è i \ % a ù Anno X. Marzo 1888. Nb Bollettino Scientifico REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA. GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ, PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. Abbonamento annuoItalia L. S|, Si pubblica in Pavia Esce quattrovolte all’anno. — > » Estero » LO|[Uorso Vittorio Eman. N. 73)| Gli abbonamenti si ricevono in Un numero separato . . » 2l-___| Pavia dall’Editore e dai Redat- Un numero arretrato . . » <=||Ogninum.° è di 32 pag."|| tori. SOMMARIO Z0JA: Sopra un caso di polianchilopodia in un esadattilo (con tavola). — MAGGI: Intorno ai Bacterj della grandine. — CATTANEO: Su di un Infusorio -“ciliato, parassita del sangue del carcinus mgenas. — CATTANEO: Sugli Ame- bociti dei Crostacei. (Comunicaz. prev.). — BGNARDI: Intorno alle Diatomee del Lago d’Idro. — £zvista (MAGGI: Intorno ai Profozoî viventi sui muschi delle piante. — /4. Sull’importanza dei Fagociti nella morfologia dei Metazoi. — Id. Di alcune condizioni patologiche negli organismi superiori, analoghe a condizioni fisiologiche negli organismi inferiori). — Profistologia medica (Classe: Lobosa. Le Amede nelle dejezioni dissenteriche, negli ascessi epatici consecutivi alla dissenteria e nella variola vera). — ZBactercoterapia. SOPRA UN CASO DI POLIANCHILOPODIA IN UN ESADATTILO Nota del Prof. GIOVANNI ZOJA = © Letta al R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere nell'adunanza del 3 maggio 1888 e comunicata alla Società medico-chirurgica di Pavia dell’ adunanza del & maggio 1888. Nel museo di anatomia umana dell’Università di Pavia sì trova lo scheletro di un piede che a mio avviso merita di es- sere conosciuto. Dalle annotazioni del catalogo dell’Istituto stesso raccolsi che apparteneva ad un contadino di 70 anni, il quale era ben costituito e non presentava di straordinario altro che sei dita ben fatte in ciascun piede). (1) Dei due piedi di questo individuo furono presi sul fresco gli stampi in gesso e in cera, che pur sì conservano nel Gabinetto nella sezione di Ana- tomia topografica Serie N. 281, 282, 283. vi ea. Ud pd - Della esadattilia di questo caso non intendo occuparmi punto; è argomento di studio del mio primo assistente Dottor Attilio Sacchi, bensì desidero soffermarmi sopra un’altra con- dizione anormale riscontrata appunto, come diceva, nello sche- letro, e del solo piede destro, che consisteva nell’anchilosi to- tale e completa di un numero considerevole di articolazioni tanto del tarso come del metatarso e della regione tarso-me- tatarsica (1), | Alla regione tarsica sono sinostosizzate le articolazioni: a) dello scafoide coi tre cuneiformi; b) dei tre cuneiformi tra di loro; c) del calcagno col cuboide. Alla regione metatarsica posteriore appajono anchilosate le articolazioni : a) dei primi tre metatarsi fra di loro; b) dei due ultimi metatarsi fra di loro. Alla regione tarso-metatarsica sono pure chiuse ed immo- bili le articolazioni: a) dei tre primi metatarsi coi rispettivi tre cuneiformi; b) del secondo metatarso col primo e col terzo cunei- forme; c) dei due ultimi metatarsi col cuboide. Al tarso quindi non rimangono aperte e normali che le due articolazioni tra l’astragalo e il calcagno, tra l’astra- galo e lo scafoide; le brevi articolazioni tra lo scafoide e il calcagno (colla grande apofisi), tra lo scafoide e il cuboide, e tra il cuboide e il terzo cuneiforme; e al metatarso sono normali soltanto l’articolazione tra il terzo e il quarto me- tatarso e la brevissima tra quest’ultimo osso e il terzo cu- neiforme. Di maniera che delle 23 articolazioni (tra grandi e piccole), che si notano tra le ossa del tarso a del metatarso, 16 sono anchilosate e 7 restano normali. (Vedi Tavola). Le dodici ossa del tarso e del metatarso sono ridotte a LI tre. Il primo pezzo è formato dall’astragalo, il solo di tutte le ossa che conservi completa la sua indipendenza. Lo sca- ci (1) 2. Il piede sinistro possiede invece tutte le articolazioni normali. ni Ne a Vee 2 3 foide, i tre cuneiformi e i tre primi metatarsi, fusi insieme, formano il seconde pezzo osseo, che assomiglia ad un forchet- tone a tre rebbii, con manico grosso e corto. — Il terzo pezzo osseo viene costituito dal calcagno, fuso insieme col cuboide e cogli ultimi due metatarsi. Anche quest’ ultimo pezzo ricorderebbe la forma di un'altro forchettone ma con due soli rebbi e con un manico molto grosso e lungo (1). Merita poi d’essere rilevato che mentre vi hanno anchilosi così numerose ed estese nelle articolazioni del tarso e del me- tatarso, tutte le articolazioni metatarso-falangee e falango-fa- langee sono invece normali; perfino quella tra la seconda e la terza falange del quinto dito la quale, come si sa, si trova frequentissime volte anchilosata anche per tempo, qui è aperta e normale: — e per di più si notano aperte e mobili come di norma anche tutte le articolazioni del dito soprannume- rario. Quale sarà stata la causa di tutte queste sinostosi? È dif- ficile non solo dare una risposta soddisfacente, ma è difficile ancora produrre attendibili congetture. Fra le cause delle anchilosi si ascrivono : la vecchiaja, la immobilità troppo prolungata, la cattiva posizione, certe ma- lattie generali (la gotta, il reumatismo particolarmente), le infiammazioni ed altre ancora. | Qui non è il caso di ricorrere nè all’immobilità prolun- gata, nè a malattie generali perchè le notizie che si hanno dell’ individuo depongono contro. Che le anchilosi sieno l’ ef- fetto dell’ età? Bisognerebbe che le sinostosi dei piedi fossero più frequenti per sostenere quest’opinione, il che non è. Che le sinostosi abbiano un qualche legame colla polidat- tilia?® — La coesistenza di qualche anchilosi e di un dito so- (1) 2. Certe anchilosi fra le ossa del piede sono comuni in alcuni ani- mali, così i tre metatarsi medii sono saldati in un sol osso nei Gardusidi pro- priamente detti; — i cuneiformi e i metatarsi si saldano fra loro nella Gi raffa.(Cuvier, Lecons d’Anat. compar. pub. par. Dumér:l, Bruxell. 1836. Tom. I. pag. 183): — così anche nel Bradipo i due cuneiformi si saldano presto fra loro e coi metatarsi, sicchè nell’ adulto il tarso è formato solo dall’astragalo e dal calcagno. (Th. Siebold et H. Stannius. — Anatomie Comparée. — Paris, 1850, — Tom. II. pag. 392). Sat prannumerario fu avvertita anche dal Calori(1), devesi però far notare che le sinostosi nei casi di quest’autore si riscon- | trarono solo fra le falangi delle dita anomale. Ad ogni modo. il legame si potrebbe forse trovare nell’ ammettere una mag- gior produzione di sali calcarei, la quale talvolta si può af- fermare con un dito soprannumerario e tal’altra colla calcifi- cazione o coll’ ossificazione delle cartilagini delle giunture. Non sarebbe del tutto fuor di”proposito ritenere che queste anchilosi sieno altrettante forme ereditarie, come è indubbia- mente ereditaria la polidattilia. Ma questa non è che una sem- plice congettura. Osservando attentamente le sinostosi di questo piede, al- l’infuori della scomparsa per la massima parte totale e com- pleta d’ogni traccia delle articolazioni preesistenti (solo in pochi punti se ne scorge qualche lievissimo segno, come p. e. una breve e stretta fessura ricorda il luogo dell’articolazione tra il primo metatarso e il primo cuneiforme), non si vedono deformazioni nè stimate che indichino essere queste anchilosi effetto di progresse malattie. Da un osso si passa all’altro, scorrendo sulle scomparse interlinee articolari presso a poco come avviene di osservare fra due ossa della volta del cranio saldate assieme per sinostosi precoce. Eppure mi si disse che questo individuo, quand'era giovane, sì colpì un piede con una scure, e che della ferita guarì solo dopo lunga cura. Questa lesione (ammesso che il piede colpito sia stato il de- stro), potrebbe facilmente spiegare qualcuna delle anchilosi di quelle articolazioni che per avventura fossero state inte- ressate dal trauma, ma e tutte le altre? Non si può non con- venire che l’infiammazione prodotta da un trauma si possa. diffondere a tutte le articolazioni del piede, e che conse- guentemente possa succederne l’anchilosi: la supposizione è razionale, rna il non rilevare alcuna traccia di questa infiam- | mazione all’intorno delle anchilosi, diminuisce, parmi, il va. Va, (1) Sulla coesistenza di una eccessiva divisione del fegato e di qualche .. dito soprannumerario nelle mani e nei piedi. — Nota del Professore Zwîgî Calori. (Memoria dell’Accademia delle Scienze dell’ Istituto di Bologna. — Serie IV.* Tom. II. 18SÌ, pag. 337, 340, fig. 1.*, 2.°, 3.* e 6."). i ni” 0) lore anche di questa supposizione. Per tutto ciò non saprei pronunziarmi sulla vera causa di queste anchilosi, e qualunque delle esposte si volesse sostenere mi lascierebbe nel dubbio. Volendo poi considerare sotto altro punto di vista questo | piede così anchilosato, esso potrebbe esser diviso nel senso antero-posteriore, in due parti, una interna e superiore, for- mata dall’astragalo, libero e articolato colle altre ossa, come di norma, dalla fusione di sette ossa tarso-metatarsiche (dallo scafoide, dai tre cuneiformi e dai tre primì metatarsi); — e l’altra parte esterna ed inferiore, composta da un sol pezzo, formata da quattro ossa (dal calcagno, dal cuboide e dai due ultimi metatarsi), pure saldate assieme. Il piano di divisione dall’ indietro all’ avanti, quasi rettilineo, passa per le artico- lazioni astragalo-calcanee anteriore e posteriore, scafo-cuboidea, cuneo-cuboidea e intermetatarsica fra il terzo e il quarto me- tatarso; articolazioni rimaste aperte e normali. Il piede sem- bra così fesso nel senso antero-posteriore, come accade di osservare in certi animali. Come ognun vede in questo caso sarebbe stata impossibile qualunque disarticolazione trasversale completa del piede: si sarebbe potuto asportare invece i due terzi anteriori ed in- terni, al davanti dell’astragalo, o tutta la metà esterna sulla guida delle articolazioni indicate che rimasero aperte. Le anchilosi delle articolazioni del piede sono piuttosto rare. Nel non breve tempo che mi trovo addetto alla scuola ana- tomica di Pavia (oltre 28 anni) non ricordo d’aver osservata altra sinostosi del piede all'infuori di quella posta fra la se- conda e la terza falange del quinto dito, che, come si disse, è un’ anchilosi comunissima (1). i) Questa rarità delle anchilosi al piede all'infuori di altre alterazioni (2) è stata constatata da tutti, e lo dichiara anche (1) Il Museo Anatomico di Pavia possiede più di 30 esemplari di scheletri di piedi di adulti, e nel laboratorio ne furono preparati ben più di 100: eb- bene in tutti questi ed altri, che osservai in altre raccolte anatomiche, riferi- bili all’età dai 23 anni in su, meno l’ accennata anchilosi tra la seconda e la terza falange del quinto ditn (che si trova circa il 60 per 100) non ne vidi altre. (2) Nei piedi torti, nel valgo specialmente, si sono osservate anchilosi delle anchilosi (1). Ne furono però vedute di queste sinostosi, così per citare qualche autore mi piace ricordare il Prof. Giovanni Antonelli di Napoli il quale in una delle sue interessanti an- notazioni della traduzione che fece dell’ anatomia dell’ Hyrtl, dichiara d’essersi imbattuto per due volte in una completa si- nostosi fra il calcagno e il cuboide (). — E A. Robert scrive che talvolta l'estremità posteriore delle ossa del metatarso si fon- dono per sinostosi fra loro medesime, ovvero colle corrispon- denti ossa cuneiformi, specializzando date persone in cui più di frequente si ritrovano @). E così si sono viste saldature delle articolazioni astragalo-calcanea posteriore, e tra il calcagno e lo scafoide da Foucher (4). — Sicchè a quando a quando si in- contrano esempi di talune anchilosi delle ossa del piede, ma generalmente parlando appajono di rado e quasi sempre cir- coscritte ad una o a poche articolazioni. Forse il caso che abbia avuto il maggior numero di anchilosi al piede, almeno da quanto consta a me, è quello che presentò alla Società anatomica di Parigi nel gennaio del 1857 il Dottor Dolbeau, allora prosettore di anatomia della Facoltà di Medicina. In questo caso del Dolbeau erano saldate le articolazioni tra- sversali tra lo scafoide e i tre cuneiformi, tra il grande cu- neiforme e il primo metatarso, tra il terzo cuneiforme e il terzo metatarso e quelle tra il cuboide e gli ultimi due meta- tarsi ©). Dolbeau, quantunque non avesse potuto raccogliere notizie della vita dell’ individuo che possedeva quelle anchilosi, le giudicò non pertanto consecutive a fratture da contusione, ossa del tarso, principalmente dell’ articolazione astragalo-scafoidea. (Diction- naiîre encycloped. — Articl Pied). (1) Delle anchilosi. (Archivio di Ortopedia pubblicato dai Dottori P. Panzeri e F. Margary, anno 3.° Milano, 1886 — pag. 141). (2) Istituzioni d’Anatomia dell'Uomo ecc. di Giuseppe Hyrtl, quarta edi- zione della versione italiana del Prof. Giovanni Antonelli ecc. — Napoli, 1887, pag. 318 — nota (3). (3) Citato da Hyrf. — Manuale di Anatomia topografica ecc. Prima tradu- I zione italiana del D.r Francesco Roncati. — Milano, 1858. Tom. II. pag. 381 — nota (1). (4) Bulletins de la Société Anatomique de Paris XXXI année 1856, pag. 164. (5) Bulletins de la Société Anatomique cit. XXXII année 1857, pag. 3. asi 7 È seguite da infiammazione. Il Trelat, presente a quella comu- | ——’1nicazione, confermò pienamente il giudizio del Dolbeau rile- vando egli pure che sul pezzo si ritrovavano ancora traccie di osteite. Nel piede esaminato dal Dolbeau si mostrarono quindi sette anchilosi, numero ancora molto al di sotto di quello che si osserva nel piede da me descritto, e però vista la rarità del caso pensai di fare questo cenno, illustrandolo con apposita figura, credendo che possa essere non privo affatto di interesse alla scienza e all’ arte chirurgica. Segue la Tavola. SEE landi lla’ PR rad INTORNO AI BACTERJ DELLA GRANDINE NOTA del Professore LEOPOLDO MAGGI, In questo Bollettino (anno IX, N. 2, giugno 1887), ho. rife- rito i risultati di alcune mie ricerche, fatte nel 1884, intorno alla presenza di Bacterj) nella grandine, è, come ho detto, vi trovai micrococchi incolori, zygobacterj dei nitrati e Dacilli analoghi all’Actinobacter polymorphus di Duclaux. Inoltre alla Società medico-chirurgica di Pavia, nella seduta ordinaria del 9 luglio 1887 (1), soggiunsi che alcuni bacilli erano anche ana- loghi al Bacillus cyanogenus Fuchs ed al Bacterium pneumo- nie croupose. Quelle mie ricerche vennero eseguite coll’osservazione mi- croscopica immediata, vale a dire senza cultura, e diretta- mente ed indirettamente, cioè senza reagenti e con materie coloranti. E ciò perchè trovandomi allora in campagna non aveva i mezzi opportuni per la osservazione mediata. Ora ciò che non ho potuto far io, lo vedo esser stato ri- cercato da Odo Bujwid di Varsavia. Egli infatti in una nota inserita negli Annales de l’Institut Pasteur, di cui si fa cenno anche nella Revue Scientifique del 14 gennaio p. p. pag. 60, in- (1) Bollettino della Società Medico- Chirurgica di Pavia, 1887, Numero unico, pag. 93-54. 1 dg Mi 5 IERI d 7 » rie n dica alla presenza di bacterj nella grandine, scopertavi me- diante la seminagione di lastre di gelatina nutritiva coll’acqua proveniente dalla fusione della gragnuola, dopo, ben inteso, aver prese tutte le precauzioni indispensabili per sbarazzarsi dai microrganismi attaccati alla superficie di questa gragnuola. Odo Bujwid vi ha veduto svilupparsi così numerose co- lonie, che a mala pena ne potè apprezzare il numero e valu- tare a 21,000 per centimetro cubo quello dei germi contenuti nel ghiaccio. Fra questi microb], l’autore ha riconosciuto due specie che si trovano ordinariamente nelle acque potabili, il bacillus fluorescens liquefaciens, ed il bacillus fluorescens pu- tidus, ed altre specie che non si trovano nell’aria. Il dacellus janthinus, tra gli altri, non è stato trovato che nelle acque putride, e Bujwid, che non l'aveva mai incontrato nelle acque della città di Varsavia né in quelle de’suoi dintorni, che non lo aveva mai coltivato nel suo laboratorio, l’ha trovato in- vece nella grandine da lui raccolta. Bisogna per ciò ammettere che particelle d’acqua putrida o di pulviscoli solidi tolti da un suolo paludoso vennero tra- sportati dal vento in una regione lontana, congelati se si tratta di acqua, condensati nel ghiaccio, se si tratta di pulviscoli, durante la formazione della gragnuola, o cadute in seguito sul suolo, ove apportarono microbj esotici, in uno stato di conservazione tutt’ affatto particolare. É pertanto permesso di credere che molte altre specie di bacterj inoffensivi, od anche patogeni, possono essere traspor- tati dalla pioggia o dalla grandine d'una contrada all’ altra, anche assai lontane. Nella mia nota: I bacilli della grandine, presentata alla Società medico-chirurgica di Pavia il 9 luglio 1887(1, ho pure detto che a tali daci/li, probabilmente si devono attribuire quei disturbi gastro-enterici che talvolta si hanno dopo aver in- gojato grani di grandine. In essa richiamava l’attenzione dei miei colleghi sul Zigobdacterium o bacilli corti appajati, ge- nere distinto dal semplice Bacterium. (1) Loc. cit. 9 I miei primi stud) intorno a questo nuovo genere di bac- terto, si trovano nella mia Relazione sull’ esame microscopico di alcune acque potabili della città e per la città di Padova. (Pavia, Tipogr. Succ. Bizzoni, 1883), e in una mia nota: Rs. cerca di nitrati al microscopio (Bollettino Scientifico anno V, N. 3, settembre 1883, pag. 65). Dopo averlo constatato nelle soluzioni nitratiche pure, l’ho trovai nelle acque di pozzo ed in genere nelle acque potabili che contengono nitrato, indi nelle acque dì pioggia, le quali, come si sa, strascinano composti ammoniacali (nitrato, nitrito e carbonato d'ammoniaca), nelle acque di fiumi, pure con ni- trati, nelle terre arabili, che contengono nitrato e nitrito di ammoniaca, e finalmente nell’ aria atmosferica, ove si sà esi- stere una piccola quantità d’ammoniaca sotto forma di car- bonato. Così che la presenza del mio Zygobaciterium, può in- dicare, con abbastante sicurezza, quella collaterale dei nitrati. Pertanto sì può dire che queste sostanze, in piccolissima dose, vi erano nei grani della grandine da me esaminata, avendovi veduto il Zygobacterium mnitrosum (mihi). Nella mia suaccennata nota alla Società medico-chirurgica di Pavia, ho pure riferito, che questo Zygobacterium compare durante la putrefazione di diverse sostanze organiche, albume, carne, latte, ecc., e poi nell’orina, nelle feccie, e secondo le figure, date da alcuni autori, anche in certi casì patologici, come ad esempio nel sangue dei piccioni che hanno contratto il mal rosso del majale. Ond’è che il Zygobacterium può in- dicare colla sua presenza, quella dei nitrati anche in alcuni processi infettivi. Sarebbe stato desiderabile pertanto che Bujwid, prima della cultura, avesse indicato cosa c’era nell’acqua di fusione della sua gragnuola, per ricercare, come pare che vi sia, una re- lazione di sviluppo tra i bacterj dei nitrati, certamente se- minati coll’ acqua di fusione della gragnuola, nella gelatina nutritiva, ed i bacilli ottenutivi in seguito. Dal momento che il Bacillus pneumoniae di Friedlànder (Bacterium pneumonie) è stato trovato da Emmerich nelle camere occupate, in differenti riprese, da pneumonici, e che * 10 si mostrò suscettibile di conservarsi al di fuori dell'organismo. umano, infestando ancora, come fu provato coi sorci che re- spirarono un’ atmosfera carica di questi Bacterj o Bacilli od anche, si può dire, micrococchi, giacchè sotto queste forme sì presenta ne’ suoi primi stadj di sviluppo; ne consegue che è pur importante di tener calcolo della forma analoga al Bac- lerium pneumonia croupose che trovai nella grandine e nel- l’acqua piovana. Quest'ultimo veicolo, mi pare poi che debba meritare una maggior considerazione, in quanto che l’ acqua, che lo riceve dalle correnti atmosferiche, lo può trasportare in diverse località, senza fargli subire la condizione fisica della congelazione per la formazione della gragnuola. Si può notare ancora, che finora questo microrganismo l’ho veduto sola- mente nell’ acqua caduta in luglio con relativa diminuzione di temperatura atmosferica; così che potrebbe avere delle re- lazioni colle pneumoniti che sì sa manifestarsi appunto in tali momenti dell’ estate. Non senza interesse credo che sia il confronto, dal punto di vista bacteriologico, dei risultati ottenuti dall’ esame mi- croscopico della grandine e di quello dell’acqua piovana estiva. Infatti anche in questa vi erano: mzcrococchi incolori, bacterj dei nitrati sotto forma di piccolissimi Zygobacterium nitrosum mihi, Actinobacter polymorphus Duclaux, e forme analoghe al Bacterium pneumonia croupose, manìifestantisi chiaramente coll’aggiunta di una soluzione di magental!). Questi bacilli pertanto, non si dovrebbero dichiarare in- nocui. Comunque essi siano, dimostrano la necessità di far precedere all’ osservazione microscopica mediata, ossia colle colture, quella immediata, diretta ed indiretta, ossia senza e con reagenti; come fanno coloro, che procedono colla dovuta circospezione. (1) MaGGI: Esame microscopico dell’acqua piovana. (Bollettino Scientifico, anno IX, N. 3, pag. 84, settembre 1887). Pavia. RI ” 13 TERESA] inte 11 SU DI UN INFUSORIO CILIATO, PARASSITO DEL SANGUE del CARCINUS MAENAS Nota del Dottor G. CATTANEO. Nel 1852, Stein trovò un infusorio ciliato, della famiglia delle Opaline (Anoplophrya branchiarum) nelle lamelle bran- chiali del Gammarus pulex (1). Nel 1885 Balbiani trovò un’altra specie di Anoplophrya nel sangue dell’ Asellus aquaticus, la quale « présente cette » particularité curieuse, comme habitat, qu'elle est le pre- » mier exemple d'un Infusoire cilie parasite vivant dans le » sang méme de son hòte, et circulant péle-méle avec les glo- » bules sanguins dans toutes les parties de l’appareil circu- » latoire, jusque dans ses extrémités les plus éloignées, ce » qui justifie le nom d’Anoplophrya circulans, que je propose » de lui donner » (2), Esaminando nel mese di maggio del corrente anno 1888, il sangue di molti individui del Carcinus maenas, per uno studio sulle cellule ameboidi (3), m’ avvenne di trovare in un individuo una straordinaria quantità d’infusorii ciliati, viventi e circolanti nel sangue, come l’Anoplophrya, sebbene non ap- partenenti alla famiglia delle Opaline. Nell’aquario del Laboratorio, fra i molti Carcini che vi te- nevo pel mio studio, ve n’ era uno di sesso maschile e di ri- levanti dimensioni, il quale erami giunto da Venezia mancante di entrambe le chele, mutilazione che dovea essere avvenuta da tempo, perchè le ferite erano completamente cicatrizzate e ricoperte da una soda cuticola. Egli vi stava già da una quin- dicina di giorni, mostrandosi però sofferente, e assai meno vi- (1) Stein. Zeitschr. f. wiss. Zool. Vol. III, pag. 486. 1852. (2; E. G. Balbiani. Sur un infusoîre cilié parasite du sang de VAselle aqua- tique. (Anoplophrya circulans). Recueil Zoologique Suisse. — Vol. II. 1885. (3) G. Cattaneo. Sugli « amebociti » dei Crostacei. — Bollettino Scientifico. 1888. — Sulla struttura e i fenomeni biologici delle cellule ameboidi del sangue nel Carcinus maenas (con una tavola). Atti della Società Ital. di Scienze Na- turali. 1888. FTA DV O ACI CAIRO E RR ONE I 09 CITE IAP ER MARZI SPIRI TIBIA I NO ES TE VOZIE LC CESTI ACCO ORO SVIENE 19 vace dei suoi compagni. Fu adoperato insieme con altri per. gli studi sul sangue, con quelle cautele che l’ esperienza mi avea suggerito per escludere dalle preparazioni qualsiasi ele- mento estraneo al sangue stesso. Le goccie da esaminarsi erano ottenute mediante l’amputazione di una zampa, prima accu- ratamente pulita ed asciugata, lasciando cader la goccia sul portoggetti, senza toccarlo col moncone, precauzione indispen- sabile, onde per avventura i protisti viventi sul dermasche- letro (specialmente diatomee e flagellati) non passino nella pre- parazione. All'esame delle prime due o tre goccie trovai molto scarsi gli amebociti, e piena invece la preparazione di grossi infusorii, i quali nuotavano rapidamente in tutte le direzioni. Estesi la mia indagine a tutte le parti del corpo, spremendo il sangue dalla estremità delle zampe, estrandolo dal cuore con sottile siringa, pungendo il vaso dorsale, e in tutte le goccie trovai lo stesso quadro. Finalmente esaminai al microscopio le lamelle branchiali del crostaceo ancor vivo, e vidi entro di esse, scorrenti in circolazione colle cellule ameboidi, gli stessi infusorii prima osservati. Legando la base d'una lamella per fermare il cir- colo, potei osservarli nella loro condizione naturale e con tutta comodità. È un caso di parassitismo del sangue affatto simile a quello osservato dal Balbiani nell’Asellus; solo non si tratta di una Opalina, ma di un Olotrico, munito di apertura boccale. Questi infusorii hanno una lunghezza di 35 — 45 micro- millimetri, con una larghezza massima di 10 — 12 p, affilati nella parte anteriore, arrotondati nella posteriore. Il loro corpo è interamente circondato da cilia fra loro eguali, fuorchè nella parte anteriore, ove sono alquanto più lunghe. La parte an- teriore affilata si piega più o meno da un lato, a foggia di rostro flessibile e a qualche distanza dall’apice si trova la fenditura boccale, munita di lunghe cilia. Il loro corpo con- tiene un nucleo nella parte mediana, una vescicola contrattile rosea nella parte posteriore e molte granulazioni qua e là sparse. Questo insieme di caratteri li indica chiaramente appar- 13 tenenti all’ordine degli Holotricha, famiglia Enchelyide Sav. K., e al genere Anophrys di Cohn, il quale è vicinissimo ai Col- podini. | Questo genere fu stabilito nel 1866 da Ferd, Cohn, il quale lo trovò in un aquario contenente aqua marina, e di cui diede i seguenti caratteri: Anophrys, nov. gen. Corpo rigido, con fine striature lon- gitudinali e trasversali, munito di cilia in tutto il contorno, con nucleo centrale e vescicola contrattile terminale, con aper- tura boccale laterale, circondata da un cercine di cilia vi- branti. L’ apice che sta sopra la bocca ha l'aspetto d’un ro- stro accuminato e flessibile (1). Le due specie finora conosciute di questo genere sono l’A- nophry carnium, che il Cohn dà come sinonimo della Leuco- phrys carnium Ehr., senza darne alcuna descrizione, e la A. sarcophaga, che fu trovata da Cohn nell’aqua marina, fra dei frammenti di carne in putrefazione. Le caratteristiche date da Cohn per questa specie sono le seguenti: Anophrys sarcophaga, nov. gen., nov. spec. Corpo gialliccio, oblungo, arrotondato posteriormente, col rostro piegato late- ralmente ad uncino, accuminato, flessibile, con cilia più lunghe di quelle della parte posteriore del corpo. (Acineria incurvata Duj.?). Lungh. 60 w. Largh. 15 p. La forma da me trovata coincide nei caratteri generici, ma sì stacca alquanto negli specifici dalla A. sarcophaga, spe- cialmente per le minori dimensioni, la mancanza o estrema attenuazione delle striature e la natura parassitaria. Ciò mi conduce a presentarla come una nuova specie, che dedico al Prof. Maggi. Ock Hiotl'o tric ha Fam. Enchelyide Ss. K. Gen. Anophrys Cohn. Anophrys Maggii nov. spec. CaRATT. Corpo ovale allungato (P 35 — 45 Xx 10 — 12), (1) F. Cohn. Neue Infusorien im Secaquarium. Zeitschr. f. wiss. Zool. Vo- lume XVI, 1866. — Vedi anche Saville Kent. Manual of the Infusori:. — Pa- gina 911-512. BREA CORO VII REVISIONI O RIP VASI NE SARA e IRSA IVANA en A PR RATE RO A REZA I N ‘ È A ( È t u 14 arrotondato posteriormente, con la parte anteriore appuntita e ricurva a guisa di rostro; cilia anteriori più lunghe delle laterali e posteriori; nucleo mediano e vescicola contrattile po- steriore; apertura boccale situata sotto il rostro, e munita di un cercine di cilia; non visibili o poco distinte le striature trasversali e longitudinali. Loc. Nel sangue del Carcinus maenas. Le differenze individuali dei numerosi esemplari da me esa- minati consistono anzitutto nelle dimensioni oscillanti fra i limiti sopra indicati, e nella maggiore o minore curvatura della parte anteriore ed espansione della parte posteriore. Nel corpo stanno da uno a5 vacuoli contenenti granulazioni, op- pure solo granulazioni isolate. Il rostro è mobilissimo, si al- lunga, sì accorcia successivamente e con moto assai vivo, quasi toccando gli oggetti presso cui l’infusorio, avanza. Il moto dell’infusorio è rapido, continuo e rettilineo; talvolta se ne vede qualcuno fermarsi e roteare sopra l’asse longitu- dinale. L'adattamento alla vita parassitaria nel sangue dei cro- stacei si riscontra specialmente nell’attitudine a deformarsi, momentaneamente affilandosi, per passare nei luoghi più an- gusti (come fa del resto anche l’Anoplophrya circulans Balb). Il corpo cioè si assottiglia per superare l'ostacolo, e subito dopo riprende successivamente, nelle varie parti, il diametro normale, formandosi così delle rapide strozzature che si suc- cedono dalla parte anteriore alla posteriore, e poi spariscono. Mentre l’Anoplophrya, sfornita di bocca, si nutre evidentemente del plasma sanguigno, l’Anophrys, coi vivaci movimenti delle cilia boccali, divora le cellule e le granulazioni sparse del sangue. — Ne vidi parecchi individui in segmentazione tra- sversale. La natura essenzialmente carnivora delle due specie finora conosciute (A. carnium e A. sarcophaga), che vivono nel- l’aqua marina tra frammenti di carne in decomposizione, spiega anche l'adattamento parassitario dell’ Anophrys Maggii. Ve- rosimilmente l’invasione del parassita non può aver luogo nè dall’intestino, nè dalle branchie, ma dalle eventuali ferite del- l'ospite, comunissime nei crostacei, specie al tempo della muta, 15 e non dev'essere senza significato il fatto che il crostaceo che n'era invaso presentava due vecchie cicatrici in corri- spondenza delle chele. Inoltre il fatto che un solo carcino, su 300 circa da me esaminati, era infetto dall’Anophrys var- rebbe a indicare che l'invasione non ha luogo per le vie nor- mali, ma solo per vie occasionali. Nel sangue di altri carcini, osservato con le maggiori cau- tele per impedire ogni inquinamento dall’ esterno, trovai in gran copia delle piccole monadi a corpo ovale o reniforme, e dei ciliati olotrichi assai più piccoli dell’Anophrys, che però finora non ho potuto determinare. I fatti da me indicati si uniscono a quelli del Balbiani, ad accertare l’esistenza, nel sangue circolante dei Crostacei, di infusorii ciliati parassiti, moltiplicantisi in gran copia, senza un danno immediato dell’ ospite. Pavia, Laboratorio d’ Anat. Comp. Giugno 1888. SUGLI « AMEBOCITI » DEI CROSTACEI ® Comunicazione preventiva del Dott. G. CATTANEO. Ripetendo le osservazioni di ©. Frommann sulle cellule ame- boidi del sangue dell’ As/acus fluviatilis, trovai che le forme da lui descritte nella sua monografia Veber Struktur, Lebens- erscheinungen und Reaktionen thierischer und pflanzicher Zel- len (1884; corrispondono al periodo regressivo o degenerativo che ha luogo durante la coagulazione, dopo che il sangue fu estratto dal crostaceo, mentre egli non descrive le forme vi. venti, ben diverse nella struttura e nei fenomeni, quali eran state accennate dall’Hackel fin dal 1857, pure per l’Astacus. Consultando in seguito 1 lavori che finora esistono sul liquido . cavitario degli invertebrati, e cioè quelli di Halliburton, Ray Lankester, Ed. Van Beneden, Regnard e Blanchard, Rollet, (1) Il termine di « Amebociti », corrispondente a quello di « cellule ame- boidi » fu recentemente proposto dal Cuenotin un suo importante lavoro sul sangue degli invertebrati. (Arch. de Zool. exp. 1887). I ZI Foettinger, Kikenthal, Geddes, Wagner, Graber, Magr etti, Pouchet, Cuenot e Metschnikoff, trovai che le forme meno stu-o diate di cellule ameboidi furon quelle dei crostacei decapodi marini, Avendo avuto, fin dallo scorso anno, l’occasione di osser- vare queste forme nei generi Palenurus, Homarus, Palaemon, Dromia, Maia, Eriphia, Platyonichus, Portunus, mi diedi que- st anno in modo particolare al loro studio, scegliendo spe- cialmente il Carcinus maenas, forma che facilmente si può tener viva nei nostri laboratori, e che si presta alle più sva- ; riate osservazioni ed esperienze, anche sul vivo. go Per il periodo di due mesi (aprile e maggio) ne ebbi a di- sposizione circa 300 individui, che venivan nutriti con lom- brici e con frammenti di carne. Riporterò brevemente le mie osservazioni, che sì trovano più largamente esposte nella Me- moria estesa (1). I. Struttura e modificazioni spontanee delle cellule ame- boidi del Carcinus. Gli « amebociti » osservati sul vivo (nelle branchie o nel vaso dorsale del carcino) si presentano come corpi ovali, pi- riformi o fusiformi, varii d'aspetto e di dimensioni. Coustano di un zaloplasma, contenente generalmente un endoplasma i ovale, il quale per lo più presenta ai suoi apici uno 0 due fi brevi pseudopodi, ma può anche mancarne. Le forme principali i / sono due: (i 1. Cellule granulose. Compresi i pseudopodi apicali, son Bray lunghe da 14 a 18 micromillimetri, e larghe 5-7 &. Il loro endoplasma consiste d’una massa ovale, formata dalla riunione di granuli molto rifrangenti, di colore gialliccio, fra cui stanno dei granuli più fini ed oscuri. Invece la parte ectoplasmatica, formante i pseudopodi, è ialina. Tutte queste cellule conten- gono un nucleo di grandi dimensioni (3 # e più), di forma ovale o rotonda, visibile solo sotto un fuoco speciale, perchè è quasi sempre totalmente ricoperto dai granuli rifrangenti. (1) La Memoria completa sarà pubblicata negli Aff della Società Italiana di Scienze Naturali, e ad essa rimando per la storia, la bibliografia e le figure, + LETT, ì la É Hg n 0A RIE n VEE IP PER a MA A RP IO Son 17 Il suo contorno è formato di granuli scuri o di fili, e varia continuamente di figura. Esso contiene un nucleolo, e si può osservarlo talvolta in via di divisione, rendendo diafano lo strato dei granuli.con acido acetico al 3 per 100. 