M .^ J^ • ^ Mr *4 Hi , x *x ^^HBf " \ / ^Jfc l M ■%, $,■'* ^Jl I ^ 1 X ^^H ■ ■7 ' ^ CT 7* X D^H^r C^" - "1 IL •••4j^i ' 1^^ A [T jj^^^ • ' H . 1 & Pa pH ^. ^^^^g^r J^a f BIBLIOTECA ITALIANA O SIA GIORNALE DI LETTERATURA, SCIENZE ED ARTI COMPILATO DA VARJ LETTERATI. Tomo XGVIII. ANNO VENTESIMOQUINTO. Aprile, Maggio e Giugno i84o. MILANO PRESSO LA DIREZIONE DEL GIORNALE. TU'OGItAFIA BERNAKDONI. II presente Giornale , con tutti i volumi preccdenti, e posto sotlo la salvaguardia dclla Lcggc _, esscndosi adcmpiuto a quanto cssa prescribe. BIBLIOTECA ITALIANA Jtaptiie A$J\>0. PARTE I. LETTERxVTURA ED ARTI LIBERALI. Opere architettoniche di Raf/aello Sanzioj mis urate cd illustrate dall 'architetto Carlo Pontani. — Fi- re:ize3 1840, dalla tipograjia Pialti. _L( arte di Raffaello Sanzio nella bella pittura fu tanto cccellente e divina} tante opere tutte perfette in questa condusse } e si alto grido si procaccio colle me- desime in tutto il mondo, clie i suoi meriti insigni nelle altre arti vennero assorti in questa sua univer- sale rinomanza di sublime pittore. Due nomi, a prefe- renza degli altri anticbi e moderni, dicea il Canova, banno una celebrita generale in tutta la terra, Cice- rone e Raffaello. In qualunque angolo piu remoto che si nomini Raffaello, tutti, ancbe bifolchi, sanno cb' ei fu un grande dipintore. Ma al contrario a pocbi e noto come egli si adornasse ancbe del pregio di otti- mo scultore, avendo fra le altre cose modellato la bella statua del Giona: come fosse nell' arcbeologia profondo, essendosi per lui ordinata un' opera sventuratamente perduta, di dicbiarazione de'principali monumenti la- lini, precedendo ogni altro nell'ideare la restaurazione arcbitettonica di molti sublimi edificii della romana maesta^ come instancabile ricercatore delle memo- rie artisticbe avesse raccolto grande suppellettile di notizie dei pittori cbe lo avevano prcccduto^ come 4 OPERE ARCIliTETTOMCHE DI RAFFAELLO, ammiralore degli antichi esenipj della slatuaria, procac- ciasse d'infiammare il j>ontefice, sccondo apparc dalle sue lettere,che quclli non veuissero dalla negligenza c dall1 ignoranza disfatti, siccome per lo passato erano stati dal fanatismo distrutti. Tutli questi titoli di glo- ria ncl grande RafTaello si accumularono:; ma poi spe- cialmente qucllo che ei fu pi-estantissimo architettore. Talc esimia dote non era stata ancora per esami scrit- ti, per sodc considerazioni artisticlie e per monument! di fatto con analoghi discgni e tavole pienamente di- mostrata. Ma oggi e omai tempo clie anche di que- st1 aureola venga il nostro Sanzio coronato. Per V inlima consuetudine passata tra RafTaello e Braniantc, si e creduto e detto che egli da questo avesse Parle architettonica , e si fosse intrinsecato nel suo stile. Ma oltreclie per cliiunque pondera il gusto, 1' armonia , la simmetria, gli ordini e le modanature pratieate da Bramante; col confronto del fare architet- tonico di RafFaello, e manifesta una grande diversita £c*a amendue. e un sistema, un modo di vedere quasi opposto, sappiamo che il Sanzio quando ando a Ro- ma per operare i suoi prodigi nelle Camerc Vaticane , era gia nell' architettura avanzato, e formalo avea un suo particolare stile elegantissimo. La grazia , la no- bilta, linspirazione che non si scompagnarono mai dalle sue dipinture, lo scorsero eziandio nelF architettura. E a credcrsi che egli studiasse questa professione a Fi- renze sotto Baccio d'Agnolo. Ed invero la pratica di questo maestro cosi lo prese, che poi, piu o meno, per gran tempo lo imito. Se nel duomo della citta di Ca- stello di Bramante, RafTaello vi esegui i capitelli e i pilastri del privilegiato suo gusto, quando fu in Ro- ma cerco di seguire interamente , non Bramante, ma Baccio nella sua casa che presso la Basilica Vaticana fece costruire, come sara pienamente dimostrato. E gia innanzi di recai-si alia capitale delle arti avea dato prova di quanto fosse avanzato nell' architettura, di- pingendo il tempio introdotto nella tavola delle Spon- salizie della Nostra Donna, operata per la detta Citta di Caslello , ora csistente in Milano. Quel tempio fa MISUIIATE ED ILLUSTRATE DA C. PONTANI. 5 fede di un sonimo merito arcliitcttonico : ha propor- zioni bellissime, un' eleganza somma, oltre 1' arte squi- sita con cui e stato condotto in prospettiva. II Vasari, sommo intelligence delle opcre dell'arti e buon archi- tettore, accordo lodi singolari a questo tempio di for- ma pressoche circolare, di ordinanze ricca e oltremodo aggradcvole. Questa pittura di un monumento del- 1' arte regina gli fece scala a presenlar poi nella gran- d' opera della Scuola d'Atene, tutta di stile sublime, una composizione di un interno d' architettura, d'in- venzione nobilissima e di purita vergine nell'esecuzione degli adornamenti. Quivi e una certa similitudinc del disegno di S. Pietro in quanto alia cupola in mezzo a quelle navate . cio clie egli fece, come e da credere, per blandire l'amor proprio del suo amico e congiunto Bra m ante. Dopo questa vengono, sempre con felice e magni- fico concetto , con vaghezza di parti e con una rara armonia gencrale, le arcbitetture introdotte ne' frescbi dell' Incendio di Borgo , dell' Eliodoro, del Miracolo di Bolsena, e soprattutto nei maravigliosi arazzi, opere cbe fanno dimostrazione del valore teoretico e pratico arcbitettonico di RafTaello , e nelle quali 1' immortale Urbinate prese assai piu magnificenza per essere ori- ginale*, e diviso dai priucipj di Baccio d"Agnolo, fa- cendosi autore e creatorc per se medesimo , senza V ajuto, come taluni presupposero , del Bramante , il quale gia era morto quando le composizioni per gli arazzi esegui, Rafl'aello sapeva egli prendere ancbe ncl- 1* architettura tutte le maniere } e in questi arazzi ap- punto lo vedi attenersi alio stile asiatico babilonese. Ma poste da un lato le arcbitetture, delle quali il Sauzio abbelli e arricchi le sue pitture, e accennando solo le fabbricbe vcramente da esso condotte in mu- rameuto, in queste fece maggiormcnte risplendere la sua profonda pcrizia nelfarte, la sua intelligenza di accomodarsi alle ubicazioni e agli usi degli edificii cbe inventava , la nobilta e grazia del suo stile , la corre- zione degli ordini , la purita delle membrature , 1' unita dell' ordinanza , la bellezza e decoro dei prospelti , e 6 OPERE ARCHITETTONICHE Dl RAFFAELLO, la sapienza delle piante de' fabbricati, coll' aggiunta di quel suo gusto, di quella leggiadra maniera cbe da ogui allro avcbitettore lo distingue. Parlo dei palazzi Pandolfini c Uguceioni in Firenze , del palazzo Stop- pani in Roma, :li una casa in Via Coronari , della cap- pella Gbigi , della deliziosa villa detta Villa Madama, attribuita pur dal Vasari a Raffaello, delle stalle Gbigi alia Lougara, e di altri edifizii di minor conto del- 1* Urbinate. E qui non possiamo rimanerci dall1 esprimere il no- stro dolore per la perdita di una sua opera in questo genere, cioe del progetto per esso fatto della faeciata della real cbiesa di S. Lorenzo in Firenze. Si puo con- getturare di quanta eccellenza fosse questa sua idea, e con quanto impegno vi studiasse per ridurla mirabile, avendovi operato in concorrenza del sublime Michel- angelo, per commissione di Leone X, e per dover ser- vire a compiere uno de' piu sontuosi tempj di Firen- ze, opera del Brunellesco. L'Algarotti anemia aver ve- duto un disegno di questo lavoro e averlo ancbe rico- piato. Ma cbi puo non condannare il signor Algarotti, perche coll' amore che egli pretendea per le buone arti, e colle sue dovizie, non pensassc poi a pubblicarne con le stampe un tipo , percbe rimanesse all' ammira- zione dei posteri ? L' amore per l1 arcbitettura s1 infiammo quindi in Raffaello maggiormente collo studio di Viti-uvio , cbe egli tradusse e commento con 1' ajuto di frate Giocon- do. E scorto dalle massime fondamentali di questo grande maestro , diessi allora all1 indicata restaurazione de' monumenti antichi arcbitettonici, fino a ritrovare e dimostrare il gran piano di tutta Roma antica. Ne ab- biamo il testimonio di Paolo Giovio, che nell1 elogio latino di Raffaello ci dice aver esso studiato e misu- rato gli avanzi dell' antica Roma con un intendimento seguito, qual era quello di dimostrare tutta la cit- ta: Ut mtcgram urban architectorum oculis conside- rarulani proponcret. La quale benemerenza di aver abbracciato in un lavoro generale la dichiarazione di quanto rimane degli antichi romani edifizj , vuol M1SURATE ED ILLUSTRATE DA C. PONTANI. 7 ragione ebcsia clivisa col munificente animo di Leone X, il quale, indotto dalle esposizioni del Sanzio, pare clie gli avesse dato espresso comandamento per quel lavoro, siccome attesta il medesimo RafTaello nella niemoria indiritta al pontefice, non da Bahlassare Castiglioni, come erroneamente e stato creduto , ma dallo stes- so architettore*, giacche leggendosi in essa le parole : Perclie io ponga in disegno Roma antica^ queste, come saviamente osserva il Quatremere, non si pos- sono attribuire all1 autore del Cortigiano. L1 accurato scrittore francese nota parimenti che RafTaello non solo misuro , disegno e restitui gli edifizj ruinati del- 1' antica Roma , cio che anche con maguifiche parole dichiara il Calcagnini} ma clie pure quei monumenti dipinse. Nella prefazione di Andrea Fulvio ziWcAtiti- chita roinanc, pubblicata sette anni dopo la morte di RafTaello. e detto: «Tolsi cura di salvare dalla distru- zione , e di ristabilire coll' autorita degli scrittori gli avanzi antichi di Roma , clie per mio invito Raflaello d' Urbino poco tempo avanti la sua morte avea di- pinti ». E rende naturale e giustificato l' essersi allora im« merso RafTaello tutto nell' arte arcbitettonica la coin- cidenza che in quel tempo essendo avvenuta la morte di Bramante , Tu eletto lo stesso Sanzio in suo succes- sore e ordinatore in capo della costruzione di S. Pietro. II ponteflce giustifico questa nomina non pei soli distinti meriti dell' Urbinate, e per voto maniTestato dal Bramante prima di morire, ma molto piu perchti la credette un titolo di giustizia ed una debita com- pensazioue, per avere gia RafTaello offer to un piano per quella portentosa basilica. Segue a dirci il chiarissimo autore del Giove Olim- pico, che questo non Tu gia solo un diseguo , ma un modello in rilievo . cio che apparisce dall' espressione del Breve di nomina « Torma 55 , e piu si fa manifesto dalle parole del Sanzio : « Nostro signore coll1 onorar- mi mi ha messo un giaix peso sulle spalle ^ questo e la cura della fabbrica di S. Pietro; spero bene di non cadervi sotto, e tanfo piu quanto il modello che io ne 8 OPERE ARCHITETTONlCHE DI RAFFAELLO, ho fatto piace a Sua Sanfcita ed e lodato da molti be- gl' ingegni. Ma io mi levo col pensiero piu alto. Vorrei trovare le belle forme degli edifizii anticlii : me ne porge una gran luce Vitruvio, ma non tanto che basti n ( Lettera al conte Castiglioni ). Dal che appare Raft'aello essersi tanto internato ncl- V architettura , che tutto il bello architettonico romano ancora non lo appagava pienamente , e mirava e va- gheggiava l'arte greca. Pereio mandava disegnatori pei famosi edifizj siculi, e spedia pure architetti in Gre- cia. Quando si conosce (soggiungeil sullodato scrit- tore che riunisce sempre allc disputazioni sull1 arte la piu sottile filosofia), quando si pone mente al legame del principio e del gusto esistente fra tutte le arti del discgno, e che s' immagina quali efFetti pu6 produrre questo vincolo allorche le concezioni emanano da un solo artista insigne, non e s\ facile ad esprimersi a qual grado di perfezione 1' architettura di S. Pietro potea salire sotto la direzione di un tanto uomo. Oh qual purita di profili! quale armonia di forme e di proporzioni ! Qual carattere di nobilta e di eleganza nei particolari e negli ornamenti con la squisitezza di un Raffaello accoppiata alle forme greche ! Una bar- bara morte invidio a questo nuovo splendore del San- zio, a questo supremo decoro della basilica, a quesla impareggiabile gloria d' Italia. Ma a che condolerci con la morte? Piu crudeli fu- rono gli uomini che quel modello in rilievo di S. Pie- tro hanno fatto ingratameute disperdere. Non abbiatno che un semplice disegno del piano, conservatoci dal Serlio. E questo piano e il piu bello che siasi imma- ginato secondo il sistema di costruzione delle grandi chiese moderne. Sappiamo che il Bramante , nel suo concetto primitivo , erasi proposto di riunire in un tutto 1' imitazione delle grandi volte del tempio della Pace per le navate , e di tenere la forma del Panteon per la cupola destinata a servire di centro ai quattro bracci della Croce. Obbligato il Bramante di sostitutre la vecchia basilica , le navi della quale in colonne erano sormontale di un tetto di travamenti, con una MISURATE ED ILLUSTRATE DA C. PONTANI. () immcnsa costruzione a volta, gli fu necessario tli ap- plicare pie tlritti alle colonne, e vaste inciute alle fa- scie. E stabilita e adottata qucsta massima, dalla quale Raffaello non potea deviare, chi esaniina quel suo piano e costretto a confessare che dietro un simile dato fisso non potea disegnarsi cos a pin semplice e insieme piu grandiosa, e meglio spedita ed ariosa, e di piu perfetta armonia. Tutto tiene insieme dello stile del Panleou e di altri antichi monumenti. E se in seguito deviossi da quella grande ed elegante idea, non fu certamente pei' far meglio, che meglio non sifece; ma esaminan- dosi spassionatamente quel piano, si vedra essere stato solo perch e i susseguenti maestri per la loro superba anima e pel genio creatore, dal quale anclf essi erano agitati, sdegnarono seguire quell' esempio, pel vanto di essere originali, a costo di fare men bene. Lamentano taluni che Raffaello si morisse in fresca eta , e vengono congetturando e sospiraudo gli altri molti portenti che ci avrebbe lasciato nella divina pit- tura. Tuttavia non e questo il vero rammarico che vuolsi avere dclla prematura sua morte. Egli condusse in pittura tante opere, benche giovane, per le quali non sarebbero state sufficienti le vite di piu pittori , quantunque longevi. E quello che piu si deve consi- derare e, che Raffaello ci lascio tutto perfetto: tutto fu condotto da lui all' eccellenza con santa e diligentissi- ma circospezione, prima che le lodi lo corrompessero, prima che col moltissimo operare negli anni avanzati si fosse dilungato da quella sua scrupolosa esattezza, prendendosi, come snol dirsi , nelf arte un despota do- minio, una liberta che degenera in licenza, siccome abbiamo veduto che molti hanno fatto. II nostro do- lore per la precoce perdita di Raffaello prende un ca- rattere di verita e di giustizia solo allora che si con- sidera che nella sovrana arte dell' ai-chitettura non opero quanto avrebbe potuto, e specialmente percbe non giunse a compire il maraviglioso suo piano di S. Pietro, ne altra fabbrica sopra i suoi disegni av- viata. Questo danno incalcolabile dovca dunque ahneno IO OPERE ARCHITETTOMCHE DI RAFFAELLO, essere in parte compensate e riparato dalla sollecitu- dinc c cura degli archileltori e degli espositori col pub- Llicare ed illustrare le sue opere architettonichc die ci rimangono. Ma parte pel degradamento dell' arte data al povero , al meschino , alio sconcio : parte perche T arte stessa domanda ingegni sovrani , de1 qiiali da gran tempo e pcrdulo , o almeno assai diminuito il nobile seme nell' architettura } e parte aurora per la nostra incuria e noucuranza di ammirare con la reli- gione dovuta i nostri capo-lavori, e farli valere per T illustrazione della patria e per far tacere 1' estera invidia } le bellissime arcbitettoniche produzioni di Raffaello non furono ancora nello scritto e nelle ta- vole poste in quel lame di ouoranza di che sono degne. E percio 1' architetto romano Carlo Pontani toglie impresa non solo bella e ammirabile, ma utile alle arti, splendida per la patria, e soprattutto nuova, assumendo di pubblicare le fabbriche di questc esimio e divino maestro , corredandole di tcsto accomodato, e dimo- strandole coi tipi delle piante, dei prospetti e dei det- tagli degli edifizii, e con tutto lo studio ragionato re- staurando quegli uni cbe sventuratamente hanno sof- ferto variazione o condotti non furono a compimento. Ed ecco cbe gia egli ci fa dono del palazzo Uguccioni, costrutto sui disegni di Raffaello in Firenze sulla piazza del Gran Duca. Trattandosi esser questa la prima esposizione cbe da incominciamento all' opera, il signor Pontani ha creduto conveniente diffondersi alcun poco , almeno per questa volta, sui generali dell' arte e sulla sua sto- ria. Percio, dopo avere accennato alle cagioni cbe co- strinsero i primi popoli a procacciarsi quei ricoveri cbe dettero incominciamento all' arte del murare • dopo avere esposto come i primitivi Greci e Toscani tenes- sero una maniei'a comune di condurre le fabbriebe , stendesi l1 autore sull1 architettura greca e sopra i suoi tre ordini, opportunissimi per la convenienza architet- tonica •, riflettenclo giutliziosamente avere quegli intel- ligenti e gentili spiriti gi'eci conformata la pratica del fabbricare colla massima di mautenere la maniera MISURATE ED ILLUSTRATE DA C. P0XTANI. I I dorica con un aspetto grave e con semplicila di lavoro e di forme adatte alle parti pin necessarie per la fer- mezza: d1 ingentilire la jonica ed abbellirla di alcun grazioso ornaineiito che, non ineno necessario che vago, facesse comparire il complesso delle parti; e finalmente di rendere sveltissima la corinzia e nobilitarla con qnalche profusione di ornati e con ricchezza di mate- ria. Sui quali principj stabilirono essi la convenienza arcbitettonica, la quale e composta di simmetria, de- coro ed economia. Prende a trattare speciahncnte delta simmetria, e a dimostrare un principio, cioe cbe dessa serve a dare alle fabbricbe un' apparenza di maggiore o minore fermezza, in cbe si trova precipuamente la ragione dei diversi carattcri negli edifizj. Gosi via di- seorrendo, il nostro espositore viene additando niolte buone ed utili massime circa lo impicgo delle colonue, la bellezza arcbitettonica, e la sveltezza, fermezza e comodita delle fabbricbe. Ne gia egli in tutto cio cbe avanza sull' arte si piace di vane astrazioni, ma conferma i suoi principj e i suoi nuovi calcoli colla pratica usata da' migliori ar- cbitettori. A piena dimostrazione del suo principio sulla simmetria adduce gli esempj dei tempj di Pesto, dei Propilei, del tempio di Teseo in Atene e dell' altro della Concordia in Girgenti } ricbiama la dottrina di Vitruvio in sugli ordini, la rischiara e la mostra piu conforme alia sua massima. Esaminando quei tempj ed alcuni altri vitruviani, e deducendone i varj rap- porti delle dimensioni si geuerali cbe di ciascuna par- te , discende ad un' ottima conclusione che vorremmo fosse scritta profondamente nella mente degli architet- tori, i quali, nel concepire l'idea de' loro edifizj, anzi- tratto stabiliscono le proporzioni degli ordini cbe vo- gliono adottare; metodo erroneo e non seguito mai dai maestri veramente altissimi , i quali esaminarono il complesso della loro mole , 1' area ove dovea essere costrutta, e i rapporti cogli altri edifizj che doveano circondarla, prima di fissare le proporzioni degli ordi- ni. 11 corollario adunque del signor Pontani e il se- gucntc : « JNIanifestasi, da qunnto abbiamo dimostrato, 12 OPERE ARCHITETTONICHE DI RAFFAELLO, l'assurdita di determinare le simmetrie degli orcliui in- dipendentemente dalla simmctria gencralc delle fab- briche per lc quali vengono destinati». Per questa verita die il nostro autorc ha avuto il coraggio di predicare a confusione di quanti non sa- prebbero servilmente scostarsi pure di una linea dalle misure da essi slabilite per gli ordini, credute abusiva- mente invariabili , e per varj altri buoni documenti e notizie clie ci porge, gli condoneremo di essersi forse sovercbiamente diffuso in altro prima di venire a ra- gionare di Raffaello. Enlrando pero il signor Pontani piu strettamente nel suo assunto , incomincia dal dire : Destatosi F entusia- smo della bella architettura, un ingegno indagatore delle ragioni della bellezza , un animo piegbevolissimo agli effetti di questa , un genio pronlissimo a secondare le concezioni piu alte ricbiedevasi per ricondurla fra noi con quell' eleganza e verita onde fu da' sommi maestri pi'aticata. II sentimento della bellezza non e cosi ov- vio cbe tutti possano giudicarne: il solo uomo che na- sce colle disposizioni atte a sorprendere la vera bel- lezza emancipandosi da ogni prevenzione ed autorita , consente solo il suo voto alleopere cbe meritano la lode di belle. Quindi, nato Raffaello con questa disposizione, vide e giudico il vero bello: la natura fu tutta pre- sente a' suoi sguardi , a' suoi giudizj :, le grazie gli sor- risero al core, ordinarono il suo intellctto} e la simme- tria , l'euritmia, il decoro ne composero la ragione: onde e che al cielo salito, nuove idee di bellezza com- prese e al mondo le dimostro. Incomincia pertanto il nostro espositore a fare ma- nifesti questi meriti di Raffaello nell1 architettura, colla esposizione delle sue opere : e prima tra queste tra- sceglie, come abbiamo detto, il palazzo Uguccioni, del quale ci da il prospetto con diligente cura condotto. Ma quello cbe piu ci va a cuore e il tipo dei profili , de' modani , delle mensole, de1 capitelli , delle basi , della trabeazione , parti tutte da esso stesso condotte in vame con una nitidezza e purita degna della bclla manicra raflaellesca. Perche non potremmo abbastanza MISURATE ED ILLUSTRATE DA C. PONTANI. I 3 iucoraggiare 1' ottimo intraprenditore a proseguire a farci dono compiuto delle opere di questo divino, onde 1' arte del costruire con questi nobilissimi esempj, alia perfetta , l'agionata , elegante antica maniera ritorni. Avvegnache pur troppo il goffo , caprlccioso , licenzio- so, barocco, minuzioso e volgare stile che ha invaso le arti minori e subissata la bellezza delle lettere ed estinta la divina ispirazione del genio greco e latino, non solo minaccia, ma ha afferrato e tiene serva an- che la domiuatrice delle altre arti, 1' architettura, se non totaltnente in Italia, certamente in alcune capi- tali estere , le quali avendo vasti mezzi e grandiose occasioni da potere e da dovere condurre opere mara- vigliose sul vero bello ispirato, tanto piu ne duole che siansi dai buoni principj dell' arte dilungate. Melchior Missirini. Sulla causa finora ignota delle sventure di Torquato Tasso. Saggio del marchese Gaetano Capponi. — Firenze, 1840. Pezzati. Tomol.in 8.° di pag. vu e 1 76., alprezzo dijiorentine lire 4. r. 8. Ital. lir. 3. 43. E questo il prirao volume di un lavoro che gia da tre anni aspettiamo dal maixhese Capponi , il quale si e proposto di mostrare che « la causa dell'infelicita 55 di Torquato Tasso fu il Trattato a cui fatalmente aderi, » offertogli dalla Medicea famiglia nel marzo 1 5y5 per » mezzo di Scipione Gonzaga, onde rapirlo al servizio » del suo siguore Alfonso II d'Este, duca di Ferrara»: contro 1' opinione comune che quella sventura attri- buisce agli amori del Tasso colla principessa Leono- ra. La proposta parve improbabile al professore Rosini^ e 1' Italia sa quello che ne fu scritto dall'una e dall'al- tra parte: e forse molti sono desiderosi di conoscere finalmente a quale dei due contendenti debba toccar la vittoi'ia. Noi cercheremo di esporre la serie delle no- tizie e dei ragionamenti sui quali il marchese Capponi V l4 SULIA CAUSA FINORA IGXOTA credette di polcr fondare la sua opinione, sliman- do che la materia sia degna di csscr considerata da quanti collivano le lettere italiane, anchc indipen- dentemente dall'interesse die forse lc agghmse nel- I' opinione cli molti la controvei'sia predetta. E qualun- que debba essere la sentenza dei dolti, noi non crede- remo per certo cli dover meuomare al professore Ro- sini quella stima cbe gli ban procacciata le sue belle produiioni s' egli sara giudicato perdentc:, ne qualora fosse tenuta insussistente 1' opinione del marcbese Cap- poni, crederemmo gittata la sua lunga fatica da cui la vita e le opere del gran Torquato devono senza dub- bio ricevere niolle nuove illustrazioni. Egli comincia dal ricordare l'avversione delle due famiglie de' Medici e d'Este, nata fin dal 1 54 1 in Lucca « quando Cosimo I, allor giovinetto, essendovi a cor- » teggiare fimperatore Carlo V, permise cbe Ercole II, » duca di Ferrara, la precedenza guadagnasse sopra di » lui». E pone per fermo cbe in conseguenza di que- sta gara « per far onta al duca Alfonso i Medici pro- » curarono d'involargli Torquato, il letterato piix illu- •>•> stre che splendesse in Europa e onorasse la di lui cor- » te». E lo procurarono (dice) per mezzo del cardi- nale Scipione Gonzaga, uomo quanto afFezionato ai Medici, altrettanto avverso agli Estensi: come gia prima per mezzo di Benedetto Varcbi aveauo cercato rapire al cardinal Luigi d'Este, Bernardo Tasso padre di Tor- quato. La nera malinconia poi cbe questi eredito da' parenti, si forte che fino da' primi annia vaneggiare lo spinse, e per la quale egli si dipingeva come scarsa ricom- pensa i generosi stipendj che a lui jLlfonso largiva , e come gravi avversita quelle che, seppure ebbcro luogo, altro non erano cbe moles tic cfastidj, lo mosse a cer- car lungi da Ferrara un asilo migliore , a sognarc tra i suoi piu cari dei nemici die non esistevano , ad abban- donarc quell' Alfonso che amb sempre anchc allorquando desiderata trovare presso un novello signorc un piii splendido stato. II Tasso nel i56ii dedico il suo Rinaldo al cardinale Luigi d'Este, che, riconosccnte alle lodi delle quali non DELLE SVENTURE DI T. TASSO. I 5 era indegno, lo riceve nel i565 tra i suoi gentiluomini; e il giovine poela giunse alia corte di Ferrara nell'ot- tobrc di quell' anno stesso mentre faeevansi gli ap- parecclii per festeggiare 1' arrivo della seconda moglie del duca Alfonso. Ivi stette fino alia primavera del 1 566, quando per essere il cardinale andato a Roma nella morte di Pio IV, egli si rec6 a Padova , a Milano , a Pavia ed a Mantova: d'onde il marchese Capponi ar- gomenta ch' egli allora non fosse innamorato di Leo- nora, dalla quale senza necessita non avrebbe voluto allontanarsi per tanti mesi dopo si breve tempo. Nel 1 568 si accese di Luci*ezia Bendidio:, e tanto era lontano dal- l1 essere amante di Leonora, cbe anzi ebbe daleiil con- siglio d' illustrare alcune canzoni del Pigna, innamorato egli pure della Bendidio, a fine di levargli ogni sospetto e di farsi benevolo un uomo che avrebbe potuto nuo- cergli assai presso il duca. La qual cosa gia da molti affermata, 1' egregio autore avvalora trascrivendo la lettera con cui il Tasso dedico alia principessa Leo- nora le sue illustrazioni. Da quella lettera ed anche da alcuni versi dell' Aminta (atto V) apparirebbe che il Tasso cesso di amare la Bendidio quando se ne in- vagbi il Pigna } ma il marchese Capponi sostiene che questo scrivesse per lusingare V ambizionc di quel po- tente ministro , mentre 1' atnore gli durava non meno di pi'ima. Ne fanno testimonianza le cinquanta conclu- sioni amorose che sostenne di poi per la Bendidio me- desima: d'onde il nostro autore conchiude che V amorc del Tasso per lei e una delle piu. inconcusse storiche verita. Una prova di quest' asserzione la deduce il mar- chese Capponi dalla prima scena dell' atto I dell'^- minta , dove generalmente fu creduto che si parlasse degli amori di lui con Leonora. Perocche dicendosi quivi che Tirsi ( il Tasso) lodo gli occhi di Licori (la Bendidio ) e diede per amore di lei in pazzie , citansi alcuni versi che il Tasso appunto avea scritti in lode della Bendidio c non gia di Leonora. « Risultano dunque (dice a pag. 3i) da tutto cio » ch'ioho narrato, le segucnti istorichc verita: i.° Che » il Tasso nel 1 568 amava ferventemente Lucrezia I 6 SULLA CAUSA FINORA IGNOTA j' Benilidio , e clie percio non amava in quel tempo y> la principessa Leonora. 2.0 Che chiesto su questo 55 auiore consiglio alia principessa, per comandamento ?j e couforto di lei illustro le rime del potente suo ri- » vale il Pigna: e che poco dopo, mal frenando 1' im- » menso affetto che nutriva per la Bendidio, voile darne » pubhlica testimonianza colle cinquanta conclusioni 55 per lei sostenute. 3.° Che di questo ardentissimo » amove del Tasso per la Bendidio e ripi'ova maggiore s> d' ogni altra 1' esser egli caduto per essa in palesi 5) follie } e cio che non fa minor meraviglia , 1' averle 3) egli stesso nel 1573 descritte neWudmuita. 4«° Che sj rimane da cio assolutamente escluso che il Tasso 55 avesse potuto giammai amare la principessa Leonora ;> ed esserne da lei amato avanti il i568». Perocche (dice 1' autore), come mai il Tasso sarebbe ricorso per consiglio a Leonora ne' suoi amori colla Bendidio, se questi amori fossero stati un oltraggio verso lei stessa? E questa gli pare anche Jbrtissirna presunzione che Leonora non dovesse nemmeno dopo d1 allora accogliere dal Tasso I' offerta d' amorosi incensi che sull'ara di un" altra 3 e quasi per mano di lei stessa, e in pubbliche e solemn pompe fumarono. Ritorna quindi l1 autore ai versi deW^dininta , dove i piu veggono una profezia di quanto il Tasso pat'i in- namorato di Leonora (1), mostrando ancor piu vigoro- samente di prima che devono intendersi de'suoi amori colla Bendidio: e 11c deduce che la fo Ilia che tanto poi travaglib il Tasso era incominciata ancor prima del i5^3. Prima di questo tempo, nel i5yo, quando il Tasso ando in Francia , aveva ordinato nel suo testamento che in caso di morte, de' suoi sonetti fatti per servigio d'alcun aniico si mandasse in luce quel solo Or che P aura mia dolce altrove spira, il quale parla di Laura Peperara^ dicendo altresi che sc in alcuna cosa occorresse (1) E qucsla , al parer nostro, una dclle migliori parti rrel libro che annunziamo; e puo csserc allresi una prova clie 1' opera del marchese Capponi non sara infruUuosa quand' anche dovesse riu- scire insufficiente alio scopo a cui tendc. DELLE SVENTURE DI T. TASSO. i 7 qualche impedimcnto, dovesse il Rondinelli (a cui com- mise l'esecuzione del testamento) ricorrere al fa- vore dell1 eccellentissima madama Leonora , la quale (diceva) cojijido che per amor mio glieue sara liberale. Non importa (dice il marchese Capponi) che il Tasso metta qucsto sonetto fra quelli scritti per servigio d^al- cun amico ; mentre e notissimo che la Peperara fu ve- ramente e lungameute amata dalui: e pero (conchiude) da questa notizia apparisce che anche nel i5yo il no- stro poeta tanto era lontano dalfamare Leonora, che anzi a lei commetteva la cura di eternar la memoria de1 suoi amori per altra donna. E dopo un anno di assenza, partitosi di Francia dis- gustato del cardiriale a' cui servigi trovavasi , invece di volare presso Leonora, come avrebhe fatto un aman- te, se ne stette in Roma ed in Pesaro, e dal dicembre fino al maggio non si ricondusse a Ferrara. Al suo ritorno (nel maggio del 1572) lo accolse il duca Alfonso e gli assegno uno stipendio a quei tempi ripu- tato signorile. Di quest'accoglienza parla il Tasso me- desimo mz\Y Anunta^ dicendo : . . . Con frojite henigna insieme e grave } Con regal cortesia invito dentro Ei grande e '« pregio me negletto e vile. E deiramorevolezza del duca cosi ragiona nel discorso al Gonzaga. «Egli mi fe' degno dell'onor della mensa, » e deH'intrinsechezza del conversare, ne da lui mi fu jj mai negata grazia alcuna che io gli richiedessi : ed r> egli ultimamente nel principio delle mie persecuzioni y> mi mostrava affetto non di padrone ma di padre e 55 fratello} affetto che rade volte negli animi dei grandi w suole aver luogo » . Allora scrisse quella bellissima dedica della Gerusa- lemme: Tu: magnanimo Alfonso, ec, dove parlando di se medesimo come di un peregrino errante, agitato e quasi absorto fra Y onde, ne potendo con cio alludere (dice Tautore) al tempo in cui aveva servito il cardi- nale, che sempre lo aveva trattato con tutta la debita Bibl. ltd. T. XCVIII. 2 <*^ I y SULLA CAUSA FLNOBA EGNOTA gentilezza, bisogna conchiudere die volesse toccare le circostauze presenti, cioe i suoi dissapori con quel porporato, procedenti non gia da ingratitudine del Tas- so} ma dal suo wnor malinconico die ad agitarlo avea incominciato da qualche tempo. Le molte prove
  • giunge) finsussistenza dei supposti amori di Torquato * con la principessa Leonora, qual altra prova si desi- » dera maggiore di questo suo prolungato genial tratte- » nimento nel campestre ritiro di Casteldurante I » In conferma di questa opinione egli cita una lettera scritta dopo tre mesi a madama Leonora con un sonetto amoroso: le quali scritture, secondo lui, parlano di Lucre- zia; ma il professove Rosini crede invece che risguardino DELLE SVENTURK DI T. TASSO. I () Leonora medesima. L' opinione del professore Rosini si e, che mentre Jl Tasso stava a Casteldurante, i suoi nemici macchinassero con piu agio e con piu fortuna contro cli lui} che il cavaliere Guarino s' insi- nuasse allora neiranimo
  • mata di questo suo sdegno per la sorella, come gia 55 avca fatto per la Bendidio e per la Peperara , non «pote essere stata giammai la donna amata da lui} 55 ma che al contrario essa era stata sempre la consi- 55 gliera e la dcpositaria dcgli affctti che lo acceiidevaiio 55 per le altre donne a lui care » . E cosi intende aver dimoslrato picnamente che nel i5^3 il Tasso non amava Leonora, ne prima d' allora pole averla amata. Putornato poi da Casteldurante a Ferrara, vi ebbe il Tasso graziosissima accoglienza da Alfonso } il quale, desideroso ch' egli compiesse il poema, lo favori in ogni modo. « Eppure chi '1 crederebbe? mentre Torquato 55 confessava quanto Alfonso lo teneva caro , cio non » ostante diceva di non esserne pago. E come non rav- >5 visare in cio 1' inquietezza di quell' umor melanconico, (i) Benche noi vogliamo fare al presente null' allro che un com- pcndio degli argomenti addotti dal marcliese Capponi^, dobbiamo nondimeno render ragione del silenzio in cui ne passiamo qual- cuno. Qui, per esempio, egli dice che se il Tasso (come afterma il prolessore Rosini) seppe in Casteldurante essere il Guarino bene accelto da Leonora e per lo sdegno si astenne dallo scriverle, dun- que non era sdegnato con lei qnando parti di Ferrara, e non pole risguardare Leonora il sonetto: Sdegno _, debit gucrrier, campione audace — Che me sott'armi rinluzzale e frail — Conduct in campo ov b d' aurnli strait — Armato Amore e di celeste face. Pcrocche (dice) quelle armi rintuzzatc devono significare una pngna prece- dente per discordia di voleri. ]\oi confessiamo di avcre un'opi- niorie diversa dall'egregio aulore. Con queste armi rintuzzate c frail dello sdegno pole il poeta voler signilicare che sentivasi inetto a seguitare lo sdegno contro la potente passione d' amore che la soverchiava. Ma cosi di questo come di qualche altio dubbio tor- ncia meglio pariaie dopo Te-sposizione di tutti gli argomcuti di inaggior rilievo. DELLE SVENTURE DI T. TASSO. 2 [ w clie nol lascio tranquillo fiuo alia tomba , e die n roai in alcuno stato gli permise di posave lunga- » niente contento?" Scriveva ncl giugno del 1 5^4 a^ Pinelli clie dal duca Alfonso riceveva grandi favori } i suoi emolumenti vincevano quelli avuli da Bernardo suo padre e dallAriosto^ e nondimeno diceva clie avrebbe voluto qualche cosa piu di socio, e clie deside- rava consigliarsi intoi'uo alia somma della sua vita. Fin qui (come si vede) il marchese Gapponi ha con- futata l'opinione comune che attribuisce le sventure del Tasso agli amori con Leonoi'a. Gomincia quindi la dimostrazione dell' opinione sua propria, che quelle sventure procedessero invece dall' aver lui trattato di trasferirsi al servigio de' Medici in Firenze. La malineonia, a cui Torquato medesimo confessava di essere soggetto piii di tutti gli altri uomini, non gli permetteva di esser felice e tranquillo in mezzo ai molti favori di Alfonso: ma sempre dubbioso ed in- certo pensava al futuro. In questa condizione di mente (dice l'autore) Scipion Gonzaga.il fatale amico, lo sor- presc coll' invito a splcndiilo servizio presso i Medici, of- frendo larghissime condizioni a lui che voleva alcuna cosa piii di sodo s ambiti onori a lui che d' onori era avidissimo. Questo trattato ebbe pi'incipio nel marzo del 1 5^5 con una lettera del Gonzaga alia quale il Tasso rispose nel marzo stesso dicendo : I per Patroni 7/0/2 gli vo3 in alcun modo ne ova ne poi ,• con altre cose dalle quali il marchese Capponi deduce queste sei conseguenze: i .° « Che non era il duca Alfonso che » molestasse il Tasso e per cui questi volesse abban- y> donar Ferrara (i). 2.° Che non era per queste mo- « lestie (che a lui faceva travedere, o ingrandiva il suo « umor malinconico) che egli volesse veramente abban- « donar Ferrara} ma perche non era intieramente con- » teuto del suo luogo, ch.1 e quanto dire dellernolumento (0 « Vostra signoria sappia rhe in (Ferrara) molti mi mole- » stano, ma nessuno me ne caecia; io pero sono risoluto di ceilcre » quel luogo che non credo che facilmenle mi fosse lollo ». aa SULLA CAUSA FIXORA IGNOTA » die ne ritraeva (i). 3.° La volonta assolutamente » determinate del Tasso di abbandonare il servizio » del duca Alfonso anche a costo di trovarsi in cat- » tiva condizione (^)». (II che importava non riveder piu Ferrara/ avendo quel duca nel i5y4 proibito a obi che si fosse 1' allontanarsi dalla citta per andare a servire altri pi-incipisenza suaespressalicenza). 4-° "Che n non voleva i Medici per suoi Patroni (3). 5.° Che il « Gonzaga aveva accompagnato questo invito con offerta * di onorificenze per parte dei Medici... E questa era y> la Croce di S. Stefano istituita da Cosiaio I (4). 6.° Che » il Tasso conosceva non essere consentaneo alle leggi « d'onorc 1' accettare quell' invito e quest"1 offerta fatta- » gli dai Medici per mezzo del Gonzaga. Se il farlo n fosse stato indifferente , avrebbe egli temuto che , n scoperto, potesse arrecargli molto danno (5) ? » (i) « Perche non mi contenlo intieramente d'esso, e perch£ mi » par troppo gran fatica lo slar sempre su lo schermo : nc gli utili » o gli onori o le speranze . . . sono tanti che meritino tante di- » fese; che gia per cosa che '1 rneritasse non mi rincrescerebbe il » combaltere ». (a) « Verio dunque a Roma ... In Roma vo' vivere in ogni j> modo o con buona o con mediocre o con catliva condizione ». — Or come puo accordarsi ( dice il marchese Capponi ) coll'amore di Leonora qucsla deliberazione di abbandonar Fenara per sem- pre, senza necessila? (5) Che nella risposta al Gonzaga dove dice I... per Patroni, ec, debba credersi taciulo il nome de Medici lo afferma anche il pro- fessore Rosini. E il Black nella vita del Tasso dice, che se il Tasso qui allnde ai Medici, deve considerarsi il Gonzaga (cioe il Trattato mediceo) come la causa della sua rovina. (4) >< Pero voslra signoria tronchi ogni occasione che senza alcun >> mio pio' possa solo portarmi una vana soddisfazione , ma con » molto mio danno possa movere la mia vanita a vaneggiare »». Che poi qui si tralti della Croce predetta ne fa testimonianza qual- che lettera del Tasso medesimo. (5) Questa conclusione si fonda sulle parole del Tasso. « Av- « vertisca di non scrivere a (Ferrara) sopra questo particolare >' cose che, capitando la lettera in mano d' altri, potesse noeermi «. Ma , a dir vcro , temei'e un danno e confessare di avere il torto in questo mondo non sono sempre una medesima cosa. Poteva il Tasso credere ingiusto il divieto d' Alfonso, slimare di aver il di- ritto di procacciarsi altrove il suo meglio. c nondimeno temcre lo silegno. di un \iomo tanto piii potente di lui. DELLE SVENTURE DI T. TASSO. S»3 Ma il Tasso, che nel 3i marzo i5j5 ricusava contro sua voglia il scrvizio uicdiceo propostogli dal Gonzaga, sei giorni dopo avcva gia mutato consiglio, e scriveva (il 6 aprile) al cardinale Alhano di voler andare a Roma principalmente per dirizzare col consiglio di lui il corso delta sua vita. E aggiungeva: Frattanto mi confido che se in alcuna cosa avrb bisogno del suo favore (il che le sard significato quando occorrerd dal signor Scipione Gonzaga) me ne sard al solito liberate . Ma qual cosa (dice 1'autore) avrebbe proposto il Gonzaga? I Medici, dai quali aveva avuto l'incarico, e pei quali gli aveva scritto da si poco tempo. II trattato mediceo non istette celato ad Alfonso } e pero se dopo d'allora il Tasso frequentemente si duole che le sue lettere gli fossero inlercettate, non fu quello nn vano sospetto, come da molti si crede. L'ansieta e la premura con cui il Tasso scrisse al Gonzaga e si afflisse e quasi si spaventava pensando che le sue let- tere potessero essere state intercette, fa prova che do- veva in quelle trattarsi di cosa di molto rilievo. E que- sto ancora n'e prova, che le lettere scritte dal Tasso al Gonzaga hanno moltissime reticenze o lacune , e ch' egli giunge perfino a cangiare i nomi delle persone per rendere altrui o impossibile o difficile almeno 1' in- tendere il suo segreto. Che molte lettere fossero al Tasso intercette, e che queste lettere risguardassero in generale il trattato me- diceo, lo confermano i biografi piu riputati del Tasso : il quale poi nel marzo del 1 5^t) dalla prigione scri- veva al Gonzaga: cK egli in gran parte era stato ca- eione delta sua infelicitd; che non poteva negarc d^avcrlo gravemente offeso volendogli giovare ; che aveva porta alcuna occasione c alcuna quasi necessitd ai suoi errori. Ora (dice il marchese Capponi), se la prigionia del Tasso dovette proccdere o da' suoi amori con Leonora o dal trattato mediceo, e se il Tasso attribuisce questa sua svcntura in gran parte al Gonzaga, come potra mai dirsi che ne fossero cagione gli amori? Lasciando ogni altra considerazione, il Gonzaga, in Roma, avrebb'egli potuto cooperare a tal tresca? 1$ SULLA CAUSA FINORA ICNOTA Qucstc lettere furono intercette alia posta non tlai nemici del Tasso, clie tanto non avrebbero osato ne po- tato j ma dal duca:, il quale non fece per ci6 ingiusta e shale opera, ma si valse di un giustissimo suo diritto per conosceie 1 andamento e i progress! di questa in- trapresa clie tanto a lui dispiaceva. E nondimeno il Tasso e in gran parte scusato atteso il prepotente wnor malinconico clie traveder lo faceva ne' suoi sospetti , ne il lasciava lungamente Jvrmo in un luogo. Delle quali seuse i lettori non porteranno forse tutti uno stesso giudizio:, ma import.a di tener dietro alia serie dei fatti posti dalfautore, cioe: « Che appena comincio il trat- 55 tato mediceo, Alfonso ne fu informato} die il Tasso 55 ne pi'evide fino dalla prima lettera le funeste conse- 55 guenze e le vide effettuale, e che poche lettere scrisse 55 in cui di questo trattato non si occupasse ». Entra qui il marchese Capponi con diligentissimo esame a mostrare come il Tasso, pensando sempre a questo trattato, mutasse continuamente opinione, sic- che nell' una lettera si ritrae da cio che nell'altra avea voluto e che poi vuole di nuovo nella susseguente. Confrontando coteste lettere, assegna al giorno i o giu- gno i575 quella alio Scalabrino che nelle stampe va senza data, e finisee: col signor duca non so piii die. scusa prendere, e son disperato. E poiche per comune consenso di quanti credono negli amori del Tasso con Leonora, cotesti amori furon saputi da Alfonso non prima del settembre i5^6, percio conchiude che quella lettera dovette alludere necessariamente al trattato me- diceo. Grede poi il marchese Capponi che Alfonso avesse data notizia di questa pratica da lui scoperta alia so- rella Lucrezia^ la quale (forse di sua commissione) fa- ceva intendere al Tasso che tutto era noto, e nel lu- glio del 1 5^5 (quando egli era di nuovo presso di lei) lo dissuadeva dalfandare a Roma, dicendogli che quel- 1' andata sarebbe discard e sospctta prima di avere man- data in luce la Gerusalemme ; perocche (dice l'autoi'e) andandovi prima, temevasi che dedicasse il poema non piu ad Alfonso, ma ai Medici. E dopo avere cosi posto DELLE SVENTURE DI T. TASSO. 2 5 hi chiaro come Alfonso sapeva che il Tasso trattava di ])rocacciarsi altro servizio, soggiunge: « Ora si neghi » die il duca non amava il Tasso , quando assicuran- » dosi ad ogni istante clie voleva abhandonarlo, solo v> coi doni e coi favori tentava di viucerne 1' animo! jj Si neglu che il Tasso non era in pveda al prepo- » tente suo umor malinconico , quando dopo gli ay- s' vertimenti di Lucrezia dice che arde del desiderio n di andare a Roma (i)} che gli par mill' anni di fi- n nire il poema, per ahbandonare in conseguenza Al- n fonso ! » Ma il desiderio di andare a Roma (il che, nell'opi- nione del nostro autore , vuol dire di conchiudere il trattato mediceo) era si forte, che a malgrado d' ogni consiglio e d'ogni considerazione in contrario , voile pur seguitarlo. E ando a Roma e poi anche a Firenze} ma per la solita sua irresolutezza non seppe determi- narsi ad accettare definitivamente 1' ofFerta del cardi- nale o del granduca (2). Ritorno quindi a Ferrara, dove Alfonso benignamente lo accolse, perche F amava e perche voleva richiamarne a se F animo dalF insidioso amico (il Gonzaga) reso di- verso da quel di prima. Ma il Tasso piu che mai do- minate dair umor malinconico, non soddisfatto del suo soggiorno in Ferrara, allettato dalla speranza di poter trovare al servizio de' Medici molto miglior trattamen- to, rannodo tosto le pratiche , come si raccoglie da molte sue letlere. In quel tempo piii che giammai era il Tasso occupato dalla persuasione di non essere ba- stevolmente provveduto dal duca^ e con questa persua- sione crescevagli il desiderio di mutar luogo : nel qual desiderio poi pel suo umor malinconico non sapeva pigliare veruna deliberazione. Accadde allora la morte (1) E tolta questa csprcssione dalla lcttera con cui il Tasso no- tifico a Scipioue Gonzaga averlo Lucrezia dissuaso dall' andare a Roma (20 luglio iSjS). (2) «< Puo esservi riprova maggiore di questa brama d'abban- » donar Ferrara, per dimostrare che il Tasso non aveva mai ama- »ta, ne amava Leonora, quando l'abbandonar Ferrara portava » seco 1' abbandooar questa principessa ? » 26 SULLA CAUSA FIXORA 1GNOTA del Pigna: il Tasso domando di succedergli nella ca- rica d' istoriografo, affinche la ripulsa che n'aspettava gli desse un pretest/3 di abbandonare Alfonso. Ma il duca accolse favorevolmente la sua domanda^ sicche Irovandosi egli con nuovi onori e con piu largo sti- pendio, era tolto ogni motivo ed ogni scusa alia par- tenza (1). Tuttavolta non depose il pensiero di eifet- tuare il trattato mediceo, desistendo dalla domanda, anzi deliberossi di superare in ogni mo do quella difficolta cbe si frapponeva alia sua risoluzione di partirsi da Ferrara, solo dolendosi di non poter cio fare cosi tosto come l'avrcbbe fatto se P offerta era rifiutata (s>). E perebe se Alfonso gli facesse in quel tempo alcun dono presto e convenevole y si accrescerebbero le difficolta della sua parteuza, egli promette di usare ogni arti- ficio affinche cio non accada. Ma governato sempre dal suo umor malinconico, in brevissimo tempo, vuole e disvuole^ sicche ne col duca ne coi Medici piglia al- cuna definitiva risoluzione. Questa si rapida e tempestosa mutazione di volonta comprovata dal marchese Capponi colle lettere stesse di Torquato ebbe luogo dal marzo al maggio del i5y6. Ne piu oltre procede Tautore in questo primo volume, ma qui lo finisce, dicendo : « Ho provato , p.armi , piu f volte che il fatto distrugge i sognati amori con Leo- » nora, e parmi aver dimostrato cbe il linguaggio stesso » del Tasso a questi amori si nega. Cbe si oppone " dunque a concludere con Torquato medesimo che il » solo passaggio al servizio mediceo tante volte voluto » e stabilito, e tante volte sospeso, e stato fino aque- » sto giortio (nel maggio 1576) e dovra essere la rovina ••> di tutte le di lui azioni it. — Noi non vogliamo aggiun- gere alcuna riflessione al compendio che siamo venuti scrivendo. Oltrecche sarebbe intempestivo il promovere (1) ■• La inia ofleria e slata accettata con mio granrlissimo rlis- » piacere , vcggendomi tollo cost onoralo prcte.-to d' una subila » liccnza » . (■a) « Dunque prometio assolutamcnte . spguane ehc pu6; d'ab- n bajfdonaie questa imprcsa». DELLE SVENTURE DI T. TASSO. 27 tlubbj quando Tautore ha toccato appena il mezzo del suo ragionamento, portiamo anche opinione che il pro- fessor Rosini non tardera a venire in campo. La que- stione, esaminata da uomini di tanto ingegno, ricevera senza dubbio tutta quella chiarezza che puo venirle dalla dottrina e dalla diligenza^ e l'ltalia sapra final- mente per qual cagione il cantor di Goffredo ebbe s\ inonorato e torbido tramonto } o deporra la speranza di levar mai il velo a questo mistero. II marchese Cap- poni non ha tolto soltanto a distruggere 1' opinione degli amori del Tasso colla principessa Leonora, ne vuole soltanto provare che nacquero dal Trattato me- diceo le sventure generalmente a quegli amori impu- tate^ ma promette di dimostrare altresi che il Tasso non fa costretto afingersipazzo, ne qual pazzo fu rin- chiuso, ne jrc£ pazzi confuso nello spedale di S. Anna. Verb la questione tanto e piu grave e piu degna di ec- citare la generale attenzione, quanto meno e letteraria, secondo Pordinario significato di questa parola. Frat- tanto i due contendenti cercando l'uomo e i suoi casi nelle opere dello scrittore, devono per necessita invo- gliare non pochi a leggere le prose del Tasso } che sono una delle piu grandi e piu neglette ricchezze dclla no- stra letteratura; e di nobilta e di affetto hanno pochis- simi paragoni. A. o.8 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANIGHE. Saggio pnstumo siri principii delle scienze morali del dott. Paolo Manio, compilato ed esposto dull 'av- vocato Francesco Restelli. Con appendice sidla proprieta Ictteraria e sulla convenienza delle co- lonic oltre marine. — Milano, 1 84o, Vedova di A. F. Stella e Giacomo Figlio. In 3.° di pag. XX F I e 284. Lir. 5 itid. IJenche il prcsente libro del Manio contenga pen- sieri e teorie spettanti in gran parte anche al diritto, alia logica ed alia psicologia, noi, fedeli al titolo sotto a cui 1' opera tutta si presenta , faremo unicaraente parola de' principj morali: e cio lasciando a parte qua- lunque personale osservazione, ma solo occupandoci in quello che tocca piu davvicino la scienza. E percioc- che ogni sistema di etica deve i.° ineardinarsi sopra un solido fondamento , 2.0 precisare la natura delle azioni morali, 3.° assegnare all' intelletto quella parte che gli compete, 4*° salvare la liberta dell' atto voli- tivo , 5.° assegnare 1' origine e la essenza della morale obbligazione , 6.° render ragione dell' abnormalita o anomalie che sembrano opporsi al morale imperativo, y.° segnare fra il giusto e l1 utile un preciso confine, 8.° da ultimo, vincere le opposizioni de' sistemi con- trarj } cosi noi verremo esaminando il libro giusta cia- scuno di questi capi 1' un dopo 1' altro con quella chiarezza e brevita che per noi si possa maggiore. 1 .° Morale dichiariamo un' azione solo perche ce ne sentiamo affetti in una data maniera, solo perche la nostra sensibilita, vi aderisce approvando } in breve^ per- che csperimentiamo una speciale modificazione che vuolsi SIJI PR1NC1PII DELLE SCIENZE MORALI , EC. 29 chiamare sentimento morale. Quanto a principio, gli e dunque palese che 1' autore adotta quello de' sentimen- fz'j e come altrove ne pose un logico, un razionale , un giuridico , or ne colloca un nuovo e speciale, che per essere un fatto deve servir di base all' etica pura. La dottrina, quanto al fondo, origina dalla scuola scozzese, ma piegasi poi con alquanto piu di amore al sensismo, e sembra un frutto di lunghi studj sopra i dettati del Romagnosi: eppero, mentre chiama sopra di se le opposizioni tutte gia fatte al senso morale di Hutcheson e alia facolta morale di Steward , non puo in pari tempo sfuggire una parte di quelle che hanno incontrate i sensisti. Esaminiamo in fatti il principio del presente sis tenia, e forse nol troveremo solido ab- bastanza per sostenere tutto 1' edificio della scienza morale. Noi pure vogliamo che le scienze vengano in- cardinate sopra i fatti, e riteniamo un tal sistema piu cauto c piu naturale dell' a priori, ma vogliamo pero ancora che i fatti destinati a base d' una scienza sieno universali, costanti, primitivi, indisputabili, ad ognuno patenti. Hannovi, dice 1' illustre Cousin, due sorta di filosofia: 1' una che istudiando i fatti, esaminandoli . descrivendoli, ne riconosce le differenze e le analogie, e i primitivi distingue dai derivati 5 1' altra che ne scan- daglia la natura, ne cerca la fonte , la ragione ed il fine : ufficio di quella si e verificare , ufficio di questa lo spicgare. Ma siccome non sara mai dato di spiegare giustamente cio che prima non e conosciuto , per de- durre infallibili conseguenze dai fatti, gli e necessario farli precedere da un esame severo. Conveniva dunque nel nostro caso anzi tutto dimostrare che il sentimento morale non solo esiste, ma va fornito di tutti i carat- leri indispensabili ad un primitive principio : il che fu intralasciato forse perche stimossi inutile fatica, e forse anche perche la si vide malagevole impresa. Come in cfletto poteva il nostro autore convincere indisputa- ble il sentimento morale dopo aver confessato: essere maraviglia che in un fatto di mera coscienza si incon- tri lanta disparita di opinioni? Appunto, gli si potrebbe sempre rispondere; questa istessa disparita di opinioni 3o SUI PRWCIPII DELLK SCIEJNZE MOIULI di cui menate lagnanza, vi reiule avvisato che il vo- slro sentimento morale non e un principio primitivo , e ruanca della necessaria fcrmezza. II fatto che oguuno deve a se raedesimo confessai'e e questo : « dinanzi ad un' azione qualunque io mi sento modificato » : ma che una tale modificazionc includa un carattere mo- rale , questo non potra giustamente chiamarsi fatto. Che se lo fosse veramente, nessuno poti'ebbe contrad- dirlo, anzi nessuno potrebbe nemmanco immaginarsi di contraddirlo , a quella guisa che nessuuo impugna la bianchezza della neve o lo splendore del sole. Una profonda ricerca sulla natura dei sentimenti avrebbe di necessita portato 1' autore ad un qualcosa di supe- riore, di universale e immutabile, a quella divina scin- tilla che si chiama ragione. Ma volere spiegar 1' uomo dai soli sentimenti torna lo stesso che voler dare giu- dizio dell' albero stando contenti alia sola corteccia } perciocche, se gli evero, come e verissimo, che l'uomo si difFcrenzia dai bruti per la sola ragione, ogni qual volla negli alti umani manchera 1' intervento di lei, manchera pur anco la prima condizione che umani gli stabilisce. Che se cid dee valere per rispetto a qualun- que azione, quanto maggiormente nol deve in riguardo alle azioni moi^ali che hanno si gran parte nel compi- mento de'nostiu destini! II sentimento morale adunque non e un vero fatto da collocarsi a pietra fondamen- tale di tutta la moralita, perche esso non e universale, non e costante, non e primitivo. Non e universale, perche veggonsi individui e societa che sentono per morali delle azioni che altri individui ed altre societa sentono per immorali. Non 6 costante, perche tal fiata il malvagio pocoapoco si avvezzaa stimar bene cid che gli giova o il diletta. Non e primitivo, perche in se me- desimo puramente cieco abbisogna della ragione a pi- gliar carattere di umano. Piu innanzi poi verra dimo- strato che 1' intervento della ragione esser deve non gia occasionale, ma necessario ed efficace, che e quanto il dire , la ragione dover comunicare la sua stabilita ad un sentimento che per se stesso muterebbe ad ognora a seccnda dclle particolari contingenze. DEL DOTTOR PAOLO MANIO. 3 1 a.° II sin qui detto chiarisce donde il sistema che csamiaiamo ricavi la natura dell' atto morale. Questo di sua essenza giace fuori di noi , ma dentro di noi vive un particolare sentimento che risponde a quell'atto, c clic , suo buono o malgrado, vi aderisce o ripugna : in tale armonia o disaccordo coll' atto esterno consiste I' immediata cognizione del bene o del male. Onde, a mo1 d' esempio, quando approviamo la clemenza di Tito e abbominiamo la crudelta di Nerone , il facciamo per questo solo che i fatti del primo si accordano, e quelli del secondo contrastano col sentimento morale, il quale, se ci e permessa la similitudine, sarebbe come un eco fedele cbe ripercuote i suoni giusti o falsi quali ven- gongli tramandati. In breve , alia vista di un1 azione qualuuque, noi la diremmo buona o malvagia per un segreto istinto, imperioso, istantaneo, al quale non e possibile opporsi. Rispetto alia qual dottrina ci sara permesso stabilire il seguente dilemma : o questa cor- rispondenza dell' atto esterno coll1 interiore sentimento proviene da semplice istinto , da inclinazione a satisfare un ingenito impulso, ed allora il sentimento e 1' azione che ne deriva non piu umana deve dirsi, ma si uni- camente animale , eppero lontana da qualunque mo- ralita : ovveramente una somigliante relazione, onde acquistar natura di moralita, ha mestieri di essere per- cepita j conosciuta, approvata dalla ragione, ed allora non e piu nel sentimento, ma sibbene in quest' ultima che deve collocarsi il principio supremo dell'etica. Le umane azioni percio guardate solo in rapporto col sen- timento, sia pur questo nobile quanto si voglia, non ponno essere veramente morali , altrimenti dovrebbe rima vista le menti pigre alle quali torna grave il seguire di forma in for- ma il pensiero } ma chi voglia alquanto meditarvi, deve tosto dire a se stesso: II sentimento morale?... Sif ho. qualcosa in me medesimo che si puo chiamare con 3u Slil PRINCIPII DELLE SCIENZE MORALI questo o soinigliante nomc \ ma questo sentimento sio non essere cieco , so die e lucido , sapiente, ragione- vole : anatomizzo aJunque un tal sentimento, e trovo ch' esso e tale solo perche informato da quella luce die mi brilla continuo alio spirito, e si noma ragione. Ecco il termine al quale di necessita ogni uomo clie seriamente rifletta deve riuscire : le azioni son giudi- cate morali dalla sola ragione , perche a lei sola per- tiene il diritto di giudicare. 3.° Non deve reputarsi per questo clie 1' autore nie- ghi all' intutto 1' iutervento della ragione a precisar la natura dell' atto morale : anch' essa per verita tienvi la sua parte, ma una parte si poco attiva, si poco reale ed efficace, da sembrare piu presto intrusa che entrata a diritto. Eccone infatti il grande ufficio. « In presenza di un' azione morale svegliasi in noi una mo- dificazione ( sentimento ) : la ragione contemplando la ricevuta modificazione vi riscontra un io clie la soffre ed un che morale che ve la induce , e da cio ricava F idea di moralita, che poscia esaminata e raffrontata in altre morali azioni, va successivamente allargandosi e completandosi »; Dove primamente si osservi che Y intelletto non giudica gia che 1' azione sia morale , ma solo avverte questa esteriore moralita onde 1' io sentesi modificato , e che percio quell' azione avendo toccato un sentimento piuttosto che un altro, porta seco necessariamente 1' essenza morale senza il biso- gno di una men tale operazione. Insomma , l'idea della moralita non e frutto di un giudizio, ma si veramente emerge dalla sensibilita , presentasi all' intelletto come ogni altro fenomeno conoscibile , e quand' anche non fosse conosciuta, non cesscrebbe in lei codesto intrin- seco attributo che la stabilisce morale. Tali sono le conseguenze legittime del collocato principio , conse- gucnze alle quali noi non sapremmo acquietarci, per- che ne pare che un' azione dir non si possa morale prima che dall' intelletto si conosca. Vogliamo bene che ad ogni interna modificazione 1' intelletto avverta un io modificato, ed un qualcosa modificante, ma non possiamo coinprendere ugualmente come questo qualcosa DKL DOTTOR PAOLO MANIO. 33 modificante sia per l'appunto morale in se stesso pri- ma che l1 intelletto v' intervenga. II vocabolo morale , in effetto, clie cosa e egli poi fuorche un attributo? e l1 aflermazioue di un attributo non presuppone a se dinanzi un giudizio ? Non pu6 dunque di cosa alcuna dirsi « e morale » , prima cbe 1' intelletto n' abbia co- gnizione. A noi sembra quindi necessario stabilire che la ragione ad ogni atto morale avverte un io senziente ed un qualcosa sentito, e cbe in seguito ella stcssa con un suo raziocinio asserisce questo qualcosa esser mo- rale. Ma nel sistema di cui teniamo parola la ragione sostiene una parte sccondaria, inutile, inefficace, e per ronseguente siamo condotti o all' uno o all'altro di que- sti due precipizj : o di niegare l'efficacia della ragione nei concetti morali, o di cbiuderla dentro a quel morale sentimento cbe per se medesimo e cieco e passivo. 4-° Ne meno importante si prescnta la ricerca della umana libcrta e della fortuna che essa ha incontrata nel pvesente sistema. « La volonta , ivi e detto , non si determina all' azione che sotto 1' influenza diretta o indiretta de' nostri modi di sentire , quali sono gli istinti, le sensazioni , i sentimenti: la ragione poi con- corre a determinare la volonta col darci la cognizione de' nostri modi di sentire, ma senza punto agire so- vr' essa •>■> . Qui pure ci e d1 uopo ripetere che 1' uomo sendo tale in virtu della sola ragione, tutte le azioni di lui per essere umane fa d' uopo siano ragionevoli , altrimenti fatte non sarebbero con cognizione, e percio stesso non gli sarebbero nemmanco imputabili. La vo- lonta dell' uomo non puo quindi agire se non sotto T influenza della ragione , ed anche allorquando sembra agire contr'essa, non fa che trascegliere fra due ragioni quella che all' istante prevale. II niegar cid sarebbe lo stesso quanto il niegare che Y uomo debba opcrare se- condo la sua natura. Or dunque, il dire che la volonta vien detcrminata dai nostri modi di sentire e non punto dalla ragione , gli 0 come alFermare che la parte piii nobile dell'1 uomo , quella principalmeute che il rende tale, rimane indillerente e inoperosa in tutto che risguarda le azioni morali: cosa che ripugna non ch'altro Bihl Ital T. XCVUI. 3 34 SU1 PIUNCIPII DELLE SCIENZE MORALI all' interna coscienza. Che sara poi dell'umana li- berta se la ragione non ha foi'za per determinare la volonta , ma Y hanno solo i sentimenti e gli istinti ? Non saranno questi i suoi despoti? Non sara costi-etta necessariamente ad ohbedirli ? Non sara sempre schiava dell' ultimo e piu forte sentimento ? Gome potra poi salvarsi quella legge della mente che, secondo Paolo, il gran filosofo del cristianesimo, in noi sentiamo del continuo guerreggiata da un' allra legge che portiamo dentro dell'ossa nostre? Perche vi sia liberta son ne- cessarj due obbietti fra i quali ponderare e far scelta^ ma quando la volonta non sia tirata che da una sola parte, come la potremo noi chiamar libera? Quando i moralisti ci vengono dicendo che la volonta e con- trastata fra la ragione ed il senso, fra il giusto e il diletto, e che tra questi ella sceglie ( sia per propria energia, sia per ajuto esteriore) qual piu le aggrada^ noi lo crediamo facilmente, perche tanto sentiamo in noi stessi, perche ce lo afferma il senso comune , e perche il cristianesimo stesso, questo grande fattore della umana civilta, ne lo assecura ed inculca: ma se ci vengono a dire che la ragione manca di forza so- pra la volonta, ch' essa non puo dominarla, determi- narla, ecco noi ci sentiamo i'atti servi del sentimento e delf appetito , ci sentiamo inviliti e scaduli dall1 alta dignita dell'uomo, e gridiamo : A che dunque ne fu segnata in fronte questa fiaccola della ragione? Non dicasi quindi la volonta non essere da questa domina- ta: essa n1 e dominata in maniera, che quando anche venga la ragione o negletta o misconosciuta, essa non lascia mai di far sentire il suo comando, giusta 1' an- tichissimo adagio che va per le bocche di tutti: video meliora proboque: deteriora sequor. 5. A conoscere poi dondc proceda la obbligazione secondo il sistema di che ragioniamo, fa d' uopo sa- pere che siccome a stabilire la moralita delle azioni vuolsi uno speciale sentimento, cosi anche per consu- marle abbiamo dentro di noi una tendenza speciale , un impulso che a cio ne spingc. Un tale impulso non trae la forza altroude ; ma si la contiene in se stesso^ DEL DOTTOR PAOLO MANiO. 35 e ua fatto tli coscienza che impone assoluto , die nou fascia luogo a scelta , che ha di sua natura il predo- minio sopra tutli gli altri motivi di azione, che seco porta il carattcrc di legge obbligatoria , e costituisce il vero ed unico imperativo morale. Non cercate onde provenga cotesto impulso , perciocche fu stampato nella natura umana, la quale in cio deve esser legge a se stessa. Ecco tutto. Ma che e poi finalmente un simile impulso? In qual maniera possiede egli la forza di ob- bligare in fatto di morale? Gome avviene che in mezzo a tanti impulsi ugualmente umani e primitivi, questo solo deve per se medesimo esser legge assoluta? L'uo- mo poi come potra reputarsi obbligato a non essere ambizioso, crudele, cupido, vendicativo, intemperante, e va dicendo, se a tutto questo e portato da impulsi altrettanto veri, e divietato da un solo che, per quanto vogliasi forte, e pero semprc un impulso naturale, e niente piu che un impulso ? Siccome d' altronde e co- nosciuto che Puomo tcnde ad agire secondo gli im- pulsi che senle in si stesso, in qual modo puo egli avvenire che 1' impulso morale tanto assoluto e po- tente venga si spesso negletto e conculcato ? come in- somnia spiegare plausibilmente 1' esistenza del male morale ? Ad onta di tutto quanto si potrebbe in que- sta materia discutere, objettare, e discutere aucora , stara sempre indubitato che 1' uomo, secondo questa legge dell1 impulso morale, non farebbe il giusto ed il bene se non se per istinto e quasi macchinalmente, a quella guisa che affamato cerca il cibo, assetato la bevanda. Ma l1 impulso di qual che siasi specie e sem- pre un fenomeno che suppone di necessita una forza impellente : questa convien dunque assegnare, su que- sta collocare la legge suprema della morale. Se il moto de' gravi al centro , se la consistenza de' corpi , 1' or- dine degli astri e de' pianeti hanno di lor natura por- tate le menti alia forza di gravita, di attrazione e di coesione , perche 1' impulso qui chiamato morale, che pure e un moto, non ci deve sollevare a quella forza ond' e prodotto ? Seguendo questo cammino, il filosofo giunge bentosto alia parte eminentemcnte umana, 36 SUl PRIHCIPI1 DELLE SCIENZE MORALI vogliam aire alia ragione, ed ivi colloca fiducioso il suo primo principio, senza trovarsi costretto a collocarlo in un sopra di «oz, come fcce il pensatore Rosmini , dalle cui drttrine qucste del Manio si dilungano spa- zio infinilo. Giunto a cpiella forza della propria mente, il filosofo si acqueta e di buona voglia sobbarcasi alia obbligazione ch' ella indice, perche la vede emanata dalla parte piu nobile di sua essenza, da quella parte che conosce, giudica e regna sul rimanente. Oh! non e questa un' illusione. Guardate alia massa degli uo- iriini, e scorgerete che in fatto di morale i piu enormi trascorsi provengono da impervertita volonta, mentre il raziocinio morale serbasi giusto ed intiero. II ladro non ruba gia percbe abbia detto: II furto e permesso: no, in quell' atto stesso clie la trista volonta lo caccia al male, egli conscrva nella mente questo giudizio: La- scia agli altri ci6 che loro pertieue. Ha dunque la ra- gione una propria encrgia che sta quasi a giudice di cio ch1 egli opera per impulse 6.° Risguardo all' utile e al giusto vediamo adottato un ordine di provvidenza pel quale la soddisfazione d' ogni individuale sentimento giova alia soddisfazione degli altri tutti nella umana famiglia. L'attuazione della giustizia produce pubblica prosperita, come lo sviluppo degli interessi materiali conduce all' attuazione della giustizia , perciocche i sentimenti del bene e dell'utile sono entrambi sottoposti a quelP ordine di pi-ovviden- za. Questa sarebbe invero la piu beta e piu bella cosa del mondo , ma temiamo ch' cssa non sia pur altro che uno sterile desiderio. Che la giustizia produca intei'esse, lo abbiam sempre creduto, ma che per lo contrario ancbe Futile promova V attuazione del giusto, difEcil- mente ce lo potremo persuadere. Converrebbe a tale effetto dimostrare che quegli tra gli uomini , i quali hanno meglio sviluppato il sentimento dell'utile, ab- biano anche perfezionato quello del bene} che la mo- rale sia montata al suo piu alto grado fra gli agi , le ricchezze e i piaceri : dimostrazione che al certo vor- rebbe riescire alquanto spinosa. E poiche si voile in questo usare il nome di provvidenza , ci sia lecito DKL nOTTOR PAOLO MANIO. 3 7 invocare 1' autorita tli quella religione che per la prima fece suonare agli orecchi degli uomini quests soave parola. Noi veggiamo infatti che l1 Evangelo, anziche tlJrci il sentimento dell' utile armonizzare col senti- mcnto del bene , ci assecura che del continuo si guer- reggian tra loro, che dal sapere infrenare il primo na- sce il perfctto sviluppo del secondo : quindi la cupi- digia che vuole un f'reno:, quindi la volutta della quale impone la fuga:, quindi un ricco diirar tanta fatica a montare in perfezione, quanto un catnmello a farsi strada per la cruna di un ago. Ecco la distanza che fra questi due scntimenti il cristianesimo ha posta. Se fra loro esistesse quesla voluta armonia provviden- ziale, checche gli uomini si facessero, sarcbbe tutto pel meglio : non si potrebbe all' avaro divietare la cupi- digia dell' oro, ue al mereatante la fraude, ne la mol- lezza al sibarita, a nessuno i mezzi tutti onde egli si argomcnta di procacciare interesse } poiche sarebbe sempre in diritto di rispondere : L' interesse ch' io mi procuro serve arcanamente all' ordine provvidenziale attuando la giustizia forse anche in me stesso, ma senza dubbio negli altri e nella intiera societa. Noi pure esti- miamo che l1 utile e il giusto abbiano il loro punto di vicinanza e concordia , ma credere non possiamo che un tal punto consista nei sentimenti : che questi pur troppo fannosi guerra a vicenda , e gueiTa diuturna , guerra accanita , nella quale la ragione ha mestieri di tutta la sua forza, di tutta la severita del suo comando per conservare incolume la morale. Confessiamo adun- que che la pretesa armonia fra il sentimento dell' utile e quello del giusto e nulla piu che un nobile deside- rio , una teoria cui manca il suggello del fatto. Che se alcuni de' filosofi pagani studiando l1 uomo attuale, benche privi della rivelazione , furon portati a giudi- care che egli fosse ben diverso quando sorti dalle mani del suo Creatore , perche , in tanta luce di progresso portatoci dal cristianesimo , non confessare che dal- P utero portiamo nelle ossa i germi del male contrad- diccnti alia eterna lcgge del bene scolpita nella no- stra ragione ? 38 SUI PRINCIPII DELLE SC1ENZE MORALI 7.0 Non v' ha chi non sappia in fatto di morale presentarsi tanto negli individui quanto nelle intiere societa alcune anomalie per le quali sembra che Pidea del bene e del giusto in certi obbietti manchi loro del tutto , e questo indusse parecchi filosofi, special- mente del secolo andato, a ricavare dalla sola educa- zione il principio della legge morale. Di cotali ano- malie tutti i sistemi de' moralisti durano assai fatica a rinvenire una satisfacente ragione : eppero non e a farsi maraviglia se anche il presente, di cui teniamo discorso, non addimostra maggior fortuna. Ma sicco- me quanto e piu ardita 1' impresa, tanto piu onore sperasi ricavarne, il Manio voile ad ogni maniera sor- tii-ne vittorioso, tagliando quel nodo che indarno ten- tarono altri di sviluppare. Secondo la sua dottrina, il sentimento, legge prima di ogni moralita , potrebbo tal Cata esser privo di encrgia, lasso, impotente o nullo, incominciando dalla nascita di un uomo infino alia di lui morte \ potrebbe cioe esistere in lui uno stato continuo di abnormalita nativa, originale. La quale sentenza, per quanto a noi pare, difetta primamente di verita , e poscia include contraddizione. Difetta di verita: perciocche se questa abnormalita morale P uo- mo la porta seco in nascendo, ne pu6 rimediarvi colla educazione, ecco tolta di mezzo la libera volonta, ed ogni principio di merito o demerito affattamente di- sti-utto. Include poi contraddizione, percbe avendo col- locato poco innanzi che la tendenza morale si e la prima e piu forte, reclama obbedienza e tiene impero sovra tutti gli altri motivi di azione : ecco poi questa regina fatta ancella e debile schiava di tutte le altre tendenze, di tutti gli altri sentimenti. Ora, un sistema di morale speculativa che mette a prima legge il sen- timento , e dice che un tal sentimento ha ragione in se stesso , forma parte della umana natura , e per la sua stessa energia costituisce V imperativo morale } un sistema che dopo aver tutto cio stabilito ( il come noi lo vedemmo ) , giunto alle morali anomalie e costretto ammettere un' abnormalita primitiva originale, un tal sistema, ognuno il vede, crolla di per se stesso sotto DEL D0TT0R PAOT.O MANIO. 3g il peso della propria falsita. Ne la sua caduta deve al certo rammaricarne, se pensiamo alle tristi conseguenze che ne potrebbero scaturire : imperciocche i piu con- sumati malvagi all' ombra di queste dottrine potreb- bero sempre dire: — Quanto e ingiusta la societa ncl gasticarci come scellcrati ! Nati senza il morale senti- mento, noi abbiamo agito secondo la nostra natura : se ci fosse toccato in sorte un retto sentimento del bene, sarcmmo ancbe noi virtuosi al paro degli altri e forse d'avvantaggio : ognuno opera secondo i suoi senti- menti, e se voi sicte buoni perche il vostro sentimento morale a cio vi strascina, noi per lo contrario saremo ladri , vendicativi , oppressor!, in forza d' altri senti- ment! a cui ci e d' uopo obbedire. — Gbe cosa rispon- derebbe il filosofo sentimentalista a cbi gli tenesse questo linguaggio ? Noi noi sappiamo di vero , ma que- sto sappiamo pero, che, un passo ancora, ed un altro, e poi ci troviamo di conserva colle teorie del freno- logo Bi'oussais , il quale gridava a' suoi alunni di Pa- rigi : — Vedete , o signori , qui , in fianco alia volta del cranio , questi due spazj ? Ebbene , in quest' or- gano risiede il sentimento morale : molti rifiutano agli animali un tal sentimento, ma io penso cbe Telefante, il cane e il cavallo l'abbiano senza dubbio. — Questo, cbe noi vogliamo detto per incidenza, indica almeno quale inclinazione di sua natura prenda la dottrina de' sentimenti. Se non verranno affatto disgregati dai fenomeni intellettivi , accadera che, o V uomo verra depresso fino alle bestie, o le bestie sollevate infino all' uomo. 8.° I principj morali del Manio sono opposti alle dottrine di molti e grandi contemporanei , Jouffroi , Cousin , Galuppi e Rosmini , i cui argomenti contro il sentimento morale si pretendono fallaci. Tra questi filosofi confutati ncl presentc sistema noi ci occupere- mo brevemente del solo Rosmini, tanto perche italiano, quanto anche perche attualmente leva di se molto gri- do. II Manio adunque, anzi Y avvocato Restelli (i), suo (i) L" opera del Rosmini, sopra i sislemi della morale, fu pub- hlicata dopo la morle del Manio. /{o SUI PBJNCIPH DELLE SCIENZE MOBALI spositore , incontro nel filosofo rovcretano un potente avversario cui faceva sentono alquanto del conventionale) o deWideale. Rispetto alia prima critica riflessione, le fo osservare esser io stato il primo che parlo e fece conoscere con disegno la doppia membrana semicircolare che sta at- laccata alia parte concava d' ogni archetto , e che da V. S. e riguardata come un organo inservicnte alia re- spirazione} Cuvier, Swammerdam e varj altri che prima di me notomizzarono il girino, o non l'hanno veduta, o non vi ban fatto attenzione 5 e le fo pure notare es- sere stato io il primo che , mediante le iuiezioni , ha dimostrato avere le larve de' rettili della famiglia dei batraciani uua circolazione semplice e non doppia conforme Cuvier ha scritto: e nella mia lettera diretta a Brocchi, ove espongo questa mia scoperta, dalla quale V. S. non dissente , dico, non so in qual pagina, per- che scrivo a memoria, d'aver deposto in prova della scoperta medesima , nel gabinetto di anatomia compa- rativa dell' Univcrsita di Pavia , varie larve le cui f\;\ LETTERA DEL P0TT0R MAURO RUSCONI branehie cd il sistema arterioso sono compiutamente inicttati:, pensi dunque V. S. se la vena die cammina lungo la parte concava dell' arch etto, e si dirama sopra la superficie della doppia membrana semicircolare po- tevami essere sconosciuta} essa mi era nota gia da gran tempo , c sara nota pur ancbc a tutti coloro che si saranno data la briga di esaminare le mie prcpara- zioni. Io, e vero , non ne bo fatto cenno nclla parte prima del mio libro sopra lo sviluppo e la metamor- fosi della rana comune, la dove descrivo 1' organo della respirazione del girino, e la ragione di cio e semplicissima:, ed e, che io non ammetto cbe le mem- branelle semicireolari di eui parliamo siano organi de- stinati alia decarbonizzazione del sangue; io congetturo in vece che servano solamente a Gltrar X acqua che deve passare per le branehie, ed a liberarla da tutte le qui- squiglie che la imbrattano, le quali, qualora si insinuas- sero fra gli archetti e si raccogliessero nel sacco bran- chiale, potrebbero per avventura essere di qualehe im- pedimento alia funzione del respirare, e fu in qucsta snpposizione ch'io le ho chiamate filtri, e fu pure in quc- sta supposizione ch'io non feci il detto cenno . perche il farlo sarebbe stata cosa estranea al mio soggetto :, del resto io non ammetto la ipotesi di V. S. , e credo che niuno sara per atnmetterla, stante che la vena che si dirama sopra la membranella semicircolare e estremamente piccola in confronto della vera vena brancbiale^ tal che io credo che il sangue che si dif- fonde per la membranella da V. S. cbiamata bran- chia membraniforme, non sia neppure la milionesima parte di quello che si difi'onde per la vera branchia corrispoudente. Di fatto tutte le volte ch'io bo iniet- tato il sistema arterioso de'girini, e l'ho iniettato molte e molte volte, le branehie ramose mi si sono sempre presentatc di un color rosso vivo , come era il cinabro di cui mi era servito per la iniezione, mentre le membranelle semicireolari mi si sono mostrate sem- pre quasi inalterate nel loro colore : e tanto e grande la poverta relativa de' loro vasi, che tutte le volte ch'io ho aperto igirini vivi,tagliando adcssilongitudinalmcnte AL SIGNOR LUIGI CALORI. ^5 la testa Delia parte tergale, io le ho sempre ritrovate non di un color sanguigno, ma del color delle fauci, cosi die molto mi duole che V. S., parlando della vena che si diraraa per la branchia membraniforme , (per me filtro) non abbia avvertito ch'essa e estrema- mente piccola in confronto della vera vena branchiale } dico che me ne dnole, perche una tale ommissione po- trebbe indurre nel sospetto -che V. S. avesse taciuto a bello studio una particolarita che avrebbe infievolita la ipotesi da lei emessa intorno all' uso delle niem- branelle di cui parliamc: ora passo alia seconda cri- tica riflessione. V. S. dice non aver io sufficientemente provato che i girini respirano soltanto con le branchie , perche il fare sviluppare i girini entro una gabbia tenuta sem- pre sott' acqua ed in acqua corrente, siccome io ho fatto, non e un esperimento concludente, avvegna- che non prova che quando il girino e libero di far uso o delle branchie o de' polmoni, non si vaglia per re- spirare ora di un organo ed ora dell'altro, e soggiu- gne che il mio speriinento serve soltanto a provare che un animale avente due organi incaricati di una medesima Junzione, quello porra in opera che si trova in relatione col mezzo in cui e immerso. L'espei-imento da me fatto, ne convengo, e incon- cludentissimo quando si consideri isolatamente^ ma si compiaccia V. S. di considerarlo associato ad altri spe- rimenti, quali sono : i.° che il girino fuori dell' acqua non vive: 2.0 che i girini posti entro una bottiglia aperta e ripiena d'acqua soltanto per meta muojono, quando sian molti, in breve tempo, perche 1' acqua prontamente si vizia e diventa inetta alia respirazione branchiale^ 3.° che i girini posti in secco sopra un piattcllo, per via d'esempio, non si vedono mai ne a gonGarsi ne a sgonfiarsi, come avviene delle rane al- lorche ingojano Paria o la espirano} talvolta si vede sotto la loro pelle il movimento peristaltico di quegli iutestini che sono in contatto de' loro polmoni, ma ne1 polmoni non accade mai di vedere alcuno stringimento o dilatazionc: faccia adunque V. S. quesli confronti, 46 LETTERA DEL D0TT0R MAURO RUSCON1 e rifletta che i girini appena usciti dei loro invogli re- spirano indubitatamente con le semplici branchie, per- ch^; a quelFepoca i polmoni non sono per anco svi- luppati, e vedra, ne sono certo, che il miosperimento e concludentissimo. V. S. dice che il girino porra in opera queWorgano che si trova in relazione col mezzo in cui e immerso y ma il fatto e che il girino posto in sccco non re- spira Taria in cui e immerso, e niuore:, i girini posti entro la bottiglia dovrebbero porre in opera i polmo- ni, poiche si trovano in un' acqua viziata, pure non re- spirano laria e muojono in breve tempo. V. S. adun- que mette in campo contro di me un argomento che e confutato dall "esperienza, e mostra di dimenticare i precetti della sana critica, la quale ci insegna di attac- care i fatti con altri fatti e non con vuote parole. Ora vengo all' ultima critica riflessione. V. S. , volendo parlare delle branchie ramose che si stanno rinchiuse nel sacco branchiale, prende le nwsse dalle branchie esterne intorno alle quali non a lungo s' intrattiene3 non avendo novita da produrre 3 e nota semp licemente come le figure die si posseggono, rap- prcsentanti le anse vascolai^i^ onde le dette branchie risul- tanOy sentono alquanto del convenzionale o deW ideale. Una delle cose alle quali io ho posto sempre il maggiore studio e 1' esattezza de' disegni e la loro dispo- sizione, perche non basta che un disegno sia esatto, e d'uopo che sia disposto in modo che l'osservatore ab- bia con facilita a formarsi un1 idea chiarissima di cio che col disegno si ha in animo di esprimere , percio non mi servo mai di un disegnatore, anzi compiango sempre la condizione di coloro che sono condannati a valersi di un disegnatore mercenario, massime quando trattasi di oggetti anatomici, e che non possono essere veduti bene se non con occhio armato di lente} uso quindi disegnare io stesso gli oggetti che osservo, e li ritraggo sempre con tutta quella diligenza che per me si puo maggiore , e non ho posa finche non mi vien fatto di disporli con verita e chiarezza^ ne questa mia fatica, a dir vero, fu senza frutto, perche piu di una AL SIGNOR LUIG1 CALORI. $7 volta ho avuto la soddisfazione di lcggere ne1 giornali stranieri qualche parola di lode intorno alia verita e disposizione de' miei disegni : ho letto pertanto nel ristretto della Memoria di V. S. queste parole conven- zionale o ideale^ con qualche sorpresa e dispiacere ad un tempo , pero non oso dire che questa critica sia ingiusta: vedro prima le tavole di cui la Memoria di V. S. e corredata, e conchiudero poscia d'aver avuto le traveggole quando ho diseguato le mie figure} dico che vedro prima le tavole, perche sono certo certissimo che V. S. non avra commessa la imprudenza di condan- nare i disegni altrui come ideali, senza mettere al tempo stesso sott'occhio del lettore i disegni che rappresentano la vera natura, non la convenzionale o ideale. Ma di ci6 basta:, quando pubblichero la seconda parte delle mie osservazioni sopra lo sviluppo e la metamorfosi delle rane, daro una compiuta anatomia del girino} e quan- tunque abbia di gia fatto vedere in un articolo inserito nel giornale di Omodei, i cambiamenti che accadono nell' ossa cartilaginee della testa del girino e nelle car- tilagini componenti il suo apparecchio branchiale al- 1' epoca della sua trasformazione^ pure ritoruero sopra questo argomento, e portero varie figure rappresentanti le branchie ed i filtri che vi sono annessi, perche la figura da me stata pubblicata nella prima parte non e che un abbozzo, ch1 io ho aggiunto alia tavola terza ad unico fine di presentare al lettore un quadro com- piuto delle branchie, considerate ne' loro primordi fino al loro pcrfetto sviluppo } in quella occasione mostrero la differenza che corre tra la piccola vena che cam- mina lungo la parte concava d'ogni archetto branchiale, e la vena grande che e situata nel lato , e non sul mai-ginc, come V. S. dice, dell' archetto medesimo. Mi astengo per ora di cntrare in queste minutezze, pei'che non avendo sott'occhio le preparazioni da me deposte nel gabinetto di notomia comparativa dell' Universita di Pavia, e non essendo in situazione di poterne far di nuove, sono costretto a scrivere col sussidio soltanto della mia memoria \ ma a suo tempo manterro la mia promessa: ora fo fine esprimendo il desiderio che la 48 LETTERA DEL DOTTOR MAIRO RUSCONI, EC. conghiettura cmessa da V. S. intorno all' uso dclle membranelle, clie pendono dal cavo degli archetti branchiali del girino, possa avere buona fortuna. Como , il a5 luglio i84o. Saggi dell1 Elettro-magnetico e Magneto-elettrico di Francesco Zantedeschi p. o. professore di ji~ sica e matematica applicala neW I. R. Liceo di Venezia, ec. — Venezia, 1839, tipografia Arine- na di S. Lazzaro, un volume in 8.° di pag. 169, con tre tavole di figure. Non crediamo di poter mcglio far conoscere lo scopo di quest' operetta che col riportarne la prefazione e parte dell' indice. Ecco dunque cpianto V autore pre- mctte Al Lettore. « Ancorche le original! vedute di Oersted, Bcrze- 55 lius, Ampere e Faraday si prestassero, se non corn- s' piutamente, almeno in gran parte alia coordina- j> zioue dci molteplici fenomeni elettro-magnetici :t » tuttavia desideravano i fisici(i) dei nuovi fatti che » fossero valenti a collegare piu efficacemente la ricca » copia dei fenomeni, che in meno di quattro lustri » guadagno la fisica. » La disposizione delle due opposte correnti tras- » versali, immaginata nel filo cougiuutivo da Oersted, » e ingegnosissima^ ma nessun esperimento n' aveva ?' comprovato 1' esistenza : le polarita trasversali intra- » vedute da Berzelius, Gonfigliachi e Faraday, si pre- ss stavano pure al coordinamento della grande fami- » glia dei nuovi fenomeni} ma esperienza alcuna non j» n avea dimostrata la loro disposizione determinata: " il fatto avvertito da Ampere, che correnti che vanno 55 nella medesima direzione si attraggono, correnti 55 che vanno in direzione opposta si respingono , e (1) : senta i fenomeni comuni dclle attrazioni e ripulsioni} n e nel secondo, quelli del magnetismo, da' quali si » figliano i fenomeni chimici e fisiologici, che non fu- ss rono per anco, sotto tale veduta, considerati dai » fisici. Determinai le polarita magnetiche nella pila, » nelle spirali, e in un filo congiuntivo rettilineo, an- ii che interrotto da un liquido} ho stabilita la legge ii fondamentale della magnetizzazione; e al lume di ii queste nuove spcrienze feci vedere che tutti i mo- n vimenti elettro-magnctici avvisati da' fisici non sono J? che una conseguenza necessaria delle polarita tras- 33 versali alia direzione della corrente. » II magneto-elettricismo formo pure 1' ohhietto di 9> altro mio saggio: ho stabilito le leggi generali che » governano tutti i fenomeni magneto-elettrici } stu- y> diandomi per tal modo di recarli al grado di scien- » za-, e dalF insieme di tutte le mie esperienze mi parye » di veder chiaro che lo stato elettro-magnetico e ma- 33 gneto-elettrico non sia che 1' effetto delle polarita » atomiche. Un solo supremo principio adunque e la si sorgente di tutti i fenomeni elettrici e magnctici , 33 quello delle polarita molecolari: principio che da 3> piu anni annunziai all' Italia, e che ora vcggo se- 33 guito ancora dai dotti d'oltramc»nti». Ecco oi*a una parte dell' indice, ommessavi soltanto l1 indicazione delle pagine : §. I. Divisione del Saggio cleltro-magnctico. Sezione I. §. II. DeW Elettro-magnetico-\'oltaico . Capitolo I. §. III. Del Conflitto elettro-magnetico. Articolo I. §. IV. Del Conflitto fra una corrente clettrica ed una calamita. §. V. Del Conflitto elettro-magnetico fra un elemento voltiano e la calamita, dctcrminato da Zantedeschi. §. VI. Del Conflitto elettro-magnetico fra una spirale c la calamita, artalizzato da Zantedeschi. Bill. Ital. T. XCVIII. 4 5o SAGGI DELV ELETTRO-MAGNETICO, EC. §. VII. Del Conflillo elettro-magnetico tra un filo con- giuutivo rettilineo di figura cilindrica , parallelepipe- da , prismatica triangolare e la calamita ? avvisato dallo stesso. §. VIII- Dcllc Deviazioni galvanomctriche, osservate da Romagnosi. §. IX. Delle leggi galvanometriche oerstediane. §. X. Delia Causa delle deviazioni galvanometriche. Sen- tenze di Oersted , Ampere , Berzelius e Configliachi. Delia dottrina di Zantedeschi. §. XI. Del Moltiplicatore elettro-magnetico di Schweig- ger , Poggendorff, Ritchie , Cummin g , Nohili, Le Baillif, Marianini e Zamboni. Di uji nuovo moltiplicatore di Zantedeschi. §. XII. Di alcune resole generali risguardanti la co- struzione e Vuso dei moltiplieatori , proposte da No- hili con alcune nuove osservazioni di Zantedeschi. §. XIII. Dei Poli secondarii degli apparati voltiani di' scoperti da Zantedeschi. §. XIV. Delle circostanze die concorrono a modificarc /' ampiezza delle deviazioni galvanometriche^ determi- nate da Oersted^ Configliachi , Michelotti, Moll, Ma- rianini, Gumming, Barlow, William Ritchie, Bcc- querel, De la Rive e Matteucci, ec. §. XV. DeWAnello galleggiante di De la Rive. §. XVI. Del Molinello di Barlow. §. XVII. Del Suono prodotto da una corrchte elettrica e dal Conflitto elettro-magnetico , avvcrtito dai RR. PP. Armeni Alessandro e Raffaele professori diji- sica, e da Zantedeschi. Esperienze di Page, Fusinieri c Delezenne (i) sullo stesso argomento. Spiegazione di Zantedeschi. Con cio si arriva sino a pag. 4°- Segue poscia il resto tutto coiitinuato sullo stesso stile. (i) Cos! , c non gia^ come nell' originate , Delenze?me ; e cosi Bppunto si legge piii avanti, a pag. 4'- E qui, per intelligenza di coloro clie avenrlo fra le niani il libro non ne leggessero che l'in- dice , avverliamo che il fenomeno venne osservalo prima da Page che a Venezia , come si rileva benissimo anche dalle cilazioni che il nostro autore a suo luogo ha rcgisliate. DI F. ZANTEDESCHI. 5l Cio bastera agll intelligent per poter giudicare qual sia il contenuto e lo spirito dell' opera che abbiamo Ira le maui. A darne poi un compiuto e ragionato giudizio, ci sarebbecosa alquauto difficile} giacche, non adottando noi in molti punti lc opinioni dell' autore , converrebbe die noi pure facessimo un libro per di- scutere il tutto fondatameute^ e dopo tutto cio non verremmo ad aver , provato nulla di nuovo, ma- sol- tanto quello cbe e giaammesso da una gran parte dei fisici. Gi limiteremo aduuque ad esaminai'e alcune pochissime pagine3 cioe sino a tutto il primo de' para- grafi dove si eDtra veramente in materia. Che se il professore Zantedeschi stimera giuste le cose che dire- mo , noi crederemo d' avere ottenuto abbastanza anehe con questo poco. In caso diverso, sarebbe superfluo tutto quello che noi volessimo aggiungerc. Cornincia 1'autore (a pag. i)adividere questo Saggio di una nuova dottrina suW Elettro-magnetico ( che cosi qui intitola il lavoro) in tre sezioni} delle quali la prima comprende V elettro-magnetico voltaico $ la se- conda V elettro-magnetico di attrito / la terza /' elettro- magnetico atmosferico. Dichiara di poi che le ricerche ch' ei fara nella sezione prima sono due: ia, quella che agguarda il conjlitto elettro-magnetico $ 2a5 quella che s' attiene alia magnctizzazione. Dopo qualche allra suddivisione, che noi ommcttc- remo , eutra 1' autore veramente in materia nel §. V, ove tratta di cio ch1 egli appella il Conjlitto elettro- magnetico fra un elemento voltiano e una calamita. Per intendere il suo concetto, csponiamo addirittura i i'atti da lui citali (V. alia pag. 3). Adopera egli un ago metallico SON (Jig. i). posalo su di un" acuta puuta OB, e del quale la parte 5'J SAGGl DELL' ELETTRO-MACNETICU, EC. ON c un ago magnelico, di cul N c il polo rivolgen- tesi verso il settenlrione della terra, e O S un1 asta di ottone che serve di contrappeso. E ricmpiuta una va« schetta circolare di vetro d1 una certa quanlila d'acqua aeidnlata con acido solforico, immerge in questa una pila elemenlare a chiocciola:, e presenta in distanza di sei ccntimetri (non da per altro le dimensioni del- 1' apparecehio) il polo N dell' ago al polo It o rame dell'apparato voltiano:, chiude il circolo con due fili, come si osserva in C^ e il polo N dell1 ago vicnc ri- pnlso. Fatto invecc corrispondere a cpiesto il polo zinco dell'apparato suddetto, al cliiudersi del circolo viene attratto. Fenomeni non equivoci ( pag. 4) di at- trazione e diripulsione si ottengono pui'e nei varii punti della circonferenza^ ma con intensila sempre minori. Non pote pero V autore determinare in tutto le leggi secondo cui avvengono i dccrementi, riuscendo troppo complicati i fenomeni , attesa 1' azione reciproca dellc /amine di rame e di zinco collocate a picciolissima di- slanza fra loro. Rivolgendo la pila in guisa che 1' asse centrale rie- sca parallelo all'orizzonte (fig. i): e prescntato l1 ago di fianco , viene il polo nortl da un' imboccatura costantemente attratto e dall1 altra costantemente ripulso. Finalmente ilprofessore Zantedeschi forma l'elemento voltiano nel modo seguente. La listcrella AXPE(fig.Z) PI F. ZANTEDESCHT. 53 e di rame, lunga 5 centimetri, alta 2 cent., e grossa 2 millimeli'ij e la A I Q e tli zinco , c tli uguali di- mension!. In ZE le due Limine sono saldatc o dispo- ste in motlo da potersi unire mctallicamcnte:, e in CA sono soltanlo sovrapposle e separate da un eartoneino. Disposto qnesto ancllo coll' asse orizzontale, immerso col eartoneino e colic parti ad esso laterali nel bagno acidnlo, e presentata 1' imboccatura 1AXZ al polo nor J, si vedra ch' esso polo si smuovc dalla sua na- tural posizionc, riuscendo sensibile il fenomeno all- elic alia dislanza di sctte centimetri:, e se da questa imboccatura viene il suddetto ago attratto, dalla op- posta viene respinto. Oltre a cio analogamcnte all* at- trazione dcW imboccatura ZYAX ( pag. 5 ) risponde la parte cstrema della circonferenza coiwessa RDS pre- sentata cbe sia di fianco al polo nord ( parmi clie in- tenda dire cbe l1 attrazione esercitata dalla delta im- boccatura Z Y A X verso il polo nord dell' ago , venga esercitata altresi dalla parte estrema della circonferen- za convessa RDS)* e vicevcrsa la circonferenza conca- va L II M lo respinge. Parimcntc la circonferenza con- vessa PQ caccia da se il detto polo nord, e la parte rispelliva interna lo altrae... «In ogni dirczione im- " pertanto 1' clemcnto voltiano prcsenta due opposte « polarita*, e nella parte estcrna e semprc quclla del- » l'attigua imboccatura, e quclla dell' interna superficie » e sempre opposta. Identicbe polarita si rinvengono n in altre forme di pile... E da qucsto stato elcttro- » magnetico della pila clie ripeter si deve la dire- » zione determinata della corrente, e la maggiore e- 5? nergia cbe alcune forme di pile dispiegano. Cio for- » nira 1' obbietto delle mie Ricerche sulla pila in or- y> dine aifenomeni fisici, chimici e Jisiologici. Essi hanno » fondamento nello stato precipuo dell' elemento vol- 5? tiano da me detcrminato. Ma una ricerca intcres- « santissima rimane a farsi intorno a queste polarita. » Sono esse effetto puramente statico, ovvcro dinami- 55 co? Io inclino a credere cbe sieno dinamico o tli una » corrente, come io diro nella mia trattazione delle » induzioni elellricbe. Io ho trovato continuamente 54 SAGGI DELL1 ELETTRO-MA.GNETICO , EC. 55 nella descritta zona una corrente indotta dirctta dal- » 1' intcvno all1 estcrno di quella imboccatura che at- » trae il polo nord dell' ago». Fin qui l'autore. Io comincero dall' esame dell' ultimo fenomeno, sic- come di quello che e piu semplice degli altri. Prima di tulto, qiro cssere vcrissimo e pienamente consenta- neo alle dottrine universalmente abbracciate dai fisici quanto dice l'autore sul comportarsi l'ago in maniere fra se contrarie alle due imboccature dell'anello rappre- sentato dalla fig. 3, essendo cio una conseguenza della grande scoperta di Oersted che tutti i fisici conoscono. Infatti ncll'anello succitato, tufFato in un bagno aci- dulo col cartoncino C e colle parti ad esso adjacenti , si ha evidentemente una corrente clettrica moventesi nella parte asciutta dal fame XR verso lo zinco 5 17, e attravcrsante quindi il cartoncino, e dopo di esso ricominciante lo stesso giro} la quale corrente potrebbe immaginarsi suddivisa in tanti filetti curvi, paralleli l'uno all'altro, e tutti dirigentisi per lo stesso verso. Ora secondo la scoperta di Oersted, e giusta la legge coriosciuta sotto il nomc di formola di Ampere, cia- scuno de' detti filetti, come anche la corrente to- tale che ne risulta, esercitano su d'un ago magnetico qualsivoglia, situato in vicinanza, una azione che si puo concepire nel modo seguente. Si immagini una figura d'uomo, distesa lungo la corrente, in maniera che quest' ultima cammini da'piedi al capo, avendo la faccia rivolta verso 1' ago. L' azione di cui si tratta si e, che il polo nord di un tale ago viene spinto verso la sinistra di una tal figura, e il polo sud verso la destra (i). Nel nostro caso pcrtanto, se si pre- senta il polo nord all' imboccatura A X Z lr} dee A (i) Pouillet. Elcmens de Physiquejl. i, parte 2a, png. 68o. Pa- ris, 1827 e seg. m F. ZAA'TEDESCTII. 55 questo polo venire spinto verso Pinfuori cli una tale im- boccatura (giacche la sinistra cli quclla figura corri- sponcle appunto alPinfuori), e presentandovisi il polo sud, dee questo essere chiamato all1 indentro. E siccome nell1 ago adoperato dall1 autovc il polo sud della meta magnetica cade verso il centro del pezzo metallico , e senle pocliissimo eifetto dalla forza chc opera su di esso, atteso il piccolo o ncssun bi'accio di leva con cui questa forza puo operare:, cosi Peffetto principale cade sul polo nord, il quale, come piu lontano dal detto centro, ha tin braccio di leva assai maggiore:, e percio dee F estremita N delPago essere spinta verso 1' infuori. All' imboccatura contraria invece deve esso polo nord essere cbiamato verso 1' indentro :, giacche allora cor- risponde appunto all1 indentro la sinistra della figura immaginalasi. Cosi pure e verissimo che collocato Pago dalla banda esterna della circonferenza RDS (al di fuori pero del piano che passaper Porlo AXZY) deve esso sentire im^azione analoga a quella che sente collocato neirimboccatura AXZY, cioe u^azione che lo allontani (benche in una dirczione diversa da quella quando e posto in questa imboccatura). E all1 incon- tro , ponendo l1 ago dalla banda della concavita ( ap- pena fuori del detto piano che passa per l1 orlo AXZY), il detto polo nord dcv1 essere chiamato vi- cino. Ne fa difetto che la correntc cammiui in due listerclle metalliche di diversa natura, giacche l1 azione della correntc sugli aghi magnetici non cambia legge ne per la forma ne per la natura de^netalli da essa invasi. Fin qui adunque il prof. Zantedcschi disse il vcro. Ma non disse tutto il vero^ poiche egli riconosce bensi l1 opposizione degli effetti alle due imboccature, e la corrispondenza di cssi cou quelli alle convessita c alle concavita degli orli dell1 anello : ma non sa ac- cerlare il verso preciso secondo cui que1 movimenti dell1 ago debbono aver luogo. Anzi egli crede possi- bile che possa esservi un1 attrazione dell1 ago all1 im- boccatura AXZY, e una ripulsione all1 imboccatura contraria , come lo si ricava dal passo segucnte (pag. 4? linea pcnultima): « Se da questa imboccatura (cioe 56 SAGG1 DELI.1 EUKTTRO-WL6WKTII 0 . EC. •• dalla AXZF)viene il saddetto ago attratto, dalla •• opposta FLG e ripulso?*. Come ancho ilal passo immediatamente segaente (pag. 5.1in. i):« Analogamen- h te all'.it trazione doll' imboccatara Z 1 _/A. ec. ••• Ora do e atl'atto impossibile secondo la form la di Ampe- re, esigendo qaesta anzi tutto il eontrario, eioe die il polo nord Jell" ago . presentato all" imboccatara ZY IX sia spinto all' in fa ri. e presentato alPaltra imboccatara siachiamatoaffindentro. Egli & pertanto da concbiudere : i°jche I'osservazione di Zantedeschi in parte e vera, ma per questa parte non e nuova.es- sendo compresa nel t'atto fondamentale di Oersted e nella legge di Ampere: a°3 ehe la stessa per nn" al- tra parte non venne iatta bene, essenda in realta le cose in modo opposto a quant o il Zantedeschi asse- risce. Per ispiegar eio . ooi stimeremmo ehe al sul- lodato professore sia sfuggita di memoria la menzio- nata leg^o, non essendoci possibile lo ammettere un moto dell* ago periettamente eontrario a quello dato dalla legge stessa. legge ehe iiuora. cimentata in mille circostanze diversissime, non si e giammai tro- vata fauace(i). F. da qaesta dimenticanza n" e renuto gran danno per lui . non avendo sapato collegare col mezzo delle dottrine gia ammesse dai tisiei. an gran numero di fenomeni tutti compresi in essa legge . e rol sao mezi ssimi n a s la a spiegarsi dopo Vidn'i. ma ancbe a prevedersi anticipatamente. Se egli vorra occaparsi a ripetere di siflatte sperienze. presentando ad on ago sospeso de' fili invasi da c r- renti d ntinue. aventi tutte le forme possi'oili. e tutte le possihili p sir.ioni. anehe piegati a spirale. col- 1" ago i ra al di fuori di qneste. ed era al di den- trOj ec. si br •■ ■ i 'grade* Imente sorpreso al redere come tutti i risultamenti sieno da essa legC'.1 teliee- mente spiegati, e cess era dal cereare altre spies nij ehe poi gli sieno riramente contrastate. eon inu- tile stiupamento di tempo di lui e d'altri: e vodr.'i altresi come qaesta legge dia risultamenti pin precisi e (,i) Pouillct. passa gia citato. Dt F. ZANTEDESCHI. 5 7 piu dctcrminati che non la supposizione di tin parti- colare stato magnettco de' fill, supposizione che si pole adottare nc1 prinii tempi quanrlo i fatti eran nuovi e pochi, ma clie di poi si trovo dovcr cedere luogo alia piii volte menzionata legge o formola di Ampere. Nelle ultime righe del passo clie abbiamo citato (pag. 6, lin. 4)5 (Uce d signor Zantedeschi d' aver trovato costanternentc una corrente indotta* diretta dal- l' interna all'estcrno di quell' imboccatura die attrac il polo nord dell' ago. Yolendo essere accurato , avrebbe dovuto aggiungere in quali circostanze la corrente si manifest] , se quando la corrente inducente o voltaica incomincia apercorrere l'anello, 0 quando ella fiuisce, o quando soffre qualche determinata alterazione. 0 quando avviene qualche cangiamentodi posizione nel filo oveessa corrente indotta trascorre. Perocche un lettore superfi- cial potrebbe dalle parole del signor Zantedeschi essere tratto in inganno , e credere che la corrente indotta , di cui ragiona , abbia luogo durante la corrente vol- taica o inducente, e indipendentemente da ogni sua variazione, ma in forza delta sola di lei continuazionc } mentre a que" fisici che sono pratici di queste correnti indotte e noto, non aver esse luogo durante la conti- nuazione invariata della coiTente inducente, ma bensi nelle vanazioni d' intensita della medesima (fra le quali variazioni debbonsi eziandio comprendere Y in- cominciamento e il fine), e nelle mutazioni di posi- zione de1 fili destinati alle due specie di correnti. Sou- seremo pero una tale ommissione, e riterremo che si parli di una corrente indotta producentesi all'atto del- Pimmersione dell'anello, ossia all1 atto deiriucomineia- mento della corrente. Ma sorge un altro grave guai. Annuncia il professore Zantedeschi la manifestazione di una corrente indotta dall* interno all' cstcrno di una delle imboccature, vale a dire in una direzione trasversale alia corrente voltaica che gira nell' ancllo^ c annuncia un tale fatto senza farsene sorpresa , e senza mostrare di conosccrne la grandissima impor- tanza*, mentre se fosse vero, sarebbe un fatto nuovo da aggiungersi a quclli fondamcntali che queslo ramo 58 SAGGI dell' ELETTR0-MAGNETIC0 , EC. di scicnza possiedc, e dai quali derivano tutti gli al- tri} ne punto si cura di acccrtarlo con numerose ed esattissiine sperienze , ne di iuimaginare apparecclii atti a riprodurlo immancabilmente. Peroccbe un tal fatto sarebbe in opposizionc colic leggi che i fisici am- mettono per riguardo alle correnti indotte, creden- dosi finora clie questc non abbiano luogo clie in fili o paralleli alia direzionc dellc correnti inducenti , ov- vero inclinati con questa ad augoli non retti, essendo in questo secondo caso tanto piu deboli esse cor- renti indotte qnanto e maggiore l1 angolo di obbliqui- ta, e cessando affatto quando i fili destinati a queste correnti fanuo angoli retti colla dirczione delle cor- renti inducenti. Per me riterrci clie il professore Zan- tedeschi non abbia fatte con tutta accuratezza le spe- rienze di cui parla, e clie adoperasse de' fili in parte inclinati ;, e dubito quindi assai di quella direzione co- • stante di cui egli parla , giacche se F inclinazione non era discernibile all' occbio, doveva riescir facilissimo clie ella determinasse talvolta una direzione dall' indentro all' infuori, e talvolta una dirczione contraria. Ad ogni niodo sarebbe stata opportuna una descrizione cora- piuta dell' apparecchio. Le due prime sperienze da lui riferite, e rappresen- tate dalle figure i e 2, non raccliiudono nulla di nuovo, essendo ancb' esse necessarie conseguenze del fatto di Oersted e comprese nella formola di Am- pere, non avendo di particolare clie la combinazione di molte correnti simultanee. Perocclie nelle spirali clie vengono impiegate in esse sperienze, dopo unite median- te i fili C1 ha luogo un continuo trascorrimento d'elet- trico , dirigentesi , nella parte metallica dell1 apparec- cbio, dal ramc alio zinco, e nella parte umida dallo zinco al rame^il quale elettrico trascorre piu abbondan- temente in alcune parti delle stesse lamine e in alcune parti meno, secondo clie queste parti mctallicbe sono piu o meno lontane dal filo 0 dai fili clie congiungono i due metalli, e pe"" quali tutto P elettrico tragitta. Ed e cbiaro clie la corrente generate o totale si puo immaginarc formats da un gran numero di filetti passanti tutti pel DI F. ZANTEDESCHI. 5() filo congiungcnte lc lamine, ma stcndentisi su queste per Iratli piu o me no lunghi , cioe altraversanti il li- quido interposto fra lc lamine a distanze piu o ineno grandi dal detto filo. Ora tutti quest i filetti hanno un' azione sull1 ago, e la somma di tutte queste azioni spinge esso ago da qualche banda, essendo peraltro difficile a determinarsi da quale, attesa la poco cono- sciuta disposizione di essi filetti , i quali possono va- riare moltissimo ne' varii casi, secondo la figura delle spirali , 1' avvicinamento diverso di esse ne' varii loro punti, Fossidazione delle superficie delle medesime, ec. Dopo queste osservazioni riescono un po' disso- nanti 1' indice e la prefazione , i quali si sarebbero de- siderati meno pomposi, e di quel tuono moderato cbe si usa dalla generalita dcgli scrittori. E d' uopo aver pi'csente che le, moi est odieux, e cbe questi modi pom- posi tolgono che anche le cose di vero merito vengano a dovere apprezzate. Ci e pero piaciuto il vedcre il volume corredato di numerose figure, assai opportune a mettere'in cbiaro i concetti dell'autore, e il trovare citati con cura i passi delle altrui opere. Le frasi jier altro le avremmo talvolta desiderate piuttosto espressive cbe eleganti, e qualche volla meno ambigue. Ma in gencrale il libro ci e stato una nuova prova della molta attivita delF autore , la quale, congiunta col suo molto ingegno, j>otra ajutarlo a progredire assai nella scienza , qualora egli sappia temperarsi da una certa fretta nel leggere le cose al- trui, e da un troppo vivo desiderio di trovare e di an- nunciare cose nuove, e insista piuttosto nello studiare le leggi universalmente ammesse e nell' esaminare cl i II— genlcmente se i fatti da lui osservati vi si adattino. Allora assai piu faeilmcnte gli capitera di rinvenire qualche cosa che ncssuno gli contrasti. II che vogliamo sperare ch1 ei faccia , parendoci di vedere in lui molte delle qualita a cio nccessarie. Anche il celebre cava- liere Nobili aveva in sulle prime smarrita alquanto la vera via, allorquand.0 pubblico quella ingegnosa bensi ma fantastica opera della Introduzione alia meccanica della materia j ma ebbe poi il giudicio c la forza di Go SAGGI DELL' ELETTR0-MAGNETIC0 j EC. vitornare sul buon scntiero, nel quale fecc que'grandi progress! die ognuno sa. Desklerando poi clie i lettori non trovino troppo sterile per la scienza questo nostro articolo, c pren- (lendo occasione dal veder citato a pag. i 3 della pre- scnte operetta clello Zantedescbi la tante volte ram- mentata osscrvazione elettro-magnetica di Piomagnosi, pubblicata nella Gazzetta di Trento del 3 agosto 1802, noi ne soggiungeremo qui solto per disteso la esposi- zione, trascritta da una copia a parte allora stampata, aggiungendo alcune nostre considerazioni. Articolo sul Galvanismo, 3 agosto, 1 802. — Trento. « II signor consigliere Gian Domenico de Roina- » gnosi, abitante di questa citta , noto alia rcpubblica » letteraria per altre sue profondc prodnzioni, si af- » fretta di comunicare ai fisici dell' Europa uno spe- » rimento relativo al fluido galvanico applicato al ma- s' gnetismo. « Preparata la pila del signor Volta, compos ta di ;5 piastrelle rotonde di rarne c zinco , alternate con un 35 frapposto interstizio di flanella uniettato con acqna y> impregnata di una soluzione di sale aminoniaco, at- » tacco alia pila medesima un filo d1 argento snodato » a diversi intervalli a modo di catena. L' idtima arti- st colazione di detta catena passava per un tubo di » vetro, dall' estremita esteriore del quale sporgeva » un bottone pure d' argento , unito alia detta ca- v tena. » Gio fatto , prese un ago calamitato ordinario , » fatto a modo di bussola nautica, incastrato in mezzo » d' una asse di legno quadra to, e levatone il cri- « stallo cbc lo copriva, lo pose sopi'a un isolatore di jj vetro , in vicinanza della pila suddetta. » Dato indi di piglio alia catena d' argento, e pre- » sala pel tubo di vetro suddetto, ne applico la estre- » mita o bottone all' ago magnetico, e tenutala a con- n tatto per pocbi secondi , fece divcrgere 1' ago dalla » direzione polare per alcuni gradi. Levata la catena DI F. ZANTEDESCHI. 6l 51 d' argenlo , 1' ago rimase fermo nella direzione di- ss vergente a lui data. Di nuovo applico la medesima >■> catena, faccndo divergere vicppiu il detto ago dalla » direzione polare, ed ottenne sempre chc l1 ago ri- » manesse nel luogo in cui lo aveva lasciato, di 35 modo che la polarita rimaneva interamente ammor- 55 tizzata (i). 35 Per ripristinare poi la polarita, ecco come il si- 55 gnor Romagnosi opero. Con ambe le mani strinse 33 fra il pollicc e F indice Y estremita dclla cassetta di 53 legno isolata senza scuoterla , e la ritenne cosi per 33 alcuni secondi. Allora si vide 1' ago calamitato muo- 55 versi lentainente, e ripigliare la polai-ita non tutta 35 ad un tratto, ma per successive pulsazioni, a sorni- 33 glianza d' una sfera(2) da orologio, destinata a se- 33 gnare i minuti secondi. 33 Questa espcrienza fu fatta nel mese di maggio, c 33 fu ripetuta alia prcsenza di alcuni spettatori. IU 33 tale cii*costanza ottenne pure senza fatica 1' attra- 35 zione elettrica ad una sensibilissima distanza. Egli '5 fece uso di un sottile filo di refe bagnato nell'acqua 55 pregna di sale ammoniaco, e lo raccomando ad una » cannetta di vetro, approssimo indi la catena d' ar- 33 gento suddetta al filo , a distanza d' una linea cir- 33 ca, e vide il filo volare a combaciarsi col bottom; 33 della catena, cd a volgcrsi in su, sempre attaccato 35 come nelle espei'ienze elettrichc. 