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BOLLETTINO
DEL
Laboratorio di Zoologia Generale ¢ Agraria
DELLA
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Volume XVI.
(con 107 figure nel testo e 2 tavole doppie)
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PORTICI
STAB. TIP. ERNESTO DELLA TORRE
1922
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BOLLETTINO
DEL
Laboratorio di Zoologia Generale e Agraria
DELLA
R. Scuola Superiore d’Agricoltura in Portici
Volume XVI.
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PORTICI
PREM. STAB. TIP. E. DELLA TORRE
1922
G. GRANDI.
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RICOSTRUZIONE E MORFOLOGIA COMPARATA
DEI GENERI
Otitesella Westw., Sycobiella Westw. ed affini
(Hymenoptera-Chalcididae).
INTRODUZIONE
E CONSIDERAZIONI GENERALI.
Il gruppo di /darnini che comprende le specie trattate nella
presente memoria, dodicesima della serie dei miei contributi alla
conoscenza degli Imenotteri della caprificazione e dei loro sim-
bionti, presenta un interesse particolarissimo. Fino ad oggi le
notizie che si avevano in proposito erano limitate a brevi, su-
perficiali ed in parte errate descrizioni dei gg di quattro specie
appartenenti a due generi diversi. La scoperta (1) di due generi
inediti e delle QQ di quattro specie mi ha permesso una rico-
struzione organica del gruppo e mi ha rivelato molti fatti inte-
ressanti sia rispetto alla struttura delle singole forme, sia rispetto
alla morfologia generale della famiglia e alle sue condizioni at-
tuali di evoluzione e di involuzione. Per lo studio integrale,
morfologico e biologico, che io mi sono proposto di fare su questi
insetti ancora così poco conosciuti, studio che si presenta sotto
ogni rapporto fecondo di resultati eccezionali, ogni pur piccolo
contributo alla resoluzione dei problemi che li riguardono ha una
grande importanza e merita la nostra più attenta ed oculata
considerazione.
Le 99 delle specie esaminate hanno tutte una facies parti-
colare. La estrema brevità del tratto sporgente della terebra fa
ritenere per certo necessaria la loro introduzione entro ai ricet-
(1) Grandi &. — Diagnosi preliminari di Imenotteri dei Fichi. Ann
Mus. Civico St. Nat. Genova, ser. 3°, v. IX, 1921, pp. 304-316
Eee
tacoli dei fichi ospiti per la deposizione delle ova e suggerisce
sulle modalità di tale deposizione ipotesi suggestive, che non è
il caso tuttavia di esporre se non quando si potranno confortare
con osservazioni in natura e con prove sperimentali. Disgrazia-
tamente, se incomplete e primitive sono state fino ad oggi le
nostre conoscenze sulla morfologia di questi insetti, nulle o quasi
nulle sono quelle che riguardono la loro etologia. Perfino la
Blastophaga psenes {L.) ela Philotrypesis caricae (L.), sole specie
viventi nei nostri paesi, pur celebri e conosciute da lunghissimo
tempo ed oggetto di un numero straordinario di lavori, si sono
mostrate, ad un serio studio, misconosciute morfologicamente e
biologicamente. Le due memorie che io ho loro dedicato (1) ed i
resultati ottenuti ne costituiscono una convincente testimonianza.
Di speciale interesse si è presentata la costituzione dell’ ar-
matura genitale di tali 99: Ho potuto assodare in modo in-
controvertibile la dipendenza delle lamine interne (outer o qua-
drate plates degli Autori inglesi ed americani; quadratische
platten dei tedeschi) dal 9° urotergite. Tali lamine erano consi-
derate da Berlese negli Imenotteri in genere come s/ili (prostili)
dell’8° urosternite, ma io avevo già dimostrato in Philotrypesis (2)
la loro intima connessione col 9° urotergite, in accordo con le
vedute di Zander per altri Imenotteri.
I o'o eteromorfi, straordinarii nella forma e nel comporta-
mento, non mi hanno offerto, nelle specie studiate, quei così vi-
stosi fenomeni di variabilità unisessuale che ho messi in luce nel
gen. Philotrypesis Först. Solo nell’Otitesella epicarioides Grnd. ho
potuto osservare un og ipomegetico, il quale è tuttavia costruito
similmente agli altri individui eumegetici. Si deve ricordare su-
bito però che il materiale che io ho avuto a mia disposizione è
stato relativamente scarso e che molto probabilmente ricerche
ulteriori ci faranno conoscere fatti nuovi.
Questi maschi si presentano con vistosissimi caratteri ipera-
telici (3). In correlazione con l’enorme sviluppo delle mandibole
(1) Grandi, G. — Studio morfologico e biologico della Blastophaga
psenes (L.). Boll. Lab. Zoologia, Portici, v XIV, 1920, pp. 63-204, 31 fig.
— — Ricerche sul gen. Philotrypesis Först. L. e., v. XV, 1921, pp. 33-
190, 46 fig. ;
(2) L. e., pp. 49-50, fig. IV, 2, 4; V 1.
(3) Per il significato di questo e di altri termini usati e per la loro di-
scussione, vedi la mia memoria citata sul gen. Philotrypesis a pp. 71-86.
SE
si ha, un egualmente grande sviluppo dell’epicranio e del primo
segmento toracico; il mesotorace, il metatorace e il propodeo sono
meno ampii e talora, come in Micrognathophora leptoptera Grnd.,
fusi completamente in un pezzo unico. Il gastro è mediocre, piccolo
o piccolissimo e di costituzione molto semplice. Lo scapo delle an-
tenne si mostra anch’esso sviluppato in modo eccezionale ed arti-
colato entro toruli generalmente situati molto indietro sull’e-
picranio e limitati da cercini robustissimi, talora prolungantisi
in processi allungati e spesso riuniti posteriormente da un debole
inspessimento endoscheletrico. La capsula cranica di alcune specie
(Otitesella epicarioides Grnd., Sycobiella monstruosa Grnd., Te-
rastiozoon Jacobsoni Grnd.) presenta una linea decorrente paral-
lelamente al suo margine posteriore e interessante solo la sua
regione dorsale. Questa linea non offre alcun grado di mobilità;
ad essa però corrisponde un leggerissimo rilievo lineare endo-
scheletrico. Si direbbe che in queste specie si accennino condi-
zioni simili a quelle straordinarie che io ho scoperto nel genere
Sycophaga Westw., ove il capo dei 7g, allungatissimo, è diviso
in due scleriti articolati fra loro (3). Le mascelle del primo paio
ed il labbro inferiore si trovano in uno stato evidente di invo
luzione riduttiva. I palpi mascellari, di 2 o più comunemente di
1 articolo, sono male articolati (o non lo sono affatto) con gli
stipiti mascellari, i quali appaiono completamente fusi insieme.
I palpi labiali, minuti e papilliformi, mostrano talora un principio
di fusione reciproca Le ali mesotoraciche sono ridotte a gracili
laminette fornite di lunghe setole; in alcune specie sono molto
brevi, in altre quasi rudimentali. Le ali metatoraciche mancano
del tutto. Le tre paia di zampe sono robustissime, coi tarsi co-
stituiti di soli 4 articoli. L’ iperatelia presenta, fra le forme da
me studiate, il suo grado massimo di esaltazione nel genere Sy-
cobiella Westw. L’Otitesella digitata Westw. ha un capo propor-
zionatamente meno grande, un gastro più sviluppato ed il 4° ar-
ticolo dei tarsi medii e posteriori enormi; la Micrognathophora
leptoptera Grnd. ha mandibole relativamente brevi, per quanto
- sempre robuste e massiccie.
(3) Grandi, G. — Gli Agaonini dell’ Africa occidentale raccolti dal Prof.
F. Silvestri. Boll. Lab. Zoologia, Portici, Vol. X, 1916, pp. 121-286, 52 fig.
(cfr. pp. 227, 228, fig. XXXI, XXXII, XXXIV, etc.).
Dre ear
In questo gruppo noi ci troviamo adunque innanzi a forme
i cui 7g hanno sviluppato in modo eccezionale |’ arma adi-
bita alla perforazione delle galle contenenti le 99 e, correla-
tivamente, anche altre parti del corpo; questo sviluppo anor-
male (ipertelico) si attenua man mano ci allontaniamo dal capo
verso l’ estremità opposta ed ha condotto a resultati apparen-
temente assurdi, alla costituzione cioè di individui mostruosi
che sembrano male orientati, per lo scopo che debbono rag
giungere, in funzione dell’economia dell’ organismo e che rap-
presentano alcune delle forme più interessanti degli Imenotteri
abitatori dei fichi.
Grassi (1909) e Cuenot (1911) hanno interpretato i fenomeni della ru-
dimentazione di determinati organi, considerandoli, indipendentemente dal
fattore Lamarckiano, come un effetto di economia e di compensazione di
crescenza e perciò come conseguenza dell’ipertrofia di altri organi. Grassi
(Contributo alla conoscenza delle Fillosserine, ete., 1912), formulando questa
teoria, così si esprime a pag. 416: « Ad un certo momento per effetto di sti-
moli esterni ed interni, comparisce od ingrandisce un organo, provocando
un arresto di sviluppo di altri; ciò accade probabilmente secondo regole che
la fisica, la chimica, o la chimica fisica potranno un giorno analizzare, etc.».
Brues (Journ. N. York Entom. Soc., vol. XVI, 1908, pp. 45-52) aveva già
pensato alle mutazioni per spiegare la rudimentazione o l’atrofia delle ali dei
Coleotteri, ove esse sono ricoperte dalle elitre. Le ricerche di Massonat (Ann.
Univ. de Lyon, fasc. 28, 1909), di Ferrière (1914), di Brocher (Arch. Zool.
exp., t. 55, 1916, p. 483, di Mercier (Compt. rend. Acad. des Sciences, Paris,
t. 171, 1920, pag. 933-936; ibid., t. 175, 1921, pag. 716-718) e di Poisson (1921)
sui muscoli toracali vibratori nelle forme attere, brachittere o macrottere non
volanti e sul determinismo della perdita della facoltà del volo in Ditteri e
in Emitteri, sembrano dimostrare come non vi sia sempre un parallelismo
assoluto fra la sparizione dei muscoli vibratori e quella delle ali. Poisson
nella sua prima nota (Compt. rend. Acad. des Sciences, Paris, t. 172, 1921,
pp. 1322-1324) crede di potere affermare che nelle forme brachittere di Gerris
(Limnotrechus) lacustris L., la sparizione di questi muscoli avvenga bru-
scamente, «comme le ferait un mutation». In un contributo successivo (ibid.,
t. 173, 1921, pp. 947-950) riferisce intorno ad esperienze eseguite su detta
specie e su altre dello stesso genere; da esse resulterebbe che i fattori tem-
peratura e nutrimento non hanno un’azione sensibile sui fenomeni di atterismo,
brachitterismo e macrotterismo, i quali dipenderebbero da processi più com-
Saggi
plessi (1). Egli ha ottenuto individui macrotteri da coppie di brachitteri e di
atteri e individui brachitteri da coppie di macrotteri ed ha constatato fenomeni
di amissia meccanica, non avendo luogo l’accoppiamento che fra forme simili
(macrottere X macrottere; brachittere X brachittere; attere X attere); la ridu-
zione o la sparizione delle ali e dei muscoli alari è correlativa infatti con la
modificazione degli scleriti toracali e dell'armatura genitale. Questi reperti,
secondo l’A., sembrano indicare che il macrotterismo, il brachitterismo e
l’atterismo siano, in tali forme, una questione di linee (lignées) di valore
diverso, talune delle quali darebbero, ad es., 1'84°/, di brachitteri e il
15-16 °/o di macrotteri, tal’altre il 7-8 °/, di brachitteri e il 92-93 °/, di ma-
crotteri, altre ancora il 6-7 °/, di atteri e il 93 °/, di macrotteri.
L’argomento ha un interesse notevolissimo e merita un ampio studio
sperimentale e comparativo. Io mi propongo di ritornare sulla questione.
Se ora noi consideriamo nel loro complesso i comportamenti
morfologici di tutti i Calcididi che vivono entro ai siconi, dopo
avere convenientemente valutate le rispettive condizioni attuali
di involuzione e di evoluzione che io ho già discusse in altro
luogo (2), vediamo come nella tribù (o sottofamiglia che consi-
derare si voglia) degli Agaonini, costituita dai caprificatori clas
(1) È noto che I. Dewitz (Arch. f. Anat. u. Physiol., Physiol. Abt.,
1902, p. 61 e Compt. rend. Acad. Sciences, Paris, t. 154, 1912, pp. 386-388)
ha ottenuto artificialmente insetti atteri o brachitteri (Imenotteri del gen.
Polistes e Ditteri del gen Calliphora) sottoponendo le pupe ancor bianche a
basse temperature. L'A. interpreta il fenomeno in relazione alla presenza di
un’ossidasi (tirosinasi) diffusa nel corpo delle larve e localizzata nelle pupe
specialmente nelle ali. Su di essa agirebbe sfavorevolmente l’azione del freddo,
o di altro agente, che determinerebbe così la rudimentazione o l’atrofia alare.
Cfr. anche le ricerche di Strickland (Journ. N. Y. Entom. Soc., v. 19, 1911,
pp. 256-259), e di Snyder (U. S. Departm. of Agric., Bur. of Entom., Bull.
n. 94, p. II, 1915) in riguardo all’effetto dell'umidità sullo sviluppo delle ali
nelle ninfe delle Termiti e quelle di F. Picard (Ann. du service des Epiphy-
ties, Paris, t. VI, 1919, pp. 34-174, 36 fig.) relative al Braconide Sycosoter
Lavagnei Pic. et Licht. Questo Imenottero presenta maschi e femmine atteri
e alati; gli alati compaiono quasi esclusivamente in estate; gli atteri in pri-
mavera e in autunno. L’A giudica che la temperatura abbia sullo sviluppo
delle ali un’azione innegabile e preponderante.
(2) Ricerche sul gen Philotrypesis Först., 1. c., pp. 80-86.
ee
sici (1) a regime sicuramente vegetariano (2), manca il dimorfi-
smo unisessuale e vi è assenza quasi completa di variabilità in-
dividuale megetica e morfologica. Quest'ultima contingenza, per
quanto riguarda l'uniformità megetica dei varii individui, sembra
doversi sicuramente attribuire alla riserva di cibo (costituito dal-
Vendosperma derivato partenogeneticamente dal nucleo secondario
del sacco embrionale dei fiori pistilliferi, la cui divisione io ho
dimostrato essere determinata dal veleno iniettato dalla 9 insie-
me con ciascun ovo) di cui questi insetti dispongono per il loro
sviluppo postembrionale e che è ‘lecito considerare, per lo meno
con grande approssimazione, qualitativamente e quantitativa-
mente uguale per ogni galla di uno stesso ricettacolo e quindi
per ogni individuo che si evolverà nel ricettacolo stesso.
Nella tribù dei Sycophagini, a regime dietetico ignoto fin’ora,
si riscontrano casi di dimorfismo unisessuale maschile e sensibile
variabilità megetica individuale.
La grande tribù degli Idarnini presenta parecchi generi e
specie (ed il loro numero aumenterà certamente col progredire
delle nostre conoscenze) con vistoso dimorfismo maschile e con
serie di 7g eteromorfi sviluppantesi dagli individui più piccoli
(taluni veri pigmei) a quelli giganteschi. L’etologia di questi Ime-
notteri, come ho già avuto occasione di notare, è ancora avvolta
in un fitto velo di mistero. Gli Autori che si sono occupati del-
l'argomento (con maggiore o minore competenza; in generale
però con molte deficienze di indagine) li hanno considerati talora
come parassiti, talora come semplici coinquilini, ma senza una
base di ricerche serie e di osservazioni obbiettive e senza con-
validare le tesi sostenute con dati di fatto e con prove sperimen-
tali. A loro parziale giustificazione è doveroso tuttavia riconoscere
che il problema presenta delle difficoltà tecniche notevolissime.
Nei contributi che io ho portato alla conoscenza biologica e
morfologica degli Insetti dei fichi, ho potuto mettere in luce di-
versi fatti che, se non mi hanno ancora permesso di giungere ad
affermazioni definitive, tendono però a farmi riguardare gli Idar-
nini più come parassiti che come fitofagi. Essi si riferiscono esclu-
sivamente alla Philotrypesis caricae (L.) e sono i seguenti:
(1) Vedi le osservazioni a pag. 10, nota 1.
(2) Almeno per quanto noi oggi conosciamo.
ESE
1.0) — Le 99 di Philotrypesis caricae possono vivere in
cattività, nutrite con melassa allungata, un numero di giorni
molto superiore a quello a cui resistono le 99 di Blastophaga
psenes (15-25 giorni per le Philotrypesis, 4-8 giorni per le Bla-
stofaghe).
2.9) — Isolando infiorescenze di caprifico e immettendo
solo 99 di Philotrypesis, tutti i ricettacoli cadono dopo qualche
tempo; nelle stesse condizioni l’immissione di sole Blastofaghe, o
di Blastofaghe e di Philotrypesis insieme, permette il normale
sviluppo delle infiorescenze.
3.9) Mentre è facile riscontrare ricettacoli di caprifico al-
berganti la sola £/. psenes, non ho invece mai osservati, nè
credo che altri lo abbia fatto, ricettacoli abitati esclusivamente
dalla Phylotrypesis caricae.
4.9) — L'apparato velenifero di Philotrypesis caricae, an-
zichè essere costituito di una lunghissima ghiandola acida prov-
vista di un enorme serbatoio prossimale e di una grande ghiandola
alcalina come in Blastophaga psenes, è rappresentato da una
ghiandola (probabilmeute acida) tubulare, lunghetta, sfornita di
serbatoio e da una ghiandola (probabilmente alcalina) rudimentale
e appena visibile anche a forte ingrandimento.
A questi quattro reperti di importanza indiscutibile si deve
aggiungerne un 5°, comune a tutti gli /darnini da me stu-
diati fino ad oggi: la notevolissima variabilità megetica degli
individui di una stessa specie nati in uno stesso sicono, variabilità
che male si collegherebbe con un regime dietetico (vegetariano)
qualitativamente e quantitativamente pressochè eguale, come si
è osservato a proposito degli Agaonini, per ciascun insetto di
un ricettacolo.
Le due sezioni, di caprificatori e di non caprificatori, nelle
quali sì usano comunemente raggruppare i Calcididi dei fichi
non trovano corrispondenza nella loro sistemazione tassonomica
e non appaiono naturali. Tutte le specie le cui 99 sono provviste
di una terebra breve o di mediocre lunghezza, sono costituite da
forme costrette a penetrare entro ai ricettacoli per l’ovoposizione
e quindi caprificatrici. Se questa è una condizione caratteristica
sore
per gli Agaonini (1) e, forse, per tutti i Sucophagini, non deve
ritenersi completamente estranea alla tribù degli /darnini. Le QO
del gruppo che mi occupa in questa memoria posseggono, di
fatto, una terebra così estremamente ridotta da fare ritenere
sicura la necessità della loro introduzione nel sicono per la de-
posizione delle ova. Queste contingenze, sulle quali io richiamo
l’attenzione dei biologi e dei cultori di entomologia applicata,
possono avere anche un'importanza pratica non trascurabile.
Se le probabili abitudini parassitarie degli /darnini ci pos-
sono spiegare la variabilità megetica che si riscontra negli indi-
vidui di una stessa specie, in contrapposto all’uniformità di mole
degli Agaonini, rimane da interpretarsi la straordinaria diversità
di forme, di proporzioni e di orientamenti involutivi ed evolutivi
di tutti gli insetti dei fichi, dopo avere notato che i loro gg Vi-
vono per tutta la vita e su tutta la superficie della terra in am-
bienti di una identità indiscutibile; sono spinti, una volta rag-
giunta la maturità sessuale, contro identici ostacoli, ad un lavoro
quasi identico che permetta l’atto della fecondazione; muoiono
subito o quasi subito, dopo avere esaurita la potenzialità feconda-
trice. Quale è il determinismo di fenomeni così vistosi e l’intimo
concatenamento dei fattori che conduce ad una differenziazione
tanto varia? Si potrebbe tentare di ricorrere a qualcuna delle
teorie che si studiano di spiegare la genesi delle forme e degli
adattamenti, ma poche nel nostro caso ci soddisfano completa-
mente e tutte più o meno ci lasciano in perplessità. D'altra
parte nessuno dei biologi che tali teorie discussero e sostennero,
da Darwin fino ai modernissimi, si è occupato di questi insetti
meravigliosi che sembrano confondere coi loro paradossali com-
portamenti le idee che hanno dominato e che dominano attual
mente il campo del trasformismo e dell’evoluzione; fino ad oggi
di fatto, non si sono avute su di essi che poche conoscenze di
una primitività eccezionale.
Sarà di qualche utilità prendere in considerazione, in senso
speciale, anche il fattore ecologico, l'influenza cioè che un am-
(1) Sono necessarie delle osservazioni sull’ etologia e specialmente sulle
modalità di deposizione delle uova delle 9 9 di quelle specie di Agaonini
che posseggono la terebra di notevole lunghezza (subgen. Waterstoniella Grud. ,
gen. Eupristina Saund; alcuni Ceratosolen Mayr., Julianiella Grnd., Valenti-
niella Grad. ete.).
Ee je
biente così eccezionalmente costituito potrebbe avere come sti-
molatore di un complesso giuoco di correlazioni (1) che condu-
cesse a resultati plastici tanto eterogenei ?
Qui però noi ci inoltriamo in un terreno infido; troppe sono
ancora le incognite e troppo scarsi i dati di fatto acquisiti alla
scienza; solo uno studio profondo e comparato dell’etologia, della
fisiologia e della morfologia delle innumerevoli forme ancora
ignote e di quelle conosciute potrà fornirci alcuni degli elementi
necessari per tentare di risolvere problemi di importanza così
eccezionale.
(1) Per quanto riguarda il problema della propagazione degli organismi
(riproduzione agamica per divisione e per gemmazione), €. M. Child (Die
physiologische Isolation von Teilen des Organismus als Auslösungsfaktor der
Bildung neuer Lebewesen und der Restitution. Vorträge und Aufsätze über
Entwicklungsmechanik der Organismen, XI, 1911, Leipzig, Engelmann. - A
dynamic conception of the organic individual, Proc. of the Nat. Acad. of
Sciences, Baltimore, vol. I, 1915, ete.) ha sviluppato in questi ultimi anni
la concezione che si ha sul loro funzionamento fisiologico e sull’intima
connessione delle loro parti costituenti in un tutto armonico. Secondo questo
A., nel giuoco delle correlazioni, tutte le funzioni, e per conseguenza tutti
gli organi e tutte le regioni del corpo, non resultano equivalenti: vi sono
cioè delle correlazioni dominanti che hanno un raggio d’azione più ampio
e che ne tengono altre sotto la loro dipendenza. Ora se in un animale non
invecchiato il nesso correlativo viene a diminuire, o diminuisce l’intensità
della funzione dominante, una o più parti del corpo cesseranno, completa-
mente o no, di essere sottoposte alle altre e potranno riprendere una sensibile
autonomia. Se l’autonomia riacquistata sarà totale le parti isolate recupere-
ranno l’attitudine al metabolismo integrale e potranno subire le differenziazioni
necessarie per l’edificazione di un nuovo organismo; ma si capisce che da
questo caso in giù vi è posto per un'infinità di condizioni intermedie. L’i-
solamento fisiologico delle parti di un organismo sarebbe realizzabile anche
quando le correlazioni venissero a diminuire o a cessare in seguito a condizioni
ecologiche (ambientali) determinate. Questi concetti che ci permettono una
spiegazione molto suggestiva anche dei fenomeni di rigenerazione e di ete-
romorfosi, potrebbero suggerire altre idee utili e feconde. Vedi anche: A. Brachet
L’oeuf et les facteurs de l’ontogenese, Paris, O. Doin, 1917, Eneyelopedie
scientif. dir. p. le Dr. Toulouse; Bohn, &. La forme et le mouvement, Paris,
E. Flammarion, 1921, Bibl. de Culture générale; Bohn, G. et Drzewina A.
La Chimie et la vie, Paris, E. Flammarion, 1920, Bibl. de philosophie scien-
tifique; Durken, B. und Salfeld, H. Die Phylogenese, Fragestellungen zu ihrer
exakten Erforschung. Gebrüder Borntraeger, Berlin, 1921,
MORFOLOGIA DELLE VARIE FORME.
Gen. Otitesella Westwood.
Westwood, J. ©. — Trans. Entom. Soc. London, 1883, P. II, pp. 39-41, tav.
VII. — Maschio.
Mayr, G. — Verhandl. K. K. Zool. bot. Gesellsch., Wien, B. XXXV, 1885,
pag. 159. — Maschio.
Della Torre, C. G. — Catalogus Hymenopterorum, v. V, 1898, pag. 320. —
Maschio.
Ashmead, W. H. — Mem. Carnegie Mus., v.I, n. 4, 1904, pag. 240. — Maschio.,
Schmiedeknecht, O. — Genera Insectorum dir. p. P. Wytsman, fase. 97, 1909
pp. 97-98. — Maschio.
Grandi, G. — Ann. Mus. Civico Stor. Nat. Genova, Ser. 3%, v. IX, 1921, pp.
5-7. — Maschio e femmina.
Q Capo verticale (ipognato), un po’ più largo che lungo.
Occhi grandi, glabri; 3 ocelli. Toruli delle antenne situati circa
a metà lunghezza della faccia e distanti fra loro un tratto pres-
sapoco uguale alla larghezza di ciascuno di essi. Antenne di 13
articoli, dei quali il 3°, 4° e 5° a forma di anelli, |’ 11°, il 12° e il 13°
riuniti a clava; gli articoli 6°-13° sono forniti di una serie tra-
sversa di sensilli molto allungati. Mandibole tridentate. Palpi
mascellari di 4 articoli, labiali di 2. Pronoto visibile dal dorso
solo parzialmente per due strette zone sublaterali. Solchi scapo-
lari deboli, ma completi. Scutello del mosonoto molto grande.
Propodeo estremamente trasverso, con spiracoli tracheali a peri-
tremi piccoli, rotondi e submediani. Prepetto. bene sviluppato;
epimeri mesotoracici nettamente limitati; episterni indistinti.
Ali anteriori con peli scarsissimi e minutissimi e con frangia
appena percettibile anche a forte ingrandimento. La vena ome-
rale è lunga circa due volte la marginale più la postmarginale;
la vena postmarginale è un po’ più breve della stigmatica e un
po’ più lunga della metà della marginale; la vena stigmatica è
obliqua rispetto al margine costale dell’ala. Zampe con tarsi di 5
articoli e con tibie fornite di spinette odontoidi in numero vario
e di speroni; quello della tibia anteriore è bifido; quello della
tibia media é semplice e peloso; la tibia posteriore ne possiede
due, semplici e pelosi, uno dei quali è più lungo dell’altro. Gastro
subfusiforme, più lungo del torace; 9° urotergite fornito di 2 cer-
(IVO 99
EO O PE IO SEE TT TO
EA
coidi; Zerebra impercettibilmente sporgente oltre il 9° urotergite,
con valve larghe e distalmente rotondate.
Colore fondamentale (esemplari in alcool) umbrino-fuligineo;
zampe e antenne più chiare.
o Capo orizzontale (ortognato), circa tanto lungo quanto
largo. Toruli delle antenne provvisti di un cercine molto svilup-
pato nella sua metà interna e prolungantesi posteriormente per un
certo tratto. Antenne di 9(1) o 10 articoli liberi; lo scapo è grande,
moderatamente allargato distalmente, gradualmente e fortemente
ristretto all’estremità prossimale; il 2° articolo è subbacilliforme;
il 3° (1) od il 3° e il 4° sono piccolissimi ed hanno forma di anelli,
gli articoli 5°-9° sono simili, il 10° è diviso in due parti. Mandi-
bole molto grandi, lunghe, attenuate all’apice e quivi terminanti
con un dente che mostra una prominenza angolosa dorsale più
o meno sviluppata; il margine orale porta una sporgenza denti-
forme; la regione molare è bene sviluppata e differenzia un certo
numero (3-4 nelle specie da me studiate) di angolosità più o meno
prominenti. Mascelle del 1° paio con stipiti fusi, un lobo distinto
e palpi mascellari biarticolati; il 1° articolo è però quas. saldato
col corpo della mascella Labbro inferiore bene sviluppato, con
palpi labiali subatrofici e costituiti di un solo articolo papillifor-
me. Pronoto grandissimo, nettamente più largo che lungo, distin-
tamente più largo del mesonoto. Prosterno e propleure simili a
quelle descritte più avanti per il gen. Sycobiella Westw.
Mesonoto bene differenziato dalla regione retrostante ed estre-
mamente trasverso. Metanoto e propodeo fusi insieme; spiracoli
tracheali di quest’ultimo a peritremi piccoli, rotondi, laterali,
subposteriori. Regioni sterno-pleurali mesotoraciche e metatora-
ciche simili a quelle del gen. Sycobiella Westw.
Ali anteriori ridotte a strette laminette, fornite di alcune
setole lunghissime e con venatura atrofica. Ali posteriori com-
pletamente atrofizzate. Zampe con tarsi di 4 articoli e tibie prov-
viste di varie spinette odontoidi e di uno sperone semplice (2)
e peloso. Gastro di proporzioni medie o ridotte; 9° urotergite con
2 cercoidi, 10° con due processi distali bacilliformi e con gona-
(1) Vedi quanto è detto in calce alla descrizione di Otitesella digitata
Westw.
(2) Quelle anteriori di O. digitata hanno uno sperone bifido. Cfr. le os-
servazioni in calce alla descrizione di questa specie.
CS
pofisi fornite di spinettine odontoidi. Colore fondamentale (esem-
plari in alcool) melleo ocroleuco; antenne e zampe più chiare;
mandibole ferruginee.
Il genere Otitesella fu descritto nel 1882 dal Westwood (1)
sui gg di due specie (digitata e religiosa) raccolti dal Dr. G.
H. K. Twaites, direttore del Giardino Botanico di Paradenyia e
dal Sigr. I Stainforth Green, nell'Isola di Ceilan e nei ricettacoli
del Ficus religiosa L. — Eccone la descrizione:
pp. 39-41. «Otitesella, n. g. — Characteres masculini descripti.
Corpus minutum subdepressum subapterum. Caput oblongum pa-
rum convexum, angulis posticis rotundatis, margine antice in
lobos duos rotundos supra basin mandibularum porrecto. Oculi
laterales versus angulos anticos capitis positi. Ocelli ©. Mandi-
bulae magnae porrectae, fere capitis longitudine, apice acuto
curvato et supra denticulo truncato instructo; margine interno
mandibularum dente latiori truncato pone medium armato. Ma-
xillae et labium ut videtur obsoleta. Antennae longiores in medio
partis posticae capitis insertae, articulo 1™° magno ovali com-
presso, 2% mediocri (annuli pone 2" obsoleti), 5 sequentibus par-
vis fere aequalibus, ultimo fere 2% magnitudine, ovali, ut videtur
ex annulis tribus (2"5 apicalibus minutis) formato. Thorax oblongo-
quadratus, prothorace magno, mesothorace trasverso, versus an-
gulos anticos utrinque ala rudimentaria instructo. Pedes valde
robusti, omnibus subaequalibus magnis ovalibus compressis; tibiis
robustis, anticis apice spinigeris; posticis 4 extus rotundato-dila-
tatis; apice interno calcaratis; tarsis magnis articulis tribus brevis-
simis, 4% apicali maximo, unguibus robustis basi dilatatis. Abdo-
men basi metanoti latitudine, apice attenuato, genitalibus utrinque
retinacula denticulata armatis.
The general form of the body in this genus closely resembles
that of the males of Sycoscapter, but the structure of the man-
dibles, the position of the antennae, and the form of the alary
rudiments and tarsi separate it from the other subapterous groups
of fig insects.
Otitesella digitata n, s. — Mas. Tota fulva; mandibulis mar-
gine interno in medio rotundato emarginatis, tarsis omnibus ar-
ticulo 4!° maximo ovali et in pedibus 4 posticis-nigro, retinaculis
(1) Westwood, J. 0. — Further descriptions of insects infesting figs. Trans.
Entom. Soc. London, 1883 (letta il 4 Ottobre 1882), pp. 29-47, tav. IV-X.
4 denticulatis; alis rudimentalibus e stylo tenui biarticulato apice
longe-setigero et vix mesonoto longiori formatis. Long. corp. circ.
2 mm.
Habitat in F. religiosa, in insula Taprobana (DD. Twaites
et J. Stainforth Green). In Mus. Hopeiano Oxoniae.
The singularly delated large-sized terminal joint of the tarsi
and alary appendages distinguish this species from every other
known hymenopterous insect.
Otitesella religiosa n. s. — Mas. Parva. Tota luteo-fulva;
subaptera, capite subquadrato, angulis anticis et posticis rotun-
datis; pronoto trasverso, breviori, subquadrato, angulis posticis
setis nonnullis longis instructis; alis duabus rudimentariis longi-
tudine pronoti, e filamento tenui cylindrico 6-articulato formatis,
articulis 4 ultimis seta longa extus instructis; abdomine basi me-
tanoto angustiori; pedibus brevibus, robustis, tarsorum articulis
tribus basalibus brevibus, ultimo crasso, subclavato; mandibulis
robustis, porrectis apice acutis, extus ante apicem dente truncato
instructis; margine interno in medio in lobum latum planum intus
dilatato; retinaculis latis 5 dentatis. Long. corp. circ. 2 mm.
Habitat in F. religiosa, in insula Taprobana (DD. Thwaites
et J. Stainforth Green). In Mus. Hopeiano Oxoniae.
Va notata la curiosa struttura pluriarticolata che il Westwood
crede di vedere nelle ali rudimentali dei 7g di queste e di altre
specie (Sycobiella Saundersii Westw., Sycoscapter insignis Saund.,
Sycoscaptella (= Philotrypesis) 4-setosa Westw. etc.)!
Riguardo agli anelli delle antenne egli li dice « obsoleti »
nella descrizione; non ne disegna alcuno nell’antenna dell’O. »e-
ligiosa (tav. VII, fig. 54), ma vi figura l'apparente 3° articolo net-
tamente peduncolato; ne disegna uno invece, conforme a verità,
in quella dell’ 0. digitata (tav. VII, fig. 45). Anche le mascelle
del 1° paio e il labbro inferiore sono qualificati « obsoleti ».
Le due specie, giudicando dalle figure della tavola più che
dalle brevi descrizioni che riflettono caratteri mal scelti e di
poca importanza, sembrano realmente diverse, per quanto sia
evidente che alcuni disegni furono eseguiti su parti od organi
deformati dalla preparazione o dalla conservazione. Il fatto che
tali specie sono indicate come raccolte ambedue nei ricettacoli
del F. religiosa solleva però dei dubbi sull’identità delle piante
ospiti o sulla differenza specifica delle due forme. Non sarà diffi-
cile potere ottenere il materiale necessario a risolvere la questione.
Nel 1885 Mayr (1) descrisse, | 5 (mutilato) di un’altra specie
(serrata) raccolta nell’Isola di Socotra, nei ricettacoli del Ficus
salicifolia Vahl dal Dr. Schweinfurth. Questo o ha le antenne
provviste di 1 solo anello.
Ashmead (2) e Schmiedeknecht (3) non portarono alcuna mo-
dificazione ai reperti citati. Ashmead (pag. 240) dà le antenne
come prive di anello (without a ring-joint) e Schmiedeknecht
(pag. 97-98) lo segue.
Il sesso femminile era rimasto, fino alla pubblicazione della
mia nota preliminare (4), un’ incognita. Nei ricettacoli del Y. sa-
licifolia Mayr trovò 99 della Blastophaga socotrensis Mayr,
del Crossogaster triformis Mayr e del Sycoryctes coccothraustes
Mayr, ma tutte tre queste specie sono caratteristiche e bene de-
finite dall’entomologo viennese.
Le poche forme conosciute di questo genere sono distribuite
in una vasta estensione di territorio; esse abitano 1’ Africa occi
dentale (Guinea francese), quella orientale (Eritrea), l’Isola di So-
cotra e Ceilan. Quelle descritte in questa memoria si possono
distinguere con le seguenti tavole sinottiche:
ge
1. — Margine epistomale con una breve intaccatura mediana rotondata
e con due prominenze submediane larghette e pure rotondate.
Margini laterali del capo innanzi agli occhi lunghi un po’ meno
di 1/4 del maggior diametro degli occhi stessi . . . . .
O. africana Grnd.
1’. — Margine epistomale distintamente rientrante e differenziante un
lobetto mediano angoloso e due sporgenze submediane roton-
date. Margini laterali del capo innanzi agli oechi lunghi cirea
la metà del maggior diametro degli occhi stessi . . . . +
O. epicarioides Grnd.
(1) Mayr G. — Feigeninsecten. Verhandl. K.: K. Zool. bot. Gesellsch.,
Wien, B. XXXV, 1885, pp. 147-250, tav. XI-XIII.
(2) Ashmead, W. H. — Classification of the Chalcid Flies or the superfa-
mily Chalcidoidea ete., Mem. Carnegie Mus., v. I, n. 4, 1904, pp. I-X,
225-551, tav. XXXI-XXXIX.
(3) Schmiedeknecht, 0. — Hymenoptera, fam. Chalcididae, in Genera In-
sectorum dir. p. P. Wytsman, fase. 97, 1909.
(4) Grandi, G. — Diagnosi preliminari di Imenotteri dei Fichi. — Ann.
Mus. Civico St. Nat. Genova, ser. 3°, v. IX, 1921, pp. 304-316.
N
di 2c
1. — Antenne con 2 anelli; tibie delle zampe anteriori con sperone
SEMIPII CORE LP RR O ET We Oe
1’. — Antenne con 1 solo anello; tibie delle zampe anteriori con spe-
CORCIbIRd OR meek ea e SR a LÌ
2. -— Capo fortemente convesso al dorso specialmente all’innanzi; solo
un piccolo tratto mediano presso il margine epistomale si pre-
senta bruscamente infossato, Manca la linea parallela al mar-
gine posteriore dell’epieranio. Lungo i suoi margini laterali, ven-
tralmente, e lungo i margini laterali del pronoto sono inserite
varie vistose setole spiniformi. Il margine epistomale mostra
un’incavatura mediana modesta e larghetta e due prominenze
angolose submediane molto sporgenti. I toruli delle antenne si
trovano in due punti submediani e il loro margine posteriore
sorpassa appena quello posteriore degli occhi. Lo seapo è lungo
tre volte la sua massima larghezza; il 2° articolo delle antenne
è lungo 1/3 dello seapo. La regione molare delle mandibole è
sviluppata per una lunghezza corrispondente a metà di quella
totale della mandibola e presenta 4 sporgenze angolose denti-
formi. Ali mesotoraciche lunghe circa quanto la larghezza del
MESONOLO RCN ROM ATICARA Gend:
2’, — Capo con una larga concavità anteriore che giunge fino ai toruli
delle antenne e fornito di una linea parallela al suo margine
posteriore, lungo la quale i peli sono inseriti in serie distinta.
Mancano le setole spiniformi del capo e del pronoto. Margine
epistomale vistosamente incavato nel mezzo da un’ incavature
profonda e subarrotondata. Toruli delle antenne nettamente
posteriori; il loro margine anteriore non raggiunge neppure
quello posteriore degli occhi. Scapo delle antenne lungo quattro
volte e mezza la sua massima larghezza; 2° articolo lungo un
quarto dello scapo. Regione molare delle mandibole sviluppata
per una lunghezza un po’ superiore ad 1/4 di quella totale della
mandibola e con 3 sporgenze angolose dentiformi. Ali mesoto-
raciche lunghe circa quanto la larghezza del mesonoto . . .
O. epicarioides Grnd.
3. — Capo sprovvisto della linea parallela al suo margine posteriore.
Margine epistomale con una sporgenza angolosa mediana e due
concavità submediane. Toruli delle antenne nettamente poste-
riori; il loro margine anteriore si trova molto più indietro della
linea ipotetica che riunirebbe i margini posteriori degli occhi.
Scapo delle antenne lungo tre volte la sua massima larghezza;
2
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr.
CNS
2° articolo lungo poco più di 1/3 dello scapo. Regione molare
delle mandibole sviluppata per una lunghezza corrispondente
a circa la metà di quella totale delle mandibole e con 2 spor-
genze dentiformi. Ali mesotoraciche subatrofiche, lunghe circa
1/1 della larghezza del mesonoto. Quarto articolo dei tarsi medi
e posteriori enormemente sviluppato
Trans. Ent. Soc. London,
O. digitata Westw.
O. digitata Westw.
1883, P. I, pag. 40, tav. VII, fig. 43-51.
Maschio.
Colore fondamentale melleo; mandibole ferruginee; zampe più chiare,
col 5° articolo del tarso e il pretarso delle z. medie e posteriori umbrini.
N) we EN
te m Te
Ratt tp
> cai /
Fig. I.
Otitesella digitata Westw. Ma-
schio, — Individuo veduto dal
dorso; non sono disegnate le
mandibole, le antenne e le
zampe.
di 1 sensillo allungato
Dimensioni. — Lungh. del capo mm 0,38;
largh. mass. 0,35; lungh. delle mandibole 0,22;
lungh. dello scapo delle antenne 0,24; lungh.
del pronoto 0,26; largh. mass. 0,38; lungh.
del resto del torace più il propodeo 0,19; largh.
mass. 0,29; lungh. delle ali mesot. 0,07.
Capo. — Il capo, (fig. I) è un po’ più
lungo che largo. Il margine epistomale presenta
una sporgenza subangolosa mediana e due
sublaterali più grandi, più ampie e rotondate.
Il massimo diametro degli occhi è eguale a
circa !/; della lunghezza del capo. I toruli
delle antenne sono nettamente posteriori e
situati anche più indietro che non in O. epi-
carioides Grud.; distano fra loro di un tratto
corrispondente a un po’ meno del doppio di
quello che li separa dai margini laterali del
capo. Peli e setoline distribuite come nella
fig. I. — Antenne (fig. II, 1) costituite di 9
articoli liberi. Lo scapo è lungo circa ?/, della
lunghezza del capo e un po’ meno di tre volte
la sua maggior larghezza; è provvisto oltre
a varie setole minori, di alcune lunghissime;
il 2° articolo è lungo un po’ più di 1/3 dello
scapo e neppure due volte e mezza la sua
larghezza distale; il 3° articolo è piccolissimo
ed in forma di anello; il 4° è nettamente più
lungo che largo, fornito di varie setole e
distale; gli articoli 6° e 8° sono circa tanto
lunghi quanto larghi e provvisti egualmente di un sensillo distale; il
gC) ee
5° invece ed il 7° sono più piccoli del 4°, 6° e 8°, circa tanto lunghi
quanto larghi e privi di sensillo; la clava è più larga degli articoli
precedenti e divisa in due parti. Setole come nella figura. — Mandibole
(fig. II, 2) lunghe un po’ meno di due volte la loro larghezza prossi-
male; la prominenza angolosa subdistale e dorsale del dente apicale è
qui tanto sviluppata che il dente medesimo appare come bifido. Alla
base di esso il margine orale differenzia una sporgenza odontoide tron-
cata all’apice e dopo di essa una piccola prominenza rotondata. La
regione molare è molto estesa e si sviluppa per una lunghezza corri-
spondente circa a metà di quella totale della mandibola; essa mostra
due sporgenze dentiformi; la più distale è acuta, l’altra è più larga,
meno prominente e subrotondata. Le mandibole sono fornite di varie
setole, distribuite come nella figura, fra le quali due dorsali e subapi-
cali molto lunghe e robuste.
ToRACE. — Il pronoto (fig. I) è trasverso; ha gli angoli anteriori
e posteriori ritondati e i margini laterali un po’ ricurvi e un po’ con-
vergenti all’indietro; setole come nella figura citata.— Il mesonoto (fig. I)
è simile a quelle delle altre due specie che io ho descritte, ma è un
po’ meno ristretto ai lati; la sua lunghezza mediana è uguale a circa
1/3 della sua larghezza. — Metanoto e propodeo come nella fig. I.
Ali anteriori (fig. I e II, 3) lunghe un po’ meno di !/, della lar-
ghezza del mesonoto e provviste al loro estremo distale di una setola
che è quasi tanto lunga quanto esse.
Zampe anteriori (fig. II, 4 e 5): L’anca è lunga circa due volte la
‘ sua massima larghezza; il femore pure due volte; la tibia è un po’ più
breve del femore, fortemente ristretta prossimalmente e fornita, oltre
che di uno sperone bifido, di varie setole e di un certo numero di
spine odontoidi distribuite come nelle figure. Il tarso è lungo i */, della
tibia; il 4° articolo supera distintamente la lunghezza complessiva dei
tre precedenti; è un po’ più lungo di due volte la sua massima larghezza
e presenta il margine dorsale abbastanza convesso; è meno largo della
tibia e, vistosamente, del femore; pretarso e setole come nelle figure
citate. — Z. medie (fig. II, 6 e 7): L’ anca è lunga circa una volta e
mezza la sua larghezza prossimale; il femore è poco più lungo di due
volte la sua larghezza massima; la tibia è appena più lunga del femore;
è fornita di uno sperone semplice e peloso e di alcune spinette odon-
toidi distribuite come nelle figure; il tarso è lungo circa i 3/4 della tibia;
gli articoli 1°-3° sono fortemente trasversi ed aumentano moderatamente
in larghezza dal 1° al 3°; il 4° articolo è enorme, lungo */, della tibia
e circa due volte la sua massima larghezza che è un po’ superiore a
quella della tibia e poco inferiore a quella del femore; il suo margine
dorsale è fortemente convesso; pretarso, e setole come nelle figure. —
Z. posteriori (fig. II, 8 e 9): L’anca è lunga un po’ meno di due volte
SME
e mezza la sua maggior larghezza; il femore è lungo circa tre volte la
sua larghezza e tanto lungo quanto l’anca; la tibia è lunga circa quanto
il femore; è provvista di numerose spinette odontoidi distribuite come
nella figura, di varie setole e di 1 sperone semplice e peloso. Il tarso
è un po’ più lungo dei °/, della tibia; come quello medio presenta i.
tre primi articoli trasversi e progredenti in larghezza dal 1° al 3° e il
4° enorme, più largo della tibia, quasi tanto largo quanto il femore,
Fig. II.
Otitesella digitata Westw. Maschio. — 1. Antenna. — 2. Mandibola. — 3. Un’ ala meso-
toracica. — 4, Zampa anteriore. — 5. Porzione distale della tibia e i primi tre articoli
del tarso della stessa veduti dalla faccia opposta. — 6. Z. media. — 7. Porzione distale
della tibia della stessa veduta dalla faccia opposta. — 8. Z. posteriore. — 9. Tibia e
tarso della stessa veduta dalla faccia opposta e molto più ingranditi. — 10. Estremo
distale del gastro: A, processi distali del 10° urite; G, gonapofisi articolate; H processi
prossimali del pene; P, pene.
lungo due volte la sua larghezza, fortemente convesso al dorso; pre-
tarso e setole come nelle figure citate.
ADDOME. Gastro come nella fig. 1. Il 10° urite è provvisto di
due processi distali digitiformi recanti all’apice una coppia di setole
(fig. II, 10, A) e di un paio di gonapofisi sublaminari e articolate, for-
nite di una serie distale di 4 spinette odontoidi (fig. II, 10, G.). Pene
come nella fig. II, 10, P.
OSSERVAZIONI. — Di questa specie ho potuto studiare 1 solo
esemplare, montato in balsamo e ricevuto dal Museo Britannico.
Questo individuo è indicato come raccolto dal Dr. G. H. K.
Twaites a Ceilan nei ricettacoli del Ficus religiosa e apparte-
So forate
nente alla collezione Westwood. (1) È adunque probabilmente da
ritenersi come un paratipo.
La mandibola disegnata da Westwood a fig. 44 della tav. VII
(op. cit.) è piuttosto diversa da quelle possedute dall’ esemplare
che io ho esaminato; nel resto la descrizione e i disegni corri-
spondono completamente, se si fa astrazione dal 4° articolo dei
tarsi anteriori, che Westwood disegna conformato come quelli
medi e posteriori, e dalle imperfezioni generali delle figure del-
l’autore inglese.
La presenza nell’ 0. digitata di 1 solo anello dopo il 2° arti-
colo delle antenne e l’esistenza di uno sperone bifido alle tibie
anteriori giustificherebbe la istituzione di un nuovo gruppo gene-
rico per le 2 specie (epicarioides e africana) da me descritte;
non credo però sia il caso di prendere una decisione fino a che
non si sia conosciuta la Q di digitata e non si sia identificata
VO. religiosa Westw.
O. epicarioides Grnd.
Ann. Mus. Civico Stor. Nat. Genova, Ser. 34, v. IX, 1921, p. 310-311.
Femmina.
Gli esemplari in mio possesso (cirea una dozzina) conservati in
alcool, non sono evidentemente ancora completamente maturi.
I più scuri hanno un colore fondamentale umbrino-fuligineo, con
le antenne e le zampe cremee, gli altri sono interamente eremei.
. DimensIONI. — Lungh. del capo mm. 0,43; largh. mass. 0,47; lungh.
ali ant. 1,31; largh. mass. 0,66; lungh. ali post. 1,08; largh. mass.
0,28; lungh. gastro 1,03.
Capo. — Il capo (fig. III, 1) è più largo che lungo; il margine
epistomale è distintamente rientrante e differenzia una netta sporgenza
angolosa mediana e due prominenze rotondate submediane; i margini
laterali innanzi agli occhi sono lunghi circa la meta del maggior dia-
metro degli occhi medesimi e convergono fortemente in avanti. Setole
come nella figura. — Antenne (fig. ILI, 2). Lo scapo è lungo circa quattro
volte la sua larghezza; il 2° articolo è un po’ inferiore di lunghezza alla
metà dello scapo e al suo estremo distale e largo quanto esso; il 6° arti-
colo è un po’ più largo che lungo; gli articoli 7°-10° sono più larghi
(1) L'amico J. Waterston mi avverte che detto esemplare non portava
alcun nome nella raccolta britannica.
Roo Nea
del 6° e distintamente trasversi; la elava è lunga circa quanto i tre ar-
ticoli che la precedono presi insieme. Setole e sensilli come nella figura.—
Mandibole (fig. III, 3) un po’ più lunghe che larghe; il dente apicale
è breve ed acuto; i due subapicali sono rotondati e diretti all’innanzi;
setole come nella figura. — Mascelle del 1° paio e labbro inferiore come
Fig. III.
Otitesella epicarioides Grnd. Femmina. — 1. Capo, senza antenne e senza mandibole,
veduto di faccia. — 2. Antenna. — 3. Mandibola. — 4. Mascelle del primo paio e labbro
inferiore. — 5. Parte posteriore del mesonoto. — 6. Ali. — 7. Porzione dell’ala anteriore
più ingrandita. — 8. Zampa anteriore. — 9. Estremità distale della tibia della stessa
più ingrandita e veduta dalla faccia opposta. — 10. Z. media. —-11. Z. posteriore. —
12. Porzione della tibia della stessa più ingrandita e veduta dalla faccia opposta: C,
cardini delle mascelle del 1° paio; LZ, labbro inferiore; M, lobi mascellari; N, palpi
labiali; P, palpi mascellari; Q, ascelle; R, parascutelli; S, stipiti mascellari; 7, scutello
del mesonoto; U, processo alare posteriore del mesonoto; V, processo mesonotale che si
connette con la regione prossimale del margine anale dell'ala anteriore; Z, processi
anteriori di raccordo della parte posteriore del mesenoto.
nella fig. III, 4; i palpi mascellari mostrano il 1° articolo lungo circa
quanto il 2° o poco più; il 3° è il più breve di tutti; il 4° il più lungo.
I due articoli dei palpi labiali sono circa di eguale lunghezza; il 1° è
ristretto prossimalmente, il 2° distalmente.
ToRACE. — (fig. IV, 1 e 2). Il pronoto (fig. IV, 1 e 2, A), come è
già stato detto nella diagnosi generica, è solo parzialmente visibile dal
dorso per due strette regioni che non raggiungono posteriormente nep-
pure la metà del margine esterno delle seapole e che sono lunghe quasi
sette volte la loro larghezza. Veduto di lato presenta da ciascuna banda
gate
una faccia ovalare, lunga cirea due volte la sua maggior larghezza e
piuttosto ampia (fig. IV, 2, A). — La parte anteriore del mesonoto è più
Fig. IV.
Otitesella epicarioides Grnd. Femmina. — 1. L’insetto
veduto dal dorso; non sono disegnate le antenne, le
ali e le zame. — 2. Torace e addome veduti di lato:
A, pronoto; 8, Seuto del mesonoto; C, Scutello del
mesonoto; D, Anca delle zampe medie; E, epimero
mesotoracico; F, tegule; G, processo alare anteriore
del mesonoto; H, area laterale dell’ascella terminante
con il processo alare posteriore del mesonoto; /, sca-
pole; Z, processo mesonotale che si connette con la
regione prossimale del margine alare dell'ala ante-
riore; M, metanoto; N, espansione marginale poste-
riore del mesopleurum; 0; valve delle terebra; P, pro-
podeo; Q, ascelle; R, parascutelli; S, mesosterno; 7,
metapleurum; U, espansione marginale anteriore del
mesopleurum terminante nel processo alare mesopleu-
rale; V, prepetto; Z, processi anteriori di raccordo
della parte posteriore del mesonoto; 2-9, uriti corri-
spondenti.
larga che lunga e, all’innanzi,
rotondata; le scapole sono
un po’ più lunghe che larghe,
mentre la loro superficie equi-
vale circa ad 1/3 di quella
dello seuto. Le ascelle sono
subtriangolari e non grandi;
i parascutelli ridottissimi; lo
scutello molto ampio, subro-
tondeggiante, un po’ piùlungo
che largo (fig. IV, 1 e 2, C.).
I processi anteriori di rac-
cordo della parte posteriore
del mesonoto si presentano
bene sviluppati e sono più
lunghi della metà delle sca-
pole (fig. IV, 1, Z). Setole e
peli come nelle figure. — Il
metanoto (fig. IV, 1e 2, M) è
molto ristretto nel mezzo e
quivi sporge all’infuori con
una sorta di prominenza ap-
puntita (fig. IV, 2, M).
Il propodeo (fig. IV, 1 e
2, P) è molto poco sviluppato
in lunghezza, estremamente
trasverso, largo circa dodici
volte la sua lunghezza me-
diana; nel mezzo e anterior-
mente sporge anch'esso all’in-
fuori con una prominenza a
punta più acuta e più vistosa
di quella del metanoto (fig.
IV, 2, P). Gli spiracoli tra-
cheali si trovano circa a metà
lunghezza del segmento e in
posizione sublaterale.
Ali anteriori (fig. III, 6 e 7). Sono lunghe un po’ più di due volte
la loro massima larghezza e rotondate ampiamente all’apice. La vena
omerale è lunga due volte la marginale più la postmarginale; questa è
un po’ più lunga della metà della marginale e un po’ più breve della
DEO ARE
stigmatica. La stigmatica è obliqua rispetto al margine costale e pie-
gata verso la regione distale dell’ala; termina con una clava provvista
di una breve sporgenza e di 4 sensilli (fig. III, 7). La cellula costale,
glabra, è lunga circa sette volte la sua larghezza. La cuticola dell’ala
si presenta rivestita di peli minutissimi, incolori, quasi impercetti-
bili all’oechio e distribuiti su quasi tutta la sua superficie; solo un pic-
colo territorio prossimale ne è privo. La frangia è costituita di rade
setoline, brevissime e appena sporgenti dal margine dell’ala. — Le ali po-
steriori (fig. III, 6) sono poco meno lunghe delle anteriori e circa tre volte
e mezza la loro maggior larghezza. La loro frangia, per quanto visto-
samente più alta di quella delle anteriori, è costituita di setole di me-
dioere lunghezza. Peli come nella figura.
Zampe anteriori (fig. 1I[ 8 e 9): L’ anca è un po’ più lunga di una
volta e mezza la sua massima larghezza; il trocantere è bene distinto
e più lungo che largo; il femore è robusto e lungo eirca due volte e
mezza la sua maggior larghezza; la tibia è poco più breve del femore
e debolmente ristretta verso la base; mostra poche spinette odontoidi
distribuite come nelle fig. III, 8 e 9 e uno sperone distale bifido e
peloso; il tarso è lungo circa i 3/4 della tibia; gli articoli 1-4 diminui-
scono gradualmente di lunghezza; il 5° è lungo circa come il 1°, ma è
un po’ più largo; pretarso, setole, ete. come nelle figure. — Z. medie
(fig. III, 10): L’anca è circa tanto larga quanto lunga; il trocantere è un
po’ più breve dell’anca e della metà del femore; questo mostra il suo
margine ventrale ben convesso a metà circa della sua lunghezza; la tibia
è distintamente più lunga del femore, quasi lunga quanto il femore più
il trocantere, fornita di uno sperone semplice, peloso, lungo e un po’ più
breve della metà del 1° articolo del tarso; il tarso è un po’ più breve
della tibia; il margine libero ventrale del suo primo articolo supera quello
complessivo dei tre articoli seguenti: pretarso, setole, etc. come nella
figura. — Z. posteriori (fig. III, 11 e 12): L’ anca è lunga circa due
volte la sua maggior larghezza; il femore circa tre volte e ristretto
alle due estremità; le tibia è lunga circa quanto il femore o poco più;
si restringe gradualmente e sensibilmente alla base ed è fornita di varie
spine odontoidi distribuite come nelle figure e di due speroni semplici
e pelosi, dei quali uno è lungo circa */, del primo articolo del tarso,
l’altro è molto più breve. Il tarso è un po’ più breve della tibia; il
margine libero ventrale del 1° articolo eguaglia quello complessivo dei
tre articoli seguenti: il 5° articolo è lungo circa quanto il 2°; pretarso,
setole, etc. come nella figura.
ADDOME. — Il gastro è vistosamente più lungo e anche più largo
del torace (propodeo compreso). È subfusiforme e mostra la sua mag-
gior larghezza a livello del 5° urotergite (fig. IV, 1) Gli spiracoli tra-
cheali dell’8° urotergite hanno un peritrema molto piccolo e rotondo; i
EN
A a BD U ee
de, dl
an
Se Oe
cercoidi del 9° portano due setole. Gli wrosterniti, riuniti in complesso
piuttosto indipendente, si ripiegono lungo la loro linea mediana e spor-
gono in basso, a mo’ di prominenza ottusa, a livello del margine poste-
riore del 4° urosternite e del 4° urotergite (fig. IV, 2). L’ultimo uroster-
nite (che dovrebbe resultare dalla fusione del 7° e dell’8°) è diviso
quasi completamente dagli inspessimenti obliqui in tre regioni. Tutto il
complesso degl’ urosterniti è largo e breve e raggiunge appena poste-
riormente il livello del 7° urotergite (fig. IV, 2). Le valve della terebra
sono molto larghe e rotondate distalmente e, insieme alla terebra pr.
detta, sporgono quasi impercettibilmente oltre l'estremo posteriore del 9°
urotergite.
Maschio.
Colore fondamentale melleo-ocroleuco; le antenne e le zampe sono
più chiare; le mandibole ed i cercini dei toruli delle antenne sono fer-
ruginei. Occhi neri.
DIMENSIONI. — I numeri della prima colonna si riferiscono ad uno
dei più grandi esemplari da me studiati; quelli della seconda ad uno
dei più piccoli.
Lun hezzagdeliicapo mae rer em mi OXG 0045
Larghezza massima del capo . . . . . . » 0,70 0,43
ikunghezzasdelle mandiboles 3) 92.9. nz » 0,56 0,33
Lunghezza dello scapo delle antenne . . . » 0,45 _
Iuneshezzasdelöpronotor 2 „a ann: » 0,47 0,30
Larghezza massima del pronoto . . . > ZOOM; 42:
Lunghezza del resto del torace + il OPA UO Ol
Larghezza massima » » 9 » 0/97, 0,38
TrumphezzaadelWraStro er e i lcs ule nelle » 0,78 0,49
Larghezza » DIRO et » 0,45 0,38
Hnnehezzat del l'eta eee ee gD eOe » 0,61 0,40
Capo. — Il capo (fig. V, 1, 2 e 3) è depresso, un po’ più largo
che lungo o cirea tanto lungo quanto largo negli individui eumegetici
ed epimegetici, un po’ più lungo che largo in quelli ipomegetici (fig.
V, 3). La sua faccia ventrale è subpianeggiante, quella dorsale presenta
un po’ più del terzo posteriore della sua superficie convesso; all’innanzi
una larga depressione compresa fra il margine epistomale e i toruli
delle antenne è limitata ai lati e posteriormente da un orlo semicirco-
lare a spigolo acuto e subcarenato (fig. V, 1-3). La medesima faccia
porsale mostra una linea, a cui corrisponde un debole rilievo endosche-
letrico, che corre quasi parallela al margine posteriore del capo e che,
piegandosi all’innanzi a destra ed a sinistra, raggiunge gli occhi (fig.
V, 1-3). Lungo tale linea si notano numerose setole orientate in serie
MERO e
più o meno regolare. Un’altra linea appena ricurva corre fra gli estremi
posteriori dei cercini dei toruli delle antenne (fig. V, 1-3); a questa
corrisponde un rilievo endoscheletrico più robusto. Il margine episto-
male è vistosamente incavato nel mezzo da un’infossatura relativamente
profonda, rotondata, i cui margini presentano due deboli prominenze
Fig. V.
Otitesella epicarioides Grnd. Maschio. — 1. L’insetto veduto dal dorso; le zampe non
sono disegnate. — 2. Epicranio dello stesso, più ingrandito. — 3. Capo di un esemplare
ipomegetico; non sono disegnate le antenne.
sulle quali è inserita una setola lunghetta. Fra la concavità articolare
delle mandibole e tale infossatura mediana il margine anteriore dell’e-
picranio sporge ampiamente da ogni banda a curva ribassata (fig. V, 2).
Gli occhi sono relativamente grandi, lunghi circa !/s del capo, laterali,
dorsali, anteriori. I toruli delle antenne sono nettamente posteriori; il
loro margine anteriore non raggiunge infatti neppure quello posteriore
degli occhi. La distanza che li separa reciprocamente è un po’ inferiore
al doppio di quella compresa fra il loro margine esterno e quelli late-
rali del capo. Setole minute o minutissime, distribuite come le mostra
la figura V. — Antenne (fig. V, 1 e VI, 1 e 2). Lo scapoè lungo circa
VERBRENNT
a: rit
SE Ree
i */; della lunghezza del capo e circa quattro volte e mezza la sua mag-
gior larghezza; il 2° articolo è lungo un quarto dello seapo e poco più
di due volte la sua larghezza distale; i due anelli sono larghi circa tre
volte la loro lunghezza. Gli articoli 5°-9° sono più lunghi che larghi,
simili e circa di eguali dimensioni; setole e sensilli come nelle fig.
VI, 1 e 2. La clava è composta di due articoli ed è lunga due volte
la sua larghezza massima — Mandibole (fig. V, 1 e VI, 3)lunghe poco
\
Fig. VI.
Otitesella epicarioides Grnd. Maschio. — 1. Antenna. — 2. Estremità distale del 2° arti-
colo, 3°, 4° e 5° articolo della stessa più ingranditi. — 3. Mandibola. — 4. Torace, pro-
podeo e i tre primi segmenti del gastro veduti dal dorso. — 5. Zampa anteriore. — 6.
Estremità distale della tibia della stessa veduta dalla faccia opposta e più ingrandita, —
7. Porzione distale della tibia di una z. media. — 8. Z. posteriore. — 9. Porzione distale
della tibia della stessa e primo articolo del tarso.
più di due volte la loro larghezza prossimale; si attenuano distalmente
e quivi terminano con un dente che, presentando una vistosa promi-
nenza angolosa dorsale, appare come bipuntuto all’apice. Il margine
dorsale è piuttosto fortemente convesso; quello orale è concavo e diffe-
renzia, un po’ più prossimalmente della metà della sua lunghezza, un
dente acuto e diretto all’indietro. La regione molare si sviluppa per una
lunghezza un po’ superiore ad un quarto di quella totale della mandi-
bola e mostra tre nette sporgenze dentiformi e quasi contigue. Setole
come nella figura. Le mandibole degli esemplari ipomegetici (fig. V, 3)
sono simili a quelle descritte.
PERO O
TORACE. — (Fig. V, 1 e VI, 4). Il pronoto è trasverso, largo un
po’ più di una volta e mezza la sua lunghezza mediana; gli angoli ante-
riori sono ampiamente rotondati, il margine anteriore convesso, quelli
laterali debolmente convergenti all’indietro, gli angoli posteriori roton-
dati, ma meno ampiamente di quelli anteriori. È fornito di varie seto-
line minute o mediocri distribuite come nella figura. — Il mesonoto si
restringe fortemente sui lati; quivi la sua lunghezza equivale appena
ad 1/9 della larghezza del segmento; tanto il margine anteriore quanto
quello posteriore sono convessi; quest’ ultimo più vistosamente. Setole
come nella figura. — Metanoto-propodeo come nelle figure.
Ali anteriori (fig. V, 1) lunghe circa quanto la larghezza del meso-
noto o poco più. Le tracce della venatura sono quasi impercettibili. Pre-
sentano varie setole molto lunghe inserite all’ apice, lungo il margine
anteriore e lungo quello posteriore.
Zampe anteriori (fig. VI, 5 e 6): L’anca è lunga un po’ meno di
due volte la sua larghezza prossimale; il femore circa due volte la sua
maggior larghezza; la tibia è lunga come il femore e sensibilmente
ristretta alla base; oltre ad uno sperone semplice, robusto e peloso,
mostra un discreto numero di spine odontoidi di varia lunghezza inse-
rite al suo apice e lungo circa 1/4 distale della lunghezza del margine
dorsale. Negli esemplari eumegetici da me studiati esse sommano pressa-
poco a una ventina. I margini dorsali dei 3 primi articoli del tarso
sono equilunghi; quello ventrale del 1° articolo è invece nettamente più
lungo di quelli dei 2 articoli seguenti presi insieme. Il 4° articolo è
vistosamente più grande degli altri e lungo circa quanto la loro lun-
ghezza complessiva. Il tarso nel suo insieme è lungo più della metà
della tibia. Pretarso e setole come nella figura. — Z. medie (fig. VI, 7 e
IX, 10): L’ anca è poco più lunga che larga; il femore è un po’ più
lungo di due volte la sua massima larghezza; la tibia è un po’ più
lunga del femore e ristretta prossimalmente; è fornita di uno sperone
semplice e peloso e di alcune spinette odontoidi distribuite in gran
parte lungo un terzo distale del suo margine dorsale (8) e in piccola
parte in vicinanza dello sperone (3). Il tarso è un po’ più lungo della
metà della tibia; i tre primi articoli diminuiscono un po’ di lunghezza
dal 1° al 3°; il 4° è circa tanto lungo quanto la loro lunghezza complessiva.
Pretarso e setole come nelle figure. — Z. posteriori (fig. VI, 8 e 9): L’ Anca
è lunga un po’ più di due volte e mezza la sua maggior larghezza e
circa quanto il femore; la tibia è un po’ più lunga del femore; porta
uno sperone semplice e peloso ed un sensibile numero di spinette odon-
toidi, delle quali tre (negli esemplari da me studiati) sono inserite in
vicinanza dello sperone e circa due dozzine lungo la metà distale del
suo margine dorsale. Il tarso è lungo la metà della tibia e mostra il
og
4° articolo lungo circa quanto i tre precedenti. Pretarso e setole come
nelle figure.
ADDOME. — Gastro come è disegnato nella fig. V, 1.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Diverse 99 e pareccchi gd
raccolti a Ghinda e all’ Asmara (Eritrea) da G. Rossetti nel 1914
O. africana Grind.
Ann. Mus. Civico Stor. Nat. Genova, Ser. 38, v. IX, 1921, p.
Femmina.
Anche gli esemplari da me posseduti di questa specie non hanno
presumibilmente acquistato ancora il colore definitivo. I più scuri sono
fondamentalmente umbrino-fuliginei; gli occhi, le antenne e le zampe,
dal trocantere in giù, appaiono pressochè incolori.
DimeNsIONI. — Lungh. del capo mm 0,42; largh. (esclusi gli occhi)
0,45; lunghezza del torace e del propodeo (escluso il pronoto) 0,66;
largh. mass. del torace 0,52; lungh. ali ant. 1,50; largh. mass. 0,65;
lungh. ali post. 1,00; largh. 0,29; lungh. del gastro 1,08.
Capo. — Il capo (fig. VII, 1) è distintamente più largo che lungo;
il margine epistomale presenta una breve e ritondata intaccatura me-
diana, limitata da due modeste prominenze submediane e pure ritondate.
Gli occhi sono molto più grandi di quelli della specie precedente ed i
margini laterali del capo innanzi ad essi non raggiungono in lunghezza
neppure !/4 del loro maggiore diametro. Setole, etc. come nella figura. —
Antenne (fig. VII, 2). Lo scapo è lungo anche qui cirea quattro volte
la sua larghezza massima, ma il 2° articolo è poco più lungo che largo
all’estremo distale ed un po’ più di 1/3 dello scapo. Gli articoli 6’-10°
sono simili e più larghi che lunghi. Setole e sensilli come nella figura. —
Mandibole (fig. VII, 4) un po’ più lunghe che larghe; il dente apicale
è un po’ più acuto di quello della specie precedente; i due subapicali
sporgono maggiormente all’infuori e sono diretti più internamente (più
verso il prolungamento del piano longitudinale mediano del corpo). —
Mascelle del 1° paio e labbro inferiore come nella fig. VII, 3; i palpi
mascellari mostrano la stessa proporzione di lunghezza fra i vari arti-
coli descritta per la specie precedente; il 2’ articolo dei palpi labiali è
un po’ più lungo del 1°.
Torace. — Simile a duello della specie precedente.
Ali anteriori (fig. VII, 5-7) e posteriori (fig. VII, 5) simili a quelle
di O. epicarioides Grnd.
Sy)
Zampe anteriori (fig. VII 9 e 10): L’anca è lunga circa due volte
la sua larghezza massima; il femore quasi tre volte; la tibia è più breve
del femore; spinette odontoidi e sperone come nelle figure; il tarso è
lungo quasi i */, della tibia; il suo 5° articolo è un po’ più breve del
Fig. VII.
Otitesella africana Grnd. Femmina. — 1. Capo, senza antenne e senza mandibole, veduto
di faccia. — 2. Antenna. — 3. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. — 4. Mandibola. —
5. Ali. — 6. Porzione dell’ala anteriore più ingrandita. — 7. Porzione del margine
posteriore-distale della stessa fortemente ingrandito, per mostrare l’estrema bre-
vità delle setole della frangia. — 8, Propleure e prosterno. — 9. Zampa anteriore. —
10. Estremità della tibia della stessa più ingrandita e veduta dalla faccia opposta. —
11. Z. media. — 12. Z. posteriore. — 13. Estremità della tibia della stessa, più ingran-
dita e veduta dalla faccia opposta.
1°. — Z. medie (fig. VII, 11); il trocantere è un po’ più lungo di 1/3 del
femore; la tibia è lunga quanto il femore più il trocantere ed ha uno
sperone poco meno lungo del 1° articolo del tarso; tarso, pretarso, ete.
come nella figura. — Z. posteriori (fig. VII, 12 e 13): la tibia è fornita di
molte spinette odontoidi distribuite come nella figura; il margine libero
ventrale del 1° articolo eguaglia quello complessivo dei quattro articoli
seguenti. Il resto come nelle figure.
a,
Appome. — ll gastro è simile a quello di O. epicarioides Grnd.
PISO
Maschio.
Capo eremeo-stramineo; mandibole dello stesso colore, ma con
l’apice ferrugineo; il resto biancastro. (Esemplari presumibilmente
immaturi).
Dimension. — Lungh. del capo mm. 0,59-0,64; largh. mass. 0,54-0,68;
lungh. delle mandibole 0,45-0,52; lungh. dello scapo delle antenne 0,33;
Fig. VIII.
Otitesella africana Grnd. Maschio. — 1. Epieranio veduto dal dorso. — 2. Capo veduto dal
ventre; le mandibole sono spezzate artificiosamente a circa metà lunghezza. — 3. An-
tenna. — 4. Metà distale del 2° articolo, 3°, 4° e 5° articolo della stessa, più ingranditi. —
5. Torace e addome veduti dal dorso. — 6. Estremità distale del gastro: A; processi
distali del 10° urite; C, cercoidi; P, pene; 9-10, uriti corrispondenti.
lungh. del pronoto 0,56; largh. mass. 0,65; lungh. del resto del torace
più il propodeo 0,21; largh. mass. 0,49; lungh. delle ali 0,49; lungh.
del gastro 0,56; largh. mass. 0,43.
Capo. — Il capo (fig. VIII, 1 e 2) è un po’ più lungo che largo
o un po’ più largo che lungo; la sua faccia ventrale è subpianeggiante,
quella dorsale è invece fortemente convessa, specialmente in corrispon-
denza della regione anteriore della fronte, che abbiamo veduto essere
ampiamente concava nell’ O. epicarioides Grnd. Solamente un piccolo
tratto mediano vicino al margine epistomale si presenta lievemente e
bruscamente infossato (fig. VIII, 1). Gli epicranî delle due specie, veduti
— RE
di profilo, appaiono adunque molto diversi. Anche qui un inspessimento
endoscheletrico linearg, a cui corrisponde esternamente un lieve rialzo
a carena (fig. VIII, 1), corre fra i due estremi posteriori dei cercini
dei toruli delle antenne, oltre i quali, e posteriormente, si nota una debole
sporgenza lineare della superficie dell’ epicranio che si prolunga alquanto
all’indietro e lungo la quale si adatta per quasi tutta la sua lunghezza
lo seapo delle antenne (fig. VIII, 1). Manca la linea submarginale poste-
riore descritta nella specie precedente. Il margine epistomale mostra
una debole e larghetta infossatura mediana e due prominenze angolose
submediane che sporgono all’innanzi più di ogni altra parte del capo.
Gli occhi sono più piccoli che non in 0. epicarioides Grnd. e meno
lunghi di !/3 del capo. I toruli delle antenne si trovano in due punti
submediani; l’estremo posteriore dei loro vistosi cercini sorpassa appena
il margine posteriore degli occhi, mentre l’estcemo anteriore non rag-
giunge il margine anteriore degli occhi medesimi. Distano reciproca-
mente di un tratto poco superiore in larghezza a quello compreso fra
il loro margine esterno e quelli laterali del capo. Il capo è fornito
oltrechè di peli distribuiti come nella fig. VIII, 1, di varie setole spi-
niformi inserite in parte (le più piccole) nelle ragioni sublaterali della
sua faccia ventrale, in parte (le più vistose) lungo i suoi margini late-
rali. Queste ultime sono più lunghe di !/, della lunghezza del capo (fig.
