vedi ad un tratto V aria luccicante , E un grido formidahil si dijfonde Cupo , incessante sulla via delV onde. Al terrore della battaglia die gia comincia si unisce anclie qiiello della bufera : Odi un sordo fragor che di lontano Sorge , e crescendo vien di monte in monte , Vedi alzarsi in colonne al subitano Turhin la neve sui ciglion di fronte : 1,-^ Tacito , immoto e ancor dell' acque it piano , Sol che dal boreal fosco orizzonte Basso un ruggito vien , che manifesta V imminente arrivar della ternpesta. E gia: Ecco giungere il nembo , ecco le gtosse Navi dai fieri cavallon percosse. Dopo varj casi portati cosi dalla battaglia, come dalla ternpesta, il ven*::o caccia le navi alia spiaggla di Bel- lano, sulla quale gia o concorsa gran gente tutta av- versa ai Comaschi. Uhico e oraniai solo sulla poppa della maggior nave , la quale malconcia c invasa gia dai nemici, vien rimurcliiata verso T arena ; ma per non finire senza qualche tratto di coraggio , Al pill infesio s' avventa e dalla sponda Abbracciato con lui cade neW onda. NOVELLA. DI TOMMASO GROSSI. ^ Lida a tale spettacolo sviene; poi risentltasl, nientre dalla torre sta guardando ansiosa agli avanzl di tanta rovina , e consolasi in parte di non vedcrvi le note armi d' Ulrico , pel cortile e per le camere interne fra Tululato, ed il pianto di molte donne ode ripe- tersi il grido: E morto! Allora come furente discende, e attraversata la folia cli* era al pie della torre , Verso le stanze , onde un fragor venia Di pill acute querele , ella s' invia. Vi giiinse , e vide , ahi vista ! in sul terreno Un cadavere , e stretto iniorno a quello Battersi lagrimando il volto e il seno Di sergenti e di femmine un drappello : Sul mono ella slanciossi , in un baleno La faccia ne scoverse : era il fratello. Levb uno strido , e sulla fronte amata S' ahbandonb piangente e disperata. Era il cadavere di Richelmo. Costui spedito da Milano a Lecco per farvi raced ta di navi e d' uomini , e avuta spia del viaggio di Ulrico, vi era accorso con desiderio di vendicar la sorella; ma cadde nel primo scontro y^ri^o in mezzo al cor d' una saetta. Sul cadavere miserando venne a pian2;ere anche la cieca avola. I\Ia oltre al dolor del fratello la po- vera Lida e affannata anche dal timore di un' altra sventura : Tema crudel , che ammorza a poco a poco D' ogn' altra cura il senso , e tanto cresce E le fa forza , che non trova loco S' ella di tanta ans;ustia alfln non esce : Leva la fronte , e con accento fioco Che ai singhiozzi e alle Ingrime si mesce , Di virgineo pudor tinta la hella Gota , ne chiese a una vicina ancella. Da costei fu certificata die Ulrico era stato tratto illeso dal lago; e ch' egli guardato nella segreta della torre avea seco una giovane di bellissimo aspetto , creduta da tutti sua sposa, e di cui si mostrava sol- lecito pill che di se stesso. Prostrata da questa notizia 8 ULRICO E LIDA , Senza moto restb , senza favella Stupida un pezzo e come trasognata : Smorta , tremante alfin , col capo basso Volse improwiso alle sue stanze il passo. L' avola poi com' ebbe sfogato il primo impeto del doloie ordjno die il cadavere di Richelmo fosse col- locato nel luo2;o piii riposto della casa , e che tutti cessassero dal laniento, affinche la nuora, assenle per caso in quel giorno , tornando noa fosse assalita im- piovvisamente da troppo crudele spettacolo. Appunto col nascere di quell' infausta giornata la madre di Lida era uscita di Bellano insieme colla fanciulla Odalinda obbedendo ad un niesso del vecchio Abate fratello di sua suocex-a. Da lui poi avea inteso come il padre di Ulrico volendo costringerlo a sposare Eurosa figliuola del Rumo castellano di Dongo , lo avea mandato in un suo castello, flicendo intercettare ogni messo, ogni scritto ; che il giovane per trovar modo di mante- nere la sua proniessa erasi volto finalmente all'astu- zia, fj agendo di cedere ai voleri del padre; il quale credendo sincera quella mutazione gli avea dato 1' in- carico di condurre la propria sorella presso la madre nella Valtellina; clie Ulrico nel ritorno approderebbe quella notte stessa a Bellano per contrarvi segreta- mente le nozze pattuite; che di tutto questo ella me- desima avrebbe gia avuto notizia se non respingeva lo scudiere die Ulrico le aveva spedito, donde poi al buon giovine era venuto in pensiero di mandare a lui queir avviso pregandolo di significarle ogni cosa. Se il lago pertanto non e avverso ( soggiunse I'Abate ) egli approdera qiiesta notte , e con un batter di palme dara indizio del suo arrivo : e per quell' ora sara con voi anche Richelmo al quale ho spedito gia in Lecco un mio messo. Questo discorso console grandemente la buona madre; e volentieri si sarebbe subito posta in via per recare la lieta novella alia figlia, ma un cotal nevischio messosi ai monti la costrinse a indugiare alcun poco , sicclie non fu di ritorno a Bellano prima che fosse gia notte buja. Quivi , dope le cose predctte, NOVELLA DI TOMMASO GROSSF. g Lida ritrattasi nella propria stanza aveva pianto lun- gamente, straziata e dalla perdita del fratello e dalla ingratitudine delFamante; quando entro a lei la pri- gioniera e le fece palese com'essa era sorella e non moglie di Ulrico , dicendole inoltre quel medesinio che r Abate aveva gia detto a sua madre : Ah sorella mia dolce , ah mi perdona ! Lida pivwmpe allor fuor di se stessa , E le si getta al collo e si abbandona Fra le sue braccia dalla gioja oppressa : Nulla cura nel cor piit. le tcnzona, Svanisce in quell' isCante innanzi ad essa , Nell' estasi d' amor tutta rapita , Ogni Crista memoria della vita. Ma come poteva durar la gioja dov' erano tante ca- gioni di dolore? A rinnovar la mestizia sopraggiunsero la madre c Odalinda che, ignare deH'accaduto, e ap- portatrici di tante speranze gia dal contiario destino sventate , al prinio entrare nel castello cominciarono lietamente a cliiamar Lida per nome : La fanciulletta senza darsi posa Vispa a lei corre , e tosto che la vede , — La sposa ! grida di Ionian , la sposa ! E le si getta in grembo , senza fine Vezzi intorno facendole e moine. Lieta sopraggiugnea la gcnitrice , Dicendo — Figlia mia , buona novella ! Viene Ulrico e sei sposa ; il ver ti dice Chiamandoti cost la tua sorella — > Sulla orbata levar madre infelice Gli occhi gonfi non osa la donzella ; Mover parola il labbro indarno tenia , Tanto il materno gaudio la sgomenta. La madre domanda se non e ancor giunto Richel- mo ; e Lida pallida come la morte non sa fade ri- sposta : sicche certa oramai del suo danno aprendosi la via fra quanti cercano di ti'attcnerla , Corre all' uscio fatale e lo spnlanra , Ne v' ha chi del suo nato le interdica 10 ULRiaO E UDA, Mirar la fronte inanimata e bianca. JVe una lagrima die , ne un sospir solo. Siccome morta la levdr dal suolo. Per pill giorni non si fece altro in quel luogo die piangcre. L'avola rammento poi Ulrico e la sorella, e persuase la nuora a trarli di prigione ; laonde Entrambi accold con benigne ciglia Parteciparo al duol della famigUa. La madre infelicissima stese una mano ad Ulrico incolpando pur se medesima e i suoi ingiusti sospetli della sventuia in cui ora gemeva ; e il giovinetto coniniosso rispose clie volontieri darebbe la propria vita per restituirle Riclielmo , e die farebbe tutto qiianfo niai fosse da lui per ristoraria di tanto danno, aggiun2;endo : Cli egli per sempre dalla terra infida Che pargoletto lo nudria s' esiglia , Che in i'ita e in inorte s' e donato a Lida , JEd e qiiella di lei la sua famigUa ; Che col brando difenderla confida , Finche il paese in arml si periglia ; E salvarla o movir giura per essa , Fosse pur contra la sua gente istessa. La cieca allora sollevb la testa ' Verso il giovin sclaniando — Oh benedetta La man di Dio che a noi ti dona , e questa D' amor parola e di pietd die hai delta ! Figlio , difesa e appoggio della mesta Cusa dov hai la tua compagna eletta , lien di te il t'e/o con aniico zelo Mi dicea quei die rn ode ora dal cielo ! — Si, lo rammento : e a me pur resistea . < Misero ! quanto e a pio figliuol concesso , Interruppe la madre : io son la rea , Jo che nel cor del mansueto ho messo Quel furor sceUerato che dovea Trascinarlo alia toniba , io lo confesso , Fui quella che V uccisi , ed or non merta La pieta di nessun questa diserta. NOVELLA DI TOJIMASO GROSSt. I i Ulrico e sua sorella Rosamonda rimasero a Bcllano pel volger d'an mese ; e per amor loro anclie gli altri prigionieri comaschi Dal cieco fondo in die giacean fur tolti E per la torre errar potcan discwlH. Frattanto venne Y annunzio che Milano era calata a domandare la pace , e parve opportuno die Ulrico si trasferisse a Como per favorire quanto potesse raccordo. Segretamente adunque egli sul pritno im- brunir della notte s' imbarca lasciando sul lido le tre giovani ( Lida , Odalinda e Rosamonda ) venute ad accompagnarlo. In vive strisce il raggio deJla luna Brilla sidle increspate onde del lago Bono qua e la dalla moiitagna bruna , Di cui suW acque stendesi V immago. Sparisce ad or ad or neW importuna Oscurita la navicella , e al vago Sguardo delle rimaste , ad ora ad ora Ricompar netta , per celarsi ancora. Stavano tuttavia guardando , benche invano, dietro alia barca, quando i prigionieri comaschi abusando della liberta loro conccduta , aperta un ampia brec- cia nella muraglia, usciron sul lido, strascinarono le fanciullc in una nave, e via pel lago dietro al le- gno di Ulrico. Non poterono i rapitori proseguire a dilungo il viaggio, perche uscirono ad inseguirli al- cuni di Beliano ; ma si torsero invece a Menao^^io , dove ed essi furono salvi e consegnarono le nijiite' al capo delle milizie comensi. Costui come amicis- simo di Ulrico , tutte le accolse cortesemente. Lida e Odalinda pregano quanto piu possono die le ri- niandi alia niadre ; ma in questo gli e assolutamente impossibile di contentaile , e la mattina veenente le invia a Como. Quivi nel corso di quella nottc era pervcnuto gia Ulrico, di cui dopo il conflitto di Bellano non s"era pm avuta notizia sicura ; e trovo nelia casa paterna 12. ULRiCO K LIDA, anche il Rumo castellano cli Dongo , e la figliuola Eurosa clie il Concorde volere o piuttosto Tinteresse dei padi'i volea fare sua moglie. Alia molte e impa- zienti domande Ulrico risponde raccontando lo scon- tro coi nemici , il furore della bufera , la morte di Riclielmo, e com' egli e Rosamonda coi poclii scam- pati dal ferro e dair accrue sono prigionieri in Bel- lano , donde ora e spedito sotto fede di ritornarvi cpialora non si conchiuda la pace. II Rumo vorrebbe pigliare sopra di se di Idierare i prigionieri dal ca- stel di Bellano , purclie Ulrico stesse a Como , ne si trattasse di accordo. Tardo sarehhe ogni soccorso e vano , Gli fea risposta il giovin risoluto : Saranno i prigionier prima in Milano Che til mova le forze in loro ajuto : In quanta a me , sai ch' io ripormi in mano Dovrb cli chi 'I venir m' ha conceduto , Che lo giurai ; ne gia da voi si vuole Ch' io faccia fango delle mie parole. Concorre nel parere di Ulrico suo padre desideroso innanzi tutto di liberar la figliuola ; e dalle ragioni di entrambi e fiualmente persuaso anche il R.umo , Doversi con proposito efficace Concordemente procacciar la pace. E gia la vegnente mattina la popolare assemblea in- clinava ad accettare la pace proposta dal legato di Milano , Se non ch' a un tratto rimhombar s' udiva -- Di molte voci il porto non lontano : i;!:: ' Era la lieta turma fuggitlva ■ \ . Scampata dalla torre di Bellano « ■.',! Che halzava in quel punto sulla riva . ; , Fra i gridi e il plauso e il hatter mano a mano : E v' ha chi tosto all' assemblea li guida Con Rosamonda ed Odahnda e Lida Uno di costoro raccontando come i loro compagni naufraghi e inermi , erano stati uccisi sul lido di NOVELLA Dl TOJMMASO CROSSI. i3 Bellano, commosse il popolo a sdegno, sicche da mold si comincio a gridare: al tradimento ! Alia ringhiera fulminando ascese Video allora , e dL parlar richiese. Ma volgendo dalV alto in su le felle Turbe irate lo sguardo , a un tratto amniuta , Che non lungi fra un gruppo di donzelle La gevmana da pria gll vien veduta , Poscia OdaUnda e Lida in. mezzo a quelle , Sciolta le chioine , attonita , sparuta , Che i cari occhi volgendo a quella banda Stende le palnie , e a lui si raccomanda. Balza il giovane al basso , e la crucciosa Voce , intanto die a lei corre , levando : ■ — Lasciatela , gridava , ell' e mia sposa : Jo la difendo , — e sguainava il hrando ; E raggiunta la bella timorosa , Per man la prese : ella chinossi , e quando La fanciullina in braccio s' ebbe tolta , Lo seguitb a traverso dclla folta. Egli la condusse alia propria casa, la i-accomando alia sorella, e fu di nuovo alia piazza dove il po- polo aveva gia vinto il partito di rompere ogni trattato di pace coi Milanesi, Onde al suon d"" una stolida esultanza Si venia disciogliendo V adunanza. II Rumo ritornando alia casa del suo ospite trovo la figliuola Eiuosa tutta turbata per T arrivo di Lida; e saputa da lei ogni cosa , tcnendosi aggirato, ruppe in feroci proteste di vendetta. ]Ma il padre di Ulrico mitigo a poco a poco quell' ira, e tutti e due d' ac- cordo pensarono come potessero trar partito dai casi contro i quali era inutile adirarsi. Diedero voce per- tanto clie il Rumo nel vegnente mattino doveva con- durre a Dongo Lida e Odalinda , nelle quali vendi- cherebbe i torti sostenuti dalla iiglia di un barone a lui attenente. In ira al padre, al Rumo ed alia figlia Supplica indarno il giovane amoroso , j/j ULEIOO E LIDA , Invan grida e minaccia , e s' assoUigUa Brigandosi a salvarla dl nascoso : La suora finalmetite gli consiglia , Come I' e iinposto , che si faccia sposo D' Eurosa ; non avervi altra , fuor quella Via di salute a Lida e alia sorella. Ma infunato le facea comando Ulrica , che se amor di lui la tocca , Ben s' avesse a guardar che un si nefando Confono pill le venga a uscir di bocca; Ch' ei le infelici avria tratt.e col brando Da qual si fosse piii munita rocca , Ovver di quella saria morto al piede Serbando imiolata la sua fede. Un somigliante consiglio poi g;li e dato (per sugge- rimento di Eurosa) anclie da Lida-, la quale facendo forza al suo ciiore lo piega non gia per se stessa a cui non puo piu risplendere alcuna speranza, ma per Odalinda e per rinfelice sua madre. Ulrica a tanto dalle man di Lida La sua man libera tutto sdegnato : — Or va , dicendo , in un amor ti fida , Che santamente ti venia giurato! Ma la fanciulla — O mio fedele! Oh, grida, Primiera del cor mio sospir celato! Sola speme e confono ne' miei guai ! Che amor sia questo ch' io combatto il sai ? Sal tu con quanta angoscia , anima mia, • ( Vinta m' arrenda a cosl amara sorte ? Lo sai , che tutta vorrei perder pria i. 1 . Dl super che t' e al fianco una consorted ... Che mille e mille volte mi saria ,: ,; Bill gioconda e accettevole la marte ? Sai tu con che pieta , can che spa\ento Ti sto dinanzi in si crudel momenta? Ulrico senza farle risposta s' invola da lei , che dub- bia e tremante rimase sino a mezzanotte piangendo accanto al letto su cui dormiva Odalinda. Allora poi , nientre tutto era sllenzio ed oscurita, senti aprirsi la porta c vide entrare Eurosa, la quale contro ogni NOVELLA DI T0MMA50 GROSS!. l5 suo credere fatta pietosa di lei veniva a levaila se- gretamente dalla prigione. Attraversando le stanze voile il caso clie la fanciulla svegliandosi impaurita luettesse un grido clie fu sentito dal Runio ; ina po- terono nondimeno discendere e uscir sulla via, dove Ulrico le stava aspettando con due cavalli, sui quali fuggirono. Dopo avere cavalcato niolte ore liingo il lago, sentendo un suonar di campane a martello, indizio ch' erano inseguiti , entrarono in una barca che li portasse a Bellano. Ma per sottrarsi ad al- cnne baixhe attraversatesi al loro viaggio, Ulrico voile approdare alia riva d' Oro ignaro clie appimto in quella notte il Rumo avesse avuto a tradiniento il territorio di Dervio. Quivi dunque il fiero veccliio era pervenuto gla prima , e vi aveva appiattate genti eino a Bellano ; le quali corsero addosso ad Ulrico mentre senza sospetto avviavasi colle due giovani al castello. A quell" assalto le due sorelle atterrite cac- ciaronsi in una grotta, ed Ulrico fermo dinanzi aU'en- trata ne fece una valorosa difesa. II Rumo stesso con nuove genti venne contro di lui quando n' ebbe no- tizia; ne per questo depose la speranza e il coraggio. Sostenne il nuovo affronto lungamente Quel prode dal peitugio fuhninando ; Ma duvar solo incontro a si gran gente Fill non potea •, gia gli era greve il brando, Le sue botte cadean senipre piii lente , Gla indietreggiava sovercliiato , quando Ecco pre si da subito spavento Fuggon gli assalitori in un momemo. E questo procedeva da un drappello di milizic ve- nule da Bellano contro il Rumo poiclie V avevan veduto approdare a quella spiaggia. Ulrico allora con Lida e con Odalinda si pone di nuovo in via verso Bellano; ma giunti ad un ponte non d'altro formato che d' un ansiusto trave, mentre il 2;ucrriero coif una mano guidasi innanzi la fanciulla, e colfaltra si trae dietro Lida, odoasi alle spalle la voce del Rumo, l6 ULRICO E MDA, Ed eccol da una macchia uscir veloc6 , Eccolo che sul ponte gia si caccia : Strillan le imbelli a vista del feroce Infocato negll occhi e nella faccia, EgU cieco di rabbia a prima giunta Vn gran colpo al garzon tira di punta. Lui non feri , che la fanciuUa amante Del petto verginal gli /e' riparo, A quel ciiidd parandosi davante IVel punto che vibrar vide V acciaro. II feritore strascinato clal proprio peso va capovolto nel fiume a pagare il fio del suo delitto : e Ulrico sorreggendo I'infelice sua sposa arriva al castello, al- bergo d' immenso dolore. Perocche oltre i mali gia detti , la madre di Lida vinta da tante sventure era uscita del senno. E gia ella s'invola Alle guardiane , e fuor di se s' avanza Franca , in atto di stupida esultanza. Fea contrasto terrihile quel riso Immobile sui labbri scolorati Colla magrezza, col pallor del viso , Col brillar degl' intenti occhi infossati. Sovra la fronte ad ambc man diviso S' aveva entrando i crin lunghi , arruffati ; E tenea fisse estatica le ciglia Delia suocera in voUo e delta figUa. Accostatasi al letto di Lida senza punto conoscerla, colle sue vane domande e coUe piu vane risposte raddoppia 1' angoscia della povera giovane. A poco a poco riacquisto poi la sua niente; e Lida intanto pareva riaversi. Gia il chirurgo diceva cessato il pericolo della ferita, sicche tutti aprivan 1' animo a nuova gioja : essa e la sola Che nel gaudio comun non si consola. Ulrico continuo al suo letto vorrebbe pur vederla partecipe della speranza e della letizia comune, ma Lida Rnalmente lo trae d' inganno aprendogli il pre- sentimento eh'' essa ha di una morte vicina : NOVELLA DI TOMMASO GROSSI. 1 7 Vn gran dolor, mio fido , ti si appresta; Ch' io giunger sento V ora del Signore j Sento die il soffio della vita manca. In questa came estenuata e stanca Vedi la il sole , al fin del suo sentiero ? Tornera, ne il vedranno in oriente Gli occhi miei che fian chiusi eternamente. Aliora fu mandato pel medico; il quale Venne, e lesse la morle nell'aspetto Mutato dell' inferma , che da rea Febbre sbattuta , e di vigor gici scema , V approssimar sentia dell' ora estrema. Llda come colei che gia aveva deposta ogni speranza send, senza punto alterarsi, cpiella mortale sentenza, e solo pregava die nulla se ne dicesse alia madre ed all'avola: e quando esse entrarono nella stanza, Gli atti compose in calma e la favella , E come sempre avea di far costume , Incontro alle vegnenti una man stese In placido d' amore atto cortese. La buona madre sempre piu persuasa della vicina guarjgione fa portare sul lotto dell' inferma una co- rona e un velo da lei trapunto pel di delle nozze ; ozgetti alia povera giovine di tristezza e di pianto ch'' ella con 2;rande stento raffrena e nasconde : Finche la notte omai fattasi tarda , Tuiti dier ccnno per andarne insieme : Pur contiensi I' inferma, e la gagliarda Ambascia rinascente in suo cor preme; Con ciglio asciutto quelle amate guarda Ch' ella di riveder non ha piu speme : Bacia Odalinda, e in suo cordogUo muta La dolce madre e V avola saluta. Venne poi il sacerdote ; il quale com' ebbe compiuto r augusto suo uflicio , le concesse di rivcdere colui die avrebbe dovuto esserle sposo. Lida cercando come puo di consolarc il suo Ulrico, le raccomanda Bibl. Itcd. T. LXXX\L 2 l8 ULRICO E LIDA , I'avola, la madre e la sorella, e quasi per liberarsi tla uu obbligo die le pesa sul cuore, lo conforta a farsi marito d' Eurosa. Cosi ( ella dice ) tuo padre cessera forse di essere avverso alia mia casa; e tutti sarete felici : E qunndo dolci e placide giornate Scorrer vedrete ntlla pace insieme , Un cortfse pensier non mi negate, Che anch' io fui lieta di cotarita speme. Ancli io . . . die dissi, ohime! non sian turbate Da desiderio uman quest' ore estreme : Jddio nol voile , i suoi giudizi adoro , E rassegnata e confidente io mow. Ma Ulrico, quando i repressi singhiozzi gli permettono di parlare , protesta clie non gli saia mai possibile esser d' altra che di lei, sola in vita ed in morte cara al sue cuore. Cosi dicendo le bacio la mano oiamai gelida e bianca; ed essa contenta di avere con qiiella preghiera soddisfatto a cio che credeva suo debito , Fu tutta del rifiuto consolata , Nel soave pensier d' essere amata. Ulrico allora: Ascoltami , riprese .- Pe' tuoi cari non fia ch' io mi risparmi^ Ma straniero fra lor vuoi tu lasciarmi ? Deh! die la madre tua diiamarla io possa Madre , e suo figUo oda appellarmi andi' io : Questo amor die verrd mtco alia fossa Fa die sia henedetto innanzi a Dio. — * E al suo pregar vedendola commossa , — M'adempi, oh! segue, I' ult mo desio La morte mi parrd manco incresciosa S' io dir potrb • — M' aspetta la mia sposa. II sacerdote, presente al colloquio, benedisse il loro amore infelice, E i detti profferi solenni e cari : '< Quel che congiunse Iddio V uom non separi. » NOVELLA VI TOMMASO CROSSI. I9 Ma Lida omai sentendosi al solenne Punto, un ultimo sguardo al garzon volse: Molhmtnte d'lin braccio ei la sostenne , II capo sovra V omero si tolse; E il sospir fuggitivo die le venne Sulle labbra aleggiando ne raccolse : Cosi la sposa placida e contenta Nd sonno degli cletti s' addormenta. Nero, sul petto e suHe spalle sciolto , II bel Clin le traspar di sotto al velo: E Tugiadoso e candido quel volto, Qual giglio appena svdto dallo stelo: In soave d' amore atto iwolto Tien I' angelica sguardo inverso al cielo: E sulle labbra pallide il sorriso E la gioja le sta del paradiso. Con qiiesti bei versi finisce il signor Grossi la sua nuova produzione della quale non sara niaravi- glia die da moiti variamente si parii e si scriva , provocandosi (come gia s'e veduto far da qnalcuno ) a vicenda grinimoderati o nel biasiino o nella lode. Aggiungasi die qiieste Novelle soglioiio essere dai lettori considerate sotto due aspetti grandemente di- versi fia loro ; donde nascono poi contrarj giudi- zj , o nicglio diremo contrarie sentenze : perclie il vero giudizio dileguasi dove le cose non si risguar- dano da tutti i lati. Vi ha clii suol leggerle come li- bri da passar tempo; e quando le trovi atte a man- tener desta per poclie ore la curiosita, od a provocare ima lagrima , stima die 1" autore conseguisse piena- mente il suo (me pcrche lia pienamente soddisfatto al suo gcnio. Altri le pcsa per lo contrario a troppo rigorosa bilancia ; non ha curiosita , non ha lagrime da consentire ad un libro die non e scritto secondo le sue letterarie opinioni. E gli uni si maravigliano che v' abbia clii citi le regole de' maestri , o taccia giudice il raziocinio , dove al parer loro tutto nasce dal cuore ed e fatto pel cuore: agli altri in vece pare incrcdibile che il cuore s' abbia a commovere di quel- lo , di che T iatelletto c il giudizio non si possono 20 rLSICO E LID A , contentar pienamente. In quanto a noi abblamo cre- duto di soddisfare in iin punto e al nostro debito come giornalisti, e al dcsiderio de' nostri lettori, fa- cendo loro conoscere il piu ampiainente che si potesse questo nnovo frutto di un infi;egno cosi colto e cosi gentile. Oltre le niolte bellezzc poi clie ciascuno avia gia notate leggendo il sunto pienicsso, potremmo ag- giungerne qui non poche altre, alle quali il filo di una compendiata narrazione non ha potuto dar luo- go. E per addurne pure un esempio, ci pajono molto belli i seguenti versi ne' quali il poeta descrive la povera Lida che prigioniera in Menaggio, veglia agi- tata da cento tristi pensieri nella stanza in cui dor- mono Odalinda e Rosamonda , e finalnicnte affaccia- tasi ad un verone : Al debil raggio delta luna scema , Intende il guardo quanto pub piii lunge , Ma su pel lago che s' increspa e trenia S' annebbia e perde , ed a Btllan non giunge : Se non che parle in ver la falda estrenia Del monte che con V acque si congiunge Or discernere or no come una bianco, Striscia interrotta che vacilla e manca. E in generale questa Novella dal lato della lingua e dcllo stile e lavoro molto lodevole ; perche oltre alia proprieta de' vocaboli, air evidenza de' traslati ed alia sceltezza de' modi , ha la dote rarissima di una costante e spontanea uguaglianza. La musa del signor Grossi e tenera e affettuosa : e nello stile e nel verso egli ha una soave malinconia che a poco a poco s' in- sinua nell' animo de' leggitori e li conduce alle la- grime. In questa parte la sua vena si spiega con una abbondanza e delicatezza veramente invidiabile : ne solamente nel verso ma anche nella prosa il suo stile diventa tanto piu facile, armonioso, eflicace, quanto pill la materia e patetica o sendmcntale. Percio poi non a torto si dol2;ono alcuni clie in questa novella il signor Grossi abbia voluto coniidare nella varieta dei casi , o come dicesi nell' intreccio , piuttostoche nell' affetto ; NOVELLA DI TOMMASO GUOSSI. 21 e correr dietro air csempio de' forestieri , anziche insistere su qiiella via per la quale si e messo coir Ildcgonda. La troppa varieta di casi porta seco il pericolo quasi inevitaljilc di quakhe inverosimi- glianza od almcno di qualche dubbiezza , dove la iiicnte del lettore per nccessita si fernia, e il cuore intanto si raffredda ; senza clie le troppe vicende ac- cumulate nella brevita di questo couiponiniento, come affaticano alcun poco il lettore , cosi costrinsero il poeta ad uscir troppo spesso del proprio suo campo per assumer Tufficio di sernplice narratore; nel quale poi non di rado gli piacque di usare uno stile ed un verso troppo rimesso e quasi potremmo dire disa- dorno. Ben sappiamo di accennare con cio ad una opinione letteraria del signor Grossi piuttostoche ad un difetto di poetira facolta; ma non per questo vo- gliamo lasciar di dire 1' impressione poco piacevole che abbiam ricevuta da alcune sue ottave , quando possiamo alFermare altresi che non siamo soli in que- sta sentenza. Ed appunto, perclie' le troppo pedestri narrazioni non procedono da difetto di poetica facol- ta , ma da sistema, esse non distruggono poi qviella uguagliatiza di stile che dicemmo trovarsi in qucsta novella: e noi non intendiamo di dire che il signor Grossi talvolta cada nel basso come scrittore a cui nianchi la lena o V arte di sostenersi ; ma c' incresce cli' eo;li ami di discendere nelle sue narrazioni lino ad un punto in cui pare clie si dilegui ogni poesia. Del resto, o che s*'innalzi nel sentimento o che si ab- bassi nelle narrazioni, egli e sempre un vero j)adrone deir arte ; della quale noi disputiamo non gia come sappia, ma come vuole st-rvirsi. Per cio poi che risguarda T invenzione o 1" anda- mento generale dclla novella sarebbe oziosa ogni no- stra considerazione dopo il sunto che n' abbiam dato: i lettori ne possono far giudizio da se secondo il loro gusto. Non e una novella storica ; perche \ autore non s' e pigliato T incarico di far ritratto dei tempi ai quali riferisce la sua invenzione, ma piuttosto s'e aa ULRICO E LIDA , contentato di astenersi da cio che a que' tempi sa- rebbe stato assoliitamente contrario. Si dubita se nel secolo XII si conoscesse il nome coUettivo di Svizzerif e puo dubitarsi altresi se in qiiella eta cosi rozza sia presumibile quella finezza di sentimenti delicati , o piuttosto quello squisito linguaggio die sa esprimere le piu riposte modificazioni del cuore. Ms quando r effetto e si grande , qnando appunto per questa qualita si leggono e si compiangono si volentieri i casi narrati dal poeta , cbi potrebbe aver coraggio di mettere in canipo seriamente questa censura? Noi avremmo voluto ch' Eurosa ( a cui finalmente ap- partiene la piu bella azione di tutto il romanzo ) non fosse lasciata, se cosi possiam dire, neU'ombra, non pur senza premio , senza una lode condegna. Quel pocliissimo che dicono e fanno Lida ed Ulrico in segno di gratitudine , e vinto a dismisura dalle generose parole ch' ella aggiunge al sue nobile fatto. Ulrico O nostra angelo , disse , o generosa ! Se un si gran benejicio non mi lice Rimeriiar , V avrb almen sempre in core. ' — Va , quella gli risponde , e sia fdice Siccome io prego , il fin di tanto amore. — Stese Lida alia sua Uberatrice La mano : questa vinta dal dolore La strinse. — E tu, disse ^ perdona al niio Superbo cruccio onde t' offesi : addio ! Vero e bene che 1' angustia del tempo e 1' imminente pericolo impedivano un piu lungo colloquio; ma il poeta non doveya egli consacrare con un verso il sa- griticio grande e spontaneo di questa fanciulla , in un secolo di tante vendette? Ancora ci pare poco pre- sumibile , e certamcnte non bello che Rosamonda prigioniera a Bellano non muova pure un laniento della sua sorte, ne mai rammenti d'avere un padre, ne mai desideri di faigli sapere che i suoi figli sono ancor vivi. Ne presumibile ne bello ci pare che Lida •i addormenti nella barca in quella notte terribile in NOVELLA DI TOMMASO GROSSI. a3 cui ella ed Ulrico fuggivano, mentre per tutte le sponde le (laccole e il suonai- delle campane a niar- tello avvisavanli del pericolo di cader nelle mani del loro nemico. Aggiungasi che TTlrico ha una sconsi- deratezza che lo avvolge in cento sventure; ne la compensa con una energia si grande e si fuori del- r ordinario che basti a f'argliela perdonare. Quando primamente proniette a Lida la mano di pposo; quando in Bellano protesta di voler vivere sempre esule dalla patria e pigliar guerra per lei contra la sua gente islessa; quando si parte da Bellano per andar a Como a trattar della pace; quando fugge da Como con Lida a cavallo e si mette per una via della quale ben doveva conoscere le difficolta ; quando uscito della grotta non s' accompiigna colle mihzie venute da Bel- lano; in tutte queste occasioni ci par di vedere un uomo che ad 02;ni passo conimette un errore, cagione ben tosto di qualche sventura, di cui noi tanto nieno possiamo avergli compassione quanto piu sarebbe stato possibile evitarla. II difetto di circospezione lo troviarno spesse volte ammendato con prove di sommo valore nei personaggi creati dalla fantasia dei poeti; nel qual caso rammirazione desfata dai grandi fatti impedisce al giudizio di condannare la poco conside- rata condotta: ma questo non si puo dire di Ulrico. E benche il fiero caso del ponte non sia impossibile, perche qualche volta anche all' uomo piu circospetto non e dato di evitare la sua sventura, nondimeno ci e difficile assai lo scolparlo al tutto primamente del- I'essersi posto in via soletto, quando tutti i guerrieri sopravvcnuti sarebbero stati presti a scortare la fi- glia di Ottone ; poi dell' esscre proceduto cosi poco apparecchiato ai possibili anzi ai probabili eventi, che il suo assalitoie gia gli ha trafitta 1" amante pri- ma ch' egli abbia sguainata la spada. Non ignoriamo che nascon di qui la ferita e la pietosa niorte di Lida che sono cosi gran parte delle bellezze di que- sta novella ; nia dove i casi dipendevano intiei a- inente dalP arbitrio del poeta ci pare che sarebbe 24 ULRICO E LIDA, stato miglior consiglio trovar modo che la pieta na- scesse senza diminuire la stinia di alcuno di que' personaggi pei quali egli vuol pure che noi con- tinuiamo ad interessarci. Notano alcuni altresi che la fuga de' prigionieri comaschi da Bellano in quel moineuto in cui le tre fanciuUe stanno sole di buja notte sul lido ; e lo svegliarsi e lo stridere di Oda- linda proprio dinanzi alia camera in cui dorniiva il Rumo; e il tradiniento del Castellano di Dervio ap- punto in quella notte in cui Uhico e Lida dovevano esser condotti dalF avversa fortuna a quel luogo, sono accidenti troppo manifestamentc creati dal poeta in servizio della sua novella ; ma clii negasse ai ro- manzieri siffatto arbitrio dovrebbe condannare, cre- diamo, le piu lodate produzioni della fantasia. E gia forse anche fra le cose da noi accennate come difetti alcune saranno giudicate diversamente da altri: ma noi abbiamo esposta la nostra opinione, credendo che dove le creazioni poetiche non lianno importanza di qualche momento ne rispetto alia storia ne rispetto alia morale , ivi si debba pretendere dallo scrittore maggiore diligenza e maggiore artificio nell' inven- zione e nella condotta. La nuova produzione del signer Grossi da questo lato ci parve meno semplice deW Ildegonda , ne cosi pensatamente condotta come ci saremmo aspettati dal sue limpldo ingegno; di che crcdemmo necessario toccare le principali cagioni. Ma perche vi sono in questa Novella molte parti affettuose nelle quali trionfano sempre 1 ingegno e lo stile del ch. autore, percio crediamo cVessa debba generalmente piacere. E in vece d' ogni altra protesta a chi forse volesse interpretare le nostre osservazioni come argomento di poca stima , poiche nel sunto gia trovansi molti esempi di affetto , finiremo il nostro articolo con un saggio del genere descrittivo , tra- scrivendo una parte della battaglia navale e della tem- pesta : A furor salta di traverso il vento , Batte i navigli per le larghe sponde, NOVELLA DI TOMMASO GROSSI. 25 Li caccia un contra V altro e in un momento Tuttl insiem U rimescola e confonde: Himbomban sobbalzati al violento Impeto irresistibile dell' onde E alle percosse che si dan talora Nel voUeggiar colla ferrata prora. Dappertutto e un tumidto, uno scompigUo, Un gettar pietre e dardi e zolfi accesi, Un afferrarsi a furia col roncigUo, Un azziiffarsi su per gll orli estremi, Le Spade, i pugni adoperando e i remi. Ingrossa tuttavolta la fortuna Che le sdrucite bardie urta e travaglia: In poco spazio or tutte le raduna. Or pioniba il turbo in mezzo e le sparpaglla; E al Jin qua e la travolte, ad una ad una Contra le rive di Bellan le scaglia, Di che alcuna si /range, alcuna viene Gettata in sahv sulle secche arene. A. 26 Studj sulla storia delle ard , ossia Quadro del pro- gressi e delta decadenza delta scuUura e delta pit- tura presso gli antichi durante le rivoluzioni che agltarorio la Qrecia e V Italia. Opera di P. I. Dechazelle. Prima versione italiaiia. — Venezia, 1834 ^ 1 835, dalla tipografia di Paolo Lampato. Tomi 2 , in 8.° Arlicolo 2..° ed ultimo. Vedl Bi- blioteca italiana, tomo 83.°, pug' 337. A, .1 secondo volume clie versa sulla storia della scultura e dcUa pittura presso i Pxomani , il chiaris- sinio autore premise molto opportunamente una in- troduzione con cui da un succinto compendio delle opinioni di quegli Archeologi che occuparonsi ad in- vestigate qual fosse lo stato delle arti in Iialia ante- riormente alia fondazione di Roma. Parlando degli Etruschi s' attiene a quanto ne scrisse Winckelraann , cioe clie dopo gli Egiziani coltivarono essi le arti del dlsegno lino dai tempi piu remoti ; che tre stili distinguonsi nelle loro opere e nei loro monumenti. II primo originale forniatosi grado a grado dalla sco- perra dei metodi preparatoi'j per le arti dello scultore e del pittore , e quindi partecipante a quel la sec- chezza di forme , rigidita di contorni , stenti di atti- tudini che caratterizzano da per tutto la infimzia delle arti. 11 secondo moditicato dopo pel commercio marit- timo con le doviziose monarchie orientali , e per la spedizione delle colonic greche alle spiagge italiane. In risguardo al terzo periodo delle arti etrusche , avvisa che sarebbe illusione assegnarlo; dacche dopo r incendio di Corinto ed il saccheggio dato ad Atene dair esercito di Silla , gli artisti greci concorsi in Italia vi dovettero naturalmente col comunicare i loro principj fondare nuove scuole : e divenuti percio i Toscani discepoli e collaboratori dei Greci , non e da diisi che perfezionassero il loro stile , ma piuttosto STUDJ SULLA STORIA DELLE ARTI , CCC. 27 che lo informassero su quelle dei loro maestri. Nulla- dimeno i primi Toscani potevano a buon diritto van- tarsi di aver con felice successo esercitato la scul- tura e la pittura fino dai tempi , in cui i Greci non avevano se non una scarsa cognizione delle arti die dipendono dal disegno. Questa anteriorita di coltura viene attestata da PJinio , il quale fa nienzione di una statua eseguita in Italia prima dell' arrivo del- r antico Evandro sulle sponde del Tevere, dove fondo Pallantea , e degli affreschi che vedevansi a Ceri , una delle due citta di Etruria , mentre Roma a quel tempo non ancora esisteva ; come nel ricordare al- tresi le pitture del tempio di Giunone in Ardea ( gia capitale del paese dei Rutuli ) e T Atalanta e r Elena dipinte da Lanuvio, aggiunge clie quantun- que si trovassero in edificj in allora per vetusta ca- denti , conservavano tuttavia una freschezza si vivace da destare lo stupore. Prosiegue poi a dire che per gli scavi fatti lo scorso secolo nel luogo dove fu 1" antica Tarquinia si scopersero nelle pareti e sulle volte dei sotterra- nei di quella metropoli alcuni vestigj di pitture a fresco rappresentanti pugne , uccisioni, supplizj , vi- sioni infauste , le qnali diedero motivo ad un altra osservazione dello stesso Winckelmann suU' analogia che passa tra siffatte composizioni ed il carattere raelanconico e le superstizioni degF indigeni di quelle contrade. Plutarco ce ne porge la stessa idea neli''as- serire die gli Etruschi trasmisero ai Eomani non solo le cerimonie del loro culto religioso , ma ezian- dio i misteriosi riti della magica scienza degli auguri e mille altri sogni generati dalla paura e dal tetro silenzio delle tetiebre ; come c' insegna la storia che i sacerdoti di quella nazione comparvero con torce accese attorte di serpi alia testa de' guerrieri guidati da Tarquinio il Supeibo contro i suoi sudditi ribel- lati, e che tale apparizione fece retrocedere spaven- tate le truppe romane e riusci piu potente che il ferro degl' inimici. Parimente le sanguinose lotte le 28 STUDJ SULLA. SrORI.V DraLE ARTI, quali formavano la parte integrale delle cerimonie funebri degli Etruschi , furono quelle che diedero oi'i2;ine in Roma ai combattimend dei gladiatori. Parlando poscia del territorio occupato dalF antica Etruria fli osservare che anteriormente alio sbaico delle colonie greclie (una prima della spedizione degli Argonauti , verso il 1268 avanti G. G. ; T altra piu di due secoli avanti la fondazione di Roma) le sue spiagge prolungavansi dal piede delle alpi fino alio stretto di Sicilia; e che quindi le stoviglie generica- mente indicate sotto V erroneo nome di vasi etruschi non devonsi esclusivamente attribuire ad artelici To- scani, ma bensi, eccettuati qucUi che portano le cifre della loro scrittura , vogliono gli altri classilicarsi fra le opere che il greco ingegno improntava. Accenna in se- guito per le rappresentazioni di questi vasi 1' uso cui sembravano destinati , qnanto ne siano osservabili le forme, e quale la diversita de'.la dccorazione, per cui viene ad inferire che vi esistessero delle manifatture fino di terzo ordine. Siccome poi la massima parte di siffatti modelli fu rinvenuta ne' sepolcri, cosi toc- cata di volo la causa della conservazione , descrive di questi la costruzione e la forma. Finalmente in- dica la qualita dei vasi che si scoperseio ne' con- torni di Nola e chiude la prefazione col dire : « Tali erano i progress! delle arti in Italia circa il tempo in cui i consoli romani non scendevano dal canqii- doglio che per tornare air aratro , e ricoverarsi in una semplice capanna e ad apprestare i loro cibi in vasellami di terra. » II priino libro non e che un tes&uto storico sparso di osservazioni tendenti a dimostrare che le arti del disegno furono di rado impiegate a Roma sotto la monaichia e nei primi secoli della repubblica. Da un branco di facinorosi avventurieri governati da un capo intraprendente ebbe origine la citta eterna. I suoi primitivi abitatori non conobbero altra cura che queUa dell' agricoltura e della guerra , o a mcglio dire del sacclieggio. La loro dimora consisteva, al dire DI P. I. DECn\ZELLE. 29 dell' abate Vertot , in una moldtiidine cli capannc co- strutte dl iimini e di argilla c sparse sopra uno sco- sceso tcrreno. A queste toinaiido dalle continue irru- zioni ne' luoghi vicini , ciasciino vi deponeva il suo bottino partlcolare in una massa comune , che veniva poscia equamente divisa. II capo comniisurava le porzioni e le distribuiva a' suoi compagni senza di- menticare se stesso. Piiceveva poscia le felicitazioni dclla truppa per il buon esito di una impresa con- dotta dal suo valore e diretta dalla sua esperienza. Quest' ultima ceriinonia terniinavasi con feste militari , dalle cpiali trassero in seguito ori2,ine le pompe trionfali. I Romani rimasero cpiindi per lungo tempo insen- sibili ai miracoli inspirati dalle muse agli scultori di Sicione e di Atene •, e non fa clie dopo essersi im- padroniti dei capi cF opera the formavano \ orgoglio e il decoro delle citta della Grecia die destossi in loro, non T istinto di apprezzarli e d' imitarli , ma la cupidigia simile a cjuella dell'avaro clie ammassa e va superbo di una sterile opulenza. Prosegue inoltre su tale proposito a far osservare 1" autore clie \ in- fluenza prodotta, come gia si e veduto ncUa Grecia, dalle brillanti finzioni del poUteismo per gli avanza- menti delle arti del di segno sarcbbe stata interamente nulla in una citta popolata da incuiti vagabondi; clie Romolo e Numa per civilizzarla cominciarono dal- r ammcttere ne" rustici templi que^li idoli clie le piccole colonie di Evandro e di Enea avevano recato in Italia ne' piu rimoti tempi ; ma nel coUocarveli credctiero rendexli piii augusti mediante il mistico velo die li toglieva agli sguardi degli adoratori. Vol- lero poi che per emblema della divina essenza non si riconosccsse fuorclie il sacro fuoco di Vesta. Sup- porre uniano aspctto ai celesti secondo quel sistema sarebbe stata sacrilega idea , ed i Romani fedeli alle dottrine di Numa, al dir di Plutarco . non possedet- tero verun simulacro. Vero <'» bcnsi che Roma sotto il dominie de' prinii re iii decorata di statue e di edificj 3o STUDJ SULLA 6T0RIA DELLE AKTI , degni della magnlficenza di una capitale del mondo , come la cloaca uiassima intrapresa sotto il reggimento del vecchio Tarquinio e continuata per ordine di Servio Tullio e di Tarquinio il Superbo ; ma e da presumere die tali opere appartenessero alia indu- stria dei Latini , o piuttosto degli Etruschi dai quali i primi re di Roma tolsero in gran parte le ioro istituzioni civili e religiose. Dopo un lungo periodo storico di guerresche vi- cende , di cangiamenti di governo, d'intestine discor- die e di conquiste, anche la moneta cli era di bionzo, era divenuta insufficiente ai bisogni di quel popolo. La conquista del Sannio , e la presa di Taranto in- vano contrastata da Pirro avendo portato molto ar- gento in Roma , il senato decreto clie si coniassero monete di quel metallo , la cui vista aveva comin- ciato a scuotere la frugaliia di que" feroci conquista- tori. 11 trionfale corteggio di Curio cui diede luogo la scontitta di Pirro a Benevento offerse agli abitatori di Roma uno spettacolo affatto nuovo. Non erano piu, come altre volte , fasci d* armi infrante , carri cari- chi di covoni di spiche , mandre rapite alia rustiche abitazioni, ma si una splendida mostra delle spoglie raccolte ne2;li accampamenti degli Epiroti : oro ed argento monetati, ornamenti tessuti di porpora , qua- dri, statue preziose , ecc. Ne e da maravigliarsi die vi si trovassero siffatte riccliezze, giacclie Pirro dopo la battaglia di Ascoli e durante il suo viaggio in Sicilia avendo puniti i Locrii die il suo partito ave- vano abbandonato , erasi impadronito del tesoro die essi avevano consacrato alia Dea Proserpina. L' autore viene poscia accennando die, soggiogate le colonic greclie, indi costretta la rivale Cartagine a chiedere pace, Ic arti f'urono cliiamate ad attestare ai posteri coUe Ioro opere i fatti piu memorabili e die i monumenti consacrati alia memoria de"" piu glo- riosi non erano d' ordinario die semplici colonne. Se alcuni distinti servigi , alcuni tratti di valoie e di fede patriotica meritavano ai cittadini generosi o ai DI P. I. DECHA.2ELLE. 3l prodi comandantl 1' onore di una statua , I'altezza n' era fissata a tre piedi soltanto, onde quelle figure chiamavausi tripedanee. Se ne fecero nuUameno di piu piccole d' oro , d' argento , di bronzo e d'avorio: queste chiamavansi sigillae e per solito erano di ac- curatissimo lavoro. La facilita di trasportarle seco o sia per particolare affezione alia divinita clie rap- presentavano , o sia per serbar memoria di un Le- netattore , di ua congiunto, di un amico le aveva renclute assai comuni. Cosi ci viene indicaudo i pri- vilegi ottenuti dai nobili sulla esposizionc dei ritratti di lamiglia, sul diritto d'imagini sugli scudi votivi de- corati di ornamenti e figure rappresentanti le azioni eroiche di alciino della famiglia , i quali sospende- vansi neir interno dei tenipli , dopo di die concliiude finalmente col dire , come nei tempi posteriori gli adulatori trovarono un mezzo di prodigare pubblici omaggi ai loro padroni , e i trionfatori nelle solenni loro salite al Campidoglio olTrirono alia curiosita del popolo dei quadri , specie di vessilli , siir i quali erano raffigurati i priucipali incidenti delle loro vit- torie. Premessi i soliti schiarimenti sulle cose piu note- voli sparse nell' indicate libro, succede il secondo clie medesimamente s' aggira sopra un altro tratto di sto- ria. U autore comincia dalla seconda guerra punica e ne discorre i fatti sino al triumvirato. Con qucsti si fa a dimostrare come grado grado s' introdusse il lusso in Roma , quindi la corruzione de' costumi ; e come di qncsta profittassero alcuni potenti cittadini per divenirne i dominatori. Le immense ricchezze tras- portate dopo la distruzione di Cartagine , dopo i trionfi dei Scipioni , di M. Fulvio Nobiliore , e spe- cialmente di Paolo Emilio in cui le meraviglie del- r arte ond' eran splendide le priucipali citta del re- gno di IMacedonia passarono in rivista sulle strade di Roma tratte su duecento cinquanta carri, fecero si che indarno si adoperasscro i censori a tenere a freno la bollente gioventii sedotta da quel prestigio. La 3a STUDJ SULLA STORIA. DELLE ARTI , memoria delle niascliie virtu degli autichi tempi an- dava oo;nor piu perdendosi ; le legioni cli' eransi assue- fatte ai costumi dei popoli di Oriente, non potevano ripigliare facilmente , reduci alia terra natale, il loro antico modo di vivere. Vincitori dei Gallo Gallati non poterono dismettere Y uso di cercare il sonno sopra letti circondati da cortine e coperti di tappeti di ricco e morbido tessuto : i loro tricliiij furono decorati di tavole ornate con cesellature di bronzo : il suono degli istromenti gl' invitava ai piaceri di ghiotta mensa e stipendiati ciurmatori raliegravano la loro indolenza dopo il banchetto. A si fatte vo- luttuose invenzioni tennero dietro i primi saggi del- I'arte drammatica : Livio Andronico, uno de' piu an- tichi poeti latini , aperse in Roma un teatro die poscia Nevio ed Ennio perfezionarono ; le loro opere non meno che quelle di Pacuvio , di Accio , di Cecilio e di Sacilio , quantunque scritte in una lingua non per anco ingentilita , prepararono il trionfo delle Muse presso un popolo sino allora ribelle alle loro inspi- I'azioni. Fu nello sviluppamento de' talenti die di- pendono dalla iramaginazione e dal gusto, clie Roma rimasta steiile sino a quell" epoca di artisti degni di tal nome vide uno de' membri dell' illustre famiglia dei Fabii dotato di una naturale tendenza a trattare la pittura. II tempio della salute fu da lui decorato di diverse imagini ; in seguito Pacuvio il quale col- tivava ad un tempo le muse e la pittura , arricchi dei proprj dipinti il tempio di Ercole nel foro Boario. Lo scarso incoraggianiento pero che siffatti tentativi procurarono a coloro die consacraronsi alle arti ne fece abbandonare la pratica agli schiavi od ai liberti greci , e ad alcuni cittadini , torse meno curanti di salvare i loro nomi dall obblio per tal mezzo di quel die si fosse delle loro faticlie. Cio nulla meno le arti eransi rendute necessarie al lusso : quelli die in esse si distinguevano , ottener dovevano finalmente una certa nominanza nelle alte classi della societa, e la vista di tanta copia di raodelli rimanere non Dl P. I. DECHAZELLE, 53 doveva inoperosa. 1 potenti non isdegnarono contrarre famigliarita coi liberd : e noto che Lelio e Scipione guidarono la penna di Terenzio e che sotto 1' influenza del loro gusto esquisito , quel valente imitatore di Menandro piu non anibi i tuniultuosi applausi pro- digati suUa scena comica ai licenziosi motti di Plauto. Le gradite composizioni di quei due poeti latini diedero impulso in Roma alio studio delle lettere ; questo s' accrebbe a dismisura dopo aver udita 1" elo- quenza di Carneade uno dci tie deputati di Atene ; ne valse il decreto emanato dal senato contio i pro- fcssori di belle lettere , di cui Aulo Gellio ci conservo il tenore. Mentre le lettere trionfavano dei pregiudiz j , gli opulenti cittadini per guadagnarsi I'aura popolare non solo le favorivano , nia facevano altresi erigere a proprie spese portici pubblici , circlii e teatri : r edile Marco Scauro , il Tribuno Curione furono per- fino accagionati di niatta prodigalita. Per rispetto alia pittura e scultura quantunque Cicerone affettasse di ripetere sovente in pubblico cli' esser dovevano abbarulonate alia frivolezza de' Greci , nulladinieno aniava di discorrerne alia distesa e con grande inte- resse : Pompeo , Lucullo , Cesai-e poi non temevano di lasciar vedere quanto stimassero gli artisti ; gl' in- vitavano pertanto a visitare liberamente i propij niusei e gli assistevano di danaro. Toccando dei dicliiarati protettoii delle arti in Roma, e tra questi di Silla che fece erigere il famoso tempio della Fortuna in Palestrina, F e2;re2;io autore opportunamcnte introduce la sentenziosa esjiressione di Orazio intorno la mascnilicenza de' srandi che sanno esser ricchi , la quale impone rispetto e disarma V in~ vidia. Ma lo stesso non accadeva , prosegue a dire , di ccrti tali governatori di provincie , le case di cam- pagna dei quali erano tutte piene e splendenti delle spoglie dei loro amministrati ; su questo proposito accenna il niodo veeincnte con che Cicerone accuso Cajo Licinio Verre e dalle particolarita rit'erite su Bibl ItaL T. LXXXVI. 3 34 STUDJ SULLA STOKIA. DELLE ARTI , quel latrocinj passa a descrivere minutamente la gal- leria clie Verre erasi formato colle rapine e colle estorsioni della sua amministrazione in Sicilia. Dopo questo notabile paragrafo discorre T ultima epoca della repubtlica romana che mortalmente straziata ( 70 anni prima di G. C ) dalle fazioni di Mario e Silla soggiacque alia dittatura di Cesare, indi divisa dal triumvirato di Lepido , Antonio e Ottavio fini ad essere sottomessa all' assoluto dominio di quest' ul- timo , che rimasto senza rivali dopo la vittoria sui mari di Azio, diede la pace al mondo e fece dimen- ticare sotto la porpora le proscrizioni del feroce triumviro. Fra gr importanti schiarimenti che conseguitano questo secondo libro , meriterebbero d' essere qui specialmente notate alcune giudiziosissime riflessioni deir autore risguardanti una opinione di Polibio sul riprovevole abuso de' conquistatori di spogliare le citta dei capi d' opera dei loro artisti ; alle quali ri- flessioni tiene dietro un passo di un' altra sua opera suUa influenza della pittura relativamente alle pro- duzioni dell' industria commerciale : ma amiamo me- glio invitare i nostri lettori di ricorrere al libro , primieramente perche ne trarranno maggior profitto , ed in secondo luogo perche a malgrado della conci- sione che ci siamo preBssa nel nostro sunto , sen- tiamo die le cose piacevoli ce la fanno talvolta porre in non cale. II terzo libro pin voluminoso degli altri comprende la storia dei magnilici monumenti di cui fu decorata Roma sotto I'imperio dei Cesari. Comincia 1' autore dal dichiaiare che indeterminate nozioni si hanno sugli artisti che liorirono contemporaneamente a Virgilio , ad Orazio, a Tito Livio , a Cornelio nipote e che il silenzio della fama a tale riauardo attribuirsi deve a quell' ingiusto di^prezzo che i Romani non mai intiera- mente superarono verso una professione la quale per lungo volgere di tempo venne fra essi esercitata sol- tanto dagli schiavi. Alcuni piccoli quadri d'invenzione DI V. I. DECHAZELLE. 35 del proconsole Antistio Labeone esposti al pubblico, furono dalla classe cui egli apparteneva posti in ri- dicolo : COS] Quinto Pedione , nipote di colui clie GiuUo Cesare aveva nominato erede unitamente ad Ottavio, non pote seguire senza biasimo la sua ten- denza alia pittura. Le notizxe tramandateci da Plinio non indicano nominativaniente se non il piccolissimo numero di artisti greci clie lavoravano allora in Pvoma ; I'autore cita pcrcio Filisco di Rodi ed il luogo dove furono collocate le sue opere; Stefano allievo di Pras- sitele clie modello per Asinio Pollione le statue eqne- stri delle Ippiadi, celebri guerriere, e quella di un adeta vincitore, attualmente nella Villa Albani ; Me- nelao discepolo di Stefano, autore del famoso gruppo erroneamente chiamato Papirio colla madre clie esiste nella villa Pamfili ; Menofonte stato scelto da Augusto per fare la copia della celebre Venere di Alessandria Troade ; Nisia, Nicolao e Critone cui erano affidati i lavori di maggior importanza. Trattandosi di quel- r epoca non poteva 1' autore csimersi dal parlare di Mecenate ; percio ne delinea il carattere e ci dice clie pel tatto sicurissinio clie possedeva in fatto di lettere e di arti dovevasi presuniere clie la scelta degli artisti impiegati negli abbellimenti di Pvoma si uniformasse alle intenzioni del suo signore , il quale era pienamente in grado di giudicare dei loro lavori, ed aveva d' altronde con lui fatti eccellenti studj ad Apollonia , citta della Macedonia , sotto il lilosofo Atenodoro. Discorrcndo in se2;uito di quanto fece Augusto , dice cli' egli incomincio dal decorare il suo foro colle imagini di Enea , di Romolo , di Numa e di rjuegli altri illustri , le virtu ed il coraggio dei quali avevano onorata la patria : ordino clie la sta- tua di Pompeo fosse dal Scnato ov' esisteva traspor- tata riinpetto al teatro da lui innalzato. Per rispetto poi ai templi di cui Augusto viene da Tito Livio •qualiricato come riedificatore: « Egli consacro , sog- giungc , dapprima quello di Apollo sul nionte Pala- tino , e lo arricchi di una bella collezione di libri 36 STUDJ SULLA STORIA DELLE AIITI , greci e latini. A quel tempio era annesso un edifizio dal nome della collina chianiato paladani , costrutto per diniora dello stesso imperatore. Pose nel tempio di Giulio Cesare un magnifico quadro di Apelle chia- niato i Dioscuri. I templi di Giove Tonante , di Marie ventlicatore, il portico di Lucio e Cajo suoi nipoti , i palazzi di Livia e di Ottavia, il teatio di Marcello, il superbo mausoleo destinato a sepolcro di se e dei suoi congiunti , sono le meraviglie die steso sul letto di morte vautavasi di aver create dicendo : trovai Roma fahbricata di mattoni , e la lascio fab- bricata di marmo. » Prose2;ue indi a narrare quanta magnificenza ag- giungessero a Roma per esortazione di Augusto i congiunti , gli aderenti , i ministri , i cortigiani e tutti cpie' ricclii cittadini che avendo seguito Mar- cantonio in Asia erano rientrati in grazia dell' im- peratore. II solo Pantheon fatto costruire dal mini- stro Agrippa e che tuttora esiste puo servir di norma della grandiosita e magnificenza con che erano le opere in quel tempo immaginate ed eseguite. Per porgere poi una idea dei niezzi che erano impiegati ci sembra confacente il sogginngcre cio che segue : A2;rippa dopo aver fatto restaurare gli antichi acqui- dotti che portavano in Roma le acque potabili , fece in maniera che venissero distribuite abbondantemente in ognuna delle piazze e dei mercati. A questo og- getto nuovi acquidotti si costruirono sostenuti da alte colonne , e la loro erezione si fece in gran parte a di lui spese. Ordino eziandio settecento abbeve- ratoi , settecento e trenta serbatoi e centocinquanta fontane salienti. Le decorazioni corrispondevano alia importanza di tali vaste imprese e da per tutto am- miravasi la magnificenza del governo imperialc. Tre- cento statue di marmo, o di bronzo, e quattrocento colonne s' impiegarono ad ornare quegli acquidotti , i quali, dicesi , furono condotti a fine in un solo anno. In tale soprabbondanza di ricchezze succedettc la so- prabbondanza dclle decorazioni censurate da Vitruvio DI P. 1. DECHAZELtr. 3/ neir arcliitettura, perche agli occlii cli coloro die ave- vano ammirata la inagnilicenza dei palagi di Tarso e di Alessandria il hello semplice seinbrava nudo ed in- sulso ; qulndi andavano persuasi che lo sfarzo degli ornanienti aggiungesse potcnte attrattiva alle opere d' arte. Qucsta nioda introdottasi non estendeva pero fortunataniente la sua influenza su tutii i principj fondamentali del disegno, e cio chiaramente deducesi dal bello stile delle medaglie coniate in cpieH'epoca sotto Augusio. Questa sezione delT arte fu in mas- simo iiore, e siccome Pirgotele sotto Alessandro, cosi in Italia Dioscoride porto la incisione in pietrc dure al pill alto 2;rado di pcrfezionamento. Accennata la dilTicolta ed il principal merito in tal sorta di lavori, e nominati diversi artisti che in essa si distinsero , 1' autore tocca di volo 1" apparizione deir era cristiana ; dipinge la morte di Aiigusto dopo di aver adottato Tiberio per sno successore a mal- grado della sua contrarieta. Tiberio destituito d' in- clinazione per le arti stette pago ad ordinare il pro- seo-uiniento dcg:!' incomiiiciati lavori e si diede cura • • • di celebrare T apoteosi di Augnsto. Una statua d oro Venne inaugurata in canipo Marzio , la quale era ras- somigliantissima al nuovo Semideo. Da cjueir epoca in poi prostituironsi gli onori divini agl' iniperatori buoni o cattivi die fossero ; quindi si cliiese il per- messo di erigere un tempio a Tiberio , il quale an- cor vivente voile per ipocrisia che le pi-oprie statue non fossero ivi collocate se non ad una certa di- stanza da quelle degli Dei. In oggi ben poche opere di scultura esistono che siano state eseguite sotto il suo regno. Succeduto Caligola , il suo stravagante lusso non fu di maggior proiitto alle arti , di quel die stato fosse f invidioso e cupo egoismo di Tiberio. Chiedeva egli alia fantasia degli artisti invenzioni straordinarie o piuttosto prodigiose, vestiva con em- blemi del sovrano degli Dei ; fece mutilare le piu belle statue greche per sostituirvi i proprj ritratti. Morto per la congiura di Cherea , le cognizioni 38 STUDJ SULLA. STORIA DELLE AUTI , relative alle arti del dlsegno die reco sul trono il pusillanime Claudio erano si nulie che i Romani do- vettero deplorare la mutilazione di due quadri di Apelle , della coniposizione de' quali stimo egli trarre maraviglioso parti to col sostituirc ai ritratti di Ales- saiidio il vincitore d' Azio. Le arti stavano in pro- cinto di degenerare , giacche la sola vantaggiosa im- presa cui desse opera quell' inetto principe fu la costruzione del porto di Ostia alia foce del Tevere. Morto Claudio avvelenato da Agrippina e durante gli anni di demenza e di deiitti nei quali Nerone , erede del trono a pregiudizio di Brittanico , conculco con scettro insanguinato Y intero universo , i gigan- tesclii progetti di quel Monarca staacarono di con- tinuo r immaginazione degli artisti , ciecaniente sog- getti a' suoi capricci. Lo sterminato palazzo eretto nel sito eve erano tre quartieri di Roma , incendiati dicesi per suo se- greto ordine , indica abbastanza con qual occhio quel- r ultimo discendente di Augusto guardasse le belle arti. Le fiamme consunsero una cjuantita tale di capi d' opera di architettura , pittura , scultura e di antichi manoscritti della maggior preziosita da niai non sa- pere a chi altro assimilare 1" autore di c[uel misfatto. La casa Aurea, che tale chiamossi per la profusione deir oro I edifizio che sorse ad occupare cpiasi all' in- tutlo r area devastata dal fuoco, superava cjuanto si potesse immaginare in fatto di decorazioni della piu alta magnilicenza. Un progetto si estraordinario inesso ad esecuzione dagli architetti Severo e Celere , forse in origine , come pretendesi , fu concepito e sbozzato in carta dallo stesso Nerone , il quale da giovinetto aveva avuto lezioni di disegno e dilettavasi talvolta sia di dipingere, sia di modellare. Ommettiamo di far parola della magnificenza ch' era profusa nelT interne di cpiel palazzo ; ma diremo pero soltanto che presso al vcstibolo trovavasi un colosso alto cento piedi e fatto da Zenodoro a somiglianza del tiranno : Y artista aveva impiegato dieci anni nella costruzione di questo DI r. I. DECHAZELLE. " 89 sorprendente lavoro , la quale costo quaranta mllioni di sesterz). Cio non pertanto la passione che Nerone aveva per le arti , non lo rese giusto verso di coloro che in esse si distinguevano. Invido quale mostravasi di tutti gP ingegni , non vi fu ramo in cui non ab- bia prostituita la saprenia dignita. In Elide fee' egli rovesciare le statue de' vincitori nei grandi giuochi, acciocche annientata rimanesse la memoria degli Atleti che vi erano stati coronati prima di lui. Reduce da un paese illustrato in ogni tempo dalle muse e page delle innumerevoli palme che ivi aveva mietuto , rese alia Grecia le sue franchigie ; ma la spoglio di un considerevole nuniero di quadri , sculture ed altre opere d' arte rimaste per avventura intatte in quella bella contrada. Nel solo tempio di Delo trovaronsi da rapire quasi ottocento figure di bronzo di varie dimensioni. Danno poi argomento di alcune considerazioni al- r autore i capricci ed il lusso sregolato di questo despota , che il gusto pervertirono in tutte le officine di Roma , la di lui morte , lo stile delle arti di quel tempo dedotto dai rimasti monumenti , T arte della pittura tenuta in allora in pregio dai cavalieri ro- niani, e cio che hanno opinato diversi archeologi in- torno a varj capolavori prodotti sotto quel regno. Poscia conclude che le arti del disegno dovettero attendere per poter combinare nuovi slorzi , che lo scettro dei Cesari strappato violentemente dalle mani del tiranno , non meno che da quelle di Galba , di Ottone , di Yittllio , fosse finalmente tenuto da un principe amico della giustizia, la cvii autorita tute- lare sapesse imporre un termine alle calamita del despotismo e dell"' anarchia. Tale si mostro Vcspaslano ed in seguito Tito suo figlio , di cui commenda la saggia amministrazione. II Campidoglio inrendiato , rialzato piu maestoso di prima , i tenipli dclT onore , della fortuna non solo restaurati , ma arriccluti di pregevoli dipinti per Opera di Cornelio Pino ed Acio Prisco , la solenne 40 STUDJ SULLA STORIA DELLB ARTI , consacrazione del tempio delta pace, dove, dopo i tiionfi ottenuti suUa nazione ebrea, si niisero in depo- sito i vasi d'oro e le altre ricche spoglie del tempio di Geriisalcmme, il Coliseo eretto, la biblioteca Ulpia, accresciuta la riattazione dellc grandi strade , degli acquidotti di parecchie citta desolate da terremoti, ecc. furono opera loro. Ne cio basta : nel breve tempo in cui secondo la espressione di un poeta gli Dei non fecero die mostrare Tito alV amove dcU uiuverso , ebbe egli a lottare contro i flagelli che desolarono Roma e tutta F Italia meridionale : Ercolano e Pom- peja coperte dalle ceneri vesuviane , il campidoglio, i templi di Serapide , d' Iside , di Nettuno , il portico di Ottavia e la biblioteca di Augusto furono preda delle fiamme : il pantheon, poi il rnagnifico teatro di Marcello , e quelle di Balbo considerevolmente dan- neggiati. Ma Tito provvide agli opportuni restauri colio spogliare delle loro preziose decorazioni il pro- prio palazzo e le proprie case di campagna , col ven- der le gioje , privarsi di una parte delle sue mobi- glie , piuttosto che accettare le contribuzioni cui i suoi amici otFrivansi di sottostare. Qui 1' autore fa menzlone delle faniose terme di Tito annesse al pa- lazzo imperiale , delle decorazioni , delle pitture e dei marmi scolpiti in quell' epoca , e tra questi parla del mirabil gruppo del Laocoonte vantato da Plinio , eseguito dai tre scultori Rodii Agesandro, Atenodoro e Polidoro , gruppo ch' eccito le piu argute e dotte considerazioni di Winkelmann, di Mengs, di Lessing, di E. O. Visconti e di altri antiquarj. Per la mortc di Tito, avvenuta non senza sospetto di vcleno , il seggio imperiale resto sbarazzato per Domiziano. Questi sedutovisi mentre non erano an- cor del tutto raffreddate le spoglie del fratello, ardi pronunciarne ipocritamente il panegirico ; ma dopo avere ad esempio di Tiberio e de' suoi successori cominciato con atti di lodevol reggimento, depose la maschera di virtii ch" era inciampo alia sua tem- pra ed alle sregolatc sue tendenze. A far tacere la DI P. I. DECHAZELLE. 4I censuTa comparti vanitose largizioni, a conciliarsi I'af- fetto del popolo ristabili i giuochi istituiti da Nerone, strano imitatore di Augusto accarezzo i dotti , per procurarsi il nome di fondatore di splendidi e nu- merosi monumenti face riedilicare il campidoglio e 10 fe' decorare con tale sontuosita, die le sole dora- ture costarono dodici mila talenti, la qual cosa fece dire a PJutarco se alcuno se ne maraviglla scorra le gallerie e i bagni delle concubine di Domiziano e sard ben altrimend sorpreso. Fra tanta co[)ia di scukure eseguite sotto quel regno a pochisslmi riduconsi gli oggetti avanzati , giacche alia distruzione di essi con- triiouj pure un decreto del senato , il quale , dopo che il tiranno fu assassinate , lo privo degli onori della tomba e proscrisse quanto poteva ricordare la memoria di lui. Eletto Nerva alia dignita iniperiale per unanime consenso de' Romani, ne' pochi anni che visse, con- trassegno ciascun giorno con azioni di bonta , e la saviezza del suo governo fece dire a Tacito : non es- sere altrimenti V assoluto potere sempre incompatibile colla pubblica libertd. Sotto la sua paterna aniniini- strazione le arti ripresero un piu libero andamento. 11 superbo foro anteriormente incominciato fu com- piuto ed ebbe il suo nome, le pubbHche gravezze furono minorate per la fusione delle statue d'oio di Domiziano e delle argenterie superfine del palazzo. L' ultima prova poi che Nerva diede del suo aniore pei sudditi, si fu il chiamare Trajano a dividere la sua autorita. II popolo romano non conobbe giorni pill prosperi e piu gloriosi di quelli in cui lo stesso Trajano divenuto solo possessore del trono de' Cesari, vi lecc ammirare tutte le virtu. L'ordine, 1' econo- mia regnavano nell' inteino della sua casa , mentre la bene intesa amministiazione delle rendite dello Stato gli pernietteva di fondare citta , aprire grandi strade , costruire arginature attraverso terreni palu- dosi , c favorire per mezzo delle agevolate comuni- cazioni V attivith del commercio. Le lettcre , le arti 42 STUDJ SULLA STORIA DELLE ARTI , furono alimentate ia modo da risorgere a novello splendore; il foro Trajano, la celebre colonna cli'esi- ste anroxa, 1' arco di trionfo in Ancona , e due sta- tue deirimperatore cd una di Plotina sua sposa, os- servabilissima si per bellezza di panneggiamenti, sia per finitezza di esecuzione attestano qual impulse ri- cevessero, ed a qual grado di eccellenza fossero ri- sorte. Divenuto capo dell' impero Adriano per la pretesa adozione fattane da Trajano, mostro siffatta passione per le arti , clie parve in qualche guisa regnassero insieme con lui. Non poclie pagine , comeche con- cisamente scritte, sono impiegate a descrivere quanto esse furono adoperate non solo in Roma, ma ezian- dio in Asia, e qnanto impulso ricevettero, ed i pre- stigi di cui furono creatrici. La mole Adriana e le apoteosi di Antinoo rimangono ancora a fame bella testimonianza. L' autore fa osservare con molta acu- tezza clie la liberalita di Adriano spinse la romana scultura ad un grado si elevato , clie uno stato co- tanto prospero non poteva durare assai tempo dope la sua morte. In fatti, le produzioni delle belle arti si diffusero in tanto numero nelle citta , nclle pro- vincie, nelle private dimore di opulenti cittadini, che nei regni seguenti cesso grado grado Tabitudine della ammirazione, e quindi T emulazione perdette cosi il piii efficace eccitamento. Antonino il Pio , liglio adottivo di Adriano , quan- tunque concedesse le somme occorrenti al pronto compimcnto del superbo mausoleo del padre, e non si ristesse dall' erigere un tempio a quel Dio di nuova creazione , pure s'attenne a tutt' altra via per farsi amare. In quelf epoca i solisti godendo d' immenso credito presso i giandi volsero in dispregio la pro- fessione delle arti , e col bandire dalle piibbliche cat- ted re la loro contrarieta portarono lo scoraggiamento nelle scuole. II Hlosofo I\Iarco Aurelio successore di Antonino che partecipava ai pregiudizj dei retori del suo tempo , occupossi meno degl' interessi dell' arte DI P. I. DECHAZELLE. 48 che della necessita di reprimere il lusso ed inspirare ai proprj sudditi V amore delT ordine e dell' econo- mia. Per quanto pero mancasse di tatto onde apprez- zare le opere di gusto , non trascuro di rendere omaggio al talento e alia virtu col far eri2;ere statue agli uomini piu cliiari del suo secolo. Dello stesso Marco Aurelio oltre la statua equestre die puo repu- tarsi r opera piii considerabile di antica fusione che siaci pervenuta, si hanno due statue in marnio di as- sai pregevole lavoro. II figlio Comodo erede della sua corona, ma non della sua virtu anio far pompa della sua forza fisica contro le fiere e farsi ammirare nei circhi come ardito gladiatore. Percio il soprannome di Ercole doraatore de' mostri , medaglie coniate e statue scolpite coi medesimi attributi. Nel tratto di storia dei successori all' iinperio com- presi in questo libro, se si eccettuino i due Severi Set- timio ed Alessandro the mostraronsi protettori delle lettere e delle arti, incominciando da Pertinace, prin- cipe saggio sino a Diocleziano che unitamente a JMas- simiano seppero comprimere la licenza della milizia ed introdurre delle forme di governo sagge e ad un tempo vigorose, altro non riscontrasi che le con- seguenze delf anarchia e della depravazione dei co- stumi , cui lenne dietro mano mano la decadenza delle arti. Del quarto e quinto Ubro con che si compie il la- voro del sig. Decliazelle, ne darenio un complessivo estratto , ed a malgrado che 1' importanza delle vi- cende delf impero connesse a quelle delle arti esige- rebbe che fossimo meno concisi di quanto lo siamo stati sino a questo punto , pure saremmo costretti a sfiorarne piii superlicialmente il contenuto di essi , giacche facendo altrimenti, la soverchia lunghezza ci obbligherebbe a riportarci ad un altro articolo se- parate. Fra le turbolenze cui la divisione deU'autorita su- prema diede origine sotto i successori di Diocleziano e Massiniiano , Ercole Costantino vinse gli ostacoli che 44 STUDJ 8ULLA STORIA DELLB ARTt , il pei-fido Galeiio, due nuovi Cesari e parecchi altri rivali ponevano al suo innalzamento. Questo degiio figlio di Costanzo Cloro dopo aver trionfato di Mas- senzio alle porte stesse di Roma compie il voto det- taioeli dal Cielo, ed innalzo arditamente il vessillo del Cristianesinio nella capitale del mondo. Quella memoranda rivoluzione da cui parve aver comincia- mento una nuova monarchia, restitui la pace all uni- verso. Ma coU' aver Costantino in seguito trasferito la sede a Bisanzio siccome centro delle vaste sue pro- vincie, divise la forza; e questa non pote resistere ai continuati assalti dei barbari a cui soggiacque dap- prima la parte occidentale e poscia Y orientale del- r impero. Tutto fu posto in opera perclie la seconda Roma gareggiasse di splendore con c|uclla, di cui la voce degli oracoli vaticinato avevano Teterna durata. A che valsero T avere spogliato varie citta, la Grecia e i cesarei palagi d' Italia onde arricchirla di edific) sontuosi per pitture e sculture ? L' epoca della deca- denza dell' impero e delle arti andava ognor plu avan- zandosi : lo stesso Costantino vestito di stoffe d'oro , aspro di gemme a somiglianza degli antichi despoti delTAsia obbligava Tartista nella imitazione ad adat- tarsi a quel barbarico gusto di abbigliamenti; quindi i modelli del greco sapere a poco a poco non atti- ravano piii gli sguardi , perclie arrestavansi su cjue- gli oggetti in cui la sregolata fiintasia del decora- tore aveva profuse Ic materie piu preziose. 11 mu- saicista usurpo i diritti del piu delicato lavoro del pennello: cosi la pittura e la scultura travolte fuori di loro sfera trovaronsi insensibilmente confuse nella classe delle arti meccaniche. L' arco di Costantino , i dittici consolari e le medaglie coniate a cpie' tempi confrontate colic antecedeati , mostrano il preludio del decadimento. Come poscia esse derlinassero ognor piu e slno al punto di ritornarc alf infanzia, T autore lo viene dimostrando coUe vicende dclla distruzione del Paga- nesimo. Costantino nelle misure adottate per eetirpare DI P. I. DECHAZELLE. 46 1' idolatria non ardi manifestare una rigida intolle- ranza , talclie 1' umanita e la religione ( disse lo stiniabile autore della Storia del basso irapero ) de- vono essergli grate per non aver egli dad martiri air idolatria. Ma so quel primo imperatore cristiano e dopo lui i suoi ligli apertamente non autorizzarono la distruzione degli idoli , V abolizione dell' antico culto fu soltanto dilTerita. Gli editti di Teodosio con- tro il politeismo furono eseguiti con tanta maggior attivita clie, sotto lo stesso Giuliano Tapostata, ave- vano ardito i Cristiani slidar la vendetta impeiiale rovesciando a Pessinunte V altare della mad re degli Dei, ed a Cesarea il solo tempio che fosse stato ri- sparmiato. E iaipossibile , dice T autore, formarsi una idea delle devastazioni die commisero gV iconoclasti; tuttavia dopo di aver parlato di quelle cui soggiacque successivamente V Italia per 1' irruzione di tanti po- poli barbari , dopo di aver descritto quanto fece il gran Giustiniano per riparare a tanta rovina, finisce per provare colla descrizione delle antichita d ine- stimabil valore eslstenti ancora in Costantinopoli nel tempo che fu presa dai Crociati, doversi a questi at- tribuire il totale esterminio di quanto avrebbe potuto pill luminosamente attestare la grandezza ed il sapere degli anticlii , e di cio che di piu prezioso in fatto di metalli incrostati di gemme e lavorati sul gusto bi- zantino a[)parteneva al santuario di Santa Sofia ora dai Turclii ridotta a moschea. II quinto libro iinalniente verte da principio siii sintouii precursori del risorgimento delle belle arti ; ma r autore non s' iutertiene a svolserne cronolosi- camente 1 anclamento per entrare tosto a parlare della conseguente istituzione delle scuole di Firenze , di Venezia e di Roma. Nel decimoquinto secolo , dice egli , i letterati di Costantinopoli coki da spavento air avvicinarsi dei Turchi si sparsero nella Toscana e suUe rive del Tevcre seco portando gli scritti dei poeti , degli oratori e dei soiisti dell" antichita. Fu per tal guisa che opeiossi il risorgimento , giacche 46 STUDJ SULLA 6TORIA DELLE ARTI , in quel tempo I'ingegno degli antichi piu non tro- vavasi clie nei loro stessi libri. Vero e bensi che molto tempo prima la Siria era gia stata illustrata da ogni sorta di stiidj per una generazione di Arabi, la quale introdottasi poscia in Ispagna per le conquiste dei Saraceni vi diffuse una civilizzazione che di la si stese verso le parti setteutrionali, dove I'architettura moresca si combino con la reminiscenza dell' antico gusto dei Greci. La pittura e la scultura siccome arti favorevoli all' idolatria erano rimaste conipresse , ne poterono progredire per opera dei Saraceni. Piu tardi poi le repubbliche di Venezia , di Pisa , di Firenze, di Siena e di Bologna arricchite dal commercio col Levante e cercando di sovercliiarsi in magnificenza, a gara abbellirono le citta loro con nuovi edificj in luogo di quelli incendiati dai Vandali. Orseolo, doge di Venezia , circa la fine del decimo secolo aveva fatte porre le fondamenta dell' insigne basilica di Saa Marco. A Pisa ergevasi quella cattedrale per opera deir architetto Buschetto e con marmi gia lavorati perche avevano appartenuto ai rovinosi templi della Grecia , come avevano gia praticato i Veneziani. Si- miglianti costruzioni in seguito e conteniporaneamente innalzaronsi a Padova, a Firenze , a Lucca , a Viterbo, a Roma , ecc. Abili pratici andaronsi formando frat- tanto, e lo stile di quella scuola greco-gotica conser- vossi fino al cominciare del secolo decimotei'zo. In- torno a siffatto genere di architettura V egregio au- tore fa osservare che perfezionato da Nicolo Pisano e da' suoi allievi offerse una mirabile arditezza, ed effetti variati e al sommo pittoreschi ; che non ne furono i Goti gP inventori , ma che sibbene prese nome ed origine nel tempo in cui que' popoli inva- sero le provincie del romano impero ; ch' esso di- stinguesi in gotico-greco , in gotico-lombardo , sas- sone, arabo, ecc. secondo le varic gradazioni di stile die dimostrano gli edificj di quella specie , sia in Ita- lia, in Ispagna ed in Francia, sia in Germania ed In- ghilterra; ma die il gotico propriamente detto consta m p. I. DECHAZELLE. 47 di sassone e di normanno. Del resto il buon gusto in Jatto di architettura non poteva dirsi degenerato al tutto nella Grecia sino alia line del secolo unde- cimo. Quest' asseizione appoggiata dalT esimio autore al gusto dominante nel Duomo di Pisa , architettato dal Buschetto di greca origine viene respinta dal traduttore italiano in una nota , contrapponendovi quanto scrisse il Cicognara in proposito nella sua Storia della scultuia. I\la e da notarsi che il Declia- zelle negli schiarimenti ch' egli ha posto in fine di questo libro giustifica V accennato asserto colT opi- nione di Emerico David , il quale per le tradizioni da lui raccolte allerma essere il Buschetto nato in Dulichio , essere Busketos il vero nome che leggesi neir epitafio , e trovarsi nella cronaca pisana di Ma- rangone : che i commissarj incaricati di dirigere i lavori della fabbrica di detta chiesa fecero a bella posta il viaggio di Grecia onde farvi scelta di buoni matcriali di costruzione , e condussero seco in pari tempo di la il principale architctto ed i suoi ausilinrj. Ma noi non c inoltreremo di vantaggio in questa storia delle arii , giacche abbiamo raggiunto un pe- riodo troppo noto per le opere di D'Agincourt , di Cicognara e del celebre aljate Lanzi che furono dal- r autore consultate e in niolte parti sej^uite; e con- chiuderemo col dire che la lettura di questi due vo- lunii porra in grado ciascuno di conoscere e ritencre con facibta le storiche vicende delia greca e roniana civilta intrecciate a quelle cui soggiacquero le arti dair epoca della loro infanzia sino quasi a' giorni no- stri , e che vantaggiosa non meno gli riuscira la let- tura deir appendice posta in fine del secondo volume che tratta specialmente dell' origine e dei progressi della scuola fiamniinga e della francese /. F. 48 PARTE 11. SGIENZE ED ARTI MECGANICHE. Condnuazlone degli Atti delV I. R. Accadcmia ecoiio- mico-agraria del Georgofili di Firenze. Tomo XIII trimestre 4.°, tomo XIV trimestri quuttro., e totno XV dispensa i.* — Firenze, 1 835-1 83 7, presso Q. P. Vieusseux, tipogfafia Galilejana, in 8.° Giofnale agrario toscano. Num. 36.°, a compimento del tomo IX, num. 37.°, 38.°, 39.° e 40.° che for- mano il tomo X, e num. 41.°, dispensa i. del tomo XI. — • Firenze, 1 835- 1837, presso G. P. Vieusseux, tipografia Galilejana, in 8.° V. Biblio- teca italiana tomo 8 1 .°, pag. 1 1 o \_'gnora in se stessa egnale TAccacIemia dei Georgofili noti r.illenta per nulla nel rendere di pubblica ragione i suoi Atti , sempre ricchi di rilevanti soggetti. Noi quindi ci stu- dJeremo di qui recare un sunto dei fascicoU che annun- ziamo. Rapporto della corrispondenza nel corso dell' anno accade- mico 1 834- 1 835, letto dal segretario delle corrispondenze aw. Leopoldo PelU-Fabbroni nella solenne adunanza del 27 dicembre i835. Rapporto del dott. Filippo Gallizioli., segretario delle corrispon- denze, letto nelt adunanza solenne delV 8 gennajo 1837. Rapporto degli studj accademici dell' anno i836, letto dal segretario degli atti Comm. Lapo de' Ricci nell' adunanza solenne del di 8 gennajo 1837. Dalla coltivazione del suolo , dice il sig. Fabbroni , de- rivano le principali riccliezze della Toscana f, attivare, per- fezionare , ampliare essa coltivazione esser deve percio lo scopo di coloro , cui sta a cuore la pubblica e privata pro- sperita. Molti sono a gloria italiana quelli che si mostrauo CONTINUAZIONE DEGLI ATTI eCC. 49 anlmatl da tali scntlmenti ; e 1' opere lo attestano. Esse ven- gono qui con alcnne particolarita rainmentate. Dopo i la- vori cli agricoltura, si ricorilano i botanici , indi i luiuera- logici , i fisici , i zoologici , poi cjuelli che concernono la nieccanica , la pnbblica istruzione , la storia , 1' economia pubblica , il conunercio , la nautica , T arte guerresca , la medicina, la cliirnrgia , la chimica , e da ultimo le belle lettere, delle quali ritiensi uno de' migliori uffizj il tramaii- dare alia posterita le virtuose azioni di segaalati cittadini , perclie la ricordanza loro presenti esempi degni d' imita- zione per clil vuole ben meritare de' suoi siiuili e coatri- Ijuire ai f)rogressi delle scienze , delle arti belle ed indu- striose e della pubblica prosperita. E qui prima di progredire agli altri subbietti noi rlcor- deremo un lascio del conte Leon Battista degli Alberti. Riputando egli che V agraria sia la prima tra le arti o meglio un complesso delle arti piu utili alia societa , lego in perpetno la somma di scudi centovend fiorentini all'anno per due o plii premj da conferirsL il giorno 28 giugno di ogni anno, onomastico suo, a coloro che per giudizio della Reale Accademia dei Georgofili saranno dicliiarati degni di meritarli , dietro la soluzione de' quesiii , o il felice ese- guimento di operazioni ad i^tilita dell' arte agraria , e piil particolarmente ad assoluto miglioramento reale ed efFet- tivo della coltivazione ed industria agricola toscana. II perche l' I. R. Accademia sovrannominata pujjblico i due seguenti programmi : i.° Un premio di scudi sessanta sara conferito a chi fara constare all' Accademia dentro il mese di aprile i838 di avere costruito un congegno adat- tato a sgranare il grano turco , il quale okre alia novita ofFra un evidente vantaggio sui mezzi adoperati liaora a quest' effetto e possa essere introdotto senza diHicolta nel nostro sistema di colonia , il che richiede tra le altre cose semplicita di meccanismo , prontezza di azione , economia nella forza motrice , modicita di spesa nella sua costru- zione. I semplici modelli o disegni non saranuo ammessL al concorso. 2.° Un premio di scudi sessanta sara confe- rito a quello che fara constare all' Accademia entro I'aprile i838 d'avere in Toscana talmente migliorato I'avvicenda- inento delle culture , che ne sia conseguenza la riprodu- zione di tutto il letame occorrente non solo a sostenere nia ad aumentare progressivauiente la fertilita del terreno, Bibl. lud. T. LXXXVI. 4 5o CONriNUAZIONE DKGLI ATTI in cul detto avvicendamento venne introdotto , senza che pel" questo il nctt.o valore delle raccolte ottenute nel suo giro sia niinore di qiiello die dal suolo , e nel tempo stesso sarebbesi conseguito coi puodott'i ordinarj , onde si verifichi che il vew pi-ofitto del collivatore sia, merce il nuovo av- vicendamento, accresciuto. Tale avvicendamento dev'essere estesamente praticabile nei fondi soggetti a colonia , e non ricliiedere vistose anticipazioni di capitali. Altro premio di zecchini 5o sara conferlto dalla mede- siina I. R. Accademia nell' anno i837 all' autore di una invenzione, o innovazione, o metodo , o fatto estesamente applicabile e di utilita fondamentale alia pratica agricoltura della Toscana. II concorso sara cliiiiso col 3i agosto iSSy. E poiche la Toscana e paese agricola , ma nondimeno per la sola via di qncsta non puo aggiugnere a tutta quella prosperita di cui sarebbe atta , senza rivolgersi anco alle inanifatture ed al commercio, e il piu vantaggioso sviluppo deir industria manifatturiera riesce nel fare tntto il possi- bile nso della materia prima indigena, I'Accademia fii d'av- viso che nel grado economico in cui di presente rlnviensi la Toscana la soluzione di nessun problema potesse essere piu utile quanto quella del seguente. ti E.itenute le leggi economiclie e doganali, e le relazioni commerciali di fatto e per diritto internazionale della Toscana, determinare quali niaterie prime indigene presenti e ottenibili possano ali- mentare arti e manifatture che vincano o sostengano la concorrenza de' prodotti manifattnrati esteri si nell' interno come nell' esterno del Gran Dncato , specificando con pre- cisione i nietodi scientilici ed economici convenienti a re- care le indicate niaterie prime all'intento proposto. » II premio era di zecchini aS , e si doveva conferire nell' anno i836, ma nessuna Memoria ne fu giudicata degna. Nissun concorrente essendosi presentato pel premio del sig. Bonafous, di cui noi facemmo parola nel tomo LXXXI, pag. 1 12, I'Accademia ha deliberato che ogni concorrente poteva presentarsi ancora al signer segretario delle corri- spondenze dal priino all' ultimo del marzo iSSy per far constare di avere a sua disposizione i mezzi occorrenti per fare 1' esperimento delle foglie del Moras cucullata, e per ricevere il seme dei bachi , col quale unicaraente potra essere fitto osso esperimento. dell' ACCADEMIA. De' GEORGOFILI. Si Se Tanno i835, dice il sig. dott. Gallizioli, la corrispon- denza della nostra societa ha oflerto ubertosa niesse di opere e di lavori , per cui progress! vieppiu rapid! e sicuri in ogni scienza ed arte risultano, non da meno sicura- niente riesci il successivo i836, poiche i socj corrispon- denti e tanti altr! devot! all'Accademia dei Georgofiii pro- seguono nel modo stesso die col segretario antecessore a coinunicare i loro studj sempre tendenti a difFondere Inmi, osservazion! ed esperienze, die tanto inflLiiscono alia pub- blica prosper itii. Le parole sue vengono poi rinfrancate dalla Innga serie di citazion! di piu o meno important! libri e scritti inviati ad essa Accadeniia. II sig. Gommendatore Lapo de' Rice! incomincia la rela- zione sua col mostrare die nella Toscana i sapient! fnrono sempre ascoltati , le loro dottrine poste in pratica , e po- tersi essa Toscana denominare eminentemente esperimentale. Snccessivamente reca validissimi argomenti a provare questo assunto ed a far vedere die i fatti corrispondono alle pa- role. L' avvenimento dei quali fatti si denno poi in graa parte alTAccademia dei Georgofiii , la quale si occupa a far progredire non solo la scienza economica , ma anclie ragrlcoltura ed i rami tntti di utile industria. E relati- vamcnte a quest! ultimi il sig Segretario avverte die nel- r anno i836 ess! divennero maggiormente die negli anni antecedent! soggetto degli studj e delle ricerche dei socj deirAccademia de! Georgofiii. GelsL e Bigattiere , del sig. Felice Vasse. II sig. Vasse s! fa a dimostrare il grande prodotto della coltlvazione de' gelsi, la necessita in cui la Toscana era e, onde ritrarre il piii possiljile vantaggio da essi , di acco- munare la foglia loro alle altre produzioni dei poderi , e dividerla cosi a meta col colono o venduta in natura o tras- formata in bozzoli. Poi in senso suo il miglior modo per gencralizzare ! metodi facili e sicuri dell' allevamento dei baclii , per la mancanza di A'aste piantagioni di gelsi e di bigattiere , sarebbe " di formare in ogni fattoria una sola massa ossia raccolta in societa fra i padroni ed i colon! », dando egli in cio le piii sicure norme a guarentigia dei rispettivi interessi degli uni e degli altri. I Coinpilatori del Giornale agrario coll' idea di renderlo utile il pill possibile per mezzo di dati positivi intorno alio 5a CONTINUAZIONE DEGLI ATTI stato dell' agrlcoltura e dell' economla riirale in Toscana espongono con forniole precise alcnne dimande ai loro cor- rispondenti ed associail, attenentemente alle notizie che im- portano per riuscire ad avere un quadro compiuto di essa industria ed econoniia rurale toscana. Dei progressi deli' industria in Toscana , e di quelU che essa pub fare per mezzo delta spirito di associazione , Memoria del dott. G. C. Vanni. Rilevasi da questa esposizlone , che in Firenze si fab- bricano drappi di seta da reggere in confronto coi niigliori di Francia ; die 1' estensione e la perfezione di questa ma- nlfattura crebbe il prezzo delle sete nell' interno del pae- se. II talento del fabbricatore , del manifattore in Toscana non manca, ma non vi ha la riutiione dei capital! neces- sarj a fare che brilli , perche questi non si possono rin- venire presso un solo private in quella copia che le intra- prese richiedono. Lo spirito di associazione potrebbe far tutto , e COS! si dissotterrerebbero altresi i ricchi tesori mi- nerali de' quali il suolo toscano e ricchissimo , siccorae lo provano le attivate miniere di zolfo nel territorio di Scansano ed all'Ajuola in Chianti ;, quelle di rame a Mon- tecatini ed a Rocca Tederighi ; quelle d' argento nel vica- riate di Pietrasanta ;, quelle di allume di Montioni , per non muover parola di quelle di ferro dell' Elba e del ricavo del borace. L' autore chiarlsce in appresso quale delle forme di associazione riesca la migUore e da la preferenza al- Y anonima , e dimostra in fine con quali mezzi si possa giugnere a far nascere e mantenere attivissimo lo spirito di essa associazione. Invito per la produzione dello zucchero indigene e relativo progetto d' associazione , del signor Policarpo Bandini di Siena. La societa sara sotto nome Bandini e compagni. La du- rata sua determinata a dieci anni. Le azioni sono di venti scudi toscani ciascuna da pagarsi in due rate eguali , una a tutto dicembre i836, 1' altra a tutto marzo iSSy. Dal conteggio presentato si dedurrebbe che 1' utile netto risulterebbe del quinto del capitale adoperato ossia un ao per 100. dell' accademia de' georgofili. 53 Di due varieta di grnno coUivate in America ; Memoria letta dal sig. Gactano Baroni neW adunanza del 5 marzo i836. Notizie pel grano di. Petuniel , del sig. L. Tempi. I due grani d'Anierica sono: i.° il Zea mays vitrea, grano tnrco traspaiente , grano tiirco dolce die si coltiva ad uso di legume per la state , e si mangia fresco si crudo clie cotto. Si seraina col metodo ordinario e riesce meno alto del nostro melgone. Un graao ne produsse in Toscana 12,00. Non rende pero inolta farina come 1' ordinario ; 2.° il Zea mays di Filadelfia , o grano turco bianco. Questo cresce a molta altezza e quindi assai soggetto ad essere atterrato dai venti. In Toscana tarda a maturare. In America e te- nuto in gran coato e si adopera in piii maniere ad uso comune. Una libbra di grano Petuniel ne rese 46 in Val- darno ; nelle vicinanze di San Gimiguano soltanto libbre 29. Seminato il i5 marzo fa inaturo a mezzo il luglio. Ras- somiglia al grano gentile , Triticum Jiybernum. II pane che con esso fu fatto non riiisci bianchissimo , ma sempre migliore di qnello che i contadini mangiaao coraposto di diverse granaglie. Del modo di calcinare il grano per la sementa , del parroco Michel' Angela Tozzi. A guarentire il grano dal male della volpe che tanto danno arreca, i contadini toscani sogliono calcinare quello che designano a seraente. II metodo in pratica parve al si- gnor Tozzi assai imperfetto , egli quindi suggerisce il se- guente come da lui esperimentato di sici\rissima rluscita. Si prenda grassello di calce spenta libbre tre per ogni stajo di grano ; si collochi la calce in un piano pulito, si formi intorno ad essa un cerchio col grano, poi con una marra si mescoli in modo die esso grano sia bene intriso e im- pastato colla calce. AUora si aramucchi e si lasci cosi per 24 ore. Scorse queste, si allarghi e si stenda si che asciu- ghi. Asciutto die sia si pub di nuovo aramucchiare per servirsene poi al bisogno da seminare. II sig. Giorgio Perrin in vece si Icda della soluzione di solfato di ferro in cui ammollare il grano da semente, il qual metodo si chiania snifatare, come leggesl nel Propaga- tore delle cognizioni utUi N. 11^ pag. Sao, artic. carbone o carie. 54 CONTI?^UAZIONE DEGLI ATTI Osseivazioni sid piantare e seminare fitto e rado il grano turco , le patate e Verba medica , del sig. G. W. Tighe. Secondo il sig. Tighe, in quanto ai pomi da terra, II piantar fitto o rado noii dipende solo dalla distanza in cui si mettotio i pezzi da semente , nia dal nuniero degli steli o sieiio piaute distinte che tali pezzi possono svilnppare , ia guisa die piantare pezzi con tre soli occhi alle solite distanze e piantar rado ;, tuberi mezzani interi e piantar fitto ; e quest' ultima piantagione da generalmente niag- giore e piu utile prodotto. Relativamente al grano gentile le prove si combinerebbero in favore della solita quantita di seme , cioe d' un sacco di grano per nove stiora di terra. Per rispetto al grano turco non ardisce ancora dire preci- samente quante piante sieno da porre in un dato spazio di terra ; e convinto pcro che la piii grossa pannocchia , se lo stelo occupa un braccio quadro , puo di rado ricom- pensare due pannocchie mediocri che piglino lo stesso spa- 7.io. Finahiiente parlando dell' erba medica sostiene che in Toscana, e in terre ben concimate il prodotto maggiore si ottiene serapre dalla piu fitta seminagione. Osservazione sulV erba fiainma, Orobanche major, del pievano S. Mancini. Quest' osservazione e che al seminar presto le fave, cioe in gennajo , 1' erba fiamraa o succiamiele, che tanto nuoce alia prosperita delle fave , non vi puo piu nulla. Sulla Datisca cannabina ;, Memoria del socio ordinario Anto- nio Targioni-Tozzeni. Concerne la storia e 1" uso, neU'arte tintoria e nella me- dicina, di questa pianta , la cui coltivazione pare abbia fa- vorevole incontro nella Francia. Nodzie sulla cost detta Oxalis crenata di Jacquin, Lezione di turno 5 di L. Pelli-Fuhhioni. Questa pianta originarla del Chili e del Peril prospers benissimo anche nel vivajo di Monza , di dove venne in- viata in Toscana :, i suoi tuberi cotti riescono deliziosi al palato , e danno ottimo nutriraento ; gli steli potrebbero servire a foraggio, e per Pestrazione del sale acetosella. Mi- nuta ed esatta e la descrizlone e la storia di questo vege- tabile qui data dal sig. Fablaroni. DELL ACCADEMIA DE GEOEGOFILI. 55 Coltivcizione della harhahietola per foraggio , suo prodotto , iiso e coiiservazione. Per la barbabietola rlescono bene le terre compatte , pur- clie sieno ben preparate e profondamente erplcate. Dei concimi qnello di stalla fresco e il preferibile. Col traplan- tamento si lia maggior prodotto ; T istante di quest' opera- zione e allorcbe le pianticelle hanno la radice grossa come il mignolo della mano. Vi bisognano niolte cure e diligenze. II terreno vuol essere mondo dalle erbe cattive. Le foglie della liarbabietola non vogliono essere ne rotte, ne taglia- te; il cio fare nuoce all' accrescimeiito della radice. Se la barbal^ietola e destinata alia fabbricazione dello zucchero giova raccoglierla prima delle piogge autunnali. A conser- varla per foraggio s' infossa. Alia barbabietola si fa suc- cedere grano. Narra il sig. marchese Ridolfi questa radice tuberosa essergli costata di prodiizione, pigliato il di mezzo in tre raccolti , lire 3, soldi 17 al migliajo. Sulla maniera di rilevare gll ulivi per mezzo dei polloni ; Memoria del dolt. Carlo Calamandrei. Impianta i polloni appena levatl dagli ulivi in vasi , e in capo a 43 mesi sono atti ad essere trasportati in piena terra , ove allignano prosperissimamente. Di una recente coldvazione a vigna , di L. BagnoU. Col metodo ordinario in Toscana non si ha prodotto delle viti die dopo il 5." anno di loro piantagione ; con quello del sig. Pietro Cirilio Passuti si fa vino il secondo anno. Divelto da novembre a gennajo il terreno fu lasciato cosi sino a giugno ; allora ridotto acconcio alia regolare pian- tagione, con palo di ferro si praticarono fori, ed in essi si pose terra arenosa nilsta a buona jjorzione di concime pecorino da riempiere un sesto della profondita loro. Vi si conliccarono poi i magliuoli die a tutt' agosto avevano gia un tralcio di due a tre braccia. In settembre si scal- zarono alia distanza di un mezzo braccio del fusto. gct- tatavi quantita di kipini die si ricoprirono con pula. Alia meta di novemljre si seppellirono le piante dei lupini in- sieme a concime. Per qucsto ingrasso i magliuoli aggiunsero la priinavera un pollice di grossezza. Non fatto nltro a tutto il successlvo febbrajo . nel marzo ogni niagliuolo venoe 56 CONTINTJAEIONE DEGLI ATTI preso ad occli'io. — 11 primo anno di sna piantaglone cjue- sta vigna porto gia grappoli; assai piii I'anno susseguente, al segno clie computando T uno colP altro si ebbe un in- teresse del 5 ed un terzo per cento. Nuovo modo per favorire una buona fermentazione vinosa net tini aperti , del dott. Giuseppe Menici. L' assunto del sig. Menici fu di render utili i tini co- muni (mancanti di coperchio) cercando di opporsi alia dif- fusione del calorico proveniente dalla massa fermentante , poiche dalla conservazione sua dipende 1' avere buoni ri- sultamenti. A tale efFetto colloca sopra un tino aperto pieno d' uva ammostata tanto strame o paglia per formarne uno strato alto dodici soldi di hraccio in modo clie anclie le pareti del tino restino coperte ; adattandovi poi superior- niente tavole o travicelli onde mantenere vina superficie eguale e discretamente corapressa. Osservazioni ititorno al progetto di una societa enologica to- scana , di G. Tassinari. Tendono queste osservazioni a rendere il piu possibil- mente utile essa societa enologica. Cenno di un possibile miglioramento nelCagricoltura, dell'av- vocato Giuseppe Eossini. Qnesto lavoro pertiene a quelli deU'Accadeniia Aretina di scienze , lettere ed arti. L'autore, indicati sommariamente i pregi ed i vantaggl dell' agricoltura e fatto vedere come pei progress! suoi la condizione piu indispensabile sono le braccia , dirette da mente istruita , propone il seguente mezzo per difFondere un' appropriata istruzione agraria. Insegnare pubblicamente la teorlca in congiunzione alia pratica -, poche misure di terreno ove fare scuola , annes- sovi portico a difendere il maestro e gli scolari dal sole e dalla pioggia ; un operajo ai cenni del maestro fornito di quanto alia coltnra delle terre fa d'uopo, e quanto ba- star puo al divisamento proposto. Da qnesto centro ema- nar dovrebbero molti altri rami d' istruzione subalterna da stabilirsl qua e la ne' contadi , al quale uffizio d' istruttori subalterni si presceglierebbero fra gli accorsi alia prima scuola i nieglio riiisciti. Dovrebbero coltivare secondo i pre- cetti avuti, e quelli die avere potrebbero da poi un tratto dell' ACCADEMIA De" GEORGOFILI. 