55 11 signor Romagnosi crede di suo dovere di pub- 55 blicare questa espcrienza, che deve formar corpo 35 con altre in una memoria cli' egli sta componendo y> sul galvanismo e la clettricita , nella quale si riserva 33 di dar la relazione d1 un fenomeno atmosferico, che (i) «Per verificare poi vicppiu questo risiiltato egli approssimo » all' ago calainitalo alia niassima vicinanza possibile ( senza pero 33 toccarlo) ora un pezzo cli molla da orologio, ed ora alli'i stro- » meuti di ferro, i quali dapprima altraevano forteinente l'ago x medesimo ad una distanza qualtro volte maggiore ; ma essi , « solto 1' azione del galvanismo, non ebbero attivita di farlo muo- 33 vere nemmeno di un pelo >». Nota dell' urticolo originate. (}) Cioe indice. Edit. 6l SAGGI dell" ELETTRO-MAGNETICO . EC .- ogni anno accade in uu luogo del Tiivlo. viciuo al •• Premier . e che atTetta fortemente uu" intiera po- - polazioue . e le fa provare tutti gli efietti del galva- - nismo r . Nell1 esaminare il riportato articolo. pare, prima di tutto. di vedere the la pila adoperata dal Romagn )si fosse di quelle a colouua. col polo superiore isolato . con unito a un tal polo la piecola catena d' argeuto . \?. quale, ruentre era tenuta in rnano pel tubo di ve- tro. fosse pm*e isolata. Per conseguenza quando pose qnesta catena a contatto coll' ago magnetico isolato. Don pote aver luogo una corrente. ma soltanto una trasfosione di una minima quantita d'"elettrico tanto da portar quell" ago e il sn - - gno a equilibrio di ten- sione col polo della pila: la quale tensioue. se le coppie ssero state anebe ii5. avrebbc potato corrispon- dere a una distauza esplosiva di— — di pollice^ e sup- p sto cbe un tale ago col sosteguo avesse avuto una capacita equivalente a di una mediocre boccia di A -1 IOCK) Leida. sarebbe stata questa trasfusione equivalente a soli due milionesimi della carica di una suTatta boccia carica a una distauza esplosiva ni sei liuee: la quale ultima carica poi e essa stessa assolutameute iucapace. tras- correndo per un filo semplice. di muovere un ordiuario ago magnetico, abbisoguando a eio cbe lagosia reso astatico al modo di Nobili. e cbe il filo gli giri intorno qualcbe centinajo di volte. Quiudi e affatto impossi- bile cbe il movimento dell" ago sia stato prodotto dal- lazione elettro-magnetica di uua corrente. del genere delle azioni considerate da Oer>ted. Solameute . se la causa del moto fu veramente clettrica. si potrebbe dire ehe fa una ripulsioue fra il bottone d' argeuto e il polo toccato dall'ago: ma potrebbe, per avveulura. essere ancbe stato uu urto della rnano. alia quale doveva i ss r difficile di rimanere immobile, e ebe poteva avere spinto Pagodinn piccolo passo, riraanendo esso poscia fermato per atlrito nella nuova posizione am he dopo ri- tiralo il bottone d' argeuto. A questo attrito poi si puo Dl F. ZANTEDESCHI. 63 attribuire la insensibilila mostrata dalFago all'atlrazione dc'pezzetti cli ferro avvicinati. E il ritorno di esso al suo luogo quando veniva tenuto fra le dita il sostegno di legno , pote esscre prodotto da un leggiei'O tremore dclla mano die avcsse tolto l1 ago dalla sua immobili- ta. Noi non istimiamo per6 privc di nierito le osser- vazioni del Romagnosi, specialmente a quel tempo 5 patevano esse, segnatamente quella dell'attrazione col filo baguato , somministrare una comoda "manicra per mostrare vieppiu la identita delle proprieta del cosi detto fluido galvanico con quelle del fluido elettrico. Dell' azione delle forze molecolari nella produzioiic del fenomenl dl capillarita (*). 1. La teorica delle forze molecolari applieata alia spic- gazione degli efletti detti di capillarita costiluisce uno dei rami piu delicati della fisica meccauica. I fenomeni capillaii esposti da prima da Hauksbee davanti la So- cieta reale di Londra, furono teoricamente discuss! dallo stesso Hauksbee (1), da Newton (2), da Jurin (3), da Vietbreckt (4), da Segner (5), da Clairaut (6) e da altri. II dottor Young, una delle menti p:u sagaci die (*) La teorica flcll' azion capillare , secondo i perfezionamenti die le hanno arrccato il dottor Young ed il sommo geometra Pois- son, essendo mancaote nci Tratlati die servono di testo uelle scuole di fisica per le difficolta che presenla aci essere esposta, speriamo che sara ricevuta come un utile supplcmento ai detti Irattati la segucnle lezionc che il signor professor Mossolti ci ha comunicata, estratta dal corso di lisica maleniaica ch' egli delta Hell' Universita di Corfu. (I Dircttori.) (1) Haukshe'e. Sperienze fisico-mcccaniclie. Firenze, mdccxxi. (2) Newtonis Opticcs. Quacstio 5i. (5) Lecoiis de physique cxpcrimcntalc par Cotes, pag. 4»o ct suiv. (1) Tentamen theories qua: ascensus aqurv in tubulis capiUari- bus explicatur. Comm. Ac. Petrop. Tom. VIII c IX. (5) Commentarii Sac. Reg. Scientiar. Goitingensis. Tom. 1. (6) The'orie de la figure clc la tcrrc, pag. io5 e scg. 64 FENOMENI DI CAPILLA1UTA\ abblano avlito i tempi moderni, fu il primo che diede una teorica incomplela si in alcuni principj fondamen- lali , ma giusta di tali fenomeni (i). La teorica del dottor Young fa adonibrata da una piu cospicua, ma meno esatta di Laplace , che apparve poco tempo dopo (2). Finalmenle Poisson, nella sua opera Nouvelle theorie de Faction capillaire: ha tolto i difelti clic an- cor rimanevano alia teorica di Laplace , deducendo la spiegazione dei fenomeni capillars da una discussione csatla delle azioni dclle forze molecolari chc vi concor- rono. La teorica di Poisson e pero appoggiata ad una analisi astrusa, che malamcnte puo essere tradotta in linguaggio ordinario per un' intelligenza piii comune. Spero quindi clie riuscira accetto, che; partendo dalle nozioni piii reccnti , che gia abbiamo esposto, sulla vera costituzione de' liquidi , riconduca la spiegazione dei fenomeni capillari alle ingegnose idee emesse dal dottor Young. 2. II feuomeno di capillarita piu facile ad osservarsi s' uttiene immergendo un cannellino di sottil diametro ( in circa da o.mni5 a 3."lmo) in un liquido. Se il liquido e di natura tale da bagnare le parcti del cannellino, si vede la colonnctta fluida prendere nella sua super- ficie superiure una forma concava all1 esteriore c nion- tare ad un' altczza maggiore che non sta il liquido al- 1' esterno 5 se invece il liquido e di quelli che non s' at- taccano alle pareti , la colonnctta interiore presenta nella supcrficie superiore una forma convessa, e sta piu bassa. Paragonando fra loro le elevazioni o depression! deile colouuette liquide prodotte in tubi di diverso diametro, si trova che esse stanno , assai prossima- mente, nella ragione inversa dei diametri dei tubi im- piegali. E appuuto dalla sottigliezza dei diametri di questi cannelli paragonabili ad un capello , che questl ed altri fenomeni, dipendenti dalle stesse cause, hanno prcso il nome di fenomeni capillari. (1) Young. An essay on the cohesion of jluids. Phil. Trans. Dec. 10, 1804. (■2) Supplement ait eleuxierne livre de la Mecanique celeste et Sup- plement a la theorie de faction capillaire. Vol. IV. FEN0MENI DI CAPILLAR1TA\ 65 Non e necessario che il liquido che si eleva sopra o si abbassa sotto il livello estcriore sia contornato da slrette pareti, come quelle di un cannellino. Basta im- mergere due piani a piccola distanza fra loro, che si vede il liquido elevarsi od abbassarsi fra essi} ma le elevazioui o depressioui nou sono, in questo caso, che circa la meta di quelle che si ottengono con un cau- nello di diamctro eguale alia distanza dei due piani. 3. A prima vista pare che queste elevazioni o de- pressioui facciano un1 eccezionc ai principj generali che abbiamo esposti nelP idrostatica, dai quali risulta che il liquido deve porsi alio stesso livello in vasi comuni- canti. Ma nel dare quelle dimostrazioni non abbiamo avuto riguardo ad una circostanza particolare, che non c' interessava allora, e la quale, ora introdotta, ci pa- lescra chiaramente che queste variazioni di livello, anzi che fare eccezione, sono una conseguenza diretta dei principj secondo i quali sono state caratterizzate le forze molecolari, che ci hanno condotto a riconoscere la trasmissione delPegualita di pressione per ogni verso. Vedi la nota (i) a pag. 76. Abbiamo visto allora che immaginando condotto un piano attraverso la massa liquida, e sopra questo piano un piccolo prismetto fluido che gli sia perpendicolare cd alto quanto si estende P azione molecolare, se il li- quido non e soggetto ad alcuna pressione esteriore, le sue molecole si trovano a tali distanze che la somma delle repulsioni di quelle al di la del piano su quelle del prismetto rispettivamcnte piu vicine, e per Pappunto eguale alia somma delle altrazioni delle stesse mole- cole del fluido al di la del piano su quelle del prismetto rispettivamcnte piu lontane. E cosi che addiviene che il prismetto non ha nessuna tendenza a penetrare nel piano 0 a scostarsi da csso , e che il fluido e in ogni luogo in equilibrio e senza pressione. Questo vale per ogni parte del fluido posta ad una distanza dalla su- perficic piu grandc di quella alia quale si estende Pa- zione moleculare. Ma se immaginiamo il piano sccanlc condotto parallelamente alia supcrficie fluida, che ora supporremo orizzonlalc ed indtfinita, ad una profoudita Bibi. hai t. xevm. 5 66 FENOMENI DI CAPILLARITA1. minore del raggio dell1 azione molecolare , e si consi- dera il prismetto elevato perpcndicularmente su questo piano verso la superficie esterna, questo prismetto, es- sendo troppo corto, non offrira un numero sufficiente di molecole lontane per equilibrare 1' azione repulsiva delle piu vicine , esistera quindi un eccesso di repul- sione su queste molecole , ed esse dovranno allonta- narsi fra loro. L' allontanamento delle molecole sara maggiore, piu il piano sara condotto vicino alia su- perficie del liquido , cosi che andando verso questa superficie, s' incontrera un decrescimento rapido di den- sita che sara regolato dalla legge , che 1' azione repul- siva del fluido sottoposto al piano sulle molecole della porzione di prismetto, che ancor rimane per arrivare alia superficie, sia sempre contrabbilanciata dall1 azione attrattiva delle parti reciprocamente piu lontane, ondc la pressione si mantenga nulla per ogni piano. L' altezza dello strato, in cui succedera questo de- crescimento rapido di densita, sara sottilissimo , per- che 1' azione molecolare non si estende che a distanze insensibili , ma noi potremo col pensiero dividerla in tante falde tenuissime, in ciascuna delle quali la den- sita potra considerarsi come uniforme, o sia le mole- cole potranno considerarsi come equidistanti fra loro. Mentre dunque, nelle vicinanze dclla superficie, l'equi- librio delle molecole ncl verso verticale esige che il fluido vada decrescendo rapidamente di densita, quello nel verso orizzontale sussistera ancora, benche le mo- lecole siano compartite con una densita uniforme in ciascuna falda, perche ogni molecola si trovera sempre in mezzo ad un numero d'azioni orizzontali tutte eguali, provenienti dalle molecole che la contornano. Ma Tesi- stenza di quest' equilibrio individuale delle molecole, dipendente dalla loro uniforme scompartizione , non portera scco la condizione che la trazione nel verso orizzontale deile diverse parti del liquido tra se stesse sia nulla. Anzi h-ovandosi , nelle falde superficiali , le molecole a maggiore distanza fra loro che non istanno, quando il fluido e nello stato naturale, o nell1 interno del liquido, ove la pressione e nulla, ne segue, sccoudo FENOMENI DI CAPILLARITA'. 67 i principj die abbiamo esposti nell'Idrostatica, vedi in fiuc la suddetta nota (i), chc condotto per un punto qualunque della supcrflcic un piano verticalc , un Clo di molecole , perpcndicolare a questo piano , situato in una delle falde suddcttc e lungo quanto si estendc l1 azione molecolare, sara attratto verso il piano. Esi- stera quindi in ogni punto, lungo la superficie del li- quido, una trazione reciproca fra le parti, dalla quale ne proverra come wnnjbrza contrattile superficiale^ forza. che Segner, Motige e Young lianno bene previsto, ma della quale non era loro facile di assegnare con preci- sione la causa. 4. Limitiamo ora l1 estensione indefinita della supei*- ficie liquida , e supponiamo che, da due lati opposti, termini in due piani perpcndicolari ad essa e formati da materie solide. Se l1 azione d' uno qualunque di questi piani sopra un prismctto fluido perpendicolare cd alto quanto si estendc 1' azione sensibile molecolare, potesse essere eguale a quella del liquido, evidente- mente non ne seguirebbe alterazione veruna vicino a questo piano. Ma 1' azione del piano sul liquido e ge- neralmente diversa da quella del liquido sopra se stes- so. Se essa e minore, la superficie del liquido in virtu della sua forza contrattile si stacchera dal piano, e se e maggiore , il fluido sara attratto e compresso verso il piano e montera lungb' esso. Gonsideriamo questi due casi a parte. Nel primo caso il fluido , staccandosi dal piano , estendcra, in continuazione delle parti staccate, la sua superficie libera, nclla quale si creera successivamente una trazione eguale, e se l1 azione del piano solido sul liquido fosse nulla, questo scoslamcnto durerebbe fino a tauto che la superficie cilindrica e libera del liquido, divenuta convessa , piegherebbesi tangenzialmente sul piano : al disotto il liquido rimarrebbe contiguo col piano, e godrebbe tutto lungo di esso di una trazione eguale a quella della superficie libera, poiche Tazione del piano sul liquido e supposta nulla. Se invece 1' a- zione del piano sul liquido sara quajehe cosa, la tra- zione della superficie liquida alligua al piano riuscira 68 FEN0MENI DI CAPILLARITA' niinore, perche ivi il liquitlo si trovera meno rarefalto, e si presente bene che esso si stacchera dal piano fino a tanlo che la componente verticale della sua trazione, nella superficie libera, sia eguale alia trazione della superficie in contatto col piano. Allora queste due forze si equilibrcranno j e la superficie libera si unira a quella attigua al piano sotto un ccrto angolo che, come ve- dremo in seguito, l'iesce costantc per ogni sostanza solida con un dato liquido. Quello che succede da una parte vicino alia super- ficie di uno dei due piani, deve egualmente accadere dalla parte opposta vicino all' altro piano. La superfi- cie cilinclrica libera del liquido si trovera cosi come attaccata nclle sue estremita alle due superficie piane contigue coi piani solidi, e come esiste lungo di esse e nei loro punti di giunzione colla superficie libera una forza contrattile, questa superficie sara tirata in basso, comprimera il fluido sottoposto:, e se i due piani sono assai vicini, quest' effetto risultera molto sensibile, ed il liquido s' abbassera fra i due piani, al disotto del livello esteriore, sino a tanto che le suddette forze di trazione saranno equilibrate dall1 aumento di pressione che il liquido, piu alto esteriormente ai piani, esercita in virtu del suo peso. Nel secondo caso, 1' azione attrattiva dei piani so- lidi sopra il liquido contiguo essendo maggiore di quella del liquido sopra se stesso , il liquido contiguo verra compresso c montera lungo le superficie dei piani, che verranuo cosi copcrtedi vmacappafluida, ciascuna delle quali si unira in basso colla superficie libera del liqui- do} le due parti formcranno congiuntamente una su- perficie continua libera, concava per infuori, che ter- minera tangenzialmcnte sui piani, e nella quale esistera una forza di trazione. Questa forza nelle due estremita opposte trarra verticahnente verso 1' alto la superficie concava del liquido, tendendo a staccarla dal liquido sottoposto : le particelle contigue inferiori si dirade- ranno quindi un poco, il liquido adiacenle acquistera quindi una forza di trazione per se stesso , e seguira il movimento asceusivo della superficie libera. Quando FEN0MEN1 DI CAPILLAIUTA\ G9 il peso della colonna liquida elevata equilibrcra lo sforzo di trazione delle due falde laterali, allora il movimento si arrestcra e sussistera 1' equilibrio. Sono lc condizioni dell' equilibrio del liquido in questi due casi ed in altri consimili, cbe la teorica dell' azione eapillare si propone di determinare. 5. Per dare uu' idea del niodo con cui queste condi- zioni devono cssere considerate , conviene premettere alcune nozioni sulle proprieta delle supcrficie curve che sostengono una pressione 0 tensione. Si dimostra nella statica che, se una superficie c animata in tutti i suoi punti da forze cbe le siauo perpendicolari, que- sta superficie soffre una pressione 0 tensione costanlc in tutte le sue parti, e la forza da cui e animata in ciascun punto e eguale al prodotto di questa tensione per la somma dei valori inversi dei raggi di massima e minima curvatura, od in generale dei raggi di cur- vatura di due sezioni normali fra loro. Onde scbiarire con un esempio questa proposizione, supponiamo che sopra una superficie solida cilindrica sia tenuta tesa una tela o superficie flcssibile per mezzo di forze applicate alle sue estremita, perpendicolarmente alPasse e tangenti alia sua superficie. Bastera per que- sto caso considerare 1' equilibrio di una sola zona , o sczione fatta perpendicolarmente all1 asse •, che qucllo che si dice di questa sezione sara egualmente applica- bile ad ogni altra , e quindi alia tela intera. Sia dun- que A M B, fig. 2, questa sezione, P la forza applicata JO FENOIIEXI DI CAPILLARITA'. ia A cd in B tangcnzialmentc, chc tengono tesa la benda di tela corrispondente-, come questa benda non puo premere cbe perpendicolarmente sull' arco sotto- posto, la sua tensione dovra essere costante in tutla la sua estensione ed eguale a P, e la forza di pressio- ne, che essa esercita in ciascun punto M dell' arco A M B , sara in ragione inversa del raggio C M del circolo osculatore alia curva nel punto M} 1' altro rag- gio di curvatura essendo in questo caso infinito, e per- ci6 nullo il suo valore inverse La tensione di questa benda offre un1 immagine del- 1' azione contrattile della superficie di un liquido in una sezione contenuta fra due pareti solide , piane , parallele e vicine fra loro, e fatta perpendicolarmente ad esse. Siccome 1' azione molecolare non si estende die a distanze insensibili, se noi immaginiamo che in un punto qualunque M, fig. 3, di uua tale sezione, e ad una distanza sensibile dalle pareti, sia descritto un circolo osculatore, tutte le molecole che nella stessa sezione hanno un' azione sensibile su di un filetto fluido perpendicolare, nel punto M , alia superficie, potran- no considerarsi comprese in questo circolo} e come la densita lungo la superficie , ad una distanza sensibile dalle pareti non varia che per gradi insensibili , la FENOMEN'I DI CAPILLARITA . n I risultante delle azioni di lutte queste molecole dovra esscre nella dirczione del raggio osculatore C M, o sia pcrpendicolare alia superficie, poicbe tutto potra con- siderarsi simmclrico da una parte e dall' aitra. Di qui nc segue dunque cbe la trazione del liquido nella su- perficie, proveniente dalla maggiore rarefazione delle molecole, sara in ogni luogo la stessa, e la risultante a cui da luogo 1' eccesso di attrazione fra le parti del fluido sopra la ripulsione, combinato colla curvatura della superficie, sara in ragione inversa del raggio di curvatura. La trazione non potrebbe neppure risultare diversa da una superficie all' altra per uno stesso liquido, per- cbe le forze molecolari non estendendosi cbe a distanze insensibili, la risultante delle forze cdrrispondenti ad un punto della superficie non potrebbe variare, tutte le volte die la disposizione del liquido intorno a quel punto fosse eguale, e percio tutte le volte cbe il rag- gio di curvatura venisse ad essere lo stesso. Bastera quindi cbe due superficie s' incontrino ad avere. in uno dei loro punti , due raggi di curvatura cguali, af- finchu la trazione venga ad essere la stessa nelle flue superficic. La trazione e dunque indipendente dalla nalura della superficie, ed e eguale a quella cbe ab- biamo visto sussistere in una superficie piana. Indicbc- rcmo con T il valore di questa trazione. 6. Gio posto, prendiamo ora in considerazione il caso in cui il liquido si trova depresso fra i due piani. In questo caso Y azione della sostanza delle pareti sulle molecole del liquido deve essere minoi'e di quella del liquido sopra se stesso. Se la sostanza delle pareti avesse la stessa azione, il liquido conliguo alle pareti avrebbe la stessa densita cbe ncll1 inlerno : se quella sostanza non avesse azione ncssuna, il liquido lungo le pareti avrebbe lo stesso stato di rarefazione cbe nella superficie libera. L" azione delle pareti essendo inter- media fra questi due limili, la cappa liquida contigua acquistcra un grado intcrmedio di rarefazione, e quindi godra di una forza di trazione intermedia. Dinotando con 0 la diminuzione di trazione cbe sofire la cappa 7 2 FENG1WENI DI CAPILLARITA' contigua del liquido per Tazionc Jellc pareti, T — 0 sara 1' espressione della trazione die possicdc questa cappa. Al luogo di giunzione della superficic libera del li- quido colla superficie contigua alle pareti;, il passaggio si fara ancora per una curva , ma la curva torcera ra- pidamentc. La risultantc delle atlrazioni su d1 un pri- smetto nella superficic libera non sara piu perpendi- colarc ad essa , perche questa risultante sara influen- zata dalF azionc delle pareti, e la trazione passera ra- pidamente dal valorc die ha luogo nella superficie li- bera a qucllo clie ha luogo lungo le pareti. Ad una distanza appena sensibile dalle estremita. dell' arco di giunzione le forze torneranno ad essere perpendicolai'i alle supeificie, e le due trazioni costanti. Ora, sicco- me la risultante delle azioni delle pareti su ciascuna molecola dell' arco di giunzione e sempre evidentetnente perpendicolarc alle stesse pareti , e d' altronde il li- quido nelF interiore non fa che comporre la sua den- sita in modo da resistere alle azioni che si esercitano sulla sua superficie, potremo paragonare 1' equilibrio dell' arco di giunzione a qucllo di un pezzo di cate- naria di una densita variabile animato da una gravita pei'pendicolare alle pareti, c si sa che, in questo caso, la tensione del punto infimo e la componente, perpen- dicolarc alia gravita, della tensione nell1 estremita della curva devono essere, per l' equilibrio, eguali. La cora- ponente della trazione della superficie libera, nella di- rezione verticale dovra dunque essere eguale alia tra- zione della cappa contigua alle pareti, e detto m l' an- golo che la tangente alia superficie libera nell' estre- mita superiorc dell1 arco di giunzione fa colle pareti, si dovra avere questa prima equazione (a). T cos. a = T — 0 Ora T — 0 essendo costanti per uno stesso liquido e una stessa sostanza delle pareti , anche w dovra es- sere costantc qualunque sia la superficie libera del li- quido. Una forza contrattile eguale a T — 0 operera an- che dair altra parte contigua air altra parete , e la FENOMENl DI CAP1LLARITA . 7 3 superficie libera sara portata in giu da queste trazioni sino a tanto che la pressione idrostatica, provcnieute dal peso del liquido che conserva una maggiore altezza esteriormente , sara in grado di equilibrarle. Se si chiama P il peso del liquido che potrebbe riempire le parcti interiormente siuo all' altezza del li- vello esteriore, cioe il peso che potrebbe equilibrare la pressione esteriore, questa sara la misura delle due trazioni verticali 5 e detto s lo spessore] della sezione nella cui lunghezza la trazione T — 0 e esercitata, si dovra avcre (1) P = 2 (T — 0 ) . s = 2 T. g. cos. B. 7. II secondo caso, in cui 1' azione delle pareti sul liquido essendo maggiore di quella del liquido sopra se stesso, il liquido viene compresso e rnonta su per le pareti, e piu semplice a considerarsi. La cappa liquida che viene a coprire le pareti forma una continuazione del resto della superficie libera del liquido, che va cosi a terminare tangenzialmente sulle pareti. Come quella cappa ha sempre uno spessore maggiore della distanza insensibile in cui operano le azioni molecolari, acqui- sta nella sua superficie esteriore un decrescimento ra- pido di densita ed una trazione eguale a quella della superficie libei-a. La superficie libera viene cosi a ri- sentire dai due lati una trazione verticale che la sol- leva in alto. Al suo elevarsi le molecole sottoposte [si rarefanno, acquistano una forza di trazione per la su- perficie libera che ascende e ne seguono il movimento, e questo movimento s' arresta quando il peso della co- lonna liquida innalzala equilibra le due trazioni latc- rali. Se dunque si chiama ancora P il peso di questa colonna, si dovra avere (O P=2T.? 8. Gi.apossiamo da queste due equazioni, segnate (1) e(i'), dedurre la legge spcrimentale , che abbiamo enunciato in principio, che le elevazioni o depressioni di uno stesso liquido fra due piani sono in ragione inversa delle distanzc dei piani. Sia infalli cl la distanza y4 FEN0MENI DI CAPILLARITA\ dei due piani , a la depressione od elevazione del liquido interno , sotto o sopi'a il suo livello esteriore, come la distanza d e supposta assai piccola, ed il peso del liquido che formerebbe la convcssita o l-iempirebbc la concavita dell' estremita superiove dclla colonna e tras- cm-abile , sara, detta g la gravita, e A la densita del liquido, il peso P espresso prossimamente da g. A. <;. d. a, e le equazioni (2) e (2') daranno cosi g[4 { Jfl= 2 (T ©) 5 t= 2 T £ COS 61 g\$da — iTi dalle quali si ricava s(T — &) 1 n T— " : __ n S* •>. T II coefficiente di —-? essendo costante, in tutti i casi, per uno stesso liquido e per pareti di una stessa so- stanza, le depressioni od elevazioni a saranno dunque prossimaniente in ragione inversa delle distanze dei piani. 9. L' equazione (a) e una di quelle cbe i geometri cbiamano un' equazione ai limiti, e vale pel contorno della superficie libera. Per avere 1' equazione corrispon- dente ad un punto qualunque di questa superficie , prendiamo a considerare 1' cquilibrio di un filctto fluido cilindi'ico , cbe parte dalla superficie esteriore, discende nel liquido ad una profondita maggiore dei due piani, poi si torce e rimonta verticalmente fra mezzo ai due piani ad una distanza sensibile da cssi (fig. 4 e 5 ). T FEXOMEXI DI CAPILLARITY . 7$ Arrivato vicinissimo alia superficie, supponiamo clic il filctto si piegbi per terminare perpcndicolarmente ad cssa. La pressione sulla superficie cstcriore essendo supposta nulla , il filetto dcscritto nou soffrira nella sua estrcmita, in qucsta superficie piana , pressione alcuna. L' azione delle molccole del liquido interno clie forma il canale in cui il fdetto e racchiuso, sara pure nulla sino nelle vicinanze della superficie inte- riore , perche dividendo questo canale in tanti anelli, ciascun anello produrra due forze eguali ed opposte sulla massa del filetto fluido. Cosi, prescindendo dal- 1' azione nella superficie libera interiore ai piani, il fi- letto fluido non sente che la pressione idrostatica pro- veniente dal peso : e se chiamiamo z la difFerenza di livello fra Pestremita interiore ed esteriore del filetto fluido, (7 1' area di una sua sezione, A la sua densita, questo filetto sara spinto da una forza g A a z , verso 1' alto 0 vet-so il basso, secondo cbe 1' altezza del li- quido esteriore sara maggiore o minore cbe nell' inte- riore dei due piani. Ora abbiamo visto sopra cbe P attrazione delle molecole nella superficie libera inte- riore, combinata colla sua curvatura, fa nascei'e una forza che spinge la porzione di filctto fluido, perpen- dicolarc alia stessa supcrficie, per indentro o per in- fuori , secondo cbe la superficie e convessa 0 concava csteriormente , forza cbe e misurata in ogni punto da T — , p indicando il raggio di curvatura} si dovra dun- que avcre, per P equilibrio di questo filetto, P equa- 2 \ ma che tutte non operano sensibihnente che dentro i limiti di » distanze insensibili, i fluidi differiscono dai solidi, in quanlo che » le forze che ciascuna molecola spiega sulle altre, sono, pro- 33 babilmente per causa di un maggiore suo scostamento, indi- 33 pendenti dall' orientazione degli assi della sua figura. Queste » forze agiscono dunque egualmente tutt' all' intorno di ciascu- k na molecola, e non sono variabiii che colle distanze; ed aflin- m che un tluido non soggelto a forze esteriori , sia in equilibrio » ad una profondila seusibile nel suo interno, per le sole azioni 33 delle forze molecolari , vale a dire , affinche una molecola qua- 33 lunque si ritrovi sempre in mezzo d' un numero siminctrico d'a- » zioni , e non sia attralta o respinta piu in un verso che in un » altro, converra che le molecole siano tulte uniformemente distri- » buite le une intorno alle altre, e che quindi la densila del fluido 35 sia uni forme. 33 Per coucepire come in una massa di un tal fluido possa esi- ;> slere una pressione o trazione, immaginiaino condolto attraverso 33 di cssa un piano fig. I, e sopra un elemenlo di questo piano, e ;-• perpendicolarmente ad esso un piccolo prisma del liquido , alto 33 soltanto quanto si estende 1' azione sensibile delle molecole po- >. ste dall' altro lato del piano. L' equilibrio non sara tolto se sup- 33 poniamo che per un islantc questo prisma venga a consolidarsi. 33 La somma delle azioni che le molecole poste dall' altro lato del >» piano esercitano sopra tutte quelle del piccolo prisma , sara va- 3; riahile secondo che ll fluido sara in 11110 stato di pressione o di 33 trazione. Se le molecole si trovano a distanze tali che le azioni 33 ripulsive del fluido al di la del piano sulle molecole del prisma, 33 che sono rispettivamente piu vicine , siano eguali alle azioni at- >3 trallive sulle molecole rispettivamente piu lonlane , il prisma 33 non e ne respinto, ne atlralto verso il piano ; ed in questo 33 caso il fluido e nello stato uatiuale, non soggetto a pressione o ^ 8 FENOMEEU DI CAPILLAIliTA\ » trazionc vermin. Se il fluido e compresso, le sue niolecole si » avvicinano, benebe impercettibilmente j c come per questo av- » vicinamento le lorzo repulsive, fra le molecole rispcttivamente j) piu vicine, crescono in maggior ragione delle altratlive fra le » molecole rispettivamenle piu lontane , il prisma si trova respin- » to; con questa rcpulsione resiste alia pressione die tende a farlo » passare al di la del piano, e cosi questa pressione viene ad es- « sere contrabbilanciata dall' azione stessa del fluido (a). Se il « fluido e stiralo, le sue molecole si allontanano; coll' allontauarsi, « le azioni atlrattive sul piccolo prisma vengono ad eccedere le « repulsive , le quali decrescono piu rapidamente coll' aumentare « delle distanze reciproche delle molecole , e per mezzo di un » tale eccesso di attrazione il fluido dislrugge 1' azione die tende 33 a staccare il prisma dal piano. Quest' ultimo eccesso e sempre 33 assai debole nci liquidi, perche essi non oppongono die poca 3> resistenza ad essere divisi; pure esiste, e varii fenomeni si co- 33 noscono in cui i liquidi manifestano un' attrazione sensibile » prima d' essere separati dal resto della niassa. 3> Da queste considcrazioni dobbiamo quindi concliiudere, die 33 esiste per ogni fluido una certa distanza fra le molecole, Delia » quale le diverse parti del fluido non si atlraggono ne si respin- 3j gono fra loro , e nella quale il fluido non sostiene piu pressione 33 o trazione alcuna , ed e coslituito in quello stalo die cbiamiamo j> stato naturale. Se questa distanza viene a diminuire, le parti 33 del fluido si respingouo reciprocamente, e soslengono una pres- 33 sione; viceversa se viene ad aumentare, le parti del fluido 33 si attraggono reciprocamente e resistono ad una trazione »». (a) Quolli clie conoscono il calcolo difTerenziale ed integrale scorgeranno in questo passo la ragione per cui , nella valutazione delle risultanli delle forze molecolari , non e lecito sostituirc gji integrali alle somme delle azioni che le molecole escrcitano fra di loro. Infatli , se si considerasse il liquido come una massa conti- nua , per un auuienlo o diminuzione della sua densita le risul- tanti delle forze altratlive e repulsive sul piccolo prisma cresce- rebbero o diminuirebbero lutte nella stessa proporzione , clie e quella del quadrato della densita , e non ne potrebbe mai risul- tare un eccesso di repulsione o di attrazione per resistere alia pressione o trazione a cui il prismetto fosse soggetto. Lo stesso non avviene quando si considera la massa come discreta o formats da molecole separate. Le repulsioni ed attrazioni delle niolecole cssendo funzioni delle loro distanze, un avvicinamento od allou- tanamento delle molecole ha un elTetto molto piu sensibile sulla Minima delle azioni delle niolecole rispettivamenle piu prossime, che sono quelle che si respingouo, che uou sulla soinma delle azioni delle molecole rispettivamenle piu loutane , che sono quelle che si attraggono, e percio la ripulsione sul prismetto viene a sorpas- sare od a restar al di soLlo dell' attrazione, tosto che le molecole si avvicinano o si allontanano: S'intendc altresi come le considc- razioni delle molecole separate, o l'impiego delle somme in luogo degli integrali sia richiesto dal la circostanza, che le forze cam- hiano di segno col variare delle dislanze, come l'oisson lo osservo per il primo. FENOHffiNI DI CAPILLARITA'. 79 NOTA (2). Formole pel calcolo di alcuni fenomeni di capillarita : i.° L'altezza a, a cui si eleva un liquido fra due piani Verticali paralleli e vicini, che sono bagnati dal liquido, e data da « = -^ — ('-t): 2 ?• essendo la distanza dei piani , c 7r il rapporto della circonferenza al diametro. •2." La depressione — a di un liquido fra due piani, come i pre- cedenti, ma che uon sono bagnati dal liquido, e data da t* / 3 w fr \ — a = /' ( — sm. 2 w -+ cos. w) : 2 r \ 4 24 / « essendo V angolo del conlatto del liquido colla materia dei piani , inisurato da quello che la normale^ dalla parte esterna alia super- licie del liquido, fa colla perpendicolare alia parete piu prossima. 3.° L'altezza di un liquido, in un piccolo tubo cilindrico e ver- ticale, e espressa da r 3 essendo r il raggio di una sezione orizzontale del tubo. 4.0 Se il tubo e un po' ampio, cosi che — sia una frazione,al- lora si ha iVZ a =5 — — e essendo / = /'+ (l/T- i)r, 5.° La depressione in un piccolo tubo cilindrico verlicale , non baguato dal liquido, e data da ■-, • (cos.a gi -+- % sin ' go — -), )s.-> co V 3 3/ 6." Se il tubo non e molto sottile , allora si ha la depressione dalla formola 4 V r. V~i ■ |/t Z - sin. Q — ' x z — c 8o FENOMEiNI Dl CAPILLAMTA'. cssendo I == r + ( i — cos. 5)r|/a>a~-t+ 2 $. 7.0 Per ung goccia di un gran diamelro, ir, di un liquido che 11011 bagna il piano orizzontale su cui c versala, si ha L'altezza cspressa da a =. r I/2 cos. — w -+- ( 1 — sin.3 ('-^«-r-) ^ = 7T TO rt /' -f- 7T m T* r Sill. CO. io.° Per 1'acqua, nella temperatura di S°,5 centigradi, si ha, secondo le csperienze di Gay-Lussac, t = 3mn>,8888 , il millimetre cssendo 1' unita lineare: ed e t* = 2 — , A dinolando la den- sita del liquido, g la gravila, c T la forza conlrallile dclla superfi- cie libera dell'acqua. Pel mercurio si ha, secondo le esperienzc dello stcsso fisico , nella temperatura di i2°,5 centigradi, t =1 2,554^; e per 1'angolo del conlatto » = 4 5° 5o'. I 8i Osservazioni ed csperienze elettro-fisiologiche dirette ad instituire la elettricita medicaj del signor P. G. Grimelli. Un volume in 8.° di pag. 332. Modena } presso Vincenzi e Rossi, 1839. Prezzo lir. 4- 5o ital. Esperienze sulla esislenza e le leggi delle correntl elettro-fisiologiche negli animali a sangue caldo3 eseguite dai projessori Francesco Puccinotti e Luigi Pjcinotti nel gabinetto Jisico delVUni- versita di Pisa, nei mesi di Giugno e Luglio del 1839. Un volumetto in 8.° di pag. 90. Pisa, presso i fratelli INistri, i83g. Esperienze intorno alle correnli elettro-fisiologiche negli animali a sangue caldo } del dottor Leovi- gildo Paolo Fario e del prqfessore France- sco TjANtebeschi j Memoria prima, inserita nel volume III 3 fascic. 2.0 e 3.° del Memoriale dclla medicina contemporanea ; di pag. 4o, in 8.° p^ene- ziat 1840. Conosce ognuno que' bei versi del Mascheroiii : E se per entro agli Epidaurii regni Fama gia fa die di Prometeo il foco , Che scorre aWuoni le membra 3 c tutte scote A un lieve del pensier cenno le vene 3 Sia dal del tratta dettrica scintilla } Non tu per sogno ascreo V abbi si tosto. Ikvito a LesbiAj verso 33 1 e seg. Ne dopo omai cinquant1 anni vcnne ancora una tale opinione relegata fra i sogni} anzi, quantunque appog- giata soltanto a probabili congetture , ha conservato molto favore presso diversi rispettabili fisici e medici. E infatti essendo l'elettrico prontissimo a propagarsi in cevte qualita di corpi , quali sono quelli degli ani- mali, atto a produrrc scotimcnli nelle membra, e sen- sazioui particolari nel cervello. e numerosissimi effctti Bibl. Ital. T. XCVJII. 6 8a OSSERVAZIONI ED ESPERIENZE chimici , scmbrerebbc poco verisimile die la Provvi- denza avesse lasciato inopcroso negli animali un si ef- ficace principio , mentre sc ne veggono sempre nuovi effetti nella natura inorganica: tanto piu che i fe- nonicni presentatici da alcuni pcsci, ci mostrano pos- sibilissima 1' attivazione di corrcnti elettriche per mezzo di opportune funzioni animali. Si attribuirebbe quindi assai volontieri a questo ente il trasporto di alcune almeno delle sensazioni dagli organi sensorii al cervel- lo, la trasmissione de7 comandi dell'anima alle mem- bra , e verisimilmente molte altre funzioni. Ma da una tale possibility e convenienza v'ha di- stanza grandissima alia certezza, la quale non puo essere stabilita die da prove sicure. E queste non si possono trovare cbe in uuo spassionato e diligente esame de' fatti che i corpi animali presentano, osservando se per avventura abbiano in essi effettivamente luogo delle correnti elettriche. A questo studio si sono appunto accinti, fra gli al- tri, i dotti di cui abbiamo annunciato le opere. II primo di essi, cioe il signor Grimelli , prende a trat- tare l'argomento in un modo assai generate^ conside- rando tanto gli effetti che hanno luogo negli animali in conseguenza dell' elcttricita esterna , quanto gli ef- fetti che possono dipendere da quella sviluppata in essi medesimi. E per riguardo a quest1 ultima, la sua conclusione si e, di dubitare assai che veramente si ef- fettuino negli animali delle important! operazioni di- pendenti da sifFatta elcttricita, conclusione stata emessa alcuni auni addictro anche dal celcbre Nobili (i). Noi non entreremo a decidere intorno a questa conclu- sione, essendo cosa troppo delicata , e che da noi richie- derebbe fatti e non ragioni. Diremo solo che ci parve di vederc nel signor Grimelli una grande pacatezza e imparzialila nellc discussioni, cosa assai giovevole per raggiungerc il vero. Aggiungeremo per altro che ci sarebbe piaciuto ch' cgli avesse fatto come a Pisa e a Venezia, cioe che avesse preso per compagno nelle (i) Mcmovie cd osscivazioni , T. I, p;ig. i5. ELETTRO-FISIOLOGICHE. 83 sue osscrvazioni ua qualche valcnte fisico} il quale gli avrebbe saputo additare le piu fine e sicure mauiere per riutracciare le minime correnti elettriche , e i modi di intcrpretare con tutta giustezza i fenomeni che fossero apparsi. Diremo anche, per riguardo alio stile, che a- vremmo amato di vcdere adoperate parole e mauiere piu comuni : il che avrebbe i*eso piu piano il libro e piu caro a leggersi. Quanto non innamorano, per esem- pio, gli scritti del cavaliere Nobili ! ne' quali , oltre al trasparire tanta profondita d' ingegno e tante amabili qualila di cuore , si riscontra altresi uno stile lucidis- simo , con frasi sommamente evidenti cd espressive. Tra le cose particolari poi che trovamrno degne di osservazione in questo libro, noteremo: i.° Una bella maniera da lui immagiuata per ri- durre le rane atte alle sperienze elettro-fisiologiche. Ed e di metterle in fondo a qualche vaso , e versarvi sopra, o d'un sol tratto o a riprese , alcune goccie di qualche olio cssenziale, ovvero di etere, o d'alcool, o di gcneroso liquore alcoolico. La rana si agita per alcuni minuti, e poi rimane coll' apparato rnuscolare di loco- mozione immoto e rilasciato:, ed estratta subito dal vaso, ella e ancor viva, ed assai accoiicia alle sperienze cd osscrvazioni elettro-fisiologiche. Perocche e pochis- simo sensibile ai piu ordinarii stimoli , potendosi ma- ncggiare, scuotere, pungere, recidei'e comunque, senza che si scuota, ed e invece sensibilissima alle azioni elettriche (pag. 65). 2.° Le sensazioni acide od alcaline prodotte sulla lingua dalle correnti elettriche, eccitate da una pila di poche coppic, sono minime allorquando si applica uno de' poli alia lingua c Faltro a qualche punto del volto o del collo^ mentrc le suddette sensazioni riescono ol- tremodo marcate, tenendo fermo Tun polo sulla punta di essa lingua, e applicaudo Faltro al di sotto del condotto auditivo, tra la apofisi mastoidea e la branca ascendente della mandibola inferiore, regione della cute assai prossiuia al tronco nervoso glosso-faringeo^ il quale auche in tal niodo si mostra esserc il nervo del gusto, a froute degli altri nervi che si distribuiscono sulla lingua (pag. 159). 84 OSSERVAZI0NI ED ESPER1ENZE 3.° Le contrazioni simpatiche de' muscoli delle rane, le contrazioni cioe die nascono da una azione sui ri- spettivi nervi , si possono ottenere assai bene coll' in- terporre fra i nervi crurali e la colonna vertebrate un filo . sia di metallo sia di altra natura, col tendere le due estremita di questo filo e col farlo vibrare, aven- dosi con cio delle vive contrazioni nei muscoli dipen- denti da que' nervi (pag. z^i). Ad assai divcrsa conscguenza tende il lavoro de' professori Puccinotti e Pacinotti. Consiste esso in una serie di sperienze, dalle quali seinbra loro di poter dedurre clie effettivamente ne' corpi anitnali possa- no eccitarsi delle correnti elettriche dipeudenti dalla vitalita. II modo di sperimentare che loro maggior- mente riusci, fu di premiere due lancettoni di platino muniti di manicbi di leguo, e congiunti co1 due capi del filo d' un delicatissimo galvanometro , atto pero piuttosto ad indicare le correnti idroelettriche anziche le termoelettriclic , di immergerc questi due lancettoni V uno, per esempio, in un muscolo degli arti posteriori d' un coniglio, e l'altro ncl ccrvello. Vedevasi con cio manifestata assai costantemente una correute elettrica , clie camminava con forza piu o meno grande. ma sem- pre nello stesso verso , e che non dipendeva punto ne da termo-elettricismo, e nemmeno, a quanto sembra, da cterogeneita de' lancettoni o de'materiali in cui i lan- cettoni s'infiggevano, ma bensi da un'azione della vita- lita:, perocche cessavano o s' indebolivano assaissimo que' segni colla morte dell'animale; e sc dopo le spe- rienze ponevansi i due lancettoni nell' acqua, non pre- sentavano sensibile eterogeneita. La vitalita poi potreb- be, sccondo i due autori, operare in due diversi modi, sui quali pero essi si astengono dal decidere. L1 uno consisterebbe in un' azione puramente vitcde^ tale cioe (se noi intendiamo bene il loro pensicro) che il ccrvello essendo cccitato dallo stimolo di quella ferita, ponga in moto una corrente elettrica, la quale camminerebbe an- che se dopo l1 azione dello slimulo que1lancettoni venis- sero a mancare \ ma trovandosi essi prescnti, vi si intro- duca e vi cainmini per unabuonaporzione in grazia della ELETTR0-F1SI0L0GICHE 85 conducibilita (c in tal caso sarebbe da ammettere che an- che altri stimoli possano generare di tali correnti, le quali pero caniminino inavvertite per non sapere noi in che modo renderle palesi). L' altro modo secondo cui po- trebbe operare la vitalita, consisterebbe nel disporsi per essa le parti animali contigue ai lancettoni in guisa tale che esercitando clle su questi quelle furze fisiche che sono inerenti alia loro uatura chimica e alia loro collocazione, ne debba aver origine la detta corrente (e in questo caso mancherebbe la corrente al mancare de' lancettoni. quantunquc avesse luogo per qualche altra causa un simile stimolo, laddove essa corrente vi sarebbe quando in una qualche guisa si potcsse avere la stessa disposizione di parti): e anche in questo caso si terrebbe l'effetto come dipendente dalla vitalita, in quanto che sarebbe essa quella che pori'ebbe e manter- rebbe le parti animali in siffatta disposizione.Tale edun- que il concetto dedue autori, seppure noi abbiamo bene iuteso. Non si azzardano pero essi, come dicemmo, a de- cidere quale de' due modi sia il vero } il quale e per avventura una combinazione di entrambi. II nostro av- viso poi, riguardo a queste sperienze , si e che esse ci pajono ben condotte, c che molto probabili ce ne sem- brano le couseguenze. E queste sono senza dubbio im- portantissime, e del tutto meritevoli che, giusta F invito fattone dai dotti due professori , voglia altri ripetere cotali prove, per togliere ogni dubbiezza che ancora puo rimanere. Si bramerebbe poi tolla un' incertezza per ri- guardo alia direzione della corrente, avendo noi su cio trovato della differenza a pag. 67, lin. 1 8 della Memo- ria, e a pag. III. lin. 20 dell'Appendice. Noteremo anche che nel verificarc l'omogeueita de: lancettoni di platino, operavano, secondo noi, assai piii avvedutamente quando li tuffavauo neH"1 acqua salsa, che quando li meltevano nella distillata: giacche con quest' ultima, se anche 1' cterogeneita de'duc pezzi metallici fosse stata tale da eccitare qualche corrente, questa doveva apparir legge- rissima in un liquido di si poca conduttivita (ci si per- metterebbe questo vocabolo, invece di quello di eoiulu- cibilita?), trattone il caso che essi pezzi fossero stali 86 0SSERVAZ10NI ED ESVERIENZE vicinissimi, stando, per esempio, separati soltanto da un sottilissimo foglio di carta , colla quale sottigliezza fosse diminuita in gran parte la resistenza al camraino dell' elettrico. All' invito di ripetere le sperienze or ora citate, lianno cominciato a rispondere a Venezia il dottor Fario e il professore Zantedeschi , colla Memoria di cui abbiam dato rannuncio:, nella quale non solo tro- vano veri i risultamenti de' professori di Pisa , ma fanno altresi qualcbe passo piii innanzi. Perocche (se non avvenne qualcbe errore nelle loro osservazioni) essi trovarono, che introducendo sotto la cute, per esem- pio d'una coscia, un ago annesso a una delle estremita del filo d'un galvanometro, e immergendo un altro si- mile ago sotto la cute del capo sino a entrare legger- mente nel cervello, trovarono, diciamo, una corrente che per entro al galvanometro si dirigeva dalla coscia al cervello. E invece, denudando le parti dalla cute, ed immergendo profondamente i due agbi 1' uno nel mu- scolo della coscia, e 1' altro nella massa cerebrale, si aveva nel galvanometro stesso una corrente moventesi dal capo verso essa coscia. Abbiam detto se non av- venne errore ; e la ragione e che gli aghi de' quali si fece uso, furono ora di acciajo ora di argento, mentre i due dotti di Pisa insistono a raccomandare di non far uso che di platino, potendo gli altri metalli assai age- volmente indurre in inganno. Noi crediamo che fu senza dubbio la difficolta di potersi procurare stru- menti di platino quella che impedi ai valenti speri- mentatori di far subito uso di questo metallo 5 e spe- riamo che torneranno a ripetere con esso tutte queste sperienze , come ne hanno gia fatto promessa. E vo- gliamo sperare anche che con questo mezzo assai piu sicuro si manterranno veri i risultamenti da loro otte- nuti :, e che tali si conserveranno quando altri si accin- gera a ripetere le loro prove. Nel qual caso verranno ad assicurare ai due fisiei di Pisa e a se stessi una bella lode. In questa aspettazione, noi non possiamo intanto che encomiare il modo con cui e stesa la Memoria} nella quale v'ha moltissima chiarezza e bell' ordine , e una ELETTRO-FISIOLOGICHE. 87 lodevole moderazione nelle espressioni. II che tanto piu volentieri noi dichiariamo , in quanto che essendoci e- spressi con qualehe scvcrita sii d'un altro lavoro di uno degli autori del presente seritto , desideriamo sempre di mostrare che ne apprezziamo moltissimo 1' ingegno. Conchiuderemo qneste brevissime osservazioni, con- solanduci che sieno parecchi quelli che si accingono a siflatte ricerche, il che fa sperare che i risultamenti loro vengano a vicenda depurati , e che l1 argomento sia sempre meglio rischiarato. E tanto piu e vantaggioso che parecchi vi si accingano, in quanto che queste sono spcrienze ove introducendosi agevolmente delle azioni straniere, si puo assai facilmente, se non si opera con grande cautela? essere condotti in inganno. Sulla scoverta del Cow-Pox nclla Capilanata s e sopra varie quistioni relative alia vaccinia, Memo- ria discussa daW Istituto centrale vaccinico no- poletanOj approvata da S. 31. ( D. G.) e scritta dal dottore Salvatore De Renzi > cav. dell'ordine di Francesco I. ec. Napoli iSZg, dalla tipograjia del Filiatre Sebezio, in 8.° Importando moltissimo per piu ragioni di ricono- scere se nel regno delle due Sicilie si rinvenisse indi- geno il vajuolo nelle vacche se n'cbbe promesso premj e ricompense , e stabilita per obbligo la ricerca ai co- mitati di vaccinazione, ed ai medici tutti che a questa davano opera. Parecchie volte si buccind di avere sco- verto quanto si desideraAa^ ma non si era mai potuto averne certezza. Nei primi giorni del luglio i838arri- vava all'Istituto centrale dclla vaccina inNapoli una rela- zione del dottor Gio. Battista Anellis che annunziava essere apparso il cow-pox nelle vacche dicertisignori fra- telli Varo di Troja, ed indi altre relazioni della commis- sione vaccinica di Troja stessa e dell' uffizio deirinten- dente che confcrmavano la cosa, cd assicuravano riuscire T inoculazione neiruomo. Allora il ministro dell'interno 88 SULLA SCOVERTA DEL COW-POX invio sul luogo il nostro autore, il quale poi nell' opera presente rende conto di tutto il suo operato , e delle ulteriori sperienze da se e da altri instituitc. Noi intralasce- renio di seguire il signor cav. De Renzi nella storia della scoverta in discorso, nella descrizione che fa dell'an- damento del vajuolo nelle vacche, per seguirlo ove parla dei risultamenti ottenuti dall'inuesto di esso dalla vacca all'uomo. L'osservazione chiari che il nuovo vaccino opera di prima giunta con maggiore forza, in guisa che alcune persone , le quali avevano resistito all' innesto del virus vaccinico ordinario per bene tre volte, diedero prontamente ottime pustule con quello ritratto da esso recente cow-pox. Si aggiugne a cio due prove di ino- culazioiie di vajuolo naturale in bambini vaccinati da tre settimane con virus preso dalla vacca e ben riuscito, le quali fallirono pienamente. Altri cosi vaccinati si esposero, in piupaesi ne' quali correva il vajuolo arabo, all1 influenza di questo, e nissuno ebbe a contrarre la malattia. « II pus vaccino di antica provenicnza , sog- » giugne l'autore, inoculato a vari bambini , ne' quali 55 la novella vaccinia aveva percorso i suoi stadj regolari, :■> non presento alcun risultamento, cosiccbe la rivac- 55 cinazione senza effetto ne fece certi die identici ei'ano 55 i due virus. — Varj fanciulli, i quali da due, tre o 55 quattro anni erano stati vaccinati con l'antico virus, ne 55 portavano cicatrici regolari, ed alcuni di essi avevano 55 anche somministrato 1' umore a successive inoculazio- 55 ni, furono col nuovo pus rivaccinati, e nel maggior 55 numero con effett0 55. In alcuni bambini si innesto nell' un braccio l'antico virus, nelFaltro il nuovo ad un tempo , e piccola differenza di tempo si osservo per rispctto alio svolgimento delle pustule } ma la vivacita e la floridezza di queste erano sempre maggiori dal lato del nuovo vaccino. « In bambini gia pria vacci- 55 nati da due o tre anni si rivaccino in un braccio 55 col pus antico ed in un altro col novello. Sebbene i 55 casi di tali sperienze non fossero stati numerosi,tut- 55 tavia si osservo costantemente fallita 1' inoculazione 55 praticata col pus Jenneriano, e spesso ebbe efletto J; quella eseguita col virus delle vacche 5 cosicchc DEL DOTTOR DE RENZI. 89 » pareva evidcnte per quesla come per altra delle ante- » redenti esperienze il novello pus superare Fantico in -•» attivita e facolta attaccaticcia ". Da ultimo si inne- sto il pus delle vacche dei fratelli Varo a varic persone che avevano di gia patito il vajuolo naturale, ma non si ebbe effetto di sorta. Tre speccbietti sinottici danno le sperienze di prova e controprova delFinnoculazione del uuovo cow-pox in pareccbie persone in Napoli, Foggia e Troja, co' risul- tamenti e tutti gli accidenti osservativi. Dai quali risul- tamenti e dagli altri ottenuti nelle varie provincie del regno in cui fu adoperato il nuovo vaccino, il chiarissi- mo autore deduce die la eruzione rinvenuta ai capezzoli delle vacche dei fratelli Varo fu il vero cow-pox , 0 vajuolo di natura idcntico a quello di Jeuner^ che il clima di Napoli « non e disadatto alio sviluppamento y> del vajuolo vaccino, siccome taluni hanno creduto » ; che per veri si devono avere anche gli anteriori Fatti di eruzioni vajuolose acccnnati essersi osservati in altre parti del regno ^ che 1' accertata scoverta del cow-pox in Troja conduce alia probability che altre volte lo si possa ancora riscontrare, e si possa esser cosi nel caso di rinnovare l1 umore vaccinico attignendolo alia na- turalc sua sorgente. E perche le ricerche in sulle mandrie possano avcx'e una norma che conduca a felice riuscita , il nostro autore mette innanzi i caratteri assegnati al cow-pox, ed i mezzi per distinguere il vero dal falso. A qnesto punto termina il capitolo I, in cui le cose trattate conduccndo naturalmente all'idea di valersene a chiarire non poche questioni che in attenenza alia vaccinazione si vanno agitando pi'escntemente, la discus- sione di esse forma il subbietto del capitolo II. E qui importa notarc che i fatti riferiti si vogliono avere per autentici da che u ossei'vati , registrati ed esaminati " da vigili autorita, senza che quesla branca interes- » sante della sanita pubblica vi fosse abbandonata al " caso od alle volonta dei particolari ». Ecco le prin- cipali quistioni: In che ha giovato la scoverta del vac- cinio indigeno ? — Aveva perduto di efficacia quello go SULLA SCOVERTA DEL COW-POX die si trasmetteva da circa 4o auni da braccio a brae- cio? II cav. De Renzi, clopo avere riferite a tale pro- posito alcune opinioni specialmente di medici napole- tani, ed ove occorreva ribattutele, concbiude : cbe so- vente per colpa dei genitori e dei vaccinator! la vaccina riesce spuria , e nondimanco per imperizia e giudicata regolare} cbe quantunque il maggior numero dei me- dici riconosca che la vaccina non perde col tempo la sua attivita , e la virtu tutelante dclla medesima non sia in ragion diretta della intensita dei sintomi, tutta- via ad assicurare l'animo di quelli cbe opinano diver- samente , e rendere la calma ai padri di famiglia, i qnali non possono giudicare con le necessarie cogni- zioni delFarte, viene opportuno il nuovo vaccino. Ogni dubbio poscia, giusta lui, cade, e la quistione e troncata dal fatto, da che fu riconosciuto nel nuovo vaccino una maggiore e piu spiegata facolta attaccaticcia^ cosiccbe piu raro av viene il fallire dell' innesto, piu facile Pin- troduzione e la conservazione della vaccina nei piccoli comuni, e pella floridezza della pustola torna piu ab- bondante 1' umore e acconcio a piu numerose vaccina- zioni:, cbe in fine coll'essere realta il trovarsi indigeno nel regno di Napoli il cow-pox, ne e assicurato in al- cun modo il deposito, laddove prima n' era precario il possedimento. Gapitolo III. Sulla sopravvenienza del vajuolo ne'vac- cinati. Se e frequente tra noi. A quali cagioni devesi attribuire. — II nostro cbiarissimo autore crede cbe dei casi di vajuolo sopravvenuto a persone vaccinate la maggior parte si vogliono attribuire all' essere stata la vaccina imperfetta ed irregolare^ altri appartenere ad eruzioni cbe furono confuse col vajuolo} e rari conse- guentemente doversi ritenere quelli di vajuolo legittimo, dei quali prima d'accignersi a disvelarne la causa discute le opinioni intorno al tralignamento della vaccina dal- l'antica origine sua, ed all' infievolimento di sue virtu, alia temporaneita di sua forza preservatrice, alia dimi- nuzionc cui in molti casi soggiace, e al non estinguere a pieno 1' idoneita vajuolosa , e conseguentemente il bisogno di rivaccinare alia mancata proporzione della DEL D0TT0R DE RENZI. 91 vaccina per estinguere 1' idoneita del virus vajuoloso, alia comparsa di un vajuoloide diverso dell'antico vajuo- lo, alia modificazione del vajuolo prodotta dalla vaccina. Tutti questi importantissimi punti gia da noi e da altri ampiamente trattatinon vengono qui che, per cosi dire, sfiorati, conchiudendo che i casi del sopraggiunto vajuolo non dipeudono dalla mancata energia del virus vaccino, no dal positivo suo difetto, ma si (noi diremmo parecchi diessi) dalla negligenza o dalla iguoranza dei vaccina- tori 5 che la riproduzione della idoneita a contrarre il vajuolo non deriva dal tempo che iniievolisce o distrugge i'azione dispiegata dal vaccino, ma da intimi ed arcani mutamenti individuali, prodotti da cagioni specifiche e particolari ageuti in ispeciali soggetti , de' quali , non avendosi un criterio per riconoscerli, non si pu6 stabi- lire la rivaccinazione in massa senza sagrificare una re- gola generale all' eccezione } che i fatti in favore della mancata proporzione della vaccina riescono cosi dubbj, che non si saprebbero ammettere} che il vajuolo so- pravegnente ai vaccinati non e per nulla una nuova foggia di esso, ma si il genuino antico con guisa piu benigna, e con quella della varicella, per cui il vaccino o rende la persona interamente sicura dal vajuolo , o acconcia a reagire in modo da rendeme infranta la forza^ una sola pustula regolare valcrc quanto nume- rose^ essere necessaria la rivaccinazione ogni qualvolta la prima vaccinazione abbia avuto un corso spurio o degenerate} da ultimo non esservi falti i quali dimo- strino potersi , col rompersi le pustule onde attignervi Tumore, correre rischio di turbare la facolta preserva- trice della vaccina. I casi di recidiva di vajuolo comprovano esservi costituzioni , nelle quali con difficolta si distrugge la idoneita ad essere preso da questa malattia , ovvero «ssa idoneita una volta distrutta e atta a riprodursi. Applicato cio alia vaccina, non vuolsi , dice 1' autor nostro, pretendere da questa piu di quello si ottiene dal vajuolo stesso. Tali casi quindi di recidiva essere cccezionali, e provenienti da cagione misteriosa (p. 1 33). Noi avremmo desiderato che. da che cadevasrli si bene g2 SULLA SCOVERTA DEL COW-POX, EC. jl destro, nella sagacita sua il nostro cliiarissimo pro- fessore avessc disaminata e discussa la teorica da noi emessa della non frequcntcmcnte estinta idoneita vajuo- losa la merce dclla vaccina una sola volta suscitata nell'umano organismo, ed avesse instituito buon novevo di rivaccinazioni col nuovo pus altinto direttamente dalle pustule vajuolose delle vacche in persone vacci- nate col pus medesimo a piu giorni ed a qualche mcse di distanza, perche di questo modo avrebbe po- tuto riscbiarare e sciogliere si importante punto , ed accertarsi dell' utilita della rivaccinazione, la quale, an- ziche apportare scoraggiamento nell'animo del pubblico, lo rassicura. Del resto noi non potremmo non applau- dire al lavoro clie annunziamo qual nuovo regalo fatto alia scienza dal cliiarissimo e per ogni rispetto bene- mcrito nostro illustre collega. FanLonctti. Sulla scclta delle linee per le strode diferro in Lom- bardia. Notizie ed osservazioni dell'ingegnere G. B. In Lombardia, come in Ingbilterra , si lascia all' in- dustria dei privati intraprenditori la costruzione delle strade di ferro, e mentre in alcuni paesi la scelta delle linee per le strade di ferro sembra clie si voglia far dipendere dal governo , in Lombardia invcce si lascia pure libera ad arbitrio degli stessi intraprenditori la scelta delle linee per ogni data strada di ferro, desti- nata a congiungere determinati punti estremi. Cosi av- venne appunto in riguardo della prima concessione di privilegio per la Lombardia clie rimouta al 27 luglio 1 835, e di cui si ebbe la conferma successivamente colla gia seguita pubblicazione della Sovrana Patente 27 lu- glio 1837, relativa alia costruzione della rotaia di ferro progettata da Milano a Como (Bibl. Ital. torn. 83, p. 263). Nello stesso anno 1837 si e anche fatto con superiore abilitazione il rilievo dei dati per il preliminare pro- getto di strada di ferro da Milano a Bergamo (Bibl. Ital. SULLA SCELTA DELLE L1NEE, EC. C)3 torn. 89, p. 4J9)- Poscia, cioe nel settembre i838, si dira- marono in tutta la monarchia le Sovrane Direttive per simili concessioni di strade a rotaie di ferro, ed in forza delle stesse Direttive Sovrane al § 2: u La scelta della r> linea in quanto alia direzione od estensione (Bei- » henjblge) delle strade ferrate da costruirsi e abban- y> donata ai privati ed ai loro calcoli sul vantaggio e y> sul ricavo che credessero con probability di poterne » ritrarre e non s'impongono loro altre restrizioni fuori » di quelle richieste da interessi pubblici di maggiore 55 importauza 55 e contemplate dai successivi §§ 2, lett. £, 5 e n delle medesime Direttive Sovrane. Alia sud- detta prima concessione di questo geuere per la Loin* bardia sono ora da aggiungersi le altre due emanate piu di recente dal trono , e teste gia annunziate al pubblico lombardo come tali seguite e firmate dal So- vrano in Vienna per le consimili rotaie di fevro da Milano a Monza e da Milano a Venezia^ ma delle quali non sono per anco state pubblicate le sovrane patenti di privilegio. Ora e noto altresi cbe le sullodate Direttive sovrane al § 3 lett. a ingiungono in generale a tutti gli aspi- ranti a simili privilegi e per tutti i casi avvenire nella monarchia austriaca 1' obbligo di riportare una duplicc concessione dipendente da risoluzione sovrana, affiue di poter costruire una strada di ferro destinata ad uso pubblico. Si osserva pero che alia Societa lombardo-veneta fu concesso il definitive privilegio;, colla sovrana risoluzione del 7 aprile iS/fo, per la costruzione della strada fer- rata da IMilano a Venezia sulla linea retta passanto presso Gorgonzola cd a Treviglio, assieme al privile- gio preliminaie e provvisorio pel tronco laterale di strada ferrata da Treviglio a Bergamo , sotto l'espressa riserva e coudizione che quest' ultimo privilegio non sia da ris- guardarsi come la concessione sovrana di un diritto esclusivo rclativamcnte alia strada ferrata di congiun- zione delle due citta di Bergamo e Milano 5 laonde a questo riguardo si puo ritenere per fermo soltanto e dedurne che sia bensi stabilita e fissata irrevocabilmenle 94 SULLA SCELTA DELLE LINEE in massima la linea della strada di ferro congiungente Milano a Brescia, non gia la linea per la suddetta strada di ferro da Milano a Bersamo. Limitiamoci qui ad esaminare e discutere nell1 inte- resse del pubblico lombardo la questione della miglior linea per le strade di ferro in progetto o in costru- zione nella Lombardia sotto il punto di vista pura- mente tecnico ed economico comraerciale. Riteniamo che la questione della linea sussiste e si agita princi- palmente da una parte tra i fautori del pensiero della strada di ferro secondo le lince indirette e di dirama- zione da Monza a Como e da Monza a Bergamo ed a Brescia in corrispondenza del breve tronco di strada di ferro in costruzione da Milano a Monza (i) , e dall' al- tra parte tra i fautori del progetto delle privilegiate strade di ferro secondo le due linea rette e fondamen- lali per il Milanese : dal lago e dalla cittd di Como a Milano ed a Pavia^ e da Milano a Trenezia. Percio dai primi si vorrebbe formare la stazione prin- cipale ed il crociccbio o cenlro comune a piu linee per le strade di ferro della Lombardia in Monza; mentre dai secoudi si ritiene e si propone iuvece per il centro e per la stazione principale di tuttele strade di ferro della Lom- bardia la strada di circonvallazione della citta di Mi- lano che ne e ancbe la capitale. Quindi, secondo che a noi ne pare, non si puo esitar un istante a dichiararsi favorevoli a quest1 ultima opinione che fissa il centro e la stazione a Milano per ogui linea di strada di ferro lombarda. E difatti, come mai si potrebbero consigliare e indurre i privati intraprenditori delle nostre strade di ferro a seguire un diverso parere? La linea da Mi- lano a Monza sembra bensi la piu opportuna per dare un prinw saggio ed esperimento di strada a vapore in Lombardia} ma siccome le strade di ferro non sono istituite soltanto per divertirc il pubblico e soddisfare alia di lui naturalc curiosita passeggera } cosi non si puo restare indiffereati sulla scelta della linea per una (i) Co! giorno 18 agosto 1840 fu apei'lo al pubblico il dcllo tronco di strada. PER LE STRADE DI .FERRO IX LOMBARDIA. g5 strada di ferro die debba continuare per anni e se- coli a produrre il vantaggio generale del paese nostro, come si e quella da Milano a Venezia. In generale il crociccbio e la stazione centrale delle varie linee di strade ferrate venne sempre all' estero sin qui fissata nel punto piu importante per il commercio e la popola- zione ogni volta cbe cpiesto punto corrispondeva al prin- cipal centro di figura del paese di cui si tratta. Cosi per la Lombardia l'anzidetto punto centrale della sta- zione principale delle varie linee piu importanti per il commercio e la popolazione del paese si formera na- turalmente presso le mura di Milano e non a Monza, come per la Francia si va formando a Parigi e non a Versailles od a Saint-Germain-, per 1' Austria Superiore a Linz e non a Wels} per 1' Austria Inferior^ a Vienna e non a Scboubrunn od a Baden ^ e per l'Ingbilterra, a Londra e non a Richmond, oppure a Brighton. Si osserva poi che la piccola citta di Monza, rispetto alia pianura di Lombardia, e piu eccentrica di Milano e di altre citta provinciali, mentre invece la citta di Mali- nes , che da alcuui si cita ad esempio e viene parago- nata a Monza, oltreccbe si trova sulla gran linea cen- trale per la strada ferrata del Continente d'Europada Ostenda a Golonia e da Golonia a Berlino, e appunto situata nel mezzo del Belgio piu verso il centro di fi- gura in confronto di Brusselles, Gand, Anversa e Liegi, che si trovano poste piu verso la circonferenza di quel regno. Si osserva inoltre che il piano della citta diMonza rispetlo al piano di Milano fuori di Porta Nuova e molto piu elevato^ laddove invece la stazione centrale di Ma- lines nel Belgio e alfopposto assai piu bassa e depressa di livello in confronto alia stazione laterale di Brussel- les. Per le cose esposte ne giova sperare che gVintra- prenditori delle strade ferrate combineranno i loro piani in modo che tutte le principals linee di strade ferrate della Lombardia , a guisa di altrettanti raggi del cerchio, convergano a Milano e non gia a Monza. Rassegnato che fu al Govcrno ilprogetto generale della strada di ferro da Milano a Venezia, redatto dal va- lente signor ingegnere Milaui, per la sua disamina solto 96 SULLA SCELTA DELLE LI NEE tutti i rapporti tecnici, politici, commercial! c militari, esso fu successivamente approvato da tutti i Dicasteri Aulici, e fini non lia guari coll'essere sanzionato anche dal Sovrano in Vienna. E siccome si e da noi presentito die si pensi ora a rendere quanto prima di pubblica ra- gione F anzidetto progetto generate della grande strada di ferro da Milano a Venezia col corredo dei disegni di planimelria e profili di livellazione per tutta la lun- gliezza della linea, cosi possiamo rallegrarci in preven- zione col signor ingegnere Milani, che finalmente, merce di lui non maucheranno piu, come per Faddietro, i dati piu indispensabili di fatto per potere d' ora innanzi istituire qualunque discorso, confronto e giudizio in arte sopra ogui singolo elemento di quell' importaute progetto generale, come sarebbero la linea, la pende?iza} la sezione, il sistema della rotaia, la forma delle mac- chine locomotive o stazionarie, la forma dei principali edifizii ad uso di stazioni; ponti, viadotti, gallerie'e si- rnili. Per cio clie riguarda la scelta della linea migliore e di maggiore convenienza ed utilita agli intraprenditori ed al nostro paese, gia da varii anni si va dibattendo e discutendo la questione presso il pubblico lombardo-ve- neto. Fin dallorigine pero fu facile Faccorgersi cbe si meritava una decisa preferenza per Fandamento della strada ferrata da Milano a Brescia la linea quasi retta ed orizzontale in perfetta pianura che si offriva se- guendo il livello dei terreni interposti fra Milano e Brescia nella direzione di Gorgonzola e Treviglio. E difalti come mai, anche volendo estendere a tutta la provincia di Bergamo i vantaggi della strada ferrata lombardo-veneta, si potrebbe pretendere di seegliere per questa F altra linea assai piu lunga e piu erta clie va da Milano a Monza, da Monza a Bergamo e da Bergamo a Brescia passaudo per Palosco? D' altronde la strada ferrata da Milano a Brescia 11011 e come ua piccolo seutiero d'un giardino inglesc, clie per renderlo piu aggradevole alF occhio e variato nel tempo stesso, cioe piu bello, si abbia da disegnarc e ad arte tracciare dai nostri architctti appunto a continui serpeggiamenti PiiH LE STRADE DI EERRO IN L0MBARD1A. C)7 di curve ed a frequent! saliscendoli di forti conlrap- pendenze simili a quelle che in grande la natura ci offVe fra le nostre montagne , e che , sebbene piu in piccolo , pure s1 incontrano anche nella direzione da Milano a Monza, Bergamo, Palosco e Brescia attraverso un paese tutto sparso di colline; sembrava quindi inu- tile la ragionata dimostrazione d'una verita si manifesta per riguardo alia scelta della tinea migliore fra Milano e Brescia. Tultavia l'ingegnere Milaui, a difesa della pro- pria linea nel Capo I. della sua recente e dotta Memo- ria ( 1 ), ha stimato bene di fermarsi a dimostrare la con- venienza della suddetta scelta di linea per la strada ferrata da Milano a Bergamo nell' interesse del pub- blico lombardo e della Societa privilegiata lombardo- veneta. Siccome poi si tratta non tanto di giustificare la scelta fatta dall' ingegnere Milani , e gia adottata dalla Societa lombardo-veneta, da tutte le autorita si gover- native che auliche e da Sua Maesta per la linea di detta strada di ferro, quanto di sradicare, se fosse possibile, gli errori popolari che sono stati diffusi e vanno tutta- via spargendosi fra di noi in fatto di strade simili dai suddetti fautori della linea e del projilo ondulati a zig- zag per andare da Milano a Monza, da Monza a Ber- gamo, da Bergamo a Palosco e da Palosco a Brescia*, cosi non sara del tutto inutile che ci fermiamo qui ad csporre le nostre osservazioni sul proposito della suac- cennata Memoria. Sebbene siamo pcrfettamente d' accordo col signor Milani sulla convenienza di venire in linea retta da Brescia a Milano , troviamo per6 che non tutte le ra- gioni ch' egli adduce per sostenere il suo assunto sono egualmentc buone: eccone alcuni esempj. Pag. ii. Le ragioni qui addotle per difendere la (i) Qual linea seguir debba da Biescia a Milano 1' I. R. Privi- legiata strada di i'erro Fcrdinandea Lombardo- Veneta. Memoria dell' ingegnere Giovanni Milani, ingegnere in capo della strada suddella. — Milano, dalla tipogralia Bcruardoui , i8.'|0. In 8.° di pag. 8o. Bill. haL T. XCVI1I. 7 g8 SULLA SCELTA DELLE L1JMEE scelta della parte della linea clie altraversa le provin- cic venete e quelle di Mantova e tli Brescia non souo poste nel pin cliiaro lume. Questa parte , che per ae- costarsi alle principali citta presenta ben sette gira- volte, fa un dispiacevol contrasto col bel tronco fra Brescia c Milano, il quale non devia mai tlalla linea retta per accostarsi acl alcuna delle lateral] citta di Lonibardia. Finclie colla pubblicazionc del progetto generate non siano resi evidenti i principj clie hannp guidata la Societa nelle sue detcrminazioni, dai pochi cenni in cui si vanta Fimportanza di Verona, Vi- cenza e Brescia, c la fertilita dei loro territorj , po- tranno i diionsori della strada passante per Bergamo cavare dei confront! ad essa favorevoli. Potia inollre ad alcuno nascere il sospetto , che sc la Societa lombardo-veneta, allorche negli scorsi anni divisava di tirar bravamente una linea retta da De- senzano a Pescbiera, si fosse accorta che tra quelle col- line non si apre per una strada di ferro alcun facil passo , avrebbe forse interamente cambiato di piano } il che, non potendo essa piu fare dappoi senza nuo- cere al proprio decoro , immagino di girar le colline del lago di Garda sotto il villaggio della Kolta 3 for- mando, per salvar Verona e Brescia, due nuovi go- miti , ed allungando la linea di 80 10 miglia. Pag. 1 4- « La linea seconda, cioe di Monza , per an- j? dar da Brescia a Bergamo nel luogo della stazione, sale y> un'altezzadi metri io4 perpoi discenderne iii». (^ue- sto inconveniente (che, al pari dell' altro dell'allunga- mento della strada, riconosciamo noi pure come gravissi- mo) se fosse il solo si potrebbe render men grave, quando i Bergamaschi si accontentassero, come pare che si ac- contentino i Veronesi , che la strada ferrata non toc- casse precisamente la citta bassa, ma vi si accostasse, passando alia distanza di alquante miglia. Colla ra- pidita con cui crescono d' estensione le citta nostre, siamo persuasi che in breve tempo si vedrebbero sor- gere a Bergamo (come ccrtamente sorgeranno a Vero- na) dei nuovi sobborghi che melterebbero in contatto la citta colla strada di ferro verso Brescia e Venezia. PEll LE STBAbE DI FERRO IN LOMBARDIA. 99 Pag. 19. « Se la seconda linca conta Bergamo e >■> Monza di 44?^°^ abitanti , la prima conta Chiari , » Romano, cc. clie nc contengono quasi altretlanti » . Qucsto confronto 11011 e cquo: se sulla prima linca, the non incoutra alcuna citta , si mettono. in conto i borglii c i paesi , pcrclie si dovrauno ommcltcrc qucsli sulla secontla linea, la quale e anch' cssa popolata di borglii e di paesi come la prima? Pag. 22. "Vedemmo clie nella scconda linea vi sono 55 otto curve di piu clie nella prima «. Altro c il dire clie nella strada fra Monza, Bergamo e Brescia si siano scgnate undici curve :, altro e il dimostrare che una strada bene arcliileltata, clie passi per quei tre punti, le debba necessariamente avere. Se, discorrendosi finora dell' anzidetta strada da Monza a Bergamo e da Ber- gamo a Brescia, si pensava di lasciar sussistere quelle curve , cio poteva derivare dalla persuasione in cui sono alcuni clie le curvature di raggio considerabile 11011 siano un inconveniente da fuggirsi^ rimane inoltre cbc il signor Milani ci dimostri , colla pubblicazione del piano della diramazione^ clie si propone da Treviglio a Bergamo , clie in cssa non vi saranno curve ne pen- denze eguali a quelle clie fossero riconosciute affalto inevitabili in una linea da Milano a Bergamo, direlta- mente per Gorgonzola {Bill. Ital. torn. 89, p. 4'9)- Pag. ^4- « I loro incrcmenti succcssivi di velocita » sono rapid! , e lanto piu quanto e piu grande 1' in- :■> clinazione e piu forte la carica ». E nolo clie prescindendo dagli attrili c dalla resistenza dell' aria , la velocita acquistata da un grave clie scendc sopra un piano inclinato e indipeudeute dalla sua massa, c die lo stcsso avviene auclic considerando 1' allrito , quando si ritiene l'ipotesi adottata dai Csici, clie questo sia proporzionale al peso. Se 1' autore per carica lia in- teso il peso 0 la massa dei convogli , cio ch' egli dice della velocita dovrebbe intendersi della quanlita di movimento. Pag. suddetta. « Se dunque i couvogli non si allen- •• tassero , accrescendo coi soliti congegiii il loro at- y> trito , c si corresse con una velocita maggiorc di 20 I GO SULLA SCELTA DELLE LINEE » miglia all" ora . qucsta vclocita polrebbe divcnirc in- » /hen abile » . I solili congegni per accrcsccrc l'attrito tanto si possono applicare ncl caso cli una vclocita cli 20 mi- glia all' ora, quanlo in quello d' una vclocita di 3o od anche di f\o miglia. Potra dunquc un abilc auriga lasciar crescere la vclocita fino al punto in cui nou e pericolosa, e moderarla a tempo cogli opportuni con- gcgni. Pag. 3o. « Ora, giunti alia cima del piano inclinato, « c impossibilc scemare da un momento all' altro i*iu- r> tensila, l1 incrcmento di combustione e di evapora- n zione della caldaja: queirincremento di combustione » e di evaporazione continua quindi e per lungo tempo ;j anche nella discesa, disperdendo per le valvole di » sicurczza quel vapore cbc non occorre al movimento 35 dei cilindri " . L' abile condottiere cominccra qualche tempo prima a scemare T iutensita della combustione, siccbe il con- voglio giunga alia sommila con moto ritardato. Senza quest" avvertenza, come sai'ebbe possibile fcrmare la maccbina quando giungc al fine della sua corsa? Pag. 36. «La Socicta Lombardo-Veneta serve colla " propria strada di ferro la provincia di Bergamo me- » glio cbe il molto affaccendarsi di alcuni cbe mo- " strano voler giovare ad essa per giovare a se». In una discussione puramenle scienlifica e cbc deve lenderc da ambe le parti alia scoperta del vcro , do- vrebbcro essere bandite tulte le allusioni jjcrsonali , e tutte le frasi tendenti a porre in cattivo aspetto le in- tenzioni degli avversarj. D' altronde gli stcssi argo- menti cbc valgono a favore della linea retta e piana tra Milano c Brescia, valgono pure c si applicano ancbe alia diretta giunzione di Bergamo con Milano per Gor- gonzola in confronto delle linee latcrali di Monza c di Treviglio (Bibl. Ital. torn. 89, pag. 4'0)- Del reslo, in geucrale parlaudo, ammettiamo ancbe noi col signor Milani cbe il piano inclinato di pin del 5 per mille sullc slrade di ferro e da scbivarsi il piu cbe sia possibile , percbe vi accrcsce inutilmcnte non PER LE STRADE DI FERRO IN EOMBARDIA. lol lanto la difficolta ed il pcricolo increutc all* uso cd al maneggio delle locomotive, quanto il consumo del corn- bustibile c della forza del vapore ogni volta che qucsto e genera to nclla caldaja al grado necessario di teinpc- ratura per salirc sul piano inclinato medesimo colla maggior possibile vclocita. Qucste sono lc poche difficolta che leggendo la Memoria del signor Milani ci parvero degne d1 essere nctate affine di meglio mostrare la nostra imparziali- ta nel trattare quest' argomento. Una considerazione poi che non devc ommettersi nella scelta della mi- glior linea per una data strada di ferro e quella della qualita del mo tore ^ peraltro in tutti i discorsi e ra- gionamenti relativi alia linea della strada ferrala da Milano a Brescia si e sempre supposto c sottinteso che si debbano usare soltanto ed in ogni punto della medesima linea lc macchine cosi dette locomotive, per il motore dei treni viaggianti sulla strada di ferro } e ci6 sebbene vi siano gia molti csempj in Europa, come da Saint-Etienne a Roannc inFrancia, da Ans a Licgi nel Belgio, da Euston Square a Camden Town presso Londra, ed a Liverpool in Inghiltcrra, dov'e introdotto Tuso promiscuo delle macchine locomotive , del ca- vallo, e delle macchine stazionarie peril motore sopra strade di ferro estese in lunghczza per piu centinaja di miglia, come quella da Milano a Venezia. Una tale promiscuita di mo tori sarebbe un inconveniente assai grave, laddove invece di incontrarla soltanto verso il mezzo o le estrcmita della linea fosse da ripetersi ad ogni momento ne'punti intermedj , per il che si do- vesse cambiar di motore ad ogni salto od inflessione del terrcno e quasi, ad ogni stazione intermedia, con pcrdita di molto tempo nelle fermate indispensabili peril distacco efattacco dei i no tori ai treni viaggianti dei carri e delle carrozze colle merci e colle persone. Cosi potendosi schivare sotto Cassano un tal cambio del motore colla scelta della linea passante per Tre- viglio, si ritiene che non converrebbe di interromperla in alcun punto di mezzo, trattandosi di un viaggio ese- guibile in poche ore di tempo col vapore. Gio posto e 102 SULLA SCELTA DELLE LINEE ritcnuto, i pregi principali della linen Milan! per la strada di ferro da Milano a Brescia, secondo noi , si riducono ai seguenti: l.° Di cssere la piu breve, come quclla clie e trac- ciata quasi in un sol rettifdo dell' estensione in lun- ghezza di chil. 78 Vs fra gli eslremi di Milano e Brescia. 2.0 Di contenere per conseguenza pochc curve, e queste di raggio assai grande, cioe non mai minore di metri iooo. 3.° Di cssere tutta situata in perfetta pianura, c quindi percorribile sempre collo stesso motore delle macchine a vapore locoyarianti o locomotive che si vogliano dire. 4-° Di non avere mai in nessun punto piix del 2 o del 3 per millc di pendenza, essendo in totalita di soli metri 17. ^4^ Brescia piii alia di Milano. 5.° Di avere questa pendenza quasi tulta in un senso uniformemente distribuita sul tcrrcno interposlo fra Milano e Brescia. 6.° Di non avere a super are clie la piccola controp- pendenza di pocbi metri al punto d' incontro dell'Adda solto Cassano. Ma in conferma di questa nostra opinionc favnrevolc in complesso alia linea Milani per la tratta da Milano a Brescia, cd affinche ognuno possa essere in grado di ap- plicare i principj gcnci-ali dell1 arte ncl presente caso e giudicare da se del merito comparativo delle diverse li- nee clie si pi-esentavano alia scelta per la strada di ferro in progelto fra Milano e Brescia, noi passeremo a dare qui la traduzione della interessantissima Memoria su quest'oggelto gia inscrila dairillustre ingegnere francese Navier ncgli Annates des ponts et chaussez per l'anno 1 835 col titolo: Nota sul confronto dei vantaggi ri- spcttivi delle diverse linee di strade ferrate , e suW im- piego delle macchine locomotive (Parigi, 1 835- ) I. Nozioni general i relative alio stabilimcnto delle strade di ferro. I proi^rtli di strade ferrate sono gcneralmentc concepiti secondo due idee principal!. Si considera questo nuovo generc di comunica- zionij 1. "come qucllo che offrc al conimercio un modo di trasporto PER LE STRADE TU FERRO IN LOMBARDIA. lo3 piu cconomico; '2.° come qucllo die da il mezzo di opcrarc il Irasporto delle mercanzie e soprattulto dei viaggiatori con una vclocita assai grande , di cni il valor medio pud essere portalo, sc- condo cio che si vcde in Inghillerra, fino ad otto leghc all' ora. Questa grande rapidita nel trasporto cssendo sembrata la proprieta caratterislica dellc Strade di ferro, senza la quale perdcrebbero il loro principale vantaggio e non produrrebbero i risultafi die se lie pu6 attendere, si e giudicato di ammettere quasi esclusivamente rimpiego di macchine locomotive come appareccbio d'alliraglio. Questa disposizione prcscnta d' altronde colla sua semplicila grandi vantaggi, e perche dopo lo stabilimento della strada si puo aumen- tare poco a poco il numcro delle macchine, a misura cbe i bisogni del commorcio lo esigono, e proporzionare sempre senza limore di fare delle spese inutili di primo impianto e profittando dei perfe- zionamenti derivanli dal progresso delle arli , il numero e la forza degli appareccbi al trasporto die si opera realmente. Si e adunque riguardata come una delle condizioni, alle qufth' bisognava ristrin- gersi nella disposizione delle grandi lince di strade ferrate, che quesle linee potesscro essere percorse in tutta la loro eslensio- ne dalle macchine locomotive, e, per quanto fosse possibile, affine di evilare le interruzioni ed i ritardi, che la stessa macchina po- tesse tirare dapperlutto lo slesso convoglio. La condizione pre- cedentc conduce di necessita a non ammettere sopra le strade di ferro che delle pendenze assai deboli e tali che le differenze che csisteranno fra gli sforzi nccessarj per tirare il convoglio nei diversi tronchi della strada, nou interrompano il giuoco delle macchine e non diano luogo ad alcuna perdita di forza. Lo sforzo dcH'atlira- glio in un tronco orizzonlale sembra dover essere stimato per me- dio alia 2ooa parte circa del peso tirato, sehbene alcune espe- rienze fatte in circoslanze favorevoli abbiano dati dei risullali piu deboli. II peso essendo i , questo sforzo e dunque rappresentato da o,oo5 , e ciascun millimetre per metro di pendenza ascendentc aumenta questo numcro di 0,00 1, di modo che, per esempio, sopra una pendenza ascendentc di 5 millimetri per metro, lo sforzo diver- rebbe o,oi,vale a dire che sarebbe doppio di quello che e in una porzione orizzonlale sopra una pendenza discendcnle; al contrario ciascun millimetre) per metro di pendenza discendenle diminuisce lo sforzo dcll'atliraglio di 0,01 ; di modo che questo sforzo divicn nullo sopra una pendenza discendente di 5 millimetri per metro. Si concepisce da cio che lc pendenze non devono sorpassarc Io4 SULLA SCELTA DELLE LINEE sopra le stratle di ferro un assai piccolo numero di millimetri per metro, e si pu6 dire in generate clie, piu si e pcrfezionata la coslru- zione d' una strada in modo da dirninuire lo sforzo dcll'attiraglio, piu e ncccssario, per profiltare del vantaggio che si e cosl ollcnuto, di dirninuire cgualmcnte le pendenze. Ma esiste qui un motivo spe- ciale di non formare, se e possibile, delle pendenze al di sopra di 5 millimetri per metro, poiche sopra una pendenza discendenle piu rapida, l'azione della gravita oltrepassando la resistenza proveniente dall' attrilo, il movimento del convoglio tende ad accelerarsi. In ragione del pericolo che presenta quest' accclerazione e necessario di prevenirla con mezzi speciali, ed anche di far discendere il con- voglio con una velocita mediocre. Bisogna dunque distrnggere la parte dell'azione della gravita che produrrebbe 1' accelerazione e che sorpassa lo sforzo dcll'attiraglio. Se la pendenza discendente, a modo d' escmpio, e di 7 millimetri per metro , cosicche la gravita tenda a far discendere il convoglio con uno sforzo rappresentato da 0,007, si ulilizza soltanto la parte di qucsto sforzo rappresentato da o,oo5 che hilancia lo sforzo dell' attiraglio; e bisogna distruggere coll'uso dei freni o di altri mezzi la parte rappresentata da 0,002 che produrrebbe 1' accelerazione del movimento. Ne risulta che una parte dell'economia di forza che dovrebbe risultare dalla di- scesa del convoglio e pcrduta. In generate le discese non produr- ranno sopra una strada di ferro un'cconomia di forza proporzio- nata all'altezza da cui il convoglio e disceso, se non in quanto le pendenze discendenti non sorpasseranno 5 millimetri per metro, lo sforzo dell' atliraglio essendo supposlo, come noi l'abbianio fatlo qui sopra, cgualc a 5 millimetri del peso del convoglio. Questc considerazioni indicano in una maniera generale il punto di vista sotlo il quale lo stabilimcnto delle linec delle strade di ferro e slalo risguardato. La possibility di stabiliie un modo di tras- porto rapidissimo, 1' uso delle macchine locomotive per operare l'attiraglio, la riduzione delle pendenze alia minorc inclinazione possibile e, per quanto si potra, ad inclinazioni minori di 5 milli- metri per metro, sono sembrate le condizioni piu essenziali. E su- pcrfluo di rimarcare che la condizione di dirninuire, per quanto si puo, il tempo del tragitto Ira due punti dali csige che si cerchi di dirninuire del pari la lunghezza della strada di ferro che si trat- terebbe di costruite fra qucsli due punti. Si caderebbe in una con- traddizioue solennc col non tcinerc di allungarc la linea per la ra- gione che il Irasporto si opera con un' assai grande velocita. Lo PER LE STR.VBE DI FERRO IN LOtfBARDIA. IO.) slesso principio clie fa desiderare lo stabillraento d'una slrada di ferro nella vista di oltciiere un modo di trasporto assai piu pronto di ogni altro, csige che si ricerchino con ogni cura le linee piu corle, e deve ancbc farlo talvolta prefcrire , quand'essc sembras- scro per altri riguardi prcscntare dello svantaggio. II tracciaincnto della linca sulla superficie del suolo, quando quc- sla superficie e stata riconosciuta e definita col mezzo di plani- melrie e livellazioni , non csige d'altronde principj nuovi. Suppo- niamo clie si tratti di riunire con una linea di strada di ferro il piinto A ed il punlo B piu elevato di A , il tracciamento piu van- taggioso sarebbe evidentementc la linea reltaAB avente una pen- dcnza uniforme. E la linea a cui bisogna avvicinarsi il piu possi- bile sia in projezione orizzontale sulla carta , sia nel proli'.o verti- cale. Se la pendenza uniforme e impossibile o sc essa esige un troppo lungo sviluppo , bisogna almeno cercare di elevarsi progres- sivamente da A in B, di non montare per discendere in seguito , ne di discendere per rimontarc al livello da cui si e discesi. Se non si puo adoltare una tale disposizione, e se esistono Ira i punti A e B una o piu linee di vetta o di valle cbe debbano essere attra- versate, bisogna senipre cercare di elevai-si o di abbassarsi il meno possibile , per conseguenza cercare di tagliar le velte ne' punti in cui 1' altezza e un mini/no, e le valli ne' punti in cui 1' altezza e un massimo, senza alkuigar di troppo il tragitto. Ed e abbastanza cbiaro clie si sara generalmente condotti ad approssimarsi alle linee di sommita col seguire le linee di valle sccondarie e cbe sono sempre linee di minor pendenza. Ma se queste linee di minor pendenza sono ancora troppo rapide affincbe la slrada di ferro possa seguir- le , diviene necessario di non elevarsi sino alia vetta e di passare per di sotto col mezzo di una gallcria solterranea. Si prescnteranno talvolta fra i due punti dati A e B pareccliie dirrzioni cbe sembrcranno soddisfare quasi egualmenle bene alle indicazioni sopra enunciate. Di piu alcune di queste direzioni pos- sono offrire dei vantaggi d'un altro genere^ come quello di pas- sare presso d' una citta considerabile od in luogo dove si trovino delle fabbriche importanti. La scelta cbe si trattera di fare tra que- ste direzioni. e cbe deve sempre essere fondata sulla considerazione dell' interesse generale del paese, puo presentare delle difficolla. Noi passeremo ad esporre alcune delle nozioni principal! proprie a scbiarire una decisione di quesla nalura. I06 SULLA SCELTA DELLE LINEE II. Elcmcnti principali del confronto di diverse linee di strade ferrate. L'intcressc del paese e qui: i.° lo stal)ilimcnto d' un modo di trasporto rapidissiino ; considerazione die tende a far preferire lc linee piu brcvi , la velocita dovendo naturalmonte esscre supposla la stessa sopra lutte; 1° il progresso dclla ricchezza. La costru- zione di una strada di ferro, come quella di un canale o di una strada nuova , favorisce il progresso dclla ricchezza in primo luo- go, per cio che la spesa attuale dei trasporti che hanno luogo in questa direzione e diminuita; ed insecondo luogo, per cio chequesta diminuzione sul prezzo del trasporlo aumenta il valore delle pro- prieta vicine, facilita lo stabilimento di nuove industrie e ne ac- cresce la produzionc. II primo di quest! due effelti, cioe la dimi- nuzione oltenuta sui prezzi attuali del trasporto, e la causa del se- condo, di modo che questa diminuzione e la circostanza principale c quella che deve soprattutto essere considerata. Diremo pure che la tassa di riduzione che si puo ottenere sui prezzi attuali di trasporto collo stabilimento di una nuova corau- nicazione e quasi la sola cosa di cui si dehba occuparsi, se non fosse necessario di considcrare anche la quantita dei trasporti che si operano o che possono operarsi in seguito su detta direzione ; perche egli e cvidente che puo essere nieno vantaggioso alio Stato di produrre una grande economia nelle spese di trasporto sopra una linea dove si trasporta un' assai grande quantita di mercanzte. E dunque necessario in generale di prendere in considerazione, nel confronto che si fa di diverse linee, la quantita dei trasporti che si stahilirebbero sopra ciascuna , ed anche 1' aumeuto nel valore . delle proprieta e lo sviluppo della produzione a cui lo stabilimento di queste linee puo dar luogo rispcttivamente secondo la natura dei paesi che esse attraversauo. Non si intraprendera punto di approfondire qui 1' influenza di questi ultimi element! della qucstione che appartengono alia stati- stica ed all' economia politica, ed a riguardo dei quali non si po- trebbero prcsentare ora nozioni abbastanza precise ; si limitera qui il discorso alia considerazione della riduzione che lo stabili- mento di una strada di ferro potrebbe far ottenere sui prezzi attuali del trasporto; considerazione assai importanle, come qui so- pra si e rimarcato, a cui e sempre necessario di attaccarsi, che PER LE STRADE m FERRO IN LOMBARDIA. 107 Wmera in tut (i i casi l'dcmento principale dei confronli di cui si tratta , c clic si point sovente ricondurre a delerminazioni pura- menlo gcomctrichc o mcccaniche e per conscguenza escnli da ogni arhitrio. U prczzo del trasporto sopra una linea di strada ferrata, come sop'ra una strada od un canale, dipende da due cause principal!, clic ■ h; (i) cioe ad un' altezza eguale ulla uoo.'"-' parte della luughezza della I i 2 SULLA SCELTA DELLE LINEE litica, aumenlata o diminuila della differenza di livello delle estre- mila secondo il scnso in cui si cammina, ed alia quale si aggiunge la somma delle salilc inutilij, moltiplicata per la frazione espriraente la porzionc della quantita d' azione lotale foniita dalla maccliina a vaporc che c Consumata inutilmente dagli atlrili, c che non c im- piegala all' attiraglio. Questo risultato e rislretto d' altronde allc dus ipotesi che sono state futle qui sopra; cioe, i.° che non vi fossero in alcuna parte dellc pendenze discendenti piu rapide di o,oo5; 2.0 che la stessa mac- china locomotiva tirasse dapperlutto il convoglio. Sara dunque ne- cessario di aver riguardo ai casi particolari che non si accordas- sero con qucstc due condizioni. 1 .° Se in qnalche parte del profilo vi fosse una pendenza discen- dente i piu grande di o,oo5 , e di cui 1' allezza verticale sia »? , si rimarchera, conformemente a cio che e stato delto piu sopra, che non si utilizza, discendendo questa pendenza, che la frazione o,oo5 dell' azione della gravita, e che la parte i — o,oo5 di quest' azione e interamente perduta, poiche non si pu6 lasciar acquislare al con- voglio la velocita che essa tenderebhe a dargli. La discesa della pendenza di cui si tratta non puo dunque essere con- siderata come producente la quantita d' azione P *j corrispondente a questa discesa ; ma soltauto una quantita d' azione egualc a COOD P v? . ..,,,. / 1 — o.oo5 \ : ■ j e la quantita d azione ( : ) P r> si trova perduta. Se ne conchiude, che dopo di aver espresso collaformola (1) 1' altezza a cui il peso del convoglio e elcvato dah" azione che opera il trasporto, bisogncra aggiungcre a quest' altezza la quantita i — OjOo5 , . : • V- (2) tutte le volte che si trovera una pendenza discendente i piu ra- pida di — , la differenza di livello delle due cstremita di questa 1 200 pendenza cssendo "fl. •2.0 Se csiste sopra la linea una pendenza ascendente abbaslanza rapida per esigerc 1' uso d'una maccliina di rinforzo, hisognera, oltre alia quantita d' azione determinata conformemente a cio che e stato detlo qui sopra , contare la quantita d' azione necessana per trasporlare la maccliina di riuforzo dall' eslrcmila inferiorc della PER LE STRADE DI FERRO IN^LOMBARDIA. I I 3 pendenza all' eslremila superiore. Segniamo con « la lunghezza della pendenza e con vj la sua altczza verlicale. Ammeltiamo di piu, che il peso della macchina di rinforzo sia eguale alia frazione K del peso tolalc del eonvoglio , indicato piu sopra con P. Egli e evi- denle che la quanlita d'azioue necessaria per trasportare la mac- china di rinforzo sara rappresentata da K P (o.oo5 a -f->j). Di qui si conchiude che si terra conto di qucsta quanlita d' azione , ag- giungendo all' altezza espressa dalla formola (i) la quantita K ( o,oo5 x -j- » ) (5) Di piu, non vi sara nulla a dedurre per 1'efTelto della discesa della macchina quand' essa ritornera percorrendo la pendenza in senso contrario, la quantita d' azione che sarehhe prodotta daque- sta discesa essendo necessariamente perduta. Si potra sempre, per mezzo delle nozioni precedenti, conoscere facilmente la grandezza della quantita d' azione necessaria per ope- rare il trasporto d' un eonvoglio da un' estremita all' altra d'unali- nea di slrada ferrata , quantita la di cui valutazione si trova cosi ridotta a termini estremamente semplici. Benche queste nozioni siano molto semplici , pure non semhrera inutile di presenlare un'e- sempio dei calcoli ai quali esse daranno luogo, ec. IV. Detcrminazione del peso del eonvoglio che pub essere tirato sopra una linen di strada ferrata da una macchina locomot'wa di data forza. Essendo data una macchina locomotiva, 1' azione che essa puo produrre e limitata da due circostanze principali : i.° dalla quan- tita di vapore che puo essere formata in un dato tempo: 2.° dallo sforzo d'attiraglio che la macchina puo csercilare senza scorrere c sdrucciolare sopra le guide. Egli e evidente che in tutti i casi possihili vi sara perdita, se non s' impiega tulta la polenza di vaporizzazione del focolajo e della caldaja , cioe se non si fa produrre tutlo il vapore che po- trebbe essere ottenuto. Cosi la prima condizione del buon impiego della macchina e di impiegare costantemente la stessa quantita di calore. Risulta da cio. come si vedra piu sol lo, che il peso del eon- voglio essendo dato , vi e sopra ciascuna pendenza una velocila che dev' essere ammessa e reciprocamonte. Di piii il peso del Bibl. Ital. T. XCVI1I. R I 1 4 SULLA SCELTA DELLE LINEE convoglio non puo sorpassare il liniitc corrispondente alia resistenza dclla macchina alio scorrimento. L'azione della macchina e d'altronde ( supposto uniforme il mo- vimento del convoglio ) soggelta alia condizione che lo sforzo del vapore faccia equilibrio alio sforzo dell' attiraglio, che si deve con- cepire applicato alia circonferenza delle ruote della macchina lo- comotiva. Questa condizione determina la tensione sotto la quale bisogna formare il vapore per tirare un dato peso. Se si e fissalo prima un termine che questa tensione non debba oltrepassare, la circostanza di cui si tratta puo ancora stahilire un limitc all'azione della macchina locomotiva. L' influenza di queste diverse condizioni ed i risultati a cui esse conducono non possono essere messe in evidenza a meno di csprimerle colle formole . . . V. Esnme del movimento uniforme del convoglio sopra le diverse pendente ascendenti o discendenti che possono far parte della linea della sirada diferro. II peso totale d' un convoglio , supposto tirato da una macchina locomotiva di data forza, essendo stalo determinate) nel modo spie- gatone'due arlicoli precedenti, non vi puo esser dubbioche i risultati ottenuli s'abbiano a realizzare nell'esecuzione, se la linea della strada di ferro presentava una pendenza uniforme, esigendo uno sforzo di attiraglio costante J P, per trasportare il peso P, nel qual caso la velocita del movimento sarebbe cgualmente costante. Ma una li- nea di strada ferrata oflrendo generalmente dclle pendenze ine- guali, e necessario di esaminarc in ciascun caso particolare, se 1' e- sistenza di queste pendenze non alteri punto i risultati di cui si tratta. ed in quali limiti le pendenze devono essere contenute, af- finche questi risultati possano essere applicabili. Si puo dire , in generale, i .° che il risullato dell' articolo pre- cedente polra essere applicalo, o, cio che torna lo stesso, che alcuna pcrdita sull'azione della macchina locomotiva non avra Iuo- go in causa dell' esistenza d' una pendenza ascendente quando la macchina potra tirare il convoglio sopra questa pendenza s cioe quando lo sforzo dell' attiraglio che ha luogo sulla pendenza non obblighera a portare troppo alta la tensione sotto la quale si pro- duce il vapore , o non fara scorrcre le ruote della macchina loco- motiva, 2.0 che non vi sara cgualmente alcuna perdita in causa PER LE STRADE DI FERRO IN LOMBARDIA. Il5 doll' csistenza d'una pendenza discendente, quando t azionc della gravita sul convoglio nun oltrcpassera le resistenze , comprcso lu ■sforzo necessario per far camminare a vuoto la macchina loco- motiuA VI. Esatne del movimenlo del convoglio in occasions del passaggio da una pendenza alf altra. Le nozioni prcsenlate lie' due articoli precedenti sono fondate sulla.considerazione della velocita pcrmancnte che puo csser im- pressa e mantenuta dalla macchina locomoliva sopra ciascuna pen- denza. cd i convogli sono stati risguardati come percorrenli le di- verse pendenze in tulla la loro lunghezza con questa velocita. In tale supposto le condizioni indicate nell' art. V per far distinguere se una pendenza ascendente o discendente indurra o no una per- dita di forza sull' azionc della macchina locomoliva delenninata dall'art. IV possono essere ammesse senza tenia di errorc. Ma il supposto di cui si e parlato non e inleramente cenforme agli effetti naturali, poiclie il convoglio non puo cangiare istanta- neamente di velocita passaudo da una pendenza ad un'altra, sia in ragione della sua inerzia , sia perche sopra ciascuna pendenza la velocita pcrmanente suppone 1' esistenza d' una certa tensione del vapore prodotto. Ora non si puo aumentare sull' istante la tensione sotlo la quale il vapore viene prodotto , poiche questo aumento e inseparabile da un' elevazione nella temperatura dell' acqua conte- nuta nella caldaja. — 11 convoglio deve passarc gradualmente dalla sua velocita permanentc altuale alia velocita pennancnte che con- viene alia nuova pendenza sulla quale va a camminare; nello stesso tempo che 1' acqua ed il vapore conlenuti nella caldaja passano gra- dualmente dalla loro temperatura altuale. alia temperatura sotto la quale il vapore dev' essere prodotto aftiuche la sua tensione faccia equilibrio alio sforzo dell' attiraglio che ha luogo sopra questa nuova pendenza, e mantenga eosl 1' uniformita di movimenlo. Si tralta di ricercare se questi cangiamenti necessarj possono essere effettuati senza dar luogo da una parte a un consumo piu grande di combu.slibilc, c dali'altra parte s:nza piodune un ritardo ncl movimerrto del convoglio. In primo luogo osscrviamo , che non v' e punto generalinenle di perdila di forza nel sislema che noi consideriamo quando non si perda punto di vapore colic valvole di sicurezza. Tutle le volte Il6 SL'LLA SCELTA DELLE LINEE che il vapore prodotto non sorte dall'apparecchio die dopo di aver agito sui pisloni , il calore che c slato necessario di trasmettergli e slalo impiegato a sormontare le resistenze che s' oppongono al movimcnto del convoglio., o ad imprimere alia massa di questo con- voglio una forza viva equivalente all'elfello di queste resistenze. — E ben evidente d' allronde che noi continuiamo a trascurare qui, come un oggetto secondario , la considerazione delle perdite di calore che hanno luogo alle superficie esteriori delle parti riscal- date degli apparecchi, o piuttosto delle leggieri diflerenze che pos- sono presentare queste perdite secondo 1' elevazione della tempe- ratura dell'acqua nella caldaja. Dietro questo riflesso, la questione proposla si riduce semplicemenle ad esaminare se si puo effettuare il passaggio d' una pendenza all'altra senza lasciar perdere vapore. Questo passaggio puo essere considerato in due casi: i.° quando si arriva sopra una pendenza dove la resistenza al moto sara piu grande; a.0 quando si arriva sopra una pendenza dove la resi- stenza sara minore. Ammettiamo, per fissar le idee, che il convoglio viaggiante sopra una parte di livello vada a passare immediatamente sopra una pen- denza ascendente di o,oo5. Continuando a prendere per esempio il convoglio di cui le condizioni del movimcnto sono state deter- minate nell' art. IV , si vede che questo convoglio viaggera sulla linea di livello od orizzontale colla velocita di gm,S al secondo , il vapore essendo prodotto sotto la tensione di circa 5,8 atmosfere. E per conseguenza alia temperatura di i44°« Quando il suo movi- mento sara regolarizzato sulla pendenza di o,moo5, viaggera colla velocfla di 6,n'8 , il vapore essendo prodotto sotto la tensione di circa 5,6 atmosfere corrispondente alia temperatura di i58°. La temperatura avra dunque dovuto e'.evarsi di i4 gradi nel- l'interno della caldaja, e si puo credere che quest' elevazione di temperatura si opererehbe in circa 6 minuti, se tutto il calore trasmesso dal focolajo vi fosse impiegato, poiche si sa che si mette un ora tutt al piu per elevare a i5o° la temperatura dell'acqua della caldaja. — Ma siccome bisogna fornire nello stesso tempo del calore per formare il vapore impiegato a trattenere il movi- mento e per ottenere 1' elevazione di temperatura di cui si lratta, si deve pensare che anche attivando il fuoco si melteranno piu di sei minuti a produrla. Comunque sia, nulla si opponc a che , quando che sia, avanti di cntrarc sul pendi'o, i.°si altivi il fuoco; 2." si carichino le valvole PER LE STRADE DI FERRO IN LOMBARDIA. 117 di sicurezza come conviene per ottenere la tensione di 5,6 atmo- sfere ; 5.° si diminuisca gradualmente la grandezza dell' orificio di comunicazione per il quale II vapore va dalla caldaja ai cilindri. — La prima disposizione tende ad elevare la temperatura , la secon- da stabilisce il limite conveniente alia tensione che il vapore deve acquistare in conseguenza ; la terza ha per oggetto di regolare la quantita di vapore inviata ai cilindri , di maniera che quantunque la tensione si elevi nella caldaja , 1' azione sopra i pistonl resti nondimeno sempre la stessa , di modo che il movimento non si acceleri. Operando cosi, il vapore dispensato non trasporta con se che la stessa quantita di calore, e l'eccedente del calore prodotto e impiegato tutt'intiero ad elevare la temperatura. Quando la tempera- tura si sara cosi elevata di 1 4° nella caldaja, non sara piu necessario d'atlivare la combustione. — L'apparccchio potra essere messo fin dal principio e mantenuto indefiuilivamentc in questo stato, coila temperatura di 1 58° nella caldaja, e nondimeno con una diminuzione conveniente dell'onficio di comunicazione, l'azione sui pistonr non essendo piu forte che quando tale temperatura era di 1 44 '- 1' convoglio arrivera cosi all' ingresso del pendio; esso comincera a salire colla sua velocita di g,m8, che diminuera gradualmente e ten- derebbe a divenir nulla se non si riaprisse allora progressivamente 1' orificio di comunicazione, di modo che all' istante in cui la velo- cita sara ridotta a (3,m8, i cilindri riceveranno tutto il vapore che il focolajo puo produrre solto la tensione di 5,6 atmosfere. Ora e visibile che a meno di avere spinto il fuoco piu che non fosse necessario per produrre l'elevazione di temperatura che deve aver luogo, non si avra cagionata alcuna perdita di vapore colle valvole di sicurezza, poiche la velocita del convoglio diminuendo progres- sivamente da 9,n'8 a 6,IU8, si e trovata costantemente piu grande del necessario, onde il movimento dei pistoni impieghi tutto il va- pore che 1' apparccchio puo produrre sotlo la tensione di 5,6 atmosfere, regolata dalla carica delle valvole. Perche vi sia da te- mere una tal perdita , bisogncrebbe che si lasciasse diminuire la velocita del convoglio al disotto del termine di 6,m8 che conviene alia pendenza da percorrersi ; cio che non potrebbe aver luogo che per errore del macchinista che non avesse riaperto abba- stanza presto 1' orificio di comunicazione dopo 1' ingresso del con- voglio sulla pendenza. Suppouiamo ora che il convoglio pervenuto alia sommita del pen- dio di o,oo5 vada a passare immediatamente sopra una linea di I 1 8 SULLA. SCELTA DELLE LINEE livello. Le valvole restano caricale per la lensione cli 5,0 almosfere; conviene diminuire 1' allivila del luoco durante alcuni miimti. Poiche toslo che il convoglio e snlla linea di livello, la lensione at- tuale del vapore la vincc sulle resistenze, la velocita aumenta im- mediatamente. Di qui si vede in primo luogo che il vapore non puo essere nel caso di sfuggire per le valvole di sicurezza , quan- d'anche non si lasciasse cadere il fuoco, a meno di rcgolare l'ori- fizio di coraunicazione in modo da lasciar andare ai pisloni tutto il vapore die puo esscr prodotto. Ma diminuendo cosi 1' attivila della combustionc per la i'ormazione del vapore. si profitla piu si- curamente del caiore che ha dovulo passare nell'acqua e nelle parti della caldaja per stabilire una temperalura di i4° piu elevata. — II movimento del convoglio cessera di accelerarsi : i.° cjuando la lensione del vapore non sara piu grande di cio che abbisogna per far1 cquilibrio alle resistenze j "2." quando il movimento dei pistoni Irascinera tutto il vapore che puo essere formato dal focolajo ri- condotto al suo stato ordinario. Queste due circostanzc avendo luogo quando la tempera tura e di i44° nella caldaja e la velocita del convoglio di 9m,8, questo stato si stabilira spontaneamente colla sola precauzione di dare im passaggio sufficienle al vapore dalla caldaja ai cilindri. Si potranno allora scaricare, se si vuole, le val- vole di sicurezza e regolarle per la tensione di 5,8 atmosfere. Gli stcssi riflessi qui sopra enunziati applicandosi a tutti i casi analoghi, si deve riconoscere che il passaggio d' una pendenza al- 1 altra non induce altrimenti la necessita di lasciar perdere del va- pore, e che una tal perdita non avrebbe luogo che per difetto del fochista o macckinista ( condotliero della macchina), cio che puo succcdere egualmente nel movimento ordinario del convoglio. — Se ne conchiudc, conformemente a cio che e stato detto qui so- pra, che questo passaggio non causerebbe neppur'esso alcuna per- dila sull'azione della macchina, e si vedono dislintamente in effello i compensi che si stabiliscono , poiche il caiore che e stato impie- galo ad elevar la temperatura nella caldaja si rilrova quando questa temperalura si abbassa (salvo una piccola differenza dovuta all'cf- felto delle perdite alle superficic esteriori ) ; c poiche la velocita lnniorc che ha lungo dopo che il convoglio ha raggiunta I' estre- mita superiore della pendenza e compensata dalla velocita piu grande colla quale ha cominciato a salire questa pendenza .... PER LE STRADE DI FERRO JN LOMBARDIA. liy VII. Riassunto. — Confronto di valutazione della spesa di tras- porto sidle differenti linee di strade di ferro. Abbiamo esposto nell' articolo II che il grado di vantaggio che poteva presentare una linea di strada ferrala dipende in grandis- sima parte dalla riduzionc cbe essa poleva operare nell'importo attuale delle spese di trasporto. Abbiamo rimarcato allresi che il prezzo di trasporlo sopra una linea di strada di ferro risulta da due elementi principalis cioe i.° dal ■nontante della spesa di costruzione a cui si riferiscono in parte le spese secondarie di manutenzione e di amministrazione ; •2.° dal prezzo di trasporto propriamente detto, a cui si puo pure riferire una parte di queste stessc spese secondarie. La somma annua cbe rappresenta l'interesse ed il premio di am- mortizzazione della spesa di costruzione aumentata dalle spese di esercizio e di amministrazione che vi si riferiscono, essendo divisa per il numero delle tonnellate delle mercanzie supposte pas^are an- nualmentc sulla strada, dara la spesa relativa a ciascuna tonnellata. Quanto al prezzo del trasporto, vi si distinguono primierameute due parti : i.