BOLLETTINO DEL Laboratorio di Zoologia Generale e Agraria DELLA R. Scuola Superiore ci' Agricoltura in Portici Volume II (con 211 figure nel testo PORTICI PREMIATO STAB. TIP. E. DELLA TORRE 1908 2,« vdQ BOLLETTINO DEL Laboratorio di Zoologìa Generale e Agraria DELLA R. Scuola Superiore d' Agricoltura in Portici Volume II (con 2 11 figure nel testo) PORTICI PREMIATO STAB. TIP. E. DELLA TORUK LABORATORIO DI ENTOMOLOGIA AGRARIA annesso alla R. Scuola Superiore d'Agricoltura in Portici CONTRIBUZIONI ALLA CONOSCENZA DEGLI INSETTI DANNOSI ALL'OLIVO e di quelli che con essi hanno rapporti. Nella primavera del 1905 il Ministero d'Agricoltura mi inca- ricava di studi ed esperimenti, diretti a combattere la mosca delle olive, nell'Italia meridionale e mi autorizzava ad istituire un la- boratorio in Puglia per potere osservare sul campo i costumi della mosca stessa e di altri insetti dannosi all'olivo. TI laboratorio fu posto nel 1905 a S. Vito dei Normanni (Prov. di Lecce) e nel 1906 fu trasfei'ito a Catanzaro per avere maggiore opportunità di studiare anche la tignuola dell'olivo molto abbon- dante in Calabria. Mandai a risiedere in tale laboratorio il Dr. Giovanni Mar- telli, assistente a quello di entomologia di Portici , affidando a lui r incarico di seguire di continuo sul campo la biologia della mosca delle olive e degli altri insetti dannosi all'olivo. Nello stesso tempo io a Portici mi sono occupato dello stesso argomento, mi sono mantenuto con lui in continua corrispondenza per essere sempre informato del procedere delle osservazioni e di quando in quando mi sono recato prima a S. Vito e poi a Catanzaro per fare sul campo anche osservazioni personali e controllare quelle del Dr. Martelli. Al Dr. Gustavo Leonardi, assistente al laboratorio di zoologia, ho affidato lo studio delle Cocciniglie dell'olivo appartenenti alla sottofamiglia Diaspinae, e al Dr. Luigi Masi, dal 1." Agosto 1906 assistente al laboratorio di entomologia , lo studio speciografìco - 2 — degli Imenotteri Chalcididi parassiti degli insetti dannosi, nonché lo studio degli insetti gallicoli. Per tal modo tutto il personale del laboratorio di Portici ha contribuito e contribuirà con osservazioni e ricerche alla cono- scenza degli insetti dannosi all'olivo e in un certo numero di anni spera fornire materiali utili per consigliare metodi di lotta ra- zionali contro tali insetti. Frattanto su tale argomento é iniziata in questo Bollettino la pubblicazione di note che sono scritte ora da uno dei collabo- ratori ed ora da alcuni di essi insieme; in quest'ultimo caso però sarà sempre contrassegnata la parte di ciascuno. F. Silvestri ^ 3 - I Note dietologiche sulla mosca delle olive (i) pel Dr. 0. Martelli. Nutrizione dell' adulto. La mosca si nutre di sostanze zuccherine ovunque le trovi. Così in Calabria (1906) si è osservato che essa si nutriva di so- stanze escrementizie del Lecanium allo stato di femmina im- matura (marzo) e del Ceroplastes allo stato larvale (luglio), nonché del nettare di fiori dello Smyrnium perfoliatuni L. (aprile). A Portici si son trovate mosche adulte in novembre-dicembre sopra foglie di agrumi e di lauro in cerca di cibo. A S. Vito dei Normaimi (novembre-dicembre 1905) si è os- servata la mosca nutrirsi di sostanze zuccherine escrete dall'oliva. Anzi si tennero colà, in allevamento, delle mosche amministrando loro ogni mattina olive che presentavano sull'epicarpio detto essu- dato dolciastro e si potette osservare che esse si nutrivano, si ac- coppiavano e in seguito deponevano uova. Infatti, mosche nate il 18 novembre e fatte nutrire con sostanze escrete dall' oliva, si ac- coppiarono il giorno 30 dello stesso mese e il giorno 2 dicembre deposero le uova che schiusero il 14 dicembre. A Catanzaro si tennero mosche nate il 28 febbraio e senza nutrimento entro sacchetti di garza avvolgenti rametti di oliva, senza traccia di cocciniglie. Osservate dette mosche il 9 giugno, di 6 femmine e 5 maschi una sola femmina era ancora vivente. Ciò dimostra che le mosche si nutrono anche di melata prodotta dalle piante. Se di 11 mosche una sola visse tanto tempo e se viveva (1) Intorno alla mosca delle olive essendo g'ià stato scritto molto da non pochi autori, non si è creduto opportuno ripetere in queste note cose già ben conosciute ed osservate anche da noi (Martelli e Silvestri) , ma soltanto esporre osservazioni nuove o alquanto diverse da quelle pubblicate da altri. _ /, _ ancora, dipese dal fatto che le foglie di quel rametto produce- vano melata sufficiente a nutrire un solo individuo. Evacuazione degli escrementi. La femmina quando evacua gli escrementi, mette fuori e allunga F ovopositore, poi lo drizza in alto per abbassarlo e strisciarlo sul luogo ove essa è ferma e quindi ritirarlo. In tal modo lascia gii escrementi liquidi in forma di massa allungata. Costumi dell' adulto. Le mosche sono acerrime nemiche tra loro e 1' avversione è tanto più spiccata, quanto più sono dello stesso sesso. Le femmine, specialmente, si mostrano diffidenti al massimo grado e, anche da lontano, si spiano a vicenda in tutte le mosse. Se s'incontrano, ad un mezzo centimetro circa di distanza si sof- fermano e prendono la posizione di combattimento, allargando un pò più le ali e sollevandole e abbassandole in tono minaccioso. Nessuna delle due, però osa dare 1' attacco, se, prima, non si sieno squadrate bene e valutate nella forza. Quando una si avventa, r altra risponde; è un duello di breve durata, che consiste in spin- te di fronte e conseguente indietreggiamento, a colpi di testa, di ali e di zampe anteriori: duello che finisce con la fuga di una di esse. La fuga, però, pare che non tranquillizzi soverchiamente la vittoriosa, poiché questa si gira attorno sempre minacciosa al- talenando le ali, per esser sicura che 1' avversaria non è più presente. Se una mosca femmina passa dietro un'altra, che sta ferma a ripulirsi, questa tralascia subito, si gira rapidamente da quella parte in un' attitudine così poco rassicurante, che spesso fa cambiare rotta alla passeggera facendole, per altro, accelerare il passo. Pas- sata che sia quest' ultima a rispettosa distanza , 1' altra, come se esistesse ancora il pericolo di essere assalita, la segue con lo sguardo girando da quella parte il capo e il corpo, fino a che non scorge più la presunta nemica. Quando le mosche vedono muoversi da una certa lontananza un qualunque oggetto , subito si mettono in guardia e girano e sollevano il capo spiando. Le femmine si mostrano più indulgenti con i maschi e più rispettose; non però, quando si trovano sull'oliva. — 5 — Tanto i maschi, quanto le femmine tengono continuamente la proboscide in moto, dall' alto in basso. Quando spira vento o il cielo è coperto o piove, e nelle belle giornate, prima delle ore 5 a. e dopo le 7 pom. in estate e le 9 a. e 3 pom. nelle altre stagioni, le mosche se ne stanno intorpidite sulla pagina inferiore delle foglie dell' olivo , mantenendo le ali chiuse, ma che subito aprono, se si avvicina qualche altro insetto e si pongono in attitudine battagliera. Dopo e prima di dette ore, esse sono molto vivaci e in continuo moto. In agosto, nelle giornate caldissime , le mosche si mostrano un pò noiose e accorrono a succhiare il sudore come le mosche domestiche, sulle mani e anche sul viso, quando si è salito sul- r olivo e si sta fermo sull'albero o anche, stando a terra, si pon- gono le mani tra le foglie. Ciò si è osservato più volte in varie località. Se dalla mano o dal viso sono scacciate s' allontanano volando da quel punto o per posarsi su di un altro o su una foglia di olivo prossima per tornare, dopo poco, sul luogo ove furono precedentemente scacciate. Se costretta una mosca di andar via dalla foglia su cui posa, essa, dopo un breve giro, torna a posarsi su un' altra prossima e, se scacciata ancora, va su di un altra, quasi sempre dello stesso rametto. Accoppiamento. L'accoppiamento è preceduto da un suono che il maschio fermo produce vibrando rapidamente ed a scatti le ali, allo scopo forse, di richiamare la femmina, poscia fa un inseguimento, dà un salto sopra di essa e finalmente titilla rapidamente col capo il capo della femmina e vibra le ali, presso a poco, come fanno le mosche do- mestiche. Dopo ciò, il maschio si tira indietro e approssima l'estremo addome all'estremità addominale della femmina. Questa, se vuole la copula, tira fuori l'ovopositore che il maschio, col suo apparato genitale, afferra e tira più fuori per rimanere a bello agio ac- coppiato. La durata dell'accoppiamento è di parecchie ore. A Catanzaro e a S. Vito si sono osservate mosche accoppiate dalle 4 pom. alle 10-11 di nott >. Quando la femmina vuole allontanare il maschio, spinge questo al ventre dell' addome con le zampe posteriori e cerca di ritirare la trivella. Il maschio allora si gira di fianco e si distacca. Durante 1' accoppiamento la femmina tiene le ali un pò di- varicate dal corpo , mentre il maschio le tiene chiuse. I movi- menti della femmina, in questa funzione, sono molto gravi e pesanti a causa della resistenza che oppone il maschio con le ventose delle due zampe posteriori, che poggiano sul piano. L'accoppiamento può avverarsi o dopo pochi o dopo parecchi giorni dalla nascita delle mosche. A Catanzaro (1906) si è osser- vato che le mosche nate nella 2.^ decade di aprile si sono acco- piate dopo 14 giorni dalla nascita, quelle nate nella prima metà di settembre dopo 3 giorni e, finalmente, quelle nate in ottobre dopo 12. A S. Vito, in settembre, si son accoppiate dopo 10 giorni e in novembre dopo 17. Le mosche si sono accoppiate sempre nel pomeriggio, dalle 2 alle 7 pom. Generalmente, le mosche si accoppiano una sola volta , ma può avvenire che si accoppino anche due o tre volte. Per assi- curarsi di ciò e distinguere le mosche una volta accoppiate, fu tagliato loro un angolo di un' ala. Così si é potuto osservare, che dopo 1, 3, 4 fino a 17 giorni dal 1" accoppiamento sono avvenuti gli altri. Queste mosche non hanno deposto uova che dopo l'ultimo accoppiamento. A Catanzaro si è inoltre osservato 1' accoppiamento durante tutto r anno, dalla fine di febbraio in poi, anche tra mosche nate in novembre a S. Vito. Deposizione delle uova. Si avvera dopo due giorni o 3-4-6 dall'accoppiamento, a se- conda dei mesi. La mosca femmina, dalla foglia, spicca un volo e si posa sull'oli- va. Qui, altalenando le ali, sì pone prima a girarla e, come si sposta passo passo, con la proboscide, tocca continuamente la superficie dell'oliva. Non si può accertare se questa esplorazione è fatta per assicurarsi che l'oliva sia senza punture; anzi pare che questa ipotesi debba escludersi tenendo presente che simile procedimento è seguito anche dai maschi e che la femmina passa da un'oliva im- mune alle altre senza aver deposto affatto uovo. Tanto più poi, che sulla oliva vi trova e succhia 1' essudato zuccherino da questa escreta, come si è parlato a proposito di nutrizione, Scelto il punto suH'oliva e postasi col corpo rivolto all'ingiù, la mosca incurva l'addome e, fissata la punta della trivella, comin- cia a spostare il corpo a destra e a sinistra sforzandosi per far pe- netrare la trivella attraverso all'epicarpio e al mesocarpio. In questo lavoro le zampe sono sovente spostate dalla primitiva posizione, la proboscide è in continuo movimento dall' alto in basso, le ali sono semiaperte e l'addome incurvato tanto che la mosca può ar- rivare a toccare con la proboscide il punto perforante. Cosi, lavorando, la trivella penetra fino all'estremo della guaina 0 in direzione obbliqua o quasi verticale. Il tempo complessivo impiegato a perforare e deporre l'uovo varia a seconda della resistenza opposta dall'oliva. A S. Vito dei Normanni (1905) si é osservato che per trivellare l'oliva la mosca impiegava da 10' a 15' e per deporre l'uovo da 5" a 6". Quando l'uovo viene fuori e lasciato nella puntura si rende manifesto dai movimenti più accelerati della proboscide, mentre tutto il corpo è immobile. Deposto l'uovo, la mosca estrae la trivella, ritorna l' addome nella posizione naturale e si gira attorno a tastare con la probo- scide l'epicarpio e succhiare sul punto offeso; poi va via. La deposizione dell'uovo si avvera tutto l'anno. A Catanzaro in aprile, si sono osservate le mosche deporre uova su olive ri- maste sull'albero. Uovo. In agosto, a Catanzaro, l'uovo ha dato la larva dopo 2 giorni dalla deposizione. In dicembre, a S. Vito dei Normanni, dopo 12 giorni. Puntura nelP oliva. La puntura prodotta dalla mosca nell'oliva verde, si rende ma- nifesta ad occhio nudo dopo 4-5 ore e si presenta dapprima di colore nocciuolo, poscia umbrino e finalmente fuliginoso; in quella annerita invece, la puntura non è possibile riconoscerla se non per la presenza della ferita e questa, senza una lente d' ingrandi- mento, con molta difficoltà e pratica. La puntura vista all'esterno si presenta di forma triangolare, lunga un mm. e 7« circa e larga poco più della larghezza mas- sima della trivella. Questa lunghezza però diminuisce in proie- zione se la mosca ha infissa la trivella meno obbliquamente e al- lora la puntura si scorge più corta. In generale, la puntura può assomigliarsi a quella prodotta nell' oliva dalla punta di una penna da scrivere. In alcune varietà di oliva, come la ogiiarola pugliese, e quando la mosca vi ha praticato la puntura assai per tempo, questa può rimarginare ed allora il colore che presenta all'esterno è isabella e la cicatrice è un pò rilevata sul resto dell' epicarpio. Il numero delle punture su di un' oliva è in ragione inversa della quantità di olive esistenti rispetto al numero delle mosche. A S. Vito dei Normanni intatti, nel 1905, essendosi avuto una buona quantità di frutta e una scarsa di mosca, le punture arrivavano, al massimo, a tre su di una stessa oliva e o tutte e tre o due senza uova. A Catanzaro, nel 1906, fu tutto 1' opposto, e perciò il numero delle punture riscontrate nelle poche olive variava da 8 a 22 di cui 2 a 5 senza uova. In Puglia, nel 1905, le punture cominciarono a trovarsi nella 2* decade di luglio, ma solo nelle olive di varietà precoce, e nella 2'^ di agosto nelle altre varietà. In Calabria, 1906, le punture co- minciarono a trovarsi dalla 3^ decade di luglio in poi. Galleria nell' oliva. La galleria scavata dalla larva nel mesocarpio dell' oliva si svolge tortuosa e in tutti i sensi, ora affiorando V epicarpio, ora approfondendo nel mesocarpio fino a raggiungere e toccare 1' en- docarpio. Quest' ultimo caso si avvera, però, nell' ultimo stato di vita della larva, come si è osservato in agosto a Catanzai'o, e quasi sempre nelle olive ogliarole e nardo in Puglia; sem])re poi nelle olive selvatiche. Ciò è dovuto alla poca spessezza della polpa che hanno in agosto le olive delle varietà grosse di Calabria, e sempre le succitate di Puglia e le selvatiche. In agosto -settembre, spesso, la larva si costruisce nel meso- carpio una concamerazione più o meno larga vicino alla fine della galleria, ad una distanza dal foro di 3 a 5 mm. Il numero delle gallerie è in relazione con quello delle larve alberganti l'oliva e tanto più questa è grossa e molte son le mosche, tanto maggiore è il numero delle gallerie, e queste più lunghe. Cosi a Catanzaro, nel 1906, in alcune olive molto sviluppate, di 2 cm. '/g — 9 — e più in lunghezza per 2 in larghezza massima, si son trovate da 11 a 16 gallerie intersecantisi e, qualche volta, confondentisi per breve tratto. La lunghezza, a cui può arrivare la galleria nelle olive col- tivate, non è mai inferiore ai 18-20 mm. A Catanzaro si è misu- rata la lunghezza di una galleria e si è trovato che arrivava a ben 58 mm. ! Nelle olive selvatiche essa arrivava a poco più di un centimetro. Larva matura. In estate, luglio-agosto, le larve mature non abbandonano la oliva, ma si trasformano in pupa enti'o la concamerazione costrui- tasi nel mesocai'pio molto vicino all'epicarpio ; in settembre l'ab- bandonano poche e, dall'ottobre in poi, quasi tutte per trasformarsi sotterra. La larva quando fuoriesce dal foro che ha praticato nelF epi- carpio, fa dei movimenti vermicolari e impiega ad uscire da 1 minuto ad 1 e ^/^. Arrivata fuori per i tre quarti s' incurva fino a toccare e afferrarsi con gli uncinetti boccali sul bordo del foro e quindi d' un colpo scatta e cade sul suolo. Alle volte lo scatto non è cosi violento che permetta di sbalzare la larva fuori del foro e lontano dalla drupa , ed allora, aderendo col corpo sul- r epicarpio mercé la sostanza liquida della polpa, che bagna il corpo stesso, la larva cammina, strisciando, per breve tratto. Durante questo cammino se essa non riesce a ruzzolarsi e cadere, torna a curvarsi per ripetere lo scatto e, se, finalmente anche ora, non riesce a sbalzarsi lontano, continua a camminare arrivando nella parte più bassa dell' oliva, ove si sospende aderendo coli' e- stremo addome e si muove finché non cada. Appena sul suolo la larva, dopo breve sosta, si affretta a cam- minare ruzzolandosi continuamente sulle scabrosità del terreno fino a trovare o un punto di questo, che sciolto, possa permetterle di penetrarvi, o dei detriti di foglie di olivo o di altre piante, sotto i quali si ferma per trasformarsi in pupa. Se il terreno é compatto allora si trasforma anche sulla nuda sua superficie. Nel terreno, la larva penetra col capo in giù e quasi sempre si capovolge disponendosi o verticalmente o, e più spesso, obbli- quamente. -do- ll tempo che trascorre dalla fuoruscita della larva matura alla sua trasformazione in pupa varia da 4 ore a 10 circa in ot- tobre (Calabria) e novembre (S. Vito) ; la media è però di circa 7 ore. In ottobre, a Catanzaro e a S. Vito si è osservato che il mag- gior numero di larve fuoriesce dalle olive nelle prime ore della mattina e precisamente dalle 7 alle 9 a., dopo le 9, invece, la fuoruscita delle larve è molto scarsa. Oli^e inquinate. In Puglia, luglio 1905, le prime olive inquinate dalla mosca sono le varietà precoci a cui seguono, per ordine, la varietà denominata colà ogiiarola e la varietà nardo. Queste varietà dif- feriscono per la maggiore o minore polposità. A Catanzaro esiste un' unica varietà grossa che può essere inquinata molto per tempo. Essa ha un grande sviluppo arrivando perfino, quando son poche sull' albero, alla grossezza di una piccola noce. Nel 1906 si son trovate colà le olive inquinate verso la 3* decade di luglio. Tanto in Puglia quanto in Calabria le olive, sieno di alberi col- tivati che di selvatici, sono inquinate dalla mosca anche quando sono già annerite. Le olive di alberi selvatici sono però inquinate molto tardi. A Catanzaro si son trovate anche in maggio olive di piante coltivate, rimaste sull' albero, che contenevano larve e pupe di mosche. A Nicastro, in giugno, si son trovate tutte le olive di olivastri inquinate. Pupa. Sul primo momento di formazione la pupa é di un color pal- lido, ma dopo qualche ora é di color crema. Lo stesso dicasi del pupario il quale però, alle volte, appare di diverso colore, se imbrattato con terra o altra sostanza. Qualche giorno prima della trasformazione in adulto, la pupa vista, attravei-so il pupario, presenta gli occhi colorati in ferru- ginoso e l'estremo delle ali sfumate; in seguito gli occhi si fanno atro-purpurei con riflesso ceruleo e il terzo inferiore delle ali piii - li — scure. Di mano in mano si abbruniscono le zampe e le antenne, mentre le ali diventano più scure ancora. La durata della pupa é di giorni 47-49 dai primi di marzo alla 2^ decade di aprile, di giorni 11 in agosto-settembre e di 13 a 29 dalla 3' decade di ottobre ai primi di novembre (Catan- zaro 1906), di giorni 28-74, finalmente, dalla 3^ decade di ottobre alla fine di gennaio (S. Vito 1905). La durata della pupa inoltre varia moltissimo anche tra quelle formate nello stesso giorno e nella stessa ora. Cosi a Catanzaro, in agosto, tra quelle formate nello stesso giorno, il ritardo nella na- scita degli adulti è stato di un giorno ; tra quelle formate in set- tembre il ritai'do è stato di 2-3 giorni e tra quelle della 3"* de- cade di ottobre di 5 a 12 giorni. A S. Vito tra quelle formate nella 3'^ decade di ottobre il ritardo è stato di 3 a 22 giorni. Il numero di pupe, oltre a larve piccole o quasi mature, riscon- trato nelle olive, a Catanzaro (1906), dalla fine di agosto ai primi di settembre, variava da3a4eda4a5 più tardi. Qualche volta si son trovate pupe, una di seguito all' altra, nella stessa galleria, a distanza di 2-3 mm. Le pupe si son trovate ovunque nel terreno sotto la corri- spondente chioma dell'olivo; sia alla superficie del terreno stesso, sia sotto i deti'iti, sia a metà affondate nel terreno e sia infine, alla profondità di '/.^ cm. a 3 cm., tanto in terreno argilloso, quanto in quello sciolto. A Catanzaro si son trovate pupe anche nel terreno coperto da muschi avvolgente il pedale dell'olivo. L' epoca in cui si son trovate le pupe in vario stato di svi- luppo, a Catanzaro 1906, è stata fino alla fine di marzo, rara- mente dopo. In maggio si son trovate pupe nelle olive rimaste sull'albero o cadute da poco sul suolo. 12 - 0 •Ü 0 a a > (lì Hi -^ ^ Jo (D Ö 1 , - , , o •2 - El -2 c .-s o o S-l =2 o s 1 ® s ® ei5 o * ce o S CD g ® É ■S iJ 2 & =2 o ce s s , o O »-"SS eS'Ö o CO CO «■a « cs o Co te " rt '^ . t^ eo Ö -2 J3 -2 CM 0 -g - ^ \ S o o O O o (M CM tJ< CO CM tH +0 tH (M (M 1-1 O tH 1-i o o <5 0 ^— s '-^ — > ^^ -^ ^■^ - — ~ ,'— ^ . — ~ ig K p s s ^ -0 'Ö tj -c tj 'Ö 'Ö 'S ■1-a •'-' —, =* «S CO lO lO CO CiJ 1.- t- 00 o ■£ci o •—1 .— ( "« "c* "cS 'cS 1—1 I— c 1* 'rt H CO '"' Tti lO lO CO CD c- c- CM ■tì 1 t) « cS CO cS ci Co Co c« d Ph -0 'Ö S- -Ö 73 -73 'Ö -O -Ö l-H 1-1 l-H I-I T— 1 1—1 O — O —1 1—1 T— 1 t- SO (M ^a CTi CO ^ . * Ol 'A" (2! CO • -* • id • (XI • c- P^ ,_, , 1 1 ,__, ^^ (S • ce • c« • CO • a o . O O O o « •^ CO «3 CO Is- (n CO O O . o O . o . fe o 'oi, ,-^ OD ^ ciD ^ bt ^ OD bD cS 0) Co 73 « v_^ aj v-- to .^ fM CO Tf< >o (M (M G^ fN CM OAOtl JX^P S (N ■BjBina .2 - i3 -^ II Generazioni della mosca delle olive pel Prof. F. Silvestri Per qualsiasi lotta, che si voglia impegnare contro la mosca delle olive, è necessaria la determinazione, per quanto più è pos- sibile esatta , del numero delle generazioni che in un anno può compiere la mosca stessa e del tempo , in cui ciascuna genera- zione si svolge. Negli anni 1905 e 1906 io mi sono occupato ab- bastanza di tale argomento , intorno al quale credo opportuno esporre i risultati delle mie osservazioni. La mosca delle olive è un insetto a sviluppo continuo cioè può trovarsi allo stato di uovo, di larva, di pupa e di insetto perfetto durante tutto 1' anno , avendo un periodo ibernante più o meno lungo o allo stato di adulto o più comunemente a quello di pupa e più raramente a quello di larva. Però siccome, almeno in Italia, la mosca delle olive vive allo stato di larva soltanto nella polpa dell'oliva, della quale unicamente si nutre, il numero delle gene- razioni è subordinato alla presenza dell'oliva. Dove questa esiste tutto Tanno, il Dacus oleae, eccettuato il periodo dei mesi inver- nali più freddi, si riproduce tutto l'anno, fino a Giugno nelle olive dell'anno precedente, dal Luglio in quelle dell'annata. Il numero delle generazioni della mosca , oltre che dalla presenza delle olive , dipende da altre condizioni naturali , cioè esso varia col variare della temperatura, della maggiore o minore altitudine, cui si trovano gii oliveti, varia a seconda della presenza 0 meno di olive precoci e di olive tardive, varia secondo lo stato più o meno umido , più o meno ricco di sostanze organiche del terreno degli oliveti ; perciò non è possibile indicare un dato nu- mero esatto di generazioni per ogni regione potendo esso essere diverso da località a località non solo , ma anche in una stessa località a secondo annate più o meno piovose o più o meno fa- vorevoli alla presenza delle sostanze nutritive naturali, delle quali suol cibarsi la mosca e che sono escrementi di cocciniglie, melata degli olivi e di altri alberi, e essudato dell'olive stesse. Dalle osservazioni fatte in Puglia mi risulta che nella parte littoranea di tale regione e precisamente a Bisceglie , Polignano a Mare, Serranova l'apparizione degli adulti della prima genera- _ u _ zione comincia dal 1" al 15 Agosto, in Calabria, a Catanzaro, nella seconda quindicina di Agosto, nell' Umbria centrale, a Bevagna, dal 1" Settembre. Pertanto tra la apparizione degli adulti della prima generazione, per esempio, a Biscegiie e quella degli adulti della stessa generazione a Bevagna {V Settembre) corrono 23 giorni, quanti ne bastano in tale epoca per il completo sviluppo della larva della mosca. Per l'apparizione degli adulti delle varie generazioni si pos- sono ritenere come epoche approssimative nelle due regioni fra di loro più diverse, nelle quali furono da me fatte le osservazioni, quelle sotto indicate: Puglia littoranea Adulti della l"* generazione (1) 1-30 Agosto » » 2* » 1 Settembre - 15 Ottobre » » 3^ » 15 Ottobre - 30 Dicembre » » 4* » 1 Marzo - 20 Aprile > » 5 ' » 20 Maggio - 15 Giugno Umbria centrale Adulti della 1* generazione 1-30 Settembre » » 2^ » 15 Ottobre - 30 Aprile » > 3* » parziale compiuta forse dagli individui pre- coci della 2^. » » 4* mancano, non potendo aver luogo tale generazione per mancanza di olive. Il numero delle generazioni massimo si può ritenere di cin- que nelle regioni littoranee della Puglia, che hanno olive precoci per una prima generazione di Luglio-Agosto e olive comuni o da olio 0 di olivastri sull'albero ancora in Maggio, e così in tutte le regioni a clima identico. Nell'Umbria centrale invece, come presso Bevagna, dove le olive vengono raccolte con cura a mano e restano difficilmente sull'albero fin oltre il Marzo, dove gli adulti della V generazione cominciano a comparire in Settembre, le generazioni certe sono due e ad esse forse va aggiunta una terza incompleta. Impiegando la mosca delle olive per lo sviluppo da uovo ad insetto perfetto circa un mese nella 1.^ generazione di Luglio-Ago- sto, 35-40 giorni in Agosto-Settembre, circa 50 in Settembre-Ottobre (1) Qui si deve intendere no prima generazione dell'anno, ma prima ge- nerazione compiuta nelle olive dell' anno. - 15 -- e 4-5 mesi in Novembre-lMarzo, le epoche, durante le quali si svolge ciascuna generazione nelle due località più diverse indicate, sa- ranno approssimativamente le seguenti: Puglia littoranea 1^ Generazione Luglio- Agosto 2' > Agosto-Settembre-Ottobre 3* » Settembre-Dicembre 4* » Novembre-Aprile 5* » Marzo-Griugno Umbria centrale 1'' Generazione Luglio-Settembre 2^ » Settembre-Ottobre-Novembre 3* » (parziale) Ottobre-Aprile 4*^ e 5" mancanti La regione dell'Umbria centrale presso Bevagna non si può considerare la meno propizia allo sviluppo della mosca delle olive fra tutte quelle d' Italia , essendoci altre località che per la loro altitudine sono più soggette ai freddi e quindi ancora meno favo- revoli. In queste ultime regioni avrà luogo una prima generazione ed una seconda forse parziale. Pertanto il numero delle generazioni della mosca delle olive si può ritenere variabile in Italia tra un massimo di 5 ed un mi- nimo di 2. Nascita degli adulti dalle pupe ihernanti. Per due anni a Portici ho osservato che lo sviluppo degli adulti dalle pupe iber- nanti comincia in Marzo. Nel 1906 i primi adulti comparvero il 12 Marzo e gli ultimi il 6 Aprile con un massimo dal 22-30 di Marzo. Nel laboratorio di Catanzaro Sala da pupe ibernanti il Dottor Martelli ebbe gii adulti dal 3-12 Aprile. Queste osservazioni sono in completo contrasto con quanto si legge anche nel recentissimo libro pubblicato dalla Stazione di entomologia agraria di Firenze (1), nel quale il Del Guercio scrive che dalle pupe ibernanti nascono gii adulti nella 2* metà di Giugno e nelle regioni più calde 15 o 20 giorni prima. Egli ammette che in Febbraio e Marzo avvenga « una schiusa parziale di mosche, (1) R. Stazione di entomologia agraria in Firenze. Studi ed esperienze sulla Mosca dell' olivo (Dacus oleae Rossi) ed altri insetti, che danneggiano la medesima pianta. — Redia IV, fase. lo. — 16 - che provengono da pupe ritardatarie della S*" generazione e da anticipate della 4"*; gli individui di questa schiusa sono destinati a perire senza prole , perchè è ancora lontano il giorno, in cui vi saranno olive sugli alberi >-. Anche a proposito della mortalità di mosche nate in Marzo e in Aprile è superfluo notare che non é estesa a tutti gli indi vidui, poiché altrimenti il Dacus oleae sarebbe ormai scomparso. Una mortalità parziale è stata anche da me osservata negli in- dividui nati in serra senza che abbia potuto riconoscerne la causa, ma essa in condizioni naturali potrà anche essere minore ed in qualunque modo ripeto è superfluo notare che essa non è totale e non può esserlo una volta che per due anni io ho visto nascere da tutte le pupe ibernanti gli adulti in Marzo e Aprile. Geiierazione prim aì^er ile. Questa generazione la cui cono- scenza ha una grande importanza, come dirò appresso, nella lotta contro la mosca delle olive , non sembra che sia stata ammessa chiaramente da alcun Autore, mentre da chi si occupò anche re- centemente e in modo particolare dello studio del Dacus oìeae fu negata, secondo quanto appare da ciò, che sopra si è riportato del lavoro della Staz. di ent. agr. di Firenze. Io ho potuto accertare con tutta sicurezza nel 1906 che la mosca delle olive ha una generazione primaverile , che compie allo stato di larva o in olive comuni da olio o in olive di oli- vastri. Il 20 maggio il Dr. Leonardi raccolse a Corigliano Calabro molte olive, comuni da olio, bacate con larve a v^arii stadii di sviluppo e ai primi di giugno a Portici si ebbero da tali olive mosche adulte. A Nicastro il 1 ' giugno in olive di olivastri colte sull'albero si trovarono alcune larve piccolissime di 1-2 mm. di lunghezza, alcune più grandi e alcune pupe. Sulla chioma degli olivastri si vedevano molti adulti di mosca e sul suolo, sotto gli stessi alberi, a pochissima i)rofondità nel terreno si raccolsero molte pupe, dalle quali si ebbero gli adulti dal 3 al 12 giugno. In questi si osservò il l*' accoppiamento il 16 dello stesso mese. Conclusioni. La mosca delle olive si è visto che compiendo una generazione primaverile può dare nuovi adulti durante il mese di giugno, però perchè tale generazione abbia luogo occorre che in una data località sianvi olive da olio o olive di olivastri. Queste condizioni di cose non sì verificano ovunque, né in tutti gli anni perciò in tali casi le mosche che infettono le olive della - 47 - liuova annata devono esseiv quelle nate già in Marzo-Aprile da pupe ibernanti. La mosca delle olive allo stato adulto ha certo una vita lunga come risulta anche dalle osservazioni del Dr. Martelli, che a Ca- tanzaro Sala vide ancora viva il 9 giugno una femmina di mosca, che era stata posta sotto un sacchetto di garza avvolgente un rametto, insieme ad altri esemplari, il 28 Febbraio. Io dubito anche che mosche nate, in Novembre possano giungere vive fino al Lu- glio dell' anno successivo , avendo nella serra , situata sulla ter- razza del laboratorio a Portici, nel 1906 osservate vive mosche fino ai primi di Aprile postevi in Novembre ; sfortunatamente in seguito all'eruzione del Vesuvio essendosi rotti alcuni vetri della serra stessa, non potei vedere fino a quale epoca potevano restare vive mosche nate in Novembre. Resta in qualunque modo accertato che le mosche, le quali infettano le olive in Luglio, o provengono dalla generazione pri- maverile comparendo adulte in Maggio e Giugno, o dalle pupe ibernanti in Marzo- Aprile, Perciò nel metodo di lotta che il Dot- tor De Cillis ha messo innanzi e il cui merito maggiore starebbe, secondo quanto egli ripetutamente ha scritto, nell' aver proposto e sostenuto che la lotta contro la mosca delle olive deve essere diretta contro la generazione, che egli chiama madre , esistono errori e difetti fondamentali , poiché le mosche che in Luglio infettano le olive, essendo già allo stato adulto o dal Marzo, se non prima, e dall'Aprile o dal Maggio, o dalla prima quindicina di Giugno, per le poche che possono essersi sviluppate da oliva- stri, nella 2"^ quindicina di Giugno sono già ben nutrite , accop- piate e prontissime a depositare uova. Perciò le irrorazioni con sostanze zuccherine avvelenate che vengono consigliate ogni quindici giorni dal 15 Giugno riusciranno di nessuno o di assai poco effetto contro gli adulti della mosca delle olive già ben nu- triti, e se anche tutti gli olivicultori ne praticassero quattro fino al l'' Agosto, io credo che il risultato di tali irrorazioni sarebbe nullo 0 pressoché nullo rispetto alla mosca delle olive , mentre certo sarebbe tutto a danno dell'agricoltore e per la spesa soste- nuta e la mortalità, che in un mese e mezzo (15 Giugno-I" Ago- sto) sarebbe avvenuta di tanti insetti utili suoi preziosi ausiliari nel combattere altri insetti dannosi, come esporrò in altra nota. - 18 — III §ugli Imenotteri parassiti ectofagi della mosca delle olive fino ad ora osservati nell'Italia meridionale e sulla loro importanza nel combattere la mosca stessa. pel Prof. F. Silvestri in collaborazione coi Dott. G. Martelli e L. 3Iasi (1) Cenni storici. L'autore, che primo ricordò insetti parassiti del Dacus oleae fu il Laure (2), il quale per quanto riferisce il Lucas (3) ne am- mise due: una specie di formica ed un calcidide: Eùpelmus uro- zonus Dalm. Questo, secondo il Laure (per quanto riporta il Lucas) « depose, au moyen de son long" oviducte, un oeuf, dont la larve qui en sortirà est destinée à se nourrir du tissu graisseux de celle du Dacus oleae. ■» Nell'opera « L' Olivier » del Riondet (1849) secondo ciò, che scrive il Vitale (4), è riferito che il Gruérin-Méneville osservò « che appena la f emina del Dacus ha deposto nell' oliva un uo vicino un altro insetto, che sa perfettamente riconoscere il sito occupato dal primo uovo, ve ne depone un altro accanto. Nata la larva di quest' ultimo, va a raggiungere la larva del Dacus, l'attacca e se ne nutre della sua sostanza impedendole, col divorarla, di com- piere le metamorfosi venture. Il Guérin-Méneville disse che l'in- setto parassita era un Cynips, ma non curò di specificarlo. » Il Peragallo (5) nel 1882 ricordò come parassiti della mosca delle olive VEulophus pectinicornis Latr., V Ephialtes divinator Grav. ed un' Eurytoma sp. Del primo, che egli dice era stato già osservato (1) Le parti di questa nota contrassegnate con una crocetta (-J-) sono del Dr. Martelli; del Dr. Masi sono la determinazione e la descrizione degli adulti. (2) Revue Nouvelle, p. 641 (1847). (3) Lucas, H. Note sur les dégàts aux oliviers par le Dacus oleae. Bull. Soc. ent. France (6) I, p. XIII-XIV (1881). (4) Vitale, F. Monografia su la mosca olearia (Z)ac?iSoZeae). Messina, 1887. (5) Peragallo, A. Insectes nuisibles à 1' agriculture l.*"" fase: L' Olivier. Deuxieme edition. Nice, 1882. - 19 -^ óome parassita del Daciis dal Laugier, così scrive : « la femelle attend pour insinuer son oeuf dans V olive que 1' etat maladif du fruit indique qu' il est atteint ; lorsque cet etat est bien evident, elle introduit alors son germe dans la galérie oü la larve du Da- cus a déjà acquis un certain développement » e aggiunge che la larva dell' imenottero si attacca a quella del Dacus, la uccide e la succhia. Air Euri/toma il Peragallo attribuisce costumi simili a quelli deìVEphialtes e a proposito di quest'ultima specie nota che egli ne ottenne un esemplare da pupe di Dacus. Nel 1900 il Del Guercio (1) ricordò come specie di parassiti del Dacus da lui osservate, le seguenti: Ewytoma rosae ì^ees', E. rosae var. oleae Del Guercio; Trichomalus spiracularis Thoms; Eulophus pectinicornis? Latr. Vitale (op. cit.) enumera gli Imenotteri parassiti ricordati dai precedenti Autori, ai quali aggiunge un'altra specie, il Monodon- tomerus aei^eus Walk., da lui ottenuto una volta da una pupa di Dacus. In questi giorni è apparso il lavoro della Stazione di entomo- logia agraria di Firenze « Studi ed esperienze sulla mosca dell'o livo {Dacus oleae Rossi) ed altri insetti, che danneggiano la me- desima pianta » (2), in cui sono citate nove specie come parassite della mosca e osservate in Toscana dagli Entomologi della Stazione cioè: Eulophus pectiniconiis (L.), Cratotrechus larvarum (L.), C. aeneicoxa Thoms.; Trichomalus spiracularis Thoms.; Psilocera concolor (Thoms.) ; Eupelmus Degeeri Dalm. ; Eurytoma rosae Nees, E. rußpes Walk., E. aetiops Boh. Tale numero di parassiti, come si vedrà appresso, si può ridurre a quattro, poiché i primi tre sono in realtà da riferirsi ad una specie del genere Eulophus'^ il 4" e il 5° pure ad una specie di Dinarmus, e i tre ultimi ad una specie di Eurytoma. In tale lavoro si aiferma pure che le larve di tali parassiti non si possono distinguere fra di loro, men- tre sono abbastanza ben distinte; e si sospetta che gli Imenotteri ricordati siano piuttosto necrofagi che veri parassiti . togliendo così ad essi ogni importanza nella lotta contro la mosca delle olive. (1) Sulla dominante infezione della mosca delle olive e sui provvedimenti con i mezzi più adatti per limitarne la diffusione. — Nuove relazioni intorno ai lavori della R. Stazione di entomologia agraria di Firenze. Serie prima, nu- mero 3. (2) Redia, IV, fase. 1°. — 20 — Dalle osservazioni fatte dell Laboratorio di entomologia di Por- tici neir Italia meridionale e centrale (Umbria) negli anni 1905 e 1906 in località numerose e molto diverse per le loro condizioni naturali, è risultato che la mosca delle olive è in tali regioni com- battuta da quattro specie di Imenotteri parassiti, che sono: Eu- lophus longulus (Zett.), Eupelmus urozonus Dalm., Dinarmus da- cicida Masi ed Eìirytoma rosae Nees. Di queste specie appresso si danno le descrizioni, notizie dietologiche, e si considera la loro im- portanza come parassiti della mosca delle olive. Dinarmus dacicida Masi, sp. n. Syn. 1900 Trichomalus spiracularis Del Guercio , N, Relaz. Staz, ent. agr. Firenze. N. S. ITI, p. 65, Tav. IV, figu- re 19-20. » 1907 Psilocera concolor Paoli, ßedia IV, p. 38, fig. 22. Uovo. + L'uovo (Fig. 1) è bianco, lucente, tre volte e mezza circa più lungo che largo, ad un polo molto più assottigliato che all'oppo- sto. Lunghezza mm. 0,717, larghezza mm. 0,209. + Larva. Fig. 1. Uovo di Dinarmus (molto ingrandito). Corpo (Fig. 2) allungato, un poco più sottile posteriormente Fig 2. Larva di Dinarmus (ingrandita). A B Fig. 3. Dinarmus: A capo, B antenna (molto ingranditi). che anteriormente, di colore biancastro, che appare più o meno - 2t - fosco per il contenuto dell' intestino, fornito di pochi e cortissimi peli. Il capo (Fig. 3) è provvisto di due antenne molto più lunghe che larghe e un po' assottigliate , e di 6 peli cortissimi che sono due submediani tra le anten ne, due sublaterali e due laterali. Lunghezza del corpo mm. 3,5, larghezza mm. 1,2. Pupa. Corpo (Fig. 4) tozzetto, depresso, un poco concavo al ventre e convesso al dorso, di colore bianco, appena formatasi la pupa, poi ocraceo, ed infine fosco e nerastro quando l'adulto ormai annerito sta per uscire dalla spoglia. Lunghezza del corpo della femmina mm. 1 ,4 ; dimensioni del maschio alquanto minori. Fig. 4. Pupa di Dinarmìis (ingrandita). Adulto. Femmina. La testa (Fig. 5) è relativamente grande, più larga del torace e assai più larga che lunga, col vertice ampio, la faccia con- vessa, le gene rigonfiate, il margine interno del clipeo non distinto, quello esterno leggermente concavo verso il mezzo. Da questo margine derivano molti piccoli solchi che sono disposti radialmente intorno alla bocca e si prolungano per un breve tratto oltre il margine interno. Invece di un solco longitu- dinale sulle gene, si osserva una depres- sione leggerissima, che si riesce appena a distinguere con la disposizione più oppor- tuna della luce. Anche le fosse antennali sono rappresentate da una leggera depressione la quale è comune alle due antenne e termina all'altezza dell'ocello an- teriore. L'occipite non è marginato. Gli occhi sono glabri, col diame- tro longitudinale uguale circa alla lunghezza delle gene. Le antenne (Fig. 6) si attaccano nel mezzo della faccia, hanno lo scapo as- sottigliato, leggermente curvo, che supera di poco 1' ocello ante- riore, e il pedicello breve, una volta e mezza più lungo che largo all'estremità. Ad esso seguono due anelli ben distinti, e poi un Fig. 5. Testa di TJinarmus dacicida, di fronte (ingrandita). - 22 Fig. 6. Anteuua di Biiuinnus daaicida femniina (ingrandita) articolo poco più grande di questi anelli, che va considerato come il primo del funicolo. I cinque articoli seguenti divengono grada- tamente più corti ma presentano tutti la stessa grossezza: il primo di essi è lungo circa una volta e mezza il pedi- cello ed ha la lunghezza uguale ad una volta e mezza la larghezza; F ultimo è tanto largo che lungo. La clava è di- stinta in tre articoli e presenta 1' api- ce separato da un piccolo solco: ha la lunghezza del secondo articolo del fu- nicolo ed una grossezza poco maggiore. Le mandibole sono fornite di denti brevi e robusti: in quella di destra la metà interna del margine masticatorio è spia- nata, e nel resto vi sono due denti , in quella di sinistra solo un quarto del margine masticatorio è dritto, e i denti sono in numero di tre. Il torace (Fig. 7) è robusto, convesso superiormente. Il protorace è di larghezza, poco inferiore a quella del mesotorace e for- ma un collare ristret- to, abbastanza bene se- parato dallo scudo , col margine anteriore acuto. In luogo dei solchi parapsidali si trovano due leggere depressioni che arri- vano fino nel mezzo dello scudo. L' epicne- mio non è situato sullo stesso piano del meso- sterno, ma è disposto obliquamente in den- tro, in modo da esser poco visibile osser- vando il torace di profilo ; V episterno , poi , si prolunga molto al disopra dello sterno, e questo è arrotondato nell'estremità sut Vig. 7. Dinarmus dacicidn femmina (ingrandito). - 23 - i; J li periore^ coi lati rettilinei e un poco convergenti in basso. Lo scu- tello è convesso, il dorsello poco sviluppato. Il metatorace è breve, carenato, senza nuca nell' estremità posteriore, e presenta un solco trasversale. Gli spiracoli sono piuttosto grandi, reniformi. Le ali anteriori hanno la cellula costale ampia, la nervatura postmarginale lunga V5 della marginale, la stigmatica 7^ biella post- marginale. Lo specolo è piuttosto grande; i peli del margine sono corti e non sporgono nella metà anteriore del bordo esterno. Le anche anteriori sono una volta e mezza più lunghe delle mediane, queste uguali alla metà delle posteriori. Gli altri articoli delle zampe sono abbastanza robusti. La tibia delle zampe posteriori (Fig. 8) presenta due speroni , di cui uno più piccolo. I primi quattro articoli del tarso diminuiscono gradatamente di lun- ghezza, ma l'ultimo è, nel primo paio di zampe, poco più lungo del primo articolo, nel secondo e nel terzo poco più breve. L' addome uguaglia la lunghezza comples- siva della testa e del torace ; ha forma conico- ovata e termina in punta acuta. Interiormente è molto più convesso che superiormente. I seg- menti son di lunghezza quasi uguale e solo gli ultimi tre un poco più allungati e V ultimo più lungo di tutti. A cominciare dall' antipenultimo segmento , i lati dell'addome convergono ad angolo acuto. La scultura a reticolo, la quale si osserva in quasi tutto il corpo , si può distinguere già con un ingrandimento di 80 diam. In alcuni punti essa dà alla superficie un aspetto squamoso: cosi nella parte esterna delle ascelle e sull' addome. Anche il dorsello ha scultura reticolata, mentre il resto del metatorace e, nel me- sotorace, 1' ei)isterno, hanno sui)erücie liscia. Nel mesosterno le linee rilevate che costituiscono il reticolo si presentano notevol- mente ispessite, e perciò si ha un' apparenza punteggiata, con in- cavi piuttosto radi. La parte posteriore dello scutello presenta una scultura un poco diversa da quella del rimanente, perchè a maglie un poco più grandi: questa differenza non è tacilmente visibile, e Fig. 8. Estremità della zam- pa posteriore di Dinar- mus dacicida (ingran- dita) - n non è il caso di distinguere nello scutello il cosi detto frenum. Grii episterni sono lisci. Il colorito generale del corpo è nero azzurrognolo, e si muta in nero verdastro nel metatorace, nell' episterno e talora in qual- che altra parte del torace. NelF addome si ha un colorito bruno olivaceo molto scuro nella parte superiore, il quale poco si distin- gue dal colore del capo e del torace, e la parte inferiore è nera- stra: superiormente il riflesso è verde dorato, inferiormente vio- laceo oppure verdastro. La base dell' addome, nel lato superiore è di color verde. Gli occhi sono rosso scuri. Le antenne presen. tano un colore giallo grigiastro scuro, ma questa tinta apparisce, p iù sbiadita nel funicolo a causa dei peli bianchi che lo rivestono I femori sono nerastri, con 1' estremità di un bianco giallognolo : le tibie presentano questo stesso colore all' apice e alla base , nel resto sono scure, e i tarsi sono più chiari dell'estremità delle tibie, ma hanno l'ulti- mo articolo gialliccio e con l' apice scu- ro. Le ali sono perfettamente limpide , con nervatura giallo grigiastra. Sul corpo sono sparsi dei peli bianchi. Lunghezza, mm. 3,3—4,5. Maschio. Ha lo scapo delle antenne (Fig. 9) meno assottigliato di quello della femmina , il funicolo più sviluppato, con gli articoli appena decrescenti in lun- ghezza : il primo di essi non ha la forma di un anello, ma è conformato come gli altri, un poco più lungo che largo. Le due leggere depressioni che corri- spondono ai solchi parapsidali , si bifor- cano alla loro estremità e continuano così per breve tratto divergendo ad angolo acuto. Il metatorace è più sviluppato che nella femmina. 