67 dl terreno o proprio o loro conces*o in usufrutto a vece dl stipendio , sarebbero sottoposti a ti'iennale o quinquennale sindacato. Tali fondi dovrelibero essere nella campagna il tipo e niodello della piii jndustriosa e ben intesa coltiva- zione ; die di leggieri al vederne T utile niaggioie gli altri seguirebbero. Del sistema dl cultura alterna, paragonato col comune av- vicendamento triennale ; frammento di una Memoria del si- gnor Dombasle , tradotta da Salvadore Cianferoni. Le condi^'oni , gli accident! e le circostanze piu minute de' due me ^di di cultura vengono qui raffrontate , e cosi deducesi a liiare note , die riesce a gran pezza meglio la cultura alterna , i cui prodotti sono piii svarlati , piu si- curi e di gran lunga maggiori. La Fiandra , il Belgio e la Gran Bretagna ne rendono la piu luminosa prova. Nodzie agrarie ed economiche sopra alcune parti della To— scatia ; Menioria del socio corrispondente dottor Giuseppe Valtancoli. Strignendo quanto viene qui con molta perspicacia ri- ferlto risulta, cbe nell' isola d'Elba la coltivazione agricola e alquanto trascurata ; cbe gli ulivi che produrrebbero bene , sono lasciati pienamente in balia all' azzardo j cbe nella Lunigiana vi lia in uso un erpice che rende il suolo talmente trito che rassomiglia a quelle preparato per se- mente di ortaggio , ed ha inoltre altri vantaggi che non si ottengono cogli erpici comunemente adoperati in To- scana ; che 1' industria agricola e maravigliosa , e tale che in Albiano , paese di ben 4000 anime , non vi ha un que- stuante ; laddove nella Romagna toscana 1' agricoltura e in vece afFatto nell' infanzia. Dell' isola di Pianosa. II sig. Lapo de' Ricci visitata quest' isola rlmise alcune osservazioni sotto foggia di lettera al sig. cavaliere Carlo Stichling console Prussiano a Livorno , clie intendeva porla a coltivazione , affine di coadjnvare alia felice riuscita del- Tintrapresa sua. L' isola di Pianosa, nel mar Tirreno, per- tiene al gruppo delle Tremiti , e trae nome dalla super- ficie sua tutta plana. II fondo e calcareo ; la terra otti- ma specialmente all' ulivo ; il cliraa dolcissimo e di gran 5S CONTINUAZIONE DEGLI A.TTI salubrita ; le acque dolci noa iscarsegglano. Tntto annunzia che nel trascorsi tempi fosse certaniente luogo di delizia. DeW agricoltiira nelle maremme toscane ; notizie del colon- nello Luigl Serristori. Itnperfetto trova il sig. Serristori I'avvicendaiiiento agra- rio praticato nelle maremme , imperfetto per ogni rispetto I'aratro che vi si adopera^ non esservi adattato il sistema colonico delle altre parti del Gran Ducato, ma doversi per- fezionare I' attuale sue ch' e il cosi detto di gran coltura. Notizie agrarie di Pescia. — TTot'izie agrarie di Siena. — No- tizie agrarie di Figline. • — Gita alia Mareninia senese. In quanto a Pescia le notizie concernono i raccoiti del 1 83 5 che furono abbondanti. Meno liete andarono le cose nello stesso anno e nel susseguente per la campagna sie- nese , e specialmente in riguardo alia vendemmia , poiche il A'ino per le continue piogge autunnali riusci di cattiva qualita. Rigorosissimo vi corse poi il verno , ed un giorno il termometro scese , cosa quasi senza memoria , lin oltre gli otto gradi sotto lo zero. Molti languirono di miseria. Le ulive resero scarsissimo olio. La primavera fa una continuazione d'inverno, i diacciatelli durarono sine al sei maggio , le lirine sino al diciassette , le acque abbondanti fredde e miste a grandine sino alia fine del mese stesso. La vegetazione ritardo ; le viti ed i gelsi soffersero assai. L' estate succedette arido e caldissimo , essendo il termo- metro di Reaumur asceso sino al 2 5 grado. Vi ebbe quan- tita di fieno , per cui il prezzo suo al^basso sino ad una lira per cento libbre. I grani prosperarono ; le biade fal- lirono. La raccolta dei bozzoli manco per due terzi. II prezzo loro , che fu dalle 24 aile 2,3 crazie , apporto ai proprietary ed ai contadini discreta risorsa. Le grandini distrussero i secondi raccolti. L'uva, le ulive, e le ghiande furono in gran jjarte perdute. II poco vino riusci an- clie cattivo. I foraggi secondarj del bestiame del tutto mancati. Anche a Figline I'inverno dal dicembre i835 a tutto marzo i836 avvenne freddissimo e piovoso. 11 tempo continuo rigido , piovoso e stravagante in primavera. Gli ulivi ed i gelsi sotTersero. L'umido ed il freddo fecero perire intere covate di bachi da seta. Chi segui i buoni metodi ebbe a vederne apertamente i grandi utili. II prezzo dell' accademia de' geohgofili. 69 tie' hozzoli ancl6 straorJinariainente alto. La raccoka del grani I'iusci assal scarsa ; vi fu poca canapa. Contra I'aspet- tativa le ulive maturai'ono presto : si eljbe meno di mezza raccolta; resero pero discretamente olio. La gita nella niareinma senese venne fatta dal sig. Lapo de' Ricci in aprile i836 ; 1' oggetto precipuo era visitare la provincla Grossetana e riferire in quale state vi si tro- vino le strade e T agricoltura. I principal! luoglii di essa provincia , de' quali e tenuto discorso , sono i Pressi di Siena, la strada Grossetana, la Fianura di Grosseto , Pog- gio Cavallo , Monte Pescali; e dopo le piii importanti par- ticolarita, e i piu rilevanti riflessi ad essi relativi , e con- chiuso che nientre nelle gite antecedenti fatte in que' Inoglii si rinvenivano chlari e distinti i caratteri della maremnia , era vanno questi gradatamente a scoraparire. Cosi a Fal- lonico dalle miserabili capanne sursero tante aloitazioni da permettervi due botteghe di cafTe ; nuove fabbriche si ve- dono a Vignale , e molto piu se ne vedranno compiuta che sia r allivellazlone dei beni di Suvereto ; aumeniate le col- tivazioni nel piano di Campiglio , sempre in progresso di miglioramento Castagneto e Bolgheri , e scomparso infine ogni vestigio delFantica maremma alia pianura die prima apparteneva alia R. tenuta di Cecina. Del buono e del cattivo esito nelle imprese d" agrario miglio- ramento (^conlinuazione) y del marchese Cosimo Ridolfi. L'attlvlta, la spregiudicatezza , il saper rilevare il buono, r appropriate e il retto nei libri d' agricoltura , lo spirito di osservazione si dimostrano di assoluta necessita in un agronomo. Si aggiugne ancora come le predilezloni ad un certo ramo e gencre di coltuia possono riescire utili - e come e quando possono arrecar danno anzi che bene. In appresso si fa vedcre la necessita della continua applica- zione , la quale addhnanda la rcsidenza in campagna e il non scguire i costumi , le usanze ed il lusso cittadincsco , ma si i rurali ; si espongono gli utili de' ministri rurali, le qualita e le incuinbenze loro ; si discute il miglior metodo d'educazione per avere abili ed istrutti agronomi. Successiva- mente si disamina 1" influenza die pel buon esito delle in- traprese di agrario miglioramento aver possano le qualita personal! di chi vi si accigne tanto per rispetto all' eta , die per rispetto alle occupazioni cul siasi precedcntcmente 6o GONTINUAZIONE DKGLI ATTI ded'icato, e ancora per rlspetto alle abltudini ch' ebbe in- contrato prima di darsi alia pratica delP agricoltura ; po- sciache tutte queste cose modificano realmente le facolta morali di una persona a segno di renderla piii o meno atta a felicemente percorrere la nuova carriera che si propone. Esposte cosi le principal! condizioni che possono favo- rire il buon esito di un' agraria intrapresa , e notati gli ostacoli che piu di frequente vi si oppongono , si cerca iinalmente qual sia la via per la quale un coltivatore prin- cipiante puo sperare di giugnere a vincere le difficoUa e superare gli ostacoli medesimi. Istituto agrario di Meleto Val-d'Elsa , podere modello e spe- rimentale , del marchese Cosimo Ridolfi. In questo nuovo articolo il signer marchese rende conto deir ampliazione data al suo Istituto ; del progresso che nelle discipline adottate ha ottenuto ; degli ottirai risulta- menti ch'ebbe nelle esperienze e produzioni agrarie. Sempre poi intento com' egli e al pubblico vantaggio, oltre all'avere aumentato il numero de' convittori dal dieci al diciotto, amniise anco alunni esteri. La Toscana non puo quindi non sapergli sempre raaggiormente grado della formazione di numerosi e buoni agricoltori pratici. Riunione agraria. Ad accrescere i vantaggi dell' Istituto agrario di Meleto il marchese Ridolfi ha divisato di venir dimostrando in ua determinato giorno della buona stagione a chi vi si presen- tera i nuovi semi , gli utili stromenti , e 11 loro uso pra- tico , gli utili animali , i metodi di coltura perfezionati , introdotti e praticati , e di prodiirvi in mostra qualunque oggetto agrario gli sia inviato e sia meritevole dell' espo- sizione. Memoria del sig. conte D'Agenville sul prodotto comparativo in latte fra le vacche di grossa e piccola statura , e sul loro concime in rapporto del nutrlmento rispettivo. Qnesta Memoria venne estratta dal Bullettino della classe d' agricoltura della Societa delle arti di Ginevra N. 8i e tradotta da Salvadore Cianferoni. Secondo 1 risultamenti del sig. D'Agenville neiracquisto delle vacche svizzere sarebbe da preferire la razza mezzana alia grossa. dell' ACCADEMIA DE' GEORGOFILI. 6 1 Nodzie sullo stato attuale delle razze dl cavalli in Italia , del colonuello L. Serristori. L'antore passa a rassegna gli Stati Sardi, il regno Lotn- bardo-Veneto , il dncato di Parma , il granducato di To- scana , gli stati Pontificj e il regno delle Due Sicilie , di- scorrendo non solo delle razze de'. cavalli die vi sono, delle mandrie , degli stalloni, ecc, ma ben anco dell' istruzione Veterinaria. Dal complesso delle raccolte notizie emerge, che in Italia le razze cavalline si rinvengono in nno stato d' inferiorita a quelle di oltremonte, e che andarono dege- nerando particolarmente negli ultimi 40 anni. Sulla necessita di pubbUche lezioni di veterinaria ; Memoria di G. B. Occhini. Questa Memoria venne letta all'Accademia di sclenze , lettere ed arti di Arezzo. L' autore fa le meraviglie die la veterinaria si necessaria ad un paese agricola , qual e la Toscana , slavi afFatto obliata , e in grande avvillmento. Mostra come i migliori governi se ne sieno dato pensieroi sommi uomini se ne occuparono. La fondazione di una scuola veterinaria in Toscana nuovo impulso riuscirebbe air aumento dell' incivilimento suo , ed un miglioramento della pubblica e privata economia. Un anonlmo aggiunse a tale scritto una nota inculcando la convenienza dello studio della veterinaria , e vorrebbe percio che vi fossero proprietarj disposti ad auticipare qual- che leggiero sagrifizio pecuniario , affine di assicurare ai loro bestiami i soccorsi efficaci e permanenti di un vete- rinario istruito ed esperto. Considerazioni siigli affitti del terreni, lette mil' Accademia Aretina di scienze , lettere ed arti , da P. Onesti. II locatore ed il conduttore di ua terreno sono in inte- ressi affatto opposti. A conclliare questi , avendo sempre in mira i progressi dell' arte agraria ed il pubblico van- taggio , tende lo scritto del sig. Onesti. Origine della mezzeria in Toscana, del socio ord, avvocato prof. Pietro Capei, Scritto pieno di erudizione , nia solo utile ad appagare la curiosita. 62 CONTINUAZIONE DIZGLI ATTI Dl alcune cause dell' attuale dissesto economico dei possidenti toscani , di Leonida Landucci. Parte nei cangiamentl politici clie successero in Toscana dal 1789 in pci , parte in errati principj di pubblica eco- nomia, parte nelle disgrazie per le intemperie delle sta- gioni , parte nell' incivilimento e cultura di regioiii gia bar- bare ed in equi principj di liberta commerciale statuiti , parte nel non potere I'noino acconiodarsi a scemare le spese e gli agi alio scemare delle entrate sue, fansi consistere le cause di tale dissesto. Delle usure di grano , di Caniillo Vanni. Gli nsurai di grano sogliono comunalmente darne ai con- tadini die ne mancano e lottano colla fame certa porzione di cattiva ed anclie pessima qnallta per riprenderne altret- tanta di qualita migliore al vegneote raccolto , aggiungen- dovi pel frutto uno stajo sovra ogni cinque del prestato , e perche il prestito non oltrepassa per lo piii 1' inter vallo di sei mesi, Tinteresse va al 40 per 100 ed oltre. Oltre a cio i medesimi usurai sogliono auche prezzare il grano clie pre- stano assai piu di qiiello clie vale, e come lo ricevono alia raccolta lo vogliono al prezzo corrente clie in quello istante e d* ordinario il piii basso, e cosi ne banno in maggiore co- pia ad equililDrare il dato valore. Cosi tornano loro molte pill staja clie non sommlnistrarono. Di questo niodo il po- vero contadino jjrecipita sempre pin nei debiti e nella ml- seria, e la necessita lo conduce alia deinoralizzazione ed al delitto. Qui e pigliato a ragionare alquanto intorno le cause clie danno origine a siffatti mali , ed ai mezzi da porsi in opera onde allontanarle. Sal frutto dei capitali ; Menioria del socio ordinario Raffaello Lamb ruse} uiii. Delia vera e dell' apparente distruzione dei capitali; Meinoria del socio ordinario marcliese Gino Capponi. II sig. Lanibruscliini cerco mostrare il uecessario depe- rlmento dei capitali , la ingiustizia di pretendere da ogni impiego di capitali uii frutto corrispondente e perenne, ed entro in altri nelTessenza loro piii astrnsi argomenti e sub- bietti di eterne question! , la proprieta e la ricchezza. Le parole sue mossero il signer marehese Gino Capponi a dell' accademia de geohgofili. 63 battere la via medesinia , ma con altre vetlute ed altri ar- goiiienti e non seinpre in corrispondenza a quelle e quelli del sig. Lainbruschini , senza pero die appaja uno spirito di controversia , anzi alia stretta dei conti aniendue que- st! scrittori arrivano ad un line poco dissimigliante. Societa di mutua assicurazione pel bestiame, di Jacopo Fahroni. Gli infortunj a cui il bestiame va soggetto ruinano non poche volte famiglie agricole. Andai'e incontro a questi mail per mezzo di associazione sarebbe il progetto giustlssimo del sig. J. Fabroni , il quale chiedei-ebbe in pari tempo se vi avesse gia societa di questa specie e quali le basi loro. Al die rispose poi il sig. Francesco M. Riccardi del Ver- naccia che nella fattoria sua di Cintoja , nel comune di Greve , sussiste appunto una societa per la reciproca assi- curazione del bestiame nell' interesse anco del padrone e de' coloni, e parteciponne i brievi statuti. Societa anonima per lo sccwo delle miniere di Montevaso, cioe di quelle gia conosciute di rame e carbon fossile , e di quelle che si potranno in seguito scoprire , di proprieta dei si- gnori Salvadore Are^^olo e Luigi Ruggiero Buccellato. Per mezzo di associazione si possono tentare senza pe- ricolo di ruinarsL le piii grandi intraprese. Qui n' e pro- posta una per la escavazione principalmente di miiiiera di ranie che stando ai prlmi saggi contei'rebbe circa il a3 per loo di metallo , e sarebbe quindi assai ricca , oltre al rinvenirsi in conioda situazione. Le azioni di cui con- sterebbe la societa anonima sarebbero 200 , di lire 1400 fiorentine ciascuna. Cenni giustificativi di una nnova posizione della quistione in- torno alia proprieta letteraria ; Memoria del socio ordiiiario dote. Nop. Fini. L' autore si assume di dlmostrare: « i." die ogni produ- zione d' ingegno e una proprieta inerente alia persona del jiroduttore , e come tale avente giuridico fondamento e san- zionc anteriore e indipendente dalla legge civile , la quale d' altronde ha riconosciuto e ratificato quel diritto a lei medesima preesistente : 2.° Che questa essendo la veduta cmincnte e la sanzione fondamentale del diritto di pro- prieta letteraria ^ tuttc Ic modcrue disposizioui legislative 64 CONTINUAZIONE DEGLI ATTI apparentemente intervenute finora a dichlararlo o garantlrlo non hanno prodotto altro effetto che cjnello di corromperlo o iimitarlo ;, 3.° che nei paesl di dii-itto cornune (quale e appunto la Toscana ) la proprieta letteraria trova nei ca- noni fondamentali tutelanti la incoluniita delle sostaaze, o nelle azioni della legge contro T inosservanza del patti le garanzie che le sono coniuni ad ogni altra specie di pro- prieta. " Rapporto del sindaci alia Societa della Cassa di Risparmio di Firenze suW amministrazione dell' anno i835. Nuovi regolamenti della Cassa centrale di Risparmio e sue affigliate , ecc. I depositi portatl alia cassa, corapresi alcuiii versamenti fatti dalle casse affigliate , sono stati nei i835 di fiorini 335,319. 39; i frutti accreditati di fioriiii 48,010. oa ; cosi che tra i risparraj accumulati ed i frutti lucrati il ca- pitale dei depositanti si e aumentato in esso anno i835 di fiorini 292,015. 74 ; e dai fiorini i,o34,5o5. 4a a cui ascendeva al cominciamento dell' anno medesimo si alzo nei decorso suo a fiorini i, 326,52 1. 16 compresivi fiorini 109,250. 41, provenienti da casse affigliate. Si rapidi pro- gressi provano all' evidenza la fiducia che inspira questa filantropica istituzione. I depositanti nell' anno i834 erano 7133, nei i835 7861, e dei depositi stati fatti settiraanal- mente in numero di 37000 partite, quasi una quinta parte sono di piccole somme inferiori ciascuna al limite di 20 fiorini. Dal nuovo regolamento pubblicato in Firenze nei i836 si rileva poi come il Consiglio d' amministrazione della cassa abbia saputo conseguire ed assicurare il maggiore in- teresse dei depositanti per vie e con mezzi che ridondano nei tempo istesso in pubblica e notabile utilita. Rapporto suUa scuola elementare femminile di FigUne ( Val- darno sopra ) di fondazione privata. Scuola elementare maschile pe' contadini di Presciano , fon- data e mantenuta dal colonn. Conte L, Serristori. La scuola di Figline venne fondata nei 1789, e riorga- nizzata nei 1827. Ha una dotazione propria colla quale si danno premj in danaro, ed anco doti di dieci e piii scudi alle fanciuUe che si segnalarono. Qui e reso couto del dell' acgademia de' cr.ORGoriLi. 65 movlmento personale delle ragazze accolte , e del rlsulta- menti si rispetto all' istruzione clie alia morale. L' insegnamento della scnola di Presciano consiste nel leggere e scrivere in italiano , nelle prime cjuattro regole deir aritmetica, nella cognizione delle piii coniuni figure di geometria , e nell' indicazioiie e spiegazioiie delle prime regole d'agronomia. Sul coltro toscano , lettere. Alcune di queste lettere hanno per oggetto di attestare r ntilita del coltro toscano, clie si compone del vomere e deir oreccliia del coltro RidoHi niontati sul sistema Dom- basle i altre movono alcuni dul)bj sulla efficacita sua in tutte le sorte di terreni ; dubbj die vengono rischiarati ed appianati da risposte dell' inventore suo. Delle macchine ammostatrici , di Giuseppe Menici di Pisa. Le macchine ammostatrici a dire del sig. Menici si as- somigliano tutte, e sono presso a poco la stessa cosa ^ esse in pratica non riuscirono bene e furono abbandonate. A suo parere il difetto della cattiva riuscita non consistendo in fine clie nella forma della tramoggia , egli cerco quindi di ripararvi. Colla nuova da lui inventata e data libera ca- duta alle uve sui cilindri e viene ad interrompersi la stl- vatura die in essi succede. Di una nuova applicazione della spirale di Archimede , pro- posta dal sig. Lorenzo Turchini. Memoria del vicepresidente prof. cav. G. Gazzeri. L' applicazione e di alzare T acqua daU'Arno onde for- nirne in copia sufliciente al nuovo generale niacello di Fi- renze. Si devierebbe dalP alveo superiore del fiume di- screta quantita d' acqua , die portata su di una ruota idraulica la metta in inoto , per comunicare questo alia spirale di Archimede, modificata come fn in altro suo apparecchio (Yedi Biblioteca Italiana tomo 8i.% pag. 127), la quale bevendo Tacqua dell' alveo inferiore del fiume la versi per 1" estremita sua superiore in un recipiente die la riceva e la trasmetta per acconci canali al pubblico inacello. IJlbl. Ital T. LXXXVl. 5 66 CONTINUAZIONE DEGLI ATTI Congegno per elevare gll siaggi con prontezza e facilka nel paretajo appesi, dl Simont Mannozzi Toriiii. II paretajo e una maniera di cacciare a rete tesa , la cui forza motrlce provlene da grossi pesi , che fanno gi- rare gli staggi , e bisogna che vi sia ognora presente un uomo robusto onde tenei'e tesa la rete. A questi incomodi cerco riparo il sig. Torini, e col congegno suo ottenne a sixo dire i fini che si era proposto. Molino meccanico inventato da L. Turchini. Conslste in due cllindri di metallo con scanalature cir- colari di forma trlangolare, cosi disposte che le prominenze di un cilindro entrano negl' incavi delT altro e viceversa , potendosi con ispeciali viti avviclnare Tun Taltro. II grano cade da una tramoggia in giusta proporzione tra i due ci- Ihidri , dai quali per la via di canale incllnato discende nel foro centrale di una maclna di pietra del diametro di un braccio , la quale fatta girare dalla stessa forza che move i cilindri lo riduce in farina. Un volano di braccia cinque rende uniforme il moto. La forza di un uomo basta a ren- dere in farina 60 libbre di gi-ano all' ora. Unendo a mag- glore utilita due macine basta un somaro a farle operare. Avendovi acqna , questa si riduce all' ottava parte di quella che bisogna per un muiino ordinario. Questa macchlna sa- rebbe quindi la piu utile di quante si immaginarono per fare operare col mezzo della forza unimale. Nuovo carro detto Panattoforo, di L. Turchini. Esso venne immaginato pel trasporto delle enormi masse. Componsi di sei parti ^ cioe intelajatnra per la carreggiata di dietro ^ inielajatura per la carreggiata davanti ; piano longitudinale sovrapposto per ricevervi il carico ; sistema di congiunzlone delle due carreggiate ; sistema di rotismo; raeccanismo per far salire sul carro e discendere da esso il carico. Le ruote sono basse, di ferro fuso e fanno I'ef- fetto dei curri o cilindri. Pond di ferro. Uno e sulla Ceclna alto sovra il fondamento metri 9,75, lungo metri 80, largo 5, sospeso a sei catene doppie; due di soccorso. Due altri sono presso Firenze , uno de' quali dell' accademia. ve" georgofili. 67 fuoii la porta al Prato , 1' altro fuori la porta S. Nicolo ; si costruiscono attualuiente dai fratelli Seguin, il prirao per lire tosc. 265,238 ;, il secondo 33o,ooo. Sono lunghi me- tri 80 e larghi 5, 60. Finalmente un ultimo riaviensi sul- I'arno a Bocca d'EIsa felicemente condoito a termine dal sig. Castinelii sul disegno del defunto Martini. Rlaacando i tavoloni di querela per 1' impalcatura si sostituirono tra- vicelli di pino ricovertl di quadrucci murati , e sopravi Tinghiajata alia IMac-Adam. Costo da 3ooiti. lire, e il di- ritto di pedaggio trovasi affittato a lire 14469. Strade di ferro. Pensandosi in Toscana alia costruzione di una strada di ferro clie dovrebbe riunire Livorno e Firenze, il sig. Fabio Andreini si accinse a dare una particolarizzata notizia in- torno a tali strade, dividendo il suo lavoro in quattro parti, cioe del modo di costruzione delle strade di ferro ; cenni storici intorno 1' origine loro, ed esposizione de' lore van- taggi ; notlzie intorno quelle che gia vi sono ; cenni in- torno le spese di costruzione. In appresso vi fece altre ag- giunte per nuovi ragguagli e nuove idee avute. Ravenna e Cesenatico. — Comunicazioni tra Livorno e I'A- driatico. Si riferiscono le ragioni messe Innanzl dalle cltta di Ra- venna e di Cesenatico nella gara tra loro insorta per otte— nere dal governo Pontlficio dei lavori che rendano piu ampj, pill coniodi e piu sicuri i loro porti, siccome i piu adatti a corrispondere e trafficare con quelli di Livorno e di Trieste. La separazione dell' olio dalle ulive , di Sebastiano Brillandi di Arezzo. Montepulciano, per Angela Funii , i835,m 8." E qui ricordata quest' opera , nella quale sono raccolte con pariicolare diligenza e per minuto le pratiche in uso specialmente nell'Aretino e nel Cortonese per cavare I'olio dalle ulive. Delia manifattiira dell' olio nella fattoria di Cintoja. Si dimostra come nella fattoria di Cintoja si ottiene olio di primissima qualita con assai inaggiore risparmio di quello dichiarato dal sig. Fossi in risguardo alia fattoria di Ca- tignano. 68 CONTINUAZIONE DEGLI ATTI Di una collezione cli funghi modellati in cera ; Memoria di L. Calamai. La collezione del slg. Calamai e ricca sinora di 220 spe- cie, ognuna delle quali e rappresentata nelP aspetto mi- gliore in cui ce 1' oftVe natura. Sono espressi i diversi stati pe' quali il fungo suol passare prima di glugnere al suo deperimento, ne trascurata all' uopo T interna sua struttura. Questa collezione sara di anno in anno aumentata sino a renderla compiuta. Si annunzia u quale monumento di sa- jjere, di pazienza e di destrezza , degno di ammirazione. »> Delia filUnna e del modo di ricavarla dalla scorza del lilla- tro ; Memoria di Gio. Cerboncini. Dal decotto della scorza di lillatro o phyUirea preclpita col riposo, e piu facilmente se chiarito con bianco d'uovo, e aggiuntovi calce , un principio die cristallizza in bellis- sime squamme argentine , di sapore amaro e alquanto astringente , fusibile al fuoco come la cera, e clie rinver- disce r acqua tinta con petali di viole ; si vuole che la lillirina sia dotata di virtti febbrifuga. Puo riuscire utile nelle arti di galanteria e di ornameuto pel suo bel lucido argentino , e per la facilita di modellai'la e di distenderla. Del sangue considerato ne' suoi rapporti con le arti econo- viiche ed industriali ; Memoria di Luigi Calamai. Tende questa Memoria all' utilissimo scopo di mostrare, come la Toscana possa utilizzare il sangue degll animali nccisi ne' pubblici macelli , che di presente si gctta senza prolkto e con danno anzi della pubblica salute j e come si possano togliere le incomodita che ne vengono dalle offi- cine in cui si lavora esso sangue pei diversi usi tecnici. L' autore divise il lavoro suo in due parti. Nella prima qui riportata, dopo i prelimiaari intorno al soggetto die pi- glia a trattare, e esposto un modo suo facile, economico ed acconcio piu di ogn' altro* sinora conosciuto per la es- siccazioue del sangue. A tale fine egli costrusse una mac- china, nella quale il vapore dell' acqua bollente e 1' agente principale per cui si opera a piacere il riscaldamento della materia da essiccare, e si schivano tutte le decomposizioni e tutte le fetide nocive esalazioui. In appresso sono messe innanzi alcuae osservazioni sngli usi ne' quali puo irapie- garsi il sangue cosi disseccato. dell' ACCADEMIA. DE GEOrxGOFlLI. 69 Del moclo dl rendcre il bleu Raymont fissato suIla seta di un tuono piii inCetiso, di A. Cozzi. Neir istante in cui il blocco continentale privava la Francia deirindaco, il signer prof. Raymont trovo un pro- cesso per tingere senza quella esotica sostanza la seta in tnrchino. II colore non toccava perb quel grado di forza clie in Levante si desidera , e clie alcuni tintorl giunsero ad eseguire , ma con metodo clie tengono secreto. II signor Cozzi dopo molte prove riuscl nell' intento. Dato alia seta il colore tnrchino col prussiato di j^otassa acidulato di acido solforico, e lavata in appresso si ripone in decotto saturo di campeggio scioltovi idroclorato di deutossido di stagno. Quanto pill la seta vi riiuane immersa , tanto piii si ca- rica xiel colore. Accademia Aretina di scienze, lettere ed arti. £ dato un sunto delle piii imjiortanti Memorie lette in queir Accademia e die meritano essere conosciute. Noi ri- corderemo la seguente : SuUe cause promoventi lo sviluppo delle principali malattie contagiose ed epizoodche delle hestie porcine e metodo per prevenirle , del prof. G. B. Bcaedettl , veterinario. L' antore si accinge a dimostrare clie tutte le cause delle malattie clie tanto alTliggono le bestie porcine , e arrecano danno ai proprietarj loro , stanno riposte nel modo che si tiene nel governarle e custodlrle. Bisognereblje qnindi mi- gliorare le loro stalle col renderle spaziose, ventilate, pu- lite; somministrare buon letto di paglia o di felci e Imone alimentazioni per quanto lo comportano le economiche condizioni ; farle custodire da guardiani d' indole pacifica , e che' non ricorrano si sovente al bastone ; dissettarle al- meno ire volte al giorno ^ dar loro un purgante la priina- vera ed al principiare deirautunno; innestare ai porcelliui il vaccino affine di guarentirli dal vajuolo maligno. Un sogno del pievano Sperandio. E un dialogo del sig. F. Orlandini con un pievano, col quale vorrebbe indotti i parrochi della campagna a stabi- lire nella loro casa una specie di asilo per V educazione ed istruzione dei fanciulli della loro parrocchia che aggiua- sero r eta di sette anui. ^\-> CONTINUAZIONE DEGLI ATTI CCC. Uragano nella montagna di Pistoja il di a ottobre i836, leUera del sig. B. Cini. Non vi ha memoria di tanto disastro. La plena enortne di due fiumi , i torrent! die nuovi formavansi all' imper- versar della pioggia portavano con seco case, stalle cogli anl- mali, mulini e campi. La Lima rotolo per ben lOO brac- cia un masso di braccia cube 1700 che percio deve pesare da due milioni e mezzo di libbre. Lo stesso fiume interro il proprio letto di Gay braccia pel corso di ben 20 mi- glia nella larghezza di 3o, sicche a conti fatti va a piii di 10 milioni di braccia cube la materia rimasta in esso fondo. E poiche queste non rappresenterebbero tutt' al piu che il quinto della totalita dei terreni rovinati, ben piu di 5o milioni di braccia cube ne sarebbero stati in poche ore tolti air agricoltura, superficie grandissima non andando ne' monti la rovina a grande profondita. Necrologia di Domenico Boccacci, del marchese C. Ridolfi, " Forse questo Domenico e discendente di quel raesser Giovanni che in Certaldo ebbe i suoi giorni, e che fa delle italiane lettere rigeneratore famoso. v Era fattore nell'Isti- tuto agrario di Meleto. D' onesta pieno, di abilita bastante, non ricalcitrante a tutto quello che non ha il niarchio dell' antichita , pieno d'ordine e di parsimonia nelle sue spese fece del bene ai suoi simili, ai parenti ed agli amici co' suoi avanzi. Cenni biografici del dott. Giuseppe Giusti ; letti dal dott. G. C. Vanni , socio ordinario. Nacque Giuseppe Giusti in Firenze nell' aprile 1777? s' acquisto bella rinomanza e giusta di esimio giureconsulto , esperto oratore e filologo , e profondo economista. La mo- destia non era inferiore ai reali suoi meriti. Semplice di costumi , scmpre pronto all' utile altrui;, non tormentato da ambizione, ne da desio di ricchezze ^ gajo e faceto , non animoso , non mordace , era in generale stimato e vene- rato , da moiti amato. Colpo d' apoplesia tolselo in poche ore ai viventi il giorno i3 dicembre i835. ... -, Fantonetti. 71 PARTE STRANIERA. Le teoiiche piii recend dei hotanici del nord in fatto dl fisica vegetabile, esposte cnrnpendiosamente in una serie di discorsi da Vincenzo Cesati ( Continua- zione). Vedi Biblioteca italiana, torn. 8^,pag.g2. Istituzioni botaniche di C. A. Agjudh. T, re sono le sostanze organiclie elementarl : la memhrana chiusa in se stessa, il muco concreto e la materia granel- losa. Le modificazioni cui suliirono le tre foadamentali so- stanze suddette sono 1' origine d'ogni diversita degli de- menti organografici ossia algoidei nei qnali, in ultima ana- lisi, puo essere scomposto ogni ente vegetabile di pia complicata formazione (i). La massa della pianta In ogni (l) Le tre indicate materie, secondo spiegasi T autore stesso piii tardi , sono sosranzlalmente uua sola diversamente modificata. E la membrana una congerie di nuico a tonne determinate organlche come, alia sua volca, la materia coloraate (granellosa) risulta es- sei-e una membrana non ancora spiegata , racchiudente in se del muco . — Egli e cosa non rara , piiittosto direi giornallera , negli uomini d"' alto ingegno che, nel dedicaisi a scientiBche meditazioni, quando siano i-iesciti a raccoglierne un assioma d'' assai importanza , con vera parzialita di genitore iodifferenti ad alti-e combinazioni material! ed asti'atte , ad esso il tutto riferiscono esclusivamente, cosicclie formatone la pieti'a fondamentale del lore sistema debba comparire in ogni membro del medesimo ([ual tipo sostanziale ed imprereribile. Per tacere d' altri , vediamo che in tal modo il cele- bre Tournefort , ciii la Botanica risgnarda nobilissimo suo corifeo , all^ entita orgauica vegetale lidur voli-va anco i freddi marmi ed i bizzarri gruppi stalattitici onde vedea fregiara la grotta di Antiparo (Pitton de Touriiefnrt , Voyage au Levant; edlzione di Lione 1717, in 8.° I, pag. 223, 228 e 229). « II seml^le que ces ti-oncs de mai'bre vegetent , car oun-e qu"il ne tombe pas une seule goutte d'eau dans ce lieu, il n"est pas concevable c[ue des gouttes, tombant de aS au 3o brasses de haut , ayent pu former des pieces cylin- driques, termin^es en calotte, dont la regulaiite n'' est point inter- rompue : vme goutte d'eau se dissiperait plutot par sa clmte. — ^a PARTE STRANIERA. simile iniliviJuo e costriitta dalla nieniJ^rana clie vlene composta in un sol corpo ( ente nel senso coniune ) ilal muco, e neir interno iiitonacata dalla sostanza granellosa ossia colorante. Gli organi elementari vegetal! ossiano le fondamentali coinbinazioni delle semplicissime forme algoidee sono le Cette p'jTaniide est peut-eti'e la plus belle plante de inarbre , qui soit dans le monde ; les ornemens dont elle est cliarg(''e sont tous en choux-fleurs, c'est-a-dire, teniiiues par de gros bouquets, iiileux finis que si un sculpteur venait de les quitter. 11 nest pas possible encore un coup que cela se soit fait par la chute des gouttes d'eau , comme le pr^tendent ceux qui expliquent la formation des congelations dans les grottes. II y a beaucoup plus d'appareuce que les autres congelations dont nous pailous et qui pendent du haut en has , ou qui poussent en differens sens , 07it etc produites par le meme principe , c'est a dire par la vegetation. « A quell' ignea fan- tasia tutta preoccupata deUe care sue piante basto Taspetto esterno, il meraviglioso modo d'iuci"emento e la somiglianza, semj're rozza peraltro, di quelle famose iucrostazioni per dar vita ad un sistema clje certaineute non ebbe formna, e secondo il quale anclie i mi- nerali non sai-ebbero se non se modlficazioui dell" esistenza vegetabile. Da ugual cairsa , sebbene di argomento migliore , trasse origiue 51 sistema di Agavdli circa la fondamentale composizione dei vege- tabili. Pieno de'' suoi studj , delle sue ricerche sulle Alglie., le strane fasi delle quali segui con tutta perseveranza e con tanta accura- tezza quanta e possibile air uomo d'' impiegarne nelP indagine di esserl la di cui vua dipende dall'' acqua anibiente, almeno per la massima parte dei generi, e clie spesse fiate relegati al fondo dei paduli o de^ niari ti-ovansi immersi nella ruelnia o agglutinati a rocce inaccessibili anclie alio sguai'do : sorpreso dalle spettacolo che gli offrirono tanti di que'' corpi anlibolici i quali constano primitiva- mente d'' una sola vescichetta ora sferica , ora bisluuga , ora qua- drilatera , ma, destata che sia in essi la forza riprodiutiva da un elemento qualuncpie d'' irritazione , svolgono con incredibile celerita co]iia e cojaia grande , immensa , di consiniili corpicelli che , nei casi piii meravigllosi , per isti'anissima nietamorfosi s'' aggruppano e, di- messa ogni sembianza di loro singola individualita , diventauo parti integrant! di un unico ente vegetale ; il genio deir illustre Svedese afFeiTo con entusiasmo im''idea che gli sfolgoreggio dinauzl in que! moment! di profonda contemplazione e pronunzio T assioma : oE.ni vc^etabile essere un agsregato di alghe ed in esse sconiponibile. (Vedi. Kongl. Vctensk. Acad. Handlingar. 1814, ed. Agardh de We- tamor])h. Algarum 182c). Poiclie Agardh istesso i-itorna su questo tenia discorrendone diffusainente al capo IV , §§ 41 e 48 della Biologia , serbiamo i nosti-i comment! ad epoca piii acconcia. PARTE STRANIEIIA.. J-S cellette, i canali del Ubro ed i vasi. I gi-anellini verdi delle alglie sono 1' identlca materia colla sostanza colorante nelle cellette, e questi stessi granelli ricompajono in alcune specie dei canaletti del lilDro. Consolidati F uno coU altro danno origine alia fibra che costituisce poi le righe o strisce nelle false trachee, e la spirale nelle ti-achee genuine. Ne segue quindi , in opposlzioue alle teoriche fmora generalmente adottate, die i vasi punteggiati altfimenti detti porosi siano da dichiararsi forma primitiva, m.entre le tracliee non sa- rebbero che una categoria posteriore derivata. Le cellette sono distinte in otricelli per V aria ( pnenmatici ) ed otricelli pei sus,hi ( linfatici ) ; una terza classe la formano le cel- lette del lattice. I canali del libro ponno esser distinti age- volmente dalla loro forma esterna se ellissoidee siano od a fuso. Due primarie classi di vasi costituisconsi secondo che nella loro formazione concorre maggiormente la mem- brana o la sostanza granellosa ; sotto la categoria de' vasi membranosi registreremo le trachee svolgibili , le false trachee ed i vasi punteggiati ; le trachee non isvolgibili ed i vasi anulari vaiino sotto la categoria dei vasi porosi. I vasi reticolari di Kieser non sono ammessi ed i meati tracellulari vengono del pari contestati. Qnattro stadj organografici percorre la pianta durante la sua vita: lo stadio cotiledonare, caullnare, florale e se- minale. L' esteriore sviluppo de' vegetabili null" altro e se non un riepilogo dello stato cotiledonare ossia un ripetuto sviluppo di euibrioni : ed e questo il soranio priucipio deir organografia vegetale. Stadio 1° Sviluppo del germe. — Tengasi ferma 1" Idea altre volte esposta sullo svariato modo di sviluppo degli emljrioni in appoggio al quale venne proposta apposita divisione delle piante. Essenzialmente ii seme e T istesso in tutte dipeudeudo le differenze che vi si osservano fra le varie famiglie o coorti uuicamente dal saldaniento o dall'ntrofia di singole parti. Sono queste consolidate nelle Crittocotiledoni ( IMonocotiledonl dei precedenti autori ), dei quali v' hanno due sczioni: le iere Lrittocoiiledoni (le Gra- mignacee ) e le Sincotiledoni. Le Crittogarae non hanno semi, ma soltanto enibrioni :, le Sporule delle Felci sono verl Semi policotiledonari. Le Care sono alghe di eminente sviluppo e la loro fruttificazione rassomiglia assai dap- prcsso qiiclla degli Equiscii, dipendentemeate dagli Elateri 74 PARTE STRANIERA. attortlgliati a splrale intorno airembrione. Questi ravviclna- menti vogllono essere ben contemplati, giacche per essi si rendono evident! le transizioni dei gradi dlversi di evolu- zione (i). Stadio 11." Sviluppo del caule. — Legno e radice sono » 1' identica cosa ^ il fusto poi altro non e se non una com- binazlone della radice colla foglia (2). Stadio III." Svilnppo del fiore. — Tipo fondamentale delle inflorescenze e il grappolo (racemus):, tutte le altre forme da quella sono derivate. Lo svolglmento dei fiori ossia r evoluzione generalmente precede nella dlrezione dalla perlferia al centro, ad eccezione di quelle inflorescenze semplici il di cul asse e terminato da un fiore ; del pari devlano dalla regola quelle fioriture composte che, analo- gamente alia categoria ora inentovata, hanno T asse limitato da un' inflorescenza : nell' eccezione sono questi i casi piu frequenti. II calice e la corolla hanno ugual valore ; il frutto poi (quindi il pistillo) sta al fiore siccome la gemma alia foglia. E poiche la niaggior parte dei frutti e com- posta comprovatamente di piu carpelli , del pari tutti i fiori poliandri sono da considerarsi quali aggregati di al- trettanti fiori quanti sono gll stami essendoche di un petalo o sepalo ( foglie corollina o calicina ) coll' annesso stame mai sempre si compone il fiore, e stanno queste parti fra di loro nel rapporto in cui la foglia seminale ossia la valva del carpello si trova al suo rispettivo spermoforo. Stadio IF." Sviluppo del frutto. — Cinque sono le sorte di frutti semplici: il legume, il follicolo, la cariosside, la uoce e I'achena. Gli altri frutti sono composti, e secondo la loro posizione rispetto all' asse ideale della pianta sara in essi riconoscibile I'aggregamento di piii individui ap- partenenti ad una di quelle cinque classi disposti a foggia di verticillo (Primula, Solanum ) ovvero di spiga (Ranun- culus , Fragaria); e nei singoli casi si pub indicare la " forma tipica onde sono derivati, data ai nomi la desi- nenza in odium ovvero idium. Abbiamo quindi le seguenti (i) Vedi. Nova Acta Acadeiidce Ccesareo-Leopoldinae, Vol. XIII, pag. 87 a 112. Agardli uber die Eintheilung der Pflanzen nach den Kotyledouen, ecc. (2) Vedi. Agardh. Essal de redidre la physiologie a des prlnci- pes fondameiUaux. Lund 1829. PARTE STRANIERA. 76 secondarie forme: Leguminodium (Moringa, Csesalplnla dl- ^yaa) ; folliculodium (Ilelleborus, Apocynura); Caryopsidium ( JMalvaccee) ; nucodium ( Lithospermum); achenodlum (Vin- bellatae ). — 'La cassula , la siliqua , Vactno, la bacca, il po- rno , il peponidio ( popone ) sono ulterior! modilicazioni del tipi priiuitivi mascherati per la casuale consolidazione delle parti , nelle quail di piii il inesocarpo si e talmente svi- luppato da rendere afFatto impossibile la distinzione degU elementi , carpici , riconoscibili per altro nella Cassula e nella Siliqua, alnieno in parte. — Anche 11 seme vale per Vina foglia die forma Inviluppo in giro alia gemma tras- formata in embrione. Nel secondo volume del Diarlo botanico dl Ratisbona pel i836 troviamo un'interessantissima dlssertazione nella quale il prof Mold, con quella sagacita tutta sua che lo guido nelle ricerche sul tessnto cellulare, sui vasi porosl, sulla fabbrlca interna delle palme , ecc. , prende a discu- lere le teorie in voga circa la formazlone delle antere e la lore metamorfosi in Carpelli (i). Poiche vi s' impu- gnano in modo piii particolare le opinionl professate nel- r argomento da Agardh e suoi seguacl consentanearaente al principj da lui statuitl e per nol ripetuti nella Memo- ria appena abbandonata, ci parve die quella dlssertazione legasse troppo strettamente col nostro tema per trasan- darla , e fedeli alle nostre promesse , ne riportiamo qui un sunto che potra tener luogo dl commento alle teorldie agardhiane. Park r autore. — Da lungo tempo la piu parte de" bo- tanlci s' accordano nel considerare le antere siccome foglie travestite. Goethe pronunclo T assloma ;, Boberto Brown , DeccindoUe , Jioeper , ecc. 1' appoggiarono , sebbene discre- panti fra dl lore circa la spiegazione del modo in cui si opera tale trasmutamento. Ben poclil , fra questl Jgardh , Fenzl ed Endlicher , afFermano die le antere In orlglne non siano organi meramente appendicolari ma tali, che in essl concorra pure alia formazlone 11 centrale si sterna (l) Deobachtungeii uber die Uiiiwandlung voti Antheren in Car- pelle ; von Hii. D. Hugo Mold, Prof, in Tubingen aeWAllgeiiieine botan. Zeit. i836, II, mmim 33-35, pag. 614-526, 53o-543, 546-558. ^6 PARTE STRANIERA. (I'asse), ch' e qnanto dire: die 1' antera e an ramo for- nito di una coppia di foglie situate T una rimpetto all' al- tra. La dilicata questione che con clo si va ad agitare non poteva essere meglio dilucidata che mediante 1' osservazione di niostruosita vegetali, giacclie per esse si scorgono ad evi- denza quelle transizioni , altrinieati occulte , da una forma organica neR'altra, che senza cosiffatte fortuite rivelazioni sarebbe d' uopo supporre col solo appoggio dell' induzione o indovinare per qualche felice slancio della mente. Sedotto dai dlversi esempi di passaggio dai petali ia antere, Goethe stabiliva essere questi organi talinente af- fini fra di lore che superflua per avventura avrebbe po- tuto reputarsi tutto il suo trattato sulla metamorfosi delle piante , se la cognazione reciproca delle altre parti fosse palese in modo lanto solenne ( Goethe , Vers. d. Metam. d. Pflanz. zu erkl- , pcig. 3i). Ei crede che 1' antera si co- struisca dai petalo mediante semplice contrazione ed as- sottigliamento delle parti, come possiamo osservare nel ge- nera Canna, nelle rose a flori pieni, ecc, dov' e manifesto che una porzione del petalo meno contratta forma il fila- mento, mentre 1' estremita convertita in un corpo calloso diviene antera. II cambiamento, secondo pensa quell' autore, si debbe all' essersi raccorciate le trachee ripiegando sovra se stesse a foggia di molle elastiche , le quali penetrano poi fra le membrane dell' antera stessa lasciandovi scap- pare bello e formato il polline i cui granelli altro non sa- rebbero che vasi pregni di sottilisslmo fluido. — Quanto contraddicnno questa teoria le esperienze piii recenti sul- r origine del polv^iscolo fecondatore, e quelle sulla struttura non meno che sulle proprieta dei vasi spirali, ognuno fa- cilmente pub scorgerlo. Piu acconcia spiegazione tento H. Brown confrontando la struttura del carpello con quella delle antere ( Trans, of the Linn. Soc. Vol. XIII. De Rafflesia). Suppose che tanto neir uno come nelle altre la produzione delle parti essen- ziali, cioe, rispettivamente , dell'uovicino e del polline, ab- bia luogo sul margine dell' organo fogliaceo modificato , per lo che la divisione dell' antera in due logge (i) non (l) L' autore per rendere i termini: loculi {thecal) <• locelU im- piego nel tedesco le parole : Anthererifdcher o semplicemente : Fd- chcT e Loculainentc. Noi adoperercmo i termini; loggia {Fach; theca; PARTE STRANIERA.. 77 safeljbe nieno normale della disposizione in due file degli ovoli nel carpello. Ogni loggia poi dell' antera e suddivisa nel senso di sua lunghezza da un corpo carnoso ( ricetta- colo ) alia di cui sviperficie e nelle cul cellette si sviluppa il polviscolo fecondatore. Dlfferenzia per altro essenziahnente runo dair altro gli organi in discorso la circostanza che neir antera sono meno vasi ed il poUine ha nascita entro un tessvito cellulare privo d' ogni simile condotto, mentre qnelli dell' ovario dlversano non tanto pel nuniero qnanto per la relativa distribnzione, conciossiacosaclie i piu oc- cupano il margine della foglia carpellare e le nocelle sor- gono sui loro rami secondarj alia snperficie dell'organo. L' opinione del botanico inglese fu adottata approssima- tivamente da Boeper (Enum. Euplioi-b. , pag. 44) e da E. Meyer (De Hoiittuynia , pag. aS). II primo creando in Germania una teoria gia pronunciata da Cassini (Opusc. phytologiques 11 , 649 ) e cli' egli ancora iguorava , vnole clie nclla trasformazione della foglia in antera , di quella non si coaser\i che il nervo di mezzo , i lateral! scoin- pajono nel lussureggiante parenchima che originariamente formava il disco della foglia , ed ora rigonfio si fa zeppo di polline. I solchi pel quali si apre 1' antera corrlspon- derebbero ai margin! della foglia e la loro struttura a car- toccio indica I'estivazione (^osstwatio nel senso di Linneo i prtjioraison dei Frances!). Bischoff (Lchrb. d. ]3ot. 1 , 334), ammettendo in massima le idee di Jlofpcr , pretende dal suo canto che le caselle deir antera si disdoppiano ambedue tra il nervo mediano ed il lembo della foglia, cosicche quest' ultimo non coin- ciderebbe coUa sntnra della borsetta. Alia teoria browniana alcuni dledero maggior estensione spingeado il paragone per essa istituito fra la struttura loculus) e casella (Lorulamcnt)^ oppnre il terniine genenco : scorn- partimento ove non sia d' uopo precisare la parte che si vaole in- dicata. — Fareino osservare al sig. Mohi ch' ei lual si appone sup- ponendo nclla teniiluologia botanica tedesca non esisresse una pa- I'ola eqiiivaU-nte al latino locelli per cul si credette obbll!;ato a creare la non alemanna esj aesslnne : Lnculamente , mentre Bischoff siiio dal l83l (e forse prima di lui qaalche alti'o autore ) adoperava roftimo tennine: Ilalbfacher (Vedi Bischoff Handbw:h dcr hotan. Tenidiiolppir uiid Stjsteinkutide Numbcrg. II. llaljte erste Lief. i83l, pag. 3C6> ^8 PARTE STUANiERA. deir antera e quella del carpello tant' oltre da dicliiarare identica sostanzialiiiente la fabbrica di questi due organij e r antera , come avvisano , si formerebbe dalla foglia mediante T attorcigliamento del niargini die congiuntisl al nervo di mezzo foggiano d' ambo le parti la loggia destinata a contenere il polline. De Candolle ( Organogr. J, 465, 552) ed Engelmaun [De Antholjsi prodr. 60) sono deir ultimo partito; anzi il professore Ginevrino vi ade- risce anche posteriormente alle osservazioni di Brogniart (De Cand. Fhys veget. II, 534) (i). Turpin giunse a di- cliiarare il tramezzo die scomparte in due caselle cadauna loggia deir antera pel vero analogo alia placenta degli ovoli e lo nomino di conseguenza Trophopollen (2). Schultz (ISatur. d. lebend. Pfl. II, 70) credette tronca ogni questione sull' origine dell' antera mettendo 1" ipotesi die due valvole cellulari formate dagli angoli sporgenti del margine del filamento si riuniscono nella sutura lon- gitudinale per form are le cavita entro le quali e serbato il polviscolo i eppero nissun' antera possa aver piu di due logge. Contraria , nella sua prima base, alia teoria qui premessa ed esposta colle varle modificazioni sviccessivamente opera- tevi e quella di Agardli il quale, lungi dal consentire le antere siauo foglie trasformate , le dicliiara libere gemme sorte nell' ascella del perigonio (Organ, d. Pfl. pag. 33 1, 378, 43o). L' antera originariamente ha quattro scompar- timenti die , a due riuniti , formano una loggia ( theca ). E siccome I'ovario nel suo sistema equlvale alia gemma t^erminale d'un ramo, lo stame rappresenta una gemma ascellare. L' identita tipica dei due organi secondo lui e dimostrata dalla presenza della massa cellulare nell' antera ancora vergine , dal passaggio dei granelli fecondatori in semi , dalla trasformazione di stami in pistilli e viceversa. E poiclie il numero normale dei carpelli , giusta l' opinione deir autore, e binario^ le antere debbono dividersi in due (i) Vedi anche la ttaduzione fattane dal Roeper e le aiinotazioni di quest' ultimo- (2) Tenuine inesatto non solo ma di formazione altresi viziosa ; come non si dice Phorandros ma Androphorus , ecc. E di questi difetti di composizioue abbondano alcuni botanici francesi, per es., Richai-d, e Pora citato Turpin. PARTE STRANIERA.. -9 logge. II nettarlo nei generi Helleborus e Trollius confer - ma appieno , cos\ pretende , questa dottrina. II transito del petalo in antera non e se non se specioso^ ed atialoga nella sua derivazione e la comparsa dei fiori a linguetta nelle singenesiache , dei rami foggiati a guisa di foglie nel Brusco ( Ruscus , Spongiratt dei Lombardi ) , dei fillodj nelle acacie della Nuova Olanda, ecc. Come concepisca Agardli lo sviluppo dei granelli pollinici non e cosa ben accertata giacche, ritrattando Tidea altre volte spiegata che i niedesimi corrispondano agli uovicini e siano fogliette awoke sovra se stesse, nel suo JEssai sur le developpeinent interieur des plantes (pag. 89) propone il dubbio ch' essi nascano , come le cellette del parenchima e gli sporidj deir Uredine , da piccioli grauellini nuotanti in un fluido viscoso; ma nell'Organografia ammette almeno una trasfor- mazione di polline in ovoli. Endllcher si fece campione di questa teorica (Linneea VII, i832 , pag. 24) dalla quale per aitro si allontana dove ritiene che i pecali siano rami laterali ridotti a fillodj (i). (i) Ceratotheca^ eiiie neue Pflauzengattung aus der Ordnuug der Sesameen , beschileben von Steph, Endllclier ( 1. c. pag. I —42). — Dopo aver desciitte coUa luassima precisione gli orgaiii niasclii delle Sesaniee , cosi prosiegue = « L'' opiuioiie per noi espressa circa « la fabbrica dell' antera ci costriuge a sofieriuarcl alquanto sul- » r importantissima questione se lo stame , come Yolgarmeiite si » crede , possa esser considerate come metamorfosi di una singola » foglia , ovvei-o se con Agardh si debba in esso riconoscere il » prodotto di una gemma ascellare ( asse laterale del fiore )• — La » particolarita delle opinioni di Agardh consiste in questo che » egli equlpara il liore ad ogul altro esterno sviluppo della pianta, » val a dire , ad una contiuiia formazione di gemme nelP ascella » delle foglie ed alio sviluppo di esse gemme in toglie che dal " loro canto abbracciano nuove gemme. — L' espressioue piu seni- » plice per la pianta ei la ti'ova : I .° nel sistema discendente 1=: » la radUe ; ed e questa di doppia sorta poiche o discende nella » terra ( radice della prima gemma ) o penetra nella sostanza della » pianta stessa ( radici di tutte le gemme siisseguentl ). ■» — Per comprendere questo passo egli e d'uopo liaudare la teoria che ri- conosce per inventore Aubert du Petit-Thouars ( Essai sur la ve- getation consideree dans le developpement des Courgeons. Paris , 1809, ^ prima nello scritto : Histoire d\iu morceau de bois ) ed ebbe per campione fra gli altii G. Crist. Fed. Meyer ( Natui-ge- treue Dai-stellung der Eutwickelung , Ausbildung und des Wacbs- thums dev Pflanzen. Leipzig, 1808, §§ 38-49 ^ 57-61). — 8o PARTE STR4NIERA.. Premesse queste ipotesi principali circa la formazionc delle antere , passiamo ad esaniinare alcune produzioni devianti dal tipo normale che a nostro senso ci appale- sano in niodo indubbio 1' organogralico passaggio dagli stami ai carpelli : i coroUarj che trarrenio da qneste osservazioni riesciranno utili a spargere qualche lume siil punto con- troverso. La retrogi'ada metamorfosi di carpelli in antere scon- trasi ben piu di rado che 11 caso contrarlo. Nondimeno esempi non mancano del tiitto. Que' pochi sui quali non «c 2.° Nel slstema ascendente =: la gemma; sono organ! questi , » che riuniti fra loro colia rispetuva base formano Tasse della j> pianta mentre la punta spiega le foglie. — 3.° Nel punto d' in- » dift'erenza tra la ladice e la gemma = punto d'' insevzione della » foglia. — Neir alteruar di foglie e d'' occhi si costruiscono per lo » sviluppo e la metamorfosi di questi tre sistemi tutti gU organi » esterni delle piante mentre gli assi sono il prodotto dei punti » d' indiffereuza uniti al sistema disceudente. Eccone lo schema : Sistema discendente Punto Sistema combinato d' indifferenza. ascendente. col punto d' indifferent-a. \.° I Stato primitivo Cotiledone Piumetta Caule Grado ) Metamorfosi Erattea Gemma florale reduncolo Stato primitivo Foglia Gemma fogliacea Ranio Calice e petalo Stame Filamento Valva del frutto Eicettacolo Colonnetta Grado S Metamorfosi » Evlncesl dalP esposto che la teoria delF argute Svedese diversa 3> dalla piii coinune , l." in quanto che mette alP istesso grado il » calice coi petali ; 2.° perche cousidera gli stami come pi'odotti » di una gemma ascellare non gia di una foglia ; e fiualmente 3.° » distingue slccome organi di diversa provenlenza la valvola del 3> frutto dal rlcettacolo. — Per altro , secoudo Agardh le fogliuzze 5> deir antera sarebbono rlvolte in dentro come le foglie carpellari » mentre , a nostro parere , esse sono rlsvoltc alP Infuori coslcche » la loro membrana Interna , da cal emaua 11 poUlne , corrispon- 3> derebbe alia faccia inferlore. — La magglor dlfficoha s'' incontra 5> nello stabiliie la foglia dalla cul ascella sorge la gemma-autera. — » Forse sara piu ragionevole dl fare un passo in la e di ritenere 5> che anche 11 petalo sia un asse laterale ed una produzione analoga ■» al fillodj , di diciiiarare qulndi che il calice non alberga gemme >• e che nel secondo e terzo verticlUo le foglie scompajono affatto , » svlluppandovisi in vece gli occhi sotto forma di petali o stami. » PARTE 8TRANIERA. 8l eslsteva dnbblo veruno, citatl da Roeper {^Enwn. Eiiph. pag, 53. — Dc flore tt affin. Balsamineanim 17. — Lin- ntea I, 182.6, pag. 457), da Schimper {Flora 1829, //. 422) e da Engelmann (1. c. pag. 26) noii riesclvaao ba- stantemente istruttivi. Nei frutti del Chamcerops humilis mi venne dato di tro- vare una mostruosita assai adattata al nostro scopo , es- sendo in questa pianta ogni ovario coniposto d' una sola foglia carpellare. In un liore trovai a tre i carpelli , sic- come e regola in questo palmizio , ed ognuno conteneva un ovolo ; vi si scopriva inoltre un enfiamento di color giallo situato d' ambe le parti della sutura ventrale , che dalla sezione trasversa dell' ovario risulto essere una log- gia di antera divisa normalmente in due caselle dal solito tramezzo e plena di polline. Ecco comprovato ad evidenza die la forraazione delle caselle e del polline sta in nessuna relazione organica coUa produzione degli ovoli ;, che il pol- line non si sviluppa entro la cavita rimasta fra il margine della foglia accartocciata ed il suo disco , ma bens\ nel corpo della foglia stessa ; finalmente , die la sutura nel citato caso non poteva corrispondere al margine della foglia. Di non minor importanza per ispiare 1' origine dell" an- tera sono i casi nei quali i borsellini producono degli ovuli o fauno passaggio al carpello avvicinandosi nella confor- mazione all' ovario. E sono queste ultime anomalie di gran lunga pill frequenti. Ne osservarono R. Brown nelle se- guenti specie : Tropoeolum majus , Cochlearia armoracia , Papaver nudicaule , Sallx oleifolia , Sempervivutn tcctorwn e Cheiranthus Chciri (nelle ultime due piante la mostruo- sita in discorso fu veduta anclie da Lindley)-^ De Candolle nella Magnolia fiiscata e in diversi salci ; Richard ntWErica tetralix; Roeper nel Papaver orientate ; Mirhel nella Persica vulgaris; Schimper nella Stachys gerinanica (i). La pianta in cui piii ovvia vedesi la trasformazione qui sopra menzionata e il Semperv. Cectorum della quale Gawlin {El. helv- III,' 289) osserva die i ceppi spontanei con- servano alio stato normale i due giri di stami nel fiore. (1) A (jiieste seiie di anomalie apparteneva torse quella spiga )iiascliLa della Zea iiiatjs raccolta in Loiueliina siilla quale trovai Hue licllissiuu grani di friuiientmie; Icnouieao l.ieu iVequente e co- lUibciuto anche dai contadini. Bibl. Iial. T. LXXXVI. 6 82 PARTE STRA.NIEIIA. mentre in tutil gll eseinplari coltivati e quelli clie crescono sill ninri la serie interna plu o nieno trasformasi in car- pelli. In fatti , troviamo gia nello Schmidel ( Icones pi. et anal. pan. pag. i\o , tab. LIV) raffigurati alcnni esempi di transizione dalle antere in ovarj trovati nei iiori di quelLi sedoidea, e quasi tutti gli autori , parlando di essa, fanno cenno della sua tendenza alia predetta viziosa con- formazione. II nuniero degli staiiii ve lo trovai sempre normale , val a dire , il doppio dei petali , e stanno in due giri : neir esterno i stami sono opposti ai petali, nel se- condo siedono rimpetto ai sepali. Gli stami della serie in- terna ebbi a scorgerli costantemente alterati , sia per in- tero , sia in parte, e ridotti a carpello. Nel Senip. tectonim lo stame regolarmente sviluppato si compone di un filamento a suJjbia di color porporino e di un' antera ovale o pressoche rotonda di color piu chiaro , le cui logge sono d' ambe le parti serrate I' una addosso all' altra in gnisa clie il congiuntivo al di faori non appa- risce ed un solco nnicamente le tiene disgiunte. La sutura poi e fortemente afFossata ; ond' e clie nella sezione tras- versa V antera sembra divisa in quattro lobi d' ugual mole da pari numero di solchi longitudinali. I diversi stadj di metamorfost clie 1' antera , organizzata nel modo in cui Tabblamo or era descritta , percorre prima di trasformarsi complutamente in carpello ponno ridursi a cinque principali. Al primo troviamo cangiato in verde il colore delle parti superiori dello stame ; il solco dorsale delF antera e ineno profondo ma piu largo , lasciando comparire il di- latato congiuntivo clie nel prossimo stadio maggiorraente si distende nel senso di sua largliezza i cangiamenio che operasi anche nella parte superiore del filamento il quale ora s' inarca verso il centro del fiore. Sulle parti tinte ia verde spuntano quegli stessi peli terminati da gliianda che sogliono occiipare la snperficie degli ovarj nel semprevivo; le caselle dorsali dell' antera confluiscono verso la cima formandovi un'apofisi ottusa ossia becco. II solco che le scpara si fa plii profondo e continua all' ingiii nel fila- mento. Un terzo grado di transizione ci ofTre quella forma dove il connettivo, a dispendio degli esteriori scoinpartimenti deir antera, talnieute sviluppossi da raggiungere l' intera PAUTE STRANIERA. 83 largliezza del dorso di un ovario. L'apofisi all'apice con- scrva tuttora il colore rossiccio clie appalesa da qual parte deir organo traesse origlne ; del pari sono inalterate le ca- selle sul davanti. II fjlamento e gia d' assai raccorciato e si perde afFatto nel connettivo di cui adotto il colore ver- dognolo. II pill delle volte le antere arrivate a questo stadio offrono ne'solchi laterali i priinordj di uovicini sotto Faspetto di cilindriche protuberanze. Le antere al quarto grado di metamorfosi danno a ve- dere il becco del comignolo prolungato a foggia di subbia e di colore sparuto , ravvicinandosi nelPappareuza per ogni couto alio stilo. Le caselle del lato interno sono scomparse ancor esse. L' orlo rilevato die d' ambe le parti siibentro alle dorsali e corre Inngo i solchi laterali, ripiegasi piii sul davanti mentre i solchi stessi , fatti piii profondi, si riem- piono di uovicini. L' espansione interna del congiuntivo fa si che Tantera-carpello, tonda di tergo e piatta suUa faccia interna , resta divisa al lungo in due caselle che si aprono poi mediante due fessure longitudinali. Gli ovoli sono inserti nel vano del solco e piu ancora sui margini del medesirao. Lo scomparh'c totale dello spandimento del connettivo da fnialincnte 1' ultimo passo all' identilicazione della Jji- loculare antera coll' ovario ad una sola loggia ; nella mag- gior parte per altro dei casi la sutura al centro riinane aperta e gli ovoli coprono il lembo del carpello a navi- cella la cui cima termina in uno stilo che sul lato interno e segnato da un solco longitudinale. Nei casi non rari in cui i margini si assodano , nulla manca a raffigurare nello stato pill perfetto l' ovario della pianta. Consimili transizioni d' organi ho potuto osservare nel Papaier orientate coUa difl'ereuza che, dove nell' antera del Semprevivo vedemnio sempre piix aftossarsi il solco cor- rispondente alia sutura nell'antera iiormale, nell'altra pianta SA'iluppossi di mano in mano una placenta in forma di un orlo entiato che prokingatasi sul fiiameuto e vieppiii in- grossando diventa la sede degli uovicini. Cosa degna di rimarco nel papavero egli e vedere il lembo superiore del dorso doU'antera-carpello prima dilatarsi in forma di ala , arrovesciarsi poscia alT iiidietro mostrando cosi 1' interna superlicic che, copertasi d'l papille , rappresenta in ogni parte lo stiimna couiposto di conscgueuza da due orli 84 PARTE STRANIERA. turaidettl clie sceadendo dall' apice del carpello s'l uniscono in angolo acuto. E per si fatta struttura dalle singole foglie carpellari e splegata la forma raggiante dello stimma nel- r ovario normale del papavero. Piii volte mi fu dato ve- dere ia questa pianta due sino a quattro stami trasformati che essendosi tocchi ed assodati coL marglni carpellari fin- gevano a meravlglia porzioni dell' ovario. Medltando sulle descrltte mostruosita del semprevivo e del papavero che nella loro derivazione tenaero ugual an- damento di sviluppo , si potra , se non in tutto almeno nella parte essenziale , decidere la controversia viva fra il partite di Agardh e coloro die aderiscono all' ipotesi di Goethe. Possiamo al presente annunziare come verita di fatto ed incontrastabile che ogiii carpello consta di una foglia la cui faccia inferiore corrisponde al dorso ed il nervo di mezzo alia, linea mediana del carpello, mentre gli orli , se 1' ovario per sua natura debb' essere chiuso , sono riuniti fra di loro o saldati con quelli delle foglie adlacenti. Questi risultati fanno diretta opposizione alia teoria agacdhiana. Ed ecco il come : Vedemmo l' antera diventare carpello medlante la dlla- tazione del congiuntivo che ne formo il dorso ; e come questo corrisponde alia porzione mediana della foglia, di ugiial orighie sara il connettivof, e coa esso il filamento , che non se ne diversifica organicamente in modo alcuno, sara di natura identlca , quindi una foglia e non gia un ramo. I compartimenti posteriori dell' antera poi contribui- scono in parte alia formazione del connettlvo , in parte alio sviluppo dello stilo e stimma senza che neppure la lente lasci intravvedere come le pareti di quelle logge pos- sano per la loro fabbrica interna appartenere ad un or- gano estraneo soltanto annesso al connettivo. Eppero rite- niamo essere anche le valvole dell' antera parti integrant! della foglia cui spetta il congiuntivo. Finalmente nascono gli uovicini su d' un orlo situato tra le due caselle d'ogni loggia , quindi precisamente su quella parte che secondo Agardh ed Endlicher equivalerebbe al dorso del nervo mez- zano delle fogliuzze laterali onde si compongono, al loro dire, le valvole dell' antera. E sarebbe questo, ncl caso concreto^ il piu strano fra i corollarj dedotti dall' ipotesi svedese essendoche , a mio sapere , non ebbesi giammai esempio PARTE STRA.NIERA. 85 di novoli spuntati sulla parte dorsale del nervo di mezzo di una foglia. Se pol rammentiamo la descritta aUerazione negli ovarj del Chamcerops huinili!: , T opinioiie tVJgardh cade del tutto a terra. Che, clii non volesse ammettere esser le caselle d'antera, scopertevi lungo la sutnra al centre, vere ca- vita nella foglia carpellare , dovrebbe spiegare la loro ap- parizione col supporre la presenza del tutto inesplicabile di due altre fogliette saldate dall' una e dall' altra banda della foglia carpellare col suo niargine. Confutata pero la teoria agardhiana con prove a nostro parere irrefragabili , rimane a discutere il merito delle modificazioni fatte alP Ipotesl contraria da De Candolle, Cas- sini e Roeper e recate in prlncipio dell' articolo. — Cade la supposizione del professore Ginevrino quando si rifletta clie negli esempi per noi addottl gli uovicini, anziche for- marsi dai granelli del poUine , sorgono nemmeno nel vano delle caselle. Corrisponde al contrario all' osservato pro- cesso il parere di Roeper e Cassiiii, i quali opinano che le due logge dell' antera si foggino mediante P enfiainento delle due meta del disco della foglia ; che le caselle siano cavita nel parenchima e che le suture dell' antera equlv^al- gano ai raarglni della foglia. Per altro, riguardo all' ultima parte della conclusione, confessiamo ingenuamente non es- sere noi d'avviso che diventi applicabile a tutti i casi , e conveniamo con Bischoff, sebbene non per la generalita , che le forme di transizlone dai petali in istami, osservate ne' fiori doppj delle rose, dei papaverl e della. Nigelln dn- mascena si oppongano a quell' ipotesi ;, in quest' ultima pianta specialmente agevol cosa egli e riconoscere che tanto le caselle sul davanti dell' antera quanto le posteriori appar- tengono alia faccia superiore della foglia. Ed e questa forse I'origine di tutte le antherce introrsce- che sono dl gran pezza le piu frequenti ; ammettiamo non per cio di buoti grade che in alcuni casi si avveri il dubbio di Roeper, anzi , dove le antere si aprono all'infaori, tutti e due gli scompartimenti delle logge potrebbero per avventura cor- rispondere alia faccia dorsale della foglia. Cio accade a non dubitarne nelle Cicadee e Coiiifere. In massima, ri- guardo a questo singolo jninto , la quistione non puo per anco considerarsi ultimata. 86 APPENDIGE ITALIANA. Odi qnattro all' arnica ideale dl Francesco Dall' On- GARO. — Venezia, 1837, dalla tipografia dl Giuseppe Antonelli , premlato con medaglla d oro , in 8.° dl pag. XXXVI. Q. uando non era ancora sparita dal montlo la gran bonta del cavalieri antiqul si scorgevano alcuni tra questi accen- dersi per un^amanza che non avevano vednto giammai , e clmentare per essa il loro valore nelle prove piu ar- due , e sfidare a singolar battaglia clilunque avesse per un istante osato dubitare cbe superiore a tutte le altre non fosse qaella incognita bellezza. Era questa una devo- zione al bel sesso degenerata in snperstizioni , era come r astrazlone deiramore, era una specie d' idealismo ga- lante. Ora un idealisino di tal genere pare a noi che abbia prodotto le qnattro Odi che dal sig. DalP Ongaro furono teste puliljjicate. Ella e cosa gia intesa e convenuta che le passioni dei poeti , i loro sospiri , le loro pene non sono che invenzioni leggladre ed amabih finzioni ; e quando la natura sia bene imitata , e spontanei e caldi siano gli affctti , e splendida e potente la parola , il lettore si ab- Ijandona facilmente alia illusione, e crede al poeta , ed in certo niodo confida che le idee di esso pure si appoggino ad una qnalche realta , perche se il diletto non tragge origine dalla verita , almeno riceve da essa incremento e vigore. Ma non sapplamo che guadagno apporti il dissi- pare questa illusione , ed il notiticare formahnente al pub- blico nel frontespizio clie quanto si legge nel libro non e che sogno e chimera. Senza dulibio il descrivere le agita- zioni di un animo che privilegiato di tempere fine ed cnergiche sdegni la quiete , ed aneli al nioto , e sospiri un offgetto ch" ecciti fortemente le sue facolta sensitive, e argomento da cni piio scaturire nn' elettissima poesia , e servir puo a chiarire una verita estetica di estrcma im- portanza : ma protestar di amare ardentemente un oggetto Jii^UertctzL lialum^ Tom.St />"//. 2. APPENDICE ITALIANS. 87 clie noil si conosce , e prestar ad nn siniulacro di auiore i desiderj, le smanie, i trasporti die di un amore vero sono proprj e spasimare per una vanita come se fosse una persona, e uno strauo raffiiiamento , un misticismo esage- rato , uno spurio e guasto platonismo. Lo stesso nostro autore se ne mostra inibarazzato e da a divedere die le amanti ideali non sono lueno delle reali fantastidie e ca- pricciose. Poidie la sua bella scoaosciuta nella prima Ode si nasconde in modo die il poeta disperato le dice : " Tu morrai pria di avermi vedato. — Pria die io possa ve- derti morrow » nella Ode seconda gli fa grazia di compa- rirgli in segno , e di porgere orecchio alle piii dolci e sviscerate parole die un amore in vcrsi possa suggerire ^ nella terza fa un passo di piu ;, diviene forma di ossi e di polpe 5 e prende il noine di Maria , e gli parla e lo conforta, ma iniuiimente, perche il povero poeta e co- stretto da piu alta vocazione a spegnere T amor suo , e proprio sul hello lo spegne ^ nelP uliima Ode questa non pill amica ideale , ma arnica Maria niuore , e T amor die nella terza Ode era gia morto risorge nella quarta piu vivo die mai, e si stempera in lagrime e querele. E questo il procedimento delle quattro Odi die formano il poemetto del sig. Dair Ongaro •, die se qnesti dicesse che tali Odi non formano un complesso , ma devono essere divisamente considerate 5 noi risponderemmo che non si doveva in tal caso puhhlicnrle sotto un solo titolo e mostrare con cio che ad un solo oggetto , ad un solo e comune argomento si riferiscono. Dopo tntto cio, nessuno creda die noi penslamo essere le Odi del sig. Ongaro pretta quiscjuiglia e roba da fuoco. Bellissimi componimenti anzi a parer nostro sono quest! , se alia loro composizione ed al loro stile si riguardi , e trovasi in essi molta luce di poesla , una gran forza di aflfetto , un fresco e vago colorito di gioventii :, ma ci duole che tanta dovizla sia adoperata a vestire ed oriiare un concetto assolutamente falso , e forse a confermare la mala voce die si da al poetl per certe loro singolari fantasie. Per prova di cio che diciamo , ed anche per olTrire ai no- stri lettori uii saggio dci versi del sig. DalF Ongaro , vo- gliamo qui riportarne alcuni tratti della prima e delP ul- tima Ode. Cos! pcrtanto 1" autore comiacia la prima : 38 APPENDICE ITALIANA. Bella arnica del vago pemiero , De' miei vergini affetti reina , Non mai vista ne' canipi del vero E presente pur sempre al mio cor; Salve ■> o silfide eterea , divina , Forma ignuda , die V anima adora Benche incerta e fantastica ancora Come un sogno fugace d' amor ! Chi sei tu ? sul pudico origliere Tu socchiudi le stanche mie ciglia ; Tu le schiudi con dita leggiere Alia luce del rosea mattin ; Chi sei tu , cui non e chi somiglia , Bella e casta qual d' altri non s' ode , Pari all' angiol che data custode M' e nel duro terrestre cammin ? Forse un silfo non sei , forse spiri 'Tu pur V aura vital che mi cinge • Sacri forse i segreti sospiri A un amico non cognito ancor ; Forse un moto conforme ti spinge . A cereal mi fra tutti i mortali , E un destin che si pasce tra' mail N' allontana , ne separa ognor. Tu a me sol , non ad altri serbata , lo con te , non con altri felice , Gusteremmo V ambrosia heata Che amor solo qui porger ne pub : Or chi sa di quai terre cultrice , A qual sole tu volgi il saluto ? Tu morrai pria d' avermi veduto , Pria ch' io possa vederti morrb ! Ed in un luogo della quarta Ode dice il nostro poeta : Ed or ! . . . queste memorie , e questa speme Mormoro invano alia tua fredda salma ! Dov' e quel di che sedevamo insieme Riposando la tua nella mia palma , Tu porgendo I' orecchio alle supreme Armonie che sgorgavanmi daW alma , Io sotto gli occhi tuoi sentendo in seno L' estro agitarsi, e il canto uscir piii pieno ' APPENDICE ITALIANA. 89 Oil ! il mondo cii io pingea ne' mtei concenti , E la vita d' amor ch' entro vi spira , Per te sogno non fu , nata i ridenti Fantasmi ad avverar delta mia lira. EwL un hello che mat spiegan gli accenti , Ma che ogni alma gentil sente ed ammira; Forse e un presagio 0 una memoria forse D' un di venture 0 d' un'' eta che scorse. Or tu lo sai , beata ! e nel sereno Luminoso soggiorno ove t' aggiri , Fruisci il gaudio interminato e pieno Ch' io delibo quaggiii co' miei sospiri. Deh ! che presto il mio di si compia alnieno , E il del tanto conceda a' miei desiri Ch' io ti vegga felice , e teco unita Beata del tuo ben sia la mia vita. II Levita di Efraim. Poemetto descrittivo di Francesco DE CoMBi Giustinopolitano. — Padova , 1887, tipografia e fonderia Cartallier, in 16.°, di pag. 58, lir. I, 25 austr. Narra la sacra Bibbia nel llbro dei Giudici che un Le- vita recandosi a Betlilehem ando a passar la notte a Gabaa cltta di Beniamino , dai cui abitanti la moglie di lui rice- vette SI crudeli oltraggi die ne mori i per lo che il vedovo consorte taglio il cadavere in dodici parti , e mandolle alle dodici tribii d' Israello per muoverle alia vendetta. E ad ottenerla tutte si mossero , e prima per messl richiesero i Benianilti di consegnare gli offensori. Rigettata siiperba- mente la domanda , la guerra si rompe , ed i Beniamiti uccldono 40,000 uomini. Gl' Israeliti si umlliano dinanzl al Signore, lo placano con preghiere e digiuni, e ritornati alia pugna uccidono 28,000 Beniamiti, e dannano al fuoco tutte le citta dl quella tribii , e tuttl i loro abitanti alia spada. Di questi soli seicento si salvano , restando pero senza alberghi e senza mogli ; onde il vincitore impietosito ruina la citta di Tabes Galaad e ne tragge 400 vergini per disposarle ai deserti Beniamiti; le quali non bastando, viene ad essi dato il consigllo di rapire le figlie di Silo , poiche un solenne giuramento vietava ai figli d' Israello di dare le loro fanciulie a qiielli di Beniamin. 9C APPENDICE ITALIANA. Questo fatto , cU cui non sappiamo se sia inagglorc r atroclta dei delitti o I' acerblth delle sventure , forma il soggetto del nuovo canto del sig. Combi , il qnale abbellir voile qnesto foiido di aiilica orientale poesia colle dovizie e cogll ornament! della poesia nostrale e moderna. Questa trasmutazione di nn argomento e soprattutto di una nar- razione da una in un' altra eta, da una in un' altra letteratura, e a parer nostro tale irapresa, che cbiede attento esame e spe- cial! e sottili accorgimenti. Perocclie vuolsi pure cbe siavi qualcbe analogia fra le circostanze , i costumi e i pensieri dei due tempi che si vogliono avvicinare e quasi fondere in- sienie; si dee impedire che le idee, i concetti e per cosi dire i lineamenti dell' antica poesia vadano perduti fra le idee e i concetti della nuova ; si dee anzi procurare che fra le im- magini e gli affetti deli' una e le forme e i modi dell' al- tra non siavi un contrasto , una dissonanza che confonda r aspetto e turbi 1' arraonia del poema. Ora tutto cio si ottiene scegliendo nelle antiche carte tali raccontl , in cui si appalesino i sentimenti degli uomini come Dio li pose nei loro cuori , e si rappresentino quei costumi puri e semplici , quelle vere e fondamentali virtu che la natura stessa insegna quando i suoi dettami non sono ne dalla dura barbaric ne dai sociali i-affinamenti alterati , perche quei sentimenti , quei costumi , quelle virtu hanno in se la impronta di una bellezza inimutabile , che paria con una voce che e una in tuttl e da tutti s' intende. Di que- sto avvenimento nella scelta degli argomenti diede , anni sono, un bell' esempio il celebre abate Dalmistro il quale prese a subljietto di un Idiliio italiano le avventnre di Ruth i, e tale ne compose un poema , che fn pregiato e lodato per un certo nativo candore , per un' amabile schiet- tezza , per una semplicita elegantissima. All' incontro seni- bra che il sig. Comlji non abbia posto mente a siffatta avvertenza. I casi dolorosi del Levita di Efraim e la tre- menda vendetta che ne fece Israello formano nella Sacra Scrittura un racconto , in cui la forza e la grandezza degli avvenimenti , le brevi e severe parole , le solenni sen- tenze , i significati misteriosi si accordano pienamente col carattere e coll' autorita di quel libro reverendo, colle su- bliml origini di esso, colla stessa indole di quel tempi an- tichissimi^ ma gli stessi fatti cantati ai giorni nostri con- trastano fortemente per non dire che urtano violentemente APPENDICE ITALIANS. gi cogli usl nostrl, colle forme della nostra modernn ci- vilta , con quella specie tli atraosfera d'inclinazioni , di ahitudini , di ricordanze da ciii siauio circondati. Di cio ben si avvide lo stesso Comln il quale parafrasando il suo testo giiinse ad un nial passo, e nol potendo supe- rare dovette evitarlo ( Giud. cap. XIX, v. 22 ). Un marito che per difendersi da peggiori oltraggi abbandona la pro- pria moglie alia libidine di alcuni furibondi, ond' ella ne muore di vergogaa , di spasimo e di patimento , e poscia di sua mano squarta il corpo contaminate e ne manda i brani alle tribu d' Israello , orrendo pegno di vendetta ; questa vendetta che si compie col niacello di oltre sessanta mila Ebrei per la massima parte innocentl ; una intera gente disfatia per rifare la gente vinta , che mancava dl mogli, ed un i-ajDimento di vergini ordinate per deludere la religione di un giuramento , tutti questi sono fatti che hanno una profonda ragione nei decreti inqjerscrutaljili della Provvidenza e che i commentatori trovano pieni di arcani, di profezie , di simboli ; ma tali cose stanno bene al loro luogo ; ivi sono venerabili e sante ; fuori di la male si adagiano , e possono essere Intese sinistramente. Pertanto noi crediamo che il sig. Conibi meriti censura in primo Inogo per aver scelto un argomento uon conforrae alle ragioui estetiche della nostra poesia ; in secondo luogo per aver aggiunto al fondo biblico ornamenti che ad esse in nessuna gnisa si confanno. Per esemplo egli vi descrive r angoscia del Levita che derelitto dalla sua sposa ah ! non potca Deir ahhandon riconfortarsi intanto , E ricainbiar cV ohhlio quell' incostante. Avea i'iva , e presente agli occhl innanzi La cam inwiago e ogii ora e in ogni ohbietto Leggea siioi casi , e nel soUiigo albergo Dei di allegri gia corsi , dolorosa Alio spino salia la rimemhranza. I dolci in ripensar d' amor coUoqui Lagrimava ; die il dual piu 5' inacerba Col rammcntarsi del tempo felice Nella miseria : onde gli scherzi , e i giuochi , E i brcvi sdegni , e le pad si dold E i diletti , e i trasporti crane punie , Monali punte al cor dell' amoroso. 92 APPENDICE ITALIANA. O sia che il sole ad indorar le cime Si mostrasse di Gelbo , o che la sera Spirasse un ventkel da la marina Gli ardor vivi a temprar di quelle apriche Rupi montane, ei ripetea quel nome E tutta iLScia I' affiitta alma in sospiri. Dopo sensi si dolci e si gentUi , che 1' autore tragge dalla sua vena e presta al Leviia , nessun si aspetta certo ch' egli seguendo il suo testo ci raccoati come lo stesso innamorato Levita , cui moto e senso e voce Togliea V orror di si nefando eccesso , Scossesl all' at to generoso e grande Del vecchio albergator , ne lo sostenne. Lanciasi ratto in mezzo , e a forza il passo Gli chiude , e quindi colla destra afferra La vezzosa compagna, e senza accento Mover , senz' alzar guardo la strascina Fino alia sogUa , e agli empj I' abhandona. Essl tosto CLvcondano , malmenano La giovane infelice e semiviva; Se ne indonnan , di mano se la strappano A vicenda i ribaldi ecc. In un altro luogo gl' Israeliti eccitati a vendlcare il Levita fanno tal macello degli abitanti di Gabaa , che pei campi Per le vie, pei dirupi e per le fosse Seminati i cadaveri si ammontano. E questo vincitor ci-udele : Ferocemente furiarido spinge Nelle citta , nelle magion , fanciulli , Donne, vecchi, aniniai traendo a morte Tutto che vive , e da rabbia efferata Facto cieco , perfin colpi tagliando Sui cadaveri stessi al suol prostesi E rimescendo , e rinfocando incendi , Da colmo ad imo infra i dirutti alberghi , Tra il cruor di che lubrica e ogni via , Tra il compianto e il terror ecc. E questo stesso Israello cosi feroce, cosi selvaggio, quando il Levita fu morto e sepolto pianse tre giorni sulla tomba di lui. I APPENDICE ITALIANA. 9$ E a man piene le pallide viole E i giacind spandendo e gli amaranti, Prega lieve la terra ; ultimo vale A quelle innamorate aniine invia. Come appunto fatto avrebhe un abitante cU Atenc e di Roma che piu fosse dlstinto per mansuetudine e per gea- tilezza. Abbiamo volute esporre tutte queste osservazlonl sul Levita di Efraim perche ci semJjra che Tautore mostri una sicura vocazione alia poesia , e che questa possa riuscire ad onorevol fine quando sia con opportuni avvertunenti e con utili consigli confortata ed assistita. Crediamo quindi che questo primo passo sara seguito da un corso rapido e felice, purche il sig. Gombi si persuada che sebbene la poesia tragga vita e sostanza dalla fantasia e dal cuore , pure tra gli accendimenti deH'una e le agitazioni deiraltro havvi una norma da cui essa non puo allontanarsi mai, ed un segno a cui deve volger sempre le sue mire, ch' e la bellezza. Questa sola inspira i nobili pensieri ed i concetti elevati , questa rende leggiadre le immagini , questa splen- dide le invenzioni , questa fa i versi eleganti e arnioniosi. Lo stile in generate non nianca di vaghezza , di splen- dore , di copia ; si trovano pero non di rado frasi non bene conibinate, come porre a ludrico le membra rotte e san- guigne , hrillantare la pupilla , awinghiare la catena , ecc. ed importuni latinismi come rima, suffuUo, impendente. cul- tro , ecc. e voci non usate come sveglio , ubere , gallore , inspiro , cruore , incompianta , ecc. Sono piccole mende che facilmente si tclgono di mezzo colla diligeuza ^ ma tolte che siano, lo stde acquista quella perfetta correzione , quella lucida purita per cui si abbellisce e fa onore agli scrittori. Andrea. Storia contemporanea di Giorgio Sand. Ver- sione di V. P. Vol. 2. — Milano , i836, tipo- grafia c libreria Pirotta e C. , in 1 2.° Se la nostra e la straniera letteratura sono oggidi tanto feconde di romanzi, e se questi oHVono al maggior nu- mero la lettura piii desiderata o gradita , cio non deve parere indegno ad uomo d' intelletto. Poiche per una parte alcuui peasano che si possa nei buoui romanzi trovare 94 ArPENDlCE ITALIANA. quella rivelazione dclla natura umana , die ai giorni no- stri e il subbietto di assidue ricerche e di studj appas- sionatii ed altri reputano clie i ronianzi ci rendano quasi contemporanei delle preterite eta , rappresentandone a noi i vizj e le virtu , il genio e le passioni , gli usi ed i co- stumi con quell' accuratezza miiiuta e con quelle caratte- ristiche particolarita die la storia nelle sue gravi e severe narrazioni non ammette. Per altra parte dopo le vicende degli ultiini anni , con tante memorie crucciose , tra il fa- stidio degl' inutili desiderj e il dispetto delle speranze de- luse , fra le sollecitudini e le cure die il^nostro tempo ricliiede , formossi una gran classe di persone die dalla lettura dei ronianzi traggono un non volgare ricreainento , una consolata olsblivione , nn pascolo al cuore stanco dei tumulti della fortuna e della violenza delle passioni , e bramoso di un sentire piu mite e temperato. Oltre a cio i passati rivolgimenti , i subiti esaltamenti e le inattese cadute , la lotta fra una necessita imperiosa ed un volere indocile , fra la tenacita degli antichi pensieri e la potenza dei fatti presenti alzarono gran parte del velo die celava i misteri del cuore umano , onde niolti reconditi afFetti , molte secrete tendenze , niolte occulte forze si manifesta- rono , e si scopersero relazioni prima ignote , e si osser- varono casi , accidenti , comljinazioni , die soiiiministrarono nnova ed eletta materia alle descrizioni ed ai racconti del romanzatori. Da questo stato transitorio, da questo genere di osservazioni quello cui piace nominarsi Giorgio Sand trasse , se non erriamo , il romanzo che pubblico col ti- lolo di Andrea , e che noi ora ci proponiamo di far co- noscere ai nostri lettori. II Marclicse di Morand , cui la rivoluzione in luogo dell'antica opulenza non avea lasciato die un patrimonio discreto , si era ritirato nel castello de' suoi avi , e man- dati in bando i pensieri del tempo felice , divideva il suo tempo fra il diletto della caccia ed il governo del suo podere. Aveva un animo retto , leale e naturalmente a cortesia inclinato f, ma il suo volere era assoluto , ed i suoi modi ruvidi e sdegnosi \ onde teneva ad un tempo e della prosapia noliilisslma da cui discendeva, e della villa in cui aveva fissato il suo soggiorno. Diverse afFatto dal carattere del padre era quello del figlio Andrea , cli' e Teroe del iiostro romanzo. "Aveva sortito una sensibilita APPENDICE ITALIAN!. gS ingenua , una soavita di cuore che lo rendeVano tiniido , e rimesso anche a que' richlaml che non gli erano ine- ritati. » Era stato bene educato ; ma la sna stessa edu- cazione aveva contribuito a destare in lui nnovi affetti , desiderj confusi , vaghe inquietudinl. " Avrebbe amato viaggiare , cambiar cielo ed abitudini , provare tutte le cose sconosciute , sprigionare quel genio di azione die credeva sentire presso di se , appagare in fine quest' avi- dita febbrile ch' esagerava alia sua mente 1' avvenire. » II marchese lo amava, provvedeva senza qnerele ad ogni di lui bisogno o desiderio, ma esercitava sopra di lui un'au- torita piena , gelosa , inflessibile. In tal condizione il nostro Andrea era tormentato dalla noja , e vivamente sentiva il bisogno di tin essere che venisse a confortar la sua vita. Fattosi intrepido cammi- natore , volentierl s' internava nelle solitudini piu remote , ed eravi poco lunge dal castello di Morand una gola disa- bitata , silenziosa , deserta , dove egli si recava sovente , dove faceva le sue piii care letture, e dove divagava fra i sogni piu dolci. Un giorno parvegli cola di veder pas- sare in lontananza una figura in Ijianca veste, leggiera e gentile. Tento di raggiungerla , ma invano. Fu una visione d' im istante , ma che basto a non lasciarlo dormire per tutta la notte. Nel seguente giorno trovo nello stesso sito un guanto bianco finissimo , intrecciato a maglia , e non e da chiedere se Andrea lo raccogliesse , e se lo strin- gesse al cuore, e lo colmasse di carezze. Dopo otto giorni aitra no vita : udi fra i cespugli una voce soave cantar versi di amove , e intendendo lo sguardo vide una giovi- netta vestita di Ijiaaco , e tutta aflaccendata a formar maz- zetti di fiori. II povero Andrea in vece di avvicinarsi si nascose fra gli alljcri, ed appena ardi di tener dietro col- I'occhio a lei, che raccolti i suoi mazzetti rapidamcnte si allontanava. Ma queir apparizione basto a ineljbriarlo di amore ; e ne divenne cosi magro e sparuto , che suo pa- dre , temendo per lui , coasiglioUo a cercare una distra- zione , ed un riinedio nelle feste e nelle ricreazioni della provincia. IMa Andrea segu'i il conslglio per cercar invece r oggetto de' suoi pensieri, e piu die akrove porto le sue indagini nella citta di L le quali non ebbero aicuu ciTctto ; ma cgli cola aveva un sincero amico in Giuseppe Marteau, giovane robusto, giovialc, spcnsicrato. f)6 APPENDICE ITALI\NA. non In altro s'un'ile ad Andrea se non die nella tempra deir animo buono e leale. Ed a Iiil aveva il vecchio mar- chese raccomandato suo figlio : poiclie al pari di questo lo araava e lo teneva in pregio. Percio Giuseppe moito si adoperava per divertire Andrea , e dopo alcnne osserva- zioni conclnse ch' egli doveva lasciar da parte le cittadine, ed avvicinarsi alle artigiane , sola classe in cui trovavansi donne gentili ed amabili. Le artigiane erano una rarita del paese di L grandi e robuste per la niaggior parte , bianche e ver- mlglie, avevano occhi neri ed espressivi , denti bianchi , chiome nerissime : " erano poi amanti e bisbetiche , ro- manzesche air eccesso , civettine e dispettose , ghiotte di lodi, foUi di piacere , cinguettiere , leziose, leccarde , pe- tulanti , ma disinteressate , generose e schiette. » In tal societa pertanto Andrea fu introdotto ; dove non si diverti , e non piacque. Ma un giorno recatosi a pranzo a casa Marteau , trovo ivi quattro giovani operaje occupate ad allestire il corredo ad una sorella di Giuseppe che doveva niaritarsi. Ecco r interno della casa Marteau. Una nonna , grande e pingue matrona , un po' sorda , ma pur desta e piace- vole }, la madre attiva massaja , secca , imperiosa e sog- getta air emicrania ; Enrichetta , la operaja in capo , diri- geva i lavori , ed aveva intorno tre subalterne , fresche , leggiadre e bricconcelle ^ ai loro vivaci visetti si frammi- schiavano quelli delle ragazze di casa , e tutte insieme forniavano un gruppo da porsi in un quadro fiamraingo. Quando i due amici comparvero si fece silenzio per un istante ; ma poi una vocina si fece udire , poi itn' al- tra , poi due , poi tutte insieme. La conversazione divenne generate , e fu plena di sciierzi , di motteggi , di allegria. Nel luiigo e svariato discorriraento 1' accidente porto a parlare di certa GenovefFa lioraja, pluttosto singolare che distinta per la eccellenza nelP arte sua , per la modesta sua bellezza , e pe' suoi modi soavi e gentili. Per lo che il gioviale Giuseppe non fu tardo ad eccitar Enrichetta a condur la sera GenovefFa a ballar colla famiglia nel cortlle. Venne la sera e venne GenovefFa. Giugnendo , questa si trattenne a parlar di fiori colla nonna. Quando Giuseppe ed Andrea comparvero mostrossi fredda e riservata. Mai Giuseppe trovo il modo di raddolcirla , parlandole di certi ArPENDICE ITALIANA. 97 fiori clie sorgevano in una palude. Splacevole vi era I'aspet- to, (lisgustoso r odore , il succo velenoso ; il sito stesso in cui nascevano era tristo e pericoloso; brutte erbacce copri- vano V acqua die vi stagnava , e senza le piii attente pre- cauzioni facihnente in essa precipitavasi ; oltre a cio An- drea narrava la fiaba di un castello ch' era stato in quel luogo sprofoudato dal diavolo per le colpe del padrone. Tutte queste singolarita posero neiraniino delle liete don- zelle un gran desiderio di vedere quel luogo e quel fiori , e Giuseppe fu pronto ad ofFrirsi di condurvele col suo carrozzino. Ma siccome alia brigata eransi aggiunte le so- relle Marteau e la stessa Genoveft'a , clie ai replicati ec- citamenti non avea aaputo resistere , cosl fu convenuto cbe una jjarte della conipagnia sareljbe stata condotta da Giuseppe, ed una da Andrea col calesse di suo padre. Andrea aveva gia radigurato in Genovefla la ligura che gli era passata dinanzi fuggeiido , la dolce cautatrice , in una parola la dama de' suoi pensieri , e quindi con gran gioja si assunse T impegno. Stabilita quindi la piacevole gita , e stabilito il giorno e T ora , uon si penso cbe a ballare. Preso die fu 1' Impegno , Andrea non pote non provare un forte sgoniento pensando al modo di adetnpirlo. II primo passo da farsi era quello di chiedere il calesse al veccbio marcbese ; passo scal;roso, arduo , pressocbe ini- possibile. Tornato pertanto al castello , il timldo figlio non trovo ne coraggio , ne inomento , ne opportunita per par- lare a suo padre : eppure iDisognava andare. In si grave caso Andrea tronco il nodo in vece di scloglierlo. Al priiiio albeggiare del giorno ilssato , Andrea scende , attacca il cavallo al calesse , vi nionta , e via. II profondo sonno del padre, il terreno molle, ed in gran parte coperto di iinio agevolarono questa specie di fuga. Le ragazze non si fe- cero attendere, e presto si glunse al luogo designate, dove si passo alcun tempo, esaminando il sito, cogllendo fiori, e parlando di botanlca. Andrea esultava contemplando la celeste Genovefla, ma rabbrivldiva talora pensaiulo alPaftar del calesse. E T aagoscia di bil trabocco , quando Giuseppe osservo che essendo viclna T ora del pranzo era d' uopo andarlo a chiedere al Marchese di INIorand di cui era vi- cino il castello. Andrea si vide perduto ;, pure non irovo uiodo di opporrc una parola ^ e soltanto prego T amico Blbl. lud. T. LXAXVI. 7 98 APPENDICE ITALIANA. suo tVi andare innanzi e di affrontare il prlmo la paterna severita. II disinvolto Giuseppe noii si fe" paura. Si getto al collo del uiarchese , e con franclii c rapidissimi detti in un istante gli spiego il dlvisamento , gli chiese da de- sinare , gli presento ad una ad una le donzelle che aveva condotte , incolpo se stesso delia rapina del calesse , gli domando conto de' buoi , delle raccolte , ecc. II marchese fa sbaiordlto da tanta furia di parole , penso che un pranzo non si poteva decentemente negare , e pose da banda ogni querela. Quindl tutto passo lietauiente: il vecchio mostrosbi cortese , Andrea era rincorato , le donzelle tennero un contegno da gentildonne. Ma finito il pranzo , queste si sfrenarono ad ogni iicenza ; alzarono grida romorose e risa sconiposte , guastarono il verzlere , sacclieggiarono r orto e rovinarono le piu belle spallicre , strappaadone frutta e rami. II marchese provava una forte tentazione di adopcrare le mani ; ma si tratlenne a riguardo di Giu- seppe , e diviso una diveria vendetta. Fece attaccare il cavallo al calesse e lo mando altrove. Quindi rientrato nel salone getto V occliio sopra un canape tutto coperto di cuflie 5 di scialii e di altri femminili ornamenti. " Non disse un ne due , si sdrajo lungo quant" era sui nastri e sulle trine, ne si tenne di allungare le sue grosse nose inzaccherate di fango sop.(;a il velo-rosa di madaniigella Enrichetta. d Le gioviuette rientrarono : fu un grido di meraviglia , di dolore , di rabljia. II INIarchesc finse allora di svegliarsi ed usci con Giuseppe che non poteva tratte- nere le risa. Intanto il sole declinava, e fa ordinato il ritorno. Andrea monto nel carrozzino di Giuseppe colle so- relle Marteau e con GenovefTa. Giuseppe aspetto il calesse clie doveva trasportar lui e le operaje , ed aspetto indarno ; un domestico lambicco alciine sense , e dichiaro in so- stanza che il calesse era ito altrove. Nuovi strilli e nuove imprecazioni delle donne , e nuove risa di Giuseppe. Ai quali fu pur d' uopo rassegnarsi ad una passeggiata di tre leghe per via incomoda , colle cuffie malconce e cogli scialii insozzati. Pero un accidente fece accorto Andrea del caso soprav- veniito. Allora riunissi la coinpagnia e le donzelle prima partite , avendo gia in vettura fornlto mezza la via cessero il luogo alle derelitte. Cosi Andrea pote con infinlto gau- dio olfrire il suo braccio a Genoveff'a , cd aver occasione APPENDICE ITALIANA. 