2. Cellule ialine. Hanno la stessa forma e disposizione delle precedenti, solo sono più piccole (10 — 12 pu X 4— 5) e il loro endoplasma o è affatto privo di granuli rifrangenti o ne presenta ben pochi. Presenta però quasi sempre un certo nu- mero di granulazioni scure finissime, non mancando anche qual- che forma perfettamente ialina. Tra queste due forme intercedono delle forme intermedie, ma in piccol numero; per la maggior parte appartengono de- cisamente all'uno o all’altro tipo. Estraendo una goccia di sangue da un carcino (preferibil- mente amputando una zampa) e osservandola successivamente per una mezz'ora, si notano i seguenti fenomeni: Entro i primi 10 minuti secondi: Cellule piriformi o fusi- formi, fra di loro staccate, o ialine o granulose. Qua e colà qualche granulo rifrangente isolato, o qualche piccola massa sarcodica senza nucleo. Molte finissime granulazioni sparse nel plasma. Dal 10° al 15° minuto secondo. Le cellule ritirano i pseu- dopodi apicali e diventan tutte ovali. Dal 15° al 30° m. s. L’endoplasma di ovale si fa rotondo, e comincia ad apparire sul suo contorno qualche breve pseu- dopodo lobato, oppure si circonda d’un sottile velo ialino a contorni stellati. Queste espansioni ialine si allargano, con contorni più o meno irregolari. Dal 30° al 60° ma. s. L’aureola ialina continua ad espan- dersi e a deformarsi, Oltre ai pseudopodi lobosi, appaiono molti caratteristici pseudopodì aghiformi radianti, che vanno sempre più allungandosi. Il contorno dell’ectoplasma varia continua- mente, talchè in diversi istanti si succedono delle forme di- versissime. Dal 1° al 3° minuto primo. I pseudopodi aghiformi delle cellule vicine si toccano fra di loro e si fondono; da questo istante comincia la formazione dei plasmodii, che comprendono Ria I a) MERA RESTI IRR A MORI MOTO PSI, IT CORO È PRI EIANT i mot È “ x 18 da 2 fin a 15 — 20 cellule, sì granulose che ialine. I pseu- dopodìi lobosi hanno poca tendenza alla fusione. I plasmodii. continuano a deformarsi, pur conservando i loro caratteri fon- damentali, e i moti si mantengono abbastanza vivi fino al 3° Va minuto, | ra i In seguito i moti di deformazione si rallentano, dopo un i quarto d'ora son quasi cessati, e la coagulazione si compie. io Si staccano qua e colà dei brani di sarcode, o paraplasma non contrattile, e i granuli rifrangenti fuorescono. Le forme a pseudopodi aghiformi e i plasmodii non si osservano mai nel vivo. II. Fenomeni biologici degli amebociti. Le osservazioni furono fatte sulle branchie dell’ animale i vivo. | È Sui margini e all’ apice delle branchie, attraverso la sot- RA tile e trasparente cuticola, si vedono chiaramente le cellule in circolazione; legando la base della branchia, e così fermando il circolo, si possono comodamente esaminare nel loro stato fisiologico, pur a forti ingrandimenti. I pseudopodi apicali sono generalmente assai brevi, tuttavia possono allungarsi o accorciarsi, o anche essere ritirati af- fatto e poi di nuovo emessi. Talchè le tre figure caratteristiche “i (ovale, piriforme, fusiforme) sono affatto temporanee, e deri- È vano, a seconda delle condizioni dei pseudopodi, da una sola forma fondamentale. I granuli rifrangenti sono in preda a una lieve vibrazione, ao ben diversa da quel moto di ribollimento descritto da certi ti: autori, il quale ha luogo solo durante la decomposizione e la Vela putrefazione delle cellule. In corrispondenza a tale vibrazione, sì nota un’ agitazione nel plasma che attornia le cellule, av- vertibile pel movimento dei minutissimi granuli che vi sono disseminati. Ciò si nota però quasi esclusivamente nelle cel- lule granulose; nelle cellule ialine i pochi granuli rifrangenti sembrano inquiete. Da esse si vedono talora staccarsi dei lembi di sarcode; alcune poi, affatto prive di granuli e pseu- dopodi, hanno forma ovale e nucleo indeciso. Esaminai, oltre quello delle branchie, anche il sangue con- P] 19 tenuto nel cuore e nel sacco pericardico. Esso, oltre gli ele- menti già indicati, presenta anche un gran numero di globi di sarcode, assai più grandi delle cellule (da 15 a 30 e fin a 50 micromillimetri di diametro, che non si trovano in altre regioni. Questo insieme di fenomeni, ci pose innanzi parecchie que- stioni. — Le cellule ialine e granulose son forme distinte, o due stadii d'uno stesso elemento? — Dato quest’ultimo caso, qual’è lo stadio primitivo? — Donde provengono e dove vanno a finire le masse sarcodiche raccolte nel sacco pericardico e nel cuore? Quale è l’ufficio delle cellule ameboidi? Donde sorgono e dove finiscono esse ? Basandomi sulle osservazioni partitamente descritte nella memoria estesa, mi sembrano probabili queste conclusioni: 1. Le cellule granulose e ialine non sono forme distinte, ma due stadii dello stesso elemento. 2. Le cellule granulose rappresenterebbero lo stadio più perfetto e funzionante, e le cellule ialine uno stadio di re- gressione, mercè la perdita dei granuli e di masse di para- plasma. 3. I globi di sarcode raccolti nel cuore e nel sacco peri- cardico, in cui vanno a sboccare tutti i vasi reflui, non sa- rebbero altro che l’unione di tutti i detriti sarcodici del san- gue, che nell’organo centrale si raccolgono e si fondono. Essi però non ritornano in circolazione, nè si trovano nelle arterie laterali. Le ho trovate invece nelle arterie epatiche e nel tes- suto delle glandule gialle, ove subiscono una degenerazione adiposa. 4. La funzione delle cellule ameboidi non ha relazione col- l’ematosi, compiuta dall’ emocianina e dalla tetroneritrina sciolte nel plasma sanguigno; esse servirebbero piuttosto, per mezzo del fermento rappresentato dai granuli rifrangenti, a tradurre in albumina assimilabile i peptoni versati nel sangue (Cuenot) e parte dei detriti del sangue stesso; e a ciò si con- nette anche il fenomeno del fagocitismo, che potei osservare tanto nelle forme vive che nelle degenerate e nei plasmodii. III. Variazioni delle cellule ameboidi in diversi ambienti e con diversi reagenti. J I ITOA È Hr di Natcatoa De In animali, come i carcini, che vivono nell'acqua e all’a-. sciutto, a varii gradi di temperatura e, per l'eventuale loro. agglomerazione in certe epoche dell’anno, in ambiente più o meno ossigenato, volli studiare anche le modificazioni degli amebociti a seconda dell'aumento o della diminuzione della quantità percentuale dell’ acqua nel sangue, come pure. fra le estreme temperature comportabili con la loro vita o in se- guito a inalazione d’ossigeno e d’acido carbonico. — Osservai anche le modificazioni che avvengono, dopo la morte naturale, nel periodo della putrefazione. Per i particolari di queste os- servazioni non posso che rimandare alla memoria estesa. Da ultimo studiai le modificazioni che avvengono nelle cellule ameboidi, sì all’esterno che nell’interno del corpo, col- l’impiego dei varii reagenti coloranti, dell’acido acetico e osmico, del bicloruro di mercurio e del cloruro di palladio, impiegando anche una particolare tecnica per apprestare dei preparati durevoli, difficilissimi a ottenersi con queste forme delicate e con tutte, in generale, le forme ameboidi, senza produrre deformazioni notevoli nella costituzione normale del loro corpo. Lab. d’ Anat. Comp. dell’Univ. di Pavia, Giugno 1888. INTORNO ALLE DIATOMEE DEL LAGO D’ IDRO Nota del Dottor EDOARDO BONARDI Assistente al Museo e Laboratorio di Anatomia Comparata dell’ Università di Pavia. x Il lago d'Idro, in provincia di Brescia, è completamente scavato nella dalomia superiore. Il Chiese vi entra a nord-est e ne esce a sud-ovest incidendo il magnifico apparato more- nico. L'area del lago è di chilometri 14. 1; la lunghezza di chilometri 9. 6; la larghezza massima di chilometri 2. 2; la media di chilometri 1. 5; il perimetro di chilometri 23; la profondità massima di m. 122; l'altezza sul livello del mare di m. 368. Questi dati mi furono forniti dal chiarissimo si- gnor Prof. Pavesi, a cui rendo le più sentite grazie. 21 La ricerca delle Diatomee la eseguii su due campioni di fango di fondo raccolti dal chiarissimo signor Prof. Comm. P. Pavesi, l’uno alla foce del Chiese (fango ghiaioso siliceo) l’altro in faccia a Daone, a poca distanza dalla riva (fango tenuissimo, marnoso). — Questo studio non è dunque che una modesta contribuzione alla Diatomologia del lago d'Idro. TRIBÙ ACHNANTEE (Brun 1880). Gen. Achnanthes (Bory). Specie 1. Ach, exilis Ktz. i Loc. Secondo Rabenhorst (1) e Brun (2) questa specie è diffusa ovunque dal piano fino alle alte Alpi. C’è nel lago di Como (Castracane (8) e nellago d’Orta (Bonardi (4). Nel lago d’Idro è abbastanza frequente. Specie 2. Ach flexella. Breb. y Loc. Grandi acque vive o stagnanti del piano e delle Alpi (Brun). Lago di Como (Achnanthidium frexellum - Castracane). — Non fu ancora osser- vato nel lago d’Orta (Bonardi). — Nel lago d’Idro è raro. Gen. Cocconeis (Ehr). Specie I. Coc. Fediculus Ehr. Loc. Per tutta l'Europa (Rabenhorst) nelle acque stagnanti (Brun). Non c'è nel lago di Como (Castracane). Rara nel lago d'Orta (Bonardi). — Rara pure nel lago d’ Idro. TRIBÙ GOMPHONEMEE (Brun 1880) Gen, Gomphonema (Ag). Specie 1. G. Constrictum Ehr. Loc. In tutta l'Europa ed anche in America (Rabenhorst). — Acque tran- quille con piante acquatiche (Brun). — Non fu trovato nel lago di Como (Ca- stracane. — Comune nel lago d’ Orta sulle Characee (Bonardi). — Abbastanza frequente anche nel lago d’Idro. Specie 2. G., Intricatum Ktz. Loc. A. Nordausen (Rabenhorst). Acque Alpine, compresi i laghi (Brun). Lago di Como (Castracane). Abbondante nel lago d’Orta (Bonardi). Copiosa pure nel lago d’Idro. Specie 3. G. Dichotomum Ktz. Loc. In tutta l'Europa in America e perfino nelle polveri meteoriche (Rabenhorst). Su tutte le piante acquatiche del piano; meno frequente i n montagna (Brun). Non fu osservato nel lago di Como (Castracane), nè in quello d’ Orta (Bonardi). Raro nel lago d’Idro. (1) RaseNHoRST C_ — Die suswasser Diatomaceen — Leipzig, 1853. (2) Brun J. — Diatomées des Alpes et du Jura — Genéve, 1880. (3) CastRrAcaNE F. — Studio su le diatomee del lago di Como — (Atti dell’Accademia pontificia dei Nuovi Lincei — Tom. XXXV., 21 maggio 1882). (4) Bonarpi E — Sulle diatomee del lago d’ Orta. — (Bollettino Scientifico di Pavia — Anno VII, N. 1. 1885). TRIBÙ EUNOZIEE (Brun 1880). Gen. Ephitemia (Breb). Specie |. Ep. arcus Ehr. Loc. Rabenhorst la osservò in America, Brun, in Svizzera, in tutte le acque del piano. — Non fu osservata nel lago di Como (Castracane). Nel lago d’ Orta è scarsa (Bonardi), ed in quello d’Idro abbastanza copiosa. Specie 2. Ep. ocellata Ehr. Loc. Nel Perù (Rabenhorst). Grandi laghi, stagni e torbiere (Brun). Lago di Como (Castracane). Non fu trovata nel lago d’Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. i Specie 3. Ep. zebra (Ehr). Loc. Germania, Inghilterra, Francia, Italia; America (Rabenhorst). Sulle piante acquatiche del piano (Brun). Non fu osservata nel lago di Como (Ca- stracane), nè in quello d’Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è scarsa. Gen. Himanhtidiam (Ehr.) Specie l. H. arcus Ebr. Loc. Europa, America, Africa, Persia meridionale (Rabenhorst). Comu- nissima in tutte le acque calcaree del piano e del jura (Brun). Non fu tro- vata nel lago di Como (Castracane), nè in quello d'Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. Gen. Ceratoneis (Ehr.) Specie I. C. Arcus Ehr. Loc. Diffuso in tutta l’ Europa, anche nelle acque minerali (Rabenhorst). Frequente e sovente abbondante nelle acque silicee delle Alpi. Nel lago di Como fu osservato (Castracane). Non lo fu invece nel lago d’ Orta (Bonardi). Pochissimi esemplari ne rinvenni nel lago d’Idro. TRIBÙ CIMBELLEE (Brun 1880.) Gen. Amphora (Ebr.) Specie 1. Am. ovalis Ktz. Loc. Europa, Africa e sud della Persia (Rabenhorst). Sulle piante acqua- tiche delle acque stagnanti (Brun). C'è nel lago di Como (Castracane) ed in quello d'Orta (Bonardi. Rara nel lago d’Idro. i Gen. Cymbella (Ag.) Specie 1. Cym, lanceolatum Ehr (Cym. gastroides? Ktz) Loc. Comune in tutta l’ Europa (Rabenhorst). In tutti i laghi e nelle altre acque della pianura e delle montagne (Brun). Nel lago di Como (Castracane) ed in quello d’Orta dove è abbondante (Bonardi). È pure abbondante nel lago d’ Idro. . Specie 2. Cym. cymbiforme Breb. Loc. Laghi ed altre acque di pianura (Brun). Anche nel lago di Como (Ca- stracane) ed in quello d’ Orta (Bonardi). Frequente, nel lago d’Idro. Specie 3. Cim. variabilis Wartm. Loc. Comunissima in tutte le acque (Brun). Nel lago di Como (Castra- cane — Cym maculata Ktz). Abbondante nel lago d’Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro. La | 23 Specie 4. Cim, Ehrenbergii Ktz. Loc. Inghilterra, Francia, Germania, Italia (Rabenhorst)). Laghi ed altre acque del piano; torbiere del jura (Brun). Non fu trovata nellago di Como (Castracane), nè in quello d’ Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. Specie 5. Cym. Caespitosum Ktz. Loc. Jùtland, Piemonte, Firenze (Rabenhorst). Laghi, acque stagnanti e ruscelli del piano e delle Alpi (Brun). Lago di Cor:o. (Castracane — En- cyonema caepitosum). Non fu ancora osservata nel lago d’ Orta (Bonardi), ed è abbastanza copiosa in quello d’Idro. TRIBÙ NAVICULEE (Brun 1880). Gen. Navienla (Bory). Specie 1. Nav. vulgaris Heib. var. lacustris Brun. Loc. Grandi laghi e stagni (Brun). Non fu osservata nel lago di Como. (Castracane). Abbondante invece nel lago d’Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro. Specie 2. Nav. appendiculata Ktz. Loc. Per tutta l'Europa (Rabenhorst). Nelle acque stagnanti (Brun). Non c’è nel lago di Como (Castracane). Frequente nel lago d’Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro. Specie 3. Nav. cryptocephala W. Sm. Loc. In tutta l'Europa (Rabenhorst). In tutte le acque (Brun). Nel lago di Como (Castracane) ed in quello d’Orta dove è frequente (Bonardi). È pure copiosa nel lago d’Idro. Specie 4. Nav. affinis Ehr. Loc. In America ed in Francia (Rabenhorst). Abbastanza frequente nelle acque stagnanti del piano (Brun). Nel lago di Como non venne osservata (Castracane), mentre è frequente nel lago d’Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro. Specie 5. Nav. firma Griin. Loc. Acque vive delle Alpi granitiche (Brun). Non fu osservata nel lago di Como (Castracane) nè in quello d’Orta (Bonardi). Rara nel lago d’Idro. Specie 6. Nav. pusilla W. Sm. Loc. Grandi laghi, fossati e stagni (Brun). — Nel lago di Como (Castra- cane) ed in quello d’ Orta (Bonardi) non fu ancora trovata. Nel lago d’Idro è rarissima. Specie 7. Nav. elliptica Ktz. Loc. In Francia ed in Italia (Rabenhorst). Comune e spesso abbondante in tutte le acque, fino sulle alte Alpi (Brun). -- Nel lago di Como (Castra- cane) ed in quello d’Orta (Bonardi). Comune nel lago d’Idro. Specie 8. Nav. neglecta Breb. Loc. Comune in tutte le acque vive e meno nelle stagnanti (Brun). Manca nel lago di Como (Castracane) ed è rara in quello d’Orta (Bonardi). È pure molto rara nel lago d’Idro. Specie 9. Nav. rhynchocephala Ktz. var. leptocephala Brun. Loc. Forma alpina e lacustre (Brun). Non fu osservata nellago di Como {Castracane), mentre è abbastanza frequente in quello d’Orta (Bonardi). Non è rara nel lago d’Idro. Specie 10. Nav. mesolepta Ebr. Loc. In Francia e nella Savoia (Rabenhorst). Copiosa nelle acque dei ter- reni calcari (Brun). Nel lago di Como non fu trovata (Castracane). Non è rara nel lago d’Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro. Specie 11. Nav. pupula Ktz. 3 Loc. Comnue in tutta l’Europa (Rabenhorst). Non ricotagia dal Brun! per le acque delle Alpi e del Jura, nè dal Castracane pel lago di Como. Fre- ( quente nel lago d’ Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro. Specie 32. Nav. gibba Ktz. Questa specie, per le dimensioni (60-70 p) e per la forma (rigonfiata al centro ed appiatita ai poli) sarebbe vicinissima alla Pinnularia gibba Ehr. dei moderni i diatomologi. Non è però possibile riferire gli esemplari da me osservati al gen. Pinnularia perchè le strie sono finissime, granulose (1400 : 1) e raggiungono & vafe mediano (18 a 20 strie in 10 p). Loc. Nel lago d’Idro è rara. Non la osservai in quello d’Orta, nè è ri- cordata dal Castracane pel lago di Como, nè dal Brun per le acque delle Alpi e del Jura. Gen. Pinnularia (Ehbr.). Specie 1. Pin. nobilis Ebr. Loc. America, Francia, Italia, Bosnia (Rabenhorst). Acque stagnanti del piano (Brun). Fu osservata nel lago di Como (Castracane) e non in quello d’Orta (Bonardi). Abbastanza rara nel lago d’ldro. Gen. Pleurosigma (W. Sm.). Specie 1. Pleu. acuminatum Griin. Loc. In tutte le acque stagnanti calcaree e silicee (Brun). Non fu os- servata nel lago di Como (Castracane). Rara nel lago d’Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro. TRIBÙ SURIRELLEE (Brun 1880). Gen. Cymatopleura (W. Sm.). Specie 1. Cy. solea Breb. Loc. In tutta l'Europa (Rabenhorst). Comune nelle acque pantanose e nei ruscelli del piano (Brun). Non fu trovata nel lago di Como (Castracane). Rarissima nei laghi d’ Orta (Bonardi) e di Idro. Gen. Surirella (Turpin). Specie 1. Sur. ovalis Breb. Loc. In Francia (Rabenhorst). Luoghi acquitrinosi, ed abbastanza-rara (Brun). Non fu trovata nel lago di Como (Castracane). Rarissima nel lago d’Orta (Bonardi), ed in quello d’ Idro. Specie 2. Sur. norica Ktz. Loc. Abbastanza diffusa, ma mai abbondante nei bassi fondi dei grandi laghi e dei grandi stagni (Brun). Trovasi nel lago di Como (Castracnne — Campylodiscus noricus Ehr.) e non in quello d’Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. TRIBÙ NITZSCHIEE (Brun 1880. Gen. Nitzschia (Hass.). Specie l. Nt. thermalis Auersw. Loc. Abbastanza comune negli stagni e nelle torbiere (Brun). Non fu an- cora osservata nel lago di Como (Castracane) e nel lago d’Orta (Bonardi). Rarissima nel lago d’Idro. MA e ar RI A lee ine LV 25 Specie 2. Nt. linearis Ag. e W. Sm. Loc. Comunissima in tutte le acque poco profonde del piano (Brun). Esiste nel lago di Como (Castracane) e nel lago d’Orta (Bonardi). Rara nel lago d’Idro. - TRIBÙ FRAGILARIEE (Brun 1880). Gen. Fragilaria (Ag. e Griin). Specie 1. Fr. mutabilis Grin. Loc. Grandi laghi, ruscelli e stagni (Brun). Vive nel lago di Como (Ca- stracane). È abbondantissimn nel lago d’ Orta (Bonardi) ed abbastanza fre- quente in quello d’Idro. Gen. Benticula (Ktz.). Specie 1. D. Frigida Ktz. Loc. Nelle acque montane della Svizzera, del Tirolo e della Francia (Ra- benhorst). Abbonda nei laghi del piano e delle Alpi (Brun). Non fu ancora osservato nel lago di Como (Castracane) nè in quello d’ Orta (Bonardi). Ab- bastanza copiosa nel lago d’Idro. Specie 2. D. elegans Ktz. Ive. Nei ruscelli della Germania e del Piemonte (Rabenborst). Cascate e ruscelli alpini, sulle roccie umide (Brun). Non fu ancora trovata nei laghi di Como (Castracane) e d’ Orta (Bonardi). Rarissima nel lago d’Idro. Gen. Odontidium (Ktz.). Specie 1. 0. hyemale Lyngb. Loc. Diffuso su tutta la superficie delia terra (Rabenhorst). Nelle acque ghiacciate delle Alpi e del Jura (Brun). Vive nel lago di Como :Castracane). Non fu ancora trovata in quello d’ Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. Specie 2. 0. anceps Ehr. Loc. Persia meridionale (Rab.). La medesima distribuzione della specie precedente (Brun). Non fu trovato nel lago di Como (Castracane) nè in quello d’ Orta (Bonardi). Rarissimo nel lago d’ Idro. Gen. Diatoma (De Candolle). Specie ]. D. elongatum Ag. Loc. Per tutta l'Europa (Rabenhorst). Grandi acque limpide (Brun). Ca- stracane osservò questa specie nel lago di Como. Non fu ancora veduta nel lago d’Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. Gen. Synedra (Ehr.). Specie 1. Syn. lunaris Ebr. Loc. Per tutta l'Europa, nell’Africa settentrionale, in America presso Bo- gota (Rabenhorst). Parassita su tutte le piante acquatiche delle alte valli (Brun). Non ancora osservata nei laghi di Como (Castracane) e d’Orta (Bo- nardi). Rara nel lago d’ Idro. Specie 2. Syn. gracilis Ktz. Loc. Grandi laghi, fiumi, ruscelli e stagni (Brun). Non trovata finora nel lago di Como (Castracane) nè in quello d’Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. Specie 3. Syn. tenuis Ktz. LAS RE O Loc. In Germania (Rabenhorst). La medesima distribuzione della spec. i precedente (Brun). Non ancora veduta nei laghi di Como (Castracane) e STO d’ Orta (Bonardi). Frequente in quello d’Idro. so 7 Specie 4. Sin ulna Ehr. i i Loc. Ovunque (Rabenhorst). È la specie più comune fra tutte le diatomee (Brun). Vive nel lago di Como (Castracane) ed in quello d’ Orta (Bonardi) ab- bonda anche nel lago d’Idro. TRIBÙ MELOSIREE (Brun 1880). Gen. Ciclotella (Ktz.) Specie 1. Cy. opercalata Ag. Loc. In Francia ed in Germania (Rabenhorst). Frequente e spesso abbon- dante nei grandi laghi, ruscelli e stagni (Brun). Abbondante nel lago di Como (Castracane, nel lago d’ Orta (Bonardi). Abbastanza frequente anche nel lago d’Idro. Specie 2. Cy. Kiitzingniana Rhw. Loc. Laghi ed acque vive del piano e delle Alpi (Brun). Lago di Como (Castracane) e lago d’ Orta (Bonardi). Abbastanza frequente anche nel lago d’ Idro. " Gen. Melosira (Ag.) Specie M. distans Ehr. Loc. In tutta l'Europa (Rabenhorst). Abbastanza diffusa nelle acque delle Alpi (Brun). Fu osservata nel lago di Como (Castracane), nel lago d’Orta (Bonardi) e vive anche in quello d’Idro. Le specie di Diatomee da me osservate nel lago d’Idro sa- rebbero dunque 48, appartenenti due al gen. Achnanthes, una al gen. Cocconeis, tre al gen. Gomphonema, tre al gen. Ept- themia, una al gen. Himanthidium, una al gen. Ceratoneis, una al gen. Amphora, cinque al gen. Cymbella, dodici al gen. Navicula, una al gen. Pinnularia, una al gen. Pleurosigma, una al gen. Cymatopleura, due al gen. Surirella, due al gen. ; Nitzschia, una al gen. Fragilaria, due al gen. Denticula, due al gen. Odontidium, quattro al gen. Synedra, due al gen. Ca clotella, una al gen. Melosira. Le specie più comuni sono alcune del gen. Cymbella (Cym. variabilis e cymbiforme) e del gen. Navicula (N. cryptoce- phala ed appendiculata). Le specie del gen. Cyclotella sono ab- bondanti ma meno delle ricordate appartenenti ai gen. Navi. cula e Cymbella. Dirò finalmente che l'esame dei due campioni di fango, di- 27 versi per località e composizione, mi diede gli identici risul- tati quanto alle Diatomee. — Cercai anche nel lago d’Idro inutilmente, come nel lago d'Orta, la Fragilaria crotonensis Edw. (Fragilaria pecten, Castr. Nitsschia pecten, Brun). Pavia, maggio 1888. RIVISTA Prof. L. MaGGI: Intorno ai Protozoi viventi sui muschi delle piante. (Rend. Ist. Lomb. di Scienze e Lett. Serie II.*, Vol. XXI. Fasc. VI. Marzo 1888. Milano). Dopo aver ricordate alcune osservazioni di varj Autori risguardanti i Protozoi viventi sui muschi in genere, ed accennate a quelle di Dujardin specialmente del 1852, il Prof. L. Maggi riferisce intorno alle sue ri- cerche fatte nell’ Aprile del 1875 sui muschi degli ippocastani negli an- tichi giardini pubblici di Milano; dei risultati dei quali però, non pub- blicò che, nel 1876, quelli riferentisi alla Corycia di Dujardin. In se- guito cita la recente Nota di Imhof di Zurigo, che viene ad aggiun- gere importanza a quest’ argomento. Perciò il Prof. L. Maggi passa ad esporre alcuni fatti biologici che gli presentarono i PROTOZOI da lui osservati sui muschi della località suindicata, considerandoli in rela- zione alla particolare loro dimora. Discorre quindi dell’ incistamento di questi PROTOZO!, tanto nudi, quanto aventi un guscio, e perciò della proprietà di quest’ ultimi di incistare il loro corpo amiboide entro il guscio stesso; così che tutti i PROTOZO! viventi sui muschi possono sopportare i periodi di siccità, alternati con quelli d’umidità, vivendo essi d’ una vita latente nel primo caso, d’ una vita attiva nel secondo. Colla determinazione specifica di questi PROTOZOI poi, in confronto di quelle specie che, appartenenti al medesimo genere, sono acquatiche, il Prof. Maggi trova che tra quelle dei muschi probabilmente vi è qual- che caso di mimetismo omocromo, come anche di imitazione protettiva. Non dimentica il parassitismo loro, e quindi la probabilità che qualche forma di rizopodi dei muschi sia parassita di un infusorio o di qualche rotifero o d’altro animale, già in simbiosi coi muschi, come sarebbero le Callidine. È molto probabile, dice il Prof. L. Maggi, che il vento sia il mezzo di trasporto dei Protozoi acquatici sui muschi; ma non senza influenza può essere anche il parassitismo dei PROTOZOI, se veramente sì constatasse questo loro stato biologico anche per quelli dei muschi. Il parassitismo poi di questi esseri, in unione all’ umidità dell’ am- biente, dovrebbero indicare a condizioni opportune alla loro alimenta- zione, e per conseguenza alla loro riproduzione. Tuttavia, il Prof. Maggi, riguardo alla loro nutrizione ricorda come, oltre alle Diatomee dei mu- schi, l’acqua di pioggia e la rugiada possano fornire a questi esseri ma- niti. Riguardo alla loro riproduzione accenna d’aver veduto quella del- l’ Arcella. Se le ricerche ulteriori, egli conchiude, intorno a questi PR&TOZ9I, dimostreranno aver essi alti caratteri anatomici e fisiologici particolari; la morfologia potrà annoverarli fra le adattazioni, e quindi far ammet- tere una fauna propria dei muschi. Intanto egli presenta, con osserva- zioni e descrizioni, le forme specifiche da lui osservate fin dal 1875, nel- l’Aprile, in seguito a giornate piovose, soggiungendo, che con tale data non intende a priorità, la quale già spetta a Bujardin, ma solo per giustificare i fatti allora raccolti, e che al presente vengono riportati. Il Prof. Maggi, vi ha trovato: Am@ba brachiata Duj., Ameba dif- fluens Duj., Amaba radiosa Duj., Amaba polypodia F. E. Schultze, Amaba anthyllion n. sp., Am@eba sp.? — Ameaba velifera n. sp. Corycia Dujardinii Gagl., Amphizonella violacea Greefî (piccola‘, Hyu- lodiscus hyalinus n. sp. Arcella vulgaris Ehr., Arcella aureola n. sp. Difflugia sp.?, Euglypha tuberculata Duj., Euglypha alveolata Duj., Euglypha zonata n. sp. Cryptomonas inflata Duj. Oyclidium glaucoma Ehr., Amphileptus sp., Onilodon cucullulus Ehr., Oxytricha sp. La nota è accompagnata da figure. Prof. L. MaGGI: Sull importanza dei fagociti nella morfologia dei Metazoi. (Rend. Ist. Lomb. Serie II.°, Vol. XXI., Fasc. VII.5 Aprile 1888). Il Prof. Leopoldo Maggi, dopo avere richiamata la sua Nota dell’ 11 Giugno 1885 intitolata: Di alcune funzioni degli esseri inferiori a contri buzione della morfologia dei Metazoi, passa a dire dei fagociti di Met- schnikoff, ossia delle cellule con digestione intracellulare, che vengono in favore della sua tesi. Dimostrato che il nome di fagociti si può applicare anche ai Protozoi (esseri unicellulari), perchè essi pure hanno una digestione intracellu- lare; il Prof. Leopoldo Maggi indica, con questi esseri, lo stato libera- mente vivente dei fagociti. Indi ricorda l’ evoluzione gencalogica delle cellule a digestione intracellulare secondo Metschnikoff, nella quale però il Prof. L. Maggi ne introduce quelle dell’endoderma dei Metazoi e Gastreadi, per passare dai Protozoi ai Metazoi, e quindi ai fagociti mesodermici. Egli trova che negli organismi completamente sviluppati, le cellule con digestione intracellulare, rappresentano Protozoi associati; e da ultimo che i fagociti manifestantisi durante l’ ontogenia, special- mente con metamorfosi, sono protozoi allo stato virtuale. Il fagocitismo opportuni per la formazione dei gusci di quei protozoi che ne sono for- 29 pertanto, conchiude il Prof. L. Maggi, o digestione intracellulare, viene ad essere una funzione, che attesta nella morfologia o formazione dei Metazoi ‘esseri pluricellulari) la loro derivazione dai Protozoi; così che la fisiologia, mentre ci dà la chiave delle variazioni organiche, e quindi dell’ adottazione, come fattore morfologico, contribuisce, in altri casi, colla sua invariabilità funzionale alla dimostrazione geneologica degli organismi animali. E ricordando che l'eredità, altro fattore morfologico, è pur legata ad una funzione fisiologica, qual’ è la riproduzione; ne consegue che la morfologia degli esseri viventi, ossia la loro formazione, non può essere disgiunta dalla loro fisiologia. Tuttavia non va dimen- ticato che a base delle formazioni fisiologiche dell’ organizzazione ani- male, stanno le funzioni morfologiche della materia. Prof. L. MaGGI: Di alcune condizioni patologiche negli organismi su- periori, analoghe a condizioni fisiologiche negli organismi inferiori. (Gaz- zetta Medica Italiana. — Lombardia, 1888. 1.° semestre. — Milano, Ti- pografia Rechiedei). Richiamata la sua pubblicazione dal titolo: Applicazione d’alcuni con- cetti morfologici dell’ organizzazione animale alla medicina, fatta nel 1883 per mezzo della Gazzetta Medica Italiana — Lombardia, diretta dal chia- rissimo Prof. Comm. Gaetano Strambio; il Prof. Leopoldo Maggi, espone, in questa Nota, altri fatti, che crede di farli seguire a quelli già indi- cati pel suo argomento. Ricordando poi come nel campo anatomico vi siano organi anormali e teratologici in alcuni organismi, che trovano i loro analoghi allo stato normale in altri; come nel campo fisiologico alcune funzioni transitorie (funzioni embriologiche) di organismi superiori, corrispondono a fun- zioni permanenti di organismi inferiori; come nel campo patologico, certe condizioni di organismi superiori, specialmente dell’ uomo, si in- contrano in altri organismi come condizioni loro fisiologiche, pare al Prof. L. Maggi che si possa dire, essere lo stato alterato dell’ organizza- zione animale vivente, non altro che un suo stato normale eterotopo, ossia fuori di posto, e quindi anche eterocrono, ossia fuori di tempo; in quanto che, per correlazione morfologica degli esseri, i superiori vengon dopo gl’inferiori. Se questa conclusione potrà sembrare ad alcuni, ancora un po’ spinta, è però certo ch’ essa dimostra, se non altro, l’importanza dello studio anatomo-fisiologico dell’organizzazione animale, fatto col moderno indirizzo morfologico; il quale da noi aspetta quel numero grande di cultori, che necessita per farlo sviluppare. fui PROTISTOLOGIA MEDICA O Classe: Lobosa. Le &mebe nelle dejezioni dissenteriche, negli ascessi epatici consecutivi alla dissenteria (Gazzetta Medica Ital. Lomb. 1888, 2 Giugno, N. 22) e nella variola vera. Il Dott. Uplavici O. (The Lancet London, 1887) dall'esame delle de- jezioni dissenteriche ammette che i bacteri, sebbene si trovino in gran numero ed in specie assai diverse, in esse pare non siano la causa della dissenteria; infatti egli potò riconoscere almeno 19 specie di microrga- nismi in queste dejezioni senza pur trovarvi un bacterio costante e pa- togeno. Al contrario un reperto costante in 70 casi di dissenteria fu quello di ammassi di amebe, le quali sono già state descritte da altri autori. Nel 1875 esse furono notate dal Loesch in un caso di dessenteria e dopo di lui il Leuckart, il Koch, il Grassi, Normand, Hlava e Kar- tulis hanno volta l’ attenzione loro a questi speciali ammassi protopla- smatici. Il Kartulis rinvenne le amebe in 150 casi di dissenteria, mentre non potè trovarle nelle dejezioni degli infermi di ileotifo e di tisi in-. testinale. Questo autore provò inutilmente la coltura delle amebe e del pari riuscirono a risultato negativo i di lui tentativi injettandole negli in- testini di cavie e conigli. Loesch invece, che ne fece injezioni in quattro cani, vide in un caso la moltiplicazione loro. Uplavici esperimentò su 17 canì, injettando nell’ intestino di questi animali le dejezioni fresche contenenti amebe e riuscì a produrre la dissenteria in due cani, e la moltiplicazione delle amebe. Risultati positivi ottenne pure in quattro gatti su sei. In un caso di dissenteria, avendo trovato amebe giganti le injettò nell’intestino di un gatto ed esse si riprodussero. Invece le espe- rienze di riproduzione delle amebe furono negative nei conigli, nelle cavie e nei polli. Il Dott. Kartulis (Centralbl. f. Bact., 1887) ha trovato negli ascessi epatici, consecutivi a dissenteria, le amebe, le quali esistono costante- mente nell’ intestino affetto da dissenteria. Egli le rinvenne anche nelle pareti degli ascessi. Nel pus di un ascesso epatico estratto durante la vita dell’infermo si contenevano amebe; esse eranvi poi in gran nu- mero nel pus di altri ascessi esistenti nel medesimo individuo e che non furono aperti se non all’ autopsia. Le amebe si presentano come corpi rifrangenti con protoplasma granuloso, nucleo e vacuoli; sono dotati di movimento vivacissimo. Le dimenzioni di queste amebe corrispondevano, nella massima parte, a quelle degli stessi organismi trovati nell’ inte- stino affetto da dissenteria. L’autore esaminò 20 casi di ascesso epatico, 9 idiopatico, 11 consecutivi a dissenteria. In 6 casi trovò lo stafilococco piogeno aureo. In 4 casi degli 11 di ascessi secondarj si fecero culture. 31 del pus; una volta si ottenne il bacillo piogeno fetido; un’ altra volta lo stafilococco piogeno aureo. In 8 casi esaminati post mortem si trovò l’amaba dissenterica nel detritus della membrana piogenica e così pure fra questa e la sostanza del fegato rimasta infetta. Nella maggior parte dei casi si rinvennero colonie di micrococchi nei capillari del fegato. A. van der Loeff /Monatshefte fur praktische Dermatologie — 1887, N. 10) da due malati di variola vera, confluente, raccolse un po’ della ma- teria in un vetro sterilizzato e la osservò immediatamente. Vi trovò una grande quantità di amebe, dotate di moti attivissimi, simili a quelle che sì trovano nel vaccino animale fresco e sulle quali 1) autore ha già ri- chiamato l’ attenzione degli studiosi. Quelle amebe si tingevano rapida- mente colla fucsina aggiunta direttamente alla goccia in esame. M. LA BACTERIOTERAPIA Il chiarissimo Prof. L. Maggi nella sua prelezione al corso libero di Protistologia Medica, letta nell’ Università di Pavia il 17 Novembre 1882, e portante il titolo — Protisti e malattie — (1) disse: I fatti della lotta dei microbii per la loro esistenza, e quelli della loro adattazione, bene stu- diati nelle condizioni opportune alla loro manifestazione, non solo ci ser- viranno scientificamente per la teoria della discendenza dei microorganismi, ma potranno essere girati verso la terapia delle malattie di infezione e darci dei rimedii biologici ; e fra questi dei protisti che vincendo altri protisti, ridonino all’ ospite la sua salute. Come ognuno vede in questo periodo è contenuto, chiaro e preciso, il concetto della bacterioterapia. Nel 1884 l’ illustre Prof. Cantani dell’ Università di Napoli tradusse in atto l’idea del Prof. Maggi, cercando di combattere il bacillo della tubercolosi colle inalazioni di quelli della putrefazione, (allora compresi sotto l’unica denominazione di Bacterium termo) dimostrati innocui alla salute dell’ uomo (?). Alle esperienze del Cantani tennero dietro quelle dell’ egregio Prof. Sormani (1885), le quali dimostrerebbero l’ insufficienza del così detto Bacterium termo a distruggere il bacillo della tubercolosi ®). Ora, da un articolo firmato 1. H., contenuto nella Revue Scientifique (14 Gennaio 1888) rilevasi che Emmerich rese inoffensiva V inoculazione (1) Gazzetta Mediea Italiana (serie VIII.