'L'addome (Fig. 10) è foggiato a spatola, depresso, con l'estremità ottusa : la sua lunghezza uguaglia quella del torace, la larghezza ne supera appena la metà. Il secondo segmento è circa tre volte più lungo del terzo ; quelli dal terzo al quinto sono di lunghezza e larghezza uguale ; il sesto ha il margine posteriore più ristretto Fig. 9. Antenna di JJìiku-iiìkh dacicida maschio (ingrandita). - -25 - dell' anteriore; il settimo segmento misura circa '/s della lunghezza del sesto ed è più ristretto. Generalmente nel maschio il riflesso azzurrognolo del torace è più evidente che nella femmina. Le misure delle diverse parti, prese in un esemplare femmina ed uno maschio dei più grandi, sono le seguenti. Dimensioni della femmina — Lunghezza del capo mm. 0,84, larghezza mm. 1,08 — lunghezza del funicolo, compresa la clava, mm. 0,94 — lunghezza del torace mm. 1,17, larghezza mm. 0,96— zampe anteriori: femore mm. 0,56, tibia mm. 0,73, tarso mm. 0,66 — zampe medie: femore mm. 0,61, tibia mm. 0,57, tarso mm. 0,59 — zampe posteriori : fe- more mm. 0,7, tibia mm. 0,91, tarso rara. 0,77 — lunghezza dell' ala anteriore rara. 2,5; nerva- Fig. io. . - Addome di Dinarmus daci- tura margraale rara. 0,43, postmargraale rara. «ri« maschio (ingrandito) 0,35, stigmatica 0,26, — lunghezza dell' ala posteriore rara. 1,8 — lunghezza dell'addome rara. 2,1, larghezza rara. 0,91. Dimensioni del maschio — Lunghezza del capo rara. 0,77, lar ghezza rara. 0,98 — lunghezza dello scapo rara. 0,35, del funicolo compresa la clava, rara. 0,91 — lunghezza del torace rara. 1,13, larghezza mm. 0,84 — zampe anteriori : femore mm. 0,49 , tibia rara. 0,49, tarso mm. 0,47 — zampe medie : femore rara. 0,49, tibia rara. 0,63, tarso rara. 0,56 — zampe posteriori : femore rara. 0,49, tibia mm. 0,7, tarso mm. 0,59 — lunghezza dell' ala anteriore mil- lira. 2,80 ; nervatura raarginale mm. 0,33, postmarginale ram. 0,28, stigmatica mm. 0,19 — lunghezza dell' ala posteriore rara. 1,54 — lun- ghezza dell' addome rara. 1,14, larghezza rara. 0,49. Osservazioni. Questo parassita è stato riferito al genere Tricho- riialus Thomson dal dott. Del Guercio e, recentemente, al genere Psilocera Walker dal dott. Paoli. In ambedue questi generi si trova un solo sperone nella tibia del terzo paio di zampe: ma negli esemplari che ho descritti vi sono due speroni, onde è evidente che essi devono appartenere ad altro gruppo di Calcidicli. Seguendo i quadri dico- tomici del Thomson, si viene successivamente alla determinazione di sottotribù Pteì'omalides, sezione I, genere Dimachus, sottogenere Dinarìiiiis. Seguendo l'Ashmead, si viene alla determinazione della famiglia Miscog aster idae, sottofamiglia Tridyrimiae, tribù Meta- — 26 - stenini, genere Dincu-mus. Di questo genere non si conoscono al- tre specie oltre le due scoperte dal Thomson, cioè il D. acutus e il D. pilosulus, delle quali 1' Autore ebbe solo esemplari di fem- mine. Il D. acutus somiglia per parecchi caratteri alla specie pa- rassita del Dacus oleae, ma, a quanto si può giudicare dalla de- scrizione che ne dà il Thomson, se ne distingue facilmente per le antenne con lo scapo verde, pallido presso il punto di attacco, gli articoli dal 6" al iO" inferiormente bruni, superiormente di co- lor fosco ; per il metatorace punteggiato e sfornito di carena ; per r addome non terminato a punta nella femmina. Ashmcad indica fra i caratteri del genere anche la mancanza di carena nel meta- torace e la forma lineare degli spiraceli: ma, sebbene nella specie che ho descritta, gii spiraceli siano poco più lunghi che larghi e reniformi, e vi sia una carena ben distinta, questi caratteri non possono, per sé soli, escludere che il parassita del Dacus spetti al genere Dinar^mus, tantopiù perchè questo è stato definito in base all' esame di due sole specie. Tutti gli altri caratteri corri- spondono alla diagnosi del Thomson. Note dietologiclie. Distribuzione geografica. Questa specie di Dinannus si è otte- nuta da olive di varie località della Puglia, Calabria, Umbria, To- scana. Vittime. Fino ad ora l'unica vittima conosciuta di questa specie è il Dacus oleae. Nutrimento degli adulti. Questo imenottero, come gii altri parassiti della mosca, e del resto molti altri Imenotteri paras- siti fino ad ora da me osservati, si nutre di sostanze zuccherine ovunque e comunque presenti. -j- Accoppiamento. Il maschio sale sul dorso della femmina, si porta sul davanti e con le zampe poggianti sulla fronte, sugli occhi composti e sul mesotorace, comincia i preliminari consistenti neir abbassare e divaricare leggermente le antenne toccando col- l'estremità il labbro anteriore della femmina. Dopo parecchi di tali preliminari il maschio indietreggia sul dorso portandosi sulla parte posteriore della femmina e incurvato l'addome ne fa strisciare r estremo sul ventre della femmina, cercando ed ottenendo di mettersi in copula. Questa non dura che pochi istanti. S«^ la fem- mina non lo desidera, quando il maschio si porta sulla parte pò- - 27 - steriore e tenta incurvare V addome, essa ne profitta per allon- tanarsi rapidamente da quel luogo ; il maschio però torna sulla parte anteriore e la femmina si ferma per riceversi nuovamente le carezze precedenti. Finalmente non ottenendo quanto desidera il maschio scende e va via. + 4- Deposizione delle uova. Con voli a zig-zag la femmina si avvicina e si posa suU' oliva e dopo breve sosta, durante la quale solleva e abbassa gravemente le antenne, gira e rigira attorno ad essa tastandone la superficie con 1' estremità delle antenne in vi- brazione. Ogni tanto si sofferma e solleva e abbassa le antenne come prima. Queste soste e questi moti impressi alle antenne du- rante le soste e 1' esplorazione dell' oliva, servono ad assicurare il parassita della presenza della vittima nella polpa sottostante. Quella infatti si appalesa col rumore prodotto rosicchiando. Detto rumore si sente benissimo , quando si tiene vicino all' orecchio una oliva che alberghi la larva grossetta di Dacus, avendo però la precauzione di porsi in un ambiente ove non arrivino rumori dal di fuori, -f- -f Trovato il punto cercato sulla drupa, il parassita muove l'ad- dome e fissa la trivella disponendola in direzione pressoché per- pendicolare, indi ritira F addome nella posizione normale e gli imprime dei movimenti dall' alto in basso, concentrando lo sforzo alla base della trivella stessa. Mercè questi movimenti continuati per 15-20 minuti primi a seconda della resistenza offerta dall' epi- carpio e dal mesocarpio, la trivella penetra nelF oliva. In questo lavoro il parassita concentra tutte le sue forze e le antenne, di solito ferme, qualche volta si sollevano leggermente in alto. + + Allorché la trivella é penetrata quasi tutta nella polpa, l' ad- dome del parassita assume una forma triangolare con il vertice corrispondente alla base della trivella e un momento prima di essere estratta viene affondata nella polpa con violenza nel mentre che l'addome fa alcuni rapidi volteggi. Dopo ciò il parassita estrae la trivella e si gira su se stesso piano piano, tastando con le an- tenne la superficie della drupa circostante al punto trivellato, su cui qualche volta avvicina la bocca per succhiare. + + Osservata la vittima subito dopo che il parassita ha ritirata la trivella la si vede ancor vivente , ma poco dopo essa muore, -f- Trascorso un po' di tempo in questa 2" esplorazione, vicino al primo foro, il parassita ne pratica un secondo, ponendosi nel- la stessa direzione precedente e depone l' uovo. Quest' ultima fun- - 58 - zìone, la deposizione cioè, si manifesta con leggeri movimenti vi- bratori delle antenne e dura da T'/a ^ 2'. + + Osservata ora la larva vittima (Fig. 11) si presenta morta, distesa, turgida, lunga da 6 mm. a 6 V? con a fianco, o sopra o a qualche decimo di millimetro di distanza, un uovo, -j" lÌEÌ + Regione oi^e la larva vittima è ferita. j~^ Questo parassita, come è da credere per gii altri del Dacus, ferisce la vittima nella regione posteriore del corpo e ciò lo prova il fatto che questa parte e propriamente quella at- torno alla ferita , è che comincia prima a cambiar di colore mostrandosi ivi, da bianca che era come sul resto, gialletta e poi bru- ^^^ j, na e finalmente nera. Questo colore va in Larva deiia mosca aeiie _ «j. j. j j • i. I.J. •! „ • olive uccisa dal parassita e seguito estendendosi su tutto il corpo in ,. „ ,„ * ,. ^^.^ e '^ uovo di questo sulla parte modo che la vittima si presenta dopo uno o posteriore delia larva (in- due giorni completamente annerita. + ^^randiti). + Larva parassita. In settembre a Catanzaro, dopo due giorni dalla deposizione dell' uovo nasce la larvetta la quale si attacca con le mandibole alla vittima e vi aderisce con tutto il corpo cominciando subito a succhiare fino a che della vittima morta non rimane che la spoglia anch' essa annerita. In 5-6 giorni la larva del parassita succhia la vittima e diventa matura. + + Pupa. Dopo 4-5 gioi'ni dacché la larva è matura si ha la pupa. Essa si trova nella galleria dell'oliva ormai libera della vit- tima, vicino alla spoglia di questa con il dorso in alto e fissata al- l'estremità sulla polpa. Trascorsi 7-8 giorni la pupa si trasforma in adulto e vieii fuori dall' oliva. + -f Durata delle varie fasi di smluppo. A Catanzaro il Di narmiis dacicida per arrivare allo stato adulto impiega 18-21 giorni dalla fine di agosto alla prima quindicina di settembre e 30-31 giorni dal settembre (2'' quindicina) all'ottobre. H- Numero delle generazioni compiute come parassita della mosca delle olive. Il primo esemplare di questa specie comparve allo stato adulto da olive di Bisceglie il 12 agosto e 1' ultimo il 2 ottobre, a Catanzaro (Martelli), rispettivamente, il 28 agosto e 21 ottobre, a Bevagna il 3 settembre e 10 ottobre, e da olive di Polignano a Mare gii ultimi esemplari il 16 ottobre, — 29 — Èssendo la durata dello sviluppo di questa specie da uovo ad adulto di 18-20 giorni fino verso la metà di settembre, di una trentina di giorni in settembre-ottobre, si può ritenere che in Bi- sceglie e nel resto della Puglia littoranea, e regioni a clima i- dentico, comparendo gii adulti della pi-ima generazione già il 12 agosto, si possono avere due altre generazioni. Nelle altre loca- lità a clima come quello di Catanzaro, forse può aversi una terza generazione da parte degli individui precoci, in quelle poi come Bevagna (Umbria) il numero delle generazioni non può essere superiore a due. Percenluale delle larve di mosca parassUizzate. La percen- tuale osservata nel 1906 fu poco elevata in tutte le regioni, es- sendo stata del 12 soltanto a Bevagna ( considerando anche come larve sane di mosca quelle morte in realtà per parte degli altri parassiti). La percentuale degli individui di questa specie rispetto al numero totale dei parassiti ottenuti dalla mosca delle olive fu del 78,5 per Grottaglie, 29,5 per Bisceglie, 27,5 per Be- vagna e 1,6 per Portici. Eulophus longulus (Zett) Thoms. Syn. 1838 Entedon longulus Zetterstedt, Insect. Lappon. I, pag. 430. "^ » 1878 Eulophus longulus Thomson, Hymen. Scandinav. V. 1878, pag. 229. » 1882 » pectinìcornis Peragallo, L' Olivier, p. 131, fig. 2. - » 1900 » pectinìcornis Del Guercio, N. Relaz. St. ent. agr. Firenze, Ser. 1% III, p. 65, Tav. IV, fig. 21. » 1907 » pectinìcornis Paoli, Redia IV, p. 33, fig. 1618. » » Cratotrechus larvarum Paoli, Ibidem, p. 36, fig. 19. - * y> » aeneicoxa Paoli, Ibidem, p. 38. Uovo. -f È bianco latteo, poco più di tre volte più lungo che largo (considerando la maggior larghezza), con un polo (Fig. 12) alquanto più assottigliato dell'opposto. Lunghezza mm. 0,525, larghezza mas- sima 0,166. -f - 3Ö -^ Larva Corpo (Fig. 13) poco più assottigliato posteriormente che ante- riormente; di color biancastro, che però apparisce in gran parte fosco Fig. 12. Uovo di Eulophus (molto ingrandito). Fig. 13. Larva di Eiilophus (ingrandita). Flg. 14. Capo della larva di Eidophus (visto dal dorso, molto ingrandito). per il contenuto dell' intestino ; sfornito di peli. Capo (Fig. 14) al- quanto più stretto del torace con due antenne cortissime, in forma di due minuti coni aventi la base più larga della lunghezza totale dell'antenna , e quattro brevissimi peli, dei quali due submediani e due laterali. Lunghezza del corpo mm. 3,5; larghezza mm. 0,9. Larva prima di trasformarsi in pupa, in seguito all'emissione degli escrementi, perfettamente bianca. Pupa. Corpo (Fig. 15) diritto, depresso, di color bianco appena dopo la trasformazione e poi di mano in mano umbrino, castagno fino a divenire nerastro dopo 10-15 ore. Lunghezza del corpo della femmina ram. 3, larghezza mm. 1,25 ; le dimensioni della pupa maschile alquanto minori. Adulto. Femmina - La testa (Fig. 16), di larghezza appena inferiore a quella del torace, ha la forma di un triangolo equilatero, con l'apice in corrispondenza al dente esterno delle mandibole: la distanza dal- - M - r ocello anteriore all' estremità del clipeo è poco inferiore a quel- la che intercede fra i punti più sporgenti degli occhi, stando nel Fig. 15. Pupa di Evloplius (ingrandita). Fig. 16. Testa di Eulopìius longulus, femmina, di fronte (ingrandita) rapporto di 77 a 100. Le gene sono un poco rigonfiate, lunghe circa la metà del diametro longitudinale degli occhi. Questi sono a superficie ispida. Il margine libero del clipeo è dritto. Le antenne (Fig. 17) inserite poco al disopra della linea oculare, hanno la lunghezza del torace, e presentano lo scapo cilindrico, leggermente incurvato , uguale a '-/^f^ della lunghezza del funicolo; il pedicello è piutto- sto allungato e misura '/s del quarto articolo; l'anello è piccolissimo; il primo articolo del funicolo ha forma cilindrica e lunghezza tripla della grossezza, mentre gli altri arti- coli divengono gradatamente più corti an- dando verso r apice e si presentano di gros- sezza uguale al primo veduti dal disopra , ma gradatamente più larghi veduti di profilo. Il secondo articolo è due volte più largo che lungo, il quarto di larghezza poco infe- riore alla sua lunghezza. La clava non è più ristretta dell'articolo precedente, è poco più lunga di esso, di forma ovata, con la punta acuta, in essa è evidente la divisione in tre articoli. Questi però sarebbero in numero di due in tutto il genere Fig. 17. Antenna di Enlopìms longit las femmina (ingrandita). Eulophus secondo Thomson : Ashmead ne ammette tre , ma né attribuisce tre soli al fmiicolo. Io ritengo che si debba considerare la clava come triarticolata : sebbene tra i due ultimi articoli vi sia un principio di fusione. Ho trovata evidente la distinzione in tre pezzi, oltre che nella specie qui descritta, anche in esemplari dì E. viridulus Th., E. Irideutatas Th. e E. atmopte)-uü (Ratz.) in cui il funicolo presentava pure quattro articoli. In una figura di Wal- ker, che si riferisce all'^*. aphacha, la clava è triancolata. Nelle man- dibole il dente apicale è il più glande, a punta aguzza e distaccato dagli altri denti. Questi sono in numei'o di quattro, smussati all'api- ce, ad eccezione del primo: inoltre dopo l'ultimo vi è un piccolo tubercolo spianato superiormente, che sembra corrispondere ad un dente atrofizzato. Il protorace (Fig. 18) è due volte più largo che lungo, di larghezza uguale a % di quella del mesotorace, nel quale in luogo dei solchi parapsidali, che non si riscontrano mai nel genere Eulophus, si osservano due leg- gerissime depressioni che arri- vano fin verso il mezzo dello scudo. Questo misura in lun- ghezza Vs della larghezza mas- sima del torace. La sutura delle pleure forma una curva molto pronunziata. Il metatorace pre- senta, oltre alla carena, due co- stole longitudinali, piegate ad angolo dopo la metà della loro lunghezza. Tra questo punto e la metà, della carena vi sono due piccole coste trasversali oblique in basso ed in fuori. Le anche posteriori sono quasi una volta e mezza più lunghe delle altre. In rapporto alla lunghezza delle tibie del terzo paio di zampe, considerata come uguale a 100, quella dei femori, delle tibie e dei tarsi delle tre paia è uguale, rispettivamente, a 71, 76, 57 nel primo paio di zampe, 71, 100, 64 nel secondo, S6, 100, 64 nel terzo. Gli articoli del tarso presentano il seguente rapporto Pig. 18. Eulophus longithis femmina, (ingraniiito). - 33 - di lunghezza: nel primo paio 4, 3, 3, 3; nel secondo idem ; nel terzo 4, 4, 3, 3. Abbiamo dunque nel terzo paio i femori, nel se- condo e nel terzo le tibie e i tarsi, più allungati che nel pri- mo paio ; inoltre il primo arti- colo tarsale è più lungo nel pri- mo e nel secondo paio, mentre nel terzo sono allungati tutti e due i primi articoli ed uguali Fig. io. „ 1 Ala anteriore di Ktdopììiis lonipüus, ft'a loro. (i„o,.a„dita). La proporzione fra la lun- ghezza delle ali posteriori e delle anteriori è di ' Vioo- Le ali an- teriori (Fig. 19) arrivano all' apice dell' addome e presentano la nervatura postmarginale lunga '/s della marginale e '/z della sti- gmatica. Lo pterostigma è quasi identicamente conformato nei due sessi. L' addome , non più ristretto del torace , né è più lungo di 7^ ; ha forma ovale allungata e termina a j)unta acuta ; pre- senta la maggiore larghezza in corrispondenza al terzo e al quarto segmento. La faccia è perfettamente liscia. La fronte e il vertice, osservati con un ingrandimento di 60 diam. presentano un reticolo di solchi sottilissimi. La parte superiore del protorace e del mesotorace hanno una rete di linee rilevate che determinano delle aree più o meno re- golarmente poligonali, che sono più grandi sullo scudo ed ancora più grandi sullo scutello, molto piccole sul dorsello. Il callo del me- tatorace, le ascelle ed i lati dello scutello presentano delle piccolis- sime impressioni lineari, contigue l'una all'altra, per le quali si ha l'apparenza di una rete a maglie molto strette e allungate. Sui lati del protorace, sulle anche anteriori e medie, si trova un reticolo di solchi sottili, che dà alla loro superfìcie un aspetto squamoso. Le anche posteriori hanno nella parte superiore esterna delle fos- sette più o meno arrotondate, a contatto 1' una dell' altra, mentre nella parte inferiore hanno una scultura simile a quella delle ar scelle. Con un ingrandimento di 60 diam. si può distinguere nel- la seconda metà dell' addome V aspetto squamoso della sua super- fìcie, il quale è più evidente negli ultimi tre segmenti. Il colorito della faccia è di un bel violetto splendente, che volge all' azzurro-verde sul clipeo e sulla fronte : la parte infe- 3 U - i-iore della testa è verde turchiniccia, talora nera azzurrognola ; gli occhi sono rosso scuri, le antenne giallo scure, con una tinta meno intensa sullo scapo e sul pedicello. La parte superiore del torace è di un bel verde dorato, mentre i presterni sono di colore nerastro, i mesosterni e le pleure di colore rameo a riflesso ver- de. I lati e la parte inferiore del protorace son quasi neri, il pronoto di un verde più cupo e meno splendente di quello del mesonoto. Lo scutello ha generalmente un riflesso dorato più in- tenso di quello delle altre parti. In alcuni individui tutta la por- zione superiore del torace volge all' azzurro, mentre in alcuni altri ha un leggero riflesso, rosso rame. Le anche presentano un colore verde bronzo oppure rameo a riflesso verde ; i trocanteri, le tibie e i tarsi sono giallognoli, talora quasi bianchi ; i femori color verde bronzo, tranne 1' estremità che è sbiadita ; 1' apice dei tarsi è scuro e le tibie sono spesso adombrate nella seconda metà. Le ali sono jaline, con la nervatura giallognola, come le tibie. L' addome è verde dorato, con riflessi porporini ed azzurri, più scuro nella parte inferiore. Tutto il corpo è fornito di peli bianchi, radi, i quali sono un poco più numerosi sull'addome.Le variazioni di colorito a cui ho accennato si osservano negli individui di una stessa località. Tutti gl'individui ottenuti per alle- vamento da olive di regioni diverse, non differiscono mai nel colorito in modo da rappresentare diverse varietà della specie. Lunghezza, mm. 2, 4 — 3, 6. Maschio. Esso ha la testa più grande, in proporzione del corpo, di quella della fem- mina e le antenne (Fig. 20) pure proporzio- natamente più lunghe. In queste lo scapo è ingrossato nel mezzo e un poco compresso, il pedicello è breve , i primi tre articoli del funicolo crescenti gradatamente in lunghezza. Il terzo di essi misura una volta e mezza la lunghezza del primo. I rami che si dipartono da questi articoli, arrivano quasi air estremità della clava e sono forniti di peli numerosi. Il quarto articolo del funicolo, è ingrossato, poco più lungo dello scapo, quasi due volte più lungo dell' articolo precedente. Nella Fig. 20. Antonna di Eulophint longulus maschio (ingrandita) - 35 - clava si riscontrano due soli articoli , dei quali il primo è due volte più lungo del secondo: complessivamente essi misurano */ della lunghezza del quarto articolo del funicolo e sono come que- sto forniti di peli. La mandibola sinistra ha sei denti, mentre la destra ne ha cinque come le mandibole della femmina. Nel torace le due depressioni che corrispondono ai solchi pa- rapsidali nella femmina, sono appena accennate, inoltre la costa trasversale del metatorace non si riscontra in tutti gli individui. Le zampe sono più lunghe in proporzione di quelle della fem- mina, e presentano i femori, le tibie e i tarsi gradatamente cre- scenti in lunghezza dalle zampe anteriori alle posteriori. La pro- porzione degli articoli del tarso nelle tre paia di zampe è rispet- tivamente, 2, 2, 2, 2 nel primo, 3, 3, 2, 2 nel secondo e nel terzo. Le ali, nella posizione di riposo, superano di molto 1' estremità dell' addome. Questo è di lunghezza uguale al torace, ma più ristretto : la sua larghezza corrisponde al quinto segmento. Riguardo alla scultura è da osservare che il dorsello ha solo una rete di solchi esilissimi che determinano delle maglie poligo- nali, visibili con un ingrandimento di 80 diametri. L'addome, a differenza di quello della femmina, è nero-vio- laceo , superiormente con una larga fascia bianco giallastra , a margini sfumati, che ne occupa quasi tutta la prima metà. I fe- mori anteriori e medi sono spesso interamente giallognoli. Lunghezza, mm. 1,6 — 2,6. Osservazioni. La femmina di questa specie d'imenottero è stata descritta dal dott. Del Guercio come Eulophus pectinicornis ? Latr., e come Cratotrechus larvar mn (L.) Th., dal dott. Paoli, il quale ne ha descritto però il maschio come appartenente all' Eulophus pectinicornis (L.) 111., dicendo di aver trovato anche maschi della specie Cr. larvaruni. Confrontando gli esemplari femmine con la descrizione del Cr. larvar um fatta dal Thomson e con un esemplare della collezione, il quale corrisponde perfettamente a quelli descritti da tale autore, non è difficile riconoscere che essi non possono appartenere alla detta specie. Infatti presentano le anche anteriori di colore molto scuro come quelle medie (seguo, nella enumerazione dei caratteri distintivi, la descrizione del Thom- son) e le posteriori non di colore giallo chiaro; le zampe pure non di questo colore, ma scure nei femori e di una tinta giallognola - 30 - molto pallida nel rimanente ; la testa non già molto larga, ma di larghezza poco superiore alla lunghezza: la faccia non pun- teggiata; gli occhi pubescenti; il funicolo compresso, con l'ulti- mo articolo più lungo che largo; la clava più corta del primo articolo del funicolo ; il metatorace non punteggiato , con la ca- rena molto più lunga del dorsello; 1' addome senza la fascia ba- sale pallida ; gli epicnemi ben distinti ; i tarsi posteriori con i due primi articoli uguali in lunghezza ed un poco più lunghi dei po- steriori, che sono pure uguali. Per altri caratteri, gi' individui femmine che ho descritti, non possono riferirsi nemmeno al genere Cratotrechus. Infatti nelle loro antenne il funicolo presenta non già tre, ma quattro articoli; inoltre le antenne non sono inserite al disotto della linea oculare; la nervatura postmarginale delle ali non è appena più lunga della stigmatica, ma due volte più lunga ; le zampe sono poco robuste ; r addome termina a punta acuta. Questa terminazione dell' addo- me è un carattere così appariscente, da far riconoscere a prima vista che non si tratti del Cr. larvarmn, il quale ha bensì, come alcune specie del genere, un addome allungato, ma l' estremità di esso non è ad angolo acuto. Tanto i maschi come le femmine della specie che io ho de- scritta, corrispondono ai caratteri del genere Eulophus , quali si trovano indicati dal Thomson. Veramente, seguendo il quadro di- cotomico di Ashmead, resta in dubbio se le femmine possano at- tribuirsi a tale genere. Poiché, tenendo conto della lunghezza della vena marginale, si sarebbe portati ad attribuirle al genere Sym- piesis Förster, al quale però non possono appartenere per la con- formazione del metatorace e dell' addome e per altri caratteri ; e pur ammettendo che gii esemplari vadano com.presi nella se- zione con vena marginale inferiore al triplo della lunghezza della stigmatica, resterebbe a decidere fra il genere Cratotrechus e il genere Eidophus. Questo, secondo Ashmead, dovrebbe avere le antenne di nove articoli, col funicolo triarticolato, come il genere Cratotrechus. I nostri esemplari non potrebbero riferirsi né all'uno né all'altro dei due generi, secondo le caratteristiche indicate dal- l' Autore. Nel quadro dicotomico dell' Ashmead il numero degli ar- ticoli dell' antenna sembra adunque errato, per quanto riguarda il genere Eulophus. Resterebbe a determinare a quale specie di Eulophus appar- tengano gii esemplari parassiti del Dacus oleae. Essi spettano - 37 — certamete al gruppo A del Thomson. Però noi non possiamo sa- pere quali siano tutte le specie del genere che si riferiscono a questo gruppo. È necessaria una revisione delle numerose specie che sono state descritte: ma finché questa non sarà fatta, molte determinazioni rimarranno incerte. Tra le descrizioni del Walker, del Nees, del Thomson e del- l' Ashmead non ne trovo alcuna che possa corrispondere ai ca- ratteri della specie parassita del Baciis, eccetto forse la descrizione dell' Eulophits longulus (Zett.) fatta dal Thomson. Però gli esem- plari in questione presentano parecchie differenze rispetto a questa specie. Secondo Thomson, la costa del metatorace è situata molto innanzi alla metà della lunghezza ; l' ultimo articolo del funicolo è assai accorciato, fere iransve?^sum dice l'Autore; il presterno e la parte anteriore del mesosterno sono punteggiati ; lo scapo è di colore metallico; l'addome della femmina ha una macchia color bronzo ; le tibie sono per lo più scure. Queste differenze potreb- bero bastare a stabilire che 1' Eulophus parassita del Dacus oleae non sia VE. loìigulus. Però noi possiamo rimanere sempre in dub- bio che il Thomson abbia bene osservata la posizione della costa del metatorace e l'aspetto del presterno; inoltre la sua espressio- ne fere transversum a proposito dell' ultimo articolo del funicolo è d' incerto significato, tantopiù che egli sembra usarla per ar- ticoli che non sono più larghi che lunghi. Le differenze poi ri- guardo al colorito non possono avere molta importanza diagno- stica. Io ritengo quindi di poter attribuire provvisoriamente gli esemplari che ho descritti, alla specie E. longulus, fino a che un confronto con esemplari di sicura determinazione possa decidere se si tratti di altra specie. Rispetto all' E. pectinicornis, gli esemplari che io ho descritti presentano parecchie differenze notevoli. La femmina di tale specie deve avere la costa del metatorace dopo il mezzo ; la testa no- tevolmente più larga che lunga ; gli articoli del funicolo ugual- mente ingrossati ; la nervatura marginale delle ali anteriori poco più lunga della postmarginale ; i tarsi con i due primi articoli più lunghi. Il maschio ha 1' ultimo articolo del funicolo una volta e mezza più lungo della clava e questa sfornita di peli. Inoltre nella femmina la faccia non ha il colore violetto splendente che si os- serva in poche specie di Eulophus e che non è uno dei caratteri facilmente variabili. Io non credo quindi che VE. pcctinicornis sia specificamente identico a quello che ho descritto, - 38 - Note dietologiche. Dhb'ibiizione geografica. Questa specie era stata fino ad ora indicata per il Nord d'Europa (Lapponia, Svezia). In Italia è lar- gamente distribuita dalla Toscana e Umbria alla Calabria. Vittime. Fino ad oggi è nota soltanto la mosca delle olive come vittima dell' Eulophus longidus, ma certo esso deve averne altre, tanto più se gli individui d' Italia riferiti a tale specie sono realmente identici a quelli del Nord di Europa, poiché questi cer- tamente devono vivere a spese di altri insetti mancando in Lap- ponia e Svezia 1' olivo. Deposizione dell'uovo come nel Dinarmus dacicida Masi. La larva della mosca delle olive, che viene uccisa dalla femmina prima di deporre su di essa l'uovo, per lo più è lunga mm. 5, alle volte anche meno. -h Durata delle varie fasi di st^iluppo. A Catanzaro 1' Eulo- phus longulus impiega in settembre da giorni 17 a 18 per compiere r intero suo sviluppo, cioè 2-3 giorni per la schiusura dell' uovo, 4-5 per lo sviluppo della larva e 10-11 dallo stato di pupa a quello di insetto perfetto. + Numero delle generaz-ioni coynpiute come parassita della mo- sca delle olive. Il giorno 8 Agosto si ottenne nel 1906 il primo adulto di questa specie da olive di Bisceglie ed il 7 Ottobre l'ultimo, da olive di Bevagna il primo il 14 Settembre e l'ultimo il 5 Ottobre, da Po- lignano a Mare si ebbero esemplari anche il 20 Ottobre e da Castel- nuovo Vallo il 26 Novembre 5 femmine e 4 maschi. In tale giorno vidi mi maschio in copula per pochi secondi. A Catanzaro (Mar- telli) si ebbe il V adulto il 4 Settembre e l'ultimo il 4 Novembre. Poiché per le osservazioni fatte a Catanzaro questa specie im- piega in Settembre a svilupparsi da uovo ad insetto perfetto 17-18 giorni e poiché 1' 8 Agosto si possono avere già adulti della prima generazione, nella Puglia littoranea devono succedersi certamente 3 generazioni di Eulophus e forse una quarta. L' aver poi otte- nuto da Castelnuovo Vallo adulti di questa specie (sempre da olive, s' intende) il 26 Novembre lascia sospettare che in casi speciali tale Eulophus possa continuare a uccidere la larva della mosca e a deporre uova anche in Ottobre. In località a clima come quello dell' Umbria centrale (Bevagna) questa specie deve avere due ge- nerazioni, — 39 — Percenkiale delle Im^ve di mosca parassitizzate. La percen- tuale più elevata fino ad ora da me osservata è stata del 39,7 in olive di Bisceglie raccolte il 7 agosto, però nella stessa loca- lità in settembre tale percentuale andò rapidamente diminuendo. Fra tutti i parassiti della mosca questo Eulophus fu rappre- sentato dal 74,4 7» a Portici, dal 18, 2 7o a Bisceglie, dal 5,9 7o a Grottaglie e dal 0,6 7o '^ Bevagna. Eupelmus urozonus Dalm. Syn. 1820 Eupelmus urozonus Dalm. Svensk Vet.-Akad., Handel. XLI, pag. 378. » 1847 » » Laure, Rev. nouvelle 1847, p. 641. » 1875 » » Thomson, Hymen. Scand. IV, p. 107. » 1887? Monodontomerus aereus Vitale, Mon. Mosca olearia, p. 51.. » 1907 Eupelmus Degeeri Paoli, Redia IV, p. 38, fig. 23-26. Larva. Corpo (Fig. 21) quasi ovale col polo più assottigliato corrispon- dente alla parte posteriore, di colore biancastro tendente al cine- reo, che appare quasi fosco in gran parte del corpo per il contenuto Fig. 31. Larva di Eupelmus (ingrandita) Fig. 22. Capo, protorace e uiesotorace di Eupelmus molto ingranditi). dell'intestino. Capo (Fig. 22. j poco più stretto del torace con due antenne molto più lunghe che larghe in forma di piccoli tubi al- quanto assottigliati all' apice e con sei lunghi peli, dei quali due submediaui vicini all^ antenne^ due submediani posteriori e due - 40 ^ laterali. Il protorace ed il metatorace sono forniti ciascuno al dorso di dieci lunghi peli e di tre per lato al ventre. Il metatorace al dorso ha sei peli ed i segmenti addominali 1-9 ciascuno 4, pure lunghi, dei quali due submediani e due laterali. Lunghezza del corpo mm. 3,6; larghezza mm. 1,1. Pupa. Corpo (Fig, 23) poco depresso, un poco curvato al ventre e quindi convesso al dorso, colla parte posteriore nella femmina ripie- gata in alto ed in avanti come mostra la figura 23. Colore prima fulvescente coli' ad- dome argillaceo ed una macchia laterale fulva nei segmenti 3-7 addominali, più tardi, quando la pupa si approssima a trasformarsi in adulto, diventa nerastro. Lunghezza del corpo della femmina mm. 3,1, larghezza mm. 1,25 ; dimensioni del maschio alquanto minori. Adulto. Fig. 23. Pupa (li femmina di Kuiwl mus (ingrandita). Femmina. La testa è appena più larga del torace ; la sua lunghezza misurata dal vertice al margine del clipeo è poco inferiore alla larghezza, stando nel rapporto di 79: 100. Veduta di fronte, si presenta piuttosto arrotondata, con gli occhi grandi, rivolti un poco in avanti e non molto sporgenti, a superficie liscia quando sono osservati con un me- diocre ingrandimento; la faccia è convessa, con le fosse antennali non estese sulla fronte e divise da una carena smussata che termina a metà della distanza fra l' at- tacco delle antenne e il margine del clipeo. La lunghezza dei solchi delle gene corri- sponde a circa Va della lunghezza degli oc- chi. I punti d'inserzione delle antenne si trovano più sopra della metà della distanza fra la linea oculare e il màrgine del clipeo, dal quale essi' distano quanto l'uno dall'altro. Gli scapi, (Fig. 24) leggermente curvati in- Fig. 24. Antenna di Eiipplmiix nrozomis femmina (inf^randlta) -di- déntro, convergono verso l'alto e arrivano all'ocello medio; sono forniti di alcuni peli grigiastri, i quali si trovano poi molto più frequenti sugli articoli del funicolo. Il pedicello è allungato e supera di poco 7:ì della lunghezza dello scapo; l'anello è uguale in lun- ghezza e larghezza. Gli articoli del funicolo divengono gradata- mente pia ingrossati andando verso 1' estremità dell' antenna : i primi tre sono allungati e quasi uguali, il quarto è poco più lungo che largo, i rimanenti sono quasi tanto lunghi che larghi. La clava, poco distinta, consta di tre articoli ed ha l'apice in- curvato verso r esterno. La lunghezza totale delle antenne è u- guale a quella del torace ; lo scapo misura poco meno della metà del funicolo. Le mandibole sono ugualmente conformate nei due lati : presentano il dente esterno conico e arrotondato all' apice, quello mediano grande, triangolare, quello interno pure a punta acuta, molto piccolo e discosto da quello mediano. Nel torace (Fig. 25) veduto dal disopra, la poi-zione del protorace che viene dopo il collo, presenta una forma trapezoide, ed è poco più ristretta della parte anteriore del mesoto- race, da cui è netta- mente separata. Il me- sotorace ha la forma di un'ellissi molto al- lungata e tronca verso le due estremità ; la sua larghezza massi- ma uguaglia Y;, della lunghezza. Il metato- race è piccolo, spia- nato, quasi nascosto sotto la base dell'ad- dome. Le ali anteriori, nella posizione di ri- poso , giungono alla metà della terebra : hanno la nervatura postmarginale lunga poco più di V'4 della mai'ginale ed appena più lunga della stigmatica : presentano inoltre un'area priva di peli, ristretta, disposta paralle- lamente al prestigma e poco distante da esso, Le ali postei'iori raggiungono 1' estremità dell' addome, Fig. 25. Eupeliiiiis iirozonus, femmina (ingrandito) - 42 — Le zampe anteriori sono più corte ma non meno forti delle posteriori, le medie non più lunghe di queste, però meno assotti- gliate e molto robuste. Inoltre le zampe anteriori hanno il femore e la tibia proporzionatamente più corti. Il femore delle zampe an- teriori e posteriori è ingrossato verso il mezzo, mentre quello delle zampe medie è cilindrico. In queste (Fig. 26) la tibia presenta al- l'estremità, verso il lato esterno, sei dentelli di color nero. Altri simili dentelli si trovano disposti in due file lun- go i lati della parte inferiore degli articoli del tarso, che è spianata o leggermente incavata: essi mancano però nell' ultimo articolo e nel quarto ve ne sono ordinariamente due soli. I primi quattro articoli tarsali son ristretti nel primo terzo e tutta la loro parte prossimale ri- stretta viene ricoperta verso l' esterno dall'e- stremità dell' articolo precedente. La tibia è inoltre munita di uno sperone che raggiunge la lunghezza del primo articolo del tarso : ma nelle zampe anteriori e posteriori tale sperone è più debole e più breve dell' articolo tarsale, rag- '^ giungendone Vg della lunghezza nelle zampe Fig. 26 Estremità di una zampa del secondo paio, di Eupeltmts urozotms femmina (ingrandita) femore 68, tibia anteriori e la metà nelle posteriori. La propor- zione delle diverse parti delle tre paia di zampe è indicata dai numeri seguenti; i quali sono ri- feriti alla lunghezza delle tibie medie conside- rata come uguale a 100. Primo paio di zampe 62, articoli del tarso 24 + 15,8, + 10,5 + 21. Zampe medie : femore 103, tibia 100, tarso 26 + 18 + 13 -f 8,4 + 15,8. Zampe posteriori: femore 89, tibia 103, tarso 31-fl7 + ll,4 + 21. L' addome è più lungo del torace nella proporzione di 20 a 17, e della forma di un' ellissi molto allungata, tanto che sembra quasi lineare : è convesso inferiormente e quasi piano superior- mente. Ha il secondo segmento col margine distale intaccato ad angolo acuto nel lato superiore, e i segmenti 3°, 4", e 5" smargi- nati ; il 7" segmento relativamente grande, fornito di tre setole in ciascun lato, le quali raggiungono quasi la lunghezza del tratto fra il loro punto di attacco e la metà della terebra. Questa, mi- sura da Yg ad '/s della lunghezza dell' addome. Dopo la morte, a causa del disseccamento, 1' addome può divenire compresso op- - 43 - pure depresso e assumere diverse forme, facendosi talora ovale allungato, talora di forma quasi rettangolare. La superficie del corpo presenta generalmente una scultura reticolata a maglie minute poligonali. Nel capo, le maglie sono più piccole sul vertice e presso alla bocca; nella parte interiore e sui lati, più grandi e di forma rettangolare, e nello spazio fra gli occhi e le fossette antennali, assai ristrette e allungate, simili a piccoli solchi. Quest' ultimo carattere presenta anche lo scapo delle antenne, nel quale però le fossette sono molto più minute, tanto che si possono scorgere solo con un ingrandimento di 200 diametri. Anche nella parte superiore del protorace e mesotorace la scultura è reticolata, ma con le maglie più piccole che in qua- lunque altra parte e di forma regolare. Con una certa disposizione della luce esse danno l' apparenza di squame minutissime. Nel mesosterno si ha una rete a maglie sottili e allungate come sulla faccia, formata da linee che nella parte ventrale si risolvono in una striatura diretta obliquamente rispetto all' asse longitudinale del corpo. La mesopleura ha un reticolo con maglie piccole nella metà anteriore, e nella metà posteriore con maglie grandi le quali possono essere rettangolari oppure pentagonali, secondo gl' indi- vidui. La scultura dell'addome è a maglie pentagonali, che spesso sono allungate trasversalmenie in modo da risultarne l'apparenza di piccole squame. Colorito. Il vertice del capo è verde azzurrognolo, la fronte verde, la faccia color violaceo pallido, con riflesso verde o az- zuri'o ; le gene sono talora turchiniccie, la parte inferiore del capo verde o verdastra, gli occhi e gli ocelli rosso scuri. Lo scapo e il pedicello sono di un verde bluastro molto scuro, il funicolo, i palpi e le mandibole nerastri. Il colore del torace e dell' addome è verde, oppure rosso rame a riflessi verdi , la parte inferiore del torace è però nera verdastra o nera azzurrognola. Le anche son verde bronzo ; i trocanteri , le tibie e i femori mediani giallo scuri ; i femori anteriori e posteriori neri con 1' estremità giallo scura ; i tarsi bianchicci. Talora le tibie sono cerchiate di scuro. Le ali sono jaline con nervatura giallognola. La terebra è nera alla base per Vs della sua lunghezza e all' apice per '^/^n, nel resto bianco giallastra o bianchiccia. Lunghezza del corpo, fino all'apice della terebra, mm. 2,60-4^98. - u - "3nt333:> .::^^ Maschio (Fig. 27). Ha la tesfa grande, di lungliezza un poco su- periore alla metà del torace. Le antenne hanno il funìcolo della lun- ghezza del torace, con articoli tutti uguali ed appena più lunghi che larghi. Nelle man- dibole tutti i denti sono ravvicinati e quello e- sterno è più lungo di quello medio. 