59 Jl cUrle le mille cose die tla gran tempo serbava in petto per lei. Ma il poveretto non trovo moclo di dime una sola , e per un lungo tratto di strada tntti tacquero. Final- mentc una delle viaggiatrici avviso di dire una parola sulle stelle die hrillavaiio sal lore capo , e GenovefFa sempre desiderosa d' istniirsi ne trasse argomento per fare alcime ricerche sal sole , sul sistenia del cielo , sulle plaralita dei niondi , ecc. Andrea rispondeva con senno e con chiarezza ; egli era beato di aver cjualdie cosa da insegnare , e po- neva gran cura perclie le sue risposte potessero essere intese dalla leggiadra chieditrice. Cosi ragionando arriva- rono alia citta. Enrichetta oflri a GenovelFa di acconipa- gnarla a casa , e Andrea non avendo coraggio di andare innanzi riprese la via del castello. « Egli ardeva di tro- varsi solo e di non essere svagato da' saoi pensieri. I quali gli scombajavano si fattainente il cervello , die gli biso- gno sedersi da un canto della strada , e posando la fronte fra le niani stette cosi, finche il freddo della notte lo pi- glio , e lo fece avvertito di rimettersi in viaggio. " 11 nuovo aniore lioriva la vita di Andrea di gioje ine- S]5riiulbili. JMa in mezzo ai dolci pensieri era amareggiato dalla diflicolta di rivcdere la sua GenovefFa. Giuseppe die tutto scoperse si esibi di ajutarlo ^ ma Andrea fece il ri- troso, onde 1' altro cesso d'' immisdiiarsene , e soltanto in- dico la casa dove abitava la bella fioraja. Andrea vi si porto recando in mano quasi per commendatizia un gran mazzo di iiori. Dopo infinite esitazioni , dopo palpiti violent! , dubitando sempre , e sempre tremando , finaimente batte ad una porticina , ed aperta questa vide la miraljile Ge- novefFa , die stava consultando sal modo di comporre un mazzolino. Andrea con trepidauti parole le otFri i suoi fiori , e la ofFerta fu seguita da una discussione liotanica sui loro nouii e sulle loro qaalita. La donzella era lietis- sima di aver trovato uno die sapesse darle utili istruzioni in un' arte di cui era innamorata , e si proponeva di diie- dergli cousiglio ogiii qnal volta dovesse dar mano ad un nuovo fiore. ]\Ia quauJo Andrea esibi di portarle i suoi quadcrni ed il suo erljolajo , e di darle una giornaliera lezione , ella conobbe il pericolo e teine le diceric de' uia- ligni: per lo die fu stal)ilita un" altra maniera d' insegna- iiiento , ed Andrea parti confaso ed accorato. Ma uscito die fu, Cenovcfla seuti il suo cuorc die batteva fortcmente. lOO APPENDICE ITALIANA. " Essa non era panto afFaito romanzesca. Non avea mai desiderato di amare o di essere amata. Non altrimenti die tutta panrosa ella pensava alle passion! , c si era ripro- niessa di serbarue il cuor vergine in grazla di una vita solitaria ed operosa. AtTettuosa e buona pei- indole comin- ciava a presentire in nube 1' amore di Andrea. '/ Qnindi risolvette di non piii accoglierlo. Gli scritti e gli erbolaj le giungevano col mezzo di Enrichetta , e corsero quindici giorni senza che sapesse novella alcuna " del giovane scousolato che pur passava una parte della notte a pian- gere sotto le sue finestre. » Ma anclie pel povero Andrea giunse il glorno della con- solazione. Un jjel mattino Genovefta vonne a cercar fiori in quel luogo stesso ov' egli 1' avea veduta la prima volta , e dove sovente tornava a rinfrescar la cara memoria , e a disacerbar le sue pene. Mando un grido vedendolo , ed egli sarelibe fuggito se la gentile donzella con dolci pa- role non I'avesse confortato a rimanere. Secondo il solito non sapevan che dirsi, ed ebbero quindi ricorso all' usato spediente di parlar di botanica. Da questa passarono alia geografia , ed Andrea ofFri a Genoveffa di farsele maestro e di recarle un atlante. Ella stette un poco ondeggiando fra il si ed il no ^ ma inline si arrese parte alia mestizia di Andrea , parte al desiderio di apprendere. Cos! passa- rono giorni beati ^ ora discorrendo per la bella prateria , era adagiati sotto i salici della riviera fantasticavano , s' inebbriavano , s' iiludevano. " Una cotal vita pastorale in breve li ravvicino in una intrinsichezza di fratelli , i loro piu bei giorni svanirono senza che la parola di amore fosse mai pronunciata fra essi , e senza die a Genoveffa pur venlsse sognato che questo sentimento poteva insinuar- lesi in cuore coll' amicizia. >> Ma le piogge di maggio po- sero fine a tali delizie , e passo una settimana senza che Genovefl'a potesse uscir di casa. " Andrea non vi resse. Una mattina le arrive a casa co' suoi libri. Essa voile ri- mandarlo. Egli pianse ; e ricliiudendo il suo atlante si av- viava i, Genoveffa lo rattenne , e beata di consolarlo gli acconcio una seggiola vicina a se , e ripiglio le lezioni dei prati. "' Gosi per due mesi Andrea non lascio di starsi ogni giorno parecchie ore colla sua allicva. Pero questa relazione si stretta , queste visile cosi frequentl , queste conversazioni cosi iatime non poievaao non essere iiotatc ArrENDICE ITALIANA. lOI dai maligni , e lo fiirono : se ne trassero slnistre conse- gnenze , le dicerie si moltiplicarono , e la pubblica opi- nione intorno a Genoveffa si cangio del tntto. Ella stessa in un festino dato per le nozze della sorella di Giuseppe osservo chlaramente gl' indizj deli' allrui riprovazione ^ le sue conipagne si inostravano schive per non dire sdegnose della sua vicinanza , e GenovefFa , un tempo tanto riverita e desiderata , si vedeva allora spregiata ed abbandonata. Enrichetta , clie pure sinceramente Tamava, ma che amava altrettanto di petttgoleggiare, voile prendersi la incresciosa cura di pienamente istruirla delle censure a cui era sog- getta. Si reco alia casa di lei , ed in lungo e varlo di- scorso ando niescendole racconti , anunonizioni, rimproveri, conforti , istruzioni , consigli. In rjuesta penosa conversa- zione GenovefFa seppe conservarsi serena , trancjullla e quasi indifferente ; ascoltava con calma e rispondeva con dignita. ]\Ia declinato il sole, " senti prendersi le doglie in tutte le membra, e qualche ribrezzo ai nervi. Ella era di complessione squisitamente delicata : le emozioni di quel giorno , la sorpresa , la collera , T orgoglio , T entusiasmo succedendosi con rapidita P avevano sclupata di fatica. Conobbe di aver la feiibre e si pose a letto. » Enriclictta dubitando della impressione clie i snol detti potevano aver prodotto suiranimo della delicata GenovefFa torno da essa dopo aver ceuato , e trovandola immersa in quel sopore che per lo piu accompagna la felibre si fece a prcstarle ogni maniera di cure, a coprirla diligentemente, a porgerle qualche rimedio. In quella udi alcuno che en- trava in casa , era Andrea. Incapace di frenarsi Enrichetta gli tenne un discorso del tenore di quello che aveva te- nuto air arnica; gli vappresento la malattia di GenovefFa, le dicerie sparse, la riputazione di lei perduta , lo afHisse, lo sgomento , lo inteneri , ed infine lascio andare la gran parola di matrimonio. Questa parola fece trasalire il don- zello , e lo riempi di ginbilo e di paura ; che la solennita deir atto , la paterna ira , e la felicita di possedere Geno- vefFa gli si alFacciarono nel tempo stesso alia mente. Dopo qualche esitazlone penso ch' era maggiore di eia , e che per le ragioni ereditate dalla madre jioteva disporre di '"'/m franchi ; e disse che avrebbe riparato a tutto e sod- disfatto al dover suo. " II male deir amica , soggiunse En- richetta, non e che afflizione i so le dite che siete pronto a 102 APPENDICE ITALIANA. sposarla , ella e subito guarita. AfTrettatcvi tlnnque di as- sicurarle T animo ^ io vado , c tornerb a udir T eslto della conversazione. Oh per amor di Die non mi lasciate cosi, disse Andrea sbigotiito : io non ardisco ora di presentarmi a lei , ne palesarle il perche della mia visita ; se prima vol non le ne fate un po' di parole » Poveri fan- ciulli ! replico T altra : « via via, eutrero io a pigliar nuova deir amnialata. » Ed entro. II male di Genoveffa era lieve , e fu brevissimo. Quando rientro Enrichetta , era quasi guarlta. Questa le fece un ccnno del proponimento di Andrea, e disse ch' era li fuori attendendo udienza. Genoveffa si alzo dal letto , e si vesti per riceverlo. " Andrea si presento timido e peritoso, la guardo teneramente senza far motto , e cacciato da Enri- chetta fini a cascarle glnocchioni davanti. >> Dopo alcune frasi preliminari Enriclietta vide die era tempo di an- darsene. " Rimastl soli , Andrea si senti di bella guisa imbrogliato. L' aria attonita di Genoveffa non dava troppo conforto alia dichiarazione che era per farle : alia fine radiino tutto il suo coraggio e le offri il suo cuore , il suo nome , e la sua piccola fortuna in riparazione delFim- menso pregiudicio clie le aveva procurato coUe sue fre- quenze. » A tale offerta segui un dialogo vivissimo , pieno da una parte di calore e di passione , di raodestia e di delicatezza dall' altra. Andrea ardeva di auiore ed era impazieiite ;, Genoveffa faceva apparire un octal misto di calma , di atTetto , di ritrosia. L' una si affaccendava ad opporre diflicolta , 1' altro ad appianarle. Finalmente r innaaiorato giovane insistendo per avere una risposta : " II mio cuore , mi dice di ascoltarvi , Genoveffa rispose con abliandono : ecco quel che c' e di vero. '> A tal punto sendo tornata Enrichetta venne informata di cio che erasi detto e convenuto i, e giunto il momento della partenza , Andrea eccitato da Enrichetta facendo un incrediljile sforzo di coraggio rapi un bacio a Genoveffa. « e ne fu cosi turbato clie a]ipena gli sovvenne poi in che modo s' era uscito di camera , onde si trovo in mezzo della via con Enrichetta, senza ricordarsi ch'era sceso della scaia. " Nul- ladimeno il gaudio di lui era contristato dal pensiero del contegno tranquillo , e quasi freddo che aveva sempre sa- puto serljare Genoveffa ^ e questa dal suo canto diffidava dell' ardore mostrato da Andrea , e temeva che altro non APPENDICE ITALIANA. I03 fosse die nn acccndiinento di fantasia. Pcro sopravvcnuto il nuovo giorno clla si svogllo colla meiite piena cU liete immagini, si accinse ad abbigliarsi, e " stette Inngo tratto pensierosa innanzi lo speccliio , scordandosi di raccorre i suoi capegli profnsi. <> Andrea in quel panto entro all' im- provviso : ella tnrljata della sorpresa , egli per tal turba- mento dolente non seppei'o far altro che occnparsi intorno ad una rosa capolavoro dell' arte di GenovefFa. Pure An- drea ardi di prendere fra le sue braccia la sua bella fldanzata ^ " ma raccolta che V ebbe , non e a dire se ri- nianesse coafuso , perclie non si ardlva di premersela al seno , ne di allentarla. Le vide sulle spalle i bei capegli e li bacio. Che essere singolare ! disse GenovefFa focendosi vermiglia : si e mal visto baciare i cnpelli ? » Le lezioni che Andrea dava a GenovefFa cangiarono, com' e naturale , di modo e 'di qualita. Dalla scienza si volsero alia poesia , e furono con piu calore insegnate e piu rapldamente apprese. Frattanto la voce delle vicine nozze si diffuse. Giuseppe eblac la strana notizia da En- richetta , e ne fu malcontento. Dolente anzi di aver posto il prinio germe di quella passione nel cuore di Andrea fece ogni sforzo per distoglierlo della presa risoluzione. Scorgendo che si adoperava indarno , pensava fra se " per fortuaa non e ancora fatto ; la grossa voce del Marchese non s' e anche fatta sentire. » II IMarchese pero seppe ben- tosto tutta la storia , e subito deliliero di venire al riparo. Una mattina sull' aljja quaado il figlio esciva a cavallo , il padre gli pose una niano rigorosa sulla briglia , gl'intimo di rientrare , lo chluse nella sua stanza a dopplo giro di cliiave , e fatto cio se ne ando alia caccia. Andrea dispe- rato e rnbbioso fuggi per la finestra , e corse al piedi di GenovefFa. Quindi pote inosservato rientrare nella sua prigione , da cui il padre dopo una buona caccia venne un po' raddolcito a iilierarlo. Nel secondo giorno il mar- chese lo trasse a cacciare seco , e gli fe' correre dieci le- ghe a piedi , per lo che Andrea provo nel domani tale ag- gravamento in tutte le membra , che si ebbe da cio ua giusto motivo d' iiiiljirgli di uscire. Nel terzo giorno suo padre gli pose imianzi tanti conti da fare da non po- tcrsene liberare prima di pranzo , e dopo lo condusse a veder a tosare i montoni. Nel quarto giorno giunse una let- tcra di GenovefFa spirautc amore, teuerczza, disperazione , I04 ATTENDICE ITALIANA. pnura. Andrm non vi reB»e, imtiifmorp Jelln pntenia aii- torith „ rorsf nttrnvcrsnnrlo i campi, e KnltniiJo Ibssi , Bol- chi , Kirj>i nlla casa tli Genovefla ;, e polveroso e traft-lnio Fi pose nd iiiiplornriie il perdono. " lo non ho nulla di pnclonnrvi , Andrea , tlla rifipoKe lo vi vedo * rjnprn/.io Iddio. -i Qiicstn pB2.ienie confidpnz.n desl.6 i rimoiti nel cuore di Andre'H. Ej^li non avea il cornpgio di vincer Ic difricoltii rlie El opponevano al suo mntriinonio , e neppur quello di farle inanifeste a Gcnovefrn. Cosi duro prritando un mete : corrcva , o per dir meglio fugpiva tra prali e bo- pclii dalla cilijj nl castello , e dal rastello alia cit.ta , qua cercando di ealmnr le inquicludini deirni .ante , lii di evi- tnr i rimproveri del padre. Fra tanli contrnsti e tante ngii.azioni le forz,e gli venner ineno, e si niuniald grave- niente i ed a lui la ninlaltia parve im riniedio, una di- Bcolpa « un ripoBo. Genoveffa ne ia iiiforrnat.a , e suianiosa di over novelle, non solo indusRe Giuseppe a recarsi tosto a visitar 1' amiro ^ ma ]>cr snperle piu ]>resi.o voile salire in p:ro]>pa di dieiro a lui. Era notte laijn ^ ed il viagpio fu pjeno (li dihagi e di pericoli . die la povera Genovefla soBi.enne con una rosianz.a mnrnvigliosa. Qunndo furono presso III castello essa scese di cavallo , ed avvoltn ntl mnnlrllo di Giuseppe stelle nd nspelt.arne il riloriio in laua chiesn desert.a ed aMiandonaln , die la popolare cre- dulila riempiva di fantnsi/ne, di A'isioni e di paurc d'' ogni penere- Giusejipe trovo Andrea forlemente aggravnto e deliranie. » 11 Marcbese era Aior di se „ e non {;li j)arendo rsservi sacriliz.io piii graude per consolare suo fi{;iio di quello di alilijurnre pel niomento In sua aut.oritii„ gli s'in- clinavn sul viso , e ]>nrlniidogli come o un fanciullo gli prometlrvn di laHtiar{;li ninare e sposnre Genovefla: »» ma jmrlando cogli nllri niaiediva la misi'iahilc die nveva por- tnlo tnnto Bcompinlio in casa sun. iJojio un' ora scorgendo Giusejipe , die Andrea si era nlquanto riavuto , alloutanossi per recarne le novelle a Gen«)vena. La trovo die pregava ingiooediint.a dinanz.i nd una croce «Tetta nclla diiesuoln. Le novelle non erano tali da calinnrln ;. ond" ella lo scon- giuro di riiornare presso Andren , proponendosi di nspet- tarlo nncora. " Ascoltnte, Giuse)i]>e, ella disse : se ho da morire questa notl.e hisogna ch" io lo veda , e die gli din un ultimo nddio. Siii tauto die mi rcstera uu j»o' di APPENDICE IT A LIANA. 105 speranza, non ml sentiro rardltezza dl presentarmi in casa sua , ma se non mi rimane piu che ua momento jier ve- derlo , nessuna cosa al mondo non mi potra tenere cli'' io non mi valga di quel momento. Giuratemi che mi avvi- serete quando tutto sara perduto , quando egli , ed io non avTemo piu che un' ora da vivere. Giuseppe Io giuro >r e parti. GenovefFa stette lungamente a pregare , ma pol impa- ziente e smaniosa , non vedendo Giuseppe , pvese la via per cui doveva ritornare , si pose a correr con fnria , varco come un lampo le porte del casiello di jMorand , e pas- sando inosservata fra Io scompigho di una vegha si trista si precipito palUda e palpitante nella stanza di Andrea, che stava tramortito fra le l^raccia del medico e del cu- rato. II marchese scorgendola la carico d' inglurie e di vituperj : ella cerco di placarlo con ogni maniera di som- missioni e di preghiere ; ma indarno , che anzi il vecchio sempre piu infuriando le diede tal urto che ando a ca- dere in braccio a Giuseppe. " Ah ! qucsto e troppo , ei gridb , Marchese ! tu sei uno stolido e un villano ; questa onorata ragazza parlera con tuo figlio , e se vi trovi a rldire non hai che a splegarti : eccoti uno si fatto che ti rispondera. E in quella che diceva, Giuseppe IMarteau mi- suri) un pngno in aria al marchese intanto che con T altro braccio sorresse GenovefFa , e la reco vicaao al letto di Andrea. » II curato non fu tardo ad interporsi con ac- conce parole; ma il vecchio non vi badava, se il me- dico non Io assicurava poter il figlio da tal visita ritrarre qualche sollievo. Egli infatti cominciava a ricuperare le sue facolta ; e mano mano che rafligurava i lineamenti di Genovefl'a dava al suo volto un' espressione di gloja infan- tile , e andava ripetendo con un sorriso da Jjaml^ino : e Genovefla. Pol ricaddc in sopore , e allora la buona don- zelia sedeva presso di lui , e ne stringeva la mano fra le sue. I\Ia avea tanto patito , ed era tanto stanca che piego la sua testa accauto a quella di Andrea. " Que' due visi pallidi e soavi , de' quail 1' uno pareva appena piii attem- pato e pin maschio dell' altro riposarono una mezza ora per la prima volta sullo stesso guanciale , e alia vista di un padre irritato e vinto , che fremeva di dispetto a quello spettacolo , e non osava dl separarli. » A glorno fatto 11 medico e il curato si consultarono insieme, e 106 APPENDICE ITALIAN A.. declsero che Genoveffa partisse. Ella obbecli, e poco dopo Andrea si risvegli^ persuaso che quanto nella notte ayeva veduto noil fosse state che un sogno. II Marchese ammo- nito da alcune gravi parole del medico , e " timoroso di perdere II iiglio gli uso con dolcezza fin che stette a es- sere coiivalescente : ma giii in fondo del cuore cumulo , e covo contro Genoveflfa un astio implacabile. >> Giuseppe tornava ogni giorno al letto di Andrea , ed ogni sera ne portava le notizie a Genoveffa. Ma questa ripensando all' accaduto lien conol^be in qual trista e quasi disperata situazione si trovasse. Voile sa cio interrogar Giuseppe , che mal esperto nel simulare non fece che con- fermare i dubbj di lei , ed accrescerne 1' ansieta. Per lo che Genoveffa vide che le sarebbe giovato di abbando- nar L , e deliljero di portarsi a Gueret presso una sua cuglna , e di tal deliberazione fece tosto consapevole Giuseppe. Questo Giuseppe avea nel fratterapo contralto un' intima relazione con Enrichetta , la cjuale essendo in- formata della gita notturna dell' amante suo con Genoveffa , e delle visite che ogni giorno regolarmente le faceva , ne concepi un' ira flerlssima. Si porto quindi da lei, e senza riserva le scaglio contro quanti insulti e quantl rimproveri una violenta gelosia poteva suggerirle. Genoveffa procuro di contenersi '•, ma sopraffatta dal dolore e dalla indigna- zione cadde svenuta , e ando a battere col capo contro una seggiola. Enrichetta commossa a pieta, e vergognando del suo contegno la sollevo , 1' acconcio sul letto , e le si getto a' piedi chiedendole perdono con planti e singhiozzi. Le due araiche si riconciliarono facilmente , e Genoveffa pote cahiiare le inquietudini di Enrichetta significandole la presa risoluzlone di partire. Le dlede quindi una lettera da consegnare a Giuseppe , che 1' altra accetto non senza una qualche esitazione e ritrosla. Genoveffa fece tosto gli apparecchi della partenza , ed il giorno appresso postasi uella vettura di Gueret lascio il paese. Enrichetta consegno la lettera fatale a Giuseppe , il quale assicuratosi che Genoveffa era proprlo partita non pose tempo in mezzo a recarsi al castello di Morand. Andrea durp fatica a reggersi in piedi , udendo la strana novella. Fu letta con solennita la lettera ^ e si tenne quindi un gran consnlto fra i due amici. Fra le mille cose che furono dette , Giuseppe che in sostanza era innaniorato di APPENDICE ITALIANA.. IO7 Gcnoveffa, si ofTil perfino til sposarla per liherare T amico dalle diflkolta in cui trovavasi avvolto. Andrea rest6 come trasognato alia incredibile offerta , e rigettolla con tal ca- lore , e con si appassionata eloquenza che V altro dove pensare fra se : " no, Genoveffa non iscoi-dera mai piu mi cosi bel parlatore per acconciarsi d' un tanghero come sono io. » Ripigliata la discussione fu concluso essere di me- stieri che Andrea si presentasse al Marchese , e Io ricer- casse della sua approvazione pel matrimonio. Stretto dalla necessita egli non indugio : accolto bestialmente dal padre , die prima che parlasse si awide della intenzione, ed im- paziente di riuscire al fine, il figlio si fece senza pream- holi a chiedergli il desiderato assenso , ed il vecchio as- solutamente glielo nego. Ma Andrea in tal caso ebbe animo di mostrar faccia tosta a suo padre e stava per andarsene bruscamente , quando il Marchese Io trattenne nel braccio, e " r obbligo a smaltirsi un diluvio di minacce e d' im- precazioni. » Gli rinfaccio perfino quelle volgari soUccitu- dini che Tamore ispira ad ognuno che sia padre; e gliele rinfaccio in modo che chiunque non si fosse trovato in quelle strette ne avrebbe rise. Pure Andrea era sul punto di commuoversi c di piegarsi , ma il vecchio si arrischio di chiamar infame la condotta di Genoveffa, e questa pa- rola fe' ricnperare al figlio gli spiriti smarriti. Lascio per- tanto il campo protestando che avrebbe chiamato in suo soccorso la giustizia e le leggi. Nell' uscire incontro sulla scala Giuseppe che gli disse : " ho inteso il principio e il fine della contesa. Le cose avvenncro , come io le aspet- tava. La carriola e pronta. Partiamo » Partirono. Trova- rono la vettura di Gueret fennata in una osteria ; Geno- veffa ritirata in un cantucclo dormiva , e pareva che avesse le lagrime sugli occhi. Andrea la sveglio a forza di ca- rezze , intanto che Giuseppe disagevolmente commosso volse loro le spalle , e fra la stizza lancio un gran calcio al gatto che se ne dormiva nella cenere del braciere. Ge- novefl'a voleva continuare il suo viaggio , e Andrea nol vo- leva. Per Io che si tenne una seconda consulta , e Giuseppe defini che T una dovesse starsene per otto giorni a Gue- ret , e r altro tornare a L In questo frattempo Andrea scrisse piu volte a suo padre, e non ricevendone risposta mai, disperato ordino che gli si facesse la prima intimazioue , e quiudi corse a Gueret. La si getto ai piedi 108 APPENDICE ITALIANA. di Genoveffa implorando la grazia tli poterle rimaner sem- pre vicino. Ella opponeva qnante i-agioni la prudenza e il decoro sapevano suggerirle. " Tii ben dici , soggiungeva Andrea, separiamoci ; e cadeva fra le convulsion!. II gra- clle suo corpo si rifiutava a quelle emozioni violente. Ge- noveffa non aveva il coraggio di abbandonarlo , e lasclarlo disperare in que' momenti angosciosi. Veniva prometten- dogli tutto che le chiedeva , e fini per ritornarsene con lui a L >; Da quel momento le pene del due amanti crebbero sempre. II Marchese ardeva di collera per le intimazioni ricevute. La invidia si sfrenava contro la virtuosa Geno- veffa, e tutti le furono addosso cogli odj e colle calunnie. Le comniissioni cessarono ; onde alle miserie della povera fioraja si agglunse il bisogno. Fu costretta a patire lunglii digiuni e la salute le si guasto. Andrea non la voile piii lasciar sola , e s' ostino a passar le notti nella camera vi- cina , non essendovi modo di assoldare una donna che le stesse a gnardia. Spesso di notte le grida di Genoveffa lo svegliavano f, scendeva di letto , " ed ella gli si allacciava al collo dicendo ; salvami ! salvami ! E quando questo ec- cesso di spavento febbrile aveva dato luogo , essa gli ri- cascava in braccio rifinita , e si abbandonava inconsape- vole e quasi insensibile alle sue carezze. » Egli si era bensi giurato di aver sacri quci momenti di abbattiniento e di obblio ; raa la gioventu , la passione e la occasione congiurarono contro quella derelltta virtii , ed infelicemente prevalsero ■■, e per colmo di sventura Genoveffa rimase in- cinta. Allora si ruppe ogni indugio : furono rinnovate al ]Marchese le intimazioni di rigore , ed una sera Genoveffa ebbe 1" anello matrimoniale da Andrea ; " fu tin doveroso luatrimonio mesto e commesso in segreto come una colpa. » Ma intanto la miseria opprimeva questa coppia disgraziata. Per ripararvi Andrea avea cliiesto ed ottenuto \\a me- scliino impieguccio in un collegio ; ma mostrandosene fa- stidito e talvolta sdegnoso , non piacque , e fu licenziato. Enriclietta dominata dall'antico rancore non si lasciava piu vedere, e Giuseppe non era ricco , ed avea numerosa famiglia. Pur questi conolilje ch" era d'uopo provvedere in qualche modo alia necesslta dell' amico j ed un bel mattino preso il fucile , ed accattata una lepre sul mercato av- viossi al castello di Morand. II Marchese gli face un'assai APPENDICE ITALIANA. IO9 fredcl.1 accogllenza , della condotta da lul tenuta col figlio suo serianiente lamentandosi. Giuseppe si scuso alia rae- glio, teato in ogni guisa di rabbonirlo , Insingo dcstrameate le passioni e le vanita di lui , e tanto disse e tanto fece die alia line del pranzo il vecchio " era in tutto e per tutto uom daljbene , e disposto all' espansioue. >> Dopo il pranzo Giuseppe fu condotto a vedere alcuni campi , la cui coltivazione faceva la meraviglia del paese ed il mag- gior vauto del padrone. Colta la occasione, Giuseppe fece con brevi ed accorti cenni intendere al ISlarchese , die Andrea per le ragioni ereditate dalla madre poteva spo- gliarlo di quei niagnifici campi , e tanto lo strinse e lo impauri co' suoi artiliziosi argomenti , clie il vecchio vo- lendola iinire : " EbJjeue grido , vagli a dire die io son pronto a riceverlo , e sovvenirlo di tutto in casa raia , per lui , per sua moglie e per tutti i ligliuoli die gli ponno venir dietro , purche non mi domandi mai un soldo , e mi scriva un atto di cessione della sua eredita materna. >> II buon Giuseppe corse a recar la novella ai suoi amici. GenovelTa vi ebbe gran gioja , ma Andrea non si consolo del pari , quasi presentendo i nuovi affanni die gli si pre- paravano. Per dissipare i timori Giuseppe voleva tentare di ottener per lui dal Marchese una pensione vitalizia , die lo rendesse inJipenuente ; e forse vi riusciva se GenoveiFa non avesse scritto una lettera plena di amore e di rispetto, colla quale didiiarava die non avrelibe mai consentito die Andrea vendesse la sua sommessione. Finalmente i due sposi giunsero al castello, furono cordialmeute accolti e ben trattati , e per alcuni glorni tutto ando a secouda. Ma quando passarono le paure die 11 Marchese aveva conce- pito per le pretcnsioni del liglio , la vecchia di lui natura si risenti , e GenoveiFa torno ad esser P oggetto dell' odio suo. Una grossa fantesca die da gran tempo governava la rasa , mormorando e pettegoleggiando , accreblje le male incliuazioni. L' afflitta sposa sopporto per qualclie tempo con singolare pazienza le persecuzioni ^ gl' ingiuriosi so- spetti , le vili avarizie : ma la salute di lei andava strug- gendosi , ed ella considerava con ispnvento la sorte ch' era alia sua prole riservata, se moriva. Percio eccitava An- drea a diiedcre a suo padre un assegao alimeutario di 1200 lire ;, die in ogui caso assicurasse la sussistenza della loro crcatura i ma Andrea non sapendo risolvcrsi a tal IIO APPENDICE ITALIANA.. passo , vl si risolvette clla stessa. AUora torno in campo r antlco progetto ^ ed il MarcUese accordava T assegno purche Andrea rinunziasse al materno patrlmonio. II sa- crifizio parve sovercliio a Genovefl'a die fermaniente vi si oppose ^ per lo che il vecchio venne in una coUera smo- data , e la fantesca agginnse le sue ingiurie e le sue mi- nacce. II Marchese si lasciava trasportare sino a percuoter la nuora , ed in quella entro il liglio , clie smarrito il senno e divenuto furibondo all' aspetto della moglie quasi gittata a terra dal braccio robusto del padre , e sul cui capo la insolente fantesca minacciava di vibrar una seggiola, afFerro un coltello da caccia , e preso suo padre per la gola coa una mano , coU'altra lo coipi nel petto. Genoveffa ge- niendo e raccapricciando si siancio fra loro ; per disviare il colpo tagliossi le dita , ma il Marchese ebbe appena la camicia tocca dall' arma. La generosita di Genoveffa lo commosse profondaniente , e lien conobbe di doverle la vita. Si calmo , si riconcilio col figlio , cacclo di casa la fantesca 5 e senza querele concesse il tanto desiderato as- segnaniento. Ma tuttocio troppo tardi accadeva ; in quel- 1' orriblle inoniento il bamljino di Genoveffa le era morto nel seno : ella per breve tempo gli sopravvisse , e quel tempo lo passo mestamente leggendo le sacre scritture , conversando con suo marito , e trattenendosi co' suol pre- diletti fiori. Un giorno Giuseppe e Andrea stavano presso il sno letto seduti. Ella porse all' uno la mano ed appog- gio la fredda sua guancia sopra la gnancia dell' altro. " Stette mezza ora cosi. Giuseppe allora senti un leggiero fremito : bacio la mano che avea fra le sue, era intiriz- zita e fredda. Andrea, ei disse con voce soffocata, bacia tua moglie. Andrea bacio Genoveffa , la guardo , era morta. " Da questo sunto speriamo che i nostri lettori potranno fa- cilmente comprendere che noi non ci siamo apposti in fallo , affermando che T autore trasse il concetto e le invenzioni del suo roraanzo da quello stato transitorio , da quella condizione medlata che si forma in un paese tra 1' aboli- zione degli anlichi ordini politici , e lo staljilimento dei nuovi , quando ancor fresche ed efficaci sono le memorie del passato, e non ben saldo e maturo e il presente. Egli infatti ci rappresenta una societa , in cui alcune classi vauno declinando, ed altre salendo , le quali nel loro tras- mutamento si scontrano insienie , quelle sdeguose , queste APPENDICE ITALIANA: III inaravigliate delle novita;, e tutte le nne delle altre stranlere: e nota con singolare diligenza gli sconcerti , le dissonanze , i contrast! die produce una unione operata dalla fortuna e non dalla voloiita , ed ua riinescolamento di parti che non si soitiigliano. II Marchese di Morand e un nobile venuto di prospero in cattivo stato, clie della primiera coa- dizione non conserva che ronore, T orgoglio e la prepo- tenza , e di cui il duro impero non potendosi piu eserci- tare sopra una nunierosa turlja di vassalli si concentra , e pesa tutto sulla fainiglia fatta schiava ed infelice. II iiglio di lui Andrea ha quella timidezza , quella temperanza, qnei dolci costurai die sono proprj di chi avendo sortito illustri natali , e corrispondente edncazione conosce pero che i priviiegi della stirpe sono cessati , ma non visse ab- Ijastanza per acquistare la ruvidezza villana e la stolida frandiczza dei plebei. Le operaje sono gaje e gentili gio- vanette die educate alle nuove niassime e spettatrici d'' in- solite vicende non sanno comprendere come vi slano bar- riere che le dividano dalle classl superiori , e si adoprano per farle sparire ora tenendo una condotta modesta e decente , ora con una licenza insolente e sfrenata. Alia fatuita delle quali forma opportune contrasto la virtu di CenovefTa , virtu semplice , sincera , afFettuosa , persevo' rante fra i mali , gli odj e le oppressioni , che pub esser tradita non vinta dall' avversa fortuna. E Giuseppe Mar- teau leale ed operoso amico coUe sue grosse facezie , e coUa sua spensierata disinvoltura tempra mirabllmente , e corregge queiravara, ostinata ed irosa natura del vecchio Marcliese. Tutti qnesti caratteri sono bene immagiuati , e perfettamente conservati nella favola ;, e 1' autore ne de- scrivc con non coniune inaestria gli afFetti , gli accident! e le loro tenui , ma caratteristiche graduazioni. Soprattutto ci sembrano merltevoli di speciale menzione quei passi in cui egli ci dimostra ed il cuore sensitlvo di Andrea che irnpaziente di ozio e di quiete , e scliivo di volgarl diletti anela ad un amore degno di lui , e sospira e invoca e cerca 1' oggetto che glielo deve ispirare ,6 1' animo di Ge- novclfa in cui il primo aniore apre la porta agli aurei sognl ed alle liete liumagini , onde si converte in una fer- vida c ridente poesia una vita fmo a quel momento tra- scorsa fra le pratiche miimtc e le cure positive della profes- sione ch' cseixitava , e qttci dialoghi in apparenza frivoli Iia APPENDICE ITALIANA. e leggier! , ma pleni in vece di accorgimento e dl artifizio, nel qiiali secondaiidosi la indole , e Insingandosi , e quasi ponendosi a profitto la vanita e l" avarizia del padre Mo- rand si riesce bellamente al fine di renderlo benigno e condiscendente al figlio. Quindi poiclie le circostanze del tempi nostri fanno si che i romanzi formino il ramo forse principale e certamente piu fecondo della moderna lette- ratura , pensiamo che qnesto di cui abbiamo finora parlato possa fra gli altri tenere buon luogo e possa esser letto con piacere e con qualche specie di utilita. Di Angela Emo c delle sue gesta. — Padova, i336, col dpi della Minerva , in 8.° Le geste dell' ultimo eroe della veneta repnbbllca meri- tavano di avere un chiaro e diligente narratore , e T eb- bero teste nell' instancabile Meneghelli. II quale ammiratore ingenuo ed appassionato di ogni nianiera di virtii, ad essa gode di far onore col suo bello stile, e cosi adempie quel- r uflizio di cui la svogliata eta nostra talvolta noii si cu- ra ; ufEzio nobilissimo , da cui hanno gloria gli estinti, ed i viventi documento. Angelo Emo figlio di Giovanni e di Lucia Lombarda nacque in Venezia il 5 gennajo 178 1. Sino agli anni do- dici stette fra le niura domesticlie , ed el^be per istitutore 11 suo parroco. Passo quindi al collegio dei Gesuiti di Bre- scia dove coltlvo con amore le lettere e con trasporto la iilosofia. Restituito alia fanii^lia, fu iniziato nelle scienze politiche dai due consuitori del governo Bilesimo e Lodo- li ^ e compiuti appena i veati anni, venne eletto nobile di nave. Tali poi furono i suoi progressi in questo tirocinio, che lo si vide noniinato ben presto governatore di nave , e fugli afBdato il couiando di un vascello da 74 cannoni. Gli alberi di questo vascello erano di piu pezzi innestati ^ costruzione novella , di cni 1' esempio era venuto d' In- ghilterra. L'Emo ebbe ordine di fame sperimento ; e lo fece in modo che n' ebbero ad impallidire quanti su quel legno trovavansi. Ripatriato nell'anno 1760, fu eletto al magistrato della sanita , e pari all' importanza dell' ufKzio fu la diligenza e la fermezza con cui csercitollo. Nell'anno seguentc la repubblica iuviollo col grado di governatore APPENDICE ITALI.VNA. Il3 straordinario di nave nel Mediterraneo a proteggere il cora- niercio ed a combattere i pirati. Intrepidamente adempi la commissione aflidatagli : dalla quale passo a for parte del magistrato alle acque ^ e per le sue cure una parte si ri- costrui delle diglie che la veneta laguna dividouo dal ma- re, e si compi la grand' opera suggerita dal Sabbadini di volgere il corso dei fiumi fuori delle lagune , per cui po- scia insorsero tante ire e tante controversie. Cause non degne di essere ricordate fecero che doveiidosi eleggere un contrarnmiraglio aU'Emo si preferisce un Da-Riva ;, ma quest! avendo smarrito il senno, T Emo si ebbe quell' in- carico. Nei sedici mesi nei quali lo sostenne diede prove segnalate di prudenza e di valore difendeudo il commer- cio della sua rcpublslica ed onorandone la bandiera. Nel- r aprile del 1765 fu eletto vicearamiraglio , quando gli Al- gerini rompevano la pace coi Veneti , facendo danni ed oltraggi ai loro legni. L'Evno tento di componer la lite^ e riuscito vano il tentative, si accosto a Bona, e minaccio d'incenerirla ;, onde gli abitanti si animutinarono , ed il Bey fu costretto a cbiedere i patti. L'Emo fu premiato d.il suo governo coll' onore della stola d' oro e colla promozione ad ammiraglio. In questa carica che durava tre anni TEmo posto al comando di due vascelli e di quattro freg:ite prov- vide die per le male inclinazioni della reggenza di Bar- beria e per la guerra scoppiata tra gli Ottomani ed i Russi la patria non patisse detrimento. Ma era quasi giunto al suo terinine il pretisso triennio , quando una proceila tre- menda disperse la flotta e due navi fe' perire miseranien- te; e TEmo che impavido ed instancabile adoperavasi per la comune salvezza fu da un' ondata portato in mare , e sareblje rcstato sommerso se meno pronti fossero stati i soccorsi. In tanto pubblico danno non altro conforto rimase air incolpabile ammiraglio che quello di olFerire le propria sostanze per ripararlo. Ritorno a Venezia e fu eletto cea- sore ; ma il sofferto disastro avea tanto alterato la sua sa- lute , che per riconfermarla lo si consiglio a viaggiare. Corse allora gran tratto della Germania , visito Vienna, vide Berlino ed il gran Federico, e dappertutto elibe ono- revolissimi accoglimentl. Quindi torno ad esercitare la ceu- sura a cui era stato eletto , e nominato poscia uno dei V Savj alia mercanzia diede opera a far prosper are le Bibl. Ital T. LXXXVI. 8 I 1-4 APl'ENDICE ITALIANA. manifatture nazlonali , a rlordinare i consolatl , e soprat- tutto a restaurare la marina mercantile ; al quale efFetto si stabilirono regole positive e ferme per la costrnzione navale , per la navigazione e pel pilotaggio , e s' istitul un tirocinio nautico composto di due scuole V una di costru- zione , r altia di navigazione e di pilotaggio. Fugli quindi aperto I' ingresso al senato e nelP anno 1780 ottenne la carica di consigliere del Sestier di S. Croce per cui faceva parte del consiglio ducale. Passato poi all' uffizio d' inqui- sitor straordinario all' arsenale, provvide perclie in ogni maniera di lavoro navale ai progressi si emulasse delie altre nazioni. Quindi fe' tradurre le opere piu accreditate, si procuro i modelli delle migliorl e piii acconce costru- zioni 5 formo un corpo di architetti navali , introdusse le fodere di rame , e vedendo che occorreva un motore spedi a Londra un valente meccanico perche apprendesse come "vadano costrutte le trombe a vapore. Quando cessava dal- r uffizio d'inquisitore erano insorte alcune controversie tra r Austria e la Repubblica per certi confini della Morlac- ca ^ r Emo fu destinato a comporle insieme col commis- sario imperiale conte di Cobentzol , e presto furono com- poste con piena soddisfazione delle due potenze. Subito dopo fu noverato fra i provveditori ai beni inculti j e la- sciando le minori cure ai suoi collegbi , volse il pensiero airasciugamento delle paludi , e progetto di liberare un vastissinio tratto del territorio Veronese dalle acque sta- gnanti procurando lo scopo di queste nel Tartaro. Ed a cio si adoperava ;, quando fu noniinato capitano straordi- nario delle navi per governare la guerra Tunisina. Un lieve accideiUe la fece nascere :j e riuscito vano ogni tentato coniponimento, TEino il 3 1 agosto 1784 giunse colla sua flotta alia rada di Tunisi. Bomliardo due volte Susa , due volte Sfax , e per accostarsi . alia Goletta e batterla in- vento le faraose zattere galleggianti. Dopo imprese cosi segnalate ebbe la nuova, mentre stavasi ancorato nelle acque di Malta , di essere stato innalzato alia cospicua di- gnita di procuratore di S. Marco. Ritornato alle coste afri- caue ruino Biserta, e boniijardo di nuovo e quasi distrusse Susa. Ma per conipier la vittoria era necessario di sbar- care [, la repubblica pero nol conseiiti ^ ed ordino in vece all' Emo di portarsi ncl mar Jonio a difender il suo coni- niercio. Ejjbc da quelle isole luminose testimunioiize di APPENDICE ITALIANA. Il5 gratUudine e di affetto; e singolarmente Zante gll ofFri nel 1787 nna niedaglia d' oro , di cui anni sono si fece omag- gio alia Maesta di Francesco I di gloriosa niemoria. Dopo tante fatiche e tauti meriti la morte del fratelio rese al- r Emo necessario e desideraliile il riposo ; e stava per ot- tenerio quando assalito a IMalta da iiera pleuripiieumonia mori nella casa del console veneto il giorno i.° di niarzo del 1792. MagnificI funerali furono per lai celebrati a Malta ed a Venezia , e solenni orazioni vi furono recitate dal cav. Parma , e dalT ab. Bragolini. A Venezia la fami- glia gli eresse un monamento clie fn scolpito dal Torretti, la rcpubblica un cenotafio , opera del Canova ^ 1' uno fu collooato prima in S. M. dei Servi, poscia in S. Martino, r altro nelParsenale. Era T Emo scarno e di mediocre sta- tural aveva il colorito pallido, spaziosa la fronte , gli oc- elli graudl , la bocca molto .a]:>erta e grosse le lajjbra. Mo- bjlissimi erano i suoi nervi, e sebben gracile in apparenza era pero dotato d' incredijjile roljustezza. Per tal modo con semplici ed acconce parole ci viene narrata la vita di Angelo Emo , cjuella vita clie fu tanto onorata da noljili virtu e da splendide imprese. Di tal nar- razione aljljiamo voluto ofTerire un sunto , e confidiamo die fjuesto , trattandosi di un uomo di cui sorse si alta la flima, riescir possa ai nostri lettori gradito. Singolare diligeiiza pose 1' A. nel consultare documenti , nel chiarire alcuni fitti dubbj , nel correggere qualclie errore da altri commesso ; ed in questa biogralia trovasi quella schiettez- za, qneir eleganza, quell' ail'etto per cui belle e lodate sono sempre le scritture del chiarissuno Meneglielli. / mlei primi cantl. Pocsie di Temlstocle Solera. — Milano, i837, V. Ferrario, in 8.", dip. 74. L. 2 austr. II sig. Solera trovasi in un' eta invidiabile per lo mono quanto la riputazione di valente poeta. Quand' anclie non lo accennasse qua e la egU stesso, 1' indole generale delle sue poesie dettate nel primo boUore della vita intellettuale chia- ranicnte indicherebbe do\ergli essere freschissima la ricor- danza delle scuole di belle lettere. Dunque sia lode a lui, clic utilmente impiega nel dirozzare la penna un tempo , clie tanti suoi coetanei spreclieranno a far poco raeglio , o molto pcggio die nulla. Il6 APPENDICE ITALIANA. Di questi componimenti , che sono in uumero di sei ( II Giovine Poeta , Iddio , la Religione Cristiana , la Ver- gine , V Innocenza , V Amove ) , gia difFusamente fu scritto in diver si gioi'nali, e con abbondanza di encomj. Cio do- vrebbe provargU che 1' invidia oramai non si afFaccenda troppo intorno ai poeti, ne bieco guata alia Canzone A, od alia di lei sorella B , coin' egli ripetutamente mostra di credere. Odo voce che dentro ragiona : Tenta , o figUo ; haldanza ti giovi ; Sempre il plauso de'' buoni risuona , Pur se cade , ad un gioiune ardir. Se paventi , che V invido covi Atra bile , e un insulto t' offenda , Nol curar , ma piib forte ti renda L' intrapreso cammino a seguir. II Venoslno gia pervenuto a celelirita inconcussa e fa- migliare d'Augusto , alludeado ai detrattori sbaldanziti dalla potenza de' suoi versi, scriveva, jam dente minus invido mordeor. Ma il signor Solera, ai cui talenti possiamo au- gurare ed anco presagir bella fama, non s' adonti almeno in grazia di cjuesto nobile paragone , se gli dichiariamo die r invidia non gli ha finora sfiorata la pelle. Carattere generico di qneste poesie e una somma facl- llta di verso , e tale da rendere quasi 1' idea dell' estera- poraneita , come fu gia opportunamente notato da altri. Questa dote, indicando dovizia di niezzi nello scrittore , e preziosa : ma reca pericolo a chi menomamente ne abusi, perche nemica deir accurato scrivere , nuocendo alia scelta delle frasi, dei concetti, dell' eufonia. Vediaino che cosa sta scritto in proposito nel miglior codice di poesia , die ci fu tramandato dall' antica sapienza. Nee virtute foret clarisque potentius armis , Quam lingua Latium , si non offenderet unum - Quemque poetantm limoe labor , et mora : Vos , a Pompilius sanguis carmen reprehendite , quod non Malta dies , et mu/.ta litura coercuit , atque Prcesectum decies non castigavit ad ungueni. Ed altrove : Si quid tumen olim Scrip ser is nonumque prematur in annum. APPENDICE ITALIANA. II7 Membmnis intus posids delere licebit Quod non edideris : nescit vox missa revcrti. Citazioni sifFatte provocheranno a molti lo sbadtglio : ma da volere a noa voler venerarle , sta inappellabile questa verita , che , salve pochissime eccezioni in favore d'l pri- vilegiati ingegni , non si arriva ad eccellenza di poesia clie col paziente riveder de' proprj scritti , e coU' accurato e sottile adopernr della lima. Guai a noi , se si voiesse in- terpretare al verbo quei dettati ! Le opere postume diven- terebbero troppo piii frequenti che nol comporti il natural desiderio di lode. Pure, se ii luogo del cliiudere per nova anni i nostri scritti , usassimo rileggerli per nove volte ad intervalli di tempo , quanto spesso non accadrebbe an- che air ultima di dare qui un ritocco , la un' aggiunta, al- trove una tiratina di penna ? E quanto piu spesso si po- trebbe dire agli scrlttori colle parole del nostro poeta : Cosi allettar la splendida Dolce speranza puoi , Che dtlV obhllo non corrano L' onde sul camii tuol ,• Che la volante fama Dopo V estremo di Lasci ancor di te brama Nel suol che d nodri. Lo stile, la lingua ed i concetti di quest! conaponlmenti non mancano di energia e d' elevatezza in molte situa- zioni : ma ( conseguenza delle premesse ) piii volte da modi non comnni, da frasi calzanti, da imraagini ben preparate si passa al trito, al prosaico, alio sconnesso. Ci asterremo pero dalTaddarne esempi, che non amiamo sentir ripetere quanto da taiuno ci fu molto mal a proposito rinfacciato, andare noi in pesca di pochi cattivi versi , e tacere affatto le molte bellezze di cui va un libro adorno. Bensi diremo , che tutti i sentimenti dal giovane poeta enunciati neU'opera sua sono educati alia scuola dell' onesto e del generoso. Dair entrare in piu. niinuti rajguagli su queste poesie e sul loro comparative valore ci dispensi il molto che ne fu scritto da altri. L' Inno la Vergine primeggia in merlto per comune consenso : e solo per evitare le ripetizioni non ne riportiamo qualche brano , mentre tutto potrebbe rileggersi con piacere. Ne ci ricorda , se sieno stati rife- riti i seguenti versi delle terzine snlV Innocenza , commen- devoli per ispontaneita ed aifetto. Il8 APPENDICE ITALIANA. Ciiarda , guarda (sclamava), o figlio mio! II del , la luna e V infinite stelle Opre son tutte delta man di Dio. . Ed io confuso e riverente a quelle Santc parole sul terren cadea , Adorando il Fattor d' opre si belle. Picno di que pensler ritorno fea Quindi coll' ai>o nel paterno tetto , Ed al riposo con placer correa. Che pareami veder quell' Angioletto , Che mat non lascia del fanciul la traccia, Amoroso vegliar presso il mio letto. E la madre , baciandomi la faccia , Fatto il segno che sperde i sonni rei , Mi componeva al seno ambo le braccia. Ed erano ghirlande , ed inni , e bet Cherubini , che aurate aveano I' ali , E la Vergin Beata i sogni miei. II signer Solera elibe in sorte vivace ingegno e fervida innnaglnazione : doni prezioslssiini e pel loro intrinseco merito, e perclie non giovano sforzi ad ottenerli per chi n' e prlvo. Delia necessita di avvalorare questi naturali vantaggi colio studio indefesso , coll' essere severe verso i proprj scritti, col meditarvi sopra a lungo, egli trovera. argoraento assai meglio nel proprio buon criterio, che nei deboli nostri consigli. V A E. I E T A. Solenne distrihiizione del prcmj d industria agricola e manifatturiera fattasi in Milano il 3o maggio cor- rente anno , onomastico di S. Jil. I. M. A. J_ja distrlbuzlone dei prenij d' Industria agricola e ma- nifatturiera che solevasi fare in passnto ogni anno , alter- nativamente a Milano ed a Yenezia, nel di 4 ottobre e stata trasferita per deliberazione governativa al di 3o maggio , onomastico di S. M. I. R. A. felicemente regnante. In conseguenza del maggiore intervallo trascorso dall' ultima VARIETA. 119 distflbnzione, piii nnmeroso deU'usato fu il concorso c piu perfette le opere presentate ; placqne perclo all' I. R. Go- verno che in proporzlone fosse aiimentato il narrfero del prenij e die fossero messe a disposizione dell' I- R. Isti- tato di scienze , lettere ed arti incaricato del giudizio deglL oggetti oiFerti dai concorrenti , otto medaglie d' oro e 40 d' argento. La funzione, die ebbe Inogo nel giorno suddetto, fn pre- sedata dal sig. conte Oklofredi Tadini, consigliere aulico , ed incaricato della vice-presidenza dell' I. R. Governo , ed onorata dell' intervento delle primarie dignita ecclesiastiche, ci\'ili e niilitari deilo Stato. II vice-segretario dell' I. R. Istituto, prof. Carlini, cbia- mato, nella cpiallta di f. f. di direttore dell' Istitnto stesso, a trattenere l' illustre e colto uditorio con un discorso ana- logo alia circostanza , prese a trattare la quistione : se T a- gricoltnra lomljarda debbasi riguardare come glunta alia sua perfezione, o se possa in essa sperarsi e tentarsi qnal- cbe ulteriore niiglioraniento. L'oratore coraincio dal dimostrare, suU'appoggio delle an- tlcbe niemorie , lo stato fiorente delT agricoltnra in Italia, e particolarmente nella Loiubardia, fin dal tempo in ciii ia essa signoreggiarono i Celti, i Liguri e gli Etrnsdii ^ indi fece vedere come I'agricoltnra stessa continuo a prosperare non solo sotto il dominio de' Ronaani , ma ben ancbe sotto qnello del Goti e dei Longobardi. Passo poi a descrivere piii minutamente l' ardore con cni i Lombard! si diedero alia cnra de' campi nel tempo delle anticbe rcpubblicbe , per opera delle qnali furono intrapresi qnei graadiosi la- vori idraulici die forniano ancora la meraviglia degl' intel- ligent!, e die furono continuati nei secoli posteriori. Rani- mento da poi come alia prosperita. dell' agricoltnra contribni r invenzione de' prati a marcita e 1' introduzione del rise, de' baclii da seta e del grano turco, per le quali pno dirsi die un nuovo aspetto prcndessero i nostri paesi. " Ora » ben ponderando, disse Tautore , la remota anticbita della " nostra agricoltura, e ponendo meute alia varieta dei po- » poli die ogni opera posero a perfezlonarla sotto 1' in- " fluenza di tante vicissitudinl di circostaaze , di leggi e » di costnmi, sembrar potrebbe die le attuali praticbe dei " nostri coltivatori trasmesse in eredita di padre in figlio " e raflinate coUa scorta delf espevienza maestra di tutte 120 '»'^ A U I E T A . /' le cose ., non fossero piu bisognose di miglioramento. >; Ma d'altra parte egli fece riflettere cjuanto siano lend i pro- gress! di tutte le artl , quanto Innga e svariata la serie degll speriinenti die percorrer bisogna prima di coglier nel vero : ed in appoggio di questa riflessione reco il risulta- mento del calcolo del numero delle comljinazioni che con- verrebbe tentare se si volesse stabilire sperimentalmente quale fia tutte le rotazioni agrarie di nove anni e di nove difFerenti specie di piante sia 'a piu opportuna a dare ua maggiore prodotto , il qual numero , quando si ammette la ripetizione in ciascun novennio delle medesime piante, ascende ad un valore veramente spaventevole. Ma lasciati da parte i calcoli matematici, rautore appoggio 1" opinione della possibilita di ulterior! progress! nella scienza agraria sul fatto di quelli che si operarono sotto i nostri occhi dopo 1' istituzione in Milano della benemerita Societa pa- triotica, alle cui incumbenze subentro poi 1' attuale I. R. Istituto;, indi passo a considerare lo slancio die ogni ge- nere d'' industria potra prendere fra di noi da tre pro- gettate imprese , quali sono le strade a guide di ferro, r escavazlone de' carboni fossili e Tasciugamento de' luoglii paludosi per mezzo delle maccbine a vapore ; t< le quali >i opere grandiose, disse 1' oratore^ die in altri tempi sa- >i rebbero rlmaste intentate, riescono possibili sotto il pa- » cifico scettro delF augusto nostro Sovrano che con occhio « amorevole riguarda tutto clo che procura il ben essere » de' popoli al suo reggimento affidati » ;, e qui concbiuse affrettando co' suoi voti il niomento in cui piaccia alia M. S. di ravvivare colla sua augusta presenza queste no- stre contrade , e facendo plauso al generoso animo di lui che nel giorno sacro al suo nome concede all' industria nazlonale onorevoli ricompense. Dopo questa lettura , il sig. prof. Fantonetti, f. f. di se- gretario dell'I. R. Istituto, lesse la sua Relazione intorno al giudizio de' premj asse2;nati alia bonificazione de' terreni incolti , ed agli oggetti d' industria della quale recbiamo qui in compendio i tratti principal!. Premj della medaglia d' oro. L' ingegnere Albino Parea e Giovanni Gagliardi entrano con merito segnalato nell' aringo che la munificenza so- vrana statui a favore dei bonificatori de' terreni. Incolte V A n I E T a'. 121 lande ne'i comuni di Cesate e Cesano Borromeo nella pro- vincia di Milano trasmutarono essi in risaja , in prato , in gelseti e in altre guise di coltlvazione , appi'ofittando della natiira del snolo e de' torrenti clie lo solcano , per aprirvi artificiali str.gni ed altri convegnenti idraulici ani- ficj. In risguardo alie quali opere non voile V Istitnto de- fraudare delle dovute lodi rAinministrazione della Causa pia proprietaria di parte de fondi ridotti a coltura , die concorse a favorire un si utile intraprendimento. — Stefano Dufour ha stabilito in Milano una fabbrica d' ogni specie di mac- chine in ferro , ferraccio e bronzo , die servano alle fila- ture e manifatture tutte di seta, cotone e lana, die per questa parte puo sostenere il confronto delle piii riputate della Svizzera , del Belgio e della Germania. Varj sono i niecc-nismi da lui modijicati, perfezionati od inventati, tra i quali ingegnosissimo e che mirabiiniente raggiunge lo scope e quello die immagino per 1' egnalissinia scanalatura da darsi ai cilindri di ferro lisciato e smerigliato, quali si ricliiedono alia filatura del cotone. — Ditta P'^enini Gaetano e figUo, e Gaetano Piccaliiga. Le fabbriclie di cardatura dei cascanii di seta die vanno sotto i due nomi qui ricordati , gareggiarono fra di loro nell' attivita e nella perfezione del lavoro. I gran- dissiini vantaggi die da tale luanifattura ridondano ai pos- sessori lonibardi convinsero 1' Istituto della convenienza di rimunerare ciascuna delle du-e fabbriclie col premlo mag- giore. — Ditta fratelli Galhiati. Per quanto incostante sia la moda neir addobbo femminiie, i thuU o sotto Tuna o sotto r altra guisa non sono mai dimenticati , e costituiscono un importante ramo di commercio. L' I. R. fabbrica privile- giata della sunnominata ditta ci procura tale manifattura in copia e di oitima qualita , dispensandoci di ricorrer per essa ai paesi forestleri , e specialniente alia Prussia. — An- tonmaria Crosta. Per quanti metodi di fabbricare il vino si vantassero finora come ottimi , rimaneva sempre a deside- rarne uno che semplice, di facile esecuzione , applicabile in grande ed adattato all' intelligenza dei villici , rendesse il niigliore e maggiore risultamento. II sunnominato di pre- sente ce lo presta di tutte esse qualita fornito, e se forse non nuovo in ogni sua parte , semplificato certamente e ri- dotto ad essere adoperato in grande (*). — Giacomo Fioroni. (*) Vedi Biblioteca Italiaiia tomo 79.°, pag. 283. 123 VARIETA. La. litoti'lzla, ossla lo sminuzzamento o stritolamento della pietra in vescica e segnalato dono della moderna chirurgia. Ma la sicurezza e la felice riusclta di questa operazlone sta anche nella retta ed acconcla costruzioiie degli stro- mentl. Cosa di non poco mornento era 1' avere in paese chi fosse in grado di costruirli proporzionati ai singoU casi, agli accldenti ed alle condizioni individnali. II sig. Fioroni, gia premiato in altri concorsi per arnesi chliurgici, si ac- cinse alia costruzione anche di questi , e vi riiisci al se- gno die i nostri operatori della litotrizla preferiscono i ferri suoi a quelli d'oltratnonte. — Cav- Giuseppe Console. Su- periori commissioni militari dicliiararono di tale importanza il miglioramento scientifico dal suddetto applicato alle armi da fnoco , clie lo proposero come degno d' essere adottato negril. RR. Eserciti, nei qnali si va era successlvamente introdncendo. I vantaggi del nnovo metodo consistono so- prattatto nella straordiaaria celerita della carica, nell esat- tezza del tiro e neir economia della polvere, die tutta s'accende Istantaneamente. In cosa si conclaiiiata e rico- nosciuta importantissima da giudici competenti 1' I. R. Isti- tuto non poteva non favorevolmente accogliere la domanda dell' inventore, accordando alle sue armi , quale oggetto di nazionale industria, il conveniente guiderdone. Medaglie cV argento. Delle quaranta medaglie d' argento di' erano quest' anno disponibili , 87 sono state assegnate in premio di manifat- ture ed invenzioni diverse, nel descriver le quali per mag- gior regolarita le distribuiremo sotto distlnte categorie. Lavori in ferro ed in bronzo. II valente armajuolo Carlo Maria Colombo , gia altre volte premiato dalf I. 11. Istitnto, ricomparve nelTaringo e riporto nuovo preinio tanto per ritrovamenti die assicurano negli scliioppi 1' efFetto della capsula , mettono la persona al riparo da ogni tristo ac- cidente e niinorano il consume della polvere, quanto per la somma precisione , finitezza e buon gusto degli orna- menti. — II dott. Bartolomeo Signoroni, professore alia clinica esterna neir I. R. Universita di Padova , non contento del compressor! die la chirurgia sino ad ora possedeva , uno ne immaglno e fece eseguire , i cui vantaggi sono di pro- curare una forza premente graduata, di potersi applicare alle varie parti del corpo umano, e di valer anche alia ciira V A R I E T a\ las ilegll anennsmi , del gangli e cle' mall tntti nei quali si ha d'uopo della compressione. — Francesco Sayier , cavallerizzo assai fra noi in rinodiaaza, penso a salvar 1' uomo nei varj accideuti clie siicceder gli possono sul cavallo; e spe- cialinente pel caso in cui cadendo da esso rimangagli im- prigionato il piede nella stafl'a , una ne propose die si ha la forma comnne , ma e congegnata in gnisa che la spinta stessa I'apra da Tun de'lati. — La menzione onorevole I'anno 1834 accordata a Giuseppe Guerra pei bulini da incisore lo animo a vie maggiormente perfezionarli. Quelli era pre- sentati fnrono i-iconoscinti di eccellente qnalita, e T arte- fice li ofTre a prova e non a sorte come si vendevano quelli introdotti dall'estero. — L'abilita del fabbro Luigi Citterio in punto a fabbricazione di serrature non e ordinaria : sii semplici disegni giunse ad eseguirne alcuue delle piu in- gegnose e complicate , mentre il fratello di lui Pletro im- magino di sostituire nella comune fncina ai mantici co- muni, che pel consumo delle pelli importano spesa di nian- tenimento , un mantice di semplicissima costruzione, il cui sofiio e prodotto dalla for/a centrifuga dell' aria chiusa in una ruota cava a cui s' imprime un nioto di rotazione. Entrambi i fratelli ottennero per le rispettlve opere il meritato premio, — Le campane non escono generalmente dalla fuslone con suoni die riescano in perfetta armonia , la quale si ragglunge levando con uno scalpello quella por- zlone di metallo die importa all' uopo. Ora a rendere piu agevole e piii sicura quest' operazione il sig. Luigi Sogni pro- pone un suo meccanismo a tre coltelli, col primo de' quali levasi la corteccia del metallo, col secondo si principia ad intaccare e torre materia metallica , col terzo rendesi la tornitura eguale e pulita; ii congegno, sebbene in semplice modello , fn riconosciuto utile ed ingegnoso. — Con altri congegni inimaginati non solo, ma po3ti vealmente in pratica, riuscirono i frattlll Barigozzi fonditori di campane a co- struirle in guisa, die facilissimo riuscisse il cambiare in esse il punto di percussione, allordie in quel luogo, pel lungo uso , il labbro delle campane stesse trovisi consumato. Macchine rurali ed idrauliche, navigazione, coHnizioni. L'im- perfezione delle comuni pile da riso e abbastanza cono- sciuta. In Toscana per lirillare diversi grant si fa uso d'un altro congegno chiamato sugherata, die nei Bolognese venne applicato al riso medesimo. Seiiiplificare e perfezionare tale 134 V A R I E T A . congegno ed introclurlo In Lombardla fii I'avvlso di Vin- cenzo Gereschi residente a Canneto , provincia raantovana , nel quale pieiiamente riusci senza hisogno di costruire nuovi edificj » ma valendosi d' un ordinario mulino da grano. — Imperfettl del pari debbonsi riconoscere gli or- dinarj cribri e non corrispondenti al fine per cui si ado- prano di mondare il grano cbe si vuol convertire in fa- rina, ^lichele Oman riusci ad applicare ad un iiiuliao clie fabbrico presso Lambrate un sistenia di nieccanismi consi- steati in cribro, uiola , frullone e ventilabro , per mezzo del quale il grano coUocato suUa tramoggia si monda per- fettamente e si libera sino dalle scabrosita cbe guasti o morbosita vi apportano , e n' esce ridotto nella piii caa- dida abburattata farina. — Agli agricoltori bresciani, presso ai quali e assai comune V uso di sgranare le uve prima di pigiarle , lia somministrato il falegname Giuseppe Torri una ingegnosa maccbina colla quale lo sgranellamento si eseguisce con molta celerita e perfezione. Egli ba pure costrutto un torchio da vino e da olio di nuova forma , del quale si puo formarsi un' idea immaginando quattro grosse travi riunite fra di loro a snodatura , in modo da rnppresentare un emme majuscolo (M). Le estremita delle due gambe sono pure impernate e fisse al palco , mentre la punta di mezzo delle due llnee inclinate porta il coper- cbio o stantufTo compressore cbe entra nel cilindro conte- nente le materie da spremere ; una vite mossa con ruote dentate e pignoni entra nelle due punte superiori dell' emme e col suo moto tende ad avvicinarle. In virtu di tale av- vicinamenf.o , il copercbio e obbligato a discendere , ed a premere con tanto raaggiore forza quanto piu la direzione delle due travi di mezzo s'accosta alia verticale. — Mo- delli e scritti presento all' I. R. Istituto 1' ingegnere Carlo MezzanotCe, onde far conoscere alcuni perfeziouamenti die intenderebbe introdurre nelle maccliine comunemente ira- piegate a trarre l' acqua dalle escavazioni. Di essi perfe- ziouamenti quello cbe concerne il timpano idraulico fu ri- putato degno di particolar attenzione per 1' artifizio con cui fa salir 1' acqua ad altezza maggiore di quella dell' asse di rotazione. — II meccanismo inventato da Luigi Torchi per far risalire le bnrcbe contro le correnti colla forza delle correnti stesse e per mezzo d' un mobile punto d'appoggio, e stato descritto in questa Biblioteca (tomo 76.% pagiua 456). V A R I E T a'. 125 L' Istltuto crecl^ «31 dare all' inventore una ricognlzione d' onore con giudlzio sospeso pel maggior premio allorche si potra accertare die il nuovo sisteina di rimnrchio sia stato posto in alcun luogo in utile attivita. — Notabili sono i danni clie derivano dull' erbe palustri cresciute sul fondo de' canali navigabili. A sgombrarli da esse serve un congegno ideato da Giovanni Vigevano uno dei cu- stodi del naviglio di Pavia , e gia da quindici anni usato con grande vantaggio. — II falegnanie Leopoldo Mon- guzzi che noa aveva veduto altri ponti da fabbrica , da quelli in fuori die agli usi comuni si costrulscono ne' con- torni della sua villa nativa , al bisogno die ne sorse nella parrocchiale di Valmadrera per dipingere a fresco V elevata e vasta sua volta , uno ne innalzo che mirabilmente adera- pie alle difiicili imposte condizioni di non ingonibrare la chiesa , di non disturbare i divini ufficj , di riuscire di poca spesa, ed insieme della niassima solidita. L' opera sua fu dagP intelligenli generalmente ammirata. Filatura della set.a e del cotone , ed oggetti ad essa ana- loghi. A clii trae in grande dai bozzoli la seta preme dar presto morte alle crisalidi in essi contenute , al qual uopo serve opportunainente la stufa a vapore : ora i signori Ferdinando e Bartolomeo fratelU Tiuina possidenti a Ca- salbuttano una ne immaginarono e fecero costruire che corrisponde perfettamente alio scopo , con economia di tempo, di combustibili e di mano d' opera. La quantiia de' bozzoli che in un giorno si puo sottoporre al sofFocamento si conteggio di rubbi cinquemila ossia circa quarantarnlla libbre nietriche. — Ai fornelli per la trattura della seta stessa si rivolsero del pari gli studj di molti filatori e rneccanici, onde renderli plu comodi ed economicii quello ora presentato da Giovanni Hiva , applicato ad una caldaja costrutta secondo il sistema detto di circolazione . condusse in pratica a buoni risultamenti. — Torcere, appajare e ri- torcere a un tempo col mezzo d' un solo econoiuico e si- ciiro meccanismo i fili della seta guadagnando nel tempo e nella spesa, ed evitando dannosi trasporti di quella pre- ziosa merce, e senza dubbio trovaio di gran moniento. Esso ci venne fatto conoscere dalT in^Iese Alfredo Neville, e tra noi venue introdotto dallo zelo ilel barone Giovanni Brentano, il quale si e reso Ijenemerito del paese attivando in Milano ed ia Monza macchiae costrutte sulf acceanato 126 V A R I E T a'. princlplo. — Le cognizioiil anatomiclie e lo stncllo delle varie fasi della vita del filugello sono riconosclute come di somma importanza specialmeiite per ragronomo, il quale senza di esse potrebbe essere iiidotto in errore da falsi principi die si riscontrano ia opere anche recenti. Ponendo a cio niente il sig. dottor fisico Angela 3Iaestn si occupo nelie preparazloni che danno lo sviUippo di quell' insetto, dallo stato di uovo a quello di farfalla, presentando ia al- cune I'interna struttura , in altre le alterazioni niorbose. Esse preparazioni sono eseguite con tale precisione die anche clii fosse digluno di storia naturale potrebbe trarne profitto. — La ditta Carlo Martin c Coinp. riusci per via d' ingegnoso nieccanismo a ridurre alia filatura i cascanii di cotone , e si e cosi resa benemerita del paese utilizzando una materia die prima era considerata come di niun va- lore e procurando lavoro a luolte braccia. Lodevole e al- tresi la tinta in rosso turco del cotone die si eseguisce in una officina di proprieta della ditta stessa ed esistente nel borgo di Legnano. — Luigi Colomhlnl attivo per mezzo delle pill opportune macchine una fabbrica in grande di cordoni d' ogni maniera , ed alia pronta e facile esecuzione del lavoro uni il vantaggio iiotabilissirao della modicita de' prezzi. Tapped e s'oppedanei. A' di nostri piii comune s' e reso 1' uso dei tappeti e de' suppedaneij ora Ernesto Pescini , die ha stabilita una fal^brica assai ben condotta di tali mani- fatture , puo somministrarne a modici prezzi e delle piii svariate fogge e dimensioni. — ■ All' uso niedesimo sono stati recentemente introdotti i velli di montone tinti a bei co- lori e comodi in tempo d' inverno. I priiiii cosi lavorati ci vennero da stato straniero. II tintore Baldassare Fere— gain si accinse a prepararji, e i tentativi suoi andarono col pill felice successo. Preparazloni diverse, oggettl di cancelleria. Le acque ed essenze odorose, i saponi , le polveri fragranti ed altri pro- fumi, nella preparazione de' quali si distingueva ne' tempi andati la citta nostra , sono ora tornate in onore , ma ci vengono per la pin parte dall' estero. Giuseppe Maria Du- nant voile esentarci da un tal tributo collo stabilire in questa citta una opeiosa ollicina che gareggia so non nella vastita , almeno nella Ijonta de' prodotti colle maggiori che esistono in altre parti d' Europa- — Anche nelF attuale r A R I E T A. 127 concorso Paolo Rtpamontl Carpano ebbe il premlo per aver con assidue care migliorata la faljl^ricazione della cera lacca, delle ostie ( per preparar le qnali ha inventato un nietodo speditissinio ) e de' piu importanti oggetti di cancelleria dirigendone un' olTicina che fra noi paventa pochi rivali. Lavorl d'oreficeria e d' ornamenti. Niiovo ramo d' industria e di commercio aperse tra noi Ja ditta Camillo Sanl' Agostino e compagno coll'inirodnzione di lavori d'argento soprappostevi lamiaeite d' ore. Colore a cui la capricciosa fortnna noii fu larga di doni, trovano opportuna e pregevole una raani- fattura die loro presta per poco prezzo cio che d' appa ■ renza eguale non potrebbero acqulstare in altra gnisa. I la- vori dalla ditta presentati sono eseguiti senza saldatura e con tal esattezza che senza la scorta dello special bollo di garanzia male si potrebbero distinguere da quellid'oro massiccio. — Alio stesso fine di procurare alle persone nieno agiate oggetti di ricercato ornamento servono niira- bllmente le casse ligurate di orologio a pendolo formate di terra cotta e di pastello , argentate , dorate o tinte a colori in modo da imitare perfettamente i lavori in bronzo. Questo nuovo ramo d' industria devesi a Ltiigi Sordelli ed al compagno ne' fatti tentativi Francesco Alberti , i qiiali di concerto si presentarono al concorso. — Intanto nella citta nostra non sono niai venuti meno valentissinii fabbrica- tori di veri lavori di bronzo del maggior pregio , fra i quali dove annoverarsi la ditta Aubry e Jlonchi premiata neir attuale concorso. Essa si distinse nelia perfezione dei modellamenti e della cesellatura , e piii di tutto nell' ar- gentatura sniorzata di mirabile effetto e di durata assai grande. — Negli appartamenti toruo Taifezione dei mobili e d' ahri oggetti domestici lavorati alia vieux-lac o vio- lac; quindi li vcdemmo giungere da Londra e da Parigi con non piccolo dispendio. Luigi Fratini, imparato in quelle capitali il nietodo die vuolsi praticato alia Cina, ne diede tali prove, che fa maraviglla come un'arte tra noi appena nata sia tosto cresciuta si adulta. — Gaetano Cattaneo, al- tro valente operatore in questo genere, ottenne lo stesso intento con nietodo alquanto diverso , e da alciini ritenuto come niigliorci sicthe e all'uno e all'altro fa assegnato un premio eguale. • — Studiando alcuni lavori francesi in tar- tarnga intarsiati con industria finora da noi sconosciata, Bernardino Spcluzzi giuiise a riconoscere il segreto , ed a 128 V A R I E T a'. prodarre operc d'egnal pregio in cul figiirano a spleadidi colorl la niadreperla , 1' avorio , T oro , V argento ed altre materie preziose. Invenzioni concernend le belle arti. II prem'io che Giu- seppe Pagani gia ottenne pei perfezlonamenti apportati al- r arte litografica, lo aniinarono ad altri tentativi che pur d' utilita alia stessa riuscissero. La sostltuzione di pietre nostrali alle forestiere, e I'uso delle selci delle nostra gliiaje da lui rinvenute ottime alia produzione della granitura delle pietre litografiche in luogo della calcedonia e dello sitieri- glio furono i principali tltoli clie gli meritarono la ripe- tnta ricompensa. — La litografia Vassalll vanta metodi per- fezionati tanto rlsguardo alT inchiostro liqnido pei disegni a penna e per la scrittura , quanto pei mezzi rinvenuti onde rendere le pietre plu acconce a ricevere la matita litografica ed il liquore clie vi passa sopra. La celerita poi e la precisione con ciii si conipiono le diverse commis- sioni , derivano dai miglioramenti introdotti in varie parti deir officina. — I primi tentativi di dipinture a vernice sul vetro meritarono a Luigi Invemizzi la nienzione onorevole; ora quest' arte e da lui spinta a tal punto da non piu nulla lasciar a desiderare. — L' I. R. Istituto aveva pre- niiato con medaglia d' oro nel concorso dell' anno 1828 i'meccanici Ceruti e Dell'Acqua, che pei primi avevano eseguita in paese la falihricazione di fantocci , impropria- mente detti automi pittorici , che prima dai nostri pittori si facevano venire dalla Francia con considerablle dispendio. Questa manifattura e stata ora imitata da Luigi Borini e singolarmente migliorata si dai lato delle molte flessibilita , quanto da quello delle belle proporzioni , e percio distinta col secondo premio. — MoUi tentativi vennero gia fatti in Italia onde emulare la bonta e la vaghezza de' colori a succo ed a corpo per uso della pittura che ci vengono somministrati dalla Francia e dalF Inghilteri*a, Angela Sol- dati finalmente fu piii felice de' suoi predecessori , ed una numerosa serie di colori presento all' attuale concorso tro- vati dagli esperti cosi perfetti da potersi preferire a quelli d' oltremonte. Lavori ottici. In questo genere importantisslmo di mani- fatture venne solo al concorso Luigi Consonni , ed ofFerse diversi suoi lavori che , alcuni pel pregio di novita , e tutti per la diligente esocuzione , otteanero die 1' Islituto VARIETA. 129 aggiiingesse im nuovo preraio a quelli clie per altre opere ill tal arte gli aveva gia conferiti. Fii particolarinente lo- dato Tartiiicio col quale il Consonni rliisci ad applicare il niicrometro filare ai cannocchiali galileani, e il tentativo di ottenere ia questi cannocchiali stessi 1' acromatismo per mezzo d" una lente di correzione quasi in contatto col- r oculare. Premj di menzione onorevole. Suole V I. R. Istltnto distinguere coll' onorevole uien/.ione, rilasciandone autentica patente, qnei lavori ciie nientre di- mostrano 1' ingegno e T attivita di clii li propone, o ri- guardano un oggetto di troppo particolar uso ed utilita, o soQO appena i priuii saggi d' una falibricazione inci- pience. SifFatte distinzioni furono accordate ai concorrenti ai premj che trovansi registrati neU'eleaco posto qui sotto, Menzioni onorevoli. Ingegnere VetUngher Giuseppe, di Cremona. Modificazione del nonio. — Polacco Benedetto , di Venezia. Conterie di vetro. — Licini Gioi'anni Antonio, di Bergamo. Pendolo idraulico. — Brambilla Michele , di Milano. Lamine di ferro inargentate a dlsegni. ■ — ■ Viganb Pompco , di Milano. Fab- hrica di tovaglie ad uso di Fiandra. — Weiss Meldiiorre ,
  • ad uso di cinghie niiliiari , o come dicesi dai Franccbi en l3a V A K 1 E T a'. buffleterie, cU cul i piiiiii saggi comparvero all' esposizione del 3834. — Molti quadrl a ricaiuo, alcuni de' quali di gran |)erfezione, e tintl eseguiti da maiii femmialli. — Varj saggi di vetri dipiiiti a fuoco dal pittore Giovanni Bertini, e fVa questi mi ritratto di Sua Maesta I. R. A., del quale 1' autore ha fatto dono all' I. R. Gabinetto tecnologico. — Lavori in bronzo dorato della fabbrica di Pittro Luigi Tho- mas, — Due orologi da lorre costrutti dalT oriuolajo An- tonio Torri. — E per ultimo diverse carte rappresentanti il sistema dell' universe del cav. Sigisniondo Visconti , pre- gevoli tanto per la precisione ed intelligcnza con cni sono state da lui delineate, quanlo per V incisione eseguita con nuovi metodi a Parigi. In questa stessa solennita fu proclamato il giudizio del- r I. R. Isiituto, gia reso pujjblico nelle gazzette nfliciali di Milano e di Venezia, intorno alle Meniorie presentate in risposta al prograniina relatlvo alia fabbricazione dei forniaggi ( V, Bibl. Ital. loni. 74-% giugno 1834, pag. 32 i ). Delle sette Meniorie offerte al concorso fu trovata degna della corona quella die si riconobbe poi del signor Luigi Catlaneo , e nieritevole dell' accessit altra del dottor fisico Luigi Peicgrini, prof, supj^lente nell' I. R. Universith di Pa- via. Entranibe a vantaggio di clii si occupa in sifFatto ge- nere di fabbricazione verranno fra breve pubblicate colla stampa. Sidle for ze die rcggovo la cosdliizione interna dei corpi. In una delle ultime radunanze dell' Istltuto R. di Lon- dra ( Royal Institution ) il sig. Faraday trattenne ruditorio con una esposiziune dell'opinlone pubblicata dal sig. Mos- sotti professore a Corfu , intorno alia legge della forza di coesione e delPattrazione astronomica e moleculare (i). Egli comincio dall' osservare , die il bisogno di una tal legge era stato forteinente seuiito, e clie speciali allusioni a cio ne erano state fatte uhimamente da Babbage, Roget ed altri illosoli. La legge di gravitazione era cosi ben conosciuta , die non aveva d'uopo d'essere illustrata ; ma era cosa ri- marcabile die questa specie di forza attrattiva non avesse una forza opponente die la bilancia.sse, come snccede nelle (i) Vrdi Biljlioieca Italiaaa. toui, 84.", pag. 278. V A R I E T a'. I 33 affitiitii chlmlche, ed anche nell' aggregazione. La forza d' gravitazione essentlo assai debole difficilmente si rendeva sensibile nelle sperienze , ma che essa esistesse fra tutti i corpi della superficie terrestre se ne aveva una prova dimostrativa negli esperimenti fatti da Cavendish. Clie le particelle d'ogni sostanza, come ii marmo o 1' acqna , uon fossero in contatto , ma fossero soltanto tenute insieme da una forza attrattiva , era un assioma riceviUo in fi- slca , e provato dagli sperimenti piu comuni che si pos- sono fare per mezzo del calore o delle pressioni sopra 1 corpi; e manlfestato dal piegarsi di una verga elnstica , nella quale le particelle deila parte convessa sono formate ad allontanarsi fra loro, e quelle della parte concava ad avvlcinarsi. La teorica di Mossotti prende in considera- zione tutte queste proprieta dei corpi solidi o flnidi , die ricevono un nuovo interesse dalla semplicita della legge colla quale sono spiegate. La terza specie di forza che Mossotti cerco di compren- dere in qnesta legge universale, fu la forza elettrica. Que- sta lo condnsse alia parte piu importante del suo soggetto. Coulomb, Poisson ed altri avevano provato una grande difficolta nel supporre che la materia potesse possedere una forza repulsiva nella ragione inversa del quadrato della di- stanza , dopo che Newton aveva mostrato che esisteva fra le sue parti ima forza attrattiva secondo la stessa l^gge. Ma circa dieci anni dopo il dott. Roget, nel fare un rias- siinto delle opinioni di Epino, ritiiuo le obbiezioni conte- nnte in questo grande e comune errore, che la teorica epi- niana fosse in opposizione colla legge della gravitazione universale j^roposta da Newton ; e stabili pure che tanto i fenomeni elettrici , come quelli deila gravitazione pote- vano essere compresi sotto le stesse leggi , e divenlre una semplice conseguenza dell' azione elettrica. II prof. Mossotti assnme soltanto una materia eterea o elettrica, fra le cut particelle esista una forza repulsiva che open nella ragione miersa del quadrato della distnnza , all' opposto di cio che accade colla forza di gravitazione. Le particelle della ma- teria sono pure assunte come dotate d' una forza repulsiva nella ra,iione inversa del quadrato della distanza ; ma la ma- teria e I'elettricitd sono supposte aitrarsi rcciprocamente nella slessa roLi^ioiie. Si e pero adottato che la repulsion e della materia per se stessa sia lui poco niinore della repulslone I 34 V A R I E T a'. elettricd , o dell' attrazlone mutua dclla materia e della elcttricitn. Di qui nasce una tale cotubinazione di queste Ibrze clie a certe distanze la materia agisce inversamente come il quadrato delta distanza , producendo da gravitazione universale ; ma quando le particelle sono piii prossime fra lorv, le forze s' equilibrano , producendo la coesione , e quando sono ancor piii. cvcme esercitano quella ripuhione die man- tiene le particelle d' ogni corpo soVulo o fluido fiiori del con- tatto attuale. Nessuno dei fenomeni comuni compi'esi nelia teorica del sig. Polsson riesce meno spiegabile in questa , ed i calcoll , sopra i quali le conclusioni desunte da questo nuovo modo di vedere sono fondate, sono stati sommessi air esame del prof. Whewell , chc ne ha veriticato la ge- nerale esattezza. II risultaniento prova, che mentre la gra- vitazione e debole al segno d' aver Ijisogno del movimento dei pianeti per farsi ostensi])iIe, e T azione eletirica e la cliimica afiiniia sono tanto al di sopra, e piu potenti del- r aggrcgazione, la causa deila gravitazione proviene da nn piccolo reslduo di una forza universale clie nasce dal con- trasto delle tre forze snpposte, e chs (juesto tenue eccesso dell'azione del fluido elettrico e quello che tiene riuniti tutti i corpl iiei sistenii planetai'j e sopra la terra. Cosi un' approssiinazione e stata fatta verso un gran principio generale , clie puo spiegare tutte le leggi ed i fenomeni del movimento. ( DaZZ'Athasneuni di Londra.) Delia natura delle calamite e elegit scandagU magncdci , Mcmoria del prof. ah. Francesco Zantedeschi. Determitiata la direzione e Tintensita delle correnti ma- gneto-elettriche in virtii delFattacco e distacco deirancora, come feci in due precedenti IMemorie (i), era necessario procedere alia investigazione di quelle correnti , che si risvegliano alFatto che hanno luogo i fenomeni delle at- tuazioni magnetiche e della artiliciale maguetizzazione. E parmi di avere colta la natura nelle parti piii riposte e di esserml sperimentalmente addentrato nella vita atomistica delle calamite. (l) Delia direzione e inteiisita delle rorrciui luapietn-clettrlehe. Annali dello sci(uize del Pvoapo Lombardo-Veueto 1 835. Della di- namiea e statlca nuigneto-elettriea. Biblioteca italiana 1 836 ,tomo 82.°, pag. 399. V A R I E T a'. I 35 L'lmraortale Galilei nella lettera a Curzio Picchena se- gretario di Stato del serenissimo grandiica di Toscana scritta da Padova il i6 novembre 1607, parlando di ua pezzo di calamita cosi scrive: " lo vi scopersi un altro »; efFetto mirabile , il quale noii ho potuto poi piii rivedere >i In alcua' altra calamita \ e questo e die dalla medesima " pai-te scaccia e tira il medesimo ferro. Lo lira inentre n gli sara posto lontano quattro o cinque dita \ ma se gU » si accostera vicino a un dito circa , lo discaccia. Sicche n posandolo sopra una tavola, e andando alia sua volta ti colla calamita , quelle fugge , e seguitandolo coUa cala- n mita, tuttavia scappa , ma se si ritira la calamita in- » dietro , quando se li e slontanata per quattro dita , il » ferro comincia a muoversi verso lei, e la va segnitando n quanto altri la ritira indietro, ma noii se gli vuole ac- » costare un dito, anzi , come ho detio , andandqgli in- 1/ contro colla calamita, il ferro si ritira e fugge: gli altri « effetti poi tutti della calamita si veggiono in questa » mirabilmente per la sua gran forza(i)v. Dopo questo fenomeno che fu dai fisici ricordato , altro non mi venne fatto di leggere in tale argomento. Era pure voglioso di sapere se a qualche fisico fosse accaduto di osservare da prima la ripulsione e dopo TattrazioLie. Nel difetto di tale notizia, interrogai io la natura , e n" ebbi in risposta quanto bramava. L'attrazione osservata da Galilei si scam- bia in ripulsione, presentando al ferro il polo opposto della calamita ; lo stesso e a dirsi della ripulsione osser- vata dallo stesso scrittore. Io feci uso per tali esperimenti deil'ago astatico del moltiplicatore, al quale lentainente io andava incontro or coll'uno or coU'altro dei poli della calamita , Jiuche vi giungeva colla sua virtu di attrarre o respingere. Da questi esperimenti io venni in ciiiaro , die anchc nel magnetismo liavvi una ^(era di attiiita al tutto analoga a quella delTelettrico. ]Ma io non doveva rima- nermi contento a tali risultamenti , doveva di piii ispiare la natura entro al suo seno , e dai movimenti dell' ago del moltiplicatore cogliere cio die si operava in grenibo di lei. A tale effetto iuipertanto avvolsi a un polo di una calamita , che avea potenza di sostenere il peso di (l) Oprrc di Galileo Galilei, tomo 3.'^, j^a^. 335 dill" edizloue di Padova del 1744. l36 V A R I E T a". cinquanta rihl)re , una splrale forniata da filo di rame ve- stito di seta di qnaranta spire circa, i capi della quale misi ill coinunicazione col fili del nioltiplicatore. Per tal guisa tutto il circuito era di filo di rame ^ ma pero noii poteva essere in tntte le sue parti ad eguale temperatura, perche neir eseguire i congiungimeati il file parzialmente si ri- scaldava. E percio lasciai prima di metier mano all' espe- rienza trascorrere tutto quel tempo cU'era necessario, onde I'ago si aggiustasse alia sua posizione naturale. Dopo di che io ho posto un cilindro di ferro dolce, che teneva sospeso con un ba stone di vetro, in distanza tale, che non movesse T ago del nioltiplicatore. Appresso andai accostan- domi al polo della calamita portante la spirale , in modo che Tuno de'capi del cilindro lo guardasse dirittamente;, e spin- tolo alia distanza di otto poUici ho veduto i'ago sviarsi da un lato: e non restatomi a questa distanza^ ma scematala che non fosse piit che di quattro pollici, I'ago si disvio dal lato opposto. Usando in luogo del ferro dolce una magnete di una forza assai debole e iiacca, fu bello vedere iscam- biarsi le descritte decliiiazioni al mutare del polo, che afFacciava alia calamita piii vigorosa ; ed avvolta finalmente la spirale al cilindro di ferro dolce , In luogo di tenerla stretta al polo della calamita , e chiuso il circuito , ado- perando a quel modo che feci da prima , n' ebbi le notate declinazioni. Qaello che si appaleso di particolare in que- sto esperimento si fu che la virtu elettro-magnetica si manifesto ad una distanza magglore di quella che ebbe luogo nella prima esperienza , in cui la spirale era av- volta alia calamita, il qual naturale avvenimento dovea attendersi dal concetto ideale delle nostre teorlche specii- lazioni prima che per la sperimental via venisse chiaritOi conciossiache la calamita piii vigorosa giunga coUa sua virtii ad una distanza maggiore di quella che possa avere il ferro dolce sulla stessa. In ogni caso le declinazioni fnrono sempre distintissime. Esse variarono in grandezza secondo la vigoria della calamita e la natura del condut- tore isolato clie approssimava. Ho detto secondo la natura del conduttore isolato, perche ebbi declinazioni da tutte le sostanze ])recipuamente conduttrici , come ho fatto ve- dere alTAcrademia bresciana in una mia Memoria intorno alV injluenza redproca deW clettro-magnetismo de corpi. Ora non tacero come dagli avuti risultamenti mi sia stata V A K I E T V*. 137 agevole cosa lo investigare lo stato elettrico del cilindro di ferro, dl rame e di altro nietallo, clie parzialniente sottop- poneva alia virtu di uii polo magnetico. Le mie esperienze comprovarono che Testreniita del cilindro clie guardava il polo nord ossia la paite della calamita che si dirige al Slid della terra, prendeva Velettricita negativa e la positiva la parte opposta : per converso manifestava elettricitd po- sitiva la porzlone del cilindro clie era diretta al polo sud ossia alia parte della calamita , che si dirige a tramontana della terra. Al conseguimento di questi effetti disposi un ordigno in modo che allorquando iin cilindro isolato toc- cava i due capi del filo del moltiplicatore con una delle sue estremita fosse per diritto ad un polo della calamita e alia minore distanza possibile :, per cui fra il capo del cilindro isolato e il polo della calamita iion v'avesse che un velo sottilissimo di aria. L'ago al chiudersi del circuito si disviava ordinariamente di quattro gradi ; ne precisa- mente si rimetteva alia posizione primltiva se non all'aprirsi del circuito , il qual efl'etto e un argomento non dubbio che Telettrizzamento parziale del cilindro non e sfugt'evole, ma perseverante come la virtu della calamita che ve lo in- duce; e percio che i suoi poli trovansi in uno stato di tensione opposta , cioe positiva nella parte che si dirige all' austro o al sud della terra , e negativa in qiiella che guarda tra- montana o il nord del globo , del qnale finale risultamento n' ebbi una prova immediata mettendo in comunicazione i due capi del filo del galvanometro coi due poli magnetici. Questi fatti sono una chiara riprova di quanto avea pub- blicato nel 1829 (i) in quel breve niio scritto in cui an- nunziava la mla scoperta del mngiifto-elettricismo , e con- chiudeva che il polo nord della calamita e equivalente al polo zinco deir apparato di Volta : il qual breve dettato non e a intendersi in questo significato, che nella calamita I'elettro-magnetico sia in uno stato di trascorrimento come nel piliere , ma sia aderente alle molecole del carburo di ferro , del nikel e ne le investa a seconda di quelle leggi origlnarie volute dalla naturale loro polarita, come avviene per una cotale analogia nei coibenti elettrizzati : questa polarita pub fiaccarsi , inverters!, ed anche estinguersi del (l) Biblioteca italiana 1829, tonio Sj.". pag. njR. Bibiiotcca uni- versale di Ginevra iB.'^c, pag. 28. l38 V A R I E T a". tntto per cstrinseclie circostanze , coine e il calorico clio ne allontana e clisgrega le parti e ravviclnamento di qualche corpo, die coUa sua preseuza apporta spostamento del fluido disseiiiinato e diffnso nella magneto , ne' quali casi vi ha movimento da niolecola a molecola nella calainita come ne comprova Tago del moltiplicatore , che si toglie dallo stato di cjniete. E questo movimento intestine ( che e piu o meno dnrevole come ho dimostrato nella citata Memoria della Dinaniica niagneto-eleUrica ) nella spirale che cinge I'estremita. di un cilindro di ferro che prende il polo sud risveglia una corrente che va dalla sinistra alia destra delPosservatore ^ e viceversa dalla destra alia sinistra se prende il polo nord. lo ho fatto nso neU'esempio recato del cilindro di ferro dolce i ma hanno luogo le stesse declinazioni anche con altri metalli , sebbene la loro ampiezza sia di molto niinore. Tutti questi esperimenti furono rinnovati col piliere di Volta , usando di quello costrutto dall'illustre mio concittadino Zamboni e n'ebbi sempre identic! effetti. II polo della calamita che si dirige airaustro della terra si comporta come il polo positive o zlnco dell'apparato di Volta, o secondoche pin analoga- mente io diceva in una mia Memoria degli effetti Jlsiologici ottenuti colle corrent'i magneto-elettriche presentata aU'Acca- demia bresciana nel i334, come il mastice elettrizzato positivamente deU'elettroforo con quelle particolari difle- renze d' inerenza che sono richieste dalla natura delle molecola dell'acciajo. Parmi da tutto questo poter conchiu- dere ad una indentita. di comportarsi del fluido elettrico e del fluido magnetico e da questa alia medesimezza della loro natura. Empiricamente procedendo i fisici hanno determinate le condizioni della magnetizzazione pronta , regolare ed ef- ficace (i); ma essi non conoscevano quello che avveniva durante la confricazione nella massa della magnete e nella verga che si magnetizzava. Solo Peltier , per quanto mi sappia , annunzio: u J"ai trouve que dans Taimantation par friction, le barreau aimante prenait toujours Telectri- » cite negative , quelque soit le pole frottaut et le sens (i) Blot. Traite de pliysiquu, tome 3.*, cliapitre IV. Sur les differentes inanieres d'aii/wntcr. V A R I E T a'. 1 39 >i Je la friction (1) ". lo invito i fisici a rinnovare gll espe- rimcnti di Peltier ed a confrontare gli efFetti che ne avranno con quelli che ho superiormente descritti. Procedendo in- nanzi in questa disamlna io avvolsi una spirale a una estremita di un cilindro di ferro dolce, i capi della quale comunicavano con quelli del galvanometro e nella direzione della lunghezza attaccal Taltra estremita del cilindro a un polo della calamlta. Notai la declinazlone dell'ago, e la- sclato trascorrere tutto quel tempo che era necessarlo alio ristabilimento deirequllibro , feci strisciare sul polo sud- detto 11 cilindro nella direzione delPaltra estremita e la declinazlone tosto apparve dalla handa opposta e se ne accresceva Parapiezza a niano a mano che si giugneva alia fine : rimenando 11 cilindro alia posizlone dl prima , se n'ebbero deciinazlonl opposte. Pvlfatto questo esperi- mento sulPaltro polo della maguete si manifestarono de- clinazionl inverse alle precedenti. Io volli ripetere quest! stessi sperimenti colla pila a secco e ne ottenui nella di- rezione Identic! effetti. II polo positivo del plliere si com- portb , come avvenne nelle altre esperienze , senipre come 11 polo nord , e 11 negativo come 11 sud della calamlta. Da queste esperienze , che bl possono chiamare di seinplice contatto , feci passagglo a quelle del doppio contatto , nelle quail mi venne fatto di poter osservare : i." che 1 poli magnetlci dl diverso nome , 1 quail , partendo dalla meta di una verga di ferro , si alloutanino fra dl loro fino che tocchlno le estremita della stessa , promuovono in ciascuna dl loro delle correntl cosplranti , che vengono Indicate dnlla inagglore amplezza della declinazlone deU'ago del moltipllcatore ; quelle pero, come e manifesto, che sono prodotte dalle correntl dl una estremita sono opposte a quelle delP altra : a." che collocatl al capi della verga da calamitarsi 1 contatti dl ferro dolce le deciinazlonl suddette si accrescono : 3.° che togliendo le due barre magneticlie dal loro paralellismo le deciinazlonl riescono maggiorl : 4° che facendo scorrere su una medesima meta di una veiga due calamite col poll oppostl le correntl suddette sono pressoche estlnte ; 11 che dimostra die la magnetiz- zazlone per influenza e pressoche nulla alle estremita , (i) Instimt, n.° 198, paj:. 38 , I. sectiou. ^iicnccs inathanatiqucs , physiques et natitrellcs. I 40 V A R 1 E T \ . nieiitre le calamite inagnetizzantl sono tnttavia discoste. L' influenza si liniita alle molecole clie sono d' intorno ai loro ]3oIi , nelle quali non invertendo seuipre la seconda calamita la polarita indotta dalla prima o per Timperfe- zione di contatto o per rapldo trascorrimento devono ne- cessariameate indnrsi del punti consegnenti. In fatti , nel caso c!ie i due poli opposti delle due calamite magnetiz- zanti sieuo di uguale vigore , nella verga magnetizzata si ha una doppia calamita. I punti d' indlfFerenza sono tre, alia nieta della verga e verso la fine di ciascuna delle sue estremita : posto ))oi die i poli delle calamite magnetizzanti sieno di diverse vigore , in tutta la lunghezza domlna un solo magnetisaio clie e qnello tlel polo prevalente e non si ha che un solo punto d' indiffereiiza clie si avvicina di molto ad una delle due estremita , nella quale domina un magnetismo opposto : 5.° che i contatti delle calamite in luogo di quelli di ferro dolce sono a quando nocevoli a quando di poco vantaggio. Sono essi nocevoli se hanao nome diverse da quelli delle calamite clie guardauo piii da vicino le estremita della verga die si magnetizza ; perche esse di loro natura tendono ad indurre poli opposti. Sono a quando di poco vantaggio allorche il polo appuntato direttamente contro una delle due estremita della verga che si vuole magnetizzare , e deilo stesso nome di quello che piu da vicino scorre verso di lui ;, perocclie , sebbene allorquando le calamite magnetizzanti sono poco discoste dalla meta donde incominciano il loro movimento , 1' in- dicate contatto magnetico favorisca la polarizzazione , tut- tavia ravvicinnti che sieno 1 poli delle stesso nome , si fiaccano per la loro reciproca virtu e I'effetto suU'estremita della verga da calaniitarsi riesce minore. Per le quali tutte cose sarebbe a desiderarsi pel inaggiore efFette che mentre le calamite magnetizzanti si trovano tuttavia p'lh vicine alia meta della verga che vuolsi calaniitare, alle estremita vi sieno i contatti magnetici , i quali accrescario la pola- rizzazione su ciascuna delle due estremita ; ma ch' essi con un particolare congegno pel movimento stesso delle calamite striscianti ne vengano levati allorche hanne per- corso due terzi circa di loro cammino e vengano sostituiti dei contatti di ferro dolce die di loro natura rinvigoriranno la polarizzazione. Sarebbe ancora utile nel nietodo di Epino che le due calamite striscianti fossero di uguale vigore. VAUIETA. 