VIII, + e 2). — Antenne (fig. VIII, 3 e 4). Lo seapo è un po’ più lungo
della metà del capo e poco più di tre volte la sua larghezza massima;
il 2° articolo è lungo !/3 dello seapo e circa due volte e mezza la sua
larghezza distale; gli articoli 5°-9° sono simili e più lunghi che larghi; il
resto come nella figura. — Mandibole (fig. TX, 1 e 2)lunghe due volte e 1/3 la
larghezza della loro base; la prominenza angolosa dorsale del dente
apicale è meno sporgente che non in 0. epicarioides Grnd. e il dente
apicale stesso sporge maggiormente. Il margine dorsale è appena con-
vesso; quello orale mostra il dente ad '/, posteriore della sua lunghezza.
La regione molare si sviluppa per una lunghezza corrispondente alla
metà di quella totale della mandibola e differenzia quattro prominenze
dentiformi, delle quali tre, omologhe a quelle descritte nella specie
precedente, sono contigue e, in dipendenza all’inclinazione del margine
orale, sporgono gradualmente sempre più dall’innanzi all’indietro. La
quarta è prossimale ed è separata dalle altre tre mediante una vistosa
intaccatura. Setole come nelle figure.— Mascelle del 1° paio e labbro infe-
riore come nella fig. IX, 3. I palpi mascellari (fig IX, 3, M) mostrano
il 1° articolo circa tanto lungo quanto il 2°, ma molto diverso di forma
e semisaldato col corpo della mascella. I palpi labiali (fig. IX, 3, N)
sono uniarticolati, ridottissimi, papilliformi. È
Torace. — (Fig. VIII, 5). Il pronoto è fortemente trasverso e bene
convesso; si ripiega sui lati sorpassando nettamente i margini delle
— ERI
propleure protoraciche e ricopre una porzione posteriore del capo; è
più largo dell’epieranio, col margine anteriore quasi rettilineo, gli angoli
anteriori appena rotondati, quelli posteriori a rotondità più ampia. Oltre
Fig. IX.
Otitesella africana Grnd. Maschio. — 1. Mandibola. — 2. Mandibola di un altro esem-
plare. — 3. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. — 4. Zampa anteriore. — 5. Estre-
mità della tibia della stessa più ingrandita e veduta dalla faccia opposta. — 6. Z. media. —
7. Estremità della tibia della stessa più ingrandita e veduta dalla faccia opposta. —
8. Z. posteriore. — 9. Porzione della tibia della stessa più ingrandita e veduta dalla
faccia opposta: H, lobi mascellari; Z, labbro inferiore; M, palpi mascellari; N, palpi
labiali; S, stipiti mascellari reciprocamente fusi. — 10. Otitesella epicarioides Grnd.
Maschio. — Zampa media.
che delle setoline disegnate nella figura, è fornito di aleune setole mar-
ginali spiniformi simili a quelle del capo. — Mesonoto, metanoto e pro-
podeo simili a quelli della specie precedente.
Ali come nella fig. VIII, 5.
Zampe anteriori (fig. IX, 4 e 5): L’anca è lunga quasi due volte
la sua maggior larghezza; il femore poco più di due volte e maggior-
mente convesso al dorso che non in epicarioides Grnd.; la tibia è lunga
quanto il femore e poco ristretta alla base; oltre al vistoso sperone
distale, porta numerose spine odontoidi (cirea una trentina negli esem-
plari studiati) distribuite lungo il suo margine distale e lungo un po’
meno della metà di quello dorsale; il tarso è un po’ meno lungo della
metà della tibia ed il 4° articolo supera un poco la lunghezza comples-
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 3
= Bvt —
siva dei tre precedenti. Pretarso e setole come nella figura.— Z. medie
(fig. IX, 6 e 7): L’anca è più lunga che larga; il femore è lungo quasi
due volte e mezza la sua massima larghezza; la tibia e un po’ più lunga
del femore ed è provvista di sperone e di spinette odontoidi simili a
quelle della specie precedente e similmente distribuite; il tarso è un
po’ meno lungo della metà della tibia ed il 4° articolo è un po’ più
lungo della lunghezza complessiva dei tre precedenti. Pretarso e setole
come nelle figure. - Z. posteriori (fig. IX, 8 e 9): Anca lunga un po’ meno
di due volte e mezza la sua larghezza massima e circa quanto il femore;
tibia lunga quanto il femore e fornita, oltre che dello sperone, di un
certo numero di spinette odontoidi, delle quali la maggior parte (16
negli individui che io ho osservati) si trova lungo il terzo distale del
suo margine dorsale e poche (5) all’estremo distale di quello ventrale;
tarso meno lungo della metà della tibia; pretarso e setole come nella figura.
ADDOME. — Gastro come nella fig. VIII, 5. Il 10° urite è fornito
di due processi distali bacilliformi, ognuno dei quali porta all’apice due
setole (fig. VIII, 6, A). Pene come nella fig. VIII, 6, P.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Alcune 99 e una dozzina di
TI raccolti a Konakry (Guinea Francese), il 2 Novembre 1912,
dal Prof. F. Silvestri. Vive entro ai ricettacoli del Ficus Vogelii Miq.
Sycobiella monstruosa Grnd.
Ann. Mus. Civico Stor. Nat. Genova, Ser. 38, v. IX, 1921, pp. 311-312.
Maschio.
(fig. X e XI)
Capo e torace ocraceo-chiari; mandibole ferruginee; occhi neri.
Zampe e antenne dello stesso colore del corpo. Gastro ocroleuco.
DIMENSIONI. — Lungh. del capo mm. 0,70; largh. mass. 1,00; lungh.
del pronoto 0,61; largh. 0,98; lungh. del mesonoto 0,14; largh. 0,87;
lungh. delle mandibole 0,78; lungh. dello scapo delle antenne 0,66; lungh.
delle ali 0,91; lungh. del metanoto più il propodeo 0,29; largh. 0,71;
lungh. del gastro 0,96; largh. mass. 0,75.
Capo. — Il capo (fig. X, XI e XII, 1) è grandissimo, orizzontale,
più largo che lungo, leggermente convesso al dorso e subpianeggiante
nella sua regione mediana e anteriore. Questa faccia mostra una linea
posteriore che corre parallela al margine omonimo e che è simile a
quella descritta per Otitesella epicarioides Grnd. (fig. XII, 1, U). Il
margine epistomale presenta una prominenza angolosa mediana poco
sporgente e due mediocri incavature submediane. Fra le coneavita arti-
ae
colari delle mandibole e tali incavature il margine anteriore dell’epi-
eranio corre pressochè diritto. Il maggior diametro degli occhi, che sono
latero-dorsali e submediani, è meno lungo di !/g del capo. I toruli delle
antenne hanno un cercine vistosissimo, più lungo degli occhi; col loro
margine anteriore raggiun-
gono una linea che taglie-
rebbe pressapoco a metà
gli occhi e la loro reci-
proca distanza è uguale a
quattro volte quella che
li separa dai margini late-
rali del capo. Setole come
nelle fig.XII, 1. — Antenne
(i 29 DIG) 2900, a) ht
10 articoli liberi. Lo seapo
è enorme, subrettangolare
rotondato, laminare, un
po’ incurvato ventralmen-
te, ristretto bruscamente
all’estremità prossimale in
una sorta di peduncolo. Il
suo margine posteriore si
ripiegain bassoe determina
un vistoso inspessimento
che nella sua metà distale
mostra un’ incavatura a
doccia, all’estremità della
Fig. X. quale è inserito il 2° arti-
Sycobiella monstruosa Grnd. Maschio. — L’insetto veduto colo (fig. XI). Lo scapo è
nom: lungo eirea due volte la sua
massima larghezza e circa
quanto il complesso dei rimanenti articoli. Il 2° articolo è lungo circa
la quarta parte dello scapo e un po’ più di tre volte la sua massima
larghezza. Gli articoli 3° e 4° sono piccoli e in forma di anello; il 5°,
6°, 7°, 8° e 9° sono simili fra loro, più lunghi che larghi, ristretti alla
base, provvisti di setole lunghette e di alcuni sensilli allungati, distali,
distribuiti come nella fig. XIII, 1. Il 10° articolo è intimamente riunito
con |’ 11° in una clava lunga circa due volte la sua massima larghezza.
Setole e sensilli come nella figura — Mandibole (fig. X, XI e XII, 2)
enormi, falcate, più lunghe del capo e di due volte la loro larghezza
prossimale; sono bidentate all’apice e mostrano i due denti che, per
via del margine dorsale ingobbito, appaiono come mozzati; il margine
interno delle mandibole è concavo; la regione molare si sviluppa per
gg =
una larghezza un po’ superiore ad un terzo di quella totale della man-
dibola, sporge fortemente e differenzia tre prominenze dentiformi con-
formate come nella figura. — Le mascelle del 1° paio presentano gli stipiti
fusi, un lobo distinto e il palpo mascellare inarticolato e costituito da
1 solo articolo lungo, un po’ strozzato nel mezzo, fornito di alcune
lunghe setole e di un
sensillo emisferico e
piuttosto vistoso (fig.
XII, 3, Q). — Il labbro
inferiore (fig. XII, 3, L)
è bene sviluppato, con
glossa e paraglosse e
con palpi uniarticolati;
ciascuno di essi è prov-
visto di poche setole,
delle quali una robu-
stissima, e di un sensillo
emisferico ed è par-
zialmente fuso con l’al-
tro. Setole come nelle
figure.
ToRACE. — Il pro-
noto (fig. X) è grandis-
simo, trasverso, largo
circa quanto il capo e
una volta e mezza la
sua lunghezza; il suo
margine anteriore spor-
Sycobiella monstruosa Grnd. Maschio. — L’insetto veduto dal ge nel mezzo a promi-
ventre; delle antenne sono disegnati solo il 1° e il 2° articolo. nenza rotondata; gli an-
: goli anteriori sono ben
netti, i margini laterali moderatamente ricurvi, quello posteriore
subdiritto. Il prosterno (fig. XI) e le propleure (fig. XI), grandi e
robusti, sono conformati come li mostrano le figure citate. — Il mesonoto
(fig. X) è estremamente trasverso, largo circa otto volte la sua lun-
ghezza, e bene limitato dalla regione retrostante. — Il mesosterno e le
mesopleure sono rappresentati a fig. XII, 5. Come si vede è abbastanza
distinta una zona epimerale (fig. XII, 5, E). — Il metanoto è fuso col pro-
podeo in un pezzo trasverso, un po’ meno largo del pronoto (fig. X).
Gli spiracoli tracheali sono piccoli, rotondi, sublaterali, subposteriori.
Le ali anteriori (fig. X e XI) sono ridotte a due sottili laminette
subelavate, un po’ più lunghe della larghezza del mesonoto, senza tracce
sensibili della venature e fornite di un certo numero di setole lunghis-
SO ASA
sime inserite come nella figura citata. Le ali posteriori sono completa-
mente atrofizzate.
Zampe anteriori (fig. XIII, 2): L’anca è lunga meno di due volte
la sua maggior larghezza; il trocantere circa 1/3 dell'anca; il femore è un
po’ più lungo della tibia; questa è fortemente ristretta prossimalmente
ed è provvista di uno sperone bifido e larghetto e di un certo numero
laa
Why
N N ote)
Fig. XII.
Sycobiella monstruosa Grnd. Maschio. — 1. Epieranio veduto dal dorso; è disegnata solo
parte di una mandibola. — 2. Mandibola. — 3. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore. —
4. Porzione di uno stipite e palpo mascellare veduti dal dorso. — 5. Mesopleure e meso-
sterno; i femori sono spezzati presso la loro base. — 6. Estremità distale del gastro: A,
processi distali del 10° urite; B, ali; C, anche delle zampe medie; D, condilo pedifero
mesosternale; E, regione epimerale mesotoracica; F, femori; G, Gonapofisi articolate;
H, Mesosterno; L, labbro inferiore; M, mandibola; N, condilo pedifero mesopleurale; P,
pene; Q, palpi mascellari; R, palpi labiali, parzialmente fusi insieme; S, stipiti mascel-
lari fusi insieme; 7, cercini dei toruli antennali; U, linea decorrente parallelamente al
margine posteriore dell’epieranio.
di spine odontoidi di varie dimensioni, distribuite lungo il margine
distale e lungo il terzo distale di quello dorsale; il tarso, di 4 articoli,
è un po’ più lungo della metà della tibia; il margine libero ventrale
del suo primo articolo eguaglia pressapoco in lunghezza quello dorsale
del 4°; il 2° e il 3° sono nettamente trasversi; pretarso con unghie
robuste, larghe alla base, ricurve, acute, provviste di 2 setole, e con
empodio molto voluminoso. Setole come nella figura citata. — Z. medie
(fig. XIII, 3): L’anca è poco più lunga che larga; il trocantere è un po’
Senio gun
più breve della metà del femore, che è largo ed ha i margini dorsale e
ventrale piuttosto fortemente ricurvi; la tibîa è più lunga del femore
e gradualmente ristretta verso la base; mostra uno sperone breve, robu-
sto, peloso e poche spinette odontoidi inserite come nella figura; il
tarso, lungo circa la metà della tibia, € costituito di 4 articoli, dei
quali il 4° raggiunge la lunghezza dei tre precedenti considerati insieme;
il 1° articolo è circa tanto
lungo quanto largo; il 2°
ed il 3° sono trasversi;
pretarso, setole, ete. come
nella figura citata. — Z.
posteriori (fig. XIII, 4):
L’anca è lunga due volte
e mezza la sua larghezza
massima; il femore è un
po’ più breve dell’anca, è
molto robusto e si restringe
alle due estremità; la tibia
è un po’ più lunga del-
l’anca e nettamente più
lunga del femore; si pre-
senta fortemente egradual-
mente ristretta alla base
e fornita, oltre che di un
robusto sperone peloso, di
varie spinette odontoidi di
mediocri o piccole dimen-
sioni, inserite all’ estremo
Fig. XIII. distale e ventrale della sua
Sycobiella monstruosa Grnd. Maschio. — 1. Antenna (escluso facciaesterna e lungo circa
lo scapo). — 2. Zampa anteriore. — 3. Z. media. — 4. Z. il terzo distale del suo mar-
posteriore. A o È
gine dorsale; il tarso, di 4
articoli, è un po’ meno
lungo della metà della tibia; anche qui il 4° articolo è lungo quanto i tre
precedenti presi insieme; il 1° è tanto lungo quanto largo; il 2° e il 3°
trasversi; pretarso, setole, ete. come nella figura citata.
ADDOME. — Il gastro (fig. X, XI e XII, 6) è piccolo, poco pit
lungo del pronoto, poco più lungo che largo e meno largo del propo-
deo; gli urotergiti sono provvisti di una serie submarginale posteriore
di setole di mediocre lunghezza; gli urosterniti ne mostrano altre nume-
rose, più brevi, distribuite, come nella fig. X e XI, in 2 o tre serie
irregolari e subposteriori. Il 10° urite termina con due processi digiti-
formi sublaterali, forniti all’apice di due setole robuste (fig. XII, 6, A),
L'ALA
ed è provvisto di un paio di gonapofisi articolate, lunghette, sublami-
nari, che portano distalmente 4 spinette odontoidi ciascuna (fig. XII,
6, G). Il pene (fig. XII, 6, P) è largo, breve, bruscamente e fortemente
ristretto all’apice.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Un solo esemplare raccolto dal
Prof. F. Silvestri a Konakry (Guinea francese), nel Novembre
dee 1972:
Gen. Terastiozoon Grnd.
Ann. Mus. Civico Stor. Nat. Genova, Ser. 3%, v. IX, 1921, pp. 312-313.
© Capo verticale (ipognato), più largo che lungo. Occhi molto
grandi, glabri; 3 ocelli. Toruli delle antenne quasi contigui, se
parati da un rilievo carenato. Antenne di 12 articoli, dei quali
il 3° e il 4° in forma di anelli, il 10°, 111° e il 12° riuniti a clava;
gli articoli 5°-12° sono forniti di una serie trasversa di lunghi
sensilli poco sporgenti oltre il margine distale di ciascun articolo
e di varie lunghe setole. Mandibole tridentate. Palpi mascellari
di 4 articoli, /abiali di 2. Pronoto bene visibile al dorso e tra-
sverso. Solchi scapolari appena impressi, ma completi. Scutello
del mesonoto molto grande e ricoprente la regione mediana del
metanoto. Prosterno bene sviluppato, in forma di losanga; pro-
pleure come nella fig. XV 2,.P. Mesosterno ampio, trasverso; epi-
sterni mesotoracici indefiniti; epimeri nitidamente limitati; occu-
pano una posizione postero-laterale e sono divisi trasversalmente
in due parti da un solco obliquo. Pr'epetto bene sviluppato. Pro-
podeo fortemente trasverso. Ali anteriori con peli scarsissimi e
minutissimi e con frangia appena percettibile anche a forte in-
grandimento. La vena omerale è lunga meno di due volte la vena
marginale più la postmarginale; la vena postmarginale è più lunga
della stigmatica. Zampe con tarsi di 5 articoli e con tibie for-
nite di spinette odontoidi e di speroni; quello delle zampe ante-
riori è bifido; quello delle zampe medie è semplice e peloso; le
zampe posteriori ne posseggono 2 semplici e pelosi, uno più lungo
e l’altro più breve. Gastro subfusiforme, più lungo del torace;
9° urotergite con 2 minuti cercoidi papilliformi, provvisti di al-
cune setoline. Ultimo urosternite apparente come nella fig. XV, 6.
ARMATURA GENITALE. — (fig. XVI). Gli scleriti trasversi,
corrispondenti alle fulcral o triangular plates dei morfologi in-
BEN
glesi e americani (dipendenti secondo gli Autori dall’ 8° uroster-
nite), sono bene sviluppati, stretti, allungati e alla loro estremità
ventrale differenziano un vistosissimo complesso chitinoso semi-
lunare che articola le lamine interne e quelle esterne (fig. XVI,
1 e 2, D). Le lamine esterne (Outer o quadrate plates dei morfo-
logi inglesi; quadratische platten di Zander) (fig. XVI, 1 e 2, E)
presentano l’estremo prossimale con un orlo fortemente incavato e
rinforzato, atto ad articolarsi coll’estremità descritta dello sclerite
trasverso, in un piano che è dorsale rispetto alla lamina interna
e ventrale rispetto allo sclerite trasverso medesimo (fig. XVI, 1).
Queste lamine si attenuano gradualmente e distalmente e si con-
tinuano ininterrottamente e largamente col 9° urotergite. Rimane
così confermato quanto io, in accordo con Zander (1), ho assodato
riguardo al loro valore morfologico (2). Dette lamine mostrano
un inspessimento chitinoso lineare ed obliquo (fig. XVI, E.) lungo
il quale si adatta il margine ventrale dello sclerite ovalare che
ad esse si connette mediante un orlo membranoso e che è omo-
logo a quello che io ho descritto in Philotrypesis (3), ove invia
un gracile prolungamento che si salda, non molto intimamente,
con la parete ventrale dell’8° urotergite.
La parte dell'armatura genitale dipendente, secondo gli Au-
tori, dal 9° urosternite è costituita da una regione prossimale
conformata come nella fig. XVI, 1, la quale si continua da ogni
banda e dorsalmente con una grandissima lamina falcata (fig. XVI,
1, B), molto più sviluppata che non in Philotrypesis e che viene
a trovarsi con il suo estremo distale a livello degli ultimi uriti
e quasi a contatto col margine anteriore del 9° urotergite e della
valva corrispondente della terebra (fig. XVI, 1). Essa è percorsa
dai 2 rilievi chitinosi disegnati nella fig. XVI, I, H e N e si pro-
lunga nella lamina interna. Questa lamina (fig. XVI, 1 e 4, F)
(Inner o oblong plate dei morfologi inglesi; oblonge platte di
Zander) mostra una sorta di robusto arresto chitinoso, lineare ed
obliquo, lungo il quale si addatta il margine ventrale della la-
(1) Zander, E. — Beiträge zur morphologie des Stachelapparates der Hy-
menopteren. — Zeitschr. fiir wiss. Zoologie, B. LXVI, 1899, pp. 289-333,
tav. XVIII-XIX.
(2) Cfr. Grandi, G. — Ricerche sul Gen. Philotrypesis Först. Boll. Lab.
Zoologia, Portici, v. XV, 1921, pp. 33-190, 46 fig. Cfr. pp 49 e 50, fig. IV eV.
(3) L. c., pp. 49-51, fig. V, 1, 4 e 5, U.
Sy pes
mina esterna, e presenta due espansioni ripiegate e laminari, una
interna l’altra esterna (fig. XVI, 4), delle quali la prima 6 più
ampia della seconda. Le lamine interne si restringono brusca-
mente alla loro estremità distale e si continuano con le valve
della terebra; per quanto apparentemente lo sembrino, non sono
tuttavia articolate con esse (fig, XVI, 4 e 5). Le valve della te-
rebra (fig. XVI, 4 e 5, V) sono brevi (poco più lunghe di due
volte la loro maggior larghezza), larghe, attenuate appena sen-
sibilmente all'apice e quivi ritondate. Esse sporgono pochissimo
oltre l’estremo posteriore del 9° urotergite. (fig, XVI, 1).
La costituzione morfologica dell'armatura genitale di questo
genere e degli altri affini è, adunque, molto interessante sotto
varî aspetti.
g Capo orizzontale (ortognato), più largo che lungo. Toruli
delle antenne con cercine non prolungato posteriormente. Antenne
di 9 articoli liberi; lo scapo è molto grande, largo, laminare, ri-
stretto gradualmente verso la base; il 2° articolo è subbacilli-
forme, il 3° ha forma di un piccolissimo anello; gli articoli 4°-8°
sono simili fra loro, il 9° è diviso incompletamente in due o tre
parti. Mandibole molto grandi, falcate, bidentate all’apice; la re-
gione molare sporge distintamente e differenzia alcune promi-
nenze dentiformi. Mascelle del primo paio (1) simili a quelle del
gen. Otitesella Westw.. ma con palpi costituiti di un solo articolo
molto lungo. Labbro inferiore (1) con palpi uniarticolati e pa-
pilliformi. Pronoto grande, trasverso, poco più largo del meso-
noto. Mesonoto, metanoto e propodeo fusi completamente insieme.
Spiracoli tracheali del propodeo con peritremi piccoli e rotondi,
sublaterali, posteriori. Ali anteriori ridotte a strette laminette,
fornite di varie lunghe setole e con venatura atrofica. Ali poste-
riori completamente atrofizzate. Zampe con tarsi di 4 articoli e
tibie fornite di varie spine odontoidi e di 1 sperone; quello an-
teriore è bifido; gli altri sono semplici e pelosi. Gastro quasi
tanto lungo quanto il torace; 9° urotergite con cercoidi papilli
formi; 10° urite con processi distali digitiformi e con gonapofisi
articolate e provviste distalmente di spinette odontoidi.
(1) Ho potuto dissezionare 1 solo esemplare maschio di 7, Jacobsoni Grand.
e non mi è stato possibile riconoscere completamente la struttura di queste
parti.
T. Jacobsoni Grnd.
Ann. Mus. Civico Stor. Nat. Genova, Ser. 3°, v. IX, 1921, pp. 313-314.
Femmina.
Capo-dorsalmente (anteriormente) fittamente foveolato e verde scuro
sublucido con riflessi rameici; ventralmente (posteriormente) zigrinato
e azzurro cupo verdastro con riflessi violacei. Antenne di colore umbrino-
nocciuola chiaro. Mandibole ferruginee. Occhi vinosi. Pronoto e meso-
noto fittamente foveolati (con foveole più fitte e più minute di quelle
del capo) e neri opachi; le bande laterali del pronoto hanno però sola-
mente una lieve scultura e mostrano riflessi violacei. Metanoto e propo-
deo dello stesso colore della faccia dorsale del capo; il propodeo ha
scultura poligonale. Regioni sterno-pleurali toraciche e anche di tutte
le zampe con scultura subpoligonale; quelle protoraciche ed il prepetto
del mesotorace sono di color verde scuro lucido; quelle meso- e meta-
toraciche e le anche sono azzurro-cupo verdastre, con riflessi violacei.
Troncateri, femori e tibie fulvo-umbrini con riflessi iridescenti ai femori;
tarsi più chiari. Gastro umbrino-castagno iridescente, specialmente sui
fianchi. —
DimensIONI. — Lungh. del capo mm, 0,56; largh. 0,63; lungh. del
torace (propodeo compreso) 0,96; largh. mass. 0,66; lungh. delle ali
ant. 1,68; largh mass. 0,75: lungh. delle ali post. 1,17; largh. mass.
0,35; lungh. del gastro 1,15; lungh. della parte sporgente della tere-
bra 0,03.
Capo. — Il capo (fig. XIV, 1) è nettamente più largo che lungo;
il margine epistomale presenta una prominenza mediana angolosa che
sorge da una breve ma netta incavatura e che non sporge oltre il
livello del margine anteriore del capo. I margini laterali dell’epicranio
innanzi agli occhi sono brevissimi ed eguali ad 1/5 cirea del maggior
diametro degli occhi composti. La faccia, moderatamente convessa in
senso trasverso, mostra una sorta di lieve depressione longitudinale
mediana che si parte dall’ocello impari e che diviene profonda in vici-
nanza dei toruli delle antenne. Dal fondo di tale infossatura sporge un
rilievo che, lineare dietro i toruli, si allarga nella loro immediata vici-
nanza per sporgere fra di essi a carena. Fra i toruli e il margine cpi-
stomale si osserva una leggerissima carena longitudinale mediana. La
distanza compresa fra i toruli é inferiore alla larghezza di ciascuno di
essi. Gli occhi sono molto grandi; gli ocelli disposti come nella figura. —
Antenne (fig. XIV, 4) di 12 articoli. Lo scapo, radicola esclusa, è lungo
circa sei volte la sua massima larghezza; il 2° articolo è un po’ più
a
lungo che largo e fortemente ristretto alla base; il 5°, 6°, 7°, 8° e 9°
sono più larghi che lunghi; la clava è più lunga di due volte la sua
larghezza massima. — Le mandibole (fig. XIV, 2) sono più lunghe che
larghe; il dente apicale è poco sporgente; il subapicale è rotondato, il
Fig. XIV.
Terastiozoon Jacobsoni Grnd. Femmina. — 1. Capo, senza antenne e senza mandibole,
veduto di faccia. — 2. Mandibola. — 3. Mascelle del primo paio e labbro inferiore. —
4. Antenna. — 5. Ali. — 6. Porzione dell’ala anteriore maggiormente ingrandita. — 7.
Porzione della regione posteriore-distale dell'ala anteriore. — 8. Zampa anteriore. —
9. Estremità distale della tibia della stessa maggiormente ingrandita. — 10. Z. media. —
11. Z. posteriore. — 12. Estremità distale della tibia della stessa, maggiormente ingran-
dita e veduta dalla faccia opposta.
3° è molto largo; setole come nella figura. — Mascelle del 1° paio e lab-
bro inferiore come nella figura XIV, 3; i palpi mascellari presentano
più breve di tutti il 3° articolo ed il 1° un po’ più corto del 2°; il 4° è
lungo quanto il 1° ed il 2° presi insieme. I palpi labiali hanno i due
articoli quasi equilunghi; il 2° è fornito di una lunga setola apicale
e di un sensillo digitiforme; per il resto vedi la figura citata.
ToRACE (fig. XV, 1-3). — Il pronoto è largo tre volte e mezza —
quattro volte la sua lunghezza. La parte anteriore del mesonoto è for-
temente trasversa ed ha scapole ampie e circa tanto lunghe quanto
agi
larghe. Le ascelle sono piccole e subtriangolari; lo seutello è un po’
più largo che lungo e subpianeggiante; sporge sul metanoto che ricopre
quasi completamente nel mezzo. — Metanoto e propodeo come nella figura
citata. Regioni sterno -
pleurali come nelle fig.
XV, 2 e 3.
Ali anteriori (fig. XIV,
5-7) lunghe due volte e 1/3
la loro massima larghezza
e largamente rotondate al-
l'estremo distale. La cel-
lula costale, glabra, è lunga
circa otto volte la sua lar-
ghezza. La vena postmar-
ginale è un po’ più lunga
della stigmatica e circala
metà della marginale La
vena stigmatica termina
con una dilatazione fornita
di 4 sensilli disposti come
nella fig. XIV, 6. Setole
come nelle figure citate, —
Ali posteriori (fig. XIV, 5)
lunghe circa tre volte e
Fig. XV.
Terastiozoon Jacobsoni Grnd. Femmina. — 1. Torace e mezza la loro larghezza;
addome veduti dal dorso. — 2. Prosterno e propleure. — peli della cuticola e frangia
3. Più che la metà sinistra della regione mesosterno-pleu-
rale. — 4. Circa la metà sinistra dell’8° e del 9 uroter- come nella figura.
gite. — 5.Cercoide del 9° urotergite fortemente ingrandito.— Zampe anteriori (fig.
6. Ultimo urosternite apparente: B, Espansione marginale 2
anteriore del mesopleurum terminante nel processo alare XIV, Be 9): Anca lunga
mesopleurale; €, cercoide; D, espansione marginale poste. quasi due volte la sua lar-
riore del mesopleurum; Z, epimero mesotoracico; F, Con- ghezza; trocantere un po’
dilo pedifero mesosternale; G, sporgenza angolosa dell’e- da en 4
pimero mesotoracico limitante esternamente ciascuna in- piu di la del femore; la
cavatura di articolazione delle zampe medie; J, pezzi ju- tibia è lunga circa quanto
gulari; P, propleurum; Q, anche delle zampe anteriori; R, Vanea e nettamente più
basalare posteriore; S, sterno; 7, prepetto; U, processo alare
mesopleurale; V, spiracolo tracheale dell’8 urotergite. breve del femore; essa è
fornita, oltre allo sperone
bifido e peloso, di poche spinette odontoidi e di varie setole; tarso
un po’ più lungo della metà della tibia; il 5° articolo è più lungo
anche del 1°. — Z. medie (fig. XIV, 10): Anca circa tanto lunga
quanto larga; il trocantere è poco meno lungo e circa 1/3 del femore;
la tibia è nettamente più lunga del femore ed è provvista, oltre allo
sperone semplice e peloso poco meno lungo del 1° articolo del tarso,
di alcune spinette odontoidi; il tarso è più breve della tibia; il margine
AS. =
libero ventrale del suo primo articolo e quasi uguale a quello comples-
sivo dei quattro articoli seguenti. — Z. posteriori (fig. XIV, 11 e 12):
Anca lunga quasi due volte la sua larghezza; il femore, fortemente
dilatato nel mezzo, circa due volte e mezza; la tibia è un po’ più lunga
Fig. XVI.
Terastiozoon Jacobsoni Grnd. Femmina. — 1. Metà destra dell'armatura genitale, veduta
ventralmente. — 2. Porzione dello selerite laminare trasverso. — 3. Lamina esterna
continuantesi ininterrottamente col 9° urotergite e sclerite annesso, — 4. Lamina interna
e valva della terebra. — 5. Estremo distale della lamina interna e valva della terebra
molto più ingrandita: A, Apofisi prossimali della guaina della terebra; B, Lamina fal-
cata dipendente dal 9° urosternite; C, cercoide del 9° urotergite; D, Sclerite laminare
trasverso; £, lamina esterna; F, lamina interna; G, ligamento dorsale della lamina
interna; H, inspessimento chitinoso prossimale ventrale della lamina falcata; N, inspes-
simento chitinoso che percorre longitudinalmente la stessa lamina; 0, inspessimento
chitinoso longitudinale della lamina interna; Q, articolazione dello selerite laminare
trasverso con la lamina interna; R, sclerite subdistale esterno addossato alla lamina
esterna; 7, terebra; V, valve della terebra; Z, estremità prossimale delle appendici del-
1’8° urosternite costituenti lo stiletto.
del femore, fortemente e gradualmente ristretta alla base, fornita, oltre
ai due speroni semplici e pelosi, di un certo numero di spinette odon-
toidi, distribuite lungo la metà distale del suo margine dorsale e in
vicinanza degli speroni; terso un po’ più breve della tibia; il margine
libero ventrale del suo primo articolo, supera quello complessivo degli
articoli 2°, 3° e 4°. Setole come nelle figure citate.
SR o
ADDoME. — Gastro come nelle fig. XV, 1. Gli spiracoli tracheali
dell’8° urotergite hanno un peritrema piccolo e rotondo (fig. XV, 4, V).
I cercoidi del 9° sono provvisti di 2 setole lunghette (fig. XV, 4 e 5, C).
Maschio.
Colore fondamentale ocraceo-ocreleuco. Le mandibole e la parte
rinforzata dello scapo delle antenne sono fulve-ferruginee.
DIMENSIONI. — Lungh. del capo mm. 0,80; largh. 0,87; lungh. dello
scapo delle antenne 0,57; lungh. delle mandibole 0,78; lungh. del torace,
Fig. XVII.
Terastiozoon Jacobsoni Grnd. Maschio. — 1. Epieranio. — 2. Antenna. — 3. Secondo, terzo
e quarto articolo più ingranditi. — 4. Quinto articolo veduto dalla faccia opposta e più
ingrandito. — 5. Torace e addome veduti dal dorso. — 6. Porzione del mesonoto e tratto
prossimale dell’ala anteriore.
propodeo compreso, 0,87; largh. del pronoto 0,87; largh. del mesonoto
0,70; lungh. delle ali mesotoraciche (escluse le setole) 0,64; lungh. del
gastro (uriti 3°9°) 0,70; largh. mass. 0,66.
Capo. — Il capo (fig. XVII, 1) è più largo che lungo, moderata-
mente convesso al dorso e con una sola mediocre depressione mediana
anteriore Il margine epistomale, sensibilmente incavato nel mezzo,
presenta una prominenza angolosa mediana, che non sporge oltre il
LO
livello del margine anteriore del capo, e due altre più piccole subme-
diane. La faccia dorsale del capo è provvista, come in Otitesella
epicarioides Grnd. e in Sycobiella monstruosa Grnd. di una linea, cui cor-
risponde un debole rilievo endoscheletrico e che corre per buon tratto
parallela al margine posteriore dell’epicranio terminando dietro agli occhi.
Anche in questa specie lungo tale linea i peli sono orientati in serie
irregolari ma distinte. Gli occhi sono piccoli, un po’ meno lunghi di 1/3 del
capo. I toruli delle antenne sorpassano appena con il loro margine
posteriore la linea che unirebbe i margini posteriori degli occhi e sono
separati reciprocamente da una distanza circa uguale a quella esistente
fra essi e i margini laterali del capo. — Antenne (fig. XVII, 2-4).
Lo scapo è lungo un po’ più di due volte la sua massima larghezza
ed un po’ meno di tutti gli altri articoli dell’antenna presi insieme; è
laminare, ripiegato ventralmente (a convessità dorsale), ristretto gradual-
mente verso la base e fornito di varie setoline lunghette, distribuite
specialmente lungo i margini, come nella figura citata. Il 2° articolo è
lungo !/; del 1° e poco meno di tre volte la propria larghezza distale;
gli articoli 4°, 5°, 6°, 7° e 8° sono decisamente più lunghi che larghi e
provvisti delle setole e dei sensilli disegnati nelle figure; il 9° è diviso
incompletamente in tre parti: la prima divisione (prossimale) è netta;
la seconda (distale) è solo accennata. — Mandibole (fig. XVIII, 2) lun-
ghe quasi quanto |’ epicranio e costruite in modo simile a quelle di
Sycobiella monstruosa Grnd. I denti apicali però sono più sporgenti; la
regione molare si sviluppa per un tratto equivalente a un po’ più
di 1/4 della lunghezza totale della mandibola e mostra delle prominenze
dentiformi poco sviluppate e rotondate.—Palpi mascellari (fig. XVIII, 2)
con l’unico articolo fornito di varie setole lunghe e di alcuni sensilli;
palpi labiali con 1 setola e 2 sensilli (fig. XVIII, 3).
Torace. — Il pronoto (fig. XVII, 5) è largo un po’ meno di due
volte la sua lunghezza mediana; ha gli angoli anteriori largamente
ritondati; quelli posteriori, per quanto meno ampiamente, pure ritondati,
i margini laterali debolmente ricurvi, quello anteriore leggermente
sporgente all’innanzi nel mezzo e ritondato. È provvisto di numerose
setole distribuite come nella figura. — Il mesonoto, il metanoto e il propo-
deo sono fusi in un pezzo trasverso, largo circa due volte la sua lun -
ghezza. I limiti fra i tre somiti sono indicati solo da modeste intacca-
ture del margine laterale. Gli angoli posteriori del propodeo sono roton-
dati; gli spiracoli tracheali, con peritremi rotondi e piccoli, si trovano
in due punti sublaterali e posteriori. Pochi peli inseriti irregolarmente
come nella figura.
Le ali anteriori, lunghe circa quanto la larghezza del mesonoto ed
appena attenuate distalmente, terminano rotondate; sono provviste di
varie setole, fra le quali sette od otto molto lunghe e vistose (fig. XVII, 5).
= gg
Zampe anteriori (fig. XVIII, 4-6): Anca lunga circa una volta e
mezza la sua larghezza; femore lungo pressapoco come l’anca e poco
più del doppio della propria larghezza; tébia un po’ più lunga del femore,
fortemente e gradualmente ristretta alla base; è fornita, oltre allo spe-
rone bifido, di varie setole lunghette e di un certo numero di spinette
Fig. XVIII.
Terastiozoon Jacobsoni Grnd. Maschio. — 1. Mandibola. — 2. Palpo mascellare, — 3. Palpo
labiale. — 4. Zampa anteriore. — 5. La metà distale della tibia della stessa molto più
ingrandita. — 6. La metà distale della tibia anteriore di un altro esemplare; lo sperone
bifido è spezzato. — 7. Z. media. — 8. Estremità distale della tibia ed estremità pros-
simale del 1° articolo del tarso della stessa, più ingranditi e veduti dalla faccia opposta. —
9. Z. posteriore. — 10. Circa metà della tibia posteriore più ingrandita e veduta dalla
faccia opposta.
odontoidi inserite distalmente e lungo un po’ più di 1/3 distale del suo
margine dorsale, come le mostrano le figure citate. Il tarso è lungo
circa la metà della tibia; il suo 4° articolo eguaglia la lunghezza com-
plessiva dei tre precedenti; pretarso, setole, ete. come nelle figure. —
Z. medie (fig. XVIII, 7 e 8): L’anca è un po’ più lunga che larga e
circa quanto il doppio del trocantere; il femore è lungo due volte la sua
larghezza massima e, veduto lateralmente, mostra i margini dorsale e
ventrale fortemente sporgenti e ricurvi: la tibia è decisamente pit
lunga del femore, gradualmente e sensibilmente ristretta alla base; è
provvista di uno sperone semplice e breve; di varie spinette odontoidi
CIN
distribuite in piccola parte distalmente (in vicinanza dello sperone) e
in maggior parte lungo un po’ meno della metà distale del suo mar-
gine dorsale; infine di numerose setole piuttosto lunghe. Il tarso è lungo
la metà della tibia; il suo 4° articolo eguaglia in lunghezza il 1° ed il
2° presi insieme; pretarso e setole come nelle figure.— Z. posteriori (fig.
XVIII, 9 e 10): L’anca è lunga due volte e mezza la sua larghezza; il
femore è uguale circa all’anca in lunghezza e a poco meno di tre volte
la propria larghezza; la tibia è un po’ più lunga del femore, ristretta
alla base, fornita, oltre che dello sperone, di varie setole e di parecchie
piccole spine odontoidi, inserite in vicinanza dello sperone e lungo poco
più di 1/3 distale del suo margine dorsale; il tarso è lungo quanto la
metà della tibia e mostra il 4° articolo equivalente in lunghezza ai due
primi: pretarso e setole come nelle figure citate.
AppoME. — Gastro (fig. XVII, 5) un vo’ più lungo che largo; gli
urotergiti sono provvisti di serie marginali e submarginali posteriori
di mediocri setoline. Cercoidi del 9° urotergite con una lunga setola.
Processi distali del 10° urite con due setole apicali mediocri; gonapofisi
con 5 spinette odontoidi.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Pochi esemplari dei due sessi
raccolti nell’Orto Botanico di Buitenzorg (Giava) da E. Jacobson,
nel Gennaio del 1915, nei ricettacoli del Ficus garciniaefolia Miq.
Gen. Micrognathophora Grnd.
Ann. Mus. Civico Stor. Nat. Genova, Ser. 3°, v. IX, 1921, pp. 314-315.
9. Capo verticale (ipognato) un po’ più largo che lungo. Occhi
grandetti; 3 ocelli. Toruli delle antenne situati circa a metà lun-
ghezza della faccia, distanti fra loro. Antenne di 13 articoli, dei
quali il 3°, 4° e 5° in forma di anelli; 1’ 11°, il 12° e il 13° riuniti
a formare la clava; gli articoli 5°-12° sono forniti di una serie
trasversa di lunghi sensilli e di una serie prossimale di setole
più lunghe degli articoli rispettivi. Mandibole tridentate. Palpi
mascellari di 4 articoli. Pronoto bene visibile al dorso, ampio e
trasverso. Solchi scapolari completi. Scutello del mesonoto molto
| grande e ricoprente la regione mediana del metanoto. Prosterno
bene sviluppato, in forma di losanga; propleure come nella fig.
XX, 2. Mesosterno ampio, trasverso; episterni mesotoracici inde-
finiti; epimeri nettamente limitati. Prepetto abbastanza bene svi-
luppato. Propodeo fortemente trasverso e variamente sculturato.
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Ayr. 4
Ali anteriori con peli scarsi e mediocri e con frangia modesta,
ma relativamente non breve. La vena omerale è lunga una volta
e mezza la marginale più la postmarginale; la vena postmargi-
nale è nettamente più lunga della stigmatica. Zampe con tarsi
di 5 articoli, più brevi delle tibie e con queste provviste di spi-
nette odontoidi e di 1 sperone: quello anteriore è bifido; quello
medio e quello posteriore sono semplici e pelosi. Gastro subfu-
siforme, più lungo del torace; 9° urotergite con cercoidi papilli-
formi. Terebra con valve brevi e larghette, appena sporgente
oltre l’estremo posteriore del 9° urotergite.
cd. Capo orizzontale (ortognato), circa tanto lungo quanto
largo. Toruli delle antenne con cercine normale, modestissimo.
Antenne di 10 articoli liberi; lo scapo non è grandissimo, ma
robusto, sublaminare, attenuato distalmente e prossimalmente; il
2° articolo è subbacilliforme; il 3° e il 4° hanno forma di anelli;
gli articoli 5°-9° sono simili fra loro; il 10° è diviso in due parti.
Mandibole relativamente piccole, subtriangolari, poco più lunghe
che larghe, bidentate all’apice Pronoto grande, trasverso, appena
più largo del mesonoto. Mesonoto, metanoto e propodeo fusi com-
pletamente insieme. Ali anteriori ridotte a strette laminette, con
venatura atrofizzata e provviste di varie lunghe setole. Ali poste-
riori completamente atrofizzate. Zampe con tarsi di 4 articoli e
tibie fornite di spinette odontoidi e di 1 sperone; quello anteriore
è bifido, gli altri sono brevi, semplici e pelosi. Gastvo quasi lungo
quanto il torace; 9° urotergite con minuti cercoidi papilliformi;
10° urite con processi distali digitiformi o con gonapofisi articolate.
M. leptoptera Grnd.
Ann. Mus. Civico Stor. Nat. Genova, Ser. 32, v. IX, 1921, pp. 315-316.
Femmina.
Capo, torace, addome, anche medie e posteriori di colore umbrino-
fuligineo lucido, con riflessi iridescenti. Mandibole ferruginee. Antenne,
zampe anteriori, medie e posteriori, dal trocantere in giù, ocroleuche,
soffuse di umbrino.
DIMENSIONI. — Lungh. del capo mm. 0,38; largh. 0,42; lungh. del
torace più il propodeo 0,66; largh. mass. del torace 0,43: lungh. delle
ali ant. 1,24; largh. mass. 0,54; lungh. delle ali post. 0,85; largh. mass.
0,22; lungh. del gastro 0,89.
SS
Capo. — Il capo (fig. XIX, 1) è circa tanto lungo quanto largo 0
un po’ più lungo che largo. Il margine epistomale è ampiamente e
moderatamente incavato nel mezzo; l’incavatura mostra il suo fondo
rialzarsi debolissimamente ed è limitata da due prominenze rotondate.
Fig. XIX.
Micrognathophora leptoptera Grnd. Femmina. — Epicranio, veduto di faccia. — 2. Antenna.
3. Mandibola. — 4. Ali. — 5. Porzione dell’ala anteriore più ingrandita. — 6. Zampa
anteriore. — 7. Estremo distale della tibia e tarso della stessa, più ingranditi e veduti
dalla faccia opposta. — 8. Z. media. — 9. Z. posteriore. — 10. Metà della tibia poste-
riore e primo articolo del tarso, più ingranditi e veduti dalla faccia opposta.
I margini laterali del capo innanzi agli occhi, considerati fino all’articola-
zione delle mandibole, sono brevissimi, meno lunghi di 1/3 del diametro
maggiore degli occhi composti e subdiritti. Il margine posteriore sporge
nel mezzo con una prominenza rotondata, in corrispondenza della quale
si trovano gli ocelli. Toruli delle antenne distanti fra loro uno spazio
uguale a tre volte la larghezza di ciascuno di essi. — Antenne (fig. XIX, 2).
Lo scapo è lungo circa quattro volte la sua larghezza massima; il 2° arti-
colo all’estremità distale è largo come lo scapo; la sua lunghezza è
eguale ad un po’ più di !/3 di quella dello scapo (radicola compresa);
è fortemente ristretto alla base. I tre anelli che seguono ii 2° articolo
aumentano in larghezza dal primo al terzo. Gli articoli 6°-10° sono
Ka
simili fra loro, circa tanto lunghi quanto larghi e forniti, oltre che dei
grandi sensilli allungati, di una serie -prossimale di setole robuste che
superano in lunghezza ciascun articolo. Gli articoli 11°-13° costituiscono
una clava lunga quasi tre volte la sua maggior larghezza e sono prov-
visti anch'essi degli stessi sensilli e delle medesime setole che si riscon-
trano negli articoli precedenti.— Mandibole (fig. XIX, 3) lunghe una volta
e mezza la loro larghezza prossimale; il dente apicale è piuttosto acuto;
gli altri due, larghi e troncati all’apice, occupano quasi tutto il mar-
gine orale della mandibola. Setole come nella figura.
Torace. — Il pronoto (fig. XX, 1) è ampio e trasverso; all’innanzi
si mostra largamente rotondato; posteriormente è concavo. — La parte
anteriore del mesonoto (fig. XX, 1) è larga quasi due volte la sua lun-
ghezza mediana; le scapole sono un po’ più larghe che lunghe. Le
ascelle, irregolarmente subtriangolari, hanno una superficie equivalente
pressapoco a metà di quella delle scapole; i parascutelli sono ridottis-
simi. Lo scutello è molto grande, subpentagonale, subpianeggiante, più
largo che lungo; all’indietro si restringe fortemente, termina breve-
mente rotondato e ricopre buona parte della regione mediana del meta-
noto. Il pronoto ed il mesonoto sono lisci e forniti di pochi peli distri-
buiti irregolarmente come nella figura. Prosterno e propleure come nella
fig. XX, 2. La regione sterno-pleurale mesotoracica (fig. XX, 4) presenta
un prepetto non molto sviluppato ai suoi estremi laterali. Tanto essa
quanto il prosterno sono variamente sculturati. Le sculture sono ripro-
dotte nella fig. XX, 4. — Il propodeo (fig. XX, 1 e 3) è largo quasi sei
volte la sua lunghezza mediana e presenta una sporgenza posteriore
breve e larghetta. Gli spiracoli tracheali hanno peritremi subovalari e
si trovano in due punti subposteriori e sublaterali. Il propodeo mostra
una varia ed irregolare scultura che è rappresentata nella figura XX, 3.
Le ali anteriori (fig. XIX, 4 e 5) sono lunghe un po’ più di due
volte la loro larghezza massima e largamente rotondate distalmente. La
vena postmarginale è un po’ più breve della marginale e più di una
volta e mezza la stigmatica. Questa termina con una dilatazione netta-
mente sporgente a mo’ di becco e fornita di 4 sensilli. La cuticola
alare è glabra in più del suo terzo prossimale; il resto della sua super-
ficie porta peli radi e brevi. La cellula costale, lunga otto volte la sua
larghezza, è fornita di alcune setoline. La frangia è mediocre, ma bene
visibile, con setole lunghe 30 p.— Ali posteriori (fig. XIX, 4) lunghe più
di quattro volte la loro larghezza e 3/4 circa delle ali anteriori. Vena-
tura e setole come nella figura citata.
Zampe anteriori (fig. XIX, 6 e 7): Anca lunga un po’ meno di due
volte la sua larghezza; femore lungo circa quanto l’anca e fortemente
ricurvo al suo margine dorsale; la tibia è un po’ più breve del femore
ed è fornita, oltrechè dello sperone bifido e di poche setole mediocri,
EST
di alcune spinette odontoidi; tarso lungo i ?/3 della tibia; il 5° articolo è
lungo quanto il 1° ed il 2° presi insieme; pretarso e setole come nelle
figure. — Z. medie (fig. XIX, 8): Anca circa tanto lunga quanto larga;
Fig. XX.
Micrognathophora leptoptera Grnd. Femmina. — 1. Torace e propodeo veduti dal dorso. —
2. Propleure e prosterno. — 3. Metà sinistra del propodeo più ingrandita. — 4. Metà
destra della regione sterno-pleurale mesotoracica. — 5. Gastro veduto di lato. — 6. Estre-
mità distale dello stesso più ingrandito: B, Espansione marginale anteriore del meso-
pleurum terminante col processo alare mesopleurale; €, cercoidi del 9° urotergite; D,
espansione marginale posteriore del mesopleurum; E epimero mesotoracico; F, condilo
pedifero mesosternale; G, sporgenza angolosa dell’epimero mesotoracico limitante ester-
namente ciascuna incavatura di articolazione delle zampe medie; /, jugulari; P, pro-
pleure; X, basalare posteriore; S, sterno; 7, prepetto; V, valve della terebra; 3-9, uriti
corrispondenti.
trocantere un po’ più breve dell’anca; femore un po’ meno lungo di tre
volte il trocantere; tibia nettamente più lunga del femore; tarso un po’
più breve della tibia; per il resto vedi la figura citata. — Z. posteriori
(fig. XIX, 9 e 10): Anca grandissima, lunga un po’ meno di due volte
— HA 5
la sua larghezza e un po’ più del femore; è anche distintamente più
larga della maggior larghezza del femore. Questo presenta il margine
dorsale fortemente sporgente e ricurvo nella sua metà distale. La tibia
è lunga circa quanto il femore ed è fortemente allargata al suo estremo
distale; oltre allo sperone e a varie mediocri setole, mostra un certo nu-
mero di spinette odontoidi, inserite ceme nelle figure citate. Il tarso è poco
più breve della tibia; il suo 1° articolo ha un margine libero ventrale
uguale in lunghezza a quello complessivo dei due articoli seguenti ed
è fornito, oltre alle setole, di 4 spinette odontoidi, simili a quelle della
tibia e inserite in una serie longitudinale submarginale. Pretarso e
setole come nelle figure.
ADDOME. — Gastro come nella fig. XX, 5 e 6. I cercoidi del 9° uro-
tergite portano 3-4 setoline. Peli come nelle figure.
Maschio.
Corpo di colore melleo chiarissimo. Occhi neri. Mandibole fulvo-
ocracee; ferruginee nella loro metà distale.
DimeNsIONI. — Lungh. del capo mm. 0,54; largh. 0,52; lungh. dello
scapo delle antenne 0,19; largh. 0,12; lungh. delle mandibole 0,26;
largh. prossimale 0,19; lungh. del torace (propodeo compreso) 0,57;
largh. del pronoto 0,56; largh. del mesonoto 0,49; lungh. delle ali ant.
0,15; lungh. del gastro 0,61; largh. mass. 0,42.
Capo. — L’epicranio (fig. XXI, 1) è tanto lungo quanto largo, o un
po’ più lungo che largo. Il margine epistomale è rientrante nel mezzo,
e l’incavatura, compresa fra due prominenze rotondate, differenzia una
piccola ed angolosa sporgenza mediana. I torul delle antenne sono
sublaterali ed anteriori, ma con il loro margine anteriore non sorpas-
sono, all’innanzi, gli occhi; la distanza compresa fra di essi è uguale
a quattro volte lo spazio che li separa dai margini laterali del capo.
Gli occhi sono laterali ed un po’ più lunghi di un quarto del capo.—
Antenne (fig. XXI, 2). Lo scapo è un po’ meno lungo di due volte la
sua maggior larghezza e circa quanto i sei articoli seguenti presi insieme;
è bruscamente ristretto distalmente e più gradualmente attenuato all’estre-
mità prossimale. Il 2° articolo è lungo circa 1/3 dello seapo; è robusto
e ristretto alla base. I due anelli che lo seguono sono di egual gran-
dezza: gli articoli 5°-9° sono circa tanto lunghi quanto larghi, forniti
dei sensilli e delle setole disegnate nella figura. Il 10°, lungo quasi due
volte la sua larghezza, è diviso in due parti. — Mandibole (fig. XXI, 3)
subtriangolari e lunghe un po’ meno della metà del capo ed una
volta e mezza la loro larghezza prossimale. Il dente apicale è breve-
mente bifido, quello subapicale acuto. La regione molare si sviluppa
SE
per un terzo circa del margine interno dell’intera mandibola e diffe-
renzia due prominenze subrotondate, delle quali quella più prossimale
è lievemente incisa e sporge maggiormente. Setole come nella figura.
Torace. — Pronoto (fig. XXI, 1) largo circa due volte la sua lun-
ghezza mediana, all’innanzi e sui lati uniformemente ed ampiamente
rotondato; margine posteriore debolmente incavato. — Mesonoto, metanoto
Fig. XXI.
Micrognathophora leptoptera Grnd. Maschio. — 1. L’insetto veduto dal dorso; non sono
disegnate le mandibole, le antenne e le zampe. — 2. Antenna. — 3. Mandibola. — 4.
Un’ala mesotoracica e porzione marginale del mesonoto molto ingranditi. — 5. Zampa
anteriore. — 6. Metà distale della tibia anteriore, più ingrandita e veduta dalla faccia
opposta. — 7. Z. media. — 8. Metà distale della tibia media, più ingrandita e veduta
dalla faccia opposta. — 9. Z. posteriore. — 10. Più che metà distale della tibia poste-
riore, più ingrandita e veduta dalla faccia opposta.
e propodeo fusi in un pezzo largo una volta e mezza la sua lunghezza
mediana e poco meno largo del pronoto; i limiti fra i tre segmenti sono
accennati sui margini con modeste intaccature. Gli spiracoli tracheali
del propodeo hanno peritremi piccoli e rotondi e si trovano in due punti
sublaterali e posteriori (fig. XXI, 1).
Ali anteriori (fig. XXI, 1e 4) molto brevi, lunghe appena la terza parte
della larghezza del mesotorace, senza tracce di venatura e fornite di
no
poche setole, delle quali aleune sono lunghe quasi quanto la lami-
netta alare. i
Zampe anteriori (fig. XXI, 5 e 6): Anca grande e robusta, lunga
eirca una volta e mezza la sua larghezza massima; femore breve, meno
lungo dell’anca e un po’ più di una volta e mezza la propria larghezza;
tibia lunga circa quanto il femore, molto allargata distalmente, prov-
vista, oltre allo sperone bifido e molto largo e a varie setole piuttosto
lunghe, di numerose (due dozzine nell’esemplare esaminato) spine odon-
toidi brevi e larghette. Tarso lungo la metà della tibia; il 4° articolo
è lungo quanto i tre precedenti presi insieme; pretarso e setole come
nelle figure.— Z. medie (fig. XXI, 7 e 8): Anca poco più lunga che larga;
femore robusto, lungo come quello anteriore, appena più lungo dell’anca,
sensibilmente ristretto all’estremità prossimale; la tibia è un po’ più
lunga del femore, gradualmente ristretta alla base, fornita di setole,
delle quali alcune piuttosto lunghe e, oltre allo sperone, di parecchie
(circa una ventina nell’esemplare studiato) spine odontoidi. Tarso lungo
circa la metà della tibia; pretarso e setole come nelle figure citate. —
Z. posteriori (fig. XXI, 9 e 10): Anca grandissima, lunga quasi due
volte la sua maggior larghezza; femore più breve e meno largo dell’anca;
tibia un po’ più lunga del femore e fortemente ristretta alla base; è
provvista di diverse lunghe setole, dello sperone brevissimo e peloso
e di molte (circa una quarantina nell’esemplare studiato) spine odon-
toidi, distribuite lungo il suo margine dorsale o nelle sue prossimità e
distalmente. Il tarso è lungo la metà della tibia; pretarso e setole come
nelle figure citate.
ADDOME. — Gastro (fig. XXI, 1) lungo circa quanto il torace e
una volta e mezza la sua maggior larghezza. Gli urotergiti sono prov-
veduti di varie setole di diversa lunghezza, distribuite in serie tra-
sverse più o meno regolari, come le mostra la figura.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. — Questa specie è stata rac-
colta in due soli esemplari (1 o& e 1 9) da E. Jacobson, nell’Orto
Botanico di Buitenzorg (Giava), nel Gennaio del 1915 e nei ricet-
tacoli del Ficus acanthophylla Vahl.
* * *
I generi studiati in questa memoria si possono riconoscere con
le seguenti tavole analitiche:
bo
o
3.
XVI — Bollett, di Zoologia Gen. e Agr.
n
SO
Anfennerdbls articoli, tra i quali stre sanelli o. 2.
Antenne di 12 articoli, fra i quali due anelli. Mandibole triden-
tate. Uno sperone bifido ulle tibie anteriori, uno semplice a
quelle medie, due semplici di diversa lunghezza a quelle
POSTERIOLI 2 20 +. +... Gen. Terastiozoon Grnd.
Toruli delle antenne vicini fra loro; mandibole bidentate; pro-
noto solo parzialmente visibile dal dorso per due strette zone
sublaterali; ali anteriori con frangia impercettibile; tibie poste-
riori con 2 speroni semplici e pelosi Gen. Otitesella Westw.
Toruli delle antenne distanti fra loro; mandibole tridentate, pro-
noto bene visibile dal dorso, ampio e trasverso; ali anteriori
con frangia modesta, ma bene distinta; tibie posteriori con 1
sperone semplice e peloso. Gen. Micrognathophora Grnd.
ae):
Toruli delle antenne con cercine sviluppatissimo e prolungato
posteriormente per un certo tratto. Antenne di 9-10 articoli
liberi, con 1-2 anelli; mesonoto bene distinto dalla regione
METRO SIZE re A os 2
Toruli delle antenne con cereine non an en
Antenne di 9 o 10 articoli liberi con 1 o 2 anelli. Mesonoto
fuso completamente col metanoto e col propodeo. . . 3.
Scapo grande, fortemente e gradualmente ristretto all’estremità
prossimale. Mandibole con un dente apicale bifido e col mar-
gine orale provvisto di una sporgenza dentiforme. Palpi mascel-
lanicdir2 artieol 2 29. = + Gen. ‚Olitesella Westw.
Scapo enorme, subrettangolare, ristretto bruscamente all’ estre-
mità prossimale in una sorta di peduncolo. Mandibole biden-
tate all’apice e con margine orale senza sporgenze dentiformi -
Palpi mascellari di 1 articolo . . Gen. Sycobiella Westw.
Antenne di 9 articoli liberi, con 1 anello. Mandibole grandi, fal-
cate, lunghe cirea quanto il capo Gen. Terastiozoon Grnd.
Antenne di 10 articoli liberi, con 2 anelli. Mandibole piccole,
subtriangolari, poco più lunghe che larghe e lunghe circa quanto
la metà del capo . . . Gen. Micrognathophora Grnd.
on
INSGOHEITZ
Introduzione e considerazioni generali. . . . . *
Morfologia delle varie forme . :
Gen. Otitesella Westw. .
Tavole analitiche per la diseriminazione delle varie specie
del zenere, =
Otitesella digitata Westw. maschio
epicarioides Grnd. femmina
» » De INAS CHILO soc tae oe eae ey mere
» arcand Gin desteni mir ae eee tee eee
» » » maschio.
Sycobiella monstruosa Grnd. maschio.
GENSENCrastioZ001 GINA Free
Terastiozoon Jacobsoni Grnd. femmina
» » » maschio
Gen. Micrognathophora Grnd. . .
Micrognathophora leptoptera Grnd. femmina
» » » maschio
Tavole analitiche per la discriminazione dei vari generi
CARTUCCE
lit rocce se.
Sulla curva di sviluppo del haco da seta. ©
ENG RO: Di UrZe FOSNSES
Les faits sont les materiaux nécessaires ;
mais c’ est leur mise en oeuvre par le rai-
sonnement experimental, c'est A dir la théo-
rie, qui constitue et édifie véritablement la
science
- CLAUDE BERNARD
PROGRAMMA.
Consigliato dalla Prof. Foà a occuparmi del baco da seta,
portando nello studio del sistema escretore di questo insetto i
concetti e i metodi di lavoro che sono andato formandomi nelle
ricerche che da parecchi anni conduco sul metabolismo dei Ter-
mitidi (1), colsi con piacere 1’ occasione di allargare i confini del
mio orizzonte e di piegare un poco alla considerazione dei pro-
blemi pratici il mio indirizzo rigidamente teorico.
Cominciai col vagheggiare l’idea di uno studio sulla malattia
più problematica del baco, la flaccidezza, partendo dal concetto
ch’essa sia essenzialmente, nelle sue svariate manifestazioni, una
malattia del ricambio.
Ma la Patologia presuppone la Fisiologia. Ora se c’è un ca-
pitolo più oscuro nella storia naturale del baco, è la fisiologia
del ricambio.
(*) Alla memoria adorata di Caterina e Teresa Campanelli, mie zie
materne, dedico questo lavoro.
(1) v. Sulla differenziazione delle caste nella società dei Termitidi: i neo-
fenici. Note I e II Rendiconti Accad. Lincei, Scienze Fis. Mat. e Nat. vol.
XXIX, serie 5°, 2° sem., fase. 1° e 2°, Luglio 1920; e: Sulla presenza di depo-
siti uratici nel tessuto adiposo dei Termitidi id. vol. XXX, serie 3°, !° sem.
fasc. 3°, Febbraio 1921 e: Sul metabolismo dei reali veri nella società dei Ter-
mitidi id. id. fase. 7°, Aprile 1921. La Memoria completa è in corso di stampa
all'Accademia dei Lincei.
SE
Sappiamo tutti che il baco, come tanti altri insetti del resto,
ha un sviluppo straordinariamente rapido: nel breve corso d’ un
mese cresce 8000-9000 volte di peso! Ma qual’ è il segreto di
questo meraviglioso sviluppo ? Proviamo a domandarglielo; chissà
che il baco, vecchio amico dell’uomo, non sappia dircelo meglio
di qualunque altro insetto.
Che cosa non abbiamo contato del baco, che cosa non abbiamo
misurato, di che non abbiamo fatto diagramma? Ebbene... di qualche
cosa che pure mi sembra abbia una certa importanza: proprio
lo sviluppo del baco.
Si, hanno misurato il peso del baco all’inizio di ogni età. Ab-
biamo, per esempio, i dati del Ciccone che possiamo tradurre in
diagramma (fig. 1).
Ecco, ci danno una buona idea della rapidità di sviluppo
del baco, ci dicono che l'accrescimento, dapprima lento, va poi
sempre più fortemente accelerandosi man mano che si procede
verso età più avanzate...
Ebbene, io confesso che ciò non mi basta lo voglio saperne
qualche cosa di più. Com’é lo sviluppo nell’ambito di ogni età ?
ascendente con uniforme progressione ? Il diagramma di sviluppo
di ogni singola età è insomma veramente un segmento del dia-
gramma totale or ora tracciato ?
Io credo che no.
Deschamps (1902) ha tentato di prevedere col calcolo l’evo-
luzione di una specie cellulare unica in un mezzo ristretto ove
vadano accumulandosi i suoi prodotti di dissimilazione, ed è stato
dalle sue equazioni condotto a rappresentare il fenomeno della
nutrizione con la stessa curva che rappresenta uno qualunque
dei fenomeni che si autolimitano per lo stato stesso che creano:
una curva (fig. II A) compresa tra due assintoti orizzontali, con un
punto d’inflessione a mezza altezza tra i due, concavità supe-
riore avanti al punto d’inflessione, inferiore dopo (1).
Houssay nei suoi studi di « Variazioni sperimentali » sui
polli (1901-1907) trova la stessa forma di curva e, notando che
(1) J. DescHamps. — Etude analytique du phénomène de l’auto-intoxi-
cation (Bulletin de la Societé des gens de Science 15 janvier 1902. Non ho
potuto consultarlo; è citato da F. Houssay in Variations expérimentales.
Etudes sur six générations de poules carnivores Archives de Zoologie expéri-
mentale et générale. IV Série, T. VI 1907 a pag. 162).
20,05
Sk eee
curve simili sono state tracciate per lo sviluppo di pesci e mam-
miferi, interpreta questa curva come traduzione dell’ intossica-
zione normale degli organismi metazoari. « Sugli animali infe-
riori — egli aggiunge — io non conosco documenti; ma sono
GRANI
0.5
OVE n È
0,00056 ETA |a Qa ZA Ae BA
; 5 GIORNI
Fig. I.
Curva di sviluppo del baco (secondo i dati del Ciccone).
(Sulle ascisse la durata delle età in giorni, considerata uguale per tutte,
sulle ordinate il peso iniziale delle età in grammi).
convinto che l’ accrescimento deve compiersi in modo identico.
Se tuttavia eccezioni gravi, non riducibili a flessioni di differen-
ziazione, si presentassero, ecco che s’imposterebbero dei ben cu-
riosi problemi in fisiologia comparata » (1).
(1) Houssay op. cit. p. 173.
ERO
A me pare che gl’ insetti ci presentino proprio il più curioso
di questi problemi, essi che, col fenomeno periodico delle mute
sanno più volte risorgere a giovinezza novella. E mi sembra che
tra gl’insetti il più adatto a fornirci la soluzione del problema
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OE ENI ASS,
Fig. 2.
A — Curva teorica dell’accrescimento (DESCHAMPS).
B — Curva applicata allo sviluppo del baco (2°, 3* e 4° età).
(V. n. (1) pag. 7. Sono rappresentati anche i periodi di sonno, 2° $, 3° S, 4° S — cui segue
la muta M — durante i quali il peso raggiunto nel periodo attivo dell’età scende a un
valore alquanto inferiore qual’ è il peso iniziale della età successiva)
sia proprio il baco. (Oltre l’alto interesse fisiologico - comparato
del problema, mi lusinga la speranza di aprire, con lo studio
delle curve di sviluppo del baco, una nuova e più razionale via
allo studio e alla selezione delle razze. Cosa c'è che possa meglio
della curva di sviluppo dirci la costituzione fisiologica delle
razze ?).
To dunque, a voler prevedere in schema teorico la curva di
sviluppo del baco, tirerei, nel diagramma tracciato poc’anzi, per
i cinque punti rappresentativi, cinque parallele all’ asse delle
ascisse e, considerando a due a due le rette come assintoti, trac-
cerei cinque curve alla Deschamps. Cosi (fig. II 5)
Io non credo che meriti rimprovero muovere allo studio
d’un argomento con un'idea preconcetta; credo anzi che sia indi-
spensabile preconcepire una soluzione, a meno che non ci si
contenti di accumulare cifre e curve nella serena fiducia di fare
così qualcosa di molto obiettivo.
In ogni modo io tengo a dichiarare che non ho attaccamento
eccessivo ai miei preconcetti; che anzi, felice di abbandonarli
quando l’evidenza dei fatti mi vi costringa, io provo una certa
diffidenza quando i fatti sembrano dimostrarmeli; e mi tengo
obbligato a ripetere più volte l’esame dei fatti stessi per potere
con sicurezza escludere una qualsiasi influenza del preconcetto.
Aprile 1921.
Ecco perchè, dopo avere già per due generazioni (primave-
rile ed estiva del 1921) condotta, con molta pazienza ed accura-
tezza, la registrazione quotidiana del peso dei bachi dei miei
allevamenti (varie razze per l’esame comparativo), mi preparo a
ripetere per la terza volta le mie misurazioni nei prossimi alle-
vamenti del maggio e a prelevarne il materiale per Il’ esame
istologico che dovrebbe condurmi alla base anatomo-fisiologica
dei fatti biologici rilevati collo studio delle curve di sviluppo.
Ma, se io non mi tengo ancora in grado di poter tracciare, giorno
per giorno, la curva esatta di sviluppo del baco, io posso però sin
d’ora farmi un’idea dell'andamento complessivo di questo sviluppo.
Esporrò dunque le mie conclusioni preliminari riservandomi:
I. — Di controllarle in base ai risultati dei prossimi alleva-
menti primaverili.
II. — Di compararle con le conclusioni alle quali sono giunti
i ricercatori che hanno studiato i fenomeni della nutrizione nel
baco, il ricambio materiale ed energetico.
III — Di integrarle inquadrandole in una visione comples-
siva del metabolismo larvale.
Gennaio 1922.
ue
METODO.
Sarà opportuno ch'io dia un cenno delle precauzioni che ho
creduto di dover usare per, non dico mettere al coperto, ma, via,
esporre il meno possibile a causa d’errore le mie misurazioni.
La grande causa d’errore, si capisce facilmente, non è nella
precisione più o meno spinta delle pesate. Questo, se mai, nella
prima età, anche nella quale del resto ci si può risparmiare il
tempo e il rischio di calcolare le frazioni di milligrammo, pesando
un numero obbastanza grande (cento almeno) di bacolini. Con
che l’errore è ridotto a minimo (‘/,00 © meno dell’errore di pesata)
e si ottiene inoltre un valore medio, indipendente dalle variazioni
individuali (delle quali per eliminare | influenza, anche nelle
successive età ho eseguito le mie pesate su un numero grande,
di solito cento, di bachi).
La grande causa d’errore è nel fatto che noi siamo costretti
a valutare non il peso vivo, come dovremmo, ma il peso lordo
(molto lordo nel caso del baco, come ebbe a notare già il Verson,
a proposito delle ricerche sull’attività respiratoria, data la grande
quantità di ingesti che sempre occupa il tubo intestinale e può
arrivare al 30, 40 °/, del peso totale !). A questa io non ho potuto
trovare altro correttivo che lasciare la notte senza pasto i bachi
ed eseguirne la pesata avanti il primo pasto mattutino, suppo-
nendo che, così all’ingrosso, il peso del contenuto intestinale
residuale sia proporzionale al peso vivo del baco dimodoché
questo risulti debolmente accresciuto per un coefficiente appros-
simativamente costante. :
Altra grande causa d’errore è che circostanze esterne influi-
scano discontinuamente sulle variazioni d’accrescimento dei bachi,
sia la temperatura e l’umidità, influenzando l’appetito e le capa-
cità digestive dei bachi, — e a questo ho provveduto badando
che rimanessero pressochè costanti le condizioni igrometriche e
termiche (1) — sia la quantità di foglia posta a disposizione dei
bachi — ho avuto cura, attendendo personalmente ai miei alle-
(1) Credo superfluo riportare le relative tabelle. La temperatura ha oscil-
lato durante l’allevamento dai 22° ai 18° e.; l'umidità dai 65 ai 95° dell’igro-
metro metallico,
— 65 —
vamenti, che ne avessero sempre in sovrabbondanza e ne potessero
quindi sempre mangiare fino a completa soddisfazione organica.
Aggiungasi che non è tanto facile determinare il momento
esatto della entrata in sonno e la dnrata quindi della vita attiva,
che è quella che importa per il nostro problema della nutrizione.
Non è facile specialmente quando il lotto sia un po’ disuguale
nel qual caso io non posso applicare la facile regola pratica di
somministrare pasti un po’ meno abbondanti ai bachi più avanti
nello sviluppo (non saprei poi come valutare nei miei calcoli gli
effetti di questo mio intervento artificialmente regolatore) e debbo
piuttosto tener conto del ritardo e della proporzione dei bachi
ritardatari per fissare dei valori medi. Qualche volta ho dovuto
addirittura separare, dopo una muta, in due lottini un allevamento
ormai troppo scompagnato e fare poi la media dei valori otte-
nuti; o fin da principio ho seguiti in 2 lotti distinti i bachi nati
in due giorni successivi, per controllo reciproco.
Per amore di brevità non riporto il mio « giornale degli
allevamenti » per esteso; mi limito a riassumerlo per quanto
riguarda la durata e i pesi iniziali e finali delle età.
Come durata totale di una età calcolo il tempo che inter-
cede tra una muta e la successiva 0, più esattamente, tra il
primo pasto dopo una muta e il primo pasto dopo la muta suc-
cessiva. Sottraendo da questa durata totale la durata del digiuno
(il tempo. che corre dall’entrata in sonno al primo pasto dopo
la muta, tempo di solito alquanto più lungo della durata del
sonno 0 dormita, giacchè spesso non viene somministrato il
pasto subito dopo la svegliata, per aspettare i ritardatari e non
diseguagliare il lotto) si calcola la durata attiva dell'età (o du-
rata della mangerella). Ed è questa, è il tempo durante il quale
il baco ha mangiato ed è andato crescendo di peso, che importa
per il nostro problema dell’accrescimento. Nell’entrare in sonno
il baco ha un peso massimo che va scemando durante il periodo
di sonno per il digiuno, il travaglio organico e l'abbandono poi
della spoglia. Ond’é che il peso raggiunto (0 peso finale) di una
età è sempre, più o meno sensibilmente, superiore al peso ini-
ziale dell'età successiva, Anche per la quinta»età io considero
— 66 —
la durata totale sino all’imboscamento o meglio all’inizio della
tessitura del bozzolo, e la durata attiva, dal primo pasto dopo
la quarta muta sino a che il baco raggiunge il suo massimo
peso. (Questo peso va poi molto diminuendo per digiuno e per
deiezione di grande quantità di materiali escrementizi; dopo la
purga il baco ormai maturo s’imbozzola).
RAZZE GIALLE INDIGENE.
