:■'-*■ '.4$. y. ■' -X? »> ^ BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE LETTER ATURA,SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. Tomo XCVI. ANNO VENTESIMOOUARTO. Otlobre, Novembre e Dicembre i839. MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE. IMPERIA.LE REGIA. STAMPERIA. // presente Giornale, con tutti i volumi precedenti , e posto sotto la salvaguardia della Lcgge, esseudosi adempiuto a quanta essa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Nozioni fondamentali di estetica di Gratiliano Bo- nacci. — Foligno, 1837, in 8.° di pag. 187. R, .endiamo conto di questo libro per dimostrare come in Italia dopo il Cicognara , il Talia , il Ve- nanzio , il Zuccala , il Visconti ed altri parecchi si continui a dar opera agli studj estetici. I quali studj noi reputiamo che siano utili a procurarci una esatta conoscenza del cuore uraano , e quindi giovino alia morale pratica ; ma che non contribuiscano del pari a render le nostre lettere e le nostre arti feconde , efficaci e gloriose ; ad ottenere il qual fine avvisiamo clie piu valga un' ora d' ispirazione italiana che tutte T estetiche dell' Europa. Per non uscire pero dei li- miti al nostro lavoro prefissi, e per non ripeter cio che altre volte in questo Giornale fu detto , ci ri- stringeremo ad esporre lo scopo che l'aiitoresi pro- pose , la partizione del suo lavoro , i principj che pose per fondamento delle sue dottrine e 1' ordina- mento che diede alle sue idee. L' autore stesso nell' introduziotie che premise ai suoi ti-attati determina colle seguenti parole quale sia lo scopo delF opera sua: ccFissare, egli dice, il vero scopo delle arti belle , e da questo derivare i loro comuni e fondamentali principj , ecco il tema del presente scritto che viene consacrato alia studiosa gioventu. » All' introduzione seguono sette capitoli, i quali in 5a paragrafi si suddividono. 4 NOZIONI FOND\MENTALI DI ESTETICA., 11 cap. I tratta dell" indole e dello scopo delle arti belle; ed in esso, in cinque paragrafi distinti, si pro- cede ad esaminare qual nozione concepir si debba dell' arte, quale sia fintento proprio delle arti belle, come le arti influiscano sullo incivilimento , qual sia T origine ed il progresso delle arti nella vita delle nazioni, quale final mente sia la natura delle belle arti. Nel § i afferma 1' autore che Parte si puo de- tinire e come funzione e come disci plina ; che con- siderata come funzione essa e : « una disposizione delle cose e delle i'orze della natura preordinata dalla mente ed esegnita dalla energia dell* uomo in quanto con tale disposizione produce un dato effetto da lui proposto come fine o intento » ; che considerata in- vece come disciplina, si puo farla consistere : « in un complesso ordinato di norme, ossia di regole de- dotte dai rapporti necessarj delle cose, a cui Tuomo conformar debbe la sua potenza , onde ottenere un intento da lui preconcepito. » II quale intento nel § 2 1* autore c'insegna che varia in ogni singola arte; poiche tutte le arti dipendenti dal disegno intendono a rappresentare le imprese degli eroi, a raccomandare le loro azioni e le loro immagini alia memoria dei posteri per eccitare in questi una nobile emulazione; l'architettura mira « a destare le idee del maestoso, del sublime, delfordine e delfeleganza; » e lo scopo in complesso della musica , della poesia e della elo- quenza quello si e d' indurre le cognizioni del vero colla rappresentazione del bello, di muover le volonti e di svegliare Tamor della patria e della gloria ed ogni pubblica e privata virtu. Nel § 3 1" autore spiega qual sia 1' influenza delle arti in quelle due epoche dello incivilimento sociale, nell'una delle quali predomina la fortuna, nell'altra 1'impero deirarte: nella prima, le forme del bello sparse nella natura richiamano l'attenzione delfuomo e nasce Timitazione, onde le mentali facolta si sviluppano, e dal sensibile si passa all" intelligibile , e dalla schiavitu dci sensi e della fantasia alia signoria della ragione ; e nella secon- da , le belle arti aprono nella societa « una scuola m c. r.oNACCT. b novella ove si apprendono le verita piu sublimi, che alia pace, alia tranquil] ita, alia giustizia, all" online in una parola della civile unione piu intimamente appartengono. » Nel § 4 V autore parlando dell" ori- gine e del progresso delle arti belle distingue nella vita delle nazioni l'eta infantile, nella quale preval- gono gl'istinti animali e la sensualita, la giovine eta ch'e l'eta dell'entusiasmo e dell'eroismo, e l'eta ma- tura di cui e guida una illuminata intelligenza. Nella prima eta sorgono le belle arti, ma sorgono deboli, informi, manchevoli ; nella seconda progrediscono e traggono incremento dal valore, dalle virtu, dalle im- prese magnanime e generose; nella terza pervengono alia loro maturita, « ricevono norma dalla filosofia e assumono un carattere tutto proprio del tempo, con- formandosi alio spirito nazionale e ai costumi del po- polo; e pero la loro indole non e piu eroica, ma ci- vile. » Finalmrnte nel § 5 si discorre sulla natura delle belle arti e si conchiude: « tutta l'essenza delle arti belle consistere in una funzione per la quale ap- prendendo noi dalla natura i varj elementi del bello, li combiniamo nella nostra fantasia e ne formiamo concepimenti quanto e possibile perfetti , e quindi gli esprimiamo con quei segni che arrecando somma- mente diletto ai nostri simili ingeriscono nella loro inente e nel loro cuore quelle idee, quei sentimenti, quelle affezioni che sono idonee a migliorarli. Nel capitolo II 1' autore tratta del Bello ; poicbe dopo aver considerato le arti belle nelle primitive loro nozioni e nelle relazioni loro general! , « vuole la ragione del metodo che si venga a parlare di questo mezzo potentissimo che tutte , sebbene con diversi argomenti, pongono in opera per satislare ai loro uffizj verso rumana convivenza. » Dopo alcune osservazioni preliminari , che 1' autore chiama pre- nozioni , sulla diihcolta di definire ll bello e di co- noscerlo coll' ajuto del ragionamento , egli si volge ad investigare qual sia il principio generatore del bello ; e considerando che il bello produce sempre 1' amore e che le sole cose che si amano in se sono 6 N0ZI0NI FONDAMENTALI DI ESTETICA, il vero ed il bene, egli dopo molte riflessioni si con- duce ad esprimere il principio generatore del bello in una formola precisa: « il vero ed il bene tra- dotti in immagine , o se nieglio si vuole, una idea da cui si riflette buono e vero. » Proseguendo la sua disamina nota 1' autore esser falsa la sentenza che a costituire il bello basti il solo verisimile ; poi- che T idea che costituisce il bello ha una forma sen- sible ed una razionale; in quella e semplice verisi- miglianza, in questa e verita; ed in quanto al bene, in primo luogo avverte che bisogna guardarsi dal confondcre il bene coll" utile, poiche questo si rife- risce alia felicita individuale, quello all'ordine gene- rale, I' ana ore di quello e interessato, l'amore di que- sto e purissimo ; ed in secondo luogo nota in quali diversi modi serva il male a render piu energiche le commozioni del bene ed a fame risaltar la va- ghezza. Poscia riflettendo quante siano e quanto sva- riate le sentenze pronunziate intorno al bello, e vc— lendo pur fame qualche cenno , V autore avviso di eleggere fra le altre quelle del Venanzio, del Gerdil e del Gamier e di mostrare la coincidenza di quelle colle sue , e le trascelse perch e gli parve di ravvi- sare in esse una qualche derivazione di quelle tre scuole, nelle quali fodierna filosofia si divide, della scuola sperimentale cioe, della razionale e della tra- scendentale. In fine conchiude 1' autore che il bello ha precipuamente tre fasi che si manifestano nei tre gia indicati periodi della vita degli uomini e delle nazioni : « la prima e puramente sensibile ed ivi e bello il piacevole come Y utile e buono ; la seconda e fantastica, e la grandezza e la forza ne sono i ca- ratteri, come la maraviglia n' e I' effetto; la terza finalmcnte e morale, ed in essa prevale siccome prin- cipio del bello il vero e buono insieme. » Nel capitolo III si considera il bello distinto nelle diverse sue specie, e se ne fanno due partizioni, dc- dotte la prima dagli effetti che produce , la seconda dalle facolta colle quali la si comprende. Nel pri- mo modo il bello si distingue in sublime, pateaco e DI G. BONACCT. n grazioso; nel secondo in sensibile, razionale e morale. Sublime non puo essere clie « quanto vale a destare in noi direttamente V idea della divinita , o a mani- festarci direttamente qualche cosa clie alia sua es- senza si riferisca , cioe all' infinito : e si divide in sublime d' immagine , di azione e di sentimento. Siccome il sublime giustamente fu appellato divino, cosi d'uopo e clie il patedco si dica umano; e se ne ha di due maniere , diretto e indiretto. Si ha il primo quando il contemplato oggctto e atto in se a destar la pieta; il secondo quando l'oggetto stesso mostrando di voler eccitare tutt' altro affetto, eccita in fatto la pieta e tanto piu forte quanto sembra na- scere da noi stessi e dalle intime nostre disposizioni. II grazioso risulta « dalle affezioni soavi e delicate che sorgono all' aspetto non di una maschia virtu ma della vereconda e modesta ; ed un sorriso , un movimento gajo e scherzevole ne sono la materiale espressione. » Passando poi ai diversi generi di bello distinti colla seconda partizione, il bello sensibile « si puo far consistere in un' attitudine che hanno certi oggetti di esercitare moderatamente i nostri sensi, onde nascono quelle gradevoli impressioni, le quali essendo da noi distintamente percepite, ven- gono poi riportate agli oggetti stessi che le hanno eccitate; » dopo di che V autore avverte che i soli sensi della vista e deH'udito sono dotati della pre- rogativa di apprender il bello. « U bello razionale non si apprende dai sensi , ma si percepisce dalla ragione. Vero e bene pero che i sensi sono lo stru- mento necessario per cui la ragione giunge a quella percezione. Finalmente quando la bellezza ha fatto impressione sopra di noi, spesso avviene che 1' anima e spinta a porre in atto esterno la bellezza stessa che sente dentro se ; ed il sentimento che a cio la spinge e 1' atto che ne risulta sono belli anch' essi come la cagion loro , e siffatta bellezza chiamasi morale. In conseguenza di tutte queste nozioni, che 1" autore chiarisce con riflessioui diiTuse e con esempli tratti da preclari scrittori ed artisti , le indicate 8 NOZIONI FONDAMENTALI DI ESTETICA, forme del bello si possono considerare come tanti modi diversi preparati dalla natura e posti a dispo- sizione dell' arte per educare il senthnento al vero ed al bene, e muovere dappresso la volonta ad ope- rar la virtu. » Dopo aver considerato il bello nell* esser suo e nelle varie sue forme, 1' autore nel cap. IV passa a considerarlo nella mente umana. L' uomo , egli dice , contempla il bello nella natura, e volendo coll' arte imitarlo ne sceglie le parti, le modifica, le combina secondo il suo particolare concetto ; per tal modo questo bello e naturale in cpianto clie nell' universo lo contempliamo , e ideale nel concetto che la nostra mente se ne forma , e artificiale quando con segni e strumenti viene al di fuori rappresentato. Quindi l'autore procede a discorrere del bello naturale, delle sensazioni e dell" associazione delle idee, dell" imma- ginazione e della sua stretta corrispondenza colla ra- gione, delle relazioni che ha il bello ideale coi luo- ghi e coi tempi e per ultimo del genio ; ii quale 1' autore stabilisce che sia « Fimmaginativa creatrice del bello e benefattrice degli uomini ; onde fattitu- dine pronta ad afferrare i concetti razionali ed a tras- mutarle in forme fantastiche, e la possanza del ge- nio e le buone arti sono tutte sue liglie. » L* espressione del bello e il subbietto del cap. V. Perocche non basta per le belle arti che il razionale sia convertito nell' ideale mediante il genio , e biso- gno altresi che le idee di una mente si trasfondano in un' altra, e cio non poo nascere che pel ministero di cose materiali e sensibili. « Le arti belle adunque riposano sopra una duplice versione, e Tuna e dal razionale all' ideale , 1' altra dab" ideale al sensibile e corporeo. » Colla prima si crea il bello; colla seconda si esprime. « Create il bello e poesia, esprimerlo con efficacia e eloquenza: dunque tutte le arti belle non sono che un aecordo tra poesia ed eloquenza. s> Ma dopo la prima versione spetta alfingegno far la seconda, cioe rappresentar Y ideale con forme cor- poree :,,onde « il o;enio di sua natura invisibile e DI G. B0NACCI. 9 fugacc diviene sua merce visibile e permanente. » L'ingegno e adunque dall' autore definito, « Lattitu- dine e la f'acolta di esprimere quello che dalla mente fu concepito. » La diversa maniera di questa espressione e di que- sta esecuzione chiamasi stile, il quale, parlando de- gl' individui ritragge dalla costituzione organica, dalla educazione , dalle opinioni , dai costumi ; parlando delle nazioni dal clima e dalla favella. b' autore parla quindi del senso estetico e del gusto , della critica , dell' ammirazione e dell' entusiasmo e dei caratteri distintivi delle arti belle in particolare ; e dopo una lunga serie di riflessioni sopra questi argomenti egli scrive : « Tutto cid ch' e linguaggio o in altri ter- mini tuttocio che puo servire all' espressione di un' ideale forma il naturale strumento delle arti belle. Ma linguaggio pu6 esser dctto propriamente e im- propriamente o sia in lato senso. Linguaggio detto propriamente e una espressione dei nostri pensieri e dei nostri all'etti fatta niediante gli organi corporei ; linguaggio in signilicato meno proprio e una corri- spondente espressione fatta col mezzo di cose diverse della nostra macchina , ma da noi attuate e disposte. Dividcremo dunque le belle arti in dueclassi: nella prima collocando quelle die usano un linguaggio pro- priamente detto , e nella seconda quelle che di un linguaggio in senso improprio si valgono. » Se- condo questi principj P autore classifica le belle arti ; e pone nella prima classe 1* arte del dire che la poe- sia e T eloquenza comprende , la musica che si di- stingue in vocale e stromentale, la mimica e la danza che si formano di quel linguaggio che si chiama di azione ; e colloca nella seconda 1' arte dei ^iardini , l'architettura, la scultura e la pittura. Dopo la quale classihcazione egli discorre i caratteri ed i prcgi , i fini ed i mezzi di ogni singola belParte, cominciando dalla musica fino alia pittura ; e per ultimo indica i limiti che alle belle arti sono pretissi. « Se, dice il signor Bonacci , se alcune condizioni essenziab del bello non esistessero, la creazione e la IO NOZIONI FOND.VMENTALI DI ESTETICA , espressione tli esso non sarebbe arte, il genio mau- cherebbe di fondamento, il gusto non avrebbe norme e nulla sarebbe la critica. Cosa dunque della massinia importanza e sapere se queste condizioni esistono e quali esse siano ». Ed a questo oggetto e dedicato il cap. VI in cui si tratta successivamente delle re- gole, delle licenze, dell'ordine, dell' unita e della varieta, della proporzione, della convenevolezza, della naturalezza e deirinteresse. II cap. VII riguarda all* arte del dire. L* autore s'in- troduce nella materia atTermando « che la parola e Tanima e la vita dell' uomo interiore, che ad essa e raccomandato il buono , il vero ed il bello , cli* e 1* anello che il niondo tisico al morale congiunge , e senza di cui la vita dell* uomo sarebbe orrida e sel- vaggia. » ]\Ia questa parola fu dapprima una neces- saria manifestazione e fu eflicaee ed ammirata; quindi T uomo prestandovi atteuzione e studiandone il ma- gistero apprese ad eseguire con premeditazione cio che prima faceva a caso, e la parola divenne un'arte. Quindi T arte del dire e dall" autore in generale de- finita : anzi citate. 3o LIVELLAZIONI FATTE NEL FERRARESE T A V O L A I. Alcunl risultamenti delle livcllazioni futle negli anni 1 8 1 2 e 1 8 1 3 lungo il flume Po da Stellata al mare. Descrizione dei punti stabili , o capi saldi compresi nella livellazione. II di sopra del listello della base della torre delforologio di Stellata Punto di guardia all* idrometro della cliiavica di Stellata Punto di guardia alP idrometro di Ficcarolo.. Pelo dVcqua della pieaa del Po nel 1808 raar- cato sull idrometro di Stellata Pelo dacqua della piena del Po nel 175 5 mar- cato al predetto idrometro Sott" arco sinistra inferiore della cliiavica Pila- strese Coltellata superiore al detto sott* arco Soglia della porta del casino pubblico di Pa- Iantone , . Sott1 arco della predetta porta Punto di guardia alf idrometro di Palantone . Sommita dell idrometro anzidetto Pelo d acqua della massima piena al medesirno idrometro osservato il 1 5 ottobre 181 2, a 6 ore pomeridiane II di sotto del sottofascia del grondale del ca- sino di guardia alia Maroncina Soglia della porta maggiore della chiesa di Vallunga Architrave dell* anzidetta porta Soglia della porta maggiore della chiesa di S. Maria Maddalena Soglia della porta maggiore della chiesa par- rocchiale di Pontelagoscuro Punto di guardia al Padimetro di Pontelago- scuro 15,079 1 1,646 11,710 13,916 i3,367 9,855 14,045 i3,93a 16,642 10,766 i3,66i i3,656 1 5,o8o 1 0,2 5 1 13,041 8,687 1 1,681 9,504 CLI ANNI l8l2 E l8l3. 3i Descrizione dei punti stabili , o capi saldi compresi nella livellazione. Sommita del Padimetro medesimo Pelo d"1 acqua della massima piena osservato al Padimetro predetto il i5 ottobre 18 12 a 7 ore pomeridiane Sommita del marmo nomiaato in piu visite fatte al Po clie sostiene il cardine inferiore della porta di un magazzino Soglia della porta verso Po della via coperta a Pontelagoscuro Soglia della porta della casa Rimbaldese, n.° 244.. Sott^ arco clella porta medesima Soglia della porta verso Po delf osteria di Fran- colino Sott arco della porta medesima Punto di guardia al nuovo idrometro di Fran- colino Punto di guardia air idrometro veccbio pure di Francolino Pelo d" accjua della massima piena osservato al predetto idrometro il 1 5 ottobre 18 12 a 6 ore pomeridiane Sommita delF idrometro di Paviole presso Ca Massari Punto iufimo di detto idrometro Soglia della porta del casino Massari alle Pa- viole Sou1 arco della porta medesima Terrazzino suueriore alle due scalette clie met- tono alia porta del casino de^ Frati a Fossa d"Albero Soglia della predetta porta Sott1 arco della medesima Punto di guardia all* idrometro nuovo di Zocca . Punto di guardia all" idrometro veccbio di Zocca. 12,965 12,054 10,819 11,677 6,915 9,465 10,825 14,725 9,171 9,i55 u,865 8,176 5,666 8,082 5,38a 10,819 10,964 13,919 7>998 8,36i 02 LIVELL\Z10Ni FATTE NKL FERRARESE Descrizione dei punti stabili, o capi saldi compresi nella livellazione. Pelo d1 acqua della massima piena osservato a Zocca il 1 5 ottobre 1812 a 6 ore pomeridiane. Soglia della porta del Casino pubblico di Zocca . Sottf arco della porta medesima Soglia della porta maggiore della chiesa par- roccbiale di Zocca Sott"1 arco della porta medesima Marmo posto sopra la chiavica di Garofolo dalla parte superiore ove calano le saraci- nesche Sott1 arco superiore della detta chiavica II disopra della fascia dell4 imposts sinistra del- T arco sinistro verso Po della chiavica di Raccano Sott^ arco sinistro anzidetto Parapetto , o corso di pietre dalla parte supe- riore del ponte chiavica Salina Sott1 arco inferiore al pavapetto anzi nominato Punto di guardia airidrometro di marmo fatto a scala nel sostegno di Polesella Soglia della porticella a destra entrando nel sostegno dal ponte di pietra a Polesella . . . Soglia della porta delTosteria, detta al Dazio, di contro a Polesella sulla destra del Po . . Sott"1 arco della porta medesima Soglia della porta verso campagna del casino pubblico di Guarda Ferrarese Sott1 arco della porta medesima Punto di guardia airidrometro vecchio di Guar- da Ferrarese Pelo d"" acqua della massima piena del i5 ot- tobre 1812 a 6 ore pomeridiane, osservato al detto idrometro Soglia della porta maggiore della chiesa par- rocchiale di Guarda Ferrarese 7TU 1 1,191 10,54a 12,79a 7, 1 a8 9>47°" 1 1,076 8,289 7,3o8 8,a38 9,995 6,968 7,888 10,896 8,993 1 1,743 10,423 1 3,277 7,5o3 9,593 5,346 GLI ANNI Iol2 E 1 734 5,939 8,111 6,716 8,084 8,i58 8,5oo 8,786 8,686 BibL Iial. T. SCVI. 34 livellazion; fatte nel ferr\uese Descrizione dei punti stabili, o capi saldi compresi nella livellazione. Pelo d'acqua della massima magra del 29 gen- najo 1812 osservato all' anzidetto idrometro. 25^77 Soglia della porta maggiore della chiesa par- rocchiale di "Villanora 4,oo5 Architrave della porta medesima 8,2 3 8 Sedile di marmo soito l1 arco verso Po del pic- colo atrio della cappelletta di Fossasamba . . 5,687 II di sotto del predetto arco 7^477 Imposta dell1 arco medesinio presa dalla parte superiore 7^84 Punto di guardia alfidrometro vecchio di Ber- ra posto vicino al Po 5,841 Punto di guardia all1 idrometro nuovo messo vicino airargine 6,279 Punto di guardia all1 idrometro vecchio' posto vicino al Casino pubblico di Berra 5,854 Punto di guardia all' idrometro nuovo posto vicino al Po 6,254 Pelo d accpa della massima piena del i5 ot- tobre 18 12 a 6 ore pomeridiane, osservato a Berra 7»774 Soglia deir arco di mezzo del portico del ca- sotto di guardia a Berra posto suITargine vecchio 8,0 1 1 II di sotto delf arco anzidetto 10,373 Soglia della porta maggiore della chiesa della Beata Vergine della neve, al di sopra di Pa- pozze . . 2^177 Sott-1 arco della porta medesima ^,077 Soglia della porta deir oratorio di S. Stefano situato sulla punta inferiore del Bonello di Papozze 79464 Sott1 arco della porta medesima 9,81 3 Soglia della porta maggiore della chiesa di Santa Ma»a J 3,889 GLI ANNI l8l2 E l8l 3. 35 Descrizione dei punti stabili , o capi saldi compresi nella livellazione. ~ 0 3 Sott1 arco della porta medesima Sommita deiridrometro nuovo alto metri 4,5oo sostituito al vecchio a S. Maria Sommita dell1 idrometro vecchio di S. Maria alto metri a,5ooo Soglia della porta meridionale della casa del paron Giuseppe Montani in Corbola Sott arco della porta medesima Soglia della porta delf oratorio di S. Francesco Architrave della porta medesima Soglia della porta verso Po della chiesa par- rocchiale di Mazzorno Architrave della porta medesima Soglia della porta delf oratorio della Vallona . Sott"1 arco della porta medesima Punto di guardia all1 idrometro di marmo della Cavanella di Po Marmo all1 orecchione destro entrando nel so- stegno della Cavanella, che rimane vicino alfidrometro anzidetto Platea del sostegno medesimo ove poggiano Ie porte (sotto Forizzontale Conti metri 1,483) II di sotto della soglia del pergolo verso Po del palazzo a Ca Nani Soglia della porta delf oratorio a Ca Zen. . . . Architrave della porta medesima Soglia della porta della chiesa parrocchiale di Taglio di Po destro Architrave della porta medesima Soglia della porta dell1 oratorio Viviaui a Ta- glio di Po sinistro Sommita dell1 idrometro piu basso collocato a Taglio di Po destro Punto infimo delf idrometro piu alto collocato in corrispondenza al precedente 7,184 6,840 7,829 3,622 5,832 5,828 8,558 3,325 6,8o5 5,733 9'IJ7 4,168 6,487 7,029 4>743 7,806 4,614 7>9J4 5,337 4,534 3,534 36 LIVELLAZI0N1 FATTE NEL FEIIRARESE Descrizione del punti stabili , o capi saldi compresi nella livellazione. Soglia della porta del campanile di Contarina. Sou' arco della porta medesima II disotto del listello superiore alia predetta porta Soglia della porta della chiesa di Ca Capellini. Architrave della porta medesima Soglia della porta della chiesa abbandouata di contro al molo Farsetti . , . . Sott' arco della porta medesima Soglia della porta della chiesa di Ca Keggio . . Architrave della porta medesima Sommita delf idrometro (alto metri 4) situato sulla sinistra del Po dirimpetto al molo Farsetti Pnnto infimo deir idrometro (alto metri 2,5o) corrispondente al precedente e collocato vi- cino all-1 argine Soglia della porta delf oratorio al molo Farsetti Sott'nrco della porta medesima Soglia della porta delF oratorio di Ca Pasta... Sott' arco della porta medesima Sozlia della porta della chiesa a Ca Venier . . . Architrave della porta medesima Soglia della porta della casa detta il Roucone posta in Golena Sott1 arco della porta medesima Soglia della porta verso Po della Ca Giova- nelli a Ca Giavonelli • Architrave della porta medesima ■ II disotto della prima fascia inferiore del ca- jnino sud-ouest della casa detta FOsteria vec- chia della Maestra posta sulla destra del Po- ll disotto della seconda fascia di esso II disotto della terza fascia Sommita delf idrometro della Maestra alto me- tri 4 . - S a .3 2,702 4,482 4,852 2,075 4^73 3,867 6,540 1,909 4,694 3,838 2,838 3,779 5,899 2,985 6,12: 2,175 5,o35 3,042 5,275 1,872 4,192 3,091 4,629 5,939 2,67: C.T.T AftNl lol2 P, l8l3. % DesCrizione dei punti stnbili , o capi saldi s & t .- compresi nella livellazione. M .2 c M o 2 S ^ - O Punto infimo del medesimo sotto V orizzontale Cooti , metri 1,328 , Soglia della porta della cliiesa Gilioli vi- 2,53i 11 disotto della chiave del sottarco della 5,749 Soglia della porta dell1 oratorio delfAnco- 4»5o.3 7,5 1 3 Soglia della porta verso Po del palazzo Martello 4>9J7 7,7i7 Soglia della porta verso Po del Casino pub- 3,573 5,963 d Punto di guardia alf idrometro vicino al « 4,607 < Sommita del marmo ov1 e collocato fidro- ._ \ 6,578 o Sommita della divisione dell' idrometro rne- P-i 5,928 Sot^arco della chiavica di S. Basilio preso 3,324 0,434 Sott'arco sinistro inferiore della chiavica 2,795 3,702 Soglia della porta verso Po dell" osteria 4,584 7,564 Puato di guardia all1 idrometro della Mesola . 3,879 Soglia della porta del casotto de1 fanti di 2,735 4,680 38 LIVELLAZIONI FATTE NEL FERRAUESE Descrizione dei punti stabili , o capi saldi compresi nella livellazione C Soglia della porta maggiore della chiesa della Donzella Architrave della porta medesima Soglia della porta maggiore della chiesa della Gnocca a Ca Soranzo Arcliitrave della porta medesima II disopra del gargame destro della chia- vica a Ca Tiepolo Platea della chiavica medesima Soglia della porta della chiesa parroc- chiale delle Tolle Sott" arco della porta medesima Soglia della porta verso Po del casino di finanza a Ca Donati Sott1 arco della porta medesima Soglia della porta verso Po di Ca Dolfin Sott arco della porta medesima Marino destro della prima chiavica Fi- notto discendendo il Cnmello Platea della chiavica medesima Soft1 arco verso il Camello della chiavica Dolfin alia Palazzina Platea della chiavica medesima Parte inferiore della divisione dell idro- metro di marmo alto due nietri situato alia foce del Camello 2,oo3 5,091 1,718 5,863 3,761 o,3oi 2,17a 5,o3a 2,38i 4,36i 2,084 4.817 3,354 0,143 2,353 o,3oi 0,171 GLI ANNI l8l2 E l8l3. 39 T A VOL A II. Osservazioni idrometriche fattc lungo il Po da Palantone al mare. Anno Altezze delP acqua sopra Forizzontale Conli i8i3. osservate nei luoghi seguenli : cu u 6 3 cu 6 i S a* -2 B 5 o is V s 0 0 re 09 c to 0 a a _3 3 « .2 £ ~$p— ' 0 5 "5 g id -S 6 ■a g "3 6 0 S U fa - o o fa bo S3 O fa 0 pa « £ r-i 'd fa £s O ra faO 10 6A 8^3 6,98 metri metri 4,52 0,76 5,45 2,21 1,7! 0,80 8 49 7,06 5,45 >,44 84 45 28 76 i,o5 10 5? J7 55 5o 80 53 5i qi 4o 12 63 59 62 5q 99 61 42 2,OD 08 2 P 68 24 68 67 4o6 69 28 o5 4 7> 29 79 75 10 7' 5i 01 i i b 74 55 80 81 16 77 3 1 i,97 6 A S,83 7»5o 6,37 5,o6 4 ^9 4,00 2,68 2,04 0,89 8 85 55 38 5,qq 1 1 42 01 70 07 1,22 i o 85 53 5q 6,10 1 1 44 o3 72 20 47 1 2 85 54 4o i5 12 45 o5 78 24 58 2 P 84 55 4o i3 '4 47 07 78 22 4 84 55 tf i3 i5 48 08 78 16 12 6 84 55 47 6,4o i3 1 5 48 08 77 i5 3,12 6A 8,76 •7.5o 5,14 4,47 2,78 1,07 V 8 75 47 3q 6,07 10 46 78 i5 1 3 -2 in 74 46 38 07 12 45 79 21 35 c-> 12 72 43 36 07 10 44 81 2D /,3 r; 2 P 68 °9 55 04 oq 45 80 23 4 65 58 aq 01 06 42 76 '7 t3 6 6o 55 28 6,10 5,99 04 4,8q 4' 64 12 0,91 6A 8,45 7,2 1 4,26 5,89 2,66 2..05 8 42 '7 0Q 5,8i 86 23 86 64 04 i,o5 to 4o '4 °7 7-5 82 20 84 62 08 25 12 3? 12 00 73 80 18 82 62 «4 07 2 P 35 08 5,90 70 77 '7 80 61 i3 4 29 06 q8 67 74 »4 7« b7 o5 6 27 o3 9° 65 72 1 1 7J 55 00 1 4 6 A S,i6 6nS() 5,70 4,58 5,98 5,65 2,27 ',9T o,8q 8 i ;> 88 78 5,44 55 96 60 24 90 97 IO 12 86 7" 4i 52 94 58 i\ 9' I, ID 12 IO 82 6q 37 5o q< h- 00 99 5o 2P 08 81 67 55 4? 8q 5o 3'6 97 4 06 7 s 65 35 45 ^7 55 4' q4 6 o5 73 6o| 29 42 85 5o 3? 88 s;1 40 I.1VFLLAZT0NI FAT TE NFL FEBfcAr.ESF Anno Altezze dell* acqua sopra 1: Porizzonlale Conti i8i5. ossevvale nci luoy :ii segueiili : a3 6 G * 5 0) a 3 0 0 c 0 0 N .-9 0 "0 eS u P? « re a '£ « 5 .2 6 a 5 0 s S '5 "3 2 -a — u 6 1 0 - U 2 O S _ is Ph to P< 0 — W i5 6A Tfi7 6,62 5T48 metri 4,28 3,73 3,5q 2,3o rji OjSq 8 86 5q 47 5,l6 26 7' •V 27 7« 9° 10 85 5? 40 i3 23 6q M 26 8ii 1,02 12 8/j 55 3c, 10 20 66 55 26 83 i5 aP 83 55 38 °7 18 65 5) 27 Sb 4 8o 5i 5; 07 16 60 29 25 82 id 6 6 A 78 48 Ou 04 '4 60 28 3i 78 7^0 6,44 5,2f) 4,02 3,19 5,i8 2,lS !,69 0,87 8 69 40 18 5,o5 00 49 iG ib 68 87 lO 07 38 '7 4-9° 3,99 47 i5 i5 68 94 12 66 36 16 i>>6 94 46 10 12 7' i,o5 2P 65 55 i5 88 96 44 1 1 12 7^ /, 64 35 10 85 94 44 1 1 i4 75 I- 6 G2 5i 09 «4 94 43 1 (j 5,o4 10 2,07 71 1,64 6 A 7.56 6,25 5,oo 5,8G 3,35 0,90 8 ' 55 22 4-99 4^5 84 34 02 04 64 9° g IO 54 a 1 q8 70 83 '6b 00 04 64 94 1 2 53 '9 97 7° 82 Sa 2 )99 04 66 1,00 V •jP 53 19 97 69 81 01 99 O) 69 4 5a 18 96 67 80 3u 0,8 04 70 18 6 So 17 6,1 1 9^ 4,87 67 79 5u 9« Oil % 6A 7.46 3,75 5,24 a ,9 1 'j97 1,61 o,q5 8 45 10 87 4,6i 72 23 91 97 62 97 10 41 09 86 i>9 7 1 20 ft1 9« 62 97 12 43 oq 80 i>9 7 1 22 9° 99 63 99 2P 42 08 80 bff 70 22 8c, 99 65 4 4' OT 70 66 69 22 88 2,00 67 i<) 6 40 °7 76 i>3 68 2 1 5,i6 S8 '■■99 i?9' 67 6 A 7'^7 6,o5 4,76 5,64 i»5q 0,98 1 8 r<; 01 75 4,5o G5 1 ;> 93 63 1,10 to 36 5?99 75 48 62 1 b 9« 6G 01 12 7,5 99 75 47 62 10 97 64 i4 2P 35 98 68 44 61 ib 9 3 H U 3 0 u 0 N "3 "0 s a 8 So* C3 ._ — a> S C3 si C- — 1 -t. Ch U Jh 0 s faU 20 6A 7,5o 5,q5 4™,b5 uwri 3,58 3,12 2,79 rs i,bo i,o3 8 5o 95 64 4,4 > 57 1 1 79 9' b5 16 10 29 94 bo 4' 5b 10 70 95 b5 02 12 28 9* (Jo 40 5G 10 70 qD 65 12 2P 27 92 bo 4o 5b 10 78 94 5q 4 27 «9 bo 39 55 oq 78 qo 58 21 b 27 »9 5,85 5g 4,57 08 54 08 5,o3 77 9° .,84 58 1,52 1,01 6A 7,23 3,48 2,71 8 22 85 5b 4,35 47 02 70 85 5b 20 10 22 84 55 32 47 02 qo 66 l6 12 21 82 os 3o 4b 02 72 9' 66 OO 2P 20 81 55 27 4 b 02 73 8q 58 4 '9 81 55 27 4b 02 72 87 55 23 6 '9 80 5,8o 5o 4,48 24 45 5,42 01 2,q8 69 84 1,81 5i ',54 1,01 6A. 7:T9 2,bb c g •9 80 47 4,^7 42 97 66 82 b2 2 5 £ 10 r9 80 4? 25 42 97 67 88 bq 54 E 12 18 80 4b 25 42 99 69 9' 66 08 iV 18 80 46 24 43 3,oo 6q 88 58 en 4 18 80 4b 24 43 00 6q 85 52 23 b GA 18 7,25 80 5,85 45 4,5o 24 44 3,48 00 5,oo 68 84 i,85 5i 2,70 i,53 1,07 a 26 8b 5o 4l27 47 01 70 87 5q 3o 1 0 29 «7 bb 27 47 02 72 94 72 55 1 2 32 88 bb 28 49 04 74 98 74 17 2P h 9-S 58 29 5i ob 7« 96 66 4 42 99 bo 35 52 08 78 q2 5q 6 57 G,o5 7,16 b8 5,79 44 55 4,32 10 77 91 55 i,6S 24 6 A 8,77 5,b8 3,54 2,1 5 0,87 8 88 34 99 5,3b 49 88 46 2b 76 i 1 2 10 9,0 1 5o b,oq 83 70 4,o5 64 4o 94 00 12 °9 G8 '9 b,02 9° 23 79 5i 2,00 20 2P 3 1 79 39 22 J>,ii 42 4,01 b. ob 4 00 89 bo 4o 01 5q jq b8 08 b 47 8,00 78 4S 47 76 5o 82 14 —1 42 LIVELLAZIONI FATTE NEL FERRARESE Anno Altezze deiracqua sopra l' orizzontale Conli 1 8 1 5. osservale nei luoghi segnenti: 6 6 a : 0 re a re a re re .2 6 _rt a> 6 -0 = U 5 u V S 3 3 0 a re "re 0 c a, ao 0 0 N Oh 0 'o 0 u 0 re re en «sj CO .^ ■5 re QJ U 0 re 0 s r°f3 metri «,«ri m«ri metri metri metri metri metri metri metri mitri 25 6A 10,25 8,77 7,60 6,l8 Vfl 4,q5 5,34 2,54 1,08 8 3o 88 70 7,43 5o 52 5,o5 38 56 21 10 4' 95 90 46 4' 63 16 4o 63 36 12 47 9,08 97 54 5i 73 24 54 37 2P 56 18 8,00 66 62 84 35 71 4 64 26 06 75 70 93 35 76 26 6 6 A 79 34 9?67 16 8.26 83 80 7,«5 6,01 48 82 3,87 11,04 6,35 5,00 1,20 8 10 7° 68 8,24 iq 38 70 o3 02 1 1 it 72 72 27 22 4' 75 07 45 12 i3 74 72 3o 25 44 79 i5 i»i uP 14 77 80 55 28 47 81 12 4 '4 79 81 58 5o 5o 82 10 27 6 i5 80 9,7° 85 4i 32 7>29 5i 6,48 5,9' 82 °9 5,o6 1,27 6A 11,01 8,86 3,82 CJ 8 10,98 68 86 8,32 25 45 88 80 06 36 ,<3 ro 88 62 67 27 22 42 86 79 07 47 c 12 83 57 65 23 18 38 84 78 10 do uF 7« 52 57 18 14 34 79 75 10 C/j 4 71 46 49 lb °9 52 75 82 00 28 6 65 40 q,oq 49 06 o5 27 6,00 71 5,45 77 2?99 2,85 6A 10,29 8,o5 6,79 5,87 1,24 8 26 o5 o3 7>72 71 5,95 42 84 87 5o 10 20 01 00 97 60 59 84 52 70 87 4 08 86 97 ^7 56 70 28 75 85 29 6 04 83 96 7,68 5i 53 78 28 5,02 74 ,5, 60 89 1,19 . 6A 9>72 8,57 6,27 5,54 8 74 53 67 7,26 23 5o 00 56 27 1,17 10 74 5o 66 25 22 47 4,96 54 58 35,, 12 7^ 4'. 60 '7 18 45 9s 42 4i 4o 2P 7=> 42 6j »4 i5 42 92 4i 4 72 J9 52 08 12 39 9< 58 0 67 44 47 02 °9 36 87 36 GLI ANNI l8l2 E 1 8 1 3. 43 Anno Allezze delPacqua sopra Porizzonlale Coali i8i3. osservate nei luoghi seguenti : V d u z 0 V 3 a i 2 3 0 a 0 u 0 N 33 "3 CO So _o 3 a — 2.2 •3 3 .2 6 so-* H -5 3 — -3 % S !5 .2 2 -2 "3 0 3 0 a CO f"n u fa £^ So 5o 6A 9/1 4 8,25 7,3o me«ri 5,94 5,23 4m,74 5,37 ','9 ^d 9 8 44 21 =9 92 21 72 3 2 24 1,13 43 10 4- 17 28 8q 19 7" 5i 32 27 c 12 56 lb 27 88 17 65 3i 57 37 V 2P bS I 1 26 86 i5 64 29 4 5i oq 25 84 i3 62 27 1 6 29 oG 2.} 7,20 82 1 1 4,95 G2 25 6A 9''o 7,89 5,65 4,48 3,17 1,26 8 "9 8G 18 61 c# 46 i5 28 IO °7 84 '7 5q 91 44 12 55 13 o5 82 iG 57 88 42 oq '^ 2P 04 80 i5 54 86 4' 07 4 02 78 i3 52 84 39 07 — 6 6 A 02 77 7.84 10 5o 8.1 '57 o5 t 9>'5 6,98 5,5. 4,8i 4,56 3,02 1,35 8 i5 88 95 6,5 1 52 82 3G 04 4- x-29 10 16 89 pa 54 55 84 36 06 38 55 12 l7 9° 90 56 55 85 38 on 38 58 2P 20 92 94 5q 58 87 4o 08 4 24 9^ 7,00 62 60 89 4' 09 ■- — 7. 6 6A 34 99 8,G8 o5 7,75 6G 62 9' 5,36 43 10 3,02 i,58 C 10,01 6,16 i,5q 8 04 7b 78 7,3 1 25 46 42 42 58 10 '4 82 90 37 34 56 4> 4o 55 12 J9 «9 97 46 5o G5 58 58 02 2P 25 94 M 54 62 71 66 4 25 96 °9 64 62 77 70 4 6 GA 23 9,00 9,'9 12 8,26 66 66 6-»77 82 5,99 77 5,87 ',44 1,34 10,52 5,44 8 55 24 q5 7,83 80 6,02 47 9" 44 ^7 10 60 2q DO 86 8G c5 5o 91 4' 29 12 65 54 34 92 qo oq 55 92 38 18 2P "7 5p 40 95 q3 12 55 96 4 75 44 43 q8 97 16 Go 98 G 80 46 i)0 8,06 7,00 '9 62 4,00 44 LlVELLAMONI FATTE NEL FERRA.UESE Anno Altczzc deiracqua sopra P orizzonLale Conti iSi3. osservate nei luoghi seguenti : d a re 6 re c cz <* ci .S 0 •3 re "a3 6 u 3 M t„6« — 0) TD "^ S | 3 o re ~ 0 0 0 1) 0 0> re re 1/2 5 re ._ 5 re ,1 O 0 — 0 0 0 re S-i bO 0 b-i [5, (J mftri • . - i laetri metri metri metri metri metri 5 6 A IO,94 q,6 1 8,70 7,20 6,5 7 5,78 4,'4 1,45 8 q6 65 7° 8,24 20 58 80 5o 48 1,4 0 iu on 65 7 o5 4o 92 4 24 o5 QO 77 79 00 46 89 7 6 6A 20 00 07 7,9' % 72 6,(0 5,95 5,68 42 86 5,67 i,3o 9,85 8,60 5, 1 5 i,58 8 85 64 79 7^7 07 65 12 65 45 ^9 u IO 77 5q 76 54 33 61 10 64 45 4" a 12 72 56 75 5 1 29 57 o5 61 34 20 6 2P 6q 5. 70 29 25 4« 01 59 4 65 47 66 25 22 5o 4,q8 56 8 6 60 43 8,«9 60 7,55 •7 18 5,q6 47 74 42 3,55 1,52 GA 9,56 5,26 4,74 1,27 8 55 17 3o 7,00 Q2 2 J 73 34 42 3- K) Ji i5 25 6,88 8S 20 70 h 5o 47 12 5n 00, 20 85 86 '7 67 34 38 3o aP 27 08 16 82 82 •4 64 02 4 25 04 IO 82 79 1 1 62 27 9 6 22 02 IO 80 76 08 4,q2 59 4,46 24 6 A 9,06 7,84 6,q5 5,5q 5,12 1,25 8 o5 82 qo 6,57 D7 9° 43 10 3cj i,3 1 to 01 81 88 57 54 87 40 oq 56 5i 12 8,99 78 85 54 5 1 85 58 07 42 42 2P 97 75 84 5i 48 83 34 o5 4 q5 72 85 5 1 46 81 33 o4 6 9^ 72 80 48 44 79 5a 00 Gil A NNI 18 1 2 E I 81 3. 4.J Anno Altezzu deiracqua sopra Porizzonlale Couli i8i5. osseivale nei luoglii seguenli : u h 6 a C3 cd , CJ Q co re .2 6 2 3 o c v — 0 c O N V SO jo 0 tn S re ._ O % 2 3 T 3 0 re « 1 O C3 Pa eo U b £ u " * 10 6 A s5? 7,6 1 6,66 n,etr, 5,5o 4»66 «« m.«ri 1,20 1,14 8 8o 59 64 6,34 2Q 65 34 4m 10 7* 58 62 3 1 28 64 5; 65 12 ;G ft bo 28 27 62 5i 45 al> 76 i>3 !>9 28 23 60 4 75 55 58 25 25 5q 6 73 5i 56 22 21 57 1 1 6A 8,63 7»45 6,4o 5,oq 4,4? 4,02 1, 1 5 8 60 4i ^9 (hi 4 OC, 45 OO 25 i,3 1 10 58 4o 38 1 1 07 44 OO 48 58 i a 57 Sfl ^7 1 1 06 43 0,99 2,2() 5o 48 2l' 5? 68 55 08 o5 42 9« 2 3 4 57 35 3o 06 0.-) 4« 98 l6 IQ 6 56 34 7,28 00 o5 02 40 96 i3 GA 8,4? 6,20 4-97 4,33 3,9' 25°9 1,12 8 48 27 20 ^99 94 32 88 1 1 25 10 47 26 20 96 92 31 86 •4 44 0 12 4& 26 19 9P 91 3o 84 22 £1 0 2P 45 25 18 9s t(U aq 84 "i 4 43 2/j «7 9^> 89 28 84 1 5 6" 43 22 16 9" 88 27 85 06 i 3 8 A 8,34 7,i5 6,08 4»7t) 4,20 3,7q 2,i)3 1,1 1 8 32 i4 o5 5,85 78 '9 77 o5 i4 10 D I ia o5 82 77 >7 75 06 00 12 5 1 1 1 04 79 76 16 74 12 40 2l> 3o Ofl 02 7*> 74 16 74 i3 4 28 08 00 76 7^ 1 5 72 08 ■4 6 26 08 VJ7 76 72 »4 7' 02 1,08 (5 A 8,22 7,00 5,91 4,64 4,06 5,65 Ji'tg 8 21 00 9° 5,67 65 o5 65 a,ou • 5 IO 20 00 9° 64 6a o5 63 02 3i 12 '7 6,98 8q 61 61 04 62 06 42 2P 16 q8 88 61 60 o4 62 1 2 4 16 97 87 58 5<» o5 62 1 ; 6 i5 9« 87 58 58 1 02 61 "'\ \() L1VEIXAZI0NI FATTE NEL FERRARESE T A V O L A III. Pendenza del pelo delta corrcnte del Po secondo le osscrvazioni fatte il 22 settembre 18 1 3 da Palantone al mare, diviso quel tratto di flume in nove sezioni. Nome dei luoghi deirosservazioue. Palantone Pontelagoscuro. . . Zocca Polesella Cologna Berra S. Maria Taglio di Po . . . . Molo Farsetti .... Foce della Maestra Distanza da un luogo all' altro seguendo il corso del fiume. i45oo i2i5o 374o l225o 665o 7620 17000 1 1000 i35oo Allezza media del pelo della corrente iopra Vorizzontale Conti. Pendenza del rente tra un 7,l84 5,8oO 4,464 4,245 3,426 2,987 2,676 i,856 i,5S9 pelo della cor- luogo e l'altto. Per 1000 metri i,384 i,336 0,219 0,819 0,439 o,3 1 1 0,820 0,267 o,4 1 9 0,0954 0,1099 o,o585 0,0669 0,0660 0,0245 0,0482 0,0243 o,o3io T A V O L A IV. Le pcndenze medeslme , dividendo il tratto del fiume da Palantone al mare in cinque sezioni. Palantone Zocca Cologna S. Maria Molo Farsetti Foce della Maestra 2665o 15990 14270 28000 i35oo 7,, 84 4,464 3,426 2,676 i,589 1,170 2,720 i,o58 0,750 1,087 o54'9 0,1020 0,0649 o,o525 0,0589 o,o3io GLI ANNI l8l2 F. l8l3. 47 Tavola V. Stato dell alta e delict bassa tnarea osservato nel 18 13 agli idrometri situati ALLA FOCE DELLA MAESTKA. AL MOLO FARSETTI Altezza dtl pelo Altezza del pelo Tempo dell' acqua sopra DifTerenza Tempo dell'acqua sopra DifTerenza delle l'orizzontale Conti delle l'orizzontale Conti di livello osservaziom. nel tempo tra lain osservaziom. nel tempo tra 1' alta ilella marea. e la della marea. e la 2 6 s 5 Oia. Alta. Bassa. marea. S i s '-5 Ora. Alta. Bassa, marea. 1 3 5 Ant. 0,677 metri 0,575 ■ 1 1 J, 252 >4 5 0,702 0,570 - 1 1 1,2^2 i5 5 3o' 11 3o 1,262 0,712 o,55o 0 ►3 16 is I') 6 12 6 20 12 20 7 12 45 7 3o 1 3o 1,222 I, l57 1,107 1,222 0,702 0,692 0,647 0,672 0,520 0,465 0,460 o,55o ~~" »4 5 »4 9 Ant. 1,418 melrl 0,527 0,478 motri 0,100 ■ 1 1 i,oo5 2 5o' P 1,5 18 2 5 5 o,562 25 8 5o A i,458 0,710 0,070 ■ 1 1 1,272 4 10 r 1,528 <; »6 5 1 1 3o 1,367 0,597 0,770 26 8 3o A 2 P 1,598 1,458 0,140 J7 5 3o 0,642 0,720 »7 8 3o A 1,528 0,080 11 3o i,362 2 3o P 1,608 Memorie delVI. R. Istituto del regno Lombardo-Ve- neto, volume quinto. — Milano, i838, dull I. R. Stamperia, in 4.0, di pag. 282, oltre la dedica e lindice delle materie. Vended da L. Dumolard e figlio, corso Francesco, e presso la scgreteria del- l Istituto medesimo. I 1 Istituto cli scienze, lettere ed arti daU'epoca della sua fondazione ha pubblicato undici volunii di Memorie; i primi sei col titolo di Memorie dcW Isti- tuto nazionale italiano vennero in luce in Bologna ( ove questo Corpo accademico aveva in origine la sua sede) negli anni 1806, 9, 12, i3; gli altri cin- cpie, sotto il titolo di Memorie dell I. R. Istituto del regno Lombardo-Veneto , furono impressi a Milano negli anni 1819, a 1, 24, 33 e 38« L'antica serie e divisa in due classi, Tuna chia- mata di fisica e matematica, l'altra di scienze morali e politiche e congiuntamente di letteratura e belle arti; dei sei volunii poi, quattro, formanti due tomi, ap- partengono alia prima, e due, formanti un torao solo, alia seconda. Ciascun torao ha una prima parte che presenta un discorso preliminare, e gli estratti di alcune Memorie che si vollero pubblicare in coin- pendio , ed una seconda parte contenente le Memorie che si stimo di conservare per intero. L' ultimo vo- lume poi offre tin indice alfabetico delle materie trat- tate in tutta questa parte della raccolta. I volunii della nuova serie sono anch' essi divisi in due parti, nella prima delle quali, sotto il nome di Storia dell I. R. Istituto, si e data una Notizia delle dissertazioni accademiche lette nolle radunanze ordi- narie e solenni si in Milano , che in Venezia e Pa- dova, alcune Note storiche sopra i socj defiinti, fra le quali si distinguono TElogio del Morelli scritto da Angelo Zendrini , e quello del Volta scritto da Pietro MEMOUIE DELL I. K. ISTITUTO eCC. 49 Conligliachi, ed in fine il catalogo dclle opere pro* sentatc in dono col nonie dei dona tori: nella seconda poi si contengono , come neir altra sei'ie , gli scritti presented dai socj e scelti per essere pubblicati per intero. Ouesta interessante raccolta potra , speriamo noi , d'ora in avanti continuarsi con piu regolarita dal- ristitnto ora nuovamente resraurato, ed al quale e at- iidato Tincarico non solo di ptibbjUcare periodicamente le proprie Memorie e i proprj Aiti, ma di aggiungere ad essi diversi cenni sopra le opere nuove che com- pariscono alle stampe e sulle nnove scoperte ed in- venzioni. Dopo queste gcnerali notizie, accostandoci a par- lare del volume V a cui si riferisce il presente ar-i ticolo ci e grave il dover dire ch'esso coutenendo in gran parte si in intero che per estratto diverse Memo- rie postnnie, ci richiama alia mente le gravi perdue che 1' Italia ha rccentemente f'atte di nomini llhistri qnali sono nn Racagni e un Breislak, i cni lavori arricchiscono il suddetto volume; a questi pero S*ag-« giimgouo alcuni scritti tTantori viventi, cioe del so- cio prof. Carlini e del 1*. f. di segr. dott. Fantonetti. Dopo la dedica a S. M. I. R. A. Tlmperatore Fer- dinando I s' incontra nella prima parte la relazione della pubhlica straordinaria radunanza tenuta dall'Isti- tuto il di 14 maggio i835 per onorare nel miglior modo che per esso potevasi la memoria sempre glo- riosa di S. M. I. R. Francesco I che morte rapi il a marzo dello stesso anno. Noi non ci tratterremo qui a render conto di quella relazione, a cui va unita per intero Torazione in morte della prelotlata M. S., giacche di essa ha gia estesamente parlato la Biblio- teca Italiana nel tomo suo 78.0, pag. 436 e seguenti, e solo faremo notare che per una dimenticanza, cer- tamente involontaria , nell' attuale volume non si fa alcun cenno della lettura, colla quale il delhnto consi- gliere bibliotecario Gironi chiuse quella convocazion-*, ranmicmoraudo la riconoscenza che dalle provinces Jiibl. leal. T. XGVI. 4 OO MEMORIE DF.LL I. II. ISTITUTO lombarde debbesi air augusfa casa d' Austria ; della quale lettnra si sono conservati i pin distind tratti nel suddetto articolo del nostro giornale , pag. 444. Dal signor Fantonetti suddetto e stesa la continua- zione delle Note storiche supra i socj defunti, nella quale Pautore con cbiara e felice concisione di stile rammenta i tratti prinr.ipali della vita e dei lavori dei celebri Carlo Amoretti, Vincenzo Dandolo , Giu- seppe Bossi, Giacomo Morelli, Giuseppe Luosi , Giu- seppe Maria Racagni, G. B. Brocclu, Pietro Tambu- rini, P*\olo Rufiini, Andrea Appiiatii, Giuseppe Avan- zini, Siro Borda , Vincenzo ?Jonti , G. B. Venturi , Antonio Cagnoli , Pietro Moscati. La seconda parte delle Memorie dell' I. R. Istituto, contiene j^li scritti clie seauono. Delia istoria romana di Cajo Vcllejo Patercolo , saggio di. traduzione , col testo a f route , di G. Battista Fantonetti. = Di Vellejo Patercolo tre versioni furono gia pubblicate; Puna del conte Spiridione Petrettini nel 18 13, Paltra di Gnglielmo Manzi neli8i4, Pultima di Boccanera Panno dopo. La prima fa accolta nella Biblioteca storica e ristampata nel 1826; e quella ne pare, cbe per la fed eh a delTinterpretazione, la disinvoltura dello stile e la bonia della lingua dovesse bastare al bisoa;no , che di questo istorico minore potesse avere qualche giovane nieno esperto deli" idioina latino. Nel saggio della nuova traduzione sembrafci pure di dover lodare la diligenza, la Scelta delle migliori lezioni e lo stu- dio della lingua. Se non clie qnesto e forse sovercbio, tantoche la narrazione presenta una tinta un po" strana e procede disuguale e impacciata. L'alTettazione e Po- scurita dell' originate passano talvolta nel traduttore; il cpiale se era tenuto a ritrarre fedelmente il suo au- tore, poteva adoperare in tal guisa, cbe col pa di quello apparisse il difetto, e suo merito Paver tentato d'emen- darlo. Per venire a qualcbe esempio, d'oscurita e du- rezza ne sembra cbe peccbi il brano seguente (p. i3): « 1 Rodii stessi dianzi a' Roniani di stretta fede, in quella di dubbia , specolata la fortuna , fur vedtiti PEL REGNO LOMB.UIDO-VENETO. OI teneie piu da lui (Perseo); e il re Eumene posto dal- Inn dci lati e i principj del fratello e l' antica fa- migliarita, in quella guerra fe' di mezzo. » Quin Rhodil quoque fidclissiml antea Romanis, turn dtibia fide, speculad fort.unam, proniores regis pardbus fuissc visi sunt: et rex Ewncnes in eo bello medius fail animo, ncque fratris initiis, neque suae rcspondit consuetudini. Ne piu chia ra che nel testo e questa sentenza (pag. 19): cc cio che reso odioso, non cessa di es- serlo, linche piu non sia. » Ncqae ante invisum esse desiuit. quain esse desiit. Ne piano riesce, a nostra sentenza, V andamento de* seguenti periodi (pag. 19-21): « Ne altri seppe piii di lui le ore di ozio, che lasciavangli suoi ullizj, partire , che sempre fra 1' arnii e gli studj , come il corpo a'pericoli, cosi l'animo al sapere usava. » Ne- que enim quisquam hoc Scipioue elegantius inteivalla negotioruin otio dispunxit, semperque at it belli out pa- ds serviii arlibus. «. Io fo ragione, tu punto non duhiterai, o Vinicio, non facesse nieglio per la Repubblica rimanersi ancor nuova de" Corintj , che non tanto saperne, e al pub- blico decoro quella ignoranza non piu convegnente di questa cognizione. » Non tameti, puto, dubitas, Viuici, quin magis pro rcpublica fuerit mane re adliuc rudctn Coriuthiorum inlelleclum, qttatii in tantum ea intclligit et qiun hac prudentia ilia imprudentia decori publico fuerit corwenientior. Errata crediamo 1' interpretazione cf alcuni modi e vocaboli, come nei luoghi seguenti: Ea estate claris- sitnas Grciii nominis Licurgus, Lacedcetnonius, vir ge- neris regii, etc. « Di questa eta il chiarissimo Licurgo di nome Grajo, uomo di regia schiatta, ecc. » Hoc sacrum eodern loco instituissc fcrttu\ etc. <■<■ Nar- rasi da centovent' anni in quel pur sito sacra isti- tuissela Atreo, celebrando funebri giuochi a suo pa- dre. » Qui sacrum vale res sacra, cosa appartenente a religion©, istituzione religiosa. 52 MEMOR1E DELL' I. II. 1ST ITU TO In hac tarn prcecip'it.i festinatiouc , quae me mice, pronive gurgili-s ac verlicis inodo niisquam patitur con- sistcre ... « lo . . . quasi ruota, die da vortici e gorglii volta non soiTre essere in quale s' e l'uno dei lati fermata ...» Ma di cio basti. Osscrvazioni snpra i lerre/il compresi tra il logo Moggiore e qucllo di Lugano alia, husc meridionals delle Alpi. Lcworo postumo di Scipioiie Breislak. = « 11 presente scritto, cosi comincia I'aatore, e de- stinato unicamente ad eccitare la curiosita de" nostii nazionali die aniauo la mineralogia e la geolos;ia ed a ridiiamare la loro attenzione sojna i feuomeiii die ci presenta la superncie di una parte assai piccola in Vero , ma molto interessante ddla contrada meridjo- nale subalpina. Questo lavoro epero riescira aggrade- vole ed utile andie a molti die non professano la geologia, e specialmente a tutti quelli die vorraimo prolittare della circostanza del luogo in oui taloia si troveranno per breve tempo. La salubrita del clima di Varese ihvitando molti agiati della capitale a pas- sare in esso qualdie mese dell" anno, e nell'ozio, so- vente nojoso della campagna , quale occupazione si puo avere piu grata die quella di esaminare la eo- stituzione fisica di un tratto di paese die per la di- sposizione, per la forma e per la composizione delle sue montagne e delle sue valli colpisce gli sgnardi delle persone le meno istrutte, e die sono abituate a vivere nella grande ed uniforme pianura della Lom- bardia? Varese posto ad una distanza presso a poco eguale dal lago Maggiore e dall'altro di Lugano e una stazione molto comoda a quelli die vorraimo stu- diare la contrada compresa fra er sceverare dalle buone le false dottrine , e porre le prime nel loro giusto punto di vista. Nel fascicolo pel mese di ottobre 181a della Biblioteca britannica, parlandosi di certo opuscolo del sig. Gougb, si rimproverava que- st* ultimo perehe non conoscesse uno sperimento, d al- trondc notissimo, il quale a giudizio del compilatore dell* articolo valeva a determinare , senza che ne ri- manesse traccia di dubbio , la direzione in cui si muove la scintilla elettrica. In seguito con due arti- coli inseriti nello stesso giornale, il sig. J. P. Pictet non solo rammenta il medesimo esperimento, ed un altro analogo ne aggiunge, ch' egli ama di chiamare experimentum cruris, ma ricapitolando ogni cosa quasi si compiace daver jipigliata I' eletti icitd fiuo dalla sua origiur. Quanto al priiuo dei detti esperimenti in al- tro esso non consiste che nell' eccitare la scarica di una bottiglia o d' una batteria elettrica col mezzo d"un conduttore interrotto, il quale al luogo della interruzione termini in punte converse F una con- tro F altra. Eseguendo tale esperienza si sa che la luce manifestasi pin viva e scintillante sulla punta ond' e terminato quel tratto di conduttore che comu- nica coll* armatura cai icata positivamente che non sull" altra punta. La qual dillerenza di luce si sa pure dr e resa ancor piu notevole se tra quelle due punte si colloca una carta per modo ch'esse siano a con- tatto delle due superficie di essa: in tal caso a quella fiO MEMOBIE DEM," I. R. ISTITUTO superficic della carta ch' e toccata dalla punta eomit- nicante coll" armatura positiva scorgesi nelP istante della srarica uno splendore vivacissimo, mentre al- l'altra superlicie e d'uopo di diligenza per riconoscervi una qua] die traccia di luce. Che se quelTarco inter- rotto serve a porre in comunicazione il suolo colla superlicie esterna d'una boccia di Leyda isolata, in tal case-, o rimangano nude le due punte o siavi fra esse interposta una carta, sempre si riprodurra Pin- dicato i'enomeno qualora la superlicie interna della medesima boccia commiichi con nn corpo clie si elet- trizzi; Auzi, secondo clie rarmatura interna di que- sta bottiglia si cariciiera positivamente o negativa- mente si vedra pin luminosa e pin scintillante o la punta rivolta verso il suolo o quella rivolta verso la boccia. Tale e il secondo esperimento del sig. J. P. Pictet; c forse indicandolo col nome di cxperitnentuni cruris, s" inunaginava questo fisico di rinnovar la memoria del moilo onde il sublime genio di Newton sapeva coll' esperienza interrogar la natura ed obbligarla a disVelare le misteriose sue leggi intorno alia luce. E difatto il fisico Ginevrino niunito delle qui ripetute esperienze credeva di avere sciolta nel 1812 la quc- stione intorno alia natura del fluido elettrico. Egli jiensava allora abbattuto aflatto co'suoi ragionaiuenti il sistema di Syiumer, e trionfante, anzi Tunico clie ])otesse sussistere, quello di Franklin, e non antive- deva che quand'anche que'suoi modi di esperimen- tare fossero stati nuovi erano ben lungi dall' avere la forza di decidere sulPatto la questione. Se non che il Racagni , in una delle radunate di quell* illustre corpo accademico, de" lavori del quale abbiaiuo nn saggio nel presente volume, prese a mo- strare agl1 insigni suoi colleghi che le esperienze di Pictet per potersi dir nuove avevano troppa analogia con quelle descritte nel Corso delFHauy, per eseguir le quali, anche nel vuoto , il Dumotiez fabbricava gia da pin anni 1' opportune apparato, di cui era DHL REGNO LOMBUIDO-YENETO. 6l fatta menzione nel catalogo delle macchine costruite da quest'abile meccanico. Clic anzi lo stcsso Racagni accennava pure col medeshno discorso die le obbie- zioni ricavate da queste esperieuze coutro il sistema Hi Symnier potevano sciogliersi dietro le idee di Tremery , come appmito aveva fatto il citato Hauy nel sno Corso di lisica. 11 Racagni pero rammentava a' suoi chiarissimi col- leghi le non abbastanza fondate conclusioni del Pictet, solo per cliiamarli a giudici dell' opinion sua intoino al inodo col quale ei credeva clie pel maggior pio- litto dei giovani dovesse insegnarsi il trattato dell* elet- tricita. A mostrare la somma incertezza si del Tun si- stema clie delPaltro i'ra i due che ordinariamente si assumono per ispiegare i fenomeni elettrici egli inco- niincia dal sottoporre a disamina quello di Franklin. Rammenta che questo sommo, sebbene avesse gia im- maginato che le due elettricita contrarie dette da Dufay vitrea e resinosa potevano piii semplicemente ridursi ad una sola la quale si trovasse nei corpi od in eccesso od in difetto, non sapeva non di meno ri- spondere al Kinnersley a quale delle anzidette due elettricita corrispondesse il difetto o Teccesso del suo unico fluido. Ne si decise nello stabilire tale corri- spondenza se non dopo che gli venne fatto d'osser- vare i noti fenomeni del liocco e della stelletta che mostransi sulle punte onde son terminati i conduttori comunicanti coi corpi elettrizzati. La quale opinione di Franklin , quantunque non venga indebolita per nulla dalle obbiezioni di Nollet, pure dietro Fipotesi di Tremery , ampiamente dichiarata da Hauy nel suo Corso. potrebb'essere non senza fondamento richiamata in dubbio. Franklin infatti nel fiocco elettrico vede il suo unico fluido irrompente neH*atmosfera, la cui coi- benza obbliga quel torrente a suddividersi in varj rili, laddove nella stelletta scorge Felfetto di questi lili rae- desimi che estremamente divisi nell'atmosfera rac- colgonsi sulla punta per penetrare nella stessa, e cosi riuniti actjuistano la condensazione necessaria per dare 6:2 MEMORIE DELL* I. K. IST1TUTO origine alia sensazione della luce. II Tremery iavece per ispiegare i medesirai fenomeni come anche quelli che hanno luogo nel vuoto, assume le seguenti clue ipotesi: i.° che l'aria eserciti una forza coercitiva as- sai inaggiore contro il fluido resiuoso che 11011 con- tro il vitreo; 2.0 che col variare la densita dell' aria varii pure la coibenza della medcsima , ma con uua le«;i>;e diversa per le due specie d* elettricita. Sulle quali supposizioni osserva per altro a proposito il Ra- cagni potersi muovere dubbio , e con lodevole can- dore riflette che la seconda « non e appoggiata ad » alcuna almeno apparent© analogia e pare una di » quelle che i fisici alcuna volta immaginano forza- » tamente per sostenerne un* altra, che senza di quclla » verrebbe a cadere. » II nostro fisico pero, sebbene dubiti della spiega- zione di Tremery, crede che il sistema dei due fluidi possa essere sostenuto con altra ipotesi assai piu facile ad ammettersi. Secondo lui a spiegare i fenomeni lu- minosi deU'elettrioo col sistema simmeriano basterebbe supporre: i.° che nei due fluidi fosse diverso il grado di fosforescenza; 2.0 che nessun corpo potesse per- dere una qualsivoglia dose di uno dei due fluidi senza acquistare una close eguale dell' altro. Dacche pero anche queste non son altro in sostanza che mere ipo- tesi, ci avvisa il Racagni che non conviene lasciarsi sedurre da una semplice congettura non appoggiata al testimonio dei sensi. Ed a proposito dell* esserci impossibile col semplice sussidio dell* osservazione di sorprendere il rapidissirno moto del fluido elettrico, sicche ne possiamo scorgere la direzione ( della qual verita e persuaso chiunque si e anche per poco occu- pato di esperienze elettriche, e ne* suoi articoli si mo- stra pur convinto lo stesso Pictet), ci rammenta il Ra- cagni che gli accademici di Parigi, i quali per favorire Nollet aflermarono d'aver osservato cotesta direzione « oggi giorno servono di prova ai logici , quando » coif esempio di quelli che sono caduti in errore » vogliono mostrare la necessita di togliersi ogni DEL RECNO LOMB ARDO-VENETO. 63 » prevcnzione per bene renders] certi delfesito degli » esperknenti. » Passa dope cio il nostro autore a parlare delle al- tre obbiezioni clie si fanno al sistema simmeriano desumendole sia dai disegni di Lichtenberg, sia dal non ricomporsi i due fluidi mentre nel loro contrario moto s" incontrano nella pila voltiana. E quanto alia prima egli osserva che una qualunque dillerenza con cui suppongasi clie i due fluidi, essendo diversi, deb- bano opcrare sulle diverse polveri basta a render ragione della formazione di quei disegni ; riguardo poi alia seconda soggiunge cbe la medesima cagione la quale nella prima coppia dei metalli ha disunito i due fluidi dcv' esser pur quella clie non permettc a questi di ricomporsi. Colle quali risposie a noi pare che venga a togliersi a tali obbiezioni gran parte di quella forza, con cui sembra cbe si prcsentino. 11 Racagni pero , dopo d' avere cosi mostrato come si possano agevolmente eludere le difficolta che or- dinariamente si fanno all" ipotesi dei due fluidi, passa a dimostrare che non sono di maggior importanza quelle con cui cercano i Simmeriani d'abbattere lopi- nione di Franklin. Ora di si fatte difficolta quella che i dualisti ritengono insupeiabile si c Fobbiezione che desumono dalle attrazioni e repulsioni elettriche. Si ammetta pure, dicon essi, che due corpi elettrizzati positivamente debbano fra di loro repellersi : qui v'ha una causa positiva e reale nell' accumulazione del fluido elettrico per ispiegare coteste repulsioni. Ma come mai si dovra poi avere lo stesso effetto nel caso che quei corpi siano elettrizzati negativamente? Questo stato d'elettrizzamento dipcnde giusta i Fran- kliniani da un difetto di elettricita; e si vorra dun- que che una cagione , per cosi dire immaginaria produca un elfetto reale, qual e quello della repul- sione ? I seguaci delFopinione di Symmcr che qui credono vittorioso il loro sistema, perciocche Taltro a lor parere non puo sostenersi ; e perche, aggiungono, si vorra ancora negax'e un' analogia fra cagioni che 64 MEMOJIIE DELL" I. K. ISTITUTO proclucono tanto analoghi elletti? Se hi repulsione dei corpi dipcncle in mi caso dall" eccesso di un iluido , ed e il vitreo, sara pur giocoforza L'ammettece che anche nelfaltro caso derivi pure dall" eccesso di un altro fluido, cli' e il resinoso. Ecco adunque , dicon essi , stabilito dalla forza stessa dei fatti il sisterna dei due fluid! di Symmer. E per verita se alFimpor- tanza di questa obbiezione si aggiunga che nel si- steina simmeriano riesce facile e naturale la spiega- zione di coteste attrazioni e repulsioni, 6i vedra di leggieri che 1* obbiezione stessa diventa ancora di maggior valore. Se nou che dimatida il Raca^ni: e non e e^li vero che secondo i Simmeriani la causa prossima delle at- trazioni e repulsioni elettriche sta nella elasticity dell" aria piuttosto che nell* uno o nelfaltro dei due fluidi i quali turbando l' equihbrio tra le pressioni atmosferiche ne sarebbero solo la causa remota ? Ora se la cosa e cosi, egli riflette che gl'indicati feno- nieni vengono a ridursi alia classe delle attrazioni e repulsioni apparenti dei corpi, intorno alle quali dopo i niolti lavori sulla capillarita pare che nulla resti a desiderate. Sulla qual ultima idea fermandosi il Ra- cagui egli immagina che ad alcuno il (juale avesse conosciuto la cagione remota dell' attrazione fra due corpi che si bagnano, si fosse chiesto della causa che deterinina ad attrarsi due corpi che non si bagnino. Se avesse questi risposto che due elletti medesimi deb- bono aver origine egualmente da un eccesso d'attra- zione fra il liquido e la materia componente il corpo sommerso su quella che hanno fra loro le diverse parti del liquido, ei si sarebbe ingannato; giacche e noto che V avvicinarsi dei due corpi nel secondo degli anzidetti casi anziche da un eccesso dipende in vece da un difetto dell'indicata attrazione. Or supposto che riaterrogato fos.se stato un Simmeriano, ed ammesso che giusta le belle teorie di Monge, di Laplace e di Poisson avesse dato alia domanda sod- dislacente risposta, non veniva egli colla propria DEL KEGNO LOME UIDO-VENETO. 65 risposta mcdesima a stabiiir quel principio die gli piace di chiamar assurdo trattandosi delle attrazioni c repulsion i clettriche? Soggiunge quindi e ci par con ragione il Racagni come « non potranno ingannarsi » Hany e i Simmeriani quando a favore dellopinione » loro argomentano per analogia clie gli effetti pa- :» ralleli tli repulsione debbano al modo stesso essere >j prodotti da un fluido aceumulato nei corpi, o siano » ambidue affetti da elettiicita vitrea o da resinosa? » Clie anzi lo stesso nostro aceademico sempre vagheg- giando la medesiraa idea d'analogia fra le attrazioni e repulsioni elettricbe e quelle dei corpi natanti in un liquido non dubita clie i Frankliniani abbiano dnl canto loto maggiori motivi per credere d'aver colto nei segno nella spiegazione di questi fenomeni. « E » in yerita, egli dice, che con pin vantaggio del- -> F analogia possono valersi i Frankliniani, poiche » come nei corpi posti in un iluido si lianno effetti )) simili (juando ambidue i corpi sono della stessa :» natura o agiscano essi per ecccsso di attrazione o » per difetto, e si ha F effetto contrario nei solo » caso dei due corpi di natura diversa onde agisce » uno per eccesso d'attrazione e Faltro per difetto, » cosi pare che aver si debbano effetti simili quando » ambidue i corpi sono affetti da analo^a elettiicita d o sia questa per eccesso o per difetto, e aver deb- » basi F effetto contrario nei solo caso di due corpi » affetti da elettiicita contraria per eccesso nell'uno » e per difetto nell1 altro. » Se non che questo modo di spiegare uno degFim- portanti fenomeni delF elettiicita, sebbene ingegnoso, ed, a nostro credere, originate, ci pare non di meno troppo vago ed indeterminato, e ci richiama alia mente quanto a proposito delFanalogia scriveva Van-Swin- dcn. Ayous peur, diceva questo illustre fisico, que pre- nant rimage pour la rcahte, nous ne confondions les productions de not re imagination avec la maniere d'a- gir de la nature mcme: car il y a des phenomenes, qui paroisscnt absolumcnt scmblablcs si on u'y jclte Bibl. h:d. T. XGVI. 5 66 MEMORIE DELL' I. R. ISTITUTO qu'un coup docil rapide , et qu'un examen exact fait cependant trouver tres-differeus. Ed e con queste parole che comincia il chiarissimo professore Configliachi la sua bella Memoria intorno all' analogia tra il fluido elettrico ed il magnetico, appunto per avvertire che non e senza una grande scrupolosita che dobbiamo nella riccrca delle verita fisiche affidarci a questa guida. Epino a nostro giudizio seppe precisare le forze onde gl' indicati fenomeni hanno 1'origine loro, ed a noi scnibra che nello stato attuale della scienza nulla di piu semplice 6i possa immaginare per dame ragione nel sistema di Franklin. Lo stesso Hauy pose in bella luce il lavoro d' Epino, e ne seppe apprezzare il merito. Anzi a noi fa maraviglia che il Racagni non faccia neppur cenno di qucsto fisico distinto, spe- cialmente al proposito di cotcste attrazioni e repul- sioni eleurichc. Convien dire ch'ei non vedesse ab- bastanza fondata e semplice la spiegazione di Epino ; ma a noi sembra che questa se non altro in preci- sioue vinea di gran lunga la sua. II Eacagni intratteneva i suoi illustri colleghi in- torno allc cose fin qui accennate, come pure intorno alia causa delle rotazioni elettriche ed alle apparenze che manifesta una carta forata da una forte scintilla elettrica, soltanto, come diceinmo, per chiamarli a giuclici intorno al suo metodo d* insegnare il trattato dell'elettricita. Ambidue i sistemi, ei diceva, ammet- tono delle obbiezioni, ambidue presentano dei pregi; ne ben si sa distinguere a quale di essi debbasi con- ceder la preferenza. Fin qui pensiamo che quegli in- signi personaggi che gli facevano corona tutti avranno aderito al parere di lui ed avranno pure con lui convenuto che giovi assai piu d' occuparsi nel co- noscere quale fra i noti sistemi sia meglio abbrac- ciare anziche immaginarne dei nuovi. Ma non sap- piamo poi credere che avranno egualmente con lui conchiuso esser miglior consiglio volendo trattare deir elettricita , il non se2;uire nessun sistema. Egli e vero che coU'esempio di sommi fisjci ei convalida h\ propria opinione rammentando che Lavoisier e DEL REGNO LOMBARDO-VENETO. 6j Laplace scrissero intorno al calorico senza voler de- cidere qual opinione dovesse abbracciarsi intorno alia natura di questo principio, che Newton soltanto al fine della famosa sua ottica parla del mezzo onde posson aver origine i maravigliosi fenomeni da lui disvelati, e che l'Eulero nella sua diottrica non dice ne[>pure una parola sulla natura del lume. Anche l'opi- nione dei dinamici e da lui chiamata a sostegno di que- sto suo divisamento, s;iacche se vi sono fisici, egli dice, che negano fesistenza di cio che non e ne ponde- rabile ne coercibile, e che quanto gli atomisti fanno dipendere da principj di un genere particolare, essi derivano dal contrasto di due forze d'attrazione Tuna, l'altra di repulsione, perche soggiunge il Racagni voler esporre i fenomeni elettrici con una nomen- clatura sistematica , la quale potrebbe esser priva di ogni fondamento? Noi sentiamo la forza di cotesti esempi, e di queste dubbiezze; ma non di meno non siamo con lui d'accordo su questo panto. Quanto alia Memoria di Lavoisier e Laplace citata dal nostra autore in essa e assunta la parola calorico per espri- mersi facilmente. Ecco adunque che que' fisici, i quail per lo stesso genere del loro lavoro parlavano ai dotti, videro la necessita per aver mezzo di comunicare in un modo semplice le loro idee d'adottare un si- stema. Riguardo poi al Newton ed all'Eulero, e chi non sa che ammessa la riflessione, la rifrazione e la rifrangibilita della luce siccome un fatto, le ipotesi intorno alia natura del principio donde que" fenomeni derivano riescono aiYutto indilferenti per proseguire la trattazione di siinil materia? Silfatte ipotesi s' ag- girano come e noto sul modo con cui si consitlera la formazione de' raggi luminosi , e qualora di questa formazione non sia discorso, ma si discuta semplice- mente del cammino ch' essi gia belli e formati se- guono nelle diverse circostanze, si puo benissimo far astrazione dalle medesime. Le addotte autorita non ci sembrano adumpie d'aleua peso in quanto al modo di poter trattare in una scuola di fisica intorno all'e- lettncita. A noi pare che a voler tcsscre una storia 68 MEMORIE DELL* I. R. 1ST1TUTO ordinata tie' fenomeni elettrici, a volerli classitieare secondo la loro maggior rassomiglianza, a volerli di- spone per maniera che 1' esposizione dei primi pin semplici serva qua6i d'introduzione a discorrere de- gli altri piu complicati sia d' uopo necessariamente 6eguire un sistema, se non fosse per altro per potere almeno avere un linguaggio semplice cou cai comu- nicare ai principianti le nostre idee. Libes, Fischer, Ilauy, Poullet, Gerbi, Scina, Pianciani, Biot, Baum- gartner e moltissimi altri trattatisti clie potremmo no- minate, si mostrarono col fatto del nostro awiso. e se ci mancassero altri appoggi a convalidare la nostra opinione, ci basterebbe l'addurre quanto a questo pro- posito dice il nostro celebre Belli. « Ma non sarebbe ineglio, cosi cpiest* ultimo fisico trattando dell'elet- tricita nel 3.° tonio del sno Corso clementare, star^ sene ai soli fatti, senza curar di spiegarli con delle ipotesi, giacche di nessnna di queste si e sicuri che sia vera? A chi cosi opinasse io coiisiglierei di far una prova del suo pensiero anche nei soli due o tie prirui capitob del presente trattato. Egli vedrebbe le nozioni dei fenomeni divenire molto piu astratie ed oscure, e i fenomeni stessi rendersi assai slegati Pun dall'altro, anzi assai slegate le diverse particolarita di un fenomeno medesimo, e farsi percio difficilissimo e fors'anche impossibile il ben apprendere la scieuza. » E poiche abbiam nominato questo iliustre allievo del la scuola di Pa via, non passeremo sotto silenzio che nelia necessita di clover determiuarsi ad un si- stema nelf insegnamento delle dottrine elettriche o per dir meglio alia nomenclatura corrispondente ad un sistema , parrebbe a noi mal consigliato colui che volesse, specialmente in Italia, all' ipotesi fran- kliniana illustrata e diremmo cpiasi consacrata nella scuola stesga dagli insigni lavori di Volta , preferir quella di Symmer, Non vorremmo pero che questo nostro discorso fosse inteso in maniera che lo si credesse diretto a menomare il merito del Racagni qual valente istitutore delle fisiche discipline. Cono- 6ciamo per fama cpiant'egli fosse distituo neirespcuTQ del r.tecxo LOMmitno-vENETO. 69 con bell'ordme e con elegante nitidezza i fenomeni della natura; sappiamo quanto fosse eccellente nell'i- struire la gioventu, ed a quali rapidi progressi sa- pesse predisporla ; varj allievi di Ini che ne ripetono il nome con riverenza, e che si sono di gia resi il- lnstri con passi luminosi segnati nella camera delle scienze ne formano l'elogio il piu eloquente. Nondi- meno non ci parrebbe lodevol cosa che alcnno lo vol esse seguire in questo suo divisamento, e fu solo per allontanare chiunque dall'adottare nn tal metodo che noi ci siamo fermati sn qnesto argomento. A fronte pero di queste nostre osservazioni rton vogliamo tralasciare di aggiungere che il pensiero del llacagni di stare ai soli fatti ed alle loro conse- guenze , considerato in generale , tntt1 altro che me- ritare confutazione, ci pare anzi eminentemente fi- losolico, essendo noi pure d'avviso che in cio con- sista T unica vera lilosolia , e che il ma2;istero della natura nella produzione di quei fatti sara probabi- lissimamente ben diverso da quanto possiamo indo- vinarne colle deboli nostre vedute. Egli e anzi uno degli inimensi pregi onde va ricca la meccanica ana- litica di Lagrange qnello d'averci qnesto genio for- nito in tale opera il mezzo di scrivere analiticamente i fatti senza bisogno di rimontare alle ca^ioni dalle quali provengono. Ma con tutto ci6 crediam seinpre che principalmente in un trattato elementare li elet- tricita convenga se non adottare un sistema ainmet- terne almeno la nomenclatura. Per tal maniera viensi a dare un sostegno alle idee ed una consistenza ai ragionamenti intorno ai fenomeni; e qnalora sia dal professore avvertito che con tal uso egli non intende d'approvare il sistema, cui si accomoda il suo lin- gnaggio, si avra il vantaggio d'un insegnamento fa- cile e chiafo, e sara evitato il danno che possa la gioventu quasi trascinata dall' abitudine considerare per verita dimostrata cio che non e che mora ipotesi. Intorno all'elettricita lesse il Racagni nel 18 17 in- nanzi al medcsimo illustre consesso un'altra Memoria che venne pur pubblicata in qnesto stesso volume. JO MEMORIE DELL 1, R. ISTITUTO II nome di Poisson era fin d'allora ricevuto fra quelli dei piu cliiari geometri specialmente per le Memorie che questo insigne matematico aveva pnbblicate negli Atti del R. Istituto di Francia sul modo con cui il fluido elettrico si distribuisce alia superficie dei corpi conduttori. Egli nello stabilire col calcolo cotesto modo di distribnzione aveva preso a base della propria ana- lisi il sistema C.e dualisti , e non mancava chi ve- dendo qnanto mirabilmente si accordassero i risulta- menti dell'analisi con quelli delPesperienza reputava messo fuori di combattimento il sistema degli uni- tarj. Non possiam dire cio che a que' giorni si cre- desse dai proiessori di iisica nella nostra Lombardia, ma sia che alcuno tra di loro esternasse cotesta opi- nione , sia che il Racagni temesse che la studiosa gioventu lombarda potesse rimanere affascinata dagli scritti de' lisici francesi , egli credette rendere alia scienza che profcssava un utile servigio col cercar di mostrare quanto male si apponessero coloro che dalFaccordo tra i fatti ed i calcoli di Poisson pensa- vano di poter dedurre una prova dell'assoluta cer- tezza del sistema su cui que' calcoli erano appoggiati. E uoto che l'ipotesi newtoniana intorno alia gra- vitazione universale 6i riguardo dagli astronomi non gia come sem-plice supposizione , ma sibbene quale esatta espressione di una delle piu important] leggi della r.atura dopo che si scopri quanto bene le con- seguenze che il calcolo ne seppe ricavare convenis- sero coi fenomeni che presents il nostro sistema pla- netario. Ora chi ragionando per analogia e senza in- ternarsi nella questione, dal merito dell' ipotesi im- maginata dal sommo Kcwton avesse voluto dedur quello dell' ipotesi di Symmer a cui erasi appoggiato Poisson, si sarebbe certamente ingannato, ed avrebbe oiTerto una prova novella della necessita di usar con parsimonia Pargomento analogico , cui deve ricorrersi solo allora che non e permesso pei limiti dell'umana mente di ascendere ai principj delle cose. II Pxacagni pcrtanto nella dissertazione di cui qui par- liamo, cercava di dimostrare che tutte le conseguenze DEL REGNO LOMBAHDO-VENETO. JTI cui era giunto il Poisson lavorando dietro V ipotesi de'dualisti, tutte potevano eguahnente aversi rite- nendo il sistema degli unitarj. Quindi egli si fa ad accermare per qual via potrebbesi in quest1 ultimo si- stema stabilire il modo di distiibuzione del fluido elet- trico alia super ficie de'corpi conduttori elettrizzari. Pel caso de'corpi elettrizzati positivamente mostra come i ragionamenti debbon essere precisamente gli stessi sia che assumasi l'una o Paltra ipotesi: e pe' corpi che trovansi alio stato negativo procura di far vedere che anche adottando V ipotesi frankliniana debbonsi avere gli stessi risultamenti cui conduce quella di Symmer. Esaminasi pure dal nostro autore il problema trattato da Poisson intorno alia distiibuzione delfelettrico sulla superficie di varie sfere poste in contatto: ed anche a questo proposito si sforza di sostenere Fi- potesi di Franklin e di mostrare come le sperienze di Coulomb possano eguahnente servir d"appoggio a quest" ultima ipotesi come a quella abbracciata dal fisico francese. Egli e vero clie scorrendo questa Me- moiia del Racagni, sebbene vi si ammiri una non co- miine piofondita nell'esaminare i fenomeni naturali, pure vi si rileva forse una mancanza di quella niti- dezza di discorso necessaria perche il lettore rimanga pienamente persuaso di quanto vi e esposto. Eppure il pregio di cotesta chiarezza di dire, e di cotesta fici- lita di persuadere era uno dei principali, almeno per quanto ne vien riferito, clie riscontravasi nelle lezioni del professore Racagni. Donde puo adunque prove- nir tal mancanza? A giudizio nostro sentiva il Raca- gni dovervi esser modo per adattare l'analisi di Pois- son anche all" ipotesi frankliniana, ne intravedeva la possibility, ma egli non aveva ancora su questo argo- mento idee abbastanza chiare e precise. Ed oltre alfes- sere secondo noi prova non dubbia di cio il non aver culi individuate con simboli analitici le cause che do- vean secondo lui influire sugli effetti considerati, ag- giungetemo a maggior sostegno di nostra opinione che gli stessi editori del presente volume notarono che nel ragionamento fatto dal nostro autore intorno alia -1 MEMOEIE DELL I. it. i«titl'TO distribuzione deU'elettricitfl negativa vi hanno a lame parti eke potrebbero esscre soggette a qualche obbiezione. II Racagni perd con questo rao lavoro prelndeva a qnanto con ragionare pin preciso e con analizzare piu acnto ci venne insegnando il oostro Belli ne'suoi Elementi. Ci si permetta ;i questo proposito di ripe- tere le Btewe parole di questo fisico: «■ Pod alenno riflettere , egll dice, che i calculi di Poisson sono Btati istituiti nella supposizione che sia vera Fipoiesi dei due iluiili. Egli e perd facile a vedersi che i i i- sultamcnti ottenuti possono averei appuntino anche neiripotesi
  • i ventre, del petto, della testa e dei vasi linfatici, alle af- » fezioni mentali , ecc. Senza numerate le deplorabili con- » seguenze delle abitudini viziose favorite dalla reclusione » solitaria. » V isolamento assoluto predispone necessariamente alia follia? Senza dubbio moke delle alienazioni mentali, die diconsi osservate specialmente col sistema di Clierry-Hill , erano auteriori all ingresso nella prigione, e rendono te- stimonian7a deir analogia die esiste spesse volte tra il de- litto e la follia; altre dipendevano da una predisposizione prodotta dalf abuso dei liquori spiritosi, di modo cbe la forte proporzione di follie non si deve attribuire unicameute all" influenza del regime di Pensilvauia-, ma queste stesse condizioni si sono presentate akrove; alcune di queste ma- lattie furono evideutemente il risultato delf isolamento, ed in tutti i casi non si saprebbe negate cbe f isolamento as- soluto prolungato non le abbia aggravate. II dott. Bacbe , medico della prigione di Val nut-Street e del penitenziere di Filadelfia, riconosce cbe T isolamento mid. itai t. xcvi. 6 8a P\!1TF STIUKIKRA. assolnto, qnantnnqne piu sano del regime delle antiche pri- gioni , e stato nocivo in alcnni casi ai prigionieri, e che diminuisce 1 energia di loro costituzione, e pensa clie debba portare pregindizio alia salute ed alia ragione. Un certo numero di casi di alienazione meatale e di demenza si sono presentati nel penitenziere delf Est, alcuni in soggetti che vi erano entrati alienati, altri in detenuti che a-vevano daio segno di follia prima del loro ingresso ; altri inline in prigionieri , che no a erano conosciuti per essere stati anteriormente in istato di demenza. Daltra parte Esquirol , tanto benemerito dello studio delle malattie mentali, e di parere, che non si divenga folle in prigione per cio solo che vi si e chiuso isolatamente , anche per piu anni , se altre cause non vengono ad eser- citars un-1 influenza diretta sul!a ragione del detenuto. Una tale osservazione e da lui comprovata coll' esempio di un gran nuniero di solitarj , prigionieri ed altri che vissero per lungo tempo senza vedere alcuna persona e che cio nulla ostante non perdettero lo spirito. £ questa pure Topi- nione di Pariset, segretario perpetuo delf Accademia di me- dicina di Parigi, e del dottore Pellis, medico del peniten- ziere di Losanua. II dolt. Coindet conviene pure che la follia dei prigio- nieri non e dovuta soltanto al regime penitenziario. « Quelli » che conoscono meglio i prigionieri, egli dice, sanno che " molti tra loro hanno Pintelligenza guasta ed indeholita. »> Dobbiamo a Moreau-Cristophe un gran numero di do- cumenti, che certamente erano sconosciuti al dott. Gosse e che servono a viemeglio rischiarare una tale questione. Ed ecco prima di tutto come si esprime il rapporto della com- niissione nominata dal senato di Filadeltia nel 1837 per fare indagini sullo stato samtario del penitenziere di Cherry- Hill : " Dal confronto dei registri tenuti nei diversi peni- » tenzieri degli Stati-Uniti risulta, che i casi di follia sono » rari tanto nel penitenziere di Filadelfia. quanto in cia- » scun altro; per disastrosa che possa essere sulla ragione » dei detenuti la prolungazione di :wa riolitudine coutinua » e compiuta. e certo che con lavoro, con libri, con istrti- » zione morale, con coniunicazione giornaliera cogli im- » piegati ed i visitatori dello stabilimento , con altri sog- » getti di coasolazione e di distrazione rinniti per renders » dua'e, gli ospiti delle nostre pvigioni non sono per niente » ia pericolo tli perdere per questa causa la rag! one. » E nel rapporto della stessi commissione per il 1 838 e detto: « Una seria obbiczione e fatta contro il sistema di » Filadelfia, ed e che Ia solitudine eserciti 1" influenza piu. » funesta sullo spirito dei condannati, e che li porti al- » 1 imbecillita ed alia follia. Quest' asserzione e vittorio- » samente respinta da qnesto solo fatto, che non si puo » citare un solo caso dalienazione mentale avvenuto a n Cherry-Hill e cagionato dalla solitudine o dalla separa- " zione dei detenuti tra loro, dacche il penitenziere e sot- « tomesso alia regola attuale. Essendo imposto il lavoro o » piuttosto accordato ai detenuti, ed essendo ad essi for- " nita la Bihbia, non che altri llbri, possono cosi teuere i » loro spirit! costantemente occupati, e respingere la noja » che altriinenti potrebbe colpirli. » Al riferire di Demetz (vedi il suo Rapporto sui peni- tenzieri degli Stati Uriiti , Parigi 1837), su 3 12 detenuti usciti dal penitenziere di Filadelfia dal 1829 siuo al 1 836, 16 avevauo dato segni di follia; ma su di questo numero 10 erano stati pre>i da questa malattia prima della reclu- sione ; quattro, dicono i rapporti , erano verosimilmente nello stesso caso. Di questi quattro, uno e guarito nel pe- nitenziere, e tre erano soggetti a vere allucinazioni. Dalla esperienza di piu. anni sembrerebbe quindi riliutata Tobbiezione piu grave fatta al sistema di Filadelfia, quella che consiste nel dire che questo sistema altera la ragione. Passiamo a vedere se reahnente altera la salute. Le infonnazioni raccolte su di questo punto da de Beau- mont e Tocqueville , Crawford, Julius, Blouet e Demetz nelle loro visite fatte ai peaitenzieri degli Stati-Uniti sono tntte in favore deil isolameuto, come e praticato a Cherry- Hill. Su 697 detenuti Demetz ha notato 5o6 individui che godono di una buoua salute, e 93 erano di una salute malferma. La media annuale della mortalita era di 3,29 per cento:, differenza grande colla mortalita generale e soprat- tutto con quella delle case centrali della Francia, come risulta dalle laboriose ricerche di Villerme sulla mortalita delle case centrali e dei bagni di Francia (Ann. d^H/g. publ. Paris 1829, Tom 1). 84 PARTE STHANIEH.V. Nel rapporto deglispettori del penitenziere di Cherry- Hill, letto al Senato nel febbrajo i838 e scritto: « Vi hanno i> ora nel penitenziere di Cherry-Hill molti prigionieri che »» vi sono detenuti solitariamente da otto anni, altri da sei » anni, altri da cinque. Tutti sono in nn perfetto stato di >> salute. Tra qnelli che sono piu in salute si trovauo co- » loro che sono da piu lungo tempo in prigione.... » E nel gia citato rapporto della coramissione incaricata delle indagini sul penitenziere di Cherry-Hill pel io.38 si tro- va: « il coniitato osserva che la salute dei prigionieri e » stata generahnente huona nel corso delTanno 1837. La » niortalita e stata di circa 4 su 100 nello stesso anno. " La media della niortalita dopo fanno dell apertura del »/ penitenziere e stata di 3 per 100. Questo fatto prova » che nonostante le restrizioni, alle quali sono sottoposti » i prigionieri. a Cherry-Hill, questo penitenziere pud so- » stenere il confronto sotto il rapporto snnitario con qua- » luuque stahilimento di questo genere degli Stati Uniti. » II dott. Gosse ammette il Iato vantaggioso di questi ri- sultati, ma. vuole che si possa fino ad un certo pun to spie- garlo: i.° per la posizioue sana ed elevata della prigione, per le minuziose attenzioni portate alia ventilazione ed al riscaldamento delle cellule , per le quali t a sostanziose del regime alimentare, la regolarita del modo di vivere, ecc ^ j." per la sottrazione delle influenze atmosferiche , causa tanto frequente di malattia negrindividui liberi; 3.° per la cessazione delLuhbriachezza , altra causa d'infermita, non che di delitti; 4. per Fintroduzione di alcune Industrie che esercitano 1 attivita del corpo intiero. Ma qneste cou- dizioni, dice il dott. Gosse, potendo essere comuni a tatt* al- tra prigione hene orgauizzata, quantunque su principj pe- nitenziarj diversi, e mestieri passarle sotio silenzio. E con- chinde: << Se dunque dopo avere esposta la parte degl iu- " convenienti sanitarj che devono risultare a Cherry-Hill » dalla moltiplicita delle ale e delle corti strette, dalia pros- " simita del rauro di cinta, e forse dall umidita delle cel- m lule o delle eorti a basso terreno , noi troviamo che la m salute dei prigionieri vi e piu o meno lesa , bisognera » bene cio attribuire all influenza speciale del sistema, al »< predominio della vita sedentaria , ed a If azione prolun- »# gata dell 'isolamento cellulare sul corpo e sullauima. » PARtr. STIl AN'IFl'.A. 80 Lo stato sanitaria del penitenziere cU Auburn hfl dato luogo a molto nieno dubbj e controversie del sistema di Filadelfia ; si pud auche asserire die sotto questo punto di vista tutti i rapporti souo in suo favore. Senza dubbio la regolarita della vita e la natura del regime igienico, non cbe il mantetiimento dt una pulitezza minuziosa possono avere contribuito a questo risultato. II nutrimento vi e sostanzioso e piuttosto eccitante; e niantenuto nelf inverno un temperato calore nelle cellule e nelle ollicine; bagni freddi presi nella stagione estiva combattono Lazione del caldo; ma simili condizioni si ritrovano in gran parte eziandio nello stabilimento di Cherry-Hill. Le passeggiate e le ricreazioni non vi entrano clie in poca parte, potche si limitano ad alcune evoluzioni nel portarsi alle ollicine, al re- fettovio od alia cappella. La costruzione delle cellule e delle ollicine present a anclie alcuni difetti nocivi alia salute, e la localita bassa ed uiuida in cui e collocata la prigione, tende piuttosto ad aggravare gFinconvenientii si puo dun- que, dice il dott. Gosse, attribuire questo ben essere alia forte proporzione dei lavori non sedentarj ed agli eft'etti inorali deH*isolameuto relativo. La media della mortalita nel regime di Auburn, secondo de Beaumont e de Tocqueville era di 1 su 55,96, e se- condo Crawford nel i83a erano morti 12 prigionieri su 838, cio cbe fa una proporzione di 1,43 per 100. Nel 1834 la mortalita e stata di n su 679 detenuti , ossia di 1, 6a su 100; nel i835 su una media di 654 prigionieri e stata di 10 ossia ],53 per 100. Finalmente durante una serie di 12 anni , clie finiscono col i835, la media della mortalita e stata di 1,66 per 100, vale a dire di i,33 di meno cbe a Cberry-Hill. Nel rapporto fatto nel 1828, il medico di Auburn ri- conosce, cbe f influenza dei lavori sedeutari combinati collo imprigiouamento e stata nociva alia salute dei de- tenuti, e nel rapporto del 1 83 1 aggiunge : « Lo stato n sanitario continua ad essere buono; cio non di meno >i non si puo dissimulare, cbe lo imprigiouamento lion sia " pregiuclicevole a quelli tra i detenuti, le cui occupazioui » sono intieramente sedentarie ; un tal caso si verilica se- " gnatamente rispetto ai sarti e ai calzolai. La posizione* " in cui la natura del loro lavoro li forza a tenersi, ed " il poco esercizio cbe prendono andnndo al refettorio ed 86 TAKTE 81BVNIERA. » alle cellule favoriscono lo sviluppo delle malattie, quando » vi sono predisposti. » Un fatto importante, che risulta dai rappovti sanitavj di Auburn si e la mancnnza quasi compiuta di alienazioni meutali. La tavola pubblicata da Demetz non fa menzione che di uu solo caso dal 1817 al 1 836. Per cercare di spie- a;are una ditTerenza tanto straordinnria col penitenziere di Cherry-Hill si puo supporre , a parere del dottor Gosse , una dimenticanza negli scrittori di cjuei rapporti , oppure ammettere clie non vi si rinchiuda alcun alienato ; cio che e possibile. Ma come sottrarre i casi di follia sviluppati riella prigione, poiche secondo il regolamento : « il direttore » deve colT ordine degP ispettori fare trasportare all" ospi- » tale degli alienati di Nuova York ogtii detennto, che il »/ medico gli dichiarera colpito d"1 alienazione mentale; » ed un tale trasporto e inscritto sui registri? II silenzio di questi ultimi ci conduce dunque a riconoscere nella natura del regime segnito ad Auburn una delle cause di qnesto risultato. II dottor Gosse adotta difatto una tale conchiusione, e non si vede come potrebbe essere ragionevolmente contrad- detta , poiche se rimane provato oggidi che la solitudine mitigata di Cherry-Hill non ingenera per se stessa caso alcuno di follia, deve rimanere a migliore ragione provato che il sistema di riunione silenziosa di Auburn non possa avere risultato piii fuuerto sulla ragione dei detenuti. In cjuanto spetta al penitenziere di Ginevra , i! dottor Coindet si propone di provare che la salute e la ragione dei detenuti, che erauo in uno stato soddisfacente sotto il regime mitigato del i8a5, si sono sensibilmente alterate sotto il regime piu severo del i833^ regime che applica , tra le altre disposizioni disciplinali , ad una certa catego- ria di condannati l1 isolamento cellulare di giorno e di notte come a Filadelfia. E prima di tutto inconhncia dal poire in fatto: i.° che sui 329 detenuti, che formano il movi- luento totale della popolazione del penitenziere dal i8i5 al 1837, i5 furono colpiti da alienazione mentale a gradi evidenti , quantuuque diversi:, cio che stabilisce una pro- porzione di piu. di 4,56 alienati su 100 detenuti;, 2.° che giusta un primo dato , il numero totale degli alienati esi- stente nel cantone di Ginevra il i.