141 RafFenuato dal raziocinio e dall'esperienza in questo rin- venimento, clie ml pare al tutto nuovo ed avventiirato per esplorare Tordinata ed efficace magnetizzazione , avrei niesso mano alia costruzione dell' indicate ordigno ^ ma per la ristrettezza de' miei mezzi clie sono misuratissimi, coaviene che io mi rimanga da qnesto lavorio e che io inviti i fisici a rinnovare in grande coUa scorta degl' indicati indirizzi scientifici i miei esperimenti e a donar loro 1' ultima perfe- zione con quella ngginstatezza d'istmmenti che possiede la scienza. Io non dubito punto che si dcgneranno prestarsi n cjuesto mio voto mosso dal desiderio di accrescere delle verita al novero di quelle che possiede la fisica (i). Milano il 6 maggio del 1837. Analisi di alcnnl colorl che nci secoli XIV e XV fu- 70/10 adopcratl per le pitture del Campo sajito di Pisa. In un paese siccome e T Italia, che e seggio dell' artl helle , si rende in singolar modo dicevole clie le scienti- fiche industrie porgano quant' e possibile all'arti medesime il loro ajuto. Quindi a biion dritto molta lode ottennero i lavori da Davy in Roma eseguiti sui colori usati dagh an- tichi nella pittura ( Giorn. di Pavia, dec. 11^ vol. VIII), ed ora lodar si vuole il pvoi'. Giuseppe Branchi , che e uno de' pill provetti e benemeriti chimici d' Italia, di essersi oc- ciipato intorno ad alcuni colori che nei secoli XIV e XV furono adoperati per le pitture dell'insigne Campo santo di Pisa, e intorno alia coniposizione dell' intonaco che fu fatto per le pitture medesime. I risultamenti che ottenne li riferi al cav. Carlo Lasinio conservatore del Campo santo sud- detto con lettera pubblicata nel fascirolo num. 89 ( sett, e ott. 1 836) del Nuovo Giornale de' Letterati di Pisa. L' intonaco summentovato il trovo fatto de' soliti ingre- dienti della calcina , escluso gesso e matton pesto, onde si chiarisce erronea una narrazion del Vasari che afferma an- che questi ingredienli essere stati impiegati per formare r intonaco che fu soggetto dell' esame. (i) Debbo pone in avvertenza i fisici, dio non tiitti i ferri sot- topoBii alia maguetizzazione manifestano le anzidette conenti, c nedo che siano ' 164,780 00 Battelli e barche 980 a dollari 5oo " 490->ooo 00 Novantadue stabilimenli e depositi di carbone; capitale in opera, cavalli, utensili, ecc. . . >f 368,qoo 00 Acri 100,000 di terra a dollari 4o per acre. . . » 45000,000 00 Somma totale del capitale, dollari 10749,4^7 08 pari a milanesi lir. 75,246,992 10. Aggiungasi a questa cifra il valore approssimativo di quattro considerevoli citta e parecchi grossi villaggi sorti e fabbricali dopo che si comincio a scavare il carbone nella regione dello Schuylkill, e si avra allora un"' idea dei frutli, che la Pensil- Tania ritrasse da una siffatta speculazione. II secondo campo, quello cioe di Beaver-Meadow, Schamokin Mahanoy., benche non ancora aperto ai pubblici mercati , non e men degno di ua eurioso interesse. Esso occupa la sommita VAUIETA. ' 149 lie' piu alti lerreni esistenti tra le acque del Lehigh e !o Schuyl- kill da un lato, e quelle del inmo setlenUiouale della Sus(/ue- hanriah dall'altro, nel mezzo di una catena continuata di uie- diocri montagne. L^inliero bacino, per quanto alia sua forma, noa diflerisce gran che dal primo descrillo, ma non offre le stesse facilila di accesso. Le vene sembrano cssere assai grosse e massicce, capaci di somministrare un'' abbondante provvista di carbone , qualora la domanda diventi tale da far superare le difficolta dei trasporli per giungere ai luoghi della vendita. Una di quelle opei-e che fanno stordire per 1" arditezza del concetto e per la grande perizia della sua esecuzione , e la strada ferrata di Datwille e Poffsville. Non c"" e forse iu Eu- ropa alcun'' opera pubblica che sorpassi quesla grandiosa co- struzione. Baslera in prova specificare il tunnel^ ossia galleria coperta, e la serie di piani inclinati , che yanno a sormontare la grande elevazione di Broad-mountain. Quesla galleria, che attraversa un culmine inaccessibile ed acute, e lunga 800 piedi, e alia 10, e 10 pure ha di larghezza. I piani inclinati quasi tutli sono superali con macchine locomotrici , ossia rompi-venti ^ ed un solo ha ima macchina stazionaria, che da molo ai carri in una discesa di 1625 piedi ad un angolo di circa 18 gradi , in una elevazione per[ endicolare di 345 jiicdi. Gli strati carboniferi del terzo canipo nella valle di Wyoming e Lackai'anna sono meglio accessibili dei primi due, essendo esposti alia superficie del terreno in molli luoghi suUe scarpe di fiumicelli che atlraversano la valle. Questo carbone assai piu pesanle e meno combuslibile dei primi due e mcno inlro- dolto nel ci)nsumo delle grandi citta , ma fornisce sutlicienle- mente ai bisogni delle labbriche e delle officine circostanti. II capitale impiegato neir escavazione di quesla miniera e nelle opere di accesso e di trasporlo si calcola a dollari 862, 5oo. II lotale del carbone estratlo dai tre indicati campi e por-> tato ai mercati di Filadelfia e di Nuova Yorck nel j855 fu di tonnellate 545,588, e nel i854 di tonnellate 49^,700. Benche ingente possa sembrare il capitale impiegato in questa inirapresa, e tuttoche grande sia di gia la quanlita del combusti- bile estratlo, puo non di meno consideraisi ancora come ncl- I'infanzia, se si paragona col consumo e col ricavo che se ne fa in Inghilterra , dove si calcola che ogn'' individuo con- suraa un po' piii di una tonnellata di carbone annualmcnte. l50 V A R I E T a'. L*" imporlazione che si fa del carbon fossile da Liverpool ia America e tuttora straordinaria , giacche poco ancora sono as- suefatti i particolari a sen'irsi deir antracite per Puso dome- stico e quasi tutla la quantita di questo combustibile estratto dalle cave della Pensilvania e consumata iielle olHcine e nelle manifatture ognora crescenti negli Stati dell' Unione. L"" antracite propriamente delta e una sostanza carbonosa , nera , opaca , che abbrucia cou qualche dilHcoUa e senza fare fiamma ne fumo , ne dare alcun odore , eccettuato il caso , in cui contenga piriti ferruginose. L' antracite esiste in tutti i paesi dove sonovi terreni intermediarj di vasta estensione. Tali sono principalmente gli Stati Uniti delP America setten- Irionale , ove le scopcrte di questo combustibile vanno crescendo ogni giorno. Si trova in massi o a strati in mezzo ai ceppi arenosi piii antichi e talvolta fra le rocce schistose. La sua composizione e carbone contenente un po"" d'' idrogeno : sostanza teiTosa formala d''al]umina, di calce, silice e talora di carburo di feri'o. L'' antracite offre moltissime varieta: il suo peso spe- cifico e di r,5 a i,8. II sig. Marco Bull ha osservato che il carbone di Lwerpool mantiene un certo calore colla sua combustione nella seguente proporzione: una libbia di peso per ore 9 e ro minuti; quello di New-Castle in Inghilterra 9 ore e 20 minuti: quello di Cannel 10 ore e 3o minuti: quello di Virginia 9 ore e 20 minuti: T antracite di Schuylkill i3 ore e 4° minuti, Lacka- vanna i3 ore e 10 minuti: quella di Lehigh i3 ore e i5 minuti. L"' esempio delle altre contrade , ove la scoperta dei combu- stibili minerali ha prodolto un rapido incremento d'' ogni ramo d"" industria manifatturiera ; lo sviluppo che vanno gradatamente prendendo nel Regno Lombardo-Veneto le arti di utilita ed i mestieri meccanici; il prezzo ognora crescente della legna in Italia, son tutte cose che dovrebbero eccitare ogni persona intelligente e arnica del suo paese a fare diligcnti indagini , onde condurre a buoni e positivi risultamenti le dolte i-icerche che furono fatte ad epoche diverse nella Lombardia, per com- provare T esistenza di combustibili minerali. L- TinelU. R. GlBONI, F. CARLINI, I. FVMAGALLI p G. Brugnatelli , direttori ed editori. Pubblicato il di 22 giugno 1837. i5i r.ratto delle osservazioni meteorolog'iche fatte alia nuova tone astronomica dell' I- R- Osservatorio di Brera all' altezza di tese i3^62 {metri 26,54) sull' orto botanico , e di tese y^A^ {metri 147,11) sul llvello del mare. , „,M , III A P R I L E 857. 1 B A R 0 METRO Direzione del \eiilo- I M" ridotto all a temj" eialura + 10" R. o>^ m gl'm 5'' s 1 6'' s 9^ s I2''S 6''in 6'' s 12'' s |.oll. 1 27 !ui. 6,^ 6',6 l.u. 6,2 G,) l.n. 6,5 6.5 N 0 N E s E ■1 27 6 0 6,0 6,7 5,5 5,0 5,6 5,7 E S 0 s N E 3 27 6,2 6,5 6,4 6,1 6,1 6,5 6..6 E E N E E N E N E l\ 27 6,8 7' I 7,2 6,7 6,^ 7,0 7,2 S S N 0 S 0 527 7^1 7->''- 7,1 6,5 6,6 6,2 6,1 N £ E S S 0 N . 627 5,0 4,6 4,:.. 3,9 5,8 5,6 3,6 E S N E e"> 7 27 3,5 5,6 5,6 5,5 5,4 5,9 5,8 E E NE s s 0 N « 27 3,6 5,6 5,6 ^,9 4,1 4,7 5,0 N E S N E E 9 27 5,5 5,q s,9 5,8 5,8 6,2 5,q N E E NE £ E 0 27 5,2 6,'2 5,9 5,3 5,4 5,6 5,5 E N E S E E S E I 27 5,0 4,7 4,4 5,M 4,0 4,5 4,5 E E S E E N E 2 27 4,2 4,8 4,8 4,6 4,7 5,£ 5,2 N E S 0 s 0 N 0 3 27 4,5 4,9 4,8 4,6 5,0 5,7 5,9 S E E 0 S 0 427 6,5 6,7 6,8 6,7 6,8 7,^ 7,4 N E S S 0 0 EKE 527 7.' 7,0 6,7 6,. 5,0 4,2 5,:) E N E N E E N E G 27 0,2 0,1 0,1 0.1 0,5 1,0 1,4 N 0 N 0 N [7 27 i.q 2,4 2.6 5,0 5,6 4,2 4,5 ?f E N N E S 18 27 5,5 6,0 6,2 6,2 6,0 6,4 6,4 E 0 S 0 0 19 27 6,1 6,1 6,1 5,7 5,7 6,0 6,, 0 0 S 0 S 0 N 0 20 26 6,7 7,1 7,2 6,9 7,' 7,6 7^9 N £ E s o"i S E IX 27 8,T 8,4 8,4 7,8 8.0 8,2 8,0 E E N E N E 22 27 7,Q 8,. 8,r 7.6 7,3 6,5 7,4 E E E E 20 27 6,0, 6,9 6,6 6,2 6,5 6.5 6,3 E E N E N E N N E 2^ 27 6,0 6,1 6,0 5,6 5.6 6,2 6,5 N E S 0 N E N E 2327 6,5 ^^7 7-P 6,8 7,' 7,7 7,8 N S E N 0 N E 26 27 8,/! 9,1 9,' 8,8 8,7 8,8 8,9 E E E N E 2727 8,4 8,4 7,9 7,^ 7,4 7,^ 7,5 E S N 0 S 28 27 6,8 6,8 6,4 6,0 5-9 5,9 6,1 IS- E N 0 E E 29 27 6,5 6,5 G.a 6,6 6,9 7,'^ 7,4 N E S 0 S 0 0 00 27 7,« 8,0 8,0 8,, 8,1 8,9 9^^ oo s s 0 s s 0 N 0 Altez za niiis sima del baromelio pull. 27 liii 9,5 1 Le ore 5 y> >> onp in miri mer tempo ■> „ 27 " 27 " indicano o,o5 5,93 1 4 lia j^ •ero civile; le letterc n , e.l s della mattina od an tinierid ane e quelle ilelU 5era 0 pon endiane 1 iSi APRILE 1837. 6^m Altezza del termomelro R. 9'^ni 5.4 k 5.5 + 6,91+ 6,01 + 7^7 + 6,9 + 5.7 4,0 4,'^ 3,8 i3 i4 r5 l6 '7 18 19 •20 5,6 3,5 4,1 3,5 0,2 0,0 5,0 4,0 4,6 5,5 22 24 25 0,2 a,! 6,6 6,2 26 *7 28 29 7,3 8,9 7:7 8,3 9,5 6,0 8,8 7'^ 8,5 9^ "8,1 7'0 4,5 4,3 5,9 6,0 5,8 4,8 6,5 7.8 + 8,5 + 8,9 + 8,4 +10,7 + 10,8 8^7 +•0,4 9:4 + 1 1,2 +1 1,5 7^7 8,0 5,8 5,9 7-^ 8,4 7,4 4,9 8,7 8,6 5,0 1 + 5,5 5,2 + 6,8 7,6 + 8,9 8,1 + 9,9 y,o,+io,4 + 9,O|+io,0 5,8 • 8,9!+ 9,4 - 6,5+10,4 ■10,0+1 1,6 -10,'J j + I2,0 ■i2,',j + i3,3 ■ 9,6 1 + 10,8 -1 1,2+12.3 ^i2,o!+i3,4 7.8 8,7 6,1 7,0 7^7 7'' 8,1 4,6 9^' 8,6 +10,4 + 10,5 +10,9 + 9,0 + 9,5 +1 1,3 +n,9 + !,'), I +i4,3 + T 0,8 +I3.4 +i4-,3 8,. 9,2 9,' +1 1,5 + 10,8 + 6,7 + 6,4 4,5 7,5 + 5,4 + 6,1 + 7,5 + 4,1 + 7.9 + 6,8 6,5 5,4 8,5 9,'» Q,8 + 7,;5 + 9,8 + 7:4 + 9,8 + 1 r,i 7:0 8,4 8,2 9,1 9.0 6,7 4,7 4,3 4,7 4,5 5,0 6,1 5,5 7'0 6,0 + 6,5 + 6, J + 6,5 + 7,3 + 8,5 6,8 8,1 6,3 9:2 8,2 6,8 3,3 4,4 4,0 4,6 4,1 5,0 4,0 6,9 7:4 4,2 5,0 5.- 7 7:9 + 12,7 + 10,6 +12,3 +12,3 +i3,5 + 6,3 + 8,0 + 8,0 + 8,3 +10,1 + '0,9 + 9:9 + 9.4 +11,0 +1 1.8 + 7,0 + 7:4 + 6,9 + 7,0 + 9--' + 9,5 + 9,8 + 8,9 +10,0 + 10, Slalo del cielo da mezzanotte da mezzod mezzodi. a mezzanolt Nuvolo. Ser. nuv- Nuvolo. Ser. nuv. Nuvolo. Fioggia. Nuvolo. Pioggia. Nuvolo. Ser. nuv. Nuvolo. Ser. nuv. Pioggia. Ser. nuv. Nuvolo. Pioggia. Pioggia. nuv. Nuv. rotto. Sereno. Ser. nuv. Nuv. roLto. Piogg. nuv. Nuv. piogg. Nuvolo. Ser. neb. nuv. Sereno. Sereno. Piogg. nuv. Ser. nuv. Sereno. Nuvolo. Ser. nuv. Sereno. Sereno. Ser. nuv. Piog. ser. nu Piog. grandi) Pioggia. Ser. nuv. Pioggia. Ser.nuv.pio Ser. nuv. Pioggia. Ser. nuv. Pioggia. Piogg. nuv. Piogg. nuv. Sereno. Ser. uebb. Ser. nuv. Nuv. pioggi: Ser. nuv. Piogg. nuv. Ser. nuv. Ser. nuv. se Sereno. Nuv. rotto. pio Nuv. ser. Ser. nuv. ser. Ser. neb. nu Altezza inassima del teruioaieUo + \!^^o y> minima + 3, 00 " media + 7,6168 Quantita della pioggia cadula in tutlo il mese linec 72,84. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE J. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. he antichitd dl Alba Fucense negli Equl misurate ed illustrate dcdV arch. Carlo Promis. — Roma., i836, in 8.°, di pag. 260. B en pochi che viaggiano il classico paese d' Italia per am- mirarne le maraviglie di natura , o per pascersi delle pas- sate glorie nel luogo stesso eve fnrono coke , o per istruirsi snlle opere delle vetuste civilta aborigene o romane ; bea pochi spingono i lore passi fine al lago di Fucino. Eppure e per sorpreadenti bellezze di site e di cielo , e per fecon- dita di memorie, e per ricchezza di monumenti non e que- sto paese secondo alia celebrata valle di Tivoli , al bel gruppo de' colli Albani, alle famose lande Pestane tuttodi visitate da folia di viaggiatori d' ogni parte del mondo. O vl sail dagli Abruzzi per la via di Sulmona , patria di Ovidio, o dalla Campaaia per qiiella di S. Germano, e la pittoresca isola di Sora costegglando il Liri , o fiaalraente dalla Coinarca romana per quelle di Tagliacozzo o di Sub- biaco , tu ti senti maravigliato del trovarti ia uq paese si ameno, si fertile, si popoloso dope aver superate tante e si scoscese erte , percorse valli ingrate all' agricoltura e ri- servate al pastore solitario , ed attraversati boschl aacor vergini dalla devastatrice maiio dell' uonio :, e dlmandi a te stesso air aprirsi di una scena si nuova ed imponente se e figlla della tua fantasia o della realta. Bibl. Ital. T. LXXXVl. 11 r54 LK ANTICillTA."' DI ALBV, E il lago di Facino di figura pressoclie circolare e ml- siira sedici miglia di diametro , e circa qnaranta di circon- ferenza. Cinto da colli die si disegiiano nel cielo coUe piu annoniclie linee e lo racchindono ad anfiteatro, ridente per un numero graiide di borglii e villaggi die vi si specchia- no , e per una florida vegetazioiie die lor fa corona, rlcco di saporita pesca, col piano della Scnrgola a tramontana fecondissimo di biade , presenta un insieme di amenita e di abbondanza die si puo difficilmente descrivere a parole. E cresce Fincanto eve consider! die quei colli sono le cime degli Apennini die partono 1' Italia, e che vednti da lunge maravigliano per la loro altezza. Ma il clima naturalmente temperate di questa regione e le vette del monte Velino clie la difendono dai venti brumali rendono deliziosa e sa- luberrima la contrada. Questo lago pero non ha emissarj almeno apparent!. Rac- cliiuso per ogni parte da raonti che nella stagione inver- nale si coprono di nevi, alio sciogliersi delle stesse va spesso soggetto ad escrescenze che arrecano non pochi danni a quegli abitanti. Vuolsi che il Liri, il Teverone ed il Salto che tributauo le loro acque al Mediterraneo|, ed il Pescara che le tribnta alPAdriatico traggano dallo stesso per vie sotterranee la loro principale origine. Comunqne sia, i soli inezzi naturali delTevaporazione e della fihrazione non sono sufficient! per isnialtirne le piene. Cio conobbero i Romanl i quail vi avevano colonic e pregiavano assai quei luoghi e per la vicinanza di Roma, e per 1' importanza delle vie che vi avevano stabilite, e per la gloria di quelle prime difficili conquiste, onde a! tempi de' Cesari pensarono come a' tempi della Repubblica fecero pel lago d'Albano di esca- varvi nella roccia un emissario , attraverso il inonte Sal- viano il quale percorrendo una strada di circa 35oo nietri nelle viscere del monte e mettendo foce nel Liri, non solo bastasse a sfogare le acque sovraljbondanti , ma potesse al- r evenienza asciugare il lago stesso che non misura che circa venti metri di profondlta , ed acquistare all' agricol- tura una estensione non indifFerente di terreni res! fecon- dissimi dai deposit! delle acque. E alT Imperatore Clau- dio che si deve la gloria del compimento di quell' opera veramente grande alia quale lavorarono per undici anni trenta mila scliiavi. Plinio , Tacito e Svetonio ne parlano e ne descrivono le sanguinose battaglie navali celebrate ILLUSTRATE DA C. PEOMIS. ] 55 neir occasione dell' inaugurazione ed apertura dell'emissa- rio , e le rovine interne avvenute a quelle prime prove, Ic quali trascurate resero afiatto inutile P opera gigantesca. Si penso ad essa a' tempi nosiri , e forse a quest' ora fu gia aperto 1' adito a qiaelle acque con Ijeneficio incalcolabile di quei paesi. Or bene, sulla vetta di una eminenza alia estremita set- tentrionale del lago clie dominava intero e ne custodiva il passo era posta 1' antichissima citta di Alba negli Equi, ad illustrare la quale con tanta profondita e largbezza di eru- dizione , con tanta abbondanza e rettitudine di critica, con tanta acutezza e felicita di vedute , e con tanta cbiarezza ed eguaglianza di stile ba preso nello scorso anno il si- gner arcbitetto Carlo Promis di Torino, cbe giovine ancora merita per questo suo prinio lavoro d' essere annoverato fra i piu assennati arcbeologi clie vanti la nostra Italia. L' opera cbe annunziamo si puo dividere in quattro parti principali , nella prima delle quali il nostro autore prende a parlare dell' Itinerario da Roma ad Alba, della storia della citta, e dei limiti dell'Agro Albense quasi conducendoci a mano in sito ed indicando dov' era e cbe f u ; nella seconda distingue i materiali ond' era edificata e le costruzioni im- piegatevi affine di potere appoggiare ad esse la detennina- zione delle epocbe dei varj monument; e manufatti di cui scorgonsi tuttora le vestigia ; nella terza , cbe e la piu importante e quella cbe porge non piccolo lume alia sto- ria deir arte , illustra le fortificazioni esterae ed interne e le opere di campagna cbe rendevano quella citta una delle prime fortezze degli anticbi; nella quarta finalmente tratta dei varj edificj , sacri e pubblici cbe ancora distinguonsi fra i molti ruderi , e cbiude annoverando le vie cbe par- tivano da Alba. 11 tutto e corredato di tre tavole maggiori e tre minori dimostranti la planimetria della citta ed i varj dettagU di costruzione e di decorazione cbe servono a scbiarimento di quanto viene esponendo nell' opera. Delia quale a far conoscere T importanza ed il nierito giovera. presentare un sunto possiljilmeate cliiaro e succinto , e seguitare dappresso il nostro autore. I. La via cbe da Roma conduce ad Alba e la Valeria la quale staccavasi a Tivoli dalla Tiburtina , e terminava a l56 LE ANTICHITA.' Df ALB\, Corfinio onde dicevasi complessivamente via Tiburtina- Valeria. La via Tiburtina partiva da Roma dalla poi'ta Esquilina dell'antico recinto di Servio nelle vicinanze dell'Arco di Gallieno, sottopassava il monnmento delle acque Marcia Tepula e Giiilia appositameate e inagnificamente eretto da Augusto e dirigevasi a Tivoli a lunghe rette poco scostan- dosi dalla via attuale assai piu tortuosa. Al qiiinto miglio attraversava F Aniene o Teveroiie pel ponte Mainmolo uno dei piu antichi e forse il piu antico delle vicinanze di Roma. In origine era formato da due arclii eguali , ma avendone distrutto uno Totila per proteggere la sua ritirata , gliene fa successivamente sostituito un altro minore , che fa sin- golare contrasto colTantico ampio e di magnifica costru- zione. Oltre il ponte, la strada vedesi indicata dai tagli fatti nelle continue ineguaglianze della canipagna romana alio scopo di condnrla in piano, dai ruderi dei sepolcri clie se- condo il costume dei tempi fiancheggiavano le principal! vie, e da qualclie resto dell'antica selciata qua e la e spe- cialmente al nono miglio dove ne esiste un lungo tratto che coincide colla via moderna. Da esso scorgesi che la larghezza dell'aggere o carreggiata determinata dai ciglio de' marciapiedi laterali era di quattro metri , misura solita delle vie principali , tranne I'Appia, la Latina e la Valeria distinte da Strabone coir epiteto di sommamente nobili, lar- ghe piu di cinque. Aggiunti a quella larghezza circa due metri pei marciapiedi, ne risulta una totaie di circa sei me- tri (i) che coincide con quella del ponte delFAcquoria che si trova in seguito. Poco dopo r osteria di Martellone la via antica suddivi- devasl in due : la primitiva piegava a sinistra per evitare un terreno che doveva essere continuamente inondato dalle acque dei vicinl laghi , la seconda che diremo Tiburtina nuova, costrutta forse dopo 1' apertura di un canale di sca- rico piegava a diritta piii breve di un miglio, e seguitava presso a poco la direzione della moderna. L' antica passava (i) £ ua errore couume il prendere la larghezza delle vie da quella deir aggere ; cjiiindi ne nasce la falsa opinione che le sttade degli autichi fossero strettissinie. La lore vera ed assoluta larghezza devesi misurave dai jiouti die sono sempre_ eguali alia larghezza delle crepidini aggiunte alia carreggiata. ILLUSTRATE DA C. PRO.MIS. I,)- presso 1 lagheui sulfurei di S. Giovanni e di Solfatara , detti pel colore dei lore depositi aquce alhulcB : e vali- cando I'Aniene al ponte dell'Acquoria nella valle di Tivoli presso un bivio die sale a Qniiitiliolo , ascendeva alia citta per un ripido clivo henissimo conservato, selciato di gross! poliedri di lava hasaltina , ed arginato a diritta contro le frane del monte da niuri , parte d' opera quadrata , parte reticolati con legamenti di paralellepipedi di travertine. E famoso il passaggio coperto di questa via presso la citta illnminato da Incernarj e costrntto posteriormente alio sta- bilimento della stessa per formarvi al di sopra un piano artificiale che serviva di cortile ad un pubblico edificio, di cni restano molti e belli avanzi, detto volgarmente e senza alcnn fondamento villa di Mecenate. Quivi riunivansi le due vie. La Tiburtina nnova con molta probabilith ascritta ai cen- sor i M. Planzio Lucano e Tiberio Claudio Nerone trapas- sava TAniene al Ponte Lucano che serve tuttora , benclie deir antico distrutto da Totila non conservinsi die le fon- damenta coperte dai grandi rialzi operati dai depositi del fiume , i quali coprirono intero anche il basamento del grandioso sepolcro dei Plauzj die vi si estoUe a fianco a modo di torre rotonda, rivestita di niarmi a corsi regolari e coronata da riccliissima cornice. Innanzi pochi passi a de- stra era I'ingresso alF immensa villa Adriana e sonvi avanzi di due monumenti insigni per T arte, i quali lo decoravano. La strada scguitava quindi salendo il pendio del monte lino alTincontro delT anlica, lasciando a man diritta un grande sepolcro di pianta poligonia de' tempi della decadenza, detto iniproiiriamente Teinpio della Tosse. In Tivoli cominciava la via Valeria costrutta dai cen- sore M. Valerio Massimo verso V anno 5oo di Roma , at- traversava la citta e scendeva alia riva delPAnieae cui va- licava per mezzo di un ponte del quale restano ancora vestigi presso T ospedale dei Fatebenefratelli. Costeggiava essa f|uasi come attuahuente la sponda del finnie fino al— r osteria della Ferrata a cinque miglia oltre Vicovaro, Tan- tica Yaria, e ci viene indicata da molti resti di sostruzionl e di sepolcri. Quivi era pure il bivio da cui slaccavasi la via Su- blacense , selciata la prima volta da Nerone onde recarsi alia sua villa di Subbiaco. La Valeria voltava a sinistra l58 LE antichita' DI ALB\, abbandonando la valle deU'Aniene verso Carseoli , e dietro I'andamento della via moderna passava per Arsoli villaggio dei bassi tempi. In questa tratta si fanno minori i segnali che indicano 1' aiitico tracciamento, il che trasse in contraddi- zione gli arclieologi che ne parlarono prima che fosse pub- blicata la bella carta del regno di Napoli di Rizzi-Zaunoni, qiiella del cav- Gell della Campagna Romana, ed il Viag- gio a Subbiaco del prof. Nibby. Restano pero due ponii d' antica e bella costruzlone larghi ambedue 7,280 detti dal nome dei torrentelli che attraversano 1' uno Scntonico, r altro di Riofreddo. Dopo quest' ultimo la Valeria antica lascia la nioderna che va alia Dogana ed Osteria del Ca- valiere , edificata dai duchi Colonna , e procede ritto alle rovine di Carseoli che ora diconsi di Civita Carenza. Era questa una citta nel paese degli Equiculi, colonia romana che fu abbandonata dopo II IX secolo secondo il nostro autore a causa delle invasioni de' Saraceni , o plu proba- bilmente a motivo dell' insalubrita delF aria che prese do- minio dopo le devastazioni in quella fertilissima pianura. Sono pochi i resti che indicano I'esistenza di quella citta e sarebbero necessarj degli scavi per porli in chiaro. Dai suoi avanzi sorsero i moderni villaggi di Arsoli e Carsoli a cui ne conducono le tracce della via, le quali costeg- giando a sinistra la Valletta del Maro salgono passando sotto Colli fino a Rocca di Cerro , punto il piu eminente della Valeria. Dopo Rocca di Cerro T andamento e segnato da ruderi della selciata , e corre un miglio e mezzo prima di giungere a Tagliacozzo. A dritta vi ha il monte Bovo , a sinistra un immenso taglio operato nel moate. AH' entrare di Tagliacozzo , citta celebre nella storia d' Italia de' bassi tempi posta sopra un ripido f)endio, si ha un tratto del paviraento che e il solo ben conservato dal ponte Scuto- nico ad Alba. Scendesi quindi preclpitosamente al basso donde la Valeria non teneiido V andamento inoderno di- rigevasi a Scurgola , popoloso villaggio presso cui sono le grandi rovine del convento de' Templari eclificato da Carlo I, d'Angio a ricordanza della celebre vittoria quivi riportata sopra r infelice Corradino di Svevia. Da questo punto fin sotto Alba la via e tracciata da due linee Ji sepolcri ri- dotti a forma di tumuU, donde serpeggiando tra frequenti rovine e salendo le limbrie del colle entra nella citta per ILLUSTRATE DA C. PKO.MIS. ] 69 ia porta Fellonica cosi detta dalla fonte tU tal nonie (i), dopo un cammino di 65 niiglia dall' antica porta Esquilina. Chi ha viaggiato quei Inoghl e si e lasciato ispirare dalle inemorie che destano ad ogni passo e dalla bellezza loro, segiiitera volontieri il nostro aiitore nelle varie discussioni antiquarie tratto tratto poste in campo a rettilicare molte idee comunemente ricevute. Per essi ogni dettaglio , ogni rimarco non potra a meno di non destaie un interesse vi- vissimo. Passiamo alia Storia. L'origine d'Alba viiolsi antichissima , e si attribuisce ai Pelasgi , fra i primi abitatori dell' Italia ; ne questa con- ghiettnra e improbabile stante 1' opportunita della sua si- tuazione ed il sapere da Varrone come questa contrada fosse dagli stessi occupata. A tempi piia vicini la vediamo figurare tra le citta degli Eqni, secondo I'autorita di Livio, Appiano e Strabone , benche alcuni moderni indotti in er- rore da un passo di Silio Italico e da Festo la collochino fra i Marsi. Erano gli Equi d' origine Sabina come gli Er- nici ed i Marsi loro vicini ed occupavano le vallate del Monte Velino sino al Fncino ed alia valle delFAniene. Scon- fitti r anno ^^g dal console G. Sempronio Sopho, e due anni dopo annichilati dal dittatore ]M. Giunio Bibuico , i Roman! vi dednssero una colonia di 6000 uomini, i quali fortificato maggiormente il paese lo tenessero per la ma- dre patria. Alba fu ascritta alia tribii Fabia , e>soccorse i Romani nella dura lotta contro di Annibale. Quindi per lungo tempo non prese parte a gnerra alcuna , ma la sua posizione mediterranea in cima ad uno scoglio ed ottima- mente munita fa causa che di essa piu die d'altra citia si servissero i Romani per custodirvi prigionieri illustri. Fra questi ricorda la storia Siface re dei Massesili, benche Po- libio in cio dissenta da Livio, Perseo re dei Macedoni e Bituino re degli Arvernj. Alba fu assediata dagli Italic!, nella gnerra Sociale , e se ne trova qualche altro ricordo in Cesare , in Appiano ed in Cicerone. Perdnta colla pace deli'' Impero la sua militare impor- tanza , Alba dovette decadere , quantunque varie lapidi (i) FuUon'ua da cul il nome covrotro di Fellonica indicava uno ftabilimonto nel quale lavavansi e tingevausi i pauui che godeva di niolta considerazione presso gli anriclu , ed occupava belli ed ap posiii edificj come in Ponipej dove la FuUonica era presso al foro. i6o IE antichita' di alba, attestino die mantenesse il suo lustro fino al terzo secolo. A' tempi di Paolo Diacono non doveva avere importanza alcuna, poiche non la mentova parlando delle citta della Valeria, e forse fa distrntta dalle devastazioni dei Sara- ceni nel IX e X secolo portate a tutta T Italia meridionale. Passo in proprieta dei monaci Cassinesi , poi sotto il do- minie d' un ramo della casa Bai-ile nel secolo XIII, quindi sotto quello degli Orsini duchl di Gravina ed alternativa- mente dei Colonna die s' intitolavano duchi d'Albe. Ora e ridotta ad un miserabile villaggio di circa i5o abitauti con- tadini e pastori e fa parte del distretto d'Avezzano e della provincia deU'Abrnzzo Ulteriore Secondo nel regno di Na- poli. Gli avanzi della sua passata grandezza furoiio prin- cipalmente devastati da Carlo d'Angio per la fondazione del monastero de' Teinplarj sovraccennato : pero oltre i ru- deri esistenti rlferisce il nostro autore varie lapidi e mo- nete die mostrano 1' antica importanza del luogo ed i varj collegi ivi formati all' epoca romana. Sorpasseremo T esame del capo che tratta dei limiti del- 1' agro Albense come di poca importanza geiieraie , e per la cui intelligenza richiedesi una esatta cognizione topogra- fica dei siti. II. Per bene illustrare i resti fino a noi arrivati della citta, e dedurne cognizioni sicnre ed utili all' arte ed alia storia dell' antica civilta occorreva prima conoscere i material! impiegati nelle edificazioni e le maniere di costruzioni che si succedettero e demarcano le ejjoche dei varj ruderi. E questo r argomento della seconda parte del bel lavoro die esaminiamo , e ne fara strada all' intelligenza delle altre. La bassa Italia, al)bondantissima di pletre somministrate per ogni parte dalle varie diramazioni dell'Apennino o dalle cementazioni de' vulcani che estendono il loro domi- nio lungo il mar Tirreno dalle Maremme toscane alia Si- cilia, offeriva dovunque a quei primi abitatori materiali di ogni sorta attissimi alle costruzioni , e la piii parte dei quali poteva sfidare le ingiurie dei secoli. La piu general- mente usata in Alba e la pietra calcarea deH'Apennino detta volgarmente pietra di monte, e conosciuta dagli antichi col nome di silex , benche con tal nome i Romani chiamas- sero anche quella lava basaltina colla quale selciavano le ILLUSTRATE DA. C TROMIS. l6l loro vie, ed in generale ogni pietra dura. La selce d'AlI)a e biancastra , esternaxiiente scabrosa e resistente alio scal- pello, e d' essa e formato quasi tutto il recinto. Nelle opere quadrate era preferita un' altra specie di base calcarea di grana piu tina compatta e durissima e di tinta turchiniccia la quale dicesi travertino per la somiglianza che tiene colla pietra di Tivoli cosi delta in lioma dove se ne fa gran- dissimo uso , e che chiamavasi anclie coesalis dalla facllita che presenta alle opere di quadratura. Finalmente un' al- tra specie di pietra calcare finissima e compatta, che acqui- sta col tempo una tinta calda e giallognola, e benche molto tenera alio scalpello ed alia sega, pure resiste al tempo ed alle intemperie, era preferita nei lavori di corniciamento e d' essa sono costrutti pressoche tutti i tenipli d'Alba. Forse era quella che gli antichi chiamavano lapis olbiis mollis. Delia prima specie e costituito quasi interaniente il colle su cui era Alba, e a poca distanza trovasi la seconda, nel qnal luogo rinviensi pure la pietra che servi per le opere niinori reticolate ed incerte, di tinta pallida, tenera e fria- bile evidentemente prodotla dalle deposizioni calcaree delle acque e corrispondente al palombino di Roma. Per le colonne , le basi ed i capitelli fu adoperato del marmo bianchissimo e salino , o del turchiniccio di tinta afFatto nnita , dei quali noa si conosce la cava, e per al- tri franiraenti architettonici una pietra larecciosa di con- crezione detta dngli antichi pietra aspratile per non essere capace di pulimento, la quale si trova abbondaute in questi contorni. Distinsero gli scrittori d' archeologia quattro specie di costruzioni poligonie nialamente dette da taluni ciclopee o pelasgiche come difFusamente dimostra il nostro autore. La prima forniata di enormi massi aft'atto rozzi fra i cui in- terstizj erano comniessi dei ciottoli , di cui trovansi varj esempi in Grecia ed anche in Italia , uon fu usata nella costruzione d'Alba. Appartiene alia seconda il recinto della citta ( meno una piccola parte ) e gli avanzi delle Arci, e distinguevasi pei massi grandi si ma non ismisurati , di- sposti senza cemento, di figura pressoche prismatica, colla fronte che varia dal triangoio all' esagono , cogli angoli ton- deggianti, coi lati male aderenti e tendenti alia linea curva. Era formata o di un solo strato quando il niuro appog- giava al taglio della rupe od al terreno, od a doppio strato ]62 I^E ANTICHITa'' DI ALBA., quando elevavasi isolato sul piano a foggia d' aggere con legainenti di pietre maggiorl di tratto in tratto die ne ab- bracclavano tutta la Inrghezza. Queste costruzioni dovute anziche a certe epoche ed a certi popoli , alia localita ed alia lavorabilith dei materiali die soiiiministrava il paese , appariengono ai tempi della autonomia d'Alba e sono senza dubbio antei'iori alia deduzione della colonia romana. Ai Roinani devesi attribuire la tratta di reciiito della terza specie di mura poligonie i cni massi sono accuratamente spianati,, i poligoni perfettamente retti benclie irregolari onde vi si riconosce T uso della squadra falsa , V interne rivestito di grossissimo strato di scaglie, ed i sassi stessi di fronte legati col cemento. E bene induce Promis essere questo tratto di recinto la breccia fatta dai Romani all'epoca dell' oppngnazione della citta„ massime se si vorra por mente a quella localita priva di difese naturali. Finalmente la quarta specie trovasi raessa in opera nell' aggere die di- fende la pianura ed in alcnni altri muri esterni ; distin- guevasi per il piccolo volume delle pietre , la somma ac- curatezza delT esecuzione ed il rivestimento interne di gros- sissime scaglie con cemento ; e devesi pure attribuire ai Romani. Benche usassero essi a preferenza 1' opera qua- drata , pure a norma della qualita delle pietre servivansi anche della poligonia, e non ci deve restar dubbio circa r attribuzione ad essi di queste due ultime specie quando si osservi che il rivestimento interne ad emplecton non trovasi in altre opere che nelle romane. Air opera poligonia succede la quadrata di cui seno la fente di Fellonlca e la cella del tempio principale , quindi r incerta e la reticolata. DelT opera laterizia , forse Tultima introdotta in Allia , trovasi un solo esempio che per 1' ot- tima sua cestruzione uiaoifestasi dell' epoca fra T impero d'Augusto e quello di Adriano. Duolci che la brevita di questo snnto ne tolga di tener dietro alle erudite discussioni agitate in questa parte , le quali somministrano moltl lumi non solo alia storia ma anche alia pratica dell' arte e mostrano il nostro autore non tanto erudite archeologo quante abile architetto. III. L' arte della pnbblica difesa e delle fortificazioni nacque colle secieta , e crel)be col rafFoi'zarsi ed incivilirsi delle ILLUSTRATE DA C. PUOMIS. 1 63 stesse. Da prima il bisogao , qulndi T esperienza ed il ra- ziocinio la perfezionarono e la ridussero al rango delle scienze le piii elevate con principj proprj basati alle piu sicure ragioni geoinetriche e meccaiiiche. Quantunqne T in- troduzione di nuove armi oppngaatorie v' abbian fatto su- bire molte moditicazioni, e poi T invenzione della polvere da schioppo 1' abbia quasi uiteramente variata , cio nulla meno la cognizione degli antichi sistemi non puo non riu- scire utilissinia agli eruditi cJ anche ai pratici per le varie avvertenze ed applicazloni che vi si possono dedurre a lume della moderna poliorcetica , e ad illustrazione di molti passi oscuri degli antichi autori. Alba comeclie citta fortissinia fra le antiche e per natura e per arte sommi- nistra al nostro autore largo campo di discutere ed illu- strare uii soggetto di cos\ bella e curiosa importaiiza , e quasi aftatto trascurato dagli autori che scrissero dell' arte della guerra de' Greci e dei Romani , i quali liiuitarono le loro ricerclie alia strategia . alia castramentazlone ed alle macchine railitari , e poca considerazione fecero alia dispo- sizione scieiitilica degli angoli, delle sporgenze, elevazioai e distanze delle mura e delle torri, alle opere esterne ed a quelle di campagnn. Ua gruppo di tre colli isolato , di difficile accesso spe- cialmente nei lati fra tramontana e levante , e non domi- nato da nessuna eniinenza prestava sito opportunissimo per la erezione di una citta forte di dlfesa a que' prinii piccoli popoli che abitarono queste contrade. Le costruzioni infatti del recinto che come vedemuio appartengono alia autononiia d' Alba mostrano come da antichissimi tempi fosse questo luogo fortificato. La forma delF area racchiusa da questo recinto s' assomiglia ad un rombo con molte curvature e sinuosita appunto come dice Tacito parlando dei muri di Gerusalemme : per artein obliqui aut introrsus slnnati ut latera oppugnantium ad ictus putescerent. II lato pero tra levante e mezzogiorno che presenta un declivio leggiero e per cui forse i Romaai oppugnarono la citta richiedeva piii valide difese e fu dagli stessi munito di triplice muro , fors' anche per protendere le fortiiicazioni a tutela del fonte di Fellonlca il quale per essere copioso e per lo scarseggiar dell' acqua nella citta doveva avere somma im- portanza. E in questi muri aggiunti dai Romani che si ravvisa la mano direttrice delP architetto ed il progresso della sririva. 164 LE ANTICHITA' DI ALBA, Queste opere esterne dette dal nostro autore Burgus, de- duceiidone \\ nome da ua passo di Vegezio (i), consistono in un muro esterno munito di torri , ed un altro inter- medio fra lo stesso ed il recinto antlco della citta senza torri , i quali si avaiizano ad occupare uno spazio del clivo fra la porta Fellonica e la meridionale di Androssano cosi detta da un vicino villaggio. II recinto inferiore die racchiudeva ua' area di forma quasi rettangolare aveva ire torri distanti fra loro circa 84 metri corrispondenti pros- simamente al tiro di freccia , onde difendessero lo spazio intermedio detto dai latini interturriuni , dai greci fLSTcmupyta. Questo sistema di difesa reciproca praticato nei tempi piti illuminati e che non trovasi nelle fortificazioni piii antiche forma pure una delle basi princlpah dell' arte moderna. La sporgenza delle torri e varia , le due laterali risaltando per la meta della larghezzi e quella di mezzo per due terzi ( forse perclie era piii alta e centrale ) ne si puo decidere per essere diroccate se superassero in altezza le mura o fossero in egual piano , vale a dire se si doves- sero chiamare Pirgocastelli (2) ovvero tunes ceqnae come rilevasi si dicessero da una latina iscrizione quando non sorpassavaao 11 recinto (3). La forma loro e la quadrata la quale quaiituiique rlprovata da Vitruvio per la facilita die presentaiio gli angoli di essere sconnessi e distrutti dalle maccliuie petrarie , cio nulla raeuo per avere i lati lunglu e ben disposti prestavansi meglio alle manovre e permettevano che si schierassero in linea un, nuinero maggiore di arcieri. Ad onta della costruzione loro accu- rata e cementizia e che siensi impiegati negli angoli sassi di grandi climensioni a giaciture orizzontali , le fronti delle torri d' Alba non hanno potuto resistcre all' enorme- spinta dei massi posti in linea inclinata, e caddero non per arte (i) Quod si ultra iactum tell in clivo taineii civitatis suhjecta sit vena ( aquae ), castelluin parvulwn ( cjueiii burgum vocant ) inter ci- vitateiiL et fontem convenit fabricari , ibique balistas sagittariosque tonstitui ut aqua defcndatur ab hostibus. ( Veg. lib. IV. 10 ) Qui perlti VAnalisi ragioiuita de' uiateriaLi adoperati dair autorc {►er cosuuire le cai'te ed i prolili ipsomccrici. Bibl. Ital. T. LXXXVI. 14 20a PAUTE STHANIERA. de' loro idioml danno ai medesiin'i piinti, mi farcbbcro co- noscere nei racconti de' primi viaggiatori certe combina- zioni di fatti ch' essere debbono sfuggiti alia sagacita del moderni storici e geografi dell'America. Qtiesta speranza sosteniie il uiio coraggio. Poiche I'isalendo alle foiiti, mi fu d' uopo studiare non pochl libri di uno speciale ca- rattere ; gli niii pel caiidore dell' antico Idioina e per una maravigliosa esattezza nelle descrizioni ^ gli alti-i per una enfatica prolissita , e per quel gnsto d' una falsa erudizione proprio de' monastici scrittori. " Ma il sig. d'Humboldt ristrignere non voile le sue inda- gini alia sola geografia dejl' America, ed alia storia sola de' priniitivi suoi popoli gia illustrata collo studio delle an- tiche pitttire , o delle tradizioni e della mitologia del Peru, delle Andes , di Quito e di Cnndinamarca : die anzi i la- Vori suoi estese non solo alia cosmografia del secolo deci- moquinto , ma ancora a tutte le eta cbe quel secolo pre- cedettero. E certainente , siccome egli osserva , il secolo decimoquinto ba una singolarissima importanza per la sua stessa posizione. Percioccbe collocato fra due generi d' in- civilimento presenta quasi un mondo intermedio, apparte- nente al medio evo e nel tempo medesimo alle eta mo- derne. Esso e il secolo delle grandi scoperte nello spazio, delle nuove vie tracciate alle comunicazioni de' popoli, dei primi tentativi d' una geografia fisica abbracciante tutt' i climi e le longitudini tutte. Se esso dall'una parte raddop- pio r opera deila creazione per gli abitanti della vecchia Europa , dall' altra pel contatto di tante cose in addietro sconosclute modifico insensibiln^ente le opinioni , le leggi ed i politici costumi , aprendo un amplissimo varco al- r umana lutelligenza. Allora sollevato venne il velo sotto di cui per migliaja d' anni giaceva nascosta la meta del globo terracqueo , non dissimile da quella meta del globo lunare die ad onta delle piccole oscillazioni cagionate dalla llbrazione, rimarra invisil^ile agli abitanti della terra, finclie r attual ordine del planetario sistema non venga essen- zialmente conturljato. I tempi moderni fnrono al certo fecondi in geograficlie scoperte , in intraprendimenti ardi- mentosi e degni d' ammirazioae nel sud-ovest del Grande- Oceauo e nolle polarl rcgioni^ ma questl intraprendimenti, legati ad interessi puramente scientilici non presentano co- me qucUi dclla seconda meta del secolo decimoquinto e PARTE STRA.N1ERA. 203 del principlo tiel dccimosesto il dominantc carattere del- r epoca e la distlativa sua tendeuza. Se non clie il sig. d'HumlioIdt piii ollre aiicora spingere voile le indagini sue. Egli nclT esnminare gli avvenimenti che condussero alia scoperta dell" altro emisl'ero, ebbe spe- cialmente per iscopo di richiaiiinre all" attenzione de' leggl- tori f[uella conUnuita d' idee , quel viucolo d' opiiiioiii , e queir addentellato , per cosl espriinerci , die a traverso le pretese tenebre del medio evo congiugne la fine del secolo decimoquinto al tempi d'Aristotele, d'Eratostene e di Stra- bone. Voile dunque dimostrare clie in tutte le cpncbe della vita de'popoli cio che attlensi ai progressi della ragione ba le sue radici ne' secoii antecedenti; clie lo svilnppo del- Tintclligenza, o rapplicaniento sno ai materiali bisogni delle nazioni non sembrano nulli , fucrche allorquando la len- tezza o I'isolamento dei progressi rendono insensiliile , o meglio direbbesi meno apparente il lore cammino^ die non c altrimenti nel destine delPumana schiatta il subire al- ternative di lunii e di tenebre slffatte clie tutta quanta la ingombrino ; che sussiste sempre un principio conservatore da cui mantiensi 1' atto vitale dello sviluppo della ragione presso qualche individuo od anche presso le intere masse. Percio qnella divisione di eta o di epoche da' moderni sto- rici consecrata non tende che a dividere cio che trovasi legato da ua vicendevole incatenamento. E di fatto non rare volte in mezzo ad apparenti Inezie grandi idee ger- mogliarono in alcuni spiriti subliml , e non rare volte ancora nel corso d' nn intellettuale progresso , non in- terrotto ma ristretto in uno spazio angusto , memorabili avvenimenti successero dovuti a remoti e quasi impercet- tijjili inipulsi. II secolo pertanto dell' immortale Colombo pote si rapidaniente compiere il suo destino , perche gia preparati ne erano i germi da una serie d' uomini sommi , le cui nozioni attinte in parte alle opere di piu anticlu scrittori passarono oltre il loro secolo, cioe il medio evo. Tali furono tra gli altri Ruggiero Bacone, Alberto il grande, (Giovanni Dans soprannominato lo Scot e Vincenzo Bello- vacense. Abbiam creduto bene di trattenerci in rpicste preliiiiinari osser\'azloni onde piu chiaro risultasse 1" importantissinio assnnto delTautore, non essendo possiljile il Lcssere un' ana- lisi di un' opera, tutta succo, tutta crudizioac compatta c 204 PAPxTE STRANIERA. peregrina. In qnesto Critico Esame pertanto trattasi : i ." delle cause die pi-epararono o condussero la scoperta del Nuovo Mondo ; 2.° di alcimi fatti relativi a Gristoforo Colombo, e ad Americo Vespucci e delle epoclie , da cui datano le geograiiche scoperte ^ 3.° delle prime carte del Nuovo-Mon- do , e deir epoca nella quale proposto venne il nome di America ; 4.° dei progressi dell' astronomia nautica e della traccia che di essa presentasi nelle carte de' secoli decimo- quinto e decimosesto. Pero i primi due volurai, i soli che finora ci siano pervenuti , versano ambidue sulla parte pri- ma, cioe sulle cause die prepararono e condussero la sco- perta del Nuovo-Mondo , e di questa prima parte aggiu- gneremo qualche cenno. Le grandi scoperte dell' emisfero occidentale attriJDuirsi non debbono alia sorte , o ad un fortunato accidente. fer- cio piia spiritosa die vera semln-aci quella sentenza del Danville , comunemente poi adottata , cioe che gli uomini giuasero alia scoperta di nuove terre, ossia alia piii graiide delle scoperte , condottivi dal plii grande degli errori nella geografia di Tolomeo. Sconvenevole altresi, per non dire iiigiusto, sarebbe il rintracciare il germe di silFatta memo- rabile impresa in quelle natural! disposizioni deiranima umana , in quel suo quasi instinto a tentar nuove cose, cui la posterita attrlbuisce spesso cio che e Y effetto d'una lunga meditazione. II Colombo, il Cabrillo, il Gali e tanti altri viaggiatori che fino a Sebastiano Viscayno illustrarono gli annali della marina spagnuola , erano , per T epoca in cui trovavansi , uomini per istudio e per istruzione distintis- simi. Eglino fecero grandi scoperte , perclie aveano giuste idee della figura della terra e della lunghezza delle distanze che doveansi percorrere :, perche discutere sapevano i la- vori de' loro predecessori , osservare i venti che sulle di- verse zone dominavano , misurare e la variazione deU'ago calamitato per correggere le loro vie e la lunghezza del cammino, applicare alia pratica i raeno imperfetti metodi che dai geometri di que' tempi stati erano proposti per di- rigere un naviglio nella solitudine dei mari. Gerto che r astronomia nautica giacque neU'infanzia finche conosciuto non venne P uso degli orologi marini e degli strumenti a rlflessione. Tuttavia troviamo in quest' epoca medesima le tracce di diversi metodi per le longitudini quasi identici ai nostri , tentati con incredibile pena , ma impraticabili per 1 PAllTE STRANIER&. 2Ci) r imperfezionc degli strumenti co" quali misnrarc i tempi e le distanzc angolai-i. E le pratiche delFartc di navigare se- guite nolle grandi spcdizioni del Colombo , del Gama e del Magellano, ciie a noi sembrano si incerte , fatta avrebbei'o r ammirazlonc non solo de' inarlnai fenicii , cartaginesi o greci , ma ancora dei si esperti navlgatori catalani, baschi, normanni e veneti de' secoli decimoterzo e decimoquarto. Quale fu dunqne il vero scopo , quale 1' iiitento di Co- lombo nel suo primo viagglo '' Tiitto cio che a noi per- venne come da lui scritio o dettato ; tutte le testimonianze de' suoi contcmporanei , e specialmente una lettera del- Tastronomo Paolo Toscanelli , e la grande Cronaca inedlta di Bartolomeo Di Las Casas, consnitata dall' Herrera, dal MuHHOZ e dal Navarete affermano ch'egli stabili come prin- cipale, dire anzi potrebbesi nnico scopo dell' intraprendi- mento suo , quelle di cercare P oriente viaggiando daH'oc- cidente ( buscar el levante por el ponente ) ; di passare per la via deir ovest alia terra in cui nascono le spezierie. " Ho accolto in casa mia V ammiragllo ( racconta V intimo amico del Colombo , Bernaldez, plu conosciuto sotto il nome di Cum Paroco della Villa di los Palacios ) , ho accolto in casa mia T ammiragllo nel 1496, che portava per divo- zione e come era abitudine sua il cordone di S. Francesco, ed un vestito che pel taglio e pel colore era quasi totalmente simile alPabito de'religiosi delPOsservanza. Egli allora seco lui conduceva il grande cacico , ed egli stesso mi racconto come concepita avesse la prima idea di cercare le terre del Gran Khan ( sovrano dell'Asia orientale ) navigando al- r ovest. )) Queste espressioni relative al motivo del primo viasgio deir ammiragllo furono sino al principle del decimo- sesto secolo talmente dalP uso consecrate che trovansi ben anche nella relazione delle prime avventure del celebre Sebastiano Cabot; ed a Londra alia corte di Enrico YII rcpntavasi cosa pressoche divina che 11 genovese Cristoforo Colombo potuto avesse navigare dciW Oicst verso V est dove crescono le spezierie. L'idea pertanto di trovare grandi terre sul cammino dall' Enropa alle orientali coste delTAsla noa si presento al Colombo ed alF amico suo Toscanelli che come uno scopo del tutto secondario. E di fatto 1" ammi- ragllo nel suo primo viagglo trovandosi il 19 di settembre del 1 492 presso il 28° di latitudine, ed 11 9° all'occidente del mcrldiano dell' isola di Corvo. s' avviso d' essere nella 2c6 PARTE STRANIERA. vicinanza dl alcune terre j ma la volonta sna ( tali sono le pspressionl tiel giornale del vlaggio ) era quella di con- tinunre il cammhio per le Indie , giacchc potato avrebbe a tutto suo agio esaniinare ogai cosa nel ritorno. Con molta giustezza fa gia afFermato die il Colombo di- fendendo il sao progetto mostrato erasi meno temerario e piii erudito di qaello die di lui solevasi afFermare. La serie de' inotivi cli' egli allegava meglio esposta , sicco- me il sig. d'Humboldt osserva , nelle Decadi delPHcrrera, die nella Vita deU'JmmiragUo scritta dal figliuol suo don Ferdiaando , passo da quest' ultima opera in tutte le mo- derne storie della scoperta del Nuov6-Mondo. Classificando tali motivi secondo la natura delle cognizioni nelle quali vennero attinte, ed in parte confrontandole cogli originali documenti die a' di nostri possono consultarsi , ci si fa ad evidenza palese die la speranza di raggiugnere , cercando cl levunte por el ponente , alle regioni deirAsia , fertili in ispezierie, ricclie in diamanti ed in metalli preziosi , av- vivavasi nella mente di Cristoforo Colombo dall'idea della sfericita della terra ^ da cio die dicevasi intorno airesten- sione de' mari e de' continenti ; dalla credenza die le coste della penisola Iberia e delFAfrica si accostassero alle isole vicine alle spiagge dell'Asia poste sotto il tropico ; da un errore nella longitudine delle coste asiatiche ^ da no- zioni attinte negli anticlii viaggi, negli scrittori arabi , e fors' ancora in Marco Polo ; dagli indizj di terre giacenti air ovest delle isole di Capo Verde, di Porto Santo e delle Azorre , indizj die in diverse epoche creduto erasi di tro- vare sia nelle osservazioni di qualdie fenomeno fisico, sia ne' racconti de' marinai spinti dalle tempeste e dalle cor- renti su sconosciute terre. L' autore imprende quiadi a dimosirare die dappoiclie I'ipotesi del disco terrestre galleggiante sall'acqua die luogo air idea della sfericita della terra, idea attinta nelle dot- trine de' pitagorici , d' uopo non era d' an grande sforzo di spirito per presupporre la possibillta d'una navigazione dall'estremo panto delTEui-opa e deU'Africa alle parti orien- tali dell'Asia. E di faito la storia della geogralia ci presenta sino da' piii remoti tempi una serie di tentativi diretti a progredire successivamente sail' occidentale direzione : ten- tativi dovuti alle attrattive del guadagno , ad un' avventu- rosa curiosita ed alia fortuna delle tempeste. Essa ci ofFre PARTE STRANIERA. 20/ una Innga catena di scoperte sempre da nn pcnsiero me- clesimo dircttc e sempre dai medesiml accidenti favorite. Da (loleo di Sauio, spinto fuori del suo camraino pel venti d' est nel suo traversamento dall' isola di Platea alle coste d" Egitto, essa ci conduce alle gigantesche iinprese del Co- lombo e del Magellano. L' orizzonte geograiico va a poco a poco divenendo piix grande dal mare Egeo al meridiano delle Sirti , di la alle colonne d' Ercole e fuori dello stretto, con Annone verso il sud , con Pitea verso il nord. Le im- prese ardimentose dei Fenicj preceduto aveano i timidi ten- tativi dei Cretesi , dei Samj e dei Focesi. L' antica cogni- zione die dai Fenicj aveasi del Fiume Oceano al di la delle colonne d'Ercole fors'anclie manifestasi nella medesima deno- minazione che dagli Elleni adottata pur erasi per indicar il mare esterno. Che piii ? Siuo da' tempi omerici gli Elleni credevano che verso V occidente sussistessero paesi fertili e ricchi. II sig. di Humboldt pertanto viene distriljuendo questi fatti e queste tradizioni secondo il loro ordine cro- nologlco discendendo sino a Ruggiero Bacone (i), al car- dinale d'Ailly che visse nel 141 o, al famoso Martino Bel- laim , o di Boemia , al Toscanelli , ed agli altri scrittori contemporanei dell' ammiraglio , onde dimostrare che ascen- dono oltre a mille anni prima del Colombo, e che questo niedesimo grand" uomo in un secolo d' eroisrao e di rina- scente erudizione compiacevasi nella rimeaibranza deH'Atlaa- tide di Solone e della celebre profezia in un coro della Me- dea di Seneca (2). (1) Ruggiero Bacone, francescariG inglese, fieri nel secolo de- chnoterzo. Egli fra la generale ignoranza del medio evo fii uomo veraiiieute prodigioso per la varieta delle sue coguizioni , per la li- berta del suo spinto e per la tendeuza de'suoi lavori alia riforma degli stud] fisici. Seguendo le n-acce clie dagli Aiabi state erano indicate pel perfezionamemo degli strumenti e pt'i metodi d'' osser- vazione uoii fa soltanto il fondaiore della scienza esperimentale, ma nella vasta sua erudizione abbracciava aJ im tempo tutto clo che da lui attignevsi poteva nelle opere d'Aiistotile, divenute di recente piii accessibili per le versioni di Michele Scot, e nelle i-elazioni di due viaggiatori suoi contemporanei , Rubruf[uis e Piano Cai-pini. II sig. d' Humboldt n-attiensi a lungo sulle opere di questo monaco, nelle cjuali scorgonsi ad evidenza le uozioni ch' egli avea siilla pes- s'lbilita di giugnere alle Indie per la via dell' occidente. (2) II passo del coro di Seneca che sembra una vera profezia suUa scoperta delf America, e clie trovasi si spesso citato da 208 PARTE STRANIERA. N^ la gloria del Colombo viene in alcun pnnto a sce- marsi col rammentare si fatta contlnuita di opinioni e di congetture , clie a travcrso della pretesa uiiiversalita delle tenebre del medio evo iiicoiitransi , cominclaado dai cosmo- grafi de' tempi plii anticlii e discendeado sino al compiersi del secolo decimocjuiiito. Clie anzi danno esse mirabile ri- salto agli studj ed alle cognizioiii di lui , e ci dimostrano cli' egli noil dal capriccio o da una fantastica presunzione, ma dalla scienza e da un profondo meditare fu spinto alia memoi'anda sua impresa ; cio clie evidentemente risulta da tutti gli scritti clie di lui ci pervennero^ dalla testimonianza de' suoi contemporanei, e dalle memorie clie di lui tuttora inedite couservansi negli arcliivj della Spagna. E noi sia- mo pur d' avviso clie ai lumi sparsi da Cristoforo, ed alle tracce da lui additate debbansi le grandi imprese de' Por- toghesi , i quali all' epoca stessa del primo viaggio di lui costeggiando I'Africa, ed il Capo di Buona Speranza supe- rando aprirono pei primi ua nuovo cammino alle Indie orientali. Ma della scoperta dell'America avvenne cio clie in tutte le epoclie di nn' innoltrata civilta avvenir suole del- 1' invenzioni nelle arti e di que' grandi concepimenti nelle lettere e nelle scienze , pei quali lo spirito uraaiio tenta di scliiudersi una via novella : negasi da principio la scoperta stessa, o la giustezza della concezionej piu tardi negasi la loro importanza, finalmente la iiovita loro. " Questi sono ( dice il sig. d' Humboldt ) i tre gradi d' un dubbio , clie almeno per qualche tempo addolcisce le angosce dall' in- vidia cagionate : e un' abitudine , il cui motivo e il piii delle * volte meno filosofico die la discussione cli'essa fa nascere; Cristoforo Colombo, Pietro Wartire d'Anghiera, Oviedo, ed Her- rera e il seguente : Nil , qua fuerat sede , reliquit Pervius orhis. Indus geliduiii potat Araxem, Albim Persce^ Rhenumque hihunt. Venient aniiis scecula seris^ Quibus Oceanus vincula rerum Laxet , et ingens pateat tellus ^ Tethysque novos detegat orbes , Nee sit terris ultima Thule. Medea, Act. Il, v. 371, e sag. Chorus in fine pag. 281, ed. Bip. PAHTE STRANIERA. 20() nn' abitudlnc die ha una data ben piu rimota di qnella in cui fondata vcnne TitaHana Accademia che di tutto dubi- tava fuorche de' suoi giudizj (i). " AUorclie Colombo pro- » messo avea uu nuovo emisfero , dice rillustre autore del n Saggio sui costuini e lo spirito delle noz'oni, erasi contro " di kii sostenuto cbe tale emisfero sussistere non poteva, » e quand' egll lo elilje scoperto , si pretese cbe gia era » da Inngo tempo conosciuto. » Passa quindi il cbiarissimo autore a dimostrare i piogressi cbe dopo le imprese del Colombo e per 1' emulazione da lui destata fatte faroiio nella geografia del Nnovo Continente , ed i luioi ed i van- taggi cbe all' europea civilta ne dcrivarono : il cbe formera argomento per un secondo articolo. G. Analccta grummatlca maxiinam partem anecdota. Pai- ticula II ultima. V. il tomo 02.°, pag' 90 di questo giornale. Gli eruditi editor! con questa seconda parte bauno pie- namente adempiuto alle loro promesse , non solo rispetto alle opere da pubblicarsi , ma ben ancbe rispetto ai lavori con cui si proposero d' illustrarle. II volume e coin-edato di tre iudici (cioe degli antori , delle parole latine e delle parole grecbe ) e di un fac simile. Le opere comprese in quest' ultima parte sono : Maximi Victovini Commentarium secundum de Finalibus metrorum ; Sergii in Donati aiten primam Commentarium ,■ Servius Honoratus ad Aquilinum de Finalibus ; e sotto la generale intitolazione di Fragmenta grammatica dieci altre minori scritture : Incertus de syllaba- rum quantitate ; Incertus de structuris scu de compositionibus pedum ; Fxcerptum e Pompeii commento artis Donati ; Serini in Donati librum tractatus fragmentum ; Ex incerti commen- tario in Donaium exceqnum; De nonnullis metrorum generihiis; De Versibus ; De Jambico metro ; Riifini versus de pedibus oratorum; Serinus de accrntibus. Tutta Tedizione poi oltre air essere correttissima e ancbe accompagnata da un nu- mero piuttosto prodigioso cbe grande di variauti raccolte (i) Accademia dei dul>Hosi anteriore a quella degli stabili e dei gelosi. 2IO PARTE STR/VNIERA. con somma diligenza da molti codici. Ma la parte piii fa- ticosa e nella quale si manifesta la molta dottrina degli editori e la prefazioue , dove oltre all' esserci date di cia- scnn autore quelle notizle clie F erudizione e la diligenza insienie congiunte potevan raccogliere , troviamo anche sui singoli scrittl tutte quelle ricerclie e conslderazioni che mai si possano desiderare. E sempre grande, ma qualche volta mirabile la dotU'ina con cui gli editori scoprono le lacune , le mutilazioni , le interpolazioni di quegli scritti ; sicclie 1' opera non lascia alcun desiderio che non sia sod- disfatto. Gli studiosi delle materie graminaticali troveranno in questo volume una preziosa raccolta di operette impor- tant! publilicate con una diligenza che mai la maggiore : i filologi propriamente detti poi vi ravviseranno altresi un beir esempio di critica filologica e del modo con cui que- ste materie voglion essere trattate. APPENDICE ITALIANA. II conte Ugolino, tragcdia dl Giamhat'ista Zannini. — Belluno ^ 1887, dalla tipograjia Tissi. JL orse molti del nostrl lettori si maravigliano del seiitlr annunziare una nuova tragedia sopra la niorte del conte Ugolino : perclie dope tante vane esperienze di scrittori non dispregevoli, puo jDarere consiglio o poco modesto, o troppo arriscliiato questo mettersi di bel nuovo alio stesso ciniento. In quest! casi la critica puo trovare qua e la ginste cagioni di lode nel verso, nello stile, nel mode con cui furono scansate o vinte alcune diflicolta non su- perate dagli altrif, ma la logica popolare donianda, perche niai , nientre la storia e piena di argomenti da far trage- die, gli scrittori vogliono Insistere pure sopra questo conte Ugolino , supponendo possiliile a se quel clie gli altrl non hanno potuto? — CI6 clie distingue la storia del conte Ugo- lino da quella di tantl altrl ambiziosl oppressorl e unica- niente T atrocita del supplizio a cui fu condannato : ma polche quel supplizio non puo essere rappresentato con buon efTctto , percio non sappiamo come la storia dl que- sto conte abbia potuto allettare tanti uominl di bell'inge- gno e di buon giudizio. In quanto al lavoro del signor Zannini, egli ci rappre- senta nella sua tragedia da una parte i segretl ragglrl di Ugolino clie per assicurarsi T usurpata signoria sta ven- dendo a Flrenze 1 castelli del territorio Pisano ; dalPaltra r occulta congiura delle principali famiglie contro ringiit- sto oppressore. Capo di questa congiura e Nino de' VI- sconti dl Gallura , 11 quale nella tragedia si finge marlto di Adelasla, figliuola del conte; e da questa finzlone 1' au- tore cercb dl trarre in gran parte I'interesse del suo com- poiiimcnto. Perocche questa giovane avendo scoperta la congiura corre al padre e gli si getta al piedi deliberata di svelargll ogni cosa purche ottenga prima la sicurezza clie sara perdonato al suo sposo. La impedisce di com- pierc questa rivelaziouc 11 soprarrivarc di Nino clie ti-onca 21 a APPENDICE IT ;V LIANA. il colloquio fra il pndrp e la figlia. Ma il contc che ha gia conipreso abbastanza diventa piii sospettoso de' suoi Pisani , piu sollecito a concbiudere colP ambasciadore di Firenze il trattato cbe deve asslcurarlo da ognl trama. Se non cbe al pari di lai sono ardenti e operosi i suoi av- versarj : gia la congiura e uscita dal suo segreto ; e la plelse tumultua e s' accnlca intonio alia casa di Ugollno. II quale allora , non vedendo altro rimedio al pericolo , ricorre alia figlia , le porge un pugnale e le comanda di aflrettarsi a trucidare essa niedesima il pioprio marito. Adelasia. O terrihil comnndo ! Opra di sangue Che neppur oso immaginar ! Quel ferro Regger io stessa ? lo conficcarlo al petto Che tanto aiiiai ? . . . Non isdegnani, o padre , No , piu non V amo ; lo detesto , e sempre Detestabil mi fia ; ma questa mano Clie gia vinta mi trema , il fiero fatto , Sejiza mia colpa , ad eseguir non vale, Ugolino. E tu pure , Adelasia , or ni' ahhandoni ? Tu sovra tutti a me diletta ? E il fai PercJie viva colui che la tua casa Gia mette in fiamme e i tuoi cari fratelU , E del tuo padre il miserabil capo Consegna all' ire della plebe insana ? E tanto dice e prega, cbe finalmente Adelasia accetta il pugnale, risoluta d'immergerlo nel seno di Nino: ina la in- vade bentosto 1' orrore del fatto a cui sta per accingersi ; il ferro le cade , e intanto gia la casa e piena de' congiu- rati ai quali e forza cbe il Conte si arrenda. Cosi finisce il quarto atto. II quinto ci rappresenta Ugolino coi figli ncUa torre della fame. E quivi pure il sig. Zannini intro- duce Adelasia i la quale racconta al padre come I'arcive- scovo Ruggieri apparso in mezzo alia sala della popolare adunanza , Gridava, che se "Z di stato era al Conte Di catene ministro , esser la notte Dovea del fine a cui V attese Iddio ; e come , inclinando gia la plebe a quel feroce consiglio , essa aveva pregato il suo Nino a farsi suo difensore , I APPENDICE ITALIAN A. 2l3 Lo sposo Che in te sdcgna il signor , sente die padre Ad Adelasia sei : perb si anese E Sail la tribuna , e perorava , E la turha addolcia , quando io mi tolsi AW adananza per venini in braccio E consolarti. — O geaitor , dimane II popol deporra I' aniino crudo , E giusto avrem giudizio , e non turbato Dagli avvcrsarj : io n ho speranza. Ugolino. E vana , Ingannatrice ogni speranza, o figUa. E qnesto egli dice priraaniente perclie dispera che !a plebe si pieghi al piii mite consiglio .;, poi perche un sogiio della scorsa notte ( il famoso sogiio raccoatato dall'Aligliieri ) gli ha lasclata nell' aniino la persuasione clie Dio abljia gia scrltta la sua finale sentenza. Adelasia cerca di confortarlo il meglio che piio , ed esce della prigione per ritoiuiare all' assemblea ed aggiungere se Ca d' uopo le proprie alle preghiere del marito. ]\Ia poco stante si ode nell" alto della torre la voce del giiardiano che gi-ida . O Conte Odi il giudizio della patria. — AW Arno Giito le chiavi della Torre : il cibo A te per sempre ed a' tuoi figli e tolto. A qnesta voce si svegliano spaventati i figliuoli e ue do- mandano 11 padre , che mentre si sforza di far loro una qualche risposta, ammutisce sentendo i colpi del iiiartello di chi inchioda la porta. Anselmuccio. . . . Tu guardi si , padre , che hai ? Ugohno {dopo un breve intervallo], Vitupero d' Italia , iniqua Pisa , Di che colpa eran rei qucsti infelici Teneri figli ? Maledetto sia 11 seme di tua schiatta , e maledetto Chiunque t' ania. Sul tuo capo eterna Duri la iiijamla dell' orribil fatto. 214 APPENDICE IT VL I AN A. Eterno pianto e poverta ti fruttl E catene il mio san^ue. II Sol ritiri Da te la luce. Inorridita inghiotta Le tite iniira la terra. — Oh inutll ira, 0 me perduto ! — ■ ( Qual darb soccorso A' figli , 0 come lor dirb die 'I cibo Or ci manca per sempre ? — • E quando a' picdi L' un dopo I' altro mi cadrci chiedendo Aita e pane , che faro ? . . Pol quando Estemiato per la nuda terra Or V uno or V altro il moriente guardo Rivolgerammi . . . e spirera ! Poi solo Tra i figli estinti io vivo ...'.') — • Aliime, qualpadre Fu pill misero in terra ! — Immenso Iddio , Che non rifiuti mai eld a te si volge , Stendi la mano onnipossente a noi , E presto ci ricovra all' ombra santa Del tuo perdono neW eterno die! Dopo aver profFerite queste paro'e il conte Ugolino cude in mezzo ai figli e cala il sipario. II sigaor Zannini per non iiicorrere in quel sovercliio cl' orrore che nascerebbe alia vista di quatti'o figli consn- mati dalla fame sotto gli occlii del padre, se n' e tenuto tanto lontano, che forse 1' efFetto e troppo minore del- r aspettazione destata dall' ai'gomento della tragedia. Ma di questo non vogllanio portare verun giudizioj e forse che r aspetto della prigione e 11 vedere i figli aggruppati ititorno al Conte atterriti da quelle parole delle quali non possono pienamente comprendere ne la gravita , ne il significato, e ii sapersi la crudele sentenza e rorrlhil morte che gia loro sta sopra, potranno dare a quest' ultima scena una solen- nita luolto maggiore che non s' indovina da una semplice lettura. Quello di che non sappiamo cosi facllmente cono- scere il motivo si e T avere omesso nella tragedia T arci- Vescovo Ruggieri e introdottovi invece Adelasia. In quanto a Ruggieri , la storia ci fa sapere ch' egli fu principale strti- mento alia rovina di Ugolino , ne vediamo quale vantag- gio abbia potuto sperare I'autore da questa violazione della storica verita. Oltre di che, dopo i versi della Divina Com- media , il conte Ugolino e 1' arcivescovo Ruggieri non si possono piii disgiungere senza che ogni spettatore italiano domandi il perchc di questa specie di mutilazione del fiitto. ArrENDICE ITALIANS. 2.1b III quanto poi al personaggio di Adelasia ci pare clie il sig. Zaniiini abbia violata la storia senza necessita e senza alcun frutto. Sappiarao die una iiglia ili Ugolino fa moglie a Giovanni Visconti c madre a quel Nino che fu poi giu- dlce di Gallura. Se costei gia fosse morta qnando accadde in Pisa la fiera vendetta conli-o il Conte , lo ignoriamo ; ma certaniente se il signor Zannini per introdurre fra gli odii e le vendette la pleta feniminile avesse supposta ancor viva questa donna , crediamo che avrebbe potuto ottenere lo stesso efl'etto senza violare troppo apertamente la storica verita. Quella parte poi che 1' autore attribuisce alia sua Adelasia non ci riesce ne sempre ragionevole, ne giustl- ficata sempre aljbastanza. Con poca prudenza essa deliliera di svelar la conginra ad Ugolino ^ e con leggevezza im- perdonabile poi inijuigna il ferro che il padre le porge per farsi micidiale del proprio marito. Come iiglia e mo- glie avremmo j^otuto vederla gettarsi fra il padre e il ma- rito e tentare coUe pregliiere e col pianto di ricondurre a Concordia quegll animi efFerati; ma vederla sempre in pro- cinto di essere o accusatrice , o assassina, e questo pure non gia per forza di gagliarde iDassioni, ma per debolezzaj non e spettacolo da potersi tollerar volontieri. E si ag- giunga r inutiliia deir atroce delitto a cui Ugolino la per- suade. Perciocche se Nino fosse stato uii suo emolo nel grado a cui s'era innalzato, forse 1' ucclslone di lui po- teva giovargli; ma non v'ha nella tragedia (e molto meno poi nella storia), apparenza ctie tolto Nino di mezzo do- vesse credersl spenta tutta la contraria fazione. Ancora la venuta di Adelasia nella prigione ( ponlamo pure che fosse pill probaljile che a noi non sembra ) voleva essere meglio giustiJicata. Perocche se Adelasia credeva che la sua pre- senza e la sua voce ]iotessero avere nell'assemblea qualclie efticacia a vantaggio del padre , 1' allontanarsene mentre fcrvevano ancora le contrarie opinioni, e la vittoria non era per anco ottenuta , fu troppo imprudente consiglio. Queste sono le cose che noi credemmo di notare intorno alia tragedia del sig. Zannini, nella quale peraltro non man- cano alcune bellezze di verso e di stile , temperati con buon gusto fra la gonfiezza e Teccessiva severita della vec- chia scuola , e la soverchia trivialita di una scuola recente e nondimeno quasi invecchiata. A. ai6 APPENDICE ITALTANA. Scmelc c la Sposa di Messina. Tras;edlc dl F. Schiller, tmdnzionc del cav. A. Maffei ^ dedicata a S. E. il sig. corite dl Hartig, consiglierc intimo attuale, ciambcllano dl S. M. I. R. A., commendatore e cavallcre di parecchi ordiiii, ccc. , govematore di Lomhardia. — Milano, 1837, tlpografia Lanipato, i/i 8-", di pag. VIII e 221. Non sappiamo se per semplice caso , o per consiglio del traduttore , trovansi in qnesto volume la prima e Y ul- tima (lelle tiageclie di F. Schiller. A petto del Guglielmo Tell e della Maria Stuarda possoao parere queste tra- gedie esercizj o tentativi di un amutore delP arte piut- tostoche creazioni di un grande artista: ma non dimeno, oltreclie sono ricclie in se stesse di luoUi pregi, dara forse materia di qualche utile considerazione questo procedi- niento di un tanto ingegno , clie da princij^io vorrebbe contrafFare i Greci pigliando tutto da loro , poi si libera per raoiti anni da ogni studio d' Imitazione , e linalmente par che s' invogli di tentare una nuova strada clie stesse in qualche modo fra le due prime , adattando V antica forma ad un argomento ideale ma riferito a tempi moderni. Delia Sposa di Messina fu gia parlato in questo Giornale quando il cav. Maffei ne pubblico per la prima volta la sua bella traduzione, dando principio a questa lunga e lodata fatica di voltare in versi itahani tutte le tragedie di Schiller. Ora, dopo dleci anni, egli riproduce il suo nobil lavoro ritoccato qua e la dove gli parve che fosse capace di qualche miglioramento; ed a noi basta per tutta lode del ch. tradutiore accennar questo esempio della sua diligenza. La Semele e un componimento brevissimo e semplicls- slmo come le cose dei Greci , pieno di molte bellezze egregiamente tradotte dal cav. Maffei. Clii dovesse giudicir r opera dell' autore potrebbe trovar materia di qualche erudita osservazione investigando, per cagioiie di esempio, s' egli abljia rlspettata sempre la cronologia mitologlca nel!e varie allusioni che v)en facendo : nel che, per tacere d'altri luoglii, sarebbero forse argomento di du]:)bio quelle parole di Giove a Semele : Ne tanto il cor Jiii palpitb sid core Della fit^Ua d' Ageiwre , ne tanto APrENDICE ITA.LIANA. 217 HibulUr le mie vene in grernbo a Ltda , iVe tanta sete pei contest hnci Delia prole d Acrisio il lubbro m' arse. Ma chi vorrebbe ascoltare a' cli uostri sifFatto discorso? Meno ingrato argomento sarebbe il considerare se in tutte le parti di cjnesta tragedia I'antore abbia saputo seuipre esser greco come richiedeva il suo tenia : se non che poi cjui pure sarebbe a molti fiistidiosa la critica che tentasse di rigettare , come fuori di luogo, alcune vere bellerze del compoiiimento. Pao dubitarsi, per citar pure un esem- pio, se spirino sapor greco quei versi in cui Giove afflitto deir imminente desLino di Seinele, e pensando che n' e causa la gelosia di Giunone, esce in queste parole: Tu spegni Questa rosa d' amore , aJd troppo bella Per I' oscuro Aclieronte ! Ma solo chi osasse cancellare dalle tele dei nostri cinque- centisti alcune stupende , benche inopportune , figure ora di monaci ora di soldati , potrebbe desiderar che non fos- sero siffatti versi nella tragedia di cui parliarao (i). Resta dunque soltanto a parlare della U'aduzione ; e di questa pure possiamo esser brevissiini dope queilo che tnnte volte si e detto intorno alle versioni del cav. Maffei. Progredendo in questo lungo lavoro egli ha fatto il con- trario di queilo clie vediamo generalmente avvenire ; ha raddoppiata la diligenza, soprattutto dal lato della fedelta; e ne sou prova le ristampe delle prime tragedie da lui tradotte. In questa Seintle altri ha notato gia un luogo dove la versione dice nacqiie Ermione , e il testo dice in vece Eniuone partorl : difFerenza a dir vero gravissima , )ua della quale pero, senza il confronto del testo , pochis- sinii si accorgeranno , perche non involge ne contraddizione, ne oscurita. Giunone annoveraudo le sue alEizioni come moglie di Giove dice fra se : Dovea dunque per umiliarmi iorgere Vcnere dalla spuma del mare ? Doveva Ermione par- tor:re? II traduttore in vece le fa dire: Daeva nascere Ermione ? Ora chiunque sappia che Ermione partori Se- uiele amata poi da Giove, dara alle parole del traduttore (i) Nel testo vi ha un Iiiogo dove Giove dice: O donna! perla delle mie opere. Credi;uiio che il traduttore si accostasse meglio a! gusto yeco diceiido: O fior di tutte Le mie gentilL creature! O donna! jBibl. ItaL T. LXXXVI. i5 2l8 APPENDICE ITALIANA. questa splegazione : Doveva iiascere Ermione, affinche da lei nascesse poi Semele e fosse amata da Giove ? Nel testo il concetto e piii semplice e quindi anclie piu naturale ; nia Talterazione del tradnttore non porta seco quella dif- ferenza die al priuio aspetto se ne potreljbe congetturare. Qnalclie oscurita trovi;imo in vece in mi verso dove la traduzione pao dirsi fedele , ed e quello in cui Semele dice al suo dlvino araatore: Sacro a Giove e il mio core e tu nol sei ; dove le voci e tu nol sei riescono anlibologiclie perche si deve intendere tu non scl Giove , e potrel)bero in vece significare tu non sei sacro n Giove. Qneste anfibologie nelle quali noi nioderni cadlaino assai spesso fnrono in vece rarissime negli anticlii ; tanto die quando se ne incontra qualcuna nei migliori e ragionevole il sospetto di qualche errore da parte degli amanneasi. Del resto , benclie non sia necessario addnrre testimonianze alia bellezza dei versi del cav. MafFei , non di meno amiamo di trascriverne al- cnni affinche non manchi una qualche parte di amenita a questo nostro annunzio. Semele. O madre ! - . ■ In volto giovanile egU m' apparve ; I.,, Ne mai dal grembo dell' aurora usciro ;,, Pill leggiadre sembianze ! Eran le membra D' eterea vaporosa onda soffuse , Piu dell' Espero pure allor che versa I profumi del cielo. Iperione , , Parea nel grave maestoso incesso Quando I' arco , gU strali e la faretra Gli suonano sul tergo. Era la veste Tutta di luce , e ventilata addietro Quasi un' onda d' argento in mar che tace Dalle lievi increspata aure di maggio ; E la voce ! . . , oh la voce un armonia Di fluente cristallo , e suon piu dolce r;-; JVon ha la rapitrice arpa d' Orfeo. A. APPENDICE ITALIANA. 2I9 Commedie di Alberto Not A, scconda raccolta correlta dall autore. — Torino, i836, dcdla libreria Face a- rino e C, stamperia eredl Botta, toml i° e 2° di pag. XXI 2'^-i e 288 ill 16.° Prezzo dei due tomi lir. 6 ital. In Mdano presso la Societd tipografica de Classici Italiani , contrada di S. Marghcrlta. Leggesi nel jjriiiio volume nn discorso d' introdnzlone intorno alia difficolia dello scrivere 1' italiana commedia neir eta }3resente cosi plena di svariate ambizioni e di bizzarre fantasie troppo desiderose di cose forestiere. Ac- cenna rantore cpiali f'asi eMje in Francia I'imitazione co- mica dopo la rivoiuzlone del 1789, tocca degli argouienti che potrebbero essere appropriati al teatro d'oggidi, qua- lora fosse permesso 1' avventurarne la rappreseiUazione : e discorre rapidamente le ragioni per cni riesce difficile il piacere agli spettatori qnando altri s'avvisa d' introdnrre nella commedia personaggi di storica rinomanza. E poiclie appunto nel primo volume si contengono tre composizioni di tal fatta, vale a dire: Petrarca e Laura , Lodovlco Ariosto e Torquato Tusso , percio di tutte tre faremo ordinata- mente menzione. Nella prima il luogo deH'azione e Valchiusa, dove, dopo varj viaggi intrapresi per domare e vincere I'ostinata e in- felice sua passione, erasi ricoverato il Petrarca in compa- gnia di Simone Rlemmi pittore sanese, ainico suo contiden- tissimo. La solitudine, la lettura , gii studj , lo spettacolo ameno della natura nella dolce stasjione dell'autiinao , i conforti, i coasigli dell" amicizia , tutto cio aveva contribuito a dissipare akjuanto delTumore melancomco del poeia e a tranquillarne Tanimo, quando a ridestar nel suo petto piu vive le liamnie deiramor suo sopraggiunsero impre- vedute circostanze die per varj natural! iucidenti si ven- gono a sviluppare nel dramma. Stefano Colonna cavaliere romano di parte Ghibellina 61 conduce con sua figlia Valeria e col cavalier Guido suo geuero a villeggiare in Valcbiusa, ed ha seco la bella avi- gnonese Laura moglie d'' Ugo di Sade , il quale dovendo andare fuori d' Avignone per suebisogne, T aveva affidata ai Coloiina. II vecchio castello aljitato da questi (del quale anche oggidi si veggono vestigia ) e presso alia casa e ai giardini del Petrarca , siccome pure alia celebrata grotta , 220 Ari'ENDlOE ITALIANA. di cui si e taato detto e in prosa e in yersi : ed ecco percio di bel nnovo due virtu nelT usato ciniento. II Pe- trarca compare quale si fa ricouoscere egli stesso nel suo Cnnzoniere, amator timido, casto, appassionatissimo d' ua bello ideale e dalla sua immaginazione creato perfetto. Laura, comeclie segrecamente si compiaccia ( e come esser potrebbe altriinenti ? ) deiromaggio cui le tributa uii si grand' uomo, pur tuttavia non solamente si mantieue fe- dele al conjugale dovere , ma di piu nulla tralascia, anzi tutto mette in opera con lo nobili ripulse , col rigoroso contcgno e con le l^enevoli esortazioni , onde il poeta cessi al fine da' snoi Innghi e pietosi lamenti, e rivolga il pen- siero a sublimi concetti degni di lui , dell' Italia e della propria gloria. Ma amore e ragione di rado si accordano insieme. Si agglunge per travagliare Tanimo del poeta un amor fiistidioso per lui concepito da una dama Isuarda di Tolosa , letterata e filosofessa vana ed altiera , la quale era pur venuta a godere 1' aura autunnale in que' dintorni. Spera Isuarda, sebbene non e piii nell'aprile de' suoi anni, che il suo grado , le sue dovizie , Tessere ascritta all'Accademia de' giochi floreali possano tenere luogo di gioventu , di av- venenza e d'amabilita, e cosi di poter lusingare 1" animo del gentile cantore , ed indurlo ad accettare 1' ofFeria die , deposta la naturale albagia , e con discapito del matronale decoro, eila si avventura di fargli della sua mano e de' suoi afFetti. Con dignitosa e ad un tempo cortese sincerita se ne scusa il Petrarca ; ed anzi ogni idea toglie ad Isuarda di neppur lontana speranza. Di che sdegnata questa ed offesa, e sospettando suliito che il poeta ami altra donna, convene 1' amore in odio e in attivlssima brauia di vendicarsi. Si fa percio a spiare sollecita e cauta ogni andamento di lui, ne tarda a presentarsele propizia all' uopo V opportunita prima nell' osservare tra le mani di Guido marito di Va- leria un ritratto di Laura che il pittore gli fa vedere di nascosto per sapere se sia rassomigliante f, quindi nel sor- prendere la stessa Laura e il Pturarca in particolare col- loquio presso la grotta. Cio basta , perche appena giunto Ugo in Valchiusa ella si alFretti di versare nel petto di lui il veleno de' sospetti e della gelosia. Dopo cio tutto di- vien turbamento e dolore nella famiglia del Colonna , nel r animo del Petrarca e in quello della virtuosa Laura cui ributta da se il geloso consorte , al tutto deliberate di APrENDlCE IT\L1ANA. 221 abbandonarla per sempre. Ma poi per opeia di Stefano , di Valeria e di Simone in plena luce vien posta P innocenza di lei: e purl e rastissimi son da Ugo riconosciuti gli af- I'etti del poeta , al quale egli restitiiisce con pronta ricon- ciliazione V antica stima e la sua auiicizia. Tuttavia dope qneste scoperte e dicliiarazioni egli fe necessario , indispensabile pel decoro di Laura e per la quiete di tutti che pensi il Petrarca ad allontanare ogni motivo di nuovi sospeiti. L' abbandonare Valciiiusa , il non tornare piii in Avignone e il solo partlto ragionevole in tali eniergenti , il solo al quale lo esortano i snoi amici e la stessa idolatrata donna i, allorquando a dargli piu ga- gliardo stiiuolo nell' onorata proposta , giunti quasi in nn punto stesso (ed e storica verita) Tuno da Parigi , T altro da Roma si presentano a lui Pvoncalvo de' Gigli , cancel- Here deir universita di Francia, e il conte Orso dell'Aa- guillara genero del Colonna : entrambi per ofFerire al Pe- trarca corona d'alloro, s|Dlendide onoranze e irionfo. Al doppio inaspettato invito vivamente commosso il poeta du- bita e pende irresoiuto a quale delle due prolFerte egli debba dare la preferenza. Ma nna lettera di re Roberto di Napoli recatagli da Orso insienie col regal dono della veste patrizia pongono fine ad ogni incertezza : e il Pe- trarca , ringraziato il nobile oratore di Francia , e preso comniiato fra i sospiri e le lagrime dal Colonna, dal- r amata Avignonese e dagli amici , parte con Simone alia volta di Roaia per essere laureate poeta nel Campidoglio. I pregi di questo dramma potra sentirli facilmente ogni lettore clie abbia riflettuto alcun poco sul nostro sunto : noi dubitiamo assai cbe il patetico possa eccitare alia recita un grande coiiimovimento nell'aniino degli spettatori. L' amor metafisico del Petrarca , i teneri concetti , 1' ap- passionarsi d' nn guanto, d' un sedile, delTaura, della fonte , deir erba , e simlli conosciute conosciutissime petrarcbesche aberrnzioni non sublimano di niolto il soggetto. Di fatto con diverse ed anche eloquenti parole di nobile afFetto il Petrarca viene pur tuttavia a ripeter sempre lo stesso f, e lo spettatore conosce quel die dee risponder Laura. Con- fidera il poeta i suoi niartirj alia cameriera, a Simone, al Colonna, e tutti sanno quel che deono rispondere e Fiam- iT.etta e il pittore e il senatore romano. La somma riserva impiegata dal sig. Nota nel delineare il carattere di Laura aaa appendick italiana. impedisce per avventura che la sospensione per la gelosia d' Ugo sia tale da impegnare fortemente la mente ed il cuore di chi legge od ascolta questo delicalissiuio compo- nimento. Passando ora a fnr parola della commedia V Ariosto , tulti veggono qnal difficile assmito siasi pigliato il signer Nota nel voler presentare sulle scene nii uomo, nella cui vita poclii furono gli avvenimenti de'' quali si potesse tes- sere una favola dranimatica interessante ; se non si ec- cettui qnello spazio di tempo dnraate il quale messer Lo- dovico fa commissnrio del duca Alfonso i.° alia Garfagnana. Ma il sig. Nota ha creduto dovere scegliere per Inogo della scena la villa di Gismondo Malaguzzi presso Reggio dove si era condotto P Ariosto dopo aver ricnsato di se- giiire monsignore Ippolito d' Este in Ungheria ; del quale rifiuto la principale cagione risulta dal dramma essere il segreto matrimonio contralto con la vedova di Tito Strozzi da lui ardenteinente aniata e dalla quale noa voleva egli allontanarsi : questa donna viene chiamata Ginevra , benclie storicamente dovesse piuttosto nominarsi Alessandra ossia Sandrina la quale, vedova appunto dello Strozzi egli tolse a moglie negli ultimi anni di sua vita : sebbene da altri si e asseverato e con autentici documenti , che Messer Lodovlco fosse segretaniente vincolato con una ceria Orsola dalla quale egl; ebbe due figliuoli maschi : cloe Virginio che viene introdotto nella presente commedia qual figliuolo di Ginevra, e Giovanni Battista. Qualunque sia di cotesti fatti il piu probabile o il vero , giacche tutto e incertezza e dubbieta a tale riguardo nella vita del ferrarese, noi ci faremo a giudicare questa commedia come 1' ha immagi- nata e divisata I'autore, ed eccone il suggetto : Esaurito quasi interamente il piccolo patrimonio paterno nel mantenere la inadre e nell' educare i minori fratelli , e provvcduto appena d' una tenuissima pensione dal car- dinale Ippolito suo mecenate , non aveva piu TAriosto onde sostentare onoratamente la moglie e se stesso. Ed avendo con una certa sua alterigia propria di quegl'ingegni che si conoscono grandi e non sanno piegare a villa, ricusato di esser compagno del cardinale in detto viaggio , senza avere osato o voluto manifestare 3a vera cagione , si ri- trasse con mal garbo dalla cone e venne in Reggio presso messer Malaguzzi suo zio materno , lasciando con pena , APPENDiCE ITALIANA. 223 ma cosi astretto dalla necessita , V amata sua Ginevra in Ferrara presso i cognati cU lei , fratelli ; I'interet des circonstances pour s'atiacher nniquement » aux images et aux pensees .... la contemplation plait " dans le repos ; mais , lorsqu'on marche, la lenteure est » toujours fatigante. '/ Si disse di piii : che il Tasso del (i) Tomo 67.°, pag. 141. APPENDICE ITALIAN.V. 227 Goethe noa e il sommo epico ne il gentil cavaliere nato e cresciuto sotto il ridente cielo d' Italia , ma piitttosto un accigliato pensatore della fredda Alemagna : cd esscrsi rap|)resentato coiDe poco leale , diffidente e sospettoso senza ragioiie ; sogii.itore, ammalato e faiitastico d' inganni e di tradiuienti : e tntto cio non solo contro il decoro del Tasso, nia contro la storica verita , la quale per rispetto alT indole del protagonista , e in rignardo al costnaie vnole essere servata incorrotta. Ora il sig. Nota , non altro imitando nel Goldoni fnorche I'avere ornaiesso il personacgio del dnca Alfonso, nel resto per la situazione della sceoa , e per alcimi altri accidenti si attenne alio scrittore di Germania : con questa impor- tantissinia ditlerenza pero , clie, dove il Goethe fece del Moniocatino nn uomo saggio e virtuoso , il signer Nota attenendosi alia storia il dipinse come uomo invidioso e pieno di artifizj nialevoli. Amici del Tasso sono la principessa Leonora, la contessa Sanvitali e il conte Ercole De' Contrari cav. di corte. Nemici: Antonio INlontecatino segretario del duca , il cavaliere Fer- rante e un ofliciale subalterno di corte chiamato ]\Iaddal6. Trascinato dal fervente amor suo per la principessa Leonora , aveva il Tasso abbandonato il qiieto soggioruo di Sorrento per tornare in Ferrara , nialgrado di qnanto aveva per lo innanzi dovuto soffrire di disgusti e di per- secuzioni in quella corte. E sebbene non vi e piii ricevuto con tutte quelle dimostrazioni di benevolo affetto cb' egli aveva ottenute le altre volte, tuttavia la sua venuta ginnse molesta alia maggior parte de*' cortigiani e principalmente al INIontecaiino , il quale si fa motore segreto di tutte le traine die si ordlscono in corte e fuori contro lo sventu- ratissimo epico , ed ha cooperatori il citato Maddalo e un sotto cameriere detto Brunello cbe non comparisce nel dramnia , e cbe risnlta dalla storia essere siato veramente inimicissinjo di Torqiiato. L'azione e nclla villa ducale di Bdrignardo. Atto L° — Losgiato del palazzo. Scena i.* Aprono il dranima Antonio e Ferrante en- trambi invidiosi , T uno della gloria, Taltro de'favori rice- vuti dal Tasso : si aggiunge per Ferrante cbe , essendo aniatore non corrisposto della contessa Sanvitali , crede 228 ArPEXDICF. ITALI.VNA. fermamenle die questa dama sla innamorata di Torquato e Torquato di lei. Antonio astutissimo , simulando soin- inessione affettuosa al duca , si giova di tiitte le congiua- ture e cosi dell-odio di Ferrante pel sno divisamento di voler perdere il poeta. Sc. 2." La principessa e la contessa Saavitall chiedono con premura nuove del Tasso die da qiialdie tempo nou lianno veduto, e fanno a gara nel descfivere le doti della mente e del enore di Ini^ cosicche piu s' infiamma di livore il Montecatino e ne freine. Sc. 3.* II conte Ercole reca lettere alia principessa e alia corte , delle quali sono argomento gli onori fatti e in Italia e in Francia ai canti del poeta , e gli applausi ri- scossi in Firenze ed altrove dal suo Aminta. Di die esul- tano madaina Eleonora, la Sanvitali e il conte Ercole, e si propone la prima di testificare in corte al poeta il suo ginbilo in nn modo nuovo e cortese. Sc. 4.^ Antonio solo. Sfoga la rabbia die lo divora , adontandosi die un insano giovine verseggiatore ottenga lodi ed aft'ettuose dimostrazioni ^ mentre a Ini , die tanto si adopera ne' servigi dello Stato , non sono riservate che fredde accoglienze. Spera di discoprire 1' oggetto delle se- grete fiamme del poeta ; ed intanto arriva ( sc. 5.* ) in acconclo a' snoi divisamenti il lidato Maddalo, da cui viene ragguagliato che di gia per opera sua il Guarini , il Gi- raldini ed altri nemici del Tasso si vanno adoperando per la sua rovina , e che in Firenze si stan pul^lilicando sa- tire e li belli contro rAminta. Ma tutto cio non basterebbe all'invido segretario avido di vendetta, se Maddalo noa gli presentasse un libriccino rlcaniato in oro, entro cui sono versi di mano del poeta dedicati ad una Leonora , il qual libro non die uri' altra carta autografa ed in parte lacerata , in cui Torquato da sfogo al proprio cuore , fu- rono trovati in Ferrara nelle camere del Tasso, ove s' in- trodusse il cameriere Brunello altro loro complice. Quindi risorgono vive le speranze del segretario , il quale iinisce I'atto dlcendo : " Se il ricamo e della principessa, questi w versi , questa carta mi sono niallevadori di molto. » Atto 11." Sc. I.* Torquato solo va dolentemeute riandando le passate sue vicende , Tinfelice amore che lo consuuia per APPENUICE ITALIANA. 229 la principessa , per la quale egli ha nbbandonato il tran- quillo soggiorno cli Sorrento, ove con T amata sorella e in compagnia di diletti nipoti , libero e indipendente pas- sava i suoi giorni ; ed ora trovasi circondato da crndeli nemici e senza speranza di poter loro resistere, o di avere conipeuso o sollievo a' suoi alfaani in alcuna raaaiera. Sc. "2.^ Torreno giardiniere e detto. Torreno s'incammina al palazzo recandovi fiori per ornarne le gallerie, giacclie debbe aver luogo la sera stessa una festa da ballo per 1' arrivo del duca e di un aUro principe : si trattiene col poeta e facendogli coiioscere ramorevolezza della principessa e della contessa Leonora , non gli tace de' nemici die non cessano di adoperarsi a danno di lui , e gli sfiiggono i nomi di Ferrante , di Mad- dalo e di Brunello , ed aggiunge clie quest' ultimo ha detto che a qualunque costo se ne vuol la perdlta e la rovina. Sc. S.'" Partito Torreno, tutto s'agita il Tasso per le temute trame ed insidie : gia vorrebbe precipitosamente presenlarsi al duca e tutto scoprirgli , e chiedere prote- 7-ione e difesa ; quando a calmarne Taninio viene ilare e dolce verso di lui la principessa Leonora, e lo ragguaglia delle ricevute consolanti novelle : ma il Tasso non nasconde i giusti timori che lo tormentano, assicura d'aver piu nemici che non n'ebbero mai coloro che il precedettero nel sentiero della gloria : trema delle insidie, e di doverne rimanere la vittima : madania il conforta con nobili ed afTetluosi detti , e gli segna il posto che gli e destinato dalla posterita, indicando un piedestallo vuoto ancora di busto , e che e sulla scena rimpetto a quello delTAriosto : quindi , secondoche ella aveva divisato e disposto , cbia- mata quivi niedesiino tutta la corte , dopo un breve di- scorso nel quale ricorda che nella fiimiglia d'Este furono sempre tenuti in gran pregio gli uomiai grandi e singo- larmente il Petrarca e TAriosto , pone sul capo del Tasso una ghirlanda d'alloro. Invitato il ]\Iontecatino ad applaix- dire con gli altri a questo simbolo di coronazione , non puo egli trattenersi dal far sentire che molto manca a Torqnato perche possa solamente approssimarsi a' piu fa- inosi cantori, e singolarmente al divine inarrivabile Ariosto. Al che con nobile sdegno e inodestia ad un tempo risponde il Tasso, e si toglie la ghirlanda dal capo per coUocarla 230 APPENDICE ITAtlANA. come fa sul busto deirAriosto. AI calore animatissimo di questo dialogo tra i due nemici , pon fine un coraando della principessa: ma iiitanto tntto pieiio di maligna gioja viene Ferrante annnnziatore delTaiTivo del dnca. Toi-quato accenna alia principessa di voler snbito presentarglisi : ma qiial e il sno stnpore qnando Ferrante gli significa che Sua Altezza non pud riceverlo ? si turba T intVlice temendo I'cffetto delle insidie e delle tranie , e che gia il principe sia mal disposto contro di lui. Pariiti tutti gli altri ( sc. 8."') la principessa in presenza della sua dama e del conte Ercole prega e conforta Tor- qnato a calmarsi , a non temere il peggio , e anzi tutto desidera ciregli rivegga Antonio e procnri una pronta riconciliazione con Ini. GTimpone la nobil donna un tal sagi-ificio , ond' egli conservi il favore del sue pi'incipe, finaiuiente il prega che cio esegnisca per compiacere a lei stessa. A tale preghiera non resiste il Tasso e cosi promette di fare, Atto III.° — Camera net palazzo. Sc. i.'^ La contessa Leonora e Ferrante. Ferrante si lagna che la contessa nou gli corrisponda, e le dice saper benissimo che il sue rivale e Torquato ch'egii non puo tollerare : la contessa procura di addol- cire Tira di Ferrante, e lo prega a volersi mostrare piii nmano verso Torquato e piii giusto, e lo assicura che questo e il solo mezzo onde rendersi grato I'aniino di lei. Inutile fatica con un uomo duro ed orgoglioso quale e Ferrante. Persiste egli percio e piix che mai ne" suoi di- visamenti. Sc. 2..^ Antonio interrompe il dialogo, dicendo che per comando del duca egli dee conferire con la principessa. La contessa va a fare rambasciata. Sc. 3. Antonio e Ferrante. Ferrante e sempre piu periuaso che tra la contessa e Torquato regni un'amorosa reciprocita ; e parte al tutto deliberato di perseguitare con ogni potere il poeta per farlo finalmente cadere : di che Antorjo ( scena 4.* ) si consola^ e cosi non ha d'uopo di molti uffici ne di molte parole per avere spontaneo I'ajuto di altri malevoli contro I'odiato nemico. APPENDICE ITALIAN A.. a3 I Sc. 5.* La pnncipessa, la conttssa ed Anton o. La principessa chiede a qnesto se dee esser sola, le si accenna di si: parte la contessa , e rimangono (scena 6. ) la principessa ed Antonio. Annunzia qiiesti a iiiadamache lin principe d'ltalia brama di divenirle consorte ; sog- ginnge che alia forinale ricliiesta fattaue da un gentilaonio apportator del dispaccio, si unisce Topera e la mediazione della duchessa d'Urbino sorella di lei e gliene reca una leltera. La prudente e gindiziosa principessa che ben co- nosce le arti ed il desiderio del segretario non vnole ma- nifestargli Tanimo sue, ma nobilmeate risponde : clie fra poco parlerk elia stessa al fratelio , del cui affetto riceve questa nuova riprova ^ che ne scrivera pariniente a sua sorella ; che si confida di poterli eutrambi appagare di buone ragioni e parte. Sc. 7." Antonio solo. Lo rode il dispetto perche la prin- cipessa non gli aldoia affidata Tinliera risposta ; ma poi si consola con questa rlflessione : Se ella accetta , ed ecco » mancato pel Tasso Tunico , il piu valido appoggio presso » il principe. Se ricusa, e scoperto il mistero e Torquato » e perduio. Sc. S."" II Tasso e (Into. Sperava il Tasso di trovare in quella camera la principessa: non veggendola , vuole par- tirsi : il segretario se ne avvede, e con mentita dolcezza e con ainorevole violenza il trattiene , parendogli venuto in acconcio a'suoi divisanienti. Li questa scena, coudotta con niolto drammaiico artifizio , tutta si svela I'iniqua astuzia e I'arte cortigianesca di Antonio, nientre tutto si mostra il candore delTanima e la iealta de'sentiaienti delTinfelice Torquato. Antonio coniincia con dichiarare che le parole dettegli poc' anzi in presenza della Corte, le detto ramicizia clie gli porta e lo zelo de' suoi vantaggi: tuttavia , se di tali detii si cliiama ofFeso , ne fa Tam- menda , gli chiede di conipatirlo e gli ofFre volentieri tutto se stesso. Torquato a stento pub credere alle profFerte del segretario ^ e il suo rispondergli e sempre impetuoso e pieno di sdegno. Gia gia dispera Antonio di potere trar nella rete rinvidiato neniico , quando gli ricorre al pea- siero di ricordar le parole di madama , la quale desldera che tra lore due sia perfetta riconciliazione ed amicizia. Al nome dell'adorata donna si ricompone Tanimo del poeta* 23:1 Al'l'ENDICE ITALI vN\. ed allora 11 siniulatore Montecatino piglia sicurta di an- nunciarg]i prossinie le nozze della priucipessa con ua priiicipe italiaiio, e glide annunzia come per tratto di graa contidenza e di segreto da custodirsi gelosamente. Non puo trattenersi T ardente amatore di chiedere preci- pitoso se vi e I'assenso di lei. Antonio die cio aspettava, risponde di si osservando tutti i moti dell' agitato poeta. Torquato appena puo rafFrenare Tangoscia e il dolore die I'oppriine. Ringrazia il segretario e gli porge , cosi ricliie- sto , in segno di riconciliazione la iiiano la quale tutta gli trema. Aniouio piglia nuovo coraggio , e con infernale scaltrezza vuole insinuarsi nel cuore del giovine amante per carpirne il fatale segreto : gia il Tasso sta per cedere ed abbandonarsi ;, quando un rag2,io vivo di ragione lo illumina , sicclie non ravvlsa nel Montecatino clie ua vil traditore , e non avendo il suo furore alcun ritegno, im- pugna la spada, Antonio sta per difendersi ; ed arrivano prima Ferrante , poi la contessa ed il conte Ercole (scena 9." e 10.^). II Tasso prosegue irato nelle sue invettive , nelle sue minacce, e, partiti Antonio e Ferrante , ciascuno de' due col loro fiero proposito (scena 11."), F infelice poeta tremando vuol riandare le parole da lui dette al seduttore Montecatino, e teine d' aver lasciato sfuggire quel die dee co^targli eterne amarezze e la vita : e la sua mente vacilla. La contessa ed Ercole , senza saper il mo- tive di tanta agitazione , cercano di consolario, ed accom- pagnandolo nelle sue stanze , esclama giustamente I'amico Ercole : dono fatale deiringegno , sei premio o pena a chi ti possiede ? Atto IV.° — Altra sala. A destra Tappartamento di madania Leonora , a sinistra quello del duca. Sc. I." Antonio e Maddalo vengono insleme : Antonio gli dice che il duca ha saputo gl' insulti fatti alia reggia ducale dairinsensato Tasso- Soggiunge che S. A. ha co- nosciuto il ricamo del lihro e che i suoi occhi sfavillavano di sdegno : commette a Maddalo che senza frapporre in- dugi , e mentre Torquato aspetta di peter parlare con iiiadama , entri nelle caiiiere di Torquato che gli saranno aperte da Brunello , e vi raccolga i manoscritti della » ArPENDICE ITALIANA. 233 [| Gerusalemme e qtiante altre scritture di versl e dl prose vi sapra ritrovare per recare ogni cosa nelle stanze di lui segretario : giacche il duca vuol salvare tali scritti dal fu- rore del lore autore. Sc. 2,.