1\ protorace ha for- ma conica e misura V4 della larghezza del me- sotorace. Questo non pre- senta i lati a curvatura uniforme , come nella femmina, ha lo scutello lungo quanto lo scudo, convesso, piegato a tetto Fig. 27. Eupelmus urozomts mast'hio (ingrandito) secondo la linea media- na , il presterno piuttosto grande , triangolare equilatero , F epi- cnemio distinto, la mesopleura molto meno sviluppata che nella femmina : posteriormente è separato dal metatorace da una co- stola trasversale. Il metatorace è breve, fornito di una carena. Il rapporto fra la larghezza e la lunghezza del torace corri- sponde a Yg- Le zampe sono piuttosto lunghe, coi femori ingrossati. Tanto questi come le tibie crescono gradatamente in lunghezza dalle zampe anteriori alle posteriori. I tarsi sono relativamente sot- tili. La proporzione delle diverse parti delle tre paia di zampe è indicata dai numeri seguenti, riferiti anche qui alla lunghezza delle tibie medie, considerata come uguale a 100. Primo paio di zampe: femore 81, tibia 76,6, tarso 27 + 16,2 -f 13, 5 -f 8,1 -f 18,9- Zampe medie : femore 86, tibia 100, primo articolo tarsale 32,4, gli altri come nel paio precedente. Zampe posteriori: femore 97, tibia 110,8, primo articolo del tarso come nel secondo paio e gli altri uguali a quelli del primo e secondo. La lunghezza dello spe- rone della tibia nel primo e nel terzo paio di zampe è uguale a 16,2, nel secondo a 32,4. L'estremità dell' addome arriva alla metà della tibia delle zampe medie quando sono distese all' indietro. Le ali anteriori arrivano all' estremità dell' addome 0 la su- perano di poco : hanno la nervatui-a postmarginale più sviluppata - 45 - in lunghezza che nella femmina, non già più breve della stigma- tica, ma un poco più lunga. L' area specolare presenta la forma di una mezza ellissi poco allungata e si trova a contatto, col lato esterno, con la nervatui-a basale e col prestigma. L' addome^ quasi laminare, è poco più corto del torace, coi segmenti 7" e S** assai raccorciati. La scultura del capo è simile a quella della femmina. Però nella metà inferiore della faccia, fino al margine del clipeo, le linee rilevate che formano il reticolo sono grosse e le maglie pentagonali o quadrangolari : tuttavia questa parte apparisce come zigrinata se non si osserva con un ingrandimento di più di 80 diametri. I lati del capo, anche con questo ingrandimento, appa- riscono zigrinati, e lo stesso aspetto hanno i femori anteriori e medi. La parte superiore del protorace e del mesotorace ha una apparenza reticolato -squamosa. Questa scultura si trova anche sui lati e nella parte inferiore del torace, però si presenta più minuta. Il metatorace è finamente reticolato ai lati della carena, nel rima- nente della parte superiore liscio. Anche la base dell' addome è liscia nella parte superiore, il resto presenta un reticolo che nella parte superiore ha le maglie allungate trasversalmente. Il colorito del capo corrisponde perfettamente a quello della femmina. Però il toi-ace è più oscuro, V addome quasi nero, ec- cetto alla base che è verde. Le zampe sono color verde bronzo o nerastre, ad eccezione dell' estremità delle anche medie e posteriori, dell' apice dei fe- mori, delle tibie del primo paio, i quali hanno colore giallo scuro o bianchiccio. In certi individui il torace e V addome presentano un colore verde azzurrognolo. Lunghezza del corpo, mm. 1,5 — 2,8. Questo Calcidide è stato descritto recentemente dal Paoli sotto il nome di Ewpelmus Degeeri Dalm. Però questa determinazione specifica è evidentemente erronea, poiché TE'. Begeeri è una delle specie in cui la femmina presenta le ali rudimentali. Rispetto alla descrizione dell' E. urozonus di Dalman, le femmine che ho esa- minate presentano poche differenze, le quali consistono quasi tutte nei dettagli del colorito, onde ritengo che si possano riferire con certezza a tale specie. La sola differenza notevole consisterebbe nella proporzione della larghezza della testa e del torace. Secondo Dalman la testa sarebbe meno larga del torace: ma non è da esclu- -- 46 - dersi che V Autore sì sia ingannato nell' osservare questo carat- tere, poiché negli esemplari secchi, specialmente in quelli infilzati con gli spilli, il torace diviene spesso schiacciato e quindi più largo di quello che sia normalmente. Note dietologiche. Distribuzione geografica. Questa specie è largamente distri- buita in tutta r Europa, eccettuate le regioni più settentrionali. In Italia è molta diffusa: io ho avuto esemplari dalla Calabria, Puglie, Napoli, Umbria, Sicilia ; esiste anche in Toscana, e certa- mente nelle altre regioni. Vittime. L' Eupelmus urozoniis è un Imenottero polientomo- fago vivendo secondo varii autori a spese degli insetti qui sotto indicati: Hymenoptera : Biorrliiza 'pallida 01. (Möller, Hartig); Dryo- phanta agama Hart. (Hartig); Andricus currator (Hart.) A. solita- rius Fonsc; Cynips may ri Kieff. (De Stef. e Mantero), C. trunci- cola Grir. (Mantero); Nematus riminalis (L.), N. gallicola Steph. (Rondani). Diptera: Cecidomya fagi L. Lepidoptera: Grapholita strohilella L.; Eriogaster sp. (Ron- dani). Coleoptera : Apion pubescens Kirb., Cassida filaginis Perr. (Rondani). Hemiptera: Aleurodes chelidonii (Rondani). Già dal Laure nel 1847 questa specie era stata indicata come parassita della mosca delle olive. Io r ho ottenuta anche dalle galle delle specie appresso indi- cate : Cynips kollari Hart. (Bevagna, 30. V e 14. VI) ; Cynips to- zae Bosc. (Corigliano, 16. V); Perrisia rufescens De Stef. (Palermo, Giugno) ; ed il Dott. Martelli a Catanzaro da Scutellista cyanea. Deposizione dell' uovo. Non si è avuta occasione di vedere deporre 1' uovo dalle femmine di questa specie, però si può rite- nere con molta probabilità che avvenga come nelle specie innanzi ricordate. Larva. Ho trovato larve di questa specie a succhiare larve di mosca (Fig. 28) della lunghezza più frequente di 5 mm., talora di lunghezza minore fino ad un paio di millimetri. La larva della mosca era come nel caso degli altri parassiti, allungata, abbastanza ri- - il Fig. 28. Liirva di mosca dello olive con a destra una piccola larva di Eupelmus (ing-randiti). gìda e turgida. Quando la larva del parassita è molto piccola, la larva del Dacus è quasi del colore della larva sana , in seguito cambia a poco a poco di colore fino ad assumerne uno baio o rosso-scuro. Anche ì' Eupelmus urozonus è certamente un parassita ectofago primario della larva del Dacus, avendo trovato larve di esso soltanto a succhiare larve di Dacus , ed avendo anche isolato per maggior sicurezza tali larve in tubi ed ottenuto individui di Eupelmus, però sembra che in qual- che caso esso possa diventare iperparassita cioè parassita di un altro parassita della mosca, poi- ché in un' oliva raccolta a Bisceglie il 7 Agosto trovai una sua larva aderente all' addome di una pupa di Eulophus longulus (Fig. 29j, ed una ade- rente ad una larva della stessa specie, che aveva ormai ridotto ad un nucleo di materia nerastra la larva di mosca. Anche il Dr. Martelli a Catanzaro il mese di Settembre trovò una larva di questo parassita a suc- chiare la pupa di un altro parassita della mosca. Lo stesso Dr. Martelli a Ca- tanzaro da numerose pupe di mo- sca ottenne 8 adulti di questo pa- rassita. Tale fatto concorda con quanto fu osservato in Toscana dal Berlese Am. lo ritengo che non si tratti affatto in questo caso di parassiti- smo interno, ma ancora di paras- sitismo esterno, che cioè l' Eupel- mus wozonus sia sempre ectofago e che la sua larva si trovi all'esterno del corpo della pupa di Dacus den- tro il pupario, avendo deposto la femmina di esso V uovo nel pu- pario, ma no nel corpo del Dacus. Riepilogando questo paragrafo sui costumi della larva ù^qWEu- pelmus urozonus, si deve ritenere che essa è un parassita ecto- fago del Dacus oleae, del quale più comunemente attacca la larva, ma talora anche la pupa, e che in alcuni casi diventa iperparas- A B Fig. 29. A Pupa di Eulophus succhiata sull'addo- me da una larva di Eupelmus; B: a larva di Eupelmus suechiante la larva b di Eulo- phus, e residui della larva di mosca delle olive succhiata dalla larva b di Eulophus. (ingranditi) sita del Dacus attaccando larve o pupe di parassiti primarii del Dacus stesso. Nuìtiero delle generazAoni compiute come parassita della mosca delle olive. Da olive di Bi sceglie il l.** esemplare adulto di Eupelmus urozonus si ebbe il 18 Agosto e l'ultimo il 14 Ottobre, da Catanzaro (Martelli) il primo I'll Settembre e l'ultimo il 4 Novembre, a Bevagna rispettivamente il 25 Settembre ed il 23 Ottobre. Ammettendo che anche questa specie impieghi a svilupparsi dallo stato di uovo a quello di adulto 20-30 gioi-ni secondo la tem- peratura, si può ritenere che anch' essa abbia nelle regioni litto- ranee, come Bisceglie, tre generazioni, e nelle altre due. Percentuale delle larve di mosca uccise da questo parassita. Questa specie è stata ottenuta da me sempre in numero di esem- plari molto piccolo, soltanto da olive di Bisceglie raccolte 1' 11 Settembre si ottennero fino al 30 di detto mese tanti individui da rappresentare una percentuale del 47,9 rispetto alle mosche e in- dividui di altri parassiti sviluppatisi dalle stesse olive. A Bisceglie la percentuale dell' Eupelmus urozonus rispetto agli altri parassiti fu del 52, 1 considerando quelli ottenuti da olive il 20 Agosto, a Grotta glie del 45, a Portici del 0,8 e a Be- vagna del 0,6. / Eurytoma rosae Nees. Syn. 1832 Euri/toma abrotani Fonscol. (nec Panzer) Ann. so. nat. XXVI, pag. 281. » 1834 » rosae Nees, Hymen. Ichneum. affin. Monogr. II, pag. 41.5. » 1878 » » Mayr, Verb, zool-bot. Ges. Wien XXVIII, pag. 302. » 1900 > » Del Guercio, N. Relaz. Staz. ent. agr. Fi- renze. Ser. l.MII, p. 63Tav. IV, flg. 16-17. » 19(X) » rosae var. oleae. Del Guercio, Ibidem, p. 64, Tav. IV. fig. 18. » 1907 » rosae Paoli, Redia IV, p. 41, flg. 27-31. » 1907 » ? rufipes et aethìops, Paoli, Redia IV, p. 44. ia — Larya. Corpo (Fig. 30) alquanto più assottigliato posteriormente che an- teriormente, di coloi'e biancastro, che in questo caso appare più o meno fosco per il contenuto dell' intestino ; è fornito di pochi Pig. 30. Larva di Eurytoma rosae (ingrandita). Fig. 31 Capo, protorace e mesotorace di Eurytoma rosae (molto ingranditi). peli, che sul protorace e mesotorace sono sei e abbastanza lunghi ai lati. Capo (Fig. 31) con antenne più lunghe che larghe e con sei peli abbastanza lunghi. Lunghezza del corpo mm. 3, larghezza mm. 1. Pupa. Corpo (Fig. 32) tozzetto, non depresso, un poco curvato al ventre, convesso al torace, addome quasi ovale ; di colore bianco appena formatasi la pupa, poi di color terra d'ombra con gli occhi d' un rosso mattone ed in seguito a poco a poco più. scuro fino a diventare nero. Lunghezza del corpo mm. 3,2, larghezza mm. 1,2; dimensioni del maschio alquanto minori e quelle della femmina di questa specie, come delle , variabili come le dimensioni indicate per gli Fig. 32. Pupa di femmina di Eurytoma rosai' (ingrandita). altre ricordate adulti da varii autori. - 50 - Fig. 33. Antenna di Enrytoma rosae femmina (ingran- dita). Adulto. Permnina. La testa è poco più larga del torace, la faccia al- quanto ristretta inferiormente; gli occhi sono glabri, vitrei, col margine orbitale nella parte interna non cre- nulato ; V ocello mediano è situato poco più in avanti degli altri due. Le mandibole sono assai robuste, fornite di un dente esterno conico, un poco smussato alla punta, un dente mediano triangolare, ed uno posteriore molto piccolo, pure triangolare, che si fonde posteriormente con l'ultimo tratto del margine masticatorio. Le mitenne (Fig. 33) presentanolo scapo leggermente ingrossato verso il mezzo, e gli articoli più lunghi che larghi : tuttavia negli esemplari di piccole dimensioni il quarto e il quinto articolo sono di lunghezza uguale alla larghezza. Nel torace (Fig. 34) il mesosterno è largo, con due solchi trasversali bene evidenti e se- parati da un rilievo, ciascuno dei quali termina air innanzi in corrispondenza di un dente triangolare. Il metato- race è inclinato di circa mezzo ^ "^ angolo retto , e fornito di una costa mediana longitudinale, la quale è deter- minata da due piccoli solchi. Ai lati di questa co- sta si possono di- stinguere , con una opportuna disposizione del- la luce, due pez- zi triangolari , disposti con la base in avanti, e due pezzi rettangolari, trasversi, situati avanti a quelli triangolari. Fig, 34. Eurytoma rosae femmina (in^ ran dita). ^ 5i - Le anche del primo paio di zampe non presentano un dente nel mezzo del lato anteriore, bensì un dente aguzzo e leggermente ricurvo poco al disopra dell' articolazione col trocantere, ed un' al- tra sporgenza subito al disotto del loro attacco col protorace, la quale termina in basso con un margine tagliente. Le anche me- diane sono divise in tre parti, trasversalmente, da due solchi , e presentano spesso in corrispondenza al margine esterno una pic- cola squama ricurva, oppure un tubercolo conico. L' addome è abbastanza compresso ed ha il pigidio ordina- riamente corto oppure di mediocre lunghezza, ma negli individui di maggiori dimensioni lungo e diretto verso l' alto. La testa, il protorace e il metatorace, il mesotorace, eccetto lo sterno e la pleura, presentano delle fossette circolari, relativa- mente assai grandi e molto ravvicinate, che danno alla superficie un aspetto quasi alveolare. Tali fossette sono più piccole e più appressate sulle anche. kSui lati del protorace si ha una scultura a maglie quasi sempre rettangolari ; inoltre il mesosterno ha la superficie tubercolata, e la mesopleura si presenta grossolanamente rugosa, con solchi diretti trasversalmente I femori anteriori e medi sono a superficie ruvida e quelli posteriori presentano un reticolo di solchi sottilissimi. Il quinto segmento dell' addome ha tutta la superficie leggermente scabrosa, mentre il terzo e quarto segmento hanno la parte inferiore fina- mente punteggiata. II colorito generale è nero. La faccia è guarnita di molti peli bianchi ; gli occhi sono rossi scuri ; le mandibole e la base dello scapo, oppure tutta la metà inferiore di esso, giallo scuri, come pure r estremità dei femori e le tibie anteriori. Queste talora sono nerastre verso il mezzo ; le tibie mediane e le posteriori di color nero, con 1' estremità giallo scura. I tarsi anteriori hanno questo stesso colore oppure sono brunastri, gli altri gialli o di colore bian- chiccio, con r estremità scura. Lunghezza, mm. 2,3 — 4,3. Maschio (Fig. 35). Ha gii occhi relativamente un poco più piccoli di quelli della femmina. In esso lo scapo delle antenne{Fig. 36) è rigonfiato un poco al disopra della metà; il pedicello ha forma glo- bosa; le porzioni dilatate degli articoli del funicolo sono collegate da peduncoli lunghi una volta e mezza il loro spessore, e solo negli individui più piccoli altrettanto lunghi che larghi. Le setole hanno una lunghezza uguale ad una volta e mezza o due volte quella delle porzioni dilatate degli articoli. La clava presenta un restrin- pimento verso il mezzo ed è unita all' ultimo articolo mediante un peduncolo più lungo che largo, raramente di lunghezza uguale alla larghezza oppure minore di essa. Le zampe sono relativa- mente un poco più lunghe di quelle della femmina. Il peduncolo Flg. 35. Ewrytoma rosae maschio (ingrandito). Flg. 36. Antenna di Eurytoma rosae maschio (ingrandita). dell' addome è più lungo delle anche posteriori e presenta una earena nella parte superiore, la quale incomincia con una grossa spina aguzza in corrispondenza all' attacco col metatorace. Il ter- zo segmento addominale è finamente punteggiato. Per riguardo al colorito è da osservare soltanto che lo scapo delle antenne è interamente nero. Lunghezza, mm. 1,5 — 2,8. Credo utile riportare qui alcune misure di un esemplare fem- mina e di uno maschio, scelti fra i più grandi. Dimensioni della femmina. — Lunghezza del capo mm. 1,12, larghezza mm. 0,85 — diametro longitudinale dell'occhio mm. 0,5 — lunghezza delle gene mm. 0,35 — lunghezza del funicolo, compresa la clava, mm. 1,1 — distanza dall'estremo anteriore del pronoto al termine dello scutello mm. 1,66 — lunghezza del lato dorsale del metatorace mm. 0,62 — altezza del protorace dal dorso all' attacco - r)3 - dell' anca mm. 0,61 — altezza massima del torace dal dorso al dente inferiore del mesosterno mm. 1,05 — larghezza massima del torace mm. 1,1 — lunghezza delle anche anteriori mm. 0,26, delle anche medie mm. 0,17, delle posteriori mm. 0,57 —zampe anteriori: fe- more mm. 0,66, tibia mm. 0,59, sperone tibiale mm. 0,17, tarso mm. 0,70 — zampe medie: femore mm. 0,66, tibia mm. 0,78, sperone tibiale mm. 0,17, tarso mm. 0,77 — zampe posteriori: femore mm. 0,87, tibia mm. 0,96, sperone tibiale mm. 0,10, tarso mm. 0,82 — lunghezza totale delle zampe, escluse le anche e i trocanteri : primo paio mm. 1,96, secondo paio mm. 2,22, terzo paio mm. 2,66 — lunghezza dell' ala anteriore mm. 2,97, dell' ala posteriore mm. 2,27 — lun- ghezza dell' addome non compreso il peduncolo e fino al ter- mine del sesto segmento mm. 1,75 — altezza massima dell'addome mm. 1,05. Dimensioni del maschio. — Lunghezza del capo mm. 1,05, lar- ghezza mm. 0,80 — diametro longitudinale dell' occhio mm. 0,45 — lunghezza della gene mm. 0,35 — lunghezza del funicolo compresa la clava mm. 1,84 — distanza dall'estremo anteriore del pronoto al termine dello scutello mm. 1,43 — lunghezza del lato dorsale del metatorace mm. 0,52 — altezza del protorace dal dorso all'at- tacco dell' anca mm. 0,73 — altezza massima del torace dal dorso al dente inferiore del mesosterno mm. 1,05 — larghezza massima del torace mm. 1,1 — lunghezza delle anche anteriori mm. 0,43, delle anche medie mm. 0,26, delle posteriori mm. 0,52 — zampe anteriori : femore mm. 0,85, tibia mm. 0,59, sperone tibiale millime- tri 0,17, tarso mm. 0,66 — zampe medie: femore mm. 0,7, tibia mil- limetri 0,82, speronetibiale mm. 0,14, tarso mm. 0,68 ~ zampe po- steriori : femore mm. 0,82, tibia mm. 0,91 , sperone tibiale mm. 0,14, tarso mm. 0,73 — lunghezza totale delle zampe, escluse le anche e i troncateri: primo paio mm. 2,11, secondo paio mm. 2,20, terzo paio mm. 2,46 — lunghezza dell' ala anteriore mm. 2,80, della posteriore mm. 2,13 — lunghezza del peduncolo dell' addome mil- limetri 0,5 — lunghezza dell' addome mm. 0,87 — altezza massima dell' addome mm. 0,87. Osservazioni. h'Emytoma rosae è fra le specie più variabili del genere. Essa è molto affine all'È', curcicliomwi Mayr, ed anzi in certi casi è molto difficile distinguere se un individuo femmina appar- tenga all'una o all'altra specie. Secondo Mayr gl'individui femmina che presentano la nervatura marginale solo un poco più lunga della stigmatica , il pigidio breve e la laminetta delle anche mediane — 54 - ben sviluppata, dovranno riferirsi all' E. curculionum: mentre do- vranno riferirsi all' E. rosae se presentano la nervatura marginale lunga una volta e mezza quella stigmatica. Quando manchi la squama delle anche mediane, l'esemplare, sia maschio o fem- mina, non apparterrà all'i?, ciwcidionum, ma, qualora gli altri caratteri lo consentano, all' ^. rosae, anche se hanno il pigidio è allungato. Inoltre, i maschi dell' E. rosae si possono distinguere da quelli dell'altra specie per la maggiore lunghezza dei pedun- coli che uniscono le porzioni dilatate dell' antenna e per i peli del funicolo pure più sviluppati, per la nervatura marginale che non è affatto più lunga della stigmatica oppure la supera per un tratto brevissimo. Note dietologiche. Distribuzione geografica. U Eurytoyna rosae Nees è larga- mente distribuito in Italia e nel resto d' Europa quanto 1' Eupel- ruus urozonus. Io ne ho avuto esemplari dalla Sicilia, Calabria, Puglie, Portici, Umbria. Vittime. Sono molte le specie di insetti fino ad oggi indi- cate come vittime di questa Eurytoma. Il Mayr nella monografia di questo genere cita le seguenti : Andricus urnaeformis Fonsc, A. curvator Hart., A. testaceipes Hart., A. multipUcatus Gir., A. grossulariae Gir., A. radicis Fabr., A. sieboldi Hart., A. liicidus Hart., A. fecundator Hart., A. solitarius Fonsc, ^-1. globuli Hart., A. giraudi Wachtl., A. seminationis Adi., .4. superfetationis Pasz., A. ostreus Gir., Aulax hieracii Bouch.; Pediaspis aceris Forst., Trigonaspis synaspis Hart.; Biorrhiza pallida OL; Cynips conifica Hart., C. liartigi Hart., C. tozae Bosc, C hungarica Hart., C. tinctoriae 01., C. Rolla) i Hart., C. lignicola Hart., C. conglome- rata Gir., C. glutinosa Gir., C. coriai-ia Haimh., C. polycera Gir., C. calici fot- IH Is Gir., C. galeata Mayr, C. aries Mayr, C. capiti, medusae Hart., C. calicis Burgsd,; Dryocosmus ce)-riphilus Gir., D. neì'vosus Gir.; Neuroterus macropterus Hart., N. lanuginosus Gir., N. saltans Gir., N. baccarum L., N. tricolo)- Hart.; Dryo- phanta pubescentis Mayr, D. longiüentris Hart., D. divisa Hart., D. agama Hart., D. disticha Hart., D. cornifex Hart. ; Rhodites rosae L.,R. spinosissimae Gir., R. rosarum Gir., R. centi foliaellart., R. eglanteriae Hart, - 55 - In Italia si sarebbe ottenuto dalle galle delle seguenti specie: Cynips coronaria Stef. Sicilia (Trotter), C. stefanii Kieff. Sicilia (Trotter), C. polycera Gir. Sicilia, Aprile (De Stefani), C. Kollari Hart. Sicilia, Giugno (De Stefani); Neuroterus lanuginosiis Sicilia (De Stefani); Rliodites rosarum Sicilia, Agosto (De Stefani); Dip- tera: ? Lasioptera fliapsiae Kieffer, Sicilia, Agosto (De Stefani). Io ho avuto esemplari di questa specie da galle di Cynips toz-ae Bosc Corigliano, 16,V. e 31.VII, Bevagna, 8. VI, C. Kolla?'i Hart. Bevagna, 29. VI; Rhodites mayri Schl. Bevagna 8.VI. Come parassita del Dacus oleae ho avuto esemplari di Eii- rytoma rosae dalla Sicilia, Calabria, Puglie, Napoli, Umbria; altri autori lo citano per la Toscana; può considerarsi parassita del Dacus in tutte le regioni d'Italia olivate. Nutrimeyito. Come è stato detto a proposito del Dinarmus dacicida gli adulti dei parassiti della mosca ricordati in questa nota si cibano tutti dì sostanze zuccherine; con queste li ho tenuti vivi in serra nel 1905 anche dalla fine di Agosto fino ai primi di Ot- tobre. Deposizione delle uova. Il 9 Settembre 1905 in un'oliva che avevo su di una pianticella in serra vidi una femmina di questo Eurytoma conficcare 1' ovopositore nella polpa , come innanzi è stato riferito per il Dinarmus. Desiderando vedere il tempo impiegato da questa specie nello svilupparsi dallo stato di uovo a quello di adulto non aprii l'oliva punta e non vidi perciò l'uovo deposto. Larva. Questa è stata da me ossservata attaccata alla larva morta di Dacus a varii stati di sviluppo e si comporta ugual- mente alle larve delle specie precedentemente menzionate, cioè consuma tutti gli umori della vittima se questa è piccola, o lascia di essa un certo rimasuglio se abbastanza grande (mm. 4-6). La durata totale dello sviluppo di questa specie dall'uovo ad insetto perfetto è presso a poco uguale a quella del Dinarmus. Numero delle generazioni compiute come parassita della mosca delle olive. Gli adulti di Eurytoma cominciarono a venir fuori da olive di Bisceglie, raccolte il 7 Agosto, il 14 dello stesso mese, 1' ultimo esemplare il 13 Ottobre; da olive di Catanzaro il primo il 7 Settembre e l'ultimo il 1" Novembre, e da olive di Be- vagna rispettivamente il 2 Settembre ed il 10 Ottobre. Essendo anche il periodo di sviluppo di questa .specie non superiore a 20-30 giorni, si può ritenere che essa compie o almeno - 56 - può compiere, come parassita della mosca delle olive, tre genera- zioni nelle regioni littoranee e due nelle altre. Percentuale delle larve di mosca uccise da questo parassita. Il maggior numero di esemplari di Eurytoma rosae fu da me ottenuto da olive di Bevagna raccolte il 4 Settembre essendo stata la percentuale sua del 30.9. Il numero di esemplari di questa specie, fra quello degli altri parassiti della mosca, fu per le olive di Bevagna del 71.1 Vo per quelle di Portici del 23.17o, di Grottaglie 10.7%, di Biscegiie 5.97,. Riassunto intorno alla speciografla dei parassiti della mosca delle olive. Il gran numero di esemplari di insetti parassiti della mo- sca delle olive ottenuti negli anni 1905 e 1906 da olive di varie località della Calabria, delle Puglie, di Campobasso , Napoli, Be- vagna (Umbria) e Messina comprende quattro specie di Imenotteri della famiglia Chalcididae appartenenti a quattro distinti generi. Tali specie sono: Dinarmus dacicida, Eulophus longulus, Eiipel- mus urozonus, Eurytoma rosae. Queste quattro specie (contrariamente alle affermazioni di altri) oltre che allo stato di insetto perfetto e di pupa , si distin- guono abbastanza bene anche in quello di larva. Qui appresso si danno tavole analitiche per la determinazione di esse allo stato di larva, di pupa e di insetto perfetto. Tavola analitica per la determinazione delle larve dei parassiti della mosca delle olive, 1. Antenne cortissime, più larghe (alla base) che lunghe, Eulophus longulus Antenne più lunghe che larghe 2 2. Corpo quasi nudo, fornito cioè soltanto di pochi e cor- tissimi peli Dinarmus dacicida Corpo fornito di peli dei quali quelli della parte anteriore del corpo almeno abbastanza lunghi. . . 3 3. Peli del corpo numerosi, lunghi e sul dorso del pro- torace e mesotorace in numero di dieci. Eupelmus uroz-onus Peli del corpo non numerosi e brevi, soltanto quelli laterali del protorace e del mesotorace sono abba- stanza lunghi ....... Eurytoma rosae — 57 Tavola analitica per la determinazione delle pupe dei parassiti della mosca delle olive. 1. Cori)o quasi diritto, molto depresso . . . Eulophus iongulus Corpo alquanto curvato al ventre 2 2. Lunghezza del torace dal mai-gine anteriore del pronoto al posteriore del mesonoto più del doppio più corta del resto del corpo Dinarmus dacAcida Lunghezza del torace dal margine anteriore del pronoto al posteriore del mesonoto meno del doppio più corta del resto del corpo 3 3. Corpo tozzo. Torace molto convesso, addome ovale Eli) -y toma ì-osae Corpo un poco depresso. Torace poco convesso; ad- dome nelle femmine terminato in una punta rivolta in alto ed un poco all'innanzi... Ewpelmus uro z onus Tavola analitica per la determinazione degli adulti dei parassiti della mosca delle olive. Femmine. 1. Terebra molto sporgente, nera alla base e all' apice, nel resto giallognola. Coi pò molto allungato. Zampe mediane con lo sperone della tibia robusto e il tarso ingrossato. Eupelmus urozonus Terebra non sporgente oltre V estremità dell' addome. Zampe tutte normalmente conformate 2 2. Addome peduncolato, alquanto compresso. Superficie del capo e del torace alveolata, di aspetto zigrinato se osser vata con debole ingrandimento. . . Eurytoina ì-osae Addome subsessile, non compresso. Superfìcie del capo apparentemente liscia se osservata con debole ingran- dimento 3 3. Funicolo delle antenne con tre articoli. Colorito del corpo verde splendente . . . Eulophus Iongulus Funicolo delle antenne con cinque articoli. Colorito del corpo quasi nero. . . . Dinarmus dacicida 58 - Maschi. 1. Antenne ramiticate. Torace verde , addome nero violaceo , su- periormente con una macchia biancastra presso la base Eulophiis 'longulus Antenne non ramificate 2 2. Articoli del funicolo ristretti alle estremità, con la parte mediana a forma di trapezio e munita di due verticilli di peli lunghi. Addome piccolo , compresso , pedun- colato Eunjtoìiia rosae Articoli del funicolo non ristretti alle due estremità, con peli sparsi. Superficie del corpo reticolata, apparente- mente liscia se osservata con debole ingrandimento. Addome depresso, subsessile 3 3. Testa grande. Torace robusto. Vena marginale più corta della preraarginale. Colorito del corpo nero. Addome verde alla base. . Dinar mus dacicida Testa di grandezza mediocre. Torace non robusto. Vena marginale un poco più lunga della premar- ginale. Colorito del corpo verde scuro o nero az- zurrognolo Eupelmus wo20?ius Oiassuuto intorno alla dietologia dei parassiti della mosca delle olive. Le quattro specie di Imenotteri parassiti della mosca delle olive (Eulophus longulus Zett, Eupelmus urosonus Dalm. , Eu- njtorua rosae Nees, Dina)-mus dacicida Masi) si comportano rispetto alla loro vittima in modo simile. Essi sono parassiti ectotàgi (1), che uccidono prima la larva della mosca per mezzo dell' ovopositore conficcato, attraverso la polpa delle olive, nella parte posteriore della larva della mosca stessa. Compiuta tale operazione , intro- ducono nuovamente 1' ovopositore nell' oliva per deporre un uovo sul corpo della vittima. (1) Col nome di ectofagi io chiamo ([ueg-li insetti ectoparassiti che suc- chiano dall' esterno del corpo, conduccudola sempre a morte, la vittima, sulla quale la loro madre aveva deposto le uova, oppure quella paralizzata o uc- cisa, prima della deposizione, dalla loro madre stessa, come Rondaui appellò endofagi gli insetti endoparassiti, che uccidono sempre il loro ospitatore, - 59 - Dall' uovo nasce dopo due o tre giorni una larvetta apoda , che si attacca colle mandibole al corpo della larva della mosca morta e ormai turgida, ne succhia gli umori e cresce cosi presto da divenire larva completamente sviluppata nello spazio di 5-10 giorni secondo la temperatura. In altrettanto tempo dalla larva trasformatasi in pupa si ha 1' adulto. L'EnlojjJius longuUis Zett., VEurytoìna ronae Nees. \\ Dinarnms dacicida Masi attaccano il Daciis soltanto allo stato di larva, men- tre r Eiipelmiis urosonus Dalm., benché più frequentemente pur esso sia parassita della larva della mosca , può esserlo qualche volta anche della pupa. Le prime tre specie sono inoltre per quanto fino ad ora abbiamo osservato, parassiti primarii della mosca, VEu- pelmus urozonus è qualche volta iperparassita, cioè parassita dei parassiti della mosca, potendo attaccare questi allo stato di larva ed anche di pupa. Nulla giustifica, secondo le osservazioni innanzi esposte, il sospetto manifestato dal Berlese «che tali Imenotteri pos- sano anche deporre le uova su larve di Daciis le quali siano già morte di suo e forse anche in uno stato di avanzata putrefazione; cioè che la morte del baco non sia determinata affatto dall' ento- mofago, ma che questa avvenga per altre cause, e che solo su tali larve venga deposto l'uovo dell' Imenottero ». Lo stesso Autore aggiunge «questa supposizione viene in certo modo ad essere giustificata dal fatto, che si trova talora nelle olive bacate la larva della mosca giunta a maturità, ma morta e in stato di putrefazione, senza che vi si possa rinvenire alcuna traccia di parassita né esterno, né interno, né uova di questi ; dunque in tal caso la morte deve essere avvenuta per una causa non nota , ma ad ogni modo certo indipendente dalla presenza dell'entomo- fago ». Larve di mosca morte nell'interno di olive sono state da me pure trovate e più innanzi nella percentuale dei parassiti a Bisceglie ne è indicato anche il numero, ma tali larve si presen- tano con tutti i caratteri di quelle, sulle quali si trova 1' uovo o la larva dì un parassita, pertanto è molto più giustificato, credo, ammettere che tali larve siano state uccise da un imenottero pa- rassita, il quale non abbia potuto, dopo l'uccisione della larva, de- positare r uovo per essere stato molestato da qualche altro insetto o da qualsiasi altra causa. L' osservazione poi del Dr. Martelli fatta a proposito del Dinarmus, che egli ha visto conficcare l'ovo- positore neir oliva una prima volta per uccidere la larva della mosca ed una seconda per depositare 1' uovo, toglie ogni dubbio - no - sul vero parassitismo degli Imenotteri ricordati in questa nota. Con ciò non si nega peraltro che la larva della mosca delle olive possa morire per altre cause, ma in tal caso essa deve presentarsi al- meno poco dopo la morte con caratteri certo alquanto diversi da quelli, che ha, quando è uccisa da un Imenottero parassita. In quest' ultimo caso, finché non è intervenuta la putrefazione , la larva del Dacus si presenta sempre distesa e turgida. Le quattro specie d' Imenotteri parassiti della mosca delle olive possono compiere come tali tre generazioni nelle località littora- nee dell'Italia meridionale ed in quelle a clima identico, due ge- nerazioni nelle altre. h' Eupelmus urozonus e V Euryfoma ì'osae nell'autunno, in- verno e primavera sono parassiti specialmente di insetti gallicoli. Dell' Euloplius longulus e del Dinarmus dacicida fino ad oggi non conosciamo alcuna vittima oltre il Dacus. Tali Imenotteri attac- cano il Dacus dalla fine di Luglio a tutto Settembre, in Ottobre si dirigono su altri insetti divenendo essi a poco a poco rarissimi nelle olive in tale mese per scomparire del tutto in Novembre. * Talore del parassitismo delle quattro specie di Imenotteri ricordati nel combattere la mosca delle olive. Il valore del parassitismo di una data specie di insetti ri- spetto alla specie attaccata si deve dedurre dalla percentuale de- gli individui di quest' ultima che da quelli della prima vengono distrutti, perciò esso apparirà chiaramente dalle osservazioni, che sotto espongo e che furono fatte da me su olive di Bisceglie (Pu- glia) nel 1906, e su olive di qualche altra località. Parassiti di olive di Bisceglie. Il signor Vincenzo Garofolì di Bisceglie inviava in data 20 Luglio a questo laboratorio un campione di olive bacate accom- pagnandolo con una lettera , nella quale pregava di dirgli se si trattava di mosca delle olive, secondo aveva il sospetto, e in tal caso se si poteva prevedere V intensità futura dell' infezione una ^ 61 — Volta che le olive bacate erano frequenti, quantunque non molto numerose. Risposi che le olive erano realmente infette di mosca e che se erano già frequenti, si poteva prevedere che in Settembre quel- l'oliveto non avrebbe più avuto oliva sana se non intervenivano insetti parassiti o altro malanno naturale a distruggere la mosca. Trovandosi il Dr. Leonardi in quell'epoca a S. Vito dei Nor- manni a dirigere la 3^ irrorazione dell' oliveto scelto per esperi- menti col dachicida, lo pregai, compiuta questa e tornando a Poi'tici, di fermarsi a Bisceglie per visitare 1' oliveto del signor Garofoli e raccogliervi olive bacate che dovevano servire per gii studi intrapresi. Il Dott. Leonardi il giorno 6 Agosto si recò in tale oliveto, raccolse in poche ore molte olive e in una relazione del suo viaggio a me scrisse a proposito di Bisceglie: « calcolai che l'in- fezione presente doveva essere superiore al 50 "/„ e che rovinerà completamente il modesto raccolto di quest'anno ». Delle olive portate dal Dr. Leonardi ne furono esaminate a Portici il 7 Agosto 211, nelle quali si trovarono: Larve sane di mosca: grandi ...... 20 » » » medie 23 » » » piccole 4 Pupe sane » 85 Olive con galleria vuota (abbandonata dalla mosca adulta) 21 Totale individui sani 153 Larve di mosca morte con larva di parassiti . . .44 » » con 2 larve di parassiti ... 3 Eesidui di larve di mosca con pupe di parassiti . . 3 Larve di mosca morte per il parassita (ma senza esservi la larva di questo) 6 Totale larve di mosca uccise dal pasassita 56 Quindi la percentuale delle larve uccise dal parassita era del 26,5 e se si tiene conto nella percentuale soltanto delle larve (non delle pupe e delle olive con galleria abbandonata) era del 51. - 62 - Dalle olive raccolte lo stesso giorno nella stessa località e poste in cassette da sviluppo, nei giorni 11-23 Agosto si ebbe: Giorno liacus Eupeltniis Kurytontn lUnartnus EulopUit.s 11 Agosto 0 0 0 0 1 12 » 1 0 0 1 1 13 » 7 0 0 0 3 U » 4 0 2 0 8 15 > 2 0 0 1 11 16 » 1 0 0 1 li 17 » 0 0 0 0 1 18 » 2 1 0 1 1 19 » 2 1 0 0 0 20 > 6 4 2 0 0 21 » 3 7 0 0 0 22 » 3 1 .0 0 0 23 • » 3 0 0 0 0 34 U 4 4 37 Si ebbero cioè 59 parassiti e 34 mosche, numero di parassiti che rappresenta una percentuale del 63.5. Osservate le percentuali indicate di parassiti della mosca della prima generazione, fu mia cura continuare a provvedermi di olive della stessa località per le osservazioni opportune. Il 20 Agosto essendo io di passaggio per Biscegiie visitai col Signor Grarofoli lo stesso oliveto, nel quale aveva raccolto olive il Dr. Leonardi, calcolai l'infezione della mosca in quell'e- poca ancora di poco superiore al 50 "/., e per gentile permesso del proprietario potei fare un' altra buona raccolta di olive ba- cate. Di queste il 22 Agosto ne furono esaminate a Portici 149, nelle quali si trovarono: Larve sane di mosca ........ 