®, titolo IV. — 1882). (2) Riforma Medica (25 Giugno 1884). (3) Annali Universali di Medicina (1886, Vol. 273). Bollettino Scientifito (Marzo 1886 ; numero l). del carbonchio virulento facendola precedere (2-15 sioni) dall’injezione in- travenosa del microbio della risipola. : cv Di nove conigli così trattati, sette rimasero illesi e due morirono, ma nei loro tessuti non si trovò che il microbio della risipola. Nove. altri conigli di prova, inoculati colle medesime colture carbonchiose ; perirono tutti. Nell’istesso articolo è ian) detto che Pawlowski, volendo control- 4 lare le esperienze di Emmerich, adoperò per le inoculazioni preventive il A Bacillus prodigiosus, lo pneumococeus di Friedlinder e lo Staphylococcus aureus, ed ottenne la medesima resistenza al carbonchio. — Constatò anche ‘00 questo fatto interessante che gli animali i quali avevano resistito al ba- BT cillo protettore non sopportavano poi una seconda inoculazione del car- bonchio, pel quale dunque non avevano acquistato l’ immunità. Emmerich insiste sulla rapida distruzione dei bacilli carbonchiosi nei tessuti degli animali inoculati, distruzione ch’ egli attribuisce ad una sostanza tossica elaborata dalle cellule, mentre Pawlowski la spiega col Pi; fagocitismo. i Checchè ne sia di queste teorie (conchiude il citato articolo) bela Ln rigettare ogni idea di influenza diretta d’un microbio sull’altro, perchè se si coltivano tutti e due insieme al difuori dell'organismo, il loro svi- luppo non viene impedito. sai Per conto mio penso che, dimostrata come è oggi, la elaborazione di DA ptomaine e di leucomaine per parte dei bacteri detti patogeni, più che di i lotta di forme viventi si tratti di lotta, ossia di decomposizione di basì or- SA ganiche, rispondenti al lavorio biologico delle due forme bacteriche antago- | | — v mistiche; od anche, in altri casi, si tratti di una base organica determinata È dal primo microbio injettato che è velenosa per Valtro. Infatti Brieger 0) | ha già ottenuto l’ immunità degli animali pel bacillus tiphosus mediante le injezioni frazionate di tifotorina. Vaes Dott. EpoARDO BONARDI. (1) Medical Record (Febbraio 1888) e Gazzetta Medica Italiana Lombarda 1888, 24 Marzo, numero 12, pagina 114). i Gerenti: I REDATTORI. Pavia, 1888; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzoni. 0 DI Fs E er q NATURALIEN-COMPTOIR | È La Vien. VII Breitegasse, 9. 0° Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di oggetti di Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in Da italiano, francese ed inglese; spedisce il suo catalogo a chi gliene fa diretta- mente domanda. & È ISTITUTO DI ANATOMIA UMANA DELL'UNIVERSITA DI PAVIA Ù sit p Sp. pr 90 TL II Lit.E. Bruni, Payi Anno X. Giugno 1888. N2. Bollettino Scientifico REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA. PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. Abbonamento annuoItalia I. “| Si pubblica in Pavia Esce quattrovolte all'anno, — > >» Estero » LO|[Uorso Vittorio Eman. N. 73|| Gli abbonamenti si ricevono in Un numero separato. ..» 2|[___|| Pavia dall’Editore e dai Redat- Un numero arretrato . . > <|Ogninum.° è di 32 pag."|| tori. SOMMARIO Z0JA: Statistica dei preparati anatomici esistenti nei varî Istituti della R. Uni- versità di Pavia. — Dott.° MARIA SACCHI: Intorno ai Protisti dei muschi ed al loro incistamento. — BONARDI: Sulle Diatomee di alcuni laghi italiani. Statistica dei preparati anatomici esistenti nei vari Istituti della R. Università di Pavia. Iì signor D.r Prof. Jhon Billings, Direttore della grande Bi- blioteca e del Museo del Ministero delia Guerra a Washington, intende fare una pubblicazione sui Musei anatomici di tutto il mondo, e però si rivolse anche ai Direttori degli Istituti d’Italia, che conservano raccolte di preparati anatomici, per ottenere le desiderate indicazioni. Le domande del signor Dottor Billings si riferiscono spe- cialmente al nome del Museo, al numero dei preparati di ana- tomia normale, di anatomia patologica, di anatomia comparata, di embriologia, e poi anche (cosa curiosa) al numero dei pre- parati di materia medica. Chiede inoltre l'incremento fatto in questi ultimi anni, lo assegno delle dotazioni, se v'è catalogo dei preparati, ecc. Noi riteniamo per fermo che tutti i Direttori delle raccolte anatomiche risponderanno all’appello dell’Illustre Collega ame- ricano, e così potrassi conoscere per questa via il materiale scientifico dell'anatomia del nostro e degli altri paesi. Approfittando dell’opportuna occasione che ci offre lo stesso 34 ‘Iinpessod Isso ep roidoosozoIuI Meredoid IsoIGUINU I 1}gOIPUI 0TOINF uoU 1mqIqSI 1sonb 104 (+) ° D ° sto, è I MD) ta =] Sa . A E = E mMeSogereo iooue tou IMeIedo1d Ip orer]siu un a 1s0duniSde oAop Is eqetedutoo eturoreue | dog (.) se si s E 0001 {008 | 3g | FI | = | "i | "i | a | BEAC) | O1ZUDIVOS: "I [pesi] "© © © 20Ipow BIAYeN] (3) s 5 «= 28821] “N torurogeue metedo1d 02301 3 SRD SI —|-[{|-{=|—-{|{_-|= |ezuaxe0os y | ozuaicos *y {ags1[09Medorgis-owaseg ‘pi DES = Su D a CSS Soa te a E © = jproweiod EPS pre 193ey oso1quog {9981 VIIIRIYOISK IP__ "PI D © r0Ido9s0191U PERE = irexedead.oop nidi 8 1 {-{_-{l--|\|-|J=|- 1490 3 sg 1120 C98I SISO08THI Sep] SS o 5 pei $ e 0G —_ = s = © © s I FARO! = —_ — |-|_ 1805 ezzeSozuen |e981{®!S0]oIs1 po o]eaou solai -93 e:do[ored Ip onauiqeo DG S Sisioise 8PSI _ _ : <= IZ & LOSI TOOI 77 Loi NN CZIOT 0981 CL10q 00SU]N e a (e) 8a 9 E - (1) GLE "Sar =] i si e e IZZn9 tuugoduogo {SEST] * 2 SNIARI s E 0 099U013-0911)93 SO "PI asso A, = bp | (£) 0083 loozrl —- |-|-{={—-{|—-{ Hresues quest ‘d'9 [9851] © * t01do]og S_ © È © -ed eruoreue Ip "PI 9 a S (S) ‘ToIrdoosoIoI i vd na c ss eaedaad 066 mid |(.) << lrzstl — [og — ||| 133eN edieog EsLI[eIeIeduoo e180]018 3 3 (OTO “Ho eiuoreue Ip ‘PI È (3 ai = cora © (e) 8293 [£6st|1EzI|] — [9FIT|008 |9cE | 6% e loz vizo eue Di SÈ ss © c log De aLLI uneLuo rene, po”yeurqgi (o) a ‘7 asi Ss 5 ne; | na | ii nn — — — —_———<—&— — —-—-—-——_—.——-—-—-—- = =) ds 888I |6481|F981|098I]!81|838T[#081|E8I 5 na È n © @ G orenzre 9Q107gpuo] 25 «Ra da ouu® [[eu 1puagsIsa 19p Sa OHSAN THA ANO SERA 3 stone AUOLLAIVIA 3 Sa pi È ESC ILVUVATHd INA OUANON ANON © 2 cod DD — —+——€@€@& S A'o».5 o "i *DIADd IP DIISABALU[),/[9P 13N313S] IDA 19U 17US}SISA 191WOZDUD 17DUDAAUdA 19P OLII ASOYd 35 Per cura di ciascun direttore si è compilato un catalogo dei preparati di ogni Museo. Per l’anatomia umana si è pubblicato un Index dallo Scarpa fin dal 1804, e dall'attuale direttore Prof. Zoja un altro ca- talogo stampato dal 1874 al 1887, che si può dire quasi com- pleto. Zoja. INTORNO AI PROTISTI: DEI MUSCHI ED AL LORO. INCISTAMENTO Ricerche di MARIA SACCHI Dott. în Scienze Naturali, addetta al Laboratorio di Anatomia e Fisiologia comparate dell’ Università di Pavia per il perfezionamento in Protistologia (1). I Gli studi di perfezionamento cha in questi ultimi anni feci nel campo dell’anatomia, dell’istologia e dell’embriologia com- parata (2), e specialmente quelli sulle cellule secernenti, mi hanno convinto di quanta importanza sia, per la spiegazione dei fenomeni biologici che hanno luogo nelle cellule dei tes- suti, e nei tessuti stessi presi nel loro insieme, lo studio degli esseri inferiori. Infatti i metodi delle sezioni e delle dilace- razioni delle parti embrionali o di organismi completamente sviluppati ci pongono sotto gli occhi il risultato di ciò che è avvenuto durante la vita dell’ essere, ma non ci manifestano il processo funzionale in azione. Invece negli esseri unicellu- lari isolati o sociali i quali si possono osservare viventi è più facile farsi un’idea dell'intimo processo dei fenomeni biologi, col vantaggio anche di vederli nei primi loro momenti e quindi non soggetti alle condizioni del loro ulteriore differenziamento. Negli esseri inferiori viventi, oltre le cellule libere, vi sono (1) Porgo i miei più sentiti ringraziamenti all’ onorevole amministrazione del Collegio Ghislieri per il posto di perfezionamento V. E. di cui quest'anno godetti. (2) Maria Sacchi. Contribuzioni all’ istologia ed embriologia dell'apparecchio di- gerente dei batraciî e dei rettili (con due tavole) Atti Soc. It. Sc. Nat. 1886. — Sulla morfologia delle glandule intestinali dei vertebrati. Boll. Sc. 1886. — Sull’istologia dell’ovidotto dei Sauropsidi (con una tavola). Atti Soc. Ita- liana Sc. Nat. 1.87. — Sulla struttura del tegumento negli embrioni ed avannotti del Salmo lacustris, Rend. Ist. Lomb. 1887. 36 pure liberamente viventi altri elementi più semplici dell’orga- nizzazione animale, citodi e plastiduli, la cui importanza si manifesta durante l’evoluzione individuale e specifica dell’es- sere superiore in grado di organizzazione all'elemento mor- fologico costituente. Nella serie dei protisti si trova un immenso materiale di ricerche per lo studio delle sostanze plassiche, quali substrati dei processi biologici. Vi sono sostanze indifferenti o primor- diali, relativamente allo stato delle nostre attuali cognizioni, e vi sono sostanze derivate, quelle cioè in cui comincia ad apparire la divisione del lavoro fisiologico. Il substrato ana- tomico, pertanto, si lega con la funzione, e la sostanza for- matrice dell’organizzazione animale diviene caratteristica del- l'essere vivente. L'importanza biologica di tutta quella nu- merosa serie di esseri che precedette l’altra, pur numerosa, dei metazoi, è oggi così sentita ch'io mi sentii portata a par- ticolari ricerche. Egli è perciò ch'io credetti di scegliere la protistologia come argomento degli studi di perfezionamento in quest'anno, dei quali rendo brevemente conto nel presente lavoro. Sul principio di questi studi mi si presentarono parecchie difficoltà che potei di mano in mano superare, approfittando dei validi insegnamenti e consigli prodigatimi gentilmente dal Professore Maggi. Conoscere innanzi tutto la nomenclatura e la tassonomia protistologica è una delle prime difficoltà che sì presentano, per vincere la quale, oltre la pratica al micro- scopio, occorre un numero grande di libri, e se il consultarli minutamente e replicatamente allunga oltre ogni credere il tempo necessario alle ricerche, esso è ancor più allungato dalla necessità di notare i fatti che si osservano e di dise- gnare quelle forme che presentano delle novità, cosicchè l’anno termina con una quantità di desideri insoddisfatti. Tuttavia ho potuto attendere alla sistematica dei protisti e ad alcune osservazioni biologiche, per le quali dovetti rias- sumere le principali teorie risguardanti l’intima costituzione del corpo degli esseri inferiori. Queste ricerche sull’intima struttura dei protozoi, appli- 37 cate alla spiegazione dei fenomeni citologici dei metazoi, ha fatto lasciare alquanto in disparte lo studio della vita dei protozoi stessi, delle loro relazioni con l’ambiente che li cir- conda e delle modificazioni che ne ricevono. Fra i molti e interessanti lavori sulle forme animali che vivono nelle profondità marine, nell'oscurità, nelle più grandi depressioni e nelle più grandi elevazioni della crosta terrestre, negli estremi di temperatura, di secchezza e di umidità, l’e- lenco dei protozoi appare, fuorchè in alcune importanti ecce- zioni, più scarso di quello degli altri tipi animali, mentre in essi appunto si potrebbero rilevare i fenomeni più elementari dell'adattamento alle varie condizioni di vita. Un particolare argomento biologico su cui rivolsi quest’ anno la mia atten- zione è quello delle adattazioni che vengono ai protozoi per l’alternanza dell'ambiente secco ed umido in cui alcuni di essi sì trovano, in confronto alla vita perennemente acquatica che conducono le specie degli stagni, dei laghi, dei mari. Per forme più elevate, questi fatti furono già osservati, ed ognuno ricorda quanto s’è detto e scritto, da Spallanzani in poi, sulla morte apparente dei rotiferi e dei tardigradi, esposti succes- sivamente al disseccamento e all'umidità. Ma non è stato ri- cordato che nello stesso ambiente in cui vivono i rotiferi e i tardigradi suddetti, cioè nes muschi dei tetti, delle pietre, e degli alberi, nei licheni, nelle epatiche, successivamente esposti alla pioggia e al sole, vivono anche molti protozoi lobosi, ci- liati e flagellati, che devono presentare le stesse adattazioni. Semper nel suo libro Die natùrlichen Eaistenzbedingungen der Thiere, in cui parla delle adattazioni negli ambienti al- ternatamente secchi e umidi a proposito dei tardigradi e dei rotiferi, non prese in considerazione anche i protozoi. ueste riflessioni, insieme alla comparsa dei lavori di Imhof sulle forme animali viventi nelle frullanie, e di Maggi sui protozoi viventi nei muschi degli alberi, mi indussero a studiare i protozoi viventi nei muschi degli alberi, dei tetti e delle pietre, per accertare specialmente quali sono le specie che presentano un’ adattazione a questa particolare alternanza di vita. 38 TE Intorno ai protisti dei muschi scrissero Dujardin nel 1841 e 1852, Perty nel 1846, Ehremberg nel 1853, Leidy nel 1874, Fabre-Dormergue nel 1884, Othm. Em. Imhof (1888) dei quali ri- mando le notizie storiche particolareggiate all'ultimo lavoro del Professore L. Maggi. « Intorno ai protozoi viventi sui muschi delle piante. (Rend. Ist. Lombardo Vol. XXI, Fasc. VI, Serie II°). Nell’Hypnum degli ippocastani egli trovò ventuno specie di protozoi, (di cui sette gimnolobosi, sei tecolobosi, un flagellato e quattro ciliati); fra questi ci sono cinque specie nuove, cioè Amoeba anthyllion, A. velifera, Hyalodi- scus hyalinus, Arcella aureola, Euglypha zonata. Nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio io feci delle osserva- zioni sulle seguenti specie di muschi: 1. Homalothecium (Hypnum) sericeum, su ippocastani di Pavia, 2. Anomodon (Hypnum) viticulosus, su ippocastani di Pavia, 3. Grimmia pulvinata, su lastre di marmo, 4. Una specie dei tetti di cui non mi fu possibile la deter- minazione. Le specie di protisti osservati appartenevano alle classi Bacteria (una specie) Monera (una specie) Fungi (una specie) Flagellata (5 specie) Lobusa (29 specie) Ciliata (13 specie), donde appare che le specie più frequenti che abitano i muschi sono i lobosi, massime i tecolobosi. Classe Bacteria. Gen. Bacillus. Specie. 1. Bacillus viridis V. Thieghem. Habitat — Nell’Homalothecium (Hypnum) sericeum. Osservazione. — Grossi bacilli analoghi a quelli di Van Thieghem, ar- rotondati alle estremità, leggermente compressi nel mezzo. La colora- zione verde invade soltanto la parte centrale, lasciando incolore le estre- mità. Raro. Classe Monera. Gen. Protamoeba Hack. Specie. 2. Protamoeba simplex Hack. Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. — Trasparentissima , irregolare, con movimenti assai lenti, cosparsa qua e là di granuli tenuissimi. Rara. Classe Fungi. Gen. Saccharomyces. Specie. 3. Saccharomyces sp.? Habitat — Nell’Homalothecium sericeum, Osservazione. — Lenticelle irregolarmente avvicinate, ma non a con- tatto, colorate di verde. Raro. Classe Flagellata. Gen. Heteromita. Specie. 4. Heteromita ovata Duj. (Histoire naturelle des Zoophytes - Infusoires. — pag. 298, tav. IV?, fig. 22). Habitat — Nell’Anomodon viticulosus. Osservazione. - Corpo ovoide, più stretto anteriormente; superficie liscia, endoplasma finamente granuloso; con due flagelli che partono dalla estremità più stretta, l’uno lungo due volte il corpo, rivolto an- teriormente, sottile, con movimenti ondulatori regolari, che servono alla progressione ; l’altro è un po’ più grosso e lungo quattro volte il corpo, rivolto all’indietro, lungheggia la faccia ventrale e sporge dal- l’ estremità posteriore del corpo ; talora oscilla liberamente e il movi- mento prodotto dal filamento flagelliforme è uniforme, ma quando ade- risce qua e là ai corpuscoli circostanti trattiene l’infusorio, che si agita vivamente, oppure, contraendosi d’ un tratto lo ritira bruscamente in- dietro. Grosse vescicole contrattili all’estremità anteriore. Da Dujardin fu trovato fra piante acquatiche nell’acqua della Seine, da Saville Kent in una fontana e in acqua fluviale con piante acquatiche. 40 Gen. Cryptomonas. Specie. 5. Cryptomonas globulus Duj. (Loc. cit. pag. 331, ta- vola VII2). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Corpo ovoide verde cosparso di qualche granulo, lungo una volta e mezza la larghezza. — ‘Tenue flagello ad una estremità, lungo quanto il corpo. Gen. Monas Ebhr,. Specie. 6. Monas ovum From. (Etudes sur les microzoaires par Fromentel et M.° Jobard-Muteau — pag. 326, tav. XXIII, fig. 48). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Corpo ovoide, bianco, cosparso di numerosi grossi granuli. Flagello continuamente in moto. — La bocca è situata sotto il flagello. 7. Monas vivipara Ehr., Spumella vivipara (Cienkowski). Habitat — In muschi dei tetti. Osservazione. - Nello stato di fissazione il corpo è generalmente ovoide, più largo anteriormente e assottigliato posteriormente in un pedicello con cui si fissa. Nello stato vagante è assai plastico, e di forma muta- bile, ovata, sferoidale, allungata. È munito di tre flagelli; un flagello, che si stacca dalla parte anteriore centrale, è lungo poco più del corpo (considerato quando assume lo stato di fissazione) e gli altri due che partono lateralmente alla base del primo, sono cortissimi. Nello stato vagante emette pseudopodi che variano di forma, lunghezza, grossezza e numero. Ora è uno solo posto ad una estremità del corpo, corto e grosso, conico, che poi si presenta un po’ laterale all’ asse del corpo, 8’ allunga e forma all’ estremità un piccolo ingrossamento di forma va- ria; poco dopo si vede lo stesso pseudopodo assai ingrossato e raccor- ciato finchè si ritrae, mentre un altro sì forma alla parte opposta. Con- tinuando il corpo a mutare forma ho veduto formarsi tre pseudopodi ; Stein lo figura con quattro pseudopodi due laterali anteriori e due la- terali posteriori. L’ endoplasma è trasparente, contiene numerosissimi corpuscoli rifrangenti costantemente in moto. — V’è una sola vescicola contrattile posta presso la parte mediana del margine laterale. 41 8. Monas globulus Duj. (Loc. cit. pag. 282, tav. IV2, fig. 8). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Corpo globoso, assottigliato alla parte anteriore che porta il flagello, il quale è lungo cinque volte il corpo. Tegumento gra- nuloso. Vescicola contrattile situata anteriormente e molto visibile. Du- jardin trovò questa forma in acqua marina. Classe Lobosa Hack. Ord. Gymnolobosa Hack. Gen. Amoeba Duj. Specie. 9. Amoeba diffluens Duj. (Hist. Nat. des Zoophytes-Infu- soires — Paris 1841, pag. 233, tav. IIl*, fig. l.) Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Trasparente, granulosa, con vacuoli che appajono e scompajono, con numerosi e lunghi pseudopodi arrotondati all’estremità, qualche volta ramificati. 10. Amoeba brachiata Duj. (Loc. cit. pag. 238, tav. IV?, fig. 4). Habitat — Nell Homalothecium sericeum. Osservazione. - Forma assai mutevole. — Trasparente, con pseudo- podi lunghi, assottigliati all’estremità, semplici o bifidi o ramificati, di- ritti o curvi o a linea spezzata. Vescicola contrattile piccola, molto at- tiva. 11. A. guttula. Auerb. (Zeitsch. f. wiss. Zool. tav. 22, fig. 17-18, 1856). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Ameba analoga all’A. guttula di Auerbach. Corpo a forma di clava, arrotondato anteriormente e attenuato posteriormente. Forma abbastanza costante. Endoplasma finamente granuloso. Nucleo non visibile. Due vescicole contrattili. Striscia serpeggiando in linea quasi retta con la parte allargata diretta anteriormente. 12. Amoeba quadrilineata. Carter. Serie II*, Vol. XVIII, pag. 247, 1856. Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. 42 Osservazione. -- Ne trovai un solo individuo. 13. Amoeba sp.? Habitat — Nell’ Homalothecium sericeum. Osservazione. — Ne trovai parecchie che non potei determinare es- sendo incistate. 14. Amoeba radiosa, Auerb. (Loc. cit. 400, tav. XXIs, fig. 1-11). Habitat — In muschi dei tetti. Osservazione. - Ne trovai un solo individuo. 15. — A. anthyliion Maggi (Rend. Istit. Lomb. Ser. IlI2, Vol. XXI, Fasc. VI, Milano 1888). Habitat — In muschi dei tetti. Osservazione. — Corpuscoli gialli e rossi nell’endoplasma. Protoplasma assai fluido, uno o due larghi pseudopodi. - Progressione lenta. 16. A. papillata Mereschkowsky (Studien uber Protozoen des nordlichen Russland. St. Petersburg — pag. 203, tav. XI, fig. 31-32). Habitat — In muschi dei tetti. Osservazione. — Corpo tondeggiante distinguibile in ectoplasma ialino ed endoplasma granuloso. Brevi pseudopodi lobati o digitiformi su tutta la superficie del corpo. Grande vescicola contrattile e un nucleo. Movi- menti lenti con poca deformazione dei pseudopodi. Diametro da 7-8 p. Gen. Trichamoeba From. Specie. 17. Trichamoeba Lieberkihnia Maggi (Rendiconti Isti- tuto Lomb., Milano 1880). Habitat — Nell’HMomalothecium sericeum. Osservazione. - Individuo giovane. Corpo proteiforme generalmente allungato; assottigliato anteriormente in un collo terminato da un lobo piccolo attondato irto di spine; ingrossato posteriormente e terminato da uno o due larghi pseudopodi ectoplasmatici; vescicola contrattile grande e attivissima vicina al nucleo. Movimenti rapidi di strisciamento. si 43 Gen. Hyalodiscus Hertwig e Less. Specie. 18. Hyalodiscus rubicundus Hertwig e Lesser (Ueber Rhi- zopoden und denselben nahestehende Organismen. Arch. f. mik Anat. 1873-74). Habitat — Nei muschi dei tetti, nell’Homalothecium seri- ceum degli ippocastani. Osservazione. - Frequente. 19. H. yalinus Maggi (Rend. Istituto Lombardo, Sez. Il, Vol. XXI, Fasc. VI, Milano 1888). Osservazione. - Individui piccoli e grandi. Endoplasma, mesoplasma ed ectoplasma assai bene differenziati. Due vacuoli nell’endoplasma. In un individuo grande alcuni granuli color giallo d’oro nell’ endoplasma. 20. H. (Plakopus) Korothnerwi Mereschkowsky (Loc. cit., pag. 194, tav. XI?, fig. 20-26). Habitat — Nell’ Homalothecium sericeum. Osservazione. - Forma generale del corpo arrotondata od ovoidale. Endoplasma contenente un nucleo e una vescicola contrattile da cui emanano pseudopodi ora brevi, ottusi e cilindrici, ora lunghissimi ed affilati; il corpo granuloso, affatto incoloro, è circondato da un ampio velo ialino che comprende anche gran parte dei pseudopodi affilati. Di- mensioni: da 9-10 p di diametro. Fu trovato da Mereschkowsky nel Mar Bianco nel 1877. Gen. Nuclearia Cienkows*y. Specie. 21. Nuclearia delicatula Cienk. (Beitràge zur Kentniss der Monaden. — Schultze "s Arch, 1865, vol. 1, pag. 203, ta- vole XII" e XIVàa). Habitat — Nell'Momalothecium sericeum. Osservazione. -- Molti nuclei nucleolati. Una vescicola contrattile. Alcuni nuclei sono verdi. Intorno all’ endoplasma, che occupa quasi tutto il corpo, v'è una zona sottilissima finamente granulosa, di meso- plasma. L’ectoplasma è pure sottile e ialino. La forma del corpo varia; quando è sferica non presenta appendici protoplasmatiche ; quando di- venta poliedrica emette sottili filamenti dagli angoli, corti dapprima quando il poliedro è uncora vicino alla forma sferica, più lunghi quando il poliedro si fa irregolare. 44 22. Nuclearia duplex? Maggi (Una nuova Nuclearia. — Rend. Ist. Lomb., Sez. II*, Vol. XIII, Fasc. XX, Milano 1881). Habitat — Nell’Anomodon viticulosus. Osservazione. — Tondeggiante, aendoplasma cosparso di grossi granuli, contenente quattro nuclei nucleolati, avvicinati e disposti in quadrato. La loro posizione mi fa pensare che si tratti qui di una Nuclearia du- plex in divisione, avendo del resto tutti i caratteri della Nuclearia du- plex Maggi. Ord. Lepolobosa Maggi. Gen. Pseudochlamys Clap. e Lach. Specie. 23. Pseudochlamy patella Claparède et Lachmann (Études sur les infusoires et les rhizopodes. Genève et Bale 1868, pa- gina 443, fig. 5). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Guscio molle di color bruno. Il corpo è incoloro, di forma discoidale. Parecchie vescicole contrattili. Pseudopodi a larghi lobi arrotondati e un po’ allungati. Ord. Thecolobosa Hack. Gen. Difflugia Duj. Specie. 24. Difflugia acuminata Duj. (Loc. cit. pag. 249). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Guscio a forma di un uovo tronco all’ estremità più stretta, con la parte posteriore più larga che finisce in una punta, opaco e ricoperto di granuli di sabbia disposti a reticolazione. 25. D. proteiformis Duj. (Loc. cit. pag. 249). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Guscio ovoidale coperto di granuli di sabbia disposti a reticolazione. Da un’ estremità protendeva un pseudopodo a tre rami corti, grossi. 26. D. sp.? Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Guscio di forma campanulare di colore azzurrognolo coperto di granuli di sabbia disposti in modo da dare un’apparenza em- bricata. 45 Gen. Euglypha Ehr. 27. E alveolata Du}. (Loc. cit. pag. 252, tav. II?, fig.9 e 10). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Dujardin ha descritto sotto questo nome due Euglife che differiscono solo per la presenza in una, la mancanza nell’altra, di cinque spine che si staccano, rivolte all’indietro, dalla parte posteriore del guscio. Io ho pure trovato due Euglife che descriverei come £. al- veolata essendo somigliantissime ai due esemplari di Dujardin. L’una ha guscio di forma generale ovoidale tronca alla parte più stretta, con la parte posteriore non così arrotondata, ma, direi, a sesto acuto, e impressioni digitate piccole distribuite press’ a poco secondo la direzione di due elici in senso inverso e molto allungate. Nella parte posteriore del guscio vi sono, rivolte all’ indietro, da un lato quattro, dall’ altro cinque sottili appendici spinose. Per trasparenza si vede, nel terzo posteriore del guscio, il protoplasma incistato in forma sferoidale. L’altro esemplare ha forma generale ovoi- dale, tronca all’ estremità più stretta; non esistono appendici spinose, le impressioni digitate sono a losanga più grandi di quelle dell’ esem- plare precedente , disposte secondo due elici inverse allungate. Il pro- toplasma occupava poco più della metà del guscio, seguiva poi, verso la parte anteriore, una zona vuota trasparentissima e un’altra piena di sostanza fangosa giallo-verdastra. 28. E. tuberculata Duj. (Loc. cit. pag. 251, tav. II2, fig. 7-8). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. — Guscio di forma ovoidale con tubercoli disposti at- torno secondo due spirali che si incrociano. 29. E. sp.? Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Guscio a forma d’ anfora a collo cortissimo e sottile; trasparente, a superficie liscia. Apertura del collo a margine liscio ; parte posteriore del guscio arrotondata; si vede per trasparenza un pro- toplasma granuloso. 30. E. sp.? Habitat — Nei muschi dei tetti. Osservazione. — Piccola Euglypha cilindrica, terminata posteriormente da un emisfero e anteriormente munita di due uncini laterali ripiegati all’indentro. Si vedono per trasparenza tre masse tondeggianti grandi e addossate che occupano buona parte del corpo. Alcuni granuli sparsi qua e là all’ esterno delle masse. 46 31. E. sp.? Habitat — Nei muschi dei tetti. Osservazione. - Guscio a superficie liscia di forma ovoidale con aper- tura obliqua ad una delle estremità. Nucleo visibile per trasparenza del guscio, posto presso la superficie a metà circa della lunghezza del corpo. Si vedeno pure per trasparenza tanti corpuscoli di varie forme che sono stati incorporati. L'individuo si muove oscillando ed ogni tanto procede per scatti. 32. E. sp.? Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - La sezione ottica del guscio ha forma simmetrica di un poligono oblungo a sette lati; uno posteriore basale, due laterali paralleli, e in direzione perpendicolare alla base, due che riuniscono la base coi laterali, due convergenti anteriormente in un angolo da cui partono in avanti due piccoli denti conici. Il guscio è tutto disegnato ad areole rotonde combacianti. Non si vede per trasparenza struttura interna. Gen. Pleurophrys Clap. e Lach. Specie. 33. Pleurophrys lageniformis Eilh. g. Schulze (Vol. XI, pag. 125, tav. VIlI2, fig. 6-8). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Guscio a forma di fiasco a collo grosso e corto; co- lorato di rosso scuro e coperto di grossi granuli di sabbia che lo ren- dono quasi completamente opaco. Si poteva però scorgere il protoplasma incistato a sfera che occupava tutta la parte sferoidale del guscio, ma non il collo La specie di Schulze è marina. Gen. Nebela Bailey. Specie. 34. Nebela collaris Leidy (Rhizopods in the mosses of the summit of Roan Mountain North Carolina). — (Procedings of the Acad. of Nat. Scien. of Philadelphia. — Parte II*, Aprile- Settembre 1880, pag. 335-336). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Leidy trovò questa specie in Hypnum e Sphagnum delle Montagne Rocciose. Il mio esemplare ha forma di fiasco; il guscio è traversato sette od otto volte da una linea spirale, ed è cosparso di granulazioni sabbiose, 47 Gen. Arcella Ehr. Specie. 385. — Arcella vulgaris Ehr. (Loc. cit.). Habitat — Nell'Homalothecium sericeum e nella Grimmia pulvinata. Osservazione - Guscio molto scuro e quasi opaco, non si potevano quindi distinguere particolarità nel protoplasma dell’ animale. Distinta l'apertura circolare centrale. 36. A. patens Clap. e Lach. (Loc. cit. pag. 446, tav. XXII?, fig. 7). Habitat — Nell'Homa/otecium sericeum. Osservazione. - Guscio emisferico trasparente, incoloro, aperto per l’ ampiezza di tutta la base, da cui esce parte del corpo con pseudopodi grossi arrotondati all'estremità. Una vescicola contrattile ed un nucleo. 87. A. aureola Maggi (Rend. Ist. Lomb., Serie II*, Vo- lume XXI, Fasc. VI. — Milano 1888). Habitat — Nell'Homalothecium sericeum. Osservazione. - Colore giallo dorato. - Quattro nuclei di uguale di- mensione nell’ endoplasma vicino all’ apertura del guscio, disposti a quadrato. Varî altri nuclei sparsi nell’endoplasma e molti globuli di di- verse dimensioni sparsi irregolarmente. Varî pseudopodi filiformi pro- tendono da una parte della periferia. Classe Ciliata. Ord. Holotricha Stein Gen. Holophrya Ebhr. Specie. 38. Holophrya ovum Ebhr. (Infus., pag. 314, tav. XXIII, fig. 7). Habitat —- Nell’Anomodon viticulosus. Osservazione — Forma ovoidale o cilindrica a basi emisferiche ; su- perficie del corpo striata obliquamente. Vescicola contrattile ad un’estre- mità del corpo, all’ altra estremità due piccole salienze che limitano la bocca. | 48 Gen. Colpoda Ehr. Specie. 39. Colpoda cucullus Ehr. (Infus. tav. XXXIX?, fig. 5). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum e nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Corpo uniforme, lungo una volta e mezza quanto è largo, arrotondato posteriormente, più stretto anteriormente. Vescicola contrattile grande collocata posteriormente. Ciglia della regione orale più lunghe di quelle cuticolari. Gen. Cyclidium Ebr. Specie. 40. Cyclidium glaucoma Ehr. (Infus. tav. XXI», fi pag. 245). Habitat — Nell'Homalothecium sericeum e nell’ Anomodon viticulosus. Ed Osservazione. - Corpo ovale, più o meno complesso; bocca ventrale, ciglia lunghe e setolose; una setola assai lunga all’estremità posteriore. Ord. Heterotricha Stein. Gen. Bursaria Miiller. 41. Bursaria truncatella Miller (Infus. pag. 115, tav. XVII. fig. 1-4). Habitat — In muschi dei tetti. Osservazione. - Corpo trasparente, largamente ovato, più grande po- steriormente e leggermente più stretto all’ estremità anteriore che è tronca. Non potei rilevare tutte le particolarità disegnate da Sawille Kent nella tav. XXIX" fig. 1 del Manual of the infusoria part. IV®. Plagiotoma Du]. Specie. 42. Plagiotoma sp.? Habitant — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. -— Osservai questa forma in modo insufficiente, tanto da non poter dire se non che entra nel genere Plagiotoma. 49 Gen. Stentor Oken. Specie. 43. Stentor albus From. (Fromentel e M.° Jobard Muteau. -- Etudes sur les microzoaires, pag. 258, tav. XII, fig. 13-13 ), Habitat — Nell’Homalothecium sericeum e nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Assume forme assai diverse. Ora è cilindrico-ovato con due ciuffi di ciglia nella parte anteriore dalla cui base partono due solchi longitudinali che giungono fino ad un terzo della lunghezza del corpo. Presenta ciglia più corte su due piccoli tratti laterali ai ciuffi e sulla superficie di una vescicola chiara, trasparente che protrude circa a metà della lunghezza del corpo. Ora assume forma di calice, stretto in alto largo e piatto alla base, con i due ciuffi svolti che occupano tutta la parte anteriore, ora assume forma di calice rigonfio al fondo, con un collo e una imboccatura allargata. Ora si riduce quasi sferico, con le ciglia distribuite alla parte anteriore un po’ stretta e appiattita. Esiste una grande vescicola contrattile che sta sempre nella metà anteriore. Vi sono sparsi qua e là grossi granuli. Ord. Peritricha. Gen. Vorticella Linn. Specie. 44. Vorticella microstoma Ehr. (Infus. pag. 311 — 1888). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Nulla di particolare in questo individuo, se non che contiene una gran quantità di grossi granuli verdi chiari. L’ estremità del peduncolo, lungo quanto due volte la parte caliciforme, era fissato ad un granulo verde chiaro. Gen. Cothurnia Ehr. Specte. 45. Cothurnia ovata From. (Etudes sur les microzoaires. -—— Pag. 245, tav. IX2, fig. 1). Habitat — Nell’Anomodon viticulosus. Osservazione. - Lorica trasparente, ovata, lunga quasi una volta e mezza la larghezza, tronca anteriormente e leggermente dilatata; ela- stica; s' allarga e si restringe lentamente. Si vede per trasparenza il corpo chiuso nella cisti ovoidale, appuntato anteriormente, contenente grossi granuli. - Una vescicola contrattile. 90 Ord. Hypotricha Stein. Gen. Chilodon Ehr. Specte. 46. Chilodon cucullus Ehr. (3* mem. 1833, tav. II?, fig. 1, — Infus. 1838, tav. XXXVI?, fig. 6). Habitat — Nell'Anomodon viticulosus e nell’ Homalothecium sericeum. Osservazione. - Corpo molto flessibile, lungo il doppio della larghezza, arrotondato posteriormente. La prominenza labbiata dell’estremità ante- x riore è appuntata e curvata a sinistra; la faccia ventrale è piatta e tutta ciliata, ma le ciglia più sviluppate sono al margine frontale e ul lato sinistro dell’ estremità anteriore; una scanalatura ondulata va dia- gonalmente dall’apice della prominenza labbiata all’apertura orale. Nu- cleo ovato o fusiforme, mediano con distinto nucleolo. Molte vescicole contrattili irregolarmente distribuite. Gen. Aspidisca Ehr. Specie. 47. Aspidisca sp.? Habitat — Nell'Anomodon viticulosus e nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Ne vidi in gran numero, ma non le osservai in modo speciale da poterle classificare. Gen. Oxytricha Ehr. Specie. 48. Oxytricha sp.? Habitat — Nell’Anomodon wviticulosus, nell’ Homalothecium sericeum, nella Grimmia pulvinata, in muschi dei tetti. Osservazione. - Forme frequentissime. Non determinai le specie. , Gen. Glaucoma Ehr. Specie. 49. Glaucoma scintillans Ehr. (Infus. pagina 335, ta- vola XXXVI?®, fig. 5). Habitat — Nell’ Homalothecium sericeum, nell’ Anomodon viticulosus e nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Corpo ovato, depresso, margine intero ed ugualmente 51 arrotondato alle due estremità; vescicola contrattile situata posterior- mente ; apertura orale munita di una membrana vibratile; ciglia su tutta la faccia ventrale e tutt'intorno alla periferia a guisa di frangia. Stria- ture longitudinali sulla superficie del corpo. Questo genere Glaucoma, come pure il genere Cinetrochilum (C. Margaritaceum Max Perty = Glau- coma margaritaceum Ehr. = Cyclidium margaritaceum Ehr.) vengono ora da Saville Kent per varie ragioni considerate nun più come tipi gene- rici indipendenti, già posti nell’ordine Holontricha, di più semplice or- ganizzazione, ma come probabili forme larvali di alcune forme ipotriche, più altamente sviluppate. Vanno pertanto ritenuti come generi prov- visori, Gen. Stylonichia Ehr. Specie. 50. Stylonichia my!ylus Ehr. (3' mem. 1835, tav. VI* — Infus. 