° agosto 1837 era di 63, deduzioue fatta delle feminine, fauciulli e stranieri, PARTE STRANIFltA. I. J ossia 2,24 alienati su 1000 abitanti ell sesso mascolino ; 3." che secotido un altro dato il nniiiero degli alienati ma- schi della popolazione libera di Ginevra si e trovato essere di 18, ossia 1 su 107, o 9,34 pel- 1000. Dal che risulta che assunto quest1 ultimo dato il numero proporzionale degli alienati nel seno del penitenziere sarebbe soltanto 5 volte piii considerevole che in mezzo alia popolazione li- bera del cantone, in vece di 24 a 25 volte come risultava il primo calcolo. Ma queste cifre che indicano tanta enorme sproporzione sono vere , sono esatte? Lo stesso dottor Coindet fa osser- vare, che queste proporzioni non possono essere esatta- mente confrontate con quelle della prigione, poiche furono prese in un dato inoineiito , mentre che per la prigione si calcola snl numero di alienati , che vi si sono presen- tati nello spazio di 12 anni ; ma per un calcolo diverse di probability, basato sulla mortalita e sulla durata della reclusione, e pervenuto ad un simile risultato. II dott. Coindet non adduce alcana prova, la quale sta- bilisca, che i casi di follia siano stati piii frequent! sotto il nuovo regime disciplinale, che sotto V autico ; panto ch'' egli aveva principalmente in vista di provare :, ma egli si accoutenta di dire : " In qua n to alia frequenza compa- 11 rativa delT alienazione mentale sotto questi due regimi , n i registri non mi permettono d1 indicare cifre precise , 11 ma posso affermare che e stata maggiore sotto I azione 11 del secondo. >i Secondo i calcoli del dott. Gosse, dal 1826 al 1837, si ebbero nel penitenziere di Ginevra 19 alienati su 328 de- tenuti ammessi per la prima volta, ossia 57,93 per 1000 detenuti. Prima del 1 833 se ne sono osservati 9, dei quali 6 prima del loro ingresso e 3 dopo. Dopo il 1 833 se ne sono riconosciuti 10, dei quali 4 prima del loro ingresso e 6 dopo. Su qnesto numero di 19, tie non avevano subita che una deteazione di un anno , 9 una decenzioue da 1 a 2 anni, 4 da 2 a 3 anni, 1 da 5 a 6 anni, 1 da 6 a 7 anni ed 1 di 7 anni. Ma anche que?ti calcoli essendo appoggiati sulla stessa base di quelli del dottor Coindet, peccano per le inedesime ragioni ; sarebbe stato difatto ne- cessario provare che non solamei.te nel corso di 12 anni dal 1826 al 1837 la popolazione del penitenziere ba rin- chitiso 19 alienati, ma ancora e soprattutto che questi alienati sono divenuti tali per cause , che non possono "I, P\RTF. STR.VNlERA. essere diverse dall influenza del regime disciplinale al qualo fnrono sottoposti. ] raziocinj dei dottori Gosse e Coindct fnrono pin con- chiudenti in cpianto all1 influenza del regime penitenziario di Ginevra snllo stato di salute dei detenuti? Qui le cifre sidle quali appoggiaao i loro calcoli sono esatte, essendo ftppogginte a document*! amministrativi , ma i calcoli pec- cano ancora per la loro base, o piuttosto peccano le indu- zioni clie se ne tirano, par tend o da un principio aminesso come falso da tutti coloro clie presero ad esaminare questo lato della questione. Difatto tutta Targomentarione dei dot- tori Gosse e Coindet consi>te nel dire: prima del regola- niento ucl 1 833 la media delle gi ornate di punizione nou era clie di 14. e quella delle giornate d infermeria di 7,19 nllanno Dopo il 1 83 3 per Io contrario la media delle gior- nate di punizione si e elevata a 18 e quella delle giornate di malattia a 10.18; dunqne si e accresciuto il numero delle malattie allorche il regime si e fatto piu individuale, piu filadelftcn, e quindi piu severe LT unica base di questi calcoli e il computo delle gior- nate d infermeria clie risultano dai registri e dalle note del medico: una tale base puo essere falsa ed illusoria : le giornate degli ammalati non sono il termoinetro esatto e costante della vera esistenza delle malattie; per molta clie sia la scienza di un medico, tutti sanno come questi possa essere di leggieri ingaunato da cbi ba iuteresse a si- mulare una malattia: ed interesse a fingersi ammalato ba certamente il prigioniero , onde ottenere un migliore trat- tamento. Si calcoli inoltre la bonta di animo del medico, il quale trova bene spesso ragioni per ammettere i dete- nuti alia dieta d1 infermeria. Relativamente alia mortalita, dal 1826 al 1837, morirono nel penitenziere di Ginevra 17 detenuti su 397, ci6 che da una proporzione di 4,89 per ico; e la mortalita an- nuale essendo, nella stessa prigione confrontata alia media della sua popolazione, di 1 su 42, e quella della citta di Ginevra di 1 su 46, o piuttosto di 1 su 119, non meii- zionando che la mortalita annua nesji uomini di 3o anui, i condannati del penitenziere banno a subire annualmente 6,79 giorni di malattia ed una triplice probability di morte. Ma basando la media della mortalita annuale del peni- tenziere sugli anni, cbe tennero dietro all1 adozione del regolamento del i833, quests media si trova essere di 1 su PARTE STRANIERA. 89 3o, in Vece di 1 su 42, come anteriormente , e qnindi d1 allora in poi la proporzione dei morti troverebbesi oggi- di piii elevata nella prigione clie non nella citta. Da que- sta cifra di 1 su 3o il dott. Coiadet trae pertanto argo- liiento coutro il sistema di Filadelfia adottato a Ginevra. Ma e renlmente causa di qnesta media elevata di mor- talita nel penitenziere di Ginevra il regime clie ora vi si segue? Sotto questo rapporto noi non troviamo d' accordo i due medici svizzeri. Mentre il dott. Coiudet nesuoi com- puti non vede clie f etfetto dei vizj del sistema , il dottor Gosse per lo contrario vede iunanzi tutto pe1 suoi calcoli T etletto dei vizj del penitenziere. Secondo il dott. Coindet: " Fubicazione della prigione e mirabilmente scelta, asciutta e » perfettamente ventilata , in una parola salubre..., donde » ne segue clie la cattiva salute dei prigionieri e dovuta " al regime penale , il quale agisce sempre sulla salute » in proporzione del suo rigore. » A parere del dottor Gosse per lo contrario: « il locale in cui e costrutta la " prigione e male scelto. E nn bastione della citta, elevato >> soltanto di alcuni piedi al di sopra del lago e circon- » dato da ambedue le parti da fossati, Tacqua dei quali » e in gran parte stagnante. Quantnnque Tesposizione sia » piuttosto aperta al levante ed al nord e ben ventilata, »» la vicinanza delKacqua vi rende Taria calda ed umida, » o fredda ed umida ; dal clie ne risultano un aggrava- » inento degli efTetti debilitanti prodotti dalla detenzione, » ed una disposizione alle malattie linfaticbe, alle conge- » stioni cerebrali ed alle all'ezioni polmonari. » Relativamente per ultimo alia mortalita ed alia follia nel penitenziere di Losanna , il dottor Gosse ha avverato: i.° clie la popolazione totale del cantone di Vand eleva- vasi nel i83y a 1 83,582 anime, delle quali 92,94.5 uomini e 90,637 donne, dalle quali togliendo 33, 618 individui di sesso mascolino e 32,673 del femminino al disotto degli anni i5 ed al di sopra dei 73, rimanevano 117,291 dei quali 59,027 uomini e 57,664 donne; 2.° clie giusta un censimento fatto nel i836 la cifra degli alienati in tutta 1 estensione del cantone saliva a 402, dei quali 2 1 1 uo- mini e 191 donne, da cui togliendo 29 giovanetti al disotto di 1 5 anni ed un uomo al di sopra di 73, rima- nevano 372 alienati, dei quali 195 uomini e 177 donne; 3. clie in tal modo secondo questo calcolo si avrebbe una proporzione di 4,29 alienati uomini e di 3,o5 alienati donne, 90 TARTE STRANItRA. ossia di 3,26 alieaati dei due sessi su 1000 abitanti; 4." die per altro questo calcolo non essendo del tut to esatto, poi- che e provato che nel censimento del 1 83 6 erasi ominesso ua numero piuttosto grande di alienati, la cifra totale di questi doveva salire a 5oo, per lo che allora, seguendo le medesime proporzioni, si otterrebbero 3,93 alieaati dei due sessi su 1000 abitanti. Una tale enorme differenza di proporzione tra gli alie- nati della prigione e quelli del cantone si riferisce soprat- tutto alia grave questione dei rapporti che esistono tra 1 alienazione mentale e la criminalita , poiche su 72,9 con- dnnnati vi sarebbero stati i3 individui predispo=.ti alfalie- nazione mentale prima del loro ingresso in prigione, ossia una proporzione di 17,83 su 1000. II numero degf indi- vidui divenuti alienati nella prigione non essendo al con- trario che di 2,79 su 1000, si avrebbe una cifra inferiore di circa un terzo a quella delle alienazioni sviluppatesi al di fuori della prigione, e che parla in favore del regime di Losanna. Un tale risultato differisce quindi immensamente, come ben lo si vede, dat quello verihcato dal dott. Coindet nel penitenziere di Ginevra. Se questa enorme differenza di proporzione tra il nu- mero degli alienati verificati nella prigione e quello degli alienati verificati nel cantone pud essere di un gran peso, come gia abbiamo pocanzi avveriito, nella valutazione dei rapporti che esistono tra 1 alienazione mentale e la colpa- bilita, non puo pero averne alcuno nella valutazione degli effetti del regime della prigione, in quanto al numero dei casi di alienazione mentale avvenuti nella prigione mede- sima e per cause inerenti al suo regime. Abbiamo visto che questi casi non erano che nel numero di 2 : e me- stieri quindi isolare questa cifra 2 dalla cifra i5, ed al- lora avremo la proporzione gia rammentata di 2,79 alie- nati divenuti tali nella prigione, ed a motivo del regime della inedesinia :, quando nella popolazione libera questa proporzione e di 3, 93. II dott. Gosse si e poi applicato ad i&tituire sulle gior- nate d1 infermeria del penitenziere di Losanna i calcoli inedesimi, che abbiamo visti essere stati fatti anche dal dot- tor Coindet su quelle del penitenziere di Ginevra : abbiamo gia dimostrato come le induzioni derivate da questa base siano appoggiate a calcoli erronei. II dott. Pellis, medico del penitenziere di Losanna, il dott. Bache medico di quello PARTE STRANIERA. 91 di Filadelfia e Moreau-Cristophe pensano pure die il conto per gioruate d infermeria non possa presentare die risul- tati falsi, e die il solo mezzo vero e razionale di valutare il grado d influenza, che il regime discipliuale della pri- gione pno esercitare sulla salute dei detenuti, sia di veri- ficare il Ioro stato di salute al loro ingresso, nella durata di loro detenzione ed alia loro uscita, metodo adottato in ispecial modo dal dottor Bache nel penitenziere di Cher- ry-Hill. In quanta alia mortalita dei detenuti in questo peniten- ziere di Losanna, la media di undici anni dal 1 maggio 1826 al 12 gennajo 1837 da i seguenti risultati : popola- zione totale 140; morti 3 circa per anno, ossia 2,14 su 100 detenuti. Secondo i calcoli del dott. Gosse la media an- nuale della mortalita nella popolazione libera di Losanna sarebbe stata, in circostanze analoghe a f|ue!Ia del peniten- ziere, di 2,58 per ico. La mortalita nella prigione sa- rebbe adunque minore che nella citta. Ma il dottor Gosse volendo, che liecessariamente , come pare a prima vista, e come risulta dalle indagini di Yillerme e di altri, vi siano tnaggipri probability di morte in prigione che in istato di liberta, prende le 6 morti straordinarie avvenute nel peni- tenziere nel 1837, ed aggiungendole alle 6 dei tie anni precedenti , ammette per la prigione una proporzione di mortalita di 3 per 100. Ammettendo per altro anche quest1 ultima proporzione, preseuta essa cosi poca difl'erenza con quella della mortalita nella citta, che e di 2,58, che nulla aucora si pub dedurre di sfavorevole contro il regime della prigione. Pel resto la mortalita straordinaria dell anno 1837 spiegasi per cause accidentali di vecchiezza e di mabttie preesistenti alia de- tenzione, cause non ignote alio stcsso dott. Gosse. Risulterebbe pertanto da tutto cjnanto abbiamo fspo- sto, che il regime disciplinale di Losanna, quantunque piu severo di quello di Ginevra e piu somigliante a quello di Filadellia , pure preseuta casi meno frequenti di follia e di morte. Fin qui non abbiamo fatto che esaminare lo stato della salute e della ragioue dei detenuti nei quattro penitenzieri principali di Cherry-Hill e di Auburn, di Ginevra e di Losanna, presentando quelle osservazioni snsgerite dal ra- ziocinio o dalf autorita di uomini versati nella materia. Ora, onde ail'rettarci pure ad una conchiusione , passeremo f)2 I'APTE STR.YNIERA. a vedete, colla scorta di Morcan-Cristophe, gli effetti coni- parati dei diversi regimi seguiti nei quattro penitenzieri medesimi, e recberemo in mezzo alciini esempi tolti dalle prigioni di diversi paesi , i quali valgano a meglio riscbia- rarc cos'i importante questione. II dott. Coindet, lasciando da parte le cifre del peniten- ziere di Losanna , limitasi a confrontare quelle dei peni- tenzieri di Ginevra, di Auburn e di Filadellia, per fame escire relativamente alia mortalita comparativa delle pri- gioni di questi diversi stati , le concbinsioni die seguouo: Ad Auburn inuore i detenuto su 56 A Ginevra ed a Wetbersfield ( Stati Uniti ) I su 37,20 A Filadellia i sn 33; dunque, egli concbiude, il sistema di Auburn e di Ginevra vale meglio di quello di Filadellia. Ma onde giudicare della superiorita relativa di un si- sterna non si tratta di sapere , se nel dato penitenziere di tale paese muojano annualmente meno detenuti cbe in tale altro , ma bensi se la mortalita della popolazione prigioniera di tale paese, confrontata colla mortalita della popolazione libera, sia comparativamente minora della mor- talita della popolazione prigioniera di tale altro paese con- frontata colla popolazione libera di questo paese. Nel suo rapporto sui penitenzieri d America Demetz as- sicura cbe a Filadellia la media della mortalita negli uomini liberi sorpassa il 3 per too; ora siccome la media della mortalita nel penitenziere e al di sotto di questa cifra, od appena la raggiunge, ne risulta cbe il penitenziere di Fi- ladellia presenterebbe sotto il rapporto dei risultati di que- sto confronto un vantaggio , cbe non possono presentare gli altri penitenzieri d^America e d Europa. Cos! iinche do- cumenti officiali incontrastabili non istabiliranno tra la po- polazione libera e la popolazione prigioniera di questi Stati i punti comparativi cbe mancano in questo momento alia statistica onde compilare le loro tavole di mortalita , non si potra trarre induzione alcuna di qualcbe valore da cifre parziali ed isolate. Nel gia citato rapporto del comitato nominato dal se- nato per visitare il penitenziere di Cberry-Hill pel 1837 si legge : " il confronto delle tavole di mortalita del peni- » tenziere di Cberry-Hill con quelle degli altri penitenzieri » degli Stati Uniti conduce a questa conchiusione, cbe lo >/ isolameuto continuo del sistema di Pensilvania non porta PARTE STUANIEKV. 1)3 » ' ale mi pregiudizio alia salute dei detenuti. A Cherry-Hill » i morti ( compresi si i biauchi die i neri ) sono nella » proporziooe di 2,5o per ioo; sono di 4 per 100 a Sing- »/ sing e di 3 per 100 ad Auburn. Donde ne segue che la » salute ilei prigionieri e senza dubbio alcuno in sicurezza m tanto nel penitenziere di Filadellia, quanto in qunluncpie » altro, agli Stati Uniti ed altrove, retto da un altro si- » sterna. » Egualmeute questo rapporto si esprime riguardo alPalienazione mentale, come abbiamo piu sopra rii'erito. La Societa delle prigioni di Boston per altro, riassu- mendo le diverse medie di mortalita di otto penitenzieri sottomessi alia regola di Auburn, pervenne ad una media di 1 su 5i, e nel penitenziere di Filadellia di 1 su 33:, per il cbe ne risulta cbe i morti sono di 2 per 100 net penitenzieri sottoposti alia regola di Auburn e di 3 per 100 nel penitenziere di Filadelfia. E opinione di de Beaumont e di de Tocqueville die siasi di molto esagerata la pretesa inumanita della reclu-done so- litaria : essi non rimproverano al sistema di Cherry-Hill di togliere la salute o la ragione dei condannati. Nel pe- nitenziere di Filadellia, secondo essi, la durata della vita media e piu lunga cbe nella societa. « Se a Filadellia, dice " de Tocqueville in una lettera indirizzata al membro del " consiglio generate della Manica , sig. Langlois , in data " del 17 agosto i838, la mortalita e stata un poco mag- >' giore cbe ad Auburn , essa e stata molto minore cbe nei » bagni , e si e sempre tenuta al di sotto della media della »/ mortalita nella citta di Filadellia. » Moreau-Cristophe pensa cbe sia impossibile di^tingnere tra i folli di una prigione quelli die vi sono entrati come tali da quelli cbe sono divenuti folli dopo il loro ii.gresso sotto 1 influenza del regime cbe vi si segue. Ed in quanto al rapporto del numero degli alienati colla popolazione totale dei diversi Stati, nei quali si trovano le prigioni, delle quali abbiamo parlato , Esquirol nel suo eccellente trattato delle malattie mentali ( Parigi i838 , torn. II, pag. 742 ) non ha potuto dare cbe il risultato di alcune statistiche locali , le sole ancora cbe siano corn- parse su di questo interessante soggetto. Ora dal (juadro dato da Esquirol rileviamo cbe il numero degli alienati e nella proporzione di 1 su 573 in Iscozia , di 1 su 783 in Inghilterra, di 1 su 721 a Nuova-YorU , di 1 su 1780 ia Francia, di 1 su 3780 in Italia. ()4 PARTE STRANIERY. La diflerenza che si nota tra P Inghilterra e la Scozia proviene da cio, che la Scozia ess end o nn pnese di mon- tagna g!i idioti vi sono molto piu numerosi che nei paesi di pianura, come in Inghilterra. « Questo fatto prova, dice >i Esquirol , clie l1 idiotismo, che e mestieri 11011 confon- h dere colla follia, e uno stato dipendente dal suolo e dalle >i iufluenze materiali , inentre clie la follia e il prodotto a della societa e delle iufluenze intellettuali e niorali. Nel- » r idiotismo le cause hanno impedito lo sviluppo degli » organi e per conseguenza la manifestazione dell*1 intelli- ii genza, mentre che nella follia il cervello sopraeccitato ha a sorpassate le sue forze fisiologiche. »» Ora nou e a noi noto , se nelle loro ricerche sni casi di follia nei diversi penitenzieri , i dott. Gosse e Coindet ahhiano sempre avnto presente alio spirito questa distin— zione capitale tra 1 idiotismo e la follia. Una tale osserva- zione non ci sembra fuori di proposito , per cio che con- cerne in ispecial modo le prigioni della Svizzera, atteso che in questo paese , sc vi sono comrade le quail pro- ducono in copia uomini di genio , ve ne sono altre pure nelle qnali la natura pare che abbia colpito di sterilita lo spirito delT uomo : i cretini sono al pari dei gozzi nume- rosi in niolti cantoni della Svizzera. Tutto cio tenderebbe a dimostrare , che esistono cause di follia e di mortalita afTatto estranee al regime delle pri- gioni, anche quando i loro efl'etti si dichiarano sotto 1 in- fluenza di questo regime; cause che non e mestieri mai perdere di vista , quando si tratta di confrontare tra loro sistemi ; poiche sebbene appartenenti ad uno stesso ordine di idee , non dipendono meno ciascuna da un tutt1 altro ordine di fatti. Uno dei piu gravi argoraenti che si adoperano contro il sistema di Filadellia e la maucanza di esercizio e le occu- pazioni sedentarie. Tutti sauno come la vita sedentaria pro- vochi le aflezioni di petto, e specialmente la tisi polmonare che cosi di sovente terminano la vita dei prigionieri. Tali efletti delle occupazioni sedentarie non si pongono certa- mente piu in duV)bio dopo le belle ricerche di Benoiston de Chateauneuf e di Lombard circa V influenza delle di- verse professioni sullo sviluppo della tisicliezza. In appog- gio della opinione qui messa in campo concorre pure una osservazione di z.oojatria fatta da Huzard , il quale ha ve- rificato che vaccbe , le quali clauiio latte e che a Parigi PARTE STRA.NIERA. ()5 noa abhnndonr.no mai la stalla muojono generalmente di affezioni di petto. E pero un fatto die agli Stati Uaiti prima dello stabi- limento del sistema penitenziario vi erano prigioni afiatto simili a quelle di Francia e nelle quali regnava la stessa liberta di comunicazione alle ore di riposo. Ora , termine medio, eravi ciascun anno i morto su 16 in quelle pri- gioni , come nelle case centrali della Francia. Nei nuovi stabilimenti fondati sui principj dell isolamento e del si- lenzio vediamo die la mortalita e molto minore. £ facile 1 afferrare la ragione di queste diflerenze : le comunica- zioni die nascono dalla riunione dei detenuti sono una sor- gente di spaventosa corruzione, e niente vi ha di certo di piii omicida del vizio. La cellula, in Ctti il condannato la- vora e si riposa nelT isolamento, sarebbe quindi, a parere di Moreau-Cristopbe ( du sjsteme penitential re , Introdu- zione, pag. ioo, Parigi 1 838 ), meno nociva del cortile o del prato, in cui sotto la forma di una innocente ricieazione non trova die colpevoli divertimenti. Sarelibe quindi me- stieri cercare un altra causa della tisicbezza dei prigionieri. Cio non pertanto non si puo non ammettere, cbe 1 eser- cizio del corpo non sia una delle condizioni di sua vita, non sia un elemento di buona salute, e cbe una cellula, da cui non si puo escire e nella quale non si puo cam- biare di sito , non alteri la salute piii cbe una cellula, dalla quale si esce, ed in cui il detenuto trova Toccasione di agitare le sue gambe e le sue braccia , soprattutto quando la detenzione e di lunga durata. Lo stesso Moreau-Cristopbe, il quale non ammette come efficace ed adottabile fuorcbe il sistema delfisolamento assoluto, teme cbe colla inazione del corpo sia compromessa la salute dei detenuti , di quelli specialmente cbe lo sono per lungo tempo, per io, ao anni e piu. E per allontanare questo timore propone di aggiungere ai penitenzieri che saranno costrutti in Francia, sul si- stema della separazione individuale, dei passeggi scoperti in numero sufliciente, percbe ciascuno possa prendere soli- tariamente qualcbe esercizio allaria aperta, durante il corso di ciascuna giornata. Sara questo un motivo di studio per V arcbitetto , il quale dovra sapeie conciliare nella esecu- zione del suo piano il principio penitenziario col principio della salubrita. Sarebbe pur bene ebe ciascuna cellula fosse provvista , indipeiidentemente dal mestiere a cui e applicato ciascun t)() PARTE STR\NlER.i. deteimto, di un istrumento meccanico proprio ad eserci- tare le sue braccia e le sue gambe. In IrigKHtetra , in cni T interesse della clnsse povera e del commercio libero ha fatto escludere il lavoro prodnttivo delle prigioni , si e introdotto in tutte le case di correzione tin lavoro non prodnttivo , il quale consiste nel fare girare una ruota cilindrica, mediante la forza motrice dei piedi di tutti i detenuti. £ certamente cpiesto un punto delP igiene peni- tenziaria, che merita di essere studiato e raccomandato all-1 attenzione dei medici , ai cpiali sia allidato il regime sanitario dei penitenzieri. Un altro punto die non merita meno di essere preso in seria considerazione si e V influenza del silenzio assoluto sulla salute. << II silenzio assoluto, dice il dottor Coindet, » puo non indebolire l1 intelligenza dei detenuti, ma eser- » cita sulla loro fisica salute inconvenienti , ai cpiali non » si e mai pensato. Illanguidisce il sistema digerente, de- » bilita gli organi della respirazione e della voce; gli uo- » mini , che sono costretti dalla loro professione a parlare » molto , sanno cpianto sia possente V influenza delle fun- n zioui locali sulla digestione:, clara lectio post prandium » era in cpialche guisa precetto presso gli anticbi. » ]\la qnesta osservazione die il dott. Coindet fa valere contro il sistema di Filadelfia, ancorche giusta , sta a migliore di- ritto contro il sistema di Auburn. La regola del silenzio assoluto e la base fondamentale del sistema di Auburn; ma non lo e a Filadelfia , ne ha bisogno di esserlo come ad Auburn. A Filadelfia il detenuto non avendo velazione che con oneste persone non si vede il perche s' impedi- rebbe ad esso di parlare. Diremo noi con Moreau-Cristophe , che se il sistema di Filadelfia, di Auburn, o tutt" altro fosse riconosciuto per essere il solo che riunisca tutte le condizioni volute per punire dapprima i contlannati , in seguito per correggerli e per impedire in ogni caso il ritorno dei delitti colle pene che ne subirebbe il colpevole e per il terrore che inspire- rebbe a coloro che fossero tentati d'' imitarlo , sarebbe » nelle case di detenzione meno severe e nelle quali si se- » gue an regime internet assai analogo a quello che si tiene PARTE STHANIERA. f)J » nolle famiglie, la vita prigioniera produce piu malattie e » piu morti die la vita libera. Ma si dovra per questo ri- » nunziare alia penalita dello imprigionamento? Un giornale a inglese ultimaraente accertava, c!ie in segnito ad esplo- n sione erano morte agli Stati Uniti 10,000 persone, dopo >/ T applicazione del vapore alle comunicazioni per terra e a per acqua. Supponetido clie questa cifra non sia esage- 11 rata si dovra concbiuderne , die e mestieri riuunciare a alle strade di ferro ed ai battelli a vapore? Vi sono piu n probability di morte in una manifattura clie alfaperta a cimpagna: si dovra concbiuderne, clie e d uopo rinun- 11 ciare all1 industria e non applicarsi clie ai Javori agri- 11 coli ? Tutte quest* question] e niille altre delta stessa a natura tendono a dimostrare clie vi sono necessita sociali, a die il piu piccolo numero degli noniini deve subire nel- » I interesse del piu gran numero. La prigione e una di 11 queste necessita. Tutto cio die si puo , tutto cio die si 11 cleve esigere da essa si e die non uccida. E non uccide, 11 quando la media de-1 suoi morti 11011 e die in una pro- a porzione, la quale non accusa il suo regime di barbarie » con cifre incontrnstabili ed eccessivameute elevate, w " La vita die si era fatta il colpevole prima della sua a reclusione, » soggiuuge qui Esquirol nel suo RapportQ airAccademia reale di medicina di Parigi sulla IMemoria di Moreau-Cristopbe . » non era piu esposta a pericoli della » sua vita nel peniten/iere? Non vi sono niolte profes- >i sioni , die compromettono Lesistenza di coloro cbe le 11 esercitano piii die non sia esposta la vita dei dete- 11 nuti ? Si, si dice, ma 1 operajo accetta liberameate le a eventualita di sua professione. Ed il colpevole non ba >' accettate liberamente le eventualita della pena, alia quale a la sua condotta lo ba esposto ? u Ma Moreau-Gristop"* 1 non vede fuori delT isolamento as- soluto altra esecuzione possibile del sisteina penitenziario; questa misura e per lui il sine qua non del buou successo, ed e troppo preoccupato di questa opinione perche si possa determinare il grado di esattezza da lui adoperato nelle sue osservazioni circa la mortalita e la follia nel sistema penitenziario. Una tale questione non ci sembra quindi ab^ liastanza riscbiarata, e questa incertezza puo formare cer- tamente ostacolo nell opinione pubblica ed in quella dei Bibl. hah T. XCVI. 7 (;8 PAKTK 8TIUN1ERA. governi alPadozione del sistema deirimprigionamento indi- viduale:, giacche-, quando fosse provato che il principio della separazione individuate, come lo vnole il penitenziere di Fi- ladelfia , uccides-e o rendesse folli i deteiuiti che vi sono sottoposti, bisognerebbe pure e senza dilazione o proscrivere il principio, o ricorrere a piani di rifornia. D" altra parte perche siano accettati come veri i risultati , clie si dice essersi otteniui, bisoguerebbe die fossero 1 evideute esprei- sione dei fatti i piii avverati e pill chiari. Ora da alcuui si negano questi fatti, da altri se ne adducono altri, i quali proverebbero , come abbiamo visto, che non solameute il regime attuale di Filadeliia nou uccide , ne rende folle , ma eziandio che i detenuti clie lo subiscono sono in cosi buona salute , come nei migliori penitenzieri d'America , come a Eerna , in cui i prigiouieri lavorano all aria aperta, come a Ginevra , in cui si segue il regime d,Auburn, me- glio che nei paesi , nei quali i condannati godono di tutta T aria , di tutte le distrazioni , di tutti i passeggi e le oc- cupazioni, senza i quali si pretende che i detenuti noil possano vivere. Comunque sia la cosa le cifre addotte ser- viranno sempre ad indicare la via pericolosa, che e d uopa sapere evitare nelfabbracciare il sistema penitenziario: sotto qnesto ra]jporto le opere dei dottori Gosse e Coindet hanno reso un servigio reale ed inconirastabile alia societa , ed avranno sempre il meriio di avere fatto fare an passo im- menso alia scienza medica dc-lle prigioni: prima di essi noa esisteva, od almeno era molto imperfetta, la igiene peaale, ma per essi ora e fondata su certi principj. Conchiuderemo pertanto col dire, che non ci sembra es- sere ancora giunto il tempo per pronuuciarsi per un si- stema piuttosto che per P altro^ poiche nello stato attuale della instituzione penitenziaria , diremo con un profondo scrittore , cio da cui si deve colla i-' lsrgiore cura guardarsi, si e da ogni sistema esclusivo. II progresso non lo si deve aspettare dalla teoria, e non si puo improvvisare 1 espe— rienza. Sino a questo di l'esperienza e iucompiuta , inde- cisa, ed i risultati ottenuti non ne meritano il nome. Dare jn-iucipio alia istituzione con una confidenza legittima ed aspettare dalla esperienza i miglioramenti clie potranno per- fezionarla , ecco la posizione nella quale tutti gli amici della riforma delle prigioni devono collocarsi e cio che deve garantirne piii sicuramente i progress! ed il successo. D. A. Bianchi, 99 APPENDICE ITALIANA. Biblioteca greca dellc belle arti composta da Giovanni Petrettini Corcirese. Le statue descritte da Cal- lUtrato dal grecp originate nnovamcnte corretlo tra- dotte ed illustrate. — Milnno, i83q, col tipi di P. A. Molina, di pag. xxiv e 320, in 8.°, con se- dici rami e scdici tabclle al prezzo di it. lir. 1 3. Xuando il prof. Petrettini pubblico Pannunzio di una Biblioteca greca delle belle arti, il nostro giornale (torn. qi.° pag. 95) concorse per qiianto poteva a divulgar quelPav- viso, nel quale credette di ravvisare il concetto di iin'o- pera gia variamente tentata da molti, e noudimcno deside- rata tuttora; di un' opera che rivelando V arte greca., le sue origini e le sue relazioni speciali col popolo da cui prende il noine, facesse flnalmeute cessare molte questioni gia t a rite volte risorte, e non estinguibili Forse finclie qualcuno 110a pigli a considerar la materia diversamente da quello che si e fatto sinora. Non vi ha dubbio cbe Tarte greca , a preferenza di quella delle altre nazioni anticlie da noi co- nosciute, ba molte parti cbe possono servire d'istradamento e di modello agli artisti modeTni; ma dobbiamo ricordarci peio cbe, come arte nazionale, e ancl^essa gran parte del linguaggio, per cosi dire, di un popolo, della sua religione, della sua politica, delle sue usanze, del suo modo insomma di essere. Le dottrine dei trattatisti, estetici o non estetici, le controversie suirimitazione, le dispute dei maestri sa- januo dunque infinite se non sorge qualcuno a insegnare come nelle produzioni dei greci artisti deblja distinguersi cio cbe in esse e speciale delfarte greca , e cio cbe puo essere trasferibile nelTarte dei tempi moderni. Senza di cio noi dovremo veder rinnovarsi di quando in quaudo i litigi di cbe sono piene le storie dell" arte; sdegnandosi non a torto le persone dotate di piu squisito sentire, cbe voglia proporsi come tipo eterno, come legge costante e dedotta dalla natura cio cbe ba bisogno deirerudizione per essere inttso e forsancbe giustiiicato. 400 APPKNJJICK ITAOANA, Noi ci accorgiamo di significare troppo vagamente e in-- compiutamente il nostro pensiero, ma nondimeno ci parve necessario di esprimerne in qualche modo quel tanto che potevamo per dare ad intend ere quale idea ci eravamo for- mata dell" opera promessa dal prof. Petrettini. La nostra aspettazione fu quindi in parte delusa; o piii veramente confesseremo di avere errato interpretatido il programma del chiarissimo autore. C illuse il desiderio di trovar final- mente chi ordinasse e spiegasse iu un corso di compiuta dottrina cio clie vedemmo accennato divisamente da molti, per modo da farei sentire la nostra ignoranza senza aju- tarci ad uscirne: c1 illuse altresi Topiuione in cui eravamo, che un letterato archeologo qual e il cav. Petrettini, do- yesse aspirare piuttosto a diflbndere nuova luce sail1 arte, che ad ajutare gli artisti nelL imitarne le produzioni ; pe-. rocclie questo fu gia fatto da molti, e forse da troppi. Se e vero, per esempio, clie i Greci alteravano qualche volta la figura dei caratteri alfahetici jier adattarsi alia forma dei monumenti su cui li scolpivano, gia siamo av- visati da questo fatto per se medesimc tanto meschino, che anche presso quel popolo il gusto pote qualche volta oc- cupare il Iuogo del raziocinio. Quanto piii non e da pre- sumere adunque che il naturale ed il vero fossero spesse volte modificati da idee molto piii imperiose che non e quella di una semplice corrispondenza di forme? Linda- gine di queste idee al cui imperio gli artisti ohhedirono , e dalle quali dovette pigliare gran parte de1 suoi caratteri I' aria qreca, quest"1 indagine era senza duhhio argomento ap- propriate air erudizione del professore Petrettini. E forse che nei seguenti volumi della sua hihlioteca egli vorra sol- levarsi anche a questa altezza dalla quale potra col sua ingegno e colla sua dottrina diflbndere una luce, non so- lamente piii gloriosa per hfi , ma anche piii utile alf arte; la quale dagli eruditi e dagli uoiuini educati al sentire equisito, non puo desiderare le minute av\ertenze dei pra- tici intorno al pulire o raspare il marnio , ne le misurata proporzioni delle opere sussistenti; ma piuttosto una chiara definizione dei limiti dentro i quali deve aggirarsi per non confandere stoltamente i liheri passi delT ingegno coi sa- grifizj clT esso fu sempre necessitato di fare, a certe idee predoininanti , comunque poi fossero o di leligione o <\\ btato o di seuola. AWenBiCe Italian*. lot Frattanto non e da passare in silcnzio questo primo vo- lume, lavoro tU molta e varia dottrina , e buon testimo^ nio cosi del sapere come della diligenza deU'autore. Con-" siderandolo come opera spettante alia letteratura esso ci lnette innanzi tin testo di CaUistratd proclirato non pure sul fondaniento delle edizioni migliori, ma coi riscontri dei Codici piii accreditati, e col sussidio di quanto fn scritto dai piii sapienti filologi intorno a questo autore. Al testd seguita la traduzione, della cptale non loderemo ne la fe- delta ne lo stile, sicuri die il nome del cav. Petrettini tien Itiogo, sotto questo rispetto, di ogni elogio. Dopo la tra- duzione seguono le note filologiche al greco testo.- dove sono le vai'ianti dei codici e delle stampe anterior!, accompa-1 gnate frequentemente da belle osservazioni clie gli studiosi della lilologia greca potranno leggere con buon frntto. Evvi qnindi nn discorso intorno ai greci sofisti in generate ed a Callistrato panic olar me nte , nel quale 1 egregio autore ba introdotti alcnni saggi di quella falsa Ioquacita di cui pare quasi incredibile die potesse tauto invaghirsi quel popolo clie possedeva gia grandi modelli di vera eloqnenza. Cli eruditi non potranno trovare in questo discorso ne riposte notizie, ne Considerazioni verametite nuove; ma non dubi- tiamo di proporlo ai giovani studiosi ed a tutti coloro die amassero di conoscere senza molta fatica quanto iniporta piu di sapere intorno ai Solisti. Seguitano poi due scritture, la prima delle quali s*1 intitola Sunto storico della greca scul- tura ; la seconda Dissertazione intorno alle facolta operative e virtuali dei greci scultori. Ancbe la prima di queste scrit- ture vuol essere lodata come nn cbiaro ed utile compen- dio di notizie clie ogui persona mezzanaiiiente edueata do- vrebbe procacciarsi. E si noti clie noi nsiamo qui la pa- rola compendio a significare la brevitii delio scritto , non gia per diininuire all autore la lode die gli e dovuta. AI- cune note basteranno a persuadere i lettori c\\ egli non compendia ma, secondo studi suoi proprj, tratta brevemente Una materia intorno alia quale altri spesero intieri volumi. Kispetto alfaltra scrittura essa e piii tecnica e precettiva, insegnando come procedessero i Greci nella formazione dei loro capolavori per ottenere la verita dell imitazioue , la scclta delle forme, V espressione degli affetti, la nobilta dei paiineggiamenti, e simili. Succede a questo discorso mi Fuordopera intorno all' uinana fisonomia . cioe il capitoltv 102 ArPENDICE ITALIANA. quarto del trattato intoruo alia scultura dl Pomponio Gau- rico. Non sappiamo quanto possano o giovare agli artisti o illustrate f argomento trattato dal prof. Petrettini queste considerazioni fisiognomiche : ma vo'endole pur introdurre in una Biblioteca greca, forse era miglior conslglio pigliarle dai Greci istessl che ne liauno scritto non poco, ne il Gau- rico li vince o di sapienza o di eloquenza, se pure queste due parole possono essere qui comportate. Al Fuordopera tien elietro un buon numero di erudite annotazioni archeo- logiche: e finalmente chiudono il volume le proporzioni di quarantadue statue aiuiclie pubblicate dal conte di Clarac e tradotte dal cavaliere Petrettini. Nulla diremo elelle tavole rappresentanti le statue illu- state da Callimaco e cjuelie donde il conte di Clarac trasse le sue proporzioni. Queste ultime , secondo I1 idea clie noi ci eravamo formata del libro, non vi avrebbero elovnto aver luogo ; pur sono un buon manuale pfr gli studiosi dell1 arte: del'.e altre rimane tnttora il dubbio se rappi-e- sentino veramente opere di scultori greci elescritte dal so- iista, o se invece non siano altro cbe le fantasie dello scrit- tore ridotte in immagini da qualche artista vissuto elopo di lui. Considerando poi questo volume non possiamo a meno di riconoscere la molta fatica clie il professor Petrettini ba dovuto spendervi come filologo, e la non ordinaria dottrina cb-1 egli vi ba eleposta come arcbeologo ed erudito. E senza dubbio una bella lode I avere egli pel primo elato all' Ita- lia un buon testo di a u tore tanto scorretto : e forse ap- punto questa scorrezione gli fece parer necessario di ag- giungere il testo alia sua traduzione. Ma noi vorremmo cbe il cav. Petrettini per vendere questa sua Biblioteca meno costosa e cjuindi piii popolare ne escludesse possibil- mente cio cbe appartiene alia sola filologia , ed e inutile agli artisti. Egli ha voluto cbe il suo Callistrato soddisfa- cendo a molte curiosita dovesse piacere sotto qualche ri- spetto ad ogni classe di stueliosi, ma non e da sperare pero cbe molti vogliano comperar volentieri cio cbe non pos- sono intendere eel anche iuteso sarebbe inutile a loro. A. APPENDICK ITALI\NA. IC3 Sloria dei Feneziani, di Domenico Cpivelli, cittadino di Venezia Secoli V, VI, VII, Fill. — Fenezia, 1 839, co dpi del Gondoliere. I/importanza della storia veneta nelle sue moltiplici re- lazioni con tutta quanta U storia moderna e oggimai co- nosciuta da ognuno. II Darii se tie mostro piu di tutti per- suaso, e la storia chegli ci diede avrebbe potuto conten- tare il pubblico desiderio, quando invece di secondare alcune irragionevoli antipatie, e arrcstar?i a^primi documenti che gli venivano alle rnani, avesse adoperato piu critica e mi- nore parzialita. Allincontro di quello che aveva fatto ia antico il Laugier. quanto all indole del sentimento onde fu inspirato a comporre; ma nou dissimile punto dal sno pre- decessore nella preoccupazione. Egli e percio clie puo dirsi essere tuttavia da farsi la storia veneta nella sua totalita-, e sole alcune parti venirci somministrme dagli storici di qnella repuhblica che scrissero per pnhhlico decreto. Ora il Crivelli si e ingegnato di empire una tale man- canza, perche quantunque que^to volume non contenga die i quattro primi secoli di Venezia, 1' opera e condotta per modo da potersi avere a principio di piu lungo e compiuto lavoro, che Tautorc stesso , od altri per lui, vogliauo ap- presso continuare. I secoli in questo volume de-critti sono i piu malagevoli attesa Tincertezza e la poverta delle no- tizie, non che per Fintrecciamento di molte e disparate cagioni a produrre un medesimo etl'etto. II che si vnole considerare da quelli a cui semhrasse di non trovare tutta la facilita e ordinazione in questa storia, che suolsi rinve- nire in quelle di maggior fama. Le doti speciali dello storico di cui parliamo sono una diligenza continua nel rintracciare qnanti piu puo docu- menti atti a dargli le presumibili cagioni defatti; uno studio acuto e profondo nel riferirsi a que' motivi ancora che ad occhio nieno veggente pou-ebbero parere o recon- diti atfatto, o troppo lontaui:, una rigida parsimonia nel- ruso delf iminaginazione, allinche il suo uflicio di leale e tranquillo uarratore non si confondesse con quello del poeta e del romanziero Di cio troviaino farsi dairautore mede- simo nn'aperta dichiarazione in sedici facciate di prefazione premesse alia storia. lo4 Ari'ENnicri italiana. A questi titoli di lode, che in parte seppe meritare, bi- sogna contra pporre altrettante mancanze, nelle quali , per nostvo avviso , egli e caduto. Lo studio dei document! il condusse a rimpinzare il libro di tali note clie non sem- pre debbono credersi necessarie: fottava, la nona, la de- cima e la lunghissima quarantesima prima potevano, a niodo d"esempio, essere oinniesse. Per troppo allargare le storicbe relazioni distolse talvolta il racconto soverchia- mente dal soggetto principale; come in cio che dice de'bar- bari nel seeoudo capitolo, e delle controversie ecclesiasti- cbe nel terzo, nel quarto, nel cpiinto, nel sesto , nel set- timo. Per ultimo il volersi astenere da ogui trascorrimeuto nei campi dell immaginazione impresse al suo racconto certa pesantezzr , che lascia talvolta piii allnticato che instrutto il lettore. A questo proposito non ci sembra inutile Tosservare, che quantunque sia vero nel generale cio cite il Crivelli dice nella sua prefazione (face, xii), cbe il primo dovere dello storico e di cercare la verita, e cbe la sua forza e di per se stessa grandissima , allegando V esclamazione di Cicerone: o magna vis ventatis! vnole pero questa verita essere presentata nel niodo piu opportnuo a produrre il desiderate etletto. E da osservare per altra parte ch egli e oltremodo malagevole all'uomo il mantenersi illeso da qnalsivoglia preocoupazione; e bene spesso la fuga da uii vizio fa incorrere nel vizio opposto, come dal serbare senza difetti se stesso si passa talvolta a credere troppo agevol- mente di trovare gli altri in difetto. Cosi, fin dalle prime facciate del libro , crediamo contrario alia gravita ed im- portanza della storia Tarrestarsi cbe fa 1 "auto re ad una frase del Daru intorno a'fondi interposti nella lingua di terra cbe separa la laguna dal mare: passages dont le fond s' exhausse, ou s'abaisse ail gre du caprice des ondes. Questa frase, inesatta se vuolsi nel chiamare capriccio cio cbe ha regolarita e leggi proprie, non meritava quella seria con- futazione col ricofdo delle leggi idrostatiche e delle leggi idrodinamiche. Molto ineno poi si doveva per questa ine- zia rinfacciare sgarbatamente ad un tale scrittore: ch' egli vedeva nelle acque un capriccio che era soltanto nella sua mente. Ma questa tendenza delfautore a!!a causticit'a e alia po- lemica apparisce assai di frequente in tutto il suo libro. APPENDTCF. IT AL I ANA. I CO Direbbesi die una vena acre serpeggi continuamente per entro la sua narrazione, la quale se puo comportarsi in chi narra , come Tacito , le dissolutezze > II sig. Hammer, qui citato dall Orti, considera il quadro zodiacale sttlla facciata del Duomo di Cremona come una rappre^entazione mitriaca : ma cbiede- remo al sig. Orti, se una sillatta opinione puo reggere coi p-incipj della cristiana religione, sia al tenqio della fonda- zione del Duomo di Cremona e della basilica di S. Zenone di Verona, sia in qnalsivoglia altra epoca. Lo zodiaco sulla facciata dei tempj cristiani, come i dodici mesi dell anno che vi corrispondono , le quattro stagioni ecc. sono veri simboli cristiani e non mitriaci. Abbiamo gia fatto qualche cenno intorno alia spiegazione di tali simboli in una nota a pag. 375 e 376 del tomo XCI ( settembre i838 ) di questo medesimo giornale : nota che crediamo inutile di qui ripetere. La descrizione dei bassirilievi che adornano lateralmente la porta e dessa pure eccessivamente succinta, e talvolta anche inesatta : p. e. nel secondo quadretto , o scompartimento alia destra della porta in cui vedesi Gesii Cristo in croce, omise di notare la singolarita che il Re- dentore non e coronato di spine, come apparisce sulla ta- vola pubblicata dalf Orti stesso , e come notarono anche il Al'I'liNDICII 1TALIANA. I J I Maffei ed il Da Persico. Cosi nel terzo quadretto alia si- nistra della porta medesima rappresentante la fuga in Egitto nou avvert.i clie la figura di S. Giuseppe e di mezza eta, nou vecchio come ora lo fanno i pittori : osservazione gia fatta dal marcliese Maffei. Nel settimo quadretto , in cut e figurata f Annunziazione di Maria Vergine , trascuro di notare che questa e seduta e non in piedi od in ginoc- chio. Neir ottavo quadretto non avvi rappresentato sola- mente 1 Angelo clie annunzia ai pastori la nascita di Gesii Cristo, come dice TOrti, ma vi sono anche i Magi a par- lamento con Erode seduto sopra uno scanno fatto a modo di sedia curule o faldistorio. Di piix i Magi hanno qui la corona in testa, mentre nel quiuto quadretto, in cui ve- desi l'Adorazione dei Magi , non e piii una corona, ma uu vero berretto : almeuo cosi sono sulla tavola pubblicata da!l Orti non solo, ma anche sulla XXIII del Compendio delta storia sacra e profana di Verona del Venturi. Ci sem- bra clie il sig. Orti avrebbe dovuto dire qualche cosa su tal proposito : molto pin clie il marcliese Maffei mette la co- rona in capo ai Magi in ambedue quei bassirilievi : osser- vando altresi lo stesso marcliese Maffei, clie due Magi sono barbati e Taltro no ( come vedesi anche nella tavola XXIII del Venturi ), mentre invece nella tavola pubblicata dal- 1" Orti appariscono tutti tre barbati. Nei bassirilievi o sconi- partimenti dalFaltro lato della porta, il secondo, dice TOrti, rapprtsenta Eva che fila> avendo due bamb'ni sulle ginoc- chia ed Adamo cht fende legne : cosi e infatti nella tavola XXIV del Venturi; ma in quella pubblicata dalfOrti, in- vece della conocchia , vedesi un uccello che ben direbbesi una cornacchia. II lettore che non trovasi in Verona per poterne fare I1 esame od il confronto a chi dovra credere? Nel capo III sono descritti i bronzi figurati , di cui souo coperte le imposte di leguo della porta maggiore della ba- silica: bronzi i quali sono per la prima volta pubblicati dal sig. Orti. I fatti rappresentativi risguardano Tantico ed il nuovo Testainento, ed alcuni miracoli di S. Zeuone. Iucerta e Tepoca in cui possono essere stati fatti quei bas- sirilievi : il sig. Orti pero nella nota (i) a questo capo, nou e lontano dal crederli anteriori ai bassirilievi della facciata, eseguiti dagli scultori Guglielmo e Nicolo, aucora viventi nelTXI secolo. Questa opinione delf Orti verrebbe sostenuta dall uto che in occidente, ossia nella chiesa latina, ebbero 112 A.PTENDICE ITAMANA. gli artist i cristinni, dal VI al X secolo, di rappresentare la Beata Vergine Annutiziata seinpre in piedi ed il piu delle volte colle niani alzate, come vedesi nel primo scomparti- niento delT imposta a sinistra, in cui e fignrata PAtanua- ziazione. Non doveva r Orti trascurare questa circostanza j cost pure avrebbe dovuto notare cbe anclie l'Arcangelo Gabriele e in piedi e senza il giglio, simbolo adottato dagli artisti del XII secolo. In piedi e senza il giglio e pure TArcan^elo stesso nel bassorilievo della facciata , gia citato a pag. i i i, e nel quale la Beata Vergine e sednta, occupata forse di im lavoro manuale, come vedesi rappresentata nelle nntiche pitture a mosaico, per esempio sulfarco trionfale della cliiesa di S. Maria Maggiore a Roma : opera della prima meta del secolo V. II capo IV contiene la descrizione della parte interna della basilica, di cui pero il sig. Orti accontentossi di pub- blicare la sola pianta: eppure a nostro avviso era necessaria ancbe l'elevazione collo spaccato longitudinale e trasversale, allinche il lettore potesse cosi comprendere la descrizione medesima. E bensi vero cbe FOrti, nella nota (i) a questo capo , cita le sezioni per il lungo e pel tra verso ed ancbe la tribuna pubblicate dal D,Agincourt: ma se credette troppo minuta la pianta per potersi perfettamente comprendere la precisa sua forma, per il cbe pubblicolla nnovamente nel suo libro, pareva clie per lo stesso motivo avesse a pubblicare anclie le sezioni longitudinale e trasversale, egualmente pic- colissime presso il suddetto autore. II capo V risguarda la confessione : le porte di essa sono ornate di fregi e figure, a nostro avviso interessantissime pel simbolico loro significato. II eig. Orti pubblica sempli- cemente la pianta di detta confessione nella tavola VIII; e quanto alle porte si accontenta di ripetere la descrizione stampata dai Saccbi nel loro Saggio sulV architettura simbo- lica ecc. Meglio era certameute fare incidere sopra una o due tavole quei fregi e quelle figure e dame ancbe suc- cintamente la spiegazione. Siamo del parere del sig. Orti cbe anticamente il coro ( cbe meglio direbbcsi santuario, non essendo ne' tempi an- ticbi il coro situato dietro T altare maggiore ma davanti ) di questa confessione fosse in origine iinito da mi nic- cbione , ossia da cio cbe cbiamavasi propriamente abside, e crediamo altresi che in fondo di essa , 6econdo l antico APl'ENDICE ITALIANA. Il3 costume, vl fosse la cattedra del vescovo, essendo le due nicchie laterali , chiamate diaconico e protest, destinate ad usi par ti cola ri. Ma non vogliamo ripetere cose da noi gia puhblicate in questo medesimo Giornale , dove parlammo delf opera del duca di Serradifalco : Del Duomo di Mon- reale ecc. (i). II cajio YI risguarda il chiostro : le memorie piu pre- zlose che in se racchiude, come dice l1 Orti, sono V antica chiesa dedicata a S. Benedetto e parecchie iscrizioni sepol- crali. Le iscrizioni sono qui tutte puhblicate cronolo'nca- mente : ma qnanto alia chiesa di S. Benedetto si propone il sig. Orti di parlarne alloraquando sarii per rendere di pub- blica ragione le notizie risguardanti alcuni fra i piu anticlii tempj della citta di Verona e sua provincia. Ci lusinghiamo che il signor Orti manterra esattamente la sua promessa, e speriamo che non sara avaro nel numero delle tavole, ne cosi succinto nelle notizie e descrizioni , come lo fu nel presente ragionamento , nel quale se si eccettuano molte iscrizioni e citazioni di opere ecc. , leggesi presso a poco cio che intorno alia basilica di S. Zenone era gia stato pub- blicato dal sig. G. B. Da Persico. A compimento delf illustrazione di questa insigne basi- lica pubblica f Orti, nel capo "VII, tutte le iscrizioni che ritrovansi nelf antico sagrato di S. Procolo, non meno che quelle contigue alia chiesa stessa. Dairesame da noi fatto del ragionamento deir Orti ap- parisce essere il ragionamento stesso troppo breve e tal- volta inesatto : cosi dicasi delle tavole, alcune delle quali riuscirono altresi insuflicienti e pel numero e per la gran- dezza. Ripeteremo quindi che avremmo desiderato che ol- tre la facciata e la pianta della basilica, avesse il sW. Orti pubblicata I' elevazione cogli spaccati e con dettagli siano di colonne, che di capitelli ecc, essendo troppo piccoli i dettagli stessi pubblicati dal D'Agincourt nelle tavole XXVIII e LXIX deirarchitettnra. Cosi dicasi della porta di bronzo, incisa ora per la prima volta , ma in dimensione troppo piccola e senza alcun dettaglio. Poteva altresi il sig. Orti pubblicare altre sculture , come sarebbero i dodici Apostoli e le statue di S. Zenone e di S. Procolo vescovi , nella tri- buna : sculture interessantissime per la storia delf arte. E (i) BUA. ltd. tomo XC1V, fasrimlo di aprile iH.Hq, pa> E dove parla del sarcofago an- tico esistente alia sinistra delf altare nelf abside della con- fessione egli dice, cbe le « rozze sculture di quel sarco- » fago meriterebbero un'apposita illustrazione. » E percbe dunque non diede egli mano air opera? Ecco un vasto e fertilissimo campo cbe stava dinanzi al sig. Orti e che egli trascuro di dissodare. C. Zardetti. Epistola di Giovanni Torti in morte di sun moglie a Tommaso Grossi. — Milano, 1840, Guglielmini e Radaelli, in 8.°, di pag. 3a, al prezzo di lir. 1, 5o italiane. Due cose hanno principalmente nociuto alia buona poe- sia italiana in questi ultimi tempi; 1 imitazioiie degli stra- nieri, e Tabuso di molte parole o peregrine o sentimentali. Non vogliamo per altro discorrere di quella specie di gergo poetico a cui ci aveva condotti l1 abuso di queste parole; perche oramai e?so e tenuto in un medesimo conto con quel gergo piu antico , al quale era stato sostituito. Ari'ENDICE ITALIANA. Il5 La nuova Arcadia e la vecchia. se forse non soao ancora egua'meate deserte, soao pero egualmente derise. Qanato poi all'imitazione degli strauieri , gia le conse- guenze piu graiidi e piu gravi fnrono diruostrate da molti die ne hanno scritto in qnesti venticinque anni : noi vo- gliaino dire soltanto, come anche nelle produzioni piu tenui e dov' essa noil avrebbe potato Iasciare una grande im- pronta di se, l'abbianio pero veduta manifestarsi quasi seinpre nociva o alfordine delle composizioni od alia 110- bilta dello stile. Nessuno credera certamente die uoi di- spregiarao quanto vi ha di poetico oltre il cerchio dell'alpi: abbiamo anzi applaudito piu volte a coloro che van tra- ducendo fra noi le riccbezze delle altre nazioni; vogliamo unicamente dolerci clie molti iuvece di cavar qualclie gemma dalle miniere pigliarono dalle bottegbe i monili e le collane, e le misero intorno alia nostra Musa senza considerare ab- bastanza se le fossero veramente adattate. Abbiamo un gran numero di poesie, le quali se ci fossero date come imita- zioui od immagini del poetare settentrionale, si petrebbero giustamente lodare; ma voglion essere teaute italiaue! ansi tanto piu italiane, quanto piu sanno inforestierirsi! Quante poesie (per toccar solamente qualcuna delle piu lievi stra- nezze) quante poesie languide e vuote non discorrono in jiocbe strofe per tutti i metri, come se vi domiuasse il furore ? E rispetto alio stile , per questa falsa imitazione straniera vollero alcuni rinunziare al linguaggio poetico; e vedemmo talvolta sotto forma di versi, in argomenti nobili e gravi, una prosa pedestre e plebea : come cbi gettasse via le sete e i velluti, dicendo che alcuni popoli non li conoscono e nondimeno si vestono ancbVssi. II buon senso poi dell universale colla sua lenta ma giusta sentenza lia fatte cessare oggimai molte dispute che l'ingegno ambizioso dei letterati avrebbe tenute vive molto piu a lungo : e la lode generalmente e concordemente impartita alf Epistola del signor Torti ci pare indizio di molto progresso verso quel giorno che vedra riliorire la poesia ita liana. Non crediamo d ingannarci alfermando die da gran tempo non s1 e veduto fra noi un poemetto oric;inale di tanta lun- gliezza e di tanto pregio; tjuesto poi vogliam dire, che da gran tempo non ne avevamo piu letto alcuno , in cui fosse tanto affetto accoppiato con tanto giudizio. Non e qui certamente quella gvande poesia rigeneratrice di cui sentimino Il6 APPENDICE ITALIANS. parlare piu volte daccbe abbiam cominciato a mancare di vere produzioni poeticbe; ma non sara giudicato pero senza interesse nazionale o senza pubblico frutto quel carme die insegna cosi bene a venerare la virtu e V amore. Vi e 1 ordine di un ingegno edncato alia scuola del Pa- rini. o cio die torna lo stesso , alia vera scuola italiana. Vi e la rivelazione chiara , minuta, efficace di un dolore, pur troppo! vero e sentito. Vi e ricchezza cT immagiui , movimento di fantasia, ma temperata dalla ragione come 1 angoscia dell uomo assennato. Vi e stile semplice ma no- bile come il cuore clie si viene manifestando e come Tamico a cui s apre. Cbi si offendesse di qualcbe parola non pie- namente conforme al suo gusto , o di qualclie rarissimo caso in cui la sintassi non e cosi facile e limpida come in tutto il restante , correrebbe forse pericolo di essere giu- dicato indiscreto. Noi abbiamo letta questa poesia con quel piacere con cui s incontra un amico non veduto piu da gran tempo ; ed ora cercberemo di far conoscere altrui donde nascesse il nostro diletto. II sig. Torti comincia dal ringraziare l1 amico de1 suoi buoni consigli: Infine e ver: ti sia rimeritato II pietoso pensiero: a due concordi Cui vita e sol benevolenza e amore , Gid non e dato, qaando sia lor grudo, Come uscendo a diporto in su la sera , Mover compagni all' ultima partita. — Noi non sappiamo cbi avesse mai espresso con immagine tanto opportuna e tanto evidente questo desiderio cosi na- turale a due buoni, di abbandonare in un mede*imo panto la vita passata in una lunga concordia di volonta e di amore. Ne la morte dei ben vissuti pote mai essere meglio significata cbe con qnei versi : Come uscendo a diporto in su la sera - Mover compagni all' ultima partita. — Ed anclie e vero, soggiunge , cbe noi senza avvedercene auguriamo una grande sventura alle persone piu care quando voiTemmo che vivessero dopo di noi. E certo era il peg- gio se , morendo io , ella fosse rimasta quaggiii. Donna gentil, contro il dolore inerme, Fro- gli schianti del cor, gli occhi morenti Di quel che tanto namata amava, APPENDICE ITALIAN!. WJ 11 sudor della morte avria veduto E gli spasimi estremi; e nel perenne Desiderio di lui, le desolate Notti vegghiando, e i dl neri traendo E struggendosi, - e sola in povertade Obbhata dal mondo ... Oh saria stata Piu infelice di me! Pero saggiamente parlasti; e del tuo senilo io mitigo al- quanto V acerbita della mia sventura. Ma noti per questo e cessato del tutto il desiderio e il bisogno di versare nel cuor delP amico il cuore dalF angoscia rigoufio : E un respiro dell'anima, e un inganno Al dolor la parola. E poiche tu certamente ne il duol condanni, o il lamentar mi \>ieti, io ti diro clie sebbene il dolore mi consenta ora- tnai piu lungbe tregue cbe per Taddietro , e il pensiero lasci piu volentieri sviarsi, tuttavolta la niente, come presa ad un arcano diletto, spesso abbandonasi ancora quasi senza avvedersene alia memoria di quauto ha perduto. O mia povera . . . (Deh! mi sia scusato Quanto m'e dolce di chiamarla a nome!) O mia povera, buona Carolina!.. Oh bel nome, funesto, amato nome! Altro non e die si adorato e sacro Jo profferisca di mortal persona. O mia povera, buona Carolina, Creatura innocente, angelo, cara Meta di me! Piu non si dice or quasi Questa parola, che per gioco; involve Perb un gran senso: e a dir quella virtude, Quel miracol d'amor che fa di due Ch'egli ha congiunti nel suo nodo, un'alma Sola, una sola came, altra parola Che al cor si ben risponda, indarno io chieggo. O mia povera, buona Carolina, Io ti chiamava un tempo, e tu venivi A me jestosa con quel tuo sorriso, E mi sedevi a lato a ricrearmi Colle ingenue parole! - Or piu non sei! Il8 ArPENDIOE ITAIUNV. Or piu non sei!.. Piii non sei dunque?. . Awiemmi Talor ch'io pensi non sia vero . . ■ Orrenda Incluttabil yeritcb, pur troppo Da per tutto m'inscgui, e quale e quanta Sei da per tutto mi ti mostri! — E scritta Era clunque per me questa sciasura? — A noi pare vicinissimo alia lirica altezza quell' improV- viso gittarsi del poeta a chiamar la moglie per nome con tanta e si naturale effusione di afl'etto. E una scintilla che desta mi incendio •-, e un*1 immagine viva e parlante del- l1 animo suo e della passione cbe lo governa ; anzi e la passione medesima in atto, clie sottentra alia semplice nar- razione. Gia sarebbe stato pietoso a pensare lo stato di quella nobile anima a cui niuna cosa e piu cara del suo dolore; quanto non e piu poetico e piu efficace ll vederla, se cosl possiam dire, coi proprj nostri occbi posseduta e agitata dal suo doloroso pensiero! Alcuni proposero la questione , se possa credersi vero e presente quel dolore clie si manifesta in bellissima poesia. Certo nessuno scri- verebbe ne versi ne prosa in quella suprema tristezza, quando V anima e come cbiusa e V ingegno quasi curvato sotto il fascio di una grave sventura ; e il sig. Torti ha gia detto che la sua afflizione gli consente ora piu lunghe tregue di prima. Nessuna elegia fu mai scritta, crediamo, sul feretro degli estinti^ ma ancbe le indoli piu prosaiche ricevono dal dolore qualcbe inspirazione poetica: e quando arriva quel tempo in cui molti si vantano di aver vinta e fors,anclie obbliata la breve afflizione, gii animi piu gen- tili negli assalti della memoria vestono di poesia il proprio dolore, clie non e piu imperioso e continuo come una volta, ma non per questo e men vero. — Vinto dalla potenza della passione il poeta s^immagina 1 ineffabil conteuto che avrebbe provato se in quell1 ul- timo giorno, quando ogni speranza era perduta, qualcuno gli avesse annunziato 1' apparire improvviso di qualcbe segno vitale, e Tamata sua donna a poco a poco si fosse riavuta : peroccbe ancbe negli uomini piu rassegnati e piu pazienti della sventura, il cuore inavvertito vagbeggia cio ch1 egli stima il suo meglio, e si crea uno stato diverso dalla realta. Ma la dolorosa dolcezza di questa illusione svanisce, e V animo travagliato da tanta tempesta esclama : Pace! datemi pace, o ret pensieri. APPENDICE ITALIANA. I Tg II poeta ripiglia quindi la sua narrazione, e confessa all amico com'egli, artefice a se stesso di bugiardi conforti, si va ci'cando talvolta lusinghieri fantasmi die poi lo fanno Piu che mat tristo ripiombar ncl vero. 10 con lungo lavoro, e con severo Perseverante meditar sovente Una od urialtra favola m'intresco, E d 'arcane cagion fingo uno strano Viluppo tal, che sia giovato altnd Celar ch' Ella mi fosse ancor serbata: Che or poi, quando che sia, giunga un ignoto 11 qual chiegga di me; che a me introdotto Cortesemente cauto, a grado a grado, (Che dalla gioja non mi scoppii il core) M'adombri il ver da pria, poi mi riveli Ch'Ella e ancor viva, e sol desia vedermi. Dare un grido, volar subito a Lei- Come a cosa celeste, a Lei prostrarmi, Abbracciarle i ginocchi e voler dirle Cento cose ad un tempo . . . Oh! di quant' alto Io cada poi, tu il send amico, e in quale Sconforto la crudel fola mi lasci. — Egregiamente per certo e rappresentata in quest! bellis- simi versi la lunga e tacita lotta della passione colla ra- gione, e la compassionevole infelicita di un uomo die ha bisogno d'illudersi per ricrearsi da un insanabil dolore. Ne egli pero vorrebbe ricomperar la pace a prezzo d'ob- bliare la sua donna: Offri saper, non combattuta lode, Ozi, tesori, gioventii, se vuoi, L'agil vigor, la vita esuberante, La sbadata allegria de' quindici anni; Offri quanto di bene ha nome in terra, Se polessi obbharla, io non vorrei. Questo solo a lui piacerebbe, che la memoria di tanto amata persona, il pensiero a cni egli abbandonasi quando il suo cuore e piu bisognoso di pace, non gli Iasciasse poi sempre, come fa, nel partirsi piu grave e piu inacerbita la piaga. Io la veggo (egli dice) attendermi alPusato bal- cone, accormi festosa sul Iimitare, sedersi a desco rim- petto a me; 120 APPENDICK ITALIANA. . . . . e quel pensier die la ritrac Si viva, in un mi fa piii crudelmente Sentir ch' Ella non v'e! E per quanto io mi sforzi e combatta, A questo soverchiar di rimembranze Oppor riparo o schermo die mi vaglia, Al di qua dtlla tomba omai dispero. — E qui , con felicita e naturalezza non panto minore di quella notata poc'anzi, la narrazione e nuovamente inter- rotta da uno appunto di questi eccessi di rimembranze. — ■ II poeta e rapito fra le selvose moutagne e gli erbosi gio- gbi della Brianza : vol gia mia prima Delicia e volutta, di tutto I' anno Speme e pensier, mai quel giocondo autunno Del vostro del non vi ridea, die lieto Non m'accoglieste in compagnia di Lei; Ne il pian ne I'erta d vedean disgiunti! E gli ricorda dell1 ultima sera passata cola in compagnia dell1 arnata sua donna ! Ma quella sera Ella guardava il delo Piii dell'usato, e piu parea piacersi Dt quella vista. — Oh chi m'avesse detto Ch'era V ultima volta? . . Oh! chi m'avesse Detto, die immaginar di rivedervi, Piagge beate, mi saria spavento? Lasso! perdendo Lei tutto ho perduto! — E cosi e vero cb-1 egli non pub mai uscire da alcuna di quelle possenti e care sue rimembranze, se non piu ad- dolorato di prima. — Ed egli ben sa cbe ad alcuni riesce poco men cbe ridi- cola la lode delle virtu domestiche e ascose % e generosa- mente si sdegna pur sospettando qualcbe inverecondo mot- teggio. Tacciasi chi scortese, inverecondo Qui motteggiasse ov' e d' amor parola , Di quello amor, die se la prima fiamma Divampante si attuta, in un piii mite, In un soave ardor si accende, e cresce APPENDICE ITALIAN*. 121 Pari in due cor fino aU'estremo vale: Qui non e loco di beffardo riso. Lasso! perdendo Lei tutto ho perduto! Pero, soggiunge, io indirizzo le mie parole a te, amico, die hen m1 intend! ; Ma ne tit pur la conoscesti quanto — Si converrebbe a misurar iniei danni. E qui entra per bel modo a descrivere V umile virtuosa sua donna, le cui glorie eran di quelle che non celebra il mondo : quanto era buona e amorevole:, come pietosa de,poveri; non ciarliera:, non in- dagatrice de"1 fatti altrui ; e non meno che moglie, nuora esemplarmente affettuosa. Oh mia ricchezza E gaudio un di quella perpetua pace, Quel non cruccioso mai, tacito , pronto Piegarsi alterno di voleri , e quello Ad una voce tutl'e due talvolta Insorger contro me , caro ad entrambe Piii che la vita! Difficilmente poi sarehhe creduto , senza 1 autorita del- Tesenipio, che la poesia possa illustrare di se anche le cure di una buona nuora intorno al letto di una suocera inferma , vecchia e rimbambita. Deh come Ella esplorando Ti segregava , e offriva al tuo talento SiiW apposto piattel cib che vi fosse Di piii grato e salubre ! E come teco Pargoleggiando poi, dacclie rifatta Per gran decrcpitezza eri bambina , II corredo infantil ch' Ella tfavea Di santini e di ninnoli ammannito , Delle lunghe ore tuc meraviglioso Spasso e sollievo , ti schierava innanzi! La sua pietade e il del le avcan sortito D' esserti piii che figlia e piii che madre. — A noi pare un bellissimo artificio del poeta questa spe- cie di epifonema con cui s^alza improvviso da quella minuta e quasi infantile, ma sommamente affettuosa descrizione. ■ — ■ E con questa nobile sentenza egli si fa strada ad un alta e verissima consul era zi one : che piii d"1 una donna e cele- brata negli annali del mondo per virili virtu; e taluna 122 A1TENDICE ITALIANA. ancora e salita in gran fama per avere mutate le sorti del regni empiendo il mondo di iagritne e di sangue:, mentre lasciansi inonorate le virtu casalinghe di eletta moglie. Ma Di cotal donna sorgera II marito E dim le sue lodi ; e di Lei fia Sola gloria lasciar perenne amore , E di se lungo desiderio in terra. Tale ( soggiunge ) tal fu Colei, di ch'io piangendo scrivo, ma benche non erudita da libri o da sapiente maestro; uon fu pero ne ignorante ne incapace del gentile e del bello, ne posseduta da ubbie e da errori del trivio, sicche mi toccasse damico in faccia vergognar per Lei. Anzi le eran letizia e materia di pensieri e parole le opere piii lodate de'nostri giorni; e il suo schietto sentir, native, incolto le dava di poter sorgere qualche volta consigliera a me stesso e avvisarmi di cib che mal fosse pensato o detto. Ora (prosegue dicendo) se questo e oi-amai troppo lungo sermone , egli e che nel lodarla mi sento come piii largo in sen batter e il core; e parmi ch' Ella Intorno mi s'aggiri in ogni loco Non vista, e ch'oda o legga, e sen compiaccia. £ questa una fantasia die mai non mi lascia : e che dirai s'io narro, Che del governo della mia persona, E di quai sian minute altre bisogne Religiosamente in tutto appunto, Piii che non fea Lei viva, or le obbedisco? Ma piu di tutto mi piace e mi contenta il lodarla ; se non che poi , quando io abbia una volta accostato il calice al labbro , si convien sorbirne Sul fondo anche I'amaro che non falla Giammcu di quel pensiero : Io I' ho perduta Io 1 ho perduta (soggituige) cotesta donna , solo compenso a molte sventure ; ne una figliuola alineno mi resta che fosse immagine di lei! Non per questo acensero 1 imper- scrutata Mente reggitrice delf uni verso, ne credero che r ora ferale spegnesse insieme col corpo APPENDICE ITALIANA. 123 Pur V invisihil che pensava in Lei- Si? vive , il so, ne phi morte ne tempo Teme Colei che fu win donna in terra. Per lei dunque salita a immortale felicita non e da mo- ver lamento : solo e doloroso ( egli dice ) die non ci e dato rivedere di tempo in tempo i cari perduti. Potessi almeno sognarla com1 io vorrei , e vederla immortale qual e , di- scendere clal soggiorno de buoiii nella vedova stanza, e as- sidersi alia sponda dell* angusto letto sottoponendo pieto- samente la destra al mio capo. Io . . . Ma per que* giovani ai quali nessun amico avesse dato finora il consiglio di procacciarsi il libretto di cui parliamo ; per moverli con un poco di curiosita a rileggere tutta in- tiera questa bella poesia, noi ci asterremo dal riferirne que1 versi nei quali il poeta segnita descrivendo con sommo af- fetto il desiderato suo sogno , poi s* accommiata dal suo tenia e dall" amico a cui P ha indirizzato. Ci parve di dover compendiare tutta VEpistola affinche si vedesse, come qui la fantasia abbellisce bensi co" suoi ornamenti , ma non trascura giammai ne scompiglia le iila di un ordinato discorso; cosa non molto frequente, per vero dire, in nessuna eta, ma rarissima poi a di nostri, e per- cio appunto pin degna di esser lodata e proposta alia con- siderazione dei giovani. Perocche la felice unione di queste due parti costituisce il proprio carattere della poesia ita- liana; al quale deve, chi aspira a vivere lungamente glo- rioso, attenersi con religiosa aftezione. Noi non saremo ten- tati giammai d'imitare la scortese arroganza usata piii volte dagli stranieri verso i nostri grandi poeti, sorgendo censori di cio die jiiace alle altre nazioni ■? ma non perderemo pero questa buona occasione, e pregheremo quanti hanno voglia e potenza di coltivare ie lettere, che non si lascino stra- scinare alP imitazione di verun altro popolo in cio che risguarda il sentimento e la sua espressione. Dobbiamo noi invidiar chicchessia quando possiamo vantarci di una scuola da cui sorge una poesia come questa del Torti? Ancora voglia mo notare quanta poesia bella e sicura di lode uni- versale e dnrevole na-^ca sempre dall" animo ridondante di nobili aiTetti. Chi e ricco di questo prezioso tesoro, costui ednchi il suo ingegno ad esprimere con elegante prccisione cio che il cuore gli detta, e come gli e dettato dal cuo- re, e sara salutato poeta. Non ogni tempo comporta ogni 124 APPENDICE ITALIA.NA. maniera di poesia: ma i casi della vita, le gloje e i dotori di qnesto viaggio mortale, v'ha foi-se alcun tempo che vieti di farli argomento utile ai concittadini e glorioso a chi sappia esprimerli con verita , e illeggiadrirli coi fiori di una parola pieghevole ai piu riposti movimenti del cuore? Non di pensieri o di sentimenti diversi da quelli dell universale si forma la gloria popolare degli scrittori; ma il conseguir questa gloria, V essere general- mente e affettuosamente applaudito e riserbato a colui ne cui scritti ogni animo buono e gentile trova V espres- sione indarno desiderata de1 proprj affetti, de1 proprj pen- sieri. Ora se per giungere a siffatta corrispondenza tra chi scrive e chi legge debba giovare f imitazione stra- niera, ciascuno da se medesimo puo immaginarlo. Un1 altra considerazione proponiamo ai giovani studiosi dopo la let- tura di questa poesia:, e risguarda lo stile. Perocche molto si e parlato ai di nostri, e molto (vogliamo pur dirlo) s-1 e traviato e colle dottrine e coi fatti :, e parecchi nobili ingegni parvero presi da un singolar desiderio di rinnegare la pro- pria nobilta. Veggano i giovani in questi versi con quanta cura il poeta, mentre s,accosta alle cose piu tenui, si tieu sollevato per non cader nel plebeo. Perocche semplicita di sentimenti non toglie gentilezza di poesia ; ma I1 ignobile parola contrasta non meno che ai grandi concetti, ai senti- menti semplici e gentili. Non vogliano dunque rinunziare al linguaggio poetico che le altre nazioni c invidiano , e che noi dobbiamo conservare come propria nostra ricchezza, come retaggio di tempi gloriosi per sempre nella memoria di tutto il genere umano. L'animo buono e V ingegno nutrito di pa- trj studi diedero al sig. Torti di scrivere questi versi pei quali il suo nome sara caramente lodato in tutta intiera 1 Italia : or quanto non debbono i giovani innamorarsi di questi studi se per loro Tuomo puo coglier fiori e corone fin sulla tomba de^suoi cari pei-duti, fin sulla gleba ch'egli innaflia di pianto? A. 125 VAIUETA. Una nuova pila di Volta di straordinaria forza. Lettera del sig. Sclionbein al Compilatore delta Gazzetta Uni- versale di Augusta. Basilea, 28 dicembre 1839 {Dalla Gazzetta medcsima del gioino \i gennajo 184.0). Xitteso il sempre crescente interesse col quale ne1 circoli scientifici ed iudastriali si accoglie tutto cio die mira ad applicare Telettricita voltaica ad oggetti tecnici si chimioi che meccanici, sara forse opportuuo ed utile il rendere pa- lesi al pubblico col mezzo del di Lei assai conosciuto foglio alcune notizie sopra una nuova pila di Volta, che per le sue straordinarie azioni chimica e magnetica promette di essere d1un' importanza reale nella pratica. La piu interessante comunicazioue che fu fatta in que- st1 anno a Birmingham (dalla Sezione di Chimica) presso l'Adunanza dei naturalisti hritannici, e dovuta al mio amico sig. Grove di Wordsworth. Egli presento un appa- rato voltaico, che sebbene racchiudesse uno spazio di po- chi pollici cubici e consistesse soltanto di quattro piccole coppie di piastrelle di zinco platinato, pure possedeva una straordinaria cliimica attivita. Durante il mio recente soggiorno in Londra mi feci costruire dal noto ineccanico Watkins a Charing-Cross una pila di Volta secondo il principio di Grove, di dimension] pero alquanto piu grandi di quelle delTapparato da me veduto in Birmingham. II mio apparato e formato di cinque coppie di piastrelle, ognuna delle quali consiste in una sottile lamina di pla- tino di otto pollici In lunghezza e due in larghezza , e di una lista di zinco amalgamato di quattordici pollici in lunghezza e di due pollici e 8/4 in larghezza. Queste cop- pie, quando si vuol poire in attivita la pila, sono poste in un piccolo truogolo per modo che ogni piastrella di platino s'immerge in una porosa cella d argilla di forma pa- rallelepipeda, riempiuta di acido nitrico ordiuario. Ognuna di queste celle e contenuta in uno spazio proprio o scom- partimento particolare che si trova nel truogolo, die e I 2D V A K I E T A . pure di forma cellulare e riempito di acido solforico o muriatico alhingato , ed e circondata da una lista di zinco die comunica colla piastrella di platino della vicina cella. La parte operativa deLf apparato occupa appena 80 pollici cubici e fintero apparato raeno dun quarto di piede cubicoj volume che sicuramente 110 n pub dirsi grande e che si pub ancora facilmente diminuire della meta senza nuocere per cib all attivita dell 'apparato. Una pila cosi fatta somministra ora una corrente che condotta attraverso una mescolanza d'acqua e d1 acido solforico di i,3 di den- sita specifica, da in un'ora 900 pollici cubici di gas misto (gas tonante), misurati collo stromento detto Elektrodon, ossia 1 5 pollici in ogni minuto. Per quanto e a mia co- gnizione, sinora nessun apparato e stato costrutto che, aa- corche sia di dimensioni molto piu grandi di quello pro- posto, lo uguagli per 1 azione chimica; anzi io dubito se la gigantesca pila di Volta delY' Istituzone Jleale (di Chi- mica) a Londra divenuta cosi celebre in tutto il mondo , e che coine noto consiste di 2000 coppie di piatti, pos- seda la chimica energia della mia. Cib che rende perb il proposto apparecchio singolarmente pregevole per il fisico si e la circostanza che esso somministra una corrente di forza costante. Si era fin qui creduto che una colonna o pila di grande attivita chimica producesse anche significanti effetti fisiologici. Questa prevenzione non e perb confer- mata in alcun modo dal mio apparato, perche se lo si prende in mano, non se ne risente alcuna scossa; mentre pile che consistono di molte coppie di piatti, e die svilup- pano appena un pollice di gas tonante al minuto, sono ca- paci di dare delle forti scosse. Pwguardo agli effetti calori- fici del mio apparato non ebbi ancora il tempo di deter- minarne esattamente la grandezza o misura; ma dalla circostanza che merce di esso i fili di platino della gros- sezza di un ordinario ago da calze in pochi secondi ven- gono fusi , e che nei pezzi di carbone che servono come mezzo di congiunzione dei fili si produce uno splendor di luce appena sopportabile dalTocchio, devo dedurne la con- seguenza che le azioni calorifiche della mia pila sono pure straordinariamente grandi. Non ho per anche potuto determinare il massimo del potere elettro-magnetico che possiede il mio apparato:, che perb esso sia rilevante si desume dal risultato di un unico YARIETA. I27 esperitnento che feci pochi giorni fa. Un pezzo di ferro dolce della Iuughezza di 2 piedi e di 4 di pollice di gros- sezza, arcuato a forma di ferro da cavallo e circondato con una spirale di filo di rame sostetine il peso di 3 \ centi- naja allorche attraverso di questa faceva circolare la cor- rente della mia pila. Questo peso non esprime in alcun modo il massimo della forza attrattiva del proposto elettro- magnete, imperciocche quest1 ultimo avrebbe potuto essere aggravato di un peso ancora molto piu grande prima che Y ancora si distaccasse ; mi mancavano pero nel momento delfesperimento pesi piu grossi per determinare esattamente i limiti della forza d" attrazione. Se si paragonano le dimensioni della mia pila colle azioni da essa prodotte, devono queste sembrare straordinaria- mente grandi, e si acquistera la persuasione cbe gli appa- rati di Volta secondo il sistema di Grove costrutti , sono da preferirsi a tutti gli altri , almeno quando si tratti di generare nel piu piccolo spazio possibile una forza quanto e possibile piu grande. La notabile e costante attivita deirapparato in discorso ne appalesa inoltre che la forza dell elettro-magnetismo puo essere portata a qualsisia grado delevazione, e quindi la stessa come forza niotrice in grande puo essere appli- cata con massimo vantaggio. Per cio che riguarda quest 'ul- timo punto evvi per dir vero ancora un importante que- stione da decidersi, cioe qnella delfeconomia , perche tutti i dati conoscinti sopra tale oggetto sono ancora troppo va- ghi ed incerti da poter essere assunti ed adottati in un si- euro confronto di spesa tra la forza del vapore e Telettro- magnetica. Senza dubbio noi otterremo presto degli schiarimenti da un uomo che da molti anni e con molto zelo si occupa della solnzione del problema di ntilmente applicare 1 elet- tricita voltaica alia meccanica, ed il quale e tanto piu idoueo per quest' importante ricerca, in quanto che a lui con impe- viale muniiicenza sono accordati tutti i mezzi desiderabili j)el conseguimento dello scopo^, noi otterremo presto, dico io, schiarimenti dal perspicace ed infaticabile Jacobi (1) in (I) Da una lettera dello stesso Jaccdji al signor Faraday iu data del 21 giugno 1K39 rilevasi lino a qua] punto si esteuda la sua speranza di applicare con vantaggio la forza elettro-niatinctica al 128 VAKIET A.'. Pietroburgo sopra la duplice questioner se i principj tanto iisici quanto economici appoggino e conferm'ino Fapplica- zione delf elettro-magnetismo come forza mo trice per le maccliine usate nei lavori industrials E. F. Schonbein. II professore Augusto De La Rive dopo on articolo nella Bibl. Univ. aout 1839, p. 388, dove vien comunicata la medesima notizia or ora da noi esposta, pone una nota in cu| dice d'aver ottenuto grandi effetti da una coppia vol- taica di platino e zinco distillato immersi nelfacido nitvico concentrato anche non puro. Con una di queste coppie fatta alia Wollaston, e dove la lamina di platino aveva 1 esten- sione di un solo pollice quadrato, e quella di zinco di un solo mezzo pollice, egli manteneva rovente un filo di pla- tino lungo 3 centimetri e grosso mezzo millimetro. II solo inconveniente si e che continuando Tazione^ F acido si ri- scalda fortemente e sviluppa una notabile quantita di acido nitroso, il clie obbliga a sospendere Topei-azione. Ma a cio si puo riparare col cingere di acqua fredda ovvero di gbiac- cio il recipiente, e col fare in modo cbe F acido si rinnovi continuamente, arrivandone inferiormente di quello freddo, e allontanandosi superiormente quello caldo. rnovimento delle barclie. « Nello scorso autunno, egli dice, in una stagione di gla troppo inoltrata, io feci i priori tentative di naviga- zione sulla Neva con una scialuppa a dieci renri, munita di ruote a pale messe in movimento da una maccbina elettro-magnetica. Sebbene si viaggiasse tutti i giorni col carico di dieci o doclici per- sone , io non rirnasi soddisfatto di questo primo sperimento , a ca- gione di diversi vizj di costruzione, della maucanza d1 isolamento nelle iiiacchme, e dell1 impossibility di riparare la batteria senza ri- moverla dal suo posto. Ma dopo aver fatte tutte le riparazioni ed aver eseguiti degh important! cambiamenti, le esperienze saranno ben tosto riprese ; quelle dello scorso anno dimostrauo che per produrre la forza d1 un cavallo occorse una batteria di 30 piedi quadrati di platino convenientemente disposta : io credo pero, clie con otto o dieci piedi quadrati si potra ottenere TefFetto medesimo. Se il cielo mi ridona la sanita alterata dai continuati lavori, io spero cir entto un anno potto allestire un vascello elettro-ruagnetico delta forza di 40 a 5o cavalli. V A R I E T A . I 29 Nuovo appareccliio o processo per I estrazlone del gas. Ai 12 dicembre (1839) dal conte Valmarino in Londra fu fatto nn esperimento , alia presenza di parecchie per- 6one iutelligenti, con una nuova specie di appareccliio del gas. A questo scopo fu eretto un piccol gasometro ehe stava in congiunzione per mezzo di tubi con un forno di pietra cotta ed il cpiale conteneva tre storte, di cui una vetine alimentata di acqua mediante an sifone, mentre Taltra fu riempita di catrame. Entrambi questi ingredient! si distillarono o decomposero nella terza storta. II processo pareva cbe fosse estremamente semplice e la novita del- 1 esperimento consisteva in cio cbe il principal agente del la produzione del gas era P acqua comune in nnlone al ca- trame. Secondo la teoria delf inveutore di questo nuovo metodo deve pero corrispondere tauto bene alio scopo ogni specie di sostauza bituminosa o grassa, quanto la pece od jl catrame. Dopo circa una mezz,ora, durante il qual tempo il conte Valmarino spiego agli astanti il suo modo di espe- rimentare , fu condotto il gas nel fornello ed apparve una pura e forte luce perfettamente libera da fumo od odore aisaggradevo'e. La purezza ed intensita del la fiamma furono confermate nel modo pi u soddisfacente. II gran vantaggio di questo gas a fronts di qnello estratto dal carbon fossile consiste principalmente nel boon mercato del materiale, nella fa- cilita dell1 estrazione del gas e nella perfezione in cui viene tosto formato senza cbe si renda necessario per conseguenza il contrario e costoso processo della condensazione e della purificazione , impercioccbe in questo saggio, tosto cbe i preliminari furono ultimati , si genero la luce in istato egualmente perfetto, pocbi passi lungi dal gasometro, cbe a malgrado della sua piu piccola ampiezza sarebbe abba- stanza capace da fornire di gas almeno 5oo Iampade per dieci ore di tempo. Per cio cbe riguarda alia spesa, 1000 piedi cubici di gas cosi generato possono essere sommini- Strati al pubblico per circa un terzo del prezzo , cbe adesso si paga alle compagnie del gas in Ingbilterra. Per gli usi domestici deve pure questo gas essere appropriato ed al tempo stesso piii sicuro delf orilinario , in quanto die piccoli gasometri con lieve spesa si possono praticare in qualunque angolo o luogo appartato dietro un cancello Bill. Jtal. T. XGVI. 9 I 3o V A R 1 E T X . nelle abitnzioni, da dove allora il gas in saccbetti di tela impermeabile in ogni direzione della casa potrebbe essere portato senza che si abbiano quivi a temere i sinistri ac - cidenti come nella condotta media nte i tubi sotterranei. II conte Valmarino ha otfenuta una patente per la sua invenzione, come pur anclie per uno da lui immaginato perfezionamento delle lampade a gas. Fin dove il gas di questa natura sia adattato all" UbO universale, cd al pub- blico possa olirire rispnrmio, noi non lo possiamo deci- derej sappiamo soltanto die 1 esperimeuto nel caso suespo- sto sembro riuscire perfettamente (i). Cio non di meuo i (i) Nell'' Appendice d^-lla Gazzetfa Universale di Augusta del di 24 dicembre p.° p.c leggesi intorno a questo ritrovamenco la seguente aunotazione : vi adduco nuovi scbiarimenti snlla genesi organica del genere Hydrudyction Rotb., la di cui riproduzione non e meno curiosa ed in- teressante del fenomeno presentato dalle Conjugate di Yau- clier. Dopo cio rivolgo le indagini alP esame dei l'apporti organograiico-fisiologici relativi agli organi della fruttiiica- zione di qnesta famiglia confrontati con quelli proprj delle piante cotiledonee, dietro le quali considerazioni mi riusci facile dimostrare I insufficienza degli sforzi iinora dagli al- gologbi impiegati per distinguere e coordinare questi ve- getabili dietro i caratteri desunti dalle forme del frutto , vagbe ed incostanti perfino nello stesso individuo. Premesse alcune osservazioni in genere sulla struttura fiuo dai primi niomenti della evoluzione, tento d' indagare l1 essenza delle varie modilicazioni operate col tempo dal movimento vi- tale sulla cellula primitiva. Con questo metodo di analisi applicato non solo all"1 organizzazione, ma eziandio ai varj gradi e modi di attivita manifestati dalla stessa potenza vitale vengo a proporre basi pin solide ed immutabili per Je sistematiche distribuzioni. Nelle Confeiver p. e,, cosi come nelle Ceramiee il processo vegetativo consiste in una cou- linua divisione e snddivisione per istrozzamento della eel- lula interna primitiva. II carattere pero essenziale, cbe di- stingue queste da quelle, si e cbe nelle prime la divisione succede dopo cbe la cellula acquisto il grado massimo di estensione, nelle seconde invece tale divisione precede il jiuccessivo distendimento. Nelle Confervee infatti V ultima V A Is I P. t \. l33 cellula nou aucora divisa e sempre maggiore delle altre , minore all opposto si osserva nella tribii delle Ceramiee i della quale ultima tribii lio allargato i confini , merce i pratici scbiarimeuti dati sulla vera struttura di alcuni ge- neri fin qui erroneamente analizzati e non disposti secondd i reciproci loro rapporti di mutua atfinita. Nello stesso ge- nere Halymenia Ag., la di cui fronda dagli autori si de- scrive continua e cellulosa , mi fu dato scoprire come in- vece l'isulti composta di molti fili ceramiei insieme unitl * ed intrecciati lino dai primordj della germinazione. Quei fili rappresentano appunto altrettanti individui del genere Calhthnmnion Ag. ramosi per dicotomia e strettainente in- sieme collegati, quasi direi per aspirare ad una forma com- plessiva piii elevata e composta , cio die si riscontra in molti e molti altri geueri di questa e delle altre tribii, Una idcntica struttura appartiene ancbe al genere Liagora Lmx., per piu rapporti affine agli Sporochni Grev., i quflli tutti nnitamente alle Batrachospermee , e Chordariee mei'i- tano di es?ere ravvicinati alia tribii in discorso. Non essendo pero preciso mio intcndimeuto quello di qui trascrivere an sunto veramente completo ed esatto delle mie osservazioni, mi limitero a riferire soltanto, cbe nella seconda parte lo studio mio e in particolare concentrate! sopra la tribii delle Sifonee adriaticbe , fra le qttali figura per la prima volta lo stesso genere Dasycladus Ag., finorfl. A torto collocato nelle Ceramiee. II genere Olivia Bert. (Ace- tabularia Lmx ) merito invece impoi'tanle distinzione per" la forma degli organ! sporacei, e per il carattei'e specioso della loro germinazione per entro la sommita dello stessd tubo materno , cio cbe da origine alio sviluppo di quel di- sco, dietro il quale 1 intiera pianta ( oggetto di serie e ripetute controversie fra i naturalist! ancbe modern! ) ve- ste le forme, o per meglio dire V esterna coiifigui'azione propria di aicuui piccoli agarici terrestrl. Nella terza parte ihlalmeute si aggiunge V enumerazione di tutte le specie fin cpii raccolte nelPAdriatico, la quale enumerazione bencbe debbasi certamente ritenere ancora iucompleta va nondimeno ad arriccbire del doppio la sto- ria algologica del nostro mare Immaturo essendo tuttavia it progetto di coordinare e descrivere tutte le specie incli— stintamente dietro i prinoipj in generate e:-po>ti, e partico- larinente applicati alia tribii delle Sifor.ee, mi sono limits td 134 v a n i e t a'. di ricorrere per ora alle frasi piu comuni, sparge'ndo qna e la nuove dilucidazioni 9ul!a struttura di molti e molti generi. Quelli die per la simmetria delle forme, o per la crosta calcarea che li riveste prestaroao argomento di gravi dissensioni ed incertezze sulla loro natura vegetahile od animale, furono tutti da me accuratamente studiati. Molti autori specialmente italiani con ragionate congettnre si av- vicinarono al vero , nessimo pero, per quanto io sappia , aveva fin qui troncata la lite in modo evidente ed incon- trastabile, e meno poi si conobbero i naturali rapporti di 6cambievole fratellanza die legano questi generi cogli altri della famiglia delle algbe. Se non che aflrettandomi senza piu ad estrarre da que- sta enumerazione le specie soltanto nuove o meno note, colgo la fortunata opportunity di segnarmi con estimazione e ris| etto. Yenezia, il 3o novembre 1839. Dott. Giovanni Zanardini. Species Algaram novae vel minus cognitce. Rivulaiueje. 1 . Rivularia fucicola. Mihi ms. c. icone : fronde subhe- mispbaerica parvula compacta saturate-viridi. Fila diam. ^ lin. basi olivacea superne viridia , tandem longe acuminata byalina. Annnli laxe vaginati dia- metro 5plo breviores. Ad Fucum vesiculosum var. Sherardi. a. Rivularia Contarenii. Mihi ms. c. icone: fronde planin- scula lcevi orbiculata minutissima aeruginosa. Fila diam. ~j lin. pallide-viridia extremitatibus longe at- teuuatis spiraliter tortis. Annuli diametro dimidio breviores. Ad saxa in ipso limite maris. CHjETOTHOREjE. Hildenbrandia. Frondes crustaceae aduatae e filis minutissimis erectis obtusis articulatis paralle- liter stipatis constitutes , verrucis conspersae , in quibus fructus nidulantur. Mihi. 3. Hildenbrandia Nardiana. Mihi ms. c. icone: fronde or- biculari atro-rubente verrucosa. Fila diam. m- lin. articulata , articulis atropurpureis diametro parura V A R I E T A . l35 Iongioribus. Utriculi pyriformes et splneroides coiu- mixti radiantes. Hildebrandtia prototypus. Nardo. Isis 1834, p. 676. Saxis marinis adnata. Hildenbrandia Parolinlana. Mihi ms. c. icone : fronde irregulari indefinite expaosa rosea aeque laevigata. A praecedente distinguitur forma , colore vel maxime substantia tenuiori, filis duplo crassioribus , et mi- nus arete stipatis. Ad Iapides aqua dulci perfusos in Grotta d'Oliero ill. Parolini prope Bassanum. LynGBYEjE. Calothrix stellulala. Mihi ms. c. icone: filis brevissimis flexuosis in caespitem steilulatum fasciculatis. Fila bete viridia, vix lineam longa, diam. -^ lin. Annuli dia- metro 3~4plo breviores. Calothrix confervicola? Agardh Syst. Alg. p. 70 excl. syn. Ad Hutchinsiam opacam Ag. Calothrix variegata. Mihi ms. c. icone: filis elongatis ri- gidis crassiusculis laxe aggregatis exsiccatione varie- gatis. Fila pollicaria et ultra, diam. j^ lin. Annuli diametro dimidio fere breviores. Ad Conftrvam Linum. Lyngbya olivacea. Mihi ms. c. icone: filis tenuissimis elon- gntis in stratum medio ferrngineum, margine subnigre- scentem dense implicatis. Fila sub microscopio olivacea diam. -^ lin. Annuli brevissimi diam. 5plo breviores. Ad saxa marina. OsCrLLARTES. Oscillaria Meneghiniana. Mihi ms c. icone : filis tenuis- simis spiraliter densissime tortis, extreraitatibus acu- tiusc.ulis , raro in funiculo binatis , lineolis inconspi- cuis , in stratos compactos laves implexis. Fila aeru- ginosa, diam. -~^ lin. in modum cochleae vivide semo- ventia. Disci omnino inconspicui. In canalibus marinis urbis Venetiarum. CONFERVE.E. Conferva urbica. Mihi ms. c. icone : filis infra setaceia simplicibns rigidiusculis ex'spitosis contorto-fascicu- latis, articulis obsoletis diametro subaequalibus. Ad muros ubi praecedens. ] 36 V A U I F. T a". Cekamieje. in. Callithamnion nodulosum. Mihi ms. c. icone: fills moni- Hformibus vage ramosis, ramulis opposite quadri-tri- dicliotouiis creberrimis minutissimis superne filum pri* mai'ium totum tegentibus. Griditsia nodulosa ? Agardli Sp. Alg. II, p. i36. Ad saxa et Algas majores. ii. Callithamnion subverticillatum. Mihi ms. c. icone : filis- brevissimis rigidis , parce vageque ramosis , subuo- dnlosis, nodis e ramulis snbternis verticillatis distan- tibus maltifiilis eilormatis. Ad Algas majores. 