Ne ho allevate due: un « Brianza », seme della ditta Mari di
Ascoli, e un « Giallo indigeno » che chiamerò « Vittorio », seme
della ditta V. Costantini di Vittorio Veneto.
Brianza (!/ di oncia ) messo a incubare (21° C.) 1’11 Aprile;
nascite 25-27 Aprile.
Vittorio (!/, oncia) messo a incubare (21° C.) il 20 Aprile;
nascite 30 Aprile - 2 Maggio.
BRIANZA.
DATI DI ALLEVAMENTO.
Allevo in due lotti distinti i nati del 25 e i nati del 26/4; li
indicherò per brevità: « Brianza 25 » e « Brianza 26 ».
Prima età.
I « Brianza 25 » hanno alla nascita (25/4) il peso di mg. 0,53;
per il peso massimo raggiunto ho trovato mg. 7,56 nell’ entrata
in sonno; 7,21 in media. Dò il primo pasto della seconda età la
mattina del 3/5.
Dunque: durata della età giorni 8 di cui 1 e !/, di digiuno
(i pochi « Brianza 25 I addormentati » circa 2 giorni di digiuno,
ma la maggior parte, «25 II e III », circa 1 e 1/2 ).
I « Brianza 26 » hanno alla nascita (26/4) il peso mg. 0,51;
peso massimo raggiunto mg. 6,88 in media. Dò il primo pasto
della seconda età il 4/5 (ai « 26 I» alle ore 8, ai « 26 II» alle
ore 14).
Dunque: durata della età giorni 8 !/» circa, di cui 2 di di-
giuno tanto pei « 26 I» che pei 26 II».
Sie
Facendo Ja media:
peso alla nascita . . . . grammi 0,00052
pesorrassiunior 2 zu. » 0,0073
durataudellagetan.z 22: oo tn Sören
durata del digiuno . . . . » I @ Spr
Seconda eta.
Per i « Brianza 25 »: subito dopo la muta il peso è mg. 7;
ma, in media, quando si somministra il primo pasto (3/5) è mg. 6,7.
Il giorno 8/5 sono in sonno con peso medio mg. 40,7. Per i
« Brianza 25 II» che hanno il primo pasto dopo la seconda muta
alle ore 8 del 9/5, la durata dell’ età è di giorni 6 di cui circa
1 e ‘'/, di digiuno; per i « Brianza 25 I» che, dormendo ancora
la mattina, hanno il primo pasto alle ore 13 e 4/2 , la durata è di
giorni 6 e !/ di cui circa 2 di digiuno. Onde in media: durata
giorni 6 e !/, di cui 1 e */, di digiuno (che potremo arrotondare
in 2 dato che il 1° giorno della seconda età hanno digiunato, trovo
nel mio giornale, una mezza giornata).
Per i « Brianza 26 »: il peso dopo la muta, prima del primo
pasto, è in media mg. 6,7. Bisogna notare che il 4/5 mangiano
solo mezza giornata (la mattinai « 26 I»,il pomeriggio i « 26 II »,
per cercare di appaiarli). Peso massimo raggiunto mg. 39,9. Il
giorno 10/5 dò il primo pasto dopo la seconda muta (benchè pa-
recchi fossero già svegli nel pomeriggio del 9/5). Onde durata
dell’età giorni 6 di cui (i « 261» digiunano 2 giorni, i « 26 Il»
1 e !/, ) circa 1 e °/, di digiuno; e, calcolando che hanno man-
giato il primo giorno della età solo per mezza giornata, potremo
arrotondare il digiuno in giorni 2.
Facendo media:
pesopiniziale. ~~ . 1.2 222° grammi 00067
WESOMRAS I UMORE E E » 0,0405
duratardellareta fata giorni 6
durata del@dieiuno = 2. » 2
Terza età.
Per i « Brianza 25 »: il peso appena usciti dalla seconda
muta è mg. 38,6. Dò il primo pasto il giorno 9/5, alle ore 8 ai
« Brianza 25 II >», alle 15 e 1’, ai « Brianza 25 I». Il 14/5 dor:
2
- 68 —
mono con peso massimo di gr. 0,225; dò il primo pasto dopo la
terza muta il 16/5. Onde durata età giorni 7 di cui 2 di digiuno
(14 e 15/5); anzi, siccome i «25 I» hanno digiunato la prima
mezza giornata, 2 e 1/4.
Per i Brianza 26: Il 10/5, prima del primo pasto, peso medio
gr. 0,0367. Il 16/5, ore 15, dopo la muta, pesano gr. 0,200. Onde:
durata della età giorni 6 e !/, di cui 1 e */, di digiuno.
Facendo la media:
Peso inizia Rene OT AMINA O03
PesoMlta zi TO RE O Sg » 0,225 a
durataudellawelage se 222 ee CLOT Gnesi
durata del digiuno .... . > 2
Quarta eta.
Ho riunito i primi svegliati dei « Brianza 25 » e dei « Brian-
za 26» in un lotto « Brianza I»; e i ritardatari in un altro
« Brianza II ».
Per « Brianza I »: Il peso dopo la terza muta, prima del
pasto (16/5 ore 8), è: gr. 0,222. Il peso raggiunto è, in sonno (21/5),
gr. 1,160. Dò il primo pasto della quinta età il pomeriggio del
22/5. Onde: durata della eta giorni 6 e 1/, di cui giorni 2 di
digiuno.
Per « Brianza II »: Il peso dopo la terza muta, prima del
pasto (ore 15 del 16/5), è gr. 0,204. Il peso raggiunto è, in sonno
(22/5), gr. 0,937. Dò il primo pasto della quinta età alle ore
15 del 23/5. Onde: durata della età giorni 7 di cui giorni 2 di
digiuno.
Facendo la media:
PESOMMIZIALC Re eee eee SMM Te 0,212
DESOMGAS ENUM ON ue SR » 1,048
durata gdell'atetà eee RO Onesie
durata del digiuno ... . » 2
Quinta età.
Per « Brianza I>: il peso appena mutati (22/5) è 0,912. Do
il primo pasto nel pomeriggio. Raggiungono il peso massimo il
29/5 con gr. 4,708. Durata attiva della età: giorni 6 e !/s.
= =
Per « Brianza II »: dò il primo pasto alle ore 15 del 23/5 (non
è indicato il peso iniziale). Raggiungono il peso massimo il 29/5
(ore 16 e !/,) con gr. 4,609.
Facendo media:
PESOMIDIZAAL RR ra MMI 0912
pesotrasgiunto feat > 4,658
durata della tetà <.< <<. + giorni 9
durata attiva della eta. ..- > 6 e 1/5
Decorso dell’allevamento ottimo; solo nella quinta età mi-
naccia gravemente il giallume. Trovo nel mio giornale (il 27/5
ridussi i due lotti « Brianza I» e « Brianza II » a 200 individui
ciascuno, per poterli meglio seguire) notati 10 giallosi il 29/5,
1 altro gialloso il 30/5. Inoltre 1 calcinato il 27/5 e 1 flaccido
il 29/5.
Del resto salita al bosco regolare. Per i « Brianza I»: 30 e
31/5. Per i « Brianza II »: 31/5 - 1/6.
Il 6/6 raccolgo i bozzoli di « Brianza I» e il 7/6 i bozzoli
di « Brianza Il».
Trovo le seguenti cifre:
BRIANZA |. BRIANZA Il.
GOLLEGCIARSErI CAR es 0355 0,296
GRISAlLA Cee e es SE 1,703
Spose re ae OLO TL 0,012
bozzolo (Spelato). . . . 2,206 2,015
MEDIA
corteccia serica. = . . 0,315 150
GrIsallderene Au ition laden ta S45 Oa
SPOS A re DOO 5
bozzolo (spelato). . . . 2,109 1000
Noto che questi valori coincidono quasi esattamente con quelli
del Dandolo, secondo il quale: « Mille once di bozzoli perfetti si
compongono
diterisalidigvivels:. ee ei Rioncei 842
di spoglie lasciate dal baco quando
divennegcrisalide sane e ee: > 4 e Us
di puro bozzolo . LIPARI > 153 e 1/2
once 1000 —
e non solo pel rapporto serico
2 HIS —— __ peso crisalide Seat
Rapporto serico == Taro eorfeetia boride ==. 09T
ma anche nel valore assoluto: (peso del bozzolo gr. 2,332
secondo Dandolo).
Ed è naturale, perchè Dandolo allevava appunto una razza
Brianza, che venne poi anche chiamata: razza Dandolo. Questa
concordanza ci rassicura pienamente sul valore dei nostri dati
perchè ci conferma che i nostri bachi, sotto buon governo, si
sono sviluppati prosperosamente (tutti sanno quanto diligenti e
sapienti cure Dandolo prodigasse ai suoi bachi. Il suo trattato
Dell’arte di governare i bachi da seta (Milano 1819) è un gioiello
nel suo genere ed io credo che gioverebbe un po’ a tutti rileg-
gerlo e rimeditarlo). Potremo dunque basarci con fiducia sui
nostri dati per ragionarci su.
BRIANZA
DURATA |
En CIS PESO INIZIALE | PESO RAGGIUNTO
È totale Toe attiva ae en)
I Sell le 3/4 6 e 1/9 0,00052 0,0073
II 6 2 4 0,0067 0,0403
ill 6 e 3/4 2 4 e 3/4 0,0376 0,225
IV Ges, | 2 4 e 3/4 0,212 1,048
V Hie) 2e 1/5 6e 1/a 05,912 | 4,658
intera aaa x
vita larvale | 36e3/ı | 10e1/4| 26e 1/2 = tai
ESAME ANALITICO.
Determinato di ogni età: 1) la durata attiva 2) il peso ini-
ziale 3) il peso raggiunto, cominciamo a vagliare questi dati
cercando di metterli, con operazioni molto semplici, sotto altra
forma più chiaramente ed esplicitamente significativa.
Anzitutto possiamo calcolare, sottraendo per ogni età dal
peso raggiunto il peso iniziale, la differenza @uccrescimento; e,
SENT
dividendo di ogni età il peso raggiunto per il peso iniziale, il
quoziente d’accrescimento :
DIFFERENZA | QUOZIENTE
LALA d’acereseimento d’acereseimento
I 0,00678 14,038
II 0,0336 6,015
III 0,1874 5,984
IV 0,836 4,943
| Bets 3,746 5,107
Notiamo subito che, mentre la differenza d’accrescimento
mette in evidenza come, col progredire delle età, divenga sempre
più imponente l’aumento (considerato nel suo valore assoluto) di
peso (difatti è di 67 mg. nella prima età, di 3 cg. nella seconda,
di quasi 2 dg. nella terza, di pit che 8 dg. nella quarta, e di
ben quasi 4 gr. nella quinta); il quoziente d’accrescimento invece
mette in evidenza un fatto che suole sfuggire alla osservazione
superficiale e sul quale invece noi dobbiamo fermare tutta la nostra
attenzione: col progredire delle età non va divenendo sempre
più grande la capacità di moltiplicazione ponderale, ma anzi
si abbassa; in altre parole il crescendo dell’accrescimento va
diminuendo.
Difatti nella prima età il peso si moltiplica ben 14 volte
mentre nella seconda eta si sestuplica soltanto; e nella terza
nemmeno arriva a sestuplicarsi e nella quarta nemmeno si
quintuplica. Nella quinta il fattore di moltiplicazione sembre-
rebbe leggermente rialzarsi (pur mantenendosi inferiore a quello
della prima non solo, ma anche della seconda e terza età).
Ma pensiamo che il peso di gr. 4,658, peso massimo raggiunto
nella quinta età, è un peso molto lordo che si riduce nel baco
maturo, spurgatosi del contenuto intestinale, a meno di gr. 3,5
(diminuendo quindi di gr. 1,158, cioè circa !/, del peso, mentre
la diminuzione del peso nelle altre età è assai più lieve (1).
(1) La differenza tra il peso massimo raggiunto in una età e il peso ini-
ziale della successiva è: 6 dmg., cioé lo 0,08 del peso, nella prima età; 27 dmg.,
cioè lo 0,06 del peso, nella seconda età; 13 mg., cioè lo 0,05 del peso, nella
O
Potremo dunque con probabilità ammettere che il quoziente
d’accrescimento nella quinta età scemi ancora.
Ma noi possiamo mettere in forma anche più chiara e diret-
tamente evidente i fatti additati dalla differenza di accresci
mento e dal quoziente di accrescimento. Rapportiamo le diffe-
renze di accrescimento delle varie età alla differenza di accre-
scimento della prima età: avremo l’ indice di accrescimento as-
soluto.’
- Esso ci dice che l’ aumento di peso nella seconda età è 5
volte maggiore che nella prima, nella terza 27 volte, nella quarta
123 volte e nella quinta ben 552 volte. E cioè, essendo il peso
alla fine della prima eta 14 volte il peso di nascita, nella se-
conda età diviene 77 volte, nella terza 432 volte, nella quarta
2015 volte, nella quinta S958 volte il peso di nascita. Questi i
valori dell’acerescimento assoluto che si possono calcolare divi-
dendo il peso raggiunto in ogni età per il peso di nascita (1).
i ENING ACCRESCIMENTO INDICE
ETA di acerescimento | di accrescimento
assoluto assoluto relativo
|
I | iL 14 1
II | 4,955 io 0,428
III 27,6 432,6 0,426
DV aaa > 419378 2015,4 0,351
Vasa arb 2s 8957,6 0,363
| i
D'altra parte possiamo rapportare i quozienti d’accrescimento
delle varie età al quoziente di accrescimento della prima età.
terza età; 13 eg., cioé lo 0,13 del peso, nella IV età; 1,158 gr., cioè lo 0,248
del peso, nella V età.
Queste differenze rappresentano il peso del contenuto intestinale espulso
(in gran parte prima del sonno) più il peso della spoglia più ii peso di
sostanza organica consumata (e acqua evaporata) durante il periodo di digiuno
(sonno e fino al 1° pasto dopo la muta).
(1) Moltiplicando il quoziente di accrescimento di una età per i quozienti
di accrescimento delle età precedenti si ha un valore alquanto superiore al
valore dell’accrescimento assoluto di quella età; perchè non si tien conto del
fatto che il peso iniziale d’una età è un po’ minore del peso raggiunto nel-
l’età precedente.
Avremo l’indice di accrescimento relativo. Esso ci dice che la
capacità d’accrescimento si riduce nella seconda età a men
che metà di quelche era mella prima, e tende poi nelle retà
successive a diminuire ancora.
Ma non abbiamo tenuto ancora conto del fatto che le di-
verse età hanno una diversa durata. Rapportando il quoziente di
accrescimento di ogni età alla durata della età stessa, calcoliamo
la velocità d’accrescimento; e, rapportando la velocità d’accresci-
mento di ogni età alla velocità di accrescimento della prima età,
otteniamo l’indice di velocità d’accrescimento.
VELOCITÀ EN Dit on
BE A : di velocita |
di acerescimento dia eoraseinento
I 2,159 1
II 1,504 0,696 |
III 1,246 0,576
IV 1,030 0,476
Vv a 0,785 ‘ 0,363
La velocità daccrescimento va diminuendo progressiva-
mente col progredire delle età. Ecco un risultato che Vosser-
vazione superficiale era ben lontana dal prevedere. Si presenta
seducente l’idea di mettere in rapporto questa diminuzione
progressiva della velocità d’accrescimento con una progressiva
autointossicazione per accumulo di prodotti catabolici.
La muta, si, è un mezzo prezioso per ripulire l'organismo
e prepararlo ad un nuovo sbalzo anabolico; ma la rimessa a
nuovo dell'organismo non è assoluta: l'organismo è ringiovanito
ma è pur sempre un ringiovanimento relativo.
L’indice di velocità di accrescimento ci esprime, più chiara-
mente che i dati stessi della velocità di accrescimento, come la
velocità d’accrescimento vada progressivamente diminuendo fino
a ridursi a poco più che !/; della iniziale. L'indice di velocità di
accrescimento ci mostra una diminuzione più graduale che I’ in-
dice di accrescimento relativo (col quale coinciderebbe affatto se
la durata fosse uguale per tutte le età) perchè tiene conto del
fatto che seconda, terza e quarta età sono più brevi della prima.
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 6
em
Per la quinta età l’indice di velocità d’accrescimento coincide
coll’indice di accrescimento relativo essendo la durata attiva della
quinta età uguale a quella della prima.
È interessante notare che la diminuzione della velocità
d’accrescimento traverso le età è progressiva ma non regolar
mente graduale.
La velocità d’accrescimento nella seconda età è men che ‘/,9 di
quella della prima età; nella terza età invece è più che 5/o della
seconda; nella quarta è più che 8/1 della terza; e nella quinta è
più che "/n della quarta (1).
vd è ben naturale che la caduta grave della velocità d’ac-
crescimento sia tra la prima e la seconda età. Nella prima eta
l organismo era giovane, nella seconda è ringiovanito; nelle
successive età la velocità @ accrescimento subisce poca varia-
zione dato che la muta è presso a poco sufficiente, diciamo
così, a reintegrare quasi il ringiovanimento.
GIALLO VITTORIO.
DATI DI ALLEVAMENTO.
Prima età.
Il peso alla nascita (1/5) non è indicato. Il peso in sonno
avanzato (mattino 9/5) è mg. 7,4. Vien somministrato il primo
pasto dopo la muta alle ore 15 del 10/5. Onde:
peso alla nascita . grammi 0,00052 (2)
peso raggiunto . . > 0,00740
durata della età . giorni 9 e 1/5
durata del digiuno . , 2
696
(1) Precisamente nella seconda età la velocità d’accrescimento è 000
della
826
1000
s21
prima; nella terza ni
della seconda; nella quarta della terza; nella quinta
762
1000 della quarta. Sicché la caduta della velocità di accrescimento di ogn;
x . » . 904 - 174 .
età rispetto alla precedente é di 7000, per la seconda, di Too per la terza, di
14% perla quarta, di =~ per la quinta età
1000 per la quarta, di a Per la quinta età.
(2) Come presso a poco in tutti i gialli indigeni.
Seconda età.
Il peso dopo la muta è mg. 7,08. Il peso massimo raggiunto
(14/5) è mg. 42,9. Viene somministrato il primo pasto della terza
età il 16/5 mattina Onde:
pesornizialer 220.777. eran min O:00/108
WESOMMACCTUNLON see 2. > 0,0429
durata della età . . . . . giorni 5 e 1/5
duratasdelsdictunoss. e » le 4/5
Terza eta.
Il peso, prima del primo pasto, è mg. 36,47 (mattino 16/5).
Il peso massimo indicato è gr. 0,2008 per il mattino del 20/5 (non
è stato misurato il 21/5, giorno di sonno). Vien somministrato il pri-
mo pasto della quinta età la mattina del 22/5. Onde:
peso iniziale . > . . . . grammi 0,03647
PESORRA COUN TON meee » 0,2008
duratadellaseta; . . 0 giorni 6
durata del dieiuno . =. . . » l'e
Quarta età.
Il peso, prima del primo pasto, è gr. 0,1926 (mattino 22/5).
Il peso massimo raggiunto gr. 0,9776 (26/5). Vien somministrato il
primo pasto dopo la muta la mattina del 28/5 (gia il pomeriggio
del 27/5 cominciavano a svegliarsi, dimodochè avran dormito
anche il pomeriggio del 26/5). Onde:
PESORINIZI Ale 22 Them 2041926
Pesozrassiuntogan nee » 0,9776
ditrataedellafetàt o Ni te elon 6
durata del digiuno . . . . » Gaye
Quinta età.
Il peso prima del primo pasto (28/5) è gr. 0,8582. Il 3/6 raggiun-
gono il peso di gr. 3,986; il 4/6 gr. 3,935. Il 5/6 per 20 bachi non
ancora imboscati, dei più grandi, trovo gr. 4,503 e il 6/6 per 10
bachi, dei pochi non ancora saliti, gr. 3,994. Onde:
pesosinizialer en 22 ram MIO: 8582
Ppesosrassiuntots ee » 4,10
duratagtotalens e SOGNI Hess
durata attiva della eta. . . » 7
Salita al bosco 5/6 - 6/6. Niente malattie. Raccolgo i bozzoli
il 9/6.
corteccia serica. grammi 0,240 136 )
CREDI u > OAS aa SOO. mun
Spoglio >» 0,010 5
bozzolo (spelato) grammi 1,764 (1) 1000
Rapporto serico — 6,32.
Facendo media coi valori corrispondenti ottenuti per Brianza:
GIALLO INDIGENO
corteccia serica. grammi 0,277 145 )
SAREI A È
erisalidie a 2. » CISSE O
spoxlier m... » 0,011 5
bozzolor 72 722 “eranim1 11,936 1000
f "to, Serico. =. ile 04s (2
Rappoı to serico = peso corteccia serica 7 5,94, (2)
(1) Il bozzolo vivo, spelato, pesa men che meta del baco a massimo eresci-
mento: 4,100 : 1,764 — 2,324; così anche per Brianza: 4,658 : 2,109 = 2,208; cifre
assai vicine a quella che si può ricavare dai dati di Dandolo: 2,112 (100 eri-
salidi pesano grani 3900; ed essendo il puro: bozzolo ee del
153,5 : 842 — x: 3900 x = 711. Sicchè 100 bozzoli vivi pesano grani: 3900 + 711 =
= 4611. E pesando 100 bachi # massimo ereseimento 9500 grani:
9500 : 4611 = 2,060).
bozzolo vivo:
(2) Sotto il nome di riechezza serica comunemente va il rapporto:
peso corteccia serica
peso bozzolo vivo
Per il giallo indigeno ricchezza serica — 143/1000. (Calcolando il peso dei boz-
GIALLO VITTORIO
DURATA
To (in giorni) PESO INIZIALE | PESO RAGGIUNTO
(in grammi) (in grammi)
totale digiuno attiva
Ii gierl/s 2 Tells 0,00052 0,0074
I 5e l/s 1 4 0,00708 0,0429
Il 6 Let/,| 4e1/2 0,03647 0,2008
IV 6 Let/,| 4ei/s| 0,1926 0,9776
V Je Ys) 2etfe | 7 0,8582 4,100
36 e 1/9 9 27 e 1/9 = =
CONFRONTO E RAPPRESENTAZIONE GRAFICA.
Confrontando i dati del Brianza con quelli del Giallo Vittorio
risulta una quasi esutta coincidenza; piccole differenze nella du-
rata, peso iniziale e peso raggiunto delle varie età, differenze
probabilmente accidentali e non differenziali caratteristiche delle
due razze. Notevole in « Vittorio » la durata più lunga della
prima età, onde risulta abbassata la velocità d’accrescimento, e
il quoziente d’accrescimento della quinta età, più basso che nella
quarta, mentre in « Brianza » sembrava leggermente risalire.
I dati del « Brianza » e del « Giallo Vittorio » si confermano dun
que reciprocamente; e, facendone la media, i valori che otteniamo
possiamo considerarli espressione abbastanza esatta dello svi-
luppo delle razze gialle indigene nelle condizioni ordinarie di
allevamento.
zoli al 7 giorno dopo la salita al bosco [quando, secondo Luciani, avendo luogo
la trasformazione in erisalide, l’abbassamento, sin’allora rapido, del peso del
bozzolo si rallenta], tenuto conto che la perdita giornaliera di peso dei boz-
zoli è di eirca gr. 0,75/100 al giorno [secondo Coutagne], possiamo rettificare
il valore a 145/1000)
Comparandoli con quelli del Ciccone:
Peso in gr.
Alla? Mascita see. eee 000056,
Al principio della sec Di Ca Sigel a — OO
> terza Se be 0015)
» quarta gio sa 005)
» unta cade LO)
AGPICHOSCHESCIMENTOR E AO
che vengono di solito riportati nei trattati si vede che non collimano
troppo bene specie per la quarta età al principio della quale, se-
condo il Ciccone, il baco peserebbe già mezzo grammo, mentre,
secondo i miei dati, pesa a malapena !/; di grammo, Nella quarta
età dunque il baco non raddoppia soltanto di peso, come secondo
i dati del Ciccone (sarebbe un accrescimento singolarmente limi-
tato, anche tenuto conto della durata di detta età), ma quintuplica
circa. (Secondo i dati del Ciccone i usa al di accrescimento nello
sviluppo del baco sarebbero all’incirca (1) 12,5 - 7,1 — 10 - 2 - 4) (2).
(1) Per averli esatti bisognerebbe conoscere i pesi finali di ogni eta, che
sono sempre un po’ superiori ai pesi iniziali della età successiva.
(2) Una così notevole discordanza mi spingeva a un giudizio poco benevolo
sulle doti di esattezza e diligenza del Ciccone. Ma, compulsando paziente-
mente il trattato « Del gelso e del filugello» Torino 1854, ho riconosciuto, con
soddisfazione, che Ciccone aveva fatte bene le sue emo e la colpa
era di un errore di stampa (o di calcolo).
A pag. 384 il Ciccone dà in una tabella i valori della lunghezza e del peso
dei bachi dalla nascita al loro massimo incremento:
peso grammi peso grammi
Alla nascita . . . a gens OLO.) 0,000,56
Al principio della seconde ‘eta RAT) 0,007
» terza See ieee 0,05
» quarta NE VIRILE 0,5
» quinta VO mise OO) 1
A pieno crescimento. ... . . . 80 4
Evidentemente al principio della seconda età il peso in grammi 0,007 è
giusto ed è sbagliato il peso in grani che dev’essere 0,14 non 0,7; invece
al principio della quarta età il peso in grani 4 é giusto ma è sbagliato il
peso in grammi che dev'essere 0,2 ( 4 x 0,05 = 0,2 )-e non 0,5. Così corretti
i dati del Ciccone vanno d'accordo coi miei e con quelli del Dandolo e cogli
accrescimenti che Ciccone stesso, nel descrivere lo sviluppo del baco, ricono-
sce alle varie età. I trattatisti, da Cornalia (pag. 272 Monografia del Bombice del
eno; ==
C’é invece corrispondenza notevolmente esatta, quasi coinci-
denza dei miei dati con quelli del Dandolo.
« Cento bachi appena nati pesano circa grani L
« Dopo la 1* muta pesano circa ; » 15
» DE » » » È » 94
SEES > > : » 400
» AS > » » 5 » 1628
« Giunti nella quinta età alla maggior
l'orogerandezza nt ona. > 9500
E, siccome un grano corrisponde a grammi 0,0472, il peso
individuale in grammi:
PESO iN GR.
Alla nascita ae ie Se 0.000812
Dopollageiantuta te ee e o 000708
» WEIS ss Files tp eee es 20 heme) 0443
» III > DE TREO II e» » 0,188
» IV > ee 82 205108
Aspienonerescimenton Sur ar >) 24,486
(Secondo questi dati del Dandolo i quozienti di accresci-
mento nello sviluppo sarebbero circa 15 — 6,266 - 4,255 - 4,070 —
5,835).
Il fatto fondamentale nettamente evidente sul quale mi preme
insistere è che: col progredire delle età diviene, si, sempre più
imponente, considerato nel suo valore assoluto, Vawnento di
peso, ma in realtà la capacità e la velocità d’accrescimento si
abbassano progressivamente sino a ridursi, nella quinta età, a
circa un terzo della iniziale.
Gioverà anche dare una rappresentazione grafica dei feno-
meni; le figure spesso riescono più chiaramente rappresentative,
più direttamente significative delle cifre, Nei diagrammi Tav. I
fig. 1 e Tav. II fig. 1 rappresentiamo rispettivamente la curva
dell’ accrescimento assoluto e la curva dell’ accrescimento rela-
gelso, Milano 1856) a Verson (Jl filugello e l’arte di governarlo, Milano 1917;
a pag. 176 e a pag. 233; riporta solo il peso in grammi), traserivono senz'altro i
dati del Ciccone, senza accorgersi dell’errore evidente, perpetuandolo: sinto-
mo chiaro e lampante della scarsa attenzione prestata finora al problema del-
l'accrescimento nei bachi,
Sa
tivo: tagliando sull’ asse delle ascisse segmenti proporzionali alla
durata in giorni delle singole età, e sull’asse delle ordinate seg-
menti proporzionali, rispettivamente, ai valori dell’accrescimento
co peso raggiunto della eta pee LO as Pierre LO x Be
assoluto ln ns ameseita ) e ai valori dell’accrescimento relativo
(me raggiunto della età )
peso iniziale della età S
Do ai miei diagrammi di Tav. I e Tav. II la forma non di
curva ma di linea spezzata, congiungendo i punti rappresentativi
con segmenti rettilinei. Perchè io non so ancora precisamente
l'andamento della curva di sviluppo per ogni singola età, ho tutta
ragione di ritenere che non sia ascendente con uniforme progres-
sione e non voglio darle un tracciato arbitrario.
Nei diagrammi Tav. IM fig. 1 e Tav. IV fig. 1 rappresentiamo
pure l’accrescimento del baco nelle varie età assoluto e relativo,
rispettivamente, con aree proporzionali ai valori di detti accresci-
menti.
Nel diagramma Tav. V fig. 1 è rappresentata la velocità di
accrescimento relativo della età
durata della età
accrescimento ( ) nelle varie età (mante-
nendo la ascissa costante, tagliando sulle ordinate segmenti pro-
porzionali ai valori di detta velocità e congiungendo i punti
rappresentativi con l’ origine) con segmenti variamente inclinati
sull’asse delle ascisse.
Mi sembra che le mie curve non abbiano bisogno di com-
mento. Traduzione fedele delle cifre sopra riportate (per « giallo
indigeno », media dei valori trovati per « Brianza » e per
« Vittorio »; v. Tab. La pag. 64-65) queste curve riassumono e rap-
presentano in forma più espressiva e sensibile quanto finora siamo
venuti osservando.
NIPPONNISHIKI.
(Bianco giapponese bivoltino).
I:
PRIMI ALLEVAMENTI (maggio).
Seme della ditta Martini di Osimo. Messo a incubare ('/; oncia)
a 21° C. il 20 aprile 1921. Nascite 1-3 maggio.
NET
DATI DI ALLEVAMENTO.
Prima età.
Il peso alla nascita (3/5) è mg. 0,34. Il peso massimo rag
giunto (prima del sonno, 9/5) è mg. 4,06. Viene somministrato il
primo pasto dopo la muta alle ore 17 dell’11/5, Onde:
peso alla nascita. . . . . grammi 0,00034
PESORERO: UMORE a a > 0,00406
duratandellaleiage 5 es oe SOLD Seth
durata del digiuno . . . . » 2
Seconda età.
Il peso dopo la prima muta è mg. 3,78 (11/5). Peso massimo
raggiunto (16/5) è mg. 22,66. Dò il primo pasto dopo la seconda
muta il 17/5. Onde:
peso iniziale . . . ... . grammi 0,00373
PESOGLASSIU NOR NE AE » 0,02266
durata, della età <<... giorni DEO yh
durata del dieiuno .... . > 1
Terza eta.
Il peso dopo la seconda muta è mg. 20,77. Il peso massimo
(in sonno) è mg. 135,70 (21/5) Do il primo pasto dopo la terza
muta alle ore 16 e '/, del 22/5. Onde:
peso iniziale . . . . . . grammi 0,02077
PeESOuTACoTUMUOm ee eel.) » 0, 15570
duratardellazeta 2 =. -.. 2 giorni Bye) yh
durata del digiuno . . . . > Iene
Quarta età.
Il peso dopo la terza muta è mg. 127,60 (22/5). Il peso mas-
simo raggiunto (prima del sonno) è mg. 719,33 (26/5). Dò il primo
pasto dopo la quarta muta il 28/5. Onde:
PESORIMIZIA CRANE RR ram TR0 N26
pesosrassJunton. e cst ae » 0,7193
durata della eta . . . . . giorni DEA
durata del digiuno ... . » Leg
ARONA
Quinta età.
Il peso dopo la quarta muta è gr. 0,603 (28/5) Il peso mas-
simo raggiunto è gr. 2,862 (2/6). Onde:
DESOMIMIUZ Al CR ora MMI OLO03
to) ?
peso raggiunto... » 2,862
durata totale della età . . . giorni Gems
CHUAN CEM ato a ee Be > 5
Andamento ottimo; niente malattie. Salita al bosco il 3-4/6.
Il 9/6 raccolgo i bozzoli e trovo:
corteccia serica . . 0,147 119
erisaliden turns rei sel 060 = SB Weary
sposlia 2 22021222222 2.220:006 5
bozzolo (spelato) . . . 1,233 (1) 1000
Rapporto serico = = eine = 1,080:0,147T= 7,34.
peso corteccia serica
Ricchezza serica — Per” eorteccia seria — 9.147: 1,233 = 119/1000
peso bozzolo vivo
NIPPONNISHIKI
(primi allevamenti, maggio).
i ee Peso iniziale |Peso raggiunto
totale del digiuno attiva | ee or
I 8 e 8/, 2 6 e 3/, 0,00034 | 0,00406
II Biesj, 1 4 e 3/, 0,00378 | 0,02266
III be’y, le 4, 4 0,02077 0,1357
IV be’, Liew): 3 e 3/, 0,1276 0,7193
Vv Bey dela 5 0,603 2,862
30 6 e !/ 23 e 3/, | _ _
(1) Il bozzolo vivo spelato pesa men che metà del baco a massimo ere-
scimento: 2,862; 1,233 = 2,321.
9
— S3 —
ESAME ANALITICO.
Studiando i dati del Nipponnishiki in confronto con quelli
del Giallo indigeno (media dei valori trovati per « Brianza » e
per « Vittorio ») sì osserva:
I.) Durata dello sviluppo. — La durata (attiva) complessiva
dello sviluppo é notevolmente minore, gli */, della durata di
sviluppo dei Gialli indigeni (23,75 : 27 = 0,3796). Quanto alla du-
rata (attiva) di ciascuna età, nelle due prime è quasi uguale a
quella dei Gialli indigeni, nelle successive (anche nei Nippon-
nishiki, come nei Gialli, seconda, terza e quarta età hanno durate
presso a poco uguali e notevolmente più brevi delle durate della
quinta e specie della prima età) va sempre diminuendo, rispetto
alla durata nei Gialli. Lo dimostrano chiaramente i valori del
durata attiva della età in Nipponnishiki
durata attiva della età in Giallo Indigeno
rapporto di durata delle eta:
TRE 0:94:
MERA 5: 4a == 062
I. 42 5 20,888
IV. 3,75:45 — 0,888
v5 :675 = 0,7140
II.) Accrescimento assoluto. — Il peso di nascita è in Nipponni-
shiki molto inferiore a quello-dei Gialli indigeni, il ‘9/00. Ora se cal-
peso iniziale della età in Nipponnishiki
peso iniziale della età in Giallo Indigeno
I. 0,00034 : 0,00052 = 0,653
. II. 0,00378 : 0,0069 = 0,547
111220:0207.2:.0.03207.==10561
VON Oia) 0 20200651
Wer 0603" 270,885 = 0,6811
a pieno crescimento 2,862 :4,38 = 0,653
liamo i rapporti ponderali: troviamo:
Dunque nella prima eta il Nipponnishiki cresce notevol-
mente meno di quanto dovrebbe crescere in rapporto al suo
peso iniziale (dicendo « dovrebbe » intendo: per comportarsi come
il giallo indigeno) ma nella seconda età comincia a crescere un
po’ di più e più nella terza e più ancora nella quarta, (nella
quale anzi raggiunge un peso un po’ superiore a quello che do-
vrebbe avere dato il suo peso iniziale). Alla fine della quinta
età il Nipponnishiki ha raggiunto un peso che è esattamente il
a= e
peso che doveva raggiungere dato il suo peso iniziale. Questa
osservazione è interessante e tende afarci ammettere che al
voltinismo (1) non sieno inerenti modificazioni profonde del tipo
(1) Il voltinismo è un'altro di quei bei problemi che il baco da seta offre
alla nostra indagine e che io mi propongo di abbordare quanto prima. Oggi
conosciamo dei mezzi semplici e, relativamente, sicuri per produrre artificial-
mente il bivoltinismo nelle razze annuali; e cominciamo a imparare le con-
dizioni di temperatura e di umidità alle quali dobbiamo incubare le uova e
allevare i bachi per conservare il bivoltinismo naturale. Va bene; ma bisogna
approfondire l’indagine. Per intanto io mi permetto di sospettare, malgrado
i risultati concordi degli sperimentatori (Toyama, Quaiat, Pigorini, Acqua)
che la legge dell’eredità materna non abbia un valore così assoluto come
generalmente si ammette.
Ho motivo di ritenere che sulla conservazione del bivoltinismo il maschio
abbia la sua influenza. Se generalmente la femmina bivoltina, qualunque
maschio la fecondi, dà uova bivultine, vuol dire che in linea generale il maschio
non ostacola il bivoltinismo della femmina. (Credo che sarebbe meno inesatto
esprimersi così: vuol dire che in linea generale, siccome oltre che i fattori
potenziali o capacità ereditarie, come lo spermio, l’uovo porta anche fattori
attuali che lo mettono in condizione di decisa superiorità in confronto all’in-
fluenza ereditaria maschile, lo spermio esercita sul metabolismo embrionale una
influenza limitata — assai meno notevole che sul metabolismo postembrionale —
e non riesce a contrastare efficacemente l’attitudine che abbia in sè l'uovo allo
sviluppo ininterrotto del germe). Ma in condizioni sfavorevoli (di temperatura,
di umidità, di sanità [ho ragioni per credere che la forte infezione pebrinosa,
influisca a farlo perdere]) alla conservazione del bivoltinismo, è possibile
rilevare un’influenza del maschio, nel senso che la perdita del bivoltinismo
è più o meno forte secondo la razza del maschio usata nell’inerocio, Prati-
cando, nelle stesse condizioni, evidentemente sfavorevoli, ineroci diversi di
femmina Nipponnishiki con maschi annuali, questo giugne (1922) io ho trovato
perdita del bivoltinismo del 10 °/, con maschio Treotti, dell’80 °/, con maschio
Oro chinese, del 100°/, con maschio giallo indigeno Fossombrone (con maschio
Nippon la perdita era del 6,7°/,, se ben ricordo). Questi risultati hanno
bisogno di conferma, trattandosi di un carattere così mutabile (perchè pro-
dotto d’un complesso di fattori difficilmente dissociabili) ma certo autorizzano
dei sospetti e forse ci aprono una via nuova per scrutare un po’ più davvì-
cino l’intima essenza di questi fenomeni biologici.
Del resto l’oscuro problema del bivoltinismo non può ricevere un po’ di
luce diretta che dallo studio, comparato nelle varie razze, del metabolismo
embrionale. Cos’é che nelle uova non bivoltine ostacola lo sviluppo conti-
nuato dell’ embrione determinandone il progressivo rallentamento ? Io
credo una condizione metabolica particolare. E sento una grande tentazione
di ravvicinare questa condizione metabolica a quella che nello sviluppo
postembrionale determina, nel corso dell’età, il progressivo rallentamento
della crescita,
|
(0)
Or
|
metabolico postembrionale e che forse nelle razze a 4 mute
(steno esse annuali o polivoltine) la differenza di peso finale (a
pieno sviluppo) sia da riportare essenzialmente alla differenza
di peso iniziale (alla nascita) (1).
III.) Accrescimento relativo. — Anche nel Nipponnishiki, come
nel Giallo indigeno, il quoziente d’ accrescimento è massimo
nella prima età e minimo nella quinta. Nella seconda età è ri-
dotto a men che metà di quel che era nella prima e, salvo che
nella terza nella quale risale alquanto, nelle successive età de-
cresce ancora (nella quinta età è appena poco più che !/, del
valore iniziale).
Il rapporto di accrescimento relativo
quoziente di accrescimento di Nipponnishiki )
quoziente di accrescimento di Giallo | Indigeno
Teall One ss 45 166 ss 0844.
102.5.9942276:.037 0993
1.236,533.:5 5,43 1,157
VE 2 9.6311035:5:.010=— 15125
V. 4,746: 4,942 — 0,960
ei mostra che nel Nipponnishiki nella prima età il quoziente di
accrescimento è notevolmente inferiore a quello del Giallo Indi-
geno (gli */00), nella seconda età diviene uguale, nella terza e
anche nella quarta supera alquanto, per tornare ad essere, ma di
poco, inferiore nella quinta (2).
(1) Questo in linea generale, senza escludere eccezioni che lo studio com-
parato di molte razze ci permetterà di stabilire e magari spiegare.
Ad es. Dandolo parla di« bachi di una qualità grossissima. Le nova veni-
vano dal Frioli. Queste uova, che danno poi grossi bachi e grossi bozzoli,
comparate alle uova dei bachi comuni sono poco più grandi e pesanti di
queste. . . . Al contrario il baco della grossa razza che si svolge da questa
semenza, giunto alla sua massima grandezza, pesa quasi due volte e mezzo
quanto il baco comune » (pag. 806, op. cit.).
(2) Il rapporto di accrescimento assoluto :
( accrescimenta assoluto del Sino la ta )
acerescimento assoluto del Giallo Indigeno
De eel Ome U4 — 01844
II. 66,6 : 80, = 0,832
TE 39922-410720, 378
IV. 2115 : 1948 = 1,085
V. 8417 : 8422 — 0,999
ci ripete quanto già esprime, più nettamente, il rapporto di acereseimento
relativo. Per la prima età i valori naturalmente coincidono. Per la seconda,
— 8 —
Dunque: la capacità d’acerescimento in Nipponnishiki nella
prima età è minore di quella dei Gialli Indigeni; ma traverso
le età successive va subendo diminuzioni meno forti che nei
Gialli indigeni (tanto è vero che, a sviluppo completo, finiscono
col raggiungere un peso 8420 volte il peso di nascita, proprio
come i Gialli indigeni).
IV.) Velocità d’acereseimento. — Anche nel Nipponnishiki,
come nel Giallo indigeno, la velocità d’accrescimento è massima
nella prima età, minima nella quinta (però non va regolarmente
diminuendo traverso le età come nel Giallo indigeno, giacché
nella terza età risale, e nella quarta, pur diminuendo, si man-
tiene ancora, a un valore superiore a quello della prima). Il rap-
porto di velocità d’accrescimento:
( velocità d’ accrescimento in Nipponnishiki )
velocità d’acereseimento in Giallo Indigeno
I. 1,768 : 2,028 = 0,871
II. 1,409 : 1,510 — 0,933
II. 1,633 : 1,235 — 1,322
IV. 1,503 : 1,078 = 1,394
V. 0,949 : 0,734 = 1,292
ci mostra che nel Nipponnishiki nella prima eta la velocità d’ac-
crescimento è alquanto inferiore a quella del Giallo indigeno
(gli 8/10); nella seconda età diviene quasi uguale, nella terza
la supera e più ancora nella quarta; anche nella quinta età si
mantiene alquanto superiore.
Dunque: come la capacità d’accrescimento, così la velocità
d’accrescimento in Nipponnishiki nella prima età è minore di
quella dei Gialli Indigeni, ma traverso le età successive va su-
bendo diminuzioni meno forli che nei Gialli indigeni (rispetto
ai quali si eleva il quoziente di accrescimento delle età e se ne
accorcia anche la durata), tanto è vero che in meno che 24
giorni (di vita attiva) i Nipponnishiki raggiungono un peso 8420
terza e quarta età i valori del rapporto di A. A. sono inferiori ai corrispon-
denti del rapporto di A. R. (ossia il valore del primo rapporto sale meno
fortemente che il secondo) causa lo svantaggio iniziale dell’ accrescimento
minore che i Nipponnishiki presentano nella prima età rispetto ai Gialli
(svantaggio che solo i valori dell’ A. A. risentono). Nella quinta età il valore
del rapporto di A. A., mentre il rapporto di A. R. resta minore, riesce a rag-
giungere l’ unità, grazie al vantaggio guadagnato nell’ età precedente.
ur ehe
volte circa il peso di nascita, come i Gialli indigeni in 27 gior-
ni; sicchè la velocità media d’accrescimento nei Nipponnishiki
è superiore a quella dei Gialli indigeni: 1,13
(8417 : 23,75 = 354; 8422: 27 = 312; 354:312—= 1,134)
Tutto ciò è chiaramente riassunto nella tabella 2, pag. 46-47 e
rappresentato nei diagrammi Tav I fig.2 — Tav. Il fig 2 — Tav. HI
fig. 2 — Tav. IV fig. 2 — Tav. V fig. 2.
10k
SECONDI ALLEVAMENTI (Luglio).
Del Nipponnishiki ho fatto anche secondi allevamenti ser-
vendomi delle uova deposte dalle farfalle del giugno.
DATI DI ALLEVAMENTO.
Ho seguito in 2 lotti distinti i nati del 6 e i nati del 7 Lu-
glio (li indicherò con « Nippon. 6» e «Nippon. 7 ».
Prima età.
Per « Nippon. 6 »: peso iniziale (6/7) mg. 0,39; raggiunge il
13/7 (in sonno) mg. 4,73. Somministro il 1° pasto della seconda
età il 14/7. Onde:
peso iniziale . grammi 0,00039
peso raggiunto . . - » 0,00473
durata della età. giorni 8
duratandeledisiunore . son » Ines
Seconda eta.
Per « Nippon. 6 »: peso dopo la prima muta mg. 4,3 (14/7);
raggiunge il 18/7 il peso di mg. 19,1. Dò il 1° pasto della terza
età il 20/7. Onde: durata della età giorni 6 di cui 2 di digiuno.
Per « Nippon. 7 »: peso iniziale, usciti dalla prima muta
(15/7), mg. 4,4; raggiunge il 21/7 il peso di mg 27. Dò il 1° pasto
dopo la muta il 22/7. Onde: durata della età giorni 7 di cui 2 di
digiuno. Facendo media:
peso iniziale .
. grammi 0,00436
peso raggiunto » 0,024
durata della età. giorni 6 e 1/
durata del digiuno . > 2
pet siete
Terza eta.
Per « Nippon. 6 »: peso iniziale mg. 0,0192 (20/7), peso rag-
giunto (in sonno) il 25/7 mg. 0,099. Do il 1° pasto della quarta eta
il 26,7. Onde: durata della età giorni 6 di cui 1 e !/, di digiuno.
Per « Nippon. 7 »: peso dopo la seconda muta mg. 27 (22/7);
raggiungono il 26/7 il peso di mg. 0,0968. Dò il 1° pasto della
quarta età il 27/7. Onde: durata della età giorni 5 di cui 1 di
digiuno. Facendo media:
pesoginizia esere gid. rer eemont (OOP
PESOMMAC UNION a > 0,098
duratatdella feta Re ate Sio nese
duratasdelédieluno 2.022 » Nessi
Quarta età.
Per « Nippon. 6 »: peso dopo la terza muta (26/7) mg. 89,84;
raggiunge il 31/7 (in sonno) i mg. 511. Durata della età giorni
6 e !/s di cui 2 di digiuno (dò il 1° pasto della quinta età alle
12 dell’1/8).
Per « Nippon. 7 »: peso iniziale (27/7): mg. 95,45; raggiunge
11/8 (in sonno) i mg. 481. Durata della età giorni 7 di cui 2 e '/,
di digiuno. Facendo media:
Pesoinizia eee mimR0:0928
Pesosraselunton e » 0,496
duratandellazetan. 2 ee eee zo TIMOR
duratasdelsdi 2 1UNo Re, a » DA
Quinta età.
Per « Nippon. 6 +: peso dopo la quarta muta gr. 0,4656. Il
6/8 raggiungono il peso massimo di gr. 1,413. Il 7-8/8 salgono
al bosco. Onde: durata totale delle età giorni 7, di cui 5 di du-
rata attiva.
Per « Nippon. 7 »: peso iniziale (si saranno svegliati e dato
il 1° pasto il 3/8 mattina) non è indicato. Raggiunge |’ 8/8 il peso
di gr. 1,404. Sale al bosco il 9-10/8. Onde: durata totale della
età giorni 7, di cui 5 di durata attiva. Sicchè in media:
PESO INIZIA CRE termes O60)
PESORtA SUORE IE » 1,410
durata dellafetà, ANA ee giorni 7
2
AUraAtaRa tt Va e ie ee A: » 5
NIPPONNISHIKI
(secondi allevamenti, luglio)
DURATA (in giorni )
ETÀ = = PESO PESO
| totale del digiuno attiva | iniziale raggiunto
|
I 8 1e'/, 6e3/, 0,00039 | 0,00473
II bet 2 4e'/, 0,00436 0,024 |
le 2
III 5e '/, ren 4e! 0,023 0,098
le 4 4
IV 6 e ?/, 2e!/, 46!) 0,0928 0,496
V 7 9 5 0,460 1,410
Be), ei 25 — -
ESAME ANALITICO.
‘Studiando i dati dei secondi allevamenti (Luglio) del Nippon -
nishiki, in confronto coi dati dei primi allevamenti (Maggio) si
osserva:
1.) Durata dello sviluppo. — La durata (attiva) dello sviluppo
non è più breve, anzi un pochino più lunga (25: 23,75 = 1,0526)
che in maggio. Precisando, sono leggermente allungate le durate
della seconda, terza e quarta età; della prima e della quinta sono
immutate.
durata attiva della età in N) n
Rapporti di durata ( Renn
durata attiva della età in maggio/ ©
Iie Tobi
ll Asa che by = 050)
= MDE AEB == 1062,
VD
» Ve 5 3) =
SÌ
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr.
SE
II. Acereseimento assoluto. — Il peso di nascita è un po’ mag-
giore di quello dei primi allevamenti; e anche i pesi iniziali della
seconda e della terza età si conservano leggermente superiori. Ma
i pesi iniziali della quarta e della quinta età sono molto inferiori e
il peso finale, a completo sviluppo, è a mala pena la metà del
peso raggiunto in maggio.
: R: t onderale = peso iniziale della età in luglio
AP KOVED S Don Aol peso iniziale della età in maggio
Età I. 0,00039': 0,00034 = 1,147
> II. 0,00436 : 0,00378 = 1,153
> N= 010230 e002 00 eset lila
SII) OOS) OMG = es Oy (27
VE IO A 60060380763
a pieno crescimento 1,410 :2,862 = 0,492 (1)
III.) Acerescimento relativo. — Come sempre, il quoziente d’ac-
crescimento è massimo nella prima eta e minimo nella quinta.
Nella seconda età si riduce a men che meta di quel che era
nella prima e nelle successive decresce ancora, salvo che nella
quarta età nella quale si risolleva notevolmente, fino a discendere
nella quinta età a '/, del valore iniziale.
. b ‘accrescimento assoluto della età, in luglio
(1) Il rapporto di accrescimento assoluto ( ee Bea en)
accrescimento assoluto della etä,in maggio
I. 12,12 : 11,9 = 1,018
II. 61,8 : 66,6 = 0,928
SMD 912099105629
IV 1272 : 2115 = 0,601
Vien 6] oe Röhl 20429
ci ripete quanto già esprime il rapporto ponderale. Per ogni età il valore
del rapporto ponderale è un po’ superiore al valore corrispondente del rap-
porto di accrescimento assoluto, causa il vantaggio iniziale del peso mag-
giore che i Nipponnishiki del luglio presentano alla nascita e che vanno per-
dendo traverso le età. Per es. per la terza età il rapporto pon lerale è ancora
superiore all’ unità, mentre il rapporto di accrescimento assoluto corrispon-
dente (della seconda età) è già inferiore (cioè i Nipponnishiki del luglio al-
l’inizio della terza età pesano ancora un po’ più che nel maggio, ma do-
vrebbero pesare ancor più dato il loro peso di nascita, sieche già dalla se-
conda età l’acereseimento risulta minore che nel maggio).
ye
Saggi
Il rapporto di accrescimento relativo ==
quoziente d’ accrescimento della età in luglio
quoziente d’acereseimento della età in maggio
Età I 12.128: 11,940 — 1,015
» IL 5,504: 5,994 — 0,918
» TIL 4260: 6,533 = 0,652
» IV. 5,344: 5,637 = 0,946
> V. 8,065: 4,746 = 0,645
dimostra che nella prima età il quoziente d’accrescimento non è mi-
nore di quel del maggio (anzi un pochino maggiore ; ma già nella
seconda età è un po’ minore, e sempre più nelle successive (nella
quarta risale ma si mantiene sempre inferiore al quoziente di
accrescimento del maggio).
Dunque attraverso le età (specie 3° e 5°) nei secondi alleva
menti del Nipponnishiki i quozienti d’ accrescimento subiscono
diminuzioni molto più forti che nei primi allevamenti.
IV.) Velocità d’accrescimento. — La velocità d’accrescimento,
massima, come sempre, nella prima età, minima nella quinta,
va progressivamente abbassandosi traverso le età. C'è però, in
questa progressiva discesa, un saliente alla quarta età, come c’era
‚alla terza negli allevamenti del maggio. Confrontando colle ve-
locità d’accrescimento negli allevamenti del maggio, si osserva che
nella prima età la velocità d’ accrescimento è almeno uguale a
quella in maggio, nelle successive va divenendo, fuorchè pel sa.
liente della quarta età, sempre minore.
Rapporto di velocità d’accrescimento :
velocità d’ accrescimento della età in luglio
velocità d’acerescimento della età in maggio
Età J. 1,795:1,768 = 1,0152
> II. 1,223: 1,409 == 0,868
~ > Tl. 17902 : 1,633 = 0,613
> IV IST: 1.503 = 0489
>» V. 0,613: 0,949 — 0,646
L’irregolarità di questo rapporto dipende dal fatto che il sa-
liente che interrompe la discesa progressiva della velocità d’ac-
92 —
crescimento nello sviluppo del Nipponnishiki (1) cade, negli alleva-
menti del maggio, nella terza età, negli allevamenti del luglio,
nella quarta. Se, tenendo conto di questo fatto, scambiamo tra loro
i valori di velocità d’accrescimento della terza e quarta età nei
dati del luglio, il rapporto di velocità d’accrescimento diviene:
BARD 08, == 10152
Rn 22 314090868
> SEELEN 33 —— ON
PU Vie OO 2 203i 0006
> Ve 2016132:0,9497==20,646
Ed operando analogamente pei quozienti d’acerescimento, an-
che il rapporto di accrescimento relativo assumerà un andamento
progressivamente decrescente:
Età I. 12,128:11;940 — 1,015
> I. 5,504: 5,994 = 0,918
» IL 5,344: 6,533 = 0,818
» IV. 4,260: 5,637 = 0,756
». V. 3,065: 4,746 = 0,645
Dunque: la capacità e la velocità d’accrescimento che nella
prima età sono nei Nipponnishiki del luglio elevate tanto quanto
nel maggio, nelle successive età vanno abbassandosi sempre più
fortemente in quelli che in questi; sicchè, con una durata di sviluppo
nient’affatto minore (anzi un po’ più lunga), con un peso di nascita
anche un po’ maggiore (1,14), i bachi del luglio raggiungono un
peso poco più che metà (0,63) di quelli del maggio. (Vedi la Tab. 3,
pag. 68-69 e i diagrammi: Tav. I fig. 3, Tav. II fig. 3, Tav. II
Ao a VV SES REV ROVATO)
La causa é, s'intende, nelle condizioni sfavorevoli dell’alle-
vamento estivo e, più che per il caldo eccessivo, per lo scarso
valore nutritivo della foglia di gelso.
(Non posseggo ancora dati circa 1’ andamento degli alleva-
menti estivi di razze Giallo indigene, da confrontare con quelli
del Nipponnishiki. Ma è da prevedere che i Gialli indigeni, anche
(1) Che significato ha questo saliente ? è caratteristico dello sviluppo del
Nipponnishiki ? corrisponde a qualche fenomeno morfologico dello sviluppo?
è costante che per la generazione primaverile cada nella terza età, per la
estiva nella quarta ?
quando riescano a sfuggire alle malattie, abbiano a soffrire ancor
più dei Nipponnishiki delle condizioni sfavorevoli dell'allevamento
estivo e che presentino quindi, traverso le età, diminuzioni ancor
più grandi di capacità e velocità d’accrescimento).
Ma, comunque varino le condizioni d'allevamento, un fatto
appare assolutamente costante: l’abbassamento brusco (si riduce
a metà 0 meno) dopo la prima età del quoziente d’accrescimento
che nelle età successive tende ancora, più o meno sensibilmente,
a diminuire.
E non basta, a spiegare questa rapida calata, dire che l’ac-
crescimento ponderale come il volumetrico tendono all’ autolimi-
tazione: perchè allora dovrebbe aversi una discesa regolare del
quoziente d’ accrescimento che anzi dovrebbe presentar diminu-
zioni più forti tra quarta e quinta età ad es., che tra prima e seconda:
discesa dunque progressivamente accelerata. Così anche: se en-
trasse in giuoco essenzialmente il diminuito potere nutritivo della
foglia di gelso, dovrebbe l'abbassamento della capacità d’accresci-
mento proceder di pari passo coll’ avanzare della stagione. In-
vece no: si ha la caduta forte dalla prima alla seconda età,
mentre nelle successive, dalla seconda alla quinta età, il quo-
ziente d’accrescimento si mantiene approssimativamente co-
stante (1). (E anche per la velocità d’accrescimento, che pure di-
‘scende con più regolare progressione, la caduta tra la prima e la
seconda età è maggiore che nelle successive tra loro; mentre do
vrebbe aversi l'inverso se la causa essenziale della progressiva
discesa fosse l’impoverimento della foglia o la tendenza all’autoli-
mitazione volumetrica o ponderale). Ciò mi sembra avvalorare
singolarmente Vinterpretazione che la discesa della capacità e
velocità d’ accrescimento sia in rapporto diretto coll’accumulo,
progressivo nel corso di ogni età, dei prodotti catabolici; accu-
mulo che va smorzando l’attività anabolica dell'organismo. L'or-
ganismo si purga, diciamo così, colla muta, ma se la muta basta
a ripulirlo ogni volta si da rendergli possibile un nuovo sbalzo
anabolico, non può mai però raggiunger l’effetto di restituirlo
alla purezza, alla verginità di forze della prima età.
(1) Nei secondi allevamenti è forte anche la caduta dalla quarta alla
quinta età, e questa si che dipende dal diminuito potere nutritivo della foglia
di gelso.
— 94 —
TREOTTI DELLO CHAN-TOUNG.
Seme della ditta Mari (Ascoli): 644 rosa Treotti dello Chan-
toung. Messo ad incubare {21° C.) il 20 aprile. Nascite 4-6 maggio.
DATI DI ALLEVAMENTO.
Prima età.
e
Allevo in 2 lotti distinti i nati del 5: « Treotti 5» e i nati
del 6: « Treotti 6 ».
Per i « Treotti » 5 »: Peso alla nascita (5/5) è mg. 0,45; peso
in sonno (13/5) mg. 7,9. Somministrato il 1° pasto dopo la muta
il 15/5 (onde: durata della età giorni 10, durata del digiuno
giorni 2 e !/,). I « Treotti 6» raggiungono il 13/5 (in sonno)
il peso di mg. 7,45.
Do il 1° pasto dopo la muta alle ore 12 del 16/5 (onde: du -
rata della età giorni 10 e !/ , del digiuno 3 e 1/3.
Facendo media :
PESOMINIZIAIC Si eo ramminO,O0045
DESOmnaL SIU LO Meee O ecee tn > 0,0077
duratavidelite tetas er ee One Omer 1
durataade mdi s Uno e » 3
Seconda eta.
Per « Treotti 5»: il peso dopo la prima muta è mg. 7,85
(15/5); il peso raggiunto il 21/5 (in sonno) mg. 81,2. Dò il 1° pa-
sto della terza età alle ore 16 e!/; del 22/5 (onde: durata della
età giorni 7 e !/, durata del digiuno giorni 2).
Per « Treotti 6 » (cui aggiungo i ritardatari dei « Treotti 5 »):
peso raggiunto (ore 16 e !/ del 21/5) mg. 69,9; durata dell’ eta
giorni 7, durata del digiuno giorni 2. (Dò il 1° pasto della terza
età alle ore 12 del 23/5).
Facendo media :
peso iniziale . . . . r.225yamm1700074
Pesostasetuntos ee » 0,076
dutatagdellietà site ei OLMIs ee (enya
durata tdeledisiumo ti 2. 22% » 2
Terza età.
Per i « Treotti 5 »: il peso dopo la seconda muta (22/5), è
mg. 74,5; il peso raggiunto il 28/5 (in sonno) è mg 491. Dato il
1° pasto dopo la terza muta nella mattina del 30/5 (onde: du-
ratà della terza età, giorni 7 e !/; durata del digiuno giorni
Dieta):
Peri « Treotti 6 »: peso iniziale mg. 66,9 (23/5). Raggiungono
il 29/5 il peso Gi mg. 482,2. Dò il 1° pasto della quarta età
il 30/5 (onde: durata dell’età giorni 6 e !/., durata del digiuno
giorni 1 e! /».
Facendo media :
pesoginizia Essere ram MINO 0OT0N
PESosra ZI UNO REN ee > 0,487
ducaratdellase eee ee Ori
durata del digiuno. . . .. . > 2
Quarta eta.
Riunisco i primi svegliati dalla quarta muta di + Treotti 5 >»
e « Treotti 6 » in un lotto « Treotti 1°»; e in un altro lotto
« Treotti 2° » i ritardatari.
Per « Treotti 1° »: il peso iniziale, dopo la terza muta, è
mg. 442 (è mg. 431,2 per « Treotti 5 » e mg. 450 per « Treotti 6 »)
(29/5); il peso raggiunto è, il 5/6, gr. 2,128; il 6/6, gr. 2,150. Salita
al bosco: 7/6, 8/6 (mattina). Onde: durata della età giorni 8 e 1/s .
durata attiva giorni 6 !/,.
Per i « Treotti 2° »: dò iL 1’ pasto dell’ età il 31/5 a sera.
Raggiungono, il 5/6, il peso di gr. 2,266; il 6/6, gr. 2,344; il 7/6, gr.
2,342. Salita al bosco: 7/6 (pomeriggio), 8/6.
Onde: durata della età giorni 4, durata attiva giorni 6.
Facendo media.
peso iniziale grammi 0,442
PeSoSTraspluntor Su ea 2,25
durata dell’etä P1OLMI ee Ore aia
durata attiva DE ae ee > 6 e!/ı
Raccolgo il 13/6 e il 15/6 i bozzoli dei lotti « Treotti 1°»
e « Treotti 2° », rispettivamente:
| Treotti 1.0 | Treotti 2.0 Media
Corteceia serica 0,11995 0,13840 0,12917
Crisalide. È 0,96700 0,99840 0,98270
Spoglia . 0,00505 0,00420 0,00463
Bozzolo 1,09200 1,14100 1,11650 (1)
Rapporto serico —
Ricchezza serica
peso crisalide
peso corteccia serica
peso corteccia ’serica
peso bozzolo vivo
== 1,9822 Onl 2 91.6078
0,129 : 1,116 = 115/1000
TREO TTI
DURATA (in giorni) PESO PESO
ETA # 3 Z . . . .
totale digiuno attiva AEON TREND
I LOK 3 (RO 0,00045 0,0077
Il Te’, 2 5 e */, | 0,0074 0,076
8
IMI 7 2 5 0,0707 0,487
IV Resti | 2 Rene 0,442 2,25
32 e 3/, 9 23 e 8, x De
(1) Il peso del bozzolo vivo è un pochino meno che metà del peso der
baco a massimo crescimento 2,250 ; 1,116 = 2,016.
ESAME ANALITICO.
Studiando i dati dei « Treotti » notiamo ;
I.) Durata dello sviluppo. — Come sempre la durata (attiva)
della prima età è massima, e dell’ultima maggiore che delle al-
tre (1). La durata della 2.* età è un po’ maggiore che della 3°, come
(1) Perchè la prima età e l’ultima sono sempre le più lunghe? Da che è
determinata la durata di una età? Molti risponderanno: dal tempo impiegato
a raggiungere quella dimensione massima oltre la quale, non essendo pos-
sibile una ulteriore distensione del tegumento chitinoso, s'impone un processo
esuviale.
A me questa risposta sembra insufficiente, inadeguata. Già che è dimo-
strato che la chitina sarebbe capace di una distensione ben più forte di
quella che suole raggiungere all’epoca della muta, e poi tutti sanno che se
in date condizioni (di nutrizione, di sanità ecc.) un certo insetto fa la muta
quando ha raggiunto un determinato accrescimento, col variare delle condi-
zioni però varia molto ampiamente il grado di accrescimento.
I nostri dati non ci permettono, per ora, di dare una spiegazione esau-
riente: forse lo studio della curva di ogni singola età e 1’ esame istofisiolo-
gico ci metteranno sulla buona strada. Ma tentarla possiamo, una spiega-
zione. Per la prima età è logico pensare che la maggior lunghezza dipenda
dalla stessa causa da cui deriva la velocità maggiore d’accreseimento: la ver-
ginità delle energie vitali. Sarebbe, per esprimerci con un paragone grossolano
ma efficace, come un cavallo che debba compiere a tappe un dato percorso.
Nel primo tratto il cavallo, uscito fresco fresco di stalla, va di galoppo e
solo dopo più ore comincerà a sentire bisogno di riposo; ma poi, già dopo
la prima fermata, si mette al piccolo trotto e a' suoi segni di stanchezza
dopo un tempo più breve converrà concedergli nuova sosta.
Per la quinta età può peusarsi che a renderla di più lunga durata con-
tribuisca l’essere la foglia meno sostanziosa (meno digeribile, più ricea di
fibra e sostanza minerale) sicchè l’acerescimento richieda un tempo mag-
giore ‚come quando somministriamo ai bachi razioni ridotte di foglia). E del
resto anche il fattore morfologico deve avere la sua parte, e non piccola,
nel determinare la durata delle età.
Seconda, terza e quarta età hanno durata più breve che la prima e la
quinta; tuttavia la durata non si accorcia di tanto di quanto la capacità
d’ accrescimento si abbassa, sicchè anche la velocità d’ accrescimento dimi-
nuisce.
Come quando negl'ingranaggi di un orologio s’ infiltra e si va aceumu-
lando la polvere: il movimento va rallentandosi finchè poi il meccanismo
s’arresta e dobbiamo portarlo all’orologiaio. Che se lui lo ripulisce insuffi-
cientemente, ne vien di conseguenza non solo che bisognerà portarglielo di
nuovo dopo un tempo abbastanza breve, ma che in questo frattempo che ci
serviremo del nostro orologio, esso andrà sempre qualche minuto in ritardo;
in Nipponnishiki (nel quale, a sua volta, la durata della 3° è un
po’ maggiore che della 4") mentre in giallo Indigeno la 2* età è
un po’ più breve della 3° che è di ugual durata alla 4°. Questo
ci dice, rapportando la durata (attiva) di ogni età alla durata della
prima eta, |’ indice di durata delle età:
| > Er INDICE DI DURATA DELLE ETÀ N
| Età in Giallo indigeno in Treotti in Nipponnishiki
I 1 1 1
II 0,57 0,72 0,63
III 0,60 0,69 0,59
IV 0,60 0,86 0,55
V 0,97 = 0,74
Ts RAPPORTO DI DURATA TRA LE ETÀ
Età in Giallo indigeno in Treotti in Nipponnishiki
tra 2are 1a 0,57 0,72 0,63
tra 38 e 28 1,12 0,95 0,94
tra 42 e 32 1 1,25 0,94
tra 52 e) 42 1,50 _ 1,33
prima pochi, poi parecchi, poi molti, finchè ei decideremo a riportarlo al-
l’orologiaio.
Veramente io qualche volta lascio andare il mio orologio per molti giorni
anche delle mezz’ore in ritardo, pur di tornare il più tardi possibile alla
bottega dell’ orologiaio. Vedremo tra poco che i Treotti fanno qualche cosa
di simile accorciando di poco la durata delle età mentre si abbassa di molto
la capacità di accrescimento; indugiando, insomma, prima di ricorrere alla
muta, senza curarsi, diciamo così, di crescere con una velocità d’ accresci-
mento minore,
pe
Comparando la durata delle singole età dei « Treotti » colla
durata delle età nei Gialli indigeni e nei Nipponnishiki, dai cor-
rispondenti rapporti di durata:
| RAPPORTO DI DURATA DELLE ETÀ DEI TREOTTI
| Età con: i Gialli: indigeni coi Nipponnishiki
bee Tal ope 4 036 1,074 = 7,25 : 6,75
IL |:5,25:4 =1,310 on]
une] © hl 125049 14
IV | (6,25: 4,50 = 1,611)(1) | (1,660 = 6,25 : 3,75)(1) |
V | 6,25 : 6,75 = 0,926 1,25 =6,25:5 |
|
si rileva che nei « Treotti » la prima eta è un pochino più lunga
e le successive età sono notevolmente più lunghe che le rispet
tive dei Gialli indigeni e dei Nipponnishiki. (Il rapporto di durata
coi Nipponnishiki va salendo traverso le età, cioè la durata delle
età va accorciandosi in Treotti sempre meno che in Nippon. Ri-
spetto ai Gialli Indigeni è meno evidente la cosa). Quanto alla
durata complessiva (attiva) dello sviluppo, nei Treotti è note-
volmente più breve che nei Gialli indigeni (0,88), uguale a quella
dei Nippon.
II.) Accrescimento assoluto. — Il peso di nascita nei « Treotti »
è un po’ inferiore a quello dei Gialli indigeni (il 0,86) e notevolmente
superiore a quello dei Nipponnishiki (1’ 1,32). Se facciamo i rap-
porti ponderali dei « Treotti » colle 2 razze a 4 mute troviamo :
(1) Metto tra parentesi i rapporti di durata della 4% età dei Treotti colla
4° età dei Gialli e dei Nippon; perchè forse è più utile paragonare la quarta
età dei Treotti colla quinta che colla quarta età dei bachi a 4 mute:
l’ultima età dei Treotti corrisponde all’ ultima età dei bachi a 4 mute,
come se nei Treotti la quarta età fosse saltata (confrontare i rapporti di
durata tra le età in Treotti con quelli in Giallo e in Nippon).
Sarebbe molto interessante verificare se lo stesso possa dirsi dal punto
di vista morfologico.
.
— 100 —
RAPPORTI PONDERALI DEI TREOTTI
coi Gialli indigeni coi Nipponnishiki
Età Rea SET EE: EEE
tra i pesi | tra i pesi tra i pesi tra 1 pesı
iniziali | raggiunti iniziali raggiunti
il
I 0,865 1,040 1,323 1,896
11. 1,072 1,827 1,957 3,363
Ill 1,911 2,286 3,404 3,588
IV 2,188 2,221 3,464 5,128
V = 0,514 (1) = 0,786 (1)
1 Treotti avevano alla nascita un peso inferiore a quello dei
Gialli indigeni; ma nel corso della prima età li hanno già rag.
giunti e li superano d’ assai nel corso della seconda e più della
terza età. Nella terza età e nella quarta, hanno un peso più che
doppio del peso dei Gialli indigeni. Ma questi seguitano a cre-
scere in una quinta età e raggiungono, a pieno sviluppo, un peso
doppio del peso finale dei Treotti.
Il rapporto ponderale ( ese Giani faticori
nascita scende a 0,51.
Rispetto ai Nipponnishiki, i Treotti avevano già alla nascita
un peso notevolmente superiore; nel corso della prima e più della
seconda e terza età la superiorità s'accresce. Nella terza e nella
quarta età i Treotti hanno un peso più che triplo del peso dei
Nipponnishiki. Ma questi seguitano a crescere in una quinta età
e raggiungono un peso notevolmente superiore al peso finale dei
Treotti. Il rapporto ponderale (en) che era di 1,32 alla
nascita, diviene 0,786; s' inverte: alla nascita i Nipponnishiki
pesavano i “/s0 dei Treotti, a pieno syiluppo i Treotti pesano
i ‘8/10 dei Nipponnishiki (2).
) che era di 0,86 alla
(1) Rapporto tra i pesi finali, a pieno sviluppo, dei Treotti e dei bachi
a 4 mute.
(2) Se, invece di calcolare il rapporto ponderale tra i pesi raggiunti a
massimo sviluppo, che è quello che a noi importa per il problema dell’ ae-
crescimento, lo calcoliamo tra i pesi delle crisalidi o dei bozzoli, il suo va-
lore notevolmente si eleva, a favore dei Treotti. Consideriamo questi vari
rapporti ponderali, Indicando con Rs: il rapporto tra i pesi raggiunti a mas-
— 101 —
A parità di durata di sviluppo, con un peso di nascita note
volmente superiore, i Treotti raggiungono un peso finale infe-
riore a quello dei Nipponnishiki. Fatto singolare!
simo erescimento, con Re il rapporto tra i pesi delle erisalidi, con Rp il rap-
porto tra i pesi dei bozzoli:
peso Nippon. ___ peso Treotti peso Treotti
peso Giallo Indigeno peso Giallo Indigeno peso Nippon.
Rr = 0,698 Rr = 0,549 Rr = 0,786
Re = 0,655 Re = 0,596 Re = 0,9099
Rp — 0,637 Rp = 0,576 Rp = 0,905
peso Nippon.
peso Giallo Indigeno
a) il rapporto varia limitatamente. Il valore è mas-
simo per Rr, medio per Re, minimo per Rp. Che il valore di Re sia mag-
giore di Rp si spiega pensando alla minore ricchezza serica dei bozzoli del
Nippon. Che il valore di Re sia minore del valore di Ry dimostra che nella
maturazione e inerisalidamento il Nippon. perde più peso che il Giallo In-
digeno (partendo dal presupposto che i dati circa i pesi raggiunti a massi-
mo crescimento, pesi, al dire il vero, la cui determinazione è soggetta a
molte cause d’errore, lordi come sono di foglia e non facilmente individua-
bili data la maturazione che segue, sieno esatti).
peso Treotti
peso Giallo Indigeno
valore massimo è per Re, medio per Rp, minimo per Ry. Che il valore di
Re sia maggiore di Rp si spiega pensando alla minor ricchezza serica dei
bozzoli dei Treotti. Che il valore di Re sia maggiore del valore di Rr dimo-
stra che nella maturazione e inerisalidamento i Treotti perdono meno peso
che i Gialli Indigeni.
c) Per il rapporto
b) Per il rapporto la variazione è pure limitata. Il
peso Treotti 1
peso Nippon.
è per Re, di poco inferiore per Rn, notevolmente inferiore per Ry. Che
Re sia superiore, ma di molto poco, a Ry, si spiega pensando che la ricchezza
serica dei Treotti è un pochino inferiore a quella dei Nippon. Che il valore
di Rr sia notevolmente inferiore a Re dimostra che i Treotti perdono nella
maturazione e nell’incrisalidamento molto meno peso di quel che non per-
dano i Nippon. (partendo dal presupposto come sopra’.