13 Pupe » » 39 Totale individui sani di mosca 52 Larve di mosca morte con larve di parassiti . . .35 Residui di larve di mosca con pupe di parassiti . . 28 » » » con due adulti di parassita . 2 Larve di mosca morte (per il parassita ma senza larva di questo) .......... 14 Totale larve di mosca uccise dal parassita 97 - 63 — Il 20 Agosto si aveva pertanto una percentuale di larve di mosca uccise dai parassiti del 65,1. Il resto delle olive raccolte il 20 Agosto fu posto, come s'era praticato per quelle del 6, in cassette e si ottennero i parassiti indicati nel quadro seguente : Gior •no JDacus Eupelnitts Euri/toma Dinarnixis Eulophus 27-29 Agosto 0 30 4 5 16 30 » 3 2 1 1 2 31 » parecchie 3 1 3 6 1 l Settembre — 7 1 5 5 2 » — 1 0 1 1 3 » — 7 1 8 3 4-5 » — 8 1 11 0 0 » — 4 1 3 0 7 » — 2 1 3 0 8 » — 6 0 4 0 9 » — 4 0 0 0 10 » — 12 0 1 0 11 » — 7 0 U 0 12 » — 1 0 0 0 13 » 5 0 0 0 0 14 » 4 2 0 0 0 15 » 2 0 0 0 0 16 » 0 0 0 0 0 17 » 0 1 0 0 0 18-21 » 0 0 0 0 0 22 » 0 1 0 0 0 ? 98 11 45 33 Essendosi per disgrazia perduto il foglio di carta, su cui gior- nalmente si segnava il numero delle mosche nate dal 1° al 12 Settembre, non è possibile fare un rapporto tra il numero di mo- sche e di parassiti sviluppatisi dal 27 Agosto al 22 Settembre, ma è indubitato, per ciò che si ricorda, che il numero di questi ultimi fu di molto superiore a quello delle mosche. Tenendo conto anche soltanto della percentuale dei parassiti osservata il 20 Agosto e che fu del 65,1, essa risultava sempre molto alta. Da parte mia avendo sempre maggiore interesse di seguire l'andamento della infezione, pregai ai primi di Settembre il signor Grarofoli di inviare altre olive bacate e mandai alla metà dello stesso mesC; di nuovo, il Dr. Leonardi a Bisceglie per osservare l'intensità dell'infezione in quell'epoca. Egli il 17 visitò 1' oliveto del signor G-arofoli ed in proposito scrisse nella sua relazione : « Data r intensità dell' infezione constatata nel mese di Luglio era logico, conoscendo la prolificità della mosca delle olive, che se una causa nemica non era venuta ad ostacolare 1' azione del parassita, era logico, ripeto, ritenere per certo che il raccolto sa- rebbe stato perduto interamente. Le cose invece andarono in modo molto diverso, tanto diverso da rimanere io non solo meravigliato, ma addirittura sorpreso per quanto potei notare non immaginando che i poco noti, sino ad ora. Imenotteri parassiti della mosca, avessero potuto spiegare un'azione tale da arrestare quasi total- mente l'aumento dell'infezione ». Il 13 Settembre giunsero a Portici le olive con somma gen- tilezza inviate dal signor Garofoli, e poste in cassette da sviluppo, si ottennero giornalmente le mosche ed i parassiti appresso in- dicati : Giorno J)acus Ehipelmua Euri/toma Dinaiinus Eulophus 14-16 Settembre 0 10 0 1 0 17 » 0 7 0 0 0 18 » 1 6 1 0 0 19 » 3 3 2 1 0 20 > 0 3 0 0 0 21 » 5 6 0 0 0 22 » 6 3 0 0 0 23 » 3 7 2 1 0 24 » 6 7 1 0 0 25 » 3 2 2 0 0 20 » 1 1 3 0 0 27 » 4 4 0 0 0 28 » 3 6 1 1 0 29 » 14 0 0 1 0 30 » 7 4 2 0 0 56 69 14 5 0 65 — \ Ottobre 20 2 > U 3 » 15 A > 15 5 » 37 1 0 0 1 6 » molti 2 0 0 0 7 » molti 1 0 0 1 8 > molti 1 0 0 0 9 » moltissimi 6 0 0 0 10 » 24 i 0 0 0 11 » 15 1 0 0 0 12 » 7 1 0 0 0 13 » 9 0 1 0 0 U » 0 1 0 0 0 15 » 1 0 0 0 0 16 » 2 0 0 0 0 17 » 0 0 0 0 0 18 » 0 0 0 0 0 19 » 1 0 0 0 0 20 » 0 0 0 0 0 21 >. 1 0 0 0 0 Dal quadro sopraesposto risulta che durante il mese di Set- tembre il numero dei parassiti che si svilupparono dalle cassette, fu di 88, cioè un poco più di un terzo superiore a quello delle mosche adulte, che fu di 56. Neil' Ottobre dalle stesse cassette si svilupparono un numero molto maggiore di mosche che di pa- rassiti, dei quali dal 15 di detto mese non si ottenne più alcun esemplare. Alla fine di Ottobre (28) ebbi altre olive da Bisceglie, ma mentre di mosche se ne ottenne una grande quantità specialmente dal 19 al 30 Novembre, di parassiti si ebbe un solo esemplare di Dinaì^mus il 1" Novembre. Riepilogando le osservazioni fatte nell'oliveto di Bisceglie, ri- sulta che i parassiti comparvero numerosi alla fine di Luglio e primi di Agosto raggiungendo una percentuale massima nella se- conda quindicina di Agosto, che fu del 65.1; che detta percentuale si mantenne del 61.1 durante tutto il mese di Settembre, mentre in quello di Ottobre andò rapidamente decrescendo fino a diven- tare pressoché nulla verso la metà di detto mese ed in Novembre. - 66 - Dalle osservazioni fatte a Bisceglie sì deve pertanto dedurre che nei mesi di Agosto e Settembre, cioè in quelli in cui massimo è lo sviluppo della mosca, i parassiti di questa distrussero oltre il 60 7„ delle sue larve. La cifra è così eloquente per sé stessa, che ogni particolare commento è superfluo, ma sarà opportuno ri- chiamarla in seguito, dopo di avere esposto le osservazioni fatte sul numero di parassiti di altre località. Parassiti di olive di Bevagna (Umbria). NeirUmbiia centrale presso Bevagna raccolsi nella prima set- timana di Settembre (1906) un buon numero di olive bacate, che portai a Portici e posi nelle solite cassette da sviluppo. Da tali olive si ottennero le mosche ed i parassiti appresso indicati : Giorno Dacus Eupelmus l'Jurytoma Dinarmua Eulophu. 11 Settembre 9 0 5 9 0 12 » 9 0 3 8 0 13 » 11 0 6 8 0 U > 21 0 34 16 1 15 » 15 0 8 2 0 16 » 20 0 21 10 1 17 > 31 0 34 12 0 18 > 61 0 22 9 0 19 » 50 0 29 17 1 20 » 67 0 25 15 0 21 » 71 0 36 12 0 22 » 55 0 8 5 0 23 » 23 0 28 5 0 24 ^ 49 0 16 3 0 25 > 21 2 24 0 0 26 » 18 0 11 0 0 27 » 18 0 7 0 0 28 » 9 0 10 0 0 29 » U 0 0 0 0 30 » 19 1 4 0 0 1 Ottobre 13 0 4 0 0 2 » 6 0 1 0 0 3 » 4 0 3 1 0 4 » 2 0 0 0 0 5 > 3 0 1 0 0 619 3 340 132 - 61 - Nello stesso olivete facevo raccogliere il 25 Settembre altre olive bacate dalle quali si ebbe : Giorno Dactis Eupelmtts Euri/toma Dlnarmus Ealophus 27 Settembre 1 1 0 5 2 0 28 » 7 0 14 4 0 29 » 4 0 12 0 0 30 » 4 0 20 1 0 4 Ottobre 7 0 14 3 0 2 » 7 1 10 2 0 3 » 13 1 9 3 0 4 » 21 0 16 4 0 5 » 24 0 11 8 i 6 » parecchi 0 5 1 0 7 » 8 1 1 2 0 8 » 11 2 0 1 0 9 » 10 0 0 3 0 10 > 9 0 1 1 0 11 » 6 1 0 0 0 12 » 5 0 0 0 0 13 » parecchi 0 0 0 0 14 » 3 0 0 0 0 15 » parecchi 0 0 0 0 16 » 15 1 0 0 0 17 » 11 0 0 0 0 18 » 16 0 0 0 0 19 » 7 0 0 0 0 20 » 5 0 0 0 0 21 > 6 0 0 0 0 22 > 8 0 0 0 0 23 » 1 1 0 0 0 24 > 3 0 0 0 0 25 » 3 0 0 0 0 26 » 1 0 0 0 0 27 > 0 0 0 0 0 A Bevegna i parassiti cominciarono a comparire ai primi di Settembre, epoca di comparsa anche degli adulti della mosca della 1.^ generazione, e durante tutto il mese di Settembre fino al 5 di Ottobre la loro percentuale fu del 43.5 per le olive raccolte il 10 Settembre e del 58.1 per quelle raccolte il 25 Settembre. Si può pertanto ritenere che a Bevagna nel 1906 durante il mese — 68 - dì Settembre fino al 5 ottobre la percentuale dei parassiti fu in media del 50.8 cioè che i parassiti distrussero la metà, delle larve della mosca. Quantunque questa cifra sia alquanto inferiore a quella constatata per Bisceglie, è sempre abbastanza elevata e degna della massima considerazione. A Bevagna dopo il 5 Ottobre il numero dei parassiti andò rapidamente diminuendo fino a diventare nullo verso la metà dello stesso mese, come si è constatato innanzi per Bisceglie. Quanto alle specie di parassiti osservati a Bevagna e a Bi- sceglie è da osservarsi che nella prima località considerando i parassiti ottenuti da olive raccolte il 9 Settembre, il 71.1 7o è rappre- presentato dall' Eurytoma rosae , il 27,5 dal Dmarìmis, e il 0,6 tanto dall' Eiipelmus urozonus che à.sì[V Eulophus, mentre a Bisce- glie, considerando quelli ottenuti da olive raccolte il 20 Agosto, il 52.1 7o è dato dalV Eupelmus urozonus, il 29.5 7o dal Dinarmus, il 1^,2^ j^daXVEulophus longuìus e il 5,9 7o dsiW Eurytoma rosae, cioè abbiamo quasi l'inverso di quanto si è osservato a Bevagna. Come ho già detto innanzi, oltre che sul materiale raccolto a Bevagna e a Bisceglie, io feci osservazioni per la percentuale dei parassiti della mosca delle olive su quello delle seguenti loca- lità : S. Vito dei Normanni , Ruvo , Grottagiie , Trani, Barletta (Puglia); Larino, Termoli (Campobasso); Portici (Napoli); Nicastro, Catanzaro Sala (Calabria); Messina (Sicilia) e il Dr. Martelli su materiale di S. Vito dei Normanni (Lecce) e Catanzaro Sala, Stron- goli, Siano, Gizzeria (Calabria). In nessuno dei luoghi citati la percentuale dei parassiti sali alla cifra osservata per Bevagna e Bisceglie, ed in alcune anzi fu minima, quasi nulla, come nel 1905 (a Nicastro), in cui appunto si ebbe un'enorme sviluppo di mosca. Credo superfluo riportare qui tutte le percentuali di parassiti osservate, ma per mostrare la diversa prevalenza nelle varie località di uno piuttosto che di un altro parassita ricorderò ancora le osservazioni fatte con olive raccolte a Portici e quelle con olive di Crottaglie (Puglia). 60 - Parassiti ottenuti da olive raccolti a Portici I'll Settembre. Giorno 13 Settembre molt 14 » » 15 » » 16 » » 17 » varii 18 » » 19 » » 20 •» » 21 V » 22 » » 23 » » 24 » » 25 » » 26 » » 27 » > 28 » > Kupehnus Kurytoma Dinarmus Eulophus 0 0 0 8 0 1 0 6 0 1 0 12 0 3 2 12 0 1 0 12 0 2 0 10 0 0 0 4 0 1 0 10 0 1 0 9 1 5 0 2 0 7 0 0 0 4 0 3 0 1 0 3 0 2 0 1 0 0 0 1 0 0 0 0 molti 29 93 A Portici nel 1906 i parassiti della mosca erano rappresentati in massima parte, 74.4 Yo? duìV Eidophus longulua, il 23.1 7o d^l- VEarytoma rosae, V 1.6 7o dal Diìiarnius e i\ 0,8^/,, dall' Eupebnus. Parassiti ottenuti da olive raccolte a Grottaglle (Lecce) il 14 Settembre. Giorno Oacus Kiipclniits Euri/toma lUnarinus Kiilophiis 18 Settembre molti 0 0 0 0 19 » » 0 0 1 0 20 » » 0 1 0 0 21 » » 0 0 1 1 22 » » 0 0 1 0 23 » » 0 0 2 0 24 » molti 0 0 0 2 25 » varii 0 0 2 0 26 » 4 0 0 5 1 27 » alcuni 0 0 4 1 28 » » 0 0 3 0 29 » 7 0 1 7 0 30 > 6 0 2 8 0 [contìnua) — 70 — i Ottobre 7 2 » 6 3 » 4 i » 3 5 » 5 6 » 4 7 » 4 8 » 3 9 » 5 iO » 10 11 » 2 12 » 7 13 » 4 10 14 0 0 8 0 0 0 8 0 0 0 10 0 12 0 0 10 0 0 0 10 0 0 10 10 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 molti 4 9 66 5 Dalle olive di Grottaglie risulta che in prevalenza i parassiti della mosca in tale località furono Dinarmus, rappresentando il 78.5 7o, mentre 1' Eurytoma rosae fu del 10.7 "/o> VEulophus del 5.9 7o e VEupelmus del 4,5 7o. Pertanto dalle osservazioni sul numero e sulla qualità dei parassiti della mosca dalle olive nei quattro casi riferiti di Bisce- glie, Bevagna, Portici, Grottaglie si vede che la specie di paras- sita prevalente in una data località può essere una qualsiasi delle quattro, che fino ad oggi sono state da me ottenute da olive in- fette di mosca e provenienti da moltissime località. La prevalenza numerica di individui di una specie dipende certamente dalle diverse convittime di tali parassiti esistenti in località diverse. Assegnamento che si può e si deve fare sagli insetti parassiti ricordati, nel combattere la mosca delle olive. Ho innanzi notato che il risultato delle osservazioni fatte sui parassiti della mosca delle olive a Bisceglie è per sé stesso tanto eloquente che non ha bisogno per essere convenientemente apprez- zato di un lungo e particolare commento. Esso ci ha dimostrato che in Agosto la percentuale dei parassiti giunse al 65 durante tutto il mese di Settembre ; cioè , volendo fare anche una media al di sotto del vero, possiamo ritenere che dal 10 Agosto al 30 Set- - 71 - tembre a Bisceglie il 60 7o delle larve della mosca delle olive furono uccise da individui di 4 specie di Imenotteri parassiti. In altre località la percentuale dei parassiti fu minore variando da circa il 50 V, (Bevagna) a quasi zero, come fu a Nicastro nel 1905, ma ciò è perfettamente conforme a quanto noi sappiamo in- torno agli insetti parassiti la cui esistenza non dipende da una sola specie di insetti. Tali parassiti in alcuni anni ed in date lo- calità possono trovarsi numerosissimi, in altre località, negli stessi anni od in altri anni, scarsi, a seconda delle cause nemiche dalle quali essi stessi alla lor volta sono combattuti. Resta per ora come fatto accertato che i parassiti della mosca delle olive sono giunti in una località ad uccidere il 65 "/„ di larve di mosche. Ciò ci autorizza ad ammettere che il loro numero in condizioni più favorevoli può essere maggiore fino a giungere ad uccidere il 90, il 95, il 99 per cento di larve di mosca, fino ad annullare completamente un' infezione di -nosca, che come quella di Bisceglie fin dai primi di Agosto era calcolata del 50 "/o- Se la mosca delle olive non in tutti gli anni produce gli stessi gravi danni, né in tutte le località in un dato anno danni uguali, ciò si deve all' azione dei suoi parassiti naturali, tra i quali noi cono- sciamo e dobbiamo apprezzare gii Imenotteri nominati. Possibilità di moltiplicare gli insetti parassiti della mosca delle olive. Accertato che la mosca delle olive può essere combattuta ef- ficacemente da quattro specie di parassiti Imenotteri che si tro- vano distribuite in tutte le regioni olivate d'Italia e che tali parassiti però in natura subiscono essi stessi 1' azione di cause nemiche, che li decimano, può l' uomo intervenire per diminuire tali cause ad essi nemiche, può intervenire per moltiplicarli ed averli in nu- mero sufficiente a tenere in limiti innocui la mosca delle olive ? Dare una risposta assoluta e categorica a tale quesito sarebbe da parte nostra presunzione somma , poiché dovremmo crederci di essere tanto sapienti da conoscere minutamente la vita dei paras- siti della mosca e tutti gii intimi rapporti, che essi anno con al- tri insetti ed altri esseri viventi in genere, siano appartenenti al regno vegetale come a quello animale. Le nostre conoscenze intorno alla vita di tali parassiti sono ancora rudimentali. Noi a proposito di ciascuno di essi sappiamo soltanto con sicurezza quanto in riassunto riferisco, cioè: — 72 - 1.° che essi vivono parassiti delle larve della mosca delle olive nei mesi di Agosto-Settembre; 2." che in tali mesi possono compiere almeno due genera- zioni; 3." che in Ottobre o poco più tardi abbandonano la mosca delle olive. Noi non sappiamo affatto con precisione su quali insetti i pa- rassiti della mosca passano in autunno. Per osservazioni personali possiamo accertare che 1' Eurytoma rosae è parassita anche del Cynips tozae, del Cyìiips kollari, e che r Ewpelmus uì-ozoìius è pure parassita di tali Cinipidi , e della Pern'sia rufescens De Stef., ma degli altri due parassiti non conosciamo alcun' altra vittima. Ho indicato più innanzi che varii autori indicano V Eurytoma rosae come parassita di molte specie di Cinipidi gallicoli dei generi Andricus, Aulax, BatJu/aspis, Biorhiza, Cynips, D/'yecosmus, Dryophanta , Newoterus, Rhodites , Spategaster, e V Eupelmus urozonus come parassita di varie specie di Imenotteri, Ditteri, Lepidotteri, Emitted, Coleotteri. Però se delle indicazioni di tali Autori possiamo servirci come preziosa guida, dobbiamo tenerci ben lontani dall' accettarle tutte come esatte e come utili per il nostro caso. Innanzi tutto non ostante la stima che si può e si deve pro- fessare verso qualsiasi Autore, non è punto certo che ciascuno di essi abbia determinato con sicurezza il parassita e la specie vit- tima. In secondo luogo anche ammesso che in realtà ogni Autore abbia determinato esattamente il parassita, potrebbe darsi che in- dividui specificamente fra di loro uguali, cioè appartenenti alla stessa specie sistematica, fossero dal punto di vista biologico af- fatto differenti, così che per esempio quelli che parassitizzano nel caso dell' Eupelmus un Lepidottero, non abbiano più l' istinto di parassitizzare la mosca delle olive. Infine anche ammesso che gli Autori abbiano tutti ben determinata la specie del parassita, che tutti gli individui di tali specie siano anche identici dal punto di vista biologico, resterebbe ad accertare per il caso nostro se i pa- rassiti delle varie vittime si possono sviluppare in tempo utile per passare a combattere la mosca delle olive e se in Italia esistono altre specie di insetti, che sono vittime di tali parassiti. Una serie quindi di accurate ricerche nelle varie località oli- vate occorrono per determinare quanto segue ; - 73 - 1." quali sono le specie di insetti, che in ciascuna regione, vengono prevalentemente attaccate dagli insetti parassiti anche della mosca delle olive; 2." quali specie di insetti sono parassiti dei parassiti della mosca delle olive ed in genere quali sono tutte le cause nemiche allo sviluppo dei parassiti della mosca, 3.*^ studio biologico di tutti gli insetti, che sono vittime o parassiti dei parassiti della mosca. Compiute 0 almeno condotte a buon punto tali ricerche, si po- trà rispondere fondatamente al quesito sopra posto, se cioè pos- siamo moltiplicare gli insetti parassiti della mosca delle olive in modo da combattere efficacemente la mosca stessa riducendola ad un numero trascurabile. Frattanto noi possiamo assicurare che la cultura specializzata dell'olivo è certamente favorevole allo sviluppo della mosca, poiché, siccome i parassiti della mosca stessa vivono dall' Ottobre a Giugno in specie d'insetti, che non si trovano sul- r olivo, ma su altre piante , mancando queste , mancheranno al tempo opportuno i parassti della mosca e questa resterà indi- sturbata a moltiplicarsi se non interverranno altre cause nemiche al di fuori degli insetti, e che noi per ora sappiamo esistere, ma siamo ben lungi dal conoscere convenientemente. Possiamo fin da ora affermare che la presenza di piante, sulle quali vivono insetti gallicoli, in vicinanza degli oliveti, può osta- colare lo sviluppo della mosca , poiché da tali piante si possono sviluppare i parassiti della mosca, i quali sono anche parassiti degli insetti gallicoli; possiamo ritenere che la vicinanza di boschi ad oliveti sia per la stessa regione utile allo sviluppo dei parassiti della mosca. Non conosciamo ancora tutte le vittime dei parassiti della mosca delle olive e quindi le piante, sulle quali tali vittime vi- vono, ma una volta che gli studii intrapresi ci abbiano istruito abbastanza in proposito, potremo anche consigliare la coltivazione negli oliveti di piante nutrici, prevalentemente, degli insetti, che vengono parassitizzati da quelli della mosca delle olive in Ottobre e dai quali si possono avere adulti dei parassiti per combattere la mosca in Griugno e Luglio. A Bisceglie nell' oliveto , in cui si trovò la maggior percen- tuale di parassiti e nelle sue vicinanze, le piante arboree colti- vate con gli olivi sono : mandorli in buon numero, qualche cilie- gio, fico, pero ; piante erbacee nessuna, eccettuata qualche specie - 74 — spontanea e in poca quantità, tenendo i proprietarii in genere il suolo ben pulito da erbe, arato e non seminandolo che raramente. Quest' anno sarà mia cura, in primavera, tare ripetute ricerche sul luogo per raccogliere larve d' insetti e vedere su quali di esse si trovano le larve parassite della mosca, e accertare cosi quali sono le piante, che a Bisceglie ospitano gli insetti vittime dei pa- rassiti della mosca. Conosciuti gl' insetti, che vengono distrutti dagli stessi insetti, che sono parassiti della mosca delle olive, si consiglieià negli oli- veti la coltivazione delle piante, sulle quali vivono quelli tra i primi, i quali sono vittime dei parassiti della mosca nei mesi di Ot- tobre e Giugno, e no, possibilbilmente la coltivazione delle piante sulle quali possono vivere insetti, che vengono attaccati dai pa rassiti della mosca nei mesi di Giugno-Settembre, poiché in tale epoca noi dobbiamo cercare che tali parassiti siano costretti a combattere soltanto la mosca delle olive. Qualora non fosse possibile 1' esclusione dagli oliveti, o dalle loro vicinanze, della coltivazione delle piante, sulle quali vivono gli insetti, che sono ricercati dagli stessi parassiti della mosca du- rante i mesi di Giugno-Settembre, si dovrebbe ridurre con altri mezzi naturali o con mezzi artificiali il numero degli insetti vit- time, contemperaneamente alla mosca, dei parassiti della mosca stessa. Né ancora l' intervento nostro colla coltivazione di partico- lari piante negli oliveti, col combattere gli insetti, che possono essere contemporaneamente alla mosca attaccati dai parassiti di questa, dovrebbe cessare, poiché abbandonando in condizioni na- turali lo sviluppo dei pasassiti, accadrebbe che essi sarebbero sog- getti come altri insetti ora ad un grande sviluppo numerico ed ora ad un minimo a seconda delle cause ad essi nemiche, delle quali alcune sarebbero al di fuori di essi ed una in se stessi. Le prime cause nemiche sarebbero : 1." i nemici naturali dei parassiti della mosca, che saranno altri insetti, altri animali in genere, nonché parassiti vegetali, e che distruggeranno un numero più o meno grande di tali parassiti, "2." i nemici naturali delle specie di insetti a spese dei quali i parassiti della mosca delle olive vivono e che possono ridurre tali insetti ad un numero assai basso, e quindi es- sendo pochi gli ospiti, pochi sarebbero i loro parassiti. La causa nemica dei parassiti della mosca, e che risiede ne- gli stessi parassiti, é il grande sviluppo numerico, che essi possono - 75 - conseguire in condizioni favorevoli, poicliè qualora il loro numero in Ottobre fosse molto grande rispetto al numero degli insetti vit- time, questi verrebbero ridotti nella seguente generazione a quan- tità tanto piccola che nelF anno successivo non sarebbero più suf- ficienti a generare un numero di individui tale da potere servire di nutrimento a tutti o almeno ad un numero di parassiti della mosca atto a entrare in lotta, in Luglio, vittoriosamente colla mosca delle olive. Perciò da parte nostra occorre, studiata la biologia di tutte le vittime dei parassiti della mosca delle olive , intervenire per di- minuire le cause nemiche allo sviluppo di tali vittime onde ser- barle tutte air azione dei para.ssiti della mosca delle olive, occorre inoltre impedire un eccessivo sviluppo dei parassiti della mosca, cosa che non è difficile distruggendo, quando fosse necessario, una parte di quelli che in Settembre si ottengono dalla mosca delle olive. Come si vede dall' esposto le cose sono abbastanza complicate e in natura potranno esserlo anche di più di quanto a noi appare, però quando 1' entomologo avesse acquistato le conoscenze neces- sarie e con esse buona pratica per intervenire nel conflitto fra varie specie di insetti a tutto vantaggio dell' agricoltore, non sa- rebbe difficile o almeno impossibile consigliare qualche cosa di praticamente attuabile anche dagli stessi contadini. In qualsiasi modo anche se non sempre fosse possibile regolare il numero dei parassiti della mosca in rapporto ai loro parassiti e alle loro vit- time conti'o la mosca delle olive, certo che i danni della mosca in alcuni anni potrebbero essere ridotti a nulla ed in molti ad dna gravità non grande, applicando anche parzialmente ciò, che i ri- sultati degli studi biologici nel senso accennato, consiglieranno. Consigli che fin da ora si possono dare per utilizzare i parassiti conosciuti in Italia a combattere la mosca delle olive. Mentre continuano gli studi biologici sui parassiti della mosca delle olive e se ne attendono i risultati per consigliare, ripeto, quanto di meglio si potrà, ad ottenere un effetto utile ed il più possibile continuo nel combattere la mosca delle olive, ora, anche col poco, che sappiamo, si potrebbe mettere in pratica un metodo atto a rendere più efficace 1' azione dei parassiti cioè diminuendo il numero delle mosche nei mesi, in cui i parassiti attaccano le larve di mosca, in Agosto-Settembre, - 76 - Per diminuire il numero delie mosche negli oliveti, da parte mia credo necessario porre fuori considerazione qualsiasi sostanza distribuita sugli olivi in qualunque forma e che sia composta di materia zuccherina avvelenata, poiché se può essere tale sostanza mortale alla mosca delle olive, lo è pure ai suoi parassiti non solo, ma anche agli insetti , che sono predatori e endofagi delle cocciniglie dell' olivo e di altri alberi, nonché a quelli, che sono parassiti di molti altri insetti litofagi. Di maniera che io credo che il danno nelle regioni per grandi estensioni olivate po- trebbe riuscire maggiore di quello prodotto dalla mosca delle olive, che si vuol combattere. Scartata pertanto l' uccisione delle mosche delle olive allo stato adulto per mezzo di sostanze zuccherine venefiche, io credo che si potrebbe trarre profìtto dai varii fatti accertati sulla bio- logia della mosca per fare in modo: 1° che di essa nella nuova stagione se ne trovi negli oliveti il numero minore possibile, 2" che di essa si distrugga il maggior numero di larve della pri- ma generazione, dalle quali dipende V ulteriore sviluppo della mosca stessa. Sappiamo che la mosca delle olive si riproduce durante tutta la buona stagione, quando trova le olive, nelle quali deporre le uova; perciò a diminuire il numero sarebbe necessario impedire almeno che essa si riproducesse nei mesi di Aprile-Giugno; cosa che sarebbe facile ottenere facendo in modo che la raccolta delle olive non si protraesse oltre il Marzo, e che tale raccolta venisse fatta accuratamente senza lasciare sugli alberi olive. Siccome nel mese di Aprile a Giugno la mosca può compire almeno una generazione nel frutto degli olivastri, questi dovrebbero essere tutti distrutti 0 tutti innestati. In tal modo le mosche nate in Marzo da pupe ibernanti prima del Luglio, epoca in cui possono trovare nuovamente olive della nuova stagione per deporre uova, sareb- bero sul campo soggette a tante cause di distruzione, e quindi non trovando modo di moltiplicarsi giungerebbero almeno in parte ridotte di numero al Luglio. A diminuire anche il numero delle mosche adulte che in Marzo-Aprile possono trovarsi sul campo, si dovrebbero tenere le olive, dopo la raccolta , in locali con finestre protette da rete metallica. Altro fatto ben noto della biologia della mosca é che essa depone l' uovo a Luglio in olive di varietà px^ecoce e solo più tardi, - 7? - in fine dì Agosto e Settembre, secondo le località, infetta anche le olive tardive. Da ciò si dovrebbe trarre partito per coltivare in ogni oliveto due sole varietà (o due gruppi di varietà) di olive: una a frutto molto precoce ed una a frutto tardivo. Di quest'ul- tima varietà dovrebbe essere la massima parte degli olivi, della varietà precoce un piccolo numero nella proporzione di uno ogni 100 olivi di varietà a frutto tardivo. Gli olivi di varietà precoce dovrebbero trovarsi fra di loro a distanze presso a poco uguali, tenuti a chioma bassa e potati ad albero piangente, in modo che con una piccola scala si potessero esaminare facilmente tutti i rami. In oli veti così formati alla fine di Luglio nelle regioni lìtto- ranee dell'Italia meridionale, più tardi in altre località in cui la vegetazione si trova più arretrata, per esempio nella seconda quindicina di agosto nell' Umbria centrale (Bevagna), operai al- l' uopo istruiti dovrebbero visitare tutti gli olivi dì varietà precoce, esaminarne accuratamente il frutto e cogliere tutto quello, che vedrebbero essere infetto dì mosca. Le olive infette in tale epoca non contengono soltanto uova o larve o pupe dì mosca, ma possono avere anche parassiti della mosca, perciò non si deve consigliare la distruzione o qualche particolare utilizzazione immediata delle olive, ma la loro conser- vazione per un mese in casse dì legrio a perfetta chiusura eccetto nelle partì superiori che dovrebbero avere un gran numero dì fori di un diametro non maggiore di un millimetro oppure una fitta rete metallica a maglie non più larghe della dimensione in- dicata per ì fori. Nelle casse non si dovrebbero accumulare olive oltre 3-4 strati, per permettere la facile uscita dei parassiti o si potrebbero costruire telai interni per le casse sovrapponibili e portanti cia- scuno 2-3 strati di olive ; e in tal caso in corrispondenza a cia- scuno di essi sui lati della cassa si dovrebbero praticare fori di un millimetro. L' ideale sarebbe lasciare tutte le olive infette dì un albero in casse poste sullo stesso albero, in pratica bisogna vedere se ì desiderosi della roba altrui lo permettono, perchè diversamente le casse sì dovranno tenere nelle abitazioni dei proprietari, e al- lora occorre un' altra pratica, che ricorderò appresso. Scopo della conservazione delle olive in casse costruite come sì è detto, è quello dì non permettere l'uscita alle mosche adulte e permetterla invece ai loro parassiti ; quelle infatti non potreb- - 18 - bero passare attraverso un foro di un millimetro di diametro, mentre lo potrebbero agevolmente tutti i parassiti, cosicché si otterrebbe 1' effetto di distruggere un gran numero di mosche e di lasciare liberi i parassiti, i quali potrebbero subito continuare r opera delle loro madri ricercando larve di mosche, che si fos- sero sviluppate da uova deposte da individui rimasti vivi nell' o- liveto. La miglior cosa sarebbe, come ho detto, lasciar le casse sugli olivi, ma qualora non fosse possibile, bisognerebbe tenerle nelle case. In tal caso dovrebbero avere i fori situati nella parte superiore invece che lateralmente, ed estesi per zone non più larghe di un centimetro e mezzo in diametro. Sopra tali fori si collocherebbe capovolta una comune bottiglia di vetro della capacità di ^ /^ litro e assicurata colla bocca alla cassetta con cera od altra sostanza. I parassiti dalla cassetta passerebbero nella bottiglia attrattivi dalla luce e ogni due giorni, togliendo la bottiglia e tappandola subito con un po' di cotone, mentre altrettanto si fa dei fori del- la cassetta ( se non si ha altra bottiglia di cambio), si potrebbero trasportare negli oliveti. Tutte queste operazioni possono sembrare in sulle prime com- plicate, in realtà non lo sono punto e sono anche di facile appren dimento per qualsiasi persona. Il risultato di una tale pratica non potrebbe essere che utile sempre, e maggiormente lo sarebbe se ad una prima raccolta delle olive bacate se ne facesse seguire una seconda alla distanza di una diecina di giorni, prima che cominci 1' apparizione degli adulti della prima generazione. La difficoltà nell' applicare attualmente tale metodo si vorrà trovare nel modo come sono formati già gli oliveti; ma essa per la maggior parte dei casi sarebbe presto eliminata e cioè per tutti quegli oliveti che sono costituiti del tutto o in grandissima parte di olivi a frutto tardivo, perchè in tali casi basterebbe innestare un albero ogni cento con le varietà a frutto più precoce. Difficoltà vera resterebbe per quegli oliveti, che sono tutti o quasi di varietà precoce, come in molte regioni della Calabria, perchè in tal caso chi può ardire di consigliare la raccolta di tutte le olive bacate in Luglio-Agosto, raccolta che si dovrebbe eseguire albero per al- bero ? In tali oliveti qualora il metodo consigliato desse altrove ottimi risultati, si dovrebbe procedere ad innestare a poco a poco la maggior parte degli olivi con varietà tardive e frattanto otte- - 1^ - nere il frutto di un albero ogni cento in condizioni di essere in- fetto dalla mosca delle olive una quindicina di giorni prima di quello degli altri, concimando abbondantemente con stallatico lo stesso albero e, potendo, anche annaffiandolo. Quanto alla coltivazione di qualche zona tutta a olive precoci per uso mangereccio, si potrebbe certamente fare, mantenendo tutti gli alberi abbastanza bassi e potati in modo da poter vedere e cogliere facilmente da essi le olive bacate. Dal punto di vista economico V applicazione del metodo con- sigliato non importerebbe una grande spesa poiché un operaio in un giorno può certamente visitare almeno 20 alberi per rac- cogliervi olive , cioè curare una zona di 2000 olivi ; le cas- sette di legno, anche occorrendone una per albero , non potreb- bero costare per 20 alberi più di L. 60, spesa che fatta una volta non si dovrebbe rinnovare ogni anno. Resta a considerarsi la perdita parziale delle olive di un albero ogni cento ed essa, credo, sarebbe la meno tenuta in conto da un proprietario qualora po- tesse avere in buone condizioni il frutto del resto dell' olivete. Riepilogando tutto l'esposto, io credo che in favore dei pa- rassiti della mosca fino ad ora noti in Italia e quindi contro la mosca stessa, qualora si voglia applicare un metodo di lotta na- turale e no uno artificiale ed irrazionale, fondandoci su ciò, che si conosce per ora della biologia della mosca e degli insetti suoi parassiti, si possa consigliare: 1." Cultura dell' olivo meno specializzata che sia possibile, quindi consociazione con esso di mandorli, fichi ed altre piante fruttifere ; 2." Conservazione di querele, rose selvatiche e arbusti lungo gli argini, le fosse etc. degli oliveti, conservazione anche di siepi e boschi in vicinanza di essi ; 3." Raccolta almeno in Marzo e Aprile di tutte le olive e di- struzione o innesto di tutti gli olivastri ; 4." Formazione di oliveti con alberi di due varietà (o due gruppi di varietà) : 1' una (o le une) a frutto molto precoce, 1' al- tra (o le altre) a frutto tardivo. Piante di varietà a frutto precoce nella proporzione di una a cento poste fra di loro a distanze uguali, tenute basse e potate in modo da lasciar veder bene tutto il frutto ; ^ 80 - 5." Raccolta in due volte, avanti la comparsa degli adulti della prima generazione, in Luglio-Agosto (o Agosto-Settembre secondo le località) di tutte le olive bacate a frutto precoce ; 6." Conservazione di tali olive per un mese in casse costrui- te in modo da permettere l'uscita dei parassiti e no quella del- le mosche adulte. Probabile esistenza di altri parassiti della mosca delle olive fuori d' Italia. Dallo studio dei parassiti della mosca delle olive in Italia è risultato che la mosca è combattuta da quattro specie di insetti ectofagi soltanto allo stato larvale, e che tali specie non sono parassiti particolari della mosca, ma parassiti anche di varii altri insetti. Questi fatti fanno dubitare che la mosca delle olive sia un insetto importato in Italia in tempi storici ed in qualunque modo che non sia un insetto veramente indigeno, poiché altrimenti trat- tandosi di un insetto distribuito in tutte le regioni olivate d' Italia e tanto spesso in numero grandissimo dovrebbe avere qualche insetto parassita suo principale se non unico, dovrebbe avere qual- che parassita delle uova e specialmente della pupa che durante r estate, quando è nel frutto, è nelle migliori condizioni per es- sere parassitizzata da Imenotteri. A tali considerazioni entomologiche si devono aggiungere le opinioni di varii botanici intorno all' origine dell' olivo, le quali, se ben fondate, possono togliere ogni dubbio intorno all' importa- zione della mosca delle olive. Comes neir opera « Illustrazione delle piante rappresentate nei dipinti pompeiani, 1879 » a proposito dell' olivo scrive : « Que- sta oleacea è originaria dell' Asia Minore e dell' angolo Sud-est del Mediterraneo ». De Candolle (1883) nel classico lavoro » Origine des plantes cultivées » nel capitolo sull' olivo cosi si esprime « La patrie pré- historique s' étendait probrablement de la Syrie vers la Grece, car l'olivier sauvage est très commun sur la còte meridionale de l'Asie Mineure. Il y forme de véri tables foréts ». E poco più in basso lo stesso Autore scrive : « Aucune feuille d'olivier n'a été trouvée jasqu' à present dans les tufs de la France meridionale, de la Toscane et de la Sicile, où 1' on a constate le laurier, le - 84 — myrte et autres arbustes actuellement vivants. C'est un indice, jusqu'à preuve contraire, de naturalisation subséquente ». Ammesso che I' olivo non è indigeno d' Italia e che esso è stato importato, poiché la mosca delle olive può svilupparsi, al- meno da noi, soltanto nel frutto di tale albero, ne viene di conse guenza che anche hi mosca delle olive deve essere stata importata. Cosa questa che può facilmente essere avvenuta con il trasporto di olive fresche in Italia dopo che già era cominciata anche da noi la coltivazione dell'olivo. Colle olive bacate non deve essere- stato importato qualche particolare parassita della mosca o questo per ragioni, che non possiamo determinare, non avrà potuto so- pravvivere. Perciò da noi la mosca si sarà trovata in condizioni peggiori per il clima, essendo meno caldo di quello suo originario, ma d' altra parte giunta in una regione, in cui non aveva parti- colari nemici tra la classe degli insetti, si sarà potuta sviluppare tanto quanto il nuovo ambiente trofico lo permetteva. In seguito insetti parassiti di insetti gallicoli e di altri, e che sono quelli attualmente parassiti della mosca da noi, si sono a poco a poco adattati a parassitizzare in un' epoca dell' anno (estate) anche le larve della mosca, guidati forse nell' assumere il nuovo istinto dalla forma dell' oliva che tali insetti possono avere considerata come galla. Essendo pertanto almeno molto probabile che la mosca delle olive non è indigena d' Italia, ma originaria delle stesse regioni che si ritengono da molti botanici patria dell' olivo, e sapendosi che ogni insetto nel suo paese d' origine è di regola combattuto da altri insetti, qualcuno o alcuni dei quali suoi peculiari paras- siti , io proposi fin dall' anno scorso uno studio biologico della mosca delle olive nel suo paese d' origine affine di accertare quali insetti ivi la combattono. Pur non essendo assolutamente certo che nelle regioni, che sono ritenute patria dell' olivo, si trovi qualche insetto parassita della mosca e molto attivo nel combatterla, ciò è più che proba- bile. Tutti gli studii biologici sugli insetti parassiti che si sono fatti negli ultimi anni ; i belli esempi che abbiamo avuto anche di recente dagli entomologi dell' America settentrionale, consi- gliano almeno a tentare con fiducia la ricerca dei parassiti della mosca delle olive nel probabile paese di origine della mosca stessa. Sarebbe secondo me un errore, se per una mala intesa economia non si mandasse un entomologo nella Turchia Asiatica a fare le - 82 — ricerche opportune. Trovandosi colà anche una sola specie di insetto parassita unicamente delle uova o delle larve o della pupa della mosca delle olive, questa potrebbe essere debellata anche da noi ; perchè è facile 1' allevamento e V acclimatazione e moltiplicazione degli Imenotteri parassiti dove esiste la specie ospite. Caso più complicato sarebbe se gli insetti parassiti della mosca delle olive nel paese d' origine, fossero anche parassiti in altre epoche dell' anno di altri insetti e che perciò per il loro ciclo annuale fosse necessaria la presenza anche di essi ; ma anche in questo caso l'acclimatazione loro potrebbe non essere impossibile. In qualunque modo, lùpeto, è necessario tentare ciò, che l'en- tomologia agraria odierna consiglia e tanto più in questo caso, in cui si tratta di un nemico che toglie ogni anno molti milioni al- l' economia nazionale. Se realmente si troverà nella Turchia A- siatica un attivo insetto parassita della mosca delle olive, questa sarà efficacemente combattuta per tale mezzo naturale e lidotta in breve in quantità affatto innocua, senza che i proprietari ab- biano a sopportare spesa di sorta. Il risultato probabile delle ricerche dei parassiti della mosca delle olive nel paese d'origine della mosca stessa può importare pertanto un vantaggio enorme alla patria nostra e a molte altre nazioni ed è dovere dell' entomologo raccomandare che la via additata dalla scienza, che esso coltiva, sia seguita se non con sicurezza completa di l'iuscita, almeno con grande fiducia. F. SILVESTRI LA TIGNOLA DELL'OLIVO (Prays oleellns Fahr.). L' insetto, che solo in alcune regioni ed in alcune annate deve considerarsi secondo alla mosca delle olive nel!' entità dei danni, che può causare agli olivicultori, è la Tignola deiroliro (Prays oleellus Fabr.). Essendomi occupato per due anni dei costumi e dei parassiti di tale insetto e sembrandomi di aver fatto osservazioni, che pos- sono essere di qualche utilità a coloro, che dal punto di vista seien tifico o pratico o di ambedue debbono o vogliono studiare lo stesso insetto, pubblico la presente nota, nella quale non tivalascio di esporre ciò, che altri prima di me hanno osservato, affinchè ad ognuno sia attribuito il merito che gli spetta. Io stesso ho in animo di continuare a studiare la biologia della tignola dell'olivo e dei suoi parassiti, estendendo le osservazioni anche in quelle contrade, che fino ad ora non ho potuto visita l'e e specialmente a quelle della costa meridionale e orientale del Mediterraneo, convinto, come sono, che allora soltanto 1' entomo- logo potrà dire di conoscere abbastanza bene un insetto quando egli (se altri non lo abbia fatto) lo avrà studiato in tutti quei paesi da esso abitati , che sono fra di loro più diversi per condizioni fisiche e biologiche. CENNI STORICI. La prima menzione della tignola dell'olivo si trova in Teo- frasto (1) (3 secoli prima di G. C.) il quale scilsse : vermis oleae flatus sub cute fructum adiviit, at si in ipso nucleo erodat, pro- (1 ) Per il titolo delle opere dei vari Autori citati nel testo si veda, in fine della presente memoria, la bibliografia. — 84 - (lest; cioè tale Autore conosceva della tignola le larve della 3' g-e- nerazione che vivono nel nocciolo, ma cosa curiosa ad esse non solo non attribruì la causa di alcun danno, ma anzi un giova- mento. Plinio ripetette ciò, che aveva scritto Teofrasto, colle se- guenti parole : Ì7i oliva ancipiti eventu, quando subeimt fiati, fructum adimunt: augent, si in ipso nucleo fuere ei-odentes eum. Da tali remote epoche si giunge al secolo decimo ottavo, in cui una vaga menzione della tignola si trova nell' Isnard di Grasse. Pochi anni dopo (1782) il Bernard pubblicò un interessante lavoro sugli insetti nocivi all'olivo ed in esso descrisse la tignola col nome di chenille miìieitse, donde l'analogo di bruco minato- re, col quale la indicarono in seguito in Italia gli scrittori di agronomia. Egli per il primo attribuì alla stessa specie i danni delle foglie e quelli della mandorla delle olive. Fabricio dette per primo alla tignola dell'olivo il nome scien- tifico di Tinea oleaella che cambiò poi in Ypsolophus oleae, e a ])i'oposito del luogo in cui essa vive e dei suoi costumi scrisse : liabitat in nucleis fructus oleae, quos cadere facit ante matiiri- tatem, non riferendo perciò ad essa che gli individui della 3.