° la spesa della macchina locomotiva, comprendente I'acquisto e la manutenzione di quesla macchina, del suo lender, il combustibile e l'acqua consumata, gli operaj che la conducono; 2.0 la spesa dei carri, comprendente il loro acquisto colla manu- tenzione e gli operaj od impiegati che sono incaricati della cura del convoglio. A queste spese si riuuiscono quelle dei magazzini ed ufficj , come pure quella degli operaj ed altri agenti impiegati per riporre in magazzino, caricare e scaricare le merci, e per ese- guire tutte le allre misure d'ordine relative al movimento delle mercanzie e dei viaggiatori. L' articolo III ed i seguenti hanno per oggetto la determinazione della parte piu importante delle spese di cui si e parlato , quella della macchina locomotiva. Abbiamo indicato nell' articolo III una regola generalc propria a far conoscere la grandezza della quau- tita d' azione necessaria per operare il trasporto d' uu dato peso so- pra una linea di strada di ferro pure data ; nell' articolo IV la ma- niera di dedurre dal risultato ottenuto il peso totale del convoglio che una macchina locomotiva poteva tirare sopra questa linea con una data velocita, ed in seguito il peso delle mercanzie paganti che sarebbero trasportate da quesla macchina. Quindi negli 120 SULLA SCELTA DELLE LINEE articoli V e VI abbiamo giustificato l'uso di qucsta regola coll' esame speciale del movimento del coavoglio sulle pcndenze ineguali che apparterrebbero alia liaea della strada di ferro, e dimostrato in quali limiti di pendenza essa poteva essere applicata senza errore, o quali sarebbero Ie pendenze che esigessero 1' impiego delle macchine di rinforzo. II risultato di cui si tratta puo essere espresso nella seguentc maniera. Conservando le denominazioni impiegate negli articoli precedent^ dinoteremo con A la lunghezza della linea di strada ferrata valutata in metri. U la velocita media colla quale questa linea dev* essere percorsa, espressa in metri al secondo. P il peso totale del convoglio, determinato conformemente a cio che si e veduto nell' articolo IV che puo essere condotto dalla mac- china locomotiva colla velocita media U espressa in tonnellale. Q il peso di questa macchina locomotiva e del suo tender, egual- mente espressi in tonnellate. A la spesa del travaglio di questa macchina in ciascuna unita di tempo, che noi supponiamo essere il minuto secondo. Rimarcando inoltre che il peso delle mercanzie paganli appar- tenenti al convoglio e di circa — (P — Q), si avra evidentemente A A — (P-Q) V per 1' espressione assai prossima alia spesa della macchina locomo- tiva per ciascuna tonnellata trasportata da una estremita all' altra della linea. Non sembra possibile di presentare una regola piu semplicej se., come conviene fare, si sta allaccato a quest' idea che le macchine locomotive saranno costantemente condotte in modo da ottenerne tutta 1' azione media che esse possono dare. Si riconosce infalti che se non ci imponessimo una tal condizione, ne seguirebbero in alcuni casi delle perdite sui prezzi d' acquisto e sul travaglio degli operaj , se non sul valore del combustibile consumato, per efietto delle quali perdite i confronti che si hanno in vista cesserebbero di presentare 1' esattezza necessaria. Non si puo ottenere quest' esattezza che coll' efl'ettuare un cal- colo del genere di quello che e presentato in questa Nota, mettendo PER LE STRADE DI FERRO IN LOMBARDIA. I ?. I in evidenza in ciascun caso particolare la proporzione del peso della maccbina locomotiva al peso totale del convoglio che tira, e tenendo conlo di questa proporzione che e un elemento essenziale del ri- sultato. Quanto alia seconda parte di cui si forma il prezzo del Irasporlo propriaraente delto, cioe la spesa dei carri, pare che si possa ri- guardarla come essendo, per ciascuna tonnellata di mcrcanzie tras- porlate, proporzionale alia lunghezza della liuea. Questa spesa sara specificata per ogni tonnellata e per ogni lega, e valutata in conse- guenza. In fine, circa alle spcse di magazzinaggio e di spedizione si puo dire che esse dilleriranno poco per due linee, di cui le lunghezze non siano molto ineguali ; ma non si puo duhitare che in ge- nerale esse non aumentino colla lunghezza delle linee; e pare convenient, quando si trattera di strade di ferro d' una grande estensione, di stimarle come la spesa precedente, a tanto per ton- nellata e per lega. Ricapitolando il delto di sopra , si vede che il prezzo totale del trasporto d' una tonnellata dall' estremita all' altra della strada di ferro si formera : i.° Della somma annua rappresentante le spese di costruzione, di amminislrazione generale e di manulenzione, divisa pel numero di tonnellate rappresenlante il trasporto annuo. i.° Della spesa della macchina locomotiva espressa dalla for- niola surriferita. 3.° Delia spesa dei carri, che e proporzionale alia lunghezza delta strada. 4-° Delle spese di magazzinaggio e di spedizione, che noi risguar- diamo egualmente come proporzionali alia lunghezza della strada. Si vede adunque che la valutazione di questo prezzo totale e cosi ridolla in ciascun caso particolare alia fissazione d'un piccolis- simo numero di elementi, cioe la spesa di costruzione e di manu- tenzione , la cui cognizione e fornila dalla formazione del progetto, la misura del tonnellaggio annuo, la determinazione del peso del convoglio che sarehbe condotto da una macchina locomotiva d'una forza determinata , in fine la lunghezza della linea della strada di ferro. Si riconosce iuoltre , e talvolta questa osservazione sara assai im- portante, ehe se nel confronto che si slabiliscc fra due linee tulti gli elementi dissopra specificali si trovano in favore d' una di esse, la 122 SULLA SCILTA DELLE LINEE , EC. preferenza clie merita solto il rapporto deU'economia che procu- rerebbe sul prezzo di trasporlo e evidente senza che faccia bisogno di stimare in denaro 1' influenza relaliva di ciascuno di questi de- menti; stima che presenta sempre qualche incertezza , attesa la poca eslensione dei dati che si hanno su quest' oggelto , e la difli- colta di conoscere esallamente il tonnellaggio annuo. Cosl , i.° se una linea da luogo a una minore spesa di costru- zionc; 2.0 se il rapporlo e piu piccolo;" 5.° inline se 11 (p — Q) U l * la lunghezza della linca e piu piccola, si e sicuri che la spesa di trasporlo sara minore sopra questa linea. II risultato del paragone dipende allora intieramente dalla fissazione delle quantita geome- triche o meccaniche la cui stima non offre niente d'incertoo d'ar- bitrario. Ma se i tre elementi su cui riposa il confronto, cioe : la spesa annua rappresentante le spese di costruzione, di manuten- zione, d'eserci/.io e d'amministrazione ; la quantita d'azione ne- cessaria per trasportare un dato peso da una estremita all' allra della linca; infine la lunghezza di questa linea, 11011 daunt) tutti un risultato favorcvole ad una delle linee che si confrontano, diventa necessario, per decidere la questione, di valutare in denaro ciascuna delle parli della spesa di trasporto, e per conseguenza di specili- care la quantita di mercanzie ed il numero de'viaggiatori, a cui si presume che le linee daranno passaggio annualmente. Un' importante aggiunta alia Nota sudcletta sopra il confronto dei vantaggi rispettivi di diverse linee di stra- de di ferro e sull'impiego delle macchine locomotive si trova inserito nello stesso giornale degli Annali di acque e strade di Francia a pag. 38 1 del i.° semestre per l'anno 1 835. Come pure sono dello stesso autore, e non meno iuteressanti neirargomento, le Nouvelles con- siderations sw Pemploi des machines locomotives dans les chemins de fer ct sur ^influence des pentes divergentes inclinees relativement a la depense du transport che si leggono nei citati Annali peril successivo anno i836. 123 Prolocollo del congresso generate degli azionisti, in J^enezia il 3o luglio 1840,, dell a Societa per VI. R. privilegiata strada Ferdinandea Lombardo-Ve- neta. Venezia, coi tipi del Gondoliere, in 4-° di pag. 35. Dietro quali consideraziuni generali topografiche , economiche, lecniche si debba determinare il luogo o luoghi dove giova incominciare i lavori di co- strnzione dell' I. R. strada Ferdinandea Lombardo- J^eneta per la maggiore utilita pubblica e per la maggiore utilita degli azionisti che imprendono a costruirla; Memoria dell3 ingegnere Giovanni Mi- lani3 ingegnere in capo della strada suddetla. f^enezia, coi tipi del Gondoliere, 11 luglio 1840, in 8.° di pag. 1 2. Nelle grandiose imprese e che tendono al comunc vantaggio delle nazioni , utilissima riesce la pubbli- cita degli atti che le riguardano , giacche da an lato per mezzo di essa s' accresce la fiducia del pubblico verso gl' intraprenditori, e dall' altro possono questi, dalle opinioni che nel popolo si manifestano, ritrarre qualche utile suggerimento. Dobhiamo pei-cio far pi a us o alia benemerita direzione della strada Ferdinandea , la quale , prima collo scritto che diede alle stampe nel 1 83 j , e che noi abbiamo in molta parte ripro- dotto nulla nostra Biblioteca (1), ed ora col Protocollo dell' ultimo congresso generale ha resi di pubblico di- ritto i piii importauti documenti relativi a quest7 opera da tutti desiderata. La rathmanza, composta da 49' socj, ebbe luogo il di 3o luglio del correntc anno, e fu presieduta dal signer Giuseppe Reali, condirettore e presidcnte della sezione veneta , il quale diede ad essa prineipio colla Icttura d' un Rapporto storico ed informativo delle (1) Tomo 88. pa-. 58. 124 C0NGRESS0 EC, PER LA STRADA DI FERRO operazioni ch' cbbero luogo , delle concessioni ottenute e delle piu importanti disposizioni pel seguito. Egli comincia la sua relazione dall' informal? e i con- vocati che mentre la Societa stava attendendo l'invo- cata approvazione del suo statulo , merce della quale soltanto poteva ottenere la necessaria legalita , la di- rezione faceva accelerai'e la compilazione del progetto per la nuova strada. Questo pote essere terminato in tempo di essere verso i primi di settembre del i838 rassegnato ai piedi di S. M. FAugustissimo nostro Im- pevatore nella sua ben avventurata dimora nella ca- pitale lombarda. E qui T oratore esprime il giusto compiacimento provato dalla direzione u uel potersi rallegrare col ri- 55 spettabile coi'po dei signori azionisti, non meno che j' col signor ingegnere Milan i, dell' essere il progetto n useito dalla prova di tanti studj e di tanti giudizj 55 cou si emineuti e illuminati suffragi, dell' essere riu- » scito non innneritevole del supremo fra tutti , deila » defiuitiva sovrana approvazione per F immediato suo 55 eseguimento, coll' assicurazione intanto d'un privi- 55 legio di 5o anni, estendibile ulteriormente e forsc 55 fino anche ai 99 , dopo die , finita la strada , 1' am- 55 ministrazione dello Stato potra pronunciare un giu- 55 dizio piu da vicino sulle circostanze economiche del- 55 l'impresa 5: . Ricorda quindi altre benefiehe disposizioni emanate dal trono a vantaggio della Societa, quali sono prima di tutto la preliminare coueessione di privilegio del tronco di strada ferrata da Treviglio a Bergamo , culla dichiarazione pero che non sia da risguardarsi come la concessione di un diritto esclusivo la congiun- zione delle citta di Milano e di Bergamo : indi il per- messo per Y introduzione di centomila centinaja di Vienna di guide stranicre con dazio ridotto a quattro fiorini. Proseguendo il signor Reali ad esporre i fatti piu importanti dell' amministrazione, annuncia essersi fatto contratto per trentamila centinaja di guide nazionali colle ferrierc di Wolfsberg e per altre diceimila con quelle di Prevali 5 essersi umiliata a S. A. Imp. il DA MILANO A VENEZIA. 125 screnissimo arciduca Vicere devota domanda perche sia fatto luogo ad uiv immediata dichiarazione di compe- tente efficacia anche presso le autorita giudiziarie , circa il diritto di espi'opriazione , in pendenza della pubblicazione della Sovrana Patente di privilegio, c finalmentc essersi gia da qualche tempo inoltrata do- manda per la grazia della preliminar concessione d'una via laterale, diretta alia citta di Mantova. Parlando poi piu propriamente di quanto appartiene alia parte tecnica , rammenta die la grande linea , scelta dalla direzione ed ora autenticata dal volere sovrano, «corre » dal mare Adriatico all? Olona , tocca in cammino sei » citta principali : Venezia , Padova , Vicenza , Vero- » na , Brescia e Milano} si annoda a Bergamo per " Panzidctta diramazione da Treviglio:, passaper cjue- » sto grosso borgo e per gli altri di Cassano , fioma- » no, Chiari , Castiglione , Montebello e Mestre, e si » accosta , cosi nel Lombardo come nel Veneto , ad y> altrc parecehie ragguardevoli terre. percorrendo la » zona di suolo la piu fertile , la piu popolosa , la » piu industre, la piu ricca del regno , e la piu op- s' portuna insieme ad ogni altra confluenza presente » e fntura. L' intero cammino da Venezia a Milano o * di miglia geograQcbe 146V25 pari a cbilometri 271(1). » Si divide in 22 rettilinei uniti da 21 curve, delle » quali cinque hanno un raggio dagli 8000 ai 55oo me- » tri, sette dai 55oo ai 2000, nove dai 2000 ai 1000. y> Dei cbilometri iy 1 di lungbezza, 142 hanno una y> peudenza cbe va dallo zero all' 1 per mille, 5i dal- » I' 1 al 2 , 45 (2) dal 2 al 3, e 33 giungono al 3 per » mille. Non mai dun que vi e una pendenza mag- y> giore del 3, e dove si giunge al 3 per mille, questa » ascesa e ajutala da una antecedente discesa. (1) E qui slnlo corretto I' errore di cifra clr era corso nella pri- ma Nota tlclla Sociela , e clie noi avcvamo avvertito nel t. 8S . p. &i di quesla Riblioteca. La cifra ora prodolla differisce daila nostra, perche noi, stando al primo progetto della Sociela, avc- vamo condotla direltamente la linea per Descnzano e Peschiera. (•2) Pare clic in qucsto luo^o sia slalo dimenticato un niimrro. I 2b C0NGRESS0 EC, PER LA STRADA DI FERRO » Molte acque e molte stratle si passano. Tra le >■> acque si contano olto fiumi principali e la laguna 55 veneta. II ponte della laguna move dalla Sacca di » Santa Lucia, al luogo dell' orto Pcticli, e va diritto 55 al forte di Marghera, dirigendosi alio spalto dclle sue >■> opere principali, e passando in cammino sotto le di- 55 fese delle isole di San Giuliano e di San Secondo. 55 Incomincia alia riva di Venezia, e terrniua al prin- 55 cipio della barena*, la sua lunghezza e di metri 354/5 55 cioe meno clie due miglia geografiche. Consta di due 55 parti distinte : la prima, lunga 6i metri , accavalca 55 con un ponte girevole sopra una pila il canal Co- 55 lombola cbe rade l'orto Petich:, la seconcla, tutta sta- 55 bile, e divisa in sei stadii da cinque piazzette inter* 55 poste. Ogni stadio comprende 42 archi, siccbe in 55 tntto sono 252. E largo in sommita 8 metri: serve 55 ai convogli tratti da maccbine locomotive con una 55 carreggiata nel mezzo, ed ai pedoni mediante due 55 camminapiedi laterali, e comprende ancbe un acque- 55 dotto e quanto occorre per 1' illuminazione a gaz dello 55 stesso ponte 55. A questa descrizione ticn dietro nel discorso del si- gnor Rcali la parte numerica, la quale contiene 1' im- porto presunlivo dell'opera intera nelle due ipotesi cbe si ottcnga 1' introduzione del ferro inglese senza dazio, oppure cbe si debba far uso di ferro tutto nazionalc. Nel primo caso la spesa totale risulla di circa 5a mi- lioni , e nel secondo di circa 64. A qucstc somme si contrappongono gl' introiti cbe si sperano e cbe sareb- bero di 11,700,000 lire pel ricavo annuo lordo e di 5,ioo,ooo per V annua rendita nelta. Termina il di- scorso con diverse proposte risguardanti 1' interna am- ministrazione, le quali furono Puna dopo 1 altra con- cordemente approvate. In questa medesima radunanza 1' azionista signor Jacopo Castelli di Venezia mosse alcune difficolta in- torno alia scclta definitiva della linea ch* era stata e- nunciata.Rgli crcdette dover premcltere una dislinzione nella condizione della linea lombardo-veneta, dividen- dola in due parti : V una clie dice indubitata da Venezia DA M1LAK0 A YENEZIA. 127 a Brescia , e 1' altra da Brescia a Milano per Trevi- glio j sulla quale dice sussistere ognora dubbj antichi ed attuali non tolti dalle carte lette neh" adunanza; dubbj circa la preferibilita della linea medesima e un' altra che audasse da Brescia a Milano per Bergamo e Monza. In conseguenza propose che si cominciassero subito le opere del ponte sulla laguna e del bronco di terra ferina da Me- stre verso Padova:, che dentroi5 giorni fosse nominata dalla Direzione dell'impresa una commissione composta di cinque persoue, Ire per la parte tecnica e due per la parte economica, la quale prenda in esame se possa cssere preferibile la liuea da Brescia a Milano del piano proposto, ovvero quella da Brescia a Milano per Bergamo e Monza \ che quando il voto della maggio- rita della commissione fosse negativo per una muta- zione della linea Milani, non si faccia luogo ad ulte- riore esame , e sia data mano ai lavori della strada anche da Milano verso Treviglio e Brescia} che se al- 1' incontro il voto fosse favorevole all' altra linea . si debba convocare un" adunanza straordinaria che auto- rizzi la direzione ad implorare dal sovrano la modifi- cazione dell' ottenuto privilegio. Messa ai voti la proposizione , si ebbero piii di tre quarti dei voti favorevoli. AI protocollo sono uniti come allegati tre documenti, cioe gli statuti della societa. la lettera governativa che annuncia 1' approvazione definitiva dell'esecuzione della strada di ferro a norma del progetto, e 1' altra rela- tiva al permesso di ritrarre dall' estcro centomila cen- tinaja viennesi di rails^ ossiano guide di fei^-o. Lo scrit- to si chiude col rendiconto dell' amministrazione soste- nuta dalla direzione dal 26 agosto 1 83 j al 20 lu- glio 1840. II dubbio promosso dal signor avvocato Castelli por- tava la necessita di sospendere i lavori all'estremita occidentale della linea fino a tanto che non fosse stato pronunciato il voto della proposta commissione. II va- lcnte ingegncre in capo della strada, il signor Milani. prevedendo forse che 1' adunanza venir potessc ad una tal eonclusioue. aveva alcuni giorni prima messo in 128 CONGRESSO EC, PER LA STRADA DI FERRO luce la mcmoria di cui abbiamo riferito il titolo, e nclla quale egli si assume di dimostrare che 1' utilita pub- blica, quella degli azionisti, la buona disposizione, l'e- conomia, la sollecita esecuzione delle opere concor- rono tutte a consigliare di dar comiuciamento ai la- vori della strada ad ambi gli estremi, procedendo contemporaucamente da Venezia verso Padova e da Milano verso Brescia. « Per cogliere, egli dice, il piu pronto ed il piu y> grande vantaggio colla costruzione d'una strada di » ferro, bisogna prima approfittare dei movimenti at- r> tuali, dei movimenti in corso ovunque siano, e fra a questi dei piu frequenti, dei maggiori, ed accrescerli e » fecondarli con 1' economia, la sicurezza, la comodita » e la celerita del transito. y> II regno lombardo-veneto si divide in due parti , y> aventi un particolare governo ed una particolare » amministrazione^ le provincie lombarde s' annodano » e volgono verso Milano, le venete verso Venezia. r> Milano e una delle piu belle citta d' Europa, ricca y> di capitali, e splendida per comune agiatezza^ stende r, il suo commercio sulla Svizzera, sul Piemonte ed y> oltre le meridionaii rive del Po. Tutta la pianura « lombarda e fertile, ricca, coltivata , popolatissima. n Venezia e citta unica al mondo, ha un porto ma- » gnifico, e l'icca di vasti fabbricati che, nati dall' o- 55 pulenza, possono ora essere utilmente volti allindu- 55 stria, guarda al commercio marittimo del levante e >5 della parte meridionale della Germania. Per proce- » der dunque saviamente ed utilmente bisogna ritrarre » subito profitto dei movimenti volti in ciascuna delle 55 due parti del regno verso le due capitali, giacche '5 fortunatamente per la nostra strada due sono i cen- » tri di movimento, verso i quali quelli di piu pro- 55 vincie convergono. 55 E tra questi movimenti convcrgenti verso le due 55 capitali conviene trar partito prima da quelli ad esse 55 piu vicini, perche sono i maggiori, in seguito da n quelli che vengon dopo'5. Alia esposta fondamentale considerazioue che persuade DA MILANO A VEKEZIA. 129 doversi coniinciare i lavori ai due capi della linea , due altri forti motivi ancora s' aggiungono , e sono , eke per tal modo non si accumulano troppi lavori in istretti spazii , accrescendo al proprio ed altrui dan- no , per le soverchie ricerche , i prezzi dei materiali e della mano d' opera 5 e che si possono incominciare a tempo e con opportune disposizioni i grandi manu- fatti, lasciando riposare e consolidare le parti loi'o prima di usarli. Non seguiremo piu a lungo 1' autore nello sviluppo di questa sua tesi da lui trattata con sodezza di prin- cipj e con perfetta imparzialita, mostrandosi unica- mente compreso dalF interesse pubblico e dal vantag- gio della Societa che ha in lui riposta un' intera fidu- cia, e termineremo col riprodurre (in attenzione della promessa pubblicazione di tutto il piano della strada ferrata) la seguente tabella che 1' autore ci porge in una nota, ed in cui sono esposti i valori medj dell'im- porto totale per ogni chilometro di strada nei diversi tronchi ne' quali e divisa-, a lato a questi abbiamo posti i valori stessi riferiti alle miglia nostre geo- grafiche. TBONCO ale PBEZZO HI hilometro DIO al miglio. J)a Milano a Treviglio .... aust r. ir. 205,772 58i,o59 Da Treviglio a Chiari .... » 219,587 406,272 Da Cliiari a Brescia » 219,087 405,717 Da Brescia a Castiglione. . . » 226,io5 418,713 Da Castiglione alle Sei vie. . » 2o4,55o 578,796 » 2 1 4,586 597,582 TRONCO » 965,o54 1,787,100 » 214,295 596,845 Da Padova a Vicenza .... « 198,5 1 3 567,617 Da Vicenza a san Bonifazio . 39 244,685 455,i 17 Da san Bonifazio a Verona. . >9 259,174 479;95?- Da Verona alle Sei vie. . . . » 171,461 317,519 » 26o,o58 481,589 C. 9 Bibl. Ital. T. XGVUI. 3o PARTE STRANIERA. Istoriografia germanica. Contitiuazione efuie. (Vecli P an- tecedent c tomo 97 .° ', fascicolo di marzo, pag. 386.) iVla col procedere avanti , ecco aumentarsi a piu a pid gli scrit- lori di merito distinto e costrigncrmi a far quello die pur non vorrei , cioe a uominarne appena le opere piu cospicue. Concios- siache voltandomi alle cose antiche, soverchio tornerei se un non- nulla particolareggiare volessi la critica sposizione delle vicende ebree di Giovanni Davide Michaelis (1); le dotte indagini sul com- merzio e sacerdozio degli Egizi ( >.) di Federigo Samuele Schmidt; i cenni circa i Fenici e Caldei di Teodoro Jacopo Diltmar (3) ; le ricerche su gli Etruschi, di Odofredo Mueller; le idee su la poli- tica e 'I traffico degli antichi di Heeren (4); le storie degli Ostro- goti, di MansOj e dei Visigoti, di Aschbac ; l'esposizione universale infine clie deli' antichila e della sua cultura ne fece lo Schlosser (5), opera nel vero si strettamente connessa con una parle della sua storia universale gia accennata da poternela avere per una piu dotta amplilicazione. Per la Grecia in particolare mi si parano poi innanzi i Zinkei- sen e Waclismuth con le loro antichita (Hellenische Alter ihuemer), e la bella illustrazioue delle leggi fondamentali nominatamente ai tempi della guerra peloponese fattaue da Federigo Kortuein (6). E la dottrina e la sagacita del ISiebuhr neli' investigare le condizioni degli anticliissimi abitatori della nostra Italia , loro leggi e modi , (1) Mosaisches Reckl. Francoforte, 1770, vol. 6. (2) Opuscula quibus res antiqucc_, prcecipue Hegypliaca explanan- tur. Carlsruhe, 1765. (3) Ueberdas Valerland tier Chaldceer und Phosnizier. Berlino, 17S6. (4) Ideen ueber Polilik, der Verkehr und der Handel der vor- nehmsler Voelker der JVelt. Gottinga^ 1793-9(1. (5) Universal kistorische uebersicht der Geschichle der alten welt und Hirer Citltur. Francoforte, i82G-35, vol. 8. (6) Zur Geschichle der Heltenischen Staats verfassungen, hanptsce- rhlich waehrend des peloponnesischer Kriegas. HciJclbcrga, 1821. PARTE STRANIERA. l3l parlicolarmente circa il possesso delle terre; e la sevcra crilica di lui nel distinguere il vero dal poeticamente inventato circa 1' ori- gine dell' inclita Roma, nel considerare le popolari tradizioni e certe somiglianze tra le romane e le grecbe ; i pregi grandissimi insomnia dclla sua Storia romana (i) a cui non son noti ? Ma altri non puo tultavia riguardar queste materie senza clie 1 pcnsiero involontario non si volga da se agli sludj filosoiici delle belle arti antiche dei Winckelmann e dei Lessing; ai cronologici, geografici e mitologici degli Heyne; agli arcbeologici inline di Giovanni Arrigo Voss. Quanto fu zeloso il Niebubr delle cose d' Italia, allrettanto Giu- seppe Hammer di quelle dell'Orienle (2) e deirimperio osmauo (5), le quali particolareggio si dottamente e per guisa da dame non solo una chiara idea, ma da mostrare altresi come le ebbero ope- rate sui divisamenti universali del medio evo. E di queslo fu poi Cristofano Krause il primo , cbe, penetrato con faticoso studio nella vila civile dei varii stati , meltesse mauo a sporne coi fatti clamorosi e material! i costumi, le leggi ed i pe- culiar! modi (4). Se non cbe eleganli dipinture ed iugegnosi giu- dizi tenendo sovente luogo della sincera e ben fondata verita, assai tolgono di pregio alia sua opera. II medio evo essendo come l'ad- dentellato, cbe la mutazione degli ordini anticbi lascio a edificare i moderni, meritava nel vero la particolare attenzione e gl'indefessi studj cbe vi fecero sopra in questi ultiini tempi nominatamente i Tedeschi. Savigny ne illustro con maravigliosa sapienza le leggi ci- vUij ne qui si puo tacere di altro bel lavoro del gia citato Leo. Piu allri diedero opera a distenderne la storia; ma ora staro conlento a nominare la piu recente di Federico Kortuem (5). Incominciando dal IV secolo viene egli con piano e conciso discorso distendendo in bell'ordine la tela dei piu rilevanli casi intervenuti in Gno a cbe soggiacquero Coslantinopoli e l'imperio ai loro ultimi destini. Scarso di riflessioni, si studia di cbiarirne le opinioni religiose, letterarie e politicbe, tutto il viver civile insomma di questa Iunga eta; e senza darne espressi giudizi, li fa maestrevolmente desumere al letlore dal corso e dalla counessione in cui reca gli avvenimenti ; per che gli venne, quanto alia parte obbiettiva, fornita opera di tanta bonta, da risparmiare oggimai ad allri il bisogno d'entrar di (1) Roemische Geschichte. Beilino, iS3a, vol. 3. (2) Encyklopaedische Uebersicht des Morgcnlandes. Lipsia , 1804. (3) Des Osmanischen Reichs staalsveifassung. Vienna, 18 15, ec. (4) De benefciis med. cevi, fascic. I, 1^83, ec. (5) Die Geschichte des MitlelaUers. Berna, i836, vol. 2. l32 PARTE STRANIERA. iiuovo in simile fatica. Cosl sentenzia lo Scblosser nclla prefazione al quarto volume della sua storia universale, che viene appunto a discorrere di questi tempi. Dai quali ai piu moderni venendo , di molte storie mi si assie- pano innanzi, che i casi dci singoli stali d'Europa piu o meno dot- tamente discorsero. Ma talli insieme gli abbraccio Luigi Timoteo Spittler (morto nel 1810), e cominciando dalla conquista della Spa- gna fatta dai Yisigotti (4og) , venne brevemente favellandone fino all'uscita del secolo XVIII in un' opera di lanlo pregio (1), da non essere si presto dimenticala fra la congerie delle nuove che vanno di dl in di ammassandosi disperatamente. I pregi che dislinguono il suo nome nclla catena dcgli storici, gli ebbe a riconoscere parte dalla benignita della natura, la quale di penetianlissimo ingegno e di giudizio finissimo gli fece liberal donoj parte ed ancora piu da- §1' indefessi sludj nelle originali scritlure che concepire gli fecero come una passione di rintracciar sempre nuove e sconosciute fonti, e di usar poi di quello che andava attignendone. 31a con questo non si lascio tuttavia rapire mai alia dolcezza di dire frivole novi- ta: che anzi avendo pur con assai amore le filosofiche discipline coltivate , se da un lato all'investigazione gli erano d' opportunis- simo aiuto , ne frenavano dall'altro la fantasia, e severe alia quiddita delle cose il riconducevano. Impossessatosi della materia, sapeva afierrarne il punto principale, dimenticare quanto era di soperchio oinutile; ed assistito com' era da vaste cognizioni in tutte le scienze ausiliarie, quello svolgere con maestrevole simmelria, e senza mai perdere di mira lo scopo supremo dello storico, di porgere cioe le sperienze passate a documeulo dei presenti e degli avvenire. Da prima furono i suoi studj rivolti piu principalmente alle cose eccle- siaslichc, delle quali non e qui da favellare; poscia si pose alle po- liticly ad arricchirne della sua Storia degli stati europei. Fu suo principal concetto di chiarirne le condizioni interiori, le leggi, gli ordinamenti di ciascun d'essi, e quali effetli gli uni sopra gli altri producessero e sentissero scambievolmente senza troppa pompa di erudizione, e dando il piu odore della sua vasla sapienza con bre- vissimi cenni, acute ed argute allusioni. Ma in una stagione, che il maggior numero dei lettori brama ve- dersi ampiamente apparecchiato innanzi e pascolare la curiosita (1) Entwurf dcr Geschichte tier europaeisclien Staaten. Berlino, 1793. Questa storia occupa il quarto e quinto volume della raccolta delle sue opere starapate a Slutgarda, i835-37. PARTE STRAN1ERA. I 33 senza troppa falica del pensiero, dovevansi desiderare stone piu alia distesa narrate. A cio provvidero Heeren ed Ucker con rac- cogliere in una ( almeno quanto all' edizione ) le opere che molti storici , e ciascuno in molti volumi , ebbero a questo fine dettato omai quasi sopra ogni stato europeo (i). Delle quali e Tuna la gia accennata del Leo , vago di scrivere di un paese che , bonta del cielo e dell' ubertuoso suolo, non partorisce se non animi disamo- rali , il bisogno di scambievole soccorso sendo la radice delle umane affezioni (vol. I, pag. 54) ; di gcnte che , agitata conlinuo da sfre- nate passioni , non sa trovar luogo , e sempre corre agli estremi (pag. 1 66); di gente che non sort! altra attitudine se non di senlire cosi un poco il bello delle arti; di gente i cui deslini furono il piii dalla necessita governati, dalla nioneta, dalla forza e dalle femmi- ne ; di gente che , senza una nuova invasione di Barbari , 1' uomo non sa far concetto come possa omai meritar con l'opera di essere piu mcntovata nelle storie (pag. 4°) : e qual chi si compiace del- 1' immondezza dei corpi morti , dilettossi il cli. storico di scrivere di stati civihnentej od almeno quanto alle capacita degli cuiimi gia estinti tutti (pag. 4'i) (*)• Misera Italia ! Tuttavia fa cuore; che non tutti i German! hanno con l'acutissimo signor Leo l'avviso, ne tutti con lui ti giudicano e stimano. Del quale non mi posso tenere di nominare eziandio la storia dei Paesi Bassi (2) , che ebbe tirata innanzi fiuo al i85o con estratti delle opere di Kampen e Wage- naer. Di quesli dodici libri rimangono pertanto osservabili soli i primi otto ed. i due primi capitoli del nono, che narrano fino alia pace di Gante (i5j6), come quelli che il ch. autore cavo dallo stu- dio delle carte originali , fatto alia maniera sua : ben altramente cioe dei botanici d'oggidl, i quali per tutta la storia vanno in cerca delle male piante (durchbotanisieren), e qual da odore di sower- sione^ molto diligentemente coltivano nel loro erbaio (vol. I, Pre- fazione ) , ben altramente dei moderni storici con quella loro (1) Geschichte der europaeischen Slaaten_, herausg. von, ec. Am- burgo , 1829, e continua. (*) Ci gode l'animo di accertare i noslri leggitori , che ora il si- gnor Leo e animato da sentimenli ben diversi per 1' Italia nostra. Egli seppe meglio conoscerla , ed ora la rivcrisce e l'ama. Danno prove non dubbie di cio la Prefazione e la Ricapitolazione dell'o- pera di lui col titolo: t'icende della costituzione delle chla Lombarde, opera intomo la quale parlo alquanto difTusamente la Biblioieca ha- liana, torao 84.0, fasc. di ottobrc i836, pag. 4g. I Direllori. (1) Zwoelf Buecher Niederlaendischer Geschichte. Halle, 1 832-1 83 J, vol, 2, in 8.° I 34 PARTE STRANIERA. tenerezza per lafeccia del wile popolazzo (Janhagel ! ! ) rivoluzionafio (vol. II, pag. 5ii). Ma non potemlosi qui cnlrare nolle particola- rita dei suoi concetti, nominatamente riguardanti papa Grcgorio VII, i cui fermi volcri e nobili divisamenli non sono Corse meno certi di quelli del grande Innocenzo, bastera accennare com'egli affermi (pag. 5oo), cbe lo spagnuolo Vargas ebbe prudentemente mostrato al consejo de las altercaciones i giusli modi da seguirsi con quella memorabile scnlenza : Hceretici fraxerunt templa: catholici nihil fecemnt contra : ergo omncs debent patibularij « E questo sia suggel , ch' ogni uomo sganni ». I casi degli ullinii tre secoli furono da molti scrittori descrilti. Gian Giorgio Buescb ( morto nel 1 800 ) , tomato eccellente nella storia dei bancbi e del traffico, gli spose d'anno in anno, e si ebbe compilata una sua cronaca opportuna a cui brama sostare ad ogni particolarita (1). Se non cbe di cotali opere, come eziandio di quelle dei Brandes, Ficbte, Genz, non e qui da far molte parole, quan- tunque questi ultimi, penetrando ben addentro e con assai acutezza d' ingegno nclle opinioni predominanti i tempi, e negli effetti cbe le produssero su gli stati e nominatamente su le novila di Francia, abbian con Ioro belle considerazioni mostrato come la materia sto- rica si potesse dal lato morale contemplare , e sotto questo punto di veduta trattare a pratico documento. Anche le lezioni di Fede- rico Schlcgel, opportune nel vero solo a chi nella storia e gia bene erudito , sono arriccbitc di riflessioni ingegnose del pari e profon- de, delle qiiali, come al tutto subbiettive, spetta poi al lettore di fame giudizio a suo miglior senno. Meglio osservando le regole dell'arte, ritrasse Federigo Ancillon quanto tra il finire del XV e il principiare del XVIII secolo diede occasione alle legbe degli stati europei (i). Lealmente zeloso del sistema cbe cbiamano dell'cquilibrio, fu suo principale divisamento di chiarire le massimc cbe n' ebbero regolate le pralicbe, le incli- nazioni de'tempi, la cultura e costumi deH'universalila, e nominata- mente 1' indole e le ambizioni dei principi , con giudiziosa scella delle materie opportunamente ordinate, mostrando molto ben cbiaro l'andamento naturale delle cose, e guadagnandosi 1' altcnzione del (1) Grundriss der Geschichle dcr merkwuerdigslen Wehhaendel neuerer Zeit. Amburgo, 179G. Fu continuato da Bredow. (i) Tableau des revolutions da systeme politique de I' Europe , ec. Berlino, i8o3. PARTE STRANIEIU. I 35 lettore con assai animate, quanlunque talvolta alquanto sopcrchic , dipinture dei piu principal! personaggi che va introducendo in su la scena. Ma per quauto riguarda l'Europa meridionale nei secoli XVI e XVII, gli e da notarsi l'opera di Leopoldo Ranke (i), come quella che splorando bene le condizioni interne degli stati, non solamente loro ordini civili, politic! , della milizia e qnelli eziandio relalivi al- l'erario cd alio spendere la pecunia pnbblica cbiarisce assai oppor- tunamentc ; ma e 1' indole e i modi dei principi e dei cortigiani loro per modo ritrae, che vivi e maniati tc li conduce innanzi. Ognuno sa come i lcgati veneziani avessero obbligo e costume di ragguagliare il governo loro di quanto alle corti slraniere andavano a mano a ma no osservaudo. Ora ben quaranlollo volumi in foglio di cotali scritlure, inlitolate Infobmazioki Politiche, lc piu in ita- liano, alcune in lingua latina o spagnuola, che dal i55o al i65o si distendono , conservansi raccolli nella regia biblioteca di Berlino , e furono la fonle dalla quale il ch. autore altinse la materia al suo discorso. Gia molto ben pratico di queste cose per la sloria dei popoli romaneschi e germanici detlata avanti, e per la critica de- gli storici italiani c nominatamenle del Guicciardini che vi aggiun- se (2) , vennegli ben fa Ito di giovarsi di cotal tesoro , senza certo esaurirlo, non estratti o sunti offercndocene, ma una ben connessa narrazione che tempi , persone e cose moslra assai dottamente. Federico Saalfeld e converso discorse assai rapidamente di que- sti secoli, ed in sol quanto, ei dice, era necessario a moslrare come I' ordine delle cose fosse venuto costiluendosi in Europa quale il trovo la rivoluzione francese, ed a spiegar certi fatli che allramente non si saprebbe. Particolareggio poi quanto avvenne dai primi su- bugli del 1789 fino al congresso di Aquisgrana (181 8), ed a cia- scuna parte della storia (che le son sette), fece precedere un suo cenno generale su la condizione degli stati europei; fini con una relazione delle colonie nei due mondi (5). Di tal frutto gli rispo- sero dicci anni d' indcfcssi studj. Tuttavia ei stima molte cose es- sere per iscoprire loro vero aspelto solo in processo di tempo , e per venire apprezzale piu appensalamente e con maggior verita da (1) Fuerslen unci Foelker von Sued-Europa, in 16^ unci 17 Jahi- hundert. Amburgo, 1828, e succ. (2) Geschichle der romanischen unci gcrmanischen coelker von 1 4 9 4 • bis 1 535. Berlino, 1824. (3) Allgemeine Geschichle der ncuesten Zeit , sett dein Anfang dor Jianzbsischen revolution. Lipsia, 1 8 1 5-23, vol. 8. 1 36 TARTE STRANIERA. eui, sentitone meno gli cfl'etti immediali, e diremmo meteriali, con piu maturita e calma avra agio di considerarle; anzi parecchie sporrebbe altramente gia fin da ora egli mcdesimo pei nuovi lumi clie in qucsto mezzo ando acquistando. Non pertanto avendo egli, si conic buono storico deve fare, posti a mano a mano i documenti cbc rcndono testimonianza dei fatli addotti, la sua fatica toma pre- gevole ed islrulliva assai. Non per dimenticanza ma a studio nel passaro a rassegna tutli qucsti storici non si fece mai motto della parzialita od imparzialila loro. Peroccbe quest' ultima , gia avuta parte principalissima nei cronicisti , anche in essi, chi ben consideri, piuttosto ampiezza e diligenza cbe allro si debba appellare ; nei prammatici poi illu- sione cbe taluno fece bonariamento a se e ad altrui. Conciossiache se i primi, da niun altro pensiero od afletlo guidali se non da quello di UUto tutto notare e di tulto conscrvar memoria , poterono per avventura compilar sine ira et studio quei loro ammassi di notizie sconnesse e morle , imparzialita con questo certo non usarono, la quale e virtu cbe solo dal giudizio dipende. II prammatico poi scorto continuo da esso e nel trascegliere, e nel ragguagliare , e nel con- nettere le materie ad un preordinato fine , puo ben non essere passionalo , ma debbe ad un'ora essere parziale , cioe favorevole verso la preconcetta idea cbe elesse a perno del suo ragionare. Gia molto si ando predicando lo storico avere a dimenticare tutto se medesimo, per solo vedere nei fatti; ma come cio sia possibile , e come ei possa apprezzarli e giudicarli con altra norma da quella delle proprie opinioni e del proprio giudizio , ognuno sel vede da per se. Delia varia parzialita, o vogliam dire inclinazione dei sin- goli storici nominati , ne fu poi giuocoforza tacere , 1' abbondanza della materia non permettendoci di enlrare nei particolari di cia- scun' opera , e sembrandoci troppo superbo il dar giudizj senza pure addurne le ragioni. Ora questa universale, anzi indispensabile parzialita, spiega assai ben chiaro raccumularsi cbe van facendo le storie ancbe dei medesimi tempi e Iuogbi, senza tultavia chc le line rendano le allre aifalto inulili. Ne tale sara certo per tornare quella dell' Europa dal XV secolo in poi, cbe va dettando Federigo Rau- mer (i), il quale, abbracciandola tutta intiera con le sue colonic e molto alia distesa narrandone, vieue soddisfacendo ad un deside- rio del maggior numero dei lettori. Senza rivelare cose nuove, (i) Geschichte Europas seit clem Ende des i5 Zidirhunderts. Lipsia, iS32. Usciti vol. 6, e continua, PARTE STRAMERA. 187 rimaneva pure al ch. autorc vasto dapercorrere il campo delle pram- matiche combinazioni, Tutlavia ne'suoi viaggi per la Francia seppe procacciarsi in quelle biblioteche ed archivi nuove fonti ed ancora non usa'te clie gli vennero in taglio gia nei primi volumi di questa sua lunga opera. Nella sloria degli Stud (Hohenstaufen) , recata al pubblico or fa sedici anni (1) , ebbe egli mostrato di bene inten- dere come l'arte storica non pur nell' investigare e raccogliere material] eonsista, e cbe oltre lo spicgare l'andarnento delle cose, vuole ancora cerla grazia nelle esteriori forme della sposizione. Ora 1 cotali precctti non dimenticando pure in questa, sara per dislin- guere il suo nome fra quelli dei piu eccellcnti suoi contemporanei. Volgendomi alle storie parlicolari, mi occorrono prime quelle di Federigo Schiller ( morto nel i8o5). Del quale chi non conosce il Don Carlo e il Wallenstein ? Ora il primo 1' ebbe condotto ad investigare i modi di Filippo II, Faltro a por tutto il suo animo a Gustavo Adolfo. In questa guisa , senza essere opportunamente preparalo alle indagini storiche , ne avere abbastanza studiato nei capo-lavori dell' anlicbita per potersene spiegare il magistero , fat- tosi storico, descrisse le guerre di Fiandra e dei trent' anni , mo- strando come i grandi ingegni sappiano piacere ancbe in quelle di- scipline, nelle quali sono il meno versati. Conciossiache al difelto inlrinseco di queste sue opere abbia sopperito con la scella di og- getti curiosissimi all' universalita , e con 1' arte drammatica e con la vivace sposizione cbe talvolta, nel vero, tiene alquanto del poe- tico, non solamente abbreviata la noia del suo difiuso narrare, ma ancora trovato modo di farsi leggere assai piu degli Spitller (2) , Arcbenholz (5), Vilkcn (4), Kortuem (5) e di tanti altri. (1) Geschichte der Hohenstattfen und Hirer Zeit. Bcrlino, 1S24-26, vol. 6. (2) Geschichte Jf'uertembergs (fino al I-33). Gottinga, 1783. — Gescti. IJannoi'crs scit der Zeiten der Reformation bis zu Encle des 17 Zahrh. j 1786. — Gesch. der daenischen liet'olution 1C60. Bcrli- no, 1796. (3) Gesch. des siebenjaehrigen Kriegs. Manheim , 1788. (4) Gesch. der Kreuzznege nach morgenlaenchischen und ubendtaen- dischen Quellen. Lipsia, 1807. (5) Die Eiitstehungtgeschiclite der freistaedtischen Buende in Mil- telalter und in der neueren Zeitj, vier Buecher. Zurigo, 1827. 11 primo libro chc tratta ilcllc Lcglic lombarda e svizzcra; fu trad otto in ita- liano , e ne parlo anchc YAnlologia di Firenze del 3i o 32 , non avendolo ora alle mani. II traduttore fece per avventura soveichio studio d'imitare ncllo stile l'andaniento peculiare del suo testo. I 38 PARTE STRANIKRA. Anche nelle biografie molto si esercitarono gli storici tedeschi. Se non che tra queste siamo coslretti a menzionare per brevita sola quella di Lessing scrilta dall' Herder per la fama chiarissima dei loro nomi ; poi l'altra di Carstenio Niebuhr, distesa dal figliuolo, il quale , sc nella storia romana acquisto con la novita dei divisa- menti la gloria che ognun sa3 in quest' operetta pose un modello a chiunque piaccia darsi a consimili lavori; fmalmente quelle del generale di Winterfeld e della rcgina Sofia Carlotta di Prussia , dettate da Varnhagen von Ense, certo uno dei piu giudiziosi, ele- ganti e fioriti scrittori di cm possa ora vantarsi la Germania. La quale se pel gia fatto puo per avventura gloriarsi di primeg- giare nella profondita e nell' estensione degli storici studj , ancor migliori speranze e molte maggiori da veramente per 1' avvenire. Perciocche radicandosi a piu a piu la persuasione del dipendere cbe fanno le giuste vcdute , grandi e direi universal] dello storico dalle ben fondate e veraci cognizioni delle particolarita , in queste investigare, studiare, ordinare e pubblicare numero piuttosto ma- raviglioso cbe grande di dolti s' affaticano con indicibile fervore, descrivendo i casi, gli usi e costumi eziandio delle piu minime pro- vincie. Ed in cio vengono poi stimolati a maraviglia ed aiutali ad un'ora dalle societa, che per poco in ogni cantuccio si vanno co- stituendo ad imitazione di quella che a sommossa del barone Carlo di Stein, e sotto 1' immediata protezione della Dieta germanica, fu gia il venti gennaio del 1819 a Francoforte istituita. Suo scopo e di cercare non solamente in casa , ma ancora ovunque di fuori manoscritti inediti, e di recarli al pubblico con estratti di voluminose raccolte e con iscrittori originali , che dalla trasmigrazione dei popoli settentrionali fino alia riforma luteriana fecero conserva dei casi del mondo. Piu di centoventi letterati, cosi uniti in lega^ tra- vagliansi in tauto nobile ministero , compilando un loro archivio inlitolato : Monumcnta historica Germaniae ab ann. Chr. 5oo usque ad ann. i5oo; il quale distinguono nelle cinque seguenti classi : Scriptores , Leges, Diplomata, Epistolae, Antiquitalcs. Ne di pic- ciolo utile alia scienza sono pure i numerosi fogli periodici y dei quali staro contento a nominare quelli diretti dallo Schlosser e Bercht (1), e dal Raumer e Hormayr (2), come quelli che fra i migliori sono riputatissimi. (1) Historiscb.es Arcbiv. Francoforte. (a) Historiscbe Jahrbuecher. Lipsia. PARTE STRAXIERA. 1 3q Ma brcvi cenui mal baslano certamente a mostrare l'incredibile fervor* con cui si collivarono e collivansi nclla Germania le stori- che discipline, ed ancor meno a dare un' adequata idea dei frutti che le vennero producendo. Nondimeno e' pare essi dovere essere anche di soperchio a stimolare la curiosila di questi volere piii particolarmenle conoscere, e per avventura 1' altro ancora piu pro- filtevole sentimento della nobile emulazione. La quale senza dub- bio s' accrescera a misura , die altri penetrando a piu a piii in questa materia , s' accorgera della mia poca sufficienza a ritrarre tulta inliera la realta. Imperocche delle opere piu recenli , e che vengono giu a dirotta, a mala pena di pochissime io abbia sapulo far menzione , tra per la legge della brcvila e per 1' essere quasi impossibile di tutto conoscere e considerare. E nel subbisso di tanti scrittori sara fors' ancbe per sembrare arbitraria la scelta dei no- minati, questa non potendo essere sommessa a norme tanto sicure da venirne sempre con piena ragione guidala. Se non che a tutti i cotali difetti si vorra , spero, benignamente compatire, chi si ri- cordi non essermi io proposto se non di recare qnalche mini mo lume ai lcttori , che dell' erudizione alemanna non fanno precipuo esercizio. L. Picc/uoni. Accidenti delle navi a vapore. Avendo il nostro pacse la forluna di essere assicurato con prov- vide leggi dai pericoli che potrebbero derivare dalle macchine a vapore , crediamo utile il far conoscere a'nostri lettori come le cose procedano in quei luoghi ove siflatte leggi non sonosi finora ema- nate, approfittando in cio di due importanti arlicoli inserili nclla BiblioUicque Universelle. i ° Dcgli accidenti delle navi a vapore, Rapporto del signor Pou- letl Thompson, stampato per ordine della Camera de'Comimi. Bi- ll. Univ., novembre 1839, pag. i5cj. L' enunciato Rapporto , fatto conoscere per estratto dalla Bill. Univ., e opera di una commissione inslituila dal governo inglese per esaminare le cause dei disastri che piu volte avvennero in Inghilterra nclle navi a vapore, affine di prendere quindi delle de- liberazioni in proposito. Peroccbe intorno a un tale argomento non aveva ancora quel governo stabilite delle leggi , quantunque se ne fosse gia occupato nel 1817 e nel i85i; a differenza deTrancesi, 1 quali, dopo il 1824, prescro in considerazione questo importante 1 4o PARTE STRAXIERA. soggetlo , e formarono de' regolamenti che vennero nuovamenle ri- veduti e perfezionati nel 1828 e nel i85o; nel che vennero sag- giamente imitali da molli allri governi del continente europeo. In questo Rapporto i commissarj inglesi si mostrano pienamente persuasi che tutte le disgrazie avvenute ehbero luogo non gia in conseguenza di cause sconosciute agli scienziali, difficili a preve- dersi e ad evitarsi ; ma bensi sempre per colpevole negligenza o ignoranza di chi dirigeva il lavoro di queste macchine , ovvero per mala costruzione delle navi; lalche col sussidio delle ordina- rie cognizioni e con un poco di diligenza e di prudenza si sareb- bero potute evitare. In appoggio della quale asserzione comin- ciasi in questo Rapporto a citare il disastro del Northern Yacht, il quale peri con tutte le persone che si trovavano a bordo, in con- seguenza del pessimo slato della nave, ben nolo anche prima del- 1' infelice avvenimento, come si pote sapere da molte testimonian- ze. L' Aurora in vece, di cui si viene a parlare di poi, peri a cagione della sua forma difettosa. In molli casi le disgrazie proven- nero da esplosioni di caldaje per caltiva costruzione di queste ul- time, e specialmente per essere internamente attraversale da cilin- dri di largo diametro e di pareti non abbastanza robuste. Si fa allresl notare che le disgrazie sono state assai piu rare in Inghilterra che in America. Nell'Inghilterra infatli, secoudo il Rap- porto di cui si tratta, fra 800 e piu navi a vapore che quella na- zione possedeva nel i858, ne erano perite 25 colla perdila di 77 persone; laddove in America, dove avevansi da 700 ad 800 di tali navi, ne erano perite 260 , colla morte di circa 5oo persone ( cosi leggesi nell' articolo , ove pero temiamo di un qualche errore di stampa). Ma veggasi su cio quanto diremo or ora. 2.0 Relatione della perdila di tre navi a vapore in America , ricavate dal Diary in America del capitano Maryatt. Bihl. Univ., marzo 1840, pag. 142. Sembra da questa Relazione che il numero delle vittime della navigazionc a vapore sia assai maggiore di quello teste riferito , tanto in Inghilterra quanto in America. Vi si enuncia infatli che in Inghilterra il numero di tali vittime fu in dieci anni di 654, che danno all' anno 65, mentre in America se n' ebbero in un anno 1080. Si assicura pero anche qui che la maggior parte degli accidenti provennero daU'imprudenza e dal cattivo stato delle navi, e che essendo queste migliori , con tin po' d' attenzione e sorveglianza si sarebbero per lo piu evitali. Una prova ne e la descrizione che PARTE STRAN1ERA. 1 4 f qui si legge di tre recenti disastri avvenuti in America alle navi il Ben-Sherwood , X Home e la Mosella. La perdita del Ben-Sherwood, avvenuta la mattina del lomag- gio i85j rimontando il Mississipi, pro venue interamente da im- prudenza del capitano, il quale si era proposlo di volere ad ogni modo sopravvanzare un' altra nave a vapore che gli era passata oltre , menlre egli si era trattenuto alcun tempo per certi affari dinanzi ad una stazione. Terminali questi affari, venne dato ordine la sera del 9 maggio di aumentare il fuoco, attivandolo quanto era possibile; e a quest'oggelto si mise a disposizione de'lavoratori un barile d'acquavite. L'esito si fu, che durante la notte il calore del fuoco accese piu volte le legne preparate dinnanzi alia caldaja, e sempre vennero estinte imperfettamente. Grido un negro dalla riva del flume, che la legna avcva preso fuoco. Ma ebbe in risposta che andasse al diavolo , che badasse ai fatti suoi. Finalmeute si accorse del fuoco un passeggiero; e allora si procuro di porvi ri- paro; ma quantunque operando con ordine fosse ancora possibile il rimediarvi, nacque tal confusione che non si pote far nulla. Si tento di andare alia riva; ma questa era troppo lontana, e le corde del timone erano bruciate. Iu breve il fuoco si estese a tutta la nave, e tulto fu disordine, costemazione e gemiti ; e inlanto le persone perivano rapidamente. 3\e perirono da 200; e delle poche che si salvarono , qualcuna riusci a guadagnare la riva a nuoto , qualcuna venne raccolla dalla nave a vapore il Colombo, ivi capi- tata; qualche altra lo venne dallo Statesman, quivi pure soprav- venuto. Era arrivata una terza nave che pareva volere anch' essa soccorrere quegli infelici , ma dopo scambiate alcune parole col Colombo, il di lei capitano ordino di seguitare avanli, sommer- gcndo per avventura, dice l'autore, colle onde generate dal suo passaggio qualche sventuralo che sarebbesi potuto salvare. In fine scoppio anche la caldaia , dopo di che tutto ricadde nell' oscu- rita e nel silenzio. Ecco le funeste conseguenze di una gara pue- rile; gara per altro che, secondo il signor Maryatt, suol nasccre assai tacilmenle pel vano onore di arrivare piii presto che altri al termine del viaggioj e i medesimi passeggieri sogliono preudervi parte e incoraggiare il capitano. L' inumanita mostrata dal capitano che passo senz^i fermarsi, mostro altresi quanta indifferenza si ab- bia in America per la vita degli altri, indifferenza che, secondo 1 autore, e quivi comune a tutle le classi della societa. L Home peri nell' ottobre i85j viaggiando da ]\e\v-York per Charleston, con 100 persone a bordo, delle quali solamente I 42 PARTE STRANIERA. quattro o cinque riescirono a trovar salvezza. Ma non ne ebbe causa il vapore, bensi la cattiva costruzione della nave, la quale non pole resislere all' impelo delle onde. La Mosella era un pachebotto costrutto di recente, e destinato a fare delle corse regolari fra Cincinnati e San Luigi ; ed aveva ri- putazione di niolta velocita. Si disponeva esso (in aprile 1808, a quanlo sembra) a partire da Cincinnati con circa 260 persone. E il capitano aveva dichiarato di volere ad ogni costo passar oltre a un' altra nave partita un po' prima; e infatti lo strepito prodotto dal vapore annunciava un fuoco assai piu attivo dell' ordinario. Ma appena la nave comincio a muoversi per scendere il fiume, una esplosione spaventevole lancio Iontano tutta la parte anteriore della nave stessa, scagliando qua e la in pezzi le persone che si trova- vano sul ponte : erano scoppiate a un tempo tutte e quattro le cal- daje. Una sessanlina di passeggieri cbe si trovavano nella parte posteriore , balzarono nell' acqua; ma circa dodici solameute giun- sero alia riva. Su questa trovavansi moltissimi spettatori per assi- stere alia partenza, e molti allii sopravvennero, cercando di soc- correre quegli infelici che erano capaci d'aiuto; ma quesli ultimi erano sventuratamente assai pochi (1). Si fa uu cenno eziandio di un' altra nave, il Lexington 3 perita d'incendio con 14 dei 17 passeggieri che portava; ma non se ne fanno conoscere le particolarila. Tanti disastri hanuo finalmente svegliata 1' attenzione della legi- slatura americana , la quale nel luglio 1 858 fece una deliberazione in proposito. L'autore dello scrilto , desiderando che i provvedi- menti in essa stabilitisi ottengano un buon effetto, assicura che at- tualmente e piu pericoloso il viaggiare in America per una selti- nwna, che 1' attraversare dodici volte l'Atlantico. Egli lesse ivi in un giornale periodico, che le persone cola perite in un solo anno nelle diligenze^ nelle strade ferrate e ne' battelli a vapore arriva a mille e settocentocinquanta(che aproporzione di popolazione corri- spondono a circa dueceuto nelle nostre provincie lombarde). (1) A una cagione afiatto somigliante , cioe all' aver voluto l'in- gegnere attivare straordinariamente il vapore, si e attribuita un'e- splosione avvenuta poclii anni sono in 1111 battcllo a vapore a Lione , nella quale rimase vittima lo stesso ingegncre con inolte allre per- sone. (Vedi Bibl. Uiw^ T. XXXV11, p.' 221.) F. CARLINl, P. CONF/GLIACIil, G. Fehrarw, B. Catesa, G. B, FAXTONETTI, Membri dell' I. 11. Istilulo, Direttori. Pubblicato il 4 Seltcmbrc l8jo. 143 '.itratlo clelle osservazioni meteorolo^iche fatte alia nuova torre astronomica del- VI. R. Osscrvatorio di Brera all'altezza di tese i5,62 (metri 26,54) sull'ortobo- tanico, e di tese 75,48 (metri 147,11) sul livello del mare. APRILE iS',0. 11 A RO METRO Direzione del vento n (lotto a Ha temperatura -+- 10 li. c 3 51' m S*1 m 1 it m 2]> S 5h S 8t s I Ih s 5h 111 1 1 1> m 5» s 1 il> S pull. lin. l.u. lin. lin. lin. lin. lm. 1 27 9-4 9,0 9,1 8.5 8,1 8,1 8,2 E s s 0 s E S E 2 27 74 7,3 6,9 6,4 6.1 6,6 6,6 E S E s 0 s 0 0 2 7 6,5 6,6 6,8 6,6 6,4 6,8 7,0 N 0 s 0 K 0 N 4 27 6,7 6,7 6,4 5,8 5,5 5,6 5,6 E S S E S S E E 6 27 5,i 4,9 4,8 4,3 4,2 4,4 4,4 E s 0 0 s 0 NNO(') 6 27 4=8 4,9 4-9 4,7 44 4,9 5,2 H E s s E S E n 2 7 4.9 5,o 5.3 5,3 5,i 5,5 5,7 S E s E E 8 27 5,6 5,8 6,1 6,1 6,1 6,6 6.7 N s e(3) ESeC1) E (2) 9 27 6,0 6,1 6,9 7,0 7,2 7,5 7,3 S E ESE<-5) E S E N 10 27 8,0 8,0 8,7 8,6 8,4 9^ 9-4 E E S E S E E N E 1 1 27 9-7 9-9 9,8 10. 0 9,8 10,2 10.0 E N E N S S E N 12 27 9-3 9,5 9,2 8,4 7,9 7,9 7,8 S E N N E (1) N N E ... 27 6,5 6,6 6,7 6,2 6.2 6,8 7,2 EKE S O N E '4 27 7,0 8,0 8,4 8.5 8,3 8,7 8,7 E 0 N O N N O N 0 i5 if. 27 8,9 8,7 8,4 7,5 7,2 6..0 6-7 0 s 0 O O S 0 H E 27 8,7 9--° 9.5 9,o 9-1 9--5 9-7 esk(') E S E s S E '7 27 9=8 10. 0 10,0 9,9 10,0 lop 10,0 E E S E S E E it! 27 10,6 10,8 10,9 10.6 10,6 10,7 10,2 E S E E E N E '9 27 9.-3 9,0 9,' 8,6 8.0 7,9 7,7 N E E E N 20 ai 27 6,6 6,6 6,4 5,6 5,4 5,8 6,1 0 s 0 0 O S 0 N N 0 27 7-7 7>° 7,5 7'2 7>l 8,9 9,8 E s 0 E S E E a a 27 10,4 10,7 '0,9 10,6 io,3 10,7 10,8 0 N 0 0 S 0 N E ai} 27 1 1,0 1 1,2 1 1 .1 10,7 10,2 10,4 io,5 s s 0 s 0 K O N 0 "i 27 10,6 10,7 10,7 10.0 9,8 9,8 9,9 s S E E S E E S E ai 27 io,6 1 1,1 1 1. .7 11,6 ii,i 1 1,2 1 1,5 E S E ese(2) E S E S a6 27 1 1,0 1 1.0 1 1,2 10,8 10.3 11,0 1 11,6 E E S E S E E 3 27 1 1.2 1 1.2 IO.9 10. 0 9,9 10. 0 10,1 E 0 s 0 O 0 N 0 27 io,5 10,4 IO,3 9.6 9,° 9,3 9,7 N E N 0 0 N N E a j) 27 10,2 I 1,2 I 1,2 10,9 10,9 10.7 10,8 N E S E (I) S E E K, 17 10,8 10,7 10, J 9-7 8,9 8,9 8/7 j E s 0 N O N O Altez za massima del baromelro poll. 27 lin. 11 ,68 » Lc ore sono in tern po vcro civile; lc Icttere m ed s indicano ri.-pettivamente le ore della matliua oc l anUmcndiane e qu He della sera o pomeridiane. 1 44 APRILE 1840 Altezza del termometro R. ■- .2 5h m 8!l m _ 1 + 1,4 -+- 4,0 2 5.i 6,8 3 2,5 4,8 4 5,4 6,7 5 5:6 7,0 8^8 6 5,2 7 5,4 5,8 8 4,3 5,2 9 6,0 7-1 10 4,8 5-7 1 1 6,2 8.8 12 5,8 7,0 1.1 5-7 7-9 ''1 7,0 9-° i5 6,5 8,4 1 6 7-4 7-5 ll 6,6 H-7 18 6,9 I*1 *9 5,4 5,-9 20 6,2 7-7 21 8,0 10,7 22 7-7 10,2 20 8,7 1 3,6 24 io,5 10,0 26 9-9 12,0 26 8,4 1 1-4 27 10,1 12,8 ,8 8,8 12,6 2q 10.8 i3,5 3o 1 1,0 I 4,2 S'7 8,1 9,3 9-6 8-9 10,2 7-0 7-0 6,1 7-7 1 1,1 9,5 10,7 9-8 10.7 9,8 8,5 11,2 9-7 9,2 11 -9 7-° 7-7 6,5 8,8 9-6 9-4 12,6 12.5 5h s 9-1 12,5 8,4 11,8 7-1 8,5 5,2 9-5 9,5 10,0 9'7. 12, j 1 5,6 ~P 1 1,1 6,1 6,8 11,8 10,0 i4,7 16.4 i7-5 i5,6 i5,6 16,8 18,4 i7-4 J9-9 6-7 6,5 8,8 l'°r 6,5 io,6 Stato del cielo la mezzanolte a mezzodi. da mezzodi a mezzanotte Ser. nuv. Nuvolo. Ser. nuv. Nuvolo. Nuvolo. Sereno. Nuvolo. Pioggia. Nuv. pio Nu 00. ■ pioggia. Ser. nuv. Ser. nuv. Ser. nuv. Nuvolo. Sereno. Nuvolo. Nuv. ser. Nuvolo. Pioggia. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Ser. nuv. Sereno. 9 Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Nuvolo. Nuv. ser. Ser. nuv. Pioggia. Nuv. ser. Ser. nuv. Pioggia. Piogg. nuv. Pioggia. Nuvolo. Piog.tem.nu\ Piog.teni.nuv. Nuvolo. Nuvolo. Sereno. Nuvolo. Nuvolo. Nuv. piogg. Pioggia. Nuv.rolto.ser. Nuv. rolto. Sereno. Sereno. Sereno. Nuv. ser. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Sereno. Altezza massima del termometro R -+- « minima -+• » media ■+• Quantita della pioggia linee 27,25. „ . • n .1 r 1 l Temperalura massima iermometri Ixulheriord ' L I » minima Vento domimnte, sud-est. Numero dei sjiorni sereni in tutto il mese i5. '9-9° i-44 •f- 21,5 -4- 1,0 BIBLIOTEGA ITALIANA Jllbctctato 484.0. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALL Voci e maniere di dire italiane additate a futuri vo- cabolaristi da Giovanni Gherardini. Milano , 1 838-i 84o, per Gio. Batt. Bianchi di Giacomo. Vo~ lume I di pag. lii e 1000, in 8.° grande, al prezzo di austr. lir. 19,80. « I vocabolarj non sono mai perfetli, e sempre ci e da osservare, da levare, da aggiungere, da mutarev. Saivini Pros. tosc. J_Juevolteabbiamo parlato gia di quest'opera del dot- tor Gherardini: la prima per fame conoscere V inten- zione e il disegno} la seconda per dare un saggio della vivace eleganza coa cui e scritta. Ora , poiche gia n1 e compiuto un volume, c'invoglia a parlarne di nuovo la persuasione di rammentare agli studiosi un libro da cui potranno ritrarre buon frutto, e la certezza altresi di poter lodare senza adulazione, o dissentire senza pericolo cbe l'egregio autore se ne adonti. Pone il dottor Gherardini questa distinzione fra le voci e le maniere di dire\ che le prime si possano pi- gliare da ogni libro, purche siano ben coniate, signifi- cative, calzanti e da potersene alcuno a suo uopo ser- vire} ma le altre sol da quegli scrittori i quali nefl'opera della favella sono avuti per classici dalla Crusca, o, che e meglio, da tutta Italia. A questa dottrina, ch' e quasi Bibl. Ital. T. XGVI1I. 10 l4t> VOCI E MA.NIERE DI DIRE ITALIANS fondamento perpetuo del libro, pare die facciano sin- golare contrasto alcune parole di Pietro Giordani, scritte primamente per questo giornale e dipoi ristampate piu volte : « Nelle lingue io distinguo i puri vocaboli dalle » frasi e dalle Ggure. Per quelli mi basta il nome dello n scrittore, la cui autorita e ricevuta e la cui testimo- » nianza da certezza che la meglio pai'lante porzione del » popolo stablli tal valore a tal parola. Ma quando ven- r> ghiarao alle frasi e alle figure, lo scrittore non e piu 55 un testimonio di pubblico fatto \ e privato inventore 55 che usa il proprio ingegno e giudizio: il quale io ricevo >5 in quanto mi par vero e nulla piu: poiche ancor io ho » un intelletto, e non invanoss. Nondimeno e piuttosto apparente che vera la contraddizione: perocche il dottor Gherardini non vuol pigliare da ogni scrittore ogni voce, ma quelle soltanto ch'ei giudica ben coniate, significative, calzanti, e da potersene l'uomo servire a suo uopo ', ne il Giordani vuol dare a tutti licenza di foggiar nuove forme di dire, ma solo domanda che non sia tolto alio scrittore il diritto di usare del proprio intelletto: come nessuno vieto mai al pittore di mescolare i colori della tavolozza diversamente da quello che fecero i precedenti. l^ej/asic le Jlgure. delle quali parla il Giordani, s' in- tendono poste nell' arbitrio dello scrittore dopo la ne- cessaria osservanza di tutte quelle proprieta che danno ad una lingua il suo speciale carattere. Rispetto ai vocaboli poi la dottrina proposta dal Gherardini po- trebbe parer troppo libera se non la circoscrivessero dentro giusti conflni le qualita ch' egli nei vocaboli stessi richiede : che gia nessuno dira mai ne significa- tive ne da potei'sene l'uomo servire, quelle voci alle quali la parte meglio parlante del popolo non abbia stabilitoun determinato valore: laonde le due sentenze, al primo aspetto discoi"di, si possono facilmente ridurre ad una stessa dottrina , e sono entrambe lontane da ogni pericolosa licenza. Concedei'emo alio scrittore di pigliare i vocaboli d' onde egli vuole , purche abbiano indole e fisonomia italiana e possano essere intesi: e pre- gheremo che molti invochino con efletto il diritto di for- mar nuove frasi, purche l'uso delle particelle, i reggimenti ADDITATE AI FUTURI VOCABOLARISTI. 1 /\j de' verbi e delle preposizioni, il maneggio di certi co- strutti, e quanto insomma costituisce la propria natuva della nostra lingua sia da loro fedelmente osservato. Senza il coraggio d' uscir qualche volta dall'orme se- gnate nessuna parte del sapere procede-, e le cose nuo- vamente trovate dal genere umano e le idee nuova- mente diffuse mal s' introducono presso quel popolo che rifugge dalle nuove parole. E per tacere di tutti gli altri inconvenienti, come potrebbe avere uno stile appropriato al soggetto, e sperarne efficacia, cbi nelle frasi s' iinponesse la legge di non uscir mai dalle pe- date dei veccbi ? Le frasi sono quasi un atteggiarsi delle parole per rendere manifesto non solo, ma an- che efficace sugli altri cio che di pensieri e di sen- timent! abbiamo dentro di noi. Ma gli uomini del se- colo XIX , come non hanno in tutto gli stessi pen- sieri, cosi non possono avere nemmanco lo stesso modo di sentire che gia ebbero gli uomini del secolo XIY: per- cio poi lo stile non potra essere ne uno specchio fe- dele delf animo nostro, ne un mezzo opportuuo a muo- vere o dilettare i nostri contemporanei, se noi ci sfor- zeremo di conformarci sempre nelle nostre frasi a trojipo antichi esemplari. Del resto, e proprio dei migliori sde- gnare 1' ingiustoservaggioedusarpoi parcamente della li- berta: quindi, benche il Gherardini si arroghi diattingere le voci d' onde egli vuole, appena forse ai piu scrupolosi potra parere che ne registri nel suo volume qualcuna iudegna di essere accolta nel tesoro della buona lin- gua^ e mentre il Giordani proclama la liberta del pro- prio intelletto nell' opera delle frasi, nessuno con piu fclice diligenza di lui ci ritrae alia buoua lingua italiana del secolo XIV, nessuno meglio di lui ci fa sentire quella proprieta che non consiste solamente ne'vocaboli, ma forse ancor piu nella loro composizione. Ravvicinando pertanto le sentenze da noi citate, ci pare che ne discenda una dottrina compiuta e sicura: Che da tutti gli scrittori d' ogni eta e d'ogni paese possiamo pigliare vocaboli , quando csprimano netta- mente Fidea, abbiano suono italiano, e possan essere in- tesi facilmente dal popolo*, e Che la lingua possa ricevere 1 48 VOCI E MANIERE DI DIRE 1TAL1ANE nuova ricchezza di figure e di frasi da ogni scrittore , il quale ne abbia studiate le leggi grammaticali per modo, cbe quanto gli uscira della penna non debba mai essere se non conforme all' indole della lingua stessa. Chi pecca contro la prima di queste regole e subi- tamente avvisato del proprio errore dalla nazione che protesta di non intendere le sue parole} o che, sebbene le intenda, non vuole pero adottarle perche le riescono forestiere e di suono troppo diverso da quelle alle quali e abituata. Ma rispetto alle figure ed alle frasi accade tal- volta che 1' autorita dichiscrivee l'amore continuo della novita facciano per qualche tempo aggradire ad alcuni ed anche parer bello e lodevole cio che non s' accorda coll'indole della lingua e quindi nemmeno col vero senti-» mento nazionale. Cominciando dal secolo XV, anzi pur dal Boccaccio, e venendo fino ai di nostri, potrebbero addursi non pochi esempi di frasi e figure introdotte da alcuni scrittori cosi di verso come di prosa, le quali accolte e lodate da molti siccome fiori novellamente cresciuti nell' antico giardino, non vi poterono poi al- lignare. II soverchio e pedantesco amor del latino nel secolo XV, e la troppo leggiera ammirazione delle cose straniere nei tempi posteriori produssero quest'effetto} il quale in se medesimo e sempre lo stesso qualunque ne sia la radice o, quasi vorremmo dir, la materia. Noi sappiamo con qual nome si deridessero sempre coloro che non approvarono siflatte novita } ma parecchi di que' derisi non ebbero altra colpa fuor quella di avere sortito un gusto piu prontamente irritato da cio che tendeva a snaturare la lingua nazionale. E questo che qui si dice, non e avvenuto soltanto in Italia, ma da per tutto} perche da per tutto piu presto o piu tardi concorsero le medesime circostanze. Non siamo noi soli che parliamo e contendiamo ancora di lingua e di stile } ma oltre l1 alpi altresi vediamo questa lotta per- petua fra gl' improvvidi innovatori e i custodi (talvolta forse troppo rigidi, ma non sempre giustamente scher- niti) del vero gusto nazionale. Lodiamo pertanto il dottor Gherardini di venire con pertanto i libro aju questo suo libro ajutando gli studiosi a farsi tali da ADDITATE AI FUTURI YOCABOLARISTI. J fa poter poi invocare legittimamente il diritto di adope- rare la lingua come materia in cui improntare i con- cetti e i sentimenti proprii, e non come certe formole di antica ed arcana sapienza fuor delle quali non era lecito uscire. Duplice, sotto questo rispetto, e il vantag- gio che i giovani avranno dall1 opera che annunziamo. Perocche vi troveranno da prima ottimamente ordi- nate e spiegate tutte le proprieta della lingua risguar- danti le particelle , le preposizioni , i reggimenti de' verbi, i costrutti grammaticali e quant' altro costituisce il fondameuto di una lingua : senza le quali cose si crederebbe che nessuno dovesse tenersi abile a scrivere, se non si vedesscro di tempo in tempo uscir fuori alcune scritture nelle quali e manifesto che, per fastidio dei primi studi, furono intieramente neglette. Ed e og- getto di maraviglia che molti giovani d'ottimo ingegno sostengano come necessaria questa fatica nelle lingue straniere, e la trovino inutile o insopportabile nella propria: la quale e bensi molto piu facile ai nazionali, massimamente a coloro che nascono nelle province me- glio parlanti} ma a nessuno pero n'e istillata dalla na- tura una cognizione compiuta e pei-fetta con tutte le sue vere proprieta. II secondo vantaggio, che sara facilmente riconosciuto da chiunque studiera in questo libro,e riposto in quella tanta abbondanza di frasi di cui ridonda } non gia adoperate, come facevasi generalmente, per mettere in mostra i vocaboli, ma per servire di testimonio ad una vera e costante dottrina e per essere nel tempo stesso da quella chiarite e illustrate. Noi non osiamo affermare che i vocabolaristi siano tenuti a seguitar questa via:, e forse e vero che un vocabolario di tutta la lingua compilato di questo modo si stenderebbe a troppo gran numero di volumi: ma seuza dubbio, mentre finora dicevasi che per intendere in tutte le sue possibili modificazioni il significato delle voci re- gistx-ate nei vocabolari, bisognava ricorrere agli scrit- tori e veder le frasi che ne hanno composte \ il libro del signor Gherardini invece puo non di rado gui- darci a bene interpretar gli scrittori stessi, non solo col l5o VOCI E MANIERE DI DIRE ITALIANE definirne i vocaboli, ma collo spiegarne le ellissi, e le al- tre figure del fraseggiare. Gia e antico il lamento che molti colla Crusca alia mano scrivessero barbaramente } perche da quel libro apprendevano bensl che il tal vo- cabolo e italiano, ma non iraparavano sempre in qual ruodo , in quali costrutti e con quai reggimenti do- vesse usarsi. Quindi i vocabolari dicevansi repertorii di lingua poco meno che morta: e solevansi paragonare a que' magazzini dove sono gli abiti belli e ricchi,ma l'uomo non n' esce bene abbigliato s' egli non e fornito di giudizio per eleggere i migliori, e di gusto per adat- tarli alia propria persona e fra loro. Pero pochi studia- vano il vocaboIario,e conpochissimo frutto.Ma delle voci comprese nell' opera che annunziamo possiamo trovare insieme col testimonio della loro cittadinanza italiana anche tutti i modi di usarle. Pero se alcuni portarono opinione che le frasi siano inutili ai vocabolari, e affer- marono che dovrebbero limitarsi a definir le parole, cre- diamo che cio provenisse dall'avere notato come stes- sero quasi sempre indarno le frasi nel piu di siffatti libri , senza spingersi a considerare se fosse possibile introdurle per modo che lo studioso ne avesse van- taggio. 11 dizionario dell1 Academia francese non cita autorita di scrittori 5 ma non tralascia per questo di soggiungere ad ogni vocabolo tutte le frasi che valgono a far conoscere da quali preposizioni esso ami di es- sere accompagnato e in quali costrutti si usi^ne alcuno dira certamente che quella sia un' inutile aggiunta. Un vizio della Crusca ereditato da quasi tutti i voca- bolari fu quello di mozzare gli esempi,citandoli permo- do, che non di rado ne manca il senso , spesso ne va perduta la proprieta della frase. Contro siffatta usanza gridarono gia con ragione alcuni filologi : ed altri an- cora fondarono' sopra di essa la loro dottrina della inutilita degli esempi. Meglio fecc, al parer nostro, il dottor Gherardini adoperandosi ad ammcndare il di- fetto col rintegi-are le frasi citate, sicche lo studioso vi possa trovare i vocaboli, e raccorne il significato non meno che le varie proprieta. E questa una grave fatica, e quasi iucrcdibile in un uomo d* ingcgno si vivo e di ADDITATE AI FUTURI VOCABOLARISTI. l5l si fervida fantasia : ma necessaria a chi vuole con si- curezza determinare il significato delle parole. Potrem- mo addurre moltissimi csempi a pi'ovare quanto per la diligenza del nostro autore venga facendosi e piu ameno e piu utile lo studio del vocabolario: ma crediamo di potcr dare una molto maggiore evidenza alia sua pro- pria dottrina, citandone invece un solo (ne altro forse sapremmo trovarne) dove, per non aver rintegrata la frase citata dai precedenti vocabolaristi, pare a noi che non gli sia riuscito di attribuire alia voce Ansio il suo vero significato. Ecco 1' articolo : « Ansio. Aggett. Ajfannato} Angosciato. Lat. Anxius. » (Es. di poet.) - Or che fia s' ella sgombra Ogni vostro » valor dall' ansio petto, ec. ? M artel. Lod. Op. ^g. n § E col secondo caso. - Scgner. pred. , 26 , 9. Oh n quanti amici cola ci stanno attendendo..., ansj della » nostra salvezza ! Minerva. a Osservazionc. - Che cosa significa Ansio^ secondo j) la Crusca copiata da questa Minerva? Non altro , che » Pieno d 'ansieta. Ora diresti tu, o Minerva, Oh quanti 35 amici cola ci stanno attendendo, pieni d' ansieta della n nostra salvezza? Io m'imagino che no '1 diresti ne pur r sognando 5 poiche, avendoci tu insegnato, con Pinnanzi » della Crusca, che Ansieta significa Travaglio d^aniniOj 55 Tormento, Tribolazionc . e non altro. verresti a far dire » al Segncri per appunto il contrario di cio ch egli dir 53 voile. In vece dimque di porre - E col secondo caso -, 55 che e un rancidume sdegnato dalla nostra lingua , 55 avevi a dire -Ansio si piglia talvolta per lo stesso che 35 Bramoso 55 . Ora pare a noi che il dottor Gherardini convinca assai bene di poca esattezza e fors' anche di errore il voca- bolario della Minerva^ ma dubitiamo se nell'esempio citato ansii voglia significare bramosi. II Segneri dice : « Oh quanti amici cola ci stanno attendendo, oh quanti parenti, sicuri gia della propria immortalita, ed ancor ansii della nostra salvezza ! 35 Dove si vede che Yansii e contrapposto a sicuri; e quell1 ancor c' impediscc di accettar come vera 1' interpretazione bramosi: pcrocche qucgli amici e parenti sicuri gia della propria immortalita 1 5a VOCI E MANIERE DI DIRE ITALlANE non sono ancora bramosi della nostra salvezza, ma piut- tosto ancora incerti o ancora in angoscia per 1' incer- tezza in cui stanno della nostra salvezza^ come persone che per amore degli altri tuttora pericolanti, non sen- tono intiera la conseguita felicita. E ci par di trovare cotesta frase anche in Plinio , il naturalista ( lib. XV, 20), ove dice che il severo Catone nepotum securitatis anxius consigliava sempre il Senato a levar dal mondo Cartagine: e certamente non voile dire che Catone fosse bramoso (com' erano tutti) della sicurta de'nepoti, ma bensi che , a differenza degli altri, affliggevasi, non cre- dendola ben sicura finche sussistesse quella potente citta. E ancora piu chiaramente s' accorda coll' esempio del Segneri un passo dell' altro Plinio , riferito anche dal Forcellini. Parla di un giovinetto rimasto unico per la morte delle sorelle , e dice : Cujus ego pro salute, pro moribus, hoc sum magis anxius 3 quod unicus factus est: e spiega molto in acconcio per noi il valore di quella parola, dicendo: Nosti in amore mollitiem animi meij nosti metus. Quo minus te mirari oportebit _, quod plurimum timeam de quo plurimum spej'o. Parra forse a qualcuno che abbiamo troppo lunga- mente insistito sopra questa osservazione^ ma preghia- mo chi legge a considerare che appunto in cotali cor- rezioni di esempi e riposta in gran parte Tutilita del libro annunziato. Noi possiamo afFermare di aver letto con diligenza tutto il volume di mano in mano che venivasi pubblicando , ne ci ricorda di vocabolo o frase a cui ci sia parso che il dottor Gherardini abbia data una spiegazione dubbiosa per aver trascurato di risa- lire alia fonte a vederne il genuino significato : bensi qualche volta riuscendogli poco accettabile 1' interpre- tazione dei precedenti vocabolaristi, e non avendo co- modita di riscontrare 1' esempio , attinto da qualche testo inedito 0 raro, si contento di esprimere il suo dubbio e di rimetterne la spiegazione a chi poti'a fare il necessario confronto. Ma la Crusca, fidatasi troppo spesso ad esempi imperfettamente trascritti , non di rado e caduta in erronee spiegazioni^ piu di frequente poi mctte innanzi ai lcttori una specie di enigma , ADD1TATE AI FUTURI VOCABOLARISTI. I 53 che non ajuta ne a comprendere il senso della pa- rola ne a conoscerc il modo di ben usarla. In questa parte il Monti avea gia reso non picciol servigio alia lingua colla sua Proposta; la quale, a malgrado di tutte le censure giuste ed ingiuste che ne furono fatte, e an- cora un gran testimonio del suo ingegno ed uno dei piu bei libri del nostro tempo. Ora il Gherardini e en- trato in quel campo , e vi spazia con ugual lena, ma con maggior consistenza di filologica dottrina. Non sap- piamo se anche a lui vorra o potra farsi risposta, no- tando in un migliaio di pagine qualche voce o locuzione adoperata diversamente dall' uso de' Fiorentini: questo crediamo pero di sapere, che se l1 Italia ha bisogno di libri che siano esempi di scrivere in modo che tutte le sue province possano leggerli e inteuderli con faci- lita e con piacere, l1 opera del Gherardini, anche sotto questo rispetto, deve considerarsi come una delle piu utili produzioni. Un' altra singolare risposta vedemmo mettersi in campo al tempo del Monti; dicendosi che alcuni difetti dei quali egli appuntava la Crusca , gia li avevano notati e combattuti alcuni toscani} come se fosse cessata per questo la necessita di correggerli. Del resto e una grande sventura che questa materia della lingua non siasi mai potuta trattare in Italia senza molta animosita: di che non sappiamo ne vogliamo cercar le cagioniima per certo (da qualunque parte sia il torto) non dovrebbero aver forza di distogliere dall'opera del vocabolario comune chi potrebbe concorrervi utilmente. Al di qua e al di la degli Apennini, mentre alcuni po- chi attizzano ancora il fuoco della discordia, i piii sono uniti non solo dal desiderio di posseder fiualmente un buon repertorio della lingua nazionale, ma dalla stima reciproca dei grandi ingegni e dalla forza del vero. Noi siamo testimonii della stima in cui sono tenute inFi- renze le opere di Vincenzo Monti ^ e possiamo nel tempo stesso affermare che in tutta Italia e in Lombardia spe- cialmente e continuo il desiderio delle scritture tosca- ne. Chi non si duole che il forte e coltissimo ingegno del Niccolini ne invii cosi scarse produzioni? Cbi non lesse avidamente la Signora di Monza e la Zausa Strozzi I 54 VOCI E MAJS1ERE DI DIRE ITALIANE del professor Rosini? o le note istoriche del marchess GIno Capponi ? Quanto ci viene dalla Toscana, tutto e ricevuto con festa dagli nmatori del bello scrivere } perche lutti siamo concord! nel credere clie molto si possa imparare nel fatto della lingua dai libri stampati in quella provincia dovessa e parlata si bene popolar- mentc. A questo debbono guardare i Toscani, c non a qualche scorso di penna : come noi, a chi dice cbe ad uomo nato e cresciuto fuori della Toscana e impossi- bile conoscere ed aver pronta al bisogno la vera pro- priety dei vocaboli, ci contenteremo di ricordarc Pietro Giordani. Non ultima fra le considerazioni spettanti alle lingue si e quella dell'ortografia^ la quale, essendo quasi una figurata rappresenlazione della pronunzia , ben e ra- gioncvole che ciascuna nazione la pigli generalmente da quella provincia, dove la sua lingua per comune consenso e piu gentilmentc pronunziata. II dottor Gherardini entra ancbe in questa materia piu volte •, e gia nel primo volume propone cosi gran numero di mutazioni, che, se dal fatto misuriamo il fu- turo, possiamo prevedere una grande rivoluzione nel- l'ortografia italiana. Egli stesso non aveva pensato dap- prima a cotesta parte del suo lavoro: pero nel principio del libro scrisse alcune voci in un modo, clie poi pro- pose di scriverle diversamente quando gli venne op- portunita di trattarne exprofesso^ anzi, perche l'abi- tudine e piu forte del raziocinio , gli accade poi di scriverle ancora nella maniera da lui riprovata: di che avvisa egli medesimo i suoi lettori in qualche parte del libro } che non paressc incertezza 0 mutabilita di dot- trina. La quale potra bastevolmente conoscersi da quan- to egli dice all'articolo Abominare. « Questa voce, tolta 5' di peso dal latino Abominari, e forza che non sia la- 55 sciata mutar d'abitudine, s'ella dee rettamente rap- « presentare 1' idea che le si vuole attribuire, la quale y> risulta dall'esser ella composta della particella rimovi- ?; iiva 0 allontanativa 0 ablativay/6 e di Onien-inis } s\- 5' gnificante Augurio: ondeAbomijiare propriamente im- " porta Scacciare alcuno lontano dafausti augwj .Privarlo ADDITATE AI FUTURI VOCABOLARISTI. 1 55 » degli aagurj felici} o Rifuggire da esso come da un si- >j nistro presagio; - e quindi , per estensione, Esecrarlo, » Detestarlo s Averlo in orrore (sebbene queste voci si di- 55 scostino alquanto dalla nozione di esso): poiche fuomo 55 non accompagna co' suoi buoni augurj cbi e oggetto j' del suo orrore, della sua detestazione, della sua ese- r> crazione, ma, come da un infausto augurio, fugge lon- » tano da lui. Ora, se noi, cruscbeggiando, scriveremo j> Abbominarc con due bb} e lo divideremo in sillabe, " ne uscira fuori un Ab, genuina preposizione, ed un 55 Bominare, non che bastardo, ma inaudito e mostruoso 55 e di niuna significanza^ e se Bominare non significa 55 cosa alcuna, per quale incantesimo, congiungeudosi 55 colla particella Ab , verra egli ad esprimere le idee 55 cbe si vogliono ascrivere a cotesta chimera di Ab- 55 bominare? » Apparisce di qui cbe l'autore fa prin- cipal fondamento sull' etimologia, analizzando il voca- bolo e 1' idea da quello significata: e prevedendo cbe alcuni gli opporrebbero l'aulorita del Salviati, ove dice cbe dello scriver correttamente deb^essere fondamento la pronunzia del popolo fiorentino, soggiunge: « Trop- 55 po e facile a vedere come sia posto in falso un tal 55 fondamento^ giaccbe i popoli tutti quanti pronun- 55 ziano non gia consideratamente, ma secondando un si cotale impulso de' loro organi ed una cotale maniera 55 succbiata col latte \ la qual maniera ed i quali or- >5 gani variando, non pure ne' popoli diversi,ma neglin- 55 dividui, fanno si che le pronunzie sieno vagbe per 55 tutto il mondo come son l'onde del mare. Quindi e 55 che il popolo fiorentino, in virtu di tali motivi, si la- 55 scia andar naturalmente a raddoppiar le consonanti J5 eziandio in quelle voci, nelle quali ad ogni modo elle 55 convengono esser semplici , non facendo egli attcn- 55 zione agli elementi ond'elle son composte, ne alle loro 55 origini, ne potendo farlavi ancorch' egli volesse, pel- s' essere le si fatte cose , generalmente parlando, troppo 55 discoste dal cerchio delle sue cognizioni. Ma i dotti, J5 allorche scrivono, debbono, per cosi dire, ammoti- » narsi dalla prepotenza degli organi loro e da' vezzi y> contratti nella conversazione del babbo e della mamma, 1 56 VOCI E MANIERE DI DIRE ITALIANE » e arditamente determinare la lessigrafia da quei ri- y> spetti clie insegna loro la ragione e la critica». Ne concede clie il secondo b possa ammettersi in questa parola come un segno rinforzatore del primo, o come un avviso di pronunziare scolpitamente la sillaba ab « perch e (dice) il rinfovzare o 1' indebolire, in favel- ?? lando, i suoni delle voci, non ha che fare colla scrit- » tura, come cosa che si lascia in arbitrio al giudizio n del lettore, il quale ne dee regolare i diversi suoni >■> e toni secondo che porta 1' inteuzione del concetto, 55 potendosi le lettere dell'alfabeto paragonare alle note 55 della musica, le quali accennano si bene il pensiero 55 del maestro di cappella, ma il dar loro la piii accon- js cia espressione dipende dal sentire di chi le esegui- 55 see 55. - E conchiude: « Si pronunzi come invita Toeca- >5 sione, e, concedasi ancora, come ciascuno e persuaso 5> dall' avuta educazione, ed e sforzato dal proprio ge- 55 nio } ma lo scrivere sia frenato e governato , ovunque 55 si possa, da leggi fisse. costanti, e cavate dalla natura 55 e dalla condizione delle parole che si vogliono ado- J5 perare : questa , sol questa mauiera di scrivere noi diremo ortografia 53 . Un argomento poi di molto valore in questa materia e quello addotto dal signor Gherardini alia voce abon- dare ed altrove^ cioe che la maniera di scrivere da lui proposta come piu ragionevole, trovasi anche usata nei testi anteriori alia Crusca. D' onde dovrebbe conchiu- dersi che, almeno rispetto a quelle voci, nel secolo me- glio parlante , la pronunzia e l'etimologia si trovarono concordi: sicche, anche accettando per vera edinappel- labile la sentenza del Salviati, non potrebbe un uomo di buon giudizio ostinarsi a rifiutare la proposta rettifica- zione senza ribellarsi nel tempo medesiino alia ragione ed all' us 0. Nessuno , certamente , disprezzera questa cura di ridurre 0 ricondurre i vocaboli a vera ortografia ; e quando bene non importasse gran fatto in quanto all1 intenderli , sarebbe degno ci6 non pertanto del nostro secolo lo sgomberare il codice della lingua da molti errori , e non lasciare che una licenziosa ADDITATE Al FUTLRI YOCABOLARISTI. 137 consuetudine a poco a poco sovverta e cancelli le buone leggi. Ma qual priucipio convenga poi seguitare in questa riforma della scrittura , e cosa molto difficile a stabilire. II dottor Gherardini seguita Fetimologia, e sotto questa bandiera ci par che trionfi quasi ogni volta ch' egli combatte: ma se rigettiamo assolutamente la scorta della pronunzia, e vogliamo fondarci solo sul- 1' etimologiaj, pare a noi che ne soi'gano alcuni dubbj non indegni di considerazione. Dobbiamo confessare di scrivere senza alcuna scorta ne raziocinio tutle le voci delle quali ignoriamo Forigine, e sottometterci all' ob- bligo di variare la nostra maniera di scrivere di mano in mano che la filologia, facendo nuovi progressi, credera di scoprire le fonti dalle quali ci sono venute le voci che ado- periamo? Ancora potra domandarsi se dobbiamo conce- dere ad ogni fllologo il diritto di alterar la scrittura di quei vocaboli dei quali egli si persuada di aver trovata Forigine} benche sappiamo quanto sia facile in questa materia anche ai piu dotti il cader in errore. Poi quel paragone tra le lettere dell'alfabeto e le note della musica potrebbe non essei'e cosi vero e concludente come apparisce alFautore. Vediamo infatti che i mae- stri di queirarte s'ajutauo quanto possono con segni e perfino con parole per supplire all' angustia del loro alf'abeto , e non lasciare nelTarbitrio degli esecutori l'espressione vera e genuina delle note: perche dunque lasceremo, scrivendo , al giudizio del lettore cio ch' e possibile determinare con segni visibili e certi? Ci ri- corda di un illustre editore dellAriosto, il quale diceva di essere stato alcuni giorni pensando sopra quei versi: Ecco Rinaldo con la spada addosso A Sacripante tutto iabbandotia; perocche, avendo trovato in qualche stampa abandona con un b solo, ora 1' una scrittura ora laltra gli pa- reva migliore^ secondoche immaginavasi che il poeta avesse avuto in animo o Fimpeto deH"assalto, o l'atto di un uomo che, appuntata la spada al petto delFav- versario, tutto si lascia and are sovr'essa come peso morto per ajutarla ad entrarvi. Ora, se queste dubbiezze 1 58 VOCI E MAN1ERE DI DIRE ITALIANE hanno forza di tener sospesa la niente degli uornini colti, a quante non devono andar soggetti i piu de' leggenti? E poiche l1 occasione ci ha condotti a questo verbo abbandonare, non saranno forse inopportune alcune os- scrvazioni. Dopo avere confutata 1' etimologia assegnata a que- sto verbo dal Denina, il dottor Gherardini soggiunge : « E perche non dire piu presto che i nostri padri » trassero questo verbo dal provenzale abandonar o 35 abandounar, e sol v' aggiunsero un b per rinforzarne 55 la pronunzia? 35 Qui dunque dovremmo credere che il dottor Ghe- rardini non disapprovasse l1 usanza d' indicare la forza della pronunziazione raddoppiaudo le lettere} perche altrimenti avrebbe cacciato di seggio uno dei due bb per ridurre la voce italiana conforinc alia provenzale, e per fuggire quel bandonarc ( mostruoso e senza signi- ficato) che ue risulterebbe distaccando la prima sillaba ab dal restante della parola. Il che noi notiamo sol- tanto perche la dottrina della pronunzia, alia quale con- fessiamo di essere grandemente inclinati , ci sembra piu vera vedendo ch' essa e stata anche dell' autore fin quasi al di d' oggi. Del rcsto, nelle cose che si trasmu- tano da un popolo ad un altro, si veggono singolaris- sime alterazioni ora di estrinseche forme, applicate ad vino stesso concetto , come notauo gli archeologi negli emblemi e nelle figure delle divinita } ora di signifi- cazioni e di idee , come dimostrano x Dizionarii in molti vocaboli , che due popoli adottano senza mu- tarne verun elemento . ma con dilTerente e talvolta an- che contrario significato. F, noi ci uniamo volentieri col dottor Gherardini a dire che il Dcnina s'inganna quando vuol dedurre la voce Abbandonare dalla pre- posizioue Ab, da Hand, parola germanica significante Mario 3 e da Do in senso di Fare: ma non possiamo sot- toscrivere intieramente al ragionamento su cui si fonda per ricusar di accettare cotesta, com' egli la chiama, stiracchiatura. « 11 popolo (egli dice) per formare le 35 sue parole, non piglia gia le sillabe occorrenti (salvo ADD1TATE Al FUTUR.I VOCABOLAIUSTI. 1 5c) » in pochissimi casi) Puna da una nazione, l'altra da » un'altra, e cosi via via} ma le conia d' un colpo con » materie di casa sua, o gia belle e fatte le si toglie d' al- m tronde ». E nondimeno quando piu nazioni diversa- mcnte parlanti si trovino da qualche tempo in uno stesso paese, questa fusione di element! non e cosi difficile, ne procede da quella pensata delibcrazione che qui pare supposta', ma ne puo esser maestra la sola neces- sity di parlare e d'intendersi. E talvolta 1' autorita di un uomo; talvolta la solennita del tempo e del luogo in cui una parola primamente fu proferita, poterono darle in un tratto quella popolarita che a noi, ignari di quelle circostanze, riesce miracolosa e incredibile. Aggiungasi a tutlo questo, che gli elementi di un voca- bolo sotto Fanalisi degli etimologisti ricevono qualche volta assai impropriamente battesimi greci o latini, e pajono cose tirate d'altronde dai dotti, mentre invece erano gia nazionali, o nella lingua popolarmente parlata. Cosi XAb non fu proprio solaniente dei Latini , ma e tuttavia anche della lingua tedesca non meno di Hand, e vi conserva spesse volte un significato analogo a quello ch' ebbe gia in Roma. Pero e noto che alcuni dedussero Abbandonare da Abhandebi, come trovasi nel Muratori^ e sebbene (lo ripetiamo) ci paja impro* babile l'etimologia del Denina, non puo dirsi pero che il vocabolo, secondo quella opiuione, si comporrebbe « dell^^ dei Latini e dell' Hand dei Tedeschi ». Sono questi alcuni dubbj spettanti alia materia ge- nerale dell' ortografia^ non gia alle correzioni proposte dal dottor Gherardini per quei vocaboli ch'egli tolse a rettificare. Noi siamo pienamentc d'accordo con lui ove dice che, per liberare 1' italiana lessigrafia dai suoi molti errori, bisogna sottoporre 1' autorita alia ragione , e che solo ragionando " si verra una volta » a capo di mettcrle un freno immutabile , di ma- » neggiarla con agevole briglia , e di torle oramai » la vei'gogna di ciecamente obbedire al pazzo arbitrio, » alio sventato capriccio, alia inlingarda ignoranza , y> alle municipali prctensioni. La lingua scritta (sag- s' giunge) c una sola per tutta T Italia, ed una sola ne 160 VOCI E MaN'IERE DI DIRE ITALlANE r> vuol essere Tortografia: perche sia tale, la prima cosa 5) convien guardarsi a non si lasciar portar via dalla » volubilita dellc pronuuzie ». E come ci pare veris- sima questa generale dottrina, cosi crediamo che non manchino di buone ragioni quasi tutli i singoli cam- biamenti ch' eivien proponendo: ma non vorremmo che ancb' cgli, come gia alcuni altri, passasse i giusti con- fini. Dove il modo di scrivere nuoce alia significazione della parola ed alia perspicuita del concetto, sara de- gno di lui levarsi a cacciare dall'usurpato dominio l'errore:, e forse bastera 1' esempio : ma in tutto il re- stante e da conccdere qualche cosa all'usanza con- validata dal tempo; alia quale gli uomiui concedono pure non poco in materie molto piu gravi. II popolo non considera, anzi non conosce le origin! forestiere delle voci, ma tutte le adopera come cosa doraestica, con quel siguificato clie dal comune consenso della na- zione, parlando e scrivendo, e ad esse voci attribuito: egli e sempre e per tutti i vocaboli in quella condi- zione in cui debbono confessare di trovarsi aucbe le persone piu colte rispetto ai vocaboli la cui origine sia ignorata od incerta. Questo per cio die riguarda il popolo. I dotti poi non possono certamente smarrirsi nel rintracciare la derivazione e stabilire all' uopo il valore di una parola , benche trovino in sulla via l1 ingombro di qualcbe lettera inutilmente introdotta in quanto al significato, ma opportuna a rappresentarne la pronunzia de' meglio parlanti. Non vi e forse lingua antica o moderna, la quale non dovesse grandemente al- terare la sua scriltura, chi pretendesse di toglicrne tutto quello che non e ricbiesto dalla ragione etimologica: il che sia detto qui per coloro i quali s'immaginano , e ri- dono, che soli noi Italiani disputiamo tuttora sulla vera ortografia dclle nostre parole. Le quali, per consolarci di quelle derisioni, comunque fossero scritte o pronun- ziate, tre secoli addietro spavcntarono un re di Fran- cia, e gia due secoli prima avevan bastato ad un poe- ma immortale. Piu della scrittura importa che sia richiamata in onore la genuina e primitiva significazione dclle ADDITATE A I FUTURI VOCABOLARISTI. 161 parole^ solita, per singolare destino, ad esser corrotta dalle due classidi persone piuopposte traloro: i pedanti e gl'innovatori. A questo provvedono in parte i poclu scrittori che per ingegno felice e per ottimi studi pre- servansi dal contagio delle irragionevoli novita: qua- lora con buoni ed utdi libri siansi procacciata riputa- zione sufficiente per contrappesare la baldanza dei neo- logisti e la leggierezza della moltitudine presta a ricevere come bello e stupendo tutto quello ch' e nuovo. Piu di- rettamente poi vi provvedono i vocabolaristi, sottopo- nendo ad esatte definizioni le voci, e mostrando l'errore di cbi le torce ad improprie significazioni. II qual errore, dannoso nelle opere degli scrittori, suol essere poi dan- nosissimo quando entra nei vocabolari} dove pare che acquisti legittima autorita. Ma sventuratamente chi pren- de in esame i voeabolari come fa il dottor Gberardini, puo bensi correggere gli strafalcioni che i pedanti vi ban registrati come giojelli} non puo quasi mai com- battere gli abusi dei neologisti. « Ardimento per Arsione, Ardore, da Ardere. — Vit. » S. Franc. 224. - H dovea trasformare in Cristo , non '» per martirio di carne, ma per ardimento d1 animo e » di mente : onde , partendosi quella visione, si gli la- j» scio un mirabile ardore dell' amore di Cristo. - Voc. » di Ver., Diz. di BoL, Diz. di Pad. ». u Osservazione. — II P. Lombardi, compilatore di * questo paragrafo , s' inganno a maraviglia. Qui la n voce Ardimento e posta nel suo proprio proprissimo » signiGcato diArdire, Coraggio. E il testo latino rimuove » ogni dubbio. Eccolo: . . . nequamquc exteiritus; sed ad 7> martyriwn usque subeundum longe animatus est». u AvVEGNACHE. n §. Notabile e tic* SS. PP. 2 , 4oo. Essendo S. Pa- » trizio ... in Iscozia, awegnacbe un giorno parlando y> egli col Re . . . appoggiandosi sopra un bastone . . . » pose la punta... sopra "1 pie del re . . . e foi'olli il pie... y> Ma quel Re credendo, ec. (Qui sta non per Siquidem, » come nel § // la Crusca; ma per Quam imposuis- * set.) Voc. di Ver. ». Bill. hal. T. XCVIII. 1 « 162 VOCI E MAXIERE DI DIRE ITALIANE « Ossetvazione. — Se quel bravo uomo del Van- y> netti, compilatore di questo paragvafo, avesse un sol 55 tantino meditato il passo qui riferito, di lieve si sa- 55 rebbe accorto , la stampa del Manni essere maga- j» gnata^ e in un attimo ne avrebbe indovinata l'emen- 55 dazione. .Che se per caso egli non si fosse sentito ?» in data d' emendar di fantasia, non avea che a met- 55 tere uno sguardo nell'antica edizione delle Vite de' 55 Santi Paclvi (Venezia 1^5) e vi avrebbe letto cor- 55 reltamente a c. i85 tei'go: Essendo ito Santo Patrizio 55 a predicate la fide di Cristo in Scozia} avvenne che, 55 parlando uno di al Re . . . per caso} non avvedendo- 55 sene, appoggiandosi sopra un bastone} ... pose la punta... 5> sopra'l piede del Re, ec. E cosi letto, e' non si sarebbe 55 smarrito in quel Siquidem, ed in quel da me non in- 55 teso Quam imposuissct (forse voile scrivere Quum, ec.), 55 col quale parve a lui che terrebbe in piede l'uso no- 55 tabUe dell'AvvEGNACHE ficcatosi dentro alia stampa s5 del Manni 55 . Noi fra moltissimi csempi cbe il signor Gherardini ci mette iunanzi citiamo per brevita questi due soli, come saggio di quelle osservazioni colle quali va liberando i vo- cabolari dalle ricckezze adunatevi daipedanti, infatica- bili nella grand' opera di trasforniare in giojelli e pre- ziosita gli spropositi dei copisti e degli stampatori} ma non pero cosi abili taumaturgbi da reggere al tocco di quella critica di cui l'autore s1 e armato. In quanto ai neologisti, egli non poteva combattere, se non qualche raravolta, contro levoci da loro inutilmente create 0 introdotte, e nemmanco contro certi costrutti o reggimenti di verbi e di preposizioni contrari al- 1' indole della lingua , contrari all1 uso dei buoni scrit- tori e dei meglio parlanti , e , cio che piu importa , contrari ad ogni buon raziocinio. Tutto questo non e entrato finora ne' vocabolari, ma ne van piene le carte ^ e non di rado avviene che di parole tutte italiane e rispondenti ciascuna all1 idea, per non conoscere le pro- prieta della lingua 0 per negligenza 0 per desiderio di novita scompagnato dal necessario giudizio, si faccia tale un impasto che sarebbe pur tollerabile se non ADDITATE AI FUTURI VOCACOLARISTI. 1 63 avvolgesse il pensiero neiraufibologia e nell'oscurita. An- che a questo pero trovera un opportuno rimedio chiun- que vorra studiare con diligenza nell' opera die an- nunziamo, considerando come si atteggi la nostra lin- gua in quella ricchezza di frasi e di maniere di dire addotte dall'autore, e la dotlrina con cui le viene spie- gando, e le ragioni per le quali ricusa di accettare al- cune spiegazioni ad altri piaciute. In questa parte il lavoro del signor Gherardini potra riuscire assai frut- tuoso ai provetti non meno che alia gioventu , e con- tribuire non poco a far si che la nostra eta consegua, rispetto alio stile , la lode di cui e tanto desiderosa. Perocche non siamo gia noi i primi a declinare dal buono per desiderio del meglio^ ma quasi ogni secolo n'ha dato Tesempio: e, se questo puo essere un con- forto, diremo che le eta piu ricche di begl' ingegni tra- viarono piu dell'altre. Quindi , chi ben consideri , o tro- vera in questo volume riprovate gia negli antichi alcuue forme di dire delle quali ci siamo invaghiti come di nostre creazioni, e ne saremo in vece dai posteri cen- surati come risuscitatori di morti^ o per forza di ana- logia riprovera egli stesso alcuue recenti novita somi- gliantissime a quelle dei tempi andati : perocche gli errori di una stessa natura cadono tutti sotto una me- desima legge. Pero non sappiamo percbe alcuni si lascino spa- ventare dalla lunghezza dell' opera } come s'ella fosse un trattato scientifico da non potersi studiare utilmente se non quando sia compiuto. Vi e bensi una dottrina che serve di fondamento generale e costante alle sin- gole osservazioni^ e questa e gran lode dell1 autore, e pregio, quasi diremmo, speciale del libro, fra tanti che sopra questa materia ne abbiamo veduti ai di nostri : ma ciascuna osservazione e cosa compiuta da se^ per- che bandisce dal dizionario un errore, oppure v'innesta una voce od una maniera di dire che non hanno bisogno di essere seguitate da altre. Non accettare ne vocaboli, ne costrutti, ne frasi che non reggano al martello della critica-, e questa in brevissimi termini la dottrina del- 1'autore. Ciascuna osservazione poi ch1 egli viene fa- l64 VOCI E MANIERE DI DIRE ITALIANE, EC. facendo e un esempio del come si debba applicare que- sta dottrina tanto per determinare la vera significazione dei vocaboli, come per trovare di sotto all'apparente arbitrio delPuso l'osservanza delle proprieta d' un lin- guaggio, tolte le quali il linguaggio stesso per neces- sity si corrompe. Sara senza dubbio universale il desi- derio che il dottor Gherardini voglia e possa conti- nuare l1 impreso lavoro, e pigliar in esame tutto quanto il Vocabolario: ma gia fin d'ora puo dirsi che il suo volume ba fondata una dottrina cbiarissima e 1' ha con- validata con un numero piu che sufficiente di esempi. La verita de' principj e la giustezza delle deduzioni collocano questo libro fra le opere piu acconce a pro- muovere il perfezionamento del Vocabolario , a gui- dare i giovani per ragionevol sentiero nello studio della lingua , a liberare i provetti da molti errori. La varia dottrina poi che 1' autore ha potuto recarvi come cul- tore delle lettere e delle scienze, e la costante amenita dello stile gli danno di poter essere nel tempo stesso maestro ed esempio. A. 1 65 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Piano di sistemazione del flume Po proposto da Gio- vanni Gagliardi e diretto a garantire le popo- lazioni dalle incursioni delle acque ed a miglio- rare i terreni e la navigazione. — Milano3 1 84o , presso Borroni e Scotli, in 8.° di pag. 3o con tre grandi tavole, lir. 2. 61 ital. Ognuno sa che il Po, col corredo de'suoi trenta tri- butary od influenti, riceve e conduce all'Adriatico le acque della grande e magnifica vallata stesa fra le Alpi e l'Apennino per la lunghezza di ben trecento mi- glia e cento di larghezza ragguagliata. Questa copiosa ramificazione d' acque correnti, mirabilmente disposta, suole spargere sul bel paese di Lombardia quella de- cantata fertilita ed avvenenza che gli rnerito il nome di giardino deirEuropa. Si solenue ed inapprezzabile beneficio ha troppo spesso per contrapposto delle devastazioni luttuose e terribili, sebbene parziali e momentanee, come sgra- ziatamente avvenne nell' autunno del decorso anno, in cui ebbimo a dcplorare numerosi gravissimi infortunj^ ma fummo consolati nel tempo istesso da mirabile be- neficenza, la quale con instancabile solerzia s'affretto a riparare i danni ed a tergere le lagrime. Inoltre uo- mini dottissimi rivolsero le loro meditazioni e la loro operosita al grande oggetto di combatterne le cause e prevenirne gli effetti. II signor Giovanni Gagliardi e 1' egregio cavaliere Gonfigliachi si resero special- mente benemeriti in tale occasione. II primo, durante l1 impcrversare della memorabile Humana, percorreva il Po sino al mare, in mezzo a molti pericoli, per 1 66 PIANO DI SISTEMAZI0NE DEL PO indagare tanto le cagioni,quanto i rimedj de'guasti ar- recati. II secondo, per il mcdesimo lodevolissimo fine, visito il fiume al di sotto di Ferrara, ad onta dello stato minaccevole delle acque (quando ritornava dal con- gresso de' dotli a Pisa), fece delle ossei'vazioni e rac- colse delle note ehe gentilmente comunico a varj inge- gneri e ad altve distinte persone} nel tempo istesso so- steneva ed incoraggiava efficacemente il cornmendevo- lissimo divisamento del Gagliardi, il quale anterior- mente fatto aveva altri appositi replicati viaggi lungo il Po anclie in compagnia dell' illus tre ingegnere Carlo Parea. Tre sono, a parere del Gagliardi, le cause dei guasti che quel gran fiume arreca. i .° II prolungamento del- P alveo che diminuisce la pendenza e conseguentemente la velocita. 2.0 L'interrimento dell'alyeo e specialmente Postruzione e la suddivisioue dei rami alia foce. 3.° I venti siroccali, i quali soffiando in opposizione alia cor- rente ne rallentano il corso, ed in pari tempo, ingros- sando le maree ed investendo la foce del fiume, pro- ducono rigurgiti dannosi. I rimedj proposti sono pure tre. 1 .° Accorciare la linea della corrente, riducendola possibilmente in uno stato analogo a quello in cui si trovava cinque o sei secoli or sono. i.° Riunire in uu sol corpo tutte le acque ora sparse in otto rami. 3.° Trovare al fiume una foce talmente ubicata che non risenta in avvenire 1' azione dei venti siroccali. A tal effetto suggerisce di formare un nuovo alveo rettilineo, largo almeno coroe il Po grande attuale } avrebbe principio a Serravalle e metterebbe foce nella Sacca 0 rada dell1 Abate presso Goro. La sua lunghezza sarebbe di metri 238oo, vale a dire poco piu della meta della prescnte. In esso sarebbe riunita tutta la massa d' acqua che ora si scarica in mare per otto ca- nali compresa la diversione di Goro. « Al di solto di » Ferrara, die' egli, procedendo verso FAdriatico, riscon- j> trasi una estesissima tratta di suolo poco meno che " incolto e naturalmente piu depressa d1 orizzonte in » confronto dell' alveo attualncnte corso dal fiume, la PROPOSTO DA C. GAGLIARDI. 1 67 » quale term in a alia rada 0 Sacca di Goro, ove i se- n dimenti delle bellette e delle melme, trasportate dalla » diramazione del Po di Goro, banno formato un ba- >■> cino tanto'sicuro dall' essere disturbato dalla procella, » die serve di naturale ricovero ad ogni sorta di na- si vigli durante 1' imperversare di esse ». Per la riunione delle acque in un sol corpo, tutte le terre al di sopra del diversivo di Goro sarebbero li- berate dal dominio delle acque, disponibili a favore delTagricoltura ed esenti dai micidiali effluvj ch' ora tanto nuoeono alia scarsa ed infelice popolazione ivi stanziata. Oltre questo grandissirno beneficio locale , ebbe in vista di scemare possibilmente tanto la fre- quenza quanto la gravita de'danni arrecati dalle fiu- mane alle limitrofe popolazioni , ed in pari tempo di menomare 1' enorme dispendio si pubblico cbe privato dipendente dall'attuale stato viziosissimo del fiume, del quale egli fa il seguente quadro luttuoso si3 ma veri- tiero. « L' alveo del Po col volgere di cinque secoli venne » prolungato per ben metri a 1000, ond' e cbe la sua n declivita da Serravalle al mare trovasi ridotta quasi » della meta dell' originaria , lo cbe, unitamente alia 55 ostruzione dell' alveo, porto cbe si dovessero elevare » gli argini alia prodigiosa altezza di metri 9,90. 55 Inoltre la foce di questo fiume trovasi ubicata nella » piu sfavorevole situazione cbe dar si possa, restando 5> la medesima esposta a risentire in tutta la sua pie- 55 nezza 1' influenza delle maree ingrossate dal fatale 55 soffio dei venti di sirocco, le quali possono cospirare 55 colle piene di Po provenienti da pioggie diuturne 0 da 55 unrapido squagliamentodei gbiacci perpetui, adimpe- 55 dire lo smaltimento di si grande massa d'acqua in modo, •1 che in onta alia prodigiosa elevazione degli argini (i - quali superano a quest1 ora 1' altezza delle mura di »5 Ferrara) non valgono a rimuovere il pericolo dei sot- " monti e delle piu funeste e spaventose inondazioni. 55 Per la simultanea coucorrenza di tutte le sopra » addotte circostanze , le acque dovettero per sette di- • verse bocche, indipendentemente da altre superiori lG8 PIANO DI SISTEMAZIONE DEL PO y> diramazioni , apprestarsi lo sfogo in mare. Per cio in » quelle adjacenze, sia in conseguenza della effusione » delle acque., sia per l'interrotto scolo delle campa- « gne, si formarono stagni e paludi, i cui micidiali ef- » fluvj viziano ovribilmente l'atmosfera e la rendono » esiziale agli infelici abitatori di quelle terre. » Gli e per tal guisa inline che, onde restituire alle ?> acque del fiume quello spazio che dal continuato in- j» terrimento dell'alveo loro venne rapito, gli argini che j> le contengono furono portati a quell' enorme altezza » che di presente si ammira^ ond' e che in caso di rotta 55 le acque piombano a recare uno sterminio reale a ?> quell1 infelicc contrada che ne rimane colpita. L' in- 55 terrimento dell'alveo di Po aumentando d'anno in 55 anno, esige sempre nuovi alzamenti e rinfianchi di 55 quegli argini che furono gia di soverchio elevati ». L'autore crede che l'inalveazione da lui proposta varra ad impedire i sedimenti ed a procurare uno smal- timento piu libero e piu celere alle acque, per il che il pelo del fiume dovra abbassarsi in modo da rendere phi facile all'insu lo sbocco degli influenti e da to- gliere in avvenire la necessita dell' alzamento e rinfianco delle arginature. Le spese da incontrarsi non dovreb- bero a parer suo eccedere di molto cinque milioni di lire austriache. La proposta del Gagliardi, di sostituire al Delta del Po un alveo unico ben arginato, non che di boniflcare gli estesissimi terreni paludosi adjacenti, sembrami de- gna delle maggiori lodi, e la considero come una delle piii benefiche e delle piu feconde d'utilissimi risulta- menti che mettere si possa in campo all'epoca nostra tanto propensa alle grandiose e ben ideate intraprese. Nulladimeno per gravissimi motivi non posso collaudare la linea da lui scelta ^ spinto poi dall' unico desiderio di giovare al ben pubblico, per quanto lo permettano le deboli mie forze, devo proporne una diversa, ed ad- dui're i motivi che me la fanno credere preferibile a qualunque altra. Per procedere con ordine e chiarezza esporro primieramente lo stato presente e passato del Po da Ponte di Lagoscuro sino al mare} in secondo PROPOSTO DA G. CAGLIARDI. 