Ora, se prendiamo a misura degli accrescimenti assoluti delle varie razze
invece che il peso del baco a massimo sviluppo, i pesi del bozzolo o della
erisalide, da rapportare al peso di nascita:
a variazione è più lata. Il valore massi-
Giallo indigeno Nippon. Treotti
Peso nascita . . . 0,00052 0,00034 0,00045
Peso crisalide . . . 1,648 1,080 1,116
BESONDOZZOLON as pa 1.936 1,223 0,9827
peso crisalide ‘ 91R2@
etna 3169,2 3176,5 2183,8
e e O 3597 2480
peso nascita
E dunque sempre nettissima la differenza degli accrescimenti assoluti
(anche a calcolarli sul peso delle crisalidi o dei bozzoli) tra le razze a 4 mute
— 102 —
Ma completiamo prima l'analisi dei dati di sviluppo e poi
cercheremo di spiegarci il comportamento dei Treotti.
I dati dell’accrescimento assoluto e relativi rapporti:
RAPPORTI DI ACCRESCIMENTO ASSOLUTO DEI TREOTTI |
Età coi Gialli indigeni coi Nipponnishiki
I Up Bera By EA ze so eA SS
II 168582 SO 2 leo) | 168,8 6b, 2a
III 1082 se AOR == 2,040 1082 een
IV 5000 ra OAS meee) 5000 Se er
v | 5000 :8422 =0,594(1) | 5000 :8417 = 0,59 (1)
ci ripetono, con più diretta evidenza, quanto già esprime
vano i valori dei pesi iniziali e raggiunti e i rapporti ponde-
rali. A sviluppo completo i Treotti arrivano a un accrescimento
assoluto poco più che metà (0,594) di quello che i Gialli indigeni
e i Nipponnishiki raggiungono (per le due razze a 4 mute, sap-
piamo già, è identico) (V. diagrammi: Tav. I fig 4, Tav. II fig. 4).
III.) — Quoziente d’accrescimento. — Anche nei Treotli, come
nei Gialli indigeni e nei Nipponnishiki, il quoziente d’ accre-
scimento è massimo nella prima età e minimo nella quinta.
Traverso le età va con regolare progressione degradando: nella
seconda si riduce a 0,60 di quel che era nella prima età, nella
terza a 0,67 della seconda, nella quarta a 0,73 della terza.
Mentre nelle razze a 4 mute il quoziente d’accrescimento
cala bruscamente tra prima e seconda età, riducendosi ad un
colpo a metà (Nipponnishiki) 0 meno (Gialli); ma nelle età suc-
cessive scema di poco (può anzi dapprima leggermente risalire:
terza età Nipponnishiki).
e i Treotti (Rapportando l’acereseimento, calcolato sul peso delle erisalidi,
c & a 3169,2 + 3176,5 2179 ar
dei Treotti a quello delle razze a 4 mute [valore medio: i —= = 3172,55]:
2183,8 : 3172,8 = 0,688
Anche a calcolarlo sul peso delle crisalidi UV accrescimento assoluto dei
Treotti è sempre men che 7/10 di quello delle razze a 4 mute.
(1) Rapporto tra gli accreseimenti assoluti, a pieno sviluppo, dei Treotti
e dei bachi a 4 mute.
CSO
RAPPORTI TRA I QUOZIENTI D’ACCRESOIMENTO
Età nei Gialli indigeni | nei Treotti nei Nipponnishiki
|
trae sen Le 0,427 | 0,600 0,502
tra 3#'e 2° 0,951 0,671 1,090
tra 4% e 38 0,812 0,739 0,363
tra 58 e 42 0,986 _ 0,842
RAPPORTI DI ACCRESCIMENTO RELATIVO DEI TREOTTI
Età coi Gialli indigeni coi Nipponnishiki
I Ire ASL A233 ilies 9
II 10,27 6,037 17701 71310527 5,994
II |, 6,888: 5,745 = 1,199 1,054==6,8832226:533
IV 5,09 : 5,010 = 1,016 0,904 = 5,09 : 5,637
V O30 94942) = 031) 5072535509 4,746
Sieche il quoziente d’accrescimento che nella prima età era
nei Treotti superiore, più (ai Nipponishiki) o meno (ai Gialli) notevol-
mente, a quello delle razze a 4 mute e nella seconda età dive-
niva di molto superiore (perchè diminuiva assai meno di quello) (2),
(1) Rapporto tra 1’ accrescimento relativo dell’ ultima età (48) dei Treotti
e dell’ ultima età (58) dei bachi a 4 mute.
(2) Il fatto che nei Treotti l’accrescimento nella seconda età è ancora di
1:10,8, benchè nella prima età sieno già cresciuti di 1:17,1; mentre nei
Gialli indigeni nella seconda età si riduce a 1:6, dopo un accrescimento di
1:14 nella prima età, conferma sempre più chiaramente che la caduta del
quoziente d’acereseimento, lalla prima alla seconda età, non dipende da una
tendenza all’antolimitazione dell’acerescimento in peso o in volume per fattore
meccanico o fisieo chimico ( giacchè i Treotti che son cresciuti di più nella
prima età raggiungendo un peso, non solo relativamente, al peso di nascita,
ma anche in valore assoluto, superiore a quello dei Gialli indigeni, conti-
nuano a presentare un quoziente d’acereseimento superiore anche nella
seconda età).
— 104 —
nella terza età resta ancora superiore, ma di poco; e nella quarta
scende a divenire uguale (ai Gialli) o un poco inferiore (ai Nip-
ponishiki). (V. diagrammi Tav. II fig. 4, Tav. IV fig. 4)
IV.) Velocità d’acerescimento. — Studiando i valori della ve-
locità d’acereseimento nelle varie età dei Treotti comparativa-
mente a quelli dei Gialli indigeni e dei Nipponnishiki, calcolando i:
; RAPPORTI TRA LE VELOCITÀ D'ACORESCIMENTO
in Nipponnishiki
Età in Gialli indigeni in Treotti I ee
del maggio del luglio
trae22 es 0,744 0,829 0,796 0,681
tra 32 e 29 0,818 Ol leiste 0,819
|
il
tra Aare 38) 0,873 0,591 0,920 1,184
tra 58 e 42 0,680 sr 0,631 0,516
si rileva che anche nei Treotti, come nei Gialli Indigeni e nei
Nipponnishiki, la velocità d’accrescimento va abbassandosi di età
in età. Però, mentre nelle razze a 4 mute la caduta della ve-
locità d’accrescimento tra prima e seconda ela è maggiore che
tra seconda e terza e tra terza e quarta (1) (maggiore ancora
è però tra quarta e quinta età), nei Treotti la caduta della ve-
locità d’accrescimento tra prima e seconda età è minore che
tra seconda e terza, minore a sua volta che tra terza e quarta
età: l'abbassamento di velocità d’ accrescimento è progressiva-
mente accelerato. (V. diagramma Tav. II fig. 4).
Notare che la velocità d’accrescimerto della prima età è nei
Treotti già notevolmente superiore a quella delle razze a 4 mute.
Nella seconda età diventa ancora superiore, perchè dalla prima
alla seconda età subisce abbassamento minore.
(1) Che anzi la velocità d’aecrescimento può risollevarsi un poco alla
terza età (Nippon. del maggio) o alla quarta (Nippon. del luglio).
— 105 —
Nella terza età si conserva un po’ superiore rispetto ai Gialli,
ma è già notevolmente inferiore rispetto ai Nipponnishiki. Nella
quarta età la velocità d’accrescimento nei Treotti è divenuta molto
inferiore alla velocità d’ accrescimento delle razze a 4 mute
(i 7/10 della velocità dei gialli, i °/10 della velocità dei Nippon.) (1).
È quel che ci dicono i:
RAPPORTI DI VELOCITÀ D'ACORESCIMENTO DEI TREOTTI 5
Eta coi Gialli indigeni coi Nipponnishiki
I 2;d00)s) 2,028 = 11163 1339253608169
II 129562.21,510==315295 1,388 = 1,956 : 1,409
Ul 1,377 : 1,235 = 1,115 0,843 = 1,377 : 1,633
IV 0,814 : 1,078 = 0,755 0,542 = 0,814 : 1.503
Vv 0,814 : 0,734 = 1,109 (2) 0,868 = 0,814 : 0,949
In verità io non so darmi ancora una netta e completa spie-
gazione di questo singolare divario, circa la velocità d’ accre-
scimento, tra razze a 4 mute e Treotti. Probabilmente lo studio
della curva esatta, giorno per. giorno, dello sviluppo del baco in
ogni singola età, ci darà la soluzione integrale del problema; e
(1) La velocita media di accrescimento, calcolata rapportando 1’ aceresci-
mento finale assoluto alla durata complessiva dello sviluppo, è peri Treotti
i 59/100 di quella dei Nippon; lo stesso rapporto che corre tra gli accresci-
menti assoluti: naturalmente, dato che la durata dello sviluppo per le razze
x
è identica.
5000 : 23 e 3/4 = 210,5 velocità media d’accrescimento dei Treotti
8417 :23 e 3/4 = 354,4 » » » » Nippon.
> . = . & TIRA Treotti __ 210,5 _ nr
Rapporto di velocità media di acerescimento “e rn 0,594
(come 5000 : 8417 — 0,594).
Non si può calcolare la velocità media d’accrescimento facendo la media
delle velocità d’accrescimento delle varie età: perchè le età non sono tutte
di eguale durata e perciò le diverse velocità d’accrescimento s’esercitano per
un numero diverso di giorni. Così calcolata, la velocità media d’ accresci-
mento dei Treotti risulterebbe superiore (1,627) a quella dei Nippon. (1,452).
(2) Rapporti tra la velocità d’accrescimento dell’ultima età (48) dei Treotti
e dell’ ultima età (4°) dei bachi a 4 mute.
-
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 8
— 106 —
l’esame isto-fisiologico ci confermerà e preciserà il determinismo
dei fenomeni.
Non bisogna dimenticare del resto che noi guardiamo il pro-
blema dello sviluppo dal punto di vista del metabolismo e più
specialmente del catabolismo; ma lo sviluppo è, diciamo così,
prodotto dell’interazione di più fattori. E, dopo di aver messo in
evidenza tutta l’importanza del fattore catabolico, sarebbe molto
interessante stabilire, con lo studio della morfologia dello sviluppo,
la parte che ha il fattore morfologico nel determinismo di questo
o quel tipo di sviluppo. Lo studio morfologico dei Treotti do-
vrebbe portarci elementi preziosi al riguardo.
Concludiamo : I Treotti hanno un peso alla nascita superiore
al peso dei Nipponishiki e uguale durata (attiva) di sviluppo (1);
ed hanno anche, nella prima età, una capacità di accrescimento
(quoziente di accrescimento e velocità di accrescimento) notevol-
mente superiore. Eppure il peso che raggiungono a sviluppo com-
pleto è notevolmente inferiore a quello dei Nipponnishiki; è solo
5000 volte, invece che 8420 volte, 1i peso di nascita (cioè ap-
pena i ?°/100 del peso che dovrebbero raggiungere). (2)
(1) Per questo è più agevole confrontare i Treotti ai Nipponnishiki che
ai Gialli indigeni. Del resto abbiamo visto che l'andamento dello sviluppo è
uguale nelle razze a 4 mute, annuali o bivoltine che siano.
(2) L'importanza delle conclusioni ch'io sto per trarre da questi dati è
grande e presuppone la certezza che il comportamento da questi dati espresso
sia veramente caratteristico dei Treotti: tutt? e soli e sempre è bachi a 3 mute
si comportano così.
Io non ho per ora altri miei dati da portare a confronto e conferma
(v. nota 2 a pag. 54). Ma Dandolo ci dà notizie circa i bachi a 3 mute che ai
suoi tempi si allevavano in più luoghi della Lombardia:
«Le uova di questa specie di bachi non sono che di un undicesimo meno
pesanti di quelle dei bachi comuni, essendochè 39168 di queste ultime fanno
un’oncia, quando per fare un’oncia di quelle sono necessarie 42620. I bachi
poi di 3 mute e i loro bozzoli sono di due quinti più piccoli in confronto
dei bachi comuni e de’ bozzoli loro ... voglionsi più di 600 bozzoli per for-
marne una libbra, quando degli altri bastano 360 in circa » (pag. 303 op. cit.).
A voler precisare, traducendo nelle nostre misure (un’oncia milanese cor-
risponde a gr. 27,232):
le uova dei bachi comuni pesano gr. 0,000695
le uova dei Treotti . . » » 0,000638
e siccome, secondo Dandolo, i neonati dei bachi comuni pesano grani 1=
— Alari =
Corae mai? perchè ?
Eh, io credo perchè sono Treotti, perchè fanno 3 mute in-
vece di 4, perchè, diciamo così, fanno l'economia di una muta
economia malintesa! La muta è mezzo eccellente per sbarazzare
l'organismo dei prodotti catabolici che vanno man mano accumu-
landovisi, scorie e ceneri dei processi di assimilazione e dissimi-
lazione, e che, come polvere che lenta ma continua s’infiltri tra
gl’ingranaggi d’un orologio, vanno progressivamente rallentando
la marcia anabolica dell'organismo. Non che colla muta il baco
ritorni alla purezza, alla verginità materiale ed energetica della
‘prima età, ma certo è come ringiovanito (1) e pronto ad un nuovo
sbalzo anabolico; dopo il quale una nuova muta reintegrerà quasi
il ringiovanimento.
Difatti, nei bachi a 4 mute, dopo la caduta brusca tra pri-
ma e seconda età, traverso le età successive la velocità d’accre-
scimento subisce abbassamenti ulteriori meno forti.
Se nei Treotti l'abbassamento della velocità d’accrescimento
è progressivamente accelerato, sicchè la muta sembra divenire
sempre più insufficiente a reintegrare il ringiovanimento dell’or-
ganismo, gli è forse perchè i Treotti, per risparmiarne una, ri-
corrono, diciamo così, troppo tardi alle mute.
Come ho dichiarato fin da principio io non mi tengo ancora
in grado di tracciare, giorno per giorno, la curva esatta dell’ac-
crescimento per ogni singola età; ma, per quel che ho visto fi-
nora, mi pare che nei bachi a 4 mute (annuali o bivoltini che
siano) la muta intervenga a troncare Il’ accrescimento proprio
= gr. 0,0004727, facendo la proporzione:
0,000695 : 0,0004727 = 0,000638 : X X = 0,0004339
sarà il peso dei neonati di Treotti.
Rapportando a questo peso il peso raggiunto dai Treotti (3/; del peso
raggiunto dai bachi comuni che è gr. 4,49; cioè 2,69): 2,69 : 0,0004339 = 6190.
Dunque l’accrescimento assoluto dei bachi a 3 mute è di 6190 volte, dal
peso di nascita a quello di massimo sviluppo. Ed essendo di 9500 volte per
i bachi comuni (sempre negli allevamenti del Dandolo): 6190 : 9500 = 0,65.
Il peso che raggiunyono a pieno sviluppo i bachi a 8 mute è, secondo i
dati del Dandolo, è 65/100 del peso che « dovrebbero » raggiungere. Piena con-
cordanza con i nostri risultati.
(1) Chi potrebbe negarlo? « I Chinesi conoscono l’importanza della muta
chiamando col nome di prima, seconda e terza giovinezza i vari stadi della
vita del baco, quasi fossero altrettanti rinascimenti » (Cornalia op. eit.).
SAI
quando comincerebbe a rallentarsi (passaggio alla concavità in-
feriore nella curva del Deschamps) o poco dopo; nei Treotti invece
l'accrescimento continua rallentato per un certo tempo e più tar-
diva interviene la muta (1). È così che i Treotti riescono a fare
in 24 giorni di vita attiva larvale, solo 3, invece di 4, mute; ma
l'economia è malintesa, ripeto, e dimezza il profitto del bilancio
vitale (2).
(1) Una bella conferma alle mie osservazioni ho trovato tra le « Obser-
vations comparées sur les vers chinois à trois mues et les vers à quatre
mues » di Suda (Bulletin de 1’ Assoc. Serie. du Japon N 1 1915).
« Il est A remarquer que ces vers chinois 4 3 mues sont de races va-
riées; car on peut distinguer parmi eux ceux qu’ on nomme « Kimeko »,
ceux qui sont rayés de noir à chaque anneau, ceux qui sont tachés de noir
etc, mais tous ces vers ont le corps gros ct assez brillant. Quand la mue
est proche, leur corps devient sensiblement plus brillant, et ils n’ entrent pas
immédiatement en mue, mais continuent a manger pendant deux ou trois jours
après que leur corps est devenu plus brillant: c'est la une de plus grandes
differences qu’ il y-ait entre les vers a 3 mues el les vers ordinaires.
(2) Credetemi! è con un certo senso di rammarico che io giudico così
severamente i Treotti, perchè invece, vi confesso, è la razza di bachi alla
quale io sono più vivamente affezionato. Gratitudine ? forse. Ma certo anche
simpatia istintiva perchè non avevo ancora fatta buona amicizia coi bachi,
che, saputa appena l’esistenza di Treotti, feci modo e maniera di procu-
rarmeli. Colgo volentieri l’occasione per ringraziare vivamente il prof. Acqua
che, sempre gentile, me li mandò, presentandomeli come una delle super-
stiti (poche ahime!) razze cinesi d’ importazione Mari.
Desideroso di studiare altre razze a 3 mute per confronto e conferma,
lo scorso anno pregai il prof. Hirowo Hito del Sericultural College di Tokjo
perchè me ne inviasse; ed egli gentilmente mi mandò (nel febbraio) cam-
pioni di 4 razze di Treotti: Corean, Watako, Murasakiko e Tan-O-shohei.
Ma, purtroppo, ben poche uova schiusero : e i pochi nati, malgrado tutte
le cure prodigate per salvare la razza, morirono l’un dopo l’altro.
Spero che il prof. Hirowo Hito vorrà esser tanto gentile da rinnovarmi
l'invio.
Cercai anche qui in Italia di procurarmi altri bachi a 3 mute; ed ebbi
dal prof. Grandi che ora si sta dedicando allo studio dei bachi (io considero
le sue preziose energie ormai assicurate al campo della bachicoltura) por-
tandovi tutta la sua profonda esperienza di morfologo e biologo degli in-
setti, dei « Treotti dello Schensi », gentilmente inviatigli dal prof. Pigorini
della Stazione di Padova. Ho trovato questi « Treotti dello Schensi » affatto
simili ai « Treotti dello Chantoung » inviatimi dal prof. Acqua della Stazione
di Ascoli (bachi bianchi, bozzoli lunghi, con un polo appuntito, gialli e rosa
nella proporzione di circa 3:1).
Io questo giugno 1922 ho preparato molti ineroci per l’anno venturo al
fine di studiare l’ereditä del metabolismo larvale e ho, tra l’altro, inerociato i
— 109 —
È così vivo il desiderio che ho di render chiaro il mio con-
cetto che mi spinge a fare ai lettori.... una confessione. Io sono
un poco disordinato e non ho la lodevole abitudine di mettere a
sesto quotidianamente il mio tavolo di lavoro. Cosa succede ?
che ben presto, specie nei periodi di intensa attività, il mio ta-
volo va ingombrandosi, e comincia a divenire sempre più sen-
sibile il perditempo che m’ impone il dovere ora accatastare dei
fogli, ora cercare una lente, ora scansare dei ‘tubetti: con
progressivo scapito del rendimento delle mie ore di lavoro. Fin-
chè mi decido a sospenderlo per un poco il lavoro, per riordi-
nare il tavolo, per fare quel che io chiamo: la mudla. Bene, io
so benissimo, che, se avessi la buona abitudine di riordinare più
di frequente il mio tavolo, risparmierei del tempo ovverosia
nello stesso periodo di tempo concluderei di più, come sono an-
che convinto che, se mi inducessi più raramente... a far la muta,
perderei più tempo ancora di quel che non soglia perdere. Mi
spiego ?
miei Treotti con varie razze a 4 mute. Già ora, luglio, sto allevando i « ma-
schi Treotti x femmine Nipponnishiki » che hanno in buona parte conser-
vato il bivoltinismo (eredità materna) e che, a quanto pare, si serbano Treotti
(carattere dominante !). i
Non è mica improbabile (e nemmeno contradittorio) che dopo aver detto
male, da un punto di vista teorico, dei Treotti, io finisca col far loro réclame
nella pratica. Perchè «2 bozzoli che dà questa razza di bachi hanno una seta
più bella e più fina dei bozzoli comuni. Il filatore però non paga i detti boz-
zoli più dei bozzoli comuni... (pag. 304 Dandolo op. cit.)... Separata, come è
generalmente, l’arte di produr la galetta da quella di filar la seta, ne viene
tra il produttore dei bozzoli e il filatore una specie d’ isolamento dannoso
forse ad entrambi. Perciò quasi nessuno o ben pochi coltivano per sistema
i bachi di 3 mute... Se io facessi il filatore nelle mie bigattiere non darei luogo
che a bachi a 3 mute e a bachi bianchi (pag. 308) ». E questa della finezza della
seta dev’essere una caratteristica dei Treotti, comune cioè a tutti i bachi a
3 mute. « Sembra quindi che in questo baco le filiere sieno più fine, o al certo
proporzionate alla sua grandezza rispettiva » (p. 304 Dandolo).
Difatti per Treotti dello Chan-Toung-Suda (lav. cit.) trova che: « Le titre
des cocons des vers A 3 mues est plus fin que celui des cocons des vers
Aojuku et à peu près égal pour les deux bouts du fil. La qualité du fil des
cocons des vers à 3 mues est bonne, mais leur défaut est que le rendement
est reStreints ».
Bené, io proverò cogli incroci a riunire in una razza le buone qualità
dei Treotti e i vantaggi dei bachi a 4 mute.
— 110 —
CONCLUSIONE (1).
Il baco da seta nella sua vita larvale presenta un accresci-
mento straordinariamente imponente e rapido: in un mese o poco
più di vita raggiunge un peso quasi 9000 volte quello della nascita.
Come e perchè ?
Il segreto del baco è quello stesso di tutti gl’ insetti olome-
taboli (2). Il baco in tutta la sua vita larvale non fa un passo
avanti sulla via dell’ evoluzione strutturale a farfalla (3), non
(1) I dati di fatto sono chiaramente riassunti nelle tabelle e rappresen-
tati nei diagrammi; le osservazioni più salienti che siamo venuti facendo
colla nostra analisi risaltano in corsivo nel testo. Ora, sintetizzando le os-
servazioni, dai fatti traggo la conclusione generale.
(2) Mi permetto di raccomandare vivamente a quelli dei miei lettori che si
stiano occupando della biologia di qualche insetto, di voler completare le loro
ricerche colla determinazione della ‘curva di sviluppo.
Il metodo è semplicissimo e non richiede nè tempo, nè cure speciali
per chi tenga, ad altro scopo, allevamenti: determinare, su un numero suf-
ficiente di individui, i pesi iniziali e finali di ogni età, pesando cioè |’ in-
setto alla nascita e ad ogni muta (possibilmente prima e dopo la muta) e
a maturità (maturità larvale per gli Olometaboli nei quali 1’ accrescimento
si compie tutto e solo nello stadio larvale, maturità imaginale per gli emime-
taboli nei quali l'organismo contemporaneamente s’aceresce e s’evolve); no-
tare le date relative.
Ho fede che sorgerebbe un nuovo capitolo interessante nella Fisiologia Com-
parata degli Insetti.
Io, appena mi sarà possibile, imprenderò lo studio di qualche emime-
tabolo per compararne lo sviluppo, l'accrescimento a quello degli olome-
taboli.
Prevedo che ne risalterà tutto il vantaggio che c'è a fare ogni cosa a
suo tempo (l'accrescimento nello stadio larvale, la evoluzione morfologica
nel periodo ninfale, la riproduzione nello stato imaginale)
x
La Natura nel mondo degl’ Insetti si è sforzata di raggiungere, e tra-
verso molti gradi di passaggio vi è riuscita, l’olometabolismo, per la di-
sgiunzione netta dell’accrescimento dalla differenziazione; come nel mondo
dei Vertebrati poco per volta è giunta, perfezionando il cuore, alla circola-
zione doppia, per la separazione completa del sangue arterioso dal venoso.
(3) Qualche passetto veramente lo fa, ma è trascurabile dal nostro punto
di vista,
— lil —
fa che crescere mangiando senza posa (1), e accumulando cosi
un ricco capitale plastico ed energetico (che spenderà poi senza
risparmio nello stadio di vita ninfale, nel travaglio della meta-
morfosi). Ma una così intensa attività di ricambio materiale fa in-
vecchiare rapidamente I organismo; se non che di tanto in tanto,
con processi di muta, il baco risorge a giovinezza novella.
Si direbbe anzi che da ogni muta il baco esca con vigore
moltiplicato e sempre più forte capacità di accrescimento.
« L'osservazione empirica, affermata da tutti i sericicultori,
dimostra con evidenza, benchè sotto una forma vaga e indeter-
minata, che nelle tre prime età il baco cresce lentamente, che
nella quarta l'accrescimento diviene più rapido, infine che nella
quinta o ultima l'accrescimento diviene assai rapido e raggiunge
un massimo elevatissimo comparativamente alla età precedente»(2).
(1) In verità io non conosco nome più appropriato di quello che noi
Umbri diamo ai bachi da seta: « li magnanti » : i mangiatori per eccellenza,
gli esseri che non vivono che per mangiare. Perchè in fondo il baco, come
tutte le larve degli olometaboli, è « un’ intestino che cammina» 0, direbbe
Leonardo da Vinci, « un transito di cibo >.
(2) Lucrani e Lo Monaco. — Sui fenomeni respiratori delle larve del baco
da seta (la citazione è tradotta dal francese degli Archives Italiennes de
Biologie 23 1895, non avendo dapprima consultato gli Atti R. Ace. Georgo-
fili 1895 v. XVIII fase. II).
Ho fatto il mio lavoro senza avere altra conoscenza bibliografica sul
problema dell’acerescimento che le parole di Houssay da me riportate nel-
l’ Introduzione. Poi, desideroso di farmi una cultura generale sul problema,
ho cominciato a leggere l’Ostwald « Uber die Zeitlichen Eigenschaften der
Entwiklungsvorgänge » Roux Vorträge Leipzig, 1908, e vi ho trovato citate
le ricerche di Lreiani sull’accrescimento del baco, delle quali, confesso,
ignoravo l’esistenza. Mi sono affrettato a leggerle e a meditarle; mi riservo
di analizzarle in un prossimo lavoro nel quale cercherò di riassumere e
coordinare quanto si sa sul metabolismo del baco.
Non mi pento di avere, stavolta, abbordato sperimentalmente il problema
senza una precedente preparazione bibliografica. Anche in guerra si davano
dei casi nei quali conveniva muovere all’assalto d’una posizione con attac-
chi diretti di fanteria, senza precedenti azioni di fuoco. La preparazione
bibliografica è una artiglieria, magari a lunga portata, che facilita di molto
l’azione, ma innegabilmente sconvolge anche molto il terreno e sforma le
linee naturali del problema (e qualche volta quando arriviamo noi fanti non
ci troviamo che un gran rottame di fatti).
Vero è.... che non è più il tempo di Napoleone e nemmeno di Claude
Bernard e Pasteur; e anche la ricerca scientifica oggi ha preso tutto l’an-
damento d’una..... guerra di trincea |
— 112 —
È quel che ci dicono le curve di accrescimento assoluto (v. Tav.
T fig, 152,3, 4).
Ma un'analisi un po’ meno superficiale dei fenomeni ci rivela
che in realtà le cose procedono tutto alla rovescia. Col progre-
dire delle età diviene, sì, sempre più imponente, considerato nel
suo valore assoluto, aumento di peso, ma in realtà la capacità
e la velocità d’accrescimento, massime nella prima età, traverso
le età successive van degradando fino a scendere nella quinta a
un valore minimo che è '/; o meno della capacità e velocità
d’accrescimento iniziali. Se nella curva di accrescimento assoluto
« l’innalzarsi dal livello dell’ascissa è lentissimo nelle due prime
età, si accentua alquanto nella terza, assai più nella quarta, per
raggiungere infine rapidamente nella quinta un’altezza colossale
che tocca l’acme quando il baco è maturo » (1); nella curva di ac-
crescimento relativo invece o dei quozienti di accrescimento, l’in-
nalzarsi dal livello dell’ascissa, tanto forte nella prima età, smi-
nuisce bruscamente nella seconda e seguita nelle successive età
a diminuire (v. Tav. II fig. 1, 2, 3, 4). Lo stesso fatto, più chia -
ramente ancora, esprimono le rappresentazioni grafiche dell’ ac-
crescimento assoluto e relativo con aree proporzionali, rispetti -
vamente, agli indici di accrescimento assoluto (v. Tav. II fig. L,
2, 3, 4) e ai quozienti di accrescimento (v. Tav IV fig. 1, 2, 3, 4).
Il diagramma della velocità d’acerescimento ci mostra pure
nettissimamente un rallentamento progressivo traverso le eta.
(Aye bee. NOM Se as TA):
Evidentemente la giovinezza novella cui risorge il baco di
tratto in tratto colla muta è pur sempre un ringiovanimento re-
lativo e la vera giovinezza del baco è la sua prima eta (2). Certo
però che è per il processo periodico delle mute se il baco rag-
giunge lo sviluppo che raggiunge. Cosa fa la muta ? Il meno che
(1) Luciani (in collaborazione con Lo Monaco). — L’acereseiniento pro-
gressivo in peso e in N del baco da seta in rapporto all’alimentazione ne-
cessaria nelle età successive. — Rendie. Accademia Lincei vol. VI fase. 5,
7 marzo 1897.
(2) Veramente la vera giovinezza del baco non è neanche la sua prima
età larvale: è, come per tutti gli esseri viventi, il suo periodo di sviluppo
embrionale. :
Io mi propongo di studiare quanto prima la curva di sviluppo embrionale
del baco non senza tener presente che « parrebbe che mute debbano avve-
rarsi anche in data anteriore allo stato larvale (pag. 176 Verson op. eit.).
— 113 —
faccia è fornire al corpo una nuova superficie cuticolare più
ampia e più distensibile. La muta rinnova l’ apparato digerente,
la muta sbarazza l’organismo dei prodotti catabolici che vanno
man mano accumulandovisi, scorie e ceneri dei processi di assi-
milazione e dissimilazione, e che, come polvere che lenta ma
continua s’infiltri tra gl’ingranaggi d’un orologio, vanno progres-
sivamente rallentando la marcia anabolica dell'organismo: la muta
rinnova e sbarazza e rende |’ organismo capace di un nuovo
sbalzo anabolico.
L'importanza che il processo della muta ha nello sviluppo
del baco è messa in chiara luce dal confronto dei bachi ordinari
a 4 mute coi Treotti o bachi a 3 mute.
Nei bachi a 4 mute la capacità d’accrescimento dalla prima
alla seconda età s’ abbassa bruscamente; si riduce d’ un colpo a
metà o meno e nelle età successive tende ancora, più o meno
sensibilmente, a diminuire.
Anche per la velocità d’accrescimento che pure discende con
più regolare progressione, la caduta tra la prima e la seconda
età è maggiore che nelle successive tra loro (1). Ed è ben na-
turale. Nella prima età l’organismo era giovane, nella seconda è
ringiovanito; nelle successive età capacità e velocità d’accresci-
mento subiscono poco abbassamento ulteriore, perchè la muta è
presso a poco sufficiente a reintegrare il ringiovanimento. L’ or-
ganismo si purga colla muta, ma se la muta basta a ripulire
ogni volta l'organismo si da rendergli possibile un nuovo sbalzo
anabolico, non può mai però raggiunger I’ effetto di restituirlo
nelle condizioni di purezza, di verginità materiale ed energetica
della prima età.
Questo comportamento è comune a tutti i bachi a 4 mute, an-
nuali o polivoltini che siano. Al voltinismo non sono inerenti
modificazioni profonde del tipo metabolico postembrionale e forse
nelle razze a 4 mute la differenza di peso finale, a pieno svi-
luppo, può quasi sempre riportarsi a differenza di peso iniziale
(alla nascita).
(1) Se la causa essenziale della progressiva discesa fosse la tendenza
all’autolimitazione volumetrica e ponderale o magari l’impoverimento della
foglia, questa discesa dovrebbe procedere di pari passo coll’avanzare del-
l'accrescimento o della stagione; presentare ad es. abbassamento più forte
tra terza e quarta età che tra prima e seconda: discesa dunque progressi-
Aamente accelerata.
1 =
Nel bianco giapponese bivoltino Nipponnishiki capacità e ve
locità d’accrescimento nella prima età sono minori che nei Gialli
Indigeni (annuali); ma, traverso le età successive, vanno subendo
diminuzioni meno forti che nei Gialli (rispetto ai quali si eleva
il quoziente d’accrescimento delle età e se ne accorcia anche la
durata) tanto è vero che in meno di 24 giorni (di vita attiva) i
Nipponnishiki raggiungono un peso 8420 volte circa il peso di
nascita, come i Gialli Indigeni in 27 giorni.
Ma i Treotti non si comportano così.
I Treotti hanno un peso alle nascita superiore al peso dei
Nipponnishiki e uguale durata (attiva) di sviluppo; ed hanno an-
che, nella prima età, capacità e velocità d’accrescimento notevol -
mente superiori. Eppure il peso che raggiungono a sviluppo com-
pleto è notevolmente inferiore a quello del Nipponnishiki; è solo
5000 volte, invece che 8420 volte, il peso di nascita (cioè appena
i 2/0 del peso che dovrebbero raggiungere).
Come mai? perchè ?
Proprio perchè sono Treotti, perchè fanno 3 mute invece
di 4, perchè, diciamo così, fanno economia d’ una muta: econo-
mia malintesa! (1).
Nei Treotti la capacità d’accrescimento, invece di calare bru-
scamente tra prima e seconda età per poi restare approssimati-
vamente costante, va con regolare progressione degradando. E
la velocità d’accrescimento presenta, traverso le età, cadute sem-
pre più forti \tra terza e quarta maggiore che tra seconda e
terza, maggiore a sua volta che tra prima e seconda) si che da
notevolmente superiore che era rispetto a quella dei bachi a 4
mute, finisce col diventare alquanto inferiore. Se nei Treotti la
capacità d’accrescimento continua ad abbassarsi fortemente di età
in età, e la discesa della velocità d’ accrescimento progressiva-
mente si accelera, si che la muta sembra divenire sempre più
insufficiente a reintegrare il ringiovanimento dell’organismo, gli è
torse perchè i Treotti, per risparmiarne una, ricorrono, diciamo
così, troppo tardi alle mute.
(1) Intendiamoci, questa e simili espressioni vanno prese cum grano salis.
Come sarebbe un po’ ingenuo chi desse del minchione al baco perchè
utilizza tanto poco di tutto quello che ingoia. E potrebbe sentirsi rispon-
dere: « E chi se ne buschera dell’economia..... vostra ?! » (la risposta, natu-
ralmente, il baco — lw magnante — la dà nel suo linguaggio, che è il rumore
delle sue mascelle in movimento).
— 115 —
Forse nei bachi a 4 mute la muta interviene a troncare l’ac-
crescimento proprio quando comincerebbe a rallentarsi; nei Treotti
invece l'accrescimento continua rallentato per un certo tempo e
più tardiva interviene la muta.
È così che i Treotti riescono a fare in 33 giorni di vita lar-
vale solo 3 invece di 4 mute, ma l’economia è malintesa, ripeto,
e dimezza il profitto del bilancio vitale.
* * *
Dal punto di visto pratico due corollari si possono logica-
mente dedurre dalle nostre ricerche:
1) — La prima età è la più importante nello sviluppo del
baco; non saranno mai troppe le cure che si prodigheranno al
baco nella sua prima età. Le cure più sollecite prodigate al baco
nelle cosiddette eta decisive, quarta e quinta, costeranno senza
confronto di più e non varranno a compensare gli effetti funesti
d’ un’ incuria nelle prime età. I disastri della quarta e quinta
età sono, il più delle volte, nodi che arrivano al pettine.
2) — L’avvenire di un’età è tutto nel processo di muta che
la precede (1). Dalla misura nella quale l'organismo si sbarazza
(1) Intendo: per bachi giunti in condizioni normali di salute alla muta.
Che altrimenti potrebbe non meno a ragione dirsi che l’esito d’una muta di-
pende dalla età che la precede. Certo la muta è un pettine al quale arrivano
i nodi dell’età e spesso si spezzano. E se tutti si spezzassero sarebbe tanto
meglio per noi. Invece molti bachi riescono a fare bene o male la muta e
muoiono poi nell’età successiva dopo averci sprecata foglia e, quel che è
peggio, infettati i compagni. Senza dubbio noi avremmo tutto 1’ interesse
che i bachi più deboli andassero eliminati nelle prime età senza rubarci
tempo, spazio e foglia. Orbene i Chinesi coi loro metodi sembra raggiungano
proprio questo scopo. « La mortalità che deve avvenire in qualunque alleva.
mento col metodo nostro si verifica nelle ultime età e col metodo chinese
nelle prime ed è quindi meno dannosa » (pag. 158 Dell’allevamento dei bachi da
seta în China Castellani),
Io non mi azzarderò, per ora almeno, a raccomandare ai nostri bachi-
cultori l’uso chinese del carbone e della calce, ma nemmeno mi stancherò di
ripetere loro la regola: « Ad ogni dormita fare una rigorosa separazione dei
tardivi e buttarli via se non prendono sonno prontamente » (pag. 168, Castellani
op. cit )
I tardivi, se anche non sono già specificamente malati, rappresentano
sempre individui più deboli, fisiologicamente meno resistenti, a capacità di
accrescimento inferiore alla norma; e tali sono da considerarsi, secondo mie
ricerche da poco iniziate, anche i precoci (che ricorrono alla muta prima di
aver raggiunto il peso normale).
— 116 —
dei prodotti catabolici che lo ingombrano, dalla regolarità colla
quale rinnova il proprio apparato digestivo e deterge il suo si-
stema escretore, dipende l’ ampiezza e la validità delle sbalzo
anabolico che diviene nuovamente capace di compiere: il valore
cioè dell’accrescimento, e la robustezza costituzionale, la resi-
stenza alle malattie. Le cure più sollecite prodigate al baco nei
suoi periodi di vita attiva (la magnarella) non varranno a com-
pensare I’ incuria della quale abbia sofferto nelle sue dormite.
I Chinesi colla loro esperienza millenaria arrivarono a rico-
noscere tutta l’importanza delle mute e le cure delle quali cir-
condano i bachi dormienti sono quanto vi è di più caratteristico
nei loro metodi di allevamento (2).
(2) Queste deduzioni pratiche dai miei studi sullo sviluppo del baco sono
la legittimazione scientifica di quanto i più intelligenti e diligenti bachicul-
tori, guidati da una illuminata esperienza, praticano e mi sembrano di
grande importanza come linee direttive per una più razionale bachicoltura.
Per ora non posso che richiamare l'attenzione sui periodi della vita del baco
che necessitano di cure più intelligenti ed assidue. In che debbano precisa-
mente consistere queste cure è da determinarsi cogli esperimenti e i pratici
debbono collaborare contribuendo col fattore prezioso della loro esperienza.
Purtroppo i mezzi a mia disposizione sono così limitati che non mi per-
mettono il lusso Gi una serie ben condotta di esperienze comparative al ri
guardo,
BAT >
Tabelle riassuntive e Tavole diagrammatiche
TABELLE
Tay. 1. — Lo sviluppo larvale in Giallo Indigeno.
Tay. 2. — » » Nipponnishiki (primi allevamenti, maggio).
Tav. 3. — > ) > (secondi allevamenti, luglio).
Tav. 4. — » » Treotti.
TAVOLE
Tav. I. — Diagramma (curva) dell’acereseimente assoluto.
(sull’asse delle ascisse la durata delle età, sull’ asse delle
. ordinate gli acereseimenti assoluti).
Fig. 1 in Giallo Indigeno.
Fig. 2 in Nipponnishiki (primi allevamenti, maggio).
Fig. 3 in > (secondi allevamenti, luglio).
Fig. 4 in Treotti.
(la stessa disposizione nelle tavole seguenti).
Le fig. 1 e 2 sono state ridotte a !/,, le fig. 3e4a '/, dell’ori-
ginale (fatto sulla stessa scala per tutte).
Tay. II. — Diagramma (curva) dell’. cerescimento relativo.
(sull’asse delle ascısse la durata delle età, sull’asse delle or-
dinate i quozienti d’acereseimento; prendendo, nel ripor-
tare gli uni e gli altri valori, per ogni età come origine
il punto raggiunto nella età precedente).
Fig. 1, 2, 3, 4, tutte sulla stessa scala.
Tay. III. — Rappresentazione grafica dell’acerescimento assoluto.
(con aree proporzionali agli indici di accrescimento assoluto,
per ogni età nel rettangolo che rappresenta il peso rag-
giunto, il rettangolino nero P ricorda il peso di nascita).
La fig. 1 è stata ridotta a '/,, la fig. 2, 3, 4 a '/, dell’ origi-
nale (fatto sulla stessa scala per tutte).
Tav. IV. — Rappresentazione grafica dell’acereseimento relativo.
(con aree proporzionali ai quozienti di accrescimento; per
ogni età il rettangolo grande rappresenta il peso rag-
giunto, il rettangolo piccolo il peso iniziale della età).
Fig. 1, 2, 3, 4, tutte sulla stessa scala.
Tav. V. — Rappresentazione grafica della velocità di accrescimento.
(con segmenti variamente inclinati sull’ asse delle ascisse:
mantenendo l’ ascissa costante, tagliando sulle ordinate
segmenti porporzionali ai valori delle velocità d’ accre-
scimento, e congiungendo i punti rappresentativi con
l'origine).
Fig. 1, 2, 3, 4, tutte sulla stessa scala.
2
— 118 —
GIALLO
DI
E
ETÀ = ee Kein Sahat ss PESO INIZIALE | PESO RAGGIUNTO | DIFFERENZA
A totale digiuno attiva (in grammi) (in grammi) d’acereseimento
I Otero 2 Tel/o 0,00052 0,0074 0,00688
II Dean adie ds 4 0,00708 0,0429 0,03582
HI 6 1e1/, 4elfe | 0,03647 0,2008 0,16433
IV 6 le! 4e3/, | 0,1926 0,9776 0,7850
V 9el/s | 2el% 7 0,8582 4,100 3,2418
36 e 1/9 9 ae Us — — =
GSiA LC LCL Os
I| 8e1%| 1e3%% | 6e1/ | 0,00052 0,0073 0,00678
Il 6 2 4 0,0067 0,0403 0,0336
III 6 e 3/4 2, 4 e 3/4 0,0376 0,225 0,1874
IV 6 e 3/4 2 4 ‘e. 9/4 0,212 1,048 0,836
V 9 2e 1/2 6 e 1/9 0,912 4,658 3,746
36 e 3/4 Ores 26 e 1/9 = _ —
Media GIALLO
I 9 2 TI 0,00052 0,0074 0,00683
Il 5 e 3/4 1 e 3/4 4 0,0069 0,0416 0,0347
III Bien le 5/00 MAIA 0,0370 0,213 0,176
IV 6 e 1/4 le 3/4 4 e 1/9 0,202 1,013 0,811
V 8) a 21€ 4/9 6 e 3/4 0,885 4,38 3,494
36e1/2 | Ie l/s 27 = = =
È i
+
|
R
Î
4
— 119 —
A al
IVITTOR'IO
| ACCRESCIMENTO | QUOZIENTE VELOCITÀ pce ME Wa DICE INDICE
| ‘ 4 i 5 È di accrescimento | di accrescimento, di velocità
assoluto d’acereseimento | d’acerescimento Soa | relating ia sen
|
14,2 14,230 1,897 1 1 1
82,5 6,059 1,515 532 0,426 0,798
386 5,505 1,223 237 | 0,387 0,644
1880 5,075 1,127 114,1 0,356 0,594
7884 4,777 0,682 471,2 0,335 0,359
BRI ANZA
14,0 14,038 2,159 1 1 1
77,5 6,015 1,504 4,9 0,428 0,696
432 5,984 1,246 27,6 0,426 0,576
2015 4,943 1,030 123,3 0,351 0,476
8957 5,107 0,785 552,5 0,363 0,363
INDIGENO
14,1 14,134 2,028 | 1 1 1
80 6,037 1,510 5,1 0,427 0,75
410 5,745 1,235 25,7 0,407 0,61
1948 5,010 1,078 118,7 0,354 0,53
8422 4,942 0,734 512 0,349 0,36
|
— 120 -
NIPPONNISHIKI
Ae DURATA (in giorni) PESO INIZIALE |PESO RAGGIUNTO DIFFERENZA
IN DE
VISO Si del | SATA (in grammi) (in grammi) | d’accrescimento
igiuno |
RAEE 2 6.6 3/4 | 0,00034 0,00406 0,00372
II Diel/a 1 4 e 1/4 | 0,00378 0,02266 0,0189
II | 5e3/, le 3/4 4 0,02077 0,1357 0,115
IV bei Je Vo 3.684 0,1276 0,7193 0,592
V | 61 reis Ne 0,603 2,862 2,259
30 Gens | 2365/4 | sit = u
Rapporti Nipponnishiki
‘ RAPPORTO
ETA RAPPORTO DI DURATA
(attiva) ponderale
I 0,964 0,6538 e -
II 1,062 0,5778 = —
Ill 0,888 0,561 = --
IV 0,883 0,6316 _ -
V 0,740 0,6812 0,6534 (2) _
0,879 (1) | È | A =
durata complessiva (attiva) dello sviluppo in Nippon.
durata complessiva (attiva) dello sviluppo in Giallo Indigeno.
(1) Rapporto :
È (primi
allevamenti:
— 121 —
maggio )
INA
| ACCRESCIMENTO
QUOZIENTE
d’acereseimento
VELOCITÀ
di acerescimento di accrescimento
d’acerescimento
INDICE
INDICE
INDICE
di velocità
(2) Rapporto:
XVI — Bollett, di Zoologia Gen. e Agr.
peso raggiunto a pieno crescimento dal Nippon.
peso raggiunto a pieno crescimento dal Giallo Indigeno.
|
— EOE assoluto | relativo |diacerescimento
11,9 11,940 1,768 |: | 1
66,6 5,994 1,409 0,502 0,796
399 6,533 1,633 0,547 0,923
2115 5,637 1,503 ; 159 0,472 0,850
8417 4,746 0,949 | 607 0,397 0,536
a Giallo Indigeno
| RAPPORTO RAPPORTO RAPPORTO
| diacerescimento | di accrescimento di velocità
assoluto relativo di accrescimento
| 0,844 0,871 _ =
| 0,993 0,933 _ —_
1,137 1,322 = =
1,125 1,394 = 2
0,960 1,292 = S
Ls |
I
| |
— 122 —
NIPPONISHIKI
a DURATA (in giorni) PESO PESO DIFFERENZA
ET! i
EZIO | SRI | re iniziale raggiunto | d’accrescimento |
I 8 Let, | 6634 0,00039 0,00473 0,00434
II Gel 2 4eljo 0,00436 0,024 0,02064
HSE Ae Met. 0,0230 | 0,098 0,075
IV 6 e 3/4 2e 1/4 4 e 1/9 0,0928 0,496 0,403
V ti 2 5 0,460 1,410 0,950
33 e 3/4 8 e 3/4 25 _ _ _
Rapporti tra l° e
|
mi RAPPORTO DI DURATA BEE
(attiva) ponderale
|
I 1 1,147 — ==
II 1,059 1,153 e =
III 1,062 Thi — _
IV 1,2 0,727 = =
V SET 0,763 0;49202). | ==
1,052 (1) = = _
durata complessiva (attiva) dello sviluppo, in luglio.
durata complessiva (attiva) dello svilnppo, in maggio.
(1) Rapporto:
secondi
allevamenti :
— 123 —
luglio )
Tas. 3
ACCRESCIMENTO | QUOZIENTE |
VELOCITÀ
@acerescimento d’accrescimento
INDICE
di
accrescimento
INDICE
d’ accrescimento
INDICE
di velocità
4 assoluto assoluto relativo |d'accrescimento
12,12 12,128 1,795 1 1 1
5,504 1,223 Dal 0,454 0,681
2 4,260 1,002 20,7 0,351 0,558
5,344 1,187 105,1 0,440 0,661
3,065 0,613 298,7 0,253 0,341
110 allevamento
E Rapporto RAPPORTO | RAPPORTO |
| accrescimento |diacerescimento} di velocità
| assoluto relativo d’accrescimento
1,015 1,015 at = we
0,918 0,868 = m ha
0,652 0,613 Se. x =
0,946 0,789 = Br =
0,645 0,646 a =
(2) Rapporto:
peso raggiunto a pieno crescimento, in luglio.
peso raggiunto a pieno erescimento, in maggio.
ve
“(0nbnT ‘OyWaUIVAST[Y 08)
i s91998 [Ep (eAın9) eunumeıdeıd
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Introduzione
Programma
Metodo
Razze gialle indigene
Brianza
Dati di allevamento
Esame analitico
Giallo Vittorio
Dati di allevamento , ö
Confronto e rappresentazione grafica.
Nipponnishiki (bianco giapponese bivoltino) .
I. — Primi allevamenti, maggio
Dati di allevamento
Esame analitico
II. — Seconci allevamenti, luglio
Dati di allevamento
Esame analitico
Treotti dello Chan-Toung
Dati di allevamento
Esame analitico
Conclusione 3 i
Tabelle riassuntive e Tavole diagrammatiche
ivi
G. GRANDI
ew
Studi sullo sviluppo postembrionale
delle varie razze del Bombyx mori L.
T.
L’ evoluzione larvale della razza (bivoltina)
bianca giapponese Nipponnishiki.
Introduzione.
Il desiderio di un’analisi precisa, delle manifestazioni morfo-
logiche che si accompagnano all’ontogenesi postembrionale degli
Insetti, in rapporto con gli interessantissimi problemi relativi alle
metamorfosi e alla fisiologia dello sviluppo di questi Artropodi,
mi ha spinto ad iniziare al riguardo una serie di ricerche, delle
quali questa memoria rappresenta il primo piccolo contributo.
La scelta, per materiale di studio, del celebre lepidottero è
stata determinata, non solo dai molti coefficenti di praticità che
offre il suo allevamento, ma altresì, e principalmente anzi, dal
grande interesse che lo studio comparativo delle varie razze potrà
avere per la pratica bacologica e dalla considerazione dell’ op-
portunità di fare conoscere un po’ diligentemente la costituzione
morfologica dei varî suoi stati evolutivi.
È facile infatti constatare e, aggiungiamo, con una certa
meraviglia, come le conoscenze di morfologia esterna che si
hanno oggi al riguardo siano oltremodo superficiali, imperfette
ed inesatte.
Per limitare il nostro rapido esame ai tre principali trattati
di nostra conoscenza (1), vediamo che £. Cornalia nella sua fa-
(1) Non ho potuto consultare: Blane, L. La téte du B. mori a I état
larvaire, Laboratoire d’études de la soie, Lyon, 1889-1890 e non credo op-
portuno fermarmi, per ora, sulla recente pubblicazione di G. Teodoro. (G.
Teodoro ha seritto i capitoli che riguardano la morfologia del Bombyx mori
nel I vol. delle « Lezioni di Biologia applicata alla Sericoltura » Padova, La
Litetipo, 1921, di L. Pigorini).
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 10
— 138 —
mosa Monografia (1), Parte II, Capo I, Articolo I, da pag. 88 a
pag. 104, studia i caratteri della larva, ma che i suoi reperti
sono per buona parte oscuri ed erronei. Non riconosce, ad es.,
il trocantere delle zampe toraciche, descrive inesattamente la
distribuzione degli uncini delle zampe spurie, interpreta il clipeo
come parte del labbro superiore; chiama le mandibole anche
mascelle, palpi labiali i mascellari, palpi della filiera i palpi la-
biali, palpi mascellari le antenne, confonde le mascelle del 1° paio
insieme col labbro inferiore, etc.
F. Lambert (2) descrive molto incompletamente, per quanto
abbastanza propriamente, la larva del Bombyx; anch’ egli non
vede il clipeo, dice che il labbro superiore si attacca alla fronte
e ritiene che le setole del labbro superiore aumentino dalla 1° alle
età seguenti; per primo però osserva le spine laminari dell’ epi:
faringe, l'accrescimento del numero dei denti delle mandibole
attraverso le varie età e la comparsa, nella 2* età, dei piccoli
peli del tegumento.
E. Verson infine, il cui nome è legato ad una serie impor-
tantissima di classici lavori sul baco da seta e ad un gran numero
di scoperte di primo ordine nel campo dell’anatomia, dell’istologia
e della citologia, nel suo trattato sul Filugello (3) si occupa poco
di morfologia esterna, eccezion fatta per la speciale costituzione,
disposizione e variazione degli uncini delle pseudozampe, che
sono stati oggetto, una ventina di anni or sono, di sue indagini
speciali (4).
Le ragioni che mi hanno fatto scegliere, come primo mate-
riale di ricerca, la razza bivoltina Nipponnishiki si devono esclu-
sivamente al fatto che le larve di questa razza sono state le
prime a sgusciare quest’ anno nel Laboratorio di Bacologia di
questa R. Scuola Superiore di Agricoltura.
(1) Cornalia, E. — Monografia del Bombice del gelso. Mem dell’I. R. Isti-
tuto Lombardo di Scienze, Lettere ed Arti, v. VI, 1856, 388 pp. e XV tavole
(2) Maillot, E. et Lambert, F. — Traite sur le Ver a Soie du Murier et
sur le Murier. Paris, Masson et Cie, 1906, 622 pp., 169 figg. nel testo e 3 tav.
(3) Verson, E. -- Il filugello e l’arte di governarlo. Milano, Società Edi-
trice Libraria, 1917, 452 pp « 132 figg. nel testo.
(4) Verson, E. — Sull’armatura delle zampe spurie nella larva del Filu-
gello Annuario della R. Staz. Bacologica di Padova, v. XXIX, 1901, pp. 41-
65, 1 tav.
— 159 —
Mi è grato dovere esprimere alla Prof. Anna Foà, direttrice,
e al Dr. Carlo Jucci, assistente di detto Laboratorio i miei più
riconoscenti ringraziamenti per la liberalità con la quale hanno
messo a mia disposizione il materiale più prezioso e per l’ ine-
stinguibile bontà che sempre accolse le mie richieste, e di rin-
graziare molto deferentemente il Prof. Camillo Acqua, direttore
della R. Stazione di Gelsicoltura e di Bachicoltura di Ascoli Piceno,
per la disinteressata ed estrema cortesia usata in ogni circostanza
a mio riguardo.
Morfologia esterna delle varie età della larva.
I. — Larva della 1° età
( neonata (1) )
(Fig. I-V).
Il colore dell’epieranio è nero fuligineo, quello fondamentale del
corpo e delle zampe fuligineo; le regioni membranose sono bianea-
stro-sudice,
ll clipeo è biancastro, il labbro superiore umbrino ferrugineo-chiaro;
le mandibole sono dello stesso colore e presentano |’ estremità distale
(regione dei denti) ferruginea. Le antenne hanno le parti più chitiniz-
zate mellee. Le mascelle del 1° paio mostrano lo stipite ed il cardine
nero-fuliginei e le parti più chitinizzate dei palpi mascellari mellee.
Il mento è nero fuligineo e le parti più chitinizzate dei palpi labiali
pure mellee. Setole mellee. Ocelli chiari.
Il protorace appare quasi completamente biancastro-sporco; presenta
fuliginei solo i tubercoli piliferi, una piccola area mediana irregolare
localizzata fra i due tubercoli 1 e 1 ed una stretta banderella notale,
trasversa, subposteriore, irregolare, piegata ad angolo all’innanzi, che
raggiunge quasi, o completamente, l’area mediana su descritta. Dietro
ad essa si notano tre zone un po’ oscurate: una mediana più lunga
che larga e due laterali trasverse. Un’altra bandetta fuliginea, gracile
e ricurva, si trova da ciascuna banda del segmento, sopra gli stigmi
‘e compresa fra il tubercolo 3 e le setole 1 b e 2 b.
(1) Per questa e per le età seguenti io ho esaminato le larve all’inizio
dell’età relativa. Per le 2e, 3e, de e 5e larve adunque, rispettivamente
subito dopo la la ,2a , 3a e4a muta.
— 140 —
Il mesotorace mostra un’area di color melleo, trasversa, dorsale e
irregolare che interessa i tubercoli 3, 1, 1, 3; su quest’ area si osser-
vano: una macchietta fuliginea, posteriore, mediana, trasversa, spor-
gente all’indietro nel mezzo ed un po’ sui lati (a forma di tridente
rovesciato) e due piccole zone pure fuliginee interposte, a destra ed a
sinistra, ai tubercoli 1 e 3. I tubercoli piliferi di questo segmento e
di tutti gli altri che seguono sono melleo-biancastri.
Il metatorace presenta l’area trasversa notale di colore melleo molto
meno ampia e più stretta di quella del mesotorace. Essa interessa solo
i tubercoli 1 e 1 ed il piccolo tratto compreso fra essi.
Il 1° urite mostra un’area notale di color melleo che occupa quasi
completamente la sua regione dorsale; la parte anteriore di tale area
è meno espansa sui lati e interessa solo i tubercoli 1 e 1; la parte poste-
riore invece è più espansa e presenta una macchia mediana e irrego-
lare fuliginea.
Gli uriti 2°-9° sono interamente fuliginei, coi tubercoli piliferi di
color melleo chiaro.
Il 10° urite è completamente melleo.
Setole denticolate del torace e dell’addome di color melleo o fuli-
gineo chiaro, con un lungo tratto subdistale fuligineo.
Setole semplici mellee (1).
1. — Capo.
L'epicranio è un po’ più largo che lungo (lungh. mm. 0,43; largh.
mm. 0,49) e moderatamente convesso al dorso e al ventre. I suoi con-
torni sono disegnati a fig. I, 1. Il margine anteriore della fronte è
ampiamente concavo, quelli Jaterali del capo appena ricurvi e all’ in-
dietro sensibilmente convergenti; gli angoli posteriori sono rotondati.
La regione dorsale della capsula cranica è percorsa da una sutura
metopica (mediana longitudinale posteriore) (fig. I, 1, R) che si biforea in
due suture divergenti le quali raggiungono il margine anteriore dell’epi-
eranio in corrispondenza delle estremità laterali del elipeo (suture pre-
fronto-antennali di Berlese) (fig. I, 1, V). A queste suture corrisponde
una cresta endoscheletrica nella quale si può distinguere una porzione
verticale (fig. 1, 2, ZZ), una occipitale e due divergenti. Il tentoriwm
è ridotto a due gracili processi ricurvi e bacilliformi (fig. I, 2, T) che
si distaccano piuttosto anteriormente dalle porzioni divergenti della cresta
endoscheletriea e che, attraversando dorso-ventralmente la capsula cra-
(1) La livrea delle larve varia nei diversi individui e alle volte abba-
stanza sensibilmente.
— 141 —
nica, vengono a connettersi coi due piccoli seleriti situati in due punti
submediani presso il margine anteriore del foro occipitale (fig. [, 2). Il
foro occipitale (fig. I, 2, F) è molto ampio; occupa più che la metà poste-
riore della faccia ventrale della capsula cranica (cranio pantotremo) ed
è aperto all’innanzi. La regione chitinizzata ventrale dell’epicranio è
Fig. I.
Larva neonata. — 1. Epicranio veduto dal dorso. — 2. Lo stesso dal ventre (la membrana
pretoracale è rotta artificiosamente): A, antenna; C, cardine delle mascelle del 1° paio;
CI, clipeo; F, foro occipitale; 7, papilla pilifera; L, labbro superiore; L1, labbro inferiore;
M, mandibole; M/, submento; 0, ocelli; P, palpi mascellari; Pl, palpi labiali: Q, scleriti
submentali; R, sutura metopica; S/, stipite delle mascelle del 1° paio; 7, tentorio; V, suture
divergenti; ZZ, cresta endoscheletrica corrispondente alla sutura metopica; 1, setole
prefrontali anteriori sublaterali; 2, setole prefrontali posteriori submediane; 3, setole pa-
rasuturali anteriori; 4, setole parasuturali posteriori; 5, setole dorsali anteriori (postan-
tennali); 6, setole dorsali subanteriori; 7, setole dorsali mediane; 8, setole dorsali sub-
posteriori; 9, setole dorsali posteriori; 10, setole laterali mediane; //, setole ventrali
anteriori; 12, setole ventrali subanteriori laterali; 73, setole postoculari; 14, setole
interoculari posteriori; 15, setole interoculari anteriori; 16, setole preoculari. (Nelle
macrochete del capo si sono omessi i denticoli per non complicare troppo le figure).
rappresentata infatti da due bande (una destra ed una sinistra), le quali
non si congiungono lungo la linea mediana (fig. I, 2) e lasciano libero
uno spazio intermedio di notevole estensione, ricoperto esclusivamente
da una robusta membrana, la quale si continua ininterrottamente con
quella che congiunge il margine del foro occipitale col protorace e forma
un vistoso ed alto collare membranoso pretoracale (fig. I, 2). Gli ocelli
in numero di 12 (6 per lato) sono anteriori-laterali e occupano la posizione
indicata dalle fig. II, 1.
— 142 —
Il capo @ fornito di 32 setole denticolate di varia lunghezza che io
te]
classifico come segue:
2 prefrontali anteriori sublaterali (Hiss 1,21, 2) lupghette
2 > posteriori submediane ( » » » 2) brevi
2 parasuturali anteriori ( » » » 3) mediocri
PARETO ANO) posteriori ( » » » 4) lunghette
2 dorsali anteriori (postantennali) ( » » » 5) »
2 » subanteriori (Cio > en) Munehe
2 » mediane (COSI)
2 » subposteriori (RESSE
2 » posteriori (>) 2 99) =>
2 laterali mediane (ee) 10) >
2 ventrali anteriori (postmascellari) (.» » » 1) brevi
2 » subanteriori laterali (DIRI) >
2 postoculart ( » >» » 13) lunghe
2 interoculari posteriori (e)
Des) » anteriori ( » » » 15) lunghette
2 preoculari (Do
Oltre alle setole si notano nella capsula cranica vari eircoletti
piccoli o piccolissimi e rotondi distribuiti come li mostrano le fig. 1, 1e 2.
Le antenne (fig. I, 1, A; Il, 2-4) sono costituite di 3 articoli: il
1° è il più largo, è più largo che lungo ed è sfornito di setole e di
sensilli; il 2° è circa tanto lungo quanto largo ed è provvisto di due
setole [delle quali una lunghetta (un po’ meno lunga dei due primi
articoli dell’antenna) dorsale e submediana, l’altra lunghissima (lunga
2 volte e ‘/, i due primi articoli dell’antenna) sublaterale] e di 4 sen-
silli [dei quali uno distale, submediano, grandetto, digitiforme; un
secondo pure distale, sublaterale molto più gracile e terminato a punta
acuta; un terzo subdistale, simile al primo ma un po’ più piccolo, che
si trova fra l’inserzione delle due setole; un quarto prossimale, dorsale,
piccolo, placoideo]; il 3° articolo è molto più piccolo dei due precedenti,
un po’ più lungo che largo e fornito di 4 sensilli distali, dei quali uno
è simile, per forma e per grandezza, al 3° del secondo articolo; due
sono piccoli e subeonici e |’ ultimo, inserito su di una base alta e lar-
ghetta, termina appuntito, Clipeo glabro (fig. I, 1, cl )
Il labbro superiore (fig. I, 1, L; II, 5 e 6) è trasverso; ha forma
di un trapezio irregolare a lati circolari e presenta il suo margine an-
teriore fortemente intaccato nel mezzo. Posteriormente e sublateral-
mente si notano due brevi prominenze condiliformi. È provvisto al
— 143 —
dorso di 12 setole, generalmente lunghette e robuste e di 4 sensilli così
distribuiti :
2 setole anteriori laterali (Fig. II, 5, 2) sono le più lunghe
DAS » sublaterali (See)
LESSE, » submediane ( » » » 3)
2» posteriori laterali ( » » » 4) sono brevissime
DI » submediane (TI)
2a» » mediane (CRE)
bo
sensilli anteriori submediani (Fig. II, 5, 7) piccoli e placoidei
Do
» posteriori submediani ( » » » 8) » »
La superficie ventrale del labbro superiore (fig. II, 6) mostra due
gruppi anteriori sublaterali, costituiti ciascuno di tre spine speciali,
molte vistose, larghe alla base, appuntite all’ apice e sublaminari
(fig. II, 6); due gruppi submediani, subanteriori, ciascuno dei quali
comprende 3 sensilli piccoli e placoidei e due gruppi submediani, me-
dio-posteriori, di minute sporgenze spiniformi, dirette obliquamente
all’ indietro (fig. II, 6, Z1).
Le mandibole (fig. I, 1, M; II, 7 e 8) sono robuste, più lunghe che
larghe, con cinque denti tutti distali: di questi il più interno ed il
| più esterno sono i più piccoli; il primo è anche il meno acuto; il 3°
e il 4° (a cominciare dall’ interno) sono i più grandi. Le mandibole mo-
strano «lla loro faccia ventrale una sorta di linea carenata ricurva
che parte dall’estremità del dente più esterno, percorre obliquamente
la faccia e si perde poco prima dell’estremità prossimale della man-
dibola stessa. La regione anteriore ed interna rispetto a questa ca-
_rena è distintamente concava (fig. II, 8). Ciascuna mandibola è fornita
di una setola lunga, robusta, esterna e subprossimale, di una setola
brevissima, robusta, esterna e submediana e di un sensillo placoideo
prossimale; tanto le setole quando il sensillo si trovano nella faccia
dorsale (fig. II. 7).
Le mascelle del 1° paio (fig. I, 2; Il, 9 e 10) sono costituite di un ro-
busto stipite, prolungato posteriormente in una sorta di processo lami-
nare bacilliforme e fornito di due grandi setole ventrali, delle quali
una pressochè laterale ed una sublaterale (fig. II, 9, S 1); di un car-
dine conformato come la mostra la fig. II, 9, C; di un lobo (fig. II, 9
e 10, LM) provvisto di due setole lunghette (una dorsale ed una ven-
trale) e di 5 sensilli, la cui forma è rappresentata dalla fig. II, 10, LM;
di un palpigero fornito di una lunga e robusta setola (fig. II, 9, N) e
di un palpo mascellare 3-articolato (fig. II, 6 e 10, P); il primo articolo
largo ed anuliforme porta due setole lunghette e robuste ed un sen-
sillo
— 144 —
placoideo dorsale; il 2' articolo è subeonico, un po’ più lungo
che largo e provvisto di un sensillo placoideo subprossimale e ventrale;
90
nes)
articolo è nettamente più lungo che largo, un po’ attenuato di-
stalmente e fornito di un lungo sensillo ventrale che lo percorre per
Fig. II.
Larva neonata. — 1. Porzione dell’ epieranio veduta latero-dorsalmente per mostrare la
localizzazione degli ocelli. — 2. Un’antenna. — 3. Un’altra antenna veduta dalla faccia
opposta. — 4. Secondo e terzo articolo di quest’ultima molto più ingranditi per mostrare
la forma e la distribuzione dei sensilli. — 5. Labbro superiore veduto dorsalmente. —
6. Lo stesso veduto ventralmente. — 7. Mandibola veduta dal dorso. — 8. Mandibola
veduta dal ventre. — 9. Mascelle del 1° paio e labbro inferiore veduti ventralmente. —
10. Una mascella veduta dorsalmente: €, cardine delle mascelle del 1° paio; 7, papilla
pilifera; L1, labbro inferiore; LM, lobo delle mascelle del 1° paio; Mi, submento; N,
palpigero; 0, ocelli; P, palpi mascellari; Pl, palpi labiali; Q, scleriti submentali; S1, stipite
delle mascelle del 1° paio; Z/, spine laminari del labbro superiore; 1-3 delle fig. 2, 3,
4 e 9, articoli corrispondenti delle antenne e dei palpi; 1-8 della fig. 5. = 1, setole
anteriori laterali; 2, setole anteriori sublaterali; 3, setole anteriori submediane; 4, se-
tole posteriori laterali; 5, setole posteriori submediane; 6, setole posteriori mediane;
7, sensilli anteriori submediani; 8, sensilli posteriori submediani. (Nelle macrochete
della fig. 1 si sono omessì i denticoli per non complicare troppo la figura).
quasi tutta la sua lunghezza, di un altro piccolo, placoideo, sub-
mediano e di 4-5 distali a forma di bastoncello. Il submento (fig. II,
9, M 1) è quasi completamente membranoso e si-continua ininterrotta-
mente con la membrana del collare pretoracale già descritto; esso
presenta chitinizzate solo due aree allungate e subrotondate che ven-
gono a costituire due sorta di scleriti laterali-posteriori, quasi addos-
— 145 —
sati al cardine delle mascelle del 1° paio (scleriti submentali di Cram-
pton (1) cfr. la fig. II, 9 Q.) Il submento è fornito di una coppia di se-
tole lunghette, sublaterali, anteriori. Gli stipiti labiali (basilabrum di
Crampton (1) ), sono fusi insieme, bene chitinizzati e provvisti di due pic-
cole setoline submediane. (Fig. II, 9, L1). 1 palpi labiali (fig. II, 9, Pl)
sublaterali ed anteriori, sono impiantati su palpigeri membranosi e sono
costituiti di 2 articoli; il 1° di questi articoli è nettamente più grande
del 2°, subcilindrico e fornito di un sensillo bacilliforme, distale, esterno,
più lungo del 2° articolo; il 2° è brevissimo e porta al suo estremo
distale una setola lunga quasi tre volte la sua massima lunghezza
(fig. II, 9, Pl). Fra i due palpi, e nel mezzo di un’area limitata da una
sorta di cornice bene chitinizzata, si trova la filiera (papilla pilifera)
conformata come nella fig. II, 9 I.
2. — Torace.
I tre segmenti toracici sono un po’ più voluminosi di quelli ad-
dominali e diminuiscono leggermente e gradualmente di grandezza dal
primo al terzo. Il loro dermascheletro, come quello degli uriti, ed ec-
cezion fatta per i tubercoli piliferi, è rilevato in numerosissime, fitte
e microscopiche prominenze appena sporgenti. (Fig. IV, 2). Ciascun
segmento è fornito di un certo numero di setole denticolate (fig. IV, 1).
Esaminiamo con cura il comportamento e la distribuzione delle
setole nei tre segmenti ;
Protorace (Fig. III, 1)
2 tubercoli dorsali, anteriori, submediani, con 5 setole ciascuno
(Biest):
setole dorsali, posteriori, submediane (Fig. IIl, 1, 2).
» subdorsali, anteriori, laterali (Fig. III, 1, 7 b)
» » posteriori, laterali (Fig. III, 1, 2 b)
tubereoli laterali-dorsali, anteriori, soprastigmatici, con 2 se-
tole ciascuno (Fig. III, 1, 3).
tubercoli laterali, anteriori, sottostigmatici, con 4 setole cia-
scuno (Fig. III, 1, 4+ 5).
tubercoli latero-ventrali, sopra |’ inserzione delle zampe, con
4 setole ciascuno (Fig. III, 1, 7).
bo bw ID N
te
Do
(1) Crampton G, C. — The sclerites of the head, and the mouth-parts of
certain immature and adult Insects. Ann. of the Entom. Soc. of America,
v. XIV, 1921, pp. 65-103, tav. II-VIII.
— 146 —
Tutte queste setole sono denticolate e lunghe, per quanto non
egualmente sviluppate.
2 setole piuttosto brevi, semplici, mediane, ventrali, inserite po-
steriormente fra la base delle zampe.
4 setole brevissime e submieroseopiche, due anteriori e sublaterali
(avanti alle zampe) e due posteriori e laterali (dietro alle zampe).
Il protorace è provvisto di un paio di spiracoli tracheali legger-
mente ovalari, situati lateralmente, fra i tubercoli 8 e 4+5 ed un po’
posteriormente ad essi (Fig. III, 1 S); essi sono più grandi di quelli
del 7° urite e appena più piccoli di quelli dell’ 8’.
Mesotorace e Metatorace (Fig. III, 1). — Questi due segmenti sono
privi di spiracoli tracheali ed aleuni dei loro tubercoli piliferi hanno
una localizzazione un po’ diversa da quelli omologhi del protorace.
Si osservano:
2 tubercoli dorsali, anteriori, mediani, con 6 setole ciascuno
Giese):
tubercoli latero-dorsali, con 4-5 setole ciascuno (Fig. III, 1, 3).
setole latero-dorsali, ma ventrali rispetto ai tubercoli prece-
denti (Fig. III, 1, 3 b).
tubercoli laterali, anteriori, con 5 setole ciascuno (Fig. III,
1,4+5).
2 tubercoli latero-ventrali, sopra l’inserzione delle zampe, con 5
setole ciascuno (Fig. III, 1, 7).
Queste setole sono tutte denticolate; quelle dei tubercoli 1, sono
più lunghe di quelle dei tubercoli omologhi del protorace. Rispetto a
questo segmento, il mesotorace ed il metatorace mancano delle setole
1 b, 2 e 2 b, ma possiedono in più le setole 3 b.
Ventralmente, come nel protorace, si hanno per ciascuno dei due
segmenti una coppia di setole mediocri, semplici e mediane.
Zampe toraciche (Fig III, 2-4; IV, 5-9). — Tutte tre le paia di
zampe toraciche sono simili fra loro e portano le stesse setole e gli
stessi sensilli. Descriveremo adunque solamente quelle del metatorace;
per le altre le figure III, 2-3 e IV, 7 e 8 saranno sufficienti
Z. posteriori (fig. IV, 5 e 6). — -Sono costituite di anca, trocan-
tere, femore, tibia e tarso uniarticolato. L’ anca (fig. IV, 5 e 6, B) è
larghissima e le sue parti chitinizzate formano una sorta di anello
aperto verso l’esterno; la porzione anteriore di questo anello è molto
più ampia di quella posteriore, la quale è ridotta ad un’ esile bande-
rella che a metà percorso perde la sua individualità (fig. IV, 6, B). Il
margine distale della sua faccia anteriore differenzia, circa nel mezzo,
una piccola prominenza (condilo) che si articola con una preminenza
corrispondente del margine prossimale del trocantere; da questa spor-
genza articolare dell’ anca si parte un inspessimento endoscheletrico
DI bo
bo
ART
bacilliforme che percorre trasversalmente ed obliquamente la faccia
anteriore dell’ anca stessa per tutta la sua lunghezza (fig. IV, 5).
L’anca è fornita di 5 grandi setole e di 3 peluzzi; tre setole sono an-
teriori, e di queste una minore (fig. IV, 6, /) è distale ed esterna; due,
una minore (fig. IV, 6, 2) ed una maggiore (fig. IV, 6, 3), sono pure
distali, ma inserite molto più verso |’ interno dell’articolo. Delle due
Fig. III.