^ Antonio solo, il quale, Ijenche goda che tutto vada a seconda de' snoi disegni , teme iioiidimeno I'instancabile amorevoiezza di madaiua e i pietosi oflici della Sanvitall e del conte Ercole. Sc. 3.'^ Sopraggiungono la principessa e la Sanvitali. Rimprovera la prima ad Antonio di esser egli la cagione di un totale mutamento a di lei riguardo deiranimo del principe : Antonio simula pacatezza e virtu , dicendo noa aver detto nulla di quanto e accaduto , e di avere di cuore perdonato airimpeto giovanile di un uomo ch'egli ama e stima , ed essere dolentissimo che altri abbia rac- contato a S. A. quanto e accaduto poc' anzi. Ma qual e lo stupore della princlpessa e della dama quando sentono dal perfido segretario essere intenzione del duca I'affidare Torquato come pazzo a due medici , i qitali debban cu- rarlo : ed oltraccio essere vietato alia prlncipessa di piu ammetterlo alia sua presenza. Con molta dignita e fre- nandosi a stento risponde la princlpessa al Montecatino die vorrebbe placarla e giustificarsi ^ ma essa rlcusa di ascoltarlo e gli accenna di partire , e lo congeda. Sc. 4.° La princlpessa e la contessa sole. Sfogo tenero de' loro sentimenti per lo sventurato Tasso. La principessa prega T arnica che cerchi di lui e lo coa- sigli a partire dalla Corte , e lo assicuri che ella pensera a sovvenirgli in modo che nulla gli manchi. Gli manche- rete voi , risponde la dama , ed e tutto. Sc. 5.^ \iene il conte Ercole a significare che tutto e trama ed insidie contro il poeta , e che eglino tre sono i soli aniici che gli riinangono. Implora pel Tasso un ulti- mo coUoquio : la contessa si unlsce ad Ercole per ottenerlo. La principessa dopo aver titubato alquanto , il consente. Ercole parte , la principessa non puo nascondere le sue lagrime all'ainico f, talche ognun vede che alia pieta della uobil donna e frammisto un piii tenero sentimento. Si ritira la contessa. BibL Ital T. LXXXVI. 1 6 284 APPENDICE ITALIANA. Sc. 7." La principessa e d Tasso soli. II Tasso chiede uinil perdono dell' aveie co' suoi impeti ofFesa la maesta de'suoi proteggitori. La principessa con affettuose ed insieine severe parole vorrebbe indurre 11 poeta a meglio discernere le conseguenze di quel che fa. " Ah se in me stesse di cangiar naUira , risponde il Tasso, " se mi fosse fattibile 1' esistere in altra maniera , gran >i donna , non sentirei quel cli' io sento : sariano tranquilli " i miei giorni, placidi e non sempre agitati i miei sonni ; V in fine non sarei cosl misero ". La principessa cerca di persuadergli che il timore di aver tanti nemici puo essere inganno delta sua immaginazione. « Vi ricordi , o Torquato , " ella dice, cb'io dovetti piu volte non solo difendervi " presso mio fratello, tna piu spesso consigUarvi , chia- » rire i dubbj vostri , dilegnare i sospetti ". Intanto ma- dama non sa risolversi a dargli il terribile comando di non piu lasciarsl vedere. Continua il Tasso ne' suoi lamenti , dicendo che il cuore d'Alt'onso si e fatto tutto diverso per lui : che dalla ]30ssa di tanti nemici e oggimai sover- chiata qualunqae difesa , e che a proteggerlo , a sostenerlo era essa sola : quindi si fa piu innanzi a spiegarle nobil- mente il dolore che Io preme per le aspettate nozze di lei ;, e quando la principessa sente che Antonio ardi non solo di parlarne al Tasso , ma di lasciargli credere ch'ella aveva assentito , tutto perdona all' iafelice poeta il passato trascorso : gli calma T animo con accertarlo ch' ella ha ricusato il partito , e che tutta si profferisce disposta a salvarlo e a renderlo felice. La consolazione del Tasso piglia allora novello inusitato vigore : ogni ragionevole pensiero del luogo , delle circostanze , della persona si allontana dal traviato suo spirito e vuol baciare la mano alia donna, e le dichiara senza ritegno I'ardente invinci- bile amor suo. Questa interessante tenerissima scena viene troncata dall' osservare che fa la priQci]iessa neU'altro appartamento il duca Alfonso coi nemici del Tasso, e si ritira agitata , ributtando da se I'imprudente audace ama- tore. II Tasso sorpreso da questo cambiamento , ne sapen- done ancora il fatale motivo , vuol chiarirsi e seguire la principessa. Sc. ?>.^ Compare Ercole a trattenerlo e a dirgli che si allontani e fugga , giacche il duca e parte della Corte sono APrENDtCE ITALIANA. 235 stall testiiuonj d' ogni sno detto , d' ogui sua profFerta. Vorrebbe il Tasso correre a piedi del duca, implorare il perdono del suo trascorso , quaudo ad impedirlo soprag- giungono ( so. 9." ) con aria autorevole e minacciosa An- tonio, Feirante , seguiti da Maddalb e da servi. Impone Antonio al Tasso di dover nscii- tostamente dal palazzo , di pai'tir per Ferrara per aspettar quivi gli ordlni del duca. Se resiste , si minaccia la forza. Tutto fnori di se mostrasi il Tasso e da in imprecazioni d'ogui maniera. Cliiede i suoi scritti , prega Ercole che vada a raccogliergli e glieli rechi per averli seco e per annientarli : e nel sentire che gli sono stati sottratti per ordine del duca , il suo furore nora lia pill limiti : il suo intendiuiento si smarrisce aflatto, gli si disordiiiano le idee , ed esce come un forsennato ac- conipagnato dal solo Ercole , senza sapere ove rivolga i suoi passi. Atto V.° La scena e nell' estrema parte de" giardini del duca: si vede da lungi il palazzo illuminato e si sente la musica delle danze di Corte. Da nn lato verso le campagne e la casuccia del giardiniere ove si e ricoverato Turcfuato aspettando 1" allia per partire. Egli ora si trova coricato dietro un cespuglio nel giardiao stcsso. Sc. ] ."' Viene il conte Ercole per parte della principessa a cercar dell' amico e accertarsi che parta. Chiania Tor- reno (sc. 3."), e gli domanda se lia eseguiio quanto a noine di madama gli ha imposto : Torreno risponde di si, ed accenna che Torquato e quivi presso coricato sovra un sedile , e crede ch' egli dornia. Quando Ercole si e assicurato che Torreno ha cavallo ed accompagnatura per condurre altrove il disgraziato Tasso , al sentire le escla- mazioni dello sventurato che si lagna e delira fra il sonno e la veglia , parte soUecito per ragguagliar di tutto la principessa , e poi ritornare. Sc. 3." Il Tasso e Torreno. In qucsta scena e slno al finire del dramnia seuipre pill si vanno aUenando le intellettuali facolta del misero Torquato, e pochi e Ijrevi intervalli gli rimangonb di ragione. EgU dubita della fede altrui , deH'aniicizia di Er- cole , treina di tutto e di tutti ; ed anzi tiene per fermo 236 APPENDICE ITALIANA. che si pensii a spegnere il mlsero avanzo della sua vita. Nel sileiizio die succede ad alcune parlate , si odono di bel nuovo i suoni della festa : e Torquato pigllando per mano Torreiio , cola , egli dice i manda per accertarsene : aspettera impaziente die tu le » dica : Torquato e partito. Va , la consola: di qui a poco i> le dirai : Torquato e cener frcddo sotterra ". A queste jjarole la contessa non puo trattenersi e si da a conoscere per poter dislngannare il poeta a cul dona il prezioso anello , e Torquato il riconosce e lo bacla ; un solo, un ardente voto egli esprlme : vorrel^be che ancora gli fosse concesso di gettarsi a' di lei piedi e porgerle I' estremo tributo di sua gratitudine. Eicole e la contessa lo soUeci- tano a partire temendo di essere sopraggiunti. Allora dispe- rando di ottenere Tintento , si rivolge alia contessa , prof- ferisce con profondo dolore le ultime espressioni deU'aniino suo lacerate : « ditele che saran brevi i giorni cui consuma >' il dolore. Me estinto , ella potra compiangermi senza n tema degli umani rispetti ; e voi nella prospera e nel- » I'av versa fortuna , amici veri e costanti , voi vi unirete a " lei nel ricordare i tristi casi deU'oppresso Torquato. .. . » So men pungente fosse la pena potrei esprimer di piu : » ma a lei questi gemiti , quest' angoscia ... . » Ercole e la contessa grandemente commossi promettono di tutto dire alia magnanima proteggltrice , ma al doloroso addio del poeta essa piu non resiste. Torquato la riconosce , ed esclama : " di' io vegga quel >i volto per r ultima volta ! » La principessa a cui e caduta la maschera si lascia sfuggire questi ultirai accenti : « eccomi , Torquato , non 0 avrete piii dubJjj : quest' istante tutta vi svela 1' anima " mia >;. II Tasso non puo piu profferire parola : manifesta co'segni e co" gemiti 1' ultimo desolante saUuo, e parte. E 238 APPENDICE ITALIANA. mentre gla escono fanall dal palazzo, la principessa e mada- ma, riinetteudosi la maschera, tornano addolorate alia festa. Non aggiungeremo alcuna osservazione speciale sopra queste commedie , se non die noi crediamo difficilissimo il uiettere sul teatro con buon efFetto un poeta od un let- terato, perche d' ofcVmario i fatt'i die si i-appreseatano e la volgare opinione formata dalla lettura delle loro opere sono poco concordi. Generalmente poi i lettori avranno trovato in queste commedie le sollte qnalita delle produ- zioni del sig. Nota ; bell' ordine , regolarita , chiaiezza e correzione di stile , atte a compensare in gran parte la poca novita e la mancanza si delle scene inaspettate e si della vivacita nei dialoghi die diedero tanta celeb rita a moke commedie del Goldoni , e per le quali perdonansi oggidi a molte commedie francesi molti gravi difetti. C raniatica delta lingua spagnuola , o sia V Italiano istruiio nella, cognizione dl questa lingua daUabate Francesco Marin. In 12." di pag. vill e 336. — • Milano , 1837, per Giovanni Silvestri. Prezzo austr. liu 4, ital. 3 5o. In questa gramatica raccogliesi quanto basta alia pratica del parlare e scrivere lo spagnuolo ;, e v' lia di soprappiii per clii ne imprende lo studio per desiderio di solo sa- perne quello die pub importare ad uno scopo letterario. Noo e compilata sul metodo delle odierne gramat.idie ; vi e serbata T antica viziosa nomenclatura ; ma e , a mia no- tizia, r ottima fra le pubbllcate in nostra lingua. La na- zionalita delP autore e un titolo validissimo a procacciare fiducia al suo lavoro. Ed essendosi egli attenuto ai pre- cetti della regia Accadeniia di Madrid , lo studioso ha il conforto d'impararne 1" idioma nella correzione e purezza deir uso vigente, arbitro e maestro in gran parte d' ogni favella. Avrebbe egli potuto dar bando a qnei fittizj dialoghi di cui, non saprei con qual consiglio, sogiiono andar corre- dati i libri di tal fatta. Inutile appendice ; perche non e di la che desumasi la norma certa del bel parlare, e viem- meno il buon gusto. E invece di essi perche non penso a APPENDICE ITALIANA. 289 scerre da' plu celebrati scrittori degli scorsi secoli , e del presente , alcun saggio in prosa e ia verso clie valesse di vantaggloso esercizio , e infiorasse di qiialclie amenita una lettura che ognun sa quanto per se i-iesca arlda e nojosa ? A pill chiara illustrazione del castigliano idioma , ed a scemare al tempo stesso le non gravi difficolta per I'ita- liano, tornava opportuno il porre i due linguaggi a piu considerate riscontro mediante un maggiore esarae delle propneta del nostro. Sarel^besi il signer Marin avveduto come r uno coll' altre paragenati nella lore natia purezza lianne , cliecche ne appaja ad un prime sguardo, assai tratti di analogia , anzi di medesimezza , e come parecchi creduti ispanismi sono forme di dire frequenti presso i no- stri ingenui trecentisti , le quali non ripugnande alle leggi di una saggia critica filologica sen vive tuttora nelle scrit- ture de' migliori. Tratto dall'argomento , suggeriro agli amatorl delle cose linguistiche una ricerca la quale , eve tra le mille gia in- traprese non fosse ancera tentata, o almeno non condotta a quella perfezione che sliFatti lavori consenteno, non sa- rebbe senza utllita e dlletto. La lingua spagniiola ( e que- sta e notizia volgare ) e un ammasso eterogeneo di disso- nanti elementi. II latino vi tiene un evidente predominio ; ma inslenie con esse si ravvisano anche dal meno attento osservatore le parti, e direi quasi i ruderi , di altri diversis- simi linguaggi , tra cui , per ragioni di vicende pelitiche , il gotice e T arabe. Sarelibe pertanto pensiero degnissimo d' occnpare un erudito del prime ordine il farsi a stvidiare in questa recondita parte di una lingua poco prefondamenie discussa ( forse perche si facile colle lingue che hanno per base la roinana universale ) , e T esplorarne 1' origine etl- molegica. Da queste studio fatte col sussidio di tanti niezzi che era si pessedeno, e con quelle viste estese che si co- minciareno a pertare nel tortuoso cammino delle inda- gini poliglotte , potrebbe , ie nutre speranza , uscirne per altre scienze , e specialmente per le scienze letterario-sto- riche qualche importante coroUario. G. C. 240 APPENDICE IT\LIANA. Orazione pel giorno onomasdco dl S. M. il Re Carlo Alberto. — Torino, i836, Chirio e Mina, in 8.° Quest' Orazione fu recitata nella grancF aula della Regia Universita di Torino il giorno 4 clello scorso novembre dal sig. cavaliere Pier- Alessandro Par a via professore di eloquenza Italiana. Ne al certo nelle annue consuete adu- nanze pel solenne riaprimento degli studj migliore soggetto per un' oratoria prolusione prendersi potrebbe , quanto le laudi di chi ci regge e governa , e tanto piu aliorche tali laudi sincere e splendide dai fatti stessi emergono. Per tal niodo nel cuore de' giovani uditori destansi agevolmente i sensi dell' ammirazione, ed il lore animo accendesi alio studio ed al ben operare quasi in riconoscenza de' beneficj sovr' essi e sulla patria dal regal soglio difFusi. Tale e il subietto deir Orazione del sig. cavaliere Paravia ; subietto nobilissirao , merce di cui in bella luce presentansi le be- neficenze, die dal Re Carlo Alberto vanno ne' suoi Stati spandendosi , specialniente pol in tutto clo die le scieiize, le arti e le lettere concerne. Diciamo in hella luce , per- ciocclie 1' Orazione e condotta con tutti que' lumi d' elo- quenza die nelle produzioni del sig. Paravia soglionsi am- mirare. G. Guida per osservare con metodo i monwnenti andchl € moderni della basilica Ambrogiana. — ■ Ifilano , 1887 , Paolo Andrea Molina, si trova vendibile da Paolo Cavalletd , Corsia de' Servi , n."^ 600, in 8.°, di pagine 108. Prezzo lir. i. 5o aiistr. La piu celebre delle milanesi basiliche doveva essere e fu scopo ad erudite ricerche e discussioni : si copiosa e varia ad un tempo e la materia che offre al pensiero dell'indagatore delle antidiita cristiane , dello storico , del- l' artista ! Ma ora che per le diligenze di niolti , cui le proprie aggiunse il laborioso dott. Giulio Ferrario , I'insigne nionumento della pieta de' nostri magglori superstate alle vicende di quattordici secoli , e quanto ad esso anche in- direttamente s'appartiene , ebbe illustrazione , che mai dime di nuovo ? Tuttavia , il dotto fatto megbo veggente dalla associazione di mille rimembranze e confronti , la mente ingegnosamente curiosa dell'archeologo, inquieta pei dubbj APPENOICE ITALIANl. 24 1 e oer le domande, a socldisfare a cni riuscirono impotenti gli stndj finora intrapresi , bramosa di penctrare in quella simbolica misteriosa, vera scrittura geroglifica deU'Europa cristiana , di cni porge alcnii saggio anclie la nostra basi- lica , stanno aspcttando piu sagaci interpreti. Che se per avventura sembrasse , e sembrar pub di leggieri a clii non ha percorso il vnsto paese delT erudizione monumentale , poco rilevare il meglio decifrar un sasso letterato , lo sco- piire iin' epoca , nn autore , un niotlvo , un significato , un'allusione d'un monuniento, avverta die le sclenzc storiche piii forse die ie fisiche abbisognano dcllo stro- mento dell'indnzione si altainente proclaniato dal iilosofo da Verulamio ; die I' induzione si afForza di nozioni e fatti saggiamente raccolti dovunque s' incontrino ^ e die queste nozioni , questi fatti, die sgranati e per se pajono soggetto di puerile affaccendainento, comlsinati con metodo magi- strale cogli altri elementi del sapere fanno brillare la luce d' importanti deduzioni. L' anonimo autor dell' opuscolo voile render pago il desiderio di quegli osservatori a cui , piu cli' altro , e op- portuno aver tra le mani un sunto ordinato di cio die usci di accertato o di raeglio probabile dopo le investiga- zioni di parecclii nel proposto soggetto. Ma sarebbe ingiuria il crederlo un semplice ablireviatore degli scritti altrui. Perclie giovatosi de' mezzi e degli ajuti di cui gli fu lar- gamente cortese 11 canonico dell' Aml^rosiana basilica Co- stantino Gianoriiii versato in questo genere di studj , e colla scorta della critica e di un ponderato esame de'mo- numenti die prende partitamente a descrivere , devia al- cuna volta dalle ricevute opiaioni , e presta occasione ad ulteriori dlsamine. Nel basso rilievo die affacciasi posteriormente all' am- bone , e verso la navata sinistra, egli non ravvisa cogli altri un' agape, nia sibljene I'origine di queste consuetu- dini di carita , rultima cena di Cristo. Esplora I'eta del prezioso mosaico die si ammira nella cappella di S. Satiro (ch' egli non dubita di ritenere essere la basilica Faustiana), e tratto dalla analogia degp indizj di vetusta e d' arte die mostra con quello die si vede nella cappella gia di S. Ge- nesio, era di S. Aquilino annessa alia basilica Laurenziana , e da altri argomenti , lo stima coevo , anzi forse anteriore a questo , die vuoisi coniunemente della prima eta del 242 APPENDTCE ITALIANA. cjuinto sccolo. Ma Tesame portato su quello nell'abside del coro 1' induce a crederlo lavorato dopo la tribuiia. Senza amniettere, ne ligettare la volgar iradizione^ se- condo la quale il convertito Agostino avrebbe nel sito, ove a canto della basilica Ambrosiana sorge a mezzodi un oratorio a lui sacro, ricevuto il lavacro della rigenerazione spirituale, egli propende a pensare ch'ivi fosse a que' di un battistero ; ma potendosi rivocare in dubbio le asser- zioni e interpretazioni a cui appoggia il suo parere , questo di poco ascende oltre il grado di una non assurda cou- gettura. L'altra credenza che assegna negli orti del gia nionastero de' Cisterciensi ( ora spedale militare ) presso la basilica il luogo ove Agostino, ancora incerto fra la Grazia che lo voleva un santo e la forza delle ree abitudini che vi resisteva, udi una voce arcana che lo invito a leggere le ispirate parole che gli cambiarono in un subito il cuore, non solo non e corredato di plausibili prove , come soggiunge r autore , ma e in opposizione con quanto narra il santo dottore nelle sue Confessioni, che cioe il caso avvenisse in una villeggiatura del Milanese, che vuolsi I'attuale Cassago nei colli briantei. Troppo deboli ci pajono le ragioni di mera assoluta possibilita jjer cui propende a riputar ge- nuino lo screditato sarcofago , ove nell' 800 pretendesi tumulato nn capitano de' Fiorentini chiamato Pagano Pie- trasanta. Ben piu a projiosito rende avvertito il Icttore come suUa parete esterna a destra della porta principale deir atrio dell' areata , e poco lungi dalla nota iscrizione che accenna la tregiia di Dio , ed e del 1098, trovasi ua dipinto J inosservato , a quanto ei ci assicura, rappresen- tante un S. Cristoforo , ove pargli scorgere le tracce di greco pennello , che invocherebbe un prudente ristoratore. Similmente egli invita 1' occhio di un intelligente su quella antichissinia stoffa figurata e che a prima vista pare una rappresentazione etrusca , particolare pur esso che dice non notato ancora , e che osservo ne' due sportelli , in cui e diviso il corpo di mezzo del magnifico paliotto che sostiene I'ara massima del tempio ambrosiano. Queste ed altre osservazioni dell'autor della Guida souo una prova di piu oltre le niille che una ispezione diretta da preparate cognizioni , e attuata dal desiderio di rettifi- care le altrui sentenze o di uscirne persuaso , valgono spesso a ravvisar nuovi rapporti ed accident! negli oggetti piu triti. Del resto giudicheranno gl' intelligenti. APPENDICE ITALIAN A. 248 Trento e sue vicirianze. Industrta , commerclo e costumi de Trentini' — Trento, i836, Rlarietti , in ia.°, di pag. 1 58. Prezzo , aiistr. lir. 2. U egregio autore cli quest' operetta , la quale appartlene al geneie delle Guide , il sig. Gioseffo Pinamontl da Pvallo, el)be nel comporla due lodevolissimi intenti : il primo di for manifeste le non poche inesattezze e menzogne di al- cuni geografi e viaggiatori iutonio a Trento ed al suo ter- ritorio, rivendicando cosi 1' onore del proprio paese ed alio straniero indicando cio che in esso trovasi di veramente nieritevole d' attenzione : il secondo di vie piii animare la trentina gloventii alio studio della patria storia e geografia. E certaniente e vltuperevolissima cosa a vedersi la farrag- gine degli errori, degli equivoci e talvolta anche delle ca- lunnie e delle insolenze che incontransi nella piii parte delle relazioni degli oltremontani viaggiatori nella peni- sola nostra , massime poi de' Frances! : cio che die occa- sione piii volte a' lamenti nostri ia questo giornale. Percio espressa abbiamo piii d' una volta altresi la convenevo- lezza che ogni cittk d' Italia avesse una sua particolare e propria Guida , composta in modo che lo straniero potesse usarne senza pericoli d' errori o d' inganni. L' autore di quest' operetta alia chiara e succinta de- scrizione d' ogni piii importante edillcio e d'ogni luogo piii degno d' osservazione accoppia le principal! storiche nozioni che ciascuno di essi riguardano , e fa un. oppor- tuno ed utile confrouto fra 1' antecedente e l' odierno state del paese. Dopo di die espone in ordine alfaljetico e quasi a foggia di vocabolarietto le Notizle che ad uno straniero tornare possono piii utili o piii pregiate. Fra tali notizie trovansi pure quelle che alia statistica appartengono; dalle quali rileviamo die nel i833 la popolazione di Trento, compresi i dintorni, era di 2,1,266 aiiime , die T altezza della citta dal livello del mare e di circa 160 metri , che dolcissimo ne e il clima , fiorente I' agricoltura per quanto perniettere lo possono le circostanze dell'alpestre situazione del territorio. In queste Notizie si fa pure qualche cenno del dialetto trentino , die nella sua stessa originalita non discostasi dalla lingua nobile d' Italia , e die per una tal quale scorrevolezza e ingenuita riesce non ingrato all' orec- chio. Pero non sara a" leg2;itori nostri discaro il saggio die 244 APPENDICE ITALIANA. I'autore ne da nel seguente dialoghetto tra un artigiano e sua nioglie. li St' am. Marietta, se Dio no manda disgrazie, la passe- rem bem. Zaldo , vim, e legna ghe n'avem. Coi lavoreri die g' o' za ordinadi per tut T inverno , ne torem la carnc;, el stofis, el pam, e el companadeg. Ades coi bezi die m'e vanza a mi , e con quei die ciaperat ti da to misser pare per interes de la to dota , bisognera die comprente da ve- stir, e da far en poc de tela, e prima de tut farem far na pelegrina coi so colarim e con na bella lazza per el mattel die no'l patissa fred a nar a scola. — " Oil si , brau. Clie gusto die '1 g' avera el Bortolim ! Toghe suljit sta pelegrina, die mi 'ntant no g" 6 Jjisogn. Pensa alle vanita le matte , a mi me preme el me Borto- lim. El sior Direttor el m' a dit die '1 g' a talento, e clie'n scola r e quiet e dabem. IMe par die no '1 deva creder ! perclie for de scola T e tut so papa, el g'a del birichim! — » Sicclie mi som en birichim! La diga su , siora teolo- gliessa. Cossa fazzo mi da dirme birichim? — » Uh , vedel li , subit smanie ! Set en colera ? Mi no. Con ti 5 el sat bem, no posso andar en colera. Set la me Marietta ! Ma dime , cossa gli" at de lagnanze contro de mi? — » Vent die te le diga ? Ti set n' arzent vif , g' at del fogo, te lasset qualche volta trasportar da la rabia. E al- lora . . . — " Ghe n'en posso mi, se questo 1' e 'I me natural? Fi- nalment no 6 mazza ne gnanca mai bnstona nessum. — " Anche de queste ghe voria per far morir de passiom to mojer , e rovinar to fiol ! El natural _, caro ti , bisogna vardar de corezerlo. E ti die set pare g' at ol^bligo mag- gior. To fiol, die Te to fiol, vif e rabioset anca el, g' at osserva no? i'a tolt su el to vizio. E chi bisogna rime- diarghe ; e tocca a ti col moderar le to impazienze. Se no la ne passera mal . . . Mo varde die sugo ! Ades elpianze? Cossa g' at po ? T' 6 fat dispiazer ? — )> Dame la mam, Marietta ^ te prego dame la mam. — " E po ? Ma no pianzi no. — » G' at resom , resora da vender. Quando la me salta som na bestia. Anca T altro di 6 fat pianzer el garzom col cridarghe , e per nient. E I' e 'n bou zoven , e brau che '1 faria i pel alle mosche. Ghe domandero perdora. E APPENDICE ITALIANA. 246 a ti te prometto su sta cara mam die me emendero, perche vedo die dago scandol a me fiol e die ti g' at passiom. Domam vado a confessarme. E ti, die set n^Anzol, prega per mi, prega die '1 Sioredio me perdona e die '1 me ajuta. » Quest' operetta ci ha fatto nascere il desiderio di vedere presto publilicata anclie la Compendiosa storia cU Treiito e del Trentino del medesimo autore , die ci si annunzia in una nota a pag. iSy. G. Dclle cognizioni umnne. Trattato del teologo coll. Andrea Abba' profcssore di logica e metafisica nella JR. Universkd di Torino. — Torino., i835 , dalla tipografia e iibreria Cantbii , in 8." , pcig- 294. Lettere a Filomato sidle credenze primitive e sidla filo- sofia sino a Socrate. Libro unico , dello stesso. — Torino, i835, Caiifori, in 8.°, pag- 3o2. II trattato dell' Abba suUe cognizioni umane e dlretto a confutare da un canto la dottrina delle idee innate e con essa il Nuovo saggio suU' origine delle idee dell' abate Ro- sinini Serbati , e a ripurgare dall' altro lo sperimentallsmo Lockiano , del quale egli era propugiiatore , da quegli er- ror! di die si suole imputarlo anclie dopo tutto cio die ne disse il Dugald-Stewart nella sua Storia abbrtviata delle scienze metalisiche e politiche. Nelle lettere a Filomato I'au- tore dopo aver diflinita la lilosofia come la cognizione dei fatti e delle ultime low leggi, presenta^ un quadro storico abbastanza fedele suUe primitive credenze, invocando quasi a testimonio del loro vero rautorita del consenso generale o della tradizione. Quanto alia confutazione dell' opera del Hosniini o delle idee innate, molti la troveranno un po' de- bole , per jiersuadere a' leggitori die si facciano a ricer- care con profondita il perciie d' una tale quistione. Quanto alia dottrina dello sperimentallsmo Lockiano, anche YAbba non pote sfuggire alia solita difficolta die colla sola psi- cologia non si puo fondare 1' intero sistema della scienza iilosolica. CI6 die e da commendarsi nel filosofo di Torino si e lo zelo per la verita , il candore e la coscienza coi quali la espone ahneno nel modo die gli venne fatto di concepirla, ma piii ancora la calorosa difesa die fa di se e de' suoi confratelli nel rispingere dall' empirismo quelle accuse che gli vengono fatte da taluni troppo avventati od 246 APPENDICE ITALTAiSTA.. inginsti per confonderlo col scnsismo inaterlale tanto lue- ritainente riprovato dalla moderna filosofia. Intorno alia fondazione ed alio stato atluale degli Asili di cmitd per I infanzia in Milano- Relazione letta ncW adunanza generate teniita it 16 marzo 1837 dai contribuenti alia fondazione e mantenimcnto dcgli asili infantilis e pubblicat.ci a bencfirio degli asili medesimi. — Milano, 1807, tipografia dc G. B. Bianchi e C. In 8.° di pag. 63, con una tavola in litografia. Lir. i aiist,, senza tavola cent. 80. Di questa Relazione e autore il signor Giuseppe Saqclil segretario della Commissione eletta a rappreseiitare ed am- niinistrare in Milano la nascente istituzione degli Asili di Carita per T infanzia. La Commissione era incaricata dai contribnenti , per valerci dei termini stessi del relatore : i.° di assicurare stabilmente la fondazione di qviesta Pia Causa i 2° di difFondere di mano in mano , e compatlbil- mente coi mezzi economic! disponibili, gli Asili infantili in tutti i quartieri piu popolosi e piu poveri della citta^ 3." di dirigerli e di amministrarli come un'' unica istituzione. Pero trattavasi di riferire quali fossero riguardo al triplice og- getto avuto in vista dai contribuenti le risultanze ottenute dalla Commissione. Semplice , schietto, interessante ne e il racconto ;, da cui raccogliesi il genuino concetto clie for- mar ci dobbiamo d' una istituzione clie per la sua novita. ( sotto certi riguardi almeno ) e per gli effetti conseguiti , e che si sperano^ attira Tattenzione di ogni bnon cittadino. Apprendesi da esso clie sino dai prlncipio del iSSa la SoA'rana clemenza erasi degnata di apporvi la regia san- zione pei suoi Stati ; che S. Eminenza il Cardinale nostro Arcivescovo , le loro Altezze il Yicere e la Viceregina , e S. E. il Governatore, non clie PL R. Governo di Lom- bardia ebbero non piccola parte nel proteggerla , promo- verla e consolidarla nella citta di Milano ; che zelanti sa- cerdoti e varj facoltosi milanesi adoperaronsi per vederla nascere, crescere e giungere tra noi a lieto riuscimento. Tre Case finora si contano destlnate all' infanzia d' ambo i sessi , dai tre ai sei anni , da soccorrersi coll' istituto di cui fn propagatore in Italia il sacerdote Ferrante Aporti. AFPENDICE IT\LIA.N\. ^47 L' una presso S. Maria Segreta , T altra sul Corso dl Porta Nuova assegnata dal nobile sig. De Cristoforis , la terza e il locale clie serve alF Oratorio di S. Filippo presso S. Celso concesso a tal uso dai rappresentanti deir Oratorio a cio antorJz/.atl dal nobile proprietario ed amministratore Gae- tano Melzi, uno dei contribuenti alia fondazione degli Asili. Ammonta a ben trecento il numero dei poveri fanciuUL ivi qnotidiananiente accoltij numero clie presto crescera (i). Restano altre cinque case ad aprirsi, il che avverra quando se ne presenteranno i mezzi (2). Con che sperasi che gl'isti- tuti saranno coatemperati ai present! bisogni della popo- lazione necessitosa. Devest a tutta lode dei contribuenti pubblicare clie fnrono eglino i priini a procurare che gli Asili venissero legalmente rlconosciuti come causa di pub- blica beneiicenza. Ogni Asilo ha un ispetcore , una mae- stra, un' assistente, un' inserviente pei servigi. Oltre a cio alcune signore , scelte nella classe dei contribuenti , en- trano per turno a sostenervi T incarico di visitatrici. Noa si trascurano le necessarie avvertenze per aiiimettere i soli bisognosi, per bandirne quelli che una simulata indigenza vi avesse intrusi a danno dei veri poverelli, per impedire qualunque causa di comunicarsi le infermita , per man- tenere in ciascun asilo la salubrita. , la nettezza , 1' ordine morale. Fatti autentici riportati dal Sacchi attestano in un mode incontrovertibile le beneliclie conseguenze ottenutesi in lireve fra noi sullo stato sanitario dei fanciuUi ricoverati. Quanti furoiio sottratti ai piii lagrimevoli casi d' inedia , e ad una poverta cosi impotente, per cui senza il presto provvedi- mento degli Asili sarebbcro periti o di fame, o de' morlji dovuti a lunghe, micidiali privazioni ! Gli Asili radunarono molti iat'ormicci, e ne inigliorarono ,, quando non ne gua- riroa del tutto , la lisica indisposizione, coia gioja non mea (l) Avvertasi che la Relazione lia la data del 1 6 di mai'zo del con-ente anno 1837. (a) Cosi la Relazione. Ma ai 3o di maggio, giorno onomastico di S. M. I. R. A. Feidiriando I, fu inaugurato rapvimento di una quarta casa nt'Ua PaiTocchia di S. Nazai-o Maggiore. Nella quale occasione il M. R. i'roposto di quella basilica don Francesco JMavia Rossi pronunzio un assai scnsato discovso stampatosi coi tipi di G, B. Bianclii e C. a benelkio dedi Asili in Milano. 248 APPENDICE ITALIAN A. dei parenti , i quali videro quasi riiiati a nuova vita i loro pargoletti , che delle generose persoiie die neU' opera ca- ritatevole efFondono il loro zelo. Cio devesi alia salubrita delle case clie si sono destinate, ai niille delicati riguardi i^ienici , alle premure di medici illuniinati, ai ben ideati esercizj di una ginnastica adattata alia teiiera eta, ai prii- denti avvisi snggeriti ai genitori. Ma un articolo di maggiore, anzi del masslmo momento, senza di cni una popolazione sana e roljusta sareblie piii a temersi clie a desiderarsi , e T educazione religiosa, in- tellettuale e morale de' teneri fanciulletti affidati agli Asili. Lode al benemerito Aporti che coacepi ed espose un ec- cellente sistema per giungere a un taato scopo : e lode ancora all' I. R. nostro Governo che nella sua saggezza s' avvide che, anziclie innovare su questo punto , era con- veniente attenersi ai precetti del sacerdote cremonese, e con grazloso decreto aveva fatto pnbblicare la Guida delle scuole infantili di carita dal medesimo compilata ! Lo spirito di questa istituzione consiste non tanto in ua precoce sviluppo intellettuale dei fanciulli, quanto in unafe- lice preparazione alle nozioni piii utili alia pratica vita , e piii che tatto nello svolgere sentimenti religiosi e morali da ridurre ad inconcusse abitudini. L' Aporti immagino di divl- dere i fanciuUi degli Asili in tre classi. L' istruzione pro- gressiva dalla prima alia terza consiste sostanzialmente iieir jnsegnar loro le preghiere quotidiane, i rudimenti del catechismo , alcun poco la storia sacra , i principj della numerazione, 11 sillabare e compltare , e nomlnare, e co- noscere alcuni degli oggetti piii intlniainente legati col bi- sogni della vita domestica. Fa parte dell' esercizio della memorla l' apprendere inni ecclesiasticl e salmi. Poclie, ma adatiate nozioni suU' applicazione degli oggetti visibill da loro conoscinti all' industria, 11 pratico esercizio di facili lavorii convenient! alia loro eta , 11 abituano ad amare quella vita operaja e domestica a cui la Provvidenza gli lia destinati. Ma il religloso e morale dlrozzamento fu e deve essere la cosa su cui rivolgere la maggior sollecitudine. L' or- dine, la discipllna , il baon esempio si chiamano in sus- sidio delle masslme "religiose e morali, le quali, non me- no che gli intellettuali insegnamenti , si dlrigono sempre verso i due fondamenti deU'ainore e del timor di Dio. Gli Ari'ENDICE ITALIANA. 249 educatorl non trascurano nulla per isviare i fancIuUetti dalle viziose abitudlni in cni si trovano gia spinti pel commer- cio coi loro simili, e per gli esempi avuti nelle famigiie cni appartengono , per enieadarne la tempra del cuore, per instillar loro la giustizia verso ciascmio, il rispetto all' al- trni proprieta , il sentiiiiento della veracita , T ubbidienza , la docilita , la gratitiidine , e sopra tutto la scambievole benevolenza. L' esperienza provo die uno dei piii efficaci mezzi per ingentilire cotesta innocente eta e 1' esercizio del canto. Fu quindi introdotto, non qual ramo d' iiisegiiameato, ma quale espediente per conseguire im niiglloraniento mo- rale ne' piccoli alunni : e il canto venne applicato a me- lodic religiose e morali con un esito il cui vantaggio si estese anclie alle famigiie cui appartengono i ricoverati. Lo zelo illuminato e paziente de' generosl cooperatorl alia pia istituzione venne gia coronato da una felice riu- scita , die superb 1' aspettazioiie e il desiderio. Qui la nar- razione del Saccbi pigliaado un altro tuoho si fa soave e commovente. Ma stringendoci il bisogno di esser brevi , sara meglio die lasciamo die altri ricorra alio scritto die ci serve di guida , il quale, per dirlo di passaggio , pub mostrare ad un tempo il vero modo di riuscir nitido e piacevole anclie in questo genere die vien riputato arldo e non possibile ad infiorarsi di grazie. Da ultimo il Sacclii a nome della Commissione informa il pubblico sulla amministrazione economica degli Asili per I' anno i836, riproducendo il bilancio consuntivo di cassa dal i.° gennajo a tutto dicembre del i836 gia pubblicato nella Gazzetta privilegiata di Milano , presenta un coato preventive delle spese per P anno iSSy? corredato di ap- posito quadro (i), e parla del progetto di aprimento di nuovi Asili nella nostra citta. L' unita tavola ofFre in quindici figure il disegno de' po- chi arredi ed arnesi onde debbono essere fornite le Case di Asilo pel comodo , per 1' istruzione e per gli esercizj ginnastici dei fanciuUi. (l) Questo, non die il bilancio consuntivo, soiigiungousi al pre- •ente ai-ticolo per soddisfazione dei letiori. Bibl. Ital. T. LXXXVI. 17 aSo APPENDICE XTALIANA. BiLAM pel- la gestlone dl cassa dah ESITO. IMPIEGHI. Per capitalc di una rendlta so- pia r I. R. Monte BENI STABILI. Acquisto di una casa in borgo di S. Caloceio Per capilali . SPESE DI PRIMO IMPIANTO. Per costruzioni ed adattameuli . . Per mobiliare ed ulensili SPESE ANNUALI. Per pigioni Per slipendi Per mantenimento e vestiario . . Per spese di cancelleria Per spese straordiaarie e diverse. Restanza in cassa II III IV V VI VII VIII IX S 0 M M E parziali L. 2o8l » i/Jooo L. 33i3 » 2966 L. 3oo t> 2994 3275 » 772 420 5l 3i 19 67 Austriache total L.iGoSi " 6279 Kiferito ed approvato uella seduta dell.i commissioue del giorno 10 del ma febbrajo 1837. / MEMBRI DELIA COMMISSIONS , BECCARIA -^ RE — PRINETTI — RATTI — ZEZI. II Segretario , SACCH APl'ENDICE ITALIANA. C JSUNTIVO gnajo al Si dicembre i836. a5r. ENTRATA. GAPITALI. r la commissione centrale di be- eficenza I persone incognite Il'accademia al teatro Caicaao 1 azioni capitalizzate Da capital! . : ROITI PER PRIJIO IMPIANTO. ] diversi pei" elargizioni volontarie RENDITE ANNUALI. . gli azionisti annul .... . gli introili diversi S O ]M M E parziali. L. 2o8r ' II2I0 > io6g > i45o L. 12474 972 25 95 00 00 70 Auslriaclie tolali. L. i58ii 3626 » i5446 L. 02885 86 78 70 34 Milano, il 7 febbrajo 1807. Rag. PAOLO RICOTTI. aSa APPEXDICF. ITA^LIANA. s cS u n "C r, ««5 s '^ o ^ K an Jar Ti o cs d to oo 1 W '-' t-i V w-q ' : s 1-4 / •ilcSauv 1 ' _2 . J. 13 2"^ ^ • 3 ;\ d Cos \ o 'I' s o o P = ? ■.'5 r^ * S \ H •2 •- -i: o ^ \ z .- a, S .§ S ' "S '■i \ Dalla Comm neficenza ofleile in ; site di ceri Dalla reslan Dagli azioni tivamente Dagli inlroi \ APPENDICK ITALIANA. iS'6 Ricordi intorno agV inclid medici , chirurghi e farma- cisli , che praticarono loro arte in Venezia dopo il 1740, raccolti , aumentati e pubblicad da M. G. Levi, dottore in medic in a . ecc. • — Venezia, i835, tipografia Antonelli , in 8.°, di pag. 83. Delle lodi di Francesco Aglietd, medico e letterato veneziano dividgate per cura del medico 31. G. Levi. — Venezia, i836, dalla Upografia di Giu- seppe Antonelli , in 8.°, di pag. 63 , con ritratto. Biografia di Gaetano Alfonso Buggieri, medico e let- terato veneziano ., scritta da M. G. Levi, medico, ecc. — Venezia, i836, di pag. 14. Fu saggio e laudaliile clivJsamento qnello del ch. dottor Levi di venire concisamente notaiido alcune notizie biogra- fiche di que' distinti cli' esercitarono a Venezia la medicina, la chirurgia e Parte farniaceiuica , illiistrando ad un tempo ed essi loro, e 1' inclita patria cui pertennero dal 1740 in poi : cosi non meno operava plausibiiniente quando imprese a tessere laudi alia seaipre gratissima menioria dell'Aglietti, e diceva poscia dei fatti di G. N. Riiggieri ^ imperciocche la vita e le geste degli uomini per doti di mente e di cuore commendevolissiiiii saranno incessantemente d» utile scorta e modelio ai successori , che dalT esempio di quelli potranno conseguire con proprio ed altrui vantaggio pre- ziosi docunienti al hen operare. Ed in cotesti suoi scritii il dottissimo autore raccoglieva certo non comuni notizie , e le inliorava di hella dlcitura , non senz' accompagnarle di qualclie argomento curioso; le quali cose accrescono interessamento al leggitore ; e per via d' esempio narrava del celehre dottor Giovanni Pietro Pellegrini iin aneddoto siiigolare di Miledi Pitt , .sorella del famoso ministro d'lngliilterra , la quale lui sceglieva a cu- rante , perche in confronto di parecchi altri medici in ua date tempo , con numero maggiore di clienti , ed aache miseri, aveva avuto minore quantita di morti. Utili poi segiiatamente riescono alcune notizie topogra- fiche-statistiche , che all' occasione riieva , tra le quali ba- Btera coUe stesse di kii parole riferire quanto espone , scri- vendo del GoUudrovicIi: " CoUa prima qualita ( di retta- mente giudicai'e) egli dice , chi la pos$ede, famjgliarizzatosi 254 APPENDICE ITALIANA. col temperamento de' niiei concittadinl , vede in loro una fibra molle e delicata , per essere dessi sempre immersi negli eflluvj acquei, in regione dominata per lo plu dallo sciiocco , per patire gravi e diutnrni patemi di animo come avviene degli abitanti d'ogni capitale die cadde di sua altez/a , e s' immerse in tutta la sorta di sciagure ; e per fino la mancanza dell' esercizio equestre e pedestre, il sociare notturno, dispongono i Vened alle afFezloni di languore, ed ove pure sieno colli da flogosi, questa riesce fugace , vincibile di leggieri con poclie sottrazioni di san- gue , e meglio ancora con altri miiiorativi, giacche simili in cio ai pescl , clie mai patiscono flemmasie , le loro non hanno mai quel carattere di resistenza e diuturnita, clie ci predicano i curatori degli abitanti de' luoghi ngresti e montuosi. >> Da consimili considerazioni partendo nel- r autunno del i835, quando osservava per la prima volta a Venezia il cbolera , come dissi nelle mie annotazioni, e diro in oltre nel ragguaglio di quello che afflisse Udine I'anno scorso, ed intorno al quale me ne sto adesso oc- cupando , prevenni piu volte quegl' illnstri medici, coi quali aveva 1' onore giornalmente di trovarmi , clie al caso di cholera cianico in Friuli , maggiore presso cotesti abitanti robust! e torosi sarebl^e stato il bisogno di deple/ioni sanguigne , che non era d' uopo praticarsi sui Veneziani , di tempra molle , e piii delicata di quelli. Cosl del pari con non minore utihta del leggitore chi- rurgo riferisce nella biografia di F. Pajola il processo ope- rative della cistotomia , che lo rese immortale, e ch' egli aveva appreso vivendo in famigliarita con Lecat , e che aveva eziandio esercitato sotto gli occlii di un tanto mae- stro. II nostro autore lo espone colle medesime parole, colle quali Pajola veniva a lui stesso amichevolmente co- municandoio ; e compie la sua narrazione col seguente importantissimo concetto: '< Diremo iinalmente che il me- todo di Le Cat, qunntunqiie da molti operatori venga ri- guardato con poco favore, ottenne nelle mani del professor Pajola felicissimi rlsultamenti , e che i suoi prosperi suc- cess! si denno rlpeterc dalia poca estensione del taglio , dal non ferire la vescica oltre il suo collo, e dall' uso ap- propriato del dilatatore. » Pajola sino aU'anno 1804 aveva operate 660 pietranti , dei quali soli nove erano i morti : ed io ho 1' onore di poter soggiugnere , che il nostro APl'ENDICE ITALIANS. 255 ottinio operatore dottor Pelizzo cliirm-go condotto della regia citta d'Ucline, gia discepolo prediletto del Pajola, pratica da InngliL anni lo stesso metodo e colla stessa fortuna del sno maestro, contando egli 187 operazioni coa soli quattro morti. Ne iiiancano per avventara collezioni biograficlie , e molto ezlaiidio voluuiiiiose, come per causa d'esempio la Bio- gralla universale , die per opera del henemerito Missiaglia pubblicavasi a Veiiezia nel nostro dal francese idloma trasla- tata con aggiunte ecorrezioni, ed in grossi sessantacinque volumi : non die quella , per tacere di altro , piii propria- mente , ed escluslvamente parlando di medici, die tenne dietro in sette volumi al Dictionnaire des sciences mcdicaleSy egualmente grossi, e piii forse ancora di quelli : ma co- testi laboriosissimi lavori fatti fuori d' Italia, e sono in parte manchevoli di alcuni tra i nonii della classica nostra terra , meritevoli sicuro di non andare preterit! , e talune volte inesatti nelle notizie che porgono •, dalle quali con- siderazioni appunto , prese in via generale , il nostro au- tore muove il suo dissertare. lo venni in fatto per carita di patria e doverosa giustizia a parlare in quella di Jo- sefFo Daciano , cb' era stato al tutto dimenticato ; ed il prof. Sdiivardi , mosso da eguale sentimento , correggeva una ingiusta e turpe infamia afliblaiata dal Fournie a Gi- rolamo Cornelio Donzellini, ch'egli pretendeva condannato ad essere annegato segretamente, quando conservo in vece costante e florida salute sino ngli ultimi momenti , dicliia- rando che lo dovette alia purita del suo morale ed alia sua temperanza, -e che fu ottimo marito , egregio medico, di mente e di cuore eccellenti (i). Se non che lo stesso nostro, d'altronde comraendevolis- simo autore, incorso egli pure in qualche ommissione ed in qualche inesattezza , e forse a colpa di quella impossi- bilita di avere certe notizie, e di quella burbera selvati- chezza di taluni a cui ne fece premi^rosissima e calda, ina sterile inchiesla , della qual cosa va sino dalle prime sue pagine lamentaadosi. Non rinvenni, per es., fatta pa- rola del dottor Conegliano , il quale era certo ai tempi del (l) Delia vita e delle opere di G. Corvi, medico del secolo XIII, e di G. C. Donzellini del secolo XVI. — Ne^li Annali miiversali deirOmodei, vol. LXXi, pag. 260. 256 APPEJSmiCE ITALTAXA. Santorini , o poco dopo , un medico assai distinto ed esti- mato , non meno die aft'accendatissimo in Venezia, ad al- cnne consnkazioni del quale elsbi la sorte di assistere, finito appena il niio tirocinio di Padova , quando mi onorava di seguire pei* la pratica i chiarissiini dottori Mararcliio e Pezzi : e si clie lo trovo accennato ed anche ripetniamente fra le cose die narra di Antonio Lizzari. Ed a proposito dell' egregio dottor Maracchio , non fa egli parola die del I." volume delle sue Miscellanea stampate nel 1788, nientre pubblicava un 2.° volume nel 1790, in cui piu cose con- tengonsi die neU'altro, e forse anche piii importanti, per- che comprende rantinewtonianisnio ed il nuovo sisteraa di fisica e della generazione. Ora venendo all' Aglietti , esposti dal nostro autore i mo- tlvi perche entrasse nel divisamento di ragionare le lodi di lui , le quali non sono certamente ne biografia, ne uno scritto polemico , mentre altri lo precorsero con grande plauso in codesto difficilissimo aringo, passa a dire di quelle, e narra con a meno discorso , come gia il cli. per- sonaggio, die noniina il Nestore dei medici venezianl ed il Veneto Asclepiade " valentissimo nel dar vita agli altri o col medicarli , o col tesserne le biografie , procure cost a se stesso, senza neppur accorgersene la piii durevole im- mortalita. >/ Piglia poscia piii partitamente a considerarlo in qualita di scienziato profondo , di letterato dottissimo, di medico esperto e di uomo sommamente sociale. Paria quindi sin dalle prime della sua nascita , de' meriti suoi, distinti nei piu giovanili anni della sua eta, pe' quali " si ebbe sin d' allora il presagio, die tutto essere doveva in Fran- cesco precoce : precoce il suo iniziamento nei severi studj, precoce lo svilnppo del sno ingegno, precoce il termine della carriera scolastica , precoce 1' esercizio medico, pre- coce, a petto di altri molti, quella eccelsa fama in cui ben presto sali. >; E lo segue sino al suo intraprendimento insieme con Gallino e Gualandris di publilicare quel Gior- nale di niedicina , die il fece conoscere all' Europa tutta , e cbe fu il primo in Italia. Accenna in appresso le onorifiche incumbenze addossate- gli dai maestrati, dai colleghi, ecc, e data occasione parla storicaniente dell' illustrissimo Colleglo de' medici fisici di Venezia e delle sue vicende : dice dell' Istituto itallano di scienze, lettere ed arti^ dove iiori in qualita di meiubro: I APPENDICE ITALIANA. a07 tocca del come sallsse in appresso grado grado alle prime dignita. uello Stato, cui mai possa un medico aspirate: discorre delle cnre mediche per esso lui sostenute in per- sonaggi di molta distinzione, tra le quali basti di ram- mentare, die TAugusto Imperatore Francesco I chiama- valo in Verona per recare soccorso all' Eccelsa Consorte di lui, Maria Lodovica di Este : che S. A. I. e R. il Se- renissimo Arcidnca Ranieri Vicere del Regno Lomhardo- Veneto, da esso lui chiedeva consiglio , quando venne preso ad un tratto da fiera doglia : che la Matrona Regale di Parma fece altrettanto pel fedelissimo suo ministro e con- sigliere conte di Neipperg, ecc. Se non che fia cosa impossibile voler in poche righe epilogare cio che 11 nostro autore senz'alcuna vana dif- fusione rammentava dell'Aglietti intorno agli svariati suoi lavori versatissiuio, siccom' era , in ogni scientifico-lette- raria disciplina , non che dotto in materia d' arti belle, e riniandando il benigno lettore a sbramarsi su quelle lodi giustamente conteste a tanto uomo , chiudero per ultimo coir autore stesso al tutto concorde che il chiarissimo ed immortale " Aglietti fu buon marito, ottimo padre, amico sincero ed afFettuosissimo , e solerte beueficatore quantun- que volte glie ^e ne porgea propizia occasione. <> Ne certamente Veuezia aveva terminato di piagaere sulla perdua dell' Aglietti, che ad aflliggeria gravemente si ar- rose pure quella di G. A. Ruggieri , la biografia del quale il benemerito Levi venne eziandio a regalarci. Ed inco- mincia per intitoiarlo con molta verita uomo giusto e dotto non cl»e medico valentissimo. Nnrra di quale maniera av- venisse il suo stabilirsi a Venezia , poscia gli studj per esso lui fatti ; r amore che ottenne da chiarissimi ed encomlati professori , gl' impieghi onorificentissimi sostenuti , tra i quali illustrava all' epoca della sua morte la carica di me- dico aggiunto all'I. R. INIagistrato di sanita marittlma. Nuovo Socrate , portava egli caldo afFetto ai giovani studios! , ed in particolare, se andavansi educando nell' arte sua. Fn di cuore egregio, piii amico nelle famiglie , che medico; cultore della pretta lingua italiana , dettava scrittnre di molto pregio e pel genere de' concetti , e per lo stile e la forbita dizione. Non si lascio mai trasportare dalle ilki- sioni de' sistemi medici : ma segui sempre 1" ippocratica os- servazione, dietro alia quale riusciva mirabile nelle si\e 258 APPr.NDICE ITALIANA. cure : ragione per cui alia fine il nostro autore chiudeva il suo dire colle assicurazioni , clie per sempre " rimarra. fra noi gratissiuia ricordanza d' ogni suo merito civile , scieiitiiico e letterario. » Segua frattanto 1' ottimo dottor Levi a liencficarci di consimili lavori, nelle doleiiti occasioni , die anguriamo non sieno mai troppo precoci, die otterra sicuraiuente a buon diritto la gratitudine de' suoi coUeghi e qnella non meno d'ogni altra gentile persona. F. M. Marcoliiii. S. Grcgoiii Papce Regula pnstoralis, et S. Jominis Cry- sostomi Liber IV ct V de Sacramento , una cum S. Aiiguslini in Libra 1 V De doctrina clirisdana , ct Libra De cathecldzandis radibns. Lisuper Bitualis Romaiii doctrina De recta. Sacramentomm admini- stratione ecclesiasticis , aids documentis aucta et il- Instratn. Accedunt de iisdeni argumcntis S. Carali Monitioncs varioe. — Bergomi, i835, apud typogr. Sonzogni, in 8.° Edltore di questa pregiabilissima , diremmo anzi santa ed aurea coUezione, e il sacerdote Giovanni Finazzi,pro- fessore della pastorale teologia nel semina|-io di Bergamo, del qnale gia encomiate aliliiamo in questo medesimo gior- nale altre utili e belle produzioni. liitento egli al maggior bene de' suoi discepoli voile loro iniitolarlo qnasi manuale o guida nel divino ministero a cui trovansi iniziati. Pero considerando die a tre riduconsi i precipui doveri d' un ecciesiastico, posto alia cura delle anime; cioe di condurre una vita esemplare, di porgere fruttuosamente ai popoli la parola del Signore, e di fedelmcnte aniininistrare i Sa- cranicnti, in tre parti distribui pore la sua collezione ; distinguendole tuttavia in mode che ciascuna possa anche da se sola sussistere, se niai taluno amasse di averne Puna piuttosto die Taltra. Egli poi siccome e indicato nel frontlspizio stesso delfedizione , scelse ad aminaestraniento del pritno dovere le Regole del libro pastorale del soninio pontefice S. Gregorio e le Animonizioni di S. Carlo a tutto il clero : trasse le dottrine die risguardano il secondo dal trattato del Sacerdozio di S. Giovanni Crisostonio, dalla Dottrina cristiana di S. Agostino e dalle Istruzioni di san Carlo intorno alia predicazione della divina parola : qnanto APPENDICE ITALIA.NA. 269 al terzo tlovere , ossia airamministrnre i Sacrament! , si attenne nl Kitnale romano, aggingriendovl pero , riguardo ai Sacrainenti della Confermazione e delF Ordine , de'' qnali nulla parlasi in esso rituale , una breve istrnzione desnnta dalle sinodali istituzioni della Cliiesa milanese e relativa alle cose che dal parroco prestarsi debbono come al do- ver sao annesse, allorche quel due Sacramenti vengono dal vescovo solennemente ammlnistraii. La collezione chin- desi cogli Awertiniend di S. Carlo per U confessori : la quale parte terza venne di varie note pure corredata. Questi brevissinii cenni bastano a dimostrare si T impor- tanza dell' opera , come la riconoscenza che al benemcrito 2>rof. Finazzi debbesi non dai soli giovani ecclesiastici, ma ben anche dai sacerdoti che gia costituiti trovansi al go- verno della greggia di Cristo. G. Dell' unico prlndpio e fine del Diiitto unkcrsnle di Qiainbattista Vico. — Prima traduzione iudiaiia. Finora wi fascicolo di fogli 7, in 8." Parra forse ad alcuni inutilmente spesa la fatica di tra- durre dal latino un' opera di giarispriideuza , non pratica, ma lilosofica : noi non siamo di questa opinione; ne stx- miamo ingiurloso nella nostra eta il supporre che uiolti siano o desiderino almeno di farsi dotti , senza dedicare gran tempo alio studio della lingua latina. E Y opera che annunziamo avra certamente un molto maggior numero di lettori tradotta , che non ebbe finora ; ne puo essere senza buon frutto la lettura di un libro siffatto. Ci duole che il traduttore non abljia conosciuta I'edi- 7,ione deir opera originale pulDblicata in Miiano dalla So- cieta dei Ciassici italiani per cura del sig. Giuseppe Fer- rari ; dalla quale avrebbe potuto facilmente vedere quanta agevolezza a bene iutendere il libro derivi dalF inserire ne' lore luoghi le note clie il Vico puliblico un anno dopo il testo. Avreblie ancora potuio evitare a pag. i5 una con- fusione in cui lo condusse un errore del testo dov' e stam- pato pro veris e deve leggersi pro certis , come il signer Ferrari dimostro a pag. i3 della sua edizione con prova si manifesta da convincerne anche i nieno veggenti. JMa i libri , quando non sono novclle o romanzi , viaggiano cosi lenti per le provincie d' Italia, che non osiamo 2)uiito 260 AITENDICE ITAMANA. niaravigliarcl se un' edizlone del i835 e tuttora sconoscinta ia Napoll da chi dovette pur essere desideroso di consultarla. Vogliamo poi raccomandare al tradiutore una piu co- staiite diligenza , aftinche il suo lavoro generalniente degno di inolta lode non cada in alcune parti sotto giusta ceii- sura o di oscurita o di poca precisione. A pag. 17 leg- gianio : " Unico essere il genere deirassentimento , e col >' quale assentiamo alle cose da contemplarsi, ed a quelle 1) die deonsi praticare vivendo , chiarainente , come tutta " volta comporta la natura di entrambe. >> Qui crediamo die dopo chiaramente sia per difetto di stampa mancata la parola cVmostrate (perspicue demonstratis ) ; e forse altresi dovreljbe leggersi : col quale assentiamo e alle cose da con- templarsi ed a cjuelle , ecc. ; che sarebbe maniera piu chiara e piu rispondente al latino: et quo rebus contemplandis, et quo rebus in aita agendis . . assentimur. A pag. 2.S si legge: « L' uomo intiero adunque per la conteraplazione deireterno » vero , cioe dello stesso Iddio , con mente pura , e per n r a more dell' eterno bene, con puro animo^ e per 1' af- » fetto di tLitto r uman genere verso T eterno bene, a Dio >i manifestava la retta umana natura. >> L' ultima parte di questo periodo sara a tutti oscura , mentre il testo in vece e chiarissimo : et diligentia universi generis humani prce ceterno bono , Deo , rectain naturam humanam celebrabat. Non cre- diamo finalmente die quella foruiola Jus Quiritium Eoma- norum sia ben tradotta coUe parole il diritto del Romaiii Quiriti , mentre doveva dirsl il diritto Quiritario dei Jiomani, come fu gia praticato da altri. II tradnttore persuaso com'e di avere alle mani un' opera di graiide importanza, e dove e gran bisogno di menoinare possibilmente coll' espressione corretta e precisa la difficolta della materia, non vorra certa mente considerare queste nostra osservazioni come inutili o pedantesche. A. La fisica dello Spettacolo della natura dell abate Plii- che recata agli odieriii lumi , dialoghi del doltore Bartolomeo Bizio, segretario per le scienze dell A- tenco veneziano, ecc.-, tomo 3.° — Venezia, i836, presso G. Battaggia dal fasclcolo 12 al i-j {V. Bi- blioteca italiana, torn. 83, pag. iii. Luglio io36). L' autore avendo soddisfatto coi due primi volumi della sua Fisica all' assunto die si era imposto di trattare delle APPENDICE ITALIXNA. 26 1 (tffinita, degli impnnderahiU , e de'' corpi inorganici , or viene a soddisfare all'altro assnnto che e di trattare de' corpi orgaiiici , cominciando colT annunzlato terzo volume a te- ner discorso de' vt^etohill : T altro poi che a questo e per succedere trattera degli animali. Porzione pero del volume terzo suddetto parla ancora di cose inorganiche; ecco in- fatti quali sono gli argomenti de' primi quattro dlaloghi : I." le montagne, la fonnazionc delle pictre e delle petrifi- cazioni ; -2° I' infocamento centrale , i sollevamend ed i vul- cani ; 3.° le. pietre , i marmi e le gemme ; 4.° le valli e i terreni. Vengono in seguito le trattazioni hotaniche, cioe il dialogo 5.° circa il nasclmento , la nutrizione e la vita delle piante; 6° il vario aspetto delle piante e di alcune loro parti; 7.° ifiori: 8.° i fnitti : 9.° Z? produzioni de' vegetabili. Quest' ultimo dialogo si aggira auclie intorno alle utilita che Tindustria umana ritrae dalle produzioni vegetabili; e cosi discorre del pane, del vino, dell'aceto, del sapoue, delle vernici ^ dell'arte tiutoria, della concia delle pelli, e d'altri simili argomenti. Prosegue bravamente i'autore con il terzo volume, co- me gia fece co' precedenti , a batter 1' orme del Pluche e di chi eel diede volgarizzato ; del Pluche rendendo facili e dilettose le scientifiche istruzioni , e ognora aiiimaudole di un dolce e pio sentimento ; del volgarizzatore usando le eleganti e forliite forme di discorso, di cui questi, me- diante la sua versione , fu s\ lodato maestro. Tali pregi delTautore vieppiii spiccaoo nell'annunziato volume, quando uscito dair ardua trattazione delle cose geologiche, viene occupandosi nelP amenissima risguardante i vegetali. II brio del dire risponde alia venusta e vivezza del soggetto, come puo particolarmente scorgersl nella parte descrittiva dei pregi delle piante e della loro varieta. Nel percorrere il detto volume ci vennero- all' occhio alcune cose meritevoli, per quel che ne semlira, di emen- dazione. La composizione del feldispato riferita a pag. i3a non e giusta ; non e piii a tenersi per vero che il mag- gior numero de' pescl fossili del Bolca corrisponda a in- dividui che attualmente vivono (pag. 46); v' ha delle piante germoglianti che non portano fuori di terra i loro cotiledoni ; ne tiitte quelle che li portano fuori dimostranli stecchiti e smunti , e perdonli dopo avere dispiegate le proprie foglie (pag. 23/ ); non solo le trachee ma atiche 262 APPENDICE ITALIANA. 2;li altri vasi de' vegetabili si reputaao addetti al giro deir aria piuttosto che a quello degli umori ( pag. 2 5a ) •, i petal: de' fiori, esposti alia luce, non esalaao ossigeno piii che le foglie (pag. 364), ma anzi assorbono ossigeno e invece esalano azoto. B. Elementi di storia natiirale dl Edwards e Comte ad nso delle scuole di Francia, prima versione iialiana di Eicole Marenesi con un indice etimologico e tavole in rame. — Milano , 1887, presso Ranieri Fanfani, in 12.° Fascicolo priino del tomo primo (i). II primo dei nominati autori dell' opera annunziata, cioe il sig. Edwards , pnbblico de' pregevolissimi Elementi di zoologia , cui crescono pregio nitide figure stampate , a molto comodo del lettore , insiem col testo swi fogli me- desimi dove se ne leggono le descrizinni , e .e cose die vi si riferiscono. La materia, e frequentemente anche le parole del fascicolo suddetto sono cavate fuori dalla prima parte dei citati Elementi di zoologia , la quale tratta T a- natomia e iisiologia degli animali ; e pero quello e un ri- strettissimo compendio di questa , con qualche addizione ; anclie le figure degli Elementi di storia naturale sono per la pill parte copiate da quelle degli Elementi di zoologia. jj altro autore dell' opera annunziata , cioe il signer Comte , cumpilo de' raolti ingegnosi quadri inetodicl , cosi del regna animale come del vegetabile , quindi e persona espertissima in quel genere di lavori cui spetta T opera stessa, e il sue nome e anch'esso niallevadore della bonta della medesima. . , B. (i) Quest' opera sai-a divisa in due volami; e ciascmi volume in tre puntate, composte cadauna di 5 fogli di stampa e di circa 5 tavole in rame. II sommaiio , 1' indice alfabetico ed etimologico (che souo aggiunte del traduttore , il quale mmii anche il testo di alcune sue note ) formeranno un' ultima puntata di Appeiidice. II prezzo e di cent, ao ital. per ogni foglio ( di 24 pag.), e cent. 20 j)er ogni tavola. :263 V A R I E T A. Salle strade ferrate degli Stad Uniti: contiiiuazione dclla Icttcra inscrita nel prcccdente fascicolo di aprde jjag. 144. Gli Stati deirUnlone lianno importato I'invenzione delle strade ferrate dalla Gran Brettagna , ove il magiiilico cara- mino di Liverpool e Manchester serve e servira sempre di modello per qnesto stnpeado ritrovamento di accelerata co- municazione. Abili iagegneri farono appositameiite spediti in Ingliilterra ad assumere le piu minute e dettagliate ui- forma^zioni sa di tale Importante soggetto. La spesa h\ ge- nerosamente sostenuta dalle compagnie formatesi per si- mile speculazione e uoii g\a dal Governo degli Statu II principio democratico e di lasciar fare, di non mgerirsi nelle commerciali iiitraprese e di non accrescere le pro- prie spese governative con assegni o sussidj di sorta. Lo spirito di associazione, clie in America e piu attivo die 111 qualunque altra parte, suppllsce a questa impassibilita.del governo, e i risnltati provano die ii principio e vantag- ^'°r)i fatto non fu die nel i83o die si diede principio alle opere delle strade di ferro , e gia gli Stati dell' Umone sono coperti e attraversati in ogni verso da superbe strade ferrate, su cui scorrono migliaja di velcoli parte con mac- chine locomotrici a vapore , e parte con cavalli. Non c" e forse popolo al mondo piu impaziente di ritardo deirarae- ricano. La sua vita , i suoi pensainenti , le sue idee stanno tiitte nel presente ; T aspetto delP avvenlre appena si pre- senta alio spirito e non ottiene alcuna grazia dalla ritles- sione: appena 1' americano scorge e concepisce un punto di materiale utilitii ( e in c\b solo consiste il bello ideale della sua esistenza), subito afferra i mezzl della esecuzjone, e la riusclta e sempre eguale aU'attivita e diligcnza im- plegatavi. Propongasi ad mi americano una bella specula- zione, 11 di cui successo, scevro d' ogni incertezza e d'ogni risico, present! un beneficio immense fra 4 o 5 anm, voi 264 V A U I E T a'. lo vedete snblto arretrarsi e crollare taciturnamente la te- sta : 4 anni per liii sono uii' eternith; cd una etet'nita senza guadagiio e 1' Inferno per un Americano. Non e (lunc|ne da niaravigliarsi se con tale caratteristica e dominante dispo- sizione nazionale siansi aperte , quasi per incanto, infinite strade ferrate, le quali accelerando in un modo inde- scrivibile le comunicazioni tra i punti piu rinioti , hanno per cosi dire raddoppiato la vita dell' uomo ed estesa la sfera delle sue speculative operazioni. E tale rentusiasmo con cui particolari e societa s'impegnarono in siniili intra- prese , clie appena possono indicarsi localita ove non esi- siano strade ferrate. Lo spirito pubblico e le borse dei privati sono talmente occupate da tali speculazioni , die se ascokate una conversazione di tre Americani per soli dieci niinuti, potete esser certo clie sentirete almeno tre volte articolare Railroad ( sti-ada a guide di ferro ). Strade di ferro da cltia a citta , da villaggio a villaggio, strade di ferro fra le immense carriere di carbon fossile, di piombo, di marmo ; strade di ferro neir uiterno stesso delle grandi manifatture ^ guide di ferro conducono persino nei niagaz- zini dei privati le pesanti balle di mercanzia che si sca- ricano nelle contrade. Che piii? Nella casa penitenziaria , ossia ergastolo di Filadellia , i corridoi , ove sono le por- ticine di 480 celle de' condannati , sono tutt' alTingiro cir- condati da una specie di sbarra di legno, e sulle due sbarre paralelle si fix scorrere un veicolo, colla stessa teoria delle strade ferrate , onde recare i viveri a tutte le cellette di que' poveri disgraziati. Non e niio proposito d' indagare se un tale eccesso di speculazione diretto a questo solo oggetto sia per essere di un gran giovaniento all' interesse generate del paese ; agli economisti stara il dimostrarne la somma utllita ge- nerate , ed agli oppositori di M. Say d' impugnare il be- neficio delle macchine. Egli e pero evidente che il gran numero di braccia clie si tolsero ai lavori agricoli per ini- piegarli in queste costruzioni , clie le ingenti somnie di da- naro clie con tanta avidita furono dai particolari impiegate in queste intraprese, hanno certamente contribuito non poco a rendere piii pericolosa 1' attuale crisi commerciale, ed a peggiorare la niomentanea condizione del popolo. Mentre 1' universale attenzione di questi paesi si rivolse alle bnllanti speculazioni di canali , battelli a vapore e V A R I E T a'. a65 strade dl ferro , 1' agricoltnra , la sola , la vera sorgente d' ogni produzioiie , T agrlcoltura languisce e va tuttora de- perendo. Mentre con pochi dollarl si divorano le immense distanze, che separavano una citta dall' altra , il basso popolo esaspei-ato dal bisogno , inferocito pel monopolj ])ancarj , si porta agli eccessi della disperazioiie , assale e sfonda i magazzliii delle iarlne e le sperde nelle vie , cre- dendo in tal modo rimpicciolire il prezzo del pane e delle vivande. Si contano 1600 niiglia da Boston a New-Orleans ^ ora si fa rjnesto viaggio per mare e s' impiega a tempo ordi- nario da 18 a 33 glorni. Ira podiissuni anni questa im- niensa linea sara occupata da strade ferrate condncenti da baja in baja, da fuime a fiume, le quali otiViranno agli Ame- ricani sempre aflVettati , le ali delle niacchine locomotive, laddove i battelli a vapore chiuderanno le proprie. Non e gia questo un progetto nell'aria, e nn fatto gia quasi rea- lizzato. Gia esiste la strada di ferro da Boston a Provi- dence :, da questa citta fmo a New-York scorrono quoti- diananiente due battelli a vapore. Da New-York a Filadel- fia , per ovviare all' inconveniente del ghiacci invernali che impediscono ai battelli a vapore la navigazione dell'IIudson e della Delaware per qualche niese, si sta costruendo non una ma due strade di ferro, che saranno itltimate fra qual- clie mese. Da Filadelfia si va a Baltimora per la Delaware e il Chesapeake, e in parte sulla strada ferrata da New- Castle a Frenclitown in sole otto ore : da Baltimora la strada di ferro conduce a Wasliington, cnpitale dell'Unione, in sole due ore. Da Washington a Blakely , nella Carolina settentrionale , ci sono 28 leghe di strada ferrata in at— tualita di servizio ; gia si sta costruendo il rimanente tratto che deve congiungere Richmond, capitale della Virginia col flume Potomak , e questo fiume mette appunto a Washing- ton , passando al picde del mome Vernon , ove una tomba modesta racchiude i resti del piii grand' uomo deirAmerica, di Giorgio Washington. Se si discende in battello a vapore la Cliesapeake fmo a Norfolk, la s' incontra un" altra strada ferrata di 3o leghe , che conduce fino a Blakely ed anche piu oltre. Da quest' ultima stazione lino a Charleston , la strada e un po' lunga , ma non importa ^ 1' attivita ameri- cana vincera ogni ostacolo ; una numerosa corporazione di capitalist! e gia all' impresa e qitanto prima n^ contera i Blbl. Ital T. LXXXVI. 18 :266 V A R I E T a'. vistosi dividendi. Da Charleston una strada di fcrro di 56 leghe va fino ad Augusta nella Georgia , solo riniane una lunga tratta da Augusta a Montgomery : da qui il battello a vapore discende TAlabaina' sino a IMobile , e se temete il mal di mare per arrischiarvi da Mobile a New-Orleans attraverso il golfo del Messico , non vi affannate percio , giacche una buona strada di ferro vi dispensa dal rendere omaggio alia memoria del gran Cortez. Lo Stato di Pensilvania che appena arriva a una popo- lazione di un milione e mezzo ha gia i3o leghe di stiade ferrate, senza contare altre importaati strade costrutte nei piccoli Stati di Wuova Jersey e della Delaware coi capi- tali sovvenuti dagli speculator! di Filadelfia. La strada ferrata di South-Amboy , neila Nuova-Jersey, arriva sino a Camden , borgo situato salla riva della De- laware , precisamenre di coutro a Filadelfia : e quasi una retta linea , le sue curve sono pochissime e di un raggio sempre' maggiore di 1800 piedi ; le iuclinazioni sono per 10 pill di 20 piedi al mlglio. Le guide ( rails ) sono di ferro battuto ; ogni pezzo e lungo 16 piedi, largo 2 pollici e i/s al vertice, 3 e 1/4 nel mezzo, e alto 3 pollici e i/a. II collo e grosso '/a polllce , per ogni 3 piedi : pe- sano 39 libbre e ''jioi aioir da poids. Nel solo Stato di Nuova-York si contano 5o strade fer- rate parte gia in servizio e parte tuttora in costruzioue. 11 capitale impiegato o destinato per dette opere dalle di- verse coiupagnie monta a dollari 34,655, 000 , pari a mi- lanesi lir. 242,585,000. La strada ferrata di Mahawk e Hudson fu la prima ad essere costrutta nello Stato di Nuova York. Fa inco- minciata nel i83o mentre ancora si mancava di buone in- formazioni e di esperienza su qnesto soggetto •, percio ando lentamente progredemlu e costo molto danaro alia conipa- gnia intraprenditrice. II piano ed il profilo sono assai bene disegnati e giustilicano la grave spesa che hanno cagionato i molti rialzamentl di terra e le scavazioni. II montare di tutta la spesa, secondo il rapporto fatto alia legislatura in Albany uel i832 e di dollari 639,908, compresa la spesa per la costruzione della seconda tratta. Dovrebbero pero dedursi circa dollari 100,000 per valore di terre ; nella sola citta di Albany compero la compagnia circa 1 3 acri di foudu, per uso di deposito dclle macchine. carri ecc. V A R I E T A.'. 267 e si sa a die enoruii prezzi si pagano le teire nolle cittk!!! A Nuova York in certe localita, uii acre di terra scoperta, (circa 5 peniclie luilanesi ) vale 100.000 dollari. La lun- gliezza di qiiesta strada presa da Schenectady fino alle rive deir Hudson ad Albany e di i5 miglia ; non ci sono grandi disceso. Quando occorre una escavazione nelle asccse, la lar- gliezza per un dopplo cammino e di 33 piedi ; quando si richiede un rialzamento , la largliezza del livello e di 26 piedi. La niaggiore altezza de' rialzamenti di terra e di 4^ piedi. Alia prima ascesa a Schenectady, sotto al piano in- clinato, la strada descrive una curva di circa lo catena su di un raggio di 700 piedi. C e una curva alia testa d'ogni piano inclinato , di circa 8 catene cadauaa , su di ua rag- gio di 1 100 piedi. Fra qneste due ci sono altre due curve, una su di un raggio di 4,200 piedi, hmga 9 catene e I'al- tra su di un raggio di 2 3, 000 piedi e lunga 6 catene. I travicelli die attraversano la strada e su cui posano le barre di ferro , hanno 7 poUici di diametro e 8 piedi di lungliezza. Dadi di pietra dura rozzaniente spianati e di 2 piedi cubici ciascuno sono posti alia disUinza di circa un metro Tun dalTakro, e su qnesti riposano i travicelli trasversali. I riiils ossla le guide di terro hanno 9/io per 2 '/- pollici, colla curva superiore arrotondata larga i 7/8 poUici. Qne- ste bari-e sono inlitte sopra altre guide di legno di pino rosso di 6 pollici quadrati. La distanza tra una guida e r altra e di 4 piedi e 9 pollici. La massima elevazione della strada al disopra dell'' Hudson e di 335 piedi. H piu della spesa fa assorbito nel roinpere e minare grossi massi e il ceppo che s' incontro nelT escavazione. Vi sono dne mac- chine stazionarie , ognuna alle dne estreniita della strada. Per lo pill si fa viso dl raacchine locomotrici , qnantun- qite vi corrano anche niolti veicoli con cavalli. La piii graudiosa e forse la piii raagniiica di tiUte le strade ferrate deU' Unioue c quella destinata a mettere da Nnova York al lago Erie , cssa e tuttora in costrnzione. La compagnia stabilila per questa intrapresa fu dalla legislatura incorporata nel i832 con un capitale dl dol- lari 10,000,000. Una tratta continua della strada, sten- dendosi dal villaggio di Deposit, contea di Delaware, fino alia Ijocca di Calicoon-trcck , ncUa contea di Sullivan, 268 V A K I E T a'. Innga 4 miglia e mezzo, luiigo il margine del fmme la Delaware, fu appaltata per la sua materiale livellazioiie e pei movinienti di terra, e 1' opera s' incomincio nel i835. Dal rapporto presentato alia legislatura dello Stato dal- I'ingegnere. dl essa strada si hamio le segnenti indicazioni. I confini natarali delle valii die sono segiiiti driUa strada , serviranuo a dividerla in 6 grandi scompartlmeiiti. I. Divisione dell' Hudson, lunga yS miglia e mezzo. 3. Divisioae della Delaware ii5 miglia. 3. Divisione della Susquehannah i63 miglia e mezzo. 4. Divisione di Genesee 37 miglia. 5. Divisione degli Alleghany 83 miglia. 6. Divisione del lago Erie, die comprende la corta ma rapida discesa al lago Erie , 11 piano inclinato ed 1 due rami, 1' uno a Portland lungo 9 miglia, e T altro a Dun- kirk die e di otto miglia e mezzo. la tutto sono miglia 5o5. Le ascese nella maggior parte del cammlno sono da 5 a 3o piedi per miglio, e non eccedono mai i 60 piedi , eccettuato il passo delle vette Alleganiche die formano i llmitl naturali delle sei grandi divisloni. Soltanto alia di- scesa al lago Erie sara necessaria una macchina stazlona- I'ia. Le curve sono generalniente assal comode^ nessuna ha meno di 5oo piedi di ragglo. La spesa del movinienti di terra, llvellazlone e compera del fondo per lo spazio di 222 miglia e 3y,j^ tra il fiunie Hudson e Binghamton, suUa Susquehannah, montano a dollar! i,55i.f)83, facendo nn adequato di dollar! 6,968 per miglio, e pef 260 miglia e 1/4 tra la Susquehannah ed il lago Erie, dollari 1,1 65,586, ossia doUari 4,478 per miglio. Totale su una tratta di miglia 483 dollari 2,717,518, ossia in adequato dollari 5626 per miglio. Tale spesa com- prende anche le opere di ponti , ripari , coperti , acqui- dotti , ecc. Totale dl spese sopra calcolata dollari 2,717,518 Aggiungasl 11 10 per 100 spese imprevlste . » o.'ji^'jSi Rails, ossia guide dl ferro Inlisse sul legno a doUari 3,400 per miglio >> 1,642,200 Spese d'ingegneri al 3 per 100 snlle dette spese " 130,791 Somma totale dollari 4,762,260 pari a milancsi lir. 335335;82o. V .V R I K T .\'. 269 La strada e intersecata da molti rami laterall e da ca- nali in gran quantita , die comunicheranuo gl' imraensi vantaggi di qnesta magnifica intrapresa ad nna estensione incalcolabile di territory , die mancano ora di pronte co- municazioni coi mercati delle grandi citta. Strade ferrate per veicoU tiratl da cavulli. La prima cosa da determinarsi nella costrnzione di una strada ferrata e La qualita della forza die vi si vuole usare se a vapore o con cavalli. Egli e conveniente di non ser- virsi di cntranibi i sovrindicati due mczzi sulla stessa strada, giacdie la graduazione convenevole a ciasdieduna di qiie- ste due forze e diversa : perche la mnrcia piii lenta del cavalli presenta spesso un' ostruzione alle maccliine loco- motrici , e cagiona ritardi e perdlte di tempo : perche le strade iinicamente percorse da cavalli esigono materiali e stromenti meno forti, e qiiindi si possono costrnire ad assai niiglior prezz.o : in fine perche il calpestio de" cavalli co- pre faciluiente di polvere e sassolini le guide ferrate, e in tempo umido vi si forma un fango tenace die impe- disce r immediato contatto delle ruote coi rails ossia colle guide. Nelle strade destinate a cavalli sara necessario di ben considerare la scelta del cnmmino die vuolsi percorrere da un sito ad un altro, ed il modo di graduazione che sara adattato all' uso piu vantaggioso de' cavalli, avuto riguardo alia loro forza ed alle distanze die dovranno percorrere. Trovato il termine medio della forza die un cavallo puo impiegare in un giorno o per un dato numero di ore, con- verrebbe conoscere quale sia la piu gran forza die un ca- vallo put) impiegare per una certa distanza , senza verun pericolo od inconveniente , in modo da poter fissare la massima declivita che si puo lasciare a nna strada, sulla quale devono correre gravi pesi. Un cavallo in Lighilterra fu veduto a portare sulla sua schiena 1282 libb. di peso ( libbre di 16 once), per lo spazio di 8 miglia senza fer- marsi ; ma non potra sostenere in un qualche modo a per- pendicolo un peso tanto forte quando e sospeso su di una carrucola, come lo porterebbe sulla scliiena. Si ritiene ge- neralmente che la forza di un cavallo arrivi a portare, tirando un veicolo , nu peso da 600 a 900 libbre facendo 4 miglia per ora e lavorando 8 ore nel giorno. Affinche 270 V A R I F. T A . pero i cavalli possano tirare consiilercvoli cariclii e dii- rare Inngo tempo ncl viaggio, e neccssario die la stradn sia in nn perfetto livello, ed cvitare assolutamcnte ogni onclulazione o irregolarita nclF orizzonte della strada. Le gravi spese die esigono i molti inovimeiitl di terreno, per adattarsi ai livclli delle strade servile da cavalli , snpe- rano di gran lunga quelle per le strade percorse da mac- cliine a vapore , ove non e necessaria una si diligente ed esatta livellazione. Le prime i3 niiglia della strada ferrata di Baltimora ed Ohio hanno costato 50,000 doUari al mi- glio, senza la spesa del rails, mentre non si sareljbero spesi die dollar! 2000 al miglio , se si fossero assecondate le varie ondulazioni de' terreni attraversati. E per que- sto niotivo die gli Americani non si servono piu di cavalli sulle strade ferrate , die per le piccole tratte ed ove non si devono trasportare carichi iiiolto voluminosi ed ingenti. Per le grandi strade di comunicazione tra citta e citta , tra fiume e fiume, tra baja e baja si preferiscono le mac- diine locomotrlci a vapore. I carri tirati da cavalli non servono per lo piu che pel trasporto delle persone e hen rare volte per la condotta delle merci ;, quindi 1 pesi die gravitano sui rails non soiio niai molto considerevoli. Quindi P economia tanto necessa- ria in simili costruzioni ha suggerito di sostitnire ai rails di fcrro delle guide di, legno , oppure guide di legno rico- perte alia sola loro sommita da una semplice e sottile la- mina di ferro. Le guide di legno sono generalmente fatte , ponendo prima dei travicelli , dormigUoni o madricri di le- gno da 4 a 6 pollici in quadratura , attraverso la strada, alia distanza di 3 o 4 piedi gli uni dagli altri , ed attac- cando le dette guide di 408 pollici C(uadrati sui dormi- glioni col mezzo di sbrigli che attravcrsano perpendicolar- mente la guida e si infiggono nel travetto trasversale. Op- pure si pratica nei niadrieri un intaglio, nel quale s' in- castra la guida , la quale e assicurata con chiavi a cuneo pure di legno. II cedro rosso tanto coinune necli Stati del Nord, legno facile a lavorarsi , e che e di una lunga durata , e quelle che si preferisce pei travicelli. Per le guide vi si fa uso di querela bianca bene staglonata. Sono di diversa dimensione secondo le viste degPintraprenditori e secoiido il niaggiore o minor peso che devono sosteiiere. Alcune hanno 3 pol- lici di larghezza e 5 di grossezza , altre ne hanno 4 per 6. I V A R I E T A . 271 Incrodatnra tanto per le rntaje scrnjiUci die per le cloppie. Sulle strade a due guide semplici e essenziale di avere metodi fncili per sortire dalle carrlere nei luoghl ove i veicoli s' iiicontrano e nelle strade a guide doppie per pas- sare da desira a sinistra o viceversa. Questo uietodo e as- sai semplice tanto su di una seiiiplice rotaja a due guide, nel caso clie due veicoli s' incontrino in direzioni opposte, quanto su di una strada a doppia rotaja. Nei luoghi desti- nati ad incontrarsi i carri ed ove per lo piu si arrestano, sia per cambiare i cavalli, die per prendere acqua e le- gna per le maccbine , c' e una guida movibile , la quale essendo mossa lateralmente contro la parte della guida esteriore , cbiudera il passaggio diretto ed obbligbera i carri a mettersi nelP altra carriera. Quando si desidei'a cbe i carri seguitino il lore cammino direttamente , il passaggio dalla guida indicata alia guida principale si lascia aperto. Strade di ferro dest'mcite idle maechine a vcipore. GFingegneri 'americani nel casi in cui lui perfetto li- vello e impossiliile a conservarsi nell'. andamento delle stra- de, preferiscono di mantenere un orizzonte leggermente ondulato alle lungbe ascese e discesc ^ peroccbe le capa- cita della maccbina a vapore sono tali , cbe un tondo o serbatojo di vapore puo essere accumulato, nientre la mac- cbina e i carri discendono un pendio di una discreta lun- gbezza , tratti dalla loro stessa gravita , per abilitare poi la maccbina a sormontare 1' ascesa cbe segue con vigore ed ispeditezza. Ma se le discese sono lungbe, si e obbli- gati a lasciar sortire il fuoco ed a consuraare il vapore per la via della valvola di sicurezza. Siccome poi e piu diflicile di costruire i carri per le maccbine a vapore cbe non sono 1 carri comuni , cost per fare corti giri senza danno e senza grave sforzo tanto dei veicoli cbe delle guzVZe, e preferibile di fare le strode piut- tosto diritte. Si e Inngamcnte disputato sul nilglior modo di determi- nare T ascesa di erte acclivita , ed e certamente una ri- cerca degna d" interesse quale sia il sommo grado di ascesa amniissibile. Per sujxrare le acclivita furono inventati di- versi nictodi , di cui Tuno lo fu dal signer Blenkinsop di Leeds ( Ingbiltcrra ) ed e di ottenerc il moto progressivo 373 V A n r E T A . della macchina col mezzo dl una ruota addentata clie scor- resse su guide pure addentate. Un altro iiietodo e quelle inventato da Chapman di una catena attaccata sulla som- mita della collina ^ e discendente sino alia sua falda , per mezzo della quale la macchina ascende ajutata da adden- tature die scorrono negli anelli della catena. La spesa pero di simili metodi e la niaggioi-e frizione che cagionano ne ha impedito T use generale. Si crede prefe- ribile di graduare la strada in mode che i veicoli possano ascendere coU'adesione delle ruote. Qnando le luote sono mosse dalla macchina, esse devono scorrere suUe guide o rotolare libei-e fuori delle guide stesse : e quando poi il peso e I'ascesa richiedono minor forza per ascendere, della equivalente alia frizione clie si opererebbe collo scorri- mento delle ruote suUc guide, i carri possono andare avanti liberamente : lua se il peso eccede la frizione cagionata dallo scorrere delle ruote della macchina sulle guide , al- lora i carri si fermeranno , e solo si aggireranno le ruote della macchina , senza procedere piii oltre. E dunque in- dispensabile di assicurarsi quale sia 1' ammontare deU'ade- sione sulle guide, ed in qnal modo si puo ottenere la mag- giore adesione ; e quindi graduare la strada in conformita, affinche i dati pesi possano essere senz' ostacolo trasportati. Dai calcoli fatti da esperimentati ingegneri si ottenne il seguente risultato : 1. Sopra guide larghe 2 pollici si ottiene un' adesione equivalente a 3o5 libbre inglesi per ogni ruota della mac- china. 2. Sopra guide di 3 pollici si ha un'' adesione di 482 Ilbhre e mezzo. Se il carro delta macchina avra 6 ruote ben connesse col macchinismo stesso^ 1' adesione totale sara di libbre 3745 se le guide sono larghe 3 pollici, e di libbre i83o se le guide non sono che di 3 pollici. Se il carro della macchina non ha che 4 ruote connesse e aggirantisi col macchinismo stesso, allora I' adesione sara di libb. i83o pei rails di 3 pollici e di sole libb. 1230 pei rails di a pollici. Se il peso totale dei carri della macchina ed il carico che portano fosse di 4.5 tonnellate , con 6 ruote alia mac- china, oppure di 3o tonnellate con sole 4 ruote, le mac- chine pesando 4 tonnellate e 1/2 nel primo caso e 3 ton- nellate nel secondo , la maggiore ascesa possibile sara di V A n I E T a'. 2-'3 nn piede sopra 67 ' /^ di canuuino, ossia di 79 '/a piedl per niiglio , quando i rails slano larglii 3 pollici. — Che se i rails sono plu stretti , o F ascesa. piii forte ed erta, il peso dovra esscre ridotto nella stessa proporzlone. L' uso e la comodita di far sempre partire la caravana dei veicoli alia stessa era e di farla fennare a determi- nati posti per preudere acqua e Icgna , lia fatto si clie si risparniino le doppie guide, le quali raddoppiano quasi la spesa di una strada ferrata. Le caravane partite da due siti opposti s' incontrano sempre^ con pochi minuti di di- Vario alle stesse stazioni , eve si sono praticate le incro- ciature a doppia guida. Chi e prime ad arrivare aspetta r altro , e la perdita di tempo e sempre brevissiina. II rail 5 ossia la guida di ferro attualinente adottata per la massima parte delle strade e quella inventata da Jessop fino dal 1789, e die gl' Inglesi chiamano edge-rail , ossia guida ad orlo o guida a risvolto. Questa guida e molto pro- fonda per accrescere la forza in proporzione del peso. S' ingrossa alquanto al fondo per accrescere la forza, e si dilata al vertice aftine di presentare mia piii larga snper- ficie alle ruote dei carri. — Da principio queste guide si facevano di ferro fuso della lunghezza di 3 a 4 piedi. Pero nel 1820 il sig. John Birkinsliaw , inglese , trovo il modo di fabbricarii della forma richiesta con ferro battuto, cio che e prefeiiliile, perche men facile a spezzarsi , e per- che si richiede soltanto la meta del peso del ferro fuso. Le barre ossia guide di ferro fuso pesano ordinariameute 56 libb. inglesi ogni 3 piedi, mentre quelle di ferro bat- tuto pesano solo 28 liblj. Un altro grande vantaggio si e die in quest' ultimo niodo si fanno della lunghezza da i5 a 18 piedi , e cosi stendonsi sopra molti massi o sostegni, e si diminuiscono le giunture , e per consegueiiza il peri- colo di scosse recate ai veicoli e altresi diminuito. Le guide sopra descritte riposano sopra una Scarpa di ferro fuso, e queste scarpe sono infitte e assicurate sopra massi di sasso rozzamente quadrati. La ganascia della scarpa sorpassa i lati della guida , la quale e asslcurata col mezzo di uno sbriglio che attraversa V una e 1' altra. L' uso pero dei massi di pietra quadrati e adottato soltanto pei terreni troppo inolli e facili a scomporsi. Ho osservato nella mas- sima parte delle strade ferrate che ho finora percorse che il legno era di un sufliciente sostegno alle guide ferrate. 2 74 V A R I E T A . Tutt' al pill si niettono piu viclni 1 madrieri trnsversali , e talvolta ancora questi travetti di traverse sono sovrappo- sti a tre linec di altri madrieri che sono interrati longi- tudinalmente. Merita una particolare osservazione 11 modo celere ed assai economico , con cui gli Americanl costruiscono le lore strade ferrate. Di fatto in un paese ove il nnmerario e scarso e V interesse dei capitali altissimo , ove la mano d' opera e qmttro volte piu-cara che in qiialunque paese d'Europa, svanirebbe affatto il beaeficio di simili costru- zioni 5 se non sapessero condnrle a termine coUa minora spesa possibile ed in l^revissinio tempo. E veramente sor- prendente la dlfFerenza che passa tra il modo dl fabbri- care in Italia e quello che si pratica in America. L' Ita- llano nodrito in mezzo alle brlUanti tradlzloni di una glo- ria die non ha piu , rivolge i suoi pensamenti a un ri- moto avvenlre. La vita dell'Italiano e nel faturo, le opere sue sono per la posterita. Qnlndi 1 grandl archi, i monu- menti , i palazzi , i tempj die costano imniensi tesori e secoli a finirsl. L'Americano In vece non vede che il pre- sente, T utile d' oggi domina tntte le sue vlste ;, le idee sue non si protendono a 6 mesi piii oltre. E percio che tntte le sue intraprese sono condotte con una celerita maravl- gliosa : un capitale che non frutti per un anno intiero fe Vina mezza bancarotta per un Americano. La grande econo- mla poi che si mette nelle costruzloni accresce a dismisura i dividendi che sono aggiudlcatl agll azionisti di simili in- traprese. Quindl a rlsparmio dl gross! massi dl pletra , si pongono dei buoni dormigllonl dl legno che costano assai poco , e con tenue spesa si possono rinnovare ogni otto o died anni : la calce e scarsa e carlssima, qulndi gli acqul- dottl che attraversano le strade sono fattl colla massima speditezza con tavole di rovere : cos'i pure tuttl 1 ponti si costruiscono assai solldamente, e con pochlssima spesa, di legno. Che importa poi se in capo a lo anni bisognera fare una grossa spesa a rinnovarll; i dividendi dl lo anni avranno gia rlmborsato due volte 11 capitale speso nella priniitiva costriizlone, mentre col modo seguito in Italia nelle costruzloni , appena si avra finita I' opera progettata nel lo anni, ed a stento si rlcaveranno dopo gF Interessi assai modicl degl' Ingentl capitali Implegati. V A R I E T A . 2 -a Ecco per esempio il prcvcntlvo prcscmtato dal niaggiore Wilson per una bcllissiina strada da lui progettata a dop- pia rotaja. Guide di ferro hattuto a 28 libb. la jarda fanno 88 toiincllate per niigiio a doll. 65 sono dollar! 5720. — Ferro fuso per le scarpe " 83i. 14 Shrigli di ferro per assicurare i rails alle scarpe » 36. — Dazio di entrata delle siiddette merci lavorate » 1682. 53 Dadi di sasso " 1834. 7$ Sommano dollar! 10 104. 43 egnali a milanesi lir. 70781. 3, non coinpreso il valore del fondo e la spesa per movimenti di terra, al niiglio; osser- vando clie la detta cifra si ridurrebbe a poco piu della meta, facendo la strada a guide semplici. I movimenti di terra , come ho gia detto piu sopra , non importano mai considerevoli spese. Si sa die eccettuata I'immensa catena degli Allegany die non s' innalzano mai piii di 3400 piedi al disopra del mare , e die ad ogui tratto preseatano colle loro ample e dellziose valli comodissimi passaggl da una regione all' altra , la superficie dcgli Stati-Uniti e come uii vastissinio piano leggermente ondnlato e dolcemente incli- nato verso alT oceano. Quindl gl' ingegneri americani non si occupano di far grandi movimenti di terra die net casi di colmare qualclie Valletta di una sovercliia rapidita. nella discesa , o di solcare cjualche colle, ove non convenga sta- bilire una macdiina stazionaria. Del resto le strade ferrate sono appena segnate da due piccoli fossi lateral! , e poco o nulla si fa per togliere le ineguaglianze del territorio percorso. Che un tale metodo seguito dagli Americani sia gene- ralmente vantaggioso non c' e piu ombra di dubitazione , e r esperienza ce lo dimostra ogni giorno. Le opere pub- hliche costrutte per pura utilita della comunita e del commercio, devono sempre tendere .all' unico loro scopo, quello cioe di recare il maggior possibile beneficio nel piu breve terniine possibile e col minor sacrificlo di capital!. f(on e die coUa vicina prospettiva di un vantnggio sicuro e vistoso die gl! uomini s' impegiiano in simili -imprese, e una brillante cifra ne! dividend! crea ed incoraggia quasi sempre lo spirito di ;'.ssociazione. 2 76 V A R I F. T a'. Sulla dlsperslone dclle due elcltriclld , spcricnzc del pro- fessore Giuseppe Belli. Contlnuazione. I. Secondo die lo aveva annunziato nella mia precedente Memoria ( Bibl. Ital., torn. 85.°, pag. 417), ho cercato di estendere le sperienze snlla dispersione delie due elet- tricita anclie ai gas difFerenti dall'aria; nolle quali ricerche si compiacque ajutarmi il dotto chiinico mio amico signer Antonio Kramer, prestandomi gentilmente P opera sua e r uso del suo ricco gabinetto cliimico. L' apparecchio di cui ci siamo serviti fu il seguente: Attraverso al turacciolo di sugliero AB (fig. i.'"" ) si e fatto passare il tubo di vetro CV contenente il sottil illo di pla- tino EF terminato in F in una punta non troppo acuta; e s' e altresi fatto passare attraverso al niedesimo turac- ciolo il grosso filo d'ottone GHI ripiegato ad angolo retto in //, e avvolto di un altro sottil filo di platino LMN; quest' ultimo perb nella parte die corrispondeva al turac- ciolo era inserito in un taglio longiiudinale ef fatto col temperino, e all' inferiore estremita , corrispondentemente alia parte ripiegata del filo d' ottone, era ridotto in forma di una piccola spirale N, piana, orizzontale , a piii giri, saldata con ceralacca al detto filo d'ottone, e dirittaraente opposta alia punta F a una distanza di quasi un centiine- tro. Le due basi del turacciolo erano coperte di ceralacca, della quale erano pur rivestite le parti del tubo di vetro e del lilo di ottone clie avanzavano fuori dal detto turac- ciolo , come anche la parte inferiore del secondo filo di platino , ad eccezione della spirale. Esso turacciolo poi era stato scelto in modo da poter chiudere esattamente la bocca di tin fiasco di vetro P QRST U destinato ad essere riem- piuto ora dell' uno ed ora dell' altro gas. Asciugato diligentemente il fiasco , introdottovi ben secco il sas die volevasi cimentare e adattatovi il descritto turacciolo, venivano con un elettroforo caricate in piu due boccette di Leida a otto o dieci gradi di un elettrometro a quadrante , ossia sino alia distanza esplosiva di circa una linea. Quindi , bagnata previamente con un po' d' acqua I'esterna estremita E del primo filo di platino , si comin- ciava ad appllcare a questa estremita il bottone dell' una boc- cetta impugnata pel ventre con una raano leggermente ba- gnata ■, e cio per far dissipare l' elettricita positiva dalla V A R I E T a". 277 punta F dl platino, la quale elettrlcita, nscendo da F in for- ma di sprizzo visibile neiroscurita, veiiiva prima comuni- cata air aria e da questa portata alia spirale N, da cui raccolta veniva trasportata fuori del fiasco per mezzo del file ML; da qnesto filo passava qiiiiidi all" armatura esterna della boccetta e al terreno col mezzo dell' altra maiio del- I'operatore, il quale, sninto dopo applicato il bottone al- r estremita E del priuio filo di platiao , stringeva la parte esterna L del secondo filo colla suddetta altra mano, bagnata anch' essa leggermente : e si mantenevano queste comunica- zioni per circa uii mezzo minuto primo. Cio fatto , si de- poneva la suddetta prima boccetta, si tornava a bagnare leggermente T estremita £, e le si applicava T armatura esterna dell" altra boccetta, tenendovela similmente appli- cata per la stessa durata di un mezzo minuio primo, e ritenendo intanto, coll' altra mano leggermente bagnata, la parte esterna L del secondo filo, nella stessa niaiiiera di poc'anzi^ mediante il quale processo la punta F disperdeva r eleltricita negativa, o in altri termini assorbiva fluido elet- trico dall"aria contigua, la quale andava a riprenderne dalla spirale iV, mentre questa veniva continuamente risarcita per mezzo della mano clie riteneva il secondo filo di platino in L. Dopo cio si mettevano separatamente i bottoni delle due boccette in comiinicazione coll' elettrometro a quadrante isolato giii descritto nelle precedenti Menioriette ; e quan- tunque si cominciasse ad applicare il bottone di quella boccetta da cui si era fatta disperdere 1" elettrlcita positiva , si trovava sempre in questa un maggior residno clie appli- cando 1' altra boccetta; di maniera clie applicando alterna- tivamente or I'una boccetta ed or 1' altra, si vedeva l' in- dice muoversi ora all' innanzi ed ora all' indietro in un modo sensibilissimo. Ecco i particolari risultamenti ottenuti dai dlversi gas , i quali , come s' e detto, ebbesi sempre la precauzione d'in- trodurli asciutti nel fiasco previamente asciugato : Aria comune — 2° 'fj. scarsi + 2° ^/^ alibondanti. Ossigeno — a ^fa. scarsi + 5 abbondanti. Azote — 3 + 3 '/i Idrogeno — i '/a +2 Cloro — 3 i/i +5 abbondanti. Riguardo all' acido carbonico , le esperienze fatte pre- cedentemente con uu apparecchio presso che simile, e gia 27o V A R I E T \ , acceniiatc iiella Memorietta aiitecedente (t. 85.°, pag. 417), dieclero — 3° +5° Da cio potemmo concludere clie non solo nell' aria conmne e nel gas acido carbonico , ma eziandio nei cjuat- tro gas semplici , ossigeno , azoto , idrogeno e cloro , la disperslone raplda deir elettricita negatlva ha Inogo a minor tensione di qaella positiva. Vennero ripetute queste sperienze, relativamente ai qnattro gas semplici , il di 27 dello scorso maggio in com- pagiiia deirastronomo Paolo Frisian!. E in questa ripetizio- ne , okre a una pin esatta misura del tempo, si ebbe Pav- vertenza di cimentare ogni gas in due nianiere, cloe i.° comiinicando elettricita positiva airinterno delle due bocce , e in segulto operando come poc' anzl ;, 2.° dando loro elet- tricita negativa, e toccando Pestremita E del primo filo di platino col bottone di qnella boccia della quale si era usato il ])Ottone anclie poc' anzi , e col ventre di quelP altra di cui precedentemente erasi pure adoperato il ventre ; e cio affin- clie il variare de' risultanienti dipeudesse soltanto dalla di- versa natura dell' elettricita , e non dalla diversa maniera di maneggiar le bocce. Solamente nel toccare V elettrome- tro s' incominciava sempre da quella boccia da cui si era fatta disperdere I' elettricita positiva ^ la quale pratica , quan- tunque non sia atta a mostrare F esatto rapporto numerico de' risultanienti, e pero la piii adattata per assicurare il let- tore della certezza de' risultanienti medesimi. E si trovo ancora clie T elettricita negativa lasclava sempre minore avanzo clie la positiva. 