1838, tav. XLl?, fig. 9). Habitat — Nell Homalothecium sericeum. Osservazione. — Corpo ellittico lungo più del doppio della larghezza, un po’più largo anteriormente, leggermente incurvato da un lato; estre- mità posteriore munita di tre lunghe setole. Il peristoma occupa tutta la parte sinistra della superficie anteriore ventrale, il suo margine ci- liato è ripiegato all’ indentro e porta una membrana; varî stili anali e ventrali. III. I protozoi, com'è noto, sono forme essenzialmente acqua- tiche e la vita all’ asciutto non può essere per loro che una condizione transitoria, da cui si difendono specialmente col mezzo dell’incistamento. Allo stesso scopo servono in parte i rivestimenti calcarei di alcune specie, e tra le forme viventi nei muschi notai infatti molti tecolobosi (Arcella, Difflugia, Euglypha); ma anche in questi avviene l’incistamento. Non tutti ammettono però l’eva- porazione quale causa unica dell’incistamento, anzi su questo argomento corsero varie opinioni. L’incistamento, osservato per la prima volta nel Colpoda cucullus da Saussure (1769) e de- scritto in una lettera a Bonnet, comunicata da questi a Spal- lanzani, è poi diffusamente descritto da Guanzati (1796) che lo osservò nel suo prodigioso animaluccio delle infusioni da 52 lui chiamato Proteo, che è, a parere di Claparèéde e Lachmann, . l’ Amphileptus moniliger Ehr. Costoro, peraltro, citarono erro- neamente le osservazioni dell'autore milanese riportando come fenomeni di incistamento altri che da Guanzati erano riferiti alla diffluenza, il che giustamente fu osservato dal Prof, Maggi in una nota critica (Intorno all’incistamento del Proteo di Guanzati. — Renl. Ist. Lomb. Ser. II°, Vol. X, Fascicolo VIII. x Da Miiller l’incistamento è ritenuto come una muta, idea che viene pure espressa da Ehrenberg (1838). Da Stein è in- vece spiegato come un fenomeno di metamorfosi (trasforma- zione delle Vorticelle in Acinete). Le osservazioni successive di Claparède, Haime, Cohn, Cienkowsky, Balbiani, Geza Entz e Gruber dimostrarono il fatto che l’incistamento non è comune a tutti i protozoi, ma caratteristico di alcune specie, fatto im- portante perchè vi si vede l’adattazione a speciali condizioni di vita. Ora si ritiene però che l’evaporazione non sia la sola causa di incistamento. Fabre-Domergue (0) trovò che il Colpoda cucullus si dissecca senza incistarsi, mentre è ammesso da molti che l’evaporazione in certi infusori, anzichè l’incistamento, pro- duce la diffluenza. Altre cause di incistamento sono la man- canza di nutrimento, la putrefazione dell'ambiente, e, in ge- nerale, tutte le modificazioni fisico-chimiche nell'ambiente sfa- vorevoli alla vita dell'essere. Tutte queste cause insieme alla evaporazione producono un @ncistamento di conservazione. Vi sono invece due altre sorta d’incistamento che non riguar- dano il presente argomento, e cioè l’incistamento per dige- stione e l’incistamento precedente alla riproduzione scissipara, Fra queste varie sorta di incistamento corre questa diffe- renza, che nella prima l’essere secerne una doppia membrana chitinosa, come si vede dalla sua resistenza alla potassa cau- stica, nelle altre due l’essere secerne una membrana mucosa. Le osservazioni che ho fatto sull’incistamento nei protozoi viventi sui muschi sono le seguenti : (1) Fabre Domergue. Recherches anatomiques et physiologiques sur les infu- soires ciliés, Paris, 1888. x 58 Se si prende un Hypnum o una Grimmia, i quali, dopo molti giorni di tempo asciutto e di sole, si presentino secchi, e se si pone qualche loro frammento in una goccia d’acqua distillata, non si osserva dapprincipio alcuna forma vivente mobile: vi si notano invece moltissime grosse masse rosee e biancastre di rotiferi immobili e ravvolti su sè stessi, e le masse giallastre di tardigradi pure ravvolte ed immobili. Vi sì notano inoltre numerose sferette a doppio contorno, pure immobili, senza appendici, con contenuto talora ialino, talora granuloso, e spesso con un nucleo chiaramente visibile alla parte mediana, le quali altro non sono che le forme di inci- stamento dì rizopodi e di infusorî, di cui in questo stato non si può determinare la specie. Qua e là si vedono anche i gusci di rizopodi tecolobosi come l’Arcella, 1 Euglypha, la Difflugia, ma esse pure immobili e prive di pseudopodi. Nell’interno del guscio sì vede per trasparenza l’essere ravvolto a palla e con doppio contorno, in forma d’incistamento. Ma dopo qualche tempo, da un quarto d’ora ad una mezz’ora, la scena cambia e tanto più rapidamente se si aggiunge sempre nuova acqua. I rotiferi e i tardigradi cominciano a fare dei piccoli mo- vimenti, in seguito a cui a poco a poco si svolgono e si met- tono a camminare nella goccia d’acqua, con moti incerti dap- principio e poi sempre più decisi. È il fenomeno della rivive- scenza osservato già da Spallanzani. Al tempo stesso si no- tano dei leggeri movimenti di rotazione nell’interno delle cisti, le quali sembrano imbeversi d’ acqua, perchè aumentano leg- germente di volume. Dopo alquanto tempo i moti rotatori si fanno più vivi, e da una spaccatura di deiscenza che si forma lungo un meri- diano della cisti, esce lentamente il corpo cellulare del rizo- podo o dell’infusorio. Dapprincipio la sua forma è poco chiara e sono torpidi i suoi movimenti, poi a poco a. poco si desi- gnano meglio le varie parti, il contorno si definisce e il pic- colo essere si pone a nuotare con le sue ciglia o ad emettere i suoi pseudopodi. Se, dopo avere osservato un musco secco, affatto privo di forme mobili e ricco di forme incistate, lo si bagna con acqua 54 distillata, che viene in gran copia e rapidamente assorbita, e se dopo tre o quattro ore, quando i cespi si sono rinverditi e rinfrescati, si osserva qualche goccia dell'acqua che è fra essì compresa, si vedono in essa numerose forme di protozoi mobilissimi. I protozoi mobili si trovano pure nei muschi dopo la pioggia. Se, per converso, facciamo essiccare al sole o all’aria circo- lante un musco umido e pieno di infusorî viventi, notiamo, dopo due o tre giorni, che si riproduce la scena dei rotiferi e dei tardigradi immobili e dei protozoi incistati. Notisi che il disseccamento completo di un musco umido, e quindi l’in- cistamento de’ suoi ospiti, richiede un tempo assai maggiore che non l’inumidimento di un musco secco, che avviene in pochi minuti, e il risveglio dei protozoi che lo abitano il quale si compie in poche ore. Ben altrimenti avviene se si fa dis- seccare sul vetrino porta oggetti la goccia coi protisti. Allora, siccome l’acqua sparisce rapidamente, i protozoi si raccolgono in campo sempre più stretto, e, mancando completamente l’acqua, per la maggior parte diffluiscono o avvizziscono. Se per ren- dere più lenta l'evaporazione si copre la goccia col vetrino sottile, il mancare successivo dell’acqua lo avvicina di troppo al porta oggetti ed anche in questo caso, non per l’evapora- zione, ma per la pressione del vetrino sovrastante, gli infusorf, cominciando dai più voluminosi, vanno man mano diffluendo. Questo insieme di fatti ci conduce a varie riflessioni sulla vita dei protozoi nei muschì e sulla alternanza tra la loro forma libera e la forma incistata. Fabre-Domergue e altri che osser- varono gli effetti dell’evaporazione sugli infusorî ciliati, con- clusero che essa, piuttosto che a farli incistare, tende a farlì diffluire, e quindi ammisero l’evaporazione come una causa affatto secondaria dell’ incistumento. Eppure i fatti citati per i muschi dimostrerebbero che l’ evaporazione è la principale causa di incistamento per i protozoi che ci vivono. Ma non bisogna dimenticare che ben altrimenti avviene l’evaporazione per una piccola goccia d’acqua posta sul vetro de! micro- scopio, che non trai cespi dei muschi. L’evaporazione di una goccia, specialmente d'estate, avviene truppo rapidamente per- nò chè l’infusorio abbia il tempo di prepararsi all’ incistamento col ravvolgersi a palla, e di secernere i due strati chitinosi e lo strato mucilaginoso che formano gli involucri delle cisti di conservazione. Invece fra i cespi del musco l’evaporazione avviene con grande lentezza, sia per l'enorme quantità di acqua che è assorbita dal vegetale e dal terriccio che gli fa da base, sia per la difesa che l’intricato bosco muscoso offre all’azione dei raggi solari. Data una evaporazione così lenta, gli infusorî hanno tutto il tempo di prepararsi all’ in- cistamento e di compierlo. Non devesi dunque dire che l’ evaporazione è una causa secondaria dell’incistamento, sibbene che l’ evaporazione ra- pida conduce più alla diffluenza che all’incistamento e \ eva- porazione lenta conduce all’ incistamento. Oltre a questa par- ticolare condizione, offerta dalla vita nei muschi, vale poi, per gli infusorî che in essi vivono, una circostanza speciale, ossia l’adattazione a questo genere di vita, almeno per quelle forme che più comunemente ne sono ospiti e non soltanto av- ventizie. Quanto allo stato di vita latente in cui si trovano i pro- tozoi nel periodo di secchezza, Fabre-Domergue ammette la dis. seccazione completa delle forme incistate, notando che, se la cisti e l’infusorio sono prontissimi ad assorbire l’acqua quando vengono bagnati, devono essere altrettanto pronti ad emet- terla per l’ evaporazione. Ora qui si può osservare che anzi. tutto l’ espressione di disseccamento complelo non ha un va- lore assoluto, se non intendendoia come completa mancanza di acqua; e in questo caso è affatto improbabile si trovino organismi incistati, i quali contenendone normalmente in gran copia nel loro corpo, dovrebbero, qualora la perdessero tutta, ridursi con l’incistamento a un volume tre o quattro volte minore del solito, il che non avviene. È inoltre impossibile negare un'azione di protezione sia alla forma sferica che pre- senta il massimo volume con la minima superficie, sia alle tre membrane di incistamento. Pure incistandosi, l’ infusorio si disseccherà in parte, ma sempre assai meno che se si fosse mantenuto nella sua forma ad ampia superficie e privo delle membrane involgenti. dai x: ;) mal I NT DIRO ld —> 56 L'ambiente stesso del musco, anche nello stato di maggiore secchezza, non raggiunge mai l’estremo di una assoluta man- canza d’acqua, e quindi neppure possono raggiungerlo le cisti che vi si trovano nascoste; inoltre l'adattamento alla vita di siccità tanto per i muschi, come per i rotiferi e per i pro- tozoi deve stare in relazione con le condizioni meteoriche che lo hanno determinato, e non può spingersi ad un estremo che corrisponda a condizioni affatto eccezionali. Ove la siccità ec- cedesse il grado determinato dal ritmo medio di alternanza fra le piogge e l’asciutto, anche gli organismi adattati per un certo grado di siccità dovrebbero perire. Balbiani pensa che la membrana d’inviluppo s’ oppone all’ evaporazione del- l’acqua e che quando questa è completamente scomparsa dal protoplasma esso perde la proprietà di rivivere. Le esperienze fatte sui rotiferi, tenendoli per parecchi giorni nel vuoto secco della campana pneumatica, non provano il dis- seccamento completo delle parti interne del loro corpo, es- sendo noto che questi animali, come la maggior parte degli artropodi, hanno l'attitudine di chiudersi perfettamente nel loro dermascheletro in modo da sottrarsi alle influenze esterne e quindi anche all’ evaporazione. È noto che gli insetti che muoiono rapidamente nell’ aria o nell’acqua.contenente sostanze tossiche o narcotiche anche in piccola quantità, si conservano invece assai più a lungo accrescendo la quantità del veleno e ciò perchè, accorgen- dosi allora delle mutate condizioni, chiudono le aperture delle stigme, e rinserrati completamente nella loro teca chitinosa si sottraggono all’ azione dell'ambiente. Tutto dunque con- duce a credere che l’incistamento abbia un'azione protettiva anche contro l’evaporazione. 57 SULLE DIATOMEB DI ALCUNE LAGHI ITALIANI NOTA del Dottor EDOARDO BONARDI Assistente al Museo e Laboratorio di Anatomia Comparata dell’ Università di Pavia. Sì sono occupati delle Diatomee dei laghi italiani i seguenti osservatori: F. Castracane pel lago di Como (1), L. Maggi pel lago Maggiore @), M. Lanzi pel lago di Bracciano (8), C. Parona pel lago d'Orta (£, lo scrivente pei laghi d’Orta e d’Idro (9), Le osservazioni del signor conte ab. F. Castracane pel lago di Como furono fatte su un saggio di fango finissimo del fondo del lago, ‘ottenuto con uno scandaglio dal Dott. Casella, alla profondità di 400 m. In codesto saggio di fango, quasi esclu- sivamente composto da spoglie silicee di Diatomee, ne sareb- bero state determinate 75 specie di cui una appartenente al gen. Achnantes, quattro al gen. Achnanthidium, una al gen. Amphora, due al gen. Campylodiscus, una al gen. Ceratoneis, una al gen. Cocconeis, sei al gen. Cyclotella, sei al gen. Cym- bella, due al gen. Cymatopleura, due al gen. Denticula, tre al gen. Diatoma, una al gen. Encyonema, cinque al gen. Epi. themia, quattro al gen. Fragilaria, quattro al gen. Gompho- nema, due al gen. Melosira, una al gen. Meridion, sei al gen. Navicula, due al gen. Nitzschia, una al gen. Odontidium, sei (1) Castracane F. — Studio su le Diatomee del lago di Como. (Atti dell’ Ac- cademia pontificia de’ nuovi Lincei. Tomo XXXV, 21 maggio 1882). (2) Maggi L. — Sull’analisi protistologica dell’acqua del lago Maggiore estratta a 60 m. di profondità, fra Angera ed Arona. (Rendiconti del R. Istituto lom- bardo. Serie II*, Vol. XV, Fasc. IX-X, 1882). (3) Lanzi M. — Ze Diatomee raccolte nel lago di Bracciano. (Atti dell’ Acca- demia pontificia de’ nuovi Lincei. Tomo XXXV, 21 maggio 1882). (4) Parona C. — Prime ricerche intorno ai Protisti del lago d’ Orta, con cenni della loro corologia italiana. (Bollettino Scientifico di Pavia. Anno II, N. ], maggio 1580). ti (5) Bonardi E. — Sulle Diatomee del lago d’ Orta. (Bollettino Scientifico di Pavia. Anno VII, N. 1, maggio 1885). Idem Sulle Diatomee del lago d’ Idro. (Bollettino Scientifico di Pavia. Anno X, N. 3, 1888). ie) al gen. Pinnularia, una al gen. Pleurosigma, due al gen. Stau- roneîis, tre al gen. Surirella, sei al gen. Synedra, una al gen. Tabellaria, ed una al gen. Tryblionella. Le specie più abbondanti sarebbero senza confronto quelle del gen. Cyclotella, sicchè l’autore non esita a dichiarare « che dalla abbondanza delle Ciclotelle in un deposito qualunque il geologo viene autorizzato ad arguire che le forme costituenti quel tripoli o quella farina fossile vegetarono in seno ad un lago ». Una specie è nuova — il Campylodiscus larius: Castr. Il Castracane dopo aver dimostrato che la Nitzschia pecten Brun, frequente nel lago Lemano, in quelli di Bourget e di Annecy, nonchè nel lago Eriè non è punto una Nitzschia ma una Fra- gilaria (Fragilaria pecten Castr.) afferma che è dominante nella belletta che occupa le massime profondità del lago di Como, e la presenta come una specie pelagica, accennando alla pos- sibilità di stabilire anche per la Diatomologia lacustre, come già s'è fatto per la marina, una florula litoranea ed una pe- lagica. Le osservazioni diatomologiche sul lago Maggiore il chia- rissimo Prof. L. Maggi le istituì in occasione dell'esame pro- tistologico ch'egli fece dell’acqua di quel lago, estratta a 60 m. di profondità ed a 400 m. di distanza dalla riva fra Arona ed Angera. I campioni d’acqua studiati presentavano un deposito nel quale erano contenute le Diatomee. Ne determinò 21 specie e 6 varietà: quattro apparterebbero al gen. Melosira, una al gen. Cyclotella, quattro al gen. Navicula, una al gen. Stau- roneîs, due al gen. Cocconeis, una al gen. Achnanthes, una al gen. Nitsschia, una al gen. Epithemia, una al gen. Am- phora, una al gen. Cymbella, una al gen. Diatoma, una al gen. Fragilaria, cinque al gen. Synedra, una al gen. Asterio- nella, ed una al gen. Gomphonema. Il Dott. Matteo Fanzi studiò le diatomee del Lago di Brac- ciano ottenute tanto dalla filtrazione dell’acqua della super- ficie del Lago, ad oltre un chilometro dalla spiaggia, quanto dalla raccolta delle alghe che rivestono gli scogli del Lago. 59 Fa notare come Ja raccolta di filtrazione sia caratterizzata dalla sopraricordata Fragilaria pecten Cstr. (Nitzeschia pecten Brun). Vi determinò anche la Cyclotella comta Ehr, rinvenuta nel Lago di Zell dal Griinow; la Cyclotella comensis Grin, e l’Asterionella formosa Hass, comune in Inghilterra, osservata nel lago Erié ed in quello di Ginevra e che il Dott. Lanzi dice d’aver pel primo osservata in Italia, quantunque il Professore Maggi (Mem. cit. 11 maggio 1882) l'avesse già, poco prima, veduta nel Lago Maggiore. Nella florula diatomologica litoranea del Lago di Bracciano il Lanzi notò la quasi assoluta mancanza delle specie pela- giche, all’infuori di pochissimi individui della Cyclotella comta. Sarebbero invece copiose le specie dei gen. Gomphonema, Rhoicosphenia, Epithemia, Synedra, Cymbella, Cocconeis; meno abbondanti le specie dei generi Navicula, Amphora, Nitsschia, Fragilaria, Surirella, Cymatopleura. Le specie di Diatomee finora determinate nel Lago di Brac- ciano sarebbero 65, di cui quattordici appartenenti al genere Navicula, una al gen. Pinnularia, una al gen. Stauronets, due al gen. Mastogloja, una al gen. Pleurosigma, cinque al gen. Cymbella, due al gen. Amphora, due al gen. Cocconeis, due al gen. Achnanthes, cinque al gen. Gomphonema, una al gen. FRhotcosphenia, cinque al gen. Fragilaria, sei al ge- nere Synedra, una al gen. Astertonella, tre al gen. Nitzschia, cinque al gen. Epithemia, due al gen. Cymatopleura, quattro al gen. Surtrella, una al gen. Meridion, due al gen. Cyclotella. Le mie ricerche diatomologiche sul lago d'Orta le eseguii su materiali fornitimi dal chiarissimo signor professore com- mendatore P. Pavesi. Erano: un saggio di fango di fondo estratto dalla massima profondità del Lago (147 m. — in faccia ad Oira) ed un saggio d’acqua litoranea, contenente alghe, limo, mucosità delle roccie, ecc. Cercai invano nel fango di fondo la Fragilaria pecten Cstr., l’ Asterionella formosa Hass. e le altre forme che si vogliono ritenere pelagiche. Determinai 52 specie di Diatomee di cui una appartenente al gen. Achnanthes, una al gen. Cocconess, tre al gen. Gomphonema, una al gen. Amphora; cinque al 60 gen. Cymbella, sedici al gen. Navicula, tre al gen. Pinnularia tre al gen. Stauroneis, una al gen. Pleurosigma, una al ge- nere Cymatopleura, tre al gen. Surirella, due al gen. Nitsschia, due al gen. Fragilaria, una al genere Synedra, una al ge- nere Tabellaria, due al gen. Cyclotella, due al gen. Melosira. Le forme più comuni sarebbero la Cyclotella operculata Ag., la Fragilaria capucina Desm., la Fragilaria mutabilis Griin., la Synedra ulna Ehr. la Surirella biseriata Breb., la Navicula appendiculata Ktz. la Navicula vulgaris Heib., la Cymbella variabilis \Vartm., la Cymbella lanceolata Ebhr., il Gamphonema intricatum Ktz. Di queste specie comuni poi emergono per estrema abbon- danza quelle dei gen. Cyclotella, Fragilaria, Navicula, Cym- bella. Le Ciclotelle non sono però più copiose delle altre. Nel sopracitato studio protistologico sul lago d'Orta il chiarissimo Prof. C. Parona così si esprime a proposito delle Diatomee: « Di Diatomee, senza che ne facessi apposite ricerche, ebbi campo di rimarcare molte specie, principalmente appar- tenenti alle Melosire (M. crenulata), alle Navicule, alle Gom- phonema, alle Cimbelle, alle Sinedre (S. acula, S. italica), alle Pinnularie, alle Surirelle, alle Eunozie, alle Denticule (D. fri- gida) alle Tabellarie, alle Fragilarie, alle Cocconeme, alle Gi- rosigme, (G. curvula) ecc. ». Il Prof. P. Pavesi mi procurò gentilmente anche due saggi di fango del lago d'Idro; l’uno estratto ad una notevole pro- fondità, in faccia a Daone (fango tenuissimo, marnoso) l’altro raccolto a poca profondità alla foce del Chiese (fango ghiaioso). In questi due campioni di fango determinai 48 specie di Dia- tomee, così distribuite: due al gen. Achnanthes, una al genere Cocconeis, tre al gen. Gomphonema, tre al gen. Epithemia, una al gen. Himanthidium una al gen. Ceratoneis, una al ge- nere Amphora, cinque al gen. Cymbella, dodici al gen. Na- vicula, una al gen. Pinnularia, una al gen. Pleurosigma, una al gen. Cymatopleura, due al gen. Surirella, due al gen. Nitz- schia, una al gen. Fragilaria, due al gen. Denticula, due al gen. Odontidium, quattro al gen. Synedra, due al gen. Cyclo- tella, ed una al gen. Melosira. 61 Le specie più abbondanti sarebbero alcune del gen. Cym- bella (Cym. variabilis Wartm, Cym. cymbiforme Breb). e del gen. Navicula (Nav. appendiculata Ktz. e Nav. crytocephala W. Sm.). Le specie del gen. Cyclotella, sono abbondanti, ma meno delle ricordate appartenenti ai gen. Cymbella e Navicula. Finalmente dirò che neppure nel fango di fondo del lago d'Idro mi fu dato finora di osservare la Fragilaria pecten Castr. nè le altre specie di Diatomee ritenute pelagiche. POLIA UTA WWE (©) [(—) ELENCO DELLE DIATOMEE finora osservate nei laghi italiani. . Achnanthes exilis Ktz. (Laghi di Como, d’Orta, d’Idro e lago Maggiore). » flexella Breb. (Laghi di Como e d’Idro). » lanceolata Breb. (Laghi di Como e di Bracciano). . Achnanthidium lineare Sm. (Lago di Como). » microcephalum Ktz. (Lago di Como). Amphora ovalis Ktz. (Laghi di Como, d’ Orta, d’Idro e di Bracciano). » minutissima Sm. (Lago Maggiore). ; . Asterionella formosa Hass. (Lago di Bracciano e lago Maggiore). . Campylodiscus noricus Ehr. (Laghi di Como e d’Idro). (Sin. Surirella norica Ktz). . Campylodiscus larius Cstr. (Lago di Como). . Ceratoneis arcus Ehr. (Laghi di Como e d’Idro.. . Cocconeis pediculus Ebr. (Laghi d’Orta, d’Idro e di Bracciano e lago Maggiore). » placentula Ktz. (Laghi di Como e di Bracciano). » puncila Ktz. (Lago Maggiore). . Cyclotella antiqua Sm. (Lago di Como). » comta Ehr. (Lago di Bracciano). » comta var comensis Grin. (Lago di Bracciano). » dendrochera Ehr. (Lago di Como.. » Kiitzingiana Ihoc. (Laghi di Como, d’Orta e d’Iaro). » operculata Ag. (Laghi di Como, d’Idro, d’ Orta e lago Mag- giore). » operculata var antiqua Brun. (Lago Maggiore). » punctata Sm. var. Cesatii Cstr. (Lago di Como). » sinensis Ehr. (Disclopea). (Lago di Como). .- Cymatopleura elliptica Breb. (Laghi di Como e di Bracciano). » solea Breb. (Laghi di Como, d’Orta, d’Idro e di Bracciano. . Cymbella affinis Ktz. (Laghi di Como e di Bracciano). » cymbiforme Breb. (Laghi di Como, d’Orta e d’Idro). (Sin. Cym. gastroides Ktz.). .- Cymbella cuspidata Ktz. (Laghi di Como e d’ Orta). » caespitosum Ktz. (Sin. Encyonema crespitosum Ktz). (Laghi di Como, di Bracciano e d’Idro). . Cymbella caspitosum, var. pediculus Brun. (Lago Maggiore). » cistula Hemp. (Lago di Bracciano). » delicatula Ktz. (Lago di Como). » Ehrenbergii Kt. (Laghi di Bracciano e d’Idro). » gracilis Ehr. var. laevis Brun. (Lago d’ Orta). » lanceolata Ehr. (Laghi d’Orta, d’Idro e di Bracciano). » maculata Ktz. (Lago di Como). » obtusiuscula Ktz. (Lago di Como). » variabilis Wartm. (Laghi d’Orta e d’Idro). . Denticula crassula Négeli. (Lago di Como). ME elegans Ktz. (Lago d’Idro). » frigida Ktz. (Lago d’Idro). . Diatoma Ehrenbergii Ktz. (Laghi di Como e Maggiore). » elengatum Ag. (Laghi di Como e d’Idro). » tenue Ag. (Lago di Como). . Epithemia argus Ehr. (Laghi di Bracciano, d’Orta e d’Idro). » granulata Ktz. (Lago di Como). » gibba Ktz. (Lago di Bracciano). » ocellata Ktz. (Laghi di Como, d’Idro e di Bracciano). » sorex Ktz. (Laghi di Como e di Bracciano). » turgida W. Sm. (Laghi di Como e di Bracciano). » zebra Ehr. (Lago d’Idro). . Fragilaria capucina Ktz. (Laghi di Como, di Bracciano e d’ Orta). » capucina var. acuminata Griin. (Lago di Bracciano). » construens Griin ed Ehr. (Laghi di Como e di Bracciano). » mutabilis Griin. (Laghi di Como, di Bracciano, d’Orta e d’Idro). » pacten Cstr. (Laghi di Como e di Bracciano). (Sin. Fr. crotonensis Edw. Nitzschia pecten Brun). . Fragilaria rhabdosoma Ehr. (Lago Maggiore). . Gomphonema acuminatum Ehr. (Lago d’ Orta). » augur Ehr. (Lago di Bracciano). » capitatum W. Sm. (Lago di Bracciano). » constrictum Ehr. (Laghi di Bracciano, d’Idro, d’Orta e lago Maggiore). » dichotomum Ktz. (Laghi di Bracciano e d'Idro). » geminatum Ag. (Laghi di Como e di Bracciano). » intricatum Ktz. (Laghi di Como, d’Orta e d’ Idro). » mustela Ehr. (Lago di Como). » vibrio Ehr. (Lago di Como). . Himanthidium arcus Ebr. (Lago d’Idro). . Mastogloja Smithii Thw. (Lago di Bracciano). + Melosira arenaria Moore. (Laghi di Como e Maggiore). » binderiana Ktz. (Lago Maggiore). » distans Ebr. (Laghi di Como, d’Orta e d’Idro). » orichalcea Wart. (Lago d’ Orta). » » var. crenulata Brun. (Lago Maggiore). » spinosa Grév. (Lago Maggiore). : Meridion circulare Ag. (Laghi di Como e di Bracciano). + Navicula affinis Ebr. (Laghi d’Orta e d'Idro). 63 77. Navicula affinis var. amphirhynchus Brun. (Lago Maggiore). 78. » » » ambigua Ehr. (Lago di Bracciano). amphigomphus Ehr. (Lago d’ Orta). appendiculata Ktz. (Laghi d’ Orta e d’Idro). bacillum Ehr. (Lago d’Orta). biceps Ehr. (Lago d’ Orta). cryptocephala W. Sm. (Laghi di Como, d’Idro e d’ Orta). » var. lanceolata Ktz. (Lago di Bracciano). elliptica Ktz. (Laghi di Como, di Bracciano, d’Orta e d’Idro). firma Grin. (Lago d’ Idro). gastrum Ehr. (Lago di Bracciano). gibba Ktz. (Lago d’Idro). gracilis Ktz. (Lago di Bracciano). hebes Balfs. (Lago di Como). lanceolata W. Sm. (Lago d’ Orta). limosa Ktz. (Laghi di Bracciano e d’ Orta). » var. bicuneata Grin. (Lago di Bracciano). mesolepta Ehr. (Laghi d’ Orta e d’Idro). minutissima Rab. (Lago Maggiore). neglecta Breb. (Laghi di Bracciano, d’Orta e d’Idro). oculata Breb. (Lago d’Idro e lago Maggiore). pupula Ktz. (Laghi d’ Orta e d’Idro). pusilla W. Sm. (Lago d’Idro). Rheinardtii Griin. (Lago di Como). rhynchocephala. (Lago di Como). » var. leptocephala Brun. (Laghi d’Orta e d’Idro). radiosa Ktz. (Lago di Bracciano). roteana Griin. (Lago di Bracciano). serians Ktz. (Lago di Como). vulgaris Heib. (Lago di Bracciano). » Heib. var. lacustris Brun. (Laghi Maggiore, di Orta e d’ Idro). viridula Rab. (Laghi di Bracciano e d'Orta). acicularis W. Sm. (Lago d’ Orta). amphyoxis W. Sm. (Lago di Bracciano). Brebissonii W. Sm. (Lago di Bracciano). communis Rab. (Lago Maggiore). linearis W. Sm. (Laghi di Como, d’Orta e d’Idro). sigmoidea. (Lago di Como). thermalis. (Lago d’ Idro). . Odontidium hyemale Ktz. (Laghi di Como e d’Idro). » anceps Ehr. (Lago d’ Idro). 118. Pinnularia acuta W. Sm. (Lago di Como). gracilis Ehr. (Lago di Como). nobilis Ehr. (Laghi di Como e d’ Idro). oblonga Rab. (Laghi di Como e d’ Orta). radiosa Rab. (Lago di Como). stauroptera Rab. (Lago d’Octa). » var. interrupta W. Sm. (Lago di Bracciano). viridis Rab. (Lago d’Orta). 64 126. Pleurosigma attenuatum Sm. (Lago di Como). 127. » acuminatum Grin. (Laghi d’ Orta e d’ Idro). 128. Rhoicosphenia curvata Griin. (Lago di Bracciano). 129. Stauroneis linearis Ehr. (Lago di Como). 130. » gracilis Sm. (Lago d’ Orta). 131. » platystoma Ehr. (Lago d'Orta e lago Maggiore). 132. » punctata Ktz. (Lago di Como). 133. » phoenicopterum Ehr. (Lago di Bracciano). 134. » truncata Rab. (Lago d’Orta). 1385. Surirella augusta Ktz. (Lago di Bracciano). 136. » biseriata Breb. (Laghi di Como e d'Orta). 137. » linearis W. Sm. (Laghi di Como e di Bracciano). 138. » ovalis Breb. (Laghi d’ Orta e d’Idro). 139. » ovata Ktz. (Laghi di Como e di Bracciano). 140. » splendida Ehr. (Laghi di Bracciano e d’Orta). 141. Synedra acuta Ehr. (Lago di Como). 142. » affinis var. subtilis Grin. (Lago di Bracciano). 143. » amphicephala Ktz. (Lago di Como). 144. » capitata Ehr. (Lago Maggiore). S 145. » delicatissima Sm. (Lago di Como). 146. » gracilis Ktz. (Lago d’Idro). 147. » acqualis Ktz. (Lago di Como e lago Maggiore). 148. » longissima Sm. (Laghi di Como e di Bracciano). 14). » lunaris Ebr. (Lago d’Idro). 150. » rumpes Ktz. (Lago Maggiore). IO%. » ulna Ehr. (Laghi di Como, di Bracciano, d’Orta e d’ Idro). 152. » » var. spatulifera Grin e lanceolata W. Hrk. (Lago di Brac- i ciano). 153. » tenuis Ktz. (Lago d’ Idro e lago Maggiore). 134. » vitrea forma longirostris Grin. (Lago di Bracciano). 155. Tabellaria flocculosa. (Lago di Como e d’ Orta). 156. Tryblionella angustata Sm. (Lago di Como). Gerenti: I REDATTORI. Pavia, 1888; Prem. Stab. Tip. Suce. Bizzoni. r ®* x NATURALIEN-COMPTOIR D. L . Kger S Vien. VII Breitegasse, 9. Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di oggetti di Storia Naturale ; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in italiano, francese ed inglese; spedisce il suo catalogo a chi gliene fa diretta- mente domanda. Anno X. Settembre e Dicembre 1888. Near Bollettino Scientifico REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA. PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. Abbonamento annuoItalia T.. s| Si pubblica in Pavia Esce quattrovolte all’anno. — > >» Estero » =", Uorso Vittorio Eman. N. 73|| Gli abbonamenti si ricevono in Un numero separato . . » 2l[________||\ Pavia dall’Editore e dai Redat- Un numero arretrato . . » <|Ogninum.® è dî 32 pag."|| tori. 2Z0JA: Cenni storici sopra il Gabinetto d’ Anatomia umana della R. Univer- sità di Pavia. — SCARENZIO: Trofismo ipertrofico mutilante. — MAGGI: An- tichità delle sinostosi. — Z0JA: Intorno al mucrone dell’angolo della man- dibola del Sandifort (Apofisi \emurinica dell’Albrecht). — CATTANEO: Note sui Protozoi lacustri. — REMOR: Sopra alcune ricerche antropometriche , specialmente della cava ascendente. - MAGGI: Distinzione delle vampi- relle e loro posto tra gli esseri organizzati secondo Dangeard. — Recen- sioni. — Concorsi. — Notizie universitarie di Pavia. Cenni storici sopra i Gabinetto di Anatomia umana della R. Università di Pavia del Prof. GIOVANNI ZOugJA. Giunto ormai al termine del riordinamento definitivo del Gabinetto anatomico che da quasi cinque lustri ho l’onore di dirigere, pubblicato in sette distinti fascicoli l’elenco descrit- tivo di tutti i preparati in esso conservati, trovo opportuno completare il non breve nè agevole lavoro con alcuni cenni storici che hanno rapporti intimi col Gabinetto stesso. Nel trattare dell’origine e dello sviluppo di questo Museo, che fu il primo a sorgere in Italia, mentre anche all’ estero non ne esistevano di simili che privatamente, e che fino dai 66 suoi primi momenti riescì a spargere larga fama di sè, si prova un desiderio assai forte e naturale che ci spinge attra- verso i secoli passati per conoscere come e da chi ebbero sor- gente e vita le prime raccolte di pezzi anatomici. Col pensiero si corre volentieri a contemplare la bella collezione dei fra- telli Hunter (1), e con maggiore interesse a considerare Ruysch intento alle sue stupende e storiche injezioni (2); e più in- dietro di un secolo a vedere il sommo ed infelice Vesalio a comporre uno scheletro (3); e prima di lui ai tempi del Mon- dino (4), e più indietro ancora, perchè tutti gli amanti del- l'anatomia avranno tentato quanto poteva capitar loro in mente per conservare al più possibile i materiali dello studio. Ma la storia dei Musei anatomici è opera lunga e fuori della mia portata. Mi restringo quindi al mio assunto ed entro sen- z’altro in argomento. La storia del Gabinetto anatomico dell’Università di Pavia dev'essere necessariamente divisa in cinque periodi corrispon- denti ai cinque direttori che s'ebbe dalla fondazione ad oggi, ciascuno dei quali introdusse nel Gabinetto stesso più o meno rilevanti modificazioni. PRIMO PERIODO (dal 1772 al 1783). Fondatore e Direttore GIACOMO REZIA. Giacomo Rezia fu indubbiamente quello che pose la pietra fondamentale del Gabinetto di anatomia umana dell’ università di Pavia, allestendo con maestria alcuni preparati fin dai primi anni in cui venne chiamato a coprire la cattedra di anatomia nella nostra Università. A lui quindi si deve meritamente somma lode per avere per il primo iniziata una raccolta di ben intese preparazioni, le quali aumentarono successiva- mente in numero e in pregio per modo, che ben presto que- sto Gabinetto anatomico si acquistò una fama imperitura. Ma se è giusto tributare questo merito al Rezia non è men doveroso ed equo riconoscere che l’idea germinale e il pro- getto di fondare un Museo di anatomia in questa Univer- sità, appartiene tutta a Pietro Moscati, maestro e predeces- 67 sore del Rezia e a lui affezionatissimo (5). Di fatto il Mo- scati, prima ancora di lasciare libera la cattedra di Pavia, preoccupavasi della sorte del Rezia, e quando nell’ autunno del 1772 passava a Milano col titolo di Regio Professore di medicina chirurgica (6), consigliava il Rezia di domandare per sè al Geverno l’insegnamento di Anatomia e di Istituzioni chi- rurgiche, che il Moscati lasciava vacante; e siccome il Rezia per la sua giovane età non poteva ancora produrre titoli scien- tifici atti a conseguire il posto domandato, lo stesso Moscati suggeriva al Rezia di promettere al Governo, che quanto prima avrebbe dato qualche pubblico saggio in materie anatomiche, e che, fornito di necessari comodi e spese, andrebbe a poco a poco fabbricando un Museo anatomico, troppo necessario alla Università innalzata come ora è (7). Il Rezia succedeva al Moscati nell’insegnamento dell'Ana- tomia e della chirurgia nel novembre 1772, e, sempre sotto gli eccitamenti dell’ amorevole maestro, sì mise tosto all’ opera col deliberato proposito di iniziare un Gabinetto di anatomia. Uno dei primi preparati fornitici dal Rezia riguarda l’arteria aorta con tutte le sue principali diramazioni isolate e distese sopra apposita tavoletta. Questo preparato, che si conserva ancora in buono stato nel Museo (8), è fatto secondo i dettati di Veslingio e di Bartolino, ma se da un lato, come ben disse il Panizza (9), dimostra l’abile industria anatomica, offre dal- l’ altro lato lievissimi vantaggi all'insegnamento, perchè così vengono slegati tutti i rapporti che assumono i vasi cogli altri organi, sia durante il loro tragitto, sia nella loro di- stribuzione. Non tardò ad avvedersi di tanto inconveniente il Rezia medesimo, il quale, cambiando procedimento, soddi- sfece poi a questo precipuo bisogno con altre importanti e pregevoli preparazioni. Alcun tempo dopo il Rezia aveva già potuto raccogliere preparati anatomici in un certo numero, poichè in una lettera (o meglio minuta di lettera), senza data, da lui scritta al Conte di Firmian (10), parla alquanto diffusamente di tale suppellet- tile scientifica; e discorre inoltre di scaffali ordinati, ma non ancora costruiti, per custodire i preparati stessi. Da questa MITA 68 lettera medesima e dalla nota postavi in calce, si rileva in quale considerazione fosse tenuto il Rezia dal Governo, dispo- sto, come ivi si manifesta, a concedergli non una ma più sale per il nascente Gabinetto anatomico. Lo stesso Governo lo in- coraggiava in pari tempo a studiare disegni e luogo per erigere la stanza (teatro) anatomica (11), della quale si era anche di- scusso se dovesse servire ancora ad uso di Museo. Del Museo anatomico riparla poi ancora Pietro Moscati in un’altra lettera, diretta al Rezia nell’ occasione della venuta a Pavia dello Scarpa, In essa il Moscati così si esprime. « Jo ho proposto