Larva neonata. — I tre segmenti toracici ed il 1° urite veduti di lato. — 2. Zampa
anteriore. — 3. Z. media. — 4. Z. posteriore. — 5. Settimo urite. — 6. Ottavo urite:
H, bitorzolo pilifero resultante dalla fusione dei due tubercoli 1-1; S, spiracoli tra-
cheali; Z, zampe; 1, tubercoli dorsali anteriori submediani; 2, setole dorsali, posteriori,
submediane; 18, setole subdorsali anteriori laterali; 28, setole subdorsali posteriori
laterali; 3, tubercoli latero-dorsali, anteriori, (soprastigmatici); 4+ 5, tubercoli laterali
anteriori sottostigmatici; 7, tubercoli latero-ventrali.
setole posteriori una è distale interna (fig. IV, 6, 4), I’ altra è subdi-
stale e piuttosto esterna (fig IV, 6, 5). Dei tre peluzzi due si trovano
sulla faccia anteriore a poca distanza l’uno d’altro e in posizione sub-
prossimale, l’altro e posteriore e prossimale.
Il trocantere (fig. IV, 5 e 6, D) presenta la sua parte chitinizzata
ridotta ad un mezzo anello irregolare (aperto verso l'esterno) costituito
da una stretta banderella, la quale in corrispondenza della faccia an-
teriore della zampa si salda col femore (fig. IV, 5, D), mentre in cor-
rispondenza della faccia posteriore si termina bruscamente senza pren-
— 148 —
dere contatto col femore (fig. IV, 6, D). Ne consegue che, guardando
la zampa dall’esterno, il trocantere non è visibile.
Il femore (fig. IV, 5 e 6, E) ha forma di un tronco di cono ed è
più largo alla base che lungo. All’estremo distale di ciascuna delle due
sue facce ed in vicinanza del margine esterno (dorsale) si trova un
Fig. IV.
Larva neonata. — 1. Una setola di un tubercolo pilifero dorsale del torace, molto
ingrandita, per mostrare i denticoli. — 2. Porzione del tegumento in corrispondenza di
un peluzzo ventrale del 2° urite, per mostrare la sua speciale scultura. — 3. Settimo
urite veduto dal ventre. — 4. Gran parte del secondo urite veduto dal ventre. — 5. Una
zampa metatoracica molto ingrandita e veduta dalla faccia anteriore. — 6. La stessa
veduta dalla faccia opposta. — 7. Porzione distale della tibia e tarso di una zampa
anteriore. — 8. Le stesse parti di una zampa media. — 9. Le stesse di una zampa po-
steriore: B, anca; D, trocantere; E, femore; G, tibia; U, tarso; U1, unghia; 7, delle
fig. 3e 4 tubercoli piliferi latero-ventrali; 1-17 della fig. 6 corrispondono alle macrochete
delle zampe nominate e descritte nel testo.
piccolo condilo di articolazione con la tibia. Il femore è provvisto di
una coppia di setole lunghe, subdistali, interne (fig. IV, 6, 6 e 7), di
un peluzzo prossimale anteriore, di tre sensilli placoidei, dei quali due
sono prossimali e anteriori e uno prossimale posteriore e di 2 sensilli
puntiformi, subdistali, posteriori. : i
La tibia (fig. IV, 5 e 6, G) ha anch'essa la forma di un tronco di
cono, ma è distintamente meno larga e meno lunga del femore. È for-
nita di 5 grandi setole e di una un po’ minore, tutte distali o subdistali:
— 149 —
1 esterna (fig. IV, 6, 8), 2 anteriori (fig. IV, 6, 9 e 70), 1 interna
(fig. IV, 6, 77) e 2 posteriori (fig. IV, 6, 12 e 73). Mostra inoltre un
sensillo placoideo posteriore, subprossimale, subesterno e 2 sensilli pun-
tiformi posteriori.
Il tarso (fig. IV, 5 e 6, U) è costituito di 1 articolo, più lungo
della tibia, quasi tanto lungo quanto il femore e circa una volta e mezzo
la sua larghezza prossimale. Anch’ esso ha forma di tronco di cono,
ma è più attenuato all’ apice dei due articoli precedenti È provvisto
di 4 setole, delle quali una è esterna, subdistale, gracile e piuttosto
breve (fig. IV, 6, 14), una interna, subdistale, breve e robusta (fig. IV,
6, 15), due posteriori, distali, grandi, larghe e sublaminari (fig. IV, 6,
LORCA):
L’unghia (fig. IV, 5 e 6, U1) è robusta, larga alla base, non molto
acuta all’apice, leggermente ricurva.
3. — Addome.
L’addome è composto di 10 uriti, dei quali il 3°, 4°, 5°, 6° e 10°
sono forniti di un paio di zampe spurie (pseudozampe); il 1°, 2°, 3°, 4°,
5°, 6°, 7°, e 8° di un paio di spiracoli tracheali, dei quali i primi sei
sono uguali fra di loro; il 7° e un po’ più grande; 1’8° ancor maggiore.
Per quanto riguarda le setole ed i tubercoli piliferi i primi due uriti
sono simili fra loro; in essi si riscontrano:
tubercoli dorsali, submediani, con 4 setole ciascuno (Fig. III, 1, 7).
setole dorsali, posteriori, submediane (Fig. III, 1, 2).
tubercoli laterali, soprastigmatici, con 4 setole ciascuno (Fi-
gura III, 1, 3).
2 setole laterali, sottostigmatiche, anteriori (Fig. III, 1, 4).
2 setole laterali, sottostigmatiche, posteriori (Fig. III, 1, 5).
2 tubercoli laterali, ventrali, con 4-5 setole ciascuno (Fig. III, 1, 7).
Quando i tubercoli 7 sono forniti di sole 4 setole, la 5* è spo-
stata ventralmente subito dopo il tubercolo, ma si distingue dalle altre
ventrali per il suo aspetto denticolato (fig. IV, 4°.
Ventralmente si hanno 2 setole semplici sublaterali (Fig. IV, 4) e
2 pure semplici e submediane.
Fra lo spiracolo tracheale ed il tubercolo 3, e piuttosto anterior-
mente, si trova un piccolo sensillo placoideo (Fig III, 1).
Gli uriti 3°, 4° e 5° sono conformati similmente e non differiscono
molto dai due precedenti. Portano:
2 tubercoli dorsali, submediani, con 4 setole ciascuno, due lunghe
erdwesbreyia(Riev, 1.1].
2 setole dorsali, submediane, posteriori (Fig. V, 1, 2).
bo
bo bo
— 150 —
2 tubercoli laterali, soprastigmatici, con 4 setole ciascuno (Fig. V,
1,29):
setole laterali, sottostigmatiche, anteriori (Fig. V, 1, 4).
2 setole laterali, sottostigmatiche, posteriori (Fig. V, 1, 5).
2 tubercoli latero-ventrali, sopra l’inserzione delle pseudozampe,
con 5 setole ciascuno (Fig. V, 1, 7).
Tutte queste setole sono denticolate.
Ventralmente tali uriti sono privi di setole.
Fra gli spiracoli tracheali ed il tubereolo 3, si osserva lo stesso
piccolo sensillo placoideo descritto per gli uriti 1° e 2°.
Il 6° urite e simile al 5°, ma se ne distingue per le setole del tuber-
colo 7 distintamente più brevi (circa i */,) di quelle del tubercolo omo-
logo di detto segmento.
Il 7° urite presenta:
2 tubercoli dorsali, submediani, con quattro setole ciascuno
(Fig. IH, 5, 7).
2 setole dorsali, submediane, posteriori (Fig. III, 5, 2).
2 tubercoli laterali, soprastigmatici, con 4 setole ciascuno (Fig.
1015,03).
Le setole dei tubercoli 7 e 3 sono molto più brevi di quelle dei
tubercoli omologhi degli uriti 3°-5° e distintamente più brevi anche
di quelle degli stessi tubercoli del 6°; esse raggiungono appena ‘/, della
lunghezza delle prime e sorpassano appena la meta di quella deile
Do
ultime.
2 setole laterali, sottostigmatiche, anteriori (Fig. III, 5, 4).
DAI, » » posteriori ( » III, 5, 5).
2 tubercoli latero-ventrali, con 4 setole ciascuno (Hig los 0:
Ventralmente si osservano:
2 setole semplici, submediane (Fig. IV, 3).
2», » sublaterali ( » IV, 3).
Il solito sensillo placoideo fra lo spiracolo tracheale e il tubereolo 3.
Nell’ 8° write i due tubercoli dorsali e submediani (7) si sono fusi
insieme ed hanno costituito un tubercolo unico molto vistoso, ben spor-
gente, mediano, dorsale, fornito di 8-10 lunghe setole (Fig. III, 6, H);
in esso si notano inoltre: -
2 setole dorsali, submediane, posteriori (Fig. III, 6, 2).
2 tubereoli laterali, soprastigmatiei, con 4 setole eiascuno, delle
quali tre molto lunghe (Fig. III, 6, 3).
2 setole laterali, sottostigmatiche, anteriori (Fig. III, 6, 4).
De » » posteriori ( » III, 6, 5),
2 tubercoli latero-ventrali, con 2 setole ciascuno (Fig. III, 6, 7).
Ventralmente vi sono:
2 setole semplici, submediane.
pe
SIA ARA nt nn
sei
SRF!
— 151 —
2 setole semplici, sublaterali.
1 sensillo placoideo da ogni lato, fra lo spiracolo tracheale e il
tubercolo 3.
Il 9° urite è provvisto di:
2 tubercoli dorsali, mediani, a reciproco contatto, piuttosto spor-
genti, con 4 setole ciascuno (Fig. V, 2, 7), delle quali due
lunghissime.
2 setole laterali (che occupano il posto dei tubercoli soprastigma-
tici degli altri uriti) (Fig. V, 2, 3).
2 tubercoli latero-ventrali, con 4 setole ciascuno (Fig. V, 2, 7).
Ventralmente:
2 setole semplici, submediane.
Di » sublaterali.
Il 10° urite & fornito di:
2 tubercoli dorsali, submediani, con 4 setole ciascuno (Fig. V, 2, 1).
[Talora questi tubercoli sono provvisti di 3 setole, tal’altra di 2;
in questo ultimo caso si osserva posteriormente ad essi, e nelle loro
immediate vieinanze, una setola accessoria).
3 setole dorso-laterali, una subanteriore, una subposteriore e
l’altra posteriore (Fig. V, 2).
Le zampe spurie (pseudozampe) degli uriti 3°-6°, sono simili nella
loro costituzione (Fig. V, 1 e 3, Z 1): hanno forma subeilindrica e leg-
germente compressa dall’interno all’esterno. Ognuna di esse è fornita di
5 setole robuste e semplici, delle quali una è subdistale anteriore
(Fig. V, 3), una subdistale esterna e più lunga delle altre (Fig. V, 3),
la terza subprossimale interna e più breve delle altre due (Fig V, 3).
Alla loro estremità distale le pseudozampe sono provviste di una corona
più o meno completa di uncini chitinosi, il cui numero, la cui forma
e la cui grandezza variano sensibilmente anche nelle due pseudozampe
dello stesso paio di un medesimo individuo (Cfr le tabelle a pp. 155-160).
Se si osserva ventralmente l’ estremità distale di una di tali pseu-
dozampe, si vede, in corrispondenza del tratto interno del margine
plantare che è elissoidale, una sorta di estroflessione papilliforme della
cuticola, la pseudopapilla (1), (fig. V, 4-8, P 1). Ce ne serviremo come
zona di riferimento per descrivere la distribuzione degli uncini.
Lungo il tratto anteriore del margine distale della pseudozampa e
lungo quello posteriore si trovano le serie di uncini di maggior mole
e più fortemente ricurvi. Gli elementi maggiori di tali serie si rinven-
gono in vicinanza della pseudopapilla e di solito 2 o 3 per ciascuna
serie sono molto sviluppati; gli altri vanno diminuendo in grandezza
(1) Cfr. Verson, E. l. c.
ee
ed in eurvatura man mano si procede verso il Jato esterno del mar-
gine distale della pseudozampa (Fig. V, 4-7). Complessivamente cia-
scuna di queste serie (l’anteriore e la posteriore) consta, di solito, di
5-6 elementi, per quanto, come vedremo, non sia spesso possibile indi-
vidualizzare rigorosamente gli uncini di ciascuna serie. Il margine
Zar, O
er a = ha
CA U
DIS
È di È
V > 3
cl Ta son (Altec
US 8 =
Fig. V.
Larva neonata. — 1. Quinto urite veduto di lato. — 2. Nono e decimo urite. - 3. Pseu-
dozampa del primo paio veduta dalla faccia interna. — 4. Faccia plantare di una
pseudozampa del terzo paio. — 5. Faccia plantare di un’altra pseudozampa del terzo
paio. — 6. Faccia plantare di una pseudozampa del quarto paio. — 7. Faccia plantare
di una terza pseudozampa del terzo paio. — 8. Faccia plantare di una pseudozampa del
quinto paio. — 9. Faccia plantare di un’altra pseudozampa del quinto paio: Pf, pseudo-
papilla sita in corrispondenza del lato interno del margine plantare delle pseudozampe;
S, spiracolo tracheale; U1, elementi del tratto interno del margine plantare; Z1, pseudo-
zampe; i numeri /, 2, 3, 4, 5 e 7 corrispondono ai tubercoli piliferi o alle setole già
nominati nella fig. III.
distale esterno della pseudozampa presenta, generalmente, uno o più
tratti privi di uncini, ma non è possibile ricondurre la presenza
di questi tratti inermi e la distribuzione degli uncini stessi a regole
costanti. Tali uncini, sempre piccoli e debolmente ricurvi, possono
trovarsi in numero di 2-3 in un gruppo mediano del margine
esterno, gruppo che rimane così distanziato all’innanzi e all’indietro,
dall’estremità esterna della serie anteriore e di quella posteriore, me
diante due tratti inermi (Fig. V, 4); possono essere addossati all’estre-
— 153 —
mità esterna della serie anteriore o di quella posteriore, in modo da
apparire come una continuazione di una di esse e da rimanere separati
solo dall’ estremità della serie opposta mediante un tratto inerme
(Fig. V, 5 e 7); possono infine essere distribuiti in serie continua con
quelle anteriore e posteriore, di guisa che, pure apparendo alquanto
radi e distanziati reciprocamente, non lasciano all’innanzi e all’indietro
tratti inermi individualizzabili con nitidezza (Fig. V, 6).
Lungo il tratto interno del margine, in corrispondenza della pseu-
dopapilla, vi è un certo numero (4-6) di elementi di dimensioni ridotte
(per quanto sempre lunghetti) e generalmente poco o punto ricurvi, sì
che appaiono come asticine diritte (Fig. V, 3, U1).
Le zampe spurie del 10° urite sono più sviluppate delle altre e la
loro regione prossimale si allarga vistosamente (Fig V, 2, Z 1). Cia-
scuna di esse è provvista di 10 setole semplici, così distribuite:
1 anteriore (un po’ ventrale) e prossimale.
1 anteriore distale.
2 esterne e distali.
1 esterna e subdistale.
1 esterna e submediana.
1 posteriore subprossimale.
1 posteriore prossimale.
2 ventrali submediane.
In riguardo agli uneini, essi sono presenti solamente in corrispon-
denza dei tratti anteriore, interno e posteriore del margine distale
della pseudozampa; il tratto esterno ne è costantemente privo (Fig. V,
8 e 9). Il numero degli elementi maggiori è superiore a quello delle
zampe spurie degli altri uriti; anteriormente e posteriormente (all’ in-
nanzi e all’indietro cioè della pseudopapilla) se ne contano 4-5, an-
ziché 2-3.
Il numero degli uneini che si riscontrano nelle pseudozampe varia,
come si è detto, non solo nei vari individui o nelle varie pseudozampe
degli uriti di un individuo, ma anche nelle due pseudozampe di uno
stesso segmento del medesimo esemplare.
Nelle tabelle che seguono a pp. 155-159 sono riportati i numeri di tali
uncini per tutte le dieci pseudozampe di 10 diversi esemplari. Gli uncini di
ciascuna pseudozampa sono riuniti in quattro gruppi corrispondenti ai
tratti anteriore, esterno, posteriore ed interno già considerati del margine
distale della pseudozampa. Naturalmente questi aggruppamenti hanno
un valore molto relativo, specialmente nei casi nei quali la continuità
delle serie rende impossibile una esatta valutazione degli elementi
compresi in ciascuna di esse. La tabella di pag. 160 riporta il numero
globale degli uncini di ciascuna pseudozampa.
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 11
— 154 —
Da queste tabelle resulta:
1.°) che in nessuna pseudozampa dei 10 esemplari esaminati gli
uncini si trovano in numero inferiore a 16 e superiore a 22.
2.9) che il numero di 16 uncini può considerarsi, sempre per gli
esemplari esaminati, eccezionale (è comparso infatti 1 sola volta su 100
casi); i numeri 17 e 22 molto rari (sono comparsi rispettivamente 4 e 3
volte su 100 casi); il numero 18 abbastanza frequente (è comparso 18 volte
su 100 casi); i numeri 19, 20 e 21 quelli che ricorrono più frequente-
mente (rispettivamente 21, 27 e 26 volte su 100 casi).
3.9) che il numero degli uncini oscilla più o meno fra gli stessi
estremi nelle pseudozampe di tutte cinque le paia.
4.°) che il numero delle combinazioni di aggruppamento (1) degli
uncini oscilla fra 4 e 6 nelle singole pseudozampe ed è di 7 per tutte
le pseudozampe considerate insieme.
5.°) che il numero globale degli uneini delle pseudozampe del
5° paio è un po’ inferiore, per i 10 esemplari esaminati, a quello delle
pseudozampe delle altre quattro paia.
6.°) che il numero degli elementi del tratto interno del margine
distale di tutte le pseudozampe è, di solito, poco inferiore a quello de-
gli uncini del tratto posteriore.
7.°) che il numero degli uncini di una pseudozampa è diverso
nel 78 °/, dei casi esaminati (39 casi su 50) da quello degli uneini della
sua antimera.
(1) Nelle diverse pseudozampe di ciascun individuo gli uncini si trovano
in numero vario e oscillano come si è visto, per le larve della prima età,
fra 16 e 22; di tali numeri, come pure si è visto, alcuni sono più frequenti,
altri meno. Per numero delle combinazioni di aggruppamento intendo il nu-
mero dei vari complessi di uncini Ad es. nelle pseudozampe del 1° paio
delle prime larve (vedi tabella a pag. 160) sono apparse 5 combinazioni di
aggruppamento: il 17 (2 volte), il 18 (7 volte), il 19 (3 volte), il 20 (6 volte)
ed il 21 (2 volte).
— 155 —
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— 160 —
Tabella del numero globale degli uncini per ognuna delle pseudozampe
considerate nelle tabelle precedenti.
A Pseudozampe | Pseudozampe | Pseudozampe | Pseudozampe | Pseudozampe
= del I° Paio | del II° Paio | del TITO Paio | del IVO Paio | del Vo Paio
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II. — Larva della 2* età
(dopo la 14 muta).
(Fig. VI-VII).
Il colore dell’epieranio e delle parti maggiormente chitinizzate delle
antenne, delle mascelle del primo paio e del labbro inferiore è fuligineo;
la regione compresa fra le due suture divergenti è un po’ più chiara
anche negli esemplari bene colorati e tende all’umbrino. Il clipeo è bian-
castro, il labbro superiore è fulvo-umbrino verso la base, più chiaro al-
trove. Le mandibole sono ocroleuche, coi denti umbrino-ferruginei.
Tutti tre i segmenti toracici e il 1° addominale appaiono di un
colore biancastro sudicio, con aree irregolari al dorso e sui lati (cor-
rispondenti alle depressioni comprese fra le vistose rugosità dei seg-
menti) di colore fulvo chiaro.
Gli uriti 2°-10° ventralmente presentano una tinta fumosa chiara;
dorsalmente mostrano una livrea screziata dovuta a macchie ed a fasce
di diversi colori variamente disposte. I colori principali sono: il cremeo
isabellino, il cremeo biancastro, 1’ umbrino fuligeneo e l’avellaneo-fu-
moso. Le macchie e le fasce indicate vengono nel loro complesso a
costituire per ciascuna metà dei somiti: Una fascia quasi ininterrotta
fumosa che corre lungo i fianchi della larva nella regione degli spira-
coli tracheali e che è limitata, ventralmente da una linea sottostigma-
tica costituita da tanti archi per-quanti sono i segmenti, dorsalmente
da una fascia soprastigmatica interrotta al limite di ogni urite, am-
bedue cremeo-biancastre. Una fascia irregolare spezzata, dorso-late-
rale, di colore umbrino-fuligineo. Questa fascia, in corrispondenza del
2°, 5’ e 7° urite, presenta una zona in forma di macchia irregolare e
di colore nero. La macchia del 2° urotergite è semilunare; quella del
5° è divisa nel mezzo e appare doppia, quella del 7° è la più piccola
di tutte. Fra le due fasce descritte la regione dorsale degli uriti 2°-7°
mostra un colore fondamentale eremeo isabellino e, circa nel mezzo,
una macchia a forma di Y rovesciato o di triangolo (in questo caso si
osservano posteriormente altre due macchiette submediane) di colore
avellaneo-fumoso. Innanzi ad essa ed in posizione sublaterale vi sono
inoltre due macchie più o meno irregolari dello stesso colore, le quali
possono anche fondersi, mediante un breve tratto intermedio, con la
macchia principale.
Gli uriti 6° e 7° sono di solito meno intensamente colorati degli
altri.
Nell’8° il centro della macchia mediana è occupato dal processo a
cornetto resultante dalla fusione dei tubercoli piliferi 7 e Ze che è di
colore cremeo - isabellino; innanzi e dietro a detto processo il tergite
è avellaneo-fumoso.
Nel 9° urotergite la macchia mediana è ridottissima e piuttosto
anteriore, mentre le due fasce dorso-laterali si congiungono insieme
posteriormente ai tubercoli 7-/, reciprocamenti connessi.
Il 10° urotergite è cremeo isabellino, ma presenta una regione po-
steriore, mediana, trasversa, più o meno estesa ed una macchia me-
diana, che si parte dall’innanzi del tergite e che si prolunga posterior-
mente restringendosi, di colore umbrino fuligineo.
I tubercoli piliferi sono di colore chiaro; le setole bionde; i peri-
tremi degli spiracoli tracheali neri fuliginei.
Le zampe toraciche hanno le regioni chitinizzate di colore umbrino
più o meno fuligineo.
Le pseudozampe del 3°, 4°, 5° e 6° urite sono di colore fumoso, con
variegature umbrine più o meno estese.
Quelle del 10° urite presentano la regione esterna prossimale e
subprossimale totalmente e parzialmente umbrino-fuliginea. Uncini um-
brino-fuliginei.
1. — Capo.
L’epicranio (fig. VI, 1) ha all’ incirca la stessa forma di quello
della 1° larva; è lungo circa mm. 0,77 e largo mm. 0,87. Il tratto mem-
branoso mediano compreso fra le due bande della sua regione chitiniz-
zata ventrale è meno largo, e ciò è dovuto al maggior sviluppo delle
bande stesse che tendono a portarsi a reciproco contatto (fig. VII, 1).
Ocelli (fig. VI, 1) come nella prima larva. Il capo conserva ie setole
tipiche descritte per la larva neonata, ma tali setole si presentano tutte
semplici (non denticolate) e distintamente ridotte in lunghezza. Esso è
inoltre fornito di numerose altre setoline semplici distribuite, come le
mostra la figura VI, 1, più o meno uniformemente su tutta la sua su-
perficie.
Le antenne (fig. VI, 1 e 2; VIII, 1) non offrono vistose modifica-
zioni: il 2° articolo è più lungo che largo ed è provvisto oltre le due
setole (delle quali una, l’esterna, molto più sviluppata dell’ altra) di 4
sensilli: due distali e subesterni, uno grande e digitiforme ed un se-
condo piccolo a base larghetta e terminato a punta acuta, situati am-
bedue su di una medesima areola basale, uno distale e subinterno, di-
gitiforme, l’ultimo placoideo e prossimale (fig. VI, 2; VIII, 1). Il 3° ar-
ticolo porta ancora 4 sensilli: due maggiori, uno digitiforme e un se-
condo costituito di una parte prossimale subcilindrica e di una distale
appuntita (fig. VI, 2, VIII, 1); due minori, ambedue terminati a punta
e con base larghetta‘(fig. VI, 2; VIII, 1).
— 163 —
Il labbro superiore (fig. VI, 3 e 4) è fornito delle stesse setole (12)
gia descritte per la larva neonata; esse sono pure similmente distri-
buite e conservono le medesime reciproche proporzioni di lunghezza.
Nessuna setolina o pelo in soprannumero. La superficie ventrale del
labbro inferiore (fig. VI, 4) mostra i due gruppi distali di speciali spine
sublaminari e i due gruppi submediani di sensilli placoidei che già
Fig. VI.
Larva della II età. — 1. Epicranio veduto dal dorso. — 2. Antenna. — 3. Labbro supe-
riore veduto dorsalmente. — 4. Lo stesso veduto ventralmente. — 5. Pseudozampa destra
del 4° paio veduta dalla faccia esterna. — 6. Pseudozampa sinistra del 4° paio veduta
dalla faccia interna: Pi, pseudopapilla.
abbiamo veduti nella prima larva; è aumentato invece il numero delle
minute sporgenze spiniformi dell’epifaringe.
Le mandibole (fig. VI, 1; VII, 2) differiscono nettamente da quelle
della larva neonata; più larghe alla base e poco più lunghe che larghe,
sono provviste di 8 denti distali, dei quali i tre più esterni mostrano
il margine subdenticolato (a denticoli rotondati) e corrispondono ai tre
più esterni delle mandibole della prima larva; anche qui il primo (il
più esterno) è meno sviluppato del 2° e del 3° che sono i più grandi;
dal 4° in avanti (verso il margine orale)i denti diminuiscono gradual-
mente di grandezza, finchè |’8’ (il più interno) appare appena rilevato.
— 164 —
Ciascuna mandibola è fornita, dorsalmente, di tre robuste setole sube-
sterne, delle quali la maggiore è la più prossimale.
Le mascelle del 1° paio (fig. VII, 3 e 4) ed il labbro inferiore (fig.
VII, 3) non presentano differenze importanti rispetto a quelli della
prima larva; le setole però, e specialmente quelle del palpigero e del
palpo mascellare e le due degli stipiti labiali, sono più lunghe; le ul-
time notevolmente più lunghe.
2. — Torace.
Dei segmenti toracici (fig. VIII, 2) il 2° ed il 3° si sono notevol-
mente sviluppati in grandezza, sì che dorsalmente appaiono distinta-
mente sporgenti sopra a tutti gli altri, e presentano la superficie dei
fianchi e del dorso rialzata ed infossata in rughe e solchi che confe-
riscono loro un aspetto caratteristico. Il 1° rimane di dimensioni ri-
dotte e mostra una superficie pressochè liscia. La chetotassi è profon-
damente modificata (fig. VIII, 2). Come per il capo, permangono le
stesse macrochete della prima larva, impiantate nei medesimi tubercoli
piliferi, ma tali setole sono semplici (non più denticolate) e fortemente
ridotte in lunghezza. Contrariamente però a quanto si osserva nella
larva della prima età, nella quale il tegumento, macrochete eseluse, è
glabro, qui abbiamo un fitto rivestimento di setulucce piuttosto infe-
riori per lunghezza e spessore a quelle dei tubercoli piliferi, ed im-
piantate su basi rotonde (fig. VIII, 2).
Le zampe toraciche (fig. VIII, 3-5), simili fra loro, sono aumentate
più in spessore che non in lunghezza ed appaiono più robuste e più
tozze di quelle della larva della prima età. La costituzione e la forma
dei vari articoli è la stessa, ma il numero delle setole è cresciuto nel-
l’anca, nel femore e nella tibia; in questi articoli permangono sempre
però, e sono facilmente individualizzabili, le omologhe a quelle della
prima larva; nel tarso non vi sono setole in soprannumero.
3. — Addome.
I segmenti addominali mostrano una chetotassi modificata nello
stesso senso di quella dei segmenti toracici. Permanenza delle ‘macro-
chete tipiche ridotte in lunghezza e prive di denticolature e acquisto di
un gran numero di setolucce distribuite specialmente lungo la regione
mediana degli uriti; il tratto anteriore e quello posteriore restano, in
maggiore o minore estensione, glabri o pressocchè (fig. VIII, 2, 6 e 7).
Il tubercolo impari dorsale mediano dell’8° urite che abbiamo ve-
duto, nello studio della larva della prima età, resultare costituito dai
tubercoli piliferi 7 e 7 fusi insieme, aumenta nella seconda età di lun-
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ghezza e si ripiega un po’ all’indietro, cominciando così ad assumere
la forma di cornetto (fig. VIII, 7, H). Oltre le macrochete tipiche la
sua metà prossimale è rivestita, come il tegumento delle altre regioni
degli uriti, di varie setole.
Gli spiracoli tracheali degli uriti 1°-6’ hanno un peritrema di dia-
metro uguale (fig. VIII, 6, S); quelli del 7° urite sono un po’ più grandi
Fig. VII.
Larva della Il età. — 1. Porzione dell’epicranio veduta dalla faccia ventrale. — 2. Man-
dibola veduta ventralmente. — 3. Mascella del primo paio e porzione sinistra del labbro
inferiore. — 4. Porzione di una mascella del primo paio veduta dorsalmente. — 5. Faccia
plantare di una pseudozampa del 1° paio. — 6. Faccia plantare di una pseudozampa
del 3° paio. — 7. Faccia plantare di una pseudozampa del 5° paio. — 8. Faccia plantare
di un’altra pseudozampa del 5° paio: C, cardine delle mascelle del 1° paio; F, foro oeci-
pitale; J, papilla pilifera; Zi, labbro inferiore; LM, lobo delle mascelle del 1° paio;
Mi, submento; N, palpigero; 0, ocelli; P, palpi mascellari; Pi, pseudopapilla delle
pseudozampe; PL, palpi labiali; Q, selerite submentale; 1, stipite delle mascelle del
1° paio; Uf, elementi del tratto interno del margine plantare delle pseudozampe;
U2, uncini del tratto esterno; U3, uncini del tratto anteriore; U4, uncini del tratto
posteriore.
(fig. VIII, 7, S); quelli dell’8° urite (fig. VIII, 7, S) e del primo segmento
toracico (fig. VIII, 2, S) sono all’incirea di egual diametro e un po’ più
grandi degli spiracoli del 7°.
Le zampe spurie (fig. VI, 5 e 6), come quelle vere, sono proporzio-
nalmente più grosse e più brevi e quindi più tozze di quelle della
larva della prima età. Il numero delle setole è fortemente aumentato
— 166 —
complessivamente circa una ventina di volte) tanto sulla faccia esterna
(fig. VI, 5) quanto su quella interna (fig. VI, 6).
Gli uncini delle prime quattro paia di pseudozampe (fig. VII, 5 e 6)
sono distribuiti come nelle pseudozampe rispettive della prima larva
ed il numero di quelli dei tratti esterno ed interno non ha subito varia-
zioni sensibili. Questi ultimi però si presentano distintamente ridotti
in lunghezza e molto pressati gli uni agli altri, sì che riesce spesso
difficoltosa una loro precisa numerazione. Gli elementi dei tratti ante-
riore e posteriore sono invece nettamente aumentati di numero (all’in -
circa del doppio).
Anche nelle pseudozampe del 5° paio si mantiene invariata la distri-
buzione degli uncini ed il tratto interno del loro margine distale è
inerme (fig. VII, 7 e 8). Gli elementi del tratto interno si mostrano
diminuiti in numero, rispetto a quelli della larva della prima età, e
nella grande generalità dei casi sono ridotti a 20 3 solamente (fig. VII,
7 e 8). Quelli dei tratti anteriore e posteriore sono invece notevolmente
aumentati (un po’ più del doppio), e così già in questa seconda età
della larva si accenna, non ostante la riduzione del numero degli ele-
menti del tratto interno, il sopravvento che il numero degli uncini
delle pseudozampe del 5° paio avrà poi decisamente nelle età seguenti,
su quello delle pseudozampe delle quattro paia anteriori.
Dalle tabelle riportate a pp. 169-174, ove sono esposte le numera-
zioni eseguite sugli uncini delle pseudozampe di 10 esemplari, si pos-
sono ritrarre le seguenti conclusioni:
1.°) In nessuna pseudozampa dei 10 esemplari esaminati gli uncini
si trovano in numero inferiore a 24 e superiore a 38.
2°) I numeri di 24, 25 e 26 uncini possono considerarsi, sempre
per gli esemplari esaminati, come eccezionali per le pseudozampe delle
prime quattro paia (sono comparsi ciascuno una sol volta su 80 casi);
non si sono mai presentati in quelle del quinto paio.
3.9) I numeri di 28 e 33 uncini sono frequenti (comparsi rispet-
tivamente 9 e 10 volte su 100 casi).
4.9) I numeri di 29, 30 e 31 uncini sono i più comuni (comparsi
rispettivamente 14, 17 e 21 volte su 100 casi).
5.9) I numeri di 34, 35 e 36 uncini sono rarissimi nelle pseudo-
zampe delle prime quattro paia (comparsi rispettivamente 1 e 2 volte
su 80 casi); abbastanza frequenti o comuni nelle zampe del quinto paio
(comparsi rispettivamente 3, 5 e 2 volte su 20 casi).
6.9) I numeri di 37 e 38 uncini non sono mai comparsi nelle
pseudozampe delle prime quattro paia, ma solo in quelle del quinto.
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7.°) Il numero degli uneini oscilla più o meno fra gli stessi
limiti in tutte le pseudozampe; però nelle zampe spurie del quinto paio
tende ad aumentare rispetto a quello delle pseudozampe delle prime
* quattro paia; in esso 5° paio il numero globale degli uncini è superiore
a quello delle altre pseudozampe.
8.°) Il numero delle combinazioni di aggruppamento degli uncini
Fig. VIII.
Larva della 11 età. — 1. Parte distale del 1°, 2° e 3° articolo di un’antenna molto ingran-
dita; Ja macrocheta maggiore è spezzata ad arte. — 2. I tre segmenti toracici ed il
1° urite veduti di lato — 3. Zampa anteriore veduta dalla faccia anteriore. — 4. Zampa
media. — 5. Z. posteriore. — 6. Terzo urite. — 7. Settimo, ottavo, nono e decimo urite,
veduti sempre di lato: A, ano; H, cornetto; S, spiracoli tracheali; Z, zampe; Z/, pseudo-
zampe. Per l’interpretazione e la denominazione delle setole e dei tubercoli piliferi
confronta con la fig. III.
oscilla fra 6 e 11 nelle singole pseudozampe ed è di 15 per tutte le
pseudozampe considerate insieme.
9.°) Il numero globale degli uneini di tutte le pseudozampe è no-
tevolmente superiore a quello delle pseudozampe della 1* larva. Per i
10 esemplari esaminati si ha un totale di 3085 elementi rispetto ai 1959
della larva della 12 eta.
— 168 —
La differenza d’accrescimento (ottenuta sottraendo dal numero glo-
bale degli uncini di tutte le pseudozampe di 10 larve di una data età,
quello degli uneini dell’età precedente) è, adunque, di 1126.
Il quoziente di accrescimento assoluto del loro numero (ottenuto
dividendo il numero globale degli uncini di tutte le pseudozampe di
10 larve delle singole età per quello degli uneini delle larve della 14 età)
è 1,574. -
Il quoziente di accrescimento relativo (ottenuto dividendo il nu-
mero globale degli uncini di tutte le pseudozampe di 10 larve delle
singole età per quello degli uncini delle larve dell’età precedente)
Can oie
10.°) Il numero degli elementi del tratto interno del margine
distale delle pseudozampe delle prime quattro paia è, in generale,
sensibilmente inferiore a quello degli uncini dei tratti anteriore e
posteriore.
11.°) Il numero degli uncini di una pseudozampa è diverso nel-
1’84 °/, dei casi (42 casi su 50) da quello degli uncini della sua antimera.
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Tabella del numero globale degli uneini per ognuna delle pseudozampe considerate
nelle tabelle precedenti.
Pseudozampe Pseudozampe Pseudozampe Pseudozampe Pseudozampe
del I° Paio del II° Paio del III® Paio del IVO Paio del VO Paio
destra |sinistra| destra {sinistra| destra |sinistra| destra |sinistra, destra |sinistra
ESEMPLARE
» 10 | 27 27 30 28 31 30, 29 28 34 34
— 175 —
II. — Larva della 3 età
(dopo la 22 muta).
(Fig, IX e X).
La colorazione è simile a quella della larva della seconda età; la
fascia laterale (stigmatica) umbrina, è interrotta e ridotta a macchie
irregolari, generalmente subtriangolari, ciascuna delle quali si trova
in corrispondenza dello spiracolo tracheale. La fascia latero-dorsale,
umbrino fuliginea, è anch’essa di solito interrotta e ridotta a macchie
irregolari.
1. — Capo.
L’epicranio (fig. IX, 1) è lungo mm. 1,24 e largo mm. 1,43 e il
tratto membranoso mediano compreso fra le due bande della sua regione
chitinizzata ventrale si mostra ancor più ridotto; dette bande sono re-
ciprocamente molto ravvicinate (fig. IX, 2).
Chetotassi simile a quella della seconda larva; le macrochete ti-
piche sono proporzionalmente un po’ più brevi (fig. IX, 1). Ocelli come
nella figura citata.
Le antenne (fig. IX, 1, 3, 4) presentano poche modificazioni ri-
spetto a quella della larva dell’età precedente; il 2° articolo è netta-
mente più lungo che largo e le sue due macrochete sono relativamente
più corte; la maggiore, che nelle larve della seconda età superava tre
volte e mezzo la lunghezza del 2° articolo, qui arriva appena a tre
volte (fig. IX, 3). I sensilli (fig. IX, 4) sono gli stessi.
Labbro superiore (fig. IX, 5 e 6) simile a quello della seconda larva;
le 12 setole dorsali sono proporzionatamente più brevi.
Le mandibole (fig. IX, 7-9) sono ancor più larghe, rispetto alla
loro lunghezza, che non nella seconda età. I tre denti principali sono
simili a quelli ed egualmente dentellati; ma il tratto del margine dor-
sale della mandibola che precede immediatamente il primo dente esterno
si mostra però denticolato anzichè integro e differenzia generalmente
tre denticoli che aumentano gradualmente in grandezza dal più esterno
al più interno (fig. IX, 9). Dopo il terzo dente principale, e procedendo
verso il margine orale, si notano 5 o 6 denti minori che diminuiscono
man mano di grandezza; il sesto, quando esiste, è minutissimo e appena
rilevato (fig. IX, 7 e 8). Due macrochete dorsali, robuste, piuttosto brevi
(fig. IX, 7 e 8).
— 176 —
Nessuna sensibile differenza si riscontra nelle mascelle del I° paio
(fig. IX, 10) e nel labbro inferiore (fig. IX, 10), se, al solito, si toglie
Fig. IX.
Larva della III età. — 1. Epicranio veduto dorsalmente (non sono disegnate le man-
dibole). — 2. Porzione dell’epicranio veduta dal ventre. — 8. Antenna, — 4. Secondo e
terzo articolo della stessa molto ingranditi; le due macrochete sono spezzate ad arte. —
5. Labbro superiore veduto dal dorso. — 6. Metà destra del labbro superiore veduto dal
ventre. — 7. Mandibola dalla faccia ventrale. — 8. Un'altra mandibola pure veduta
ventralmente. — 9. Porzione del margine distale esterno di una terza mandibola. —
10. Mascella del 1° paio e porzione del labbro inferiore: C, cardine delle mascelle del
1° paio; /, papilla pilifera; L/, labbro inferiore; LM, lobo della mascella del 1° paio;
N, palpigero; P, palpo mascellare; PL, palpo labiale; Q, sclerite submentale; S/, stipite
della mascella del 1° paio
il relativo raccorciamento delle macrochete e specialmente di quella del
palpigero e di quella del 2° articolo del palpo mascellare.
2. — Torace.
Le sviluppo del 2° e 3° segmento toracico è ancor maggiore, ri-
spetto agli altri segmenti, che non nella seconda età e più vistosi sono
i solchi e le rughe che li percorrono sui fianchi ed al dorso; solchi e
rughe che si riscontrano anche nel 1° segmento addominale e nel primo
toracico (sebbene in quest’ultimo in misura limitatissima). La chetotassi
fig. X, 1) è simile a quella della seconda larva, le macrochete tipiche
— 177 -
però, impiantate o no sui tubercoli piliferi, sono relativamente un
po’ più brevi.
Le zampe toraciche (fig. X, 2) non presentano alcuna modificazione
notevole da quelle della larva dell’età precedente.
3. — Addome
I segmenti addominali (fig. X, 3 e 4) presentano una chetotassi
simile a quella della seconda larva e con le stesse caratteristiche di
quella dei segmenti toracici. Però bisogna notare, per gli uriti 4°-9', la
presenza, da ogni banda di ciascun urite e in una regione latero-ven-
trale (vistosamente sottostigmatica), di un buon numero di setole lun-
ghette e inserite assai vicino le une alle altre (fig. X, 3 e 4). Le ma-
erochete dei tubercoli 7 e 7 degli uriti 2° e 5°, sono più lunghe di quelle
dei tubercoli corrispondenti degli uriti 1°, 3°, 4°, 6° e 7° (fig. X, 3)
Il cornetto dell’8° urotergite (= tubercoli piliferi 7 + /) è più svi-
luppato e porta, naturalmente, macrochete più brevi. I tubercoli piliferi
1 e 1 degli urotergiti IX e X non hanno modificato la loro posizione
ed i loro rapporti reciproci (fig X, 4).
I peritremi degli spiracoli tracheali deil’ 8° urite sono un po’ più
grandi di quelli del 1° segmento toracico (fig. X, 1 e 4), che è circa
della stessa ampiezza di quello del 7° urite (fig. X, 4).
Le pseudozampe, la cui chetotassi e simile a quella della seconda
età, per quanto le setole esterne si presentino più lunghe e vistose
(fig. X, 5), mostrano immutata Ja distribuzione generale degli uncini
distali. Gli elementi del tratto interno, brevi come quelli della seconda
larva, si sono generalmente ridotti di numero anche nelle zampe delle
prime quattro paia, che ne portano nella comunità dei casi 5, 4, 3 e
non raramente anche 2 soli. Gli uncini dei tratti anteriore e posteriore
delle zampe del 1°, 2°, 3° e 4° paio sono ancora aumentati in confronto
col numero di quelli delle Jarve della 2* età (comunemente circa di
!/, in più, raramente di un po’ meno, spesso maggiormente e anche
del doppio).
Nelle pseudozampe del 5° paio, mentre il numero degli elementi
del tratto interno è ancor più ridotto di quanto si riscontra nelle zampe
delle paia anteriori (generalmente 2 elementi; spesso il tratto è inerme
e la pseudopapilla è subatrofica), il numero globale degli uncini (quindi
la somma resultante . quasi esclusivamente dagli elementi del tratto
anteriore e da quelli del tratto posteriore) è nettamente superiore a
quello delle zampe delle altre quattro paia.
Dalle tabelle riportate a pp. 180-185 resultano i seguenti dati
principali:
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 13
— 178 —
1.0) In nessuna pseudozéunpa dei 10 esemplari esaminati gli uncini
si trovano in numero inferiore a 36 e superiore a 51.
2.9) I numeri di 36, 37 e 38 uncini possono considerarsi, sempre
per gli esemplari esaminati, come eccezionali (sono comparsi infatti una
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Fig. X.
Larva della III età. — 1. I tre segmenti toracici; delle zampe sono disegnati solo le
estremità prossimali. — 2. Zampa anteriore, veduta dalla faccia anteriore. — 3. Quinto
urite veduto di lato, — 5. Una pseudozampa del 3° paio veduta dalla faccia esterna. —
6. Faccia plantare di una pseudozampa del 4° paio: H, cornetto; Pi pseudopapilla; S,
spiracoli tracheali; U/, elementi del tratto interno del margine plantare; U2, uncini del
margine esterno; U3, uneini del margine anteriore; U4, uneini del margine posteriore;
Z, zampe; ZI, pseudozampe.
sol volta eiaseuno su 100 casi ed il 38 anche in una numerazione
incerta).
3.9) Il numero di 44 uncini è uno dei più frequenti per le pseu-
dozampe delle prime quattro paia (comparso 11 volte su 80 casi) e
non eccezionale per quelle del 5° paio (comparso 2 volte su 20 casi).
4.9) Il numero di 45 uncini è abbastanza frequente per le pseudo-
zampe delle prime quattro paia (comparso 5 volte su 80 casi) e uno
dei più comuni per quelle del 5° (comparso 4 volte su 20 casi).
5.0) Il numero di 48 uneini è rarissimo per le pseudozampe delle
prime quattro paia (comparso 2 volte su 80 casi), ma uno dei più co-
muni per quelle del 5° (comparso 4 volte su 20 casi).
— 179 —
6.9) I numeri di 50 e 51 uncini nors¥ono mai apparsi nelle pseudo -
zampe delle prime quattro paia e sono invece fra i più comuni in
quelle del 5° (comparsi rispettivamente 4 e 3 volte su 20 casi).
7.9) I numeri di 39, 40, 41, 42, 43, 46 uncini e il 44 già consi-
derato al n. 3, sono i più comuni per le prime 4 paia di pseudozampe
(comparsi rispettivamente 9, 7, 11, 10, 13, 7 e 11 volte su 80 casi), e
non sono mai apparsi per quelle del 5° paio.
8.9) II numero degli uncini oscilla più o meno fra gli stessi limiti
nelle pseudozampe del 1°, 2°, 3° e 4° paio.
9.9) Le pseudozampe del 5° paio hanno, in complesso, un numero
di uncini decisamente superiore a quello delle pseudozampe delle
prime quattro paia.
10.°) Il numero delle combinazioni di aggruppamento degli uncini
oscilla fra 7 e 10 nelle singole pseudozampe ed è di 16 per tutte le
pseudozampe considerate insieme.
11.°) II numero globale degli uncini di tutte le pseudozampe è note-
volmente superiore a quello delle pseudozampe della 2* larva. Per i 10
esemplari esaminati si ha un totale di 4351 elementi rispetto ai 3085
della larva della 2° età.
La differenza di acereseimento è, adunque, di 1266.
Il quoziente di accrescimento assoluto del loro numero è 2,222.
Il quoziente di accrescimento relativo e 1,41.
12.°) Gli elementi del tratto interno del margine distale delle
pseudozampe del 5° paio tendono a scomparire e la pseudopapilla ad
atrofizzarsi.
13.9) Il numero dagli uneini di una pseudozampa è diverso nel
90°/, dei casi esaminati (45 casi su 50) da quello degli uncini della sua
antimera.
180 —
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— 185 —
Tabella del numero globale degli uneini per ognuna delle pseudozampe
considerate nelle tabelle precedenti.
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= del I° Paio | del II° Paio | del TITO Paio | del IVO Paio | del Vo Paio
I |
2 destra |sinistra| destra \stnistra SSA anice desired |eitisera! conta |ainietre
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» 2 39 41 40 39 41 44 45 44 48 50
» 3 44 41 42 43 43 45 46 41 45 49
» 4 42 43 42 42 43 43 45 46 51 44
» 6 41 46 39 40 42 44 42 41 238 48
>» 6 41 39 40 36 40 39 43 40 50 48
ears 44 44 47 46 39 39 41 40 44 45
» § 47 48 48 43 46 42 42 44 45 50
3:9 Si 43 43 44 40 46 44 41 51 48
» 10 41 44 45 45 49 39 43 46 51 47
XVI — SA di Zoologia Gen. e Agr. 14
IV. — Larva della 4* età
(dopo la 32 muta).
(Fig. XI e XII).
Le fasce e le macchie oscure tendono a scomparire, solo le re-
gioni dorsale e latero-dorsale dei varî segmenti conservano ancora
tracce sensibili delle precedenti variegature. Permangono invece le
Fig: XI.
Larva della IV età. — 1. Epicranio veduto dalla faccia dorsale (non sono disegnate
le mandibole). — 2. Porzione dell’ epicranio veduta ventralmente. — 3. Antenna. —
4. Terzo articolo della stessa molto più ingrandito. — 5. Labbro superiore. — 6. Mandi-
bola veduta dalla faccia ventrale. — 7. Zampa anteriore veduta dalla faccia anteriore:
C, cardine delle mascelle del 1° paio; L/, labbro inferiore; M/, submento; Q, sclerite
submentale; S1, stipite delle mascelle del 1° paio; 7, tentorio.
macchie speciali del mesonoto, del 2°, 5° e 7° urite; di queste le prime
tre coppie aumentano anzi in vistosità.
1. — Capo.
La lunghezza dell’epicranio (fig. XI, 1) è di circa mm. 1,75; la lar-
ghezza di mm. 2,01; le due bande della sua regione ventrale sono
quasi a contatto reciproco e l’ampio foro occipitale si presenta, conse-
guentemente, quasi chiuso all’innanzi (fig. XI, 2).
VII rr
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— 187 —
La chetotassi (fig. XI, 1) non ha subito notevoli modificazioni.
Nelle antenne (fig. XI, 1, 3, 4) le setole edi sensilli sono gli stessi
di quelli della 3* larva; il 2° articolo però è proporzionatamente più
lungo, il 3° più piccolo e la macrocheta maggiore (distale-esterna) un
po’ più breve; non raggiunge neppure tre volte la lunghezza del 2°
articolo.
Il labbro superiore (fig. XI, 1 e 5), le mascelle del 1° paio e il lab-
bro inferiore sono simili a quelli della larva dell’età precedente.
Le mandibole (fig. XI, 6) aumentano ancora proporzionalmente in
larghezza. I denti principali ed i più piecoli sono simili a quelli della
3" larva; i più esterni però della serie interna (5° e 6° cominciando dal
lato esterno o dorsale della mandibola) presentano o tendono a presen-
tare qualche dentellatura. Dopo il terzo dente principale e verso il
margine orale (interno) vi è una serie di 6 o 7 denti minori (fig. XI, 6).
Le due macrochete submarginali, dorsali ed esterne sono relativamente
più brevi.
2. — Torace.
Il torace e la sua chetotassi (fig. XII, 1) non offrono modificazioni
sensibili rispetto alle caratteristiche che possiedono nella 3* larva.
Egualmente si dica delle zampe toraciche (fig. XI, 7).
3. — Addome.
In riguardo all’addome si deve notare: Le macrochete dei tuber-
coli 7 e 1 degli uriti 2° e 5° (tubercoli che si trovano in corrispondenza
delle macchie caratteristiche già descritte) sono distintamente più lunghe
(similmente a quanto si è veduto nella larva della 3° età) di quelle dei
tubercoli omologhi degli uriti 1°, 3°, 4°, 6° e 7° (fig. XII, 2). Le setole
della regione latero-ventrale degli uriti 4°-10°, che avevamo già ve-
dute bene sviluppate nella larva dell’età precedente, sono ancor più
lunghe e vistose (fig. XII, 2 e 3). Il cornetto dell’8° urotergite (fig. XII,
5, H) è grande e ripiegato notevolmente all’indietro.
I peritremi degli spiracoli tracheali del 1° segmento toracico (fi-
gura XII, 1, S) sono un po’ più piccoli di quelli del VII urite, e questi,
alla lor volta, sono appena più piccoli di quelli dell’ VIf. I peritremi
degli spiracoli degli uriti I-VI sono di egual grandezza e distintamente
meno sviluppati degli altri.
Le pseudozampe (fig. XII, 5) mostrano le macrochete della loro
faccia esterna proporzionalmente più lunghe di quanto non siano quelle
della 3* larva.
Gli uneini presentano una distribuzione caratteristica.
— 188 —
Per la prima volta troviamo completamente scomparsi in tutte le
pseudozampe delle prime quattro paia gli uncini del tratto esterno, di
modo che in questa età, e astrazione fatta dal numero globale degli
elementi, detti uncini hanno una disposizione simile a quella che si
osserva nelle pseudozampe del 5° paio (fig. XII, 4). Gli elementi del
Fig. XII.
Larva della IV età. — 1. I tre segmenti toracici veduti di lato; delle zampe sono dise-
gnate solo le porzioni prossimali. — 2. Sesto urite. — 3. Settimo, ottavo, nono e decimo
urite. — 4. Faccia plantare di una pseudozampa del 3° paio. — 5. Pseudozampa del 2°
paio veduta dalla faccia esterna: H, cornetto; Pi, pseudopapilla semiatrofizzata; S, spi-
racoli tracheali; U4, tratto esterno del margine plantare della pseudozampa; Z, zampe;
Zi, pseudozampe. (Per la denominazione delle macrochete e dei tubercoli piliferi,
confronta con la fig. III.)
tratto interno, che avevamo già veduti ridottissimi di mole e diminuiti
di numero nella terza larva, sono pure scomparsi completamente e la
pseudopapilla o manca od è subatrofica (fig. XII, 4, P 1). Gli uncini
dei tratti anteriore e posteriore, aumentati come vedremo di numero,
si sono disposti in modo da occupare in serie, che appare doppia ed
alterna per via della loro diversa lunghezza, tutto il margine anteriore,
interno e posteriore dell’estremità distale delle pseudozampe; sono tutti
bene sviluppati e fortemente ricurvi; solo alcuni (in numero vario, ma
sempre limitato) delle due estremità della serie si presentano piccoli o
più piccoli degli altri (fig. XII, 4).
Gli uncini delle pseudozampe del 5° paio sono distintamente più
numerosi di quelli delle zampe delle quattro paia antecedenti e appaiono
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=— 189 —
spesso distribuiti (per lo meno lungo alcuni tratti) come in triplice
serie irregolare. La pseudopapilla è atrofizzata e il numero degli ele-
menti di mole ridotta siti alle estremità della serie è maggiore di quello
che si riscontra nelle altre pseudozampe.
Dalle tabelle riportate a pp. 190 e 191 resultano i seguenti dati
principali:
1.°) In nessuna pseudozampa dei 10 esemplari esaminati gli uncini
si trovano in numero inferiore a 39 e superiore a 69.
2.9) J numeri di 39 e 40 uncini sono molto rari, non essendo
comparsi che 2 o 3 volte su 100 casi.
3.9) Il numero di 46 uncini è quello comparso il maggior numero
di volte nelle pseudozampe delle prime quattro paia (12 volte su 80
casi) e mai in quelle del 5°.
4.9) Il numero di 61 uncini è quello comparso il maggior numero
di volte nelle pseudozampe del 5° paio (4 volte su 20 casi) e mai in
quelle delle altre quattro paia.
5.9) Il numero degli uncini oscilla più o meno fra gli stessi limiti
nelle pseudozampe del 1°, 2°, 3° e 4° paio.
6.°) Le psendozampe del 5° paio hanno un numero di uncini net-
tamente superiore a quello delle pseudozampe delle altre quattro paia.
7.°) Alcuni degli esemplari esaminati (n.i 4 e 8) mostrano tutte
le pseudozampe o la maggioranza di esse con un numero relativamente
piccolo di uneini.
8.9) Il numero delle combinazioni di aggruppamento degli uncini
oscilla fra 11 e 14 nelle singole pseudozampe ed è di 25 per tutte le
pseudozampe considerate insieme. —
9.5) Il numero globale degli uncini di tutte le pseudozampe è
mediocremente superiore a quello delle pseudozampe della 3° larva.
Per i 10 esemplari esaminati si ha un totale di 4940 elementi rispetto
ai 4351 della larva della 32 età.
La differenza di accrescimento è, adunque, 589.
Il quoziente di accrescimento assoluto del loro numero è 2,521.
Il quoziente di accrescimento relativo è 1,11.
10.°) Gli elementi del tratto interno e di quello esterno di tutte
cinque le paia di pseudozampe sono scomparsi completamente.
11.9) Il numero degli uncini di una pseudozampa è diverso nel
96 °/, dei casi esaminati (48 casi su 50) da quello degli uncini della
sua antimera.
— 190 —
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V. — Larva della 5? eta
(dopo la 48 muta)
(Fig. XIII e XIV).
La livrea della 5° larva è più chiara di tutte quelle delle età pre.
cedenti. La tinta fondamentale è un melleo pallido slavato. Il capo è
di colore fumoso. Le mandibole sono umbrino-fuliginee, con la zona
dorsale e prossimale meno chitinizzata biancastro-sudieia. Sul corpo
permangono parecchie macchioline fuliginee alla base delle setole prin-
cipali e di esse spesso alcune si fondono reciprocamente costituendo
delle sereziature o delle macchiette più ampie, come, ad es., quelle
che si trovano dal lato esterno (ventrale) dei tubercoli 7 e 7 del meso-
noto. Si osservano inoltre: 1.") Due strette e irregolari fascioline, che
percorrono longitudinalmente e medialmente il pronoto (sono quasi con-
tigue) e che generalmente si assotigliano e seompaiono prima di avere
raggiunto il suo margine anteriore. Queste fascette sono di colore um-
brino scuro e si prolungono comunemente all’ indietro anche su di un
certo tratto del mesonoto. 2.°) Due grosse macchie irregolari, fuligineo-
nerastre, dorsali e submediane al mesonoto; talora ciascuna di esse si
mostra spezzata in due parti e la zona intermedia è colorata in gial-
lastro ed in rosa. 3.°) Due grandi macchie subovalari, dorsali e sub-
mediane al 2° urotergite. Tali macchie sono costituite da una stretta
zona periferica (generalmente interrotta al lato interno) e da un area
centrale, allungata e irregolare di colore umbrino fuligineo. Fra il
margine e il centro descritti il tegumento è di colore melleo slavato e
presenta una linea a semicerchio (curva all’ indietro) azzurrastra pal-
lida. 4.9) Due macchie molto meno vistose e meno ampie delle prece-
denti, e come quelle interessanti i tubercoli piliferi 1 e 1, al 5° uroter-
gite. Setole ed unghie delle zampe toraciche umbrine. Uncini delle
pseudozampe ferrugineo-chiari. Peritremi degli spiracoli tracheali neri.
1. — Capo.
L’epicranio (fig. XIII, 1) è, lungo mm. 3,04 e largo mm. 3,32. Ven-
tralmente le due bande anteriori sono venute a contatto, si sono saldate
reciprocamente ed hanno chiuso all’innanzi il foro occipitale (fig. XIII, 2).
La chetotassi (fig. XIII, 1) non presenta variazioni sensibili. Solo
le setole sono, proporzionalmente, un po’ più lunghe.
Le antenne (fig. XIII, 1 e 3) hanno i primi due articoli più allun-
gati; il secondo è un po’ più lungo di due volte la sua massima lar-
Py a ST
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a TE
wee er Ka
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— 193 —
ghezza. La macrocheta maggiore invece è appena un po’ più lunga di
due volte la lunghezza del 2° articolo.
Labbro superiore (fig. XIII, 1 e 4), mascelle del 1° paio e labbro in-
Fig. XII.
Larva della V età. — 1. Epieranio veduto dalla faccia dorsale (le mandibole non sono
state disegnate). — 2 Porzione dell’ epieranio veduta ventralmente. — 3. Antenna. —
4. Metà sinistra del labbro superiore, veduta dorsalmente. — 5. Mandibola veduta dalla
faccia ventrale: C, cardine delle mascelle del 1° paio; M1, submento; Q, sclerite submen-
tale; Si, stipite delle mascelle del 1° paio.
feriore non modificati. Le setole del primo sono bene sviluppate e
molto robuste.
Le mandibole (tig. XIII, 5) sono ancor più larghe che non nella
quarta larva. Il numero dei denti, dei denticoli e la loro conformazione
generale non hÄ mutato.
2. — Torace.
Torace e chetotassi relativa (fig. XIV, 1) simili a quelli della larva
della 48 età. Anche le zampe toraciche pure simili; le setole più grandi
del femore, della tibia e del tarso si presentano eccezionalmente robuste
e sublaminari (fig. XIV, 3).
3. — Addome.
Nessuna modificazione sensibile, rispetto all’età precedente, negli
uriti e nella loro chetotassi (fig. XIV, 2). I peritremi degli spiracoli
tracheali del 7° e 8° urite sono pressochè di eguale grandezza; quelli
degli spiracoli del protorace sono un po’ più piccoli; gli altri (I-VI
urite) eguali fra loro, hanno un dia-
metro un po’ inferiore alle tre paia
gia descritte,
Nelle zampe spurie ia pseudo-
papilla è atrofizzata completamente
e gli uncini sono distribuiti come
nella larva della 4° età. Il loro nu-
Fig. XIV. mero, rispetto a quello di questa
Larva della V età. — 1.I tre segmenti toracici etd, è di poco aumentato per alcune
veduti di lato (le LENIN IN O) state dise- pseudozampe (3°, 4° e 5’ paio), di
gnate). — 2. Sesto urite, veduto dorso-lateral- ae x
mente, di scorcio; la pseudozampa e spezzata poco diminuito per altre us e222
ad arte. — 3. Zampa anteriore dal trocantere paio).
in avanti: Zi, pseudozampe; per i numeri 1-7,
vedi la spiegazione della fig. II.
Quello delle pseudozampe del
5° paio è, globalmente, superiore
al numero degli uncini delle altre pseudozampe.
Dalle tabelle riportate a pp. 196 e 197 resultano i seguenti dati
principali:
1.°) Im nessuna pseudozampa dei 10 esemplari esaminati gli
uncini si trovano in numero inferiore a 36 e superiore a 72.
2.9) I numeri di 36, 38 e 39 uneini debbono ritenersi, per gli esem-
plari esaminati, eccezionali, non essendo comparsi rispettivamente che
1, 2 e 1 volta su 100 casi e tutti nello stesso individuo.
3.5) Il numero di 44 uncini è quello comparso il maggior numero
di volte nelle pseudozampe delle prime quattro paia (11 volte su 80
casi) e mai in quelle del 5° paio.
4.9) I numeri di uncini comparsi con maggior frequenza (2 volte
su 20 casi) nelle pseudozampe del 5° paio sono 53, 54, 57, 60, 61 e 63.
Nessuno di questi numeri sorpassa quello massimo per le pseudozampe
delle altre quattro paia.
5.9) Il numero degli uncini oscilla più o meno fra gli stessi limiti
nelle pseudozampe delle prime quattro paia.
6.9) Il numero degli uncini delle pseudozampe del 5° paio è supe-
riore a quello degli uncini delle altre pseudozampe.
EC
7.9) Qualcuno degli esemplari esaminati (n° 1) mostra tutte le
pseudozampe con un numero relativamente piccolo di uneini.
8.9) Il numero delle combinazioni di aggruppamento degli uncini
oscilla fra 10 e 14 nelle singole pseudozampe ed è di 30 per tutte le
pseudozampe considerate insieme.
9.9) II numero globale degli uncini di tutte le pseudozampe è quasi
uguale a quello delle pseudozampe della 4* larva (è superiore di pochi
elementi). Per i 10 esemplari esaminati si ha un totale di 4954 elementi
rispetto ai 4940 della larva della 4a età.
La differenza di accrescimento è, adunque, solo di 14.
Il quoziente di accrescimento assoluto del loro numero è 2,528.
Il quoziente di accrescimento relativo è 1,00.
10.°) Il numero degli uncini di una pseudozampa è diverso nel
98 °/, dei casi (49 casi su 50) da quello degli uncini della sua antimera.
— 196 —
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— 198 —
Conclusioni.
Non’faccio seguire, di proposito, alle conclusioni ottenute
dalle ricerche di cui si sono presentati i resultati, considerazioni
generali, perchè mi riserbo di esporle quando lo studio di qualche
altra razza del B. mori (per esempio di una razza a tre mute)
permetterà di formularle con maggior copia di elementi di
giudizio.
Mi limito pertanto a riassumere brevemente e comparativa-
mente il comportamento dei caratteri morfologici esterni della
razza esaminata attraverso le cinque età della larva.
I. — Capo.
1°) A. — L’epicranio della larva della 1% età presenta il foro
occipitale aperto all’innanzi; le due regioni laterali ripie-
gate ventralmente innanzi al foro occipitale non si con-
giungono infatti reciprocamente e restano fra loro separate
da un ampio tratto (fig I, 2). Questo ponte membranoso
diminuisce di larghezza nelle età seguenti (fig. VII, 1;
IX, 2; XI, 2), ma solo dopo la 4* muta rimane comple-
tamente obliterato dalla connessione reciproca delle due
regioni ventrali nominate, si che ne resulta un foro occi-
pitale chiuso (fig. XIII, 2).
B. — L’epicranio della larva della 1% età è provvisto di un
certo numero di macrochete denticolate distribuite come
nella fig. I; ma il resto del suo tegumento è glabro. Nel-
la 2* età e nelle seguenti permangono le macrochete prin-
cipali (che si presentano però semplici anzichè denticolate)
/ per quanto proporzionalmente un po’ ridottein lunghezza e
compare un rivestimento di peli, i quali aumentano un
po’ di grandezza (relativamente) dalla 2? alla 5® età
(ae, WARE IDX, o Sd SII)
— 199 —
2°). — Le antenne subiscono attraverso alle varie età un pro-
gressivo sviluppo in lunghezza (rispetto alla larghezza)
del 1° e del 2° articolo (nella 18 età il primo articolo
è più largo che lungo ed il secondo è circa tanto lungo
quanto largo; nella 5* età il primo è circa tanto lungo
quanto largo ed il secondo è notevolmente più lungo
che largo) ed una progressiva riduzione della grande
macrocheta del secondo articolo. Il terzo articolo invece
non progredisce rispetto agli altri e nella 5* età è, propor-
zionalmente, più piccolo che non nella 1%. I sensilli non
offrono modificazioni sensibili (ig Il, 2-4 e seguenti).
3°). — Il labbro superiore è fornito nella 1% età di 12 macrochete
dorsali e di 6 spine laminari ventrali che non aumentano
di numero nelle età seguenti (fig. II, 5-6 e seguenti).
4°), — Le mandibole mostrano un predominio progressivo della
larghezza, rispetto alla lunghezza, dalla 1* alla 5* età,
ed un aumento del numero dei denti dalla 1% alla 4%;
questo aumento è abbastanza forte dopo la prima muta,
debole o debolissimo in seguito. Nella prima età infatti
esse hanno 5 denti lisci, nella seconda 8 (dei quali i
quattro più piccoli presentano il margine integro e i
quattro maggiori il margine denticolato), nella terza 8 o
9 (dei quali i cinque maggiori denticolati) insieme con
alcune denticolazioni che precedono il primo dente esterno,
nella quarta 9 o 10. La 5% età ha lo stesso numero di
denti e di denticoli della 4*.
5°). — Le mascelle del 1° paio ed il labbro inferiore non subi-
scono modificazioni vistose, se si toglie una variazione
di lunghezza della setole principali, ben visibile nelle
fig. II, 9-10; VII, 3-4; IX, 10.
II. — Torace.
1°) A. — Il 2° ed il 3° segmento toracico (meso-e metatorace)
aumentano notevolmente di volume, rispetto al 1° (pro-
torace), dalla 2? età in avanti ed il loro tegumento si
mostra allora rilevato ed infossato nelle rughe e nei
solchi caratteristici.
— 200. —
B. — Tutti tre i segmenti toracici sono provvisti nella 12 età
di un certo numero di lunghissime setole denticolate
inserite o no su tubercoli piliferi (fig. IH, 1) e di alcune
altre setoline semplici ventrali. Il resto del tegumento
è glabro. Nella 2* età, a simiglianza di quanto è avve-
nuto nella chetotassi dell’epicranio, le macrochete prin-
cipali permangono, per quanto enormemente ridotte in
‘lunghezza e prive di denticolatura, ma compare il rive
stimento di peli che ricopre più o meno completamente
i tre segmenti (fig. VIII, 2). Nella 3*, 4% e 52 età si
mantengono più o meno inalterate le carattestiche della
QRS SX XIV
29. — Le zampe toraciche, che non mostrano nelle diverse età
1°) A.
modificazioni sensibili dei loro articoli, si comportano, in
riguardo alla chetotassi, come i segmenti ai quali appar-
tengono. In quelle della larva della 1* età esistono solo
alcune macrochete per ogni articolo (fig. III, 2-4; IV, 5-6),
che si mantengono dopo le varie mute mentre appaiono
altre setole di diversa lunghezza (fig. VIII, 3-5; X, 2;
DICMREXNINAE3):
III. — Addome.
Per la chetotassi degli uriti dobbiamo ripetere quanto
si è detto a proposito di quella dei segmenti del torace
e aggiungere che dopo la 2* muta (nella terza età
cioè) si presentano nella regione più ventrale dei lati
degli uriti 4°-9° delle setole gracili, lunghette e fitte (fig.
X, 5), le quali aumenteranno poi in lunghezza nelle
età seguenti (fig. XII, 2; XIV, 2).
B. — Il tubercolo a vistose macrochete dell’8° urotergite della
1? larva (fig. IMI, 6, H) resulta dalla fusione dei tubercoli
piliferi 7 e 1, e si trasforma, gradualmente, nel cornetto
ricurvo e brevemente setoloso della larva della 5* età.
2°), — Le zampe spurie (pseudozampe) progrediscono, dalla
1? all'ultima età, più in larghezza che non in lunghezza
e appaiono sempre più tozze. Quelle della 1* larva, pre-
sentano solo alcune macrochete (fig. V, 3); dopo la
1* muta il numero delle setole, al solito, aumenta; dopo
— 201 —
la 2% muta le setole stesse divengono vistosamente più
lunghe (fig. X, 5); nella 4* e nella 5* età sono lunghis-
sime e ricurve (fig. XII, 5).
3%) — Degli uncini delle pseudozampe si è già parlato, anche
in senso riassuntivo, in fine allo studio di ciascuna età,
Considereremo qui, adunque, solo il loro comportamento
attraverso le cinque età della larva, sia rispetto alla di-
stribuzione, sia rispetto alle variazioni di numero.
A. — Distribuzione.
Nella 1* efa e nelle pseudozampe delle prime quattro
paia gli uncini sono distribuiti lungo il margine plantare
delle pseudozampe stesse, in quattro tratti: uno interno,
uno anteriore, uno esterno ed uno posteriore. La pseu-
dopapilla è bene sviluppata e gli elementi che si trovano
lungo il tratto interno (in corrispondenza della pseudo-
papilla stessa) lunghi e bene distinti. Nelle pseudozampe
del quinto paio il tratto esterno è sempre inerme, man-
cando gli uncini che lo occupano nelle altre pseudo-
zampe (fig. V, 8-9).
Nella 2* e nella 3* età permane la distribuzione
generale propria della 1% età, ma gli elementi del tratto
interno diminuiscono di lunghezza (fig. VII, 5-8; X, 6) e, do-
po la 2* muta, la pseudopapilla tende specialmente nelle
pseudozampe del 5° paio, a ridursi.
Nella 4* età (dopo la terza muta) intervengono fatti
nuovi: In tutte le pseudozampe delle prime quattro paia
scompaiono gli uncini del tratto esterno (quelli corrispon-
denti del 5° paio di pseudozampe mancavano fino dalla
1* età) e nelle pseudozampe di tutte le paia scompaiono
pure gli elementi del tratto interno, mentre la pseudo-
papilla è subatrofica o manca completamente. Le due
serie di uncini dei tratti anteriore e posteriore vengono
a trovarsi a contatto reciproco nel mezzo del tratto
interno e formano così una serie continua che occupa i
lati anteriore, interno e posteriore del margine plantare
(fig. XII, 4).
Nella 5* età la distribuzione che gli elementi hanno
nell’eta precedente non muta, La pseudopapilla è com-
pletamente atrofizzata.
15
— 202 —
B. Numero
Il numero degli uncini varia nelle pseudozampe di
uno stesso paio, nelle diverse paia di uno stesso indivi-
duo, negli individui delle diverse età e nei diversi indi-
vidui della stessa razza. La tabella riassuntiva di pag. 71
dà un'idea abbastanza chiara del senso e dell’intensità
di queste variazioni. Dai dati in essa esposti e da quelli
‘contenuti nelle tabelle speciali di ciascuna età (vedi
pp. 155-160, 169-174, 180-185, 190-191, 196-197), possia-
mo ritrarre, per la razza e per tl numero di individui
studiati, le seguenti conclusioni:
I. — Il numero degli elementi del tratto interno del margine
plantare di tutte le pseudozampe è, nella 1% età, poco
diverso da quello degli uncini dei tratti anteriore e poste-
riore, nella 2* età è sensibilmente inferiore, nella 3* età
molto inferiore. Nella 4° e nella 5% età questi elementi
non esistono più.
II. — Il numero degli uncini del tratto esterno del margine plan-
tare delle pseudozampe delle prime quattro paia è più
. piccolo di quello dei tratti anteriore, interno e posteriore
nella 1? età, molto più piccolo nella 2* età, ancor più
piccolo nella 3*. Nella 4% e nella 5* età questi uncini
non esistono più.
III. — Gli uncini del tratto esterno delle pseudozampe del 5°
paio mancano costantemente in tutte le età.
IV. — Il numero degli uncini delle pseudozampe delle prime
quattro paia mostra una certa tendenza ed aumentare dal
oa tA paio:
V. — Il numero degli uncini delle pseudozampe del 5° paio,
dalla 2* età in su, è superiore a quello degli uncini delle
pseudozampe delle altre paia; però la differenza di ac-
crescimento di tale numero progredisce fino alla 42 età
per poi diminuire.
VI. — Il numero delle combinazioni di aggruppamento degli uncini
aumenta, nelle singole pseudozampe, più o meno rego-
larmente dalla 1* alla 4* età; nella 5° rimane stazionario.
VII. — Il numero degli uncini delle singole paia di pseudozampe
aumenta dalla 18 alla 4* età; dopo la 4* muta per alcune
paia aumenta di poco, per altre diminuisce. Vedi tabella
a pag. 205.
— 203 —
VII. — Il numero globale degli uncini di tutte le pseudozampe
IX.
X.
XI.
aumenta dalla 1* alla 5* età, però la sua differenza di
accrescimento diminuisce molto alla 4* età ed enorme-
mente alla 5*.
L’accrescimento assoluto del numero globale degli uncini
di tutte le pseudozampe progredisce dalla 2* alla 5* età,
ma la sua intensità diminuisce già abbastanza dopo la
3° muta e fortissimamente dopo la 4°.
L’accrescimento relativo del numero globale degli uncini
di tutte le pseudozampe diminuisce gradualmente dalla
2altalla Dur
La percentualità dei casi di diversità numerica degli
uncini per le pseudozampe antimere aumenta dalla 1 alla
5a età.