12. Ccramium inconspicuum. Mihi ms. c. icone: filis simplf* cibus tenuissimis apice rectis , articulis ntidis roseis, geniculis cellulosis saturate purpureis. Inter Hutchinsias ad Algas majores reptantes sub mi- croscopio obvenit. Fila diain. ~ Iin. 1 3. Corallina virgata. Mihi ms. c. icone: fronde gracili virgata, ramis oppositis multifidis , ramulis capillaribus con- fertis, propaginibus primariis compressiuscuhs, ramo- rum cylindraceo-elongatis. Ad Digenaeam, qilam ex integro obvestit. 14. Corallina verrucosa. Mihi ms. c. icone : fronde crassiu- scula parum ramosa divaricato-dichotoma fastigiata, propaginibus cylindrico-elongatis verrucosis. Jania verrucosa? Lamour. Hist, des polyp, pag. 270, n. 410. Ad Algas majores. Ulvaceje. 15. Bangia Alsidii. Mihi ms. c. icone: fronde inconspicua simplici vel ramosa, ramis alternato-secundatis, cel- lulis uniseriatis diametro subeequalibus , rubro-co- loratis. Ad Alsidium Ag. sub microscopio species pulcherrima. Dictyote^:. 16. Asperococcus tenuis. Mihi ms. c. icone: fronde pusilla tenuissima, breviter clavata, granulis adpressis sparsis distantibus. Ad Algas majores. V A It I E T A*. 13/ t«. Dictyopteris integerrima. Mihi ms. c. icone: fronde firma angustissima parce ramosa divaiicato-dichotoma, mar- gine iiitegerrimo raro dentato, soris hue illuc sparsis. Ad Algas inajores. FUCoIDEjE. 1 8. Sargassum vulgare var. Donatii. Mihi ms.: foliis Iineari- bus longissimis ramoso-dichotomis superioribus saepe fere filiformibus. Acinara etc. Dotiati stor. nat. mar. dell Adr. , pag. 35, t. 4, £ 4. Ad scopulos in fundo maris. Novitd e tlflessioni circa il genere Lepiclosirene. Un esempio di dubblezza scieiitifica, da quasi potersi paragonare a quella in cui siamo lungamente vissuti circa T ornitorinco , nasce in oggi rispetto agli animali chiamati Lcpidosirene ( Un de1 quali gia fu menzionato in questo Giornale, torn. 90, pag. 289), giacche V ha chi li ripone tra i rettili e chi tra i pesci. II sig. Natteier premette alia descrizione di quel mira- bile animale che registro fra i rettili col nome di Lepidosi- rcn paradoxa ( e che noi abbiamo nel summentovato luogo fatto conoscere) la dichiarazione seguente: «sedotto dall in- gannevole somiglianza che questo animale ha nella sua esterna forma coi pesci , massime con quelli del genere murcena, io realmente lo riguardai sulle prime come un pesce , e lo tenni come tale , finche la notomia non venne a trarmi d^nganno^ e Ie investigazioni del mio amico Fit- zinger, cui poco dopo il mio ritorno in Europa diedi i due esemplari che avea portati meco perche ne facesse un piu minuto esame, non mi lasciarono piu alcun dubbio intorno al posto che quest* animale deve occupare nella classifica- zione. >/ E a notarsi pero che il sig. Natterer ci diede nella sua Memoria , inserita negli Annali del museo di Yienna , ben poche notizie circa V interna organizzazione della Lepi- dosircn paradoxa, promettendo che minutamente ne avrebbe parlato il prof. Teodoro BischofF di Heidelberg in un suc- cessive numero degli Annali medesimi a noi non ancora pervenuto. I 38 V A K I E T A'. II sig. Owen lesse alia Societa linneana di Londra (nella seduta del 2 sprite i83q, dalle Re.lazioni della qual seduta raccogliamo le notizie seguenti ) una Memoria circa uu animate pervenutogli dal fiume Gambia d^Affrica, che crede doversi ascrivere al genere Lcpidosire/i, e lo denomina L. annectens. Qnesta differirebbe dalla paradoxa per maggior lunghezza retativa del capo e delle pinne rudimentali pa- ragonata a quella del tronco , e per P intera mole die e di tre quarti minore : del resto i caratteri genevici sarebbeio conformi nelP uno e nelP altro animale. Ma il sig. Owen colloca tra pesci P animale da Itu esa- minato, come crede dover fare pe"1 caratteri seguenti in esso notati: corpo copertq di largbe squame ritonde; con- dotti mucosi ai lati del capo e lungo la linea Iaterale; raggi molli e di molte articolazioni, sostenenti rudimentarie pinne pettorali e ventrali; corda gelatinosa avente una tunica esterna fitta e cartilaginea , la qual corda tien luogo delta colonna vertebrale ed e uuita anteriormente a tutto Posso occipitale, e non ai due condili come ne"1 batracj; un osso preoperculare, e mobile 1 osso inframascellare; la mascclla inferiore avente ciascun ramo composto d' un pezzo post- mandibulare e di an dentario; doppia fila di processi spi- nosi, sopra e sotto la corda vertebrale; le parti ossiJicate dello scbeletro dotate di color verde; P intestino cbe non fa circonvoluzioni ma cammina in liuea retta ed e munito di una valvula spirale; la mancanza del pancreas e della milza; una sola apertura esterna in vicinanza delPano cbe conduce entro la cavita addominale; il cuore avente una sola oreccbietta , gli arcbetti brancbiati cbe sono sei per ciascun Iato , e la situazione interna delte brancbie ; il nervo della linea laterale alquanto lungo ; il tabirinto acu- stico con due grandi saccbi contenenti ciascuno una bianca massa calcare. A tutti questi caratteri infine se ne aggiunge un altro il cpiale, per quanto dal sig. Owen medesimo si aflerma, e forse il solo il quale provi fuor d'ogni eccezione cbe I animale di cui si tratta e un vero pesce. Consiste nella costruzione delP organo delP odorato formato coin'' e di due sacchi membranosi, piegati internamente, e aventi ciascuno un*1 unica apertura esterna disopra al labbro su- periore , senza aver punto comunicazione con la bocca. Certamente questi caratteri additerebbero natura di pesce; ma ugual signiilcazione non banno, anzi, a parer nostro, V A R I E T A\ l39 significano nature di rettile, questi altri anch"1 essi dal si- gnor Owen trovati nel nuovo animale. Esso ha tal cervello die e del tutto simile a quello de1 rettili branchiati , ed ha due ovidutti lunghi e tortuosi i quali vanno a termi- nare nella cloaca con as apertura comune come si osserva ne1 rettili suddetti ; inoltre i suoi ureteri che non si aprono in vescica, i suoi ovarj contenenti ova di varia grossezza e disposte a grappoli , i suoi polmoni muniti di cellule son tutti distintivi di un rettile. Che se il sig. Owen ci avesse descritti gli organi della circolazione ogni dubbiezza sarebbe cessata, giacche son questi che piii sicuramente distinguono il rettile dal pesce. Ma se rcstiam dubbiosi circa rammettere che Tanimale dal sig. Owen esaminato sia veramente un pesce, restiamo poi stnpefatti dal vedere com1 egli lo abbia reputato con- genere alia Lrpidosiren. paradoxa di Natterer, facendo d^n- trambi un nuovo genere di pesci, il che non puo essere derivato se non che dal non aver egli avuto cognizione della Memoria del Natterer: infatti egli non cita se non che i cenni circa la L. paradoxa recati da una lettera del Fitzinger alfunione de* naturalist! tedeschi tenutasi a Jena, I anno prima che il Natterer la sua Memoria pubblicasse. "Vero e che Ianimale descritto dalFOwen si conforma alia L. paradoxa particolarmente pel coqio tutto coperto di scpiame, pe1 condotti del muco ai lati della testa e lungo la linea laterale, per F intestino munito di una valvula spirale ; ma vero e altresi che la L. paradoxa e evidente- mente un rettile, come risulta dalla descrizione gia datane ( Bibl. Ital. torn. 90.% pag. 2.59 ) e non ha che due pol- moni e cjuattro archetti privi di branchie, quando invece 1 animale descritto dal sig. Owen ha polmoni e branchie eon sei archetti. Non lice dunque collocare i due ani- mali in un genere medesimo, e circa tutto questo soggetto sono ad aspettarsi nuove dichiarazioni ed indagini. Sul daghcrrotipo. Nella sessione della R. Accademia delle scienze di Parigi del di a3 dicendDre 1839 il segretario sig. Arago annunzio che Daguerre ha trovato il modo di abbreviare nelle ope- razioni fotografiche la parte del processo che e relativa alViodialura delle Limine. A quest1 oggetto egli sobtituisce 140 V A R I E T A'. aH'iodio in naturn una tavola di legno bianco prepalat.l in modo che tutta la sua superficie esali de-1 vapori della sostanza suddetta. Questa tavola e la lamina metallica sono messe una contro 1* altra in una cassetta piana che subito si cliiude. Al termine di due minuti la superficie dell' ar- gento acquista quella tinta color d' oro che e riconosciuta necessaria al buon successo dell' operazione ; mentre col- Tantico metodo vi voleva piu di mezz1 ora. La preparazione della tavola non esige alcnna cura particolare , e basta a conservarla il tenerla rovesciata al di so]ira dC una cassetta, al fondo della quale siano collocati alcuni frarainenti ■ abilita » 3aa » 3 viuto » aiuto » ivi n 7 trattenersi » trattenerci y* ivi 325 » 1 1 poire 34 Willenbach •n sporre y Wittembach n 333 a 7 dei r, i » ivi » 17 ed » ad y> 336 w 28 nazioni « canzoni F. CARLINI , I. TVMAGALLl e G. BSVGNATELLI , direttori ed editori. Pubblicato il di i5 febbrajo 1840. 143 Latin delle osservaiUmi meteorologiche fatte a/la nuova tone astronomica deffl R Ossewatorio di Brera all'altezza di tese i3,6a {metn 20,54; sulfono botanico, e di tese 75..48 (metri 147,1 i)5»Z UveUo del mare. Le dclla n Aitezza maSsimadel baroinetro poll. 27 lin. 10 0 » minima " 27 ' media " 27 " ^r9"9 ore sono in tempo vero civile; le lettered ed s indicano rispe.tivamente le ore uttina od antimeridianc e rjnelle della sera o pon.end.ane. '44 OTTOBRE iSSg. Allezza del teruiomel.ro R. Slalo del cielo 0 5bia 8hm ijhm 2hS 5h8 8''s ..'•s da mezzanotle a mezzodi. da mezzodi a mezzanotle. 0 a a ° 0 0 0 1 + 9,o + 12,0 + l4,8 + 16.O + i5,i + 12,8 +1 1,2 Sereno. Sereno. 2 +10,0 + 12,8 +.5,4 + l6,2 + 14,8 + j4,0, + l3,2 Ser. nuv. piog. Nuvolo. 0 +12,0 +12,4 + i5,8 +«4,« +i5,8 + i3,3 +12,8 Nuvolo* Piogg. nuv. 4 + ia,5 + l3,2 + i4,3 +•1 5,6 +i5,3 + i3,5!+i3,6 Nnv. piogg. Pioggia. 0 + I 3,0 + l4,4 +i5,i + .6,5 + 10,1 +i5,o + 14,6 +73,8 Nuv. piogg. Nuvolo. (3 + i5,S + ■4,8 +i4,ti +16,0 +i5,o + i4,5 Nuv. piogg. Nuv. piogg. 7 + I0,D + i5,8 +17,6 +i7,7 +16,8 +i4,4|+i3,2 Nuvolo. Sereno. 8 +11,7 +12,7 + 16,5 + .7,8 +17,0 +i5,oi+i3,6 Sereno. Sereno. 9 + 1 1,0 +,3,4 + l5,2 + 18,0 + 16,8 + i5,i|+i4,o Sereno. Ser. nuy. 10 + 12,8 + i3,5 +17,0 +I7,5 +17,0 +16,4 +i5,2|+i5,9 Nuvolo. Ser. nuv. 1 1 +11,8 +,3,4 +16,4 + 14,71+14?° Nuv. ser. neb. Nuv. piog. ser. 12 + 13,7 + 1 0. 5 + 16,1 + 18,4 +16,3 +i4,7|+i3,2 Nuv. neb. ser. Ser. nuv. ■ 'A + 1 1,3 + 1 1,6 + 1 6,o +17,6 +16,6 + .4,6+12,8 Sereno. Sereqo. >4 +12,4 + i3,o + i5,- + 16,4 +14,1 +i3,5'+i3,2 Nuvolo. Nuv. piogg. .5 + l5,2 + i5,6 + 10,2 + l5,2 +14,2 + i3,6i+i3,2 Nuv. pioC. temp. Nuv. piogg. iG + 12,3 + 12,0 +i3,8 + |5.,2 + 12,3 + 13, Q +1 1,9 Nut. piogg. Nuv. piogg. i 7 + 10,5 +.1,7 + 14,4 + '4,8 + i5,5 + 12,4 +12,2 Piogg. ser. Nuv. piogg. i«S +10,7 + 12,6 + 14,2 + 10. q +12,8 +">9 +1 1,5 Piogg. ser. Nuv. piogg. ■9 + 10,5 +10,7 + 1 1,5 + .5,3 + 12.6 +11,7 +11,.) Pioggia. Nuv. piogg. 20 + 1 0,5 + 1 1,5 + 14,4 + .4,8 + .6,7 +13,0 +10,9 Piugg. ser. Ser. nuv. a 1 + 9," +10,8 + i3,9 + '4,7 + 13,5 +n,7 +10,9 Nuvolo. Nuvolo. 22 + 10,6 + 1 1,3 + 12,5 +,v. +i 1,8 +10,3 + 8," Nuvolo. Nuvolo (1). 2J + 8,0 + 9,° +10, S +10,9 + 9,8 + 9,8 + 9,4 Nuvolo. Nuv. piogg. 24 + 8,7 + 9>° + 1 1, a +12,6 + 1 1,0 +10,0 + 9>2 Nuv. ser. NutoIo. ai + 8,7 + 8,9 + 12,3 +12,8 + 1 1,0 + 9i4 + 8,9 Nuv. piog. ser- Nuv- ser. 26 + 8,0 + 8,4 + io,5 + 9,a + 7,8 * 7^7 + 7. 1 Nuv. piogg. Nuv. piogg. 27 + 6,7 + 7,0 + 8,9 * 9»a + 8,4 + 6,3 + b,8 Nuvolo. Ser. nuv. 28 + 6,1 + 7,0 * 5,7 + 5,9 + 5,5 + 5,5 + 5,« Nuv. piogg. Pioggia 29 + 4,5 + 4»7 + 5,, + 4.7 + 3,7 + 3,o + 2,5 Pioggia Pioggia. 60 + o,3 + »,4 + 0,0 + 4,6 + 4,0 + 4*° + 3,6 Nev. piogg. Piogg. nuv. ai + 3,3 + 3,6 + b,3 + 5,i + 4,7 + 4,D + 4,0 Nuvolo- Pioggia. Allezza mass, del term. + i8°,4o Temp. mass, al ter 010 met r ogr.+ kj%o » minima . . , . * o,34 » minima , . . + 0 ,2 1 1,5366 Quanlit a delk Pio8l »ia lin ee 81.75. (j) Aurora bureale predetta da;;li ann, lUCiiilianc c Uiuo liu circa .ilia melanotic. Ill llia"ni-tJ. all. u yr* pri 145 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Delle differenze politiche fra i popoli antichi e moder- ni. — Parte prima. La guerra. Libri tie di Andrea Zambelli , professore 0. di scienze e leggi politiche nelV I. R. Universitd di Pavia. — Milano , 1839, presso Santo Bravetta, contrada di S. Margherita all' angolo dci Due Muri, n.° 1042, vol. 2, in 8.°, di pag. 253 e 319; prezzo lire 8 austriache. J_ja guerra clie a primo aspetto sembra non su- scitare altre idee nella nostra mente fuor quelle di sventura e di distruzione, e per cui ogni ordinato e prospero vivere civile si turba e del tutto eziandio si scompone e si spegne , e pur quella clie appalesa e reca in atto tutte le facolta fisiche e morali dei popoli. II loro carattere ed il grado di potenza e ci- vilta cui pervennero, in niun altro modo piu effica- cemente ed intieramente si potrebbe dimostrare clie per la guerra. Essa e infatti il risultamento delle istituzioni politiche e morali le quali fanno sorgere ed isviluppauo tutte le forze clie poi la propria at- tivita dispiegano per mezzo degli ordini militari. E cio avviene sia clie si tratti di difendere Tesistenza medesima della nazione insieme cou tutto il patri- monio della sua possanza e gloria, sia clie si obbedi- eca alia gagliarda spiuta clie nascc da una progressiva Bibl. Ilk. T. XCVI. 10 I46 DELLE DIFFERENZE POLITICISE energia sociale e che inevitabilmente sprona alle con- quiste. Egli e appunto per ci6 die la tliversa maniera del guerreggiare puo assumersi per regola certa a di- stinffuerc il vario «;enio e le diverse attitudini delle nazioni. Tutto quanto I'lntelligenza ha saputo sco- prire ed inventare, tutti i piu sublimi sforzi de'quali e capace la nostra volonta , tutti gli affetti piu nobili e gagliardi del cuore cospirano ad imprimere nelle guerre donde pendono i destini del genere umano un particolare e luminoso carattere. Per la qual cosa la guerra che per le tribu selvagge e barbare non e che un cieco urto delle forze materiali accompagnato dallo sfogo delle piu crudeli passioni e dall'uso delle piu vili e perfide astuzie , si solleva presso le genti civili ad una lotta sanguinosa bensi e terribile , ma pure da certe leggi governata, anzi da tutto quel senno di cui i popoli che la muovono ed i tempi sono capaci, onde si costituisce in scienza ed in arte. Studiate infatti le guerre degli antichi popoli del- l'Asia occidentale e centrale e le troverete somigliar sempre alle invasioni , sempre riuscire a conquiste , alFatterramento ed alio stabilimento d'imperi. E cosi doveva accadere perclie in quelle genti durava il pri- mitivo istinto della vita nomade dond'erano uscite, e di cui la mezzana civilta alia quale eran sorte non bastava per frenare le gagliarde tendenze e cancel- larne le tracce. Studiate le guerre di Grecia e piu le civili che quelle combattute per la difesa del suolo natale, e vi troverete gia somma 1' influenza del genio ellenico nell'ordinare e dividere in piccole schiere gli eserciti, nel perfezionare tutte le armi e gli strumenti atti alle espugnazioni de' luoghi forti , nel rendere regolari, celeri, concordi i moti e le fazioni che in ogni accidente della guerra si richieggono. Loro pero manca prima dell' eta di Alessandro la vastita dei di- segni, la costanza neiresecuzione e la fedelta a certi fondamentali precetti; condizioni che non si conve- nivano all'eccessiva mobilita delle loro passioni po- litiche, alia varieta delle costituzioni sociali e degli FRA. I POPOLI ANTICHI E MODERNI. 1 47 interessi die ne derivano, ed alia moltitudine dei pic- coli Stati, ne' quali quella generosa schiatta era di- visa. Sillatte qualita ci si rivelano in vece negli or- dini della milizia latina, stretti, severi, perse veranti come l'antica societa romana a tal segno clie la le- gione rappresenta lo stesso popolo radunato nei co- mizj centuriati, e il popolo che sorge ed imbrandisce le armi con quell' ordine istesso con cui nel foro san- ziona le leggie crea i magistrati. Se adunque tanta differenza pur si scontrava nella guerra fra i popoli antichi, quanto maggiore deve intercedere tra gli an- tichi ed i moderni essendo per tante guise diversa la loro sociale costituzione? Imperocche molti ele- menti dell'antico consorzio civile o del tutto scom- parvero o furono dalla possa dei nuovi grandemente immutati. Egli e ben vero clie ristringendo le ricer- che alia guerra , considerata solo come arte e non cu- randosi de' motivi che la possono suscitare o troncare, ne degli effetti che dalla medesima scaturiscono, tali differenze scemano e di numero e d'importanza, ma non cessano ancora di essere assai notabili, special- mente se per una inaspettata scoperta fu d'uopo can- giare tutto il genere delle armi. Da cio che si e detto e facile il congetturare che il tema trattato in questi libri dal prof. Zambelli dovra sopra un piu saldo fondamento posarsi e di una piu viva luce risplen- dere, quando saranno compiute tutte le parti del vasto e difficile lavoro in cui si devono di necessita rias- sumere e disporre in ben ordinato sistema tutti i piu gravi risultamenti degli studj storici. Ma la presente opera esaminata pure di per se si mostra adorna di tali pregi che ben pud dirsi abbia cresciuta non te- nue dovizia al tesoro dell' italiana sapienza. Cio che a prima giunta potrebbe far nascere diffidenza circa il merito di un cosi fatto libro, perche composto da chi non professo giammai il mestiero della guerra, sembra accrescerne il pregio. Con un sincero e di- ligente studio de' piu classici scrittori ha saputo pro- cacciarsi idee tanto precise e lucide da ragionarne I48 DELLB DIFFERENZE P0L1TICHE con quel medesimo convincimento e senno che par- rebbe proprio solo di coloro i quali banno spesa la vita negli instituti militari e ne" campi delle batta- glie. Furon da lui con severa critica esaminate e di- scusse le fonti donde attinse i proprj materiali , fn con solerte critica distinto e misurato il valore die si pote- vano meritare principalmente trattandosi de' moderni cbe in diverse eta iiorirono. Ed in vero non pocbi di cui alto suona il nome troppo ingombri si mo- strano di pregiudizj e di errori sulla bonta degli anticbi ordini militari siccome il Folart e lo stesso Montecuccoli , il quale pero pecca piu per difetto del tempo che del proprio ingegno. Di costoro si vale molto cautamente Fautore, ne tralascia di confutarne alcune fallaci opinioni. Con maggiore fiducia si com- mette invece agli insegnamenti di piu vicini scrit- tori, siccome il Puysesiur, il Rocquancourt, il La Noue, il Foix , il Vacani , ma sopra tutto ei si fonda sul- 1' autorita del grande teorico Jomini e dei due sommi maestri ed operatori di guerra Napoleone e Farciduca Carlo. L' invenzione delle artiglierie e il grande avveni- mento da cui Fautore vuol trarre la i-agione di tutti i cambiamenti che sopravvennero nelF arte militare. E questo il principio fondamentale di tutta F opera, e la verita da cui come da feconda sorgente tutte le altre scaturiscono. Percio le applicazioni ch' egli ne fa alle guerre campali, agli assedj , alle guerre marit- time sempre sono rivolte alia conferma dello stesso principio. Certo non si pud desiderare in im libro maggiore semplicita di idee fondamentali ed un piu ampio e svariato sviluppo di conseguenze. Una forza prodigiosa, aumentabile in un modo indefinito , cui si pud dare qualsivoglia direzione e misura con tutta la precisione matematica, die sempre sta in balia del- F uomo il quale pud in un istante suscitarla , doveva diventare di neccssita il potente anzi F unico stro- mento bellico. Di questa forza era pur d' uopo si giovassero le nazioni per tutelare i loro minacciati era i popom antictii e moderni. 149 diritti od anche per offendere ed usurpare gli altrui; che tale si e la cupida natura dell' uomo. Ogrri cosa adunque nella gucrra si per V otfesa che per la di- fesa deve modellarsi all' uso di questa forza affinche essa si niostri piu pronta, piu gagliarda , piu dure- vole ; le quali condizioni quando si trovino in favore d' una parte, deve questa necessariamente uscire dalla lotta vittoriosa. Ma per voler conoscere tutti gli effetti prodotti da *cosi maravigliosa forza nell' arte militare bisognava prima formarsi una giusta nozione del sue- stato an- teriore. Egli e percio che l'autore nel prime- libro ra- giona della qualita degli eserciti antichi, dimostrando precipua dote de' medesimi essere stata la bravura personale da lui chiamata coraggio d' impeto richie- sto dalla qualita stessa delle armi cui tutto Timpulso era comunicato dalla mano che le brandiva. A cote- sto fine, prova egli, aver avuto Teducazione degli antichi quasi sempre per iscopo il rendere robnste ed agili le membra degli uomini ed i loro animi forti a segno che erano persino inclinati a ferocia. E que- sta era pure nutrita dalF accozzarsi cosi d'appresso nelle battaglie che diventavano percio oltre il nostro uso sanguinose e spietate. Per questa medesima ra- gione si fa egli con molta copia d' esempi a dimo- strare essere sempre stato piccolo il numero de' com- battenti nelle guerre antiche, perch e si eleggevano i piu valenti e prodi. A noi pero sembra che egli ab- bia in tale proposito troppo obbedito al preconcetto sistema; perocche c indubitato che in Grecia ardendo le guerre intestine si allestirono eserciti assai numerosi dagli Stati che di territorio e di popolazione erano pur molto limitati. Epaminonda , per tacere d' altri esempi, fece la sua invasione nel Peloponneso condu- cendo un esercito di ben 60000 combattenti raccolti da tutti i popoli confederati con i Beozj. Egli e poi noto che i successori di Alessandro , i quali soli in tutta l'antichita ci offrono un esempio di monarchi che sono anche condottieri di Ventura , che conquistano l5o DELLE DIFFERENZE POLITIGHE e perclono in breve tempo un trono , ebbero corpi d' esercito assai formidabili per la moltitudine clei combattenti. Le armate romane dopo le prime e le piu difficili conquiste furono pure recate ad un gran numero di soldati , riunendosi in un sol corpo parec- chie legioni. Per tacere della battaglia di Canne in cui si noverarono 80000 romani , grandi eserciti furono quelli clie combatterono contro Antioco, e piu contro Mitridate. E pero da confessare clie questa nostra con- siderazione non ismentisce i principj stabiliti dali'au- tore, perocche il tanto accresciuto numero dipendeva dalla necessita di far le guerre in paesi lontani dove difficilmente si potevano inviare soccorsi per ristoro delle perdite, dalla vastita delle contrade in cui do- vevano le legioni distendersi per tenervi in dovere i popoli, e dalla gran moltitudine delle armi nemiche, le quali, benche spesso inette a resistere alia disciplina ed al coraggio indomito dei legionarj , richiedevano pero che loro si opponessero schiere non del tutto sproporzionate. II discorso che si rivolge all' arte di fortificare e difendere le citta e le rocche, di asse- diarle, di batterle, di espugnarle, la quale in Italia fa antichissima ed anzi appresa dai Komani siuTesem- pio degli Etruschi , fa evidentemente riconoscere come si dovessero scegliere i luoghi piu erti e sublimi, in- nalzare muri alti e perpendicolari, restringere lo spa- zio da difendersi quanto piu si poteva, ed adope- rarsi un eroico valore personale nel respingere il ne- mico che tentasse scalare le mura od innoltrarsi sotterra con cave, ma molto piu negli assalitori ri- chiedersi tanta audacia e fortezza d'animo. Cosi pure eid che riguarda 1' arte dell' accamparsi , nella quale furono tenuti peritissimi i Romani, e di tale verita improntato e cosi facilmente discende da' stabiliti prin- cipj che non vi si puo trovar cosa la quale non sia degna di lode. Ma Fabilita dei capitani era poi come vorrebbe 1' autore tanto da meno di quella che si ri- chiede nei moderni? Certamente se noi parliamo delle scienze esatte senza le quali mancherebbe la vita allc PUA. I POPOLI ANTICHI E M0DERNI. l5 t imprese guerresclie de"1 giorni nostri , non potevano ne dovevano i gcnerali dell' antichi ta andarne forniti. La gucrra non era allora soggetta a quelle rigorose leggi che 1' uso delle artiglievie ha imposto alia me- desima perche trattasi di adoperare una forza che e precisamente commensurabile, ma se consideriamo la mancanza di tanti sussidj ed apparecchj che abbon- dano ai nostri, il dover pigliare in sull'istante qual- che gravissimo partito, il provvedere a tutti gli eventi della fortuna la quale signoreggiava ben piu le an- tiche che le nuove guerre, che altezza di mente e che forza di animo non richiedevasi? In fatti basta dire che i piu grandi uomini di guerra dell'antichita furono pure i piu grandi pensatori, politici e scrit- tori come ce lo dimostra luminosamente il piu grande di tutti , Cesai-e. Era pertanto piuttosto diverso il ge- nere che il grado delle richieste cognizioni. Non po- teva allora un iiorao essere esclusivamente grande ca- pitano come lo pud essere oggidi bastando per tutti l'esempio di Moreau. Che se ne' tempi moderni to- gliamo a considerare coloro che furono non solo grandi uomini di guerra, ma eziandio grandi uomini di Stato, dovremo a questi pochi dare la palma sugli antichi. Ma e egli poi del tutto vero che nell'antica mili- zia non si potesse far uso di strategia? Se con que- sto vocabolo noi intendiamo significare quella parte di scienza che sorse appunto dopo finvenzione delle artiglierie , e vano il disputare su tale argomento. Ognuno si persuade che di linee primarie e secon- dare, convergenti e divergenti, interne ed esterne , di evoluzioni , di marce e contromarce , e di altre siffatte operazioni strategiche non vi poteva essere alcuna traccia. Ma una strategia consentanea alia qua- lita delle armi che dagli antichi si usavano non ci sembra potersi loro negarc. Quando una grande im- presa guerresca era disegnata, fin dal suo principio, pre vedendosi le operazioni delFesercito nemico , trac- ciando anticipatamente la strada per la quale si vo- levano condurrc lc propric schiere, i luoghi ne" quali J 52 DELLE DIFFERENZE POLITICHE bisognava principalmente insistere o per assedj, o per battaglie, il modo di eludere le mosse degli av- versarj o determinarle in guisa che dovessero a pro- prj fini riuscir vantaggiose, ben si pud dire die vi fosse strategia. Allorche v' ha un pensiero sovrano che governa tutta Fimpresa e per l'esecuzione del quale si adoperano tutti i mezzi che stanno in nostra facolta e si cerca di rimuovere gli ostacoli che po- trebbero o impedirla o renderla imperfetta, qualun- que sia il genere degli ordini militari e delle arrni adoperate, vi sara sempre un'arte che precede e pre- para quella del combattere, cioe la tattica, chiamisi poi col nome di strategia o con qualsivoglia altro. La conquista delFAsia opcrata da Alessandro puo da nienti poco profonde stimarsi la fortunata impresa d' un avventuriere 5 ma a chi ben la considera offre luminose prove di un grande e meditato piano di guerra. Suo precipuo divisamento fu di tenere le forze terrestri del nemico discoste dalle spiagge del mare si per impedire che fossero spalleggiate dalla nurae- rosa flotta persiana, e per togliere a loro facolta di alimentarsi con le ricchezze degli industriosi e traf- licanti popoli di riviera , come per conservare a se medesimo libere le comunicazioni con le proprie navi e con la Macedonia e la Grecia. Prima gli bisognava rendersi padrone di tutta FAsia minore per avere una larga base delle sue operazioni, e questo fine conse- guiva rompendo il primo esercito persiano al Granico, abbattendo la piu forte citta che si opponesse a' suoi progressi nel paese, Alicarnasso, e tenendosi congiunte tutte le colonie greche stabilite sulla costa orientale delFEgeo. I suoi movimenti furono poscia con somma arte diretti a farsi padrone non meno delle provincie interne delFAsia minore siccome la Lidia, la Frigia, la Cappadocia, che ad aver libero tutto il litorale del Mediterraneo fino alia Cilicia ed a progredire cele- remente, trascurando di battere i piccoli luoghi forti che per cammino scontrava onde non rimettere in balia della fortuna il conquisto delFAsia minore se FRA I POPOLI ANTICHI E MODERNI. 1 53 mai vi fosse eatrato un nuovo esercito persiano. Con- dotto poi artifiziosamente Dario nelle angustie dTsso e perd facilmente vintolo, sempre feclele al concetto disegno s" impadronisce di tutto il paese marittimo, benche trovi un gagliardo intoppo nella forte Tiro per espngnare la quale spende otto mesi e poscia oc- cupa T Egitto. Lo biasima F autore di quest' impresa, ed avrebbe egli voluto che corresse tosto in traccia delle nuove forze raccolte dal re , ma una tale con- siderazione gia era stata fatta al sommo guerriero dai suoi capitani, ed egli F aveva dissipata con parole ri- ferite da Arriano che rivelano la profondita de' suoi bellici pensieri, e che percio sara conveniente qui ri- portare. « Non e sicuro per noi finche il nemico si- » gnoreggi i mari, andar nell' Egitto; o perseguitare » Dario finche lasceremo Tiro indecisa e F Egitto e » Cipro in mano ai Persiani. E non e cio sicuro prin- ■» cipalmente in rispetto alia Grecia non che per al- » tro affinche non vi riportino con ispedizione pin » grande la guerra, se mentre marciamo noi con le » armi contro Babilonia e Dario essi racquistano i » litorali , tanto piu che Sparta ci fa guerra dichia- » rata, ed Atene ci si tien congiunta per paura an- .» ziche per amore. Ma presa Tiro a noi si dara tutta » quanta la Fenicia ed a noi passeranno pure com'e » verosimile le navi fenicie che sono le piu nnme- » rose e potenti nella flotta persiana. Dopo questo , » Cipro o renderaccisi anch' ella senza resistenza o » la piglieremo facilmente navigandovi. Potenti al- » lora di due flotte, della macedone e della fenicia, » e fiancheggiati anche da quei di Cipro saremo ve- » ramente padroni del mare e ci diverra pianissima » la spedizione in Egitto , e ridotto FEgitto non re- » stera per noi a temere per la Grecia e la patria. » Cosi levato a' Persiani il mare e le teste di qua » delFEufrate marceremo a Babilonia con sicurezza » della patria e con luce piu grande di gloria. » La seconda guerra punica e pure un' illustre testimo- nianza dell" arte strategica di Annibale, di Fabio, 1 54 DELLE DIFFERENZE FOLITICHE di Scipione. Non signoreggia forse un gran concetto nella spedizione del Cartaginese che si muove dalle regioni di Spagna , elude gli sforzi fatti per oppor- sergli nelle Gallie dal console romano, e che in Italia soltanto come s' era proposto, viene alio scontro cam- pale con le legioni latine e piu con la sorpresa, la rapidita e 1' audacia delle antecedenti fazioni che col numero e valore de'suoi mercenarj le rompe e le an- nienta? Non e pure un grande pensiero quello di occupare 1' Italia inferiore per lasciare Roma priva delle sue piu fedeli colonie in mezzo all'esercito car- taginese ed alle genti ostili della Gallia cisalpina, e per avere egli medesimo una comunicazione colla Si- cilia dove avrebber dovuto i suoi concittadini in- viare subito un esercito, e per quella stazione tenersi congiunto coll' Africa? I biasimati ozj di Capua non sono invece la piu solenne prova della somma peri- zia strategica del capitano cartaginese? Ma questa si trovo contrastata in patria da una potente e rivale fazione per cui ne Annibale ricevette nuove forze , ne fu impedito ar Romani occupare militarmente la Sicilia. Egli e percio che venne meno incontro al- 1' arte di Fabio, il cui indugiare a chi ben lo consi- dera altro non apparira che una artificiosa strategia con la quale vinse il nemico senza mai combatterlo, specialmente coll' impedire le comunicazioni delle di- verse parti deir esercito punico tra di loro e coi pre- sidj delle citta forti , come pure col ritardare e rom- pere tutte le sue mosse. Scipione poi non fece che imitare il piano di guerra trovato da Annibale, se non che per lui riusciva di piu facile esecuzione. Minore era la distanza della meta a cui tendeva, minori e meno gravi gli ostacoli da superare, concorde e ga- gliardo F appoggio della repubblica. Servivano inoltre di buon fondamento a tutte le operazioni d'Africa il sicuro possesso della vicina Sicilia, Talleanza di Mas- sinissa, Fincerta fede dei sudditi e tributarj di Car- tagine. Tutti i moti e le fazioni di Scipione dove- vano adunque di necessita produrre lo sgom]?ramento FRA I TOPOLI ANTICHI E MODERNI. 1 55 d1 Italia e la battaglia di Zama, ed una battaglia in quelle circostanze non poteva essere clie il trionfo delle armi romane. Forse le guerre di Cesare contro i Galli possono riguardarsi prive dei grandi principj strategici, poiche avendo egli a combattere con genti rozze che pigliavano a caso ed impetuosamente su- bite deliberazioni , non poteva riassumere in un dise- gno unico e semplice tutte le fazioni, perocche queste erano provocate dagli impreveduti moti de' nemici. Vi bisognava in vece una somma prudenza pratica che suggerisse all* istante i piu sicuri partiti per guardarsi dalle insidie, dagli assalti inopinati, dalle ribellioni di popoli che si credevano gia domi, per impedire nuove leghe fra i medesimi o per disciorle ed abbatterle, per trionfare colla disciplina e con un regolato va- lore della terribile foga e disperazione de' barbari. La questione risguardante il danaro da alcuni con- siderato come nerbo della guerra, da altri come per- nicioso alia medesima perche alimentando le arti di lusso rammollisce e snerva gli uomini, benche trattata con molta erudizione e condotta ad un giusto scio- glimento , potevasi a nostro avviso piu brevemente e radicalmente definire. II danaro in quelle nazioni che lo acquistano colla guerra, siccome fecero le genti dei grandi imperi delFAsia occidentale ed i Romani, diventa stromento di corruttela, e quindi col tempo spegne le virtu belliche. In quelli che se lo propon- gono per meta delle loro istituzioni sociali tutta ri- volgendovi la pi'opria attivita, non permette che quelle virtu sorgano e fioriscano come accadde presso i Car- taginesi. A tutti i popoli antichi fu comune Tuna o I' altra di queste condizioni , percio la ricchezza fu sempre causa di depravazione e di schiavitu. Ma quando la medesima scaturisce da fonti indigene, si collega con tutte le altre provvide istituzioni civili, anzi e rivolta a promo vere ed a fornire i mezzi per megho esercitare V umana attivita in tutte le sue propaggini, allora e un elemento di forza, e puo quindi come ogni altro servirc alia guerra. Tale e la 1 56 DELLE DIFFERENZE POLITICHE contlizione cli molte genti motlerne. La guerra poi ha bisogno senza dubbio di danaro perche altrimenti gli eserciti non si allestiscono , non si armano , non si mantengono, ne si ripara ai danni che al proprio pacse provengono per le vicende di quella. Ma la guerra o e alimentata dal popolo clie la muove o 9i alimenta da se; quest' era il phi frequente caso delle guerre anticlie che fortunatamente non si avvera se non di rado nelle moderne. Questa differenza pro- cede da ragioni superiori, cioe dalla diversa indole e dal diverso diritto delle genti anticlie e nuove per causa del mutamento avvenuto in quasi tutti gli de- menti religiosi e morali dell' umano consorzio. La conquista portava ne' tempi antichi per conseguenza la espropriazione delle terre, lo spogliamento, il ser- vagjao e la vendita dei vinti , cose tutte clie la man- suetudine delPeta moderna altamente riprova. Per la qual cosa un popolo antico povero guerreggiava con maggior vantaggio contro uno ricco perche le dovi- zie di questo mantenevano i suoi solclati. La ricchezza nazionale e fondamento delle guerre d'ogsddi : sono esse ancor piu dispendiose, ma hanno il compenso nelF aumentata quantita dei valori che nell' eta no- stra si creano e si diffondono in paragone dell'antica. Queste verita pero non isfuggirono ali'autore il quale, sebbene in questo luogo le abbia poco avvertite, di piu viva luce le fe' risplendere nella conchiusione dell' opera. L' invenzione della polvere ardente e delle arti- glierie, siccome e il perno sul quale si volge il si- stema del presente libro, cosi richiedeva una profonda discussione per determinate quanto piu esattamente si poteva 1' epoca e 1' importanza di questa scoperta. Fu cotesto tema magistralmente trattato dal nostro autore, e ben pud dirsi una delle piu severe indagini storiche. Dopo avere dimostrato quanto differisca 1' in- venzione della polvere ardente molto anteriore alia pretesa scoperta di Ruggero Bacone e del monaco Schwartz, dall'mvenzione delle artiglierie, rimossa ogni FRA. I POrOLI ANTICHI E MODERNI. 1 5/ falsa idea generata dall' uso del fuoco greco, si fa a confutare, con validi argomenti e con le testimonianze degli scrittori europei ed orientali, le pretese dei Chi- nesi, dei Tartari, dei Saraceni ed in particolare degli Arabi dominatori delle Spagne, confutando in questa parte vittoriosamente il Viardot. Prova qnindi in un niodo irrefragabile che in nessun altro paese le arti- glierie cliiamate da prima bombarde furono piu anti- camente adoperate che in Italia e particolarmente in Lombardia. Ne trova egli fatta menzione nella storia di Brescia fino dall' anno 1 3 1 1 ; laonde pare verosi- mile che ivi dove prima si usavano, prima s'inven- tassero. Tntte le testimonianze de' cronisti , de' piu classici scrittori vicini a quell' eta, ed in ispecie del Petrarca, tutte le diligenti indagini del Muratori ven- gono a confortare quest* opinione tanto piu lodevole , quanto piu torna in onore della patria. Che poi il nome stesso di bombarda forse derivato da quello di lombarda, che pur si trova usitato ne' piu antichi, ag- giunga qualche peso a questa sentenza, noi non vo- gliamo negarlo, ma d pero buona regola di critica il non far fondamento sopra queste lievi affinita etimo- logiche. Cotesta insigne scoperta ha dessa pero recato imme- diatamente tutti i suoi frutti ? Cio era impossibile per le molte cause che si opponevano al suo perfeziona- mento ed alia sua generale applicazione agli ordini guerreschi. Le riscontra specialmente F autore nella diQicolta che incontrano tutte le grandi innovazioni ad essere accettate perche si oppongono alle abitu- dini , ai pregiudizj , alle passioni che signoreggiano le moltitudini; laonde quella scoperta di cui si parla ec- cito in sulle prime sdegno ed orrore, perche crede- vasi atta solo a far trionfare il codardo sul valoroso ed a moltiplicare le stragi della guerra. Vi si aggiun- geva la gagliarda opposizione che dimostro la nobilta leudale per questo nuovo genere d'armi onde la sua prevalenza ne'campi era annientata, potendo le fan- teric composte d'uomini plebei e tenute lino allora in 1 58 DELLE DIFFEUENZE FOLITICHE dispregio non solo gareggiare con la cavalleria, ma so- vcrchiarla ; la penuria del danaro che pur in tanta co- pia si richiede per simili armamenti e i poclii rag- guardevoli progressi che le scienze speculative e la meccanica avevano fatto in quell' eta senza di cui era impossible dare alle artiglierie tutta la lo~o certa e terribile efficacia. Pero l'imperfezione di cpiesti nuovi strumenti bellici e dalF autore riputata cagione pre- cipua del tanto ritardato sviluppo della moderna arte militare. Fedele a questo pensiero, dopo aver sulle tracce del Venturi e del Grassi dato un saggio storico del progresso che fecero le artiglierie dalle loro pri- me e rozze forme fino al principiare del secolo XVII in cui piu varia ed esatta si fu la loro costruzione cosi per gli usi terrestri come pei marittimi , ai quali pero con maggiore lentezza si adattarono, viene per conseguenza a dimostrare che la perfezione data alle artiglierie, specialmente dopo il trovato degli obici e delle bombe, fu causa per cui si perfezionasse Parte militare moderna , del tutto abbandonandosi quelle parti dell'antica che anche dopo la scoperta delle armi da fuoco erano durate per Fautorita degli stessi piu grandi capitani. Questo periodo di passaggio fu con molta dottrina illustrato per modo che si possono scorgere i vecchi metodi ed ordini cedere il campo ai nuovi a misura che la forza di esplosione e sot- toposta a piu severe leggi, tanto per la forma degli strumenti ne' quail si dee la medesima suscitare , quanto per la direzione piu certa e distruggitrice che le si puo imprimere merce la piu opportuna colloca- zione degli stromenti medesimi. II principio pertanto della grande riforma delle artiglierie e stabilito al cominciare del 1700, ed il suo compiuto sviluppo alia meta del secolo XVIII ; sebbene a dir vero alcune vantaggiose varieta ed aggiunte siensi pur fatte in seguito. Egli e adunque percio che nella stessa epoca si dismesse del tutto 1' ordine folto e serrato chia- mato colonna , il quale imitava la greca Mange, e a sostituirono le ordinanze lunghe e sottili, che si FRA I POPOLI ANTICHI E MODERNI. I 5o, abbandono l'uso delle picche e della fanteria pesante , che la cavalleria divento piuttosto atta a consumare una vittoria che a conseguirla. Fix allora clie si adotto una nuova maniera di accamparsi, cioe in largo spa- zio dietro sempliei ridotti per non essere sopraffatti dalle artiglierie nemiche, e poter usare vantaggiosa- mente le proprie, appiccando eziandio se fosse d'uopo nel sito medesimo una battaglia: allora s'introdussero le evoluzioni , le niarce , le contromarce , la strategia e la tattica che e pure in fiore a' giorni nostri, disco- standosi cosi sempre piu in tutte queste fazioni dagli ordini antichi. La differenza appare ancor piu grande negli assedj che nelle guerre di campagna. Due somme verita si dimostrano riguardo all' arte delT assediare ed espu- gnare i luoghi forti. i° II valore e la natura piu po- tevano appresso gli antichi che Farte, mentre que- sta piu pud presso i moderni. 2.0 Nelle recenti opere d' assedio F attacco insegna sempre la difesa. In cosi difficile materia valendosi F autore delle dottrine del De Marchi, del Galileo, del Tartaglia, del Marini , del Grassi e del Venturi, prova come per la stessa causa dell' imperfezione dell'artiglieria durasse ancora in parte Fantico metodo del fortificare e dell'assal- tare, il quale ando poi sempre scadendo a malgrado che alcuni pure di recente l'abbiano voluto pertina- cemente difenderlo. Fu reso del tutto vano quando i trovati del Vauban, le paralelle, le circonvallazioni , le controvallazioni resero inevitable la caduta di qual- sivoglia luogo forte prevalendo di necessita Foffesa alia difesa , perche sopra un sol punto si puo di- rigere un' indefinite quantita di projettili. Allor fu pur compita F arte di costruire le fortezze moderne con tutte le loro opere esteriori e con tutti i ter- ribili artifizj delle mine. Opposero pertanto la piu lunga possibile resistenza, sicche se piu non si pos- sono dire inespugnabili , il che non sarebbe neanche necessario pe' nuovi metodi di guerra, possono pero prestare un importante servigio strategico quando l6o DELLE DIEFERENZE FOLITICHE sorgono hi situazione opportuna , per moilo clie la loro resistenza sia in rapporto con le grandi opera- zioni degli eserciti campali. Tntte cpieste sono incontrastabili verita, ma, e pur d1 uopo confessare, che dipendono da altre di un or- dine superiore , forse non abbastanza avvertite. Se Pautore avesse fatta una piu radicale distinzione fra Parte militare antica e quella del medio evo, avrebbe di necessita riconosciuto che i principj dell' arte mo- derna sorsero con richiamare i vetusti ordini. Seb- bene per la qualita delle armi , per la costruzione delle terre forti e delle macchine atte alia loro espu- gnazione non poca somiglianza si ravvisi fra 1' antica eta e quella di mezzo, e pero indubitato che molto differiscono per cio che concerne l'essenza dell' arte. La mancanza delle cognizioni teoriche e quindi di ogni piano meditato di guerra, la breve e varia mi- sura del tempo per cui avevano obbligo di servire le milizie feudali, il difetto di un supremo comando, dipendendo ogni banda dal proprio signore , che sotto la sua insegna la conduceva in campo , piuttosto che da un generale condottiero, Farbitraria dillerenza delle armi che usavano , il sommo vantaggio dato alia ca- valleria, lo spirito d'indipendenza e d' insubordina- zione che recavano nel campo i baroni cd i cavalieri erano tutte cause che impedivano rallestimento d'un esercito uniforme nella sua materia, bene ordinato e bene distribuito. Erano invece quelle annate aggre- gazioni di parti del tutto diverse e talora contrarie che per altro non si assomigliavano se non per la bravura personale de* combattenti. Ne vi era che il caso in cui una comunc e gagliarda passione religiosa o politica commovesse una gran massa d'uomini che obbedendo questa all" impulso ricevuto si accingeva a qualche impresa con consigli e forze concordi. Tali si furono tutte le guerre d' invasione e le stesse cro- ciate. Le battaglic poi non erano che 1' unione di molti parziali combattimenti nei quali sempre pie- vale va il valore degli individui non mai di corpi TTvA I POPOLI ANTICHI E MODERNS. l6l compatti siccome la falange e la legione. L'uso delle artiglierie non si sarebbe mai potuto applicare a que- sta sorta cli eserciti, appunto perch e la semplicita e I' unifbrmita di quest' arme richiede grandi ed uni- formi masse cli combattenti suscettive di ogni sorta di mod e di fazioni e docili ai cenni di una mente sovrana che come anima deve le stesse masse in- formare. Questo cambiamento politico richiedevasi adunqae anticipatamente affinche le artiglierie potes- sero dispies;are tutta la loro influenza. Ne si sareb- bero pure perfezionate se la condizione sociale dei popoli non si fosse mutata per modo da poterle ge- neralmente applicare ai grandi eserciti, perche non vi sarebbe stata cagione di tentare un tale perfeziona- mento. Nei paesi pertanto nei quali o per essere de- bole fino da' piu remoti tempi il sistema feudale, o per la preponderanza clie vi acquisto la podesta re- gia abbattendo l'aristocrazia e francando le classi in- feriori, o per F ordinamento dei comuni, si poteva avere quella uniformita di elementi da comporne un buon esercito, si fecero rivivere gli antichi ordini della milizia ai quali come ad appropriata materia s'applicarono le artiglierie. Queste poi, che non avreb- bono giammai potuto conciliarsi con le tumultuarie e rozze ordinanze militari del medio evo, influirono alia loro volta nei modihcare le antiche, isviluppando cosi quelle che piu convenient lossero alia loro maniera di esercitare una forza tanto semplice e tanto pode- rosa. I libri del Machiavelli intorno alia guerra se- gnano per questo rispetto un'epoca importante nella storia militate. Lontano egli dal prevedere Tefficacia che acquisterebbero le artiglierie, si fa f apologista degli ordini greci e romaui screditanilo del tutto le milizie feudali e mercenarie, le quali erano pure un risultamento dello stesso feudalismo e del poco bel- ligero spirito dei comuni, specialmente italiani. Quei baroni che piu non potevano difendere i territorj proprj , cercavano di conservarsi ancora qualche po- tere col farsi capi di al , ata. Questa omofonia, non volendo pure abbandonare le teorie linguistiche, c'insegna che certi primi radicali, perche Fuomo in certe cose essenzialissime e pure assolutamente iden- tico in tutti i luoghi ed in tutti i tempi , eppero avra riguardato siflatte cose pel medesimo aspetto , ponno trovarsi del medesimo suono in tutte le lin- gue della terra. Ma ne piace per cpiesta occasione di osservare clie anche alcuni radicali che soglionsi pi- gliare per base di cognazione delle lingue, ponno es- sere per il fatto di una comunicazione di popoli, in- dipendentemente dalla derivazione genealogica da un punto di partenza comune secondo le preallegate teo- rie linguistiche, mutuati a lingue di famiglia diversa. Imperciocche non e inverosimile il caso che alcune na- zioni di una data famiglia abbiano potuto siffattamente aver conversato con altre di diversa famiglia e di col- tura inferiore, e tanto essersi insinuate nelle transazioni della vita di queste da far ricevere da esse e sostituire certi nomi della propria lingua rappresentanti idee pri- mitive di cui queste nazioni dovevano necessariamente aveie nella loro propria i corrispondenti. T Fenicj p. e. poterono aver prodotto questo effetto nelle lingue delle orde pelasgiche ed elleniche, nelle iberiche e nelle mazighe delle coste d' Africa , le quali ultime erano pero d' indole simigliante colla fenicia. Forse che la voce ykioc, sole, non da ijag aurora, ma da el fenicio che significa Dio , e Dio supremo , il quale per essi era il sole (i), fu derivata , e fu derivata dalla (i) Munter. Religion der Carthager. Copenaghen, 1816, p. 9, et in nota. Hieronymus. Epist. ad Marcellara 1 36. Frank, ad M. j 683. V. I. Phoenicibns IL, quse Heliraeis EL. La stessa cosa e significata da Damascio nella vita tflsidoro prcsso Fozio. Bibl. Ital. T. XCV1. 12 I78 COTIIIC.E VEKSIONIS EPISTOLARUM lingua tli un popolo navigatore ed astronomo, il quale aveva certamente londato stabilimenti mercantili nelle isole e sidle coste di Grecia (1). La lingua ebraica che e 1'iriterprete della fenieia ha la voce niSx cloak (in caldaico nSa elak), a significare Dio, e procede dalla radice inusitata nSx adoro, venero, stupi; nel- _ £■ l'araba evvi il verbo &J' tremo, stupi, adoro, la quale e radicale di esi, die questa versione gotica sente Feresia ariana. Tuttavolta Feditore aveva riscontrato da poi la voce Guts, Dio, ad un tal posto clie sembrava togliere ad essa la nota d'arianismo. Ma avendo in seguito potuto meglio leggere i caratteri corrosi del palimsesto scopri in qaella vece tale altro vocabolo (soei, il quale) che lascia la questione nello stato di prima. In line lee;gesi una serie di correzioni che FEditore sia per aver potuto , mediante le reiterate ispezioni ed i sussidj chimici, legger nieglio le parole del pa- limsesto, sia per aver consultato le osservazioni edite ed inedite di altri , produce per emendare la lezione del tcsto o quella delle note. Mentre pero da un canto accoglie le correzioni da altri suggerite , quando gli furono dimostrate giuste, non omette , recandone in mezzo le ragioni, di rinutare quelle che sono da lui trovate insussistenti. Colla presente pubblicazione il conte Castiglioni ha compiuto Fedizione delle Epistole di San Paolo tradotte in gotico , scoperte nei palimsesti delFAm- brosiana. Quei rilologi germanici , di cui abbiamo di sopra citati i nomi, hanno di gia sulle precedenti pub- blicazioni portato il loro giudizio intorno a questa materia. II quale, se fu talvolta severo, venne pero tale altra , siccome gia avvertimmo in altri articoli , per le risposte fattevi dalFEditore da essi stessi emen- dato, sicche puo atlermarsi in generale che sia stato tale da rendere assai lodevole testimonianza della fe- lice esecuzione di questa faticosa e difficile impresa. II Castiglioni fece specialmente opera utile alia fi- lologia get manica , donde viene che anche per questo motivo la sua fama e diventata popolare in quel paese. Ma non spese una fatica sterile anche per la linguistica generale , poiche questa disciplina a lui deve in parte non piccola , avendo egli in questa edizione pubblicato un glossario delle voci nuove , la ricostruzione di un nuovo linguaggio. Colla liu- uuistica fu giovata anche quella scienza che potrebbe l8o COTH1C.E VERSIONIS EriSTOLARUM etC. essere nominata la psicologia empirica delle nazioni, perche se e vero che la lingua di un popolo e lo specchio delle sue idee, nella ctimologia dei vocaboli troverassi la iiliazione di queste idee, e con cio per quali aspetti furono riguardati gli oggetti dagli uo- mini che primamente ne trovarono il nome ; e di piu colla linguistica comparata avrassi ancora una psicologia comparata di queste stesse nazioni. L'etno- grafia eziandio ricevera nuovo lunie pe' suoi criterj di distinzione genealogica de' popoli ; e se sono sco- perte voci straniere nella lingua , secondo la diversa natm-a di questa , e le diverse lingue, quando siano discernevoli , donde sono derivate , avrassi un indizio delle comunicazioni e di quale specie, che abbia avuto il popolo con altri pur determinati popoli. Finalmente in modo piu speciale la storia stessa in un colla psi- cologia scopre in questo linguaggio di una nazione possente, in atto di uscire dalla barbarie per entrare neH'incivilimento, sulle mosse ancora dell'emigrazio- ne, lo specchio delle idee di un popolo costituito in una di quelle crisi piu capitah , di cui le vicende delle famiglie umane abbiano mai finora prodotto esempio. Gia altre volte abbia mo accennato al pregio di questi lavori ignorati dalla maggior parte del pub- blico, conosciuti e tesoreggiati soltanto da alcuni dotti. Ne piace ancora , poiche al presente hanno toccato al loro termine, di rammentare che essi sono la con- dizione necessaria, senza la quale non ponno nascere quelle brillanti produzioni letterarie dedicate all' istru- zione ed al diletto , siccome rimeritate delFapplauso dell' universale. F. Rossi, i8i PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Memoria geologica sul Tlrolo meridionale di F. De Filippi. D, 'opo clie Brocchi pubblico la celebre sua opera sulla valle di Fassa (i), e Marzari le sue interessan- tissime osservazioni sul granito sovrapposto alia calca- ria presso il villaggio di Predazzo in valle di Fiemme, imolti geologi si recarono come in pellegrinaggio a visitare quella contrada cbe per gb scritti di que' clue dotti italiani sali a tanta celebrita. La scoperta del Marzari disturbando le dottrine geologiche allora do- minanti eccito gravissime quistioni, e fu argomento degli scritti de' piu celebri geologi contemporanei. Ma non e questo il luogo di riepilogare quanto fu detto da Marzari e da' suoi seguaci e da' suoi oppo- sitori (2). Dopo Broccbi la valle di Fassa ebbe un valentis- simo perlustratore nel sig. barone De Buch (3), il quale anzi trovo in quella contrada le prime idee della sua famosa teoria della dolomizzazione. Le opi- nioni di questo celebre geologo furono ricevute con (1) Milano, 181 1, tipografia Silvestri. (2) Una sufficieute idea intorno alia scoperta del Mar- zari la si puo avere meglio clie negli scritti di questo autore nella vita di esso scritta dal sig. Lodovico Pasini ( Bibl. Ital., torn. 83.°, pag. 387); in una Memoria di Ma- raschini (idem, torn. 3a. °, pag. 35i); ed in un^altra an- cora di Breislak (Memorie delTI. K. Istituto del regno Lom- bardo-Veneto, t. III). (3) Annates de ehimie, etc. torn. 23. I 82 MEMORIA GEOLOGIC \ plauso per tutta Europa ; e contano presentemente ancora molti seguaci, sebbene Pistesso Tirolo meri- dionale offra in alcimi punti parlanti opposizioni alia tanto nota ipotcsi del cambiamento della calcarea in dolomite per 1' influenza del porlido pirossenico. Affatto recentemente ancora il si?:. Facchini, dotto e laborioso naturalista residente in Vigo, capo luogo della valle di Fassa, comunico agli Annali delle scienze naturali die pubblicansi in Bologna (1) un' importante sua Memoria botanico-geologica intorno alle valli di Fassa e di Fiemme, le quali egli ha tante volte ed in ogni senso percorso. Malgrado la ricchezza di monografie die a quest' ora hanno illustrato il Tirolo meridionale, questa classica contrada, chiamata da De Buch la chinve delle Alpi, lascera ancora per lungo tempo un libero campo alle indagini ed alle speculazioni de'viaggiatori che ogni anno vede per le sue valli. I fenomeni clie ivi si osser- vano domandano ancora lflolti stud] , innanzi poterne dedurre de'fatti generali durevoli nella scienza. Nella iiducia clie non abbia a riescire affatto inutile questa breve Memoria, io la pubblico, animato anche dal principio che nelle quistioni indecise, ne'punti oscuri della scienza, e sempre accetta F opinione di chiun- que scriva le impressioni avute nell' osservare quei fatti che mantengono il quesito sempre in discussione, ed oscuro. Penetrando nel Tirolo per la valle dell'Adige , la strada e d'ambe le parti nancheggiata da rupi calca- ree, che sul bel principio del cammino veggonsi for- mare al lato sinistro la grande giogaja del Monte Baldo, ben conosciuto ai naturalisti. La valle e cosi ristretta alia Chiusa, da non concedere il passaggio se non al fiume ed alia strada; ma poi allargata, ed il fondo suo divenuto nelFistesso tempo piu uguale e piano, (1) Anno I, fasc. 10.°, 1839. Una tradnzione tedesca di questa Memoria trovasi nel giornale d ' Innsbruck, pel mese di settembre 1839. DI F. DE FILIPPI. ]83 si continua ridente e fertilissima fino a Bolzano. Du- rante il viaggio per giungere a quest' ultima citta , ve^gonsi dominanti sul principio le rocce calcaree jurassiche, estese lino al di la tli Trento. Prima cli giungere a lloveredo incontransi i rinomati Lavini di Marco, estesi campi ingombri da enormi massi rotolati dal monto, ed in tanta copia ivi accumulati, che l'aspetto di quella scena richiama alia mente la favolosa guerra de' giganti. Dante allude a questi Lavini, allorche dice: Qual e quella ruina, che nel fianco Di qua da Trento VAdige percosse, O per tremuoto, o per sostegno manco: Che da cima del monte onde si mosse, Al piano e si la roccia discoscesa, Ch'alcuna via darebbe a chi su fosse. Inferno. Canto xu. La natura geologica di questo tratto di paese e succintamente ma assai bene esposta in due Memorie de' dottissimi geologi signori Pasini (i) e Curioni (2). Per esse risulta che le formazioni dominanti in que- sta porzione della valle dell'Adige sono la calcarea jurassica costituente delle montagne elevate e conti- nue fino al di la di Trento, e la scaglia deposta a guisa di mantello sul fianco e sugli alti piani de'monti formati da quella prima sorta di roccia. Oltrepassata la citta di Trento presso Lavis, la cal- carea cessa per ceder luogo al porfido. Questa roccia compone per intiero una catena di monti non inter- rotta che da piccole valli e letti di torrenti, estesa in lunghezza da Lavis fin presso Kollmann nella valle dell' Eisack , dove incontra lo schisto micaceo ; e larga (1) Memoria sui contorni di Roveredo. Bibl. Ital., to- mo 57.°, pag. 410. (2) Cenni sulla lignite di Bi*eatonico , e sulla miniera di ferro di Besagno. Polkecnico, fasc. 3, 1839. 184 MEMOHIA GEOLOGICA tanto da arrivare fino al lato occidcntalc delle valli tli Ficmme e di Fassa, dov'e in contatto co'dcpositi di sedimento, e eogli ammassi di porfido augitico di quelle contrade. I caratteri di questo porfido variano grandemente ; ma la roccia e cosi continua, ed i passaggi di una varieta alTaltra sono cosi graduati, che e impossibile il non riconoscerla dapertutto. II color doniinante e il rosso piu comunemente cupo come quello della feccia di vino, qualche volta piu chiaro, fin anche giallo sudicio. I cristalli di feldspato per entro dis- seminati sono di color rosso carnicino, e copiosissimi, ma talvolta piu pallidi e piu rari. Questa roccia im- pasta anche grande quantita di frammenti di quarzo che in alcuni luoghi si fanno rarissimi. II color quasi uniforme di tal sorta di porfido e pezzato in alcuni luoghi da larghe macchie di color verde; ed in que- sto caso la roccia presenta delle piccole cavita tap- pezzate da cristalli di feldspato ricoperti di epidoto, dalla quale sostanza provengono pure le macchie verdi suddette. Questo porfido presenta spesso vene e filon- cini di baritina di color carneo, e di fluorite inco- lora e violetta con de'punti di piombo solforato. Un porfido quarzifero affatto simile a questo del Tirolo fa mostra di se in varj punti della catena delle Alpi al nord dell' Italia. Spesse volte per6 i suoi caratteri mineralogici si alterano grandemente, fino ad essere egii rappresentato da un vero granito. Gia Marzari aveva pensato che il porfido xosso, il melafiro del Tirolo e del Vicentino, ed il granito di Cima d'Asta e di Predazzo non fossero che modi- ficazioni diverse di una medesima roccia 5 e per un certo senso io trovo verissima questa proposizione. II barone De Buch ha scritto che il granito ed il porfido quarzifero dei contorni del lago di Lugano, mineralogicamente distiuti , appartengono tuttavia ad un' istess' epoca geologica; alia quale egli riferisce pur anco il granito di Baveno. A questa opinione si DI F. DE FILIPPI l85 oppose il ch. profcssore Sismonda (i), fatto forte all- elic del consenso del sig. Elia de Beaumont; poiche es.li ha vcduto nella valle della Sesia il granito evi- dentemente sovrapposto al poi lido, senza poter rimar- care il passaggio dell' una alfaltra roccia, passaggio clie non mancherebbe di apparire , qualora le due rocce fossero contemporanee. Qnesta osservazione del ch. professore Sismonda, e fautorita del suo nome non mi trattengono aneora dal seguire fopinione del barone De Buch; poiche i fatti ai cpiali e appoggiata mi sembrano molto valutabili. La contemporaneita del granito di val Gana e del porfido qnarzifero parmi che non si possa mettere in dubbio. Oltre agli argomenti clfesporro fra poco, havvi quello delfaver io veduto il porfido cpiarzifero del Tirolo, tra Bolzano e Nova Italiana, vestire i piu chiari caratteri di rassomiglianza colla roccia granitica dei contorni di Varese. Non so se in altri luoglii siasi osservato egualmente chiaro il passaggio dell' istesso porfido al granito di Baveno , di Cima d'Asta, ecc, ma la mancanza di un fatto cosi positivo non deve aver grande influenza contro F opinione che volon- tieri ammetto della contemporaneita di tutte quelle rocce ; poiche esse hanno sempre in comune altri ed importanti caratteri. II primo e piu importante di questi si desume dalla situazione del porfido rosso e delle rocce che lo rappresentano fra i depositi di sedimento del ver- sante meridionale delle Alpi , e lo scliisto micaceo appoggiato lungo la catena centrale. Quest' ordine e mantenuto tanto nel Tirolo meridionale, dove quelle formazioni cristalline hanno avuto tanto sviluppo , quanto nelle Alpi della Lombardia dove esse mostransi appena in monticelli isolati, od in piccole catene. (i) Osservazioni minerali e geologiche per servire alia formazione della Carta geologica del Piemcmte. Memorie della R. Accademia delle Scienze di Torino , Serie II.a, toino 2.0 l86 MEMOHIA GEOLOGICA Un altro carattere molto apprezzabile a parer mio si e l'essere il porfido ed i graniti che gli sono con- temporanci sempre accompagnati od immediatamente, od a poca distanza dal melafiro. Quest' associazione e cliiarissima nel Tirolo e nel Viccntino; ma e ripe- tuta in altri luoglii lontani. Ne' contorni di Varese il porfulo pirossenico penetra in grossi fdoni entro il quarzifero, e forma monticelli isolati in mezzo ad altri di quest' ultima sorte di roccia. II monte grani- tico di Baveno sorge alia destra del lago Maggiore fra il micascisto e le rocce jurassiche situate verso mezzogiorno. A poca distanza di questo granito , in vicinanza di Intra appare il melafiro. Percorrendo la catena di monti clie da Baveno si dirige verso il basso Novarese, presso Arona sincontra il porfido quarzi- fero, ed a poca distanza dolomite e melafiro. Un ultimo, in apparenza di poca entita, ma pure costante carattere pud essere desunto dalle vene e dai filoni di baritina e di spato fluore, che osservansi nel granito di Baveno ed in quello di val Gana , come , piii di sovente , nel porfido quarzifero. Risalendo la valle angusta dell' Eisack , si continua la strada in mezzo a montagne di porfido, fin presso Kollmann, dove la valle a un tratto si allarga, i monti si fanno meno erti e scoscesi, e veggonsi coltivati iino a discreta altezza. Questo mutamento di scena traccia il confine del porfido, clie cede luogo al mi- cascisto. In generale questa roccia e ben riconoscibile per la sua struttura clie non offre nulla di sinaiolare. Oua- lora la mica vi sia in particelle cosi minute, che la roccia presenti quasi un aspetto omogeneo, gli stra- terelli di quarzo, paralleli alia direzione generale degli strati , la fanno sempre riconoscere. Presso Klausen a poco a poco alia mica viene sostituita l'antofillite, che genera cosi una roccia di aspetto atlatto singolare, e formante grandi ammassi in prossimita di quel vil- laggio. Lo schisto micaceo trasformato in questa sorta di sienite , perde la sua disposizionc a strati che era patentissima da prima. DI F. DE FII.IPPI. 1 87 Seguendo un sentiero clic da Teiss conduce a Brixen, si vedono nuove variazioni dello schisto micaceo. In mezzo az\i strati di vero micascisto, appajono altri clie hanno faspetto di un conglomerato. II quarzo in vece di comporvi vene e straterelli, vi e in fram- menti isolati cinti da foglietti di mica, clie formano come il cemento di questa sorta di pudinga. S'in- contrano spesso nel paese delle macine di mulino formate di questa varieta di roccia, come della vera pudinga si usa fra di noi. In mezzo a questa sorta di micascisto si vede per breve tratto un' altra roccia problematica ; non so bene se in grossi iiloni, od in istrati. Questa ha I'apparenza di una vera diorite, a struttura omogenea, di un color grigio intenso, con- tenente rari e piccoli, ma regolarissimi cristalli di orniblenda; in fine e simile affatto ad una sorta di diorite porfiroidea che e molto comune nel selciato di Milano ; tranne che in vece di contenere come questa numerosi cristalli di feldspato , impasta rari dodecaedri bipiramidali di quarzo, Tasse de'quali mi- sura perfino un pollice. Questa roccia si presenta ap- pena a fior di terra lungo il cammino indicato; e dopo aver fatto pochi passi su di essa. ricompare lo schisto micaceo co' suoi ordinary caratteri. Ma poco innanzi di giungere al villaggio di Albeins, vedesi una nuova e stranissima metamorfosi di questa roccia. La mica diventa ferruajnosa ; anzi e rimpiazzata da ferro oligisto splendente rosso e grigio d' acciajo. Qui la roccia diviene cosi alterata che non e piu ricono- scibile; si fa spugnosa, scoriacea, leggiera, fragile. Ai primi pezzi erratici incontrati nel cammino du- bitai di aver sott'occhio de' frammenti esciti da una fornace, tanto era scoriaceo il loro aspetto; ma que- sto dubbio e svanito al trovare la roccia in sito pre- sentare gli stessi caratteri. In questo luogo si offre alio sguardo un' altra singolarita. Sotto lo schisto mi- caceo cosi alterato e convertito in una sorta di mi- niera di ferro, sporgono de'massi di un'arenaria o me- glio di una grauvacke a cemento debole e ferruginoso, I 38 MEMORIA. GEOLOGICA. che si perdono subito di vista, ne io li rividi mai piu, per quanto gli abbia cercati nel rimanente della strada. Appena trascorso questo sito, ecco una nuova ap- parenza dello schisto micaceo; la roccia diventa di un color nero che da lungi colpisce lo sguardo, ed assume l' aspetto di uno schisto alluminoso. La mica e rimpiazzata dalla grafite in minutissime particelle, gli strati sono sottili e tendono a rompersi in para- lellogrammi oblunghi , e la loro disposizione e assai irregolare ed ondulata. II nero delta roccia presto finisce ed allora lo schisto micaceo riprende i suoi caratteri. E cosi continua fino oltre Brixen , ad in- contrare il granito. Ho descritto forse troppo pel minuto gli accidenti dello schisto micaceo de' contorni di Brixen, perche in verita essi pajonmi stranissimi, e perche non de- vonsi ascrivere all' influenza di rocce ignee, come sembrerebbe probabile, poiche queste sono lontane, e dove trovansi a contatto collo schisto micaceo pro- ducono alteraziom di altra natura. La citta di Brixen e situata in una larga valle, in riva all'Eisack, ed e tutt'aH1 intorno cinta da mon- tagne di micascisto. Rimontando la valle lungo lo stradale che da quella citta conduce ad Innsbruck, il micascisto si vede ancora dominante per circa mezz'ora di cammino. Dopo questo tratto di strada, la valle dell'Eisack si divide in due quasi opposte, una delle quali , a sinistra, conduce a Sterzing, e Taltra, a destra, nella valle di Pusteria. Una barriera di monti granitici s' innalza in faccia alia biforcazione della valle dell'Eisack nelle due sunnominate, e si estende in lunghezza da un lato fin presso Sterzing, dall' altro fin presso Briinecken, dove il granito in- contra novellamente il micascisto. Questo granito e la roccia centrale, il nucleo , per cosi esprimermi, di questa parte della catena alpina , poiche sorge circondato da tutte le parti dal micascisto, il quale sostiene nel Tirolo meridionale gli ammassi porfirici, DI F. DE FILIPPI. 189 ed i deposit! di sedimento, e separa anche verso il nord quella serie di monti granitici da'depositi di se- dimento che vanno poi a iinire nella valle dell' Inn. L' interesse del geologo che visita il Tirolo meri- dionale e eccitato pin che dalle altre rocce , dal por- iido pirossenico, cosi moltifonne in quella contrada, cosi ricco di specie mineralogiche, e spesso in situa- zioni cosi apparentemente contraddittorie. Esso e sem- pre distinto dal poriido rosso pel suo color nero, per la mancanza de'numerosi frammenti di quarzo, e per la presenza del pirosseno. Varia pero in modo la sua struttura, e cosi diversi sono gli accidenti che oiTre in un istesso paese, che non dobbiamo farci meravi- glia della ricchezza de' nonii coi quali fu chiamato. Cosi e che i nomi di vacchia, di dolerite, di basal te, di trappo , di afanite impiegati da' geologi per desi- gnare rocce della valle di Fassa e limitrofe, riferi- sconsi tutti al poriido pirossenico, o melafiro. La sua struttura e ora compatta, ora cellulare, a cavita di varia ampiezza, di raro vuote, piu di so- vente riempite dalle tante specie di minerali che hanno reso celebre la valle di Fassa. E adunque il poriido pirossenico amigdaloide che somministra i bei cristalli di analcimo, di stilbite rossa, di mesotipo, le belle geodi di amatista, le belle concrezioni di prenite che veno;ono mandati ai diversi gabinetti d'Eu- ropa dalla valle di Fassa, che ne e si ricca da non cedere nemmeno alia faniosa isola di Feroe. Intorno all' origine di questa roccia oramai non e piu quistione. Brocchi, dominando a'suoi tempi le dottrine %verneriane , ha invano cercato di provare essersi dessa formata nel seno delle acque. 11 mela- firo e evidentemente sbucato dalFinterno del globo in istato di fusione ignea, estendendosi liberamente alia superficie, dove trovava uno spazio da invadere, sollevando alcuni strati gia anticamente deposti , e riempicndo valli gia scavate (le valli antitrappiche di Marzari). IQO MEMORIA. GEOLOGICA. In alcuni luoglii si vede chiarissimo il sollevamento di alcuni strati di schisto micaceo per opera del me- laiiro. A Kollmann incomincia un erto sentiero che da quel villaggio conduce a Castelruth. Appena va- licato il ponte sull" Eisack, la strada e praticata nel micascisto, i di cui strati sono inclinati verso il flume; ma innanzi di giungere al pittoresco castello die so- vrasta alia valle si vede il melanro succedere alio schisto micaceo che, posto a contatto con quella roc- cia ignea, ha subito un' alterazione, per la quale la mica fu ridotta in una sorta di materia argillosa al- quanto indurita, frammentaria, con aspetto alFatto ter- roso e smorto. II signor De Buch non e sicuramente asceso da Kollmann a Castelruth , come pare abbia indicato alia rigura 6.a della tavola che accompagna la sua Memoria sul Tirolo; poiche allora egli non avrebbe segnato il porlido quarzifero l'ra il gres rosso di Castelruth , ed il fondo della valle dell' Ei- sack a Kollmann, ma bensi il porlido pirossenico, e su quello, verso il Hume alcuni strati di micascisto. Presso Klausen, a Teiss il melanro amigdaloide che racchiutle le palle di calcedonia con datolite, e nelle istesse condizioni geognostiche , cioe evidentemente sottoposto alio schisto micaceo. I rapporti che il porlido pirossenico tiene colle rocce calcaree nella valle di Fassa sono molto important! per istabilire 1" epoca ed il modo di sua apparizione. In alcuni luoghi egli *e evidentemente sottoposto a strati calcarei e dolomitici, come meglio che altrove vedesi al Molignon. In altri vedesi sovrapposto alle rocce calcaree, come poco prima di giungere alia Seisser-Alp per la via di Castelruth e presso Campi- tello alia destra della valle. Piu comunemente il por- lido pirossenico forma in mezzo alle rocce di sedi- mento enormi filoni e grandi ammassi; veri monti di melaliro in mezzo a monti calcarei e dolomitici. Que- sto prova, malgrado Torizzontalita quasi costante degli strati della calcaria e del gres rosso, che una parte del porlido pirossenico e sbucata dalle viscere della DI F. DE FILIPPI. 191 terra tlopo la deposizione tli quelle rocce , che furono per esso in alctini siti sconvolte, penetrate e rico- perte. Questo prova anche, secondo che a me pare, che la niassa del porndo pirossenico non emerse tutta ad un tempo, ma bensi in epoche diverse. Sulla quale idea verra forse occasione di ritornare. Fu detto piu sopra che il porndo quarzifero e stato in alcuni luoghi rimpiazzato da un vero gra- nito: ora aggiungeremo non essere improbabile che anche la massa fusa, la quale emersa e consolidata ha preso per tanta estensione di terreno i caratteri del poriido pirossenico, abbia in vece in alcuni punti generato una roccia di apparenza diversa. II celebre monte Monzoni e costituito da una calcarea stratifi- cata , spesso lamellare, con idrocrasio, gehlenite, dio- pside ecc, sovrapposta ad una roccia feldspatica con mica, anfd^olo ed ipersteno ; roccia che vuolsi con- siderare come una vera selagite. Questa e tanto vi- cina ai porfidi pirossenici, ed in situazione cosi ana- loga , che nasce spontanea 1' idea di un passaggio dell' una agli altri nelle profonde e comuni radici di quelle montagne. I depositi di sedimento che osservansi nelle valli di Fiemme, di Fassa e circonvicine sono rocce cal- caree o marnose, dolomite, ed un' arenaria rossa. In generale gli strati di queste rocce appajono orizzon- tali od assai prossimi a questa direzione; pero in diversi luoghi presentano improvvisamente un' incli- nazioue che non e giammai molto forte, ne Comi- cs #7 nuata per lungo tratto di terreno. L' ordine di loro successione e generalmente il seguente: la dolomite al vertice del monte, poi sotto ad essa la calcarea che dal canto sno giace sopra strati di una mama rossa , o di un gres dell' istesso colore. II presentarsi in molte localita la dolomite separata dal melafiro per via di strati di pura calcarea e un obiezione ca- pitate alia dottrina del sig. De Buch intorno alia for- mazione della dolomite stessa per i vapori magnesiaci j^enetranti la calcarea, ed emanati dal melaiiro all'atto della sua emersione. I92 MEMORIA. GEOLOGICA La calcarea e di color grigio, compatta, a frattura scabra, ineguale, ma presentasi qua e la diversamente modilJcata. A Predazzo e convertita in un bellissimo marino saccaroide simile a quello di Carrara , al monte Monzoni presso Vigo e a struttura lamellare, e spesso di un bel colore ceruleo. La dolomite e riconoscibile anclie a distanza , pel suo color bianco candido, per la forma bizzarra e frastagliata de" suoi cocuzzoli, e per 1' altezza e la audita de'medesimi. In mezzo a montagne di tal n;i- tura le situazioni le piu pittorescbe si aprono alio sguardo da ogni parte, e commovono vivamente Fa- nimo del viaggiatore , clie non puo con freddezza vedersi davanti scene spesso si variate e si belle nella loro selvaticliezza. Sono di dolomite le alte e diru- pate cime dello Schlern e del Rosengarten, di altri monti nelle valli di Fassa e di Fiemme, e da luogbi elevati se ne scoprouo altre ancora nelle valli lontane. Ho accennato piu sopra una marna rossa che giace sottoposta alia calcarea, simile pe'suoi caratteri este- riori ad una varieta di scaglia del Bellunese e del Vicentino, e ad una roccia molto diffusa nelle Alpi Lombarde, riferita generalmente al periodo oolitico. Questa marna del Tirolo meridionale appartiene per6 ad un' epoca piu antica clie non qnella delle due ora nominate, e non contiene nessuno de'fossili che sono in queste tanto comuni. Ecco un esempio singolare di grande analogia d'aspetto in rocce di epoche di- verse. Qnesta marna e a strati sottili, regolari, piu ge- neralmente di color rosso sbiadato, clie sfuma qual- che volta in un cinericcio pallido , e predominando in essi la parte calcarea, la pietra clie li compone e solida e compatta. Come quelli della calcarea, gli strati sottoposti di marna sono quasi da per tutto oiiz- zontali. Se ne vedono prima di giungere a Campi- tello pel piano del Duron , in vicinanza di Vigo, ecc. 11 gres rosso, altra delle rocce di sedimento delle valli di Fassa e limitrofe, occupa Fistesso posto della DI F. DE FILIPPI. IQo ealcarea marnosa suddetta, cosicche pare die le due rocce si rappresentino a vicenda. Esso e a cemento argilloso, a grani minuti, e raccliiude vene e strate- relli di gesso saccaroide, copiosi sopra tutto lungo il sentiero che da Vigo conduce a Nova Italiana. De Bucli nella sua Memoria sul Tirolo meridionale emette l'opinione che questo conglomerate detto gres rosso in grazia del suo colore dominante siasi for- mato nell' urto delle masse porfiriclie sollevantisi dal- Finterno del globo, pel quale una parte delle masse istesse venne a cadere in frantumi, che dispersi per le valli, e cementati per opera delle acque genera- rono poi la roccia in discorso. II colore, la struttura e la posizione di questo gres rosso per rapporto alle altre rocce colle quali trovasi a contatto, danno una grande apparenza di probability a questo modo di origine che il sig. De Buch gli assegna. II melafiro stesso , per cause violenti ridotto in frantumi, genero un conglomerato che occupa Fistesso posto del gres rosso. II torrente Tschupit alia base dello Schlern scorre fra strati di un conglomerato bruno carico a cemento ora debole, ora tenace, e nel quale ricono- sconsi bene de' frammenti di melafiro. La ealcarea dello Schlern contiene in gran copia avanzi di polipaj la maggior parte del genere Caryophillia, tutti alte- rati per la cristallizzazione della sostanza che li corn- pone, ed immedesimati colla pietra che li raccliiude. II conglomerato contiene in vece numerosissimi en- criniti riconoscibili soprattutto alia superficie de'massi che furono lungo tempo soggetti alle piogge. Con- tinuando il cammino verso la valle di Fassa si giunge al Molignon, dove la valle profonda ed il monte scosceso lasciano scorgere strati di questo conglome- rato alternanti con altri di ealcarea, e sotto a tutti il porlido pirossenico. E forse questa roccia conglo- merata che fu da Biocchi avuta in conto di un vero trappo alternante con rocce calcari , poiche la loca- lity e quella appunto che viene citata da quel cele- bre geologo. Bibl. Ital. T. XCVI. i3 lO^. MEMOUIA. GEOLOCICA Devo ancora parlare di una pudinga della quale appena di passaggio fa menzione il signor De Buch nella sua Memoria piu volte citata, senza pero che egli assegni quale parte essa rappresenti nelle mon- tagne del Tirolo. Questa pudinga trovasi nel fondo delle valli ne' contorni di Bolzano , e s' innalza fino a mediocre altezza, addossata al fianco delle montagne. 11 sig. De Buch rinisce il suo breve discorso intorno a questa roccia colle seguenti parole : « Qui ne les » croirait (ces conglomerats) formes par le frottement » des substances dans 1" interieur de la terre sans le » moindre concours des eaux ? » Ben diversa pero e l'origine che bisogna attribuire a questa pudinga, poiche da quanto dir6 risulta evi- dentemente che non solo le acque trasportarono i rot- tami che la composero , ma eziandio che questo tras- porto avvenne in un' epoca molto recente. Innanzi pero di scendere a questa conclusione mi e d'uopo far cenno del terreno mobile costituente il fondo col- tivato delle valli, e de' ciottoli , e de" massi erratici per esse disseminata Su questo riguardo il Tirolo me- ridionale differisce moltissimo dall'alta Lombardia in cio che i trovanti o massi erratici vi sono assai piu scarsi e di minor mole , e tutti provenienti da mon- tagne vicine, mentre nella Lombardia la maggior parte di essi provengono da siti originarj assai lontani. Ma siccome dappertutto le correnti che trascinavano seco i massi erratici, i ciottoli e le sabbie dell' epoca di- luviale percorrevano 1' istessa direzione delle valli , de' fiumi e de' torrenti dell' epoca attuale , cosi nel Tirolo si osserva ne1 frammenti delle alluvioni quel- fistesso ordine di successione tenuto dalle rocce costi- tuenti i lati delle valli principali. II granito forma quasi tutti i monti presso Miihlbach ; la valle di Pu- steria, sul fondo della quale scorre il fiume Rienz, e quella opposta che conduce al Brenner, e per la quale scende l'Eisack, sono aperte nel granito e nello schisto micaceo, il quale ultimo continua ancora fino a Koll- mann. In questo tratto di paese non veggonsi che DI F. DE FILIPPI. IC;5 massi e ciottoli di granito e di micascisto ; e nem- meno uno delle rocce che sorgono piu a mezzogiorno, come p. e. di porfido , di melaliro, di calcaria , ecc. La sabbia stessa del fondo di quelle valli proviene da monti vicinissimi. II granito di Miihlbacli in molti luogbi si riduce continuamente in una sabbia gros- solana che presenta ancora i tre elementi del la roc- cia primitiva ; il quarzo in grani irregolari , il feld- spato in laminette cristalline, e la mica in molta parte decomposta. Ora la sabbia che scavasi presso ed an- che dentro quel villaggio, fino a molta profondita, e affatto simile a quella che nei monti circostanti si forma per la decomposizione del granito. A Kollmann incominciano e continuano quindi copiosissimi i massi ed i ciottoli di porfido , perche di questa roccia sono le montagne da quel paese fin presso Lavis; e vi si associano appena altri pochi di granito e di mica- scisto , ma non gia della calcaria che appare soltanto dove finisce il porfido. Questo terreno di trasporto costituisce in alcuni luoghi depositi di molta profondita , quali p. e. si veclono tra Brixen e la fortezza, dove F Eisack che scorre nel fondo della valle , li ha tagliati perpendi- colarmente. In altre situazioni arrivo esso molto in alto, nel fianco delle montagne sporgenti in modo nella valle da frangere F impeto delle correnti che trascinavano tanta copia di rottarni pietrosi. L'esten- sione di queste correnti era tale che tutta Fampiezza delle valli ne era occupata, e la direzione Ioro, quella istessa de" fiumi che solcano il Tirolo meridionale, per iinir quindi nell'Adige. In varj punti di queste valli i frantumi di rocce travolti e deposti dalle acque furono strettamente vincolati fra di loro per opera di un cemento sopraggiunto piu tardi. Cosi si forma- rono le pudinghe diluviali , quelle che trovansi nei contorni di Bolzano, e delle quali fece parola il si- gnor De Buch. Che tale sia F origine loro, oserei dire essere provato all' evidenza dalla loro composizione, e dal I96 MEMORIA. GEOLOCICA passaggio di que' conglomerate ai depositi alluriali di nature affatto identica, ma privi di cemento. Da Brixen a Miihlbach si va per un terreno di sabbia e ciot- toli; pure lungo la strada presso Scbabs questi fram- menti sono conglutinati da un cemento che ne forma una pudinga , poi ridivengono liberi , e cosi conti- nuano per tutta la valle. 1 conglomerati de' contorni di Bolzano sono a grossi frammenti di porfido , ora angolosi, ora arrotondati, misti senza ordine, e stretti fra di loro da un cemento molto tenace. La gliiaja die si getta sulla strada postale e di tal sorta di rocce e rassomiglia a rottami di edifizj. Presso Leifers i monti di porfido situati di rincontro alia valle del- PAdige sono coperti per certo spazio quasi orizzon- talmente da una pudinga di tal natura , che forma scogli erti ma sicuri , sopra uno de' quali e fabbri- cata una chiesuola. Veggonsi in questa pudinga misti senz' ordine , grani di sabbia , ciottoli , e veri massi erratici, tutti di porfido, tranne alcuni di una dolo- mia bianca e compatta, ricca di encriniti , e prove- niente dalla valle dell'Adige. Senza altre prove que- sta sola localita basta a convalidare l'opinione che ho emesso intorno all' epoca ed al modo di origine di queste pudinghe , delle quali ho parlato anche troppo a dilungo. Ora, a chiudere questo mio breve discorso intorno ad una contrada quanto mai si puo dire interessante per il geologo, non mi rimane che a trarre dalle cose succintamente narrate alcune deduzioni finali risguar- danti 1' epoca della comparsa delle rocce ignee, e della deposizione di quelle di sedimento. Un fatto impor- tante che risulta dal confronto delle Alpi della Lom- bardia con quelle del Tirolo meridionale e la ditfe- renza nella direzione degli strati nelle rocce di sedi- mento, che sono fortemente inclinati, a larghe e fre- quenti ondulazioni nelle Alpi lombarde, e quasi da per tutto orizzontali nel Tirolo, ed anche nei paesi veneti , come risulta dalle belle osservazioni del si- gnor Pasiui. DI F. DE TILIPPI. I97 Si puo dire adunqne che nella zona alpina al norcl dell' Italia le formazioni di sedimento poste all'occi- dente furono sollevate dalle rocce di emersione, men- tre nella porzione verso levante gli stessi terreni stratificati si deposero quando la maggior parte delle rocce cristalline erano gia comparse alia superficie della terra. Questa differenza sorprende tanto piu, in quan to che havvi molta analogia di materiale strut- tura fra le due porzioni di quel sistema di montagne. Nel Tirolo meridionale il melaliro ha sollevato lo schisto micaceo (Teiss, Kollmann), formando nell'istesso tempo delle montagne che ora veggonsi in mezzo ad altre di calcaria e di dolomite , delle quali rocce non ha turbato la stratificazione che riesci regolare ed orizzontale, per quanto lo permetteva la conforma- zione del suolo sottoposto. Pero in varj punti scor- gonsi parziali dislocamenti di strati; e, quello che piii importa, riempimenti di valli in rocce di sedimento, per opera del porfido pirossenico. Questo prova che avvennero almeno due eruzioni del porfido pirosse- nico istesso; una dopo lo schisto micaceo, e prima del gres rosso , della calcarea e della dolomite , 1' al- tra dopo la deposizione di queste rocce. II porfido rosso quarzifero, dove e in contatto colla calcaria, e sempre sottoposto a questa roccia, come di sovente osservasi del melafiro. Ma a Predazzo un gra- nito, che gia dicemmo essere un porfido modificato, copre strati di una roccia calcarea. Pare adunque as- sai probabile che la massa principale del porfido quar- zifero sia sbucata dalla terra prima della deposizione delle rocce di sedimento; ma che, deposte queste, sia avvennto in alcnni luoghi una seconda apparizione dell' istesso porfido che in istato di fusione si e di- steso sopra strati calcarei. Ne bisogna omettere di osservare come ed in qual ordine alternino le rocce ignee con quelle di sedi- mento, partendo dalla catena centrale delle Alpi ti- rolesi, e percorrendo tutta la serie di montagne che finiscono al sud nei territorj Veronese e vicentino. 198 MEMORIA GEOLOGICA eCC. La roccia fondamentale di questa parte delle Alpi e il granito formante una zona che separa le forma- zioni piu recenti oV paesi meridionali da quelle po- ste verso settentrione. Al granito si appoggia lo schi- sto micaceo, che fu penetrato dal porfido pirossenico ( Tirolo ) e dalla dolerite ( Alpi venete ). Alio sclii- sto micaceo succede il porfido, il quale, dove non e a nudo e dominante , coll' intermezzo del gres rosso e sottoposto alia calcaria ed alia dolomia. Anche il melafiro e in situazione analoga, ma in alcune loca- lity le istesse rocce, il porfido ed il melafiro, hanno riempito alcune escavazioni, e ricoperto alcuni strati della calcaria. Altre formazioni stratificate , ma piu recenti di quelle menzionate fin qui , appajono nel Tirolo meridionale e nel Vicentino, la formazione della creta co' diversi suoi membri , ed alcune terziarie. Queste sono accompagnate da rocce ignee di novella forma, quali sono il basalte e la trachite. In ciascuna delle diverse epocbe geologiche che in fine composero le Alpi tirolesi e venete, ebbevi adunque deposizione di rocce stratiformi, ed emer- sione di rocce ignee o massicce, ossia, ciascuna era della formazione di quel sistema di monti ebbe i suoi vulcani come ebbe le sue alluvioni. Dalla parte della Lombardia invece non osservasi questa alternativa di rocce ignee e stratiformi; il porfido quarzifero ed il pirossenico vi apparvero a6sai tardi , e vi sollevarono quelle istesse formazioni dalle quali , nella porzione orientale, fin da epoca remotissima erano ricoperti. 1()() Biblioteca agraria, ossia Raccolta di scelte istruzioni economico-rurali , diretta dal dottore Giuseppe Mo- betti, professor e ordinario di botanica nelV I. R. Universitd di Pavia. — Milano, I 826-1 839, presso Stella vedova di Ant. Fort, e Giacomo figlio, vo- liani a3, in 8.° piccolo, ital. lir. 112, 08 (1). Vyra clie questa Raccolta e condotta a termine, faremo conoscere que' trattati di cui non abbiamo ancora reso conto ai nostri lettori. (1) Questa Raccolta e ora compiuta per quanto ri- guarda la serie dei trattati promessi ai signori associati; e gli editori, a sciogliere ogni lor debito, daranno quanto prima in dono a tutti i soscrittori, che avranno adempito agli obblighi di associazione ritirando e pagando i singoli volumi, an volume di Bibliografia agraria italiana. Tutta la Raccolta componesi de-1 segueati trattati (*) : * V. 1. "-4.° Moretti e Chiolini. Elementi di agri- coltura teorico-pratica ( Vedi Biblioteca italiana tomo 43.0 pag. a 66 e tomo 49. pag. 3 16 ) italiane lir. 14 3 1 » 5." e 6.° Astolii e Mazzeri. Guida per Fagente di campagna (t. 49.° p. 33o) » i3 20 * » 7.0 Gene. Sugrinsetti piii nocivi all'agricoltura (t. 49.0 p. 333) » 3 78 * » 8." Moretti. L/ortolano istruito (t. 5o.° p. 55) » 4 — * " 9.0 Crippa. Trattato della caccia (t. 5o.° p. 337)'/ 3 94 " io.° e n.° Moretti e Cbiolini. Istruzione teo- rico-pratica delTarte de"1 giardini di piacere (t. 5a.0 p. 162, t. 6a.° p. 370, t. 63.° p. 143)" 12 77 * » 1 2.0 Moretti e Cbiolini. Sui gelsi e sui bacbi da seta ( t. 57.° p. 184). " 4 54 * >» 1 3.° Gera. Saggio sulla trattura della seta (t. 53." p. 395) " 5 66 (*) Dei trattati segnati con asterico se nc e gia fatta la seconda edizione. 200 EIBLIOTECA AGRARIA. Compendio di nosologia vegetabile compilato sidle opere pia distinte cosi italiane come straniere die furono scritte iritorno alle malattie delle piante. Le opere indicate nel titolo di questo Compendio sono principalmente la Fisiologia vegetabile di De Candolle , e il Saggio sidle malattie delle piante di Filippo Re. L' introduzione, come quella che versa intorno all' influenza degli agenti esterni sulle piante, ha per norma il terzo volume della citata Fisiologia, che in esso appunto si tratta il detto argomento: la trattazione poi delle malattie delle piante ( meno incirca quell" ultima parte che risgnarda le malattie arrecate a' vegetabili da altri vegetabili ) e tolta dal Saggio del Re. 11 latte e i suoi prodotti, del dottore Antonio Catta- NEO giureconsulto , prof ess ore privato d'economia ru- rale, o sia d' agraiia, chimico-farmacista ecc. II latte , il burro , il formaggio formano soggetto di questopera, e in essa 1' auto-re tratta distesamente ed eruditamente del modo d" ottenerli , conservarli , e scoprir quelle frodi che state fossero usate nella loro preparazione. Sul latte pero , ed in ispecie sul * V. 14.0 Gioja e Bossi. Trattato dell' amministra- zione rurale ( t. 55." p. 54 ) » 5 94. * » i5.° Lomeni. Del vino ( t. 55.° p. 188) > 4 18 » 16."— 1 8." Romagnosi. Delia ragione civile delle acque nella rurale economia » 12 70 » io." Moretti e Cliiolini. Trattato de" principali quadrupedi domestici utili all" agricoltura ( t. 69. ° p. 214) >» 8 64 » 20.0 Moretti e Chiolini. Istruzione nella col- tura de'' principali alberi fruttiferi e bo- schivi ( t. 77. ° p. 55 ) " 7 47 " 2i.