2. Avendo considerato clie tutti i gas da noi adoperati sono elettro-negativi per rispetto al platino , il che piio mettere in dubbio che sia questa per avventura la ragione per cui piii facihiiente essi ricevono da lui P elettricita ne- gativa che non la positiva , abbiamo procurato di fare una sperienza nella quale il corpo disperdente 1" elettricita fosse elettro-negativo rispetto al gas ricevente T elettricita niedesi- ma. Si e percio costruito un altro apparecchio simile al pre- ccdente, dove pero il tulao di vetro CD era terminate in- feriormente in punta , come viene indicate dalla lig. 2.'^, e dove il lilo di platino contenuto in esso tubo scendeva, sol- tanto sino a sporgere leggermente dalPapertura K del tubo mcdesimo , rimanendo percio assai raeno sporgente alP in- giii che la pituta di vetro £> ,■ si c bagnata leggermente di V A K I E T A . 279 aciJo solforico cotale punta tU vetro, insieme coirestreniita del filo dl platino suddetta, afliache 1' elettrlclta potesse ar- rivare da questo filo sino aircstremita della detta punta di vetro , e da essa portarsi nel 2;as contenuto iicl fiasco , ah- bandonando Tacido, cioe una sostanza elettro-negatlva ri- spetto al gas medesinio ; e si bagno d'acido solforico anche la spir;ile JV, alio scopo di rendere elettro-negative rispetto al gas nicdesimo tutte quelle cose che poc'anzi erano elet- tro-positive. Ed in fine si e adattato rapparecchio al collo di un fiasco, ov''erasi introdotto del gas idrogeno cli' e il pivi elettro-positivo de' gas semplici. E fatta la sperienza trovaninio ancora che il residue dell' elettricita negativa fu uiinore di quello della positiva , come era avvenuto in tutte le sperienze precedeuti i cioe P elettrometro segno — 3° ^J^ , Resta ora a vedere se in tutti i gas i residui delle due elettricita presentlno o no nelle loro tensioni un nie- desimo rapporto ; giacche dalle sperienze precedenti nulla si puo conchiudere a questo riguardo , stante 1' irregolarita deir elettrometro adoperato, e T essersi esso per avventura orizzontato diversamente nel passare dalle sperienze su d'ua gas a quelle su d'un gas differente. E cosi pure rimane a vedere come si comporti un gas medesimo alle diverse den- sita. II die e quello die procureremo di fare appena che avremo a disposizione un buon elettrometro. Oltre alle precedenti sperienze teadenti ad accre- scere le iiostre cognizioni sul presente argomento , io ne lio fatto altresi alcune altre che servono a confermare viep- piu il fatto relativamente all' aria comune , e a mostrar- celo da altri aspetti. E sono quelle die or passo ad esporre. 3. Per far conoscere la diversa attitadine delle due elet- tricita a disperdersi nell' aria comune , ho trovato coino- dissimo il modo seguente. A una estremita di un bastone di ceralacca ho saldato per traverso un ago da cucire, in guisa che da un lato sporgesse la cruna e dall' altro la punta. Quindi ho preso il mio solito elettrometro a quadrante , munito del suo conduttore e sostegno di vetro , come e indicato nella ligura al § 2.° della Memorietta precedente ; r ho caricato in piu col mezzo di una boccetta di Leida preparata carica aquest'uopo; e messa questa da banda , ho appoggiato la cruna del dctto ago al conduttore uictal- lico anucsso alio struiucnto ., voliicndo la punta all" infuori. aSo V A R I E T a\ e ritenciido in mano il bastone dl ceralacca : e immedlata- mente Telettrometro scese cU alcuni gradi e poi si arresto, trattenendosi a un numero di gradi taato minore , cjuanto piu I'ago erasi applicato lungi dairelettroiiietro. E rifaceudo la sperienza senza verun'altra diversita die di dare all'elet- trometro un' elettricita non gia positiva ma negadva, vicli die per ciascuna posizione delP ago lo strumeoio si arre- stava a un minor numero di gradi die nella sperienza precedente. E la prova si poteva alternare per moitissime volte, sempre collo stesso esiio. 4. A una punta A di ottone alquanto ottusa e isolata su d' un bastone di vetro (fig- 3.*) lio presentato una palla B pur di ottone del diametro di circa un pollice , alia distanza di circa un mlUimetro, facendo comunicare la palla con un conduttore imperfetto comunicante col ter- reno e la punta col bottone di una boccia di Leida ca- rica o in piii o in meno a otto o dieci gradi di un elet- trometro a quadrante. Con die fra la punta e la palla saltava una serie di sciutille, die finalmente cessavano la- sciando ancora alia boccetta una sensibile carica. Rifaceva la sperienza con un' altra boccetta carica dell' elettricita contraria; e quindi esplorava le due boccette con uno stesso elettrometro , e trovava clie la boccetta stata caricata in piu conservava una maggior tensione di quella stata caricata in meno. Di die ecco quale spiegazione io do , ragionando col linguaggio dell' ipotesi di Franklin. Io ammetto die nella descritta sperienza la diiTusione dell' elettricita avesse sempre origine dalla punta, siccome quella in cul l' elettricita o positiva o negativa comunica- tale si acciimulava assai plix die non la elettricita contraria die si stabiliva per induzione nella palla afFacciata. Quando questa punta comuaicava colla boccetta elettrizzata in piii , veniva il fluido elettrico ad accumularsi taliuente su cotal punta, in forza anclie dell' influenza dell' elettricita negativa staliilentesi per induzione nella palla, die riesciva esso a vincere la resistenza dell' aria e ad aprirsi un passaggio fino alia palla medesiiua, ove ne passava una quantita cor- rispondente alia capncita della palla e di quel tratto del conduttore imperfetto fino a cui poteva l' elettricita difFon- dersi in quell' istante ^ sospendevasi allora la scintilla, ossia il passaggio dell' elettrico attraverso all' aria , e intanto la parte d'elettrico coniitnicatasi alia palla sfuggiya iicl terreno , V A R I E T A% a8 I implegando qnalche piccolo tempo, e lasciando infine la palla o assai men carica o fors' anche elettrizzata nuova- mente in rneno per induzione. Cio arrivato , saltava una nnova scintilla , quindi una terza , ecc. continuando insino a clie r elettrico cessava di avere uella punta una tenslone sufficiente a vincere la resistenza dell' aria; dopo di che le scintille si fermavano. Quando la boccetta, e quindi anche la punta, erano elettrizzate in meno, e la palla lo era per induzione in piu , la punta tendeva ad assorbire elettrico dalle contigue molccole d' aria situate innanzi a se dalla banda della palla, nelle quali molecole Tazione della palla contribuiva a smo- vere il lluido naturale spingendolo verso la punta. E sic- come la forza assorbente era snfllcientemente forte, cosi r aria era forzata a cedere eflettivamente elettrico alia punta ; le molecole aeree poi state private d' elettrico si rifacevano della perdita togliendo fluido alle seguenti , e queste alle successive, fino a che le ultime ne toglievano alia palla j e allora si stabiliva una corrente dl fluido elet- trico dalla palla alia punta ; la quale corrente durava in- sino a che tutta la palla e una porzioue del coiiduttore imperfctto seco lei comunicante si fossero messi in equi- librlo coUa tensione negativa della boccetta. Allora cessava ]icr un niomento la detta corrente o scintilla ; ma in breve il terreno restiiuiva buona parte di fluido elettrico al coa- duttore imperfetto e alia palla, e li tornava fors' anche a ridurre elettrizzati in piii per induzione, e allora si tornava ad avere una seconda corrente o scintilla, e quindi piia altre, insino a che la punta non avesse piu forza di togliere vio- lenteuiente elettrico all'aria. Siccoiue poi, a parita di tensione o di graJi indicati dairelettrometro, e maggiore in un corpo la facolta di assorbire elettrico quando e elettrlzzato in meno , che non quella di cmetterne quando e elettrizzato in piix, come risulta da tutte le sperienze precedenti , cosi le scintille dell' elettricita negativa dovevano durare sine ad una piii Jjassa tensione che non quelle dell' elettricita positiva. f>. Ilo rovesciato 1' apparecchio poc' anzi descritto , iso- lando la palla, mettendo la punta ottusa in imperfetta comunicazioae col terreno, e quindi applicando alia palla il bottone di una boccetta di Leida caricata ora in piii ed Bibl. ItciL T. LXXXVI. 19 aSa V A H I E T a". ora ill nieno. E ottenni ua risultamento contrado al pre- cedente , cioe ebbi uti reskkio maggiore quando la boccla era carica in meno. II clie s' accoi'da pienamente colle espo- ste dottriiie. Qui infatti la corrente iiicominciava sempre dal corpo elettrizzato per indnzione, cioe ancora dalla punta , accumnlandovisi 1' elettricita assai piii fortemente. Qaesta punta, nel caso della boccia carica in piit , accjuistava per indnzione un' elettricila negativa ^ e quando una tale elet- tricita era sufficientemente forte , essa punta togiieva vio- lentemente dell' elettrico alle yicine molecole d' aria , le cfuali a vicenda ne toglievano alle seguenti , e cosi di se- guito finche le ultima ne toglievano alia palla ^ e in tal modo cominciava una corrente o scintilla, la quale non durava clie brevissimo tempo, ma di poi veniva seguita a piccoli intervalli da piii altre , continuando cosi per tutto quel tempo clie T elettricita negativa della punta si ripro- duceva sufFicientemente forte, ossia iinche la boccla era sufficientemente carica. Nel caso della boccia elettrizzaia in meno, la punta si elettrizzava per indnzione in piix ed emetteva elettrico verso la palla, in tante correnti in- terrotte o scintille, per tutto quel tempo die la sua elet- tricita positiva poteva riacquistare una suificiente forza. Ora essendo necessaria una tensione maggiore per I'emissione deir elettrico che non pel suo assorbimento , dovevano le scintille cessare piii presto quando la boccetta era elet- trizzata in meno, e in questa conservarsi maggiore la ca- rica negativa. 6. Fra questi due casi estremi , nell' un de' quali e mag- giore il residuo positivo e nell' altro il negative, e chiaro che variando opportunamente le dimensioni de' due corpi affacciati si debbono poter trovare delie disposizioni inter- medie nelle quali le due specie di residuo sieno uguali. Cio e quello che prossimamente si osserva aver luogo al- lorquando si trovano affacciate 1' una all' altra due palle uguali, ad una distanza molto piii piccola del lore dia- metro, delle quali palle 1' una sia isolata e T altra si trovi in imperfetta comunicazione col terreno. Infatti in questo sistema le correnti elettriche hanno sempre origine per assorbimento d' elettrico dalla banda della palla elettriz- zata in meno, lo sia essa per comunicazione, o il sia per indnzione. Quando alia palla isolata siasi comunicata del- 1' elettricita uegatiya , siccome questa sua elettricita e piii T A R I B T A. . aS3 forte dell'elettricita positiva indotta che &i staljilisce nel- I'altra palla , cosi egli e evidente che la prima palla deve essere gia atta ad assorbire elettrico mentre 1' altra e an- cora assai lontana dal poterne emettere. E quando la palla isolata e elettrizzata in piii , egli e vero che questa sua elettricita e piu forte dell" elettricita iiegatlva indotta dal- r altra palla; pero stante la vicinanza delle due palle, la differenza non e niolto grande, e al crescere delle tensioni arriva piu presto T elettricita negativa indotta alia tenslone necessaria alTassorljimento rapido , che non la positiva co- municata alia tensione necessaria alia raplda emissione, A tutto rigore quando la palla isolata e carica in piu, le scintille cessano ad una tensione un po' maggiore , che non quando essa palla e carica in meno , cioe a una ten- sione maggiore di quel tanto di clie T elettricita comuni- cata e piii forte di quella indotta. Nel fatto pero questa differenza e si debole che si confonde cogli errori delle osservazionl. 7. Tornando ai due casi estremi , io ho cercato di com- binarli insieme in un apparecchio unlco. Ho messo in co- municazione una palla metallica con una punta pure me- tallica formandone un unico pezzo A ( fig. 4.^ ) portato da un piede isolante, ed ho loro presentato un' altra punta e un' altra palla, anche queste nietalliche e fra loro comuni- canti e formanti un altro unico pezzo B, ma messe in im- perfetta comunicazione col terreno , e delle quali la punta era presentata alia palla e la palla alia punta, cercando che i due intervalli fossero pressoche uguali , cioe di circa uq millimetro entrambi , e che le punte fossero ottuse nello stesso grado o anche terminassero con uguali piccole pal- lettine di un diametro minore di un miUiraetro. Quiodi ho posto in comunicazione il ventre di una boccia di Leida col sistema non isolate B, e il bottone col sistema isolato A e con uno de' conduttori di una macchina elettrica. Ora quando questo conduttore era quello dell" elettricita positiva, nel mettere in azione la macchina saltava una serie di scin- tille fra la palla isolata e la punta non isolata :, giacche durante il caricarsi della boccia, 1' elettricita negativa indotta della punta non isolata arrivava a determinare 1' assorbi- mento assai prima che la positiva comunicata alia punta isolata acquistasse la tensione necessaria all' emissione. In vece quando la boccia si caricava in meno , le scintille a34 V A R I E T a\ saltavaiio fra la punta isolata e la palla noii Isolata, glun- gendo assai prima la tensione negativa in questa punta a determinare l" assorLimento , clie non la positiva nell' altra punta a determinare Temissione. Qualche rara volta pero il fenomeno noa mlrliiscivai del clie poteva esser cansa o qualche pelo interposto in uno de'passaggi e il quale facilitasse il trascorrimento del- 1' elettricita , o I'essere piu breve uno degl' intervalli, talche 1' elettricita prescegliesse sempre di passare da qaesto , o qualche diversitk nell' acutezza delle due punte , o qualche imperfetta comunicazione fra le varie parti dell'apparec- chio. Dopo un po' di tempo pero io riusciva a togliere que- ste difficolta e a rendere slcuro e costante il fenomeno. Chi noa avesse a sua disposizione una macchina a doppio conduttore , potrebbe ottenere il fenomeno con iso- lare anche il pezzo B , ed applicare il Ijottone della boc- cia di Leida ora al pezzo A ed ora al pezzo B. 8. Si puo di qui trarre un comodo metodo da aggiun- gere agli altri gia conosciuti , per riconoscere la specie del- 1' elettricita assorljita dalle spranghe Jfrankliniane destinate ad esplorare 1' elettricita atmosferica. Se infatti si mettesse la spranga frankliniana in comunicazione colla parte iso- lata A deir apparecchio, e il terreno in comunicazione colla parte non isolata B, in tempo di forte elettricita atmosferica si potrebbe gludicare della uatura di questa dal luogo ove si vedesscro saltare le scintille. Gioverebbe poi chiudere Y apparecchio dentro un vaso di vetro che il difendesse dalla polvere e dai peli ;, il qual vaso avesse il collo bene inverniciato e saldato nel luogo d' unione della spranga colla parte isolata A. America merldlonale. Fiaggio sul fiume delle Amazzoni, Nel decorso del 1834 trovandosi il vascello il Samarang tuttora a Callao , ma sul punto di ritornare in Inghilterra , i signori Smith e Lowe che facevano parte del suo stato maggiore , intrapresero il lungo e penoao viaggio da Lima a Para a traverso le Andes e sul fiume delle Amazzoni. Questa spedizione aveva per iscopo di cercare e stabilire una comunicazione coll'Atlantico pel successivo corso dei fiumi Pachitea , Ucajali e Maragnone (fiume delle Amazzo- pi), gia cQi discendere neU'ordine loro partendo da Mairo , V A R I n T A*. 280 sla risalendo pel primi due sino a quest' ultimo luogo. I due viaggiatori inglesi ebbeio a conipagiii alciini ofliciali peruviani addetti al serviglo del goveruo , ed incarlcati di determinare le dlstanze. Pero per ijuanto deboii e spro- porzionati fossero i loro mezzl , nulla trascurato venne per condurre la spedizione ad un esito felice. Tiittavia insu- perabili difticoka costrinsero il signer Smith ed il suo com- pagno ad abliandonare il pensiero di visitare i principal! luoglii di quelle regioni , ed a rinunziare alia navigazione della Pachitea. Per tanto dopo d'essere discesi per I'HuI- laya videro finalmente il magnifico Ucajali , che con grande maesta volge i suoi flutti limpidi e purl come il cristallo, e presenta una superficie di circa un miglio e mezzo di larghezza. Essi tra gP Inglesi ebbero il vanto di navigare pel primi sovra si magnifico fiume. i< Questa sola idea, aggiungae il signer Smith, era ba- stevole per esaltare la nostra imaginazione ". II jiaese in cui essi trovavansi stato non era giammai visitato da uomiiii inciviliti , fiiorche da que' generosi che per loro propria sacra istituzionc avuto non avevano altro scopo so non di trarre quelle popolazioni dnlla barbarle in cui giacciono tuttora immerse. E veramente e tristissima cosa a vedersi lo stato di assoluto abbandono a cui quegli abi- tanti trovansi ridotti per Pinerzia e PindifFerenza del go- verno. Due giorni di navigazione bastarono per trasportare i due viaggiatori alia missione di Sarajacu , dove accolti furono dal padre Ploza , 11 superiore di quella missione, il quale esercitava su tutto il distretto un'autorita patrlar- cale. Dopo nove annl era questa la prima volta , in cui 11 buon missionarlo ebbe uotizia di Lima. I due viaggiatori scoragglati dal conslgll e dal rapporti del mlssionario ab- )jandonarono 11 pensiero dl rimontare T Ucajali e la Pachitea sino a Myaro , essendo le rive dl questo fiume popolate da una razza dl cannibali detti Caslubos. Discendeudo per P Ucajali S79 miglia , e seguendone tutte le sinuosita, ea- trarono finalmente nel Maragnone, grande e snperbo fiume, 11 cui corso gia venne egregiamente descritto dal luogote- nente Maw :, nella cui opera i suoi successorl trovarono ben poco da correggere. Le osservazioni del nostri viag- giatori vennero diligentemente raccolte , e merce dello zelo e deir intelligenza del sig. Smith e del suo compagno e.'^s* 286 T A R I E T A*. ingrandiscono il cerchio troppo fin qui ristrettp delle co- gnizioai che aveansi di cjucHo conti-ade. ( Journal de la Marine ). Calamite composte di parti sciiza coesione free di loro. II sigiior Haldat , membro corrispondente della Socleta di Nancy , avendo riempito di limatura di ferro un tubo d' ottone chiuso staljilniente alTuna delle estremita e turato alPaltra con uno zaffo a vite parimente d' ottone, ed avendo calamitata la massa coi metodi ordinarj , trovo die aveva acqiiistato del poli distinti e permanenti come quelli d'una calamita di ferro dolce d' eguali dimension!. L' intensita della forza magnetica non era per nulla aunientata allorche col suddetto turacciolo a vite la limatura di ferro veniva fortemente compressa. Ma se dopo aver aperto il tubo si agitavano le particelle del ferro, 1' intensita magnetica di- minuiva di uiano in mano, e scompariva anche totalmente. Scemava del pari la forza allorche si miscliiava alia lima- tura della fina sabbia , ma rafBevolimento non cominciava a manifestarsi che quando la prima superava la dose della seconda. Per ultimo le molecole di ferro ridotte a polvere impalpabile presentarono i fenomeni medesimi. Da tali spe- rimenti T autore conchiude che la forza magnetica nelle calamite solide ha origine da un magnetismo residente in ciascuna delle molecole che le compongono, le quali, quando la lamina riceve un violento colpo , perdono la loro pola- rita nel modo medesimo con cui la perde la massa incoe- rente quando si scuote. (DaW Institut , n. aii.) Legge delT inserzioiie delle foglie nelle piante. I rapporti d' inserzione delle foglie sullo stelo di diversi vegetabili , che venivano vagamente indicati colle espres- sioni di foglie alt erne ^ distiche , sparse , opposte , ecc. {arono gia argomento di studio pel naturalista Bonnet. Quest' os- servatore aveva notato che le foglie dette sparse erano disposte in uniformi spirali , cosicche freqnentemente la sesta foglia ritornava al di sopra della prima e ricomin- ciava una nuova spira ^ qualche yolta il pcriodo era di V A R I E T a'. 287 tre o di otto in vece di cinque , e spesso ancora queste foglie formavano delle spirali multiple e parallele fra di loro. Egli aveva notato altresi che questa distribuzione periodica non era assolnta , e che vi aveva una leggiera deviazioiie dalla regola che si opponeva alP esatta coinci- denza delle prime ed nltime foglie d' ogni periodo. Posteriormente il signor Scliimper prendendo in esanie un piu gran nutnero di piante ha riconosciuto che gl' in- tervalli tra foglia e foglia espressi in parti della circon- ferenza , erauo generalmente rappresentati dalle frazioni ^1^-5^ ... A, , -' o' > "I r, ' o' — ecc. i mentre il signor Alessandro a3 5 8i32i ° Braun , trattando quasi contemporaneamente la medesima questione, trovo altre serie, che possono rappresentarsi coUe . . I T 2 3 S 112 3 5 irazioni -7;'' —"> -' — ' r. ecc. ed -?Tr'— s — '— ^ ecc. 3 4 7 II 10 4 5 9 14 20 I signori Bravais in una Mcmorla recentemente preseii- tata alia Reale Accademia delle scienze di Parigi col titolo di Essai geometrique sur la symetrie fles feuilles cuniseriees et rectiscriees , esposero le medesime conclusioni, ed al tempo stesso facendo riflesso alia devlazione gia avvertita dal Bon- net si avvisarono di ricercare se mai le foglie, nei diversi casi che si riferiscono alia serie la piii frequente nel regno vegetale , in vece di essere separate Tuna daU'altra da uii 12 3 5 angolo eguale ad „ ? a 7-:> a -."> a — ^ ecc. della circonfe- ° '^ 3 5 {> i3 renza, fossero separate da un angolo costante, ma incom- niensurabile colla circonferenza stessa , e tale per conse- guenza che due foglie non potessero giammai essere si- tuate esattamenti! sulla stessa retta longiiudinale. Se cio fosse, il rapporto , verso il quale converge la serie delle frazioni, darebbe I'angolo incommensurabile che si cerca. Ora e facile il vedere che i niTmeri i, a, 3, 5,8, ecc, ciascuno de' quali eguaglia la sonima dei due prece- denti , costituiscono i coefficienti della serie ricorrente nata dalle svihippo della frazione algebraica 5- , nella quale il limlte verso cui converge il rapporto di due coef- ficient! successivi si avra eguagliando a zero il denomina- tore , e cercando la maggiore delle due radici deirequazione 288 V A R I E T a'. I — z — z* = o. Ma siccome le frazionl the qui si conside- rano nascono dal rappoito inverso del priiuo ternilne al terzo , del secondo al quarto , del terzo al qulnto , e ge- neralmente deirrt^""'" all' (ra + a)"""", percio il cercato rap- porto si avra dividendo I'uaita pel quadralo della radice suddetta. Ora questa radice e evidentemente - + - i/ 5 , ed ■* 2 2 il suo quadrato - + - 1/ 5. Dividendo la circonferenza per quest' ultima quantiia si avra I'angolo incommensurablle die si voleva determlnare = ( \/ S i36o°=i37°3o' ay", 94. I signorl Bravais trovano appunto quest'angolo , clie chia- mano di divergenza norniale , per mezzo delle dirette os- servazioni e del calcolo di iSy" So' 28"; passando, come e assai probabile , per un processo in tutto analogo a quello da noi esposto ■■, sicche giusta i lore principj le foglie 5.% 8.% 1 3.% 21.'' ecc, che nei casl particolari sembrano corrispondere alia linea vcrticale dell'lnserzione zero, sarebbero nello stato norniale situate alternativamente dai due lati di una tal linea, alia quale s'avvicinerebbero ognor piu senza giamniai raggiungerla;, essendo I'angolo che separa la quinta foglia dalla linea fondamentale di 32° 28', quella che separa I'ottava di 20° 4'; quella che separa la quattordicesima di ia° 24', e cosi discorrendo. T, 1 .112 3 ,. Fer la serie-^? -? -? — » ecc. gli autori ammettono ua 3 4 7 II ^ 1 1 J- " c ' I .112 3 angolo normale di 77 07, e per la serie -:i ^i-")—-^ ecc. un angolo normale di iSi° 8'; nia queste due serie , os- servan essi , si presentano in casi si rari comparativainente a quella stabilita da principio , che si e indotti a consi- derarli come casi eccezionali , o come anonialie della piii ordinaria organizzazione. Dal canto nostro abbiarao fatto volontieri un cenno delle considerazioni contenute nella Memoria dei signori Bravais (che speriamo di veder presto pubblicata per intero fra quelle dei dotti stranieri ), siccome quelle che presentano un assai notevole esempio dell' utt- lita che puo ricavarsi dalle dottrine mateaiatiche conve- nientemente applicate alia storia naturale. V A n I E T a\ 289 Necrologia. Giuseppe Mojoii. Giuseppe Mojon , dottore in raedicina, professore ono- rario di chiniica nella reale Universita di Geneva, presi- dente della facolta delle sclenze fisiclie e filosofiche , con- sultore del uiagistrato di sanita e pnbblico perito presso i diversi nflicj giiidlziarj ed amministrativi del ducato di Ge- neva , socio delle primarie Accademie e Societa scientifiche d' Europa , ha cessato di vivere , d' anni 6 1 in Genova sua patria il di 20 dell' era scorso marzo 1837. Diede alia luce iiel 1799 "'^^ raccoka di Leggi fisico- matematiclie nella quale si trovano registrate con stile afo- ristico, gli assiomi foudamentali della geouietrla, dciridro- Statica , della meccanica , dell' elettricita , ecc. Nel 1806 puljlallco un Corso onalitico di chimica in due volumi che ottenne T approvazione generate ; venne adot- tato per servire di norma in parecchie Universita d' Ita- lia , e con partlcolare decreto del governo del cessato re- gno d' Italia in data del 1808 fii prescelto per servire di testo in tutte le scuole di chimica dei Licei del regno. Di quest' opera furono gia fatte cinque edizioni italiane. H Bompois la tradusse in francese, ed il dottor Carbouel , professore di chimica in Barcellona , in ispagnuolo. Non si possedevano ancora die delle analisl molto imper- fette suUe acque termali di Vohri e di Accjui. La riputa- zione terapeutica di quest' ultima in ispecie esigeva che un abile medico e cliimico facesse esattamente couoscere la loro natura e le loro proprieta. II Mojon si addosso questo incarico. Ed il governo francese che in allora reggeva la Liguria voile che il lavoro del chimico Genovese , sopra queste due sorgenti minerali , fosse stampato a spese pub- bliche. Poco dopo , diede il Mojon alia luce una succlnta De- scrizione mineralogica della Liguria con annessa carta topo- grafico-mineralogica. Parecchi altri suoi lavori d'argoniento chimlco-econo- niico fanno parte de' volumi pubblicati dall' antica Acca- demia delle scienze di Genova , dalla Societa medica di Emulazione, e da altre Accademie e societa scieutiiiche 2Q0 V A R I E r A . straniere. Gil Annales de diimic die si pubblicano In Pa- rigi raccliiudono specialmente varie sue dissertazioni. II Mojon scoperse sino dal i8o3 la proprieta della cor- rente galvanica, di magnetizzare gli aghi d'acciajo; tale sua scoperta si trova registrata fiiio dalTanno snddetto nell'-Ei- sai theorique et experimental suvle gah'anisnie del prof. Aldini, e nel Manuel clu galvanisine par Izara (i). E assai interessante la Menioria che pubblico il Mojon sopra uno stromento di sua invenzione , pi-oprio a inisu- rare la densita e la conibustibilita do' fluidi per mezzo della rifrazione della luce. Immagiiio il Mojon di uiilizzare il frutto dell' arbuto {Arbutus unedo. L. ) e del rogo ( Paibus fruticosus ) di cui abbondano specialmente le foreste Liguri e Toscane, quelle della Corsica e della Sardegna , estraendone dell' alcool di viguale bonta di quello die si ottiene dal vino ; e questo nuovo ramo d' industria fu ben tosto adottato in varie parti d' Italia. La Bihiiotlteque medicale diTavlgi ( torn. 3 9°, pag. 124., i8i3) nel pubblicare la scoperta del nostro Ita- liano , indica i molti vantaggi clie possono trarne 11 com- merclo e le raanifatture. (l) II sig. Julia de FonteiieUe in uua Notizia sul prof. Mojon letta alia Societa fislco-chiiiiica di Parigi asserisce che questo va- lente fisico e stato il prime ad avverrire la proprieta che ha una conente elettrica dl calamitai-e gli aghi d'acciajo, ed aggiunge che sedici anni piu tai-di il sig. Oersted di Copenaghen si credette au- tore di essa ed ottenue il premio annuo dell' Istituto di Francia; che r Istituto non ebbe alcun sentore della ]3riorita del sig. Mojon ; clie questi per effetto della siugolar sua modestia non peuso a ri- vendicaila. Per quanto siffatta attestazione d' uu illustre accade- niico francese sia onorevole per la nienioiia d' un nostro Italiano, nou possiamo ommettere, per amore della veritii , di fai* riflettere I." che la proprieta delle correnti elettriche di magnetizzare il feiTO era stata gia riconosciuta da Epmo, Van-Swinden , Cavailo, Cou- lomb e da alft-i , come attesta nelP opera citata lo stesso cavaliei'e Aldini; 2.° clie 11 merito del Mojon cousiste uelP avere ottenuto lo Stesso effetto col mezzo delle correnti prodoLte da una pila galva- nica; 3.° die la scoperta attribuita alP Oersted (oella quale non era stato prevenuto da altrl che daJ Romagnosl ) sta principalmente neir aver edl riconosciuta la proprieta delle coiTentl eletniche e galvaniche di far variare la dedinazione deW ago magnctico. : .. . . . (7 Diretlori. ) V A K I K T A . 291 I lavori del Professore genovese snl borace e sull'etere acetico hanno per iscopo di rendere F estrazione , la fab- bricazione e la vendlta di queste sostanze piu facili , piu estese , piu vantaggiose , avendo 1' autore realmente pro- vato die si pub ottenere con molto piu profitto 1' etere acetico da diverse sostanze di poco valore , sovente anco deteriorate e nelle quali non se ne sarebbe mai sospettato r esistenza. Sono dovute al Mojon pareccbie utili applica- zioni del petrolio d'Amiano per conservare in istato di purezza il potassio ed 11 sodio, e particolarmente per T il- Iiiniiiiazione. Egli rese molto ccononiica la fabbrlcazlone del solfato di magnesia che si ottiene in abbondanza da un minerale alle falde del monte della Guardia a Sestri di ponente, e ne pubblico il processo. L' utilita e lo smercio di qnesto prodotto sono tali die costituiscono attualmente uno de' primarj rami d' industria commerciale di quel paese. II Mojon ebbe 1" onore di essere ascritto tra i socj delle Accademie delle scienze di Torino, di Barcellona , di Ma- drid, di Monaco di Baviera , delle Societa medicbe di Parigi, di Montpellier e delle piu illustri d' Italia. Presiede piii volte Tantico Istituto delle scienze e lettere della Li- guria. Fu per ben 22. anni consultore del magistrato di sanita di Geneva, pubblico perlto presso gli ufficj de' prov veditori e degli cdili , della dogana, ecc. Nominato professore di cliimica nella R. Universita di Genova uel 1800 occupo tale cattedra sino a tutto il i836 con zelo ed applauso. Cbiesta ed ottenuta nel corrente anno la giubilazione, voile il Governo Sardo che il nome del Mojon continuasse a figurare tra quelli de' professori di quell'Atcneo mantenendogli 1' intiera pensione e nominan- dolo inoltre a presidente delle due facolta delle scienze fi- losofiche e fisico-niatematicbe. Treviranus. Addi 16 di febbrajo del corrente anno e morto in Brema sua patria, nell' eta di 61 anni, G. R. Treviranus , che fu, come Tiedmann e Burdach, degno emulo dell'Haller; e insieme a que' due suminentovati levo in questi tempi 292 V A R I E T A . a SI gran fama il nome tedesco nelle fisiologlche discipline. L' opera cui Treviranus deve principalmente la sua cele- brita e la Bicdogia, os'sia Filosofia della natura vivente , la quale ideo sino dal tempo de' suoi medici studj , fatti in Gottinga , e conipiuti coUa pubblicazione delia dissertazione intitolata De emendanda pfiysiologia (1796). Fu sue assunto di raccogliere nella Biologia quanto le sclenze natural! giun- scro air eta nostra a far noto circa le moUe che manten- gono in una sempre ordinata attlvita quel grande orga- nismo ( com' egli dice) che noi cliiamlamo natura; e di si ampie e numerose cognizionl un sol tutto comporre di cui r uomo e la vita fossero il centro. La delta opera fu condotta sino al sesto volume (1802-1822); ma preve- dendo 1' autore che non poteva bastargli la vita a ridurla a termine , second© aveala intrapresa ( massime clie alle parti che nella scienza trovava mancanti cercava egli stesso di provvedere con proprie indaglni), voile almeiio con altr' opera fare una generale rivista delle biologiche cogai- zioni , collegandole ai gia da lul statuiti fontlamentali prin- cipj. Quest' opera publilico negli anni i83i-i833 in due volumi col titolo Fenomenl e leggi dell' organica {-ita , e in essa ch'e come il raaturo stinto di quarant' anni d'assidue e ben condotte occupazioni , ebbe non solo a percorrere tntt' i campi delle scienze iisiche', ma ad allargarsi sovente anche in quelli delle morali. Venlva poi come per supple- mento all' opera medesima pubblicando de' Trattatl a di- chiarazione de' fenomeni e delle leggi deW organica vita ; due fascicoli ne diede in luce , e attendeva alia stampa del terzo quando fu dalla morte sorpreso. II Treviranus nella compilazione di queste opere non era pago del raccogliere le cose altrui , che spesso, come si e detto , all' incontrare nel corpo della scienza una qualche lacuna , adoperavasi egli stesso co' proprj lavori a riempierla. Quindl nacquero i suoi pregiatissiini lavori circa la Fisiologia degl' insetti e dei pesci, pubbllcati negli Annali della Societa di Veteravia , e SuW interna struttura degU aracnidi pubblicati negli Atti della Societa fisico-medica di Erlanga (i8ia); e la grand' opera intitolata Trattato dtl- V anatomia e fisiologia dei sensi (1828), nella quale tratto la visione matematicamente , e la considerb diligentemente in ogni classe d' animali. Questo stesso argomento riprese V A R I E T A'. 2g'i nel primo ile' Supplcmenti ultimamente cltatl , nel secondo de'qnali espose poi molte sue preziose ricerche microsco- piclie circa i tessiui animali. Mold altrl poi soiio i lavorl del Treviraniis, e la mag- gior parte contenuti nelle Miscellanee d'anatomia e fisiologia (1816-1831) clie publjlico ia compagnia di suo fratello ora professore di hotanica a Bonna , e nel Giornale di fi- siologia che diede in Ince in coinpagnia del celebre Tied- niann, cominciando dal 1824, e di cul uscirono 5 volumi. Meritano inoltre particolar inenzione i Faimmenti fisiologicl pubblicati dal 1797 al 1799 5 e una dissertazione SuW en- cefulo del proteo anguino, compresa nel quarto volume dei Commentarj della Societa di Gottinga. II Treviranns congiungeva somma diligenza d' osserva- zione e d'indagine (all'uopo soccorsa dalT use del micro- scopic e della matita ) , e forza , vastita e perspicacia d' in- gegno , qual si conviene a spaziare con sicurezza tra' par- ticolari aflia di raccogliere dal loro confronto le convenient! generalita e le illosoficlie astrazioni. Era alieno da quella che in Germania ultimamente cluamossi Fdosofia della na- tura, ma da quei sicuri principj die I'osservazione e Tespe- rienza gli porgevano procedeva con animo vivamente coni- mosso dalle mnraviglie di cui era fatto spettatore a cele- brare nelle cose create la divina saggczza che ne traspira. Giacomo Leopanli. II conte Giacomo Leopardi di Recanati fini dl vivere il giorno 14 dello scorso gingno in Napoli ove dimorava da qualche tempo. Si e spento con lui uno de' piii potenti e plii colti jngegni deU'eta nostra, e T Italia ha perduto tntto insieme un prosatore , un poeta , un erudito dl sommo valore. Yisse poco piu di quarant'anni , dei qiiali non po- chi gli consnmo la salute gracile sin dalla nascita e dive- nutagli poi infermissima qnando agli altri comunemente fiorisce la glovinezza : tanto che gia fiiio dall' anno i83o avea preso commiato dalle lettcre e dagli studj con quelle dolorose parole: IIo perduto tiitto ; sono un tronco che sente e pena. A chiunque pertanto non abbia avuta occasione di ^94 V A B X B T A . conoscere da viclno quanto fossero sopra 1' ordinaria m'l- sura la prontezza e la perspicacia di qneir ingegno sara mirabile e quasi inci-edibile clie il conte Leopardi okre al- I'esscre annoverato in Italia fra i pochi eccellenii scrittori di verso e di prosa ^ fosse fornito di tanta dotti-ina , che non di rado il cercavano de' snoi consigli sommi filologi inglesi e tedeschi. A noi pare die dell' immaturo sno fine possano consolarsi in parte gli amici ricordandosi le parole con cui pubblicainente si dolse dell' infermitd di nervi e di viscere che privandolo della sua vita non gli dava speraaza della mortei ma 1' Italia dovra langamente dolersi che un tanto ingegno sia stato poco meno die indarno. A. ERRATA-CORRIGE. To.Tio 86.° Pag. 190 nella nota Caponi leggi Capocci. " 241 Un. ult. eta » meta »/ a55 " 32 incorso « incorse R. GiRONi, F. Carlini, I. FuMAGALLi e G. Brugnatelli , direttori ed editori. Pubblicato il di ao luglio 1837. Milano , dall L R. Stamperia. 2i)6 M A G G I O Slalo del cielo da mezzanotte da mezzodi a mezzodi. a niezzaiiolte. ^er. nuv- Sereno. Ser. nuv- Ser. nuv. Ser. nuv. Sereno. Sereuo. Nuv. ser. Nuv. ser. Piossia. Nuv. piogg. Sereno. Sereno. Pioggia. Pioggia. Pioggia. Ser. nuv. Ser. nuv. Nuvolo. Nuv. pioggia- Pioggia. Nuv. ser. Piogg. nuv. rotto. Ser. nuv- Ser. nav. Ser. nuv. neb. Ser. nuv. Nuvolo. Plug temp, gran Sereno. Sereno. Sereno. Nuvolo. Sereno. Ser. nuv. Sereno. Ser. piogg. Nuv. piogg. .Nuv. piogg. Ser.nuv.piog Nuvolo. Nuv. piogg. Pioggia. Nuv. ser. piog Nuv. piogg. Nuv. piogg. Pioggia. Spr. piog. grand, tem. Ser. nuv. Nuvolo. Ser. nelib. Piogg. nuv. Ser. nebb. Ser. nebb. Ser. nebb. Ser. uebb. Nu v. ser. nebb. Nuv. ser. Sereno. Sereno. Nuv. ser. Altczza mas.sima del terniomelro + lo".-! !> niininia + 5,4 •) media + io,5 Quanllla della pioggia cadula in tuUo d mese lince j^- '97 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. La Georgica e VEneide volgarizzate in otlava rirna da Lorenzo Mancini , accademico residente delta Critsca. — Firenze , iSS/, per Leonardo Ciardetti, vol. 2. , in S.° N, eir anno 1827 il sig. Mancini pubblico il volga- rizzaniento della Georgica in ottava rima; « ed avendo » concoiso con detto lavoro ( sono parole sue pro- » prie) al prossimo premio quinquennale, del quale » airAccademia della Crusca la sovrana saviczza at- ■}> tiibui r iiggiudicazione , fu quello degnato dell' ono- » jeiule vienzione. Viene adesso ( so2;giunge il chia- )> lissimo traduttore ) nuovamente in Juce oca molte 5> coirczioni e canibiaraenti ; pe; 6 si confida a mi- )) glior dritio di sperimentare ancor questa volta » r indulgeiiza delle cuke persone d' Italia e d' ol- » tremonti. :» Di questa traduzione peitanto non cre- dianio clie alcuno aspetti un nuovo giudizio dai gior- nalisti dopo la sentcnza die n'ha pioUeiita un si au- torevole tribunale. Ma alia Georgica va ora unita r Encidc tradotta ancU' essa in ottava rima , perche il sig. IMancini tiene in conto di lasagne senza cacio i versi scioki: e da questa noi trascriveiemo la prima Bibl Ital. T. LXXXM. 20 298 LA GEORGICA E l' ENKIDE CCC. ottava di ogni ciinto affinch^ i lettori possano poi far ragione di tutto il restante. I.° V armi canto e I' eroe che d'llio venne Per destino in Italia al Tehro in riva. Molto in pria V agitb V ira perenne Di Giuno ; errando in terra e in mar ne giva ; E guerra aspra poi n ebbe , e palma ottenne , Onde a prischi Latini i Teucri univa E dava i Numi suoi: germe primiero Del regno d'Jlba e del romano impero. Dubkiamo se il terzo ed il quarto verso rispondano alia nobilta del latino : multum ills et terris jactatus €t alto - Vi supernni sosvoe memorem Junonls ob iram; e confessiamo di non trovare nella traduzione nem- meno tiitto il concetto del testo, il quale ci rappre- senta Enea agitato non dalla sola ira di Giunone, ma da' celcsti {vi snperiim) per Tira di quella implaca- bile dea : e quel modo ne giva ci riesce molto sca- dente a petto al latino. Meglio, per nostro giudizio, tradusse il Caro dicendo : E quanto errb , quanlo sofferse , in quanti E di terra e di mar perigli incorse. Come il traea V insiiperabil forza Del Cielo , e di Giunon I' ira tenace. Ancora dubitiamo se fosse ben detto onde a' prischi Latini i Teucri univa E dava i Numi suoi in vece del testo Dum conderet wbem, infer retque Deos Latio. II.° Fecer tutti silenzio , ed ogni aspetto Immobilmc'nte in lid si rivolgea. Dal sublime padando e ricco Ictto , Megina , allora cominciava Enea : Fdnnovar dolorose oltre ogni detto Memorie imponi : come V arte achea, Non il valor , le misere riiine Delia mia patria consumasse aljine. II Caro in vece tradusse : Stavan taciti , attenti e disiosi D' udir gia tutti, quando il padre Enea LA. GEOKGICA. E L ENEIDE 299 In se raccolto a cost dir dalVaUa Sua sponda incomincib : Dogliosa istoria E d' umara e d' orribil rimembranza , Regina eccelsa , a raccontar rn inviti Come la gia possente e gloriosa Mia patria , or di pieta degna e dl pianto , Fosse per man de' Qreci avsa e distrutta. Ci sembra ozioso Tepiteto di ricco dato al letto dal sig. Mancini ; assai piii ozioso che non e quello di eccelsa regalato dal Caro alia regina. Passa ogni ar- bitrio di buon tradnttore quel dire co/ne I arte achca, non il valor, dove il testo pone semplicemente il nome di Danai: anzi tutto il fine delf ottava ri- sponde assai male al latino : Trojanas nt opes et lamentablle regnuiu Eriierint Daaai. Anclie il Caro ando troppo lontano dalla In-eviti di Virgilio; ma conservo per altro assai meglio del si- gnor Mancini il poetico di quelle parole Trojanas opes et lamentablle rcgnum. Virgdio , com' c proprio dei grandi maestri, ci fa sentire di quanta altezza in c[uale miseiia i Greci avesscro gittato il regno di Troja : il Caro insiste forse un po' troppo sopra que- sto concetto: il sig. IMancini lo mozza , e in vece di un ricco imperio ci mette innanzi delle misere ruine. Meglio di tittti e due il buon frate Guido da Pisa avea detto nella semplice sua prosa : come e in die niodo le grandczze dl Troja e lo lamentablle re- gno delll Trojanl II Greci glttasslno a terra. III." Poi che dl Prlamo rovesciare il trono D'Asia dominatore a' N unit piacque , E Troja , de' celesti opera e dono , Jn faville si sciolse , in polve giacque , Delle patrie reliqiiie all' abb ando no , E desena a cercur terra per V acque Augurio degU Dei doppio ne giiida .' E nol le noi'i fabbrichianio in Ida. 300 TRADOTTE DA. L, MANCINI. Dov' e qui il latino : et otnnis hiimo fumat Neptunia Troja? Certo il sig. Mancini non credera di aveilo ben ugnagliato coll' imniagine di una citta che si scloglle in faville per giacer-c in polve. Poi dov' e quel genteni immeritam onde Enea non solo ci fa sen- tire la carita che in lui sopravvive alia patria , nia provvede cosi di passaggio anche al decoro ed al be- nessere suo proprio e de' suoi , allontanando T idea cli' essi fossero avanzi di un popolo per qualche gran colpa in ira agli Dei? Questo al parer nostro doveva conservarsi dal traduttore come parte non piccola del concetto originale e della poetica sua eccellenza ; e non introdurvi del proprio quel de'cclesd opera e dono^ e Y ahbandono delle patrie reliquie , e il cercar terra per V acqne , e il doppio augario; donde questo esor- dio cosi splendido nell" originale s' intorbida e si sfigura. Postquam res Asias Priamiqne evertere geiitetn Immeritana visum Superis, ceciditque snperljum Ilium, et omnis Iiumo fuuiat Neptunia Trojan Diversa exilia et desertas quaerere terras Auguriis agimur divum, classemque etc E il Caro meglio del sig. ]\Ianciui : Poiclie fa d'Asia il glonoso regno E 'I suo re seco , e 'I suo Ugnaggio tutto , Come al ael piacque indegnamente estlnlo , Ilio abbattulo , e la JVettunia ' Troj a Desolata e combusta ; i sand augurj Spiando , a vaij esigU, a varle terre Fer rlcovro dl noi pensando andammo ecc. Ben di rado pua dirsi che il Caro traduca con fe- delta scrupolosa, ma riugeguo poetico non gli per- nietteva quasi mai di trasandare le principali bellezze del testo. IV .° Ma sollecita Dido e in gravi pene D' amor gia posta , dentro se pascea La sua funesta piaga , e nelle vene D' occulto foco I' in/dice ardea. T.\ GEORCICA E l" ENEIDE 30I La rnente sul valor sempre rivlene E siilla diva origine d'Enea , N'ode le voci ognor, vcde le forme: Ne brevi sonni quel pensier non dorme. II testo: At Reglaa gravl jam duduin saucia cnra Vnlnus alit venis , et caeco carpitur igni. Multa viri virtus animo iimltusque recursat Gentis honos : haerent infixi pectore valtns Verbaque: nee placidam membris dat cura qiiletem. Le traduzioni non si fanno per clii intende la lingua originale, ne possono mai ritrarre in se pienamente tutti i pregi di uno scriitorc che abbia raggiunta Tec- cellenza nella sua lingua: pur se I'Eneide fosse tra- dotta tutla colla fedelta poetica di questa ottava sti- mianio che oltre all' essere nioUo utile per clii non sa di latino, dovrebbe contentare assai bene anclie i dotti. Con niolta disinvoltura tradusse questo esordio anche il Caro dicendo : Ma la Regina d' amoroso strah Gia punta il core , e ne le vene accesa D' occulto foco , intanto arde e si sface : E delV amato Enea fra se volgendo Il legnaggio i il ialore , il seiino e V opre , E quel che piii le sta neW alma impresso Soave rag'ortar , dolce sembiatite , Tutta none ne pensa e mai non dorw.e. Nel slg. Mancini non ci piace gran fatto quel modo la mente ruiene sempre sal valore e sulV origine di Enea: nel Caro non vorremmo trovare ne I amnio Enea , ne il dolce sembiante. So Virgilio con qnella frase hcerent infixi pectore voile darci ad intcndere die pill di tutto il restante valsero a vincer T animo di Didone il volto e il parlare di Enea, forse il Caro supero il jManciui col verso E quel die piii le sta neir alma impresso. v." A piene vele s' inzolfava intanto, Dritto all'Italm Encn . nella va^t'nnda: 3oa TRADOTTE DA L. MANCINI. La costanza ha nel cor, sugU occhi il pianto , Guardando addietro I'affncana sponda. Ecco spiega la notte il nero nianto , Ed egli , per gran foco rubiconda , La smarrita Caitago anco ravvisa ; 11 foco , ahime , dcW infellce Elisa ! II testo brevissimamente : Iiiterea medium ^neas jam classe lenebat Certns iter, flnctusqne atros aquilone secahat i ]Moenia respiciens , quae jam iafelicis Elisae Conliicent flammls. E il Caro. Intanto Enea spinto dal vento in alto Velegglava a dilungo ; e pur con gli occhi Da la forza d'amor rivolto indietro JRiinirava a Cartago. Ardea la pira Gid d' Elisa infelice , e le sue fiamme Raggiavan di Ionian gran luce intorno. Se non fosse qnella forza d amore onde sono rivolti indietro gli occhi di Enea , questa versioue del Caro potrebhe dirsi fedele e vicina alia perfezione. Ma dondc tolse il sig. Mancini 1" arbitrio di regalare a Virgilio qnel verso : La costanza hn nel cor , sugU occhi il pianto? E come pote dire Lcco spiega la notte il nero manto,- ([uando abbianio da Virgilio che Didone niori nelle prime ore del giorno ? E se quanto dice il poeta descrivendo la niorte dell" infelice regina po- tesse lasciar c]ualche dubbio , che assolutamente non puo , bastava a chiarirsene alTatto il leggere nn poco piu innanzi ove raccontasi che ad Enea , come prima si fu allargato in mare, supra caput astltit imber noctem hiememque ferens; o come dice il sig. Mancini con una squisitezza tutta sua : Sopra il capo gli pende un tempo osairo Che tien la notte e la procella in gremho ! Perocche non s" intende come il temporale porti la notie dove la notte ha gia spiegato il sno manto. L\ CEORCICA E 1/ ENEJDE 3o3 VI,° Cosl plorando pur gU Austrl seconda , E governa la classe a briglie lente , Ed approdato alia tirrena spoiula Di Cwna , Euboiche mura , e finalmente. Voltan le prore al mar , V ancora fonda Nel porto i legni col tenace dente ; Ordinate le poppe a riva stunno , E varco asciutto ai naviganti danno. Deir ultimo verso di questa ottava non si cerchi traccia nel teste ; bisogna bene clie ingozzi di que- sto cacio clii non vuole quelle insipide lasagne dei versi sciolti. Vi ha qualclie oscurita in quella espres- sione drrcna sponda di Cuma, euboiche mura., dove il testo dice Euboicis Cumarwn adlabititr oris. II Caro poco felicemente ma non pcggio pero del signer fliancini : Cost piangendo disse : e navigando Di Cuma in ver I'Euboica riviera Si spinse a tutto corso: onde ben tosto Vi furon sopra e v' approdaro alfine. Volscr le prue , gittdr I'ancore; e i legni SI come stero un dopo Valtro in fila, DI lungo tratlo ricovrir la riva. E singolare che il Caro a cui piacevano i latinismi cosi nelle veci come nelle frasi , volto il latino di Virgilio classique immittit habenas in quelle parole si spinse a tutto corso; e in vece il sig. JMancini us6 la classe e le briglie lente. VII.° Tu pur , nutrice del figliuol d'AncJuse , 4' nosiri lidi sempiterna fama Desti morendo: ove il tuo fral si mise Gaeta sorge die da te si chiama. Vivon le note sulla tomba incise, Se questa e gloria che laggiii si brama. Seconda il rito Enea le lacrimose Esequie ussolse e il tumulo compose. Qui pure abbiamo il latinismo assohcre le esequie che risponde al latino c.xcquiis solntis. II signor Man^ini 304 TRADOTTE D/i L. MA.NCTNI. rimprovera il Monti cl'avere visati nell'Iliade alciini la- tinismi non necessarj: com'egli poi difenda se stesso dalla sua propria censura sarebbe pur bello a sen- tirlo. 11 modo : Oi>e il tuo fral si mise Gaeta sorge che da t.e si chiama e una parafrasi iniitde e poco poetica ; cio che si vuol dire anche del verso Vivon le note sidla tomba incise ^ dubitandosi non senza ra- gione se le tombe de' tempi eroici avcssero pietre con iscrizioni. Tn quoque litoribus nostris, ^neia nutrix , ^ternam iiioriens famam , Cajeta , dedisti : Et nunc servat honos sedem tnus, ossaqne nomen Hesperia in magna , si qua est ea gloria , signat. At plus exequiis ^neas rite solntis, Aggere coraposlto tumuli, postquam etc. E il Caro: EfZ ancor tu, d'Eiiea fida midrice Cajeta , ai nostri lid eterna fama Desti morendo , ed essi anco a te diero Sede onorata; se d'onore a' morti E d'aver I'ossa consecrate e il nome JYe la famosa Esperia. Ehbe Cajeta Dal suo pictoso alunno esequie e lutto E sepoltura alteramente eretta. Non sappiamo perche il signor Mancini trasandasse quelle parole del testo Hesperia in inagna^ dalle quali veramcnte pigllano il loro valore le altre si qua est ea gloria. Ora poi sentasi come parafraso questo esor- dio lo scrittore dei fatti d'Enea. « Uscito Enea fuor 5> dello inferno torno al suo naviglio , e larte vele » capito in quella parte di Campagna ove e oggi la » citta di Gaeta. Quivi prese terra ; quivi mori la » sua balia, la quale avcva nome Gaeta; per la qual » morte dimoro quivi alquanti giorni; e sotterrata » die r ebbe con ricco e pietoso onore sopra quel » corpo, a perpetua memoria , fece una cittadella, alia » quale per amorc di lei puose nome Gaeta. » II buon frate crediamo clie avesse inteso assai bene il valore di quelle parole nomen signat ossa. LA CEORGICA E L ENEIDE OCJ YIII." Non prima Tnrno il niarzial vessillo Alia rocca Laurerue in vnta afisse j E per le terre italiche lo squillo Di mille trombe guerra guerra dissc , Che il Lazlo si turbo , tanto tranquillo Dianzi , e I'anior dclle sanguigne risae Dietro al carro del Rutulo pugnace Destossi , e I'odio deWantica pace. Leggasi il latino : Ut belli signum LaurentI Tarnus ab arce Extulit, et ranco strepnerunt cornua catita, Utqne acres concussit eqnos, ntque impulit arnia: Extemplo turbati aiiinii , simul omne tumnltu Conjnrat trepido Latinm s^vitque juveutus Eft era. Non cerclieremo se il verbo aflssc nsato dal signor Mancini fosse il piu appropriato ; iie se le tcrre ita- liche e le mille trombe siano esagerazioni perdonabili ad un traduttore. Possiamo ancora concedere al sue gusto lo squillo clelle trombe die dice guerra guerra; e ricevere al soli to, come cacio sulle lasagne, quel tanto tranquillo dianzi c V amor delle sanguigne rissc, preziosi giojelli di cui Virgilio non aveva saputo or- nare i suoi versi. Ma regalaie al testo 1' immagine di un carro dietro al cpiale oltre l' aniore delle sangui- gne risse si desta auche I'odio delV antica pace, (pie- 6to ne par veraniente clie passi il segno. II Caro non fece di questo esordio una traduzione da potersi citare in esenipio, ma benclie tanto accusato d' infe- delta si attenne al testo assai meglio del sig. Manciai. Poscia che dl Laurento in su la rocca Fe' Tamo inalberar di guerra il segno , E che guerra sonar le roche trombe : Spinti i carri e i destrieri e I' armi scosse Di Marte al tempio .• incomanente i cuori Si turbdr tutti , e tutto 'I Lazio insieme Con subito tumulto si restriiise. Tntti e due i traduttori o non vidcro o non seppero come ben rendere quel saciitque juvcntus effcra : e 3o6 TRADOTTE DA L. MANCINI. veramente se chi traduce potesse tiitto vedere ed a tutto far liiogo nella lingua e nel metro eh' egli usa gia e gran tempo clie gli autori greci e latini gia- cerebbero senza lettori. IX.° Mentre d' njiui necessaria induesta Cosi dal canipo lontanava Enf.a , hi a Tiuno spediva, a collier presta 11 huon moinento , la Saturnia Dea. A sorte Turno re nella fovesta Sacra all' avo Pilumno allor sedea. La dipinta di Giuno ambasciatrice Gli appar dalV alto luminosa , e dice. I niitofili flu-anno tesoro di questa nuova prerogativa di Giunone presta a cogltere il huon momento. Virgi- lio e gli altri poeti anticlii , per qucUo che si sap- pia , non ne fecero niai cenno , forse per non alterar la quiete del padre Giovc allora ancor vivo e i-e- gnante; ma la preziosa notizia e venuta fin ai di no- stri , e il signor Mancini V ha annicchiata con quel garbo clie ciascun vede in questa ottava. I due iil- timi versi rispondono a qucsto solo del testo : Ad quern sic roseo Thanmantias ore locuta est. Virgilio , per tutto ornamento della divina messag- giera stette contento a quel roseo ore; ma il sig. Man- cini ce la voile mostrare dipinta, luminosa, dalV alto: vi sono alcuni i quali non comportauo clie in poesia si possa mai dir nulla semplicemente. Il Garo aggiunse anch" egli qualche cosa del proprio in questo luogo a Virgilio dicendo : Mentre cosi da' suoi scevro e lontano Enea fa d'armi e di sussidj acquis to , Giuno di concitar la furia e V ira Di Turno unqua non resta. Erasi Turno Col pensier ddla guerra al sacro bosco Di Pdunno suo padre allor ridotto , Che mandata da lul di Tauinante Gli fu la figlia in cotal guisa a dire. LA CEORCICV E l" EXEIDE SoT Le aggiimte sono due ; la prima e chc Giunone non restasse di concitare la iaria e Tiia di Turno; la se- conda clie Turno ncl bosco di Pilnnno pensassc alia' o;nerra. Chi nei traduttori, anclie di poeti, cerca mas- simamente la fedtlta potrebbe condannare del pari r una e Y altra ; non potrebbe pcro confonderle con {[uella del sig. Rlancini rispetto a Giunone. Ed hanno inoltre vm qualche germe nel testo, dove si dice die Iride fu niandata andacem ad Turiuim ; e sarebbe state conveniente sludiarsi di conservare a quel guer- ricro cotesto epitcto , anziche lisciare ed illuniinare 1' ambasciadrice di Giunone. X." Frattamo delV Olimpo onnipotente La magion luininosa si disserra, E la il Consiglio die del mondo e mente Chiama il padre del Ciel , re delta terra , D' onde scopre ogiii lido ed ogni gente , E i duo guerrieri popoli e la guerra. Quando tutti raccolti i Numi sono , Incomincia cost Giove dal trono. E questa una delle migliori ottave clie abbiamo lette nei due volumi del sig. Mancini. Vi e qualche di- fetto di lucidezza ncl terzo e quarto verso, pei quali, chi non si conoscesse delle cose celesti , ])otrebbe credere che il Consiglio avesse chiamato Giove nel- r Olimpo. Vi e qualche cosa di soverchio nel dire che Giove scopre di lassu ogni lido , ogni gente , e poi i due popoli guerrieri e la guerra. Mirabile c al solito la brevita di Virgilio : terras uncle ai'duiis omnes Castraque DardanicUim adspectat, populosque latinos. II Caro in questa parte forse piu feliceniente del si- gner Mancini avca detto : indi mirando La terra , e de' Trojani e de' Latini Visto il conflitto , a se dcgll altri Dei Chiamo 7 consiglio. 3o8 TRADOTTE DA L. MANCINI. In un' altra cosa puo la versione del Caro essere pre- ferita alia nuova, nell'avere cioe cousei'vata Tespres- sione del testo considant tcctis bipatentibns , colla quale forse Virj^dio voile darci a conoscere come potessero i numi in un subito congregarsi dalle vaiie parti dove stanziavauo : e com' era dalV Orto E do.ll' Occaso la sua reggia aperta , Eatto ecc. XL" Gia V Aurora apparia neW oriente : Enea quantunque degU estremi uffici Gil estinti decorar brami, e la mente Gli turbl il lutto de' perduti amici , Prima i voti sciogUea che vanamente Non porse , e capitan d' armi vitt.rlcl , La prima luce far sacra quel pio Godea dell' armi e de' trionfi al Dio. II teste : Oceannm interea surgens Aurora rellquit. ^neas, quamquara et sociis dare tempus liumandij Prsecipitant cnrae tnrliataque funere mens est, Vota Deutn primo victor solvebat Eoo. La seconda meta dcU' ottava e tutta una parafrasi del solo idtimo verso latino. Egli e di tal modo poi die n' escono quelle maniere di csprimersi cosi nette, cosi efficaci , prima sciogliea i voti e godea far sacra la prima luce al Dio dellc armi : e per aggiiinta , non si puo dire col testo i voti, ma i voti die vanamente non porse; e il vincitore diventa capitano d"" ar?ni vit- trici, e il poeta di gusto piu castigato s' abbindola in uno stile da disgradarne TArcadia. Molto meglio il Caro : Tosto che 'I sole apparve il voto sciolse Delia iittoria. XII." Poscia che Turno le latine genu Stanche di guerra non (dice ha scorto E de' lor mall i niiseri Laurenti Tutta la colpa in lui porre e il conforto , Non e. gia che 5' arrenda 0 si sgomenti , LA GEORGICA E l' ENEIDK 309 O che punto confessi il proprio torto} Di generosa rabbia arde alia vista Di sue sventure , e novo ardir n' acquista. Anche qui il sig. ]Mancini ci ha data una paiafrasi anziclie una traduzione del testo : Turnus ut infractos adverse IMarte Latinos Defecisse videt, sua nunc promissa reposci, Se signari oculis , ultro implacabilis ardet Adtollitcjue aniraos. Quindi poi anche qui due soh emlstlchj ( ultro im- placabilis ardet-adtullitque animos ) riuscirono in quat- tro versi. Con prohssita iniperdonabile anche il Caro si allontano dalla nobile brevita di Virgilio, e disse: Turno poscia che vede afflitti e domi Gia due volte I Latini , e non pur scemi Di forze , ma di spenie e di baldanza , Da lui farsi rubelli , e ch' a lui solo Ognun rivolto in tanto affare attende Le pniove , le promesse , e i vanti suoi ; Furioso , implacabile , inquieto Arde, s' inunimisce e si rinfranca Prima in se stesso ecc. II Caro tento ahneno di far sentire nella sua verslone (juello che nel testo e belhssimo , sua nunc promissa reposci, se signari oculis; di che il sig. Mancini non si euro punto. Cio che trovasi piu vizioso nel Caro si e r avere cosi di frequmte stemperato in molte parole quel che Virgilio si^nifico benissimo con una sola , facendo perdere a quel poeta una delle sue piu mirabili doti , voglianio dire uno stile che tutto insienie e liorito e ornato ((uanto mai esser possa , e nelle singole trasi puo ritarsi in esempio di bre- vita e precisione. II sig. IMancini ha cercato di evi- tar r errore da molti rimproverato ai Caro , nia non per questo c riuscito piu breve (i) ne piii di lui, (i) La traduzione del sig. jMancini ha oltre niille versi piii che queiU del Caro. 3lO TRADOfTK D\ L. MANGINI. osiamo pur dirlo , soinigliante all' originale : peiocche se noil istempera cosi spesso come il Caro in nno o due vcrsi una sola fVase virgiliana, vi aggiunge pen- sieri ed imma2;ini sue proprie; il die a noi in tanto par peggio in ipianto che il sig. Mancini non ci rie- sce cosi buon mercante di concetti poetici, come il Caro di buone voci e di belle frasi. Forse il signor Mancini medesimo ci dara occasione di ritornare so- pra c[uesta materia , e ne faremo allora piu anipia dimostrazione. Oi'a per non tediare eccessivamente i nostri lettori poniamo loro in considerazione i due versi Non e gia che s'arrenda o si sgomenti , O che punto confessi il proprio torto ! e promettiamo di trovare in ciascun canto un buon numero di sitfatti giojelli , pei quali cotesto nuovo detrattore , anzi accusatore del Caro e del Monti va tanto superbo. E soltanto queste detrazioni e queste accuse ci mos- sero a parlare del sig. Mancini e della sua versione, la quale poteva essere tollerata come tante altre cose mediocri di cui fa giiistizia il buon senso della na- zione, s*" egli non la taceva struuiento a una bile che passa ogni termine , e sommuove Ic ossa dei morti per desulcrio di esporle al vituperio delle generazioni avvenire. II sig. Mancini dedlca il suo volgarizzamento del- TEneide ad Annii)al Caro. La dedica si compone di sessanta ottave , molte delle quali sono contro il Caro medesimo , molte altre contro il Monti ; e in vitu- perio poi deir uno e delP altro vi aggiunse una tren- tina di pagine dove, sotto il titolo di Annotazloni , egli lia messa in giro tal merce a cui lasceremo che i nostri lettori diano il nome. Nei versi il sig. Man- cini chiama il Caro hiiffon crndele ed anima hassa e bestlale, e formalmentc lo accusa di aver bramato che il Castelvetro fosse arso vivo. E va quindi immagi- naiido che ora egli sia marioriato ncl qiiinto ccrchio LA GEORCICA. K l' ENEIDE 3ll. deir inferno dantcsco insicme con Luigi Farnese (chi sa di storia coniprendera la delicata e pietosa allu- sione ); anzi si duole che qiiello sia luogo di troppo mite tormento (i). Nelle annotazioni poi egli riba- disre la sua accusa coll' autorita del Muratoii; e ritati alcnni versi nei quail il Caro niostra di cre- dere eretico il (lastelvetro , soggiunge : Faro osser- vare die da credcr cio di iiri nctnico al desiderar di nuocerli per questo lato, il passo e hen corto. Per ve- rita un iiomo che fa protVssione di quesie massime e da il nome di passo hen corto a quello spazio in- tinito che dovrebbe disgiungere una controversia let- teraria da un' accusa in cui trattasi della vita, puo spaventar chi che sia dall" entrare in litigi con lui : tuttavolta tiriamo innanzi. 11 sig. Mancini sa che coi vivi non si ha sempre in queste niatcrie cosi bel ffiuoco come coi morti ; e noi risejbianio anzi molto cose da dire quando gli piacesse di obbligarci a piii lungo e pill minuto csame di questo suo scritto ; del quale ora andiamo toccando qualcosa cosi alia leg- giera e a modo di saggio o dell'animo o dell' inge- gno con cui fu dettato. Dopo si chiare parole per- tanto egli prejxa il discreto Icttore a preiidere quclla sua accusa , in poesia scherzeiole dcttata^ per uno scherzo come lo e di fatli; riconosce che la caritd congiunta all ignoranza dclF uomo interiors e cdlincertezza dei divini giudizj , dannar veruno non permette al cri- stiano; e soggiunge : cosi no il Caro dannianio sul serio , ne tampoco Luigi Farnese; anzi conchiude che il Caro € sciisabile davcr creduto reo per qnesla parte (i) Non peitanto il peggior de' falU tui - L die iiel- V ira non serbnsn metro, — E colla biama di far arder lui. — Vivo, maledicesd il Castelvetro — Che trovb ne' tuoi versi i luoghi bui - Perche forse nel quirito cerchio tetro — Ora ti duoli tra le nere squadre — Lite de' padroni tuoi cruciixtio il padre. — Se per colpa maggior messo piii sotto — Non ge- mi nel penulUnio de' giri — In un canto sfuggito a quel si dotto - Ntlle cose del niondo dedi spiri. 3ia TRADOTTE D\ L. MANCINI. il SILO antagonista dopo il processo fatto su tal propo- sito al Castelvetro in Roma, e I essersl qiiesto fiiggito come temente condanna nella prossima sentcnza. In quanto alia carita ed alle altre fonsiderazioni, cac- ciate cosi nelle note dopo aveile vilipese nel testo , pailercmo forse in qualclie altra occasione : in quanto al prendere queU accusa per una scherzo, qualoia do- vessimo persnaderci die tale fu vei-aniente T inien- zione del sig. Mancini , saremmo teniati di applicare a lui il nonie clie gli piacque di dare al Caio ; se non clie sara nieglio per ora astenersi dal metter le niani nel suo fango. Rispetto al Monti poi daremmo argomento di maraviglia mettendo in luce la squisita nialignita con cui il sig. ]\Iancini si e studiato di cal- pestarlo. Egli diseppellisce alcuni, coni'cgli li chiama, sciagurati i'ersi , e non s' accorge quanto c sciagu- rato r ufficio di clii dopo tanti anni di obblio , senza necessita, li ricliiama nella memoria delle genti a vi- tuperio di un morto ; e non contento di ciiare quanti hanno sparlato del Monti, non contento di rinfacciare a quell' uomo cosi debole e pur cosi buono i lord, com' egli dice, gid nod, altri ancora ne suppone e di tal tempra da disgradarne gli accusatori di Socrate. Benche noi vogliamo per ora esser brevi, dobbiamo per altro giustiticare queste nostre parole trascrivendo parte di cio clie il sig. Mancini dice del Monti. S' in- troduce dunque a parlarne dicendo ch' egli ha to! to a tradurre Virgilio stiniando che in cio spcndereblie il suo tempo, meglio di mold altri i quali voUero o scriver di lingua , o disputare se il conte Ugolino mangio i propij figliuoli , O in BIcmorie accusar di noti torti 11 Monti, e far da Radamanio ai morti : Massime quando peregrino ingegno A cui contro fortuna e il tempo stette , Piii die di biasino par di pieta deu^no , Che dette cose non pub far non dette , Ne quell'arco non vll , che fatto segno Avria delle poetiche saette , LA. GrORCICA E l' ENEIDE CCC. 3l3 Ma la Parca il frangea ndl' intervallo , Dopo VAquila e i OlgU ancora il Gallo. E nelle annotazioni soggiunge : « Mi liisingo clie il » discrcto lettorc noti voria qui premiere alia let- » tera cio clie in qnesti versi e detto del Monti. Nou » intcsi die accennarne a diietto conosciuto con una » siipposizione cinalnnqne. L' autor del BassviUc e del y> Cnjo Qracco e del Bardo della Selva Nera vivea » felice, pcrdonato, pensionato , onorato i snoi anni 3) jnovetti sotto il legittimo Governo 4nstiiaco nel- 3> I'opnlenta Milano ; ne vi era caso clie potesse ob- » bligarlo a celebrare l' ultima rivolnzione di Fran- » cia. )) II sig. Mancini confida un po' troppo nel suo discreto lettorc. se crede clie gli passino inosservate r acerbiiii della calunnia e la nialignita della scusa. Ma noi vogliamo die ci basii per ora V avere tra- scritto le sue propiie parole. Nc risponderemo ai gm- dizii letterarj del signer Mancini intorno al!e tradn- zioni del Caro e del Monti ; bcnclie ci accorgiamo di perdere una buona occasione da rallegrare i nostri lettori. A, j;ibl. ItaL T. LXXWI. 3,4 PARTE IJ. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Opuscule imUeinuUri e fisici di diversi autor't. — M'l- lano, 1832-1804, presso Paolo Emilio Giusli, con- trnda dei Due 3fuii, n.° 1041. Tomi 2 in 4.'', di pug. .'3<')0 ed una tavola in ramc per ciascuno. Frezzo del due tomi auslr. Ur. 36 (^). iy\ quest' opera erano appena coniparsi nl pubblico i primi ire fascicoli , ed il nostro Giornale si fcce solle- cito di darne contezza ( vedi il torao 70.% pag. 78 e seg. ) coti na priiiio articolo , al quale altri dove%'aao tener dietro niano mano clie i fascicoli fossero andati sncce- deadosi. la esso faceansi caldi voti , percht; la pnl)|jlica- zione di questi Opiiscoli noa venisse niai interrotta. Im- perocclie i lavori die subito sulle prime vi si videro inseriii , la nota capacita ed il Ijnon volere di Gabrio {') CunteugoDo le spguenri Meuioric ; Boi'donl Antouio. Sulle tigure isoperiuietre Cslsa-uii in (jUiUsivoglij sujerlicie. ' iSota sulle svolte oi-diaarle dcUe sti'ade. Belli Giuseppf, Sulla legg** delP attrazione luoiccolare. ■■ Nota sulle rijuiUioui elettriclie nelP aiia rarefatta. Fiola Gabiio. La 31eccauica de" coqii natuvalinente estesi , irattata col calcolo dcUc vaiiazioni, — Meiuoria prima : Sul moto e sul- r eciuilibrio delle jiarti iuterne di ua corpo solido rigido. Trattato sul calrolo degli iutegrali dellniti. Sezione prima. - Sui pi-inripi e Biigli nsi del calcolo dei residui. De Paoli Giovanui. llieolu/ioiie delle equazioni iudetenrunate di prime grado. Caucliy A. L. Sulla Mrccanica celeste e sopra im nuovo calcolo cliiauiato calcolo di-i liuiiti. — Parte prima : Cou^lJ(■razionl gene- ral!. — Parte gecoiiri.i : A|i|'licazione alia Nercanica ctleste: con note ad esse pant ]i'iiua c secoiida. di Pa"lo Irisiuu e (^abriu Wiola. Bdl^i Angrlo. SnlU ^randiur. Ol'L'SCOLI M\TEiMA.TICI K I'lSICI eCC OlO Piola , il quale pel solo oggetto
  • oiche n calcolo rij^oroso vieiie assogf^cttato il caso clie qui si couteiniila. E pero uoii e piii iiicerta la coiicliiu- flione , clie cioe cos'i fatta atlrazioue e inetta a spiegare la coesione, e clie T idea di Laplacf i: insussistente. Clie se lo e in questo jjriiiio caso particcI.Tre , non lo e meno in altri in cui siippongansi altre dispo?izioni ed altre forme
  • iesfa ipotesi darebbesi ragione ilflla coesione de' corpi iciiza veriiiKi sppci;- d" atirr.zinno. !i^cr\pr.dri a cliii favorcvoli a quegli effetti , che non sono quelle secondo tre direzioni fra di loro perpendicolari. E potersi di piu esigere non si trascurino le attrazioni secomlarie, che hanno luogo fra le parti non ad assoluto contatto, come sareljljero quelle tra i lili trasversnli delFuna e delTaitra meta del prisma. Ed a fine di render nulle anche queste difiicolta egli riiitraccia con altro calcolo la vicondevole attrazione delle due parti del prisma indipendenlemente dalla disposizione de' lili , dalla tessitura del corpo e dalle variazioni della sua den- sith da luogo a luogo ; e giunge a conchiudere non poter r attrazione stessa egungliare la tenacita , senza chela ma- teria non sia nel prisma distribuita in maniera, che lo spazio da essa occupato sia una frazione piccolissima di quello occupato dal corpo ; ovvero senza che la densita della stessa materia cosi raccolta non sia espressa da ua numero estremamente grande. Woke difiicolta certaraente ha dovuto superare il Belli, molta acutezza d' ingegno ado- perare , lunghissimi e fastidiosi calcoli condurre a fine, per giungere a quelle conclusioni. Le quali bastano per altro a porre in luce, che non si ]iu6, senza fare violenra alia propria ragione , ammettere 1* identila delP attrazione 32'2 OPIJSCOI.I M\TtJi\Tl(:t i: FI-ICI molecolare coUa universale Pure altri nrgoineati egli pone in canipo a vie piii rintVancare la sua pruposlzione , aii- che ove si volesse amniettei'e qiiella inconcepibile rarita del tessato de' corpi , e quella del pari inconcepibile den- sita della loro materia sopra diiuostrate: f;icendo vedere die r ipotesi del tessnto reticolare la piii favorevole agli efTetti della gravitazlone fra i corpi in contatto non si puo conciliare coi fenonieui della cristallizzazione. Ne la modificazione introdotta da Leoi^oldo Nobili in cosi fatto tessuto , cioe di riguardar le raolecole integranti de' corpi trasparenti foggiate a guisa di tclai prismatic! , tetraedri e parailelepipedi , i quali non presentino materia die sli gli spigoli, scenia le diflicolta , die anzi le aumenta. Impe- rocclie oltre alia grandissiina densita e la rarita del tessuto, v' ha anche T iacoinpatibilita sna coi fenomeni del resiria- gimento e della dllatazione de' corpi cristallizzali , prove- nienii dal calore , ed il Belli rende evideate cjucsta incom- patibilita. Che se por niun conto dalla sola gravitazione possono dipendere la coeslone e I'adesione de' corpi , e gli altri eiFeiti d'attrazione al contatto. uopo e ricorrere ad una forza attrattiva , die agisca secoado una legge piii rapida, che non e quella de' quadrati inversi delle distanze, la quale spieghi naturalmente quel fenomeni, lasciando inal- terate le nozioni snlla costimzione de' corpi, uozioni nh- bracciate dai Jisici in forza di lunglie osservazioni. Infiaite leggi (dice I'autore) ci si presentano di decremento e «r incremento abbastanza rapido per 1' aumentarsi e dinii- nuirsi delle distanze, per cui possa una forza attrattiva esser insensibile a qualche distanza , ed assai eaergica al contatto ne' corpi: e nel quarto articolo della sua Memoria alcuiie ipotesi accenna intorno alia legge, die si potrebbe a quest' uopo adottare. Tale sarebbe per esempio quella deir esistenza di dne attrazioni contemporanee operanti Tuna e l' akra a tutte le distanze, in maniera che l' una sia grandissima alle piccole distanze, e rapidissimamente scemi al crescer di queste; Taltra in vece sia piccolissima a brevi distanze e fra piccole masse, ma che coll' aumen- tarsi delle une e delle altre possa diventar graadissima ed atta ad operare sulle masse celesti in maniera da ritencrle iielle loro crbitc. Di Divnnsi AuioRi. 3:23 Cosi i coi-pi sottoposti all' azione couiljinata di queste ilue forze non dovrebbeio alle graiidi dlstanze mostrare clie gli effeiti della seconda ed alle piccolissime i soli della prima forza. Qneste due aitrazioiii potrebl)ersi anche com- porre in una sola, clie operasse a tiitte le dis'aaze, e la cui legge fosse espressa dalla soiiiina di due termini, Puno de' quali decrescesse a norma clie crescono i quadvati delle distanze, e T altro in una ragioue ))iii rapida. Va poscia il Belli conghiettiirando , clie quelT atirazione , la quale desse origine alle due specie di efletti potrebbe avere per espres- sione delP azione sua fra due puiiti materiali tale funzione della distanza, la quale senz' essere formata da due o pi» termini , soddisfacesse alle due suaccennate condizioni ri- chieste per le distanze grandissime e per le piccolissime : e due forme di cosi fiitte funzioni ci assegua. Indi sog- giungendo diverse considerazioni tendenti a sempre meglio chiarire le sue idee, con una lunga nota in cui espone l« dimostrazioni di alcune proposizioni mateniaticlie, alle cjudli aveva dovuto ricorrere , pone fine al suo veramente ma- glstrale lavoro. In esse spiccano del pari la lucentezza delle idee, la logica severita delle deduzioni, e quella inr genua schiettezza per la quale il Belli da per sicuvo quello clie puo rigorosamente dimostrare , e per dubbio quello die nianca di questa prerogativa. E cosi fa manifesto, clie non lo spirito di sisiema , ma il solo amore del vero gli fii scorta nelle sue ricerclie. £ dello stesso Giuseppe Belli una nota sidle repuhioni. elettvirhe nell' aria rarefnta posta in line del primo volume degli annunciati Opuscoli. Espone in questa una sua spe- rlenza , colla quale prova , contro ropinionedi molti fisici, che la densita dell" aria non influisce punto sulla ninggiore o minore divergenza delle pagliette o corpiccinoli deU'elet- trometro indicante la maggiore o minore tensione elettrica. Egli da una tale csperienza e condoito a stabilire , che se r aria circondante due corpi similmeiite elettrlzzati non ha che la sua naturale quantita d" elettrico , la repulsione vi- cendevole di que' corpi non dipende clie dalla loro quan- tita di questo fluido sovralibondante o deficiente. Forse noa sarebbe difllcile indoviuare, clie T esperienza del Belli con- siste nel mcttere sotto la campana pnrumatica un elettro- metro a pagliette , ed un vasetto contenente acido solforico coMcentialo per as.Aorbiie 1" uniidita ;, iiidl rarcfar I'aria 3a4 opuscon matematici e fisici dentro la campana e comunicar all' istromento una dehole elettricita per mezzo d' una pila a secco : ma potrebbero per avventura sfnggire certe minute avvertenze , ch' egli ricorda a clii s' accingesse a ripetere V esperimento. Appartiene poi al valente cultore della meteorologia, Angelo Bellani, P ultimo lavoro di fisica pubblicato negli Opuscoli di cni faveliiamo , il quale consiste in una dotta ed ingegnosa Menioria sulla i'ormazione della grandine. Esaminare se i vapori, prima di ridnrsi in gocce d'acqua possano costituire la grandine ; studiarne la figura ; inda- gare le cause del freddo , die puo coogelar in aria la piog- gia ; dedurre come applicazione di queste cause il formarsL e ringrossarsl della grandine: sono questi gli argomenti ampiamente discussi dal Bellani. Ammettevano i fisici per la piu parte , e Volta fra i piu recenti , formarsi la gra- gnuola da un ammasso di vapori acquei congelati , come un fiocco nevoso , involto in diversi strati piu o meno diafani : ed il nostro autore , dietro un piii diligente esame del grani, tiene doversi risguardare come derivata da una o piu gocciole d' acqua gdnte successivamente e formanu il nocciolo biancliiccio , opaco e molle involto ne' diversi strati di ghiaccio piit duro e trasparente. Imperocciie se fossero i vapori congelati, clie forniano qnei grani, in essi non si dovrebbero riconoscere i varj strati , ma dovrebbero sem- pre somigliare alle pallottoline di neve , o al gresil dei Francesi , clie Bellani cliiama nevischio, qualnnque gros- sezza avessero, e senza clie vi si potesse distinguere il nucleo dagli strati concentrici. A quel modo clie, se in un bicchiere sta una mescolanza frigorifica, la parte esterna di esso copresi da prima di un vapore invisibile , clie poi si gela in figura di brina; e per quanto questa crosta successivamente s'ingrossi, non se la vede mai divisa in lamine o strati diafani. Od anclie come succede dei vapori clie si gelano d' inverno sni vetri delle iinestre dalla parte interiore delle nostre camere. Altre ragioni , clie ommettiamo per brevita , egli aggiunge per provare die il ghiaccio de' varj strati della grandine non puo provenire dal congelarsi de' vapori , ma bensi deir acqua. E passando poi all' esame del nucleo nevoso , mostra non poter neppur qnesto aver origine dalla con- gelazione dei vapori. In quella guisa die niuno vorra dire, che siano i vapori congelati quelli die rendono piu porosa DI DIVERSI AUTORI. 3^5 eel opnca la parte che sta plii verso rinterno di un jiezzo cU gliiaccio risultaiite dal gelarsi cleU'acqua in un bicchiere; ma piiittosto 1' aria disseminata fia le niolecole acquee,la quale non potendo spiigionarsi dalla superficie di livello solidificata , e costretta a concentrarsi verso il mezzo, ove I'acqua si rafl'redda e si gela per 1' ultima. Espone poi come si j)ossono ottenere coiracqua i globi di gliiaccio slmili. a quelli della gragnuola , avvertendo die indarno si tente- rebbe di ottenerne di somiglianii col congelamento di una massa vaporosa. Ne garba punto al nostro fisico la ma- niera con cui Volta spiega il formarsi del verglas , od in italiano gelicidio , e ne espone le ragloni. Esaminata per tal modo la struttura interna della gran- dine , passa TA. a considerarne la ligura , rilevandovi tali caratteri , che non si potrebbero riscontrare , se i grani non si formassero da una rapida congelazione delle gocce d'acqua. Da spiegnzione altresi delle diverse loro figure, sia o no la grandine cadente accompngnata da pioggia. Ad- duce gran numero di fatti desnnti dnlle proprie e dalle al- trui osservazioui , rlsguardantl le diverse forme de' grani caduti in diversi teniporali, e tutti gli spiega coll' ipotesi del subitaneo gelarsi di quelle gocce. Ma come succede poi qursta rapida congelazione'' In quale regione deir atmo- sfera '' Moke cose fnrono immnginate su questo proposito : imperocche, dice il Bellani, non si possono istituire os- servazioni dirette dentro quel tenebroso e tremendo labo- ratorio dell" atmosfera ;, quiudi e giuoco forza appagarsi di (jualclie ipotesi, che meglio spieghi i fatti ammessi e co- nosciuti. E riflettendo egli , clie il convertirsi della piog- gia in grandine deve succedere in uno strato d' aria infe- riore a quello ove i vapori si convertono in acqua; e che cio pub avvenire tanto d' estate ne' climi freddi , temperati e caldi , quanto d'inverno ne' soli climi freddi, o sulle piu alte montagne; del primo caso specialmente si occupa, Jiastandogh poche parole a spiegar il secondo , ingeguan- dosi di induvinare quale possa essere la causa di quelTab- Jiassamento di temperatura, nell' atto che passa da uno strato d'aria ad uno inferiore. Appoggiato I'autore al prin- cipio che la rarefazione, o 1' espansione dell' aria e dei va- pori possa produrre un freddo sufticiente a gelare la piog- gia ; e richiamate le osservazioni fatte coininciando dalla pill rimota antichita a venir fine a noi , le quali tutte 3^6 Ol'DSCOLI MiTEMATlCl F. FISICI CCC. confermauo che ne' tempi procellosi riscoatrasi il piii «o-' vente una espansione ed mia contrazione notabile nelle nubi temporalesclie , singolarmente se apparlscono niolto elettrizzate, air elettrlcita da colpa di quel raffreddameato. Cio egli diniostra con ingegnosi ragionamenti e coUa scorta di varie sperienze di reputati fisici. Che se 1' elettrico e causa, e non eft'etto della grandine come inolti opinano , chiaro si fa il perche dell' aumentare o diminuire di una inassa vaporosa nello stato di tensione elettrica , solo che si metta in campo il fenomeno dell" attrazione o repulsioae dal fluido elettrico cagionato ^ e qviindi quelle dell' attrarsi e respingersl delle nubi, traendo origine cosi quel conflitto, quello sconcerto atmosferico , il quale sempre si riscontra ne' temporali. E qui T autore si fa ad esaminare molti fe- nomeni atmosfei-ici, che hanno relazione al suo oggetto ; ne da soddisfacenti spiegazioni , e nuovi argouienti deriva a favore della sua ipotesi. A. G. Repertorio del velenl e del contravveleni del dottore Gioachino Taddei , professor e di farrnacolugia, ccc. — Fiie/ize , i835, Z. Pezzati, vol. 2, di pagine XFiii, 335 e 334, i/i 8.", ital. lir. 10. Oe nel fare stima di un' opera qualsiasi venga resa di pubblico diritto vuolsi prima di tutto riguardare al van- taggio clie alia societa essa e per arrecare;, oltremodo pre- gevole da chi iia fior di senno verra per fermo riputata il jjresente liljro del professore Taddei , nome gia caro alle scienze che illustro ed accrebbe. Per poco che si consider! quante preziose vite spente per veneficio verrebbero ritolte a niorte se eguale al buon volere fosse 1' avvedimento e la perizia di chi accorre al riparo, non puo non sorgere il desiderio che venga fatto di publ)lica ragione un libro che additi i mezzi almeno 1 piii acconci ed insieme i piii alia maao di tuttl , aftinche possa all' uopo anclie chi e straniero alle mediche discipline salvare il suo simile nii- nacciato di morte per ua veleno , quando massimamente per poclii istanti perduti nell' attendere il medico ne an- drebbe la vita. Un libro si utile e appunto quello di ciii ne prescnto ora il cliiari?simo professoie di Fireiize. E nEPEnToitio r>ti vELiNi ccc. , 3a~ tanto UKi;^t;iore poi ne parra il pregio se riflettereino non t-ssere a qucsta eta cosi rari gli avvelenamentl , c(jine per alcnni si rreele. I'erocclie se per iiiolte cagioni assai note e divenuto ai nostri tempi piu raro die ne' sccoli addie- tro r avvelenamento proditorio, forse piii spesso die per lo passato iticontraasi ora i casi delT accideiitale avvele- namento e del volontario, si perche faceudosi ognor piii llorido il comniercio , e movendo a gran passi piu in- Aanzi le scienze e masslme la cliimica crebhe anche la serie delle sostanze velenose, e perclie avendo qncste acqui- stato un uso assai esteso nelle arti e ne' mestieri si resero a dismisura famigliari a piit classi di persone. Un altro servizio pero non meno raggnardevole ne rende con quest' opera I' illustre autore. Ponendo egli mente a tutti i pericoli cui va incontro la salnte e la vita deiruomO sia per Timperizia o per la temerita di clii esercita certe nrti e mestieri, sia per 1' iiso improvido di certi ntensili alle occorrenze della vita indispensaljili, sia per raljljomlne- vole avarizia di niercatanti , die con tlerrate frodulenti in- sidiaiio alia salute alirui , sia pei sinistri in cui ffuasi ad ogni passo ci alibattianio nel cammino della vita , sia li- nalmente per lo pessiino influsso di potenze fisidie e di- namidie r.l nostro organismo nemiche , ei t'addita il modo di cessarli se dappresso ti minacciauo , di rinscirne col minor danno possibile se gia ne sei colto. A si noliile ed ardua impresa s' acciuse 1' illustre professore. Ed egli era uomo da tanto. \ersato in pin maniere di scienze , ricco di perspicace ingegno , osservatore e speriinentatore sagace si valse a meraviglia di tutto cio die acconcio a! suo lavoro somministrano la chimica , la iisica , la storia naturale, ie discipline medidie , attinse dagli autori clie 11 precedettero molte hozIoqI utili al suo scopo si veramente di sceverare le dottrlne consone alia ragione ed autendcate daifutu, dalle anifiziose congctUue , e dalle seducenti ipotesi; dove suggeri nuovi antidoti e nuovi soccorsi , dove tra i moltl snggeriti indico i piii comodi e 1 plii sicuri; in fine i ragionameoti, i fatti, gli sperimenti akrui or confermaudo, ora emendando coi proprj, stabili un codice di terapeutica popolare, un nia- nuale di medicina jjratica che a tutti e permesso di esercitarc. Seljbene pero all' intento certo non fallisse il nostro au- tore, avrebbe nondimeno potuto, se no! mal non ci appoti- gliinmo , toccarlo anchc plii Icliccraentc La prima rosa noi 328 REPEnTORIO DEI VELENI eCC. , siaino cV avvlso che egli potesse del veleno porgerne se non una vera ed accurata delliiizlone (i), almeiio una piii esatta nozione confonne ai pensaiiienti della piii parte del modern! tossicologisti , a giudizio dei quali veleno e := cjua- lunque sostanza per sua natura cosi infesta alia salute ed alia vita, che introdotta anche in piccolissima dose in un organismo vivo , sano e non assuefatto spiega tale azione chiniico-dinaniica da arrecargli gravissinia oifesa od anclie la morte. = Per tal modo e si scorgerebbe tosto il divario che passa tra rimedio e veleno, che I'autore vorrebbe con- fondere insieme , non riflettendo ben aliro essere ciie un rimedio possa talvolta addivenir veleno e per contrario , ed altro , che rimedio e veleno vengano ad essere la stessa cosa ; e non si avrebbe il mostruoso accopjjiamento dei veleni colla sommersioue , colla sofFocazione , colle ferite d' ogni guisa, colla fulminazione, col terremoto, col freddo e col caldo eccessivo ecc. Ne dicasi non esser qnesta clie una mera questione di parole. Chi non sa che i vocaboli sono I'espressione delle idee' che dallo strano abuso che di quelli si fa , nasce necessariamente una strana confu- sione di queste ^ Le quali ove non sieno ben chiare e distinte non potranno giammai servire di fondamento a sane cd utili dottrine. In secondo luogo noi avremmo desiderato una metodica distribuzione dei veleni piii semplice , piii natnrale , piii esatta perche meglio si affacesse all' indole di questo libro. Egli e forza confessare che tra le varie classilicazioni dei veleni state finora proposte , nessuna ve ne ha clie meriti di essere per ogni riguardo comuiendata ; che le divisioni dei veleni in ossigenatl e flogistici; organici ed inorganici i minerali 5 vegetabili ed animali ^ ingeniti ed avventizj ; esterni ed interni ; assolnti e relativi ; acuti e lenti; sti- raolanti e controstimolanti ecc; sono troppo generali , ep- pero di poco o nessun vantaggio ; che la distribuzione dei veleni in irritanti , acri, astringenti , narcotici , narco- tico-acri e settici immaginata da Vicat, modilicata da altri e seguita oggidi comunemente dai tossicologisti , non e al (l) E d'' iiopo convenire con Simon Paulli che lascio sciitto : Ego vero hmusque ab oinnibus auctoribus , qui de veneiis cviniiieii- tad sunt , icram et accuratam veneni defi/dtionem desidero. Quadri- partituiii Botanicum.^ pag. 304. DEL DOTT. C. TADDEI. Oi() dire dello stesso Orlila clie V adotto , al coperto da ogal riiiiprovero. Ben luiigi pero noi dal credere col sig. Tad- dei cl>e quest' ultima deljlsasL assolutamente rigettare come assiirda e fallace , avvisiamo anzi doversi adottare a pre- ferenza di ogni altra fiiitantoclie una migliore noa ne venga recata innanzi : ne di essa punto migliore quantinique as- sat ingegnosa a noi semhra quella die il nostro antore ar- chitetto. Troppo ci dilunglieremmo dalla propostaci brevita se volessimo , come converrebbe , ventilare le ragioni, ad- dotte dall'autore contro la classiiicazione dei veleni stabi- lita sui fenomeni morbosi e necroscopici die per essi sono generati. Pero ci si permettano due riflessi : il prinio e, die se Pessere coiuuni ad altre cause gli efFetii di parec- clii tra i veleni fa si die non si possa mai da qnelli soli trarre ua giudizio assennato d' avvelenamento, non toglie pero die si possa ragionevolmente sui medesimi fondare una metodica distriliuzione dei veleni stessi , bastando a tal uopo die siavi realmente analogia di efFetto tra le so- stanze venefiche collocate nella stessa classe. II secondo ri- flesso e die una tale classificazioue dei veleni non iscema gran fatto di pregio per cio die i lore effetti non sono co- stanti , e die per conseguente potrassi , a mo' d' esempio , ai veleni corrosivi riferire il deutossido d' arsenico . il deii- tocloruro di mercurio, ecc. sebbene non sempre corrodano i tessuti organici, in quella guisa die emetici si ciiiamano comunemente e il tartaro stibiato , e T ipecacuana , e il solfato di zinco , ecc. quantunque non sempre pruvochino il vomito. Una classificazioue qualsivoglia non pub stabi- lirsi clie su regole generali , e qucste ben di rado sono assolutamente invariabili. Del resto e falso essere 1' anzidetta divisione fondata su dtllt anomalie piuUostoche sulle forme morbose , doven- dosi con piii dritta ragione annoverare tra le anomalie i casi in cui un dato veleno non partorisce quegli eft'etti da cui si tolse a classificarlo dai piii riputati tosslcologisti , come e manifesto per innumerevoli osservazioni e speri- menti soprattutto del sig. Orfila. Posto poi die alcuni ab- l)iano registrato in una categoria veleni , die pei loro ef- fetti potrebbero o dovrebbero appartenere ad un"' altra, cio proverebbe bens'i poter rendersi ancor piii esatto un tal uetodo di distribuzione , non gia doversi rigettare come ussurdo e fallace. nibl Ital T. LXXXVI. 22 33o EErEUTORIO DEI VELEM ecc. , Ma forse clie il sig. TatUlei a un sifTatto metodo nn al- tro ne sostitui scevro del difetti, clie a cjuello viene riin- proverando ? Certo no. Diasi una sola occhiata anche ap- pena alia prima classe da Ini intitolata de' veleni melobro- tici (i), e tosto si vedra s' io dico il vero. Tutte le so- stanze che ne costituiscono 1' ordine 1." ( melobrotici cor- roslvi ) penetrano esse sempre i tessud organici . e U scom- paginaiio dissolvendone e finidificaiulone le molecole compo- nenti? (2) L" ammoniaca , come confessa rautore(3), non cagiona xxiil infiosti in separate e lontane classi veleni d' indole e di genio identico, come sarebbero a cagion d' esempio i composti di piombo , di cui parte furono inseriti nella I.% parte nella V.* classc i essere la medesima fondata su basi troppo numerose, sva- riate ed arbitrarie , ed in fine venirne per essa sottratto r unico filo che in molti casi d' avvelenamento puo indi- rizzarci alia scoperta del veleno che deesi combattere, non che alia scelta dei niezzi piii acconci a comljaiterlo. E qual altra guida in verita ne rlmane in silfatti casi, se ne togii gli effetti , dai quali soli ci e dato argomentare alia causa die gli ha partorlti ' e per conscgucnte qual niai classificazione megho si addiceva a qucsto rcpcrtorio die 33a RLPERTORIO DF.I VELENI CCC, quella la quale fondasi siigli effetti clie nell' umano orga- nismo producono i veleni ? Per taceie di altri svantaggi clie reca con se la nuova classificazione del sig. Taddei , accenneremo in fine nuocer non poco alia facile intelligenza di un libro fatto per es- sere consuUato da ogni classe di persoiie 1' aver egli , a de- eignare, non clie le classi e gli ordini, anche molti generi, intrusi non pochi nuovi vocaboli attinti dal greco idioma. Concliiudendo pertanto direnio, che noi avremmo amato nieglio clie egli avesse la sua opera divisa in due grandi sezioni , di cui la prima raccliiudesse tutti i veleni pro- priamcnte tali giusta la piu comune accettazione del vo- cabolo sotto qualunqne forma o modo vengano intromessi od applicati all' organismo umano , comprendendo nella se- conda tutti gli altri agenti nemici alia salute ed alia vita deir uomo ; che nel formare le classi di quelli avesse uni- camente mirato al modo loro d' agire sull' economia ani- male , pel quale molti di loro assai si ravvicinano : nella partizione di questi avesse riguardato prima di tutto al- I'azione uieccanica o dinamica che spiegano uel nostro or- ganismo. Riguardo al modo con cui il nostro autore svolse e tratto si vasto argomento egli e per fermo tale da lasciare punto o poco a desiderare. Noi pero, a costo pure di acquistar voce di troppo schizzinosi ed indiscreti, non tralasceremo di osservare che 1' autore avrehbe potato dipennando molti tratti di erudizione troppo triti per le persone dell' arte, pei profani affatto su]:)erflni , sminuire non poco la mole del suo libro , il quale per tal modo loruereljbe assai piu confacente agli usi cui e destinato ; clie favellando di certe sostanze medicinali (i) die riuscir possono veneliche, e di cui spesse volte si fa dal volgo uso ed abuso , giovato avrebbe toccare i non lievi daiini che arrecar possono ove senza accorglmento, o con temerita vengano adoperate; che finalmente non tutte forse le sue opinioni in fatto massime di fisiologia ponno reggere alle prove di una critica al- quanto sottile : tra le quali e da accennarsi quella che detiata gia in altra sua opera ripete alia pagina 36 1 del (i) Nessimo ignora p. e. i gravi danni clie arrecano non di rado le sostanze jodiirate die usansi tuttodi dal volgo anche senza con- siglio o direzione di medico alcuno per distruggere il gozzo ecc. DEL DOIT. G. TADDFT. 333 secoiido volume dl questo repertorio, che doe, Vestremita, come quelle die sono piii lontanc dtd fonte del calore ..... sono le prime a divenir gelide e a monijlcarsi. Tutto qiiesto per altro a petto dei pfegi Imninosi , di cui va ricca e bella quest' opera , e veramente iin nou- nulla. Sia che dessa si consider! dal lato delle utili dot- trine di cul ridonda , sia die si rignardi dal lato di quello spirito genero^o di filantropia che \:>er entro vi traspira , tale fuor d' ogiii dul^bio si inostra , da onorare noii che il suo autore e Italia tutta. Noi formiamo ardenti voti, per- che non fallisca 1' efTetto al pio desiderio deir illustre au- tore , che il suo libro venga da ogni maniera di persoue letto e meditato : cl»e noi non dubitiamo d" afferniare ver- rebbe per tal gulsa a sceinarsi certamente il nuinero delle malattie che a se 1' uonio stesso prepara , e non pocbe de- siate vite alle faniiglie ed alia socieii si conserverebbero. Dote. G. Bianchi. Nnovo saggio suU origi/ie delle idee di Antonio Ro- SMiNl Serb AT I, sacerdote roierctano. Volume I di- viso in due puntate , che coutiene la prefazione , I principj del metodo , la stnto delta qiiesdone , e le osservazioni sui sistemi preccduti a quelli dell'aiUorc. Volume II diviso in tie puntate , che coutiene la teoria dell" autore. — Milano, \836-io'iY , tipogjrt- fia Pogliani , contrada di S. Alessandro iicino al Ginnasio , in 8.° Articolo I.° G, rande argonicnto dolle dispiitazionl dei filosofi fii in ogni tempo la potenza interiore delT aninia ; od alcuni la repiitarono capace di generare da se sola tutte le idee , e come lonte imica la considerarono delFumano sapcre; altri in voce oiiidicarono ch'csser dovesse avvalonita da lumi instintivi, o per cosi dire fecondata da gcrmi innati posti in essa daila natuia. Questc diverse dottrine a viocnda impngnate e dilt se attraversarono i sccoli e giunsrro lino a noi ; c le 334 NUOVO SAGGIO controvcrsic che quindi agltarono le scuole fecero del pari nianifesta la lorza degli ingegni , e la tenacita delle opinioni. Ed ora che divenne un costume e quasi ua vezzo il mostrarsi sdegnosi della vita , ed infastiditi , ed impazlenti della propria fortuna, quel- I antica contcsa offre un largo campo in cui le menti sciolte da ogni impedimento , a sprigionate da vin- coli incresciosi possono dividersi dal niondo reale, ed in un altro niondo spaziare libeiamente : onde av- viene che vi si slanciano fervidamente, e danno as- sidua ed animosa opera agli studj metaBsici , e si luostrano del progresso della scienza e del dccoro della patria mirabilmente solleciti. I quali due tini il roveretano Rosniini imprese a conseguire con tale un apparato di dottrinc , con una forza di argonienti , con un rjgore di nietodo che il suo nome ne acqui- sto splendida lama, e T opera che ora annunziamo, fin da quando fu la prima volta pubblicata , venne giudicata di somma importanza e degna dcHa sa- pienza italiana. Di quest' opera portanto in cui I'au- tore non solo espone il proprio sistema sull* origine delle idee, ma eziandio i sistemi degli altri spiega diligentemcnte, ed acutamcnte esamina, noi ci pro- poniamo di olTrire un sunto, il quale faccia conoscere nei punti loro sostanziali le dottrinc dell' autore, e ponga in grado i lettori di giudicare dei loro fon- damenti , del loro procedimento logico , della loro ve- rita e novita. II prjncipio fondamentale che il Rosmini pone alia sua filosolia si e « che nella spicgazione dei fatti dello spirito umano non si dev' assumere ne pin ne meno di quanto fa bisogno a spiegarli. » Procede quindi alia questione, che forma il soggetto dell'opera sua, e domanda come le idee si prodncono, per quale ca- gione si trovano nello spirito ? Per rispondere alia richicsta egli comincia collo stabdire die non si puo formare un 2;iudicio senza una nozione generale pree- sistente , poichc in un giudicio noi sempre perce- piamo un soggetto ed un predicato. divisamcntc , e sull" on.'GiNF. Dni.r incr. 335 rbnie fosscro due ro«e distintc, c tjiiituli g,li uniamo fissiimlo la nostra attenziorie iioa i;ia sopra alcuno tlei termini separaii , nia sopra il lajiporio die li con- giunge. Ora nn prctlicato disilna) da! ^oggetto con- ticiie scnipre tiiia nozione geiieialc, la (|iialc percio im[)orta ronosceie conic si f'ornii. Ogiumo intcnde clie una nozione generale nun pno loiinarsi se non clie coll' astrazione o col giudizio : ma coll" astrazione non si crea la nota conume (he cosiitnisce la nozione ge- nerale, ma soltanto la si osserva disgiunta ed isolata , qiiando gia iiella mcnte vi sia : dunquc non resta clie formarsi (|uella nozione gcncrah* mcdiante il giudi- zio. cioe mediante la operazione die gia, come si c detto , siippone la precbistenza clclle generali no- zioni clie appunto formar si vogliono. Tale e la dif- licolta, dice il Kosniini « die si prcsenta a clii si ac- cingc di spiegare scnza pregiudi/j di scuole , e senza arbitrj volgaii 1' origine delle idee , dilFicolta die in progresso di queste ricerdie vena I'acendosi vieppiii manif'esta , e die dura troppo vorra parere a quei fdosoli die si avvisano di potere dai foli sensi de- durre tutte quelle idee die 1* osscrvazione e la co- scienza attestiino csscre dall' uoin pnssedutc. » Prima di risolverc I' esposta dilVicoiia coUe proprie dottrine 1' antore fa la rivista dcllc ipotcsi a tal line immaginate dai granili iilosoii die a liii prccedcttcro; e le divide in due classi ordinate al prince principio da lui stabilito , cioe in quelle per cui non si asse- gna alle idee una sufliciente cagione , ed in qndle per cui se ne assegna ad esse una soverdiia ; e dopo una lunga e sottile analisi conchinde die I. Loke non pose mentc die la nota comune delle idee si osserva ma non si crea, c die quindi cssa deve preesistere nelT inelletto : percio egli insegno formarsi assai facilmente le nozioni generali coll'aiia- lisi , senza neppur sospetiare die a questa preceder debba una sintesi die le note comuni gia precsistcnli roiigiunga alle note projtrie s,>mmini^trate dnlle sen- sazioni. 