* ge- nerazione. In Italia, poco dopo, Bernardino Angelini pubblicò una memoria sugl'insetti nocivi all'olivo nella provincia di Verona, e a propo- sito della tignola ulivina , come egli la chiama, disse : « Vuoisi che la larva nasca da un uovo deposto sul rovescio delle foglie, etc; nella primavera attacca le tenere fogliette, sviluppate le riu- nisce con fili di seta, e vi si ritira in mezzo occulta. Quasi sem- pre nella state penetra il frutto dirigendosi nell' interno del noc- ciolo, divora il seme o la piccola mandorla ed è causa che le ulive cadono immature nei mesi di agosto e settembre ». Briganti, per quanto scrive il Costa, « non ebbe agio di studiare e seguir nelle loro metamorfosi le larve del nocciolo delle olive; che anzi rimase nel dubbio non fosse la larva stessa della mosca che s'introduce nella mandorla. Conobbe bensì le larve delle fronde e giudicando la tignola diversa dalla oleaella di Fabricio, la deno- minò olivella ». Gabriello Grimaldi (1825) nei Ragionamenti Accademici sopra gli insetti dell'olivo riferi le osservazioni da lui fatte e dall' An- dreuccetti sopra un piccolo lepidottero , che allo stato di larva danneggia nel Lucchese i nuovi getti dell'uliv-o, ma raramente il - 85 - frutto, e G. Tavanti nel trattato tcorico-pi'atico suU' ulivo ripetè le cose dette dall'Angelini. Nel 1827 Oronzio G. Costa pubblicò le sue osservazioni su- gli insetti nocivi all' olivo fra i quali cita i seguenti lepidotteri : una specie, che riferisce al genere Noctua, senza altra determi- nazione, e che allo stato di larva si ciba delle drupe piccolis- sime e dei bottoni fiorali, ed una seconda, clic riconosce per una Tinea e che dubita possa essere nuova, diversa affatto dalla Tinea oleaeUa Fabr. e dalla Tinea olivella del Briganti. Carlo Passerini (1832) descrisse e figurò, in una tavola, larva, crisalide, bozzoli, adulto e foglie di olivo colla caratteristica cor- rosione di una Tinea, che danneggiava a Rignana le foglie di olivo e che gli sembrava diversa dalla T. oleaella di Fabricio. Egli inoltre aggiunse dopo avere accennato ad un insetto che si nutre della mandorla del frutto dell'olivo « io sono inclinato a credere che quella specie (che attacca la mandorla) non sia la stessa di quella, che si nutre delle foglie e delle cime terminali ». Anche il Boyer de Fonscolombe non potè persuadersi che la specie di tignola, che attacca le foglie dell' olivo, era la stessa che rode la mandorla delle olive, e a proposito del Bernard, che invece per primo l'aveva osservato scrisse: // eü iìnpossible que ce savant ait vu par lai méme ce qu' il suppose, attendu Vex- trème diffìculté de suivre exactenient de si pet ita objets ». Fermo in tale opinione egli chiamò la tignola delle foglie oleaella e quella del frutto olivella riferendole entrambi con dubbio al ge- nere Tinea. Però nel 1851 fece buona ammenda lùconoscendo il suo errore ed ammettendo l'identità specifica degli individui delle due generazioni e che il Duponchel nel suo supplemento IV aveva riferito anche a generi diversi e descritti sotto i nomi di Oecophora. oleaella e Elachista olivella. Il Costa Oronzio nella nuova edizione del suo lavoro sugli insetti dell'olivo (1840) citò tre specie di Tinea cioè T. oleaella, servilliella e olivella senza però aggiungere alcunché di nuovo intorno alla loro biologia. Romano (1845) espose le proprie osservazioni fatte intorno alla tignola dell'olivo in Sicilia senza entrare in merito alla qui- stione del nome specifico, che ad essa spetta. Descrisse l' insetto allo stato di larva, crisalide ed adulto, i danni, che cagiona, e ac- certò che l'insetto, che attacca la mandorla delle olive e quello che rode le toglie dell'ulivo appartengono ad una stessa specie, - 86 - trattandosi soltanto di individui di duo diverso generazioni. Il Macquart, secondo il Costa A., « pare, non avesse avuta alcuna osservazione propria su questa Tignola, che riporta col nome dì Oecophora olivella FonscoL, accontentandosi di dire che la larva di essa sviluppasi nel nocciuolo, e ne sorte per metamorfosizzarsi perforandolo nel punto che unisce il penduncolo al frutto, facendo cadere prematuramente 1' oliva: ed aggiunge che il sig. De Fon- scolombe considera questa specie come identica con 1' Oecophoiri oleaella Fabr., la cui larva vive nella spessezza del parenchima delle fronde dell'olivo. La qual notizia donde fosse stata attinta non sappiamo: certo che nella memoria (pennata il Fonscolombe neppur nomina la Tinea oleaella di Fabricio ». A questo punto si trovavano le conoscenze intorno alla ti- gnola dell'olivo, quando il valente entomologo napoletano. Achille Costa, si pose allo studio di tale insetto. Egli pubblicò nel 1857 il risultato delle sue osservazioni nel classico lavoro dal titolo « Degli insetti che attaccano l'albero ed il frutto dell'olivo etc. », in cui l'argomento della tignola dell' olivo è svolto in 6 capitoli, dei quali si riportano i titoli : 1." Letteratura, 2." Descrizione del- l'insetto nei suoi diversi stati: uovo, larva, ninfa, immagine, 3." Bio- logia, 4." Danni che la tignuola arreca all'olivo ed alle olive, 5." Mezzi per impedire o diminuire la propagazione della tignuola dell'olivo, tì." Esame critico delle differenze tra le tignuole del- l'olivo descritte con nomi diversi dagli autori, ed identità speci- fica delle stesse. Il Costa per il primo osservò che la tignola dell' olivo ha tre generazioni e non due come prima di lui si riteneva, poiché non era conosciuta la seconda , ed accertò defi- nitivamente che era sempre la stessa specie di insetto che nelle tre generazioni danneggiava prima le foglie, poi i fiori ed in- fine i frutti; descrisse con cura la tignola nei varii stati, disse dei suoi costumi, dei danni che arreca e dei mezzi atti a com- batterla. Le sue osservazioni concordano fondamentalmente an- che colle mie, eccetto per la nascita delle larve della 1" ge- nerazione come sarà detto a suo luogo, e furono fino ad oggi ri- petute tali e quali da tutti coloro, che scrissero in seguito in- torno alla tignola dell'olivo. Nelle note pubblicate posteriormente in Italia e altrove si aggiun- sero consigli per l'uso di qualche insetticida, ma nessun'altra osser- vazione a quelle del Costa, come si può vedere consultando le pubblicazioni di Patroni (1878), Jatta (1878), Caruso (1883), Cavanna - 87 - (1800), Aducco (1891), Berlcse e Baiiti (1893), Lmiardcmi (1894), Soli (1897), Ribaga (1901), Del Guercio (1903 e 1906), DegTully (1907), Chapelle (1907). Carbone (1889) dopo di aver riportato diffusamente le notizie del Costa A. sulla tignola espose le osservazioni da lui fatte dal 70 air 85 intorno all' infezione di tale insetto e della mosca nella Provincia di Reggio Calabria, osservazioni colle quali vorrebbe giustificare la credenza di Teofi'asto e quella popolare in Calabria, che cioè negli anni, in cui si ha tignola, non fa danni la mosca delle olive e si ha un buon raccolto, e viceversa Senza voler porre in dub- bio l'esattezza delle osservazioni di tale Autore è da attribuirsi a mera accidentalità la comparsa limitata di mosca delle olive nelle annate in cui abbondava la tignola, poiché per quanto noi conosciamo intorno alla biologia di tali insetti e dei loro paras- siti, non vi può essere rai)porto di sorta, a meno che la tignola non distruggesse in un anno tutti i fiori o tutti i frutti dell'olivo, che allora impedirebbe certo lo sviluppo della mosca. Del resto mi basta ricordare che nella stessa Calabria, circondario di Nicastro, nel 1905 si ebbe un grande svilui)po di tignola ed uno gran- dissimo anche di mosca. Degli stranieri posteriori al Costa lo Stainton (1870) l'Hidalgo (1870) e il Peragallo (1882) non citarono affatto le interessanti os- servazioni di tale Autore e si limitarono a riferire invece quelle in- complete del Bernard e quelle inesatte del Fonscolombe e ad at- tribuire ancora due generazioni alla tignola invece di tre. DESCRIZIONE DELLA TIGNOLA DELL' OLIVO NEI SUOI VARII STATI La tignola dell' olivo , conosciuta scientificamente col nome di Pi -ays oleellus (Fabr.), in Italia si chiama volgarmente anche verme o bruco delle foglie e dei fiori dell' olivo, verme o baco della mandorla dell' oliva. In Francia porta il nome volgare di : Chenille wineuse o Teigne de l'olivier, in Spagna di rollila del olivo. Essa appartiene alla famiglia Hi/ponomeutidae, genere Prays, che ha secondo lo Stainton i seguenti caratteri principali : palpi brevi, verso l'apice soltanto leggermente assottigliati, setole delle frangie alari brevi, ali posteriori abbastanza larghe e sprovviste alia base di area trasparente. Specie congeneri sono Prmjs cuì'tisellus Don. e Prays citri Mill., ambedue viventi anche in Italia; la prima dannosa al Fraxi- nus excehio)', la seconda agli agrumi e ben nota da noi, spe- cialmente in Calabria e in Sicilia per i danni che arreca ai tiori di speciali culture di cedri e di limoni. Prays oleellus (Fabr). Syn. 1793 Tinea oleaella Fabricius, Entom. Syst. Ili, p. 308. » 1798 Ypsolophus oleae Fabricius, Ent. Syst. Suppl. p. 505, » 1837 Tinea f oleella et olivella Fonscolombe, Ann. Soc. ent. Fi-an- ce 1837, pp. 182-183, pi. Vili, figg. 4-5. » 1840 Tinea servilUella Costa 0., Insetti deirolivo, p. 30. » 1842 Elachista oleella Duponchei, Lep. de France, Suppl. IV, p. 434. » 1850 Oecophora oleella Zeller, Stettin. Ent. Zeitung, 1850, p. 148. > 1856 Atemelia oleella Herrich-Schäöer, Sehmett. v. Europa p. 112. flg. 366 {adsper sella). » — Prays adspersella KiütenhiichjDi^ntsche Phytophagen Insekten. > 1857 Oecophora oleella Costa A., Degl'insetti che attaccano l'albero ed il frutto dell'olivo etc., p. 43 e seg., tav. III. » 1870 Prays oleellus Stainton, Naturai History Tineina XI, p. 22, PI. I, tìg. 2. > — Prays oleellus Auct, Uovo. L' uovo della tignola dell' olivo (Fig. 1) è piccolo, in forma di lente leggermente convessa, a contorno ellittico più o meno irre- golare, è di colore bianco appena deposto, ma più tardi col progredire dello sviluppo diven- ta giallastro, e poco prima della nascita della larvetta presenta in corrispondenza al capo di questa una macchia scura. Uscita la lar- va dall' uovo, il guscio di questo appare di color fosco a causa dei cacherelli sotto di esso deposti dalla larva. ^. ^ La superficie dell'uovo ha numerosissi- uovo di Prayii mc G piccolc dcprcssioni, circondate da un (molto ingrandito). margine leggermente elevato , che danno un aspetto reticolato all' uovo visto a piccolo ingrandimento. L'uovo misura in lunghezza (massima) mm. 0,574, in larghezza mm. 0,429-0,471, in altezza, in corrispondenza alla parte mediana più elevata, mm. 0,12-0,13. — so- ll Costa descrisse l'uovo come globoso, a superficie minuta- meute tubercolata, poco splendente, di color bianco-latteo. Larva. Fig. 2 Larva adulta di Prays vista dal dor- so, di fianco e dal ventre (ingrandita 5 volte). La larva adulta (Fig. 2) ha il corpo subcilindrico, di color nocciuola o color terra d'ombra più o meno intensi, colla parte posteriore del capo (o le regioni subraediane e laterali di essa) di color nero o caute, con due macchie di color nero o calìe più o meno estese sulla parte submediana del pronoto, con due foscie olivacee o verdi-scure lungo le piirti sublaterali del dorso e due fascie laterali di color paglierino 0 nocciuola pallido. Nelle larve della 1' generazione le due macchie del pronoto sono di sovente così estese da occupare quasi tutta la parte dorsale del pronoto stesso. Le larve della 2." generazione sono di colori un poco meno intensi di quelli delle larve della 1.", hanno tutto il capo isabellino o le parti la- terali e submediane di esso di color nerastro e le due macchie nere del pronoto poco estese. Qualche larva può essere di color nocciuola quasi uniforme essendo le fascie olivacee del dorso molto pallide. Le larve della L' generazione finché si trovano nella galleria scavata nel parcnchina della foglia e quelle della S."* finché sono nella mandorla, hanno il capo ed il pronoto poco più pallidi delle larve adulte e le macchie submediane di quest' ultimo piccole, ben limitate e posteriormente divise in due corti rami; il resto del corpo di un color nocciuola uniforme. La larva adulta misura in lunghezza mm. 7-8 ed in larghezza mm. 1,4. Il capo ed il resto del corpo sono forniti di setole brevi e se- tole lunghe, sottili, disposte come mostrano le figure 2-3 disegnate con cura dal naturale. Le antenne (Fig. 3-4) sono molto corte, composte di tre articoli, dei quali il primo é più grosso del secondo e nudo, il secondo è - 90 - Fig. 3 Corpo di larva adulta di Prays dal dorso e dal ventre (molto ingrandito) appena più lungo che largo ed è fornito all'apice verso la parte inferiore esterna di una grossa setola , corta , quasi conica , sul lato esterno di una cor- tissima setola sottile, superiormente presso l'angolo esterno di una lunga setola e dietro la base di questa di una setola abbastanza corta e abbastanza sot- tile, sul margine sub- mediano di una setola grossa e più corta dell'inferiore. Il terzo articolo è più corto del secondo e molto più sottile, cilindrico e fornito all'apice inferior- mente di una setola corta e molto più sottile, supe- riormente di una setola abbastanza corta e sottile portata da una base cilindrica, che potrebbe anche considerai'si come 4. articolo, poco più corta della setola. Gli occhi ( Fig. 3 ) sono laterali-anteriori e composti ciascuno di 6 ocelli poco distanti fra di loro. Le mandibole (Fig. 5) sono robuste e armate al margine anteriore di un dente esterno corto, di due denti mediani abbastanza grandi e di 2-3 denti interni poco distinti. Esternamente presso la base sono fornite dì una setola lunga ed una corta. Le zampe toraciche (Fig. 6) sono corte , composte , oltre il pietrarso , di 4 ai'ticoli, X r^""^ ^\ / ^'^^® vanno d' minuendo in si)8ssore dalla base all'apice e forniti di po- che setole, come si ve- de nella figura 6. L'un- ghia terminale di ciascu- Fig. 5 na zampa è abbastanza Mandibole di l«rva adulta di Prai/s (molto ingrandite.) ^^^^^^ ^ robusta, pochis- simo curvata ed avente una profonda incisura presso la base. Fig. 4 Antenna di larva adulta di Prays (molto ingrandita.) 91 T.e false zampe addominali dei segmenti 3-6 (Fig. 2 e Tj sono Fig. 6 Seconda ZHinpti di lar- va di Prans (molto iii- Sranrtita). Fig. 7 Falsa zampa del 1" seg- mento addominale (mol- to ingrandita). cortissime e provviste ciascuna di due serie quasi concentriche di uncini, dei quali gii interni più lunghi degli esterni. Crisalide. La crisalide (Fig. 8-9) è inclusa in un bozzolo di seta ed è di forma obconica, arrotondata anteriormente, di color terra d'om- bra più o meno intenso con due strette fascie submediane sul dorso un poco più scure, op- pure ha capo e torace colle pteroteche castagni o nerastì'i e addome di colore terra d'ombra con due fascio submediane un poco più scure. La superficie dell'intera crisalide è liscia, sol- tanto all' estremo posteriore dell' addome esi- stono alcune corte appendici cilindriche termi- nate ad uncino. Lunghezza totale della crisalide mm. 5-5,5; larghezza del torace mm. 1,7. Il bozzolo (Fig. 9) è ovale, bianco, formato da radi e sottili fili di seta , che lasciano vedere attraverso il Fig. 8 Crisalide di Prai/s vi- sta dal dorso e di fianco ( Ingrandita circa sei volte). Fig. 9 Bozzolo di Prai/s colla crisalide (Ingrandito circa sei volte). loro poco spesso strato la crisalide. 92 Adulto Fig. 10 Adulto di Pra>/s (ingrandito circa 3 '•olte). Corpo (Fig. 10) di color grigio a riflessi argentei con una macchia nera sull'estremità dello scutello. Ali anteriori grigie a riflessi argentei con squame sparse fosche o nerastre più o meno numerose, con una o due macchie nere poco innanzi la parte mediana dell'ala, che ad ali chiuse (Fig. 11) sono affatto dorsali, e due piccole macchie nere submar- ginali superiori (o interne) a due terzi dalla base dell'ala. In alcuni esemplari oltre le macchie nere indicate, si tro- vano sparse per l'ala anteriore altre piccole macchie, come si vede nella figura 12. L'ala posteriore è unifor- memente grigia. Il colore grigio delle ali anterioi-i ora può essere molto intenso ora invece molto pallido, come pure le macchie nere pos- sono essere più o meno estese. Talora le ali anteriori sono di un color gi'igio quasi uniforme. Quest'ultimo caso sembra che sia la regola per gli esemplari della Tur- chia Asiatica, almeno per quelli della 3" generazione da me osservati. Lunghezza del corpo ad ali chiuse (presa dal capo all'.estremità dell'ala) mm. 6-6,5; larghezza del torace ad ali chiuse mm. 1,6; apertura delle ali mm. 13 14; lun- ghezza delle anten- ne mm. 3; lunghez- za della proboscide mm. 1,8. Il capo (Fig. 11) é globoso e fornito Fig. 12 al vertice di squame Ala anteriore di Pra,/s molto ingrandita per mostrare la disno- allungate P fitfp inv sizione delle macclife nere. cUiunj,ciLC t; ULLC 101- manti una specie di ciuffo trasversale. Le antenne (Fig. 13) sono lunghe circa la metà Fig. 11 Adulto di Prai/ti eolle ali chiuse e disegnato senza squame, ma colle principali macchie nere (ingrandito circa <> volte). - 93 - del corpo comprese le ali chiuse, sono formate di circa 35 articoli molto corti, fra di loro quasi uguali per lunghezza e leggermente ma gradatamente più sottili dalla base all'apice. I palpi (Fig. 14) Fig. 13 Antenna di femmina di Prai/it (ingrandita). Fig. 14 Palpo di Praija (iii- ■randito). sono corti triarticolati, coli' ultimo articolo poco più lungo del penultimo. La proboscide ò abbastanza lunga e assottigliata. L' ala anteriore (Fig. 15 A) non tenuto conto della frangia è poco più di tre volte più lunga che larga. Il suo margine esterno a 4/5 dalla base del- l'ala , il margine po- steriore e quello in- terno a cominciare po- co dietro la parte me- diana dell' ala, sono provvisti di una fran- gia di sottili peli, che vanno crescendo in lunghezza dal margi- ne esterno all'interno. L' ala posteriore è provvista lungo i suoi margini, eccetto una piccola parte basale del margine esterno, di una frangia di peli, che diventano più lunghi gradatamente che 'H^i.\\;\v\\v B Fig. 15 Ali di adulto di Prays senza squame per mostrare le nervatu- re: A ala anteriore, li ala posteriore (molto ingrandite). - 04 - dal marp^ine esterno si va alla base dell'interno. Il suo frenulo è abbastanza lungo. Quanto al numero e disposizione delle ner- vature si confronti la figura 15. Le zampe sono robuste; le mediane sono fornite inferiormente di due lunghi speroni all'apice della tibia, le posteriori (Fig. 16) Flg. 6 Tibia e tarso di una zaiiiiia posteriore di adulto di Prai/x (ingranditi). Fig. 17 Estremità dell'addome di iiiasehio adulto di Prinis (ing^randito). pure inferiormente sulla tibia di due lunghi speroni all'apice e due poco innanzi alla parte mediana di essa. L'addome termina con an segmento molto più sottile dei pre- cedenti e di forma conica. TI maschio adulto per colore non sembi-a differire fonda- mentalmente dalla temmina. È di questa poco più piccolo , coi palpi aventi gli ultimi due articoli quasi eguali fra di loro e l'estre- mità dell'addome fornita di un complicato apparecchio copulativo rappresentato nella figura 17. BIOGRAFIA Adulto. Pianta nutrice. — La tignola dell'olivo, per quanto fino ad ora si sa, ha per pianta imtrice, almeno in Italia, soltanto l'olivo, sul quale compie tre generazioni per anno, cibandosi, allo stato di larva, nella prima generazione del parenchima fogliare, nella seconda dei fiori e nella terza della mandorla del frutto. - Q5 - Distribuzione geografica. — La tignola dell'olivo è diffusa ili tutta la regione circurainediterranea dove è coltivato 1' olivo. Nascita degli adulti. — Gli adulti delle tre generazioni compaiono rispettivamente in Aprile, Giugno e Settembre e pre- cisando, secondo le mie osservazioni fatte in Calabria, quelli della la generazione cominciano a comparire verso i primi di Aprile, si sviluppano in gran parte dal 15-28 dello stesso mese, e vanno dimi- nuendo rapidamente dal 29-30 Aprile e dal 1" al 10 Maggio, giorno in cui ho visto nascere l'ultimo adulto. A Bevagna (Umbria) nel corrente anno, in cui la stagione fu anche alquanto in ritardo, la maggior parte degli adulti si svi- luppò dal 15 al 25 Maggio. Gli adulti della 2* generazione in Calabria (Catanzaro) co- minciano a nascere nella seconda diecina (12) di Giugno, compa- iono in gran parte dal 16 al 28 dello stesso mese e pochi nascono ancora alla fine di Giugno e primi (3) di Luglio mentre a Bevagna (1907) il maggior numero di adulti si ebbe dal 29 Giugno al 4 Luglio. Gli adulti della 3'' generazione in Calabria cominciano ad apparire nella prima metà (9-13) di Settembre , hanno la nascita più numerosa nella seconda quindicina dello stesso mese fin verso il 26-28, epoca dopo la quale nascono in piccolo numero sino alla fine di Settembre e primi di Ottobre. Le osservazioni da me fatte nel 1906 su materiale di Prays raccolto in Puglia e nell' Umbria (Bevagna) dimostrano che le epoche della apparizione degli adulti della 3"* generazione sono poco diverse nelle varie regioni , così per esempio da olive di Bisceglie il 1" adulto si ebbe il 6 Settembre e da olive di S. Vito dei Normanni il 4 dello stesso mese e da olive di Bevagna il 13 pure di Settembre. Da olive della Siria e della Palestina ho pure ottenuto i primi adulti di Prays della 3'"^ generazione il 9-11 Settembre. Si tenga ben presente che le date qui indicate per l'appari- zione degli adulti della tignola dell' olivo non hanno un valore assoluto, ma soltanto approssimativo. Tali date variano non solo da regione a regione secondo la loro latitudine, e in una stessa regione secondo l'altitudine sul livello del mai-e, ma per quelle della V generazione specialmente anche a seconda che le annate vanno più o meno fredde. Accoppiamento. — Gli adulti poco dopo la nascita sono in grado di accoppiarsi. - 96 - Durante V accoppiamento maschio e femmina si trovano in posizione opposta uniti per 1' estremità dei loro addomi colle ali in posizione di riposo e quelle del maschio chiuse sopra la parte posteriore del coi"po della femmina. L'accoppiamento dura a lungo oltre un'ora , avendo io osservato per tale tempo iuimobili una coppia, che lasciai nella stessa posizione. L'ora preferita pei' tale atto sembra la mattina avendo visto individui in copula appunto verso le ore 8-9 ; però anche in altre ore del giorno verso sera mi è capitato di vedere qualche coppia. Nutrimento. — Gli adulti di Prays hanno una proboscide ben sviluppata e succhiano volentieri sostanze zuccherine, come miele, secondo quanto ho osservato in individui tenuti sotto cam- pana e in seri'a. Essi però possono raggiungere la maturità ses- suale, almeno per parte delle uova, anche senza assumere cibi di sorta, eccetto un po' d'acqua. In natura certamente le femmine tro- vando sostanze zuccherine se ne ciberanno e da ciò, vedremo in seguito, si potrebbe trarre partito, per sperimentare un metodo di lotta contro gli adulti Durata della vita. — La maggior parte degli adulti, se nu- triti con miele, in Aprile ed Aprile-Maggio sembra che possa vi- vere per una diecina (8-10) di giorni, ma alcuni individui anche di più, avendo osservato nella serra il 21 Maggio ancora 4 adulti nati ai primi di Maggio e 3 individui il 5 Luglio tra molti nati il 14 Giugno. La durata della vita allo stato adulto si può quindi ritenere secondo le mie osservazioni variabile tra 8 e 21 giorni, essendo più comunemente di 8-10. Di alcuni costumi. — Le tignole dell'olivo durante il giorno, se non molestate, stanno ferme sulla pagina inferiore delle foglie o sulla parte inferiore dei rami; verso sera cominciano a volare essendo microlepidotteri che spiegano appunto la loro attività nelle oi-e cre- puscolari e in quelle delia-notte. Allo stato di riposo (Fig. 11) ten- gono le ali disposte parallelamente all'asse longitudinale del corpo e leggermente inclinate dal mai'gine interno all'esterno. Deposizione delle uova, — Dopo due o tre giorni dall'ac- coppiamento comincia la deposizione delle uova. Queste vengono poste isolate sopra la pagina inferiore delle foglie dalle femmine della 3.'' generazione, sopra i bocci fiorali (Fig. 18) da quelle della 1.'' e sopra la base dei frutticini dalla femmine della ^4" generazione. Sopra una stessa foglia o boccio fiorale o frutti ci no genei'almente si trova un solo uovo. Questo fatto da alcuni autori si è attribuito - 97 - ad un istinto speciale, che avrebbero le femmine eli esplorare eia «cuna foglia ed accertarsi se vi è stato deposto un altro uovo, però da parte mia credo che la ragione vera risieda puramente nel caso. Un olivo ha un numero grandissimo di foglie e non essendo ■ grande il numero di femmine che su ciascun al- Fig. is bero si può trovare a deporre uova, poiché, come s»<^<=i ''"^*" '" ^-^ ho detto, le femmine di Prays hanno in realtà Prays (grandezza l'istinto di deporre uova isolate, non deve accadere natuiaie;. di frequente che varie femmine depositino uova sulla stessa foglia. Se anche però questo accadesse, come può accadere, le larve anche in numero di 3-4 troverebbero nutrimento sufficiente in una stessa foglia finché restano nello spessore di essa e più tardi fuoriuscite possono cercarsi altre foglie sane. Così quantunque gene- ralmente le femmine della 3." generazione depositino le uova sulla pagina inferiore delle foglie, le depositano spesso anche sulla supe- riore con nessun danno per la larvetta, che deve da esse svilup- parsi. In serra le uova possono essere deposte anche in gran nu- mero tanto sulla pagina superiore che sull' infei'iore e non solo dalle femmine della 3." generazione, ma anche da quelle delle altre due generazioni, mancando fiori e frutti, per modo che le foglie attraversate in breve da numerose gallerie intersecantisi in tutti i sensi ben presto seccano e cadono. Numero delle uova deposte - Fino ad ora non ho fatto esperienze con varie coppie di individui poste isolate per vedere quale é il numero di uova che ciascuna femmina può depositai-e, ma calcolando dalle uova contenute nell'ovario credo che tale nu- mero si possa ritenere non minore di 300 e elevarsi a 400-500. Sviluppo dell'uovo. -~ L'uovo della tignola dell'olivo impie- ga a svilupparsi completamente in Aprile-Maggio 7-8 giorni, in Giu- gno G giorni, in Settembre 7-8 giorni. Tale periodo necessario al- l'uovo per il suo completo sviluppo, come è regola generale per le uova di tutti gli animali , può allungarsi o accorciai'si se- condo che in casi speciali la temperatura é più bassa o più alta. Larva. Vivendo le larve delle diverse generazioni in parti differenti della pianta dell'olivo conviene parlare separatamente delle larve di ciascuna generazione. 7 - 98 — Larve della 1/ generazione. — Dall'uovo deposto sulla pa- gina superiore o su quella inferiore in Settembre o Ottobre si svi- luppa dopo 7-8 giorni (o poco più tardi se si tratta di uova de- poste alla fine del primo mese nominato o ai primi di Ottobre) la larvetta, la quale rode la parte inferiore del guscio e l'epidermide della foglia situata sotto l'uovo facendo un foro rotondo o rotondeg- giante di mm. 0,143 di diametro. Attraverso questo foro essa pe- netra nel parenchima della foglia scavando una galleria, che lar- ga quanto il diametro del foro alla base, va poi leggerissimamente e gradatamente allargandosi. Il guscio dell' uovo resta saldo al posto che occupava prima, visibilissimo ancora in febbraio, per questo forse credette il Co- sta che dalle uova deposte in Settembre-Ottobre si avessero le larve in tale mese e non dopo pochi giorni, come io ho osservato. Durante i mesi da Settembre a Gennaio la larvetta mangia poco e cresce lentamente nutrendosi del parenchima fogliare intraepi- derraico. Essa scava una galleria (Fig. 19 A) in forma di tubo che ha un percorso irregolare: ora prima quasi rettilineo e poi cur- vo, ora viceversa, ora secondo altre direzioni svariate. Tale galleria in Gennaio, considerata come se fosse rettilinea , rag- giunge una lunghezza di mm. 20-25 ed una larghezza massima di mm. 0,30 ; vista a luce diffusa appare sulla pagina superiore della foglia come un stria giallastra , per trasparenza invece comparisce nera con una tenue porzione laterale giallastra. Il colore nero della galleria è dato dai cacherelli, che la riem- piono e che sono stati depositati dalla larva di mano in mano che si è avanzata. Questa galleria è scavata, come ho detto, nel pa- renchima che viene divorato solo parzialmente tra le due epider- midi e più in vicinanza all'epidermide della pagina superiore, per lo più, ed in tal caso l'epidermide in corrispondenza alla galleria è leggermente sollevata; altre v^ Ite, ma meno frequentemente, è più vicina alla pagina inferiore e pure in tal caso l'epidermide appare leggermente sollevata. In Gennaio o Febbraio le larve, che hanno raggiunto la lun- ghezza di circa mm. 2, cominciano a fuoriuscire dalla galleria descritta attraverso un foro aperto sulla pagina superiore della foglia e penetrano in un' altra parte della foglia stessa oppure più frequentemente in un'altra foglia per un foro aperto sempre sulla pagina inferiore e penetrano nuovamente nel parenchima tra le due epidermidi. Questa volta però non scavano una galleria a 90 — forma di tubo, ma a. forma di camera (Fig*. 19 B) a contorni irre- golari, che va aumentando di dimensioni fino ad avere un'esten- sione di cii'ca 4-5 mm. quadi-ati. Questa seconda galleria differisce anche dalla pri- ma, perchè la sua I)arte superioi'e e inferiore è formata dal semplice stra- to epidermico a- vendoma-ngiato la larva tutto il i)a- renchima e per- chè non contiene cachei'elli. Questi vengono emessi dal foro di enti'ata e l'estano varia mente accumulati attorno a tale foro trattenuti da al- cuni fili di seta emessi dalla lar- va. A tale periodo di sviluppo della larva guai-daiido dalla pagina superiore le foglie si vedono aree più o meno piccole a contorni irregolari, giallastre, con-ispondenti appunto all'interna galleria, e guardando le stesse fo- glie contro luce, essendo, come ho detto, rispettata solo l'epidermide della pagina superiore e dell'inferiore, si nota un'area trasparente e dentro di essa si scorge abbastanza nettamente il contorno della larva. Il Costa osservò questa seconda galleria e non la prima. In Febbraio e primi di Marzo le larve raggiunte le dimen- sioni di 4-,5 mm. fuoriescono dalla 2^ galleria e cominciano a rodere 1' epidermide e il parenchima della pagina inferioi-e della foglia rispettando l' epidermide della pagina superiore e qualche nervatura -e piccole porzioni lineari di parenchina in modo che la sua corrosione (Fig. 19 C e D) appare come un'incisione a maglie rade e irregolarissime. In coriispondenza a tale corrosione sulla pa, gina superiore si vede una macchia pallida. Una larva per diventare matura consuma in tal modo circa un centrimetro quadrato dell' epidermide e del parenchima della V I) Fig. 19 Fog-lie d'olivo mostranti in À la prima tvallé.ria (invernale), li la seconda galleria, C e Ö le corrosioni della pagina inferiore (gran- dezza naturale: A e B dalla pagina superiore, (' e X» da (|uella in- feriore). — iOO — pagina inferiore. In nessun caso mi è occorso di vedere larve della tignola dell'olivo mangiale pezzi interi di lembo delle toglie, come affermò facessero poche larve il Costa e ripeterono gli autori, che in seguito fino ad oggi scrissero sulla tignola dell' olivo ac- cettando quanto il Costa stesso aveva scritto. Le larve di questa prima generazione nell' ultimo periodo, quando si trovano all'esterno della foglia, si proteggono con qual- che rado filo di seta; giunte al loro completo sviluppo , ciò, che avviene per la maggior parte nella seconda quindicina di Marzo e prima di Aprile secondo località, si tessono un bozzolo rado, quale ho innanzi descritto, ed in esso si trasformano in crisalide. Dal momento, in cui la larva si tesse il bozzolo, all'uscita del- l'adulto corrono in Marzo-Aprile una ventina di giorni. Larva della 2.* generazione. — Gli adulti, che, provengono dalle larve della 1.^ generazione e che come si è visto, comin- ciano a nascere, in Calabria e località simili, ai primi di Aprile e compariscono in maggior parte nella seconda quindicina di tale mese, non differiscono da quelli delle altre generazioni e dopo due giorni dall' accoppiamento cominciano anch' essi a deporre le uova. In serra ho visto da essi deporre le uova sulle foglie non di- versamente da quanto fanno gli adulti della 3 "" generazione, per- chè gli olivi non avevano racemi fiorali. In natura nella 2.^ metà di Aprile e prima di Maggio le tignole trovano i racemi , che portano bocci fiorali e su di questi vanno a deporre le uova, dalle quali dopo circa 7 giorni in tale epoca schiude la larvetta. Il luogo prescelto per tale deposizione (Fig. 18) è la corolla meno frequentemente il calice. La larvetta sempre forando prima il guscio dell'uovo nella parte con cui è attaccato al boccio e poi la parete di questo, penetra nell'interno e più precisamente in un'antera, rodendola dal di dentro per u)ia estensione più o meno grande. Da un'antera può passare ad un'altra e giunta alla lun- ghezza di 2-3 mm. fuoriesce per un'altro foro praticato attraverso la corolla. Il boccio così attaccato appassisce. Da un boccio la larvetta (Fig. 20) passa ad un altro penetrando pure nel suo interno e rodendo l'antera, come pure spesso il pistillo. Fino alla lunghezza di mm, 3 la larva si può tenere nasco- sta completamente in un boccio, in seguito però emette dei fili di seta tra un boccio ed un'altro, tra un fiore ed un'altro ormai aperto e penetrando parzialmente in bocci e girovagando da fiore — 101 per lo più in tale periodo di P B-ig. 20 Due bocci d'olivo circondati da fili di seta di larva di tignola B, che sta penetrando in uno di essi : A brattee, B larva, C cache- relli (ingrandito varie volte). a fiore va nutrendosi, sembra, esclusivamente di polline, di cui resta impolverata. Il suo colore è color nocciuola pallido uniforme. Con tale genere di vita le larve della 2' generazione compiono il loro sviluppo. Il Costa ritiene che una larva possa danneggiare una ventina di bocci fiorali però io credo che tale numero sia un po' esagerato. Le larve (Fig. 20-21) quando sono grandicelle di 4-5 mm. legano insieme con fili di seta anche varii bocci, tra i quali quelli consumati neir interno compaiono secchi, e in tale groviglio essa si trova riparata nel passare da un boccio ad un altro. Le larve di questa generazione cominciano a raggiungere il loro completo sviluppo verso la fine di Maggio e in gran parte nella prima quindicina di Giugno. Tessono il loro boz- zolo sugli stessi racemi fiorali e dopo 5-6 giorni si trasformano in adulti. Questi depositano le uova sul calice dei giovani frutti o su qualunque parte del frutto stesso. In serra su olivi non aventi racemi fruttiferi, li ho visti depositare sulle foglie. Le larve della se- conda generazione sono quelle , che si sviluppano in un periodo di tempo minore tanto di quello impiegato dalle larve della prima che di quello impiegato dalle larve della seconda. Questa diffe- renza si deve attribuire per le larve della prima generazione spe- Fig. 21 Rametto d'olivo con bocci florali attaccati da Prays : a larve adulte, b larve, che stanno tessendo il bozzolo, e foro praticato dalle larve per entrare ed uscire da un boccio florale. — 102 - cialmentc alla temperatura, che nei mesi autunnali e invernali è molto bassa, ma anche al nutrimento. Cosi la differenza tra il tempo impiegato dalle larve della seconda e della terza si deve al nutrimento. Larve della 3^ generazione. — Le larvette dì questa ge- nerazione schiudono dalle uova deposte dagli adulti della seconda dopo 5-6 giorni cioè in fine Giugno e prima quindicina di Luglio Esse fanno un foro nel modo consueto attraverso la parte infe riore del guscio e il calice o polpa del piccolo e tenero frutto sottostante e penetrano nella sua parte centrale basale tra la mandorla e la parete del nocciolo che ancora non è indurita. Essendo le cellule dei frutticini in epoca di rapido accrescimento, obliterano qnasi completamente il foro di entrata della larvetta della tignola e questa resta imprigionata nel posto, che ha scelto e che come ho detto è la parte superficiale basale della mandorla. Esaminando l'interno di olive verso il '20-24: di Agosto, co- me io ho fatto , si trovano, nel nocciolo di quelle infette, larve, che misurano in lunghezza mm. 1,5-4 e più frequen- temente mm. 2-3. Le larve di mm. 1,5-3 si trovano per lo più tra la parete del nocciolo e la mandorla, sul- r invoglio della quale sca- vano un piccolo canale su- perficiale pili 0 meno esteso (al massimo come si vede nella figura 22, A) e avente qualche foro di comunica- zione con l'interno della mandorla stessa. Le larve di 3 4 mm. cominciano ad internarsi completamente nella mandorla quando 1' albume di questa comincia a diventare più consistente e a indurire. Finché tutta la mandorla ha l'albume di una consistenza leggerissima quasi semifluida, le larve di Prays restano in gran parte alla sua superficie e crescono lentamente tanto che in quasi due mesi (Luglio e venti giorni di Agosto) raggiungono una lun- ghezza di mm. 4, però quando 1' albume comincia a diventare e D Fig. 22 Mandorle di olive: A E senza nocciolo, F col noc- ciolo; A con foro e galleria .superficiale da poco co- minciata, B con larva internata e gallerie superficiali più estese, C mandorla aperta con una larva di tifj^aola (/y), che sta mangiando l'embrione (S), D mandorla con larva (//), che ha consumato quasi tutta la parte interna e ha roso in jtarte l'invoglio, /(,', stadio più avanzato, F nocciolo (N) coi residui (P) dell'invoglio e i molti cacherelli lasciati dalla larva. V della Fig. D cacherelli (grandezza naturale). — 103 — strettamente gelatinoso e ad induri l'e esse vi penetrano dentro e mangiando la sostanza, che lo compone e anche l'embrione del seme (Fig. 22 C) in pochi giorni ancora raggiungono il completo sviluppo. La mandorla di un'oliva dà nutrimento sufficiente ad una larva e spesso non viene anzi del tutto consumata. Di mano in mano che la larva procede nel mangiare la mandorla, deposita nel vuoto, che si va formando, i cacherelli e quando essa ha raggiunto l'in- tero sviluppo, nell'interno del nocciolo (Fig. 22 F) si trovano appunto escrementi, detriti e i pochi avanzi della mandorla. La larva completamente sviluppata abbandona l'oliva, che le ha apprestato il nutrimento, per andare a incrisalidare in luogo, che permetta una sicura e facile uscita all'adulto. Trovandosi essa l'acchiusa nel nocciolo sceglie la parte di esso, che presenta minor resistenza e che é appunto quella, che corrisponde al pe- dicello. Scava una galleria in tale parte dell'oliva e giunta presso il punto in cui l'oliva stessa è attaccata al pedicello, la larva della tignola ha 1' avvertenza di farsi un foro d'uscita intaccando solo un'estrema parte laterale del pedicello stesso. Attraverso tale foro essa va sul racemo e quindi sulla pagina inferiore di una foglia, o tra due foglie se ve ne sono a contatto, si tesse il bozzolo per trasformarsi in crisalide e dare l'adulto dai primi di Settembre in poi. Accade alle volte che nel fare il foro d'uscita la larva in- tacca una porzione troppo grande di pedicello ed allora