° Istruzione intorno alle servitu rurali, ec- cettuata la materia degli acquidotti . . . .» 2 62 " 22.° Compendio di nosologia vegetabile . . . .» 2 98 » 23" Cattaneo. II latte e i suoi prodotti . . . .» 5 35 BIBLIOTECA AGRARIA. 201 formaggio versano alcune benemerite e lodate opere da poco tempo uscite in luce in Milano , le quali sono quelle che premio o menzione onorevole otten- nero dalT I. R. Istituto , quando propose il quesito circa la fabbricazione del formaggio (i). Ora noi colle parole medesime dell' autore dell' opera attualmente annunziata faremo conoscere quali meriti particolari egli si confida di avere recati nella teorico-pratica trattazione del formaggio. Ecco cio ch' egli dice intorno alia fabbricazione dei formaggi in generale: « Noi vogliamo presentare i nostri leggitori di una collezione o serie di modi di procedere , di svariate operazioni per la fabbricazione delle differenti specie di formaggi, particolarmente di quelli che sono i piu ricercati pel loro gradito sapore, e per la facile loro conservazione. Trattandosi di un argomento cotanto esteso , i limiti di quest' opera non permettono di di- scorrere in tutte le minutezze la materia; cio nulla ostante noi non tralasceremo di dire tutto quello che crederemo utile e necessario all'intento, e nulla sara omesso da parte nostra perche tutto abbia un qual- che interesse od importanza. A cio fare, e per otte- nere il divisato scopo, abbiamo rivolte le nostre mire e le osservazioni nostre alle opere che hanno trattato (i) II caseificio o la fabbricazione dei formaggi, Memoria teorico-pratica di Luigi Cattaneo premiata dall'I. R. Istituto di scienze , lettere ed arti del regno Lombardo-Veneto sul programma da Esso pubblicato il di a 8 giugno 1834. Milano tip. Molina ^ 1837. Memoria intorno al miglioramento dei formaggi lombardi di commercio e d' interno consumo die ottenne I'accessit dal- VI. R. Istituto di scienze, lettere ed arti del regno Lom- bardo-Veneto, di Luigi Peregrini, dott. in medicina , mem- bro della facoltd medica e professore supplente di fisica, chi- mica e botanica pe chirurghi presso V I. R. Universitii di Pavia. Milano tip. Molina, 1837. Di queste due opere rese conto la Biblioteca Italiana nel tomo 88.°, fascicolo di ottobre 1837, pag. 3i e 47. 202 BIBLIOTECA AGRARIA. di simili materie; abbiamo ricorso alle migliori sor- genti; si e cercato di raffrontare e discutere le di- verse manipolazioni, e riconoscere le cause che fanno variare i formaggi per qualita e proprieta. Molte co- gnizioni furono da noi apprese sul campo, cioe ove si eseguiscono le diverse operazioni e manipolazioni, e percio manifesteremo l'opinione nostra, sempre de- dotta dai fatti, relativamente alle diverse teorie. Ci sembra clie un tal lavoro potra essere proficuo a tutti coloro che si dedicano per elezione agli studj di tal fatta , come a tutti quelli che vi si trovano impe- gnati per obbligo di loro professione. » Quanto poi alia particolar fabbricazione del for- maggio nostrale o di grana , cosi si esprime : « Io rappresentero ne' piu minuti dettagli la fab- bricazione di questo forrnaggio tal quale 1' ho vista piu e piu volte praticare, ed alia quale spessissime volte io n' ebbi una parte attiva ; ed ho diviso coi casari ed i rispettivi inservienti l'opere e le fatiche. Se discordi saranno i miei detti dalle parole di quelli che m' hanno preceduto in simile argomento, questo non si dovra attribuire a contraddizione o ad una aperta opposizione al dire loro, ma bensi all'espres- sione della pura e nuda verita di quanto ho visto ed ho operato, perche come fedele scrutatore della natura ed indagatore e raccoglitore dei fatti , ho ascritto a preciso dovere di rammentarli conscienzio- samente e francamente senza reticenze e senza dop- piezze. » L' autore con la scorta di proprj esperimenti di- sapprova 1' uso della magnesia , che altri propose e lodo affin di reprimere gli effetti delP acido che na- turalmente si forma nel latte , e questa disapprova- zione espresse nel modo seguente che per Tasprezza dei termini usati non possiamo astenerci dal biasimare : « Esclusi esser devono gli alcali e le terre alca- line , o sia la magnesia dalla fabbricazione de' for- maggi come corpi eterogenei e nocivi; ne siano mai ammessi infino a che si mantiene lo stato attuale della BIBLIOTECA AGRARIA. 2o3 scienza e delle cognizioni nostre, altrimenti, anziche sollevare il velo di cui e ricoperto un oggetto di tanta importanza, si addenseranno le tenebre ed eterna sara la notte. Questo linguaggio e Fespressione con- scienziosa del fisico , del chimico e del professore pri- vato di economia rurale, del cui titolo siamo legal- mente investiti; ci crediamo percio in diritto di pro- nunciare su tali materie un assoluto giudizio; e pin volonterosi il faeciamo cpiando fia d' uopo di trarre innanzi alia pubblica opinione coloro che profani ar- discono inoltrarsi nel santuario delle scienze senza la necessaria capacita ed il richiesto consentimento. » La conservazione del latte , I" uso di una tintura alcoolica di zafferano nella fabbricazione del formag- gio , un miglior modo di preparare il mascarpone , sono argomenti ne' quali V autore si e particolarmente occupato co' proprj studj. Tratto con erudizione dei varj modi di preparare il formaggio ed il burro ; tratto anche degli usi medicinali del latte , e delle vivande che se ne fanno. La conclusione relativa a' principali argomenti nel- 1' opera discorsi e poi la seguente : « Riepilogando in brevi termini le istruzioni da noi dettate in quest' opera , ripeteremo che 1" arte di trattare e preparare i latticing richiede molte pre- cauzioni , molte cure , particolarmente una pulitezza senza restrizione piu che non presenti difficolta nel- 1' esecuzione. Dalla continua sorveglianza , da una co- stante attivita per parte degli intendenti di casa, de- gli incaricati dello stabilimento e dei manifattori dipende la buona riuscita delle operazioni e prepa- razioni, e quindi il prolitto e la ricchezza. » Delia ragion civile delle cicque, di Gian Domenico B.OMAGNOSI. Crediamo assai male collocata in una raccolta di opere agrarie la Ragion civile delle acque del celebre Romagnosi. Ognuno che siasi appena accostato alle opere di questo sommo scrittore sa quanto grandi 204 BIBLIOTECA AGRARIA. siano le sue viste, profondi i ragionamenti, oscuro il linguaggio. E arduo ad intendersi anche pei giure- consuki consumati, ed aflatto inintelligibile per l'a- gronomo non erudito delle cose legali. L'argomento delle acque nella rurale economia e di un'importanza capitale principalmente in queste provincie; ed e forse il ramo piu difficile del diritto civile. Lasciando anche da un lato la difficolta clie presents la parte tecnica, cui e straniero l'uomo di legge se non vi ha fatto uno studio particolare, an- clie il rapporto giuridico involge tali combinazioni che non lasciano cogliere cosi presto la verita. Ne mostreremo piu sotto un esempio. Ma crediamo intanto clie niuno potra non trovare assurda la pretensione che gli agronomi (e a questi e, o par destinata la Biblioteca agraria) debbano pren- dersi in mano la Ragion civile delle acque di Roma- gnosi, e trarne profitto. L' agronomo cominciera dal i.° paragrafo della Ra- gione dell opera , e probabilmente dovra leggerlo due volte o piu senza averne capito abbastanza, perche le nozioni piu rette e profonde sono awoke in quel linguaggio arbitrario che e un difetto troppo evidente in Romagnosi, perche non si abbia a rimproverar- glielo. Poi il nostro lettore non trovera al suo caso il rimanente di quell'Introduzione. Che cosa importa a lui il sapere se l'incivilimento abbia tenuta una strada piuttosto che un'altra? — Saltiamo adunque in- trepidamente tutto cio che si riferisce alia storia del passato; eccoci alle prenozioni. Si sta per entrare in materia; vi si entra; ma in qual modo? Ci si potra ri- spondere che se F opera non e buona per gli agro- nomi , lo sara per altri ; e vero •, ma e vero altresi che nelle cose umane uno dei primi elementi di bonta si e la collocazione, e T adagio Non erat hie locus e abbastanza vecchio per non poterlo impune- mente disprezzare. Inoltre il Romagnosi mori senza compir la sua opera, e il Direttore della Biblioteca agraria penso BIBLIOTECA AGR4RIA. 2o5 di riempiere questo vuoto con un sunto delFaltra opera Romagnosiana sulla condotta delle acque. Que- sto supplemento e per vero dire giudizioso, ma tiene pero al sistema dell' opera; e fatto da un legale, e pei legali soltanto. Arroge essere inevitabile qualche di- vergenza di idee e percio il compendiatore voile ag- giungervi alcune note, che non hanuo sempre il me- rito del testo. Leggiamo, per esempio a pag. 383 del vol. Ill: il pagamento imposto dagli statuti e dai re- golamenti a tutd coloro che domandano il passaggio ( per costruire un acquedotto ) del lerreno stimato col quarto di piii , o coll ottavo di piii , non si deve ri- guardare come compra della proprieta del terreno, ma bensi come prezzo dell uso del medesimo. A questo passo Tannotatore osserva che il regolamento italico del 1804, e le costituzioni sarde parlando dell'ob- bligo suddetto fanno uso delFespressione: pagare il valore del terreno. Ora chi paga il valore d'un ter- reno o di un sito (prosegue) non ne acquista soltanto l'liso, ma eziandio il dominio, e limitare all'uso l'ac- quisto (sempre sue parole ) sarebbe dipartirsi dalle noinie della correspettivita dominante nei contratti onerosi; e riferire il valore all'uso del terreno, lad- dove la legge parla di valore del terreno del sito, sarebbe recedere dalla propria significazione delle pa- role contro le regole dell' ermeneutica legale. Dicevamo piu sopra di voler dare un esempio della dilficolta che s'incontra nel cogliere il vero punto legale in questa materia. Ora ecco 1' esempio. — Se si domandasse che cosa e il valore, ciascuno senza dubbio ci risponderebbe che esso e 1' utilita prestata da una cosa. Or bene chi paga il valore di un ter- reno paga 1' utilita che da esso si puo ritrarre; e dicendosi semplicemente che paga il valore non e detto se paghi il valore delFuso o il valore del do- minio. E vero che d'ordinario per pagamento di un terreno s'intende pagamento della proprieta, ma que- sto avviene perche la proprieta come diritto piu esteso dell' uso devesi supporre voluta dal compratore a pre- ferenza delFuso medesimo. Che se dalle circostanze 206 BIBLIOTECA. ACRA.KIA. apparisce che il venditore non avesse intenzione di vendcre altro che l'uso, e che il compratore avesse bisogno di comperare Tuso soltanto, poco importan- dogli della pi'oprieta, non si potrebbe dubitare che si fosse venduto l'uso senza la proprieta. Ora nel nostro caso quando la legge obbliga un proprietario a cedere porzione del suo campo al vicino pel pas- saggio d'un acquidotto, essa fa certamente in servi- gio deiragricoltnra un'eccezione ai principj generali della proprieta. Ora se la legge e, come deve essere, protettrice si del compratore e si del venditore do- vra limitare al raeno possibile il sacrificio di quest' ul- timo, restringendolo a cid che e puramente necessa- rio ai bisogni del primo. In forza di questo irrecu- sabile principio bisogna ammettere la presunzione della vendita dell'uso e non del dominio. Ne vale il soggiungere che quest' opinione si diparte dalla norma della correspettivitd dominante net contratd onerosi. Perche mai? Forse perche il proprietario dell' acqui- dotto paga nelle proporzioni della compera , anzi di piu , in luogo di pagare nelle proporzioni della loca- zione e conduzione? Rirlettiamo che si tratta qui di forzare il proprietario del fondo ad una vendita che pud essere molto pregiudicevole aU'economia, ed al- 1 abbellimento del fondo; e che egli non potra far cessare a sua voglia, ma potra essere perenne a vo- lonta del proprietario dell'acquidotto. Appena puo un principio di pubblica utilita dar diritto al legis- lator di mettere un tanto vincolo alia liberta dei privati dominj; ma se egli la offendesse anche col negare un largo e tuttavia equo compenso, come mai potrebbe salvarsi dalla taccia di dispotismo? Istruzione intorno alle sergitit rurali eccettuata la ma- teria degli acquidotd. L'autore di questo trattato , tenendo 1' invito di scriverlo, non ignord lo scopo a cui doveva scrvire, e assai chiaramente lo espresse in c^ueste parole: « II » Direttore della Biblioteca memorata avviso nella » sua saggezza assegnare nella medesima un luogo BIBLIOTECA ACRARTA. 20J » eziandio ad una trattazione , die sia di guida ai » proprietarj dei terreui coltivabili in cio che con- » cerne ai servizj imposti sopra fondi o fabbricati » altrui. Imperocche l'agricoltura nudrice dell' uman » genere, ritrae rilevanti utilita, non pure da una » savia applicazione dei dettati di agraria e dei ri- » sultamenti delle scoperte della fisica, della chimica, » e della fisiologia Aregetale ; ma inoltre dalle sud- » dette servitu, merceche Fuse- delle terre disposto v a coltivazione puo per le stesse divenire piu van- » taggioso .... Chiunque porra attenzione a questo » intendimento , spero , voiTa inferire dal medesimo » il perche 1' operetta presente non abbia ornamento » di stile, tie di erudizione. » (Prefazione.) Malgrado sitlatta protesta crediamo di poter asse- rire che quest' opera sia piu giovevole agli studiosi della giurisprudenza, che non agli indotti agricoltori. Troppo sottilmente si cercano principj di diritto na- tui-ale, che il semplice agronomo non puo ne com- prendere, ne applicare (V. cap. 2, sez. i."); sovente si trascura la materiale e pratica importanza di certi diritti ed obblighi, che Tuomo, fuori del caso di ap- proHttarne, stima facilmente cavilli e sottigliezze da legulejo (V. cap. 1, pag. 10); e non di rado le cose piu semplici sono dette ornatamente si, ma forse con qualche oscurita. II libro e diviso in sei capi ; i primi tre ed il sesto contemplano le servitu in generale ; il quarto ed il quinto trattano singolarmente delle principali servitu, eccettuata quella delFacquidotto che fu ri- messa ad un trattato speciale. Lo sviluppo dato dall'egregio autore all' importante argomento mostra quarito egli sia profondo nella teo- rica della civile giurisprudenza, e quanto abile disce- polo della sapienza romana. Non e pero che a tutte le sue opinioni facciamo plauso; anzi di alcune du- bitiamo fortemente; e vogliamo esporre questi didabj con quella franchezza medesima, con cui abbiamo parlato dello stile e del metodo. 2o8 BIBLIOTECA ACRARIA. E noto che alcune legislazioni impediscono al pro- prietario il piantar alberi verso il confine del vicino, se non osserva la distanza stabilita o dalla legge nie- desima, o da particolari regolamenti, o dalle consuetu- dini locali (Cod. Napol. art. 671., Cod. Sardo 6o3 ecc). Ora crede fautore, che anche tacendo la legge debba sempre il padrone del fondo lasciare alcuno spazio tra la piantagione ed il confine. Egli argomenta dalla natura della proprieta, sempre soggetta ai freni na- scenti dallo stato di associazione personale e territo- riale. Esistera forse qualche legislazione , la quale sia cosi vicina al Diritto Naturale e cosi poco lo modi- fichi, da lasciar sussistere in tutta la sua forza l'ar- gomento a cui si appoggia il nostro autore. Ma noi neghiamo che sia di tal natura la legge austriaca; e teniamo per ora come cosa certa die nel codice au- striaco il diritto di piantar sul proprio fondo sia il- limitato quanto alia distanza dal fondo altrui , salvo al padrone del fondo confinante la facolta di tagliare i rami e le radici che vadano ad occupare il suo terreno, o lo spazio d'aria che a quello sovrasta. 11 diritto d"impedire che altri faccia sul proprio quanto a lui giova e nuoce a noi non ci potrebbe derivare che dalla legge, o dal patto, o dal danno dato. Tace nel nostro caso la legge; ed anche l'ipo- tesi del patto e esclusa dalla nostra quistione. In quanto al danno, la nostra legge ha deter minato in modo espresso e chiaro = Chi fa uso d'un suo diritto en- tro i giusti limiti non e risponsabile del danno che ad altri ne deriva = (Cod. civ. Austr. § i3o5 ). E chi vorra sostenere che vada fuori dei giusti limiti colui che pianta un albero sul fondo proprio? Se non puo far uso della cosa propria, a che gli vale la sua proprieta? — Si aggiunga che il vicino danneggiato dalla piantagione non solf're , a voler parlare esatta- mente, un danno effettivo, ma solo una cessazione di lucro, in quanto la piantagione gVimpedisca di ricavare una certa quantita maggiore o minore di vantaggio da quella parte di fondo che e vicina alia BIBLIOTECA. AGRARIA. 209 piantagione medesinia. Ora , come e definito dalla no- stra legge il lucro cessante? = La perdita di quel vantaggio clie alcuno ha da aspettare secondo il corso ordinario delle cose = (§ 1293). E qual cosa piu or- dinaria dell'adoperare i nostri fondi al modo che piu ci aggrada ? — Si aggiunga che il silenzio della legge sulla quantita della distanza e argomento validissimo a sostenere che essa non ha voluto alcuna distanza , perche non e a presumersi che il legislatore volesse lasciare diritti ed obblighi cosi indeterminati. E si aggiunga di piu che il silenzio della legge Austriaca, promulgata pochi anni dopo del codice Napoleone, il quale stabiliva la distanza delle piantagioni dal con- line, manifesta la volonta del legislatore di tenere una massima assolutamente contraria. L'autorita dello Zeiller e di niolti giudicati conferma la nostra opi- nione, a sostegno della quale abbiamo anche l'antica massima della Giurisprudenza romana = Nemo da- mnum facit nisi qui id fetch quod facere jus non habet. = Coloro che amano 1* esattezza anche nei termini, ben veggendo come la proprieta del linguaggio con- tribuisca a chiarire le idee ed a rimovere le qui- stioni, non leggeranno volentieri al capo V, pag. 72 che nella comunione di un muro si puo riscontrare una servitu prediale, benche Pespressione sia del be- nemerito Giureconsulto G. B. Pagani. La comunione del muro importa per se stessa Pobbligo nei compro- prietarj di contribuire in proporzione a conservarlo (§ 856), e in forza di questa legge sara tenuto alia contribuzione anche quel comproprietario che per av- ventura non facesse uso del muro divisorio. Se invece ciascuno dei comproprietarj fosse ad un tempo domi- nante e serviente , come vorrebbero il Pagani ed il nostro autore , mal si potrebbe addossare Pobbligo della conservazione a quello che non ne usasse. Ma se anche ci fosse in queste osservazioni qual- che verita, P opera sulle servitu rurali che abbiamo esaminata deve caldamente raccomandarsi agli stu- diosi della Giurisprudenza Civile. BibL Ital T. XCV1. 14 2IO PARTE STRANIERA. Berghaus' Physicalischer Atlas. Atlante fisico di Berg- haus. — - Gotka, i838, 1839, presso Giusto Perthes, in foglio. In Milano si ricevono le associazioni da Gio. Meiners e figlio, corso Francesco n.° 97$, al prezzo di austriache lir. g al fascicolo di sei curie colle relative illustrazioni. N, oi non crediamo poter megliofar conoscere quest? egregia opera, che porgendone il programma die gli autori stessi ne danno; il quale e del scguente tenore: « C'est le grand avantage des methodes gra- >» phiques appliquees aux differens objets de v la philosophic naturelle , de porter dans >■ I'esprit cette conviction intinie qui accom- » pagne toujours les notions, que nous re- » cevons immediatenient par les sens. »» Alex, de Humboldt. Collocando noi in fronte a questi schizzi, siccome motto, le dette parole del grande Naturalista , espresse in uno dei piu ingegnosi suoi scritti (1), vorremmo con esse additare da qual situazione abbiam considerate e cio ch1 era utile e cio cbe necessario , allorache da circa dieci anni si con- venne tra noi sottoscritti nell idea di elaborare e pubbli- care una raccolta di graficbe rappresentazioni a illustra- zione della dottrina iisica della terra. A questa convenzione prese vivissima parte un defunto nostro amico , l1 ottimo Adolfo Stieler, e cosi pure accordaronle benevola contem- plazione anche A. d1 Humboldt, e K. E. A. d1 HofF, scrit- tore sovr" ogrT altro autorevole della naturale istoria delle variazioni della superficie terrestre, il quale sin ancbe negli ultimi suoi giorni favori quest1 impresa (a). (1) Nella Memoiia: De quelques phenomenes physiques ct geolo- giques qu'offrent les Cordilleres des Andes de Quito et la partie occidentale de V Himalaya (Annales des sciences naturelles, redigees par Audouin, Alex. Brongniart et Dumas, mars 1 825). (2) Egli mi scrisse anche il 1 3 maggio 1 837 una lettera risguar- dante la Iisica Carta dimostrativa della distribuzion de1 vulcani e PARTE STRANIERA. 211 Atteso il rapido progresso a cui sono in preda a"1 nostri giorni nel loro sviluppo le fisiche discipline , ne parrebbe intempestivo se al cominciar delf edizione , malgrado i molti lavori preliminari , esporre volessimo ua programma , da cui non si avesse per nulla a declinare. Tal considerazione ci ha indotti a non munire di numeri progressivi i fogli delPAtlante lisico , ma piuttosto , dopo aver divisa f opera in certe principal! parti, a dare a ciascuna parte una sua propria numerazione. Le materie fisico-geografiche si possono convenientemente considerare sotto sei aspetti , cioe : il meteorologico :, 1 idro- logico ; il geologico ( geologia considerata rispetto alia so- lida terra , senza riguardo alP acqua ) :, il magnetico ; il fi- togeografico, e il zoogeografico ; riguardo al qual ultimo argomento e anclie oprjortunamente concesso di uscire dal dominio de fenomeni naturali , in quanto alPuomo, che alia detta parte spetta come il piu perfetto lavoro della creazione animale , e cui solo e dato di poter essere gra- ficamente rappresentato non solo rispetto alia fisica ma anclie rispetto alia spiritual sua natura. Ora noi porgeremo un sunto del contenuto deirAtlante fisico. Parte prima. — Meteorologia. II calore , onde ogni vita e prodotta e conservata , ci occupera primieramente e principalmente in questa parte; noi avremo in essa a descrivere le linee d'egual calore, so- pra una carta isotermica della terra nella projezione di Mer- catore, sopra una carta isotermica delfemisfero settentrio- nale ne'.la projezione polare , e sopra una particolar carta d"1 Europa. U andamento del calore nel volger d' un anno, secondo i mesi e le stagioni , in parecchi punti della tor- rida , delle temperate e delle fredde zone ; l1 andamento medesimo di sesta in sesta parte di mese rispetto a certi luoghi , specialmente delle temperate contrade; e un pari andamento considerato in un Iungo tempo siccome per certi luoghi e dato da conoscinte esatte termometriche osser- vazioni ; ecco tre soggetti che verranno esposti mediante delle vulcaniche manifeetazioni. Mel 24 inaggio venne a morte Tono- revole uouio. Laseio manoscritta una Cronaca del terrentod e delle eruzloni vulcaniche sum all' anno I Hoc. B. (Questa Cronaca, che dee considerarsi come quarto volume della sua grande opera sumnientovata, della quale e ojmpimento , verra in luce a mie spese. J. P- 212 PARTE STRA.NIERA. una particolare grafic? rappresentazione. A queste materie si congiungeranno con figurati Prospetti quelle clie risguar- dano la distribuzione del calorico secondo la vertical dire- zione. Le correnti aeree ricbiederanno in primo luogo la nostra attenzione sopra una carta geografica di Mercatore, la quale denotera il dominio dei venti di passata e dei inonsoni non che dei venti variabili , e sara fondata sulla legge di rivolgimento , gia conosciuta ai tempi di Magel- lano , ed ora illustrata si chiaramente e leggiadramente da Dove; a im tal Prospetto verranno aggiunte indicazioni del variar d1 altezza della colonna barometrica, al livello del mare , a norma de1 diversi paralleli. Ne sara inoppor- tuna una speciale rappresentazione della proporzione dei ■venti di questa nostra parte della terra. E inoltre a con- siderarsi la distribuzione di cio clie V atmosfera rende alia terra, primieramente rispetto alia terra tutta , secondaria- mente riguardo alfEuropa. Alcuni di questi fatti non po- trebbero se non cbe imperfettamente , o in modo di poco facile intelligenza , essere rappresentati con grarici abbozzi, se non avessero a lato gli elementi della grafica , vale a dire i numeri : quindi la loro rappresentazione verra ac- compagnata di tabelle esplicative. Ma soprattutto occor- rendo di assistere tal dottrina della deserizione fisica della terra mediante un Prospetto della costruzione del globo , abbiamo cbiamato in ajuto al nostro fisico Atlante Tec- cellente rappresentazione cbe ne ha fatta lo Stieler nel suo Atlante gcografico nuinuale , a comodo di quelli cbe non sono in possesso di quest"1 ultima opera. Un secondo , ma nuovo , foglio d^ Introduzione alia meteorologia avra per iscopo di rappresentare in modo facile a intendersi la dif- ferenza nel tempo sopra tutta la terra. Questa parte meteorologica, compresa f introduzione ma- tematico-geografica , constera di 12 od al piu 1 5 fogli. Parte seconda. — Idrologia. Ora in primo luogo a se cbiama la nostra attenzione il grande bacino acquatico della terra, vale a dire 1 Oceano. E prima di tutto voglionsi rappresentare graficamente i co- stanti movimenti del mare, cioe le maree (flusso e riflusso) e le correnti affincbe aver si possa una cbiara dimostra- zione di quest1 operosita di natura. Rispetto alle prime ci saranno al tutto particolar guida gli eccellenti lavori di "VVhewell, affin di riconoscere il ilusso delle onde lungo le PARTE STRANIERA. 2 1.3 spiagge della Terra , e poscia altresi nel mare a noi piii prossimo. Le correnti verranno rappresentate in tre prin- cipal! ripartimenti dell1 Oceano: noi daremo cpiindi tre carte circa le snddette, per TAtlantico, pel grande Oceano e per il mare indico:, ma non ci Iimitiamo a significare in cpieste carte il moto delle correnti, giaccbe esprimiamo in esse altresi la distribuzione del calore snlla snperficie del mare, ed lira prospetto delle grandi vie per le qnali il commercio con- giunge tra loro i popoli di opposti emisferi. Un particolar foglio sara dedicato a due delle piu maravigliose correnti marine, nel quale si trovera luogo altresi per la grafica rap- presentazione del calore dell1 oceano a crescenti profondita. Attirera quindi la nostra attenzione quell1 acqua che tra- scorre la solida terra, onde avremo a porgere un geogra- fico prospetto de"sistemi de1 fiumi prima riguardo a tutta la terra , poscia riguardo all1 Enropa. II maraviglioso fatto del biforcamento di una corrente, di cui porge il Cassi- quiare il piu magnifico esempio, e meritevole di essere rappresentato in un foglio particolare^ lo stesso dicasi della relazion d1 inclinazione delle principali correnti e dei piu ragguardevoli loro influenti per quanto tal relazione e co- nosciuta dietro esatte misure. Un particolare interesse ne sembra poter conferire alia nostra grafica rappresentazione coll1 esporvi la condizione de' principali fiumi della nostra patria durante un piu o men lungo spazio di tempo , e quindi un idro-istorico prospetto deir andamento , o delle escrescenze e delle magre, del Reno, del Weser, delf Elba, dell1 Oder, del Weichsel e del Memel , cui s1accompagui il periodo annuo di ciascuno di questi fiumi, cioe il loro medio stato nel volgere di un anno Questo ramo di geo- grafia fisica non e mai stato sinora, per quanto ci e noto, argomento di calcolo e di grafica, almeno secondo queiram- piezza con la quale verra da noi trattato, e forse promo- vera analogbe ricercbe rispetto agli altri fiumi. II numero de1 fogli di questa parte e calcolato dover essere di i6. Parte terza. — Geologia. La considerazione delle ineguaglianze della terra formera il principale soggetto della Parte geologica, e verra accom- pagnata da un prospetto della distribuzion delle acque e de continenti. Saranno principali argomenti di rappresen- tazione le montagne del vecchio mondo, e quelle del nuovo, 214 PARTE STUANIEKA. quindi le montagne tutt1 insieme di questa nostra parte della terra; poscia daran.no materia a speciali lavori alcnni de' principali sistemi di monti , come le Alpi, i Pirenei , i Carpaclii, le basse montagne Germaniclie, e da ultimo T Himalaya Finalmente avremo ad occuparci della distri- buzion de1 vulcani, e delle vulcaniche dimostrazioni in ge- nerale. Ben s1 intende doversi rappresentare non solo le pro- porzioni orizzontali , ma ancbe le verticali , ond e clie le carte geologiclie verranno da sezioui o profili aecompagnate, parte situati sopra le carte medesime, per qnanto dallo spa- zio sara concesso, parte sopra peculiari fogli. Ne manchera a luogo opportuno la rappresentazione del calor della terra. La parte geologica coustera di circa ia fogli. Parte quarto,. — Magnetismo tfrrestre. I fenomeni del magnetismo terrestre, declinazione, incli- nazione e intensione della forza magnetica , come pure le variazioni della declinazione, occuperanno 406 fogli del nostro Atlanta Non occorre menzionare in particolare che a questo proposito verra concessa la debita considerazione anche all1 aurora boreale. Parte qulnta. ■ — ■ Fitogeografia. Questa parte avra principio coi iitogeografici cenni, colla dimostrazione dello spazio occuj^ato dalle piii ragguarde- voli famiglie de1 vegetali , e con la comparativa vegetazione de1 pendii delle montagne nelle tre zone. Una propria rap- presentazione richiederanno gli sjjazj in cui si distesero le principali piante coltivate e quelle in particolare cbe ser- Yono a nutrimento dell1 uomo ; speciale considerazione verra accordata alle fitogeograficbe condizioni della nostra region della terra, sicche il numero de1 fogli di questa parte potra essere circa di cinque. Parte sesta. — Geografia zoologica ed Antropografia. La distribuzione degli animali verra presa in considera- zione rispetto ad alcune delle piu nobili classi , uccelli , quadrupedi , ecc, e particolari carte terrestri verranno da noi dedicate alle razze umane, lingue, religioni, politicbe forme di governo , con che avremo, secondo Fannunzio gia fattone, a lasciai-e il dominio della fisica della terra per entrare in quello del mondo intellettuale. II numero de1 fogli di quest1 ultima parte sommera circa a sei. PARTE STRANIERA. '2 lb Ricapitolando le sei parti salira il total numero de" fogli del nostra fisico Atlante da 56 a 59 , per lo die avuto riguardo ad alcun incremento che nel seguito si renda ne- cessario , noi stabiliamo come maximum il numero tondo di 60 , il quale in niun modo verra oltrepassato. Comunque le proposte graficbe rappresentazioni trovino la loro dichiarazione ne libri di geografia fisica, e special- mente in quello delfautore (Berghaus) intitolato Allgemeinen Lander-und Wolkerkunde, cio non ostante egli si rende op- portuno , ed anche necessario, di munire i nostri fogli di piu o meno distese illustrazioni , le quali ( alia guisa delle considerazioni dallo Stieler preposte al suo Atlante manuale, e delle illustrazioni di Spruner all1 Atlante istorico ) dieno ragguaglio delle osservazioni clie ad eseguire il lavoro fu- rono usate, e volgano 1" attenzione a1 piii cospicui fisico- geografici fetiomeni, clie in ciascun foglio vengono rappre- sentati. Abbiamo fatto stampare tale illustrazione nel for- mato delle carte, sicche possa essere legata insieme al- r Atlante, il quale purcbe le carte ne vengano piegate per lo mezzo , comporra un discreto volume in foglio piccolo. Malgrado pero le dette preliminaii dicbiarazioni, e comun- que TAtlante componga un1 opera particolare, egli e a no- tarsi, cbe propriamente essa ricbiede d1 essere piu da vicino illustrata mediante il summentovato scritto deirautore, aiel quale contiensi un compendio della descrizion fisica delta terra ( eccettuatone il magnetismo), e cosi le due opere, cioe f Atlante e lo scritto, compongono un tutto insiem collegato. II formato delle carte del nostro fisico Atlante e simile a quello delfAtlante manuale di Stieler e delle carte isto- ricbe di Spruner. Ancbe il prezzo ne sara propovzionata- mente moderato, ed al piu di 8ggr. = losgr. = 35kr. per ciascun foglio. Le illustrazioni saranno calcolate a 1 iggr. = asgr. === 7kr al foglio :, esse saranno comprese in 20 fogli alf incirca. Berlino e Gota, i.° dicembre 1837. H. Berghaus. — /. Pertlies. Carte contenute nelle distribnzioni finora uscite in luce e a noi pervenute. Distribuzione I ( gennajo 1 838 ). Carta dell1 Europa con prospetto della distribuzion del calore nella medesima. - Carta deH'Oceano atlantico con dimostrazione delle correnti, 2l6 PARTE STKA.NIERA. delle vie di commercio , della distribuzion del calore , del fondo marino, ecc. - Carta del grand1 Oceano (mare paci- fico ) con dimostrazione delle correnti, temperature, vie di commercio. — Idro-istorico prospetto della condizione delFElba nel mezzo secolo dal 173 1 al 1780. - Idro- istorico prospetto della condizione dell1 Elba nel mezzo secolo dal 1781 al i83o. — Rappresentazione delle linee isodinamicbe secondo le osservazioni dell1 intension magne- tica istituite da Duperrey dal 179 1 sino al i83o. Distribuzione II ( ottobre i838). Sistema delle curve isoterme di Humboldt , carta geografica secondo la proje- zione di Mercatore. — Saggio di una carta dimostrativa del flusso delFonde, di "Whewell. - Carta del mar Germanico e delle parti finitime dell1 Oceano atlantico , a dimostrazione del flusso deironde e della condizione del fondo marino, ginsta Wbewell e Lubbock. — Carta dei circuiti vulcanici e de1 gruppi centrali del grande Oceano , secondo Leopoldo De Bucb. — Indicazioni circa la geografia delle piante. Di- stribuzione delle piante nella direzion verticale. — Distri- buzione della vegetazione secondo le principali propor- zioni. — Curve proporzionali delle monocotiledoni alle di- cotiledoni nelle Alpi svizzere. Statistica grafica delle prin- cipali famiglie de1 vegetabili. - Scbizzi di aleune forme di vegetazione. Distribuzione III (febbrajo 1839). Curve isotermiclie del- remisfero settentrionale, rappresentate nella projezione po- lare. - Prospetto della media altezza barometrica sul mare, e delle oscillazioni del peso atmosferico. — I fjumi germa- nici Reno, Elba ed Oder, giusta il loro andamento nel volger d1 mi anno , aggiuntavi la rappresentazione di questi fiumi dal 1728. - Carta geografica con prospetto della di- stribuzione de1 continenti e degli spazj acquei, come anche delle dift'erenze circa la condizione delle superficie. — Rap- presentazione delle linee isodinamiche , nella projezione orizzontale per la sezione del meridiano di Parigi , e del paralello di latitudine 6o° nord e sud di Duperrey. Ciascuna di queste distribuzioni , compreso il testo a illustrazion delle tavole, importa due talleri. Le tavole sono incise e colorite. Concludiamo col riconoscere nella laboriosa opera annun- ciala una mirabile condensazion di sapere attinto ad ottinie fonti e con semplicita mirabile significato. TARTE STRANIERA. 21 7 Traite da froid etc. Trattato del freddo e della sua azione ed uso in igiene ed in medicina, del dottore La-Corbiere, cav. della legion d'onore, membro della Societd medic a e dell Istituto storico di Parigi. — Parigi, 1840, in 8.°, di pag. 720. Otimiamo non poter dare una migliore idea di questo libro die riportando mi sunto della relazione clie ne ha letto, nella toruata del 5 gennajo scorso, alia Societa me- dics d1 emulazioae di Parigi il professore italiano eh or la presiede. » II trattato igienico e terapeutico sul freddo che ha puhhlicato ultimamente il dott. La-Corbiere, racchiude quanto puo dirsi sopra siffatto argomento , rignardo al- r azione fisica del freddo sn corpi vivi, valutato esso qual agente igienico e curativo. Un quadro sinottico posto sul bel principio del volume , presenta un prospetto delle di- verse e generali influenze che puo avere il freddo sopra tutti i corpi dell' universo, sia organici , sia inorganici. II freddo che non e gia un1 entita, ma bensi la sotti-azione o ditfalco del piu grande modificatore deiruniverso, il ca- lorico, come le tenebre il sono della luce, il freddo, di- ciamo, non ebbe mai un piu zelante ed ardente panegi- rista delfautore del libro di cui facciamo parola. Un tal libro e diviso in quattro parti ; nella prima e nella seconda e considerato il freddo in un modo generale e scientifico, come agente che si fa sentire su1 corpi organizzati vegeta- bili ed animali, come modificatore locale e profilattico; sia ch1 egli provenga dalf aria o dalT acqua, sia da corpi so- lidi di qualunque specie. » Molti scrittori, dalla piu remota antichita sino a1 di no- stri, seppero valutare l1 efletto della sottrazione piii o meno rapida e considerevole del calorico sopra i corpi vivi in genere , e sulF uomo in particolare. II nostro autore onde nulla omettere di storico relativamente a quanto e stato detto sopra tale materia, e dar quindi al pubblico una mo- nografia compiuta del freddo, dovette rovistare biblioteche, consultar moltissimi autori e rijietere gran nuniero despe- rienze, il che egli fece col piu gran successo. 210 PARTE STRANIERA. Dopo aver considerato in generale l"1 azione di un freddo intenso bu corpi organizzati vivi, passa all1 accurato esame deTenomeni particolari die determina in essi il diffalco piu. o rneno rapido e forte del calorico, relativamente alfeta, al sesso, al temperamento, alle abitudini ecc. Non v*ha dubbio che i diversi climi, le diverse zone del nostro emisfero, imprimono nell1 organismo tali modifi- cazioni da dover attribuir loro la maggiore influenza sopra tutti gli esseri vivi. « Nella varieta delle razze umane, dice il La-Corbiere, queste modificazioni fanno si , che gli sconcerti funzionali presentino de1 caratteri particolari capaci di fornire piu mezzi terapeutici, in riguardo al freddo , secondo le in- dicazioni relative e proprie a ciascheduna di dette razze in particolare:, ond1 e che ne1 climi tutt1 afFatto settentrio- nali, nelle organizzazioni sparute, meschine e deboli ciressi producono, la sottrazione del calorico e sovente nocevole, mentre essa e utile nelle costituzioni forti ed irritabili che forniscono in copia le zone temperata e la torrida, ecc. » E sopra la forza di reazione che oppongono i corpi vivi al lasciarsi spogliare del loro propi'io calorico, e sopra il grado delf influenza proporzionale di questa stessa forza su di essi, che deve basare la dottrina fisica, fisiologica e nie- dica dell1 azione del freddo. L autore dopo di essersi in- trattenuto di molto nel discutere sull1 effetto fisico d1 una atmosfera fredda ne1 corpi inorganici, non che ne1 vegeta- bili, passa a considerare 1 azione di questa atmosfera stessa sugli animali , segnatamente sulfuomo, tanto nello stato sano che nel morboso :, e qui ristringendoci specialmente all1 argomento medico, diremo meritare d1 essere esaminati accuratamente gli articoli che costituiscono la terza parte di questo libro ov' e considerato il freddo qual mezzo pro- filattico, a norma de1 diversi modi d1 amministraflo , sia all1 interno, sia airesterno; e cio non e di poca importanza mentre i rapporti simpatici, la sensibilita delle superficie sopra le quali e applicato nell1 uno e nell1 altro caso , es- sendo molto diversi gli effetti che ne risultano, il sono ugualmente, per il che una lavatura, ui^aspersione, un bagno d1 acqua , od un softio d1 aria fredda o immersione in essa , producono ( astrazione fatta alle indicazioni par- ticolari ) effetti del tutto diversi di un1 injezione e special- mente di una bevanda fredda. PARTii STRANIERA. 2 1Q In quanto all1 applicazione del frccklo qual agente tera- peutico , non omette l1 autore di percorrere il vasto campo de1 mali die affliggono rumanita, specialmente iuflaminatorj, ne1 quali e dessa indicata , siccome potentissimo iposteniz- zante. La chirurgia, particolarmente in quest1 ultimi tempi, ri- pete grandi vantaggi dalla refrigerazione pin o meno grande della parte malata. Qui il relatore attesto i suoi senti- menti d1 animo grato al sig. La-Corbiere per aver citato onorevolmente il mezzo da lui immaginato per arrestare l1 euiorragia uterina, che ha luogo talvolta dopo il parto, e per aver encomiato le sue sperienze sopra V azione di un1 assai bassa temperatura nei virus; sperienze che asse- gnano ad un freddo intenso un posto tra i piu energici disinfettanti, o anticontagiosi, come gia venne trovata pa- rimeute utile in essi un alta temperatura. Ai numerosi fatti pratici che gia possedeva la scienza in favore del poter terapeutico del freddo , V autore ha unito la relazione circostanziata di que1 mold che gli ha procurato la sua propria esperienza, e dai quali risulta a sua detta : i.° Es- sere varia Tazione del freddo in intensita, considerata questa qual mezzo curativo a norma delfeta, del sesso, delf abi- tudine, della costituzione o temperamento individuale, ecc. a.° Essere lazione del freddo ipostenizzante, e percio uti- lissima ne1 principali fenomeni patologici , dovuti a diatesi di stimolo. 3.° Che i brividi i quali assalgono 1* infermo, specialmente all1 entrar della febbre, indicano un1 azione at- tiva, in un dato punto dell1 organismo , ossia una locale concenti-azione di forza. 4.0 Doversi applicare il freddo lo- calmente nelle flogosi esterne. 5.° Essere il freddo un an- ticontagioso o disinfettante potentissimo ecc. Non deve omettersi di far rimarcare cbe il dott. La- Corbiere qual partigiano zelante della medicina cosi detta fisiologica, ne ha adottato la nomenclatura ed i principj , studiandosi di spiegare gli efl'etti del freddo sul nostro or- ganismo tanto in istato normale che nel morboso , a se- conda di questa stessa dottiina. La quarta ed ultima parte della monografia frigologica, di cui ora si tratta , espone i diflerenti e piu usitati mezzi di ottenere e mantenere una bassa temperatura ne* corpi diversi secondo il bisogno. a2D PARTE STKANIERA. Igiene penitenziaria. Influenza del regime cellulare sul fisico e sul morale del detenuti. vjarlo Lucas, autore di un* opera importantissima Sulla teoria dello imprigionamento, il quale nel corso dell1 aprile 1839 aveva fatta una comunicazione (1) all1 Accademia delle scienze inorali e politiche di Parigi still1 influenza che il regime cellulare aveva esercitato sui detenuti in cellule nelle case centrali sottoposte alia sua ispezione nel i838, fece ora alia stessa Accademia nella seduta del 1 5 dicem- bre un1 altra comunicazione non meno importante sui ri- sultati del regime cellulare nel penitenziere di Filadelfia durante il corso deiranno 1837. Questi risultati sono com- provati dal tredicesimo rapporto della Societa di Boston. Noi non ci occuperemo qui della parte di questo docu- mento che rivela gli scacchi del sistema di Pensilvania sotto il rapporto delTaccrescimento dei delitti e delle recidive, delle spese e finalmente delV istruzione morale e religiosa: riferiremo solo quanto concerne i casi di mortalita e di demenza. La mortalita non e stata ad Auburn che di 10 su 678 detenuti, e nel penitenziere di Filadelfia di 17 su 387 detenuti. Dal rapporto dei medico risulta che su questi 17 detenuti, 9 erano in huona salute all1 epoca di loro ingresso ; vedesi ancora che su questi 1 7 morti , 1 a morirono per lesioni di polmone. Dopo avere pubblicate due tabelle, Tuna che comprende il numero annuale dei morti nei penitenzieri americani , dal 1828 al 1837, e Taltra che indica per i tre anni i835, 1 836 e 1837 la natura della malattia che ha cagionato le morti, il rapporto della Societa di Boston aggiunge: « Que- » sti quadri dimostreranno che non solamente il numero » dei morti e piu considerevole nel nuovo penitenziere di » Filadelfia che negli altri penitenzieri di America; ma an- » cora che vi si muore piu frequentemente che altrove di » tisichezza e di malattie polmonari. » (1) Questa comunicazione e stata pubblicata nella Revue de le- gislation et de jurisprudence, di aprile 1839. PARTE STRANIERA. 221 In quanto air influenza del penitenziere di Filadelfia sulle facolta mentali: « Vi ha, dice il rapporto della Societa di >» Boston, un quadro compilato dal medico, che non e » stato pubblicato e clie contiene importanti notizie. » Que- sto rapporto e relativo alPinfluenza del vizio solitario sulla mortalita e la demenza. A questo vizio solitario il medico imputa quattordici casi di demenza sopravvenuti nel corso delfanno 1837, mentre che non se nee prodotto uno solo nel penitenziere di Auburn. II rapporto degrispettori ag- giunge: « In dodici di questi casi vi ebbe guarigione com- » piuta; in quanto ai due ultimi, nelfuno vi ebbe sollie- » vo , nell1 altra la malattia e rimasta stazionaria. » « Questo rapporto degrispettori, dice la Societa di Bo- » ston, e talmente straordinario in tutto cio che concerne » la demenza, le cause e la guarigione di questa malattia, " e parimente in tutto cio che e relativo alle lesioni del » polmone ond1 e provenuta la morte, che noi abbiamo » indirizzata lettera al dottor Woodward , medico del- » T ospitale degli alienati di Worcester, al dottor Bell me- » dico delf ospitale degli alienati a Cbarlestown, ed al dot- » tor Bockwell medico degli alienati a Brattleboro in cui »' si pregavano di riferire : i.° Se la privazione delfaria pura e fresca cbe si aspira sotto il sole non doveva determinare a lungo andare, nelle persone sottoposte all1 isolamento cellulare continuo, lesioni organicbe incurabili. a.° Se Tabitazione prolungata in una cellula solitaria poteva cosi di frequente determinare il vizio solitario, se il disordine che questo funesto vizio poteva particolarmente portare nelle facolta mentali doveva essere la demenza, e se la demenza una volta dichiarata poteva essere di una facile guarigione. Sulla prima questione Woodward risponde che nelle pri- gioni e negli ospizj di alienati la tisichezza ed il marasmo sono i due casi piu frequenti di mortalita. Non pretende enumerare tutte le cause assai numerose che tendono a produrre questo risultamento, ma non esita a collocare nel numero di queste cause u^aria viziata, un esercizio insuf- ficiente, e queiravvilimento, quella prostrazione morale cbe nasce da un imprigionamento solitario. II dottore Bell dicbiara che non ha fatte ricerche sulla mortalita delle prigioni, ma che la proporzione dei casi di 2J.2 PARTE STRANID'RA. lesioni del polmone che hanno prodotto la morte, sarebbe enorme in ogni altro stabilimento. II dottore Bockwell pensa clie la proporzione tanto ele- vata di questa malattia nel penitenziere di Filadeliia debba avere la sua vera causa nel cambiamento di atmosfera che hanno dovuto subire i detenuti: di fatto un'opinione quasi unauime attribuisce al cambiamento di atmosfera le atte- zioni polmonari. Alcuni autori citano dei casi , nei quali individui rincbiusi in cellule gia da molti anni furono su- bitamente colpiti da affezioni polmonari mortali per essere stati esposti all1 aria libera: a piu forte ragione si puo am- niettere, cbe nel cambiamento inverso il passaggio da un1a- via pura e fresca all aria cbe si respira nella cellula ab- bia potuto produrre malattie mortali. Sulla seconda questioue precedentemente posta, Wood- ward risponde. « In cio cbe spetta la demenza, vi ha er- » rore nel rapporto degrispettori, a meno che non si dia " a questa parola un senso affatto diverso dal suo or dinar io >> significato. Che se non vi ha errore, i casi di demenza (i) .•> sono fuori di ogni proporzione per una prigione, ed i » casi di guarigione eguahnente fuori di ogni proporzione » col numero di quelli che si ottengono nei migliori ospizj )> di alienati:, che durante i sei anni, nei quali e stato me- " dico in capo del penitenziere di Connecticut, non ebbe » un solo caso di demenza. » Questo stato delle facolta mentali , egli dice, sia la » demenza propriamente cletta, sia qualche cosa di ana- » logo, e, per quanto io sappia, una delle particolarita » del penitenziere di Filadeliia (a). E sorprendente, egli » aggiunge, che quegli individui caduti in demenza siano » stati guariti in una proporzione che sorpassa tutti i ri- » sultati ottenuti nei casi di alienazione recente. Yi ha in (i) Neiropeva di Ramon de la Sagra, membro coiTispondente dell' Accademia delle scienze morali e politiche sugli Stati Uniti di America, e che ha recentemente visitati i peniteozieri americani si legge : «■ nel 1 835, uella celebre casa peuitenziaria di Filadeliia » si sono avverati-ii casi di demenza, provenienti senz^lcun dub- >> bio dalP influenza funesta di questo regime. » (2) ll rapporto della Societik di Boston verilica di latto che ad Au- burn non vi e stato un solo caso di demenza o d1 alienazione du- rante il coiso dell1 anno io3". PARTE STRANIERA. 223 " questa parte del rapporto on mistero , die lia bisogno » di essere svelato:, oppure e d'uopo dire, che nel siste- » ma di cui si tratta, la ragione si perde in conseguenza » della sola maucanza di attivita, e che tosto che il dete- » nuto trovasi fuori della cellula ed e collocato nell1 ospi- " tale, da se medesimo guarisce. » Bockwell risponde che la cifra sproporzionata dei casi di demenza, di cui parla il rapporto sul penitenziere di Fi- ladellia, e il risultato inevitabile dell'imprigionamento cel- lulare. Egli nou puo spiegare il numero delle guarigioni , delle quali parla il rapporto. Domanda istantemente la pubblicazione di quel mezzo curativo che sinora e man- cato alia scienza. Anche quando la guarigione avesse avuto luogo, sarebbe mestieri aspettarsi sempre una ricaduta dal momento in cui rammalato fosse stato ricollocato nella cel- lula, soprattutto nei casi di demenza: poiche se da un lato F isolamento finisce troppo sovente nel vizio funesto di cui e parola, e questo vizio nella demenza, da un altro lato gl' individui caduti in demenza sono naturalmente di- sposti ad abbandonarsi a quella viziosa abitudine. II dottor Bell dichiara che dacche egli dirige lo stabili- mento degli alienati alle sue cure affidato, la sua atten- zione si e portata su di questa triste abitudine divenuta per lui 1" oggetto di un interesse pieno di melancolia. » ^opinione generalmente diffusa fra i pratici, egli dice, » e intieramente erronea, almeno per quanto io ho potuto » convincermene colle mie proprie osservazioni in cio che >* concerne la debolezza, la consunzione, i disordini nelfap- » parato delle funzioni digerenti attribuiti al vizio di cui » si disse. Questi segni comparativamente agli altri non » si sono manifestati che debolmente, sia negl" individui » che si curano alTospizio, sia in quelli che ho potuto " studiai-e nella mia pratica generale: e il sistema nervoso; " e il senso morale, e V energia, e V uomo considerato come " essere sociabile, che portarono tutto il peso della malat- »» tia. La facolta di ragionare e rimasta intatta, comparati- " vamente alle altre facolta , che ho enumerate. In molti •" dei casi piu spaventevoli sottomessi alia mia osserva- " zione, V intelligenza ha poco sofferto: non vi e che di " rado , spesse volte anche nessuna allucinazione perma- " nente. Gli ammalati possono leggere, scrivere, ragionare " come gli altri uomini ;, ma, meiio alcune eccezioni poco 224 PARTE STRANIERA. » numerose, sono affetti da un'alienazione che spetta essen- » zialmente a! morale; da una grande irritabilita di tem- » peramento ; hanno collere snbitan.ee e piene di acrimo- >> nia e di violenti trasporti: ).e nozioni del bene e del » male sono in essi profondamente alterate, e sono insen- » sibili al trattamento piu caritatevole e piu fraterno. » Tali sono i principal! caratteri del tristo genere di » alienazione mentale, al quale il vizio di cui si tratta da w origine. In quanto alia possibility di guarirla, le mie os- » servazioni particolari coincidono con quelle raccolte in » molti ospizj di alienati , tanto in Europa , quanto in » America. Ne risnlta che alcun genere di alienazione non » e maggiormente ribelle agli sforzi della scienza, eccezione » fatta tuttavia dell idiotismo congenito e della demenza » senile. In un piccolo numero di casi e senza che vi sia » una grande certezza a questo riguardo , una vigilanza " esercitata senza posa , uu esercizio regolare e faticoso , » ben intesi richiami fatti al senso morale . quando non >> e caduto troppo basso , ebbero dei buoni successi ; ma » queste non sono che eccezioni alia regola generale. » L esperienza dei mezzi meccanici non avendo servito che a dimostrare al dottor Bell la forza indomabile di una ten- denza viziosa, che supera tutti gli ostacoli materiali: « Io » dichiaro, egli dice, che non vi ha guarigione possibile » fuori che per mezzo di una vigilanza attiva , continua, w che si estenda tanto nella notte, quanto nel giorno; pa- » rimente, egli aggiunge, si tratterebbe di sapere se radu- » nando in comune nn certo numero d^individui dediti a » questo vizio e disseminati in un ospitale, non si potesse » organizzare un sistema di vigilanza che si applicasse a w tutti insieme e divenisse molto meno dispendioso. » Questa indicazione di un modo di cura, che consiste » a non mai abbandonare per un solo istante l1 ammalato » a se medesimo , mi conduce naturalmente a rispondere » alia questione degli efl'etti che puo avere unimprigiona- i) mento solitario prolungato, in cio che spetta al vizio di » cui e detto e la demenza che ne deriva. Nulla, secondo » me, puo naturalmente produrlo e perpetuarlo quanto la » facilita che ha la vittima di essere isolata; e il vizio " solitario, per eccellenza , come e stato chiamato da lungo » tempo , ed una prova irrecusabile di tale verita si tro- " verebbe in questo fatto , che nel solo stabilimento elk PARTE STRA.NIERA. 22J n Filadelfia (almeno di 400 detenuti), ed in un solo anno, 11 questo vizio ha determinate* quattordici casi di demenza. 11 Or quale non deve essere la spaventevole estensione delle h sue stragi, se quattordici individui ne hanno subito l'ef- 11 fetto piii raro, in confronto dei suoi effetti ordinarj ! » Terminando questa esposizione diremo clie il sig. Lucas ha dimostrato che non solo in quanto concerne la que- stione sanitaria , ma sotto ogni altro rispetto l1 America non si poteva paragonare che a se inedesiina. Come con- frontare , ha egli detto , i risultati del regime sanitario , quando il regime alimentare , per esempio , che si limits nelle case centrali di Francia ad una razione di una libbra e mezza di pane, di una zuppa e di una pietanza di le- gumi ciascun giorno e di quattro once di carne per set- timana, consiste a Filadelfia nella distribuzione giornaliera a ciascun detenuto , del caffe alia mattina, di una libbra di carne di bue , di una libbra di pane, di patate a discre- zione, e per eld la desidera di una razione supplementaria ! Necrologia di J. F. Blumenbach. Mori il 22 gennajo 1840 a Gottinga, vicino a compiere F ottantottesimo anno, il celebre Blumenbach, nestore dei naturalisti alemanni :, era nato in Gota Tii maggio 1752. Ottenne celebrita sin dal 1775 pnbblicando in occasion di "sua laurea la dissertazione De generis humani varietate na- tiva , di cui furono fatte tre edizioni. Nel 1776 fu eletto professore straordinario delf Universita di Gottinga, e nel 1778 professore ordinario :t un anno dopo ebbe il titolo di consigliere, e nel i836 fu nominato consigliere protomedico. Coltivo indefessamente sin quasi al termine della lunga sua vita la storia naturale generale, zoologia, antropolo- gia , anatomia comparata , fisiologia, storia della medicina. Mise in onore nella Germania la storia naturale, ed il suo Manuale di storia naturale , di cui furono fatte in Germa- nia 1 2 edizioni , le sue lnstitutiones physiological , il suo Manuale d'anatomia comparata , furono tradotti in quasi tutte le lingue d"1 Europa. Quanto poi contribuisse colla viva voce al promovimento delle naturali discipline oguuno il pensi considerando la celebrita dello studio di Gottinga, Bibl. Ital. T. XGVI. 1 5 226 PARTE STRANIERA. e la particolare frequenza cli nditori die a se attirava un si autorevol maestro quale egli era, e clie sapeva inoltre con certe sue vivezze umoristiche rendere allettevole Pistru- zione, nel qual esercizio continuo beta 60 anni. Nel 1837 fu veduto, sorretto dal proprio figlio, assistere alia festa della fondazione dell' Universita die di 5o in So anni si celebra, e a cui gia avea preso parte nel 1787 in tutto il vigor di sue forze. II Blumenbach si rese benemerito dell'' Universita di Got- tinga e delle naturali discipline anche col far diligente rac- colta di oggetti naturali, clie i suoi scolari a gara gli in- viavano, e clie davano materia a dissertazioni clie di tempo in tempo veniva pubblicando. Ma niuna sua raccolta e si celeb re quanto quella de1 cranj di varie genti, e noi ricor- diamo con compiacenza di averla esaminata nel 1 836 in- sieme a belle collezioni di pezzi d'ambra e di petrefatti , e di aver avuto Blumenbach medesimo a cortesissimo spo- sitore di queste curiosita. Ad arriccbire la detta raccolta contribui specialmente il re Lodovico di Baviera, clie fa anch1 egli scolare del Blumenbach ; il quale per gli studj fatti in detta parte della naturale istoria ne venne a sta- bilire la principal distinzione delle razze umane , e trasse materia alia famosa sua opera Decades collectionis cranio— rum diversarum gentium. Goettingce 1790—1820. 11 Blumenbach ottenne onori e favori grandissimi da principi, da accademie, dalla nazionale stima e ricono- scenza. Nel 1825 celebrandosi da una societa il giubileo del suo cinquantesimo anno di dottorato , venne da essa istituita una fondazione col nome di Stipendium blumen- bachianum, mediante la quale di tre in tre anni si confe- risce, a clii ne risulti piu meritevole, un sussidio di 600 talleri per esecuzione di viaggi scientifici. Le esequie del- 1 illustre naturalista ( descritteci dalla Gazzetta universale, dalla quale abbiamo raccolti questi cenni biografici ) fu- rono celebrate con gran pompa, e intervento solenne non solo di professori e studenti , ma anche di magistrati e cittadini. B. APPENDICE ITALIANA. Degli uomini di lettere. Libri quattro di Giuseppe Bianchetti. — Treviso, 1839, tipografia Andreola, di pctg. 433, in 8.°, al prezzo di austr. lir. 4. 90. V^uesto libro del sig. Bianchetti ha , come tutte le pro- duzioni del suo ingegno , bonta dintenzione, ordinato ra- ziocinio e nobilta di stile: ha poi sopra le altre una grande ricchezza di aneddoti che ne rendono molto piacevole la lettura. E opera compiuta in se stessa : nondimeno coloro che hanno letto il trattato dello Scrittore Italiano di que- sto medesimo autore troveranuo qui il compimento di molte idee, Fapplicazione di molte dottrine , e insomnia un pen- siero unico che si viene sviluppando da tutte le sue dif- ficolta per rappresentare f immagine delf Uomo di lettere, qual dovrebb'1 essere a voler compiere degnamente gli uf- iioj della sua professione. V opera e divisa in quattro libri : I. Dei varj ordini in cui si possono s^parare gli uomini di lettere. II. Degli uomini di lettere consideruti in generale e nella generalitd degli ul- tri e delle cose. III. Degli uomini di lettere consideruti nelle reluzioni che liunno o possono uvere con alcune clussi par- ticolari della societa. IV. Del merito letterario consideruto in se stesso e nella opinione degli altri. Nel primo libro trova innanzi tutto che alcuni sono uomini di lettere per calcolo, alcuni per sentimento, donde poi viene che Fesercizio della letteratura negli uni sia una missione, negli altri una professione , e in altri ancora un mestiere. Una secoada distinzioue procede da questo , che alcuni letterati spaziano nellVwro/uto, cioe nella rappresen- tazione della verita, della bellezza, della bonta in quanto sono invariabili, perpetue, indipendenti da tutti gli avve- ninieati , da tutte le umane condizioni:, ed altri invece si attengono idVempirico rappreseutando quelle medesime idee del vero, del bello e del buono secondo le modiiicaziom che ricevono quando disceudouo fra le cose terrestri e si 228 APPENDICE ITALIANS. agitano nella realta della vita. E Tautore pone questa sen- tenza « che il maggior pregio di ogni opera letteraria e nella savia unione di questi due modi. » Ancora distingnonsi i letterati per 1 intrinseca natnra dei loro studj , erudizione, filosofia, poesia. Delle quali tre classi (dice L autore) dev^es- sere necessariamente fornita ogni letteratura a volere cli'essa abbia ellicacia e splendore, e noi non dubitiamo di aggiun- gere che nessun uomo di lettere potra uscire della schiera comune quando egli manclii aflatto di alcuna di queste tre parti. Finalmente V autore divide i letterati ch1 eserci- tano puramente la letteratura da quelli die vi congiungono un"1 altra professione od uftizio. Premessa questa introduzione che si potrebbe dir dot- trinale , dovendo V autore parlare degli uomini di lettere in generale nelle loro relazioni cogli altri uomini e colle cose pure generalmente considerate, pone primamente questa tesi , che nell esercizio delle lettere non vi ha una cagione necessaria di lieta od avversa fortuna. Nondimeno gli pare che sia nelle lettere una speciale cagione di rendere piu o meno malagevole, e quindi infelice la vita a coloro che le coltivano. « Questa infelicita ( egli dice) e tutta interna: essa proviene da un certo tacito od espresso contrasto che nelf uso della loro vita eglino incontrano cogli altri uomini e con le cose. » Quindi vengono in considerazione lo sti- inolo che 1 uomo di lettere deve porre nei nervi a fine di accrescere il movimento dell"1 azione cerebrale per sorpas- sare i limiti naturali del pensiero : V alterazione dell"1 eco- nomia animale procedente da questo stimolo : e le molte malattie, principalmente morali, che affliggono i letterati. Questi mali peraltro non vanno senza alcuni compensi : poiche i letterati come si creano qualche volta cagioni di jjaure, di timori, di afFanno maggiori della realta, cosi alle volte si creano delle immagini che mettono in loro una energia , un conforto , una gajezza che gli altri non sa- prebbero trovare. << Se nella pratica del mondo qual e, essi devono vivere spesso in un contrasto penoso , hanno pero il modo di confortarsi pure spesso colla potenza ch e in loro di entrare in un mondo da essi creato, e dove tutto seconda per conseguenza le loro idee, le loro immagini, i loro sentimenti. » Poi hanno il piacere che provasi nel compoire, e quelf altro di ritrovare nelle composizioni pro- prie i pensieri, i sentimenti, le commozioni avute in altri APPENDTCF ITALIANA. 229 tempi. Ma questi compensi ( sogghinge ) 11011 li possono godere i letterati se uon quando sono soli ed astratti da- gli altri. « I11 mezzo degli uoniiui, fra le consnetadini del vivere, essi devono di frequente sentire la pena di quel contrasto che dicevo, e che sentono del pari, benclie ia diverso modo , tanto se vi cedono , quanto se cercano di superarlo. Di superarlo ognora e quasi impossibile : di su- perarlo spesso e molto difficile : di superarlo bene in guisa clie non ne traspiri nulla accade rare volte e forse nori mai •, onde sogliono apparire quasi sempre ne1 letterati piii o me no manifesti gli effetti del loro particolar tempera- mento ... in genera le molto contrarj a cio ch e special- mente voluto nell1 uso della vita sociale. » Noi daremmo un1 immagine troppo imperfetta dell opera che annunziamo continuando a compendiarla di questo modo, e spogliandola per brevita non solo di tutti i suoi ornamenti , ma anclie di quella chiarezza e di quella forza che il raziocinio riceve sotto la penna di uno scrittore ab- bondante qual e il sig. Bianchetti. La sua attitudine ad analizzare e chiarire quanto ha di piu complicato e di piu. astrnso Ia natura umana mostrasi in questo libro forse an- cor piu che in ogni altro ; e sotto questo rispetto cre- diamo di doverne raccomandare ai giovani la lettura come un"1 utile esercitazione delle proprie facolta. Cio ch1 egli dice dell amor proprio distinto dalT amore di se; le sue consi- derazioni intorno alle relazioni dei letterati coi grandi , coi ricchi e coi reggimenti civili si spingono spesse volte fino alle piu sottili ricerche senza cader mai in sottigliczze, senza involgersi in quella specie di nebbia che pur troppo rende inutili molti libri di questa natura. Ma piii forse di ogni altra sara lodata la quarta parte di questo trattato, dove f autore (per usare le sue parole) assiste alFopera in- terna dei letterati onde si sviluppano e si formano in essi i pensieri , si creano le immagini, si eccitano i sentimenti. .. allorche vanno cercando i modi piii opportuni e potenti a significar di fuori il lavoro dell1 opera medesima. V intro- duzione a quest1 ultimo libro e ancora una prova luminosa dell attitudine del nostro autore ad affrontare con rara forza di logica e chiarezza di espressione le analisi piii didicili. Certamente non sara seguitato volentieri ne facilmente da chi non voglia impiegare leggendo una parte almeno di quella intensione di spirito che l1 autore impiego nello 23o AVPENDTCE ITALIAN" A. scrivere , ma cbi non ricusa questa specie di palestra men- tale trovera di aver fatto un utile esercizio quaiid"1 anclie per avventura non dovesse consentir pienamente con tutte le dottrine del libro. A. Proemio alle lezioni di eloquenza sacra del prof. Pier Alessand'-o Pjravia. — Torino , 1840 , stamperia Reale , di pag. 32 , in 8.° Ad cm bellissimo tenia si e rivolto quest'' anno il profes- sore Para via :, e se pubblicando questo proemio egli ba vo- luto, come suol dirsi , tentare il giudizio comune, noi ben volentieri lo annunzieremo ai nostri lettori come una pro- messa di tutte le lezioni. V egregio professore entra con qualcbe esitanza in que- sta materia , immaginandosi cbe a'.cuni la giudicberanno nliena da lui uomo del secolo, e propria soltanto di coloro cbe si consacrano al sacerdozio. Nondimeno , conscio a se stesso di non accostarvisi per desiderio di metter mano nel- r altrui messe, e risohito di adempiere al suo ufficio senza ombra d"" irriverenza , non dispera di poter trarre qualcbe vantaggio da qnella stessa qualita d1 uom secolare cbe al primo aspetto potrebbe parere dannosa. " Impercioccbe ( egli dice ) se altri ne ragionasse da questa cattedra , vi porterebbe per certo maggior dottrina cbe io non bo?, ma vi porterebbe altresi i pregiudicj della scuola cbe lo formo e crebbe air evangelica predicazione ; pregiudicj che rice- vuti dall1 ossequio , mantenuti dall1 abitudine, radicati dal T amor proprio, si tramutano poscia in natura. » Levata cosi di mezzo questa prima diflicolta , un altra gliene sorge nell"1 animo : cbe parlando egli ad una gioventu destinata a tutt? altra via cbe a quella della predicazione, molti forse gindicberanno di perdere il tempo ascoltando i precetti di un-1 eloquenza nella quale non devono eserci- tarsi giammai. A questo il cb. professore risponde fondan- dosi sopra quelle parole del Bartoli cbe il popolo forma L predicatori quail egli vuole che siano , e concbiude. » O voi dunque tntti , cbe non reputate scritto per voi un corso di elocpienza sacra percbe Iddio non vi segno de^ suoi cri- smi ne vi accolse ne"1 suoi tabernacoli , pigliate qriind'' in- nanzi miglior concetto di voi ; pensate, cbe mentre il vero pi-eilicatore e destinato a riformare il mondo con la sua At'PENDICE ITALIANA. 20 1 parola , Vol col vostro gusto destinati siete a riformar lui medesimo, ove male adempiesse cotanto uflicio. » Oltre di che ( egli agginnge ) se vi ha un legame clie tutte unisce fra loro le scienze ., quantb nou deve essei'e collegata col- l1 arte generale del ben dire la dottrina dell1 eloquenza sacra ? La nobilta poi delTarte; le circostanze nelle quali si adopera ; i libri a cui s"1 inspira : la santita dello scopo a cui teade ; e la convinzione che infonde neiranimo di chi la esercita ; sono cjuesti gli argomenti coi quali il profes- sore Paravia si studia di mettere ne' suoi giovani uditori desiderio ed am ore di quella disciplina cni si accinge a trat- tare. Rispetto al metodo egli ne fa un brevissimo cenno , proponendosi di sostituire air aridita dei precetti l1 analisi dei grandi esemplari. La dottrina e la facondia del prof. Paravia congiunte coll amor del soggetto che spira da questo proemio pro- Diettono un corso di lezioni dilettevoli alia sua scolaresca, e speriamo anche un libro di piu generale utilita. A. Dipinti delle Camere Vaticane. — Roma, 1839 i/z 4.0 II pittore cavaliere Filippo Agricola « in occasione di t> aver tolto via I ingombro di polvere che oftuscava i fa- » mosi dipinti di RalFaello nelle Camere Vaticane " pub- blico alcune osservazioni artistiche , delle quali si compone 1 opuscolo qui annunziato. Pare che a scrivere queste os- servazioni sia stato condotto 1 egregio artista non tanto dal lavoro a lui affidato , quanto dal modo con cui qual- cuno trascorse a parlarne forse con poca notizia, certamente con poco favore. Noi non conosciamo lo scritto a cui il cav. Agricola risponde ,• ne, conoscendolo, potremmo ar- rogarci di metter parole in sifi'atta controversia. Possiamo dire pero che questo libretto ci sembra cosa di molta im- portanza si per la storia di quei dipinti , come pei mold giudizj che fesimio professore viene pronunziando nel ra- gionarne , specialmente intorno ai restauri che in diversi tempi ne furono eseguiti. A. 232 APPENDICE ITALIANA. Degli illustri Ilaliani e loro scoperte nelle leitere e nelle arte, cenni raccold da Melchior Missirim. — Siena, i838, presso Onorato Porri, in 8.°, di pa- gine xn e 288 al prezzo di lire 4 ilal. Abbiamo parlato gia di quaranta iscfizioni nelle quali il cli. sig. Missiriui comprese gli elogi di altretranti cele- bri Italiani. Ora ha egli allargato quel suo primo disegna ad an numero molto maggiore d1 uomini degni di essere con riconoscenza o con ammirazione ricordati dalla poste- rity. Le sue epigrafi sono dettate con molto calore e ten- gono delP elogio assai piu clie delle epigrafi propriamente dette. II vantaggio principalissimo che esse recano si e quello di ricordare quanto fecero questi uomini illustri per le arti o le scienze alle quali si consacrarono \ e poiche ora Tautore si e steso a tntti i tempi, a tutte le provincie dell1 Italia, il suo libro ci mette innanzi quasi un compen- dio animato della storia intellettnale del nostro paese. Se al nome di ogni lodato avesse aggiunto in una riga la no- tizia del sito in cui nacque e gli anni della nascita e della morte , il suo libro sarebbe stato anche piu utile. Lctterc sopra Varte dimitazione dirette alia prima at- trice italiana Anna Fiordli-P elandi dall artisla Gio- vanni Angelo Canova. — Torino, i83(}, dalla ti- pografia Mussano. In queste lettere intitolate ad on1 attrice che fu lungo tempo l1 ornamento della scena tragica e comica italiana , il sig. Angelo Canova , intelligente e provetto nelle cose drammatiche, e lodatissimo attore, con la scorta di molta erudizione e di esempli, cerca d1 insinuare nell1 animo di que1 giovani che vogliono intraprendere il laborioso e ad un tempo lusinghiero aringo della teatrale recitazione, utili, savi ed ingegnosi precetti. Gia prima di lui e in Francia e in Germania e in Italia si pubblicarono simili ammaestramenti con lo stesso ragio- nevole intendimento^ e il sig. Canova li viene opportuna- mente citando. Se 11011 che Tespeiienza ha sempre mai di- mostrato che i soli precetti nou possono formare che un mediocre attore, e non mai renderlo sommo, ove egli aoa APPENDICE ITALIANA. 2o5 rtbbia sortito dalla natura le indispensabili fisiche ed in- tellettuali disposizioni per le quali egli sia in grado di esprirnere convenientemente le grandi passioni di die si compone la scena tragica , od imitare quelle altre piu co- muni fra cni si agitano gli uomini negli avvenimenti ordi- nary della vita sociale. E siccome i soli metodi e le di- scipline e lo studio non erano sufficienti a produrre un Cimarosa , un Rossini, un Be'lini , un Paganini , una Ca- talani , una Pasta , una Malibran , cosi con tali requisiti , ancbe ajutati dalla migliore volonta, non si potevano creare un Garrik , un Lekain, un Talma, una Wars, un Denia- rini , un Vestris e una Marchionni : il cbe vuol dire in- somnia, come avvisava il ^enosino, cbe la sola natura senza 1 arte, ne Parte senza la natura possono bastare per dar perfezione a qualunque siasi prodotto dell1 uuiano in— gegno. Malgrado di cio, Pattenta lettura di questo scritto del sig. Canova dee riuscire utilissima a"1 giovani alunni cbe movono i primi passi nelP ardua carriera : ed e singolar- mente da commendarsi Pautore per aver dicbiarato cbe in tutte le condizioni sociali ed ancbe sulle tavole scenicbe , una buona moralita di condotta e un bel corredo delle altre cognizioni umane. Noi ci accordiamo col signor Canova nel vivo desiderio, manifestato altre volte da questa Biblioteca, cbe venissero stabilite nelle principali citta scuole ben dirette di recita- zione ; dalle quali se non possono sempre sorgere , per le ragioni sovi'a accennate , attori od attrici di gran valore , per lo meno imparerebbero gli alunni le regole piii indi- spensabili e pel portamento della persona, e per comporsi e disegnarsi nelle pose , e pel decente passeggiare della scena, e per una corretta pronunzia e pel garbo del por- gere, e per serbare le convenienze di civilta e di educa- zione : nel cbe , dobbiam dirlo a nostra vergogna , siam superati di molto e da1 Francesi e da-1 Tedescbi. Concluderemo coll esortare vivamente gli attori tutti a non allontanarsi dalla natura. Quantunqne la sublimita della tragedia ricbiegga maggior dignita e maggior forza , pur tuttavia i sentimenti cbe esprime sono sentimenti imi- tati dalla natura. In quanto poi alia commedia , dove ab- biam noi in Italia al di d^oggi, fuori di poche eccezioni, attori od attrici che sappiano interpretare degnamente i 234 APPENDICE ITALIANS. concetti della vera famigliare commedia? E non vediamo noi spesso le attrici, ed anche quelle che aspirano a mag- gior fama, venire in iscena con una nauseosa tendenza al lagrimevole, di che giustamente indispettiscono glin- telligenti? E nasca questo difetto e si aumenti da quella infinita copia di drammi stranieri esagerati di passioni e di modi, a cui si da cittadinanza in Italia, ovvero da qualunque altro cattivo eseaipio , devono gli attqri e le attrici tener per fermo die il dialogo famigliare , come fu scritto dal Goldoni , dal Giraud e dal Nota, richiede, an- clie nelle prime parti, francliezza, disinvoltura , leggiadna e speditezza. Serva d'esempio per tutti la celebre Mars, cui poche per avventura potranno agguagliare nella natural compostezza della persona, nel giovarsi de semplici sguardi e nelle dignitose movenze. L'Jgnelletto, racconto del canonico Crist. Schmid, dal tedesco recato in idioma ilaliano da Girolamo conte Agapito, patrizio ginstinopolitano. — Trieste e Lipsia. La Germania, abbondantissima d"1 ogni maniera libri, ha soperchio di quelli da intrattenere i fanciulli; diciamo so- perchio, perocche i piii non servono se non a svagarli ed assuefarli a gettare il tempo in vane letture. Fra questi trovansene tuttavia dei buoni , e fra1 buoni distinguonsi i numerosi scritti del canonico Schmid per le sane massime che porgono ed istillano sotto fogge di peculiare semplicita. Non e adunque da biasimare se gl1 Italiani , seguendo per avventura anche in cio F esempio francese, danno opera, traducendoli , a farseli proprj. Ma chi vi pon mano ci- meutasi ad opera troppo piu malagevole che non pensa. Conciossiache poco , anzi nulla avra fatto , se di sola la fedelta dei concetti studiandosi , non giungera a rendere talmente italiana la semplicita tedesca da gradire ai f'an- ciulli italiani, cessando il goffo e lo scipito , in cui quella cade assai di leggieri travasandola da una lingua neiraltra. Gli conviene aver molto bene alle mani i modi italiani piu famigliari ed usati oggidi , e schivando ogni affettazione, collocarli per modo che ne venga non so quale spontanea eleganza. Or questo n e avviso non esser succeduto bene al si- gnor conte Agapito, il quale, oltre alio stile che tiene AVPENDICE ITAXIANA. 235 sovercliiamente del gallico e del barbaro, usa in nbbondanza vocaboli ora improprj, ora falsi in grammatics , ora espri- nienti altro da quello die e-1 voile dire : pecche nel vero perniziosissime sopia tutto nei libri dai quali linfanzia debbe succbiare il primo latte del corretto e regolare di- scorso. Delle quali peccbe valgano i seguenti eserupi tro- vati a caso nelle prime pagine di questo suo lavoro: Le gocce della pioggia susurmvano nelle foglie degU alberi. - Lunge dagli alberi sublimi. — II pensiero di trattenere ( far suo) I'agnello. — Raccogliere tanto d'erba per asciugarla (sec- carla) e far del ficno. — Mangiar del latte inzuppato col pane ed un pane di butirro (!) (Butterbrod, pane unto), ecc. Ma cbe dir poi di que1 barbari, fabbricanti di gramma- ticbe italiane, che si fatte traduzioni raccomandano da stu- diare per modelli ai coltivatori della lingua del si? Nulla; se non cbe il caso loro merita compassione; e compatirli, siccome quelli cbe del menar la penna fanno loro arte, senza guardar pia oltre. L. Picchioni. Saggio di alaine voci toscane d'arti, mestieri e cose do- mesiiche. Dialoghi e Discorsi del p. Antonio Bre- sciani d. C. d. G. Edizione seconda approvata dal cliiatissimo autore. — Parma, 1889, per Pietro Fiaccadori , in 8.° piccolo, di pag. Vii e \o2. Lir. i, a5 ital. Ecco un filologo, largbissimo lodatore di se medesimo, il quale con di molte belle parole ci viene proponendo una nuova maniera di assestare una volta le cose della lingua. II volgare toscano, egli dice, e la sola lingua illustre della nazione. Questo i-olgare e quello del popolo , non gia quello delle altre classi de' cittadmi. Nobili , magistrati, mercanti parlano con grazia si ma impuramente ; solo il popolo, solo le donne guardano incontaminata I'ereditd della natia fa- vella (*). A queste fond bisogna ricorrere chi vuol bene (*) Le donne per I'ordinario iiiii e meglio mantengono la prima cd original favella che gli uomini non fanno dissero tre secoli fa anclie i magnifici deputad alia correzion del Boccaccio in quelle loro annotazioni (Fireuze, 1^74, Giunti, pag. 64) clie sono vero tipo drllo scrivcre intorno alle cose della lingua in modo cloquente, 236 APPENDICE ITALIANA. scrivere la lingua nazionale. E cou quest'andata di correg- sfiuola ecco finalmente acchetato ogni dissidio linguajo, ecco additati nelle Crezie , nei Pippi , ne"1 Cenci e ne Mei le gramatiche e i vocabolarj a'quali ricorrere per iscrivere buon italiano, ecco posto iatrausibil cordone a quella rea pestilenza che rende gli uomini d' oggidi affrenati ( cioe sfrenati) contro ogni autorita, e percib anche contro le leggi dell' Accademia la quale, composta come ognun sa di tut- t'altro che di nobili, magistral! o mercanti, decide con piena autorita le cause che al giudizio della favella s'aspet- tano. Sciagura nostra pero vuole che lo stesso filologo , non appena sputate quelle sentenze, con una tornata di cor- reggiuola esca in quest'" altra die nessun Italiano e obbli- gato a intendere le voci toscane solo perche tali , ma perche ricevute dagli scrittori furono da essi introdotte nello stile il- lustre, e giuntovi un doloroso Ahi bead certi autori toscani s' e' scrivessero come e' parlano! dichiari in poche righe po- sta V esca a risuscitare un gran fuoco ch"' egli si da tutto dattorno a spegnere con acqua di Mugnone o Fontebranda che sia. E per verita riconcedendo egli senz^avvedersene agli scrit- tori almeno una parte di quel diritto che prima avcva tutto rimesso nel sapiente senato dell' Accademia che regge il tribunale sovrano di popolo e donne per benigno influsso di natura padrone della lingua, e accordando che ad essi scrittori debbano tutti glltaliani ricorrere per sapere se quel tribunale sovrano se la sappia o no a dovere, viene con carita tutta fuoco a ravvivare la morta cpiistione se scrittori nel riguardo della lingua siano da aversi i soli Toscani o anche quelli delle altre parti d1 Italia. ]\Ia si rac- consoli pure quel leggiadro parlatore: la fisica s^e resa og- gidi si popolare da non lasciar piu teraere di fuochi fatui neppure ai nostri ragazzetti, i quali per la troppo molle erudito e urbano , savio , prudente ad un tempo. Ma essi, oltreche; pavlavano in quel luogo piu di pronunzia che di voci o frasi , par- lavano delle donne dei loro tempi use vivere assai piu soliughe nelle doinsstiche mura die non siano oggidi , e percio iacilmente ci'edi- bili migliori conservatrici d-1 un sempre medesimo favellare clie non siano a1 nostri giorni ; e quel ch1 e piu non s^vvisarono mai di dar loro compagna in tale conservazione tutta la plebe cittadinesca o sia il popolo come da loro questo nostro iilologo. APl'ENDICE ITALIANA. 2oJ educazione del secolo non sanno piu dare ai birri ed agli spedali quelle occupazioni che sapevano dar loro sotto la scuticale allevatura de1 nostri padri. Si racconsoli e non s1alTaaai piu oltre : tutto quel fuoco viene a spegnersi in questa po1 di soluzioncella che la ragione ci ha bella e ammnnlta. La lingua parlata e del popolo, la scritta degli scrittori: quella prima tende a licenza, questa seconda a fermezza ; ma fin che le sono ambedue cosa viva elle si vengono pei- la uatura loro reciprocamente a temperare; e come il popolo somministra agli scrittori modi e voci coniate a modo suo, cosi gli scrittori A'engono a lui re- stituendo riconiate, educate quelle stesse voci, ed esiben- dogliene altre ch1 egli suole poi travisare a suo capriccio. A1 capricci dogni genere vuol essere freno:, ma freno mo- bile, non mai palo o collare immoto. Questo freno sara consentito da chiunque nelle mani degli scrittori, purche abili a moderarlo. Concesso ai Toscani il privilegio di avere da natura piu graziosa parlatura che non s^bbiano in generale gli altri Italiani , e facile il concedere anche agli scrittori toscani la possibilita di scrivere bene piu facilmente che non possano gli altri scrittori italiani ; ma dalla possibilita al fatto ci avvisa differenza quel doloroso Ahi del nostro filologo;, e di qui ecco la convenienza che se al tribunale sovrano s1 ha a dar tutore un sapiente se- nato, debbano in quello sedere a preferenza se vuolsi gli scrittori abili e anche gia graziosi parlatori per natura , ma con essi altresi quegli scrittori die seppero farsi tali in iscritto con Tarte. Imitata cosi nell Accademia la saviezza delle nazioni che ne1 loro senati chiamano i migliori delle varie provincie come conoscitori de"1 respettivi bisogni e promotori del ben generale per mezzo de1 particolari , e da credere che le insinuazioni d1 un Accademia cosi fatta sarebbero non che tollerate , aggradite, rispettate, seguite da ogni ragionevole scrittore italiano, perche certo ch"1 essa non gli venderebbe mai a chius1 occhi le corbole, le cor- bolette, i brunitoj ulivali, Vincudinetto, la grattapugia, il ri- golio, il fuoco nella sua stagione, i pirelli, ne la mazza a lisciare, ne le biete che ci vende il nostro leggiadro par- latore come veneri del benigno influsso di natura, ma si bene ch' ella ce le raddirizzerebbe, col giudizio tutto proprio degli scrittori regoli della lingua, in cortole e cor- tolettc. in brunitoj a uliva, mcudinette, grattabuge, rigoglia, 233 • APl'ENDICE ITALIAN A. fuoco in appunto , ecc, come soprattutto ci cangcrebbe in lisciatoj quelle muzze a lisciare die sentono d'influsso tutt'altro clie toscano, e in biette quelle biete die, iterate cosi come sono nel nostro lilologo , quasi ci fanno rabbri- vidire perche ci radducono al pensiero la malaugurata fa- miglia delle vescicbe. — Del resto cbi non ha gran pratica coi dizionarj e cogli scrittori tecnologici avra modo a im- parare da questo opuscolo alcuni vocaboli proprj delle arti deHorence, del calzolajo e del pasticciere cbe i famigliari con que1 libri banno gia imparati dal Dizionario enciclope- dico delP Alberti e dalle opere del Cellini :, e cbi ancbe ne1 libri studia fnomo e le cose piii cbe le voci farh Ie mara- viglie grandi al trovare in questo opuscolo un pasticciere le mille volte piu valente cbe non fosse Fesimio Bedreddin delle Novelle arabe, e al tempo stesso un pasticciere cbe ha un punto piu cbe il diavolo in senno e avvedutezza , poicbe sa insegnai-gli a tirarsi un po1 piu gente in bottega con una miseiia di zuccberini e melelli cbe mai non seppe venire in pensiero ne al diavolo istesso, ne (come dice Tautore) a tanti filosoli suoi coadiutori e consiglieri. F. Ch. Studj terapeutici del dott. Giacinto N ami as, segretario per le sclenze dell ' Aleneo di Venezia, socio donove degli Atenei di Brescia e di Bergumo, ecc. — Ve- nezia, 1889, dalla lip. di Francesco Andreola, in 8.° L1 emigrazione , cui la scuola del dualismo dinamico, la scuola cbe prova l1 azion de1 rimedj colle diatesi , e queste con quella, condanna senza posa le sostanze medicinali dall1 una all1 altra delle sue classi di stimoli e controsti- moli , e pur toccata in sorte alia corteccia peruviana e ai suoi preparati. E forse una tale innovazioue piii altrove cbe fra noi, e abbracciata con furor di partito , e l'abuso non e lieve e minaccia di crescere a dismisura. Per lo cbe il dott. Namias venne nel savio divisamento di opporsi al grave disordine con una serie di studj terapeutici, ai quali diede principio appunto con quello del solfato di chinina, percbe cotal farmaco e a1 di nostri « argomento d1 amaris- sime contestazioni , e Ie sentenze degli opposti partiti vea- gono a cozzare presso il letto degf infermi , dove Vocca- sioae e fuggevole, tesperimento pericolcno. » Ilobustq della APrENDIOE ITALIANA. 289 piu saria filosofia, vicco dello spirito della vera osservazione ippocratica, confortato dalle piu solenni autorita de'maestri, ed appoggiato da fatti luminosi, Tautore prova in un modo inconcusso Fevidenza delle seguenti dimostrazioni : a i.° Nelle malattie periodiclie sanabili colla corteccia peruviana o co1 suoi alcaloidi i caratteri patognomonici sono I1 intermit tenza e la periodicita , non la febbre cbe manca in molte specie non meno obbedienti alia virtu di tali rimed j. " 2° LTanalisi delle cause, de'sintomi e della cura di cosi fatti malori convince ne Tiperstenia, ne veruna maniera di flogosi poterne essere la vera patologica condizione. » 3." Pare anzi clie nel maggior numero di casi i morbi periodici si sviluppino sotto 1 influenza di cagioni debili- tanti. Tuttavia non possono attribuirsi a pura debolezza o ipostenia , ma costituiscono una speciale classe contras- segnata dai sopraddetti fenomeni , la cui natura e arcana come lo sono assai altre infermita. " 4.0 II solfato di cbinina, come gli altri sali di questa base, la cinconina e la corteccia peruviana meritano il nome di accessifnghi o antiperiodici volendo indicarne la piu co- spicua virtu. Con cio niuno crede spiegare il loro modo di azione, tutto specifico ed occulto, siccome e occulta la natura del male clie vincono. » 5.° Per moderare V energia degli accessi si uniscono talvolta agli specifici i piu forti eccitanti se fosse d1 uopo sorreggere gagliardamente le forze vitali , ovvero le sot- trazioni di sangue se il troppo afflusso di questo bisognasse moderare in qualcbe organo durante il parossismo^ ma gli antiperiodici sono sempre V unico mezzo per impedirne la comparsa. » 6." Parimente il solfato di cbinina prescritto a mode- rata dose una volta per settimana impedisce le recidive de"1 morbi ]>eriodici , quando non si trascuri di combattere gli altri elemeuti morbosi, se gl infermi ne porgessero in- dizio. » 7." I morbi periodici di qualunque forma, e da qua- lunrjue causa procedano , o vengono guariti dal solfato di chiniua o depongono la propria forma e ne assumono una piu mite. " 8.° Sono anche in cio alcune eccezioni, le quali si mostrano piu frequenti se le malattie periodiclie vengono 24O APPENDICE ITALIAN!. generate da altre die tnrbino permaneatemente la salute dell" infermo. w 9." Percio giova, se gli accessi non sono gravi e tali da minacciare la vita, togliere ogni complicazione, debel- lare massimamente Ie infiammazioni, cui i inorbi periodici possono associarsi, innanzi di attaccare questi col solfato di chinina. » 10. Che il solfato di chinina unisca all"1 antiperiodica una virtu eccitante lo dimostrano le osservazioni su Tuomo sano e ammalato, i danni die provennero alia salute de- gl infermi dalla sua incongrua applicazione o dall1 enormita delle dosi , e i mezzi die a riparare tali nocumenti furono praticati. " 11. II suo uso nelle legittime infiammazioni non puo che accrescerne Tintensita e rendere necessario un maggior numero di salassi, coi quali sono costretti di alternarlo coloro che lo prescrivono quale antiflogistico. » 12. I tisici non possono ricavarne, eccetto qualclie speciale circostanza, veruna utilita, ed e a credersi che le alte dosi nelle quali fu porto abbiano affrettata V infau- sta terminazione della malattia. » Prosegua alacremente il dott. Namias nelle sue terapeuti- che investigazioni:, che futile preparato alf umanita dal suo primo saggio da diritto ad esigerlo : oltre il qual utile ei porge ben anco modello della maniera, colla quale con- viensi trattare argomenti di siffatta natura. E V autore ne avra certamente premio; perche se menano temporario grido i lavori protetti unicamente dalla tirannica forza de-1 si- stemi , pero le opere maturate col senno e nella tranquil- lit a dello spirit©, propria soltanto di chi non piega che al vero, costituiscono le colonne su cui posa eternamente T edifizio di qualsivoglia scienza. E. B. Rapporto annuale medico del risultad ottenuti colle deque termali di Monfalcone nellanno \ 838 di Giu- seppe Degrassi, medico fisico condotto della comuue di Monfalcone e direttore dei detti bagni. — Udi/ie, 1839, ne^a tipografia Vendrame. Le acque di Monfalcone hanno la particolarita di essere nello stesso tempo marine e solforose termali, e Plinio cosi le accenna (lib. IX, cap. 106): contra Timavum anmein. APPENDICE ITALIANA. 241 insula parva in mari est cum fontibus calidis, qua. cum cestu maris crescunt minuunturque. S1 alzano e abbassano vera- mente insieme all1 acqua del mare, e nelfalta marea la loro temperatura che e di 3o gr. R. si accresce sino al grado 32 seuza pero mai oltrepassarlo. Contengono gas idrogeno solforato e carbonato , non che gas acido carbonico, oltre a.priocipj fissi che, rispetto ad once 75 d1 acqua tenr.ale, stanno nella proporzione seguente : Solfato di calce gr. 2 5 Carbonato di calce .... » 26 Muriato di magnesia. . . » 5j Solfato di magnesia. . . . » 29 Muriato di soda » 396 Totale gr. 533. Tali sono i risultamenti deir analisi che ne fece il signor A. Vidali farmacista , stati pubblicati insieme ad osserva- zioni mediche sull1 efficacia delf acque medesime dal signor dott. Franco che ne fa medico direttore nelFanno 1804: in appresso fui'ono in quelf acque scoperti altri ingredienti, per esempio il jodio ed il bromo. I bagni di Monfalcone souo pcirtirolMrmente vautati per la loro efhcacia nel vincere le piii ostinate afTezioni reu- matiche , artritiche , erpetiche , le paralisi , le scrofole , e furon anche trovati assai giovevoli nelle lente flogosi dei visceri del basso ventre e delTutero, ne,catarri polmonari, nelle emorroidi , nelle angioiti lente , nelle gonfiezze ede- matose e dolenti delle gambe , nelle fratture consolidate e dolenti, nelle conseguenze moleste della siiilide. V acque medesime si adoperano anche per uso interno , prenden- dosene uno o due bicchieri dopo il bagno a norma della tolleranza individuale. Quelli che ne fecero uso le trova- rono utili nelle aflezioni di fegato e di reni. II dott. Degrassi, autore delP opuscolo che si e annun- ziato , proponsi di esporre d1 anno in anno con tutta sin- cerita quei felici risultati che le benefiche acque di Mon- falcone sapranno somministrare, riservandosi in apposita Memoria a raccogliere la relazione delle principali guari- gioni , che gli avverra in seguito di osservare. Nel detto opuscolo intanto riferisce le osservazioni meteorologiclie fatte nel 1 838 durante il tempo de1 bagni, porge un pro- spetto delle malattie contro le quali fu fatto uso de1 bagni Bibl. Ital. T. XCVI. 16 2^2 ATPENDICE ITALIANA. neir anno stesso e indica quale ne fa Tesito, trattenendosi poscia con osservazioni mediche sopra le medesime xnalattie e la salutare efficacia delle acque. Duecentosei furono i ba- gnanti; ne guarirono 77, ne migliorarono 10a, non ne tras- sero vantaggio 27: il numero totale de^bagni fu di 2097. II ristretto locale finora usato per questi bagni non con- cedeva maggiore affluenza di concorrenti , ma ora un piu arapio ed acconcio fabbi'icato si erige a quelf uso. B. Corso elementare di medicina pratica per Tgnazio Fori, dottore in filosofia e medicina, ecc. Vol. I. — Pa- lermo, 1 838, presso la Reale Stamperia, in 8.