1 69 luogo faro conoscere la nuova linea di cui si tratta } in terzo luogo indichero con brevita i provvedimenti opporluni per la compiuta sistemazione del Po e de' snoi influenti. Questo ragionamento sara sussidiato da un tipo tradotto dal foglio F-6 , pubblicato dall'I. R. Istitulo Militare. Stato passato e presente del Po dal ponte di Lagoscuro sino al mare. Da quanto narra Strabone (libro 5) si raccoglie, che anticamente la maggior parte di quelle provincie, fra le quali ora il Po cammina ristretto dagli argini , erano ingombre di valli o paludi , comeche molte altre paludi vi fossero presso alia marina che piuttosto dalle acque salse dell' Adriatico che da quelle delle pioggie o de' fiumi erano state formate, le quali piu comune- mentc col vocabolo di lagune soglionsi nominare. Le acque, scendendo precipitosamcnte dai tnonti, ne corrodevano la erta e nuda superficie ed arrivavano torbide al piano, ove, deposta gradatamente la terra a cui servito avevano di veicolo, fu forza che comincias- sero a colmare le paludi, e che in mezzo a queste i torrenti si facessero strada, per iscorrere piu oltre verso il mare-, onde concorrendo d'ogni parte, ed assieme adunandosi le loro acque, si venne formando un alveo comune a tutte di quella capacita che loro conveniva, e fu questo il Po. Allora gli abitatori limitrofi dovettero pensare a provvedere, ove era d' uopo, con argini alle espansioni tanto di esso, quanto de1 fiumi che vi met- tevano capo, ed a procurare con fosse 1' essicazione dei campi gia alzati dalle torbide. Emilio Scauro, con tirare una fossa da Piacenza a Parma, ridusse a coltura un buon tratto di paese, so- pra il quale stagnavano le acque della Trebbia e di altri vicini torrenti. Con simili artificj di fosse e di ar- ginature afferma Strabone essere stata asciugata parte di quelle spiagge tra le quali le acque marine si dila- tavano presso la foce del Po. 170 PIANO DI SISTEMAZIONE DEL PO Pochi argini nulladimeno esistevano nel tempo dei Romani} lc selve sparse in allora nelle pianure, non che sui monti e sui colli, evano un mezzo efficacissimo per soffermare le acque de' fiuuii e far loro deporre le sabbic e le melme. Inoltre i Romani avevano costume di guernire di piante d'ogni sorta i fiumi per tutto il loro corso^ l'una e l'altra sponda erano assiepate d'ar- busti e di folte niacchie, onde non solo que'ripetuti osta- coli rintuzzassero T impeto delle piene, ma con gl'in- numerevoli ritegni delle messe e virgulti, ne impiglias- sero le torbide e ne agevolassero la posatura. Dietro di queste, lungo il Po sino alle foci, sorgevano de' boscbi di quercie, di pini, di tigli, di cipressi e d'altre piante d'alto fusto. I margini delle lagune ed i lunghi lidi cbe le separavano dal mare erano eziandio coperte di folte e bellissime piante. Non e meraviglia adunque se, al dir di Plinio, il Po non era solito di gonfiarsi conside- rabilmente se non che ne' giorni canicolari (Padus.... augetur ad canis ortus } liquatis nivibus ) La piena non era subitanea, ma procedeva con una salutare lcn- tezza. Tanto erano straordinarie e quasi sconosciute le allagazioni Padane a' tempi della Romana Repubblica, cbe se taluna per avventura ne accadeva, era tosto co- municata al collegio degli Auguri. I boschi crebbero ancora di piu dopo le irruzioni de'barbari, e ne'secoli bassi occuparono quasi intiera- mente le piu belle e ferlili provincie circompadane. Le acque de' fiumi vaganti senza ordine formavano nume- rosi stagni e maresi, talche sviate ed impedite da tanti inciampi e soggiorni, dovevano deporre ad ogni passo la melma e giugnere alia foce quasi chiare} cosi la li- nea del corso non poteva prolungarsi che lentissima- mente. Quando poi al risorgere de'buoni studj e delP in- dustria, le citta e le repubbliche italiane si diedero a sgombrare da' boschi le pianure e ad asciugare gli sta- gni, quando eziandio gli alpigiani cominciarono a di- struggere le selve sui fianchi de' monti e ad accrescere ivi a dismisura le superficie corrosibili , in allora le acque delle pioggie e delle nevi, libere dai tanti freni PROPOSTO DA G. GAGLIARDI. I71 ed ostacoli da cui erano traltenute per 1' addietro, pre- cipitarono furiosamente dalFalto, strascinando seco ghiaje sabbie e terre, dalle quali in breve tempo furono Ostrutti i letti de' fiumi, cosicche fu d'uopo fabbricar loro de- gli alvei artificial! , sostenendo ed imprigionando le loro acque entro robusti argini, la cui mole dovette essere progressivamente accresciuta. Fu in allora che 1' acqua giungendo torbida agli ultimi tronchi form 6 quegli ampj depositi che costrinsero il mare stesso a ritirarsi dalle antiche spiaggie. Ravenna, che ai tempi di Cassiodoro era ancora citta marittima, fu disgiunta dal mare e se- misepolta dalle incessanti deposizioni de' fiumi. Adria, che era similmente citta marittima e fiorente, trovasi ora distante piu di sedici miglia dal mare a cui dicde il proprio nome. Polibio, che fioriva circa duecento anni prima della nascita di Cristo, fa correrc il Po per un sol alveo sino a Trigabali nelle vicinanze di Ferrara, ivi si divideva in due braccia, uno de1 quali denominavasi Olana, e F altro Padoa 0 Padusa} dovevano coincidere all' incirca coi rami, ora quasi derelitti, di Volano e di Primaro. Pliuio, che seriveva circa tre secoli dopo , annovera sette foci, di cui alcune erano tagli o sfoghi che fecero i Toscani, mentre abitarono quel paese, per rallentare F impeto del fiume, gettandolo sopra le paludi degli Adriani, ove le acque di esso si confondevano con quelle dell'Adige e del Tartaro. Le sette foci menzionate sono le seguenti: i.a La fossa Augusta, che portava sino a Ravenna le acque del Po, denominossi posteriormente Canale di sant' Alberto 0 Canale naviglio. Leandro Alberti scrive che a' suoi tempi si trovava turata e renduta inutile alia naviga- zione. 2.a II porto del Vatreno, cosi detto dal fiume Vatreno (che e il Santerno della Romagna), il quale poco sopra a questa foce metteva capo in quel braccio di Po, che Plinio chiama ben anco Eridano e Spine- tico , dalla cilta di Spina che ivi intorno era collocata. 3.a La Caprasia , nelle vicinanze della bocca di Belloc- chio. 4-a II Sagi, alia bocca di Magnavacca. 5.a Ola- na o Volano . gia menzionata da Polibio. G.a La foce 1^2 PIANO DI S1STEMAZIONE DEL PO Carbonaria, clie taluni hanno riputatd essere il Po delle Fornaci, altri quello d'Ariano, ed altri ancora quello di Goro. j.a La fossa Filistina, per la cui bocca si scari- cava eziandio il Tartaro e parte dell'Adige:, il quale rarao poco doveva scostarsi dall'attuale Po di Venezia o di Lombardia. La fossa Augusta era in que1 tempi la piu impor- tante, giacche stabiliva la navigazione tra il porto di Ravenna e di Classe, da una parte sino verso Piacen- za, e dall'altra verso il Friuli e la Germania per Al- tino , Concordia ed Aquilea, come raccogliesi dall1 Iti- nerario di Antonino. II porto di Ravenna era tale che poteva contenere persino a trecento e cinquanta navi, ed ivi era collocata, secondo Svetonio, l'armata navale che doveva scorrere l'Adriatico. Dalla indicazione delle foci data da Plinio si scorge clie il Po scaricava la massima parte delle sue acque tra Ravenna ed il ramo di Volano, e ci6 avvenire do- veva, perche ivi il mare era piu vicino al punto di di- ramazione che in qualunque altio luogo : in conse- guenza tale direzione, come la piu breve, doveva essere prediletta dal fiume; poi, prolungandosi l'alveoper gli interrimenti, ccsso d' essere tale. Gli storici ferraresi riferiscono che nell'anno 11 52 segui una grande rotta tra la Stellata e Ficheruolo, alia sinistra del Po, la quale fu repressa con molta diffi- colta. Gin quant' anni dopo fu rinnovata con taglio ma- nufatto da un certo Sicardo di Ficheruolo , per cui vol- tatasi la corrente principale da quella parte, pote a poco a poco ampliare e profondare il ramo chiamato ora Po grande di Venezia 0 di Lombardia, che prima poca quantita d' acqua scaricava. II Po grande si divise poscia ne' due rami d'Ariano e delle Fornaci, e questo ultimo di nuovo si diparti in altre minori bocche, le quali poi rimasero asciutte dopo che la repubblica Veneta, al tempo di Clemente VIII , derivo il Po delle Fornaci per il taglio veneziano o di Porto Viro, del quale sono ramiGcazioni le boc- che della Bagliona e della Donzella, ed altre minori. Una tale suddivisione di acque doveva necessariamente PROPOSTO DA G. GAGLJARD1. Ij3 produrre notabilissimi intcrrimenti e grande allunga- mento d' alveo ^ infatli aflermare si puo con fonda- mento, che dall'epoca della rotta di Ficheruolo ai no- stri giorni, la distanza da Ponte Lagoscuro al mare, che di presente e metri 84ooo circa, e stata prolun- gata di piu di 22000 metri. Risulta effettivamente dalle operazioni falte dagli in- gegneri geografi nel 181 2 e 181 3 lungo il Po, riferite dall'egregio maggiore Marieni nel tomo 96.° di questo Giornale , che il corso di quel flume nel periodo di circa un secolo si sarebbe prolungato di metri 6586} la quale deduzione si ricava dal paragone delle lun- ghezze indicate da Manfredi e dallo Zendrini con quella misurata dai sullodati ingegneri. Cosi il Po avrebbe conquistato un terrapieno di 10 e piu miglia di lun- ghezza sopra i5 0 16 di larghezza ragguagliata, il quale terrapieno costituisce 1' attuale suo Delta. La Memoria del maggiore Marieni contiene fra le altre importanti notizie le seguenti : 1 .° Che a Ponte di Lagoscuro il fondo del Came si e alzato dal i6g3 al 181 3 di metri 3,78. 2.0 Che il rigurgito del mare, che un secolo fa si faceva sentire sino a Ponte di Lago- scuro nelle grandi burrasche e nel tempo della mag- gior altezza delle maree, non arriva ora che a Gologna circa. Ho dedotto dal foglio H-4 della carta topografica del regno Lombardo-Veneto pubblicata dall'I. R. Isti- tuto Militare i risultamenti numerici seguenti , stante che mi sembrano indispensabili a chi voglia conoscere con precisione lo stato del Po da Ponte di Lagoscuro al mare, ed a chi voglia rendcrsi ragione dell' effetto che produrre dovrebbe il proposto inalveamento. // Po grande da Quatrelle a Santa Maria d? Aria) 10 c raccolto in un sol ramo il quale ha di lunghezza metri 6584o larghezza media in piena » 552 » in magra » 58o profondita massima » 8, 26 » minima » 3j8o ppndenza superficiale per ogni 1000 melri tra 0,10 e 0,09 velocita per ogni secondo tra 1,10 e 0,99 I 74 PIANO DI SISTEMAZIONE DEL PO A Santa Maria d'Ariatio esce il Po di Goro, ed il ramo principale assume il nome di Po gi'ande delta Mae~ stra} sino al molo Farsetti^ ove esce il Po della Don- zella o Gniocca la lunghezza e di metri 285oo la larghezza media in piena » 627 » in magra » 408 profondita massima » 7,22 » minima 5,42 pendeuza superficiale per ogni 1000 metri tra 0,08 e 0,07 velocita per ogni secondo tra 0,91 e 0,77 Dal molo Farsetti al mare la lunghezza e di metri 1 4364 larghezza media in piena » 665 » in magra » ^5 profondita massima >» 6,55 n minima « 3,o4 pendenza superficiale per ogni 1000 metri tra 0,08 e 0,07 velocita per ogni secondo tra o,83 e 0,78 II Po di Goro ha di lunghezza metri 47^00 larghezza media in piena » 218 » in magra ,....» 122 profondita massima » 4^7 » minima » o,38 pendenza superficiale per ogni 1000 metri tra 0,07 e o,o5 velocita per ogni secondo tra 0,53 e 0,49 // Po della Donzella 0 Gnocca ha di lunghezza metri 15770 larghezza media in piena »> a3o » in magra » 124 profondita massima » 4^94 » minima » 3,42 pendenza superficiale per ogni 1000 metri tra~"o,o6 e o,o5 velocita per ogni secondo tra 0,42 e o,36 PROPOSTO DA G. GAGLIARD1. iy5 // Po delle Tolls ha di lunghezza , metri i53go larghezza media in piena » iy5 » in raagra »» 233 profondita massima » -^99 « minima » o,5j pendenza superficiale per ogni iooo melri tra o,oG e o,o5 velocila per ogai secondo tra 0,42 e o,36 // Po di Lcvante tra Rettinella ed il mare ha di lunghezza metri 21280 larghezza media in piena » 122 » in magra » 02 profondita massima » 4j65 » minima » 2j°9 pendenza superficiale per ogni 1000 metri tra 0,02 e 0,01 velocita per ogni secondo tra 0,21 e 0,17 Esame e confronto della linea d' inalveazione Gagliardi con urC ultra ch' or si propone. Qualunque siasi la linea da suggerirsi, per essere riputata buona deve soddisfare nel miglior modo alle condizioni seguenti: di raccogliere in un solo alveo le acque del Po sparse di presente in varj rami} d'accor- ciare il nuovo tronco quanto piu si puo , e rcnderlo rettilineo e regolare^ di dare alia corrente maggior ve- locita e conferirle forza sufficiente, non solo ad irnpe- dire ulteriori interrimenti , ma ben anco ad escavai*e il fondo dell'alveo ed a protrarne Tabbassamcnto nelle parti superiorly di rendere salubre , asciutto e pi*ofi- cuamente coltivabile l'ampio territorio tra il Po di Le- vante ed il Po di Goro } di giovare alia navigation e. Dai dati numerici delle dimensioni e velocita del Po precedentemente esposti ricavare si puo una idea cliiara dell'effetto che risultera dalla sostituzione d'un solo alveo rettilineo agli attuali rami serpeggianti e dif- formi. Da essi deducesi che la portata di Po Grande Ij6 PIANO Dl SISTEMAZIONE DEL PO al disopra di S. Maria d'Ariano , ove il fiume e an- cora raccolto in un solo alveo, paragonata alia portata del ramo pi'incipale di Maestra, sta nello stato di piena come 706 a 53 1} cosicche il Po nelle molte sue dira- mazioni, compresa ben anco quella di Goro, perde sol- tanto un quarto della sua portata totale. Questo risultamento sembra, a primo aspetto , in contraddizione coll' ampiezza ed estensione dei tanto numerosi alvei secondarj , i quali, ingombrando il va- stissimo Delta di quel gran fiume, lo rendono insalubre e quasi infruttuoso} nulladimeno egli e conforme agli insegnamenti dei piu valenti idraulici, e comprova mi- rabilmente quanto asserirono sulla inutilita , non che sui dannosi effetti dei diversivi. II solo Po di Goro assorbe circa il duodecimo della portata totale di Po Grande, cioe il terzo delle perdite cagionate dalle diramazioni i i due terzi residui costi- tuiscono la parte che tutte le altre si assumono:, percio la portata del nuovo tronco rettilineo (escludendone il Po di Goro) non supererebbe che d'un sesto quella del ramo di Maestra. Se 1' alveo attuale fosse ben sistemato , la chiamata dello sboccO; secondo le leggi d'idraulica, produrrebbe accelerazione:, ma scorgiamo alPinvece che la velocita all' insii di S. Maria d'Ariano e per ogni secondo tra metri 1,10 e 0,99, mentre nell1 ultimo tronco e sol- tanto tra o,83 e 0,78. Uno de' risultamenti dell' u- nione delle acque, in un medesimo alveo raccorciato , sarebbe di dare la prevalenza all1 ultima sulla prima , d'altrettanto piu che il sovraindicato aumento di por- tata, quantunque minore di quanto ia nuda apparenza induce a credere, oltre l1 essere per se stesso capace d'accrescerla assai, sara coadjuvato dalla soppressione delle infiuite irregolarita del fondo e delle sponde. L'appoggio poi dei fatti positivi conosciuti ci abilita ad affermare per induzione, che il fondo dell'alveo sara notabilmeute escavato, che l'abbassamento ne sara pro- tratto alfinsu a grande distanza, che la forza della cor- rente sara valevole a mantenerlo permanente, e quindi a distruggere ed impedire ulteriori idterrimenti. Questi PROPOSTO DA G. GAGLIARDI. 177 salutari effetti tanto piu saranno pronti e compiuti quan- to meglio si sapra coadjuvare l'azione della corrente coi poderosimezzi che lo stato attuale della meccanica rcnde disponibili. Le osservazioni e le autentiche testimonianze , rac- colte dai commissarj apostolici delegati alia visita del Po negli anni 1625 e 1693, comprovano in primo luogo che , dopo l'unione del Panaro col Po Grande , l'alveo s' era notabilmente approfondato alia Massa, alia Stel- lata j al Bondcno, a Ponte Lagoscuro ed in altri luoghi, talche il pelo basso del fiume si trovo depresso di piu d' un metro. In secondo luogo consta che, dopo tale unione, il numcro delle rotte nel principale tronco mi- noro singolarmente 5 infatti, prima di tal' epoca succe- dettero otto rotte in trentasei anni, laddove, dopo un intiero secolo ne accaddero quattro sole. Eppure si sa che la portata del Panaro e soltanto la trentunesima parte di quella del Po j mentre l'aumento d'acqua che riceverebbe il nuovo tronco rettilineo sarebbe cinque vblte tanto } arguiscasi adunque quanto maggiore ne sarebbe l1 effetto , il quale indubitatamente si farebbe sentire nelle parti superiori dell1 alveo. Bertazzuoli valente idraulico afFerma positivamente che , dopo il taglio di Porto-Viro fatto dai Veneziani , le piene del Po nel Mantovano giungevano a minore al- tezza. Siccome poi questo taglio aveva molta analogia colla nuova inalveazione, tranne che fu incompiuto ed irrcgolare , a buon diritto si possono da questa prono- sticare conseguenze analoghe si , ma piu vistose. E bcnsi vero che dopo il 1 69^ avvennero, come gia dissi , notabilissimi interrinicnti , cssendosi da quell' e- poca a" nostri giorni rialzato il fuudo a Ponte Lagoscuro di metri 3.^8. I molti irregolarissimi diversivi che, dopo il taglio di Porto-Viro, s' aprirono nell1 ultimo tronco, o per opere mauufatte con erroneo iutcndinicnto o per rotte non represse , produssero copiose deposizioni di melma , graude prolungamento di linea , diminuzione di velocita, alzamenlo di fondo e tulle le funeste con- seguenze che ne derivano, le quali il nuovu alveo sa- rebbe destinato a distruggere. Bibl ltd. T. XGVUL 1 2 178 PIANO DI S1STEMAZIONE DEL PO Supporremo adunque con tutta probability die a Ponte Lagoscuro 1' alveo riassumera la profondita che aveva nel i6g3 , cioe ch' ivi il fondo s' abbassera di metri 3,y5. Non e prcsumibile un maggior abbassa- mento, poiche apparc il massimo dopo la rotta di Fi- cberuolo. A questo proposito Manfredi lascio scritto che «tale rotta non potendosi chiudere per ogni sforzo 91 fattone da' Ferraresi, fu finalmente lasciata correre li- » beramente 5 e provveduto con argini che non inon- » dasse piu la campagna, venne a formare il Po di » Venezia.Crebbe poi egli col proseguimento del tempo} » e come quello che aveva corso piu breve e piu veloce, 55 venne a poco a poco dilatandosi e profondandosi 5 n ma si richiedettero piu secoli prima che si riducesse » alia presente capacita». La quale cosa si sa d1 al- tronde che avvenne dopo il taglio di Porto-Viro e l'inv missione del Panaro nel Po Grande. Sebbene pero l'abbassamento in quistione si limiti a meno di quattro metri, ben si comprende quanto rile- vanti sarauno i corrispondenti abbassamenti ne1 tronchi superior! , quanto ingenti saranno i beneficj risultanti per il felice scolo delle campagne limitrofe e per la si- curezza degli argini e quanto grande il risparmio nella loro manutenzione. Questi beneficj potrebbero, a dir vero , essere pro- dotti tanto dalla linea Gagliardi, quanto da quella che sono per proporre} le quali due, comeche si possono supporre, a questo riguardo. pari in bonta, sono pero cssenzialmente discrepanti per altre importantissime convenienze da soddisfarsi. La linea Gagliardi (vedi il tipo inserto) incomincia tra Berra e Serravalle ad un miglio circa all1 insu della diramazione del Po d'Ariano o di Goro, e si dirige in linea retta verso la rada di Goro, o Sacca dell' Abate, ove sbocca. L'aulore ha ivi collocata la foce per ripa- rarla il meglio possibile dall' insulto delle procelle e dei venti siroccali. Questa linea e tutta posta sul territorio pontificio^ il suolo che percorre, pressoche incolto , e di pochissimo valore, poiche la pertica milanese ne e valulata lire dieci. La sua lunghczza e di metri 238oo, PROPOSTO DA G. GAGLIARDI. I JQ prossimamente tredici miglia comuni. Dal punto
  • que'righi . solchi e vallicelle , che le acque si sca- " vano nel discendere per la china. » Gli ordini delle palafitte saranno piu frequenti , » come ognuno ben vede, dove piu rapido e il pendio, l8G PIANO DI SISTEMAZIONE DEL PO 55 e potranno csscrc piu radi, dove qucllo non sia pre- ss clpitoso. La distanza vuol essere ora di quindici o 55 venti, ora di trenta o quaranta piedi, ed ora non 55 nuoce se anclie sia maggiore. 55 Benche per 1' uso de'pali siano eccellenti il casta- » guo, il larice, la quercia, il gelso, e siniili alberi di 55 soda fibra, pure prestano un buon servizio eziandio J5 tutti gli altri qualunque sieno, come gli ontani , i 55 salci, i pioppi, e piu ancora se siano piantoni atti a 55 germogliare. 55 Ne v' e bisogno per cio di troncar alberi d' alto 55 fusto, e distruggere selve. Le piante inferme, le poco »5 tallite , le non vegnenti, i soli rami ancora servono 55 a quest' uso, bastando clie i pali possano conficcarsi f> nel terreno per Ire o quattro piedi e che ne avanzi >s al di fuori un piede o a un dispresso. 5s Dinanzi ad ogni palafitta si pianti una siepaglia 55 di tutti quegli arbusti che fanno macchia e che alli- 55 gnano naturalmente nel vicinato. Codeste siepaglie 35 trasversali, sostenute dalle loro palafitte, sembrano 55 altrettanti gradini al mirarli dal basso, e percio ap- 55 punto io le chiamo le gradinate. 55 Negli intervalli fra una gradinata e l'altra si pon- >3 gano alcune ceppaje di piante spinose e silvestri, di 35 prunaj , di marucca bianca o nera , o simili , e nel >■> frammezzo di queste si piantino pure qua c la, senza 35 bisogno di simetria, de'roghi, de1 lamponi, delle fra- 35 garie ed altre piante che serpeggiano e strisciano 5) sul suolo e lo adunghiano e stringono co'loro piccoli 35 ed innumerabili graffi ed artigli. Giovera pure lo spar- 33 gervi per entro anche le sementi di quelle stesse 33 piante che ho indicate. 33 In pochi niesi , e con una prestezza che non si 33 potrebbe mai attendere ne credere, vedransi le por- 33 che interposte alle gradiuate vestirsi tutte, ed intes- 55 sersi con quelle piante che serpono e si strascinano 35 carpone sul suolo, e che colle barbe, co' viticci, colle 33 spine e cogli altri loro adunchi stromenti , aggrap- 33 pano, ghermiscono, addentano, mordono il terre- 33 no e s* incrociano , ed allacciano fra esso loro , e / :;~/iW*> Hi levanfo :n-«f .-i *<)* '///< I PROPOSTA DA G. GAGLIARDI. 187 » s' avvolgono eel innanellano co'prunaj , mentre frat- » tanto le gradinate germogliano esse pure, prendon » piede e vigore, e si preparano a sostenere gli acquaz- j» zoni della state ed i nevazzi del verno. » Nell' anno segueute poi debbono in mezzo a co- st desto tessuto piantarsi, o seminarsi quegli alberi di » piu alta statura e piu nobili , che regnano in quelle » localita , e cbe si destinassero a far bosco, 0 quesli » sieno faggi, 0 pini, o quercie, o aceri, o frassini, orni, » ed altri, cbe piu convenissero alia plaga ed al suolo. » Cosi 1' ignudo terreno comincia col farsi maccbia , » poscia divien boscaglia, e finisce colPessei'e bosco ». Oltre la gencrale applicazione del metodo Mengotti, ovunque possa essere convenientemente esegnibile, sa- rebbe desiderabilissimo il perfezionamento delle pian- tagioni esistenti sulle spiaggie, sponde e golene de'fiumi, e la formazione di esse ne'luogbi ove non ve ne fos- sero. A mio credere, non sarebbe irragionevole cosa il supporre che la sapiente provvidenza abbia privato la bella Lombardia del carbon fossile solo per infervo- rarne gli abitatori a supplire a quel dono prezioso col perfezionamento de' boscbi tanto necessarj per la piu valida tutela de1 fiumi e conservazione del territorio fruttifero. Borgnis. Dell' arte Galvanoplastica. Si vanno moltiplicando le utili applicazioni dell' e- lettricita^ e i lungbi studii de' dotti intorno a questa scienza, la quale sulle prime pareva piu curiosa e pia- cevole cbe non vantaggiosa, vengono ora di piu in piu premiati. Abbiamo veduto in un altro articolo (a pa- gina 72 del tomo precedente), come la proprieta cbe banno le correnti voltaicbe di deporre repristinati al polo negativo i metalli contenuti nelle soluzioni per- corse da esse correnti, sia stata messa a profitto dal signor De La Rive per dorare con facilita i metalli. I 88 DELL' ARTE GALVANOPLAST1CA. Dobbiamo ora parlare tli un' altra arte, iuventata dal signor Jacobi, sullo stesso principio della repristina- zione e precipitazione de'metalli col mezzo delle cor- renti voltaiche, e che consiste nclP ottenere da questi metalli rcpristinati dellc lamine solide abbastanza con- sistent!, e aventi le superficie esattissirnamente uguali a quelle de'corpi su cui avviene la deposizionej con cbe si vengono a copiare delle lamine di rarae incise, de' bassi rilievi ed ancbe delle figure di tulto rilievo. Intorno a quest' arte, cui si e posto il nome di Galvano- plastica^ noi daremo un sunto di diversi articoli stati receutemente pubblieati in varie opere periodiche, e una breve notizia del metodo adoperato dal signor dot- tor Puliti, che pel primo introdusse uua tale arte in Italia. I. Di una maniera di ottenere con un processo vol- taico delle copie da una lustra di rame incisa. (Bibl. Univ.. ottobre 1839, pag. 4J^-) II signor Augusto De La Rive aveva ricevuto dal si- gnor Jacobi due esemplari di siffatte copie, Puna in rilievo e 1' altra in incavo. Avendo dipoi trovata nel Philos. Magaz. (settembre i83g) una breve descri- zioue del processo che serve ad ottenerle, si die pre- mura di fame parte al pubblico. Un tale processo, per quanto da quella descrizioue si e potuto intendere, e il seguente. Si colloca la lastra originale di rame incisa entro una soluzione satura di solfato di rame, e la si fa ser- vire di polo negativo ad una pila assai debole. II polo positivo consiste in un' altra lamina di rame(col- locata, a quanto sembra, vicinissimo alia precedente), la quale durante Pazione della pila va successivamente ossklandosi e disciogliendosi, e rimettendo con cio nuovo rame alia soluzione, in luogo di quello che si va ripristinando sulla prima lamina. A questo modo si ottiene su d'una tale prima lamina uno strato nel quale le parti cave dell'originale sono esattissimamente copiate in rilievo. Con questo strato se ne puo , mediante lo stesso processo, ottenere un secondo in incavo, lanto simile all1 originale da non potervi scoprire differenza, DELL* ARTE GALVANOPLASTICA. I 89 trovandovisi riprodotte tutte le linee piu dilicate, persino quelle microscopiche. La corrente voltaica non deve es- ser forte} giacche in 1^ ore ella non dee disciogliere che da 5o a 60 grani di rame per ogni pollice quadrato di superficie (da grammi 3.25 a 3.90 per un quadrato di 25 millimetri di lato ). Ma la precisa forza che me- glio conviene non si puo imparare che colla sperienza e con tentativi. Per conoscere e moderare opportuna- mente una siffatta forza, il signor Jacobi faceva uso di un galvanometro, di cui allungava 0 accorciava conve- nientemente il filo conduttore. Un tale processo, forse per qualche modificazione arrecatavi dal suo autore, viene descritto alquanto di- versamente dal signor Solly, come appare dall'arti- colo seguente. Tralascio di parlare di alcune sperienze del signor Spencer, che mi sono parse meno impor- tant!, e che il lettore pud consultare nella Bibl. Univ., ottobre 1839, pag. 4'7- II. Delia precipitazione del rame sopra diversi me- tallic del signor Solly. {Bibl. Univ., Aprile i84o, pag. 398: dal Phil. Mag. aprile 1840.) Secondo il signor Solly, il processo del signor Ja- cobi per copiare i disegni fatti sui metalli, sieno bassi- rilievi o incisioui o altro, consiste nel porre il pezzo metallico, di cui si vuole prender copia, in un vaso riempiuto d'una soluzione concentrata di solfato di rame, sospendendo altresi in mezzo a questo vaso un sacchetto di baudruche (pelle sottilissima d' intestini di bue di cui si servono i battitori d'oro), contenente dell' acido solforico allungato e una lamina di zinco posta in comunicazione, mediante un conduttore me- tallico, col corpo che si vuol copiare (appunto come fa il signor De La Rive per indorare). II rame della so- luzione si precipita prontamente sulla superficie del- Foggetto da copiarsi, e produce una forma (moule), che seguita ad ingrossare fmche dura il contatto me- tallico e non e tutto disciolto lo zinco. Deesi procurare che la soluzione del solfato di rame non divenga troppo diluta, perche in questo caso il rame si precipita in forma di una polvere senza coesione. I go DELL' ARTE GALVANOPLASTICA. Quando il rame deposto ha acquistato una grossezza e una consistenza suificiente , lo si leva agevolmente dal pezzo originale coll'inserire fra gli orli de'due pezzi uno stromento tagliente. Se questi due pezzi sono di metalli dissimili, si puo ottenerne la separazione an- clie coll' aiuto della loro diversa dilatabilita pel calore. Quando 1' oggetto da copiarsi e una medaglia di ratne, giova ricoprirlo a caldo con un leggerissimo strato di cera, ovvero strofinarlo con un po' di piombaggine. Si puo ricavare contemporaneamente Vimpronto di piu mcdaglie, non occorrendo altro clie di mantencre satura la soluzione di solfato di rame. Quando il modello e ben netto, se ne ottengono im- pronte perfette e lucenti. II rame precipitato piglia di- versi colori secondo la natura metallica del modello: su altro rame e rosso, sull' oro e giallo, sui metalli piu fusibili bianco, ec. Spesso pero coiresposizione all'a- ria cangia colore, facendosi ranciato o rosso vivo. Scal- dato che sia presso al calor rovcnte, prende una tinta uniforme di grigio di ferro non piu alterabile. Siffatto rame precipitato riesce assai fragile ed elastico} scal- dato pero e lasciato raffreddar lentamentc, perde sif- fatta fra gill t a e diviene flessibile. Si possono ottenere degFimpronti ancbe da modelli non metallici, purche si rivestano d'una foglia d'oro, o d' uno strato di qualsivoglia altro metallo. Pel gesso il signor Solly ha trovato la seguente maniera. Lava egli i lavori fatti di questa materia con una soluzione di nitrato d'argento o di cloruro d'oro per una o due volte, lasciando seccare e annerir bene all' aria e alia luce ogni strato successivo. Trova altresi utile lo stro- finarli con della piombaggine (non dice pero quando, se prima o dopo le indicate lavature). Poi mette il pezzo cosi preparato entro la soluzione del solfato di rame, con appeso entro a questo anche il sacchetto contenente l'acido solforico allungato e lo zinco , e mette in comunicazione quest' ultimo col detto gesso, mediante un filo metallico (il quale attraversi esso ges- so, e arrivi coll'estremita a toccare il solfato di rame). E a quella estremita di un tal iilo, la quale c in DELL1 ARTE GALVANOPLASTICA. 19 1 contatto col solfato di rame, si forma sopra il gesso un piccolo anello di rame precipitato, il quale si allarga gradatamente sino a coprire l'intera superficie, intanto che si va altresi successivamente ingrossando. A quc- sto modo si puo ricoprir di rame anche uu lavoro di cartone, e molte materie organiche delicatissime} e si osservo persino potersene rivestire delle bolle aeree senza distruggerle. Con un siflatto processo il signor Solly riesce a rivestir di rame qualsivoglia oggetto di gesso, di zolfo, di cera, e d' altra materia qualunque. E sebbene nella pai'te rivolta all'infuori mostri lo strato di rame delle protuberanze che ne alterano la regola- rita, la superficie interna 0 rivolta al modello e nulla- dimeno affatto continua e pei'fettamente uguale a quella del modello stesso. Si puo altresi a questa maniera sovrapporre un sot- tilissimo strato di rame a copie di medaglie o di lavori di bronzo, fatte di piombo o di metalli fusibili. Cotali copie prendono allora quell' aspetto appannato e setaceo (mat et sojeux) che ha il rame precipitato con questo metodo. E quando con qualche vernice si di- fendano dall' ossidazione, se ne possono avere degli ornamenti per orologi da camera, o per altro uso, as- sai economici e di grande bellezza. Sembra che un tale processo possa dar luce sul ri- dursi della materia organica alio stato fossile, trapasso nel quale essa materia viene surrogata da piriti, da silice, o da altre materie terree. III. Lavori del signor Jacobi presentati all' jdccademia di Parigi. II signor Becquerel, a nome del signor Bou- towski, consigliere onorario al servizio della Russia, presenta delle copie (contre-epreuves) in rame della grande medaglia coniata per 1' inaugurazione dell'Os- servatorio recentemente innalzato presso Pietroburgo. Vennero esse ottenute dal signor Jacobi col mezzo de' suoi processi galvanoplastici, e rappresentano, 1' una il monumento stesso, e 1' altra l'effigie dell' imperatore Niccolo 11^ e vi si veggono riprodotte tutte le minimc particolarita dclForiginale, perfino le piu leggiere strie che esistevano nella parte piana. Per ottenerle , il iga DELL' ARTE GALVANOPLASTICA. signorJacobi sovrapponeva al modello d'argento un leg- gerissimo strato di graGte. Comptcs rendus de VAcad&- mie, 25 maggio i84o, pag. 84 1. II signor Arago presenta all' Accademla un basso ri- lievo in rame di grande dimensione, ottenuto dallo stesso Jacobi co' metodi suddetti, e ne fa dono, a nome di esso Jacobi , all' Accadcmia stessa , perche venga depositato nella di lei collezione. Presenta altresi delle prove di vignette per uso delle tipografie , ottenute dal signor Boquillon con metodi simili. Comptcs ren- dus, 1840, i.°giugno, pag. 870} e 22 giugno, pag. 953. IV. Introduzione della Ga.lv anoplastica in Italia. II signor dottor Tito Puliti, preparatore di Csica nel ce- lebre Museo di fisica e storia naturale di Firenze, il quale fu il primo a imitare in Italia le operazioni del Daguerre, lo fu pure per riguardo all' arte di cui ci cccupiarao. Nella Gazzetta di Firenze del 19 dicembre 1839 N. 1 52, sotto la data di Firenze del 18 dicem- bre (molto anteriore all' articolo del signor Solly , ci- tato al N. II), leggesi quanto segue: « Abbiamo la sod- j> disfazione di poter annunziare clie nell1 1, e R. Mu- » seo fisico di questa citta si sono ottenuti sino dalla » scorsa settimana dei felicissimi risultati , ripetendo » le sperienze del professore Jacobi , relative alia pro- y> duzione delle incisioni in rame tanto in rilievo che » in incavo per mezzo della corrente elettrica ». E nel quarto fascicolo della Hiuista Europca pel iS4o (pub- blicato il 29 febbraio di tale anno), dopo una descri- zione del metodo del signor Jacobi, troviamo a pag. 363 il seguente annuncio : « Una lettera da Firenze ci fa » sapere che il dottor Tito Puliti copiu gia coll' e- » nunciato metodo la bella medaglia di Galileo co- j» uiata nell' occasione del Gongresso Pisano , e do- » nata agli scienziati nel giorno della loro separa- n zione ». Trovandosi il signor Puliti in Milano nell'agosto di quest'anno, mostro c dono di queste medaglie a diverse persone^ e ne presento alcune all'Istituto il di 6 agosto suddetto , con piacere e meraviglia delle persone che v' erano presenti. E alcune altresi ne fece in questa DELL1 ARTE GALVANOPLASTICA. I()3 stessa citta nel laboratorio del signor Antonio De Kra- mer. Ebbe eziandio la gentilezza di comunicare a noi i varii metodi da lui tenuti in questi lavori} e noi cre- diamo di far cosa grata al pubblico col farglieli cono- scere. Souo diversi cotali metodi secondo che Toggetto da copiare e una medaglia o in genere un basso rilievo senza sottosquadri, ovvero e una figura con dei sotto- squadri o anche di tutto rilievo. Nel primo caso, esso signor Puliti procede nel modo seguente. Prende egli un vaso della capacita di 5 o 6 litri , c vi colloca nel mezzo un cilindro voto di vetro della capacita di un litro e mezzo o due litri, col fondo for- mato di una membrana animale , e sostenuto al di sotto con tre pilastrini di legno o con due cilindri pur di vetro distesi sul fondo del vaso maggiore. Versa nel vaso minore o cilindrico di vetro una soluzione satura di solfato di rame, aggiungendo inoltre de' pezzetti so- lidi di questo sale per mantenere essa soluzione pos- sibilmente satura dui'ante tutta 1' operazione. E sopra cotali pezzij dentro alia detta soluzione, pone la me- daglia o in genere il basso rilievo da copiare, rive- stito di cera da una delle facce, avente queste faccc collocate orizzontalmente, e posto in comunicazionc metallica con un filo metallico coperto di cera nella sua parte immersa. Nel maggior vaso, immediatamente al di sotto della membrana clie serve di fondo al cilin- dro di vetro, pone dell' amalgama di zinco, ovvero una lamina di zinco amalgamata (e l'amalgamazione si ot- tiene con molta facilita ponendo lo zinco entro a una leggiera soluzione di acido solforico, e dopo alcuni se- condi di cbimica azione toccando lo zinco con del mer- curic, il quale rapidamente c da se si diffonde su tutta la superficie di esso zinco): la quale lamina di zinco deve avere saldato un altro lilo metallico, incerato esso pure nella parte cbe deve stare immersa} e cougiunge me- tallicamente questo filo col filo precedente posto in unione col basso rilievo. In fine versa sucotale zinco una leggiera soluzione d'acido solforico, p. e. una quiudicina 0 una ven- lina di grammi in quatlro o cinque litri. Dopo di clie il Bibl. ha!. T. XCVHI. i3 194 DELL' ARTE GALVANOPLASTICA. basso rilievo si vede subito coperto di uno strato Ji rame, il quale gradatamente si ingrossa sino ad acquistare una solidita bastevole, per poter essere senza pericolo stac- cato dalP originale e impunemente maneggiato nelle operazioni successive. Ne vi ha difficolta nessuna nello staccamento tutte le volte che l1 originale da copiai'si non sia stato sottoposto all' azione di qualclie sostanza corrosiva. Se taluno ora chiedesse perche il modello originale siasi disposto orizzonlalmente, diremo che cio si fece affinche tutte le parti di esso modello si trovassero ad eguale profondita dentro la soluzione , e percio in mezzo a una massa liquida egualmente satura di solfato, e affinche cosi il rame deposto pigliasse la medesima struttura dappertutto. Ottenuta in tal guisa una prima copia rovescia, se ne pu6 avere nello stessissimo modo una seconda diritta, simile perfettamente all' originale. E si puo, senza guastare un siffatto originale, tirare un numero grandis- simo di prime copie, come pure senza guastar queste si puo tirare un numero grandissimo di seconde copie} come anche si pud passare innanzi ad ottenerne delle terze, delle quarte, ec. senza sensibile deterioramcnto nella forma. Questo prinio metodo puo servire anche a copiare leincisioni in rame. Puo altresi usarsi per copiare de'di- segni e riduidi prontamente a lamine incise. Si fa il disegno che si desidera su di una tavola in rame ben liscia e piana, usando dell' inchiostro alquanto ri- levato , e si sottopone quindi questo disegno al metodo galvanoplastico gia descritto ^ con che si ottiene una tavola di rame incisa, atta a riprodnrre esattamente il disegno primitive L' inchiostro puo essere di qualsivo- glia qualita , purehe non solubile nel solfato di rame. In alcuni casi il signor Puliti abbrevia la prima ope- razione ottcnendo dal modello un clichet, facendo cioe liquefare una lega fusibile fatta di parti eguali di piombo e bismuto (senza unione di stagno, il quale presenta de' fenomeni particolari che impedirebbero la riescita dell'operazione), c sopra essa lega, quando e prossima a solidificarsi, scagliando con velocita il modello ritenutO DELL' ARTE GALVAN0PLAST1CA. ig5 cli dietro da im pezzo di legno , il quale niodello de- terrnina immediatamente 1' intera solidificazione di una tal lega. Sottoposto questo clichet al metodo galvano- plastico gia descritto, da le seconds copie, cioe quelle siruili all' originate , anch'esse perfettissime. Quando il modello da copiarsi sia ancora un basso i-ilicvo, ma abbia de' piccoli sottosquadri , proeede il sig. Pulili in quest' altra maniera. Comincia a cavarne una forma di gesso, divisa in quel numero di parti che stima conveniente. Riunite cotali parti, rende piii sodo il gesso col fargli assorbire della cera, e lo ri- veste con uno strato estremamente leggiero di grafite. La forma in tal modo ottcnuta e preparata, la cinge di un anello metallico , a cui salda un filo pure metallico , incerato nella parte che vuol immergere. Quindi pone cotal forma coir anello entro il solfato di rame, procedendo nel resto nel modo gia indicator e otticne una deposizione del rame, la quale comincia dair anello e va successivamente avanzandosi sulla forma di gesso , dall' orlo verso il centro. Ecco linalmente in qual maniera egli proeede quando ha a copiare delle figure che hanno de' sottosquadri maggiori o che souo di tutto rilievo. Coi metodi noti agli artisti fa cavare dal modello una forrna di gesso divisa nel conveniente numero di pezzi • e in questa fa fondere un nuovo modello di cera, preparata in maniera da essere molto fusibile, to- gliendo pescia da questo modello i leggieri fili nati dalle commessure:, precisamente come si opera dai fonditori in bronzo. Anzi questa operazione preliminare dee es- sere fatla da un artista versato in sifl'atte fusioni. Pi- glia ora il fisico un tale modello di cera, e mediante un delicato pennello vi stende sopra piii strati di grafite stemperata in una vernice a spirito assai diluta, aspet- tando che uno strato sia asciutto prima di porre il seguente, e cosi scguitando sino ad una conveniente grossezza:, dopo di che fa fondere il modello di cera contenutovi, avendo cura di non elevar molto la lem- peralura. Nella forma cosi votala introduce un pczzo solido di rauic, il quale abbia un peso alquauto piii 196 DELL' ARTE GALVANOPLASTICA. grande che la copla che vuol ottenere, c il quale pezzo arrivi in tuttc lc principali parti cave di essa forma (e a cio puo convenientemente scrvire 1' armatura in- terna con cui si sogliono sostenere i modelli di cera, fa- cendo una tale armatura dirame):, e procura che que- sto pezzo di rame non tocchi 1' interna superficie dclla forma di grafite. Immergeposcia tanto essa forma, quanto il pezzo di rame contenutovi, entro una soluzione sa- tura di solfato di rame } e col mezzo di fili metallici incerati mette in eomunicazione il rame interno col polo positivo di una pila di due 0 tre sole coppie aventi una superficie piu 0 meno grande, secondo che e mag- giore o minore la superficie della forma su cui dee de- porsi il rame , facendo comunicare il polo negativo colla forma, la quale, iu grazia della grafite, e abbastanza conduttrice perche vi si depositi il rame repristinato. E la deposizione prosegue continuamente , venendo alia soluzione somministrato di mano in mano nuovo rame dal pezzo introdotto nella forma. E necessario che la pila sia di grandi coppie, perche di ciascuna delle la- mine di zinco, supposto amalgamato, si distrugge una quantila un po' maggiore della meta del rame che si ri- pristina sulla forma, 0 piu precisamente una quantita un po' maggiore di quella che verrebbe data dalla proporzione degli equivalenti chimici di questi due me- talli, procedendo il di piu dalle correnti parziali che famalgamazione non riesce a togliere aflatto. Questo metodo esige che ad ogni nuova copia che si desidera venga rifatta la forma di cera, alia maniera delle fusioni in bronzo-, ma ha il vantaggio di una as- sai minore difficolta nell'esecuzione. V. Metodo per ottenere i bassi rilievi di rame senza apposito elettromotore voltaico. Lettera del professore Stefano Marianini inserita nei numeri 26, 17 e 28 dell' hide Novarese. Novara, 1840. Anche il professore Marianini e riescito a copiare felicemente le medaglie e in genere i bassi rilievi. II metodo da lui tenuto e il seguente. Prende della cera plaslica formata con cera vergine, trementina , un po'd'olio e poca cenere^ ne forma un disco di qualche DELL7 ARTE GALVANOPLASTICA. 1 97 linca tli grossezza, e grande un po'piu della medaglia che vuol copiare: ne copre una delle facce con una foglia d'argento da libretti, o nieglio con una foglia d' oro, e con una simile foglia copre anche la meda- glia: calca quest' ultima sulla cera volgendo 1' una verso l'altra le due foglie metalliclie sovrappostevi, in guisa da ottenere sulla cera un bell' impronto rovescio, avendo cura che nella cera sopravanzi tutto all1 intorno un orlo un po' rialzato , e die da qualche parte la fo- glia d'argento 0 d' oro si stenda alquanto su quest' orlo e comunichi con un filo o striscia d' ottone 0 d' altro metallo, lunga tre 0 quattro pollici, fermata nella gros- sezza del disco di cera , e tutta ricoperta di cera, salvo l1 estremita che si vuol tener fuori all' asciutto. Prende poscia un disco di zinco o uguale in superficie 0 poco minore della medaglia, ne copre di cera una faccia, vi unisce un' altra striscia di ottone simile a quella del disco di cera, e rivestita essa pure di questa materia. Gongiunge insieme le due striscie di ottone, e cala una siffatta copia voltaica in un bicchiere contenente della soluzione di solfato di rame, in modo che le superfi- cie metalliclie nude, cioe quella dello zinco dalla banda 11011 vestita di cera, e la foglia d'argento o d' oro posta sul disco di cera, stiano a froutc 1' una dell' altra, alia distanza di poche linee, ma fuori del pericolo di toc- carsi. Dopo di che il processo clettro-chimico decom- pone il solfato di rame, e fa depositare il rame re- pristinato sulla foglia metallica che riveste la cera. Di tanto in tanto pero egli estrae la coppia, per sciac- quare e pulirc lo zinco, senza pero darsi briga di ren- dcrlo lucente. Trova utile che la soluzione di rame sia azzurra: opportunissima gli pare la proporzione di 5 parti in peso di acqua con una di solfato di rame; e avverte doversi ella rinnovare prima che si faccia ver- dognola in tutto 0 in parte. II tempo impicgato nel- 1' operazione suol arrivare a due o tre giorni; ma oc- cupandovisi con assiduita, si puo fare assai piu presto. Prof. G. B. '98 ■■■w.,:«o— wawa ■!■■! amm— ;—— >*ii mii i '■■■■■'■ffl»-grmr lstitiizioni di cconomia sociale dell' avvocato Matteo ~De 'Jugustinis , vol. i. — Napoli, 1837. L'uomo mal pratico dellc cose nostre che volesse gludicare della intellettuale condizione d' Italia da quella della Francia , della Gran Brettagna e di altri paesi, ove tutto converge e tutto deriva da un gran cen- tro comune; l'uomo di ristrette vedute, di limitato orizzonte morale, avvezzo a considerare i confini della propria provincia come limite dell'ingegno, facilmentc potrebbe cadere in errore, credendo esscr questa 0 quella citta il solo e primario centro morale della no- stra penisola, negando cosi alle altre quella nobil parte negli odierni progress! che a tutta la nazione giusta- mente appartiene, Ma se, sciolto il vincolo dei pregiudizj 0 dell1 igno- ranza, poggiamo ove l1 occhio della mente tutta ab- bracci questa terra, che dalle nevose cime delle Alpi estende i lidi estremi al mare africano , da quell' al- tezza ove non giungono le gare di municipio , le vane parole dell' amor projuio, le ingiurie dei mediocri, ci apparira Italia ricca di molte sedi di civilta, le quali spargono intorno, per grandissima circonferenza, come faci, la luce delle scienze, delle lettere e delle arti. Ed invero, prendendo ad esempio la coltissima Fran- cia, quivi non e che un solo centro politico, scientifi- co, letterario ed artistico} ne opera d" umano ingegno vi e stimata, o prospera, generalmente parlando , se non nasce in Parigi , 0 da quella metropoli non viene lodata. Non cosi da noi ove, come in Germania, molti sono i centri. E cotale divisione, non si puo negare che non giovi grandemente al progresso degli studj : giacche per essa piu egualmente vengono diffusi i lumi ^ 1' in- gegno nelle varie sedi conserva meglio la sua origina- lita , seguitando le proprie ispirazioni , e mantiene la propria indij)endenza, evitando ad un tempo 1' esser seguace o calpestato da quelle parti o fazioni formate ISTITUZIONI DI ECONOMIA SOCIALE , EC. I 99 agevolmente in un centro unico , le quali agognano al domiuio delle intelHgcnze , sempre indulgenti cou se medesime , severe con gli altri , e massime con chi le oppugn a. Cosi , mentre sono in voce per la coltura loro To- rino } MilanOy Venezia, Bologna 3 Firenze} Roma ed al- tre citta dell' Italia Superiore e Media , troviamo an- cora nella Meridionale la popolosa Napoli, quindi Palermo e Catania, fra le sedi delP italica civilta. La patria di Genovesi, di Filangeri, di Galiani man- liene tnttavia il glorioso vetaggio lasciatole da quei souimi per le continue produzioni di chiari ingegni. E qui scegliarao fra molte la dotta opera intitolata : Istituzioni di economia sociale dell' avvocato Matteo De Augustinis, gia onorevolmente conosciuto per la Con- dizione economica del regno di Napoli 3 non meno no- tabile lavoro , e per molti scritti pubblicati nei primarj giornali di Napoli. Scbbene da venti anni in poi sia commie Vopinionc cbe in Italia la scienza sociale, trattenuta nei limiti di un antiquato ordinamento da cbi si dice continua- tore delle nazionali dottrine, obbligbi i cultoi'i di essa a rivolgersi a forestieri concetti prodotti in uno stato intellettuale , morale e politico affatto peculiare, il li- bro del De Augustinis, ammiratore e seguace di Ban- dini , di Ortis, di Filangeri, di Beccaria, di Verri , di Romagnosi, soddisfa alle esigenze della scienza, e pre- senta alia nostra gioventii un rapido e legato rias- suuto di essa, non ristretto all1 arida crematistica della scuola industriale, ne travolto ad infondate astrazioni ed alFobblio della legge fondamentale della scienza stessa, la libera concorrenza , formolata proporzioual- mente alle diverse circostanze poliliche o morali. Due celcbri scuole si contendono attualmente il campo della scienza economica : 1' industriale 0 crema- tistica7 fondata da Adamo Smith ed ampliata da Ric- cardo c da Say^ quella dei socialistic precouizzata da Sismondi nella necessita di un ritorno ad abbando- nate istituzioni, e formolata in una radicale riforma dai seguaci di Saint-Simon, Fourier, Owen , ec. 200 ISTITUZIONI DI ECONOMIA SOCIALE Mentrc l'una, risguardando lo sviluppo clella ric- chezza come scopo della scienza in via astralla ed as- soluta, non la riferisce all' uomo che per il fenomeno della produzione, reagisce l'altra a nome di questa stessa societa produttiva, profondamcnte scossa da una rigogliosa e subitanea riorganizzazione industrial e, col desiderio in alcuni di un ritorno alle antiche forme restrittive della produzione, e col principio in altri di una riforma sociale, clie sottragga l'economia dalle funeste conseguenze di una immorale concorrenza. Estraneo il nostro autore a quella fcbbrile attivita clie in alcuni paesi trascina gli studiosi a considerare la scienza sotto quel solo aspetto in clie viene loro presentata da straordinarie circostanze, egli ha po- tuto persuadersi u clie anche gli errori c pregiudizj » creano interessi e fanno convinzioni , e gl'interessi » si trasmettono, come i patrimonj. di generazione in y> generazione: quindi gli errori sopravvivono di gran « lunga alia gia svelata loro natura ed al loro atter- » rato teoretico impero". Mentre adunque 11011 si cura di teorie non conscn- tanee alle naturali tendenze, rivendica lo scopo mo- rale della scienza contro a coloro che la considerano tutta materialey « e che di altro non si occupi o non 55 si debba occupare che della ricchezza numerale e 55 fmanziera delle nazioni ^ quando che per giudicare 55 diversamente, basta riflettere che essa, nel trattar 55 fra le altre cose della produzione s ricerca, esamina 55 e propone i mezzi pei quali sviluppansi il lavoro , 55 la intelligenza , la industria , fondamenti primitivi 55 deirabbondanza, prosperita e floridezza degli stati, ?5 e scopo finale della sociale economia ; la quale sotto 55 questo punto di veduta e per tali ed altre simili re- 55 lazioni, s' immedesima al tempo stesso colla scienza 55 govcrnativa e di stato, e col sistema degli ordina- 55 menti sociali 55. Non aderisce pero a chi deplora il libero sviluppo della produzione e la diminuzione dei prezzi , frutli essenziali della libera concorrenza , giacche pel nostro autore Kl'aumento della produzione merita di essere DI M. DE AUGUSTISIS. 20 1 » segnalato come un immegliamento sociale, il quale , » qualora nou vogliasi favorire indiscretamente, giova » ed e giusto abbandonarlo al proprio destlno ed a » quella lcgge economica die tutto modera e riduce a " giusta misura ». Osserva il Dc Augustlnls che « non poclii tra gli " economisti spaventati da' prodigj delF industria, te- » mei'ono sul cominciar di questo secolo ( ve ri ha di » coloro che temono tuttavia) di vedere schiacciata » l'umanita solto il peso della produzioue... Pero, ad 5' onta dei loro funesti avvisi e del panico timor loro, » la produzione si e mantenuta ne' giusti limiti de'bi- » sogni e delle richieste, ed il progresso sociale vi si » c operato con ispandcre sempre piu i benefizj dell'iu- y> dustria e con metterla a livedo del niaggiur numero. » Uno scrittore di nome, un uomo chiaro per mente » e per larghezza di principj (Sismondi) irapiega un y> apposito capitolo, ne' suoi nuovi principj di ecouo- n mia pubblica, per deplorare la lotta intesa a dimi- r> noire i prezzi della produzione , quasiche nou si » posassero in essa ed in quel nobile magistero pru- » gressivo del genere umano, tutto il suo avvenire eco- » nomico e la speranza ed i voti delF incivilimento e » della scienza del ben essere sociale ». Ne egli sa immaginare « d" onde cominciar potreb- » hero e dove finire, e quali mezzi adoperare, coloro » che alia eccedenza della produzione vogliono por -•' freno. Quando non hanno sapulo trovare, ed era w impossibile, la massima comune misura degli umani » bisogni e desiderj : quando gli alti muri della Cbina " non bastano a separare le nazioni le quali cammi- » nano tutte con moto vicendevole e concitato verso y 1 afTratellamento generate del genere umano: quando " le nazioni tutte sentono di piu in piu il bisogno e " la necessita di accomunare i rispettivi interessi, di r> allargare il ccrchio delle vicendevoli relazioni, di ri- w spettarsi, consigliarsi, soccorrersi e darsi la mauo: " sembrami che il proporre la riduzione della produ- y> zione non solo sia un errore, un assurdo, ma, peg- n gio ancora, un impossibile ». 202 ISTITUZIOM DI ECONOMIA SOCIALE E quanto alia riduzione dei prezzi, qucllo che ilDc Augustinis lamcnta, e « clie il progresso industriale e » la diffusione delle ricchezze non ha di tanto finora r> ridotti i prezzi, quanto occorre per render comuni » e d' uso generate i benefizj dell' industria umana, » clie essendo opera di tutti , a tutti giovar debbe , e » non ad alcuni od a pocbi soltanto. Per la qual » cosa quella nazione clie avra superatc tuttc le altre r> nel ribasso de' prezzi , quella avi-a maggior diritto r> alia gratltudine del genere umano. Gridiuo pure r> quanto vogliono i fautori del contrario sistema, ed 55 i propugnatori del vincolato coinmercio, e del si- 55 sterna cbc rep ell e od aggrava la straniera produzione 55 con preteso vantaggio della propria: le leggi di na- •» tura non si cambiano ne si conibattono mai con 55 defiuitivo trionfo delle fattizie : il contrabbando , 55 la frode ed ogui ripiego deli' ingegno vendicatore 55 dei diritti naturali, figli della primitiva giustizia , e 55 la umana ragione , saranno piu che bastevoli per :5 assicurare la giusta riconoscenza ed il favore delfu- 55 niversale al minor prezzc. Quanto poi alia formale esposizione della scienza , ccco come il De Augustinis la riassume in un minuto epilogo : "La riccbezza , scopo della scienza, e il principal 55 mezzo dell' umana felicita sulla terra ^ essa non e 55 spontanea, ma vuol csser prodotta. Concorrono alia 55 produzione della riccbezza, la natura colle sue forze 55 ed i suoi agenti, e l'uomo col suo lavoro. 55 II lavoro non e se non una serie di atti delle 35 forze umane volte a determinato fine : le forze sono 55 altre intellettuali ed inventive, altre meccanicbe ed 55 esecutive. Nei loro atti successive, le forze or si ri- 55 lassano ed or si consumano, perche procedono per 55 isforzi, e non per esercizio solamente. II lavoro 55 dunque e fatica, ancorche talvolta in abitudine ri- 55 dotto : ogni lavoro e mestiere che si trasformi in ?! industria, o sia in una o piu serie di lavori. L' una 55 e l'alti'o hanno per fine la produzione della ric- " chezza, Tuna e faltro hanno d' uopo di materia , DI M. DE AUGUSTINIS. 20j J? la quale, senza potcvsi creare o distruggere, c suf- » ficiente a tutto e per ttitti , per i presenti c futuri , v per i certi ed i possibili: essa prcstasi ad ogni for- 55 ma , e nelle sue infinite modificazioni soddisfa a 55 tutti i bisogni e desiderj presenti, e ne desta de' 55 nuovi cui provvede pienamente e sopperisce a larga 55 mano. 55 Base della ricchezza ed elcmento d' ogni sua 55 produzione e dunque la materia^ la quale e base e 55 sostanza pur cssa di tutti i lavori possibili e di 55 tutta la umana industria ne' suoi mille generi e mo- 55 dificazioni. Ma la materia, se non e organizzata e 55 non viene dall" uomo al suo bene accomodata , ri- 55 mansi in gran parte inerte o inutile, e di poco o 55 niente produttiva. 55 Spicgata una volta la natura del lavoro, c facile 55 di rettificare l'errore di coloro che vi hanno veduto 55 una doppia qualita, produttiva l'una, 1' altra im- 55 produttiva. II lavoro e sempre produttivo, e la dif- 55 ferenza sta ne' gradi, o sia nella sua maggiore o 55 minore utilita : ogni atto ed ogui forza o sforzo cbe 55 vogliasi, se non ha scopo, se non mira all* utilita, » se il suo risultamento non e economica produzione, 55 non puo e non deve mcritare il nome di lavoro. 55 II lavoro e 1' industria, ad ottenere il loro scopo, j> cioe la produzione e la maggiore e migliore produ- « zione col minor possibile dispendio, ad ora ad ora 5> si dividono e si accumulano. Di qui cio cbe dicesi 55 divisione e cumulo del lavoro. Nell' applicazione 55 della divisione e de' cumuli sta 1? opera dell' intelli- 55 genza e del sapere teoretieo-pratico. La classifica- 55 zione delle arti e de' mestieri , e la loro divisione 55 e suddivisione fino a quel cbe noi ne conosciamo in- 55 fino ad oggi, dalla costruzione delle macchine jiiu '5 complicate fino al dar punta al cbiodo ed alia spil- » la , non sono altra cosa che divisione di lavoro. E 55 gli ordigni , gli strumenti, le macchine, i trovati » d' ogni maniera, non sono che cumuli di lavoro, i 55 quali, ajutati dal lavoro dell* uomo, e dalla forza 55 degli agcnti naturali , sollccitano e facilitano i 2o4 ISTITUZIONI DI ECONOMIA SOCIALK t» processi della produzione. Questi e tutti gli altri cu- « muli (tra1 quali le produzioni destinate ad alti'a pro- n duzione, dette gcneralmente matcrie prime grezze , » e gli aggregati monetarj come mezzo e rappresen- ?' tauza di varj cumuli e di varj lavori) son chiamati >•> con cconomico linguaggio capitali. Di questi, altri >» souo fissi ed altri circolanli : son fissi quei che non « si mutano e servono in natura alia produzione, co- » me le macchine, gli edifizj , le terre, il lavoro che » vi occorrer, sono circolauti la moneta necessaria ai v> cambi ed alia mercede, e le materie grezze che si ■>■> trasformano in produzione. Ma la divisione ed il « cumulo del lavoro non bastavano essi soli al pro- » gresso della produzione, ne a darle quello slancio 3J e quell' incremento che richiede la scienza e che ?3 P incivilimento esige a tulta leua:, e pero si e avuto 33 mente di unirlo od associarlo: e da uno fatto trino 3? or dividendosi, ora accumulandosi, ora associandosi, 33 il lavoro nella sua unita e nelle sue binarie e terna- ?' rie combiuazioui e pervenuto a far quei prodigj dei 3? quali la stessa uraana intelligenza e rimasta maravi- 3! gliata e stupefatta. 35 La divisione pero , il cumulo e P associazioue del 35 lavoro non raggiungeranno mai il ioro scopo , ne 33 spiegheranno tutte le loro forze, se lor mancherala 33 proprieta e la sicurezza. Assicurare cntrambe queste 3? all' autorc del lavoro, ecco P uffizio d1 ogni potere 33 social e. Fuori di cio ogni iugerenza e inopportuna 35 e dannevole , qualunque protezioue e oppressione , 3» la stessa premura e lo zelo piu incoraggiante sono v> indiscrezione , defereuza, parzialita , privilegio , da 33 cui abborre la scienza } e non si puo ne deve atten- ?3 dersene che danno e male, dimiuuzione di prodotti » e turbamento nelle economiclie funzioni. 33 Spiegato cosi il fenomeno della produzione, e le 33 cagioni del suo incremento e progresso, uopo e par- 33 lar degli ostacoli che possono arrestarlo, e che e 35 bene anzi obbligo conoscere per evitarli o per su- 33 perarli. II primo e principale ostacolo alia produ- 33 zione e certamente Pignoranza, cui fan corona la DI M. DE AUGUSTINIS. ao5 n timidezza, l1 ozio e la poltroneria : a vincerli deve n dar opera ogai governo savio ed illuminato : impe- » dire le cagioni che vi mantengono, spingono od 35 abituano gli individui ed il popolo : istruirli, edu- r> carli. ed alimentare fra loro 1' emulazione ed il 33 gusto de' piaceri sociali } accordare qualche premio y> e degli onori per i servigi grandi e straordinarj resi 33 alia societa ia fatto di lavori raanuali e mentali , » purche d' invenzione: souo cose tutte che producono v> impedimento all' ozio, all' infmgardaggine ed alia » esitazione, non che impulso ed incoraggianiento al- 55 T industria , incitamento e stimolo al lavoro. Ed e, y> questa solenne ed iuapprezzabile fuuzione governati- j> va , una delle poche che souo veramente degne de' » governi che pretcndono al titolo di paterni, illuuxi- 55 nati, progressivi. n L'avarizia, la prodigalita ed il lusso sono osta- » coli anch' essi alia produzioue, ma non tutti eguali y> tra loro. Spiegare il valore di questi vocaholi, dcli- s» neare gli eifutti di questi vizj antieconomici, esporre ?5 come operano e come si danno tra loro la mano , » egli e un dovere per coloro che professano ed espon- v> gono i principj della scicnza della ricchezza. E nel y> trattare di tali ostacoli. spontaneamente si presen- » tano i naturali e veri rapporti tra l'economia e l'e- 35 tica^ per la qual cosa divien facile il chiarire come »5 la morigeratezza e la moralita sieuo la maggior 33 ricchezza delle nazioni. Mostrare come tra 1' avarizia 33 e la prodigalita stia l'economia (virtu eminente , >3 produttiva e conservatrice ), e come il lusso non sia 33 che la prodigalita sociale*, distinguere il lusso in due 33 e segnarne le genesi e gli effetti, e certamente uffizio 35 economico e dovere iuerente a chiunque prolessa 33 cconomia. 33 Discorrendo degli ostacoli alia produzione, sorge 33 ueH'animo natural curiosita di sapere se vi sia peri- 33 colo nella produzione irrefrenata ed ahbandouata a 3» libcro andamento. Allontanare i timoi'i dei dubhio- y> si, confutare gli errori degli ostinati, e dimosti-are 35 come la produzione non e ne puo essere eccedente, 2o6 IST1TUZ10NI DI ECONOMIA SOCIALE » e come 1' eccedenza in ogui caso e di se stessa cor- » rettricej e come il basso e 1' alto prezzo guidino se » stessi al prezzo naturale , egli e , a quanto pai'e , y> nou ultima incombenza dello scrittore che detta le- 55 zioni di economia. 55 Basta sapere che la mendicita esclude negli ac- 5? cattoni l'abitudine del lavoro, ed include mai sem- 5> pre 1' ozio e quasi sempre 1' indigenza, per sentir 55 I' obbligo di scovrirne l1 origine , e di dividerla in 55 categorie, come mendicita di sventura ed acciden- '5 tale, e mendicita d' ozio, di malizia e di mestiere } 55 acceunar quindi, in quanto alia prima, le cause donde 55 deriva e le antiveggenze valevoli a diminuirne ove 55 non riescasi ad annientarne gli effetti , e designare 55 e proporre i mezzi ed i rimedj de1 quali la pubblica 55 e la privata carita dcbbono far loro l'adempimento^ 55 additare, in quanto alia seconda, i modi che 1' ozio 55 sradichino, e che faccian caro, desiderato e pe- 55 renne il lavoro ed i suoi frutti , e valersi all' uopo 55 anche del lavoro stesso come mezzo di punizione 55 per gli ostinati. In ogni caso cade in acconcio di 55 dimostrare, facendo palesi i rispettivi vantaggi , 55 quali sieno i rapporti e la influenza reciproca tra 55 la morale e l1 economia , e come , ove la morale e r> 1' economia procedano d' accordo tra loro, tutto vol- 55 gasi in aumeuto di virtu, di lavoro e di produzione. 55 Dichiarato cio che occorre fare per favorire ed 55 aumentare la produzione, additati gli ostacoli prin- 55 cipali che voglion esser rimossi od evitati, la prima 55 parte dell1 economia sociale trovasi naturalmente 55 esaurita. Ma si puo mai dire di essersi tutto detto, 55 od almeno tutto accennato ? No certamente. Io non 55 ho posate che le idee madri, non ho svoltc che le 55 principali nozioni , non ho risoluto che le piu im- 55 portanti quistioni ^ spetta alia viva voce dell' istitu- 55 tore ed alio studio indefesso e meditato, spetta alia 55 pratica ed all' esperienza , spetta infine al progresso .•5 continuo della scienza di fare il resto e di far pro- 55 gredire il leggitore col progresso degli anni e delle » economiche discipliue ». DI M. DE AUGUSTINIS. UO7 Cosi chiude Fautorc il primo volume dell'opera sua. La perizia e dottrina con cui Fha condotta ci fanno desiderare ch1 ei presto ne dia il seguito, certi che la fatica di lui aggiugnera una nuova gloria a queslo ric- chissimo raino della nazionale letteratura. Adriaiio Bcdbi. & ontologismo dominatore peiyetuo della medicina, saggio di fdosofia della storia medica del dottor F. G. Geromini. MilanOj i 84o, coi tipi di P. A. Molina, in 8.°(i) Chi piglia in mano questo libro del dottor Gero- mini, e non ha letto ne F Ex amen di Broussais, ne Fopuscolo sul Cholera e i Saggi clinici di Geromini stesso, dee innanzi tutto fare a se la domanda: che cosa sia questo Ontologismo dominatore perpetuo della medicina. Ontologia e voce italiana d' origine greca, la quale dinota quella parte di filosofia che tralta del- Fente^ ma questa non e ancora F ontologismo ne di Broussais, ne di Geromini. Otitologismo} secondo que- st1 ultimo, vale quanto dire creazione di entita 3 ma una creazione tutta mentale, intellettuale , com' e quando uno inventa una cagione ipotetica, mancandogli la vera per intendcre la genesi di qualche fenomeno. Onde parrebbe che il peccato dell1 ontologismo fosse della stessa specie di quello pel quale si fanno le ipotesi o le teorie. Per quelli a cui questa spiegazione non fosse chiara abbastanza, aggiungero che Geromini tiene Fon- tologismo appunto per Fopposto di filosofia, a quella guisa che il nero e contrario del bianco } cosi che per lui misontologizzar'c e proprio come dire filosofare. II vero filosofare poi, aparer suo, e espriinere scientificamente (1) Que.sto lavoro co.stituisce Y Appendice delle Effemeridi delle scienze medic/ie del ilotlote Fautoiictti incorniociata col fascicoio di aprile p. s. Esso e pero in commcrcio anche a parte. 20& l'ontologismo DOMIN'ATORE , EC. le cognizioni d' una o d? ultra sorta di scibUe wnano, non creando intclligenzc ed arcane potenze ad de- menti di causalita _, ma stando « per la determina- » zione di questa nel semplice circolo d'una esatta fi- * gliazione di fatti (p. 10) «. Se questo e filosofare adunque , per la ragione de' contrarj , 1' ontologizzare sara il non esprimere scicntijicamente le cognizioni y creando intelligenze ed arcane potenze ad elementi di causalita. Non si guardi pero in qucste definizioni a quell1 c 'sprinter 'e, la quale parola farebbe quasi supporre che si volesse far consistere la filosofia nel linguaggio cbe essa suole adoperare^ come ancora che l1 ontologiz- zare fosse solo peccato di parole e non di fatti. No certo: la quistione dell' ontologismo medico, cosi com' e trattata da Geromini, e ben altro che quistione di pa- role e di nomi: ella e quistione di fatti, e de' fatti piii gravi che sieno degni di occupare la mente umaua. E quistiune tanto antica quanto e antico il filosofare , e in ogni epoca della storia di questa scienza , e presso ogni nazione , fu sempre agitata e s' agita tuttavia. Ella e la quistione dei nominalisti e dei realisti sco- lastici del medio evo, dell'idealismo e del sensismo de1 nostri giorni. Giovera dunque vedere confessa sia sciolta dal dot- tore Geromini in questo suo Saggio di medicina, come a lui piace chiamarla, misontologica. In una rapida veduta delle principali epoche del- l'istoria della medicina, egli trova Ippocrate e Galeno che pongono la sede dei mali nei quattro umori, am- mettono 1' esistenza di entita spirituali (calore innato, pneuma, enormon), e riguardano la malattia e la natura siccome due esseri tra loro combatteuti: e questo egli chiama ontologizzare. Vede i chimici dedurre dalle al- terazioni del sale, dello zolfo e del mercurio la genesi delle malattie^ li vede far derivare quelle alterazioni dall' ente supremo, dai vizj naturali, dalla fantasia, da- gli avvelenamenti: eppero da loro pure il nome di on- tologisti. Ontologismo e ancora quello di Van Hehnont, pel quale si immagino che le malattie naseesscro dallo sdegno e dallo spavento delf Archeo intelligente : DI F. G. GEROMINI. 20g ontologismo c la creazione cartesiana dei corpuscoli , tlell' etere sottile, dei pori, del viscido e dell'acido degli umori: ontologismo e l'avere Stahl attribuito all'anima il governo delle operazioni del corpo umano . e fatto nascere le malattie dalYidea turbata della medesima : ontologismo finalmente e la creazione di entita orga- nico-meccaniche poste in luogo delle umorali dagli iatro-matematici italiani. A proposito di questi ultimi, ei dice: « I medici col- s laboratori nell' etrusca Accademia del Cimento, sulle jj tracce luminosissime dell' antesignano Lorenzo Bel- n lini, colle loro sode ed empiriche investigazioni nella 7> fisica del corpo umano, diedero un gran crollo al- » 1' ontologismo (p. 1 4) " • Dove e da mettere Borelli in luogo di Bellini, il quale non solo non fu Fantesignano dei medici di quella accademia, ma non fece mai parte della medesima. — Di questi filosofi e medici toscani dice ancora Geromini, che abbandonarono 1' ontolo- gismo autocratico d'Ippocrate: il cbe non e affatto se- condo il vero, essendo stato uno dei membri di quella accademia che in Italia rimise in vigore il naturismo d' Ippocrate. L' ontologismo fin qui puo essere considerato come la stessa cosa che l'ipotesi. A questo punto Fautore so- spende un tratto la veduta storica, ed esamina alcune particolari qualita di ontologismo. La prima qualita e X ontologismo semiologico, quello cioe pel quale, dato un complesso piu o meno costante di sintomi, se ne forma una malattia. Le principali entita di questa sorta di ontologismo sono le febbri. Questa, come ognun vede, e una qualita di ontolo- gismo ben diversa dalla prima, ossia dall' ontologismo d: ipotesi, se mi e lecito cosi cbiamarlo. Infatti qui non v'e ipotesi^ ma solo quell' operazione che i filosofi di- cono astrazione, per via della quale non si inventa, non si suppone nulla; ma tutte le qualita simili d'una determinata specie, che si osservano in varj individui , si separano o si considerano separatamente, e, riunite poi, se ne formano idee astratte, alle quali si pone per segno un nome sostantivo. Di questa sorta sono le idee Bibl. Ital. T. XCVIII. i \ uio l'ontologismo DOMINATORE , EC. cli virtu, d'onore, di vizio, di bellezza, di gloria, di giusto c d'ingiusto, e mille e mille altre: che anzi si puo dire che quasi tutti i vocaboli di ciascheduna lin- gua sono vocaboli esprimenti idee astratte, per cui cbi vuole parlare non pu6 a meno che astrarre, e quindi, seeondo l'autore, ontologizzare. Ma d'ontologismo pec- chera solamente cbi credera intendersi sotto quei nomi uon gia collezioni d' idee, ma esscri veramente csisten- ti} e v' e ben da dubitare che siavi al mondo, o siavi mai stato chi creda che le febbri, le nevralgie, l1 asma, la dispnea, e va dicendo , sieno esseri aventi una di- stinta esistenza, e non piuttosto semplici collezioni di sintomi. Rcdi, parlando d' una offesa della respirazione, diceva: se e offesa la respirazione, bisogna che per ne- cessita assoluta siano offesi gli stromenti della respira- zione: gli stromenti principali della respirazione sono i polmoni , adunque la sede del male e nei polmoui. Questo ragionamento del Redi suol farlo ogni medico quando gli occorre alcuna di quelle malattie, il eui nome dinota solo la forma del male o la sintomatolo- gia. Zecchinelli (che si direbbe uuo dei piu grandi pec- catori di questa sorta d'ontologismo, per avere scritto tre volumi sopra una malattia che non e altro che una forma morbosa, 1' angina del petto), prevedendo quasi 1' accusa che ora muove il Geromini, scriveva gia sono molt' anni: « Non vi sono gia nella natura i semi delle » varie malattie come degli animali e de' vegetabili , i 55 quali producano costantemente enti di suo genere... •>■> La febbre nosocomiale, la semiterzana, le pohnonie » non sono gia razze di mali che si generino con quella ?5 costante precisione con cui generansi il platino, il 55 geranio marginato, il bue e Fuomo ». Si conchiuda pertanto che Tontologismo sintomatico, preso nel suo vero senso , e cosa impossibile ad evi- tarsi a chi vuol parlare 5 preso nel senso di Geromini, e piu apparente che reale nei medici. Ora Fautore scende a trattare d'un altra sorta d'on- tologismo, costituito dalle flogosi (encefalite, meningite, pneumonite, ec.), che egli chiama teoriche entita patolo- giche. II suo argomento a provarle per entita teorcticbe DI F. G. GEROMINI. 2 1 I e questo. Sarebbe ragioncvole il farlc entita sc esse fossero contingenze morbose anatomiche da riconoscersi pei* opera dei sensi •, ma essendo il loro substrato non a portata dei sensi, cosi e crronea « la intellettuale ope- » razione che di quelle contingenze non anatomiche, •• ma cliniche, fece altrettanti enti di ragione (p. i8)--. Lo che parmi si risolva a significare che sia da chia- marsi ontologismo ogni diagnosi che si faccia delle ma- lattie interne. E qui vorrei che il signor dottore Gero- mini mi permettesse che gli facessi questa domanda : Vossignoria ha fernia credenza d'avere dimostrato che ogni idropisia nasce da flogosi:, or bene: occorrendole di curare un idropico, proprio in principio di malattia, non dira ella che l'infermo e ammalato di flogosi? Si certo: eppure questo in suo senso sarebbe ontologiz- zare. Ma esso non lo e punto:, e se pure v^ia ontolo- gismo in questa operazione intellettuale, 1' ontologismo stara nel deterrainare i carattcri della flogosi nel cada- vere , e non gia nel cavare dai sintomi gli indizj del- Fesistenza d'una flogosi viscerale: qui puo esservi er- rore : ma di ontologismo, ne punto ne poco. Dopo queste entita costituite dalle Jlogosi visccrali \ segue Y ontologismo eziologico che comprende gli enti costituzione epidemica e contagi. Sydenham trovava la cagione dell" ammalarsi in una data stagione e in un dato paese un gran numero d'in- dividui d'una stessa forma di mali , in una mutazione delFaria, d'ignota natura, cui pose il nome d'influenza o costituzione epidemica : « Con che e manifesto, dice lautore, come la mente vcramente filosofica restasse appagata d'un bel nulla (p. 21) ». Questo e chiamato dal Geromini ontologismo eziologico:, per evitare il quale egli propone, siccome rimedio, di considerare nclle epi- demie non altro che un fatto generale, una dominazione, una « maggioranza numerica di casi di questa o quella •* forma d'umauo infermare (p. 23) 5?. E cio sla bene: ma 1' ingegno umano bisognera che ccrchi la cagione di questa maggioranza numerica. Sydenham ha crc- fluto di trovarla n ell' aria, ma non ardi di afTcrmare di che natura fosse questa inlima mutazione acrea capacc 212 l'ontologismo DOIWINATORE, EC. di generare le epidemic V induzione di Sydenham per certo non ha tutti i gradi clie si vorrebbero a formarne un fatto: ma non so quali altre proposte dopo di lui (non eccettuata nemmeno quella del dottore Geromini) ]e sieno superiori rispetto agli argomcnti diretti elie valgono a provarne la probability piu o meno grande. Dalla costituzione epidemica passa ai contagi, clie cbiama enti di ragione e riducibili nel lingnaggio filo- sofico e storico, secondo il dottore Geromini, a questo : che « in certe forme d'infermarsi F economia animaie, 5? e date le circostanze debite di tempo e luogo , v'ha >■> in esse forme morbose virtu d'impressionare altre x individuc economie in modo da risultare queste in- » quinate di somigliante maniera«. O che io m' in- ganno, o questo non e il linguaggio filosofico e storico che vorrebbe il nostro autore. Non e 1' opera dei sensi quella clie ci possa far conoscere che in quelle forme morbose abbiavi la virtii d' ' impressionare altre indi- vidue economie. Questo non e fatto . non e quel vero fatto fuori del quale, com' egli dice, tutto e vanita e menzogna nello scibile fisico (p. i n ). II fatto e solo la maggioranza numerica degli ammalati: la virtii d' im- pressionare altre individue economie non puo trovarsi che per via di induzione : resta solo che si provi che quest1 ultima sia stata operata a dovere. Ad ogni modo, dire che una malattia si propaga per contagio, o per una sostanza che da un individuo passa in un altro (lo clie il dottore Geromini chiama ontologizzare), non e forse meglio che il dire che una forma morbosa si comunica ad altri individui per virtii che in essi esi- ste? Nel prirno caso si domanda che cosa sia quella sostanza: nel secondo, di che natura sia questa virtu. A questo punto il dottore Geromini ripiglia la ve- duta istorico-filosofica della medicina, e pel primo gli si presenta Sauvages che colla sua nosologia cadde piu che altri mai nell" ontologismo semiologico o sinto- matico. Seguono i discepoli della scuola fisiologica di quel tempo, i quali sbandirono Fanima dalla fisiologia, e poscro la sede della vita nel sistema nervoso. In questa guisa l'ontologismo di\ enlo piu filosofico ? ossia bl F. G. GEROBtlNI. 2l3 mcno indeglto delP intelletto filosofarite ; sc non che ri- cadde presto in un posto piu uniile, ammettendo l'esi- stenza deH'irritabilita e dclla sensibilita, e consideran- dole siccome forze distinte, capaci di crescere e di di- minuire nelle malattie. Brown , discepolo di questa scuola, fu egli pure reo di questo peccato, perche della eccitabilita ha fat to una realta. Gosi 1' ontologismo di- vento nosologico-eziologico, e di esso sono imbrattati Rasori, Tommasini, Bufalini e Pucciuolti. All'epoca stessa di Brown rinnovava in Francia l'on- tologismo semiologico il Pinel, e piu tardi vi aggiun- geva l'organico od anatomico. Quest' ultima speeie di ontologismc, che Geromini chiama anatomo-patologico, e quello dei moderni medici francesi, i quali conver- tirono le malattie da entita semiologiche in entita ana- tomo-patologiche. II nostro autore ne mostra 1' origine dalla grand' opera di Morgagni, intorno alia quale egli riflette giustamente ch'ella « e maravigliosamente at- n tissima a persuadere i medici intelletti piu veggenti r> ed ingenui della gran verita che, le varie alterazioni 55 organiche coll'autopsia rinvenute , sono bensi entita 55 anatomiche, ma cliniche non gia, siccome invece sel 55 credettero i moderni (p. 47) "• Infatti 1' alterazione cadaverica non e che una porzione della malattia, una sintomatologia interna, una frazione insomnia, ma non il tutto della malattia: onde sono da riprendersi quei medici francesi che, trascurando gli altri elementi mor- bosi, siccome sarcbbero le lesioni del principio della vita e dei fluidi, ristrinsero l'intiei'a medicina alio scio- glimento del scguente problema: dati i tali sintomi, saper iudicare i cangiamenti avvenuti nelle parti. Se questo vizio poi di cotali medici meriti il nome di 011- tologismo, o non piuttosto quello d'imperfetta enume- razione delle varie parti che costituiscono un tutto, lo giudichi il lettore. Ora segue un'altra sorta di ontologismo per la quale si pone a fondamento della distinzione delle malattie, non piu la semplice alterazione cadaverica , ma un fatto di viva anatomia, la llogosi: questo e 1" onlologismo di Broussais , Boisseau , Tommasini e ai4 L/ONTOLOGISMO DOM1NATORE , EC. Giacomini: c Geromini lo chiama anatomo-patologismo cziologico o flogistico. Ultimo fra gli ontologisti compare Hanhemann, il quale, dopo avere riconosciuto F ontologismo nelle anti- che teorie, cadde egli pure nel vizio comune, creando entita farmacologiche e semiologiclie. Questo primo saggio di medicina misoutologica ter- niina con un giudizioso confronto tra i principj della dottrina di Broussais e quelli della Tommasiniana:, cui e aggiunto uno squarcio cavato dai saggi clinici del nostro autore , dove si mostrano i danni del metodo dissanguante, e come i principj della patologia Gero- miniana servano mirabilmente a tenere lontano chi li professa da somigliante eccesso nell'uso dei rimedj de- bilitanti, e principalmente del salasso. A voler analizzare minutamente tutto ci6 clie si con- tiene in questo saggio, dove si trovano agitate parec- chie delle piu ardue cpiestioni di nostra scienza, ci vorrcbbe, non che un articolo da giornale, un altro li- bro. Lasciando adunque da parte cotali quistioni, e se sia ragionevole cosa il ridurre ad ontologismo i varj peccati intellettuali o di metodo , dei quali sopra s' e fatto ceuno , conchiudero: clie Geromini ha ragione quando rimbrotta gli scrittori di medicina, di dare per fatto quello che non e se non opera d'una induzione, giusta talvolta , taFaltra o pi-obabile, o possibile ap- pena, o aflatto immaginaria : clr egli ha ragione quando condanna il farsi de' complessi di sintomi altrettante entita. D' altra parte pero a me pare ch'egli abbia il torto quando spinge l'avversione sua all' ontologismo , pigliato in senso di astrazione, fino a tentare di sban- dire il piu che puo, nel parlare di cose mediche, i vo- caboli sostantivi , i quali non v' ha pericolo che nes- suno li pigli per esprimenti veramente Tesistenza di qualche sostanza, quaudo indicano solamente o un sintoma o un complesso di sintomi. Questo e un voler rendere piu difficile e imbrogliato il linguaggio medico, di quello che egli siasi ^ e cosi aggiungei-e la difficolta del linguaggio alle difficolta gia grandi e molte per se stesse della scienza. Per volere poi evitare 1' uso dei DI F. G. CEROMINI. 2ID vocaboli sostantivi che tutti intendono , cgli ha aclot- tato o parole, o frasi, o clrconlocuzioni strane e talvolta poco intelligibili: tali sarebbero, ad esempio: morbose contingenze in luogo di inalattie: darsi casi morbosi, non darsi inalattie: darsi ammalati contagiosi^ e non contagi: umano Jhbbricitare in luogo di febbre: umane individualita o individue economic invece di individui. Tali sarebbero le seguenti due traduzioni del vocabolo contagio: ■ — - il fatto dell' obvenibile infermarsi i sani per infezione o mala impressione ricevuta da altri in- dividui somigliantemente infermi:, — il fatto della ca- pacita propria a certo infermare di inquinare il piu de' corpi sani in modo da farsi questi somigliante- mente infermi. Di qui avviene che le opere del dottore Geromini, tra per l'ai-gomento e pel modo onde sono scritte, ab- biano fama di oscure ad in tender si. La qual cosa io accenno, non per m en o mare il merito delFautorc, ma perch e vedo pur troppo che questa riputazione di oscu- rita e cagione che i medici stiano lontani dalla lettura delle opere di lui, mentreche sarebbe desiderabilc che esse fossero e lette e studiate*, essendo il dottore Ge- romini uno di quei pochi scrittori di cose medichc che pensano profondamente e, assai volte, bene. PARTE STRANIERA. Hesyclui Glossographi discipulus et emykoxratsYis russus in ipsa Constantinopoli sec. XII-XHI e cod. Vin- dob. etc.^ additis aliis pure grcecis} et trium aliorum Cjrilliani lexici codicum speciminibus , aliisque miscel- laneis plulologici maxime et slavistici argumenti, nunc primum edidit Barthohmceus Kopitar. -dug. Austr. Imp. a Biblioth. palat. custodia etc., cum tabula asnea graico-russa. Vindobonaz^ 1 84o, apud C. Gerold. In 8.° wuell'arte colla quale l'uomo, ritomando sovra sestesso, raffronta la successione de' suoi pensieri con quella di quei suoni e di quei segnl merce i quali gli vien fatto di trasmetterli alia percezione altrui, tenta afferrarne il mirabile magistero, e ridurlo a norme de- terminate e certe, ci porge, per mezzo della lingua onde n' e deri- vato il nome appo di noi, non fallace indizio della nazione che ne fu inventrice. La Grecia avea gia prodotti i maggiori miracoli della sua poesia e della sua eloquenza, allorche i suoi filosofi non po- tendo disgiungere l'analisi dei pensamcnti dell'uomo da quelle for- me onde gli e forza vestirli , posarono i primi fondamenti della grammatica. Contribuirono non poco al di lei progresso le sotlili investigazioni degli sloici indirilte a conoscere quali parole abbiano in se ragione sufliciente di loro significazione, e quali da tale pri- mitiva significazione siano state tratte ad altra meramente conven- zionale, problema degno della filosofia di questa nostra eta, sebbene osservato in allora colle limitate vedute di una nazione cui era nola una sola tra le innumerevoli favelle dalle quali e divisa 1' u- mana stirpe. Pero la grammatica non ottenne un piu robuslo svi- luppo , se non se dalla famosa scuola d' Alessandria che diede si felice impulso ad ogni genere di studii scientifici. L'esame che in quella si fece di ogni parola, di ogni sillaba di Omero, per lacere degli altri anlichi , forni ampia messe alle investigazioni ed alle dispute dei grammatici, e fu pure cagione che, sebbene si tardi, si pensasse a sussidiare lo studio della lingua col mezzo di voca- bolarj. PARTE STRANIERA. 21 J L'uso dci critici di appuntare nei codici degli antichi le voci di- susate, e percio remote dalla coraune intelligenza, scrivendovi so- pra od in margine ilcorrispondente vocabolo piu noto, diede origine alle cosi dette collezioni di glosse. Questa voce, passata, siccome presso di noi quella di lingua, dal significare l'organo della favella alia favella stessa , fu altresi dai Greci impiegata nel senso di lin- guaggio proprio dell'aulore, e percio usala ad indicare quelle voci che ne costituiscono la proprieta , l'idioma. Ne venne quindi clie glosse si dicessero tanto dai Greci quanlo poscia dai Latini quelle voci appuntate, e loro interpretazioni, e di la derivaron pure appo di noi i vocaboli chiosa, chiosare in si- gnificato di chiarire, commentare. La piu antica raccolta di tali glosse di cui ci sia pervenuta nc~ tizia si fu quella di Fileta precettore di Tolonieo Filadelfo, e quindi coevo alia fondazione della scuola d' Alessandria. Pero sono in al> cuni punti cosi lenli i progressi della ragione umana , che fu sol- tanlo divisamento dei modcrni il richiamare le inflessioni dei verbi e dei nomi ad una sola di loro forme , ed il collocarle in rigoroso ordine alfabetico. Piu lessici sono a noi pervenuti dalla greca antichita, ma se ne traggiamo quello di Apollonio che, siccome le glosse di Fileta, ha per base il solo Omero, e che pare risalga al secolo prinio dell' era volgare, tutti gli altri sono di assai tarda eta o tahnente interpolati, che invano sino ad ora faticarono i dotli onde distinguerne la parte primitiva dalle posteriori aggiunte. Tanto avvicn pure del lessico che porta il nome di Esichio nel solo codice che tultora se ne serba nella Marciana di Venezia. Hanno gia dimostrato Fabrizio, Harles, e, seguendo le loro trac- cie, ilnostro autore, che quel lessico non si potrebbe nel suo stato attuale attribuire ad alcuno dei diversi Esichii mentovati fra gli scrittori greci sia sacri sia profani, perche ci porge evidenti indizii di troppo tarda eta. Lo slesso dicasi degli altri lessici greci atlri- buiti a san Cirillo, intorno ai quali opportunamente osserva inollre che, ben lungi dall' essere uniformi, non meno discordano tra di loro di quello che discordino dall'altro attribuito ad Esichio. Da tutto cio si raccoglie che se 1' origine di quesli lessici e da attribuirsi alia scuola d'Alessandria, egli e certo d'altra parte che fu- rono di poi, ed a piu riprese ed in diversi modi, interpolate ed a tale che ne nacque questione tra i moderni , se la primitiva compilazione fosse opera di scriltore pagano, o di cristiauo. E qui •21 8 PARTE STRAN1ERA. si osservi chc pari inccrtczza inlorno all' epoca c condizione degli aulori regna ancora sugli altri due precipui antichi lessici greci di Suida e di Arpocrazionc. A ragione quindi il signor Kopitar tenta dirigere le investigazioni dei filologi sui tanti codici di tal i'atta che giacciono tattora nelle biblioteche, ed a prefercnza sui piii antichi. Coll'aumentarsi dei confront! si verrebbe cosi forse a capo di sciogliere l'intricalo problema con grandc vanlaggio della filologia. Al quale scopo il signor Kopitar ci ba dato nella sua prefazione un saggio di tre codici della Biblioteca imperiale di Vienna , tutli e tre attribuiti a s. Cirillo, sebbene fra di essi diversi e portanti tutti frequenti indizii di epoca assai posteriore a quel Padre della Chie- sa. Un quarto dell' istesso genere si e quello cui 1' editore ha im- posto il nome di Esichio, sebbene sia anonimo perche acefalo. Egli dice avergli cio non pertanto imposto tal nome , anziche quello di Cirillo, all' oggetto gia mcntovalo di destare sovra un tal punto le indagini degli eruditi. Pero desso differisce da quello portante il nome di Esichio, di maniera die appena ci fornisce il modo di scorgere avere ambidue una istessa origine. Infatti quello di cui il signor Kopitar ci fa conoscere un ampio saggio se in molte glosse concorda coll' Esicbio quale e pubblicalo, in altre concorda con Sui- da. Il riscontro poi di tutti questi diversi lessici riesce utilissimo ad emendarne i molti errori introdotti dagli amanuensi e perpe- tuati dall'iguoranza dei loro successori. Cosi in due dei codici dei quali • ha dato i saggi il signor Kopitar troviamo la glossa x^Sia >J Sxlxatrx. UEtjmologicum magnum porta invece la glossa 'A/3cJtx x«l "k^-hpx Sxlaaax, poi cita un testo che si riferisce alia sola Abdera. Invece altri lessici ci danno 'AfiSix per nome proprio , ovvero nc danno 1' interpretazione del significato ebraico. Se ora esamineremo Suida, vi troveremo, 'AjS^pa Sxlxuax v.. z. 1. (i), poi Aj3Jia 6voy.x. xopiav onde e evidente che i copisti hanno errato legando la spiegazione del nome prccedente al nome seguente , e che chi scrisse la glossa riportata dall' eljmologicon associo poscia la vera alia erronea cre- dendole distinte. Tali confronti^ oltre alia retlificazione degli errori, giovano a far conoscere l'ordine in cui i lessici sono slati trascntti, e quindi possono porgcrci un filo per ricondurci al loro slato pn- miiivo od almeno a meglio stabilirne la successiva derivazione. (i) Da quest' antica glossa sembra raccogliorsi chc la cittii di Abdera avesse coinmiirato il suo nome a quella plaga marittimacai era apposta, PARTE STRANIERA. 2IQ Ma se la pubblicazione dei saggi di simil nalura puo offrire materia di utili confront! alia greca filologia, quest'ulliino codice ha un pregio aflalto singolare per le vocirusse onde e arricchito. L'uso che abbiamo indicato qui sopra di appuntare le voci antiquate o proprie dell'autore, si applico eziandio alle voci nate da partico- lari dialetti o derivale da lingua straniera (i). Ne nacque poscia quello inverso di scrivere per ugual modo accanto o sopra le voci latine e greche quelle della lingua nazionale phi conla a cbi su quei codici apprendeva quelle lingue per esso lui straniere. Onde per opera di quegli stessi monacitanto a torto accusati della rovina degli anticbi codici atlestata dai palimsesti (2), quando loro andiamo in- vece debitori della conservazione deU'anlica letteratura,otlenghiamo altresi un prezioso materiale delle lingue europee di un' epoca cui d' ordinario non raggiungono altri monumenti. Numerose sono le collezioni per ta! modo otlenute di anticbi vocaboli delle lin- gue gernianiche e celtiche , e chi sa quant' altre ne giacciono tut- tora inedite nelle biblioteche? Di simili glosse in lingua russa e ar- ricchito il codice di cui trattiamo. (1) La grande estensione di paesi uei quali era parlata la lingua greca dopo le conquiste di Alessandro e la mescolanza coi Mace- doni conquistatori, aggiunsero agli antichi dialetti e loro varieta, piu nuovi; e quantunque vi fosse un dialetto ritenuto comunc, pure, oltreche era concesso l'atticizzare, cioe scrivere in dialetto attico, e mescolare al dialetto comune frasi attiche, molti scrittori non si seppero astenere dal mescolare anco idiotismi del nativo dialetto alia lingua comune. U appuntare queste voci fu opera frequente degli antichi glossatori c lessicografi. k(2) L'indcgnazionc destata nei dotti al raccogliersi come gli ora- coli della Sibilla i laceri e mutili avanzi sopravissuti alia distru- zione dei codici, li fece prorompcre in amare querele contro i mo- naci, quasi cbe a bello studio avessero distrutti quei monumenti dell'anlico sapere. Ma a chi consideri la cosa ad animo pacato,ri- bultera che non si distruggevano se non se quei codici che erano lo- gon e mancanti del principio, il quale giamraai non si trova nei palimsesti; che si trovano piu spes-so autori profani rescritti so- pra hbri sacri o lilurgici che non viceversa. Chi ha versato in tali studn potra asserire per prova essere incomparabilmcntc piu fre- quente il primo caso del secondo, onde egli e evidente che la materia non entrava per nulla nei decidere della distruzioue dei co- dici, ma che la carezza della pergamena la induceva ogni qual volta fossero in istato di tale degradazione da essere giudicati di nessun uso, e altronde probabilmente giii trascritti. 220 PARTE STRANIEUA. Dalla mancante distinzione delle due lettere rilsse ierr, iery ar- gomenta il nostro autore clie queste glosse scritte a penna siano non meno antiche del secolo XIII, e argomenta poi che 1' eta del codice scritto colla canna, in carta di bambagia sia del secolo XI o XII; ne certamente si potrebbe concedergli maggiore antichila, sia pei dati derivati dalla forma dei caratteri, come egli opporlu- namente osserva; sia anche per quello della carta ; sia inline per la lingua che ha traccie di infima grecita nella voce yptxliuqi per iXMiviqi , e cosi di infima latiuita irp ifiiztov, /Salawetov "kosTpov, cioe privatum onde il prwe dei Francesi; ed infine per la frequente per- mutazione delle letlere |3 e v , /3 ed f<, J e 5. Dalla circostanza che il celebre Busbeck reco da Costantinopoli a Vienna queslo co- dice argomenla l'editore che le glosse le quali sono apposte alia sola lettera a ed edite per intieio , siano state da un Russo scritte in quella greca metropoli. Sarebbe pero forse egualmeute proba- bile che le glosse fossero state scritte in Russia e di la poscia re- calo il codice a Costantinopoli, poiche gia da secoli la Russia, ed in ispecie Mosca, abbondano di codici greci, specialmente sacri, dei secoli XI e XII, non che di lessici , dei quali tratlo specialmente Mattei; onde a torto asseri il Possevino essere a'suoi tempi i Russi affatto ignari della lingua greca, e non essere vero, come era stato asserito da Paolo Giovio, che avessero versioni dei Padri nella loro lingua. Egli e ormai noto che non solo i Russi hanuo molte anti- che versioni de' Padri greci, ma che lo studio della lingua greca ebbe appo di loro chi lo coltivasse, scbbene in assai scarso uuinero, siccome lo altesta anche Gio. Fabre, scritlore del secolo XVI, nel suo opuscolo sulla religione dei Moscovili. Potrebbero forse farci credere il codice scritlo in Russia oltre le anomalie ortografiche osservate di sopra, l'esservi paffrJTjjj (per^x5'flf*is), poiche gli Slavi non sanno pronunciare la 3- Checche pero ne sia, non e disprege- vole questo monumento di quella lingua, sebbene di epoca assai po- steriore a tanti altri gia noti, e sebbene, come d'ordinario avviene di tali raccolte, dia evidenli indizii del poco discernimento dello scrittore. Esso poi ci inostra, al pari dei monumenti tutti di quella nazione, la mescolanza di voci slave liturgiche colic russe, siccome si scorge dalla voce grad, citta, usata insieme colla russa gorod. Se 1' opuscolo che ci ha tratlenuti sino ad ora pu6 per 1' una parte cccitare utili indagini sulla greca filologia , se per l'altra puo chia- rire la sloria e le vicende della lingua russa, non meno importanti sono le indagini delle quali si occupa il signor Kopilai'ncU'appcndice PARTE STRAiVIERA. 22 1 miscellanea pressoche unicamente dedicata alia filologia ed istoria dei dialctti slavi. E qui si osservi die quantunque nulla appaia es- sere piu soggello a continue vicende nella umana sociela quanto il fugace elemenlo della favella, pure le indagini dei moderni eruditi sulle lingue vivenli e sui monumenti dellc estinte, sembrano ormai aver posto in piena evidenza doversi in esso , anziche nelle discordi testimonianze dei greci e latini scrittori poco curanti delle cose stra- niere , ed anziche nelle slesse varieta fisiche delle nazioni , inco- stanti nei loro caratteri ne mai riducibili a determinate categorie , cercare principalmente il filo della successiva diramazione delle genti. Sovra tale principio, dimoslrata l'affinita delle anliche lingue dell'Indostan e della Persia colla n)aggior parte delle europee , fu posla la prima pietra di un edificio cui ulteriori indagini vanno di mano in mano perfezionando. Lo zelo col quale dagli eruditi di ogni parte d' Europa si vanno ricercando gli antichi monumenti di lingue, e le slesse dispute intorno all' antichita e preminenza dei diversi dialetti, non poco contribuiscono a si nobile scopo col chia- rire 1' istoria dei singoli rami della grande famiglia e congiungerne cosi la parte ciitica alia etimoiogica e grammatical. Sebbene quindi tali laboriose ricerche debbano per loro speciale natura desLire pre- opuo interesse presso quella nazione cui la lingua appartiene, non e percio men vero che a motivo dello strelto legame clie tulle que- ste lingue riunisce, tali particolari investigazioni non poco giovano alia soluzione dei grandi problemi tuttora pendenti intorno alia loro successione e filiazione. Ne ultime per certo sono le lingue slave fra la numerosa schiera di quelle che ai moderni fiiologi e piaciuto contraddistinguere col nome di indogermaniche. I suoi piu antichi dialetti paragonati col latino, col greco, col gotico (quello fra i germanici di cui posse- diamo piu antichi e piu estesi monumenti), ci mostrano tale analo- gia nelle radici e nelle forme, da persuadere anche i piu restii , della unita d' origine di tutte queste lingue. Novella ed importante conferma ne forni al signor Kopitar 1' E- vangeliario glagolitico del'a Vaticana del secolo XI , che fu gia di Assemani. In esso trovansi piu esempii di una forma di prete- rito nei verbi, simile a quella usitatissima dai Latini, e prodotla dalla iuserzione della s come nelle forme mitto, misi j fulgeo jj'ul.vij rego, rexi. Aggiugne egli che qualche esempio sc ne trova anche nei co- dice Cloziano (i), ma che sfuggl alia di lui osservazione, perche ()) Del quale vedasi Bill. Jtal. tomo S2.0, pag. 2G0. 191 PARTE STRAN1ERA. confuso colla forma dei verbi passivi che legano al verbo il pro- noine di terza persona (sia), appunlo come da noi si fa negli infinili reciprochi, che usiamo pure per passivi nelle forme rendersi, leg- gersi. Allorquando in quest' opera periodica abbiamo dato conlezza ai nostri leggitori delle dolte indagini del signor Kopitar sul codice Clo- ziano , abbiamo pure accennato come egli vittoriosamente dimo- strasse il dialetto, in cui fu detlata la versione delle scritture onde usano tuttora le nazioni slave., essere stato lo slavo pannonico, qucllo cioe degli Slavi stanziati nella Ger mania mendionale e nell'Unghe- ria. Se la mescolanza delle voci liturgicbe latine in quella versione prova per 1' una parte le relazioni del traduttore colla chiesa occi- dental, le voci germanicbe prese dai dialelti dell' Alemagna me- ndionale provano per 1' altra che e stata eseguita in paesi che ne crano a contatto. Le voci oltar (altare), papesch {pabst, la quale sebbene derivata dal greco, si adduce per la forma simile alia ger- manica); mine (iniinch) , nionaco (cui si applichi la stessa osser- vazione ) ; chrestiti (kristen presso gli antichi Tedeschi ), batlczza- rej komkanje (comunione) ; poganic (paganus) paganoj post {fa- sten), digiunoj peel (pec, antico ted.), inferno; knez (kuning)principe; nepriazen (unhold, non benigno, epiteto dato al demonio dai Goti e dagli altri antichi Tedeschi, come dal dialetto lilurgico degli Sla- vi); penez {pfennig) obolo (i) moslrano ad evidenza questa veri- ta (a). Nel gia citato articolo abbiamo indicalo gli argomenti coi quali furono a nostro credere distrutte le obbiezioni opposte dal dottissimo Giacomo Grimm, per tacere delle altrc, delle quali ora a lungo ragiona il signor Kopitar, di quegli scritlori slavi che, intesi a favorire le idee deillussi sullapretesaanlica unita liturgica di quella nazionc, hanno perllno immaginato, contro ogni autorita slorica, anzi (i) Gli Slavi usano soslituire la lenue p all* aipirata f dci Te- deschi. (2) E qui non sapremmo omeltere di aggiiuigcrc, che sebbene la voce ccrky sia analoga alia tedesca Kirche _, e quindi confernii la stessa tesi, pure non possiamo convenire col signor Kopitnrche vuole quest' ultima una traduzione di Ecclesia anziche una derivazionc da VLvpiay-vi. Osseiviamo a tale proposito die la voce basilica^ usata in tutta la cristianila d'Occidente e applicata ad ogni chiesa dai pro- tcstanli di dialetto romnncio nci Giigioni, baselgia, e pure d'origine grcca, onde non c raeraviglia se altra consimil voce greca fosse -id- duttata a simile intendimento. PARTE STRANIERA. 223 conlro la fcde di tutti i monumenti d' ogni sorta, ed in ispecie con- tro quella delle bolle di Giovanni VIII, che i Boemi, i Polacchi c gli Slavi pannonici avessero un tempo rilo greco. E qui si osservi la strana conlraddizione degli oppositori delFantica sede pannonica del rito slavo. Mcnlre il dotto Dobrowsky, indotto dalle voci litur- giche occidenlali della versione slava, voleva beusl ammetlere un rito anteriore a Cirillo presso gli Slavi, ma voleva che qucsto fosse latino, e che da questo fosscro passati al greco; invece questi rao- derni scrittori sostengono 1' opinione contraria. A ragione conchiude ilsignorKopitardoversi delpari escludere amenduele ipotesi, siccome conlrarie ai piii sinceri documenti che posscdiamo ; ed appoggia altresl la sua dotlrina sulla preminenza del rilo occidentale in quelle contrade, alia anlica uniformita di quelcalendario col romano, unifor- mita conservata persino in quello di Ostromir del secolo XI. Sottilis- sime sono Ie indagini del nostro autore sul dialetlo liturgico chela versione slava della Bibbia ando di niano in mano introclucendo per l'uso sacro della nazione, dialelto della cul influenza presso gli stessi Russi abbiamo veduto qui sopra la prova, e che vicen- devolmenle piu o meno modificato nou solo nella pronunzia , ma ben anco nella scrittura da diversi allri dialetli, ha poi dato origiue a tante dotte contese intorno alia preminenza di essi derivata dalla pretesa maggiore vicinanza al primitivo. Tanto avvien sempre in casi simili, come avvenne presso i Tedeschi e presso di noi , e sic- come avvenir suole ogni qual volta l'incivilimento o le circoslanze politiche o religiose attribuiscono ad un dialelto una preponderanza variata a norma del variare delle circostanze stesse. Alle dotte os- servazioni del nostro autore ci contenteremo di aggiungere che la somiglianza fra lo slavo liturgico e lo slovacco (ossia slavo d'Un- gberia) e gia slata osservata da Dalimil, cronista boemo del secolo XIV (V. Jahrbiicherdcr, Liter. XXXVII.), che i Russi appo i quali sono d ordinario sconosciute le aspirazioni, siccome appresso tulte le nazioni slave che non hanno per questo verso subito influenza straniera (i), pure aspirano la lettera r nelle voci lilurgiche. Cio (1) Non e pcro a tacere delle anticlie relazioni dei Russi coi Va- regi, gmte scandinava, onde ebbero un tempo i loro dominatori, ne di quelle posteriori prodotte dal commercio e dall'incivilimcnto loro, in cui ebbero tanta parte i Tedeschi, e tale che la lingua russu ne fornisce non dubbic prove. Questo pcro non toglie die quella lin- gua non sia priva di aspirazioni, piu vocalizzala, e meno aspreggiata 1lt\ PARTE STRANIERA. conferma sempre piu chc il dialetto sacro derivi da nazionc posla a vicino conlalto colic germaniche; e di fatto cosl la aspirano i Boemi, gli Slovacchi e le altre genti pressoche immedesimate per la niescolata convivenza e per lunga sudditanza colle nazioni ger- maniche. Non sapremmo terminare senza far qualche cenno di un altro oggetto che risguarda la storia dell' arte dello scrivere in Euro- pa, e di cui gia abbiamo trattato nel piu volte indicato arlicolo. Riprendiamo ora tanto piu volontieri quell'argomento, in quanto che se abbiamo per una parte a confermare le cose iu allora esposte , 3vremo per 1' altra occasione di emendare un nostro errore. Os- servammo in allora col nostro autore che il codice Cloziano ci for- nisce indubbia dimostrazione dell'antichita dell' alfabeto glagoli- tico maggiore di quella del Cirilliano, non che dcll'antica sua esten- sione appo le genti slave. Ora avendo il signor Kopitar esaminato in Roma, ove si reco per questo oggetto, il gia citato codice Asse- maniano scritto in Bulgaria nel secolo XI , non solo ne infer! che il glagolitico fosse in uso in quella contrada , il che pur si racco- glieva da un codice conservato nella Biblioteca reale di Parigi , e descritto dai Monaci Maurini nel loro Trattato sub" arte diploma- tica j ma ne infer! pure con ingegnoso argomento derivato dalla maggior quantita di abbreviazioni che trovansi in questo codice a rispctto del Cloziano, che quest' ultimo sia ben piu anlico del seco- lo XI, convenendo cosi nell' opinione da noi emessa nel piu volte citato articolo. Si osservi ancora che 1' alfabeto di cui usano i Bosuiacchi, e che ha per fondamento il Cirilliano, pure diflerisce alquanto da esso, per avere nelle diverse varieta che ne presentano le edizioni di Roma e di Venezia conservate alcune forme glagolitiche non a- dottate dagli altri Slavi che usano 1' alfabeto stesso, ed inollre una lettera glagolitica, che non ha la sua corrispondente nel Cirilliano , e che e da essi impiegata nelle voci derivate dal greco in luogo di y. Di piu tra i codici slavi della Vaticana descritti in quel cata- logo, opera di Michele Bombrovvsky (V. Mai , Scrip. Vet. Nova di consonanli che non quelle dei Polacchi e degli Slavi stanziati nella Gerniauia ed Ungheria. 11 che, se abbiasi ad attribuire a pri- miliva dilTerenza dei dialetti, od alia natura mono dissona dai suoni dello slavo, dei dialetti germanico-senndinavi e dclla Bassa Germa- nia (Niederdeutsch) a rispetto di quclli della Germania Meridionale (Uaehdeutsch i _, puo esscre argomento ai lilulogi di ulteriori indagiui. PARTE STRANIERA- 230 Collectio, t. V), se ne trova uuo in carattere latino Irascritlo ad Almissa ncl i54<3cla altro antichissimo in carattere chrobatico. Che per tale carattere si abbia ad intendere il glagolitico , non puo ri- cbiamarsi in dubbio, e le antiche annotazioni apposte al codice Cloziano ne fanno piena fede. Siccome poi questo codice contiene quclla cronaca nota per la sua traduzione lalina edita da Lucius, e chiamata del Diocleate, cbe giunge solo alsecolo XI; ne abbiamo altra prova oltre quella del Salterio di Nicolo d'Arbe, di cui gia femmo in allora menzione, che in Dalmazia si usava il glagolitico sino da quell' epoca anche agli usi civili. Non manchiamo poi di prove che 1' alfabeto glagolitico, sebbcne ora affatto ignolo in Rus- sia, pure vi sia stato anticanicnte in uso. Abbiamo gia indicato un codice scritto a Kiovia in carattere Cirilliano con iniziali glagoliti- che. Inoltre Ibn Abi lakub el Nedjim, scrittore arabo della fine del secolo X, narra che i Russi avevano una foggia di caratteri che costumavanoinciderein legno, e ne arreca poscia alcuni saggi. II ch. Fraehn, cui andiamo debilori della pubblicazione di si importante documento, osserva a ragione che tale saggio non ci ofire somiglianza alcuna col carattere Cirilliano gia introdolto in Russia alia slessa cpoea, come ne fanno autentica fede le monete di Vladimiro, e l'i- scrizione della chiesa della dcciina in Kiovia, giudicala coeva al- 1' erezione della chiesa stessa in quell' epoca avvenuta. Egli e quindi indollo a credere che, oltre la Cirilliana, altra scrittura fosse gia in allora in uso nella Russia. Aggiunge opportunamente 1' autorita di Karamsin che adduce una cronaca russa del secolo XIV, indicanle che gli Slavi innanzi 1' introduzione dell' alfabeto Cirilliano, e men- Ire erau tuttora pagaui, leggevano e calcolavano merce iucisioni nel legno. Egli quindi ne argomenta che avessero una foggia di scrit- tura simigliante ai runi; ma poi a ragione osserva che 1' indicato saggio fornito dallo scrittore arabo non ci mostra somiglianza alcuna coi caratteri runici. Se pero il dotlo orientalista avesse conosciuto i falti qui sopra indicati, che provano ad evidenza l'antica esten- sione del carattere glagolitico presso le nazioni slave, non avrebbe esitato a riconoscere in quel saggio la prova dell' antichissimo uso di tal carattere in Russia, e tanto piu che le lcttere ne mostrano evidente analogia colle forme piu antiche di esso, se non che sono volte da destra a sinistra, forse per errore dell' Arabo che segnava di memoria, uso a cosl scrivere nella sua lingua. Accenna invece lo stesso Fraehn alia somiglianza dell' indicato saggio colle iscri- zioni del monte Sinai, la quale rcalmenle merita pure osserva- Bibl. Ital T. XGVIII. 1 5 •22D part:: straniera. zione, e cosi ad alcune ingegnose osservazioni di Klaprolh sulle iscrizioni in caratteri ignoti trovate in Siberia, caratteri nei quali scorgc flecisa somiglianza coi rnnici del Nord. Checche ne sia di questi ultimi due punti, ed in ispecie delle iscrizioni del Sinai, in- torno alia origine delle quali nulla abbiaino di delenninato, egli si rende oramai certo che le nazioni slave usarono caratteri glago- lilici avanti la loro conversione al cristianesimo , e che questo ca- rattere era penetrato sino in Russia avanti che la religione crisliana vi portasse quelle- di Cirillo derivato dal greco , anzi formate- dal greco coll'aggiunte di alcune delle stesse lettere glagolitiche. La mescolanza di alcuni tratti di glagolitico nel Cirilliano, usata da un amanuense bulgaro nel secolo XII, ci mostra parimenti come il glagolitico cedesse grado a grado il luogo al Cirilliano. Se pero que- sti dati positivi tutti collimano a rivelarci una verita che pochi anui sono era repulala una favola dai dotti, cioe che le genti slave pres- soche tutle avessero scrittura alfabetica, mentre erano tutlora pa- gane,ne insorge pure novello edimportante quesito. Se gli Slavi la recassero seco dall'Asia, ove ebbero le anliche loro sedi ; o se lo addottassero prendendolo dalle nazioni fra le quali piu tardi hanno posto stanza. Nel precedente nostro lavoro intorno a questo argo- raento abbiamo accennato come piu alfabeti di origine diversa dal latino e dal greco fossero in uso nell'antica Europa. Fra questi ab- biamo creduto di poter annoverare un alfabeto degli Albanesi nel che andammo certamenle errati, troppo fidando nelle asserzioni di Maltebrun, che ha evidentemente confuso gli Albanesi Auslriaci che parlano dialetlo slavo, cogli Arnauti od Epiroti, ed avendo inoltre noimalamente intesele frasi usate da Poqueville. Piu diligenti inda- gini e 1' autorita dei piu dotti viaggialori ci hanno ormai resi certi che di niun alfabeto usano gli Epiroti tranne del latino, appo di essi di recente introdotto, ed innanzi alia cui introduzione non consta che conoscessero scrittura. Cio per altro non toglie che non possa tuttora stimarsi probabile che le nazioni slave ahbiano appresa la scrittura dalle genti europee", comunque affatto incerte ne ri- mangano 1' epoca e la contrada in cui cio avvenisse. 12J APPENDIGE ITALIANA. • K2*«^ messimi per premio del presente quadro , in el quale ho usate » quelle diligenze ho creduto baslino a soddisfacimento di V. Ex- » celsa Sigria. e del mio onore, il quale sempre ho preposto a w ogni utilita. E umile supplico Iddio che lui dia grazia chio ab- » bia fatla cosa grata a V. Eccelsa Sigria., perche ho maximo w desiderio e di servirvi e di compiacervi in cio che per me si » possa; et cosi pure sempre mi offerisco a Vra. Eccelsa Sigria. w come buono servitore e amico. El quadro ho fatto a tempera^ » perche cosi ha fatto Messer Andrea Mantegna, secondo mi e w stato riferito. Se altro posso fare per V. Eccsa. Sigria. sono pa- » rato, e a V. S. uinile mi racomando. Cristo feiiciter vi coti' APPENDICE 1TALIANA. 