essa precipita coli' oliva a terra e si trova un riparo qualsiasi sul terreno o alla base dell'albero per incrisalidare. È agli ultimi di Agosto e specialmente nella prima quindici- na di Settembre che ha luogo l'uscita delle larve della terza ge- nerazione dalle olive e da essa si hanno, come ho detto innanzi, gli adulti dai primi di Settembre in poi ed in maggior parte nella seconda quindicina di Settembre. Riassunto biografico. — La tignola dell'olivo ha per pianta nutrice, almeno in Italia, soltanto l'olivo e su di esso compie 3 gene- razioni nel periodo di un anno. Le larve della prima generazione nate nell'autunno dell'anno precedente vivono a spese delle foglie, quelle della seconda generazione a spese dei fiori e quella della terza a spese dei frutti (della loro mandorla). Gli adulti di cia- scuna generazione compaiono rispettivamente in Aprile-Maggio- Giugno-Lugiio e Settembre-Ottobre. — 104 - È da notarsi in modo particolare il cambiare di nutrimento, che questa specie fa nelle sue tre generazioni, conservando però le larve, sia che si cibino del parenchima delle foglie, di parti fiorali o della mandorla, l'attitudine minatrice. DANNI CAUSATI DALLA TIGNOLA DELL'OLIVO. Dalla biografia delle larve della tignola dell' olivo risulta che i danni da esse arrecati all'olivo interessano nello stesso anno prima le foglie, poi i fiori ed in fine i frutti. Danni alle foglie. — Questi sono rappresentati da strette gallerìe tubolari (1), da gallerie larghe e da corrosioni sulla parte inferiore della foglia estese all'epidermide della pagina inferiore ed al parenchima soprastante. Una larva sopra una foglia può al massimo formare una stretta galleria lunga, considerata rettilinea, circa mm. 2,5 e larga mm. 0,3, una seconda galleria larga 4-5 mm. quadi'ati ed in ul- timo una corrosione occupante una superficie di circa un centim. quadi-ato. Come ho detto nella biografia, una larva non foi-ma per lo più le due specie di gallerie e la corrosione su di una stessa foglia, ma anche quando ciò per caso accade, se la foglia dell'olivo è attaccata da una sola larva, continua a vegetare e perciò il danno alla foglia è parziale. Da alcuni anni che io frequento oli veti di varie località, non mi è mai capitato di vedere un grande numero di foglie di un olivo, e tanto meno tutte, attaccate dalle larve della tignola, uè gli autori che si occuparono di tale insetto ricordano casi di grande infezione di foglie, perciò essendo parziale il danno ar- recato ad una foglia ed essendo poche, a confronto del numero totale, le foglie di un olivo attaccate, si può ritenere il danno che almeno di consueto producono le larve della tignola della prima generazione sia nullo. Non così sarebbe se la tignola stessa potesse moltiplicarsi in numero tale da poter deporre due o tre uova per ciascuna foglia, perchè in tal caso potrebbe spogliare di foglie alberi interi, come io ho visto accadere per piccoli olivi (1) Queste gallerie per la loro strettezza si distinguono facilmente da quelle di un Lepidottero minatore delle fog-Hc dell'olivo, che ho pure studiato e del quale parlerò in un'altra nota. - 105 - in serra, dove il numeru delle tignole era grande e protetto da cause nemiche. Danni ai fiori. — Le larve della seconda generazione pe- netrando nei bocci fiorali ne rodono le antere, spesso i pistilli e le altre parti essenziali, distruggono insomma fiori (1), che avrebbero potuto fruttificare. Ogni larva, secondo il Costa, potrebbe distrug- gere una ventina di fiori, ma se ne distruggesse anche dieci, non sarebbe piccolo il danno da essa arrecato. Il danno completo, arrecato dalle larve di questa generazione ad un oliveto, è s'in- tende in ragione diretta del numero delle larve, che nello stesso oliveto si trovano. Nelle varie regioni d'Italia non di rado il danno può essere calcolato ad un terzo del raccolto. Danni alle Olive. — La mandorla delle olive, abbiamo visto, serve di nutrimento alle larve della 3' generazione. Se l'attività di queste larve si limitasse semplicemente al consumo della man- dorla, non ci sarebbe ragione di ritenerla dannosa, però siccome le larve raggiunto il completo sviluppo debbono fuoriuscire dal nocciolo e quindi dall'oliva, è appunto allora che lasciano le olive in condizioni tali da non poter essere utilizzate. Infatti uscendo le larve per la parte laterale del pedicello, questo, perduta l'a- dei'enza in un lato col frutto, non tarda a, i)erdcrla in tutto il resto e lascia cadere dopo pochi giorni il frutto stesso , anche se il vento non ne accelera la caduta. Accade poi, come ho detto, che alle volte il frutto si stacca prima che la larva fuoriesca da esso per una corrosione troppo larga sul pedicello fatta dalla larva. A causa pertanto delle larve della 3' generazione agli ultimi di Agosto e in Settembre, prima (juindicina specialmente, si ha una (1)1 fiori dell' olivo oltre che dalle larve del Prays oleellus, sono attac- cati, come risulta da mio osservazioni fatte in Calabria e nell'Umbria, dalle larve della Polychrosis hotrana Scliiff", di cui parlerò fra breve in una nota a parte su questa tignola specialmente dannosa all' uva. Quanto alla Tephro- clystia pumilata, che si può trovare pure sui fiori dell'olivo, ne parlo in seguito in questa stessa nota Come dannosi all'olivo sono stati anche indicati i seguenti Lepidotteri, che io non ho ancora avuto occasione di studiare in Italia: Glyphodes unio- nalis Hb., Zelleria oleastrella Mill., ßoarmia umhraria Mill., Metrocampa ho- noraria Latr. Si deve ritenere come accidentale la presenza di larve di Ache- rontia atropoH L. e di S])hinx ligustri L. sull'olivo. Nel Leccese e in qualche altra regione è abbastanza frequente sull'olivo la Zeuzera pyrina L., che allo stato di larva vive nei rami. - 106 — caduta dì olive più o meno grande secondo l' intensità dell' infe- zione di tignola. Essendo le olive anco]'a immature nelle epoche ricordate e non tornando per lo più conto di raccoglierle da terra e molirle, il danno arrecato dalle larve della tignola nella S'* genera- zione è sempre in ragione diretta del numero di tale larve che spesso può essere rilevante. I lamenti degli olivicultori per la caduta delle olive immature si odono frequentemente, però non tutti riconoscono sempre la vera ragione di tale caduta , attribuendola spesso alla troppa siccità o ad altre cause. In Toscana, Umbria e Calabria mi consta che il raccolto delle olive viene spesso diminuito molto per causa delle larve della 3' generazione e persino alle volte della metà. Ma mancano in proposito dati precisi di una serie di anni per poterlo convenientemente calcolare. Il Costa riteneva che il danno maggiore lo arrecassero le larve della 2^ generazione, ma forse invece a quelle della 3' spetta il primato in tale attività, che si esplica tutta a danno dell'agri- coltoi'e , poiché se è vero che le larve della 2' consumano varii fiori , è bensì vero anche che non tutti i fioi'i per altre cause, sono destinati a fruttificare, mentre ogni larva della 3' manda a male un'oliva in un'epoca, quando ormai sta per maturare e andare al frantoio. CAUSE NATURALI CHE OSTACOLANO LA MOLTIPLICAZIONE DELLA TIGNOLA DELL'OLIVO La tignola dell'olivo, come del resto qualsiasi altro vivente, tenderebbe a moltiplicarsi, se non avesse cause nemiche , fino a che trovasse alimento e combatterebbe la lotta continua e finale colla pianta nuti'ice, l'olivo; però in natura pei" la tignola dell'oli- vo e tutti gli insetti indigeni non accade mai che la lotta si limiti tra la specie insetto e la specie o le specie di piante a spese delle quali esso vive; a combattere l'insetto dannoso intervengono altre cause: gli agenti atmosferici e altri organismi. Intorno all'azione, che possono avere grandi freddi e grandi calori, venti, pioggie, neve, grandine non abbiamo dati sicuri per apprezzarla convenientemente , perciò non possiamo affermare o negare che non sia per sé stessa tale da riuscire a decimare la tignola dell'olivo. Certamente la temperatura e lo stato igrometrico possono essere una indiretta ed efficace causa nemica favorendo lo sviluppo di speciali microrganismi, che potranno attaccare la - 107 - tignola come altri insetti, ma anche intorno a ciò le nostre co- gnizioni sono nulle. Gli organismi, che combattono la tignola dell'olivo appar- tengono tanto al regno vegetale che a quello animale. Tra gli organismi vegetali potranno essei'vi batterli e funghi micidiali alle larve della tignola e causanti forti epidemie, però le nostre conoscenze intorno a tali parassiti della tignola sono pure addirittura nulle. Non cosi è per ciò, che si riferisce agli organi- smi animali superiori : uccelli ed artropodi ; non essendoci noti fino ad ora specie di Protozoi, che come la pebrina del baco da seta, attacchino la tignola. Uccelli. — Gli oliveti sono frequentati da varie specie di uccelli sedentar-ii o di passaggio, che si cibano volentieri di larve e adulti di Lepidotteri e che certamente danno la caccia anche alla tignola dell'olivo, però essi sono predatori che non persegui- tando in modo particolare la tignola stessa, potraimo distruggere un numero maggiore o minore di tale insetto senza riuscire da sé soli a impedire una grande moltiplicazione della tignola, a meno che il numero di essi non fosse molto maggiore di quello attuale. Artropodi. — Fra i nemici della tignola appartenenti a que- sta classe sono da annoverarsi Ragni e Insetti degli ordini Lepi- dotteri, Ditteri, Imenotteri. Quanto ai i-agni mi è occorso vederne su olivi e di quelli Salticidi e di quelli, che stendono le loro tele tra i rami. I primi sono predatori, che distruggono certamente un buon numero di larve, nell'ultimo pei'iodo del loro sviluppo, i secondi nelle loro tele catturano adulti di tignola, come ho visto, ma anche altri insetti, che vivono parassiti della tignola. Se i primi predatori si moltipli- cassero in proporzione uguale alla tignola finirebbero certo per ridurre questa ad un numero di individui minimo, ma essendo molto minore la loro prolificità da soli non riescono, credo, a tenere in freno la tignola stessa, mentre spesso possono essere forse dannosi quando la maggior parte delle larve di tignola contiene larve di insetti parassiti. Insetti. — Tra gli insetti noi troviamo i nemici a noi finora noti come più attivi a combattere la tignola perciò di essi dob- biamo particolarmente parlare pur riconoscendo che l'importanza dei ragni nel combattere questa tignola ed altri insetti dannosi, resta un capitolo tutto da studiare e considerare profondamente, sulla base di una esatta conoscenza biologica dei ragni planticoli. 108 — L K P I D O T r K K I Fam. geometridae. Tephroclystia pumilata Hiibn. Syn. Gymnoscelis vel. Eupithecia pumilata Auct. Larva adulta (Fig-. 23). — Corpo un poco più assottigliato an- tei'iormente che posteriormente. Capo di colore isabella, il resto del corpo è rosso mattone o baio o alle volte di color cafifè con due strette fìiscie dorsali submediane interrotte nella parte posteriore di cia- scun segmento, due fascie, più strette ancora, laterali ed una larga fascia me- diana ventrale tutte di color giallo-pa- glierino. Le fascie dorsali submediane si risolvono per lo più (Fig. 23 A) in mac- chie più 0 meno estese, triangolari coU'a- pice rivolto anteriormente o di altre for- me molto variabili in modo che il corpo della larva appare per lo più rosso- mattone variegato di un giallo-paglie- rino più o meno intenso. Lunghezza del corpo mm. 10, lar- ghezza della parte posteriore del corpo mm. L3. Il capo ed il resto del corpo sono forniti di setole corte come mostrano le figure 23-24. Gli occhi (Fig. 24) sono composti ciascuno di 6 ocelli. Le antenne (Fig. 25) sono composte di tre articoli : il primo è molto corto, il secondo è circa tre volte più lungo del primo ed è provvisto nella parte marginale mediana inferiore dì una lunga setola, in quella esterna di una sottile e corta setola e al- l'apice esternamente ed internamente di una setola grossetta, co- nica, corta ; il terzo articolo è brevissimo e molto più sottile del precedente, porta sul margine laterale^esterno una corta setola Fig. 23 Larva adulta di Tpphroclystia pu- milata: A vista dal dorso, B di fianco (ingrandita circa 4 volte). — 109 — biarticolata , su quell' interno una setola un poco più lunga del- l'esterna e poco più grossa, oltre ad una cortissima setola supe- riore ed una inferiore. Pig. 24 Capo di larva di Tepliroclystia (molto ingrandito). Fig. 35 Antenna di larva di Tephroclystia (molto in- grandita). Le zampe toraciche (Fig. 26) sono corte, composte di 5 ar- ticoli, compreso il pretarso, e fornite di setole come è rappresen- tato nella figura ; il penultimo articolo è provvisto presso la parte inferiore apicale di un'appendice laminare a forma di spa- tola, che sorpassa di poco l'apice dell'un- ghia. Questa è corta, poco arcuata, acuta e presso la base profondamente incisa. Le false zampe addominali (Fig. 23 B) esistono soltanto sul settimo segmento, ol- tre che sul decimo, e sono fornite nelle parti laterali e laterali posterioii di pochi uncini. Bozzolo. — La larva si costruisce un bozzolo ovale, schiacciato, bianco e con fili cosi fitti da formare una parete tanto spessa, che non lascia vedere affatto la crisalide in esso contenuta. Crisalide (Fig. 27). — È di color giallo d'ocra, tendente alle volte al ferrugineo; è sprovvista di appendici o di tubercoli, co- nica posteriormente. Sul torace ha una leggerissima carena me- Fig. 26 Seconda zampa toracica di larva di Tephroclyatìa (nìolto ingrandita). — HO — Fig. 27 Crisalide di Tfphrocli/stia putuilata vista dal dorso e di fianco (ingrandita 6 volle . diana, è fittamente " punteggiata sui segmenti addominali 5-8 e sul penulrimu i.ivseiiui due piccoli rigontiamenti superiori e due laterali. Lultimo segmento è toinito nella parte posteriore di alcune appendici uncinate air apice. Lunghezza mm. 7. larghezza massima mm. 2. Adulto i ig. l^*^-l^'^^ Corpo di color grigio- giallastro o nocoiuola, con una piccola mac- chia mediana pallida più o meno distinta sulla parte doi-sale dei segmenti addominali o-(). Ali anteriori di un color fondamentale nocciuola o isabella o grigiastro con due fa- sce trasversali un poco ondulate e seguite da due strie più pallide , margine posteriore lad ali chiuse) con una macchia nera pic- cola trasversale tra le vene. L* intensità dei colori indichiti è mol- to variabile in quest<^ specie, cosicché si hanno variazioni di co- lore più o meno accentuate. Le ali posteriori per colori e disposizioni di questi sono molto simili alle anteriori, ma un poco più pallide. Antenne sottili, quasi moniliformi. abba- stanza lunghe. Le zampe posteriori hanno al- lapice della tibia due speroni, dei quali l'interno quasi il doppio più lungo dell" inferiore. Lmighezza del corpo mm. T-8: apertura delle ali mm. 14-16. DiSTKiBUZiONE GEOGRAFICA. — Largamente diffusa nell'Europa centrale, or-cidentale e meiidionale < eccettuata la Russia) e nelle regioni mediterranee dellAsia e dell' Africa. Biografia. — Le far- falle di questa specie stanno allo stato di ri- poso colle ali semiaperte (Fig. 29) posate sopra l'oggetto, sul quale pog- giano anche le zampe . e colle antenne rivolte obbliquamente in dietro sotto le ali. - Fig. 28 Adulto di Tephrocltf- tia poco ingranditoV Flg. 29 Adulto di Tepht-ocltfStìa piimilata allo stato di riposo (ingrandito circa tre volte; — Hl - Questa specie da nessun autore era stata fin qui indicata come vivente sull' olivo. Io 1' ho raccolta allo stato di larva in Calabria a Nicastro e a Catanzaro in numero di pochi esemplari nel mese di Giugno su racemi fiorali attaccati da Praijs. Dalle osservazioni che io ho potuto fare in laboratorio risulterebbe che la Tephroclystia pumilata anziché essere sempre un'insetto dannoso alle piante su cui vive, sarebbe anche utile, poiché non si nutri- rebbe soltanto di fiori ma anche di larve o crisalidi di altri insetti. Io ho constatato che le larve di questa Tephroclystia mangiano larve che stanno per incrisalidare e crisalidi di tignola dell'olivo e con tale nutrimento in laboratorio sono diventate larve adulte e si sono trasformate in farfalle. Nessuno degli autori precedenti ha fatto cenno del costume entomofago di questa Teprochjüia e concordemente affermano che sia fitofaga anzi politìtofaga essendo stata trovata la larva sulle seguenti piante damieggiando fiori e frutti: Globularia aly- pum. Erica arborea, Buxus seìnpervirens, Rosmarinus oßcinalis Clematis fiammola, C. vitalba e molte altre piante di diverse famiglie e specialmente agrumi. Il Mabille riferisce d'avere al- levato tali larve con fiori di Genista , di Vitex agnus-castus, Mercurialis annua, Passerina hirsuta ed altre e afferma d'averla osservata in Corsica danneggiare i giovani chicchi delle spighe di granone. Da me fino ad ora furono trovate larve di questa specie sol- tanto il mese di Giugno e ottenuti gli adulti nello stesso mese ed ai primi di Luglio. Il Penzig, che studiò questa specie sugli agrumi in Liguria, ammette per essa tre generazioni annuali con comparsa degli adulti i-ispettivamente in Marzo- Aprile , Giugno, Agosto- Set- tembre. CoNViTTiME. — Si é visto che la Tephroclystia pumilata vive su piante molto divei-se, quindi se il suo costume entomofago verrà confermato in tutti i casi, varie saranno le sue vittime. Parassiti. — Fino ad oggi io ho ottenuto da larve di Tephro- clystia un solo esemplare di Braconide che non si é potuto esat- tamente determinare : Rhogas? (Fig. 30). Colore del corpo uniformemente ferrugineo eccettuati gli occhi, che sono neri. Lunghezza mm. 9. — 412 — Questo Braconide vive come pai-assìta solitario endofago delle larve di Tephroclyslia e si trastonna in pupa nella larva stessa di Tephror.lysiia, della quale lascia intatta la sola pelle, che Fig. 30 Adulto di Rliocjdxf (ingrn udito cirfa 1 volt») Fig. 31 Larva di Trpìn-oclystia ridotta alla sola pelle e mostraiito il foro di uscita del parassita (in- grandita circa (i volte). dissecca e diventa ni um mi fucata. Divenuto esso adulto si a])i'e un foro nella parte posteriore del coi'po di tale mummia (Fig. ol) e fuoriesce. La larva parassitizzata di Tephrocìystia raggiunge una lun- ghezza di mm. 6,5. D I T T K R I Fam. syrphidae Xanthandrus comtus Hair Syn. 1816 Syrphus hyalinatus Fallen, Dipt. suec. Syrph. p. 43. » 1862 Melanostoma hyalinata Scbiner, Fauna Austriaca: Diptera I, p. 289. » 1885 Syrphus hyalinatus Peragallo, Ins. nuis. Agricult. II, p. 140, fie-. 8. - 118 - Fig. 32 Larva di Xantlian- drus (ingrandita circa 3 volte. Le linee tra- sversali nere indicano pieg-lie del tegumento assai numerose e varia- bili e non ben distin- guibili da quelle inter- segmcntali). Larva adut.ta. — Questa, quando si tiova in stato di riposò ha i lati del corpo quasi paralleli e la parte anteriore quasi ugual- mente allargata che la posteriore e arrotondata; quando invece si muove (Fig. 32) e allunga la parte anteriore per tastare 1' ambiente o affer- rare la preda assume una forma quasi conica. È di colore verde-giallo , però fino oltre la metà posteriore il dorso appare giallo-zolfino con una linea mediana trasparente in corrispon- denza al vaso dorsale ; il color giallo è dato dal tessuto adiposo , che si trova sotto l' ipo- derma. La superficie del corpo è liscia, viscida. Lunghezza della larva allo stato di riposo mm. 12, larghezza mm. 3,5. Pupario. - Ha la solita forma di pupario caratteristica pei Syrphidae come si vede nella (Fig. 33). È prima di color vei'de marmorato di castagno , poi diventa castagno con macchie color nocciuola o isabelline posteriormente, o anche del tutto nerastro. Lunghezza totale compresa la parte posteriore mm. 6-7, al- tezza mm. 3,5, larghezza mm. 4. Adulto (Fig. 34). — La maggior parte del capo è occupata dai grandi occhi, che sono di un color castagno tendente al verdastro; la faccia è coperta di fitta e corta peluria gial- lastra eccetto sopra la base delle an- tenne e sul processo mediano inferiore che sono nudi , splendenti, nerastri. La fronte alla base delle antenne . è rossastra. Le antenne sono corte, brune, ma colla base del 3" articolo nella parte inferiore macchiata di rosso. Il torace è verde metallico coperto di peli giallo-rossastri. L' addome è ellittico, nel maschi-o col secondo segmento di color nerastro velutino, ma con due grandi macchie ocracee, gli altri segmenti sono ocracei col margine posteriore e laterale ne- rastri, mentre nella femmina l'addome è nerastro con due piccole A B Fig. 33 Pni>ario di Xanthaiidrus : A visto di fianco, B dal dorso (ingrandito circa G volte). - iU Fig. 34. Adulto di Xanthandms comtKs Harr. (insraiidito qua.si 4 volte). Inacciiie ocracee sul secondo segmento e due grandi macchie ocra- cee sul terzo e quarto. Le ali sono leggerissimamente info- scate colle nervature nere e lo stigma gial- lastro : le zampe sono brune colla parte distale della coscia e la prossimale della tibia per uno spazio più o meno lungo di colore rossastro. Lunghezza del corpo senza le ali mm. 12, colle ali mm. 14,5, larghezza del torace 3. Distribuzione geografica. — Specie già nota in quasi tutta la regione palear- tica occidentale. Biografia. — Le larve di questo Sir- fide sono di aspetto viscido come le con- generi e strisciano sulle foglie e rametti di olivo per andare in cerca di larve di tignola dell'olivo. Trovata una di tali larve gettano fuori dalla bocca su di essa un poco di umore appiccicaticcio, l'affeiTano in qualsiasi parte del corpo con un rapido e forte atto di protrazione dei segmenti an- teriori, trapassano la sua pelle colle mandibole e attraverso il foro così praticato succhiano tutte le parti interne della malca- pitata larva, della quale dopo pochi minuti restano le sole parti chitinose. Non posso precisare il numero delle larve di Prays, che di- vora una larva di Xanthandrus dalla sua nascita fino al momento in cui diventa matura, ma data la voracità di essa credo che non sia punto esagerato riteiiere tale numero non inferiore a 100. Quante generazioni abbia questo Sirfide, quanti giorni im- pieghi la sua larva a raggiungere il suo completo sviluppo sono cose da determinarsi. Lo stato di pupa dura in Aprile da 15-20 giorni. Le larve del Xanthandìms sembra che siano molto resistenti al digiuno: una larva, da me lasciata in una bacinella di vetro il 25 Aprile senza cibo di so4^ta, 1' 8 Giugno era ancora viva e av- vicinatole larve di Prays cominciò a mangiarne. È cosa molto nota che i Ditteri Syì'phidae sono allo stato di larva parassiti predatori di Afidi, perciò il costume diverso di que- — 115 -^ sto. e forse di nitri, XanfJuoidri's è molto particolare. TI primo autore che osservò larve del Xanthandrus in parola nutrirsi di larve di Lepidottei-i e pi-ecisamente di Prays citri Mill, fu il Pe- ragallo (1885). Recentemente (1905 e 1906) fece una osservazione simile il Chapman indicando questo Sirfide come predatore di lar- ve di Dichella Ivjerand Mill, e Acroclita consequana Hs, Cox VITTIME. — Quelle fino ad ora conosciute sono : Prays citici Mill., Diclieìia hy erana Mill., Acroclita consequana Hs., e probabilmente però saranno anche molte altre specie di Microle- pidotteri. Parassiti. — A Feroleto (Nicastro) il giorno 3 Maggio fu rac- colto su di un olivo un pupario di Xanthandrus, che conteneva 35 esemplari di un Calcidide, che ne uscirono adulti il 16 Mag- gio, Tale Calcidide endofago del Xantliandì'us è VKnci/rtus aeru- ginosas Daini., ascritto più tardi dal Thomson al suo genere iW- Ci-otei'ys. Micì-oteì-ys aeruginosus (Daini.) Thoin. (1). Syn. 1820 Encyrius aeruginosus Daini. Svensk, Vet. Ak. XLI, p, 170. » 1852 » syrphi Ratz. Ichiieum. Forstins. Ili, p. 193. » 1875 » aeruginosus JMayr, Verh. zool-bot. Ges. Wien XXV, p. 714, 723. » 1875 Microterys harbarus Tliomson, Hym. Scand. IV, p. 167. Femmina adulta (Fig. 35). — Fronte e vertice azz.urro verdi, o nero azzurrognoli, faccia violacea, scapc» e pedicello nero azzur- rognoli, funicolo e clava giallo bruni, pronoto, scudo e scapole di un bel color verde, ascelle e scutello color bronzo o bruno vio- laceo, però lo scucello con sfumatura verde o verdastra all' apice e ai lati, pleure violacee, zampe in gran parte giallo brune, femori in gran parte scuri, tibie anteriori e inedie e tutti i tarsi giallo scuri, le tibie posteriori brune eccetto che all'apice. Ali incolori. Fronte e vertice con punti più grossi. Sesto articolo del fu- nicolo nella femmina tanto largo che lungo, pedicello più lungo del 1" articolo del funicolo, clava più corta del funicolo. (1) Questa e le altre specie di Chalcidiàae^ di cui si parla in questa nota, saranno descritte minutamente dal Dott Masi in altra parte di questo stesso Bollettino. — il6 — Maschio. — Ha il funicolo cilindrico con peli piuttosto lun- ghi, lo scapo e il pedicello di color bruno nero, il funicolo e la clava giallo scuri. I tarsi hanno talora una tinta più chiara di quella delle tibie. Lunghezza del corpo mm. 1,2-1,4. Distribuzione geografica. — Specie lino ad ora nota della Svezia, Germania, Austria, Italia. Fig. 35 Feniniina adulta di M'irvotprys (ninlto inn-randita). Biografia. — È ancora da verificare se questa specie depone l'uovo nei Sirtìdi allo stato di pupa o in quello di larva o di uovo, e se un uovo o varie uova vengono deposte in un individuo. Come ho sopra detto, dal pupario di Xanthandrus si ebbero 35 esemplari di Microleì-ys; il Mayr riferisce che lo Schlechtendal e l'Heyden ne ottennero da una pupa ciascuno 7 esemplari. CONVITTIME di questo Encii-tide sono varie specie di Syr- phidae. IMKNOTTKRI. A quest'ordine appartiene il maggior numero delle specie di insetti parassite delUa tignola dell'olivo ed anche le più attive a combatterla. Da me fino ad og-gi sono state osservate le senguenti specie di tali parassiti, che, per famiglie, sono : Chalcididae: Ageniaspis fmcir.ollis (Dalm.) Thoms. subsp. jjray- sincola nov.; Elasmus ffabellatus Fonsc, Chalets modesta Masi. Braconidae : Apanteles xantliostignms Hai.; Cheloniis orien- talis sp. n., C. elaeapìiilus sp. n. Ichneumonidae : Angitia annillafa Grav.; Pimpla alfenians Grav. Il Rondani (Boll. Soc. en. ital. IX, p. 57 dell'estratto) cita come pai-assita della tignola dellolivo il Trigoìiogastei- benignus Guer. della fam. Chalcididae. Tale specie però non è stata mai descritta e deve considerarsi come nomen nudìun. Fam. CHALCIDIDAE. Ageniaspis fuscicollis (Daini.) Thoms. ^ Syn. 1834 Encyrtus fuscicollis Necs, Hymenopt. Ichneum. affin. Monogr. II, p. 236 et -434. » 1838 ■ » Walker, Entoin. Magaz. V, p. 420. r- 1838 » cijanocephahis Id. Ibidem, p. 421. „ 1847 » » Goureau, Ann. Soc. ent. Erance (2) V, p. 244. » 1875 Holcothorax fuscicollis Mayr, Verh. zool.-bot. Ges. Wien XXV, p. 693. ^ 1875 Ageniaspis » Thomson, Hym.Scan. IV, P. 1, p. 182. » 1890 Encyrtus » Bugni on, Ree. zool. Suisse V. p. 435, Tav, 20-21. » 1904 Ageniaspis » Marchal, Arch. zool. exp. (4) II, p. 259. — Ili A. fuscicollis (Dalm.) Thoms. subsp. pray sincoia nov. Syn. 1906 Ageniaspis fuscicollis Silv. Rend, Acc. Lincei (5) XV, 1" se- mestre, p. 650. Femmina adulta (Fig. 36). — Corpo nero, eccettuato il capo che è nerastro, ma con riflessi verdi metallici, funicolo e clava delle an- tenne fulvi, zampe di color crema o ocracee con le anche, i tro- canteri, e la parte mediana e basale del femore, più o meno estesamente , neri o fuliginei; nelle zampe posteriori e mediane è nera fuliginea anche la parte basale della tibia. Antenne col funi- colo composto di 6 articoli, dei quali il primo ed il secondo sono più larghi che lunghi e colla clava molto più lunga e grossa dell'ultimo articolo del funicolo e troncata obli- quamente all'apice. Mesonoto e scutello opachi e forniti di corte setole poco fitte. Ali ialine. Il maschio differisce dalla femmina per le dimensioni un poco minori e sopratutto per la forma delle antenne, che sono più lun- ghe di quella della femmina, fornite di lunghe setole e aventi l'ultimo articolo più lungo del precedente, ma non più grosso, e assottigliato all'estremità. Lunghezza del corpo mm. 1,30, fino all'estremità delle ali mm. 1,55; larghezza del torace mm. 0,38; lunghezza delle antenne nella femmina mm, 0,66, nel maschio 0,80. Fig. 36 Femmina adulta di Ageniaspia (molto ingrandita). - 119 — Le flimciisioiii di questa specie sono però molto variabili, così mentre con frequenza il corpo ragi;iuni:,e in lunghezza ,r-^ mm. 1,30, altre volte può misurare anche un mil- limetro. Uovo. Fig. 37 Uovo maturo di Aijeniaspis (iiioltis- simo ingrandito). L'uovo matui'o di qwQ^st'Agenias'pis è molto piccolo ed ha la forma di un fiasco allungato. La sua lunghezza è di mm. 0,060 , dei quali 0,029 spettano alla parte allargata e 0,037 al collo ; la massima larghezza é di mm. 0,013. Larva. Biancastra, alquanto più assottigliata postei'iorraente che an- teriormente. Lunghezza allo stato adulto mm. L 0.S8ERVAZ10NE. — Gli esemplari di Agenlaspis fascicoli is, che sono parassiti del Praijs oleellus non presentano caratteri speci- fici diversi da quelli, che vivono parassiti ^e\V Ilypononteata ma- linellus e di questo parere sono stati anche valenti specialisti di Calcididi quali il Mavì" e l'Ashmead. Però per il numero delle loro generazioni, il numero degli embrioni, che si sviluppano da un loro uovo e per il fatto che gli adulti non parassitizzano uova d'Ht/ponoinenta, mi è sembrato necessario stabilire per essi una sottospecie biologica, che ho denominato appunto dall'ospite Age- niaspis fuscicollis praysiìicola. Distribuzione gy^ografica. —h' Ageniaspis fuscicollis tipico è noto di varie regioni d'Europa : Svezia, Inghilterra, Germania, Francia, Svizzera, Austria, Italia. UAgeìiiaspis fuscicollis praii- sincola avrà probabilmente la stessa distribuzione del Praiis oleel- lus; fino ad oggi io l'ho ottenuto da Prays delle Calabrie, Puglia, Marche Umbria, Liguria, Toscana, Sardegna, Sicilia, Metelino. Biografia. — L' Ageniaspis fuscicollis pray sincoia è un pa- rassita endofago, che deposita un uovo dentro 1' uovo del Prays oleellus. L'uovo del parassita si sviluppa nell'uovo del Prays pri- ma lentamente, in modo da lasciare sviluppare anche la larva del Prays, in seguito si accresce gradatamente a spese di tale - 120 — larvn, ma senza danneggiarla fino a che non sia diventata ma tura 0 non sia trasformata in crisalide. Da ogni uovo di Agf^nia- spis si sviluppano in media 14 larve ed altrettanti adulti. Appena nati gli adulti sono in grado di accoppiarsi. L'accoppiamento dura per circa cinquanta secondi. Il ma- schio assale la femmina anche quando sta depositando uova e in- trodotto il pene nella vulva cerca di mantenersi a cavallo sulla femmina, però questa salta via ed insieme ad essa salta il ma- schio sempre in copula, che così resta spesso in posizione oppo- sta a quella della femmina. I salti dei due individui accoppiati si succedono a brevi in- tervalli durante tutto l'accoppiamento. La femmina di Ageniaspis fuscicoll'is pì-ay sincoia vergine o fecondata e anche appena nata, prima di assumere cibo di sorta, è in condizione di poter deporre uova e si pone, per ciò fare, in cerca di uova di Prays sulle foglie o racemi fiorali o frutti dell'olivo. Avvertita la presenza di queste e toccatone uno colle antenne, lo tasta tutto coli' estremità di esse poste in rapidis- sima vibrazione e mosse dall' avanti in dietro lungo la periferia dell'uovo fino all'estremo opposto a quello in cui trovasi l'insetto, e riconosciutolo adatto a ricevere un uovo, passa con leggero e svelto movimento su di esso fino a trovarsi coll'estremità dell'ad- dome a livello della parte posteriore dell'uovo ed allora incurva alquanto l'addome in basso, punta l'ovopositore sul guscio dell'uovo, allontana di poco indietro 1' addome dalla punta dell' ovopositore e premendo conficca nell'uovo l'ovopositore stesso restando colle zampe anteriori ferme sulla foglia, o altra parte del ramo, le medie e posteriori di un lato perlopiù sull' uovo e quelle dell' altro lato sulla foglia, le ali chiuse, le antenne col fiagello alquanto arcuato rivolto in basso molto avvicinato alla faccia. In tale posizione resta da 15 a 30 secondi, tempo necessario a deporre un uovo in quello di Prays. Ritira quindi 1' ovopositore, alle volte si trae in dietro 0 si gira su sé stesso per tastare ancora un poco l'uovo di Pì-ays e poi si allontana da esso in cerca di un altro uovo. Ho osservato una femmina deporre cinque uova l'uno ap- presso all'altro in cinque uova diverse di Prays. Generalmente la stessa femmina non torna a deporre imme- diatamente nello stesso uovo, ma mi è occorso di vederne una volta una deporre due uova, uno di seguito all'altro, nello stesso uovo. - 121 - Sembra che anche qiwst' Agenias2)is non riconosca quando un uovo di Prays è stato già parassi tizzato, o se è diversamente, non lo rifiuta, avendo io contato anche 11 uova di esso in uno di Prays. I movimenti speciali delle antenne che la femmina fa in- torno all'uovo di Prays prima di deporvi il proprio, si devono forse interpetrare come diretti a riconoscere piuttosto se si tratta reahnente di uova di Prays che se l'uovo è stato o no parassi- tizzato. Gli adulti nutriti con miele possono vivere una quindicina di giorni in Aprile ed Aprile-Maggio secondo mie osservazioni; cosi nove femmine nate il 25 Aprile il 5 Maggio erano ancoi'a in condizioni di depositare uova, di esse tre morirono il 9 Maggio, due il 10 e le altre nei giorni 11-12. Individui invece lasciati senza cibo di sorta muoiono dopo due a quattro giorni. Q^uest' Ageniaspis è allo stato adulto attivo, camminando as- sai agili, in cerca di uova dell'ospite, le femmine, e di queste i maschi. Toccati spiccano un salto per ricadere a pochi centimetri di distanza servendosi delle ali come paracadute. Però essi oltre al trasportarsi da un luogo ad un altro col rapido camminare e col saltare, possono usare le ali anche per un eccellente volo co- me io ho potuto constatare. Sviluppo dell'uovo. — In una nota preliminare (1) ed in un altro lavoro di prossima pubblicazione tratto particolarmente dello sviluppo dell' Äff eniaspis fuscicollìs pray sincoia, qui mi limi- terò a ricordare quanto interessa per la biografia di questo parassita della tignola dell'olivo. L'uovo, come ho già detto, viene deposto dalla femmina par- tenogenetica 0 fecondata nell'uovo di Prays La femmina fecondata può deporre uova fecondate o no. Appena l'uovo di Ageniaspis si trova nell'uovo di Prays, co- mincia a svilupparsi e con una lentezza maggiore o minore se- condo la temperatura ambiente e secondo il procedere dello svi- luppo dell'uovo, che lo ospita. Lo sviluppo dell'uovo in quello di Prays procede così lenta- mente da non impedire affatto lo sviluppo dell'uovo del Pjriya stesso. Quando schiude dall'uovo parassitizzato la larva del Prays, essa ha nella cavità generale del suo corpo, molto spesso fra reso- ti) Rend. R. Acc. Lincei (5) XV (19u6), p. 650, 122 fag-o e la pai'ete del corpo, l'uovo dell' Ageniaspis ad uno stadio, in cui non misura che mm. 0.05 X 0.024. In seguito lo sviluppo del parassita ò perfettamente sincrono a quello della larva ospite in modo che qual si sia il tempo impiegato da quest'ultima per trasformarsi in crisalide, lo stesso periodo di tempo impiega VAgeniaspis a diventare larva matura. Così che tanto nelle larve di tignola, che nate in Settembre-Otto- bre si trasformano in crisalide in Aprile dell'anno seguente, come in quelle che nate in Aprile-Maggio sì trasformano in crisalide in Giugno e quelle nate in Giugno -Luglio si trasformano in cri- salide in Settembre, compie il suo sviluppo una generazione d'A- geniaspis. È da tener ben presente che da un uovo dì Ageniaspis non trae origine un solo embrione ma un numero di embrioni varia- bile da 10 a 15, raramente minore e alle volte superiore potendo essere di 17, 18 o 19. Questi varii embrioni, che derivano da un solo uovo sono circondati da due involucri , dei quali 1' esterno appartiene a tessuto della larva ospite, l'interno a protoplasma dell'uovo stesso con nucleo speciale derivato dai globuli polari dell'uovo. L'involucro interno è stato chiamato trophamnios e si accresce circondando sempre tutti gli embrioni, finché questi hanno assunto la forma di larvette mature. A tale stadio di sviluppo del parassita la larva della tignola dell' olivo ha raggiunto la lun- ghezza di mm. 5-6 e tutta la massa embrionale è lunga 4-5 mm. Gli embrioni larviformi si trovano allora allineati l'uno di seguito all'altro, spesso, vei-so la parte anteriore e la posteriore, qualcuno dì fianco ad un altro. In alcuni casi le larve di Ageniaspis dìvent no libere nel corpo della larva dì Prays, quando essa non è ancora così svi- luppata e nutrita da potersi trasformare in crisalide ed in tal caso divorando gli organi interni del loro ospite allo stato di larva, riducono questa al solo strato superficiale del dermascheletro ed in tale sacco, che prima era occupato dagli oi'gani della larva ospite, si trasformano in pupe in una specie dì puparii, che ap- pariscono come corpiccìuoli ovali sotto la pelle già appartenente ad una larva dì Pì-ays. La larva parassìtizzata dì Prays (Fig. 38) contenente pu- pe dì Ageniaspis è , come ho detto , ridotta al solo strato ester- no della cuticola, è completamente rigida , mummificata , colle membrane intersegmentali distese , col corpo rettilineo , eccetto - 123 ~ spesso il capo, che è ripiegato in basso. ]\rostra molto evidenti in tntta la loro Innghezza, o in parte, i puparii di Ageniaspis, che appariscono come l'ig'ontiamenti della parte esterna della larva ospite. La larva parassitizzata è lunga mm. 6,5-7, larga mm. 1,2-1,5. Molto più frequentemente le lai've di Agenia- spis diventano libere quando ormai la lai'va della tignola dell'olivo è in grado di trasformarsi in crisalide ed allora esse distruggono gli organi in- terni della crisalide ed in essa si trasformano in pupe. La criscilide, che contiene le pupe di Age- niaspis (Fig. 39 A) non mostra, come la larva, sulla sua superfìcie rigonfiamenti corrispondenti ai pu- parii di Ageniaspis, ma a differenza della crisa- lide sana è affatto immobile , mummificata, colle Fig. 38 Larva di Prai/s olepìlus c'ontent'iite piilie (li A' Fig. 39 Due crisalidi di l'rcn/y oli'eìliis : A contenente I)iil)e di Agi-niaspis, li vuota e mostrante i t'ori lier eui sono fuoriusciti ^li adulti ili Ageniaspis (ingrand, circa 5 volti"). - 1^4 - Numero degli adulti, che si ottiene da una larva o da UNA CRISALIDE. — Ho iiotato sopra che da un uovo di Ageniaspis non trae origine un solo embrione e quindi un adulto , ma un numero vario di embrioni che in media si può ritenere di 10 a 15, al minimo di 9, non considerando casi eccezionali, in cui si ot- tengono anche soli 4 individui, e al massimo di 17 a 19, però da una larva o da una crisalide di Praijs parassitizate può fuori- uscire un numero di individui maggiore di quello indicato anche pel massimo prodotto di un uovo. Ciò dipende dal fatto che nello stesso uovo di Prays possono essere depositati da individui di- versi due 0 più uova e nel primo caso come forse in quello, in cui le uova depositate sono tre, esse possono contemporaneamente svikipparsi nello stesso uovo prima, poi gli embrioni nelhi stessa larva, nonché nella crisalide e dare tutti adulti. Nelle varie generazioni io ho i)osto in tubi di vetro separa- tamente, ad una ad una, larve e crisalidi parassitizzate, ho quindi contato gli individui adulti di Ageniaspis ed ecco le cifre ottenute: 1.* Generazione. Numero di Ageniaspis ottenuti da 21 cri- salidi : numero medio per ciascuna crisalide 10, massimo 15, mi- nimo 5. 2.^ Generazione. Numero di Ageniaspis ottenuti da 24 cri- salidi : numero medio per crisalide 17, massimo 28, minimo 9; da 21 larve: numero medio 17, massimo 22, minimo 10. 3.