°, di pag. xxiv e 393. Dopo le Jnstituliones medicince practices del celebre Bor- sieri pubblicate circa 70 anni fa , tra noi non apparve ancora altra opera dello stesso genere, cbe a quella si possa pareggiare, quantunque non cada punto dubbio die in questi ultimi tempi specialmente la clinica medica non abbia fatto reali ed importanti progressi massime per rispetto alia diagnosi o«si« uonoscimento delle malattie, ed alia terapia , ossia maniera di curarle. La Germania, la Francia e f Inghilterra posseggono pareccbi recenti corsi e trattati piu o meno estesi di medicina pratica , ed al- cuni di essi godono a buon diritto delf universale estima- zione. In Italia pocbi e di non grande raomento sono i li- bri di simile sorta cbe nel presente secolo vennero resi di pubblica ragione, mentre i medici di questa classica terra sieguono al letto del malato i principj i piu razionali ed i piii filosofici. Del quale singolare fatto noi non sapremmo renderci ragione da che non mancarono mai e non man- cano ancbe di presente tra noi uomini per ingegno e dot- trina a cio attissimi; quando non ne volessimo accagionare la reverenza cbe continua si porta ancora alle rammemo— rate Istituzioni del Borsieri, Tusarsi a testo in alcune delle nostre Universita quelle pure giustamente rijiutate dei tedescbi padre e figlio Hildenbrand , la facilita delle tra- duzioni particolarmente dal francese, e il darsi di prefe- renza i nostri scrittori clinici ai trattati parziali delle sin- c;ole infermita od alle monografie. II perch e assai deside- rato riesce un corso elementare di clinica interna italiano A1TENDICE ITALIANA. 2^.3 al livello dci progress! attuali di questa scienza , e dei principj che specialmente nelPItalia settentrionale coa tanto buon succe^so si professano, e sia cosi chiarito presso le estranee nazioni quauto anclie in questo utilissimo ranio dell' umano sapere, noi non rimaniamo per nulla addietro a clii si crede sovra ogni altra gente innanzi. Intanto colla speranza che questo vuoto sia riempiuto non puossi non fare buon viso a chi tenta darvi opera. A questo rispetto vuolsi conseguentemente avere alcun riguardo al sig. dottore Ignazio Foti pel Corso elementare che annunziamo e del quale non ci pervenne che il prima volume. Questo medico siciliano era gia noto per le Istituzioni di clinica medica ( i ) , e si merito la riconoscenza del suo paese particolarmente con questo nuovo lavoro, nel quale, sebhene seguace caldissimo di alcuni pensamenti gallicani non ha molto in grande voga, non lascia pero di non far conto di quelli dej^rincipali medici italiani , e sovente in quanto e di terapia antepone questi a quelli. II metodo ado- perato nell1 of dinare in classi le malattie e quello di Bois- seau da qualche leggerissima diflerenza in fuori, in atte- nenza alia considerazione delle funzioni dellorganismo ani- male avvicinando di preferenr.a cei-tune in tra loro. Le quali in otto principali stabilendo, e ragguardando airanormalita degli organi che le eseguiscono in otto classi principali di- vide le malattie. Nella prima sono tutte quelle che spettano agli organi della digestione; nella seconda quante concernono gli organi orinarj considerati come apparecchi di depura- ziouef, nella terza le morbose condizioni degli organi ses- suali ; nella quarta le alterazioni degli organi della respi- razione ; nella qninta quelle della circolazione; nella sesta i pervertimenti del sistema nervoso^ nella settima si com- prendono i mali degli occhi e degli orecchi, e neU-1 ottava quelli della pelle, degli organi locomouvi e del tessuto cel- lulare Nella descrizione delle singole malattie 1 autore procede con buon ordine, ma in parecchie si tenne in troppo ri- stretti limiti, in modo che il lettore non puo farsi una compiuta e giusta idea delle medesime. Grandemente in vece si estende attenentemente alia gastrite , all1 entente e ga- stroenteric, in quanto che, sebbene egli non abbia queste (i) Vedi Biblioteca Italian.! t. nJ.°-, p. 347. 244 AI'PENDICE 1TA.LIANA. morbose condizioni quale fatto principal? ed esclusivo nella pratica , ritiene che pin frequente di cjuello si crede in ge- nerale esse sieno, presso che costantemeiite si associno ad altri malori, e sieno poi primitive o secondarie il medico ab- bia ognora ad averle present! nelle cure. Nella qual sentenza gia sostenuta da Broussais e di lui seguaci non e possibile convenire , avendone V anatomia patologica chiarito 1 er- roneita. Ne pure acconsentiremo al sig. Foti, che " finalmente si e ora mai provato, che il cholera morbus non sia che una emorragia degli intestini prodotta dalla grande sua infiam- mazione », perche non conosciamo i fatti da cui scaturiscono le prove, e la nostra osservazione ripetuta vi si oppone. Eco in vece gli faremo per cio che spetta alia cura delle febbri atassiche ed adinamiche e tifoidee , giustamente egli sostenendo c\\ essere debba costantemeiite antiflogistica. Noi saremmo volentieri entrati in maggiori particolarita intornd a diversi punti di quest1 opera se la natura di que- sto giornale ce lo avesse permesso. Maggiormente nondi- nianco ce ne intratterremo pervenuto che ci sia il compi- mento di essa per alcune osservazioni che tornano neces- sarie tanto sopra alcune speciali forme morbose non suffi- cientemeate bene indiziate , quanto in ri guar do ai principj donde deducesi il nietodo di cura. Prime linee di patologla generate anulitico-induttiva del dott. Baldassare Bufalini di Siena, medico con- dotto in Cortona. — Montepulciano, 1839, tipogra- fia Fumi, in H.° La patologia generale e quella parte della medicina che razionale la rende ed al grado di scienza la reca. V oc- cuparsene quindi con ogni cura e di tutta necessita ; ed in fatto si annoverano molte opere che la riguardano; ma parecchie , in vece di riuscire utili , tornarono a danno , posciache non si riducono che a sistemi stabiliti a priori, e che poi non reggono ne alia sana filosofia , ne alia retta osservazione pratica. In appresso per mala nostra sorte ben si puo dire che in patologia generale v'ha tante opinioni, quanti scritti. A togliere in certo qual modo simile confusione che ne rende imbarazzato lo studio, il signor dott. Bufalini addivenne ad un breve riassunto di cio che APPENDICE ITALIAN.*. 245 % stato sin qui detto , e clie gli sembro esservi di piu po- sitivo, clie oftVe in queste che annunzinmo Prime linec, le quali, a suo dire, denno servire dintroduzione ad un'opera molto piu estesa che sta compilando. L1 autore nelle investigazioni si attiene al metodo ana- litico-indnttivo , siccome il piu sicuro per interpretare i fatti e raggiungere la verita. La malattia per lui non e che lesione di funzione con alterazione di vitalita, e con- seguentemente anche del misto organico:, accidente questul- timo che costitnirebhe la vera essenza delle malattie, e le gradazioni e dilTerenze di esso le diverse guise delle me- desime. Dal che ne viene che sieno rigettate le cosi dette diatesi morhose nel senso di Brown e dei riformatori dei principj di questo patologo, e la sede primitiva delle ma- lattie sia tanto nei solidi che nei flnidi che Tanimale or- ganismo compongono. Non sussistendo quindi malattie nel puro senso dinamico ossia del movimento vitale , ognuna non puo essere che locale con tendenza a rimanere tale od a farsi generale. In quanto alia complicazione V autore nostro avrebbe per tale quel qualunque processo morboso il quale si unisca con altro che gia sussiste, coif avvertenza pero che si abbia a distinguere dal semplice sintomo e dalle succession! morbose che d^ ordinario avvengono nelle ma- lattie. Parlando successivamente del corso di queste e dei loro esiti ammette le cosi dette crisi, ma non i giorni critici. La Parte prima intitolata Nosologia generale e chiusa da un capitolo in cui viene discusso quanto concerne la clas- sificazione dei diversi casi morbosi adottando per ora quelle della patologia analitica di Maurizio Bufalini , e la indut- tiva di Puccinotti. Nella Parte seconda si tratta di quanto appartiene alia eziologia, ossia alle cause che valgono ad ingenerare e su- scitare le malattie, V azione delle quali infine riducesi alia meccanico-organica e chimico-organica. Noi qui non segui- remo il nostro autore nella disamina delf influenza mor- bifica di tauti accidenti , condizioni, circostanze e modifi- catori , nella quale procede con ordine e giuste vedute , per correre alia Parte t.erza che comprende la sintoiuatologia. Stabilito cio che si abbia a ritenere per sintomo , e quali diff'erenze i sintomi appresentino , e fatto parola di ciascuno in particolare studiandoli nei perturbamenti di ciascuna funzione , facendo principio da quelle che risguardano le 246 APPENDICE ITALIANA. fnnzioni cosi dette di relazione, die sono i primi dai quali viene colpito il medico allorcbe si accosta ad un inferino, passaudo indi a quelli delle funzioui assimilatrici , e per ultimo a quelli delle funzioni della generazione. Nei ristretti limiti in cui P auto re si obbligo rimauere si osserva non di manco sufficiente esposizione di cose per raggiugnere il pre- fissosi scopo. cbiarezza d^dee, certa quale precisione, giusta logica e rettitudine di principj e di deduzioni mostrandosi ognora al livello delle attuali cognizioni della scienza. Cosi egli fa il giusto conto delPascoltazione e della percussioue, e dichiara essere suo desiderio cbe questi mezzi di tanto ajuto uelle diaguosi delle malattie specialmente del petto fossero maggiormente conosciuti ed apprezzati , cbe cosi 11011 si commetterebbero tanti errori al letto degli infermi. Noi cbiuderemo questi nostri qualunque sieiio cenni col- r avvertenza cbe il sig. Bufalini non si mostra alieno dal considerare tutte quante le malattie sotto la triplice ra- gione di vita , cioe come meccaniche, dinamiche e chimico- vitali, venendo esse per tal guisa osservate sotto un aspetto piu ampio e piii conforme alia compnsta estemazione dei modi con cui lo stato di vita ci si offre. Si raccolgano , egli conchiude, impertanto i fatti , se ne studino le comuuanze, e con un metodo analitico-induttivo si generalizzino al lume della fisiologia e della clinica, per- cbe cosi si ridurranno a corpo di scienza le attuali cogni- zioni patologicbe, ed avremo una dottrina di clinica vali- ditii. a E a questo proposito non si dimentichi mai cbe la vita non risulta dal solo eccitamento ~_ ne dalla sola forza riproduttiva , ma bensi dalla forza riproduttiva insieme e dalP eccitabilita, la quale risultando dalf oi ganizzazione ed essendo questa differente nei diversi visceri e sistemi , deve percio variare coll-1 organizzazione medesima. In fine si abbia riguardo alio studio delle lesioni patogeneticbe a codesti due elementi , dei quali non ripugna che uuo possa essere sensibilmente alterato, mentre V altro lo e appena : e in tal modo cbe dai fatti piu generali della vita pos- sonsi derivare le precipue alterazioni morbose , a cui si ridncono alia perfine le malattie cbe s1 ingenerano e si mantengono per ragione dinamico-vitale e cbimico-vitale;, ed e in tal modo appunto cbe codeste malattie verranno da me studiate nei trattato compiuto di patologia cbe mi propongo di pubblicare^ ♦> ed il quale noi di buon grado attenderemo. APPENDICE ITA.LTA.NA. 247 Sul contagio delta tisichezza polmonare; Memoria del dottore Ascanio Pisani, medico, ecc. Seconda edi- zione rivednta e migliorata daUautoie. — Napoli , 1839, dai torchi dell Osservalore medico, in 8.° L1 argomento della contagione della tisichezza polmonaro fu gia va tempo subbietto di non pocbe contestazioni tra1 medici. Nomi imponenti si vedono per I1 affermativa ; autorita non minori per la negativa. Di presente non vi ha piu alcuno appena segnalato nell1 arte salutare il quale faccia ragione cbe la tisichezza possa trapassare dai rnalati ai sani. II volgo non di manco quale erede e conservatore dei pregiudizj tutti mantiene il parere opposto a quello dei ministri d1 Igea, e specialmente nel mezzogiorno dlta- lia e nelle Spagne. II sig. Ascanio Pisani , medico in Na- poli , ci avverte che , sovente in quella capitale vertono liti tra i padroni delle case e gPinquilini, richiedendo i primi che abbiano questi a rifare gli appartamenti stati contaminati da persone morte tisiche, e che i tribunal! stando per la contagione sentenzianoa danno degP inquilini. II perche interviene troppo spesso che gli sgraziati che incappano nella tisichezza si veggano scacciati dalle case e non trovin piu ricovero, evitati da tutti e malamente assistiti. A togliere impertanto I1 immensa paura che inspira un appartamento in cui si estinse la vita di nn tisico, ed a spegnere la ritrosia di abitarlo , mira la Memoria che annunziamo deirautore nostro. A riuscire nel prefissosi assnnto incomincia a discutere la quistione se la tisichezza sia contagiosa o no, e reca in mezzo gli autori in favore e contrarj. In queste citazioni noi lo troviamo piuttosto parco, e le autorita degli oppositori del contagio potevano essere a gran pezza arricchite. Meravigliamo inoltre di non vedere rammemoiato che nelPanno 1809 riunitisi in Roma dai barone de Gerando^, commissario del Governo francese, i medici piu. accreditati della provincia, afline di consul- tarli se escludere si dovesse o ritenere il contagio della tisichezza, il consesso concordemente si dichiaro per 1 esclu- sione. Del qual parere si mostro pure nel 1816 Talmo col- legio medico della stessa Roma. E cosi pure avvisava nel- r anno stesso 1809 il supremo Magistrato di sanita di Napoli in seguito a consultazione dei primi medici di quella capitale. Dal non avere quindi il sig. Pisani ricercato e 248 APPENDICE ITALIANA. tenuto tutto il conto che in si importante quistione doveva, delle voci che contrariano la contagiosity della tisichezza, rimanendo in senso suo dubbia la quistione opina che la tisichezza e contagiosa, ma n' e si debole il contagio che si comunica raramente e soltanto ad alcuno di coloro che hanno co' tisici continuo, intimo, famigliare contatto. E pero ridu- cendosi in appresso a trattare dei mezzi che si dovrebbero praticare onde abitare senza alcun pericolo le stanze in cui sia trapassato un infermo di tabe polmonare, per giu- sta conseguenza dello stabilito principle conchiude bastare senza piu. la disinfezione merce delle fumigazioni nitriche, sulfuree e di cloro. " Ho risoluto a dun que, dice il signor Pisani , la quistione che mi proponeva a principio di que- sta Memoria , rendendo al colto pubblico manifesto , che il timore di abitare in un appartamento ove un tisico ha reso lo spirito , non e fondato sulF osservazione e sui fatti, ma e il risultamento di un antico irragionevole pregiudizio.'/ Noi per quella esperienza che abbiamo non possiamo sot- toscriverci alia sentenza del medico napolitano, sembrandoci doversi escludere interamente dal novero dei morbi attacca- ticci la tisichezza. « La realta della qualita contagiosa della consunzione polmonare e smentita dalla giornaliera osser- vazione, » scriveva Rasori nella traduzione della Zoonomia di Darwin Tanno i8o3 (vol. II, pag. 3 S 9 ) ; ed in uno dei piii riputati Dizionarj di medicina leggiamo: « Non; la phthi- sie n^est pas contagieuse. Nos grandes villes, deja ravagees par elle, ne seraient que des vastes tomhes oil viendraient s1engouffrer les populations, si elle possedait cette funeste propriete. Ce n est ni un miasme qui la fait naitre, ni un virus qui la produit, et nous ne connaissons pas de con- tagion possible hors de ces deux conditions. » (L. C Roche). A sostenere impertanto la qualita contagiosa anche tenuis- sima della tisichezza il nostro autore doveva comprovare T esistenza di un miasma o di un virus atto a ingenerarla e tramandarla dalfuna persona alPaltra. Ci duole quindi vedere in Italia rinnovarsi un pensamento che non avrebbe piu dovuto essere posto in campo. APPENDIOE ITALIA.NA. 249 Memorie di orittognosia Etnea e de vulcani estinti delict Sicilia, che coiitengono la descrizione di tutti i mi- nerali semplici finora ritrovati in quel vulcani , e di gid pubblicati negli Atti dell' Accademia Gioenia di Catania: del dott. C. Maravjgna, prof, e dimo- stratore di chimica generate e farmaceutica nella R. Universitd di Catania, socio di molte accademie. — Parigi, ] 838, presso Mequignon Marvis. Memoires pour servir a Thistoire naturelle de la Sid- le, contenant: i.° Abrege dorictognosie Etneenne; 2.0 Monographic du soufre de la Sidle; 3.° Mono- graphic de la celesline de la Sidle; 4.0 Catalogue melodique des mollusques et des coqudles de la Si- dle; 5.° Solution de la question proposee par Vau- teur au congres scientifique de France, star les rap- ports qui existent entre le basalte e la tephrine de I'Etna. Par M. C. Maravigna, avec vi planches. — Paris, 1 838, chez I. B. Bailliere (*). L/1 esempio dei signori Monticelli e Covelli, che datisi a studiare diligentemente il "Vesuvio vi trovarono mirabile dovizia di specie orittognostiche (1), niosse il sig. Mara- vigna a riesaminare attentamente le specie minerali dell' Etna e piii oculatamente investigare con Vajuto dclla lente le ca- vita delle sue lave. E gli avvenne di tanto accrescere il ca- talogo de' minerali deU'Etna (2), che Tillustre Covelli gli ebbe in questi termini a scrivere , ora sono persuaso che se codesto monte vulcanico non ha mostrato ancora quella ricca serie di prodotti che da il Vesuvio, cib dipende perche non ancora e stato bene osservato. Io mi auguro che merce (*) Altr* opera, risguardante PEtna, e dalPautore pubblicata a Pa- rigi contemporaneaiuente alle due annunziate, ma a noi non per- venuta , e la segueute: Tavole sinotiiche dell' Etna, che coiitengono la topografia, ia descrizione dei fenomeni, la storia delle eruzioni e la mineralogia di questo vulcano, interamente riformata specialiuente nella mineralogia ecc. Seconds edizione. Parigi, i838, tavole vn, in foglio. (1) Prodromo della udneralogia vesuviana. Napoli, 1 825. Ved. Bibl. ital. torn. 40, pag. 33y (2) Dolomieu. Memoire sur les iles Ponces, et Catalogue raison- nc des produits de V Etna, Paris, 1788. 250 APPENDICE ITALIANA. le vostre cure V Etna potra divenire piu ricca del Vesm.no me- desirno in ispecie mineralogiche. Con la prima delle opere annunziate il sig. Maravigna dunque ne porge il frutto delle sue indagini circa V oritto- gnosia dell' Etna, « vulcano, dic'egli, alle cui falde dimo- ro, del quale ho attentamente considerate tutte le eruzioni avvenute durante mia vita, e che fu oggetto costante delle mie mineralogiche osservazioni. » Descrive hrevemente cia- scun de1 mineral! di cui fece raccolta, quindi discorre circa la loro giacitura, ed espone le osservazioni particolari di cui gli porsero argomento. Non solo poi fra tali minerali se ne veggono annoverati parecchi gia noti ma non prima stati rinvenuti nelKEtna, come per esempio il ferro ma- gnetico, Tidroclorato di rame, la tremolite, la dolomite, ma anche se ne incontrano specie del tutto nuove, come la beffanite, la borgianite; un'altra nuova specie detta dal Co- velli maravignite fu raccolta tra le rocce dei vulcani estinti della valle di Nolo (i). Alle Memorie che nelfopera annunziata propriamente compongono Torittognosia Etnea fanno seguito alcune altre in cui vengono piu particolarmente considerate alcune pro- duzioni delfEtna, ed ultima c la Relazione di alcune specie minerali osservate nelle rocce dei vulcani estinti della Valle di Noto. Due prospetti accompagnano inline ques^opera, Tuno (i) Beffanite. Sostanza dura da non lasciarsi intaccare dalP un- gliia, ma da un ferro tagliente; bianca o perlacea : cristallizza in lamine romboidali. — Trovasi nelle cellule deiraualcimite col pi- rosseno acicolare o ditetraedro, o con la suddetta specie e la tom- tonite. — Detta in onore del conte Beffa Negriui, egregio cultore della miueralogia. Borgianite. Sostanza non ialina , opaca, facilmente riducibile in polve; non solubile negli acidi nitrico e idvoclorico. — Trovasi in acicoli microscopici di colore grigio, o giallognolo o l'ossastro, ani- mucchiati gli uni sugli altri, nelle cellule dell1 analcimite. — Detta in onore del conimendatore Cesare Borgia stato presidente della So- cieta Gioenia e botanico dottissiino. Maravignite. Sostanza cristallizzata in esaedri regolari terminati da ambo le estremita da tre rombi ; tali cristalli sono di un aspetto di porcellana, semitrasparenti od opachi, e sono intaccati dal col- tello con facilita. Per il calore della fiannna ad alcoole perdono la translucidita e divengono farinosi; al cannello si fondono con faci- lita in una perla aenza colore e vitrea : nelP acido muriatico si n- ducono in eelatina. APPENDICE ITALIANA. 2D I di tutte Ie specie de'minerali semplici che 1'Etna sommi- nistra, Taltro di tutte le specie delle sue rocce. Fra que- ste rocce priineggiano la trachite, il basalte, la tefrina che e una sorta di basalte differente dalfordinario per essere men compatta, di color bigio sbiadato, per non esser abile spesso a dar fuoco coif acciarino, per non esercitare azione sulf ago calamitato. Le tracbiti, dice il Maravigna, furono i primi materiali dalfEtna eruttati; de'basalti, dice il Gioe- ni, cbe costituiscono tutto FEtna dalla base sino alle piu alte sommita, e vi si mostrano da tutti i fiancbi a traverso le lave posteriori non per ancbe giunte a ricoprirle inte- ramente. La tefrina poi , per quanto afferma il sig. Mara- vigna, appartiene a tal segno alf Etna, cbe le lave sue mo- derne si debbono a questa roccia rapportare. Quanto alia genesi dell' Etna ecco poi quaVe fopinione del medesirao autore, da lui appoggiata ad argomenti cbe riferisce: « sem- bra doversi ammettere cbe il modo d'emissione di tutte le rocce costituenti dell' Etna , fu unico e identico a tutte le epoche, come negli ultimi tempi, e che iu questo vulcano non v1 ha alcun cratere di sollevamento , ma de1 crateri di eruzione e degli sprofondamenti che furono piu. o meno mo- dificati dall erosione delle acque. » Circa poi la genesi dei miner ali puri dell' Etna sono del pari particolari le opinioni deirautore, come puo tosto apparire da una nuova sua di- visione de^minerali silicidi de'luoghi vulcanici (siuTorigine e formazione de^quali si trattiene in un discorso prelimi- nare alle Memorie cii'ca Porittognosia Etnea) per la quale si avrebbero a ripartire nelle quattro classi seguenti : i.° Si- licidi formati per la via ignea della sublimazione (opale ialite cbe trovasi nei fumajuoli o nei crateri )^ 2.° per via della fusione e susseguente cristallizzazione (pirosseno, pe- ridoto, feldispato, mica, amfigena, amfibola ecc); 3." svelti dalla terra e specialmente dal suolo primitivo ( i piros- seni , eruttati dalf Etna neirerurione del 1669, hauyna , lapis, spinello, idocrasia, condrodite, biotina ecc); 4.° for- mati colla via umida (opale ialite, quella che si trova nei voti delle lave, analcime, cabasia, mesotipa , stilbite, tomsonite , nefelina , pseudonefelina , melilite , herschelite , gismondina, sodalite, ecc). La seconda delle opere annunziate comincia dal porgere un compendio della prima, cioe un catalogo de^inerali dellEtna appena corredato di succinte notizie. Vengono 252 APPENDICE ITALIANA. appresso due monografie circa tal sorta di minerali a cagion de^uali la Sicilia e vantatn, voglio dire lo zolfo e la ce- lestina (solfato di strontiana); lo zolfo siculo rinviensi tra marne azzurre, e non solo di spesso la celestina, ma di spesso anche il solfato di calce, e talvolta il carbonato di calce cristallizzato , raccompagnano. LTautore si trattiene a di- scorrei'e circa la genesi dei mentovati due minerali, e ad- duce i motivi per cui stima die sieno a riferirsi a,terreni secondarj e noa ai terziarj come altri opino; fa poi V e- lenco delle loro forme cristalline , di cui parecchie ne fa conoscere che non ancora erano note, annoverandone e rap- presentandone con figure ben 46 di zolfo, e 24 di cele- stina. Segue 1111 catalogo metodico cle' molluschi clella Sicilia, sul quale argomeuto medesimo versa un1 opera recente del si- gnor Philippi intitolata Enumeratio molluscorwn Sicilies etc. Berolini, 1 836 in 4.0 con ia tavole. II sig. Maravigna nel pubblicare il suo catalogo, gia composto prima cbe avesse cognizione di quello del Pliilippi, dicbiara non credere cbe la pubblicazione dell1 opera del Philippi sia per togliere al proprio catalogo quel poco di merito che pud avere :, in- tento principale del qual catalogo si e di far conoscere succintamente, e senza lungbe ed inutili descrizioni e ci- tazioni d1autori da altri gia fatte , le concbiglie proprie della Sicilia, circa Tabitazion delle quali gli furono som- ministrate tutte le piu irrefragabili prove. Finalmente fa parte della seconda delle opere annunziate un1 ultima Memoria circa le relazioni del basalte e della tefrina fra loro, ed ancbe della tracbite con ambe le sud- dette rocce, relazioni di cui V autore dimostra 1 intimita , e ne viene in ultimo a quella sentenza circa l1 origine del- TEtna cbe abbiamo gia antecedentemente riferita. Terminiamo col porgere al sig. Maravigna le lodi cbe ognora si merita quella nobile congiunzione d amor delle scienze e d^mor patrio, per cui i lumi di quelle vengono impiegati a illustrare le cose utili o particolari della nostra terra natale. B. a53 V A R I E T A. Esposizione delle belle arti alt I. e JR. Accademia di Firenze nell'anno 1839. J_je buone arti che rinacquero , e si fecero illustri e su- blimi in Firenze per le opere maravigliose di sommi maestri i qnali aggiunsero all1 eccellenza di quelle , non consentono die nella liorentina Accademia si espongano altri lavori se non que1 preclari , che se non uguagliano f antico valore , tolgano almeno ad emularlo , e non disonestino V eredita dell avita grandezza. Percio alcune volte ci reco senso di dolore il vedere come ivi fossero esibite opere, nelle qnali i loro autori pareano scordevoli della dignita dei monu- menti lasciati dai loro avi gloriosi. E questo debito di ttl- telare la patria celebrita e tanto piii stretto, e sacro per gli allievi della reale e impei-iale Accademia di Firenze, in quanto che ivi sono a pubblica scuola dipinture cospicue e immortali, che da Cimabue ai tempi nostri formano la storia delf arte dimostrata per monumenti egregi : ivi tutte le opportunity conducenti a fare sviluppare ne1 giovani ar- tisti i doni avuti dalla natura per Tarte: ivi d1 ogni raa- niera incoraggiamenti e premj, e la munificenza d'un ot- timo benefico Principe, che con allogazioni di freschi e di tavole, con alunnati al primo seggio delle arti in Roma, e con ogni splendida e graziosa larghezza all1 arti stesse soccorre. L1 esposizione pero dell"1 anno presente ha posto in mo- stra tanto di buono, che il difetto di varie altre corregge. Daremo una breve notizia delle opere che meglio ottennero il voto universale. La Preghiera della Vergine, di Gaetano Canicci. = La Beata Vergine e nella sua prima eta , quindi tutta soavita infantile : sorge in piedi , e levando il pudico volto e le luci amorose al cielo prega affettuosamente. San Giachino legge sopra un papiro la prece, che la Bambina ripete, e Sant Anna la seconda : il campo e sparso di una quiete '2i)i\. V A It I E T A . dolcissima : vedesi tuttavia in tutto il dipinto molta timi- dita, la quale se sarebbe riprovevole ia un maestro , vo- gliamo laudare in un giovine , cbe debbe considerare 1 arte sua come un santo ministero, e intraprenderla con religione. Raffaello che visita Fra Bartolomeo, di Vincenzo Chial- li. = £ un ora di sera : il Sanzio , giovinetto bellissimo , ba gia proceduto entro un magnifico atrio claustrale: Fra Bartolomeo si avanza ., e prende per mano il divino pit- tore per condurlo al suo studio : e intanto un laico pieno di meraviglia li guarda e illumina il loco con una face : molta e la modestia in Raffaello : molta la gioja e V afl'a- bilita net Frate : vinte tutta via sono le figure dalla bellezza del dipinto delf interno e degli effetti del cbiaroscuro , in cbe il Cbialli e valentissimo. Solo vorremmo cbe il so- verchio sbattimento della luce sul lastrico fosse temperato con tinte piu quiete e concordanti. Ritratto di madama Tompson, di Ernesto Liverati : in- tera similitudine del vero: somma diligenza ed evideaza nelle vesti , e specialmente ne" merletti : riposo e decoro commendano questo ritratto ove tutto e arte aecuratissima, ma che ti sembra natura. Ritratto di un giovine, di Georgine Meyeroeld. = As- sai merito e in questo quadro cbe si riferirebbe al cinque- cento : molta verita e vita vi trovi : molta severita di sem- bianza , di costume , d"1 espressione. Bice al castello di Rosate , di Gioacbino Espalter. == E una giovinetta sedente con un libro in mano , cui non legge , ma che vedesi meditare a quello cbe ha letto : tri- sti pensieri la spargono di un^amabile malinconia, cbe piu rileva la sua pura bellezza, e la grazia ed eleganza delle sue forme: ella t1 interessa: vorresti entrare a parte della sua egritudine, e consolarla : e questo ci pare ottimo ef- fetto conseguito dalf arte, e che fa perdonare alcuna sec- chezza nelle linee. Sacra Famiglia , di Michelangelo Palmerini. = Vedesi la Madonna della Seggiola di Raffaello avere inspirato il concetto di questo quadro : ammiriamo l1 ardire del dijun- tore di avere mirato tanto in alto : egli si e assolto per se medesimo se non ha raggiunto la divinita del suo rao- dello : chi potea sostenerne il paragone? Nondimeno puoi vedervi molta vaghezza di arie nelle teste: solo vi brame- resti maggiore temperanza di tinte. V A R I E T A.\ 255 Del niedesimo dipintore e un altro quadretto allogatogli dal sig. Gaetano Cassini, che ha tolto ad insegnare alle persone facoltose, come sia meglio spendere Ie dovizie nella protezione delle arti , che in frivole, e spesse volte dan- nose delizie. Esso quadro condotto con molta innocenza d'arte e brillante effetto di colore, rappresenta la "Vergine che conduce il divino Bambino innanzi a San Giovanni, il quale, benche Bambino egli stesso, colpito da tanta luce si prostra ad adorare il divin Figlio: la scena e in loco campestre di tutte le amenita della natura abbellito. Figura di uno spazzacammino , di Giuseppe Moricci. = Ammessa V ignobilita e trivialita nelle arti, cessano esse di esser belle: il loro primo costitutivo carattere e il de- coro e la forma : nondimeno il Caravaggio, e talora il Bassano, esercitarono la loro arte sopra argomenti ignobili: ma malgrado il merito di que*' pittori e di altri molti spe- cialmente fiamminghi che cio fecero, non vorremmo se- parare i loro quadri benche con maestria condotti, ben- che di figure grandi al vero, dai quadri di genere. In questi e permessa maggiore licenza: e fra questi porremo anche il quadro del Moricci, che per uno spazzacammino non potrebbe essere piii fedelmente rappresentato con buon colore ed effetto. Bitratto di Giuseppe Bezzuoli dipinto da se medesimo. = Questo lavoro ha ottenuto la comune ammirazione : qui il valoroso pittore e vivo e vero, con posa naturale e im- pasto di tinte di singolare armonia : il soggetto ha in capo un berretto che coir ala anteriore gli porta un' ombra a meta del volto : ma quell' ombra e diafana, e in mezzo a quell1 ombra sfavillano gli occhi: con molto accorgimento la persona del pittore e vestita con alcuna negligenza , e con tinte piane e chete , onde il volto trionfi : e qui ve- ramente trionfa , perche tutti che mirano al quadro presi da spontaneo inganno sorridono al pittore, e ragionano con esso. Questo monumento formera uno de"1 phi begli ornamenti della sala de^ ritratti de"1 pittori raccolti nelPI. e B. Galle- ria degli Ufficj. Questa fu gia incominciata co^ ritratti ori- ginali de^ pittori ch1 esistevano nelFAccademia di San Luca di Roma. Pietro da Cortona che n era principe ed arbitro per la sua influenza acquistata come pittore di vaga ma- niera , e mirabile per gli scorti, penso di venderli onde consacrarne il prezzo nelf edificazione della chiesa di Santa 3J(> V A R I E T A . Martina costrutta sopra un suo disegno. Ma quella chiesa riusci di pessimo stile, capriccioso, barocco, e FAccademia romaua perdette capi d1 opera. II Bezzuoli ha esposto altri due quadri: la morte di Fi- lippo Strozzi e la morte di Zerhino: ma poiche le sen- tenze su questi due Iavori sono svariatissime, ed anclie in aperta opposizione , noi non ci crediamo da tanto di po- terle comporre col nostro debile giudizio. Morte di Ferruccio, di Antonio Bertoli. = La parte piu significata in questo quadro e f espressione, testimonio del gagliardo sentire delF ammo del pittore : parte die tanto si cerco, e si ottenne dai pittori antichi, e clie ora e quasi perduta , da che F arroganza teatrale ha invaso la pittura. Nelle armature de1 soldati e parimente un beiref- fetto di verita, ma vorremmo nel tutto insieme piu armo- nia , piu accordo di esecuzione. II primo Amore e il primo bacio d-1 amore: due quadri di Giulio Piatti = Se ti aggrada vedere un afl'etto inno- cente: una vergine ingenua , pudicai un amatore ardent e, ma timido : un desiderio dilicato : un rispetto che guarda I1 amata donna , come cosa sacra , mira a questi due di- pinti , e sono certo che t1 innamori con essi. Bel trionfo delT arte e quello che sa nelf animo degli spettatori de- stare quegli affetti dai quali e agitato il pittore : affetti che pure egli esprime coi soli mezzi del disegno e del colore. Petrarca alia fonte di Sorga , di Beniamino De Francesco napolitano. = II divino poeta che amore, nudo in Grecia e hudo nel Lazio, di un velo di santa verecondia vesti, e lo fece ardere di fiamma purissima, si avanza da lungi nel- ramena Vallechiusa: guarda con occhi innamorati un gruppo di feminine raccolte alia fontana di Sorga : siede nel mezzo di queste una di piu cospicua dignita e bellezza , e di piu eletto culto adorna ; ed essa e Laura : si avvicina intanto una pastorella e reca alia bella donna fiori e ghirlande. II gruppo sarebbe Ieggiadro e bene immaginato e disjiosto : ma nella condotta della pittura vedesi F autore ancora novizzo neir arte figurativa. Al contrario ha sfoggiato il suo valore nel dipingere il paese , che e cosa bellissima , fresca , ri- dente , variata e sparsa di bei lumi , di vaghe froncli , di acque limpidissime, di un piacevole e placido orizzonte : il luogo ha queirincanto che si bene viene dipinto dallo stesso Petrarca. E un luogo mistico fatto per amare , e V A II I E T A'. 2.^7 degno di que1 dolcissimi versi clie procacciarono al Ioro au- tore i sospiri di mille seguaci e una invincibile eternita. Una parte del Canal grande di Venezia, di Emilio Fab- bris. = Non e questa cbe una pittura in acquerello , ma lia tanta forza da contendere con un quadro a olio : oltre che le linee sono tirate con tanta perfezione, con si buona intelligenza di prospettiva e si grande diligenza nella parte oi'namentale , da far ricordare il Canaletto. Trionfo di Cimabue, di Adolfo Sturler. = Rappresen- tasi la pompa con cui fu condotta la celebre Madonna di Cimabue alia cbiesa di Santa Maria Novella. Quel qua- dro aperse la strada al largo stile e naturale delfarte: e lo ingegno penetrante de1 Fiorentini, anticipando i secoli , previde quali grandi effetti doveano da tanto principio derivare. Percio recarono queir ope.ti su carro trionfale a suono di troiuba , e col seguito della parte piu culta dei cittadini. La scena e immensa, e sparsa di mille affetti significati nelle sembianze e negli atteggiamenti di tanto popolo ivi convennto: il dipintore ba ben saputo vincere le grandi diflicolta di si vasto teatro. La persona di Dante introdotta fra quella moltitndine , prima si fa distinguere, come primo grandeggia tra la folia dei poeti : il quadro e tutto una gioja , una letizia, una festa cittadina , per cui la stessa contrada, ove abitava il pittore prese fin il nome di Borg'Allegri. I seguaci dello stile leccato , delle figure cangianti, de1 contorni molli , del colorire rosato, giudiche- ranno questo dipingere alquanto rigido e arido , e troppo severo per la gioconda solennita di quel fatto : ma piacque air autore seguire Masaccio. La Vedova di Nairn, di Enrico Pollastrini. == Bello e il putto cbe si ridesta da morte: grande la meraviglia della madre , e la sorpresa degli astanti: ma perclie del pari non ci tocca la persona del Redentore? Eppure e il jirotagonista del quadro: eppure ad esso dovrebbero con- correre tutti gli occhi , tutti gli affetti. Maria de Medici visita Rubens mentre dipinge al Lus- semburgo, di Alessandro Cluari. = Non puoi mirare a que- sto dipiuto senza sentirti nascere una dolce letizia nel- Panimo: tutto qui sorride e spira amore : la reina ba una bellezza , una grazia , uu1 amabilita che C incanta : il suo seguito e tutto festivo , sia che miri alle dame for- mosissime che raccompagnano ; sia ai nobili cavalieri , o L'lbl. hal T. XCVI. 17 a58 v v B I li t a". alia giocondita e leggiadria dei paggi. Non credasi pero clie fra tanta gioja, fra tanta magniticenza di costunii e ricchez/.a di ornameati la persona dell1 esimio dipintore Rubens perda d1 interesse e ifiinportanza: esso pure e tanto hello, tanto piacente e grazioso, e di tanta dovizia ve- stito , che 1 attenzione dello spettatore resta divisa , ne sa se piu si arresti sulla pompa delta real donna e del la sua corte, o sopra Rubens, che, benche solo, bilaucla f eiYetto di tutta quell aulica splendidezza. RaiTaello parte dalla casa paterna per la scuola del Pe- rugino , di Vincenzo Lami. =r Qui ti troveresti assai per- plesso a decidere se piu ti piaccia la venusta soiuma del giovinetto Sanzio, e quella dolce amorosa malinconia che gli fa piii cara la sembianza, o l1 afl'etto intenso della pa- dre che in quella dif>artenza lo abbraccia, e sforzasi rat- tenere le lagrime , o Giovanni Sanzio che tanto non puo celare il suo turbamento, che non guardi al figlio con al- cuua commozione. Certo che tutta questa scena famigliare ti viene all'aninia, ti tocca il cuore , e tanto piu ellica- cemente quanto che il patetico del subbietto e ajutato dalla bonta dell1 arte. I Vespri siciliani , di Giulio Piatti. = Dopo il genere passionato, grazioso, gentile, questo svegliato dipintore voile far prova del suo ingegno nel genere forte e terri- bile. Molto spirito ha dimostrato nella rappresentazione di questo vasto argomento : molta immaginazione : ma v1 era bisogno di un artista colossale per degnainente ritrarre un furioso sollevamento di popolo, e di popolo Siciliano, e agitato da veementi perturbazioni d1 amore di patria, d^ira, di rabbia, di vendetta. Perche vorremo dianzi pre- ferire il suo genio pei tcmi di sentimento gentile. Testa dipinta da Ennis. = Questo pittore non ha pro- dotto che la testa di una bambina, ma si bene impastata, disegnata si correttamente , e si amorosameute condotta , che vale un quadro. Dante e Virgilio alia citth di Dite, di Gioachino Espal ter. = Assai merito e in questo lavoro ; ossia che guardi la bellezza e sicurezza di Virgilio , o la severita, sorpresa e incertezza di Dante;, o il componimento di tutta la scena. Questa rappresenta Filippo Argenti e i suoi compagni che mutuamente co1 denti si fendono e si dilaniano. Sonovi specialinente molte parti di nudo assai ben dipinte , e vi c forten-'enTo significata una rabbia vorace e iniplncabilr. V A R I E T A . 209 Una Vergiue, di Carlo Brighenti. = La pittura della Nostra Donna e V argomento piii nobile , afiettuoso , spi- ritale e inspirato delle nostre arti. A quant"1 altezza, grazia, dignita, a more e divinita si possa salire in questo subbietto insigui dipintpri dimostrarono. Ma valga per tutti il di- vino Sanzio. Ecco la Madonna della Seggiola: ecco quella delT Impruneta. Quanto affetto e compiacenza materna e nel primo quadro! quanta purita e beliezza nell"1 altro ! Ecco la Visitazione e le Sponsalizie : vedi quanto decoro virginale: quale ingenuita , che ricbiama amore! Ove speri trovare maggiore grazia e spiritualita , quanta ne anuniri nella Madonna della Perla? Ove maggior gaudio celeste quanto neirincoronazione ? Cbi porria poi ridire il dolore e la pieta della Vergiue nello Spasimo , e lo sfinimento amoroso nella Deposizione Baglioni? Cbi vide piu letizia del volto della Madonna del Yelo? Chi piu religione e dolcezza della Madonna del gran Duca? Qual brama la cara innocenza, e leggiadria miri alia Vergiue di Napoli , e a quella del riposo della Croce: e quale preferisse la gran- dezza , la dignita e il vero bello greco divinizzato, si re- cbi alle Vergini dei Candelabri e del Pesce, ambedue co- niate sulla stessa forma. E una grazia piccante e correg- gesca nelle due Vergini Lante e Tempi: e lo stesso amore, anzi una seduzione sparsa nella sembiauza della Madonna di Foligno. E linalmente una vera maesta e matronale gran- dezza t"1 impone reverenza nella Madonna di San Sisto, la quale segna gli ultimi termini dello stile sublime. La parte sovrumana pero di queste pitture e riposta in quello s|)lendore di divinita che irraggia i volti in quegli spirit! celesti, in quel ncn so che d iiieftabile , e di santo e di bello sovrumano delle teste rapite dal cielo : in somma in quello che nell1 arte chiamasi ideale, che im parte alle immagini il loro essere divino, e senza di che 11011 sono che fattura mortale. A questo sommo jiregio delParle dovriano i dipintori sforzarsi piu che non fanno , massiin.imente negli argomenti religiosi ; ne lasciarsi convincere da quanti di basso animo e inetti a levarsi al concetto dell"1 idea, la credono stolta- inente una licenza, un arbitrio, conl'ondendo V ideale col capriccioso e fantastico. L"1 ideale e I? eminenza delFarte, e quella parte divina, che ci ?a rappresentare piu di quello Che la natura ci mostra , e schiudendoci alcun l'aggio della divinita. delle crlcsti cose c innamora. 260 V \ R I E t a'- Pitagora prima, dignita dell1 atltica iilosofia : fondatore della sublime scnola italica: scopritore di moki pro fond i segreti della nature : pfeconizzatore dello scibile futuro: Pitagora ritrovo anche la scnola delfideale nelfarte. 1/ idea baleno alia sua mente contemplativa. Rapito in una delle sue estasi, nelle quali pareagli conversare con lino spirito, vide un alta immagine del bello, specchio del buono : immagine cbe solo si scbiude al pensiero: vide ogni og- getto avere due bellezze : quella che gli viene dalla sua forma mauifesta , e quella cbe puo trarre dall armonia generale , e dal concorso di tutto il bello, tipo del bello divino. Questa concezione del bello eterno , e sovrano cbiamo idea, perche nelf idea, ossia nel pensiero prende sua im- magine , come una specie celeste , cbe unisce i caratteri della bellezza e della bonta. LTartista poi iuspirato fa suo pro di quel concetto nella seguente maniera. La mente assorta in quella forma grande, spiritale ideatasi , prima a lungo la vagbeggia in se stessa, e P adorna quanto piu puo con giusto accordo di tutto il bello sparso in nature, e di cui ha fatto tesoro: poscia lo ingegno riproduce quell' idolo, e gli da forma e aspetto visibile coll1 opera della mano , la quale, come dice Miche- langelo, segue allora il concetto delf intelletto. E da que- sto processo nasce V idea. Ben veggiamo non esser quest1 impi'esa da ingegno me- diocre , e percio , essendo solo lo ideale quello che fa grandi le produzioni dell1 arte, sarebbe da desiderarsi, che alTarti del vero bello si consacrassero unicamente gli auimi atti all1 intpirazione, e capaci di sentirne la divinita. Non ci i-eca percio meraviglia se ne1 lavori dianzi accennati tro- viamo si poca parte di questo bello eterno e trascendeute. Alcun i-aggio tuttavia del medesimo ci pare che traluca nella Vergine del Brighenti, cioe nel volto e nella movenza, perche in quanto al resto della persona , e specialmente ne^anneggiamenti branieremmo piu largbezza di segno e armonia di esecuzione. Gli occhi pero di questa vergine sono inspired, molta benignita e dolcezza e nel volto, assai placidezza e castita nelf aifetto, e luce limpidissima della fronie , e soprattutto un soave rapimento nel suo intendere al cielo , dal quale pare che le piova la sua bel- lezza. Perche ci giova aggiungere buoni conforti al prode v a n x e t \\ 261 giovine e agli altri artisti valorosi toscani a drizzare lo spirito alia diviuita dell arte, e a spogliarsi possibilmente dell'umanita per consolare 1'umana vita coll' incanto della bellezza sovrumaiia. Ma infelicemente oggigiorno in molte parti gli artisti, come i letterati, brnttando il loro ministero per una scnola plebea cbe toglie alle arti ancbe il nome di esser belle ; per meglio mostrarsi umani, anzi barbari prescelgono sub- bietti volgari, atroci, orridi, deliziandosi di porre in rao- stra delitti. coltelli , masnadieri, patiboli, e quanto la na- tura ba di piu terrifico, e la storia di piu tragico e fu- nesto , e il cuore nmano di piu crudele e perverso! Un magnilico quadro dell egregio professore Tommaso Gazzarini, rappre-H.- ArJiimcdcs in Areuaiio. 264 VARIET A. tratto di otto niinuti e tredici secondi. Ebbene ! secondo i calcoli recenti ed accurati del sig. Bessel , appena dieci anni ed un quarto basterebbero alia luce per pervenire a noi da una delle stclle clie possiamo suppor piu prossime, qual e la 6i.a del Ciguo. Cbe se consideriamo le minime stelle ancor visibili ad occhio nudo, come quelle cbe siano poste ad una distanza intermedia fra le piu prossime e piu lontane o telescopicbe, possiamo presumere col sig. Herscbel senza tenia di scostarci grandemente dal vero, cbe la luce, da molte di esse, non tragitta a noi in meno di un mi- gliajo d1 anni; talcbe , per va'ermi di un modo e?pressivo dello stesso antore , quando noi osserviamo quelle stelle , cpiando prendiamo nota dei loro cambiamenti, e la loro storia di mill1 anni fa cbe noi leggiamo e scriviamo. Per remote cbe possano sembrare , queste stelle non segnano pero i liiniti dello scrutato Uni verso ; esse non sono cbe quelle cbe compongono il nostro sistema stellare. Esistono ne^ cieli dei gruppi di stelle, delle nebulose resolvibili cbe, con ogni apparenza , formano dei sistemi stellari a parte. Le distanze, a cui questi sistemi sono posti , devono es- sere tanto piu grandi di quelle delle stelle comuni, quanto le distanze di queste sono pin grandi in confronto delle dimensioni del nostro sistema planetario. Segnendo la pro- gressione crescente di questi intervalli , V immaginazione vien meno , si trova smarrita nel concepimento dj tanto spazio. » Ho voluto, signori, ricbiamarvi alia memoria queste 110- zioni, sulle distanze celesti , per disporre le vostre fantasie, per introdurle nel vasto teatro in cui si operano i feno- meni , cbe devono formare il soggetto del mio discorso. Non e pero de-1 remotissimi sistemi stellari, cbe appena ci svelano i piii possenti telescopii, cbe intendo di farvi pa- rola, essi sono troppo lontani , troppo poco ancora sap- piamo di loro. II mio tema cadra sulla costituzione del si- stema stellare di cui fa parte il nostro sole, sulla forma secondo la quale e stato disposto, e sulle condizioni mec- canicbe che assicurano la sua conservazione nel corso dei secoli. » Nessuno cbe abbia volto gli occbi al cielo, puo a meno di non aver arrestato, con ammirazione, lo sgnardo su quella striscia di luce d1 una biancbezza irregolare , cbe fa il giro della volta celeste in forma di una cintura. Questa V A R I E T A.'. 2^)3 striscia e quella die ha ricevuto il nome di Galassia o Via lattea, da che i poeti la finsero formata dal latte di Giu- none, che Ercole, bambino, aveva Iasciato cadere dalla sua bocca. Un antico filosofo , Metrodoro , opino clie la Via lattea fosse stato il cammino del sole, e che questastro, passandovi ed avendovi col suo ardore incendiate le stelle, quella regione del cielo fosse rimasta biancastra per le ce- neri sparse (1). Anche (Enepidas di Chio asseri daver appreso dai sacerdoti d1 Egitto , che il sole si movesse nella Yia lattea , poi , scambiando il movimento vero di questo lu- minare coir apparente annuo , soggiunse con una finzione poetica , che il sole, inorridito alia vista del banchetto di Tieste, ritorse cammino e s^avvio dindi in poi per Teclit- tica (2). LTessenza, la struttura di qnesta compage celeste rimasero incerte fino a questi ultimi tempi, al che fece allusione V esimio poeta della Divina Commedia quando disse : Come distinta dai minori e maggi Lumi biancheggia fra i poli del mondo Galassia si die fa dubbiar ben saggi (3). Fu il celebre astronomo Sir W. Herschel che, penetrandone Tinterno co-1 suoi possenti telescopii , ne analizzo la com- posizione. Vide quella luce concentrata in punti distinti, presentare le immagini di un immenso numero di stelle , si che pote arguire, che, lungo una zona di due soli gradi, piu di cinquanta mila stelle erano passate nel suo telesco- pio nel breve intervallo di un'ora. Si trovo cos'i compiu- tamente verificata la congettura gia manifestata da Demo- crito , che quella luce fosse nella massima parte f effetto del concorso di una moltitudine di stelle troppo piccole o troppo remote per essere percepite distintamente. » Quanto Herschel era meglio assistito dagli stromenti, che col suo genio a si alto grado di perfezione condusse, tanto piii perspicace si mostrava nel trarre le sue deduzioni. Egli immagino allora che la Via lattea fosse un gruppo di stelle , una nebulosa resolvibile della forma di uno strato, (1) Plutarco de Plocitis^ lib. Ill, cap. I, e Wanilio, Astronomi- con, lib. 1, vers. 727 e ses,. (2) Vedasi il cap. XXIV dell" Introduzione ai fenomeni d'Arato, scritta da Achille Ta/.io ed inserita nelP Uranologium del P. Petau. (3) Paradiso. Canio XIV, versi 97, 98, 99. 266 v a n i r. t \'. la cui altezza , sebbene iinmensa, fosse ancora assai piccola in confronto delle altre dimensioni, e nel cni interno avesse stanza il sole col corretlo de^ suoi pianeti. Come chi , tro- vandosi nel mezzo di un basso strato cli nebbia, rada e trasparente la percepisce in alto e vicino a se, ma piu densa e fosca gli appare da lontano, talcbe sembra un cer- cbio di luce cenericcia die avvolga V orizzonte ; com un osservatore , posto nella nebulosa lattea, rade e sparse deve scorgere le stelle, se dai lati rivolge lo sguardo, ma spesse ed ammassate se lungo il piano dello strato istesso lo dirige, ed allorche coll'' occbio fa, in questo piano, il giro del cielo , un circolo di luce pallida e confnsa deve progettare o parergli dipinto sulla volta celeste. » La struttura del sistema stellare, in cui siamo posti, quale l1 abbiamo definita, corrisponde bene , nelle relazioni di prospettiva o geometriche, colle apparenze 5 ma d'uopo e verificare ancora , se questa struttura s1 accorda pure , secondo le leggi meccanicbe, colle condizioni di un sistema cbe abbia la proprieta di conservarsi inalterabile col tempo L'attributo di una lunga preservazione e un carattere cbe Tautor della natura ha impresso in tntte le grandiose opere de1 cieli. ccelestia semper Inconcussa suo volvuntur sidera lapsu (1). " L'analogia ci porta a credere cbe, come l1 attrazione newtoniaua agisce fra tutte le jjarticelle materiali di cui si compongono i corpi del nostro sistema planetario, cosi essa debba egualmente operare fra quelle di tutti gli altri corpi disseminati nell universo. Che questa deduzione dalfana- logia sia legittima, lo stesso Herscbel ce ne ba sommi- nistrate le prove. S^ incontrano nel cielo delle stelle cbe appajono semplici quando sono guardate ad occbio nudo, ma cbe si risolvono o si trovano composte di due o piu stelle, quando sono contemplate attraverso un telescopio, e cbe percio stelle doppie o multiple sono dette. Aflincbe questa apparente coincidenza di due stelle succeda , basta cbe esse si trovino presso cbe su di un medesimo raggio visuale, ma una stella puo essere situata su questo raggio ad una distanza molto maggiore delfaltra (*). Ora Herscbel (1) Lucano. Pliars. lib. II, 267. (*) V. Bib). leal., torn. oi.°, pag. aa3. V A R I E T A". 267 aveudo preso ad osservare parecchie di qneste stelle dop- pie, coll-' oggetto di determinare la parallasse annua di una di esse, s1 ahbatte invece in an fenomeno inaspettato. Noto clie ne'Ia maggior parte di quelle coppie, una Stella, col- l"andar degli anni, si aggirava intorno all alti-a, o per dir meglio , che le due s" aggiravano intorno al loro comune centro di gravita. Ciascuna coppia di qneste stelle forma dunque 1111 sistema particolare , le due stelle, non solo sono prossimamente su d uno stesso raggio visuale , ma sono realmente vicine fra loro, spiegano un attrazione pos- sente Tuna sull" altra ; ed il calcolo dei loro movimenti prova abbastanza che obbediscono aila legge neutoniana. L^sistenza di una attrazione reciproca fra le stelle essendo cos\ dimostrata, necessaria conseguenza diviene che esse si trovino in moto : ma un coordinamento di movimenti che possa conservarsi inalterable per una lunga serie di rivo- luzioni, 11011 pare conciliabile in un sistema di corpi di- pposti, secondo un piano, le cui masse sieno propriamente maggiori e minori ed attraentisi in ragione diretta della ma-sa ed inversa del quadrato delle distanze. La struttura della Via lattea che abbiamo esposto , esige dunque qual- che modificazione. » La richiesta modificazione ci viene suggerita da una os- servazione di sir J. Herschel, il figlio del prelodato, che erede del genio del padre, e coltivato da una scelta edu- cazione scientifica, e ora uno dei luminari del sapere bri- tannico. Quest"1 astronomo scriveva, nel tempo della sua re- sidenza al Capo di Buona Speranza , ad un sommo mate- matico che tanto illustra T Italia , il commendatore Plana, circa ne1 seguenti termini. Una clrcostanza relativamente alia costituzione della Via lattea che mi colpisce vivamente cia- scuna volta che guardo il cielo durante una di queste notti serene e chiare, altrettanto numerose qui nella state che nella vostm hella Italia, si e che la porzionc di questa zona ma- ravigliosa, comprcsa fra Sirio ed Antares , offre una perfetta illuminazionc prodotta dalle stelle delle quali una molritu- dine e visibile ad occhio nudo. Se , partendo dal mezzo di questa porzione, I' occhio ne segue il corso verso tramontana , V illuminazione va successiwmcnle sceniandosi, finclie non ri- mane che una dcbole luce vaporosa, senza piii alcana trac- cia di stelle. La metd australe della Via lattea sembra quindi pill iicina <a e vieni . poi tin terzo, e cosi andcra oscillaudo fra una e V altra estremita del largo dello spazio che fignra lo spazio dell anello. Supponiamo ora impressa a questa stella anche una velocita di projezione, secondo la tangente al punto della curva in cui essa si trova, e com- poniamo il movimento impresso con quello precedente- mente descritto. Dai principj della meccanica traspare , die la velocita di projezione puo essere tale, die la stella percorra a piu riprese T intero giro dello spazio annulare , trasportandosi nel suo corso, ora verso il contorno esterno, ora verso V interno e descrivendo cosi una linea serpeggian- te, ed avvolta in un numero indefinito di circonvoluzioni tutte prese in quello spazio. Quello che di una delle stelle vien detto, similmente applicabile si scorge a ciascnna di esse, anche quando in un determinato spazio annulare fos- sero tutte con certe velocita in movimento (1). Le innu- merabili stelle della Tia lattea potranno dunque formare un sistema inalterabile , circolando perpetuamente in uuo spazio annulare, dal quale non usciranno mai , ma al cui contorno interno od esterno anderanno, mentre procedono, alternativamente accostandosi. » Una confermazione che il movimento del sole, accompa- gnato dal seguito de1 suoi pianeti, possa essere quale 1 ab- biamo descritto, ce la porge Tinteressante risultamento sulla direzione del moto di questo luminare, die, non ha guari, ha fatto di ragion pubblica il sig. Argelande. II primo ten- tativo per riconoscere il movimento del sole e pure dovuto a sir W. Herschel. Se si pone mente air immensita delle dimensioni delle orbite , alia tarda dnrazione dei periodi secondo cui si devono compire le rivoluzioni delle stelle; se facciamo attenzione che il movimento circolnnte uell a- nello e probabihnente nella stessa direzione per tutte le stelle, e che non e che il movimento relativo che piu di- rettamente possiamo scorgere , chiaro si fa che un lungo corso di secoli si richiede, onde il trasjiorto del nostro si- stema solare si renda palese. Cio non ostante sir W. Her- schel, sino dall anno 1783 aveva indicato la stella A della costellazione dell" Ercole, come il punto verso cui tende col suo movimento, il sole. Contro questa indicazione si erano pero elevate delle obbiezioni che meno certa la (1.) Wggasi la not a (I/). 2 -C V A K I K T A . rendevano, quando fincertezza die ancor rimaneva venne dissipata dal citato valente astronomo d^bo, ora d Helsing- fort. Egli, avendo chiamato questo punto dell astronomia siderale a piu accurato esame, colla discussione di ua nu- mero cresciuto di osservazioni, riconobbe die il nostro si- stema solare si dirige verso un punto della costellazione delFErcoIe vicino alia Stella i43mi del f ora XVII del Ca- talogo di Piazzi , il qual punto poco si scosta da quello segualato da Herschel. " II sole trovandosi presentemente in un punto del con- fine interno della Via lattea , giusto nelf atto che va a cessare di procedere verso di esso o sta per cominciare a retrocedere, deve in questa ilessione del suo cammirjo avere una direzione di movimento prossima a quella della tangente alia curva , die limita interiormente lo spazio annulare iu questo punto. Ora, con mirabile coincidenza, se dalla co- stellazione della Croce si tira una tangente al circolo della Via lattea , si trova che essa vicino ai punti indicati della costellazione delf Ercole va appunto a passare. I! sistema solare gira adunque nella Via lattea intorno al centro di gravita di questa congerie di stelle, e con an analogia che non va negletta , procede intorno a questo centro da occi- dente in oriente , appunto nella direzione in cui tutti i corpi di questo sistema s*1 aggirano i minori intorno ai maggiori. >) Per riassumere con un^mmagine l'esposto, presentatevi alia mente, neirimmensita dello spazio, una riunione d'iu- numerabili stelle disposte secondo un anello di enormi di- mensioni , e tutte moventisi in esso con periodi, che solo le miriadi de1 secoli possono misurare: seguendole ne loro lunghi e lenti corsi, figuratevele accostarsi, promiscuamente si, ma alternativamente ora alfimo or all1 altro de1 con- torni delf anello, ed avrete mi'' idea del sistema stellare in cui siamo posti , quale l1 ho concepita , e quale lio inteso di rivelarvela in questo mio discorso (i). (i) Veggasi la nota (c). (n) » Nelle note clie si vogliono apporre alia Diviua Couimedia s1 ineontra spesso la questione , come Dante avesse notizia delle stelle principal! che ora formano la costellazione della Croce , e si con- gettura che una tale notizia I1 avesse potuta tenere da Marco Folo, V A R I E T A . 271 il quale ue1 suoi viaggi aveva passato la linea equinoziale. Questo pud essere stato il caso ; ma i versi di Dante nun devono essere inteai alia lettera. La costellazione dclla Croce ha civca treuta gradi di distanza polare australe, e visibile nell1 Indostan , uell1 Arabia , per esempio alia Mecca, e l1 esistenza delle stelle principal! che la compongono , quantunque ignorata coniuneniente , uou poteva pero esseilo da quelli versati nell1 astrouomia, come lo era Dante. In- i'atti lc set lie di cui parla questo poeta , e delle quali Bayer nel 1679 fece la costellazione della Croce , si trovano, quant unque non esattamente determinate di posizione , anclie nel Catalogo di To- loraeo. (4) » lo non ho fatto alcuu calcolo che la mancanza, in cui siaiuo tuttora, di dati renderebbe troppo ipotetico. Una leggiera riQes- stone basta pero a far vedere che la velocita di una Stella sara mi- nima quando si trovera, verso il limite esterno dell1 anello , nel- T atto di ripiegare il corso. Se duuque concepiamo parecchie stelle distribute sulf orbita descritta da una di esse tutte procedenti nella stessa direzione, esse anderauuo avvicinaudosi fra loro piu. dalla parte del contorno esterno , che non taranno dalla parte del con- torno interne Questo maggior affollamento di stelle dalla parte esterna, essendo generate, fara si che fattrazione variera ivi piu rapidamente , e quest"' effetto manterra la causa, perche una stella, si trovera piu presto ritardata ed obbligata a retrocedere quando dal mezzo del largo annulare mouta verso la detta parte, che quando dallo 6tesso mezzo discende verso la parte interna oprosta. Le stelle si ecosterauno dutique dalla circonferenza dVquihbrio, cioe da cjuella in cui la forza radiale e nulla , piu internamente che non esterna- mente ; in questo modo sara bilanciata l' azione della forza ceutri- fuga per allontanarle dal centro del sistema, e l1 anello potra con- servare permanentemente le sue dimension]. >> Se si pone mente alia simmetria di un sistema annulare, e ad esso si applicano le formole generali dei principj delle furze vive e delle aree, softo le forme date da Lagrange nel volume delle Memorie delfAccademia di Berlino per Tauno 1777, e facile il riconoscere, che eststouo varj casi in cut le velocita di tutti i corpi devono ri- manere comprese fra certi limiti, e che quindi un sistema di corpi attraentisi , conformato iu un anello , puo conservare una forma permanente, o tutt1 al piu audar soggetto ad una specie di trepi- dazione. (1) » II sig. Henderson attuale direttore delPosservatorio di Edim- bm-go ha eomuuicato nel piincipio di finest1 anno (lojij) alia Societa R<-ale astrouomiLu di Londra il risultamento che ha ottenuto dalle osservaziori che egli ed il luogotenente Meadows hauno fatto al Capo di Buona Speranza sulla stella doppia a1 a2 della costellazione del Centauro. Questo risultamento mostra che la detta stella, il cui moto proprio e assai senstbile , ha [jure una parallasse annua di circa un secondo, cioe tie volte piu grande di quella che il sig. Bes- sel ha trovato per la stella 6ima del Cigno ; talche quella Stella 272 VARIETA. deve essere a noi tre volte piu vicina di questa. La Stella doppia a' a* del Centauro si progetta sul confine della Via lattea da quella parte dell1 anello in cui abbiamo detto che si trova il nostro sisteina solare, e secondo P esposto chiaro apparisce che e da questa parte appunto che Peventualita d' incontrare delle stelle piu pros- sime a noi deve essere luaggiore. In generate il trovarsi le stelle jtiii cospicue e dotate di un moviiuento proprio piu notabile nel- V einisfero celeste in cui sta il segmento dell1 anello die ci e con- tiguo, e una circostanza che vieue in conferma della costituzione del sisteina stellare clie abbiamo tentato di spiegare nel premesso discorso. Addizione. n Seguendo i suggerimenti che mi furono dati dalfastro- nomo Carlini mi e grato di poter aggiungere al precedente discorso alcime poche riflessioni su qualche particolarita del sistema stellare ivi esposto, onde facilitarne la concezione ai lettori, e prevenire alcune dillicolta che loro potrebbero presentarsi. I. » Questa prima nota sara riferihile alia modificazione che senza motivo addotto , ho arrecato alle idee spiegate da sir J. F. W. Herschel trasportando il sole sul confine interno dell1 anello, men tre la. frase citata pare supporre che il sole sia situato eccentricamente nel vano dell'' anello invece di esserne parte costituente. Una leggiera rifles- sione basta perb a convincerci che questo distinto filosofo in quelle poche linee ha voluto soltauto gettare un1 i- dea lumiiiosa sulla causa, dalla quale potesse dipendere 1 ' apparenza di una diversita di splendore nelle due parti della Via lattea, senza avere altro oggetto di miia. Quando s,introducono in considerazione anche le circostanze del movimento proveniente da un attrazione reciproca, allora e evidente che tutti i corpi nelf interno sono chiamati a far parte delfanel'o e ad attraversarlo di tempo in tempo, e percio lo stesso deve succedere anche col nostro sole. E forse in questi traversi che la temperatura del sistema so- lare si eleva grandemente, secondo la plausibile ipotesi colla quale il sig. Poisson spiega il calor interno del globo ter- restre, e le rivoluzioni geologiche a cui e andato soggetto (*). Alcune delle stelle si scosteranno piu altre meno da una (*) V. Bifol. Ital., torn, 84.°, pag. 3io. VARIETA. 2Jj e dalPaltra parte della circonferenza d' equilibrio secondo il luogo in cui si sono trovate, e secondo la direzione e ve- locita die Ioro sono state iuipresse quando fnrono poste in movimento. II nostro sole e probabilmente una di quelle che si allontanano di piu e discendono piu internamente verso il vand delPanello. » II sistema di stelle di forma annulare di cui parliamo non e senza esempi nel cielo. Altre nebidose sono state os- servate di questa forma, e fra le altre una ben distinta fra le stelle J3 e 7 della Lira clie nella sua apparenza presenta appnnto tutte le particolarita clie abbiamo descritte nel- 1 esposizione del nostro sistema. 2. » Una seconda nota la faro sulla difficolta clie potrebbe presentarsi a taluno , clie se noi ci troviamo sul confine interim dell' anello da qnella parte ove sta la costellazione della Croce, non dovrebbe essere nella direzione di questa costellazione ma si bene nelle direzioni laterali cbe la Via lattea dovrebbe pare re piu luminosa, avvegna che e in qneste direzioni cbe i raggi visuali a ttr a versa no una piu grande estensione dello spessore annulare. Quest"1 apparente difficolta bene considerata viene in vece a somministrare un nuovo non debole argomento in favore deiripotesi as- sunta. » Premettero, clie secondo Timpressione che mi e rimasta, osservando durante la mia dimora a Buenos-Aires il cielo nelPemisfero australe, la ^ia lattea presenta bene in quella parte un chiarore piu vivo e piu distinto come se pro— venisse da stelle piu vicine , ma non tale da poter essere apparentemente attribuito ad un maggior numero di stelle che in altre parti, per esempio che nella costellazione dello Scorpione. Se oi-a si riflette che, come venne esposto nella nota (b) , le stelle nell"1 anello per le condizioni del loro movimento devono afiollarsi di piu dalla parte esterna alia circonferenza d1 equilibrio che non dalla parte in- terna , sara facile il concepire , come V ispezione della li- gura annessa lo dimostra , che una maggior quantita di stelle piu distinte e piu illuminanti si deve percepire nella direzione del raggio S C perpendicolare alf arco prossimo dell1 anello che nelle direzioni obblique S E, S E'. Cosi la mancanza di una maggiore illuminazione nelle parti late- rali alia costellazione della Croce viene in conferma delle Bibl. Ital. T. XCVI. 18 274 VARIETA. condizioni meccaniche che abbiamo accennato dover esi- stere nel sistenia supposto. >; Non devo ommettere di osservai*e, come gia e stato jndicato sopra, die fra le stelle alcune devono descrivere delle orbite piu serpeggianti ed altre meno , cioe piu o meno scostantisi dalla circonferenza interna deiranello in cui sarebbero in equilibrio. E nelle vicinanze di questa cir- conferenza clie la spessita delle stelle deve essere raaggiore e deve diminuire gradatamente allontanandosi da essa, ma piu rapidamente dalla parte del confine interno che non d air ester no. 3. » Mi faro con una terza ed ultima nota a risolvere la difticolta clie potrebbe nascere dalla riflessione, che se Ta- nello e di si enormi dimensioni come conviene supporlo, se la parte di esso opposta a quella in cui noi ci troviamo e tanto lontana da noi, come avviene poi che la sua luce non e tanto inferiore a quella delle parti deiranello a noi piii prossime ? Per darsi ragione di quest1 effetto immagi- niamo che il punto del contorno interno deiranello, dove e siluato il sistenia solare sia il vertice comune di due coai opposti di una plccolissiina ed eguale apertura ( vedasi vuieta. 270 Id figura premessa): e ciascuno sia prolungato siao alia rispettiva estremita dell1 anello. Gli angoli visual! sotto cul saranno viste le clue porzioni opposte della Via Iattea comprese in questi coni saranno egnali, o sia le due por- zioni sembreranno di grandezza eguale:, ma ad illuminare la piu lontana concorrera un nuraero di stelle assai mag- giore, quanto la capacita della sezione del cono e piu am- pia a quella distanza , mentre ad illuminare la piu vicina concorrera un numero assai minore di stelle . La inaggior quantita di stelle concorrenti all1 iiluminazione compensera cosi in certo modo la maggior distanza, e la luce della Via Iattea non dovra riuscire assai differente nelle sue diverse parti. >i A questa causa dobbiamo aggiungere die se il sole non e veramente sulP ultimo confine dell1 anello come probabil- mente non lo e, ma vi sono altre stelle piu. interne verso il vano, queste devono contribuire in qualcbe piccolo grado ad aumentare lo splendore della parte della Via Iattea op- posta alia costellazione della Croce. » Sovra una specie di vet me detto dai contadini lombardi Gringo o Filo. Osservazioni del professore supplente dottor Giuseppe Balsamo-Crivelli. Quantunque le moderne classazioni sembrino giunte a molta perfezione, pure vi sono ancora degli esseri cbe ri- spetto alia classificazione loro lascian dei dubbj cbe i na- turalisti non banno ancora potuto sciogliere, e cio forse per voler essere troppo sistematici. Un esempio di quanto asserisco lo porgono i due generi Gordlus e Filaria, cbe da alcuni naturalisti vengono avvi- cinati e da altri invece molto disgiunti, riferendo il primo agli anellidi abrancbi e il secondo ai vermi intestinali ca- vitarj. Alcuno a dimostrar la differenza tra questi esseri afferma cbe posto un gordio morto nelf acqua il suo in- viluppo cutaneo non si lacera come succede nelle filarie. Altri assegnano per carattere al genere Gordius la coda divisa, biforcata nei mascbi, trifida nelle femmine, la qual parte e invece intera nelle filarie ; v1 ba poi cbi giunge ad asserire cbe le specie dei detti esseri le quali rinvengonsi nella terra, non siano cbe specie separate dagli aniinali in cui d1 ordinario banno loro stanza. 2.j6 V A R I E T A\ Aleunc poche osservazioni da me fatte sovra un verme clie trovasi comnnemente ed in copia nel terreno argilloso specialmente del basso Milanese, mi sembrano poter essere di qualche interesse rispetto a quella parte della zoologia cbe risguarda gli animali summentovati. II piccolo animale di cui intendo favellare vien detto dai nostri contadini Gringo o Filo, e cio per la sua sot- tigliezza, e pel suo color bianco perfetto , e per ravvol- gersi in se stesso formando dei gruppi o nodi. Esso no a e sicuramente il Gordius argillaceus dei naturalisti , giacche la descrizione data di quest1 essere , il suo colore, la sua struttura, come risulta dalle osservazioni registrate nel- rEnciclopedia e nella Mem or i a del sig. Charvet sui gordj, inserita nel tomo 3.° dei Nouvclles Annates du Museum d'hhtoire naturelle, dimostrano esserne tutt'altro Faspetto. II gringo offre individni di varia lunghezza:, di due che io misurai Puno era lungo 56 centimetri e Paltro solo 10 centimetri. ColF ispezione microscopica ho potuto assicu- raimi essere festremita anteriore piii stretta ed acuminata della parte posteriore; questo assottigliamento pei'6 non si fa ad un tratto , ma bensi gradatamente. Ambedue le estremita sono perfettamente rotondeggianti , alia piu sot- tile corrisponde la bocca , alia piu grossa 1 ano. Quando I animale e in istato d^allungamento la pelle sembra liscia, e non dimostra anelli di sorta , ma quando e in contra- zione o morto, gli anelli ne sono rimarchevoli per il cor- rugamento della pelle. Tagliandolo trasversalmente ne esce una materia bianco- ginllognola cbe dapprima mantiene la forma del corpo del- r animale , e cbe e composta di molti granellini di varia grossezza:, nel corpo intiero questa materia simula un in- testino , ai lati del quale veggonsi due sottili filamenti clie sono forse il sistema nervoso. Fatta uscire la materia bianco- giallognola sovraccennata rimane 1 involucro dell"1 animale di color bianco argentino e molto resistente. AI microsco- pio quest'' integumeuto si scopre formato da due strati ; Festerno offre tante fibre trasversali obblique, V interno air incontro e formato da fibre longitudinal!. Ricercando in varie opere cio che vien riferito tanto ri- spetto alle Filarie che ai Gordj , ho potuto convincermi che avendo riguardo alForganismo e non alFabitazione , il nostro Gringo piu debbasi tra le Filarie che tra i veri V A E I E T A . 2.JJ Cord] registrare. Difatto osservando la struttura anatomica della Filaria Medinensis die trovasi rappresentata neila ta- vola 5.a inserita nei Nonvcllcs Annalcs dn Museum tomo 3.°, pag. 8i, non vi scorgo difFereaza alcana dalla struttura del Gringo da me osservato, tranne clie il corpo della Fi- laria antcriormente e piu aflilato, e clie non mi riusci di scorgere le prominenze sporgenti da un anello clie vengono figurate nella fig. 3 della tavola sovraccitata. Possano qneste poclie notizie servir di stimolo a qualclie naturalista piu di me esperimentato , per istudiare gl indi- cati esseri singolari, proponendomi per parte mia di appro-1 fond ire le mie osservazioni su quest"1 ai'gomento quando la stagione piu. avanzata sara per fornirmi copia degli esseri medesimi. Annunzj. I prezzi sono in lire italiane. Document! di storia italiana. — Carteggio inedito d1 artisti dei secoli xiv, xv, xvi. Pubblicato ed illusttato con documenti pure iuediti dal dott. Giovanni Gaye , con fac-simile, tomo I, l3a6-l5oo. Firenze, 1839, presso Giuseppe Molini, pag. iv e 896 con sei ta- vole litografiche L. 10, 80. — In carta reale grossa velina, in cui se ne tirarono solo dodici csemplari L. 21, 60. In Milano, presso la Societa tipografica de1 Classici italiani, contrada di S. Margherita. « \? Opera importante anuunziata nel suesposto titolo e il frutto di lunglie ricerche fatte dall'Autore negli archivj e nelle pub- bliclie librerie, durante la sua dimora in Italia per lo spazio di circa dieci anni. II suo principale scopo fu quello di ricondurre la storia delle Belle Arti alia sua vera sorgente colPajuto di documenti ine- diti ed incontrastabili, e di presentare nel tempo medesimo un qua- dro delle intraprese artistiche le quali caratterizzano lo sviluppo ed il progresso delle Arti in I'alia. » Conterra dunque la presente raccolta non solo le lettere ori- ginal! de1 piu celebri artisti, ma ancora le risposte delle repubbli-- che, citta, comuni, corporazioni, principi ecc. e di piu i Testament! che sonosi potuti trovare dei diversi artisti, e le Denunzie dei loro beni agli ufliziali del catasto ; cosiccbe col mezzo di questi docu- menti potranno rettificarsi gli sbagli presi dagli storici sulle date e sugli avvenimenti da essi narrati, ed acquistarsi la conoscenza di vari fatti dai medesimi taciuti , e di una immensa copia di notizie biograliclie affatto ignote finora. » L1 opera sara compresa in 3 volnmi in 8." e Pedizione sara simile a quella dei Documenti di Storia Italiana e delle Storie Flo- rentine del Cavalcanti gia pubbliente, alle quali opere potrci servire di corredo. II primo volume contiene gli Statuti degli Orafi Sa?iesi 278 V A R I E T A*. del i36l ai quali succectano 196 document! quasi sempre accom* pagnati da done note dell1 Autore , e contenenti esse pure un nu- mero considerabile d1 altri document! all' appoggio di quelli riportati. Termina il volume coi Regesta Florentina internam ReipublLcae historiam spectantia ab anno 1225 usque ad annum l5oo, e questi, tratti per la massima parte dall1 Arcbivio delle Riformagioni di Fi- renze , contengono importantissime notizie finora sconosciute : e non poche rettifieazioni di fatti e di date. » Per nulla omettere di cio che puo servire a rendere piii iu- teressante quest1 opera , saranno aggiunti al fine di ciaschedun vo- lume i fac simile degli Artisti e di diversi loro protettori, ricavati da qualche passo delle loro lettere in esso pubblicate. Cosi il tomo primo contiene quelli di Niccola Acciaiuoli, Bartolo Fredi, Andrea Vanni, Cosimo Padre della Patria, Loi'enzo il Magnifico, Federigo di Montefeltri , Lorenzo e Vittorio Ghiberti, Antonio Finiguerra, Brunellesco, Masaccio, Giovanni Guidi, Michelozzo Micbelozzi, Do- natello, Giacomo Bellini, Francesco Squarcione, Ottaviano Martini, Giovanni Turini , Domenico Veneziano , Giacomo della Quercia, Paolo Uccello, Priamo di Piero, Fra Filippo Lippi, Andrea Caval- canti, Antonio Manetti, Luca e Andrea della Robbia, Bernardo Ros- 6el!ino , Benozzo Gozzoli, Antonio Filarete , Antonio Squarcialupi, Alesso Baldovinetti , Antonio del Pollaiuolo , Ridolfo Ghirlandaio , Giuliano e Benedetto da Maiano, Mino da Fiesole, Baccio Pontel- li, Francesco di Giorgio, Andrea, Francesco e Lodovico Mantegna, Giovanni Santi, Giuliano da Sangallo e Vincenzo Borghini. » Biografia sarda del dott. in leggi Pietro Martini cagliaritano. — Cagliari, i837-l838, reale stamperia, tomi 3, in 8.°, pag. 297, 346 e 268. Storia ecclesiastica di Sardegna deiravvocato Pietro Martini, vo- lume primo. — Cagliari, 1839, stamperia reale, in 8.°, di pag. xxix e 170, L. 2, 40 Studj sopra la storia universale, di Giuseppe De Lugnani. — Trieste, 1839, M. Weis tipografo dell1 1. R. Governo. Volumi 6, in 8.°, di pag. 1 980 complessivamente, L. 26, 10, in Milano si vende dalla Societa tipografica de^lassici italiani. Della peste e dell1 amministrazione sanitaria. Opera di A. A. Frari dott. in medicina, I. R. Consigliere effettivo di Governo, presidente del Magistrato di Sanita marittima in Venezia , socio di pin acca- demie. Vol. I. — Venezia, 1840, tipografia Andreola, in 8.° gran- de, di pag. cl e 964. F. Carlwi , I. Fumagalli e G. Brugnatelli , direttori ed editori. Pubblicato il di 3o marzo 1840. Milano , dall' I. R. Stamperia. a79 Vstratto delle osservazioni meteorologiche fatte alia nuova tone astronomica dell' I. R- Osservatorio di JSrera all'altezza di tese i3,6a (metri 26,84) sulf orto botanico , e di tese 75^48 (metri 147,11) sul livello del mare. NOVEMBRE i85g. BARO METRO :zione del vento. ridotto alia temperalura + io° R. nhs Din 5hm .0 5h m 8hm nllm 2hS 5hs 8hs 11 m 5hi 1 nhs I poU. 27 lis. 9,2 9,4 lie. 9,5 lin. 9,5 Ua. 9,3 lin. 9>2 lin. 9,3 N O N 0 N O 0 N O 2 27 q,i 9,° 9,i 8,9 8,8 9,1 9,i N N N E N N E N 3 27 8,9 9,° 9,i 8,6 8,5 8,5 8,2 N N N O N N O S E k 27 8,0 8,1 8,2 7>9 7,6 7,7 6,5 S S s 0 S s 0 E b 27 6,7 6,5 6,4 6,8 5,7 5,4 6,3 E N E E N E N O 6 27 4,9 5,2 4,9 5,o 5,o 5,3 5,7 O O 0 O 7 27 6,0 6fi 6,7 6,4 6,5 7,' 6,9 E E s s 0 s 0 8 27 7,1 7,4 7,9 7,8 7,7 8,5 8,8 S O s 0 s S S E 9 27 8,6 8,9 9,° 8,6 8,5 9,° 9,° S E S s S E 10 27 8,9 9,1 9,4 8,7 8,5 8,4 8,2 S E S S E N E 11 27 6,4 5,8 5,, 4,5 4,3 4,4 4,4 S N E N N O s 0 s 0 12 27 3,7 5,7 4,0 5,6 b,8 3,9 4,4 s 0 s 0 s 0 Ew 10 27 4,6 4,9 4,7 4,4 4,3 4,3 4,9 E N E N N M 27 6,0 6,7 7,6 7,9 8,5 8,8 9,° E E N E N N E i5 27 8,8 8,9 9,5 9,' 9,3 9,6 9,8 N E H E N N E S N E 16 27 9,8 9,8 10,0 9,5 9,5 9,7 9,9 N E E S S u N E l7 27 9,8 9,° 10,4 IO,I 10,2 10,7 1 1,2 N E N E O O N O 18 27 1 1,3 n,8 12,0 ii,5 n,5 1 1,5 n,3 O 0 O N 0 O • q 27 10,4 10,4 10,2 9,5 9,1 8,7 8,4 O N O N O O O 20 27 74 6,9 6,7 6,1 6,3 6,6 6,7 N O N 0 N O M O 31 27 6,4 6,3 6,0 5,4 4,9 4,4 4,2 N O N O N O N O 2 2 27 4,0 5,5 °,7 3,5 3,5 3,7 3,7 N S E E S E S 20 27 5,7 °,7 4,o 4,2 4,9 5,5 5,8 O O O N O 24 27 6,4 6,7 7,1 7,2 7,4 8,0 8,, H O O E N E 20 27 8.1 8,0 8,5 7-8 7,9 8,1 8,4 N E S E s 0 s 0 26 27 8,5 8,5 8,2 7,5 6,8 6,5 5,7 E E E S E a 7 27 4,4 5,7 0,7 3,7 4,5 0,0 5,6 S O S O s 0 S E a 8 27 6,« 6,5 7,° 7,2 7,7 8,1 8,5 E E E E -9 27 7,6 7,5 7,4 7,* 7,4 7:7 7,1 E E E N E 00 27 b,6 5,3 5,o 4,5 4,3 4,4 4,6 E(3) N E E E Altez- in massima del barometro poll. 27 lin ",99 ;* 3,47„ 7,2037 rispettivamente le ore | Le ore s ano in mec empo \ ia 27 » ndicano ero civile; le lettere n i etl s ■Sella , mi tin j od an tinieridiaue e quelle della sera 0 jjonieridiane ""■' 11 »"■""=-'■ - I,,, — — — i y»°»j 2oO *• ^-■rirriTf^n'iinmail nlinPiW^.ti^ i^^iiiibmiiii ■RMmvaaMaraMnM 1 NOVEMBRE 1809. 1 Allezza del termometro R. Stalo del cielo 1 •a eh 8hm 1, h eh 8 h 1. da mezzanotle da mezzodi 1 I 3 5 m 1 1 m 2 s i> S s 1 1 s a mezzodi. a mezzanotle. i i + 5,2 + 4,6 + 5,6 + 6,0 + 5°,8 + 5,8 + 5,9 Pioggia. Pioggia. 2 + ib + 6,0 + 7,1 + 7,0 + 7,0 + 7,° + 7,° Pioggia. I'emp. lampi. piog. ; 3 + 6,q + 7.0 •+■ 8,1 + 8,5 + 8,4 + 8,6 + 8,6 Pioggia. Pioggia. i + 8,5 + 8,7 + 8,Q + 9,° -** 9,° + 9,2 + q,3 Pioggia. Pioggia. r + 9,'2 + 9, 5 +10,6 + 9,8 + 8,8 + 8,5 1+ 9,3 Pioggia. Pioggia. 6 + 6,1 + 5,5 + 8,9 + 9,8 + 9,3 + 7,8,+ 6,5 Piog. ser. nuv. Sereno. 7 + 7,8 + 7,0 + 10,0 + 10, q * 8,q + 6,8 + 6,6 Ser. nuv. Ser. nuv. 8 + 6.0 + 5,o + 7,0 + 8,1 + 6,8 + 6,1 1+ 5,o Ser. nuv. Nuv. nebb. 2 + 8,1 + H I Nebb. ser. Sereno. 16 + 5,o + 5,7 * 8,7 + 9,° + 8,5 + 8,2| + 7,5 Ser. nuv. neb. Nuv. nebb. i - + 6,5 + 5,5 + 7,0 + 8,9 + 7,8 + 5 7 + 4,5 Nuv- nebb. Ser- nebb. iS + 5,6 + 5,5 + 5,2 + 7,0 + 6,4 + 6,7 + 5,1 Nuv. nebb. Nuv. nebb. '9 + 4,2 + 4,2 + 4,5 + 6,i + 5,2 + 5,2 + 5,i Nuv. nebb. Nuv. nebb. 20 + 4,9 + 4,9 + 6,4 + 8,i + 5,8 + 5,4 + 4,0 Nuv. nebb. Nuv. nebb. 21 + 1,8 + 2,2 + 5,1 + 6,2 + 5,6 + 5,7 + 5,5 Nuv. nebb. Nuv. nebb. 22 + 4,0 + 4,5 + 6,9 + 6,5 + 5,6 + 4,9 + 4,4 Nuv. nebb. Nuv. piogg. 2 5 •+- 4,2 + 4,5 + 7,0 + 8,5 + 6,9 + 6,7 + 6,5 Piogg. nuv. Ser. nuv. a4 + 5.5 + 4,° + 8,q + 9,0 + 8,5 + 6,4 + 5,5 Nuv. ser. Ser. nebb. 25 + 4,5 * 4,6 + 6,5 + 6,1 + 5,i + 4,6 + + 4,6 5,8 Ser. nuv. Nuv- nebb. 26 + 4,5 + 5,0 + 5,7 + 5,5 + 5,8 + 6.1 Nuv. piogg. Pioj;. temp, l.uupii 27 + 5,4 + 6,0 + 6,i + 6,6 + 6,5 + 6,3 + 6,6 Pioggia. Pioggia. 28 + 6,0 + 6,8 + 7,6 + 8,4 + 7,4 + 7,° + 7,° Piogg. nuv. Nuv. piogg. aq + 6,6 + 7»9 + 8,8 + 8,5 + 8,5 + 7.b + 7»* Nuv. piogg. Pioggia. 00 + 8,6 + 7,5 + 7,5 + 7,6 + 0,7 + 6,5 + t),b Piogg. nuv. Nuv. piogg. Allczza mass, del term. + io°,q5 Temp . mass, al termometi •ogr.+ ii%7 ; » minima . . . . + 1,80 " mi Quantila della pioggi a linee i54,5g. "•■■' ' i*wH«imwaKyi.-yMivwt>^.-. ^-rj r„, ■j^.m-i.j. ,».,■» ■* ^-^--^tLt^^Tl^^^^fl-:.. l.:.\^-- i3idU^SJfi*^--.3i^ic^^^U*£££M 2ttl BIBLIOTEGA ITALIANA PARTE J. LETTER ATURA ED ARTI LIBER ALL Lezioni accademiche di Giovanni Qalvani, membro dellii R. Censura, Vice-Dibliotecario delict Eslense^ e fra gli Arcadi di numero Cliiarco Temidco. Tom. I. — Modena, 1889, cot tipi Vicenzi e Eossi, in 8.° di pag. xv e 3a6, prezzo italiane L. 4, So. A queste accademiche lezioni diecle origine ed eccitamento una scientinco- letteraria radunanza che tenevasi in Modena neeli anni addietro in casa del fu monsignor Giuseppe Baraldi, ed ora si raccoglie nella stessa citta presso il professore Giuseppe Bian- chi. Se le scritture di tal genere sogliono spesso, ed una volta piu clie oggidi, riuscire quanto infrascate di parole povere altrettanto di dottrina, non puo la stessa taccia addossarsi a quelle del signor Giovanni Qalvani. Erudizione non ordinaria maneg^iata con 6avio aecorgimento per iscegliere il meglio tra la far- ragine di molti autori, buona parte de'quali appena ha una sede nelle polverose biblioteche degli archeo- logi e Hlologi, e senno non comune per trarre il ve- ro, od il verosimile almeno, dullo spinoso ingombro di diverse sentenze, illustrarlo con eletti esempi, ed esporlo ristretto in poche importanti proposizioni, sono il pregio principale che rende gradito il presente volume. Ne saro solo per avvcntura a bramare che Bibl Ital T. XCVI. IQ 282 LEZIONI ACCA.DEM1CHE il dotto autore ne faccia succedere altri a questo pri- mo che ne e si favorevol preludio. I Celti e la loro lingua sono l'argomento delle prime quattro lezioni. II Galvani e qui entrato in un vero gineprajo di difficolta etnografico-storiche, nulla sgomentato daH'oscurita in cui e proiondamente in- viluppato il soggetto. E sembrato tuttavia all" autore che questa si possa alquanto diradare distinguendo due epoche; un'epoca cioe che ha preceduto le con- temporanee testimoninnze di coloro che parlarouo di cio che avevano vedato e sentilo, ed un'altra tutta istorica, e che appwito e ricca di tali sincroni testi- rnonj. Assennata distinzione, seguenuo la quale si porge un filo, non diremo per uscire dall'intiicatissi- mo labirinto di tale ricerca, ma per formarsi idee, che comunque sieno frammentarie e sgranate, pure sono meno vaghe, e indefinite, e bizzariamente ipotetiche di quelle cui conduce la lettura di non pochi siste- matici moderni scrittori. A seconda che i Greci e i Romani ebbero nozioni piu cstese sul globo e sui j>opoli che lo abitavano, si amplio e divenne meno confusa la !oro geograiica partizioue e nomenclatura. Abbandonando le troppo remote e manchevoli idee tradiziouab di Omero e d'altri poeti antichi, scorgiamo colt'autorita di Stra- bone, Dione Coccejano, Ap piano, ecc. the la denomi- nazione di ecltiche era applicata alle g;nti che abita- vano la Germania, Tlllirio, le Gallie, le Spagne, e la Britannia, prima che colle nuove appellazioni venissero le une dalle altre segregate. Cosi almeno conchiude il Galvani , con una generalita che sendjrami possa 6oggiacere ad una restrizione. lmperocclie 1'argomento ch'egli adduce a comprovare che la Brettagna fosse anclressa annoverata fra le regioni delta Celtica non riesce a persuadermi. Che lo stagno segnalato colTag- giunto di ecltico da Aristotile non potesse d'altronde essere stato esportato se non dalla Brettagna, perche ricchissima di questo minerale, e ragione di semplice probabilita e non piu. E quando pure avessimo la DI GIOVANNI GALVANI. 283 certezza che di la provenisse, potea per altre guise, come e facile imrnaginare , sortire un tal nome, e noa gia perche Celti si chiamassero in epoca remota i Britanni. Ne raffermazione di Cluverio il cpiale voile che la Brettagna fosse compresa dagli antichi nelle isole Cassiteridi, cosi con greco vocabolo indicate per- che abbondano di stagno le loro rocce , vale meno- mamente a corroborate il supposto del Galvani. L'as- eerzione di cotesto geografo appigliasi ad una gratuita ipotesi destituita di prove positive, che si dovreb- bero desumere dai vetusti scrittori. E se le Cassite- ridi furono da Mela noverate fra le isole celtiche, rimarra tuttavia per evitare una petizione di princi- pio a chiarire che appunto alle Cassiteridi apparte- nesse la Brettagna. L'affinita fra i Galli e i Britanni per lingua non meno che per istituzioni dedotta dalla grave autorita di Cesare e Tacito ci attesta bensi una cognazione etnografica fra le due popolazioni, non pero ne dimostra che ad entrambe fosse atiribuita la denominazione di galliche; il che e propriamente in primo lnngo 1' assunto delfAccademico. Troppo arrischiata e parimente la sua maniera di ragionare cola dove dice (pag. 10): cc se abbiam ve- » duto rillirio, la Germania e le Gallie essere abitate » da Celti, vuole il diritto discorso che sole colonie » celticbe partissero per via di terra a popolare le * Spagne. Le aatorita poi ci mostrano , e greche e y> latine , abitata qnella penisola da Celtiberi ecc. » Cosi parlanclo il chiarissimo erudifco confonde in uno due fatti ben distinti nella genealoaiia de' popoli , Fidentita del nome, e Fidentita delforigine. Chiun- que sia alquanto versato in questo spinoso genere di studi non pud ignorare come le stesse denominazioni etnograiiche venissero erroneamente adattate a pin i'a- miglie di popoli di ben diversa secondaria deriva- zione : cio e si notorio che gli esempi ne sarebbero «pai di puro lusso d'erudizione. E perche in oltie non ammetteremo a spiegare come venisse popolata que- sta vasta regione dell'Europa mcridionale be non una 284 LEZIONI ACCA.DEMICHK sola immigcazione di orde asiatiche le quali segui- tando la via di terra, e incalzandosi per rillirio, la Germania, le Gallie scendessero poscia daTirenei nelle Spagnc? Non e egli verosimile, anzi conforme alia tradizione monumentale (1), chc i Fenicii si ce- lebri neU'alta antichita per la loro audacia nella na- vigazione ne colonizzassero una parte? che dalla vi- cina Africa salpassero navigli e vi facessero appro- dare in diverse epoche akricoloni? Se i Celti aves- sero abitate le Spagne , come mai i Piomani non vi avrebbero scoperta una lingua alhne a quella che ave- vano in piu incontri udita nelle Gallie? mentre in- vece si contentarono di conservarci la gretta notizia che 1' Iberia era occnpata da genti diverse, e di di- versi lingnaggi, di alcuni soltanto de' quali ci lascia- rono il notue ( chi sa quanto i'edelmente?) , tacendo gli altri che aH'orecchio roniano parvero di suono insopportabile e strano? 