che nello stesso tempo si faccia a lei qualche au- mento, e le si dia la commissione di continuare col nuovo Pro- fessore a lavorare per l'ingrandimento del museo anatomico (12). Non è quindi del tutto esatto quello che in proposito si legge nel libro del Sangiorgio, che cioè il Rezia fu bensì il primo a raccogliere alcune preparazioni senza però proporsi il piano di fondare un Gabinetto (13), poichè come fu dimostrato prima, il Rezia aveva allestite le sue preparazioni proprio col deli- berato proposito di mettere le basi di un vero Gabinetto ana- tomico, così come era chiamato, precisamente fin d’allora, que- sta raccolta e dal Moscati, e dal Rezia e dal Governo stesso. E più tardi, ma prima ancora che venisse lo Scarpa, si par- lava del Gabinetto anatomico come d’un fatto compiuto. Stando a quanto il Rezia scriveva al Conte di Firmian nella lettera sopraccitata e a un Indice manoscritto, conservato in questo Istituto (14), risulterebbe che i preparati da lui raccolti sarebbero stati più numerosi di quelli che si riscontrarono poscia alla venuta dello Scarpa, poichè in quella lettera si accenna a preparati in cera venuti da Mantova, e nell’Indice manoscritto suddetto, che è senza data ma autografo del Pro- fessore Rezia, figurano preparati zootomici (di cavallo, di cane, di gatto), e alcuni patologici (calcoli vescicali e biliari). Ma tanto di quei preparati di cera, quanto di varii naturali elen- cati nel suddetto autografo del Rezia, non si ebbero più oltre notizie. Sapendo che lo Scarpa tenne sempre nel dovuto pregio le preparazioni del Rezia non è ammissibile che egli sia im- putabile di quella dispersione, di cui poi si sarebbe certa- 69 mente lagnato il Rezia col quale lo Scarpa viveva in eccel- lenti rapporti. È lecito invece supporre che siccome in quel tempo sorsero e stavano per sorgere altri Musei, quali p. e. quello di Storia naturale e quello di Anatomia patologica, ta- luni di quei preparati del Rezia sieno passati per la natura loro a questi Gabinetti. Come è supponibile altresì che i pre- parati in cera (i quali poi non figurano nell’Indice del Rezia), non soddisfacendo ai bisogni, perchè peccanti di esattezza e di verità anatomica, come li giudicava il Rezia stesso il5), sieno stati dal medesimo professore soppressi. Non si sa veramente quante fossero le preparazioni lasciate dal Rezia quando nel 1783 abbandonava la cattedra d’anatomia al suo successore lo Scarpa; quello che consta di fatto si è che nel 1804, epoca in cui lo Scarpa cedeva l’Istituto anato- mico al Fattori, i preparati allestiti dal Rezia erano ridotti soltanto al numero di ventinove, come risulta manifestamente dall’Index rerum musei anatomici ticinensis pubblicato ap- punto dallo Scarpa nel 1804. I preparati del Rezia furono ammirati da tutti quanti co- noscono e sanno apprezzare l’avvedutezza, la pazienza e la perizia che occorrono per rendere chiare ed efficaci simili in- dustrie, Il Moscati fin dal 1785 (16) fa grandi elogi dei pre- parati del Rezia, ma valga per tutti, quel che ne scrisse lo Scarpa. Intanto coll’ aver questi accolte nel suo Index, dove ‘ figurano le proprie preparazioni, delle quali lo Scarpa era. te- nerissimo, anche quelle del Rezia, ha dato prove di apprez- zarle come si conveniva: e lo Scarpa non solo le accolse: met- tendole a pari delle proprie, ma scrivendo di ciò al Rezia in data del 29 dicembre 1804, si esprimeva così = « Ho tro- vato il modo di mandare alla posterità i vostri lavori ana- tomici ed i miei. Nel ritirarmi dall’ insegnamento ho fatto il Catalogo del Gabinetto anatomico ad oggetto di consegnarlo al nuovo Professore; indi ho creduto opportuno di stamparlo affinchè si conosca cosa qui si possede in questo genere, e perché la studiosa gioventù percorrendo il Gabinetto abbia una guida (17). Le prime espressioni di questa lettera non sono certo ma- 70 nifestazioni di modestia per lo Scarpa, e potrebbero essere in- terpretate non molto lusinghiere e fors’anche pungenti per il Rezia, se i lavori anatomici di questi non avessero ottenuto già il plauso di molti altri celebri competenti in tale materia, e se lo Scarpa, quasi per rimediare all’ effetto dell’altiera di- chiarazione, non avesse usato nella stessa lettera e subito dopo queste altre parole. I vostri Dei lavori sono marcati, come vedrete da un (*). Avrei voluto che la brevità che si richiede in un Indice, non mi avesse tolto l’ occasione di dire più cose dei vostri meriti e delle cose vostre. In ogni modo spero che quelli i quali conoscono questo genere di scrivere comprende- ranno quella giustizia ed onore che meritate. E a togliere poi qualunque altro effetto di rincrescimento che qualcuno potesse pur rilevare in quelle espressioni, apparentemente dette d’alto in basso dallo Scarpa, valga il rimanente della lettera mede- sima tutta confidenza e tutta affetto, e la nota che a questo punto della lettera appose il Prof. Alfonso Corradi, richia- mando opportunamente altri scritti dello Scarpa, che era senza dubbio di natura poco espanso, da cui risulta non solo la buona armonia che regnò sempre fra i due anatomici, ma la più salda e verace amicizia. I preparati del Rezia elencati dallo Scarpa nell’Index sud- detto, sono, come si disse, in numero di 29, dei quali nove ap- partengono ai visceri addominali; quattro all’ utero gravido ; uno alle mammelle; cinque agli organi dei sensi, e i rima- nenti dieci all’ angiologia. | Dei preparati del Rezia, alcuni riferibili ai vasi linfatici, furono accennati o descritti dallo stesso Rezia in una sua Memoria stampata l’anno dopo quello in cui aveva abbando- nata la cattedra di anatomia (18), e lodati poi da parecchi autori fra i quali primeggia il Moscati(19): altri preparati vennero presi in molta considerazione dal Panizza (20) e da altri ancora. Questi preparati del Rezia (21) si conservano tutti a secco da oltre un secolo nel Museo anatomico, e taluni poi sono tuttora in buonissimo stato e sempre profittevoli. (Segue il secondo periodo che si riferisce allo Scarpa). 71 NOTE AI CENNI STORICI DEL I.° PERIODO. 11) Vedi Antonii Scarpa in solemni Theatri Anatomici Ticinensis de- dicatione Oratio. — Ticini MDCCCIV, pag. 88. (2) Portal. — Histoire de l’Anatomie et de la chirurgie ect. — Paris 1770. — Tom. III, pag. 271. — Scarpa op. cit. pag. 80. Prima di Ruysch non si conoscevano Musei anatomici, eccetto in Da- nimarca per Warm e Bartolino. — Ruysch ne’suoi lavori fu coadiuvato anche da sua figlia Rachele, e di quelle mirabili preparazioni nulla si potò conservare; tutto è distrutto. (Vedi Hyrtl. — Istituzione di Ana- tomia dell’uomo, 4. edizione della Versione italiana del D.r Prof. Gio- vanni Antonelli. — Napoli 1887, pagina 38 e 39). (3) Vedi Haller. — Biblioteca anatomica. — Tom. I. pag. 185; citato anche dal Tosoni (Della anatomia degli antichi e della scuola anatomica padovana. -- Padova 1844, pag. 74). (4) Se sta quel che ne scrisse Alessandro Macchiavelli, citato dal Pro- fessore Michele Medici. (Compendio storico della Scuola Anatomica di Bologna ecc. -- Bologna 1857, pag. 28 e seguente’, certa Alessandra Giuliani, allieva del Mondino, conosceva e adoperava un liquore, atto a conservare le vene e si fatti tubi, il quale si induriva sollecitamente e condensava senza mai corrompersi. (5) Memorie e Documenti per la Storia dell’Università di Pavia. — Pavia; 1878. — Parte I.® pag. 208. (6) La famiglia dei Moscati è oriunda di Castiglione delle Stiviere, piccola Città del Mantovano (a). La riputazione di questa famiglia salì in meritata fama specialmente per opera di Bernardino Moscati e di suo figlio Pietro. Bernardino Moscati. il celebre incisore anatomico e benemerito chi- rurgo dell’ ospitale maggiore di Milano, di cui parlò distesamente con tanto onore ed efficacia il nostro Illustre Professore Verga (0), nacque a Casalmoro (c) (borgo pure Mantovano, non molto lungi da Castiglione (2) Castiglione delle Stiviere venne da taluni ascritta alla provincia di Brescia, ma erroneamente, poichè come rilevò giustamente anche il Profes- sore Verga, questa città non fu mai sotto Brescia (intorno all’ Ospitale Mag- giore di Milano nel secolo XVIII. ecc. Milano, 1873, pag. 90 e 91 Nota (1). Vi appartenne soltanto recentemente e per pochi anni, cioè dal 1859, dopo la bat- taglia di Solferino e S. Martino, al Î866, epoca in cui il Veneto e Mantova furono liberati dal Governo Austriaco. (2) Intorno all’Ospitale Maggiore di Milano nel secolo XVIII. ecc. — Cenni Storici del Prof. Andrea Verga. — Milano, 1873, pag. 91-120. (c) Questo è. il vero luogo di nascita di Bernardino Moscati, come risulta da una fede di nascita inserita in un documento conservato nell’ Archivio Municipale di Castiglione delle Stiviere, appositamente ispezionato dalla cor- tesia del signor D.r Notajo Angelo Battaglioli di colà, al quale rendo per questa e per altre ricerche fatte dietro mia preghiera, i maggiori ringrazia- menti. 72 delle Stiviere) nel 1705. — Allievo della Scuola di Firenze e del Bene- voli (a), appena compiuti gli studii, fu mandato a Pisa a coprire la ca- rica di incisore di anatomia e chirurgo maggiore presso quella Univer- sità. Da Pisa passò a Milano nel 1735 col doppio titolo di incisore ana- tomico e di chirurgo maggiore. E così l’ospitale maggiore di Milano potè avere nel suo seno per molti anni uno dei più valenti chirurghi del se- colo, per il quale la chirurgia Milanese doveva spandere nome onorato al- V estero, e specialmente in Francia (b). Bernardino Moscati prese in mo- glie certa Maria Elisabetta Beretti, toscana, da cui ebbe parecchi figli (pare cinque maschi, Giuseppe, Giovanui, Paolo, Quirico e Pietro, e due femmine, Laura e Domenica Caterina), alcuni dei quali nacquero a Ca- stiglione delle Stiviere, altri a Milano. Bernardino Moscati morì in Mi- lano nel 1798 (c) nella grave età di 93 anni. Come di Bernardino si hanno parecchi biografi anche del figlio Pie-- tro Moscati, che fu tanto degno di portare onorato il nome del padre. Se i diversi biografi di Pietro Moscati sono concordi nell’ ammettere che egli sia nato nel mese di giugno dell’anno 1739, non lo sono però nella data del giorno e molto meno poi nel precisare il luogo della na- scita stessa. In fatto mentre il Carlini, Vice Segretario dell’ Istituto Lombardo-Veneto (d), asserisce che sia nato l’ultimo di giugno, il Cor- radi (e) ammette invece che sia nato il 15, e il Cristofori (f) il 4. — Quanto al luogo il Carlini e il Fantonetti(g) ritengono che Pietro Moscati sia nato in Castiglione delle Stiviere; il Sangiorgio (h) e il Chiappa (i) invece, lo ritengono di Mantova, mentre in un cenno che venne fatto di Pietro Moscati, corredato d’ un bel ritratto, nel 1815 si legge: il Moscati vive (a) Robollotti (Enciclopedia Medica Italiana). — Milano, Francesco Vallardi, 1878. Serie II.* Vol. I. e II. (L-M.) pag. 805, colonna 2.* (0) Verga — Op. e pag. cit. (c) Verga — Op. cit. pag. 117. (4) Lettera circolare in data del 24 luglio 1824, pubblicata nel Giornale di Fisica, Chimica, Storia naturale, Medicina ed Arti dei Professori Pietro Con- sigliacchi e Gaspare Brugnatelli. — Decade II.* Tom. VII. — Pavia 1824, pa- gina 319. (e) Memorie e Documenti per la Storia dell’ Università di Pavia. — Pavia, 1878. — Parte I.*, pag. 207. (7) Atti dell’ Accademia Fisio-Medico-Statistica di Milano. — Anno 1873, pa- gina 7 (9) Memorie dell’Imperiale Regio Istituto Lombardo-Veneto. — Volume V. — Milano 1838, pag. 51. (4) Cenni storici sulle due Università di Pavia e di Milano ecc. — Milano, 1831, pag. 416. (î) Biografia degli italiani illustri ecc. Pubblicazione per cura di Emilio De Tipalto. — Venezia 1835. Vol. II., pag. 468. 73 tuttora in Milano, sua patria (a). — Che sia nato a Milano è poi am- messo da altri, fra i quali il Cristofori e il Corradi sopracitati. Premendomi assai di scoprire possibilmente la verità, interessai per- sone amiche e cortesi di Mantova, di Milano e di Castiglione delle Sti- viere di fare le dovute ricerche, e così m’ebbi la soddisfazione di rag- giungere completamente lo scopo (b). Da queste diligenti ricerche resta accertato innanzi tutto che a Man- tova non nacque alcuno dei Moscati, e che a Castiglione delle Stiviere ebbero i natali parecchi dei figli di Bernardino, ma non il Pietro (c). Di questi potei avere la fede di nascita autentica, dalla quale risulta accertato che Moscati Pietro Antonio di Bernardino e Beretti Elisabetta è nato il giorno quatiro del mese di giugno 1739 sotto la Parrocchia dei Ss. Apostoli e di S. Nazaro in Milano. Per cui, riguardo alla data di na- scita di Pietro Moscati, il solo Andrea Cristofori non cade in errore. Pietro Moscati percorse gli studii medici nell’ Università di Pavia, dove venne laureato il 17 febbraio 1758. Nel 1763, e quindi a 24 anni di età, fu nominato Professore di anatomia, chirurgia e arte ostetrica nella stessa Università, e rimase in queste cariche fino verso la metà di novembre del 1772, anno nel quale venne trasferito a Milano col ti- tolo suddetto. A Pavia fu anche Rettore Magnifico dell’Università nell’anno 1766-67. Al principio del 1785 fu nominato direttore medico dell’ospitale di Milano, e successivamente s’ ebbe non poche altre cariche importanti in quella stessa città. Nel novembre 1797 venne designato professore di clinica medica al- l' Università di Pavia, ma non ne assunse la direzione che nel febbraio 1799. Ricaduta però la Lombardia sotto il dominio austriaco, Pietro Moscati, per ragioni politiche, fu condotto incatenato prigione a Cat- taro. Restituito a libertà, quantunque reintegrato dal Primo Console nella sua cattedra, e gli venissero assegnati anche altri ufficii impor- tanti e onorevoli, non riprese più l'insegnamento. Venne giubilato nel 1802 e morì in Milano il 16 (il 19 secondo il Carlini e il Sangiorgio) gennaio 1824 nell’ età di 85 anni. Nella sua lunga e fortunosa vita ebbe varie cariche ragguardevoli (2) Giornale di Fisica, Chimica, ecc. citato dai signori LZ. V. Brugnatelli e Gaspare Brugnatelli. — Milano 1815. Vol. VIII. IV. bimestre, pag. 236. (2) Porgo qui i miei più vivi ringraziamenti a tutti quelli che mi coadju- varono in queste indagini, e in particolar modo poi rinnovo le mie grazie al prelodato signor Dott Notajo Battaglioli. (c) Nel mio opuscolo — Cenni sulla vita di Gaspare Aselli. — Pavia 1874, scriveva che Pzetro Moscati era mantovano, ritenendo anch’io che fosse nato a Casalmoro, ma errai; come fu detto, a Casalmoro nacque non lui, ma suo padre Bernaraino. AO AMO” 74 e le maggiori onorificenze Fu d’ animo benevolo e generoso, amantis- simo del padre e de’ suoi allievi, che gli furono pure affezionatissimi.. Fu sempre operoso e appassionato dello studio, e amò inoltre la con- servazione dei preparati anatomici tanto che a questi rivolse frequenti volte la mano, la parola e gli scritti. Di lui si occuparono parecchi scrittori celebrandone le doti squisite dell’intelligenza e dell’ animo. Le varie biogrufie si trovano poi rias- sunte dal Corradi nell’ opera Memorie e Documenti per la Storia della Università di Pavia, già citata. È da deplorarsi che tanto nell’ Università come nelle vie di Pavia non siasi ricordato in aleun modo il Moscati che fu pure un illustre in- segnante, un dotto scienziato ed un egregio cittadino. Lasciò molte pubblicazioni, fra cui le principali sono: Indice de’ discorsi anatomici che si tengono pubblicamente nel Teatro della R. Università di Pavia. — In 4.° — Milano, Galeazzi, 1768. Delle corporee differenze essenziali che passano fra la struttura dei bruti. e la umana. — Milano, 1770. Osservazioni ed esperienze sul sangue fluido e rappreso. — In 8.° — Milano, Malatesta, 1783. Indice delle lezioni sperimentali di chimica. — In 12.° — Milano, Ga- leazzi, 1784. Discorso dei vantaggi della educazione filosofica nello studio della chi- mica. — In 12.° — Milano, Galeazzi; 1784. Articolo in appendice agli elementi di Storia naturale di N. 9. Leske. Trad. da E. Pini. — Milano, 1785. Vol. II., pag. 305-382 intitolato: sui principali artifizi per preparare e conservare le parti animali ecc. Sull uso dei sistemi nella pratica medica. — In 8.° — Pavia, 1799. Osservazioni sulla medicina dei Morlacchi e sulla conformità del loro empirismo antichissimo coi più ricevuti principj della teoria medica. (Presentate il 12 novembre 1806). Memoria dell’ Istituto nazionale ita- liano. -- Vol. I. Parte II .*, pag. 367-392. — Bologna, 1806. (7) Lettera di Pietro Moscati al D.r Giacomo Rezia. Vedi Memorie e Documenti per la Storia dell’ Università di Pavia. — Op. cit. Parte III." Epistolario, pag. 199 e 200. (8) Vedi questo stesso Volume. — Il Gabinetto di Anatomia umana della R. Università di Pavia, ecc. — Serie E (Angiologia n.° 49 pag. 187). (13) — È lo stesso che nell’Index rerum musei anatomici ticinensis. — Ti- cini 1804, lo Scarpa indicava al n.° (*) 320. (9) Discorso sopra Giacomo Rezia (tuttora inedito). (10) Memorie e Documenti. -- Op. cit. — Parte III.® Epistolario. — Pagina 224 e seguenti. (11) Vedi lo stesso Epistolario cit. pag. 247, nota (2). 75 (12) Memorio e documenti citati. Parte III." Epistolario, pag. 203. (13) Cenni storici sulle due Università di Pavia e di Milano. Milano, 1831, pag. 477. (14) Prezioso autografo latino dello stesso Rezia, regalato nel 1882 all’Istituto anatomico dalla gentilezza del nipote del celebre Professore D.r Amanzio Rezia di Bellagio, al quale rinnovo qui vivi ringrazia- menti. (15) Lettera al Conte di Firmian. Op. e vol. cit. pag. 225. (16) Sui principali artifizi anatomici per preparare e conservare le parti animali. Op. cit a pag. 74. (17) Memorie e documenti. Op. cit. Parte III.® Epistolario, pag 267. (18) Specimen observationum anatomicarum ecc Ticini, 1784. (19) Sui principali artifizi ecc. Art. cit. precedentemente. (20) Osservazioni antropo-zootom. fisiol. — Pavia, 1830, pag. 8, e Di- scorso sopra Rezia (inedito). (21) Giacomo Rezia nacque a Menaggio sul Lago di Como il giorno 9 novembre 1745. Percorse lo studio medico all’ Università di Pavia, dove si laureò. Fu scolaro amantissimo di Pietro Moscati, il quale lo de- signò al Governo qual suo successore nell’ insegnamento dell’ anatomia e della chirurgia a Pavia, cariche che effettivamente ottenne prima in qualità di supplente, poi come titolare, durando nella cattedra di ana- tomia per undici anni (dal 1772 al 1783), cioò fino a che gli succedeva lo Scarpa. Fu il primo che sotto gli eccittamenti del Moscati allestisse preparati anatomici col deliberato proposito di iniziare un vero Museo, ponendo la prima pietra di quel Gabinetto anatomico che sorse primo in Italia e che in breve si acquistò fama onorevole e imperitura. Nel- l’anno 1784-85 il Rezia fu anche Rettore Magnifico dell’ Università. Quando lo Scarpa salì la cattedra di Anatomia, il Rezia passò a quella di Fisiologia e Patologia generale nella quale insegnò per ben dodici anni, dopo i quali si ridusse a Como per attendere all’ educazione dei suoi figli. Fu poi anche dal 1802 al 1816 Direttore e successivamente Ispettore generale della Sanità militare. Morì a Bellagio ai 10 di feb- braio 1825 nell’ età di quasi 80 anni. Fu amato e stimato grandemente da’ suoi colleghi come appare dai varii cenni fatti sul Rezia dal Bolzani, dal Freschi, dal Panizza (ine- dito) — e da quello sul Rezia e su altri uomini celebri, dal Corradi nelle Memorie e Documenti per la Storia dell’ Università di Pavia, più volte ci- tate; ciò che viene comprovato inoltre dal prezioso epistolario che la- sciò a’ suoi eredi, dal quale si rileva la qualità degli uomini e il genere degli argomenti che il Rezia trattava nella sua corrispondenza. Un busto di squisita fattura dello scultore Comolli venne eretto in onore del Rezia sul principio dello scalone che mette al piano superiore dell’ Università, accanto al monumento del Mangilli. Sopra il piedestallo che sostiene l’ effigie del Rezia sta incisa una lunga inscrizione latina (pubblicata dal Sangiorgio a pag. 466) che ricorda i punti culminanti 76 della sua vita. E il Municipio di Pavia onorò poi del nome di Rezia una contrada della città. Il Rezia fu molto restìo a pubblicare, Benbia ripetute volte. e calo- rosamente invitato ed eccitato dal suo affettuoso maestro Moscati, e però di lui non si hanno che gli scritti seguenti : Specimen observationum anatomicarum et pathologicarum. Ticini, 1784. De ratione sanguinis motus per arterias; e Sull’uso dei muscoli ‘ischio- cavernosì. TROFISMO IPERTROFICO MUTILANTE del Prof. ANGELO SCARENZIO letta nella adunanza del 5 luglio 1888 al R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. I più recenti progressi dell'anatomia e della fisiologia, se apportarono luce in tutto lo scibile medico, quelli che rife- risconsi al sistema nervoso vi tengono il primato avendoci svelate recondite funzioni, misteriose nature di mali ed ap- pianata la via ad ulteriori indagini. In quella parte del sistema nervoso poi che presiede allo scambio nutritizio ciò appare in modo eminente offrendoci nei nervi vaso-motori e trofici, nei loro attributi, nelle alterazioni e morbose conseguenze una miniera di preziosi materiali a profitto della scienza. Ed a mostrare tanto loro valore nulla di meglio havvi che il considerarli nei rapporti estesi e preponderanti che tengono colle dermatosi. Non havvi infatti alcuna specie di queste, quando non sieno già deformità permanenti, ove non si osservi od una malattia vaso-motoria od una trofica, fugaci le prime che non lasciano traccie, a decorso lento le altre ove il substrato venga ma- terialmente alterato. D’onde ne viene che in se raggruppando un gran numero di affezioni cutanee, il trofismo ne sconvolge la sempre incerta classificazione e postergando la forma alla loro natura, ne pone le basi di una nuova, assai semplice e di facile applicazione pratica. | Non devesi però asserire, come già fece il Prof. Tortora, che fra poco tutte le affezioni cutanee suddivideransi in tro- 77 fiche e parassitarie, e ciò, anzitutto perchè, pure aspettando che la anatomia, la fisiologia e la patologia esperimentale si pronunzino fra nervi vaso-motori e trofici, la osservazione clinica ce li mostra nelle dermatosi distinti, pei segni objet- tivi, per lo stadio nel quale si presentano, pel decorso ed esiti e poi anche perchè non si può sentirsi ancora disposti ad accordare al parassitismo la supremazia in argomento, do- vendosi mantenere anch'esso subordinato alle leggi che gover- nano l'organismo, pur sémpre conservando però il diritto di entrare nella classificazione delle dermatosi. La alterazione vaso-motoria adunque, l’alterato trofismo e la presenza di parassiti dovrebbero essere i cardini sui quali aggirarsi una razionale classificazione delle dermatosi. Verso tali idee io mi sento attratto, oltrecchè dall’esame attento della questione, anche dalle deduzioni che mi è sem- brato potere dedurre dal caso che sto per esporre: Al 1° marzo u. s, veniva inviato, quale affetto da Pemfigo bolloso, alla Clinica Dermatologica da me diretta, certo Resta Francesco d’anni 25 da Goido cascinale in prossimità di Mede Lomellino, lattaio di professione. Dssso presentava infatti una bolla contenente siero alla estremità dell’anulare sinistro, ma tale appariscenza non era che la estrinsecazione di una malattia assai più grave e dirò strana. Risalendo agli antecedenti nulla si potè raccogliere di gen- tilizio che potesse avere relazione collo stato d'allora pre- sente; due bronchiti erano state le sole malattie prima sof- ferte, luna da bambino, l’altra all’età di 13 anni e si fu a questa epoca che i parenti del Resta si accorgevano che la regione scapolare sinistra andava rendendosi più sporgente dell’ordinario. In questo frattempo ad una delle pieghe pal- mari di destra si sviluppava una ragade che guariva spon- taneamente lasciando però la pelle ruvida ed ingrossata; ad essa ne succedevano altre e tutte con uguale esito. Simili le- sioni non risparmiarono poi la mano sinistra. Contemporaneamente il malato notava un lento e progres- sivo aumento di volume alle estremità di tutte le dita delle 78 mani in fino a che, or saranno tre anni, dopo di avere pro- vato per alcuni giorni una intensa e molesta sensazione come di prurito alle regioni frontale e parietali avvertiva un di- sturbo nella loquela non riescendo egli a pronunciare alcune lettere e specialmente la r, la s e la f. Una contrattura spa- smodica violenta, per fortuna intermittente e di breve durata, lo assaliva alla regione del mascellare destro; di uguale sorta ne insorgevano all’arto inferiore e specialmente al polpaccio dello stesso lato, rendendosi l’arto debole, privo della sensi- bilità cutaneo-muscolare e mancante della coordinazione dei movimenti; anche il braccio corrispondente si mostrava offeso; il malato non lo sentiva quasi più attaccato al corpo, male ubbidiva ai movimenti volontarî, le dita non percepivano la forma dei piccoli corpi e li lasciavano sfuggire. Così le cose andarono fino ad ora fa un anno, quando ap: pariva una flictene, racchiudente siero trasparente, all’estre- mità dell'indice sinistro, ad essa subentrava un’escara indi una piaga con carie della sottostante falangetta la quale stac- candosi assieme alle corrispondenti parti molli mutilava il dito ed impiegava sei mesi a cicatrizzare. Nel dicembre dello scorso anno anche il mignolo della stessa mano maggiormente rigonfiavasi a clava, facendosi rosso, anestetico e dando luogo ai lati dell'unghia a due seni fisto- losi. Ivi pure presentavasi una flictene e l’ammalato, sia per ciò come per gli altri disturbi che non facevano sosta, deci- devasi a recarsi alla Clinica. Trovai un individuo abbastanza bene nutrito, ma deforme al torace per torsione della spina, la quale deviando a sinistra, in corrispondenza della scapola, si scostava di centim. 6 12 dalla linea mediana, d’onde lo spostamento costale e la sotto- stante curva di compensazione. La fisonomia era normale, se si eccettui un leggero grado di rilasciamento ai muscoli facciali di destra, ove era dimi- nuita la sensibilità tattile e scomparsa la dolorifica, mentre a sinistra eravi soltanto la diminuzione di questa. Normali erano gli apparati uditorio, visivo ed olfatorio. Lo sporgimento della lingua facevasi stentatamente, inclinando 79 a destra; da questa parte la metà sua vedevasi raggrinzata, in preda a contrazioni fibrillari ed era priva del gusto. La sensibilità tattile, dolorifica e termica, diminuite appena alla metà destra del tronco, mostravansi completamente abolite alla metà sinistra del torace dalla regione mammaria alle sot- tostanti epicolica e lombare; e premendo la apofisi spinosa corrispundente alla sesta vertebra dorsale suscitavasi un punto doloroso vivissimo. Persistevano agli arti superiori le sovraccennate altera- zioni di movimenti massime per mancata loro coordinazione. La sensibilità alcun poco scemata al terzo inferiore del brac- cio destro semprepiù si affievoliva fino a scomparire alla estre- mità delle dita; in grado minore ciò si osservava a sinistra. Ingrossata vedevasi la estremità di ciascun dito delle mani essendo scomparsa anche la forma snella di essi; l’in- dice di sinistra mancava della falangetta ed il polpastrello dell’annullare era coperto dall’epidermide sollevata coprente un’escara secca per mortificazione spontanea dei tessuti. Agli arti inferiori mantenevansi del pari le alterazioni dei movimenti accennati nella anamnesi; quello di destra per so- prappiù era in preda a frequenti movimenti clonici ad escur- sione rapidissima e che suscitavansi quando si cercava di de- starvi i riflessi che riescivano esagerati. La sensibilità nelle varie sue specie era scemata alla co- scia destra massime alla parte anteriore, completamente abo- lita alla gamba ed al piede corrispondenti; una diminuzione ma in grado molto minore si osservava pure a sinistra. Il di- namometro segnava 24° per la mano destra, 40° per la sini- stra; il peso del corpo era di 60 chilogrammi. Nessuna mor- bosità rilevavasi ai visceri interni, eseguendosi fisiologica- mente le loro funzioni. La cura istituita fu eminentemente ricostituente con tutti quei sussidî che la igiene e la terapeutica insegnano, ottenen- dosi buoni effetti tanto nella nutrizione generale quanto nella mitigazione dei fenomeni morbosi presentati. Infatti dopo due mesi di trattamento il peso del corpo era di 62 chilogrammi ed il dinamometro segnava 25 a sinistra e 41 a destra. 80 ; In questo frattempo si dovette agire anche chirurgica- mente al mignolo di sinistra, ove oltrecchè l’escara accennata presentavasi la carie della falangetta e l’ apertura dell’arti- colazione che si dovette amputare; il che ci offriva la oppor- tunità di esaminare al microscopio quei tessuti cotanto alte- rati. Ne fidandomi della mia scarsa perizia in simili indagini ricorsi all'opera del distinto Prof. Bonardi il quale rilevava quanto segue: Il derma presentavasi iperplastico con tessuto connettivo a fibre fusate e stippate, fra i filari delle quali si osservavano forme bacillari rettilinee che ricordavano morfograficamente quello della tubercolosi e meno quello della lebbra. Colla cul- tura in agar e siero di sangue si riproducevano un po’ più lunghi e ricurvi (*). Le inoculazioni sugli animali riescivano negative, e le cul- ture stesse esaurivansi immediatamente. Ma allo scopo di determinare la importanza di tali esseri nel produrre o meno le alterazioni nei tessuti fra i quali gia- cevano, pensai di escidere due pezzetti di pelle dalla estre- mità dell’annullare sinistro e li trasportai sul margine di una piaga semplice in via di cicatrice che altro individuo, de- gente in altra Sala, portava al disotto del malleolo interno destro. All'ottavo giorno l'adesione sembrava completa, scor- gendosi che quei lembetti andavano mano mano perdendo del loro ‘carattere morboso formando due centri di cicatrice nor- male quali si ottengono col trapianto di pezzetti di pelle sana. Ne questa è la prima volta che m'accadde un fatto simile; perocchè studiando alcuni anni sono un caso di mollusco con- tagioso, quando ancora vigeva la credenza che quegli otricelli fossero dati da follicoli sebacei anzichè da cariocinesi, escisi e trasportai alcuni di quei corpiciuoli, assieme a piccola por- zione di pelle sottostante, lungo l'anello cicatriziale di piaghe (*) Il modello in gesso della mano sinistra ed i preparati microscopici si conservano nel gabinetto Dermo-Sifilopatico di cotesta Università. S. 81 semplici e vidi appianarsi e scomparire l’'otricello costituen- dosi al loro posto altrettanti innesti dermici normali. Comun- que sia, pel caso del Resta i bacilli scarsissimi nel materiale circondante gli innesti andarono scemando per presto scom- parire. Dopo tutto ciò ben poche osservazioni io farò seguire alla storia clinica che ho qui narrata, ma saranno capitali: La dipendenza diretta della forma morbosa trofica da una causa centrale appare manifesta essendo la sua comparsa ed il suo progredire andati di pari passo colla moltiplicità dei fenomeni insorti di indubbia origine spinale; Per la lesione del sistema trofico ne venne lo sbilancio nutritizio, d'onde la ipertrofia per rallentato scambio di ma- teriali; La presenza di un parassita rassomigliante a quello della tubercolosi e della lebbra, ma in individuo che fu mai a con- tatto di lebbrosi, e costantemente in paese ove non ve ne fu- rono, ne fanno ritenere la presenza effetto anzichè causa del male ; Tali esseri colla loro esistenza in tessuti varii avranno po- tuto contribuire alla necrobiosi, ma erano troppo scarsi per esserne la causa principale; Il fatto del rendersi normali i tessuti morbosi trapiantati in terreno sano dimostra alla evidenza come le diverse con- dizioni locali, probabilmente associate alla presenza di spe- ciali ptomaine o leucomaine, influiscano perchè vi si sviluppi piuttosto l’ una che l’altra sorta di parassiti. Sembra insomma, che il protoplasma delle cellule lo si possa considerare come la associazione di plastidi inferiori alla cel- lula, i quali nelle condizioni patologiche riprendano le loro primitive manifestazioni biologiche di esseri autonomi e varî a seconda delle condizioni patologiche stesse. Ognuno dovrebbe essere persuaso che una sola legge go- verna l'universo, tanto nel macroscopico come nei microsco- pici mondi che gli artificiali ingrandimenti vanno scoprendo. Dovunque, dalla più compatta roccia al più fragile tessuto è moto e vita e dovunque arrivando il soffio vivificatore non 2 82 permette che materia morta resti inerte e quindi la popola e la trasforma in esseri viventi, perchè rientri nella corrente pura e salubre della vita universale. ii col a. i ii lei sima a ii tt rire Be ANTICHITÀ DELLE SINOSTOSI Nota del Prof, LEOPOLDO MAGGI letta alla Società Medico- Chirurgica di Pavia. La descrizione dell'importante caso di polianchilopodia in un esadattilo, data dal chiarissimo collega Zoja Giovanni ed il cenno ch'egli stesso fece in nota di anchilopodie osservate in mammiferi da Cuvier, Siebold e Stannius, mi fecero ricor- dare quelle che si trovano nel mio Istituto di Anatomia e Fi- siologia comparate, ricco di circa 6000 preparati, di cui più di 2000 sono accumulati in Laboratorio per mancanza di locali. Alle sinostosi indicate negli arti dei Rosicanti (Gerbusidi o topi delle piramidi), negli Sdentati ( Bradipus trydactylus o Acheus Aî) e nei Ruminanti (Camelopardalis giraffa), si pos- sono aggiungere quelle dei Carnivori, in cui il scafoide ed il semilunare sono confusi tra loro, come nei Chirotteri, tra i quali i frugivori (Pteropus) hanno il cuneiforme che si unisce agli ossicini sumenzionati in modo che la parte car- pica superiore non è rappresentata che da un sol osso. Nei Makis, tra i Lemuridi, vi è la saldatura dell’ulna col radio verso l'estremità carpica. Nell’Halmathurus Bennett tra i Mar- supiali, le sinostosi sono date dal 2° e 3° metatarso, e queste, benchè incomplete, pure hanno grande importanza morfologica, essendo passata la genealogia dei Mammiferi, compresovi l’uomo, per la fase di PROMAMMALIA. Ma più che agli animali attuali, a cui mi rivolsi solo per constatare, anche in questo caso, il fatto ormai generale, che le anomalie di alcuni vertebrati hanno il loro riscontro nor- male in altri; la mia mente corse agli animali antichi, dove pure trovansi saldature di ossa, le quali, come si sa, deter- minarono trasformazioni non solo di specie e di generi, ma anche di ordini zoologici. 