336 NUOVO 6AGOIO II. Condillac lascia clie rimanga intatta e ferma la clidicolta clie fu di sopra proposta , penlie secondo le sue dottrine « ne si puo tbrmarc una idea senza che si mescoli in tale operazione un giudizio, ne si piio formare un giudizio senza che si abbiano gia Ibrmate delle idee , il che vicne a lasciai-e la que- stione in una perfetta ambiguita, anzi dichiaia o falso il sistema di Condilhic , o inesplicabile si la foima- zione dei giudizj che delle idee. ■» III. La questione che agiiano fra loro i seguaci di Loke e quelli di Reid si riduce ai segiienti termini. K Locke dice a Reid : Le idee debbono esscre prima dei 2;iudizi perche e assurdo ammettere il confronto fra due cose [)rima che esistano le cose da confron- tarsi, e la ragione sembra evidente. Reid risponde a Locke. I giudizj precedono le idee, perche e impos- sibde formarsi Tidea di una cosa prima di giudicare cli'dla esista; e la sua ragione sembra pure evidente. » Questo nodo avviluppato, soltanto da una esatta ri- cerca delP origine delle idee pno essere scioho. IV. Du2;ald-Ste\vart e con lui la scuoia scozzese conobbero che i giudizj isiintivi non potevano mai produrre idee veramente universali ; e per evitare le diflicolta invece di risolverle negarono T esistenza di quelle idee senza por mente che di queste non si potrebbe parlare se non esistessero, e senza av- "vertire che se idee general! non vi fossero neppur vi sarebbero giudizj. V. I lilosofi sinora menzionati non compresero chia- ramente ed in tutta la sua estensione la proposta diflicolta ; e pensarono non essere impossijjile dimo- strare come tutte le idee procedano dalle operazioni del nostro spirito. Altri pero piu perspicaci furono di contrario avviso, e conoscendo che quelle istesse ope- razioni da cui si fanno procedeie le idee, senza le idee non si possono cffettuare , si convennero nella sentenza, che lo spirito non Ibrmerebbe mai le idee se non ibsse fornito di un elemento intellettivo , in- genito e natnrale e distinto da una semplice facolta; sull' oricine delle idee. 337 tna nel conrederc qiiesti principj innati si osserva (he i posteriori intcndono scnipre a tor via il super- duo dei prinii e a dimostrarc che si possono pro- diure le idee anche ammettendo mcno d innato, die (piesli priini non ammettono. Percio que' primi Ido- Rofi devono essere noverati nella prima elasse; nella seconda gli altri. Fra gli ultiuii Platone giudico che tutte le idee dell' iionio sicno innate scbbene riman- gano assopite , finche alcuno impulso non le ridesti. Leibnizio si accorse the ciu ei a tiopiH) , e che non v' era bisn2;no di tanto per dimostrare 1" origine delle idee; egli penso che in vece deile idee basta che vi sieno ncllo spirito leggerissin'.c ti-acce di esse. Kant f'ece progredire 1' analisi . ed insegno che due de- menti si trovano nolle idee , uno de' quali puu ri- dnrsi al sensibile , e si chiama la materia delle co- gnizioni , 1" altro al sensibile non si riduce, e si chia- ma la forma. Ouindi tgli non ammise d' innato ne le idee come Platone, ne i loro vestigi come Leibnizio, ma solo una parte di esse , cioe la parte formale. Qnesta disamina dei sistemi dei filosofi che a lui precedettero conduce il nostro autore al punto da cui vuol muovere i primi suoi passi nella via che si pro- ])one di battere. Kant non ridusse al n.enomo possi- bile quella parte formale delle cognizioni che sola egli conobbe essere stata data dalla natura all' uomo , e troppo la estese ; ne si avvide che tutte le forme da lui attribuite all' intdletio si riducono ad una sola e scmplicissima , cioe a cpiella di possibilita o d'idea- lita ch* e lo stesso. Da cio gli fu impedito di cono- scere la natura ndl' unica vera forma ch' e oggettiva e indipcndente dall" anima stessa, e cjuindi non pote dare una solida base alia verita ed alia umana certczza. A cjuesta specie di addenidlato si apprese f abate Pio- smini , il cjuale tenne fermo il principio die la parte materiale del sapere si deve distinauere dalla formale, e die quest' ultima soltanlo ci vien data dalla natura; e quindi proceder voile a determinare la parte formale delle cognizioni nci suo modo di essere piii semplice 338 NUOVO SAGO 10 e priniitivo , e non ne' modi di mi si vosto qnnndo e applicata ; onde f"u cotidotto a stabilirr : « die la parte fornialc del sapeie nello stato suo primitivo ed origitiiirio consiste nell' unica iutuizione iiaiurale, ed in noi peimanente dell' essere possibile. » E tpiesla r impresa dell' autore, questo il fondamcnto della sua teorjca salT origine delle idee. Egli peiisa clie posta ridea dell' essere possil)iie, liniclletto eseguir possa tiitte le sue operazioni senza ostacolo veruuo , e clie appunto per non aver in modo soddisfacente spiegato r origine di questa idea , i sistenii del filosofi sensi- sti abjjiano fallito. Percio niostrare come 1' essere ri- splenda per natura qual lume alle anime nostre, come i primi prinripj del ragionamcnto non siano clie al- trettanti modi di applicare quell' uiiica ide;i dell es- sere ; come quindi Y uomo divcnga 1' autore delle proprie idee; come alcune tra qncste da quclla prima idea congenita derivino pnramente e nulla prendano dal sentimento , ed altre in diverso modo si produ- cano, e quindi non risultino pure, e lo scopo che r autore si propone di conseguire colle dottrine espo- ste nel II volume. 11 quale percio si divide in sei parti; e di queste la prima tratta dell" origine del- r idea dell' essere , la seconda dell' origine di tutte le idee in generale mediante quella deU'essere, la terza deir origine dei primi ]>rincipi del ragionamcnto, la ffuarta dell' origine delle idee pure , la quinta del- r origine delle idee non pure ; 1' ultima contiene la conclusione. Per dimostrare 1' origine dell' idea deU'essere Pan- tore parte dal fatto clie 1' uomo pensa 1' essere in un modo universale; e questo fatto egli dice che noa puo esser rivocato in dnbbio, perclie potendo I'liomo porre la sua attenzione nelle varie qualita delle cose, se la pone nella qualita comune deU'essere, allora egli pensa 1' essere in universale , ovvero lia 1' idea del- P essere in universale. La quale idea non consiste in una immagine sensibile, pcrclie la cosa non e deter- minata , non individuale , non percepita coi sensi; ne sull' origink dei-le idee. 339 per questo sc ne pno nrgare I'esistenza , perche gli oggetti che non esistono soli possono pcro esscr pen- sati soli. Anzi la intuizioiic dell' idea e una opera- zione affatto diversa dal gindizio sulla sussistenza della cosa, cire una operazione seconda , da cui I'al- tra e alTatto iiidipeiidente, e die nou si deve con essa confondere. Qaindi V idea non serve menoma- mente a far conoscere la sussistenza delle cose, cioe Ja loro reale ed attuale csistcnza, ma soltanto la loro possibilita. E questa V nltinia astrazione a cui si possa giunger col pensiero , e I' idea die resta dopo clie dal pensiero dell'ente sussistente ahbiam levata la per- suasione della sua sussistenza. L' idea dunque gene- ralissima ed estrenia di tutte e F esser possibile che si nomina idea delTente; tolta questa e tolto ogni pensiero , ed impossibile diviene ogni altra idea, per- che 1' astrazione non puo ire innanzi senza che tutti i pensieri le sfuggano, e tutte le idee si distruggano; airincontro, anche tolte tutte le altre idee, quella del- r ente pur rimane sola e nuda, come a forza di astra- zioni la si giunge a contemplare. I caratteri proprj delT idea dell" essere essendo ine- splicabili col sistema che la fa derivare dalle sensa- zioni costituiscono una prima prova che essa dalle sensazioni non proviene. I quali caratteri od elcmenti proprj deir idea deU'essere indivisibili fra loro e cosi strettamente connessi che f uno sta dentro dell" altro, ne si puo pensare all" uno senza pensare all' altro , sono : I." un ([ualche rosa (ente); 2.° la semplice idealita di questo fpialche cosa, di questo ente; o.'' la indeterminazione. Ora ninna di queste idee elenien- tari od elenienti di una idea sola ci puo esser data dalle sensazioni , perocche esse sono di una natura essenzialmente diversa , e quindi quei tre elementi forniscono tre fondamcntali prove , che l' idea del- r ente non puo essere sonnuinistrata dalla sensazione. E dair analisi degli acccnnati elementi risultano altri caratteri , od elementi come quelli della semplicita , deir identita, dell" universalita, della neccssita, della 340 NUOVO 9AGGI0 immutabillta , deireterniti clie sono cgualmcnte pro- prj deir idea dell' ente , ed cp^iialmente impossibili a dedursi dalle sensazioni. Per le stcsse ragioni si ar- gomenta che V idea dell' ente non proviene dal sen- timento della propria esisieriza, il quale in ultima analisi non e clie inia scnsazione interna pcrmanente, a cui si possono applicare tutti gli argomenti coi quali provossi clie 1' idea dclT ente non puo dalla scnsazione derivare. Peicio il sentimcnto dell'io non si deve confonderc colla idea dell' io , quello e sem- plice , questa si compone e del sentiniento e del- r idea ; quello e soggetiivo , questa oggettiva ; per r uno si sente la propria cslstenza , per Taltra si con- sldera se stessi , come ojxni altra cosa si considera : il sentimcnto dell' io e innato , T idea e acquisita , ma per acquistarla e nccessario che ad essa preceda Tidea universale deU" ente. Ncppure questa idea puo pro- venire dalla cosi delta riflessione lockiana , la quale il nostro autore intende die sia la facolta clie ha Io spirito di fissare la sua attenzione suUe sensazioni esterne, o sul sentiniento interno , cioe o sopra il tutto o sopra qualunque pane delle sensazioni o del sen- timcnto ; nulla aggiungendo e nulla creando ; sebbene Locke propriamente la delmisca per la pcrcczione delle operazioni del nostro spirito sopra le idee dai sensi ricevute. Ora l' autore niodifica a suo modo la definizione data da Locke perclie questa pone le idee come gia formate dalle sens.izioiii , e non ne spiega il modo , e quindi non rende ragione come il scnso possa far passarc alio spirito 1' atto con cui perce- pisce prima sensibilmeuie e poscia intellettivameiite, onde jiare che Locke donianch clie gli si lascino ado- perar le due parole di scnsazione e di riflessione per esprimere con esse tutte le cagioni delle idee , e dando quindi loro ogni occorrente significato. Se adun- que si e dimostrato che lidea deU'ente non si trova neir esterne sensazioni . ne iicl sentimcnto interno, e se la riflessione lockiana non fa che osservar le une e r altre senz' aggiungervi cosa alcuna , egli e chiaro SULL' ORIGINK DELLE IDEE. 841 chc iieppur da tale riflessione potra f idea delP cnte ritrarsi. L' autore lettificando la dnttrina di Reid insegna clie la percezione Intel lettiva comprende tre parti, la sensazione , 1' idea di esistenza in universale , ed il jjiudizio che atFerma il rapporto tra Y una e V altra. Queste parti devono essere tra loro in tal ordine che nel prinio luo2;o sia T idea dell' ente, nel secondo la sensazione, nel terzo il giudizio; perche egli e cliiaro che al giudizio devono prccedrre i due termini , il predicato ed il so2,2;etto , e per conoscere che anche alia sensazione precede V idea dell' ente basta riflet- tere che nelT atto di sentir qualdie cosa noi pen- siamo all' esistenza di uii oggetto particolare , cio che non e ricevere T idea di esistenza, ma fame use, ed il larne uso suppone 1" idea , poiche non si usa cio che non esiste. Da cio l" an tore c indotto a conclu- dere che 1' idea dell' ente non comincia ad esistere nel nostro spirito nell' atto della percezione , perche I'osservazionc non mostra ne che questa idea sorga in noi improvvisa e subitanea, ne come lo spirito j)assi dal non averla all' averla , e la memoria non ci ricorda il tempo die 1' abhiamo acquistata , ma anzi «i dice che sempre e di coiitinuo ne abbiamo fatto uso. E progredendo Tautoie prova che assinda anzi sarebbe la contraria dottrin i , e che 1' idea dclT ente non puo generarsi in noi all' atto della percezione, o inimediatamente appresso ad essa « poiche ella e talc che la sua produzione supcra la forza di qua- lun'jue enie fmiio non che della mente umana , » nientre per T altra parte il pensare che Dio stesso nella eveiuualita delle seiisazioni crei nella nieute umana 1' idea dell" ente « c una ipotesi cosi strana , e cosi mal difesa che non sembra dover poter rin- venire, massime nel nostro tempo, troppi seguitatori. » Da tutti questi ragionamenti 1' abate Rosmini de- duce molto naturalmente la consej^uenza die T idea dcU'ente sia innata. Perocche se questa esistc, o devc aver cominciato con noi, ed in lal caso e imiataj o '5^2 NUOVO SAGGIO fu poscia prodotta , cd in questo sccondo caso o^deve essere stata prodotta da noi o da qualche cosa da noi diversa. Da noi no; dunque da qualche altra cosa sensibile od insensibile ; nia si e provato che questi due casi non possono ammettersi ; dunque non resta che ritenerla innata. Ne giova 1' opporre che non pos- sianio avere la intuizione di questa idea dell' ente , poiche nnn ce ne accorgiamo , noi sappiamo e noi possiamo annunziare. Oltre alia risposta che fu data da Leibnizio a cjuesta obbiezione , si deve pur ad- durre che molte idee vi sono nella mente, alle quali non badiamo , e di cui non abbiamo coscienza come se non vi fossero ; che per badare ad idee diverse da quelle che abbiamo prescnti vuolsi un atto di at- tenzione che ad esse trasferisca T attivita dello spi- rito ; che non e quindi ne assurdo ne strano che an- che r idea delT ente giaccia ncll' anima inosservata ; che cio anzi deve accadere nei primi momenti della nostra esistenza in cui manca uno stimolo per con- centrarsi dentro di noi, aiiziche divacar fuori e fis- sarsi negli oggetti estcriori; che linalniente quand'an- che questo stimolo vi fosse, difficile sarcbbe 1' idea delfente, perche questa nulla ha in se die richiami fattenzionc, e a se la si vuol trovare nelle idee gia acquistate , come sarebber quelle dci corpi , e cer- nire in esse fidea pura dell ente, troppo difficile astrazione si convien fare. » Forse per cpiesti stessi motivi la teoria delf ente venne si tardi conosciuta e messa in vista , sebbene pero siasi fatta aperta- mente manifesta agli antichi sapienti ed ai dottori del Cristianesimo. E questa la prima parte della teoria dell' ab. Ro- smini nella cjuale tratta delf origine dcU' idea del- r ente ; nella seconda egli precede a mostrare come tutte le idee in generale da quella delf ente pro- vengano. Una diligcnte analisi ci fa conoscere che tutte le idee hanno in se essenzialmente la concezione del- r ente per modo che non possiai)io aver 1 idea di SULL* OKICINJ? DliLLE IDEE. 3^3 cilcuna cosa seiiza prima concepirnc V cslstenza pos- sibile clic costituisce la parte a priori o la lornia delle iiostre coi^iiizioni. Ogni cosa clie vi sia oltre quella concezioiic non e die un modo dell' ente , onde qiial- sivoglia idea dev' essere o 1* ente concepito senz' al- cim uiodo, o r ente piu o nieno determiiiato da' suoi modi , la qual detcrminazione forma la co2;nizione a posteriori , o la materia delle cognizioni. Percio per dimostrare 1' origine delle idee conviene spiep;are : 1° il modo con cui abbiamo la concezionc dell ente; a.° il modo con cui ne concepiamo le determinazioni. Ora in qnanto alia concezione dell' ente si e gia di- mostrato che e innata ; in qnanto alle sue determi- nazioni, queste ci sono suggcrite dai sensi ; onde se- gue die la doppia causa delle idee acquisite e I'idea deir ente , e la sensazionc. Questo principio si ac- corda pienamente colla dottrina di S. Tommaso , e mostra come dcbba esser inteso il detto scolastico che nulla havvi neirintelletto die prima non sia state nel senso , poiclie egli e chiaro die questo dctto bene interprcfato significa « die tuttocio die v' e di mate- riale nclle umane cognizioni vien suggerito dal scnso. » Noi dunquc riceviamo la materia delle cognizioni dalle scnsazioni , la quale diventa cognizione intcl- lettuale quando vi si aggiunge la forma o 1' ente. Ora r autore cliiama intcUetto la lacolta di vcder 1' ente indeterminato, c ragione quella di veder I' ente de- terminato dalle sensazioni , di cangiar le sensazioni in cognizioni , in una parola di formar le idee ag- ginngendo la forma alia loro materia. Se adunque 1' ente e 1' oggetto essenziale dell' intdletto e della ragione , ne segue che queste due facolta non esi- stono in noi se non perdie in noi havvi la vista del- r ente immobilmente congiunto collo spirito. QuintU r autore stabilisre « che I'idea dell' ente presente alio spirito e cio die forma 1' intelletto e la ragione umana », ed in conscgueuza « che tutte le idee ac- quisite procedono dalla idea innata ddl'entc » perclie tutte appartrngono alia fiuoha di conoscere, e questa csistc , perdie esistc nd nostro spirito I'idea dell' ente. 344 NUOVO SAGGIO • Posta pertanto questa idea , V aiitore spiego V ori- gine delle altre prima coU' analisi dei loro elenienti, poscia colla formazione della rag,ione umana. Oltre questi due modi un terzo ve ne ha dedotto dalle po- tenze clie producono le idee. Fra le quuli 1* autore jione prima la riflessione ch' e un' attenzione volon- taria data alle nostre percezioni e diretta ad un tine, con cui si formauo le idee di rapporto, e si fa una eintesi se le idee si ras^gi'uppano, un' analisi se si di- vidono. E quando si adopera la riflessione per ana- lizzare un" idea e per separare cio cue in essa e pro- jDrio da cio ch' e comune, tale operazione si chiama astrazione. L' astrazione non si deve confondere colla universallzzazione ; quella toglie qualche cosa alle co- gnizioni , cioe le note proprie , questa aggiunge loro la universalita , che altro non e che la possibilita, in cjuanto che , ricevuta la sensazione , vi si aggiunge la idea di un ente che ne sia la causa , c si considera questo ente come possibile , e cosi lo si universa- lizza. L' una dunquc e la facolta che propriamentc produce le idee, 1' altra quella che solamente muta la loro forma, ed il loro modo di essere: la univer- salizzazione puo dirsi che sia la facolta di formare le specie, 1' astrazione, la facolta di formare i ge- ncri. Oltre poi le facolta indicate noi ab])iamo la po- tenza di dare la nostra attenzione a piu idee contem- poraneamente, riducendole ad unita mediante (jiialche relazione , ed operando cosi una sinLe.-.i ; e per tal modo siamo atti a formarci le idee coinplesse. Un altro uiodo di spiegare Y origine delle idee acquisite si e il classilicaile sommariamente. Si pos- sono pertanto quelle idee dividere in tre classi, cioe i.° nelle idee propriamentc dette ; 2.° nelle idee astratte ; 3.° nelle complesse : le prime si producono colla universalizzazione , le seconde coll' astrazione , le ultime colla sintesi. L' astrazione si esercita sulle sensazioni , la sintesi si opera con un attenzione ri- voha alle idee gia formate. La universalizzazione non ha bisogno di riflessione ; cssa e un' azione diretta sull' origine delle idee. 3»45 e iialnrale clie consistc nclf unire alia sensazione di uii cori)o r idea dell' eiite in universale. All' incontro r astiazionc spctta alia liflcssione , perclie non si puo astrarre dalla percezione senza ripiegarsi o ritoicersi sopia di essa. Quella peicio non e deliberata , questa lo e e vuol esser mossa da una ragion sulTlcicnte, la quale se non si diniostra non potrassi niai dire di. avere spiegato 1' origine delle idee astratte e delle coniplcsse. Cio pertanto , dice il nostro autore, clie nuiovc il nostro spirito sono gli oggetri sensibili clie a lui si presentano, i quali pero limitano e liniscono in se r attivita dello spirito medesinio, e quindi non bastano a render ragione di quell' attivita con cui si forniiino gli astratti. In fatti questi sono cnti insensi- bili clie non si possono presentare perche non esi- stono. E dunque in tal caso necessario im segno che faccia le veci dclT oggetto ; poiclie i segni espriniono tuttooio clie si vuole , tanto un oggetto sussistente , quanto un'idea od una parte d'idea, ed una qiialita co- nutne a piii oggetti isolataniente considerata, e quindi sono atti a richianiar dove si vogilia I'attenzione. Per tal modo il classilicare le idee ci lia condotto passo a passo a conoscere che cio clie muove la ragion no- stra ad astrarre si e il linguaggio , e ci ha quindi nieglio chiarita T ori2;ine delle idee. Ne val Tojiporre a ([uesta dottrina che Taninia e libera e clie puo vol- gersi dove piu le piaccia senza esscr costretta e fis- hata dai se2,ni, poiclie liavvi una essenzlale dilterenza ti-a una ibrza che obblighi cd un line che niuova , una ragione sufficiente che detcrmini , una guida che iliriga. Non puo quindi rivocarsi in dubbio che il linguaggio ci sia necessario per farci divenir arbitri «U'lle nostre potenze , e che ad esso sian dovuti i progressi dell" unianita. Proccde 1 autore ad inseainarci che noi non abbia- nio altra percezione intcllcttiva che di not stessi e dci corpi , e si jiropone quindi di dare una spiega- zione sufficiente di (jud giudizio , col quale diriamo, provando la sensazione , ch' esiste un qualche cosa mid. ItaL T. LXXXVI. lo 34^> MUOVO SAGCIO (livcrso da noi : giudizio clie Genera la pcrcezionc dci corpi , cioe la pcisuasioiie della loro esistcnza. A tal tine cosi ragiona V autore. L' idea dell' attuale esi- stenza in universale e innata ; pensarla e pensare un* azion prima ; percio le sensaziotii sendo azioni , siippongono un* az^ione prima , un' esistenza. Esse poi sono anche azioni determinate ; (jnitidi suppongono nn' azion prima determinata, e questo e un ente esi- stente in un modo determinate. Confrontando dun- que la passione prodotta dalle sensazioni coll' idea attuale di esi?tenza che abl)iamo innata, troviamo clie quella e un caso particohire di cio che pensavamo con questa. II notare questo caso , il riconoscere la cosa che passa in noi come appartencnte a cio che prima pensavamo costituiscc appunto il gmdizio di cui si tratta. II giudizio poi, con ciii si ail'crma a se stessi la siissistenza della cosa di cui si ha 1' idea e il verbo della mente. Oiiindi il verbo pronunzia la sussistenza di cio che 1' idea concepiva soltanto come possibile , e questa sta a quello come la potenza al- 1' atto. Dopo cio r autore ne vien dimostrando come la perrezione intellettiva sia necessaria , come 1' ani- ma in cui e continua la visione dclT ente pensi sem- pre, e come il dire che I" intelligenza sia una tavola rasa , signilichi cli' e una tavola rasa I' idea indeter- minata dell' ente ch' e in noi sin dalla nascita , poi- ehe questo ente che concepiamo essenzialmente e proprio come una tavola perlettamente unif'orme , e da nossun carattcre sognata. Con sillatta dottrina la dilTicolta che presentava il problema dell' origiiie delle idee , e che tutta consi- stcva nel sapere come j^ia possibile il primo giudi- zio, e tolta del tiuto , ed affatto si risolve col dimo- strare che un' idea universalis^ima preesi*te in noi natnralinente a nine le nostre sensazioni. E 1' autore chiarisce ed avvaloia questa dimosirazione col pro-» porre a sc stesso alciine obbiczioni e col ri^olvcrle. Ilavvi dun(|ue in noi una prima concczione naturale precedciUe ad ogui giudizio c co^tiiu^nte la facoha SULl' ORIGINE DELLE IDEE. 3.|7 di couoscerc, e T entc e pcrcepito tlallo spirito come da ini seiiso die riccve le iinprcssioiii deU' op;getio scnsiblle; onde rig;uaitlo alTazione dcIT cntc puo dirsi lo spiiito nostro ioniito di uii seiiso intcllcttuale , il quale pero si distingue dal seuso corporeo perche questo ha termini corporei deterniinati, e (piello per- cepisce uti termine puianientc s|)iiituale cd indeter- niinato , in questo 1' oggetto non si comunica come oggctto ma come forza agcnte, ed in quello si nia- nitcsta un agente anziche un og2;etto. Cosi ha fine la scconda Parte del volume secondo, in cui contiensi la dottrina dell" abate Eosmhii ; ed egli la conchiude colle scgucnti parole che ci piace di riferire. « Chi tutto cio avra bene inieso, dice il no- stro autore, si sara facilmente persuaso clie oltre quel modo di essere clie hanno le.cose sussisteati, e che chiamammo reale, ve ne e un altro interamente di- stinto die chianiainnio Idealc. Si, V Essere idcnle e una cotale entita di una natnra tutta parlicolare che nou si puo contondere ne collo spirito nostro, ne coi cor])i, ne con alcun' ahra cosa che ap[)artcnga allessere rcale. Ouindi un 2;ravissimo errore sarebbe il credere che. r essere ideale o T idea fosse nulla pcrche non ap- partiene a quel genere di cose che cntrano nci no- stri sentimenti. Anzi T es^sore ideale , 1' idea e una entita verissima e noliilissima ; e noi abbiam vedulo di quai sublimi caratteri ella vada lornita. Vero e. die non si |)u6 delinire; ma si puo aualizzare e dire di essa quello che sperimentiamo ; cioe ch' e il lume tlello spinto. Che puo esser piii chiaro dt-l lunie ? Spento questo lume, non si trovan che tenebre. Fi- nalmente da cio che abbiaino detto si puo fonnare il concetto del modo onde V idea deir ente in uni- versale aderisce al nostro spirito; cioe si puo cono- scere ch' ella non domanda, non esigc ncssun nostro assenso o dissenso, ma ci sta prcsente «ome un puro iiuto. La ragionc di cio e (piesta : tale idea delT ente non aflerma e non niega; ella sola costituisce la no- stra poisibiUta tanto di aircnnare che di nej|jare. w o4^ Saggio sill huon govcriio delta mcndlcitd . degli ist'Uiiti dl bencficeiiza e dclle carccic, del conte D. Carlo Ilaiione Petitti di Boreto, consigl/ere dl Stnto ordinaiio di S. M. — Torino, 1087, presso Giu- seppe Bocca , vol. J." di pag. 476, vol. 2." di pag. 607, in 8" Oenibra die sin dopo la mcta dello scorso secolo la socicta non conoscesse, o non si curassc di cono- sccre clic due specie di poveri , cioe quegl'infelici, die per inipotenza lisica inabili al lavoro , abbiso- gnano per vivere della pul^Iilica o piivaia beneli- cenza , e quegli sciiigiiiati die per inlingardaggine preferiscono il vile ed abbietto niestiere dellaccattone a cpiello stiniabile cd oiiorato dell' operajo. Ma non si tosto Ke iilosoli e generosi salirono sui principal! troni d' Europa die la socicta mnto farcia: imperoc- die un impulso straordinaiio venue dato all' agricol- tura , al commercio , all' indiistria ed alle arti ; ed i popoli , sbarazzciti con uiili rifornie e con sagge isti- tuzioni degli ostacoli , die sino allora gli avevano arrestati , spiegarono un' attivita tuita nuova , e crea- rono comodi e ricdiezze per lo innanzi sconosciute. Questo gran movimento pero se aunientava la flori- dezza de2;li Stati , ne accresceva del pari la popola- zione, la (piale sino a die prosperavano le cose, tro- vava di die vivere, nia poi ad ogni sopragginnto inlortunio , rimaneva in niaggiore o minor nuniero inoperosa , e cpiindi csposta a niancare di sussistcnza. Blanifcstossi allora una terza specie di poveraglia, die per verita non diremo nuova , poiclie dovette mai sempre allignare presso ogni nazioue non mancante di civilta 11c di cokura; ma die o per essersi assai pill moltiplicata, o pel maggior interesse die pre- sero i popoli ed i governi ad allcggerire le pene deila soilcrcnte imianita, divenne soggetto cU serie SACGiO SUL BT'ON GOVFRNO CCC. 849 nicditazloni si del filosofo come (IclT nomo di Stato. Da (io ua((|iie il l^isogiio nell''aniiiiiaistrazioiio pul)blica di daic elTicaci provvedimeiiti [ler toglieie dagli oc- elli della socicia il doloioso spcttacolo di tutta la {)overaglia. Per soccorrerc alia prima specie d' infelici , di cni dicemmo , si cerco di dare ima niiglioro sisteniazione a2;Ii stabilinicnti di bcncllceiiza, nel die noa iia niai die vcnga iiieno tra noi la memoria di qnaiito opero colP editf.o i5 kiglio 1784 T iminortale Giuseppe Se- rondo. Piii didicile sembrava 1" estirpare la tan to ra- dicata e numeiosa gciiia dcgli accattorii , e son noti a cliiccliessia i tentativi fatti dal celebre conte Rum- ford ad Ainburgo e a Monaco per liberare cpieste due contrade da una labe si fastidiosa e rd^uitante. I metodi suggcriti dal dotto Inglcse si andaiono di mano in niano introducendo negli altri Stati, e quindi con Tcrezione delle case di lavoro e delle case d'in- dustria , e col sussidio delle opere pubblirhe, delle leggi penali e di altri provvedimcnti adattaii alle varie circostanzc locali , si tento di sopprimcre e di sbandirc dappertutto Tobbrobriosa classe dei niendi- canii. Ma beu altra impresa era il provvedcre alia terza specie di poveri operosi e robusti, clie quasi per incantesimo sorgevano tratto tratto a cliicder lavoro e sussistenza. Cio arcadeva scgnataniente nei [)aesi divenuti floiidi per in<1iistria e per rommcrcio , nei quali ora la diiricile iniportazione delle niaterie grezze alimentatrici d( lie loro nianifatture , ora T im|)edita csportazione delle niaterie lavorate , arrestava il uio- vimento delle fabbriche e dei ncgozj, e lasciava gran numero di fiimiglie nelTiuazione e nclla miseria. Uno sperimento tcrribile ne l"e-sil)iIe cliiarczza su c[ue' puiiii < lie sono maggior- nieule coiitrov* rsi ; ed applic: to inlitli a'.la jiroposia (piistioiu r/ tiifcla govcriuitiva. Segue jioi a ragionare dei varj sistemi d' amministrazione de' LL. PP., clie si usano in diversi Stati d^Europa, mostrandosi per vero dire bastantemente informato delle minute particolarita di si esteso soggetto. IMolti furono i pareri spiegati dai trattatisti, e adottati dai governi, moiti gli sperimenli e i teniativi provati : ehi vuole clie ogn' Istituto sia amministrato separatamenie: clii preferisce un" ammi- nistrazione uuica per tutti i LL. PP. d'un muntcipio: clii vuole anuninistrazioni collegiali, chi unici ani- ministratori : chi li vuole gratniti e scelti fra i no- tabili del paese, clii stipendiati. Tutti questi punti sono partitaniente discussi dalP esimio autore, il quale finisce col manifestare la sua opinione a favore degli amministratori unici e gratniti. Date qneste generali nozioni , s" iuiprende a ragio- nare delle regole speciali d" aminiuistrazione di cia- scuna delle dodiri qualita d'lsiituti di bencficenza , clie vclcmmo pin sopra acccnnaie. Qucsto soggetto « di tania mole, clie occupa da se pin di 2 5o farce, e ci duole di non [>otcr seguire Paulore come abbiam fatto fin qui, poiche il nostro transuuio divRrrelibe ni-i.r.A ATnxniciTA' ccc. 355 eccessivamente proli«so. Ci coiitcntercnio dunqiie di toccare in c;cnerc , clic cF o|^ni pio stalnlimeuto egli iticoinincia tlall" accennare I'ojxc^ctto pel quale vcnnc Ibndato: se Vlstituto v dcstinato ad accogliere ed a ricovciare grinlblici clie vi coucorrono, come le case degli esposti, gU orfanotrofj, gli spedali , i conserva- torj, gli ospizj deicronici, le case di lavoro e d' ia- diistria, i manicomj e simili, si fa a descrivei'e come debbano esscrne costruiti gli cdilicj, come disposti e lipartiti i luoglii iiitcrni ed esterni , secondo Tuso cui sono destinati. Passa quindi a rasscgna tiuti gli oggetti materiali , cioe niobili , biancherie , utensili, vestimenta , comnicslibili , dei quali lo stabilimcnto dev'esseie pi'ovvisto, riou die tutto il personale, die pel servizio, la cnra, Tassistenza, Tistruzione gli ab- bisogna. Addita infiiie le regole, con le quali dcv''es- ser diretto, le discii)line da osseivarsi, la contabilita da tcncrsi , ed il mode di rcnderrie conto. Per gl'isti- tuti poi non destinati a riceveic ne ad albeigare al- cuna sorta d' indigent!, come quelli die dis[)ensano dcmosine e doti , i nionti di picta , le casse di I'i- sparmio e simili, si indicano cgualmente i metodi, le discipline e le regole da osservarsi. In tutti cpiesti minuti ragguagli il sig. conte Fetitti si mostra ragio- natore istiuito, ben informato, giudizioso e si dili- gente, die puo dirsi nulla aver egli dimenticato, nulla essere sfu^gito alic instancabili sue investi'>;azioni. Destina in seguito 1" autore trc capi alio stess' og- gctto delle pie istituzioni, ndl' uno propone la nia- iiiera di curare T azione governativa sopra di esse , neir altro quel la di conipilare esattamente le lore sta- tistiche, e nel tcrzo fa qualche cenno sopra la lore legislazione in parecclii Stati d' Europa. La tntela go- vernativa sarebhe data, secondo T autore , ad una centrale aiitoiild saprcrna residente nella capitale : in ogni provincia scderebbe poi un corpo collcgiale gya- tuito, dal quale dipendercbl)cro iminediatamcnte le «peciali ammiriistrazioni delle Cause pie; ed indira si del corpo centrale die dei provincial! gli attributi € le facolta proprie , come andie i metoiU pratici da 356 SA.GC10 fUL BUON GOVERNO osservaisi in tutte le operazioni e il nioilo di trattar gli allari. In qiianto alle staiistiche de' LL. I'P. Kau- tore fa coiiosccre con (pial sistenia si del^bano com- pilare , alliaclic conispondano alio scopo per cui ven- gono ordinate; indica tntti 2,li elemenli die devono contenere, ed appogginndosi all' autorita del Ricci e del Gioja , raccomanda c.he se ne faccia anniialniente la pubblica/ioue. Rispeuo al sistemi di legislaziono , e per dir meglio cr amministrazione pubhiica dei LL. pp., Tautore si liniita ad accennar qnelli adot- tati in Francia, in Ingliiltena , nel Regno Lombar- do-Veneto e nello Stato Sardo; ragguagli, a dir vero, un po' iniperfetti, e che potevano collorarsi altrove senza fame argomento di un capo speciale. Qui potrebbe dirsi compinto rassunio del signer conte Petitd concernente il soggctto della mendicita e della beneficenza cli" egli erasi proposto di trattare estesamente nei due piinii libri delf opera sua; ma r illustre autore voile aggiungervi anche la descri- zione e il raccuasibo dcgil' Istituti di beneficenza di tntti gli Stati d' Italia c di a!cuni altri paesi d Eiuopa. Noi non sapremmo dire s" cgli abbia fatto bene o male d" ingrossare i suoi volnmi con questo minuto lavoro , die avrebbe forse meglio forniato il soggetto cFun' opera a parte. Non potrcmmo dare fondato giu- dizio sopra fcsattczza di qiia.ito cgli ritciisce: inipc- rocclie se riesce facile il coiioscere sill'atti partlcolari Bella sua jiatria , o nei Uioglii die si sono lunganicnte abitati , altrcttanto ricsce dillicile il non cadere in qualcli' crrore o inavvcitenza, quando si c costretti a raccoglierli da operc che non ne trattano ex pro- fesso, o da corris[)ondeiize cil informazioni private. Per esscr certi di esporre 1" csatta verita converrebbe per ogni citta possedcre un lavoro simile a cjuello che ci diede degl' Istituti di Roma il ch. Morichini. Attencndoci per tanto a quello che suol farsi per giudicare del merito in puiiio d'esattczza delle guide degl'itinerarj e dei dizionarj geografici, alibiamo preso a considerare in questa parte dell" opera del signor conte Pelittl gli articoli concerncnti i LL. PP. di I DtLLA MKNIJICITA CCC. 357 alciiiic citta del iiostro regno da noi bastanteiuente I'onosciiiti, e vi tiovamiiio inthtti qualche inesattezza die j)ero non val la peiia iV cssere qui iiidicata. Bensi dobbiam iaici carico (favvci tiie , clie daiifloci legre- gio autorc il raggnagUo degl' Istituti di benelicenza esistenti in tutte le provincie dello Stato Sardo, v' e fondamento di credere, clie qucsto lavoro abbia il merito d' essere perlettamente esatto e veritiero, stantc che il sig. conte Peliui, ., avendo coperto ake cari- che amministradve in parecchie di quelle provincie, com' egli stesso lo accenna (vol. 2.", pag. 114), e dovendo possedere moke rclazioni auche nclle altre, avra potuto attingere a buone e sicure lonti per comporre questa parte dell' opera sua. L' autore rliinde questo secondo libro flicendo qual- che cenno dcllc private assuciazioni di heneficenza, argomento nobilissinio , e dalla modcrna civilta si vi- vamente suscitato e promosso , indi presenta uu lungo e circostanziato riepilogo del libro intero (come pur lii degli altri due a suo luogo). dal che si raccoglie come egli sia doiato di cjuel criteiio logico, che vuoisi per ben ordinarc c condurrc a tcrmine qiialsiasi scien- tilico lavoro. Non saremo ec^urilmente diffusi ncl dar contezza del bbro terzo dell" opera del signer conte Petkti, die tratta del baon govcrno delle raiceri, pareniloci che quest' argomento intercssar debba il Icttorc meno di ([uelli che abbiamo sin qui discorsi. E ben vero pero che il dotto autorc nv\\^ introdnzionc fa cono- scere die scbbene la mendicita, la bcneficeiiza, e le carceri sembrino oi^getti alquanto disparati , pure lianno molia relazione fra loro so si eonsiderano sotto I'aspi tto deir ordine [)ubbliro e della politica. Del rcsto egl' indica come dcbbano scpararsi Ic car- ceri pe' rei prevenuti , pci condannati e pei so- spetti. Per ogui ([ualita di prigione deteniiina la forma e la distribuzione che aver deve Y edilicio , i metodi e le disci[)rme da osservarsi , indi le regolc di custodia, di vitto, di ricovero , di vcstiaiio, di cura c d'ogni altr'oggetto die la couceruc. L'articolo 358 S\GGIO SUL BUON GOVERNO piu importante , e dall' autore , piu accarezzato si e qiiello delle cosi dette carceri peiiiteiiziarle , per le cpiali raccoglje tutto rio clie fii scriito intorno al mi- glioiainento e ristruzione dei deteiiuti. Infine cliiun- (jue abbia 1' incarico o di stendere regolamenti so- pra qiialsiasi soita di carceri, ovvcro di ordinarle, di presiederle, di vigilarle, e certo di trovare in questo trattato del sig. conte Pcdtd tutto cio che puo gui- darlo e illiiminarlo, meiiti" egli ne tratta ogni ])arte con r usata sua diligenza, senza ometter mai nulla » e porgendo quci provvidi ed uniani suggerimenti , che distinguono il veio tilosolb ed il consumato sta- tista. Incnnibeudo a noi di finire questo nostio lavoio sopra 1" opera del sig. conte Fetiiti col darne un com- plessivo giudizio , direnio clie la reputiamo di un nierito distintissimo , conciossiache in essa si raccliiude tutto cio die negli assunti argomenti si possa niai desiderare. Oltre ai pregi ch' essa raccliiude , e dei quali abbiam fatto sui qui discorso, lia pur quelle di esseie scritta con niolta cliiarezza, e non abbiamo trovato passo in cui T illustre autore non si mostri animato da uno spirito di umanita , di saviezza , di discerniincnto e d^ indipendcnza , che onorano mag- gioiniente T ingegno dei grandi scrittori. Se talvolta fummo stiincati dclla lettuia per qualchc prolissita e ripetizione, o pel sovercliio uso del ragionare stati- stico articolato, ci trovammo largamente compensati dal diletto delle belle cognizioni clie vi abbiamo at- tinte. Ne sapremmo gratilicar nieglio la compiacenza dei nostri lettori, che riportando T ultimo articolo inti- tolato Conclusloiie dell opera, anche per dare un breve sairgiio della sua nianiera di scrivere. cc Nelle discussioni intraprcso sul buon governo della niendicita , degl' istituti di bcnelicenza e dcUe carceri, si niiro alio scopo di provarc : » i.° Clie la niendicita, abbietta condizlone del- r uniana natura, debb' essere proscritta da ogni go- verno, il quale voglia attendere ad lui icro inclvili- mciUo , e che per couscguire tale risultauicaio c DELLA MENDICITa' 359 iiulispeiis.il)ilo il coiicurso dtila pubblica autoritd, com- biiiato coir cscrcizio di una carita veramente illiunl- mtta , sirclie nc derivi T occupazioiic ile'/^oteri validl in un lavoro prodiittivo, il quieto ed adequato lico- vero dc povcri iinalldl , ed un appropriate) soccorso a (pielli i ergng/iosi. , nel iitio cssenziale di lictaie a tntli con fonddmciiLo la pabbllca qucstua. )> 2 ° Clie quantimqiie uo ordinamento civile venga rc^olato con ottinio sistciua, pel fiuto inevitabile deir inegaa2;lianza delle rondizioui e della deljolczza deir uiiiana natura, noii si potra niai scansarc la piaga della niiscria; » Che f[uindi e indispensabile di soccorrerc la mc- desinia colla vera beiielicenza ; » Che qiiesta, dcrlvata dai principj del cristianesinio, ed ignota all' antica civilta , prov\ede con oppoi timo soccorso ai diversi stati dell' infelicita morale o llsica deir uonio ; y> Che per giungere con miglior successo all'oppor- tuniia di soccorso e conveniente Y liitervento goicr- naliio pratlcato per via d'' una larga tntcla , la cjualc uientre rispetta i regolanienti spcciali delle diverse pie fondazioni e la volonta de'benelattori clie le fe- cero, provvede perche non s' introducano in es^i abusi, fine questo che solo puo ottenersi dalla pub- blica autorita atta a temperare eflicacemente le enm- lazioni e le debolezze dell' uniana natura. » 3." Che se a cnntcgno di coloro clie vogliono olTcndere T ordinc della civile societa sono indspen- sabili le carceri, iniporta di prevenire che la riu- nione di niolti nomini gia pessinii, o prossinii a diven- tarlo, non are aninenti 1' immoralita; eppercio giova stabilire un sistema pcnkcnziarlo , il quale separi as- solutaniente gli accusati dai condunnatl , ed abbia regole spcciali ed adatte si per gli uni che per gli aliri, arcio cauteli la pubblica sicurczza e tcnda a[ loro niiglioranicnto se jion assoluto e definitUo , al- nieno a (picllo iclati\o. » P. M. Sfio PARTE STRANIERA. •*|'^»!»f)ela«-''*- 3Iemolre snr Ics cruises dc la peste , ct sur Ics nioyeiis cle la dctndre , par MJ Pari set, secretaire pcr- petuel de l' Academic royale de mcdecine , etc. — Paris, 1887, ^^^^ J' ^' Baillierre , iinprimcric de Bourgogne et Martinet, in 16.", di pag. 224. L ilhistre autore, come Presldente della Commlssioae uie- dica, die or soiio alcuiii aniii, ando in Egltto per istn- diarvi la peste e le cause die la prodncono , lesse alPAc- cademia reale di mediciiia nella tornata del la luglio i83i questa Meiiioria , die si puo considerare come frutto delle osservazloni , die iniorno a tale iiialattia vennero fatte dair iiitiera Commissione. Alio scopo di cliiarire si difficile argomeiito il sig. Pa- riset sottopose a severo esame la storia, le scienze , gli usi , le praticlie religiose ed igieniche , e lo stato delle localita : e da sifFatta disainina fu condotto alle segueuti conclusloni, cui pote con molte prove confermare. La peste orientale (cosi pensa 1' antore ) fn sconosciuta ai popoli deir anticliita: die sebJjene il nome di lei si legga sovente nel Pentateuco , nella Storia dei Re e nei Profeti , lion meno die nei liljri anticlii greci e romani, pare tut- tavia die si volesse in qnelli indicare tutt' aitra malattia , e piu specialmente il tito contagioso, i cni sintomi meglio convengono colle inesatte descrizioni delle pesti , die noi vi leggiamo rammentate. La peste d' oriente apparvc per la prima voka nelPanno 54a dell' era cristiana nel basso Egitto infestando la citta di Peluso. Di la si diffuse da un lato sul resto dell' Egitto, dall'altro sulla Palestina ;, quindi |,ier mezzo delle guerre e del cominercio si propago in Europa a cui per dieci volte questo flagello devastatore porto le sue stragi dal- I'anno 842 al 600. Una sola volta essa aj)parve in Europa lie' tre secoli successivi , cpoca di confusione , di teoebre e di miseria: e si mostro novellamente nel (JO/^. allorquando PARTE STRANIERA. 36 I i Venpziani ebliero rapporti di commercio coll' Egltto. D'al- lora in poi a misnra clie Vcaezia o gli altri Stati earopei uioltiplicarono le relazioiii loro col Levante , moUiplica- ronsi pur anco le apparizioni di questo inorbo luicidiale , le cul devastazioni allora solo cessaroao fra noi , quando tuttt i goverui adottarono contro di esso quelle misure saniiarie, che sono tnttavia vigenti. L' autore crede la peste originaria del basso Egitto, e considerandone il Cairo come il perenne semeiizajo, I'at- tribuisce alTavere i moderni Egiziaiii abl)andoiiata la pra- tica d' inibalsainare 1 cadaveri, ed all'avervi sostitnito uii jiessimo geneie di sepoltnre. Siiiiati in ua cliiiia ardente , e sopra un snolo ogni anno prof'ondaniente umettato da regolari inondazioni e da piog- ge periodiciie, ben presto, avvisa il sig. Pariset , dovettero i primi Egtziani accorgersi clie la rapida putrefazione di tanti cadaveri in un paese si ricco di uoniini e di animali era sorgente di pestilenziali malattie , e di buon' era quindL si diedero a distruggerle. Di la venne da una parte fuso di seppeliire i corpi luorti in luogbi lontani dalla terra aliitata , daH'altra I'arte cosi ingegnosa e cost semplice d' imbalsaniarli ; nel qual costume il dotto autore anziclie una pratica religiosa ama di riconoscere una niisura di profonda Igicne. E per verita come altrimenti si potreblie plausibllniente spiegare la scrupolosa cura die quei popoli avevano della conservazione dei cadaveri degli uomini e degli animali da essl adorati quali divinita non solo, ma di quelli eziandio di tutti gli esseri animati e perfino delle nova loro, se non ammettendo che colla conservazione de' morti essi avevano di mira di assicurar quella de' vi- venti Y Infino a tanto infatti die queste costumajize venaero religiosamente praticate, T Egitto ando immune dalla peste, e godttte per quasi tremila anni d' una straordinaria sa- Inbrita. Ma camliiatesi le credenze religiose, e proscritto iieir anno 356 delT era cristiana siccome sacrilego I'nso d' imbaisamare i cadaveri, non tardo quel paese a provare le fatali consegucnze delle introdotte innovazioni. Al)bandonata d'";;]iora in poi ogni cura ])ei cadaveri de- gli animali, si lasciarono questi im|)utridire alFaria aperta o jiclle acque stagnami, die non di rado servono di bevanda agli abitanti dei villaggi discosti dal Nilo; e si riucliiusero BLbl Ital. T. LXXXVI. 24 36a TAKTE STRANIER.V. i cadaveri umani in mal costrntti sepolcri, accessibili al- r aria ed alle piogge, situati a lior di terra In vicinanza del villaggi e delle citta , bene spesso nel loro interno , e per fino entro le stesse abitazioni. II suolo de' luoghi abitati ando per tal inodo mano mano largamente imbevendosi di sostanze animali , la rapida pu- irefazione delle quali favorita dalle piogge periodiclie dei iiiesi di novembre , dicembre e gennajo , e dalle regolari inondazioni del Nilo dovetie necessarianiente merce del- I'azione del sole cocente di cotesta regione dar Inogo alio bvilnppo di copiosissime emanazioni pestilenziali. Queste avranno dapprima generate malattie gravissime le quali fattesi in progresso di tempo piu vinilente assunsero il carattere della vera peste. Coi^i nacque per la prima volta qnesto flagello ; cosi per r influenza di queste stesse perniciose esalazioni, spon- taneo esso sviUi[)pasi anclie presenietnente in Egitto. Nc ci pare che il ch. autore sia in cio lontano dal vero. Ini- perocclie , se presso di noi vcdiamo dai niiasmi paludosi prodotte le febbri perniciose : se vediamo nascere malattie d" indole maligna daU' uso di acque stagnant! , e vicine a putrefarsi o di carni fracide: se la miseria , le fatiche so- verchie , il cattivo nutriniento, 1' agglonieraniento di molti individiii in luoglii ristretti e male ventilatl possono pro- uiovere lo spontaneo sviluppo del tifo delle prigioni, delle armate , degli ospedali , non troviamo contrario alia ragione Tamettere die 1' azione continuata di esalazioni pestilen- ziali, quali s'innalzano da nn grande animasso di sostanze animali in putreiazione sopra individui indeboliti dalla mi- seria, dalla cattiva qualita de' cibi e da un sovercliio la- voro, viventi in mezzo ad ogni sorta ili sozzure , sia ca- pace d'ingenerare una malaitia piii terribile del tifo, la vera peste bubonica. E questa opinione acquista nn mag- gior grado di proliabilita allorclie si legge il miserando quadro, die coi pin vivi colori ci traccia il signor Pariset del morale degradamento e delle privazionl in cui langul- scono perennenienie circondati da mortifere emanazioni gli abitatori di uno dei piii fertili e ridenti paesi del mondo. Alio spontaneo sviluppo pero della peste per codesta cagione, ammelte Tautore siccome necessario il concorso di alcune circostauze permnncnti , od cveiituali di stagioui, ili lucaliia e di regime amniinisiiatiyo. E prime tra fjueste I'AKTE STRVNIER.V. 363 rgli accenna lo piogge periodiche della cattiva stagione quan- do piii cUirevoli ed abbondanti ; quindi le strabocclievoli , come le iroppo scarse inondazloni del Nilo , e da ultimo la inaggiore poverta degli abitaiiti di alcune parti , la mag- gior immondezza loro , il maggior sudiciume e la inaggior insalubrita delle loro abitazioni , e soprattiuto la loro mag- gior negligenza rigiiardo alia sepoltura de' cadaveri. Sic- come poi la massima parte di qneste circostanze locali trovasl riunita al Cairo, e piii particolarmente nei due quartieri di quella citta cliiamati Han-Zouele e Qiiouin- Seik-Sulani clie sono i piii miserabili, e sporclii , cosi ivi la peste regna costantemente, ed appunto da cotesti quar- tieri piii spesso si diffonde al restante dtUa citta, e del- r Egitto. Non sempre pero , giusta 1' avviso dell' autore , e conta- giosa la peste bubonica, clie qua e la si sviluppa sponta- nea in Egitto. Qiiesta, tal fiata a inodo delle malattie pu- ramente epideniiclie , si limita a que' villaggi in cui ebbe Torigine: tal altra fattasi poscia per il concorso di acci- dentali circostanze piii virulenta assume 1' indole contagiosa e si diftonde allora rapidamente dall'un paese all' altro per mezzo degli uoinini , degli animali e delle mrrcanzie por- tando ovunque desolazione , spavento e morte. Ammesso ora die la peste Imbonica sia originaria del- I'Egitto, e che questa ivi si sviluppi spontanea per I'inflnenza delle pesiilenziali esalazioni , clie derivano dalla putrefa- zione de' cadaveri uial sej)olti , Tiilustre autore crede die essa si possa totalinente distruggere imitaado in qualche niodo la cura die gli anticlii Egizj avevano de'corpi morti; egli vorrebbe percio die si costruissero solide sepolture. centrali per T interno delle terre ; e clie altre se ne fabbri- cassero nel seno stesso del deserto pei villaggi che ne sona vicini : e vorrebbe che si in qneste die in quelle venissero i cadaveri tutti involti in sotiili strati di Natron, di quella sostanza di cui per uii nuovo genere di t'econdazione ogui anno rinovella il liume 1" inesauribile raccolta , e che una segreta Providenza semlira accordar largainente aU'Egitta per la conservazione de' t'ortunaii suoi abitatori. Egli e con quest) iiiezzi, egli e colT ajiuo di poche altre innovazioni die nn paese celel)rato ntlla sloria per la sua- salubrita , potrcI>be in alcuni anni ricnperarla e liberare il uioodo da cosi micidiaie flajreilo. 364 APPENDICE ITALIANA. Storia del Papa Flo VII scritta dal cavalicre Attaud , gid incmicato d affari di Francia lii Roma, in Fi- renzc ed in Vienna , menihro dcW Accademia dclle iscrizioni e belle letlere , deU Accademia della Cru- sca c di Gottinga , ecc. , tradotta daU abate cava- liere Cesare RoTIDa, ex-barnabita, I. R. professore di mateniatica in Mdauo e censors, conispondente . della Societd Italiana dei XL, della R. Accademia delle scienze di Torino , delV I. R. Istitnto di Pa- dova , de Geurgofili di Firenzc , e drgli Atenei di Treviso e di Brescia. — Ulilano, 1837, presso Gio- vanni Resnati libra jo , tipogr. Bernardoni , in 12.° ( Precede nna Uuola Utografica portantc Ic imagini di Pio VII e dei cardinali Consalvi e Pacca. IJ opera sard divisa in due volnmi) vol. i.", di pag. XV ill e 492. Prezzo uustriache lire 'j. 20. M, lentre relazionl e memorie tl' ogn'i genere , comeche scritte non seiiipre con uiin spirito d'' imparzialita , ed al- cune quasi direbbesi falibricate col solo scopo di una libraria speciiiazione , rignrgitano sulla Francia intorno agli tioniini die quasi atiori jiresentaronsi nel dra'.nma memorando , di cni non pochi de' viventi fnrono spettatori, ed alia cui rimeml^ranza i posteri inarcheranno stnpefatti le ciglia :, belle e il vedere nn pontefice , clie disarmato e prigioniero non allra resistenza oppone ai voleri ed alia forza del possentissimo imperante, fuorche il vangelico co- raggio 5 la cristiana pazienza , e iinalmente ne trionfa prima ancora clie la vittoria aVd)andonato abbia gli standard! deU'eroe. Qnesto pontefice e Pio YII , la cni vita, carriera di segnalatissime vicende , formera ne' fasti della Cliiesa un' epoca gloriosa, vin'epoca pari alia quale forse indarno alciin'' altra cerclierebbesi ne' secoli passati. La storia per- tanto che la risguarda , quando aiuorevole sla e dettata APPENDlOE ITA.LIANA. 365 senzsi prevenzloni e spirlto di parii, non potra clie ac- cetta rinscire e carissima non ai cattolici soltanto, ma a tutte le incivilite nazioni. Tale e cjuella clie annnnziauio, alia quale rillustre aiilore i suoi stnJj rivolse per lien venticinr|ne anni, rac- cogliendo ricchisisiaia niesse di autentici ed inediti docii-' tiienii , e tesoro facendosi di tutto cio che nella sua di- plomatica incuinhenza andavM co' proprj occlii osservando. Perocche egli fa non solo testimonio di molte delle cose che viene narrando, ma spesso anclie cooperatore , come agentc intermedio fi-a le due corti di Roma e di Parigi. Percio egli stesso nella sua intioduzione candidamente premette 5 essere (|uest'' opera , rigorosamenle parlando , noa tutui sua ; divenlre bensi sua per la guareniigia da lui assunta quanto alia verita dei fatti , e qiianto ancora al giudizj die vi ha introdotti f, gunreniigia che prestnre voile ei solo senza pure il soccorso dclla protezione di cjualche grande personaggio , a cui bramato avrebbe di dedicare il suo lavoro. Aniniato poi dal solo desiderio ch far cono- scere la verita ad onla della sua posizione e delP influenza che questa avere poteva sulle opinioni di lui , non ci ha alcuna importante asserzione cli' ei non giustilichi con prove autorevoli e diplomatiche;, scevero tuttavia da qual- sivoglia passione guardasi dall' oft'eudere chi che siasi, meno poi quel grande, che per piii anni ebbe in mnno i' de- stini del mondo. Ma ad un tempo seguendo il precetto dello storico Fleurv •, il quale avvisa che ben anche nel riferire le azioni dei Santi toccarsi debbano le loro mende ( che dessi ancora furono uomini ), non dissimula que' falti, ne' quali anche il protagonista della sua storia forse di troppo piegossi, indottovi |3er avventura dalla gravita delle circostanze. E Topera sua precede limpida, concisa, franca, e nel procedere acquista un interesse ognor crescente die i lettori maravigliosaniente conciliasi ed incanta. Essa inol- tre presenta un' istruttiva lettura a chiunque ami di cono- scere o di rammentarsi gli avvenimenti clie abbraccia , e specialmente per coloro che scrivere vorranno la storia. lliconoscente la Francia al prcstantissinio autore gli fu prodlga di ajiplausi : e di riconoscenza e di lodi essere dee pur cortese al benemerito cavaliere Cesare Rovida 1' Italia, cui egli fe' dono d' una pregevole traduzione ilell' opera stessa , la quale c per P indole sua e pel Ponteliie , di cui 366 ArPEXDICF IT.VMANA. narra le azioni piu alP Italia appartiene clie non alia Fraii- cia. Peio divisato avevamo ili clarne an sunto ; ma nel tes- serlo ci siamo avvediitl clie per la natura stessa del postro giornale dovnto avremmo ristrignerlo in niodo di non of- frire ai lettori clie un' arida biografia e questa niancante di queirautoritk che rende vie piii coinmendevole P orlgi- nario lavoro. Non voglianio pero omettere di qui riportare il parallelo tra Napoleone e Pio VII, col quale T illa- stre signor Raynonard cliiude un suo articolo su questa storia « parallelo che spontaneo ofFresi alio stesso leitore anche col solo scorrcrne 1' opera. " Pio YII inori in eta d'anni ottantuno , il 20 di agosto del 1828: Napoleone era mono nel 1821. Ora die questi due celebri personaggi ajipartengono alia posterita dalla quale essere debhono imparzialmente giudicaii , s«* cercliisi di istituire nn parallelo fra 1' iniperatore e il pontefice , sarh forse lecito di cosi affermare : Napoleone da se stesso sollevossi al grado supremo con prenieditata arditezza : non aspetto clie la fortuna venisse a lui ;, ei I'aff'errocon esjio felice , e rovesciando a mano a niano tutti gli ostacoU , che dal potere separavanlo , si fe' prinm console , si fe' imperatore. II Chiaramonti modesto ne' suoi voii , felice nella sua oscurita , fu successivamente chiamato , e quasi contra il volere siio , ad ecclesiasticlie dignitk , e quando tutt' i sufFragl riunivansi per offerirgli la tiara ponlificale, egli andava tuttavia rifiutandosi dalP aggiungervi il suo. — L' uno figliuolo della liberth , innalzatosi dicliiarandosene il difensore, la soffoco tosto che pote farlo impunemente. L' altro , figliuolo della religione, non cesso mai dal con- secrarle tutti gl" istanti del vivere suo, tutt' i suoi voti ; e per essa accettando le angosce, Tesilio, la prigione conservossi a lei fedele sino airultimo sospiro. " I posteri conserveranno senza dubbio un sentimento d' alta ammirazione per tutto do che di bene e di grande si fece da quell' uomo straordinario , da quell' intrepido guerriero , da quel i>rorondo amministratore , che abile ad afferrare le grandi e le piccole circostanze , e sovente a farle nascere, operb quasi sempre coila sola sua possaaza , colla sola rinomanza sua , senza predisposti principj , senza uno scopo determinato e fisso, e snjjrattutto senza pro- vare il desiderio d' essere utile alia Francia. — Nel saiito pontefice i posteri venereranno iin pastore indulgente ma APl'ENUlOn IIMIXNV. '367 tiui' iiisieme an'iinoso, the prestamlosl ai risgnanli clie dallo spirito del suo secolo, e ilall' intoressc »loIl;i leligioiip sein- l>iavaiio ricliietlersi, elibe il coraggio trnrrestarsi, la virtu d' accogliere la pcrsecnzione , cjnaiulo i ilniiii del dovere piu non gli jiermisero di condisceiulere alle Imperiose vo- lonta del conqnistatore. » Napoleone costretio per ben due volte ad abbandonare il trono e la Francla ninore in nn deserto niarittimo , non altre consolazionl avendo, fuorcbe nella rimembranza del- r eclissata sua gloria , e certaniente o|ipi'esso dal cordoglio di non aver nieglio impiegato al v;iutaggio de" sudditi the piu non ha, la gloria sua ed i suoi talenti. — Pio VII, ridotto ad inerle resistenza , prepare la sua vlttoria sul- r oppressore , ed il solenne reintegrnniento dei diritti deila tiara con una virluosa rassegnazioae ^ e nd suo carcere , neir esilio suo, die non niancavano di consolazione e neppnre di gloria , godette seinpre del sentimento della propria virtii , e di qnelia speranza cbe niai non aliban- dona r oppresso ridotto a sofl'erire ]ier essa. >/ Dirsi potrelibe, che Napoleone eblie T arte di soggio- gare 1' auiinirazione, ma che non fu gianniiai nieritevole di riconoscenz.a , che ingrandendo i suoi voti in ragione de' successi spinse costantecnente il naviglio dello Stato senza troppo inquietarsl degli scogli ne"(|uali sarebbesi liual- iiiente fracassato , - che il Chiaraiiiontl cliinmato in tempi procellosi a condurre la navicella di S. Pietro non fece die radere la spondi cedendo alia tenipesta gia sidT alto mare rumoreggiante , e che colla dosire/za e col coraggio d' un esperinientato nocciiiero giuuse a riguadagnare feli- cemente il porto. >i Avvenimento al certo amuiirabile ! Quell' iiuperatore , i cui severissiuii agenti aveano talvolta riiiutato al prigio- niere pontelice la consolazione di giovarsi de' beneficj della religione , al quale nel suo esilio stata non era neppur permessa I'assistenza del suo proprio confessore , invia dall" isola di Sam' Elena una supplica a Roma per ottenere dal pontelice ristabilito sul trono, nn ecclesiastico cattolico che a lui ed a' suoi somniinistrare potesse i soccorsi della religione. Un |)rete corso , quasi ottuagenario , di cognoi\ie Bonavia, si olTeri a fare il iragitio, la sua proposizione Al p.ccoltn , ed oi pnrti. » 368 ArPENDlCE ITALIaNA. Saggio storico sulla vita dl Epicarmo coi frammend delle di lid opere rnccold cd illustraU da Liiigl TiRRiTO. — ■ Palermo, i836 , tipografia Pedone , ill 8.°, di pag. 144. Due sono le parti di qnesto libro ; la vita di Epicarino e i frammenti delle sue opere illnstrati : tiitte e due faci- lissime a chi si contentasse di ripetere, couipendiando od amplificando , quanto lianno detto gih gli altri f, ma piene in vece di gravi diflicolta per ciii abhia questa opinione , die le quistioni gia vecchie won si debljano I'isuscitare se non da cbi possa o recare in mezzo una nuova soluzione, o convertire in certezza cio che altri forse propose come seraplice cougettura. A noi rincresce di dover affermare clie il signer Tirrito e come biografo e come editore dei frammenti di Epicarmo e troppo lontano dairaver fatto quanto i lettori hanno diritto di aspettarsi dal suo libro ; dl che recheremo pochissime prove fra le molte che si potrebbero addurre. Si disputa di qual paese fosse nativo Epicarmo con tanta varieta d' opinioni , die mentre alcnni lo dicono di Samo o di Coo, i pill lo dichiaraiio Siciliano, ma poi non sanno se di Megara o di Siracusa o di Crasto. In questa parte , qual cosa doniandiamo noi ragionevolmenie al biografo? die ci ajuti ad uscire di tante dubloiezze : al qual uopo sarebbe necessario ch' egli avesse trovato nei campi della erudizione qualclie argomento con cui potesse o assegnare una nuova patria ad Epicarmo, o provare certamente a quale fra le citta mentovate debba egli essere ascritto. Ora r opinione del signor Tirrito non e nuova , perche tiene con Neante die il suo autore fosse di Crasto : rimane dun- que soltanto a vedere se le prove die adduce aggiungono nuovo peso a questa antica opinione. Ecco le sue parole : " Viveva neir olinipiade LXXVf.% 374 auni avanti 1' era vol- )/ gare , Neantes celebrate discepoio di Filisto , di un se- ji colo e piii anni posteriore ad Epicarmo. Scrisse egli un » Trattato degli iiomini illustri , nel quale Epicarmo iigura " crastino, come anche afTerma Stefano Bisantino nel suo >;■ libro delle citta alia voce Crastiis. » Ci manca la prcgevole storia di Filisto siracusano, » I'amico dei "due Dionisj che visse circa TlxXXVII.'' olim- >; piade, di poclii anni posteriore ad Epicarmo, e d#lla APPET^DICE ITAMANA'. 869 » quale Dlonigi crAIicarnasso e Cicerone ancora fanno lo- yi clevole riiiiembranza. Nel decimoterzo libro ill qiiesta >» storia sappiamo da Stefano Bisantino e da Colonna, coin- >/ pilatore dei framinenti d' Eiiiiio , si parlava di Crasto , »» citia dei Sicani , patria di Epicarmo. Nell' epoca Ijisan- " tina Lascari scriveva suir antorita di Filisto e di Neantes » la stessa cosa , come aljbianio nel Maurolico. Carlo Ste- >/ fano nel suo dizionario alia voce Crasto, Francesco Fla- » coniio nella Sicelide , ed Ertelio nelle vite degli antichi >/ sapienti comici assegnano miivoci Crasto per patria di » Epicarmo. >> A not riesce diflicile da intendere come il signor Tirrito addiica fra le testimonianze tiella sua opinione il Lascari. Le parole jjropric di quello scrittore (e le riCerisce lo stesso signor Tirrito) Epichannus poetn coinicus sjracusaiius , i^el ex Crasto Ojtp'do sicatiico, jjotrclijjero anzi farci credere ciregii stimasse Epicarmo siracusano, henclie sapesse die altri lo facevan da Crasto. E si noti clie fra gli autori dai qnaii il Lascari ( presso il INIaurolico ) dice di aver tolte le no- tizle degli uomini illustri Sicilian! , non sono punto citati ne Filisto ne Neante , come vorrebbe darci ad intendere il nostro biografo (i). Anclie 1' Ertelio e ben Inngi dal con- fermare T opinione del signor Tirrito. Innanzi tutto egli distingue un Epicarmo pitagorico dal comico ; e fatto quel primo nativo di Coo , dice poi del secondo : patria fuit sj- nicusanus , vcl , ut alii volant , crastinns , n Crasto Sicano- nim urhe , ut Neantes in libro de iiris illustribus et Sti'ijlui- niis prodiderunt. Non sappianio poi con qual fondameato il signor Tirrito citi I'autorita di Filisto, il qi.ale ben e credibile clie nella sua storia facesse inenzione di Cra- sto, ma clie la dicesse patria di Epicarmo., questo avrebbe d' uopo di essere comprovato (2). Che se puo veraihente (1) II Lascari cira Lat- rzio , Filosirato e Siiida , e jarlando di Epicaniio pare che seRuitasse a|)])iuir() quest'' iillimo n-aduci-iidone le parole 'S.vpxyiHGio;, y\' e/. ;roXiio^ KftxaTii cioe Siracusano, u dclla citta di Crasto. (2) Stefano Bizantinn dire seniplicemente cosi : Crasto., citta delta SicilLa dei Sicajii; e ciia Filisto, Dcl/e cose sirule., lib. 1 3. Sog- giunge poi : Furoiio di cjiiesta citta. Epicarmo il comico , c la mere- trice Laide , secondo Neaiite nel libro dci^li uomini illustri. Kispetio ad Epicanuo adiuKiue il Icssicogi-aib cita Neante e nou Filisio. ■ 370 APPENDIOE rr.VLIA.N^A. citarsl rnutor'ua di Filisto
  • scriveva spontaneo per non adulare ^ Teocrito interes- » sato a far cliiara la propria patria era sollecitato dai >> Siracusani cbe T epigramma destiaavano per T inventore » della commedia. II prime ingeiiuo e parco appena enun- » cia i nieriti di Epicarmo, nieiitre il poeta loda ^ forse */ esagera nell' eloquente brevita de' suoi epiteti . . . Ardi- n mentoso sarebl)e tacciare di menzogaa Tasserzione pre- >/ cisa , non equivoca, naturals di Neantes, die indica »; Crasto per patria del sapiente Epicarmo . . . Accordiamo " Tonrnggio die si deve alio siorico Neantes, die dalla w lontana ed umile Crasto non ebbe al certo , per cio */ scrivere, ricompense ed onori. » Ma donde ha tolte il signor Tirrito tutte queste notizie intorno ad uno scrittore , del quale il dottissimo Ileeren nelia sua dissertazione Delle fonti storiche di Plutarco pote dirci soltanto : " se crediamo a Suida fu questo Neante discepolo di Filisco Milesio , e avea scritto fra molii altri Vihri uno DcUe cose grcche ? n -E perclie non ha il nostro biografo citate le parole proprie di Neante e quella sua precisn , noa cqtdvoca , naturale (isserzione ? II suo silenzio ci autorizza a credere che questa asserzione sia afFatto immaginaria , e che il signor Tirrito non conosca di Neante se non quei poclii frammenti gia notissinii , perclie si trovan citati nel Dizlouario del Mo- reri. Del resto non e nostro intendimento di confutare 1' opinione del nuovo biografo di Epicarmo, ma soltanio di niostrare con un esempio come il suo libro non serve punto a chiarire i dubbj degli eruditi sulla vita di quel sapiente (i). Facciamoci era a considerare se il sig. Tirrito (1) III una recente opera inglcse n-ovianio citato un passo di Cliaiun {Fasti Helleiiri)^ scrittore sonmuuiienu' lodato, il ijiiale al- ferma clie Epicarmo fu di Coo, nia die si tlissi- pol Sii\icii»aiio , perclie vissn quasi sempvf in questa cilta. APPENDir.I IT.Vr.lANA. 5jl ci abbli prestato niiglior servigio come raccoglitore cJ illustratore de" frammenti. PassottO, quasi vorremmo dire, ogni credibilita gli er- rori tipografici che deturpano la stanipa di questi fram- menti , e bene spesso ne fanno impossibile 1' intelligenza. Gia nella prima riga , oltreclie la puiiteggiatura e difettosa , abbiamo cpYi per 6^r\, e rvyXx prr rt^Aa; poi troviamo ■cTvv per cr;£v , rpoaco per r^oVw, ivToyf\G£ti; per ivTv/YiUai; , Tooura per tmtx, rrpirov per TrpuiTov , S-cwv per ^eoiv ^ e i piinti e le virgole e gli accenti e gli spiriti quasi seuipre gittati dal cnso, e fin anco la voce /.i^r,!; diiacerata per niodo die la prima sillalja ?.x trovasl al lerniine di r.ua riga , e la secoiida e al principio della susseguente senza Tiota sottoscritto e colP inizlale majuscola ( I3v)0 adinche la sua deformita non isf'ugga nemmanco al lettori piu trascu- rati. Questi error! noi volontieri li attribuiamo al tipografo; perclie quand' anclie il signor Tirrito gli avesse date un pessimo manoscritto, trattandosi di cose gia stampate, era sno debito riscontrnrle coUe migliori edizioni. Ma non cosi possiamo cbiamarlo in colpa di certi altri, dei quali , per non riuscire troppo nojosi, daremo un piccolissimo saggio. A pag. 70 leggiamo. Kxl otsv-pl^-r^ , xa/ a/rYiAjfy i'.jcv yi?.'^8 itxkiy , yi p.iy tic, yiy , 7ryiiJjj.x 0 avw r/. E la traduzione posta al fianco dice: Concretum fuit et discretuin est, re- ditque iinde venerat , terra deorsum, spiritus sursuni. Ma dov'e nel testo la A'oce corrispondente al concretum fuit della traduzione? e die sigailica quell' ultimo rl del greco, di cui il traduttore non si e dato nessnn pensiero ' Queste differenze dovevano pur mettere qualdie sospetto nell' a- nimo del signor Tirrito ^ e s' egli avesse cercato il fram- raento in Plutarco a cui ne siamo debitori , avrebbe ve- duto che nel principio del testo da lui segviito manca la voce (TuvfXjj/d-f , concretum fuit, e die quasi in vece di aiii- inenda v' e il r'l di sovercbio. Delia prima non puo pri- varsi il frammento senza perdere nieta del concetto e tutta inliera la sua importanza : ne pub conservar la seconda senza gravissimo sconcio del periodo susseguente. II testo di Plutarco, secondo le migliori edizioni, si legge cosl : '^vvcdpt^s xa( o/5x,c/3'f, xa/ a-r/i^^-cv , o^c-v -oAS-c ffiA/v, yi jj-h ftiyiy, ryivjj-x $'iyu>. E soggiunge : T/ rivi'f yxhinivy Quid ex his omnibus iniquum est ? Sy2 ArPENDICli ITALIANA. Nella stessa paglna 70 trovlaiiio : 0 Aoyo^ siv^^yiffnq- -aV- ^ipyx , v.'x-j. Ty.zoy a''}^si , colla iradnzioiie : Ratio mo it ales regit, moresque scrvat\ e qui pure noa sappiamo compi'en- dere come la poca rispoiidenza del latino col greco noa sia stata sufticiente ad aiumoiiire il signer Tirrilo clie il sue testo proliabilmente noii era ?enza bisogno di qualclie correzione. A pie della pngiua poi ciiansi Grozio e Cle- mente Alessandrino come inallevadori di quel framniento ; ma il Grozio legge v.xl r-'.-':y cJ^^n fj.iyo:, , e sola (la ni- gione) conserva L costunii-^ e questa lezioiie xa; rpirrov ap- parisce citata anclie nelle note del Pottero all' opera di Clemente Alessandrino, e lodata sopra quella del testo coir autorita altresi del Yigerio. A pag. 78 in fine si legge: liocy^oo^ ( deve dire v.x/.vi) ri>.EVTx 7r>.£iGTx JX3 ( leggasi irXeiarx yx^) ci>x>.Xit (e uii errore T iota sottoscritto ) jj^jors? , In malum finem exit : plurimuni enim honiiiiibus incommodat. Ma prima di tutto Stobeo da cui e tolto questo franimento lo attriliuisce ad Euripide e non ad Epicarmo (i). Noi troviamo ben per- donabile questo scaml)io ; ma non sappiamo immaginarci com' egli abbla potuto riferir cosi monca quella sentenza , di chi che si fosse , e credere di poterne trarre un co- strutto. Nelle note egli parafrasa il suo testo cosi: Chi fa un fine pessimo e ogli uoniini assai incomodo ; ma ne le parole del testo condncono veramente a qnesta sentenza , ne questa sentenza sarebl^e vera. Ben e chiaro per lo con- trario e verissimo cio che dice Enripide qualora gli si re- stltuisca tutto intiero il sno testo : 'Opyrt yx^- 07Tii ii^i(j><; yxpi^cTXi v.xvMq tcXjltx tt/.cigtx yx^ i^x?J.£i fifozin;, Quis- quis irce proeceps indulget in malum finem exit : plurimum enim hominibus incommodat. Quanto abbiamo detto bastera, credlamo , a provare clie il sai^gio storico del sig. Tirrito primamente non risolve i dubljj degll ernditi intonio alia vita di Epicarmo;, poi ben lungi dair illustrarne i frauunenti ce ne mette ionanzi una ristampa misera e guasta per niodo clie spesse volte ne rie- sce impossiljile £ia la lettura. Se dopo di cio discendessimo a parlare del suo stile, poirelibe credersi facilmente clie noi provassiino qualche piacere nel dir male del suo libro : (l) La sentenza qui ril'erita, qual clje ne sia il siinlficato, cro- vasi iufacti neWEolo di Euvipide. APPENDICE IT\LIVNA. S/S dicliinriamo In vece che il tiniore di muovere questo sospetto ci a^'l•ebl^e indotti a passarlo in silenzlo , se non sorgeva in contrario una considerazioiie , al parer nostro , di qualche inipoi-tanza. Perocclie senza recentl libri di filoloi;ia puo r Italia non di meno gloriarsi di qnesti studi , nei quali i nostri maggiori furono tanto valenti ; ma dobbiamo pen- sare al gindizlo che farebbero di noi gli stranieri qualora venisse loro alle mani il volume del signor Tirrito, e dal generale silenzio dovessero congetturare che noi avessinio ricevuto come un buon libro una tanta cougerie di errori. A. Fatd storico-milltnri delV ctd nostra , di Antonio Lis- soiVT, antico ufficiale di cav(dleria. — Mdano, 1887, dallcC tip. di Felice Rtisconi , in 8.° di png- Vlii e 358 , al prczzo di oust, lit: 4. II sig. Antonio Lissoni si e proposto di pnbblicare al- cunl fatti niilitari delP eta nostra , componendone quattro volumi, a ciascuno dei quali agginngera nna carta litogra- fica disegnata dal sig. Focosi. La materia e nobile e degna die moiti prestino favore all' inipresa ; e quesio prime vo- lume fa testimonio alia diligcnza che il sig. Lissoni vi ap- porta e come storico' e come scrittore. Sotto questo se- condo rispetto noi vorremmo r.iccomandargli di quando in quando una maggior brevita; aMinche il suo libro non ri- duca nella memoria de'leggitori quelle parole tli Cioveuale: . . . I deniens, et sce^^ns curre per Alpes , Ct pueris plnceos et dfclamatio fias. Come storico poi , da niolti testimoni oculari abbiamo sen- tito lodarlo di grande ledelta od esattezza ; donde questo suo libro in parte supplisce , in pane rettilica le storie gia conosciute. I fatti del primo volume iin qui puI)bIicato ri- sguardano tutti la guerra di S|iagna , piena di maravigliose prodezze e d' incredibili atrociia, dove 1' arte e il furore, r amor della gloria e il desiderio della X'cndetta , il senti- mento della dignita nazionale e 1' orgoglio di ima gloriosa milizia , tutto in somma concorse a j^rodurre tali elletii di cui non ha la storia e non immagino mai la pocsia i piii grandi e piu gravi. II volume comincia da una visita alia casa degl" invalidi in Padova . e linisce coUa destrizioue 3-4 APPENDICE ITALIANA; del inagnifico giardiiio de' Cappuccini di Siarra presso Bar- celloua i e come ia qnesti due puati estremi , cosi aiiche in tutto 11 restante ci gulda per una molto dilettevole va- rieta di racconti e descrizioni a farci un' idea vera e coni- piuta di quella guerra tamo faniosa. Lo stile e qui, al pa- rer nostro , niolto migliore die in tutte le altre scritture del signor Lissoni , perclie obbedendo all' abbondaiiza del cuore va piu veloce e piii scorrevole senza mostrare so- vercbia cura di ornarsi. II sig. Lissoni , studiosissimo della nostra lingua , ba una grande riccbezza di belle frasi cbe quasi gli piovono dalla penna ;, nia questa facile riccbezza qualclie voUa nuoce a' suoi scritti nei quali giudieheresti cb' egli cercbi ed accumuli a grande studio cio cbe forse non ha la pazienza di rigettare come sovercbio. Molte pa- ' gine potrebbero citarsi a far buona testlmonianza di questo libro, e principalmente quelle dove descrivonsi il valore del colonnello Cotti, il saccbeggio di Manresa, la morte del gra- natiere Gavallari, il passaggio per una stretta, o vin campo dopo la miscbia , o i dialogbi di feriti, eroi nella sventura: ma poicbe temianio di riuscir troppo lungbi ci contente- remo di trascrivere queste pocbe riglie : "II bravo soldato fa bravi i soldati e gli avvalora a glorlose imprese. Egli trasfonde in essi in certo qual modo il caldo e la vigoria sua. Un capo e il tutto di un esercito ; egli n' e I'anima: e quando la soldatesca fa grande stima di lui , e posa ia esso ogni sua speranza , il suo volere e il volere di tutti, e si puo dire cb' egli combatte con tutie le braccia de' suoi soggetti. " E queste parole dice il sig. Lissoni a proposito del colonnello Cotti il cui coraggio ba trovata in questo volume una ben nobile ricompensa. '< Egli visse breve la vita sua ; ma se breve di giorni , lunga fu all'onore e alia gloria : e in quella cbe dolenti lamentlam la sua perdita , ci conforta il nobil pensiero, cbe non andran mai perduti i nobili esempli clie ne lascio del suo valore . . . Lagrimato dalia soldatesca italiana ond' era ornamento e splendore , egli si mori la notte del 26 di giugno dell' anno 1810, onorato in quel di medesimo delle ponipe funebri cbe si potevan niaggiori nella cattedrale di Girona : e il glorno 7 del seguente luglio la niadre sua ricevette a Cremona in- sieme colla dolorata notizia della morte del caro ligliuolo la pension vitali/:ia die da Pnrigi le aveva F Lnperatore as- segnata di uiille dugento fraiicbi all' anno, u A. AllENDICE ITALIANA. 3/5 6Vt//' istnizione conveiiiente alle diverse cnndizioiii di persone , col progrtto di rendere t istruzlone simul- tanea at Icwori fctnminili , cd un' appendice sidle sciiole deU iiifdiizin, Mcmoria corredata di tavole deW ahiite Q. Bagutti, direttore delC I. R. Istituto del sordi-muti in Milano. — Milano, i836 , dalla tipografia di Rniiierl Fanfani, in 8.°, di pag. i56, austrlacJie lir. i, 5o. CulluqiiJ c ragguagll domcstici indliizzatl alt educa- zionc dclla fancinllczza da Midiele Parma. — Mi- lano ., io3~, prcsso Antonio Fortunato Stella e fi- gli , tipografia Guj^lielinini e Redaelli , in i6.°, di pag. XVI e 3-0 , lir. 3, 45. Un nuovo amico della giuventu. — Milano, i836, Ginseppe Beniardoni di Cio., i/i 12.° Sono uscite 6 piintate e costano austr. lir. 4 , 80. Gnida dclt educatore , fogUo mensnale rcdallo da Raf- faello Lamerusciiini. — Fircnzc, 1 836-1 837, prcsso C. P. Vicusseux , coi tipi della Qalileiana , in 8.° Ogni mese se ne pnhblica un fascicolo di pag. 48, ital. lir. 1 1, 20 air anno. Islitutore elementarc , giorncde dedicuto at maestri ed ai padri di famiglia , compilato da Giovanni Co- demo. — Venezia , 1836-1837, G. B. Meilo, in 8.° Ne esce un fascicolo cd mese di pag. 32 , austrta- che lir. 9, 5o aU anno. II Narratore , Ictture ameno-istruttive per la gioventii cT amho i sessi, ituliane e tradotte. — Milano., i83~, Omohono Maiiiiii, in 8.° Ne esce un fascicolo di circa pag. 40 ogni quindici giorni. II Giovedt , lettura pci giovanelti, compilato da Achille Mauri c Carlo Grolli. — Milano., 1836-1837, Pirotta e C. Se ne pubblica unfoglio in 4.° piccolo ogni scttimana. Se fate ili girare uiio sgnardo sulla repubblica letteraria de' nostri giorni vi trovate, gli e vero di molie I'ntilita : vtrsi d' a more ad aniiche ideal! : un' arcadia novella di poesie non subliini iiuorno a cjnaute sono suhliniiia reli- giose : prose di ronianzi , di scene, di novcllelte clic spesso 376 APPENDICE ITALIANA. fanno guerra al buon gusto , e , clie piu monta , al Inion costume: glornali a josa clie spuntano atl ogni istante a disputarsi il cauipo delle inezie e tielle scipitagglni , a far ponipa di motti e di lepidezze. Noa per tauto aaJreste assai lungi dal vero se da cio voleste argomentare tutto esser borra cjnanto si scrive tra noi : perclie se e certo die molti llbri e giornali sorgono a far mostra di se che meglio sarelilje non mai fossero apparsi alia luce, molti pero ne couipajoiio la cui utilita noa si pno nullauiente recare in dubbio, e tra questi anzi tutti voglionsi coUo- cati quelli die si prefiggono per iscopo I'edLicazione , quella disciplina cioe dalla quale dipendono le sorti della presente e delle future generazionl. E ne gode veramente Tanimo in veggendo a questa scienza di taiita levatura volte di presente le faticlie di tanti sapientl , i quali con libri e giornali adoperano di rendere Tumauita piii felice e di se stessa piu degna. — Ma tutti cotestl libri e giornali ten- denti ad un fine tanto comniendevole son essi poi tutti ac- conci ad asseguirlo ? A tal domanda inteudlamo rispondere in parte coUa presente ri vista. L' abate Bagutti e uomo assai benemerito deirumanita. e vantaggiosamente conosciuto pel sue libro sulP Educa- zione de' sordi -muti , de' quali in Milano presiede I'lnsti- tuto. La sua Memoria suU' Istruzione che alibiamo sopra indicata e divisa in due parti , la prima delle quali nulla per avventura comprende die i nostri lettori non sappiano, perclie le son cose da molti gia ricantate: ma la seconda clie discorre 1' Educazioae delle fanciulle contiene uu pro- getto die merita d' essere brevemente diiamato ad esame. L'autore osservo die nolle scuole feuiminili i progressi si appalesano di luuga mano iiiferiori a quelli die si scor- gono nelle mascliili, e cio provenire dall' eserci^/io' de' la- vori , die ogiii giorno rapiscono non pociie ore alio studio: e quindi a iine di riparare a questo inconveniente viea egli proponendo il metodo dello studio ede'lavori simulta- nei. In forza di questo sisteuia la tenera alunna cogli occlii fissi del continuo sul proprio compito e gli orecchi tesi verso r institutrice deve ripetere certe parole che questa le indirige , rispondere alle di lei domande, conteggiare , declinar noiui , conjugar verbi , comporre proposizioni , e quindi apparare la grammatica , I' aritmetica , il catechismo e tutto, si puo dire, sul proprio lavoro. Noi ci eravamo \PPENDICE ITALIANA.. Sj^ gia formata nn' opinione poco favorevole a tal progetto, qnando ne giiinse alle niaiii uii fascicolo della Guida del- I'Educatore , dove il Lambrnschini ne pronuncia un giu- dizio assai lusinghiero, ma cosi alia breve senza esami- narlo : dietro dl che cL mettemmo a ricercare qual grande pregio fosse in questo sistema da renderlo si Ijene accetto al Lanibruschini ; uia per quanto ricercassiino a noi fa iinpossibile di ravvisarvene alcuno , e pero ci siam con- fermati nel pensiero cli' esse non sia panto necessario ne vantaggioso. Non necessario, sendoche farebl^e niestleri diniostrare che gli anni della giovinezza femminile noa siano snfficienti a tntte acquistare le cognizloni die ragio- nevolmente si convengono a qnesto sesso : mentre all'op- posto Tesperienza ne assicura die le iastituzloni letterarie femminili non esigono poi tanta diutnrnita da non poter essere alternate col lavori. Non vantaggioso, perche I'at- tenzione, questa facolta deiranimo tanto difficile nelT eser- cizio , ove sia partita sovra piii oggetti , deve senza dub- bio sininulre d' intensita. E qui chiedo licenza a' lettori di toccare in proposito un certo mio pensiero del quale fa- ranno quel caso die crederanno: e questo e, che I'inten- siia delle facolta intellettuali segua la medesima legge che vcggiamo verificarsi in ordine ai corpi;, e pero Tattenzione perdere di forza non in ragione del numero degli obbietti sui quail agisce , ma si giusta il loro quadrato. Di maniera che se la forza e Fintensita dell' attenzione sopra un solo obbietto fosse come sedici , sopra due contemporaneamente non sarebbe altrimenti di otto per ciascheduno , ma sib- bene di quattro. Laonde, secondo questo mio pensamento qualvolta vogliasi esercitare cotesta facolta sopra piii cose simultaneamente succede sempre non solo divisione ma si anco disperdimento di forza intellettiva. — Se non che una moltiplice applicazione di questa guisa non puo veri- ficarsi che sopra cose alquanto conosciute : ove queste rie- scano afFatto nuove ; ove si tratti impararle di fresco, non potro mai darmi a credere che la mente umana valga ad apprenderle contemporaneamente: in questo caso ogni pa- rola che s'ode, ogni oggetto che vien sottoposto alio sguardo richifde tutta intiera la mentale aiiivita per essere giusta- mente concepito ed inteso. Invano T autore ne dice che la natura nmana ha in se delle risorse maravigliose : egli si vale dell' esempio d' una MlOL Ital. T. LXXXVl. 25 378 APPENDICE ITALIANA. fanciLilla die ad un tempo legge le note musicali, e canta e fa scorrere le dita sulla tastiera e move alia cieca i piedL sopra i pedali : tutto bene , rispondlamo noi , ma resempio e male applicato. In questo caso liavvi un tutto, vn solo principio , Farmonia, a cui si riducono tutte le azioni contemporanee della sonatrice ; mentre qual tutto, qual armonia rinviensl mai tra la grammatica alia quale r alunna deve dedicare T orecchio e la voce, e la calzetta su cui tenere occupata la vista e la mano '' Oltre di clie stando anche alPesempio della sonatrice , giova osservare ch' ella non giunse ad unire tutte le indicate operazioni se non dopo di averle ad una ad una apparate. E brevemente pare a me clie neirapprendere, ordine siraultaneo non vi abbia ned esser vi possa: in ogni cosa essere necessario un ordine successivo sempi'e dal noto all' igiioto procedendo. E qualunque institutore vorra dividere la mente sopra piii obbietti non potra comunicare a' suoi alunni che imperfette cognizioni. E pero non tenio punto di asserire clie il ine- todo proposto dair abate Bagutti non e troppo favorevole ad un perfetto sviluppo delle giovani alunne , le quali ira- porta addestrare alia concentrazione del pensiero su quella qualunque cosa clie fanno, anziche appositamente ammae- strarle a lasciarsi andare insieme a piii oggetti coU'evi- dente pericolo di non satisfare pienamente ad alcuno. Che se finalmente un tale Progetto presentasse anche qualche vantagglo, non sarebbe strana T idea di volere abusare di questa maniera Tattivita della mente suU' eta la plu dili- cata e in quella classe dell' umana fainiglia che meno ab- bisogna di tanto sviluppo? — Del resto 1' esaminato me- todo del Bagutti non e punto nuovo , ned ei pretende che il sia, anzi narra egli medesiiito come fino dal 1.810 erasi attivato ad Yverdun nel celebre Instituto di Pesta- lozzi e di qui passato a Friburgo dove il comitato delle dame e lo Stabilimento delle Salesiane adoperarono in qual- che modo di avvantaggiarsene. Ma il poco o nullo pro- gresso clie pel corso di ben cinque lustri esso otteune in Isvizzera , paese che tanto si occupa d'educazione , gli e un fatto degno d'essere medltato da chiunque per avventura amasse di vederlo promosso anche fra noi. II cainpo laborioso dell' educazione guadaguo un valente cultore in Michele Parma clie ora espose i suoi Colloquj e RagguagU domestici coi quali vien saviamente foggiando APPENDICE ITALIANA. 879 il cnore degli adolescent! nati da signorili faaiiglie. Kon gia cli' egli si ricusi dl scrivere precetti anco per T educa- zioiie degli altri die pertengoiio a meno alte class! social!, ma iiitonio a materia di si alto rilievo estimo opportuno il pigliare cominciamento laddove T esperienza meglio ave- valo aiumaestrato. Non e virtu alia quale noii cerch! d'ia- vogliare ! fanciuUi , non vizlo o passione che loro non renda abbominevole. Sn queste pagine ess! apprenderanno amore agli antori de' loro giorni, gratitudine ai precettori, ai fratclli afTetto ^ ai maggiori sommessione; qui formeran- nosi giusti concetti deiranlma, della religione e della di- vinita; ne' loro fall! impareranno necessario il pentimento, negT infortuuj la sofl'erenza , neU'empito dell' ira modera- mento. E tutto per mezzo d' avvenimenti che Tautore im- magino ed espose con tanta verosiniiglianza , quanta ba- stera talvolta a persuadere agli alunni d'essere ess! mede- simi il subbietto della tela cli'lianno spiegata sott'occhio. — E come dl questa gnisa afFatica di sviluppare la parte del cuore , tenta ugualmente riguardo alPintelletto , sebbene , a quanto ne parve, con molto minore felicita. E di fermo, se r antore vorrh freddamente rivedere alcuni dialogli! ver- genti sullo sviluppo intellettuale, ngevolmente avvisera come vi si tenga un lingnaggio tanto elevato e filosofico da non convenire in modo veruno alia capacita della fanciullezza per quaato s' intenda ampia T estensione di questo stadio deir umana vita. Segnatamente nel Franimento d'una U'zione grammaticale u' incontra d" udire due fanciulli a favellare tanto lilosoficamente sulle teorie degli aggettivi e sostantivi che un professore di logica non farebbe di meglio : e si vede aperto che gl! aluun! si trasformarono nel sig. Mi- chele Parma, quando all'incontro era dovere di quest' ul- timo trasformarsi in quell! onde assumere una favella che meglio loro si addicesse. — Per quanto poi riguarda lo stile oude quest! CoUoquj sono dettat! , sara bello di non parlarne parola, e si perche forse sapreblie all' autore troppo agro il nostro giudizio, e si perche da quanto egli dice nella prefazione non bene abliiamo potuto asseguire la sua opinione sul fatto della lingua ilaliaua. Fra le ultime opere apparse da poco alia luce a line di giovare I'educazione, vuol collocarsi il Nuovo umico della gioventii , che meglio potrebbe nominarsi 1' amico di tutta r uiuaiiita , poiche v! si raccolgono materie che ad 380 APPENDICE ITALIANA. ogni guisa di persone, ad ogai stato ed eta possono con- venire. Per mezzo di braiii qua e cola trascelti da libri gia favorevolinente conoscinti vi si discorroiio le cose tntte pertiiieiiti airnonio, alia dlvinlta ed alia natura^ si sver- gogna ogni vizio, si scalJano i cuori alle piu eccelse virtu: vi sono ad alto predicati d' ogni classe i doveri , santifi- cati d' ogni uomo i diritti. Storie , novelle, veglie, inedi- tazloni, omelie, funebri discorsi , dramnii ed altro se ve n' Iia tutto puo trovarvi il suo posto, qualora satisfaccia alio scopo avuto di mira. E sebbene in sul primo nascere il Nuovo amico delia gioventu mostrasse di volersi quasi aU'intutto giovare di riproduzioni ^ non di meno in pro- gresso voile arriccliirsi ancora di scritti original!, tra' quali noi amiamo di ricordare il CarJambrogio da Montevecchia di C. Caniii ; e V Etogio di Maria Cristina ultima regina delle Sicilie : lavoro per nobilta di pensieri e splendore d' elo- ((uenza lodevolissimo , falsamente pero attribnito al teatino P. Ventura clie il declamava nella reale cappeila di Mes- sina, mentre a|ipartiene al filosofo Pasquale Borelli, le ciii fatiche suU' italico idioma sono assai conosciute. La Guida dell' educatore e compilata da tale il cui solo nome porta un elogio. Egli porto lo sguardo sull' ednca- zione de' tempi anticlil e nioderni, vide i sinistri efFetti ora della sovercbia austerita ora dell'eccessiva condiscen- denza , e non adulando , come i piii fanno , 1' illnminato secolo nostro , mostra ai padri , alle niadri , agli educator! d' ogni classe, d'ogni sesso i gravi danni a cbe riuscirono i loro sforzi percbe destituiti di savj principj direttori , e loro vien proponendo altro sistema , il quale non si ab- bandonando agli estremi valga ad infrenar la natura senza tiranneggiarla , ed a concederle il necessario sviluppo senza abbandonarla totalinente a se stessa. Per quanto risguarda I'istruzione, secondo I'egregio autore , non deve questa proporsi , come veggiam tutto giorno , d' innestare ed in- fondere nella mente degli alunni le cognizioni , e di ap- piccicarvele come si farebbe di vin quadro ad una parete ; cbe tutte codeste positive cognizioni pel sovercliio peso intorpidiscono lo intendimento : ma la base fondamentale d' ogni istruzione deve essere lo svilnppo ed il perfezio- namento delle facolta. Non e gia mestieri di far passare le nostre idee nella testa del fanciullo , ma solo di svol- gere quella mentale attivita die vale ad acquistarle : allora APPENDICE irALIA.NA.. 38 I gli alunnl si addestreranno a pensare di per se stessi , ad astrarre, a concretare, a comparare e classificare gli og- getti e le nozioiii , ed a raziocinare dirittamente intorno a quanto vien loro sottoposto alio sgnardo , od offerto alia menie. Son quest! i principj di educazione ed istruzlone clie niano mano il Lambruscliini viene esponendo nelia sua Gidda , principj senza diibbio saldi e veraci clie egli dedusse dalla sua liinga osservazione sulT indole delta umana natara , e clie I)en meritarono il buon viso , anzL r animirazione onde furono accolti da tutta T Italia. E quel nostri lettori , i quali per avventura estimassero esagerate queste parole, facciano di fermare il pensiere sul piano filosofico di tale impresa e maturamente ne discorrano Tampiezza, i mezzi e lo scopo , e quindi mi tengo certo die ne faranno giusta ragione. La Guida dell" educatore dividesl in due parti , la prima delle quali comprende i precetti di educazione e di addottrinamento con alquante notizie bibliograficbe intorno ai libri che su questa materia veggon la luce in Italia e fnori : T altra consta di semplici ed amene letture destinate all' esercizio degli alunni. Questa seconda parte in sul cominciamento mostrava qualche umilta , ne pareva diretta a grande vantaggio : le materia vi erano tradotte dalF idioma francese per la piu parte, e proprie unicamente della prima fanciuUezza. Ma di pre- sente vi si riscontra di molto ammigliorata per questa parte : le letture piu spesso originali clie tradotte vi sono scritte con aurea semplicita e con isquisita eleganza cU lingua: non piu acconce ad una sola eta, vi son distinte in classi giusta lo sviluppo clie lianno raggiunto gli alunni a' quali vengono destinate. A rendere ben accetto il Giovedi, lettura pei giovanetti deve bastnre il nome del sno principale compilatore Achilla Mauri. Quasi d'ogni scieiiza si abbella questo giornale ma segnatamente di letteralura, fisica, storia naturale e civile, geografia, scienze filosoficlie e morali : evvi qualcosa di religione, qualcosa di grammatica e iin anco di galateo. A renderlo piu caro a quelTeta alia quale e consacrato, a quando a quando vi fanno bella mostra alcune soavi e dilicatc poesie , altre originali dello stesso INIauri, altre per Ini recate in belT idioma italiano da lingue straniere. E fra le originali delTannata seconda ora in corso vuoisi ram- mentare in\ Inno per la cessazione del Ciiolcra in Milano 38a APPENDICE ITALIANA. etl una cantata sulla Risurrezione. Le lezlonl pol dl lette- ratura rivelano nello scrittore ua giudizioso sentire con- giunto a non comune criterio pel Ijello : in esse trovi ispie- gate alcnne teorie cU belle lettere , e confennate con esenipi di autori antichi e recenti : trovi discorsa 1' origine della nostra lingua , il successivo di lei perfezionamento , e il grade a ciii fn recata dai nostri primi letterarj splendori : vi trovi incnlcato lo studio delTidioma latino a questl giorni quasi venuto in ischifo come disutlle e pernicioso. E coloro die in mente accogliessero si triste opinioni , sentano come il Mauri ne scrive. " L' essere i glovanetti nella prima eta a un modo medesimo iniziati con uqo studio unico e generale alia letteraria e scientifica cultura giova moltissimo a raccostarii fra loro, ad afFratellarli nei sentimenti e nelle idee : giova a far loro comprendere di buon'ora die sebloene diversi d'interessi e di genj, debbono e possono intendere ad un fine comune die e quelle di colti- vare il proprlo intelletto, e di perfezionare il proprio aninio in loro pro ed in servigio degli akri : giova a creare in essi tante soniiglianze ed afiiaita di pensieri e di afFetti , die maturate in progresso e rafForzate dagli anni , possono contribuire a sceniare le scabrezze delle ineguaglianze so- ciali. II perclie lo studio delle lingue classiche, guardato sotto questo aspetto , voglio dire guardato siccome uno stu- dio comune cbe e destinato a stabilire la fraternita degli ingegni , vuol essere ritenuto come uno studio quant' altro mai vantaggioso. » E tutto intero T articolo che parla dei Vantaggi della lingua latina araerei fosse letto da taluni civ io spesso odo a declamare e gridare la croce contro la lingua di Tullio, di Flacco e di Marrone. Belle pur anco sono le pagine die versano intorno alia vocazione e i do- veri de' glovanetti , e quelle che contengono le princlpali nozioni del nostro planetario slstema ed altre somigllanti , tutte compllate dalla penna indlcata : unlcamente la de- scrlzlone del quartlere di Milano die si noma da Porta Yercelllna, abbenche fatta coUa maestria propria del Mauri , ne parve cosa lunga troppo e troppo d' interesse partlco- lare. Rlflettano i savj compllatori die i inolti pregi di que- sto glornale il fanno leggere da molti andie fuori di Mi- lano e in iuoghi dove i monunienti di questa cltta non possono interessare gran fatto. — Ne rimane a dire qualclie parola intorno ad alcuni articoli sulF organisiuo delT uomo, ATPENDICE ITALIANA. 