11 gia notato paralogismo vien rinnovato dalFautore mentre soil' Italia rivolgendo le sue considerazioni esce in cjuesta proposizione (pag. i5). « Ora se noi ab- » biam veciuto che sotto il nome di Celti, non solo v i Germani ed i Galli, ma quanti altri popoli avea » Toccidente si comprendevano, ragion vuole che y> cpie'primi i cpiali da terra occuparono questo no- » stro paese siano da reputars: Celti ecc. » La qual conclusione per altro egli vuole che si accetti soltanto per larga induzione , e mirando ad un* a nti- child congetturale ed ant eisto ilea, nulla togliendo alia latitudine del dominio dei Tirreni. Ma venendo all' influenza da alcuni negata ricisa- mente, da altri a troppo alto grado portata, dell'idio- ma celtico sul latino, il Galvani, dopo alcune consi- derazioni, piega all'opinione aiTermativa, purche per lingua celtica s'intenda Tantichissima che in progresso (1) Vedi la dotta opera di Gesenius intorno alia lingua ed ai inonnmenti fenicii. D! GIOVANNI GALVANXi a8^ di tempo in piu clialeiti si trasformo e divise. Am-* messa una sillatta anteriore influenza, egli crede clie in epoche posteriori a vimutare e stabilire si la lin- gna scritta , come la parlata in Italia contribuissero le sole favelle gia ivi in uso allorche la romana in- 6ieme col dominio di Roma vi si estese e rassodo. Seguendo l'autorita di Strabone e di Tacito , non senibra potersi recare in dubbio clie le Gallic tutte parlasscro la stessa lingua, e cfuesta cornune colle isole Britannichc. Ma se il piu antico documento nell'idio- ma della b^ssa Brcttagna (nella qual provincia rimase a nostri giortii conlinato tutto cio clie dell' antico lin- gnaggio eravi nelle Gallic), se , dicesi, il piu antico monumento bretone citato da be Pelletier spetta al 14.50, per verita si ha ben debole londamento per istituire ragionaii corifrOnti col latino, sul quale al~ runi autori pretescro clie tanto valesse il celtico pri- sco idioma. Che se a questa mancanza di autentici documenti si aggiunga la strana diversita dc'significati clie al- cuni vollero attribuire alio stesso vocabolo (nella qtial cosa il signor Bullet ha varcato ogni limi'te, as- segnando alcune centiuaja di vocaboli siccome signi- ficativi della stessa idea), eonverra dire cbe si e riu- scito a dedur tutto ii latino dal celtico, con quell' e- sito felice con cui invece di provafe un assunto si viene a capo di renderlo incredibile. Che anzi, chia- mando a sussidio la storia ed i piu cliiari argomenti di ragione, non possiamo nel basso bretone ravvisare 6e non un dialetto per piu numiere corrotto e rimu- tato dall'antichissimo celtico. Allorche, infatti, poco dopo la meta del quinto secolo i liretoni fuggiaschi dalPinvasione dei Sa^soni cominciarono a migrate nel- I'Armorica, il linguaggio quivi pariato non poteva non aver sentito l" influenza romana, e qnindi non essersi cambiato d'assai dalla sua originaria natura. F.d il linguaggio dei nuovi ospiti gia alteratosi nel natio paese per I'inHuenza romana di quattro secoli do- vettc alia voha sua vie piu Irammesrolare e gnastare 286 LEZIONI ACCADEMICHE l'armorico. Invano adunque non pochi , per altro dotti ed ingegnosi scrittori, si sforzarono particolareggiando di rinvenire nel celtico Torigine di gran nuraero di voci latine; invano si argomcntarono di mostrarci viva ed indenne questa lingua nel gallese e nel basso bretone. Non per6 vuolsi escludere ogni cflicacia del celtico sul latino. Ma airincontro eTantico, e il posteriore straniero idioma ebbe su quello d" Italia un'indubi- tata influenza, specialmente sul popolare , e segnata- mentc sni dialetti della Gallia Cisalpina. E questa la sentenza dell'autore, il quale batte cosi una via in- termedia fra chi troppo ammise, e chi tutto ha vo- luto escludere a questo riguardo. A corroborare tale opinione egli ando eruditamcnte raccogliendo varie locuzioni italiane , o proprie del dialetto modenese ra":o;ua!>liandole con altrcttante del bretone che egual- mente suonano, almeno quanto alia scrittura, ed egual- mente significano. Ma questa parte della disserta- zione . che per se e la piu capace di solleticare la curiosita di quei lc2;£itori che amano la pratica espo- sizione dei fatti, e per avventura ([uella dove meno il Galvani si e lasciato scorgere dal suo dubitoso cri- terio. In primo luogo , se un vocabolo scritto d'una lingua confronta con altro vocabolo scritto di un' al- tra, non si deve pronunciare verun giudizio sulla lor derivazione quando non si sappia se Fanalogia sus- sista avuto riguardo al modo di pronunciarli. Tale av- vertenza e sommamente necessaria rispetto al celtico, mentre sappiamo che la pronuncia in alcuni dialetti del medesimo s"allontana non poco dalla scrittura. In questo caso Fanalogia e di semplice apparenza all'oc- chio, ma non rcale. Se in oltre nel bretone o nel gallese s'incontrano termini che consuonano con vo- caboli latini, o di lingue dal latino derivate, rimane a ricercarsi quale delle due lingue gli ha prestati, e quale gli ha ricevuti. Non negasi che molte dizioni toscane o modenesi si riscontrano nel celtico: ma nella oscura nozione, in cui ci lascio la deficienza dei DT GIOVANNI GAI.VANI. i»7 documenti, Bulla lingua romana rustica o provinciale, parlata in diversi dialetti nelle varie contrade dell' Eu- ropa romana, chi ci assicura che moke pretese cel- tiche voci non fossero proprie del romano popolare, e da questo passassero al celtico nella diuturna in- fluenza che i Romami, e la loro lingua esercitarono siilTaltra? Qnindi a chi vuol toccare il fondo della cosa, e non guardare la sola superHcie, simile maniera di argomentare non riesce dimostrativa: offre tutt'al piu buon dato di element! per un nuovo esame da istituirsi con altri principj. E pero, concedendo clie l'autore ha in hell" ordine discorse le principali atte- stazioni ed opinioni intorno alTinfluenza del celtico sul latino, e qnindi sidle lingne derivate, e d'uopo soggiungere ch'ei non ha avanzato cVun passo lo scio- glimento della questione: essa rimansi nello stato in cui il Galvani l*ha trovata. Le tre seguenti lezioni s*ag2;irano intorno alVori- gine della poesia ritmica e metrica, alia natura e interpretazione del carme riportato negli Atti e Mo- numenti dc fratelli Arvali di monsignor Gaetano Ma- rini, alia struttura del verso dei comici latini, e del verso senario; i quali argomenti si rischiarano a vi- cenda Fun Taltro, e porgono bella occasione di di- scutere il modo con cui venne inventata Todierna versiticazione nelle lingne derivate dalla latina e in quelle che in cio le imitarono. L^ autore considerando le lingne per riguardo alia prosodia le divide in lingne di quantitd di tempo, e in lingne (faeeento in snono, « Delia prima maniera, egli » dice, i'u ro no la greca e la latina, della seconda le » lingue che dalla latina si derivarono, per non dil- » fonderci piu del bisogrio. » Volendo attenerci a pre- cisione maggiore ci sembra che la greca antica vada collocata in una categoria mista, avendo essa avuto e quantita di sillabe e la prerogativa degli accenti, e che fra le seconde conveniva accennare la greca recente. Distinto poi, e de'.inito giusta I'autorita di piu anti- chi gramatici il metro e il ritmo (su di che per non 208 LKZIONI A.CCADEMIOBB allungarci non interterremo i lettori) egli stabilisce die la poesia ritmica era proprio quella del popolo, anzi la vera, antica e prima poesia. 11 die egli dimo- stra analizzando passo passo il carme degli Arvali, cui riduce felicissimamente in settenarj latini, traducendoli poi in altrettanti settenarj italiani, citando e ponendo in evidente misura alcuni frammenti popolari, o mi- litari conservatici da alcnni scrittori, fra i quali e la versificazione adottata nel tempo del basso impero, e piu tardi negli inni ecclesiastici, non vi e altra dif- ferenza fuorche della lingua ed ortografia piu o meao antica, agreste, o inesatta. Dalla natura istessa della poesia ritmica, medianti i suoi eguali finimenti, e dalla popolare tendenza verso le consonanze non fa difficile la via a introdurre la rima assonante, e con- sonante , che solo per accidente, o per una qualclie speciale ragione fu usata, sebbene rarissime volte, dai Latini come lo prova lo scarso nnmero dei versa an- ticlii rimati raccolti con fatica dal Quadiio. Come sempre piu venne imbarbarendosi il latino, e dimenticandosi la primitiva pronunzia, lo scrivere in versi metrici riusci opera di vie piu lungo studio lasciata ai meglio esperti e letterati. Ma la ritmica tutta propria del popolo sino da'primi tempi della romana repubbbca non venne a solfrirne: essa all'in- contro si fece ognora piu frequente, sali in onore merce i canti dei romanzatori , e da ultimo succe- dette alia metrica versificazione non adatta all* indole delle nuove lingue provenienti dalla latina. La rima italiana e dunque nata , per dir cosi, occultamente nelle non curate canzoni del vol go siccome un bisogno della struttura loro; e trovata acconcia alle ragioni delTarmonia fu conservata nelle migliori ispirazioni del genio, approvata dal giudizio del gusto, e con- dotta a certe norme. Non e quindi mestieri andar cercando da lungi Forigine della rima presso i no- sti i poeti , mentre la dobbiam ritenere siccome cosa che abbiamo ritrovata da noi stessi, ed ammettere in- sieme che le altre nazioni parlanti una lingua romanza OT GIOVANNI GVLVA.NL 389 npplicarono ai loro versi le assonanze e consonanze per raa;ioni analoghe a quelle che valsero a fade adot- tare a noi. Tale e, in breve ridotta , la dottrina del Galvani sul passaggio dalla ritmica alia metrica poesia, e sul ritorno da questa a quella, dottrina al cui sostegno assai opportune concorrono le idee da lui altrove svi- luppate sulfa natura de'primi versi latini, che i Ro- mani chiamaron versi satartliu perche a Saturno attri- buivano i primordii della loro nazione, e Satiirnio valeva presso loro quanto antiqnato, e originario. Ma come parlare di an panto, qnalunque siasi, di lette- ratnra latina senza che il pensiero trasvoli per un certo istinto scolastico a ricercare un paragone fra essa e la greca, di cni la prima altro in gran parte non e se non una felice imitazione, e spesso una co- pia? Vero e che non abbiamo, a quanto io sappia, monumenti che ci dimostrino quali fossero i primordj della ellenica versilicazione. Tuttavia chiunque eon- sideri Tarchitettata struttnra de^li esametri d' Omero e d'Esiodo, sebbene non pareggino la magistrate va- riata fluidita virgiliana, converra meco neH'ammet- tere che Tesametro dovette prima uscire incondito e rozzo dalla penna di altri poeti a noi non perve- nuti, prima di acquistare la forma elaborata e tornita che hanno in que' due antichi esemplari. Ne Tesa- metro pote venire ideato e modellato sopra un ca- none fisso prima che mille altre tentate combinazioni metriche conducessero a siffatta grave ed armoniosa successione di dattili e spondei. della quale gli epici non ritrovarono altra piu adatta alia macstosa solennita de' loro soggetti. Che anzi, in mancanza delfautorita documentale, attenendoci a quella delfesperienza la quale c'insegna da per tutto che il ritrovamento di concetti anche semplici e che parrebbero essersi do- vuti offrire ovvii al pensiero emerge come finale risultanza di parecchi laboriosi tentativi , non puo assegnarsi alia greca metrica verseggiatura un' ori- gine diversa dalla latina. Convien dire cioe che si 29P M-ZrOM ACCAttEMICHE ricercasse sul principio tin andamcnto grossolanamentc ritmico; da cui si passasse ad un accozzamento ob- bligato a certe men dillicili lea;2:i ritmiche di sillabe, e consonanze acconce alia musica ed alia danza; e da ultimo s'immaginassero i versi definiti in rigorosa misura di quantita musicale , i metrici in somma. 1 versi senarii ajutati da molte licenze , siccome quelli cbe meglio secondano Foratoria formola del pensiero, dovettero di lunga mano precedere Feta delFIliade. E se il tempo ci nascose le anterior i vestigia della greca poesia, la natura delle cose ci conferma abba- stanza nella proposta congettura, Ma a questo rignardo e da notarsi un' essenzial differenza fra t Greci e i Latini. I primi dovettero per la via di successive sperimenti, e colla guida dello squisitissimo gusto di cui eran dotati, arrivare per se soli dalla ritmica alia metrica prosodia. I secondi all" incontro , dopo essere pervenuti a un certo grado in questa letteraria car- riera colla scorta del loro m2,e2no, s'incontrarono nei tipi della greca poesia, e poterono ritrarli nella loro lingua per semplice imitazione. Da questa alFideare al- tre fogge di versificazione e di intreccio di versi non eravi se non un passo. Cbe se la poesia ritmica do- vette precedere la metrica, parmi cbe nella tanto di- battuta questione suU' indole della poesia biblica siensi meglio apposti coloro cbe la fecero consistere in un andamento di voci resiolato da facili norme di armo- nia e di certi ritorni di suoni e cadenze avvivato dallo splendore delle sublimi immagini cbe lo spirito divino dettava ai sacri scrittori. E in vero mentre dopo tanti secoli e irreparabilmente perduta la ge- nuina pronunzia degli lsraeliti, mentre sulla deter- minazione de'punti masoretici pendono si gravi con- troversie fra i dotti , io non so intendere come mai abbiano potuto mold di essi pretendere di discernere versi alia maniera greco-latina neTibri scritturali, ed assegnarne a precisione le modalita , cbe pur dipen- derebbero, se mai esistettero, dalla obbliata pronunzia. DI GIOVANNI CALVANI. 29! Del rcsto la poesia ritmica , intcndo la gretta e meno vincolata dal rigore di quelle forme che iin- brigliano la spontanea enunciazione del pensiero, pud dirsi quasi connaturale al popolo. Seguiamolo ne'pro- verbj in eerte espressioni che ha sulla bocca ogni tratto , c che s' accostano a' proverbj, e danno un earattere proprio alio stile volgare, e ci accorgeremo che esso va in traccia della rima , e delle allitera- zioni , avvisando, come infatti accade, di scolpir piu durevoli con questo mezzo nella memoria le sue idee. E di queste consonanze e si vago che per ottenerle inncsta alia frase tali vocaboli , che dove a cio non servissero, sarebbero del tutto mal impiegati ne'suoi adagi. Bene spesso si crea locuzioni di puro capriccio, prive di senso convenuto, di cui percio non sa ren- der conto, diro cosi col lessico alia mano, ma delle quali egli sente in confuso 1' opportunity, scorgendo che tornano bene per rappresentare con vivacita il concetto per cui le ha inventate. Piu d'uno avra al pari di me osservato che persone dotate di eloquenza naturale e di spedita favella agitate da veemente af- fetto prorompono talvolta in periodi a cadenza, espri- mono in ritmo la passione che li travaglia. Coi pochi cenni precedenti intorno alle Lezioni Ac- cademiche del signor Galvani ebbi soltanto l'inten- zione di darne un'idea ai leggitori, desiderando che porgano esse un'occasione di vie piu illustrare gli interessanti argomenti gia da lui con bella critica trattati. G. G. iqa PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Opere edite ed inedite dell abate Antonio Rosmini- Serbati roveretano. Fdosofia della morale, volnmi i.° e o.° e fasc. i.° e 2.0 del volume 3.° — Mi- lano, 1 837- 1 840, tipografia e libreria Pogliani, in 8°, prezzo del due volumi ital. L. 14, 5c, del due fa- scicoll L. 3, 40. J_ja scienza della morale fa sempre agitata fra questi contini: od ebbe a principio il senso e fu epi- curea , ovveramente s'incardino sulla l'agione e di- venne tal fiata trascendentale. Infinite altre scuole di mezzo a queste sorgendo, afTaticarono di temperarle , ma indarno: senso e raoiione furono e saranno sem- pre in contrasto: i razionalisti diranno sempre ai sen- sisti di qualunque specie e' sieno: voi siete epicurei: e di contro questi a quelli diranno: voi vi erigete in moralisti tirannici e invidiosi dell' nmana feliciia. In questo si compendia la storia tutta della morale : guerre senza fine ad ogni eta da Platone contro Epi- curo fino a Rosmini conti'o Gioja. Per buona Ventura la morale pratica nella massa degli uomini di rado si lascia imporre dalla morale speculativa: senza di cio la pubblica moralita nel mezzo a tanta procella di contrarie opinioni avrebbe le mille volte patito naufragio. Non dessi creder per questo die da noi si voglia spargere un amaro scetticismo sulla scienza della mo- rale: ma quando guai'diamo alia poca stabilita ch' ella prese nel corso di oltre a venti secoli, il molto danno che le sue dispute apportarono alia classe de* piu il- luminati , e il poco avvantaggio che all' ultimo se ne 0PERK JbDITK ED INEDITE eCC. 39$ potrebbe sperare, per poco siamo portati a dire, che lora stato assai meglio non aver mai cercate le basi tli una morale speculativa. L'uomo sarebbe egli forse meno morale? II fatto appalesa l'opposto. II dovere della moralita e piu di sentimento clie d'intelletto, e nulla grande famiglia degli umani e piccolo estre- inamente il nurnero di quelli cli' abbian detto a se stessi: non vogliamo esser morali, se pria non ci si mostra onde prov-iene questo nostro dovere. Laonde come sapremmo buonissimo grado a cbi per mezzo di un trattato, qual tuttavia si desidera, tracciasse le vie della pratica morale; cosi a chi manda fuori un novcllo sistema teoretico si potra sempre ricor- dare eke dopo tante fatiche noi ci troviamo ancor da principio. Ecco un motivo pel (piale s'avrebbero a stimar benemeriti que" nlosoli clie tutta la lilosofia divisaudo in teoretica e morale, indicarono il biso^no di levare da questa tutte le speculative discussioni che son proprie di quella: perciocche la morale e in questo somigliante alia fedc: quistionata in teoria, in pralica si addebolisce. Forse 1'umano intelletto potra un giorno conquistare la cognizione di cui vanamente fino a questo pimto fu in traccia, ma forse anco do- vra soll'ermarsi alia sentenza delTAli^lueri : State contente umane genti al quia. Pigliando frattanto le cose non quali si vorrebbero, ma quali sono, dopo i gia noti cinquanta sistemi di morale , ci si presenta ora Tabate Antonio Rosmini- Serbati col cinquantesimo primo edilicato sulla rovina degli altri tutti. L'impresa di vero e grande, ma grande non meno di lei si e pur anco Tautore : qua- lunque in sno luogo si presentasse dicendo: molti de' grandi nlosoli disconobbero il vero, pochissimi l'lianno mtravveduto, ma sol io pienamente lo rag- giunsi: qualunque, diciamo, favellasse di questa guisa s'avrebbe la taccia non ch' altro di oriroalio; ma il Kosmini e si potente nella sua scienza da essere ono- rato e istudiato anche da chi per avventura non si 2C)4 OPEUE EDITE ED 1NEDITE acquieta de' suoi principj. Havvi dunque il prezzo dell' opera in vedere come il grande metalisico isvi- Juppi codesta materia sempre aggirandosi sulF unico perno ch'egli statuiva a fondamento d'ogni suo filo- sofare, vogliam dire, Yessere idcale. II perche ver- rerao esponendo primamente la teoria del chiarissimo autore , quale ci fa dato di raccorla , c quindi toc- cheremo di que' pregi e di quelle mende che parve a noi riscontrarvi: il tutto senza entusiasmo o li- vore, quorum caussas, diremo con Tacito , procul hubemus. La rilosofta rosminiana s' incardina tutta sul prin- cipio delYessere ideule. Noi possiamo pensar l'ente in modo universale, possiamo cioe, qualvolta ne piace, rivolgere Fattenzione esclusivamente alia qualita che a tutte le cose e comune. L' idea pura dell es sere e spoglia di ogni altra idea , non e un' immagine sen- sibile, non discende per nulla dalla sussistenza delle cose, abhraccia la semplice possibilita ed e il fonda- mento d'ogni umano pensiero: se togliete da U' idea complessa di un oggetto le qualita meno comuni , sempre vi rimarra per ultima Yesisle/iza, ma se le- vate pur questa nulla piu vi rimane, il pensiero e spento, ogni altra idea vi e resa impossibile. L' idea deWessere, prima, innata, sovrana indestruttibde del mondo intellettuale, non proviene dalle corpoiee sen- sazioni , non dal sentimento della propria esistenza , non dalla riflessione come pretese Locke , non co- mincia all" atto della percezione , non emana da noi 6tessi, ma si veramente e ingenita nello spirito no- stro. Abbenc.he dalla piu parte degli uomini non av- vertita per tale, essa nondimeno precede ogni men- tale operazione , anzi ne costituisce quasi l'ossatura. Come 1" occhio guardando i varj colori non bada al lunie pel quale vede le cose, cosi, dice S. ]3ona Ven- tura , la mente occupata negli enti particolari non vede F ente stesso fuor d" ogni ii,enere. Vero lurne della mente e Yessere ideale, fonte di tutte cognizioni e di tutti raziocinj , senso intellettuale che sta innanzi dell' a. a. kosmini-serbati. 2()b a qualunque giudizio. Questo essere ideale e una co- tale entita di genere affatto peculiare , che non si puo confondere collo spirito, ma senza di cui Io spi- rito non potrebbe nullamente agire; che si distingue dai corpi sebbene questi senza di lui non possano venir conosciuti ; che non appartiene alia classe dei sentimenti, quantunque non altri che pure egli stesso li faccia avvertire. Quest' idea non atferma e non niega, ma solo costituisce la possibility dell'atfermare e niegare ; non impera assenso o dissenso , ma come un pnro fatto ci sta del continuo presente : non si puo definite ma esiste: esiste perclie e un fatto, per- clie e il lume dello spirito e niente piu del lume esser puo chiaro. Spegnete questo lume ed ecco l'uo- mo privo di ragione, cad u to nelle tenebre, un bruto. Ma spegnere nol potete perclie brilla sempre vostro buono o mal grado alia mente: esso non mai lascia T uomo perclie senza di lui non sarebbe piu uomo: esso non e Dio, ma non pertanto e iuiinito , neces- sario , iinmutabile, eterno : non e Dio, ma certamente un' apparenza , un raggio di Dio , e se a noi si sve- lasse la divina essenza , il vedremmo senza dubbio identilicarsi con lei. Ecco i principj della metatisica rosminiana, che noi dovemmo brevemente accennare sendo essi la prima base pur anco della morale che abbiamo sotto lo sguardo. Come dunque dalF essere Ideale puo scaturire la scienza dell'etica? In qual guisa questo lume che, legislatore intellettuale, asserisce l'esistenza delle cose, addiviene legislatore morale giudicandole o buone o malvage? Per quale segreta metamorf'osi Yidea del- l essere puo trasformarsi in quella del bene:' Vorra certo parere strano, Tautore confessa, che avendo noi l'idea dell' essere , possiamo con essa sola intendere che cosa sia il bene morale, non si scorgendo a prima vista rapporto alcuno fra loro; ma sara mio dovere avvicinare due cose che pajono si lontane. — La legge morale che cosa e ella finalmente se non se una no- zione dell' intelletto pel cui mezzo si statuisce il i^6 OPERE EDITE ED INEDITE giudizio della moralita delle azioni ? E i giudizj non provengono tutti dalfidea dell'essere? Non sara dun- que inipossibile quanto venne annunciato. A questo effetto c mestieri aazi tutto iscoprire clie cosa vera- mente si debba intender per bene. — II senso comune degli uomini ci asseeura che bene deve chiamarsi tutto quanto viene appetito, e consiste in quella relazione che alia facolta di appetire hanno le cose. In questa delinizione del bene si ravvisano di necessita due elementi, la perfezione cioe di cui si gode, e il godimento istesso. Queste due parti, benche facili a confondersi nel pensiero, sono pero distinte in realta, ne fonder si ponno mai, ne scambiare fra loro: ogni perfezione per esser tale domanda un senso, un qual- cosa che l'appetisca, e se questo mancasse non ri- marrebbe ne meno il concetto di perfezione. D'akra parte anche il senso, Tappetito , il godimento, come voglia chiamarsi, non puo stare senza la relativa ma- teria sentita, appetita, goduta. 11 perche godimento e perfezione son tali elementi del bene che mentre non si posson confondere, hanno cio non pertanto un legame, L'ono chiama l'altro, Tidea di questo rinserra per necessita Tidea di quello: nascono coetanei , ma con ordine fra loro immutabile: la perfezione e prin- cipio generatore , laddove il godimento e generate Non di meno, abbenche le perfezioni delle cose s'ab- biano sempre un segreto rapporto coll'' appetito, so- glionsi tuttavia considerare dalfintelletto come stanti per se, e affatto spoglie di quel rapporto; perciocche e legge dell' intelletto — il dimenticare od almanco non avvertire cio che egli stesso in origine ha posto nella foimazione de"proprj conretti, ed il ritenerli in istato sintetico a guisa di formola o cifra verilicata. — Compita Tanalisi di questi elementi del bene, una ricerca ne si presenta: come giunse I'uomo a formarsi Tidea di perfezione? Eccone in brevi conlini la ri- sposta. L' uomo osservo che nel suo corpo lo stato piacevole o doloroso si riferisce ad una certa dispo- 6izione di parti, ad un ordine, cui risponde Tattuale BELL' A. A, ROSiMINI-SERBATI. 2()J sensazione: e (juest' ordine il considero come la sua propria perfezione: ripete cpiesta osservazione sopra gli altri esseri animati o inanimati della natura , e dove scopri ordine scopri ancora stato perfetto. In questo modo si compose per ciascuna cosa il concetto del suo ordine intrinseco, e cpiesto ritenne qua! tipo 0 criterio, secondo il quale statuire i gradi di sua bonta ; di questo si compiacque come di cosa buona e be! la in se stessa, e poco a poco aduso rintelletto a riconoscervi un bene. Ecco cio ch' ogni uomo espe- rimenta in se medesimo, ecco la voce del senso co- inune: ogni obbietto reale pud trovarsi in istati di- versi, uno de" quali, mediante il rapporto del senso, e trascelto dalla mente come tipo di perfezione: que- sto tipo e costituko dall' ordine, e quest' ordine da mold dementi, ma da\V essenza in modo principale. 1 pregi infatti e le qualita delle cose non sono da ultimo che altrettanti gradi ascendenti della loro en- litd, come i difetti ne sono i discendenti. Non si ap- ponevano dunque gli antichi allora quando pronun- ciavano , che ogni cosa e buona in quanto e , ed in quanto non e, mala. 11 bene percio s' immedesima coll' essere , e Vessere istesso considerato nel suo or- dine: il bene, in una parola, e Fessere sentito in rapporto coirintelligenza. Di che procede che ognuno conosce la perfezione di qualche natura quando ne conosce V ordine o i gradi delfesistenza, perciocche la cognizione dell" essere d'una cosa rinchiude altresi la cognizione della di lei bonta: eppero Video, del- Vessere e veramente la regola onde il bene si puo scoprire. In simil guisa l1 autore e giunto a legare i suoi principj di morale con quelli del Nuovo sagglo, anzi a renderli una legittima conseguenza , un sem- plice corollario. Chiarita fino a questo punto Tidea del bene, siamo tuttavia lontaui da quella del bene morale : non fu per anco dimostro come Vessere idealc serva pratica- mente di regola a scernere il giusto dall" ingiusto e dalF inonesto fonesto. Non pcrtanto c" si vede come Bill. hal. T. ^CVL 20 2t)8 OPEKK EDITE EU IN EDIT E il 6in qui ragionato serva di fondameuto a qucllo die limane; imperciocche non essendo il bone morale die pur una specie di bene, potremo a quello applicare tutto cio che di questo abbiam dimostrato. Or ecco precisata la vera essenza del bene morale. Ha 1' iiomo in se stesso due facolta fondamentali , senso e intcl- letlo, che in maniera diversa percepiscon le cose, ed alle quali si riportano due specie di beni ugualmente fra loro diversi. 11 senso e fontc di un bene, sogget- tivo , cioe sensibile e goduto in particolare dal sog- getto che lo percepisce: dairintelletto deriva un bene oggettivo, sem pi icemen te intuito e pensato, che l'uomo non considera a se pertinente, ma fuori di se. Gui- dato dal primo egli cerca puramente di satisfare a se stesso, obbedisce all'istinto, nulla fa ancor di morale, resta nel cerchio dell' amor proprio e dell' egoismo . non ha in vista il bene altrui, non si leva ad along nobil concetto, egli in breve e schiavo del scnso: ma tutto alFopposto guidato dal bene oggettivo, tieu Hsso il guardo all" iutelligenza, concepisce tutti i beni in se stessi, ne considera la natura. ne pesa il valore, e tutto senza interesse, per un atto mentale, per na- turale esercizio di rettitudine. 11 bene soggettivo serve di fondaniento alia scienza del I a felicita chiamata en- dcmonologla , 1' oggettivo per lo contrario costituisce il vero bene morale, il principio dell' eiica para, scienza nobile e sublime che molto dalT antecedente si diffeienzia, sebbene con essa il Bentbam, Elvezio, Gioja, Romagnosi ed altri assai P abbiano falsamente confusa : con quella si cerca 1" utile , con questa il morale, coll' una si ama solo se stessi, coll' altra il bene in se medesimo : dal!' una parte regna fistinto che spinge al diletto, dall' altra ia ragione che indice moralita. E dunque a bastaute palese che il bene mo- rale non puo trovarsi al di fuori di un bene og- gettivo. Ma qui non e tutto ancora : linche il bene e me- lamente dalla intelligenza intuito. esso e nulla pita che un* idea necessaria bensi , ma sterile pel soggetto dell" a. a. nosiMiNi-SEiuUTi. 299 che la possiede, ne potra mai pigliar natura cli ben morale fine- a clie noa vi abbia parte la volonta, fino a clie oltre all1 essere conosciuto non sia pur anche voluto. Solo per mezzo tlella volonta il soggetto in- telligente adcliviene Fautore delle proprie azioni , senza di questa i fenomeni tutti che accadono in lui non sono suoi; egli e come la scena ove attori stra- nieri e sconosciuti rappresentano un dramma al epiale assiste unicamente in qualita di semplice spettatore. Poiche dunque F uomo vede il bene solo intelletti- vamente, e F intelligenza non puo agire se non de- terminata dalla volonta, e forza derivarne che il bene morale altro non sia fuor solamente il bene oggcttivo dall latellctto contemplato e voluto dalla volonta ; ma il bene oggettivo e costituito dall1 essere , F essere poi ha T ordine per carattere primitive : piega dun- que la volonta all' essere secondo F ordine suo , ed ecco tu sei morale. Per mezzo di quest' ordine ap- prenderai cbe degli esseri altri hanno in se la ra- gione di fine, altri 1" hanno di mezzo, quell i chia- mansi persone , e questi cose : che la volonta dee tendere ai prima, non sotlermarsi ai second i, agli es- seri intelligent i, non punto agli irrazionali. Per mezzo di quest' ordine troverai finalmente che le persone hanno in se stesse la dignita di fine a motivo di quell' inlinito, assoluto, dtviuo elemeuto ( l'essere ) che contengono, al quale dee la volonta per esser buona tendere del continuo siccome all' ultimo punto d' ogui suo movimento , d" ogni suo amore , d' ogni suo desiderio. L' atto dunqae moralmeute buono si riassume in questo : volet' F essere perche F essere e bene. Ma come poi si produce egli quest' atto? Qual n' e l'ori- gine e la natura? In qual modo la volonta rimane , in quest1 atto, libera e per cio stesso ras;ionevole? Pon- gasi innanzi tutto che la volonta e una potenza at^ tiva , giusta la quale l'uomo opera non gia stimolato dall' istinto o dalla inebnazione , ma si dietro gli obbietti della sua menle , con vera cosnizionc e aCQ Ol'EUE ED1TK ED 1NEDITE secondo i motivi die ha prima contemplati. 11 pcrche onde r uomo voglia, fa mestieri che prima conosca e conosca non per deliberazione , ma si direttamente e quasi istintivamente; ed e solo previa una tale co- gnizione, cli' egli pud deliberate, scegliere e quintli volere, come signiiica V adagio della scuola: voluntas non fcrtnr in incognitum. Siccome poi 1" atto del vo- lere nou e all' ultimo che na affissarsi alia cosa vo- luta, e im tale ajjissarsi torna il medesimo quanto il rifleuvre sovr' essa, ne deriva clie 1" atto volontario si risolve in un atto di riflessione clie assente alia cosa contemplata , la riconosce per buona , 1' appeti- sce, la vuole. Mostrato cosi il nodo clie lega la vo- lonta al mondo intellettuale, liassi a rintraccinrne un altro che la metta in rapporto col reale e scnsibile : e cpiesto secondo nodo e Yamore. Tutte le azioni vo- lontarie son consumate dall' uomo per questo che le ama a preferenza delle altre; perciocche se altre mag- giormente ne amasse, quelle senza dubbio farebbe. Un tale amore e tutto pratico , particolare , attuale, acuto si ma istantaneo , non speculativo, non abi- tuale, in breve non ogni amore: egli sorge , fermenta , invigorisce , vien gigante , move le potenze opera- trici, e queste consuman l'azione: il tutto pero tal- volta colla rapidita del baleno , in solo un istante , come neir Alighieri ebbe a dire Francesca da Rimini: E solo un panto fa qael die ci iinse. Ouando un tale amore non si potesse piu vinrere F uomo produrrebbe necessariainente l'azione, piu li- bero nou sarebbe , o me2;lio , la sua liberta non avrebbe piu campo a esercitarsi : egli e libero sui proprj affetti, libero di amare o non amare le azioni, ma dato ch' ei le ami, puo esscre di necessita por- tato a compirle. Non di meno andrebbe assai lunge dal vero chi reputasse la liberta umana ristretta uni- camente air immcdiato domiuio degli affetti : havvi un* operazione dello spirito che gli affetti precede, e che per conseguente e prima radice di liberta, vuommi t»ell" a. k. kosmixi-seiib.yt-i. 3ot dive quel giadizio, quclla siima pratica fatta sui pregi c sull'amabilita dclle azioni. La stima pratica e Log- getto primo e immcdiato dell' umana liberta ; imper- ciocche la volonta si ve'de innanzi le idee delle cose semplici e fredde , non operand su lei, per mezzo della riflessione lc contempla onde riconoscerne o di- sconoscerne i pregi-, e in qucsto volgcrsi a contem- plarlc , in qucsto moto primitivo consiste la liberta. Se la volonta e buona , cioe non mossa da fine se- condario e da istinto perverso , cerca di vedere le cose come sono, cerca la loro verita, il loro bene, o clie e lo stcsso , tutto il loro essere : quando poi la volonta sia malvagia, vi cerca il disordine, il di- fctto, 1' crrore, vi cerca lo incitamento clie risponde al tristo suo fine. E si noti clie tal fiata la riflessione della volonta puo avere tanta efficacia da creare nella cosa contcmplata difetti clie non vi banno . quando la voglia odiare, c pregi di cui manca, s'ella vuole amarla ad ogui patto. La volonta e dunque libera sola ncl dirigcre la sua riflessione ; puo conoscerc lc cose clie ha nclla mcnie, e le puo anclie misco- noscere: nel primo caso e buona, mala ncl secondo. E raccogliendo lc cose lino a qucsto panto discorsc, onde un* azione sia moralmente buona o cattiva fa d' uopo: i.° clie lo spirito abbia la cognizione diretta ; 2.0 che la volonta vi si affissi per riconoscerla (bene), ovvero per alterarla (male); 3.° clie da tale rifles- sione volontaria proccda un giadizio o stima pratica sulV amabilita della cosa; OPERE FDITF. ED INEDITK II die se o molti parra ben fatto, ad altri pero non vorra troppo contentare, e indispettiti al vedere 1111 trattato filosolico tramutarsi in teologia, metteranno da parte il libro dicendo: questo non spetta a noi. E per verita siccome in obbietti clisputabili non si ponno mai riportare le divine autorita senza il grave pericolo che pur queste vengano dai meno scliivi fatte sea;no a disquisizioni indiscrete, noi ritcniamo die il rimanersene fora stato per avventura assai meglio; altrimenti avverra che i seguitatori di op- posti sistemi frugando anch' essi nelle carte divine le citeranno a dritto ed a traverso con danno im- menso delle religiose credenzc. Noi, fa mestieri il dirlo, non sianio ancor giunti al segno da poter fon- dere insieme filosona e religione, le menti ne sono anzi di gran tratto lontane: non distruggiamo adnncpic la linea clie serve di confine tra questa e qnella , tra la certezza e la quistione: non perrnettiamo che la potenza delL'una invada il territorio dell'altra: si qnistioni da filosofi, ma da cristiani si creda. Escludendo poi dalla morale il soggetto, il Rosmini fu portato a eliminare i doveri che ha l'liomo indivi- dnalmente verso se stesso, cosa, a quanto ne sappiamo, da nessuno prima d'ora tentata. Andarono veramentc errati quei moralisti che ai doveri individual ridu- cendo tutta la morale si fecero apostoli del pin ver- gognoso egoismo; ma e egli necessario per questo di- strn^gorli alFatto? Che si debba proprio d'nn salto pas- sarc dal tutto al nulla? Che non v" abbia un luogo mediano fra il cielo e l'abisso? Abbenche sia questa un' illazione che legittima discende dai collocati priii- cipj, noi temiamo forte che dai phi voglia essere dis- approvata, non solo perche sempre e tutti insegnarono che tre veramente sono le categorie degli umani do- veri, ma si anche perche nessuno qur.ndo conserva e perfeziona se stesso pno agevolmente pcrsuadersi di avere in mira tutta l'umanita in generale, piii presto che se medesimo in modo particolare. L'opinione, la 60cieta, le leggi, il linguaggio, feducazione hanno tracciato un liinite fra YIo ed il Tu, fra viiei diritti e PELL' A. A. ROSMINI-SFKBATI. 3C"9 dlrud dell'urnanitd, fra doveri publlci e dovcrh privet ti : e se questo limite potesse anchc levarsi , che noi nori crediamo, cio porterebl)e un colpo troppo forte atl* interior^ sentimento, una troppo grande confu- sione all'ordine civile e morale, un compiuto sconvol- gimento di idee. La ([ual cosa addiviene tanto mag- giormente spiriosa pel sostegno che l'autore, giusta il suo costume , la voile cercare nelle bibliehe in- spirazioni. Egli in fatti sostieue che nel precetto: ama il prossimo tuo come te stesso; il te stesso non punto costituisce un precetto, ma solo un termine di confronto, un mezzo a conoscere cio che alia per- sona umana, concepita in astratto, dee farsi. Nel che altri noteranno forse troppa liberta nell' interpreta- zione dell'evangelico testo, altri porranno avanti la natnra umana di soverchio avvilita negli individni, e non manchera perlino chi infastidito da tanta sot- tigliezza vedra con cio resa nnlla e impossible la morale nell'atto istesso che vuolsi oltre misura no- bilitare. Quanto a noi, se ci e permesso Tentrare in si grave materia, ecco ricisamente il nostro pensiero. 11 te stesso e senza dulibio Yescmpio sid quale dob- biaino a mare gli iwrnini, ma per epiesto appunto ab- braccia un precetto; imperciocche qual esempio sa- rebbe esso mai qualvolta aver non dovesse tanto valore almeno quanto la copia che se ne trae? L'a- niore di se medesimi e un precetto ingenito dalla natnra, e impossibile non sentirlo, eppero colui che venne a illuminar le carte non ne fece parola; ma siccome questo amore individuale potrebbe sovver- chiare gli altrui diritti, cosi diss' egli: quanto ami te stesso (per natura), tanto gli altri ama (per giu- stizia). Ne vogliasi opporre: tutta la legge incardi- narsi ne' due precetti , amore d" Iddio e amore de' prossimi, non potersi arrogere un terzo quando ne tacque la divina legislazione , e quindi nella parola prossimo doversi rinchiudere di necessita non pur Tuomo universale, ma si anche l'uonio individuo ; imperciocche nel fare codesta opposizione mal si 1110- strcrebbe eonoscere il linguaggio scritttuale. presso OlO OPERE EDITE EU INEDITE cui si veggono i due precetti stringcrsi in utio, e Ultra la legge ridursi quando all'aniore inverso Dio, e quando a quello inverso a' prossimi. Ora a quella guisa clie sendo in ultimo un solo il precetto, Pamore, (piesto in due si partisce rispetto a Dio ed all'uomo, cosi nulla impedisce clie quest' ultimo venga pure in altri due suddiviso secondoche si riporta alia persona nmana in particolare, ovveramente in genere a tutte le altre umanc persone. Ma Fautore a line di accordare il suo principle colle dottrine dell'Evangelio risguardo il vocabolo prossimo un po'troppo in astratto e videvi rinchiusa tutta Fumana natura, diffingendo le tristi con- seguenze clie da cio potrebbero derivare. Poiche , lasciando anche a parte che nelle divine scritture il prossimo non ha gia un astratto signilicato, ma si veramente pratico e concreto al segno che talvolta e surrogato dalle parole amico e frafcllo, da questa teoria discenderebbe che ogni uomo prossimo sarebbe a se medesimo, anzi il primo prossimo: e quindi non egoismo che non fosse morale, non amor pro- prio che non si potesse reputare benevolo sentimento. La triplice divisione de«;li umani doveri non hassi poi a distruggere anco perche voluta dalle altre scienze aflini alia morale: senza di quella per verita c quasi impossibile che non sorgano collisioni. 11 Rosmini istesso, il Rosmini si acuto e si potente in lo^ica dovra tal iiata sentir l'eftetto della sua distru- zione. Ci sia permesso di portai'e per un istante lo sguardo sopra altro profondissimo di lui scritto, La Societd ed il suo fine. Vuolsi ivi, fra gli altri assunti addimostrare che 1' abolizione degli ordini religiosi negli ultimi tempi accaduta si oppone ai diritti in- dividuali dell' uomo. Niente piu giusto ed insieme piu agevole a chiarirsi per chi riconosca doveri e diritti rispetto all' uomo individuo; ma come potra venirci a capo il nostro filosofo dopo aver detto: la morale c' impone di volere il bene alia natura umana ovunque la troviamo , sia in noi, sia in altri: que- sta e legge comune senza preminenza, YIo soggetto non c che un senso il quale m'inscgua come debbo DELL A, A. ROSAUNI-SEKB.Vri. Oil trattare gli altri uomini? Come egli si argoinenti di giungervi noa puo qui essere esposto, ma basti il notare che in ultimo si trova costretto a scrivere : e ingiusto lo scacciare dai loro paciiici ritiri uomini dati alia conteiuplazione di cose celesti, perche questi sono individui clie hanno diritto a cercare il pro- prio appagamento morale, e quaiuCanche 11011 influis- scro alia pubbhca fclicitd, essi, die e piu, la forme- rcbbero in se mcdesimi. Come puo egli cio darsi? Ove si perdc la legge commie senza preminenza, quando e lecito preferire la propria alia pubblica febcita ? Si puo egli dire in questo caso clie Via serva uni- camente di regola, mezzo od esempio a conoscere come s' hanno a trattare gli altri ? II contrasto si fa palese a bastante. ne poteva noa palesarsi. Quesli sono dubbj clie ne si porsero alia mente risguardo alcuni pensieri particolari. ma mi altro ne ai)biamo relativo alia base su cui tutta 1' opera si imulamenta, e qui alia ricisa lo verrcmo esponendo quale il sentiamo dentro da not. 11 principio della morale rosminiana e Ycssere ideate deiruomo intuito: questo e an lume di verita cbe fa conoscere il bene, e legislatore supremo della morale, necessario, im- mntabile, eterno. divino, ma non percio puo dirsi Dio. Dio e un cute reale a cui siamo condotti dal- V essere ideale, o cio che torna lo stesso, oltre Dio havvi un divino che a lui ci scorge. Qui e dove l'autore s'innalza alle regioni trascendentali e stanca Fintelletto che il segue nel suo rapido volo. Come in vero concepire un essere, pongasi pure ideale quanto si voglia, un essere, dico, necessario, immu- tabile, eterno e divino il quale non per tanto non sia Dio? Puo cgli prima di tutfo credersi che tanti infiniti attributi si congiungano insieme pee formare nulla piu che un essere ideale? E egli possibile inir maginarsi che tali proprieta non debbano costituire un nbbietto reale? Chi potrebbe allora impedirne il Rubbio che Dio stesso non sia pur esso clie un'idea? Ammetteremo dunque due Dei. reale questo e quello ulcale c m simil guisa distniggerli entrambi ? A 3l2 OrERE EDITK ED INED1TE dilungare si terribili conseguenze e d'uopo che Yes* sere ideale, quale dal Rosmini e collocato, si rii'onda in Dio stesso, che questo lume della mente non sia pur altro alia fine che una manifestazione della sua volonta. Giunti che siamo a questo, la ragione si attuta, e ne sembra di toccare un porto sicuro ; ma a questo porto noi giungemmo di solo nostro inci- tamento e contro il desiderio dell'autore, che piglia anzi quanto piu puote del largo onde non cadere nella sentenza di Malebranche gia da lui confutata , cioe la legge morale risolversi nell' ordine da Dio voluto. Questa sentenza non di meno assorbc, quasi fummo per dire, la formola del Rosmini, e svela apertamente come torni disagevole, dopo avere scrol- lati i principj tutti che in fatto di morale i piu ce- lebrati iiloson meditarono, sollevarne un ultimo che tenga la vece di tutti, e non per tanto in veruu altro si risolva. L' ajuto poi ch' egli trae dalla rive- lazione e si poco a lui solo opportuno, che anzi tutti i sistemi razionali v' hanno o ponno avervi la base; imperciocche il Lex tua Veritas favorisce in egual modo Platone, Wollaston, Cousin e cent' altri. Chi non vede come nessun principio di morale puo conformarsi al Cristianesimo qualora non diparta dalla verita e da un lurne che brilla continuo sulla mente dell'uomo? Chi non sa che appunto per le sue dot- trine razionali Platone fu quasi tenuto divinamente illuminato, e ne" primi secoli da* cristiani quasi su- blimato agli onori delFaltare? Se il Rosmini avesse rinvenuto nelle sagre carte un passo che decisamente sostenesse la sua teoria delVessere ideale, avrebbe fatto il suo sistema esclusivamente cristiano, ma senza di cio avrebbe forse meglio avvisato, giova il ri- dirlo, col rimanersi dall' u&o frequente delle divine autorita. Bene in vero scorgiamo in questi principj l'etica sceverata dalla eudemonologia , la scienza cioe del bene dalla scienza della felicita che spesso furono tra di loro confuse: altra cosa in ellerto e il pro- porsi d'esser morali, ed altra quella d' esser felici. DELL A. A. KOSJUNI-SEKBATI. Ol3 Non di ineno e senipre a tcmersi die lo staccare all'atto questa da quella riesca troppo discordante e contrario airuniana natura, la quale se tende per se medesima alia verita, tende pero senza dubbio anche ad uno stato felice. Sono queste due tendenze inge- nite e primitive di cui non sa 1'uomo rendere a se medesimo ragione, ma che egli suo bnono o mal- grado sente , ed a eui non puo tenersi dall'obbedire. Non si domandi percio se Tuomo cercando d' esser felice adoperi nell* istesso tempo d' esser morale, e nemmanco viceversa se lo stato morale possa tener liiogo dello stato felice; poiche di questa guisa Tuna delle due tendenze verrebbe eliminata o nell' altra rinchiusa: il rilevante sta in cid se esse debbano escludersi necessariamente, se il bene e la felicita non si possano dare amicamente la niano , entrambe servir di conserva all* ultimo fine dell' uomo. Noi crediamo che si: potremmo per avventura apporci in fallo, ma in questa concordanza reputiamo consistere lo scabro e 1' importance della scienza morale: il bene e 1' utile hanno a riguardarsi come due linee con- vergent clie riescono con varia inclinazione ad un medesimo punto. 11 perche se infrenando V amor di parti to non si rintraccia l'malmente una salutarc com- posizione , in luogo di raggiungere il vero, all'appa- rire di ogni scritto su questa materia noi non fac- ciamo cbe indietreggiare d' un altro passo. Errarono per certo ( e chi noi vede ? ) gli economici , gli uti- litarj e simiglianti clie sguardando alia sola felicita sdimenticarono qual pin qual meno, ed anche affat- tamente l'imperativo morale; ma non sapremmo poi ilith in simili argomenti, die 11011 va disgiunta dalla dote d'lin ta- lento e d\uia prontezza d'immaginazione veramente stra- ordinarj. Allora fu clie io gli proposi di trovare un nuovo ordigno migliore degli esposti da altri , ed applicable ad una barca per navigare contro corrente sui nostri navigU e flumi piii rapidi senza bisogno di dover ricorrere all uso dei punti fissi di appoggio simili alle ancore ed alle corde o catene legate in terra , sulla sponda o sul fondo degli stessi navigli e fiumi proposte da ultimo in Francia, mas- sime sul Rodano , coi loro cosi detti aqua-moteurs ( V. Bar- rois. Theorie des bateaux aqua-moteurs. Lille 1826). II Tor- ch i suddetto concepi sulf istante 1 idea della sua bar- cbetta col carro semovente e scorrevole sulla sponda del canale per far rimontare contro la corrente f intero sistema mosso dalla forza della corrente istessa. Maturata da lui questa prima idea, dopo due o tre giorni presento un pic- colo ed info rm e modello in legno dell1 ordigno consistente i.° in un battelletto munito in prua della sua ruota idrau- lica a palmette e sostenuto cla quattro rotelle per rea- derlo facilmente mobile colla mano sopra il piano di una tavola o di un pavimento quahvUque; 2° in on carrettn a quattro ruote movibile pute sopra altro piano rappre- sentante quello della cosi detta s trad a dellalzaja od an- zana (clie si trova sempre di fianco ad un canale o liume navigabile per Tattiraglio delle barcbe colla forza animale degli nomini o dei cavalli secondo il barbaro sistema or- dinario in uso fra di noi ed aU'estero). Secondo il Torchi poi la conuessione della barcbetta al carro semovente di fianco si opera va e produceva per via di uu sistema sem- plicissimo di rotelle dentate e di carrucole accavalcate da una corda perpetua o da una catenella senza fine incro- ciccliiata; talcbe questo ordigno era veramente atto a ri- montar le correnti de*1 nostri canali e fmmi navigabili; ma, com1 era facile a prevedersi ed ancl^io fin d1 allora giudicai, il suo movimento si sarebbe eflcttuato in pratica con si poca velocita da non essere giammai conveniente, ne saificieiite come inotore nemmeno delle barcbe vuote ascendenti sui AD USO DI BflCOTORE. D25 irnniaginata dapprima a Trieste e poscia dairinglese Erickson riproposta ccl applieata con buon successo sui canali e fiunii navigabili di sezione assai ristretta, nostri navigli e finmi in sostituzione della forza del cavallo o del vapore. Di qui e clie argomentandosi anche dallesito felice d"1 un primo esperiinento , eseguito in piccolo con una barchetta di qualcbe piede in lunghezza, collegata col suo corrispondente carro per rimontare la corrente del ri- gagnolo d^acqua d'irrigazione, situato nel giardino d< casa Melzi presso P I. R. Zecca di Milano ( Vedi la suddetta Appendice della Gazzetta di Milano del giorno i5 gennajo 1 835 ) , non era punto sperabile di ottenere alcun vantng- gio per la pratica navigazione in grande sui nostri canali o navigli di Lombardia. Altri in vece mirando piuttosto ad incoraggiare ed onorare il talento meccanico del Torcbi, vol- lero profit tare di qnelP occasions per far ripetere, se non al- tro, in grande il suddetto esperimento gia rinscito benissiuio in piccolo, e cio fors1 anclie afline di togliere pgni dubbio dalla mente e confermare la realta dell 'effetto meccanico in atto pratico del congegno automotore del Torclii, tal quale la teoria ed il semplice raziocinio degF intelligent! e delle persone dell" arte lo facevano gia palese. Fu adnn- que allora fatta costruire in Milano per conto d una so- cieta di soscrittori azionisti e protettori del Torcbi una grande ruota idraulica da applicarsi all azione della corrente d^acqua in poppa di una barca delle piu grandi dimensioni usate sui nostri navigli, non cbe il corrispondente carro movibile snlla strada anzana, e quindi in un dato giorno delf anno 1 835 venne dopo varj esperimenti preliminari pubblicamente esperimentato alia presenza del Serenissimo Principe Vicere questo nuovo motore delle bardie vuote contro corrente, sopra il tronco rettiliueo di Naviglio grande cbe si stende da Gaggiano a Castelletto di Abbiategrasso. Qnalcbe efletto di movimento ascendente del sistema, merce di queiringegnoso meccanismo, si ottenne di fatto ancbe in menti necessarj per risolvere il problema, ed un » fedele registro d'ogni fatto influente, possano ag- » giungere alcuni dati autentici alia serie assai pic- » cola sinora raccolta degli attuali esperimenti sopra 5) questo importantissimo ed interessantissimo, ma in- » tralciato soggetto di scienza fisica. E in questa ma- » niera che io concepisco come possa 1" ingegnere "» pratico frecjuentemente ajutare il lisico matematico 5> ed abilitare Y ultimo ad investigare e ridurre a leggi » semplici parecchie di quelle apparenti anomalie che » spesso imbarazzano e qualche volta fanno mancare (1) V. Transactions of the Institution of civil Engineers. Vol. I. London, 1 836, John Weale, archit. libr. High Hol- bom a pag. 237. AD uso ni MOTORE. 335 » al primo lo scopo. E siccome ne i miei impegni » della professione, ne le mie cognizioni mi permet- » tevano in ogni caso di tentar di entrare in di- » scussioni matematiche di quest' elevata ed impor- » tante sfera, cosi io non ho ambita nessun'altra » distinzione fuorche quel la di essere un fedele os- » servatore ed un fedele relatore dei fatti. Quest' e il » massimo delle mie pretensioni col presente scritto, » ed e in cio, io devo riconoscerlo, che ambisco di » fondarvi sopra una pretesa di priorita. » Cio premesso, l'ingegnere Macneill passa a riferire distesamente nella Memoria intitolata Canal boats ex- periments ed inserita nel suddetto I." volume degli Atti della Societa degl' ingegneri civili di Londra, tutti i dati delle sue osservazioni e tutti i corollarj risultanti dalle di lui numerose tavole d' esperienze sul moto de* battelli ne' eanali navisabili della Scozia denominati Fort/i and Clyde, Monklund, Paisley {Gla~ scow and Paisley). Gli anzidetti dati di osservazione e corollarj di esperienza sono i seguenti: « i.° Che nel canale ampio e profondo la forza traente cresceva colla velocita, non pero in una ra- gione uniforme. y> 2.0 Che nei eanali stretti e poco profondi o bassi Tincremento della forza traente aveva un limite ad una certa velocita, ed anzi sotto certe circostanze de- cresceva coll'aiimento della velocita; cosicche sembra probabile che se la grandezza del canale conserva una certa proporzione con quella del battcllo, ci e una certa velocita a cui un battello puo esser tirato so- pra un canale con una minima forza traente. Questa velocita sui eanali di Monkland e Paisley coi battelli simili al Zcpkir ed alio Swift (veloce) sembra che sia di circa nove miglia all'ora. Ed io ritengo come probabile che si osserverebbe un simile etletto sul canale Foitk and Clyde , se venisse usato un battello similmente proporzionato a quel canale, sebbene la velocita ed il minimo di forza traente in tal caso potessero essere differenti da rpiclle osservate sopra g,li nit ri eanali. 336 E/EELE MA.CGHIKE » 3.° Che nelle lunghe corse sul canale Forth and Clyde la superiicie dell'acqua riguardata sal fianco del battello in moto era concava, ossia incavata circa al mezzo della lunghezza del battello , elevandosi sul davanti e sul di dietro. » 4.0 Che nelle lunghe corse sul canale Paisley ebbe luogo precisamente fopposto eiTetto, la super- iicie deH'acqua essendo convessa a circa la meta della lunghezza del battello e piu elevata che alia prora ed alia poppa. y 5.° Che sembra esservi una rclazione tra la forza traente e la posizione orizzontale della chiglia, osser- vandosi che la forza traente diminuisce e cresce in una certa ragione od altrimenti, secondo che fangolo di inclinazione dell'anzidetta chiglia e piu piccolo o piu grande. » 6.° Che il battello tirato dai cavalli e navigante sul canale si solleva decisamente dal posto che occupa nelfacqna trancpiilla durante la sua corsa. » Questo fatto venne dimostrato assai soddisfacen- temcnte dall'apparato che ha servito alfuopo. In ta- luno degli esperimenti il medio dei diversi rialzi in- dicato da quattro segnali fix di circa quattro pollici, essendo in ogni caso la prora piu elevata del mezzo e della poppa. » Siccome poi questo fenomeno si puo dir nuovo, per essere stato osservato di recente, e poiche le persone che lo hanno osservato ed annunziato per le prime sono state messe in ridicolo, percio Fingegnere Mac- neill in appoggio e conferma di esso . qui si fece a soggiungere festratto di una Memoria fisico-matema- tica del reverendo sig. Giacomo Challis letta davanti la Societa fdosofica di Cambridge e pubblicata nelle sue Transazioni. La Memoria anzidetta e intitolata : Riccrche sulla teoria del moto de fluidi, ed abbraccia la soluzione di due problemi del massimo interesse, cioe 1 .° la resistenza al moto di una palla a pendolo, 2.0 la resistenza al moto di an corpo parzialmente im- meiso nell accpia c lirato lungo la supcrficic in direzione AD USO DI MOTORE. 337 orlzzontalc. L'oggetto principals nella soluzione del secondo problema e la considerazione del suddetto rialzo del corpo in direzione verticale al crescere della velocita delfattiraglio che si osservo aver luogo effettivamente ne' summenzionati esperimenti recenti. I risultati numerici che si ottengono dalla teoria del sig. Challis , per rispetto all' elevazione del corpo di bastimento in corrispondenza ad una data velocita, probabilmente non sono altro che assai imperfette approssimazioni al vero. Essi bastano pero a provare che quando vascelli o battelli delle forme nsuali na- vigano in alto mare , possono rialzarsi di qualche grado al di sopra delforizzontale col crescere della loro velocita , e cio tanto piu in quanto che siano meno adattati a spartire o come si dice a tagliar facqua. La stessa teoria vale a dimostrare che il rialzo suddetto e lo stesso pei corpi della stessa forma e proporzioni moventisi colla stessa velocita, qualunque siano le loro assolute grandezze; inoltre che questo effetto e egualmente dovuto alle pressioni tanto sulla fronte quanto sulla poppa del vascello. La teoria in- fatti determina essere queste pressioni simili per ogni rispetto, cosicche se noi procedessimo ad investigare la pression totale nella direzione orizzontale, trove- remmo che essa e zero quando il moto c reso uni- forme. Questo puo servire a dimostrare: i.° che ove fattrito o sfregamento non si consideri, una fronte male adattata per tagliar l'acqua non e sfavorevole al movimento celere, purche la poppa sia della stessa forma; 2° che la resistenza al moto del vascello nel mar libero (aperto ) e principalmente dovuta alio sfregamento delfacqua contro la sua superncie. Que- sta causa opera col produrre azioni ineguali sulla fronte e sulla poppa del bastimento, rendendo le di- rezioni ciei moti delle particelle in contatto colla su- perficie della fronte meno inclinate all' orizzonte di (|uanto lo sarebbero nel caso di nessun sfregamento e rendendo le direzioni dei moti di quelle in con- tatto colla superficie della poppa piu inclinate. Per 338 DELLE MACCHINE rontrastare a qucsta incguaglianza, probabilmente la poppa dovrebbe essere metro incurvata della fronte. In riguardo pero del problema snmmenzionato sulla resistenza rhe incontrano i corpi a muoversi nell' ac- qua, rammenteremo qui die esso f'u dato vaiie volte invano per soggetto di premio dalla R. Accademia delle scienze in Francia. L'annunzio per Tanno i832 (V. Man. Univ. del 28 novembre di detto anno) era concepito ne' seguenti termini : k 1. Grand prix des mathematiques. L'Academie avait propose une seconde fois le sujet suivant = Exa- miner dans ses details le pbenomene de la resistance des fluides en determinant avec soin, par des expe- riences exactes, la pression que supportent separement un grand nombre des points convenablement clioisis sur les parties anterieures , laterales et posterieures d'un corps, lorsqu'il est expose au choc de ce fluide en mouvement, et lorsqu'il se meat dans le meme fluide en repos; mesurer la vitesse de l'eau en di- vers points des filets qui avoisinent les corps, con- struire sur les donnees de Tobservation les courbes que forment les filets, determiner le point ou com- mence leur deviation en avant du corps; enlin etablir, s'il est possible, sur les resultats de ces experiences, des formules empiriques que Ton comparera ensuite avec Tensemble des experiences faites anteriemement sur le meme sujet. = i L'Academie n'ayant recti aucun Memoire relatif a cette question, s'est determinee a la retirer. » Cio non ostante una volta fatta la scoperta dei bat- telli rapidi tirati dai cavalli , ossia deWalzaja al ga- loppo pei (mini e canali, essa dal i83o in avanti s' in- trodusse a poco a poco su molti canali della Scozia e deiringhilterra. Nel i83i le esperienze riuscirono perfettamente sopra il canale di Forth and Clyde co- me risulta dal succennato rapporto del comitate della Compagnia dei proprietarj, e del suo ingegnere Mac- neill. Nel i833 questi ottenne lo stesso successo sul canale d'Inghilterra detto della Great 0 Grand Junction. AD USO DI MOTORE. 339 Un servizio regolare di posta d'acqua era stabilito a quest' epoca sul canale di Lancastre e poco dopo an- che sulfanzidetto canale della Grande Congiunzione. Consimili espcrimenti si fecero al cominciare del- l'anno 1837 anche sul canale dell'Ourcq in Francia; talche merce di essi abbastanza e stabilito il se- guente paradosso d'idrodinaraica che cioe fa bisogno di mlnore sforzo ad un cavallo per tirare un battello quando va di galoppo eke quando cammina ad un trotto medio. Ma se ognuno riconosce in oggi il fatto in se stesso, si e ben lontani di essere d' accordo sopra le cause che lo produce-no od anche sulle circostanze che l'ac- compagnano. Quindi l'Accademia delle scienze di Pa- rigi comprendendo tutta 1' utilita che la teoria e la pratica potevano ricavare dallo studio approfondito di quest' ordine nuovo di fenomeni, aveva riproposto , per il soggetto del gran premio di matematica degli anni ] S3v e i838 la questione suceennata della resi- stenza de'fluidi; ma anche questa volta senza alcun buon successor laonde Tunica teoria fisica e matema- tica che sinora si conosca in Europa per ispiegare i nuovi e sorprendenti fenomeni di cjuesta natura e forse quella contenuta nella succitata Memoria del matematico inglese sig. Challis di Cambridge, se pure non venne prima alia luce Y altra Memoria del si- gnor John Russel , cav. , professore e membro della Societa Reale di Edimburgo. In quanto ai fatti ed alle osservazioni dello stesso ordine riferite dianzi dall'in- gegnere Macneill , dobbiamo aggiungere che anche il detto signor John Russel se ne occupo di propo- sito negli scorsi ultimi anni continuando o ripetendo gli esperimenti e dando al pubblico la descrizione e teoria dei principali fenomeni sul corso dei battelli nei canali e segnatamente di quello da lui indicato per il primo che e il piu rimarcabile fra tutti , cioe deWnnda solitaria, la cui formazione spiega anche in gran parte , se non matematicamente almeno fisica- mente , le leggi del movimento dei battelli rapidi 340 DELLE MACCH1NE (V. negli Annates des ponts et ckaussez. Paris, ill'ij. 2.0 semestre a pag. 140, la di lui suddetta Memoria tradotta dall'inglese ed intitolata: Ricerche cspcrimcu- tali sidle leggi di cerli fenomeni idrodinamici die ac- compagnano il tnovimento de ' corpi galleggianti). La narrativa del sig. Puissel sulla maniera con cui ne fece la scoperta ci pare cosi semplice e ben fatta clie crediamo esser pregio dell' opera il riportarla qui testualmente tradotta: « Dirigendo la mia attenzione » sni movimenti comunicati a un fluido da 1111 eorpp y> galleggiante osservai bentosto un fenomeno tan to » nuovo quanto singolare e si importante clie io de- » scrivero minntamente l'aspetto sotto il quale si pre- » sento da principio. Io era oecupato ad esperimen- » tare il movimento di un battello sotto una grandc » velocita, allorche questo battello si ferrao tutt" a » un tratto ed attiro la mia attenzione una violenta » e tumukuosa agitazione fra le piccole ondulazioni » da esso formate. Io vidi queste diverse ondula- y> zioni riunirsi in una sola massa d' una forma ben » determinata verso il punto di mezzo della lun- » gliczza del battello. Questa massa aceumulata ele- 5) vando in fine una cresta acuta si precipito con una 55 velocita considerable verso il davanti del battello, y> lo sorpasso compiutamente e conservando la sua » forma, quest' onda, grande, solitaria e rapida ro- » tolo sola sulla superlicie del fluido tranquillo. Io » abbandonai immediatamente il battello e cercai di » seguire a piedi quest' onda, ma il suo movimento » essendo troppo rapido, montai immantinenti a ca- » vallo , la raggiunsi in. alcuni minuti e la ritrovai » clie proseguiva la sua corsa lungo la superiicie del » fluido con una velocita uniforme. Doj>o di ayerla » seguita per pin di un miglio la vidi abbassarsi » gradualmente sino al momento in. cui essa si perde » nelle sinuosita del corso d'acqua. Osservai ancora » a parcccliie riprese questo fenomeno clie si ripro- 3> duceva tutte le volte clie il battello, avendo ri- » cevuto uu movimento rapido, tutt' a un tratto si AD USO DI MOTOIIE. 3-j.I » ferriiava. Le circostanze die faccompagnavano erano » talmente identiche , ed alcune delle conseguenze » della sua esistenza si mirabili ed important! che io » desiderai fare di kjtiest' onda Foggetto di numerose » espericnze. » II fatto poi fondamentale stabilitb dal sig. Taissel e che la velocita del corpo galleggiante non csercita alcana influenza sulla velocita dell' onda che produce. Egli si accorse ben presto clie la velocita nella pro- pagazione delf onda era dovuta principalmentc alia profondita del fluido. L'aumento della larghezza del Jetto non prodnceva etfetto sensibile, purche non va- riasse la profondita dell* acqua. Cio posto , si spiega facilmente, ed anzi e evidente per se stesso, secondo la teoria fisica del medesimo sia;. Russel, clie il bat- tcllo navigante sul canale con velocita epuale o mag- giore, a quclla dell' onda primitiva di sno spostaincnlo non incontra V eguctle resistenza nel mnovcrsi sail' ac- qua , come quando troverd sempre sul davanti delta onda permanente dotata di velocita eguale o maggiore a (jticlla dello stesso baltello. Del resto mentre da qualche anno in poi si tenta di stabilire anclie in Francia snl canale dell' Onrcq la circolazione dei battelli in posta secondo il sistema scozzese , fra di noi e almeno da dieci e piu anni che si ha il progetto di attivare simili battelli celeri os- siano gondole in posta sni nostri canali navigabili di Lombardia per conto di una societa d'azionisti non dissimile da quella che esercita i battelli a vapore naviganti ormai da quindici anni sni nostri laghi. Ma giacehe in causa di diverse difflcolta, elf e inutile di qui rammentare , 1" anzidetta intrapresa delle gondole non pote linora effettnarsi ne colla velocita ordinaria di tre o quattro miglia all'ora come coi battelli che vanno da Venezia a Padova , ne colla velocita straor- dinaria in ragione di 80 to miglia geografiche al- fora come sui canali della Scozia, noi facciamo voti affinche almeno il metodo di trasporto al tempo stesso per acqua e per strada di ferro, cosi utile, sicuro 3^2 DELLE MACCHINE e pronto ed cconomico, che fu da noi proposto per la prima volta nel io3o (V. Biblioteca Ital. torn. 59.0, pag. 067. ) e che venne teste riproposto ed attivato col piu felice successo in Iscozia ed lnghilterra, abbia fra di noi ad introdursi al piu presto ed abbia piu facilmente a naturalizzarsi anche in Lombard ia ed es- servi adottato per tntte le nostre linee navigabili di rinmi e canali che vi si prestano a maraviglia e che d* altronde riclamano tutte una qualche riforma per ooter continuare ad essere praticabili ed utili alio Stato ed al commercio dopo l'invenzione delle strade di ferro. Concluderemo la prescnte Memoria riportando in conferma della nostra tesi alcuni estratti di articoli inseriti in diversi Giornali stranieri. E primieramente tin articolo del Galignams Mes- senger del 22 ottobre p. p. che venne estratto dal Glascow Cronicle e porta per titolo: Steam Towing on canals, ossia Rimurchio a vapore sui canali. « I recenti important! perfezionamenti che sono ■» stati fatti a questo proposito dietro il suggerimento » e sotto la direzione del sig. Macneill ingegnere ci- » vile furono da epiesti presentati al pubblico sul ca- » nale di Forth and Clyde ne' giorni 1 o e 1 1 corrente :» (ottobre 1839). Nel secondo di detti giorni gli 5) esperimenti furono continuati sopra una scala piu » estesa del di innanzi alia presenza del Governatore, y> vice Governatore, Consiglio, Amministratore , e di » un gran numero di proprietarj della Compagnia per » quel canale, diversi dei quali erano venuti espres- v samente da Londra, Liverpool ecc. onde assistere » a tali esperimenti. Oltre questi signori, vi era un » gran numero di persone nunite ed ansiose di at- » testare tale risultato di nuovi fatti fecondi di con- » seguenze importanti per il commercio del paese e » cosi altamente interessanti sotto il punto di vista -» scientilico. La locomotiva impiegata era la Vittoria, » la stessa macchina che era stata usata negli ante- » riori esperimenti. Con essa furono rimurchiati tanto At> USO DI MOTOF.E. 048 » i battclli da passeggieri die le grosse navi del com- » mercio di quel canale sotto una varieta di condi- » zioni. Alcuni dei pin rimarcabili risultamenti fu- » rono i seguenti. Con una barca corriera carica com- » piutamente di passeggieri fu conseguita una velo- » cita di 20 miglia all' ora ; ed era evidente che il » solo limite della celerita stava in quello della forza » della macchina. Otto navi di commercio furono al- » lineate in un sol rango, attacrate Tuna alfaltra e » la prima alia locomotiva. 11 tonnellaggio dell' in- s tera cobbia (come si direbbe nel Milanese) era di » 364 tonnellate. Per fattiraglio alFalzaja di questo » montante di tonnellate in ragione di 1 \ miglia al- » 1" ora secondo il solito, circa venti cavalli sono im- » piegati sotto le piu favorevoli circostanze. La V'u- » toria la rimurchio con circa un quarto soltanto » della sua forza di vapore in ragione di 2 \ miglia » all'ora. La facilita con cui essa opero quest'elletto » giustifico Topinione di diversi spettatori competenti » giudici , clie cioe il doppio del suddetto ammon- » tare di tonnellaggio potrcbbe tirarsi da essa con » piccola diminuzione della sua velocita. L'onda pro- » dotta dai grossi battelli colla velocita del rimur- » chio fu di ordinaria ampiezza e qualita. Quella dei » battelli celeri , sebbene grande , non era in alcun » modo cosi formidabile da creare timore clie po- » tesse essere di ostacolo all' adottamento di questo » mezzo di trasporto. In uno degli ultimi esperimenti » quattro battelli da passeggieri furono rimurcbiati in » cobbia e la grossezza delle onde veniva evidente- » mente spezzata e divisa in un numero infinito di » piccole onde estese a tutta la superlicie del canale » e rassomiglianti ad una grande colata {ripple). 11 y> rovescio di cio e av\renuto quando due battelli da » passeggieri furono legati insieme di fronte come un » battello doppio (Iwinboat); le onde allora si este- ■» sero in forma di belle e regolari palle di vetro » dai battelli alle sponde. Questi eflctti ci mostrano » che la forma , grandezza , posizione ecc. dellc 344 DELLE MA.GCHINE » onde nou sono suscettibili di modilieazione , per » quanto si puo comprendere, all'iiicontro delle curve 5) di qualsisia rigura. Un tratto della strada di ferro, » su cui la maccliina viagsiava, era fo^ffiato in curva » a doppia curvatura, il cui raggio era meno di un » terzo di miglio. Nessun ritardo nella velocita si ca- » giono da essa, ne si osservo alcuna disposizione della » locomotiva anche ne' passaggi i piu rapidi ad escir » fuori dalle guide di ferro. A prevenire quest' et- » fetto , die deriva dalla resistenza del battello ri- » murcbiato , la guida piu esterna ( al canale ) fti y> posta in opera un poco piu bassa di livello del- » Finterna, in modo di dare alia maccliina una leg- » giera tendenza a discendere verso la guida esterna. 3) Cio previene altresi sino a un certo grado il rove- » sciamento della macchina al ricevere di una forte » scossa. Si osserva per ultimo che, contro Taspct- » tativa, durante il complesso delle diverse serie di » esperimenti, non avvenne il piu piccolo accidente » ad inipedire die cjuest1 iinione della strada di ferro » e del canale, dovuncpie sia praticabile, abbia la pre- » ferenza sopra ogni altro sis tenia o mezzo di tra- » sporto in punto di combinata convenienza , sicu- » rezza , rapidita ed economia. » Inoltre nel Journal de I ' Industriel el du Capitaliste, t. VII, n. 3 e 4 settembre ed ottobre, Parigi, 1839, dal sig. C G. Simon di Nantes fu inserito a p. 180 Tarticolo seguente col titolo: Nouvelles experiences de navigation rapide sur les canaux d Ecosse (1). « Le esperienze die noi passiamo a descrivere ben- cbe offrano un alto grado di interesse sono sfortu- natamente lungi di essere applicabili almeno per molti anni alia navigazione interna della Francia , giacclie a quest' uopo non solo vi vogliono dei canali, e noi ne abbiamo assai pochi , ma anche delle strade di (1) Veggansi altresi gli articoli gia pubblicati relativa- mente alia navigazione rapida sui canali , nei numeri di maggio 1 836 e di novembre i838 dell1 Industriel medesimo. AD USO DI MOTOKE. 3^5 ferro, di cni ne abbiamo ancor mcno che dei canal i. D'altronde e prima che noi pensiamo a stabilire conic in Scozia una rotaja di ferro parallela a ciascim ca- nalc , sarebbe utile di cominciare a dotar la Francia di uu sistema di comunicazioai generali. Procuria- moci dapprima il semplice ; piu tardi potremo pen- fcare a raddoppiare ciascuua via di trasporto asso- eiando lateralmente un canale ad una strada di ferro e reciprocamente una strada di ferro ad un canale. Ora, noi lo ripetiamo , per le esperienze che'si vanno a riferire una strada di ferro ed un canale scorrente insieme su due linee parallele e contigue sono ne- cessarie. » Si e per molto tempo insegnato come principio di fisica che un corpo mosso nell' acqua prova una re- sistenza in ragion diretta del quadrato delle velocita, di inodo che un corpo galleggiante qualsiasi, un bat- tello per esempio, avesse bisogno per essere tirato al- 1'alzaja sopra un canale di una forza tanto piu grande quanto che gli si voleva imprimere un movimento piu rapido. Nelle circostanze ordinarie il principio e veto , ma e stato riconosciuto colle esperienze di un giovane ed abile professore di Gsica ad Edimbnrgo , il sig. John Ilussel, che questo principio non e piu apphcabile se il corpo galleggiante od il battello pre- senta al fluido una forma favorevole che gli per- inetta di tagliarne facilmente le onde. Di pin egli osservo che questo stesso battello se la corsa ne fosse accelerata sino a un certo punto di velocita , ces- sava d' immergersi nell' acqua sccondo le leggi ordi- narie della g:avita, ma si elevava notabilmente al di sopra della linea d* immersione ed alia line sdruc- ciolava rapidamente snlla stipcrlicie dell" acqua, senza quasi provare altra resistenza che quella d' un sem- plice attrito. Cio rovesciava interamente fantica teo- ria e quindi il signor Russel arriva a concludere che le spese di attiraglio dopo aver raggiunto un massimo determinato per un certo grado di velocita, Bibl. Itul. T. XCVI. 23 046 DELLE MACCHINE devono diminuire in ragioue anclie deH'accelerazione del movimento si tosto die il battello arrivi non piu ad immergersi naturalmente nell'acqua, ma a cor- rere sulla superficie di essa o sccondo 1' espressione inglese che ci e impossibile di rcudere alia lettera to ride the waves. » Per la giustificazione della sua nuova teoria, il sig. Jhon Russel ebbe la sorte di riscontrare negli amministratori dei diversi canali di Scozia degli uo- mini illuminati , ardenti per il progresso e che gli permisero di tentare a loro spese tutte le prove in grande necessarie a confermarla colle esperienze. Que- ste prove riuscirono al di la di ogni previsione e le leggi principali die se ne sono potute dedurre fn- rono: i.° che la resistenza dell'acqua e tanto piu fa- cilmente sormoutata in un canale quanto esso ha me- no di profondita; 2.0 che un baitello pescando tanto meno per essere di una forma convenevole e anche mosso con piu rapidita 5 3.° che per provare il meno possibile di resistenza , il battello deve presentarsi all" acqua il piu sottilmente ed obbliquamente possi- bile ; 4.0 che la corsa piu vantaggiosa al trasporto sui canali , cioe a dire quella che solleva di piu il po- ter motore diminuendo la resistenza che deve vin- cere, e sempre la piu viva o cclere; 5.° che il tra- sporto coll' alzaja piu vantaggioso sara quello che si operera per mezzo di una lunga corda leggiere, e man- tenuta nella linea la meno obbliqua possibile per rap- porto all' asse del moto del battello. » Dal J 834, in cui si comincio a mettere in appli- cazione questa nuova teoria, sino al i83q Fattiraglio all' alzaja de' battelli per il trasporto dei viaggiatori era costantemente stato operato con cavalli lanciati ad una corsa di qitattro leghe all' ora. Era impossibile di ottenere di piu senza esaurire le forze degli ani- mali; eppure si vedeva bene che una corsa di quat- tro leghe all* ora non era la piu vantaggiosa all' as- sorbiinento della resistenza del fluido. In conseguenza 'si tento di sostituire ai battelli tirati all" alzaja dei AD USO DI MOTORE. 347 battelli a vapore ; ma , oltreche il movimento delle ruote a palette degradava prontamente le sponde del canale e cosi occasionava delle spese di riparazione superiori all' economia ottenuta sulle spese di attira- glio , cio che noa tornava a con to della Societa dei canali, si riconobbe ben tosto che il motore portato dallo stesso battello era lungi dal produrre il risul- tato vantaggioso di un motore all'alzaja e per molto tempo si continuo a rimurchiare i battelli coi ca- valli. » In oggi, battendo sempre una stessa via di pro- gresso , gli amministratori dei canali di Scozia hanno fatto eseguiie delle nuove esperienze. Essi vogliono rinunciare ai cavalli senza rinunciare all' alzaja ; se non che questa Operazione sarebbe eseguita d'ora in avanti con macchine locomotive portate sopra guide di ferro installate sulla strada stessa dell' alzaja. » Ecco i dettagli che ci sono pervenuti direttamente sopra qileste curiose ed aflfatto nuove esperienze. » Sopra una strada di ferro improvvisata tutt" al lungo d'un tronco del canale Forth and Clyde una mac- china locomotiva ha rimurchiato un battello carico di 70 passeggieri con una velocita di 19 miglia (7 le- ghe e mezza di Francia) all'ora; e se questa velocita non e stata piu grande non bisogna attribuirlo che alia locomotiva stessa, macchina d'un antico sistema ed adattata tutt' al piu per prove preparatorie. Con una locomotiva di nuova costruzione non si dubita che non fosse facile di raggiungere una velocita di 3o, 40 ed anche 5o miglia (20 leghe) all* ora. » Queste esperienze dell' alzaja a vapore eseguite in presenza d* 1111 gran nurnero di curiosi e di parecchi ingegneri distinti, hanno picnamente giustificate le teorie del sig. Russel. Giammai le previskmi della scienza non sono state coronate d'un piu felice suc- cesso. Si aveva calcolato che per strisciare o correre compiutamcnte sidle onde {ride the waves), una velocita di 14 a 1 5 miglia all' ora fosse indispensabile atteso la grande profondita delle acque. Si calcolava che 34^ DELLE BIACCIIINE questa velocita dovesse far sormontare Ic ondc ad una barca, farla sdrucciolarc dolcemente sull'acqua senza produrre quelle violenti ondulazioni inevitabili ad una velocita di 8 a 10 miglia all' ora. Due espe- rienze di confronto hanuo fat-to risaltare 1' evidenza della teoria. » I." Esperienza. Un battcllo carico di passeggieri, rimurchiato col vapore , ha percorso 100,57 Hietri in 12,4 second! 201,14 24,5 301,71 36,8 402, 28 49,2 5o2,85 61,8 » E una velocita di piu di 19 miglia (circa 8 leghe) all' ora. 11 battello correva sopra Honda e non pro- duceva clie delle deboli ondulazioni. » 2.a Esperienza. Un battello contenente parecchi viaggiatori ed il loro bagaglio, ma mal disposto per una rapida navigazione ha percorso 100,57 metri in 34.2 secondi 201,14 65. o 301,71 96,2 402,28 127,8 5o2,85 1 58,8 603,42 190,8 703,99 221,8 » Non e piu che una velocita di 7 miglia (ineno di 3 leghe) air ora. 11 battello sollevava alia sua prua delle forti onde che andavano a rompersi sulla riva, e lasciava dietro di se delle acque violentemente agitate. >j Oltre queste due prove, ne dobbiamo segnalare parecchie altre di un grande interesse economico. Una flottiglia compoeta di tre schooners, tie sloops, due chalands ed una l)arca, formanti un totale di circa 800 tonnellate, ha potuto esscre tirata all'alzaja senza maggiore resistenza di quella della semplice adesione delle ruotc della locomotiva sopra le guide. Un' altra AH USO DI MQTOKE. 849 volta cinque battelli, portanti insieuie tla 400 a 5oo viaggiatori , sono stati rimurcbiati con una velocita di i5 iniglia (6 1egbe) all" ora con una sola locomotiva. v Da queste esperienze non si e in diritto di ca- varne le conclusioni pin lusingliiere? Dei fenomeni sin ora sconosciuti sugli effetti dei fluidi e dei corpi gal- leggianti sono stati messi in luce, ed una nuova ap- plicazione del vapore, come forza locomotiva, viene a presentare delle risorse inaspettate al commercio ed all'industria. Sfortunatamente noi siamo obbligati di ripetere qui cio che abbiamo dctto da principio* Quando simili scoperte potranno cssere di una appli- cazione utile in Francia ? » Fauna del regno di Napoli , ossia Enwncrazione di tutti gli animali che abitano le diverse re^ioni di cjnesto reg/10, e le acque che le bagiumo; co/if.enente la descrizione de nuovi o poco esuttameute couosciuti, con figure ricavate da originali viventi e dipinte al naturale: di Orouzio Gabnele Costa dolt* in medi-*- cina ecc. — Napoli, 1 832-36, dai torchi del Tra- mater; dalla tipografia dclla Minerva i836; dalla stamperia di Azzolino e compagno 1 838-09. N. i oi crediamo clie tra le opere di naturale argo- mento, non circoscritte a qualclie monografia , e in Italia pubblicate, ninna pareggi quella cbe ora an- nunziamo rispetto alia bellezza delle figure, o se ne consider! il disegno e Tincisione, ovvero la minia- tura. L'egregio autore protesta in piu luogbi della sua opera di aver usato tutte le diligenze possibili affinche le figure rappresentassero con ogui esattezza loggetto clie da natura faceva ritrarre. Quindi avea rora di sceglierlo in istato di perfetta conservazione, ed egli stcsso sovrintendeva all' esecuzion del disc-1 gno. « Ho adoperato, die" egli, ogui mezzo cbe la terra natia porge di meglio , siccbe Tedizione disadorna 35o fauna ecc. non vada. Clie se pennelli c bulini migliori offerti mi avesse, certo non avrei alcuna di tali cose omessa per farla servire alia splendidezza dell' opera ». Ad esempio di diligenza valgan le cure usate nella rap- presentazion dell'ala dei lepidotteri , ne'seguenti ter^ mini espresse; « trail disegno dell'ala destra e quel della sinistra esiste senipre qualche diilerenza piu sensibile a misura che decresce To^ffetto. Ed io ho eurato che tali dilTerenze nelle figure restino conser- vate quali nell' originate si vedono. Onde poi queste e tutt'altro piu chiaramente venisse rappresentato, lio creduto cosa lodevole ingrandire le piccole spe- cie tanto piu, quanto la complicazione del disegno o la variazione dei colori lo ha esatto. » Sovente le figure principali sono accompagnate dall'immagine d' alcuna loro parte ingrandita, come sarebbe ala d'in- setto, o squama di pesce. Cosi furono diligentemente rappresentate le specie nuove , ovvero quelle dotate di tali particolarita da non potersi ben esprimere se non mediante fedele immagine; e gli originali si con- servano nel privato museo delFautore. La diligenza che l'autore adopero circa la rappre- sentaziq5r degli oggetti corrisponde airassiduita ed alio zelo che impiego nel raccoglierli ed istudiarli , di cui l'opera annunziata porge continue prove. Gia precoce inclinazione aveagli appreso a maneggiare per distrazion fain iullcsca gli oggetti naturali, neH'amore e coltura de' quali dimostrano i suoi molti lavori co- m'egli sia venuto ognora crescendo; e persino lo seppe nella propria fatniglia trasfondere, come risulta dalla nota seguente che appose alia descrizione d'una nuova specie di Tignuola da lui nomata AchilleUa: « non il paterno amore sol tanto mi ha sedotto segnare questa specie col nome dell' ultimo dc'miei ligli, ma un giu- sto guiderdone dovuto alia diligenza ed alia premura che ha spiegata nella ricerca degl'insetti; e la specie che gli consacro e una di quelle da esso lui disco- perte non avendo compiuto il nono anno. « FAUNA 35 1 Alle cose precedent! le quali tlestano le piu belle speranze riguardo all' opera del sig. Costa, ci trovia- rao in debito, approfittando delle ingenue dichiara- zioni di lui, d'aggiungerne altre clie rattemprano la nostra tiducia. Egli dichiara di aver intrapreso il suo lavoro tra mclte diflicolta, e con delicienza de'neces- sarj soccorsi. Nella prefazione a quella parte dell'o- pera che tratta dei Lepidottei'i, compiuta nel i836 (i), egli applica a se stesso le parole dello Scopoli: aids laboribus panrm quaerere coactus, et absque ullo mu- nificentioc lumine in tenebris cespkans, impegi saepius, non malitia volunlate, sed defectu prcesidiorum; e ag- giungeva quest' altre del medesimo autore: sic enirn constitution est Genus liumauum ut plerisque scientias augendi voluntas , quibusdam vero occasio desk , nee semper tractare queat fabrilia faber. Ora chi voglia riflettere qual opera di delicata cri- tica scientifica sia di sovente la definizione e sinoni- mia delle specie , occorrenti alia compilazion d" una Fauna, e come richieggano dovizia delVopere piu au- torevoli, e disamina d'esemplari con sicurezza deti- niti , certo non potra a ineno di dolersi che lo zelo e la buona volonta del sig. Costa abbia patito difetto di si propizj soccorsi. A noi pero bastera di porgere breve notizia della forma dell' opera annunziata , e delle cose principali clie sono trattate nei fascicoli c'ie ce ne sono pervenuti. Comunque la storia naturale degli animali inver- tebrati del regno di Napoli sia gia stata illustrata da cliiari autori, quali sono Cirillo (Specimen Entomolo- gice Neapolitanae), Poli (Testacea utriusque Sicilice) e delle Cliiaje (Memorie sulla storia e notomia degli animali senza vertebre del regno di Napoli), piacque al sig. Costa di occuparsi ancli'egli in ispecie circa (i) In appvesso le condizioai del sig. Costa si sono mi- gliorate, come rilevasi dal vedere aggiuuta ncl 1 836 la qua- lita di p. p. di Zoologia nella Regia Universita degli studii di Napoli agli altri suoi titoli ncc.idemici. 352 DEL REGNO DI NAPOLI. i suddetti animali, e cosi mentrc finora non ci ha dato, rispetto ai vertebrati, clie qualche fascicolo ris- guardante i pesci, gia ci trattenne iiitorno agVinsetti, agli aracnidi, a'molluschi, ai zoofiti, e persino intorno agl'infusorj del Regno. Ninna pero di queste parti e trattata sin qui compiutamente, meno il volume re- lative- a' Lepidotteri. Ciascnn degli animali registrati in questa Fauna viene descritto mediante frase latina con qualche cor- redo di sinonimia e con indicazione del luogo del Regno in cui venne fatto di rinvenirlo. Gencralmente pero fautore ne fa inoltre argomento di pin o men lungo discorso descrivendoli per disteso, ed occupan- dosi in riferire osservazioni e riflcssioni sue proprie. L'enumerazione degli animali di ciascuna iribu viene fatta secondo I'ordine d' una qualche distribu- zione metodica cbe Fautore reputa opporturio di pre- ferire. E questo argomento , die correda di notizie storiche , sli da materia anciresso sovente alle sue c? ... riflessioni ; anzi talvolta propone egli medesimo al- cune sue particolari manieie di ordiuamento , come fa per esempio colla tribu de'medusari, e colla fami- glia de"coccinigliferi o gallinsetti; a proposito de'qiiaji insetti ea sapersi cli' egli sostiene non essere il ma- scliio dissimile alia sua femmiua come si crede , ma solo di forma pin allungata ed ellittica, con piedi anteriori piu distesi e meno divaricati, rima co\ le stretta, fra cui un prolungamento deH'addome, lian- cheggiato da due setole lnnglie. Quindi descrive de- gli animali medesimi, secondo le proprie osservazioni, la fecondazione e lo sviluppo. Trattiensi non rada volta l'autore circa l'orgaiiiz- zazione degli animali di cni discorre, come fa parti- colarmente rispetto ai medusarj e zooliti, ne manca di alzarsi spesso in censore delle altrui opinioni. Per dare un saggio della particolarita de'suoi pensamenti diremo confcgli consideri le antipati, le gorgonie e le isidi come vere piante investite d'alcionio, e il corallo come veto zooftto secondo la frase Linneana fauna ecc. 655 animal crcscens plantce forma , non essendo poi altro che mi alcionio quella parte corticale clie iaveste il corallo medesimo , senza clie questo sia da quello protlotto, giacche si trova Funo senza delFaltro , e viceversa. Fiualmente la Fauna del sig. Costa e notabile per la moltiplieita delle specie clie vi sono descritte sic- come nuove; e v"e pure descritto un nuovo genere di ascidiarj (Policrates), un nuovo di cntomostraci (Edwardsia), cd uno di condrotterigi (Branchlosto- lnti); il pesce che diede argomento a creare quest' ul- timo genere sarebbe stato a parer delFautore gia da Pallas descritto, ma tra p;li animali del genere Li- max.' Alcuni animali non creduti indigeni delle no- stre contrade, come certi crostacei e il pesce nomato irarhicluys australis, ci vengono dal sig. Costa fatti conosecre come abitanti della regione di cui descrive la Fauna. L* opera che annunziamo e molto trascurata in fatto di lingua, e imbrogliata nelT esecuzion della s tarn pa. Speriamo pero clie, malgrado i suoi difetti, porgere possa valido ajuto agli sforzi clie da preclari ed au- torevoli naturalisti a" nostri tempi si fanno affin di donarci la Fauna Italiana. 354 Fragments sur Ihistoire politique etc. Cenni sulla sto- ria politico, c Ictteraria dell'antica repubblica di Ra- gusa; e sulla lingua slava, del route dura di Sokgo, anlico senatore e miuistro ui Ragusa in Francia. — Parigi, 1889, un vol. in 8.° V^Iii percorrera il libro che annunciamo vi trovera un importante fenomeno storico fnrse da lui non sospettato , che Ragusa cioe fu uno de' piu anticlii centri di civilta e di luce in Europa., l'Atene delTIlliria, le cui vicende sono degne d' essere studiate da chiunque ami attentamente se- guire i progressi dello spirito umnno nel mezzodi aui'opeo. Popoli come gli Illirici che apparterigono alia grande fa- miglia slava si celebre nei fasti della religione e della po- litica , che parlano com" essa una lingua comune a piu di sessanta milioni d' uomini , che nobilmente vanno sforzan- dosi di ricoaquistare la loro vetusta fama, e niovono ra- pidamente nella carriera della coltura dovrebbero essere nieglio studiati che per avventura non sono. Ma da qnal regione delT Asia e quando migro qnesta grande famiglia, come si divise, sotto quali denominazioni era nota ai Greci e Latini? E piu in particolare come si colonizzarono e moltiplicaron gli Illirici? Questione intral- ciatissima resa forse ancor piu iuviluppata dai niolti e di- scordanti sistemi immaginati per risolverla. Noi percio non rammenteremo qnanto snlla fede del zaratino Kregliano- vich , di Mauro Orbini, di Appendini e di altri viene espo- nendo il conte di Sorgo , per accennare in vece alcnna cosa sulla letteratura della nazione stessa. Sembra omai provato, dal paragone piii volte istituito sul vocabolario e sulle forme gramaticali , che la lingua slava o derivo, od ebbe comune Torigine col celebre idioma sacro dell' India, e quindi debba classificarsi fra le lingue dette indo-germaniche, od indo-scitiche. da altri indo-per- siane. Le analogie da lungo tempo e da molti osservate PARTE STRANIERA. 