229 » servi. Falta alii 14 de Iunio i5o5 pel Vro. umilissimo ser- » vitore » Pictro Perusino » pictore in Firenze. » (Direzione) Illri. et Excelse Dne. Dne. Helisabeth de Gon- » zaga Marchioni Manlue dignissime Dne. sue observandissime. « Mantue. Nota. » Lo stile di quesla lettera e migliore di quello delle altre let- is tere di Pietro fiuora conosciute. A coloro che con ragioni cosi » dette interne hanno voluto discolparlo dalla taccia d'incredulo » ed avaro , riescira grato il nostra documentor ma che Pietro » pronunziasse con coscienza le parole « mio onore lio sempre pre- « posto a ogni utilita», non gli credera mai chi conosce Je di lui » opere sparse per tutta l' Italia. II passo retrogrado, sensibile in « esse gia prima dell' anno i5oo, diventa manifesto dopo il i5o5. « Con cio per altro non s'intende dire cbe egli di quando in « quando non facesse qualche lavoro , se non eguale al suo miglior « tempo, almeno degno di esso; ma opere come la Pieta nel pa- « lazzo Pitti (i4g5), come la tavola di Cremona ( 1 4^)4) e come m 1' alfresco nel convento di S. M. Maddalena de' Pazzi non rie- « scirono piu al pennello di Pietro. E come poteva essere al- w trimenli? II quadra rammentato nella nostra lettera cade, per « quanto sembra , fra il vasto affresco esistente a Citta della Pieve, « e quell" altro intonaco non meno spazioso di Panicale, de' quali » il primo sul principio del marzo i5o4 non era ancora comincia- » to, menlre cbe il secondo, segnato coll' anno i5o5, on anno » dopo gia dovea essere terminato. — Che egli nell'anno i5o5 m dimorasse a Firenze, e mandasse un quadra alia marchesa di » Mantova , ignorano gli scrittori Perugiui ». E pure importante il documcnto cbe subito dopo vediamo ri- portato intorno ai lavori del Perugino nella sala del Gran Consiglio a Venezia. Importanti del pari la lettera del Bembo num. XXII, colla nota cbe vi corrisponde ; quelle cbe tosto seguono intorno ad alcune particolarita di Michelagnolo Buonarotti a pag.352,ec, dove si riporta una lettera originale che scrisse Pietro Aretino al sud- detto Michelagnolo, in cui esso rimprovera co' suoi modi imper- tinenti a quel sorarao dipintore la troppa nudita delle di lui fi- gure nel Giudizio universale. £ pure importante la lettera di Pier Soderini (Vcdi N. XXXVII), alia quale si riporta l'appendice u3o APPENDICE ITALIA.NA, a pag. 476, letter a che ci da la notizia affatto nuova delle statue dei dodici aposloli commesse alio scalpello di Miclielagriolo ; giaccbe fi- nora si conosceva soltanto una di tali statue, quella cioe di san Mat- teo. Per la sua semplicita, pel curioso frammischiamento di modi latini e italo-veneti merita osservazione una lettera a pag. i36 ( num. LXXX1 ), contenenle una petizione di Giovanni da Brescia al doge di Vcnezia cosi espressa: « MDXIV die 20 Aprilis. » Sermo. Principe. m Humiliter et cum ogni debita reverentia supplica la sub'", vo- » stra el fidelissimo suo servitor Zuan da Brexa depentor: cum sit » cbe lui supplicante , essendo studioso di la virtu , babi fatto w uno descgno , et quello fatto intagliar in leguo a suo nome , nella » qual opera ha consumato molto tempo cum sua gran fatica et « spesa, per essere opera excellente, et tulto ha fallo volentiera x per esser desideroso de honor, et poi mediante le fatiche sue » et industrie poter consequir qualche ulilita et emolumento di » ditta sua opera, la qual'e la hisloria di Traiano Imperator; » et havendo voluto lui supplicante far qualche esperientia de ditta » sua opera et veder come reusciva , ne ha fatto stampare parte n de quella cum intention poi de far la stampar tucta. Et perche » in effecto lo disegno et opera predicta e bella et degna, e sta w immediatamente tolta da alcuni altri, et hanno comenzato voler » quella stampar; la qual cosa seria contra ogni debito de iustitia »> et a grave mio danno , cbe , avendo io stentalo et fadigatome s> longo tempo in far detta opera, cbe altri dovesse senza sua fa- s> diga consequir guadagno de le fadice et sudori miei ; quare Ser- m mo. Principe io Zuan sopraditto recorro a piedi di quella , sup- » plicandola si degni far proibir che niuno per alcun modo possi » ne debi stampar ditta mia opera , ma concedermi che io solo » possi quella finir et poi stampar et vender a mio nome sola- >■> mente per anni x, sotto pena di ducati 5 per opera a chi stam- » passe over fese stampar ditta opera , da esser applicada la mita j> a lo accusator., et l'altra mita all' officio che fara 1' execution, la » qual sia commessa a qualunque officio di questa cita. El questa « domauda sia di gratia spctial accio le fatige non babia fatto in » vano, et che possi conseguir qualche utilita in recompensation »» del tempo et spese ho consumato et fatto per ridur a perfection « ditta opera : cui excellentissime Dominationi genibus flcxis mi jj aricomanrlo ». APPENDICE ITALIANA. 23 I Negli scritti di Goro Gheri a Baldassare Jurini (Vedinum. XC) troviamo la scguente nota : «Intcndo anco quanlo dite de Sto. » 3Iichcle et nostra Donna , che fa Raflaello da Urbino; che sara « cosa molto grata alia Exa. del duca intendere «. Qui si ac- cenna Lorenzo de' Medici., duca d'Urbino, che allora dimorava in Francia: e qui il signor Gaye osserva, che tanto il san Michele, quanlo la Madonna, segnata Raphael Urbinus p. i5i8, si con- servano ancora nella Galleria di Parigi. Da cio viene distrutto l'a- neddoto che Raflaello, largamente compensato da Francesco I pel quadro di san Michele, avesse mandata V altra sua opera in segno di gratitudine. Vcnendo a Tiziano, si riporta una leltera a lui in- dirizzata da Fedeiigo Gonzaga (Vedi num. CLXrV), nella quale il Gonzaga dichiara di aver ricevuto il quadro di san Girolamo, che, siccome nota il signor Gaye, e forse il san Girolamo di Ti- ziano, che ora si trova nell' Escuriale , e di cui finora si ignorava la provenienza. Al num. CLXXXIX si reca una relazione origi- nale di Giulio Romano , sulla sala de' Giganti a Mantova , come segue : «Da Mantova 4 agosto i554- » El Magnifico D. Texaurario Generate delo Illmo. S. Duca no- m stro facia pagamento a Riualdo pictore per aver depinto un ca- » marone sul The di comissione delo Illmo. Signor nostro, et an- » chora del Spetabil D. Iulio Romano, superior generale dele fa- » briche, di comissione dela Extia. del prefato S. Duca, de darli » sculi 8, videlicet A 8 d'oro in oro di sua niercede al mexe, co- « menzando a di primo de marzo i552 persiuo adi ultimo di Luyo » i554, ecceptuando tutto el mexe di Novembre i552, fu per far « aparato de la comedia de Castello per lo Imperatore. cl ditto » camarone sie largo braza vintuno per facciata, e alto la sua » proporcione, et questo camarone e appresso al giocho della Bal- « la; elle finestre del ditto Camarone guardano sopra la peschera, » e li e depinto \ajabula de' Giganti , quando volevano combat- » tere cum li Dei, e love li flumino. « Primo per haver depinto nel mezo dela Cuba del camarone » un tempio de love, qual tempio e in prospetiva, et e fatto cum » una cuba tonda cum io colone, che sostiene quesla cuba; et e » lavorato apartimenti come cornice intaliate et altri varii orna- » menti : et sotto a questo tempio li e la sedia di love cum laquila « in cima , et ditto tempio possa sopra le nuvole. » Avenir piuabasso del prefato Tempio, pur al circuito di quo- 232 APPENDICE ITALIANA. » sla Camara, elie love sopra una Nuvola, qual fulmina li giganti, » ct II apresso a love li e Iunone, la qual li porge li fulmini, cioe » el fuocho per fulminar detti giganti, e love e acconpagnalo » cum gran quantita de dei, cioe honiini e dorme e putini e dogni » sorte , et a quali sono per numero de figure da circha a sesan- j» ta , piiigrande del Naturale, tra quelle che sono integre e mezze » figure , et questi dei slanno spaventosi per el fulminar de love » che fa a quelli giganti; et fra queste figure li sono quattro ca- » valli sfrenati , quali sono quelli del Sole , et altri quatro cavalli » che tirano Diana sopra un caro, qualli stano spaventosi per li » fulmini de love che fa a quelli Giganti ; et tutte queste figure » et cavalli possano sopra le Nuvole. » In una facciala di questo camarone , quella che sopra el cami- » no , li e depinto un gran gigante , qual ha tre monli adosso , et » getta focho per la bocha , et usisse fora per quelli sassi che ha * adosso et li arde ; pur in questa fazata li e dui giganti , quali » stanno spaventosi per paura di love che fulmina, poi li e Plu- » tone sopra un caro tirato da quattro cavalli , che vien corendo » sopra quelli nionti , che pare che voglia rapire le Anime a quelli » giganti et fracassarli. « Seguita laltra facciata che a muro cum el giocho dela balla, » qual e depinto da vinti figure, cioe giganti grandissimi cum » una gran montagna, la qual lor havean fabbricata per voler » combatere cum li dei , et love li fa cadere adosso quelli sassi » et li fracassa; pur in questa facciata li e depinto un paese cum » una saeta che vien dal ciello, et da a certi Giganti, che in quello » paese et li amaza. » Resta due facciate del ditto camarone da depingere; finite » che li sia da depingere, se porgera el mandato de queste due che » li resta. « Seguita per haver retrato uno cavallo dal naturale , colorito » a olio, de comissione dela Extia. del Signor Duca, et per haver » lavorato nel soprarlelto Camarone per far nuvole et dui venti » che sopia, per tirar via li ponti quando lo Imperatore vene a >> Mantua , per ornar el ditto Camarone. El qual non era for- » nito di depingere , e el ditto lavorero e sta guasto et fatto piii » bello; et anchora ha lavorato in alchuni altri lochi straordinarii » di comissione di Mess. Iulio Romano, Superior general delle » fabriche. APPENDICE ITAL1ANA. 233 » Monta a scuti olto al mexe, qualli mexi sono numcro vinliot- » to, monlano — — rr? Scuti 224 » clie (anno — — — Lire 11 76 » Franciscus Notarius fabricarum vigore buleli etc. etc. 4 ago- >> sto i534- » Fiat mandatum » (Jirmata) Iulio Romano ». Nota il signor Gaye che « per mezzo di questo prezioso docu- « mento il signor Fr. Faccioli ha voluto provare clie la sala de' » Gigauti nel palazzo del Te, creduta finora disegno di Giulio » "Romano, fosse invcnzione ed opera di Rinaldo Mantovano. » L' espressione, dice egli, di comissione delo ill/no. Signor no- » stro et ancliora dello Spetabile D. Iulio Romano superior gene » rale dele fabriche, chiaro significa avere da Federico Gonzaga » istesso proceduto l'incarico dato a Rinaldo di ornare quel ca- » marone, dove a lui poscia e piaciuto dipingere la fabula de' » Giganti, e solo per accessione esservi Giulio intervenuto «. Contro questa asserzione nota il Gaye i", che il tcsto della relazione parla non dell' ornare, ma bensi del depignere; e in se- condo luogo che chiaramente viene circostanziato : « Rinaldo depinse » de commissione dello Illmo. Signor et ancora dello spectabile » D. Giulio Romano >>; 5°, la frase del Faccioli « che a Rinaldo fosse » piaciuto dipingervi la fabula de' giganti », accorda al pittore un arbitrio, il quale, secondo la natura di quei tempi, doveva essere allora ignoto; 4°j c^le dalla differenza della mercede data a lavori fatti in diversi tempi e luoghi , ben diflicilmente si puo dedurre quell' argomento che il signor Faccioli adduce in suo favore. Per ultimo, se un documento, in data dei 17 agosto i546, ci insegna che uemmeno un ornamento di fogli stampati di stucco sopra un camino si faceva senza il disegno di Giulio, clii mai polra per- suadersi che d' un lavoro cosi vasto, come lo era la sala de' gi- ganti, il disegno e 1' invenzione fossero lasciati ad un altro? Con altre prove aggiunte a questi argomenti da noi accennati, il signor Gaye hnisce di provare, a nostro giudizio, che 1' onore di quel dipinlo si debba a Giulio Romano, sebbene egli pure sia dell' av- viso di quelli che assai superiore ai detti affreschi slimano la sala di Troja. Per tal modo il signor Gaye va continuando il suo lavoro , e con pazienti ricerche ora illustra epoche oscure, ora emenda sba^ 234 APPEXDICE ITALIAXA. gli , nc' quali incorscro talora bidgraB distinli; ora ci porgc docu- ment per decidcrc di opere significant! , di cui V autorc era dub* bioso od iguoto. Catena. Corso di Storia universale ad uso de? piii aid istituti d7 insegnamento. del dottore Enrico Leo, versione dal- V originate del prof. G. B. Menini dedicata al signor barone Carlo Giusto Torresani di Lanzfcld c Cam- ponerOj direttore generate delta Polizia nelle provin- cie Lombarde } cavaliere , ec. — Milano , Paolo Lam- pato, 1840. Finora quattro dispense al prezzo di cent. 3o ital. ogni i^ pagine in 8.° grande. L' opera che annunziamo sara pubblicata in quattro volumi di circa 4oo pagine. Da questa notizia, non meno che dal titolo ch'essa porta, e dall' averla destinata l'autore agli aid istituti d' insegna- mento , gia siamo ammoniti di non cercare in quest' opera un mi- nuto racconlo della storia universale , ma si piuttosto una guida a leggere con profilto gli storici originali ed a ricavarne con sicu- rezza quella che dir si potrebbe vita delle nazioni o del genere uma- no. Non e questo un libro a cui si debha accoslare chi gia non co- nosca bastevohnente i fatti, o non abbia un maestro che a quella cognizione supplisca: oltre di die il linguaggio stesso rapido sem- pre, e il piu delle volte erudito, domanda lettori piu che mezza- namente istruiti. Noi dichiariamo pero di non conoscerne se non quel poco che n' ha pubblicato finora il professor Menini; e ci duole ch'egli abbia voluto differire la stampa dell' iiitroiluzione fino a quando l'opera sara intieramenle tradotta. Temelte probabilmente che niolti dovessero disperare di poter leggere con profitlo un libro, le cui prime pagine fossero, come saranno certamente, difficili pel concetto del pari che per l'esposizione: ma forse era miglior consiglio invocare la pazienza de' meno esperti, e invogliare chi puo a farsi interpreti di un gran disegno. Un uomo sapiente, che posse- dendo l'opera intiera del Leo ne facesse conoscere, innanzi tratto, lo spirito e l'andamento, e preparasse anche i meno pratici delle scuole alemanne a seguitar l'autore ed a comprenderlo, rende- rebbe un servizio notabilissimo all' impresa dell' editore, e forse meriterebbe assai bene di qucsti Studr. In quanlo a noi, appena APPENDICE ITALIA.NA. ^35 ahhiamo potuto vedere una parte del testo che il professor Me- nini vien pubblicando; ne altro posslamo dire sotto questo ri- spelto, se non clie la sua versione e fedele, e molto accurata e di lingua e di slile. Ma dopo di cio, dobbiamo contentarci di offerirc ai nostri lettori una compendiosa indicazione delle materie com- prese nella parte fin qui pubblicata. La prima forma (dice 1' A.) di politicbe relazioni fra gli uomini , fu la Famiglia; ma questa forma non ha storia, perche nianca di an- tagonismo interno. La storia comincia dal momento in cui cessa la vita errante delle tribu governate patriarcalmente; il che suole avve- nire per 1' una di queste tre cagioni: O perche la popolazione in un lerreno geograficatnente cliiuso diventa si numerosa, che le va- rie famiglie non possono pin trasferirsi da luogo a luogo secondo che loro piace; o perche gli uomini, allettati dalla bellezza e dalla fertilita di un qualche paese, stimano che i sagrificii individuali che porta seco una stabile dimora (i) siano minori dei vantaggi che se ne ritraggono; ovvero perche le tribu vinte o incalzate da altre, per evitare di sottomettersi ai vincitori, si riducono ad abitare sta- bilmente in luoghi non accessibili ai nomadi. Presso questi popoli cosi stabiliti, ogni cosa da principio riceve ordine e regola dalla vicenda delle stagioni e dall' apparizione degli astri : d'onde sor- gono primamente le teocrazie colle caste sacerdotali, che sono il primo periodo storico. L'aulore trova questo modo di essere (i) II testo dice : die individuellen mit dein Bleiben verbundenen aiifopferungen. Ma la versione potrebbe lasciarci in qualche dub- biezza, dicendo : i sacrijizii perspnali coneiunti a que' delta dimora stabde j quasi che l'autore mettcsse in considerazione due cose. Qualclie altra difTcrenza di minor momento non puo impedirci di chiamar fedele questa versione, la quale e certamente lavoro molto diflicile tanto per cogliere sempre il vero intendimento dell' autore, quanto per dare una veste italianaai pensieri ravvolti gencralmcnte in un astruso linguasgio. Desideriamo clie il professore Menini vo- glia evitare tutte le forme capaci di qualche anfibologia, attenen- dosi alle maniere piii usitate. Se, per esempio, a pag. 37, lin. 14, invece di dire stante la rh'oluzione francese , avesse detto durante (warend); e se a pag. 3q lin. 14, invece di dire si compongono in parte pf.ti eccelleuza di mausolei, ec. , avesse detto principalmenle ( vorziiglich), la chiarezza sarcbbc riuscita maggiore. Ma, noi vo- gliamo ripeterlo, queste picciole niendc non possono toglier la lode della fedelta al traduttorc; e noi le notiamo solamcntc per inco- raggiarlo a sempre maggior diligenza. St36 APPENDICE ITALIANA. tcocratico prcsso il popolo Zcndo, gl' Indian! e gli Etiopi : dei quali popoli egli raduna quante notizie ci danno gli antichi c i moderni. 11 secondo periodo slorico e dal Leo denominate) Teocrazie scomposte: regno d'arbilrio e di dispotismo , quando non e piii moderatore della vita umana il movimcnto meccanico degli astri sollevato a si nobile uflicio dai sacerdoti adoratori degli astri me- desimi, mala governa invecc l'arbitrio di un legislatore vivo e presente. GliEgizii, i Caldei , gli Assirii, i Medi e i Persiani com- pongono qnesto periodo. Del susseguente abbiamo dinanzi sol po- cbe pagine risguardanli la Grecia, le quali mostrano di dover es- sere il principio di un trattato Stupendo. Vi e in questi primi capiloli quanto basta a destare un alto con- cetto della mente cbe li ha dettati; ma per non essere preceduti da una iutroduzione cbe spiegbi tutto il disegno dell'opera, sarebbe forse impossibilc j a noi difficilissimo senza dubbio, degnamente apprezzarli. Perocche non baslerebbe lodare 1' esattezza e l'impor- tanza delle notizie in un' opera che vuole non tanlo rappresentare i fatti materiali e le singole loro cause, quanto spiegare gene- ralmenle la legge ondc mossero., e rendere manifesto lo spirito di tutto il genere umano nella sua lunga cairiera. Dal lato delle notizie non s'incontrano in queste qualtro dispense nuovi tesorij anzi l'autore medesimo, citando le fonti dalle quali altinse, ci ri- manda quasi sempre a libri assai noti. In quanto poi al suo modo di adoperare i materiali gia conosciuti, speriamo cbe in parte una piu lunga abitudine, in parte 1' averne dinanzi una piu eslesa esperienza, debba melterci in grado di superare quelle diflicolta le quali finora ci sembrano troppe a petto del vero che ci si ap- prcscnta quando arriviamo a dissipare la nebbia in cui e ravvolto. Confessiamo cbe quell' idea infinitamente complessa (di cui parla il tradutlore nella sua prefazione), che presiede a ciascuno dei cinque periodi della storia antica, rappresentata da un solo voca- bolo atto ad esprimere la diversa qualita della vita delle anti- chc nazioni (Teocrazie, Teocrazie scomposte, Individualita , Leg- ge, Fede), non illumina al nostro debole ingegno bastevolmente la via. Pur non dubitiamo della verita del concetto; e gia in parte ce ne persuade questo piccolo saggio che abbiamo dinanzi; ma trattandosi di presentare all' Italia un libro concepito e condotto d'un modo a lei tanlo insolito, non vogliamo lasciar di ripetere ancora il desiderio gia espresso, che un qualche valente si ado- peri fin d' ora a farne conoscere 1' intenzione , il melodo e , APPEND1CE ITAL1ANA. 1$'] quasi vorremmo anche dire, il lingunggio. Sarebbe, crediamo, un gran danno se la giovcntii italiana., scoraggiata dalla difficolta che deve necessariamente pro-Tare nel principio di quesla leltura, per- desse il molto frutto che pud venirle da un libro cosl profonda- mente pensato. II professor Menini procura percio di agevolarne 1' intclligenza col riscontro di altri scrittori alemanui; ma egli deve aspirare piultosto alia lode di spiegare il suo testo , osando stac- carsi dalla lettera per fame meglio comprendere il senso. IS on e uflicio di traduttore il suo, ma d' intcrprcte ; pcrche le parole del testo recate materialmente in volgare lasciano ancora il concetto nell' originaria difficolta. Cio clie gli sara domandato si £ che ci abi- liti a seguitare con sicurezza 1' autore quaud' egli, passando a gran volo sui fatti delle nazioni, vuol rivelarne i pensieri, le passioni , la vita. Sua debb' essere questa fatica; la quale e grave per certo, ma non impossibile a lui : purche non si lasci slrascinare dal desi- derio di uscirne troppo celeremente. Affronli con coraggio le cen- sure di coloro che forse lo chiameranno a render conto di ogni locuzione o parola. Chi non gli perdonera volentieri qualche filo- logica negligenza qualora egli sappia guadagnarsi la lode di avere appianata la via ad entrare nella vera sentcnza del suo autore? Cosi egli porra in quesla versione un monumeuto non piccolo di doltrina e d'ingegnoj e la storia del professore alemanno sara non solo una vera ricchezza aggiunta alia nostra letteratura , ma potra nel tempo medesimo e dare agli studi storici fra di noi una nuova direzione, e servir quasi di palestra agl'ingegni che molte recenti lelture disavvezzano dal meditare. A. Monummti storici di Concordia gia colonia romana ?icl/a regione Veneta, Scrie dei vescovi Concordiesi ed yin- nali del/a cilta di Porlogruaro. Opera del clot lore Antonio ZAMBALDI. — S. Vilo , i 84o , dalla premiala libreria e tipografia Pascali. Fascicoli i.° e 2." i'» 8". Vecliamo con singolar piacere che nel Friuli si attende indefes- samente alio studio della storia patria, e si da continua e prolilte- vole opera a raccoglier carte e documenti , a porre in luce ed interpretare monumenti, e ad ordinare memprie e tiadizioni. Sin 238 APPENDICE ITALIANA. dall'anno i832 la Biblioteca Italiana (tomo 68.°, pag. 18) resc conlo dei progelli e dei discorsi fatti in tal materia dal rinomato professore abate Pirona ; e facciamo voti sinceri che gli utili divi- samenti allora esposti siano una volla mandati ad effetlo. Poi parlo delle Memorie storiche della terra di S. Vito, pubblicate dal be- nemerito abate Altan (tomo 68.°, pag. 295) e della Dissertazione Stampata dal sig. G. Biancbi sulla dislruzione di Aquileja (tomo 80. °, pag. 019). Ne cesso nel frattempo 1' illustre archeologo conte Mi- cbele della Torre d' investigar nella classica terra di Cividale , e di arriccbire il museo di quella citla con anticaglie romane e Ion- gobarde, ed i fasti patrj con nuove osservazioni e scoperte; ne il professore Marzultini si rimase dal fare studj e ricercbe intorno ai Padri della cbiesa Aqnilejese, e d' illustrarne con sapienti cure le opere. Ora il doltor Zambaldi pubblica i monument! di Concordia, la serie di que' vescovi e gli Annali di Portogruaro; cd importante ed onorcvole impresa reputiamo che questa sia. Perocche Con- cordia tra le romane colonie noveravasi , ed e cilta segnalala del pari per anliche glorie, e per meno antiche svenlure; e la sua diocesi comprende il vaslo terrilorio che fra Tagliamento e Li- venza si estende; e Portogruaro, quasi per titolo eredilario, riebbe da quella distrutta citla la residenza vescovile , e probabilmenle la maggior parte de' suoi monumenti e delle sue famiglie. L' opera e dedicata al vescovo altuale monsignor Carlo Fonlanini; e dei due fascicoli di essa che finora videro la luce, il primo, oltre la dedi- ca, comprende una prefazione in cui l'autore con piano cd ele- gante stile cspone i motivi che lo indussero ad intraprendere il suo lavoro, la ragione con cui lo condusse, e soprallutlo i fonda- tnenti sui quali appoggiollo; ed una dissertazione in cui descrive le varie sorti di Concordia, e le scntenze sulla origine e sulla fon- dazione di essa da parccchi scrillori pronunciale; e rifcrisce molle iscrizioni relative a Concordia , e per la maggior parte in Con- cordia trovate. Nel secondo fascicolo poi trovasi la serie dei ve- scovi di Concordia, che comincia da Chiarissimo, che governo quella diocesi nel sesto secolo, e giunge sino al vescovo presenle gia mentovalo. Essendo questa opera ancora lontana dal suo compimento, ci astenghiamo dal fare sopra di essa alcuna rifles- sione, poiche reputiamo che intempcslivo e forse anchc ingiusto sarebbe ogni giudizio che da noi si pronunciasse in questo mo- menlo, in cui non bene sono ancora chiarile le iutenzioni dell au- tore, ne fatlo manifesto l'intero disegno del libro, ne conosciute APPENDICE 1TALIANA. Q.3cf le materie che restano da tratlarsi. Desideriamo bensi chc in pro- gresso sia dimostrato quale Ira le addolte opinioni concerncnti le origiiii di Concordia, sia da riguardarsi come la piii probahile c la meglio fondata, affincbe in tanta varieta di senlenze sappiano i lellori cosa debbano pensare e credere, e cbe le riferite iscrizioni sieno illustrate in modo cbe si possa , col mezzo di esse, rilevare quali fossero le principali famiglie di Concordia, quali le princi- pali magistralure da cui era governata quella citta, quali gl' isti- tuti ed i privilegi di cui era fornita. Ne dubitiamo che il signor Zambaldi, ricco, come appar cb' egli sia, di cognizioni e di lumi, ed animate da un operoso e perseverante amore della patria c dello studio,, non possa trovarsi in grado di appagar picnamentc questi noslri desiderj , i quali ad allro non mirano cbe a render maggiore la importanza e la utilila del lavoro da lui intrapreso. Prinii dementi della lingua inglese sccondo un mctodo pratico-analitico } csposti ad uso degP Itahani da Eugenio Balbi. — Milano, Vedova di A. F. Stella e Giacomo Figlio. Un volume di pag- XVIII e a63 in 11?, al prczzo di lire 3 ital. Lodiamo, innanzi tulto, il giovine autore di non aver seguitata l'usanza di molti scriltori , troppo spesso desiderosi di screditare cbi 11 ha preceduti. Egli dichiara che in Italia, e specialmcnte in Milano furono pubblicate oltime grammatiche della lingua inglesc. E se giudico nondimeno di poter giovare agli sludiosi di quella lingua diflbndeudo ancbe fra noi il metodo del Robertson, di cui egli e stato scolaro in Parigi , crediamo che il libro giustifichi as- sai bene la sua opinione. Del resto, il volumelto cbe annunziamo e molto piu che una semplice esposizione: pcrocche la materia del libro, tolto per guida trovasi qui diversamente ordinata ; le analisi sono in numero molto maggiore che ncl Robertson; eve inollre come appendicc una compiuta dottrina delle regole neces- sarie alio sludioso intorno alle parti del discorso. In quest' Appen- dice i capitoli che traltano del Verbo e delle Prcposizioni, come per la materia sono piu impoitanti degli altri, coi-i furono dall du- torc traltati con maggiore ampiezza , e con diligenza molto f'elice. ^4o APPENDICE 1TAL1ANA. Gia da persona autorevo'e in qucsla materia fu pubblicamente av- visalo il signor Balbi di due errori: il primo, che per non aver data l'intiera conjugazione del vcrbo to be (essere), espone i gio- vani al pcricolo di dire I am been, I was been (io sono, io era stato) in vece di 1 had, I have been (io ho, io aveva stato), come ricbiede 1' indole di quella lingua, simile in cio alia francese : il se- eondo, ch'egli avrebbe dovuto notare die i verbi to be e to have per diventare interrogativi non pigliano il verbo to do. Rispetto al primo, benche sia vero cbe forse era meglio proporre dislesa- menle la conjugazione del verbo ausiliare, nondimeno puo dirsi cbe il signor Balbi provvide a preservare gli studiosi dall' impro- priela poc'anzi accennala, notando a pag. 1 4 1 il vario uso dei due ausiliari to have e to be , e dicendo a pag. 201 cbe «1' ausiliare » to have forma il tempo passato composto di tutti i verbi nel » modo appunto che noi usiamo il verbo essere »; salve alcune ec- cezioni cb* egli soggiunge. Rispetto poi al secondo, fu veramente un abbaglio l'avcre adoperalo il verbo to have accompagnalo dal- 1'ausiliare to do per comporre uu modello della forma inlerroga- tiva, e crediamo che l'autore e il tipografo concorreranno facil- mente nell'idea di ristampare il foglielto per loglier dal libro cio che non ha potutu entrarvi se non per momentanea dimenticanza. Vero e bene che quell' esempio e in qualche modo corretto dalle dottrine esposte a pag. 142 e 206, ma puo nondimeno condurre gli studiosi in errore. Cosl fosse possibile liberare questo volume dai molti errori di stampa , od almeno da quelli che tagliando le parole fuor delle naturali loro giunture ne confondono relimologia, e ne rendono piu difficile 1' inlelligenza ! Questo si potra fare in una seconda edizione, della quale crediamo che sara in breve scnlilo il bisogno; perclie molti studiosi vorranno giovarsi di un libro che puo cosl bene ajutarli ad escrcitarsi da se medesimi in quelle ore che non banno a Into il maestro. E questa c veramen- te, al parcr noslro, la maggiore utilita derivante dal metodo di Robertson in quella forma a cui I' ha ridolto il signor Balbi : il quale speriamo che non vorra conlen tarsi di spendcre la sua gio- ventu ncgli elementi grammaticali; ma intanto ci ha data una bella prova del suo ingeguo. A. APPENDICE ITALIANA. 2 \ I Nobile e saggia conversazione intorno le avventure dcl- P inclita eiovine Atenaide 9 opera dilettevole, storica ed utile a tutti, del M. R. D. G. M. S. Approsio. — Genova, i838, tipografia di A. Ponthenier e figli. Vol. 3 in 1 2.0 di pag. 600 complessivamente : edizione adorna del ritratto delP autore, e di varie incisioni analoghe alP argomcnto delP opera. Lir. 8. 60 ital. Se male non rileviamo il peusaniento dell'autore, egli chiama questo suo lavoro col titolo di conversazione , perche contiene in parte un suo colloquio cui va di mano in mano ripigliando, come piii gli viene a grado, e in parte un dialogismo di persone da lui introdotte per ragionare sulla materia che fin dal principio si pro- pose : e siccome tale materia tende a nobile e saviissimo fine, ecco la cngione per cui nobile e saggia si appella una siffatta conversa- zione. Questa poi e divisa in dieci serej del die nessuno, a nostro parere , vorra chiedere il motivo , mentre se ad alcuni piacque di dare a' suoi racconti il titolo di giornate , ad altri il titolo di nolti; niuD impedimento si frapponeva alia penna del sig. Appro- sio , perche non desse al suo lavoro il titolo di sere. Per l'aspetto del fine a cui essa opera tende, e chiamata utile; e poi dilettevole chiamata perche la nalura degli avvenimenti di buon grado intrat- tiene l'altenzione dei leggilori, e perche 1' autore con qualche sua invenzione, come pare anoi, voile conciliare al suo lavoro un colal semhiante di novita. Diciamo con qualche sua iiwenzione: e se in cio non andiamo errati, difiicilmente poi sapremmo iscusare la dichiarazione espressa nell' ' Avvertimento posto in fionte dell'opera, cioe che « pur anco tutte le circostanze delle cose che si racchiu- dono in quest'opera, sono fondate sul falto e sulla verita della sto- ria'>. In fine, per dar ragione di tutto il frontispizio, notiamo che ['inclita giovine Atenaide altra non e se non 1' imperatrice Eudos- sia , consorte di Teodosio II, figliuolo d'Arcadio. Nessuno, a sapula nostra, pi u ampiamente diNiceforoCallistoparlo intorno alle singolarissime doti, all' ingegno, alle vicende di questa principessa, che dalle angustie di una vita private si vide improvvisa- mente ai fianchi del nipote del grande Teodosio ; sposa di lui tanto diletta, quanto per le sue virtu apprezzata. Niceforo la dice figlia di Lconzio , filosofo di Atene, e da esso lui istruita in ogni maniera di Bill. Ital. T. XGVIII. 16 24-2 APPENDICE ITALIANA. letteratura greca e lalina , dotta nolle cose di filosofia tcoretica e pratica, e clie sapeva piu che altri mai di oratoria e di dialettica ; negli studj astronomici poi e ne' geometrici sopra la sua eta ma-! ravigliosamente versata. II padre ridotto a morte, affermando che le fortunate doti di lei e 1' cslimazione della di lei dottrina ben piu le valevano che le poche sostanze pateme , la discredo, conferendo a' suoi figliuoli Valerio ed Aetio ogni bene patrimoniale. Atenaide era troppo sconfortata dall' aspetto di una presenle poverta per pascersi delle ridenti idee del pronostico paterno. Finalmente de- termina di recarsi a Costantinopoli e di perorare le sue ragioni nelle aule imperiali. Le fu agevole l'adito presso Pulcheria Augu- sta , la quale aveva gia posto il pensiero a procurare al fratello la piu eletta consorte , che indarno aveva rintracciata fra le piu nobili ed opulente famiglie dell' impero. La venusla , la prudenza della giovane, e l'aver ravvisato in lei una maravigliosa altitudine e destrezza d' ingegno, mosse cosi potentemente I' animo di Pul- cheria , che lei riputo la piu degna consorte di Teodosio. E dopo aver persuasa la giovane, che era ancor pagana, ad abbracciare la fede di Cristo, e fattole amministrare il battesimo dal vescovo At- tico, se la ritenne in luogo di figlia col nome assunto di Eudossia, quindi la diede in isposa al fratello. Noi avendo accompagnata que- sta avventurata donzella al soglio di Costantino , porremo fine ai cenni storici intorno a lei ; che veramente sarebbe superfluo il nar- rare le assai piu note e ripetute vicende di Eudossia imperalrice. Quesle pero non vengono trascurate dal sig. Approsio , giovando esse alio scopo del suo lavoro, e volendo egli giustarnente compieie il racconto, che dal principio si propose, della vita e delle avven- ture di lei. Anzi , tornandogli bene di narrare le persecuzioni mosse a s. Giovanni Grisostomo , introduce altresi la niadre di Teo- dosio e moglie di Arcadio, l'altra Eudossia soprannomata Licinia, a cui nella libera, franca e grandiosa eloquenza del Grisostomo, ma eloquenza evangelica, solo animata da carila, sdegnosa d'ogni basso sentimento , facevano i cortigiani scorgere obblique, moleste allusioni alia sua fama. L'autore non omette di far qualche cenno an- che delle opere letterarie di Eudossia , e specialmente nomina un di lei lavoro intorno l'Antico Testamento, del quale parla Fozio {In Myriobibl. seu Biblioth. cod. 180-184). Questo lavoro e intitolato : Metaphrasis Octateuclii , o sia Versione metrica lalina degli otto prinii libri dell'Antico Testamento. II citato Fozio tributa molte lodi a questo lavoro, ed aggiugne che gli si dava un luogo distinto APPENDICE ITALIANA. 22p fra i poemi eroici, sebbcne Eudossia non ne abbia seguite le re- golc ne osscrvali i principj slabiliti dall' arte poetica, poiehe la ma- teria e le verita traltate in quel lavoro non permisero V uso delle favole, 116 quegli altri ornamenli coi quali i poeti sogliono allellare chi legge; e sebbcne, per non turbarne il contesto e il senso, 1' au- Irice siasi imposta la necessita di seguire letteralmeute la storia. Ella compose altresi alcune parafrasi poetiche intorno le profezie di Zaccaria e di Daniele, e tre libri in lode del martire Cipriano. ISota poi il signor Approsio cbe « quelle cose di Omero die ancor si ritrovano, non sono parto di lei, siccome pareccbi hanno asserito, poicbe Fozic piii penetrante di Zonara nel dare un vero giudizio delle faticbe degli antichi, non ne fa menzione ». Tali cose di Omero sono i Centoni cV Omero sulla vita di Cristo. Realmente fuori di proposito si attribui ad Eudossia questo lavoro, e molli critici vanno d' accordo in ascrivcrlo a Pelagio Patrizio , cbe viveva solto Ze- uoue. Pero Zonara^ accennato dal signor Approsio, consente egli pure (Annates, lib. XIII) cbe 1' opera e di Patrizio, ma cbe, avcndola egli lasciata aucora imperfetta ed informe , Eudossia la coordino e la ridusse a termine. Trovasi pertatito nell' opera clie annunziamo , una biografia , per cosi dire, compiuta della imperatrice Eudossia , moglie di Teo- dosio il giovane. Se il leggitore di essa crede di abbattersi lalvolta in una narrativa forse troppo prolissa , ed in espressioni forse troppo famigliari, e in un dialogismo non troppo felice, sappia in cambio commendare que' passi , in cui 1' aulore assume il carattere di forte dicitore , e svolge oratoriamente i suoi pensieri. Pero noi pure difficilmeute troveremmo un nerbo oratorio , e quella deli- catezza di spirito ed arte del bel dire, che, come abbiam vedulo, Niceforo ammirava in Atenaide; diflicilmente troveremmo cio nella prima allocuzione della medesima a Pulcberia Augusta. Querelan- dosi ella de' suoi fratelli , esce in siflatte psrole : « Usarono con meco giovinetta , loro sorella , di una crudelta che supera quella delle belve ircaue. Non ancor p'agbi di contendermi il troppo giu- slo alimcnto, si levarono in bestia contro di me, e con onle e con percosse linalmcute mi discacciarono colla muggior violenza dalle troppo care paterne inura. Dipende dalla loro malvagita, se io sono ridolta alia misera condizione di figlia quasi tapina e rifinita dalla spada del piu profondo cordoglio, ec. ». Alquanto nifclicc ci sem- bra pure la seconda allocuzione di Atenaide alia medesima Pul- chcria , e quella altresi nella quale da Pulcberia le e proposlo il 244 APPENDICE ITALlANA. nodo maritale con Teodoslo. Ma chi potrebbe abbastanza raggiu- • gncre con artefatlo colloquio le veraci esprcssioni di quel profondo sentimento cbc in qucgli istanti lutte con soave energia doveva scuotere lc forze vitali della giovinctta e per le labbra annunziare il sublime lurbamcnto del di lei cuore a cosl inattesa e repentina proposta? Per la qual cosa sempre piu ci convinciamo di quel prin- cipio , cbe lc forti scosse dell' amino , non meno che le grand! passioni , giova piuttosto adombrarle con una fuggitiva linla , cbe porsi al cimento di rapprescutarle con dirette parole e di fronle. A questo punto ci perdoni l'autore, se non abbastanza apprezzia- mo quella sua invenzione (cbe tale la crediamo, percbe a noi non "vcune falto di legger la cosa allrove ; ed anche letta, la bramerem- mo omessa), quella invenzione, ripetiamo, in cui Teodosio, il quale « dopo la semplice relazione delle virtu e della bella di Atenaide, » faltagli dalla sorella sentcsi inclinato a sposarla prima di » averla veduta » ; di soppiatlo poi, premesso un accordo colla so- rella , contempla ed ascolta Atenaide da occulli cancelli , mentre clla introdotta nel gabinetto di Pulcberia, le ragiona per la seconda volta intorno i suoi domestici affanni. Senza toccare altri argomenti, il dignitoso caraltere di Pulcberia e il decoro imperiale rendono, a parer nostra , assai inverisimile 1' occulto sogguardare ed ascoltare di Teodosio. Eppure un intervenlo di tal natura e di nuovo nar- rato nel terzo abboccamento di Pulcheria colla donzella. La parte dell' opera, della quale abbiamo fin qui ragionalo, non e, per cosi dire, che accessoria, non e cbe un mezzo immaginato dall' autore per allettare chi legge a riceveie quelle serie, religiose istruzioni che vengono dappoi. Atenaide era pagana, e doveva es- sere accolta tra i fedeli di Giisto; conveniva dunque erudirla nella nostra fede ; ora gli ammaestramenti dati sopra cio sono tali, che ne puo trarre prolitto ogni pio letlore. Chi erudisce Atenaide 6 il vescovo Attico ; ma d' altroude Atenaide e donzella collissima. Pertauto quelle verita cbe col lume nalurale possono dimostrarsi , sono verita che trattar potrebbe la stessa Atenaide. Ed essa appunto e introdotta a dimostrare con prove tolle dall'ordiue e dalle leggi dell'iiniverso, dalla forma stessa deH'uomo e delle sue mentali fa- colta 1' esistenza di Dio. Questa e una vera dissertazione, propria del filosofoj ma il filosofo cessa a questo punto ; poiche niolle raa- tcrie, sulle quali si va subito appresso disputando , sorgono oltre la sfera delle nalurali cognizioni. Ad Atenaide pertaulo succeda il vescovo Attico. Egli dimostri che appunto il Dio, dei quale si e APPENDICE ITALIANA. i^S provnta l'esistenza, «'• il Dio clie adorano i cristiani, ente incorpo- rco, nccessario , infinito , perfeltissimo, e ne prenda quindi occa- siono per ronfularc i materialist!. Alio prove fin qui adolte aggiun- gano una forza inconcussa le infallibili Scrillure. Qucste ci inse* gnino altresi la prevaricazione dei primi genitori, la necessita e la promessa di un Redentore , che e poi il Cristo. Quindi aprasi il campo a rngionare intorno la verita e santita della religione cri- Sliana , e si dimostri insieme la eccellenza della Bibbia per ogni suo aspetlo. Ma cio non e bastevolc. Siccome Alenaide ignora la ge- nealogia del Redentore , non ha veruna contezza de'santi vangeli, nessuna dei precetti divini, e anebe d' uopo cbe le si provi la di- vina aulorita della Bibbia. Per evitare il tedio derivante da un te- nore di dimostrazioni sempre uniforme, si introduce il dialogo, non pero dialogo di due avvcrsarj , fieri ambidue delle loro sentenze. Atenaide e Altico sono gli interlocutori ; Atenaide e tanto docile, consente per niodo ad ogni atnmaestramento , cbe gia di spirito e crisliana. Ella e piuttosto un mezzo, diremo cosi, aiiificiale per proporre le diflicolta , e presentar quindi 1' occasione di scioglier- le. In tulte qucste conferenze le prove dell' aulorita della Bibbia traggono seco le prove della verita e della divinita della religione cristiana ; e quindi cbe la legge naturale e insufficiente a tener l'uomo in dovere ; che la religione cristiana e la sola che possa onorare Iddio in una maniera degna di lui; che, tranne la cri- stiana, non vi e altra religione, in cui 1' uomo possa ottener sal- vamento ; e che per ottenerlo e d' uopo credere le verita che in- segna, ed operare i precetti che impone. In tutte queste conferenze vediamo molto ordine, molla analisi, forza di prove, un' apologia ben condotta. Pero quando 1' auto re se la prende conlro i deisti, gli empj , ec. , noi lo vorremmo di spirito piu calmo, di zelo piu t empcrato : cos) meglio si ascolta, e meno si ritorce il viso. Non solo verso i miscredeiiti , ma anche verso il sesso femminile noi lo vorremmo pin blando dicitore, se pur vuole che questo sesso chiami dilcttevole la sua opera. Laonde in una seconda edizione spcriamo di non trovar piu quella sua scntenza a pag. 3g del to- nio III : « Veramente quatlro doli particolari sono universali anche 5) in tutte le donne, che il mondo denomina donne buone: oslina- »zionc, vale a dire, bugia, finzione ed orgoglio »: e cosi qualche altro piccol cenno di tempra non alfalto dissiniile a pag. io6e 108 dell' ora citato tomo. 11 signor Approsio, che nella persona di Atenaide si propone di o^G APPENDICE ITALIANA. istruire ogni buono e pio cristiano , non va pago del suo Iavoro se, oltrc gli ammaestramenti religiosi, non offre una serie di istru- zioni ulili allc scienze uniane , all'oncsta vita civile, alio stesso do- mestico roggimento. Per giugnere a questa sua meta, stimo piu opporluna del vescovo Attico la persona stessa di Pulcheria. Ella che con cura tanto sollecita erasi rivolta alia educazione del fra- tello ; ella sappia ammaeslrarlo in tutte queste materie, e negli am- maestramenti dati a Teodosio veggano gli altri i loro proprj. Non sapremmo ben dire se questo partilo, a cui si attenne l'autore, sia il piu ben consigliato. Nella persona di Teodosio egli amo di istruire ancbe 1' universale. Se questo non fu il suo intendimento, crede- remmo , per esempio , fuori d' ogni proposito le osservazioni a pag. 46 del tomo I, sull' accasare i figliuoli ed allogar lefigliuole, sul non doversi mostrar ritrosOj e molto meno contrario a conce- dere la secOnda ed anche V ultima Jiglia in consorte a chi la do- mandasse, ec. ; e le altre a pag. 5o e 5i, che un allra servitii non mono necessarian ma piu pericolosa., sono le serve. Queste sono necessarie per servire alia padrona, alle zitelle ed ai bambinij ma troppo pericolosa e la loro servithj perchbj se sono vecchie, ec. j e cosi altrove. Siflatte osservazioni ben conviene che si gettino sull' universale ; ma conviene altresi dire/ che esse hanno a far nulla coi sovrani. Perche dunque metterle sulle labbra di un' Au- gusta e fra mezzo ai precetti di educazione dati ad un imperatore? Ne , per nostro avviso, fu bene ideata la persona di Pulcheria per tessere ragionamenti sui diversi rami dell' umano sapere. Saggia , piena d'ingegno e di penetrazione fu quell' Augusta: ma quando cosi ammaestrava Teodosio , non aveva ancora varcato il quarto lustro della sua eta. Ora le istruzioni poste sulle di lei labbra sono troppo gravi, sentono troppo del didascalico, del tuono scolaslico, e talvolta della maniera de'greci sofisu\, perche agevolmente si am- metla potere esse convenire a cosi giovane eta. Vi si aggiungono jstruzioni di teologia naturale, di etica , di economia domesticaj di urbanita , di virtuosa conversazione , fondate sulla cognizione stessa della societa; istruzioni tutte saviissime, ma tali che sup- pongono ben altra persona e ben altra eta. Siccome il Butler , al quale si appella l'autore, dice che Pulcheria si diede bensi 1' in- carico di educare il fratello, ma pero gli pose a' fianchi per istruirlo i piu abili e virtuosi maestri di quel tempo, conveniva, se non erra il nostro giudizio, introdurre que'medesimi ncl colloquio, anzi che la vergine figlia d'Arcadio. Catena. APPEXDICE ITALIANA. 2q*7 Statistica generale della citta e provincia di Milano , compilata da Giovanni SalAri, I. R. impiegato. Mi- lano, i84o, tipografia Bernardoni. Prezzo di associa- zione, lire austriache 0.5. Di preseute che le slatistiche costituiscono un oggetto tanto ca- roggiato , quella che noi annunciamo del signor Salari, uno degli adoperati nella I. R. Contabilita centrale, tanto pella importanza, quanto perche desunta dalle piii sicure fonti , essendo stato per- messo all'autore di consultare i pubblici archivi ed uffici , non po- teva non venire favorevolmente accolta. Essa trovasi esposta in una gran tavola alta metri i,5~, larga metri i, 5o3 con architettonica di- sposizione che riuscisse gradevole alia vista; ed e intitolata all' I. R. Consigliere aulico Rechberger cavaliere di Rechron, ec. Sebbene una tale manicra di quadro faccia di se bella mostra, tuttavolta non sapremmo se pel comodo dei lettori non fosse tomata migliore la foggia di libro. Ma in oggi il gusto pelle tabells sembra prevalente, per cui noi arrischiamo di avere il lotto di questa osservazione , tanto piu che statistica , tabelle e quadri , per comune avviso, non possono ne devono andare tra loro disgiunti , cadendo di questo modo innanzi d' un solo tratto tutta la materia , la quale per es- sere in se stessa arida, e di parti al tutto le une dalle altre disgiun- te , ed in nessuna attenenza e relazione , sta benissimo in tante caselle o scompartimenti. Sia pure , che della forma poco ci cale , pronti sempre, come siamo, a rinunciare anche a qualche nostro co- modo , per non dar di cozzo nella corrente ; eg!i e della sostanza che piu importa , e noi cerchererno quindi di venirnela discorrendo. Facendo impertanto principio dalla gran colonna che sorge a si- nistra del quadro, rinvemamo anzi tulto le nozioni Jlsico-moraU- politiclie risguardanti la citta di Milano. E pero viene indicalo in capo chi ne fosse il fondatore, quale 1' epoca , e 1' etimologia del nomc impostole. Succede la situazione geografica della citta medc- sima colle osservazioni meteorologiche e magneliche , le deduzioni inlorno al clima, cui tengono dietro le qualita del suolo e 1' acqua potabile, indi lo stato topografico , segnato il circuito fuori della mura in metri 12, 348 , ossieno miglia gcografiche 6 S/G, pari a mi- glia coimini lombarde 7,08, 2H,/2j30- Entrano in questo stato la posizione in risguardo ai punti cardinali, le porte, i canali, le vie u4^ APPEND1CE ITALIANA. interne, le fabbriche , il lerreno verde, 1' eslimo, i prodolti di esso terreno verde (cb'era forsc meglio chiamare a coltura) , il be- stiamc , ec. E qui ricaviamo essere in Milano 1227 famiglie che tcngono carrozza per lusso, 669 per commercio; le quali carrozze di lusso, in quanto al novero, sarebbero i5i6, le altre858;le mezzo- carrozze , cioe' ad un solo cavallo, 670 parlicolari, 372 venali. In appresso sono notali i movimenti della popolazione, i traviamenti di questa, le beneficenze pubblicbe e private, i difetti fisici della popolazione medesima, il patrimonio attivo e passivo della citta ; e successivamente poi tutle queste stesse cose relativamente ai comuni che il circondario esterno costituiscono e che sono chiamati corpi santi. Nell' anno 1807 la popolazione urbana risulto i.\5,^i da for- za armata 12, 47^, vale a dire un milite ogni 12 abitauti. I corpi santi contavano 25,896 anime. In detto anno 1807 si notarono 6991 trasgressioni politiche , 3o5 delitti , per cui i traviamenti riescireb- bero di uno ogni i5 abitanti. La qual proporzione ci sembro enorme, tanto piu se riflettiamo ai rendiconti della giustizia in altri paesi. In Francia, per esempio, si annovera, termine medio, un accusato ogni 44oo abitanti, nel Belgio uno ogni 5,o5i, nei Paesi-Bassi uno ogni 4,900; dei quali poi dal 16 al 20 per cento vanno assoluti (1). Gosi nella Moravia e nella Slesia non s' incontra un delitto contro le per- sone che ogni 12,662 abitanti, ed uno contro le proprieta ogni 2,689; neh" Austria superiore la proporzione riesce uno ogni i3,3n, ed uno ogni 5 188; nell' inferiore uno ogni 17,100, ed uno ogni 1,382; nella Boemia uno ogni 18,437, ed uno ogni 1,881 ; nella Prussia uno ogni 20,741 , ed uno ogni 63g; in Sassonia uno ogni 27,588, ed uno ogni 697; finalmente nella Pomerania uno ogni g2,i5i, ed uno ogni i533 (2). In tulti i paesi ora citati non si sa- rebbe forse teuulo nessun conto delle mancanze cbe noi chiamiamo gravi trasgressioni politiche. Allora il calcolo corre. Addivenendo ora a quanto concerne i difetti fisici, esso ci sem- bra assai imperfelto, e molto al disotto del vero , e la piu grosso- lana osservazione basta a fame convinti. Noleremo altresi che la parola verolato non e italiana , ed essendo usala nel senso di ve- role dei francesi, avremmo il numero deverolati, ossia sifiliticij espo- sti in 22 all' anno, non piu che quale il desiderio vorrebbe in realta fossero. (1) Annali unii>er. di statistica* di Francesco Lampato. Vol. 60 e 6a. — Quetelet sur l'llomiue ec. Tom. II, pag. 206. (■?.) Quetelet, loc. cit. APPENDICE ITALIANA. 249 Lc spcse delta citta di Milano ncll' anno i85y andarono a lire 2,179,299. o3. Dallo speechietto dellc proporzioni doi movimcnti dclla popola- zione del comune intcrno, risultamenlo decennale , si ha che i nati legittimi ricscono nell'intera popolazione di 1 a 3 5%oo> S" ihegit- limi di 1 a 22 87/10o5 ' morti di 1 a 25 51/ioo» * malrimonj, di i a 121 18/W II corpo di mezzo dclla gran lavola ha principio collo Stato della popolazione di stabile domicilio nel comune interno della citta; stato che si riscontra diviso in legati a voto ecclesiastico, in legali in matrimonio; suddivisi poi i conjugi in conviventi e separate con prole e senza ; in vedovi giusta 1' eta e con figliuolanza o senza; indicali per ultimo i nuhili dell" uno e dell'altro sesso. La popola- zione medesima viene indi posta innanzi secondo le differenti con- dizioni , vale a dire i nobili e non nobili , pensionati , ecclesiaslici, impiegati, militari, commercianti , esercenti arli liberali, ec; ac- cennata allresi la religione. Nella popolazione stabile di Milano lc feminine supererebbero i maschi di i663, ed il novero suo to- taled compresi quelli di temporaneo domicilio e di passaggio , non che i corpi santi ed i militari, va a 21 8,455. Inoltre , a rendere compiute le nozioui statistiche della popolazione, vi ha la riepilo- gazione dimostrativa col risultamento annuale, la divisione ccono- niica dell' industria private, con adequato annuale preso in un de- cennio. Al che si aggiugue ancora quanto risguarda i commestibili , 1 combustibili , gli oggelti per fabbriche , per vestiario , ec. intro- dotti e consumati in citta coi relativi introiti erariali ed addiziona- li , ec. Finalmenle si espongono i prezzi medj sugli adequati selti- manali verificatisi nel decennio 1828-08 di tutte le derrate di prima necessila, col confronto degli adequati dal 1780 al 1790. La colomia a destra ha cominciamento colle nozioni politico- camerali risguardanti la citta. Non sapremmo per altro combinare con simile intcslazionc quanto spetta alle chiese, agli stabilimenli di religione e di beneficenza che apparc pel primo rammentatovi. Le reudite fisse del culto sono segnate in lire i,6o5,222, divise in mensa arcivescovile, prebende parrocchiali, benefizj coadjuloriali , cappellanie locali , beneficj semplici, conventi. Mancherebbero le prebende canonicali. I lascili privati per oggetto di culto danno una soinma annuale adequata di Hr. 1 54,000. Trapassando susscgucn- temente agli islituti di beneficenza, questi sono uno ad uno regi- strati colla indicazionc del fondatore, e dell' anno in cui stabiiili ; 25o APPENDICE ITALIANA. I'iutcro delle loro spese sail nel 1807 a 5,566,64o lire. In quanto agli stamlimenli d' istruzione in Milano, sono 5i regj, 25 comunali, 182 privati, coll' annuale costo di 1,766,627 lire. A questi stabilimcnti tcngouo dictro quelli a gcwerno (?) ed or- dine (J), quelli di pubblico comodo e di pubblico divertimento , poscia i monumenti patrj , ed indi quanto riguarda le derrate fi- nanziarie erariali nitide in attenenza alia citta cd alia intera pro- vincia, col rapporto decennale , e le spese di arnministrazione ge- neralc. Male sapremmo perche alia parola cntrata abbiasi voluto sostitnire quella di derrala, da cbe derrata non saranno mai le ga- belle, i balzelli, il reddito dei beni demaniali, ec. La somma to- tale di lutti essi redditi riesce di lir. 1 4,325,546 per la sola citta, di lir. 29,663, 1 54 unendovi la provincia. Le spese di arnministrazione in Milano sommano ad 8,3 1 4^71 3 lire; nella intera provincia a lire 9,341,612 lire, delle quali 5,094*182 spettano alle comuni. La sola pubblica istruzione costa in Milano lire 794, 456. La colonna termina alia base col Quadro delle forze economi- che della popolazione del comune interno, risultamento decennale; le quali forze vengono da poi divise in generali e speciali, e tanto le une che le altre in attive c passive, ritenendosi in ultima analisi che 1' attivo sta al passivo come 782. Lo scrutinio delle forze speciali in confronto alle generali chiude questa casella. La base del quadro vedesi da ultimo costituita dallo stato geo- grafico e topografico della intera provincia , e dalla rivisla generate delle diverse parlicolarita attenentivisi in confronto alle memorande epoclie degli anni 1796, i8o5 e 181 4. Noi non riferiremo i singoli oggetti che concernono questa importante parte di statistica , po- sciache, cosi.operando, soverchieremmo i limili che ci assegna la natura di questo giornale , riporteremo soltanto quanto chiude il lavoro del signor Salari, siccome atto a dare una giusta idea della condizione economica della provincia milanese. APPENDICE ITALIANA. 1S1 Estimazione della provincia sulle dimostrale basi delV attitale suo stalo e dcllc epocfie di confronto. 6 -S 2 S 9> £ O :c ~ > o o c o G o — J o o = Is 5-S S < C > BJ - > I noslri Iettori scorgeranuo di leggieri di qual leiia sia queslo lavoro del siguor Salari, e quali utili confronti si potrebbero sta- bilire ove se ne avesse di consiiuile per altre citta capitali e cen- trali. Fantonetti. APPENDICE ITALIANA. Dell? influenza delte strode di ferro. e delParte di di- segnarle e costruirlc. Oj)era del signor Seguin. Prima versione itdliana. JSIdano . iS^o, presso Peditore An- drea Ubicinij tip. Bonfanti, in S.°^di pag. X.V e 336 eon 6 tai'ole. Lire 6 austriache. Dei tanli tratlati generali stille strade di ferro, e delle numerose Memorie relative ad opere parziali di tale natura, che gia da qual« che anno si sono date alia luce e si vanno giornalmente facendo di pubblica ragione in America, in Germania, in Francia , in In- ghilterra ed in altri paesi, ove il miovo speditivo sistema di loco- mozione si e con tanlo vantaggio del commercio e della civile con- vivenza difluso, pochissime sono quelle che nella italiana favella siano state tradotte. Eppcro dcgni di giusla laude e benemcrenti della patria si lianno a riputare quegli operosi ingegni che, senza rispetto ad ardue fatiche ed a ragguardevole dispendio, si cimen- tarono nello scabroso arringo, e coll'arricchire la nostra tecnolo- gia di novelli tesori, diedero mano a rimovere quell' inerle apatia che lasciava la penisola tuttora priva di quei vantaggi che l'ap- plicazione e lo sviluppo di un moderno trovamcnto (i) diffonde a larga mano nelle altre nazioni. Noslro scopo non e qui di far parola delle opere original!, con cui dolli e valenti Italiani si fecero innanzi a mostrare, che se per anco non era t'ra noi introdotto il nuovo sislenia di locomozione, non si era mancato, sin dal suo nascere, di sotloporlo a minuta disamina per accertare la convenienza o la disconvenienza della di lui applicazione alle nostre svariate contrade. L' ingegnere autore del Cenno sopra un perfezionamento del si- stema di navigazione interna del Milanese ( Bibliotea italiana, tomo 5g.°, pag. 067), e del Progetto della strada di ferro da Milano (1) Prima che 1' inglcse signor Rpynolds noi *"fil Peilsasse a s<3- stituire nella grande fondoria di Colebrook-Dale , npllo SliropsUire, alle rotaje di legno, quelle di ferro fuso, esistevano di gia in varie delle nostre miniere di ferro strade munite di correnli di legno, ri- coperte di grosse lamine di ferro fuso per agevolare il trasporto dei materiali sui carrettoni. Del pari assai prima di quell' epoca erano romtini fra di noi le guide di pietra pei carri e per le carrozze di cui vanno munite da secoli tutte le strade interne di Milano. APPE.N'DICE ITALIANA. 2o3 a Como (Bill, ital., tonio 85.°, pag. 260) fu il primo antcsignano fra noi del nuovo sistema, e ne mostro ad evidenza la possibility combinabile colla piu sicura convenienza economico-commerciale. Egli avvaloro il suo argomento coll'allro preliminare Progctto distra- da cliferro da Milano a Bergamo (Bibl. ital., torn. 89. °, pag. 4J9b e da ultimo colla Memoria iulitolata: Delle macchine locomotive e stazionarie ad uso di motore pei trasporti celeri sopra le vie di terra c di acqua in Lombardia (Bibl. Ital. , torn. 96. °, pag. 5 16). II di lui esempio fu poscia seguito da varii altri fautori delle strade ferrate, e diede il tema a molti articoli de'nostri giornali scientifico-letterarii. Per cio , laseiando intatto il merilo del sul- lodato ingeguere, e quello di coloro clie seguirono le prime di lui onne, 11011 accenneremo cbe alle opere straniere cbe lasciano tut- tora un ragguardevolissimo vuoto nella serie delle traduzioni ita- bane risguardanti le strade ferrate. Gia la classe progressiva ed industriale accolse con meiitati plausi la bella e diligente traduzione (con note edaggiunte) cbe il signor ingegnere Tatti pubblico in Milano dell' opera di Edoardo Bioi sui Principj generali dell' arte diformare le strade di ferrOj susseguita dal volgarizzamento dell' interessante Memoria di Davide Hansemann j relaliva ai rapporti politici ed cconomici di questa specie di strade {Bibl. Ital.,, torn, go.0 pag. 45). Gia il signor France- sco Utz, impiegato presso l'l. R. Direzione generate delle pubblicbe costruzioni in Lombardia, colla sua versione dal tedesco del'a Memo- ria di Francesco Hentz sul progetto delle strade ferrate da Colonia ad Eupeiij fece conoscere come ogni singola intrapresa di lal fatta abbia o possa avereun nesso di generate vantaggio con quelle cbe si stanno e si andranno attivando in Europa. Ma la traduzione di queste c di alcune altre Memorie di minor conto. cbe ci danno appena un saggio dei progressi stranieri dell' industria locomotiva , e ec- cellenle si. ma troppo scarsa messe di un campo ubertosissimo, e per noi quasi tuttora intatto. Basti il dare un' occbiata aW'Elenco delle migliori opere straniere che trattano delle strade ferrate, cbe correda la sullodata traduzione del signor ingeguere Tatti (1), e cbe riflelte soltanto le pubblicazioni anteriori al i8jy_, per convin- cersi di questa' verila. Da quell' epoca al di d' oggi, il numero di tali opere, coll' esteudcrsi e col migliorare di simile ramo d' industria, (1) V. Appcudicc IV, pag. 200 alia a3j. 254 APPENDICE ITALIANA. si e dappertulto mcravigliosamenle accresciuto; per Io che non sari niai soverchio il raccomandare ai nostri scicnziati , che riu- nisconoja cognizione dclla materia a quella delle lingue straniere, perche pongano generosamente auimo e perseveranza nel giovare al paese col rendere di pubblica ragione i migliori Trattati e le piu interessanti Memorie pubblicate all'estero sulle strade diferro, eciagevolino cosi il mezzo di profittare (nell'attuale propagazione fra noi di si vantaggiosa maniera di comunicazione) dei lumi e dei progressi di coloro che colla piu operosa pratica ebbero la Ven- tura di poterci'precedere. Ne crediamo andar errati nel reputare di piu immediato e sicuro vantaggio quelle opere in cui le nude e fuggenti astraltezze della leorica vengono, per cosi dire, vestite ed informate dalla reale ap- plicazione della pratica; ed un tale convincimento , di conserva colle preaccennate ragioni, fa si che molto a proposito ci sembra sopravvenire la recente traduzione dell' opera del signor Seguiu. Questa prima versione e dedicata ai direttori della Societa per la costruzione della privilegiata slrada Ferdinandea lombardo-ve- neta, grandiosa via a rotaje di ferro tra Milano e Venezia, ap- provata da S. M ., che si degno fregiarla dell' augusto suo nome. II signor Seguin, in allora direttore pnncipale della costruzione della strada ferrata che da Lione corre a Saint-Etienne in Francia, seb- bene dessa non sia piu lunga di i5 leghe, ebbe ad incontrare tanti ostacoli, tante difficolla, tanti accidenti di terreno ; vide suc- cedersi una quantita di casi tanto ordinarj, quanto eccezionali, che difficilmente si possono presentare uelle piu lunghe linee. E percio la descrizione dei mezzi da lui impiegati per condurla felicemente a termine non puo a meno di riuscire di immensa utilita e soc- corso per gli altri costruttori. Quiudi crediamo che molto accelta tornar debba l'annimciata versione ai direttori non meno che a chiunque avra ingerenza nei lavori di costruzione della grande strada Ferdinandea, che in breve vanno ad aver principio, a norma di quanto venue stabililo nel Congresso tenutosi poc' anzi dagh azio- uisli iu Yenezia. E pur troppo vero quanto aflerma il signor Seguin a pag. 55 , cap. II, che tratta dell' Esame di alcune questioni preliminari * e che noi stimiamo prezzo dell' opera di qui ripetere al pubblico lom- bardo : « Puo accadere pero che alcuui capitalist! si mettano alia testa » di qualche intrapresa, dalla quale nou si possa ragioncvolniente APPENDICE ITALIA>A. ^55 » c matematicamente aspettare alciin guadagno. Ma cio avvieue per- » che le perdite, alle quali si espongono, devono essere largamente » compensate da vantaggi indiretti. In tal guisa colui che possiede « miniere o vasti terreni, il cui valore sarebbe di molto aumentalo « dall' aprimento di una strada di ferro, si decidera faciltnente ad » intraprenderla, se in ultimo risultato egli aumenta nelle sue en- s' trate cio che perde nell' impiego del capitali. Del resto tal sorta » di speculazioni non e ragionevolmente possibile che sopra una » piccola scala; pero talvolta acquista ben maggiore estensione in » grazia de'colpevoli intrighi dell'aggiotaggio. Dopo essersi eccitato » 1' entusiasmo del pubblico col presentargli falsi calcoli e coll' ab- » bagliarlo per mezzo di una riputazione fattizia3 se ne trae profitto a onde altirare all' intrapresa il capitale dei particolari : quando il » danaro e impiegato, la rovina di quelli che lo hauno somministrato « e compita , ma gli speculatori hanno otteuuto il loro scopo. Al- » cune volte questi immorali intrighi sono posti in opera con inten- » zioni ancora piii odiose , e la vendita a premio (l) delle azioni « spinta ad un valore affatto illusorio, ollre un mezzo di realizzare « ancor piii prontamente enormi e fraudolenti guadagni. » In tale stato di cose sarebbe necessario che la legislazione per- » venisse a concalenare solidamente i diritli del pubblico e quelli « dei particolari j ed a coprire gli uni e gli altri solto un'eguale » guarentigia «. Le osservazioni fatte dal signor Seguin nel far coslruire la strada di ferro di Saint-Etienne , sono con molta semplicita e chiarezza esposte nell' opera. Per giovare alio sviluppo dell' indastria, come piu volte fa osservare 1' autore stesso, bisogna mettere a servizio della medesima i principj piii semplici della scienza, con un lin- guaggio sveslito da ogni forma convenzionale; si deve estendere e, per quanto e possibile, renderne 1' uso popolare. Fedele 1' autore a queslo piano . ogni volta che lo studio di un falto avrebbe reso utile l'uso di formole o di trattati speciali, si e data cura di supplirvi con dimostrazioni facili, senza trascurare di mettere il piu colto lettore sulla strada di quei principj, col soc- corso de' quali potesse otteiiere dimostrazioni analitiche e precise. (i) Venie a prime dicesi il contratto col quale taluno si obbliga di conscgnare le azioni in un tempo futuro, nel quale poi si puo fare a meno di consegnarle conguagliamlosi i contraenti fra loro col pagarsi reciprocaniente il piu od il ineno del corso delle azioni. (Nola del Trad.) 256 APPENDICE ITALIANA. Con qucsto metodo ha slabilito tutti i calcoli tendcnti a deter- minare : i.° II tracciamcnto di una linea di strada di ferro considerata sotto duplice vista, della facilita c dell' economia de' trasporti. q.° II tempo impiegato dai convogli per acquistare una data ce- lerita quando discendono sopra un piano inclinato, o quando sono niessi in moto da una macchina della quale si puo valulare la po- tcnza. 3.° La resistenza dell' aria. 4-° L'efletto della gravita nellc curve per far deviare i convo- gli dalla loro direzione. 5.° Lo sforzo orizzonlale clie i convogli esercitano contro le spranghe nelle curve, e 1' eccesso di attrito che ne risulta. 6.° Le cagioni per le quali le macchine, durante il loro corso, abbandonano talvolta monientaneamente le spranghe. j.° L' eccesso di attrito, e gli effetti della scossa che ne derivano. 8.° La forza di resistenza delle spranghe. 9.0 La pressione e 1' azione del vapore nelle macchine. Sempre tali quislioni sono discusse e risolle col soccorso di fatti emergenti dalT esperienza, precisando con applicnzioni numeriche i risultamenti somministrati dal calcolo, cio che facilita ai pratici la via di ritenere le dimostrazioui. Entra in appresso nella discussione dei prohlemi che si riferi- scono dircttamente all' arte ed all'esecuzione, insistendo principal- incnte sull' adotlamento di un buon sistema di pendenze e di cur- ve j, che forma la base fondamentale di una buona riuscita (1). Tralta poscia delle cause accidentali che contribuiscono a far va- riare la resistenza dei convogli, e viene a parlare piu specialmente degli stessi lavori d'arte e delle vctlure. Tratta distinlamente dei motori, cioe deirimpiego dei cavalli e del vapore, tanto isolatamcnte che simultancamente adoperati. Questa parte dell' opera che versa sulla valutazione dei motori, e parlicolarniente delle macchine locomotive, e riputata dall'autore stesso come la piu. imporlaute ed alta a rettilicare diversi errori (1) Cio fu anche evidentemente dimostrato nella rccente Memoria dell' ingegnere Milani , pubblicata coi tipi di Giuseppe Bcrnardoni , col titolo: Qual' e la linea che seguir debba , da Brescia a Milano I' I. Ji. privilegiata strada di Jerro Ferdinandea lombardo-venela. — Vcdi Btbl. Ilal. , f'ascicolo di aprile p. p., pag. 97. APPENDICE ITALIANA. %5j accreditati intorno alia forza comparativa dei cavalli e delle mac- chine. Vcdute nuovissime sul modo di agire del vapore ci presents il Seguiiij il quale, facendo eco alle opinion! dell' illustre Mont- gollier, di Iui zio e maestro, e d' avviso che il calorico ed il moto siano una manifestazione differente di un solo e medesimo fenome- no, la di cui principale cagione sia tuttora occulta. Quindi consi- dera il moto nelle sue relazioni colla quantila di calore necessario a produrlo , fatta astrazionc dai corpi che servono d' inlermedio a tale trasformazione. Esamina in seguito fino a qual punto sarebbe possibile di far eseguire da altri corpi le funzioni del vapore nel sistema attuale. Nello sviluppo di tali idee si trovano alcune vedute che potranno tornar ben utili nei tentativi che si vanno facendo a' di nostri per ottenere dall' aria compressa 1' effetto che si ottiene dal vapore. Pensa egli che del calorico impiegato a ridur 1' acqua in vapore, soltanto una picciola parte serva a produrre la potenza meccanica, e che la parte maggiore si perda senza effetto dopo essere stata prodotta. Dinota quanto sarebbe vantaggioso il conoscere questa seconda parte e trovare il modo di utilizzarla, additando cosi un vastissimo campo di scoperte alle esplorazioni della scienza. Nel cap. Ill, a pag. 5y, espone il signor Seguin una sua massima giustissima, secondo la quale « si dovra soprattutto (nel tracciato >» delle strode dijerro ) mettere ogni cura ad impedire che per » corrispondere ai voti delle localita non si apportino al tracciato » tali modificazioni che nc allungassero la linea , ne alterassero la » regolarita, diiuiuuissero il raggio delle curve, ed obbligassero a » percorrere pendenze piu difiicili. Won si fa generalmcnte atten- » zione alia irragionevolezza che v' e nel complicare il movimento » delle masse per semplificare quello delle sue parti , e qualche » volta di ben piccole parti. » E caso raro che le localita prossime alia linea non possano es- » sere soddisfatle con una ramificazione congiungentesi alia slrada, » senza nuocere per nulla al disegno principale , diramazioue che » si puo costruire con perfezione molto minore e con miiiore spesa. >> In molti casi si lien troppo conto delle prctensioni di qualche cilta » o di qualche centro di popolazione, che vuol essere altraversato » dalla linea principale. Tuttocio che si puo fare per gl' interessi » parlicolari si e di accordar facilita proporzionate alia loro impor- » tanza per utiirsi alia linea principale , ma nou si deve mai per Bibl. Ital. T. XGVIII. 1 7 258 APPEiSDICE ITALIANA. » loro solo vantaggio rerare il minimo inciampo alia piu piccola parte » del servizio generale ». Termina il capitolo VIII ed ultimo con una precisa e distinla minuta del coslo delle maccliine e de'loro accessorii, tanto in quelle a movimento verlicale che in quelle a movimento orizzontale, chiu- dendo 1' opera con giudiziosissimi avvertimenti sull* impiego degli operai macchinisti. Non faremo carico all' anonimo traduttore dell' aver usato qua e la termini che serbano la provenienza straniera, giacche questa pecca, comune ai traduttori di opere di simil natura, non potra schifarsi al tutto, se non allorquando 1' arte di costruire le strade ferrate sara piu comunemente stabilita in Italia. P. N. Lezioni elementari sulle matematiche di Lulgi Lagrange date alia scuola normale di Francia V anno 1795. - — Milano , 1839, per Paolo Ernilio Giusti in contrada de' Due Murij n.° io4i , in 8.° di pag. 125 , austr. lir. 2. 5o. Conoscevasi la traduzione italiana di alcuna di queste Lezioni nel libro inlitolato : Lezioni ad uso delle scuole normali di Francia raccolte per mezzo di stenografi, e rivedute dai professori. Milano, 1798. Ma oltre che era incomodo trovarla in quella raccolta "m- sieme a scritti d'altro argomento, mancavala versione delle lezioni piu interessanli , tra le quali e la terza sulla risoluzione delle equa- zioni di terzo e quarto grado , e la quinta , che contiene una ce- lebre formolad'interpolazione. Fu dunque lodevole pensiero quello del benemerito (ora defunto) signor ingegnere Innocenzo Giu- sti di darci per intero voltate nella nostra favella le lezioni ele- mentari sulle matematiche di Lagrange : anche perche 1' edizione francese trovasi far parte di una collezione scientilica che a pochi ts dato di possedere. A fonnarsi una giusta idea del merito di questo libretto puo ve- dersi I'avviso dell'editore, e sara facile dedurne quanto sarebbe a desiderarsi che 1' operetta fosse diffusa, principahnente per coa- diuvare I' istruzione degli alunni che frequentano gl' II, BR. Licei. Alcune note poste ad oggetto di rischiarare qua e cola qualche luogo del testo, sono originali nell' edizione milanese, ma per ve- rita troppo poche di numero. Sarebbe stato bene farle piu co- piose e piu estese, giacche, oltre i passi cui quelle note si riferi- scono, non sara difficile trovarne allii che avrebbero avuto biso- gno dello slesso sussidio. APPENDICE ITAXIANA. 2$g Quanto all'edizione, diremo clie non e una materiale versionc, ma un Iavoro capitato a mani di chi s' intendeva della materia , perche varii errori di stampa incorsi e non awertiti nell'edizione francese, da vedersi a pag. 173 del tomo 2° ( fasc. 7.0 e 8.°) del Giornale della scuola politecnica di Francia, sono affatto scomparsi nella traduzione che accenniamo. Citeremo il solo esempio dell'ul- tima formola della lezione quinta , dove nel libro citato evvi 1' er- rore di una lettera per un'altra, che la riduce identica coll'antece- dcnte, mentre ne differisce essenzialmente. Sui conti correnti e scalari3 Memoria cF aritmetica del- U ingegnere Carlo Possenti. — Milatio , 1 84o , presso /' editore Angclo Monti , contrada del Cap- pello N. 4o23j tip. Faufani, in /\.° di pag. j5. Lire 3 austriaclte. Questo giornale rese gia conto(i) (sono ormai cinque anni) di altra interessante Memoria del signor Possenti , intilolata : Propo- sizioni teoretiche e pratlche sulla dottrina elegit interessi, pubbli- cata l'anno i853. Ed in quell' articolo era espresso il desiderio che essa venisse lelta e meditata non tanto dagli ingegnen e dai periti , ma eziandio dai ragionieri. Imperocche questi vi avrebbero trovate idee non comuni , valevoli a rettificarne altre poco esatte , sebbene comunemente ricevute. E cio alio scopo di migliorare i metodi di cui si suol far uso dalla piii parte de' pratici nella solu- zione de' svariati problemi, che nelle sociali conlrattazioni si rife- riscono al calcolo degli interessi. Imperocche si sarebbero convinti, che l'interesse composto continuo e il solo esatto ed equo, quindi quello da adoperare nei conti scalar! e correnti. Ma poiche, per mala sorte, V algebra di cui si fa uso dall'autore, non e conosciuta da molti fra gli aritmetici, cosi quelle proposi- zioni non polevano essere dai medesimi apprezzate. Quindi al di- fetto delle loro cognizioni voile sopperire il Possenti colla presente Memoria aritmetica, la quale, come egli stesso dichiara, puo ser- vire di appendice alia prima, sebbene possa stare anche da se. Con essa egli, all'appoggio de' soli coinputi aritmetici, chiarisce nuovamente la necessila di una riforma ne' metodi di calcolare gli interessi , sostituendo negli ordinarii conti scalari e correnti all' in- teresse semplice ed al composto discreto l'uso dell'interesse com- posto continuo. (1) T. 8o.°, pag. 4 1 e seg. 260 APPENDICE ITAL1ANA. Egli si propose quindi un caso pratico di liquidazione di un conlo fra due individui, che in varie epoche si somministrarono vicendcvolmente diverse somme, colla condizione che si avessero a computare gli interessi del 4 per cento all' anno su tulle le som- me date e ricevute. Di questo caso egli oflre la soluzione con tutti i diversi processi di calcolo in uso presso gli aritmetici , processi che egli riduce a diciassette. Le differenze de' risultamenti ai quali perviene , sono un avvertimento della inccrtezza de' metodi, della quale ei da ragione con apposite considerazioni. Queste tendono a persuadere , che cosi fatte differenze provengono quasi tutte dal- Pamrnettere la discontinuita nella produzione de' frulti ; disconti- nuity inerente alia natura dell'interesse semplice e del composto discreto. Rinnovando poscia i calcoh colla sola modificazione di introdurre l'uso dell'interesse composto continuo, egli in tutti i diversi processi trova lo stesso risultamento che e circa il medio fra quelli rinvenuli cogli altri sistemi di conleggio , in cui si usa l'interesse semplice ed il composto discreto. A queste ricerche, che costituiscono la prima parte della sua Memoria, aggiunse l'autore nella parte seconda due tavole : la pri- ma dell' interesse composto continuo di una lira impiegata al 4 per 100 all' anno per giorni 1,2, 3 565, dove gli interessi si hanno con nove cifre decimali. Cio olfre il vantaggio, che si pos- sono avere gli interessi calcolati fino ai centesimi dei capitali di 10 milioni. La seconda tavola e quclla dei monlanti di lire una im- piegata per anni 1,2, 5 20. A queste due tavole poi fanno seguito le avvertenze da aversi per adoperarle con facilita e spe- ditezza; e l'autore le pone in atto, mostrando come colle sue tavole si risolva prontameute il quesito propostosi da prima. Eseguendo di nuovo gli andamenti ed i processi delle antecedenti soluzioni che non comprendono sospensione d' interessi , perche e nella na- tura dell' interesse composto continuo di non ammettere cosi fatta sospensione, egli arriva a nove soluzioni , che danno tutte un ri- sultato identico a quello che aveva gia rinvenuto uella sua diciot- tesima soliuione prccedente, che e quella che va esente dagli er- rori riconosciuti nelle altre diciassette. E non v'ha dubbio che coll' uso di queste tavole, il calcolo del- P interesse composto continuo diventa piu pronto cli quello del- P interesse semplice : per cui , se a questo vantaggio si aggiunge Paltro piu rilevante della matematica esattezza de' risultamenti , raggiunto col sistema proposlo dall'autore, si ha ragione di sperare APPENDICE ITALIANA. 26 I che quella pcrsuasione, che forsc egli non pote inclurre nclla mcnte della piu parte de' ragionieri colla prima Memoria, lo possa colla presente, nella quale seppe discendere fino a loro, tutto dimo- slrando colic cifre arilmetiche. Noi ci associamo con ltd nel desiderare 1' utile ed importante ri- forma , perche con lui convcniamo , che se e poco decoroso per chi coltiva la scienza dei numeri il vedere che , nel risolvere una medesima questione, si puo essere condotti a risultati different! , e poi anche dannoso ai contraenti ed e fonte di frequent! litigi. A. G. Raccolta di osscivazioni e riflessioni patologico-pratiche } del dottor Magistretti professore di medicina teo- rico-pratica neW ' Univcrsita di Macerata , ec. — Lo- reto, 1 8 3 9, tipografia Ylqss\3jusc. i.° in 8.° Divisamcnto del professore Magistretti e di appreslare ai gio- vani medici con quest' opera un traltato di medicina pratica , la merce di tante storie di malaltie , accompagnando i relativi feno- meni con parlicolari riflessioni. Non v' ha duhhio che di questo modo si arreca non poco utile all' arte salutare , poiche sono i fatti che guidano al compimento della verita , e dei mezzi che a risanare realmente valgono. Ma per ben apprezzare i fatti , e va- lersene all'uopo, fa meslieri saperli ben osservare, ragguardarli nel loro giusto aspetlo, ed al lume di severa logica, e non di preconce- piti sistemi e principii teoretici , perche ove altramenle si operi, non si puo che incappare in errori. Cotale scoglio non seppe intera- mente schivare ilnostro autorejil quale puntella il proprio dire coi principii del dualismo diatesico, e ritiene quale verita inconcussa la tolleranza dcgli antimonialij eslimata il Vero diatesimetro ,, e lasicura prova della capacita morbosa, asserzioni smentite dall' esatta osser- vazione. Ai quali precetti sistematicinoi avremmo desiderato non si fosse sottoscritto il professore Magistretti , tanto piu che da savio ed csperto pratico non ammelte l'indole sempre identica di una ina- lattia. Ma di quest' opera che contiene molti fatti e d'importanza , noi ritomeremo a far parola allorche ne sara uscito certo numero di fascicoli , non avendo per ora veduto che il primo , il quale concerne le malatlie del capo. Fantonetti. 0.&9, APPENDICE ITALIANA. Cenni sngli atti amministrativi emanati in Picmonte dal 1 83 1 al i84o. Torino, stamperia Ghiringhello e Comp, di pag. 43 } in 4-° ire piccolo. Scopo dell'autore di queslo opuscolo fu di prescntare il quadro dei provvedimenti di pubblica amministrazione emanati dal governo piemontese, dopo che sail al trono la Maesta del re Carlo Alberto. L'autore s'attenne all'ordine cronologico ncl dar conto di que- sti provvedimenti, onde far conoscere i miglioramcnti sociali cbe andaronsi mano mano introducendo. Sicconie pero tutti gli atti della pubblica autorita concernenti il governo della socicla appar- tengono piii o meno diretlamente o all'ordine politico, o aH'intellet- tuale, o al morale, o all' economico, percio i provvedimenti di cui si parla nel libro annunciato, si possono classificare riducendoli ad alcuno degli ordini sovraccennati, al quale, pel fine cui mirano, si riferiscono. Cos! la creazione del consiglio di stato e il riordina- mento degli uffizj d'intendenza appartengono all'ordine politico. Le istituzioni che hanno per iscopo di proteggere le scienze e le belle arti e di onorarne e rimeritarne i cultori piu distinti sono da riferirsi all'ordine intelleltuale. I provvedimenti che riguardano gl istituti di benificenza, le opere pie, gli asili per 1' infanzia, i ri- coveri della mendicita e le carceri, si possono classificare solto l'or- dine morale. Gli altri provvedimenti, avendo in generate per iscopo gli interessi materiali, agevolando lo sviluppo dell' industria e del commercio, somministrandone i mezzi che dipendono dal governo o togliendone gli ostacoli , appartengono all' ordine economico. Bi- sogna pero eccettuare la legge che creo la commissione superiore e le commissioni speciali di statistica. Poiche 1' uffieio della statistica si e di tener conto di tutto cio che influisce sulla prosperita o sulla miseria dei popoli. Utile e savio divisamento fu certamente di tessere la storia di qucsti atti di pubblica amministrazione, che melte in luce come in un periodo sebben breve siasi provveduto ai bisogni della vita sociale, che si vanno svolgendo, e siasi migliorata la medesima ne' quattro suoi elementi. E tanto piu se ne vuole dar lode all'autore, perche non si limito ad esporre nudamente i provvedimenti amministrativi emanati in Piemonte nell' ultimo novennio, ma tocco assai accon- ciamente anche i principj di sociale economia e di politica, su cui sono fondati. X Y. APPESDICE ITALIANA. a63 Saggio di direziohe e di extra jisico-morale deW uomo s del dottore Raimondo FiNELLA, seconda edizione ri- veduta ed aumentata daW autore con note ed ag- giunte della signora corcirese Marina Calichirpulo. Napoli, i83g. Un vol. in 8.° Se e vero che le massime in attenenza all'educazione dell'uomo non denno provenire dalla sola astratta filosofia, e dalle nozioni metafisiche , Jna bensl dalle deduzioni ritratte dalla perfetta cogni- zione della meccanica dell' impasto fisico di cui consta esso uomo, e dall' elatterio delle molle morali, solo il medico puo dame i piu giusti prccetti, dacche egli ben conosce in quale guisa si abbiano a dirigere gli atti, i pensieri ed i sentimenli a quell' armonia fi- sico-morale cbe ha per risultamento la virtu,, il sapere e la sanita. II signor dottor Yinella, operando in seguito ad ottimiprincipii e giu- ste vedute , compose un libro cbe non puo non essere utile a quanti all'allevamento de' fanciulli attendono, valendo, anzi tulto, a bene indirizzare 1' infanzia ed a regolare le prime abitudini dell' uomo, le quali , generalmente rimanendo ferme poi per lutta la vita, in- fluir possono sul bene e sul male di questa. Fu il lavoro suo la prima volta ben accetto , ed esaurita la prima edizione, die' mano alia seconda con retlificazioni ed aggiunte onde viemmaggiormente riuscisse all' uopo. E la consorte di lui , non meno amante del pubblico bene, con imporlanli note e con un epilogo dell' opera, ha voluto concorrere a somministrare i mezzi piu validi ed op- portuni a conservare 1' armonia fisica, morale ed intellettuale , sommo bene cui l'liomo possa agognare , e che sporto gli viene non solo dalla Datura e dal proprio volerc , ma ben anco dall' o- perare degli educatori. Fanlonetti. Manuale degli assistenti ai malati, delle assistenti alle donne di parto , levatrici, aje e madri di famiglia in generale, del prof es sore F. E. Fodeke. Prima versions italiana con note del dottor G. N. — Pisa i83g, tipografia Nistri, in i8.° di pag. XX v e 180, italiane lir. i.* 68. I libri, come le persone, non si giudicano dalla mole, o dal- l'apparato csteriorc. Ecco la conferma di questa sentenza nel mo- deslo libretto che annunciamo, libretto di un merito segnalato, cosi per la filantropica istruzione che racchiude, come per la 264 APPENDICE ITALIANA. somma utility clie promette al corpo sociale, ove venga diramato come si deve nelle classi popolari. II professore Fodere (nome igno- rato da ncssun medico), falalmente rapilo ai vivi gia da alcuni anni , s' avviso di ripiegare la vastissima sua scienza alio scopo di ammaeslrare le persone che per mestiere o per caritatevole incli- nazione vengono al letto degli infermi onde assisterli e soccorrerli ne' loro bisogni. Ogni medico ed ogni sensalo filantropo sentira 1'importanza di questo avvisamento, il quale copre una lacuna ri- marchevole ncgli interessi dell'umana societa. Di falto, e chi non prova il desiderio di migliore istruzione e di maggior sentimento , negli individui che si danno all' ufficio di infermiere.. in vista di tanta influenza che esercitano sull' esito delle cure mediche ? Vero e che anche prima del professore Fodere alcuni savj si erano oc- cupati di tale subbietto, ed avevano tentato ai modi di far cessare questo sentito bisogno. Ma o trascesero colle dotlrine, e trassero il popolo piu addentro nell' uso della medicina che non conscute la limitata capacita di chi non e medico; o si slrinsero ad aridi ed insignillcanti precetti, e lasciarono ancor vivo il desiderio di una istruzione piu opportuna ed efficace (*). II nostro autore, misurando con sommo accorgimento i due estremi, si tcnne ad una via di mezzo , c adopero in niodo , che la sua operetta, senza apparato di cose inutili, senza porgcre al popolo le armi pcricolose della medicina, toccasse ai punti, alle praliche, alle avvertenze tutte che possono convergere alio scopo di una buona ed utile applicazione per 1 assistenza de' malati. Questa operetta e scritla con ordine aflb- ristico, percio concisa ; ma talvolta lo stile vi appare sconnesso ed in- terpretalivo. Cio non toglie pero che, in complesso, il libro sia rimar- chevole per la molta semplicita e chiarezza, e si raccomandi per quella conscienziosa sollecitudine , che rivela un profondo sentire di carila cristiana. Per primo dis-corre delle qualita, degli atlributi, de' dovcri speciali degli assistenti, loro indicando le principal] avver- tenze da osservarsi neH'adcmpimento de' loro uflicj. Quindi li con- duce per tutte le bisogna de' malati, assegnando le regole piu pre- cise ne' singoli casi, spingendo la sorveglianza per le piu minute occorrenze, presentando i migliori suggerimcnti per la condotla da tenersi anche nelle piii difficili circostanze. Poi addila le cure , (*) Giustizia vuole pero clie sia fatto onorevole ricordo dell'^rt tie soigner les malarfes cc, del signor Lebcaiul (Paris iSaS), operetta, che , per quanto a noi consta , non fu tradotta ael nostro idionvta. APPEND1CE 1TALIAIVA. a65 le pcecanzibni - le norme tulte che riguardano ramministrazione tie' rimed) e degli alimcnti. Viene in seguilo a dire dei scgni delle morti apparent!, cd enumera quelli della morte rcale, onde non si rinnovino gli sbagli funesti, die occorsero pur talvolta in onta delie discipline mcdico-legali. A questo proposito non lascia di suggcrire quanto puo riescire ad immediate- soccorso od a pralica migliore. Finalmente, volgendosi specialmente agli assistenti pei parti, alle levatrici ed alle niadri di famiglia, stende un coin- plesso di ammonizioni e di precelti risguardanti la eondolta da te- nersi per le donne incinte e le partorienti , nonche pei neonati , che puo riguardarsi per un codicc popolare di ostetrieia della piu alta importanza. Gome poi tutti qucsli oggetti sieno trattati, quanta sapienza rifulga dai modesti insegnamenti dell' aulore , e quanlo benelicio possa ridondarne all' egra umanita, bisognera cercarlo nelle 170 pagine che formano il contcsto del libro, clie noi vor- renimo nelle mani di ogni classe di persone. Non esitiamo di affer- mare, che a nessuno anche fra i medici possa increscere di gettare uno sguardo su queste pagine. Sia dunque la dovula lode al si- gnor dottor G. N., il quale si assnnse la versione di questo teso- retto di utili cognizioni , e possa csscrne rimeritato dalla compia- cenza di aver procurato all' Ttalia un libro di testo per la scuola degli infermieri, quando pure si vorra provvedere all' istruzione tanto desiderata per questa classe di persone. Dott. G. De Filippi. Rudimcnti mineralogici compilati ad uso degli incipicnti lo studio della mineralogia da G. Z. Cam UNO. Edi- zione seconda ( 1 ). Pavia^ nella stamperia Fusi e C. Un vol. di 5oo pag. in 8.° L'autore non poteva pi 11 modestamente parlare di questa sua opera di quello che fece nella prei'azionc. Egli dice « non consi- » stere essa veramente che nella sposizione affalto piana e suc- » cinta delle nozioni piu comuni ed elementari^ e ad un tempo ge- » nerali della Mineralogia , in cui , premessa nella enumerazione e » delerminazione delle qualila o caratteri dei minerali la indicazione (1) La prima edizione , mollo piu ristretta , comparve in luce in Pavia ncl i834 colic stampc del Fusi, e col titolo di Frammeuli mineralosici. ^66 APPENDICE ITAUANA. » dei mezzi pci quali giugnere alia distinzione dei singoli ricono- » sciuti come diversi, ed enunciate le leggi che ne governano la » gcnerale loro costituzione chimica o composizione , si fa poscia » conoscere, per via di speciale descrizione, la natura particolare di » ciascuno di essi, che coordinali vengono secondo uno dei metodi » gia noli, il quale parve , pei motivi che si adducono, merilevole » di tal preferenza ». Prescello agli altri e il lodato mctodo del signor Nccker, esposto iiell' opera Le regne mineral ramcue aux melhodes de fhistoire na- turelle. Distinguonsi in un tal metodo primieramente i minerali d' aspctto metallico, metallofani, quelli d' aspetto lapideo, litofani, quelli che son medj tra' precedenti partecipando alle loro qualila , amfifani , e per ultimo gli infiammabili. Poiche la classe degli am- fifani comprende gli ossidi e parte de' solfuri metallici, ne viene che i minerali metallici sono distribuiti tra la suddetta classe e quella de' metallofani, anzi ve n'ha anche in quella de' litofani, come per csempio i carbonati di ferro, di zinco, di rame associati come sono a' carbonati terrei. Egualmente, coll' csempio del gesso e dell' ani- drite, del talco e dell'idro-talco , dell* allume e dell' allumite, ec. , polremmo dimostrare come sovente il ISecker, per osservare il ri- gore scientifico, disgiunga minerali che piii naturalmente, a quel che pare, veggonsi uniti ne'metodi consueti. Quindi e che 1' istruzione clemeiitare ne scmbrerebbe piu facile a condursi secondo uno di questi metodi , il quale abiliterebbe poscia ad apprendere ed ap- prezzare quello del Necker. L' autore degli annunziati Rudimenti mineralogici li dice piu particolarmente diretti ed accomodati all'insegnamenlo orale, cioe a scrvire di libro di testo cui le lezioni del professore porgano am- pliazione ed illustrazione. E a quest' uopo 1' opera ne pare vera- mente appropriata. Comparte giusta dotlrina ; e detlata con chia- rezza e semplicita , e proporzionata alle attuali cognizioni minera- logiche , con tale equa misura , che sfugge scarsezza e copia so- verchia : quindi opiniamo che agli sludiosi essa riuscira di molto vanlaggio, e che inoltre riuscira gradita a qualunque amatore della mineralogia. Ne sieno dunque rese lodi all' autore, al dotto profes- sore, che per quella stessa modeslia nolata in principio sottrasse il suo nome alia curiosila de'lettori, metlendo loro innanzi colle apparenze del proprio nome quello esprimente la sua patna (Ca- muno significa nativo della valle Camonica),e il nome suo non al- trimenti signilicando che con le iniziali di esso. APPEXDICE ITALIANA. 2G7 Annuario delle scienze chimiche farmaceutiche e medico- legali ad uso dei farmacisti e medici y in continua- zione dclla Gazzetta eclettica di /armaria e del Sup- plimento al Trattato difarmada di J. J. Virey per G. B. Sembenini (anno 1 840 ) fascicoli I e II. — Trerona, tipografia poligrafica di Giuseppe Antonclli. Stcchiomeljia chimicofarmaceutica _, ossia etiologia c rappresentazione dei processi e dei Jenoineni relatid ai preparati chimico-farmaccutici in formole atomiche di C. Ft: Hdnle, dottore in fdosofia , farmadsta in Lahr , ec. , traduzione dal tcdesco con aggiunte di G. B. Sembenini. — Verona^ tipograjia di Giu- seppe Anlonelli, 1840^ un volume in 8.° grande di 5oo pag. con tav. Prezzo austr. lir. 8. L'Annuario suddetto che succede alia Gazzetta eclettica gia pi it volte annunziata in questo giornale « viene limitato per il 1840 » ad un solo volume, il quale sara pubblicato in sei fascicoli si- » mili a quelli del Tratlato di farmacia del Virey (1), ilcui formato » e carattere nuovo e compatto , e tale da costituire, a parita di » volume, il doppio di materia onde constava la Gazzetta eclet- » tica e onde conslano le altre opcre di simil genere. Ogni fasci- » colo costa austr. lire 1. 5o. Le commissioni e i pagamenti si ri- » cevono dagli editori fratelli Negretti in Mantova. » II nostro libro (tal promessa c fatta al lettore) in coufronto ad » allri di simil genere , avra un rilevante vantaggio nel presentare » la relazioue dei progressi scientifici piii utili del celebre cbimico » svedcse, e la immediata traduzione od il sunlo dei piii interes- » santi arlicoh dei giornali tcdeschi, senza trascurare pero quelli » delle altre nazioni, e dando sempre la preferenza alle italiaue » produzioni ». L'altra opera annunziata, clic dobbiamo, come la preccdente, alia laboriosita del signor Sembenini , cioe a dire .. la traduzione della Stechiometria dell'Hanle, e stata corredata di molte aggiunte relative alia cbimica filosofica , tratle da varj autori , e particolannentc di varie Mcmorie del signor Sebasliano Purgotti , intorno alia teoria atomislica ec. , e delle Considerazioni filosofiche del signor Gav- Lussac intorno alle forze chimiche. (1) Vedi Blbl. Iial.j torn, o,3.° pag. 96, i838. a68 YARIETA. Metodo elcttro-chimico per stagnate. Articolo di lettera di G. Ferrari fcuniacista a Trige\>ano. Un' idea nuova e figlia di cento nntirlie. Alfieri. D "all' intercssamento clie lianno eccitato i lavori di Jacobi non clie di Marianini, relativi alia formazione delle medaglie col mezzo elettro-chimico. fui indotto anch'io a tosto preparnrne tanto col metodo del primo che colle ultimc modificazioni del secondo: ma non avcndo avuto foglia d' argento al momenta da impicgare , ho usato delle foglie di stagno, e mentre estraeva le medaglie dalle soluzioni di rame per osservare l'andamento dell'operazione cioe, se il rame ridotto dal solfato veniva trasportato e deposto unifor- memente dall' elettrico sulla foglia di stagno , mia moglie, clie tro- vavasi presente in quell' islante, disse: « Buona cosa e il far so- vrapporre e far aderire il rame sullo stagno; sarebbe pero meglio far sovrapporre ed aderire lo stagno sul rame pei divcrsi usi spe- csalmente di cucina». Cio mi ha richiamato alia mente gli impor- tant lavori sulla doratura di Dc La Rive^ dietro i quali ho dedotto un metodo per stagnare, che tosto rnisi alia prova con buon suc- ccsso ; ed ecco come ho operalo. Presi adunque una lamina di zinco di circa la sesta parte di snperficic delle interne parcti di un vaso di rame non stagnato ; ad un' estrcmita della piastra di zinco vi ho fatto un foro, nel quale ho introdotto ed assicurato una lamina di rame , che quindi ho ta- gliato longitudinalmente in due, sino quasi alia sua base attaccata alio zinco; ho posto la lamina di zinco in una piccola vescica o budello chiuso alia estremita inferiore e contenente una lunga so- luzioue di sal comunc, ovvero dell' acqua acidulata d' acido solfo- rico; ho chiuso 1' estremita supcriore della vescicaj legando la parte della lamina che sovrastava la pinstra di zinco e lasciai li- bere la maggior parte delle lamine di rame , le quali ho piegate 1 una opposta all'altra, curvandole leggicrmente in modo da far toccare le loro estremita alle parcti interne del vaso stesso. onde V A R I E T A'. 269 eoslituire in tal guisa il polo positivo riguardo alio zinco clie tro- vasi negative La vescica deve essere sospesa nel vaso col far appo""iare le basi delle lamine di rame rivolte a due bacchette di vetro o di legno poste orizzontalmente sul vaso di rame stes- so, oppure legando con iilo l'estremita superiore della vescica alle bacchette suindicate. Disposto cosi l'apparato, ho versato una lunghissima soluzione al cloruro di stagno ottenuta, mettendo uu poco di sale di stagno uell' acqua ( proto-cloruro ) decantando o liltrando la soluzione per separarla dal deposito di sotto-cloruro , che formasi: la solu- zione deve essere introdotta nel vaso , versandola sopra la vescica onde facilitare e sollecitare lo sviluppo dell' elettrieita. Stabilita in tal modo la corrente voltaica , e facile lo scorgere con quale facilita si decompone il sale di stagno e la riduzione del- l'ossidoin melallo, e come lo stagno ridotto venga dall'eleltrico uni- formemente trasportato ed equabilmente distribuito sulFinterna su- perficie del vaso di rame. Sara bene di cambiare la posizioue della vescica contenente lo zinco, affinche le parti interne del vaso che sono in contatto colle estremita delle laminette di rame, vengano cambiate e messe a nudo, ossia alio scoperto, onde po- tersi ben coprire di stagno come le altre parti del vaso stesso. Stante la pochissima quantita di sali ed acido che si deve im- piegare per la miglior riuscita e la facile esecuzione di questo me- lodo elcttro-chimico per stagnare, parmi poter arguire con fonda- mento che uu tale metodo si possa preferire a quello chs viene comunemente praticato. De' trasporti mctallici operati dall' elettrico. E nolo come il trasporto di sostanze metalliche operato per via umida dall' elettrico, e scoperto e considerato sino dal 1800 dal Brugnalelli (1), sia divenuto in questi ultimi tempi un mezzo a (1) Vcdasi la sua Memoria sull' ossielettrico, stampata ncgli Annali di chimica e storia naturale, tomo XV7III. Pavia 1S00. II Brugnatelli non omise di applicare 1' elettrico alle dorature e ad altri metallic! ricoprimenti ; veggasi la smldetta Memoria. c gli Annali suddetti , tomo XXI, pag. 148. Tratlato elementare di cliiinica, vol. II, p»g. 278; anzi insegno come vestire di pellc niclallica anche il carbone, c sono notabili le scie osservazioni sul carbone idrogenato, intorno al qual carbone ocenpossi rcct'iitemente il signor Sinec, come lcggianio 370 V A R I E T A . mirahili ed ulili applicazioni, poiche sc ne valscro il Becrjucrcl al- l'estrazionc dell'argento (Bibl. ItaL, torn. 93.", pag. 126), il De La Rive alio denature (Bibl. ItaL, torn. 97. °, pag. 72), il Jacobi, il Ma- rianini , il Politi alia riproduzione delle immagini. Ora vogliamo COQsiderare il trasporto di materia metallica che si opera dall' elet- trico quando producendo arco luminoso, si slancia dall'uno all' altro polo, iutoriio al quale argomento gia Davy, Hare, Daniell, Fusinicri, e da ultimo il signor Grove occuparonsi, e di quest' ultimo appuiito prendiamo a riferire le important] sperienze e osscrvazioni che ci sono notilicate dalla Biblioteca Universale, ne' suoi fascicoli di feb- brajo e di giugno dell' anno corrente (1). La materia scagliata dal polo positivo al negativo, mediante 1' arco luminoso , trovasi in condizione di polverc ed'ossido,se l'operazione avvenne nell' ossigeno, ovvero nell' aria; ancbe il pla- tino ne sembra leggermente ossidabile , poiche la scintilla cbe ot- tiensi tra due punte di platino nell' ossigeno puro, vale a diminuire la mole del gaz; se poi 1'ambicnte e il voto, o l'idrogeno o l'azo- to , la delta materia altro non e che polvere di quel metallo che fu polo d'onde parti la scarica elettrica. Da questa materia iinissima e candente deriva probabilmente il colore dell' arco lu- minoso , che infatti e vario secondo la Datura delle punte tra cui ha origine (2). II signor Grove ebbe a fare quest' importante osservazione, che la natura del mezzo ambiente, e I'azionc ch'esso esercita sui me- talli, facilitano in singolar modo il passaggio della corrente Ira le due punte metalliche. Cosi non mai gli venne fatto di ottenere un arco luminoso continue* in un ambiente d' idrogeno secco e puro, tranne il caso nel quale impiegavansi due punte di carbonc, ed eravi produzione d' idrogeno carbonate II ferro, se 1' ambiente e aria od ossigeno, produce arco bnllan- tissimo, ma se e idrogeno o se il voto, tla a scorgerc appena una Bella Biblioteca Universale del giugno (840 (ved. Annali di chimica c sloria naturale } vol. XXII, pag. 295. Pavia i8o5; c Menmrie dcl- I'htituto nazionale ilaliano , vol. I, parte II, pag. 298.) (1) Queste esperienze furotio falte mediante 1'usod'una batteria elettrica composta di ?>6 coppie di platino e ziuco d'un pollice quadrato, e potentc a produrre un arco luminoso di o,4 di pollice tra due punte di carbone (vedi Bibl. llal. , torn. 96.0, pag. 125.) (3) Era gia stato osservato dal Brugnatelli, die u le scintille com- >: pajouo con diversi colori secondo i divcrsi mc]_alli die s'impie- >9 gano per provocarle ». Annali di chimica e storia naturale, to- mo XXI, pag. 144. varieta'. 271 debole scintilla; all'incontro il mcrcurio produce anclie nell' idro- geno, nell'azoto, o nel vuoto, una scintilla alquanto brillante, e si- mile incirca a quella che produce nell'aria. La vivacita e Iunghezza dell'arco luminoso sono in ragione della maggiore o minore facilita d' ossidarsi di que' metalli tra cui l'arco stesso si stende; infatti rispetto alle suddetlc doti dell'arco lumi- noso i metalli succedonsi coll' ordine seguente: potassio , sodio _, zinco, mercurio, ferrOj stagno, piomboj antimonio, bismuto, ramc* argento, oro , platino. II calore che si suscita e la diminuzione del metallo sono molto piu ragguardevoli al polo positivo che al negativo ; se pero le espe- rienze hanno Iuogo nell' idrogeno secco , nell'azoto, o nel vuoto, calore e luce son egualmente intensi ad ambo i poli, e sieno o no ossidabili i metalli che i poli stessi compongono. La quantita di materia distaccata dall' elettrico scinlillante dal polo positivo al negativo e probabile che segua la ragione della quantita dell' elettrico stesso, talche la legge di Faraday circa l'azione definita dell' elettrico nelle decomposizioni chimiche sa- rebbe vera anche in questo caso. E in vero il signor Grove rin- venne che quando l'arco luminoso passa Ira un pezzo di zinco di- stillalo infisso al polo positivo, e un pezzo di platino infisso al nega- tivo, tanto ossigeno s' impiega a formare dell'ossido di zinco, quanlo presso a poco se ne sviluppa in egual tempo nel voltimetro posto a parte del circuito. Se il platino ponsi al polo positivo, il metallo ossidabile al negativo e sieno divisi da piccolo tratto d'aria atmo- sferica, il voltimetro indica uno sviluppo d' ossigeno molto minore di quello che avvenga a cose pari tranne l'opposla situazione de' metalli. Processo dagherrografico. Insino dal giorno sette del mese di febbraio ultimo decorso il signor ingegnere nobile Giuseppe Mozzoni preseuto al protocollo dell' I. R. Istituto di scienze lettere ed arti in Milauo una lettera suggellata , cui fu apposto il N. 35-j , e la quale, apei ta da poi , si trovo contenere un breve cenno in su di alcuni procedimenti dagherrografici , il cui efletto e di poter ritrarre sulla carta un numero indefinito di copie dagherrografiche senza che alterazione di sorta ne sotl'ra-4' originale dagherrolipo. Giacendo una lamina dagherrolipa in su di una lavola orizzontale, esposla ai raggj 272 VARIETA. solan , e tenendo fra le niani parailclamente ad essa lamina un fo- glio di carta fiba in modo da riccvcrne in sulla superficie inferiore i raggi ritlcssi della lamina in discorso, l'immagine dell' oggelto che questa porta designata si riflette fcdelmente in sulla carta , salvo che le parti illuminate compaiono in oscuro , le ombreggiate in cliiaro. Riflettendo V aulore clie questo fatto e pur quello che interviene colla carta fotogenica di Fox-Talbol, avviso che non sarebbe stato difficile ottenere le immagini fissate coi veri lumi come nell' originale dagherrotipo. II perfezionamento di tanto fa- cile daghcrrografia non dipendeva quindi se non se dal perfezio- uamenlo del processo Fox-Talbot, cui di leggieri anche altri po- tevauo rivolgere il pensiero e condurre a buon termine. Estimo cgli impertauto di dare una data certa al suo ritrovato. L' appa- recchio che servi al signor Mozzoni ne' primi suoi esperimenti , fu quello istesso di una camera oscura comune collo specchio incli- nuto a 45 gradi , che riflelle le immagini sul vetro smerigliato orizzonlale , a difftrenza: i°, che alia lente consueta, altra ne so- stitul assai piu forte, ponendovi al loco un diaframma in guisa da cscludere ogni luce spuria ; 20, sullo specchio , od al posto di esso, pose a giacere la lamina dagherrotipica; 5°, al luogo del ve- tro smerigliato colloco 1' accennata carta fotogenica in modo da ri- sultare parallela alia lamina dagherrotipica , e sempre cogli oppor- tuni ripari conlro ogni cffetto di luce esterna. La copia risulta evi- dentemente piu grande dell' originale, perche viene riprodotta da uu fascio di raggi divergent!, per cui permette anche con migliore efFetto che lelamine dagherrotipiche sieno assai piu piccolc dclle usitate. Col- 1' istesso apparecchio si possono riprodurre i contorni ingranditi di oggetti di storia nalurale, ove si pongano essi ad intercettare i raggi solari fra il diaframma e lo specchio. In atteuzioue di piu estese parlicolarila , assecondando di buon grado i desiderj del nobile ingegnere , abbiamo creduto opportune di far conoscere ai nostri leggitori quesli primi cenni che tornano di bastaute imporlanza. Necrologie. Domenico Viviani. Sonovi degli uomini, la cui perdila lascia un volo che diflicil- icnte avviene rcsti fiempito da altri per modo che non rimanga VARIETA1. 2j3 desiderio di loro presso i posleri. Fra questi io credo possano con ragione i Genovesi collocare il professore Domenico Viviani, che dopo parecchi anni di dolorosa malattia manco ai viventi il di i5 febbrajo del corrente anno in Genova. Nello stendere questi brevi cenni sulla vitae sui lavori del medesimo intendiamo rendere un tributo di gratitudine a cbi ne fu maestro carissimo. Altri, piu istrutlo, sottommettera in appresso ad imparziale disamina i suoi lavori , per porre in chiara luce quello veramente cbe ope- ro a vantaggio della scienza da lui professata per circa quaran- t' anni , ed innalzera cosi piu durevole monumenlo alia di lui me- inoria: ne 1' Italia inaiica d' uomini e per luini e per onesta di ca- rattere capaci di tanto. Nacque Domenico Viviani nel luglio del 1772 in Legnaro, pic- colo villaggio della Riviera a levante di Genova. Qui egli fu educato fino alia grammalica, la quale poi colla reltorica e la filo- sofia ando ad apprendere alle pubbliche scuole del paese di Le- vanto dalla nobile famiglia Da Passano in allora erette, e del pro- prio stipendiate. Egli e sotto del Righetti suo professore di rettorica che attese specialmente a perfezionarsi nella lingua del Lazio per modo che ne fu sempre scrittore non solo, ma parlatore elegante, e dal me- desimo aveva pure appresi i principj della lingua greca che in appresso, trovatosi in Genova a canto del celebre Solari scolopio, coltivo con ardore tale da poter con facilita ed esattezza voltare il greco in volgare. Non appena ebbe finito il corso delle filosofiche discipline, chiese ed ottenne un posto franco di quelli che la munificenza del medico e professore dell' archiginnasio romaiio Domenico Rivarola aveva instituiti nel 1657 ne' collegio di Siena. Quivi, sotto Canovai e Dal Ricco apprese le matematiche, e contemporaneamente appli- cossi alia medicina ed alia storia naturale, e tale interesse pren- deva per lo studio dell' anatomia, che il Mascagni lo ebbe caris- simo fra tutta la numerosa sua scolaresca. Terminato il corso per la medicina , recossi a Roma , dove ottenne la laurea dai pro- fessori di quell' archiginnasio con pubblico applauso. Educato fino da' pnmi suoi anni alia scuola de' classici latini, piena la giovane e robusta sua mente delle antiche ricordanze della repubblica e dcH'impero romano , non appena ebbe adempiuto alio scopo per cui erasi cola portato , s' invoglio di fare una peregrinazioue pei selte colli che coi rurleri maestosi ad ogni passo rammenlano quel Bibl. Ital T. XCVIII. 18 274 V.UIET A'. popolo eroico, le cui gcsta, in leggendo Tito Livio, Cornelio Nipote, Tacilo, ec., avcanlo tante volte sorpreso, e que' latini poeti, fra i quali Virgilio ed Orazio , gran parte de' quali sapeva a mcinoria e delle cui bellezze deliziavasi ripetendonc i piu bei passi. E ripensando come potesse portar seco un ricordo di quesla sua perlustrazione , vennegli al pensiero di raccorre le piante che avrebbe trovale sui luogbi che andrebbe visitando , per ritenerle presso di se quali testimonj di tale suo viaggio archeologico. Per tal modo Viviani, per una via tanto indiretta quale era quella del- 1' archeologia, incamminavasi quasi senza avvedersene al tempio di Flora dove aveva a rimanere come uno de' suoi piu cari ministri. In pochi giorni Viviani si ebbe per tal modo quasi compiuta una flora de' contorni di Roma ; e gia invaghitosi della botanica , parti da quella citta deciso, non appena fosse tomato al patrio tetto , di percorrerne i contorni , visitare le vicine vette dell'A- pennino per raccorvi le piante di cui e ricco , ed ordinarne una flo- ra. A questa particolare vocazione per la botanica tulto parve co- spirasse: giunto a Legnaro Viviani, suo malgrado, viene chiamato ad assistere de' suoi lumi due ammalati; questi gli muojono , ed un terzo in pochi di corre la stessa sorte. Tanto basto perche il gio- vane medico si decidesse di abbandonare la medicina pratica e si dedicasse alia storia naturale , ma specialmente alia botanica ; e ad oggetto di fame uno studio piu profondo ed esclusivo , par- tissene per Genova, dove, poco dopo esservi giunto, presentatasi l'occasione d'andare in qualita d' institutore presso una delle prin- cipali famiglie di Milano, cola porlossi per tale uflizio; era il 1795. Fu durante questa sua dimora in quella capitale della Lombar- dia che nelle ore libere dalle sue occupazioni attese alio studio della lingua tedesca, e vi fece progressi tali che, a modo d' eser- citazione, pote intraprendere la traduzione delle seguenti due ope- rette: Tratlato delle malattie de' bambini e della loro educazione fisica, di Crhtoforo Girtanner. Traduzione dal tedesco coll' ag- giunta d'anArticolo sull' innesto della vaccina. Tom. I. e II. Geno- va, 1801 dal Frugoni. — Preliminari d' una price mcdica fra Brown ed i suoi avversarj. Traduzione dal tedesco, vol, I, 1801, dal Frugoni. E siccome aveva presso quel nobile signore copia d' ot- timi libri d' istoria naturale , dove potersi escrcitare a suo piaci- mento, lungi dal lasciarsi egli pure trasportare e correre dielro a quelle novila oltramontane che in que' di misero a soqquadro la niiscra Italia, egli reslavasi sempre isolate ed incontaminato ; c varieta'. aj5 taulo era persuaso che la botanica colle sue allratlive era quella che avevalo salvalo dalla presso che generale corruzlone , che egli soleva dire : « non esservi studio che possa piu possente- » mente cooperare alia quiete dei governi ed al progresso dell'in- » civilimento , quanto quelle- della botanica , non tanlo per le con- » tinue sue applicazioni , quanto e piu ancora per 1' innocente e « sempre utile passione che inspira in quelli che la coltivano «. Vedendo inoltre quanto d'ajuto avrebbe potulo ritrarre dalla co- gnizione della lingua spagnuola , che la Spagna aveva in que' giorni copia di uomini sommi, da se solo colla grammatica ed il diziona- rio T apprese ; se non per quanto vuolsi a parlarla con facilita , almeno per quanto basta a tradurla esattamente. E siccome di sua natui a egli fu sempre vago d'apprendere nuove cose e cosl dopo le sue esercitazioni nelle anzidette due lingue , vennero ancora quelle di lingua inglese che apparo sufficientemente per leggere ed in- tendere francamente un tale idioma. Le vicende politiche pero cui andava soggetta 3Iilano negli ultimi anni dello scorso secolo tol- sero il Viviani a quella sua dimora ed a' suoi studj , e dopo il inemorabile blocco di Genova egli trovavasi in questa cilta alia direzione del giardino botanico del marchese Gian Carlo Di Negro, La ViUctta, e nel medesimo faceva scuola di botanica ai medici Lando , Mojon Benedetto, Ferrari, ec; ai chirurghi Marchese, Marchelli, ec., ed ai farmacisti Odero, Lercora, ec. In tal modo disponevasi alia cattedra di tale scienza dianzi stata stabilita in questa Universila, che dopo essere stata occupata dal Bait, dal Pratolongo Giambaltista (1787), non ebbe piu nessun professore lino al i8o5, in cui venne conferita al Viviani, il quale molto cre- dito gia aveva acquistalo presso diversi patrizj genovesi, che, come il Di Negro, avevangli dato libero accesso alle Ioro librerie ed ai loro ricchi giardini botanici , e tra essi nominava piu di fre- quente Giacomo Filippo ed Ippolito Durazzo. Durante questo tempo diede alia luce diverse produzioni che gli procacciarono rinomanza. Sono qucste , nell'ordine che vennero pubblicale, Y JElogio del fu dottore Giacinto Gibelli membro della Societa medica d'emulazione di Genova (29 aprile 1802 ) ; il Cutalugo delle pianle dell' orto botanico del marchese Gian Carlo Di Negro ( 1802 ); la com- pilazione di tre fascicoli dcgli Annali di botanica ( i8o2-i8o3) ; per ultimo una Memoria sopra alcuni erronei risultati dedolti nel calcolare le rispeltive mortalila del vajuolo naturale e del vajuolo inuestato ( 1 802 ). 