IV. — Spiracoli tracheali.
10° — I peritremi degli spiracoii tracheali degli uriti 1°-6°
sono uguali fra di loro in grandezza in tutte le età e
sono sempre più piccoli di quelli del protorace e degli
uriti 7° e 8°.
20 — I peritremi degli spiracoli tracheali del protorace sono
quasi impercettibilmente più piccoli di quelli dell’8° urite
e più grandi di quelli del 7° nella 1* età; più grandi di
quelli del 7° ed uguali a quelli dell’8° nella 24 età; uguali
a quelli del 7° e più piccoli di quelli dell’8° nella 3% eta;
più piccoli di quelli del 7° e dell’8° nella 4% e nella
5? eta.
30 — I peritremi degli spiracoli tracheali del 7° urite sono
più piccoli di quelli dell’8° nrite nelle prime quattro
età, uguali in quelli della 5°.
40 — La grandezza dei peritremi degli spiracoli tracheali
dell’8° write rispetto a quella degli spiracoli degli altri
segmenti resulta da quanto si è esposto nei paragrafi
precedenti.
— 204 —
V. — Identificazione delle varie età della larva.
Presento una tavola sinottica, basata su caratteri di facile
interpretazione, con la quale è possibile riconoscere l’età di una
larva della razza che ho studiata. Questi caratteri sono presi
nella larva subito dopo la muta:
1. — Macrochete del capo e del corpo denticolate; quelle del
torace e dell'addome lunghissime. Mandibole con 5 denti
a margini integri . . . . . Larva della I’ età.
1’. — Macrochete del capo .e del corpo semplici; quelle del torace
e dell'addome brevi. Mandibole con 8-10 denti in parte
denticolati . ctor AZIO
2. — Tratto esterno del margine Aipiautare dette pseudozampe
inerme solo nel 5° paio . . . ‚ehe BS:
2’. — Tratto esterno del margine Santana Melle pseudozampe
inerme in tutte cinque le paia . . MATIAS
3. — Il margine distale delle mandibole che precede il primo
- dente esterno è integro; gli uriti 4°-9° presentano la
regione latero-ventrale (sottostigmatica) priva di lunghe
setole; setole della regione esterna delle pseudozampe
RE to co . . . . Larva della 2° età.
3’. — Il marglne dibtalo delle mandibole che precede il primo
dente esterno è denticolato; gli uriti 4°-9° presentano la
regione latero-ventrale (sottostigmatica) fornita di lunghe
setole; setole della regione esterna delle pseudozampe
lunghee a2 . . + . Larva della 3° età.
4. — Foro occipitale ancora aperto all’innanzi .
Larva della 4° bra:
4’. — Foro occipitale completamente chiuso .
Larva della 5 ota:
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— Introduzione
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Morfologia esterna Hello varie DA della larva’
— Larva della 1a eta.
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. — Larva della 2a eta.
Capo
Torace
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Tabelle della distribuzione degli uncini nelle pseudo-
zampe
Tabella del numero globale degli ui uncini „ber ogni pseu-
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— Larva della 32 eta.
Capo
Torace
Addome
Tabelle della distribuzione degli uncini nelle pseudo-
zampe
Tabella del numero "globale degli uneini NE ogni pseu-
dozampa
. — Larva della 4a eta.
Capo
Torace
Addome
Tabelle della distribuzione degli uncini nelle pseudo-
zampe © 0 0
. — Larva della 5a ey, È ; 5 È : È 3
Capo
Torace
Addome
Tabelle della distribuzione degli uncini nelle pseudo-
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Conclusioni .
— Capo
— Torace
— Addome
— Spiracoli tracheali
— Tavola sinottica per 1’ {ucn ificazione I varie età
della larva
— Tabella riassuntiva dl numero Geri uncini e FINTO
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Two new Coccidae from Cyrenaica.
GREMEERRIS:
Stanford University, California.
Through the kindness of Dr. F. Silvestri I have been enabled
to examine a small collection of mealy bugs from Cyrenaica on
the Mediterranean coast of Africa and these are herein réported
upon. The collection contains but three species and of these I am
describing two as new. It is not at all improbable that these two
will prove to be identical with species already described from
Europe and some explanation of my reasons for now describing
them is called for.
Under the existing conditions it is practically impossible to
determine the majority of the species of this and some of the
other groups of the Coccidae from the literature because of the
inadequacy of the descriptions. In fact, it is quite safe to say
that almost none of the species of mealy bugs that have been
described from continental Europe can be recognized without
recourse to the types or other authentic material. In view of
this condition it is evident that the student of these insects will
very frequently be confronted by two alternatives. Either his
material must be placed as unidentifiable or new species must
be described. To choose the former of these alternatives is to
delay indefinitely all progress in the study of the group. To
choose the latter and to accompany the choice by adequate fi-
gures and descriptions means merely the making of a few
synonyms that may later be cleared up. Ihave elected the latter
course and it is my belief that the accompanying figures and
descriptions will permit the reasonably certain recognition of
these species.
I may here call attention to the fact that these descriptions
and figures are based upon specimens that have been carefully
stained according to the procedure that is now being generally
adopted by students of the Coccidae. In the case of both of the
new species a holotype has been designated and this has been
returned to Professor Silvestri. Paratypes are deposited in the
Stanford University collection of Coccidae,
308 —
Pseudococcus citrioides n. sp.
Fig. 1A, C-F.
‚Material examined. — Guarseia, Cyrenaica, without indication
of host.
Habit, — As far as may be judged from the morphology of the
species it will, in life, very much resemble P. citri, having very short
marginal and caudal tassels.
Morphology. — Form, when flattened on the slide, approaching
sub-circular. Length 2-2,5 mm. With 17 pairs of cerarii, each of which
Fig. 1.
Pseudococcus citrioides n. sp.: A, posterior portion of abdomen, left side dorsal, right
side ventral: C, antenna; D, ventral side of anal lobe, more enlarged; E, cerarian setae
of anal lobes; F, cerarian setae of pre-antennal cerarii. Pseudococcus lilacinus Ckll.
(specimens from Philippine Islands); B, cerarian setae of abdomen, with supplementary
marginal seta; G, cerarian setae of pre-antennal cerarius.
contains but two small cerarian setae accompanied by a very few pores
and without auxiliary setae. Cerarian setae of the anal lobe pair (Fig.1E)
quite slender, those of the other pairs becoming smaller toward the
head where they are extremely small and almost filiform (Fig. 1 F).
Anal lobes (Fig. 1 A) without chitinization above, but with a small,
but very definite, chitinized bar (Fig. 1 D) on the ventral side exten-
ding in from the base of the anal lobe seta; dorsal side of the lobes
with a few very small setae, the ventral side with two slender, sub-
apical setae. Dorsal body setae few, small, slender. Ventral body setae
more numerous, of varying lengths but none conspicuously long except
a single sub-marginal seta near each abdominal cerarius. Triangular
— 209 —
pores very small and relatively few. Multilocular pores quite abundant
on the ventral side of the last five abdominal segments. Tubular duets
very small, almost confined to the ventral side, where they are quite
abundant near the lateral margins. Legs quite slender, the tarsus
slightly less than half as long as the tibia. Antennae (Fig 1 C) slender,
8-segmented. Anal ring setae about two thirds as long as the anal
lobe setae. Dorsal ostioles with the lips slightly chitinized.
A specimen that is immature, but is in the last instar, shows the
cerarii borne on slight prominences.
Notes, — This species is one of a group of very closely related
forms that includes such species as P. citri, lilacinus and krauhniae.
The group is distinguished by the presence of a small but sharply de-
fined, chitinized bar on the ventral side of the anal lobes (Fig. 1D),
together with the absence of auxiliary setae and of conspicuously
grouped pores in connection with the cerarii. Of these species P. ci-
trioides most closely approaches P. lilacinus Ckll. The species known
to me may be separated by the following key.
i
With a single conspicuously elongate, ventral, sub-marginal seta
near each abdominal cerarius . . . . eitrioides n. sp.
Withoutisuchysetac. cg tame) ne rara Ltn tOeegcaelee
2. Cerarian setae and dorsal body setae somewhat swollen basally,
with the tips conspicuously flagellate. Krauhniae (Kuwana).
Setae noteso) Mi. so n a) ak
3. Cerarian setae stout-conical, those on the head nearly as large as
ae
those of the posterior pairs; lateral margins of the abdomen
frequently with setae of the same form as the cerarian setae
but smaller (Fig. 1 B); adult female generally rotund . . »
lilacinus CKll.
Cerarian setae slender-conical, those on the head somewhat smaller
than those of the posterior pairs; lateral margins of the abdo-
men never with setae of the same form as the cerarian setae;
adult, femalernot rotund 2.9. 2 ee Cifre (Risso).
Phenacoccus cyrenaicus n. sp.
Fig. 2.
Material eramined. — From undetermined host, El Garib, Cyre-
naica.
Habit. — In life probably with extremely short or no lateral and
caudal tassels; probably not secreting an ovisac,
Morphology. — Form, when flattened on the slide, almost sub-
circular. Length 3 mm. With apparently 17 pairs of cerarii but the
number somewhat obscured. Each cerarius (Fig. 2 D) with a pair of
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr, 16
a
very small, quite slender cerarian setae, accompanied by a conspieuous
cluster of two to several slender, auxiliary setae of various lengths
which form a fringe about the lateral margins of the body; with no
clustering of pores about the cerarian setae. Anal lobes without dorsal
chitinization: with several slender setae at the base of the anal lobe
setae; with a very slight and, inconspicuous ventral, chitinized area.
LT
5 lande 9 Aiea
°
4 = Alesis: - |
Fig. 2.
Phenacoccus cyrenaicus n. sp.: A, posterior portion of abdomen left half dorsal, right
half ventral; B, tarsal claw; C, antenna; D, cerarius, from cephalic region.
Dorsal body setae few, relatively small, slender. Ventral body setae
more numerous, but scarcely larger. Triangular pores very small, not
conspicuously abundant. Multilocular pores present on the ventral side
of the last three or four abdominal segments, few. Tubular ducts few,
confined chiefly to the ventral surface. Legs moderately stout, the tar-
sus about half as long as the tibia, the claw (Fig. 2 B) with a distinct
tooth. Antennae. (Fig. 2 C) slender, 9-segmented. Anal ring setae but
slightly shorter than the anal lobe setae. Dorsal ostioles very incon-
spicuous.
Notes. — The marginal fringe of slender setae is the most con-
spicuous feature of this species and should make its recognition a simple
matter.
ENRICO RAGUSA.
oo
Le Aegeridae (Sesiidae) della Sicilia.
Bellier de la Chavignerie, dopo il suo viaggio in Sicilia nel
1859, pubblicando l’elenco dei Lepidotteri raccolti (1) osservava
che mentre le Sesie erano cosi poco rappresentate in Sardegna
e Corsica, in Sicilia invece abbondavano, avendone egli allora
prese ben undici specie diverse.
Nell’interesse della Lepidotterologia Siciliana ho creduto di
riunire tutti i dati che riguardano questo interessantissimo gruppo
di Lepidotteri e dare l’elenco più completo possibile di tutte
quelle specie che realmente esistono in Sicilia.
In questo mio piccolo lavoro sono stato aiutato dal ben noto
specialista signor F. Le Cerf di Parigi e dal mio carissimo amico
Comm. Conte Emilio Turati di Milano. Ad entrambi vadano i miei
più sinceri ringraziamenti, specialmente a quest'ultimo che mi è
sempre stato largo di collaborazione e di suggerimenti, mettendo
anche il materiale della sua ricchissima collezione a mia dispo-
sizione. ;
Aegeria F.
A. APIFORMIS Cl. — Citata dal solo Dottor Minà Palumbo, che disse
di averla scoperta in luglio in una piantagione di pioppi del proprio
fondo — Ervi Bianchi — vicino Castelbuono. Non la posseggo.
Il bruco vive due anni nei tronchi e nelle radici dei Populus tre-
mula e P. nigra.
Paranthrene Hb. (Sciapteron Stgr.).
P. TABANIFORMIS Rott. (2). — Il primo esemplare da me rinvenuto
lo presi a Catania nel luglio, presso il Cimitero. Kriiger ne prese nel
maggio e luglio alla Ficuzza, e Fiige il 25 giugno un esemplare a Valle
del Paradiso presso Palermo.
(1) Ann. Soc. Ent. Fr. 1860.
(2) F. Le Curr. — Sur les premiers états et les moeurs de Sciapteron
tabaniformis Rott. et var. ringiaeformis Hb. Ann. Soc. des Natur. de Laval-
lois Perret 1908.
— 212 —
Ne ottenni poi vari esemplari dalle Galle dei rami di Pioppo, do-
natimi dall’ottimo amico Teodosio De Stefani Perez, che li raccolse in
quantità e li illustrò (1). Gli esemplari siciliani sono una forma tran-
sitoria della tabaniformis Rott. alla var. ringiaeformis Hb. Essi hanno
quasi tutte le antenne più o meno ocracee e alcuni sono sprovvisti sulle
ali della trasparenza vitrea, essendo così uguali all’esemplare della
Grecia, osservato dallo Staudinger (2).
Il 3 ha cinque anelli gialli sull’addome, la 9 ne ha tre, dei quali
l’anteriore abbraccia solamente la porzione dorsale e non quella addo-
minale. Il signor Le Cerf (in litt.) ebbe pure dal De Stefani delle galle
che gli diedero invece la tipica forma tabaniformis Rott. Turati mi
serive ch’egli ha allevato lo scorso anno in numero questa specie da
tronchi di giovani Populus canadensis piantati l’anno prima all’Ippo-
dromo di San Siro (Milano) e proveniente dai vivai di Santena presso
Torino. Egli ha ottenuto indistintamente Jg e 99 tanto di tabanifor-
mis quanto di ringiaeformis; il che prova che quest’ ultimo non può
essere considerato come una razza a sè, ma soltanto come una sem-
plice aberrazione della specie.
Nei tronchi del Popolus canudensis già grossi di 12 em. di diame-
tro, questa specie perfora direttamente l’interno dell’albero e vi affonda
le sue gallerie, che sono svelate dalla segatura umida che il bruco
spinge fuori. Il foro è di solito assai largo e la corteccia intaccata &
inturgidita intorno ad esso, e spesso ritratta. Esso passa due inverni
nelle sopradette galle (3) ed ha per parassita il Menisus setosus Holmyr.
Synanthedon Hbn. (Sesza aut.).
S. TIPULIFORMIS Cl. — Questa specie é comune in tutta la Sicilia,
dove si trova dal maggio al settembre. Bellier, Kalchberg e Failla la
citarono di Palermo, Morreale, Ficuzza e Madonie.
Ne posseggo dodici esemplari. |
Il bruco vive un anno nel Corylus, Ribes, Juniperus ed Evonymus
dei quali rode il midollo dei rami.
S. CONOPIFORMIS Esp. - Questa specie è nuova per la Sicilia e la
posseggo in unico esemplare preso nel maggio a Castelbuono.
Lo ebbi determinato dal defunto Max Bartel, che volle avere co-
municate tutte le mie specie siciliane per la sua pubblicazione nel Seitz,
dove difatti citò questa specie pure di Sicilia. Le Cerf che ebbe pure
(1) Contribuzione all’entomocecidiologia della Flora Sicula. Nuovo Gior-
nale Botanico Ital. Vol VIII 1901, pag. 546.
(2) Beitrag zur Lepidopterenfauna Griechenlandes, pag. 90.
(3) F. Le CeRF. — Note sur nne chenille de Paranthrene tabaniformis
Rott. Ann. Nat. Lavallois Perret 1912, pag. 56-59.
— 213 —
comunicato il mio esemplare mi confermò l’esattezza di detta determi-
nazione.
Il bruco vive due anni formando galle nelle vecchie querce.
S. VESPIFORMIS L. (= asiliformis Rott.). — Bellier la citò sotto il
sinonimo di cynipiformis Esp. Kalehberg e Failla la presero a Palermo
e sulle Madonie. La posseggo presa dal Failla a S Guglielmo (Mado-
nie) in giugno, dal Kriiger a Lupo in maggio e da me sulle Madonie
ed alle Caronie in luglio e poi alla Ficuzza in settembre. Ne posseggo
sette Jg e due 99.
A Parigi nella collezione Fallou al Museo, ne esiste una Q di Si-
cilia, probabilmente avuta dal Bellier. Nella collezione del Conte Emilio
Turati ne esistono quattro esemplari ( gg 99) presi tutti dal Krüger
alla Ficuzza al 16 luglio e 20 agosto.
Il bruco vive due anni nelle galle sulle vecchie querce, ma si è
pure trovato sul Fagus sylvatica, nella Castanea sativa, nel Tamarix
in Spagna.
S. CRUENTATA Mann. — Il 5 fu scoperto dal Mann nel giugno a
Valle Corta (Palermo) e non la 9 come erroneamente venne citato dal
Failla (1) e fu descritto nel 1859 (2). Ritengo che a questa specie bi-
sogna riferire la Sesia mutillaeformis God. (myopaeformis Bkh.) presa
e citata di Catania dal Ghiliani (3), e tuttora conservata al Museo di
Torino, che bisognerebbe verificare. Failla la prese sul Rovo in fiore
sulle Madonie. Kalehberg la citò, ed io ne descrissi la 9 (4) e ne illu-
strai il g e la Q (loc. cit.). A Catania è comune ed il signor F. Zi-
ekert l’allevò abbondantemente dai rami di Pomo dove il bruco passa
l'inverno. Nella collezione del Conte E. Turati ne esistono 2 esemplari
presi dal Kriiger alla Ficuzza, tre presi a Catania nell’aprile 1914, e
40 del maggio 1915 allevati dal signor Zickert.
S. CRUENTATA AB. LUGUBRIS 5. Ragusa AB. Nov. — Fra i 70 esem-
plari da me acquistati dal signor Zickert, trovai tre esemplari gg con
il corpo interamente nero con sparutissime squame rosse, appena visi-
bili alla lente, sparse sul centro dorsale dell’addome. Kssi hanno le
gambe anteriori nere, ed in un esemplare le antenne sono pure com-
pletamente nere, mancanti della macchia bianca all’ apice delle me-
desime.
(1) Materiale per la Fauna Lepid. della Sicilia. Nat. Sie. Anno VII-VIII.
(2) Verzeichniss der im Jahre 1858 in Sicilien gesammelte Schmet. Wie-
ner Ent. Zeit. III Band. 1859.
(3) Accademia Gioenia di Catania 1842.
(4) Note Lepidotterologiche. Nat. Sie, Anno IV pag. 272. Tav. IV, fig. 1-2.
— 214 —
Dypsosphecia Spul.
D. HYMENOPTERIFORMIS Bellier (1). — Scoperta sui monti presso
Palermo il 22 luglio 1859 in due esemplari (79) accoppiati, fissi sopra
un filo di graminacea, ed un’altra 9, pochi giorni dopo sul Monte Cue-
cio. Senza la fortunata circostanza di avere presa questa specie in co-
pula, l’ autore non avrebbe mai ritenuto che essi appartenessero ad
una unica specie, visto il rimarchevole dimorfismo che presentavano.
Questa specie era già stata presa dal signor Bove nelle vicinanze di
Algeri (2), ma allora venne erroneamente ritenuta e determinata da
Lucas per la S. tenthrediniformis Hb. Io non la posseggo ancora.
I tre esemplari presi dal Bellier fanno parte oggi della splendida
collezione del signor Charles Oberthiir a Rennes.
Certamente ulteriori ricerche e la cattura di serie di questa bellis-
sima specie, faranno scoprire in Sicilia anche le due forme, algeriensis
Le Cerf 3 9, e Ducellieri Le Cerf. Questa è una aberrazione indivi-
duale 9, ma interessante, giacchè mentre i caratteri che l’allontanano
dal tipo, l’avvieinano alle altre specie del genere Dypsosphecia, dimo-
strano la stretta parentela di hymenopteriformis col gruppo icheneumo-
niformis F., Himminghoffeni Stgr. da una parte, e parthica Led.
dall’altra.
In Algeria il bruco vive nelle radici del Lotus creticus e più rara-
mente nell’ Anthyllis vulneraria.
D. urocERIFORMIS Tr. — Zeller ne prese un il 10 luglio sui
fiori di una Labiata a Messina, presso il Convento del Buon Ritiro ed
una ® nella stessa località di sera posata su di un filo d’erba, ed un’altra
© il 26 luglio sul Monte Castellaccio. Bellier disse che la riteneva assai
rara in Sicilia, avendone presi due soli esemplari in giugno nelle vici-
nanze di Boccadifaleo (Palermo). Failla la cita assai rara, ne prese un
esemplare al primo luglio ad Aquilea (Madonia), ed un’altro al 2 luglio
a Gerace. Questi esemplari fanno parte oggi della mia collezione con
un terzo esemplare da me preso in luglio nelle vicinanze di Palermo.
Il bruco vive nella radice del Dorcynium herbaceum. Il signor
Le Cerf nell’aprile 1910 lo trovò in Francia sull’ Ulex nanus.
D. UROCERIFORMIS ab. MAMERTINA Zeller (3). Descritta sull’ unico
esemplare g preso il 22 luglio sul Monte Castellaccio di Messina, sopra
(1) Annales Soc. Ent. Fr. 1860 pag. 681-683, Tav. 12 fig. 3-4.
(2) F. Le Cerr. — Histoire naturelle de Sesia hymenopteriformis. Boll.
Assoc. Natur. Lavallois Perret. 1909-1910, pag. 11-17.
(3) ZELLER. — Isis 1847 pag. 404. In questo rarissimo volume sono
descritte tutte le Sesie da lui prese in Sicilia e Staudinger disse che erano
le sole descrizioni fatte in forma soddisfacente e scientifica,
— 215 —
la Calamintha nepeta, fu descritta « Thoracis strigis trius alarunque
margine antico flavis, abdomine flavo annulato flavoque consperso 3 >.
È più piccolo della forma tipica, con la macchia centrale nera delle
ali anteriori più larga, col margine delle medesime più strettamente
marcate di rosso-giallo, la fascetta di peli gialli del terzo e quinto
anello addominale mancano. Il tipo è conservato, come tutta la colle-
zione Zeller, al British Museum di Londra. Il signor Le Cerf lo vide,
ma mi scrisse che non l’aveva sufficientemente studiato per formarsene
un concetto definitivo, mentre dall’esame superficiale fatto, non era
convinto trattarsi di una aberrazione della urocer:formis, come è stato
ritenuto da tutti gli autori, ciò non gli sembrò giustificato, e ritiene
che sarebbe prudente fare delle riserve al riguardo.
D. ICHNEUMONIFORMIS F. — Citata dal Ghiliani, e dal Bellier che
la prese isolatamente, ed osservò che gli esemplari siciliani erano più
piccoli, e con le ali più arrotondate. Gianelli (1) e Failla la presero in
giugno. Kalehberg disse di averne presa una varietà più scura. Ne pos-
seggo tre soli esemplari, uno preso da me a Catania, e due nei dintorni
di Palermo, presi nel giugno.
Il Conte E. Turati ci ha riferito le osservazioni di Delahaye (2)
su accoppiamenti di gg di questa specie con 99 delle chrysidi for-
mis Esp. e con masellaeformis Hb., che il Delahaye riteneva essere un
ibrido delle due specie.
Il bruco sverna e si trova dall’ aprile al maggio nella Quercus
ruber, Ononis arvensis e Lathyrus pratensis. Invece in Sicilia il signor
Teodosio De Stefani Perez lo ha scoperto nel fittone della Sulla (Hedysa-
rum coronarium) e ne presentò una memoria in proposito al Primo
Congresso Internaz. d’Entom. di Bruxelles nel 1910 (3).
Pyropteron Newm. (Chamaesphecia Spul.).
P. DORYLIFORMIS var. ICTEROPUS Zeller. — È stata sempre confusa
per la tipica doryliformis Ochs. Le Cerf ha descritto ed illustrato i
due sessi (3) mentre Barte] ne conobbe il solo 5. Fu scoperta a Sira-
cusa presso l’Anapo il 30 e 31 maggio sulla Calamintha nepetata, in
tre esemplari 7g che da principio Zeller ritenne fossero una varietà
della wroceriformis; ma poi la descrisse come nuova specie. Staudinger.
che scelse questo genere di Lepidotteri come tesi, per ottenere la sua
(1) Nat. Sic. Nuova Serie vol. I. 1909 pag. 20.
(2) Notizia preventiva sulla Sphenoptera lineata (Geminata Ill.). Coleott.
buprestide e la larva di un Lepidop. che attacca la Sulla (Hedysarum coro-
narium) della Tunisia e della Sicilia.
(3) Etudes Lepidop. comp. vol. XI pag. 13 Tay. CCCXVIII fig. 4639-4640.
— 216 —
laurea di Dottore, e ne pubblicò un accurato lavoro (1), disse che era
il g° della Schmidtii, e ciò dall'esame di un esemplare mal conservato
che potè studiare. Nella collezione del Conte E. Turati ne esistono 15
esemplari ZZ e 99 presi tutti dal Krüger alla Ficuzza nel giugno e
luglio. Ne posseggo molti esemplari presi a Palermo nei primi di maggio,
alla Ficuzza e Lupo in giugno ed alle Madonie in luglio. Bellier la
trovò comune alla Favorita presso Palermo e disse che variava alquanto
dagli esemplari d’Andalusia. Mann la citò di Valle Corta dove in giugno
ne prese una 9. Failla la citò di Palermo, Siracusa e Madonie. Le Cerf
descrisse come una forma speciale siciliana la Bellieri, che è invece
una forma dell’Andalusia, e l'indicazione d’origine che aveva indotto
in errore il Le Cerf è stata poi rettificata nel testo (2).
Il bruco vive nelle radici della Rumer.
P. DORYLIFORMIS V. ICTEROPUS AB. UNICOLOR Ragusa (3). — La
descrissi come aberrazione della doryliformis tipica, mentre è distinta
dalla icteropus Z. per minore grandezza e per la totale mancanza degli
anelli gialli e rossi sull’addome, per le tibie posteriori nere, con le
spine e spatule appena rosse. L’esemplare da me posseduto, che è
unico, fu preso a Lupo dal Kriiger ed é stato verificato dal signor
he Cerf.
P. EUGLOSSAEFORMIS Luc. — Non posseggo questa forma algerina
dalla doryliformis, citata nel Catalogo Staudinger, pure come di Sicilia.
ll bruco è ignoto.
P. CHRYSIDIFORMIS VAR. SICULA Le Cerf (4). — Descritta come razza
siciliana su esemplari da me comunicati, fu sempre creduta la tipica
chrysidiformis Esp. (5). Mann la citò di Valle Corta dove sua moglie
in giugno, ne prese due esemplari. Failla la disse non rara alle Mado-
nie e Palermo, da maggio a luglio, variando di colore e grandezza.
Bellier la citò dei dintorni di Palermo e delle Madonie, dicendo che
qualche sua varietà potrebbe essere eretta a specie. Il signor Ch. Ober-
thür possiede nella collezione Bellier un g di Sicilia di colore « auran-
tiaco pro rubro ». Gianelli la citò della Favorita. Staudinger (loc. cit.)
disse di averne visto una 9 di Sicilia con la base delle ali anteriori
che dal rosso minio andavano al bianco argenteo.
(1) Beitrag zur Festellung der bisher bekannten Sesien-Arten Europas
und angrez. Asiens. Stett. Ent. Zeit. 17 Jahr. 1856.
(2) Etudes Lepidop. comp. vol. XI CCCXIX, fig. 4647-4649.
(3) Nat. Sic. vol. XVII, pag. 114. >
(4) Etudes Lepidop. comp. fase. XIX 2° partie. tav. DXXXIX fig. 4526-4528,
(5) F. Le (err. — Histoire natur. de Sesia chrysidiformis Esp. Assoc,
Nat. de Lavallois Peret 1903,
— 217 —
Il bruco vive specialmente nelle radici di Rumex acetosa, Artemisia
campestris ecc. ecc.
P. CHRYSIDIFORMIS-SICULA AR. FOENIFORMOIDES Ragusa AB. NOV. —
È una 9 di piccola dimensione rimarchevole per le ali superiori rico -
perte completamente di squame, senza trasparenza vitrea, esse sono
rosse minio intenso, come nella foeniformis H. S., largamente marginale
di nero. Le dette ali hanno la costa e tutto il bordo esterno, con il tratto
discocellulare nero, dilatato e fuso nella costa. Ha pure i tarsi delle tre
paia di zampe interamente nere, come nell’ab. nigripes Le Cerf, della
chrysidiformis. Bartel la citò nel Seitz avendogliela comunicata.
P. CHRYSIDIFORMIS-SICULA AB. 9 MELANOXANTHIA Le Cerf. — Citata
dal Bartel di Sicilia nel Seitz come ab. albotarsata Rbl., da un esem-
plare g° da me comunicato, che egli con dubbio vi riportava, tratto
in errore dalla decolorazione delle gambe quasi biancastre.
Le Cerf, che ebbe pure da me comunicato il detto esemplare, lo
ritenne invece un esemplare poco fresco di P. chrysidiformis sub. sp.
sicula forma melanoxanthia Le Cerf, e mi scrisse di conoscere il solo g°
di Sicilia e ritiene che la detta aberrazione albotarsata non s’incontra
che nelle sole 99, con il fondo delle ali anteriori più chiaro con tutti
i tarsi d’un bianco puro.
P. ORYSSIFORMIS H. S. — Citata di Sicilia nel Catalogo Staudinger
e dal Bartel nel Seitz, come presa in Sicilia nel maggio. Non la pos-
seggo e ritengo sia un errore, essendo stata descritta di Corsica, dove
non è più stata ritrovata. Curd (1) ne descrisse il 5, su due esem-
plari g° 9 presi dal Comm. Ing. Mella in Sardegna.
Il bruco è ignoto. i
P. FOENIFORMIS H. S. — Scoperta in Sicilia dal Kaden. Failla la
citò rarissima trovata in giugno a Roccazzo, Pedagni ed ai Monticelli
sulle Madonie. Bartel nel Seitz a pag. 400 ne descrisse il < da me
comunicato, ma ne dà una pessima figura a zampe tutte rosse a tav.
50 K. ed a tav. 52 E., mentre le due zampe anteriori sono tutte az-
zurre-nerastre, le medie e le posteriori nere con le tibie fortemente
macchiate di rosso.
Ne posseggo quattro esemplari, due della collezione Failla, una 9
presa a Noto nel maggio, ed un g’ preso sopra un fiore di Cardo in
luglio alla Ficuzza. Il Conte E. Turati ne possiede una Q presa il 6
giugno 1910 dal Kriiger sull’Etna (800 m.).
Il bruco di questa bellissima specie siciliana è ancora ignoto.
(1) Aggiunte al Saggio di un Catalogo dei Lepidop. d’Italia. Bull. Soc.
Ent. Ital. Anno VIII pag. 269-70.
— 218 —
P. CHALCIDIFORMIS Han. — È citata di Sicilia nel Catalogo Stau-
dinger e nel Seitz. Ne posseggo un solo esemplare gentilmente cedutomi
dal signor Le Cerf, senza altra precisa indicazione che « Sicile ».
Il bruco é ignoto.
P. Scumipti Frr. (Schmidtiiformis). — Zeller ne prese tre esem-
plari 99 al 19 maggio all’Anapo, ed un’altra 9 il 6 giugno sulla Cala-
mintha nepeta. Staudinger la ritenne una varietà della precedente specie
Non la posseggo.
Secondo Rebel il bruco vive forse della Salvia verticellata.
P. MASARIFORMIS O. ed oDYNERIFORMIS H. S. — Zeller la citò come
Loewiî Z. per averne presa una 9 alquanto sciupata il 9 giugno a
Siracusa all’Acradina. Le Cerf che vide le due forme di Sicilia, la
masariformis O. e lab. odyneriformis H. S., mi scrisse che egli era
quasi sicuro che la sedicente 9 Loewe Z. indicata da Zeller e confer-
mata dallo Staudinger, non fosse altro che una Q di odyneriformis,
piccola 18 mm. alquanto sciupata, che benchè presentì molta analogia
con la Loewii 9, specialmente in esemplari sciupati, pure è tutt'altro.
La Loewii è conoscìuta dalla Siria ed Asia Minore, e dovrebbe avere
altro nome, e secondo lui il nome di Zoewii, andare in sinonimia di
odyneriformis H. S. Gli esemplari che tutti i negozianti vendono per
Loewii sono invece minor Stdgr.
Il bruco vive nelle radici del Verbascum.
P. STAUDINGERI Failla (1). — Scoperta e descritta sopra un esem-
plare 5 preso in giugno al Miliuni. Ne posseggo due esemplari (3 9)
da me presi presso la stazione di Ficuzza e che servirono al Piing-
ler (2) a ridescriverla. Le Cerf ne possiede un g' ed una 9.
Il bruco è ignoto.
P. OSMIAEFORMIS H. S. — Descritta da Zeller sotto il sinonimo di
stelidiformis. Egli prese le due prime 99 a Magnisi il 14 maggio e
poi due Jg ed altra 9 presso il Convento dei Cappuccini a Messina,
il più bell’esemplare il 28 maggio a Siracusa presso le Latomie del
Casale ed un’altro 5 il 31 maggio. Fu citata dal Bellier che la prese
una diecina di volte, dal Failla, Gianelli e Kalchberg delle Madonie e
del Monte Pellegrino, dove è comune in maggio. Ne posseggo esemplari
del Monte Pellegrino e di Siracusa presi in maggio, ed esemplari più
piccoli presi in Giugno alla Ficuzza. Turati ne possiede tre esemplari
avuti dallo Staudinger senza altra indicazione che « Sicilia ».
Nulla si conosce ancora del bruco.
(1) Nat. Sic. Anno X, pag. 28-29.
(2) Nat. Sic. Anno XI, pag .17-18.
= 219) —
P. TRIANNULIFORMIS Frr. — Ghiliani la citò sotto il nome di phi-
lanthiformis God., determinazione che si potrebbe facilmente verificare
al Museo di Torino, dove l’esemplare è conservato.
Ne posseggo un solo esemplare 5, determinato dal Bartel e con
dubbio dal Le Cerf. Lo presi nei dintorni di Palermo.
Il bruco vive nel Rumex acetosella
Chamaesphecia Spull.
C. LEUCOMELAENA Z. — Fu descritta sopra esemplari alquanto sciu-
pati presi a Siracusa presso l’Anapo sulla Calaminta nepeta in due gg
ed una © al 30 e 31 maggio (1). Bellier la citò sotto il nome di thevea-
formis Ld. avendone preso un esemplare in giugno nella Valle di
S. Anna presso Palermo. Ne posseggo un solo esemplare g* di Palermo,
determinato dal Bartel e verificato dal Le Cerf, che ne possiede pure
un esemplare 5. Si trova oltre che in Sicilia in Barbaria ed Asia Minore.
Il bruco vive nelle radici di Tithymalus ciparissius.
C. LEUCOMELAENA-CYRNEA Le Cerf (2). — Sono gli esemplari gg
con due anelli bianchi sull’addome, mentre i Jg di leucomelana ne
hanno un solo sul quarto tergite Ne posseggo un solo esemplare dei
dintorni di Palermo.
©. corsıca Staud. — Krüger per primo la scopri in Sicilia sull'Etna,
al 20 giugno 1907. Alberto Faller la prese a Taormina in giugno e
gentilmente me ne cedette un esemplare, ed altri due ne ho avuti dal
Conte Emilio Turati, che ne possiede altri cinque esemplari T'S.
Il bruco vive nel Rumex acetosella.
C. AFFINIS Staud. — Calberla la citò delle Madonie; non la posseggo,
ma è possibilissimo che questa specie si trovi in Sicilia.
Il bruco vive nelle radici di Helianthemum vulgare.
C. AERIFRONS Z. — Fu descritta su dodici esemplari presi alla
fine di maggio e prima metà di giugno presso Siracusa sulla Calamintha
nepeta e due esemplari presso il Rio Cassibile. Bellier la prese pure
isolatamente tre o quattro volte. Failla la disse non rara ed esistente
in tutte le collezioni. La posseggo in moltissimi esemplari presi in
maggio alla Favorita ed in giugno a Lupo e Ficuzza. Il signor Le Cerf
vide e confrontò i tipi dello Zeller al British Museum di Londra, e
potè constatare che le tre forme A. B. C. indicate dallo Zeller - nella
descrizione originale come var. A. cingulis abdominis albis duobus,
(1) Curò nel suo Catalogo per errore disse che questa specie era stata
presa in Sicilia dal Mann, invece dello Zeller.
(2) Etudes Lepid. comp. vol. XVII 1920 pag. 506.
== 990) ==
var. B. cingula abdomine albo unico, var. C. ut A sed abdominis linea
dorsali albido-squamata, non provengono che dallo stato di conserva-
zione variabile negli individui. Il Conte Turati ne possiede un 5' preso
dal Krüger alla Ficuzza.
È assai probabile che in Sicilia si troverà pure la forma Sardoa
Staud., con tre anelli bianchi addominali.
Il bruco è ancora ignoto.
Zenodoxus Gr. e Bol. (Microsphecia Bartel).
Z. TINEIFORMIS Esp. (1). — È la specie più comune in Sicilia e si
trova dall’aprile al giugno in tutta l’isola. Zeller ne prese presso Sira-
cusa più di quaranta esemplari in maggio.
Failla la disse frequente in luoghi aridi ed incolti e particolarmente
sui fiori di Imola e di Crisantemo, dove resta immobile, e la cita del
Monte Pellegrino, Madonie, Girgenti e Siracusa. Turati ne possiede
una ® presa dal Krüger il 3 luglio a Nicolosi. La posseggo in moltis-
simi esemplari specialmente dei dintorni di Palermo presi in primavera.
Il bruco vive nell’Echium vulgare.
Palermo, 12 maggio 1923.
(1) F. Le Cere. — Note sur Paranthrene tineiformis Esp. Ass. Nat. de
Layallois 1907 pag. 12-15 tav. 1,
F. SILVESTRI
— «>
CONTRIBUZIONI ALLA CONOSCENZA
DEGLI
INSETTI DEL NOCCIUOLO.
Da alcuni anni ho cominciato ad occuparmi degli insetti del
Nocciuolo, siano essi dannosi o utili, ed ho già fatto conoscere i
risultati dei miei studi sopra un Coleottero (Coeliodes ruber
Marsh) (1) e una Cocciniglia (Eulecanium coryli L.) (2); ora pub-
blico descrizioni e notizie di quattro specie di Lepidotteri. In
seguito continuerò a pubblicare note simili con notizie più o meno
estese secondo che il tempo, e anche l’occasione, me lo permetterà.
Le mie note sono e saranno, come dice il titolo, contribu-
zioni alla conoscenza degli insetti del Nocciuolo e non mono-
grafie complete, ma spero che saranno utili e che invoglieranno
anche altri a completarle con osservazioni nelle stesse località e
specialmente in altre diverse, affinchè si possa un giorno scri-
vere realmente la storia naturale degli insetti del Nocciuolo. La
cultura di questo ha nel Mediterraneo, e in Italia specialmente
nelle Prov. di Caserta, Avellino e Messina, una grande impor-
tanza, perciò potrà giovarsi di una migliore conoscenza degli in-
setti che spesso producono molto danno.
Io sarò grato agli agricoltori che richiameranno la mia at-
tenzione su qualche speciale danno causato da insetti al noc-
ciuolo in Italia e in altri Paesi.
(1) Boll. Lab. Zool. XII (1917), pp. 155-174.
@) Ibidem XIII (1919), pp. 127-192.
XVI— Bollett. di Zoologia Gen, e Agr. 17
= pa
a)
La Tignola del Nocciuolo (Gypsonoma neglectana Dup.)
LEPIDOPTERA-HETEROCERA.
Fam. Tortricidae.
GEN. Gypsonoma Meyr.
Syn. — Semasia partim, Kennel, Die palaeark. Tortriciden, p. 475.
Capo con ocelli; proboscide bene sviluppata; palpi mascellari molto
brevi, di 3 articoli; palpi labiali col secondo articolo molto più lungo
e più grosso degli altri.
Ali superiori col margine anteriore un poco convesso; ali posteriori
colle nervature II e III, separate o unite alla parte prossimale, nerva-
tura III, e IV con lungo tratto prossimale comune.
Osservazione. — Del genere Gypsonoma sono note altre tre
specie paleartiche, delle quali la G. aceriana (Dup.) e la G. in-
carnana (Hw.) si trovano pure in Italia e sono state ricordate
anche come viventi sul nocciuolo.
Gypsonoma neglectana (Dup.).
Syn. — Epinotia (Cydia) neglectana Spuler, Die Schmetterl. Fur. II (1910),
p. 276, Taf. 85, Fig. 69.
» — Semasia (Gypsonoma) neglectana Kennel, Die palaeark. Tortrieiden
1908-1921, p. 496, Taf. XIX,
Fig. 46.
Volg. — Tignola del nocciuolo.
Adulto.
Femmina (Fig. I). — Corpo
di colore grigio pallido o grigio
fosco; parte scoperta dorsale del
Gypsonoma neglectana : 1. femmina adulta torace di colore castagno E baio,
(ingrandita 4 volte). più scuro nella parte posteriore
mentre nel mezzo è in gran parte
sostituito da colore fulvo; parte inferiore del torace e addome di colore
grigio lucido; antenne brunastre, palpi foschi con apice biancastro; ali
superiori colla parte prossimale (per cirea 1/4 deil’intera lunghezza) di
Fig. I.
(1) Come prima e seconda nota si devono cousiderare quella sul Coeliodes
ruber e quella sull’Hulecanium coryli innanzi citate.
— 293 —
colore fosco fornita verso la base di macchie trasversali nerastre, nel
resto di macchie fulve e nere, tale parte è seguita da una fascia tra-
sversale di colore bianco paglierino avente qualche piccolissima mac-
chia fulva nel mezzo ed ai margini alari e dietro a detta fascia da una
macchia trasversale irregolare di colore fulvo, marginata verso la parte
interna anteriore di grigio, ed in fine da due macchie grigie pallide
separate da una cremea fino all’angolo interno dell’ala, mentre l’angolo
Fig. II. 1
Gypsonoma neglectana : 1. capo visto di fronte: A antenna, B parte laterale del lab-
bro superiore, D rudimento delle mandibole, G proboscide, H palpo mascellare, I palpo
labiale, O occhio, P ocello; 2. parte prossimale dell'antenna; 3. due articoli dell’an-
tenna verso la metà di essa; 4. apice dell'antenna; 5. labbro superiore; 6. rudimento
della mandibola; 7, palpo mascellare; 8-9. ala superiore e ala inferiore; 10. Zampa
posteriore dalla tibia.
esterno (o anteriore dell’ala) è fulvo con spazio cremeo; frangia alare
con squame fulve specialmente alla parte anteriore. Ali posteriori di
colore fumoso scuro. Le zampe anteriori sono sulla faccia ventrale
nerastre come le mediane sulla tibia e sui tarsi, salvo una fascia
submediana trasversale sulla prima e l’apice degli articoli dei secondi;
le zampe del terzo paio ed il resto delle altre è grigio.
Lunghezza del corpo colle ali mm. 7, senza ali 5, apertura delle
ali 13, lunghezza delle antenne 2,5.
Antenne assottigliate composte di 37-39 articoli, semplici, forniti,
oltre che di squame, anche di peli e sensilli come si vede nelle figure
Il, 2-4.
— 224 —
Proboscide alquanto vit lunga dei palpi labiali; questi col terzo
articolo breve, poco più del doppio più lungo che largo.
Nervature delle ali come si vede nella figura Il, 8-9.
Zampe cogli speroni tibiali lunghi, quelli mediani delle zampe po-
steriori (Fig. II, 10) fra di loro molto disuguali.
Addome col margine posteriore dell’ottavo sternite alquanto inca-
vato; apertura genitale situata poco dietro il margine dell’ 8° sternite
Gypsonoma neglectana: 1.-3. parte posteriore dell’addome del maschio (dal decimo seg-
mento) visto dal dorso, dal ventre e di fianco colla parte dorsale rivolta a destra:
A tergite, B paratergite (a sinistra sono tolte le setole), C parte laterale, D lamina so-
pranale, P pene; 4, parte laterale dell'organo copulativo visto dalla faccia interna; 5. pene;
6-7. parte posteriore dell'addome della femmina visto dal dorso e dal ventre: VIII-X
5° a 10° segmento addominale, F ostio di copulazione; 8. parte ventrale posteriore
dell’8° segmento addominale.
sostenuta da uno scheletro chitinoso formato come si vede nella figura
III, 7-8; parte prossimale della vagina fortemente chitinizzata, borsa
grande, fornita di due processi conici spiniformi lunghetti; nono
sternite membranoso, fornito di pochi peli sublaterali, nono tergite
fornito di un piccolo numero di peli; decimo segmento provvisto di
numerose setole lunghe e brevi.
Maschio. — Simile alla femmina. Antenne di 37 articoli semplici
e poco più grossi di quelli della femmina.
Pene breve fornito di un pennello di circa 18 setole lunghe e ro-
buste interne; organo copulativo come si vede nella figura III, 1-4,
— 225 —
Ovo.
L’ ovo (Fig. IV). — E di colore bianco paglierino e di contorno
subellittico, a superficie un poco convessa, fittamente rugosa, cosi che
Fig. IV.
Gypsonoma neglectana: ovo sopra
un pezzetto di foglia di nocciuolo.
esso osservato con opportano ingrandimento
appare minutamente ed irregolarmente fo-
veolato. È lungo mm. 0,52-0,55, largo
0,39-45.
Larya.
Larva adulta (Fig.. VI). — Corpo di
color noceiuola pallidissimo quasi paglie-
rino o cremeo col capo di colore fulvo-
testaceo macchiato più o meno di nero
oppure tutto di colore castagno o nerastro;
pronoto del colore del capo con una fascia
più scura alla parte posteriore; zampe ne-
rastre alla faccia esterna e brune alla in-
terna; ultimo tergite di colore isabellino e aree setifere pochissimo
più scure del colore della superficie circostante.
Lunghezza del cor-
po mm. 8-9, larghezza
del capo 0,80-0,98, lar-
ghezza dell’ addome,
1,6, lunghezza delle se.
tole dei tubercoli sub-
laterali 0,40-0,42.
Il capo è poco più
largo che lungo ed è
fornito delle setole che
si vedono nella figura
VII, 1-2. Le antenne
sono brevi col secondo
articolo portante al lato
distale interno una se-
tola lunga mm. 0,28 e
sensilli come si vede
uella figura VIE, 3. Gli
ocelli sono in numero
di 6 per lato. Il labbro
Fig. V.
Gypsonoma meglectana : larva adulta; 1-3. primi due seg-
menti del torace, 3*, 8, 9° e 10° addominali visti dal dorso;
4.-6. gli stessi visti di fianco ; 7-9. 2° segmento del torace, 2°,
3°, 8°, 9 e 10° dell'addome visti dal ventre.
superiore ha sulla faccia superiore 6 + 6 setole, delle quali le due
submediane posteriori e le due sublaterali sono lunghe, le altre brevi.
La mandibole sono fornite di cinque denti dei quali |’ esterno è al-
22996
quanto pitt corto degli altri. Le mascelle del primo paio (Fig. VII, 8-10)
hanno un lobo breve fornito superiormente di due brevi setole spini-
formi e sulla faccia apicale di due sensilli conici brevi, di due altri bre-
vissimi e di una setola pure brevissima; il palpo è biarticolato e porta al-
l’apice alcuni sensilli brevissimi
| in forma di punte. Il labbro in-
iv feriore ha palpi allungati brevi
4 biarticolati, col 2° articolo molto
viù breve del 1° e terminato da
una setola lunghetta.
Torace e addome: per il
numero, la forma e la disposi-
zione delle setole si vedano le
figure V e VI, nelle quali si è
cercato di riprodurle quanto più
esattamente è stato possibile.
Il dermascheletro è liscio in
corrispondenza delle aree sulle
quali sorgono le setole, nel re-
sto presenta fitte e microscopiche
sporgenze a guisa di minuti e
stretti porri (Fig. VI, 15).
Le zampe toraciche (Fig.
VII, 12) sono robuste, fornite
di aleune lunghe setole assot-
tigliate e di due setole a lancetta brevi sulla faccia apicale esterna
del tarso.
Le pseudozampe (Fig. VII, 13) hanno 22-27 uncini distribuiti in-
torno alla periferia della faccia inferiore.
Il pettine posteriore (Fig. VII, 14) addominale ha 5-7 lunghi denti.
Larva neonata. — Corpo di colore noceiuola con capo bruno-ne-
rastro e pronoto rosso mattone. Lungo mm. 1 con capo largo 0,19-0,21.
Larva della terza età (1) (ottobre-febbraio). — Corpo di colore alu-
taceo o isabellino o ocraceo col capo ed il pronoto neri, aree setifere
di colore di terra d’ombra o isabellino, placca anale di colore di terra
d’ombra o brunastro, zampe brunastre. Lunghezza del corpo 2,5-3,20,
larghezza del capo 0,45-0,49.
Fig. VI.
Gypsonoma meglectana : larva adulta vista
dal dorso, di fianco e dal ventre.
(1) Non avendo potuto seguire passo passo lo sviluppo della larva e os-
servare tutte le mute, non posso assicurare che gli stadi attribuiti alla 3* ed
alla 4* età corrispondono realmente ad essi,
CAO
Larva della quarta età. — Simile per colore alla larva adulta con
corpo lungo 4-6 mm. e capo largo 0,65; pettine anale con 4 e più
spesso con 5 denti.
Fig. VII.
Gypsonoma neglectana : larva, adulta: 1-2. capo prono e supino; 3. antenna; 4. parte
laterale dell’epicranio cogli ocelli; 5. labbro superiore prono; 64. mandibole; 8. ma-
scelle del primo paio e labbro inferiore dalla faccia ventrale; 9. parte distale della
mascella sinistra; 10. lobo mascellare visto da sopra; 11. parte distale del labbro infe-
riore; 12. zampa del 3° paio; 13. pseudozampa del 4° segmento addominale vista dalla
faccia inferiore! 14. pettine posteriore dell'addome; 15. piccola porzione del derma-
scheletro tergale vista a forte ingrandimento.
La larva di Gypsonoma si può distinguere facilmente da
quella di Apiblema penkleriana e di Recurvaria nanella che
attaccano pure gemme per i caratteri qui indicati:
a. — Corpo di colore nocciuola con capo e pronoto neri, aree setifere
dorsali abbastanza grandi, poco più scure del resto del corpo;
placca anale di colore castagno più e meno pallido . . .
larva di Gypsonoma neglectana.
b. — Corpo di colore verde porro, capo e pronoto di colore rosso mat-
tone o testaceo, aree setifere dorsali dell’addome piccole, di
colore rosso mattone, placca anale di colore testaceo più o
meno pallido. . . . . larva di Epiblema penkleriana.
c. — Corpo al dorso leggermente tinto di colore isabellino e verde
rame con capo, pronoto e placca anale di colore castagno,
aree setifere dorsali anteriori piccolissime e posteriori piccole.
larva di Recurvaria nanella.
= 998) =
La prima larva di Gypsonoma che si trova sulla foglia si
distingue da quella della stessa età di Tmetocera ocellana oltre
che per il modo come è disposta, come si dirà nella biografia,
anche per il corpo un poco più chiaro (a pari grandezza) ed il
capo circa 1/9 più
stretto.
Quando poi in
primavera le larve
di Tmetocera si
trovano sui germo-
gli, sono diversis-
sime per il corpo
di colore fuligineo.
Crisalide.
La erisalide (Fi-
gura VIII) è allun-
9/2
gata, e. 2/3 più lunga
e dal ventre; 4-6. parte posteriore della stessa vista dal dorso, che larga, Ln POco
di fianco (colla parte dorsale rivolta a destra) e dal ventre. più assottigliata po-
steriormente che an-
teriormente ; è di colore testaceo colle spinette dell’addome nere. È
lunga mm. 5,5 e larga al torace 1,8.
L’ultimo segmento dell’addome è fornito di dieci setole lunghette
terminate ad uncino, delle quali 4 ventrali, 2 laterali e 4 posteriori.
Per le setole e spinette si vedano le figure VIII, 1-6.
Fig. VII.
Gypsonoma neglectana : 1-3. erisalide vista dal dorso, di fianco
Bozzolo.
Il bozzolo è bianco, lungo mm. 6 e largo 2, di forma un po’ irre-
golare costretto, come è, tra una parte di lamina fogliare variamente
ripiegata. Ha la parete formata di tessuto abbastanza compatto, ma
sottile.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA.
La Gypsonoma neglectana era fino ad ora indicata per l’Im-
ghilterra, Germania, Trentino, Carnia. Io l’ho osservata nelle pro-
vincie di Avellino e di Caserta.
PIANTE NUTRICI.
Per questa specie era finora indicata come pianta nutrice
specie di Populus (P. nigra, P. tremula) e di Salix (S. caprea).
BIEOLGIRFACHHTEAY
Adulto.
Gli adulti di questa specie cominciano a comparire nella
prima quindicina di maggio, diventano numerosi nella seconda
e diminuiscono nei primi di giugno: nel 1916 a Portici comparve
un adulto già il primo maggio, nel 1918 il primo adulto il 15
maggio, gli ultimi adulti, pure a Portici, dal 6 all’8 giugno, ma
nei noccioleti dell’Avellinese devono continuare a comparire
pochi esemplari anche per gran parte di giugno, avendo trovato
il 6 giugno ancora qualche larva. Nei nocciuoleti ho potuto ve-
dere adulti fino al 20 giugno.
Gli adulti si nutrono di sostanze zuccherine e dopo quattro
giorni dalla comparsa hanno già molte uova complete, che non
ho potuto ottenere depositate in tubi, ma solo su foglie di noc-
ciuolo.
Gli adulti durante il giorno stanno posati sulla pagina supe-
riore e su quella inferiore delle foglie di nocciuolo e si vedono
di quando in quando fare qualche piccolo volo da un albero ad
un altro.
Le femmine cominciano la deposizione delle ova già al 4°
giorno dalla comparsa e le dispongono isolate; raramente a coppie
in parte sovrapposte tra loro, sulla pagina inferiore delle foglie,
sempre un po’ distanti dalle nervature principali. Su foglie di
rami coperti di garza, in cui si erano poste alcune femmine, ho
osservato anche ova, sulla pagina superiore, non bene distese,
ma toccanti la foglia per stretta superficie.
Lo sviluppo embrionale avviene in 5 a 6\giorni.
Larva.
La larva neonata che sta sulla pagina inferiore della foglia
si porta lungo la nervatura primaria, o una delle secondarie,
spesso dove una di queste fa angolo colla primaria, e comincia
a rodere Ja nervatura ed il parenchima laminare adiacente per
brevissimo tratto; si scava poi a poco a poco anche una galleria,
lunga mezzo millimetro ad uno circa, nella nervatura stessa e con
gli escrementi ed un sottile strato di bava sericea costruisce al
lato esterno della galleria un cunicolo che è lungo in giugno circa
990,
un millimetro. Questo riparo della larva (Tav. I, Fig. 1-2) si trova
ora a destra ora a sinistra della nervatura mediana ed a distanza
variabile dalla base della foglia all’apice, ma sempre almeno due
centimetri avanti l’apice.
Questo primo riparo della Gypsonoma non si può confondere
colla corrosione della larva della Tinelocera ocellana, perchè il
primo si trova sempre lungo una nervatura ed in parte formato
dalla galleria scavata nella nervatura stessa, la corrosione della
larva della 7. ocellana si può trovare in qualunque punto della
lamina fogliare e non è estesa alla nervatura in guisa di galleria,
In luglio il riparo della larva della Gypsonoma è tubiforme,
stretto, quello della larva della 7metocera è formato da bava
sericea disposta a tetto sopra uno spazio triangolare tra due
nervature.
La larva dal giugno all’ottobre corrode la foglia, rispettando
l'epidermide superiore, per una superficie a contorno subrettan-
golare lunga mm 10-15, larga 5 a 6 (la maggiore larghezza cor-
risponde alla lunghezza minore). Quantunque la larva non cor-
roda l'epidermide della pagina superiore, questa epidermide dis-
secca, si fende e diventa più o meno traforata.
Alla metà di ottobre il riparo serico tubiforme della larva,
adiacente alla nervatura mediana, è lungo circa un centimetro,
è compreso tra due nervature laterali ed è di colore baio-um-
brino o nerastro per i molti e piccoli cacherelli che sono attac-
cati alla parete sericea, ma liberato dai cacherelli è bianco come
sulle pareti interne. Lo strato di seta è sottile, ma discretamente
forte.
Il tubo in corrispondenza alla base della seconda nervatura
laterale (considerando come prima quella rivolta verso il pic-
ciuolo della foglia) si ripiega un poco verso l’esterno e indietro.
Alle volte il tubo di riparo cominciando sulla nervatura
mediana continua lungo una nervatura laterale per ripiegarsi
verso la nervatura mediana stessa (senza arrivarci però) dopo
un percorso di circa un centimetro. Molto raramente il tubo co-
mincia sopra una nervatura di secondo ordine e si estende lungo
una nervatura di terzo ordine.
Tra due nervature esiste quasi sempre un tubo solo, rara-
mente vi si trovano due tubi e rarissimamente tre; negli ultimi
due casi il primo tubo comincia sulla nervatura mediana, il se-
— 231 —
condo ed il terzo tubo cominciano su due nervature intermedie
tra due nervature secondarie.
La larva si trova riparata alla base del tubo presso la bifor-
cazione di una nervatura e per lo più scava a doccia la parte
prossimale della nervatura lungo la quale si trova il tubo ; talora
scava una galleria, lunga 1-3 millimetri, dentro la nervatura
mediana dall’origine di una nervatura secondaria in basso.
Verso la fine di ottobre o primi di novembre, quando si
avvicina la caduta delle foglie, le larve abbandonano la foglia
e vanno a ripararsi a fianco di gemme. Già nella prima quindi-
cina di novembre si trovano presso Avellino molte gemme infe-
state (nel 1916 tutte le foglie di nocciuolo caddero tra il 1° ed
il 20 novembre; il 3 dicembre non ne rimaneva che qualcuna
qua e là).
Le larve arrivate ad una gemma, che può essere fogliare o
fiorale, scavano una doccia sul rametto cominciando dalla base
della gemma ed estendendola, contigua alla gemma, verso l'apice
del rametto per una lunghezza di 2-3 millimetri ed una larghezza
di 0,78 a 0,90. La doccia è profonda quanto lo spessore della
corteccia, è coperta di uno strato poco spesso di seta, molto
robusto, rivestito esternamente da sottile rosura del colore della
corteccia del rametto ; essa in basso si prolunga in breve cuni-
colo, scavato nella porzione che porta la gemma, il quale può
essere più o meno profondo fino a poter contenere tutto il corpo
contratto della larva che ai primi di dicembre è lunga circa 2 mm.
Per lo più le larve attaccano rametti in corrispondenza a
gemme situate a distanza varia dall’ apice, talora però anche
gemme apicali; in quest’ultimo caso la doccia è scavata attorno
all'apice del rametto sotto la base della gemma.
Se la gemma tocca per l’intera sua lunghezza il rametto, la
galleria in febbraio si estende per tutta la lunghezza della gem-
ma stessa, altrimenti arriva fin dove essa è a contatto, o quasi,
col rametto. Alla fine di febbraio la gemma è ancora intatta e
pochissimo corrosa lungo la parete sulla quale si trova la galle-
ria; quasi tutte le larve sono alla terza età, solo qualcuna alla
quarta. La spoglia della larva della terza età si trova nella
galleria.
Le gemme attaccate da larve di G. neglectana (Tav. I, figg.
3-20) si riconoscono subito da quelle attaccate da Epiblema pen-
kleriana e da Recurvaria nanelia, perchè esse hanno una galle-
ria per lo più tra il rametto e la gemma e solo qualche volta
sopra la faccia opposta al rametto e anche in questo caso lunga
4 mm. e larga un millimetro o poco meno, mentre nella stessa
epoca (febbraio) quelle di £. penkleriana hanno solo un foro
alla base alla parte opposta del rametto, foro che è coperto di
rosura e cacherelli, trattenuti da bava sericea e che porta in
una galleria scavata lungo l’asse longitudinale della gemma per
una lunghezza di 2 mm. e mezzo ed una larghezza di circa 1.
Le gemme attaccate (sempre nella stessa epoca: febbraio) di
Recurvaria nanella hanno una escavazione trasversa, irregolare
sotto la parte della loro inserzione e coperta di rosura, cache-
relli e bava sericea.
Fino ai primi di marzo (le mie osservazioni furono fatte il
9 nel 1916) le larve si trovavano ancora nella descritta galleria
ed erano lunghe mm. 3. Il 12 e 15 marzo osservai che qualche
rara larva aveva cominciato a forare la squama della gemma
nel punto adiacente alla parte superiore della galleria invernale
o lungo la parete presso la stessa galleria. Per tale foro le larve
penetrano nella gemma scavando una galleria cilindrica attra-
verso il tessuto delle squame esterne prima, delle foglie poi e
più internamente, rodendo l’asse della gemma sia essa fogliare
o fiorale, fino a recidere l’asse stesso avanti lV apice nel primo
caso e fino a vuotare l’ovario nel secondo. Fino al 1° aprile le
gemme chiuse attaccate non appariscono ancora avvizzite ed
esternamente si riconoscono solo per la parete di rosura che
copre la galleria invernale, nella quale ancora si ritira la larva
fino a quando la galleria nella gemma è breve.
Alla fine di marzo e primi di aprile se i nocciuoli sono di
varietà precoci, come la S. Giovanni, le gemme sane si aprono
ed hanno già foglie lunghe 3-4 centimetri. In questo caso la larva
dopo di avere forata alla base la squama adiacente alla parte
superiore della galleria invernale rode alla base in uno o più
punti, per uno spazio più o meno circolare e fino alla parte le-
gnosa, l’asse della gemma, poi continua a rodere in senso lon-
gitudinale lo stesso asse e taglia del tutto o in parte il peduncolo
di qualche foglia; bruca parte della regione prossimale della la-
mina della stessa foglia, poi riattacca più distalmente I’ asse e
qualche altra foglia alla base.
Il 1° aprile anche i germogli attaccati non si riconoscono a
colpo d'occhio se si eccettua qualcuno di essi che avendo foglie
— 233 —
completamente recise, o quasi, al peduncolo, si presentano un
poco appassite.
Verso la metà di aprile le gemme di varietà di nocciuolo
tardive sono un poco aperte, mentre quelle attaccate da larve
di G. neglectana sono completamente chiuse, perciò queste ul-
time sono facilmente distinguibili, come si vede nella figura 24
della tavola 1°.
In aprile le larve (nel 1917 il 14 aprile circa la metà di esse,
nel 1919 il 5 aprile già |’ 80 °/,) lasciano la gemma colla galleria
invernale e passano ad altre gemme ancora chiuse o in via di
aprirsi; nel primo caso praticano un foro attraverso la parete
della gemma, nel secondo si introducono tra le squame o le fo-
gliette della gemma. Nelle gemme chiuse si comportano come in
quelle già abbandonate; in quelle più o meno aperte operano
come si è detto sopra per le gemme aperte della varietà S. Gio-
vanni,
Le larve emigrate dalla galleria invernale, quando in fine di
aprile sono ormai aperte le gemme di tutte le varietà, rodono le
fogliette terminali dei germogli disponendosi tra la lamina fogliare
terminale o tra quella terminale ed una precedente. Frequente-
mente attaccano con bava sericea la parte terminale del germo-
glio alla faccia inferiore di una foglia già bene sviluppata e col-
locate tra questa parte di foglia e l’apice del germoglio corro-
dono specialmente quest’ultimo anche nell’asse facendolo seccare
e poi staccare (Tav. I, Fig. 25-28 e Tav. II, Fig. 1-2).
Ai primi di maggio si possono trovare larve quasi comple-
tamente sviluppate e larve della penultima età prossime a mutare.
Esse stanno ancora tra la parte apicale di germogli o tra una
foglia ed un germoglio come si è detto sopra; qualche larva può
trovarsi in mezzo a fogliette di gemme che sono poco aperte per
ritardata crescenza e che sono rimaste poi senza germogliare
normalmente a causa delle corrosioni sull’ asse. Oltre alla parte
apicale del germoglio, che le larve possono anche troncare, le
larve attaccano in quest’ultimo periodo della loro vita la base
del peduncolo di fogliuzze, parte della lamina di foglie alle quali
il germoglio viene attaccato con bave sericee e non raramente
il peduncolo di fiori femminili. Alle volte la larva penetra per la
base di un germoglio, nel cui asse scava una galleria più o meno
lunga similmente a quanto fa la larva della Recurvaria nanella.
— 234 —
Le larve completamente sviluppate tessono in maggio un
bozzolo, nel quale si trasformano in crisalide.
Il bozzolo è bianco, irregolare, a parete sottile ed è costruito
tra le fogliette apicali di un germoglio e la faccia inferiore di una
foglia precedente più sviluppata oppure tra la parte distale di un
germoglio troncata dal resto e attaccata alla pagina inferiore
(anche medialmente) della foglia più sviluppata oppure (con mi-
nore frequenza) è costruito sotto la pagina inferiore di una foglia
in una ripiegatura della lamina fogliare.
Le prime crisalidi presso Avellino furono trovate nel 1919
il 10 maggio; il 17 dello stesso mese circa la metà delle larve
erano incrisalidate.
Nei giorni 6 e 7 giugno osservai ancora qualche rara larva.
A Portici da larve raccolte il 3 maggio presso Avellino si
ebbe la prima crisalide il 6 e l’adulto il 26 dello stesso mese,
perciò la ninfosi durò venti giorni; in seguito elevandosi la tem-
peratura tale periodo si abbrevia di qualche giorno.
DANNI CAUSATI DALLA GYPSONOMA NEGLECTANA.
Da quanto ho sopra riferito intorno ai costumi della G. ne-
glectana si deduce che essa colla corrosione fatta alle foglie in
estate e principio di autunno non produce alcun danno. Colla sua
corrosione alla gemma adiacente alla galleria invernale si possono
avere due casi: o il germoglio è attaccato parzialmente all’apice
e può continuare a crescere alla parte basale che è esterna ri-
spetto al rametto su cui è la galleria, o il germoglio (più frequen-
temente) è attaccato nell’asse ed è corroso tutto o in gran parte
e dissecca completamente. Nel secondo caso la qualità del danno
è rilevante, nel primo caso invece è praticamente quasi nullo.
In primavera quando le larve hanno lasciato la galleria in-
vernale, se penetrano in gemme chiuse di varietà di nocciuolo
tardive, possono danneggiarle variamente secondo l’estensione
dell’attacco all’asse del germoglio; se attaccano germogli in via
di sviluppo possono farli disseccare quando penetrano (poco fre-
quentemente) dentro l’asse per la base o possono troncare via la
parte distale, possono corrodere fino a farlo disseccare anche il
peduncolo di fiori femminili e quello di foglie di giovani germogli.
Questa è la qualità delle vere alterazioni dannose primaverili,
— 235 —
perchè la corrosione limitata a parte della lamina fogliare è af-
fatto trascurabile.
Per l’intensità dei danni causati da questa specie io qualifico
rilevanti quelli che si ebbero nel 1916 nei nocciuoleti presso
Avellino, dove buon numero di gemme dei rami apicali e peri-
ferici erano state attaccate ed erano disseccate così che si ve-
devano in giugno numerosi nocciuoli coi rametti indicati nudi o
quasi. In contrada Cappuccini (poco lontano dalla Scuola di eno-
logia) il 14 ottobre 1916 da una pianta alta 4 metri si colsero;
fino all'altezza di 2 metri, 147 foglie con larve di Gypsonoma,
si calcolò che tutta la pianta doveva averne almeno 350.
NEMICI NATURALI.
Tra i nemici naturali della Gypsonoma neglectana apparte-
nenti al regno animale si devono annoverare gli uccelli insetti-
vori che frequentano nella primavera i nocciuoleti, varie specie
di ragni, dei quali io ho raccolto presso Avellino sui nocciuoli le
specie sotto indicate e 7 specie di Insetti.
Ragni: Araneus cucurbitinus Cl; Tmarus Staintoni Cl.; Phy-
lodromus aureolus Cl.; Ph. rufus; Xysticus Kochi Th.; X. lanio
C. Koch; Pilaeus chrysops Poda; Theridion tinctum W., T. lu-
natum Cl, T. pulchellum; Chiracanthiun mildei L. K.; Den-
dryphantes nidicoleus Walk.; Gonatium cornutum; Oniops li-
neatus Latr.; Ballus depressus W.; Enarcha arcuata Cl; Alu-
villus insignitus Cl; Anyphaena accentuata W.; Ero aphana W.
Insetti. — Di questi ho osservato una Formica predatrice:
Formica cinerea, 5 Imenotteri: Apanteles lictorius, Meteorus
cinclellus, Macrocentrus nitidus, Pimpla nucum, P. alternans
e 1 Dittero: Phytomyplera nitidiventris.
HIYEMIEIN O PTE RA:
Fam. Formicidae.
Formica cinerea Mayr.
Questa formica è comune nei nocciuoleti ben soleggiati del-
l’Avellinese. Nidifica nel terreno e va in cerca, anche sugli al-
beri, di preda e di sostanze zuccherine,
SIZE
Facendo visite a nocciuoletti in maggio vidi un giorno una
larva di Gypsonoma penzoloni, per mezzo del solito filo di seta,
a circa dieci centimetri da una foglia; essa rimase in tale posi-
zione per 7 minuti, poi tornò sulla foglia alla pagina superiore
e si pose a camminare; avendo trovato un foro passò sulla pa-
gina inferiore, da questa, attraverso un altro foro, ritornò sulla
pagina superiore e camminando si imbattè in una formica (F.
cinerea). A tale incontro essa ruzzolò per il resto della foglia,
che era inclinata, e poi sul margine emise il filo di seta e si
lasciò andare penzoloni per una distanza dalla foglia di circa 6
centimetri. Dopo 5 minuti ritornò sulla foglia, ma toccata da me
con un bastoncello ricadde penzoloni. Allora la presi e la misi
per terra a poca distanza da alcune formiche (sempre F. cine-
rea). Vista da una formica, fu afferrata, cercò svincolarsi dalle
mandibole, che la tenevano stretta, ma inutilmente. La formica
prima sola, poi aiutata da una compagna, e in fine di nuovo sola,
la trasportò nel nido.
La Formica cinerea cerca sui nocciuoli le larve di Gypso-
noma e di altri microlepidotteri, oltre che Eu/ecanium coryli (1),
e Pulvinaria vitis per succhiarne gli escrementi; le larve, se
fanno in tempo, si mettono in salvo lasciandosi cadere penzoloni.
Tale Formica ha certo qualche importanza nella distruzione
delle larve di Gypsonoma in nocciuoleti piantati in terreni ben
soleggiati che sono quelli da esse preferiti.
Fim. Braconidae.
Apanteles lictorius Rein.
Femmina (Fig. IX). — Corpo nero brunastro sul margine posteriore
dei segmenti addominali, antenne nere sopra e sotto di colore testaceo,
palpi di colore paglierino, tegole ocracee, zampe, a cominciare dal
trocantere, ocracee coi tarsi delle mediane leggermente imbruniti, l’apice
della tibia ed il tarso delle posteriori bruni o nerastri, ali ialine con
nervatura marginale e pterostigma (eccettuata la parte basale anteriore
ocracea) bruni, le altre nervature di colore noceiuola, poco imbrunite.
(1) Cfr. F. Stnvestri. — La Cocciniglia del Noeciuolo (Hulecaniwm co-
ryli T..). Boll. Lab. Zool. Se. Agr. Portici XIII (1919), pp. 127-192.
= ogg —
Lunghezza del corpo mm. 4, larghezza del torace 0,80, ovopositore
(parte sporgente) 0,70.
Antenne di (2 + 16) 18 articoli, lunghe mm. 2,85.
Mesotorace collo seuto fornito di peluria breve biancastra, solco pre-
scutellare con fussette circolari, scutello liseio e nudo nel mezzo, nelle
parti sublaterali brevemente peloso, ai lati con una serie di fossette,
Fig. IX.
Apanteles lictorius : femmina.
parascutello anteriormente con una grande fossa trasversale, metanoto
con una fossa mediana e con una serie trasversale posteriore di fosse
profonde; propodeo con piccole fossette pilifere abbastanza fitte nella
metà anteriore e nella posteriore leggermente rugoso.
Addome col primo tergite rugoso, gli altri lisci moderatamente
pelosi; ovopositore alla parte distale alquanto ricurvato colla convessita
al dorso, cirea metà più corto dell’addome.
Maschio. — Antenne cogli articoli un poco più allungati di quelli
della femmina, ma uguali di numero.
Ovo (Fig. X, 1). — L’ovo evarico è allungato fusiforme colla parte
anteriore molto più assottigliata e più lunga. Misura in lunghezza
mm. 0,36 e in larghezza (nella regione più larga) 0,065.
Larva della prima età (Fig. X, 2-6). — Corpo allungato a lati
subparalleli, ma col prototorace un poco più della metà più largo del
capo e un poco più di un quarto più largo della base dell’addome, e
l’estremità posteriore del corpo molto stretta a guisa di codicola conica.
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 18
— 238 —
Il capo è circa 2/5 più largo posteriormente che lungo, è piatto,
ma un poco più alto anteriormente che posteriormente. Le antenne
sono anteriori submediane, sporgenti a guisa di microscopici cilindretti*
Poco sopra la loro base esistono anche due piccoli sensilli frontali cir-
Fig. X.
Apanteles lictorius: — 1. ovo; — 2-4. Larva vista dal dorso, di fianco e dal ventre. —
5-6. Capo della stessa visto di fianco e dal ventre. — 7. Parte posteriore della stessa
vista di fianco. — 8. Larva della terza età prona, — 9. Capo della stessa visto di fac-
cia. — 10. Una mandibola della stessa. — 11. Particella di dermascheletro del metanoto
molto ingrandita.
colari. Le mandibole sono grandi, affatto esterne, assottigliate all’apice
e chiudentesi coll’estremità una contro l’altra sull’apertura boccale.
Il labbro inferiore è leggermente sporgente nel mezzo.
Il protorace (1) è il segmento più largo del corpo essendo il dop-
pio più largo del capo e circa un quarto più largo del mesotorace.
Tutto il torace, eccetto il metanoto fornito di 4 microscopiche spinette,
è nudo. j
I segmenti dal primo all’ottavo dell’addome hanno al dorso una serie
trasversale di microscopiche spinette in numero di 4 a 5 per segmento.