355 col greco, latino e tedesco non sono pertanto se non co- rollarj di questo linguistico teorema. Dobrowsky, Kopitar, SchafFarick, Eichboff ed altri lianno gia fatto conoscere i caratteri comuni dei varj dialetti, e quelli die li distin- guono :, siccome a! tempo stesso per gli studj delF ultimo de' nominati linguisti I' affinita dello slavo col Sanscrit e stata messa nella piu chiara evidenza. Le letterature russe, boeme e polacca sono le meglio conosciute per mezzo di varj giornali die ne hanno data contezza, oltre le molte opere speciali clie ne ragionano. Lasciando da parte, per non troppo estenderci, altre diramazioni dello stesso grande albero, bastera, siccome cosa piu attenente al presente ar- ticolo , accennare alcun clie intorno a quella che ricevette il nome di Serba, di cui la serviana, la dalmata e la ragu- sina non sono se non una specie ed una secondaria divi- sione : e cio tanto piu in quanto che la letteratura serba e forse la men conosciuta fra le slave. Siccome il serbo pub considerarsi qual varieta dello slavo liturgico , cosi possiam dire che il suo piu antico motiu- mento sia la tradnzione della Bibbia eseguita in gran parte da S. Cirillo di Tessalonica , il quale insieme col fratello Metodio predico nel nono secolo ai Cazari , ai Bulgari, ai Moravi e ad altri vicini popoli , invento per loro un al- fabeto , e li inizio all" incivilimento. Qualche cronica, e il codice del principe Duscian nel 1349, poi i canti popo- lari animati dall' entusiasmo della patria o dalla malinconia sono quasi i soli documenti dell'antica letteratura serviana riniastici dopo che molti manoscritti o fnrono bruciati, o nascosti e dimenticati ai tempo stesso in cui dovettero i Ser- viani piegarsi al giogo dell' odrisia luna. Fra i moderni ab- biamo una storia del paese scritta da Giorgio Brancovich verso la fine del decimosettimo secolo, quella degli Slavi di Giovanni Raich autore del secolo scorso, molte opere di Ohranovich, Solaricli , Davidovich, un poema epico di Mi- lutinovicl), le canzoni di Muscickii, ecc. I canti dei monta- nari raccolti da Vnk Scefanovich, vivente autore d'un dizio- nario e d'una gramatica serba, furono tradotti in tedesco da madama Robinson conosciuta sotto il nome letterario di Talvj, in inglese da Bowring , in francese da madama E. Voiart. Fra i Croatini si distinsero Buchich famoso per aver pro- mossa la riforma nel decimosesto secolo , Vitezovich scrit- tor iV una cronica. Mianovich si e distinto recentemente 356 PARTE STR\NIF.RA. con varie disgertazioui nlologiche , e con an poema eroico nazionale. La Croazia sottratta da un pezzo alia ferocia ottomana colle armi vittoriose imperiali, secondata dagli sforzi eroici del valore nazionale e della divozione all'augusta Casa d'Austria sua liberatrice, aveva ritrovato in quegli sforzi stessi un seniimento di se, ed alcune qualita ereditarie di aniuio e di cuore cai nulla pote mai estingoere e die a poco a poco riprendono nuovo vigore. Qnalche nobile ingegno aveva gia saputo teniprare colla sua lira versi nazionali aininirati dagli IHirici : e fra gli altri il nome del conte Pietro Zoini si rese cliiaro net secolo passato colle opere stampate a Venezia: ma a' tempi nostri il conte Janko Drascovich ed il signor Luigi Gaj di Agram si devono particolarmente considerare come bene- meriti del loro paese e restauratori dell' indigena letteia- tura. II sig. Gaj soprattutto si rese celebre per aver snputo con fatica , costanza e spesa stabilire il primo in quelle contrade due fogli periodic! in dialetto illirico, l'uno con- sacrato alle notizie politiche , conimerciali e amministra- tive ', T altro alia storia ed antichita slave in generate ed in particolare alle lettere illiriche. Molte cattedre di lingua illirica furono stabiiite da qualclie tempo in quel paese, e gia bei frutti ne appajono in ogni genere di letteratnra: abbiamo pur veduti dram mi per musica recentemente scritti e tragedie di argomento nazionale , e raccolte poetiche di varia natura. II dialetto della Dalmazia e delle vicine terre cbe alcuni cbiamano illirico, di cui il ragusino e una varieta, ha im inolto maggior nuuiero di scrittori. Alcuni Iibri di pieta prima del decimosesto secolo, e d'allora in poi varie opere in versi e in prosa costituiscono una bella raccolta in que- sto genere. Sono troppo noti in tutta 1' Italia i nomi de' valenti no- mini clie Ragusa inando in van tempi per occupare le piii important! cattedre nelle nostre Universita di Roma, Bo- logna , Padova , Pisa e Genova , che fiorirono alia corte Pontiiicia e segnalaronsi nelle scienze e nelle lettere , e i quali tutti noi siamo abituati a considerare quasi come no- stri Italiani. Fra questi inutil cosa sarebbe il ricordar qui il gran medico Baglivi e lo scolare di Vieta Glietaldi die fu il primo a supputare le estensioni geometriche con le PARTE STRANIERA. 35? foruiole dell' algebra, ed il Boscovicli celebre astronomo clie iustitni P Osservatorio di Brera , e lo Stay die con versi latiui lncreziani scrisse due poemi su due filosofie migliori die non qnella d'Epicuro, ed il Cunich e il Zamagna tra- duttori cl'Omero, e il Gagliufti die non ha guari ancora tanta maraviglia recava con 1' estemporanea sua mnsa latina. l\la parlando di quelli die eoltivarono la lingua nazio- nale, diremo die sebbene abbiano foise nella sola elo- quenza sacra dei buoni niodelli di prosa, ne contano parec- clii die possono vantare in poesia. Non ci fermeremo dun- qne ne alia iisica di Atanasio Stojkovich ( stampata a Buda nel 1801), ne alia versione del celebre libro della Imita- zione di Gioacliimo Siulli autore di un copioso dizionario latino-italiano-illiiico in sei volumi, ne alle prediche del P. Bernardo Znzzeri di Ra.msa , ne ai molti libri ascetici originali o tradotti die la Dalmazia possede. Ma accenne- reino piuttosto alPattenzione de' poliglotti la Dervisciade di Gozze, gli epigrnmmi di Floria Znzzeri, la versione dei salmi, i sospiri della Maddalena (poemetto in sei canti), e varie altre lodate rime dell" abate Ignazio Giorgi, la Jc- lilijupka di Cinbranovicli, Tepistola ai magistrati di Ragusa di Nicola Bona, la Eugusa rinnovata di Giacomo PalmotH, i drammi nazionali di altro Palmota per noine Giunio, quelli di Giovanni Gundulich, traduttore altresi della Gerusalemme liberata , colla quale gareggio nella sua Osmanide (dove alcuna volta non teme il confronto deU'epico italiano) , au- tore delle Lagrime del figliuol prodigo , e d'altri piu brevi componimenti. E cbiuderemo renumerazione noniinando Darscich, Bettondi, Kassicb, Georgicevicb, Slataricb , le canzoni popolari raccolte da Miossicli , la B.bbia tradotta recenteniente da Rosa e Catancich. Pel resto 1'illirico meno ricco in forme gramaticali del russo, boemo e polacco, me- scolato d'alcuni turchismi , die i nazionali disnpprovano , supera forse tutti i cognati dialetti per armonia e soavita di pronunzia onde riesce attissimo alia versificazione Aveva dunque ben ragione Ferdinando III gran duca di Toscana di apprezzarlo, se pure e vero , cio die il conte di Sorgo after ma , aver egli voluto impararlo da un fratello del n- cordato Gundulicli, e stabilite cattedre per farlo conoscere in Italia. Di gia la Servia appena ebbesi ricuperata una tal qual inclipendenza municipale , ha fatto non pochi passi verso o 53 PARTE STRANIERA. il suo incivilimento , applicandosi a far rifiorire con un vero ardoi'e la lingua nazionale : del clie comparvero varj saggi clie danno per I'avvenire foadate speraaze. Quel po- polo sara certamente stato promosso ed ajutalo in si lo- devole intrapresa dall' esenipto della vicina Croazia civile, ove sotto la protezione cli un forte ed illuminato governo, e con 1' influenza di uomiui istrniti, e filantropi , si rides ta piu che mai 1' amor nazionale ed il desiderio di coltivare e d' illustrare il )jroprio linguaggio. Da tutto questo prendiamo argomento di credere clie 1" incivilimento generate dell' Europa, che si difl'onde da per tutto penetri ora anche verso P Oriente. DalP Austria e dalP Italia gia invade le nazioni Illiriche le piu vicine e per mezzo di queste si estendera hentosto alle prossime provincie della Turcliia europea , che sul nostro continente e la sola ove le tenebre dell' ignoranza sono ancora cosi dense e cosi profoade che nou possono mai essere state tali altrove nei tempi di maggior barbaric 3 .$9 TALIANA. Corisca. Scene romantiche di Nicolo Biscaccia, socio deU I. R. Accademia di Padova e del Trivigiano Ateneo. — Padova , 1 339 ' tipografia Cartallier e Sicca , in 8.° Il sig. Biscaccia nel cimentare il proprio ingegno in un genere di letteratura in cui oggidi frerjuenti sono le prove e spesso pericolose, e talvolta eziandio sventurate voile porsi in una via da molti non battuta; e lasciando gli ap- parati solenni degli altri romanzatori , non facendo uso delle dovizie clie il medio evo somministra , non curandosi di storiche rappresentazioni, ne di lnsso di descrizioni, ne di tinte negre, ne di pagine palpitanti, narro in ischietto e pacifico stile una serie di fatti tutti avvenuti fra dome- stiche pareti , e ne trasse una tal copia di morale da sa- pergliene assai grado. Ecco pertanto il sunto dell opera di cni ora ahbiamo preso a parlare, e cbe si compone di una serie di lettere cbe alcuni amici ed atniclie s ' indirizzano a vicenda, e cbe comprendono narrazioni di fatti partico- lari, discussioni morali , famigliari memorie. Ulrico, sdegnato colla giovane Norinna, da cui crede di essere stato tradito in amore, fugge da essa e confida per lettere le sue pene e le sue risoluzioni a Gherardo. Questi cerca di calmarne la collera collo scusare Norinna e col descrivere le smanie da questa provate per lo inatteso ab- bandono^ ma Ulrico sta saldo e non bada a cjuelle smanie cb-1 egli cliiama << arti donaescbe e ferri di professione. » Pero sempre perdutamente innamorato va come il Petrarca di pensiero in pensiero e di monte in monte per disacer- bare il suo affanno. Si reca a Ferrara e visita la prigione del Tasso ; passa a Bologna e visita il famoso Camposanto; e que1 luogbi lo ricbiamano a riflessioni gravissime ed aprono nel commosso di lui animo una copiosa vena di aflVtto. Quindi si volge verso il Piemonte , ed eriando alia ventura a piedi delle Alpi , viene da uu pasture avviato 36o APPENDICE 1TAL1ANA. alia grotta di ua romito chiamato Erasmo. Questi, secoudo il solito, lo accoglie cortesemente e gl* imbandisce tosto un desinare frugale ma saporito:, e mentre Ulrico si ciba , il romito gli narra la storia di ua cane che aveva seco e ch era della razza di quelli die dai monaci del monte S. Bernardo sono mantenuti a soccorso dei viandanti. E lo stesso servigio prestava quel cane ad Erasmo e gli con- duceva i pellegrini smarriti, e gl1 indicava i cadaveri dei morti perche li seppellisse:, ed anzi poco prima che Uhico arrivasse aveva scoperto il corpo di una giovinetta che ca- duta in un lago vi era perita. Questa giovinetta era nien- temeno che Norinna :, ed Ulrico riceve la funesta notizia con forte animo e sopporta con maravigliosa rassegnazione la sciagura. Dalla quale poscia prende occasione di narrare ad Erasmo la storia dell1 infelice amor suo : confidenza che viene tosto con un1 altra di egual genere ricambiata. Pe- rocche anche il vecchio romito aveva amato una Fanny , e divenutone bestialmente geloso V aveva uccisa ; onde po- scia erasi diviso dal mondo e ridotto a penitenza. Dimorava pertanto Ulrico con Erasmo ed a lui si fa- ceva compagno quando l'ecavasi a passeggiare, a pregare e predicare, allorche sulla cima di un colle si abbatte in Corisca e in un vecchio che ad essa teneva luogo di pa- dre. Era Corisca una donzella che abitava ne1 dintorni , erede di una ricca fortuna e bella come dev^ esserlo la eroina di un romanzo. Erasmo la conosceva^ e quindi av- venne un colloquio , al termine del quale la donzella in- vito Ulrico a visitarla nel suo castello ; e perche vi fosse ricevuto dal Castellano diedegli per contrassegno una rosa con due ramoscelli di mirto ed uno di ulivo , a cui sta- vano attaccati sette capelli. Nella notte e nel giorno seguenti Erasmo ed Ulrico non facevano che parlare di Corisca e di Aureliano che tale era il nome del vecchio tutore; quando questi con una sua lettera avverti Erasmo che un povero possidente di quei paesi era obbligato a cedere ad un inesorabile creditore un suo podere pel terzo del valore, e che Ulrico esborsando 5o,ooo franchi avrebbe potuto acquistare il podere e fare nel tempo stesso un buon negozio ed un" opera buona. A tal proposta Ulrico, ch-1 era davvero un donzello dab- bene, consegna ad Erasmo una cambiale di 5o,ooo franchi pagabile a vista commettendogli di spedirla ad Aureliano Ari'ENDICE I1ALI\NA. 36 I col solo obbligo della restituzione entro dieci an;ii , eel in (jne1 modi clie fossero dal debitore preferiti. A tal ge- nerosita, cir e proprio una generosita da romanzo , tutti vanno in estasi ; e Corisca ed Aureliano toniano alia di- morn di Ulrico per rendergli le dovute grazie, e per rin- novargli V invito di portarsi al loro castello. Infatti Ulrico preade commiato da Erasmo die lo cobna di benedizioui e parte con essi. Ma per via, attraversando un bosco, la comitiva e assalita da una masnada di ladri. Per baona ventura, Roberto, il capo della masnada, era stato poco prima salvato da gravissimo pericolo per opera di Cori- sca ; perlocbe , ricliiamato da questa , rammenta il bene- iizio e lascia andar tutti liberi ed illesi. Molti giorni quindi si passano in piacevoli cure, in diporti, nello scorrere il paese e nel visitare i vicini :, e fra questi certo M. Doguet, ch era quello cni Ulrico aveva dato i suoi 5o,ooo francbi. Qnali accoglienze e quali feste da quella famiglia, << clTera ■un esempio di dolcezza e di bonta >> si facessei'o a tanto benefattore non fa iT uopo cbe si dica :, lo si benedice, lo si esalta, lo si accarezza , gli si pone sul capo una corona di alloro, e si finisce collo invitarlo a rimanere in quella casa ospitale ; ed il buon Ulrico ch1 era di una maravi- gliosa arrendevolezza, e cbe ]iareva nato per ricevere in- viti e per accettarli, accetta ancbe quello di M. Doguet e si congeda da Corisca, dalla cui biblioteca trasceglie prima " una ventina di opere filosoticbe >> per averne conforto e jiresidio nel nuovo soggiorno. E volendo da quel cortese clT egli era lasciare una sua memoria alia donzella, le of- fre in dono un volume cbe insieme col suo ritratto com- prendeva " alcune veglie iilosoiicbe ma amorose >> e cb era il frntto de"1 suoi studj giovanili. Da questo passo si pud cledurre clie Tantore abbia volnto in Ulrico rappresentare se stesso , poicbe le indicate veglie iilosoiicbe ed amorose bi trovauo comprese fra le prose di lni, cbe negli anni 1834 e 1 835 furono pubblicate in Venezia dal tipografo Merlo, e cbe sono appunto ornate del ritratto. Tutti questi casi sono narrati da Ulrico in una specie di giornale diretto a Cberardo. Da questo panto poi co- mincia una nuova corrispondenza tra Corisca , Erasmo , Ulrico e lo stesso Gberardo, il quale lascia scorgere il so- spetto cbe V amico suo abbia eoacepito una nuova amo- rosa passione e se ne mostra indispettito e giunge quasi Bibl. hal. T. XCVI. 24 36a APPENDICE Il'UIVNA. a dargli la taccia di lcggiero e di mancatore di i'ede. Ed in cid, lo diciamo francamente , il sig. Gherardo ha torto. Corisca era giovane e bella ; Ulrico era libero ed ozioso ed aveva 1 animo tenero e dolcissimo; Noi'iuua era morta annegata; dovevano dunque que1 due innamorarsi l1 uno delFaltra^ ed infatti 9' innamorarono , e come si usa nei romanzi, perdutamente \ ed el)bero ragione. In questa corrispondenza si tratta di cento cose e fra le altre della bellezza. Corisca sostiene die la bellezza esi- ste , Ulrico die non esiste. Ma nel meglio della questipne, Corisca clie n^ era forse un po1 infastidita la tronca bru- scamente scrivcndo ad Ulrico : " Alle corte :, oggi otto e il mio giorno natalizio si fara gran festa nel mio pa- lazzo .... vi attendo .... a voce daremo fine alia discus- sione della bellezza. » Ed Ulrico clie in vita sua non aveva mai ricusato un invito si reca alia dimora di Corisca, ove si tripudia , si festeggia , si esulta iia i bancbetti, le danze e le giostre, ma si fanno nel tempo stesso opere buone e beneficbe. Pero un certo conte Rodolfo , eh1 era un ricco signore di que1 paesi5 e cbe da gran tempo ardeva di amore per Corisca, in mezzo alia gioja ladocchia fieramente e si adira per la manifesta preferenza cli essa accorda ad Ul- rico. Avviene altresi clie questi e Corisca, cercando di cal- mare nella solitudine la loi'o agitazione, per accidente si smarriscono in un boscbetto , e s* incontrano per un se- condo accidente ^ e qnesto incontro da luogo ed occasione nd una reciproca, piena , caldissima tlichiarazione di amore, colla quale la prima parte del roimuzo si concbiude. Al principio della seconda parte, Corisca per gli affari suoi se ne va a Parigi:, e durante quest' assenza dolorosa Ul- rico le scrive quarantadue lettere, alcune morali ed este- tiche , altre piene di atfetto e di cortesia , altre spiranti tristezza ed ira; poicbe bisogna sapere cbe quel molesto conte Rodolfo aveva accompagnato Corisca a Parigi, ed erasi fitto in capo di farla sua ad ogni costo. Finalmeute la donzella ritorna , e giunge pure Gberardo per esser pre- sente alle nozze di Ulrico. Qneste sono celebrate nella grotta di Erasmo che ad esse benedice:, ma nel ritorno a casa , ad un bivio dove lo sposo per un istante si divide dalla brigata per esplorare il paese air intorno , sopraggiungono alcuni masnadieri , legano uno dei compagni ad un al- bero e rapiscono la sposa ;, la quale, come il lettore gia APPKNDICE 1TA.LIANA. 363 s'iinmagina, viene con gran mistero condotta nel palazzo del conte Rodolfo e quivi chiusa in una stanza sotterranea. In tanta sventura la misera donzella non trova conforto in altro che nella simpatia e nella pieta d* Ildegonda cli"1 era iiglia del cnstode del palazzo. Intanto Ulrico, smanioso e frenetico per tanta perdita , va dappertutto cercando , spiando, chiedendo ; ma. poiche senza edetto rimangono le sue cure e le sue ricerclie , avvisa di rivolgersi a qnel Ro- berto capo di masnadieri ch- era stato in altri tempi be- neficato da Corisca , e che aveva mostrato di serbar gra- titudine ed a more per la sua benefattrice. Questo Roberto, che iii ogni maniera di arte e d,insidia era maestro, con certi suoi blaudimenti seduce in tal niodo gli sgherri di Ro- dolfo che giunge col loro soccorso ad introdurre Ulrico nel sotterraneo , dove la rapita donzella stava racchiusa. La quale, sfinita per Io sgomento, pei patimenti e pel crepa- cuore , non app'ena scorge lo sposo suo, che cade nelle braccia di lui e inuore ; onde Roberto fremente di sdegno, al conte Rodolfo che gli stava appresso , pianta nn pu- gnale nel petto e lo uccide. Ulrico si toglie alia orrida scena , e dopo avere scritto a Gherardo che gli faceva dono di ogni suo avere e che piu di lui non cercasse, s" invola e sparisce. Ma il buon Gherardo non si trattiene per quella lettera:, e dopo aver disposto quanto era dC uopo pel sep- pellimento della vergine , corre pel mondo in traccia del- V amico suo. Sopraggiunto dalla notte nella valle di Grai- sivandan, chiede ricovero in una Certosa , vi e ammesso, eutra in una stanza dove un novizio giaceva sullo strato di morte, ed in questo ravvisa Ulrico. II quale rivolge uno sguardo moribondo all"1 amico suo ed accenna che sia a questo consegnato un portafoglio in cui trova vasi il ritratto di Erasmo, il mazzolino e i capelli « ricordi estremi della vergine spenta •> ed una lettera con cui indirizzava a Ghe- rardo dieci Veglie da lui scritte e dedicate alia memoria di Corisca. Queste veglie che consistono in una serie di pensieri morali erotici filosofici e che spirano mestizia ed amore , compiono il volume. E questa T opera del sig. Biscaccia la quale, piuttosto che un romanzo , puo dirsi die sia una unione d,idee, di concetti, di fautasie che sorsero nella mente dell autore , e ch1 egli ordino ed espose a modo di romanzo. Cio era gia stato da lui stesso dichiarato nella breve prelazione 364 API'ENDIGE ITAXIAN'A. premessa al racconto, in cui leggesi: •< 0 lettore gentile che di Corisca mia sentirai la storia , sappi che non ho mai avuto in animo di darti un roraanzo, ma bensi una unione di filosollci pcnsieri , qnali per essere piii facilmente letti, ho vestiti con F abito del romanticismo. » Dopo (juesta di- chiarazioue rimane chiuso Fadito ad ogni ceusura che far si potesse sulF azione esposta in questo libro , sui carat- teri dei persona ggi che in essa intervengono e su quel lago di morale e di filosofia che vi si fa continnamente. Ma certo una distinta lode e dovuta all-1 antore per le intone inten- sion! con cui compose il lavoro e per le sane ed utili mas- sime che insegna coi prccetti ed avvalora cogli esempli. E trovansi pure in quest1 opera immaghri veraci, e caldi afTetti, e pietosi racconti, e descrizioni dilettose , per cui il lettore a vicenda si diverte , si commove , si contrista e si ricrea. Un viaggetto nelle mie stanze. — Padova, i83(), ti- pografia CartaHier e Sicca , in 8.°, di pag. 63. II professore Meneghelli, amante appassionato delle belle arti, dei loro cultori e dei loro prodotti, raccolse nelle sue stanze una eletta dovizia di oggetti ad esse apparteneuti e bellamente la dispose per trarne conforto uella vita e ri- creamento in mezzo ai gravissimi stndj ai qnali pel ma- gistcro ch esercita deve applicarsi. E siccome e suo gentile costume lodare gli artisti che si fanno dagli altri per ec- cellenza singolari, e quelli che sono ad essi generosi di favore e d' incoraggiamento, ed eziandio le collezioni che sono dalF amore del bello promosse e dirette dal buon gu- sto, cosi ginstameute lodar voile anche la propria; e per lodarla babto descriverla ; e per tal modo ragginnse il suo line e la modestia fu salva. Siifatta descrizione egFintitolf): 'i un viaggetto nelle mie stanze » e lo indirizzo al dottor Cirolamo Veuanzio. « Che volete fare? dice nel principio del,la sua scrittura il chiarissimo autore al suo amico : an- che nel fiore degli anni a mai di viver molto a me stesso; e se, cessate le cure delF insegnameiito, i piu si recavano altrove chi per vivere nella beata solitudine delta campa- gna , chi per visitare non conosciute regioni ; io me ne stava a pie fermo tra le pareti domestiche assai contento di profittare degli ozj accordatimi , sostituendo ai gravi API'ENDICE If \LI\NA. 365 stiulj i fieri delle lettere amene, le tleli/ie di cui sono lar- ghe le felici imitazioni della bella natura Per servir dunque a qUeste beate abitudini e eonciliare in qualche j>;uisa lo starnii ed il muovermi ho divisato di aggirarmi per le stanze a voi poco note, giacche di rado e di volo le confortaste colla vostra presenza ; di chieder conto a me stesso e renderlo a voi dei moltiplici oggetti die cad ran sotto gli occhi. Verro quindi a parlarvi di tele antiche e moderne dove istruttive per istoriche verita, e dove amene per ridenti paesaggij vi parlero di scultura , di plastica , d'intagli in legno , in carta, in avorio ; di lavori a penna, a niatita f, di stampe a htilino, in pietra ecc. Abbiate la pazienza di leggere : pazienza clie certamente non sara po- sta alle croci dalla pedanteria cosi famigliare agli artisti , dalla prolissita incarnata in tutti coloro (e pocbi non sono) die non conoscono Fistante in cni deggiono deporre la penna, perch e non sentono quando finisca il piacere, quando spnnti la sazieta e quindi la noja. Andro per le brevi; vi parlero a seconda delle ispirazioni die mi verranno al- r aspetto del bello e nulla piu. >> Questo pertanto e lo scopo della presente operetta, queste le intenzioni con cui fu dettata , epieste le promesse die sono fatte ai let- tori ; le cpiali furono fedelmente adempiute , poiche non avvi neir opuscolo di cui parliamo ne cpiella monotonia di stile , ne quella cura pedantesca delle minute parti- colarita die sono difetti frequent! nei lavori di tal genere e che sono si efiicaci a produr la noja ; die anzi puo afTermarsi die questa scnttnra sia variamente ornata come lo soao le stanze per cui viaggia V autore e sia dilettosa e bella come lo e la materia di cui tratta. Essa pero non e di tal natura che se ne possa offrire tin sunto : diremo sol tan to che gli oggetti in essa descritti possono dividersi in tre classi; delle quali la prima comprende le pitture, la seconda le opere cl intaglio, la terza i lavori a penna, a matita , in avorio, in bronzo, in plastica ed in marmo. Fra gli oggetti noverati nella prima, die di gran lunga e piu copiosa delle altre, i principal! e piu distinti sono una Vergine col Bambino di Cio. Battista Cima da Conegliano, una Sacra Famiglia giudicata del Parinigianino , una Ver- gine che prega, ed un Rcdcntore die benedice di Luca di Olanda . una Madonna bellissima del Sassoferrato, un Ad- dolorata di Lodoyico Caracci. una testa del Gi or 21 one* una 366 ArrF.Nn in a Italian a, Maddalena del cav. Liberi j un P.atto di Europa del Bat- toni , tre quadri del Paoletti rappresetltanti Laura, Dante e la Castita , una Vergine col Bambino di Felice Scliia- voni, clie I autore cbiama " il RafTaello dei nostri giorni, » un paesino del Bill, alcuni liori di Jacopo Acqua, moke miniature, pareccbi piatti dipihti ecc. Parlando delle opere d' intaglio abbelliscono le stanze dell autore non pocbe in- cisioni dell" ' Edelink , di Natale Schiavoni , del Gandolfi , del Morghen , del Toscbi, del Bartolozzi , del Longhi, del Garavaglia e di a!tri, una crocilissione intagliata in bosso dal Brustoloni , alcuni intagli in carta opera ti dal mara- viglioso Livizzani. Finalmente nella ultima classe compren- donsi lavori del Ferracina , della Benato, del Guglielmi, del Fanolli, del Sorgato, delfAntoldi , del Bizzoli, del Pe- trelli , ed uno clie si crede del Donatello , ed un altro cbe senza dubbio di Benvenuto Cellini. Da qnesti rapidi cenni il lettore comprendera cbe il pro- fessore Meneghelli puo con gran piacere viaggiare per le sue stanze : e se leggera I opuscolo di cui ora rendiamo conto, comprendera del pari cb1 egli fa viaggio da esperto e prudente viaggiatore, poicbe osservra con diligenza tut- tocio clie di attenzione gli par degno, e nota con sottile discernimento in ciascheduna opera i pregi e i caratteri , la maniera e l1 espressione, non fermandosi pero soverchia- niente, ed evitaudo nelle dea ', il sig. Yisiani comiiicia col dimostrare falsa Fasserzione di Giovanni Targioni Tozzetti, il quale scrisse clie quelfOrto fa fondato noil1 anno 1544, e fa condotto in questa sen- tenza dal credere erroneamente clie il professore Lnca Ghini fosse stato chiamato a Pisa per insegnarvi la botanica , quando invece lo fu per insegnarvi materia medica. LTau- tore anzi osserva che 11 ell 'anno 1544 1" Orto di Pisa non poteva esser eretto , poiche consta ch' esso fu costruito sulle rovine deirantico monastero di S. Vito, che questo monastero fu atterrato dal duca Cosimo per fabbricare un nuovo arsenal e, e che a motivo di cio le monache che vi abitavano , soltanto nel giorno 27 ottobre 1544 ne usci- rouo. Sopra questi fatti osserva il sig. Yisiani essere im- probabile che nei clue soli mesi dell" anno che rimanevano dopo la partenza delle monaclie ahbiasi potuto fondare e piantare un Orto botanico ; aggiungersi che V oggetto pri- mo della demolizione del monastero era la fabbrica del nuovo arsenale, la quale assai pin della fabbrica delTOrto preniendo al duca , ne segue che a questa si sara dato 111 a no soltanto dopo il compimento di quella. Procede quindi 1 autore ad esaminare qual fede meriti 1 opinione del Rol- fmcio, del Linneo, di Giuseppe e di Gaetauo Monti i quali affermano che la costruzione dell Orto di Pisa avvenne nel- 1 anno 1547. Ma non essendovi alcun pubblico documento e non avendosi alcuna relazione di scrittori contemporanei, egli non pronunzia alcun giudizio sopra questa opinione, e si astieue dall ammetterla del pari che dal rigettarla. A11- che su questo punto non puossi non desiderare nella scrit- tura del Visiani una maggior ampiezza di ricerche, un mi- glior apparato di prove, nn' analisi piu feconda , un pin vigoroso ragionamento. Seguita quindi a dire il professore "Visiani, che non potendosi stabilire la vera epoca della fon- dazione dell' Orto pisano, egli era mestieri ricercare quali fossero le opinioni degli scrittori contemjjoranei. Ed a tal fine cita le Relazioni dei due viaggi del Belon, il Trattato degli Orti Italiani di Corrado Gesnero, la prefazione posta da Pietro Andrea Mattioli a^suoi discorsi sopra Dioscoride . e per ultimo avvalora il suo assunto coH' autoritii di una falange di celebri scrittori, quali sono il Conringio, il Rol- fincio , 1 Hotton, il Boccone , il Tournefort , il Linneo, il Targioni Tozzetti, i due Monti, V Haller. ed il Boehmero. APPENDICE ITALIAN A. 369 Noi potremmo con una diligente analisi ridiwre a giusta misura il valoi-e clogli argomenti die il sig. Visiani tragge dalle parole dei citati scrittori e potremmo dimostrar fa- cilmente clie la forza Ioro agl1 intendimenti delTautore no- stra non corrisponde : ma non abbiamo luogo e tempo aH'uopo suilicienti Prescindendo percio dall1 autorita altrui e riguardando soltanto ai fatti che sono dall-1 autore riferiti , pare a noi che la causa dell Orto padovano e quella del pisano in una condizione pressoche uguale si trovino. Perocche non puossi negare che la erezione dell"1 Orto di Pisa non sia avvenuta nell1 anno 1547 « e perche, come scrive il Vi- siani, asserita da un autore che fiori non molto dopo quel tempo, e perche conferniata dal Linneo e dai due Monti , e perche piii dell1 altra prohabile, e perche non ismentita da alcuna prova certa e diretta. » Ma non pare a noi che si possa con eguale fondamento e con eguale pro- babilita aflermare che V erezione dell1 Orto di Padova de- cretata nell1 anno 1545 sia stata veramente e per intero eseguita nel susseguente anno 1546. Ed a questo avviso, oltre alle dichiarazioni stesse dell' autore che noi abbiamo di sopra riferite e che si leggono alia pagina 16, c1 indu- cono due circostanze , alle quali il Visiani mostra di non badare . ma che nella scarsita degli argomenti che valgano in tal materia a comprovare la verita meritano invece par- ticolare considerazione. La prima si e che nel contratto di aflitto stipulato tra il senatore Foscarini ed il monastero di S.a Giustina il 7 lnglio 1045 pel terreno che servir do- veva di area al nuovo Orto, fu stabilito che 1'affittanza non dovesse efTettivamente cominciare se non che nel giorno di S.a Giustina, ch1 e il 7 di ottobre : cio ch1 e conforme alia pratica in tutti i tempi osservata di cedere le terre soltanto dopo la raccolta dei frutti annuali ; la secouda che il Guazzo nella sua cronaca scrive, non gia che nellanno 1546 fu eretto 1 Orto botanico, ma che bensi in quell'anno vi e stato " un degno et honorato principio di giardino di una stupenda e maravigliosa architettura e disegno. " De- vesi quindi ritenere che alia fabbrica ordinate non siasi data mano se non che dopo trascorso I inverno che segui alia cessione efFettiva del terreno locato ; poiche lavori di tal genere nella fredda stagione non s1 intraprendono; e per tal modo puossi con buon fondamento ritenere che LOrto 370 aiu'endicf: Italian \. di Pad ova $\a stato decretato nel 1545 e negli anni suc- cessivi fabbricato ; e cio pienamente si accorda colla indi- cata condizione del contratto 7 luglio 1540, e colle rife- rite parole del Gnazzo. Devesi in conseguenza concludere clie la erezione dell1 Orto padovano e quella del pisano o furono contemporanee , o non passo fra Puna e Paltra che una minima ed incalcolabile distanza di tempo : onde la questione a tai termini ridotta divien lieve assai, e simile a quella cbe per avventura si agitasse fra due gemelli , nei quali il diritto di primogenitura non da altro dipende che dal fatto di una precedenza di poche ore nella nascita- Di Stcfctno Piazzone di Asola, retove chiarissimo. Di- scorso ui giova/d veuez'umi sludiosi delict eloqttenza, volgarizzata da Emanucle Cicogna. — Venezia y 1840, dulla tipografia di Alvisopoli, in 8.° Dalla prefazione cbe il chiarissimo trnduttore aggiunse al discorso "che ora annunziamo si raccoglie che Stefano Piaz- zone di Asola insegnava in Venezia grammatica e rettorica sul cominciare del secolo XVI senz1 avere alcun pubblico stipendio, ma ritraendo le mercedi dagli stessi scolari. Non si conosce ne P epoca in cui naccjue, rie quella in cui apri il suo privato ginnasio, ne il tempo, ne il luogo della sua morte. Sappiamo soltanto da alcune notizie che si trovano nel volume XXIX dei Diarj di Marino Sanuto, clTessendo morto in Venezia nelTanno i5ao Rafaele Regio professore di letteratura latina, concorse a succedergli anche il nostro Piazzone ; ma che gli fu con grande maggioranza di voti preferito Battista Egnazio. Pero molta lode l1 altro acqui- stossi nel suo magistero ; e di cio fanno fede le onorevoli testimonianze che a lui rendono ne1 loro scritti il cardi- nale Agostino Valiero, il conte Giacomo di Porcia, Fran- cesco Sansovino , Pier Angelo Spero, ed il frate Giovanni degli Agostini. Ora questo Piazzone compose un libro che intitolo : a Stepliani Plazonii Asulani Prazexercitamentorwn hbellus et Rhctorices Compendium recte dispositum cum quadam per com- moda Parafrasi ad communem omnium studiosorum adole- scentum utilitatem , il qual libro fu stampato dal De Gre- gory nel i5s6 in 4° e ristampato in parte, e senza data? AITENDIGE ITAEIA-NA. 3? I dal Giglio in Yenezia in 8.", e nella prima edizione oltre la prefazione eel il testo comprende altri tredici componi- menti che sono orazioni o lettere. La prefazione posta in fronte a qnesto libro e appunto il discorso che t< si per la rarita dell1 edizione che da po- chissimi e conosciuta, si per la notizia dei varj uomini il- lustri che vi si trova >> voile il dottissimo Cicogna tra- durre nella lingua nostra e corredare di note, e che il veneto patrizio Alessandro Marcello pubblico nella felice occasione che le nobili donzelle contesse Alba e Marina Albrizzi si congiunsero in matrimonio , la prima al ba- rone Emilio Galvagna, la seconda al conte Matteo Persico. In questo discorso pertanto comincia il Piazzone col ren- der conto dei motivi che lo indussero a comporre il Com- pendio e la Parafrasi, che forma no la parte principale del suo libro. £ del compendio parlando, egli dice che non si propose con esso di « unir solamente alia rinfusa cio che fa da altri raccolto : ma bensi di disporre le materie no— tate appo diversi antori e in pin luoghi con siffatto ordi- ne, che di varj membri qua e la separati nil piccolo corpo di Rettorica si formasse, nel quale ne piii ne meno si com- prendesse di cio che richieggono e la natura della cosa e la utilita dei giovani che a quest1 arte vantaggiosissima e nobilissima fra tutte vogliono accingersi » In quanto poi alia Parafrasi egli scrive di averla composta « sopra i preesercitamenti di Prisciano tratti da Ermogene a imi- tazione dei retori antichi, e perch e sia compiuta la cosa e resa piii facile alia odierna comune intelligenza; im- perciocche lo stesso Ermogene , come attestano i suoi co- nientarj , in tre parti divise I opera sua, cioe preesercizj, stati e varie forme di dire. » E che con un tal metodo d1 insegnameuto i discepoli siano bene ammaestrati e di- vengano attissimi ad apprendere le altre arti, le disci- pline e le scienze , il Piazzone lo prova nominando quelli tra i suoi discepoli , che o usciti della sua scuola fecero belle e lodate prove nell1 arte del dire, o tuttavia appar- tenendovi quando egli scriveva promettevano di farle. Con questo novero il Discorso si conchiude, ed esso nientemeno che novantotto noini comprende. Questa Iunga litania apre un bel campo al Cicogna > Cosi comincia il prof. Lazzari la sua niemoria :, e quindi procede a dirci cbe sebbene il Benoni in una sua scrittura si qualifichi veneziano, forse per Tatfetto che sentiva per quel governo, pure si ha buon fondamento di ritenere che Trento sia la sua patria e che sia nato cola nelfanno 1618. Soltanto perb nelTanno \6Sj egli ottenne il titolo di Proto al Magistrate) delle acque. Rivestito di tale uflizio, e sempre assiduo neiradempi- mento delle proprie incumbenze , il Benoni progetto nel 1669 i ripari da eseguirsi nei lidi, le cui arginatnre eranp molto danneggiate :, propose nello stesso anno, per migliorare la navigazione della Lombardia , di eseguire alcune e^ca- vazioni al parti-acqua di S. Spirito, ed a quello di Porto- secco;, fece conoscere i mezzi da adottarsi per togliere il clisordine del ristriiigimento dei porti; rilevo nelTanno 1664 con maravigliosa diligenza il disegno generale della laguna di Yenezia:, presento nellanno 1666, per eccita- metito ricevuto dal consiglio di Udine , un progetto per aprire un canale navigabile da quella Citta fino al mare; esaminb nelfanno 1674, i tre progetti immaginati da Carlo Bertelli per migliorare la condizione delle lagune, e giu- dicolli ineflicaci, forse anche dannosi e certo soverchiamente dispendiosi; proilusse le sue informazioni sullo stato della linea di conterminazione della laguna che si estende da M'l'liNDICE ITALIANA. 3?3 Fusina a Marghera e qtiindi dall Oselin al dose, ed in pari tempo le sue proposizioni per continuare la detta linea sino all argine di S. Marco ed al Cavallino , ed essendo state qneste proposizioni approvatc , ne sopravveglio e diresse la esecuzione; per ultimo n ell anno 1677, Per com~ missione ricevnta dal suo Magistrato applicossi a studiare il modo piu facile di eseguire il generate escavo della la- guna, e produsse qtiindi una diligente e ben fondata in- fonnazione. Tutti rpiesti lavori provenivano dalPuffizio ch'esercitava il Benoni d ingegnere idraulico; ma un bel saggio della sua perizia nell architettura egli diede quando nell anno 1676, in concorrenza col Longhena , col Cominelli e col Sardi , produsse alia Procuratia detta de Supra un progetto per la rifabbrica della Dogatia da mare, ch^era stata dal Se- nato ordinata; e q ties to progetto , dopo una lunga discus- sione fu da quel gravissimo Magistrato preferito, e quindi mandato ad eseenzione. La qual preferenza apparira siu- golarmente onorevole ed auzi gloriosa quando si ponga mente clie il Longhena dopo specialmente la erezione della Chiesa della Beata Vergine della Salute godeva di una grande celebrita , ch"1 egli era V arcbitetto ordinario della Procuratia a cui spettava il giudizio, e cbe il progetto del Benoni importava nientemeno cbe il doppio di quello dello stesso Longhena. Dopo una vita cosi piena di opere onorate e di utili studj il Benoni, colpito da violenta inliammazior.e, manco a^vivi in Venezia nel dicembre delPanno 1684, Iasciando a^suoi figli e nepoti i possedimenti cbe aveva colle oneste sue faticlie aeqnistati nel Friuli. Queste notizie sono dal professor Lazzari dettate con uno stile facile e piano, ma cbiaro del pari e preciso; ed oltre a far conoscere un valeute e benemerito uomo, gio- vano altresi ad illustrare la storia delle operazioni idrau- liche eseguite nelle lagune di Venezia, e dei mutamenti a cui le lagune stesse soggiacquero. Esse poi sono corredate da trenta note ^ nella prima delle quali l1 autore dicbiara di esser debitore della massima parte delle cose esposte all' abate Giuseppe Cadorin « erudito ed instancabile rac- coglitore delle venete memorie anticbe » ed al non men colto cbe caldo di patrio amore ingegnere arcbitetto Gio- vanni Casoni. Aggiungeremo inline clie V opuscolo e ornato 3^4 APPEN1MCE ITA.LIANA. di una tavola litografica rappresentante qutlla i»tessa Do- gana da mare che fu eretta col disegno del Benoni \ e che fu offerto al veneto patrizio conte Carlo Albrizzi nel giorno in cui si celebrarono le nozze delle nobili di lui figlie cogf illustri giovani, Barone Emilio Galvagna e conte Mat- teo Persico. Biografia degV Italiani illustri nelle sclenze, lellcre ed arti del secolo XVIII e dei conte mporanei cumpilata da lelterati italiani di ogni provincia e pubblicata per cura del professore Emilio de Tipaldo. Vol. VI. — Venezia , 1839, dalla tipografia di Alvisopoli, in 8.°, di pug- 5 12. Lit: \i austriache al volume. V. Biblioteca italiaua torn. 90. ° pug. i3i. II sesto volume della Biografia compilata dal benenierito professore Tipaldo sembra che sia alquaato povero a con- fronto di cpielli che gli precedertero , soprattutto se , piu che al numero degli articoli di cui e composto, alia intriu- seca loro importanza si riguardi. Perocche fra i molti iu- dividui, di cui in questo volume e fatta menzione, pochis- simi sono quelli che siansi coi loro studj o colle virtii loro segnalati, alcuni appena s^innalzarono dalla mediocrita e gli altri vi stanno al di sotto. Pure del maggior numero si narrarono le particolarita piu minute ed inconcludenti , e si scrissero lodi sperticate e prolissi ragionamenti si ten- nero: solite lungherie veramente sconvenienti sulle quali muover vorremmo una piu. grave querela, se dopo quauto abbiamo detto piu volte ne^ nostri antecedent! articoli, non temessimo che nelle nostre ripetute osservazioni , piu che la pertinacia del difetto, si ravvisasse la ostinazione della censura. Questo solo pero ancora una volta dir vogliamo, che a parer nostro e positivo errore confondere gli arti- coli biografici colle biogralie, e credere che gli uni e le al- tre abbiano eguali mire e norme eguali. Perocclie le bio- grafie, che sono lavori isolati e stanno quiudi da se, non hauno , parlando della forma loro, altra legge che la volonta dell-1 autore, e possono a piacimento di questo ri- stringersi o prolungarsi; laddove gli articoli biografici sono parte od elemento di un1 altra opera che tutti deve com- prenderli ed assimilarli , e quindi al carattere, al disegno? ATPENDICE ITALIANS • 3~5 alle misure cli questa devono uniformarsi. Non e percio ne opportnno ne conveniente che gli articoli biografici desti- nati per solito ad essere materia di dizionarj contengano quei particolareggiati racconti, quelle discussioni dottrinali, quelle espansioni di aftetto, che iuvece nella storia della vita possono trovar luogo decente. Ma queste riflessioni noil possono per cosi dire che di passaggio applicarsi alia Biografia degF IUustri Italiani, per la quale, secondo la meute del dotto compilatore , ora non si fa che appron- tare i materiali : ond1 essa al preseute puo considerarsi come nno di quegli ammassi di materie diverse che per gh studj loro si recan talora ai minerologi, ed in cui stanno insie- me confusamente e terre comuni e fossili di singolare for- mazione, e rari prodotti e scorie inutili, e pietre volgari e gemme preziose:, le quali materie, separate che siano ed in ordine regolare disposte , fanao poi di se bella mostra e danno lucidamente a divedere i loro caratteri ed i loro pregi. Comprende pertanto il volume che ora annunziamo cento e quarantasette articoli; e fra questi per lo splendore del nome che portano in fronte devono esser distinti quelli che riguardano alfAlgarotti, al Co. Frospero Balbo , al Bouche- ron, a Francesco Caucellieri, al somnio Canova, a Michele Colombo, al Ferracina, al Giraud, al Gori-Gandelliui, al Ma- scagiii, al Meli, a Gio. Battista Roberti, ad Euoio Quirino Visconti. Molti altri pur vi souo , la cui memoria venne giustamente raccomandata alia poster! ta o per Tingegno ed il sapere di cui erano straordinarir.mente foraiti, o per le belle ed animose prove che tentarono , o perche diedero alia luce qualche componimento che fu applandito come quello che il fiore del loro ingegno raccoglieva. Ma pur troppo la maggior parte di que"1 147 italiani non merita- vano la menzione onorevole che ne fu fatta in questo vo- lume, e meglio sarebbe stato non fame parola. Alia fine del volume troviamo auuunziate buone novelle ed oneste promesse :, e sono « che il compilatore provvide in modo clie la Biografia sara condotta a teimine e sa- ranno in essa compresi tutti gli scrittori del secolo passato e del preseute sino a tutto Panno 1839: » che » per non ritardare la pubblicazione del fascicolo cbe compieva il sesto volume si diviso di riserbare le correzioni e le ag- giunte alia fine del volume VII , invitaudosi intanto tutti 376 APl'lLNDICE ITALIAN!. coloro, a quali sta a cuore la gloria del nome italiano, a compiacersi di mandare per tempo quelle osservazioni die stimassero necessarie al maggiore perfezionainento di un opera consacrata a mostrare cio ch"1 e stato nel secolo XVIII e cio clie e ancora in questo V Italia » die « in un discorso che sara premesso al volume VII il compilatore si riserba di dire alcune cose e soprattutto di rendere le debite grazie a que^gentili clie lo ajutarono nella sua fa- ticosa impress: » tutti annunzj che si devono accogliere lietamente e dei quali desiderar si deve il pieno e solle- cito adempimento. Saggio analitico sul diritto e sulla scienza ed istm- zione politico-legale di Pietro Luigi Albini, avvo- cato e professore di diritto nelle RR. scuole univer- sitaric di Novara. — Vigevano, io3c), Vilali e C, in 8.° di pig- 36o , al prezzo di lire 4 ital. Nel libro del sig. Albini si possono considerare due parti: la prima e un1 esposizione di tutto quello che concorre a formare e mantenere uno Stato; la seconda e una propo- sta del metodo che al parer suo dovrebbe tenersi per edu- care la gioventu nella scienza politico-legale , cioe nella co- gnizione e neir esercizio delle cose esposte da prima. Rispetto a questa seconda parte, noi dobbiamo lasciarla al giudizio di que-1 pochi i quali congiunsero a forti studj una lunga e ineditata esperienza : ma in quanto alia prima crediamo di poter collocare V opera del sig. Albini fra le piii utili dei nostri giorni e piii degne di essere studiate. Non sappiamo che altri prima di lui avesse cosi pieoamente ridotte in un solo volume e ordinate e definite tutte le parti di clie si compone una societa scientilicamente con- siderata ; ne crediamo che vi abbia argomento a cui piii volentieri che a questo si debba consacrare la gioventu studiosa. E non gia quella sola parte di gioventu che vuol professare giurisprudenza od aspirare ai pubblici ufiici; ma generalmente chiunque desidera illustrarsi con opere d in- gegno. Perocche le lettere che una volta dicevansi amene, e meglio si sarebbero dette oziose, non e da credere clie debbano ritornar in onore mentre il secolo va ravvolgendo anche i piu schivi nei grandi interessi della politica, del- T economia, deir industria, del commercio. Ne d'altronde APrENDICE ITALIXNA. o7J puo con ragione aspettarsi qnalche no vita durevolmente lo- data, clie da un ingegno il quale sappia cavar materia cli letterarie creazioni cla quelle discipline die il secolo ha col- locate in cima di tutte f altre. Noi dunque proponiamo il Iibro del sig. Albini in general e a tntta la gioventu; per- che a moltissimi e necessario, a nessuno puo essere senza utilita Tavere qnalche contezza di qnesti studi. Nel primo libro e chiaramente spiegata V origine del vi- vere sociale e quella delle nazioni , dedotta dalla natura propria dell'uoino, e dalle cjualita del pianeta dove i'u col- locato : e un1 analisi chiara, beuche minuta e profonda, che fa scaturire tutto questo ediiizio politico e civile da un principio quanto piu semplice tanto piu vero, cioe dalla cognizione perfetta dell' uomo. Gli studiosi di queste ma- terie non devono aspettarsi qui novita di gran moniento : il vero nelle discipline morali non si trova quasi mai al- trimenti che riconducendole alia schietta osservazione ed alia semplicita del senso conmne, sviluppate dalle astruse dottrine di quelle scuole dove non di rado 1 ingegno del maestro e grande e potente, e il f'rutto degli scolari e si scarso. Nel secondo libro cio che la natura necessariamente jjro- duce , cio che gli uomini fanno e seguono alcun tempo quasi senza avvedersene, ci si presenta gia convertito in una scienza propriamente detta. Se neir analisi di questa scienza si vasta non sara possibile che i dotti conseutano sempre ed in tutto coirautore, vuolsi riflettere che avendo tolto a rappresentnre tutto il campo politico-legale si e trovato nella necessita di deiinire alcune materie alle quali i trattatisti speciali non seppero ancora assegnare determi- nati confiui. Non siamo dunque lontani dal credere che nel libro del sig. Albini s^ncoatri qnalche divisione o de- linizione niauco perfetta delfaltre; sopra tutto siamo per- suasi che i progressi delle discipline morali potranno quando che sia abilitare gli studiosi a recarvi alcuni utili cambia- menti : ma a lui intanto e dovuta la lode di avere con molta chiarezza raj3pre=entato lo stato presente di una scienza di tanto rilievo. E questo secondo libro vor- remmo che fosse tra le mani di tutti que'' giovani che non possono cousacrarsi ad uno studio speciale della giurispru- denza, e non dovrebbero pero ignorare allatto questa scienza e le sue principali definizioni, senza le quali e frequente liibl. Ital. T. XCVL 2.5 378 APPENDICK ITALIANA. e inevitable quasi il pericolo di avvolgersi in disputazioni inutili e cavillose o di consumar senza frutto Tacume del molto ingegno onde sono dotati. Noi ben sappiamo clie Taittore indirizzo il suo lavoro a piu alto scopo ; ma ci pare che il suo libro possa nel tempo medesimo essere me- ditato dal filosofo intento a far progredire la scienza , e studiato dai giovani desiderosi di esservi iniziati. Finalmente nel terzo libro il sig. Albini considera la ne- cessity e T utilita della scienza ch1 egli ci ba posta dinanzi: discorre brevemente dei metodi usati per insegnarla cosi dai Eomani come dalle nazioni moderne, e discende a proporre cio cb1 egli crede piu conveniente a tal uopo. Spetta agli uomini consumati nell1 istruzione, spetta ai cosi detti corpi scientifici il pronunziare giudizio sopra qttanto Tautore pro- pone : noi abbiamo voluto soltanto dittondere per quanto era da noi la notizia di un libro clie ci parve degnissimo di essere studiato. A. Calligrafia Plautina e Terenziana contcnente le piu pure e nitidc locuzioni di latinitd corrispondcnti ad altrettante volgari disposte per alfabeto. Opera uti- lissima per gli studiosi della lingua ladna e tosca/ia^ data gid in luce da Angelo Maria Pica, cd ora riprodotta con notabili miglioi amend. — Parma , i836, per Pietro Fiaccatlori, in 12.°, di pag. 227, ital. lir. 1, 60. Cbi si propone di arrivare a scrivere perfettamente la- tino trova un ajnto grandissimo in un libro come questo del sig. Ricci ; ma non sappiamo se un tal desiderio resti ancora Hell animo di tanti giovani, cbe bastino alia for- tuna di un volumetto comunque picciolo e di pochissimo costo. Pero ad an letterato clie pazieutemente sostiene la fatica di siflatti lavori , ad un tipografo cbe avventura la spesa del pubblicarlo , potrebbe applicarsi quel famoso rin- graziamento del senato Romano , perche non disperarono della Rvpubblica. Restano ancora alcune condizioni sociali dove l'uonio non ptro senza qnalcbe vergogna mancare del- rattitudine a scrivere correttamente e non barbaramente latino. Chi aspira a mettersi in condizioni siffatte, perclie non vorra giovaisi di questo libro7 II nuinero poi delle APrENDICE 1TAXIA.NA. 379 persone die nel corso clella loro vita liaa bisogno cli leg- gere scrittori latini e dVintenderli , e di saperli anclie tra- durre nella nostra lingua e ancora assai grande: ed anclie costoro possono studiare molto utilmente il volumetto del sig. Ricci , il quale non e solauiente una belia raccolta di frasi plautine e terenziane per comodo di chi dovesse scri- ver latino, ma e anche un buon frasario italiano. Forse per ampliarne V utilita o renderne almeno piu comodo Tuso anclie a chi studia il latino ( come i piu fanno oggidi ) senza intenzione di scrivere. ma solo per intendere e tra- durre , avrebbe giovato Taggiungefe a guisa di vocabo- lario le voci principali latine ch"1 esso contiene. Saggio di una Introduzione alia fisica del co-rpo uma- fia, del prof. Carlo Arcangeli. — Firenze, i83y, presso Ricordi e compa> Esposti in appresso tutti i fenomeni che per forza dell'acqua nelle diverse sue condizioni e stati succedono, conchiudesi la prima parte del racconto del modo seguente : » Giace nello spazio la rude materia, pigre ed inerte salma. Grimponderabili sottilissuni scorrono per le grandi membra , e vi portano insieme il inovimento e la vita. Egualmente sottilissimi la luce in calorico, il calorico in luce, lo elettrico in calorico e luce insieme, tutti trasmutansi, e Purio rinasce dalFaltro... O meglio e vero che un solo e medesimo principio vivilica il tutto, vario e vago oltre ogni credere usato. Certamente la rude materia, siccome quella che di per se inerte, di ojni forza e di movimento e priva, starebbe disciolta e AlTfeNDIQE IT W.IAN A. 38 1 COnfusa nello spazio, no mai da lei sola sarebbe uscita la presente vita del mondo. Una materia viviiicatrice era ne- cessaria . . . Questa si rinviene negl1 imponderabili tra rjuali e anco lo agente del freddo, voluto invano essere negativo, perche un essere negativo non da ne movimento ne forza. » Progredendo, il sig. Arcangeli si fa a parlare della segreta e fondamentale costituzione del mondo, indicando gli ele- menti die lo compongono, le rispettive Ioro nature e modi, il principio clie li governa, e conchiude clie varii sono gli ele- menti materiali clie diversamente combinati dan luogo alia formazione dei corpi tutti. In riguardo agli esseri organiz- zati in tanto ne accenna in quanto basti a dare idea come essi sorgano in mezzo al sistema della natura. Noi ne ri- feriremo il brano onde il lettore sia al fatto della singo- larita delle idee del nostro aatore: " Alia snperlicie della terra, nel seno delle acque, nel seno dell atmosfera spie- gano le loro riccbezze qnesti due regni ( il vcgetabile e Vanimale) . Infinita la varieta delle specie, inefTabile la va- ghezza degli aspetti , stupendo il valore dei corpi, gli es^ seri organizzati son I ornamento, la delizia, il capolavoro della natura. Pin ancora si pub dire clie congiunti le ben distinte membra in individua unita, rendono immagine del mondo clie li sostiene, clie i mondi celesti ne sfuggono per la distanza , cbe il mondo terrestre ne sovercbia per mole , e cbe essi soli oft'rono all occhio delP uomo un in- tera e distinta immagine. I vegetabili ban forma di un doppio irraggiamento facentesi in due opposte direzioni da un centro coimuie ; ed in questo meravigliosa semplicita di struttura. Percbe le radici ed i rami, distinte meta cbe fur vedute talvolta cangiarsi d'ufiScio rcciprocamente, sono mirabilmente somiglianti tra se : i bene ragguagliati rami somigliauo al tutto cli' ei fanno, e fin la semplice fronda, sempre eguale a se stessa nel germoglio cbe nasce dal seme, e nelf arbore maestoso clie torreggia snl suolo. E meravi- glioso come la semplice frond a, nell" infinita varieta delle specie, varia legge segueudo , or soletta viva, ora in poca famiglia di piccolo arbus'.o si associi , ora in smisurata maccbina d arborea pianta si moltipliclii. Ma in tante mc- raviglie questo solo diro, cbe di due meta 1 individuo ve- getabile formato, delle radici e dei rami, questi sorgono incontro alia luce a fare dove grazioso ainmanto , dove maestosa cbioma alia terra, e quelle sceudono bfatnose 3o2 APPENDICE ITALIAN*. nel seno di lei, ed abbracciandola dalla tafia delle acque trascorrenti la salvano ; uflicio nell ordine di natura impor- tantissimo. Del resto i vegetabili di senso e tli moto privi, di se e di tutto ignari clie li circonda, son fatti piu pre- sto per altrui che per se. Per gli animali la soavita degli odori e la vagbezza dei colori, per gli animali la cura degli amori e la fecondita , per gli aiiimali tutte loro ric- chezze , e per V uomo nato sapiente re di tutti i l'egni de'Jla natura. E gli animali posseggono i piu preziosi doni della vita. Liberi e sciolti da terra banno organizzazione ordinata ad indu stria maravigliosa e somma dilicatezza di materia, la quale dab senso commossa , opera nei proprj e nei circostanti corpi , mediante uno scbeletro distinto e ben proporzionate leve. Interrompono gli alti silenzj della natura , scemano all-1 nomo la maraviglia del proprio orga- nismo , lo consolano di compagnia , lo giovano di ajuto e ne destano col feroce ingegno gli spifiti generosi. E qui e bello veder natura come varia e vaga in tutte parti dif- fuse le specie animali. Deboli e pigri nelle acque li pose , cbe li sostengono ; robusti li loco sulla terra ; agilissimi hfill1 aere li sospinse . . . » Gli esseri organizzati han tutti x\n esistenza precisa e transitoria. Le specie innumerabili , cbi ben le consideri, appajono quasi arborizzazioni aventi piede nella graiide epoca della creazione , le quali spiegano nei campo dei se- coli , e continuamente rhmovellano i rami loro caducbi. Sorpassa sin nnco le congetture della mente umana come tanto prodigio avvenga. Solo ci e cbiara , sotto al velame deir apparente distruzione dei corpi , una continua trasmi- grazione di atomi. Percbe gli elementi dei corpi organiz- zati sono omai dimostrati ossigeno , idrogeno, carbono, azoto e pocbi altri , e gli esseri organizzati contiuuamente attraggono all1 opera della vita quegli elementi per una parte, e poi li tornan per altra nel vasto emporio della natura. Incominciata nei vegetabili, rassociazione degli elementi in organica composizione negli animali si compie. Passa di generazione in generazione Torganizzata materia; e la fiamma della vita tli corpo in coi-po raccesa eterna dura in continuo corso di passeggiere esistenze. La vita tutta e associazione e contlitto di atomi , e quindi nascon suoi modi , c\\ or nel silenzio dei sintomi a sola formazione di corpi procede, or piu oltre avanzata, di cliiari e vagbi AITENDICE ITALIAN A. 383 fenotncni si circonda ; a quella gnisa medesima clie nel re- gno dei minerali una combinazione di atomi splende dl luce e calorico e V altra ne e senza. Qnesta e I1 essenzial differenza dei vegetabili e degli animali tra loro , nella quale se la vita animate viene alia combustione assomi- gliata , cio mi pare sia non senza cagione da potersi di- niostrare quando cbe sia. Ben la vita fa quasi face clie arde considcrata:, cbe l1 orgauismo arde ancora egli e si consuma; e splende intauto d-1 una luce diversa che tale e certo la luce del senso. Negli animali creati per Tuomo e il de- stino di quella luce un mistero. Nell' uomo e lume, cbe riscbiara uno spirito immortale , e lo avvalora alia veduta deli1 Uni verso. » Lo spirito umano e la piu gran potenza della natura, Narrar la storia del suo frale istromento, e come lo spi- rito umano compia F ordine di tutto il sistema a sua con- servazione e prosperita; queste cose son quelle, alle quali per me audace forse piu presto cbe coraggioso fu tentato principio il presente racconto. » Qnesta sarebbe 1 introduzione alia fisica del corpo umano. Noi speriamo cbe ad un dire burrascoso ed enfatico suc- cederanno idee calme e con quello stile ed ordine esposte cbe conviensi alf importante materia cbe V autore si ac- cinse a trattare. Prospctto clinico della scuola di ckirurgia prutica in Padova pel triennio i83o-33 di B. Signoroni. Li- bro di testo per le lezioni di ckirurgia pratica. — Padova, in 8.°, di pag. 43 1, Cartallier. Opera certameote di somma utilita slla scienza e quella d^esporre in un sol libro le massime cbe debbono indiriz- zare il cbiruigo alia conoscenza ed alia cura delle varie specie di morbi, ed i fatti pratici die ne confermano V ag- giustatezza. Boyer, Scarpa ed alcnni altri seguirono questo metodo ne loro scritti , e le clintcbe , in cui la dottrina non disgiungesi giammai dalla pratica, offrono modelli par- lanti d"1 opere di questo genere. I prospetti clinici , in gs- nerale, si composero finora di cifre numericbe e di nudi fatti ; e 1' istruzione cbe da essi emana era piu acconcia ai provetti nellarte cbe non agli allievi. Le opere di testo, per lo rontrario, contenenti per lo piu dottiine astratte , 384 APPENDICE ITALIANA. difettano del mezzo piu efficace ad inipri merle nella mente, il quale sta ne fatti. Saggio divisamento reputiamo per cio qneilo del sig. Signoroni di tradurre in iscritto il nietodo clinico, sebbene, pei motivi che esporremo, noi dubitiamo clie 1' opera sua possa riuscire alio scopo a cui tende. L opera del sig. Signoroni si ofTre ad esame sotto due lati principali , di prospetto e di testo. Come prospetto clinico di una scnola di chirnrgia pratica, essa e doviziosis- sima di casi notevoli , in alenni de-1 qnali rifulge eminente- mente la perizia del pratico e l1 ardore con cbe adopera air avanzamento dell' arte ; tali sono i tentativi di cbelio- plastica , di stafilorafia e di rinoplastica , i casi di cancro e di carie curati felicemente con divellimento delle ossa , una perfetta paraplegia, che era stata curata senza pro- fitto negli spedali militari di Pest, di Vienna, Gratz e Ve- nezia , da Iui superata e vinta del tutto in breve spazio di tempo , ed alenni altri. II prospetto numerico di tutto il triennio e il seguente: Ammalati N.° 449 Curati » 439 Non curati » 10 Esito dclle cure Guarigione N.° 3o Miglioramento . . . . >> 17 Stato pristino ....>> 6 Morte » 41 Casi di cura farmacentica semplice . . . N.° 307 Casi di cura farmacentica operativa . . » i3z INIorti di cura farmaceutica semplice . . » j 6 Morti di cura farmaceutica operativa » 25 Epoca di morte dalV atto operativo Entro il primo giorno N.° 3 Tra il primo e il epiinto » 3 Tra il quinto e il decimo » 6 Dal decimo in avanti » 18 Occorrono qui errori di computo ; dacche si annuncia T esito della cura per 434 infermi anziche per 439 ; e lad- dove i morti ne casi di operazioni sono dapprima 2 5, Tau- tore ne annovera poi 3o allorche accenna lo spazio de- corso fra L atto operativo e la morte. Maggiore discordanza APPENDICE ITALIAN A. 385 evvi fra questo somiuario totale, onde Fopera ha princi- pio , e le cifre parziali die precedono il discorso intorno le singole famiglie di morbi. Stando a queste cifre gli am- malati non phi 434 ne 439 ma sarehbero 452, di cni 344 condotti a guarigione, 43 a miglioraniento o gnarigione im- perfetta , 22 dimessi in istato primiero e 43 morti. Ag- giungi il notare siccome guarite a perfezione le ernie li- bere, solo perche munite di cinto, e noverati fra le guari- gioni sette idroceli operati merce la puntura; casi che ap- pena potrebbero riferirsi fra quelli di miglioraniento. Cost fra gli ammalati di spine-ventose veggiamo registrata una donna siccome guarita radicalmente due fiate da una sola malattia. Sono perb mende di picciol momento, ne bastevoli a deturpare un prospetto notevole per I'importanza da morbi e per la qualita e copia delle eseguite operazioni. Assai diverso giudizio dobbiamo portare dell1 opera del signor Signoroni gnardata siccome testo, e dettata, com egli dice, onde sopperire all' insufficienza degli onlinarj e piii accreditati libri di chirurgia. AIL*1 insnllicienza de migliori trattati non crediamo certamente possano sovvenire le po- che e deficienti nozioni generali che si leggono in quest^o- pera circa le ferite, 1 iniiainmazione ed i suoi esiti , le fi- stole , i funghi, le malattie degli organi generativi in ambo i sessi , le ernie, le frattnre ed i tumori sanguigni ; nella quale vede?i accennata una sola lussazione ^ ed ommessa ogni trattazione intorno la cancrena, la paralisi, Tati-ofia, 1 anchilosi , le malattie degli orecchi , i reumatismi ed i tumori aerei ; specie di morbi che pure domandano T opera del chirurgo e debbono aver luogo in un libro di testo. AlFatto sconvenevoli poi ad un opera scientiilca , propo- sta per modello di studio, ci parvero le numerose ed am- pie digressioni con che 1 autore ha corredato piii casi di morte ; delle cjuali , aflinche siano ben apprezzate , riferi- remo un esempio. Dopo aver esposto i risultamenti di una sottile investigazione nei cadaveri di tie fanciulli , periti dietro la litotomia eseguita col cistotomo di Frate Co- simo , F autore prosegue : Da che avrebbe dovuto rijulgere chiarissima leventualita della morte dei tre operati . . . e quindl dimostrata chiarissima la poca dipendenza di questo sinistro evento daW operazione istituita. E solenne voce universale destarsi avrebbe dovuto a vendicare il metodo praticato dallr accuse intentatevi, ed a difendere I' opera regolare della nostra 386 APl'ENDICF. ITALIANA. iinino : cio avrebbe insegnato la buona fede} la giustizia, la sapienza e I' onesta. Ma ohime! I di quanto diversi fu- rono i procedimend cd i fatti in proposito occorsi ! ! Come i principii della logica furono calpestati ! ! Come baldan- zosa comparve V ignoranza ad arrogarsi facolta dittatoriali!! Come la malignitd guizzb arrogante sopra le lingue dci tu- batori idolatri ! ! ! E da si accanito pessundamento ne avremmo avuto avvilimento, ove tanta chiarezza di retto ope- rare noa ci avesse invigorito I' ammo a rigettarc quelle ribal- derie. Ma di una sola cosa non putemmo acquietarsi, e questa si e della sorpresa, die tanto dominio d1 ignoranza s'abbia nei giudizii sciendfici in una cittci ch' e scde di Universita si co- spicua, si venerabile ed antica. Se V Ac qua pendente cite vi dettb precetti tanto sapienti, vedesse tanta bruttura nell'arte da lui insegnata, e sentisse giudizii si ribaldi, n'avrebbe ver- gogna d'avewi piantata sua cattcdra. — A nostra difesa ed a rivendicazione della logica calpestata andavamo ripetendo. Non convenire chiudere gli occhi a tanta luce, ne date fu- renti di cozzo contro il temuto vessillo. Non valere simili in- sensati assalti ad ischiacciaie Campione , che sorretto dalla rettitudine della sua causa e giadato dal buon volere, colla scorta di ford argomenti, e sidle norme d'una scienza degna del luogo augusto , illuminata cioe e superiore alle miserie provinciali , procede imperturbabile all' esecuzione della sua impresa .... Ma inutile affatto riusciva quest o nostro dire; stimavasi una nojosa ricercata difesa del nostro mal riuscito operate. Ignoranti facendosi della storia, ed immemori dei casi degli anni passati , ford sentendosi per i fclici successi in quel triennio ottenuti nella sala dello spedale si ardi bandire: non potersi qui d'altra mono salvare dagli artigli di mo^te gli ammalad di pietra. Fantasdcavansi mille sognate cose onde dar ragione di quella vantata superiorita d'operare? che sti- mavasi magia piii che bravura ; e si si andava escdtando di questa iininagiiwsa creazione .... quando i foi;li pubblici e gli cventi di quest? anno in quelle medesime sale hanno ad- nata quella loro vagheggiata credenza . . . . ; e siiTattameaie 1 autore procede a lungo in questo stesso e in altri luoghi dell'1 opera , senza che il pacifico lettore, costretto suo nial- grado a parteggiare in una lotta senza equazione , possa scorgere per qual filo qneste irose imprecazioni si atten- gano ad un prospetto clinico e ad nn libra di testo. APPENDICE ITALI.VNA. 38t Rispetto a quella parte dell Opera in cui si discorre in- torno la genesi , f essenza e la cura delle malattie, noi omettei-emo per brevita d1 indicare quali dottrine ci par- vero incerte o di dubbia utilita , oppure esposte assai prima da altri e qni riferite quasi nuovi trovati , e solo ci fa- renio lecito di notare siccome principali e non lievi i se- gueiiti errori : i.° F asserire die nelle ulceri semplici fnn- gose , refrattarie ai toccbi di pietra infernale , si debba ap- plicare il butirro d" antimonio per aspersione , o la po- tassa caustica per apposizione permanente, mentre sono note a tutti le cautele cbe voglionsi adoperare neirapplicazione di questi caustici affincbe le parti sane circostauti non ne abbiano detrimento:, a.° il snggerire Tuso della cucitura cruenta per congiungere le ferite lacero-contuse e quelle clie accompnguano lerniotomia, le amputazioni degli arti, Testirpazione della gbiandola mammaria o d1 altri tumori; mezzo d,unione doloroso ed irritante cbe da tin secolo in qua venne surrogato , in quasi tutto il continente euro- peo , dalle liste di cerotto adesivo, colle quali si uniscono ottimamente le predette ferite e si ottiene la cicatrizzazione in uno spazio presso cbe eguale di tempo; 3.° il credere cbe ad un flemmone, ad una flogosi catarrale , ad una en- tente possa associarsi nello stesso indiyiduo la piu decisa ipostenia , e debbasi combattere questa mostruosa combi- nazione con un metodo misto, cioe con salassi generali e locali , purganti, subacidi , ed insieme buone dosi di vino, canfora, cinnamomo, liquore anodino e clisteri nutritivi ; 4.0 la disarticolazione dell"1 ultima falange eseguita per carie dell'ungMa-; noi ignoriamo in quale nosografia possa rinve- nirsi siflatta denominazione : a chi non e noto d1 altronde cbe la carie e un morbo del solo sistema osseo? ed oye s' incontrasse in pratica 1 ulcera delFungbia, qual cbirur- go vorra curarla merce la disarticolazione della falange? 5.° V insegnare cbe nella cura radicale degl idroceli col me- todo delT incisione , debbasi questa fare assai accorciata verso restremita inferiore dello scroto. Siflatta pratica, contraria ai precetti dei buoni scrittori, puo esser cagione di gravi inconvenienti, siccome Tarresto delle marce nella vaginale , la necessita di contro-punture, una febbre trau- matica veemente, infiammazione fleamionosa dello scroto, e mnaciore lungbezza della cura. 388 AITENDICE ITAL1\NA. Dalle cose fin rjni notatc si raccoglie clip il libro del signor Signoroni e ben lungi dal fornirci un buon esempio da proporre ai giovani quale modello di studio, sebbene egli abbia ivi adunato notizie di malattie cbirurgicbe piu o meno interessanti, e siasi in alcuni casi appalesato esperto e intrepido operatore e bramoso di adoperare all'1 incre- niento delf arte. Ma , per cio die si e detto , non corri- spondendo T effetto alia volonta, sarebbe a desiderarsi cbe gli allievi perseverassero tuttavia nella lezione degli autori fin qui piu rinomati pei loro trattati compiuti di chirur- gia , fra-1 quali andranno lungamente distinti il Monteggia, il Boyer e Samuele Cooper. P. Maggi. VAR1ETA. Uso della luce artificiale per la furmazlone dellc i;n- magini fotograficke. Il sig. Biot ba presentato, per istanza fattagliene dal dott. Donne, pareccbie immagini fotogeuir.be d^oggetti naturali trasparenti prodotte sullo strato di iodio dalla luce del gas ossi-idrogeno infiamiuato sulla calce, avendo la luce operato attraverso ad un sistema di lenti disposte in guisa da pro- durre diversi gradi di ingrandimento. L^appareccbio ottico a cio usato e precisamente un microscopio solare, il cui corpo illuminante e costituito dalla piccola massa di calce sulla quale si effettua la combustioue ; ed al modo stesso vi e adattato Toggetto trasparente, di cui vuolsi aver Tim- magine ingrandita. Mentre pero in questo genere d esperi- menti si suol far cadere rimmagine sopra una tela bianca insensibile, il dottor Donne la riceve sullo strato di iodio di Daguerre:, ivi stampasi distintissiiua rimmagine delTog- getto, immagine cbe per tal maniera acquista ancbe la du- rability. Cbe in siflatte sperienze vi sia vantaggio nel sur- rogare alia luce del sole una luce artificiale, la cui prepa- razione sta sempre in poter nostro, cio e per se evidente; ma hannovi, in oltre, varie fisicbe conseguenze cbe dagli VAK1ET &.*. 389 effetti cosi ottenuti si possono dedurre. E da prima , si trae di qui la certezza die la luce die svolgesi nella coin- bustione dei due gas sulla calce contiene gli elementi della irradiazione necessarj e sumcienti a modificare lo strato di di iodio:, illazione che risultava bensi in via d'analogia ma non con intera certezza dagli efletti gia dal Dagiierre os- servati sulla suscettibilita dello strato di iodio a ricevere r irradiazione d una Iampada di argant, che avea necessa- rianieute traversato il vetro da cui era circondata la iiam- ma. Nelle sperienze di Donne la luce emanata dal gas tra- versava sino a sette vetri disposti in serie. Tuttavia questo fatto, clie sembrar potrebbe straordinario, si conforma a quanto sappiamo dalle sperienze eseguite sulle irradiazioni in generale. Imperciocche esse hanno dimostrato che le irradiazioni capaci di produrre i chimici efletti si attenua- no, come le irradiazioni calorifiche, in una piccolissima grossezza del primo vetro che percorrono: cosi che gli strati ulteriori di esso , quando sieno della stessa natura, non vi operano piu se non un quasi insensibile assorbi- mento. Cosi nelle esperienze di Donne f irradiazione che avea traversato la prima lente dovea nelle successive pro- vare quasi non piu che le perdite risultanti dalle difierenti rillessioni sulle superficie d incidenza e di emergeiiza. Gio- verebbe lo studiarne la composizioue comparativamente alf irradiazione solare aualizzandola con ripari od ostacoli di diversa natura senza F inter medio dei vetri; come par gioverebbe esaminare le proporzioni del suo iutercetta- mento cagionato da varj ripari organici, di cui essa porge 1 iiiiinagine dopo aver traversato rapparecchio am|ilificante. ( Co:nptes rendus hebdomadaires des Seances de I Academie des sciences de Paris. — Premier semestre 1 840^ n." 7. ) Letiera de signorl Lottin, Bravais e Martins al sig. Arago, relative, al lavori della Cutiinussione scieti- tifica del Nord. Ci sia concesso , o signore , or che siamo ripatriati di esporvi an sunto brevissimo delle osservazioni astronomiche e lisiche fatte mentre la corvetta la Ricerca trattennesi alio Spitzberg, alle isole Feroe, in Norvegia, nel traversal- che essa fece cotesti paraggi in due anni cotfsecntivij e piu 390 V A U I E T X. specialmente nel tempo in cui svernammo a Bossekop , in Lapponia, sotto il grado 70.0 di latitudlae dal i.° di set- teuibre J 838 al 20 d,aprile 1839, e durante il nostro ri- torno in Fraucia. Tali osservazioni debbonsi ai membri della Commissione del nord incaricati di cio cbe spetta alia fisica ed alia idrogralia, agli officiali della corvetta, ed ai signori Lilliebook , Siljestroms e Meyer che il governo di Svezia si compiacque di mandarci in ajnto. Astrononiia ed idrografia- Si determino la posizione geo- grafica de1 punti principali della costa occideutale dello Spitz- berg; il lavoro intrapreso da Scoresby nelFovest fu colle- gato con cptello del capitano Tarry nel nord delFisola; sonosi aucbe tracciati i piani delle baje di Bell-Sound, della Maddalena e dei Bascbi. La latitudine e longitudiae del luogo in cui svernavamo e stata determinata accura- tamente con diversi metodi : sicclie divenne esso luogo uu punto di relazione pei disegni idrografici odierni della Fin- landia, non clie per precisare con esattezza le longitudini de principali punti di questi paraggi, varj de quali saranno legati con Bossekop dai nostri cronometri. Da quattro a cinque volte si sono notate le altezze cir- cummeridiane di alcune stelle passanti a poca altezza sopra Torizzonte, osservando direttamente, poco prima, o poco dopo , il decremento della temperatura. Con un gran teo- dolite si misuro diligentemente la depressions deirorizzonte del mare, aggiungendovi la misura della temperatura ma- rina, annotando le diverse circostanze del miraggio feno- meno quasi abituale d'inverno. Al tempo stesso si costrui un piano a gran punti del luogo delle nostre operazioni, e un altro pi 11 esteso cbe ab- braccia il nuovo ospizio d'Altengaard discosto di la una lega. Le osservazioni delle maree sono state incominciate a Bossekop al primo di settembre, poi sospese a motivo della nostra lunga notte, ed in aprile ripigliate. In seguito, col favore del giorno continuo, se ne intraprese una serie diurna e notturna ad Hammerfest, dal 29 di giugno al 9 di luglio 1839, mentre contemporaneamente facevansi ana- logbe osservazioni al fondo del gran golfo d1Alten. Ancbe alio Spitzberg si notarono le maree durante il soggiorno della corvetta. Merce la determinazione del livello medio ne riusci di misurare F altezza della linea delle algbe ma- rine (Fucus vesiculosus) , linea orizzontale assai pronunciata. v a n i e t a'. 39 1 die per l1 osscrvatore segna lnngo questa costiera an ec- cellente mezzo di riferimento per tutta la Finlandia. Non dovevamo, com' e ben naturale, dimenticare d osservar le linee e i terrazzi che accennano qual fosse gia a tempi remoti il livello del mare: nel che ci assicurammo che esse linee son continue e non orizzontali. Qui ci bast a di ram- mentarvi la linea superiore che dal fiord d^Alten, ov essa giugne alfaltezza di 67 metri, va gradatamente abbassan- dosi verso Talto mare, e non s'erge piu di 28 metri nei dintorni di Hannnerfest : cosa che non sara senza interesse pei geologi. Barometro. — Oltre le osservazioni barometriche ese- guite d1 ora in oca a bordo della Ricrrca duranti le sue due campagne con 1111 barometro marino paragonato coi nostri, la pressione delTaria era notata ogni due ore, gioruo e notte, mentre si svernava;, d1 ora in ora al pri- jno e terzo sabbato d1 ogui mese ; per 24 ore consecutive ad ogni quarto di lima;, per 20 giorni alf eqninozio d,au- tunno, per altrettanti di al solstizio d1 inverno, ed all1 e- qulnozio di prima vera. Ricorderemo ancora le serie analo- ghe di osservazioni fatte da otto a dieci giorni a Troudhjem, alia baja della Maddalena, a Bell-Sound (Spitzberg), a Upsal, ed una di 40 giorni ad Hannnerfest nelPagosto del 1839. A parecchie di queste s"1 accompagnarono osservazioni corrispondenti fatte al trove. Al qnal proposito citeremo qui solainente il capitan.0 Delcros, che ben conoscete, il quale di concerto con Suzet e Capitaine pote dal canto suo ese- guire a Parigi queste lunglie e penose osservazioni. I due barometri che haimo servito a queste osservazioni generali furouo posti a ragguaglio, prima e dopo la campa- gna, con quelli dell osservatorio. Ci pare uu gran clie I averli riportati intatti attraverso alia Lapponia , la Svezia , 1 A- lemagna. Durante questo tragitto il loro stato non ha va- riato menomamente , e furouo intanto accuratamente messi a paragone con quelli degli osservatorj di Upsal, Stokolm, Altoua, Berhno, Dresda, Gottinga, Brusselles, e con qnelli de professori Oersted a Copenliagheu , Poggeiulorf a Ber- liuo, Kaemtz ad Halla. Oltre queste osservazioni generali , i harometri fuvono adoperati a misurare le diverse altezze, le linee dell antico livello del mare, de'colli ed altipiani della L:ij)punia tra- versati dalla spedizione , alf osservazione del iiinite degli S()2 V A It I E T A*. alberi (salci, betulle, pini), delle nevi eteme, e dell1 altezza clelle montagne principali. Tre salite si fecero sullo Stor- vandsfield, e sette sul Tyvafield, facendo delle stazioni in- termedie ogni ioo metri siccome ha di recente raccoman- dato il sigaor BIox ai viaggiatori. Nel i838 si esegui una serie di osservazioni meteorologicbe di quarto d^ora in quarto d^ra sulla cima di una montagna dello Spitzberg elevata 56o metri, e frattauto un'analoga se ne continuava a bordo del mare;, questa doppia serie fu proseguita per quattro o cinque volte lo spazio di 24 ore. Si e Iasciato uu barometro ad un ingegnere inglese , il signor Thomas , il quale da due o tre anni sta osservando alia distanza di due leghe dal posto in cui svernavamo:, un altro al suo compagno , il signor Ilile , ingegnere sassone , dovendo eglino continuare cola le nostre osservazioni : ne fu dato un terzo al signor Laestadius pastore a Karesnando, parrocchia delle montagne della Lapponia. Tutti questi ci fecero il favore di mettere a nostra disposizione i l-isulta- menti da loro ottenuti. Termometro. — Egli e quasi inutile di accennare cbe nella nostra serie generate di osservazioni si faceva attenzione anche al termometro. Due o tre istromenti diversamente collocati indicavano la temperatura delfaria. Quella della superficie del mare era regolarmente osser- vata sulla corvetta: durante il tempo in cui si svernava , si intrapresero lunghe serie di osservazioni per paragonare tra loro la temperatura del mare nello stato di alta e bassa marea. Ad onta de^rigidi freddi dellatmosfera, il mare non gela mai, nemmeno in seno alle baje profonde, od ai grandi fiords della costa. Per le sperienze sulla temperatura sotto-marina cbe po- tevano omettersi, noi abbiamo con buon esito adoperati i termometri deversori a massimi e minimi di Walferdiii. Si e gia presentata alfAccadeinia una nota concernente di- verse esperienze fatte durante il 1 833 presso i ghiaccia j ; altre se ne intrapresero in seguito. La temperatura sotto- marina fu di grado in grado determinata da JMartins dal 70 air8o° di latitudine boreale. II vapore nebbioso che si aduna alia superlicie del mare nel tempo degli intensi freddi del verno fa ogni volta da noi tenuto a calcolo. La temperatura del zenit, presa questa espressione nel sen- se assegnatole da Pouillet, ci era indicata dairactinoinetro V A R T E T A.'. 3g3 a pinma di ciguo allorche lo stato del cielo era propizio a sifl'atte sperienze. Allorche il cielo era sereno , e sgom- bro il sole , lo stromento dirigevasi verso cotesto astro. II calor solare era sperimeatato inediante il riscaldamento d1 una lastra di latta annerita : nietodo dovuto al menzio- nato Pouillet , che nou differisee essenzialmente dai pro- cessi actinometrici di Herscliel. Si adopero ancora un pire- liometro a lente: e molte sperienze si tentarono per para- gonare le indicazioni actinometriche con quelle delPapparato galvanometrico ad irraggiamento del Melloni: questultimo fu due volte osservato mentre brillava T aurora boreale. Per conoscere la tempera tura del suolo si collocava un termometro alia superficie della neve; due alia profondita di 5o e 200 milliraetri; un quarto a metri 1, 25 ed ogni 24 ore era osservato-, un quinto finalmente a metri 8, 5 nel fondo di un pertugio praticato dalle nostre sonde di pkrtligiamento. L'annua variazione di quest' ultimo non lia ecceduto un grado centesiniale. Per alcune di tali esperienze ci siamo utilmente serviti de'termometri dift'ereuziali di Walferdin da lni cbiamati termometri metastatici. II ricordato Tbomas ha osservato dal canto suo, e pro- segue ad osservare, la tempera tura della terra nel fondo di anticbe gallerie sottenanee, ora abbandonate , scavate per alcune miniere di raine di Kaafiord. Studiammo altresi le temperature delle sorgenti e dei j^ozzi circonvicini , quella dei molti pozzi d* infiltrazione che ci venne fatto di incontrare sulla via da Bossekop ad Upsal. Accresce pregio alle osservazioni la circostanza cbe ai due estremi di questa base le variazioni termometriche del suolo sono abbastauza bene conosciute, e la tempera- tura media dellaria e gia , o sara in seguito determinata per pareccbi punti sulla dett.a linea, come Enontekis, Ka- resuando, Ofver-Torneo ed Umeo. Ci resta di parlarvi della temperatura nelle alte regioni dell1 atmosfera, e di quelle anomale variazioni sulle quali eccitaste, prima cbe partissimo, la nostra attenzione. Oltre le osservazioni sui gioghi , o cime delle vicine montagne, dovemmo pensare a far uso de cervi volanti , e de' nostri palloni iinbrigliati. Questo modo di sperimentare , cbe ri- chiede molta vigilanza e un tempo pienamente calmo, non pote essere usato se non in due distinti giorni. cioe il 17 e il 22 di marzo, e form le temperature alle altezze di metri Bibl hul. T. XCV1. 26 394 V A R I E T A*. 270 e 45o. Ma il Vento clie erasi opposto alfuso deglt aerostati ci serviva alf incontro a meraviglia nelle sperienze coi cervi volanti :, coi quali potemmo percio raccogliere trentadue osservazioni ad altezze variabili di metri 70 a i3o, misure tutte che si ebbero per via trigonometries. Non ci basta il tempo per sottomettere a vostri lumi i particolari di queste sperienze, e le mille precauzioni con cui ci riusci di renderle vittoriose contro ogni obbiezione. Gli stromenti deversori di Walferdin, perch e trovati di so- lito poco adattati , si sono innalzati tre o quattro volte soltanto ( in giorni differ ettti ) simultaneamente coi nostri termometrografi. Uno di questi ultimi , il nostro numero 1 2 di Bunten , conservatosi costantemente d"1 accordo con una precisione veramente mirabile cogl'istromenti deversori, fu quindi innanzi preferito agli altri che non si mostra- rono tanto sicuri. Tutti siffatti tentativi ne valsero a con- cepire alcune modificazioni utili negli strumenti di Wal- ferdin, cui rinventore adotto po;cia per renderli atti a questo genere di ricerche. La piu generalo conseguenza a cui giungemmo con que- sti scandagli aerei fu che nei liiniti entro i quali operava- mo Taria era piu. calda in alto che alia superficie del suolo; col divario di 6 gradi centesimali. E vero altresi che tal legge puo sussi6tere auche di pieno giorno come voi ci fate rifiettere nelle istruzioni comunicateci. Un tempo nuvoloso , il soflio de* venti devest nelT atmosfera bassa son circostanze che potrebbero alterarla. Questi fatti, a quanto sembrr.ci, si possono spiegare , in parte almeno , colla frequente presenza della contro-corrente superiore che vien dal mare :, mentre la brezza raifredda la terra , la brezza del sud-est e lo stato abituaie dei mesi dinverno. Siamo d avviso che questi fatti ben esaminati potranno condurre ad important] corollarj. Venti ed igroir:etria. — II vento inferiore era notato ad ogni osservazione;, poi per quanto ne fu possibile, il vento indicato dalle nul)i. Si sono fatte alcune speciali riflessioni sulla sua ripartizione ineguale nei fiords, sul suo grado di uinidita, sulle brume che puo arrecar seco , sulla varia- zione della direzione sua insieme coif altezza, sulla sua in- fluenza atmosferica: questultbua oflre il singolare fenomeno che il vento del nord e assai piu caldo di quello del sud;, noil estate perd accade T opposto. v .v it i e t a'. 3y5 Abbiamo tcauto conto della quantita di pioggia o di neve , dell"1 igrometro di Saussnre , e verso il declinar del- r inverno del psicometro di August, di Berlino: abbiamo parimente descritto lo stato del cielo, le forme della neve, le quail ci parvero ridursi a tre o quattro tipi principali, quelle della brina cbe nelle notti serene si depone sulla superiicie stessa della neve, e vi forma delle graziose cri- stallizzazioni cbe riiletton la luce come speccbietti. Elcttricitii atmosferica. — Fatti parecclii tentativi per render apprezzabile TeleUricita atmosferica, credemmo do- verci attenere alfuso del cervo volante munito d1 una corda direttrice in seta, e d-1 una seconda corda conduttrice iso- lata, di cui a piacer nostro potevamo stabilire la comuni- cazione col bulbo del nostro elettroscopio Le sperienze confermarono in un modo generale la legge dell elettricita, positiva a tempo sereno. Ott.ica atmosferica. — Abbiamo osservato e misurato pa- recclii aloni solari : Tuao in ispecie , cbe mostrossi il 4 di ottobre 1839, era assai compito coi cercbi tangeuti circum- zenitali, coi parelj e col cercbio pareiico. Gli aloni lu- nari sono ancora pin frequentij anzi egli e raro cbe la presenza della Iuua sulf orizzonte non sia accompagnata da qualcbe ottico acciclente, piu o nieno notabile, siccome I alone, la corona, le luci verticali giallastre passanti pel centro deir astro , o squarciate , traversalmente da una se- conda fascia orizzontale. Due volte abbiam veduto di sif- fatti aloni biancbi brumali di 45.° di diametro, il cni cen- tro era diametralmente opposto al sole: fenomeno, a quanto ci consti, nou per anco additato ne1 trattati di meteorolo- gia. Ci venne fatto una volta di godere lo spettacolo del- T ombra dellosservatore e degli oggetti vicini projettata sulla nebbia con frange colorate. Stelle cadenti. — II i3 e 14 di novembre del 1 838 se ne osservarouo a Bossekop ed a Dupvig^ ma non era 11 nu- merose, ne era favorevole il tempo. Meglio cl\e mai ci si inostro il fenomeno nella notte venendo dal 7 aT 8 di di- cenibre : uu solo osservatore in unora e mezzo vide allora 52 bolidi , e di ciascuuo noto il punto di partenza e di estinzione. La stessa notte fu gia segnalata per le os-erva- zioni di Herrick a New-Haven^ Bovy a Brusselles, e Flau- gersues a Tolone. 896 V A R I E T A*. La nottc clal 2 al 3 di gennnjo 1839 ne vedemmo di nixovo molte , una o due circa ogni cinque minuti : ed e cosa degna d"1 essere avvertita die la notte stessa e famosa per le stelle cadenti in gran numero osservate nel 1 835 e 1-838. Aurore boreali. — Questo fenoineno interessante fix assai frequence mentre svernavamo: il che viene in appoggio della opinione di mold scienziati, che cioe sia ricominciato i! periodo che lo riconduce con frequenza nxaggiore. Nel- rintervallo dal 12 di settembre del 1 838 al 18 d'aprile del 1839 si osservo centocinquantatre volte, senza contare sei o sette notti di xxn dubbioso luccicore. Questa propor- zione (1) e all1 incirca di 3 a 4; ed a stento xncdntrereoio xiei nostri x-egistri un sol caso ben avvex-ato d1 una notte chiara dal principle al fine che sia stata scompagnata dal fenoineno. Aggixxngianxo per altro che molte di tali axxroi'e erano langxxide, diffxxse, e senza un azione ben sensibile sxxlPago magnetico. Nelle giornate in cxxi I' aurora apparve piix pi'esto, cio fu vex-so le 3 22 , 3 3o', 3 ' 40' di sex-a. Ci par necessario che il sole sia depresso di 8° o 9° sotto Toriz- zonte affinche siavi la probability di scorgere il fenoineno : qxxindi e che foi-se basterebbe svernare sotto il 77° di latitxx- dine per goderne la vista al mezzodi stesso, e senza interrxx- zione dalfuua alPaltra notte; il che enxpirebbe xxn1 inxpor- tante lacxxna. L1 aurora pub anche vedex'si nel crepuscolo lxxolto avranzato del nxattino, siccome avvenne il 19 di marzo a 5 ' 9', mentre la hxce ex-a sufticiente per leggere xxn giox-- nale. Nella notte del 10 di gennajo la hxce dellaxxrora ba- stava per leggere, sebben con fatica , un carattere testino. 11 18 di febbrajo velata da nxibi leggieri P aurora boreale pareggiava qxxasi lo splendor della lxxna allora semipiena , dalla quale passava a piccola distanza. Son questi i casi della nxassima intensita da noi osservata; xxxa le persone del paese ci assicxxi-ano che se ne possono vedere altx'e an- cor piu brillanti. Dal 28 d^gosto del 1839 al 20 d^otto- bre delfanno stesso notamnxo nel nostx-o ritorno moltissi- me auroi'e:, fenonieno che per altro cesso del tutto d^s- serci visibile d"* allora in poi. (1) Cioe la propor/ione del numero del giorni in cui si osser- varono le aurore boreali al numero dei giorni component! il aud- detto huervalto. V \ R I fc T A\ 092* NelPanroia boreale abbiamo dtstinto coi nostri anteces- sor'! due tipi principal] , Parco ed il l'aggio. Ma abbiam soggiunta Popinione che Parco altro non fia fnorche un complesso di raggi disposti trasversalmente nel senso della lunghezza, che possono unirsi o separarsi colla pvesenza , o col!o sparire d'una luce pin o meno omogenea, c!ie lateral - niente li congiunge. Speriamo clie colle note e coi nostri disegni si rendera manifesta questa nostra maniera di ve- dere. Rhnane tuttavia a spiegare la causa che aggruppa cosi i raggi in fasce traversali al meridiauo magnetico. Quanto alle strisce nebulose di luce cinerea sparse per tutto il cielo, che formano si spesso P ultima fase del fenomeno, ci sembra omai certo che desse sieno raggi la cui luce si e grado a grado niaggiormente diffusa, e che siensi niolto dilatati; imperciocche tra il raggio e la striscia si possono seguire tutti gli stati intermedj. Le corone saranno per av-1 ventura prodotte dal passaggio per lo zenit di archi, o fasce , o serie di raggi generahnente contornate in circon- Voluzioni intorno a se stesse, le quali si sviluppano piu o meno con chiarezza a foggia di ventagli raggiati al mo- mento di tale passaggio. Abbiarao studiato le disposizioni variate dei raggi iso-1 lati, in niassa , in fa^ci, o in serie, piu. o meno estese o interrotte, non che la lor direzione parallela alPago d?in* clinazione, il loro splendore, il inoViinento loro di trasla- zione laterale ascendente o disccndente, di subitanea esten-1 sione o diminuzione, e piu in particolare il moto ondula- torio e il vibratorio, su cui uno de" nostri ha recentemente pubbHcata una nota negli Annali marittimi e coloniali. Ab- biamo pur anco osservato le alternative di palpitazione che manifestansi nelle lastre aurorali , la cui frequenza giunge talvolta alia cifra di 7 od 8 al secondo, mentre le* strisce possono allora a ciascuna nnova alternativa raddop- piarsi o triplicarsi in superficie. Abbiam posto attenzione ai cangiamenti nella forma degli archi, alle stclle presso cui passavano, al loro moto di traslazioue, al passaggio di essi dal nord al sud e viceversa, al loro splendore, alle un- cinature, festoni , frastagli ed altri efietti di panneggia- mento che vi appajono. Col teodolite si e rilevata la po- sizione della base degli archi per dcdurne Pazzimut del lord punto cnlminante: ed allorche Parco essendo stazionario lo pennetteva si misurarono di 20 in 20 gradi le altezze ■ 398 VAKUT a'. le ordinate delTarco, rlpeteado subito dopo e in senso in- verso le stesse misure. Un^operazione aaaloga si esegui su quegli archi nuvolosi (cirro-stratus) la forma de^quali ram- menta quella dell"1 aurora. Si sono fatte alcune osservazioni parallatiche a Pupvig e a Bossekop, alle due estremita di una base di otto mi- glia e mezzo di huighezza, dal 9 di gennajo i83q al 22 del mese stesso. Pare da queste che le aurore vedute ad una tale epoca abbiano un limite inferiore notabilmente piu alto di quello cbe risulto dalle osservazioni dei compagni di Franklin. Si e in oltre accuratamente seguito il modo di colora- zione, nel men t re si paragonava l'intensita della luce con quella delle stel'e di diversa grandezza, paragone cbe, a dir A'ero , lascia molto a desiderare. La colorazione abituale e una tinta giallastra cbe puo di venire biancastra o cinerina, specialmente snl finir del fenomeno. La colorazione straor- dinaria e in tinte rosse o verdi, ne si e manifestata se non nelle aurore piu brillanti, cioe in una trentina di quelle cbe abbiamo osservato, cbe e un quinto del numero to- tale. Non v'ha dnbbio che tale colorazione sia intimamente connessr. colla vivacita dello spleadore; imperocche qncste due circostanze non ci apparvero mai disgiunte, ed in una aurora colorata le parti poco brillanti restan giallastre. La rapidita dei moti ondulatorio e di vibrazione e pur essa una condizione necessaria perche i raggi dellaurora si co- loriscano vivficemente. Molto ve da osservare quanto alia maniera con cui si distribuiscono i colori. Se un arco, a ciel sereno , e assai brillante si forma alia parte inferiore una leggiera tinta rossastra, alia superiore nn1 altra leggerissima in verde. La lucidezza generale riman compresa tra queste due piccole zone colorate; i raggi non tardano allora a comparire:, ma tal fenomeno e raro. Parimente nel moto vibratorio se i raggi dardeggiano, il rosso occupa il basso del raggio, il verde la parte alta, il giallo la media. Quanto piu s av- viva lo splendore, tanto piu si estendono i colori estremi nsnrpando il Inogo del colore intermedio. Cbe se lo splen- dore sindebolisce, cotesti colori estremi ritraggonsi agli estre- mi delTarco, indi scompajono. D'altra parte, se il raggio soggiace al moto ondulatorio, se si trasporta parallelamente a se stesso, delle due facce Iaterali fanteriore e occupata v a n i e t \. 