276 V A R I E T A'. La nomina di professore non fu pel Viviani , come per molti vedesi succedere , 1* ultima meta de' suoi desiderj ed il termine de' suoi sludj : tutlo all' opposto , conoscendo egli essere tcnuto non tanto ad onorar sc , quanto la cattedra che andava ad occu- pare, dedicossi invece con maggiorc impegno di prima alio sludio di que' rami di sloria naturale, il cui insegnamento eragli stato affidato onde averne fama e darne ad una scuola che per allora nessuna ne aveva; ne fallivagli tale desiderio. Pensando prima d'ogni cosa importar molto la scelta d'un buon metodo nell' inse- gnamento, ne fu sollecito assai, e senza recitare lezioni serine, dis- sertava sulle materie da traltarsi con un metodo ed una proprieta di lingua che incantava. Siccome d'altra parte aveva gia esperi- mentato molto importare che la gioventu avesse un libro che le fosse di norma nello studio , e dovendo scegliere per la botanica un libro elementare fra quelli cbe erano stati in allora pubblicati, quello cioe in tedesco del celebre Willdenow, quello in ispagnuolo d' Ortega , o di Gavanilles, quello del Nocca o d' altri , preferl d' intraprendere la traduzione de' Principj elementari di botanica di G. A. Cavanilles, cbe pubblico coi lipi del Frugoni , Genova i8o5, come i migliori per tale oggetto. Nell' occasione poi di una disputa avuta col Nocca, il Viviani stampo come a sua giustificazione un Saggio sulla maniera d'impe- direla confusione che tien dietro alia innovazione dei noini ed alle inesalte descrizioni delle piante in botanica. Milano, i8o4- Annesse a questo saggio sonovi due lavoleinramerappresentanti due piante, incise dal Viviani, che oltre il disegno, anche 1' incisione aveva ap- presa in Siena, e della medesima dileltavasi nelle ore cbe restavangli libere dalle sue quotidiane occupazioni. Le diverse Memorie che pubblicava, e la sua opera sui funghi d' Italia ne danno prova della sua perizia ne'predelti due rami delle belle artij ed io posseggo de' ritratti da lui disegnati a matita con perizia grande, e somiglian- tissimi. Avverto questo percbe sia noto di quante belle doti andasse ornato il professore che abbiamo perduto. Conteinporaneamente pubblico una sua Metnoria sulla Sabella penicillus Linn. , che leggesi nel Giornale di fisica, chimica e storia naturale, ec. , di Lametherie, torn. LVIH , i8o5, Parigi, e che forse egli stesso consegno al giornaiista suddetto, allorchu nell' aulurino dello stesso anno fu per breve tempo col marchese Gian Slefano Spinola in qiiella capitale della Francia , dove fece la conoscenza personale V A R I E T A . 1JJ de' piu celebri botanici , fra i quali di Lorenzo di Jussieu e di Persoon, non che de'piii rinomali naturalisli, quali l'Haiiy, il Cu- vier, il Brongniart,ec, a cui il nome del Viviani non veniva sco- nosciuto , perche i suoi Annali di botanica ve lo avevano vantag- giosamente preceduto. Continuando ora ad accennare gli altri suoi lavori nell' ordine col quale vennero impressi , vengono i scguenli : Memoria sopra alcune nuove specie d' animali osservate nel mare Ligustico _, fra le Memorie della Societa medica d' emulazione , torn. III. Genova i8o4- Voyage dans les Apennins de la ci-devant Ligurie pour ser- vir d' introduction a V histoire naturelle de ce pays. Genes , par Giossi, 1S07. Flora Italica fragmenta. Genua;, Giossi , 1808. Mi- moire stir le sable noir ou menakanite que Von trouve sur les co- tes de la Ligurie. Giornale di Lame'therie citato , torn. LXIX. Phosphorescentia maris quatuordecim lucescentium animalculo- rum novis speciebus illustrata a Dominico Viviani _, etc._, accedit novi cujusdam generis ex vermium familia descriptio et anatomes , cum tabulis aneis quinque. Mem. della Soc. med. d' emulazione, torn. 4 j 1809. Mcmoire sur la Ligurite. Mem. dell' accad. di Ge- nova, vol. Ill, e Giornale di Lame'therie, torn. LXXVII , i8i5. Florce Corsica specierum novarum vel minus cognilarum diagno- sis quam in Jlora italica fragmenli alterius prodromum exhibet D. Viviani, etc. Genua? , anno mdcccxxiv. Flora? Libica specimen, sive plantarum enumeratio Cyrenaicam, Pentapolim^ Magna* Syr- teos desertion et regionem Tripolitanam incolentium j quas ex siccis speciminibus delineavit _, descripsit et acre insculpi curavit D. Viviani. Genua?, ex typographia Pagano mdcccxxiv. Novarum. specierum diagnosis _, qua in altero Florce Italica fragmento de- scriptione et icone illustrata comprchenduntur, quibus plantarum italicarum minus cognitarum ccnturia accedit. Genua?, ex tipo- graphia Pagano, mdcccxxiv. Plantarum egyptiarum Decades IV. Genua? , mdcccxxx apud Gesino. Dominici Viviani in R. Universi- tate Genuensi botan. et histor. nat. prof, appendix ad Flora Cor- sica prodromum anno praterilo mdcccxxiv Genua aditum ex speciminibus a dileclissimo olim audi tore meo med. doct. Steplia- no Seraphino in Corsica lectis. Genua?, i85o. Appendix altera ad Flora Corsica prodromum. Genua? , anno 1800. Delia struttura degli organi clemcntari dclle piante c delle loro funzioni nella vita vcgetabile, con 8 tavole incise in rame. Genova, dalla tipogralia 278 varieta'. Gravier, i83i (1). I fun ghi d' Italia, e principnbnente le loro specie mangerecce, velenose e sospette , descritle ed illustrate con tuvole disegnate e colorite dal vera. Genova , dalla tipografia e lilografia Ponthenicr, 1 854 j pubblicati 6 fascicoli (2). Memoria sopra alcuni plagi in botanica, con alcune rijlessioni che tie conseguitano , espo- ste in un appendice. Milano , dalla lipografia Rusconi, 1 858. Quanto si e detto riguarda le pubblicazioni principal! che alle epoche sovraccennate videro la luce ; che volendo dire dijutte vi sarebbero da noverare molti articoli critici mandati in diversi gior- nali (3); il dizionario zoo-botanico che stampavasi colla Iraduzione delle bucoliche e georgiche di Virgilio fatta dal padre Solari, e stara- patasi nel 18 10; una risposta ad una lettera scrittagli dal marchese L. Pareto, dove determina la specie di piante, cui apparlennero certe impronte di foglie dal Pareto lrovate nel gesso laminare della Stradella, si V una che l'altra impresse nel t° volume delle Memorie della Societa geologica di Parigi, ec. (4). Aveva pure gia radunati mollissirni scritti per la pubblicazione d' una geografia fi- sica della Liguria. Una vita si laboriosa , una serie di tanti lavori, alcuni de' quali interessantissimi per la loro novita , doveva far ambire ai diversi corpi scientifici della colta Europa di avere fra i loro collaborator!- il Viviani : venne difatto scrilto membro dell'Accademia di Ge- nova e della Societa medica d' emulazione della stessa cilta non solo, ma di tutte quasi le societa scientifiche d' Europa; ed i go- verni che si succederono, dal democratico ligure all'imperiale, quindi al regio di Savoja , tutti 1' ebbero in conto grande ; e lo colmarono di benefizii e d'onori. Fu eletto professore di botanica sotto del primo, sotto dell'imperiale ebbe di piu la cattedra di mi- neralogia ; era fra i professori della scuola di farmacia , e pin tardi inspetlore dell'Accademia. Sotto il governo atluale venne eletto consigliere del protomedicato; ebbe da S. M. Vittorio Emmanuele (1) Vedi Biblioteca italiana,, Tomi 65.°, pag. 45 e ig4, T. 66.°, p. go e. 282, T. 67.0, pag. 268. (2) Vedi Biilioieca italiana,, Tomo 8o.°3 pag. 36. (3) Citeremo alcune Memorie ch' egli mando alia Bibtioieca iialiana: Esame di un sistema di respirazione nelle piante ammesso dai signori Brongniart e Dutrochet3 analogo a quello che ha luogo negli animali. Tomo 67°, pag. 32i. Esame di alcune nuove osservazioni intorno alia struttura del- l'epidermide delle piaute. Tomo 74.0, pag. 462. Del bisso degli antichi. Tomo 8i.°, pag. 94. (4) Vedi Bibl. ital.j Tomo ^4°j Pag- 9°- V A R I E T A . 279 Ota aumento di pensione vitalizia pei nuovi oggetti da lui aggiunli al Museo, ed un nuovo aumento della medesima otteune allorche do- vette lasciare il locale die abitava nel palazzo stesso dell' Universi- ta. Per ultimo , quando S. M. Carlo Alberto felicemente regnante, salito sul trono, penso di fregiare della decorazione di cavaliere de'SS. Maurizio e Lazzaro quelli fra i suoi sudditi che piu meri- tarono delle scienze , Yiviani fu del bel numero uno, r.ui tocco in sorte dislinzione si bella ed onorevole. Quanti personaggi celebri nelle scienze naturali transitavano per Genova, tutti facevansi una premura di conoscerlo personalmente ; ed allorche fu in quesla citta S. M. 1' imperatore Francesco I.° egli venne eletto a rice- vere quell' alto personaggio, delle scienze naturali cultore dislinto, nella visita che degnavasi di fare a questo regio studio. Domenico Viviani pero mostro piu d' una volta anch' egli d'es- sere informato di debole creta. Colpito da fiera nevralgia nel brac- cio sinistra , che dopo averlo tormentato per 16 anni circa accom- pagnavalo al sepolcro, ma sottomesso a si dure prove, riconobbe, come mel disse piu volte , la mano dell' Onnipossente che si era gravata sopra di lui , e venia chiedevale di sue debolezze. Fisse resleranmi nella memoria fin che vivro queste brevi parole che di- cevami il di 8 aprile del 1 858 , allorche trovatolo nella pubblica libreria civica Berio , dopo poche domande fattemi ^u' miei studj , finiva : « Per me ho abbandonalo tultoj si e dalo anche Iroppo alia scienza, conviene pensare all'anima», e mostravami di che slavasi occupando : meditava e scriveva sui salmi penitenziali. Genova Giambattista Canobbio. Giuseppe Jacquin ( 1 ). Tra le maggiori perdite che 1' Austria ebbe a deplorare con giu- sto dolore negli anni trascorsi, anzi dal risorgimento delle scienze sotto 1' iminortale Maria Teresa in appresso, quella del celeberrimo (1) Dal JVienner Zeitung del 23 gennajo 1S4O. — Se il merito distinto dell' illustre naturalisla , il barone Jacquin, e titolo gia commendevole, pel quale prcsentiamo ai nostri lettori la traduzione di questi cenni biografici, lo e altresi la grata inemoria che conserva gran parte dcgli scienziati italiani della somma e liberale cortesia e gentilezza di lui, colla quale gli accoglieva allorquando loro av- vrnne di conoscerlo di persona e visitarlo in Vienna. 280 varieta'. Giuseppe !>arone di Jarquin e una delle piu degne di compianto, e piii gravi, anzi piu irreparabili: diciamo irreparabile, non gia come se 1' Austria mancasse d'uomini, i quali nelle discipline da lui coltivale., e in cui principalmente era divenuto autorevole e avea fatto immortale il suo nome, non fossero in grado di progre- dir degnamente al pari di lui, anzi forse piu luminosamente; ma per quell' unione che in lui era di gran copia di profondo sapere ne' moltiplici rami della scienza, e di pregi dell'umano spirito, as- sociata alia piu rara modestia e alia piu nobile cortesia. Giuseppe Francesco Jacquin, uscendo da una famiglia francese gia dianzi stabilila alia Martinica, nacque il 7 febbrajo 1766 a Schem- nitz in Ungheria. Quivi 1' illustre suo padre Nicolo, che dopo il suo ritorno dall' Indie occidentali nel 1759 avea sposata la figlia del suo antico amico e protettore G. E. Schreibers, imperiale regio segretario di Governo in Vienna, insegnava sino dal 1763, come consigliere monlanistico nella scuola montanistica che v' e stabilita, non solo la chimica e metallurgia, ma anche la dottrina de' mon- tanistici lavori. Alloraquando poi nel 1768, per la spontanea rinuncia di Roberto Laugier, rimase vacanle la cattedra di chimica e botanica nell'Uni- versita di Vienna, fu chiamato Nicolo Jacquin ad occuparla, e con lui Giuseppe ne venne ad autunno inoltrato di quell' anno a Vienna. Dotato di un raro talento ereditato dal padre, che gia dalla piu tenera eta faceva splendida mostra di se , e dava adito alle piu belle speranze , ottenne egli, sotto la sorveglianza di un istilutore fornito di moltiplice coltura , qual era Nicolo Molitor di Magonza, stato poi professore, la prima istruzione nella casa dell' illustre suo genitore, sotto la cui immediata scorta egli veniva educato ed erudito. Sin da fanciullo accompagno il padre in tutle le escursioni nei contorni della capitale si riccamente cosparsi dei doni di Flora, e negli amplissimi spazj che si distendono dalle pianure ungheresi alle noriche alpi, le cui cime entrambi ben anche raggiunsero. E ne avvenue che, giovinetto com' era di undici anni, facesse tale scoperta che la naturale istoria e la fisiologia arricchi di un fatto non stato ancora fino allora avvertito, ond' ebbe occasione, in si tenera eta , di gia poter comparire siccome scrittore. Quesla scoperta, con cui egli per primo addusse prove in contrario all'opi- nione, stata anche sino a questi ultimi tempi dominante, che non tutte le lucertole si moltiplicassero per mezzo di nova , pubblico egli in una dissertazione intitolata De lacerta vivipara> che fu stanr pata ael primo volume Nova Acta Helvetica, 1778. V A R I E T a\ 28l Allevato il Jacquin nel giardino botanico dell'Universita di Vicu- na, ovc gia dimorava sino dal second' anno cli sua vita, non pote- vano i suoi studj ad altro rivolgcrsi che alle scienze natural!; la quale inclinazione suscitata dal contiuuo consorzio coJ figli di Flora, che sino dalla piu tenera gioventu aveanlo circondato, era dal pa- dre caldamente promossa. Oltre alle scienze naturali le lingue in ispecie occuparono la sua giovanile atlivita, e nel loro apprendimcnlo a lui venne in accon- cio un lalento vivace anche in siitatta applicazione. Cos! Giuseppe Jacquin era non solo nato, ma anche allevato ad essere naturalista. Lungi da quelle forme di studio, che solo inceppan lo spirilo , che a violenza ne frenano la libera coltura, e che, come 1' espe- rienza di cinquant' anni ne insegna , ran apporlano i huoni frutti ; 1 proprj studj Jacquin condusse, al pari di molti uomini del passato secolo che ammiriam come grandi, secondo la propria scelta e in- clinazione, e secondo i principj di quella grande scuola che 1' im- mortale Gerardo Van-Swieten aveva in Austria fondata. Poiche fu inlrodotto nei secreli della natura, e corredato delta coguizione delle lingue, si rese pratico della classica Ielteratura an- tica, inlraprese il corso degli studj medici frequentando le lezioni di suo padre, nelle quali egli gia da alcuni anni prestavagli assi- stenza, e le lezioni di Barth, Stoll, Collin, Leber, Well e Fellner. Poiche Maria Teresa nel 1774 ebbe innalzato alia nobilta au- striaca Nicolo Jacquin per i suoi grandi merili verso la scienza e lo stato, occupossi Giuseppe iccessantemente di scientifici lavori. Mediante la traduzione del trattato di Camper Sulla migliore Scarpa, fatta nel 1782 sull' originate olandese e pubblicata in Vienna, co- mincio sin d'allora a manifestarsi quel suo rinomato zelo per la dif- fusione delle cognizioni piu universalmente vantaggiose, che di se fece poscia si splendida moslra, e ch' egli nutri con pari cnergia in- sino agli ultimi giorni. Essendo ancor giovine di sedici anni, pubblico nel Giornale bo- tanico di Romer le osservazioni che avea falte, e piu tardi, nel 1784, pubblico a Vienna in quarto le sue dissertazioni circa la storia de- gli uccellij il quale lavoro racchiude molte per quel tempo impor- tant] notizie attinenti alia zoologia descrittiva , sicche la scienza il nomina ognora con grata ricordanza. A compimento delle moltiplici svariate cognizioni di cui gia s' era arricchito, intraprese nel (788, dopo compiuti gli studj e nel venli- 282 yarieta'. duesimo anno di eta, un viaggio scientifico, a spese dell' Impera- tore. Viaggio l'AHeinagna, 1' Olanda, l'lngliilterra, e fece lunga di- mora in Londra , durante la quale sernpre ebbe alloggio presso il eclebre Banks. Nella casa di lui, non solo mediante la compngnia de' persouaggi piu cospicui di quella grande citla cooinopolitica (tra i quali dopo Ranks ci acconlenteremo di nominare Everardo Smith, Herscbel eDryander) Irovo occasione di coltivare c perfezionare le sue cognizioni ne' moltiplici rami dell' umano sapere, e cosi porre il fondamento di quella soda moltiforme scienza che in lui ammi- ravamo; ma anche si addestro a quella vivace socievolezza, che, congiunta a schietta affabilita, semplicita aliena da ogni arroganza, e cortcsia liberalissima, gli aveano a procacciare universale ed una- nime estimazione ed amore. Dall' Inghilterra si condusse in Francia, affin di fregiare in Pa- rigi, Eldorado delle scienze, di compiuta erudizione il suo sapere, e mcdianle il confidente consorzio di uomini quali erano Jussieu , Dcsfuntaines, Labillardiere, Lavoisier e Vauquelln, salire a' sommi gradi della scientifica collura. I torbidi civili che gia in allora mi- nacciavano la Francia, lo indussero a rinunziare al divisamento di visflare, come gia fece suo padre, i paesi interlropicali dell' Indie occidental^ e a volgcrsi invece all' Italia. Qui pure strinse relazione coi dotti piu ragguardevoli, e nel 1791, dopo un'assenza di tre anni, fece ritorno in Austria: nell' anno medesimo Leopoldo II lo nominava professore supplente di bota- nica e cliimica nella Viennese Univcrsita. Dopo cio 1' imperalore Francesco II lo deslino nel 179J ad ag- giunto a suo padre, il quale gia per trent' anni avea prestato i suoi servigi alio stato come professore. Egli nell' anno stesso pubblico in Vienna il suo Trattato di cliimica generate e medica, in doppia edizione, tedesca e latina, due volumi in ottavo, con la qual opera, proporzionata com' era alia condizion delle scienze di quel tempo, premuniva i suoi uditori istruendoli delle piu recenti scoperte spel- tanti alia suddetta disciplina, cui e data si larga ingerenza nella so- cievole vita. Egli e da cio manifesto come da Giuseppe Jacquin venissero in Austria i principj dello scientifico sviluppo di quel si importante ramo delle scienze naturali. Cosi pure mediante la popolare e fa- cile trattazione delle malerie, mediante la sposizione delle applica- zioni loro nelle arti e manifatture, e specialmente mediante l'aver segnalato cio cb' e di pratica utilita, vuolsi ancbe considerare come VARIETA*. 283 autore della universal diflusione di quella scienza nella niu gran parte dell'austriaca popolazioue. La farmacopca provinciate auslriaca clie Jacquin elaboro con- giuntamente al padre, e venne in luce anch' essa nel i"()3 a Vienna in otlavo, opero una soslanziale riforma ne' medicamenti sin allora usati, come pure nella loro preparazione. Le replicate edizioni di questo libro, e le variazioni introdoltevi secondo ricbiedevanlo i bisogni del tempo e della scienza, mostrano chiaramente qual utile influenza il Jacquin apportasse nel miglioramento della farmacia negli slati austriaci. Allorche nel 1797 il padre si ritiro dalla carica di professore, egli ebbe le congiunte caltedre di chimica e botanica, come professore ordinario dell' Universita Viennese; poscia nel 1802 la medica fa- colta dell' Universita medesima, cui allora apparteneva, il promosse al grado di dotlore in medicina. Da quel tempo la sua casa divenne il luogo di convegno di tutti gli amatori delle scienze e delle arti, ond' e cb' essa raccogliesse il nazionale e lo straniero senza distinzione di condizione o di eta; non cravi scoperta, non ritrovamento di qualche importanza, a qua- lunque scienza od arte apparlenessero, da qualsivoglia contrada provenissero, cbe nella casa di Jacquin non fossero scientificamentc e popolarmente discussi. Per tal modo Jacquin diede opera al- l'istruire anche faceudo fruttuosa la socievole conversazione. La sua scientifica attivita, indirizzata principalmeate com' era ai bisogni della vita, comincio presto ad essere universalmente couo- sciuta. A ciaseuna impresa, clie con la scienza avesse un benche scarso legame, egli dedicavasi operosamenle; e quale influenza in Austria ne venisse da una tale sua operosita alia storia naturale, al- reconomia, aU'arti, cbiaro apparisce a chi spregiudicatamenle ne consideri il prescnte stato, ed al trascorso il confronti. I nieriti narrati non potevano dal monarca essere lasciati privi di premio, e in testimonianza di ricognizione dei medesimi 1' im- perator Francesco, cbe gia avea decorato ^Nicolo Jacquin della croce del reale ordine ungberese di s. Stefano, ne elevo la famiglia alia baronia dell' imprro austriaco. Allorcbe nel 1807 l'aiciduca Giovanni d' Austria istitui in Vienna 1* I. R. Societa agraria, ne fu il Jacquin fatto membro della direzio- ne (ed egli gia sino dal 1804 per sussidio d' agronomicbe ricer- cbe avea comperato un piccolo podere a Schecbat), c nella delta qualita contribui essenzialmente alia prosperita della sammentcvata 284 varieta'. associazione clic divenne si benemerita dell' agronomia e della in- duslria austriaca. II 3UO Ti'attalo di chimica generate c medic a , di ctii dal ij85 in avanti giii crano slate fatte Ire edizioni, comparve novellamenle nel 1 8 10, ed egli stesso pose cura a quesla quarta ed ultima edi- zione, comprcsa anch' essa in due volumi in otlavo, e slampata a Vienna; la conclusione per altro del socondo volume, dopo lunga interruzione, tenne dietro nell'anno 182-2 per opera del suo amico e scolaro prof. Beniamino Scholz. I nolabili ampliamenti che que- st'opera ottenne per 1' aggiunta delle piu recenli scoperte, e prin- cipalmente la sua forma popolare, la appropriarono in quel tempo piii ehe ogn'altra al pubblico insegnamento; quindi anche negli esteri stati fu preslamcnte aceolta, e venne tradotta cosi in inglcse come in olandese. Diede principio nel 181 1 alia pubblicazione delle sue Eclogac Plantarum rariorum , opera sontuosa in foglio grande, adorna di bellissime tavole in rame, e che fu continuata sino al 1817; cosi pure, dopo la niorte del padre (18 17), si assunse la continuazione della non men dispendiosa opera dal suddetto cominciata nel 1806 e inlitolata Stapeliarum in liortis vindobonensibus cultarum descri- ptiones j questa con pari alacrila continuo sino al 1818. In quel tempo pose mano inollre ad una nuova opera grandiosa Eelogae gra- minum, che pert) sgraziatamente ne furono compiute ne dispensate. Tanla dovizia di cognizioni, e una si benefica loro influenza nella pralica vita, gli meritarono nel 1820 dalla maesta di Francesco I la nomina di effettivo consigliere di governo della Bassa Austria. Cio che Jacquin operasse per il giardino botanico dell'Universita di "Vienna, particolarmenle dopo il 18 19, da che esso , mediante occupazione di terreno circostanle, fu piu del doppio ingrandito, lo testifica anche una superficiale ispezione di quello spazio si ampli- ficato e si riccamente di piante fornito, che vent'anni innanzi per la sterile natura del suo fondo ghiajoso neppure era acconcio a cam- peslre coltura. I piu aperti e irrefragabili schiarimenti circa questo argomento ne vengono somministrati dall' opeia intitolata // Giar- dino Botanico di Vienna 3 eslratta dagli Annali di medicina, ma sgraziatamente rimasta incompiuta ; tal relazione storica del Giar- dino Viennese e uscita dalla penua medesima di Jacquin correndo il 1825. II Jacquin volse in appresso specialmcnte la sua atlenzione al mig!!oramento degli ottici strumenti, in particolare del microscopio ; quali risultamenti avrssero le sue falicbe mediante il soccorso di V A R I E T A'. 285 un Simone Pliissel non e mestieri che si dica, poiche vennero co- ronate di tal sticcesso che non speravasi, e che vasto campo aperse di nuove osservazioni alle nalurali discipline. Gia il mondo scientifico, che da qunrant' atini conoscevalo come professore, da lungo tempo il risguardava come slipite de' natura- listi austriaci. E gliene venne nel i83o onorevolissima distinzione per parte dell' unione de' naturalisti e medici tedeschi raccoltasi in Amburgo , essendo stato da essa eletto presidente di quell' unione medesima che dovea 1'atmo seguente rinnovarsi in Vienna. Con quale afFabilissima dignita Jacquin reggesse quest' incarico , il sa ognuno ch' ebbe la venture di prender parte a quella esimia associazione. Frattanto V atlivita di Jacquin sempre piu volgevasi alle prati- che cose , e a norma prendevasi la comune ulilita. Cio attestano la maggior parte de' suoi piccoli lavori , che sono ripartiti negli An- nali di medicina . nel Giornale di fisica di Baumgartner, negli Atti dell5 1. R. Societa agraria di Vienna e in molt' altri giornali : ma specialmente lo attestano le cure che da ultimo ha consacrate ai pozzi artesiani. La sua 3Iemoria su questo soggetto pubblicata in compagnia di Paolo Partsch, e intitolata / pozzi artesiani in Vienna e suoi contorni , comparve nel 1 854 'n Vienna in 8.°, di- mostrando qual viva parte prendesse a quell' importante ritrova- mento , e quanto contribuisse alia propagazione del medesimo nella patria nostra. Quando nel 1 834, per la morte dell' archiatro e botanico cele- berrimo ]Nicol6 Host, rimase derelitto il Giardino che Francesco I avea istituito nel Belvedere per la Flora auslriaca, fu dall' impe- ratore medesimo a Jacquin confidata la ispezione di questo stabili- mento da lui create L' I. R. Societa d' orticultura sorta in Vienna nel i85j elesse Jacquin a suo vice-presidente, e poscia a socio ouorario. I meriti del Jacquin iurono anche apprezzati e ricompensati fuori del paese natio. Le Accademie di Parigi, Monaco e Torino, e molte dotte Societa di Germania , Francia, Lnghilterra, Olauda , Russia ed Italia espressero il pregio in che i detti suoi merti teuevano ccl- 1' annoverarlo tra' loro membri ; cosi pure ricompensolli il re Fe- derico VI di Danimarca, mandandogli la croce dell'ordine del Da- nelirog , e l' imperatore INicolo I di Russia conferendogli nel 1 85(3 1 ordine di Wladimiro di quarla classe. Dopo avere durante quarantasetl' anni occupata la cattedra di chi- mica, chiese nel 1 858 di esserne escnerato3 e gliel concede va la maesta di Ferdinando, che a un tempo stesso, in segno di sua gra- zia, conferiva al venerabile vecchio la croce del real ordine UDghe- lS6 VAR1ET a'. rose di S. Slefano, di cui gia suo padre dal prccedentc monarca era stato insignilo. Pero con sempre pari alacrita, malgrado 1' eta avanzata , attese Jacquin sino al tennine di sua vila all' incarico di professore di bo- tanica. Volse le cure a una nuova edizione dell' Jntroduzione alio studio dc vegetabili di suo padre, non ancor slata consegnata alle stampe, e mantenne sino agli ullimi giorni del viver suo quella so- rievole adunanza ch' avea istituita. La sua salute, sino al 72 anno stata non intorbidata, comincio a vacillare. Gli si era ingenerato un malore alle reni, che sul prin- cipio del i838 per lungo tempo il tenne a letto. Per altro il regc- lato tenore di sua vita, ed una felice costituzione fisica, lo rifecero nella state dell' anno inedesimo cosi sano da potersene nutrire fon- data speranza cbe ancora per niolti anni fosse serbato alia scienza, alio stato , agli amici. Per quanto le sue corporee forze cotninciassero visibilmente a declinare , serbo pero sempre sino al suo fine, nel consueto vigore, la sua morale attivila. Col principio di dicembre i85g comparve di nuovo minacciosamente la sua malattia ; ma pocbi giorni appena dopo che l'ebbe ridotto al letto, ecco cbe una repentina paralisi delle reni e della spina dorsale mise fine, con universale cordoglio e tur- bamento , all' attiva laboriosa sua vita ; cio avvenne il 9 dicembre alle ore cinque della sera, non avendo egli ancora raggiunto il 74 anno di vita. Lascio la consorte, nata baronessa diNatorp, ed un' unica figlia maritata al suo cugino 1' I. R. consigliere e direttore de' gabinetti di storia naturale, Carlo cav. di Schreibers. Quale e quanta perdita la scienza , lo stato , gli amici facessero in Jacquin puo solo sentirsi , non gia descriversi. II rammarico cbe ne nacque fu universale, siccbe dall' imperante per ogni classe di colte persone si diffuse sino all' ullime condizioni. Il suo convoglio funebre lo ha dimostrato. Con lui l'Universita Viennese perdette F ultimo rampollo della grande scuola di Swieten, il suo astro piu bello. I naturalisti austriaci, che tutti con riconoscenza si dicevano suoi scolari, deplorano in lui la perdita del loro ultimo grande maestro. Con lui cessava e vero la progenie dei Jacquin , ma questo no- me , sua merce e inerce del suo gran genitore , a perpetuita so- pravvive. Dott. L. J. Fitziiiger. F. C.lRLlNIj, P. CONFIGLIACHI, G. FEBRARIO, B. CATENA, G. B. Fantonetti, Membri Sell* li 11. lstilulo, Direttori. Pubblicalo il 5 ottubre lS.jo. MUaaOj TfpogrUfia Bernard 9.87 [[ratio delle osservazioni meteorologiche Jatte alia miova torre astronomica del- '.'J. R. Osservatorio di Brcra all'altezza cli tese 10,62 (metri -26,5?\) sull'orto bo- tanico, e drtese~y5,^S (metri 147,11) sul livello del mare. MAGGIO i tyo. B A R O METRO Direzione del vento ri [lotto a !a tcni jeratur 21' S a+ ior 5>' S R. : 51 m 81' m 1 ih 111 81- s I l1' S 5'' m 1 1 •> in 5>' S I In S poll. lin. lin. lin. lin. l.n. lin. lin. 1 27 7,8 7,8 7-6 a 6,8 7-° 7-6 N 0 0 m N K E N E (1 1 27 8,5 8.8 8.8 8,2 8,7 9,2 E S E S E S S E E S E 5 •J7 9-5 9-5 9-4 «>7 8,0 8,6 8-7 E S E S E s 0 O i 27 9-5 9,8 10,0 9-8 9-5 9-9 10,2 S E (I) S S E E j 6 ,7 10,1 9-9 9-8 9,b 9-4 9-4 9-0 E S E S E E N E E N E 27 9-5 9-4 9-4 9,5 9-' 9-4 9-4 S 0 E S 0 N N E n 27 9-4 9-5 9-2 8,8 8,2 8,2 8,1 E N E S E (I) O N E 8 27 7,5 7>* 7-9 7-8 7>3 7-4 7-5 E S E E S E N N E !l 2 7 6,9 6,7 6,4 5,9 5,2 5,5 4-9 S S E S E (0 S F. S E (I i) 27 0,4 0,1 2,6 2,1 J-9 2,5 2,2 ese(D s se(0 E S E N N E 27 2,1 2,5 2,4 2,5 2,8 5,6 4,0 0 s 0 S S E E > 27 4,9 5,5 5,8 5-7 5,6 5,6 7,1 S E S S E s 0 N .1 27 7.5 7-8 8,2 8,1 7-6 8,2 8,2 N N 0 N 0 E N N E k 2 7 7-6 7-3 7=3 7,0 6,6 5,o 6,8 E E n e N E S E :> 27 6,4 6,5 6,8 4-9 4,8 5,i E S E S S E E S E N O 6 27 5,2 5,4 5,4 5.5 5,5 5,5 5,5 O s 0 S 0 N E 7 27 5,5 5,5 5,4 4-8 4,4 4-6 4-Q N E S E E N E O 8 27 5,4 6,1 6,2 6,5 6,5 7-5 7-9 N E 0 E S E N N E 9 2 7 8,4 8,8 8-7 8,2 8,1 7-9 7-4 N E s 0 S S mi ti 2 7 6,4 6,1 6,0 5,8 5,5 5-7 5,8 N N O 0 s 0 N O 27 6.5 6.6 6-7 6,5' 6,0 6,8 7-2 N O N O N 0 N E >■>. ''-7 8,5 8,5 8,9 9-° 8*7 9-3 9fi S E S 0 s 0 s 0 6 ''-7 9-5 9-8 10,1 10,1 10,0 io,5 1 1,2 O O s 0 S 14 27 n,5 n,8- 11,8 11,4 10,9 11,1 1 1,2 S E N O O 0 s 0 ... 26 ''7 I 1,2 1 1,5 1 1. .9 1 0,2 9-5 8-7 6,8 8,9 S S 0 N N 0 0 •'7 7-9 7-2 7-3 6,9 6,5 7,0 O O 0 N O N O 27 "7 7P 7-4 7'^ 7-4 7-4 7-9 8,4 N N E O O N t8 "7 9-2 9-7 9-8 9-7 9,0 9-4 10,0 N E s 0 E S E N O 29 "7 10,0 10,1 10,0 9-4 9-1 9-b 9-8 N E N O N O O in ■>7 9-7 9-9 9-9 9-6 9,0 9<7 10. n X N E 0 s 0 0 s 0 s e (a) 11 27 12,2 12,0 12,2 12,1 "-7 12,0 12,1 S E S S E s 1 Alte zza ma ssima c el bare metro poll. 2 8 lin. 0,26 « inn 7 " J-92_ 7 - 7,8i55 « nie Le ore so no in ten ipo vero civile j le leltere 11 1 ed s in iicano ri pcltivamente lc ore dellj malliiu od an inicru unc e tp clle dellu sera o j iniernil.il e. ! 2«? M A G G I 0 840. Altez za del iit m termor.ietro P Stato del cielo "c © 5'' m 81' m 2>» s 5i> s 8h s I I1' s da mezzanotte a mezzodi. da mezzodi 1 a mezzanotte 4-10,8 -4- 15.6 + 18,0 + 22,5 + 22,7 + 18,6 + 16,6 Sereno. Ser. nebbiost 2 12.7 14,8 16,8 i8,5 18,9 1 5,2 11,6 Sereno. Sereno. 3 10,9 12,2 '4,9 17,8 *7*7 1 4,6 12,6 Sereno. Sereno. 4 10,4 9,9 1 3,8 14,8 i5,o 1 3,o n,5 Nuvolo. Nuvolo. 5 ~6 10.3 9'1 io,5 12,0 10,2 9P 8,9 8,9 Nuvolo. Pioggia. n,5 1 3,7 1 5,q 1 3,3 11,9 10,6 iNuvolo. Nuv. sereno 7 9,5 I 3,2 i5,9 16,8 16,0 1 4,5 n,9 Ser. neb. nuv. Nuv. pioggia 8 1 1,0 11,6 i3,4 1 4,2 i4-7 12,6 12,0 Pioggia. Nuv.piog.ten 9 10,8 12,0 12,5 1 ',9 n,4 n,5 1 1,1 Pioggia. Pioggia. 10 1 1,1 10,8 11,6 1 1,0 10,4 9,5 8,8 Pioggia. Pioggia nuv. 1 1 8,5 io,5 1 5,4 1 5,2 1 4.4 10,8 10,0 iNuvolo. Nuv. sereno!1 12 8,7 ii,4 14,3 16,2 16,3 12,1 10,2 Sereno. Sereno nuv. • i5 10,0 i.,4 n,5 1 1,1 1. ,5 10,9 10,6 Nuv. piogg. Nuv. piogg.' »4 9,0 9* 9>« 12,3 1 3,o n,5 10,9 Piogg. nuv. Nuvolo. 16 10,4 S\3 11,7 12,8 i5,i 1 1,1 io,3 9>l Nuvolo. Nuv. sereno 10,2 l5,2 i4-3 10,7 10,1 8,9 Ser. nuv. Nuv. piogg. 1 !7 9>l 10,4 10,1 n,3 10,9 q,b 9>[ Piogg. nuv. Piog. tem.sei 18 8,q 11,8 1 4,2 1 5,6 n,6 1 1,2 10,1 Ser. nuv. Piog.tem.se!' '9 8,0 12,6 1 3,5 i6,5 1 4,0 1 3,5 12,4 Ser. nuv. Nuv. pioggis 2 0 2 1 9>l q;6 io,5 11,4 n,5 12,7 9-7 9-i Piogg. nuv. Nuv. piog. sei: 12,6 l4jO 1 3,2 14.5 1 1,2 8.- Ser. nuv. Piog. gran, sei 2 2 5,9 8,9 9,6 10,1 n,4 9^ 8,5 Piogg. nuv. Nuv. sereno.! 2 0 8.0 io,3 1 3,o 1 4,1 1 4=9 12,0 9>7 Ser. nuv. Sereno. 24 8,0 15,0 1 4,0 i5,5 J7>4 i5,6 11,8 Sereno. Sereno. .5 26 io,5 10,7 1 3,6 16,8 18,2 i8;6 16,9 11,9 Sereno. Sereno nuv. i4,5 17,3 19,6 20,7 16,4 i4,5 Sereno. Sereno. 27 10,0 i5.6 i8,3 20,6 21,7 17,7 14,2 Sereno. Sereno. 2 8 10,2 16,8 19,2 '9>9 18,9 16,8 10,0 Ser. nuv. . Sereno nuv. •>q 1 3,4 i5,7 18,4 20,6 20,9 !8,5 1 4,3 Ser. nuv. Nuv. temp. { 5o I 3,2 16,7 19,1 20,6 20,7 18,6 16,6 Sereno. Sereno. 3: 1 4,8 »5,9 18,4 1 8,4 18,7 i6,5 i4,9 Ser. nuv. Sereno. Alttz za mas sima del term* >metro » Quai min nie( itita dt lia j3 Ila pioggia lin ee 63,3 4- Tern lometri Rutherford \ Tempt ralura massima +- 24,0 • minima + 5,5 1 Vent 0 domi nante, sud-est 1 Num ero dei giorm sereni in tutu ) il mese 1 4- 289 BIBLIOTECA ITALIANA PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. Delia natura degli Dei. Libri tre di M. Tullio Cicerone, volgarizzati da Teresa Carniani Mal- vezzt. — Bologna, 1828, e Milano per Gio. Sil- vestri, i836. Del supremo dei beni e dei mali. Libri cinque di M. Tullio Cicerone. — Bologna e Milano, i83g. Lucullo, o sia il secondo dei primi due libri acca- demici di M. Tullio Cicerone. Volgarizzamento di Teresa Carniani Malvezzi. — Bologna, 1 836. Dei fini de' beni e de mali. Libri cinque di M. Tul- lio Cicerone, tradotti neW italiano da Gianfran- cesco Gallon 1. — Piacenza, iB/^o, dai torchi di A. Del MainOj in 8°, di pag. xv e 4^5. Vjiceronc non e quello solamente in cui si mostri chiaro quanti ha eloquenza e frutti e fiori^ ma e uno de' piu venerandi filosofi dell1 antichita, il quale se non ha dato un sistema suo proprio di filosofia , ha per6 esposto le duttrine di parecchi filosofi con mag- gior forza e chiarezza che essi medesimi non avreb- bero adoperato. Egli fece sua la filosofia dei Greci , cogliendone il fiore, adornandola di vive e nuove idee , e dandole un piu lucido ordine , come si puo scorgere dal libro degli Uflizj , in cui rannoda tutto Bibl. Ital. T. XCVI1I.' 19 390 ALCUNE OPERE DI CICERONE il mondo sociale e morale all' adempimento dei do- veri che tutti hanno verso ciascheduno, e ciasche- duno verso di tutti: libro che merito di essere ap- pellato dal Barbeyrac il miglior trattato di morale di tutta P antichita che noi abbiamo _, il piii regolare, il pih metodico , e quello che piit si accosta ad un sistema compiuto ed esatto. Percio tra le opere filosofiche di Cicerone, questa e la piu letta, la piu celebrata , quella di cui si sono fatte piu traduzioni, mentre i libri De Natura Deorum, - De Finibus Bonorum et Malorum - Accademicarum Qucestionum^ non avevano ancor ottenuto 1' onore di un volgarizzamento. Ed ecco che ci si fa innanzi una donna, la Malvezzi, onore del bel sesso ed ornamento della dotta Bo- logna, con queste tre opere che clla traslato senza la- sciarsi sgomentare da veruna difficolta, anzi, com- piendo 1' arduo lavoro con instancabile lena. In tal guisa noi vediamo ragunata la filosofica famiglia di Cicerone coperta da italico vestimento} giacche a queste traduzioni bisogna aggiungere il libro degli Uffizj tradotto dal Facciolati e dal Gargallo, il dialogo Ae\Y Amicizia ed i Paradossi voltati dal chiarissimo Del Chiappa , e le Tusculane volgarizzate con molta ele- ganza e fedelta dal conte Napione, il quale pose in fronte ad esse un grave e dottissimo ragionamento sui meriti che Cicerone ha verso le scienze filosofiche. Non si e mai chiarito meglio che la difficolta con- siste nel cominciare, e che il piu tristo passo e quello della soglia, quanto nel bel primo capo del libro I De Nat. Deor.j in cui si legge una sentenza chiamata il tormeiito 0 la croce degli interpreti : poiche si tratta di nient' altro che di dover leggere : torn varia? sunt doctissimojwn hominwn tainque. discrcpantes sentential, ut magno arguniento esse debeat caussam } id est prin- cipium philosophic esse^ SCIENTIAM (ed alcuni codici manoscritti leggono iisscientiam) prudenterque acade- niicos a rebus incertis asscjisionem cohibuisse : si tratta, dico, di decidcre se si debba leggere che la causa od il principio della filosojia e la scienza, ovvero la insciejnza: si tratta di due contrarj , del sapere o VOLGARIZZATE DA T. MALTEZZI E C. GALLOJCI. 29 1 non sapere. II presidente Bouhier ed il suo grande amico 1' Olivet abbracciarono e sostennero la lezione principiwn philosophice esse scientiam: il Midleton in una nota alia vita di Cicerone, ed il dottissimo Er- nesti sostennero 1' altra dell1 inscientiam che Aldo Ma- nuzio il giovine aveva trovato in alcuni codici ma- noscritti. La quistione duro lungo tempo , anzi fino all'epoca in cui la critica 0 la filosofia istessa entro colla sua face a diradar queste tenebre. II conte Napione, in una Memoria letta all'Accade- mia di Torino, ba dimostrato che bisogna leggere in» scientiam , ed interpretare questa voce non gia per ignoranza , ma pel dubbio fdosofico del Galileo e del Cartesio. 11 motivo cbe spinse ed ancora spinge gli uomini a filosofare, cioe a far ricerca del vero, e il non possederlo ancora: perocche l1 acquiescenza nel vero, e la compiacenza di contemplarlo dopo cbe si e trovato , puo considerarsi come una beatitudine fi- losofica, non mai come una cagione cbe risvegli la mente umana, e la inciti a filosofare. Il vero cono- sciuto pu6 essere, anzi e sempre per 1' uomo un mezzo di pervenire alia cognizione di allre verita sconosciutej ma la scienza della verita medesima non puo esser mai, ad un tempo, mezzo e fine. Quel non sapere degli accademici moderati , di cui in questo luogo parla Cicerone, non e diverso dal tanto celebrato dubbio del Cartesio , anzi del Galileo , il quale, benche sapesse tante cose, e le sapesse cosi bene, pure niente ripeteva piu volentieri di quell io non lo so: detto che merita altrettanti encomj quanto il suo sapere medesimo; poiche veramente non si co- mincia a sapere, cbe dall'istante che si comincia a diffidar di se stesso ed a deporre ogni presunzione. Questo dubbio , questa esitanza era propria della selta accadcmica cbe Cicerone aveva abbracciato, e che toglieva la luce ed avvolgeva in una ccrta qual notte le cose. — (Quce lucem eriperet et quasi noctem quanulam iehus qffunderet J. — Non era pero pirroni- sta, anzi, a sfuggirne il biasimo , Cicerone soggiunge in apprcsso : Non sumus ii , quibus nihil verum esse 292 ALCUNE 0PERE DI CICERONE videatur, sed ii qui omnibus veris falsa qucedam adjun- cla esse dicamus. Ed ecco lo imperche vuol che si cominci a filos'ofare dal dubbio , c che da questo si passi con grande cautela alia ricerca del vero } ecco lo imperche afferma che la causa della filosofia e 1' inscienza o la dubbiezza. Pertanto il Napione cosi traduce il passo citato leggendo non sciendum, ma in- scientiam. u Intorno alia quale natura degli Dei tanto ?» sono diversi e discrepant! i sentimeuti di uomini y> dottissimi, che somministrano uu validissimo argo- » mento per dimostrare che la cagion motrice, vale » a dire quello che da prima diede impulso agli uo- » mini a filosofare, fu il trovarsi in mezzo alle dub- » bieta, e che percio prudentemente adoperarono i y> filosofi accademici nel badar bene di non prestar » 1' assenso loro a cose incerten. Dopo tanti e si forti argomenti con cui venne e spiegata e sostenuta la lezione inscientiam, non avrem- mo creduto , che si potesse tradurre, come fa la Mal- vezzi, che il fondamento della fdosofia esser deggia la pura evidenza $ meno poi che si potesse scriver sotto: my attenni alia sentenzpr'di Buhero } o del Bouhier, la quale venne cosi vittoriosamente confutata dal Na- pione. Era poi neccssario il conoscere cio che quel profondo filologo ddl Wittenbach (Bibl. Critic, parte III, pag. 19) scriveva per correggere il testo: Causatn idest principium philosophia? esse inscientiam. Concorde in cio coil' Heindorf , egli voleva cancellate le parole idest principium philosophies come giunta di un glossatore. La traduzione che abbiamo impreso ad esaminare avrebbe avuto d' uopo di una maggior correzione per togliere alcune mende che talvolta deformano un pen- siero h"adotto nel resto con bella maestria. Cicerone, nel cap. XI del lib. I, parla del sistema Pittagorico in questa sentenza: Pythagoras, qui censuit animuni esse per naturam rerum omnem intentum ct commean- tem ex quo nostri animi carperenlur , non vidit distra- ctione humanorum animorum discerpi et laccrari Deum y et quum miscri animi cssent, quod plerisque coritingeret, turn Dei partem esse miser am; quod fieri non potest. VOLGARIZZATE DA T. MALVEZZI E G. GALLONI. 2g3 Eccone la versione della Malvezzi : w Pittagora imma- » gino che nella natura di tutte le cose fosse proteso » e cosperso un animo divino dal quale gli animi no- 5) stri si venissero come quasi a carpire. E non s'ac- » corse che col separamento degli animi umani , ve- » niva smembrato e lacerato Dio. E se gli animi » umani fossero infelici, siccome alia maggior parte » accade , sarebbe necessariamente infelice una parte 55 di Dio, lo che non pu6 esserew. Quel commeantem che vien da un verbo esprimente l1 andare ed il tor- nare , od il trapassare, tradotto per cosperso , non ci pare vocabolo che si possa giustificare. Bello e il motto di Simonide, che andava indu- giando a rispondere intorno all'esistenza ed alia na- tura degli Dei. Roges me, quid 3 aut quale sit Deus $ auctore utar Simonide: de quo quum qiHEsivisset hoc idem tyrannus Iliero, deliberandi sibi unum diem po- stulavit; quum idem ex eo postridie quaireret biduum petivit } quum sa?pius duplicaret numerum dierum , ad- miransque Hiero requireret , cur ita faceret : Quia quart to irtquit diutius considero* tanto mihi res videtur obscurior. « Or dunque se tu mi domandi se vi sieno « e cio che sieno gli Dei, pigliero a maestro Simoni- » de, il quale, domandato di questo istesso dal tiranno y> Gerone, chiese un giorno a deliberare la causa', il » di appresso, ridomandato, ne chiese due} e viep- 55 piu ridomandato , duplicava il numero dei giorni. 55 Alfine, maravigliato Gerone, gli disse perche cosi 55 facesse^ ed ei soggiunse: perche quanto piu di giorno 55 in giorno io mi vada la cosa ponderando , tanto 55 piu la trovo oscura 55. Lasciando quel la causa, che guasta il racconto, e non si legge nel testo, siarn d'av- viso che la versione procederebbe limpida e non disa- dorna. Cicerone suol citare molti versi in questo suo trat- tato , e la Malvezzi ne traduce alcuni con vena spon- tanea. Servano d'esempio questi : Omitto Eleusinam sanctam illam et augustam Ubi initiantur gentes orarum ultima*. 2g4 ALCUNE OPERE DI CICERONE Prcetcreo Samothraciam , eaquc, quce Lemni Nocturno aditu occulta coluntur Silvestribu' scepibu' densa. Niente diro di quell' augusta Eleusina A' cui misteri la devota gente Da tutte parti ad iniziarsi accorre. Ne parlero pur di quella Samatracia, O de' riti che Lenno in folte selvc Col denso vel di cupa notte asconde. Al contrario, quei versi dei Sinefebi di Menandro , tradotti da Cecilio Stazio, che si leggono citati nel cap. VI del lib. I: Ab amico amante argentum accipere meretrix non vulf. non prescntano piu la loro nativa semplicita. A tanto un umil cortigiana aggiunge : jy amato amante si licusa all' oro. Che poi la traduttrice sapesse ristxingere il piede nell' orma del suo autore lo mostra quel verso di Ennio, citato nel cap. XXXV. Simia quam similis 3 turpissima bestia _, nobis? Tuipe bestia e la sciniia3 e I'uom somiglia? II secondo libro della Natura degli Iddii e pieno di versi di Arato , di cui Cicerone aveva con elegante fedelta tradotto il poerua dei Fenomeni. Avremmo desiderato clie la Malvezzi li avesse corredati di note, affinche in tanta luce di scienze non si bevessero a lunghi sorsi gli errori degli antichi , i quali in fatto di astronomia e di fisica mostrarono talvolta una de- plorabile poverta. La stessa descrizione della strultura del corpo umano, e de' cinque sensi principalmente, che e ancora una delle piu belle in questo genere , avrebbe avuto d' uopo di essere illustrata per rettifi- care alcune nolizie, e toglierc alcune mende, le quali divengono tanto fastidiose in un tempo in cui l'a- natomia ha fatto si grantli progressi. VOLGARIZZATE DA T. MALVEZZI E G. GALLONI. ig5 Chi traduce quest' opera di Cicerone, dee superare gravi difficolta in que' luoghi, in cui o si danno chiare e setnplici definizioni delle cose, o si spiegano le etimologie dei vocaboli. Addurremo qui un solo esempio tratto dalle voci religione e superstizione. Non enim philosophi solum , verum etiam majores nostri su- perstitionem a religione separaverunt. Nam qui totos dies precabantur _, et immolabant ut sui sibi liberi su- perstites essent} superstitiosi sunt appellati : quod nomen postca latius patuit. Qui autern omnia 3 qua? ad cidtutn Deorum pertinerent , diligenter retractarent et tanqvam relegerent, religiosi died sunt ex relegendo 3 ut elegan- tes ex eligendo, itemque ex diligendo diligentes, ex in- telligendo intelligentes $ his enim in verbis omnibus inest vis legendi eadem qua; in religioso. Questo luogo diffi- cile e volgarizzato con maestria e con una certa faci- lita dalla Malvezzi. « La superstizione fu dalla reli- » gione separata, non solamente da1 filosofi , ma e- >■> ziandio da' raaggiori nostri. Imperocclie superstiziosi n chiamaronsi coloro cbe ogni giorno sacrifieavano m agli dei , pregando clie i figliuoli rimanessero loro j> superstiti. Da qui la superstizione ebbe nome , cbe 55 poi piu ampiamente si dilato. Ma coloro cbe tutto 55 che appartenga a divino culto accuratamente ponde- 55 ravano, o, per cosi dire, rieleggevano, si dissero 55 religiosi dalla voce rieleggere , come elegante fa 55 tolto da cleggere, intendente da intenderen. Al con- trario non si e ben tradotta la famosa etimologia cbe si da della voce Venere. Quae Dea ad res o/nnes ve- niret Venerem 7iosti'i nominaverunt } alque ex ea po- tius venustas, quam vends ex venustate. Non troviamo nel volgarizzamento della Malvezzi cbe una vera scon- ciatura di questo concetto Ciceroniano, poiche non vi si leggono cbe queste nude parole: La voce Vencre dedussero forse da venusta. Odasi al contrario con quale cvidenza il cavaliere Manno abbia traslatato questa etimologia in quel suo pregevole libretto Delia fortuna delle parole. u Quella divinita cbe Venerc noi appelliamo, non 55 per altro cosi fu dctta, se non perch e vieue a tutte 2q6 ALCUNE OPERE DI CICERONE » le cose. E da essa ebbe poscia origine la parola di » venusta, cbe malamente da taluno si crede abbia n non tolto ma dato il nome a quella dea » . Quel- 1' imperioso amore, che domina sugli animali tutti, e perfino sulle piante ed interviene in tutte le cose umane, e quello che fece dare il nome a Venere. Percio, come osserva il Manno istesso, questa voce, fedele alia sua origine femminina , non era impie» gata propriamente dai Latini a denotare la leggiadria e la piacevolezza dell' aspetto nel sesso piu forte. Onde, avuta ragione della differenza nella bellezza dei due sessi, diverse erano le voci che dovevano adope- rarsi} talche quello che diceasi venusta muliebre do- vesse corrispondere nell'altro sesso a dignitd virile. Quando un filosofo si accurato e profondo qual era Cicerone, adopera alcuni di que' vocaboli che sem- brano sinonimi e nol sono, e li mette in fila 1' uno dietro 1' altro, perche esprimano una gradazione di idee, ardua riesce la versione. Prcedictiones vero et pra;sensiones rerum quid aliud declarant^ nisi hominibus ea qua; futura sunt ostendi} monstiari^ portendi ^ prce- dici? ex quo ilia ostenta, monstra , portenta , prodigia dicuntur. Non si poteva tradur meglio di quel che si e fatto dalla nostra valorosa donna. « E le predizioni, » ed i px*esentimenti dell' avvenire, che altro dichia- » rano, se non che vi e cosa, la quale pone dinanzi " gli occhi , e quasi protende e pronostica e presagi- » see agli uomini gli eventi futuri? dal che prendono » poi nome le visioni, i portenti, i pronostici, i pre- ss sagiss. Poco dopo si torna alia stessa descrizione di prodigi, e colla stessa precisione si traduce. Cleanthes quideni noster quatuor de caussis dixit in animis homi- num informatas deorum esse notiones. Primam posuit eanij de qua modo dixi , qua; orta esset ex prassen- sione rerum futurarum $ alteram quam ceperimus ex magnitudine commodorum;, qua; percipiuntur cceli tem- peratione, fxcunditate terrarum , aliarumque commodi- tatum complurium copia, tertiam qua; terreret aminos fulminibus1 tempestatibus , nimbis} nwibuSj grandinibus, vastitate , pestilentia^ terra; motibus, et scepe frernitibus VOLGARIZZATE DA T. MALVEZZI E G. GALLONI. 297 lapideisque imbribus et guttis imbriwn quasi cruentis ; turn labibus aut repentinis terrarum hiatibus ; turn prop- ter naturam, liominum peciulumque portends / turn fa- ctious visis coclestibus _, turn stellis lis quas Grceci comc- tas, nostri erinitas vocant, qua? uuper bello Octaviano magnarum fuerunt calamitatum prcenuntice ; turn sole geminato, quod ut e patre audivi, Tuditano et Aquillio consulibus evenerat: quo quidem anno P. Africanus sol alter extinctus est (Lib. II. V). « La nozione che in- » forma gli animi umani al conoscimento di esseri di- ss vini j secondo il nostro Gleanto , deriva da quattro » cagioni. La prima cagione e quella della quale par- » lai, nata dal presentimento delle cose future. La se- tt conda ci viene dalla contemplazioue dell1 immensita » dei beni che si percepiscono dalla temperatura dei » cieli, dalla fecondita della terra, dalla copia di al- » tre infinitissime comodita della vita. La terza ne » viene dal terrore che ci scuote 1' animo all1 apparire » di fulmini, di tempeste e di uembi, di nevi, di y> grandini, di pestilenze devastatrici, di tremuoti e r> di spesso fremere della terra , al piovere di sassi c n di sangue , al i-epentino spalaucarsi del suolo, e su- » bissar paesi : al nascimento di ferini e d* umani ma- tt stri , all' apparire di faci ardenti nel voto dell1 aria , a e nelPapparir di quelle che i Greci appellano co- y> mete, noi stelle crinitc ( le quali non ha molto , ne y> vennero prenunciatrici delle grandi calamita della » guerra d' Ottaviano ) , ed infine, all1 apparir del ge- r> minato sole, il quale fu visto ( narrava mio padre) » nel consolato di Tuditano e d^quilio, Tanno ap- a punto in che rimase estinto quel chiarissimo sole di « P. Aftricano ».. Certi motti passati come in proverbio, ed alcune pa- role divenute solenni richieggono da un traduttore una scrupolosa csattezza. Fra i motti annovereremo il fa- moso ipse dixit dei Pittagorici, che divenne poi come l'impresa degli scolastici. Nee vero probare soleo id , quod de Pythaghoreis accepimus: quos Jerunt si quid ajjirmarent in disputando, quwn ex Us quereretur quare ita esset^ responderc solitos, ipse dixit. Ipse autem erat 2C)S ALCUNE OPERE DI CICERONE Pytagoras. •< Ne io approvo in vcro cio che si narra r> dei Pittagorici. Cioe, se disputando avessero affer- y> mato alcuna scntenza, domandati della ragione, da- s' vano per tutta risposta: Egli il (fosse: Egli, cioe Pi- 3j tagora?'. Io avrei inti'alasciato quell' il e perche nel testo non c' e , e perche il dixit solo ed ignudo ha un non so che di energico e di grave, che gli da P apparenza del responso di un oracolo. Nel cap. XVIII del lib. II. Cicerone per dire : « Voi non vi siete applicati alle matematiche j> , fa uso di unlinguaggio conforme alle costuraanze de' suoi tempi, in cui non si descrivevano i numeri o le figure geometriche sulla lavagna, ma nella polvere. Numquam cruditum ilium pulvercm attigistis. La Malvezzi non avrebbe mai dovuto tradurre quel pulverem con un plurale, e dire attingere alle dotte polveri dei matcma- ticij perche questa e una di quelle parole , il cui nu- mero e fisso e fermo dal consenso universale quando si applica alle scienze matematiche. Tanto e cio vero, che io non vedrei piu senso in quell' espressione in- torno ad Archimede di Cicerone istesso ( Tus. V a3 ) : Humilem liomunculum a pulvere et radio excitabo : non ci vedrei piu senso se quel pulvere fosse tradotto pluralmente. Aggiungi che Persio nella prima satira parla anch' egli di figure e di numeri: Secto in pulvere^ ed il cav. Monti nel tradurlo ha fatto uso del singolare polve. Chi poi, dopo una si luuga sanzione dell' uso, direbbe ovmai cosperso di polveri olimpicJie ^ anziche di olim- pica polvere? Al contrario non avrei ritenuto la voce del testo allorche si parla della nave degli Argonauti, e si chiama divinum et novum vehiculum. II novello divin veicolo non suona bene in italiano , e non mi garbeg- gra. Con tenue mutamento si puo correggere la ver- sione in questo luogo^ mentre e assai difficile il deter- minare quale delle nostre parole o frasi corrisponda a quelle con cui nel testo si determinano le varieta dei toni della voce} candidum sfuscum / la?ve, aspcrum ; gra- ve, acutum $ Jlexibile^ durum; quce hominum solum au- ribus indicantur. Un brauo di traduzione inedita, che si riporta nella ristampa milanese, fa corrispondere a VOLGARIZZATE DA T. MALVEZZI E G. GALLOM. 299 ciascun genere di voce una di quelle parole che si 00*0110 cosi spesso sulle labbra di coloro che frequen- tauo i teatri: se canora o Jbsca; se molle od aspra; se grave od acuta; se flessibile o dura. Nel volgarizza- mento dell' illustre donna di Bologna non v' ha una distinzione cosi accurata. « Sieno essi (i suoni) rauchi, jj sieno canori, dolci, aspri, gravi, acuti, flessibili e » duri:, di tutto 1' orecchia umana giudica ». Cicerone , al dir dell' Olivet , ha fatto entrare nel trattato della Natura degli Dei una parte dell' antica fisiea, spogliandola di cio che essa poteva avere 0 di barbaro nei termini, o di arido nel ragionamento. Tutto fiorisce sotto le mani di Cicerone: egli fa abitar le Grazie fin tra le rughe istesse della filosofia : ora- tore in tutte le sue scritture, ha una vivezza che non lo abbandona mai , e che e regolata secondo le diverse materie. In tal guisa egli trasfonde ne' suoi i*agiona- menti un' anima che si comunica a1 suoi lettori , i quali credono di essere del suo tempo, di vederlo, di sentirlo : o per dir meglio, non si pensa a lui in que- sti dialoghi, ma ci occupiamo solamente dei perso- naggi che egli mette in sulla scena^ e che ora sono un Epicureo, che da millantatore attacca tutte le al- tre sette per venderci poi le piu grandi follie^ ora uno stoico austero, dotto, eloquentc, che ha uno zelo di religione per le sue chimere^ ora un accademico, che nel battere gli altri due accoppia alia forza de'suoi ra- gionamenti tutti i riguardi della gentilezza, tutto il sale della gajezza. Questa variela che risplende nelle opere di Cicerone, forma per lo piu lo scoglio contro cui vanno a rompere i traduttori che non possono , come il loro autore, presentare uno spettacolo auziehe una lettura. In questo la Malvezzi si e mcritala non poca lode, variando lo stile secondo il carattere dei personaggi, ed ora adattandolo a materie giavi, ora assottigliandulo colle argu/.ie c cogli scherzi. Meno niaestrevole, benche forse |>iu limata e cor- retta, ci sembra la versione del Lucullo , ossia del se- condo dei primi due libri accadeinici. Non si puo nc- gare che talvolta a forza di studio lo stde diviene 3oO ALCUNE OPERE DI CICERONE aspro ed oscuro, come si puo chiarire col seguente esempio. Cicerone, tessendo l1 elogio di Lucullo, il loda per la portentosa sua memoria. Habuit divinam quondam memoriam rerwn : verborum majorem Hor- tensiuSj sed, quo plus in negotiis gerendis res } quam verba prosunt Iioc erat memoria ilia pra?stantior ; quam Juisse in Themistocle , quern facile Grcecix principem ponimus , singularem ferunt. Qui quidem etiatn polli- centi cuidam, se artem ei memoria? , quae turn primum proferebatur , traditurum , respondisse dicitur } oblivisci se malle discere, credo, quod h&rebant in memoria qwECumquc audierat vel viderat. « Divina egli possedeva » la memoria delle cose. E se Ortensio superato lo 55 avesse nella memoria delle parole, avvenendo che i a condurre gli affari piu che le parole giovino le '5 cose, quella sua memoria era piu prestante. La 55 quale segnalata si narra che possedesse anche Te- 55 mistocle, da tutti, non v' ha dubbio, nomato grande 55 della Grecia ^ e di lui si narra che , domandato da » certo filosofo, il primo che professo l1 insegnamento " dello ammemorare artificiato , se il volesse imparare, " rispoudesse: sentir se piu disposto ad imparar l'arte » delF obblivione. E credo, perche troppo forse egli » ammemorava d' umani fatti od uditi o veduti'?. Chi non sente in questo volgarizzameuto un certo non so che di stentato, di artificioso , di contorto? Quel prin- cipem Graicia? tradotto per grande della Grecia non presenta Y idea di Cicerone che il gridava non solo grande ma primo, e quindi il piu grande. Quel verbo ammemorare, ripetuto ben due volte, sara una perla , ma non e registrato in alcun vocabolario da noi con- sultato, non in quello della Crusca, non in quello del- l'Alberti; e siccome i volgarizzamenti debbono servire per quelli i quali non sono granfatto eruditi, bisogna che sieno bensi dettati con una cernita favella , ma non riempiti di voci e di locuzioni od arcane o ri- cercate , o fuori dell' uso comune. Pertanto io non avrei tradotto Y ordiamur a sensibus : "S'incominci da1 55 sensorjsj, ma avrei messo la bella e spiattellata la voce sensi , ne avrei detto: Come potrebbe il geometra VOLGARIZZATE DA T. MALVEZZI E G. GALLONI. 3oi cernere le materie deW arte sua? ma avrei posto dal- Tun de' lati quel latinismo, benche sia Dantesco : meno poi avrei usato: si studiano di venirne ostendendo (vedi p. 21 e 3o)} ne sensi impulsati^ ne la parva Cinosura^ ne invenne cosa nuova (pag. 5i, 5 a, 53): ne la magnitudine dell' animoi ne per usar verba da verbo (pag. 55, 64)} ne i plurimi\ ne laberei ne la- bente margine dello ambiguo (pag. 69, 83, 84)3 ne lo- cate antipodi; ne il contennendo , quantunque lo usasse il Machiavelli : ne il cogitando^ benche abbia qualche esempio ed uno specialmente del Varchi: ne formosi , per belli, quantunque sia difeso dairautorita del Boc- caccio e del Passavanti (pag. 90, g3, 99)} ne la im- penetranda oscurita della natura; ne le mendacie degli organi sensitivi (pag. io5, 106). Queste parole hanno del ricercato e del peregrino, e mal si confanno ad un grave trattato di filosofia. Ma quando la valorosa nostra donna non si arresta, come per giuoco. a dar la caccia a voci e modi arti- ficial, scorre qual limpida fonte. Ne sia d1 esempio il cap. XXV, in cui si disputa intorno alia fallacia dei sensi. « Tu a difesa dei sensi t'afforzi col parlar del y> volgo-, e jeri, perche cio non ti fosse facile, io senza •n avei-ne bisogno scagliai non pocbi riinprocci contro 5? i sensi: onde tu cadesti ad affermare, cbe agli oc- y> chi tuoi non pareva tronco il ramo immerso nel- y> V onda, ne variopinto il collo della colomba esposto ?! allaere. Ob! come mai? Agli occhi miei apparisce » cbiaramcnte sensibile lo scavezzato del ramo per en- » tro Tonde^ e chiaramente sensibili appariscono i » mille colori che accende in faccia al sole il collo a della colomba. Ma quauti jeri non adducemmo y> esempj in prova dello ingannar de* nostri sensi: » Fa che quelli reggano e la tua causa annienti » L'Epicureo Timagora nega essergli avvenuto giammai » che al premere d' un occhio . la fiammella della lu- » cerna gli si convertissc in due:y e questo fenomeno , n che appare agli occhi di tutti, dice che e menzo- '■•> gna dell' opinione. non degli occhi. Quasi si daman- is dasse, se le fiammclle in quel caso sieno due in 3oa ALCUNE OPERE DI CICERONE » sostanza e non soltanto in parvenza ». Un altro esem- pio di chiarezza e di fluidita puo essere quel luogo , ia cui Cicerone parla del sistema di Iceta Siracusano, il quale fu 1' antecessore di Copernico e del Galileo neir ammettere la mobilita della terra, mentre il sole la irradia immoto. u Iceta Siracusano, secondo che » narra Teofrasto, pensa che il sole, la luna, le stel- n le , e tutto finalmente che e al disopra della terra , n stia immobile} ne cosa niuna dello universo si » muova, fuor la tei'ra, la quale intorno al suo asse n rotando e ravvolgendosi, fa si che paja ella stare, » e muoversi intorno lei tutto il cielo. E si vuole che y> eziandio Platone cio accenni nel suo Timeo , ma te- » nendosi nel cupo della sua sublimita». II testo dice soltanto : Hoc etiam Platonem in Timcco dicere quidam arbitrantur, sed paullo obscurius. Ma sapendosi da al- tre opere che cosa intendesse Cicerone per oscurila Platonica, la Malvezzi ha potnto pigliarsi un po' di li- berta foggiando un bel concetto. L' opera De Finibus bonoi'um et maloruni , benche non sia inferiore a quella Della natura degli Dei, od allc Tusculane^ benche si porti in grembo tutta la sa- pienza dei greci filosofi intorno alia suprema felicita del- l'uomo: benche sia piena di bellissime sentenze, e ricca divivissimi concetti^ benche nel quinto libro specialraente sia ornatissima, ed abbia un elegante proemio, pure non aveva fino a1 nostri giorni, a nostra saputa , trovato un animiratore che la traslatasse. Ed ecco che entrano in quest1 aringo a contendersi la palma due valenti campioni che hanno consacrate le lor vigilie ai trat- tati filosofici di Cicerone. La Malvezzi prima, poi il Galloni di Piacenza ci diedero due volg'arizzamenti del libro dei Fini ^ e tanto Tuna quanto 1' altro si me- ritarono lode^ se non che se dovessimo talvolta giudi- carne dopo aver istituito il paragone, dovremmo forse essere discortesi, non dando la corona al bel sesso , ma al forte. Lasciamo pertanto che ne giudichi il let- tore istesso. Cicerone nel proemio riprende coloro che, essen- do eruditi nelle rrreche lettere non volevano che si VOLGARIZZATE DA T. MALVEZZI E G. GALLONI. 3o$ filosofasse in latino, e censuravano i suoi libri in cui spo- neva nella natia favella tutto il sapere dei Greci, anzi non leggevan nemmeno i poeti del Lazio, perche ave- van tolti gli argomenti e gli intrecci dai tragici della Grecia. Jtudem esse omnino in nostris poetis aut inert tissimce segnitice est aut fastidii delicatissimi^ mihi qui- dem nulli satis erudil'i videntur } quibus nostra ignota sunt. * Ed al certo, Fessere totalmente ignaro de' poeti » del patrio idioma e pigrizia inertissima, o indizio r> di troppo facile nausearsi. Ed a me sembra non » appena erudito 1' uorao, che non conosce le cose pa- is trie ». (La Malvezzi.) « Lo scbifar di leggere i poeti nostri o egli e se- » gnale di troppo vile pigrizia, o di troppo piu dili- r> cato gusto. Per vero, a me non pajono abbastanza » eruditi coloro ai quali ignorate sono le cose nostre». (Galloni.) Parlando dei libri de' giureconsulti, Cicerone narra che erano spacciati meglio di quelli dei filosofr, il che avviene an che a' nostri giorni. Ut sint ilia vendibilio- ra} ha?c uberiora certe sunt. « Se quelle sono materie piu grate al popolo, que- y> ste, al certo, sono piu ubertose di frutto ". (La Malvezzi.) « Avvenga pure che quegli scritti sieno vendevoli r> assai piu, egli e pero certo che questi sono piu utili ». (Galloni.) II proemio del V lib. venne sempre considerato come un capolavoro di eloquenza, perche Cicerone, dipingendo i sensi che si destarono in lui medesimo ed in alcuni amici, quando, trovandosi in Atene , vi- sito TAccaderaia o la scuola di Platone, mostra quanta reverenza abbiano gli uomini pei luoghi abitati dai piu sublimi ingegni , e come in veggendoli sembri ad essi di veder que' personaggi redivivi. Quwn venisse- mus in Academia? non sine causa nobi/itata spatia , solitudo erat ea (juam volueramus. Turn Piso , natu- ram nobis hoc, inquit , datum dicani , an en ore quo~ dam: ut quwn ea loca videamus , in quibus mcnwria 3o4 ALCUNE 0PERE DI CICERONE dignos vii'os accepcrimus multuin esse versatos _, niagis moveamur quant si quando eorwn ipsorwn aut facta audiamus , aut scriptum aliquod legamus? vclut ego nunc moveor. Venit enim mild Platonis in mentem ; quern accepimus pnnium hie disputare solitwn: cuius etiam illi hortuli propinqui non memoriam solum mihi afferunt _, sed ipsum videntur in conspectu meo ponere. Hie Speusippus _, hie Xenocrates , hie ejus auditor Po- lemo , cujus ipsa ilia sessio Ju.it , quam videmus. Equi- dem etiam curiam no strain ( Hostiliam dico non hanc novam, qua? mihi minor esse videtur _, post.eaquam est major J solebam intuens } Scipionem, Catonem, Lcelium, nostrum vera in primis avum cogitare. Tanta vis ad- monitionis inest in locis, ut non sine causa ex his me- morice ducta sit disciplina. Turn Quintus^ est plane, Piso , ut dicis inquit. Nam me ipsum hue modo ve- nientem convertebat ad sese coloneus die locus , cujus incola Sophocles oh oculos versabatur: quern scis quam admirer y quamque eo delecter. Me quidem ad altiorem memoriam Etlipodis hue venientis et Mo mollissimo car- mine, quasnam essent ipsa ha?c loca requirentis, species quondam commovit. u Giunti per quell' ameno passeggio all'Accademia , y> vasto edificio non senza ragione fatto celebre, vi » trovammo la solitudine da noi desiderata. E Pisone » allora prese cosi a parlare: Erro forse, o ne e dato y> da natura, che all1 aspetto de' luoghi celebrati da » uomini degni di memoria ne si muova 1' aniino piu r> che non e all' udire delle chiare loro gesta, e al » leggere de' loro scritti? In vero io mi sento ora cora- » mosso^ questo luogo mi richiama alia mente Plato- y> ne, il quale, secondo ne si narra, fu primo a im- » prendervi le filosoflche disputazioni. E questi quivi » intorno deliziosi boschetti, non solamente mi richia- » mano al pensiero l'immagine di lui, ma la sua stessa y> persona parmi vedere quivi assisa; e qui veggo » Speusippo, e qui Senocrate col suo discepolo Pole- 's mone, di cui fu quello scanno che la veggiamo con- v> servarsi. Ma che non forse anche l1 aula del nostro y> senatorio consesso, non dico la nuova, la quale, VOLGARIZZATE DA T. MALVEZZI E G. GALLONI. 3o5 » cosi ampliata come ora e, m'apparisce piu angusta, m ma dico quell' antica detta Ostilia, se con gli occhi v si fissa, non ne fa presente Scipione, Catone e Le- » lio, 1' avo nostro, uomo tra' primi illustre, assidersi 35 filosoficamcnte ponderando gli affari della nostra re- 55 pubblica? Cotanta ne offrono ricordanza i celebrati 35 luoghi, che non senza ragione li vogliamo esempio 33 di storiche dottrine. E Quinto riprese: Propriamente >5 o Pisone,la e cosi. A me pure, or mentre venivamo, 33 richiamo 1' attenzione il borgoColoneo, ove abitator 33 vivo m' apparve quel Sofocle,il quale tu sai quanto 33 io ammiri e quanto di lui prenda dilettO} e si m'ac- 3' cesi la iinmaginativa , che sino Edipo stesso vidi ivi 35 aggirandosi andar chieggendo in quel mollissimo >s carme (i) a cui que' luoghi appartenessero 33 . (La Malvezzi.) « Giunti dentro dai viali delPAccademia, non senza 33 cagione divenuti celebri, eravi quella solitudine che 33 avevamo desiderata. Allora Pisone, e egli cio, disse, 33 a noi dato da natura, o si viene da una cotale il- J3 lusione, che, quando vediamo que' luoghi, dove sap- 35 piamo aver costumato per lungo tempo uomini fa- 35 mosi, ci sentiamo molto piu grandemente commossi 33 (come accade ora a me) di quanto se udissimo par- 33 lare de' fatti loro, 0 leggessimo qualche loro scritto ? 33 Imperocche viemtni ora in mente Platone, il qual 33 sappiamo aver quivi il primo impreso di disputare^ 33 la cui memoria non solo a me richiamano que' pro- 33 pinqui giardinetti , ma si anco lui stesso mi dipin- 33 gono presente al vedere. Quivi fu gia uno Speusippo, 33 quivi un Zenocrate , quivi il discepolo di lui Pole- 33 mone, di cui fu proprio quello stesso sedile che ve- (1) I versi a cui qui si allude sono i primi dell' Edipo a Colono cosi tradotti da Felice Bellolti. Figlia di cieco "eccliio , a qual contrada O J'ra qual gente, Antigone . giugnemmo? Chi di qualche ristnro oggi V erranle Edipo sovverra che poco chiede E men del poco otticn pur anco ? Bill Ital. T. XCVIII. 20 3o6 ALCIWE OPERE DI CICERONE » diamo. E per vero die contemplando eziandio la » nostra curia (dico la curia Ostilia, non questa nuova, » la quale dappoiche e stata ampliata parmi divenuta 5> piu piccola), io soglio pensare ad uuo Seipione, ad » un Catone, ad un Lelio, e specialmente al raio gran- si de avo. Tanta forza di avvisamento e ne' luoghi, che y> non senza cagione da essi principio fu tratto al- » l'arte della memoria. Allora Quinto disse: Egli e al » al tutto, o Pisone , siccome diei. Perocche anch'io » poco fa, andando per via, fui tocco neiranimo al » veder quclla campagna colonea; abitata un di da So- jj focle, si che egli veni'ami dinanzi agli occhi^ e tu » ben sai quant1 io 1' ammiri, e quanto di lui mi piac- v> cia. In verita, che a piu alta ricordanza me com- 55 mosse una ootale immagine di Edipo , nell1 atto chu 3> recasi in questa campagna , e che con que' dolcis- » simi versi domanda , quali luoghi son questi^ vuota » immagine si, ma che pur mi commosso. (Galloni.) Tullio prosiegue a mostrare quanto giovi la vista de1 luoghi a fermar la nostra attenzione sugli uomini grandi, c sopra tutto quello che essi hanno o detto od operato. Ego autern tibi , Piso , assentior > usu fioc evenire, ut acrius aliquanto et attention de claris viris , locorum admonitu cogitemus. Scis enim me quodam tempore Metapontum venisse tecum,; neque ad hospitem ante divertisse , quam Pythagoras ipswn ilium locum, ubi vitam ediderat sedemque viderim. Hoc autem tem- pore, etsi multa in omni parte Athenarum sunt in ipsis locis indicia summorum virorum ; tamen ego ilia movcor exedra. Modo enim fait Charmadai, qucm videre videor (est enim nota imago J, a sedeque ipsa, tanti ingenii magnitudine orbata, desiderari illam vocem puto. Turn Piso, quoniam igitur aliquid omnes quid Lucius noster inquit? An earn locum libenter invisit, ubi Demosthenes et Eschiues inter se decertare solid sunt? Sua enim quisque studio maxime ducitur. Et ille, quum erubuis- sct , Noli, inquit, ex me quasrere, qui in Phalericum etiam descenderim : quo in loco ad flue turn ajunt decla- mare solitum Demosthencm, ut fremitum nssueseeret voce sincere. Modo etiam paullum ad dexteram de via declinavij VOLGAMZZATE DA T. MALVEZZl E G. GALLONI. 3o7 ut ad Periclis scpulchrum accederem. Quamquam id quidem infinitum est in hoc urbe : quacumque enim ingredimur , in aliquant historiam vestigium ponimus. Turn Piso, Atqui3 Cicero, inquit, ista studia si ad imi- tandos summos viros spectant } ingeniosorum sunt} sin tantummodo ad indicia veteris memorial cognoscenda } curiosorum. Te autem hortamur omnes _, currentem qui- dem j ut spero , ut eos 3 quos novisse vis3 etiam imitari velis. « Io si che posso, o Pisone , ravvisar pienamente la « verita de' tuoi detti , che so per esperienza con » quanta maggiore attenzione , e con quanta subli- » mita di pensamento , per la presenza de' luoghi , » siamo fatti ammiratori de1 celebrati nostri antichi. j> E se ti sowiene quando fummo a Metaponto , io » per ardentissimo desiderio non potei condurmi al- j: 1' albergo se prima non ebbi visitato 1' abitazione gia » stata di Pittagora, e il sepolcro istesso che accoglie y> le ceneri di quel sommo. E qui in Atene , ove pur r> non e sentiero che non desti rimembranze d'uoraini » cbiarissimi , tanto piu mi commove questa propria n terra, celebre per le dispute clie tennero quegli an- » ticbi filosofi. Propi'io qui disputo anche Carneade. J5 Ed a me certo sembra vederlo, tale ho nel pensiero >5 la immagine di lui^ e questi dintorni, orbati di un » tanto magno ingeguo, parmi che ancor lamentino il » suono della sua voce. E Pisone continuo dicendo: 55 E Lucio che pensa di questo nostro meditare? Porta >5 egli forse una certa, direi, invidia alia propria sede 55 ove ed Eschine e Demostene solevano disputarsi la 5> palma? Vcramente e d7 ogni uomo certo intenso tras- » portarsi alio studio che piu lui diletta. A questi detti 55 il giovinctto Lucio, tingendosi di modesto rossore , 55 disse : E mel dimandi, o Pisone I Non forse mi di- 55 lungai fino a Porto Leone per osservare il vero sito 5) ove Demostene melteva sua cura a vincere, decla- w mando, il fremito delle onde? Ed ora , via facendo , 55 non voltai, prcndsndo a destra, onde venerare piii » di vicino il sepolcro di Pericle? Ma quanti onorati 55 luoghi non istanno oruamento airattico paese? Non 3o8 ALCUNE OPERE DI CICERONE y> si muove passo, che non si impi'ima orma su qual- j> che grata memoria. E Pisone soggiunse : O Lucio » Cicerone, quando il riandare le antiche memorie sia » studio che adduca alia imitazione delle antiche virtu, » non si puo non pregiarlo come veracemente indu- ?! stre^ ma se tiene ad un semplice osservare delle 3) tramandate reliquie, altro non e che curiosita vana. y> Percio noi tutti ti esortiamo che tu voglia (ed ho « per fermo che il farai), con la rapidita che avanzasti y> nelFeloquenza, seguire le virtuose tracce di que' >■> somini , de' quali hai venerate le memorie ?;. (La Malvezzi.) " Ma io m' acconsento , o Pisone , a te , cioe che y> d'oi'diuario avvenga che noi per avvertimento de' 3J luoghi, alquanto piu vivamente e attentamente vol- » giam l'animo al meditare intorno ai chiari uomini. 35 Ben sai che io una volta ne venni teco a Metaponto, y> e che non potei tornarne all' ospite, se non ebhi y> prima veduto il luogo istesso dove spiro Pittagora 33 ed ebbe sepoltura. Al presenle poi, benche molti » sieno in ogni parte d' Atene gli indizj qua e cola 3j d1 uomini sommi } pure commosso io sentomi al mi- 33 rar quel sedile, che fu, non e guari, di Garmada. » Ei mi pare di vederlo (che n'ho presente la imma- 33 gine), e pensomi che quel sedile medesimo, vedovo 33 rimaso di un cotanto ingegno, ne lamenti la spenta j» voce. Allora Pisone, giacche, disse, alcuna cosa tutti 35 notammo, che mai ebbe il nostro Lucio a vedere 33 che l'animo gli toccasse? Visito egli con piacere il 3» luogo dove Demostene ed Eschine solevan venire a 35 contesa di eloquenza? che ciascuno specialmente ti- » rato e dal proprio desiderio. Ed egli fattosi rosso in 35 viso, Non domandar cio a me, disse, il quale discesi 3> eziandio al porto Falereo , dove dicono che Uemo- 33 steue usasse di declamare al fiotto delle onde per 33 avvezzarsi a superar con la voce il popolare tumulto. >3 Anche teste io declinai alquanto a destra dalla via 3» per visitare il sepolcro di Pericle. Sebbene egli e in- 33 finita un tal cosa in questa cilta^ perche dovun- » que n'andiamo ne si para diuanzi qualche stoi'ico VOLGARIZZATE DA T. MALVEZZI E G. GALLONI. 3og » monumcnto. Allora Pisone disse: O Lucio9 se questa y> propensione mira alio imitare i sonimi uomini la » tengo per cosa degna di un animo egregio^ ma se » mira solo a trovare i segni di antiche memorie, la j> tengo per cosa da nom curioso. Noi tutti adunque y> esortiamo te , il qual corri certamente , come stimo, j> a virtu, di voler imitare coloro, de' quali vai cer- v> cando le tracce » . (Galloni.) II lettore avra osservato che nel testo , che sopra notammo , e nella traduzioae del Galloni si legge Charmada, mentre la Malvezzi traduce Carneade^ an- che dopo che il Valesio ha emendato questa voce, che non corrisponde al concetto di Cicerone , il quale vo- leva parlare di un oratore eloquentissimo qual era Carmada, mentovato anche nelle Tusculane ed altrove. E qui dobbiamo dar la lode meritata al Galloni per la critica con cui ha scelte le lezioni, e della quale ci piace di riportare un qualche esempio. Nel cap. Ill del lib. I, Cicerone, parlando dello sporre in latino le dottrine filosofiche dei Greci, cosi si esprime : Quam- quam si plane sic verterem Platonem aut Aristotelem , ut verterunt nostri poetce fabulas _, mafe, credo s mere- rer de meis civibus^ si ad eoruni cognitionem divina ilia ingenia trasferrem. Alcuni han volulo che si leg- gesse non male mererer con qualche codice, senza av- vedersi che qui 1' autore fa uso dell' ironia, eonservando la quale, il Galloni ha dato il retto e limpido senso di questo periodo. « Avvegnache se io traducessi Platone od Aristotile j? cosi di piano come i nostri poeti tradussero le rap- » presentazioni di teatro^ che si forse che io meriterei -•? male de' miei concittadini se per conoscimento loro » que' divini ingegni io trasportassi ! » La Malvezzi ha seguito l1 altra lezione, ma ha tradotto in modo da dare lo stesso senso. « E ancorche io cosi mi te- 55 nessi che altro facessi se non semplicemente tradur » Platone o Aristotele nella semplice manicra mede- 55 sima che i nostri poeti tradussero le greche favole, 55 credo che non male meriterei da' miei concittadini, 55 rendendo cosi tra noi a volgare cognizione quegli 5» ingegni divini r,. 3 10 ALCUNE OPERE DI CICERONE Ncl cap. VIII del lib. II, parlasi del vcro voluttuoso, ossia di quello che segue veramente i precetti di Epicure Nolim mihi fingere asotos 3 ut soletis qui in mensam \>omant3 et qui de conviviis auferantur , crudi- que postridie se rursus ingurgitent ,' qui solem3 ut ajunt, nee occidentem unquam viderint, nee orientem; qui con- sumptis pntrimoniis egeant. Nemo nostrum istius generis asotos jucunde putat vivere. Mundos, elegantes, optimis cociS) pistoribuSj piscatu, aucupio} venatione3 his omni~ bus exquisitisy vitantes cruditatem ,• quibus i'inum Dejusum e pleno siet, hir siphone (ut ait Lucilius.) cui nil Dempsit vis out sacculus abstulit jidhibenlis ludos ...... I chiosatori si sono per lunga pezza dicervellati nel dicifrar queste parole di Lucilio , in cui si parla di un vino non inagrito, perche una mano rapace ne abbia bevuto una parte , introducendo nella bottiglia il sifone o cannello bucato-, di un vino non corrotto nella sua primitiva bonta per averlo forse colato nel saccbetto per depurarlo dalle fecce. II Galloni pertanto cosi traduce il passo citato. « Io non vo' qui imma- » ginare, come usate voi, di tal fatta voluttuosi, che j' vomitino a mensa , e cbe sien portati via dai con- ■>• viti, e alio indiinani tornino indigesti ad ingojar vi- •>■> vande} che non vidcro mai, come si suol dire, ne 55 il tramontare, ne il levar del sole , che, consumato v il patrimonio, sieno indigenti. Nessuno di noi crede J? che voluttuosi di questa guisa vivansi lieta vita. Im- y> maginiam piuttosto de' voluttuosi puliti , eleganti , » che per opera di cuochi , e confortinai eccellenti , 3' per isquisitezze di pescagione, di uccellagione, di 35 caccia , schifino le iudigestioni, ai quali, come dine 3' Lucilio, 35 Da pieno vaso un vin si versi, a cui 35 Rapace mano col sifon non nocque, " Ne il sacchetto pur tolse il vigor prisco r . VOLGARIZZATE DA T. MALVEZZI E G. GALLONI. 3ll La Malvezzi si spaccia in poche parole , le quali pcro comprendono la principale idea. « A' quali pur 95 versati a piene tazze vadano scelti , e, come dice » Lucilio, intatti vini, cui niente evaporo r>. Nel procmio del lib. Ill Cicerone dipinge la foga con cui Catone divorava i libri degli stoici nella biblioteca di Lucullo. In summo otio , maximaque copia , quasi heluari libri s , si hoc verbo in tain clara re utendum est, videbatur. Quell1 heluari e si bello, che i due trn- duttori non hanno in questo veruna differ enza. « Quanto 33 aver poteva d'ozio, tanto maggior copia di libri (se ?! e qui permesso usar di questa frase) ansiosamente » divorava » . Cosi la Malvezzi. « Siccome era al tutto » libero da ogui faccenda, cosi tanlo phi era perduto 3? intra i libri, che parcva, se pur m' e lecito usare di ;■> codesta espressione in cosa si bella , se li volesse y> tutti divorare ». Cosi il Galloni. Nel pigliare in mano queste due traduzioni ci venne vagbezza di correre al cap. XXIV del lib. V, per ve- dere come si sia volgarizzato quel periodo , sul cui senso sono cosi discordi i chiosatori: Quern Tiberina de- cursio.fcsto illo die. tanto gaudio affecit, quanto L. Paul- lum, quuin regem Persen captum adduceret} eodem Jlu- mine invectum ? La Malvezzi ha ommesso senz' altro il decursio, ed ha tradotto una parte sola del concetto ciceroniano. « O L. Paolo, in quel di tanto gaudio ji giorno festivo, quando il popolo a folia correva in ;j riva al Tevere ad ammirar prigioniero il re Per- 3- seo?33 Ma il Galloni, che ha stampato il suo volga- rizzamento col testo di fronte , perche non paresse , come egli stesso dice, che fuggisse la luce del sole per celare agli otchi altrui i suoi proprj difetli, ha trasla- tato piu fedelmente questa sentenza. u A chi niai die 33 tanta allegrezza il lorneamento appo il Tevere in 33 quel di sacro alia Fortuna, quanta ne die a Lucio 33 Paolo , allorche dietro di se traeva schiavo il re 33 Perseo, per quel medesimo fiume a Roma condot- 33 to ^33 Golla testiraoniauza di Varrone e di Ovidio si e qui determinata la festa, di cui vuol parlar Ci- cerone, e che era quella della Fortuna detta forte 3l2 ALCUNE OPERE DI CICERONE (Quani cito venerunt Fortunes fortis honores. Ovidius, Fast. VI 773). Ma non ci piace quel torneamento per decwsio: essendo essa una parola storica od csprimente una particolare costumanza del medio evo:, onde suona male sulle labbra di Cicerone , come male suona il vespro SicilianO) die il Davanzati pose in bocca a Ta- cito, o Y aspetta un credo, clie il Gesari fa dire ad uno dei personaggi di Terenzio. D'altronde non sembra che il decursio dei Latini sia il torneamento , dove si cambatte a fine di morte1 come dice il Buti, antico coal- men tatore di Dante, a quel verso: Ferir tomeamenti e correr giostra. E poco sopra il Buti istesso aveva detto^ u che nel torneamento 1' uno ferisce l'altro a fine di » morte se non si cbiama vinto". Al contrario la de- cursione non era che un esercizio militare, uno spet- tacolo non funestato mai dal sangue; anzi noi siamo d'avviso che fosse quello che i Romani cbiama vano il Giuoco Trojano , descritto con tanta vivezza ed ele- ganza da Virgilio nel V delY Eneide. II poeta fa uscire in campo un drappello di giovani guerrieri a cavallo^ e li divide in tre schiere, ciascuna delle quali aveva un duce, ed era composta di dodici: Incedunt pueri, pariterque ante ora parentum Frenatis lucent in equis Tres equitwn numero turmce3 ternique vagantur Ductoresj pueri bis sent quemque secuti Agmine partito fulgent , paribusque magistris. Dato il segno, corsero pari a tre per tre in ischiere disgiunte, poi chiamati si voltarono, scagliaron dardi, fecero volte e rivolte , e giri, prescntando la immagine di una battaglia : Olli. discurrere pares . atquc agnuna terni Diductis solvere choris , rursusque vocati Convertere vias _, infestaque tela tulere. Inde alios ineunt cursus aliosque reewsus Adversis spatiis } altemisque orbibus orbes Impcdiunt } pugna?que cient simulacra sub armis Et nunc tergafuga nudantj nunc spicula vertunt Jnfcnsi : facta pariter nunc pace feruntw. YOLGAIUZZATE DA T. MALVEZZI E G. GALLON I. 3 1 3 Anche il Caro diede a questo esercizio o giuoco il nome di torniamento, e tradussc quel verso di Virgilio: Ilimc morem , hos eursus atque hcvc certamina primus. Questi torniamenti e qucste giost/v. Ma la liberta che si concede ad un poeta che tra- duce un altro poeta dee aver ben corte Tale quando si tratta di volgarizzare un trattato Closouco. Pieni di venerazione la lingua e il petlo pel nome e per le opere del grande Cicerone, abbiani voluto dettare queste poche osservazioni sui volgarizzamenti della Malvezzi e del Galloni non gia per detrar nulla alle lodi che essi si meritarono, ma per mostrare la verita di quanto scriveva il cardinale Sforza Pallavi- cino: essere assai difficile che un libro di varia e sottil dottrina^ e di culto ed acuto stile sia traslato con feli- cita e con fedelta da uno ad altro linguaggio. Tutta la difficolta consiste principalis ente nel conservar la chia- rezza, che forma sempre il pregio de1 piu celebrati scrittoi-i, nel seguirli piu davvicino che si possa, e nel non mettere una mano temeraria in essi, e pretender quasi di correggerli. Traducendo scrittori men gasti- gati , scriveva non ha guari il Tommaseo , molta de- strezza ci vuole ad appianare le ineguaglianze , gli equivoci shrogliare, le membra del periodo troppo sle- gate comporre, senza che lo stile dell' autore sia tutto falsato. Nell' affrontarsi poi con potenti scrittori, non tanto l'artificio e pregio desiderabile, quanto la sem- plicita^ non tanto 1' eleganza posticcia, quanto la chia- rezza, e che non riesca sciacquato il concetto. Noi siamo dell' avviso dell'Algarotti , che i tradul- tori rendano un gran beneficio alia nostra lingua col far nostri i pensamenti altrui, coir ornar di nuova fa- vella le cose belle o da' forestieri o dagli antichi det- tate, e che non in altro modo che traslatando le gre- che scritture surse il latino sermone a quella maesta ed ampiezza che Tanimo nostro pur anco inonda, e per cui la Roma di Cicerone e di Virgilio e tuttavia si- gnora del mondo. Percio non dubitiamo che utilis- sime debbano riuscire le versioni della Malvezzi e del 3 1 4 ALCUNE OPERE DI CICERONE VOLGARIZZATE, EC. Galloni, e die molti, i rpiali nori avranno mai letti i tratlati filosofici di Tullio, che ha in essi depositalo tutto lo scibile dci Greci per riguardo alia morale, vl accosteranno ora le labbra, e profitteranno somma- mente nel vedere la facilita c la piacevolezza con cui un grande scrittore tratta materie aride, astruse ed il piu delle volte stucchevoli. « La nostra letteratura, » dice il Giordani, comincio in gran parte dalle tra- n duzioni. I piu sublimi ingegni, che nou vollero ne w dovettero fai'si traduttoi'i, vollero e dovettero pren- 55 dere dai Latini le mosse e gli eseinpj. Altrettanto e 5> accaduto palesemente ed accade a tutte l'altre na- 55 zioni moderne : tutte cominciarono e cominciano 5» dal trasportare nella propi'ia favclla cio che in altra 55 lingua da un' altra gentc si scrisse: alle antiche al- 55 tresi apparisce manifesto, o per salde congetture si 55 argomenta avvenuto il somigliante. Che sarebbero 55 le lettere dei Latini senza le greche? E da Pacavio 55 siuo a Cicerone , che si fece altro che latinizzare 55 Greci? 55 I traduttori, secondo la sentenza dell' Olivet, hauno un gi-ande vantaggio , per cui soverchiano di gran lunga un autore, poiche costui risica di acex'escere il numero delle cattive opere, mentre il traduttore, se ha scelto bene il suo testo, e sempre sicuro di presentare il pubblico di un eccellente libro. A. Levali. 3i5 Imperiale e reals galleria Pitti , illustrata per cura di Liu'gi Bardi 3 regio calcografo. — Firenze , 1 836- 1 84 o 3 presso Veditore; in foglio. Tutta Vo- pera sard compresa in fascicoli i oo,, ciascuno di 5 stampe colle relative illustrazioni, ec. Prezzo in Firenze franchi i o al fascicolo. In Milano presso Ferdinando Artaria e Figlio3 contrada di Santa Marglierita. N. iiio. Ne sono usciti 5o fascicoli. Articolo III. VJon due ragionamenti inseriti in qucsto Giornale (tomo 90.0 pag. i85, maggio-giugno i838, tomo 95.0 pag. 3 , luglio i83g) abbiamo dato conto di quanto fino a quell' cpoca era stato falto dal signor Luigi Bardi nella pubblicazione della sua grande impresa cbe to- glie a dimostrare per belle incisioni in rame con rela- tive dicbiarazioni la maravigliosa galleria dell"' I. e R. palazzo Pitli, unica nelP Europa per isplendidezza di locale, per dovizia di oggetti d'arte, e per preclara eccellenza di monumenti. Ora ci incombe riferire quanto egli ha operato in appresso. II Bardi , caldo di amore per le arti, di affetto per 1' il- lustrazione della patria, di carattere acerrimo, perseve- rante, prosegue nella sua opera colossale con uno zelo sempre piu crescente, e con una diligenza e sollecitudine senza esempio, avvegnacbe di fascicolo in fascicolo ha sempre migliorata la bonta delle incisioni, in dimostra- zione die i vantaggi che si promette da questo suo as- sunto sono il suo ultimo peusiero. Ed egli solo colle unicbe foi'ze del suo animo e della sua attivita, ha gia condotto felicemente alia meta del corso un ardimento artistico, pel quale parea che appena dovesse bastare la potenza riunila di piu intraprenditori operosi e do- viziosi: perche ci e debito congratularci seco lui cbe oggimai sua merce tutta la colta Europa potra in qual- che degno modo ammirare i molti e stupeudi capolavori 3l6 I. R. GALLERIA PITTI , csistenti ncll'I. e R. galleria Pitti, che tutti da lon- tani paesi non possono venire a visitare. E volsi anche far merito all" arte degli incisori, che con bella gara si sono emulati per corrispondere coi loro rami alia bellezza dei quadri incisi , alia nobilta e grandezza di questo progelto e alia pubblica aspet- tazione. E finalmente non debbono defraudarsi della meri- tata lode i valorosi espositori delle tavole che con sottile critica artistica, e con bello e facile dettato no- tarono i pregi dei dipinti e delle incisioni e di molte ntili circostanze relative ai soggetti delle dipinture e ai loro an tori ci istruirono. Fascicolo 34- — Ecce Homo, di maniera correg- gesca, inciso dal Poletti, scuola Toschi. La pieta e il carattere di questo argomento : percio e quivi signifi- ficata una grande espressione di patimenti : ma questo dolore e accompagnato pero da quella costanza e ras- segnazione, die fanno fede di un Dio deliberatosi per amore e per la salvazione nostra di patire. Quindi l'im- magine eccita maggiormente in noi la commiserazione e la gratitudine. La parte dei capelli e ben condotta : e il chiaro scuro e sentito con assai maestria. San Giuseppe, mezza figura, del Guercino: incisione di Fournier. Egli fu volta che il Guercino voile se- guire la maniera guidesca, e allora togliendo un me- todo dal suo usato stile diverso, tenne gli scuri piu chiari e trasparenti, e a tutto il dipinto scemo forza e vigore. Questo quadro ci presenta una di tali pitture. V'ha in essa alcuna letizia, una piacevolezza , un can- dore da dubitare che appartenga a questo pennello , se non fosse che il modo di dipingere la chioma e la barba, di far risaltare le falangi della dita, di rilevare il collo e il mastoideo, sono esclusivamente proprii di questo maestro. E antica questione se lo sposo della Vergine fosse grave d1 anni, o di fresca eta: le ragioni piu persuadenti stanno ch'ei fosse giovine. Francesco Barbieri, per eludere questa disputa, effigio san Giu- seppe in eta avanzata ma floridissima. La casta Susanna, del Guei'cino: bella incisione del ILLUSTRATA PER CURA DI L. EARDI. 3 1 7 Rosaspina. I Caracci escguirono quest' argomento in piccolo quadro : trovarono taluni da ridire sulla forma del bagno introdotto in quel dipiuto perch e ha sem- bianza di cisterna o di serbatoio d' acqua e per conse- guenza rendesi difficile che la bella donna vi si fosse tufi'ata, a meno che nuotare non sapesse: qui e rappre- sentato veraniente un bagno domestico in uu giardino, e vedesi i due vecchi esservi penetrati furtivameute e appostativi da chi li favoriva in questa ribalderia. Le fi- gure sono della grandezza del vero, cio che forma piu illusione ed effetto. La casta femmina e piu spaventata che sorpresa. Alza un braccio, che le viene afi'errato da uno de' vegliardi, e questo moto pone maggiormente in mostra il bello intatto torso, il piegarsi del collo e la faccia alquanto dolente. L'altro vecchio impudente cerca di trarle di dosso il panno che tuttavia la copre dal mezzo in giu, e gia poco manca che tutte le belle forme non sieno manifeste per incendere maggiormente la foia ne'due inverecondi, ai quali ne il consiglio, ne il pudore, ne gli anni sanno temperare la libidine. Le facce dei due manigoldi veggonsi infiammate e come estatiche su quel corpo che fa loro perdere il senno. II sito del campo e stupendo. San Giovanni , di Andrea del Sarto : incisione del Buonajuti. A primo tratto questa pittura del precur- sore si riferirebbe a Guido Reni. Tanto e morbida e delicata, e di un tuono soave e leggiadro I Ma esami- nandovi la facilita ond' e condotta la figui'a, la spon- taneita della movenza e la naturalezza della sembian- za, il primo giudizio si corregge, e si conosce l1 opera essere di Andrea. Non ci e mai avveuuto di poter vin- cere la nostra ripuguanza contro quelli che hanno ef- figiato san Giovanni rustico. ispido , e talora anche selvaggio. San Giovanni, che converso col Salvator bam- bino, dovea aver tratto da'suoi raggi alcuna parte di grazia e di bellezza: qui Andrea lo ha fatto bcllo, e tanto che desta amore. Solo egli ci pare che la pittura manchi degli ultimi rinforzi , degli ultimi tocchi di ri- soluzione. Marina, di Dubbes: incisione di Lambcrtini. E qui 3l8 I. K. GALLERIA PITTI, rappresentata ui>a darsena. E il mare in tempo di pic- cola burrasca, che sebbene costretto presso il porto non lascia di agitarsi terribile e di porre in pei-icolo una lancia, mentre bastimenti maggiori veleggiano si- curi n ell' alto , sfidano gli impeti marini e non temono il cielo cbe tutto nero aduna le nuvole, minacciando pin fieva fortuna. La pittura ha semplici linee, e con poco ba procacciato reffetto. Fascicolo 35. — Ritratto d'uomo ignoto, scuola te- desca: incisione del Rossi. Questo quadro ti pi'esenta un pcrsonaggio che non sai definire. La tradizione non ci ha tramandato il suo nome. Ma il dipintore ha sup- plito accortamente col mostrarci le sue qualita. Prima di tutto il soggetto e di un aspetto grave e nel tempo stesso piacente. Si compone in un atto di meditazione, e vedesi che considera su quanto ba letto in un libro che ha in mano, che ben si conosce essere un codice in pergamena, ed e forse la sacra Bibbia, riferendosi il costume della persona ai tempi della riforma : di piu il soggetto e qualificato per aurea decorazione che gli pende dal collo, onde non erri a crederlo un perso- naggio distinto dalla sua corte. Di tutte queste cose ti avvisa il pittorc, il quale in questo lavoro ti da anche prova del suo valore nella forza delle tinte e nella na- turalezza. Madonna incoronata dal divin figlio , di Alessandro Allori: incisione accuratissima del Benucci. Vedesi que- sta vergine essere il ritratto di una gentile madonna dei tempi del pittore. La fisonomia , 1' andamento dei capelli copiosissimi, il costume delle vestimenta, e so- prattutto un piccol manto ricamato sulle sue spalle e posto in modo diverso dall' ordinario assetto della Ver- gine, ci confermano in questa credenza. Qualche spi- golistro indiscreto potrebbe gridare profanita. Ma il pittore ha assai bene compensato questo che si direbbe difetto coll' atto del putto. Soi'ge esso dritto sulle gi- noccbia materne, e sopra la veneranda fronte della Ver- gine un serto di rose depone, mentre esso nell'altra mano stringe uua corona di spine, con che vuol signi- ficare ch1 egli serba per se tulti i patimenti e il frutto ILLUSTRATA PER CURA DI L. BARDI. 3 19 dei medesimi, cioe la redenzione, dono alia nostra uma- nita. Questo concetto e sublime, e con un' arte pcr- fetta, morbida c ricca e maestrevolmente dipinto. Riposo in Egitto.di Van-Dik: amorosa iucisione del Martelli. La Vergine, il Putto e san Giuseppe, e vicino ad essi un giumento, ecco gli ordinarii personaggi che compongono questo argomento e per verita non pare su- scettibile di grande ricchezza e pompa nella sccna. Tutto lo sforzo degli artisti in tale subbietto si rimase a va- riare la movenza della nostra donna o quella del figlio e ad isfoggiai'e nel campo. Ma tuttavia il tema mostra sempre una sua intrinseca poverta. Un dipintore di ge- nio creatore pero tutto sa abbellire, tutto arricchire, e cosi ha fatto il Van-Dik in questo quadro reso per esso lietissimo, e converso pu6 dirsi in una parte del para- dise Egli ha scelto il momento in cui F eccelsa madre, giunta in luogo ameno e delizioso, si riposa adagiata sopra un macigno tenendosi in grembo il suo pargolo. Ed ecco che gran parte dei cori celesti e discesa in terra per festeggiare il Redentore in eta puerile. Una schiera di otto angeletti intreccia una danza per sol- lazzarlo : mentre quattro altri angeli cantano in un bel cielo dorato e ridente: queste celesti creature sono di forme bellissime e prenderiansi per opera delPAlbano, ma il divin Figlio e vieppiu bello, e vedesi prendere a quel ballo e a quel concerto inesprimibile diletto. L'Adultera, del Mazzolino: ottima incisione dello Spagnuoli. Questo quadro e uno degli stupendi del suo autore. Bella composizione: veri e significati caratteri: costume ricco e ben conveniente alle persone e alia nazione: affetto diverso e ottimameute indicato: altro mancamento non vi ha, se non che trae al minuto: ma questo era il fare del dipintore, e ognuno ha la sua manie- ra, e il Mazzolino sa compensarla colla massima diligen- za ed amore con che le sue figure conduce, e col buon giudizio del componimento molto ben disposto ed or- dinato. L'Adultera ha una senibianza umile, sparsa di compunzione: e bella e amorosa da non crederla forse colpevole di quel fallo. II Salvatore mostra molta di- gnita, mitezza, e muovesi in un atto di perdono. Gli 320 I. K. GALLERIA PITTI, accusatori sono tuttavia rabbiosi, e bene e introdotto vm fariseo cbe a terra si cbina e si aggiusta i vetri agli occbi per meglio leggere quanto sull' arena ha scvitto il Signore, affinche ciascuno esamini se stesso c le sue peccata ricordi, per perdonare i falli altrui. Ritratto ignoto di un uomo di molta eta, di Anni- bale Garacci-, e assai bene inciso dal Lasinio. Questa sembianza e grave, piena di profondi pensieri, e mo- stra alcuna tristezza. Giureresti che e un uomo filo- sofo. Ma come un uomo d' ingegno e poi vestito di un abito logoro e sdruscito? come mai colla sua alta mente e infelice? Cessa di maravigliare e rieorda quel verso: Povera e nuda vai filosofia? L'impasto della carna- gione e naturale e perfetto. I capelli ben trattati, gli occhi vivi e quelli pure pensano : il contrapposto dei lumi efficace. Fascicolo36 — Ritratto d'uomo ignoto, dello Scliiavo- ne, con assai francliezza inciso dal Rosaspina. Sbattuto terribilmente dalla contraria fortuna, lo Scliiavone opero talora in fretta e per vilissimo prezzo: quiudi tutti i suoi lavori non sono esimii. Ma la pittura di questo ritratto lia un merito singolare, e tiene molto di quella valentia di trattare il pennello con francliezza e bra- vura cbe, superiore agli altri , lo rende degno d'es- sere nell'esecuzione studiato e imitato. Abbia ogni di- pintore per suo esempio nel condurre i colori un di- pinto dello Scliiavone nel suo studio, predicava il Tin- toretto, e si questi gli fu emulo quando dipinsero ambedue ai Crociferi! Ghi fosse costui cbe qui si rap- presenta io lo ti dir6: un uomo seuza passioni: un os- servatore indifferente dei casi della vita: e forse an- che volto a spargere il riso e Tironia su quanti si af- faccendanoperle umane vauita.Mira a quella sembianza e di se male mi appongo! La Madonna col figlio, di Andrea del Sarto: in- cisione bene imitante del Gallina. Molti e maravi- gliosi portenti dell' arte di Andrea sono raccolti in questa real galleria^ direbbesi esser questa il Cam- pidoglio de1 iuoi trionfi. E il quadro cbe qui si di- liiostra non e fra gli ultimi monumenti del valore di 1LLUSTRATA PER CURA DI L. BARDI. 3a I Andrea. Assai dignita e naturalezza e nel volto e nello stare della nostra Donna: assai pastosita, morbidezza, trasparenza e vaghezza di forme nel Bambino. Ha que- sti un pensiero sculto nella sembianza che gli minora la sua usata ilarita. E d' onde nasce? Forse da alcuna severita impressa nei tratti della madre? Forse dall'atto di lei che porta la mano al seno e sembra dire: non ho io colpa nella prima colpa, perche fui senza mac- chie concetta! Questo sentimento e molto metafisico, e il solo Andrea potea coll' arte sua enunciarlo, con quell' arte che rapfa alia natura stessa tutte le sue for- me e i suoi affetti senza pompa di teatro, senza tinte arroganti, senza perturbazioni esagerate. San Pietro che resuscita Tabita, del Guercino : forte incisione del Ferreri. Morti erano morti, e vivi parean vivi, disse il poeta, e qui la spoglia defunta e vera- mente morta. San Pietro non ha ancora operato il mi- racolo, ma innalza la destra atteggiandosi, colla divina possanza in esso infusa, a vincere le leggi della natura. Percio in questo momento indeciso, tutti gli astanti, che sarebbero pieni di delizia dopo il miracolo operato, rimangono ancora nell' incertitudine. E quale piange tuttavia, quale si dispera : chi mira con compassione al defunto: chi prega, ed accenna: ma presto tutti sa- ranno consolati e attoniti della forza del Signore ac- cordata al suo discepolo. La scena e maravigliosa: le figure parlauti. San Pietro, come protagonista del qua- dro, trionfa nella sua maesta: in ogni parte della tavola e dovizia di panncggiamenti, gagliardia di tuoni} stu- pendo effetto: vedi il lavoro di un gran maestro: il di- pintore del vigore, della forza: ne e da tacere dell' e- pisodio di una femmina di assai bella e grandiosa for- ma, che con un bambino al petto siede spettatrice di questa scena e forma essa pure gran parte della sua mirabilita. LTAssunzione di Maria, del Lanfranco: dilicata inci- sione del Galzi. Qui Lanfranco ha vinto se stesso: non sempre nobile, non sempre vago, amoroso e soave, e in questo quadro di somma vaghezza, dignita, affetto e dolcezza. La Vergine, non sollevata dagli angeli, come Bibl. Ital. T. XGYIII. 21 322 I- R- GALLERIA PITTI. taluni improvvidamente hanno fatto, ma rccata dalla sua intima potenza e divinita, e tratta nell'aria: e di- resti che ella veramente la fendc e i venti le investono le vestimenta che dopo di lei si raccolgono. Una sola Gloria di tre angioletti canta le sue lodi, mentre un arcangelo col violino da il tuono del canto: di forme maestose e matronali e la Vergine, come si convenia alia sua grandezza: e la sua sembianza e sparsa di riso, anzi di una gioja celeste, perche gia enlra nel suo re- gno, gia va ad incoronarsi regina di tutti i cori ce- lesti, di tutte le gerarchie de' profeti, degli apostoli,dei martiri, insomma preside di tutti i santi e interceditrice pei peccatori. San Pietro, mezza figura, del Guercino: incisione del Muzzi. Rivaleggio il Guercino con Guido non pure nella maniera dell' arte, ma talora anche nella scelta degli argomenti. Guido opero san Pietro in piu diinen- sioni, in piu movenze e piu forme, e sempre crebbe con questo tema lo splendore della sua gloria. E qui pure il Guercino ci da Feffigie di san Pietro, e se non vincc F emulo suo, e se forse non giunge nemmeno a pareggiarlo , chi supera la vagbezza di Guido? Ci da pero una testa di gran significato, una espressione tra il severo e il dolente : e specialmente un annunzio di bonta somma nella fisonomia^ di che lo encomiamo as- sai, non potendo noi perdonare a que' dipintori che ef- figiano sempre sdegnoso e fiero e prepotente quell1 a- postolo cbe primo fu a stabilire una religione fondata sull'umanita, sulla carita, sulla dolcezza, sul perdono! Fascicolo 37. — ■ Ritratto d1 uomo ignoto, di Cham- pagne, assai bene ineiso dal Dall'Oglio. Uua figura con grande parrucca, con soggolo di trine, con una sem- bianza beta e quasi donnesca e una sciarpa di drappo a tracollo:, e poi tutta la persona coperta con armatura di ferro, quasi nell'istante di andare a combattere^ queste cose unite insieme ci paiono una contraddizione ridicola, e percio poco ci monta conoscere il soggetto di questo dipinto: quindi in quaato ad esso passere- mo oltre per fermarci piuttosto sul merito meccanico del pennello: diremo adunque che la pittura e ben ILLUSTRATA PER CURA DI L. BARDl. 323 condotta, gli accessorii esattamcnte fatti, Tarraatura ben trattata, coi lumi e riverberi dovuti, e le carni della faccia eseguite con pastosita e chiarezza di tintey e movimenti di muscoli, e vita negli occhi. Sacra Famiglia, di Ventura Salimbeni: con diligenza incisa dal Gatti. Le sacre famiglie di pittori inspirati, e specialmente di Raffaello, tengono del divino: vi si veggono i personaggi sparsi di unzione e santita, e il- luminati di un raggio celeste, di una gioja di paradiso. II Salimbeni non potendo innalzarsi all'inspii'azione dellideale, del sublime dell' arte, ba rappresentato una Sacra Famiglia che ci mostra una conversazione fami- gliare, una scena domestica: e sotto questo aspetto ha eseguito opera bellissima che va piu al cuore della mol- titudine, meno atta airinspirazione delle cose sovru- manc. Questa vergine e vei'amente una madre che si accarezza il suo portato. II figlio e un pulto comune, ma che palesa grandi spiriti. San Giuseppe si compiace al sorriso del Bambino, e Sant'Anna, vestita da donna di faccende, si rattiene dal vuotare la conoechia, tratta ad osservare con compiacenza uno scherzo introdotto nel quadro per episodio} dico che San Giovauni fan- ciullo ha sottratto due piccoli canini alia madre loro intesa ad allevarli; ed ei li mostra sorridendo alia me- desima, la quale abbaja per riaverli. Tutto il quadro e condotto con tinta armouica, quieta e senza aleuna aria prosuntuosa. Annunciazionc della Vergine, di Andrea del Sarto : lieta incisione del Gaporali. Questa tavola ti reca sommo contento all' animo: ti colma di una gioja che ti alle- via d'ogni cura. Vedesi Andrea averla condotta in un niomento in cui il suo spirito sorridea di domestica le- tizia, cio che rare volte gli accadea. La persona, la faccia e Tatto della nostra donna sono di una purita che ti incanta. II disegno e squisito : il velo onde copre la fronte e una falda di un uembo celeste. Le forme nobili e di graude stile. Non e oggetto che possa vin- cerc questa vergine: e difatti lo stesso augelo annun- ziatore, comeche creatura celeste e in un atlo di de- voto rispetto, non tiene il paragone con tanta bellezza 3»4 1- R« GALLERIA P1TTI, e decoro. Attribuisrono taluni qucsto cfTctlo alle vesti- menta dell' angelo che riferisconsi ad un abito sacerdo- tale con grandi inaniche, e formato di un diappo che non e ctereo : dove clic vediamo ordinariamente gli an- geli di forme spedite, con bvevi tuniche aperte, lievi, bianche, fiammanli. Non sapremmo conghietturare , perche il filosofo Andrea del Sarto abbia qui preferito qucsto costume: la figura si credei'ebbe un ritratto di un giovine. Non vagliamo a darne una persuadente de- cisione. Ma certo un pittore cosi pi*ode, circospetto, a- vra avuto le sue buone ragioni di fare cosi. Zingarella, di Benvenuto Tisi detto il Garofolo, con purita incisa dal Masi. E questa una mezza figura} av- volta il capo di uu panno che sotto il mento le gira, e dal quale scendonocome lemnisci due cadute di capelli luci- gnolate. Cliiude colla veste fino alia gola la persona, e sopra la veste viene un manto senza bordo, ne fimbrie: il movimento della femmina e assai naturale: e nell'atto di pensare, e a che? A ben comporre un oroscopo verisi- mile, forse per un amante. Ha gia trovata la sua predi- zione, e percio fra se stessa tacitamente sorride. Un filo d' oro con giojello sotto il soggolo e un piccolo vezzo sulla fronte sono il suo abbigliamento, tanto perche si ricordi che ella e femmina, che non affatto disjuezza gli ornamenti muliebri. Paese, di Poelembourg: amen a incisione del Parboni. Chi ama una bella vista campestre: freschi alberi fron- zuti: un aperto orizzonte lietissimo: deliziose colline in lontananza: cespugli, virgulli, arbusti: una limpida fnte, o corrente: pastori che all'ombra intrecciano una danza, e per meglio essere investiti dal balsamo del- I1 aria estiva e odorosa che li circonda si sono sciolti dalle vestimenta^ chi vagheggia tali incanti, venga ad ammirare questo paese bellissimo e fara conto di tro- varsi realmente in una piacevole ameuita di sito : in un niagico ridolto dove la semplice natura tutte spiega le sue ingenue bellezze senza arte. Fascicolo 38. — Ferdinando I, Granduca di Tosca- na, di Scipione Gaetano: incisione dcll'Errani. 11 pit- tore in quest' opera, piu che ritrarre le forme materiali , ILLUSTRATA PER CURA DI L. BARDI. 325 ha avuto in mira di significare sullc sembianze la bo- narieta dell'animo, e vi e mirabilmente riuscito. Non e pero die anche non abbia trattato bene le carni con chiarezza, morbidezza, e pupille che parlano: Scipionc di Gaeta fu pei ritratti mirabile. Noi ne possediamo uno di Torquato Tasso nella sua bella e fresca eta : Scipione ha impresso in questo volto tutta Finspirazio- ne del divino epico, tutta la bonta e gentilezza del suo cuore: disse bene un poeta che leggonsi in quella faccia 1' inimitabile Aniinta, e il Goffredo, primo poe- ma dell' universo, e come nota Voltaire, ricreduto dei suoi giudizii giovanili, poema maggiore di quelli di Omero : e questa verita, soggiunge esso nel Saggio sui costumi de' popoli. sara semprepiu coi secoli diraostrata. Maria de1 Medici regina di Francia , di Scipione di Gaeta: operosa incisione dell' Errani. La semplicita e il carattere del ritratto che pur dianzi accennammo : e in quest' altra pittura di Scipione il requisito trion- fante del quadro e la ricchezza e la magnificenza dei merletti, degli ornati, de'ricami. Ma non sapiemmo dire se sia un merito delr .rtista, o un danno per Tos- servatore. Gerto che, abbagliati noi da tanta dovizia, e quasi sopraffatti dallo splendore degli abbigliamenti, ne duole che questi ritardino la nostra ammirazione pel merito pittoresco della faccia condotta con soavita, impasto, luce, morbidezza e finitezza, che Giambellino non potea far meglio. Sacra Famiglia con angeli, di Filippo Lippi, con molta unzione incisa dal Rossi. Oh come gli antiehi di- pintori aveano profondo nelVanimo il sentimento della religione ! Come la loro fede, pieta, carita spira dalle loro opere ! Che modestia e dolcezza nei volti ! che arie di paradiso negli angeli ! qual celeste virginita nella nostra Donna! Tutto ne' loro quadri mostra devozio- ne, raccoglimento, compungimcnto. I locali stessi erano santi: santi gli atteggiamenti: santi gli abbigliamenti. Che diremo della purita de' loro concetti? Oh come di- vini,come inspirati, come venuti dal cielo, nella di cui meditazioue quegli artisti erano immei'si! Tutti i pit- tori della prima eta ne fanno prova piu o meno , e 3i6 I. R. GALLERIA PITTI, specialmcnte poi il beato Angelico c Filippo Lippi. E il quadro di che ora siamo per parlare compic questa dimostrazione. Vedi una Vergine che e la stessa pudica belta, 1' escmpio della prcghiera, un tipo di santo af- fetto. Ella e genuflessa dinanzi al figlio , e conscia della sua divinita sta orando, anzi ringraziando al medesimo di averla fregiata del bel nome di madre senza perdcre la sua illibatezza. Chi vcde questa Vergine e non Ta- ma, e non Padora, e non si unisee alia sua prece? Non e dinanzi a lei chi possa avere pensiero pro- fano, chi non si senta preso d'amore. Due angeli e tre arcangeli stanno pure prostrati intorno al divin Verbo: quattro in atto di orare incrociando le verginee mani alseno, chinando i begli occhi, ed esprimendo con un certo soave loro sospiro un immortale affetto. Ma uno degli arcangeli ha recato dal cielo un canestro di fiori, e questi sparge sulla divina creatura. Godesi il Bam- bino in tanta letizia, e gestisce puerilmente, e recasi, siccome suole un putto in quella eta, un dito alle lab- bra: atto imitato poi da Raffaello tanto nobilmente in quel suo pi'eclarissimo e unico quadro a tempera del- l'Ancaiani, rappresentante il Presepio. Bello e poi il pensiero di avere introdotto in questa scena fra gli an- geli anche il piccolo San Giovanni. Ma non puoi temere di cambiarlo con quelli, che esso, benche ingenuo, ha piu dell'umano: meno delicato nelle forme: meno spi- rituale nella sembianza. Oh qual maravigliosa cosa e poi tutto il campo del quadro ! quanti fiori! quanti arbusti! quale amena campagna in lontananza! quanta festa in tutta la scena del fondo che rappresenta un giardino pensile pieno di bianche rose, delle quali senti Folezzo. Venere, Amore e Vulcano , del Tintoretto: incisione di scuola romana. Chi dubita che il Tintoretto, il quale era quasi spaventoso nelFombre e nella forza del chiaro- scuro, vigoroso e terribile, non sapesse seguire anche il genei-e dilicato, e tenersi aundipinto chiaro, trasparente, splendido come la luce, si rechi a vedere questo quadro. Dopo la sua mirabile pittura dell' Eva sotto Talbero, non credo che altr' opera di questo maestro sia piu bril- lanle, amorosa. Icggiadra e di tono limpido, c direbbesi ILLUSTRATA PER CURA DI L. BARDI. 