Il decimo è coperto, alla parte prossimale dorsale, dal nono ed è molto
stretto e terminante a punta. :
(1) La parte più larga e più lunga del corpo invece che protorace solo
si potrebbe considerare come pro-e meso-torace non ben distinti.
— 939 —
Lunghezza del corpo mm. 0,82; larghezza del protorace 0,10.
Larva della terza età (Fig. X, 8). — Questa è a corpo allungato
con lati subparalleli, terminata posteriormente da una espansione a
contorno trasverso ellittico (vista dal dorso).
Il capo ha antenne indistinte, mandibole grandi, allungate, fornite
di una lunga serie di denti disposti a sega, peli e sensilli distribuiti
come si vede nella figura X,9. Il torace e l’ addome, come la parte
ventrale del capo dietro il labbro inferiore, hanno il dermascheletro
fornito di fitti porri microscopici terminati da una sottile e breve punta
e hanno per ogni segmento al dorso una ventina di brevissime setole
disposte in una serie trasversale ed altre (in parte in due serie) al
ventre.
Lunghezza del corpo mm. 3, larghezza 1,10.
Larva adulta simile alla precedente, ma senza vescicola alla parte
posteriore dell’ addome e con nove stigmi.
Lunghezza del corpo mm. 3, larghezza, 1,20.
Bozzolo. — È bianco di forma subcilindrica ugualmente convesso
ai due estremi. Lungo mm. 4 e largo 1,5.
Biologia. — Gli adulti di questo parassita cominciano a
comparire verso la fine di maggio (io l’ho osservati dal 25) fino
alla prima metà di giugno.
Depositano le ova nelle giovanissime larve di Gypsonoma.
Le sue larve svernano nelle larve di Gypsonoma mantenendosi
allo stato di prima larva non solo durante tutto l’inverno, ma
anche in primavera avendone viste fino a tutto aprile e qualcuna
fino al 14 maggio. È in questo mese, cioè dopo quasi un anno, che
passano allo stato di 2° larva e poi procedono rapidamente nello
sviluppo. La larva di Gypsonoma parassitizzata dall’ Apanteles
tesse il proprio bozzolo, ma non arriva a trasformarsi in crisalide,
perchè la larva dell’ Apanteles, quando essa ha costruito il bozzolo,
l’offende, per nutrirsene, negli organi principali, così l’uccide, ne
fora in un lato il corpo e, riparata nel bozzolo della vittima, si
tesse il proprio bozzolo.
Questo parassita (presso Avellino) nell'ottobre 1916 attaccava
in una località il 30 %/, di larve di @ypsonoma, nel febbraio 1919
circa il 20 °/,; avendo aperto nel 28 di tale mese 336 larve, se
ne trovarono 64 attaccate da Apanteles, 5 da Meteorus e 1 da
Phytomyptera ; nell’aprile del 1919 I’ 11°/, in un’altra località.
Distribuzione geografica. — Questo Apanteles era noto per
l'Inghilterra, la Svezia, la Germania e il Belgio; non era stata
finora indicata la vittima
= GA
Osservazione. — Gli adulti da me ottenuti concordano ab-
bastanza per i caratteri dati dal Marshall nella sua Monografia
dei Braconidi d’Europa e la larva con quelli dell’Apanteles lac-
teicolor Viereck descritta dal Muesebeck. (1)
Meteorus cinctellus Nees.
Femmina (Fig. XI). — Corpo di colore rosso mattone coll’ oeci-
vite (spesso), colle scapole toraciche e parte mediana anteriore del
mesonoto di colore ca-
stagno; il metanoto, il
propodeo ed il primo
tergite addominale e
l’ovopositore di colore
baio nerastro; antenne
di colore rosso mattone
un poco più chiare nella
prima metà prossimale;
zampe di colore testa-
ceo; ali ialine; le ante-
riori colle nervature
fulvo-brunastre; stigma
di colore ocraceo-melleo
marginato di fulvo-
bruno, le ali posteriori
con nervature paglie-
rine.
Lunghezza del cor-
po fino a mm. 4, lar-
ghezza del torace 0,9,
lunghezza delle antenne
3,6, dell’ala anteriorie
3,5, larghezza della
stessa 1,4, lunghezza dell’ovopositore (parte sporgente) 1,5.
Capo colla faccia fornita di peli lunghetti, antenne con 26-28 ar-
ticoli. Torace con seuto mesotoracico fornito di solehi parapsidali poco
profondi, rugosi e riuniti in una larga depressione posteriore dello
scuto pure rugosa; depressione prescutellare perlopiù con 6 fosse, pa-
rascutello con fosse longitudinali, postscutello con due fosse circolari
o ovali; metanoto con due fossette mediane anteriori e con una forte
“+
Fig. XI.
Meteorus cinctellus: femmina.
(1) Two important introduced parasites of the Brown - Tail Moth. — J.
of Agr. Research XIV (1918), pp. 191-206, Pl. 19-22.
— 241 —
depressione laterale divisa in fossette logitudinali. Propodeo fortemente
rugoso, spiracoli piccoli. Primo tergite addominale striato longitudinal-
mente, nel resto liscio. Ovopositore diritto, circa 1-3 più corto dell'addome.
Maschio. — Colla parte poste-
riore dell’addome di colore nerastro
o baio scuro, antenne con 28 articoli.
Ovo. — È piriforme, col collo,
che è circa un terzo dell’ intero
ovo, molto stretto. È lungo mm.
0,30-0,35, largo (alla pancia) 0,12.
Larve della prima età (1) (Fig.
XII, I). — Corpo allungato subeilin-
drico coll’ ultimo segmento molto
assottigliato a guisa di coda che è
alquanto più lunga del resto del
corpo. Questo è di colore bianco
eccetto il capo che è ferrugineo.
Tra il capo e la coda si contano
dodiei segmenti, ciascuno dei quali
ha un leggero strozzamento.
L’intero corpo (colla coda) è
lungo mm. 0,98-1,04, largo 0,10.
Il capo (Fig. XII, 2-4) è al-
quanto più lungo che largo, arro-
B ; .._ fondato anteriormente, con bocca
Giga accette ae SS ventrale anteriore, Sulla parte dor-
dal dorso, di fianco e dal ventre. — 5. Una sale posteriore sublaterale, per circa
mandibola della stessa. — 6. Larva della stessa metà della lunghezza, ha una inter-
età prossima a fare la muta. — 7-8. Due larve c
della seconda età viste di fianco. ruzione membranosa allungata tri-
angolare strettissima prima, un poco
più allargata in seguito, colla base rivolta in dietro. Sulla parte anteriore
dorsale esistono 4 sensilli circolari, dei quali i due più grandi sublaterali
sono da me interpetrati come rudimento di antenne. Sulla faccia ven-
trale esistono 4-+ 4 sensilli circolari e lateralmente 1+ 1 distribuiti
come si vede nella figura XII, 3-4. La bocca è piccola circolare e pro-
tetta attorno al margine da una membrana un po’ sporgente.
I segmenti del torace e dell’addome sono lisci.
Questa prima larva ha un sistema tracheale apneustico.
Fig. XII.
(1) Non ho seguito lo sviluppo delle ova di questa specie nel corpo della
vittima e non posso assicurare che le larve qui descritte siano realmente di
Meteorus; le riferisco a questo genere concordando la prima forma larvale
con quella del Meteorus versicolor descritta dal Muesebeck.
= oso
Quando questa larva è prossima alla muta (in aprile, Fig. XU, 6)
ha una lunghezza (colla coda) di mm. 2,60 e una larghezza di 0,40 e
la coda è circa 1/3 più breve del torace e del resto dell’addome, presi
insieme, perchè i loro segmenti si sono allungati e allargati.
Larva della seconda età (Fig. XII, 7-8). — Corpo subcilindrico con
coda breve. Il capo è largo quasi quanto il torace.
Lunghezza del corpo mm. 3,4, larghezza 0,58.
Bozzolo. — Di colore isabellino o di colore noceiuola, di forma
ellittica, lungo mm. 4, largo 1,6.
Biografia. — Il Meteorus cinctellus ha un ciclo di sviluppo
identico a quello dell’Apanteles lictorius.
Nei miei allevamenti dal 1916 al 1919 ottenni un piccolo
numero di esemplari di Meleorus (dall’l al 2 Me) e nel 1922 circa
il 15 °/, delle larve di Gypsonoma.
Il bozzolo è formato dentro quello della vittima; la ninfosi
dura circa 6 giorni in giugno.
Distribuzione geografica. — Questa specie era finora indi-
cata dell’ Inghilterra, della Svezia, del Belgio e della Germania
ed era stata ottenuta da larve di Thera juniperata L. e di Tor-
trix viridana L. Anch'io l’ho avuta dalarve della seconda specie
raccolte presso Fiastra (Macerata).
Osservazione. — Tra le molte specie di Me/eorus finora note
gli esemplari da me ottenuti mi sono sembrati concordare abba-
stanza bene coi caratteri dati dal Marshall per il M. cinctellus.
La prima larva da me descritta è simile a quella del Meteorus
versicolor Vesm., fatta conoscere dal Muesebeck nel lavoro sopra
citato.
Macrocentrus nitidus Vesm.
Femmina (Fig. XIII). — Corpo nero lucido, antenne nere, palpi,
tegole e zampe (dall’anca) di colore ferrugineo rossastro, eccetto quasi
tutta la tibia ed il tarso delle posteriori che è di colore bruno nerastro.
Valve dell’ovopositore nere; ali ialine con nervature brune.
Lunghezza del corpo (sempre senza ovopositore) mm. 5,5, larghezza
del torace 0,80, lunghezza dell’ antenna 7, lunghezza dell’ ovopositore
parte sporgente 7, lunghezza dell’ala anteriore 4,5, larghezza della
stessa 1,6.
Capo col elipeo convesso, faccia appena rigonfia nel mezzo e prov-
vista di peli abbastanza fitti nel mezzo, un poco più radi ai lati; occhi
— 243 —
molto convessi, nudi, antenne di 40 articoli, sottili. Ultimi due articoli
dei palpi cilindrici.e fra di loro uguali in lunghezza.
Torace coi solchi parapsidali larghi, profondi, fossulati e congiunti
a poca distanza dal solco prescutellare, che ha due grandi fosse me-
diane è due piccolissime fosse per lato; la parte mediana del mesoscuto
è abbastanza convessa e liscia; il postseutello è liscio, il parascutello
è liscio ed ha-una profonda fossa
laterale, il metanoto ha una carena
mediana, che separa due grandi
fosse, laterali; il propodeo è liscio
sulla parte anteriore ed ai lati,
molto rugoso nel resto; spiracoli
rotondi, laterali.
Addome col primo, secondo e
base del terzo tergite striati longi-
tudinalmente, il resto liscio. Ovo-
positore quasi diritto, più lungo
del corpo.
Maschio a me sconosciuto; se-
condo il Wesmael simile alla fem-
mina.
Osservazione. — Ho riferito
gli esemplari di Macrocentrus
al M. nitidus e non al M. mar-
ginator Nees. per gli ultimi due
articoli dei palpi uguali fra di
Fig. XIII. loro, per le antenne di 40 articoli,
Macrocentrus nitidus: femmina. per le zampe aventi le anche
anteriori e medie di colore rossa-
stro; ma credo che sarebbe necessario un esame di molti esem-
plari per venire ad una conclusione intorno al vero valore di
detti caratteri.
Larva adulta (Fig. XIV,3). — Corpo un poco assottigliato alla parte
anteriore e alla posteriore, con capo e tredici segmenti distinti. È di
colore bianco sporco, lunga mm. 4-5 e larga 1,45.
Il capo è breve, più stretto del torace, ha antenne in forma di due
leggere convessità larghette e sensilli come si vede nelle figure XIV,2-3.
Il torace e l’addome sono forniti al dorso e ai lati di fitti e pic-
coli porri e per ogni segmento al dorso di una ventina di minutissimi
peli appena visibili anche a forte ingrandimento, disposti irregolar-
mente in una o due serie trasversali.
— Min
Nella parte submediana ventrale dei segmenti toraciei esistono due
aree circolari nude come accenno delle zampe toraciche e, avanti e tra
esse, una serie di minuti sensilli circolari.
Fig. XIV.
Macrocentrus nitidus. — 1. Larva adulta vista di fianco. — 2-3. Capo della stessa vista
dal dorso e dal ventre, — 4. Mandibola. — 5. Particella di dermascheletro del metanoto
molto ingrandita.
Bozzolo. — È subellittico, di colore fulvo ferrugineo, con parete
sottilissima formata di uno strato di sostanza amorfa. E lungo mm. 6
e largo nel mezzo 2.”
Biografia. — È probabile che il ciclo di sviluppo di questo
parassita sia simile a quello delle due specie precedenti, ma io
posso soltanto riferire, secondo mie osservazioni, che la larva
completamente sviluppata fuoriesce dal corpo della larva vittima,
gia riparata nel bozzolo, in maggio e che si tesse il proprio boz-
zolo dentro di quello. Il 26 maggio io ebbi il primo adulto.
In alcuni anni di osservazioni io ebbi solo pochi esemplari
di questo parassita, perciò fino a prova contraria, si deve rite-
nere un parassita trascurabile della Gypsonoma neglectana.
Distribuzione geografica. — Specie nota finora solo pel Belgio
senza indicazione di vittima,
245 —
Fam. Ichneumonidae.
Pimpla nucum Ratz.
Femmina (Fig. XV). — Capo, torace e primo tergite addominale
neri, segmenti 2-4 dell’addome, eccettuata la parte posteriore margi-
nale, e segmenti seguenti di
colore castagno nerastro; an-
tenne nere di colore rosso
mattone sotto e alla parte
distale, tegole giallastre, zam-
pe del 1° paio e primi tre
articoli delle altre di colore
testaceo, tibia del 2° paio di
zampe avente la prima metà di
colore nocciuola biancastro
con una piccola macchia bru-
na esterna poco lontano dalla
base, seconda metà distale
testacea, tibia del 3° paio di
colore nocciuola biancastro
con un anello bruno alla base
ed uno all’apice, tarsi del 2°
e 3° paio di colore nocciuola
pallido coll’ apice degli arti-
coli bruno. Ali ialine con
nervature brune, stigma di
colore isabellino circondato
di bruno.
Lunghezza del corpo mm. 6, larghezza del torace 1, 1, antenne
4, ala anteriore 5, larghezza della stessa 1,8, ovopositore 5 (esemplare
da G. neglectana). Da T. viridana corpo mm. 7,5, larghezza del torace
2,4, antenne 5, ala anteriore 6,5, larghezza della stessa 1-9, ovopositore
6,5. Una 9 lunga mm. 4,5 ha un ovopositore lungo mm. 2,5.
Capo col clipeo sinuato nel mezzo, la faccia levigata e fornita di
pochi peli lunghetti, occhi nudi bene convessi, antenne di 22 articoli
(esemplari da 7. viridana di 23).
Torace con solchi parapsidali poco profondi, superficie del meso-
seuto liscio, parascutello con una grande fossa, metanoto convesso e liscio
nel mezzo, nel resto fortemente infossato e sul fondo leggermente cre-
nulato, propodeo con due piccole carene submediane, fornito di peli
più numerosi ai lati e con spiracoli abbastanza grandi e rotondi.
Addome col primo tergite fornito di punti piliferi nel mezzo, de-
presso e rugoso ai lati, gli altri tergiti (eccettuata la parte posteriore
Fig. XV.
Pimpla nucum: femmina.
— 246 —
presso il margine che è liscia) con punti grandi, abbastanza numerosi
e brevemente piliferi.
Ovopositore grossetto, diritto, poco più corto del corpo.
Maschio collo scapo sotto di colore eremeo o paglierino.
Fig. XVI.
Pimpla nucum. — 1. Ovo. — 2. Larva della prima età. — 3-4. Capo della stessa visto
dal dorso e dal ventre. — 5-9. Una mandibola della larva della prima, seconda, terza,
quarta e quinta età viste in posizione un poco diversa. — 10. Parte distale di una man-
dibola della larva della quinta età, — 11. Larva della quinta età. — 12-13. Capo della
stessa visto dal dorso e dal ventre.
Ovo (Fig. XVI, 1). — È biancastro, allungato un poco più largo ad
un polo che all’ opposto e leggermente curvato; lungo mm. 1,30-1.45
e largo (alla parte più larga) 0,28-0,32.
. Larva della prima età (Fig. XVI,2). — Subcilindrica colla parte
posteriore gradatamente assottigliata, composta di 13 segmenti distinti
oltre il capo. Lunghezza mm. 1,35, larga 0,52.
Il capo (Fig. XVI, 3-4) è circa 1/3 più largo (posteriormente) che
lungo, ai lati un poco convergenti; ha antenne coniche, lunghe mm. 0,052,
mandibole robuste, assottigliate, appuntite, un poco arcuate, sensilli con
breve setola, o circolari, numerosi come si vede nelle figure XVI, 3-4.
I segmenti del torace e dell’addome hanno una serie trasversale di
poche e brevissime setole.
Larva della seconda, terza e quarta età. — Differiscono dalla larva
della prima età, oltre che per le dimensioni gradatamente maggiori, anche
eee
=
per le antenne cirea un terzo pit brevi e per le mandibole fornite sui
margini, anteriore e posteriore, per un breve tratto preapicale di una
serie di sottilissime appendici piliformi.
Larva della quinta età (Fig. XVI, 11). — Corpo bianco col capo
imbrunito più o meno estesamente alla parte dorsale e il torace e l’ad-
dome in corrispondenza all’intestino di colore rosso seuro per il con-
tenuto dell’intestino stesso. Lunga mm. ipalare aggio?
Il capo ha antenne e sensilli simili a quelli delle età precedenti.
Il dermascheletro, oltre ai pochi peli disegnati nella figura XVI, 14,
ha tutta la superficie fornita di piccolissimi rialzi in forma di minuti
porri subrotondati abbastanza fitti.
Biografia. — La Pimpla nucum è ectofaga. L’adulto para-
lizza la larva completamente sviluppata nel bozzolo o quella
molto innanzi nello sviluppo riparata in un cartoccio fogliare o
in altri ripari prediletti da altre vittime e deposita un ovo sul
corpo di essa. Lo sviluppo embrionale non è stato da me osservato.
Sopra una larva di Epiblema penkleriana trovai invece il 5 A-
prile una larva della prima età lunga mm. 1,35. Essa fece nella
notte dal 9 al 10 aprile la quarta muta, dal 17 al 18 aprile la
quinta trasformandosi in pupa che alla sua volta si trasformò in
adulto il 28 aprile. Il 19 maggio osservai una larva di Tmetocera
ocellana paralizzata, immobile, che aveva un ovo di questa Pim-
pla sul fianco sinistro in parte sul quarto e in parte sul quinto
segmento addominale. Da esso sgusciò la larva la mattina del
20 e, attaccata alla vittima, crebbe rapidamente. Alle ore otto del
25 fu già trovata staccata e lunga 7 millimetri. La mattina del
24 cominciò a tessere il bozzolo, che fu completo la mattina del
25. Il 27 emise il meconio, il 28 si trasformò in pupa e il 6 giu-
gno in femmina adulta.
Dalle mie osservazioni risulta che questa Pimpla ha un ra-
pido sviluppo larvale e anche uno breve di pupa; ammettendo
che l’ovo richieda in maggio tre giorni per dare la larva, si
avrebbe in tale mese l’intero sviluppo da ovo ad adulto in una
ventina di giorni. Nell’intero anno anche se la prima generazione
si avesse in aprile e l’ ultima in ottobre, questa Pimpla potrebbe
avere una diecina di generazioni, trovando vittime convenienti.
Questa specie è stata indicata parassita di Carpocapsa splen-
dana, Balaninus nucum, Tortrix sorbiana, Ephippiphora fae-
neana, Eupaecilia ciliana, Lithocollelis sp., Gelechia anthylli-
della, G. inopella, Laverna epilobiella, Eupithecia linariata,
— 248 —
Clepsis rusticana, Glyphipterya haworthana, Coccix strobilella.
A queste specie io posso aggiungere, per mie osservazioni, Tor-
trix viridana, Tmetocera ocellana, Epiblema penkleriana, Re-
curvaria nanella.
Durante le osservazioni da me fatte nell’Avellinese questa
Pimpla non fu frequente. Forse rappresentò una causa nemica
alla G. neglectana nella proporzione dell’l °/o.
Distribuzione geografica. — Conosciuta di quasi tutta l’Eu-
ropa.
Osservazione. — Io ho seguito il Morley (1) nel tenere di-
stinta la Ponpla nucum Ratz. dalla Pinvpla calobata Grav., ma
non avendo materiale abbondante di ciascuna forma non posso
dare un giudizio personale.
Pimpla alternans Grav.
Ho ottenuto buon numero di esemplari di questa specie da
crisalidi di Gypsoroma in maggio e ai primi di giugno.
Per notizie su questa specie rimando alla mia nota sulla
Tignoletta dell'uva (Polychrosis botrana) (2).
DIPTERA.
Fam. Tachinidae.
Phytomyptera nitidiventris Rond.
Questo Dittero è uno tra i parassiti più comuni della Gyp-
sonoma; nel 1908 attaccava circa il 34 °/, delle larve.
Gli adulti si ebbero nel mese di maggio e qualcuno anche
ai primi di giugno.
Per notizie su di esso rimando pure alla mia nota sopra ri-
cordata (pp. 229-301 fig. XLIII); qui aggiungerò per la biografia
che esso sverna allo stato di larva giovane nelle larve ibernanti
di Gypsonoma. In marzo una larva era lunga mm. 0,78, larga
0,27 e si trovava in una cisti ovale, lunga 0,90, larga, 0,39 attac-
cata in prossimità dello stigma protoracico.
(1) Iehneumonologia Britannica III, Pimplinae (1908), p. 83.
(2) Boll. Lab. Zool, Sc. Agr. Portici VI (1912), pp. 291-293, fig. XXXVII,
919
IMPORTANZA DEI PARASSITI RICORDATI.
Si è visto innanzi che l’Apanteles lictorius e il Meteorus cinc-
tellus hanno un ciclo di sviluppo che concorda con quello
della Gypsonoma, perciò non hanno bisogno di altri ospiti per la
loro esistenza, così pure è probabile che sia il Macrocentrus, ma
questo per la sua rarità (finora almeno osservata) si può ritenere
trascurabile, mentre i primi due possono di quando in quando
aumentare di numero fino ad uccidere una quantità notevole di
larve di Gypsonoma. Sfortunatamente però tali parassiti possono
distruggersi a vicenda, non potendo ambedue svilupparsi nella
stessa larva. Anche la Phytomiptera, che può considerarsi un
buon parassita di Gupsonoma, può essere parassita secondario dei
due Imenotteri Apanteles e Meteorus, quando la sna larva si trova
in larva già infetta di uno di essi.
L’azione della Pimpla nucum può pure essere ora utile ora
dannosa; quella della Pimpla alternans invece sempre utile perchè
è parassita della crisalide.
Nonostante l’azione dannosa che la maggior parte dei pa-
rassiti della Gypsonoma possono alle volte avere fra di loro a
vantaggio della vittima, è manifesta la loro benefica azione nel
contribuire almeno a ridurre infestazioni forti, come quella che si
ebbe nel 1916 nell’ Avellinese, a infestazioni trascurabili come
quelle che si ebbero nelle stesse contrade dal 1920 al 1922.
L’uomo purtroppo non può intervenire nel proteggere i pa-
rassiti della Gypsonoma, perchè non è economica la raccolta delle
larve dell’insetto dannoso; solo si potrebbe consigliare per la Phyto-
myptera e per la Pimpla alternans una consociazione del noc-
ciuolo colla vite, perchè così tali parassiti troverebbero il modo
di riprodursi anche a spese della Polychrosis botrana, ospite ne-
cessario della Phytomyptera dal giugno al settembre e della
Pimpla dal giugno all'aprile dell’ anno seguente (la Pimpla al
ternans però può svilupparsi anche in altri ospiti).
LOTTA ARTIFICIALE.
Negli anni, in cui si lamentano forti danni causati dalla
Gypsonoma, unico consiglio, relativamente economico, che si può
dare per combatterla efficacemente, è la raccolta di tutte le foglie
= 950
dei nocciuoli della contrada infestata in fine settembre o primi
di ottobre. Le foglie raccolte si potrebbero usare per mangime
di animali o si potrebbero far seccare in magazzini o all’aperto
(ma alquanto lontane da piante di nocciuolo), per usarle poi per
lettiera od altro. In tal modo si ucciderebbero le larve prima
che possano ritirarsi nelle gemme.
Nel caso che in primavera si dovesse notare una infestazione
di Gypsonoma eccezionalmente grave, qualora l'economia lo per-
mettesse, si potrebbero irrorare con cura i nocciuoli verso la fine
di aprile e i primi di maggio con arseniato di piombo all’ 1°/,
se è in pasta o al 1/2 °/, se è in polvere.
Per una lotta contro questo ed altri insetti del nocciuolo
(specialmente la Cheimatobia) il sistema di allevamento di esso,
come è praticato nell’Avellinese, non è favorevole. Bisogna racco-
mandare che i vecchi nocciuoleti siano curati come consiglia anche
il Dr. Succi (1) e che i nuovi impianti siano fatti con piante iso
late, poste alla dovuta distanza e potate razionalmente per man-
tenere una chioma non troppo alta.
BIBLIOGRAFIA.
Non conosco alcuna pubblicazione speciale che parli di danni della
Gypsonoma neglectana al Nocciuolo. Il Del Guercio (2) attribuì i danni
causati al Nocciuolo da Tortricidae, nelle provincie di Avellino e di
Caserta durante gli anni dal 1899 al 1902, alle specie: Gypsonoma
aceriana Dup., G. incarnana Hw. e ad una indeterminata, della quale
parlò sotto il nome di « Gemmaiola del Nocciuolo ». In nessuno dei
molti allevamenti da me fatti dal 1916 al 1923 di Tortricidi del Noc-
eiuolo delle ricordate provincie io ottenni esemplari delle specie @.
aceriana e G. incarnana. Avrei desiderato confrontare gli esemplari
esaminati dal Del Guercio con quelli raccolti da me, ma non potei.
Aggiungo che detta nota non ha aleun valore scientifico nè pratico
e contiene affermazioni erronee come quella che detti Tortricidi hanno
tre generazioni per anno. i
(1) Si veda in proposito «Il Nocciuolo nell’Avellinese » del Dr. A. Succı.
Estratto dal Giornale di Viticoltara e di Enologia (Avellino). Anno X, (1902).
(2) Osservazioni relative alla malsania della vite e del nocciuolo e sui
risultati dei primi esperimenti tentati per combatterla. Atti R. Acc. Geor-
gofoli (4) XXV (1902), pp. 303-330 e Nuove Relaz. R. Staz. Ent. agr. Firenze
VI (1903), pp. 67-95.
— 251 —
IV.
La Gemmaiola del Nocciuolo (Epib/ema penkleriana F. R.).
LEPIDOPTERA-HETEROCERA.
Fam. Tortricidae.
GEN. Epiblema Hb.
Capo con ocelli; proboscide bene sviluppata; palpi mascellari molto
brevi, di 3 articoli; palpi labiali col secondo articolo molto più lungo
e più grosso degli altri. Ali superiori col margine anteriore nella fem-
mina poco convesso e nel maschio con un lungo tratto marginale pros-
simale ripiegato in alto e in dietro e fornito di un ciuffo di lunghe
setole; ali posteriori colle nervature II e III, nascenti molto avvicinate
e le nervature III, e IV con un tratto prossimale comune più o meno
lungo.
Osservazione. — Il Kennel nella sua monografia dei Tortri-
cidi paleartici indica ben 113 specie di questo genere. In Italia
varii Autori ne hanno ricordate. una trentina di specie come viventi
su varie piante legnose ed
erbacee.
Epiblema penkleriana F. R.
Spuler, Die Schmett. Europas II
(1910), p. 285, Taf. 85, Fig. 39
et Nachtrag. Taf. X, Fig. 27.
Kennel, Die palaearkt. Tortrici-
den, pp. 604-605, Taf. XXII,
Fig. 56-58.
Fig. XVII. Volg. Gemmaiola del noeciuolo.
Epiblema penkleriana: femmina. Femmina (Fig. XVII). a
Capo (eecetto le squame della
parte inferiore della faccia che sono bianche) e parte dorsale del torace di
colore fulvo, metanoto e dorso dell’addome di colore grigio scuro come
le ali posteriori, parte ventrale del corpo di colore paglierino biancastro,
antenne fulve alla parte prossimale e grigiastre alla distale, palpi pa-
glierini biancastri coll’apice, specialmente alla faccia esterna, grigiastro;
ali anteriori di colore predominante fuivo o fulvo più o meno scuro con
oe
una fascia trasversale (un poco più stesa internamente che esternamente)
biancastra, variegata più o meno di fulvo, un’altra macchia preapicale
interna, estesa fino poco oltre la metà dell’ ala, di colore grigio con
qualche piccola macchia nera ed altre biancastre; tutta la parte mar-
ginale e premarginale esterna è a righe alternate biancastre fulve o
Fig. XVIII.
Epiblema penkleriana, femmina: 1. capo visto di faccia; 2. parte prossimale di un’an-
tenna; 3. due articoli della parte mediana della stessa; 4. due articoli della parte apicale
della stessa; 5. labbro superiore; 6. palpo mascellare; 7-8. ala superiore e ala inferiore;
9. zampa del terzo paio dalla tibia; 10. parte prossimale dell’ala superiore di un maschio
allo stato di riposo; 11. la stessa colla piega costale aperta (lettere come fig. II, a p. 223).
%
fulve scure; ali posteriori grigio scure, più scure verso l’esterno; zampe,
sino al femore compreso, di colore paglierino biancastro come il ventre
del corpo, tibie e tarsi anteriori e medii di colore noceiuola a fascie
trasversali grigie brunastre, tibie e tarsi posteriori leggermente grigiastri
alla parte superiore esterna.
Lunghezza del corpo colle ali mm. 8,.senza le ali 5, apertura delle
ali 14, lunghezza delle antenne 4.
Antenne assottigliate composte di 50-52 articoli semplici, forniti
oltre che di squame, anche di peli e sensilli come si vede nelle figure
XVIII, 2-4. ;
Proboscide alquanto più lunga dei palpi labiali; questi col terzo
articolo un poco più breve della metà del secondo.
Nervature delle ali come si vede nelle figure XVIII, 7-8.
Zampe cogli speroni tibiali lunghi; il minore di quelli mediani delle
zampe posteriori (Fig. XX, 9) è poco più lungo della metà dell’altro.
Addome col margine posteriore dell’8° sternite alquanto incavato,
apertura genitale di copulazione semplice, situata immediatamente die-
tro il margine posteriore dell’8° urosternite colla membrana intersegmen-
Fig. XIX.
Epiblema penkleriana: 1-3. organo copulativo, col pene visto dal dorso, dal ventre (tra-
lasciati i peli e le squame) e di fianco; 4-6. tergite dello stesso visto di sopra, dal ven-
tre e di fianco; 7. pene visto di fianco; S. parte laterale dell'organo copulativo vista
dalla faccia interna; 9-10. parte posteriore dell'addome della femmina dall’ottavo seg-
mento; 11. parte posteriore dell’ottavo segmento dal ventre (lettere come a fig. III, p. 224).
tale, dietro l’apertura, coperta di fitti peli brevissimi e fornita di poche
setole brevi. Segmento nono collo sternite membranoso fornito di molti
e brevissimi peli e col tergite avente alcune setole lunghette; segmento
decimo coperto di brevissimi peli e provvisto di buon numero di setole
brevi ed alcune lunghette.
Maschio. — Antenne un poco più lunghe e poco più robuste di
quelle della femmina e composte di un numero uguale di articoli.
Piega costale dell’ala anteriore (Fig. XVIII, 10-11) (caratteristica
per i maschi del genere) alquanto più corta della metà dell’ala.
Pene (Fig. XIX, 7) breve fornito internamente di un ciuffo di se-
tole. Organo copulativo come si vede nelle figure XIX, 1-8.
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 19
— 254 —
Ovo.
L’ovo (Fig. XX) è di colore paglierino, a contorno subellittico,
poco più lungo che largo o a contorno quasi circolare, leggermente
convesso; la superficie è fittamente raggrinzita, ma osservata a forte in-
grandimento appare divisa in poligoni
irregolari, che hanno in posizione più
o meno eccentrica un piccolo rialzo.
Lunghezza mm. 0,60-65, larghezza
0,52-0,58 (la maggiore larghezza cor-
risponde alla minore lunghezza).
Larva.
DI 1. Larva adulta (Fig. XXI e XXII,
Fig. XX. 8
a è A 1-9). — Corpo di colore verde-porro
1. Ovo di Epiblema penkleriana; 2. piccola x x
parte del chorion dello stesso molto in Col capo fulvo-testaceo macchiato di
grandita. nero sulla parte posteriore laterale e
ventrale e dietro le mascelle; pronoto fulvo-testaceo, ma più o me-
no macchiato di nero alla parte posteriore; zampe brunastre sulla
faccia esterna; plac-
ca anale isabellina;
aree setifere dorsali
brune.
Lunghezza del
corpo mm. 8-9; lar-
ghezza del capo 1-10,
larghezza dell’addo-
me 1-7, lunghezza
delle setole dei tu-
bercoli sublaterali
0.38-0.40.
Il capo è circa
1/6 più largo che
lungo ed è fornito
dei peli e dei sensilli
DE; a . Epiblema penkleriana: 1-3. protorace e mesotorace, terzo seg-
circolari che si ve- mento e ottavo nono e decimo segmento addominali visti dal
dono nella figura dorso; 4-6. gli stessi visti di fianco; 7. metatorace, secondo e
XXI, 1-2. Gli ocelli terzo segmento, ottavo nono e decimo segmento addominali vi-
sti dal ventre.
sono in numero di
6 per lato. Le antenne sono brevi col secondo articolo portante
al lato distale superiore una setola lunga mm. 0,26 e sensilli come
si vede nella figura XXII, 3 anche per l’ ultimo articolo. Il labbro
superiore ha al dorso 646 setole, delle quali le due submediane po-
Steriori e le due laterali submediane sono alquanto più lunghe delle
altre. Le mandibole sono fornite ciascuna di 6 denti, il secondo dei
quali è più robusto e più lungo degli altri. Le mascelle del 1° paio
hanno un lobo breve fornito superiormente di tre brevi setole robuste
Fig. XXII.
Epiblema penkleriana, larva adulta: 1-2. capo prono e supino; 3. antenna sinistra vista
girata un poco a destra; 4. parte laterale del capo cogli occhi (parte anteriore rivolta
a sinistra); 5. labbro superiore; 6-7. mandibole; 8. mascella del primo paio vista dalla
faccia ventrale; 9. la stessa dalla faccia dorsale; 10. parte distale del labbro inferiore;
11. zampa del terzo paio; 12. parte apicale della stessa vista dal ventre; 13. pseudo-
zampa del quarto segmento addominale vista dal ventre; 14. pettine anale; 15. particella
di dermascheletro del terzo tergite addominale molto ingrandita.
e sulla faccia apicale dei sensilli che si vedono nelle figure XXII, 8 e 9;
il palpo è biarticolato fornito all’apice di alcune punte brevissime. Il
labbro inferiore ha palpi allungati brevi, col secondo articolo brevis-
simo terminato da una setola alquanto più breve dell’ intero palpo.
Torace ed addome: per il numero, la forma e la disposizione delle
setole si vedano le figure XXI, 1-9. Il dermascheletro è liscio sulle
aree, dalle quali sorgono le setole, nel resto è fornito di sottili e fitte
punte microscopiche situate su aree circolari un poco più scure del
resto, come si vede nella figura XXII, 15.
Le zampe toraciche sono robuste, fornite di alcune setole lun-
ghette come si vede nella figura XXII, 11 e all’apice del tarso supe-
riormente, ai lati, di due setole robuste brevi. Le pseidozampe hanno
e. 25 uncini.
Il pettine posteriore addominale ha per lo più 6 lunghi denti.
Larva neonata. — Corpo di colore nocciuola col capo di colore
castagno, nero lungo la sutura frontale, col pronoto fulvo castagno.
Lunghezza del corpo mm. 0,72, larghezza del capo 0. 20.
Crisalide.
La crisalide (Fig. XXIII) è allungata, c. 2/3 più lunga che larga
obeonica, troncata posteriermente, di colore testaceo più o meno scuro
colle spinette addo-
minali nere. È lunga
mm. 5, larga al to-
race 2.
L’ ultimo seg-
mento dell’ addome
è fornito di 6 setole
lunghette terminate
ad uncino, delle quali
4 ventrali (due an-
teriori e due poste-
riori) e due dorsali.
Per le tsetoleme
Fig. XXIII le spinette di tutti
Epiblema penkleriana: 1-3. erisalide vista dal dorso, di fianco e i segmenti si veda-
dal ventre; 4-6. parte posteriore della stessa vista dal dorso, di no le figure XXIII,
fianco e dal ventre. N
1-6.
Osservazione. — Questa crisalide è facilmente distinguibile
da quella di Gypsonoma neglectans sopratutto per i caratteri del-
l’ultimo segmento addominale; essa è rispetto alla lunghezza
anche un poco più larga di quella di Gypsonoma.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA.
L’Epiblema penkieriana è indicata dal Kennel per l'Europa
settentrionale e centrale, per il Caucaso, per la Dalmazia e per
l’Italia centrale e settentrionale (Piemonte), per la quale ultima
regione la indicò il Gianelli (1).
(1) GranELLI, G. I. Microlepideiteri del Piemonte. Ann. Accad. Agr,
Torino LIII (1910).
— 257 —
PIANTE NUTRICI.
Il Kennel e lo Spuler danno per piante nutrici delle larve
di questa Epiblema VAlnus, la Betula e il Corylus, il Gianelli,
il Corylus e V Ulmus.
BIOGRAFIA.
Adulto.
Gli adulti compaiono in maggio: il primo adulto fu da me
ottenuto il 9 di detto mese e l’ultimo il 29; in giugno si possono
vedere accoppiati. Due individui trovati in copula il 10 giugno
verso mezzogiorno, alle 7 1/2 del giorno 11 erano ancora in co-
pula, alle ore 10 erano staccati. Le uova restano piccole durante
quasi tutta l’estate; soltanto dalla metà di settembre in poi cre-
scono fino a completo sviluppo, cioè le femmine adulte vivono in
media quattro mesi prima di cominciare l'accrescimento delle ova
ovariche.
Gli adulti si cibano di acqua e di sostanze zuccherine e du-
rante la fine della primavera e l’estate si vedono per lo più posati
sulle foglie della parte mediana della chioma dei nocciuoli; di
rado volano se non sono disturbati. Se invece si scuotono i rami,
essi volano via per posarsi su foglie di alberi vicini. In ottobre
ho visto invece le femmine cadere al suolo, quando si scuotono
i rami. Durante l’estate prediligono gli alberi più folti e le parti
del nocciuoleto più fresco.
Nel 1919 furono raccolti molti adulti durante i mesi di giugno,
luglio, agosto, settembre, ottobre presso Avellino. Durante il mese
di giugno erano in prevalenza i maschi sulle femmine, in luglio
andarono decrescendo i primi, finchè il 25 luglio su 28 esemplari
i maschi furono 3, dall’agosto in poi non si raccolsero più maschi.
Il numero delle femmine andò diminuendo dalla fine di settembre
in poi: il 7 ottobre nelle ore antimeridiane si raccolsero, da due per-
sone, 14 femmine, il 22 e 23 ottobre una sola femmina. Da queste
osservazioni si può concludere che i maschi dell’Epiblema vi-
vono allo stato adulto da due a tre mesi, le femmine da cinque
a sei mesi.
Fino a tutto agosto trovai gli ovarii con ova piccolissime
alla parte distale degli ovarioli; il 7 settembre per la prima
— 258 —
volta vidi nella parte prossimale degli ovarioli ova lunghe mm.
0,26 e il 15 dello stesso mese ova complete lunghe mm. 0,52,
larghe 0,32.
Gli ovarioli sono 4 per lato (anomalamente in un lato ne
vidi 3) e ciascun ovariolo ha una ventina di ova, perciò in tutto
ogni femmina può depositare circa 160 ova.
La deposizione delle ova comincia nella seconda quindicina
di settembre e cessa nella seconda quindicina di ottobre.
Io non ho osservato ova deposte in natura nei nocciuoleti;
quelle deposte su nocciuolo coperto con garza, sotto la quale
avevo messo femmine di Hpiblema il 15 settembre, si trovavano,
sopra le gemme, isolate o in piccole croste di due a tre.
Lo sviluppo embrionale richiede in autunno un mese o poco
più: ova deposte il 28 settembre dettero le larve il 28 ottobre;
ova deposte il 4 ottobre dettero le larve il 9 novembre.
Larva.
La larva neonata penetra in una gemma fogliare, così ho
visto su piccoli nocciuoli sotto garza, che non avevano infiore-
scenze maschili, ma gli Autori asseriscono che penetrano in queste
ultime, per nutrirsi, nel primo periodo. Più tardi in gennaio e in
febbraio, le larve si trovano sempre in gemme fogliari o in fiori
femminili. Esse rodono le parti interne, fino a consumarle tutte o
quasi, già verso la fine di febbraio o prima quindicina di marzo,
epoca nella quale lasciano la gemma rovinata e, se il nocciuolo
è di varietà tardiva (e ha perciò gemme ancora chiuse), entra
in un’altra gemma. Se il nocciuolo è di varietà precoce e ha già
le gemme aperte, la larva fuoriuscita produce danni simili a
quelli descritti per la Gypsonoma rovinandone ancora tutta la
parte interna. Quando la larva abbandona la prima gemma in
marzo, si trova alla quarta età.
Alla fine di marzo e primi di aprile si trovano, presso Avel-
lino, gemme (di nocciuoli di varietà avellinese) apicali o non,
chiuse, ma aventi un foro di quasi un millimetro, situato in punti
più svariati della superficie, eccettuata l’apicale, e coperto per
lo più di bava serica e rosura. Dentro tali gemme si trova la
larva, che finisce per rodere |’ apice interno della gemma e le
fogliette. La larva fuoriuscita dalla prima gemma può attaccare
anche i fiori femminili, come poteva aver fatto precedentemente,
— Oy) —
Alla metà di aprile si trovano già larve completamente svilup-
pate e fin dal 16 dello stesso mese si possono avere crisalidi.
In natura, per quanto io abbia osservato in aprile molte gemme
corrose dall’Epiblema, non ho trovato mai una crisalide nelle
gemme stesse, nè maggior fortuna ebbi cercandole sotto la cor-
teccia di nocciuoli infestati o sotto foglie e sassi sul terreno sotto
gli alberi; ma gli Autori affermano che la larva si incrisalida in
un bozzolo tessuto in muschio o nel terreno. In laboratorio invece
in gemme raccolte ai primi di aprile e tenute in capsule Petri,
le larve cominciarono a trasformarsi nelle gemme stesse in cri-
salide fin dal 16 aprile.
La larva in queste condizioni non naturali tesse un bozzolo
bianco a parete fitta sottile nella gemma o tra gemma e rametto.
La crisalide dà l’adulto in circa un mese: da crisalide formatasi
il 16 aprile ottenni l’adulto il 15 maggio.
DANNI CAUSATI.
Le larve di questo Tortricide penetrano secondo gli Autori
nelle infiorescenze maschili e non più tardi del gennaio o primi
di febbraio, nelle gemme e, come si è detto, le corrodono per lo
più nella parte centrale lasciando solo alcune squame esterne,
impedendo così lo sviluppo del germoglio o quello del fiore fem-
minile, perciò, se è trascurabile il danno alle infiorescenze ma-
schili, quello alle gemme è molto da temersi.
Nel 1915-16 nella Prov. di Avellino, essendo le larve abba-
stanza numerose produssero perdite notevoli. Gli alberi molto
infestati presentano rami, specialmente apicali, per tratti più o
meno estesi, senza foglie essendo disseccate tutte, o quasi, le
gemme. Queste infatti quando sono attaccate dalla larva del-
l’Epiblema e corrose nella parte centrale, a poco a poco appas-
siscono e solo in parte mandano fuori un nuovo germoglio alla
base, essendo andata distrutta la parte centrale apicale.
NEMICI NATURALI.
Questa Epiblema allo stato di larva è poco combattuta da
nemici naturali per quanto io ho finora osservato in provincia di
Avellino; allo stato di adulto, trovandosi sugli alberi dal maggio
al settembre, deve andar soggetta ad una distruzione notevole
per causa di uccelli e specialmente di ragni. I parassiti delle
larve, finora da me ottenuti, sono due specie di Imenotteri.
— 260 —
Fim. Braconidae.
Eubadizon extensor (L).
Femmina (Fig. XXIV). — Corpo nero colla parte dorsale del me-
sotorace di colore testaceo come i palpi e le zampe. Ali ialine collo
: stigma testaceo chiaro e
le nervature di colore rosso
mattone.
Lunghezza del corpo
(senza ovopositore) mm.
6, larghezza del torace
0,90, lunghezza dell’ovo-
positore 6.
Antenne un poco più
lunghe del corpo, compo-
ste di 42 articoli.
Torace coi solchi pa-
rapsidali profondi; addo-
me col primo segmento
striato-rugoso longitudi-
nalmente.
Maschio. — Simile
alla femmina ; nell’ unico
esemplare da me ottenuto
i lati dello scuto mesoto-
racico sono brunastri.
Larva della prima età
(1) (Fig. XXV, 1-7). —
Corpo lungo stretto com-
posto del capo e di 13 segmenti distinti, di colore biancastro col
capo brunastro.
Il capo è alquanto più stretto del torace, depresso, appena più
largo che lungo, a contorno quasi ovale, troncato posteriormente. L’epi-
cranio ha sulla parte dorsale anteriore due sensilli submediani che si
prolungano nell’interno a guisa di microscopici coni e due sensilli eir-
Fig. XXIV.
Eubadizon extensor, femmina.
(1) Debbo dichiarare che riferisco la larva qui deseritta all’ Eubadizon,
perchè da larve di Epiblema d’una stessa località ho ottenuto anche gli
adulti di tale specie e di nessun altro Imenottero: ma non avendo vista la
deposizione dell’ovo e seguito lo sviluppo, non do il riferimento come si-
curo, Altrettanto si tenga presente per la larva adulta qui descritta,
E Cn au nz
A I un 4
— 261 —
colari anteriori laterali piccolissimi. Le antenne si trovano sulla parte
infero-anteriore del capo come due piccole sporgenze convesse. Le
mandibole sono lunghe, assottigliate, terminate a punta, bene arcuate;
le mascelle del primo e secondo paio sono laminari, semplici. Il torace
e l’addome sono nudi, il terzo e quarto segmento addominale sono un
poco più larghi, i se-
guenti gradatamente
più stretti e l’ultimo ha
alla parte ventrale po-
steriore una breve spor-
genza molto più stretta
del resto del segmento
e più o meno assotti -
gliata.
Lunghezza del cor-
po mm. 1,82, larghezza
del torace 0,40.
Questa larva ha un
sistema respiratorio ap-
neustico e così si con»
serva anche quando è
cresciuta di lunghezza
fino a mm. 2,20.
Larva adulta (Fig.
i XXV, 8-12). — Corpo
Fig. XXV. di colore bianco sporco
Eubadizon extensor: 1-3. larva neonata vista dal dorso, dal macchiato irregolar-
CRA a rino
fianco; 9-10. capo della stessa visto dal dorso e di fianco; 11. rispondenza all’ inte-
mandibola della stessa; 12. particella di dermascheletro del stino, un poco più ri-
terzo tergite addominale pec in corrispondenza ad stretto anteriormente
=: che posteriormente e
tutto rivestito di brevissimi peluzzi, oltre alcuni brevi peli disposti in
serie trasversale su ciascun segmento.
Il capo è più largo che lungo ed ha i pochi peli che si vedono
nelle figure XXV, 9-10. Le mandibole sono poco arcuate e a margine
interno finemente segmentato.
Lunga mm, 5,5, larga 1,6.
Biografia. — Io non ho potuto studiare i costumi del)’ Huba-
dizon e seguirne lo sviluppo da ovo ad adulto, posso solo accer-
tare che esso è parassita anche della larva dell’ Epiblema pen-
kleriana oltre che delle altre specie di lepidotteri indicate dagli
SO
Autori e che sono le seguenti: Marias chlorana (L.); Tortria
viridana (L.), T. diversana (L.); Cacoecia rosana Hb., ©. cra-
taegana Hb.; Steganoptycha noerdlingerana (Ratz.); Evetria
porticana Zett.; Epiblema immundana (F. R.); Depressaria ner-
vosa Hw.; Psoricoplera gibbosella Zell.
L’ Eubadizon extensor deve avere varie generazioni annuali,
perchè ammettendo che la prima sia quella che si ottiene da
Epiblema, la seconda quella da Tortrix viridana, una terza
almeno deve aversi in lepidotteri a larva estiva autunnale, a
meno che gli adulti non aspettino la deposizione di specie a
sviluppo simile a quello dell’Epiblema.
Questo Hubadizon è stato trovato da me nella proporzione
di appena il 2 °/, di larve di EpibDlema, ma forse in altri anni
potrà avere maggiore importanza.
Distribuzione geografica. — È indicata come patria di questa
specie l’Europa in generale.
Fam. Ichneumonidae.
Pimpla nucum Ratz.
Questa specie fu da me osservata allo stato di larva su larve
di Epiblema presso Forino nel mese di Aprile.
Rimando a quanto ho detto a pag. 247 di questa memoria
parlando di essa come parassita di Gypsonoma neglectana.
LOTTA ARTIFICIALE.
L'unico mezzo di lotta, che si può raccomandare per com-
battere artificialmente questa specie nelle annate in cui compare
in quantità dannose, è la raccolta delle farfalle durante il mese
di agosto e primi di settembre, quando nel campo sono rimaste le
femmine soltanto e si avvicina l’ epoca della deposizione delle
ova. Esse si vedono abbastanza facilmente posate sulle foglie dei
rami bassi e facilmente possono essere catturate con un retino
da entomologo. Nel 1919 presso Avellino un uomo in otto ore
poteva raccoglierne in media un centinaio; se a tale lavoro si
addestrassero donne e ragazzi, il metodo di lotta potrebbe essere
anche economico.
V.
L’Ocellana (Tmetocera ocellana F.).
Fam. Tortricidae.
GEN. Tmetocera Led.
Capo con ocelli; proboscide bene sviluppata; palpi mascellari molto
brevi, di tre articoli; palpi labiali col secondo articolo molto più lungo
e più grosso degli altri. Ali superiori col margine anteriore alquanto
convesso; ali posteriori colle nervature II e III, nascenti molto avvi-
cinate da restare in parte confuse se non sono ben distese; nervature
III, e IV con un lungo tratto prossimale comune
Maschio cogli articoli 5 e 6 delle antenne aventi una sporgenza
alla parte laterale esterna.
Osservazione. — La sola specie qui ricordata è conosciuta
per l'Europa.
Tmetocera ocellana (F.).
Spuler, Die Schmetterlinge Europas II (1910), p. 279, Taf. 86, Fig. 6.
Kennel, Die palaearkt. Tortriciden, pp. 535-536, Taf. II, Fig. 44 und, Taf.
XX, Fig. 43-44.
-
Femmina (Fig. XXVI). — Capo e parti scoperte del torace di co-
lore bruno grigiastro, ali superiori aventi la terza parte basale bruna
con strette serie irregolari trasversali di squame grigie, la terza parte
mediana dell’ala di colore bianco o bianco paglierino con qualche piccola
macchia grigia e di terra d’ ombra sulla parte anteriore, al terza parte
distale anteriormente, prima dell’apice, biancastra con macchie grigie
e di terra d’ombra; posteriormente (internamente) verso il mezzo dell’ala
con una larga macchia fulva quasi interamente eircondata e variegata
di nero, presso il margine posteriore (laterale) di colore fulvo scuro
variegato di nero, sul resto grigiastra variegata di paglierino e fornita
di due piccole macchie nere trasversali e per lo più di una terza mi-
nore; ali posteriori e parte superiore dell’addome di colore bruno gri-
Ode
giastro, parte inferiore dell’addome di colore bianco grigiastro im-
bianchito all’apice; zampe anteriori e medie colla parte inferiore
quasi tutta di colore bru-
no grigiastro; zampe po-
steriori di colore grigio
biancastro.
Lunghezza del corpo
colle ali mm. 8, senza le
ali 6-7, apertura delle ali
16, lunghezza delle an-
tenne 4,
Antenne assottigliate,
composte di 50-52 articoli,
forniti oltre che di squa-
me anche di peli e sensilli
come si vede nelle figure
XXVII, 2-4. Proboscide poco più lunga dei palpi labiali, il terzo
articolo dei quali è
poco meno della me-
tà più corto del se-
condo e dello stesso
molto più sottile.
Nervature delle
ali come si vede
nelle figure XXVII,
7-8
Zampe cogli spe-
roni tibiali lunghi;
quello interno dei
mediani delle zampe
posteriori (Fig.
XXVII, 9) è il dop-
pio più lungo dell’al-
tro.
Fig. XXVI.
Tmetocera ocellana: femmina adulta (ingrandita 4 volte).
Addome col mar- Fig. XXVII.
gine posteriore del- Tmetocera ocellana, femmina adulta: 1. capo visto di fronte (let-
? ? È È tere come a Fig. II); 2. parte prossimale di una antenna; 3. due
1 OUND sternite articoli della stessa verso la meta della sua lunghezza; 4. parte
(Fig. XXVII, 8-1 2) apicale della stessa; 5. labbro; 6. palpo mascellare; 7. ala anteriore;
avente un lobo me- 8. ala posteriore; 9. zampa del terzo paia dalla tibia; 10. parte
diano ancheggi ato prossimale dell’antenna sinistra del masehio.
© a ad -
da due seni; in mezzo al lobo mediano si apre l’ostio di copulazione
dietro al quale si trova una breve doccia fiancheggiata posteriormente
da due sporgenze chitinose,
Oa pe e nn 2
20965 =
Maschio. — Antenne (Fig. XXVII, 10) colle sporgenze degli arti-
Fig. XXVII.
Tmetocera ocellana: 1-3. parte posteriore dell'addome del maschio visto dal dorso, dal
ventre e di fianco; 4. parte dorsale della stessa vista dal ventre; 5. parte laterale della
stessa vista dalla faccia interna; 6. pene; 7-8. parte posteriore dell'addome della fem-
mina dall'$° segmento vista dal dorso e dal ventre; 9-10. la stessa coi segmenti a mem-
brana intersegmentale distesa; 11-12. parte posteriore ventrale dell’8° segmento della
femmina vista dalla faccia dorsale e dalla faccia ventrale (lettere come a figura III p. 224).
coli 5 e 6 a margine convesso anteriormente. Pene subcilindrico un
poco arcuato, fornito internamente di alcune setole. Organo copulativo
come si vede nelle figure XXIX, 1-5.
Ovo.
L’ovo (Fig. XXIX) è irregolarmente ar-
rodondato essendo un suo diametro di poco
maggiore dell’ altro; è leggermente convesso,
a superficie reticolata, di colore paglierino,
lungo mm. 0,72-0,75, largo 0,64-0,68.
Fig. XXIX.
Tmetocera ocellana: ovo (molto
ingrandito).
Larva.
Larva adulta (Fig. XXX e XXXI). — Cor.
po di colore fuligineo col capo di colore fulvo-castagno o castagno, le
aree pilifere di colore uguale, o quasi, del dermascheletro circostante,
ma lucide.
= Hl
Lunghezza del corpo mm. 10, larghezza del capo 1,18, del corpo
(al 4° segmento addominale) 1,9, lunghezza delle setole dei tubercoli
sublaterali 0,65.
Il capo è un poco più largo che lungo ed è fornito delle setole e
sensilli che si vedono nella figura XXX, 1 e 2. Le antenne hanno il
Fig. XXX.
Tmetocera ocellana, larva adulta: 1-2. capo prono e supino; 3. antenna; 4. particella late-
rale dell’epicranio cogli ocelli; 5. labbro superiore; 6-7. mandibole; 8-9. parte distale della
mascella del primo paio vista dalla faccia ventrale e da quella dorsale; 10. parte distale
del labbro inferiore; 11. zampa del terzo paio; 12. parte distale della stessa; 13. pseudo-
zampa del quarto segmento addominale vista dalla faccia ventrale; 14. pettine posteriore
dell’addome; 15-17. pettine posteriore di altre larve; 18. particella del dermascheletro
del terzo tergite addominale alla base e vicino ad una setola dorsale; 19. particella di
dermascheletro della faccia anteriore dell’ultima pseudozampa.
secondo articolo fornito di una setola dorsale esterna lunga mm. 0,28
e sensilli come si vede nella figura XXX, 3. Gli ocelli sono in numero
di 6 per lato col primo anteriore, formante un triangolo coi due
seguenti. Il labbro superiore ha sulla faccia dorsale 6 + 6 setole, delle
quali le due laterali esterne sono sottili e brevi e le altre robuste, in
parte brevi e in parte (le due sublaterali e le due submediane) lun-
ghette. Le mandibole hanno ciascuna 5 denti dei quali il 2° e il 3° sono
più sviluppati. Le mascelle del primo paio hanno il lobo breve, fornito
alla faccia superiore di due brevi setole spiniformi e di una un poco
più lunga e più sottile e sulla faccia anteriore ventrale di due sensilli
conici brevi, di due puntine mieroscopiehe ventralmente presso la base
di essi e di una breve setola in mezzo ad essi; il palpo ha il secondo
articolo un poco più breve e molto più sottile del primo e fornito al-
l’apice di alcuni sensilli subconici microscopici. Il palpo labiale ha il
primo articolo lungo, subeilindrico e il secondo brevissimo con setola
apicale giungente
a livello dell’api-
ce della papilla
pilifera.
Torace e ad-
dome. — Per il
numero, la forma
e la disposizione
delle setole si ve-
dano le figure
XXXI, 1-9.
Il dermasche-
letro è legger-
mente rugoso in
corrisponden-
za alle aree dalle
quali sorgono le
Tmetocera ocellana, larva adulta: 1-3. primi due segmenti del torace, sl, mel DESIO
terzo, ottavo, nono e decimo segmenti addominali visti dal dorso; 4-6. Presenta distinte
gli stessi visti di fianco; 7-9. secondo segmento del torace, secondo e areole pentagona-
, nono decimo segmento dell’addome visti .
terzo segmento, ottavo, nono e L ci E ell'addome visti li con una verru-
dalla faccia ventrale.
ca centrale leg-
germente convessa. Il dermascheletro sulla faccia delle pseudozampe
posteriori presenta piccolissime punte (Fig. XXXI, 19). Le zampe tora-
ciche sono robuste, fornite di alcune setole più o meno brevi come si
vede nella figura XXXI, 11 e 12 e di due setole robuste all’apice del
tarso un poco più corte del pretarso.
Le pseudozampe hanno 30 a 35 uncini,
Il pettine posteriore addominale ha in molti esemplari 5 denti al-
lungati, in altri può averne anche 6 e di sviluppo nano anormale come
si vede nelle figure XXI, 15-17.
Larva neonata. — Corpo di colore giallo paglierino col capo quasi
nero ed il pronoto castagno. Lungo mm. 1,20 con capo largo 0,23.
Larva della 2° eta, — Corpo di colore isabellino col capo e il pro-
noto di colore castagno. Lungo mm. 2,30 col capo largo 0,32.
Fig. XXXI.
Crisalide.
La crisalide è allungata, è poco più di 2/3 più lunga che larga,
alquanto più assottigliata posteriormente che anteriormente; è di colore
verde scuro al capo e alla parte dorsale del torace, comprese le pteroteche,
e di colore testaceo-scuro alle antenne, zampe e addome.
Lunghezza mm. 6,5-7, larghezza 2,3-2,5.
La superficie del corpo è liscia eccettuato le spinette e le setole
che si vedono nel-
le figure XXXII
1-6. L'ultimo seg
mento dell’addo-
me porta al dorso
3+3 spine coniche
brevi e robuste e
4 lunghe setole ad
apice uncinato, al
ventre 2 setole per
lato uncinate co-
me quelle dorsali.
Bozzolo.
Il bozzolo è
bianco, allungato,
Fig. XXXII. ovale, più o meno
Tmetocera ocellana: 1-3. erisalide vista dal dorso, di fianco e dal irregolare, essen-
ventre; 4.-6. parte posteriore dell’addome della stessa vista dal dorso, do compreso tra
di fianco e dal ventre. 3
una parte di lem-
bo fogliare ripiegato. La parete è fitta e robusta. E lungo mm. 8-10 e
largo 3-3,5.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA.
La Tmetocera ocellana è indicata per |’ Europa centrale e
meridionale (esclusa la Grecia). Io |’ ho raccolta nelle provincie
di Avellino, Caserta e Napoli. Questa specie fu introdotta anche
negli Stati Uniti del Nord America, dove nel 1841 fu notata nel
Massachusets e in seguito in altre provincie e nel Canadà
BIOGRAFIA.
Le farfalle di questa specie sono comparse, nei miei alleva-
menti di larve di Avellino, dal 13 di maggio al 22 di giugno con
un massimo dal 1° al 7 giugno. Esse si cibano volentieri di
sostanze zuccherine ed anche tenute in tubi depositano dopo due
o tre giorni le ova sulle pareti dei tubi stessi: esemplari com-
parsi il 28 maggio la mattina del 31 avevano depositato varie
ova. Le ova sugli alberi sono deposte isolate, oppure in piccolo
= 269 —
numero avvicinate fra di loro, nude, di regola sulla pagine supe-
riore delle foglie, qualche volta su quella inferiore.
Lo sviluppo embrionale ha luogo in 6-7 giorni: ova deposte
il 27 maggio (da farfalle del 25) mostravano per trasparenza
embrioni con occhi pigmentati il 3 giugno e dettero le larve
libere il 5 giugno. Il Kollar, certo con osservazione errata, scrisse
che le ova sono deposte alla base della foglia e delle gemme
fruttifere e che restano senza schiudere per tutto l'inverno;
Fletcher e Slingerland osservarono bene deposizione e schiusura;
Theobald scrive che gli sembra che la regola sia in Inghilterra
come per il Nord America, ma che avendo osservato larve tanto
piccole in primavera egli è inclinato a ritenere che anche l’affer-
mazione del Kollar è corretta: ciò che non è certamente.
Le larve neonate vanno sulla pagina inferiore delle foglie e
rodono il parenchima rispettando l’epidermide della pagina supe-
riore e le nervature; nella seconda quindicina di giugno già si
possono trovare superfici di un paio di millimetri quadrati cor-
rose, aventi un contorno subquadrato o subrettangolare o irre-
golare, mascherato da escrementi della larva tenuti insieme da
bave sericee, parte delle quali formano una sorta di tubo, entro
cui la larva si tiene pure riparata. La posizione di tali superfici
corrose è molto variabile; ma frequentemente si trovano in vici-
nanza di qualche nervatura maggiore.
Alla fine di giugno già si trovano larve alla seconda età
situate sotto la parte corrosa delle foglie come si è detto. Du-
rante l’estate le larve si rifugiano fra due foglie che esse legano
insieme con bave sericee. Il 20 settembre 1917 in un noccioleto
presso Avellino le larve si trovavano in un tubo di seta tra due
foglie, legate tra loro con parte della lamina da bave sericee
formanti nel mezzo il tubo nominato, che è bianco internamente,
imbrattato di escrementi all’esterno. La larva, che in tale epoca
è arrivata ad una lunghezza di circa 4 mm., vive corrodendo
il parenchima di parte delle lamine delle foglie legate tra loro.
In fine di ottobre, quando si avvicina la caduta delle foglie,
le larve abbandonano i ripari estivi e vanno a porsi in piccoli
nidi coperti di seta alla base di gemme o dentro piccole scre-
polature o altri accidentali infossamenti dei rametti. Lo straterello
di seta è imbrattato di detriti esistenti sulla corteccia così che
fa scoprire con difficoltà il nido invernale della Tmetocera.
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 20
— 270 —
In fine marzo le larve lasciano i ricoveri invernali e vanno
tra fogliette apicali di germogli che legano fra loro per formare
una specie di cartoccio irregolare, nel quale esse si riparono e
corrodono il parenchima.
In aprile e maggio si trovano tra una foglia distale di un
germoglio, di cui hanno ripiegato in parte la lamina con fili di
seta, o tra due o più foglie vicine e variamente legate tra esse
e più o meno accartocciate. Esse rodono parte delle foglie e l’asse
del germoglio facendo seccare così la parte distale del germoglio
stesso per una lunghezza di 2 a 4 centimetri. Le larve possono
anche troncare la parte distale di uno o più germogli e attac-
carli fra di loro e alla pagina inferiore di una foglia. Frequen-
temente le larve adulte si ritirano tra la lamina della foglia
apicale e si tessono il bozzolo per trasformarsi in crisalide oppure
restano tra due foglie variamente accartocciate,
Nella seconda quindicina di aprile circa la metà delle larve
hanno compiuto la 4* età e parte di esse è già alla 5* età avan-
zata; ai primi di maggio la maggior parte delle larve sono
completamente sviluppate o quasi.
Nella prima quindicina di maggio si cominciano a trovare
anche crisalidi. Queste sono disposte in un bozzolo costruito in
mezzo al cartoccio di foglie, nel quale si trovava la larva oppure
tra la parte di una lamina fogliare ripiegata in dentro contro
l'adiacente parte della stessa lamina. Lo stato di crisalide dura
circa 17 giorni: crisalidi formatesi il 24 maggio dettero gli adulti
il 10 giugno.
La crisalide, quando è uscito l’adulto, resta in gran parte
pendente fuori del bozzolo.
DANNI CAUSATI DALLA TMETOCERA OCELLANA.
La Tmetocera non produce danno notevole durante l’estate;
in autunno ed inverno scavando i nidi. può causare danni alle
gemme secondo Slingerland ed altri; in primavera produce cor-
rosioni poco estese alle foglie, ma può tagliare anche l’apice di
germogli. Presso Avellino io ho trovato in 4 anni dal 1916 al
1921 la Tnvetocera sempre in numero così scarso sui nocciuoli da
potersi ritenere praticamente trascurabile, ma potrebbe accadere
che in qualche anno in qualche contrada si sviluppasse in quan-
tità dannosa come fa negli Stati Uniti del Nord America. Quivi
= 29m —e
è (secondo Slingerland e Crosby) uno dei più abbondanti distruttori
e più comuni insetti attaccanti germogli di alberi da frutto
(specialmente meli, ma anche peri, susini, ciliegi, cotogni, peschi).
In Italia è pure comune sul melo e in questo può danneg-
giare anche i fiori. Negli Stati Uniti del Nord America e nel
Canadà sono state notate anche corrosioni a frutta.
CAUSE NATURALI NEMICHE
DELLA TMETOCERA OCELLANA
In Europa, per quanto io so, era stato indicato solo l’Apan-
teles xonthostigma (1) come parassita di questa specie.
Negli Stati Uniti del Nord America sono stati ricordati i
parassiti: Phytodierus vulgaris Cress., Pimpla sp., Microdus
laticinctus Cress., M earinoides Cress., oltre qualche predatore
(Odynerus catskillensis). Nel Canadà si è osservato anche un
parassita delle ova: Pentarthron minutum Riley e i seguenti:
Microdus ocellanae Rich., Anomalon sp., Chelonus sp., Pimpla
conquisitor Say., Microdus earinoides Cress.
To ho ottenuto da larve e da crisalidi dell’Avellinese tre
specie di Braconidi: Meteorus parvulus, Microdus dimidiator,
Habrobracon genuensis; due Icneumonidi: Pimpla nucum, P.
alternans; un Proctotrupide: Parasierola gallicola e un Calci-
dide: Chalcis intermedia Nees. I predatori ricordati per la Gyp-
sonoma certamente avranno anche qualche azione nel distrug-
gere larve e adulti di Timetocera.
HYMENOPTERA.
Fam. Chalcididae.
Chalcis intermedia Nees.
Ottenni un esemplare di questa specie il 28 maggio da una
crisalide raccolta presso Avellino il 18 dello stesso mese.
Questa Chalcis è parassita di crisalidi di molte specie di
Lepidotteri, tra i quali per mia osservazione la Tortria viridana.
Per la sinonimia si confronti Masi: Calcididi del Giglio in
Ann. Mus. Genova (3*) VII (1916), pp. 25-29.
(1) Da Ruschka e Fulnek in Zeit ang. Ent. II (1915), p. 396,
573) —
Fam. Braconidae.
Microdus dimidiator Nees.
Femmina (Fig. XXXIII). — Capo nero colla parte basale ventrale
dell’addome di colore isabellino o terra d’ombra; antenne collo scapo
nero ed il flagello bruno; labbro
e palpi di colore testaceo; zampe
anteriori e medie, colle anche
comprese, di colore rosso testa-
ceo ed il pretarso bruno; zampe
posteriori coll’anea bruna o ne-
rastra e sotto di color rosso mat-
tone; trocantere testaceo; femore
di colore rosso-mattone o più
scuro; tibia colla metà prossi-
male isabellina, il resto nera-
stro; tarso di colore rosso-mat-
tone più o meno oscuro; ali leg-
germente affumicate con stigma
e nervature brune.
Lunghezza del corpo mm. 5,
larghezza del torace 1, lunghezza
delle antenne 5, dell’ ala ante-
riore 4, larghezza della stessa
1,50; lunghezza dell’ ovoposi-
tore 4,5.
Capo con faccia brevemente
pelosa e leggermente convessa
nel mezzo e fornita di due pro-
fonde depressioni innanzi ai lati del clipeo; occhi nudi se si accettua
qualche microscopico peluzzo sparso; antenne composte di 2 + 31-33
articoli, attenuate.
Torace coi solchi parapsidali profondi e fossulati; zona premargi-
nale dei lati del mesoscuto pure fornita di piccole fosse; depressione
prescutellare profonda divisa in cinque fosse, delle quali le laterali
sono maggiori delle mediane; postscutello rugoso nel mezzo e liscio ai
lati; parascutello con profonda fossa ai lati; metanoto con una fossa
mediana cuoriforme a punta rivolta in dietro e con una serie di fos-
sette ai lati; propodeo a rughe larghe e profonde nel mezzo, a rughe
minori nel resto; stigmi grandi rotondi e situati entro una depressione
dei lati del propodeo, che sono pelosi; solco mesopleurale e mesoster-
nale fossulati,
Fig. XXXIII.
Microdus dimidiator: femmina.
Addome col primo e secondo segmento striati longitudinalmente,
il secondo un po’ depresso trasversalmente, gli altri a superficie levi-
gata. Ovopositore poco più corto del corpo e appena un poco convesso
al dorso prima dell’apice.
Maschio. — Simile alla femmina ma colla parte anteriore del se-
condo tergite addominale di colore isabellino; antenne di articoli 2 + 31;
2° tergite dell'addome colla metà posteriore liscia (non striata come
nella femmina).
Osservazione. — Il Marshall attribuisce agli esemplari di
questa specie un anello, presso la base delle tibie posteriori, nero
che in quelli da me osservati, manca. Essendo gli altri caratteri
ben concordanti, credo che si possono riferire anche, gli esem-
plari ottenuti da Tinetocera ocellana di Avellino al Microdus
dimidiator.
Ovo
L’ ovo (Fig. XXXIV, 1) è molto piccolo misurando in lunghezza
mm. 0,091, ed in diametro alla parte allargata mm. 0,032; ha la forma
di un pistillo o fiaschetto col collo circa 1/4 più lungo della pancia. Il
corion è sottile, ma abbastanza forte e presenta al polo allargato una
leggera fossetta. i
Larva.
Larva della prima età (Fig. XXXIV, 2-7). - Corpo lungo, stretto,
a lati paralleli col capo gradatamente ristretto e la parte estrema del-
Vaddome assottigliata a coda breve ottusa; composto del capo e di 13
segmenti distinti. È bianca col capo in corrispondenza alla parte an-
teriore e alla zona dietro il condilo inferiore mandibolare di colore giallo
ocraceo. Lunga mm. 0,70, larga 0,25.
Il capo è depresso a dermascheletro robusto, liscio eccetto lungo
la zona longitudinale dietro il condilo inferiore mandibolare dove pre-
senta areole puntiformi microscopiche; è poco più largo che lungo e a
lati leggermente convergenti in avanti. Le antenne sono subanteriori,
submediane, puntiformi. Il labbro superiore ha due piccoli rigonfiamenti
laterali forniti di tre sensilli circolari. L’epieranio ha tre sensilli eir-
colari lungo il margine anteriore e due sul lato esterno presso la base
delle mandibole. Queste sono abbastanza lunghe, robuste, gradatamente
assottigliate fino a terminare acute e sono un poco arcuate. Il labbro
inferiore sporge un poco in forma di laminetta.
Il torace è poco più largo del capo ed è liscio e nudo come il
resto del corpo. Al ventre il protorace è leggermente convesso nella
parte sublaterale, mentre il mesotorace e il metotorace hanno ciascuno
una breve e robusta sporgenza conica spiniforme.
I primi nove segmenti dell’addome invece di una spinetta ventrale
per lato, ne hanno due: una submediana ed una sublaterale. L’ultimo
Fig. XXXIV.
Microdus dimidiator: 1. ovo; 2-4. larva della prima età dal dorso di fianco e dal ven-
tre; 5-6. capo della stessa dal dorso e dal ventre; 7. mandibola della stessa; 8. larva
della seconda età; 9-10. capo della stessa dal dorso e dal ventre; 11. larva dell’ultima
età; 12-13. capo dal dorso e dal ventre della stessa; 14. mandibola della stessa; 15. par-
ticella di dermascheletro del primo tergite addominale della stessa in corrispondenza
a peluzzi.
segmento addominale ventralmente è prolungato in forma di breve coda
ottusa e al dorso presenta alla parte anteriore mediana un’ area circolare
alquanto convessa.
Il sistema nervoso ha, per la piccolezza del capo, il ganglio so-
praesofageo situato quasi tutto nel protorace e sovrapposto al ganglio
sottoesofageo; la catena ganglionare ventrale ha tredici gangli distinti,
gli ultimi due dei quali sono però un poco meno separati fra di loro.
Il sistema respiratorio manca.
I tubi malpighiani sono due e corti, mentre le ghiandole labiali
sono molte lunghe. Sotto l’area circolare convessa dorsale dell’ ultimo
segmento addominale è disposto a coppa I’ epitelio dell’ intestino po-
steriore,
Larva della seconda età (Fig. XXXIV, 8-10). — Corpo subeilin-
drico un poco assottigliato anteriormente con coda ventrale brevissima,
di colore bianco, lungo mm. 2, largo 0,60.