* Genenizione. Numero di Ageniaspis ottenuti da 27 cri- salidi: numero medio per crisalide 15, massimo 27, minimo (5; da 14 larve: numei'o medio 9, massimo 18, minimo 2. Proporzione tra maschi e femmine. — Gli individui di Age- niaspis, che si ottengono da una stessa larva o crisalide quando sono in numero di 10 19 sono per lo più di un solo sesso e ciò dipende dal fatto (;he essi si sono sviluppati tutti da un uovo o due uova non fecondate entrambi; quando il numero degli indi- vidui è maggiore, per lo più essi sono di due sessi traendo ori- gine da due uova, delle quali uno fecondato ed uno non fecon- dato. Ho detto per lo più perchè abbiamo casi in cui il numero degli individui è di 10-19 eppure sono di sessi diversi o in cui è maggiore di 19 e sono dello stesso sesso. Nel primo caso si deve trattare di individui provenienti da due uova (uno fecondato ed uno no), che hanno prodotto ciascuno pochi embrioni, nel secondo di due uova ambedue fecondate o non — 125 — fecondate oppure di qualche caso eccezionale in cui un uovo darà origine ad un numero di individui maggiore di 19. Nella prima generazione da 21 crisalidi ebbi 100 femmine e 118 maschi; nella 2" da 24 crisalidi 200 femmine e 205 maschi, da 21 larve 218 femmine e lo2 maschi , nella S"* da 27 crisalidi 208 femmine e maschi 209: da 14 larve, femmine 43 e maschi 89. Facendo la somma complessiva dei maschi e delle femmine ot- tenuti dalle indicate crisalidi e larve si ottiene la cifra di 75.3 per i primi e di 769 per le seconde, quindi il numero dei ma- schi che si sviluppano in natura è pressoché uguale a quello delle femmine. Numero delle larve e crisalidi di Tignola drll'olivo pa- RASSiTizzATE. — h'Agenicispis per quanto risulta fino ad ora dalle mie osservazioni, è la specie di parassita, che da noi contribuisce maggiormente alla diminuzione della tignola dell'olivo, potendo la percentuale degli individui di Prays infetti salire fino al 90. Ecco i dati di fatto osservati nel 1906 per ciascuna genera- zione: a Nicastro nella prima quindicina di Aprile furono raccolte 120 crisalidi di Prays, delle quali 30 erano infette dì Ageniaspis, le altre sane. Nella stessa localittà il 1" Giugno furono raccolte larve ma- ture di Prays, che dopo pochi giorni dettero 10 crisalidi sane, 74 crisalidi e 43 larve infette di Ageniaspis, perciò la percen- tuale degli individui parassitizzati, che nella prima generazione era del 20 nella seconda era salita al 92 ! Il 14 Giugno in fiori raccolti a Catanzaro si trovarono 434 crisalidi e 236 larve infette di Ageniaspis e 75 crisalidi sane; in fiori dì altro oliveto, ma della stessa località, 234 crisalidi e 66 larve parassitizzate e 33 crisalidi sane. Nella stessa epoca e nello stesso territorio, ma in altro oli- veto, furono raccolte 396 crisalidi e 41 larve infette da Ageniaspis e 212 crisalidi sane. Pure a Catanzaro nei giorni 22 e 23 Giugno si raccolse altro materiale di tignola dell'olivo tra cui si trovarono 103 crisalidi e 9 larve parassitizzate da Ageniaspis e 87 crisalidi sane. Perciò nella 2" generazione nei quattro casi ricordati di Ca- tanzaro si osservarono rispettivamente le seguenti percentuali 89,93; 90; 67,33; 56 e in media una percentuale quasi del 76. Nella 3' generazione in cassette contenenti olive di Catan- zaro il 10 Settembre si trovarono 57 crisalidi sane e 65 infette — 426 — eia A geniaf^pis; cioè in tutto una percentuale del 53,29 alquanto inferiore alla percentuale media osservata nella 2'' generazione. Da olive di Bevagiia raccolte il 4 Settembre e poste in cas- sette fino al 14 dello stesso mese si ebbero 81 crisalidi sane e 10 in- fette da Ageniaspis ed il 31 pure di Settembre 166 crisalidi sane e 2ò parassitizzate; si constatò cioè una percentuale di 11.42. In cassette, contenenti olive di Bisceglie raccolte il 20 Agosto, il 12 Settembre si osservarono 22 crisalidi sane e 7 crisalidi ed una larva parassitizzate, percentuale di parassitizzate 26,6. Debbo fiir notare che alle cifre sopra riportate, e dalle quali sono state dedotte le percentuali, non ho aggiunto il numero delle larve e crisalidi uccise da altri parassiti, quest'ultimo numero fu però in genere molto basso (se si fa eccezione del caso di Bisce- glie, nel quale il numero delle larve parassitizzate dal Cìielonus, vedremo in seguito, fu molto alto) e perciò non può alterare sen- sibilmente le percentuali stesse. Nel settembj'e del 1906 ebbi da varie località della Turchia Asiatica (Beirut, Aleppo, Smirne ed altre) olive dalle quali ot- tenni pochissimi adulti di tignola dell' olivo, nessun esemplare di Ageniaspis fnucicnllh pì'fujsincola, due individui di Chelonus Orientalis. Nella 3^ generazione del 1907 le pei^centuali osservate, indi- cando anche il numero delle olive e degli altri parassiti, si possono ricavare dalle cifre esposte nel seguente quadro : LOCALITÀ N U M ERO 'S ''' ■e " 3 S-. Te " delle larve e crisalidi di Prays parassitizzate da Ageniaspiis 1 1 ^ Ci ^ 1 u 1 S 'S 2 ° 2 1 1 Porto Maurizio 2153 117 96 4 0 0 Genova . . 1303 2 13 0 0 0 Viterbo . . 1150 45 13 0 0 0 Osimo . . . 2635 33 21 0 0 0 Bevagli a . 936 58 41 16 0 4 Potenza . . 1389 1 0 0 0 0 Catanzaro. 3210 104 54 0 0 0 Cagliari . . 1007 52 10 0 0 0 Sassari . . 1365 54 3 1 0 0 Catania . . 926 54 20 0 0 0 Caltagirone . 657 3 0 0 0 0 Castelvetrano 441 7 2 0 0 0 Trapani . . 675 22 10 0 0 0 Metelino (!) . 1140 8 13 5 0 0 Beirut . . . 980 9 0 0 0 0 Giaffa . . 1704 46 0 0 18 0 Monte Olivete 852 2 0 0 1 0 Betlemme . . 1219 13 0 0 6 0 Ranialla . 13'ì2 28 0 0 6 0 Ramla . . . 1725 46 0 0 12 0 Lidda . . . 932 13 0 0 14 0 (Palestina) (1) Questa e le seguenti località sono della Turchia Asiatica. — I^S — CoNViTTTME B^hVAgemaspis fiiscicollis praysincola. — UAge- niasjns fuscicollis tipico è stato fino ad ora indicato parassita di varie specie di Hyjjonoriìeif/a, di qualche Lithocolletis, e con dub- bio, di Plusia moneta. Come ho detto innanzi 1' Ageniaspis fvscicollis praysiììcola per i suoi caratteri morfologici appariscenti non si può distingue- re daWAgeoiiaspis fuscicollis deWHìjjionomeuta, però dal punto di vista biologico esso è del tutto differente: 1 per il numero delle generazioni, che sono tre, invece di una come nel caso dell' Age- niaspis fuscicollis dell' Hyponomeuta, 2" per il numero di indi- vidui, che da un suo uovo si sviluppano e che sono in media 14, invece di un centinaio come è Yìell'Ageniaspis d'Riip)onomeuta, 3" perchè esso non parassitizza le uova di Hyponomeuta. A proposito della differenza di istinto attuale fra gli Agenia- spis fuscicollis dell' Hyponomeufa iiìalinellus e quelli dell'^^é?- niaspis del Pì-ays oleellus riporterò le seguenti osservazioni. Il giorno 2 Luglio sotto una campana, contenente buon nu- mero di Ageniaspis femmine e maschi, posi un ramoscello con uova d' Hyponomeuta', qualche Ageniaspis andò sul pezzo di ra- metto, al quale erano attaccate le uova, giunse anche su di esse ma passò senza fermarsi. Ciò osservai per varie volte. In due casi però vidi due individui deporre uova in uova situate alla pe- riferia della covata di Hyponomeuta. Sotto la stessa campana posi invece, poco dopo, foglie di olivo aventi uova di Prays e dopo due minuti molte femmine dell' Age- niaspis stavano già deponendo uova. Lo stesso giorno sotto una campana contenente molte femmine e maschi di Ageniaspis fuscicollis dell' Hyponomeuta (le femmine non avevano ancora deposto alcun uovo) posi una foglia d'olivo con uova di Prays: molti individui di Ageniaspis passavano sulla fo- glia, sulle uova stesse senza avvertire o badare alle uova di Prays, qualche femmina anzi le tastava, ma poi passava oltre. In un sol caso vidi una femmina conficcare l'ovopositore per due volte di seguito in un uovo di Prays. Nel medesimo tubo dopo pochi minuti posi uova di Hypo- nomeuta, le quali furono subito assalite da una quantità di Age- niaspis, che si disputavano il posto per poter deporre uova. Il giorno 5 Luglio feci lo stesso esperimento con femmine ver- gini di Ageniaspis cV Hyponomeuta e questa volta nemmeno potei sorprendere una femmina conficcare l'ovopositore in uova di Prays, — m — mentre in grande numero, quante ne potevano entrare sulla su- perficie si misero a deporre in uova d' Hyponoineuta, che poco dopo posi sotto la stessa campana. Da queste osservazioni si può concludere che attualmente gli individui di Agem'aspis fuscicollìs del Frm/s appartengono ad una forma biologica affatto distinta da quella dell' Ageniaspis fusci- collis dell' Hyponomeuta e che i primi di regola non parassitiz- zano le uova di Hyponomeuta, come i secondi non parassitizzano le uova di Prays. Questo fatto, molto interessante dal punto di vista scientifico, non lo è meno da quello pratico, poiché ci dimo- stra che nell'elencare le convittime di una data specie di imenottero parassita non è sufficiente lo studio sistematico degli individui del parassita nati dai varii ospiti. Ini atti mentre tale studio può condurci ad ammettere l'identità specifica di essi, quello biologico può dimo- strarci un loro compartamento affatto diverso in presenza di al- cuni ospiti 0 di ciascuno di essi. Gli autori che nella lotta contro insetti dannosi avevano richiamato l'attenzione sull'attività, degli insetti parassiti, avevano anche riconosciuto l'importanza della co- noscenza delle con vittime di un dato parassita per poter consi- gliare, in seguito a tale conoscenza, anche la coltivazione di un certo numero di piante nutrici delle convittime in mezzo o in vici- nanza alle piantagioni, che si vogliono difendere da un insetto dan- noso mediante il suo parassita, ma non avevano mai tenuto conto della possibile differenza di costumi in individui di una stessa specie e attualmente parassiti di specie diverse. Perciò gli elen- chi delle convittime di parassiti, che sono stati dati da varii Ime- notterologi e per gii insetti d'Italia dal Rondani , entomologo di vero e grande valore, che comprese tutta l' importanza degli in- setti parassiti, sono tutti da rivedersi riprendendo lo studio bio- logico di ogni parassita in ciascuna specie di ospite Per V Ageniaspis fuscicollis p)-aysincola io debbo escludere dal novero delle convittime le specie parassitizzate àsiìV Agenia- spis fuscicollis tipico. Da larve e crisalidi di Prays citri io ho ottenuto anche esem- plari di Ageniaspis fuscicollis, che credo appartenere alla stessa sottospecie biologica di quella del Prays oleellus (almeno per il numero di embrioni che da un uovo si sviluppa), però è necessa- rio per accertare questo definitivamente e per consigliare qualche pratica agraria in proposito, studiare la biologia del Prays citri così poco conosciuta, e questa è cosa della quale io comincerò — 130 — ad occuparmi subito, poiché sono convinto che noi non potremo mai consigliare una lotta naturale e razionale contro un insetto finché non conosceremo tutti o almeno la maggiore parte de- gli insetti che sono di esso parassiti, i parassiti di questi ed ancora 1 parassiti di 3" e 4" grado se ve ne sono, le vere convittime e tutti gli insetti, che con esse hanno rapporto di qualsiasi natura, e così di seguito. Cause nemiche allo sviluppo numerico dell'Ageniaspis. — Dai dati sopra riportati risulta che VAgeniaspis fuscìcollis prai/- sincola è realmente un attivissimo parassita nel distruggere la tignola dell' olivo poiché secondo le mie osservazioni latte nel 1906, esso può giungere a distruggere oltre il 90 7o di larve o crisalidi di rrays. Debbo notare ancora che siccome da una larva o crisalide di Prays parassitizzate non fuoriesce un individuo solo di Ageniaspis ma in media 14 individui, nel caso anche in cui solo il 20 % di larve di Prays fossero parassitizzate, si otterrebbe ■un numero di adulti di Agenkispis (280) due volte e mezzo su- periore al numero totale degli adulti di Prays. Pertanto nei casi, in cui si giunge alla notevolissima percen- tuale anche del 90 e si ottengono 1260 individui di Ageìiiaspis contro 10 di Prays, sembrerebbe giusto ritenere che tutte le larve di Prays nate dalle femmine comprese nei 10 adulti andassero distrutte, però purtroppo questo non accade, poiché anche YAge- niaspis fuscicollis praysincola ha cause nemiche che lo combat- tono. E quali sono queste cause ? Ripeto anche qui che noi non sappiamo ancora nulla intorno alla mortalità che si può avere anche fra questi insetti per causa di batterli, di protozoi e di speciali condizioni atmosferiche sia per la loro azione diretta che per quell'indiretta, e le vere ragioni della l'i- duzione numerica degli Ageniaspis ci sfuggono in buona parte, però noi ne conosciamo alcune che sono : 1." mortalità di uova di Age- niaspis in seguito a deposizione, in uova di Prays, di un numero di esse maggiore a 3 oppure 4, 2." riduzione di Ageniaspis per presenza di poche uova di Prays, 3.' mortalità di Ageniaspis per opera di altri insetti. Consideriamo particolarmente queste tre cause della diminu- zione numerica degli Ageniaspis. La prima causa, consistente nella mortalità di uova o piccoli embrioni per il troppo loro grande numero in un uovo o larvetta di Prays, si ha quando il numero degli Ageniaspis é molto maggiore - iS\ - di quello della tignola dell'olivo. In tal caso essendo poche le uova di Prap^ rispetto al numero degli Age }iiasp?s, questi nella loro ricerca affannosa di uova di Prays si imbatteranno frequentemente in uova, che hanno già ricevuto un altro o altre uova da loro simili, e cosi un uovo di Prays o non potrà nemmeno dare ori- gine alla larvetta o questa morrà per i troppi parassiti prima che i parassiti stessi possano compiere il loro sviluppo. In questo caso dal punto di vista agrario si ha il grande vantaggio che non svi- luppandosi la larvetta di Prays, non si ha a lamentare alcun danno da pai'te di essa, però con l'ospite muore il parassita e nella ge- nerazione seguente di questo si ha un numero minore di indivi- dui. Così mentre si ha una mortalità di uova di Ageniaspis, una parte delle uova di Prays può sfuggire ai parassiti per trovarsi molto disseminate e isolate e nella generazione seguente potrà nascere un numero di Prays maggiore di quello di Ageniaspis. Quando il numero di individui della tignola dell'olivo è ridotto ad una cifra molto bassa e viceversa ad una molto gi'ande quello degli Ageniaspis, come nel caso sopra ricordato in cui per 1260 Ageniaspis si hanno solo 10 Prays, si comprende facilmente che il numero totale delle uova di Prays è piccolo e si ti'overà molto di- sperso, quindi molti Ageniaspis morranno senza aver potuto de- porre tutte le uova, parte delle uova di Prays mori-anno per aver ricevuto più di 3 o 4 uova di Ageniaspis e la preziosa falange di tale parassita sarà ridotta alla genei"azione seguente ad un piccolo numero per mancanza di uova dell'ospite, oltre che per mortalità di tali uova causata dagli stessi parassiti. Saranno però sfuggite al parassita un certo numero di uova di Prays per la ragione già indicata del loro isolamento e disseminazione e da queste uova sane avremo un numero di individui capace di continuare e ac- crescere di quando in quando l'infezione. Sembrerebbe che si po- tesse ritenere che non ostante la mortalità delle uova di Agenia- spis, non ostante che essi non giungono tutti a deporre le uova per mancanza di uova di Prays, sfuggendo un certo numero di uova di lYays all' azione pel parassita, potrebbero sfuggire an- che un certo numero di uova di Prays parassitizzate una o due volte dall' Ageniaspis e quindi nella genei'azione seguente ti'o- varsi ancora di fronte un buon numero di parassiti a pochi in- dividui di Prays. Certo in natura accadrà anche ciò in qualche anno, per alcuni anni, ma in altri sembra che il caso sia più fa- - 132 - vorevole al Prays ed allora questo aumenta di numero mentre diminuisce il suo parassita. La ragione per cui la tignola dell' olivo torna a riprendere in realtà una prevalenza numerica più o meno forte di fronte £iì- VAgeniaspis sta per me oltre che nelle cause nemiche nXV Agenia- spis già notate e in quelle, che si riferiscono ai parassiti dello stesso insetto, in un fatto che per le osservazioni fino ad ora da me condotte su varii insetti dannosi e loro parassiti, ritengo di valore generale nella questione, che riguarda la sopravvivenza di un certo numero di individui dell' insetto dannoso. Nelle note biografiche ho notato che gii adulti di Ageniaspis cominciano a comparire sempre varii giorni (5-7) dopo la com- parsa degli adulti della tignola dell' olivo ; ebbene in tale lasso di tempo gli adulti della tignola hanno il tempo necessario a de- porre, almeno in parte, uova e queste pure in parte a completare il loro sviluppo, poiché, quando compaiono i primi adulti di Age- niaspis, già alcune larvette possono essere in salvo oppure molte uova ancora nel primo periodo possono sfuggire essendo pochi gii Agem'aspis. In seguito invece questi riusciranno a trovare molte uova di tignola e a compiere convenientemente il loro ufficio, ma nel caso in cui sono in grande numero rispetto al numero delle uova di tigiiola, essi deporranno in queste un numero di uova non proporzionato al potere di sviluppo di un uovo o di una larva di' tignola, e condurranno a morte questa o quello e in ambedue i casi anche la loro prole. Perciò aggiungendo questa alle altre cause che favoriscono l'immunità di uova della tignola da parte dell' Ageniaspis e tenendo nel debito conto tutte le cause di distruzione àeW Ageniaspis stesso, si ha di quando in quando per risultato che diminuisce il numero degli Ageniaspis mentre, rela- tivamente agii individui che sopravvivono di essi, aumenta il nu- mero degli individui di tignola. Paeassiti dell' Ageniaspis. — Una terza causa di diminu- zione dell' Ageniaspis risiede in altri insetti di esso parassiti. Di questi io fino ad ora conosco tutte le altre specie indicate come parassite del Pì-ays e che possono essere perciò anche parassite indirette AqW Ageniaspis e di cui si parlerà in seguito, e tre altre specie parassite dirette ùqW Ageniaspis , delle quali si ottennero pochi esemplari da crisaldi di Prays di Catanzaro parassitizzate da Ageniaspis. Esse sono: Eutelus mediterrayieiis Mayr, Piero- - 133 — ìtialits sp. e un'altra specie che si riferisce con dubbio anche al genere P/eromdlifs. 1. EìUelus rnediten-aneus Mayr. FejNBIIna (Fig. 40). — Capo e torace verde-grigiastri , talora di color bronzo rossastro, addome verde e color rame per lo più Fig. 40 Femmina adulta di Eutclus mediterranens (molto ingrandita). con fascie trasversali nero-violacee. Antenne bruno giallastre; zampe di color giallo scuro, coli' apice dei tarsi nero. Antenne col quinto articolo poco più grande del quarto. Capo e torace con scultura a reticolo piuttosto profonda. Lunghezza del corpo mm. 1,9-3,6. Maschio (Fig. 41). — Gli individui di questo sesso si ricono- scono facilmente per il bel colore giallo delle antenne, eccetto, la clava nerastra, e delle zampe all' infuori delle anche gialle. Capo e torace verde-smeraldo, addome scuro, spesso con fascia pallida presso la base. Le antenne hanno la clava breve e ingrossata. Lunghezza del corpo mm. 1,3-1,57. Distribuzione geografica. — Fino ad ora fu indicato di Montpellier, io ne ho raccolti esemplari a Bevagna, Portici, Ca- tanzaro. Fig. 41 Maschio adulto di Euteltts mediterraneus (molto ingrandito). — 134 — Biografia. — Questa specie attacca le pupe &Q\\'Ageniasj)h o le larve, che stanno per trasformarsi in pupe, quando ormai hanno ridotto alla semplice spoglia la larva o la crisalide della tignola dell' o- livo. Tanto nel 1906 che nel 1907 ottenni po- chi esemplari maschi di questa specie da crisalidi con Agenia- spìs , raccolte a Ca- tanzaro nella secon- da quindicina di Giu- gno e ai primi di Luglio. L'ultimo e- semplare adulto com- parve il 7 Luglio. Non ho potuto osservare se questa specie è per VAgeniaspis del Prays un parassita endofago o ectofago, ma avendo osservato che esso è in realtà ectofago quando è parassita della pupa della Cecidomyia mediterranea Low, si può ritenere tale anche per r Ageniaspis. Io ritengo che la femmina àelVEutelus deponga un uovo sul corpo della pupa o della larva prossima a divenire tale e che la larva, la quale da esso si sviluppa succhi VAgeniaspis dallo esterno del corpo di esso, ma dentro il pupario, come fanno altri ectofagi, p. es. Dibrachys hoìicheanvs Thoms. CONVITTIME. — Il Mayr (1) descrisse la specie su esemplari svi- luppatisi da galle di Plagiotrochus ilicis Fabr. raccolti sul Pala- tino a Roma ed egli stesso ebbe dal Lichtenstein esemplari otte- nuti dalla stessa galla raccolta a Montpellier. Io ho avuto a Portici varii esemplari maschi e femmine di quest' Eutelus da galle di Cecidomyia mediterranea F. Low, su Erica erhorea L., dal 1" Aprile ai primi di Giugno. In Maggio osservai larve di questa specie attaccate a pupe di detta Ceci- domyia; esse forse oltre che le pupe attaccheranno anche le larve. (1) Verh. zool.— bot, Ges. Wien 1903, pp. 387-392. — 135 — Nel Luglio 1903 ottenni un grande numero di maschi di quest' Eutelus da crisalidi di RypoìiomeiUa malinellas raccolte pochi giorni innanzi a Bevagna. Gli Autori, che hanno citati gli ospiti delle varie specie di Eutelus e particolarmente il Mayr (op. cit.), indicano come tali molti Cecidozoi dell' ordine degli Imenotteri ed alcuni di quello dei Ditteri. Lo Shimer (Trans. Amer. Ent. Soc. II, 1869, p. 385) descrive V Eutelus scymnae, ottenuto da Scymìius pini ahietis. Perciò sembra che sia un fatto non ancora noto quello , da me constatato , del parassitismo secondario (o iperparassitismo) di- retto di una specie di Eutelus, che è anche parassita primario diretto o iperparassita indiretto di Cecidozoi. Nel caso presente si può ritenere che 1' Eutelus mediterra- neus Mayr sviluppandosi in Aprile-Giugno da galle di varii Ce- cidozoi compia in estate una o più generazioni come parassita di Imenotteri parassiti od altri insetti e che in fine estate o in au- tunno quando le larve dei Cecidozoi sono grandicelle torni alla ri- cerca delle galle, nelle quali può svernare ben riparato e compiere una generazione colla comparsa degli adulti in principio di pri- mavera e forse una seconda nel resto della primavera, per poi tornare sugli Imenotteri parassiti etc. 2. Pteromalus sp. Di questo Imenottero ho ottenuto soltanto tre esemplari ma- schi, che non si sono potuti riferire ad alcuna specie. Il Dr. L. Masi ne ha fatta la seguente descrizione , che io pubblico qui per in- tero, affinchè possa la specie essere riconosciuta in avvenire da chi potrà avere anche femmine della stessa. Maschio (Fig. 43). — La testa (Fig. 42) è più larga del torace, e veduta di fronte si presenta più larga che lunga , nel rapporto di 7:5, pochissimo ristretta inferiormente, col vertice arcuato. La faccia è leggermente con- vessa , senza solchi antennali ; le gene sono appena incurvate e misurano in lunghezza ,^,^,,t^ Zl'pilLan.s sp circa 7:j elei diametro longitudinale degli oc- mMschio, di fronte (trattata Mr\ !.• ì 1 ìl; • 1 1 TI l'O" 'fi potassa e molto iii- . Questi hanno la superhcie glabra. Il mar- brandita). gine esterno del clipeo ha due infossamenti presso le estremità, e il tratto mediano leggermente concavo. Le antenne (Fig. 44) hanno il pedicello più lungo del primo articolo del funicolo; il secondo anello un poco più grande del primo; i — 13»i — sei articoli del funicolo di grandezza uguale, più lunghi che lar- ghi, uniti da brevi peduncoli ; la clava di lunghezza poco supe- riore a quella dei due articoli che la precedono, e poco più larga di essi. Nel metatorace manca la carena; le due coste longitudinali sono leggermente sinuose. Osservando il torace di profilo, il pronoto presenta il margine anteriore assottigliato e un poco incurvato in alto e all' indieti'o. Fig. 43 Maschio adulto di Pteromahis sp. (da un esemplare essiccato, ingrandito). Fig. 44 Antenna del maschio di Pteromahis sp. (in- grandita). Il colorito sulla faccia è nero verdastro, nei rimanente del capo è nero azzurrognolo, sui lati nero violaceo; l'addome è di color bronzo scuro. Lo scapo è giallo grigiastro, mentre le altre parti dell'antenna sono giallo-brune. La nervatura delle ali è bruno grigia. I femori anteriori son giallo bruni alla base, nel resto giallognoli, come le tibie delle tre paia di zampe; i femori medii sono giallognoli anche alla base, i posteriori giallo bruni e solo all' estremità di colore chiaro. Le tibie posteriori sono un poco adombrate nella prima metà, i tarsi più chiari delle tibie, coU'apice nerastro. Lunghezza : mm. 1,4. BiOGRAGRAFiA e CONVITTIME. - Gli esemplari descritti furono ottenuti r 8 Luglio da crisalidi di Frcr/s parassitizzate da Age- niasfis e raccolte a Catanzaro alla fine di Giugno. — i37 — Da larve d' Hìiponoìneata malinellus di Bevagna e pure pa- rassitizzate da Agcnia^pls si ebbero in Luglio alcuni esemplari anche maschi, che sembrano riferibili alla stessa specie, però alcuni di essi differiscono da quello qui descritto per la faccia di un bel verde cupo, i lati, la parte inferiore del capo e il torace color verde bronzo, oppure il torace azzuro cupo, quasi nero azzurrognolo. La scarsezza del materiale non mi ha permesso di fare fino ad ora altre osservazioni intorno a questa specie. 3. ? Pteroìualus. Maschio. — La testa è poco più larga del torace , più larga che lunga; gli occhi sono glabri, le antenne hanno i due anelli di Fig. 45 Maschio adulto del ? Pleromalus (ingrandito). Uguale grandezza, gii articoli del funicolo brevemente pedunco- lati e pure di uguale grandezza, tanto larghi che lunghi, ad ec- cezione dei due primi che sono un poco più ristretti e quindi re- lativamente più allungati. Il torace è robusto, poco diverso da quello della specie pre- cedentemente descritta. Il pronoto ha un orlo acuto ma non cosi distinto come nell'altra specie. Le lunghezze della nervatura mar- ginale, postmarginale e stigmatica stanno fra loro rispettivamente come i numeri 15; 19; 14. Le ali posteriori sono ristrette verso il vy — 138 — mezzo. L'addome negli esemplari vivi è lungo quanto il torace, poco più ristretto di esso, col primo articolo lungo circa la metà del secondo, gli articoli S^-ö" più brevi del 2^ ma uguali fra loro, gli altri brevissimi. La scultura non differisce essenzialmente da quella della specie precedente. Il colorito della testa e del torace è verde, l'addome è bru- nastro con riflesso verdognolo e con una macchia pallida nella parte dorsale del secondo segmento. Gli occhi sono di un rosso piuttosto chiaro,, le antenne e le zampe di un bel giallo scuro, la nervatura delle ali giallognola. Lunghezza, mm. 1,4. Di questa specie si è ottenuto un solo esemplare, da crisalide di Prays parassi tizzate da Ageniasjns e raccolte a Catanzaro alla fine di Giugno. Esso fu messo in collezione prima che fosse stu- diato, onde non è stato più possibile di osservarne alcuni carat- teri, a causa del disseccamento, quali il numero dei denti delle mandibole e il rapporto ira la lunghezza del pedicello e quella del primo articolo del funicolo. Non posso quindi decidere se l'esemplare in questione appar- tenga al genere Pterontalas oppure a qualche genere affine, quale ad es. il genere Habrocytus. Le indicazioni che ho date riguardo al colorito e la figura che ritrae fedelmente 1' aspetto generale, saranno certamente sufficienti per far riconoscere questo parassita a chi potrcà averne esemplari dei due sessi e potrà determinarne il genere e la specie. Elasmus flabellatus (Fonsc.) Westw. Syn. 1832 Eulophus flabellatus Fonsc. Ann. se. nat. XXVI, p. 298. » 1833 Elasmus flabellatus Westw. Philos. Mag. (3) III, p. 393. Femmina (Fig. 46 \ — Corpo nero eccettuata la faccia, che è di color testaceo o isabella, lo scutello ha una piccola macchia gialla semilunare; le zampe sono nere colla parte basale e ter- minale degli articoli e tutti i tarsi di color tei'reo o castagno. Le antenne sono brevi, alquanto davate, composte di uno scapo, pedicello, due articoli anulari, funicolo triarticolato e clava pure di tre articoli II mesonoto è rivestito di setole corte, quasi tutte di uguale lunghezza, eccetto quelle che si trovano sul lato posteriore di esso, che sono molto lunghe. - 139 — Lo scutello è liscio, splendente, fornito di 4 forti e lunghe setole laterali nero, delle quali due sono presso la base e due Fig. 46 FeininiiiJi ailiilta di Klasmus /labellaUia (ing-randila). poco innanzi il margine posteriore; visto a forte ingrandimento appare reticolato. L' addome è subcilindrico all' estremità assottigliato, ed è fornito al dorso ed ai lati, dal quarto segmento in poi, di setole abbastanza numerose e abbastanza robuste. L'ovopositore è lungo e sottile. Le zampe sono lunghe e sottili colle anche del terzo paio (Fig. 48) molto larghe e compresse, con una leggera concavità sul lato esterno e molto distintamente reticolate, super- ficie superiore esterna della tibia fornita di setole talora disposte in modo particolare come mostra la fi- gura 48 B. Lunghezza del corpo senza ali mm. 2,30, colle ali mm. 2,90; larghezza del torace mm. 0,65; lunghezza delle antenne mm. 0,7 L Fig. 47 Maschio di Elasmus (ingrandito circa 10 volte). — 140 — Le dimensioni della femmina possono essere anche molto mi- nori quando la larva è poco nutrita o si sviluppa in parassiti di piccola mole (mm. 1,5). Maschio (Fig. 47). — È più piccolo della femmina ed ha le antenne (Fig. 49) cogli articoli 4-6 prolungantisi superiormente in una lunga appendice cilindrica sorpassante di poco il V articolo A B Fig. 48 Zampa del 30. paio di femmina di Elasmus fia- hellalu's: A zampa intera, B tibia (molto ingran- dite). Fig. 49 Antenna di maschio di Elasmus flabellatus (molto ingrandita). che è molto allungato e cilindrico; appendici e articolo settimo sono forniti di setole abbastanza numerose e lunghette. La clava è poco ingrossata e composta di tre articoli, dei quali il primo è poco più grosso e appena più lungo del secondo, il terzo cortis- simo e sottile. Lunghezza del corpo mm. 1,4-1,6. — iU — Pupa. — La pupa è nuda, perchè la larva prima di trasfor- marsi non tesse bozzolo di sorta, però essa è protetta dal bozzolo incompleto, o da fili di seta dello stesso, della larva succhiata. Appena fuoriuscita dalla spoglia larvale è bianco-paglierina, in seguito div^enta a poco a poco nera. Le sue dimensioni sono di mm. 2 in lunghezza per 0,70 in larghezza, però possono anche essere di poco maggiori o di al- quanto minori per le stesse ragioni indicate a proposito delle fem- mine adulte. Lakva. — La larva appena nata (Fig. 50) è biancastra e molto più assottigliata posteriormente che anteriin'mente. La larva adulta (Fig. 50/>) prima di evacuare 1' intestino è lunga mm 1,95 e larga 0.80 , ed è di colore carneo; dopo l'emissione delle sostanze fecali è bianco- paglierina e misura in lunghezza mm. 1,86 e in lai-ghezza mm. 0,70. Il suo corpo è un poco fusiforme colla parte anteriore, corrispondente al capo, un poco più larga della posteriore e colla mas- sima larghezza in corrispondenza al terzo e quarto segmento addominale. Uovo. - - L' uovo appena deposto (Fig. 51 ) è bianco ellittico con un polo leggermente più assottigliato dell' altro. Misura in lunghezza mm. 0,516 ed in larghezza mm. 0,143. Distribuzione geografica. — Largamente diffuso nell'Europa centrale e meridionale, lo ho avuto esemplari dell' Umbria , del Napoletano, delle Puglie e della Calabria. Biografia. — Quest' Elasìnus è un parassita ectofago del Prays oleeUus, e di altri insetti, vivendo a spese della larva adulta di esso succhiandone le parti interne dall' esterno. Esso attacca le larve di Prays in tutte e tre le generazioni e si trova allo stato di larva in numero di 1-5 esemplari aderente ad una larva adulta della tignola dell'olivo. La percentuale delle larve di Prays parassitizzate nelle di- verse generazioni del 1906 fu sempre molto bassa potendosi cal- colare del 2-4. Nel 1907 invece nella 2" generazione la percentuale fu molto maggiore perchè in materiale raccolto a Catanzaro alla fin(^ di A B Fig. 50 Larve di Klasmus flabelhilits: A larva appena nata di fianco, B larva adulta dal dorso ( A molto, B 17 \olt(' ingrandita). - U2 — Giugno si trovarono 37 crisalidi sane di Prmys e 471 parassitiz- zate da Ageniaspis, 26 larve di Pi-ays parassitizzate pure da Age- nùispis e 169 pupe di Elasmus. Ho potuto fare intorno a questa specie le seguenti osser- vazioni. Da larve adulte di Elasmus raccolte su foglie di olivo presso avanzi di larve di Pfoys il 15 ed il 20 di Aprile si ebbero tre adulti (2 maschi e 1 femmina) il 15 Maggio ed altri tre (2 fem- mine e 1 maschio) il giorno seguente. Tali adulti, posti in tubi di vetro e nutriti con miele, il 17 Giugno erano ancora vivi. Il 24 di detto mese morirono due maschi ed il 3" il 27. Le tre femmine in tale giorno erano ancora vive. Poste il 27 Giugno nello stesso tubo colle femmine di Ela- smus alcune larve di Prays e foglie di olivo, una femmina di Elasmus si avvicinò ad una larva molto cautamente e tentò di introdurle l'ovopositoi-e nel corpo, però nel frattempo la larva di Prays avanzò un poco ed il colpo deWElasmus andò fallito non ostante il givande sforzo per fare giungere il più lontano possibile l'ovopositore. Una seconda volta andò pure fallito il tentativo aWEÌasmus, però una terza gli riuscì , giungendo ad introdurre l'ovopositore quasi intero verso l'ottavo segmento della larva del Prays. Esso allora ve lo tenne circa mezzo minuto fino a quando per un movimento brusco della larva di Prays dovette ritirarlo. Però poco dopo tornò lo stesso Elasmus a introdurre l' ovoposi- tore ancora nella parte posteriore dell'addome della larva. Questa dopo tale seconda trivellazione si moveva lentamente e sembrava paralizzata, mentre le femmina di Elasmus che prima si avvici- nava ad essa molto cautamente e cercava di colpirla restando sempre col capo a circa due millimetri di distanza dalla stessa, ora le si appressava come sicura di sé, la tastava colle antenne e alla fine piantate le due zampe anteriori sull'estremità dell'ad- dome della larva e le altre sulla foglia d'olivo, allungò l'ovopo- sitore, lo diresse innanzi accomodando l'addome fino a ridurlo, visto di lato, di forma triangolare coll'apice corrispondente alla base dell'ovopositore, e lo poggiò, non l'introdusse, sulla parte laterale dell'addome. Dopo circa 50 secondi che la femmina si trovava in tale posizione vidi comparire un uovo bianco attaccato alla parte laterale dell'addome ad un pelo. Dopo un minuto potei os- servare un'alti-a deposizione e poi altre tre con molta chiarezza, — U8 — venendo fatte ai lati del corpo della larva dì Pray^ verso il se- condo segmento addominale. Osservai in quest'ultimi casi che VElasmus stando fermo sulla larva di Prays spingeva l'ovopositore tangenzialmente al tegu- mento della larva stessa, poggiandolo posteriormente al tarso di una zampa del 2" paio. In tale posizione si vedeva il suo addome contrarsi un poco, sforzarsi e dopo circa 40 secondi si scorgeva ad una certa distanza dall'apice dell'ovopositore (non all' apice) comparirò l'estremità di un uovo e subito dopo il resto di esso. Quando stava per terminare l'uscita dell'uovo rii/7fts>;<«^.s sollevava la punta dell'ovopositore e lasciava l'uovo, attaccato ad un pelo, poi ritirava l'ovopositore tenendolo sempre tangente al tegumento della larva di Prays e poggiato alla zampa del 2' paio. Alle volte VElasmus depone l'uovo anche dirigendo l'ovopo- sitore anteriormente secondo l'asse mediano del corpo ed in tal caso non poggia l'ovopositore su alcuna zampa. Le uova non sempre restano attaccate al corpo della larva, spesso per movimenti di questa possono rimanere un poco di- scoste come si vede nella figura 51. h'Elasriììts in natura paralizza la larva della tignola adulta quando ha costruito in parte il bozzolo, in tal modo le larvette di esso prima e i)oi le pupe restano protette dai fili di seta, che aveva preparato la larva di Prays per trasformarsi in crisalide. Da cinque uova di Elasnius deposte la sera del 17 Giugno schiusero le larve la mattina del 19 e a mezzogiorno le stesse si trovavano attaccate colla loi'o bocca al corpo della larva di Prays quantunque questa al momento della loro nascita fosse discosta anche un tre millimetri. Il 21 a mattina la larva di Prays (Fig. 52ß) era stata succhiata completamente non restando di essa che pochi residui informi. Il 23 Giugno le 5 larve di Elasmus si trova- vano ancora presso i residui della larva di Prays e immobili, il 24 a mattina erano trasformate in pupa ed il P Luglio in adulti. Perciò in Giugno si può ritenere di circa due giorni il pe- riodo di tempo necessario allo sviluppo dell'uovo, di due giorni quello pei' la completa nutrizione della larva, di tre giorni quello per la trasformazione della larva adulta in pupa e di sette giorni quello per la ninfosi, cioò in tutto dalla deposizione dell'uovo alla comparsa dell'adulto occorrono in Giugno 14 giorni. Siccome tra la comparsa delle lai've adulte precoci di Prays e quelle ritar- datane possono correre anche più di una ventina di giorni, io credo — \u — che ad ogni generazione di Prays corrispondono due generazioni di Elasmus. Ho visto die pei- una larva di Prays alle volte si ha una larva di Elasmus, ma più frequentemente ho trovato da due a cinque lai've di quest'ultimo a succhiare una larva di tignola dell'olivo. Fig. 51 l^arva di Prays oleellus paraliz- zata ìVaW Eìaiimìis quando aveva eo- niiiii'ìato a tessere il bozzolo e eon cinque uova dello stesso Klaunnis, delle quali 4 (due a destra e due a sinistra in alto) un poco discoste dal corpo della larva ed uno attai;- cato al corpo. A Fig. 52 B A, larva di Prays in bozzolo incompleto paralizzata da Eìasmus con due larvette di questo attaccate al lato de- stro in atto di succhiarla, lì, 1 larve adulte di Kìasmns e avanzi della larva di Prays (nel mezzo sopra una larva di Klasmus) contenute in un bozzolo incomiilctn di Prays. (ingrandito circa 8 volte). Valore del parassitismo dell' Elasmus. — UElasnms vive allo stato di larva succhiando le larve della tignola dell'olivo pa- ralizzate già dalla femmina prima di deporre le uova, insomma distrugge larve di tignola. Se queste fossero tutte sane, non ci potrebbe essere dubbio nell'ammettere l'utilità aiéìV Elasmus, però abbiamo visto che esse sono alle volte parassitizzate in propor- zione anche del 90 /„ à.Si\V Ageniaspis e in tal caso V Elasmus non ò più parassita della larva di Frays, ma parassita delle larve di Ageniaspis e non distrugge realmente una larva di Prays, perchè questa sarebbe ugualmente condotta a certa morte, ma in media 14 liiVYe dì Agemas2JÌs. Pertanto l'intervento deW Elasmus può essere alle volte dannoso per l'olivicultore, tanto più che esso distrugge le — U5 — larve della tignola dell'olivo quando esse hanno ormai raggiunto il completo sviluppo e quindi fatto il danno, CoNViTTiiME. — Secondo il Giraud (Verh. zool. bot. Ges. Wien, VI, p. 184) quest' Elasmus ò pai-assi ta dei due Lepidotteri Psichidi P((c1ìiitelia iinicolor Hübn. e Apterona crenulella Brd. Da mie osservazioni personali risulta che esso è parassita anche del Prays cifri Mill., dcW U i/ponomeida malinellus Zeli., della Poli/cJu-osh hotrana Schiff., àoW Apanteles xanthostigmus (Hai.). Il dott. Mai'telli 1' ha ottenuto anche da un Apanteles pa- rassita della Simaelliis nemoì'ana Hilbn. Parassiti dell'Elasmus. — Di questa specie di Elasittus io fino ad oggi conosco un altro Inienottero del genere Tetraslicìuis suo parassita endofago. Le specie descritte del genere Tetrastichus essendo molto numerose e distinte per lo più con caratteri troppo generici, esigono tutte un'accurata revisione fondata sull'esame degli esemplari ti- pici, perciò è impossibile riferire con sicurezza molte specie a quelle descritte. Tale è il caso anche della presente specie della quale, a farla riconoscere, pubblico qui di seguito una descrizione minuta fatta dal dott. L. Masi. Tetrastichus sp. Femmina (Fig. 53). — La testa ò lai-ga quanto il torace, poco più larga che lunga. Gli ocelli formano un angolo ottuso e sono circondati da un solco che determina un'area quasi ellittica, unita al margine orbitale supei'iore degli occhi per mezzo di due piccoli solclii tra- sversali. Lo scapo (Fig. 54) raggiunge l'ocello anteriore ed è appena più lungo dei due primi articoli del funicolo presi insieme; il pe- dicello misura Vs della lungezza dello scapo ; gli articoli del fu- nicolo div(mgono gi'adatamente più corti e più ingrossati: il primo di essi è quasi due volte più lungo che largo, 1' ultimo poco più lungo che lai'go. La clava ha la lunghezza degli ultimi due ar- ticoli del funicolo. Il torace è una volta e mezza più lungo che largo. Nello scudo è caratteristica una depressione trasversale situata verso il mezzo della sua lunghezza, che occupa la metà di ciascuna delle due porzioni in cui lo scudo stesso è diviso da un solco longitu- dinale. Questa depressione può essere più o meno marcata : ta- lora sta un poco dopo il mezzo, talora è accompagnata da un'al- tra leggera depressione dopo 74 della lunghezza dello scudo. Le 10 — 140 — setole son disposte presso i solchi parapsidali in due serie, ma piuttosto irregolai'niente. Lo scutello è tanto largo che lungo. Il metatorace è breve. Le ali anteriori hanno nella nervatura omerale quattro setole rivolte all'innanzi e il bordo esterno fornito di peli corti. Le ali del secondo paio presentano all' estremità una punta acuta in corrispondenza al termine del lato anteriore. L'addome è ovato conico, lungo più di una volta e mezza il torace (nella proporzione di 5 : 3) non più largo o poco più largo di esso, alquanto schiacciato dall' alto in basso. La scultura è minutamente reticolata, ma sullo scudo e sullo scutello si osserva una striatura longitudinale, dovuta ad un re- ticolo a maglie assai ristrette e allungate, contigue l'una all'altra e disposte longitudinalmente. Il colorito generale è di un verde molto cupo, che volge per lo più all' azzurro : talora la testa e il torace sono verde scuri Fig. 53 Feniniiiiii adulta di Tftrastiehiis a\ì. (insr:^iiditii). Fig. 54 Antenna del Tetrasli- cliiis s\). maschio (molto ingrandita). mentre 1' addome è azzurro cupo : i solchi della parte superiore del torace sono nero- violacei. Talora il dorsello, lo scutello ed altre parti hanno un riflesso violaceo rossastro. Gli occhi e gli ocelli son rosso cupi, lo scapo e il pedicello nerastri, il rimanente - 147 - dell'antenna di colore l'uliginoso, con peli grigi. Le anche, i tro- cantei'i e i primi Va dei femori hanno il colore del torace, 1' ul- timo terzo dei femori è biancastro ; le tibie e i tarsi anterioi'i sono giallo-grigi, però V ultimo articolo tarsale è scuro ; le tibie medie sono pure giallo-grige alle estremità, ma verso il mezzo di color bruno ; le tibie posteriori brune, con le estremità biancastre, oppure simili alle tibie medie ; i tarsi delle due ultime paia di zampe hanno i primi tre articoli biancastri oppure bianco-giallo- gnoli, l'ultimo articolo bruno. La nervatura delle ali è grigio-gial- lastra. Lunghezza, mm. 1,7-2,1. Maschio. — Si distingue, oltre che per la mole minore, e l'ad- dome poco più lungo del torace e più ristretto di esso, di forma subcilindrica, per la presenza di due sole setole rivolte all'innanzi nella nervatura omerale: ma sopratutto differisce dalla femmina per le antenne. Queste hanno lo scapo molto compresso, ristretto alle estre- mità, con una carena nel lato inferiore , che incomincia dopo il primo quarto della lunghezza e termina a y^. Il pedicello, di forma conica, misura Ys della lunghezza dello scapo. I quattro articoli del funicolo sono più lunghi del pedicello e quasi due volte più lunghi che larghi, forniti di grosse setole nella parte superiore e con pochi sensilli lineari, poco più corti dei rispettivi articoli. La clava e lunga quanto gli ultimi due articoli del funicolo, non più ingrossata di essi, formata da tre articoli subeguali. La lunghezza complessiva del funicolo e della clava è poco inferiore a quella del torace (nel rapporto di 15:17). L'infossamento trasversale dello scudo non l'ho riscontrato in un solo esemplare, fra i molti esami- nati. Per solito i primi due segmenti addominali e la parte inferiore del terzo segmento sono biancastri, solo il primo ha qualche sfuma- tura bruna aH'attacc.'