327 guidesco quanto questa Venere e il putto. Essa e di grandi forme, perche e qui rappresentata come moglie e madre : moglie del fratello di Giove, madre di un nume ehe agli uomini e ai numi comanda. Ma queste forme pero si adornano di gentilezza, di squisila pro- porzione, di soave con^orno: sono le forme di Venere. Vulcano e severo, membruto, co' muscoli rilevati come quello che li tiene in azione nell' arte fabbrile. Ei si compiace mirando al figlio, che pare avvinto nel sonno e di una mano gli regge il capo : ed ha ben donde procacciare ch1 ei dorma , perche non afferri le quadrella che ha allato e non punga con esse altro nume o mor- tal e per farlo vago della madre a disdoro del marito. Ritratto d'uomo ignoto, del Franciabigio: incisione d' effetto del Margotti. Qui vedi una figura del cinque- cento: 1' abito, i capelli, il berretto, e una lieve gran- diglia sotto la gola ti indicano il secolo in che visse il subbietto : l1 espressione della sembianza e tutto il moto della persona ti dicono pure che quel jiersonaggio era d' indole buona e festiva: questo ti dee bastare, ben- che il Dome ti sia ignoto: che se poi poni mente al valor del pennello, alia forza dei contrapposti, alia fi- nilezza della fisonomia e delle estremita, al bello an- damcnto dei panni, alia diligenza con che sono gui- dati i capelli, ed anche all'amenita deliziosa del campo, di bella luce e di arbusti vestito, l1 opera e degna della tua ammirazione. Fascicolo 3g. — Ritratto d1 uomo ignoto, deH'Allori : facile incisione del DalfOglio. Fra gli Allori, Cristoforo se ebbe forse minore profondita d' arte, minor dolcez- za e naturalezza nel condurre i nudi dell' altro, delto il Bronzino, pote vantarsi di piii efficacia e forza di pen- nello per tratlare i panni screziati di bei ricami in oro e rabescati di fiori : ne cedette ad alcuno degli al- tri nel dipingere le capigliature fluide, leggeri , bene inanellate, discriminate, scherzose. Questo ritratto ne e una prova: vedi un giovine di tralti prevenienti , con due grand! occhi sicuri, bella e limpida fronte, bocca ben tagliata e composta, naso alquanto eccedente, ma che male in questo vollo non e collocato: bramercsli 3a8 I. R. GALLERIA PITTI , sapere chi sia? La (Isonomia te ne parla vantaggiosa- mente: rimanti a questa illusione , e apprezza T opera dell' arte. Bartolini SalimbenI , di Girolamin da Carpi : ripo- sata incisione del Vignocchi. Qui ti si mostra un ec- clesiastico e lo couosci salito in dignita. Alia sagacita die pales? nel sembiante e alia forza degli occhi che ti entrano nel petto discerni 1'acume dell'ingegno e la destrezza di ordinare la vita sugli umani avvenimenti per giungere ad un segno proposto. Ma lo spettatore preterraette tutte queste ricerche, tratto piii tosto ad ammirare la bravura dell' arte nello sviluppo delle ve- sti, nell'anima sculta nel vol to e particolarmente nella pittura delle mani, ben distinte nelle sue parti e in- sieme carnose e di bella forma. E nell' esecuzione delle mani i valorosi ritrattisti hanno sempre posto molta cura, specialmente il gran Tiziano. L'Epifania, di Domenico Ghirlandajo: sicura inci- sione del Lasinio. II Gbirlandajo anche ne' soggetti sa- cri ebbe un non so cbe di severe Si e detto ch' ei pre- cedette la terribilita di Michelangelo. In quella sua au- sterita tuttavia e dell' unzione, della pieta: la religione sotto la sua arte prende un carattere di gravita, come fra le mani di Angelico di Fiesole fu tutta grazia, in- spirazione ed amore. Questo quadro serba il mezzo fra un santo affetto e un santo rispetto: trionfa non- dimeno la parte della devozione, della fervida amorosa preghiera. La Vergine e un tipo della perfezione, sia nella naturalezza della posa e della movenza, sia nei suoi bei panneggiamenti, ricchi, variati, assettati, come nella bellezza e dolcezza della sembianza. Purissimo e pure il divin Figlio nelle forme, assai spirituale nel- l'idea, naturale nel movimento, morbido nelF esecu- zione dell' impasto. Questo gruppo trionfa nel mezzo: da una parte e dall1 altra arricchiscono poi mirabil- mente e compiono in bella bilancia il componimento selte personaggi: San Giuseppe, i re Magi, persone di loro seguito ed altri, venuti ad adorare il divino nasci- mento: tutti in diverso moto atteggiati a devozione e a preghiera: tutti riccamente panneggiali, con belle ILLUSTRATA PER CURA M L. BARM. 329 caratteristiche flsonomie: ed estremita operate coll7 ulti- ma finitezza. E perche dei tre regi due per rispetto hanno a terra deposte le corone, e l'altro e fregiato del serto postogli sul capo da tm suo paggio? Questa pero non e irreverenza: gli altri hanno la fronte spoglia dell' o- nore regale, perche uno ha gia offerto il suo dono al divin Figlio : l'altro e nelfatto di presentrrlo : e il terzo e ancora lontano e si atteggera a maggiore rac- coglimento quando si awicinera ad offrire lapisside che ha in mano: e percio noi crediamo che quel paggio lion si atteggi cosiper porgli la corona, ma stia presto per levargliela. Tutta 1' ordinanza del quadro e magni- fica , composta con alta ragione. Ninfa inseguita da un satiro, del Giorgione: viva incisione del Fusinati. Chi meglio del Giorgione le mezze figure ritrasse? chi pose piti vigore ne'colori, c verita nelle carni? I suoi nudi palpitano. Sotto Tepider- me scorre veramente il sangue : la vita invade le sue figure, che ti semhrano parlare. Egli impresse 1' anima negli occhi: il sentimento nelle sembianze, anzi il pen- siero: e tutto sotto il suo pennello prese moto e vita. II suo dipingere in somma fu una magia: un impasto rubato alia natura: e si adorno pure del talento di rappresentare la bellezza^ ma con forme larghe, spie- gate, grandiose, come il Domenichino nelle Sibille. Que- sto quadro ne e un esempio. Codesta ninfa e di una belta ammirabile, alquanto proterva e di gagliardia maschile, tanto che lo spettatore non teme che il sa- tiro audace che la insegue possa offenderla. Essa ha ardire e forza da schernirsi. La bocca di questa ninfa e un modello di disegno: le mani sue rappresentano la perfezione della forma in una mano donnesca. Tutto e squisito in lei, e tanto siamo tratti alia sua grande leggiadria, e direi quasi alia seduzione di tutta la per- sona in parte svelata, che 1' uomo dimentica di por mente al satiro, se non e per isdegnarsi ch'ei presuraa di volere si mirabile bellezza impudentemente col la- scivo suo fiato contaminare. Ritratto d' uomo ignoto, del Cigoli: incisione del Ro- saspina. Con molta semplicita si nella naturalezza della 33o I. R. GALLE7UA PITTI , posa, si nella sobrieta del Iusso nelle vestimcnta, ha condotto il Cigoli questo ritratto. A bene esaminare i suoi quadri egli appare aver esso replicato questa sem- bianza ancbe in qualche soggetto sacro. Certo che la fisonomia di questa figura indica bonta, tranquillita di afletti e fors'anche certa severita di vita che induce in essa una dolce malinconia. In quanto al merito del pennello ci pare di uno stile franco e magistrate, tanto nell1 esecuzione delle carni , quanto nel panneggiamento tenuto appostatamente di tuono forte perche il vollo prendesse maggior risalto ed effetto. Fascicolo 4°- — Jacobina Ungekort, scuola fiammin- ga : bellissima incisione del Lasinio. Se guardi a que- sta sembianza e sei un Italiano, non vi trovi nulla di que' h'atti largbi delle nostre fisonomie, di que'be- gli occhi delle nostre donne pieni di vita, di sagacita:, di quella frauchezza e spontaneita, che fa trioufare le Italiane sulle femmine delle altre nazioni, benche istru- zione non abbiano, come lord Byron not6. Sc la con- sideri e sei di nazione Francese , ti trovi piu lontano dell' innamorartene, perche non ha vezzo, ne smorfia, ne civetteria, ne aria sospirosa e sentimentale, ne 1' atto seducente o capriccioso. Aggiungi, nessuna moda, nes- sun lusso, ne dentelli , ne penne; nulla insomnia di quello che chiamano figurino. Questa fisonomia e tutta germanica: pupille fisse che non parlano: movimento che guarda e non si eccita: una bonarieta grande e quasi una impassibility. Insomma una bella creatura, & vero, ma che sembra concentrare ogni suo affetto, de- gna di far girare il capo ad uuTedesco : questo in quanto all' anima della figura e alle sue forme. Se poi domandi come e dipinta, rispondero: e dipinta mirabilmente. Con somma maestria e condotto tutto il vestito, senza ornamento e in iscuro, per far trionfare la splendi- dezza del volto operato sulla maniera di Holbeens: una sola catenella d' oro le scende dal collo a doppio giro e basta questa per tutto abbellimento. Ecce Homo, scuola di Sebastiano del Pionibo:jn- cisione del Marchi. L'espressione e il primo pregio di questo dipinto. Un'cspressione che nella soflerenza e 1LLUSTRATA PER CURA DI L. BARDI. 33 1 nel dolore uon perde la bcllezza, la dolcczza. Sebastiano imparo da Michelangelo ad esser filosofo nc'suoi dipinti. Non possiamo approvare quelli che banno ritratto l'Ecce Homo in modo orrido e quasi spaventevole. Ln divi- nita e quella suprema forma che rendca il Salvatorc il piu bello fira gli uomini, non si scompagnarono giam- mai da lui. Qui e una creatura che pate, e profonda- mente pate, ma lo diresti ne' suoi patimenli in se stesso gioire, perch e quello stato spontaneo, a cui amove e miscricordia lo assoggettarono, sa dover produrre Fn- mana redenzione, che lo coronera in cielo d' innume- rabile schiera di beati intesi a cantare le sue glorie. Madonna col divin Figlio, di Carlo Dolci: ottima in- cisione del Mancion. Pittore di genere prezioso per la finitezza e delicatezza del pennello, e per correlto di- segno fu il Dolci : maggiormente si distinse nelle teste delle vergini, finite con straordinaria intelligenza, col- rinnocenza scidta ne'delineamenti, col candore, la pu- rita, la squisitezza degli angeli, anzi di una creatura privilegiata ad essere degli angeli la regina. Un tale elogio pu6 accomodarsi a questa Vergine che tanto e bella, soave e scliietta, che lo stesso divino suo Figlio forsc perde al paragone. Ella e in ollre vestita copiosamente con grandi seni nel manto , che per piu mirabilita dalla fronte sugli omeri le scende in bel giro e ripiegasi sulle ginocchia. Bello e 1' atto dell a niadre di tenere il Bambino , ch' ella non osa farlo direttamente colle mani^ benche morbidissime e di for- ma perfetta, ma fra le mani c i fianchi del putto fa che passi un lieve sottilissimo velo che serve anche sa- gacemente a rompere il bel nudo, pastoso, pienotto del Bambinello cbe sta in un atto di ridere. Sacra Famiglia, del Puligo: stupenda incisione del Buonajuti. Domenico Puligo imparo 1' arte dal Gbirlan- dajo, ma poi si accosto alia maniera di Andrea. E qne- sto quadro a primo tratto, per chi non fosse istrutto delle minime diiTerenze degli stili e de'pregi de1 pit- tori, potriasi riferire ad Andrea: e diremo anche che degno ne sarebbe: sila Vergine e bella, naturale, gran- diosa, e di una dolce amabilita! si il Figlio si attiene 332 I. R. GALLERIA PITTI, all'atto e alle forme fanciullesche da Andrea dipinte: e soprattutto la testa. Vedesi che questo dipintore avea gran polso nell' arte, e ch' egli fu assai maggiore della sua fama: avvegnache da molti e obbliato e da altri gli vengono attribuite opere molto inferiori al suo inerito. Dipintore che piu colga il vero potresti diffi- cilmente trovare se non ricorri al grande maestro dei divini frescbi dell'Annunziata. Ritratto d'uomo ignoto, di Guido Reni: delicata in- cisione del Benucci. E perche e detto questo dipinto d' ignoto personaggio? Noi vi vediamo le caratteristiche di una mezza figura di San Giuseppe. La santa aria dell'uomo giusto, la sembianza stessa di quel fortu* nato compagno della Vergine, l'andamento della bar- ba e de'capelli, il suo assetto, e il bastone che ha nelle mani, benche non sia fiorito , ci fanno dubitare esser questa una immagine di quel Santo. Come poi dipinto sia, con qual morbidezza e nobilta, con quanta faci- lita di pennello, ci occorre egli di rammentare? Basti dirla opera di Guido Reni, che ebbe in dote il genio, che gl' inspiro una maniera leggiadrissima, chiara , di- licata, sparsa di grazie e d'amore! Fascicolo 41- — Ritratto di giovinetto ignoto, detto del Correggio : incisione di Artaria. Ecco un giovinetto che tiene alquanto al carattere africano nelle sagome della sembianza, se non che ha corretto il profilo del naso. E in mezza figura ignuda, e solo un principio di mantello gli si affibbia all' omero destro. E molto ciccioso e succoso forse piu che non convenia a quell1 eta, poi- che egli non e nella puerizia, in che i bambini sono pieni , morbidi , grassotti : ma egli pare aver gia pas- sata la puerizia: e allora le forme che stanno per isvi- lupparsi cominciano a dimagrare e prendono uno stato d1 incertezza, che e la disperazione degli artisti, per- che non presenta quell' eta dati sicuri di conformazione ai quali si attenga Tarte. In quanto al sublime autore a cui vuolsi attribuire il quadro, sia con buona pace di chi del Correggio lo crede, noi non possiamo concor- rere in questo parere. Tutto il tono del dipinto non ci sembra assolutamente della trasparenza somma che 1LI.USTRATA PRR CURA DI L. JiARDF. - 333 dovrcbbe avere, della fusione dolcissima , del dorato de'capelli del capo , della limpidezza delle carnagioni c di tutto il disegno, specialmente della bocca, che fanno insigne il pittore delle gvazie. Cristo clie si congeda dalla madre avanti la divina passione, di Paolo Veronese: spiritualc incisione del Lasinio. Nell' ordinanza de' qnadri Paolo fu magnifico e reco i personaggi, il loro numero e la splendidezza degli ornamenti , la poesia degli accessorii tanto oltre da cadere nel troppo. Fu sempre solenne, trionfale: nei campi ricchissimo, di superbe arcbitetture adorno : nella dovizia delle vestimenta quasi asiatico: nelle mo- venze delle figure pomposo : nelle fisonomie vario, lie- to, audace, intrepido: in tutto sfarzoso. Questo qua- dro e pero d'altro gen ere : i grandi artisti assumono tutti gli aspetti, purche vogliauo: questo componimento e di una grande economia e purita: I personaggi tutti vestiti di santita, di unzione, di affetto: ogni parte della tavola spira devozione : la dolcezza dell1 aria del Salvatore, la sua bella persona, il suo atto, il vestito, ti traggono ad amarlo, ad adorarlo come vera cosa santa. La Vergine e una dolcezza nel sembiante, una passione nel movimento, un soave dolore nell'espressio- ne: piu sicura ne' suoi affetti e Sant'Anna, a cui la grave eta ba tolto di molto sentire. Essa e sedente, e pur essa si rammarica, ma con un significato di molta rassegnazione : e forse il fa per non accrescere l'ama- rezza a Maria. Ma che diremo di una donna che dal- P alto del quadro discende da un peristilio e fermasi tutta pietosa a mirare quel congedo ? Oh quanto e bel- la ! Gome dolcemente si atteggia ! Come castamente e panneggiata! Che diremo del campo del quadro che e un' amenita di sito, una limpidezza d' aria, una sere- nita di cielo, che ne invitano a quella delizia : Paolo ha qui trasccso il suo valore, ed era da credersi: nel- P altre sue tavole ba avuta la maggior parte la fanta- sia, qui ha operato il suo cuore. Le Marie al sepolcro, di Paolo Veronese: superba incisione del Lasinio. Ecco un altro quadro di Paolo! Qui sono piu spiriti poetici che nelF altro, e rargomento 334" ?• n- GALLERIA. PITTI, lo corisentia. Quesfa pittura puo piu piacere univer- salmente, perchc c di una leggiadria cstrema. Le Ma- rie, avvicinandosi al tlivino sepolcro , hanno veduto uscirne due angeli, e colte di santo timore sonosi Iratte loutane. Ma poi, pel desiderio di conoscere quel pro- digio, e pei* dare ascolto alle parole angeliche, si sof- fermano, e guardano, e odono che il Salvatore ivi piu non e. II loro diverso atteggiamento e un incantesimo: esse sono bellissime, di forme cleganti , in un vestiario anzi ricco clie umile. Una di queste ha un canestro , forse pieno di fiori per ispargerli sulla tomba venerata. Gli angeli le guardano con attenzionc, e diriansi essi pure presi d' alcun amore a quelle tre bellezze^ ammi- ratori certamente del loro affetto che all' avello del divino Maestro le conducea. Hanno dessi una salnia ben disegnata, lieve, quasi aerea, quasi composta di materia eterea. II campo pure della tavula e di un bel paese : ben toccato. La frasca condolta con diligenza e verita. L'aria investe quegli alberi e li fa barcollare: quelParia e pura: quel cielo e sereno : e come potea esscre ottenebrato da nubi all'apparire di si begli an- geli, di si belle donne? Una Carita, di Giudo Reni: limpida incisione del Dalco. Oh qui veramente vcdi Guido, e quanto ei valga colla vaghezza delle sue fisonomie, colla bellezza e chiarezza de' suoi nudi, e coH'onnipotenza del suo pen- nello nella facile e sofiiata esecuzione! La Carita e cir- nondata da tre figli : uno prende il vitale alimento dal seno materno \ un secondo sta per baciare la ma- dre : 1' altro sorge dietro una spalla della donna e a se ue tira il man to, come per brama di avvicinarsi pur esso alia sorgente della vita: queste quattro figure si raggruppano bellamente in piccolissimo spazio, e for- niano un gradevole , amoroso componimento. Beato Guido Reni che pote innalzar l'anima al cielo per ra- pirvi si beU'arie di teste, si bella temperanza di affetti, e tanta armonia di forme ! Santa Caterina, del cavalierc Currado: valorosamente incisa dal Benucci. II Currado s'inspiro in questo sog- getto di una leggiadria ad esso inusitata: ed anchc di ILLUSTRATA PER CLRA Dl L. BARDI. 335 una moderazione di tintc the dicesi armonia. Chi vede questa Santa, e non se ne innamora? Chi la conosce subito, e non la dice degna delle sponsalizie divine? La sua sembianza e una forma celeste: il volgere pie- toso de'suoi begli occhi e la sqnisitezza del senliinen- to: oh che soave bocca! che bel profilo! che collo tondeggiante ! quanta venusta e nobilta nella persona! Va, e di' che gli argomenti sacri non ispirano il core, e non sospingano gli artisti a condurre lavori maggiori di loro medesirai! Fascicolo /\i. — DonGarzia de' Medici, delBronzino: incisione del Benucci. Questo principe giovinetto e ve- stito da cacciatore, ma con ricchi abiti. E perche fu- cile, munizione, casacca e altri arredi da caccia alia comune usanza forse male si addiceano a un dipinto, a cui volea darsi nobilta, e non farlo una pittura di ge- nere, percio il Bronzino gli ha posto 1' arco in mano e la faretra al fianco. E per questa considerazione ne lo lodiamo. Che se poi avesse avuto in animo, come altri crede, di far per adulazione di questo piccol prin- cipe un Amore, male si sarebbe apposto: che la sem- bianza del fanciullo, ne il suo costume, ne il suo por- gere, ne la zazzera hanno che fare col figlio di Ve- nere. Anche in questo quadro ci pare il Bronzino non aver tenuto quel forte tuono di tinte, quel vigore del segno, che dagli altri lo distinguono. II volto pero e bene impastato , e perfettamente modellata e dipinta la mano. Donna Lucrezia de: Medici, del Bronzino: gustosa incisione di Lasinio. Se abbiamo avuto motivo di ap- puntare TAllori nel quadro precedeute, qui non sa- premmo^ trovare parole bastevoli per encomiarlo degna- mente. E questo un ritratto perfetto. Non solo hai da credere nella similitudine della sembianza, ma qui vedi lo stare della persona, 1* indole dell' animo, V affelto. Oltre che, in quanto a pittura, 1' opera e di un vigore raro ne' bei rabescati panneggiamenli , di una dolce fre- schezza nelle carnagioni, e di molta vita nelle pupil- le. Le mani sono un modello : 1' acconciamento ricco nella sua scmplicita. 336 I. n. GALLERIA PITTI , La Calunnia, di Salvator Rosa: forte incisione del Marchi. Un uomo probo calunniato da uno sccllerato prcnde col medcsimo una magnanima vendetta. Non s' inchina a maltrattarlo venutogli dinanzi. Si contenta di mostrargli il suo brutto aspetto, ritratto in una ma- scbera che tiene i delineamenti di quello, ma alterati dalla deformita del suo delitto. Questo concetto e su- blime ed ha relazione al detto di quel santo che inse- gnava, che se il peccatore potesse vedere in volto il suo peccato quanto e mosti'uoso, si rimarrebbe certa- mente dal piu cadere in quella colpa: tanto ne a- vrebbe orrore e ribrezzo! Questa idea significo il prode e gagliardo Salvator Rosa nel quadro che qui ricorre, e lo fece con tutta la valentia dell' arte sua, con tutto il vigore del suo tuono e quella fierezza che era ca- pace a ritrarre le battaglie. La Madonna della rondinella, del Guercino: buona incisione del Bucnafede. E questo un bel gruppo, e pare composto dall'onore di Cento per essere traspor- tato da eseguirsi a fresco in un pennacchio di una cu- pola. La forma vi e accomodata: la Vergine, il Bam- bino e un angelo, ecco la scena. Ma come e ben dis- posta e ordinata! Come la Vergine trionfa macstosa, e diresti sedente sulle nubi! Ella guarda con compia- cenza e ammirazione un arcangelo venuto a salutarla , nientre il divin Figlio che in grembo le siede, pueril- mente si trastulla con un augelletto che ha in mano. Mirabile e la fisonomia della nostra Donna di puris- sime, severe forme greche. E greco e il suo acconcia- mcnto: e greco l'assetto del velo. Oh vadasi a dire ora che il Guercino e ben valoroso nell'arte, forte nelle tinte, grande ne'contrasti de'cclori, sommo nel vigore de'panni} ma che tuttavia le sembianze per esso di- pinle avevano sempre un non so che di rustico, di umano, ch' ei non sapea levarsi aH'ideale: questa fac- cia della nostra Donna e un'idea, e il sublime del hel- lo : bello e pure il putto , carnoso, molle, palpitante \ hello e T angelo con alcuna inspirazione: mala Vergine eccede ogni termine della forma. Posta nel marmo, sa- rebbe anche uno de' piu begli esempii della scuola di Sicione e di Corinto. ILLUSTRATA PER CURA DI L. BARDl. 337 San Francesco, di Lodovico Cigoli: incisione del Calzi. Comeche il Cigoli fosse allievo di Alessandro Allori, si parti dal fare di quello per formarsi una sua maniera composta del fiero del Caravaggio, del soave del Correggio, del naturale di Andrea. Queste scuole pero solo imito, non uguaglio. Fu dihgente, amoroso: non rnanco di pieta, di unzione uei soggetti sacri. San Francesco fu un suo tema preferito. E questo e un suo San Francesco, non de'secondi in espressione di reli- gione e di affetto, in severita di stile, in naturalezza somma di posa. E un santo die ora, e la preghiera gli viene dal cuore, e la meditazione e profonda, e 1' atto passionato e dolcemente alfannoso. La tonaca del San- to, tanto difficile a farsi lieve, facile, bene sciolta, e che ac£usi 1' indizio della sottoposta persona , e qui con- dotta mirabilmente. Tutto il quadro e severo: se non che dal Ganco sinistro rallegrasi per V apertura di una campagna molto ben toccata e ridente. Frscicolo 4^. — L1 aniore venale, del Volterrano : in- cisione limpida dell' Errani. Dipiagere una femmina che si porge per prezzo era argomento arduo a trat- tarsi salva la verecondia. 11 Volterrano penso ad un suo nuovo trovato, e fece cosa laudevole. Una donna di forme avvenenti , ma che perde ogni sua bellezza per un suo guardare in cagnesco, per servirsi di trastullo del dardo d' amore , anziche sentirsene punta , e per porre in mostra gran parte del petto, stende la mano ove un garzone con aria maligna versa molte monete. La donna ha iuoltre un non so che di baccante, colle chiome sparse e una fronte che diresti impudica. Cio in quanto al concetto. L' esecuzione e operata con niae- stria: le carni indicano dilicatezza: i contorni sono si- curi: buone le tinte traenti al guidesco: il lavoro in somma e di pregio. Amore che dorme, del Volterrano: gradevole inci- sione del Ravano. Per la limpidezza delle tinte, la fa- cilita del pennello uel trattare le carni e i capelli} e per la frasca di cui e lieto il campo di questo quadro rapprcsentante Amore in mezza figura} il Volterrano ha fatto meglio difficilmente. Amore dorme appoggiato Bibl. ltd. T. XCVIII. sa 338 I. K. CALLERIA PITTI, a tin braccio che adagiasi sovra un panno, c un ori- gliere. II nurae e veramente fra i lacci del sonno , si posa profondo e cheto ! Ha desso 1' aria del volto se- rena e quasi sorridentc, e giureresti ch'ei sogna qual- cbe colpo maestro della sua possanza, destrezza a cui picga ogni orgoglio, ogni forza. E perche piii sovente ei si piace di tradimenti e d'indurre uei petti gravi affanni, giova pregar Morfeo che lungo tempo lo tenga gravato de'suoi papaveri: e questo mi lascia credere alcuna malignita, che intravedesi nella sua sembianza. Le mani di questo Amore non souo per avventura di quella nobilta e finitezza di disegno che sperar si do- vea in un putto effigiato sempre in tutte le sue parti bellissimo. Sacra Famiglia, del Granacci : ben condotta inci- sione del Martelli. Per un pittore non delle prime clas- sic qual e il Granacci, e questa una tavola bellissima, che si direbbe non sua per riferirla a piu sublime pen- nello. Gerto questa Vergine ha dignita, larghezza di stile, bello panneggiamento: siede riposata, amorosa. II putto poi anco la vince in bellezza di forme, e in un suo muoversi accorto e naturaie, che vorriasi della scuola di Andrea. Meno felice ci sembra il San Gio- vannino; ch'ei non ha quella fisonornia piccante che sogliono dargli i pittori : e in un atto di sorridere, ma quel sorriso nulla ti parla , poiche tutta la conforma- zione della sembianza lia poco signiiicato, ed e quasi immobile. Ma ibrse rintenzione con che guarda al di- vino Bambino e i raggi che piovono dal volto di que- sto lo fanno interdetto, e gli tolgono le parole. La Balia di Casa Medici, di Paris Bordone: armo- niosa incisione del Barni. Del grande imitatore della scuola tizianesca, Paris Bordone, e il ritratto che qui si presenta. Ei fu eccellente dipintore istorico e ri- trattista mirabile. In Francia per Francesco I dipinse tulte le damigelle della real corte, e levo sommo grido di se. Golori con molta naturalczza e vivacita : colse il vero : ebbe stile pieno , bene armonizzato. E benche seguisse il Vecellio nella facilita e fusione delle tinte , si difese dalla sprezzatura, che taloi'a la veneta ILLUSTRATA PER CURA DI L. BARDI. 339 scuola chiamo bravura: quindi fu piu diligente Jegli altri : ma quella sua esattezza diede talora alle sue opere una sembianza di piu secco stile, cosa dai Vene- ziani odiatissima , cbe amarono il grasso , il polposo , come puoi vedere in Tiziano e Giorgione. Questo ri- tratto tuttavia si tiene in un bel temperamento : e qui uu pennello portcntoso nella maestria de'panneggia- mcnti e ornamenti: ma un pennello dolce, morbidis- simo nella mirabile fusione delle carni, nella faccia, e nelle mani di perfetto disegno. L'impasto generale e degno di essere studiato, imitato, nella prcsente gret- tezza, e talora anebe nclla falsita dell'odierna tavo- lozza, Mose , di Carlo Dolci , inciso dal Benucci. II presenle quadro mostra come ogni artista, ogni scrittore debbe sccrre, fra gli argomenti cbe imprende a trattare, quelli the piu si affauno alia sua indole, alia sua natura, ai suoi spiriti. Bene scelse Raffaello le vergini : benissimo Michelangelo i Profeti e le Sibille: e con avvedimento si diede il Dolci a dipingere mezze figure di sante, o altro oggetto passionato , amoroso. Ma questa volla , nella scelta del Mose, non indovino il suo genio. Puossi egli rappresenlare P ebraico legislatore, che ebbe petto audace da sottrarre alia servilu il suo popolo e di fre- nare per tanti anni una gente ricalcitrante e riottosa, e di menare la spada co'suoi e cogli altri, se non con un aspetto severo, quasi terribile? E qui il Dolci lo efii- gio conforme la placidezza e bonta dell'animo suo e giusla la dolcezza del suo fare pittoresco. Ma se non si polrebbe dire questa la sembianza di un Mose qua- lora non aVesse il doppio raggio in fronte , e eseguita nondimeno con purita e finitezza somma, poiche di- versamente questo pittore non sapea fare. M. Missirini. (Sara continualo.) 34o Fedc ebellezza, di N. Tommaseo. — V^enezia, 1840, co'tipidel Gondoliere. 7«8.°, di pag. ljo.Lir. 3. 5o austriache. Pare che Fautore avendo fatte alcune sue particolari osservazioni sulP amore e sullc donne, e molti pensieri su tali argomenti concepito, e provato molti sentimen- ti, abbia voluto delle une e degli altri far dono al pub- blico } e per ordinare in qualche modo le sue idee e dare ad esse una qualunque siasi forma abbia immagi- nato un avvenimento, e vi abbia, a guisa di ricamo sopra un fondo , sovrapposta la espressione de' suoi concetti. E siccome questi riguardavano ad una realta che pur troppo di beni e di mali si compone , ed ab- bracciavano una parte della vita in cui assai facilmente si trapassa dai vizi alia virtu, e dalla saviezza alia fol- lia, ed in cui avviene talvolta cbe fra gli errori e le colpe duri nelfintimo petto immutabile un sentimento che poscia nel tempo prefisso fa che l1 uomo provi il rimorso e si corrcgga, cosi l'autore finge che un pec- catore ed una peccatrice s' incontrino nel cammino della vita , si facciano la reciproca confessione dei loro tra- viamenti, e divenuti unanimi si congiungano in matri- monio ed a regolare e quasi santa vita si convertano. Questi sposi beati sono Giovanni e Maria. « Una sot- s' tile ed ampia tela , narra di se stesso Giovanni , mi v> aveva data a lavorare Iddio , trapunta di ardito e r gentile diseguo : io la insudiciai , la stracciai , e la « dove era intatta la colorii d' immagini invereconde^ e, 55 quasi a mia condanna, ad esse intramischiai qual- J5 che forma delicata delineatami in cuore dalla mano y> degli angeli » . E tutte le donne , fossero nobili o contadine, dotte o stolide, tutte a lui sospiravano^ ed egli a quasi tutte badava. « Lieta schiera a vederla ! ?5 egli scrive : candide nel pallore , candide nel rosso- 33 re , pallide nel bruno bramoso } gracili e forti , altc 3» o poche della persona : ardite fattezze o tenere ^ di 3? citta , di campagna , sull' erta , sul pendio della vita } FEDE E BELLEZZA , DI N. TOMMASEO. 34 I n da1 suoi spregiate o dilctte : beate di poverta mon- r> da o afflittc di rlcchezza :, in Dio raccolte, di lui y> non curanti :y significant^ Pamore con lode lontana, y> con luughi sguardi, con brevi parole, con dimesti- n cbezza procace, con T ebbre attitudini della sciolta » persona. Non lunga scbiera e pur troppa ! e gia i no- 35 mi delle piu mi fuggirono \ e i visi riflessi quasi in » acqua commossa tremolano nel pensiero e 1' un nel- 3j 1' altro si confondono; e da quell' ondeggiare con- 35 traffatti per poco si ricompongono piu genlili che J3 mai 33. Ma non sempre quelle immagini gli si ri- componevano geutili , ne quelle memorie gli torna- vano sempre gradite : non tra le altre quella di una donzella che « aveva lasciati gia dietro a se gli anni 33 piu sconsigliati} e il venticinquesimo, primavera ad 33 altre , era a lei quasi autunno. A lei scorreva nel 33 sangue la pena del suo fallire : ella era a me , senza 33 avvedersene, ministra di gastigo lungo e di ravvedi- 33 mento e di nuove sperienze salutari d1 ignominioso 33 dolore. Oh! misere membra contaminate, chi sa se 33 la vita e il dolore serpeggino ancora per voi? o se » il dolore si sia gia mangiata la vita co' lenti suoi 3? morsi33. Finalmente a Quimper Giovanni nel i836 conosce Maria. La quale era uivorfanella di nazio- ne cdrsa, ma educata in Toscana. Una parente di Parigi chiamolla cola , e veggendola bella e graziosa , fece il perfido disegno di farla servire a' propri inte- ressi \ e comincio col darla in bah'a ad un Russo che alloggiava in sua casa. « Non fu mercato espresso, narra 33 la stessa Maria: ma la disgraziata donna, strascinata ?s dai voraci bisogni e corrotta sin nel midollo , spe- >3 culo , quasi senza volerlo , sul corpo mio 3: . Sazio del pieno godimento e stanco della troppa spesa , il Russo abbandonolla e ripatrio. Maria nella sua sven- tura fu ricovrata ed assistita da una buona lucche- se : che la parente era gia morta all1 ospitale 5 « ma 33 quella solitudine deserta cominciava a farmisi gi'ave, 33 e le memorie ad accorrere com1 aria che faccia forza 33 d1 entrar nel vuoto : e dalle memorie covati i desiderii^ •• dapprima lontani c languidi . poi cupi o caldi, ma 34^ FEDE E BELLEZZA, a prossimi e pesanli sull'anima fragile ".Inline s' in- con tra in un giovane marsiglicse. « Gli piacqui , par- m la Maria: mi piacque: si promise marito, fu aman- j> te. Si pcn6 poco, e gia col pensiero era sua. Qutlla » mobilita gajamente loquace mi toglieva a me stes- » sa. Aveva patito tanto, che goclere a ogni costo mi 3> pai'eva tliritto ».. Vanno insieme a Marsiglia : la il giovane si sposa ad un' altra , e Maria e cacciata di quell a citta. Ando in Toscana , e dopo molte viccn- de e molte offerte spregiate e molti pericoli vinti : « mi bultai , dice ella stessa, in un amore senza af- >i fetto, che vi dir6 forse un giorno. Di tanto in tanto r> mi riavevo:, e pur, nelFimpeto delle follie , raffre- 9 navo me stessa. Queste non sempre brevi astinenze sj dal male, Dio mi avra forse computate a virtu »-. Si lego quincli ad un negoziante francesc, a cui do- veva sposarsi e con cui recossi a Lione } ma egli falli e si diede alia fuga , ed ella si trasmuto a Quimper , dove conobbe Giovanni. Giovanni e Maria , quegli « con un sentimento con- s' tinuo che quieto , invincibile lo solleva al suo fine 55} questa , sfiorita dell' animo, ma non disfiorata della coscienza , passano insieme luughe ore , si comuni- cano a vicenda le loro pene e le loro colpe , e s' in- namorano 1' uno dell1 altra. Ma avvengono dopo molti accidenti e molti contrasti , ne le viziose abitudini si tolgono. Poiche Giovanni, fuggendo 1' amore, lo cam- bio molte volte con ovvia volutta. Pure prevalse il pen- siero di Maria , e fu celebrato il loro matrimonio. Dalla Corsica , dove si erano ritirati per fissare la loro dimora, sono richiamati in Francia da nuove speranze d' impiego e di lucro. Le quali falliscono; onde la po- verta viene piii dura, e sono ridotti a lavorare per vi- vere^ e tra per la nativa debolezza , tra per la vita trista e travagliata, Maria e colpita da forte malore nel petto. Avviene altresi che per alcune parole ingiu- riose all' Italia, Giovanni si batte in duello con un Francese che lo ferisce gravemente } la cura fu lunga e difficile , ed i patimenti , le angoscie , le privazioni crebbero in guisa il male di Maria, che questa a fin DI N. TOMMASEO. 343 di morte si riduce. Ed in quei supremi momenti, Gio- vanni, per non disturbare il curato, raccomanda l'ani- ma della moriente secondo i riti della Cbiesa^ e spi- rata che fu « accese una candela allato al cadavere, e « apri pian piano le iraposle : sorgeva torbido il di» nevi- « cava: egli seduto tra il letto e la finestra, guardava m ora al cielo biancheggiante , ora alia sua moglie mor- « la j e pregava Dio senza piangere », per non inco- modare una povera donna dormiente accanlo. Cos! procede e finisce questo romanzo del signor Tommaseo , sulla sostanza del quale molte qucstioni potrebbero esser fatte. Si potrebbe cbiedere se quella rivelazione della vita secreta dei due principali perso- naggi , quella rivelazione cosi diligente , cosi minuta , cosi piena di sconci ed abbietti particolari, contenga in se stessa una salutare lezione, o non presenti piut- tosto un brutto e pernizioso esempio , e corrisponda al vero scopo della poesia , al vero ufficio cbe devono esercitare le lettcre ? E poteva forse esser conveniente alia celebrita del nome dell'autore ed alia dignila della sua letteraria missione en1 egli facesse fare da Giovanni una pubblica manifesjazione di cio cbe talora i piii sfrontati esitano a palesare nella liberta dei loro in- timi e fidati colloquj ? Se lo scopo del racconto e quello di mostrare cbe un animo, anche per viziose abitudini decaduto, puo, avvalorato cbe sia dalla religione, ritor- nare alia virtu, come si mostra raggiunto questo scopo in Maria , cbe maritatasi appena si ammala e muore, onde il tempo le manca di pensare noncbe di coinmet- ter nuove colpe , ed in Giovanni , il quale , dopo il matrimonio , non fa cbe parlare alia sua sposa del con- tinuo corrergli dietro cbe gli fanno le donnc , dclle forti tentazioni cbe ne soflre e della gran fatica cbe gli costa il resistere •, per cui pare cbe piu cbe la vo- glia gli manebi la opportunita di traviare ? E quel duello per cosi lieve cagione combattuto , e cosi per ogni rispetto inteiupeslivo, come si accorda colla fede e colle credenze di Giovanni, c soprattutto coll' amo- ve cbe porta a Maria, a cui quel cimento fu spasimo e quel pericolo morte? E quella raccomandazionc 344 FE°E E BELLEZZA, dell' anima fatta da Giovanni colle parole stessc prescrit- te dalla sacra liturgia e forse posta decentementc alia fine di un romanzo , e la impressione che produce puo forse reputarsi che sia veramente profittevole, ve- ramente estetica ? Qualora poi si consider! il romanzo del signor Tom- maseo dalla parte letteraria, ci par di trovarvi molte cagioni che possono spiegare la diversita delle sentenze che ne furono pronunziate. Tenue e povera e l1 in- venzione, come gia s' e veduto , ma le dan vita e in- teresse molte vivaci descrizioni, alcune pagine ridon- danti di affetto , alcuni dialoghi pieni di vita. Vi e una grande e diremo anche rara cognizione di lingua, con- cisione di frasi e proprieta di vocaholi ben degna del- 1' illustre autore dei Sinonimi italiani } ma nuoce non di rado a questi pregi il desiderio evidente e al pa- rer nostro infruttuoso di mettere in onore parole e frasi che 1' Italia generalmente non intende , e inten- dendole non potra mai giudicarle ne belle ne neces- sarie. Generalmente poi v' e uno stile che tiene del tirato , del concettoso e dell' arguto , e non lascia ri- posare la mente , anzi quasi par che si studii di ren- dere avviluppato e difficile cio che per propria natura sarebbe facile e piano. A questo si aggiunga che seb- bene la concisione delle frasi usate dall1 autore nasca frequentemente da un' analisi delle idee eseguita con fino accorgimento e con diligenza scrupolosa , forma pero qualche volta un curioso contrasto colla prolissita con cui 1' autore si estende o nella narrazione dei fatti che specialmente nei libri III e IV e lenta assai e troppo minutamente particolareggiata , o nelle descrizioni che quasi in ogni pagina con fastidiosa abbondanza ricor- rono. Vi sono altresi alcune proposizioni , il cui senso si dura fatica ad intendere, ed inteso che sia appare strano, o falso, od increscioso. Per esempio, si disse nella pagina 8 : « Gli uomini che pigliano la vita in- « digrosso e senza tanti daddoli sarebbero i meglio edu- 55 catori e mariti del mondo, se avessero sempre che 55 fare con anime non isteriche 55. Ed alia pagina 41 Sl narra che Giovanni vide una serva innamorata , gia DI N. T0MMASE0. 345 s' intende , di lui , rompersi il fil delle reni , e poi la rivide « patila e bella tuttavia : moglie e madre » :, ed alia pagina 55, Giovanni chiede a se stesso: « che po- » tro io recare alia moglie ?» e risponde: "un'anima » sgannata, un corpo stanco e la mia poverta. Dimcn- » ticavo l'ingegno. Oh buon mantello contro il freddo, » bella consolazione per una donna, l'ingegno! » Ed alia pagina 1 1 8 della Corsica si legge : « Ella ha vissuto « abbastanza se ha generato Pasquale Paoli , scusa ed « espiazione anticipata del reo Buonaparte ». Anello di sette gemme, o Venezia e la sua storia. Considerazioni e fantasie di Luigi Career. Vo- lume uuico. — J^enezia, i838, coi tipi del Gon- doliere, in 8.°, di pagine 733, con i5 incisioni3 lir. 35 austr. Uno scrittore, che giustamente gode 1' estimazione di tutta Italia per 1' alto ingegno e pel vivo ed animato sentire, voile in un libro depositare quanti pensieri e quante memorie poterono in lui destare il lungo sog- giorno nella bellissima Venezia , lo studio della sto- ria, la vista dei monumenti , la propria ispirazione poetica , lo zelo di cittadino. A tal fine egli diviso di scegliere alcuni subbietti per disporre intorno ad essi con discreto ordine e con efficace magistero quanto gli veniva fatto di osservare, di sentire, d1 immaginare : a formare i quali subbietti elesse alcune donne , repu- tando che sotto auspicj siffatti potesse essere conceduto all' opera sua un procedimento piu disinvolto , minor rigore di metodo , un discorso meno cattedratico c piu schietto. E queste donne intitolo Gemnie^ non gia per- che siano tutte specchiati esemplari di virtu, ma per- che nel nome loro, come nelle gemme, dentro picciol cerchio gran tesoro di patrie rarita si rinchiude. Queste donne pertauto sono sette : Giustina Re- nier Michiel, Caterina Corner, Gaspara Stampa, Bianca Cappello , Eufemia Giustinian , Irene da Spilimbergo 346 ANELLO DI SETTE GEMME, cd Elena Corner Piscopia. Assai acconciamente il Car- rcr pose innanzi agli altri il nome di Giustina Renier Michiel , autrice del notlssimo libro delle Feste vene- ziane , il quale subito richiama alia mentc , e, per cosi dire, spiega davanti gli occhi tutta la serie de'secoli veneziani ? tutta la magnifica prospettiva dei trionfi , delle conquiste } delle pompe di quella famosa repub- blica, onde i preteriti tempi sono per essa al presente tempo annodati. Cogli altri nomi intese il Carrer di mostrarei in compendio , per non dire in quintessenza, ora la Venezia mercantile , ora la letterata , ora la guerriera , ora la politica, ora la religiosa, ora l1 ar- tistica^ e per tal modo voile egli « imprimere nelle ?! menti e nell' animo dei lettori un concetto di Ve- 53 nezia , della sua storia , della sua politica , delle sue 55 letterc, delle sue arti , de' suoi costumi, se non com- 55 piuto , die tale non e ccrto , meno imperfetto di 55 quello si dia da scrittori preoccupali e intenti a far 55 servire gli uomini e le cose alia dimostrazione dei 55 loro immaginarj sistemi 55. Con siffatti intendimenti 1' autore, dopo aver nel capitolo I fatto conoscere il disegno della sua opera , ci da nel cap. II la biografia della Micbiel , e nel III al- cuni ragguagli sulla societa che soleva la sera racco- gliere presso di se quella celebre donna. Dagli studj di questa tragge poscia argomento per parlare nel cap. IV degli storici veneziani, ed in questo, dopo al- cune sensatissime osservazioni sulla diilerente maniera degli storici anticlii e dei modcrni, e dopo aver espresso la sua opinione, die « Venezia possa tuttavia molto 35 ragionevolmente cbiamarsi anello intermedio tra la 53 stoi'ia antica e la moderna , percbe si trova ne' suoi 33 annali ritratta 1' antica graudezza non disgiunta dalla 35 semplicita 33- il Carrer va con molta diligenza e con pari sagacia specificando i pregi e i difetti di mi gran numero di storici e di cronisti veneziani. Dalla Vene- zia storica si passa alia poetica, ed a questa e dedicato il cap. V, nel quale 1' autore mostra con parole pienc di calore e di afletto clie Venezia pel suo sito, pe'suoi monumenti . per la sua civilta , per le sue arti e per DI L. CARRER. 347 l1 arcbitettura specialmente , e cilia alia piii di ogni altra ad eccitave nell"1 animo fervidi scnsi e splendidis- sime immagini , e potrebbe anch1 cssere « bel tema di 5' vera e gvandiosa epopca », Al cap. V segue un' ap- pendice, in cui il signor Carrer si propone di rispon- dere ad alcunc osservazioni del signor Luigi Cibrario, concernenli il giudizio dell' infelice Carmagnola, e da lui inserile in fine al volume II delle sue Novelle. Con quest' appendice si conebiude la prima parte di que- st'opera, ch*" e ornata di due incisioni , delle quali !a prima rappresenta il busto della Micbiel scolpito dal professore Zandomenegbi ^ la seconda , la stanza di conversazione di questa palrizia. La seconda parte, dedicata alia seconda gemma. cb"e Catcrina Corner, si compone di diecinove capitoli. Nel cap. I T autore rende conto dei motivi cbe al semplice racconto lo indussero a pi'eferire il dialogo : quindi nei capitoli seguenti finge cbe due viaggiatori, nella state dell' anno i836, pellegrinando per la regione po- sta tra Piave e Brenta , s' incontrino in un certo Lo- renzo , grande amatore e raccoglitore delle patrie me- morie , da cui siano informati che in que' pacsi , ri- nunziata alia repubblica la corona di Cipro , gli ulti- mi suoi giorni passava Caterina Corner. Questo cenno eccita la curiosita de' due viaggiatori, e per appagarla Lorenzo fornisce ad essi la vita o storia manoscritta di Antonio Colbcrtaldo , la quale da loro occasione di ragionare, insieme dei casi di quella illustre donna. Per tal modo la storia della Corner e narrata dalla nascita sino alia morte } e la forma del dialogo adottato dal- 1' autore apre 1' adito a rilevare le diverse opinioni se- guite dagli storici intorno ad alcuni fatti, e ad inlro- durre qualcbe opportuna discussione. Questa seconda parte e adornata da quattro tavole, delle quali la pri- ma rappresenta il ritratto della Corner , la seconda 1" atto della rinunzia al dominio di Cipro , la terza il castello di Asolo, in cui passo gli ullimi suoi giorni la regina, e l1 ultima la cappella in S. Salvatore di Ve- nezia, in cui fu scpolta: ed e inoltre foi'nita di parec- chie note, tra le quali merita speciale attenzione la 9.a, 348 ANELLO DI SETTE GEMME , che molte curiose particolarita contiene concernenti la visita chc nell' anno 1 497 fcce la regina di Cipro a suo fratello Giorgio Corner , ch1 esercitava a Brescia in quell1 anno 1' ufficio di podesta. Nella terza parte, dedicata alia terza gemma , ch1 e Gaspara Stampa , il signor Carrer desciive le varie vl- cende di questa celebre poetessa, o, per meglio dire , compone di essa un leggiadro romanzetto, clie trova un luogo assai decente in un1 opera , la quale , come dice l1 autore stesso b non e storica affatto , ma della sto- » ria si giova a dar sodezza ad alcune fantasie , come » di queste , a rabbellire le storicbe tradizioni » . Que- sto romanzetto consiste in trentaquattro lettere, che si fingono scritte dalla stessa Stampa e da essa indi- rizzate all1 arnica sua Ippolita Mirtilla 5 e quante noti- zie intorno a quella donna illustre e dalle patrie me- morie e dagli storici contemporanei poterono csser con- servate , e le impressioni cb1 essa riceveva o da1 suoi studj 0 dagli uomini o dagli oggetti che la circonda- vano, e gli avvenimenti e le vicende e le gioje e i do- lori di una vita, cbe, abbellita dapprima con ogni ma- niera di doni dalla natura e dalla sorte, fu poscia contristata dalla morte de1 piii cari congiunti e dal- l1 abbandono di quello che solo poteva coll1 amor suo confortarla } tutto in quelle lettere sta espresso con dilicatissimo stile e con ingenua e schietta eleganza. Queste lettere sono chiarite da parecchi brani tolti dai componimenti poetici della Stampa ed opportunamente raccolti in un1 appendice, e da centododici note, nelle quali specialmente si da notizia di varj rinoniati per- sonaggi de1 quali nelle lettere stesse venne fatta men- zione. Notiamo infine che in questa terza parte si tro- vano tre incisioni , cioe i ritratti di Gaspara Stampa e di Collaltino di Collalto , e la veduta del castello di S. Salvatore. Una donna che una grande ma triste ed infelice fa- nia acquistossi nel mondo, Bianca Cappello, e la quarta gemma che si elesse il signor Carrer, e forma quindi il subbietto della quarta parte di quest1 opera. In una specie di proemio l1 autore, quanto piii puo, si adopera DI L. CARRER. 3/f9 per dimostrare i motivi che lo indussero a concedere siflatto onore ad un misero nome che fu con gravi rim- proveri e con peggiori accuse vituperato^ e quindi in forma drammatica ci vien narrando i notissimi casi della famigerata patrizia. Questa narrazione si divide in dieci scene , delle quali la prima si finge che sia a Venezia, la seconda sugli Apennini, le sette che ven- gono dopo a Firenze, e Y ultima di nuovo a Venezia. Pare che il Carrer con questa specie di rappresen- tazione siasi proposto di far vedere « quanto poco si » debba fidare nelle terrene grandezze, quanto muta- y> bili siano le sorti mondane , e come il cammino di y> un' apparente felicita riesca assai spesso a termine >? di gravi miseries. E perche meglio fosse chiarito questo suo intento , egli « prego la Fortuna che vo- n lesse recitare in sua vece alcuni intermezzi , e , ve- 55 dete un poco, lettori , la donna bizzarra che se gli 55 mostro tanto poco condiscendente nel resto , in cio 55 venne obbedientissima al suo desiderio ». Questi intermezzi in versi sono quattro , ai quali si ag- giunge in ultimo la licenza che la Fortuna, prima at- trice in questa rappresentazione , parlando sempre in versi, prende dagli spettatori. Di tutto cio che dir si potrebbe sulla condotta , sulla regolarita e sull1 effetto di questo lavoro , nulla diremo , poiche esso non deve essere altrimenti considerato come un1 azione dramma- tica , ma come un racconto posto in dialogo, colla vista di renderlo piii spedito e nello stesso tempo piu mani- festo e piu efficace , e forse eziandio con quella di dare un aspetto di novita ad una storia divenuta per se stessa ormai vieta e volgai'e. Bensi non sappiamo com- prendere come fautore essendosi prefisso quello scopo che abbiamo gia colle stesse di lui parole iudicato , abbia trasandato rpiella parte del racconto che meglio di ogni altra poteva a siffatto scopo giovare, e come, dopo aver colla scena settima rappresentato la morte della grandurhessa Giovanna, abbia, per cosi dire, oc- cnltato quella di Bianca , facendo che due uomini del volgo di Venezia assai quietamente si narrino que- sto fatto neb" intei-no di una casa , e per tal modo 35o ANELLO DI SETTE GEMME , toglicnJo ogni colorico cd ogni forza ad un avvenimen- to, da cui pure potcva travsi una lezione cosi tremenda e cosi valida a mostrare la prepotenza della fortuna , che e la idea predominante del componimento. Segue a questo un' appendice in cui sono riferiti parecchi documenti alia storia di Bianca Cappello relativi. Que- sta parte dell' opera e adorna di due tavole, la prima delle qUali e il ritratto di Bianca, l'altra ne rappresen- ta la fuga. Dai rumori , dalle feste , dagl' intrighi amorosi e cortigianeschi ci tragge la quinta gemma alle pratiche della pieta ed alia quiete del chiostro. Questa gemma, se non brillante e fulgida , certo pero preziosa e raris- sima, e la badessa Eufemia Giustinian , che nel deci- moquinto secolo visse nel monastero della Giudecca , denominato della Croce. « Per intendere la importanza r> di aleuni fatti , scrive il Carrer nella introduzione y> a questa parte della sua opera, egli e d1 uopo peral- » tro investirsi della fede sincera di que'vecchi tempi } » e quindi, al fine appunto di agevolar cio a' miei let- 55 tori, in luogo delle mie parole porro quelle delle 'j cronache , mutate solo in quanto potrebbe ritardarne 55 la intelligenza. Dopo aver veduto , sebbene non piu »5 che in iscorcio , la Venezia politica e la letterata , 55 non sara male fermar alcun poco l1 occhio sulla 55 devota 55. Seguono quindi quegli estratti di crona- che in cui si narra la vita di suor Eufemia , i quali in otto articoli si comprendono ^ e poscia si legge in un' appendice il racconto di un fatto riguardante a certa monaca del monastero della Croce di Luprio, il quale non ha importanza alcuna ne storica , ne reli- giosa, ne poetica , e certo neppure « investendosi della 5) fede sincera de1 vecchi tempi '5 si potrebbe trovare la ragion sufficiente di tal narrazione. Questa quinta parte dell' opera e fornita di alcune brevi note e di due in- cisioni , del ritratto cioe di suor Eufemia c della ve- duta della chiesa e del convento della Croce della Giu- decca. Della sesta gemma, ch'e Irene da Spilimbergo, non ci da il signor Carrer che il ritratto c l'elogio. Nacquc DI L. CAHRER. 35 1 Irene nell1 anno i54' da Adriano di Spilimbcrgo c dalla veneta patrizia Giulia Da Ponte. Applicossi da principio al ricamo ed alia musica 5 piu tardi alia pit- tura , nella quale fu discepola di Tiziano ; e ccrto le si da amplissima lode , dicendosi « essersi ella , » poiche il tempo le invidio di poter oltre, mostrata y> degna di avere a maestro quell' arlista sovrano 35. Non visse che la vita di venti anni, ed ebbe dai con- temporanei e da' posteri immense lodi pel singolare ingegno e per le non meno singolari virtu } e « ri- » tratla dal Tiziano , compianta dal Tasso , pittura » e poesia le diedero il meglio che potevano a quella » eta ». Questo elogio ci sembra dettato con uno stile mirabilmente nitido e terso, ed e pieno di gravissime sentenze morali ed estetiche. Nella settima ed ultima parte dell1 opera l1 autore ci fa dono del ritratto e della biografia di Elena Corner Piscopia. Questa biogi'aGa si divide in tre articoli, nei quali si tratta prima degli studj, poi dei costunii, e per ultimo delle onorificenze di questa donna famosa. La quale nacque di nobilissima stirpe il 5 giugno 1646, e sortito avendo speciale attitudine agli studj , prima diede opera ad apprender le lingue e la musica, poi la dialettica e per ultimo la teologia. Fu nella Univer- sita di Padova con nuovo esempio decorata della lau- rea in filosofia, e se un pari onore non le fu conferito in teologia, cio avvenne soltanto « perche messa in w discussione la cosa tra uomini reputati , fuvvi tra essi y> chi coll1 autorita di S. Paolo, che scrisse: Muliercs non r> docent, conchiuse non doversi cio fare ». Mori ai 26 luglio del 1684 1 dopo essersi ascritta all' ordine di S. Benedetto , di cui osservava le regole , ma non ve- stiva l1 abito. Pare che scrivendo di questa sua ultima gemma il signor Carrer si sentisse incalzato dalla materia e dal tempo. Poiche, mentr, egli delle altre gemme tratta dif- fusamente e non risparmia ne forza di argomenti , ne diligenza di ricerche, ne copia di erudizione, della Piscojiia con pochi cenni si sbriga. Eppur questa , prescindendo dall' altezza del grado ad alcune dalla 352 ANELLO DI SETTE GEM.WE, fortuna sortito , non fu ne alia Corner, ne alia Cappel- lo, ne alia Stampa per alcim riguardo inferiore , e per molti fu anzi di lunga mano superiore } e sebbene vi sia chi pensi che le opere pubblicate non corrispon- dano alia fama , pure essa tanta gloria acquistossi vi- vendo e tanto splendore diffuse d' ingegno e di virtu, die dai particolari della sua vita, dalle studiose sue applicazioni , dalle praticlie divote , dal costante eser- cizio di un' austera religione , dai singolari onori rice- vuti , dalle sue relazioni coi piu grand' uomini del suo tempo, molta materia, a parer nostro , trar si poteva per illustrare non solo la Venezia civile e politica, ma la letteraria e la divota eziandio. Molte e diverse cose furon dette, e naturalmente dovevano dirsi , intorno a questo libro. Ed appunto per raccoglierle e fame senno, noi abbiamo tardato a render conto di esso. Ma tante e si svariate e si straue furono le opinioni, cbe noi perdemmo senza frutto e il tempo dell' indugiare e 1' opera dell'udirle ed esami- narle. Poiche molti attribuirono a quest' opera un me- rito non comune 5 e lo intendimento di essa e il dise- gno e i concetti e lo stile esaltarono con lodi infinite. Secondo alcuni poi il Carrer non doveva scegliere quel subbietto} secondo altri doveva adattarvi un altro di- segno a loro modo concepito ; quelli biasimarono la sostanza , questi la forma } agli uni non piacquero i nomi eletti , agli altri le diverse maniere usate per parlarne. Ma noi crediamo che siffatti giudizi siano in- tempestivi del pari che infondati. Perocche in quanto al subbietto aveva certo il signor Carrer pieno e libero arbitrio di sceglierne uno a suo piacimento; e quello che prescelse, lo si chiami Anello di sette Gemme, o Serie di sette epoche, ha in se storica importanza e di- letto e dignita^ ed egli per trattarlo immagino un di- segno, che e certo una invenzione leggiadra e bella e bene alle sue viste ed a' suoi studj accomodata. Oltre a cio , come puo dedursi dall1 indice delle materie po- sto alia fine del libro, trovansi in questo gran copia di particolarita, di notizie, di aneddoti che spargono mol- ta luce sulla storia politica , letteraria e religiosa di DI L. CARRER. 353 Venezia, e die l'autore seppeesporre con eleganza squi- sita ed anneslare con maestrevole accorgimento. Ondc egli colori il concepito discgno e raggiunse lo scopo prefisso in tal modo che nulla su ci6 riniane a deside- rare, tutte le parti di buono scrlttorc e di zelantc cit- tadino esattamente adempiendo. Conchiudiamo quindi che per nostro avviso e la italiana letteratura e Ve- nezia tener si debbono di quest' opera egualmente onorate. Dizionario biografico degli uomini illustri di Sar- degna, ossia Storia della vita pubblica e privata di tutti i Sardi che si distinsero per opere, azioni, talentij virtu e delitti. Opera del cavalier e don Pa- squale Tola. — Torino, Chirio e Mina, 1 837-38. P^olumi 3 di pag. 3oo, 288 e 35o in 4-°» con un atlante, pure in 4°., di 60 ritratti e 3 tavole di me- daglie in litografia. Gareggiando di amor patrio il dottor Martini e il cavaliere Tola, quasi simultaneamente offrono al pub- blico una loro rispettiva opera biografica sopra i di- stinti personaggi che fino a quest' epoca produsse la Sardegna. Del signor Martini questo Giornale ha gia fatto alcuni cenni nel fascicolo dello scorso febbrajo. Or volendo ragionare del lavoro del signor Tola, co- minceremo da una aperta diehiarazione che non e no- stro intenuimento di porre a confronto tra loro i due biografi sardi, ne di aggiudicare piuttosto all'uno che all'.altro la maggior palma^ che troppa pretensione sa- rebbe questa nostra, e indiscreta la brama. Come ambi- due i biografi hauno premesso alle loro opere studii scparati, e come de'loro scritti diversa e 1' indole, di- versala esposizione^ cosi le nostre parole riguai'dino cia- scuno separatamente, e qui abbiano per meta soltanto l1 opera annunziata dal presente articolo. II cavaliere Tola ci pone sott' occhio un Dizionario biografico degli uonuni iliustri di Sardegna^ coi quali Bibl. Ital. T. XCVUL 2 3 354 DIZI0NARI0 BIOGRAFICO SARDO, termini ci sembro a prima giunta che egli volcssc de- scriverci soltanto la vita di tutti que1 Sardi che per ono- rate opere, per talenti e per virtu divennero cospicui. Ma nel frontispizio stesso egli, sviluppando con una co- tale circonlocuzione quel primo titolo, ci fa accorti che si propone di parlare anche di que' Sardi che fa- ruosi divennero per delitti. Vituperosa per fermo e que- st'ultima fama: eppur giova alia verila storica, alia espe- rienza della vita, alle conseguenze morali che dedurre se ne possono, il rammenlare anche una biasimevole rinomanza. Solo brameremmo che sotto qualunque fog- gia si prenda il frontispizio del libro, non si creda pero che l1 autore in uno stretto e logico senso abbia qua- liflcato per uomini illustri i famosi in delitti, e in sif- fatto senso abbia detto che costoro per delitti si distin- sero , come gli altri si distinsero per opere egregie fatte in guerra od in pace, per lavori letterarii o scientific!, per azionij talenti e virtu. Tale riflessione che cosi su- bitamente ci si present©, al pensiero leggendo il fron- tispizio, ci fu grato il vederla consentanea alle parole che adopero 1' autore stesso nel suo proemio ai lettori, la dove ci reca la ragione perche abbia richiamato alia memoria gli uomini ancora divenuti famosi per errori e per delitti. In quel proemio il signor Tola, fra le al- tre cose, ci informa di aver notato alia fine di ogni articolo con una scrupolosa esattezza gli autori e le carte onde trasse le notizie e le rclazioni. Ottimo di- visamento, a dir vero, e che gli sembro « troppo ne- s' cessario, come egli dice, scrivendo di persone e di 55 cose o ignorate, o non conosciute abbastanza, ed in 5) un secolo di critica e di diffidenza. Se non ci fossimo J? attenuti a questalegge, egli soggiugne, avrebbe sein- 55 brato a taluni, o che scrivessimo per inspirazione, 55 o che le notizie biografiche ci fossero state rivelate 55. Indi il proemio cosi prosegue: « Per orrevolezza ed or- 55 namento dell1 opera abbiamo unito alia medesima al- 55 cuni ritratti di Sardi illustri altri ricavandoli 35 dall1 oscurita in cui giacevano per ignoranza, o per 55 ingratitudine de'posteri, ed altri per somma ventu- 55 ra nostra salvandoli dal deperimento, nel quale poi DI P. TOLA. 355 » caddero miseramente ». Questi ritratti espressi in lito- grafia sono in numero di sessanta , oltre il ritratto del- l1 autore che sta in fronte al primo volume, e sono e- gualmente divisi in tre fascicoli , ciascuno dei quali va unilo ad ogni volume. Con questa diligenza l'autore, giovandosi delle parole del Vasari, u crede di averusato » cortesia ai morti ed ai viveiiti, acciocche noi e co- » loro che dopo noi verranno , sappiano non solo i co- jj stumi, la patria, le opere , le maniere e l'ingegno » dei piu illustri fra i Sardi , ma quasi se li veggano » innanzi agli occhi} e gli animi gentili che hanno in » pregio la memoria degli uomini grandi sappiano an- » cora quanto noi ci ingegnammo con ogni nostro po- » tere e con ogni maniera d' onore far pregiati, chiari » ed eterni i nomi e le immagini di coloro, i quali per » loro virtu hanno meritato di viver sempre ». Ma hen piu, crediamo noi, per mezzo di dotte, lahoriose e ben vergate carte si puo eternare la rinomanza di il- lustri estinti . che colla matita e col pennello. Con questi stromenti dell'' arte vivi si conscrveranno i li- neamenti del volto, che pure, a detta di un antico, e un tacito scrmone dell' animo^ ma solo una bella cd ingenua descrizione delle virtu, delle commendevoli a- zioni e degli esimii talenti varra a persuaderci quan- to sieno da estimarsi Y intelletto ed il cuore. Laonde non piu ai ritratti che alia penna del signor Tola va debitrice la perpetuita del nome procurato a que'per- sonaggi di Sardegna, de' quali egli tesse la vita nel Dizionario che anminzianto. Perciocche con molta eru- dizione e con ricchezza di note, ccn fedeli citazioni, con una diligente investigazione di quanto apparteneva a ciascuu uomo illustre da lui rammentato, egli sa rap- presentarceli quali operavano e scrivevano fra mezzo a1 loro conlemporanei. I termini ne' quali debbonsi na- turahnente rinchiudere articoli biografici, gli uni agli altri succedentisi , ed esposti per ordine d' alfabeto , avendolo obbligato a brevi e rapidi cenni, impronta- rono al suo stile una concisione storica, forte ed ani- mata, e lo consigliarono ad esprimere in non molte linee molte e variate cose. Ecco, a cagion d' cscmpio, 356 DIZI0NA.RI0 BI0GRAFIC0 SARDO, come egli conchiutle il suo avticolo sullc vicende e le opere del eelebre Azuni, artieolo clie gia da se si con- cilia la nostra attenzione: L' Azuni « fu uomo di acuto j> ingegno, di vasta erudizione, e di caratlere infles- 55 sibile cosi nclla prosperita, come nella sventura. Pro- » clive all' ira, non sofFri le ingiurie de' pedanti, e le y> ricambio con acerbe parole nelle sue letterarie con- » tese: pero fu ira d' uomo educato nella comunita 55 delle lettcre. La religione venero serapre , e trovo in » essa i conforti maggiori della sua vita. Amico dei 55 Sardi e della Sardegna, lo fu piii della sua terra 55 natale^ nell' eta giovenile e nella provetta coltivo 59 le muse e am6 le femmine. La galanteria 1' occupo 5» talvolta piu che si convenisse a cultore severo di 55 gravi studii. Ebbe in moglie Marianna Maddalena >5 di Pietro Laure, ricco negoziante di Marsiglia, il ?5 quale peri vittima della rivoluzione francese : Tamo 55 prima, non fu amato da lei, e non amantc poi ab- 55 bandonolla: discendenza di figli non lascio veruna. 55 Nella vita domestica non fu felice : nella pubblica » ebbe varia la fortuna. La gloria letteraria lo cinse 55 luminosamente in terra straniera} non si ammorzo, 55 cbe non potea, ma non gli rifulse nella sua patria: 5? invidia e vilta d1 animo di alcuni coetanei suoi oso » talvolta insolentire contro lo scrittore delle leggi ma- 55 rittime venerato nei due mondi^ e il grande uomo 55 gia declinante per vecchiezza ai giorni estremi, ta- 5? ceva e commiserava, non se stesso, maaltrui ec. 55. II cavaliere Tola, nulla trascurando di tutto cio cbe vale a propagare la fama de'suoi concittadini e a rendere compiuto il suo lavoro, aggiunse al terzo volume uu artieolo di supplimeuti intorno la vita e gli scritti del cavaliere Ludovico Bailie, legista e letterato assai di- stinto, morto lo scoi'so anno, e del quale il cavaliere Gio- vanni Siotto-Pintor diede alia luce un eloquente e no- bile elogio. « Al suo nome, cosi scrive il signor Tola, :' cbe sara sempre onorevole ai Sardi tutti, noi pure, 55 clie dell' amista sua fummo onorati, mentr' ei vive- 55 va, non fucate, ne addimandateci da nessuno , ma « spontanee e sincere tributiamo parole di encomio, e DI P. TOLA. 357 » qucsla, benche umile e disadorna, della vita e degli » scritti suoi brcvissima narrazione ». Al Dizionario biografico il cavaliere Tola ha falto precedere un suo discorso, il quale vorrebbe clie da tutti c senza studio di parti fosse letto prima di trascorrerc per le altre pagine del suo lavoro. Siffatto discorso e premesso a fine di purgare la Sardegna dall1 acousa di bai-barie che si spesso le venne fatta dagli slranieri, e insieme di richiamare 1' attenzionc di coloro, i quali con indiscreta facilita giudicano de- gli uoniini e delle nazioni , sulle cause infinite, perse- vcranti ed infelici , che aggravarono per molti secoli quella terra italiana. Quindi a difesa della sua patria cosi entra a ragionare il signorTola: « Fra coloro che y> dissero barbara questa grand' isola italiana, quanti y> son quelli che abbiano esaininato con pazienza le v> sue condizioni infelici ne' tempi andati? Quanti, y> che abbiano studiate le cagioni, per le quali essa j» non segui mai dappresso il progredire dei lumi e y> V incivilimento del secolo ! Sapevano quesli perpetui y> censori di una terra ignorata le infinite dolorose vi- » cende del popolo sardo?La crudelta dei Cartagincsi, 35 il disprezzo di Roma, la desolazione vandalica, la » trascuranza dei greci imperatori , la barbaric dei Sa- » raceni, l'ignoranza dei regoli, l'avidita pisana, la » genovese avarizia, la poverta degli Aragonesi, la su- jj perbia spagnuola? questa lunga iliade di mali che jj afflisse le terre e gli uomini della Sardegna? » Una siffatta congerie di mali, un cosi lugubre abbozzo di sventure, colpa degli uomini e dei tempi, sono, per cosi dire , il perno , sul quale aggiransi in gran parte le parole deirautore, che va a mano a mano dcscrivcndoci con malaugurati colori le prime linee, onde e formato quel suo triste periodo che abbiamo riportato. Dal che giu- stamente inferiscc che <■<■ se in tanto perenne infortu- 55 nio ogni seme di umanita non si spense, se non » mancarono i generosi spiriti, che vinsero alcuna volta 35 la ruggine dei costumi e la prepotenza de' gover- 55 nanti, perche chiamarci barbari, e spesso ancora le- » roci. ne dir parola che vendicasse tante ingiurie; ne 358 D1ZI0XARI0 BIOGRAFICO SAUdO, EC. » far palese al mondo che nostro fu il danno, allrui j» la colpa; chc nati noi pure alia fclicita ed alia glo- » ria? Finiquita dei tempi non ci acconsenti di ag- » giungerle, le sospirammo pero, ne forse invano, per » tanti secoli ! » Catena. M^^a»mcgiii.aj•> ranza inglese verso le potenze marittime europee e r> ancora consunia. . . Saviamente l'lnsrhilterra rifiutossi MEMORIA DI C. NEGRI. 36 1 » ad ogni pace ( con Napoleone ) : la Francia non im- r> pedita, avrebbe assunto in pochi anni anche sul y> mare un'attitudine formidabile . . . Vigile deve essere r> V Inghilterra , ed opporsi al soverchio costruire ed 55 addestrare di flotte che dappertutto si scorge in n Europa . . . Fra cinque flotte natanti nella rada di 55 Navarino il cannone inglese ha tuonato colla solita » forza \ ma 1' Inglese d' ogni partito ora finalmente » comprende che grave fu l'errore di chi nel dirigerlo 55 ha scelto cosi male il bersaglio ... 55, e questo ber- saglio doveva essere la flotta russa invece dell1 ottoma- naj perche Tlnghilterra, vcgliando sui disegjii del gigan- tesco imperio de'Russi^ meno fulucia ha da riporre negli cserciti proprj e negli stranierij e deve fulminare soltanto colle anni sue naturali, quelle di mare, Anche i Romani dovevano distruggere Alba, Vejo, Numanzia, Cartagine e Gorinto, e fare insomma tutto quello che fecero, a voler essere soli padroni del mondo: ma chi crede og- gidi che fosse giustizia 1' ambizione e la forza di quel popolo conquistatore? II libro di cui parliamo ha molti luoghi da contrapporre a queste poche citazioni per di- mostrare, se ce ne fosse bisogno, che Tautore non con- fonde cose tanto diverse fra loro^ ma nondimeno potra essepgli fatto non a torto il rimprovero di avere consi- derato, quasi diremmo, un po'troppo estrinsecamente il suo tema. Quando ci limitiamo come semplici stati- stici a ritrarre la condizione prescnte di un popolo e la sua potenza attuale, ci bastera di enumerarne le navi, gli cserciti, le rendite, i possedimenti} ma quando nel fare questo ritratto vogliamo spingere lo sguardo al futuro , ed abbracciare come filosofi il nostro tema nella sua intcrezza, allora sono elementi della potenza la giustizia , il benessere nazionale equabihnente dif- fuso, Tamore dei popoli conquistati e la simpatia dclle altre nazioni. La forza e una gran cosa nel mondo } ma la stoi'ia e piena di esempi che valgono a dimo- stare come nessuna forza e sicura da repentino disastro s' ella attende soltanto a spiare chi potrebbe diventar potenle, per fulminarlo colle sue armi. Qualunque per6 sia il peso che possano avere queste 362 DELLA POTENZA PROPORZIONALE EC. , nostre considerazioni, non diminuiscono punto il pre- gio del libro del signor Negri risguardato come una descrizione della potenza attuale degli Stati europei. Sotto qucsto rispetto ci pare di gran lunga superiore a quanti libri vedemmo finora:, perch e abbraccia tutto inliero il suo immenso soggetto , lo rappresenta con chiarezza, con forza, con originalita, e lo illustra con molte considerazioni di politica e di economia , come frutto di un ingegno che tutte possiede le scienze delle quali ha mcstieri chi si vuol mettere in questi argomen- ti. Noi per brevita ci contenteremo di trascrivere qual- cuno di questi, per cosi dire, pregi accessoi'ii del libro. « II debito pubblico dei Belgi e rappresentato in » parte da opere produttive in via diretta ed indi- 35 retta: circostanza la quale nelle tavcle statistiche » meritei'ebbe una menzione assai particolare r>. « L' Austria unita alF Iughil terra nelle grandi crisi jj contincntali . . . saviamente non assume sul mare » un' attitudine che infirmerebbe una si vantaggiosa jj alleanza. Quest' amicizia della Gran Brcttagna col- 55 l'Austria e ormai consacrata da una durata di due 55 secoli : non si fonda quindi sugli uomini o su rap- 55 porti temporanei , ma riposa sulla base d1 interessi 35 potenti, inalterabili 55. a Alle piccole potenze marittime che non hanno 55 grandi stabilimenli in oltremare, vascclli e frcgate in 33 tempo di pace sono inutili , e poco meno lo sono 35 in tempo di guerra , perche e forza il tenerle ben 33 guardate nei porti. Sembra che la marina di questi 55 Stati avrebbe piuttosto a comporsi di forti navi a 33 vaporc da armarsi alF uopo in guerra. Col dispen- 33 dio medesimo lo Stato disporrebbe di una flottiglia 33 che, in tempo di pace, viv'fichcrebbe tutte quante lc 35 relazioni commerciali del regno , ed in tempo di 55 guerra apporterebbe gravissimo nocumento al com- 33 mercio dello Stato contrario , cssendo questa una 33 forza mobile che , distribuita sulle spiaggie del re- 53 gno , non puo , nelle perpetue vicende dei venti e 3' delle tempeste, bloccarsi in via assoluta ne da va- 5: scelli c frcgate , ne da altre navi a vaporc che il MEMORIA DI C. NEGRI. 363 » bisogno di combustibile dcve ad ogni istante richia- » mare altrovc ». a In alcuni Stati d' Eiiropa la nobilta fa del tutto » parificata alfaltra classe non nobile: in varii Stati si s eonserva tuttora come corpo politico, con diritti piu j) o mono limitati. Ma ancbe in quasi tutti questi Stati j> la condizione della nobilta si k resa assai difficile , y> perche in molti di essi ba perduto una vasta parte 53 dei beni immobili, non copre esclusivamente gl* im- 55 piegbi civili e militari, non e la sola classe istrutta, 55 si trova a lato d" un ceto dovizioso per la crcscente 55 riccbezza industriale, ed e mal sicura della stabilita 55 delle propric ricchezze per V azione di codici civili 55 cbe proelamano le libcre succcssioni, e vietano op- 55 pure limitano i vincoli fedecommissarj 55 . « Devono le colonie attivare 1' industria manifattu- 55 riera della madre patria, e non paralizzarne la forza 55 agraria: La Fi'ancia e popolosa di piu di 34:ooo,ooo*, 55 ma il suolo francese pu6 forse nutrirne il doppio. Ne 55 piu le colonie sono indispensabili all' esercizio del 55 commercio c dell' industria . dal momento cbe tanti 55 Stati produttori di derrate coloniali si sono formati 55 in oltremare, ed offrono a gara al consumatore i patti 55 migliori 55. « Mehemct-Ali, fra tutti i principi musnlmani , si 55 e il solo in cui possano trovare un appoggio gFIsla- 55 miti contro i Gristiani cbe dappcrtutto li paraliz- 5> zano e li assorbono ; e se mai da una nazione euro- 55 pea fosse sussidiato con un prestito , ne' suoi terri- 55 torj sarebbe affatto invulnerabile. II viccre si e un 55 uorao di troppo ingegno per non essere sensibile , 55 quant'altri mai, all' ecccsso delle miserie cbe oppri- 55 mono i suoi sudditi , c qaindi ledono anche le ra- 55 dici della sua potenza :, ma la strana condizione in 35 cui si trova, e 1' enormita delle spese cb1 egli deve 55 sostenere senza poter ricorrere alia ricca sorgente 35 del pubblico crcdito, lo forza ad un sistcma cb1 egli 55 medesimo , in istato di sicurezza e di pace , proba- 55 bilmente condannerebbe 35. « La paura dei Russi ba veramente invaso la 364 DELLA POTENZA PROPORZIONALE EC. , 55 compagnia ( dclle Indie ), quantunque finga di dileg- 55 giarla 55 . « Forse non andra molto che Jl Seghalicn cadra in 55 potere dci Russi 0 per fatto di conquista, 0 per com- 55 penso di soccorsi prestati al governo Chinese nel 55 pericolo che lo minaccia". Se dovessimo poi segnalare al lettore qualche parte speciale del libro dov'egli possa vedere come al signor Negri competano largamente le lodi di chiarezza, forza e originalita che gli abbiamo date, citeremmo a pre- ferenza d' ogni altra cosa cio che nel primo capitolo appartiene alia Russia, o tutto il capitolo settimo, dov'e un magnifico e sapiente prospetto de' possedimcnti europei nelPAsia meridionale. Sono tante e tanto per noi peregrine le notizie da lui raccolte, che quasi gli potrebbe competere il titolo di originale anche per questo verso, benche uomo vissuto sempre in Italia ed erudito dai libri , non dai viaggi. Ma non occorre di abusare delle parole dov'e tanta e si giusta materia di lode. L' originalita di cui intendiamo parlare consiste nella scelta delle notizie e nella sapienza con cui Tauto- re le viene ordinaudo per istruire senza lungaggini, e per mettere ogni lettore nella possibility si di com- prendcre le molte e belle considerazioni cb.' ei viene intrecciando ai fatti , e si di meditare da se intorno ai pvobabili avvenimenti. In un libro di tal natura nessuno potrebbe maravigliarsi di rinvenire qualche piccolo errore^ per esempio, che non vi sia console in un paese dove probabilmente quella carica fu istituita dopo cheTautore aveva giacompiuto il suo lavoro-, ma se qualcuno vorra cercar lode di critico per cotal via , tutta la nazione frattanto lodera e ringraziera il si- gnor Negri di essersi messo con quei pochissimi i quali attestano ancora alPEuropa, che in Italia questa parte di studj, s'ella e coltivata da pochi, come cosa in cui pochi fra noi posson trovare un immediato interesse, ha nondimeno profondi conoscitori. A. 365 ii inniiiimiwB7nm PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Nota sopra un fenomeno capillare ossermto dal dottor Young (i). .i sono procacciato, ne'giorni addietro, Y onore di presentare a varii membri di questa sezione un e- semplare di una Iczionc teste pubblicata nel tomo g8.° della Bibliotcca Italiana^ sulla teoria dell' azione ca- pillare. L' oggetto di questo prcsente fu di cbiamare V attenzione vostra sulle nozioni sempliei, dalle quali la detta teoria c stata dedotta, per applicarla ora alia spiegazione di un fenomeno che, parmi senza successo, e stata investigata dall' illustre Poisson nell' rjsimia sua opera NouveUe Thcorie de Paction capillaircy pa- gina 1 4 1 5 ec. II fenomeno a cui alludo , appartiene all' equilibrio di due liquidi sovrapposti in un caunellino capillare , ed e quello memorabile che il dottor Young ha pro- dotto contro la teoria di Laplace. Quel fisico, come e noto, osservo die, se in un cannellino immerso nel- 1' acqua cd in cui questo liquido gia si sia elevato al- 1' altezza dovuta , si fa discendere una goccia d' olio , il livello della superficie esteriore dell1 olio si abbassa sensibilmenle al disotto dell' altezza primitiva a cui si trovava 1' estremita superiore della colonnetta d' acqua. Le formole di Laplace, non che quelle di Poisson che sono ad esse identiche, non s'accordano nel dare un tale abbassamento , e solo l'ultimo di questi autori si limilo a far osservare che la superficie superiore della colonnetta liquida puo offrire sull' asse una piccola (i) Letta^ per estratto , aella sezione di fisica , chimica e niate- matica delia Seconda riunioue del iNaturalisti ilaliaui in Torino nel settembre del 1840. 3()6 FENOMENI DI CAPILLAIUTA'. depressione di livello, per causa di una maggiorc con- cavita chc aequista la stessa superficie. Una cosi tcnuc depressione pero nou puo essere quella chc ha accompa- gnato il falto riferito dal dottor Young, perche questo filosofo, parlando del vedersi la colonnetta liquida di- scendere, usa la parola conspicuoslr. cioe in uu modo cospicuo, o notabile. 2. La causa principale da cui traggono origine i fe- nomeni capillari, e quella trazione o forzar contrattile che acquistano i liquidi nella loro superficie, e che ho dimostrato dipendcre dalla rarefazione rapida che sof- frono gli stessi liquidi nelle vicinanze di esse. Quando la superficie del liquido e libera, questa forza eontrat- tile e massiraa , perche il liquido si rarefa sino al punto che la somma delle azioni repulsive ed attrat- tive delle molecole interne e nulla su di una mole- cola posta nella superficie. Se la superficie del fluido non e libera, ma esiste un altro fluido ad essa conti- guo, la forza contrattile e minore, pei'che la rarefazione del liquido in cui le forze molecolari sono piu enei'gi- che, si fa soltanto sino a che la somma delle azioni delle molecole interne su di una molecola posta nella superficie di separazione dei due fluidi sia eguale alia somma delle azioni che sulla stessa molecola esercila il fluido in cui le forze molecolari sono meno euergiche. E per mezzo di questo rapido decrescimento di den- sita nelle vicinanze della superficie di separazione dei due liquidi che si fa il passaggio dallo stato piu ener- gico delle forze molecolari del primo liquido , a quello meno energico del secondo, senza che 1' equilibrio to- tale delle masse sia alterato. Questi risultamcnti sono conseguenze necessarie della teoria che abbiamo svi- luppata nella citata lezione per ispiegare i fenomeni capillari. 3. Secondo questi principii, rapprcsentiamo con T la forza costante di trazione che risulta nella superfi- cie di separazione dei due fluidi per causa del sud- detto decrescimento di densita, ed immaginiamo un filctto fluido, ad una distanza sensibile dalle pareti di un cannellino cilindrico, che termini inleriormeute FENOMENI DI CAP1LLAR1TA1. 3(>7 alia superficie superiore del fluido sovrapposlo ed este- riormentc alia superficie libera del liquido inferiore. Divisa la parte interna del filetto fluido corrispondente al liquido superiore in due fragmenti, sara facile il vedere, seguendo gli stessi ragionamenti che abbiamo impiegati nel n.° 9 della citata lezione, che le equa- zioni per l'equilibrio particolare di questi due fragmenti saranno g A {, - ,) - ( = T (i + jr) SA(.-«,) + 5i;!,+ ( = T,(l+i)i s dinotando l'altezza, sopra il livello del liquido este- riore, del punto di divisione dei due segmenti , e 6 la pressione 0 trazione a cui e soggetto il liquido nello stesso punto. Le altre lettere hanno lo stesso significato che nella citata lezione , e 1' indice sottoposto serve per indicare le qualita analoglie nel liquido inferiore. La sezione orizzontale della colonnetta liquida falta all' altezza s, essendo una superficie di livello, perche la risultante di tutte le forze c ad essa perpendicolare, laquantita 5 sara costante inessa per tutti i filetti che la attraversano ad una distanza sensibile dalle pareti. Ponendo quindi 6 -+- g A s = c le due precedenti equazioni diverranno le quali sono idenliche con quelle dell' articolo 69 della Nouvelle theorie de Paction capillaire. A queste equazioni conviene aggiungere quelle che sussistono nei contorni. Se si denotano con T e T le trazioni che possedono rispettivamente i due fluidi nelle porzioni delle loro superficie che scorrono lungo le pareti del cannellino o parailelamcnte ad esse , e con w ed u/, gli angoli sotto i quali queste poi'zioni vanno a congiungersi colle altre concave o couvesse in 368 FENOMENI DI CAPILLAIUTA'. cui terminano superiormente le due colonnette liquide, si avranno, giasta 1' esposto del n.° 6 della citata le- zione, le altre due equazioni. r = T cos. co I\ = T, cos, U/ (2) Trattando ora queste quattro equazioni collo stesso pro- cesso seguito da Poisson, si arrivera alle due seguenti 7i = s - A 2 s V(r + r ) (a) a. prr* -f- A -f(T- 2 - r=)- -(r+r 2 ,) p.] r; 2 ^ 3 (T;- ' ' 3 r ,3J,0 (*) II processo seguito dall' autore citato e il segucnte che rife- riremo per comodo del leltore. Si sostituisca nelle equazioni (i) per la somma dei valori inversi dei raggi di curvature la sua espres- sione che per le superficie cilindriche riferite al loro asse di figu- ra , come asse delle ordinate z , si riduce a d'z i dz / dz^ \ ii dl~ t dt \ dr* / r+~ 0 + -wf dove t dinota la distanza dell'ordinata z dall' asse a cui e paral- lela. Moltiplicliinsi indi 1' una e 1' allra per tdt, e s' iiitegrino , si avra a g A f ztdl — c t- = (A, - A)fz,tdt .+ c t* =3 dz 2 T — - t dt V^% 2 T, dl* dz dt Gli integrali / ztdt efz.ldt essendo uulli quando t — o. Osservando ora che si ha dz ^ dt dt V cos. w. :=- — g(A, - A) h, -f- cs= 7/ Ora per una prima approssimazione, alia quale bastera fermarci , possiamo supporre che le superficie capillari coincidano colle loro sfere osculatrici nei punti dovetagliano il loro asse di figura, e di cui le coordinate sono rispettivamente h ed h,. Avremo in questo caso z — h -f- 7 — V7- — t zt = h, -j- 7, — Ky/— r" . I radicali essendo rispettivamente dello stesso segno che hanno i valori di 7 e 7, ; cioe positivi o negativi secondo che ciascuna su- perficie volge la sua concavita verso 1' alto o verso il basso. So- stituiamo questi valori di z sotto i segni integrali delle equazio- ni (5), ed eseguiamo le integrazioni, risulteranno le due equazioni g A ((A + y) x + -L (7' - «») - -1 73) — e sr -}- 2 a T = o S(\ - A) ((&, -f-7,) a2 + ~(y,» - */* > - -|- 7( ') -t- e x2 -\- 2 x T, = 0 5/6/. /ia/. T. XCViU. 24 3jO FENOMENI DI CAPILLARITA\ ciascun fluido, in fumione delle trazioni T , T,} r , Tt , e delle densita A e A/ rispettive dei due licruidi, del raggio a del cannellino, e del volume del liquido su- periore espresso da 7r a1 2. o pure per causa delle equazioni (4) 2 T / 2 ^ \ a3-j- 2 « T -f- g A (^7 c cio spiega quindi l'abbassamento sensibile osservato dal dottor Young, che mi proponeva di di- scutere. 7. La differenza fra le formole di Poisson e le mie consiste in cio che, secondo quell' autore , il peso to- tale della colonnctta composta dei due fluid i e equi- valente all'azione che eserciterebbc la trazionc della superficie del liquido inferiorc, combinata colla sua curvatura, come se il cannello non contenesse altro li- quido superiorc, mentre, secondo me, lo stesso peso e sostenuto dalle azioni riuuite delle trazkmi, tanto della superficie superiorc del liquido sovrapposto , 374 FEN0MENI DI CAPILLARITA'. quanto da quclla del liquido sottoposto, combinatc colle loro rispettive curvature , ma valutaudo la tra- zione nella superficie del secondo fluido secondo la natura del fluido sovrapposto. Poisson ha cercato di dare un' altra dimostrazione dclla sua proposizione al- Tarticolo 72, in a e facile di scorgere che quella dimo- strazione e difettosa, per causa che, nella valutazione della seconda parte della.forza, che dinota con K, non ha tenuto conto dello stato di trazione in cui si trova il liquido superiore: perche se la porzione di colon- netta fluida che sta al disopra del livello naturale uon si rarefacesse un poco, benche insensibilmente, e non acquistasse uno stato di trazione , le parti liquide su- periori non potrebbero sostenere le inferiori, e la co- lonnetta si spezzerebbe e cadrebbe nel voto (*). Per queste ragioni crediamo pure che gli esperimenti di Gay-Lussac, che Poisson riferisce all' art. 74, non debbano essere calcolati in quel modo, ma bensi colla stessa formola colla quale abbiamo calcolato 1' esperi- mento del cavaliere Avogadro, o sia colla formola (6) : e se ne dedurranno i valori della trazione della su- perficie del mercurio in contatto sensibile coll'acqua e coll' alcool, espressi da T, = 2,77 . g A, ; T, = 2,63 . g A, Ay essendo la densita del mercurio. 8. Mi e piaciuto di indicare questi esempii per mo- strare quanto il punto di vista, sotto cui e stata nuo- vamente esposta la teorica delFazione capillare, offra maggiore facilita nelle applicazioni a scanso d' equivoci. Del resto questi' risultamenti non intaccano per nulla i principii posti nella Nouvcllc Tkeoric de P action ca- piUaire. E al celebre autore di questo trattato che an- diamo debitori d' averci insegnato come va calcolata la pressione o trazione ne' corpi formati di molecole tutte disgiunte, d' averci indicato la necessita di una (*) Nell' almosfera la pressione dell' aria, che si contrahilancia , condeusa la massa liquida e vi produce un aumento uniforme di ripulsione fra le parli clie non altera le condizioni d'erjuilibrio sus- sistenti nel vuolo. FENOMENI DI CAPlLLARITA1. 3^5 rapkla rarefazione verso la superficie del liquid!, onde i fenomeni capillar! si producano, e quindi d' aver po- sto le basi della loro teorica (i).Mi e grato di cogliere la presente occasione per pagare un giusto tributo alia memoria di questo gran maestro, di cui tutti deplo- riamo la perdita recente. Le opere classiche che Poisson , a brevi intervalli di tempo , produceva alia luce, erano, per la profondita dei concetti, pel magi- stero dell' analisi , avidamente accolte , e fervorosa- mente studiate dai geometri, e rimarranno scolpite nella nostra memoria come titoli perenni della sua gloria, e nell'animo nostro come argomento di cordoglio per es- serci stato cosi precocemente rapito. Ne i soli geome- tri , la socicta intera partecipa a questi sentimenti di duolo e d' ammirazione per un tanto filosofo. Poisson, precedendo il progresso delle scienze naturali, iva , qual face, illuminando il cammino die ora con tanta rapidita percorse l'ingegno umano. Torino , aG settembre i84o. (i) V. Bibl. ital. T. 70.0, fascicolo di aprile i853, p. 92. 376 PARTE Europseische Sittengeschichte, ec. Storia europea dei co- stumi daW origine dei pecidiari modi nei varii popoli fmo ai tempi presently scritta da Guglielmo TVachs- mut/Ij professor e ordinario di storia aW Universita di Lipsia, cavaliere di Dannebrog. — Lipsia, i83i -3g 3 vol. 7 3 in 8.°, di pag. 34 ij 5j33 3^2^ 58g , 832 ^ 682^ 816, oltre alle prefazioni a ciascun volume 3 ed infine un indie e alfabetico delle materie dalla pagina 817-883. « J. utti gli uomini affermano che la storia insegna maravigliosa- » mente e rischiara le prove della religione, le regole dei costumi » e delle virtu morali e cristiane , e i modi piu acconci di un per- y> felto governo politico : ma pure avviene che rari sian coloro , » i quali , leggendo , trovin nella storia tanti beni». Cosi discor- reva un erudilo Italiano del passato secolo, ora per poco dimenti- cato , ed essendogli avviso altri non cavar frutto da tale studio per cio clie « rare volte gli storici mostrano e cercano gli umani » costumi , essendo essi d' ordinario occupati a ripetere le batta- » glie , gli assedii, le ambasciate e le risposte , in somma le pic- >> ciole vanita e sempre le stesse dei sovrani e dei privati », po- neva mano a tesser la storia del Risorgimento d' Italia, mirando alia necessita « di cntrare addentro de' fatti narrati, e spiarne 1' o- » rigine , i progressi , l'esito, i molivi , le cagioni e le circostan- » ze , per cui prudenti appajono o imprudenti gli antichi , e, se- »> condo ci6 , fuggire il male , imitare il bene rispetto a quanto » leggiamo». Or tale e pure il disegno dei presenti libri ; i quali tuttavia piu ampiamente spaziando, intendono a mostrarne come dall' indole peculiare e spesso nimichevole di popoli quasi innume- rabili sia, col trascorrcr dei sccoli, insorta 1' odierna civilla europea. Adunquc non mosse d'armi, non iscontri di eserciti, non conqui- ste , non ambizioni di priucipi, non maneggi polilici; bensi parti- colarcggiati , considerati, spiegati ed apprezzati gli ordinamenti civili , che ne tlerivarono . e poi sposti gli eflelti .• clie quclli amla- PARTE STRANIERA. 377 rono a mano a mano operando e sull' universale tlei popoli e so- pra ciascun d' essi particolarmente. Quanto vasta e difficile sia la materia, quali studii lunghi e pe- nosi richiedesse, non e mestieri il dirlo. Ampia e profonda dot- trina, sagacita di mente, acuto giudizio, non comunale facilita e pcrspicacia di combinare ed ordinare le storiche verita , bell' arte nel condurre opportunameute i fili necessarj a figurar sommesse e soprapposte di tela tanto sottile e svariata, debbe di certo pos- sedere chi si cimenti a simile opera. Se non cbe '1 cbiarissimo au- tore aveva gia dato buon conto di se nelle sue Anticliita greche, anzi arra certa di saper ben condurre a riva anche questa sua nuova impresa. Ma se quelle ebbe in servigio degli eruditi dettate, sembra poi essersi proposto nella presente storia di procacciar Ioro solo il diletto di ravvivate reminiscenze, accompngnandole di non so quali avvisi suoi proprii, a cui d'erudirsi desidera, come una scorta nel labirinto delle molte e varie investigazioni, allc quali invitano le numerose e comode citazioni, quantunque non tutte di sicurissima autorita ; a coloro in fine , che senza voler andarc al fondo delle cose, aman pure averne qualche tintura di fuori, un libra di'iettevole , i cui sali e parlari, ora sollazzevoli, ora figurati ed arditi, cessassero la sazicvolezza dei leggitori, e facesser loro a quando a quando dimenticar la fatica della lungbissima via. Or cbi consideri l'importanza e la novita del soggetto, non po- tra se non lodare e saper buon grado al signor Wacbsmuth d'a- vervi posto 1' ingegno , e di ampiamente e lealmente discorrerne secondo cbe lunghi e pazientissimi studii nelle memorie dei tempi hannogli informato l'animo e dimostrato per immediata testimo- uianza da quali accidenti e radici pullulasse il complesso di opinio- ni, di abitudini, di ordini civili, di discipline e di arli, cui si da nome di odierna civilta. Alia quale poi pervenuto , e non aven- do , com' e' dice , potuto aver copia di studiar nelle originali scrit- turej nominatamente per quanlo riguarda le cose fuori della Ger- mania , fu costretto di ragionarne giovandosi di sole le storie re- cenlemente mandate al pubblico, da esse cavando il conveuevole al suo divisamento. II che abbiamo stimato dovere avvertire nou a diminuir piu che non si convenga il pregio di questo lavoro, si bene a fare accorto chi legge della necessita d' aver ben 1' occliio alle citazioni, affine di aggiustar poi alle parole dell' aulore nostro quella fede , che meritano l'umoie e la lealta degli addotti isto- rici. La qual caulela c anzi da usarsi in tutto il corso della pre- 3j8 PARTE STRAJSMERA. scnte opera, le autotita dei motlcrni venendo sovenle hammiste a quelle degli antichi e contemporanei delle cose narrate. Trattandosi d' investigare e moslrare i mutamenti e le varia- zioni accadute taiito nell' abito fisico , quanto nell' intellettuale dei popoli, sembro al chiarissimo autore di dover la prima cosa di- stinguere cio cbe sia libero o da necessita condizionato nell' umana vita. Per la qual cosa viene nel proemio sommettendo ad esame gli eftetti che dal clima, dalla natura del suolo e dalla mescolanza dei sangui dipendono, in cio divisando perfino come le lingue me- desime , nominatamente per quanto risguarda la f ormazione mec- canica dei suoni, da quelli sono condizionate. L'Inglese barbuglia il th , e tutto, per riguardo di aprir le labbra e tirar ne'polmoni quel sno aere freddo e nebuloso; PItaliano piu d' ogni altro ba copia di a e di o e sonoro parlare pel rilevato petto, tanto oppor- tuno al canto , ma ad un' ora per modo sensibile alia crudezza del soflio settentrionale, cbe il cantore Lablache gia sentivasi op- presso dall' atmosfera Viennese (vol. I, pag. 17); altri per simi- glianti motivi altre maniere di suoni prcferiscono nel lor favellare. Le quali particolarita possono nel vero tornar curiose, e per av- ventura rilevanti, ma come 1' occbio storico le possa venir distin- guendo, e con altre al tutto ortograficbe (Deutsch e non Teutsche si deve scrivere; pag. 126), o di sillabe componenti certi nomi proprii e personali (pag. i!\i), discuterle poi fra '1 viluppo delle cose cbe agitarono per ben dieci secoli si esteso paese e tanti diversi popoli, noi il lasceremo ad altri di giudicarlo. Condizionata da naturali necessita stimasi nell' universality ezian- dio 1' indole a virtu od a vizio. Nello Spagnuolo vampa collerica ; nel Francese impeto focoso e grillante (chatnpagnerartig /); nel Tedesco pienezza e profondita di sentimentij nell' Inglese fredda scrieta ed uraor malinconico; nell' Italiano voluttuosa e divorante appassionatezza , scallrezza cbe tutto ragguaglia al proprio vantag- gio; in altri popoli altre inclinazioni e predominant passioni (pa- gina i5). Se non che la mediocrita del cielo e del suolo sembra opcrare opporlunamente e su gli animi e sui corpi degli Europei , e piu principalmente ad accrescerne il vigore, e spronarli a far faccenda. Imperciocche pabuli e stagni, spurii (Bastarde* pag. 21) delle liumane,che traversando tutta Europa invitaronne gia i navi- gatori a' piu ardimentosi cimenti , ingombravan, non che la Ger- mania settentrionale ed altri bassi piani , la Lombardia medesima, e l'alacrila dell' opera umana tulti li seppe pi osciugare • intanto , PARTE STRAN1EIU, 'i'JC) nsanandone I' aria, chc questa « impregnata omai di velcnose esa- » lazioni solo nei dominii pontifici ( apostolische faulheit 11 ), solo » al raggrinzalo niendico delle paludi consuma le forze, e fagli J? al viandante stender la vizza mano sospirando : Oh Signore! » la febbre! ovvero cola nella Turchia , ove la barbarie ebbe in » marcsi mutate le piu ubertose campagne(i) ». Se adunque sep- pesi contrastar perfino alle condizioni della terra e del cielo, e vintele, questo render piu felice, piu fertile qnella , si debbon gli efi'etti delle naturali necessita in Europa stimarsi condizionati da' suoi medesimi abilatori (pag. 24). Posto questo socio , cominciasi la storia , la quale il cbiarissimo autore riconosce non simile a se in ciascuna delle sue parti (vo- lume VII. pag. V). Imperocche bisognandogli cbiarire a mano a mano gli scambievoli efFetti dcgli ordinamenti civili e della vita dei popoli , e come questa diede da principio a quelli le norme , poscia da essi le ricevette quasi in tutto e per tutto; ora piu al- 1' una , ed ora piu agli altri debbe aver 1' intesa , e conceder piu. ampio discorso, secondocbe furono operativi e predominarono. Inoltre coll' accrescersi ed allargarsi che fece l'autoritadei ponte- fici romani insorsero modi comuni a diversi popoli , i quah tuttavia mantcnnero in parte lor peculiari costumi. Pero, da papa Grego- rio VII in poi , gli convenne distinguer la storia di ciascun' epoca in due parti , mostrando nella prima le condizioni universali e co- inuni , nell' altra poi le particolari di ciascun paese. La civilta europea cbiama la sua attenzione eziandio di la dcl- Y Oceano ; e veggendola , quivi trapiantata , crescer con bel rigo- glioj anzi « scorgendo nell'America l'addentellato posto dalla pre- « sente prosperita alle piu dolci speranze dell'avvenire », dichiara clover l'analogia dei divisamenti far dimenticare i confini geogra- fici (vol. I, pag. 26). Se non cbe riservatosi di deliberar nel corso del lungo lavoro quanto del nuovo mondo gli saria convenuto fa- vellare, assai brevemente poi se ne passo , toccando appena nel- 1' ultimo volume (dalla pag. y5o-55) degli Stati Uniti; come cioe le parti nell' Ingbilterra fosser cagione , che quivi colonie pigliassero stanza; come nolle cose dell'anima la tolleranza vi meltesse radice (1) Noi lasceremo, il piu ed il meglio che ci vena fatto , parlare 1' autore medesimo, questo, avendo pel migliorc argoraento di far- ne conoscere i concetti e le manicrc, e '1 gusto, ed ancora di dis- pensarri dai giudizj, che a quando a quando dovriano esser diversi da quelli dei critici tcdeschi. 38o PARTE STRANIERA. e prosperasse meglio che 'n qualsivoglia altro paese per opera di Guglielmo Perm; come dal Franklin per egual modo l'induslria si giovasse, e '1 Washington finalmente desse convenevole e fer- mo assetto agli ordinamenti dello Stato. Ma se la presente istoria entro i limiti d' Europa debbe ristri- gnersi , non e pert) che si possa ommetter di discorrere delle an- tiche sedi teniae dagli avveniticci (Unni, Arabia Mori, Mongoli , Osmani, cc. ) che la corsero, od in essa posaronsi, indicando a mauo a mano i modi che da quelle ebber seco recati. Ed avve- gnache i rimescolamenti del medio evo 1' odierna civilta partoris- sero, e da esso per conseguenza abbia a pigliare incominciamento la parlicolareggiata narrazione; avendo tuttavia le discipline no- minatamente delle lettere, della Chiesa e della giurisprudenza loro preparamento avuto dall'antichita, a questa fa stirnato opportuno di volgere innanzi tratto lo sguardo, facendo precedere, come in sunto , la storia dei popoli , che in quella 1' Europa abitarono. Adunque la descrizione geografica della civilta antica da princi- pio al primo libro con queste proprie parole : « La luce storica » dell' Europa antica cade da prima, come splendore riverberato jj dal mare, in su gli abitanli delle sue contrade meridionali , sui » vicini del Mediterraneo , e solo nel fondo mostransi le vette dei » monti che segnano i confini delle cognizioni storiche , e le ri- 3' stringono al Mezzodi. La dominazione romana poi apri loro verso » Maestro la via (vol. I, pag. 29) ». E come al chiarissimo autore piace di pigliarla larga anzi che no, volgendosi ora alia Grecia , si fa a parlar dei Tessali, che, mezzo barbari, vennero a pi- gliar luogo nella valle del Peneo undici centinaja d'anni prima dell' era nostra (pag. 58 ); e si messosi alia via , proceduto fino a Pericle ed alia guerra peloponnese , passa quindi a rassegna i varii popoli, che da settentrione di quella abitavano: Macedoni , Epi- roti , Illirj , Sciti, Sarmati , Celli, Iberi, ec. Alquanto piu ampiamente particolareggiati poi quelli che tene- vano Italia, giungesi a dir de' Romani, degl' imperatori, e della cristianita da essi abbracciata. La citta gia cattiva, si fece abiet- ta , poi frivola e da nulla , anzi tale una fogna di vizj , che a ri- menarla troppo lezzo ne viene. Barbari accolti negli eserciti ; il tedesco Massimino (an. 235) e Filippo arabo (an. 2^4) a P°" sarsi 'n sul trono imperiale , quasi simboli della possanza dei due popoli , sortiti a fare insorger nuovo ordine di cose dalle rovine dell'Imperio romano (pag. 1 07 ). La religione ctico-dogmatica del PARTE STRANIERA. 38 1 Crislo , propria ad occuparc insicmc !a mentc e 1 cuorc , dive- uuta all' uscita del terzo secolo l'anima deli' Imperio , farnascere infra diversi popoli animo Concorde all' autorita civile contrasta- re j le crudelta diocleziane accrescerle vigore ; Ie provvigioni di Teodosio renderla rigida ed assetata di sangue , come fra gli Ebrei (i). Per tal modo la Chiesa ricetto divenuta di peritanza, di spavento e di violenze (pag. 116); in essa dispolica autorita nelle cose della fede, contrastarsi al far dispotico degl' impera- tori (pag. 1 18 ) j non avuto piu in onore cni pel pubblico bene cingeva la spada, si coloro che contro la palria infuriavano, e contro chi la nuova religione professavano ; venerati quelli, i quali partitisi dal consorzio civile, con la macerazione della car- ne, odore di santita d' acquistare s' ingegnavano : in somma ogni cosa sossopra. Tuttavia non si vuole col Gibbon dare un' allra fiata carico al Cristianesimo d' aver mandato prima del tempo in rovina 1' Imperio « il quale stato mai sempre d' aggravio al mon- » do , a questo tanto rneglio saria avvenuto , quanto prima se ne » fosse liberato (pag. iig)». II secondo libro, che s' intitola Eta germanico-arabica, comincia dal descrivere la prima sede dei popoli tedesclii e le condizioni loro. Discendenti dalla razza del Caucaso, affini dei popoli me- ridional!, anzi dei Persiani ed Indiani, piu. stretti con Celd e Scandinavi , abitavano , all' entrar dell' era volgare, il paese tra la Mosa e le foci del Danubio, tra '1 Baltico e' Carpazj parte con ferma stanza, parte randagi al tutto. Molti di nome, diversi di costumi « tutti di gigantesca persona ; vigorosi quanto le quer- » ce, grandi, distesi, svelti come i faggi della patria loro; saldi j> (hart!) come il legno degli uni e delle altre; con occhi cile- »■> stri e capellatura bionda come oro». Stimato ognuno secondo suo coraggio e vigore; in tutti senso d' onore e di libcrta indi- viduate e cittadinesca ; rispetto per le fern mine , nelle quali era loro avviso di scorger non so che di divino e profetico. Non sensuali nell' amore , ma vereconda costumatezza, diletti conju- gali, domestici piaceri, le quali lulte incliuazioni , mescolate alia cristiana pieta, diedero poscia origine al romanlico amore. Pa- gani , sagrificavan nel vero i prigioni ai loro dii; ma tuttavia non (i) Tcr dare un' idea csatta dei pensamenti dcll'aulorc, non per ab- bracciarne tutte le inasshne, si accennano anchc queste sue osserva- zioui. 38a PARTE STIUN1ERA. prestigi di simulacri , non gofle scioccaggini nei riti , anzi pro- fondo prcsentimento della divinita. Passionati per le armi, rifug- givano ogni altra fatica. Negli ozj poi a trincare e giuocare tanto disperatarnente da porre pcrfino la propria liberta, e perdutala, rassegnati andarne schism (pag. i5o-i42). Gli Unni sono occasione del prime- trasmigrare. Sommessi gli Ostrogoti , spinti i Yisigoti su la destra riva del Danubio , que- sti con la giornata di Adrianopoli (an. 5-8) pigliano stanza nel romano Imperio. Necessita ed ingordigia di preda commovono omai tutte le popolazioni dal Reno e dal Danubio fino alia Vistola ed al Baltico, e quelle che passan nei dominj romani corronipono loro natura , gia ben degenera per le ruberie e pel mettersi ai soldi , che gia da ben cinquecent' anni facevano (pag. 1 55 ). Fra i vinti vengono nuovi Stati dai conquistatori costituiti ; dal rimescolarsi e confondersi degli uni con gli altri risorgono nuovi modi ed ordinamenti , che il chiarissimo autore descrive con trop- pe parlicolai ita percbe noi gli possiam^ tener dietro. Ne man- can pure le curiosita. Fra' Borgognoni, per esempio, clii avesse rubato un cane , a non pagare ammenda gli bisoj;nava baciargli il deretano, presente tutlo il popolo (pag. 162). Se non che tre furon le cagioni piu priucipali che i costumi ledesclii venisser niutandosi : 1' autorita dei principi cresciuta fra le armi mosse ; i gentiluomini , prima famigli di quelli , poi fedeli chiamati , poi feudatarj ; la Chiesa cristiana da principio agli ordini civili pie- ghevole , poscia sollevatasi sopra di quelli. Papa Gregorio , detto il Grande, procaccia alia sedia apostolica soperchio di potcrc ; Pipino riceve da lui la corona in dono, viene da Bonifazio e Stefano secondo coronato ed unto. E qui spandesi la storia a moslrare gli efielti operatisi nei popoli, i mutamenti occorsi nei singoli Stati , toccando eziandio degli Ebrei in quelli sparsi, e mantenutisi senqjre eguali a se medesimi(i). (1) Questo mantenersi che fecero sempre eguali a se gli Ebrei, venne espressamente osservato anche dal chiarissimo signer Leo, e lo spiego in modo , che altri potra per avventura stiraare assai pro- fondo e sagace, ed a me seinbra, direi volontieri, fantastico, od almeno fuor misnra curioso. Qual curiosita adunque , mi sia per- niesso di addur qui le sue parole, voltate il ineglio che puo ve- ninni fatto nel volgar nostro. it Quanto all' indole propria del popolo ebreo , esso distinguesi « da tutti gli altri del mondo con un cotale ingegno sminiuzaiite PARTE STRAN1ERA. 383 !\la a qucsti medesimi tempi piglia da opposta parte le mosse UD altro popolo, non a far bottino , od a conquistar riuove sedi e piu giadite, si da smania di propagare spiritual] opiuioni ed una fode nuovamente in esso insorta. « Religione , lingua e co- » stume arabe dilatansi dall' Oceano atlantieo fino alle monta- « gne dell' India j e la Spagna, uno de' piu be' paesi d' Europa, » riceve cosi profondo 1' impronta degli arabici modi , che non m ne sono aneora cancellate al tulto le orme (pag. 285) ». Osservato '1 contrapposto fra Tedescbi ed Arabi , dei quali vien descritta origine, discendenza e piu ampiamente la religione, seguita la storia degli Slavi, poscia quella dei popoli lurani (Unni, Bulgari , Avari , Cazzari Vallacbi ) ; finalmente concbiudesi con » (zerfressend I) e dissolutivo (auflosend) le cose ne' suoi principj. » Come v'ha certo acque, le quali tutto che in esse getti per al- » quanto spazio, mutano in pietra; cosi gli Ebrei dall'origine loro » in poi ridussero ad un' astratta generalita ( ein abstract Allgemei- » nes) cio che catlde solto loro attivita intellettuale. Percio sono >5 maravigliosi mcrcatanti , che la siffatta opera abbisogna appunto m di questo fondamento, di sapere in tutte le cose osservare e con m perspicacia giudicarne il prczzo, il quale da una parte astratto , » e pur dall'altra rappresentabile per ogni concreto oggetto. In *> quella guisa medesima adunque che 1' Ebreo d' oggidi distinguesi 5» piu principabnente in cio che considera e paragona i piu dispa « rati , e sempre ed unicamente dal lato del loro relativo valore >j in danaro ; e della sua vita suol far perno cosa tanto generale ed » astratta insieme, quanto e il pregio dei diversi oggetti : gia nel- j^l'antichita cerco in tutto, ed eziandio nolle relazioni e nei rap- j; porti (Vcrhdlluisse und Beziehunghen) spirituali sola una genera- « lita astratta; e quest' indole peculiare e cagione ( ist Schuld du- » ran!), che gli Ebrei prima e piu tenacemente di tutti sostennero sj 1' unita dell' Ente divino. Da questo monoteismo astralto degli Ebrei » spiegossi in seguito il nostro monoteismo crisliana, il quale non e >» piii nulla d' astratto (nichts Abstractes), ma 1' ultima cima di tutte » le speculazioni e di tutte le verita ". Vorlesungen iiber die Ge- schichle des Jiidisclien iStaates : gehalten an der universital zti Ber- liiij pag. 8. Reutlingen , 1829, un vol. in 8.° lo so di un valentissimo e sapientissimo Italiano , il quale mi contera anche qui fra i molti, che non sapendo cio che vogliono dire, si gittano a dir quello che possono. Ed avra troppa ragione di me, e fors'anche del chiarissimo signor Leo, del quale volli pur nondimeno addur le propric parole. Quanto alia sentenza, parmi esser questa in sostanza, che la mcdcsitna e sempre eguale attitudine ebbe da principio partorito nrgli Ebrei I ' idea dell'unita divina, poscia la sagacita nel trallico; e questo e 'I primo seme che aggomitolate coutiene le prcscnti Iczioni. 