83 Io, per ora, citerò soltanto quelle osservate negli arti dei ruminanti, per mezzo delle quali, oltre che per l’odontologia loro, gli stessi antichi ruminanti si possono far derivare dagli antichi pachidermi. Nei terreni terziarj, e precisamente nel mioceno, si rin- vennero fra gli altri, i seguenti ruminanti, in istato, come si dice volgarmente, fossile. Essi sono: Prodremotherium, Xi- phodon, Gelocus, Hyamoscus crassus, per distinguerlo dal- l’Hyamoschus aquaticus dell’epoca attuale, vivente al Gabon, in Africa; Dremotherium, Helladotherium. Nel Prodremotherium delle fosforiti di Quercy, il terzo e quarto metacarpo sono saldati insieme. Nel Xiphodon pure delle fosforiti di Quercy, quindi non il Xphodon gracilis del gesso di Parigi, descritto già da Cu- vier, il secondo metacarpo è così intimamente saldato al terzo, che sembra formare un solo osso. Nel Gelocus, ancora delle fosforiti di Quercy, il secondo metacarpo è saldato col terzo. Nell’ Hyemoschus crassus, del mioceno medio di Sansan, il terzo metatarso è saldato col quarto, e in modo così intimo, da formare un osso analogo al così detto canone; e qualche volta anche il secondo metatarso è saldato col terzo. Nel Dremotherium di Saint-Gerand-le-Puy, il terzo ed il quarto metatarso sono intimamente saldati fra loro. Nell’ Helladotherium del mioceno superiore di Pikermi, vi è il secondo metatarso unito al terzo. Non è quì il caso d’indicare gli arti, che si presentano intermedj fra quelli dei pachidermi e dei ruminanti, ed in cui si possono osservare anche delle saldature incomplete. E un argomento questo troppo particolare di paleontologia descrit- tiva, che per ora non ci interessa. Invece ricorderò a proposito p. es. del canone dei rumi- minanti (bue, montone, ecc.), che l’embriologia ci fa consta- tare la derivazione di quest’osso unico, da due ossa corrispon- denti al terzo e quarto metacarpo. Ora questa duplicità pri- mitiva del canone, constatata fin dal 1772 da Fougeroux de Bondaroy, che si presenta transitoria nello sviluppo dei ru- 84 minanti, è permanente nei pachidermi terziarj eocenici del genere Anoplotherium. Ricorderò ancora che Goubaux ha veduto, nella sezione d'un carpo d’un giovane montone, il trapezoide ben distinto dal grand’osso; mentre sappiamo che nei ruminanti adulti queste due ossa sono saldate insieme. Rosenberg, fino dal 1872, ha trovato pure, che parecchie ossa degli arti dei montoni ed anche dei cavalli e degli uc- celli, confuse allo stato adulto, sono distinte nel feto, segnando così la loro derivazione, e perciò dimostrando essere lo svi- luppo individuale di un essere attuale, la ripetizione del suo sviluppo paleontologico. I fatti pertanto dell’embriologia insieme con quelli della paleontologia, permettono di dire che le sinostosi degli arti dei ruminanti attuali, derivano da quelle dei ruminanti antichi, miocenici; le quali, alla lor volta, provengono dalla saldatura di ossa distinte degli antichi pachidermi eocenici. Ma l’embriologia sola difficilmente avrebbe spinto il mor- fologo ai pachidermi antichi per l'origine dei ruminanti at- tuali. L'embriologia che ripete la filogenia, e talora con abbre- viazioni, senza la paleontologia avrebbe potuto incontrare un ostacolo nelle modificazioni graduate degli arti dei ruminanti attuali, partendo dall’Hye@moschus aquaticus, in cui il terzo e quarto metacarpo sono divisi permanentemente, e venendo all’Ovis aries, in cui queste due ossa, a sviluppo completo, sono unite per formare il canone; giacchè col Tragulus napu, dove la duplicità del terzo e quarto metacarpo è conservata soltanto verso l’estremità carpica, col Cervus capreolus e Ca- lotragus campestris (Steinbock), ove non vi sono che tracce di questa duplicità, si arriva all'osso unico costituente il canone dell’Ovis aries. Ora l’ intervento della paleontologia chiarisce questi diversi modi di essere degli arti degli attuali ruminanti, riconducendoli a quelli dei ruminanti antichi, presso i quali, p. es. nel Gelocus curtus il terzo ed il quarto metacarpo non sono saldati insieme, mentre lo sono p. es. nel Prodremothe- rium; e così via. Ma ciò che importa a noi di notare, si è che già nei ru- 85 minanti fossili esistono fissate le anchilopodie o sinostosipodie. Esse pertanto meritano il nome di formazioni palingenetiche. Colla scorta della paleontologia si possono approfondire ancora di più le ricerche di filogenesi organica, e nel caso nostro stabilire anche l'ordine con cui si è operata la salda- tura delle ossa. Dalle ricerche in proposito fatte da Gaudry, appunto in- torno ai pachidermi e ruminanti fossili, risulterebbe essere stato il seguente: 1.2 Saldatura del 2° cuneiforme col 3°. 2.° Saldatura del trapezoide col grand'osso. 3. Saldatura del 2° metacarpo col 3°. 4.° Saldatura del 2° metatarso col 3°. 5.° Saldatura del cuboide col navicolare. 6.° Saldatura del 3° metatarso col 4°. 7. Saldatura del 3° metacarpo col 4. 8.° Saldatura del 5° metatarso col 4.° È vero che gli animali fossili non sono tanto facili ad aversi, e quindi le nostre ricerche morfologiche non possono sempre essere complete; tuttavia il concetto scientifico non può farne senza, nè poi trascurarli quando ci sono. Se per divisione di lavoro, l'anatomia, l’embriologia e la paleontologia si sono rese autonome, non devono però i cultori di esse farsi troppo unilaterali nei loro studj, se vogliono avere conoscenze di fatti scientificamente sanzionati. Non è stata forse l’unione di queste scienze, che dimostrò essere la ghiandola pineale un occhio rudimentale? L'attuale indirizzo morfologico dato alle scienze anato- miche, su cui io insisto molto nel mio insegnamento ufficiale d'anatomia e fisiologia comparate, consiste appunto nello stu- diare gli esseri recenti ed i trapassati, gli esseri sviluppati ed in via di sviluppo, gli esseri vivi ed i morti, giacchè in natura non v’hanno queste distinzioni, fabbricate e talora so- stenute dalla piccolezza delle nostre menti; in natura non v'ha che svolgimento continuo della materia. Fortunati noi, se potremo conoscerne il meccanismo. 86 INTORNO AL MUGRONE DELL'ANGOLO DELLA MANDIBOLA DEL SANDIFORT (Apofisi lemurinica dell’ Albrecht). Nota del Prof. GIOVANNI ZOuJA. Non infrequenti volte accade di osservare che l’angolo della mandibola umana, invece di essere liscio e rotondeggiante, ap- palesi delle asprezze, rugosità, solchi e talvolta ancora pro- lungamenti che si proiettano più o meno in basso, o all’in- fuori, o, più di rado, all’indentro. Siccome tali varietà qual- che volta assumono proporzioni relativamente considerevoli, così su di esse presto o tardi venne chiamata l’attenzione degli studiosi. Già fin da oltre un secolo fa Ed. Sandifort tanto nelle sue Observationes anatomo-pathologicae (1) quanto nelle Exercita- tiones academicae (8) descrisse, fra molti altri interessanti fatti anatomici, anche quello che si riferisce ad un esagerato svi- luppo dell’ angolo dell’ osso mascellare inferiore designando tale anomalia coi nomi di processus insignis sive mucro, în quem angulus mazxillae desinit, ed illustrava i fatti con op- portune figure incise. Non so se altri prima del Sandifort abbia posto mente a questa particolare sporgenza, certo è però che, dopo di lui, J. F. Meckel nella sua anatomia comparata parla di un’apofisi del- l'angolo della mandibola, che si ripiega fortemente all’indietro nei marsupiali e nei carnivori (), e soggiunge che quest’ apo- fisi dell'angolo scompare nelle scimie, e che anche l’uomo ne è sprovveduto (4). Così pure Cuvier, Th. Siebold e H. Stan- nius riferiscono che molti mammiferi, quali i rosicanti, i tar- digradi e i marsupiali, posseggono un’apofisi angolare più o (1) Lugd. Batav. 1771, pag. 102. Tab. VI, fig. 3. (2) Lugd. Batav. 1785, pag. 147, 148, 150. Tab. V, fig. 2. Tab. VI. fig. |. Tab. VII: fig (3) Traité général d’anatomie comparée par J. F. MECKEL, traduit de l’ alle- mand par M. M. RiesTER et ArpH. Sanson. Paris-Bruxelles 1829. Tom. III. pag. 324. (4) J. F. MECKEL, Op. e tom. cit., pag. 325. 87 LI meno forte, che è sopratutto considerevole ed anche ricurva all'indietro nei rosicanti, e all’interno nei marsupiali() Dopo Sandifort e fino a questi ultimi tempi non ricordo che sia stata indicata quest’anomalia nell'uomo da altri scrit- tori; amo però avvertire che io, passando in esame la raccolta craniologica dell’ Istituto anatomico dell'Università di Pavia, rilevai il fatto e non mancai di accennarlo descrivendo un te- schio raccolto nel Malabar (2) con queste parole: l'angolo della mascella inferiore è molto pronunciato e si prolunga în basso al disotto del livello del corpo dell’ osso come osservasi avve- nire nel cane (3). Non so, ripeto, se queste cose siano state rilevate da altri, quel che però è noto si è che nel primo Congresso interna- zionale di antropologia criminale, tenuto a Roma nel novembre 1885, l’illustre Prof. Paolo Albrecht di Hambourg segnalò nuo- vamente il mucrone od apofisi dell'angolo della mandibola col nome di apofisi lemurinica, e con quello di ancisura pure le- murinica la incavatura che precede e in certo modo divide quest’'apofisi dal resto del margine inferiore o base della man- dibola, e mostrava al congresso stesso i preparati, consegnando poi per le stampe due figure che si vedono intercalate nel testo della comunicazione fatta dal sullodato Professore in quella circostanza. ‘In una delle figure dell’Albrecht è rap- presentata la mascella inferiore di un uomo nella quale si osservano bene spiccate tanto l’apofisi che l’incisura lemuri- nica; nell'altra figura si vede la mascella inferiore di un le- murino, dove e l’apofisi e l’incisura suddette appariscono ben manifeste, e dove si rileva inoltre un’altra eminenza spor- gente in basso dalla base della mandibola, che, per essere vi- cina alla regione del mento, è chiamata dall’Albrecht apofisi (1) G. Cuvier, Zecons d’ Anatomie comparée, rac. et pub. par M. DUMERIL, Bruxelles 1838, Tom. II., pag. 23. — Anatomie comparée par M. M. C. TH. SieBoLT et H. STANNIUS, trad. de l’allemand par M. M. A. Sprinc et TH. LA- CORDAIRE. Paris, 1850, Tom. II, pag. 401 e 402 (15). (2) NB. Nel mio Catalogo per errore fu stampato Madagascar invece di Malabar. (3) IZ Gabinetto di anatomia normale della R. Università di Pavta, descritto dal Prof. GiovANNI Zosa, Pavia 1874. Serie B Osteologia, pag. 87, N. 183. 88 parasinfisea. Evidentemente questa figura del lemurino è messa | per il confronto, il che riesce molto istruttivo. In questo scritto l’Albrecht dichiara che quest’apofisi non ha attratto l’attenzione che merita da parte degli anatomici, aggiungendo che questo fatto è dei più curiosi in quanto che una tale sporgenza non si trova in alcun’altra scimia fuori dei lemurini, mentre è più o meno sviluppata negli uomini nei quali, in qualche caso, raggiunge dimensioni ragguarde- voli, come in quello da lui stesso illustrato (1). Più recentemente il prof. Tenchini di Parma, che aveva egli pure preso parte al suddetto Congresso antropologico di Roma, e veduti i preparati dell’Albrecht, pubblicò una nota illustrata da apposita tavola, riferentesi ad un altro esemplare di apofisi lemurinica, pure considerevolmente sviluppata, da lui osservata in un criminale di 28 anni, il quale aveva anche una vertebra soprannumeraria, e di cui il Tenchini ci fornisce ampie e diligenti notizie anatomiche (@). Ora avendo veduto e notato anch'io questo singolare pro- lungamento dell’angolo della mandibola umana (che può es- sere avvertita anche sul vivo), e siccome pare che ad esso si voglia attribuire un'importanza che, quantunque possa sem- brare ad alcuni forse troppo spinta, pure è di qualche valore nella teoria dell’evoluzione, mi sento invogliato di fare un cenno speciale sopra due casi, nei quali quest’apofisi dell’an- golo mandibolare appare, se non più, certo non meno ma- nifesta di quelli illustrati dagli autori precedentemente ci- tati. Il primo caso si vede nella mandibola del teschio del Malabarese (fig. 1), che è quello stesso a cui alludeva poco in- nanzi, notato, come dissi nel mio catalogo (®). Questo bellissimo teschio, che fu regalato dal D.r Edoardo Ruppel al Prof. Pa- nizza, e da questi al Gabinetto anatomico di Pavia, presenta (1) Actes du premier congrès international d’ anthropologie criminelle. Turin- Rome-Florence, 1886-1887, pag. 106 e 107, fig. 1 e 2. (2) Varietà numeriche delle vertebre e delle coste con una nota sull’ Apofisi le- murinica dell’ Albrecht (in criminali); Memoria del Prof. LORENZO TENCHINI, Parma 1888, pag. 29 e seg., Tav. II. (Dall’ Ateneo Medico Parmense). (3) Il Gadinetto di Anatomia normale, Op. Serie e pag. cit. 89 un insieme di caratteri da farlo ritenere appartenente alla razza mongola. È sotto-brachicefalo (ind. cef. 83,3) ed offre una ca- pacità di 1400 c. c. La mandibola è robusta, provveduta di tutti i denti, che sono colorati in oscuro violaceo, analoga- ment» a ciò che suolsi osservare nei chinesi. L'angolo man- dibolare o goniaco è di 112. L’apofisi dell'angolo e l’incisura che la precede sono molto spiccate (fig. 1). Il secondo caso fa parte della nuova raccolta osteologica del museo anatomico suindicato. Apparteneva ad un uomo dei nostri paesi morto nel maggio 1881, all’età di 65 anni. In complesso anche questo cranio è di bella forma, pure sotto brachicefalo (è curiosa la coincidenza perfetta dell’indice ce. falico di questo cranio col precedente, fornito della stessa anomalia, ma appartenente ad altra razza; l'indice stesso è in ambedue di $3,3). In esso si rileva una notevole fossetta oc- cipitale mediana che fu ben descritta e illustrata nel 1881 dal Prof. Tenchini suddetto (1), allora mio primo assistente. La mandibola di quest'uomo è bene sviluppata, ma priva di alcuni denti. L’angolo goniaco è di 98 (@). L’apofisi dell’an- golo (fig. 2) d'ambo i lati non è meno prolungata di quella del teschio del Malabarese. Come abbiamo visto questa eminenza insolita della mandi- bola venne chiamata con diversi nomi; ora quale sarebbe il più appropriato o da preferirsi? Seguendo la lodevole consue- tudine degli anatomici di tutti i tempi, che suole, general- mente parlando, adoperare il vocabolo di un fatto qualunque impostogli dal primo che lo scoperse o che l’ha meglio illu- strato e reso noto, annettendogli quello dell’autore stesso, l’ano- malia di cui ci occupiamo dovrebbe essere chiamata mucrone o processo dell'angolo della mandibola, o per semplificare mu- crone del Sandifort. Secondo i più noti scrittori di anatomia comparata gli si competerebbe invece quello di apofisi dell’an. (1) Della fossetta occipitale mediana, nota del D.r LorENZO TENCHINI, con una tavola litografata. (Annali Universali di Medicina, Vol. 257). (2) È notevole questo grado se lo si confronta specialmente colle tabelle di parecchi autori dalle quali risulterebbe che quest’ angolo nell’ adulto sta sempre sopra il 100. golo della mandibola. L'Albrecht ha creduto bene di chiamarla invece apofisi lemurinica, e non vi è nulla a ridire poichè nel lemurino effettivamente si trova bene spiccata, però nell’in- tendimento dell’evoluzione morfologica, se si volesse trovare la scaturigine di tale varietà per dar fondamento e nerbo a quel concetto, parmi che bisognerebbe andare ben al disotto delle scimie, bisognerebbe cioè discendere ai marsupiali o me- glio ai rettili e fors'anche più in basso. Il tempo e l’uso de- cideranno la quistione. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Fig. I.° Mandibola di un Malabarese. DARLIE » di un Lombardo di circa 65 anni. A. Mucrone del Sandifort, od apofisi dell'angolo della mandibola, od apofisi lemurinica dell’ Albrecht. B. Incisura premucronale od incisura lemurinica dell’ Albrecht. NONE SUMPROFOZONEAGOSIONI del D.r G. CATTANEO. Nel 1882 pubblicai un elenco dei protozoi da me osservati nel lago di Como), che comprendeva 40 specie; unendo alle quali altre 8 specie già rinvenutevi dal Maggi ® (egli ne avea osservate 12, ma a 4 di esse sono comuni le mie) (8), si aveva un totale di 48 specie di protisti lariani (escluse le dia- tomee, di cui diede in seguito una prima e pur ricchissima nota il Castracane)(4). Il nostro elenco, per quanto incom- pleto, è rimasto finora il più esteso che sia apparso relativa- mente ai protozoi dei laghi subalpini, e il Forel(©) ha vo- (1) G. Cattaneo. Sui protisti del lago di Como. Boll. Scient. 1882. (2) L. Maggi. Esame protistologico delle acque di alcuni laghi italiani. — Lago di Como. Boll. Scient. 1880. (3) Actinosphaerium Eichhornii, Uvella virescens, Chilodon cucullulus e 0xy- tricha gibba. Le altre 8 sono: Bacterium termo, Bacillus ulna, Vibrio rugula, Amoeba radiosa, Arcella vulgaris, Pseudochlamys patella, Amphileptus anser, Vorticella citrina. (4) Castracane. Ze diafomee del lago di Como. Acc. Pont. dei N. Lincei. 1882. (5) F. A. Forel. Za faune profonde des lacs suisses. Genève, 1885. !, RA EN E Brun 0a, L & DI & . n MUCRONE DEL SANDIFORT (APOFISI LEMURINICA DELL'ALBRECHT) Prof. Zoja. € ta sd Ich 91 luto onorevolmente citarlo nella sua ottima Monografia sulla Fauna profonda del lago di Ginevra. A titolo di confronto con le nuove. osservazioni che ora aggiungo, ecco le specie osservate nell’ anno 1880-82. Protomonera: Bacterium termo, Bacillus ulna, Vibrio rugula. Flagellata: Monas viridis, Monas lens, Monas flavicans, Monas guttula, Monas ovalis, Cercomonas acuminata, Micro- glena monadina, Euglena viridis, Peranema virescens, Uvella glaucoma, Uvella virescens. Lobosa: Amoeba radiosa, Amoeba diffluens, Amoeba bra- chiata, Amoeba crassa, Arcella vulgaris, Pseudochlamys pa- tella, Heliozoa: Actinosphaerium Etchhornw. Ciliata: Vorticella microstoma, Vorticella nebulifera, Vor. ticella campanula, Vorticella convallaria, Vorticella nutans, Vorticella citrina, Scyphidia piriformis, Epistylis plicatilis, Epistylis parasitica, Gerda glans, Oxytricha pellionella, Oxy- tricha radians, Oxytricha gibba, Stylonichia pustulata, Stylo- nichia mytilus, Aspidisca lyncaeus, Paramaecium aurelia, Pa- ramaecium persicinum, Colpoda cucullus, Cyclidium glaucoma, Trachelophyllum pusillum, Amphileptus anaticula, Amphileptus meleagris, Amphileptus anser, Loxophyllum fasciola, Chilodon cucullulus, Coleps hirius, Coleps elongatus. Quanto alla differenza tra fauna superficiale e profonda, notavo d’aver trovato sì alla superficie che al fondo (30 metri) la Vorticella convallaria e microstoma, l’Amoeba diffluens, il Cyclidium glaucoma e l Oxytricha gibba, e solo sul fondo l’Acti- nosphaerium Eichhornii e il Paramaecium persicinum A). Io allora non osservai i protozoi pelagici, ma, in seguito (1) Nell’indicata Memoria del Forel (pag. 58), in cui si citano le specie da me trovate nel lago di Como, è avvenuto un errore nella designazione delle specie di fondo. L’asterisco che doveva essere ad esse preposto fu, per un errore tipografico, posposto invece alla specie che immediatamente precede, cosicchè son designate come di fondo delie forme superficiali. L’equivoco si rileva poi a pagina 140, ove le specie citate come di fondo son ben diverse da quelle della pag. 85, e corrispondono a quelle da me indicate. i ia a e DoD vela 92 alle ricerche di Pavesi(l) e di Imhof(®) si trovarono, come appartenenti alla fauna pelagica di varii laghi subalpini VE. pistylis lacustris, Acineta elegans, Vorticella convallaria, Di- nobryon sertularia, divergens, cylindricum, calyculatum, pe- tiolatum, Peridinium tuberculatum, Ceratium hirundinella (C. reticulatum Imb.), C. furca (var. lacustris Mag.). Ora posso aggiungere nuove osservazioni, fatte nell’agosto e settembre scorsi nei laghi di Como e di Garda. Veramente l'illustre Prof. Biitschli esprimerebbe l’avviso che gli elen- chi corologici non hanno, nella protistologia, l'interesse che presentano a proposito degli animali superiori, pel cosidetto « cosmopolitismo » dei protozoi. Ma, oltre che tale « cosmo. politismo » deve essere appunto provato dalle osservazioni corologiche fatte nelle varie località, mi permetto di notare: 1.° Che, essendovi forme di protozoi esclusivamente marine, forme esclusivamente d’acqua dolce e forme intermedie, è im- portante constatare, con le osservazioni locali, la limitazione delle varie forme, impedendo così errori tassenomici, che si vedono spesso ripetuti. 2.° Che non si tratta più di elenchi faunistici, determinanti semplicemente le forme proprie d’una data regione, ma si tratta piuttosto di osservazioni relative alla adattabilità fisiologica degli organismi a varie condizioni di esistenza. I recenti studii di LL. Maggi e M. Sacchi hanno dimostrato quali interessanti caratteri d’ adattamento assu- mano i protozoi viventi nei muschi (3), mentre i lavori di Fo- (1) P. Pavesi. Zuforno all'esistenza della fauna pelagica anche in Italia. Boll. entom. IX, 1877. — Nuova serie di ricerche sulla fauna pelagica dei laghi ita- liani. Ulteriori studii sulla fauna pelagica dei laghi italiani. Rend. Istit. Lomb. Vol. XII. — Altra serie di ricerche e studii sulla fauna pelagica dei laghi 1ta— lianîi. Padova, 1883. (2) O. E. Imhof. Pelag. Fauna und Tief — Seefauna der Savoyerseen. — Zool. Anz. Vol. VI, 1883. — Faune pelagique des lacs suisses. Soc. helv. Sc. nat. 1883. Arch. de Généve, 1883. — Studien zur Kenntniss d. pelag. Fauna d. schwei- zer Seen. Zool. Anz. VI, 1883. — Resultate meiner Studien db. d. pelagische Fauna kleiner und groòsserer Stiisswasserbecken der Schweiz. Leipzig, 1884. — Fla- gellés du genre Dinobryon, mémbres de la faune pélagigue. Arch. de Genéve, 1884. (3) L. Maggi. Intorno ai protozoi viventi sui muschi delle piante. Rend. Istit. Lomb. XXI, fase. 6.° 1887. M. Sacchi C. Intorno ai Protisti dei muschi ed al loro incistamento. Boll. Scient. 1888. 93 rel, Pavesi, Maggi, Imhof, Duplessis, Asper, ecc., dimostrarono la grande importanza del distinguere, nei pro- tozoi lacustri, le forme litorali dalle profonde, ed entrambe queste dalle pelagiche, per vitali problemi relativi alla filo- genia delle forme lacustri e alla limitazione dei fenomeni gla- ciali, In questo senso io credo non inutiie la pubblicazione delle osservazioni che seguono. Lago Ji Como (agosto 1888). Fauna litorale, fra le piante acquatiche del piccolo porto di Rezzonico (1) (2). LOBOSA. 1. Amoeba limax Duj. p. 235. Diafana, rotondeggiante, strisciante sul vetrino con una certa rapi- dità e in direzione rettilinea; un solo lobo anteriore; contiene molte granulazioni scure e qualche diatomea. Non vedo vacuoli. Numerosis- sima tra le caracee. 2. Amoeba multiloba Duj. p. 234. Differisce dalla suddetta pel gran numero di lobi, che sono però più acuti di quelli dell’ Amoeba brachiata, e assai meno lunghi di quelli del- l’Amoeba radiosa. I lobi, mobilissimi, sono in numero di 8-10. 3. Amoeba verrucosa Ehr. tav. VIII, fig. II Il corpo è globoso, assai trasparente con 4 espansioni corte, subci- (1) Distinguo, con Forel, tre regioni lacustri: a) regione litorale, lungo le rive, fino al #halus (la deine dei laghi svizzeri, la corona o crona dei nostri). 6) la regione profonda, occupante il fondo del lago, dai 25 metri in avanti. c) la regione pelagica, comprendente il resto del lago, ossia la restante massa cen- trale e superficiale. (2) Le abbreviature E%r., Duj., Perty, Clap.-Lachm., S. K., ricordano i seguenti libri e autori: Ehrenberg. Die Infusionsthierchen. Leipzig, 1838; Du- jardin. Hisf. nat. des Infusoiîres. Paris, 1841, Perty, Zur Kenntn. der kleinsten Lebensformen in der Schweiz. Bern, 1852; Claparède e Lachmann, Efudes sur les Infusoiîres et les Rhizopodes. Genéve, 1868; Saville Kent. 2/ar. of the Infus. 1881. Qui noto solo le nuove forme osservate nel Lario; ma rividi molte di quelle dell’ 82, e specialmente le colpode, i parameci e le vorticelle, tra cui varie forme di conjugazione e di divisione. 94 lindriche, movimenti lentissimi. Contiene una dozzina di grossi gra- nuli a contorno scuro, assai rifrangenti. 4. Nuclearia delicatula Cienk. Beitr. z. Kennt d. Monad. Arch. m. Anat. Vol. I. Forma del corpo attondata, che però può leggermente mutarsi e di- venire ovoide o irregolare. Nessun pseudopodo; contiene 3 nuclei nu- cleolati, e una vescicola contrattile. Quasi tutto il corpo è pieno di fine granulazioni, e il velo ectoplasmatico è sottilissimo. Sta preferibilmente sulle foglie dei Potamogeton. HELIOZOA. 5. Ciliophrys infusionum Cienk. Arch. f. mikr. Anat. Vol. I, Pico Somiglia all’ Actinophrys, ma è assai più piccolo; l’ esemplare da me osservato era caratteristico per questa specie, poichè presentava il grosso nucleo alla periferia, anzi per metà debordante dalla periferia, (il che indica vicino il tempo della riproduzione, secondo Cienkowsky); inoltre l’ eliozoo possedeva un moto di rotazione vivace, con piccolissimo moto di traslazione, carattere assai comune in questa specie. Una ventina di pseudo podi filiformi raggianti, corpo quasi perfettamente rotondo, molte piccole granulazioni nell’interno. CILIO-FLAGELLATA. 6. Ceratium longicorne Perty. Mitth. d. Bern. naturforsch. Gesellschaft, 1849. Nell’acqua superficiale, fra le piante acquatiche. Immobile nella pre- parazione. Tre corna anteriori, di cui uno (mediano) più lungo dei due laterali. Processo posteriore più lungo del corno mediano. Superficie del corpo aspra. Nucleo laterale, tra la base del corno mediano e del laterale più breve. Pigmento giallo, raccolto specialmente nella parte anteriore. CILIATA. Holotricha. 7. Conchophthirus anodontae Stein, Sitzung. d. bohm, Ges. d. Wissensch. 1861. Plagiotoma concharum Perty. Comunissimo sulle branchie dell’ Anodonta e dell’ Unio, che vivono sul fondo del lago a 3-4 metri di profondità, vicino alla riva e fra le piante acquatiche. Non lo trovai mai all’ esterno. Vive nell’ Anodonta e nell’ Unio insieme ad altri infusorii parassiti (0 mutuatarii), che in alcune sinonimie furon confusi con esso. , ad ; sal 95 Heterotricha. 8. Stentor Roeselii Ehr. Tav. XXIV, fig. 2. Fra le alghe, per lo più isolato, e quindi distinto dalla forma so- ciale dello Stentor polimorphus, da cui differisce anche perchè presenta un nucleo allungato e alcune setole alternate alle cilia. Peritricha. 9. Trichodina Steini Clap. e Lach. pag. 130. Questa specie di poco differisce dalla 7richodina pediculus Ehbr. sino- nima dell’Urceolaria stellina Duj. La differenza si fa consistere in ciò, che l’ organo fissatore è dentellato solo all’indentro nella 7. Steini, e anche al di fuori nella 7. pediculus. Però questo carattere è poco co- stante; la maggior differenza sta ciò che la 7. Steiniî vive parassita sulle planarie e la 7. pediculus sulle idre. Io la trovai fra le caracee, su cui rinvenni anche delle piccole planarie, ma non mai le idre. Hypotricha. 10. Oxytricha fallax Stein. Corpo ovoide più stretto anteriormente che posteriormente; setole orali lunghissime, laterali brevi; le posteriori un po’ più lunghe delle laterali. La trovai nella melma verdastra che ricopre i sassi del fondo a un metro di profondità presso la riva. Lago di Garda (settembre 1888). a) Fauna litorale, alla superficie o fra le piante acqua- tiche, lungo la sottile lista di terra che va da Desenzano a Sermione. FLAGELLATA. 1. Monas fluida Duj. pag. 285, Tav. IV., fig. 10. 2. Scytomonas pusilla Stein — S. K., p. 241, Tav. XIII, fig. 41-42. Corpo ovoide o piriforme, più stretto anteriormente che posterior- mente. Flagello un po’ più lungo del corpo. Una vescicola contrattile nella parte centrale. 3. Heteromita ovata Duj. pag. 298, Tav. IV., fig. 22. Corpo ovoide, più stretto anteriormente che posteriormente, con due flagelli, uno anteriore e uno posteriore. Grande vescicola contrattile po- steriore. e e 96 LOBOSA. 4. Amoeba princeps Ehr. Tav. VII., fig. 10. — Auerbach. Zeitschr..f. wiss. Zool, Vol. VIII. Addossata a una massa vegetale in decomposizione, in istato di at- tiva assunzione dell’ alimento. Esemplare di grandi dimensioni. Forma prevalentemente quadrangolare, del tipo di quelle osservate da Auer- bach. Da 5 a 8 pseudopodi ottusi e mobilissimi. Contiene, oltre il nu- cleo, sei vacuoli contrattili, e vari corpi nutritivi, quali desmidiee, una diatomea, ecc. 5. Amoeba radiosa Ebr. Tav. VIII. fig. 13. Esemplari stupendi e di notevole grandezza, alla base dei cespi di piante acquatiche, vicinissimo alla riva di Sermione. Dieci pseudopodi aghiformi, lunghi e acutissimi ; trasformazioni lente. Contengone gra- nuli verdi. 6. Amoeba inflata Duj. pag. 239, Tav. III. Con uno solo o due pseudopodi, e corpo rotondo. Contiene diatomee. 7. Amoeba diffluens Ehr. pag 127, Tav. VIII. fig. 12. Duj. pag. 238, Tav..IIl. fig. 1. Ne trovai due forme; una attondata con 8-10 pseudopodi digitiformi, e una allungata, con un lungo pseudopodo da un lato, e 4 dall’altro. 8. Trichamoeba Lieberkiihnia Mag. Atti Soc. Ital. Sc. natu- raliy. 1377 Un solo esemplare mi si offerse fuggevolmente, tra le piante acqua- tiche. CILIATA. Holotricha. 9. Paramaecium aurelia Ehr. pag. 350, Tav. XXXIX. Numerosissimo, alla superficie e tra le piante acquatiche presso la riva. 10. Colpoda cucullus Ehr. pag. 347, Tav. XXXIX. Individui adulti, e gran numero di embrioni vivacissimi. 1}. Nassula ornata Ehr. pag. 339, Tav. XXXVII, fig. 2. Corpo ovale, bocca laterale-anteriore, intaccatura anale laterale-po- steriore, nucleo centrale, una o due vescicole contrattili rosee, striature longitudinali visibilissime, cilia eguali, moto rettilineo uniforme. L’ a- pertura orale è in continuo movimento. Non vedonsi tricocisti. Fra le 97 forme adulte immensa quantità di forme più piccole, ma simili di strut- tura, con una vescicola contrattile rosea posteriore, e intaccatura anale postero-laterale. Secondo ogni probabilità, embrioni. 12. Cyrtostomum (Frontonia) leucas, Ehr. pag. 329, Tav. XXXIV. fig. 8. Bursaria leucas Ehr., Panophrys leucas Duj., Paramaecium leucas Perty. Corpo ovoide allungato, più stretto posteriormente che anteriormente. Apertura orale laterale-anteriore. Moto rettilineo veloce. Contenente al- ghe, e due grandissimi vacuoli, che includono varie masse giallo-ros- siccie. 13. Trachelophyllum, apiculatum Perty., pag. 151, Tav. VI, fig. 15. Trachelius apiculatus Perty. PA Corpo assai elastico e mobile; di facciata è lanceolato con una parte anteriore molto affilata e posteriore rotonda. Grossa vescicola contrat- tile posteriore. Visto lateralmente mostra una breve appendice digiti- forme alla parte posteriore. Contiene globuli di clorofilla. Un indivi- duo preparato con l’ acido osmico presentava la parte posteriore al- quanto acuta, e la anteriore volta.da. un lato a guisa di becco. Non avendo mai osservata tale deformazione nel vivo, credo doverla attri- buire unicamente al reagente; ed è indispensabile notar le differenze tra le forme vive e le fissate, ora che prende piede l’ abitudine di fon- dare le descrizioni sui preparati di conservazione. Questa forma conte- neva una navicula, e due vacuoli con granuli verdi. 14. Coleps hirtus Ehr. pag. 317, Tav. XXXIII, fig. 7. Due individui; uno allungato, girante su sè stesso con moto vorti- coso, con nucleo mediano; un altro assai rigonfiato, a botte; con una gran vescicola contrattile laterale. Mandava un lobo dalla parte ante- riore e poi lo ritirava. Hypotricha. 15. Uroleptus. mobilis, Engelmann. Zeitschr. wiss. Zool. Vol. IX., 1861, pag. 386, Tav. XXXI, fig. ll. Corpo assai allungato, posteriormente acuto; vescicola contrattile cen- trale, due nuclei, setole sottili e. brevi. Però Engelmann ne. vide un.individuo,.(in un ruscello presso. Praga) con 6 nuclei, disposti lon- gitudinalmente. 15. Oxytricha gibba Ehbr. pag. 365, Tav, XLI., fig. 2. Numerosissime nell’ acqua superficiale, e fra le piante acquatiche. Alcune son tanto rimpinzate di glohuli di clorofilla, da sembrare com- 3 98 pletamente verdi. Fissate col cloruro di palladio e tinte col carmino, presentano costantemente due nuclei. Fra esse stanno molte forme più piccole, di consimile struttura, però con un solo nucleo, e sono verisi- milmente loro embrioni. 6) Fauna pelagica superficiale, raccolta con reticella nel- l'alto lago da Desenzano a Sermione. CILIO-FLAGELLATA. 16. Ceratium hirundinella Duj. pag. 377, Tav. VI. (Peridi- nium cornutum Ehr., Ceratium cornutum Cl. L.). 2, Corpo quasi triangolare; con parte mediana rigonfia; delle due corna anteriori uno è brevissimo, l’altro lungo circa il doppio, con termina- zione acuta, e munito di un tubercolo alla base dal lato interno. Su- perficie dello scheletro denticolata. Colore giallo-splendente. Larga zona ciliare. Forma pelagica caratteristica. CILIATA. Holotricha. 17. Enchelyodon farctus Clap. Lachm, pag. 316. Tav. XVIL, figura 3. Corpo ovoide, nucleo allungato disposto trasversalmente. Ignoro se questa sia una buona forma pelagica, o non appartenga invece a quelle trasportate nell’alto lago dai granuli di polline & cui sono aderenti, come notò Forel. c) Fauna profonda. Feci uno scandaglio a 30 metri di profondità, a nord-ovest di Sermione, con l’apparecchio di fondo già descritto nel mio precedente lavoro Sui protisti del lago di Como. M' incontrai però in una zona assai povera, affatto sprovvista di piante acquatiche e di melma verdastra, e solo coperta da sabbia calcare bianca, che trovai in copia nell’ apparecchio. In tali condizioni, non potevo attendermi un ricco quadro biologico, e infatti non trovai che rare forme viventi. 18. Protamoeba ? Forma arrotondata, con contenuto granuloso e vescicole chiare, in cui non giunsi a vedere un nucleo. Il contorno subiva lievi deforma- zioni a linea sinuosa, senza che ne emergessero distinti pseudopodi. 99 19. Nuclearia duplex Mag. Rend. Istit. Lomb. 1881. Due soli individui fra la sabbia del fondo. Diametro 7-8 {,, proto- plasma leggermente granuloso, due nuclei con ampio nucleolo; leggere deformazioni del margine. Di tratto in tratto emettono un piccolo pseu- dopodo, che poi ritirano. 20. Monas globulus Duj., pag. 282, Tav. IV. Rara - con moto alquanto tremulo. Da alcuni è descritta come forma marina, ma il Fromentel la trovò anche nell'acqua dolce. In seguito a queste osservazioni, possiamo ritenere come finora studiate circa 60 specie di protozoi pel lago di Como, e 20 specie pel Garda. Siamo ben lungi dal credere che tale elenco sia completo; però notiamo che in nessuno dei laghi italiani e svizzeri furono fatte osservazioni più estese delle presenti. Appena una dozzina di protozoi notò il Forel() nella regione litorale del lago di Ginevra, una quindicina il Du-Plessis (2 come forme profonde di tuttii laghi svizzeri, nè più di dieci forme pelagiche sono note in tutti i laghi sub- alpini. Poco o nulla si conosce dei protozoi del lago Maggiore, di Lugano, di Zurigo e di Costanza, e nelle stesse condizioni eravamo pel lago di Garda. Nel 1882, notavo come alcune forme di fondo del lago di Como si trovavano anche alla superficie ( Vorticella convallaria e microstoma, Amoeba diffluens, Cyclidium glaucoma, Oxy- tricha gibba, Actinosphaerium Eichhornii); ora noto lo stesso fatto confrontando le mie antiche e nuove osservazioni con quelle del Forel e del Du Plessis. Infatti l’Amoeba princeps, verrucosa, radiosa, lActinosphaerium, la Vorticella convallaria, lo Stentor Roeselii ecc. ch’essi danno come forme di fondo, furono da me ripetutamente trovate nella regione litorale. Di ciò credo vi siano due spiegazioni: 1°) che in questi sempli- cissimi esseri, e specialmente nei rizopodi, non vi sia tra la fauna litorale e la profonda quel distacco che v'è invece fra queste due e la pelagica; 2°) che gli scandagli di fondo fu- (1) Forel op. cit. pag. 82. (2) G. Du-Plessis-Gouret.. Essai sur la faune profonde des lacs de la Suisse. 