Il capo è semiovale con dermascheletro simile a quello del resto
del corpo. Antenne sotto forma di due grandi aree subeircolari, man-
dibole subcarnose, subtriangolari.
Torace e addome lisci, nudi, senza appendici o spine di sorta.
Ultimo segmento dell’addome avente ventralmente una brevissima coda
tubercoliforme. :
La larva di questa età porta alla parte distale dell’ addome la
spoglia della prima larva.
Il sistema respiratorio è apneustico.
Larva adulta (Fig. XXXIV, 11-15). — Corpo poco più assottigliato
anteriormente che posteriormente, leggermente arcuato, composto di
tredici segmenti ben distinti oltre il capo e fornito di 9 paia di stigmi.
È di colore giallo-cremeo o bianco sporco, lungo fino a mm. 5,2 e
largo 1,5.
Il capo è breve, un poco più largo (alla parte posteriore) che
lungo; le antenne sono grandi, circolari, leggermente convesse, i sen-
silli con peli brevissimi e circolari sono distribuiti come si vede nella
figura XXXIV, 12-13; le mandibole sono lunghe, pochissimo arcuate e
hanno il margine interno pettinato, con denti disuguali più brevi alla
parte prossimale e alla distale.
Il torace, come l’addome fino al penultimo segmento compreso, ha
tutta la superficie coperta di microscopiche verruche poco alte, strette,
lineari a margine superiore più o meno convesso così che viste di fianco
possono sembrare coniche; inoltre ogni segmento ha pochissime setole
brevissime disposte in una serie (qualcuna fuori serie) subposteriore e
il protorace anche qualche setola subanteriore laterale.
Bozzolo. — È bianeo, cilindrico ad estremità ugualmente convesse,
lungo mm. 5, largo 2.
Biografia. — Gli adulti di questo Microdus cominciano a
comparire nella seconda decade di giugno e continuano fino quasi
alla fine del mese. Sono molto attivi. Portata una femmina sopra
una foglia, essa si pone a girare tastandola colle antenne e, notata
la presenza di una larva di Ocellana, si ferma, alza un poco l’ad-
dome e dirige in basso e in avanti l’ovopositore (la guaina del
quale resta aderente agli stiletti verso la loro parte distale for-
mando una sorta di canale, in cui essi scorrono dall’innanzi all’in-
dietro) cercando la larva. Gli stiletti escono anche tra le valve
della guaina; in questo caso l’estremità della guaina stessa si vede
diretta in avanti e un poco in alto, mentre gli stiletti sono rivolti
— 276 —
in basso ed in avanti. Alle volte gli stiletti sono anche comple.
tamente separati dalla guaina durante la deposizione.
Trovandosi la larva dell’Ocellana nascosta, non si può vedere
il punto di entrata degli stiletti nel corpo della larva, ma si
osserva che la femmina del Microdus si ferma, rimane quasi
immobile, cogli stiletti conficcati nella larva sottostante, per circa
un minuto e qualche volta per minor tempo e eccezionalmente
per oltre. un minuto.
Ho visto la deposizione di ova fino al 4 luglio.
Dall’ ovo fuoriesce la larva della prima età sopra descritta,
la quale in settembre è lunga quasi un millimetro e in aprile
dell’anno successivo ha ancora la stessa forma e quasi le stesse
dimensioni. Anche in maggio (fino al 29) io ho trovato larve della
prima età lunghe fino a mm. 2,20; ma già nella seconda quindi-
cina di questo mese si cominciano a osservare anche larve della
2* età e alla fine del mese e in giugno larve dell’ultima età.
Le larve di Ocellana parassitizzate tessono il bozzolo nella
stessa epoca di quelle sane, ma mentre queste alla fine di maggio
sono quasi tutte incrisalidate, quelle si trovano ancora nel boz-
zolo vive. Mentre la larva vittima è nel bozzolo, la larva di
Microdus accelera il suo sviluppo e, in pochi giorni completatolo
a spese dei tessuti dell’Ocellana, fuoriesce dal corpo di questa
ridotto quasi al solo dermascheletro e dentro il bozzolo della
Stessa tesse il proprio e in una diecina di giorni compie la
metamorfosi in adulto.
Nel 1919 a Forino le larve di Tmelocera erano parassitizzate
nella proporzione del 15 °/, e nel 1923 presso Avellino del 18 °/).
Il Microdus dimidiator era finora indicato parassita di
Tortriz rosana L., Dictyopteryx bergmanniana L. e Phlaeodes
tetraquetrana Haw.
Distribuzione geografica. — Conosciuto finora per la Ger-
mania.
Meteorus parvulus Thoms.
Syn. Meteorus unicolor Marshall, Sp. Hym. Europe v. p. 112.
Femmina (Fig. XXXV). — Corpo di colore testaceo chiaro che
diventa baio scuro sul metanoto, sul propodeo e sul primo tergite ad-
dominale. Antenne del colore del corpo, appena più scure verso l’estre-
mità, zampe del colore del corpo; ovopositore nerastro; ali ialine colle
nervature fulve e lo stigma ocraceo eccetto i margini fulvi.
Lunghezza del corpo mm. 4,5, larghezza del torace 1, lunghezza
delle antenne 4,2, dell’ovopositore 1,8, dell’ala anteriore 3,6, larghezza
della stessa 1,4.
Capo con elipeo convesso, faccia pelosa, antenne composte di 28-
29 articoli. Torace con solchi parapsidali poco profondi, foveolati, po-
steriormente riuniti
in un’area depressa
rugosa, soleo prescu-
tellare e postseutello
foveolati, parascu-
tello rugoso-foveo-
lato, metanoto con
due fosse mediane
anteriori, e depres-
sionelaterale con fos-
se longitudinali, pro-
podeo fortemente ru-
goso, spiracoli pic-
coli, rotondi situati
sopra una piccola
sporgenza.
Addome col pri-
mo segmento fornito
al dorso di fosse stig-
matiche basali gran-
di e solcato per il lun-
go, nel resto liscio.
pn Ovopositore quasi 1/3
Meteorus parvulus: femmina. più corto dell’addo-
me.
Maschio. — Parte posteriore dell’ addome baio-scuro. Antenne di
29-30 articoli, lunghe 4,8 mm. (cioè un poco più del corpo che è di 4).
Bozzolo. — È bianco a pareti sottili e lungo mm. 5; largo 2.
Biografia. — Ottenni alcuni esemplari di questa specie dal
26 di maggio all’8 di giugno negli anni 1916 e 1917 da larve di
Ocellana raccolte presso Avellino.
Le larve del parassita tessono il bozzolo tra foglie accar-
tocciate.
La specie era indicata finora parassita di Tethea retusa L.,
Orthosia lota (Clerck), Cucullia argentea Ochs.
Distribuzione geografica. — Specie finora nota per Inghil-
terra, Belgio, Francia e Germania.
— 278 —
Osservastone. — Gli esemplari di Avellino si avvicinano di
più al M. parvulus Thoms. come è descritto dal Marshall (M.
unicolor), ma essi hanno al torace un colore per lo più in parte
baio scuro e nelle femmine le antenne con non più di 29 articoli.
Habrobracon genuensis (Marsh.).
Bracon genuensis Marshall, Sp. Hym. Eur V bis (197), p. 70.
Habrobracon genuensis Szepligeti, Mat. Naturw. Ber. aus Ungar XIX, p. 156.
Femmina (Fig. XXXVI). — Corpo nero col capo, eccettuata l’area
ocellare e la regione occipitale, due strette fascie sublaterali e la parte
Fig. XXXVI.
Habrobracon genuensis: femmina.
mediana posteriore dello seuto mesotoracico, lo seutello, eccettuata una
macchia mediana anteriore, le tegole, le mesopleure, i lati e la parte
posteriore dell'addome, di colore rosso testaceo; antenne nerastre, ali
fumose fina a circa la metà prossimale, il resto gradatamente più sco-
lorito, con nervature brune, pterostigma bruno con una macchia isa-
bellina alla parte prossimale; zampe testacee con gran parte delle anche
e i trocanteri delle posteriori nerastri,
SRO
Antenne composte di 19 articoli. Soleo prescutellare fornito di
piccole fossette, propodeo quasi liscio. Addome e dorso, eccettuato il
primo segmento, rugosetto.
Lunghezza del corpo mm. 3, larghezza del torace 0,65, lunghezza
delle antenne 1,95, dell’ovopositore (parte sporgente) 0,56.
Maschio. — Simile alla femmina colle antenne un poco più lunghe
e più sottili composte di 21 a 24 articoli.
Osservazione. — Riferisco questa specie all’ H. genuensis
quantunque i miei esemplari differiscano per il colore del corpo
e delle antenne, perchè nel resto dei caratteri concordano bene
con quelli dati
dal Marshall. Il
colore negli Ha-
brobracon e
Bracon spesso
varia notevol-
mente.
Ovo. — Bian-
co, leggermente
curvato e più as-
sottigliato ad un
polo. Lungo mm.
0,58, largo 0,18.
Larva adulta
(Fig. XXXVII ).
— Corpo bianca-
stro, leggermente
fulvoin corrispon-
denza all’ intesti-
no trasparendo il
suo contenuto. È
Fig. XXXVII.
Habrobracon genuensis, larva dell’ ultima età: 1. corpo intero visto
di fianco; 2-4. capo visto dal dorso, di fianco e dal ventre; 5. mandi. i £ Foe?
bola; 6. particella di dermascheletro in corrispondenza ad un pelo. formato di tredici
segmenti ben di-
stinti oltre il capo ed è un poco arcuato e assottigliato anteriormente
e poco di più all’estremo posteriore.
Lunghezza del corpo mm. 4, larghezza 0,7.
Il capo è più largo alla parte posteriore che lungo, è fornito di
due brevi antenne in forma di un conetto tronco e dei pochi sensilli
disegnati nelle figure. Le mandibole hanno un corpo lungo e largo, e
un apice breve, assottigliato, acuto, dentiforme e sotto di esso 5 brevi e
sottili sporgenze dentiformi.
Il torace e l’addome, eccetto 1’ ultimo segmento, sono forniti di
peluzzi abbastanza fitti, lunghi p. 15 e di 10 peli alquanto più lunghi,
dei quali 4 ventrali.
Bozzolo. — È bianco, isabellino, lungo min. 3, largo 1,4.
Biografia. — Questa specie deposita le ova in numero di I
a 5 sopra le larve dell’ultima età dell’Ocellana in corrispondenza
del torace o ai primi segmenti dell'addome. Le larve succhiano
la vittima dall’esterno e in pochi giorni (5 a 6) completano il
loro sviluppo, si tessono il bozzolo e dopo altri pochi giorni (7 a 9)
danno l’adulto.
Esse possono attaccare anche larve della propria specie: il
15 maggio trovai una larva di Ocellana morta con sopra 5 larve
di Habrobracon di varie grandezza da mm. 0,70 a 1; il 16 erano
tutte cresciute in proporzione, ma la vittima era ridotta ad una
piccola massa informe; il 17 la più grande stava succhiando una
larva sorella; il 18 a mattina era rimasta solo una larva delle 5.
Questo fatto sembra dimostrare che, in mancanza di nutrimento
sufficiente nella prima vittima, le larve dell’Habrobracon possono
attaccare le larve della propria specie. La larva che costruì il
bozzolo nel tubo di vetro, nel quale era in osservazione, non
tessè parete di sorta in corrispondenza al vetro.
Questa specie nel 1923 attaccava circa il 10 °/, delle larve
di Ocellana. Essa certamente deve attaccare altre specie di in-
setti da precisare.
Distribuzione geografica. — La forma tipica di questa specie
era stata raccolta a Borzoli presso Genova.
Fam. Ichneumonidae.
Pimpla nucum Ratz.
Questa specie, di cui ho più avanti già parlato (ctr p. 262)
attaccava le larve di Ocellana nella proporzione di circa il 5 °/,
nel 1923 e negli anni dal 1916 al 1922 in proporzione anche
più bassa.
O E
Pimpla alternans Grav.
Di questa specie ottenni due esemplari, dal 13 al 15 giugno,
da due crisalidi raccolte presso Avellino il 19 maggio.
Fam Proctotrypidae.
Parasierola gallicola Kieffer.
Rimando anche per questa specie a quanto scrissi nella mia
nota sulla Tignoletta dell’uva (1) qui aggiungo la descrizione del-
l’ovo e della larva e qualche altra notizia sui costumi.
Ovo (Fig. XXXVIII, 1). — È subcilindrico, arcuato, convesso ai
due poli, dei quali l’anteriore è un poco più stretto del posteriore, è
bianco e a superficie liscia. Lungo mm. 0,52 e largo (al polo mag-
giore) 0,18.
Larva neonata (Fig. XXXVIII, 3). — Corpo di forma ovale glo-
bosa con un capo relativamente grande e un torace e un addome tur-
gidi e senza segmentazione distinta esaminati a fresco. Lunga mm. 0,65,
larga 0,32.
Il capo è fornito di due mandibole sporgenti ai lati della bocca
dirette in basso, lunghette, poco arcuate, colla convessità al margine
anteriore, che è anche leggermente seghettato alla parte distale, apice
acuto. Stigmi visibili in numero di 8.
Larva dell’ ultima età (Fig. XXXVIII, 4-8). — Corpo biancastro
composto di 13 segmenti oltre il capo, piegato un poco ad arco. Il capo
ha antenne a contorno subellittico appena convesse e sensilli come si
vede nella figura XXXVIII, 5-6. Le mandibole sono brevi, robuste, al-
quanto arcuate, assottigliate, acute.
La superficie dei segmenti è liscia, eccetto una larga fascia tra-
sversale sui segmenti toracici rivestita di puntine mieroscopiche rivolte
in dietro, ed è fornita su ogni segmento di 2+2 peli brevissimi dorsali
e 313 ventrali e laterali, dei quali il ventrale esterno è minimo.
Lunghezza del corpo mm. 2,8, larghezza 0,65.
Bozzolo. — Di forma ellittica, di colore bianco, lungo mm. 3,5 e
largo 1,5.
(1) Boll. Lab. Zool. Portici VI (1912), pp. 284-286, fig. XXX-XXXI.
— 282 —
Biografia. — Osservai larve di Ocellana, già nel bozzolo,
con 1 a 3 ova e una con 8 ova. Le ova sono aderenti con una
sostanza appiccicaticcia lungo una faccia col polo anteriore rivolto
in avanti e sono situate al dorso: dal mesotorace in dietro
Fig. XXXVIII.
Parasierola gallicola: 1. ovo; 2. larva neonata; 3. mandibola della stessa; 4 larva dell’ul-
tima età; 5-6. capo della stessa dal dorso e dal ventre; 7. mandibola della stessa; 8. par-
ticella di dermascheletro del pronoto; 9. larva di T’metocera con quattro larve di Para-
sierola dopo 2 giorni dalla nascita; 10. la stessa colle stesse larve dopo oltre 24 ore.
La larva viene paralizzata (non uccisa) dalla Parasierola
prima della deposizione delle ova.
Il 19 maggio osservai una larva con 8 ova, delle quali 7
erano situate sulla parte dorso-laterale del corpo, dal metatorace
al 6° segmento addominale, e 1 quasi in mezzo al dorso del primo
segmento addominale. Da tali ova la mattina del 21 furono tro-
vate schiuse le larve, le quali occupavano la stessa posizione delle
ova. La larva vittima toccata, reagiva con leggeri scatti e piccoli
spostamenti laterali del capo, ma le zampe restavano ferme.
Prevedendo che 8 larve sarebbero state troppe per una larva
di Ocellana, ne tolsi 4. Le altre 4 (Fig. XXXVIII, 9-10) la mat-
tina del 23 erano lunghe 1,40 e larghe 0,70, col corpo molto rigonfio
liscio senza segmentazione distinta di colore giallastro, eccetto il
capo biancastro. La larva di Ocellana toccata aveva ancora pic-
— 583 —
coli movimenti di reazione. La mattina del 24 la larva vittima
era morta, ridotta alla lunghezza di mm. 6, mentre le larve
erano cresciute alla lunghezza di mm. 2,50 e alla larghezza di
0,94. Il 25 a mattina furono trovate le 4 larve staccate e
allontanatesi dalla vittima (nel tubo di vetro) 1 a 2 centimetri; la
vittima era ridotta ad una massa informe lunga mm. 2. Il 27
due larve avevano costruito il bozzolo; nella prima settimana
di giugno (durante una mia assenza da Portici) fuoriuscirono
gli adulti.
Questa Parasierola per mie osservazioni è parassita ectofago
anche di Polychrosis botrana Schiff., di Tortix viridana e di
larve di Lepidotteri che attaccano le carrubbe (Myelois cerato-
niae Zell., Ephestia elutella Hb., Cryptoblabes gnidiella Mill.,
Borkhausenia sp.): probabilmente sarà parassita di molte altre
specie di Microlepidotteri e nelle località dove trova una succes-
sione di vittime potrà moltiplicarsi utilmente potendo in primavera
in una ventina di giorni, ed in estate anche in 12 giorni (come os-
servai colla Polychrosis), compiere una generazione.
Distribuzione geografica. — Italia: Trieste e varie località
meridionali.
IMPORTANZA DEI PARASSITI RICORDATI E LOTTA.
Grazie all’azione combinata dei parassiti sopra citati e di
altre cause nemiche la Timetocera ocellana nei Nocciuoleti da
me visitati era un insetto trascurabile. Io non ho avuto notizie
di danni causati da tale insetto nemmeno a meli, perciò par-
rebbe che di regola si dovesse considerare un insetto trascura-
bile, dal punto di vista agrario, in Italia; ma per affermare qualche
cosa di definitivo in proposito occorrono osservazioni di molti
anni in diverse località.
Se in qualche contrada l’Ocellana si sviluppasse molto, sa-
rebbe assai utile e anche economico, dove i nocciuoli sono te-
nuti bassi, di raccogliere alla fine di maggio i cartocci di foglie
contenenti larve o crisalidi e di porli in casse con rete metal-
liche a maglie di 2 millimetri per ottenere l’uscita dei parassiti
e la distruzione delle farfalle.
col
fog
i ini
ars
— 994) 1
Nel caso di forte infestazione di piante, se la spesa si cal-
a compensata, si dovrebbe raccomandare l’avvelenamento delle
lie per i nocciuoli in aprile, per altre specie di piante, come
1eli, più tardi, quando le foglie sono abbastanza sviluppate, con
eniato di piombo all’l °/, (se è in pasta).
BIBLIOGRAFIA.
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logist of Montana. — Agricultural Exp. Station, Montana Bull.
N. 112, 1916 (Tmetocera p. 58).
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from Insect and Fungous Diseases 1916-1917.
3). FLETCHER, J. — Report Department of Agriculture of Canada 1891
(Tmetocera, p. 195).
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ent. Soc. America XV (1922), pp. 164-168, Fig. I in text.
5). KOLLAR, V. — Treatise on the insects injurious to farmers, gar-
deners and foresters. — London, 1840, (7metocera, p. 240).
6). MozNerre. — Second biennal crop pest and horticultural report,
1915-1914.
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their control in Nova Scotia. — Dom. of Canada. Depart. Agr.
ent. Brach, Bull. N. 16 (Techn. Ed.) 1919, pp. 1-30, figg. 1-13.
8). SLINGERLAND, M. V. — Wireworms and the Bud Moth. — Cornell
Univ. Agr. Exp. Station, Ent. Divis. Bull. 107, 1896 (7’meto-
cera, pp. 57-66, figg. 32-39).
9). SLINGERLAND, M. V. and C. R. Crospy. — Manual of fruit insects. —
New York, 1914, (7metocera, pp. 42-45, figg. 45-48).
10). THEoBALD, F. V. — The insect and other allied pests of orchard,
bush ete. — Wye Court, Wye 1909, (Hedya-—Tmetocera pp. 82-
86, fig. 76).
Wak
La Tignola nanella (Recurvaria nanella Hiibn.).
LEP:DOPTERA-HETEROCERA.
Fam. Gelechiidae.
Gen. Recurvaria Hw.
Capo senza ocelli; mandibole brevissime, rudimentali, proboscide
bene sviluppata; palpi mascellari molto brevi, sottili, composti di
4 articoli ; palpi labiali
un poco più lunghi della
proboscide e aventi il
terzo articolo assottigliato
e poco più corto del se-
condo.
Ali superiori col mar-
gine anteriore poco con-
vesso, nervatore II, e IIs
Fig. XXXIX. con lungo tratto comune;
Parra ana ora (rr ali posteriori colle nerva-
ture II e Ill, quasi unite
alla base. Decimo segmento delle femmine estroflettibile.
Osservazione. — A questo genere sono finora riferite due
specie europee: R. leucatella Cl. e R. nanella Hübn., che sono
ricordate anche per l’Italia.
Recurvaria nanella (Hübn.).
Syn. Euota pruniella Sciff., Syst. Verz. Schmett, Wiener Gegend 1776, c. 75.
» Recurvaria crataegella Busck, Rev. Amer. Moths Fam. Gelechiidae. —
Pr. U. S. Nat. Mus. XXV (1903), p. 811.
Femmina (Fig. XXXIX). — Capo di colore bianco paglierino cogli
occhi neri, le antenne paglierine a numerosi piccoli anelli neri; palpi
labiali nerastri colla parte distale del secondo e tre lunghi anelli sul
terzo di colore paglierino. Pronoto e mesonoto di colore grigio bian-
XVI — Bollett. di Zovlogia Gen. e Agr. 21
— 280 —
eästro e neri e spalle paglierine, resto del corpo di colore grigiastro
come le ali posteriori, mentre le ali anteriori sono di colore grigio
fosco e nero con tre fascie trasversali paglierine biancastre irregolari
più o meno. inter-
rotte. Zampe ante-
riori e medie fosche
con tibie e tarsi neri
o nerastri anellati
di paglierino, zampe
posteriori grigiastre
con tarsi paglierini
aventi qualche pic-
colo anello fosco 0
nerastro.
Lunghezza del
corpo colle ali mm.
5,5, senzar le alias
apertura delle ali 11,
lunghezza delle an-
Fig. XL. tenne 3.
Recurvaria nanella, femmina: 1. capo visto di faccia; 2. parte R Antenne assotti-
prossimale dell’antenna; 3-4. due articoli della parte mediana e gliate composte di
due della parte apicale della stessa; 5. labbro, superiore; 6. man- 34-535 articoli col
dibola (coll’apice rivolto a destra); 7. palpo mascellare; 8-9. ala È È 5
superiore e ala inferiore; 10. zampa del terzo paio dalla tibia, primo articolo circa
(lettere come nella figura II, a pag. 224). il doppio più lungo
che largo.
Proboscide lunga quanto i palpi labiali, che hanno il terzo articolo
assottigliato e poco più breve del secondo.
Nervature delle ali come si vede nelle figure XL, 8-9.
Zampe cogli speroni tibiali lunghi.
Addome col margine posteriore dell’8" segmento alquanto incavato;
ostio di copulazione semplice; nono segmento breve a margine poste-
riore convesso fornito di poche setole, decimo segmento di numerose
brevi setole.
Maschio. — Tergite del nono segmento piccolo, sternite molto svi-
luppato e nascondente ai lati in gran parte 1’ organo copulativo e col
margine posteriore profondamente inciso. Pene e organo copulativo
della forma che si vede nella figura XLI, 7-12,
Ovo.
L’ ovo. (Fig. XLII) è di forma subeilindrica, poco depresso e
quasi ugualmente convesso ai due estremi; è di colore bianco paglie-
Fig. XLI.
Recurvaria nanella: 1. parte posteriore dell'addome della femmina prono dall’8° seg-
mento; 2. la stessa coi segmenti nono e decimo estroflessi; 3. la stessa vista dal ventre;
4. decimo segmento visto dal ventre; 5. segmenti ottavo e nono dell’addome del maschio pro-
ni; 6. gli stessi supini; 7. parte posteriore dell'addome del maschio dal settimo segmento
visto di fianco; 8-10. apparato copulatore del maschio prono, di fianco e supino; 11. ter-
gite decimo e segmento anale proni; 12. sternite decimo colle parti laterali supino (let-
tere come nella figura III, p. 224).
dell’ovo che pare tipica è spesso alquanto alterata per compressione
dovuta a uno o più peli della foglia sulla quale è deposto,
E lungo mm. 0,45-0,45 e largo 0,28-0,30.
Larva.
Larva adulta (Fig. XLIII-XLIV). — Corpo di colore leggermente
isabellino o verde rame, col capo, il pronoto e la placca anale di colore
castagno, parte anteriore dei tergiti 2-9 di colore rosso mattone o baio,
aree dei tubercoli setiferi poco più scure della parte anteriore dei ter-
giti; zampe di colore rosso mattone o baio.
Lunghezza del corpo mm. 5-6, larghezza del capo 0,70, larghezza
dell’addome 1,2-1,3, lunghezza delle setole dei tubercoli sublaterali 0,20,
= 288 —
Il capo è quasi tanto lungo che largo ed è fornito dei peli e dei
Fig. XLII.
Pezzo di foglia di noceiuolo con un ovo di
Recurvaria nanella (molto ingrandito).
sensilli circolari che si vedono nella
figura XLIII, 1 e 2. Gli ocelli sono in
numero di 6 per lato, dei quali i due po-
steriori sono un poco allontanati dagli
altri. Le antenne sono brevissime col
secondo articolo portante alla faccia di-
stale superiore una setola lunga mm.
0,20 e sensilli come si vede nella figura
XLIII, 4. Il labbro superiore ha al dorso
6 + 6 setole, delle quali le due subme-
diane posteriori e le due laterali sono
le più lunghe; al ventre ha tre brevissi-
me setole lanceolate per lato. Le mandi-
bole hanno ciascuna 5 denti, dei quali
l’interno è il più piccolo. Le mascelle del primo paio hanno un lobo
Fig. XLIII.
Recurvaria nanella, larva adulta: 1-2. capo prono e supino; 3. particella destra dell’epi-
cranio cogli ocelli; 4. antenna; 5-6. labbro superiore prono e supino; 7-8. mandibole; 9.
mascella del primo paio vista dal ventre; 10. parte distale della stessa dal dorso; 11.
parte distale del labbro inferiore; 12. zampa del terzo paio; 13. parte distale della stessa;
14. parte ventrale di una pseudozampa del quarto segmento addominale; 15. parte ven-
trale posteriore dell'addome; 16. dermascheletro della parte basale interna dell’ultimo
paio di pseudozampe; 17. particella di dermascheletro dorsale del torace.
brevissimo, fornito alla parte distale superiore di due setole robuste
289 —
spatuliformi ed una (esterna) assottigliata ed alla parte apicale ventrale
di due sensilli conico-troncati ad articolino apicale e un sensillo bre-
vissimo piliforme. Il labbro inferiore ha palpi col primo articolo ci-
lindrieo, lungo e il secondo brevissimo, portante una setola apicale
circa 2/3 più lunga dell’ articolo stesso.
Torace e addome: per il numero, la forma e la disposizione delle
setole e la grandezza delle aree tubercolari setifere si vedano le figure
“ Fig. XLIV.
Recurvaria nanella, larva adulta: 1-3. protorace e mesotorace, terzo e ottavo, nono,
decimo segmento addominale proni; 4-6. le stesse parti di fianco; 7-9. mesotorace, se-
condo e terzo, ottavo, nono e decimo segmento addominali supini.
XLIV, 1-9. Il dermascheletro è liscio sulle aree setifere, nel resto è
fittamente rialzato in minutissimi microscopici porri (Fig. XLIII, 17).
Le zampe toraciche sono robuste e fornite delle setole che si ve-
dono nelle figure XLIII, 12-13. Le pseudozampe hanno 20-24 uncinetti;
le posteriori hanno il dermascheletro della faccia posteriore fornito alla
darte basale interna di molte spinette come si vede nella fig. XLIII, 16.
Il pettine posteriore addominale (Fig. XLIII, 15) è formato da due
cornetti mediani lunghetti, un poco arcuati e inerociantesi e da due spi-
nette per lato, delle quali le interne sono molto più brevi dei cornetti
mediani e le esterne più brevi delle interne. Anomalamente può mancare
qualche spinetta laterale e lo sviluppo di una di esse può essere anche
un po’ disuguale da quella dell'altro,
— 290 —
Crisalide.
Il corpo (Fig. XLV) è allungato, c. 3/4 più lungo che largo, obconico,
posteriormente tronca-
to, un poco convesso,
di colore testaceo ver-
dastro o rosso mattone.
Il dermascheletro è for-
nito dei pochi peli di-
segnati nella figura e
sulla superficie appare
liscio ad occhio nudo 0
a piccolo ingrandimento
(sei volte), visto invece
a forte ingrandimento
mostra sul torace e sui
primi sette segmenti ad-
dominali piccoli punti
abbastanza numerosi.
Fig. XLV.
Recurvaria nanella; 1.-3. crisalide vista dal dorso, di fianeo e x
dal ventre; 4.-6. parte posteriore della stessa vista dal dorso, La parte posteriore del-
di fianco (col dorso a destra) e dal ventre. 1’? addome porta 646
setole lunghette uncinate al dorso e due altre laterali ventrali.
Lunghezza mm. 3,5 larghezza 1,25.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA.
La Recurvaria nanella è stata ricordata in Europa per la
Svezia, per l’Inghilterra, per la Germania, per la Francia, per
l’Italia, per la Dalmazia, per la Russia sud-occidentale. È stata
citata anche per alcuni Stati orientali del Nord America.
In Italia probabilmente si troverà ovunque essendo già
stata osservata nel Nord, nel Centro e nel Mezzogiorno fino a
Battipaglia.
PIANTE NUTRICI.
Gli Autori indicano come piante nutrici della larva di
questa. Recurvaria il Pero, il Melo, il Castagno, il Prugno, il
Ciliegio, l’Amarena, il Pesco, l’Albicocco, il Biancospino, il Sorbo;
pare che sia la prima volta che è notato il danno prodotto al
Nocciuolo,
LI
BIOGRAFIA (1),
Adulto.
I primi adulti a Portici li ho visti comparire alla metà di
maggio e numerosi dopo il 20; dal 1° all’8 giugno scarsi. Essi
erano comuni in nocciuoleti presso Avellino il 6 e 7 giugno,
giorni di una mia visita sul posto; stavano posati sulla pagina
superiore delle foglie e scappavano come scivolando rapidamente
per fermarsi poco lontano o volavano via con movimento a zig-zag
per andare su altra parte dello stesso albero o di uno vicino. Si
nutrono volentieri di sostanze zuccherine. Dopo quattro giorni
(27 a 31 maggio) le femmine, nutrite con miele in tubi, avevano
7 ova per ciascuno degli 8 ovarioli già colle cellule nutritive
riassorbite ed 11 ova gradatamente minori colla camera nutritiva
distinta, oltre a una parte apicale indifferenziata. Perciò anche
ammettendo che la deposizione delle ova avvenga in due tempi
e sia in tutto di 18 ova per ovariolo, una femmina può deporre
144 ova. La deposizione delle ova a Portici fu da me osservata
fin dal 50 maggio.
L’ovo è deposto sulla pagina inferiore delle foglie lungo la
nervatura principale o una nervatura secondaria, spesso nell’an-
golo tra le due nervature e sempre tra i peli.
Le larve neonate penetrano nel parenchima fogliare scavando
una galleria, che, cominciando di regola presso la nervatura
mediana, si dirige lateralmente in senso svariato per circa un
centimetro e da tale altezza, o anche poco più in basso si biforca una
o due volte per breve tratto. Durante l’estate il lavoro della
larva non procede più oltre.
In autunno, quando coll’ottobre si avvicina la caduta delle
foglie, la larva abbandona la galleria e va sui rametti, dove cerca
un riparo per formare il nido invernale, descritto in modo simile
da Scott e Paine (1914) e da Mignone (1916). Sul nocciuolo io non
feci speciali ricerche di detto nido in novembre, ma gia il 3
dicembre trovai larve di Recurvaria alla base di gemme e così
pure in gennaio e in febbraio (giorno 13). Esse avevano scavato
(1) Le osservazioni qui riferite sono quelle da me fatte per la Recurvaria
vivente sul noceiuolo. Per il suo-modo di comportarsi sugli alberi da frutto
della famiglia Rosaceae si veda quanto scrissero Mignone e Scott e Paine.
= 999
una galleria trasversa, irregolare, poco profonda, sotto l'inserzione
delle gemme e ne avevano coperta l’entrata con rosura e cache-
relli legati da bave sericee. Le larve in tale epoca erano lunghe
mm. 2,83 con un capo largo mm. 0,45, di colore ocraceo col dorso
leggermente più scuro, il capo di colore castagno tendente più o
meno al nerastro alla parte posteriore laterale, il pronoto e la
placca anale di colore castagno.
Alla fine di marzo e primi di aprile le larve di Recurvaria
si trovano già in una galleria. dentro l’asse dei germogli e in
seguito la vanno estendendo fino anche alla lunghezza di 3 a 4
centimetri (Tav. II, fig. 16 e 17), producendo così il disseccamento
dell’intero germoglio attaccato. Alle volte penetrano nei germogli
scavando una galleria alla base del peduncolo della foglia più
sviluppata e la prolungano nell’asse centrale del germoglio cau-
sando prima il disseccamento della foglia; di cui era stato attac-
cato il peduncolo, e poi la morte dell’intero germoglio.
Ai primi di maggio si cominciano a trovare crisalidi entro
il bozzolo, che io ho osservato negli allevamenti in laboratorio
costruito alla base della galleria stessa o tra foglie accartocciate.
DANNI CAUSATI DALLA RECURVARIA NANELLA.
La Tignola nanella è dannosa al Nocciuolo in primavera
facendo seccare i germogli, nell’asse dei quali scava la galleria.
Durante gli anni delle mie osservazioni ora fu molto rara
(1916-1919), ora (1920-1925) un poco più frequente; ma in nessun
anno abbondante.
NEMICI NATURALI.
La Recurvaria nanella nell’ Avellinese e nel Casertano è
particolarmente combattuta da due Imenotteri: un Calcidide
(Copidosoma nanellae) e un Braconide (Microdus rugulosus); oltre
questi due parassiti ho ottenuto dai miei allevamenti una volta
un piccolo Apanleles rimasto indeterminato, un’altra volta una
Parasierola gallicola, e in una larva, tra molte dissezionate, una
larva di un Dittero.
Per gli Stati Uniti del Nord America, Scott e Paine ricordano
i seguenti parassiti, Braconidae: Phanerotoma recurvariae Cushm.;
Ichneumonidae: Diadegma sp. e Itoplectis sp.; Chalcididae: Ku-
pelmus sp, Eurytoma sp., Dibrachys sp.
O E
AY MEN ORT ER A.
Fam. Braconidae.
Microdus rugulosus Nees.
Femmina (Fig. XLVI). — Corpo nero eccetto la parte prossimale
ventrale dell’addome, che è di colore noceiuola o di terra d’ ombra,
antenne collo scapo nero ed il flagello castagno. labbro e palpi testacei;
zampe anteriori e medie, a co-
minciare dal trocantere, di co-
lore testaceo leggermente im-
brunite all’apice, zampe poste-
riori colle anche nere, il tro-
cantere testaceo pallido, il fe-
more alla base del colore del tro -
cantere, nel resto rosso mattone
o castagno, tibia di colore cere-
meo o noceiuola con una mac-
chia bruna presso la base e un
lungo tratto bruno apicale, tarso
bruno colla base del primo ar-
ticolo di colore cremeo 0 noc-
ciuola; ali leggermente fumose
con nervature e stigma bruni.
Lunghezza del corpo mm. 3,
larghezza del torace 0,72, lun-
ghezza delle antenne 2,30, del-
Fig. XLVI. l’ ala anteriore 2,70, larghezza
Microdus rugulosus: femmina. della stessa 1,00, lunghezza del-
l’ovopositore 3.
Capo con faccia fornita di peli lunghetti, bene carenata nel mezzo
e leggermente fossulata poco dietro i lati del clipeo. Occhi nudi, an-
tenne di 2 + 26-27 articoli, attenuate. Torace con solchi parapsidali
profondi e fossulati, zona premarginale dei lati del mesoscuto fornito
di piccole fosse, depressione prescutellare profonda, divisa in quattro e
talora in sei fosse, postscutello liseio con due o tre punti solo al mar-
gine, parascutello con una profonda fossa ai lati, metanoto con una
fossa mediana triangolare a punta rivolta in dietro e con una serie di
PIE
fossette nella depressione laterale; propodeo a rughe piccole, delle quali
due più forti più o meno distinte, longitudinali, submediane, spiracolo
piuttosto piccolo. Soleo mesopleorale e mesosternale crenulati. Addome
col primo, secondo e parte del terzo tergite rugoso-striati, ma il terzo
meno profondamente, inoltre il secondo e il terzo segmento forniti di
una depressione submediana trasversale, gli altri tergiti lisci o in qualche
esemplare leggermente coriacei. Ovopositore lungo quanto il corpo, leg-
germente convesso, al dorso, all’estremità.
Maschio sconosciuto.
Osservazione. — I caratteri degli esemplari da me avuti e
sopra descritti concordano abbastanza con quelli che il Marshall
da per il M. rugulosus.
La differenza nel colore dei palpi, che sono dati da lui per
nerastri, credo non debba essere tenuta in grande conto.
Larva della prima età. — Ha la stessa forma generale della prima
larva del Microdus dimidiator descritta e figurata a pag. 242. In aprile
è lunga mm. 0,85, larga 0,14. In maggio (giorno 15) ancora ho trovato
larve di Recurvaria con larve della prima età di Microdus lunghe
mm. 0,90 e larghe 0,20.
Bozzolo. — Questo è bianco, a pareti, sottili, lungo mm. 4 e largo
1,4 ed è costruito nel bozzolo della larva ospite.
Biografia. — Ho ottenuto gli adulti di questo Braconide in
giugno, specialmente nella prima metà del mese; nel 1915 tra il
10 e il 25 giugno, cioè nell'epoca in cui si trovano già larve
neonate di Recurvaria.
Io non ho fatto particolari osservazioni su questo Microdus,
ma dalla sua comparsa allo stato adulto in giugno e dall’esistenza
di sue larve della prima età ancora in aprile e maggio dell’anno
seguente sembra che abbia costumi simili a quelli del Microdus
dimidiator.
Il M. »ugulosus nel 1919 presso Forino attaccava quasi il
20°/, di larve di Recurvaria e negli altri anni delle mie osser-
vazioni un numero minore.
Finora nessun Autore aveva indicato qualche vittima di
questo Braconide.
Distribuzione geografica. — Era noto della Svezia, Inghil
terra e Germania,
— 295 —
Copidosoma nanellae sp. n.
Femmina (Fig. XLVII e XLVIII). — Corpo verde scuro o nerastro
a lucentezza verdastra scura; scuto mesotoracico verde dorato e lo seu-
tello più scuro, atropurpureo,
tegole nerastre, antenne bru-
ne, ali ialine con nervature
brunastre, zampe del primo
paio nerastre coll’ apice del
femore, gran parte della tibia
e i primi 4 articoli del tarso
di colore terra d’ombra, zam-
pe medie di colore testaceo-
isabellino colle anche e i tro-
canteri nerastri e una mac-
chia prossimale esterna bruna
sulla tibia, zampe posteriori
nerastre coll’apice del femore
e la base e l’apice delle tibie
e il tarso di colore testaceo-
terreo. Ovopositore nero. —
Lunghezza del corpo mm. 1,5,
larghezza del torace 0,45, lunghezza delle antenne 1,10.
Il capo è allungato e ha i lati sotto gli occhi leggermente convergenti
e convessi; guancie poco più brevi degli occhi; fronte larga circa il
doppio del diametro trasversale degli occhi, faccia convessa, fittamente,
reticolata; scobri molto brevi, labbro superiore fornito di poche setole,
mandibole ciascuna con tre denti. Antenne colla clava lunga quanto il
funicolo, subcilindrica, triarticolata ma con divisione superficiale in
forma di linea sottile.
Il dorso del torace è sublevigato o ha solo un reticolo microscopico,
e brevi setole.
Ali anteriori col nervo stigmatico un poco ingrossato all’apice.
Ovopositore sporgente dall’addome per mm. 0,10,
Maschio, simile alla femmina colla clava delle antenne intera e
lunga circa quanto i tre articoli precedenti del funicolo.
Fig. XLVII.
Copidosoma nanellae: femmina.
Osservazione. — Questa Specie si avvicina al C. citripes
(Ratz.) e C. bolivari Mercet, ma se ne distingue facilmente sopra
tutto per la clava delle antenne della femmina, che è lunga
quanto il funicolo, :
SS
Ovo. — Prima della deposizione ha una forma a pistillo, dopo
invece assume quella più o meno ellittica con una lunghezza di mm.
0,025 ed una larghezza di mm. 0,014.
Prima larva normale (Fig. XLIX,1). — Corpo biancastro com-
posto del capo e di tredici segmenti distinti, alquanto assottigliato
posteriormente. Lungo mm. 0,90,
largo 0,25.
Il capo è grande ed ha una
bocca piccola anteriore ventrale
fornita di due mandibole brevis-
sime, subtriangolari , acuminate.
Il dermascheletro è liscio. Il siste-
ma respiratorio è bene sviluppato,
ma ancora apneustico.
Larva normale dell’ultima età,
simile alla precedente e lunga mm.
1,50 e larga 0,52.
Larva abortiva piccola. — Ol-
tre a tale sorta di larve normali,
che si formano in numero di 6 a
11, l’ovo dà origine a due sorta di
larve abortive o asessuate. La pri-
ma (Fig. XLIX, 3 e 4) è lunga mm.
Copidosoma nanellae, femmina: 1. capo visto 1,10, arca 0.18, ‘subeilindrica AS:
di faccia; 2. antenna; 3. parte dell’ala anteriore sottigliata posteriormente, ha un
colla nervatura marginale e la stigmatica; capo quasi tanto lungo che largo
VO ta deco nn pela dll con hocea ventrale anteriore fornita
di due mandibole uncinate lunghe
mm. 0,014. Il suo dermascheletro pare liscio. Il resto del corpo sembra
molto incertamente segmentato e pure liscio.
Tutta la larva è racchiusa in una membrana che forma una sorta
di cisti.
Larva abortiva grande (Fig. XLIX, 5-12). — Corpo allungato molto
assottigliato posteriormente, lungo circa un millimetro e largo anterior-
mente 0,18.
Il capo è grande, ben chitinizzato, convesso, superficialmente è for-
nito intorno al labbro superiore di 4 + 4 sensilli circolari, di due man-
dibole grandi, lunghe mm. 0,056. Il resto del corpo è diviso in 8
segmenti abbastanza distinti aventi ciascuno un rialzo anulare mediano,
sul quale sporgono una a due serie trasversali di piccole verruche come
si vede nelle figure. I segmenti, dal secondo al settimo, hanno al dorso
avanti l’anello verrucoso ancora una piccola gobba pochissimo convessa
fornita di minuti granuli poco fitti,
Fig. XLVIII.
— 397 —
Dietro l'ottavo segmento il corpo è molto sottile in forma di coda
poco distintamente divisa in tre segmenti e a dermascheletro liscio.
Biografia. — Gli adulti di questo Copidosoma fuoriescono
dalle larve vittime in numero di 3 a 11 dalla fine ‘di maggio a
metà giugno (dal 22 maggio al 18 giugno nei miei allevamenti) e sono
in grado di accop-
piarsi subito e anche
di cominciare a depo-
sitare ova. Essi sono
molto attivi e si ciba-
no volentieri di so-
stanze zuccherine.
La femmina, tro-
vato un ovo di Recur-
varia, deposita in es-
so un ovo e poi va in
cerca di altri.
L’ovo parassitiz-
zato continua il suo
sviluppo e da la lar-
va; in questa dall’ovo
del parassita si svi-
Copidosoma nanellae: 1. prima larva libera normale; 2. capo luppano in seguito per
e. voliembrioniagiito «
larva abortiva grande circondata dall’involucro; 6. la stessa 11 larve normali oltre
aa quatro abortive,
dibola della stessa; 11. metatorace della stessa dal ventre; 12. Queste vanno perdute
primo segmento dell’addome della stessa visto di fianco. come tali, quelle rag-
giungono il completo sviluppo nel maggio dell’anno seguente
e divorate tutte le parti molli della vittima formano sotto la pelle
della stessa mummificata (Fig. L) i loro bozzoletti pergamenacei
e vi si trasformano in pupa.
Da larve mummificate e poste separate io ho ottenuto il
seguente numero di adulti di Copidosoma 3, 6, 8, 7, 4, 5, 11, 10,
8, 10, 7, 10, 9, in tutto da 13 larve si ebbero 88 femmine e
10 maschi.
Dentro il corpo di larve di Recurvaria io ho trovato una
volta un numero di larve di Copidosoma molto alto: una larva
di Recurvaria,, raccolta il 12 maggio presso Palma Campania,
— 298
aveva tre piccole estroflessioni, lunghe mm. 0,35-0,42 larghe
0,20-0,28, come tumori (una dorsale tra il meso- ed il meta-noto,
una lateralmentre tra il metatorace e l'addome, una dorsale tra
’8° e il 9° segmento addominale) aperta fu trovata con 32 larve
normali di Recurvaria, una larva grande asessuata ancora viva
e tre larve asessuate grandi morte, raccorciate
e circondate da una sorta di cisti. Certamente
in questo caso nello stesso ovo di Recurvaria
saranno state deposte, da femmine di Copidoso-
ima, varie ova. In media si può ritenere dal
punto di vista pratico che da un ovo si formano
7 o 8 individui.
Nel 1919 questo Copidosoma parassitizzava
il 35 °/, delle larve di Recurvaria
LOTTA ARTIFICIALE.
Contro la Tignola Nanella sono state racco-
Fig. L. mandate negli Stati Uniti del Nord America ac-
Larva di Recurvaria na- Curate irrorazioni agli alberi con polisolfuro nelle
o an proporzioni del 12 °/, durante il periodo di ri-
e contenente bozzoletti poso delle piante, oppure una a due irrorazioni
UNE ance di arseniato di piombo la seconda delle quali
quando le gemme sono mezzo aperte.
Nell’Avellinese e nel Casertano negli anni delle mie osser-
vazioni detta Tignola non è stata abbondante ed è sperabile che
i parassiti continuino a tenerla in numero trascurabile, altrimenti
credo che non sarebbe utile ed economico irrorare i nocciuoli
per combatterla, tanto più che la sua larva già in pieno inverno
si trova nascosta alla base di gemme e che più tardi al principio
della primavera può forare solo una piccola superficie esterna
alla base del peduncolo di foglie per penetrare nell’ asse di
germogli.
ID
DI
— 299 —
BIBLIOGRAFIA.
HoucHToN, J. T. — Contribution to the life-history of Gelechia
(Recurvaria) nanella Hb., from an economic point of view. —
Ent. Mo. Mag. Vol. XXXIX (1903), pp. 219-221.
. MiGNnoNE, A. — Osservazioni biologiche sulla Recurvaria nanella Hb.,
Mierolepidottero dannoso agli alberi fruttiferi. — Rend. Ace.
Lincei XXV (1916), pp. 188-195.
. Mignone, A. — Osservazioni morfologiche sulla Recurvaria nanella
Hb. Nota 1°: Rend. Ace. Lincei XXV (1916), pp. 343-349 con
3 figg. nel testo; Nota 22: Ibidem, pp. 423-428 con 2 figg. nel
testo; Nota 32: Ibidem, pp. 539-547 con 13 figg. nel testo.
. SANDERS, G. E. — Results obtained at the Dominion entomological
laboratory during 1915. — Fifty - second ann. Rept. Nova Sco-
tia Fruit Grower’s Assoc. for 1916, Port Williams, 1916,
pp. 112-129.
. Scorr, E. W.and J. H. Paine. — The lesser Bud - moth. — Bull.
of the U. S. Depart. Agr. N. 113 (1914), 16 p. and 2 pl.
1€ WWE 28) 16S 1D
Apanteles lictorius . . . Pag. 236 | Meteorus parvulus . . . Pag. 276
Chalcis intermedia . . . » 271 | Microdus dimidiator . . . » 272
Copidosoma nanellae . . 295 | Microdus rugulosus . . . » 293
Bpiblemay 2 9... > 2651 | Parasierola gallicola 2° =» 281
Epiblema penkleriana . . » 251 | Pimpla alternans . pag. 248 e 281
Eubadizon extensor 260 | Pimpla nucum . pag. 245, 262 e 280
Formica cinerea . . . . » 235 | Phytomyptera nitidiventris pag. 248
Gypsonoma 2225 ANIA, 5 ZOO
Gypsonoma neglectana . . » 222 | Recurvaria nanella . . . » 285
Habrobracon genuensis. . » 278 | Tmetocera ..... . » 263
Macrocentrus nitidus . . » 242 | Tmetocera ocellana . . . » 263
Meteorus cinctellus . . . » 240
= 300 —
SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE.
TAN ae
Fig. 1. — Una foglia di nocciuolo, vista dalla pagina inferiore con due aree
corrose dalla larva di Gypsonoma, che si trova nel tubo situato lungo la
terza nervatura a destra e la quarta e la quinta dello stesso lato (Gran-
dezza naturale).
Fig. 2. — Una foglia di noceiuolo vista dalla pagina inferiore con un'area
corrosa dalla larva di Gypsonoma, che si trova nel tubo sotto la penul-
tima nervatura secondaria sinistra (Grandezza naturale).
Fig. 3-7. — Pezzi di rametti con gemme di noceiuolo aventi la galleria della
Gypsonoma situata tra il ramo e la faccia adiacente della gemma (in feb-
braio, grandezza naturale).
Fig. 8-12. — Gli stessi pezzi di rametti colla galleria presso le gemme sco-
perta solo lungo il rametto.
Fig. 13-17. — Le stesse gemme con tutta la galleria, nel rametto e nell’in-
terno delle gemme, messa allo scoperto.
Fig. 18-19. — Due pezzi di rametti di nocciuolo con una gemma avente la
galleria della larva della Gypsonoma tra il rametto e la faccia adiacente
della gemma (in febbraio, ingrandita).
Fig. 20-23. — Pezzi di rametti di nocciuolo con gemme attaccate dalla larva
di Gypsonoma e alcune aperte e in parte corrose altre rimaste chiuse,
(8 aprile 1919, Avellino; grandezza naturale).
Fig. 24. — Pezzo di rametto di nocciuolo con due gemme rimaste chiuse
perchè attaccate da larva di Gypsonoma, con una gemma (la superiore)
aperta e in parte corrosa dalla larva della Gypsonoma, con un’altra
gemma (la inferiore) aperta e sana (Avellino, 24 aprile 1919; grandezza
naturale).
Fig. 25-26. — Germogli di nocciuolo con foglie corrose e le prossimali legate
insieme e alla foglia più sviluppata formando un groviglio nel quale si
trova una larva della Gypsonoma (Avellino, 24 aprile 1919; grandezza
naturale).
Fig 27-28. — Due germogli apicali di nocciuolo variamente corrosi da larva
di Gypsonoma (Avellino, 24 aprile 1919; grandezza naturale).
Fig. 29. — Pezzo di rametto di nocciuolo colla gemma mediana attaccata
dalla larva di Gypsonoma e le altre due sane (Avellino, 28 marzo 1919,
grandezza naturale).
Tav. Il.
Fig. 1-2. — Due germogli di nocciuolo attaccati da una larva di Gypsonoma,
che ha corroso variamente le fogliette apicali e le ha legate alla pagina
inferiore della foglia più sviluppata formandosi così un riparo, nel quale
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Boll. Lab. Zool. Sc. Agr. Portici, Vol, XVI
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Boll. Lab. Zool. Sc. Agr. Portici, Vol, XVI
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— 301 —
continua a stare e può trasformarsi in erisalide (Avellino, 24 aprile 1919;
grandezza naturale).
Fig. 3. — Parte della chioma di un noceiuolo sui cui rami si vedono varie
gemme non aperte (Avellino, 3 maggio 1918).
Fig. 4-9. — Rametti di nocciuolo con una o due gemme rose internamente
dalla larva di Epiblema penkleriana (Avellino, 12 aprile 1918, grandezza
naturale).
Fig. 10-14. — Rametti di noceiuolo con una gemma (o due come a fig. 13)
rovinate dalla larva di Epiblema e una sana (Forino, 8 aprile 1919;
grandezza naturale).
Fig. 15. — Rametto di nocciuolo con due germogli corrosi sul peduncolo da
una larva di Epiblema (Portici, 2 aprile 1919; grandezza naturale).
Fig. 16. — Rametto di noceiuolo minato da una larva di Recurvaria nanella
(Avellino, 10 maggio 1917; grandezza naturale).
Fig. 17. — Lo stesso aperto sopra un lato per mostrare la galleria.
Fig. 18. — Due foglie di nocciuolo (la grande dalla faccia superiore) attac-
cate fra di loro a sinistra da fili di seta di larva Tmetocera ocellana, che
vi si trova annidata (Avellino, 20 agosto 1918; grandezza naturale).
Fig. 19. — Le stesse viste dalla faccia opposta.
Fig. 20. — Parte apicale di un rametto con foglie legate fra di loro da larva
di Tmetocera.
Fig. 21. — Pezzo di rametto con foglie in parte corrose e accartocciate da
larva di Tmetocera.
XVI — Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 29
ISTITUTO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI BOLOGNA
diretto dal Prof. Alessandro Ghigi
=
Dort. ANITA VECCHI
Influenza dell’alimentazione con Mac/ura aurantiaca
sulimBiacogidagseta”
I cultori di bacologia hanno ripetutamente ed in varie epo-
che ricercato un surrogato del gelso nell’ allevamento del baco
da seta e, fra tutte le piante esperimentate, la loro attenzione è
stata richiamata specialmente sulla Maclura aurantiaca Nutt.
Questa pianta, che ha una grande affinità coi generi Morus
e Brussonetia, le cui foglie, secondo le ricerche del Schweinitz
e del Pizzi, possederebbero una composizione chimica pressochè
eguale a quella delle foglie del gelso, è stata da molti, ma non
concordemente, indicata come il miglior surrogato del gelso nel-
l'allevamento del baco da seta.
Come riferiscono il Verson e il Quajat, fin dal 1834 il Bo-
nafaus a Montepellier; più tardi il Seringe e il Delile afferma-
rono ottimi i risultati di un allevamento con foglie di Maclura
aurantiaca.
Il Rondot nel 1887 riaffacciò di nuovo il problema, citando
ad esempio l'America dove, a detta di Phillip Walker, agente per
la sericoltura agli Stati Uniti, si alleva, in generale, il baco da
seta colla maclura e i bachi passano dalle foglie di maclura a
quelle di gelso senza alcuna differenza.
Il Lambert più tardi riferì una serie di esperienze con Cou-
drania triloba e Maclura aurantiaca. Secondo | A, i bachi man-
giano le foglie di maclura anche mescolate al gelso, ma alla
terza muta o al massimo alla salita al bosco muoiono quasi tutti.
Infatti in una prima esperienza compiuta nel 1891, da 100 bachi
allevati ottenne un solo bozzolo mentre dall’ allevamento con
gelso ne ottenne 61.
- 503 —
In altre esperienze il Lambert volle stabilire V influenza di
varie qualità di foglia in rapporto alla comparsa di malattie ac-
cidentali nel baco da seta, e a tale scopo esperimentò foglie di
varie specie di Morus e Maclura aurantiaca, somministrandole in
età differenti. Con ciò potè dimostrare come il miglior alimento
del filugello sia la foglia di gelso selvatico, mentre gli altri ali-
menti favoriscono lo sviluppo della flaccidezza e del giallume.
Anche in Italia la questione è controversa; il Quajat nel Bul-
lettino mensile di Bachicoltura affermava e consigliava, quale
ottimo surrogato del gelso, la Maclura aurautiaca, confortando la
sua asserzione coll’ analisi di una serie di campioni di bozzoli
speditigli dal Governo di Washington, ottenuti parte da alleva-
menti a gelso, parte da allevamenti a maclura; analisi che ri-
velò la quasi completa eguaglianza per ricchezza di seta, im-
piego, tenacità ed elasticità, dei bozzoli dell’una e dell’altra par-
tita. AI contrario Cosimo Ridolfi negava, citando gli esperimenti
di Stefano Viti, la possibilità di allevare il filugello colla maclura.
Ho voluto io pure somministrare al Bombix mori le foglie di
maclura con duplice intento:
I.°— Osservare i possibili cambiamenti determinati da questo
nuovo alimento nei caratteri morfologici e fisiologici del baco
da seta.
II°— Vedere, nella eventualità di cambiamenti di tal natura,
quale sia il loro comportamento nelle successive generazioni.
MoO OF
Il seme bachi di razza ascolana comune, fornitomi dallo
Stabilimento Bacologico Pilati, fu diviso subito in due partite,
una delle quali allevata normalmente a gelso, l’altra con Maclura
aurantiaca coltivata a siepe; ambedue le partite furono tenute
nello stesso ambiente e perciò sottoposte alle stesse condizioni
atmosferiche. Furono allevati fino alla terza età col comune. si-
stema di stuoie; dopo adottai il sistema a « cavallone friulano »
usando piccoli apparecchi di metri 1 per 0,90 di altezza.
Dopo la seconda muta e le successive, e prima della salita
al bosco, invertivo l alimento a piccole partite di bachi, che
quindi passavano da maclura ad alimentazione gelsica e vice-
versa, e ciò allo scopo di poter meglio sorprendere l’azione del-
l'alimentazione nelle diverse eta.
== 904 ==
Con questo metodo sono venuta a stabilire una serie di con-
fronti fra gruppi allevati con diverso alimento in differenti età
e precisamente:
I° — Esperienze con alimentazione omoge-
n'e du mante Huta: lia varta, del barcior:
a) maclura;
b) gelso.
II° = Esperienze con alimentazione etero-
genea nelle diverse eta:
a) passaggi da gelso a maclura nella 3°, 4°, 5°, eta;
b) passaggi da maclura a gelso nella 3°, 4°, 5°, eta.
Alimentazione omogenea durante tutta la vita del baco.
a) Maclura.
I bachi nati il 6 maggio si adattarono subito a mangiare
la foglia di Maclura aurantiaca che somministravo minutamente
tagliata e, sebbene in questo primo momento la mutatura dei
letti porti normalmente una perdita, sia pur piccola, di bachi,
rendendo quindi il computo dei morti quasi impossibile, tuttavia
posso asserire con sicurezza che in questo primo periodo la
mortalità fu lievissima.
Le mute avvennero con regolarità e contemporaneità in
tutto il gruppo allevato; la 1* muta ebbe luogo fra il 13 e 14
maggio, la 2% fra il 20 e Il 23 maggio, la 3* fra il 28 e il 30,
la 4* fra il 7 e 8 giugno. Da questo momento la mortalità do-
vuta probabilmente ad alimentazione di maclura, aumentò rapi-
damente e ogni mattina trovai parecchi bachi caduti dal cavallone
e morti di giallume (1).
I bachi restati a maclura erano in questo momento 93.
La salita al bosco si iniziò soltanto il 19 giugno prolungan-
dosi per molti giorni e in questo periodo ben 39 bachi morirono,
inoltre 8 bachi non riuscirono a formare il bozzolo.
(1) Non ho ritenuto opportuno nell'esposizione delle mie esperienze,
tener conto della mortalilà che si manifestò nel periodo compreso fra il 30
maggio e il 10 giugno, poichè cause accidentali, non esclusi gl’improvvisi
sbalzi di temperatura, portarono un forte numero di bachi morti, in tutti i
lotti in esperimento.
— 305 —
La dissezione di bachi allevati a maclura e prossimi alla
salita al bosco, rileva una disuguaglianza notevole nelle ghian-
dole della seta, in confronto a quelle di bachi allevati normal-
mente a gelso.
Tale disuguaglianza che si manifesta con una minor lun-
ghezza e un calibro minore della parte ghiandolare del seritterio
secernente fibroina, porterebbe ad ammettere che la maclura
non possa fornire elementi suffficienti alla normale fabbricazione
della seta.
I bozzoli ottenuti, piccoli, poco resistenti avevano, appena
tolti dal bosco, un peso di gr. 1,243, dunque 806 bozzoli in un
Kg. La loro lunghezza massima risultò di mm. 35,4: la minima
di mm. 23,3 con una lunghezza media di mm. 29,60 e una media
larghezza di mm. 15,70.
Per rendere più completa l’esperienza ho ritenuto utile co-
noscere anche gli altri caratteri dei bozzoli e perciò ho inviato
all'Istituto Bacologico di Padova una serie di campioni di sei
bozzoli ciascuno, presi a caso nella massa. Debbo alla squisita
cortesia del Prof. Pigorini e dei suoi assistenti Dott. Di Tocco
e Sig.”® Ravenna, cui porgo vivissimi. ringraziamenti, l’analisi
completa di tutti i campioni.
Citerò i valori massimi e minimi delle singole analisi, e
benchè l’esiguo numero di bozzoli esaminati non lo consentirebbe,
tuttavia trarrò anche le medie che rendono più evidenti i ter-
mini di confronto.
I bozzoli stagionati dell’allevamento a maclura, di un colore
variabile dal biancastro al giallo carneo, di grana media, pre-
sentano i seguenti caratteri:
Valori massimi Valori minimi Valori medi
Peso gr. 0,551 0,310 0,447
Durezza 2,700 0,500 1,45
Filatura buona — --
Lunghezza bava M. 740 380 m 539
Tenacita 9,55 5,3 8,06
Elasticita 202 145 184
Titolo gr. 0,232 0,142 0,2098
Peso crisalidi gr. 0,347 0,184 0,259
— 306 —
b) Gelso,
Il gruppo di bachi mantenuto sempre ad alimentazione gel.
sica ha servito di controllo per tutti gli esperimenti Questi ba-
chi compirono le quattro mute successivamente fra il 13-14;
il 20-23, il 28-29 maggio e il 7-8 giugno.
La salita al bosco avvenne rapidamente iniziandosi il 16 giu-
gno, si che il 20 tutti i bachi avevano costruito il bozzolo. Fatta
eccezione del periodo corrente fra il 30 maggio e il 10 giugno,
nel quale, come ho detto, ebbi una forte mortalità in tatti i
gruppi, trovai pochi morti fra i bachi a gelso e nell’ultimo pe-
riodo morirono soltanto 6 bachi.
I bozzoli pesavano in media gr. 1,862 cioé circa 537 boz-
zoli per Kg. e avevano una lunghezza massima di mm. 28 che
porta ad una media lunghezza di mm. 36,99 e una larghezza
media di mm 17,04
Dall'analisi del campione di sei bozzoli stagionati che pre-
sentavano, come i precedenti, un colore variabile dal biancastro
al giallo carneo, di grana grossa, si sono. ottenuti i seguenti
caratteri :
Valori massimi Valori minimi Valori medi
Peso gr. 0,976 0,490 0,695
Durezza 2,250 1,150 1,566
Filatura buona — i _ —
Lunghezza bava m. 925 520 779
Tenacità 10,2 5,40 7,90
Elasticità 220 162 196,33
Titolo gr. 0,331 0,177 0,236
Peso crisalidi gr. 0,570 0,210 0,373
Dal confronto dei dati che si riferiscono all’allevamento dei
bachi con maclura e all’allevamento a gelso, si rileva dunque una
notevole differenza di comportamento fra gli uni e gli altri: la
mortalità infatti è quasi eguale, nei due gruppi in allevamento,
durante le prime età, ma nelle ultime la mortalità in maclura è
molto più forte,
— 307 —
Oltre a ciò non solo il peso dei bozzoli, ma quasi tutti gli
altri caratteri dei bozzoli stessi manifestano una inferiorità e di-
versità notevoli
Il nutrimento di maclura non turba affatto l'andamento delle
singole mute, ma ritarda e impedisce in parte la salita al bo-
sco, che. non solo si effettua con eccessiva lentezza, ma anche
con irregolarità.
Da quanto ho esposto si può concludere che la Maclura
aurantiaca, benchè venga consumata normalmente dal filugello,
non si può praticamente considerare un buon surrogato del gelso,
per l insufficiente produzione della seta e per Valta mortalità
che determina.
Alimentazione eterogenea nelle diverse età.
a) Da gelso a maclura.
I° GruPPo. — Un gruppo di 100 bachi tolti dall’ ordinario
allevamento a gelso, passati dopo la seconda muta (24 maggio 3* età)
a maclura, si adattarono tosto a questa alimentazione e le mute
continuarono normalmente, senza aumento di mortalità in con-
fronto a quelli rimasti a gelso; soltanto dopo la quarta muta mo
rirono quaranta bachi. I bozzoli che ottenni pesavano in media
gr. 1,227 cioè circa 814 bozzoli per Kg.
II° GRUPPO. — Altri 100 bachi tolti dal lotto a gelso dopo
la terza muta (31 maggio 4 età) si adattarono come i precedenti
alla nuova alimentazione, compiendo in tempo normale la muta
successiva. Dal 10 giugno in avanti ebbi 24 morti.
Iniziarono, come, i precedenti, la salita al bosco il 19 giu-
gno, e i pochi bozzoli ottenuti ebbero un peso medio di gr. 1,187
ciò che porta a 842 bozzoli per Kg.
III° Gruppo. — I 50 bachi passati da gelso a maclura
V8 giugno, cioè dopo la quarta muta (5? età) si ridussero a 22 che
iniziarono il bozzolo il 19 giugno come gli altri e costruirono boz-
zoli di un peso medio di gr. 1,416 peso che porta 706 bozzoli in
un Kg.
308 —
b) Da maclura a gelso.
1° GrUPPO. — Dopo la seconda muta (24 maggio, 38 età)
dalla partita di bachi ad alimentazione con maclura tolsi 100
esemplari che furono alimentati a gelso. Questi bachi non va-
riarono affatto la durata delle età successive, in confronto di
tutti gli altri in esperimento, tanto a maclura che a gelso, sol-
tanto la salita al bosco, come era prevedibile, avvenne il 16 giu-
gno, e in breve tempo tutti tabbricarono il bozzolo come i bachi
allevati sempre e normalmente a gelso. Nel periodo seguente
al 10 giugno ebbi fra questi soltanto 6 bachi morti. I bozzoli
pesavano in media gr. 1,95 cioè 508 bozzoli in un Kg.
L'analisi dei bozzoli stagionati ha dato i seguenti risultati :
Valor! massimi Valori minimi Valori medi
Peso gr. 0,952 0,613 0,737
Durezza 3,000 1,250 2,059
Filatura buona _ — —
Lunghezza bava m. 900 55 692
Tenacità . 13,5 9,0 10,65
Elasticità 264 180 225
Titolo gr. 0,494 0,184 0,316
Peso crisalidi gr. 0,556 0,336 0,412
II° Grreeo - Le 100 larve tolte da maclura e alimentate
a gelso dopo la terza muta (31 maggio, 4° età) costruirono boz-
zoli di un peso medio di gr. 1,952, che dà 512 bozzoli in un Kg
mantenendo l'epoca delle mute e della salita al bosco come i
bachi del gruppo precedente. Fra questi, sempre nel periodo suc-
cessivo al 10 giugno, contai 4 morti.
I caratteri dei bozzoli stagionati appartenenti a questo
gruppo sono:
valori massimi valori minimi Valori medi
Peso gr. 0,740 0,600 0,643
Durezza 2,400 1,250 1,816
Filatura buona —_ — —
Lunghezza bava m. 920 350 665
Tenacità 13,2 6,3 i 8,21
Hlasticita 234 194 206.66
Titolo gr. 0,334 0,204 0,259
Peso crisalidi gr. 0,546 0,298 0,379
309 —
III° Gruppo. — I 50 bachi messi ad alimentazione gelsica
V8 giugno dopo la 4° muta, 5* età, iniziarono il bozzolo il 17-
18 giugno. I pochi bozzoli ottenuti, poichè 28 bachi erano morti,
pesavano in media gr. 1,416 cioè 706 bozzoli in un Kg.
I bozzoli stagionati presentarono i seguenti caratteri :
valori massimi valori minimi Valori medi
Peso gr. 0,868 0,494 0,667
Durezza 3,000 1,500 1,95
Filatura buona — — ==
Lunghezza bava m. 950 600 668
Tenacita 8,7 (62, 8,05
Elasticità 235 171 212
Titolo gr. 0,459 0,210 0,221
Peso crisalidi gr. 0,499 0,200 0,337
La Maclura aurantiaca somministrata ai bachi dalla 3? età
in poi è dunque nociva al filugello in quanto determina un’alta
mortalità e una scarsissima produzione di seta.
Anzi, in questi allevamenti si nota un ulteriore peggiora-
mento in confronto al gruppo alimentato con maclura per tutta
la vita larvale. Evidentemente Il’ improvvisa sostituzione della
alimentazione a gelso con maclura, nella 3% e 4* età, inibisce
fortemente lo sviluppo del baco.
All’opposto l’alimentazione di maclura nelle tre prime eta,
dà ottimi risultati in tutto paragonabili a quelli dell’allevamento
a gelso.
La mortalità è un poco superiore, ma il peso e tutti gli al-
tri caratteri dei bozzoli stessi manifestano anzi una leggera pre-
ponderanza su quelli provenienti da bachi nutriti con gelso per
tutta la vita larvale.
Nella seguente tabella riassumo, segnando l’alimentazione
somministrata ai bachi nelle varie età, il peso medio dei bozzoli
e i valori medi degli altri caratteri dei singoli gruppi; indico
anche la mortalità in percentuale perchè più evidente ne risulti
la differenza fra i singoli gruppi in esperimento.
— 310 —
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— 311 —
Seconda generazione di Bombix mori allevati con Maclura aurantiaca.
Dall’allevamento con maclura dell’anno precedente avevo
ottenuto una deposizione di 200 uova circa. Invernate e incu-
bate queste uova nello Stabilimento Pilati, iniziai nella prima-
vera del 1922, l’alimentazione di tutti i piccoli bachi con Ma-
clura aurantiaca.
Come già avevo notato, la maclura veniva consumata vo-
racemente dalle piccole larve, che compirono tutte le mute in
tempi normali. Posso calcolare che nel periodo compreso fra la
nascita e la terza muta la perdita di bachi sia stata di circa
40 individui (19,50 °/,) comprendendo fra essi non soltanto i ba-
chi morti, ma anche quelli perduti in conseguenza della muta-
tura dei letti, specialmente dopo le prime mute.
Ma dalla 4% età la mortalità effettiva fu fortissima, sorpas-
sando anche quella dell’anno precedente, si che il 15 giugno po-
tevo staccare soltanto 33 bozzoli.
Questi bozzoli più piccoli di quelli ottenuti nel 1921, pre-
sentavano però una maggiore uniformità e pesavano in media
gr. 0,574 ciò che equivale a 754 bozzoli in media per Kg.
All’ opposto la sfarfallatura e la fecondità erano sensibilmente
aumentate in contronto al precedente allevamento. Infatti dai 33
bozzoli sfarfallarono 26 farfalle (16 maschi, 10 femmine). E otto
femmine che furono accoppiate mi deposero complessiva-
mente 1194 uova, cioè una media di 149 uova ciascuna, com-
prendendo nel computo, la deposizione di una farfalla che aveva
deposto soltanto 5 uova.
Questi risultati mi permettono di segnalare fin d’ora in que-
sta seconda generazione di bachi a maclura un certo adattamento
alle diverse condizioni di alimentazione, adattamento che si pa-
lesa nella resistenza maggiore, nella regolarità delle funzioni e
nella uniformità di aspetto morfologico dell’adulto.
Conclusioni
Dai risultati delle esperienze eseguite nel 1921 e nel 1922,
posso trarre le seguenti conclusioni :
1° — Per quanto l’analisi chimica attribuisca un valore pres-
sochè eguale alle foglie di maclura e a quelle di gelso, il ri-
sultato della esperienza viene a negare questa eguaglianza, giac-
— 312 —
che la Maclura aurantiaca si manifesta insufficiente all’alleva-
mento del filugello.
2° — L’insufficienza della maclura si deduce in primo luogo
dal notevole aumento nella mortalità dei bachi
3° — Questa eccessiva mortalità colpisce il baco nelle ul-
time eta, crescendo dalla 3,* alla 4,8 5* età; Tale mortalità ha
raggiunto nelle mie esperienze il 41,93 °/, il 58,53 e anche il 60°/).
4° — ‘Si può ritenere che la Maclura aurantiaca non for-
nisca al filugello elementi adatti ad una normale elaborazione
di seta, poichè da larve allevate sempre con maclura si otten-
gono bozzoli piccoli, aventi un peso medio di gr. 1,243;
5° — All’opposto l’allevamento con maclura nelle prime età,
seguito da alimentazione gelsica nella IV® e V* età, da risul-
tati effettivamente buoni, in tutto equivalenti a quelli del nor-
male allevamento a gelso.
È possibile quindi integrare l'allevamento a gelso col som-
ministrare Maclura aurantiaca nelle 3 prime età del baco.
E la Maclura aurantiaca che molto bene si presta ad es-
sere coltivata a siepe, per la sua spinescenza, potrebbe dunque
essere anche utilizzata come ausiliario del gelso ed essere so-
stituita a questo, limitatamente ai primi periodi della vita lar-
vale del filugello. La possibilità di tale sostituzione ha impor-
tanza, non soltanto per il risparmio di foglia di gelso che se ne
può trarre, (si può calcolare che da un’oncia di seme bachi di
30 grammi vengono consumati, nelle tre prime età circa 70 Kg.
di foglia di gelso), ma soprattutto perchè consente la continuità a
quelli allevamenti che, per improvvisi e imprevedibili geli delle
gemme del gelso, dovrebbero interrompersi.
6° — Nella 2* generazione di bachi allevati con Maclura
aurantiaca si nota un miglioramento evidente nella sfarfallatura
e nella fecondità degli adulti.
313 —
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INDICE DEL VOL. XVI.
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(15 Dicembre 1922)
GRANDI, G. — Ricostruzione e morfologia comparata dei
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. VeccHI, A. — Influenza dell’alimentazione con Maclura
aurantiaca nell’ allevamento del Baco da seta.
(4 Settembre 1923).
Pag. 2
»
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»
301
(1) La data qui posta, e presso i titoli seguenti, è quella in cui fu pub-
blicata, come estratto, la memoria relativa.
(2) Questa memoria fu anche pubblicata nel vol. XVII degli Annali
della R. Scuola Superiore d’Agricoltura in Portici.
(3) Questa memoria fu anche pubblicata nel vol. XVIII degli Annali
della R. Scuola superiore d’Agricoltura in Portici,
> RE AVE, aor dad. way ee
er DO) a a ha N i DE: se = be + a a È È | i pe d
Fa) ae Te TE A ESE og
nd ee). ome psa (REI Poni ci), sa
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