383 i quali non pari'anno troppo acconei alia gioveiitii , perche scritti con soverchia stringatezza , e nello stesso teaipo con ridondanza di tecniclie parole , le une addossate alle altre, e tali da non potersi intendere se non da coloro che si conoscono di fisiologla. Perche: iigurntevi di voler ispie- gare ad un giovanetto 1' organo dell' udito , ed nsate le segnenti espressioni dell' autore : = L' orecchio , organo deir udito , apprende il moto vibratorio degli atorai aerei agitati dalla percussione e dal tremito dei corpi elastici. I raggi sonori arrivano all' aur/coZa, padiglione, che IL raccoglie in fasci e li trasmette dall' esterno meato udito- rio alia interna membrana del timpano. Nella cavita del timpano coniunicante colle fauci per uiezzo della tromba eustachiana, stanno il martello, I' incudine , V osso ovhicolare, la staffa , la ftnestra ovale : nel vestibolo stanno 1' acqua uditoria , i canali semiciicolari e la chiocciola. = Figuratevi ancora di voler comunicare ad un vostro alunno I'idea del cervello , e favellategli di qnesta guisa : = II cerebro , al quale i nervi tutti concorrono , e un viscere midollare coperto dalla dura madre , dall' aiacnoide e dalla pia ma- dre : dividesi in cervello, cervelletto , midollo allungato e mi- dollo spinule : separa dal sangue un umore squisitamente etereo . . . gasoso . . . igneo . . . elettrico . . . clie i fisiologi chiamano spirito animale ( mistero ! ) e che si comunica ai nervi. L' impressione che i nervi ricevono dai corpi esterni partecipata alio spirito animale , con rapidita indi- cibile , istantanea si trasmette al cerebro . . . conrnne sen- sorio . . . domicilio dell' aninia ! . , . InteWgenza. ^= INIa in- telligenza non ha certo in questo guazzabuglio e fortuito accozzamento di parole. Non e questo il modo di favellare alia gioventii : per cssa voglionsi poche idee, ma cliiare, ma distinte, ma espresse con semplicita e senza l' osten- tato rimbombo di tecnici paroloni. Abbenclie le letture della Guida e del Giovedi siano va- riate in modo da prestarsi adaitamente a classi diverse di giovanetti , restava pero il dcsiderio di altra opera che per la natura de' subbictti e per la maniera di loro espo- sizione potesse allcttando coltivare la matura adolescenza, quel periodo cioe della vita die piii si accosta alio stato virile. E a qnesto voto satlsfece di recente il Narratore. La gioventii a' nostri giorni precoce piu che mai appena abbia appiestate le labbra alia coppa inebbriante del bello. 384 APPENDICE ITALIANA. raplta all' amore dello straoi-dinai'io e del poetico si eguin- zaglia ad una sregolata lettura , in cui spesso sta celato il veleno , come nel frntto il verme roditore. Saziare questa fame imperiosa con articoli che appagando il bolloi-e della fervida fantasia insieme conservino puro il sentimento del cuore, ecco, s' io bene m' appongo, il fine cui s' indirige il Narratore : sacro laudevole line cui senza meno aggiugnera, ove non si dilunglii dal sentiero sul quale pare die niova passi tanto sicuri. Qual che siasi 1' argomento per lui di- svolto , lo scopo sopra toccato gli sta continuaniente di- nanzi : sia cli' ei favelli d' aiti o di belle lettere , sia che dell' uomo o della natura , per te, o gioventii, sempre fa- vella. Perche tien egli discorso delT infiaia casta del po- polo e de' suoi sudati lavori ' = Giovani lettori, soggiunge, non niegate la vostra stima, la vostra lienevolenza a quegli tiomini dalle cui mani esce il pane che mangiate , le vesti di cui vi coprite , i comodi , gli ornamenti , le delizie di cui siete circondati. Guardate sotto V ardente sollione trasudare intorno al coltivatore la sua sposa , le sue gio- vani figlie che mietono il vostro grano. Entrate per le of- ficine , pei casolari dell' artefice , niirate come alcuna volta langue neila miseria la numerosa famiglia di chi i piu preziosl drappi v' intesse : guardate all' ingegno ed all' in- dustre attivita loro , interrogate qual corredo di cognizioni abbisognino loro per V esercizio di quelle arti che noi cre- diamo affatto materiali , e vi convincerete che nessuna di queste arti e vile, nessuna indegna d'essere da voi stu- diata , rispettata e stimata. Vedrete come lampeggi il ge- nio anche in qnegli uoniini dalle mani incallite, dalle fronti abbronznte pel calore del sole o delle officine , e a cui 1' edncazione non insegno ad esporvi con nitidezza i pro- prj pensieri , ma dei quali l' istruzione potrebbe formare uomini sommi. Amateli questi uomini, e fatevi amare da loro : le loro famiglie proferiranno con riconoscenza il vo- stro nome , e se 1' eta vostra vi concede di seguire gl' im- pulsi del cuore , siate loro utili coile cognizioni , coi con- sigli , coir oj^ere : rendete facile , onorato 1' esercizio del- r arti loro , e la societa vi sara debitrice de' suoi avan- zanienti. = Parla di belle lettere? = Giovani amici , dira, voi siete per apprendere un' arte nobilissima fra tutte e di grande giovamento agli uomini, se per oaeste mani trat- tata , ma vile , ma pestilenziale se adoperata a sfogo di IPPENDICE ITALTVNA. 3^5 malvage passionl. Ricordatevi die una sola parola sfug- gita dalla vostra penna puo essere cagione di lacrinie a molti. = Dipinge T aurora? — Oh! esclama, dessa e 1' av- vivatrice del mondo. Stolto clii di vol )ioltrisce fra le col- tri e trascura di niirare lo spettacolo dell' aurora die spunta! tristo chi puo niirarla freddo , insensibile e non si sente commosso deliziosainente nel cuore : = e piii iiinanzi =: siate allegri , come I' aurora, giovani amici , perclie uii' au- rora e anclie la vostra vita. = E la vita giovanile di Giotto con quanta soavita , con quanto studio del cuore uniano vi e delineata ! Giotto dipintore famigerato, iinmortale con brevi tratti e descritto, lua Giotto adolescente , pecorajo , Giotto aggravaio dal peso del suo medesimo genio, avuto da ciascuno in concetto di scipito disntilaccio , die pian- gendo grida : Mio Dio, mio Dio , perche m" hai fatto cosi stordito ! gli e dipinto con tale una verlta , con tale una dolcezza die ti ricerca le piii riposte fibre del cuore. Anclie Venezia conta uii giornale dedicato alF Educa- zione compilato da Giovanni Codemo, die s' intitola Insti- tutore Elementare : il quale sebljene dal lato dell" invenzione non valga a sostenere il confronto di molti altri suoi con- fratelli , non manca per questo di pregi tali da farlo rac- comandato a diiunque deblia vcgliare la sorte della gio- ventii. In esso vengono riprodotti con giudizioso criterio i migliori articoli precettivi die si riscontrano sparsi in altri libri e giornali. Vi si aggiungono le biografie di que' uo- mini le cui opere avvantaggiarono la scienza delF educa- zione, e di que' giovanetti le cui precoci virtu valgono a destare emulazione nei vergini cuori di quelli pei quail sono serine. Sebbene nelle opere e ne' giornali die abbianio esaminati ed in altri de' quali il tempo non ne concede di favellare, si tocclii saggiamente di quanto si riferisce alia fisica, mo- rale ed intellettuale educazione , non pertanto e' mi pare che due cose siansi, non dico dimenticaie , ma toccate al- meno troppo all' infretta , laddove meriterebbero d' essere spesso ed altamente predicate. La propria fisica conserva- zione e un pensiero die raro entra nella rnente della gio- ventii trasportata dall' orgoglio della vita : eppure nessuna eta pill di qnesta abbisogna di occuparsene. Noi non vor- remmo con Du-Marsais die i giovanetti apparino fin dai primissimi anni i principj anatoniici e tutia 1' animate 386 APPENDICE ITALIA.N\. economla, no: ma vorrenimo pero die pui spesso si venisse lor dirnostrando come la vita , qnesto fragile tesoro che portiamo nelle nostre mani , slam tenutl a coiiservaria, ad ainaria : vorremmo che lor si favellasse de' viscerl dellcati clie soiio gll orgaul prlmarj Indispensablli della nostra fi- sica costitLizione , della facilita colla quale ponno guastarsi, de' trlsti efFetti che sopra di essl producono le intempe- ranze d' ognl guisa, sicche meglio apprezzando 11 bene della vita fossero piu canti, appensatl , rattenntl. Farebbe mestieri la somma dl loro persuadere che senza la sanlta la vita e un carlco , e 11 merlto Istesso svanisce : e che piu 11 vlzlo anzl tempo ne uccise che il ferro. L' altra cosa dl che hitendiamo accennare si e quello spirlto epigram- matlco che a questl glornl precipuamente, come una pa- ste, si diffuse in tutta la gloventii, e con tanto piu forza quanto piu acuta d' ingegno. E questo un male che merlta r attenzione de' nostri precettorl d' educazione, perche seb- bene piccolo In se , egli e grandisslmo negll effettl che ne sogliono derivare. Che mal addiverranno sclenza e morale se questo splrito Ingigantisce ? Che addlverranno nol sap- pi amo cosi per T appunto ; questo sappiamo pero che gli scrittorl epigrammaticl allora presso ognl nazione fiorirono quando ognl buona Instituzione volgeva al dichino. Prof. Pczza Rossa. L! Ape Italiana delle Belle Ani. Qlornale dedicato al loro cultori. — - Roma, i835-i836, in 4.° Se ne pubblica un fascicolo al mese composto di tre o quattro tavole e di un foglio o due di testo. — • In ' Milano , presso la Socictd tipografica de' Classici < Jtaliani., contrada di S. Margherita. Italiane lir. 3o all' anno Abbiamo gia renduto conto dell' Ape Italiana comples- slvamente slno al sesto fascicolo (Vedi Biblioteca Italiana, tomo Y'J-", pag. laS ). Pervenutici dne voluml, che com- pionsi 11 primo col dodicesimo fascicolo ed 11 secondo col vlgesimoquarto , proseguiremo nel nostro assunto , divl- dendone pero la materia , giusta la norma adottata per r Indice che conseguita ciascun volume , giacche in primo luogo siffatta separazioae induce raaggior chiarezza, e riesce APPENDIOE ITALI.VNA. 887 inoltre assal plii comotla pel propostocl cllvlsameiito dl parlare piu estesamente della scuola moderna die dell' aii- tica. Tntorno a quest' ultima ci sembra die possa bastare un cenno delle produzioni piii singolari ; laddove sulla mo- derna , la novita stessa del nomi degli autori , la vaiieta dello stile ed altre particolarita diventano incentivi a mag- gior interessamento. Ed e linalmente da valutarsi il van- taggio die ne puo derivare ai viventi tanto dalla lode, quanto da qualche osservazione die tenda a far accorti di tin vizio, o a far conoscere que' niiglioramenti di cui un' opera possa essere suscettiva. Nel priino volume dunque, die e dedicato alia insigne Pontificia Accademia romana di S. Luca delle Belle Arti, la parte antica si compone di died tavole , tra le quali , oltre r afFresco dl Annibale Caracci ( die era dal conte Amorini Bolognini viene rivendicato all'Albani ) e due Apo- stoli di fra Bartolomeo di S. IMarco gia menzioiiati , sono pur care le sei tenipre della prima inaniera di Raffaello state dipinte per un grado di altare , in cui soao figurati altrettanti Santi e Sante , cioe S. Bernardino da Siena, S. Caterina da Siena, S. Giovanni da Capistrano, S. Luigl Re di Francia, S. M. Maddalena e S. Bonaventura. La semplicita delle movenze di ciascuna figura , la grazia delle attitudini , del volti , il getto de' panneggiamenti ed ognl cosa Infine danno indizio del prinio svilupparsi di un sommo genio die doveva salire al posto piii emlnente della pittura, come leggiadramente nota 11 chiarissimo illii- stratore Melcliiorri. Anclie il quadro , In cui e rappresen- tata la disputa di N. S. fra 1 dottorl dl Lodovico Caracci ^ disegnato da Pagliuolo ^ inciso dal Garzuoli ed illustrato dal siillodato jMelcliiorri porge una cliiara testimonianza del merito di quel grande istitutore della Scuola bolognese, e ci semljrano ben degnl di plauso i tre che lianno coo- perato a metterla in bella mostra. Toccando della moderna pittura, ai sei quadrl die al)- biamo gia fattl conoscere nel summentovato articolo , con- scguita Giulio Sabino scoperto dal Pretorlani del cavaliere Camillo Guerra , disegnato dal Moranl in Caserta , inciso dal Biondi in Napoli ed illustrato dal Biancliini. Troviamo molta espressione ^ qualclie occliio perb ci pare stragrande, cos\ non reso esatto cento delle figure del seguito del pretore , giacdie vi appajono delle gambe che noa si 388 APTENDICE ITALIANA. saprebbe a quale figura appartengano: se confrontansi poi le gambe del pretore colle braccia , emerge qnalche clilFe- renza tU proporzione. II Tasso che legge il sno poeiiia alia presenza del diica Alfonso d'Este e della sua corte , dipinto da Francesco Podesti, fu daU'autore disegnato , dal Garzuoli inciso e da E. Yisconti illustrato. — Fra le moke bellezze di dlsegiio e la eleganza della composizione, Tattitudine del protagoBista ci parve alqnanto esagerata dalla meta in giu , perche in ragione prospettica lo spazio occupato da' suoi pledi, rag- guagliandolo a qnel'.o occupato dalle altre figure, il che facile riesce per le figure romboidali in cni e compartito il pavimento, fa comparire un allargamento di gambe piu del dovere. Oltre a cio la prima figura a destra dell' os- servatore presenta una gamba soveixliiamente grossa in confronto della testa. II martirio di S. Bertarlo abate di monte Cassino e suoi compagni monnci, del cava Here iVicoZa Sessa , disegnato ed inciso dal Pagliuolo ed illustrato dal C. E. Muzzarelli. — Se il pittore ci ha offerto co' suoi mezzl una evidente sceua di orrore , e ben degno e di lode per aver mostrato qual sia il potere dell' arte sua, ragion vuole che ne partecipi anco lo scrittore che si al vivo la descrisse. « I Saraceni , die' egli, desolavano a que' giorni 1' Italia ( nell' XI secolo ) ponendo a sacco e a ruba que' laoghi cui potevano per- venire. II dipintore finge la scena nella chiesa cattedrale di architettura gotico-saracinesca siccome dimostrano i sestL acutl degli archi , mentre il Santo Abate ( discendente dagli antichi re di Francla) erasi ivl condotto a pregare rEterno in compagnia di alcuni monaci. Egli men compreso di ti- niore del pericolo che gli sovrastava che dal giusto orrore di veder calpestare le sacre ostie gia sparse in terra dalla piscide rovesciata , e tutto nell' atto di chi sta occupato in cosa che sia I'unico suo pensiero e senibra che voglia far schermo del proprio corpo per impedire una maggior pro- fanazione. La serenita di che risplende la fronte del santo Cenobita , contrasta mirabilmente coUa ferocia degl'lnva- sori , r un de' quali nudo della meta in su delle membra stringe colla sinistra un calice ed un incensiere , frutto della sua rapina e colla destra gli misura un colpo che doveva esser mortale , mentre un altro alia sinistra di Ini ha steso sul pavimento un giovane nionaco ciii figge la APPENDICE ITALIINA. SuQ lancia in gola , dall' altro lato un terzo di que' feroci , sordo ad ogai voce di pieta per nn misero die tenta in vano fuggirsi , e pur esso sul punto di porlo a morte. In cjual- clie distanza su d' una pradella d' altare altro monaco e gia trucidato. Qaesta e T orribile tragedia die il Sessa prese a far rivivcre ai nostri sgnardi. >> Giuseppe die interpreta i sogai di Faraone , fi-esco del cavaliere Pietro Cornelius ex accadeniico di S. Lnca , at- tualmente direttore dell' Accademia di belle arti in Monaco, disegno del Gnglielmi, intaglio del ]\Iitterpodi. — • Niuno, a parer nostro , potra ritimarsi a riconoscere in questo di- pinto i pregi di iiiolta espressione e di bella composizione combinata sul fare di quelle del Sanzio e di Andrea del Sarto i ma dovra convenire nel tempo stesso clie le leggi di convenienza non consentirebbero di vedere al cospetto del re uno degli astanti adagiare un braccio sulla spalla del Satrapo viciiio : questo gruppo pero e si ben combi- nato die meno sensibile rende V accennata raenda. Nel resto ai tempi in cui viviamo, in cui sono state messe in luce ed interpretate tante antichita eglzie qualclie schiCl- toso potrebbe chiaraare 1' autore alia osservanza del co- stume. Temistocle si ricovera presso Admeto re dei ^lolossi , quadro del cavaliere Giovanni Battista Wicar , disegnato dal Guglielmi , inciso dal Pagliuolo. — Facciamo eco agli elogi tributaii all' autore, e didiinriamo poi bellissima e sensatissima la illustrazione di Salvatore Betti. L'OIimpo, fresco del cavaliere Francesco Sabatelli , di- segnato da Vincenzo Gozzini, inciso da Francesco Garzoli, illustrato da INIeldiior Missirini. — E questo uno sfondo della volta di una delle sale del regio palazzo Pitti. Ad ognuno e nota la valentia del cavaliere Sabatelli nel com- porre , disegnare e dipingere ^ eppure alcnne figure in questo Oliinpo, e specialmente il Warte , difettano di cor- risponJeuza di pnrti. Nella scultura la parte antica si limita alia statua di S. Susanna di Duquesnoy detto il Fiammingo, di cui gia facemmo parola nel tomo 77-% pag. 127; la moderna, okre le opere die parimente ablDiamo altra volta indicate , conta le seguenti : Ajace che difende il corpo di Patroclo , gruppo di Gen- naro da Crescenzo, disegno del Pagliuolo, iutagliato da Del 390 APPENDICE ITiLIANA. Vecchio ed illustrazioae del Melchiorri. — Non si sapreb- bero apnrovare le pupllle trattate in inodo come se fos- sero dipinte , perclie maggiore torna il contrasto colla barba e co' capegli i qnali ofFrono le ciocche dclla scul- tara. Quanto alio scorto del braccio alzato dell' Ajace , oltre die 1' attaccatura del gomito non sembra bastaute- mente sentita , 1' estremita delP antibraccio difetta di gra- dazione prospettica per dare idea della lunghezza. Le ro- telle e le'ossa di tutti i ginocclii , per quanto variata sia la loro posizione, sono tntte segnate in un modo uniforme. L' oratore Gnglielmo Hnsckisson , statna di Giovanni Gibson pel nuovo cimiterio di Liverpool , disegnata ed incisa dal Pagliuoi! ed illustrata da Melchiorri. La fignra pianta bene, scorgesi anclie ben panneggiata , ma i lembi superior! del filosofico pallio che 1' avvolge non danno bastante idea del loro nascimento, quindi si direbbero ap- piccati i la parte poi del rovescio che cade sul braccio si- nistro , non ci sembra delT uguale sceUezza di pieghe di tutto il rimanente. Quanto all' aver adottato in questo ora- tore inglese la foggia greca, ci sembra che valga lo stesso come aver vestito vm cliiuese all' europea : vedere il petto e le braccia ignude coUe gambe e piedi coperti, e cosa che non ci va pure a grado , e tanto piii , se diamo una occhlata all' Oratore Etrusco. Nestore difeso da Antiloco , gruppo del cavaliere Giu- seppe Alvarez, discgno del Bonajuti , intaglio del Garzoli , illustrazione del Giucci. — Qui tutto spira aura antica •, ma per rispetto alia coniposizione di questo gruppo, se 1' os- servjamo nel punto di veduta in cui fu preso , dispiace il vedere due teste e due braccia sinistre che sovrastano le une alle altre in una medesima linea diagonale. Al no- stro modo di esaminare poi, glacche non pretendiamo di erigerci in censori , ci sembra di trovare nella testa del Nestore iino squilibrio di parti per cui non sapremmo in que' segni comliinarne 1' ossatura ; cosi nelle tre ginocchia in positure diverse ci si oflFre dappertutto la stessa corru- gazione del vasto interno, quando in vece la natura varia continuamente di contorni in raglone della diversita dei suoi moti. Ben ci accorgiamo che questo nostro sentimento potra urtare I'amor proprio del clilarissiuio aiitore ; ma se questo scritto pervenisse nelle sue mani , invocheremmo da lui la libera esposizione di giudizio , giacclie per qitesta API-ENDICE 1TAL1A.NA. . 891 solamente le arti possono progredire. Trovera egU erronea la nostra osservazione col confronto? noa verra uieno per questo r aha stima die gli professiaiuo per il complesso die abljiamo ammirato del sno sapere. La fnga di Medea, gruppo di Paolo Lenioyne di Parigif disegnato dal Paglinolo, inciso da Del Veccliio ed illastrato da IMelcliiorri. — Tanto la descrizione die ne fece quest' ul- timo, la quale riscontrasl perfettamente conforuie alP Im- magine presentata dalla tavola , quaiito gli altri gludiziosi di lui pensieri espressi suU" argomento ineritaiio di essere considerati da ogiii artista ; come commendevole sotto tutti i rapporti risulta il lavoro del Lemoyae. La strage degli lanocenti , gruppo del cavaliere Antonio Sola censore delFAccademia di S. Luca e direttore in Roma dei giovani pensionati dalla R. Corte di Spagna , disegno del Pagliuolo, intaglio del Biondi , illustrato da Salvatore Bettl. — L' intenzione deH'artefice in questo gruppo e stata di ritrarci nn manigoldo in atto di giungere una donna die si reca in braccio un fanciullo. Cefl'o ))iu atroce e piii vile sarebbe difficile a immaginare: certo iadizio del me- stier di costui non meno die della lualedizione delTanimo. Giovane e vestita con semplicita leggiadra e lieUa della persona e la donna , benche in preda a tutto il dolore materno sia sul gridare inerce. Vedila caduta all" urto di quel feroce , coll' una mano stringere al seno il misero figlioletto , coir altra provarsi di respingere 1' assalitore per quanti mezzi la natura le ha dato di schermo , ecc. Cosi r illustratore. Moltissima in fatti e I'espressione die ap- pare in questo gruppo, prezioso I'ingegno con die fu immaginato. Qua e la pero emergono ( almeno dal dise- gno ) alcune piccole mende , e fra queste ci sembra die il bicipite del braccio della donna die protendesi verso il ferltore , dovrcb])e dare maggior latitudine al pronatore del braccio stesso. Achille ferito nel tallone da una freccia di Apollo. LIo- dello di statua di Jnnocenzo FraccaroU ch Verona , disegno ed incisione del Pagliuolo, illustrazione del Raggi. — L'atti- tudine e momentanea ed il dolore ben espresso , come noto il diiarissimo ilhistratore. Noi abbiamo avuio la sod- disfazione di poter amniirare in INlilano il modello in gesso, da cui fu tratto il disegno inserito neirApe. L' esame che a tutto agio abbiauio potato farne, ci lia dimostrato che 393 APPENDICE lr\LIANA. r originale offie magglori bellezze di quelle che emergono dalla stampa. Nulladimeno tradotto che sia in manno, noil potra die avvaiitagi^iare per quelle modificazioni die r egregio autore ha in animo di fare, e ch' eljbe la coui- piacenza di comunicaixi. Ma quand' anche non vi concor- resse questa circostanza , egli e cei'to che la statua del signer Fraccaroli avrebljc dli-itto a l3ella lode per T anima che ha saputo infonderle ed in geiierale per dominante leggiadria di fonne. L'architettura in questo primo volume sfigura necessa- riamente a petto delle arti compagne pel numero delle opere , e cio avra luogo anche ne' successivi per quella condizione che ad essa e iiiereate. I sontuosi edificj noa sorgono per incanto , laddove nioltiplicansi in vece a dismi- sura coinparativamente i quadri e le statue mentre uno solo trovasi in costruzione. Abbiamo gia fatto un cenno del tempio di Possagno eretto da Canova , or non ci ri- niane se non di dire alcun che intorno al campanile di Urgnano del marchese Luii^i Cagnola , illustrate dal Potelli. Non e nuovo il partito degli ordini sovrapposti 1' uno al- Taltro, perche ne abbiamo degli esempi fino dall' epoca di messer Brunelleschi. Troviamo altresi delle torri di una data piu lontana in cui non figurano gli ordini , e niilla- nieno sono elegantissiiue. Di questa nostra asserzione ne sia di prova quella di S. Gottardo in Milano eretta ai tempi di Azzone Yisconti. In quanto al campanile di Urgnano, egli e certo cli' esso non manca di ricchezza ;, nia a giudizio nostro coir essersi adattate le iigure per sostegno della cella delle campane , ne consegue che per la rastremazione data a tutta la torre quelle cariatidi iiniscono a non po- sare sul vivo delle colonne degli ordini sottoposti , la qual cosa non sembra consentanea alle buone regole di architettura. II secondo volume formato di altrettanti fascicoU fa dagli editori proprietarj iutitolato alia pontificia Accademia di Belle Art! in Bologna , quindi porta in fronte la dedica a que' professori. La parte pittorica scuola anlica si corn- pone di dieci dipinti iuedlti : fra questi particolarmente distinguonsi la predicazione di S Gio. Battista di Niccolb Possino , un affresco rappresentante un miracolo di S. Diego del Curaccl che secoudo 1" osservazione gia accennaia del conte Bolognini Amorini vuol essere attribuito all'Albani, APPENDICE 1TA.LIAN.\. 898 un akro fresco del Domenichino rappresentaiite Giacobbe e Rncliele. Fi'a gl' inediti trovasi poi compresa una sacra famiglia di Bernardino India Veronese disegnata dal Raz- zetti , incisa da Mitterpoch ed illnstrata da MeUhiorrl, la qnale esiste nella cappella Pellegrini della chiesa de' PP. Minori t)sservanii in Verona e non va scevra del difetto ill cui soleva iacorrere .quel pittore , d'altronde rispetta- Mle , di tenere le teste delle sue figure alquanto uiac- chinose. Meritevoli simllmente di considerazioiie tornano le due Jjelle illustrnzioni sul fresco dl S. Onofrio in Fioma, e sopra un quadro di Andrea di Assisi detto V Ingegno , appartenente al gabinetto del conte Guido di Bisenzo , giacche colla prima da Salvatore Betti per buone ragioiii viene posta in diibbio 1' opinione fuiora ricevuta che quel fresco sia di Leonardo da Vinci : colla seconda il Melchiorri dimostra erronea 1' opinione del Laiizi, cui fii guida il Vasari , intorno I'ajuto prestato dall'Ingegno al suo maestro , il Perugino , negli aflVeschi dipiiiti nella Ijasilica di Assisi e nella sala del CamlDio. La scnola moderna conta un numero di piii di opere dell'antica e queste sono: Cesare in atto di dettare a quattro amanuensi , quadro del cavaliere Pelagio Pulagi disegnato dal Gu2;lielmi, in- cise da Giuseppe Alorgben ed illustrato da C. Melchiorri. — Fra le bellezze di composizione, di disegno , di grazia osservabile e il rlgore cui si e atteaulo qnesto artefice ia risguardo al costiLiue romano. La nave di Faone, quadro del cavaliere Giuseppe Bossi , disegnato da Narducci , inciso da Garzoli ed illustrato da Girolamo T-alvi milancse. — Delle belle qnalita onde brillava r iugegno del Bossi , 1' erudito illustratore specialmente di- stingue lo stile e la invenzione, in cio assistita , dic'egli, dalla tinezza del gusto, dalla copia della erudizione , e da una mente poetica. In fatti questa pittura testifica ia modo luminoso le indicate prerogative, e mirabile in essa e I'artilicio con che il pittore ha ottenuto di porgere una giusta idea dello spirare del vento. Seguendo il precetto Leonardesco , oltre il peplo gouliato a niodo di vela che Venere assisa suUa prora tiene ad essa assicurato , ha sa- puto dare a tutti*. quegli oggetii ch* eiano susccttivi di essere agitati, la stessa dirczione, per tai pare di vedere JJiOL hal. T. LX.\X\L 26 094 APPENDICE ITAMANA. effettivauiente al prin)o colpo d' occhio lui navigllo die sia spinto da sinistra a destra. II heato Sebastiano Yalfre, quadro del cavaliere Ferdi- nando CavaVeri., pittore di camera di S. M. Sarda e diret- tore in Roma degli suulj de'regj pensionati : disegno del Pagliuolo ed intaglio del Garzoli. — Nella illnstrazione di L. Biondi e detto. " Ci e forza confessare , per amor di verita , clie il disegno die noi diamo a semplice contorno non puo non diremmo aggiungere , nia neppnre avvici- narsi all' effetto die la virtu de' colorl produce nella dl- pintnra francameiite pennelleggiata e variata nelle tinte , die gradatamente si smorzano in quel vasto campo tutto Kiminoso ed aereo. >> Confermando noi tntto cio per la stima die professiamo s\ al pittore , die alT illnstratore , ci permettiamo soltanio di dire die attenendoci alia indi- cazione delle figure ritratta dal contorno ci pare die la figura del santo ecceda alquanto in grandezza su le altre ia ragione prospettica piii vicine all' occiilo dell' os- servatore. Gioas jnnalzato al trono , del barone Fincenzo Caniuc- cini, dlsegnato dal Guglielmi , inclso da Giuseppe Mor- ghen , ed illustrato da A. M. RIcci. — Niuno poira contra- stare die in questo quadro non vi sia una magistrale composizione ed una espressione si giusta ne'singoli gruppi da non potersene sostituire un' akra piu conveniente al soggetto. In quanto al resto portando uno scrupoloso esanie sui contorni di questa tavola sembra die que'troui- bettieri lontani sieno alquanto grandi a raffronto delle ligure pill vicine , die quel dignitario astato posto a lato del trono soverdil di troppo in altezza il gran Sacerdote, giacdie secondo le linee indicanti i gradini il primo do- yrebbe posare sul secondo ; the quel soldato in iscliiena vestito alia romana a sinistra del riguardante presenta proporzionl tozze ; die il braccio alzato di quel vegliardo a destra, il quale a se accosta un timido lanciullo, sia troppo lungo , giacdie cercaado il gomito, per quanto b' immagini lo scorto , seiiipre tale risulta : couie pare eziandio die 1' aicbiiettura ebraica del teiupio , die par- tecipa della egizia e die per tale viene iiidicata pei ca- piteili, non conseiita gli archivolti ; qUiantiiiujiie un esein- pio se ne trovi , con cjpitelli peru diversi ., nelT Eliodoiu di RalFaello. APPENDIGE ITALIANA. oiJOi AUegoria de' sette anni di fertilita , fresco di Filippo Weit di Bcrlmo, eseguito nella casa dei Zuccari in Roma ecc. , disegno del Costazzo , incisioae del Paglinolo, dissertazione di Melchiorrl. — Stando a qnesti segni , in qnanto a noi, scorgiaino una durezza generale di attitudiiii mista a varie scorrezloni , in prova di che niuno trovera corrispondente il braccio alzato colla gamba di queiradolescente fanciullo che tien sospeso nn frntto e scherza con un ])linbo fa- sciato. La niorte di Endossla. Qnadfo del cavaliere Toinmaso De Vico napolilano , disegnato dal Costazzi , inciso da Mi- chele IMorghen , illustrato dal Biondi. — L' argomento e tratto da una tragedia scritta dal sig. Huglies inglese, e si riduce al suicidio di Endossia Cristiana avveniuo in oc- casione di una strage de' suoi per non cadere nelle mani di Giona gla di lei aniante, poscia rinnegato ed istigatore della persecuzione di Galed. Essa giace sn di un muccliio di cadaveri, tra i quali specialinente distinguesi qnello di un crisiiano, che tale lo dimostra il siiubolo di reden- zione attaccato ad una funicella avvolta ad un braccio: ad essa sta di fronte Giona in ginocchio assalito da varj afFetti , e da un lato Caled spettatore imlolente di ({uesta tragica scena. Fatta astrazlone agli clogi Ijen meritati dal- rartefice e pel belP aggruppamento e per espressione, tro- viamo die la testa del morto su cui giace Endossia , non attacca in qiialunqne uiodo al luisto, ne puo supporsi ta- gliata in quella orrenda carniiicina perclie non se ne rin- traccia indizio. La morte del Correggio, qnadro di Alberto Kiichler da- nese , diseg.iato dal Costazzi, inciso da Giovanni Wenzel ed illustrato da Pungileoni. — L' argomento e tratto da una tragedia romantica del signor Ochlenschlnger compatriota del pittore. Sapiente e il trovato della composizione ; nia ])er espriraere la stanchezza ed il disagio per cui soccumbe il Correggio , non bado 1' autore alia posizione della ganiba sinistra la quale appare rotta : la testa del romito e un composto secoado gli occhi nostri di forme grandiose e inesclilne clie si urtano a vicenda. lagresso di Carlo VIII in Firenze. Qnadro del profes- sore Giuseppe Bezziioli , disegnato da Vincenzo Gozzini , inciso da Giuseppe ]\lorglion ed illustra'o da Raggi. — Bella scena , ben distribuiti i grnppi , composizione in somaia 396 APPENDICE ITVLIANA. degna di tutta lode. Noa ciediamo che Carlo VIII debba secondo la storia e le medaglie esistenti comparire con barba e mustacclii, nieiio poi ci pare del caso ch'egll im- pugiiar dovesse in quell' occasioae le aruii con amfje le inanl , perclie quantnnque egli ambisse il domiaio di Fi- renze, pure si sarebbe ben guardato dal mostrare nn atto die disvelasse cib die covava neiranimo. Sotto il rispetto dell' arte ci sembra che il manto reale foderato di arinelliiio ciie gli discende dagli omeri incontrandosi col rovescio delle grandi manicbe della toga del Gonfaloniere, foderato pure della stessa pelliccia , non debba produrre buon ef- fetto a cagione di quella lunga lista che viene descritta. Sacra famiglla , qnadro del cavaliere Natalt Carta, di- segnato da Maacinelli, inciso da Mitterpoch e illustrato da Guzzoni. — Nel contorno a stampa di questo dipinto non troviamo die la mano della Madonna posl soavissimamente sulla spalla del Precursore i ma bensi che secoada il sen- tiniento di ammirazioiie die appare dal riiiianente ; mentre sembra pendere dalle lalilsra del divino Infante , il quale accenna al Precursore 1' oggetto della sua missione e la sua rlsurrezione ginsta quanto e indicato in alto del qua- dro nel lato opposto. Se risguardiamo il disegno in gene- rale la testa di S. Giuseppe ci sembra peccare di gra- vezza. Bacco rende cieco LIcurgo re della Tracia , fresco di Francesco Fodesti, eseguito nella villa Turlonia fnori la porta Nomentana , disegnato dal Pagliuolo , inciso da Del Vec- cliio , illustrato dal Raggi. — Nel tributare il debito plauso air autore sia per la composizione die per la espressione non possiamo fare a iiieno di candidamente esporgli cio che sentiamo per rispetto ad atcuni particolari , ed e che il carattere dato a Bacco non sembra confacente a quel Dio, perche troppo rlsentito , e che corto e 1' omero del sinistro bracclo, o troppo lunga la indicazione del deltoide. La Vergine die riceve il celeste messaggio dalT Arcan- gelo Gabriele, quadrt) di Fdippo Bii]i;.ioU , disegnato ed inciso da Giuseppe Alcaide, illustrato da P. E. Visconti. — Difficilissimo soggetto per trovare novita ; ma P autore si valse della luce per introduria e seppe elegantemente col- legare le figure che lo compongoao, ed infondere ad esse la opportuna espressione. APPENDIGF, ITALIANA. 897 Per risgunrJrt alia scidtura antica nn solo sagglo ammi- rasi in questo II volume cd e il monitmento, die gih era stato eretto nella chiesa tU S. Maria ilel Priorato suirAven- tino a Gio. Battista Piranesi , com|iosto di una statua d'l Giuseppe Angdini , disegnata d;il Valentini, incisa dal Costa ed illiistrata da IMe'chiorri, Tralasciando di parlare del- Pattitudine, di cio die caratterizza Parte professata dal- P onorato , e della adottata foggia di Vestimento, cioe il solo pallio ad uso dei filosofi anticlii, troviamo die questa statua pno servire per dimostrare il grado di progresso che si andava facendo ( nel tempo in clie fu eseguita ) verso il risorglmento della bclla scultura ^ giacclie altra- mente non saprebbesi ginsiificare la scelta fatlane dal Fran- cesi come oggetto prezioso da trasportarsi a! Louvre , il clie avvenne, se non qualificandola per isinania di spo- gliare le citta anco de"" monumenti innalzati a* benemeritl cittadini. La parte moderna incoinincia col bassoriiievo del com- mendatore All>erto Thonvnldsen , rappresentaote Nemesi j intorno cni alibiamo gia fatto conoscere la nostra opinione per mezzo di questi stessi fogli in occasione che avemnio sott' occliio r originale in niarmo , perclie collocato alia esposizione degli oggetti di belle arti tenntasi in Milano nel maggio del correute anno. A questo tengono dietro i seguenti : S. Gregorio primo detto il Grande, statua del cavaliere Alessandro Lahouveur , disegnata ed incisa dal Pagliuolo , illustrata da Melcliiorri. — Senza leggere la dotta scrittura end' e accompagnata , ciascun artista al primo vederla non saprebbe dinegare a questa concezione un fare grandioso. Guerriero clie veste le armi, statua di £mj/io J^olf prus- siano , disegnata ed incisa dal Caniia , illustrata dal Raggi. Avendo questa figura gli occlii aperti ne risnlta che la guardatura e volta verso il terreno in vece di essere in- tenta alPadattarsi lo schiniere ad una delle gambe come fa. Baccante, statua di Ferdinando Pclliccia di Carrara, pro- fessore di scultura in quell' Accademia di Belle Arti, dise- gnata d^Pautore, incisa da Giovanni Wenzel ed illitstrata dal Raggi. — Nell" insieme di questa graziosa figura domiaa una sveltezza oltre il dovere , la quale ci lascia in olire il desiderio di piii fluidi contorni in generale : Tavambrac- cio sinistro specialmentc preseuta la rastremazione di lui cono. 3y8 APPENDICi: JTALI.VNA. Psiclie trasportata tlai Zefiri, grnppo di Giovanni Cibson, tlisegnato dal Guglielnii, inciso da Wenzel ed illnstrato da iBetti. Qui tiitte le parti si accordano a formare un tutto gentile, geniale ed elegante. Filippo Brunelleschi ed Arnolfo di Lapo, statue colos- sali di Luigi Pampalnni , professore delPAccadeinia firen- tina , disegnate dal Pagliiiolo , illustrate da Melchiorri. — Vennero queste collocate nel i83o avanti la Canonica della Metropolitana di Firenze , di cui si il prinio clie il secondo furono i principali arcliitetti costruttori , anzi il secondo ad essa diede incomincianiento. Nel Crunellesclii ci seni- bra che peccliino di soverchia grossezza il ginocchio e la gamba sinistra , e non ci va a grado la niano che tiene le seste: in quanto al generale di ciascuna massa , le troviamo egregiamente imniaginate , modellate e pau- neggiate. Monuniento sepolcrale , stele di Rinaldo Rinahli , dise- gnato dal Mancinolli , inciso dal Cartoni ed illustrato da Melchiorri. — Sotto la cornice iaferiore del timpano sta un grande Ijassorilievo di forma quadrata , in cui e espresso il dolore di due genitori giacenti presso l6 coltrici che coprivano le spoglie del loro figliuoletto , da cui vien tolta Tanima e soUevata sotto forme corporee alia regione dei beati dal suo Angelo tutelare. Scena oltremodo com- movente alio sguardo e par die con quella 1' autore abbia voluto niltigare in parte Tacerbita della perdita , pensiero conforme alia religlone dove unicamente trovasl il conforto alle uinane sciagure. In linea d' arte forse si sarel)be po- tuto ottenere una maggior varieta nelle gambe delle due figure cite sollevansi verso 1' empireo. Oltre la bella de- scrizione che ce ne da il Melchiorri , merita di essere qui ricordato lo squarcio con che lodando I'esempio dell' al- bergatore Baldi die allogo il monumento eccita le cospicue famiglie ad imitarlo onde animare le arli. " E se cio par niolto per esser fatto da un uomo di privata e modesta condizione , or quanto maggiorniente non dovra cio tor- nare in biasliuo e vitu|5erio di coloro che nati di splendi- dissimi natali e fatti ricolmi dalla Provvidenza di dovizloso patrimonio, onde nulla togliere alia loro opulenza , Insciano che le ceneri de' loro piu cari si giacciano scpnosciute e neglette senza che neppure un sasso indichi II luogo del loro riposo '' Ed esenipi frequentissimi di cio abbiamo AlTE^JUrCE ITAMVNA. 3.^9 anrhe in c|npst;i nostra Roma, tlovp a nostra vergogna par clie ancov vi siaiio figli tlegcncii ilclia gcnoroshfi e ma- gnificenza tle't loro nntcnati. ]\Ia cii) \'ogliaino sia dotto soltanto ad alleggerire il cordoglio die ci preine per cjue- sta trascuraggino , e vorreinmo die le parole nostre fos- sero di sprone ad nn migliore Ojierare. >> AcliiUe e Paniasilea, grnppo di Gio. Maria Benzoni , disegnato dal Pagliuolo , incise dal Garzoli ed illustrate da ]\lelchiorri. — Se dobbiamo giiidicare del merito di ijuesto grnppo dalla tavolii cbe alibiamo sott' occiiio , premessi i dovuti elogi pel lutio insicme, cl senilira die le parti in- feriori della iignra di Achille e specialmente le gambe ( comcclie Oniero di;i a questo eroe il soggiuntivo di pie- Veloce) non rispondono per sovercliia Icggerezza alle parti superiori. AfTettata jioi e la niano di ipiesta figura cbe sorregge sotto T ascella Pantasilea la cni testa in iscorcio, linamente esaminandola, non contenta nel giro delle parti. Discobulo, statna del cav. Matteo Krssels di JJerUno , di- segnata dal Pagbaolo , incisa da Garzoli , ed illustrata dj Melcbiorri. — Bella e lodevolissiina imitazioae di anticlie forme;, per rispetto all' attitudine temiamo die gli obbliqui dei iiancbi ed i nuiscoli delP abdoiiie nel loro giro non rendano bastante ragione dello slancio die sta preparandosi. S. Paolo, statua colossale di Adaino Tadolini, disegnata dal Pagliuolo, incisa dal Garzoli ed illustrata da Mel- diiorri. Attitudine veramente maestosa ed adatlata, getto di pieglie stnpendo e ben raginnato ; j>eccato, se andando a riutracciare la strnttura del torso soito di esso risnlta corta a raffronto delle ]>arti inferiori ! Amore colle spoglie di Ercole , statua di Einilio IVolf . disegnata dnl Pagliuolo, incisa da Gio. Wenzel ed illu- strata da ]\Ielcliiorri. Gentilissima figura ; ci e qualdie linea cbe non serpeggia abbastanza, e die non armonizza per- fettaniente coUa piegbevolezza del leggiadro torso : la parte superiore del destro braccio cbe tieiie la clava seinbra ahjuanto esile in paragone dell' altra sinistra ; la qual cosa pero quasi nulla detrae dal moltissimo merito die rilevasi da questa produzione. Ganimede rapito dall' aquila , gruppo di Ercole D.inti , disegnato dal Pagliuolo , inciso dal Garzoli ,, illusirato da Melcbiorri. — II giovinetto frigio si appoggia con niolta grazia alle ali ed al rollo dol suo r.Tpitori'; nia quogii arligli 4CO ArPENDICK ITALIANA. che si fanno sostegnl di una tlelle gambe e tlel femore dei- I'altra, pei* cjuanto s'laiio rappresentati leggieri e posati a fior di pelle rlsvegliano sempre una idea d"* invei'osimiglianza. Ci sembrano pertanto argomcnti troppo diflicili per uscirne con onore. Con tutto cio e d' uopo convenire clie Tautore del gruppo di cui discorriamo ha dimostrato di avere su- perato molte difllcoka , ed ha qulndi diritto a moUa lode. Due opere di architettnra , segueiido Tindice, danno compimento a questo secondo volume : antica la prima , giacche trattasi nientemeno die della chiesa della Madonna di S. Biagio a Monte Pulciano, di Antonio Scmgallo, egregia- mente illustrata dal Silvestri ^ moderna la seconda perche risguarda I'Arco della pace in Milano del marcliese Luigi. Cagnola che sta per essere ridotto a compimento colla collocazione dei bronzi destinaii a decorarne il fastigio. Molto sensata ci parve la critica delT illustratore Michele Ruggiero ; sensatissime poi le parole cou cui chiude il sno articolo , e degne di essere ripetute per contenere entro giusti coniini i giudizj e le pretese dei giudicati. Dopo di aver accennato che molti giornali hanno diversa- niente favellato intorno a qnejst' opera , cosi prosegue a dire: " Sebbene il parer nostro sia che il Cagnola s'abbia a tenere ingegno raro secondo i suoi tempi , e TArco della Pace un monumento d'infinita considerazione negli orna- menti , nelle sculture , nel modo come e condotto in opera il lavoro e in mille altre cose partitamente , che non si potrebbero ne fare ne veder meglio ; con tutto cio non sapremmo consentire cosi di leggieri a qnesta mnggiornnza su gli antichi , parendoci , per la condizione nostra rispetto a qnelli , di poter dire che clii cainmina dietro alcuno, raro e che gli passi innanzi : ne fare a meno di non dolerci di un certo lodare clie si fa a' tempi nostri senza regola e senza niisura ; donde si veggono differenze incredibili di opinion!, e una medesima cosa , secondo che va a sangue, ila ciii si mette alle stelle , e da chi se ne levano crude- lissimamente i pezzi , e mai non si pensa di venire con fondamento a nn termine ragionevole di concUisione: il che non solo interrompe quelP utile che si cava dai giudizj bene e discretamente maturati ^ ma guasta gl'ingegni che oi-mai pill non si contentano delle lodi vere e propor- zionate a quello ch' essi fanno , e vengono snbito in una strana presunzione di poter imboccar gli uomini con i APPENDTCE ITAI.IAN.V. 4OI cncchiai voii, e non volere aver pace con alcnno se d'ogni lor fatto non se ne prediclii come ili cosa soprauniana ^ impossibile e non mat piu vista ne udita al uiondo. » Noi pero mentre conveniamo sostanzialmcnte nelle pa- role del cliiarissimo lllnstratore. ci siamo riservati ad os- servare soltanto clie per rispetto alle scultnre di Angelo Pizzi n)ilanpsc e Caniillo Pacetti romaiio , gia professor! , il primo delT I. R. Accademla di Venezia , il secondo di quella di ]\Iilano, or norai di l^ella fania e degni di nobile invidia , non sarel)l)e esagerato il dire clie sostengono il confronto di cpiainnque j^ezzo antico. Ci corre poi Tob- bligo di notificare I'alibaglio preso nelPaver qvinlilicato per esecutori degli ornameiui Donienico Moglia e Carlo Cac- tori , quando in vece 1' opera loro venne impiegata nei re- lativi modelli , e quella specialiiiente del priuio nella for- niazione dei disegiii e nella direzione dei lavori ornamentali. Tronclierenio iinalmente queste nostre osservazioni col dire che fra i giornali vantaggiosi I'Ape Itallana deve te- nersi certamente in gran conto come benemerito delle arti 5 perclie tende a far conoscere opere di sommo pregio tanto antiche f[uanto nioderne , ed a spargere Innii con illustrazioni abbondnnti di ciottrine, di erudizione e di pe- regrine notizie. Ma siccome in ogni cosa non pnb ginn- gersi la perfezione , cosi neppur esso va esente di alcuni errori di stampa clie , in una minima pane e vero , ne offnscano il pregio generale. Veggasi Ainenuensi per Ama- nuensi nella tavola del qnadro palagiano ; cosi erii2S.crsi , taccquero pag. 40-41 , popolczza pag. 43 , giaiidi viitu e grandi vizj congiunte ecc. /. F. La Tcira Santa ed i Iiioghi illustrati dagli Apostoli. Vediite. pitlorescfie secondo Turner, Harding ed altrl celcbri ardstl. Istoria, descrizione ed aWutll costnml compdatl dm signori Ah. Gr. dclla diocesi di Ver- sailles ed A. Egron, wio dri collaburatori agVi An- nali dei viaggi. Versione italiaiia. — Torino, J 837, presso G. Poniha e C. Dopo la pubblicazione della Storia delle Crociate del sig. Midland, dopo le llimembraaze delTOriente del signor Laniartine; dopo qnanto ne scrissero i signori Chateau- briand, Byron ed akri visitatorl di quelle comrade, cbi sara ^02 APPENDICE ITiLIAN.V. clip si ritlnii nd aver sott" occliio e potPi- contemplare a tiUt' agio riirntti que'Inoghi stessi clie ilestarono tanto en- tiisiasmo'' Tale almeno senibra il ragionanip.ito die tleve aver animato 1' edltore parigino a render nota colla calco- grafia e coi tipi V opera che annunziaino , ne diverse sara stato , crediamo , il pensiero del Pouilja di Torino ncl- Paverne assunta la versione. Per rispetto al secondo noi non osiamo fermare clie il nostro voto sia da tanto per avvalorare le speranze di fe- lice successo da lui conccpite; ina possiamo pero dire die avendo discorsi gU otto fascicoli linora pubblicati, alibianio trovato di che poter lietaniente angnrare intorno qnesta sua impresa. La materia in se stessa svariata ed impor- tante si presta a solleticare la curiosita ed a intrattenere I'artista, lo storico ed 11 rcligioso. Per viepplii cliiarlre r|uesto nostro gindlzio crediamo opportnno di qui ripetere le stesse parole die 1" edltore italiano nel suo manifesto prese ad imprestito dal parigino. " Descrivere la Terra Santa, rammentare gli avveni- menti , i costumi antidii, metterli a jjarallelo del costuml de' suoi abitaiiti attuall , esplorare quelle contrade celebri sotto I'aspetto lore rellgioso , presentarne le principali ve- dute dal plttoresco loro lato, rammentandone 1' istorico e pingendone il nionumentale , tale e il piano di quest' opera, i cui dlsegni saranno incisi dagli artisti che hanno coope- rato alia collezlone intitolata Vltalia del medeslmo edltore. II La Terra Santa e degna di far seguito all'Italia, per- clie quale contrada ofTre piu preziose rimembranze? Essa romplra anzi quell' opera in vista delle molte vedute di Roma die vi saranno inserte e cli' erano rlmaste nel por- tafogllo deir edltore. i> Noi qui ci arresteremo ed in vece d' indicare I' elenco del luoghi tutti di cui si daranno le incisionl originali die corredano 1' opera francese , accennereino quelle soltanto pubbllcate cogli otto fascicoli per noi esaminatl. Queste sono : GiafFa o Jafla , aniica Joppe ; rovine di Ascalon j Gerusalemme vista dal monte Ollveto i mura di Gerusa- lemme ; una strada della citta Santa ; mosdiea di Omar situata dov' era 11 tempio di Salomone ; terrazzo o cattedr.i della medeslma ; chiesa del S. Sepolcro ; il S. Sepolcro ^ Strade di Gerusalemme costrutte a volta ; interno deila porta aurea a Gerusalemme ; Gerusalemme presso la porta AlPENDICr. ITALIANV. 403 di S. Stcfano , litogo per tradiziono tlenominnto Piscina tli Betsaide ; nionte Sion ; moscliea di David ; giardino degli Olivi ; valle di Giosafat; Gerico. Tutte qneste vednte oltre di essere trattato con vero gusto pittorcsco ed incisorio lianno il pregio delia diligenza e finitezza per ciii non pure riescono hastevoli a porgcre una esatta idea dei lucrghi , del monumenti , ecc. , ma puo I'artista ridurle con facilita in grande ed ottenerne Tuguale efl'etto. E ])en "voro pero clie in fatto di questi monumenti famosi per anticliita , per guerre, pur religione , per pel- legrinaggi, ecc, esistono altre opere da cui trarre potreb- bcsi e diletto e profitto, ciie tale si e, per es., qutlla del Voyage dans le Lc^'ant dc M. De Foibin; ma esse hanno il disavvantaggio a petto di questa di esser meno copiose di vedute , piii costose e d' un incomodo formato, e di non poter quindi trovarsi clie presso dei ricchi o nelle grandi laiblioteclie. In risguardo al tcsto, il lettore clie incominci a gettar gli occhi su alcune linee o dei cenni geografici , o del sunto religioso o su alcuna delle descrizioni viene spinto anclie senza volerlo a continuarne la lettura sino alia finj*, perclie ordine, cliiarezza ( preziose qualita die soglion di- stinguere i libri francesi ) erndizione , storia , novita di particolari , tutto in una parola seduce e ti sforza all'at- tenzione. A questo proposito pero, prima di annunziare 1' ultimo dei A'antaggi di quest' opera crediamo clie non riuscira discaro alPegregio editore se lo avvertiamo d'aver riscontrato nella versione , sebbene di rado , quaiclie fan- zesismo che ci senibra assai dissonante con tutto il com- plesso; per es. , satino per raso, stofTa di seta, pag. 84: come pure di aver trovato in diversi luoghi adoitata in addiettivo la parola sito, sita per situate, siiuata, ecc, la quale benclie forse possa vantare auticlii natali per essere stata razzolata in quaiclie scrittnra del trecento, pure noL ci guardereiiimo dalP adoperaria nel suddetto senso e per anfibologia e pel suono iinperfeito in se stesso clie ci seni- bra non poter reggersi senza nn relativo o qualitativo. L' ultimo fiiialmente dei vantaggi di quest' opera di cui ci siamo riscrbati di parlare consiste nel tenue prezzo cui e stata posta. Ecco in succlmo le condizioni dcirassociazione. " Tuita r opera sara compresa in un sol volume in 8." grande di carta impcriale a due colonne , di pag. 20G , corrcdata di So (inissime incisioni in acciajo. 404 APPENDICE ITALIAN A. » Sara pubblicata per dispense di 8 pagine cadauna e due incision!. " Ogni settimana verrii in Ince una dispensa e percio sara compita T opera nello spazio di 2,5 settimane , ossia mesi sei. » Ogni dispensa costerii 60 centesimi per gli associati. >; Termlnata T opera, il prezzo, del volume costera 20 franchi. » I. F. Liriche di Q. Borghi. — Palermo, i837, dpogiafia Robert! , in 8.", di pag. 258. Alcune delle poesie comprese in questo volume furono gia annunziate nella Biblioteca Italiana ^ e in generale gia sono conosciutissime quasi tutte : cio clie noi crediamo di dover dire non solo a giustificazione della brevita con cui vogliamo parlarne, ma si anclie a lode del chiarissimo au- tore. La poesia del signor Borghi non e mai pedestre, serge di tempo in tempo maestosa, e benche non s'innalzi con Pindaro a voli intentati , s' illustra pur quasi sempre della nobika di quell' esemplare. Potrebbe dirsi che se non erano gP Inni sacri di Alessandro Manzoni forse non avremmo questi del Borghi ; ma andrebbe lontano dal vero chi lo mettesse per questo in ischiefa coi tanti imitatori di cui P Italia e gia stanca non meno che degli Arcadi e dei Petrarcbisti. Non e da tacersi , a voler essere vcritieri , che anche il signor Borghi qua e la costringe il forte suo ingegno a immiserirsi imitando o piuttosto contrallacendo , come si vede in questi versi : E le son vanto i fervidi Vod , e t rigori occulti , E la soccorsa inopia , E i perdonati insulti, E It vegl'otc notii , E i gemiti dirotti , E il combattiuo genio , E il ben locato amor : ma risorge poi tosto e prosegue come uomo atto a ben altro che ad accrescere il gregge servile degP imitatori. A. ArrENDICE IT. \ LI ANA. 4o5 Dlscoisi parrocchiali , istruzioid ccttechistlclie , ccc. di Anioido De Rosmini-Serbati , gid arciprete e de- cciiio (II Roicrcto. — Jlihmo , iSS/, Pirotta e C. In 8.% tomi 2, peg' 29a e 3co, austr. lir. 8. " Tutto quello die egli ( il sig. De Rosmini-Serbatl ) , niemre catecliizzava il suo popolo , venne dicendo , noa fu scritto da liii ; ma raccolto dalla sua voce , lo espose brevemente come qui sta , il signer don Francesco Pneclier. u Cosi leggiamo ap|nintiao nella dcdica die il sacerdote Pietro Orsi umilia s mons. De Grasser, vescovo di Verona: e noi , nientre da un canto ammiriamo la te- nace e robusta memoria del sig. Puecher, il quale seppe cosi felicemente alFerrnre e tenersi in serl)o i dettati apo- stolici del sig. De Rosmini , non esclnse le citazioni , le testiinonianze delle Scritture e le interpretazioni di esse, dobliiamo andar dolenti di non poter contemplare nella sua originalita la pastorale eloqnenza del nostro oratore, di non poterlo udire nella sua pienezza , ne di poter rilevare la immediata potenza e latiiudine del suo dire in queste pre- diclie che pure iianno in f'ronte il suo nome. Perciocclie la brevitii , con cui si dicono espo^ti i ragionamenti del sig. De Rosmini dalla penna alt ui, dopo che furouo dal- Taltrui inemoria raccoiti , mentre egli li declamava dal pulpito , una tale brevita o signilica che di que' ragiona- menti si ofTre solo un compendio, un sunto piu o meno esteso , o vuol dire die i pensamentl e le sentenze del- r oratore furono ridotti a stile piu concise, a minor vo- lume di parole. Ora in ambidiie i casi noi aljbiamo sot- t' occhio lo spirito delle sue prediclie , anzi die le piediche stesse , e piuttosto un' idea , un simulacro del suo dire, che le maniere tutte native della sua facondia ; e in mezzo a cio rimane sempre 1' animo sospeso , se quanto si e rile- vato dopo aver posti a qualche disamina sifFatti discorsL par- rocchiali, debbasi tutto riporr.-.re al sig. De-Rosmiui, come a funte primitiVo, o per avventura non sia da aggiudi- carsi al canale , onde a noi derivo la copia del suo dire. Laonde asserendo noi che nel corso di qitesti sacri ra- gionamenti ci abbattemmo in esordj senz' arte e piuttosto a modo d' insinunzione domestica e popolare \ die spesso popolare e lo stile, ma talora troppo minuta la parte de- scrittiva e brusca la maniera ecu cui ai biasimano gli uiuaui 4C6 APPENDICE ITaLIAN.V. trascorsi -.^ clie nelle prediche di forma omeletica e pnr semplice e senza artificio il tessuto delle prove ; clie non di rado I'antitesi e feliceinente condotta , e si scor^ono talora slanci nobili ed afFettuosi, come nelPapostrofe che serve di conclusione al XII discorso , diretta alia Vergine SaDtissima ; asseriremo noi cose tiitte appartenenti al si- gnor De Rosmiui, o Jo accagioneremo aache di cose non sue' Pero fiior di dnbbio e lode esclnslva pel signor De Rosmini la priidente scelta degli argomenti e il modo con cui di singolari circostanze seppe giovarsi per lo spiri- tuale profitto del suo gregge. Tale e il discorso nel quale dal numero dei nati, da quello de' morti e de' inaritati , nella sua parrocchia nel corso di un anno deduce le piii inorali conseguenze e propone saluberrime meditazioni per la vita dello splrito , trattando insieine la materia con forza ed affetto. Parimente del tutto esclusiva e la lode die al nostro oratore ridonda dal primo Discorso recl- tato in occasione di prendere il possesso della parrocchia, e dal terzo detto nelle solenai csequie celebrate a suffragio di quelU che lasciarono le sostanze ecc. ; percloccbe ambidue questi discorsi uscirono prettamente dalla penna del no- stro oratore , e ambidue furono gia stampati in Rovereto r anno 1834. Per lo clie non essendo questa die una sem- plice riproduzione , e i sullodati discorsi essendo a piena coguizione del colto pubblico , noi ci asteniamo dal fame speciali parole. II discorso VII del primo volume e presso die una rccita della Lettera pastorale del nuovo Vescovo di Trento , con alcune note ovvie e succinte del De Rosmiui qua e la sparse secondo die opportunamente gli venivano suUe lab- Ijra. Fra i ragiouamenti del primo volume trovasi pure un discorso parrocchiale detto ai fanciulli in occasione della prima loro comunione ; e in fine di esso il diligente edi- tore riporta la notizia della cerimonia , die iino dal ]833 si usa nella cliiesa arcipretale di S. Marco di Rovereto in sifl'atta occasioned notizia estratta da una stampa che gia se ne fece in Verona. In oltre perclie rimarrebbe alcuna oscurlth , e meno sembrereblie proinossa la spirituale eJifi- cazlone altrui, se stainpando il discorso XI, che con pa- tetico stile fu detto al popolo dal jjalco di un giustiziato, bi omettcssero di questo giustiziato i ceuui biogralici, 1' edi- tore iia creduio di doverc aggiugnere al suddctto discorso la AITENDICE ITALIAN A. 407 Notizia sudi uliimL u,ionii di Felice Rohol , ajiiiiccato presso Rovereto, intorno al quale si raggira quel discorso ; e sono noti/.ie , le qiiali occupauo 6a pagine del primo vo- lume. Ma con pace delP cditore, se ogai qualvolta ragio- nando di uii sup[)lizio con singolar rassegnazione e con cristiana virtu sosteuuto , si dovessero pur descrivere con apposita notizia la piu circostanziaia e minuta i prirai o gli ultiini giorni di chi lo sostenne ; con molto maggior diritto cliiunque da alia luce qnalche orazione panegirica in oaore di un Santo martire , potrebbe tosto aggiuguervi per appeiidice gli atti di esso uiartire estratti, per esempio, dal Metafraste, dal JNIoniljrizio , dal Surio. E quanto alia ragione delf oscurita , essa poca o nulla ci seiubra, a dir vero , da die 1' intervento del sig. arciprete De Kosmiiii a confortare con paterua sollecitndioe e coll' esercizio del sacro suo ministero quel giovane condannato al patijjolo iraspira assai chiaro dalle parole stesse deU'oratore senza soccorso di narrative. Tuttavia f'orse piacque all' editore d' informarci piii singolarmente ancora, come appena morta Felice Robol, " il signor Arciprete montato sulla scala gia rimossa dal patiboio , in cotta e stola com' era , teuendo nelia destra il crocilisso clie avea portato Felice, con gran- dissima voce all'immeiisa moltitudiue inorridita, coiinuossa, tacente , grido : Clie vi giova avere assistito al siipplizio di questo misero malfattore , se di qui uon vi pariite , o spettatori , ammaestrati e compunti ? Pietosa e terriljile le- zione v' e stata data! Questo fresco giovane di ventitre anni, poclii minuti innauzi 1' avete veduto vivo, sano, ro- busto : niiratelo era , consideratelo bene , fissate pure cola i vostri sguardi nel suo gonlio e tristo cadavere penzolante: saziatene la vostra curioslta : — ma linalniente , tornati a voi niedesimi , che ne imparate ' — Non leggete scritta su questo patiljolo Tantica sentenza di Dio, die il peccata diiama la morte ''. — Si , peccato e niorte sono Iratelli : uon dee vivere ciii Iia peccato, ecc. » II secondo volume ed ultimo coutieue Istruzioni catechi-r stiche intorno il fine pel quale 1' uonio e create , e sopra i niezzi pe' quali 1' uomo ottiene il suo fine. ladi si danno regole della dottrina cristiana ; e poi due discorsi , 1' nao suir cqiio compartimento delle cleinosinc, e T altro sul ce- iiitato ecclesiaslico ; il tjualo ultimo discorso fu gia iase- rito jit'I Mcssa^^ier TiivU'se, di poi lu ripiil)blicaLo negli 4o8 APPENDICE ITALIANA. Annali dtlle Scienze Religiose di Roina, e nel Piopagutoie , foglio religioso di Torino. La Sacra Bihhla secondo la Volgatn colla versione dl jiionsig. Antonio Martini c colla spicgazione del scnso letter ale e spirituale, tratta dai Sa/iti Padri ecc, da L. I. Lk Maistre Dj: Sacy. — Blilano, 1806, Bonfaati. Anche air Italia notissima e la Bibbia del De Sacy. L'edi- tore Bonfaati deliberato di ancor riprodiirla al publilico, tra le fatte ristampe si atteniie alia terza veneta del 1790; non in modo pero ciie questa si possa du-e una semplice ristampa. Perocche cjnanto al volgarizzamento, egli si giova della versione del Martini , e pel rimanente si propone di riveder con diligenza , di ritoccare dove aljl^isogni la tra- duzione del coniento , di attendere studiosaniente all' esat- tezza in ispecie delie citazioni scritturali e de' Padri, e di sostitulre agli scarsi indici particolari dell' antica edizione un indice generale appositamente compiiato ; in fine di nulla tralasciare affinche , mediante 1' abilita delle persone alle quali e comniessa la fatica di tutto cio e la tipogra- iica accuratezza, la presente edizione corrisponda al pregio ed alia rinomanza dell' opera. Della legislazione civile. Discorso del conte Federico ScLOPis. Edizione seconda riveduta e corretta dal- V autore. — Torino, i835, prcsso Ginseppe Bocca, in 8.°, pag. 200. Quest' operetta dall' autore destinata a quella parte di studio legale clie giovasi della consideraziune delle storiche applicazioni merce del metodo dell' esperienza , comprende quattro pregevolissimi discorsi ragguardante il prinio la compilazione de' codici civili , il secondo l' autoriui intrin- seca delle leggi civili , il terzo il progresso delle legislazioni europee, il quarto ed ultimo la vocazione del nostro se- colo alia legislazione ed alia glurisprudenza. Lo scopo del conte Sclopis in questo libro ne pare esser quello di coni- Ijattere il jiregiudizio della scuola istoricci, di Berlino che riniprovera il secolo come affanuato nel graade prurito d'una APPENDICE ITALIINA. 409 nuova codificazlone , e di mostrare plu che il bisogno, il modo di riuscire alia compilazione di nuove leggi recla- mata dall' universale come una riforma necessaria nel Pie- nionte. La compilazione d' un codice, giusta il pensaraento del conte Sclopis , altro non e che Varte di ridurre in ua sistema il piii semplice i provvedimenti piu estesi alio scopo di agevolare la cognizione e F eseguimento della legge. I principj che debbono dirigere sifFatta arte o com- pilazione consistono in questi: i.° che importa nelle leggi mantenere le difl'erenze che la natura consiglia per 1' in- dividualita della nazione ; 2.° che le leggi hanno tanto maggior vigore , quanto meglio s' adattano alle condizioni speciali de' sudditi ; 3.° che non devesi escludere dalle leggi la ragione o la parte immutabile di moralita che forma r intrinseca autorita delle leggi medesime ; 4.° che sette sono le qualita necessarle ad un codice , cioe la retta dl- stribuzione de'precetti, la concisione del concetto, la chia- rezza del dettato , la ristrettezza della forma , la compiuta estensione della materia , V utilita intrinseca d' ogni ordina- mento , la sposizione de' motivi della legge. Questi principj tuttoche siano attinti nella piii gran parte alle opere di Bentham cotanto celebre paradossista nelle quistioni di legge e di morale, cio non dimeno saranno da tutti ricoi.osciuti assai opportnni all' intento d' un buon codice considerato tanto nella sua forma interiore , quanto nelle sue condi- zioni esterne. Cosi niuno vorra dissentire dallo Sclopis nel coUocare 1' autorita intrinseca della legge nella legge di natura, siccome vincolo della societa , tipo della giustizia e della verita morale non meno che delle giuridiche ap- plicazioni. — Se non che forse taluno potreljbe richiedere I'autore d' una piu giusta definizione del diritto ch' egli s' accontenta di copiare da Kant , dichiarando il diritto quel complesso delle condizioni dalle quali V aibitrio ovvero la liberta delV uno possa conciliarsi con quella dell' altro se- condo la legge universale della liberta stessa (i). Quantunque siffatta definizione riguardi al diritto o al giusto in gene- rale, chl potrebbe mai accettarla per buona nemmanco nella sua generalita' E non avvi liberta tanto nel diritto, quanto nel non diritto ? D' altronde puo esservi liberta negli altri ed in noi nella massima violazione del diritto, (i) V. pag. 24 coUa nota a piedi. £ibl. hal. T. LXXXVI. 27 4IO APPENDICE ITALIANA. ed il diritto siccome un efFetto o dovere hnporta una li- mitazlone aH'altrui liberta. Questo vago e indeterminato , queste inesattezze nella nozione sul diritto non possono confarsi alia precisione della scienza. II sig. Sclopls come valente legale noii doveva tralasciare di acceniiare alia vera definizione del diritto , quand' anche non si trattnsse che d' una sua specialita , qual e la materia civile. E cio era tanto piu uecessario , in quanto che la giurisjDrudenza e pervenuta a tale, che mentre appllca in pratica con tutta giustezza il diritto , non puo dire di avere stabilita ancora una dottrina che «ie determini indubitataniente il carattere genuine e gli essenziali elementi in una compiiua teorlca. Instituzioni del diritto pubblico interno pel regno Lorn- bardo-Veneto , opera del dottor Antonio Lorenzo- Nl. — Padova, i835-i836, coi tipi della Minerva, vol. 3, in 8°, pag. 418-416-416. Austr. lir. 23. L' opera del dottor Lorenzoni e certamente profittevole, fatta con senno e con giudizio , ed au'tentica per le noti- zie esatte e precise ond' e adorna. E profittevole si al ma- gistrato come al cittadino per la necessita in che sono tutti di conoscere i rapporti legali tra il Sovrano e i snd- diti del proprio paese. E fatta con senno e con giudizio in quanto tendesi con essa a comporre ed ordinare in un sistema scientifico e ragionato tutte le leggi estravaganti che sono varie e moltiplici , intorno al puljl^lico dn-itto del nostro regno. E inline autentica per le notizie \ pe- rocche venne attinta alle fonti de' codici ed agli atti di Go- verno , ciie possono conferire essi soli una piena autorita a simile diritto. Quest' e il migllor encomio clie possa otte- nere un libro di tal fatta. Esso si limita aU'esposizione del diritto interno del regno a gnisa di Instituzioni, ed ha par- tite le sue materie nel seguente modo : i." forma del Co- ver no ed autorita costituite : a.° autorita die hanno per istituto di conoscere la piibblica sicurezza : 3.° provvi- denze dirette ad ottenere la magglor affluenza dei mezzi ai bisogni della vita : 4.° provvidenze che hanno per iscopo la sicurezza esterna dello Stato: 5.° leggi sui pesi pubblici o !e finanze. — Da questo prospetto sebbene ab- bastanza couipiuLo e ragionevole appariranao trc lacuna , API'ENDICE ITALIANA. 4I I riempiute le quali a nostro avviso, T opera del dottoi- Lo- renzoni potrebbe rinscire a inaggior grado di perfezione. La prima di queste lacuiie si ravvisera nell' esservisi la- sciato od ommesso tutto quello che riguarda all' organiz- zazione dei dicasteri anlici, del Consiglio di Staio e dei Ministri e del Gabinetto di S. M. die sono costituiti con una forma stabile e permanente, e che entrano come parti integrali nella forma del Governo del Regno Lombardo- Veneto , dacclie qnesto fu perpetuamcnte incorporate nel- I'linpero Austriaco. La secoada si riferisce alia distribu- zioiie sistematica delle materie del nostro diritto interno , la quale poteva essere piii ordinata e piii seguita , se r autore le avesse sottoposte di niano in mano a ciasche- dun diritto o potere maestatico secondo la teorica del di- ritto pubblico naturale la piu confacevole al rigore d' ua libro d'instituzioni. La terza od ultima consiste per una parte nella mescolanza del diritto pubblico intei-no coire5ter- no , ossia colle leggi sulla slcurezza esterna, e per I'altra nella dimenticanza del diritto pubblico esterno del regno nostro , del quale sono pur abbondevoli le materie e le leggi. Ma noi vorremmo clie le nostre parole eiitrassero per un orecchio e che uscissero per 1' altro ; perclie con si iniseri avvertimenti non abbiam prurigine di farla da maestri o dettatori. Manuals teorico-pratico sail uso delle acqiie pubbliche e private per la derivazione e la condotta di esse € per V irrigazione de cainpi secondo le leggi civile, con tavole diinostrative e a norma de'principj esposti da Romagiiosi. — Milano , i836, per Giovanni Silvestri, in l6.°, di pag. 176. Se la materia delle acque e importante alia legislazione teoretica , non e meno difficile per la giurisprudcnza pratica, perocche in essa possono avvolgersi ed avvilupparsi i piii profondi conoscitori del comune diritto. Non Ijasta saper la legge per applirarla rettamente a' casi contingibili in- terno a lie acque. Questi casi sono cosi diversi e tanto dis- simili dal comune oggetto della proprieia , che a ben co- noscerli e determinarli ne' loro rapporti giuridici , occorre la sclenza tecnica e locale, della quale d' ordinario difet- tano i periti nella sola giiujsprudenza. A tali rillessioni 413 APPENDICE ITALIANA. ognuno vorra apprezzare come utllissimo 11 Manuale teo- rico-pratico qui annunciato , tanto piu die al coinpilatore piacque di redigerlo sui priiicipj dell' opera della condotta dclle acque del Romagnosi, la quale venue dichiarata clas- sica. Infatti in quest' opera il Romagnosi ha assunto di ri- fondere con un ordine piu sistematico e con un raziocinio piu seguito e piii scientifico 1' altra belT opera piii ampia ed estesa del Pecchio intorno agli acquulotd, applicandovi lo spirito e le disposizioni delTantica, dell' intermedia e della moderna legislazione. Quindi ad iuiitazione dell' opera del Romagnosi incomincia il Manuale dai principj general! sulle acque e suUa loro proprieta e daU'ohbligo di rice- verle e di trasmetterle , e poscia venendo alle varie specie d' acque , o veramente ai fiumi , alle sorgenti , agli scolL d' irrigazione , conchiude colle dottrine pratiche suUa ripa, sugli spurghi, sui miglloramenti loro e sugli edificj. Cio die rileva massime ad utilitk di noi Lombardi si e il Trattato e discorso sulla roggia e suUa dU'isione dell' orario per I'ir- rigazlone recato all' ultima evidenza colle tavole di dimo- strazione. Col soccorso di queste tavole ne sara plii age- vole di concepire il fatto materiale del diritto e le varie sue applicazioni ai contratti frequentissimi si di vendita che di locazione di acque , come pure alle societa degli argini e dei diigali esistenti a beneficio dell' agricoltura per tutta la Lombardia. Cio che non possiamo assentire all'au- tore del Manuale si e che I'acqua abbia a considerarsi come mobile per le sue natural! trasforniazioni ; laonde e sua opinione che cada nel furto qualsiasi azione teadente a derubarla o sottrarla al possesso del padrone (pag. i3i). Sebbene questa sua sentenza non impllchi contraddizione per rispetto al' diritto civile, cio non ostante potrebbe re- care equivocamento ne' giudizj di crimlnale punizione, pol- che con essa si confonde il furto coU' uwasione o colla pubblica violenza, non dandosi propriaraente furto che di cose inobili, e non giii dell' acqua die per sua natura e per la destinazione del padre di famiglia, non meno che per comando della legge (§^ 295-298, Cod. univ. austr. ) viene riconosciuta come perpetua apparteueiiza dei fondi. APPENDICE ITALIANA. 4l3 Delle servith legall. Dissertazione analitlca delV avvo- cato Francesco Maria Carcano. — Milano , i836. Dalla Societd tipografica de Classici Italiani, in 8.", dl pag. 66. Non v' ha dubblo die la materia delle servitu non sla divenuta aitlna e problematica dopo 1' emanazione del Co- dice Universale austriaco. II Codice austriaco ha stabilito per principio intorno alle servitu rilliinitata liberta. del dominio ; quindi non e vana ricorca quella die mira a farci sapere , se le servitu Icgali siano tnttavia riconosciute dalla nuova legge. L' avvocato Carcano per -farsi strada ad una definitiva risposta intorno a si fatta quistione da pria- cipiamento alia sua Dissertazione con una specie di storia compendiosa di esse servitu legali , dai primi tempi di Roma sino all' epoca degli Statutl e delle Costituzioni di Milano, mostrando come con quest! si venisse a poco a poco a derogare al comune diritto ed al canone delJa Ro- mana giurisprudenza che ognuno e I'assoluto arbitro e regolatore delle cose proprie. Indi accennando alle diverse disposizioni particolarmente della legislazione francese, die ammise le servitu legali si per le cose, come per le per- sona , ei propone la quistione in questi ultimi termini ; se cioe nel silenzio del nuovo Codice suUe servitu cosi dette legali, non ammettendosi in esso che quelle per con- tratto, per ultima volonta, per sentenza e per prescrlzione ( § 480 Cod. austr. ) , debbano supporsi tuttora sussistenti quelle che dal Codice anteriore iialiano farcno sancite ed introdotte come tali. II Carcano per darsi appicco di ra- gione a persistere nell' opinione affermativa fondasl sul doppio argomento che i capi coiicernenti alle servitu legali del Codice anteriore non furono espressamente abrogati o riconosciuti contrarj alle novelle disposizioni , e che le li- mitazioni o prescrizioni contenute in quelli sono apparte- nenti alia materia politica e non alia civile. Sicche, quan- d'anche siano intervenutl autorevoli giudicati in contrario, di questi non dovrebbcsi far caso, giaccbe non possono aver f'orza di Icgge che fra le parti. Noi pero rispettando sempre il suo avviso, non esitiamo a dichiarare una mente contraria e percbe 11 complesso delle disposizioni del Co- dice austriaco sulle servitu escludono in massima le ser- vitu legali , e perclie nel dubbio devesi piuttosto favorire 4^ I 4 APPENDICE ITALIANA. che ristringere la liberta della proprleta , e perche le pre- scrizioni e le limitazioni del Codice passato intoriio alle servitu legali oltreche si comprendono nella legge civile , sono essenzialmente civili e non politiche esse medesirae , in quanto ristringono il ^diritto di privata proprieta come tale e ne' rapporti pnramente dell' individuo. Sicche per noi sta la massima die non si possa invocare il Codice ita- liano o gli Statuti di Milano , se non per le servitu legali gia consuinate ed acquistate, e che non si abbia a parlare pill di que' decreti se non in quanto siano espressamente mantenuti in vigore daU'odierna legislazione. Ad ogni modo il libretto del Garcano potrebbe giovare a richiamare 1' at- tenzione del pubblico sopra un punto quanto disputabile, altrettanto importante della nuova legislazione, o per dar luogo ad un' interpretazione autentica o legislativa che to- gliesse ad ogni dubitazione, o per suggerire una speciale provvidenza di maggior opportunity che metta in un per- fetto accordo la legge nuova colle antichissime usanze av- valorate dalla vista del ben pubblico o dalla necessita setn- pre imperiosa delle locali circostanze. Corpo del Diritto Civile in cui si contengono le Insd- tuzioni di Giustiniano , i Digesti o Pandette , il Co- dice e le Antenliche , ossiano Novelle Costituzioni , gli Editti non che le Novelle Costituzioni di Leone e di altri imperatori, i Canoni de' Santi, degli Apo- stall , ed I libii de' Feudl con brevl note Indicanti le leggl simlll , quelle che a vlcenda s"" lllustrano , le contrarle e le abrogate , premessa la Storla cro- nologlca del Dlrltto civile Romano. — Nuova edi- zione esegulta su quella dl Parlgl del i83o col te- sta latino a fronte. — Prima versione per istudlo e cura dl Francesco Foramiti glureconsulto. — Venezla , i836 , dalla tipogrqfia dl Giuseppe An- tonelli , vol. i.°, puntata /." , In 4.° pag. 79. Al frontispizio di questo libro non poirebbesi dimanda- rc : A clie pro una versione italiana del diritto romano ' Forse perche impingui la Biblioteca Italiana di Diritto Giu- stinianeo che va progredendo con grande alacrita in Venezia APPENDlCr ITALTANA. ^l5 anche col nuovo Commento alle Pandeue del Voet (i)' Qne- sta versione non apporta giovamento ne all' universale dei cittadini , perche il diritto romano e una legge morta, ne ai legali perche essi dehbono sapere aljbastanza di latino per intenderne il linguaggio. D'altronde quante parole massime dei Digesti non ammettono una fedele traslatazione ? Chi puo trovare 1' equivalente di qucste voci rogado, res man- cipi , vindicia:, condictio? Lo stesso Foramiti non traduce ne il rogatio , ne altre parole consimili per assoluto difetto di altre corrispon^Ienti. — Cio nondiineno sicconie a' di nostri la lingua latina non e piu cosi in fiore tra' giureconsulti , come a' tempi di Yinnio, di Voet e di Gravlna ; siccome il traduttore toise a volgarizzare il testo modernissimo di Pa- rigi del Corpo del romano diritto , die dicesi il piu cor- retto. ed il piu splendido che si conosca al presente , cosl non dubitiamo clie la sua versione non sia ricevuta con buon viso principalraente da coloro che non potrebbero da se comprendere tutta Li forza della legge dalla fondata intelligenza delle parole. AfTinche pero da essa possa ca- varsi si gran servigio, egli e d'uopo che sia fedelissima tenendosi equabilmente tra il senso letterale e lo spirito della legge. Sii di che ci permettiamo alcune osservazioni j p. e. a pag. 14 il Foramiti traduce rogas , rogat per dnmandi, domanda , mentre il rogare de' Romani suonerebbe in pro- posito alia proposta delle leggi assai diversamente. Cosi a pag. 6 qui urbis juxta ac civitatis conditor est , ei ce lo rende come fondatore dclla cited (urbis) e dello stato civile (ci- vitatis), in vece dell' orfZ/ne o stato politico, fapendosi da tutti che lo stato civile de' Romani era la qualita o capa- cita onde gli uomini avevano diversi dirltti ; laonde eravi tra loro lo stato civile di liberta , di famiglia e di cittadi- nanza (a). Ugualmente non appariranno troppo felici ed esatte le seguenti versioni : lege aliquid facet e (pag. 14) per fare qualche cosa con legge, in vece di dire per la Ifgge, o per una legge: constituebat (pag. yS ) per ha costituito; quod juhet senatus (pag. 47) per cio che conianda il senato; huic juri auctoritatem dederunt , cioe al diritto pretorio od onorario ( pag. 77 ) , per diedero autorita a questo diritto , (i) V. Conuiiento alle Pandette di Giovanni Voet. Versione ita- liaua. Venezia , 1834. (a) V. Heinee. Elementa Juris Ciulis % 76. 4l6 APPENDICE ITALIANA. in vece dl dire che gli venne data la forza od autorlta dl legge ; ruptum irritumne factum est (pag- 242), -per divenne rotto ed irrito parlandosi di testamento ; obligationes civiles aut sunt certe jure civili comprobatcs ( pag. 298 ), per com- provate da una determinata legislazione civile ; le specie di obbligazioni aut re aut Uteris per reaU o per iscritto ; ia vece di lettcrali 0 per lettera ; nihil autem interest utruni aliquis ex asse heres institutus aut totam hereditatem aut pro parte restituere , aut ex parte heres institutus aut totam earn partem y aut partem partis restituere rogatus sit (pag. 241), per e lo stesso tanto se alcuno sia instituito erede in tutta V ereditd od in parte , ovvero se sia pregato di restituire tutta r eredita 0 soltanto parte. Ne con qneste osservazioni vogliamo sconfortare , ma fare cuore al traduttore , affin- clie colla somma diligenza e collo scrupolo severamente nsati nel corso del suo lavoro il renda degno dell' intera approvazione de' suoi leggitori ed apprendere ad un tempo ai meno indulgenti che i legal! stessi possono trovare im- presa difficilissima 1' esatto e fedele traslatamento delle leggi romane. Delia legitdmitd posit'wa o negativa deUe pene prin- cipalmente delta pena di morte con l' oggiunta dun trattato del duello, dell avvocato Vincenzo Maecvc- ci. — Lugano, i835, coi tipi di G.B.uggia, in 8°, pag. SaS. Una lezione accademica sulla pena dl morte delta nella Universitd di Pisa il 18 marzo i836 dal professore Cjrmignani. — Pisa, tipogiafia Nistri, in 8.°, pag. 161. La citazione di qneste nuove opere chiarlsce die la qui- stione sulla pena di morte e riportata ora svil campo degli scrittori italiani , dopo essere stata discussa in Francia, in America ed in IsA'izzera. Siffatta quistione e troppo avvi- luppata e rilevante per parJarne in nn articolo d'annun- zio. — Chi sa che qnalche nostro collaboratore non si metta a trattarla distesamente, — Cio che di singolare scorgemmo nel libro dell' avvocato Marcucci si e qiiello ch' egli insegna intorno ai mezzi per estirpare il barbaro costume del duello. Qnesti mezzi per lui si ridnrrebbero APPENDICE ITALIANA. 417 a punire 11 duello coll' infamia del duello Imposto come pena in uno steccato eretto nella piazza , ed alia continua assistenza del cai'nefice. Ma si puo egli niai punire il de- litto colla consumazione d' un nuovo delitto? Ed una pena puo essere mai piii eflicace , quaado venga in potere dei delinquenti ? Opere cdite ed inedlte d'l Paolo Costa da lid accre- sciute e correUe. — Parma, i835- ]836, dai torclii di Fiaccadori, vol. tre in 12.°, pag. a88, 224, 209. Ci e grave di dover annunciare con queste opere la morte veramente inaspettata dell' egregio loro autore. Egli era ad un tempo letterato e filosofo , ma non lascio un lavoro die basti ad assicurare il progresso del gusto o dell' intelligenza , od un nome che molto lontani dal silen- zio della tomba. Nel primo volunietto dopo un proemio alia gioventu delle Isole lonie , va discorrendo il Co^ta del modo di comporre le idee e di contrassegnarle con vocaboli precisi , onde poterle scomporre regolarmente a line di ben raglonare. A questo inlento egli non seguita il costume delle ordinarie definizioui , ma prende priiici- plamento dall' analisi dei vocaboli non ben determinati desidero , voglio , amo , spero, temo , sostituendovene cosi alia grossa degli altri clie medlante la continua esperienza hanno acqulstata una spiegazione assai piii prossima al vero. Quindi facendo conoscere che cosa debliasi intendere per corpo , stati o modi de' corpi , cause, effetti , azione , impressione , agire , fare , onima , esseie , sensazioni, remini- scenze , piacere e dolore , viene alia conclusione che dal- 1' analisi di questi vocaboli e simili noti e semplici per loro stessi si puo sempre fare strada ad iscoprirne altri piii con)posti , e ch' essi altro non significano die modi pill o meno complessi di sentire o di seusazioni. Laonde e un assioma del Costa die dall' idea individuale for- misi la generale. Nel secondo ei tratta dei principj nor- mali della bellezza , del ragionamento e del inetodo por- gendo snila fine il prospetto d' un nuovo albcro delle scienze. I principj normali del bello s' appoggiano alia massima che cosa hella significa cosa piacente con ragione , sebbene il bello sia di sentimento e di percezione e non*di ra- gionamento , ed air altro trito criterio dell' armonia nella 4l8 APPENDICE ITALIANA. varieta e neirnnita: sicche T Estetica del Costa non avrebbe scg-passato nemmeno il fondo del bello sensiljile, o la me- diocriia delle opere piii volgari intorno a questa impor- tante materia. II rogionamcnto esseiido per T aiitore una serie concateiiata di sillogisini e non il semplice sillogismo die egli poi con nostro stnpore attribulsce ancora agli ani- niali brnti , conduce a scoprire alcuna cosa nella natura , ad onta cbe non sarebbe cjuesto il merito del sillogismo a giudizio anco de' suoi piii caldi sostenitori. II nietodo deve essere sintctico , ma non quello cbe incoinincia da definizioni composte di vocaboli oscuri ed esprimenti coni- plessi di idee, essendo questa una sintesi viziosa, ma cbe precede dal semplice al composto , dal composto al piu composto , e quindi dall' osservazione dei fatti e dalla rlcom- posizione delle idee. Nell' nlbero nuo\o delle scienze edifi- cato sul principio cbe i fatti costituiscono il fondamento ed il confine dell' uniano sapere , si divide tutto lo scibile ne'Ia scienza relntiva ai corpi e nella scienza relativa al- r uomo. La prima comprende le idee universali delle ma- tematiche pure e miste, e dopo le arti ed i mestieri. La seconda le idee suU' uomo senziente ed intdligente ed ope- rante , colle arti liljerali ivi sottoposte. Nel terzo ed ultimo volume conibatte il Costa i principj de' fdosofi trascendenti, alcune false opinioni di La Mennais ed il sistema degli eccletici, tentando dimostrare cbe la filosofia la quale costi- tnisce per elementi di tutte le idee le sensnzioni non con- duce altramente al matcrialismo ; e ponendovi termine con alcune lettere intorno ad una maravigliosa catalessi, al sistema de' Classici e dei Romantici cbe mette assieme cogli Eccletici o coi nuovi Platonici per farli viaggiar tutti pel mondo delle cliimere o della luna. Da cio apparisce cbe il Costa nella filosofia fu sensista condillacbiano , come in letteratura fa classico. — Se egli non ebbe il merito della profpndita ne come I'uno, ne come I'altro , consegni pero assai giustamente la lode di sommo critico e di purgato scrittore % alia quale noi possiamo aggiugnere quella di caldissimo e conscienzioso difenditore delle sne proprie opinioni. APVENDICE ITALIANA. 41^ Elemend dl fdosofia deW abate Pietro Pacanessi. — • Milano, iU36, presso Giuseppe Bernardoni iii o iiieiio prossimi erauo al centro del movimento. Nella citta di Napoli furono st ntite due sco'ise nella nolle medesima , e airindomaui il \esuvio jcttava Wii fumo densissiiiio. V A H I E T A . 427 9 niaggio, alle ore a e minuti 44. poineridiane, in Spa- latro ( Dalmazia ) e nei dintorni forte scossa , preceduta da ciipo inuggito sotterraiieo. II iiiovimeato del suolo fu ia sulle prime leggennente ondulatorio , indi fortemente suc- cussorio nella direzioiie da sud-est verso nord-ovest. Nel- I'atto della scossa spirava un forte vento di mezzodi-le- vante. 1 3 detto, alle ore 5 e minuti 3 del mattino, a Parthe- nay ( Francia ) due scosse dal nord-ovest al sud-ovest , acconipagnate da rumore sotierraneo simile a quello del tuono sentito in lontananza. La seconda scossa, clie fu niolto forte , cagiono uno spavento generale. Alle ore 2 pomeridiane altra scossa meno forte delle precedent! nella niedesima direzione. Ad Angers e a Nantes ne fu sentita una molto sensibile e lunga alle ore 5 e minuti 14 della niattina stessa e due furono sentite alia Rocella , la prima alle ore 6 del mattino e la seconda alle 2 pomeridiane. 14 detto, alle ore 8 e tre quarti del mattino, in Atene gagliardissima scossa. II al 18 giugno, nella provincla di Treviso (Regno Lombardo-Veueto ) scosse iierlssime : la prima fu sentita r 1 1 alle ore 1 1 della sera , la seconda , la piii violenta , alle ore 3 e mezzo antimeridiane , e altre 16 menu forti nel corso della settimana. Nel distretto di Asolo caddero delle case e molte furono gravemeute danneggiate (i). In molti punti dell' Italia superiore fu sentita una scossa nella niattina del 12 (2). i5 detto, ad un' ora poraeridiana, in Frascati (Romagna) due scosse leggiere. a I detto, alle ore 4 antimeridiane, in Venezia scossa ondulatoria della durata di 4 in 5 second! nella direzione di nord-est al sud-ovest , accompagnata da cupo rumore sotterraneo. (i) Le parroccliie dannpggiate furono otto , cioe BorbO ^ S Maria, Sfnionzo , Crespano , Possaguo , Fonte , S. Zenone e Liedalo. De' lo3o8 abitanti di quelle parroccliie 5i6 riiiiasero senza rij'o- vero per la rovina delle case ; 320f) ebbero ricovero pericolosd 0 disagiato al sereuo , e 6S86 riuiasero alloegiati con siciirezza nelle ioro case. Di 1943 fabbricatt , lOO caddero , 69a furono ^cl qual memento la sua altezza era di 25 gradi circa. Alle ore 9 il ba- roiiien-o segrrava pollici 27 7,0 , il termometro di R. + 8°,5 , Tigrometi-o 74° e ranemoscopio un SO. II cielo dal lato meri- dionale era coperto in parte da nubi nerissime. {*) Guide pratitjue des gotteux etc. Guida pratica dei gottosi e dei reumatici del dotr. Reveill-Parise , menibro delPAccadeniia reale di nvedicina. tlella legion d'' onore erc» — Parigi , 1 837, in o. V A K I E T a". 43.> loro ccononiia , e clie noa si lascia domare che niodili- cando , per quanto il si puo, qnesta stessa disposizione od abito del loro organisnio. L' asserire esscrvi un rlmedio speciflco contro la gotta e asserzione falsa, temeraria e noil degna di mente sana. La lettnra del Idjro di Ilevcill- Parise persuade ahbastanza di si trista verita. Due opinioni primeggiaao nelle sciiole medlclie intorno 11 reumatismo. In uaa e considerata slffatta malattia come di condizione pnramente infiammaloria , ed aveute la sua sede nel tessnto muscolare o nel filiroso; neil' altra si vuole tal morbo tenuto ia conto dl uaa nevrosi piii o meno intensa. La prima opinioue e adottata da' niedici della scuola itaiiana , e che al di la delle aipi e detta fisiologica. La seconda di piii vecchia data e la piu generalmente ammessa dai pralici consnmati. Alcuni recenti scrittori ol- tremontani pensano die le doglie reumaticlie qualnaque ne sla la sede, provengono oiigliiariamente da un" alterazione del midollo spinale palesata sempre da accresciuta e viziata sensibilita di un qualche punto della teca vertebrale. L'au- tore prima di pronunciarsi in favore di siffatta opinione, attende clie nuovi fatli vengano a corroliorarla , ed egli opina intanto che il reumatismo muscolare nou sia gia co- stituito da flogosi , ma bensi da una piii o meno intensa ed estesa irritazione sui generis de'rami nervosi e delle loro ultima espansioni intercellulari o interfibrose dei mu- scoli, infine che sia una nevTalgia non diversa da qualsr- voglia altra clie per la sola sua sede. II rimanente del libro che abbiamo tra mano verte tutto sui inezzi preservativi, palliativi e curativi del reumatismo sia acuto , sia cronico — L' interminabile farmaco|)ea dei rimedj che f'urono preconizzati in epoche diverse come utili ed aaco come specifici per combattere si dolorosa e pertinace malattia e esposta dalTaiuore con chiarezza e con sana critica. Avremmo solo desiderato clie in questa occa- sione egli si fosse intrattenuto alqiianto di piii nel con- siderare le opinioni di Hulse , di FolhetgiU , di Haygarth, di jMorton , non che di molti esperimentati pratici iialiani, i quali trovano qualche remota aualogia tra la feljl:)re rou- matica e le intermittent!. E cosa di fatto che ben sovente i malati di reumatismo non ritraggono sollievo ne da' sa- lassi gcnerosi e ripetuti , ne da sudori profusi , ne da pprganti , ne dagli epispastici, ne in line dai piii atiivi 40^. V A r. 1 E T a'. antiflogistici , derivativl , rivulsivi, pertiirliativi ere, e clic* il male si protrae a piii settiniane, ilaiulo poi luogo a pe- nose e luasjlie coiivalescenze eJ a frpi|iienli reridive ^ mentre si contniio molti sacccssl, comlDattendo la fehhre reumatica cogli alcaloldi delle cliiiie. Gindicaiido del merito del lil)ro del sig. Reveill-Parise possianio angnrare ad esso anticipataineiite in Italia lo stesso accoglimeiito che gia ottenne la riiysinlogie et Hygiene des homines livres aux travaux d'esprit del inedesimo aiitore , voltata in italiano dal dottor Renzl , e piibblicata P anno scorso in Napoli. B. M. Necrologia. Srin'a Donienico. La sera del giorno i3 Inglio niori dl C/io/c;a in Palermo Tab. Domenico Sciaa regio istoriografo , professore di fi- sica ed autore di molte opere lodatissime non pure in Si - cilia e in Italia ma fuori. AfFrettandoci a dare ai nostri lettori qnesta dolorosa notizia pnghlamo , come ci e dalo per era , uno scarso trlbnto di stima alia meinorla di qnel- Tuomo si illustre e si benenierilo degli iitili studj. Ma ri- torneremo sopra qnesto argomento Cjuando il sig. barone Yincenzo TMortillaro pul)blirlipra la Vita del suo illustre coiicittadino , alia quale sappiamo che gia s' e accinto. n. GfRONi, F. CAnLJxi, L rvMAOALU e C. Brvgnatei.u , direttori ed cliiori. Pubblicato il di lO ao;osto 183-. ■'■ vin, i> -i, 'J Milano . dair I. R. Slamprria. 435 IND ICE delle materle contenute in ifuesto tomo LXXXVI. PARTE I. LETTERATURA. ED ARTI LIBERAL!. Ui, irico e Lida , novella di T. Grossi pag. 3 Studj sulla storia dclle arti, di P. I. Dechazelle. — Arti- colo 2.° ed ultimo >/ 26 Le antichitd di Alba fucense nesli Equi , misurate ed illustrate da C. Proniis » 1 53 Dissertazioni sopra le anticliita italiane, di L. A. Mu- ratori : con note »» 172 La Georgica e I'Eneide volgarizzate in ottava rima da L, Maucini " 297 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Continuazione degli Atti dell' I. R. Accademia econoniico- agraria del Georgofili di Firenze " 48 Giornale agrario toscano " ivi Del riniovimento e trasporto di murl , campanili ed altre parti di edifcj " 1 84 Breve notizia del prof. Capocci intorno alle scoperte del Melloni sul calorico » 190 OpuscoU matematici e fisici di diversi autori " 3 14 Repertorio dei veleni e del contravveleni , di G. Taddei >i 326 Nuovo saggio sulla origine delle idee , di A. De Ro- smini-Serbati. — Anicolo 1° »» 333 Saggio sul buon governo della mendicita , degli istituti di beneficenza e delle career i di C, I. Petitci " 848 PARTE STRANIERA. Lc teorie piii recenti dei botanici del Nord in fatto di fisica vegetobile, esposte da V. Cesati. — ArtuoloT.." Istituzioni botaniche di C. A. Agardh " 71 Examen critique de Vhistoire de la geographic , par A. De Humboldt " 201 Analecta grairunatica maximam partem anecdota. Par- ticula J I et ultima " 209 4.36 I N D 1 C E. Memoire sur les causes de la paste , et sur les moyens de la detruire , par M. Pariset pag. 3 60 APPENDICE ITALIANA. Arti belle , Archeologia. — Giuda per osservare con metodo i monuniend antichi e moderni della ba- silica Ambrogiana " 240 L'Ape itallana delle belle arti, giornale " 386 La Terra Santa ed i luoghl illustrati dagU ApostoU , vedute pittoresche » 40 1 Econoniia pubblica. — Intorno alia fondazione ed alio stato attuale degli Asili di caritd per V infanzia in MHano , relazioiie di G. Sacchi " 246 Educazione. — SulV istruzione convcniente alle diverse condizioni di persone ecc. , di G. Bagutti >> 87 5 Colloquj e ragguagli domestici indirizzati all' educu' zione della fanciuUezza da M- PariYia " ivi Vn nuovo amico della gioventii " ivi Guida delV educatore , di R. Lambruschini " ivi Istitutore elementare , di G. Codemo " ivi II Narratore " ivi It Giovedi , lettura pei giovanetti , di A. Mauri e C. Grolli " ivi Eloquenza. — Orazione pel giorno onomastico di S. M. il re Carlo Alberto, di P. A. Paravia " 240 Filologia. — Gramatica della lingua spagnuola , di F. Marin "238 Filosofia. — Delle cognizioni uniane, trattato di A. Abba » 245 Letter e a FUomato sulle credenze primitive e sulla filosofia sino a Socrate , del suddetto " ivi Dell' unico principio e fine del diritto universale , di G. B. Vico : traduzione " 269 Opere edite ed inedite di P. Costa " 417 Elenienti di filosofia di P. Paganessi >» 419 Jdeologia di P. Bottura " 420 Corso di filosofia di A. Giusti " ivi Fisica , Chimica. — La Fisica della Spettacolo della natura dell' ab. Pluche recata agli odierni lumi , diuloghi di. B. Bizio " 260 Legislazione. — Della legislazione civile , di F. Sclopist> 408 Jstituzioni del diritto pubblico interna pel Regno Lomhardo-Veneto , di A, Lorenzoni " 4'° I N U 1 C E. ^Zj Manuale teorico-pratico suW uso delle acque secondo le leggi clvili , giusta i principj esposci da G.D. Romagnosi pag. 411 Delle serviiu legali , dissertazione di F. M. Carcano." 41 3 Corpo del Dirltto civile , prima versione per cura di F. Foramiti , >» 414 Delia legittimita positiva 0 negativa delle pene, prin- cipalinente della pena di morte , di V. Marcucci » 416 Una lezione accademica sulla pena di morte, di G. Carmignani •> ivi Medicina. — Trattato di medicina pubblica, di G. L. Gianelli " 42 1 Poesia. — Odi quattro all' arnica ideale , di F. Dal- V Ongaro » 86 II Levita di Efraim, poemetto descrittivo di F. De Combi " 89 / miei primi canti , poesie di T. Solera » 1 1 5 II conte TJgolino, tragedia di G. B. Zannini " 211 Semele e la Sposa di Messina , tragedie di F. Schil- ler ; traduzione di A. Muffti » 2.16 Commedie di A. JVota » 219 Andrea , storia contemporanea , di G. Sand " 98 Liriche di G. Borghi " 404 Beligione. — S. Gregorii Papce Begula pastoralis, etc.'' 268 Discorsi parrocchiali , istruzioni catcchistiche ecc, di A. De Bosmini-Serbnti » 4o5 La Sacra Bihbia secondo la volgata, colla iersione di M. Martini, c colla spiegazione del Sacy . . .» 408 Storia , Biografia, — Di Angi'lo Eino e delle sue ge- sta , di A. Meneghelli » 112 Trento e sue vicinanze , di G. Pinamontl " 248 Ricordi intorno agli inciiti medici , ctiirurghi e far- niacisti die praticarono loro arte in, Venezia dopo il 1740, raccolti da M. G. Levi >r 253 Delle lodi di Francesco Aglietti , di 31. G. Levi. . .» ivi Biografia di Gaetano Alfonso Buggeri, di M. G. Levi » ivi Storia del Pupa Pio VII del cav. Artuud , tradotta da C. Rovida » 364 Saggio storico sulla vita di Epicarmo, di L. Tirrito >> 368 FaLti storico-militarl dell' eta nostra, di A. Lissoni •• ZjZ Stoiia naturale. — Elementi di storia naturale di Ed- n-urds e Camte , versione di E. Maranesi " a6a 438 1 N D I C E. V A R 1 E T A. jfrtL belk , Archeologia. — L'so del la pktura sui mo- numenti funtbri dei Greet pag. 423 Naove scoperte ad Atene „ 423 Ard € mestien. — Solenne distribuzione dei premj d'in- dustria agricola e manifatturiera fattasi in Milano u 118 Sulle strade ferrate degll Scati Uniti d' America , let- tera di L, Tinelli >> a63 Errata-Corrige " 294 Fisica, Chimica. — ■ Sulle forze che reggono la costi- tuzione interna dei corpi >» 1 3a Delia natura delle calamite e degli scandagU ma- gnetici , di F. Zantedeschi -/ 1 3 4 Analisi di alcuni colori che nei secoli 14.° e i5.° furono adoperati per le pitture del Campo santo di Pisa , di G. Branchi -; 1 4 1 Sulla dispersione delle due elettricitd , sperienze di G. Belli: con tnvola in rame » a.'iG Calamite composte di parti senza coesione fra di lore » 286 Ossen-azioni meteorologiclie di uprile » i5i ^——— — di maggio 290 . — di giugno >/ 439 Terremoti sentiti in diversi punti d/i globo nell'an- no 1 83 6 " 4^5 Aurora boreale osservata a Parma hi sera del 18 ftbbrajo 1837 " 429 Geografia, Viaggi. — Viaggio sul fiume delle Amazzoni " 284 Matematica. — Legge dell' inserzione delle foglie nelle piante " 286 Medici na. — Guida pratica dei gottosi e dei reumcuici, di Rei-eill-P arise " 432 Necrologia. — Giuseppe Mofon » 289 Treviranus " 291 - Giacomo Leopardi " 293 Domenico Scirui " 434 Storia. — Storia di santa FUsabetta d' Unsheria , lan- gravia di Turingia, del conte di Montalembert : tra- duzione di N. Negrelli " 143 Giudei nella Cina innanzi Vera cristiana » 424 Storia naturale. — Sui combustibili foss/li degli Stati Uniti d' America, Icttera di L. Tinelli " J 44 43y Zstratto delle ossen'azioni ineteorologiche fane uUa riuoi-'a torre astronomica dell' I. R- Ossen'utorio di Brera all'altezza di tese i3,62 (^metri a 6504 ) sulV orto botanico , e di tese 70.48 [metii 147,11) sul IweUo del mare. ^