1885, pag. 6-13. V. anche G. Asper, Be:tr. zur Kenntniss d. Tiefenfauna der Schweizerseen. Zool. An. 1880 — e Imhof. op. cit, 100 rono sempre fatti a troppa piccola profondità. Forse per tro- vare una netta distinzione bisognerebbe esplorare le maggiori profondità, che nei nostri laghi possono giungere ‘a ‘400-500 metri. Ma a riuscire in tali scandagli con l’esattezza voluta dalla scienza moderna difficilmente possono arrivare i mezzi privati, nè vi sono ancora in Italia dei laboratori o stazioni lacustri, quali giustamente desiderano lo Zacharias (1), il De Guerne (2) e il Maggi (3). Colle brevi osservazioni che sì possono fare, di passaggio, nci mesi estivi, si possono se- gnare alcuni punti dell’interessante vita animale dei nostri laghi, ma a rilevarne l’intero ciclo biologico occorre Ì’osser- vazione continuata in tutte le stagioni; e i lavori di Pavesi, Maggi, Imhof, Asper, Forel, Duplessis, ecc., ci hanno indicato quanti interessanti problemi presentino, dal punto di vista biologico, i nostri laghi; problemi non tutti risolti. Per quanto riguarda la fauna profonda, ritengo che la profondità di 20:30 metri offre condizioni troppo simili a quelle che pre- senta il fondo presso la riva, perchè si debba aspettarsi, anche nella microfauna protistologica, una differenza caratteristica. Pavia dicembre 1888. (1) Zoolog. Anzeiger, Vol. XI., 1888. (2) Revue Scientifique, 1888. (3) Zaboratorii di Zoologia lacustre. Boll. Scient. 1887. 101 SOPRA ALCUNE RICERCHE ANTROPOMETRICHE specialmente della cava ascendente del D.r CARLO REMOR. Nella « Rivista Clinica di Bologna » dell’anno 1884, il Profsssore De-Giovanni pubblicava una serie di osservazioni da lui fatte nella nostra Clinica e conclusioni in proposito. — Le osservazioni si riferiscono a se? casi di cirrost epatica, nei quali l'esame diligente dei sintomi avea indotto il clinico a ritenere che gli edemi comparsi agli arti inferiori non erano da attribuirsi alle aumentate pressioni intraddominali nel senso solito ad ammettersi dagli autori, o alla compressione che sulla vena cava ascendente avrebbe esercitato il fegato cirrotico, come comunemente sì ripete, bensì ad alterazioni della detta vena, complicanti ed in qualche caso precedenti l’ apparire della cirrosi stessa. La diagnosi, nuova nella storia della Clinica fu confermata al tavolo di sezione; si studiarono allora più finamente le al- terazioni della cava ascendente che presentava nei singoli casi differenze notevoli di struttura e di sviluppo. — Da questi fatti, ai quali è ora da aggiungersi un 7° caso (1), che io pure ho avuto occasione di vedere l’anno scorso, il sig. Prof. De- Giovanni trasse delle conclusioni, nuove per quanto si riferisce alla patogenesi della cirrosi, e figlie legittime di un’idea che illumina il nostro maestro in ognì ricerca patogenetica « la speciale organizzazione dell’ individuo ». Tale idea, o meglio, fatto, considerato quale elemento ezio- logico di malattia, e parlo in generale, non è nuovo: ed anche il volgo sa intravedere sotto le magre parvenze d’ un collo lungo e d’ un torace ristretto le note caratteristiche del tu- bercoloso, o quelle d’un futuro apoplettico in una persona dal corpo enorme, dal collo corto e toroso, dal viso gonfio ed arrossato. = Eppure la medicina, ch'io mi sappia, non arriva (1) Vedi « Intorno alla patogenesi, della cirrosi epatica del Prof, Achille De-Giovanni ». Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Tomo V. Serie VI.* NPA PULA RETTA ? Siti 102 più in là delle cognizioni volgari, e non ha mai pensato che se la fisionomia dell'esterno ha un significato spesso chiaro e parlante, lo deve pur avere, forse altrettanto netto e sicuro, quella degli organi. — Infatti la cosìdetta « predisposizione individual: » è parola che ricorre da secoli nel linguaggio dei medici: ma io intanto non vedo che alcuno abbia mai ri- cercato quali sieno i momenti e le condizioni anatomiche e quindi fisiologiche per cui essa vien determinata nei singoli casi. — Ed è naturale: torna più comodo lo spiegare l’insor- genza di un fatto morboso coll’intervento d’una causa esterna che cada sotto i nostri sensi, anzichè ammetter quello come effetto risultante da disordini avvenuti nella compage degli organi che stanno a rappresentare squilibrii nelle attività fun- zionali di questi. E mi spiego. — Se si legge l’eziologia delle cirrosi, a mo’ d’ esempio, si troveranno citate come cause l’abuso degli al- coolici e in generale i disordini dietetici, e buon per noi che non ci venga domani un bacillo od un cocco a provocarla; ma quel giovinetto Arnoldo ( era egli alcoolista e mangiatore, o non avea piuttosto in sè le ragioni per lo sviluppo della sua malattia? Così per il tisico sì vuol trovare nelle attività distruttive d’un bacillo la causa del male, e innamorati delle parvenze di quello, non si pensa in che modo venne fatto alla circolazione di irrorare quei polmoni, ove più tardi s’ è svi- luppato il parassita, come si sviluppa la muffa sopra un tes- suto omai fracido e guasto. — Così la ghiandola che si tu- mefà, il catarro che invade questa o quella mucosa, il dolo- retto pleurico che interviene tratto tratto e mille altri sin- tomi di poco conto che svaniscono di fronte a sintomi di una importanza relativamente maggiore, non sono essi il risultato di una costituzione sbagliata fin da principio nella funziona- lità dei suoi organi e sistemi? E non sarebbe dunque logico il pensare che la Clinica, modificando il suo indirizzo, s'’ ele- vasse un po’ al disopra dello studio puramente fisico dei sin- tomi, e ne cercasse le ragioni intime nella storia dell’ evolu- zione animale ? x (1) Vedi la citata memoria del Prof. De-Giovanni. 103 Perchè se è vero che al medico incombe l’obbligo di gua- rire il malato, non può egli sottrarsi a quello di prevenire il male, o in altri termini di essere igienista. Non mi riferisco qui a quell’igiene che è costretta ad esercitare il suo ufficio sopra l'individuo ormai guasto dal sangue di avi pur essi de- generati: parlo di quell’igiene ben più larga nelle sue vedute, chè traendo i suoi dettami dall’antropologia, prenderà di mira non l’individuo, ma la specie. — A noi non sarà dato vedere queste innovazioni, perchè non è scienza che sorga d’incanto; ma quando portate le dottrine evoluzioniste anco nel campo della Clinica, potrà questa intravedere donde traggon radice certe morti, su cui lo spiritualismo d’un tempo e il materia- lismo dell’oggi hanno detto tante cose e molte non vere; il medico diverrà igienista, e non sarà male. — Ma ritorniamo a noi. La conclusione alla quale è arrivato il Prot. De-Giovanni si è che la cava come avviene per molti organi può ricono- scere nelle differenze della sua morfologia e del suo sviluppo le ragioni della sua patologia non solo, ma di quella di molti visceri dell'addome. — Donde la necessità di uno studio che rilevando da una parte tali differenze, e dall’altra le modalità di forma, di struttura e le alterazioni degli organi stessi, tendesse a mettere in rapporto queste con quelle per spie- gare possibilmente la patogenesi di tali alterazioni. — E si comprende subito quanto complicato e difficile sarebbe tale studio per cui occorrerebbe largo corredo di cognizioni di antropologia, embriologia comparata, anatomia comparata, patologia umana e comparata, e poi spirito di osservazione e criterio per saper rilevare e concludere, che io non mi sento d’avere. Ed invero per rilevare le differenze morfologiche della vena in discorso sarebbe necessario: | 1°) cercare come essa si sviluppa nell'uomo e negli altri mammiferi. 2°) ricercare se lo sviluppo differente che assume nel suo calibro possa mettersi in relazione con differenze morfologiche di altri organi: fra i quali sarebbero a tenersi d’occhio prin- RL [a Cn 104 cipalmente il fegato, la milza, l'intestino ed il rene, che rap- presentano le sorgenti viscerali, donde tragge origine il sangue della detta vena, e il cuore dov’ essa confluisce. D’ altra parte lo studio dei detti organi dovrebbe prefig- gersi 2 obiettivi: 1) il grado del loro sviluppo, e a ciò si arriverebbe colla misurazione esatta del loro peso, e varie dimensioni; 2) la loro struttura, tenendo d’occhio specialmente la quantità dell’elemento connettivale linfatico. — E ciò perchè sebbene si sappia quale sia il nesso anatomico che corre fra i sistemi vascolari venoso e linfatico, pure non ne è del tutto chiara la sua espressione fisiologica. In quanto al cuore sarebbe sopratutto a studiarsi | am- piezza delle cavità destre, il rapporto fra queste e le sinistre (rapporto fra aorta e polmonale, già studiati dal Beneze e da De Giovanni riconosciuti quali coefficienti importanti nello svi- luppo della tubercolosi). — Tali rapporti potrebbero forse spie- gare la patogenesi di malattie del rene dell’intestino ecc., e che oggi s interpretano come effetto puramente meccanico dei vizii cardiaci. E siccome poi lo sviluppo di questi organi dell’ addome deve naturalmente essere legato ad una maggiore ampiezza delle pareti che li contengono, ne viene che anco le misure esterne dell'addome non sarebbero a trascurarsi, e per quel nesso che tiene unite tutte le parti dell’organizzazione, anco quelle del torace, degli arti e dell’individuo considerato nella sua totalità non dovrebbero trascurarsi. D'altra parte lo studio fatto sulla cava dovrebbe riferirsi: 1°) alla misura della sua lunghezza, e del suo calibro, considerato nelle varie sezioni corrispondenti ai punti di sbocco dei vasi venosi che vengono dagli organi sunnominati; 2°) a quello delle sue pareti nelle quali sarebbe a ricer- carsi se predomini l’uno o l’altro dei tessuti che le compon- gono (connettivo, muscolare, elastico) la cui prevalenza po- trebbe acquistare un qualche significato rispetto alla funzio- nalità del vaso. Tutte queste ricerche, almeno per quanto si riferisce al- PA bp x sil te all 105 l'uomo dovrebbero praticarsi sul neonato, il quale non ha an- cora risentito le mille influenze della vita. Quanto finora ho esposto non è, come si vede, che una traccia del lavoro che sarebbe a farsi: nè sì meravigli chi legge se in quel poco che segue non trovi essa il suo sviluppo coordinato ed armonico. — Perchè non mi fu possibile di rac- cogliere che poche osservazioni, stante la ristrettezza del tempo e del materiale, e quelle poche non su cadaveri di neonati, che non potei avere, ma di adulti, dove i visceri erano già stati sezionati e tolti dalla scuola di anatomia patologica; co- sicchè di essi si troverà accennato solo al fegato. D'altronde si troveranno delle cifre a prima vista inutili, perchè di esse non ho tenuto conto nelle consideraziuni suc- cessive al quadro: tali sono le misure degli arti: la lunghezza della cava, il diametro trasverso dell’ individuo. — Però non può negarsi che esse, se tali appariscono in un numero ristretto di osservazioni, potrebbero assumere un qualche valore quando le osservazioni fossero più numerose: nel qual caso moltipli- candosi i rapporti, qualcuno potrebbe prendersi in esame, il quale, pur non essendo in diretta relazione colla vena in di- scorso, potrebbe illuminare meglio le nostre ricerche: e*ciò apparirà vero, quando si pensi che nei fatti dell’ organizza- zione animale, nessuno è privo di interesse. Premesso ciò, ecco il metodo che ho tenuto nel raccogliere le mie osservazioni. Le misure si distinguono anzitutto in esterne ed interne, intendendo per le prime quelle prese -sulla superficie del corpo, per le seconde quelle prese all’ interno. Le misure esterne si riferiscono: 1) all'individuo considerato nel suo assieme, e compren- dono a) la lunghezza del corpo: misurata dalla distanza com- presa fra due piani paralleli e perpendicolari ad un piano orizzontale su cui giace il cadavere disteso, tangente l’ uno al vertice del capo, l’altro passante sulla pianta del piede; 106 _ b) il diametro trasverso, misurato dall’ estremità del dito medio destro a quella del sinistro, essendo le braccia stese sullo stesso piano ove riposa il cadavere, e ad angolo retto sul tronco; i 2) al torace, misure toraciche e comprendono: a) circonferenza toracica a livello della papilla mam- millare; b) linea iugolo-xifoide, misurata dal margine supe- riore dello sterno alla metà della linea che unisce i punti di inserzione delle arcate costali (1); 8) all’ addome, misure addominali, e comprendono: a) circonferenza dell’ addome a livello dell’ ombellico ; b) linea diliaca, misurata dalla distanza di due piani verticali passanti l'uno per la spina iliaca destra, l’altro per la sinistra: c) linea xifo ombillicale, misurata dalla distanza fra l'estremità inferiore della linea iugolo-xifoide e 1’ ombillico; d) linea ombillico-pubica, dall'ombellico al margine su- periore della sinfisi pubica; 4) agli arti: a) arto superiore, dall’ articolazione acromio-clavico- lare fino all’ estremità del dito medio essendo la mano in estensione sull’ avambraccio, questo sul braccio, e il braccio ab@lotto ad angolo retto sul tronco; b) arto inferiore, dall’ estremità del gran trocantere fino a livello della superficie plantare del piede, considerato ad angolo retto sulla gamba (©). Le misure @nferne si riferiscono : 1) alla vena cava ascendente, e comprendono : a) la sua lunghezza. — Per misurare questa applico (1) Non all’ estremità dell’appendice xifoide, — variabile questa per la sua lunghezza, indipendentemente dalla lunghezza della cassa toracica. (2) Si potrebbe qui obiettare che in questo modo di misurazione non resta compresa la lunghezza del piede, come invece non si fa per il braccio, ove resta misurata anche la lunghezza della. mano. — Ma d’altronde è neces- sario far così, quando si pensi che la lunghezza totale del corpo si prende sempre dalla superficie plantare del piede, non dall’ estremità dell’ alluce, 107 l'estremità del nastro metrico al punto di riunione delle due iliache primitive, e lo conduco lungo la cava ascendente, pre- viamente isolata, fino al punto in cui essa si nasconde al di dietro del fegato; poi, rimosso questo, misuro la lunghezza del tratto decorrente sul solco del fegato fino al forame qua- drilatero: al di là del quale la vena s’apre subito nel seno destro. (Non così nei cani, ove corre ancora qualche centi- metro prima di sboccare in esso). b) il suo calibro. Quando mi fu possibile, l’ ho preso nei seguenti punti: I.) alla riunione delle due iliache primi- tive; — IL) ove essa si nasconde dietro al fegato (e quindi sotto lo sbocco delle epatiche); — III.) al forame quadrilatero (cioè sopra lo sbocco delle stesse). — In quanto al modo di prenderlo, ecco come ho fatto. Mi sono valso di un cono d’ acciajo , diviso in 4 segmenti da piani perpendicolari al suo asse; inutile il dire che il seg- mento più piccolo (d) risulta un cono, e che pér gli altri la base inferiore d’ un segmento superiore corrisponde alla base superiore del segmento immediatamente inferiore. La figura a lato chiarirà quanto ho detto. Ciascun segmento porta sopra la sua superficie una scala graduatoria sulla quale si trova scritto in millimetri e decimi 108 di millimetri la lunghezza del diametro corrispondente a qua- lunque sezione del segmento, cosicchè è facile introducendo il segmento adatto nel lume del vaso, leggere quale sia il dia- metro del lume stesso. Solo qui è a notarsi che trattandosi di vasi alquanto elastici, il cono potrebbe essere spinto più o meno entro il vaso: e che quindi non usando sempre la stessa forza così da arrivare sempre al medesimo grado di di- stensibilità del vaso, se ne potrebbero ottenere risultati di- versi; egli è per questo che ho: cercato sempre di spingere fino al limite massimo di distensibilità del vaso, e che se ho avuto per conseguenza lo svantaggio di ottenere cifre. un po’ superiori alla media solita del calibro, ho avuto d’altronde il vantaggio di ottenerle tutte approssimativamente comparabili fra loro. Non mi fu possibile di studiare le pareti del vaso. 2) al fegato. — E per questo non tenni conto che. del peso. Le osservazioni si riferiscono a 16 individui e. a 4:cant— quelli morti da malattie che restano scritte. assieme al nome e cognome ed età nella prima finca, questi morti in pieno stato di salute da avvelenamento artificiale di acido fenico. E premesse queste cose esporrò ora i risultati delle mie osservazioni esposti in cifre e farò seguire, se mi sarà possi- bile, quelle considerazioni e conclusioni che legittimamente potrò ricavare. (Si trovano nel protocollo delle sezioniper la scuola di anatomia patologica , anno 1888). Cognome, Nome Età diagnosi necroscopica 1) Basso Luigi 43. Car- cinosi diffusa allo stomaco, polmone, mesenterio 2) Biasiolo Luigi 80. Catarro bronchiale eronico 3) Molena Luigi 57. Bronco alveolite ca- tarrale cronica con esito in caseosi pol- monale con leggera insufficienza mitrale 4) Benetton Fortunato. Tubercolosi polmo- nale 5) Pizzato Francesco 6) Benedetti Pietro 46. Tubercolosi diffusa 7) Cesarini Giuseppe. (Curva lordo sco- liotica della colon- na vertebrale) Breda Giovanni 62. Bronco pneumonite crupele e succes- dativa 9) Trolese Filomena 50. Epitelioma eso- fageo (scoliotica) x—__ 10) Zanini Anna 42. Fibrosarcoma ute- rino 11) Maran Monica 58. Trombosi della Sil- viana 12) Massa Anna 50. Cancro uterino siva pleurite essu— | Misure generali Lun- Dia- ghezza | metro del tra- corpo sverso metri metri 1,63 1,66 1,65 1,65 1,65 1,68 1,615 1,75 1,57 1,72 1,72 1,83 1,48 1,62 1,55 1.60 1,38 _ 1,50 1,49 1,50 — 1 | ;lla cava asc. | Fegato| è del diametro) Is DFF (entrata AI | a enel forame Peso 2£c gato | quadrilatero mm Qi (ONOR) amet | millimetri | kgr. 07 28 23 17, 0.900 0,7 26 = 1,870 0.8 22 28 1,220 0,86: 30 31 1,530 0,8; 26 28 1,700 0.80 26 29 1,485 __lavere fu allontanato subito dopo 09 27 30 0,960 0,65% 28 = 1,25) 0.687 23,5 = 1,300 0,73 25,9 27,5 1,200 Ono 24,5 1,040 ————_r—r _—_ eo__oo——_——_—__—___—_—m 1} Mb b@kb@k@[Èk@kÈI@ÈÈ@@MIhÈ@È@PÈ IEÈEESIEÈEkEIÈEE Il (Si trovano nel protocollo delle sezioni per la scuola di anatomia patologica , anno 1888) Cognome, Nome Età diagnosi necroscopica 1) Basso Luigi 43. Car- cinosi diffusa allo stomaco, polmone, mesenterio 2) Biasiolo Luigi 80. Catarro bronchiale cronico 3) Molena Luigi 57. Bronco alveolite ca- tarrale cronica con esito in caseosì pol- monale con leggera insufficienza mitrale 4) Benetton Fortunato. Tubercolosi polmo- nale 5) Pizzato Francesco 6) Benedetti Pietro 46. Tubercolosi diffusa 7) Cesarini Giuseppe. (Curva lordo sco- liotica della colon- na vertebrale) 8) Breda Giovanni 62. Broncopneumonite crupele e succes- siva pleurite essu— dativa 9) Trolese Filomena 50. Epitelioma eso- fageo (scoliotica) 10) Zanini Anna 42. Fibrosarcoma ute- rino 11) Maran Monica 58. Trombosi della Sil- viana 12) Massa Anna 50. Cancro uterino TeEC n SS CT ne MIT RIESSS TEO Ne re o iii Se i © e se cigile hi © cb. ] i 7 Lunghezza Misure Misure | i Misure della Calibro della cava asc. È Ì Misure dell’ addome e. cava dal punto Fegato generali toraciche Il degli arti di riunione (Lunghezza del diametro) delle iliache fino Lun- Dia- a i - . 9 A Gio EGR Linea Ciroons Linea | Linea | Linea Su- In AI AI LATO, All'entrata AI del Toe iugolo | il'ombi-|3i10-0m-|ombillico| î à forame |l'jelle iliache nel forame Peso corpo EVErsOo xifoide Il lico bellicale| pubica |biiliaca || periore | feriore | fegato | quadril.| cio fegato quadrilatero] metri metri metri metri || metri metri metri metri metri metri metri metri || millimetri | millimetri | millimetri || kgr. 1,63 1,66 0,76 = 0,78 _ = _ 0,72 0,87 0,19 = 19 28 23/47, 0.900 1,65 1,60 0,78 0,165 0,54 0,20 0,17 0,26 0,72 0,855 0,18 _ 21 26 = 1,870 165 | 1,68 ]| os4 | oo || oso | 015 | 019 | 029 | 073 | osa — | 088 DI e 28 || 1220 1,615 1,75 || 0,865 0,18 0,70 0,15 0,145 0,24 0,80 0,85 0,17 _ 25 30 31 1,530 | 1,57 1,72 0,81 0,17 0,69 0,18 0,15 0,27 0,76 0,86 | 0,165 SS 21 26 28 1,700 1,72 1,83 0,86 0,16 0,66 0,21 0,35 0,27 | 0,78 0,88 0,225 _ 21 26 29 1,485 1,48 1,62 = 0,15 0,70 0,11 0,15 0,30 0,79 0,85. || Non si poterono prendere perchè il cadavere fu allontanato subito dopo la sezione. 1,55 1.60 0,90 0,19 0,67 0,18 0,15 0,25 0,7) 0,80 — _ 28 27 30 0,960 1,38 = 0,655 0,18 0,56 0,19 0,14 (0,25, |mancavanogliartisu-| 0,18 _ 21,5 28 = 1,25) i hi periori tolti a scopo anatomico. 0,82 1,50 1,49 0,685 0,12 0,68 0,21 0,20 0,25 0,64 0,77 0,175 _ _ 29,5 = 1,800 (vedi dia- gnosi). a = = 0,73 0,20 0,66 0,13 0,20 0,27 || mancavano gli arti 0,20 _ 25,6 25,5 27,5 1,200 [tolti a scopo anato- mico. 1,50 _ 0,70 0,145 0,56 0,19 0,15 0,27 || mancavano gli artif 0,23 o 20,5 = 24,5 1,040 superiori tolti a scopo] (anatomico, Rw rr _ 1‘ 0 _ et o_e_ mm .—_. _____—_—1l. hh TOI I => CTR ID TACERE a (Si trovano nel protocollo inte ni se i © ie ci eni n] delle sezioni FERIERGUlE esa Lire Lunghezza Misure Misure Misure della Calibro della cava asc. Misure dell'addome CHE dal punto a Da Fegato o, enerali toraciche degli arti i riunione unghezza del diametro) Cognome, Nome 3 E delle iliache fino se Li D lc AI punt un- ja- i || Circon- : A : da ni ‘punto D diagnosi necroscopica | ghezza | metro IRIDA, ferenza Spinea) E, Linea} WiSu La A FOA di riunione AI entrate ALE paso gie PEC xifoide toi bellicale| pubica | biiliaca || periore | feriore | fegato |quadril. eten Rohe fegato quadrilatero! metri metri metri metri metri metri metri metri metri metri metri || millimetri | millimetri | millimetri || kgr. 13) Benetti Anna 35. 1,47 1,56 0,155 0,72 0,165 0,145 0,27 0,65 0,75 0,19 0,28 21 27 32 1,600 Anemia grave da metrite parenchi- matosa 14) Galeazzo Teresa82. 1,50 1,58 0,65 0,14 0,64 0,15 0,17 0,23 0,67 0,87 0,155 0,21 17 22 25 0,720 Pneumonite catar- _r——————————————————————m rale 15) Rosa Antoniuzzi. 1,59 1,63 0,80 0,18 _ 0,16 0,19 0,26 0,71 0,83 0,19 0,29 18 20 29 1,950 Tubercolosi polmo- nale 16) Gardin Giuseppe 1,52 1,50 0,74 0,145 0,83 0,20 0,20 0,27 0,63 0,78 0,20 0,25 21 26 27 1,465 19. Ileo tifo — suc- (esiste cessivapneumonite forte me- edema polmonale teorismo) | e TUEIIC E SS CTR NT ISSN TOCE SS TRE E TSI TOA , MRUTe x Lunghezza della cava asc. Misure generali i Misure addominali dal punto di riunione delle Calibro toraciche P iliache fino Peso Peso L Diametro) Lunghezza||Circonfe- AI AI’ aper-|| Al punto Al All’ ape: fi i, del Die) tra- dello TONER: ie Linea, AL forame tura || diriunione forame to || -AEO corpo | Ehezza | sverso || sterno poni, xifo-ombellicale fegato | quadril. | nel seno |[delle iliache| fe2t0 quadril. SENATO kgr. metri metri metri metri metri metri metri metri | millimetri | millimetri | millimetri | millimetri || kgr. 17) Cane bastardo. , 5,600 0,58 0,59 0,16 0,46 0,085 0,10 0,10 0,13 8,5 10 18 12,5 (?) 0,200 18) Volpino bastardo 7,700 0,58 0,66 0,15 7 |Li ifo-| Ombili p 0,3 DInae Lilo III 0,13 0,19 0,24 8,5 11,5 12 16 (?) 0,200 0,09 0,12 19) Volpino . . . . 7,600 0,53 0,67 0,15 0,30 0,07 0,16 0,11 _ Dal n 9 12 12,5 14 0,290 al seno cen: s i timetri 4 20) Cane da caccia , | 16,700 0,69 0,84 0,21 0,44 0,08 0,15 0,16 0,22 0,28 1l 16 18,5 _ 0,500 = TS î i U- Ù È _ } si Ò SALI \ ì ì è SPIE A im 3 PD CR ANO AL IDA i PERE n PRE STO E Lr porre iti rasoi n ng SIE A du ama Ta pin nin rd VALI I SIT TA 3 IT LI I AT n II POLE PT I ET 0 Cn pr PA (Si trovano nel protocollo delle sezioni perla scuola di anatomia patologica , anno 1888). Cognome, Nome Età ——xrmcc—@€@@@r@—11u1» diagnosi necroscopica 13) Benetti Anna 35. Anemia grave da metrite parenchi- matosa 14) Galeazzo Teresa82. Pneumonite catar- rale ————————__—ouWoeon num TI ..-| 15) Rosa Antoniuzzi. Tubercolosi polmo- nale 16) Gardin Giuseppe 19. Ileo tifo — suc- cessivapneumonite edema polmonale "TASTE ALTRE CI ui ; ————————+—++“ @——r———rrrrttt°yty1%x=- | =" --; «-- _ —_-—xn0r——--————————.— e_àà@g@«@ag:[U((H{i | 5iéji%iEIEBHMMI*e—I[E@EEENE,,O)A E@_Mr ‘>W)\*\.l» Misure Misure Misure dell generali toraciche | L Di Tea Ci un- ia- Pier . ircon- ° ghezza | metro. || & EEE enoa ferenza Linea del tra- 80 SE Like all’ombi- TRISTE i corpo | sverso ||5 Gia di lico SECO metri metri metri metri metri metri 1,47 1,56 0,72 0,155 0,72 0,165 1,50 1,58 0,65 0,14 0,64 0,15 .t| 1,59 1,63 0,80 0,18 _ 0, 16 1,52 1,50 0,74 0,145 0,83 0,20 (esiste forte me- teorismo) 17) Cane bastardo. 18) Volpino bastardo 19) Volpino" È. 20) Cane da caccia , =r_r—_—___________6 ————————ooe i | “è © pe >-__ e DE Pi : Mi Misure generali Mn Misure add Peso Diametro Lunghezza| Circonfe- del DUB: (lira dello «;||L FORZA Ss corpo SaOZ sverso sterno ESTA xi | kgr. metri metri metri metri 5,600 0,58 0,59 0,16 0,46 | | 7,700 0,58 0,66 0,15 0,37 |Linea xi ombellic 0,09 7,600 0,53 0,67 0,15 0,30 0,07 16,700 | 0,69 0,84 0,21 0,44 0,08. 113 Consideriamo ora come in individui della stessa altezza si comportano tra di loro il volume del fegato, la linea xifo-om- billicale, ombilico-pubica, e biiliaca, e lo sviluppo della cava. — E per questo non potremo confrontare tra le 16 osserva- zioni che i N. 2 e 3 — e d'altra parte; N. 10 e 14. Torace Addome Cava. (cal.°)| Feg.°]Omb. P.| Biil. Altezza|Circ. tor. Lin. Iug. Xif.|Circ. Lin. x-0. N. 2) 1,65] 0,78 0,16 0,80 0,20 21,26 1,870] 0,17 |0,26 N. 3) 1,65] 0,84 0,20 0,64 0,15 21,22 1,220 | 0,19 |0,29 dove riesce chiaro che ad altezze eguali il N. 2) fornito di ristretto torace e di più ampio addome ho anco maggiore il volume del fegato e il calibro della cava. N.10)1,50| 0,68 0,12 N.14)1,50| 0,65 0,14 0,68 0,21 0,64 0,15 23,5 22 1300 720 0,20 0,17 0,25 0,23 dal quale confronto riesce pur manifesto il rapporto prima notato — vale a dire il maggior sviluppo del fegato e della cava là ove si riscontra un maggior sviluppo dell’ addome. Il quale rapporto non ci sorprende punto, risultando ab- bastanza naturale il fatto che lo sviluppo maggiore degli or- gani contenuti in una cavità sì accompagni anche a ingran- dimento nei diametri di questa. Ma tali rapporti acquistano invece valore ed importanza fisiologica e patologica, quando si noti che si verificano in individui della medesima altezza: nei quali, ammesse queste differenze morfologiche, è giuoco- forza ammettere delle differenze nelle funzioni fisiologiche e conseguentemente attitudini morbose differenti. Si potrebbe domandare quali nei casi concreti sieno queste attitudini, perchè alla soluzione di tal problema, e non ad altro dovreb- bero tendere queste ricerche. — E qui ben poco potrei ri- spondere, perchè non si può pretendere di afferrare i segreti della organizzazione in così scarse osservazioni. — Però mi pare potersi affermare : 1). Che individui di eguale altezza possono avere disu- guali linee xifo-ombelicali, e misure addominali. 2). Dove queste sono maggiori si trovano in generale maggiore il fegato e maggiore la cava. 114 In quanto al siguificato clinico di questi rapporti, non mi sembrano essi privi di interesse. | La patogenesi della cirrosi è collegata molto probabilmente ad essi: io non posso sostenere questo coi casi accennati nelle mie osservazioni nei quali non s’ ebbe mai un caso di cirrosi. — Ma lo potranno dire i casi occorsi al Professore De-Gio- vauni, principale fra i quali quello del noto Arnoldo. — Nel quale vivo era già stato osservato l'enorme sviluppo del ventre, morto l’ enorme volume del fegato, della milza e l’ ampiezza della cava ascendente. Dalla Clinica Medica dell’ Università di Padova diretta dal Profes- sore De-Giovanni. Distinzione delle Vampirelle e foro posto tra gli esseri organizzati secondo DANGEARD (*). Dangeard distingue due gruppi di Vampirelle: I.° Gruppo: Vampirelle circondanti completamente l’ospite, in- globandone il protoplasma e digerendolo in seguito. Sono: 1.° Vampyrella vorax Cienk.; — 2.0 Vampyrella Euglene Dangeard. -- 3.° Vampyrella Kleinii Dangeard (Sin. Monadopsis vampyrelloides Klein). II. Gruppo: Vampirelle perforanti la parete delle cellule nu- tritive, ed attiranti gli alimenti nel loro interno ; il loro sporangio è esterno all’ ospite. Sono : i 1.0 Vampyrella Spirogire Cienk.; — 2.° Vampyrella variabilis K1.; — 3.° Vampyrella pendula Cienk.; — 4.° Vampyrella inermis K1.; — 5.° Vam- pyrella pedata K1.; — 6.° Vampyrella gomphonematis Hwck. Le Vampirelie del primo gruppo si distinguono facilmente tra loro: 1. La Vampyrella vorax raggiunge grandi dimensioni; il suo proto- plasma contiene numerosi piccoli vacuoli; i suoi sporangi sono forte- mente irregolari, i zoospori ne sortono bruscamente e contemporanea- mente da diversi punti. Le cisti danno tre o quattro zoospori dopo un lungo tempo di riposo. 2. La Vampyrella Euglene non ha mai più di 2 o 3 grossi vacuoli; i suoi sporangi e le sue cisti sono sferiche e munite sovente d’una pic- (*) Annal. des Sc. nat. botanique, VII.* Serie, Tom. 3-4, 1886, (nel 4 Tom. pag. 352). 115 cola protuberanza; i zoospori sortono dal sporangio per la medesima apertura e ad intervalli di tempo sovente lontani. 3. La Vampyrella Kleinii (Monadopsis vampyrelloides Kl.) è la più piccola di tutte quelle che si conoscono fin qui; il contenuto dello spo- rangio si divide in 2 o 83 zoospori che sortono da diversi punti della pa- rete. Cisti ancora ignote. Le Vampirelle del secondo gruppo possono essere suddivise me- diante il quadro analitico seguente, il quale non è che un’applicazione dei principj di Klein nella sua classificazione : I.° Con pseudopodi filiformi. A. Sporangi non pedicellati. a). Sulle Spirogir®. 1. Vampyrella Spirogire. b). Sui Gomphonema. 2. Vampyrella gomphonematis. ec). Su parecchie Conferve. 5. Vampyrella variabilis. B. Sporangi pedicellati. 4. Vampyrella pendula. 5. Vampyrella inermis. (Specie molto vicine). II.° Senza pseudopodi filiformi; un pseudopodo allargato. 6. Vampyrella pedata. 1. La Vampyrella spirogire possiede uno sporangio sferico, rara- mente elissoide; il contenuto si divide in due, quattro zoospori egual- mente sferici, muniti di lunghi pseudopodi assai fini; questi zoospori prendono qualche volta una forma allungata e i loro pseudopodi sono allargati e jalini. La conjugazione dei zoospori non è stata osservata. La cisti elissoide contiene i residui della RERRINTS tra le sue due mem- brane. — Parassita sulla Spirogira. 2. La Vampyrella gomphonematis, è la sola specie del genere che si è trovato finora nel mare. Non si conosce che lo sporangio, il quale produce 4 zoospori a lunghi pseudopodi. — Parassita sui Gomphonema. 3. La Vampyrella variabilis è, come il suo nome lo indica, variabile di forma, di grossezza, ecc. — Anche lo sporangio può dare da 1 a 10 zoospori, il più spesso 2-4. Gli individui possono copulare in gran nu- mero, formando così dei plasmodj che raggiungono 92 p.. La dimensione ordinaria degli sporangi è di 32-00 p in lunghezza e da 16 a 28 p in larghezza. Le pareti della ciste sono liscie, la sua dimensione è di 12 a 28 p. — Parassita sulle Conferve. 4. 5. La Vampyrella pendula e la Vampyrella inermis non si distin- guono che assai difficilmente. — Tutte e due sono parassite sulle Vedo- goniee. CRVIST O DA 116 Tuttavia si può essere guidati nella determinazione dal fatto che le cisti della Vampyrella pendula hanno tre membrane, di cui la mediana è formata d’ asprezze (punte) coniche, mentre quelle della Vampyrella inermis hanno le loro tre membrane liscie. Di più in quest’ultima specie la conjugazione dei zoospori, segue immediatamente alla loro sortita. 6. La Vampyrella pedata differisce profondamente dalle altre specie; essa non ha che un largo e corto pseudopodo jalino, qualche volta esso Stesso suddiviso. I sporangi hanno in media 40 |, il protoplasma si di- vide ordinariamente in due, ma esso può egualmente sortire indiviso. La conjugazione e la divisione dei zoospori furono osservati. La ciste non è conosciuta. — Parassita sulle Oedogoniee. Dangeard per stabilire il posto delle Vampirelle tra gli esseri or- ganizzati, se cioè esse siano di natura vegetale o animale, impiega come carattere il modo di nutrizione. Se l’ essere, egli dice, di cui il posto è dubbio, introduce gli ali- menti tali e quali all’ interno del suo protoplasma e li digerisce, è un Protozoo ; al contrario, se la digestione si fa su tutta o su parte della superficie, ed i residui della digestioue restano all’ esterno, è un Vege- tale. Ora, in conseguenza di questo criterio, le Vampirelle sono classi- ficate da Dangeard nel regno animale, ove esse occupano la base. La presenza della cellulosi non può controbilanciare i caratteri del modo di nutrizione e di locomozione. È coi rizopodi Eliozoarj ch’ esse hanno la maggior parte dei carat- teri in comunione: esse permettono di legare questo gruppo all’inbasso coi Flagellati per mezzo degli intermediarj Monadinee; e si può pensare che ne sia lo stesso per i Mixomiceti, come lo lascia supporre la descri- zione che ne da della Bursulla crystallina. Zopf nel 1885. quindi un anno prima di Dangeard, ha fatto apparire il nucleo nella Vampyrella vorar Cienk., Vampyrella pendula Cienk., Vampyrella Spirogire Cienk., Vampyrella variabilis Klein, mediante una soluzione di ematossilina con pochissimo allume, molto allungata con acqua. Per ciò queste Vampirelle, dovevano essere staccate dal gruppo dei Moneri di Heckel. Ora Dangeard non parla mai del nucleo nelle Vampirelle, anzi da quel che dice in seguito riguardo alla Nuclearia simplex, risulta ch'egli non lo ammette punto. Nella Nuclearia simplex fa osservare che vi sono caratteri comuni colle Vampirelle; però essa si distingue da loro perchè presenta un nu- cleo, il quale conduce ad importanti modificazioni nel seguito dello svi- luppo; questo nucleo è identico a quello delle amebe ; egli è composto d’ un nucleolo centrale assai rifrangente, circondato da una zona più chiara. La presenza del nucleo porta alla mancanza della formazione di spo- rangi; i quali invece si osservano nelle Vampirelle. La presenza degli sporangi, conclude Dangeard, pare quindi che escluda la presenza del nucleo. 