399 dal rosso, la posterior* tingesi in verde. Queste due tinte nou ci parvero menomamente identiche colle loro oinonime dello spettro solare. Forse laurora rossa dei nostri climi si spieghera col mezzo di archi o raggi , la cui parte in- feriore solamente sia visibile. Non dobhiamo tuttavia tacere die altre guise di coloramento furono gia annunciate dagli os-servatori. Perdonateci , siguor Segretario , se in questo sunto per se arido ed inameno ci allargbiamo in qualcbe generalizzazione che forse vi parra sistematica troppo e pre- matura; ne sottometteremo in altra occasione alia vostra perspicacia le prove: iutanto avvisammo di render cosi piu interessante la preeente nota. Ben ci spiace di non aver potuto, perclie privi dellapparecchio fotometrico a imma- gini colorate, o incrociate , teutare veruna sperienza sulla polarizzazione. L"1 aurora fu veduta tre o quattro volte interposta, in apparenza, fra Vosservatore e le nubi, o la neve delle inontagne. Talora riusciva impossibile di non ingannarsi al primo aspetto: poi un esame piu a ecu ra to generava dub- biezze die ci sembravano equivalere quasi ad una nega- zione. Niuno di noi ha mai udito il rum ore delf aurora. Nubi. — Le nubi, la forma e la direzion loro, le grandi curve in cui s'iuarcano, i co.ii divergenti degli arcbi delle curve, che il signer Humboldt ha chiamato fasce polari , I*1 analogia d^aspetto fra gli archi dell 'aurora e certi cirro- strati, tra le superficie nebulose aurorali ed i leggieri cirro- cumuli del crepu-colo mattutino, Pesistenza apparente di questi ultimi in luogo delle prime, siccome sono cose an- ch'esse che occuparono la nostra attenzione, cosi ne ab- biamo tenuto regis tro. Magnetismo terrestre. — Nelle varie stazioni di riposo della corvetta a Eossekop ed in piu Iuoghi deirinterno della Lappouia abbiamo osservato il magnetismo assoluto. lmpiegammo ancora i diversi metodi di Gauss per la de- clinazione e Tintensita. In oltre, a Trondlijem, Bell-Sound, Magdalena-Bay, Kiexisvara , Torneo ecc. abbiamo eseguite alcune serie di osservazioni della variazione diurna. LTintensita orizzoutale piu facile a Jeterminarsi che gli nltri due dementi magnetici fu osservata da Bossekop sino a Stockolm , in tre diverse epoche , da Meyer, Lottiu e Bravais. Poi si paragonaron di nuovo gli aghi magnetici a Cristiania ed a Parigi; alcnni a Dcrliuo con quelli di 40O V A R I E T A • Erman (il figlio), ed a Gottinga col grande ago di Canss e Weber. Tutto quanto risguarda le variazloni diurne degli ele- menti magnetici ha molto occnpato la nostra Commissione durante il suo svernare. Uno de1 nostri osservatorj posto vicinissimo al luogo dove abitavamo era destinato all ap- parecchio di Gambey per la variazione della declinazione. Questo appareccliio consultavasi ogni due ore , e piu so- vente alle epocbe dei massimi e minimi, e duranti le au- rore boreali. Per venti giorni alfepoca dei due equinozj , ed altrettanti a quella del solstizio d'iuverno V apparec- cliio osservavasi ogni quarto d' ora. Ciascuna di queste se- rie fornisce una curva di vaiiazione diurna, e tutte tre le curve insieme paragonate danno la variazione mensuale; tnt- tavia la qnarta serie non avendo avuto luogo al solstizio cV estate questa variazione non potra essere interamente li- berata dalla variazione secolare se non per mezzo di una serie eseguita piu tardi nel luogo stesso. £ cosa assai sin- golare cbe questa variazione pare die consista in un pro- gresso dal polo nord verso Tovest. Si e tenuto conto delle oscillazioni magnetiche delTarco per essere questo elemento in relazione collo stnto piu. o meno variabile delle forze perturbatr ici : la loro amjiiezra , qualche volta assai notabile , ci obbligava spesso a rinun- ciare al microscopio, e si leggeva col mezzo di un indice e d\in arco gi-aduato collocati alia piuita opposta. Alcune letture comparative fatte in tempo di calma permettono di riferire il tutto ad un sol polo. Quanto alle oscillazioni di gravita cbe osservavansi in- torno al punto superiore di sospeusione, esse interamente scomparvero sul finir di novembre , allorcbe il suolo con- gelossi ad una profondita di piu di tette piedi: cessarono anche di accompagnare le grandi oscillazioni magnetiche, e sembrano dipendere unicamente dalla mohilita dei sostegni delf ago, e dairessersi mal cnstodito dalle agitazioni atmo- sfericlie. Un altro osservatorio conteueva il grande magnetometro di Gauss: questo istromento osservavasi ad epoche antece- dentemente convenute, ogni giovedi sera, d"oscillazione in oscillazione, e f ultimo sabbato d1 ogni mese, di cinque in cinque minuti per 24 ore. In settembre, ottobre e novem- bre si aggiunse a questa osservazioue anche la simultanea v A n i e T a . 401 della bussola di Gambey: la 90miglianza delle curve otte- nute lia fornito il mezzo d una reciproca verificazione clie riesce favorevole ai due modi d'osservare. Questo nuovo osservatorio Iontano 200 nietri dal primo era situato so- pra una rupe di quarzo lungi dalle case, ed al fiparo da ogni influenza del ferro. Le cause locali clie potevano col volger del tempo deviar Papparato dell altro osservatorio saranno correggibili col confronto simultaneo di ambi gli apparati , prescindendo tuttavia dai cambiamenti possibili nella distribuzione interna del magnetismo delle barre. L" influenza delle aurore boreali brillanti era notabile as- sai sugli apparati. Quasi sempre 1 "ago comincia a cammi- nar verso Povest, ritorna al suo punto dequilibrio, passa innanzi andando verso Test, ne ritorna delinitivamente alia sua posizione di partenza se non dopo una serie di an- date e ritorni in generale molto irregolari. La massima deviazione osservata fu di 4° 3o' la sera del 22 di febbrajo : tali grandi deviazioni si verificavano specialmente nel tempo del fenomeno delle corone. Le aurore boreali poco brillanti, quelle di cui la luce e diffusa , o clie non abbandonano T orizzonte nord, operano in vece debolmente sulle barre: oltre cio non abbiamo memoria di tin cielo sereno e privo di aurora durante la notte, cbe coiucida con unagitazione magnetica alquanto forte. Talmente cbe sembra assai ve- risimile cbe tutte queste perturbazioni incessanti ed irre- golari (ommesse le variazioni diurna , mensuale e secolare) sieno dovute alle aurore boreali, giaccbe le grandi pertur- bazioni corrispondono alle grandi e belle aurore della zona nord, come voi P avete prima d^ogni altro dimostrato, le piccole ad aurore deboli , poco important!, cbe non si pos- sono vedere se non da chi e collocato in certi punti op- portuni di questa stessa zona, o della sua opposta al polo sud. Un terzo osservatorio era fornito dellago dintensita orizzontale di Garubey; ogni mattina ed ogni sera pel corso di 166 giorni, si contavano 420 oscillazioni dellago, avendo riguardo di dare ad esse la stessa ampiezza iniziale : tal- volta questa osservazione ripetevasi ogni tie ore. L'apparec- cbio erasi , una volta per tutte , fissato col suo termome- tro interno. Le «randi variazioni termometricbe in tutto questo intervallo di tempo permetteranno di applicare con sicurezza la correzione relativa alia tempera tura. 4-02 V A 11 IE T A.". II nostro quarto osservatorio era destinato ad osservar Pago sospeso a due fili non paralleli ad angolo retto col meridiano magnetico Fago biiilare, dicesi , di Gauss, e Weber. Gli ultitni sabati del dicembre 1 838, geunajo, feb- brajo e marzo 1839 fu osservato ogni cinque minuti con- giiiLitameute coll1 ago di declinazione: leggevasi ogni due ore:, ad ogni ora duranti le serie orarie di venti giorni. Di la si deducono la variazione diurna delPintensita oriz- zontale, il progresso durante le aurore ecc. Allorcbe f au- rora boreale sta per apparire, ed anclie prima, Tintensita cresce (regola quasi costante); in seguito scema , ritorna al valor primitive*, lo sorpassa quando Taurora e alio ze- nit , ne ritorna alia posizione d1 equilibrio se non dopo molte oscillazioui. In mi quinto osservatorio era situato il nostro istro- mento d iuclinazione di Gambey col quale si osservavano ogni giorno le variazioni di questo elemeuto: i risultamenti di cio dovuti tutti ad nn nostro compagno, il sig. Sily- strom, rimasero in sua mano sincbe sieno ridotti in modo da poter essere pubblicati. In fine, un sesto osservatorio conteneva an ago di va- riazione diurna di Gambey disposto in guisa da sommini- strare i cambiamenti delf intensita verticale. Quest ago era sospeso a due fili verticali paralleii:, e la linea orizzoutale clie xmiva i due punti di congiungimento inferior! passava pocbissimo al di sopra del centro di gravita de!la barra , abbastanza vicino al nord di esso perche la barra fosse orizzontale. Allora e:-a suflicieute il notare le variazioni di altezza del polo nord e del polo sud, come i camhiamenti del livello fisso sulfapparato, per dedurne Tangolo di devia- zioue, e ridnrlo col mezzo d'un certo coefliciente alia va- riazione cercata delf intensita verticale. Dal 14 di dicembre del 1 838 al 14 di marzo del i83o abbiamo fatio circa trecento letture di questo apparato in circostauze ora di calma, ora di perturbazioni magneticbe , ed abbiamo po- tuto osservare che quasi sempre durante V aurora T inten- sita verticale scemava. Questo apparato, come ben vedete, sig. Segretario, non diiferisce essenzialmente da quello clie il sig. Lloyd di Du- blino ha descritto e fatto costruire per la graude spedi- zioue inglese al polo sud: in questo Tago si aggira col mezzo di coltelli sopra piani di agata, presso a poco come V A R I E T a'. 403^ il raggio (Tuna bilancia. II nostro procedimento sembraci piu esatto, e cosi parveci clie pensasse Guglielmo Weber. Riraaneva una grands questione di cui molto ci occu- panimo, e die le nostre lunghe osservazioni illustreran.no almeno, lo speriamo, se non saranno capaci di scioglierla iuteraniente. Qual rapporto v ha, domandasi , tea la posi- zione geometrica delf aurora boreale e la causa che deter- mina Pago di declinazione a moversi piuttosto verso lest che verso 1 ovest; che porta ora verso il nord, ed ora verso il sad il polo nord dell ago bifilare; che diminuisce od anmenta V intensita verticale? Alia medesima posizione geometrica del fenomeno, alia medesima intensita delle di- verse parti che lo compongono, vedesi forse corrispondere sempre una stessa forza perturbatrice esercitautesi nello stesso senso, o pure il segno di questa dipende dalle con- dizioni interne del fenomeno, nel modo stesso che un ago e deviato da un circuito in due sensi diversi, secondo che la corrente lo attraversa da destra a sinistra, o da sinistra a destra? Su cio non osiamo anticipare reran giudizio aspettando con pazienza il risultamento dellesame com- piuto de'oostri registri. Ci resta ancora , signor Segretario, di addltare alia vo- stra cousiderazione varie cose che men da vicino riguar- dano la meteorologia. Tali sono le nostre osservazioni sui ghiacciaj dello Spitzherg, sui solchi che segnano al nord la gran corrente del sig. Sefstrom, sui limite estremo , la gros- sezza , 1 aumento in altezza, gli accidenti di vegetazione e la temperatura jemale interna dei pini selvaggi , alcunc osservazioni sulla temperatura interna degli uccelli palmi- pedi marini si comuni in questi paesi; in fine le misuse delle teste e dei cranii dei Lapponi, Finni, Russi, Svedesi abitanti delle isole Feroe ed antichi Scandinavi eseguite col cefalometro del dott. Autelme; misure che ci danno espresse in cifre le coordinate polari suflicienti per tracciare la forma generale deila testa e conchiuderne il cranio medio di ciascuna razza amsna speciale. Tale si e, sig. Segretario, il riassunto assai compendioso e compilato in gran fretta, dei lavori fisici della Commis- sione nel nord dell Europa. Ci farete cosa s;ratissima co- municandolo nel modo che vi parra migliore all1 Accademia delle scienze. ed annunziando alia Francia i diversi servigi prestati da una spedizione intrapresa in un modo di verso 4c 4 V A E I E I A . dalfordinario, e nella quale la moltiplicita de" punti di ri- poso ha tlovnto posporsi alia diuturnita delle fertnate; mo- strando infine alia dotta Europa come noi abbiamo potuto nel nostro soggiorno al Nord precorrere in qnalcbe guisa ne suoi divisaraeuti di osservazioni magneticbe la grande spedizione inglese, la quale concepita con vaste idee pro- niette oggi ricche e important! consegnenze per la scienza. ( Comptes rendus hebdomadaires dcs Seances de l' Academic de sciences de Paris, — Premier semestre 1840, n.° 7.) Delia sostanza odorifera. die dull aria atmosf erica e doll acqua scincolano le correnti elettriclie. Lo spandersi cbe fa alio scoppiar del fulmine, nnn pure al luogo da esso colpito ma eziandio a notevole distanza, certo odore, cbe altri trovo simile a quello dei vapori solforici , altri a quello dei fosforosi, e cosa popolarmente nota, e cbe diede buon tempo motivo a moke strane opi- nioni sulla natura di quell" apparente fuoco , cbe giii ir- rompe dalle nnvole. Ma non si tosto i progressi nelle scienze fisiche abilitarono a meglio iudagar quel fenomeno, si venue ancbe a notare, come le correnti elettriclie, mandate arti- fiziosamente a spargersi nelf atmosfera , fanno insorgere bencbe piu debole il medesimo odore, donde si dedusse nuova pruova della sostanziale identita tra queste e quello. Or non potendo la commozione dell* odorato venir susci- tata se non dalla materia, era facile il presumere, cbe le correnti elettriclie svincolassero non so qual sostanza sparsa per Taria, e si le dessero ellicacia di ferire il senso. Wa cio era rimasto infiuo ad ora semplice congbiettura , ne vi fu per anco clu s accrngesse ad iuvestigare le proprieta, cbe, oltre all" odore , valessero a distinguer si fatta sostanza dai tanti corpi semplici e composti , cbe la scienza ando a mano a mauo ritrovando nelle viscere della natura. E le indagini a questo line erano , non clie di difficile, d'im- possibile riuscimento , fincbe altro modo non si avea da suscitar 1" odore cbe quello di mandar con gli artifizii antichi qualcbe pennaccbiuolo elettrico nell atmosfera, non potenddsi per tal guisa raccogliere in vasi tanta sostanza odorifera da bastare a farvi sopra osservazioni e spericuze. v a n i e t a". 4o5 Pero il sottrarre anclie questo segreto alia natnra era ri- servato alia pila del Volta ed all instancabil solerzia del sig. dott. Sclioenbein, professore all* universita di Basilea ^ il quale e per la sapienza nelle investigazioni , e per le scoperte cui fit gia coadotto da accuratissime sperienze ed indefesso studio, ha omai bellissima fania tra* filosofi na- turali die alle leggi dellelettricismo pongono 1* ingegno. Molti e variatissimi furoao i lavori da esso fatti per la ricerca della sostanza odorosa die le correnti elettriche se- gregano dalT aria atmosferica e dalT acqua; ed egli mede- himo divisa renderli, di qui a non molto , pubblici con ogni particolarita nella Bibliotheque universelle; ma intanto e concesso a noi di dar qui un sunto delle pin principali sperienze e dei risultamenti ottenuti , secondo le notizie verbali di cui piacque alia sua cortesia di fame liberal- mente copia. Cominciando adunque dai servigi avuti dal piliere del Volta, direnio clie facendo con esso passare per 1 -a carta una corrente elettrir.a abbastanza forte da decomporla con- A'enevolmente ( al cbe il dott. Sclioenbein impiegd la sua maccbina Grove) (i) noi sentiamo tosto spandersi al polo jiositivo, ma solo a questo, un odore eguale a qnello, cbe produce il pennacchiuolo elettrico uscendo dalle punte me- tallicbe. Or chi raccolga la sostanza odorifera, cbe si separa dair acqua , in guastade convenevolmente cbiuse, la puo conservar poi a piacer suo , ed essa ti rende al naso piii somiglianza dei vapori sulfurei e fosforosi, secondo cbe ella e o con poca o con molta aria mescolata. II piu e"1! meno poi della sostanza, cbe per tal modo si fa svincolare dall"' acqua , dipende dalla qualita del corpo cbe serve di polo positivo, come pure dalla composizione cbimica e dalla temperatura del fluido per cui passa la corrente voltiana. Imjieroccbe solo Toro e 1 platino fira me- talli usati hanuo a cio giovato , mentre ne 1 argento, ne i piii facihnente ossidabili, ne il carbone riuscirono a ren- dere odore veruno. Quanto alia composizione del fluido , servirono a maraviglia le mescolanze d1 acqua distillata e di acido solforico o puro o comune, di acido fosforico e nitrico, e di ossido di potassio. Tuttavia la maggior co- pia di sostanza odorifera fu ottenuta miscbiando cinque (l) Vedi Biblioteca Italiana , [ouj. XCVI , pag. 125. 4C6 V A R I E T A\ parti 9,4 9,6 9,6 S E x (') S E X E X e'') 1 8 27 9,4 9,6 9,8 9^7 9-. 7 10,0 10,0 E E E 9 27 9»*> 9,8 9,9 9,6 9,6 9,8 9,6 E E EKE K K E 10 27 8,5 8,7 8,7 8,5 8,4 8,9 9,1 E X X E O X 0 1 1 12 27 27 9,1 8,0 9,1 8,0 9,2 7'9 8,7 6,7 8.5 6,6 8.6 6,4 8,8 O 0 jo X 0 0 10 X 0 OXO OXO 5,9 S E iS 27 4,0 3,8 4,' 3,9 4,o 4,5 4,8 S E 0 to X 0 O «4 27 4,4 4,6 4,9 4,8 5,o 5,4 5,7 E E N E| 0 OXO i5 27 6,5 6,9 7,6 7,^ 7,4 8,0 8,1 R 0 X H O X X E X E 16 27 7,° 6,0 6,3 5,5 5,i 4,8 4,8 X 0 X 0 l) .\ 0 K O •: 27 5,5 6,3 6,9 6,9 7,° 7,6 7,8 0 EXE X S ! »« 27 7^7 7,6 7^7 7,T 7,° 7,2 7-> H E s s 0 ESE H) 27 7-0 7,« 7,6 7,3 7-5 8,2 8,3 S 0 X X EO X 0 K K E 20 27 «4 8,7 8,8 8,5 8,4 8,7 8,7 x X 0 0 s 0 X 0 X 21 27 8,5 8.8 9,1 8,8 9,o 9,5 9,4 X « O 22 27 9,6 9,6 9,8 9,4 9,5 9,9 10,1 0 K O 1 0 O 20 27 10,0 10,2 10,6 io,3 io,3 11,1 1 1.2 0 0 X o. 0 OXO 24 27 io,q 11,1 11,0 10,6 io,5 10,4 10,0 0 X E ,0 S 0 K 25 V 94 9:4 9,2 8,5 8,3 8,1 7,9 X 0 X 0 ;' E S E EXE 26 27 7,4 7,8 7,9 7,8 7,8 8,4 8,4 X 0 X 0 s s 0 E 2? 27 8,4 8,3 8,5 8,1 8,1 8,6 8,6 N X X 0 X 0 28 27 8.4 8.5 8,7 8,2 8,2 8,2 8,4 0 oxo X 0 N O 29 27 7,8 7,9 8,0 8,6 8,3 10,2 10.7 | 0 0 X E X X E Do 27 1 1,0 n,5 ",7 11,0 u,6 12.1 12,1 I s ESE SE |XNE 61 27 11,8 ",9 n,7 10,8 10,7 10,7 IO,6 J X E 1 O O 1 N E Altezza massima del barometro poll. 27 liu. n-94 Le ore s » mec ono in tempo \ 27 » 8,o56r ndicano rispettivaniente le ore ero civile; le lettere m ed s i della mattina od antimeridiane e quelle della sera o ponicridiane. 420 ■^^n^atsuuBuiui D I C E M B R E 1809. Altezza del termomelro R. Stalo del cielo '8 - 5hm Shm nhm ■ hs 5h R SVs T,hS da mezzanotle da mezzodi 5 a mezzodi. a mezzanotle. 0 0 0 0 0 0 1 0 r + 5,o + 6,1 + 7,5 + 7,8 + "7,0 + 6-/-i + 6,1 Piogg. nuv. Nuv. piogg. ■i + 5.5 * 5,5 + 5,8 + 6,4 + 5,7 + 5,3 + 5,4 Pioggia; Pioggia. 3 + 5,2 + 5,3 + 6,6 + 7-2 + 6,9 + 6,5 + 6,4 Piogg. nuv. Piogg. nuv. 1 + 5,7 + 6,1 + 6,8 + 6,i + 5,i + 4,8 + 4,8 Nuvolo. Pioggia. 5 + 5,o + 4,6 + 6,1 + 6,1 + 6,1 + 6,4 + 5,6 Pioggia. Pioggia. 6 + 6.2 + 5,6 + 6,2 + 6,7 + 5,o + 5,7!+ 5,5 Pioggia. Pioggia. 7 + 5,i + 5,o + 6,2 + 6,. + 5,2 + 4,2I+ 2,7 Piogg. nuv. Pioggia. S + i,9 + 1,4 + 1,8 + ',7 + 1,8 + i,9|+ 1,8 Piogg. nuv. Piogg. nuv. 9 + 1,8 + i,5 + 2,5 + 2,8 + 2,3 + a,4| + 2,6 Piogg. nuv. Piogg. e neve. to + 2,9 + 2,3 + + 3,5 4,2 + 4,i + 2,4 + 2,3 + 2,3 Pioggia. Pioggia. 1 I + 2.5 + 3,3 + 4,6 + 4,7 + 4,81+ 4,7 Piogg. miv- Nuv-neb.piog. I 2 + 4,2 + 4,7 + 5,4 + 5,5 + 5,3 + 5,5 + 5,i Pioggia. Pioggia. i3 + 4,9 + 4,7 + 5,6 + 7,° + b,o + 4,81+ 0,1 Piogg. nuv. Nuv. ser. i4 + T,7 + 0,8 + 4,i + 6,1 + 3,8 + 2,5j+ i,4 Sereno. Sereno. iS + 0,1 + 0,3 + 5,5 + 5,6 + 5,6 + 2,6i+ 2, a Ser. nuv. Ser. nuv. I(i + 5,i + 5,5 + 4,o + 4,0 + 5,5 + 5,3 + 2,1 Nuvolo. Nuv- neb. ser. 1 - + 0,5 + 7,0 + 8,8 + q.o * 7,4 + 0,7 + 1,2 Sereno. Ser. nebb. 1 8 + 0.0 + o,3 + 3,7 + 4,7 + 5,5 + 2,7 + 2,4 Ser. nebb. Nuvolo. in + 2,2 + 2,0 + 4,3 + 4,6 + 5,5 + 2,4 + 1,9 Piogg. nuv. Ser. nebb. 20 + o,5 + 0.9 + 5,3 + 4,6 + 3,6 + 2,9 + 2,1) Ser. nebb. Ser- nebb. a i + 2,1 + 2.7 + 4,0 + 4,1 + 5,6 + 3,4 + 0,1 Nuv. piogg. Nuv. piogg. •j -j + 2,6 + 2,7 + 3,8 + 4,7 + 3,8 + 3,6 + 0,6 Nuvolo. Nuvolo. 23 + 2,9 + 2,7 + 4,8 + 5,0 + 5,2 + 5,o + 4,8 Nuvolo. Nuvolo. "1 + 4.6 + 4,6 + 5,0 + 6,0 + 5,3 + 5,o + 5,o Nuvolo. Nuv. piogg. 25 + 5,0 + 5,0 + 5,7 + 5,6 + 5,2 + 5,5 + 5,o Nuv. piogg. Nuv. piogg. 26 + 4,9 + 4,2 + 4,8 + 5,5 + 4,9 + 5,i + 4,6 Piogg. nuv. Nuvolo. 27 + 4-4 + 4,5 + 5,5 + 6,2 + 5.8 + 6,1 + 6,i Nuvolo. Nuvolo. 28 + 5,o + 5,q + 7.0 + 7,6 + 7,1 + 7,0 + 7,6 Nuvolo. Nuvolo. 2q + 5,o + 5,4 + 7,i + 0,4 + 10,1 + 7,5 + 6,2 Nuvolo. Sereno. 3o + 0,J + 2,8 + 5,5 + 6,5 + 3,8 + 2,5 + 0,8 Sereuo Sereno. ,)i + o,5 0,0 + i»9 + 4,7 + o,o + i,9j + o,4 Sereno. Sereno. Allezza mass, de term . + 9°,4 1 Temp mass, al termometi ogr. + io°,5 > minima > media . - 0 ,53 » * 4 ,2969 ma Qua nli la della pioggia e nebbia orecipitata linee 7; -,, 4^1 I N D I C E dclle materie cbntenute in questo tomo XCVI. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. No ozioni fondamentali di estetica di G. Bonacci. pag. 3 Dellc differenze politiche fra i popoli antichi e moder- ni. — Parte prima. La guerra, di A. Zambelli. . » 145 GotliiccB versionis epistolarum divi Pauli, cum adnota- tionibus edidit C. O. Castillionceus » 17a Lezioni accadtmiche di G. Galvani » 281 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Di alcune operazioni topografiche e livellazioni fatte nel Ferrarese lungo il Po gli anni 1812 e i8i3. » 12 Memorie dell' I. R. Istitiito di scienze, letter e ed arti del regno Lombardo-Veneto " 48 Memoria geologica sul Tirolo meridionale di F. De Fi- lippi " 181 Pibliotec« agraria dirett.a da G. Moretti » 199 Opere edite ed inedite di A. Rosmini-Serbati. Filosofia della morale » 292 Delle macclune locomotive e stazionarie ad uso di mo- tore pel trasporti celeri sopra le vie di terra e di acqua in Lombardia , Memoria inedita di G. Bru- schetti » old Fauna del regno di Napoli, di O. G. Costa » 349 PARTE STRANIERA. Esame medico e filosofico del si sterna penitenziario, di L. A. Gosse >> 76 Osservazioni sulla igiene dei condannati del peniten- ziere di Ginevra, del dottore Coindet >> ivi 4^2 I N D I C E. Delia mortalita e della follia nel regime penitenziarlo, di L. Moreau-Cristophe pag. 76 Igiene penitcnziaria. Influenza del regime cellulare sul fisico e sul morale del detenuti » 220 Atlante fisico di Berghaus >; 210 Traltato del freddo e della sua azione ed uso in igiene ed in medicina, del dottor La-Corbiere » 217 Frammenti sulla storia politica e letteraria dell' antica Repubblica di Ragusa, del conte duca di Sorga . . » 354 Necrologia di J. F. Blwnenbach » 22 5 APPENDICE ITALIANA. Arti belle. — ■ Biblioteca greca di belle arti composta da G. Petrettini " 99 Dell' antica basilica di S. Zenone maggiore in Vero- na, ragionamento di G. Orti Manara •> 108 Dipinti delle camere vaticane , osservazioni artistiche di F. Agricola " *3i Un viaggctto nelle mie stanze, di A. Meneghelli. . » 364 Filologia. — Vocabolario usuale tascabile della lingua italiana, di A. Bazzarini » 106 Saggio di alcune voci toscane d'arti, mestieri e cose domestiche, di A. Bresciani » 2 35 Calligrafia Plautina e Terenziana di A. M. Ricci . »» 378 Fisica. — Saggio di una Iritroduzione alia fisica del corpo umano, di C. Arcangeli "379 Giurisprudenza. — Saggio analilico sul diritto e sulla scienza ed istruzione politico-legale , di P. L. Al- bini " 376 Letteratura. — Degli uomini di letiere, di G. Bian- chetti " 32,7 Lettere sopra V arte d'imitazione dirette alia prima attrice italiana Anna Fiorilli Pelandi, dall' artista G. A. Canova » 2 32 Medicina, Chirurgia. — Studj terapeutici di G. Na- mias • »2 38 Rapporto annuale medico dei risultati ottenuti colle acque termali di Monfalcone nell' anno i838., di G. Degrassi » 2,4° Corso elementare di medicina pratica di I. Foti . . » 242 1 N D I C E. 420 Prime linee di patologia generate analitico-induttiva, di B. Bufalini pag. 244 Sul contagio delta tisichezza polmonare, di A. Pi- sani "247 Prospetto clinico delta scuola di. chirurgia in Pa- dova, di B. Signoroni » 383 Poesia. — Epistola di G. Torti in morte di sua moglie. <> 114 U agnelletto , racconto del canonico Schmid, tra- duzione di G. Agapito » 234 Corisca, scene romanticize di N. Biscaccia > 359 Religione. — Proemio alle lezioni di eloquenza sacra di P. A. Paravia .-....» a3o Scoria, Biografia. — Storia dei Veneziani, di D. Cri- velli , » io3 DegV illustri italiani e loro scoperte nelle lettere e nelle arti, cenni raccolti da M- Missirini ....»/ 2 3a Biografia degl" italiani illustri per cura di E. De Ti- paldo " 374 Di Stefano Piazzone di Asola retore chiarissimo. Di- scorso volgarizzato da E. Cicogna » 370 Notizie di Giuseppe Benoni architetto ed ingegnere delta Veneta Repubblica, raccolte da F. Lazzari. » 372 Dell'origine ed anzianita dell' Orto botanico di Pa- dova, e di quello di Pisa, di B. De Visiani . . •> 366 Storia naturale. — Memorie di orittognosia etnea e-dei vulcani estinti delta Sicilia di C. Maravigna. . . >: 249 Memoires pour servir a V liistoire naturelle de la Si- dle par C. Maravigna » ivi VAR I ETA. Arti belle. — • Esposizione di belle arti a Firenze nel- V anno 1839 » 253 Astronomia. — Sulla costituzione del sistema stellare di cui fa parte it sole, discorso di O. F. Mossotti. » 263 Comete scoperte a Bedino "409 Bibliografia. — Annunzj » 1^.0 . • » 277 • "4*4 Errata-Corrige " i4a Fisica. — Una nuova pita di Volta di straordinaria forza, di E. F. Schonbcin " ia5 424 I N D 1 C E. Nuovo apparecchio 0 processo per V estrazione del gas dall' aequo, comune in unione ul catrame , del conte Valmarino pag. 139 Sid dagherrotipo , semplificazione fattavi dall' autore medesimo » 139 Uso della luce artificial^ per la forniazione delle im- magini fotografiche, del dott. Donne » 388 Osservazioni meteorologiche di ottobre » 143 di novembre » 279 di dicembre "419 Lettera del sig. Lotlin, Bravais e Martins al sig. Arago relativa ai lavori della Commissione scientifica del Nord m 389 Sulla sostanza odorifera die dall' aria atmosferica e dall' acqua svincolano le correnti elettriche di E. T. Schonbein » 404 Necrologia. — AlbertolU Giocondo "416 Storia. — Seconda riunione degli scienziati italiani . » 41 3 Storia naturale. — Novita e riflessioni circa il genere Lepidosirene " 1 37 Lettera di G. Zanardini intorno ad alcune nuove spe- cie di alghe " i3i Sopra una specie di verme detto Gringo 0 Filo, di G. Balsamo Crivelli » 2jS ^20 Indice generate delle materie contenute nei tomi 98.°, 94.0, 95.0, e 96.0, anno 1839 delta Biblioteca ita- liana , Giornale di letter atura , scienze ed arti (*). Agrakia. Acque ( Dei vantaggi die ricavare si potreb- bero per V agricoltura da molte ) minerali del Piemonte, di R. Ragazzoni t. q5 p. 167 ( Utilita del residuo delle ) delle tin- ture e degli avanzi della fabbricazione dei drappi per T economia agricola, di G. Florio » 95 » 169 Aniraali lanigeri : nuovo genere " 95 » 170 Bacbi da seta nudriti colla foglia di maclura, di B. Rosnati » <)S » 1 70 • Preniio proposto dalla R. Societa agra- ria di Torino per il perfezionamento nel governo dei medesimi con metodi nuovi od inusitati negli Stati Sardi . » 95 " 175 ■ trevoltini, ossia da tre raccolte, di M. Bonafous » g3 » io5 Bestiame dell1 agro Pesarese » 90 " 241 Biblioteca agraria diretta da G. Moretti . . . » 96 » 199 Bigattaja salubre di d' Arcet » 98 » 241 Bigattaje ( Sistema di ventilazione applicato alle ), di M. Bonafous , e telajo adattato alia salita dei bacbi da seta, dello stessO); 93 » 102 Bois ( Memoire sur un nouveau moyen de pre- venir la dissette des),par I'nbbe Genevois.» go » 166 Bonificamento ( Meniorie sul) delle maremme toscane ,......" 93 » 107 Bonificazione (Manifesto d associazione per la ) dei terreni paludosi e vallivi di Lom- bardia, di G. Bruscbetti " 93 " 420 (*) A raaggior coniodo dei lettori i titoli delle mateiie ei sono di- saibuiti giusta I1 ordine altabetico. Bill. Ital. T. XCVI. 28 426 Calendario georglco della R. Societa agraria di Torino t. 93 p. 99 t. 95 p. 166 Erpice ( Di art) a. cilindri, del C. Villa. . .» 93 » 104 Esercitazioni delTAccademia agraria di Pesarov 95 » 240 Furto ( Doglianza sul ) campestre crescente nel Pesarese » 98 » 241 Giardini galleggtanti a Cachemir : sarebbero atti fra noi a diminuire l1 evaporazione delle acque nei laglietti artificiali » 94 » i33 Grano ( Di un ) bianco assai produttivo . . .» 93 » 10a ( Sul ) bianco o grano di Magliano; e sulla seminazione del fnimento mature e di quello immaturo, di G. B. Pozzi . . . .» 95 » 173 gigante di S. Elena » 95 » 174 Latte ( II ) e i suoi prodotti, di A. Cattaneov 96 » aoo (Ricerche di A. Donne sul) » 93 " 237 » 95 » a44 Legno di lavoro : metodo per disseccarlo piu prontamente, del M. Lascaris » <)Z » 99 Magnesia nativa ( Sulla influenza della) nella germinazione, vegetazione e fruttificazione delle piante, di A. Abbene " 93 » 100 Memorie della R. Societa agraria di Torino w 93 » 99 >> 95 >> 166 Nespolo del Giappone, di T. Valperga . . . . » g$ » 104 Nosologia ( Compendio di ) vegetabile » 96 » aoo Oxalis crenala •> 95 » 174 Pianta ( Suirintroduzione di una nuova ) in- digofera, Poligonum tinctorium , di M. Bo- nafous » 93 v 410 Piante ( Sulla diversita della forza vitale in varie specie di ), di G. Florio •> 95 » 168 Prodotti ( Sui ) del suolo della Lomellina , di C. Fumagalli > 95 »/ 167 Riso ( Di un ) esente dal brusone » 93 » io3 a 98 » 169 Tagliaradice ridotto alia maggiore sempli- cita, di M. Bonafous " (jS » 17a Trebbiatojo ( Nuovi usi del) del Giuliti.. .» 93 " 101 "Vinilicazione (Sulla), di G. B. Pozzi » 96 » 173 Yiti sostenute col tilo di ferro » <)S » 170 427 ALMANACGHf V. POLIGRAFIA. ANIMALI V. Storia NATURALE. Araldica. Teatro araldico , ovvero raccolta generale delle armi ed insegne gentilizie delle piu illustri e nobili casate che esisterono un tempo e che tuttora fioriscono in tutta P Italia, illustrate con relative genealo- gico-storiche nozioni da L. Tettoni e F. Saladini t. 95 p. 391 Archeologia V. Arti belle. Architettura V. Arti belle. Arti belle, Archeologia. Accademia I. R. di belle arti in Milano.. .» 95 » 2.2.0 Achille che rifiutasi di depor T ira verso di Agamennone per la rapita Briseide, ed accomiata i legati ch1 eransi presentati per placarlo : premio di scultura aggiudicato a F. BarufValdi ,» <)b " 222 Alessandro che travagliato da malattia e con- fidente nella illibatezza del medico Filippo sta per tracannare il farmaco apprestato- gli , a malgrado tenesse denunzia di ve- leno : premio di pittura aggiudicato a D. Induno » 95 » 22a Annunziata ( V ) dalfAngelo, del Correggio: premio d'incisione aggiudicato ad A. Costav 95 » 223 Aixhitettura ( Storia delf ) dal secolo 4.0 al 1 6.°, di G. B. L. G. Seroux d'Agincourt: con aggiunte italiane » g$ » 293 1 bramautesca » y3 » 149 - idraulica di B. Belidor, con note ed aggiunte di Navier ; versione di B. Sore- sina t. 93 p. 285 » 95 » 142 Basilica ( Delf antica ) di S. Zenone maggiore in Verona , ragionamento di G. Orti Ma- nara » 96 » ic8 Bello ( Del ) ideale » 96 » 269 Biblioteca greca delle belle arti composta da G. Petrettini » yO » 99 42o Bramante ( Di ), e de\T operetta del P. L. Pungileone intorno alia vita ed alle opere di Bramante medesimo t. o3 p. 14.9 Carteggio inedito d' artisti dei secoli 14°, ]5. e 16 . »; 96 » 377 Correzionale ( Cenni intorno al ) delle pro- stitute ed alf ospizio celtico eretti nel- 1 ediiizio dell"1 ergastolo presso Torino ...» o3 » 424. Dagherrotipo (Sul) t. 93 p. i3a, t. 95 p. a56 t. 96 p. i3g e 388 Decorazione riccbissima di nicchia con va— sea da bagno : premio di disegno di or- nato, aggiudicato a E. Bertolotti t. 98 p. 223 Dipinti di Raffaello nelle camere vaticane , di F. Agricola » 96 » 23 1 Discorso per la distribuzione de1 premj del- T I. R. Accademia di belle arti in Mi- lano a 95 " 220 Disegno di E. Bertolotti » 95 » 22 3 di C. Cornienti u 95 >> 223 Duomo ( Del ) di Monreale e di altre chiese siculo-normanne , ragionamenti tre per D. Lo Faso Pietrasanta duca di Serradifalco»» 94. » 3 Elogio del pittore Giuliano Traballesi , di I. Fumngalli » 95 » 224 Enrico Dandolo doge di Venezia, aggregato ai Crociati . e condotto tra le acclama- zioni del popolo ad assumere in S. Marco il segno della Redenzione : premio di di- segno di figura aggiudicato a C. Cornienti" 95 » 22 3 Epigralia V. Epigrafia. Esposizione di belle arti nelf I. R. palazzo di Brera in Milano t. 93 p 271 » 95 » 220 ■ di belle arti in Firenze nelF anno 1 838 " 93 » 119 nelfanno 1839 „ 96 » 253 Galleria Pitti ( I. R. ) illustrata per cura di L. Bardi ,, 95 » 3 reale di Torino illustrata da R. Jf A- zeglio » 94 " 2 65 Glittografia : lavori di G. Beltrami » 94 » 262 429 Immagini ( Sul metodo di rendere perma- nenti le ) formate al fuoco di una camera oscura , di Daguerre , Talbot , Niepce , Herschel e Biot t. y5 p. i3a. t. 95 p. 3 56 t. 96 p. 189 e 388 Incisione di A. Costa t. ()S p. 22 3 Lettere di Giuseppe Bossi ad Antonio Canovav 93 » 3q5 Medaglia figurata incisa in acciajo : premio del legato Girotti aggindicato a F. Broggiv 95 » 224 Monumento ( Intorno al ) da innalzarsi in Venezia per volere di S. M. rimperatore Ferdinando I alia memoria di Tiziano : studio storico di A. Sagredo . - ,, 94 <> 268 Notizie di Giuseppe Benoni architetto ed in- gegnere della Veneta Bepubblica, raccolte da E. Lazzari „ 96 » 372 Ornamenti. Collezione di soggetti ornamentali ed architettonici , inventati e disegnati da D. Moglia „ 95 „ 238 Pittura ( Ammaestrajnenti per la ) tratti da varj scrittori „ 95 „ 302 ■ ( Storia della ) italiana, esposta con monumenti da G. Rosini ,> 95 » 160 Pitture di M. D'Azeglio „ 93 „ 28 1 ■ del Benvenuti - >> 93 >> nn ■ di A. Bertoli » 96 » 2.56 del Bezznoli. . .t. 93 p. 119, t. 96 p. 255 e 256 di G. Bisi t. 93 p. 283 di L. Bisi » 93 » 283 dei Bison padre e fig'.io >> 93 » 284 ■ di C. Brighenti >i 96 n zby del Burci ,; 93 „ 282 ■ di P. Calvi „ 93 » 283 di G. Canella » 93 » 282 di G. Canella » 93 » 280 ■ del Canevari >> 93 >> W) • di G. Canicci >> 96 >> 2 53 di V. Chialli » 96 » 254 — — di A. Cliiari » 96 » 207 di N. Cianfanelli » 9.3 » 278 di P. Desclicwandon >> o3 '» 119 43 o Pitture dl G. Elena t. 93 p. 284 dell' Ennis » 96 » 258 ■ di G. Espalter t. 96 p. a 54 e 2 58 ■ ■ di E. Fabris t. 96 p. zSj - di A. Fermini » 93 » 284 ■ di L. Fioroni » 93 » 278 ■ di B. De Francesco . ..t. 93 p. 282 » 96 » 256 di M. A. Fumagalli » 93 » 278 ■ di G. Gariboldi » 93 >• 282 di T. Gazzarini » 96 » 261 ■ di A. Gualdi » 93 " 277 ■ di F. Hayez » 93 " 276 di D. Indnno » 95 » 222 ■ di A. Inganni >/ 93 " 283 di V. Lami » 96 » 2 58 ■ • di A. Leblanc » 93 » 283 di L. Lipparini » 93 » 279 — — di E. Liverati » 96 » 254 di N. Mellini „ 93 » 278 di F. Mensi » 93 » 280 di G. Meyeroeld » 96 >• 254 di F. Moja » 93 » 283 ■ di G. Molteni » 93 » 277 di G. Moricci » 96 » 255 di A. Mossotti » 93 » 280 di G. Negrisolo » 93 » 284 di M. A. Palmerini t. 96 p. 254 e 255 '- di G. Penuti t. 93 p. 279 di G Piatti t. 96 p. 2 56 e 2 58 di C. Picozzi t. 93 p. 280 ■ di F. Podesti » 93 » 279 di C. Poggi 1 93 » 277 • di E. Pollastrini » 96 » 2.Sj ■ del Delia Porta >i 93 » 119 • di L. Riccardi » 93 •> 282 di P. Riccardi » 93 » 282 ■ • di G. Rottini » 93 " 275 di L. Sampietri » 93 » 280 di F. Schiavoni » 93 » 279 di N. Schiavoni » 93 " 277 • di G. Servi » 93 » 279 43 1 Pitture di B. Servolini t. g3 p. iao ■ di G. Signorini » oj „ 278 di A. Sturler .... » 96 » zSj del Suter „ Q3 „ 284 di E. Tarchioni „ q3 „ 282 del Theriik „ 93 „ j 1 q di L. Willeneuve » 93 » 282 Pre 111 j delf I. R. Accadeniia di belle arti ia Milano f, t)5 „ 220 Programma dell1 1. R. Accademia di belle arti in Milano pel concorso del legato Girotti» 04 » 279 Programmi pei grandi concorsi delfl. R. Ac- cademia di belle arti in Venezia , 04. „ i3o delf I. R. Accademia delle belle arti in Firenze „ o5 » 367 Scudi (Descrizione degli ) posseduti dal ban- cbiere Ambrogio Uboldo „ o3 » 3 17 Sculture di T. Bandini n o3 " 274. ■ di F. Baruflaldi „ 95 „ 222 • di D. Cesari „ 93 „ 274 di G. Croff , 93 „ 3^4. di A. Galli „ 93 „ 274 di G. Lussini „ g6 » 261 di G. Manfredini „ q3 » 273 di L. Panipaloni „ ^3 „ 3,24. ■ di A. Puttinati „ n3 „ 273 di G. Roniani „ ^3 „ 274 di N. Scarpa „ 0.3 „ 274 di L. Scorzini „ <^3 „ 274 di E. Thierry „ 93 „ 275 di Hivam Tbowers „ 06 » 261 Statue ( Le ) descritte da Callistrato, dal greco nuovaiiiente corretto , tradotte ed illustrate da G. Petrettini >/ 06 » 09 Storia delF arte col mezzo dei monumenti dalla sua decadenza nel quarto secolo fino al suo risorgimento nel decimosesto , di G. B. L. G. Seroux d"Agincourt : con ag- giunte italiane „ 93 » 293 Viaggetto ( Un ) nelle mie stanze, di A. Me- negbelli » 96 » 364 432 Aim E MESTIEIU, Tecnologia. Cartiera dei fratelli Cini di S. Marcello . . . t. 96 p. 262 Cuojami dei fratelli Piacentini di Pescia . ...» 96 » 262 Dagberrotipo ( Sul ) t. 98 p. i32 » <)5 » 256 t. 96 p . 139 e 388 Dizionario pittoresco della storia naturale e delle manifatture ad uso della gioventu, compilato sulle opere di F. E. Guerin e degli autori piu veceuti da E. Marenesi .t. 9.3 p. 4.08 Fonderia in bronzo di C. Papi a Firenze. .» 96 » 261 Fuoco, corpi combustibili d"1 Italia, apparati di combustione, pr'mcipj per ben rego- larla : trattato di cbimica tecnologica di G. C. Fornara » 94 » 276 Gas ( Nuovo processo per 1" estrazione del ) dair accpia comune in unione al catrame, del conte Valmarino » 96 » 129 • ( Trattato delP illuminazione a ) di M. Pelouze » 95 » 116 Glittografia: lavori di G. Beltrami » 94 » 262 Immagini ( Sul modo di rendere permanenti le) formate al fnoro di una camera oscura, di Daguerre, Talbot, Niepce, Herschel e Biot..t. 93 p. i32, t. 95 p. 256, t 96 p. 139 e 388 Maccbine (Delle) locomotive e stazionarie ad uso di motore pei trasporti celeri sopra le vie di terra e di acqua in Lombardia. Me- moria iaedita di G. Bruscketti t. 96 p. 3 16 Medaglia figurata incisa in acciajo da F. Broggi " 95 " 224 Motori idraulici ( Sulla somma utilita di estendere in Lombardia Fapplicazione dei ) per I"1 erezione degli stabilimenti di ma- nifatture. Memoria inedita di E. Lombar- dini " 94 " 5o Oricello ( Fabbricazione delF ), del cudbear e del tornasole , jirincipalmente colP uso dei licbeni nostrali ; e Avvertimenti sulla raccolta dei licbeni medesimi : di G. L. Cantu " 95 >> 172 433 Politecnico (II), repertorio mensuale di studj applicati alia prosperity e coltura sociale t. 93 p. 288 Programma di meccanica pratica dell1 1. R. Accademia di belle arti di Firenze » 98 » 369 Ricamo eseguito sul tessuto legnoso della Lagetta lintearia , hois dentelle » 95 » 178 Ritratti a cesello di D. Cesari » 93 » 274 StofTe di Gneber, Gonin e comp. a Firenze." 96 " 262 ■ e vellnti del principe Dimidof a Fi- renze " 96 >; 262 Strumenti ottici della fabbrica di M. Woerle» 94 " 134 Arti militabi. Guerra ( La ), di A. Zambelli » 96 " 148 ASTRONOMIA. Algoritmo delle perttubazioni lunari , di F. Carlini » 96 » 74 Astronomia ( L-1 ) e la fisica generale di G. Whewell " 93 » 54 Comete scoperte a Berlino » 96 » 409 Costituzione ( Sulla ) del sistema stellare di cui fa parte il sole, di O. F. Mossotti . » 96 " 263 Effemeridi astronoraiche di Milano per Fanno 1839 „ 93 " 284 ■ — — per T anno 1840 » 95 " 390 Maccbie ( Sulle ) del sole, di N. Cacciatore.o 96 » 142 Nozioni di astronomia compilate e in mas- sima parte tradotte dalF Astronomia popo- lare di Li trow da A. Bernardi " 96 " 140 Variazioni orarie e mensuali della gravita, influenze loro , e dei combinati nioti diur- no ed annuo della terra da cui derivano, ed ai quali fanno prova. Memoria di G. C." 96 " 141 Atti accademici. Accademia agraria di Pesaro >» 95 " 240 (I. R. ) di belle arti in Milano » 95 » 220 Ateneo di Brescia » 98 » 142 Istituto (I. R. ) di scienze , lettere ed arti del regno Lombardo-Yeneto " 96 » 48 Societa italiana delle scienze » 93 " 176 ( R. ) agraria di Torino t. 93 p. 99 » 95 » 166 434 BrBLIOGRAFIA. Bibliografia • • •*• 93 P- t. 145, 95 p- a 84 141 e e 424 j 390 , t. » 94 P- 96 » 94 » 280 277 95 Catalogo dei codici arabi , persiani e turchi della Biblioteca Ambrosiana , di G. De Hammer-Purgstall t. 94 p. 22 e 322 Memorie delle tipogvafie calabresi , di V. Ca- pialbi t. 93 p. 406 Serie dei testi di lingua e di altre opere im- portanti nelF italiana letteratura , scritte dal secolo 14.0 al 19.°, di B. Gaaiba . . .» 96 » 142 BlOGRAFIA V. STOIUA. BOTANICA V. STOIUA NATURALE. Chimica V. Fisica. Chirurgia V. Medicina. Classigi. Biblioteca classica italiana di scienze , lettere ed arti, disposta e illustrata da L. Carrer» 95 » 392 Edizione delle opere classicbe italiane del se- colo XYIII t. 93 p. 1 3 » 95 » 390 Prose ( Le ) di Dante Alighieri , prima edi- zione illustrata con note di diversi per cura di A. Torri » 95 » 358 Spedizione (La) di Ciro , di Senofonte, tra- dotta da F. Ambrosoli » 95 " 141 Storie ( Le ) di Polibio volgarizzate da I. G. B. Kohen » 95 » 141 COMMERGIO V. EGONOMIA PUBBLIGA. GOSTRUZIONI PUBBLICHE. Bonificamento ( Memorie sul ) delle maremme toscane " 93 » 107 Bonificazione ( Manifesto d1 associazione per la ) dei terreni paludosi e vallivi di Lorn- bardia, di G. Bruscbetti » 93 »> 420 Esame della Memoria dell"" ingegnere G. Bru- scbetti sul modo piii conveniente e facile di liberare Como e Lecco dalle innonda- zioni » 93 n 22 Seguito dell Appendice alia Memoria di G. Bruscbetti suddetta in risposta all1 E- same suddetto " 93 w 322 435 Lettera di E. Lombardini a G. Bru- schetti relativa ai progetti per liberare Co- mo e Lecco dalle innondazioni t. 93 p. 335 Risposta di G. Bruscbetti alia Lettera suddetta » 93 » 3^3 Nota comunicata ai Direttori della Bi- blioteca Italiana da G. Belli intorno ai suddetti progetti » g3 » 348 Piano di sistemazione del fiume Po, propo- sto da G. Gagliardi agli Stati d' Italia aventi interesse con questo gran fiume , diretto a garantire le popolazioni dalle incursioni delle acque ed a migliorare i terreni e la navigazione >/ 96 » 142 Sistemazione ( Sulla ) deiremissario del lago di Como , Memoria di C. Possenti » 95 » 141 Drammatica V. PoESIA. ECONOMIA PUEBLICA, STATISTICA, COMMERCIO, POLITICA. Bienfaisance ( De la ) publique par De Ge- rando t. 93 p. 359; t. 94 p. 197 e 396 >> yS » 63 Cabottaggio ( Sul ) tra Napoli e la Sicilia." 95 » 128 Economia ( Delia ) politica del medio evo , libri tre clie trattano della sua condizione politica , morale ed economica , di L. Ci- brario t. 94 p. 1 64 » <)5 » 36 teatrale, saggio di G. Rossi Gallieno » 95 » 357 Esportazione de1 vini del Pesarese » 95 » 241 Esportazioni ed importazioni di Sicilia >> 95 » 129 Fondazioni ( Ricerche su le jne ), di P. Ma- genta t. 93 p. 84 e 417 Giornale di statistica per la Sicilia t. 95 p. 127 Influenza ( DelF ) delle scienze medicbe sul- 1 incivilimento ed il ben essere dei popoli, e delP attuale infelice condizione dei me- dici , di 0. Turcbetti » 94 w 272 Pane ( Norma sperimentale per stabilire ade- guatamente la differenza del prezzo delle diverse forme del ) di frumento , di G. Florio ,; 95 » 168 436 Pesi ( Manuale dei ) e misure degli Stati europei confrontati col sistema metrico , compilato da F. Utz t. 94 p. 184 Principe ( II ) del Macchiavelli difeso dal Niebuhr , » <)5 » 108 Republica (I libri De ) di Cicerone: giudi- zio fattone dal Niebuhr » 95 » 108 Situation ( Expose de la ) administrative de la province de Brabant par le B. De Stassarfr> 93 » a3o Societa ( Sunto storico inedito delle ) lette- rarie e di utilita pubblica nella Svizzera •» 95 » 3 14 Statistica ( Sopra una ) de1 viaggiatori , di S. Savini. » 96 » 141 Trovatelli ( Ricerche storiche sui ), di L. Ar- maroli » 93 " 76 ( Saggio intorno ai mezzi di miglio- rare la sorte dei ), di M. Macquet " 93 » 59 Educazione, Istruzione. Avvertenze di un precettore a suoi discepoli intorno i libri piii usitati di nostra favella» 95 " 391 Difetfi ( I ) del sistema di educazione di Bell e Lancaster, di F. Bartolomeo » 95 » 141 Educazione dei poveri. di De Gerando .. . » 93 » 35q t. 94 p. 197 e 396 •■> i) 95 » 63 Guida alia virtu per la via del diletto , opera ordinata e diretta da F. Ambrosoli >/ 93 » 40 3 Letture di famiglia, opera compilata da A. Mauri e G. Sacchi " 93 » a85 Racconti morali e storici di G. Sacchi . ...» 93 » 426 Societa ( Sunto storico , inedito , delle ) let- terarie e di utilita pubblica nella Svizzera»» 95 » 3 14 Eloquenza. Discorso per la distribuzione de1 premj del- 1" I. R. Accademia di belle arti in Milano» 95 » 220 Inaugurazione ( Per V) della statua del Ga- lileo , orazione di G. Rosini •> 96 » 140 EPIGRAFIA. Enimma ( Sullo) di Aelia Laelia Crispis, os- servazioni di P. L. Cocchi » 9 3 » 396 Epigrafe araba trasportata a Firenze dal- T Alto Egitto : illustrazione inedila di C. O. Castiiihoni , con una tavola in rame .» ij'S » 3 407 Iscrizioni (Delle) veneziane, di E. A. Cicogna t. gS p. ao5 Iscrizioni di M. Missirini » 96 » 23a Errata Corrige. T. 93 p. 146, 290 e 426; t. 94 p. 43a ; » 95 » 394 » 96 >i 142 Farmacia. V. Fisica. FlLOLOGIA. Calligrafia Plautina e Terenziana, di A. M. Ricci •/ 96 " 378 Catalogo dei codici arabi , persiani e turchi della Biblioteca Ambrosiana t. 94 p. 22 e 322 Celti ( I ) e la loro lingua, di G. Galvani t. 96 p. 282 Epigrafe araba , trasportata a Firenze dal- lAlto Egitto: illustrazione inedita di C. O. Castiglioni , con una tavola in rame . ..." 93 » 3 Gothicce versionis epistolarwn divi Paull cum adnotationibus edidit C. O. Castillionmis . .» 96 " 172 Lelio ( II ) ovvero deUAmicizia , dialogo di M. T. Cicerone volgarizzato da G. Del Chiappa » 95 » 119 Lezioni accadeyiiche di G. Galvani » 96 » 281 Lingua (Della) italiana nel secolo 19.°, di- scorso storico-critico di B. Bona ..-...." 95 » 234 ( Delia ) slava » 96 » 354 Lingue : loro origine , particolarmente della greca e della latina " 95 " 212 Poesia ( Iutorno all" origine della ) ritmica e metrica, di G. Galvani >i 96 » 287 Prose ( Le ) di Dante Aligbieri , prima edi- zione illustrata con note di diversi per cura di A. Torri » 95 •> 358 Roseto ( II ) dei misterj , di Mahmud di Sce- bister, pubblicato in persiano ed in te- desco da G. Hammer-Purgstall » 93 u 214 Spirito religioso ( Iutorno alio ) di Dante Ali- ghieri desunto dalle opere di lui , di F. M. Zinelli » 95 >/ ia5 Tesoro ( II ) di Brunetto Latini volgarizzato da Bono Giamboni m 95 » 392 Vocabolario usuale tascabile della lingua ita- liana compilato da A. Bazzaxini. .......•' 96 » ic6 438 Voci e maniere di dire italiane additate ai futuri vocabolarisu da G. Gherardini t. 93 p. 258 ^ t. 95 p. 199 e 390 ( Saggio di alcune ) toscane darti, mestieri e cose domestiche , di A. Bre- sciani t. 96 p. 2 35 FlLOSOFIA, LoGICA, MORALE. Bibliogralia germanica » 94 » 95 Estetica (Nozioni fondamentali di) di G. Bo- nacci » 96 » 3 Filosofia (Storia della) per L. Martini . . . » 93 » 70 morale, di A. llosmini-Serbati . . . . » 96 " 292 Frenologia (Delia), lettera inedita di G. Frank ai Direttori della Biblioteca Italiana . . t »i 94 w 349 Istituzioni di morale iilosofia di F. M. Fran- cescbinis ■ » 96 » 140 Lelio (II) ovvero delP Amicizia , dialogo di M. T. Cicerone volgarizzato da G. Del Cbiappa » g5 » 119 Prose (Le) di Dante Aligbieri , prima edi- zione illustrata con note di diversi , per cura di A. Torri » 95 » 358 Roseto (II) dei misterj, di Mahmnd di Sce- bister, pubblicato in persiano ed in tede- sco da G. Hammer-Purgstall » 93 « 214 Segreto (II mio), ossia del disprezzo del mondo^, dialogbi tre di F. Petrarca recati in italiano da G. C. Parolari » 94 » 25 1 Sistema penitenziario: esame medico e filo- sofico di L. A. Gosse " 96 » 76 Osservazioni snlla igiene dei condan- nati del penitenzieie di Ginevra, del dot- tor Coindet. . . • » 96 " 76 Delia mortalita e della follia nel re- gime penitenziario , di L. Moreau-Cri- stopbe » 96 " 76 Influenza del regime cellulare sul fi- sico e sul morale dei detenuti, di C. Lucas '/ 96 >> 220 Spirito (Intorno alio) religioso di Dante, de- sunto dalle opere di lui, di F. M. Zinelli " 95 " 145 439 Storia naturale generale qual scienza filoso- fica ed umanitaria pei naturalisti, filosofi e per il piu colto pubblico, di M. Perty t. j3 p. 5i Trattati Bridgwater circa la potenza , sa- pienza e bonta di Dio siccome si mani- festano nella creazione » 9 3 » 5i Fisica, Chiwica , Farmacia. Acque minerali di Kissingen » 93 » 247 termali di Carlsbad t. o3. p. 244 e 2 53 ■ di Monfalcone t.96 p . 240 di S. Pellegrino " 94 » 426 Arte (IT) di analizzare, di Rose » 93 » 92 Atlante fisico di Berghaus » 96 » 210 Biblioteca d^illustri chimici » 93 » 92 Calore (Determinare sperimentalmente il) spe- ciiico del maggior numero possibile di gas permanenti, sia semplici , sia composti: quesito proposto dalla R. Accademia delle scienze di Torino » 95 » i35 Chimica (Corso di) generale di O. Ferrario. t.93 p. 89 " 96 " 140 (Elementi di) di Mitscberlich " 93 " 92 ■ (Schiarimenti alio studio della) filoso- fica, di Virey » 93 " 91 (Sulla), meteorologia e sulla funzion della digestione, di Prout » 93 " 52 (Trattato di) di Tbenard .."...." 93 » 90 (Trattati di) applicata alle arti, di Dumas " 93 » 92 Commeutario di preparazioni, analisi ed os- servazioni cbiniiclie e farmaceuticbe, di G. Rigbini » 93 " 87 Dagherrotipo (Sol) t. 93 p. i32 » gS » 256 t. 96 p. 139 e 388 Biatermansia (Considerazioni e sperimenti sulla) o colorazione calorifica de'corpi, di M. Melloni » 95 " 370 Elettricita (Storia dell" ) , di A. Carnevale Arella t.93 p. 424 " 95 « 392 (Intorno all1 origine dell1 ) uegli appa- rati voltiani, di S. Mariauini >> y3 » 198 44° Elettricita (Sopra i sistemi di Franklin e di Symraer spettanti nil"), di G. M. Racagni t. 96 p. 58 (Su di uno sviluppo di) mediante la stacciatura dello zolfo osservatosi nelF I. R. Polveriera di Lambrate, e della neces- sita di raccoglierla e disperderla mediante uno scaricatore , di G. Primo " 95 n a5o Elettro-magnetico (Saggi dell" ) e magneto- elettrico, di F. Zantedescbi » 93 " 424 Elettro-magnetismo (Memoria sulle leggi fon- damentali die governano F ) , di F. Zan- tedescbi » 96 » 141 Esperienze sulF esistenza e le leggi delle cor- renti elettro-fisiologicbe negli animali a sangue caldo, eseguite da F. Puccinotti e L. Pacinotti » 96 » 141 Farmacia (Trattato di), di Virey » 93 » 90 Farmacopea universale di Jourdan » 93 » 91 austriaca >> g3 >> 92 francese » 93 » 91 Fisica (Annotazioni agli Elementi di) gene- rale di A. Mozzoni, fatte da C. Pasi . . " 94 " 90 (Memorie di) sperimentale di S Maria- nini t. 93 p. 198 " 96 » 141 popolare e sue ap plica zioni alle arti ed ai mestieri, alia medicina ed alia economia rurale, di L. Magrini " 93 » 286 (L1 astronomia e la) generale , di G. Wbewell " 93 « 54 (Saggio di una introduzione alia) del corpo umano , di C. Arcangeli » 96 » 379 Fuoco , corpi combustibili d1 Italia , apparati di combustione , principj per ben rego- larla : trattato di cbimica tecnologica di G. C. Fornara » 94 » 276 Gas ( Nuovo appareccbio o processo per 1 estrazione del ) dall accpxa comune in unione al catrame , del conte Valmarino >> 96 » 129 ■ (Trattato delT illuminazione a), di M. Pelouze » 95 » 116 Grandine ( Teoria della ) e mezzo d impe- dirne la formazione, delT abate Genevois » 98 » 167 44i Immagini ( Sul mo do di rendere permanenti le ) formate al fuoco di una camera oscura, di Daguerre, Talbot, Niepce, Herschel e Biot, t. 93 p. 182, t. 95 p. 256, t 96 p. 139 e 388 Lettera dei sig. Lottin , Bravais e Martins al sig. Arago, relativa ai lavori della Com- missione scientifica del Nord t. 96 p. 389 Luce ( Azione cliimica della) » gS » 359 Magnetismo. Osservazioni sulf intensita e sulla direzione della forza magnetica istituite ne- gli anni i836, 1837 e i838 all1 1. R. Os- servatorio di Milano da C. Kreil e P. Delia Vedova » 93 » 284 Memorie sopra i niezzi di perfezionare le nostre conoscenze sulla vera costituzione fisica deir atmosfera :, e descrizione di un istrumento da cui possono ottenersi delle esatte osservazioni meteorologiclie in as- senza deirosservatore: come sopra i mezzi di far rinascere V eudiometria , di M. A. Costa » 96 » 141 Metalli ( Sulla suscettibilita de-1 ) ad alterarsi nella loro facolta elettromotrice per Tazio- ne delle correnti voltaiche, di S. Marianini w 93 » 206 Meteorologia. Osservazioni fatte neir I. B. Osservatorio di Brera in Milano t. 93 p. 146, 291 e 427 t. 94 p. 143 , 287 e 428 » 95 » 142, 271 e 395 » 96 » 143, 279 e 419 ■ Stato meteorologico del mese di giugno 1839 a Parma e a Milano comparato colle osservazioni fatte durante lo stesso mese nei sette anni precedenti i832 al i838, t. 94 p. 281 Meteorologie (Traite de), ou Physique du glo- be, par J. G. Gamier » <)S » i<)$ Minerali ( Notizie circa il trattamento elet- tro-chimico de'' ) d^rgento, di rame e di piombo, di Becquerel »/ 93 « 126 Misura ( Intorno alia ) della facolta elettro- motrice relativa dei metalli cbe piii di fre- quente si adoperano nello studio degli elet- tromotori, di S. Marianini » 93 »/ 206 Bill. Ital. T. XCVI. 29 -H3 (More ( Cenno chimico sulF ) di iniele cite spandono i fiori di meliga, di A Abbene t. 96 p. 168 Osservazioni ed esperienze elettro-iisiologi- che, dirette ad istituire Pelettricita me- dica, di P. G. Grimelli » 96 » 140 Pila (Una nuova) di Volta di straordinaria forza: lettera di E. F. Scbonbein . . . . » 96 »* ia5 Principj elenientari delf arte farmaceutica . » 93 » 92 Programma di cbimica dell I. R. Accademia di belle arti in Firenze » 96 » 369 Sostanza ( Sulla ) odorifera cbe dalT aria at- mosferica e dall acqua svincolano le cor- renti elettricbe, di E. F. Scbonbein ..." 96 " 404 Temperatura ( SulT innalzamento di ) die si manifesta nelle masse d1 acqua salsa con- servate per qualcbe tempo in grandi re- cipieuti '/ 94 >> i%<) Variazioni orarie e mensuali della gravita, influenze loro, e dei combinati moti diurno ed annuo della terra da cui derivano, ed ai quali fanno prova. Memoria di G. C. » 96 " 141 FlSIOLOCtA V. Medicina. Geografia, Viaggi. Atlante fisico di Bergbaus » 96 » a 10 Corso di geografia universale sviluppato in cento lezioni , di F. C. Marmoccbi , con atlante » 93 " 286 Examen critique de Vhistoire de la geographic du Nouveau Continent, par A- De Humboldt. Cristoforo Colombo » 94 » a3^ Amei-igo Vespucci » 95 » 176 Guida nuovissima dei viaggiatori in Italia >> 9.5 » 35o Italia ( Opinioni di B. G. Niebubr sulf ) . » 98 » 102 Mappe dei comuni compresi nel nuovo Cen- simento, di M. Santini » 93 » 288 Opera zioni ( Di alcune ) topografiche e livel- lazioni fatte nel Ferrarese , lungo il Po, gli anni 1812 e 1 8 1 3. Memoria inedita di G. M « 96 » 12 Viaggi ( Notizie circa i ) e le opere di E. Ruppell . . ... a 93 >t 413 443 Geologia. V. Storia naturale. GlORNALI. V. POLIGRAFIA. GlURIsrRUDENZA. V. Legislazione. Idraulica. Architettura idraulica di B. Belidor, con note ed aggiunte di Navier; versione di B. So- resina t. 93 p. a85, t. <)S p. 14a Atlante fisico di Berghaus » 96 » a 10 Bonificamento ( Memorie sul ) delle marem- me toscane w j3 » 107 Bonificazione (Manifesto d"1 associazione per la) dei terreni paludosi e vallivi di Lom- bardia , di G. Brusclietti » 93 » 4ao Esame , inedito , della Memoria delP inge- gnere G. Brusclietti sul niodo phi conve- niente e facile di liberare Conio e Lecco dalle inondazioni »> o3 » aa Seguito dell Appendice alia Memoria di G. Brusclietti suddetta in risposta all1 E- same suddetto >> 93 » 3aa Lettera di E. Lombardint a G. Brusclietti relativa ai progetti per liberare Como e Lecco dalle inondazioni » aZ >> 335 Risposta di G. Brusclietti alia lettera suddetta " 93 » 343 Nota comunicata ai Direttori della Bi- blioteca Italiana da G. Belli intorno ai sud- detti progetti " 93 » 348 Esperienze sulla resistenza dell'acqua nella navigazione ..." " 96 » 333 Operazioni ( Di alcune ) topograficbe e livel- lazioni fatte nel Ferrarese, Ivu go il Po , gli anni 1812 e 181 3. Memoria inedita di G. M " 96 » 12 Piano di sistemazione del nume Po, propo- sto da G. Gagliardi agli Stati d1 Italia aventi intei-esse con questo gran fiume , diretto a garantire le popolazioni dalle incursioni delle acque ed a migliorare i terreni e la navigazione » 96 » 142 Sistemazione ( Sulla ) delF emissario del lago di Como, Memoria di C Possenti . ...» 95 v 141 444 Mo tori idraulici (Sulla sorama utilita di esten- dere in Lombardia Fapplicazione dei) per Ferezione degli stabilimenti di manifat- ture. Memoria inedita di E. Lombardini , t. 94 p. 5o Incisione. V. Arti belle. ISTRUZIONE. V. EDUCAZIONE. LEGISLAZIONE , GlURISFRUDENZA. Acque (Delia ragion civile delle) , di G. D. Romagnosi » 96 » 2o3 Essai sur la suppression cle la peine de more, par De Cherchove » 93 » 2 35 Genesi del diritto penale di G. D. Romagnosi » > 95 Estetica ( Nozioni fondamentali di ) di G. Bonacci " 96 « 3 Frusta (La) letteraria di G. Baretti . . . » g3 >> i3 Lettere sopra Farte d^imitazione dirette alia prima attrice italiana Anna Fiorilli-Pelandi dalFartista G. A. Canova » 96 w 232 Lezioni accademiche di G. Galvani » g6 » 281 Opere di G. Baretti t. 93 p. i3 »/ 95 >/ 390 Poesia (Intorno all'origine della ) ritmica e metrica, di G. Galvani » 96 » 287 Prose ( Le ) di Dante Aligbieri , prima edi- zione illustrata con note di diversi per cura di A. Torri » 95 » 358 Societa ( Sunto storico, inedito , delle) let- terarie e di utilita pubblica nella Svizzera >> 95 » 314 Uomini (Degli) di lettere, di G. Biancbetti » 96 » 227 Lettere. V. Poligrafia. LlNGUE. V. FlLOLOGIA. LOGIGA. V. FlLOSOFIA. Matematica. Analisi (Sui problemi di) indeterminata, os- servazioni analiticbe di G. A. Longoni . » 96 » 142 Denutazione (Alia) metrica di Palermo, ri- sposta di I. Cacciatore » 96 » 141 445 Dizionario delle scienze matematiche pure ed applicate , compilato da una societa di antichi allievi della scubla politecnica di Parigi sotto la direzione di A. S. de Monferrier : prima versione italiana con numerose aggiunte e correzioni di G. Ga- sbarri e di G. Francois t. q3 p. 287 Esercizio di goniometria e di trigonometria sferica , di N. Cacciatore » 96 " 142 Geometria (Saggio di) analitica trattata con nuovo metodo , di D. Clielini » y5 » 242 Motori idraulici (Sulla somma utilita di esten- dere in Lombardia Fapplicazione dei) per Ferezione degli stabilimenti di manifatture. Memoria inedita di E. Lombardini . . . » 04 » 5o Pesi (Manuale dei) e misure degli Stati eu- ropei confrontati col sistema metrico, com- pilato da F. Utz » 04 » 184 Poligonometria ( Saggio di ricercbe sulla ) analitica, di P. Callegari » 06 » 14a Meccanica pratica. V. Arti e mestieri. Medicina, Chirurgia, Fisiologia. Acque ( Gnida nelP uso pratico delle ) di S. Pellegrino , di G. Bergamascbi » 54 » 426 Afte, febbre aftosa, ecc, malattia delle be- stie bovine ecc, del prof. Lessona . . . >» q5 m 171 Almanack de Carlsbad, ou Melanges medicaux, scientifiques ct. litteraires relatifs a ces ther- mes et au pays, par J. De Carro » 93 » 244 Annali medico-cbirurgici per cura di T. Me- taxa » 95 » 142 Atrofia (Dell1) nervosa, di G. B. Fantonetti » 96 u 73 Bacino baloeario: sulla convenienza di sta- bilirne uno grande a Carlsbad » o3 » a5i Bagni di acqua e bagni di fango a Carlsbad » 93 » 248 Carboncbio (Sul) bovino, del dott. Bertola " 95 » 174 Chirurgia (Manuale di ) di M. G. Cbelius » gS » 142 Consulti medici di varj autori » 96 » 392 Deglutizione (Memoria sulla) de,fluidi para- gonata a quella de^solidi, di A. Bivona . >> qZ » 424 Digestione (Sulla funzion della), di Prout w 93 » 52 446 EfTetti funesti prodotti dal residuo del ricino su animali cavallini affetti da scabbia, di G. Luciano t. 93 p. 101 Embriologia od ovologia umana di A. A L. M. Velpau » 93 » 425 Febbri (Sulle) gastriche o biliose, di G. Tora- masini » <)Z » 178 Ferro ( Sulf azione terapeutica del ) , di C. Speranza » 94 » 275 Fisiognomouica ( Saggio di ) e patognomo- nica di G. Polli » 94 » 3j3 Fisiologia ed igiene delle persone dedite ai lavori della mente, del dott. Reveille-Pa- rise " 95 » 344 1 (La) animate; con aggiunta di fisio- logia vegetabile, di Roget » 93 » 55 Freddo ( Trattato del ) e della sua azione ed uso in igiene ed in medicina, del dot- tor La-Corbiere " 96 » 217 Frenologia ( Della ) , lettera inedita di G. Frank ai Direttori della Biblioteca italiana » 94 » 349 Icones pliysiologicce B. Wagner » 95 » 198 Jnfiammazione (Dell) ulcerativa della pelle e del tessuto cellulare delle estremita, detta malpizzone, ricciuoli, gorpe;, malattia die si manifesta particolannente ne1 cavalli : Memoria del P. Lessona » 93 » 100 Influenza ( DelF ) delle scienze mediclie sul- F incivilimento ed il ben essere dei po- poli, e delfnttuale infelice condizione de1 medici; di O. Turcbetti » 94 » 272 Lait (Du) et en particulier de celui des nour- rices, etc., par A. Donne . t. 93 p. 237 » 95 » 244 Litotripsia operata dalle acque della fonte Regia o Lelia di Recoaro, di V. L. Brera » 93 » i85 Mano (Trattato circa la) umana, di C. Bell » 93 » 5i Medicina ( Corso elementare di ) pratica di I. Foti » 96 » 242 ■ ( Intorno alia ) civile , Memorie di F. Puccinotti » 93 » 425 Ophtalmologie (Cours d') per le docteur Ro- gnetta » 98 » 114 447 Osservazioni ed esperienze elettro-lisiologicbe, dirette ad istituire V elettricita medica, di P. G. Grimelli t. 96 p. 140 Ostetricia ( Corso teorico-pratico di ) di F. Capuron, traduzione di G. Coen » o3 » 425 Ostruzione di fegato guarita colle acque di Carlsbad „ 93 „ a5o Patologia (Prime linee di) generale auali- tico-induttiva di B. Bafalini » 96 » 244 Peste ( Delia ) e dell-1 amministrazione sani- taria , di A. A. Frari „ 96 » 278 Pestilenze ( Saggio storico-medico sulle ) di Perugia e sul governo sanitario di esse, di C. Massari » 93 » 188 Prospetto clinico della scuola di chirurgia pratica in Padova pel triennio i83o— i833, di B. Signoroni. Libro di testo per le le- zioni di cbirurgia pratica » 96 » 383 Rapporto annuale medico dei risultati otte- nuti colle acque termali di Monfalcone neir anno 1 838, di G. Degrassi » 96 » 240 Sistema penitenziario : esame medico e iilo- solico di L. A. Gosse » 06 >/ 76 Osservazioni sulla igiene dei condan- nati del penitenziere di Ginevra, del dot- tore Coindet » 96 » 76 Della mortalita e della follia nel re- gime penitenziario, di L. Moreau-Chri- stopbe » 96 » 76 — - Influenza del regime cellulare sul fi- sico e sul morale dei detenuti, di C. Lucas » 96 » 220 Statistica nosologica, seconda, dello spedale maggiore dei SS. Maurizio e Lazzaro , di B. Bertini „ 96 » 141 Studj terapeutici di G. Namias » 96 » 238 Tic douloureus curato colle acipie di Carlsbad, che non lo guarirono » q3 » 249 Tisicbezza (Sul contagio della) polmonare, di A. Pisani » 96 >i 247 Metafisica. V. Filosofia. MlNEKALOGTA. V. STORIA NATURALt. 448 Morale. V. Filosofia. Musica. Programma dell1 1. R. Accademia di belle art! di Firenze t. 95 p. 369 Necrologia. V. Storia. NOVELLE. V. POESIA. Ottica. Dagberrotipo (Sul) t. 93 p. i3a » 95 » 256 t. 96 p. 139 e 388 Microscope ( Du ) et de son application, par le docteur Martins t.95 p 117 Strumenti ottici della fabbrica di M. Woerle. » 94 » 134 Pastorizia. V. Agraria. plttura. v. arti belle, poesia , novelle , romanzi , commedie , Dramwi, Tragedie. Agnelletto ( L"1 ) , racconto del canonico C. Scbmid recato in italiano da G. Agapito. » 96 » a 34 Apocalisse di S. Giovanni evangelista, ver- sione poetica di F. Perez » g3 » 285 Arte (V) di ereditare, satira di Orazio espo- sta in dialetto milanese dal Medico-poeta » 94 » 121 Bibliografia germanica » 94 » 95 Canti di F. Palermo » yh >> 348 Carita (La), carme di F. Romani » 93 » 393 Clara Catalanzi, o la Corsica nel 1736, del conte A. di Pastoret : prima versione ita- liana dal francese, di M. Sartorio. . . . » 93 » 285 Coi'isca. Scene romanticbe di N. Biscaccia. » 96 » 359 Creazione (La), libro settimo del Paradiso perduto di G. Milton, tradotto in ottava rima da L. Mancini » g3 » 425 Drammatica. Saggi di C. Servadio » 93 » 285 Epistola di G Torti in morte di sua moglie a T. Grossi » 96 » 114 Ernesto Maltravers, romanzo di E. Bulwer; versione di F. Cusani » 95 » 120 Giobbe, poema eroico di A. Sarao »/ 95 » 354 Isnardo o sia II Milite romano, racconto ita- lico di G. Colleoni » 94 » 289 Lorenzino de' Medici , dramma storico di G. Revere w 93 >; 164 449 Novelllere ( II ) contemporaneo italiano e straniero t. 93 p. 145 Opere di V. Monti " 94 » 120 Poesia (La) vendicata, canti tre di L. Massa Saluzzo „ 93 „ 425 Poesie (Alcune) di viventi italiani colla ver- sione latina di G. Gando » 94 » zSj • (Piccole) famigliari e castigate, serie ed amene a scopo 3 » 145 • (Prose e) di L. Ciampolini » i)3 » 145 ■ varie di A. Maffei „ 94 „ 260 Ratto (Volgarizzamento del) di Elena di Co- luto, con altre varie traduzioni di G. Orti » 95 » 211 Rime degli Arcadi della colonia Alfea nella solenne inangurazione della statua di Ga- lileo „ 96 » 140 di D. Bertolotti „ 95 » 353 Satire di D. G. Giovenale volgarizzate da M. Leoni » 96 « 140 Tedtre d' Albert. Nota et du comte Giraud tra- duit par T. H. Bettinger; precede d'un precis historique sur la comedie en Italie et en France par E. Scribe; et accompage de re- marques et commentaires par M. Bayard. » 95 » 393 Teatro (Nuovo) comico di A. Ortolani . . » 95 » 142 ■ (II) contemporaneo italiano e straniero » 93 » 145 Tributo alia beneficenza, raccolta di prose e poesie a pro degli asili dMnfanzia. . . » 93 » 424 Versi sacri di G. Gallia „ 95 » 236 Polemica. Lettere (Le dodici) di F. Isnardi al P. Spo- torno » yb » 349 Risposta di F. Isnardi alia critica, fatta da G. B. Belloro, alia sua Dissertazione sulla patria di Cristoforo Colombo » 95 » 348 Poligkafia, Lettere, Giornali. Almanack de Carlsbad, par J. De Carro . . » 93 » 244 Annali medico-cbirurgici per cura di T. Me- taxa » 95 » 142 Biblioteca Italiana „ 94 „ 2g6 Cafie (II) giornale „ 93 » i3 45o Carteggio inedito d1 artisti de1 seooli 14% i5.° e i6.° t. 96 p. 277 Epistole di tre filosofesse greche tradotte da G. Veludo » 9 5 » 238 Frusta (La) letteraria, giornale di G. Baretti » g3 » i3 Giornale di statistica per la Sicilia » g5 » 127 Lettera (Chiusa della) di Maria Stuarda a Sisto V scritta dopo Pannunzio della sua condanna » p3 » o.bf Lettere famigliari di G. Baretti t. 93 p. i3 »/ 95 » 390 ■ di G. Bossi ad A. Canova » 93 » 395 (Le dodici) di F. Isnardi al P. Spo- torno » 95 » 349 inedite di messer Giovanni Sagredo , cavaliere e procuratore di S. Marco. . . » 93 » 424 di uomini illustri scritte a M. A. Bon- ciario >> 93 » 286 sopra Parte d^iuiitazione, dirette alia prima attrice italiana Anna Fiorilli Pe- landi, delP artista G. A. Canova » 96 » 232 Politecnico (II)) repertorio meusile di studj applicati alia prosperita e coltura sociale » 93 » 288 Prose (Le) di Dante Alighieri, prima edi- zione illustrata con note di diversi per cura di A. Torn » yS >> 358 e poesie di L. Ciampolini » 93 " 145 Tributo alia beneficenza , raccolta di prose e poesie a pro degli asili dC infanzia . . >> 93 » 424 PfjLITlCA. V. ECONOMrA PUBBLICA. PONTI. V. COSTRUZIONI PUEELICHE. Prose. V. Poligrafia. RELIGIONE, STORIA SACRA ED ECCLESIAST1CA. Cbiesa (Memorie per servire alia storia della santa) Miletese, di V. Capialbi » 93 » 404 Dante (Intorno alio spirito religioso di) de- sunto dalle opere di lui, di F. M. Zinelli . » 95 » 146 Eloquenza (Proemio alle lezioni di) sacra, di P. A. Paravia » 96 " a3o Ethices cliristiance institutioncs A. Ferrari. . » 93 » 285 Qothicce versionis epistolarwn divi Pauli cum adnotationibus cdidit C 0. Castillionams . " 96 » 172 45 1 Perfezione (L'arte clella) cristiana del cardi- nale Sforza Pallavicino t. f;5 p. 392 Prediche quaresimali del P. P. Tonso . . » 94 " 253 Prospetti storici delle tre prime eta della Chiesa esposti da mi individuo delle Scuole Pie » 95 » 391 Scienza (La) teologica V eminente scienza di Gesu Cristo, di G. B. Vertua » 98 » 356 Segreto (II mio), ossia del disprezzo del mondo; dialoglii tre di F. Petrarca recati in italiano da G. C. Parolari » 94 " a5i Storia ecclesiastica di Sardegna di P. Mar- tini " 96 " 278 Statistica V. Economia pueelica. Storia civile e letteraria , Biografia. Adunanza dei professori e dei cultori delle scienze fisiclie, che si terra in Pisa nel 1839, Circolari t. 93 i3o » 94 » 278 Amazzoni (Le) rivendicate alia verita della storia da F. Predari » 93 » 387 Atene, suo innalzamento e sua cadnta di E. L. Buhver : veisione di F. Ambrosoli. » 94 » 124 Bibliografia germanica » 94 " 9^ Biblioteca greca delle belle arti di G. Pe- trettini » 96 » 99 Biografia degF Italiani illustri nelle scienze , lettere ed arti del secolo 18.° e deVon- temporanei, per cura di E. De Tipaldo » 95 » i3i e 390 » 96 » 3y4 Albertolli Giocondo » 96 » 416 Aldobrandini di Firenze " 93 » 3 16 Baghoni Malatesta IV " 98 » 347 Beltrami Giovanni v 94 >» 262 ■ Benoni Giuseppe " 96 >> 372 Blumenbacb J. F » 96 » 225 Bramante >, y3 » 149 Colombo Cristoforo . . t. 94 p. 234 » 9S » 348 ■ Colonna di Roma " 93 » 309 Dandolo Vincenzo » 95 » 142 Dante t. 94 p. 145 » <)$ » i^S Galileo " 96 " l*° 452 Biografia. Italiani illustri t. 95 p. i3i e 390 t. 96 p. 23a e 374 Lomeni Ignazio t. 95 p. 24.0 Marescotti di Bologna » 93 » 3 1 6 ■ Niebuhr Bertoldo Giorgio » 95 » 92 Nunziante Vito » 95 » 348 Pacca monsignor Francesco » g3 » 64 Pallavicino di Genova v o3 « 3ia Piazzone Stefano » 96 » 370 Racagni Giuseppe Maria » g3 » i85 Riippell Edoardo » 93 » 41 3 Sanuto Maria » g3 » 67 Sejano , Pombal e Richelieu >> 95 » 355 — Targioni Tozzetti Ottaviano » 93 » i85 Traballesi Giuliano » gS » 2 25 Vespucci Amerigo >> 95 » 17& Biografia sarda di P. Martini » 96 " 278 Carteggio inedito d' artisti dei secoli 14.°, i5.° e 16. ° " 96 » 277 DifFerenze (Delle) politiche fra i popoli an- tichi e moderni. Parte prima. La guerra. Libri tre di A. Zambelli » 96 " 145 Documenti di storia italiana » 96 " 277 Economia ( Delia ) politica del medio evo , libri tre che trattano della sua condizione politica, morale ed economica di L. Ci- brario t. 94 p. 164 »/ 95 " 36 Eloge historique de Vincent Dandolo par M. Bonafous " 95 » 142 Famiglie celebri italiane di P. Litta . . . . » g3 » 309 t. 94 p. 280 » 95 >> 141 Fondazioni ( Ricerche su le pie), di P. Ma- genta t. 93 p. 84 e 417 Fragmens sur Vhistoire politique et litteraire de Vancienne republique de Raguse, par le comte due de Sorgo t. 96 p. 354 Infanti ( Ricerche storiche sulF esposizione degli ) presso gli antichi popoli e special- mente presso i Romani, di L. Armaroli » 93 » 76 Istoria ( Della ) romana di Cajo Vellejo Pa- tercolo , saggio di traduzione di G. B. Fantonetti >> 96 » 5o 453 Istorie fiorentine scritte da G. Cavalcanti . t. 93 p. 145 Italiani ( DegP illustri ) e loro scoperte nelle lettere e nelle arti, di M. Missirini . . » 96 » 23a Lettera ( Chiusa della ) di Maria Stuarda a Sisto Y scritta dopo V annunzio della sua condanna » y3 » 257 Lezioni di storia universale proposte da G. Bellomo " 95 » a33 Memorie, da pnbblicarsi, del conte Balmain commissario russo a S. Elena intorno al soggiorno di Napoleone in quelf isola . » 93 » 246 per lAccademia degli Ipocondriaci di Reggio » o3 it a85 Monumenta {Histories patriae) edita jussu regis Caroli Alberti " 93 » 424 Negri ( I ) della Nigrizia occidentale e del- l-1 interna e i mori e arabi erranti del Saara e del deserto di Libia, di G. Bossiv 95 » 391 Orto ( Deir origine ed anzianita delf ) bota- nico di Padova e di quello di Pisa , di R. De Visiani » 96 » 366 Paralello fra il papa Engenio IV e V impe- ratore Sigismondo » 93 » 257 Piazzone ( Di ) Stefano di Asola retore cbia- rissimo; discorso volgarizzato da E. Ci- cogna » 96 » 370 Poeti ( Memorie intorno ai ) laureati d'ogni tempo e di ogni nazione raccolte da V. Lancetti >/ 93 » 268 Regno (II) dei Longobardi in Italia secondo Paolo Diacono ecc.^ e in particolare della loro amicizia e del parentado coi Bajoarj , di G. E. di Kocb-Sternfeld » 94 » 418 Relazioni degli ambasciatori veneti al senato dairanno 1296 al 1796, componenti un corpo importantissimo di storia universale moderna, raccolte, annotate ed edite da E. Alberi » 93 » 425 Societa ( Sunto storico, inedito , delle ) let- terarie e d-" utilith pubblica nella Svizzera» y5 >> 3 14 Spedizione ( La ) di Ciro, di Senofonte, tra- dotta da F. Arubrosoli » 95 » 141 454 Storia clei Veneziani, di D. Crivelli . . . . t. 96 p. io3 ■ — — (Delia) e della condizione d* Italia sotto il governo degl"1 imperatori romani , di G. B. Garzetti » <)S » 273 ■ dei dominj degli stranieri in Italia dalla caduta delf Impero Romano in Occi- dente fino ai nostri giorni, di F. Moise. » 93 » 287 delle Alpi marittime di P. Gioffredo » g3 » 424 singolare di una dama boema, Gugliel- mina la boema » ()3 « 254 Storici (Collana degli anticbi) greci volga- rizzati » 95 » 141 Storie ( Le ) di Polibio volgarizzate da J. G. B. Kohen » yS » 141 Studj sopra la storia universale , di G. Lu- gnani » 96 » 278 Vita di Dante scritta da C. Balbo » 94 " 148 ( Memorie intorno alia ) ed alle opere di Bramante, di L. Pungileoni » 93 » 149 ( Notizie intorno alia ) ed agli scritti di monsignor Francesco Pacca, di B. Pacca»> 93 » 64 e fatti di Vito Nunziante per F. Pa- lermo » 95 » 348 ( La ) e le imprese militari di Mala- testa IV Baglioni , di G. B. Vermiglioli " 98 » 347 ( Notizie sn la ) di Bertoldo Giorgio Niebubr , desunte da lettere sue proprie e da reminiscenze di alcuni suoi piii in- timi amici » c/S » 92 ( Ragguagli sulla ) e sulle opere di Ma- rin Sanuto, cronista » 93 " 67 Storia ^aturale. • Acque V. Fisica. Alghe ( Intorno ad alcune nuove specie di ) , lettera Ji G. Zanardini » 96 » i3i Animaletti ( Gli ) infusorj considerati come perfetti organismi , con uno sguardo al- r infima vita organica della natura , di C. G. Ehrenberg » 94 " 116 microscopici, di J. C. Corda » 93 " 253 Animali ( Sulla storia , sulle abitudini e su- gli istinti degli ) , di Kirby » 9? » 55 455 Atlante lisico di Berghaus t. 96 p. a 10 Clepsine ( Sopra T anatomia e lo sviluppo delle ), di F. De Filippi » 94 » 424 Coccodrillo ( Sopra un teschio di ) fossile rinvenuto nel Monticello di Lonigo , di F. 0. Scortegagna » g3 » <)S Concliiglie ( Catalogo sistematico delle ) ter- restri e fluviatili osservate nel territorio di Monfalcone da L. Brumati » ()3 >> 9a della provincia di Como , di C. Porro» 93 » 97 Cornachinia ( Sulla ) fragiformis , di G. Savi » 93 » i83 Corpi organici fossili del Pesarese » gS » 241 Crittogame ( Monografia di una tribu di ) italiane , e specialmente di afille : cpiesito proposto dalla R. Accadeuiia delle scienze di Torino " ()5 » 140 Dizionario pittoresco della storia naturale e delle manifatture ad nso della gioventu , compilato sulle opere di F. E. Guerin e degli autori piii recenti da E. Marenesi» " 93 » 408 JElceagnus , nuova specie, di G. Savi. . . . » <)3 » i83 Fauna ( Iconografia della) italica, di C. L. Bonaparte t. 93 p. 41 >> 95 >> 5o del regno di Napoli, di O. G. Costa » 96 » 349 Fisiologia (La) animale, con aggiunta di fi- siologia vegetabile, di Roget ;/ 93 '/ 55 Fossili : Riuoceronte delf I. R. Gabinetto di Milano:, denti di rinoceronte e nuova spe- cie d' inglandite trovati nella lignite di LeflTe ; e fossili riscontrati nel calcareo nero sopra Varenna e presso Bellaggio da L. Trotti. Nota di G. Balsamo Crivelli. . . » ()5 » 287 Frenologia ( Della ), lettera inedita di G. Frank ai Direttori della Biblioteca ita- liana >> 94 » 349 Geognosia ( Guida dei dilettanti di ) e mi- neralogia a Carlsbad, di G. Kbbler . . . » 93 » a5a Geologia ( Trattato di ) e mineralogia , di G. Buckland u 93 " 54 Gringo o filo, specie di verme : osservazioni di G. Balsamo Crivelli » 96 » 275 456 Lepidosirene ( Novita e riflessioni circa il genere) di Natterer t. 96 p. 1 37 Malacologia terrestre e fluviale della provin- cia di Como, di C. Porro » g3 » 97 Memoires pour servir a I'histoire naturelle de la Sicile , par C. Maravigna » 96 » 249 Memoria geologica?, inedita, sul Tirolo me- ridionale di F. De Filippi » 96 » 18.1 Memorie di orittognosia etnea e de"1 vulcani estinti della Sicilia, di C. Maravigna . . » 96 » 249 Notizie circa i viaggi e le opere di E. Rup- pell " 93 » 41 3 Pianta gigliacea: nuovo genere, di A. Ber- toloni » 93 » 176 Piante ( Catalogo di ) egiziane raccolte da G. Raddi » g3 » 184 Pietre formate dalle deposizioni calcaree del- lo Sprudel " 93 » a5i Rana fossile chiusa neli^ ambra » 95 « 366 Rettili ( Sopra la vescichetta del germe tanto ne') della famiglia de^ batrachi come nei pesci scpiammosi, di M. Rusconi " 95 » 363 Sabbie (Origine animale delle) marine, delle rocce di creta , e delle calcari cbe costeg- giano il Nilo » <)$ » 365 Scrofa (Caratteri esteriori di una) castrata di razza anglo-chinese , di G. Luciano . » 93 » 101 Serpente : nuova specie del genere Calama- ria di Boie: descrizione di C. Ranzani. » 93 " 177 Seta (Sul formarsi della) ne^ bruchi . ..." f)S » 36i Societa ( Sunto storico , inedito , delle ) let- terarie e d-1 utilita pubblica nella Svizzera » <)$ » 3 14 Storia (Delia) natural generate sublime: Me- moria inedita di G. Brugnatelli » 94 " 377 Storia naturale generale cmal scienza filoso- iica ed umanitaria pe naturalisti, filosofi e per il piii colto pubblico, di M. Perty . » g3 » 5i Synopsis reptiliwn Sardinia? indigenorum J. Gene » 94 " 84 Teologia naturale (Intorno alia), trattati di Kidd e di Calmers » <)Z » 56 iS7 Terreni ( Osservazioni sopra i) compresi tra il lago Maggiore e quello di Lugano, Me- raoria postuma di S. Breislak t. 96 p. 5a Trattati Bridgwater circa la potenza , sa- pienza e bonta di Dio siccome si inani- festano nella creazione „ q3 >, Si Trattato sopra la costituzione geognostico- fisica dei terreni alluviali o postdiluviani delle provincie venete, di T. A. Catullo . » 93 » a6o STORIA SACRA ED ECCLESIASTICA. V. RELIGIONR. STRADE. V. COSTRUZIONI PUBBLICHE. TEATRO. V. POESIA. Tecnologia. V. Arti e mestieri. Teologia. V. Religione. Topografia. V. Geografia. Tragedie. V. Poesia. Vegetabili. V. Storia naturale. Veterinaria. V. Medigina. Viaggi. V. Geografia. Vogabolarj. V. Filologia. Zoologia. V. Storia naturale. Bibl. lud. T. XCVi. 458 Indict generate dei nomi. A .bbene A. Agapito G. » Agincourt (Serous d') » Agricola F. » AlbeVi E. » Albini P. L. Aligliieri Dante » t. 95 p. Ambrosoli F. t. t. 94 p. 124 » Arngo »93 » i3i » Arcangeli C. » Arella (Carnevale) A. » Armaroli L. » Azeglio (D') SI. » — R. Baader Balbo C. Baldassini G. Balrnain Bahamo Crivelli G. Bandini T. Bardi L. Baretti G. t. 93 p. l3 Bartolomeo F. Baruffaldi F. Bayard M. Bazzarini A. Becf|uerel Belidor B. t. 93 p. 285 Bell C. Belli G. 93 95 96 93 96 93 96 94 145 93 95 95 96 93 95 93 93 94 94 94 95 93 95 96 93 95 95 95 95 95 96 93 95 93 93 , 100 168 334 293 23l 42.S 376 145 358 . 403 141 257 379 424 392 76 281 265 241 246 287 275 274 3 390 141 222 293 106 126 Bellomo G. t. 95 p. a33 Benso C. » 95 » 169 Benvenuti » 93 » 119 Bergamaschi G. » 94 » 426 Berghaus >• 96 »■ 210 Bernardi A. » 96 » 140 Bertini B. » 96 » 141 Eertola » 95 » 174 Eertoli A. » 96 » a56 Bertoloni A. t. 93 p. 176 e i85 Bertolotti D. t. 95 p. 353 — E. » 95 » 223 Bertoncelli » 93 » 91 Bertuccioli L. » 95 » 241 Bettinger T. >• 95 , 293 Bezzuoli G. » 93 ». 1I9 t. 96 p. 255 e a56 Bianchetti G. t. 96 p 227 Bianchi A. 1 • 93 P 63 e 243 t. 94 p. 275 t. 95 p 249 >• 96 .. 93 Biot » 93 » i36 Biscaccia N. » 96 » 359 Eisi G. » 93 .. 283 _ L. .. 93 .. 283 Bison padre e figl 10 >• 93 » 284 Bivona A. » 93 ,. 424 Bona B. » 95 » 234 Bonacci G. »■ 96 >. 3 Bonafous M. t. 93 p. 102, io3, io5, e 410 t. 95 p • '42> 170 e 172 Bonaparte C. L. t. 93 p 4' » 95 » 5o Bossi Giacomo ». 95 » 39 1 — Giuseppe » 93 » 395 Eouterwcck » 94 » 101 Bramante » 93 „ 149 Eravais » 96 » 389 459 Breislak S. t. 96 p. 5a Cattaneo A. t. 96 p . 200 Brera V. L. » 93 ». i85 Catullo T. A. * 93 » 269 Bresciani A. >• 96 » a35 Cavalcanti G. » 93 .. 145 Bridgwater » 93 » 5 1 Cesari D. » 93 » 274 Brighenti C. » 96 » 259 Chelini D. » 95 » 242 Brockes r. 94 ». 104 Chelius M. G. ,. 95 , 142 Broggi F. >• 95 » 224 Cherchove (De) » 93 ,. 235 Brugnatelli G. »> 94 .. 395 Chialli V. » 96 » 254 Brumati L. » 93 ». 92 Chiappa (Del) G. .. 95 ,. 119 Brusclietti G. t. 93 p. 22, 322 e 420 Chiari A. » 96 .. 257 t. 96 p. 3i6 Ciampolini L. » 93 >» 145 Buckland G. » 93 » 54 Cianfanelli N. » 93 ■ 278 Bufalini B. ■ 96 » 244 Cibrario L. t. 94 pi I 64 » 95 » 36 Bulwer E. L. » 94 » '24 Cicerone M. T. , 95 ,. 119 » 95 » 120 Cicogna E. A. t. 95 p. 20 5,. 96 » 370 Burci » 93 » 282 Cini fratelli ,. 96 „ 262 Cocchi P. h. » 93 » 396 C Coen G. ,. 93 » 425 Coindet » 96 » 76 Cacciatore I. » 96 >■ 141 Colla A. '• 94 » 285 — N. » 96 y 142 Colleoni G. » 94 ■ 289 Callegari P. » 96 » 142 Coluto ,» 95 V 21 1 Callistrato » 96 » 99 Corbiere (La) ,. 96 » 217 C aimers ». 93 * 56 Corda J. C. >. 93 » 253 Calvi P. » 93 » 283. Cornienti C. , 95 ,. 223 Canella C. >• 93 » 282 Costa A. ,. 95 >. 223 — G. » 93 >■ 280 — H, A. » 96 ». 141 Canevari » 93 » 119 — O. G. » 96 » 349 Canicci G. » 96 » 253 Cramer » 94 » io5 Canova G. A. » 96 » 232 Cristophe (Moreau ) L. ,. 96 .. 76 Cantu G. L. » 95 .. 172 Crivelli D. >. 96 » A3 Canziani G. » 94 » 35 1 — (Balsamo) G. , 95 ,. 287 Cap » 93 » 92 • 96 - 275 Capialbi V. t. g3 p. 404 e 406 Croff G. , 93 >. 274 Capuron F. t. 93 p. 425 Cusaui F. , 95 . 120 Carlini F. » 96 » 74 Caruevale-Arella A. ». 93 .. 424 >> 95 » 392 D Carrer L. >. 95 » 392 Daguerre t. 93 p. 132 " 95 " 256 Carro (De) G. >. 9 3 » 244 t. 96 p. 1 3 9 e 388 Casper » 93 » 247 Dante t. 94 p. 145, t. 95 p. 145 e 358 Castiglioni C. 0. ,. 93 » 3 Degerando t. 93 p. 359, t. 94 p. «»7 » 96 i' 172 e 396 . 95 » 63 460 Degrassi G. t. 96 p. 240 Deschewandon T. • 93 » 119 Dimidof •■ 96 » 262 Donne A. t. 98 p. 237 » 95 » 244 ». 96 » 388 Fumagalli I. — M. A. t. 95 p. 220 » 93 » 278 Dumas " 93 r, 92 Gagliardi G. Gall I. F. „ 96 » 142 94 * 349 E Galli A. Gallia G. 93 v 274 95 >• 236 Ehrenberg C. G « 94 » Il6 Gallieno (Rossi) G. » 95 » 357 » 95 » 365 Galvani G. » 96 » 281 Ehrmann - 93 » 92 Gamba B. » 96 » 142 Elena G. » 93 » 284 Gaudo G. » 94 » »57 Ennis » 96 » 258 Ganz » 93 » 90 Espalter G. t. 96 F 1>- 254 e 258 Gariboldi G. Gamier J. G. Garzetti G. B. Gasbarri G. " 93 » 282 95 ■» 195 95 ». 273 93 v 287 Fabris E. t. 96 p. 257 Gaye G. » 96 J» 277 Eantonetti G. E. t. 96 p . 49, 5o e 73 Gazzarini T. » 96 v 261 Eermini A. t. 93 p. 284 Gellert >• 94 » 104 Ferrari L. » 93 » 285 Gene G. t. 93 p. 41 » 94 » 84 Ferrario 0. t. 9 5 p. 90 » 94 » 426 t. 95 ]'• 5o e 170 » 96 » 140 Genevois >. 95 »• 166 e 167 Fichte » 94 » 100 Gerando (De) t. 93 p. 359 Filippi (De) F. » 94 » 424 t. 94 p. 197 e 396 » 95 » 63 » 96 » 181 Gherardini G. » 93 * 258 Fioroni L. » 93 » 278 t. 95 V- 199 e 390 Fleckles » 93 » 247 Giamboni B. t. 95 p. 392 Florio G. t. 95 r- 168 e 169 Gioffredo P. » «)3 » 424 Fornara G. C. t. 94 P-*7o Giorgini G. » 93 .. n3 Fossombroni V. » 93 » 117 Giovenale » 96 » 140 Foti I. »• 96 » 242 Giraud » 95 » 293 Franceschinis F. M. » 96 » 140 Giuliti » 93 » 101 Francesco (De) B. * 93 » 282 Goerres » 94 » 101 » 96 » 256 Goetbe t. 94 >. io5 » 95 » io5 Francois G. » 93 » 287 Gosse L. A. » 96 » 76 Frank G. t. 93 p. 257 « 94 >■ 376 G rafe " » 93 » 247 Frari A. A. » 96 » 278 Grandoni G. » 93 > 114 Freiligratb » 94 '• io9 Grimelli P. G. » 96 » 140 Froussard » 95 » 355 Gualdi A. » 93 » 277 Fumagalli C. » 95 >. 167 Gueber, Gonin e comp » 96 » 26a 461 Haller t. 94 p. 104 Lacorbiere t. 96 p. 217 Hammer-Purgstall G. >• 93 » 214 Lamartine (De) > 93 > 59 t. 94 p. 22 e 322 Lami V. » 96 » 258 Hayez F. t. 93 p. 276 Lancetti V. » 93 » 268 Hegel » 94 » 101 Lascaris .. 93 - 99 Heine E. » 94 » 109 Latini B. » 95 » 39a Herder » 94 » io5 Lazzari FT >» 96 » 372 Herschel J » 93 » 143 LeblanC A. » 93 » 283 Hiv.im Thowers » 96 » 261 Leo ni M. » 96 » 140 Hlatvaczek » 93 » 247 Lessona t. 93 p. 100 .. 95 » 171 Humboldt (De) A. » 94 » 234 Lipparini L. >. 93 » 279 «• 95 » j 76 Litta P. t. 93 p. 3rg » 94 » 280 » 95 » 141 I Liverati E. Lombardi A. ■» 96 >• 254 •> 93 » i85 Iffland » 94 » io5 Lombardini E. v 93 ». 335 In (I vi no D. » i)5 ■» 222 » 94 » So Inganni A. » 93 » 283 Longoni G. A. » 96 » 142 Isnardi F. » 95 .» 348 Lottin Lucas C. » 96 » 389 U 96 M 220 J Luciano G. Lugnani G. » 93 v IOI » 96 >• 278 Jacob! F. » 94 » io5 Lussini G. J" 96 » 26l Jourdan K » 93 » 91 M Macquct M. .» 93 » 59 Kalisch .. 93 r, 247 Maflfei A. v 94 x 260 Kant » 94 » 102 Magenta I\ t 93 p. 84 e 420 Kidd .. 93 .. 56 Magrini L. t. 93 p. 286 Kirby » 93 » 55 Mabmud di Scebister » 93 » 214 Klein » 94 v IOI Mamiani G. t. 95 p. 240 e 241 Klopstock ». 94 » 104 Manara (Orti) G. t. 96 p. 108 Kocb-Stern reid(Di)G E.» 94 » 418 Mancini L. > 93 » 425 Koen I. G B. » 95 » 141 Manetti A. » 93 » 1 1 3 Kiihler G. » 93 » 252 Wanfredini G. » 93 » 273 Kotzebue » 94 » io5 Maravigna C. » 96 » 249 Kreil C. » 93 » 284 Marbach Marenesi E. » 94 » 108 - M i >■ 408 Marianini S. t. 93 p 198 >• 96 » 141 Marmoccbi F. C. » 93 v 286 462 Martini L. t. 93 p. 70 ( 3 — P. » 96 »• 278 Martins >• 96 >■ 389 Oken t. 94 p. 1 01 — dottore >. 95 >. 117 Orti Girolatno J> 95 » 211 Massa Saluzzo L. » 93 » 425 — Manara Giovanni » 96 » 108 Massari C. » 93 » i83 Ortolani A. » 95 »> 142 Mauri A. >. 93 » 285 Mazzoli » 95 » 241 P Mazzolotti » 93 » io3 Mellini N. » 93 » 278 Pacca B. .. 93 » 64 Melloni M. » 95 » 370 Pacinotti L. » 96 » 141 Meneghelli A. >> 94 » 262 Palachy F. » 93 » 254 » 96 >. 364 Palermo F. » 95 » 348 Mensi F. v 93 » 280 Pallavicino (Sforzai cardi- Menzel » 94 » 108 nale » 95 » 392 Metaxi T. » 95 » 142 Palmerini M. A. t 96 p. 254 e 255 Meyeroeld G. >> 96 » 254 Pampaloni L. t. 93 p. 124 Missirini M. t. 93 p 12 5 » 95 ». 35 Paoli P. ,. 93 ». 117 e 1 65, t. 96 p. 23a e 263 Papi C. » 96 J. 261 Mitscherlicli t. 93 p. 92 Paravia P. A. » 96 « 23o Moglia D. ». 95 » 238 Parise (Reveille) v 95 » 344 Moise F. t. 93 » 287 Parolari G. C. » 94 » 25 I Moja F. » 93 ». 283 Pasi C. » 94 » 90 Molossi P. » 94 » 35i Pastoret (Di) A. » 93 » 285 Molteni G. ». 93 >. 277 Patercolo (Vellejo C. » 96 » 5o Monferrier (De) A S. » 93 » 287 Pelouze » 95 » 116 Monti V. » 94 » 120 Penuti G. » 93 » 279 Moreau-Christophe L. » 96 » 76 Perez F. » 93 » 285 Moretti G. » 96 '• 199 Pert 94 K 25 1 Mossotti A. « 93 » 280 Petrettini G. » 96 » 99 — O. F. >. 96 »• 263 Piacentini » 96 >• 262 Muhlibach » 93 » 25l Piatti G. . 96 p. 256 e 258 Picchioni L. » 95 s> 114 e 343 I< Piccolomini Picozzi C. t. g3 p. 257 j. 93 >• 280 Namias G. » 96 » 238 Pietrasanta (Lo Faso) duca Tsavier t. 93 p. 285 » 95 >• 142 di Serradifalco D. » 94 .» 3 Negrisolo G. >■ 93 » 284 Pisani A. " 96 ■ 247 Niebuhr B. G. '• 95 " 92 Podesti F. » 93 » 279 Nicpce t. 93 p. 1 35 » 95 » 257 Poggi C. ». 93 » 277 Nicolai » 94 » 106 Polibio » 95 »> 141 Nota A. » 95 » 293 Pollastrini E. » 96 » 257 463 Polli G. t. 94 p. 373 Rueckert t. 94 p. 109 Porro C. » 93 » 97 Ruppell E. » 93 * 4i3 Porta (Delia) »> 93 » 119 Rusconi M. . 95 » 303 Possenti C. » 95 » 141 Pozzi G. B. v 95 » 173 S Predari F. » 93 v 387 Frimo G. y> 95 » 255 Sacchi G. t. 93 p. 285 e 426 Prinsep » 94 .. 139 Sagredo A. t. 94 p. 268 Procaccini Ricci V. » 95 » 241 — G. ». 93 .. 424 Prout » 93 » 52 Saladini F. - 95 » 391 Puccinotti F. t. 9 3 p. 42 5» 96 » 141 Saluzzo (Massa) L >. 93 » 425 Pungileone L. » 93 » 149 Sanipietri L. , 93 » 280 Futtinati A. » 93 » 273 Santi Santini M. . 93 . 93 » 91 ,. 288 R Sanuto M. Sarao A. ,. 93 » 95 >• 67 »» 354 Racagni G. M. >. 96 » 58 Sartorio M. » 93 » 285 Kaddi G. » 93 »> 184 Savi G. t. 93 p. 133 e 184 Ragazzoni R. t. 95 p. 167 e 170 Savigny t. 94 p. 100 Rajberti G. t. 94 p. 124 Saviui S. - 96 » 141 Ranzani 0. » 93 » 177 Scarpa N. » 93 » 274 Reveille-Parise ■ 95 » ^44 Schelling F. G. » 94 » 100 Revere G. » 93 » 164 Schiavoni F. , 93 » 279 Riccardi L. v 93 » 282 — N. ». 93 " 277 — P. » 93 » 282 Schiller » 94 » io5 Ricci A. M. » 96 » 378 Schlegel G. » 94 » io5 — (Procaccini) V. » 95 >• 241 Schonbein E. F. t. 96 p. 125 e 405 Richter G. P. F. >. 94 » 1 13 Scortegagna ! F. 0. t. 93 p. 95 Righini G. » 93 » 87 Scorzini L. » 93 " 274 Roget » 93 » 55 Scribe E. w 95 » 293 Rognetta » 95 » 114 Serubenini G . B. t. 9 3 p. 90 e 91 Romagnosi G. D. » 95 ». 391 Seuofonte t. 95 p. 141 » 96 » 203 Seroux d'Agi ncourt » 93 >• 293 Roniani C. ». 93 ». 274 Serradifalco (Lo Faso Pie- — F. » 93 » 393 trasanta dt ica di; 1 D. .. 94 3 Rose » 93 » 92 Servadio C. .. 93 » 285 Rosini G. t. 95 p. 160 J> 96 » 140 Servi G. ». 93 '• 279 Rosmini Serbati A. » 96 » 292 Servolini B. ». 93 > 120 Rosnati B. » 95 >. 170 Sforza Pallavicino 1 cardi - Rossi F. » 93 » 229 nale » 95 » 392 » 96 » 180 Signorini G. » 93 » 278 Rossi Gallieno C. » 95 » 357 Signoroiii B. » 96 » 383 Rotlini G. )• 93 » 275 Soresina B. t. 93 p. 285 » 95 >» 142 464 Sorgo (Contt duca di) t. 96 p. 354 Speranza C. >• 94 » 2^5 Stassart (De) » 93 » a3o Stephani » 94 » 109 Sternfeld(diKoch)G. E. » 94 .. 418 Stuarda Maria » 93 >■ 257 Sturler A. » 96 » 257 Suter » 93 » 284 Talbot H. F. Tarchioni E. Tartini F. Tettoni L. Thenard Therlik Thibaut Thierry E. Thowers Hivam Tieck Tipaldo (De) E. e 390 Tonunasini G. Tonso P. Torri A. Torti G. Turchetti O. Uboldo A. Uhland Ulfila Viz F. 93 » 135 93 •> 28a 93 » 108 95 » 391 93 « 90 93 » 119 94 v IOO 93 » 275 96 » 26l 94 » I07 95 » i3i 96 » 374 93 v 178 94 « 253 95 >. 358 96 » 114 94 » 27a 93 » 317 94 » 107 96 >• 173 94 » 184 Valmarino Valperga T. t. 93 p. 1 04 Vedova (Delia) P. Vellejo Patercolo C. Velpau A. A. L. M. Veludo G. Vermiglioli G. B. Vertua G. B. Villa Virey Visiani (De) R. 96 p. 95 » >. 93 - „ 96 » » 93 » » 95 » . 95 » » 95 » » 93 » 93 p. 90 1 t. 96 p. 129 '74 284 5o 425 238 347 356 104 1 91 366 W 95 .. 198 94 ». n3 93 - 247 93 » 54 94 " io5 93 » 282 93 » a53 Wagner R. Weber Wendt Whewell G. Wieland Willeneuve L. Wolf G. A. Zambelli A. » 96 » 145 Zanardini G. » 96 » 1 3^ Zantedeschi F. » 93 » 424 » 96 >• 141 Zardetti C. t. 93 p. 3i8 e 408 t. 94 p. at e a5o, t. 95 p. 195 » 96 » 114 Zinelli F. M. » 95 » 145 M <*J~* » ■ -m ■ ■