38| PARTE STRAN1ERA. quella dell' Imperio bisantino , di poco rilievo per se medesimo , assai osservabile per gli effetti che produceva sopra le cose del- 1' Occidentc. A descriver le forme che esse presero a mano a mano dalla morte di Carlo Magno fino all' esaltazione di papa Gregorio VII, e destinato il terzo libra, intitolato: Eta normanno-tedesca. Prin- cipiasi dal ragguagliarne '1 cominciamento con quello della pre- cedente eta , osservandone le analogic Conciossiache nell' uno , I' Imperio romano diviso fra' successori di Teodosio , innondato da Unni e Germani ; nell' altro, il Franco fra' discendenti di Carlo partito, Normanui e Magiari lo infestano; nell' uno e nell' altro scaduto lo splcndore , esausle le forze. Di questi ulliini ladroni descritte le primarie stanze e le co- stume , viene spiegata la copia che ebber di spandersi come fe- cero con la sposizione delle condizioni civili ed ecclesiastiche dei paesi da essi occupati, e si la strada aperta a mostrare , come quelle radicatesi a piu a piu, agevolaron loro il recare scompi- glio e desolazione fra' popoli europei, i quali tuttavia ne usciron poi finalmente rinvigoriti. Nello Stato i modi feudali ad ora ad ora piu rigogliosi, nella Chiesa ambizioni, dissolutezze. Pero sotto il reggimentd di quel Lodovico che i Francesi appellano le de- bonnair, e cui al ch. autore piacerebbe di piu dare il titolo di bae- chctlone (frommler , vol. II., pag. 69), comincio la fortuna dei Carlovingi a volgere in basso; sotto quello dei suoi successori si fu poi ridotta al niente. Francia, Germania ed Italia, ciascuna da per se; in ciascuna diversi modi e costumi. Ora la connessione delle cause e degli cifetti richiede che si ■volga 1' attenzione ai Normanni , anch' essi fondatori ed ordinatori di nuovi Stati. Se non che nella prefazione di questo secondo vo- lume duolsi il chiarissimo autore di non avere avuto alle mani le piu importanti opere della letteratura scandinava : tuttavia, avendo egli a considerar piu principalmente le condizioni civili, il codiee islnndese (Grrigds, in volgar nostra Oca bigia, pag. 109), con moke altre scrilture vecchie e nuove, gli furon bastanli a guidar inolto opportunamente il suo lettore fra le antichita dell' ultimo Norte, le quali e nei modi e nelle costume poco si furono mu- tate dalla religione cristiana , che nel mille per deliberazione dei comuni vennevi abbracciata (pag. 128). Tuttavia si particolareg- giano assai convenevolmente ed i contlitti da essa nella Norvegia suscilati, ed in generale gli effetti da essa prodotti. PARTE STRAN1ERA. 385 Gia prima si era fatta menzione degli Angli , Sassoni e Zuti , passati a pigliar luogo nelle isole britanniche. Ora vengono chia- riti gli ordini civili e' modi cola posti , le leggi anglo- sassonc spo- nendo convenevolmente (pag. 2o3 ). Con maggiori particolarita narrasi quindi della parte occidentale (Cornovaglia), dei Druidi e Bardi; e quanto alle maniere del vivere civile, le si deducono piu principalmente dalle leggi dei re Moelmud ed Hywel Dha (pag. 222). Dei primi abitatori poi dell'Irlanda e dell' origine loro poco con sicurezza si sa. Strabone, Mela, Solino e fino a Girolamo , primo fra' cristiani che ne narrasse , tramandarone gran cose delle loro enormita, ma con esse non s' accordano poi le tradizioni popolari. Re , legislazione, poesia e scrittura eran quivi assai prima che v' incominciasse la signoria romana (pag. 242). Ora dalle condizioni antiche alle piii recenti procedendo, mo- stransi poi le cagioni, che paganesimo e cristianita quivi accomu- narono, e finalmente nella Scozia due diversi popoli e due ma- niere di vivere. Lasciate queste isole, volgesi il chiarissimo aulore ngli Scandi- navi postisi per dimora nella Francia. Mescolansi le costume de- gl' indigeni con quelle degli avveniticci. « Sete di avvenlure e di » battaglie , orgoglio e punto d'onore, false opinioni nelle cose » della Chiesa e della cortesia , feudi e feudatarj furono i semi » dai quali pullulo la cavalleria , stata poscia meglio , o quanto » altrove^ educata nella Normandia (pag. 289)". Con volo retrogrado alquanto maggiore vicnsi ora narrando bre- vemente le cose antiche della Russia e delle sue genti. « Della j» persona grandi come palme , rossi in viso, armati d'ascia, « coltello e spada, tanto sudicj da fare slomaco , libidinosi senza « vergogna, fornicatori in su gli occhi di tulti ^ rotti per modo » al bere da morir sovente col bicchiere in mano (pag. 3oj)». Valdemaro, fratricida, solo signore divenutone, sposata a moglie Anna bisantina (an. 988), abbraccia la religione cristiana; fcnda cilia, le pojiola per forza, e per forza piopaga arti , cultura di lellere e religione, alia foggia bisantina modellala. Alle varieta insorte negli Stati e nella vita civile dei paesi set- tentrionali per opera dei Normanni coulrapponsi poi 1' unita pro- cacciata dalla signoria dei re ed imperatori tedeschi nell' Europa di mezzo ed occidentale. Auche qui hanno i popoli a riconoscer dal seltentrione il rinvigorir che feceio; poiche sopra di essi « i Sassoni operarono come acque vive e fresche sopra tendini Bibl. ltd. T. XGV1II. a5 386 PARTE STRAMERA. » intormentiti ed allentati (pag- 5io)». Enrico I fa di nuovo ri- sentirsi il popolo tedesco ; Otlone suo figliuolo passa in Italia (an. g5i) a frenar I' insolenza di Bcrengario II , e di 11 a dieci anni aggiunla alia tedesca la corona ferrea dei Longobardi , sua merce risorge 1' Imperio « il quale , finito di partenere al capo del » regno franco, diviene partenenza del regno tedesco, cioe im- » pero romano dcllci nazione tedesca (pag. yig ) >■>. Con cio im- pedito prima lo spiegarsi che andavan facendo puri i suoi costumi, i quali vennero poi guasti al tutto pel parentado di Oltone II con Teofana , figliuola dell' imperator bisanlino. Ottone III chiama la reltitudine tedesca e la probita rustichezza sassone, e la vuol fare abborrire; Enrico II, ultimo dei reali sassoni , di si poco bene e di rimessa vita da lasciare abilita al feroce Polacco Boleslaw Chrobri d' entrarc ai danni della Germania, ad un Ardoino da Ivrea di pigliar la corona lombarda (pag. 53y). Corrado conte di Worms, franco di nazione, discendente per madre da Ottone I, eletto imperatore , cercasi di rincalzare il trono con gli ordini feudali. E qui vengon dal chiarissimo aulore adotti i molivi, cbe diversita di costumi fecero nella Germania in- sorgere; poscia questi particolareggiati insieme con le condizioni civili e con gli cffetti che le discipline ecclesiasticbe operarono sui divisamenti e su la cultura dell' universale , sul commerzio, su le arti e su le lettere. E quindi discorso degli Slavi, Moravi , Boemi, Polacchi ed Ungaresi, tutti popoli pei riguardi polilici in istretta relazione co' Tedeschi, mostrando 1' opera, che la civilta di questi sopra di essi esercito. Piu ampiamente trattasi degl' Italiani, prima consi- derandoli tutti insieme, poi nei varj Stati particolarmente. Al mez- zodi guasto il paese da orde di ladroni arabi , smunlo dalle speri- menlate arti di esarchi bisantini ; al seltentiione corso da masnade ungaresi; poi il nome tedesco dominante i popoli daile Alpi al faro di Messina; finalmente uno Stato normanno nella bassa Italia costituilo (pag. 41^)- La frivolezza dei paesani ajuta la signoria de' Bisantini a mantenersi in parecchie provincie, mentre le pas- sioni dei grandi e di quelli che volevano gradir loro, studiavansi d' accrescere il disordine negli Stati e '1 numero de' dominj. Sici- lia e Sardegna pienamente abbandonati in preda agli Arabi , e si fra questi, fra Tedeschi e Bisantini diviso il dominio di tutla Ita- lia. INella quale tuttavia, come nella grandissima variela di mol- lissimi dialetti v' ha eziandio una lingua universale e comune, PARTE STRAN1ERA. 387 cosi viene il chiarissimo autore divisando i tratti comuni ed uni- versal! dell' abito e del fare degl'Italiani. I quali si riprendon tutti di perlidia , di fa'.lir le promesse , di non tener fede ne per ac- cordi, ne per giuramenti; ma di tali vizj se ne accagiona poi piu principalmente clii li costringeva a concessiom ed impegni con- trari a loro peculiare natura, ed indole popolare (pag. 4'7)- Di speziale importanza diviene la Francia nell' undecimo secolo per cio che da questo prendono origine i mutamenti che i Nor* mandi arrecaron nei popolari costumi , ed ancora lo stabilirsi clie fecesi per essi di un nuovo Stato. Se non che la Francia, senza riguardare a questo popolo , presenta ancora tante e tali varieta e negli ordini civili e nei costumi, che nella storia di questi con- vien distinguere la parte seltentrionale dalla meridionale, e queste ancora dalla Brettagna. iNella prima esaminansi piu principalmente le cose della nobilta feudataria e del clero; tuttavia anehe dei po- polani mostrapsi costumi, divisamenti e linguaggio; le quali tutte particolarita vengono poscia confrontate con quelle della parte seltentrionale. Le lunghe guerre dei Brettoui con Francesi e, Nor- inandi spiegano le diversita delle nature loro. Finalmente sono questi ultimi in Inghilterra; Erivardo, ultimo condottieie degli Anglo-Sassoni, soprastato da Guglielmo il Bastardo (an. 1070), le maniere normande prevalgono in ogni cosa (pag. 4j2 )• Ma intanto insorgevano nella penisola dei Pirenei Stali cristiani, ed a lalo degli Arabi prestamente si allargavauo. Ora adunque considera la storia le genera'.i correla/.ioni loro, provenienti e da- gli abiti nazionali e dalla di versa religione. Erano nemicij ma parte i pensieri cavallereschi , agli uni ed agli allri comuni , parte 'I parteggiare interno diminuivan gli odii ed univanli talvolta ancora in lega contro i nemici di iuori (pag. 49' )• Ora particolareggiate le condizioni dei Cristiani nella Casligliaj Catalogna, Navarra ed Aragona, toccasi dell' imperio grcco a ca- gione degli efTetti suoi in su la cultura degli altri popoli d' Euro- pa; e divisati gli ordinamenli dello Stato dai Normanni costiluito nell' Italia inferiore, gia accennato piu sopra, chiudesi mostrando come la stanza tenula dagli Arabi nella Sicilia ebbe le fogge orien- tali date alia -\ ita di quegl' isolani. Dopo seguito quasi di passo in passo il chiarissimo autore per ben tre libri , sembra un ragguaglio piu succin(o dei seguenti (lo- ver poter bastare. Piu crescon le materie, piii facilmeule vien ebi scri\c sedotto a spandersi, c noi oltrepasseremmo i limiti 388 PARTE STRAN1ERA. convenevoli, se non si teuesse a freno il pensiero d' aver gia a sufficienza mostrato !e maniere di questa storia, e quindi csser da ristrignerci ad accennar solo la disposizione delle materic che ven- gono in seguito. II quarto libro adunque , intitolato Eta del fanatismo ecclesia- stico e della dominazione papale ., dividesi in due parti. La pri- ma, destinata a mostrar Y andamento degli avvenimenti , comin- ciando dalle querele insorte a cagione delle investiture, viene par- lando di papa Gregorio VII, poi di Urbano II, Pascale II, En- rico V e Calisto II; poi del manifestarsi che intanto andava fa- cendo lo spirito pubblico ( come ora si suol dire ) col monachi- smo , con la prima crociata in Terra Santa e con la cavalleria da una banda , dall'altra con le istituzioni delle citta libere. Segui- tasi descrivendo la potenza della Sedia romana fino alia morle di Innocenzo III, nominatamente parlando dei fatti di Bernardo, abate di Clairvaux, fiancheggiato da san Roberto, nelle dispute con lo abate di Clugny, quindi di Pietro Abelardo, di Arnaldo da Brescia, del secondo concilio lateranese e della seconda crociata. Mistica e scolastica ratlreddano l'impeto religioso, il qual tutlavia alimentano le belle arti; magnifiche chiese edificate, organie cam- pane in buona copia. Giunto ai tempi di Federigo Barbarossa, il chiarissimo autore tocca dei Lombardi, degli studj e dell'universita di Bologna ; poi di Alessandro III, di Tommaso Becket, prima zeloso cancelliere di Enrico II d' Inghilterra , poi arcivescovo di Canterbury , dopo il sinodo di Clarendon (an. 1 164 ) fuggiasco in Francia, final- mente ucciso nella sua propria sedia dai cagnotti del re (an. 1170). Terzo concilio lateranense (an. 1179); il Saladino, e Ricardo Cuor di Leone. Per la rinomanza di lui e di Federico I giunla la caval- leria al suo piii bel fiore. Esaltazione e papato d' Innocenzo III, suo fare coi principi , crociate in Palestina e conlro gli Albigesi. Francesco, Domenico e Clara d'Assisi fondatori degli ordini mendicanti. Benedetta la croce addosso ai Mori della Spagna, disfatti dai Fe di Castiglia , Aragona e Navarra, e addosso ai pagani delle coste del Baltico. Accrescimento della potenza papale. Ordine dalo da Innocenzo all' universita degli studii; quarto concilio lateranense (an. I2i5); Onorio III, Gregorio IX ed Innocenzo IV; Luigi IX e Carlo di Angio. Estinguesi la casa degli Stud; finiscono le crociate. La seconda parte di questo libro mostra poi le condizioni che PARTE STRANIERA. 389 gli Stati europci aveano tra se comuni nel descritto periodo di tempo; passando a rassegna gli ordinamenti civili e politici,i mezzi usati ad adempir lo scopo della comunanza cittadina, lo stato della milizia e dell' erario pubblico, i costumi, le lettere, la poesia , le belle arti e '1 traffico. Principali avvenimenti di questo periodo son certo le crociate, e per queste ebbe il cbiarissimo aulore sot- t' occhio gli eccellenti lavori di Wilken c Raumer, da lui sovente eitati. Ma non e per6 cbe nou si scorgano nei suoi peculiari giu- dizj deile cose e delle persona e, per conseguente, peculiari pregi. Mostrato quanto v' avesse di comune fra' popoli europei , danno materia al quinto libro le particolarita di ciascheduno. Poiche , quanlimque la Chiesa col suo latino, dice il chiarissimo autore , con feudi e cavalleria, con liberta cittadinesche e spedizioni com- mcrciali , con le discipline ed altro avesse a qaelli non so qual so- miglianza data di fuori, lo spirito dei tempi, lo scontrarsi fre- quente e l'arruotarsi che facevan le genti insieme e pei negozj della pace e per qaelli della gucrra, ebbero dato loro piu chiaro senti- mento di se, e recatele ad usar ciascuna sua volgar lingua, cio che da il piu chiaro indizio di nazionale maturita. A quesli tempi niun altro popolo opero tanto efScacemente sopra i vicini , quanto il francese, banditore divenuto dell'entusiasmo ecclesiastico e della cortesia. II Tedesco e converso propagava le sue massime cilladi- nesche fin nel piu remoto oriente. Tuttavia non \i fu popolo al tutto passivo, che ricevesse cioe da altrui, senza dar nulla del proprio. Ora quante particolarita si parino innanzi alio storico in queslo scambievole agire degli uni sugli altri , e degli altri sugli uni , facile si e il pensarlo. Se non che a noi bastera dire che dall' Italia cominciando, continuasi tutto questo libro, discorrendo nominatamente di Francia , delle isole britanniche , della penisola spagnuola, della Germania, della Polonia e delle coste meridio- nali del Baltico, della Scandinavia, dell' Ungheria, dell' Imperio greco , della Russia e dei Mongoli. Le belle arti e le leltere non vengono dimenticate, e quanto a queste, assai osservabile e spe- zialmente l'abbozzo che si fa delle seandinave (pag. 4°5) tuttavia coltivate nell'Islanda , come quella che fino a quesli tempi pocbi elfetti aveva sentili delle cose di fuori. Seguendo '1 medesimo disegno spongonsi nel sesto libro i due secoli e mezzo che passaron dopo fallifo il lignaggio degli Stun fino al Gran Scisma insorto per 1' csaltazione di Urbano VI e Cle- mente VII, notando come le condizioni del medio evo andasscro 390 PARTE STRANIERA. universalmente mutandosi. Nel settimo libro poi distinguonsi i modi che i singoli popoli venner pigliando in seguito. Divisa- mento del chiarissirao autorc fu, per quanto stimiamo , di chia- rirne come le grandi ed in parte nobili intenzioni che dal prin- cipio delle crociate in poi aveano agitato gli animi mancassero a mano a mauo. La supremazia spirituale venuta meno; le cose di Palestina poste in nou calere; nell' ordine dei Templarj schian- tato il pill bel fiore della cavalleriaj sue virtu trav volte in gof- faggini scempic ed in ridicole scede; i negozj pubblici in mano d'uomini corrotti, i quali, ridendosi di morale e di religione , senza guardare a giustizia o non giustizia, ogni mezzo e crudelta adoperavano a contentamento e sostegno di loro libidinose am- bizioni. Con tale intendimento narransi adunque nel libro VI le cose avvenute dislinte in tre periodi. Ghiamasi il primo dal Gran Sci- sma ; il secondo dai Concilj di Costanza e Basilea ( fin circa la meta del decimoquinto secolo); il terzo linalmente dura infino alia Riforma Luteriana , pigliando a descrivere in ciascun d' essi prima gli ordinamenti interiori e comuni degli Stati: condizioni delle per- sone, autorita civile , leggi, islituzioni pubbliehe; poi la vita so- ciale : costume, lettere , arti , traffico e suoi effetti materiali su 1' universality dei popoli. Yenendosi alle parlicolarita, vedi nel settimo libro descritta primieramente Francia dal re Carlo V fino a Francesco I; se- guono le provincie di Fiandra, Brabante e Limburgo, Heunegau, Lucemburgo e Namur, Lovagno, Olanda, Zelanda e Frisia , ciascuna da per se, poi riunite insieme, e formanti lo Stato borgo- gnone. Quindi le isole britanniche , Inghilterra e Scozia dislinta- mente; Italia tutta insieme da prima, poscia Venezia , Genova, Toscana, Stato ponlificio, Napoli e Sicilia; finalmente la Sarde- gna; la penisola dei Pirenei a parte a parte, cioe Aragona, Ca- stiglia, Granada, Navarra, e poscia tutta insieme la monarchia spagnuola e Por'ogallo. Seguita 1' impero germanico; Boemia , Moravia , Slesia e Lusazia; quindi Prussia, Livonia, Polonia, Li- tuania , Russia e Tartaric poscia i paesi scandinavi seltentrionali, ed in seguito Danimarca, Sveziae Norvegia nominatamente. Giun- gesi finalmente all' Ungheria j Servia , Bosnia, Dalmazia , Valae* chia , Moldavia e Bulgaria, e l'imperio greco e gli Osmani chiu- dono il libro. Alia storia moderna si da poi cominriamrnto nell' ottavo libro PARTE STRANIERA. 3g I con queste parole: « A' tempi di Massimiliano I imperatore, gia- « cevano Chiesa , politica e costumi tufTati nella pozza d'ogni cor- » ruttela , sopra la quale galleggiavano gli studj della classica an- « tichita, siccome olio leuificante il conflitto dell'umanila euro- » pea. Ed ecco nel euore di questa, la dove hanno lor sede pro- « foudi affetti ed inclinazioni , iutellelto svegliato e grave rifles- » sione, nella Gennania insomnia, sorger luce e calore , impeto « e forza da dar forma ad tin nuovo mondo d'idee (pag. 5)". Di che e di cui s' intenda parlare non e punto mestieri il dirlo ; anzi ne e avviso , questa sentenza dover poter gia sola dare a diveder quali sian d' ora in poi le seste del chiarissimo autore nell'archi- tetlare il rimancnte della sua opera. Per la qual cosa stimiamo esser da ristrignerci ancora piu, e da accennar puramente 1' or- dine della narrazione, potendo le parlicolarita esposte del prece- dente libro dar per analogia le norme da giudicare quelle del pre- sente e dei consecutivi. Adunque la storia moderna dislinguesi in due periodi : il primo, die si denomina Eta del conflitto ecclesiastico , finisce con la pace de'Pirenei (an. i65y)j il secoudo, chiamato Eta della politica prof ana dell' autocrazia,, giunge lino alia rivoluzion francese (anno i^8j). A ciascun d' essi vengon poi conceduti due libri : uno ad esporre le coudizioni comuni, I' altro le particolari di ciascun pae- se. L' ottavo libro ha due parti. La prima, iutitolata : Andamenlo dei casi avvenuti , narra i°, del regno di Carlo Vj 2°, di quello di Filippo II; 5°, della guerra dei trent' anni ; 4°, Osservazioni su la politica e sui maneggi di Stato. La seconda parte , solto il tilolo di Condizioni generali, tratta i°, degli ordinamenti interni degli Statij ia, della vila civile. II libro nono, destinato alle parlicolarita di questa mcdesima epoca , parla a mano a mano della Germania, della Svizzera(i), della Boemia, Moravia, Ungheria e Transilvania, della Turchia, della penisola de' Pirenei, dell' Italia, dei Paesi Bassi, della Fran- cia, delle Isole britanniche, della Scandinavia, della Polonia, Prus- sia, Livonia, Curlandia, e finalmente della Russia. (i) Perche questa contrada sia stata dal chiarissimo autore come dimenticata finora , quando si ricordo dei Tessali venuti acl abi- tar la valle del Peneo , non si saprebbe dire. 392 PARTE STRANIEIU. In due parti distinguesi eziandio il decirao libro. La prima in- iitolata Querele di Stato , descrive i°, il principato di Luigi XIV dopo la morte del cardinale Maz- zarino; 20, la politico, dell' equilibrio di Guglielmo III e dei Trigs; l'accrescimento della potenza russa e la diminuzione della svez- zese fin circa al 1 y i5 ; 3°, la politica artificiesa in oriente ed in occidente fino al 174°; 4°, i regni di Federico II e di Maria Teresa Augusta; la poli- tica d* ingrandimenlo alle spese deb" Austria , e dell5 odio dei ga- binetli verso Federigo II , fino al 1 y63 ; 5°, I'atisieta di conquiste negl'imitatori del detto Federigo, e loro politica dell' equilibrio; V ingerimento dei gabinetti europei nella sollevazione americana. La seconda, intitolata Ordinamenti civili e vita popolare , sud- divisa ancora in due parti , discorre prima i tempi anteriori a Fi- lippo II, quindi dei suoi sino alia rivoluzione francese. Nell' undicesimo libro si passa alle particolarita, ragionando, se non nel medesimo ordine del libro nono , degli slessi popoli ad uno per uno, chiudendo col cenno smTAmerica setlentrionale, gia da noi in principio ricordato. Ed a questo punto stimasi il chiarissimo autore al termine giunto della sua proposta per cio che da esso principia una serie di moti e vicende non ancora compiuta, e clie debbe quando cbe sia of- frir da per se materia ad un altro periodo della storia. Se non che nel conflitto dei due contrarj principj , scorgendo come una conlinuazione degli appetili predominant! nell' antecedente eta, aggiunge nel duodecimo libro, che intitola Eta delle rivoluziord , un breve discorso delle cose avvenute fino al i85o. Divisolo in tre parli , denomina la prima Conjlitto dei popoli a pro e contra la Rivoluzione j la seconda Condizioni interne comuni; la terza finalmenle Popoli e Stati d' Europa in particolare. Ora volgendo indielro l'occhio della mente, a mala pena che esso possa toglier chiare le parti, stiam per dir piu rilevatc e lu- minose di si vasta tela, ed a guida di quelle, non ismarrir la lunga via, per la quale mostrarsi , le menti europee, parte rozze, anzi barbare al tutto, parte inselvatichite ed abbiettatesi nella fogna de' vizj , rimescolandosi insieme, essersi scambievolmente ajutate e rin- vigorite; poi a mano a mano ingentilite, venir pigliando altri modi e nuovi eostumi. Qual poggia per ispido e scosceso monte, ad ogni PARTE STRANIERA. 3g3 balza ad ogni greppo gli convien far volta,e sempre aggirandosi, gua- dagnar penando Y altezza. Cosi trapassando per secoli infelicissimi, or qua or la volgendosi, ora per un verso ed ora per un altro venne innanzi la civilta, costretta spesso a far volta da' suoi me- desimi elemenli. I quali essendo piuttoslo innumerabili che molti , opera veramente assai malagevole si e il non perderne le vere tracce. Pensieri religiosi , opinioni filosofiche , massime morali , passioni civili, discipline di scienze , amenita di buone lettere, al- lettamento d' arti nobili, comodi delle meccanicbe , alacrita d' in- dustria, ingordigia di traffico, le son tutte cose cbe potentemente operando in su le inclinazioni umane , danno loro diversi avvia- menti. Pero ad esse tutte debbe avere occhio attentissimo cbi si accinga a distender la storia de'costumi; i quali, avvegnache da naturali appetiti procedano, ricevon tullavia le norme dalla ra- gione e dalla volonta. Ed a tutte queste cose guardo continuo il chiarissimo autore, niuna nel vero dimenticandone mai , anzi con- venevolnicnte osservando e mostrando come e quando le une alle altre fossero in ajuto, s' attraversassero di tempo in tempo, e scambievolmente si condizionassero. Perche noi non possiamo per questo riguardo se non ripetere gli elogi , statigli gia da nltri com- parliti.. nominatamente per quel tratto della sua storia cbe posa in sul sodo degli original] documenti. Ma non tutte le parti , che la civilta costituiscono , sono ad essa egualmente esseuziali , ne tutte egualmente operative ne'suoi pro- gressi e mutamenti. Onde nasce non picciola difficolta alio storico di giudicare quali in ciascuna epoca abbiano avuta tale importanza da dover venir distinte, e quali no; ed ancora di pareggiar fra le prime 1' importanza loro col particolareggiato discorso, che si con- venga fame. Ora in questa parle molte e svariate avvisiamo esser le obbiczioni , delle quali si potrebbe ricbiedere al chiarissimo au- tore lo scioglimento. L' armonia dei suoni e dei canti, a cagion d'esempio, non che ristoro alle affaticate menti , e certo invito a gentilezza e radice di dilicati pensieri ed affetti. Nondimeno fu di tanto momenta) pei rostumi della Gran Breltagna da essere notalo nella presente storia, che nel secolo passato sola 1' opera italiana vi si ebbe cara , finchi- il tedesco Haendel la caccio di nido «re- » cando gl' Inglesi a conoscer la gran possanza della musica, che » scaturisce abbondevole dalla profondita dell'ingegno alemanno » (vol. \II, pag. ^49)'" Chi non sa , o puo negare le amene lettere essere specchio delle abiludini e del guslo dei popoli? 3g4 PARTE STRANIERA. Tutlavia la Cicceide del Lazzarelli opcro essa tanto potentemente sui costurni italiani , o ne faceva essa ritratto si fedele da venir qui convenevolmente ricordata con 1'orecchio dilicatissimo del Meta- stasio « il quale di quarantaquatlro mila vocaboli della lingua ita- » liana trentaselte mila n'ebbe a vile, perche non abbastanza me- » lodiosi (pag. 4i5)? >• E le novelle dello Strapparola , meritaron esse parlicolar menzione per la grazia e facilita dello stile , come si dice, o veramente per appicco all' abbondantissimo discorso del chiarissimo autore, onde venir a dire della loquacita italiana (vol. VI, pag. 4^7 )? Noi nnn moltiplicheremo le si fatte domande e citazioni per non esser sovercbi, ne punto diremo dei giudizj del chiarissimo autore sopra simili materie , come quelli die non sono suoi ; ma invece loderemo la coscienza ci lui nell'allegar sempre le fonti, or mere or torbide, dalle quali gli ebbe attinti. Che se in cio fare e di continuo, e' fosse stato cosi un pocbetto meno preoccupato dalle glorie patrie, ed a non so quale inclinazione di notar curiosita e di usar licenziose metafore non lasciatosi talvolta, auzi spesso, ra- pire, ristrignendo poi di sovercbio per avventura la sposizione di capi importantissimi ; portiamo opinione che gli sarebbe agevol- mente succeduto di fornir purgata di molti nei questa sua prege- volissima ed utilissima opera, frutto di eslesi e penosissimi studj, e bella testimonianza di non comunale ingegno. L. Picchioni. Memorias da academia R. das scicncias ec. Memorie della rcale Accademia delle scienze di Lisbona. To- mo XII, parte I. — Lisbona , da/la tipografia del- f Accademia stessa } 1837 3 in 4-° Classe delle scienze moral! e belle lettere. Della rislaurazione della regia Accademia delle scienze di Li- sbona noi abbiatno accennato a pag. 85 del tomo 97. ° di questo giornale. Pervenutici era i volumi die la medesima ebbe fatto di pnbblica ragione, credemmo tenerne alcuna parola. Essi sono dodiri in novero ; il primo porta la data del 1797, il secondo del 1799- indi si cone sino al 1812, poscia al i8i5, e di qui PARTE STRAMERA. 3g5 innanzi regolarmente un volume ognibiennio insino al 1827, dopo cui si va al i85i, e per ultimo al i85y. Riuscendo i primi un- did di troppo antica data, noi ci limiteremo all' ultimo, procu- rando di dar un' idea di quanto contiene. II primo lavoro che vi si incontra e una Memoria del signor D. Francesco di S. Luiz, nella quale si pretende dimostrare che la lingua portoghese non e figlia della latina , nb questafu in alcun tempo la lingua volgare dei Lusitani. In tale assunto I'au- tore incomincia a disaminare « se pella enlrata e lunga dominazio- » ne dei Romani nella Lusitania, rimanesse la loro lingua, essendo » comune tra noi (in Portogallo), abbandonato il naziona'.e idioma; » o se queslo continuassesi ad usare dello stesso modo nella co- » municazione e contatto famigliare dei popoli, quantunque in pro- » gresso si alterasse e modiiicasse pella miscella delle forme, vo- » caboli, frasi ed espressioni della lingua latina ». E poiche molti autori tengono pella prima opinione , altri pella seconda , son qui recate in mezzo e ponderate le relative ragioni. Al riflettere che la lingua e uno dei primi abiti che nella infan- zia noi acquistiamo, una delle prime arti che apprendiamo nella culla stessa, e quasi succhiamo col latte dalla nutrice, per cui convertesi , a cosi dire, in propria natura , in senso dell' autore ne consegue che non torni mai possibile eslinguere una lingua origi- nale e primitiva di un popolo, ne arrivare a trasformarne 1 indo- le, il genio ed il carattere naturale e proprio, od alterarne sostan- zialmente le forme distintive ed essenziali. La qual sentenza egli rin- franca con molte prove desunte dalla storia antica, particolarmente in attenenza all'Egitto e ad allre regioni settenlrionali deH'AfFrica, non che in risguardo alia Spagna nella dominazione degli Arabi. In appresso si fa a paragonare tra loro la lingua latina e la porto- ghese, rilevando le molte e grandi differenze che vi sono, e le quali spiccano chiaramente dall' inslituito minuto esame analitico. Da ultimo sono riportati i passi di antichi scrittori , i quali confer- mano 1' esistenza e 1' uso di lingue volgari nelle Spagne in tempo della dominazione romana. Errori storico-cronologici di fra Bernardo de RritOj nella Cronaca di Cister, corretti ncl 1 854 l^a Antonio d' Almeida. Neminem illmsum fata transmittunt £ la divisa assunta dal signor d'Alraeida in quesla lunga scrittura , opera di rrudizione non meno 3g6 PARTE STRANIERA. che di non comune lena. Gli errori sono da lxxv, ed occupano, coi rischiaramenti e corrczioni, 108 pagine. Amiamo riportarne uno dei piu brevi. Errore xxxi.- Alessandro III conferma la bolla di Innocenzo II sopra il titolo di re al signor don Alfonso I. e= Questa bolla _, che da poi nell' anno 11795 confer/lib papa Alessandro III per altra sua, data in san Gio. Laterano il 23 del mese di maggio. — Cor- rezione-Gl. Nella bolla di Alessandro III non si riscontra un solo periodo clie possa riferirsi a quella di Innocenzo II , o di qualche allro pontefice. Proinde ?ios atlendentes personam tuam... earn, sub beati Petri et nostram protectionem suscipimus et re- gnum Portugallense cum integritate honoris regni dignitate , qum ad reges pertinet... excellentim tuce concedimus auctoritatcet au- ctoritate apostolica confirmamus time ipsa prmfatis hwredibus tuis duximus concedenda (i40- Indi maggionnente si conosce la parzialita di questo papa senza relazione ad alcun predecessore , quando dice : Ad indicium autem quod prcBScriptum regnum beati Petri juris existat.... Statuistis duas marchas auri annis singulis nobis ,, nostrisque successoribus persoh'endas (1 47)- (I4I) Scnt- tura xxiv, pag. ig5, del Padre Terceira da monarq. (142) Lusit. Memoria sugli scrivani secreti (escrivaes da puridade ) dei re di Porto gallo , e di quello pertiene a questo uffizio , di Francesco Man. Trigoso de Aragao Morato. « Se le notizie che iutorno a questo argomento, dice 1' accade- « mico , ci lasciarono l'autore dell' Epitome unico della dignita del « grande e maggior ministro (da puridade) segreto , e Damiano y Anlonio da Lemos nel tomo VII della Politica morale , fossero » vere e compiute, sarebbesi scusato senza di queslo nuovo la- » vorOj ma 1' incertezza loro, e l'essere stata questa materia poco » traltata da essi ed altri scrittorij non puo non render interes- » sante la presente Memoria ». In essa si principia dall' instituire le piu accurate ricercbe circa al primo che fosse tale scrivano secreto, e ritraesi che solo nel regno di Alfonso III rinviensi un atto della udienza solenne, data da questo re al nunzio di Papa Giovanni XXI per causa di contestazioni che erano colla curia romana, nel quale, dopo la segnatura di varj consiglieri ci ha quella di Petro Petri, scriptore secretorum regis. E qui importera notare che puridade in linguaggio antico portoghese significava PARTE STRANIERA. 397 secreto, oiule fu tradotto Escrivao da puridade , ed era quindi of- ficio che obbligava al segreto. II perche 1* autore della presente Memoria deduce che, in quei primi tempi, da esso scrivano si te- nessero e segnassero le carte regie del niaggior secreto. In ap- presso, scorrendo i tempi di altii regnanti, si notano le diflerenze che avvennero negli attributi e nella dignita di questo ufficio o carica; e la influenza che esercitava in sul re ed in sulla cosa pub- blica. Sotto poi Giovanni I s' incontrano eziandio scrivani segreti della regina e degli infanti. In appresso, per alcun tratto, anda- rono essi decadendo di loro autorila, insino clie Alfonso VI, nomi- nandone il conle di Castello Melhor Luis de Vasconcellos e Sousa, uno dei piu grandi miuistri di Stalo che vanti il Portogallo, ne estese le incombenze al segno da essere tutte quelle in attenenza alia corte ed alio Stalo che successivamente vennero divise fra i tre ministri di Stato , il supremo cancelliere, il notajo della coro- na, e fra altri gran dignitari pure della corona. Classe delle scienze natural]. Osservazioni per servire alia storia geologica delle isole di Ma- dera , Porto Santo e Deserta j del signor Luigi da Silva Mou- sinho d' Albuquerque. Le isole di Madera, Porto Santo e Deserta, formano un pic- colo arcipelago cumpreso tra i paralelli di 55° 5' e 02° 25' di la- titudine boreale, e tra i meridiani di 170 20' e 160 i5 di longitu- dine occidentale dell'osservatorio reale di Greenwich, corrispon- dendo cosi prossimamente al Capo Cantim nel continente d'Af- frica, da cui dista da 554 niiglia incirca. L'estensione e il peri- metro dell' isola di Madera e la configurazione del suolo sono le prime parti con sufficiente estensione trattate. In appresso e data la geognosia generale dell' isola stessa, la cui supcrficie nella quasi tolalita sua presenta formazione basaltica. II nostro accade- mico couchiude, da tutte le osservazioni geologiche instituitc, che 1' isola in discorso e di uatura pirogenica di due distinte epoclie. L' isola di Porto Santo hacostituzioneinteramente analoga a quclla di Madera, e cosi del paro nulla di dissimile presenta ancbe Deserta. Memoria sul miglioramento dei procvedbnenti onde arrestare gli inccndj ed aumentare I'acqua in Lisbona; del baroue d'Eschwegc. L'aulore incomincia dal far vedere quanto impcrfetti sicno 3()8 PARTE STRAIN 1ERA. attualmente i provvedimenti in Lisbona per arrestare gli incendj, e quali gravi disordini ne vengano nei casi pur troppo frequcnti in cui questi succedono. Slima egli quindi rendere alia patria alcun servigio, facendo conoscere quanto in risguardo agli incendj viene praticato negli altri paesi, e quale ne possa essere 1' applicazio- ne in Lisbona con que' miglioramenli cbe all'uopo vi si potreb- bero introdurre. Egli e, giusta il nostro accademico, a tre og- getli principali cbe si deve atlendere per arrestare gli incendj : prontezza di soccorsi, buon ordine nella loro applicazione , ed abbondanza di materia per ispegnere il fuoco , cioe acqua, ter- ra, zolfo e paglia. Ad aver prontezza di soccorsi propone due ispettori e quatlro o cinque sotlo ispettori da ripartirsi nei distrelti della citta , e soggetti gli uni e gli altri alia camera municipale. Inoltre, in ciascuna parroccbia dovrebbe esservi una compagnia detta degl' incendj composta da ioo a i5o uomini dell' eta dai i6anni ai 5o, indiziata di un segnale posto ad tin braccio dell' indi- viduo ascritlovi. Ciascuna compagnia sara divisa in tre coorti, e ciascuna coorte avra un comandante ed un ajutante. La prima coorte si cbiamera di salvezza, essendo suo incarico il salvare le persone e le cose negli edilizj incendiati, ed in questa saranno di preferenza inscritti cittadini di maggiori lumi, e ad un tempo destri e forti. Infra gli oggetti di cui ciascun individuo di questa coorte dee andar munito, ci ha una sorta di vestimento che rcsiste per alcun tempo al fuoco. Consiste esso in una camiciuola corta di pannolino grosso cbe discende poco sotto la cintura,ede assicurata alia persona con cinghia, manicbe lungbe cbe coprono le mani , pantaloni larghi , slivali corti con suole grosse, berrctto di cuojo imbottito, con ale larghe, dalle quali parte all' ingiro una tela che ricovre la nuca, e gli omeri, e la maggior parte del volto, assicu- rata all' apertura degli occhi una fin a reticella metallica od una la- mina di mica. Tutto il vestimento sia ammollato in una soluzione di allume, allorche se ne deve fare uso. La seconda coorte si cbiamera degli artejici , perche difatti di artelici composta, e de' quali sara ciascuno adoperato all'uopo. La terza verra detta di soccorso , e sara la piu forte, ascrittivi cittadini che vivono dei lavori i piu rozzi e delle braccia; forniti di panieri, di secchi di cuojo, picconi, catene, barclle e scale di salvamento. Ad ogni se- gnale di fuoco di una parroccbia, ciascun individuo della rispet- tiva parroccbia deve porsi il distintivo suo al braccio, ed accor- rcrvi collo stiumento statogli affidato. L'autore si fa ad esporre PARTE STRAIN [ERA. 399 c|iinnlo deve praticarsi dagli accorsi, e quali i migliori nielodi per 1' estinguimenlo del fuoco. Relativamente poi all' uso della paglia, ecco come si esprime il signor d'Eschwegc: «Ben si sa che git- s' tando un manipolo di paglia sulle brage , essa immediatamente r> si acccnde con gran fiamma. Ma cosi non avviene ove sia iu » minuzzoli non maggiori di un pollice ; de' quali se se ne prende » una manata e se ne ricovri le brage , queste tosto si spengono » seuza die la paglia pigli fuoco. In Lamagna si fece la seguente » sperienza. Nascosle in un mucchio di paglia niinuta materie in- » ceudiaric, zolfo , salnitro e polvcre in piccoli sacchetti , accen- » dendo sopra la stessa paglia ed inlorno ad essa un gran fuoco, » eccitando a bruciare tutta la legna , la paglia superiore si trovo » non piu che abbronzata ed annerita , rimanendone intatto il ri- » manentc, e per conseguenza anche le materie incendiarie. A » cagione di questa proprieta, la paglia e attualmente adoperata a » preservare documenli od altre cose preziose contro gli incendj , » collocando queste in capsule o cassette di lamiue di ferro bianco » clie abljiano sufticiente ampiezza e capacita per poter applicare » dintomo gli oggetti una f'alda di paglia sminuzzala, ben inte.so » che questa esser deve non calpestata dagli animali, se no per- » dera la proprieta di non incendiarsi ». E poiche in Lisbona, una delle grandi difVicolta a spegnere gli incendj e la mancanza di acqua, cosi il mezzo di rimediarvi colla minore spesa sarebbe. in senso del nostro autore, quello di aprirvi pozzi artesiani , de' quali egli espone la dottnna e il modo piu agevole di esecuzione. L' acqua poscia sarebbe condotta nclle di- verse vie della citta con tubi di ferro. A questa Mcmoria appose alcuni riflcssi il visconte di Villarinlio di San Romano; per cio nondimeno clie concerne la parte atte- nente agli incendj ed ai mezzi di ripararvi conviene pienamente col signor d' Eschwege, ma non interamente dicesi con lui, in risguardo alia facilila di aver acepia dai pozzi artesiani, ed ai deposit! di acqua da dislribuirsi all' uopo. Mcmoria geognostica del barone d' Eschwege. E queslo un prospetto geognostico superficiale della citta e din- torni di Setubal, famosa pelle ricche saline che ne costituiscono il principale commercio. 4<>Q PARTE STRAN1ERA. Memoria sulla cultura dei pini e V estraiione di lor materia resi- nosa; offerta all' Accademia da Gioachimo Luigi da Cruz. II primo capitolo si divide in due paragraG, nel primo de' quali e parlalo in modo generico dei pineti e loro prodotli; nel secondo vien fatta conoscere particolarmente la specie di pino di cui si compongono, il metodo di coltivarli, e le produzioni che ciascuna reude in uno al melodo che si adopera per conseguirle. Giusla l'autorr, nei boschi di Portogallo non dovrebbesi incontrare che una sola specie di pino , che , a quel che pare , si ridurrebbe al pino marittimo degli autori ; le altre, se ve n' ha, vi allignano per caso o perche seminatevi. Questa Memoria termina colla Notizia sulla collivazione del pino marittimo dell' America settentrionale (Pinus australis) noto sotto il noine di pino palustre, o pino di pantani; e la quale molto converrebbe al Portogallo. Classe delle scienze esatte. Del calcolo a radici e potenze indicates del socio Jose Cordeire Fei'o. Ii' oggetto di questo lavoro e di esporre tale calcolo con chia- rezza ed esattezza da che nei libri elementari portoghesi cio man- ca; affiuche gli allievi si formino una precisa e facile idea del lin- guaggio matematico, e convinti del rigore del procedimenlo ab- biano tulta la conlidenza uei risultamenti. Saggio sopra il Jbrtificare terreo vegetale , o secondo il sistcma porloghesej del socio Franc. Pietro Celestino Soares. L'aulore si dichiara anzi trattoper fautore delle piazze forti, rin- francandosi dell'osservazione fatta nella guerra sostenuta dalla Spa- gna contro Napoleone. Indi si conduce alia soluzione del seguente problema : « Fndicare un sistema di forlificazione che essendo ap- » plicabile alia maggior parte delle posizioni militari, ed esigendo » la minore spesa possibile, oifra pello meno un grado di forza '> egua'e ai sislemi piu bene conceputi». Ecco come l'aulore at- tenta soddisfare alle ricltleste condizioui. i.° Essendo la figura lineare orizzontale del sistema un reltangolo, e non solo facile di delinearla sul terreno, ma anche in guisa che l'influente lo sia il meno possibile. - 2.0 Poiche adoperiamo solo terra e vegeta- bilij e non aumenliamo il numero delle opere , nissuna cosa puo PARTE STRANIERA. 4oi costare meno. -5.°Essendo la disposizione in linea rctla, in alcuna parte egli e chiaro che presentiamo la migliore conosciuta; gli an- goli poi sono per tal modo raftbrzati , e tante Ie difficolta che l'as- salitore deve incontrare volgendosi a penetrare per essi, che in- duhbiamente preferira qualche altro punto, il quale, sia pur qual- sivoglia, deve necessariamente addimandare gran novero di ope- re , senza poter mai evitare i fuochi di fronte e di fianco diretti eontro la breccia, e contro i lavori pell' estesissimo trapasso del fosso. - 4° Rimanendosi le uniche parti soggetie alle palle a rim- balzo rnascherate da piccoli boschi, oltre a ciascun de'quali e una Tor re-mar tello ad ogni principale sporgenza , egli e chiaro difficol- tarsi la direzione precisa di simili tiri, ed in parte il cammino dei projelti. A dare una precisa idea dei vantaggi che il discorso metodo presenta, 1' autore ricorre al soccorso di figurata rappresentazione che minutamente spiega incominciando dal tracciamento lineare o a guardo d'uccello, passando indi al rilievo, ed indicando da ultimo il modo per cui succedono le difficolta di mano in mano che l'as- salitore si avvicina al recinlo principale. Questa Memoria e chiusa dall' analisi comparativa del nuovo metodo con i sinora praticati , facendone risaltare 1' economia ed i grandi utili. Tromba idraulica portoghese ; di Francesco Pietro Celestino Soares. L'esperienza moslra che lo sfregamenlo e la difficolta di for- mare il vuoto perfetto nelle trombe aspiranli e lo sfregameuto nelle prementi sono due difetti che importa Ievare onde ottenere da queste macchine il maggiore vantaggio. Dandosi 1' autore pcn- siero di questo soggetto,gli effetti barometricigli suscitarono 1' idea che espose e sottomise alia pratica. Questa tromba e piuttosto com- plicala. Consta di una caldaja composta di due ."ilindri concentrici uniti all' estremita inferiore , e chiusi compiutamente alia superiore interna. Vi sono adattati due tubi dell' egual lume, uno con val- vola, 1' altro curvo, comunicante con un canale conduttore; un ciliudro fa le fuiizioni di stantufo. Nella caldaja vi ha mercurio al- l'altezza di 14 pollici. Allorche lo stantufo si alza e forma il vuoto nello spazio a cio destinato, la colonna di mercurio compressa dal- 1 atmosfera passa per entro la parete interna della caldaja ed il cilindro stantufo elevandosi insino che si equilibra colla pressione eslcrna, obbliga l'acqua ad ascendere nel canale dell'aspirazione e Bibl. Ital. T. XCVIU. a6 4©2 PARTE STRAMERA. portarsi ad occupare lo spaziovuoto; discendendo,lo stanlufo coin- prime l'acqua, e quesla la colonna di mercurio clie passa per enlro lo slantufo e la parete esteriore della caldaja, insino a che V al- tezza sua si equilihra colla pressione interna, la quale deve vincere la resislenza della valvola del tubo sopra menzionato sopraccaricata dall'acqua che il canale conduttore contiene, e la quale se non eccedera trentadue piedi si equilibrera con 1' ahezza di ventotto pollici del mercurio. II perche, a dire dell' autore, pell'artificio adoperato lo sfregamento pud considerarsi nullo, ed il vuoto si forma perfettarnente. Una tavola colla figura della tromba ne faci- lila 1 idea ed agevola 1' intelb'genza del nieccanismo. II volume termina colle osserrazioni meteorologiche fatte al- 1' osservatorio aslronomico di Lisbona dab" anno 1826 al i835 in- clusive. Fantonetti. Das osterreichischen Miinzwesen vom Jahre 1 5a4 bis 1 838 ire historisclier^ statistischer und legislative)' Hin- zicht von Siegfried B ec her. TVien, 1 838. — Delle monete deW Austria daW anno i5%4 al i838} ec. Gia allra volta abbiamo fatlo parola (*) dell' opera del signor Becher sulle monete dell' Austria. Era allora uscita soltanto la pri- ma meta del primo volume , cioe a dire la parte storico-statistica. I dali ivi raccolti con profonda erudizione e con ordine giudizioso , ci misero allora in grado d'offrire varj piospetti della quantita d' oro e d'argenlo ridotlo a moneta nella Monarchia Austriaca durante un periodo ben lungo. Altri documenti da noi posseduti sulla monetazione d' altre nazioni, ci diedero il mezzo d'instituire dei confront:, i < ! rli tornavano a lode dell' amministrazione non raeno che dell' autore, che aveva saputo, con lauta accuratezza ed evidenza, dimostrarne i vantaggi. Uscito da qualche tempo il rimanente dell' opera, crediamo utile il fame qualche cenno , quantunque il coutenuto non sia tale daoffrirci prospetti cosl importanti come quelli gia da noi riportati. La seconda parte del primo volume , cioe la parte analiti- ca, contiene 1' analisi delle monete, non dell'Austria soltanto, ma (*) Biblioteca Ilalicnaj tomogi.'1, fascicolo di agosto i83S, pag. 259. PARTE STRAMERA. ^0J pressoche di tulti gli Stati d'Europa da oltre due secoli e mezzo Un'opportuna .ntroduzione indica le division! del peso dell'oro e dell'argento monetato, !a distinzione del>o e della lega i limiti di tolleranza sulla scarsezza di peso d'ogni singolo pezzo d'oro 0 d'argento monetato, lenormedi compensazione fra molti pezzi cumulauvamente pesati. Uu pri.no prospetto dimostra poscia 1' o- sc.Ilaz.one del corso di molte monete d'oro e d'argento dal .582 al ,690 (epoca dell'inlroduzione del sistema secoudo il picde di L,ps,a per tulto l'impero Germanico). A questo proposito,nota che qualche moneta passo in tale periodo, dai is ai 5 fioriui da uu mese all'altro, per poi tosto,dopo qualche allro mese, ritomare sul 12 ed anche piu. Cio naturalmente spiega come venisse ricono- scu.ta la nccessita d' introdurre uu sistema uniforme e certo il quale togliesse cosi enormi differenze, che riuscir dovettero som- mamente dannose al commercio ed aU'economia privata e pub- bhca. Una piccola appendice ripoita i diversi valori legali dci du- cati d'oro o zecchini in uu* epoca ancor piu rimota, cioe dal 1400 m cui non valevano che 45 canratani, Gno al i595, in cui asce- sero al valore di un fiorino e 3a */3 carantani. Scguono in serie gli specchj analitici delle monete de' varj paes. coniate in un' epoca piu o meno lunga, con tutte le indica- ziom onde Hconoscerle. I diversi sistemi monetarj sono distinti , secondo le loro limitazioni; e non mancano le illusfrazioni neces- sane sulle basi dei medesimi nei different! paesi. Lungo sarebbe l'enumerare le moltiplici classifies zioni di tali specchj; basta il ve- derle pero, per convincersi dell'immenso studio che dovettero co- stare al valente autore. II volume II abbraccia la parte legislativa, con cui vien chiusa 1' opera. Cio che venne dimostrato statisticamente nella prima parte ed analiticamente nella seconda, trova in questa terza crono- logicamente disposte le massime, le prescrizioni che regolarono la monetazione. Le leggi e le prescrizioni monetarie vengono ripor- tate quasi sempre testualmente e per esteso, talvolta soltanto per estratto, con un ordine non mollo di verso da quello seguito nelle due prime parti. La ordinanza di Carlo V in data del 10 novembrc i5i^ , con- vene i\ primo regolamento generale monetai io per tutto 1' im- pero Germanico. Vi si vede fissata e sistemata ogni cosa : il titolo ed i\ valore d'ogni qualita di moneta da coniarsi in seguito; il va- lore delle monete allora aventi corso nei singoli paesi "dell'impero 4o4 PARTE STRANIERA. in confronto delle nuovej le visite e gli assaggi periodici delle mo- nete di nuovo conio ; il divieto d' esportare all'estero oro od argento non monetato, e quello di fare speculazione colle monete, alteran- dole , od attenuandole con corrosivi , e cio sotto pene adequate. Fin da quel tempo adunque vedesi essere stato adottato un si- stema completo e regolare, con disposizioni e viste estese a tutte le particolarita che riguardano le monete. Cronologicamente disposte secondo le rispettive classi, seguono le disposizioni emanate dagli altri sovrani fino al tempo presente, sia per derogare o modificare od illustrare qualche punlo della prima disposizione generale e delle altre posteriori, sia per la introduzione di nuove monete o nuovi sistemi, sia pc! cambio delle monete messe fuori di corso , sia per prevenire le falsificazioni , sia per controllare 1' impiego dell' oro e dell' argento nella fabbricazione , sia inline pel corso puramente transitorio dato ad alcune monete in circostanze spe- ciali. Termina il volume e 1' opera con una breve descrizione della manipolazione interna presso la zecca di Vienna. Sia lode all'autore, il quale cosl con quest' ultima parte, non in- feriore alle altre due in accuratezza, ordine ed erudizione, seppe ultimare in non molto tempo un* opera si completa , e crediam quasi unica, nella quale egli presenta non solo ogni particolare de' sistemi monetarj presenti e passati dell'Austria , ma tutle an- cora le basi ed i piu interessanti dati di tal rarno d' amministra- zione presso le altre nazioni d' Europa. Adriano Balbi. Neue Zeitschrift ec. Nuova gazzetta del Ferdinandeo pel Tirolo e Vorarlberg 3 sesto fascicolo. Innsbruck, Wagner, i84o. D Ferdinandeo d' Innsbruck e una bellissima istituzione comin- ciata nel 1823 sotto gli auspicii dell'augusto nostro Sovrano, allora serenissimo arciduca e principe ereditario. II suo scopo e quello di raccogliere e conservare quanto risguarda il Tirolo ed il Vo- rarlberg nella materia della storia naturale, delle arti, della tecno- logia, della storia ; e quello altresl di difibndere, principalmente col mezzo di una gazzetta periodica, il sentimento del buono, del bello, dell'utile; ayvivare l'amore e l'interesse per la patria comuhe, PARTE STRANIERA. 4°5 e promovere sempre piu la coltura della nazione cosl nei singoli cittadini come nell' universale. II fascicolo che annunziamo comincia coll'elogio di S. E. il barone A. A. di Pauli; il quale menlre che visse giovo sempre colle sue cure e illuslro col suo ingegno quella nobile istituzione. Quest' elogio coinposto dal dottor Giuseppe Schletterer , e reci- talo da lui dopo la messa solenne celebrata in suffragio del de- funlo di Pauli, vuol essere segnalalo agl' indagatori di siffatte notizie come un documento per la storia del Ferdinandeo; e per quanlo tie puo giudicare uno straniero, ci parve deltato con molto aftetlo e con graziosa semplicita. La relazione annuale che se- guila come appendice al fascicolo, dice che fu accolto col piu una- nime applauso ( pag. iv ) ; cio che in parte potra attribuirsi ai meriti del lodato ed all' affezione che ne conservavano i circo- stanti , ma in parte e da ascrivere senza dubbio all' ingegno del lodatore. Tre altre Memorie contengonsi nel fascicolo annunziato: la pri- ma, del professore Pictro Carlo Thurwieser, e una relazione del- Vascensione e misura del Fernerkogel e delT Habich tspitze nell' an- no 1 856 ; alia seconda diedero argomento alcune osservazioni geognostico-botaniche fatte in un viaggio per VOetzthal e Schnals dal dottore Michele Stolter e Lodovico cav. di Heufler; nella terza il conte Giovanelli podesta di Trento da relazione di alcune scoperte archeologiche fatte nel Tirolo meridionale Vanno i858e di un documento dell' imperatore Enrico VII risguardante le an- tiche moricte lirolesi. 11 valore del conte Giovanelli nell' antiquaria e gia pienamente conosciuto presso di noi. I coltivatori delle scienze leggeranno per certo assai volenueri le altre Memorie nelle quali ci parve di trovare notabilmente congiunta coll' importanza delle notizie scienlifiche la cura di una esposizione facile e chiam. Cia- scuna Memoria e accompagnata dalle incisioni occorrenti alia piu facile intelligcnza ; e tutto insomnia il libro e un bcl testimonio alia dottrina di chi lo scrisse, non meno che all'amore e alia stima in cui si tengono le scienze nel paese ond'esso ci viene. E credia- mo necessario sotlo questo rispetto di chiarire un dubbio che a mold potrebbe nascere vedendo annunziato solo il sesto fascicolo di un'opera periodica appartenente ad un istituto fondato sino dal i823. Quest'opera s'intitolava da prima Matcriali per la storia, la statistica, ec, e prese il nome sotto il quale ora ci si preseuta sollan- to nell' anno i855. cominciaudo una nuova serie di pubblicazioru. A. 4o6 APPENDICE ITALIANA. - C»-«S3*«S>*«=5=-4 - Armeria antica e moderna di S. M. Carlo Alberto, descritta dal conte Vittorio Seyssel d'Aix capitano del Corpo reale di artiglieria } direttore e conserva- toire di detta armeria _, ec. — Torino , stabilimento tipografico Fontana, i84o, in S.°. di pagine XLVU e 4^2, con dieci tavole litografiche. Prezzo franchi 5. Aj armeria reale di Torino, riunita in pochi anni, merce la munificenza di S. M. il re Carlo Alberto, afFermar puossi a buon diritto essere una delle piu cospicue e piu scelte d'Europa(i). In- fatli vi sono in essa trenta e piu scudi, nonclie ventotto elmi or- nati a sbalzo, a basso od a tulto rilievo , ovvero arricchiti di ce- sellalure, intarsiature o damaschinature : molte corazze collo stem- ma della famiglia o del cavaliere cui appartennero , ed inoltre treutanove armature di tutto punto dorate e damasehinate, sette delle quali, eqiiestri con cavalli bardati , ec. Quindi il catalogo descrittivo di detta Armeria or ora pubblicato e, a nostro avviso, un libro utile, per non dire necessario, a tulti coloro che raccol- gono armature ed armi del medio evo e moderno. Autore del detto catalogo e il signor conte Viltorio Seyssel, il quale, nel de- scrivere siano le armature e ciascun pczzo delle medesime, siano le armi da punta, da taglio o da fuoco, fu scrupolosissimo nel de- terminarne esattamente con vocaboli tecnico-militari ed artistici i nomi, l'uso, la fabbrica, ec.-; e nel fare cio ebbe cura il cbiarissimo autore di non allontanarsi da quelle nomenclature, sulla defini- zione delle quali trovo piu consentanee le opinioni degli autori. II catalogo e diviso in due parti , nella prima delle quali sono descritte le armi difensive , e nella seconda le offensive ;. essendo altresi corredato il catalogo stesso di dieci tavole litografiche, le quali servono a viemmeglio distinguere la forma delle diverse armi od armature e dei piu importanti pezzi di cui sono quelle composte. (i) II nuracro de' pezzi e gia di i55^. APPENDICE ITALIANA. fan Ed a maggior vantaggio di coloro che di armi antiche si dilet- tano , non solamente aggiunse qua e la il chiaiissimo autore note ed osservazioni important!, sia sulla materia che sul lavoro o sul- l'uso di alcune di dette armi; ma premise al catalogo da lui corn- pilato alcuni brevi cenni , che noi chiameremo slorici, sull'Arme- ria. reale di Torino e sulla diversa maniera con cui i cavalieri e gli scudieri armavansi particolarmente nel medio evo. Termina il si- gnor conle Seyssel questi brevi cenni, dicendo che «col tempo e » la merce di quelle altre cognizioni di cui , per dovere del no- » stro impiego, siamo in obbligo di far tesoro, speriamo di pub- » blicare altra piii estesa notizia, con la quale cercheremo di » viemmeglio coi'rispondere alia fiducia in noi riposta dal cle- » tnente sovrano , e cosi , giovando, per quanto da noi si potra, » alia patria . acquistare qualche lilolo alia benemerenza de' nostri ■» concittadini, e soprattutto a quella da noi cosi ambita dei col- « leghi del distintissimo corpo a cui ci ascriviamo a somma ven- » tura di apparlenere. Non negbisi fratlanto benigna indulgenza a » questo lavoro ». Le quali parole ben mostrano essere il chiaris- simo autore dotato di quella modestia, la quale e sempre indivi- sible compagna del vero sapere. ZardeUi. Guida di Udine in cib che riguarda le tre belle arti so~ relle , scritta dal conte Fahio di Man i Ago. Edizione secotida licorretta ed accresciuta , cui si aggiunge la Guida di Cividale. che possono servir di appendice alia Storia dette belle arti Friulane, corredata dal la pianta topografica di Udine che mostra la situazione dei principali stabilimenti civili e militari in esso esi- stenti. — S. Vito, i83c), Pascati editorc , tipografb e librajo premiato , in S.° II conte Fabio di Maniago, cullissiino cavalierc e dcllc arti belle sommamenle benemcrito, dopo aver colla sua Storia delle arti Friu- lane descritta e illustrata quella tanta copia di opere e di monu- menti che di pitlura singolarmente si trova in ogni parte del Friuli, penso di compiere il suo lavoro col dare un piu minuto rag- guaglio di tutto cio che in materia di arti havvi di piii distinto e notabilo nella capitale di quella provmcia; ed a lal line compose 4o8 APPENDICE IT1LIANA. la Guida di Udine, che fu stampala in quella citta nell'anno 1825 co' tipi dei Mattiuzzi. II Pascati tipografo di S. Vito, che nell'eser- cizio della sua professione seppe acquistarsi bella lode di abilita e di cortesia , diviso di pubblicare una seconda edizione di questo libro; ed il nobile autore fu pronto a giovarlo di correzioni e di aggiunle. Le correzioni senza essere di grande importanza sono pero molte, poiche quasi puo dirsi che il numero loro a quello delle pagine si agguagli; le aggiunte consistono principalmente in quattordici note dirette a mostrare quali mutamenti siano avvenuti negli edifizj e nei monumenti di Udine dopo la prima edizione della Guida, cioe dal 1825 sino al presente, ed e un documento relativo al terremoto per cui rovino e riedificossi la piazza Con- tarena, che porta la data dei 28 giugno i55g, e che nella seconda edizione fu aggiunto ai nove altri gia colla prima pubblicati. Ma 1' aggiunta piu rilevante quella si e della Guida di Cividale, citla del FriuH, ragguardevole per la presente sua condizione e pegli antichi suoi fasti, e degna in particolar modo dell'attenzione e delle cure degli archeologi per le scoperte fattevi e per le reliquie raccolte dal dottissimo canonico conte Michele della Torre. Ad alcuni que- sta Guida parra forse troppo ristretta, e troppo aridi e gretti sa- ranno i cenni di cui si compone in quella parte, specialmente che riguarda al Museo ed ai monumenti romani e longobardi che tuttora si conservano in Cividale. Mal'uffizio delle guide quello si ed'indi- eare; e il descrivere e 1' illustrare spettano ad opere di altro genere. II tipografo Pascati concorse per sua parte a decorare questo libro dedicandolo al conte Francesco d'Altan, primo aggiunto al- 1' I. R. Delegazione di Udine, ed ornandolo, oltreche della pianta di quella citta, di tutti quei pregi di cui puo essere fornita una edizione che non sia di lusso e che aspiri al modesto vanto di eleganza e di correzione. Orazione in morte del cav. Antonio de Gianella letta nelle sue esequie solenni da Napoleone Giuseppe Dalla Riva il di 7 marzo 1839. — Milano , coi tipi della ditta Pirotta e comp., in 8.% di pag. 19. Thoma? Vallavrii de Carolo Bouclieronio. — Taurini edentibus } Chirio et Mina^ i838, in 8.° L'orazione del signor Dalla Riva e 1* opuscolo del professore Vallauci ci parve che si potessero per molte ragioni annunziare APPENDICE ITALIANA. 4°9 coiigiuntamcnte. Innanzi tutto, amendue queste opcrettc voglion essere sceverate da quelle necrologie che il secolo obblia cosi fa- cilmente come i frutti della volubile Moda : perocche trattasi d'uo- mini la cui bonta e il cui ingegno non sono una rivelazione del biografo ai contemporanei, ma cose notissime; alle quali ciascuno desidera cbe non manchi la debita lode. Poi tutti e due gli scrit- tori, piglJando abito dal soggetto, adempierono egregiamente l'as- sunto ufficio; il primo rappresentando e lodando con popolare elo- quenza un uomo vissuto sempre nel cospetto del popolo ed esem- pio di quelle virtu che a tutti si debbono raccomandare : il secon- do scrivendo con sincera e squisita latinita la vita di un letterato che fu , mentre visse ; tenuto maestro e quasi diremmo signore delle latine eleganze , e ammirato dagli eruditi piitttosloche nolo all' universale. A. Memorie per la vita di Giovanni II Bentivoglio, del conte don Giovanni Gozzadint. Bologna^ i#3g,lipi delle Belle Arti. Un vol. in 8.°, di pag. 280 , con Appendice diplomatica di pag. ex, e tavole incise. Giovanni II Bentivoglio spero di convertire in signona eredita- ria il primato che alcuni de'suoi maggiori avevano avuto nella loro patria ; ma non ebbe, come i Medici di Firenze, gli eserciti di un gran re, ne il favore di un papa che l'aiutassero nell'impresa. Anzi la corte di Roma gli fu sempre avversa , aspirando essa medesima a dominare la repubblica bolognesei e Luigi XII re di Francia nel maggior uopo 1' abbandono. La sua vita si stende per tutta la seconda meta del secolo XV: in quel periodo di tempo che fu testimonio di tante sventure, e da cui l'eta susseguente ebbe un retaggio di sventure molto maggiori. Gli amici della liberla secondarono per qualche tempo la sua pri- vata ambizione, stimandola necessaria od utile almeno a premunirsi contro i pontefici : la secondarono i pontefici stessi, sperando che a forza di salire dovesse diventare odioso a quanti amavano la liberta, e ch' essi allora potrebbero piu facilmente rovinar lui e sottomet- tersi la repubblica. In quesla condizione di cose pote per alcuni anni tetiere aulonla principesca in Bologna. Ne gli mancarono le /f 1 O APPEXDICE ITALIANA. arli coiisuele a consolidarla. Al di fuori alleanze e parenlele con chiunque al pari di lui aspirava a fondare una propria signoria : dentro splendide feste, sontuosi edifizii, poeli, musici, artisli larga- niente slipendiati, e quanto insomnia anche in altre parti d'llalia si usava per coprire sotto 1' apparenza di una generalc prosperita la fortuna di qualchc astuta famiglia , e seppellire fra gli applausi del volgo le invecchiate repubbliche del medio evo. Ma la fortuna poi gli si volse ostinatamente contraria quando forse credeva di a- verla per sempre afferrata. Cominciarono le sue sventure colla venuta di Carlo VIII : la quale , portando seco prima 1' esiglio de' Medici e poi la rovina di Lodovico Sforza, privo de'maggiori so- stegni l'edifizio della sua recente potcnza; mentre la superbia della moglie e le libidini e le crudelta de figliuoli ne minavano le fon- damenta. Quindi, per non cadere insiemc eollo Sforza,. dovetle eom- perarsi al prezzo di quaranta mila scudi d'oro la protezione del re di Francia, cbe poi nel bisogno a nulla gli valse. Vennero appresso i tempi del Valentino e di Alessandro VI, cbe nell'Emilia e nella Romagna non volevan patire verun tiranno , stimandole appena sufficienti all' ambizione di casa Borgia; e se la morte del papa e la repcntina caduta del duea non 1' aiutavano, gia si vedeva immi- nente la sua rovina. Laonde poi, quando sail al pontificato GiulioII, non ebbe forze da opporgli : ma, assalito con tanta e si audace ra- pidita cbe merito di esser citata in esempio, dovette abbandonare con tulta la sua famiglia la signoria e la patria la notte del i no- vembre i5o6. 1'utto questo e ampiamente narrato dal conle Gozzadini: il quale raccolse altresl nel suo volume un gran numero di documenli, molte nolizie letterarie, molte particolarita spettanti alle fcste, ai conviti, ai torncamenti, alle fabbriche di que' tempi. Modestissimo e il ti- tolo del suo libroj ma noi non sappiamo se altri credera mai ne- cessario di scrivere dopo di lui quella Vila, alia quale egli mostra di aver voluto soltanto apparecchiare i inateriali. Se fra i docu- menti o nelle note letterarie vi e qualcbe cosa cbe potra parere superflua, o forse non ben meritevole di vivere nella memoi ia dei posteri, dobbiamo ricordarci cb'egli voile ammanire tutto quello di cui potrebb'essere desideroso cbi prendesse a trattare il tenia da lui proposto; e lasciando altrui la cura di sceglicre, si attcnne in questa parte all' ufiicio di un diligente raccoglitore. Sotto questo rispetlo pocbi libri si troveranno cbe meglio del suo soddisfacciano non solo alle promcsse del frontispizio. ma a quanto pno abbisognare APPENDICE ITALIANA. /J i i ndunostudioso.Desideriamo perciocheilconteGozzadini, eompiendo un lavoro genealogico del quale fa cenno in questo volume, illustri con si lodcvole diligenza qualclic allra parte della storia italiana. L'esereizio rendera senza dubbio migliore il suo stile ; perche cgli non pecca ne di barbarie ne di negligenza, ma qualche volla s'in- ceppa per desiderio di brevita, qualche volta, senza avvedersenc, usa epiteti e perifrasi non bene convenienti alia materia ed all' in- dole generale del libro. A. Sul libro De Monarcliia di Dante Alighieri. Lettera al marche.se Giorgio Teodoro Trhiilzio. — Bastia. 1 83^ in 8.°, di pag. 20. Introduziotie alia storia della fdosofiu italiana ai tempi di Dante per la intelligenza dei concetti fdosofici della Divina Commedia. — Bastia , iSig, in 8.°jdi pag. 124. Autore di questi due libri e il marchese Pompeo Azzolino che gia da piu anni con forte ingogno e con moltissima diligenza s'e dato a studiare, piu che le bcllezze poetiche, la profonda sapienza dell'Alighieri, e la dottrina non meno che le alte intenzioni di tutti i suoi scritti. Molte ragioni potremmo addurre di questo breve an- nunzio di opere lungamente e profondamente pensatc; ma ci basli recarne in mezzo una sola, cioe la speranza di parlare tra breve di quella storia della Filosofia Italiana di cui qui ci e data soltanto l'introduzione e il disegno. Di quanta importanza e di quanta dif- ficolta sia V argomento che il nobile autore si e proposto , lo sente chiunque abbia pratica di tali studii e dei tempi e dei libri nei quali gli fu necessario cercarne la soluzione ; ma le operetle che annunziamo fanno si chiara testimonianza del suo ingegno , della sua dottrina, e, cio che piu imporla, della sua abitudine a pensare da se, che ci sforzano a desiderare di vederne il frutto promesso. !Ne la meditazione gli ammorza la fantasia: ma dove la materia il comporta, ora fiorisce ora scalda il suo stile, e qualche volta lo ac- costa persino alia vera eloquenza : di che citiamo in esempio quello ch ei dice intorno alia musica a c. 14 e i5. Della sua indipendenza dalle altrui opinioni sara bastevole testimonio la pagina dicianno- vesima, dove giudiea bravainente « certe opere che ci piovono 4l2 APPENDICE ITALIAXA. » dalla Francia Co' titoli fastosi di Filosofia della storia , Scienza » dell' umanita, Storia dell'incivilimento europeo ». Com'egli cono- sca la storia e lo stalo in cui trovavasi la scienza ai tempi di Dante ne sono prova continua tutte due le annunziate scrilture, ne forse potretnmo citarne alcun passo che sotto questo rispetto prevalga sul rimanente : non tralasceremo pero di additare ai nostri lettori il principio del terzo capilolo. E dopo queste citazioni ecco il disegno dell' opera che il marchese Azzolino prometle. « La nostra storia » sara divisa in tre libri; nel primo de' quali si tratlera della sa- » pienza naturale che era sparsa nel medio evo ai tempi di Dante, » e di quella che s' incontra nei libri filosofici di lui e nella Divina » Commedia , estraendo da quelli e da questa que' concetti che a » tal genere di scienza si riferiscono. II secondo librOj intitolato » della sapienza morale, prendera le mosse da un primo capitolo » intorno alia Psicologia. La Sapienza politica o civile sara trat- » tata nel terzo libro>;. Chiunque poi abbia letla la breve scrittura qui annunziata sul libro De Monorchia non ha bisogno di alcuna testimonianza per credere che il marchese Azzolino sa trattare co- teste materie senza avvolgersi nelle tenebre diventate oramai troppo frequenti. A. Lo scudo di Ercole, poemetto di Esiodo, dal greco ridotto in versi italiani da Riccardo Mitchell, con la tra- duzione di tre inni di Omero e di u/i'ode di yilceo. — Messina, 1839, stamperia di Tommaso Capra. Un volumetto di pag. ^y, in 8.°, al prezzo di tail 2. 10. Parra forse strano ad alcuni che il signor Mitchell giudichi ne- cessaria la meditazione dei Greci, non solo per apprendere 1' arte di ben esprimcre ed abbellire i concetti, ma si ancora per con- durre le lettere italiane al conseguimento di quel jilosofico scopo a cui mira la novella scuola. Tanto sono differenti i giudizi degli uomini; o tanto piuttosto e facile agli uomini torcere le stcsse cose a diversi fini , che nel giro di pochi anni qualcuno, a cui la luce del secolo cominciava a diventar fastidiosa, voleva toglier di mano alia gioveutu gli scrittori greci e latini, ed altri li proclamava ante- signani o strumenti dell' oscurantismo. Noi crediamo che si debba sperar molto bene di uti giovane che si propone la strada additata APPENDICE 1TALUXA. 41 ^ r^al signor Mitchell ; e s'egli ci viene innanzi per ora colla tra- duzione di alcune poesie che non corrispondono tutte alio scopo filosofico della nuova scuola, dobbiamo considerar questo libro come un apparecchio del Iradultore a studi piu gravi ed a maggiori produzioni. Nella sua versione si potranno qua e la nolare alcuni versi poco felici, alcune parole non ben rispondenti all' intenzione dell'autore. Egli dice, per esempio, che al suono della celra d' Apollo si frangea I'Olimpo , mentre per significare I'&yvvT "OlujtKOS ba- stava dir risonava , se pure quella lezione e genuina. Ma adem- piremo un uficio piu giusto e piu gradito lodando il giovine tra- duttore per quella semplicita di slile e di armouia con cui spesse volte si accosta assai bene al fare del Greci. E qirinci e quindi passavan dcljini Come nuotando a depredarvi i pescij E duo delfini dalle argentee squame Anelando ingojavanli , ed i pesci Paurosl fuggian scolpiti in bronzo. E sedei'a alle ripe un pescatore Con V occhio a V onda , e con in man la rele Che distender parea per mezzo all' acque. A. Diomira , racconto di una comare di campagna scritto da Giovanni Sabbatim. — Modena, i84o, coi tipi della R. D. Camera. Un volumetto } in 8.°, di pag. 33. Diomira e una povera fanciulla, bellissima ed innocente, che, in- namoratasi di un giovine signore capitato per mala ventura nel suo villaggio, viene a sapere ch'esso e ammogliato quaudo sperava che s'appressasse il di delle sue nozze con lui; e del tradimento s'affligge quanto ciascuno puo immaginare. Ma il padre di lei, che prima non s'era avveduto di nulla, informato allora di tulto, ne prova ben altro dolore, e per vendicarsi percuote assai fieramente il ti-aditore nella testa. La giustizia lo coglie sul fatto e lo inena prigione: poi e arrestata anche Diomira, ignara di quanto ha fatto suo padre. La sventurata fanciulla tanto s'accuora, che in bi eve ne viene in punto di morte. In quell' ultimo istante, quando gia rassegnata, fra i con- forti della religione e le benedizioni del padre ( a cui fu conceduto 4 1 4 APPEND1CE ITALIANA. di vedcrla) aspetta 1' estremo momento , si ricorda di un rosario datole gia da sua madre morendo , e da lei poi come pegno di un'infausla promessa ceduto a colui pel quale ora muore. Desidera di riaverlo: una donna ne corre in cercaje il traditore medesimo, guadagnando coll' oro il custode della prigione, entra nella stanza « e messa la corona sul pelto della Diomira, cade in ginocchio gri- m dando : Perdono , perdono ! La Diomira si strinse al cuore la » corona, diede un gran sospiro e mori ». Ci pare clie a questo racconto dal lato della verLsimiglianza e della novila o d' invenzionc o di scopo si possano fare molte obbie- zioni. Perche arrestarono la fanciulla? clie cosa avvenne del padre? che cosa del tradilore? sono domande clie deve fare ogni let- tore senza trovar risposta nel libro. In un solo punto 1' autore ac- cosla il suo racconto a quella ulilita pratica e civile che si doman- da oggidl alle produzioni letterariej la dove ci rappresenta l'inno- cenza della tradita Diomira in mezzo agl' impudenti snrcasmi dello provette malvage colle quali fu posta nelia prigione. E questa una materia in cui le lettere possono ancora preslare qualche impor- tante servigio alia societa; e sarebbe, crediamo, una vera ingiusti- zia defraudare il signor Sabbatini della lode di cui lo fa degno l'averla cosi opporlunamente toccata. In tutto il resto ci pare ch'egli abbia voluto, piu ch'altro , fare un lavoro di stile; e noi , per le- varue un saggio, non vogliamo uscire da quesla parte d«l suo rac- conto. « Il birro giro per alcuni corritoi strascinando la prigioniera, poi « levato un gran catenaccio la caccio dentro un camerone e chiuse » un'altra volta la porta. » Ah donne, donne, qui e che dovete piangere la nostra povera » Diomira. — La non si trovo mica sola, vedete ! Uh che compa- « gnia d'inferno ! — La si trovo fra le feminine di mala vita ! . . . » Eran tutte scarmigliate , colle vesti a ridosso, senza riguardo a « continenza : quale stava cantando canzonacce, sdraiata scomposla- » menle sopra un pagliericcio, quale aggrappata alia crociera della » sola finestra besteramiava con non so chi del di fuori, qual con- » tava brutte storie da bettola alle sue compagne, mentre alcune » altre litigando e inenandosi colpi si rinfacciavano mille infa- » mita . . . » Appena la Diomira fu gettata la , que' diavoli si rivolsero alia » nuova venuta, salutandola con urli sbracati e dandole i litoli pm » vergognosi. APPEND ICE 1 TALI ANA. 4»5 » La povcra giovine si coperse il volto con un fazzoletto, sot- >-• traendosi come poteva a quello spettacolo ed a quelle brutal! ac- « coglienze. » Una donnaccia tiro il fazzolello, e la Diomira resto la in mezzo « colla sua bella teslina scoperta, i suoi capelli sparsi sulle spalle » e con un volto somigliante alia nostra prolettrice santa Enrosia « che dinanzi al manigoldo oftre al Signore il suo marlirio... » L'avrai fatta ben grossa la mia ragazza ( le disse la piu sfac- » ciata ). Da quel clie vedo stai male in coscienza. — Guarda noi u altre che non abbiamo peccati sull' anima come siamo allegre «. A chi vorra giudicare lo stile del signor Sabbatini sara forse necessario di rammentare che questo e il racconto di una comarc di campagna; ma 1' importanza di questa descrizione e la dolo- rosa sua verila saranno riconosciute da tutti senza bisogno di altre considerazioni. A. Sulla biblioteca pubblica di Bergamo e circa il decretato traslocamento di essa , cenni storici di Giacomo Bin/. — Bergamo, i83()j Sonzogai. Un opuscolo di pag. 27, in 8.° grande. Annunziamo questo libretto come una storia speciale della bi- blioteca di Bergamo. Sifialte monografie diventano non di rado documenti preziosi e necessari agli scrittori delle stone letterarie : e noi crediamo che il signor Bini abbia recato nel suo lavoro la diligenza che si richiede per conseguire la storica autorila. L'opu- scolo e indirizzato al ch. signor Vincenzo Lancetti. Delia condizione attuale delle carccri e dei mezzi di mi- gliorarla. Trattato del conte D. Carlo Jlariotie Pe- titti di BoretOj consigliere di Stato ordinario e so- cio dell' I. B. Accademia delle Scienze. Torino, i84o, Giuseppe Pompa e Comp. Egli non e gran tempo che in tutti gli Stati del mondo incivilito le carceri non avevano che uno scopo unico, semplicissimo; assicurarsi 4 1 6 APPENDICE 1TAHANA. che i deteimti non fuggissero. Del resto essi erano in bah'a alia bru- talita , o alia inopportuna indulgenza de' cuslodi. Non mancavano leggi che affidasscro ai magistrati , spccialinente dell' ordine giudi- ziario, la sorveglianza delle carceri. Ma questa era troppo imper- fecta, perche potesse rimediare agli abusi, o supplire al vizlo radi- cale del sistema. Penetrava la religione in que' recessi segnali d'in famia , ma la sua azione per mancanza d' un opportune- ordina- inento, e spesso anco per l'insufficienza del modo e delle persone che la esercitavano, era troppo debole per riuscire a qualche buon frutto. In molti luoghi nessuna distinzione tra le careen di semplice custodia e le carceri di pena ; nessuna separazione tra le diverse specie e i diversi gradi di delinquenti. Ghiusi nella stessa camera, compagni nell' ozio, gli adulti consumati ne' misfatti co' giovani che avevano segnato il primo passo nella via del delitto ; gli assassini che aspetlavano il capeslro, co' ladroncelli che fra pochi mesi do- vevano ritornare in seno alia societa. Quindi avveniva che il car- cere, destinato a purgare la societa da* malviventi , ad essere un freno alle violazioni delle leggi, diveniva la scuola del delitto, il seniinario de' malfaltori. E l'umana giustizia non di rado colpiva una vittima , che l'educazione e gl'incitamenti delle sue carceri avevano spinta al patibolo. Uomini insigni non meno per ingegno e dotlrina, che per vera ed operosa carita alzarono la voce a segnalare gli abusi, i disordini le funeste e rovinose conseguenze dello stato delle carceri: leva- rono il velo che copriva questa spaventevole piaga della societa, e ne additarono i rimedj. Essi dimostrarono come la religione, la giustizia, l'umanita domandavano una riforma radicale nel sistema delle carceri; come la pena non doveva avere soltanto per iscopo d' intimorire i delinquenti, ma eziandio di emendarli. La verita e la piu forte di tutte le cose. Essa trionfa alia fine di tutti gli osta- coli. Cio che la sapienza pagana aveva intraveduto, cio che la reli- gione cristiana aveva insegnato e tentato, venne finalmente col- 1' opera concorde della religione e del potere sociale messo ad esecuzione. L' Inghilterra, 1' America, la Francia, il Belgio, la Sviz- zera videro sorgere le carceri penitenziarie, e le pene ordinate se- condo il loro stato normale. Anche 1' Italia, ov' ebbe origine il pen- siero fondamentale di questo sistema, sta per godere essa pure de' beneficj di tale riforma. II Piemonte e Napoli le ne hanno dato 1' esempio. La nuova scienza del sistema penilenziario gia grandeggia adulta. APPENDICE ITALIANA. 4«7 Lc principali sue question! iurono discusse da acuti e robusti in- gegni coi lumi della teoria, e colle osservazioni ed esperienze della pratica. Di maniera che e forse vicino il tempo di veder cessate le discordanze sui punti piu importanli , e di poter fissare norme piu faeili e piu sicure. Uno degli scrittori che in Italia si rendettero benemeriti di que- sta brama delle scienze morali , si e il signor conte Petitti di Ro- reto. Egli presto al sistema penitenziario un nuovo ed importante servigio coll' opera che annunciamo , dedicata a Sua Maesta il re di Sardegna ; e di essa prendiamo a render conto. Quest' opera e divisa in tre capitoli, che ne formano tre distinte parti. Nel primo espone l'egregio autore lo stato attuale delle carceri nei paesi, cioe, ne' quali non venne ancora introdotta la riforma secondo il sistema penitenziario. Egli nota la trascuratezza per la pulizia de' luoghi e delle persone , i difetti degli edificj nel loro complesso e ne' loro scompartimenti, per cui, tolto il pericolo della fuga, cio avviene a scapito della salubrita. Discorre del modo con cui e provveduto al vitto e al vestito dei detenuti; dei gravis- simi inconvenienli che derivano dalle locande che si tengono nolle carceri ; del modo ond' e regolato il lavoro imposto in alcune pri- gioni ai detenuti; della mescolanza degli accusati coi condannati, dei giovani cogli adulti ; delle relazioni tra i due sessi in alcune carceri non impedite con sulhcienti cautele. Passa quindi a far cenno della maniera con cui si procura ai detenuti 1' istruzione re- ligiosa e morale , e de' pii inslituti fondati per tale oggetto. Non omette di parlare della direzione e vigilanza delle carceri affidata a diverse magistrature secondo i diversi stati ; e delle spese di manutcnzione sostenute dove dall'erario dello Stato, dove da quello della provincia o del municipio. Per ultimo tocca de' rapporti che hanno le leggi riiguardanti il governo delle carceri colle leggi pena- li, e ne mostra la mulua conuessione. Descritta la conduione attuale delle carceri , si fa a tracciare la storia dell' educazione correltiva dei detenuti, ch'e lo scopo del sistema penitenziario, ed a presentare lo stato attuale della scienza penitenziaria (nel cap. 2). Accennati gli sterili insegnameuti della lilosofia pagana, descrive le cure che il Cristianesimo sino da' suoi primordj presto ai carce- rati, e i tenlativi fatti dipoi dalla carita cristiana pel niiglioramento materiale e morale dei medesimi. Bill. Ital T. XGVIII. 27 4 » 8 APPENDJCE ITALIANA. Fecondatosi il prlncipio di carita introdotto dal Cristianesimo , e il germe indestrultibile geltato da questa nuova ed alta potenza che produsse nel civile consorzio tante altre slupende innovazioni, anche il potere civile fu tratto ad associarsi a lui, onde cooperare al morale niiglioramcnto dei carcerati. Allora si videro i primi atti dell' autorila civile direlti alia riforma delle carceri, ed all' emen- dazione dei detenuti. Di qaesti atti discorre l'autore, e quindi si fa ad esporre i progressi della riforma delle carceri, che si anda- rono niano mano facendo negli Stati scltentrionali ed occidenlali d'Europa sino a'nostri tempi. Egli viene notando dove siasi piu o raeno progredito iu questa parte importantissima di sociale ri- forma ; dove siansi ottenuti piu felici successi; e dove si sperino in avvenire degli ottimi risultamenti. Non tralascia di fare, secondo 1' opportunity, giudiziose osservazioni critiche sui diversi metodi praticati ne' varii penilenzieri de* quali da contezza. Quanto al- 1' Italia, l'autore osserva, come qui la riforma delle carceri sia molto lontana ancora dai miglioramenti introdotti in mold altri Stati; che pero v'ha luogo a sperare che anche la nostra penisola parteci- pera fra breve a questo si salutare beneficio. Per ultimo, afline di mettere sott'occhio lo stato attuale della scienza penitenziaria, l'au- tore riassume i principj e i canoni fondamentali della medesima, nei quali concordano tutti i suoi cultori, e i punti in cui nel tissare Ie norme particolari di applicazione dei mentovati canoni e prin- cipj sorge la divergenza delle opinioni e de' sistemi. E qui l'autore con molla chiarezza espone i due grandi sistemi penitenziarj, 1' americano e 1' europeo , colle Ioro suddivisioni, e viene classifi- cando gli autori che tratlarono questa materia, secondo il sistema che difendono. Descrilta la condizione infelicissima delle carceri atluali, dimostralo l'urgente bisogno di riformarle , esposto quello che finora si e fatlo e proposto su questo argomenlo, 1' aulore scende a ragionare di quello che si dovrebbe fare, del sistema di educa- zione correttiva ch'egli pensa doversi adottare. II capitolo terzo e suddiviso opportunamenle in due sezioni : la prima offre la discus- sione teorica; la seconda 1' applicazione delle teorie esposte. L autore entra a discutere dilfusamente le tre scuole, in che si dividono gli scrittori che trattano della riforma delle carceri: cio sono la scuo'.a della vita comune, la scuola della segregazione con- tinuaj la scuola della segregazione notturna, e della riunione silen- ziosa diurna col lavoro (sistema di Auburn). II conte Petitti pre- feriscc 1' ultimo sistema per le dclcnzioni di lunga durata, E questo APPKNDICE 1TAL1ANA. 4'Q certam/ente senabra anche a noi associare i piu grandi vanlaggi col rniniino degl' inconvenienti, ed essere piu d'ogni altro acconcio al fine del sistema penitenziario. Qucsto e pure il sistema adottalo dal governo Piemontese. Due scogli bisogna evitare nella riforma* delle careen" , la sover- chia indulgenza e la troppa severita (cap. 3, § 6). E cerlamente qucsto il difficile problema che dee sciogliere il sistema peniten- ziario: volgere la pena all' emendazione del delinquente , e nello stesso tempo conservare alia pena la sua efficacia oVincutere un timor salutarc. La sicurezza pubblica e privata esige che la pena in se e ne'suoi gradi venga determinata dalla legge. Laonde, affinche il sistema penitenziario nella sua esecuzioue non alteri 1' economia delle pene, egli e mestieri ch'esso sia in armonia colla legge pe- nale. Dimostra quindi l'autore come a questa appartenga lo stabi- lire le diverse specie di detenzione, la classificazione delle carceri, cioe in preventive, repressive e correttive, e le discipline fondamen- lali del governo delle prigioni. Spetta pure alia legge lo stabilire chi debba sopportare le spese delle carceri, e l'autorita che dee averne la direzione e la sorveglianza. Non seguiremo l'autore nell' esposizione delle regole pratiche, die da nella sez. 2 del cap. 3, per l'applicazione delle teorie da lui stabilite. Questa parte del suo lavoro piu difficilmente delle altre si presta ad un'analisi o ad un sunto. Percio ci teniam pagbi di rimetlere i nostri leltori al libro stesso. II signor conte Pelitti non ha sludiato il soggetto, che tolse a traltare , solo teoricamente nel silenzio del suo gabinctto, e sui libri piu accreditati die pubblica- ronsi sul medesimo. Egli ne ha fatto conscienziosamente anche uno studio pratico visitando le carceri di molti Stati. Ne esamino i di- versi sislemi nella loro applicazione immediata; tenne dictro a' loro risultamenti ed alle loro conseguenze. Un tale studio , fatto da im uomo illutninato e istruito nella materia, e fecondo d'immensi van- taggi, fi-anca I' animo da molte illusioni , ed e il modo piu sicuro per formare quella giustezza di criterio che UeDe lontano dagli estremi. Quindi l'autore seppe trar vantaggio da quanto si e pra- ticato di meglio nella riforma delle carceri , e suggerire delle re- gole pratiche di esecuzione, che ci pajono molto assennate ed op- portune, e che potranno essere con profillo applicate. Non man- cauo cerlamente uomini anche rispetlabilissimi come un Carmi- gnani, un Biibaum, un Kovere, i qua'.i mostrano di non as'ere molta fiducia in questo sistema penitenziario, specialinente per riguardo 420 APPENDICE 1TALIANA. all' emendazione. Ma egli e da notare che questo sistema non e giunto ancora a quel grado di perfczione a cui pu6 aspirare. Per altra parte ove pure nessun altro vantaggio arrecasse, tranne quello d' impedire la propagazione e l'aumento della corrultela fra i car- cerati, sarebbe gia un grande guadagno. Questo solo b.asterebbe perche tutti i buoni applaudissero ad una tale ri forma, e s'accor- dassero a promuoverla e favoreggiarla. Ollre a ci6, non bisogna considerare il sislema penitenziario iso- latamente , ma ne' suoi rapporti colle altre istituzioni sociali , che segnatamente Dell' eta nostra si vanno promovendo , e che colli- raano alio stesso scope La riforma delle carceri, dice assai accon- ciamente il nostro autore (face. 555), sarebbe nulla a quando non fosse acconipagnata da alcune instituzioni, le quali debbono assi- curarne U buon successo. Quindi anche di queste 1* egregio autore fa qualche cenno. Queste instituzioni in relazione al sistema peni- tenziario si possono dividere in due classi. La prima abbraccia quel- le che tendono a prevenire i delitti, quali sono, a cagion d'esempio, gli asili d'infanzia, le scuole elementari , gl'istituti agricoli, d'arti e mestieri, le casse di risparmio , ec. La seconda comprende le instituzioni destinate a compiere ed assicurare 1' emendazione dei delinquenti. Tali sono le societa di patronato dei detenuti e dei libe- rati, le case di rifugio,Ie colonie e le emigrazioni di questi ultimi. La nostra eta sembra chiamata a riordinare 1' edificio sociale, o diremo meglio, a prepararne il riordinamenlo. A questo scopo inirano tante instituzioni di beneficenza abililante e sussidiante. Fra di esse vi ha una si stretta e necessaria connessione, che solo dalla concorde e bene armonizzata loro azione se ne puo aspet- tare buon frutto , e la speranza di far tacere colla risposta impu- gnabile dei fatti i loro detrattori. Alcune di tali instituzioni non hanno forse che un'utilita transitoria, e queste esigono la massima circospezione e prudenza. Altre sono di un'utilita permauente, per- che volte a portar rimedio ad imperfezioni inseparabili dall' umana societa. Fra queste crediamo doversi annoverare il sistema peni- tenziario, perche i malvagi potranno scemare di numero , ma non mai disparire aflatto. E il tentativo, anche il solo tenlativo, di correggere il colpevole nell' alto di punirlo, di ricondurlo alia virtu, c un' opera santa, ch'e sacrilegio il proscrivere o lo screditare, quando si professa una religione che consacra il pentimento, e non couosce nessun delitto, uessun numero di delitti che sia inespiabile. X. Y. 421 m m ■■ in iiiiii mil i ■ imiimi i« wi n miibh ,„ i,,,..^^,. .,, V A R I E T A. /. R. Accademia delle Belle Arti in Milano. PROGRAMMl DEI GRANDI CONCORSl! L'imperiale regia Accademia invita gli artisli italiani c stranieri dimoranti negl'II. RR. Stati Austriaci a decorare delle loro produ- zionii concorsi che si terranno nel venturo anno i84isui seguenli soggetli : Architettura. — Soggetto. Uu grandiose- edificio ad uso di scuole tecniche da erigersi in una popolosa citta. Alle aule d'insegnamento saranno aggregate delle officine per 1' applicazione dei piu impor- tant rami deli' istitnto , una proporzionata collezione di oggetti di storia naturale, una vasta sala per la distribuzione de'premj e un oratorio, oltre i locali per la direzione e per le dipeudenze. La su- perficie tolale sara di quindicimila metri quadrati. I disegni saranno in gran foglio e comprenderanno la pianta e le elevazioni si interne che esterne. — Premio. Una medaglia d' oro del valore intrinseco di sessanta zecchini. Pittura. — Soggetto. Si rapprcsentera il momento in cui Dio- mede scortato da Ulisse, penetrali nel tempio dove custodivasi il Palladia su cui riposava la sicurezza di Troja, avendone trucidate le guardie, rctrocedono lieti coll' involato simulacro e in un guar- dinghi per non essere sorpresi dai nemici. Veggasi l'Eneide di Vir- gilio, canto II. Il quadro sara in tela alto metri ifi'i, largo metri 2,2 -j. — Premio. Una medaglia d' oro del valore intrinseco di cento zecchini. Scultora. — Soggetto. Un gruppo di due loltatori, esclusa ogni imilazione. Sara isolato, in terra cotla od in iscagliola, dell'altezza di metri o,8 1 compreso lo zoccolo. — Premio. Una medaglia d' o- ro del valore intrinseco di sessanta zecchini. Incisione. — Soggetto. L' intaglio in rame d'un' opera di buon autore , non mai per 1' addietro lodevolmente incisa. La suprrficie del lavoro sara per lo meiio di 4 decimctri e f\0 ccntimctri qua- drati , e piu grande ad arbitrio. L' autore sara tenuto raandame sei l\'i.t. varieta'. prove, tulte avanti lettera , unite ad mi attcstato legale con cui certifichi che la di lui opera non e stata pubblicata anteriormcnte al concorso , no altrove contemporaneamente presentata per lo stesso oggelto. Venendo premiato , avra diritlo d'inscrivcre sollo il proprio Iavoro tale onorevolc distinzione. — Premio. Una me- daglia d'oro del valore intrinseco di vcnti zecchini. Disegno di figcra. — Soggctto. Si rappresentera il momento in cui I' imperatore Giustiniano ed il giovane Tiberio, prigionieri di un corpo di Bulgari e rilasciati in liberta al cospetto di Belisario cieco, alia volta del di cui castello eransi avviati, mentre stendono le braccia al loro liberatore, gli scioglie egli medesimo dalle catene ond' erano avvinti. Si consulli la descrizione di qucsta scena cbe ne fa Marmontel nel capo XVI del suo Belisario, sia per l'espres- sione degli affetli cbe pel costume. La grandezza del disegno sara di metri 0,8 1 per metri o,,54- — Premio. Una medaglia d'oro del valore intrinseco di trenta zecchini. Disegno d'ornamenti. — Soggctto. Un velario ad uso dcll'I. B. Teatro alia Scala. Per la forma della platea veggansi la Storia e descrizione dci principali Teatri del dottore Giulio Ferrario. Mi- lano 1 85o j e il Teatro della Scala in Milano del rcgio professore Giuseppe Piermarini. IMilano 1789. II disegno dovra essere ese- guilo all'acquerello, e sara di metri 0,81 per metri o,5!\. — Pre- mio. Una medaglia d'oro del valore intrinseco di venti zecchini. Prospettiva. — Soggetto. Una vasta piazza di una citta d' Italia circondata da edificj che abbiano l'impronta del XIII al XIV se- colo, in cui 1' autore avra riguardo a non ommettere la catte- drale, il battistero, il palazzo del Comune e la gran lorre. II di- segno sara eseguito all' acquerello in gran foglio di metri 1 in liui- ghezza per metri o,65 in altezza. — Premio. Una medaglia d'oro del valore intrinseco di zecchini venti. Paesaggio. — Soggctto. Un riposo di contadini all'ombra di una gran massa d' alberi annosi , ove scorra vicino un torrente : il fondo del quadro dovra rappresentare un paese d'ltalia , e V ora da in- dicarsi sara quella cbe precede il tramonto di due o tre ore. II qua- dro sara alto metii 1 per metri i,53. — Premio. Una medaglia d'oro del valore intrinseco di trenta zecchini. Discipline generali. Le opere di concorso dovranno essere presentale cntro tulto il mese di giugno. Quelle che non verranno consegnate precisamente VARIETA1. 4'23 cntro 1' indicato termine per un commesso dell' autore al Segreta- rio o all'Eeonomo cassierc dell'Accademia , 11011 saranno ricevute in concorso, ne potranno ammettersi giustificazioni sul ritardo. La Segreteria dell'Accademia non si carica di ritirare le opere, quan- lunque a lei dirette, nc dalf ufficio di Posta, ne dalle Dogane. Ciaschedun' opera sara contrasscgnata da un' epigrafe ed accom- pagnala da una lettcra sigillata, con iscrittovi norae, cognome, pa- tria e domicilio dell' autore, e colla stessa epigrafe esteriormente ripetuta. Ollre quesla leltera , dovra 1' opera accompagnarsi con una descrizione clie spieghi la menle dell' autore, accio, confron- tata coli'esecuzione, se ne giuclichi la corrispondenza. Le descrizioni si comunicheranno ai giudici : le lettere sigillate saranno gelosamente custodite dal Segretario, ne verranno aperte se non quando le opere cui si riferiscono oltengano l'onore del premio; in caso diverso si reslituiranno intatte ai commessi, uni- lamente alle opere, subito dopo la pubblica esposizione posteriore al giudizio. Nelle consegne e restiluzioni delle opere e delle carte accompa- gnalorie si rilasceranno e si esigeranuo distinte ricevute. Non ri- cuperandosi dagli autori entro un anno le opere non premiate , l'Accademia non risponde della loro conservazione. Tutte le opere de' concorrenti, presente il commesso die no sara latore, verranno esaminale da una commissione speciale destmata a verificarne la buona o cattiva condizione, ancbe con atto pub- blico, quando cio fosse ricbiesto dal loro totale deperimento e dalla conseguente esclusione dal concorso. II giudizio cbe su di esse pronunzierassi viene aflidato a com- mission! straordinarie, salvo la successiva approvazione del Cousi- siglio accademico, e si eseguisce colle piii rigide cautele per mezzo di voti ragionati e sottoscrilli. Prima e dopo il giudizio si fa una pubblica esposizione di tutte le opere prcsentate al concorso. Le opere premiate, cbe diven- tano di proprieta dell'Accademia, distinguerannosi fra le allreper una corona d'alloro e per un'iscrizione clie indicbera il nome e la patria dell' autore. CONCORSO DEL LEGATO GIF0TTI. L'imperiale regia Accademia invita i di lei allievi presenli e pas- sati, esclusi gli esteri, a cimentarsi ncl concorso al premio costi- tuito dal detto legato in lire trecento milanesi . r\w nel venturo 424 varieta'. anno 1841 verra aggiudica'o a clii presenter.! il niiglior dipinto rapprcscntaute un gruppo tUcavaUie di bovini della gf andezza nan minore di un quarto del vera. Discipline. II concorrf-nte sara tenuto di unire alia leltera suggellata, conte- nenle il proprio nome e domicilio, la prova in inodo regolare di avere freqiientato la scuola di quest'I. R. Accadeniia. Venendo premiato, sara in suo arbilrio il ritirare il suo lavoro o il lasciarloj e in questo secondo caso vena contrassegnato dal nome dell'aulore ed esposto nelle sale destinate per le opere dei grandi concorsi. In quanto al resto sono da osservarsi le discipline generali rife- iibili ai grandi concorsi. Milano, il 4 Iuglio 1840. // presidente LONDONIO. // prafessore segretaria dell' I. R. Accadeniia I. Fumagalli. Processo d' incision* delle immagini fotogeniclie sopra Limine d? argento , Memoria letta nella radunanza del- Pi. R. Accadeniia delle Scicnze di Parigi il di 1 5 giu- gno i84o_, del dott. signor A. Donne. (Estratto comunicato dall'autore ai compilatori dei Conti resi delle sezioni dell' Accadeniia medesima. ) « Mentre mi occupava in ricerche teoriche sulle diflferenti ope- » razioni del Dagherrolipo, dopo essermi reso conto di cio die av- » viene in ciascuna, e specialmente nel finale risultamento, mi si » presento l'idea di Irasformare le immagini ottcnute sopra le la- » mine d'argento in altrcttanto incisioni prontc a somministrare » solto il torchio delle prove delle immagini medesime, operando « come si suole coi rami ordinarj all'acqua forte. La prima cura » che deve aversi nell'applicazione dei processi d' incisione riguarda » la scella delle lastre. Quando si sia ottenuta una lamina bene » spianata, ben liscia, bene omogenea e che non abbia ne strisce, » ne bolle, l'immagine debb'esser ritratta coi noti procedimenti » dagherrolipici e colla maggior possibile perfezione, indi lavata varieta'. 4^5 » colla solita soluzione diluta d' iposolfito di soda nell'acqua. Asciu- » gata diligentemente la lamina, se ne coprono i lembi d' uno strato » di vernice da incisore ; si dispone orizzontalmente al di sopra un » bacino, in modo che appoggi sopra i lali di esso pe' suoi quattro » augoli ; dopo di che si versa sulla sua superficie dell' acido nitrico » inisto ad acqua, nelle precise proporzioni di tre parti del primo » e quattro della seconda. Dopo tre o quattro niiiniti l'azioue del » mordente si manifesta per mezzo di piccole bolle che cominciano » in un punto e via via si estendono su tutta la lastra. E difficile » precisare per quale spazio di tempo si debba prolungare l'azione » dell' acido, ma iu ogni caso non deve durare oltre due o tre mi- » nuti. Allorche la lamina e stata sufficientemente intaccata, si fa » scolare il liquido nel sottoposto bacino , si lava la lamina stessa » con acqua abbondante, e si asciuga leggermente con uno stroii- » naccio di bambagia finissima. Con cio 1' operazione e finita e non » rimane che da consegnare la lamina aU'impressore onde ue liri » le prove cogli ordinal] processi ». Nota sopra un modo di fissare le immagini fotografi- clie } presentata alia j'adunanza dell' I. Ji. Accademia delle scienze di Parigi del di i o agosto 1 84o dal signor H. Fizeau. Dopo la pubblicazione dei processi fotogenici, tutti hanno ricono- sciuto, e il signor Daguerre pel primo, che mancava ancora qualche cosa per dare alle sue meravigliose immagini la maggior possibile perfezione; cioe un metodo per rendere stabili le prove e perren- dere i lumi del disegno d' una piu notabile intensita. II processo che sotlometlo all' Accademia mi sembra dover ten- dere a risolvere in gran parte questo duplice problema, e consiste nel trattare a caldo le prove con un sale d' oro preparato nel se- guente modo : Si scioglie un grammo di cloruro d'oro in un mezzo litro d'acqua pura; inch si versa a poco a poco la soluzione d' oro in una di soila agitando continuamente il miscuglio, il quale, acquistando sid prin- cipio una leggera tinla gialla, non tarda a divenire perfettamente limpido. Questo miscuglio pare consistere in un iposolfito doppio di soda e d'oro, coll'aggiunta di sal mariuo , il quale e credibile 4^6 VARIETA*. die non influisc a per nulla nell' operazione. Per trattare una prova con questo sale d'oro conviene che la superficie della lamina sia perfettamente scevra di corpi estranei, e sopra tutto da ogni un- tuosita; al qual fine dovra essere stata lavata con certe precauzioni che generalmente si trascurano nelle ordinarie lavature; il metodo seguente e quello che suole riuscir meglio d' ogni altro. Sulla prova mentre e ancora tutta iodata, ma esente dalla polvere e da ogni untume, si versano alcune goccie di alcool; e quando questo ha ba gnata tutta la superficie, si immerge la lastra in un bacino d'acqua indi nella soluzione d'iposolfito. Questa soluzione debb' essere rin novata ad ogni prova e contenere all' incirca una parte di sale so pra quindici d'acqua. II reslo della lavatura si eseguisce coi metod ordinarj, avuta solo 1' avvertenza che I'acqua adoperata sia, quant' e possibile, esente da polvere. Quando una prova e stata lavata colle descritte avvertenze, quand'anche fosse formata gia da gran tempo, il trattamento col sale d'oro riesce della massima semplicita: basta collocare la lastra sul telajo in fil di ferro che forma parte degli apparecchi dagher- rotipici , versar sopra di essa uno strato di sal d' oro sufliciente a coprirla, e riscaldarla col mezzo d'una lampada di fiainma mollo attiva. Si vedra allora che la prova si rischiara e prende in un minuto o due un gran vigore. Prodotto cosi I'effetto, si versera il liquido, si lavera di nuovo la lamina e si lascera asciugare. In tale operazione una parte dell'argento viene ad esser disciolto, ed una porzione di oro si e precipitata sull'argento e sul mercurio ; ma con risultamenti diversi assai. In fatti l'argento, che ove e ri- dotto a specchio forma le ombre del quadro, diventa in certo modo brunito per efTetto del leggero strato di oro che lo ricopre, d' onde risulta un rinforzamenlo nei tratti ncri; il mercurio, al contrario, che nello stato di globetti minutissimi costituisce i chiari del di- segno, aumenta di solidita e di lucenlezza ammalgamandosi coll'oro; d'onde risulta una finezza maggiore ed un nolabile aumeuto dei lumi deirimmagine. ( Comptes rcndtts liebdomadaires de seances de I'Academie des Sciences.) F. Carlini,, P. Conficliacui, G. Ferrario, B. Catena,, G. B. Faxtoxetti, Membri dell1!. R. Istituto, Direttori. PiibMirato il 29 ottobre i8/(0. Mt/.tno, Tip^gr.ifia Beraitrdm 4^7 Estratlo delle osservazloni meteomlogiche Jatte alia nuova torrc astronomica. dtl- VI. R. Osservatorio di Brera all'altezza di tese i5,02 (rnctri 5.0,54) suit or to bo- tanico, e di tese 75,48 (mctri 147,11) sul livello del mare. GIUGNO 1840. 1AROMETRO Dirczione del vento lotto a ^__ n la lem leratur a -+- 10 5'' s R. C 0 3 5i m 8i' m 1 1'1 m 2h S 8i, s I Ih S 51' m 1 1 1» m 5i. S !!»• S 1 poll. lin. 1,11. lin. tin. l.n. lin. lin. 1 27 12,4 12,6 12,3 11,8 I 1,2 10.9 I 1.1 E E S E s 0 N E 2 27 10,8 10,8 10,3 9-7 9'1 8,7 7,b 8,8 E S O s 0 N 0 .■> 27 8,2 8.0 7=2 6,4 6,4 7,8. N O S O N N E N E (!) 4 27 8,6 8,9 9-0 8,9 8,8 9=2 9,6 N N E E N E E S E b ~6 27 9-9 9.7 9-7 9,5 9,0 9.b 9.8 E S F. S E E E 27 9,5 9-4 9=5 9,0 8=7 9.0 9-1 N E S S E N E 7 27 q;o 9>° 9>J 8,4 8,1 8,3 8,6 E S E S 0 N N N 0 8 27 8,7 8=7 8=7 8,4 8,4 8=7 8,9 N 0 0 N 0 (I* N E 9 27 q.o 9,2 9,0 8,6 8.4 8,1 8,3 S E N O 0 N 0 O S O 10 77 27 8,1 8,5 8,5 8,0 8,5 8,5 8=7 N 0 0 S 0 S E N E 27 8-7 9.0 8,9 8.5 8,2 8,2 8,6 E S 0 0 s 0 E N E 12 27 8,9 8,5 9=' 8,8 8,4 8.8 9,0 E s s 0 H O 0 N 0 id 27 9'1 8.9 9.0 8=7 8,2 8,4 9,5 N s 0 O O i4 27 9-1 9,2 9=' 8.8 8,6 9=l S 0 s 0 0 S 0 S E ib 76 27 9=8 10,0 9=8 9,3 9-' 9=' 9=1 ': S E 0 s 0 E 27 9-2 9=5 9=2 8=7 8.6 9=2 9=5 S E S E 0 (I) N 0 '7 27 9-9 9=9 9-9 9:4 8,8 9=° 9=° N O s s 0 S E E 18 27 8,4 8,5 7=8 7,2 6,8 7>° n ,n N E 0 s 0 S S O N E (I) !'9 27 9=5 8=9 10,0 9,6 9,3 9=4 9=8 E S E s 0 S S O E 20 21 27 10,1 10,0 10,0 9=b 9-1 9,3 9=5 E s s 0 S O N E 27 9=8 10, 1 10,1 9-9 9,6 9=7 10,0 E E s 0 E S E 22 27 9,8 9=0 9=4 8.9 8,4 8,0 7=9 S E S E 0 s 0 N 0 25 27 6.7 6,8 6;q 6,0 5,2 5.i 5,o S S E E S E 0 (I) N 0 2 4 27 4,4 3,9 0.9 3.i 3,8 4,6 5,6 S E N O N E (2) N 0 2b 26 27 7>2 7=7 8,0 7=8 7=8 8,3 8,5 N E N O s s 0 E N E 27 8=7 8,6 8,6 8,2 8,1 8,4 9=4 E N E 5 0 E ,J; 27 10,0 io,3 10,2 10.0 9=7 9=8 io,o E S (I) S S O E S E 28 27 9=9 9=4 9=8 9.6 9=° 8,9 9,0 S E S E (') E S S E 29 27 8,9 8,9 9,3 8,4 8,1 8,1 8,3 S E S E S O O 3o 27 8,3 8,7 9=' 8,y 8,9 9,0 9=7 N O N s E S E Alte iza massima c el hart metro poll. 28 lin. 0.64 " inn me . » 27 w 5.o6 . „ 27 » 8,795 1 dia. . Lc ore so no in ten lpo vfro civile; )e letters n 1 cd s in dirano rhpettivamente le ore dclla maltiiia od .inhiM.ri ianc e qi die dclla sera o p oincridiai c. 4-28 GTUGNO 1 840. Altezza del termometro R 8h S Ill's Stato del cielo 1 5n m Shm I I '> IT) 2h S 5» s da mezzanotte a mezzodi. da mezzodi a mezzanotte. I + 12.5 + 16,6 + l8,4 + 19,5 + J9-9 0 4-16,1 + l4,4 Sereno. Sereno. 2 i3,4 i6.q ig,5 20.5 20,4 18,0 l6,6 Sereno. Sereno. 0 1 5,o 16,4 '9;9 20,3 i5,i i3,4 » i,9 Ser. nuv. S. nuv. piog. tern. (*) k io,5 i5,8 1 5,4 17,0 18,0 i4,i 10,7 Sereno. Sereno. i> 1 1,0 i4,5 16,7 • 7,4 i6,5 1 4,2 1 5, 1 Sereno. Sereno. 6 12,2 1 4>4 17,0 • 1 7,8 18,8 1 5,5 1 5,6 Nuv. sereno. Sereno. 7 1 34 17..0 18,6 2*0,0 20,8 i7,4 i5,4 Sereno. Sereno. 8 1 4,0 177 *9>9 20,8 17^ I 5,2 i4,3 Sereno nuv. Ser. nuv. tern. 9 i5,8 16,2 18,7 20,1 20.9 17=4 i4.-9 Sereno nuv. Sereno nuv. IO 1 1 14,0 i4,7 17,2 i9-4 2 1,6 17,8 i4>7 14,0 Sereno nuv. Ser. nuv. tern. piog. i7-5 20,1 21,5 22,3 19,5 16,6 Sereno. Sereno. 12 •5,7 *&>> 21,9 23,0 23,6 20,1 18,1 Sereno nuv. Sereno. 10 t-ji 19,2 20,2 22,6 23,7 18,1 17.5 Sereno. Ser. nuv. tern. piog. '4 17-6 18,8 21,1 22,6 20.7 20,1 17,6 Sereno. Sereno. u 16,4 20,2 21,6 2 0,0 24,1 20,8 .8,4 Sereno. Sereno. 16 18,0 20.5 22,3 25.8 2 5,6 16,5 i5,6 Ser. nuv. ser. Nuv. piog. ser. 17 i4.r> •^ i 14.7 i5.4 18,0 2 0,1 20,9 22,4 i9>6 17,2 Sereno. Sereno. 19,1 2o,q 22,7 25,4 2i,5 18,4 Sereno. Sereno. 22 17,5 19,2 21,4 20,7 23.5 2i.5 *7>9 Sereno. Sereno. ■i 5 i5.o 18,0 20,4 21,2 20,9 i8,5 16,8 Ser.nnv.piog.tein. Sereno nuv. 24 16,0 20.2 20,6 19,2 17,1 I 5,2 12,9 Sereno. Sereno. 25 26 10,8 ~~^6 1 5,6 17,6 19,1 19,5 17,2 12,5 Ser. nuv. tern. ser. Sereno. :5,i 17,0 18.7 20,2 17,5 i5.8 Sereno. Sereno. 27 12,0 i5.8 17,8 18,7 iq,5 u,7 i4,3 Sereno. Sereno. 28 i5,6 i6.5 1 8,5 19,6 19,8 17.8 •4,7 Sereno. Ser.nuv.piog. 2q i2,5 12.8 '4.9 i6,5 16,6 i5.3 10. 1 Pioggia. Nuv. sereno. 5o 11,7 1 5,2 '9>a 20,2 20,8 17,8 i4,8 Sereno. Sereno. Allez za massima del term ametro Si Quai mm met ltitii dc 8 Ha ila pioggia lin ee 8,55 Tern lomelri Rutherford | Tempt ralura massima 4- 25,65 > minima + g,5o Vent 0 doininnnte, sud-est Num ero del giorni sereni in tutt j il mese i4>5. 1 < ) Ad ore 8 e mir uli 20 pomeridiane si vide una met Gora luminosa da sud ad est. 429 INDI CE delle materic contenutc in questo tomo X.CVIII. PARTE I. LETTERATURA ED ARTI LIBERALI. \_spere architettoniche di Raffaello Sa)i%io illustrate da C. Pontani pag. 3 Sulla causa finora ignota delle svenfure di Torquato Tasso j saggio di G. Capponi » i5 Foci e maniere di dire italiane additate aJ ' futuri vuca- bolaristi da G. Gherardini » i^5 Delia natura degli Dei, di M. T. Cicerone j volguri^za- niento di Teresa Carniani Malve%%i "289 Del supremo dei beni e dei mali , di M. T. Cicerone j tradu^ione dtlla suddetta » ivi Lucullo, di M. T. Cicerone, tradotto dalla suddetta. » ivi Dei fini de'beni e de'mali, di M. T. Cicerone, volgari^r \amento di G. F. Galloni » ivi Imperiale e rcale Galleria Pitti illustrata per cura di L. Bardi. Articolo 5.° „ 5i5 Fede e belief'1 di N. Tommaseo « 540 jdnello di sette gemme, di L. Catyer « 545 Di\ionario biogra/ico degli uomini illustri di Sardegna , di P. Tola « 353 Delia polen\a proportionate degli Stati europei sui mari e sulle colonie , di C. Negri » 558 PARTE II. SCIENZE ED ARTI MECCANICHE. Saggio postumo sai principj delle science rnorali di P. Mania, compUato ed esposto da F. Restelli . . » 28 43o I N D I C E. Lettera di M. Rusconi sopra gli organi della respira- \ione de'girini della rana comune .... nag. 42 Saggi dell' clettro-magnetico e magneto-elettrico di F. Zan- tedeschi » 48 Dell' a^ione delle for\e molecolari nella produxfone dei fenomeni di capillaritii, di O. F. Mossotti. ...» 63 Nota sopra un fenomeno capillare osscrvato dal dottore Young, di O. F. Mossotti suddetto » 365 Ossctvayoni ed esperien\e elettro-fisiologiche dirette ad instituire la elettricita medica, di P. G. Grimelli. » S 1 Esperien\e sulla esisten\a e le leggi delle correnti elet- tro-fisiologiche negli animali a sangue caldo , di F. Puccinotti e L. Pacinotti »« ivi Esperien\c intorno alle correnti elettro-fisiologiche negli animali a sangue caldo, di L. P. Fario e F. Zan- tedeschi >» ivi Sulla scoperta del Cow-pox nella Capitanata, e sopra varie quistioni relative alia vaccina, di S. De Ren\i. » 87 Sulla scelta delle linee per le S trade di ferro in Lom- bardi 9'-* Protocollo del congresso generate degli aiionisti, in Ve- ne\ia, della Societa per VI. R. strada Ferdinandea Lombardo-Feneta » 123 Dietro quali consideraxjoni si debba determinare ovegio- va incominciare i lavori di costru\ione della strada suddetta, di G. Milani » ivi Piani di sistemaxfone del fiume Po, proposti da G. Ga- gliardi e G. A. Borgnis. Con una tavola. . . » i65 Dell' arte galvanoplastica >» 187 Istituxjoni di economia sociale di M. De Augustinis . » 198 L'ontologismo dominatore perpctuo della medicina, saggio di Jilosofia della sloria medica di F. G. Geromini. » 207 PARTE STRANIERA. Istoriogmjia germanica. Continua\ione e fine . . . >» 1 3o Accidenti delle navi a vapore » i3g Hesychii glossographi discipulus,etc. edidit B. Kopitar. » 216 IND1CE. 43 I Europwische ec. Sto?ia europea dei costumi dall' origine dei peculiari modi nei varj popoli fi.no ai tempi presenti, scritta da G. Wachsmuth .... pag. 076 Memorias ec. Memorie della R. Accademia delle science di Lishona ,, 3g4 Das osterreic/u'schen ec. Delle monete dell' Austria, dal- Panno i5a4 «' 1 858, di S. Becker » 402 Neae \eitschrijt ec. Nuova ga\^etta del Ferdinandeo pel Tirolo e Vorarlberg " 4°4 APPEiNTDICE ITALIANA. Archeologia. — Monumenti storici di Concordia , Serie dei vescovi concordiesi, ed Annali della citta di Por- togruaro, di A. Zambaldi » 23? Armcria antica e moderna di S. M. Carlo Alberto. » 421 Aritmetica. — Sui conti correnti e scalari, Memoria di C. Possenti » i5g Arti belle. — Guida di Udine in cib che riguarda le tre belle arti sorelle , di F. Di Maniago ...» 407 Biografia. — Ora%ione in morle del cav. Antoth'o De Gianella, di G. N. dalla Riva » 4o8 Thonnv Fallaurii de Carolo Boucheronio ....», iu Memorie per la vita di Giovanni II Benlwoglio, di G. Go^adini „ ^0g Economia pubblica, Statistica. — Statistica generate della citta e provincia di Milano, di G. Salari . . . « 247 Dell' irifluen^a delle strade di ferro, e dell' arte di di- segnarle e costruirle , del signor Seguin ...» 252 Cenni sugli alii amministrativi emanati in Piemonte dal 1 83 1 al 1840 » 262 Della condi\ione attuale delle career i , di C. F. Pe- titti ». 4i5 Edacaxione. — Nobile conversazione sidle avventure del- [ inclita giovine Atenaide , di G. Approsio. . » 241 Filulogia. — Primi elementi della lingua inglese ad uso degli Italiani, di E. Balbi » 239 Sul libra De Monarchia di Dante, di P. A\xolino. » 411 Filosufia. — lntrodu\ione alia sturia della filosofia ai tempi di Dante, di P. A^uli'iio » 411 .\$% I N D I C E. Matematica. — Le^ioni elementari sidle matematiche , di L. Lagrange pag. -258 Medicina. — Raccolta di osservaziotii e riflessioni pato- logico-pratiche, del dottor Magistretti . . . . » 261 Saggio di dire^ione e di cura fisico-morale del- V uomo »> 263 Manuale degli assistenti ai malati, di F. E. Fo- dere » ivi Annuario delle science chimiche, farniaceutiche e me- dico legali, di G. B. Setnbenini » 267 Stechiometria chimico-farmaceiitica , tradu\ione di G. B. Setnbenini. »» ivi Poesia. — ■ Lo scudo di Ercole, poemetto di Esiodo, tra- dotto da R. Mitchell » 412 Diomira , rucconto di una comare di campagna , di G. Sabbatini » 4 • 3 Poligrajia. ■ — Carteggio inedito d'artisti dei secoli \!\, i5 e 16. Tomo a.0 » 227 Storia. — Corso di storia universale di E. Leo, versione di G. B. Menini » 234 Sulla Biblioteca pubblica di Bergamo, di G. Bini. » 4 '5 Storia naturals. — Rudimenti mineralogici. ...» 265 VARIETA. Arti belle. — Programmi pei grandi concorsi dell' I. R. Accademia di belle arti in Milano » 421 Fisica, Chimica. — Osserva\ioni meteor ologiche di aprile. » ifi di maggio . . . . "287 . di giugno . . . . » 427 Metodo elettro-chimico per stagnare, di G. Ferrari. » 268 De'lrasporti metallici operati dull' elettrico ...» 269 Processo dagherrografico di G. Moroni. . . . "271 Processo d' incisione delle immagini fotogeniche sopra Limine d' argento , di A. Donne " 424 Nota sopra un modo di fissare le immagini fotografi- che, di H. Fixeau " 42^ Necrologia. — • Domenico Vwiani "272 Giuseppe Jacquin " 279 > JUN 3( »SM H