117 Questa relazione di fatti biologici, non può essere subordinata, senza altre ricerche esplicative, ad un metodo puramente tecnico; il quale, quantunque importante come mezzo di anatomizzare gli esseri inferiori, lascia campo a dubitare di un’ influenza che vi può esercitare il nuovo ambiente, in cui le Vampirelle e gli altri esseri citodulari vengon posti, allorchè si trattano con sostanze coloranti, pur durante la loro vita. Tuttavia, anche accertata la mancanza di una tale influenza, gli es- seri che non mostrano il nucleo se non mediante reagenti, saranno sem- pre da ritenersi diversi da quelli che lo hanno appariscente per se stesso, ossia senza reagenti. Questi nuclei poi, che si manifestano solamente con reagenti, sono veramente omologhi a quelli degli esseri unicellulari, in cui vi si 08- serva anche un nucleolo? Non potrebbero essi, se non tutti, almeno quelli mancanti di nucleoli, avere valore, piuttosto che di veri nuclei, di nucleoli? Dopo quanto ha osservato Van Beneden nello sviluppo delle Grega- rine, il nucleolo precede la formazione del nucleo, e la centralizzazione del primo nel secondo, ne può essere una conferma. MAGGI. RECENSIONI Jahresbericht iiber die Fortschritte in der Lehre von den pathogenen Mikrorganismen, umfassend Bacterien, Pilze und Protozoén; von Dr. Prof. P. Baumgarten. Dritter Jahrgang, 1887. Braunschweig. H. Bruhn, 1888. Sono pur troppo note ed apprezzate le difficoltà di ogni genere che si incontrano da chi intraprende a fare delle ricerche bibliografiche in argomenti di medicina, le quali sono poi grandissime se riguardano gli ultimi anni, in cui i lavori originali hanno raggiunto delle propor- zioni davvero imponenti. Il valente professore ha affrontato coraggiosamente la lunga e pe- nosa fatica con serietà di propositi e vasta cultura scientifica e lette- raria, che lo hanno posto in grado di rispondere adeguatamente al com- pito assuntosi, e di aver dato una nuova prova di lavoratore instanca- bile nel fertile campo della batteriologia, che egli coltiva con intenso amore e con lusinghiero successo. L’ estensione del primo volume veniva raddoppiata nel secondo, ed ora ha ricevuto, in questo che ci è davanti, un nuovo aumento; di guisa che nella compilazione di quest’ ultimo nulla è stato trascurato perchè esso potesse essere l’indice più sicuro e completo del cumulo dei fatti nuovi enunciati in questa branca durante il passato anno in quei paesi, in cui la scienza non è un nome vano, e noi confidiamo nell’ attività rara del prof. Baumgarten, perchè egli voglia dare vita lunga ad una 118 pubblicazione, che lo rende benemerito presso gli. Suda di ogni paese civile, che non possono non essergli grati. i Fra i Manuali e Compendii, che occupano la prima parte, noi dob- biamo ricordare quello del Baumgarten, condotto con rigoroso ordine scientifico anche in questa parte speciale, quivi esaminata, del Klebs, il cui nome è un pegno sicuro dell'importanza di esso, del Lòffler, il quale ha avuto in mira di esporre la batteriologia, accompagnandola nel suo sviluppo storico, come pure quello del nostro Pochettino che non merita di essere trascurato, specialmente presso noi, ove esiste tuttora penuria di siffatti libri, benchè i cultori di questa branca sieno abba- stanza numerosi presso noi; ma noi siamo fidenti in un prossimo av- venire, che abbia a cessare un siffatto stato di cose. Ci riesce poi impossibile il potere dare un concetto qualsiasi della seconda parte, dedicata all’ esame dei lavori originali, che sommano circa al numero di ottocento, distribuiti col medesimo ordine, che noi esponemmo in questo Bollettino alla fine del passato anno. Ci basti sol- tanto il dire che l’ esame di essi è condotto con imparzialità e preci- sione ammirevoli, di che può accertarsi de visu il lettore di questo An- nuurio, che potrebbe essere di modello agli altri simili di specialità, che lasciano molto a desiderare o da un lato o dall’ altro. Meritano una menzione speciale i paragrafi sui cocci piogeni, pneu- mococci, meningococci, e gonococci, sul bacillo del carbonchio, del tifo della tubercolosi, del tetano, come anche quello del carcinoma abba- stanza dibattuto: il capitolo sull’actinomicosi si raccomanda pure abba- stanza. Gli ultimi due capitoli abbracciano gli argomenti di indole generale, di cui una parte di interesse puramente scientifico, ed un’altra più vasta anche pratico, di guisa che ogni medico avrà sempre qualcosa di nuovo da imparare. Ogni italiano godrà nel vedere come le dispiacevoli omissioni nei libri stranieri sulla produzione scientifica paesana siano quivi del tutto eliminate, ove da Armanni a Bordoni-Uffreduzzi, da Cattani a Giordano, da Maggi ad Oreste, da Perroncito a Rivolta, da De-Renzi a Semmola esiste un numero rispettabile di contribuzioni, le quali hanno trovato nell’ A. un critico coscienzioso e garbato perchè ad esse fosse dato di godere di quella meritata luce, che è il premio desiderato del serio e proficuo lavoro. Siamo sicuri che anche questo volume troverà presso noi, al pari dei due precedenti, quell’accoglienza lusinghiera, che ha meritato oltre Alpi di già su vasta scala. R. Cimmino. P i Va da "di Peo al "uv è ei 119 CONCORSI UNIVERSITARI Fra i concorsi universitarj ‘testè aperti dal R. Ministero della Pubblica Istruzione, noi dobbiamo segnalare quello per la cattedra di Analomia com- parata nella R. Università di Genova, giacchè sono circa dieci anni che per questa scienza, separata dalla Zoologia, non si avevan concorsi, essendo stato l’ultimo quello per l’Anatomia comparata nella R. Università di Napoli. 1 cul- tori di qu-sta scienza in Italia, sieno essi insegnanti o aspiranti all’insegna- mento, devono saperne grado a S. E. il signor Ministro Boselli, il quale col- l’aver ammessa la domanda di separazione dell’ Anatomia comparata dalla Zoologia, fatta dalla facoltà universitaria di Genova, e cell’averne bandito il concorso, ha riaffermata l’ importanza di questi speciali studj, divenuti in oggi più difficili pel nuovo indirizzo morfologico che loro s’é dato. Se si vuole far progredire le scienze, bisogna che anche per esse sia rispettata la legge della divisione del lavoro; e noi vorremmo vedere resa possibile la separazione dell’ Anatomia comparata dalla Zoologia in altre Università del Regno, giacchè questa non viene ad essere che la quinta, essendovi finora solamente nelle Università di Bologna, Napoli, Pavia, Roma, Genova. NOTIZIE UNIVERSITARIE DI PAVIA Nomine. Vennero nominati a: Rettore, il signor Torquato Taramelli, Professore di Geologia, in luogo del rinunciante signor Pasquale Del Giudice Professore di Storia del diritto ita- liano ; Presidi, Nella Facoltà Medico-chirurgica il signor Giacomo Sangalli, Pro- fessore di Anatomia Patologica, in sostituzione del rinunziante signor Eu- sebio Oehl, Professore di Fisiologia umana; nella Facoltà di Scienze mate- matiche, fisiche e naturali il signor Leopoldo Maggi, Professore di Anatomia e fisiologia comparate, in luogo del Professore T. Taramelli, passato a Ret- tore dell’ Università; nella Facolta di Filosofia e lettere il signor Felice Ra- morino, Professore di letteratura latina, in luogo del rinunciante Cav. Iginio Gentile, i’rofessore di Storia antica; Professore ordinario di Oftalmojatria e Clinica oculistica, il signor Dott. Falchi, in luogo del signor Dott. Roberto Rampoldi, Professore incaricato; Professore straordinario di Patologia speciale e Clinica propedeutica me- dica, il signor Dott. Silva, in luogo del signor Dott. Vincenzo Patella, Pro- fessore incaricato ; Professore incaricato nella Scuola normale, il Dott. Giacomo Cattaneo per un corso di Anatomia e fisiologia comparate degli Echinodermi e Molluschi, avendo dato l’ anno scorso quello di anatomia e fisiologia comparate degli Artropodi; Assistenti nell’ Istituto di Anatomia umana normale, il signor Dott. Giu- seppe Soffiantini; Ì.° settore, in luogo del signor Dott. Attilio Sacchi passato ajuto alla cattedra di patologia speciale chirurgica e clinica chirurgica del- }’ Università di Genova; e il signor Dott. Emanuele Cattaneo, 2.° settore, in luogo del signor Dott. Achille Carini passato ajuto presso il Manicomio pro- vinciale di Pavia in Voghera; nell’ Istituto di Anatomia patologica il Dott. 120. Francesco Pedrazzini, 1.° settore, in luogo del Dott. Luigi Gazzaniga, e il Dott. Guido Rataggi, 2.0 settore; nell’ Istituto d’ Igiene, il Dott. Emilio Pa- rietti; invece del Dott. Enrico Dell'Acqua; nell’Istituto d’Istologia, Cattaneo Dott. Alfonso, invece del Dott. Ciivio Innocente; nell’Istituto di Materia me- dica un 2.° Assistente nella persona del Dott. Antonio Astolfi; nell’ Istituto di Ostetricia il Dott. Ernesto Pestalozza, 1.° Assistente, invece del cessante Guzzoni degli Ancarani, e il Dott. Innocente Clivio, 2.° Assistente; nell’Isti- tuto di Anatomia e fisiologia comparate il Dottor Luigi Forni, in luogo del Dott. Edoardo Bonardi, passato ad ajuto alla Clinica medica dell’ Università di Pisa, presso il chiarissimo Prof. Grocco testè nominatovi; nell’ Istituto di Mineralogia il Dott. Luigi Brugnatelli quale ajuto; nella Scuola di disegno per la geometria descrittiva il Dott. Luigi Berzolari in luogo del Prof. A. Suini. Corsi liberi per incarichi governativi. Il Prof. T. Taramelli, continua il suo Corso di Puleonfologia, con grande utilità per il progresso scientifico. Siamo però dolenti di dover accennare alla mancanza del corso di Corologia, che l’anno scorso il nostro Prof. P. Pa- vesi, incominciò a svolgere con grande dottrina e vasta coltura. Noi vogliamo sperare che il Ministero, rinvenendo sulla sua deliberazione, ci ridonerà questo insegnamento, dai competenti riconosciuto di molta im- portanza per la biologia in generale, ed in modo particolare poi per l’avan- zamento di quella parte della fisiologia chiamata esterna. Incarichi ufficiali. Avendo il Prof. Bottini rinunziato alla Cattedra di Clinica operativa per assumere l’ ufficio di Deputato al Parlamento, l'insegnamento di quella Cli- nica venne affidato per l’anno scolastico in corso all’ Egregio Prof. Angelo Scarenzio. Corsi liberì con effetti legali. Il Prof. G. Sangalli continua il suo corso di Zsfologia patologica. Il Prof. E. Oehl, quello di Esfeszologia, che si alterna coll’ Embriologia. Il Prof. G. Zoja, di Antropologia applicata alla Medicina legale. Il Prof. L. Maggi, di Profistologia medica. Il Dott. D. Stefanini, di Microscopia clinica. Il Dott. G. Lunghi, di Ofojatria. Il Dott. A. Guzzoni degli Ancarani, di Ostetricia propedeutica ed operatoria. Il Dott. G. Bertoni, di Chimica teorica. Il Dott. P. Alessandri, delle A/ferazioni chimiche delle sostanze alimentari. A questi s’ aggiunsero, in quest’ anno scolastico, quelli di: Parassitologia del Prof. Pietro Pavesi. Oftalmojatria e CIntica oculistica del Prof. R. Rampoldi. Metallurgia con speciale riguardo alle industrie minerarie italiane, del Prof. Sansoni. Petrografia del Dott. Ettore Artini. Aritmetica superiore del Prof. Carlo Formenti. + ormai» Botanica applicata alla medicina ed alle asti ci Prof. Giovanni Briosi. Noi ci compiaciamo dell’ aumento dei ‘corsi liberi, perchè siamo convinti ch’ essi concorrono a dimostrare sempre più l’attività e la coltura degli in- al 121 segnanti, non che la loro passione all’insegnamento. D’altra parte essi ven- gono frequentati dagli scolari con grande loro vantaggio, e la prova ne sono alcune pubblicazioni fatte dagli stessi scolari intorno ad argomenti risguar- danti materie dei corsi liberi, come ad esempio si possono citare quelle di Norsa, Parietti, Clivio, ecc. relative alla Protistologia. Hanno torto quindi co- loro che cercano di sopprimerli, in vista di una mal’intesa economia. Perfezionamenti. La signora Dott.* Maria Sacchi- Cattaneo ottenne anche per quest’anno sco- lastico (18S8-89), in seguito a concorso, un posto di perfezionamento per la Protistologia presso l’Istituto di Anatomia e fisiologia comparate di questa R. Università, sotto la direzione del Prof. Leopoldo Maggi, il quale ebbe già la compiacenza di guidarla, nell’ anno scorso e nell’ altro anno ancora, nei suoi studj di perfezionamento nell’Istologia comparata, embriologia e Proti- stologia. Come risultato utile, delle sue ricerche, per la scienza, vogliamo qui ricordare i seguenti suoi lavori: Contribuzioni all’ istologia ed embriologia dell'apparecchio digerente dei ba- fraci e dei rettili (Con 2 tav. — Atti Soc. Ita. Sc. Nat. 1886); Sulla morfologia delle glandule intestinali dei Vertebrati. (Boll. Scient. 1886, Pavia); Sull’istologia dell’ovidotto dei Sauropsidi (con l tav. — Atti Soc. It. di Sc. Nat. 1887); Sulla struttura del tegumento negli embrioni ed avanotti del Salmo lacustris. (Rend. Ist. Lomb. di Sc. e Lett. 1887); Intorno ai Protisti dei muschi, ed al loro inci- stamento. (Boll. Scient. 1888, Pavia). Tutti questi lavori furono debitamente encomiati sì all’interno che all’ estero. Sappiamo che neil’Istituto diretto dal Chiarissimo Prof. C. Golgi si trovano pel perfezionamento nell’ istologia il signor Dott. Carlo Martinotti di Torino, e der quello di patologia generale il signor Dott. Alfonso Cattaneo di Como. Premi. I signori Dottori Calloni, Assistente di Zoologia, e C. F. Parona, Assi- stente di Geologia, vinsero ciascuno un premio dell’Istituto Lombardo di Sc. e Lett., trattando il primo di un argomento di Corologia, ed il secondo di Pa- leontolgia. Alle nostre congratulazioni ai premiati, vogliamo far seguire la considerazione, che chiaramente si manifesta, intorno alla validità dei corsi di Corologia dato dal Prof. P. Pavesi, e di Paleoncrologia che continua a dare il Prof. T. Taramelli; e prendiamo occasione di ciò per rinnovare la nostra speranza che il R. Ministero vorrà affidare ancora al Prof. P. Pavesi l’ inse- gnamenio delia Corologia. Questi premi costituiscono fatti da non essere tra- scurati, la chi ha veramente a cuore gli studi scientifici in Italia. Nuovi Docenti privati. Dott. E:tore Artini in Mineralogia. Dott. Luigi Brugnatelli pure in Mineralogia. Dott. Mariani Ernesto in Geologia e Paleontologia. Dott. Menozzi Angelo in Chimica generale. Speriamo d’avere, quanto prima, anche il distinto nostro allievo Dottor Edoxrdo Bonardi, quale privato docente per la Zoologia e Anatomia compa- rata. Laureatosi in Scienze naturali, in Chimica generale, in Medicina e Chi- 122 rurgia, il Dottor Bonarli tenne per sei anni il posto di Assistente al Museo e Laboratorio di Anatomia e fisiologia comparate, diretto dal Prof. Leopoldo Maggi, e per quattro anni quello di Professore di Scienze naturali nella Scuola normale superiore femminile di Pavia, supplendo anche per un anno, il Pro- fessore di Scienze naturali nel R. Liceo Foscolo ui Pavia. Fu dichiarato eleg- gibile, nelle scienze da lui professate, ai concorsi tanto pei Licei, quanto per gli Istituti Tecnici. , Scrisse di geologia e chimica mineralogica, di protistologia e zoologia si- stematiche, di anatomia e fisiologia comparate, di biologia generale e di pa- tologia; ed i suoi lavori ebbero già 11 plauso degli scienziati. Ben gli spetta una ricompensa alle sue fatiche scientifiche, e noi gli au- guriamo una carriera pari a’ suoi meriti. LABORATORIO D’ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE DIRETTO dal Prof. LEOPOLDO MAGGI. ESERCITAZIONI. — Durante l’anno scolastico 1887-88, coll’ assistenza del Prof. Giacomo Cattaneo, gli sludenti del seconto biennio di scienze naturali, in- scritti al semestre pratico, fecero esercizj osteologici sui cranj dei Pesci, dei Rettili e dei Mammiferi, ed in particolare su quelli dell’ Accpenser sturio, del- l’Esox lucius, del Cyprinus carpio, Crocodilus vulgaris, Chelonia caoana, Canis familiaris, Hippopotamus amphibius. Inoltre attesero alle dissezioni metodiche di animali appartenenti a varj tipi, e specialmente di molti Artropodi e Vertebrati, con esercizi di tecnica microscopica e osservazioni sugli infusorj. Alcuni studenti apprestarono an- che accurate preparazioni macroscopiche relative all’ apparecchio digerente e nervoso dei Crostacei. Coll’assistenza del Prof. Edoardo Bonardi, gli studenti di Medicina fecero esercizj elementari di tecnica microscopica (dilacerazioni, indurimenti e se- zioni sottili, colorazioni principali), di citologia (confronto fra le cellule li- beramente viventi e le cellule dei tessuti), di istologia (preparazione dei di- versi tessuti negli invertebrati e nei vertebrati), di organologia (pelle, ossa, midollo spinale, tubo digerente e ghiandole annesse, reni). LAVORI SCIENTIFICI. 1. Direttore Prof. Leopoldo Maggi. — Sull’importanza dei fagocit nella morfologia dei Metazoi. — Antichità delle sinostosi. — Di alcune condizioni . patologiche negli organismi superiori, analoghe a condizioni fisiologicle negli organismi inferiori. — Sulla proposta di Laboratorj di zoologia lacustre. 2. Prof. Giacomo Cattaneo. — I lavori scientifici compiuti nel presente anno scolastico dal Prof. Giucomo Cattaneo riguardano specialmente la struttura e i fenomeni biologici delle cellule ameboidi del sangue degli ertropodi, e i parassiti dello stesso liquido cavitario. Fin dallo scorso anno, a:tendendo allo studio degli organi digerenti dei crostacei, egli ebbe campo di istituire delle osservazioni sulle cellule ameboidi del sangue di varie forme marine : Palinurus vulgaris, Homarus vulgaris, Carcinus maenas, Dromia vulgaris, Pla- tyonichus latipes, Squilla mantis, Portunus puber, Maia squinado, Maia verru- cosa, l’alaemon squilla. Quest'anno riprese assai più ampiamente questo studio, 123 tenendo vivi nell’Acquario del Laboratorio oltre 300 Carcini (nei mesi di Aprile e Maggio), sui quali istituì le sue osservazioni ed esperienze. Poichè le forme descritte dai precedenti Autori, e sopratutto da From- mann per l’Asfacus fluviatilis, appartengono specialmente allo stadio dege- nerativo o regressivo che ha luogo nelle cellule ameboidi, quando il sangue è tolto dal corpo dell’ animale, fu principal cura dell’ autore di studiare le forme viventi delle cellule, istituendo, con opportuna tecnica, le osserva- zioni nelle lamelle branchiali o nel vaso dorsale del crostaceo vivente. Spe- rimentò la influenza delle varie temperature, dell’ inalazione d’ossigeno o d’ acido carbonico, dell’ asfissia, della morte naturale, della putrefazione e di varii reagenti chimici sutle cellule ameboidi, di cui osservò minutamente, con la corrispondente tecnica, anche gli stadii regressivi, trovando anche un metodo per ottenere preparati durevoli delle forme viventi. Nello stu:tio del sangue non trascurò i notare gli infusorii parassiti, fra cui si avvenne in una nuova specie di Ar0phrys. Le suaccennate ricerche son consegnate nei seguenti lavori: 1. Sugli « Amebociti » dei Crostacei. — Boll. Scient. Giugno, 1888. — 2. Di un infusorio ciliato parassito del sangue del Carcinus maenas. (Anophrys Maggii nov. spec.). — Boll. Scient. Giugno, 1888 e Centralblatt fir Bact. und Parasi- tenkunde, 1888. — 3. Sull4 struttura e sui fenomeni biologici delle cellule ame- boidi del sangue nel Carcinus maenas. — (Con una tavola). — Atti Soc. It. di Se. Nat. 1888. Prof. L. MaAGGI. LABORATORIO DI PROTISTOLOGIA GENERALE E MEDICA DIRETTO dal Prof, LEOPOLDO MAGGI,. ESERCITAZIONI. — Nell’ anno scolastico 1887-88, coll’ assistenza del Prof. Edoardo Bonardi furono fatti i seguenti esercizii su: l. Varii metodi di disinfezione degli oggetti da adoperarsi nelle ricerche protistologiche in genere e nelle bacteriologiche in ispecie. — 2. Prepara- zione dei più comuni substrati di coltura (a&ar-agar — gelatina nutritiva — brodi diversi — soluzioni di glucosio — patate — siero di sangue di animali ed umano). — 3. Tubi e lamine allestiti coi detti substrati nutritivi. -- 4. Di- verse colture a piatto di acque potabili, polvere, terra, sangue, urine, feci, pus, con osservazioni minute sulle dimensioni, forma, colore, rapidità di sviluppo delle varie colonie. - 5. Colture delle diverse forme bacteriche della putrefazione, con osservazioni numerose sul probabile loro polimorfismo. — 6. Colture del Bacillus subtilis, Micrococcus prodiyiosus, Staphylococcus pyo- genes albus, aureus, citreus, Bacillus anthracis, tetani, pneumoniae, del cholera nostras, pyocyaneus, Achorion Schonbeini, Bacillus tuberculosis, leprae, di Lust- garten. — 7. Preparazioni e colture diverse di micrococchi e bacilli contenuti in prodotti di alcune malattie cutanee. (Mollusco contagioso. — Eczema pi- laris. — Piaghe da varici-pemfigo. — Trofismo deformante delle dita della mano. — Cherion). — Notizie dettagliate sulla sistematica e sul significato patogenetico di queste forme saranno date in altro lavoro. — 8. Preparazioni del Microsporon furfur, del Trychophyton tonsurans, del Penicillium glaucum, IMESIA TE TORTA SI LE SENTITI O AA 124 dell’Ascophora mucedo. — 9. Preparazione dei Saccaromiceti della birra e del vino nonchè dell’ Oidium albicans. — 10. Osservazioni dettagliate sugli sputi delle più comuni malattie di petto (bronchite, pneumonite, tubercolosi). — ll. Osservazioni sulle orine e sulle feci normali e patologiche. — 12. Znocu- lazioni negli animali (conigli, cavie) dei dacelli (colonie) del fefano, della #u- bercolosi, della pneumonite nonchè dei micrococchi piogeni. — 13. Inoculazioni nei medesimi animali delle ptomaime della tubercolosi. — 14. Osservazioni sui lobosi e specialmente sulle Amede. — 15. Osservazioni sulle Gregarine. — 16. Osservazioni e preparazioni di Ciliati e Flagellati. — 17. Osservazioni e preparazioni di Diafomee. LAVORI SCIENTIFICI. 1. Direttore Prof. Leopoldo Maggi. — Intorno alla determinazione delle spe- cie bacteriche secondo Pfliigge. — Intorno ai Bacterj della grandine. — In- torno ai Protozoi viventi sui muschi de le piante. — La novità scientifica della bacteriologia sperimentale, ossia la trasformazione sperimentale della specie bacterica. — Distinzione delle vampirelle e loro posto tra gli esseri organiz- zati, secondo Dangeard. 2. Prof. Edoardo Bonardi, — Intorno alle Diatomee del Lago d’Idro. — Sulle Diatomee di alcuni laghi italiani. — Contribuzione all’ eziologia ed al- l'anatomia patologica del tetano traumatico. -- Sulla presenza di basi orga- niche (ptomaine) negli escreati dei tubercolosi. -- Ancora sulle ptomaine ne- gli sputi dei tisici. 8. Dott."® Maria Sacchi, — Intorno ai Protisti dei Muschi ed al loro incista- mento. Prof. L. MAGGI. LABORATORIO DI ZOOLOGIA DIRETTO dal Prof. PIETRO PAVESI. ESERCITAZIONI. — Nell’ anno scolastico ]887-88 parecchi alunni frequen- tarono il Laboratorio Zoologico e le esercitazioni vennero specialmente sor- vegliate dall’ Assistente Dotto Silvio Calloni, per la lunga e grave malattia del Direttore. Esse versarono sopra la determinazione di cherotferi pavesi, che formerà argomento di una memoria nel 1889: lo studio sistematico di una raccolta d’aracnidi della Calabria, e di ditteri del Trentino. In tutte queste esercitazioni ebbe larga parte l’ esame bibliografico e la corologia d’ogni ri- spettivo gruppo d’ animali. Il Dottor Angelo De Carlini, già allievo di questa Facoltà di scienze naturali, allora Professore al R. Liceo di Sondrio (d’onde fu promosso testè a quello d’Alessandria), nelle vacanze durante l’anno, si occupò pure in Laboratorio di determinare le sue raccolte di verzebrati della Valtellina e coordinare la letteratura relativa, sopratutto dal punto di vista corologico. Lo stesso indirizzo ebbero le ricerche del Dottor Calloni, splendi- damente riuscite nella memoria premiata al R. Istituto Lombardo. L’ Assi- stente, insieme con un distintissimo allievo guidò altresì un’ escursione z00- logica al monte Penice, negli Apennini pavesi, che non fu povera di risul- tati ed i cui materiali si classificarono ancora per esercizio scolastico; da 125 solo compiè altre gite sui monti S. Salvatore e Generoso presso Lugano. Fi- nalmente il signor Angelo Senna, fra gli alunni più attivi di questo Labora- torio, fu chiamato a riordinare il Gabinetto zoologico del Collegio S. Fran- cesco di Lodi. LAVORI SCIENTIFICI. 1. Direttore Prof. Pietro Pavesi. — L’ industria del tonno (sotto tiratura). Roma, Tip. Botta, 1888, di circa pag. 300 in 4° con 6 tav. litogr. — Relazioni diverse in Atti accademici, ecc. 2. Dott. Silvio Calloni Assistente. — Z’Op:lio glacialis, in Ann. Club Alp. Ticinese, vol. 2°. — Polline echinulato nella Diphylleja cymosa, ibid. — Sur deux nouvelles formes de Violettes, in Bull. Soc. bot. de Genéve, vol. 4°. — Mé- langes tératologiques, ibid. Contribuzione allo studio del genere Achlys, in Malpighia anno 2°, fasc. 1, con 2 tav. — Zu fauna nivale con speciale riguardo at viventi delle alte Alpi (in corso di stampa). Mem. premiata al R. Istituto Lombardo di scienze e lettere col premio straordinario di fondazione Cagnola per l’anno 1888. — Note diverse in giornali scientifici. 3. Prof. Angelo De Carlini (del R. Liceo di Alessandria). — Vertebrati della Valtellina, in Atti Soc. itai. di scienze nat., vol. XXI. Milano, Tip. Bernar- doni, di pag. 90. Prof. P. PAVESI. LABORATORIO DI ANATOMIA UMANA NORMALE E TOPOGRAFICA DIRETTO dal Prof. GIOVANNI ZOJA. ESERCITAZIONI. — Le esercitazioni sul cadavere durarono, come al solito, dal novembre 1887 al marzo 1888, sei ore al giorno, in tutti i giorni della settimana, comprese le Domeniche e le ferie. — Vi furono ammessi 82 Stu- denti, assistiti dal Direttore e dai Settori Dottori Attilio Sacchi e Achille Carini. LAVORI SCIENTIFICI, 1. Direttore Prof. Giovanni Zoija. — Su di una varietà della sutura temporo- parietale simulante una frattura. (Bollettino Scientifico, anno IX, N. 3). — Una questione di priorità circa la « Bulla ethmotdalis » del Zuckerkandl. (Bollet- tino Scientifico, anno IX, N. 4). — Sopra un caso di Polianchilopodia in un esadattilo, con tavola. (Bollettino Scientifico, anno X, N. 1, e Archivio di Or- topedia, anno V, N. l e 2). — Statistica dei preparati anatomici esistenti nei varii Istituti della R. Università di Pavia. (Bollettino Scientifico, anno X, N. 2). — Intorno al Mucrone dell’angolo nella mandibola del Sandifort (apofisi le- murinica dell’ Albrecht. — (Rendiconti del R. Jstituto Lombardo, vol. XXI, fasc. XX, e Bollettino Scientifico, anno X, N. 3 e 4, e Archivio per l’ Antro— pologia e l’Etnologia, vol. XVIII). — Cenni srorici sopra il Gabinetto di ana- tomia umana della R. Università di Pavia « Primo periodo » (dal 1772 al 1783). Fondatore e Direttore GIACOMO REZIA. Prof. G. ZOoJa. 126 LABORATORIO DI BOTANICA DIRETTO dal Prof. GIOVANNI BRIOSI. ESERCITAZION!. — 1. Intorno alla struttura dell’amido e dei tessuti che lo contengono, reazioni, ecc. Forma del glutine, reazioni, ecc. — 2. Seguita lo stesso argomento, per la patata, il frumentone (Zea mais), il frumento (776 ficum vulgare), \V avena (Avena satira), il grano saraceno, pei vasi latticiferi della Euphorbia splendens, ecc. — 3. Sul plasma e sue reazioni, movimento del plasma, ecc. Polline e sue varie forme (nella 7huia, Camellia japonica, ecc. — 4. Su alcuni funghi parassiti delle piante culturali (Ustilago Maydis, Phrag- midium, Uredo, Puccinia, ecc.). — d. Sugli organi di moltiplicazione nelle crittogame (microsporangi di Salvinia natans, spore di Zycopodium selago, ma- crospora e microspore di Isoetie, spore pluricellulari. — 6. Sugli stomi (‘4ya- cinthus orientalis, Pinus pinaster), e sui canali resiniferi di varie piante. — 7. Sulla eterostilia; struttura delle papille dello stimma e del poiline di una Primula nella forma longistila e nella forma brevistila. — 8. Sulla struttura dei fasci fibro-vasali (tubi cribrosi, cellule, fibre del libro, cambio, vasi del legno, ecc... — 9. Sulla struttura del fusto delle dicotiledoni (midollo, epi- dermide, fasci fibro vascolari, parenchima fondamentale). — 10. Sulla strut- tura del fusto nella Zradescantia, nelle fefci, ecc. — 11. Sulla intima strut- tura dei vasi, forma delle punteggiature, ecc. — 12. Genesi e conformazione dei varii tessuti parenchima, prosenchima, tessuto sugheroso, ecc. — 13. Idea generale dei sistemi di classificazione del regno vegetale. LAVORI SCIENTIFICI. l. Direttore Prof. Giovanni Briosi. — Esperienze per combattere la Perono- spora della vite. Serie 3.* Milano, 1888. Tip. Bernardoni di C. Rebeschini e C. , — Rassegna delle malattie sviluppatesi sulle piante culturali nell’anno 1888. Mi- . lano, Ibid. — Zrforno alle sostanze minerali nelle piante sempreverdi. Milano, 1888. Ibid. — Z /unghi parassiti delle piante coltivate od utili. In collaborazione col Dottor Cavara. (Opera in corso di stampa). Pavia, 1988. — Esperienze per combattere la peronospora della vite. Serie 4.* Milano, 1888. Tip. Bernardoni di CU. Rebeschini e C. 2. Assistenti. 4) Cavara Dottor Fridiano. — Intorno al disseccamento dei grap- poli della vite. (Peronospora viticola, Coniothyrium Diplodiella e nuovi ampe- lomiceti italici) con 3 tavole. Milano, 1888. Tip. Bernardoni di C. Rebeschini e Comp. — Sul fungo che è causa del Bitter Rot degli Americani. Milano, 1888. Ibid. — Appunti di patologia vegetale (aleuni funghi parassiti di piante colti- vate). Milano, 1888. Ibid. — Z funghi parassiti delle piante coltivate 0d utili. ln collaborazione col Prof. Brios:. Pavia, 1838. — 2/ Farneti Rodolfo. — Z mu- schi della provincia di Pavia. ?.* Centuria. Milano, 1888. Tip. Bernardoni di C. Rebeschini e C. LABORATORIO CRITTOGAMICO DIRETTO dal Prof. GIOVANNI BRIOSI. ELENCO GENERALE delle ricerch> fatte nell’anno 1838. — 1. Esami di viti affette da: Peronospora n. 50, An'tracnosi n. 10, O.dio n. 6, Coniothyrium n. 6, Funghi diversi n. 4, Phytoptus ed insetti diversi n. 12, Mal nero n. 2, Scot- tatura n. 8, Fersa o Ciorosi n.10. Totale n. 108. — 2. Esami di Rosa sp. col- tiv. n. 8. di Pirus. n. 10, di Sorbus n. 2, di Rubus (rovo) n.3, di Prunus n. 7, di Crataegus n. 3, di Amydalus n. 3, di Ribes n. 1, di Tilia n. 3, di Acer n. 3, di Arbutus n. 1, di Morus (gelso) n. 4, di salix (salice) n. 5, di Populus n. 8, di Quercus Suber n. l, di Castanea n. 2, dì Citrus n. 2, di Camellia n. 2, di luglans (noce) n. 2, di Betula n. 2, di Alnus (ontano) n. 5, di Ficus Carica (fico) n. l, di Hedera n. 2, di Sopbora n. l, di Sambucus n. 1, di Pinus n. 2, di Can- 127 nabis (canapa) n. 5, di Brassica n. 1, di Trifolium n. 10, di Medicago n. 2, di Solanum tuberosum (patata) n. 2, di Reseda n. 1, di Cereali n. 10, di Piante foraggiere diverse n. 4, di Composite diverse n. 83, di Ombrellifere diverse n. 3. Totale a — 3. Esame di campioni di burro n. 4, e di latte n. 205. To- tale n. 209. RIASSUNTO delle ricerche fatte nell’ anno 1888. — Malattie della vite esami n. 108, di altre piante coltivate n. 125, Burro e latte n. 209. Totale n. 442. LABORATORIO DI GEOLOGIA E PALEONTOLOGIA DIRETTO dal Prof. TORQUATRO TARAMELLI. ESERCITAZIONI. — Nel Gabinetto di Geologia e Paleontologia, sotto la di- rezione dei Professori T. Taramelli e Parona, si esercitano in particolare due allievi naturalisti, oltre a quelli che intervengono alle conferenze. Uno si oc- cupa dello studio geologico di una importante provincia lombarda e l’altro di una regione subappennina. LAVORI SCIENTIFICI. 1. Direttore Prof. Torquato Taramelli. — Relazione della Sottocommissione pel servizio geodinamico nell’ Italia superiore e media. (Con tavole e Carta si- smica d’Italia). Roma. — £elazione id. per l’Italia meridionale ed Isole. — Re- lazione della Commissione giudicatrice del Premio Reale in geologia e mineralogia. Roma, Acc. Lincei. — Scoscendimento di Bracca in Val Serina. Rivista Alpina. — Alcuni risultati di uno studio sul terremoto ligure. Roma, Acc. Lincei. -- Re- lazione sul terremoto ligure. Vol. di 300 pag. in 4° con cinque tavole e molte figure. Roma. 2. Assistente Dottor C. F. Parona. — Sta pubblicando uno Studio monogra- fico della fauna raibliana di Lombardia, con 13 tavole. Premiato al Concorso Cagnola dal R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Prof. T. TARAMELLI. LABORATORIO DI MINERALOGIA DIRETTO dal Prof. FRANCESCO SANSOMNI. ESERCITAZIONI. — Sebbene di recente impianto, il Gabinetto possiede co- pia sufficiente di apparecchi scientifici, perchè sia resa possibile qualsiasi ri- cerca mineralogica e petrografica. 1] Prof. Direttore in vista della differe::te preparazione degli studenti in- scritti al Corso di Mineralogia (Studenti del 2.' anno fisica-matematica e Stu- denti del 2.° anno aspiranti al diploma di Farmacia), tiene due corsi distinti (3 ore settimanali per gli Stadenti della facolta di Scienze — 2 ore settima- nali per gli Studenti della Scuola di Farmacia). L’ insegnamento orale, è sussidiato da esercitazioni pratiche di Laboratorio (2 ore settimanali per ogni squadra o gruppo di 15 Studenti): queste sono te- nute dagli Assistenti, e vertono sulla Cristallografia geometrica, e fisica. e sulla sistematica. A questo effetto il Gabinetto è fornito di scelte collezioni di modelli cri- stallovrafici in legno, di una collezione assai ricca di cristalli isolati, di una collezione di lamin2s di cristalli tagliati in varie direzioni, e di numerose serie di sezioni sottili di rocce tipiche. LAVORI SCIENTIFICI. 1. Direttore Sansoni Francesco. — Note di Mineralogia italiana. — Datolile e Calcite di Montecatini. Accademia delle Scienze di Torino. — Séwudz0 cristal- 128 lografico di alcune sostanze organiche. Atti della Società italiana di Scienze na- turali. 2. Dottor Artini Ettore Assistente. — Sulla cosidetta Savite di Montecatini. Lincei. Transunti 8 gennaio 1888. — Alcune nuove osservazioni sulle Zeoliti di Montecchio maggiore. Lincei. Transunti 6 maggio 1888. — Quarzo di Val Malenco. Lincei. Atti, serie 4.*, vol. V. — Studio cristallografico sulla Cerus= site di Sardegna. Lincei. Prof. Dott. F. SANSONI. CORSO LIBERO DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE DEGLI ARTROPODI dato dal privato docente Prof, GIACOMO CATTANEO. PROGRAMMA. — D'accordo col Direttore Prof. Leopoldo Maggi, il Prof. Gia- como Cattaneo svolse, durante l’anno scolastico 1887-88, il seguente pro- gramma: Principali forme d’artropodi. Peripatidi, crostacei, miriapodi, aracnidi, in- setti. Loro bibliografia. Parentele tra le varie forme d’ artropodi. Loro presunti capostipiti. Forme fossili (trilobiti e insetti dell’ambra). Dottrine relative alle forme di Nauplius, Peripatus, Zoea e Campodea. Forma del corpo. Simmetria bilaterale e sue irregolarità. Metameria. Dot- trina differenziativa della metameria secondo Lang e Emery. Dottrina colo- niare 0 aggregativa della metameria secondo Gegenbaur, Perrier, ecc. Feno- meni coioniari d’alcuni anellidi. Sviluppo e regressione della metameria. Tegumenti. Loro composizione: carbonato e fosfato di calce, chitina e varie sue analisi. Appendici del tegumento. Ecdisi o osuvie. Gastroliti. Punti di chitinizzazione. Poricanali. Peli e squamme. Peli glandulari e orticanti. Colore dei tegumenti. Pigmenti sciolti e granulosi. Struttura delle elitri dei coleotteri. Membri. Loro forma primitiva nel Nauplius e Peripatus. Divisione delle funzioni: antenne, cheliceri, palpi, mascelle, mandibole, piedi locomotori, natatoie, piedi-branchie, piedi ovigeri, ecc. — Ali — loro origine. — Loco- mozione. Sistema digerente. Intestino e glandule nelle varie classi. Studi fisiologici sulla digestione negli artropodi di Plateau, Krukenberg, Weber, Frenzel, Cattaneo (vepsina, tripsina, diastasi, liquido emulsionante, pigmenti). Sistema circolatorio e respiratorio. Cuore concamerato, valvole, seni ve- nosi, tronchi arteriosi, lacune, circolazione branchiale. Curve grafiche di Pla- teau. Piedi-branchie e branchie p. d. Trachee tubulari e lamellari (Polmoni). — Tracheobranchie. Secrezioni particolari. Sistema nervoso. Confronti con quello degli anellidi, delle planarie, dei molluschi. Ganglio cefalico e ganglii ventrali. Commessure trasversali e lon- gitudinali. Sistema splanenico. )rgani dei sensi. Bastoncelli e peli tattili. Ipotesi sulla visione degli artropodi secondo Ciaccio e Plateau. Organi riproduttori e sviluppo. LEZIONI LIBERE DI OSTEOLOGIA. — Inoltre il Prof. Giacomo Cattaneo, trattò i seguenti argomenti in alcune sue lezioni libere di osteologia: Costituzione fondamentale dei vertebrati. — Corda dorsale. — Guaina della corda o strato scheletogeno. — Sua condrificazione e ossificazione. — Sche- letro degli acranii e dei ciclostomi. — Archi branchiali. — Prime ampolle ce- rebraii e (rabeculae cranii. — Scheletro dei selaci. — ‘Trasformazione del 1.° arco branchiale n»lla mandibola. — Scheletro dei ganoidi. — Ossa dermatiche che rivestono il cranio cartilagineo. — scheletro dei pesci ossei, batraci, ret- tili, uccelli e mammiferi. — Storia e critica della teoria vertebrale del cranio (Opinioni di Gòthe, Spix, Oken, Meckel, Dumeril, Cuvier, Geoffroy-Saint-Hi- laire, Carlier, Gegenbaur, Huxley, Wiedersheim). Gerenti: I REDATTORI. Pavia, 1888; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzoni. Si ii ET 5 Ì