.o col peduncolo ed una macchia laterale scu- ra 0 azzurro -verde. La radicela delle antenne e lo scapo sono nerastri, però l'estremità dello scapo ò grigio- giallognola; il pe- dicello nella prima metà è quasi totalmente nerastro, nel rima- nente pure grigio giallognolo: il funicolo e la clava sono di color grigio scuro. Lunghezza, mm. 1-1,5. - 4i8 - Distribuzione geografica, — Io fino ad ora ho ottenuto que- sta specie soltanto da pupe di Elasmus flahellatus raccolte a Be- vagna ai primi di Luglio. Biografia. - Questo Tetrastichus si svilup- pa nell'interno delle pupe deWElasrinis, delle quali divora tutte le parti molli. Di regola in una pupa di Elasmus si trova un individuo di TetrasficJius, però in qualche caso anche due. La pupa del Tetrastichus ò si- tuata in quella doìV Elasmus col capo rivolto verso r estremo addome, e il suo adulto fuo- riesce aprendosi un foro irregolare (Fig. 55) nella parte dorsale dell' addome stesso. Il primo esemplare di questo Tetrastichus Fig. 55 Pupa di Eiasmns fla- fu da UIC ottcuuto il 12 Luglìo cd altri csem- 6<'//««Ms col foro di uscita pj-^^.j j^gj g-jorni seguenti. Circa il 20 7o di P^pe del Tetrasticìius %^. {in- ,. t^, ' .,. , grandita). ^1 tlasììius crano parassitizzate. Chalcis modesta Masi. Femmina (Fig. 56). — Nera eccetto 1 tarsi e l'estremità dei fe- mori e delle tibie, che sono di color ruggine. Ali con u- na leggera mac- chia fulginosa, sfu- mata, al disotto del- la nervatura mar- ginale. Antenne molto lunghe cogli arti- coli del funicolo tutti più lunghi che larghi. Femori po- steriori colla mag- gior larghezza do- po 7? della lun- ghezza e in que- sto punto forniti sul lato inferiore di un grosso dente triangolare. Addome piut- tosto piccolo. Femmina adulta Fig. 56 li CÌKiìch iiioflraiK (ingrandita) - 140 — Maschio simile alla femmina. Lunghezza del corpo mm. 1,7-2,1. Distribuzione geografica e biografia. — Di questa specie io ho ottenuto soltanto 4 esemplari, il 4 Luglio, da crisalidi di Prai/s raccolte alla fine di Giugno a Catanzaro, e un esemplare il 4 Giugno pure da crisalidi della stessa specie raccolte a Fero- leto il 3 Maggio. Foise anche questa specie , come altre Clialcis, parassitizza la crisalide e sarà parassita endofago primario se la crisalide è sana, secondario se invece contiene larvette di Agetiiaspis. Convittime. — Fino ad oggi ignoro quali sono le convittime di questa piccola Chalets. Fam. braconidae. Apanteles xanthostigmus (Hai.) Reinh. Syn. 1834 Microgaster xanthostigma Haliday, Entom. Magaz. II, p. 244. » 1837 » ochrostigma Wesuiael, Nouv. iném. acad, se. Bru- xelles, X, p. 55. » 1850 » » Ratzeburg, Ichneum. d. Forstinsect. Ili, p. 53. » 1880 Apanteles xanthostigma Reinhard , Deutsch, ent. Zeitschr. XXIV, p. 365. > 1885 » xanthostigmus Marshall, Trans, entom. Soc. Lon- don, p. 195. » 1889 » » Idem^ Spec. Hymen. Europe IV, p. 449. » 1895 Microgaster (Apanttdeiti'li's .cantliostliimus (ingrandita). Mesonoto e scutello lucenti, quasi lisci. Addome col primo segmento rettangolare, circa la metà più lungo che largo, troncato, con un solco dorsale liscio; secondo segmento appena tan- to lungo quanto la metà del terzo, liscio come il resto dell'ad- dome. Ovopositore un poco più corto dell'ad- dome e non raggiun- gente per breve spa- zio r estremità delle ali superiori chiuse. Lunghezza del corpo senza ovoposi- tore e senza ali mm. 3,15, coir ovopositore mm. 3,9 , colle ali mm. 4,10 ; lunghezza delle antenne mm. 2,9. Maschio. — Colore come nella femmina. Antenne alquanto più lunghe del corpo. Lunghezza del corpo senza ali mm. 2,70; lun- ghezza delle antenne mm. 3,5. ' Bozzolo. — Il bozzolo di queto Apanteles è bianco, cilindrico colle estremità un poco convesse. Misura in lunghezza mm. 3.80, in larghezza mm. 1,20. Uovo. — Ha la forma (Fig. 58) di pistillo al- lungato, un poco ricurvo e misura in lunghezza mm. 0.373, in larghezza massima mm. 0.043. Larva. — La larva matura è di un colore pa- glierino tendente ad un verde porro, tutta la super- ficie del corpo, esaminata a forte aumento, appare coperta di minutissimi tubercoli ; ciascun seg- mento è fornito di pochissimi e brevissimi peli disposti in serie posteriore. Il labbro inferiore è fornito di due cortissime appendici co- niche e di due altre simili sono provvisti i lati inferiori della bocca. Fig. 58 Uova mature di Apanteles xantho- slUjmus (molto in- grandite). una 151 La lunghezza del corpo è di mm. 3 e la larghezza di inni. 1. BiOGKAFiA. — L'A^Mufelcs xantliodigmus è un parassita en- dofago delle larve della tignola dell'olivo in tutte e tre le genera- zioni. Esso depone un uovo in una larvetta giovanissima di Frays. Tale uovo si sviluppa più o meno lentamente secondo come procede lo sviluppo della larva, che lo ospita. La larva dell' Apanteles diventa adulta nelle larve di Frays quando queste hanno raggiunto le dimensioni di 5-6 centimetri in lunghezza ed in tale stadio, avendo divorato buona parte degli organi interni della larva ospite, essa (Fig. 59) fuoriesce da questa attraverso un foro, che si apre in un lato del suo corpo e giunta all' esterno comincia a tessersi il bozzolo, che ho sopra descritto, presso gli avanzi della sua vittima. Ad ogni generazione di Fr-ays cor- risponde una generazione di questo A- 'panteles. Gli adulti della 1'^ generazione furono da me osservati nel 1906 dal 25 Aprile al 9 Maggio, quelli della 2' dal 16 Giugno ai 4 Luglio e quelli della 'M dal 14 Settembre alla fine dello stesso mese. Nel mese di Giugno e Giugno-Luglio , dal giorno in cui la larva di Apanteles si tesse il bozzolo per trasformarsi in pupa fino a quello, in cui diventa adulto, corrono 7-8 giorni. Allo stato adulto quest' Aptanteles in tubi di vetro è vissuto al massimo 6 giorni. Distribuzione geografica. — In Italia qyxQ^t' Apanteles è stato da me ottenuto da Frays oleelliis di Bevagna (Umbria), Bisceglie e S. Vito dei Normanni (Puglia), Nicasti'o e Catanzaro (Calabria); secondo il Marshall si troverebbe in Inghilterra, Germania Belgio, Olanda ed altri paesi d'Europa. Io l'ho ottenuto anche da Frays fuoriuscite da olive di Metelino. Valore del parassitiamo dell' Apanteles xanthostigmus NEL COMBATTERE LA TIGNOLA DELL' OLIVO. — Dalle OSSCrvazionì fatte nel 1906, la percentuale delle larve di Frays parassitizzate da qae^l' Apanteles risulta molto bassa, al massimo di 5-6. Una larva di Apanteles distrugge una larva di Frays ma non solo quando questa è sana, ma anche quando è inquinata da Ageniaspis, perciò quest' Apaìiteles può essere parassita primario Fig. 59 Larva di Prays oleellus a destra e a sinistra larva di Apanteles xan- thostigmus da essa fuoriuscita (in- grandita circa 10 volte). - 102 — e secondario, riuscendo nel secondo caso inutile o dannoso agli olivicultori come si è detto a proposito deìVElasnius. Con VITTIME dell' Apanteles xanthostigmus. — Il Marshall indica come specie ospiti di quest'Apanteles i seguenti Lepidotteri: Rypsipetes trifasciatm Bork, Eiipithecia exiguata Hüb., Tort /ix rosana L., Diuì'nea fagella Fabr., Swammerdainia coesiella Hüb., aS'. lutarla Haw., Gracilaria semifascia HaAV. A queste convittime è da aggiungersi VErastria scitula Rbr., dalla quale il Dott. Mar- telli a Catanzaro ottenne esemplari di un Braconide determinati dallo Schmiedeknecht per Apanteles xanthostigmus (Hai.). Per questa specie, come per Y Ageniaspis e per molte altre di Imenotteri parassiti, si potrà decidere se si tratta in realtà di convittime della stessa specie soltanto quando sarà conosciuta anche la biologia di ciascuna vittima e si saranno fatti esperi- menti con esemplari di Braconide ottenuti da specie diverse di Lepidotteri per intettare esemplari di una stessa specie di que- st' ultimi. Fatto tale studio ed accertato se si tratta sempre della stessa specie sistematica, che si conserva pure unica specie biologica, si potrà anche dedui-re quali sono le vittime, dalle quali si possono avere esemplari di Braconide in un'epoca, in cui essi possono pa- rassitizzai-e le larve di Prays e trarne allora le conseguenze per la coltivazione di piante nutrici di tali vittime nell' oliveto o in vicinanza di esso, qualora si credesse opportuno trarre profitto di questa specie nella lotta contro la tignola dell' olivo. Lo studio più interessante che resta a farsi in proposito è quello ^uW A^-ìanteles xanthostigmus deWEi-astria, specie di Le- pidottero parassita predatore di varii Lecaniti, tra cui il Leca- niuìti oleae. Se aa tale studio risulterà che gli individui di Apan- teles xanthostignius nati da larve di Prays vanno ad inquinare le larve di Erastria, siccome è bene conservare negli oliveti questa specie, converrebbe diminuire il più possibile il numero degli Apanteles xanthostigmus, tanto più che essi sono anche parassiti di Ageniaspis, che come dirò in seguito, per me è la specie, alla cui conservazione e moltiplicazione bisognerebbe so- pratutto mirare. Parassiti dell' Apanteles xanthostigmus. — Da bozzoli di questa specie raccolti a Catanzaro in Giugno ho ottenuto piccoli esemplari di Elasmus flabellatus Fonsc. di cui ho già parlato in- nanzi. Da altri bozzoli della stessa specie raccolti a Catanzaro - 153 — e posti separatamente in un tubo di vetro il 23 Giugno, il 3 Luglio nacque un esemplare di un'altra specie di ]3raconide, che io credo sia parassita di A2>anteles. Siccome però io ho avuto un solo esemplare, non sono di ciò perfettamente sicuro perchè potrebbe essere anche un parassita di Pmi/s, che si tesse un bozzolo simile a quello de\l'A2xm teles e da me non distinto da quelli di questo ultimo genere. Tale specie di Braconide è VHabrobracon crassi- cornis (Thoms.). Rabì-obracoH ci-assiconiis (Thoms.) Svn. 1892 Bracon crassicornis Thomson, Opusc. entom. 1892, » 1896 » » Szèpligeti , Termòsz. Füzet. XIX, p. 289 e 363. » 1896 » » Schmiedeknecht, Illustr. Wochen- schr. f. Entom !_, p. 541. » 1897 » » Marshall , Spec. Hymén. Europe V, bis p. 50. » 1902 Habrohracon crassicornis Szèpligeti , Genera insectoriim, 22 fase. p. 44. » 1904 » » Idem, Mathem. und Naturw. Ber. aus. Ungar XIX, p. 256. Femmina (Fig. 60). — Nera, col capo fulvo eccetto gli occhi e la parte occipitale di esso che sono pure neri, con due strisce sublatei'ali al mesonoto, alquanto con- vergenti posteriormente e due laterali sullo scutello di color fulvo. Addome sopra fuligginoso, sotto di color terra d'ombra. Antenne nere, zampe fulve eccetto le anche ed una gran parte del femore, che sono neri. F..,nmina.iwf;/.Sr««,Hcr..s.,. - Ali trasparenti, suffuse di color ni. (inoranditu circa 8 volte). fuliggliioso uclla paitc precedente lo stigma, che è nero colla porzione basale ferruginea, vene fulve. • Tutto il corpo è fornito di peli sottili e brevi abbastanza nu- merosi , canescenti , eccetto l' addome che ha soltanto bi'evissi- mi peli. Lunghezza del corpo coli' ovopositore mm. 3; lunghezza delle antenne mm. 1.6; apertura delle ali mm, 5,5. — 15i - Della biografia di questa specie fino ad ora non si conosce nulla. È sconosciuto di essa anche il maschio e nessun autore ha indicato la specie o le specie ospiti. Il Thomson descrisse questa specie su esemplari della Svezia. Chelonus elaeaphilus sp. n. Femmina (Fig. 61). — Nera, con una macchia abbastanza grande subcircolare di color paglierino nella parte mediana an- teriore dell' addome. Ali leggerissimamente infoscate con stigma e nervature di color castagno. Zampe anteriori e medie coli' apice del femore, le tibie e tarsi rufescenti; zampe posteriori con una fascia rufescente nella metà prossimale della tibia. Antenne di 16 articoli leggermente attenuate al- l'apice, lunghe poco meno di due terzi della lunghez- za totale del corpo. Il corpo, compresi gli occhi ed eccettuata la par- te ventrale dell' addome è brevissimamente pube scente ; il torace al dorso dalla parte mediana dello scudo è abbastanza pro- fondamente foveolato, al ventre sul prosterno è foveolato, sul mesosterno punteggiato. La parte posteriore del torace (corrispondente al propodeo) termina lateralmente in due punte molto corte. L'addome al dorso senza traccia di divisione alcuna e poco profondamente foveolato. Ovopositore breve, non visibile guardando l'insetto dalla fac- cia dorsale. Tibie del 2^ paio di zampe con due lunghe spine all' apice, tibie del 3" paio ingrossate all'apice e provviste di due spine corte. Lunghezza del corpo mm. 3,2; lunghezza delle antenne mm. 2; apertura d' ali mm. 6. Maschio. — Poco più piccolo delle femmine, colle antenne di 23 articoli lunghe quasi quanto il corpo. Fig. 61 Femmina di Chelonus ckuMpliitus (ingrand. rin-a 9 volte) - 155 - Addome con una larga apertura posteriore circa ^/,, più larga che alta. Lunghezza del corpo mm. 3,2; lunghezza delle antenne mm. 3,1. Uovo. Simile per forma a quello della specie seguente, ma alquanto maggiore misurando in lunghezza mm. 0,215 e in lar- ghezza mm. 0,343. Larva e bozzolo simili a quelli del C. orientalis. Osservazione. — Questa specie è prossima al Chelonus sulcatum Nees, ma se ne distingue sopratutto per la macchia di color paglierino sulla parte anteriore mediana dell' addome. Dal Chelonus basalts Curtis è ben distinta per il numero degli arti- coli delle antenne del maschio e per la diversa colorazione della base dell' addome. Distribuzione geografica. — Io ho ottenuto esemplari di * questo parassita da larve di tignola dell'olivo della 3^generaziene fuoriuscite da olive di varie località delle Puglie (Bisceglie, S. Vito dei Normanni, Urottaglie) e di Bevagna (Umbria). Non 1' ho mai avuto nel 1906 e nel 1907 da larve di Frays di Nicastro, Catan- zaro ed altre località indicate nel quadro a pag. 127. Biografia. — I suoi costumi sono simili a quelli de\VApa7iteles xanthostigmus. Anch' esso vive solitario in larve di Frays e fuori- esce allo stato di larva matura tessendosi un bozzolo bianco come quello AqW Apanteles ricordato. La percentuale delle larve di Frays parassitizzate da questo Chelonus fu nel 1906 e 1907 molto bassa, perchè tra molte larve sane e parassitizzate da Ageniaspis ebbi pochi esemplari di esso; soltanto da olive di Bisceglie ottenni esemplari di questo Chelonus in proporzione del 47 7o rispetto agii individui sani di tignola Intorno al valore del parassitismo di questa specie rispetto alla tignola dell'olivo vale quanto ho detto per VApanteles. Chelonus orientalis sp. n. Femmima (Fig. 62). — Nera colla terza parte anteriore dell'ad- dome, eccettuata una piccola porzione mediana anteriore, paglie- rina. Scapo delle antenne rufescente , flagello bruno. Zampe del primo e secondo paio nere coll'apice del femore , tibia e tarso rufescenti, quelle del terzo paio nere eccetto la metà prossimale della tibia, che è dopo un piccolo anello basale rufescente ed il tarso meno l'apice pure rufescente. - 156 — Ali colle tegole nere, membrana ialina, stigma e nervature, che circondano la cubitale e la radiale brune e nerastre, le altre Fig. 62 Femmina intuita di Chi'lomn' oì-ientaìis (iiisramlita) rufescenti: capo con punti grossi e peluria breve, abbastanza folta. Occhi neri pubescenti. Antenne di 16 articoli , quasi un terzo più corte del corpo, scapo il doppio più lungo che largo, flagello all'apice soltanto un poco assottigliato. Torace foveolato e più profondamente nella parte posteriore mediana del mesonoto e sul propodeo. Parte posteriore del tora- ce terminata ai lati da due corte punte. Pleure profondamente punteggiate. Addome superiormente foveolato, colle fossette disposte con- tigue in serie longitudinali quasi regolari, all'apice inferiormente non scanalato. Tibie anteriori e posteriori con due spei'oni terminali. Ovopositore molto breve, non raggiunge il margine inferiore posteriore dell'addome. Lunghezza del corpo mm. 3,2, delle antenne mm. 2. Maschio. — Simile alla femmina. Antenne di 21 articoli, poco ma gradatamente assottigliati, e alquanto più corte del corpo. Addome con una apertura posteriore Vs pi"^^ larga che alta. Lunghezza del corpo mm. 3, delle antenne mm. 2,6. — 157 Flg. 63 Uova ili CJielomis o rientalis (molto ing'raii (lite). Osservazione. Questa specie è prossima alle precedente e al C. siUca/ifs, però è ben distinta per le antenne più corte, fornite di un numero minore di articoli e un poco più assottigliate. Uovo (Fig. 63). — Allungato, circa quattro volte più lungo che largo, con un polo alquanto più assottigliato dell'opposto e il lato ventrale pianeggiante , il dorsale leggermente convesso. Lunghezza totale inm. 0.126 larghezza mag- giore mm, 0,032. Larva (Fig. 64) Corpo piegato un poco ad ai'co colla parte anteriore più assottigliata della posteriore, di color paglierino. La sua superfìcie, eccetto il capo e l'ultimo segmento, rialzata tutta in minutissimi tubercoli conici visibili solo a forte ingrandimento e munita su ciascun segmento di pochi e cortissimi peli. Lunghezza del corpo mm. L42. Bozzolo. — É cilindrico, convesso alle estremità e di colore bianco lucido. Lunghezza mm. 4, larghezza mm. 2. Distribuzione geografica. — Io ho otte- nuto in Settembre esemplali di questa specie da larve di tignola dell'olivo döUe seguente lo- calità della Turchia Asiatica: Giaffa, M. Oliveto, Betlemme, Ramla, Lidda. Biografia. — La larva di questa specie esce da quella della tignola, quando questa è adulta e ha cominciato a tessere il bozzolo. L'adulto deve infettare la larvetta giova- nissima di Prai/s. Questo fu l'unico parassita della tignola dell' olivo ottenuto in Settembre da olive della Turchia Asiatica. La percentuale maggiore fu del 51,8. Fig. 64 Larva adulta ili Clie- ln)iifs oi-ientulh (illfj:raii- (lita). — 158 - Fam. ichneumonidae Angitia armillata (Grav.) Thorns. Syii. 1829 Compoplex nrmillatus Gravenhorst, Iclmcuiii. Europ. Ill, p 514. » 1844 » armillatus Ratzeburg-, Ichneum. d. Forstins. 1, p. 95. » 1852 » » Idem, Ibidem III, p. 85. » 1858 Lmi}er/«or?)?i7/fYifaHohiigren,Svensk Vet.-Akad Handl II, p.61. » 1880 » » Brischke, Schrift, iiaturf. Ges. Danzig'. N. F. IV, p. 152. » 1885 » » Bi"idgman et Fitch , Entomologist, XVIII, p. 108. » 1887 Angitia armillata Thomson, Opusc. entom. p. 1158. Femmina. — (Fig. 65 ) Corpo nero tutto rivestito d'una cor- tissima peluria abbastanza fitta. Antenne nere. Zampe del 1" e 2" paio testacee , quelle del 3" paio testacee colle an- che nere, con una fascia presso la base ed una più lunga all'apice della tibia nere, tarso quasi completa- mente nero o fosco. Ali ialine con stigma di color baio e nervature brune. Addome in qualche e- semplare un poco rufescente alla base. Ovopositoi'e poco Imigo e leggermente cur- vato al ventre in modo d'a- vere r estremità un poco rivolta in alto. Lunghezza del corpo coll'ovopositore mm. 6; larghezza del torace mm. 1,06; lunghezza delle antenne mm. 4; apertura d'ali mm. 8; lunghezza dell'ovopo- sitore ram. 1,15. Maschio. — Poco più piccolo della femmina e per colora- zione ad esso uguale. Fig. 65 Feminina di AiH/Uia unnUlata (ingrandita firca 8 volte). - i5'.) — Fig. 66 Bozzolo di Angitia armilluta nel bozzolo di Prat/a vìci'Uiis (ingrandito circa 10 volte). Bozzolo. — Il bozzolo di qaest' Angitia (Fig. 66) è cilindrico colle estremità convesse , a parete molto fitta , di color grigio- sorcio e perlopiù con una fascia mediana più chiara. Il bozzolo viene tessuto dentro quello del Prays ed ha una lun- ghezza di mm. 5 e una larghezza di mm. 1,7. Distribuzione geo - GRAFICA. — Specie diffusa in quasi tutta 1' Europa. Biografia. — L' Angi- tia armillata parassitizza la larva della tignola del- l'olivo quando è già grandicella e si trova all'esterno. La larva sua si sviluppa in breve tempo ottenendosi gli adulti della V generazione nella seconda quindicina di Aprile (20-30) , quelli della 2'' generazione nella seconda quindicina di Giugno.Da larve di Prays della 3' generazione e fuoriuscite da olive in laboratorio non ho mai ottenuto esemplari di Angitia. Ciò indica che tale Icneuraonide parassitizza le larve della tignola dell'olivo nella P e 2^ generazione quando passano un periodo della loro vita allo scoperto sulla pagina inferiore delle foglie o sui fiori e nella 3*^ generazione dopo fuoriuscite dall' oliva, se pure ricerche ulterioi'i dimostreranno che anche larve di quest'ultima generazione ven- gono parassitizzate. La larva deìVAngitia diventa adulta nella larva quasi adulta di Prays oleellus; prima di divorare tutta la larva ospite lascia a questa costruire più o meno parzialmente il bozzolo e dentro di questo essa costruisce il proprio. 10 ho ottenuto pochi esemplari di questa specie (una diecina) da larve di Praijs raccolte a Nicastro a Catanzaro e a Bevagna. 11 parassitismo di questa specie ha lo stesso valore, rispetto alla tignola dell' olivo , di quello dell' Apanteles e del Chelonus. CoNviTTiME. — Sono State indicate come specie vittime di quest' Angitia V Hyponomeuta malinellus e Tortrix sp. Quanto ad esse è da osservarsi ciò , che ho detto a proposito delle con vittime delle specie dei Braconidi. Parassiti d^^aJ Angitia armillata. — Fino ad ora io ho otte- nuto da bozzoli di questa specie un parassita della famiglia Chal- cididae, che è V Hahì'ocytus distinguendus Masi. 100 — Habrocytus dlstinguendus Masi Femmina (Fig. 67) Capo grigio-verdastro ; antenne con scapo e pedicello giidlo-bruni , ed il l'esto di esse un poco più scuro. Torace di color bronzo , eccetto il metanoto che è A^erde. Primo segmento dell' addome e parte basale del sesto az- zurro-verdastri superior- mente, il resto dell'addome i-osso rame. Femori e tibie in gran parte vei-de scuri o bruni, nel resto giallo scuri, come pure i tarsi che hanno solo 1' apice bruno. Capo più largo del torace. Addome molto assotti- gliato , acuminato, lungo quanto la testa e il torace presi insieme. Lunghezza del corpo mm. 2,6. Distribuzione (jeourafica e biografia. — L' unico esem- plare femmina di questa specie fuoriuscì il 3 (riugno da un boz- zolo di Aìigitia arìiiillata raccolto a Bevagna il 20 Maggio. Convittime dell'Habrocytlts. — Convittime di questa specie non mi sono tino ad ora note. Per ospiti di altre specie di Ha- brocìifxs sono indicati Imenotteri Cinipidi e una specie di Dittero del genere Trt/peta. Howard (1) cita con dubbio VHabrorytas fìtìni- dopien'gis Ashm. come parassita deWHeìniteles thy ridopf ('>•?(/ is Ril., che a sua volta è parassita della rhwpla conquhitor Say e questa ancora parassita ò.q\Y Oi gya leucostigma Smith & Abbott; se VHabrocyfus thyridopterigis fosse invece parassita diretto della Pimpìa conquisi for avrebbe un costume identico iiìV Ifabr. distin- guendus. Resta però sempre a, vedersi se questa specie di U(d)ro- cytun in autunno ed inverno è parassita di insetti giallicoli come gli Eutelus. Fig. 67 Feniniina atUiltca di Habrocj/tua (listhìijnendiis (ingrandita). (1) U. S. Departineiit of Agriculture, Division of Entomology, Bull Technical Serie N. 5, (1897), p. 34. - 461 — Pimpla alternans Grav. Syn. 1829 ^> 1848-52 >> 1860 ^> 1877 -> 1897 » 1906 Pimpla alternans Gravenhorst, Ichneum. Europ. Ill, p. 201, » » Ratzeburg, Ichneum. d. Forstinsect. II, p. 92, III, p. 98. » scanica var. Holmgren, Svensk . Vet.-Akad. Handl. Ill, p. 21. » tricincta Thomson, Opusc. entom. p. 748. ' » alternans Schraiedeknecht , lUustr. Wochenschr. f Entom. II, p. 541. » » Idem , Opuscola Ichneum. Fase. XIV, p. 1071. Femmina. - Nera con antenne di color giallo -rossastro sporco variegate di bruno. Zampe i-osse colle anche nere e le tibie posteriori con tre anelli bruni ed una fascia bianca tra i primi due; tarsi posteriori bianchi coll'apice di ogni articolo nero. Tegule delle ali bian- che; ali quasi ialine con ner- vature nere, stigma bruno marginato di nero. Antenne lunghe quasi (juanto il corpo. Ovopositore uguale a circa '/s della lun- ghezza dell'addome. Maschio (Fig. 68) poco diverso della femmina per le antenne sotto giallastre e sopra nerastre e per le zam- pe anteriori e mediane gial- lastre eccetto le anche. In due esemplari di Catanzaro l'addome ò rufescente e le antenne superiormente pure rufescenti; si tratta però di semplice variazione di colore avendo determinati questi esemplari per Pimpla alternans il valente specialista di Ichneumonidi, Prof. 0. Schmiedeknecht. Lunghezza del corpo mm. 8-10. Distribuzione geografica. — Specie diffusa in tutta l'Europa e nell'Africa settentrionale. 11 Fig. 68 Maschio adulto di Pimpla alternans (ins'raiidito). — 162 — CONVITTIME.— Lo Schmiedeknecht (Op. lehn. XIV, p. 1072) in- dica come vittime di questa specie i seguenti insetti, Hymenoptera: Caliosìjsphinga pumila, Lophyriis pini, Selandria bipunctata, Ne- ììiatus viminalis, N. salicis. Lepidoptera: Abraxas grossulariata, Cidaria juniperata, Gelechia sp., Oenopìujra piller^iana, Elachista saporiella, Coleophora Giraiidi. Coleoptera : Orchestes quercus, Saperda populnea. Diptera: AsphondìjUa genistae. Questa lista io credo però che debba essere con molta cura riveduta e certa- mente anche purgata. Parassiti. — Fino ad ora non conosco alcuna specie paras- sita di questa Pimela. Biografia. — Ho ottenuto pochi esemplari di questa specie da crisalidi di tignola dell'olivo raccolte in Giugno a Catanzaro. È probabile che come altre specie del Cren. Pimjìla anche que- sta parassitizzi le crisalidi e possa essere un parassita di vario grado secondo se la crisalide della tignola è sana o già parassi- tizzata da altro Imenottero. Riassunto intorno agli insetti parassiti della tignola dell'olivo. Nel quadro seguente enumero gli insetti (1) fino ad ora da me osservati come parassiti della tignola dell' olivo distribuendoli per colonne secondo il loro grado di parassitismo rispetto alla tignola stessa. (1) Ometto nel quadro la TephroclysHa pumilata, poiché la sua attività entomofoga ha bisogno di essere ancora controllata sul campo. Parassiti primari i Xiuil/iiniiìi-iis co Hit US Ageniaspis fuscicollis Parassiti secondarii Parassiti terziarii Parassiti qoaternarii lilastii'xs fhibi'llatiif: . . C/ia!c/s modesta . A'panli-ìcs .vatithostiginiis Cheìoiius urieiìtaHs , . Clii'loìiiis ('lacapliilKS . Aììijilia (irmiìln.la. , . » » » » l'impla allfrìians. . . Microterys aerugiaosus . . Xdiilliaiìib'iin comtKx . Rutelus mediterraneiis . . Pteromaliis s^i V Pteromalus Kla.sììuis /ìiihi'ìlatux . . . Chalc/f! wodi'sta . . . . Apaìitelrs rraiìlìiustii/nuis. Clii'ìoììiifs ('kifuph Un Any il /a armiUula. . l'ìmplu aUernans. Tetrastichus sp. Microterys a frinii ìiusìtx . XantìiatKÌriis comtiis . Klasmìis flabrìhitiis . . Habrobracon crasslcornis. XaittÌHnidriis comtus . ludsiiiìis flahrllatìifi . . Habrocytus distlngueodus. X(i»thaiìdri!S comtus . I''lasimis flahi'llatus . . Ti'irasticliìis sp. . . XantJiaiìdrìis comtus . Eìasmìts /hibi'IIatiis . Habrobracoìi rrassicornis. Xanthandrux comtus . FJasmus flabeìlatus . . Habrocytus distinguendtts XanthandrKS comtvs . . Eìasmus flabeìlatus. . , MicrotPìys afrupinosus Tetrastichus sp. , . . Mirroterìjs aeruj/inosus Tetì-asticliìis sp. . . . Microteri/s ueriKjin ostia TetrasticfìKS sp. . . . Microterys aervgiuosus Tetrasticlrus sp. Microterys aeruffinosiis Tetrastichus sp. Microterys aeruyinosits Tetrastichus sp. - 164 — Da tale quadro si rileva che gli insetti parassiti primarii della tignola dell'olivo, fino ad ora noti, sono 9, dei quali 8 tro- vati in Italia ed 1 {Chelonus orientalis) nella Turchia Asiatica. Di essi V Ageniaspis fuscicolli'f pray sincoia è sempre vero paras- sita primario, tutti gli altri possono essere anche parassiti secon- darli ed alcuni di essi parassiti terziarii. Per quanto sappiamo fino ad ora della biologia ù^W Agenia- spis della tignola dell'olivo, esso non ha convittime o queste, sono ridotte forse alle altre specie di Prays, perciò dobbiamo ritenere V Ageniaspis fuscicollis praysincola come unico e particolare pa- rassita sempre primario della tignola dell'olivo. La vita di esso è subordinata a quella della tignola a spese delle cui larve si sviluppa, riuscendo a parassitizzarne spesso oltre il 90 /,. Se la lotta dovesse svolgersi tutta tra queste due specie di insetti, forse ambedue sarebbero destinate a sparire, ma interve- nendo tutti gii altri fattori, che ho già innanzi indicato insieme agii insetti sopra elencati, si ha una continua oscillazione tra la quantità numerica della tignola e quella ùeìV Ageniaspis, oscilla- zione alla quale è dovuta la conservazione della pianta nutrice, l'olivo, e che l'agricoltore deve cercare di mantenere in uno stato che sia per lui il più utile, come dirò nel paragrafo seguente. I parassiti secondarli genuini sono da noi 7 contro 8 paras- siti primarii, ma ad essi si uniscono diventando in certi casi se- condarli 7 dei primarii, cosicché in determinate circostanze sono in realtà 14. I parassiti terziarii sono 6, dei quali 2 {Elasmus, Xanthan- dì'us) sono anche parassiti primarii o secondarli e gli altri (Mi- croierys, Tetrastichus, Hahrohracon , Ilabrocytus) anche paras- siti secondarli. I parassiti quaternarii sono 2 {Microterys e Tetrastichus), che si ritrovano anche come parassiti secondarli o terziarii. Valore dei parassiti dei varii gradi. — Dalle osservazioni sopra esposte si possono dedurre le seguenti conclusioni generali: r che i parassiti primarii, quando non sono esclusivamente e sempre tali, anche ' se appartengono alla categoria degli endo- fagi (1) o degli ectofagi non sono in tutti i casi utili, poiché p. es.. (1) In questo stesso Bollettino pag. 58 io ho ricordato che il Rondani per il primO' propose il nome di endofagi per gli insetti endoparassiti, ma poiché il Berlese ancora in un lavoro pubblicato il 22 Maggio del corrente anno — 165 - quando una larva di tignola dell'olivo, che è già stata parassitiz- zata diiìV Äge7iias])i}<, viene ad esserlo in seguito anche dall' Apan- teles, non solo l'opera di questo riesce inutile, ma in molti casi dannosa, perchè non uccide una larva di tignola ma in media 14 individui di Ageniaspis 2" che parassiti di secondo grado non in tutti i casi sono dannosi, poiché p. es., se un Te liristi e Jiiis sp. uccide un Elasnius in una località, in cui il maggior numero delle larve di tignola è parassitizzato dall' Ageniasjns, la diminuzione di Elasnius sarà spesso piuttosto utile che dannosa. Anche i parassiti di 3" e 4 ' grado possono essere utili o dan-, nosi secondo i casi. Si possono ritenere sempre insetti utili nel combattere insetti dannosi quei parassiti primarii, che parassitizzano le uova e spe- cialmente quelli che nell'uovo stesso dell'ospite compiono il loro completo sviluppo, poiché in questo caso l'utilità loro è immediata e completa distruggendo l' insetto prima che la sua larva abbia tempo di svilupparsi. Invece nel caso di insetti come 1' Agenia spis, che depongono l'uovo in quello di un'altro insetto, ma che hanno larve, le quali si sviluppano nel corpo della larva na ta dall'uovo parassitizzato, l'utilità si apprezza nella generazione seguente, perché la larva dell'insetto dannoso parassitizzata conti- nua, per tutta o parte della vita, la sua opera per nutrire sé stessa e i parassiti. METODI DI LOTTA ATTUALMENTE CONSIGLIABILI PEK COMBATTERE LA TIGNOLA DELL'OLIVO. Base fondamentale per suggerire un metodo di lotta atto a combattere un insetto dannoso è uno studio biologico di detto in- setto e di tutti quelli, che con esso hanno rapporto come preda- (Redia IV, p. 235) scrive : « Endofagi. Cosi chiama il Berlese gli insetti che vivono entro altri insetti, conducendo le loro vittime a morte certa », è bene ricordare che fin dal 1876 (Bull. com. agr Parma, IX, p 39), così scriveva il Rondani : « Studiati questi insettini conobbi che ajjpar tenevano tutti ad una sola specie^ da riferirsi ad un genere fondato dal Dalman nella famiglia delle Ch ALGIDI DAB, Una fra quelle che comprendono specie tutte viventi allo stato di larva nel corpo di altri insetti^ in cui sono deposti allo stato di uovo dalle loro madri; cioè, quelle specie che si chiamano comunemente Parassiti, cui ho so- stituito il nome di Endofagi ». E in nota il Rondani stesso aggiungeva: « Endophaga mangiatori interni ». — i66 — tori 0 parassiti o iperpai-assiti. Compiuto tale studio, si hanno ele- menti sufficienti per consigliare esperimenti sul campo applican- do un metodo di lotta naturale od uno artificiale o uno misto. In seguito al risultato di tali esperimenti si deve raccomandare que- sto 0 quel metodo, il quale deve sempre riuscire ad ottenere la distruzione del maggior numero ai individui dell' insetto dannoso fino a contenerlo in limiti il più possibile trascurabili, ciò che equivale a diminuire quanto più si può il danno da esso arrecato con la minor spesa possibile da parte dell'agricoltore. Nel caso della tignola dell'olivo le nostre conoscenze biolo- giche di essa e degli insetti, che con essa hanno rapporti, quan- tunque ben lungi da essere complete, poiché a renderle tali non basta certo la vita di un uomo, sono però tali da permettere di consigliare esperimenti tanto con un metodo di lotta naturale che con uno artificiale. Metodo di lotta naturale. Questo metodo di lotta nel caso della tignola dell'olivo do- vrebbe avere per fine la protezione e moltiplicazione degli insetti di essa parassiti e specialmente di quelli, che dalle mie ricerche risultano essere i più efficaci. Abbiamo visto che la tignola dell'olivo ha in Italia nemici predatori in uccelli e ragni, parassiti predatori nel Xantliandrus comfus Harr., parassiti endofagi nelle seguenti specie : Agenia- spis fuscicollis praysincola, Chalcis modesta, Apanteles xantho- stigmus, Chelo7ius elaeaphilus, Angitia armillata, Plnipla alter- nans, parassiti ectofagi wQWElasmus flahellatus. Di tutti i preda- tori e ectofagi ed endofagi il parassita, che non uccide mai un altro pai-assita e che è quindi sempre parassita primario della tignola, è 1' Ageniaspis fuscicollis, gli altri possono essere paras- siti primari della tignola, ma possono anche essere iperparassiti 0 parassiti secondarli e terziarii, cioè parassiti dei parassiti. Il parassita primario {Ageniaspis fuscicollis) uccide sempre larve di Prags, mentre gli altri possono uccidere spesso un numero maggiore di Ageniaspis che di larve di Prags, poiché parassi- tizzando larve già parassitizzate cIrIV Ageniaspis impediscono lo svilupparsi delle larve di quest'ultimo. Pertanto da parte mia credo che si dovrebbe trarre profitto da tali fatti e procurare ne- gli oliveti l'aumento numerico degli Ageniaspis e la diminuzione — 167 — di tutti i parassiti di esso, tra i quali rientrano tutti quelli citati anche come parassiti primarii della tignola, oltre le specie di EiUelus e Fterouudus che sono da ritenersi veri parassiti pri- marii dell' Ageniasph. Per ora le conoscenze biologiche dell'Euteliis sono tali da farci ritenere che esso sia parassita ectofago dell' Ageniaspis allo stato di pupa, sarebbe pertanto facile combattere anche tale parassita contemporaneamente alla tignola e mentre si potrebbe anche diminuire il numero degli altri parassiti doli' Ageniasp is ba- sandosi sulle osservazioni esposte innanzi. Si è visto che eccettuato il Sirfide, il quale divora larve di Prays a vari! stadii di sviluppo, quando si trovano all'esterno sulle foglie e sui fiori, gli altri parassiti uccidono la larva già adulta 0 quasi o la crisalide, perciò sarebbe conveniente fare la raccolta di tali larve. Già il Costa, ed in seguito qualche altro entomologo sull'e- sempio suo, consigliò la raccolta delle foglie di olivo attaccate dalle larve della tignola e quindi la loro distruzione col fuoco; in tal modo però sarebbero condotte a morte larve sane e larve parassitizzate, mentre io credo sia necessario rispettare queste, affinchè possano svilupparsi gli adulti dell' Ageniaspis, al quale è bene lasciare combattere la tignola. Poiché non è possibile a occhio scegliere le larve sane da quelle parassitizzate, è necessario mettere tutte le larve in condizioni di continuare il loro sviluppo. A tale uopo bisogna raccogliere le fo- glie d'olivo insieme alle larve della 1' generazione quando queste ancora stanno rodendo. Tali foglie facili a vedersi per l'area tra- sparente più o meno estesa, che presentano in corrispondenza alla corrosione della larva di tignola, di mano in mano che sono colte, vengono poste in un sacchetto che l'operaio può tenere ap- peso mediante una cintura a tracolla e chiuso con un spago scor- soio. Nelle ore, in cui l'operaio sospende il lavoro per il riposo, vuota il sacco colle foglie e le larve in una cassetta apposita- mente costruita come qui si indica. La grandezza della cassetta può essere variabile a piaci- mento dell'agricoltore ed anche secondo il numero degli olivi che esso possiede. Se si trattasse di un piccolo oliveto, una sola cas- setta quadrata di mezzo metro cubo potrebbe essere sufficiente ^ ma il numero delle cassette e la grandezza loro possono essere anche variabili di anno in anno secondo la maggiore o minore — 168 — infezione di Prays. Restando perciò variabile il numero e la gran- dezza delle cassette si tenga presente che ciascuna di esse deve contenere materiale soltanto per circa ^/^ della sua capacità. Ogni cassetta può essere di forma quadrata o rettangolare a perfetta chiusura con un coperchio situato alla faccia supc- l'iore e bene adattato in modo da impedire l'uscita alle larve. Il coperchio stesso deve avere nel mezzo o di fianco una poiti- cina rettangolare, attraverso cui possano mettersi nella cassetta foglie e larve senza aprire l' intero coperchio. Due lati opposti della cassetta per la maggior parte della loro estensione devono essere di latta trapassata fittamente da fori aventi un diametro di 4 decimi di millimetro, né minore né maggiore. Nella cassetta prima di porre le foglie di olivo con le larve, ad impedire che le prime ammassandosi facciano morire parte delle larve, si porranno ramoscelli numerosi di olivo colle loro foglie di modo che le foglie infette non possano ammucchiarsi soverchiamente. In tale cassetta l'operaio vuoterà il sacco colle foglie di olivo e le larve fino a che la loro massa insieme ai ramoscelli di olivo non superi i tre quarti della capacità totale delle cassette. Ciò fatto, se la raccolta è stata eseguita nella se- conda quindicina di marzo non occorre da parte dell'agricoltore altro lavoro che conservare la cassetta, in luogo sicuro ma aperto, nell'oliveto stesso. Nelle regioni, in cui la proprietà privata é poco rispettata, s' intende che tali cassette dovrebbero essere si- tuate sulle finestre delle case quando queste sono negli oli veti o a pochissima distanza , ovvero in altri siti secondo quanto può consigliare ciascuna località. Se il metodo fosse in seguito racco mandabile si potrebbero consigliare anche piccole costruzioni per- manenti, molto economiche, negli oliveti. Se la raccolta delle foglie di oli\^o è fatta fin dal 1." marzo è necessario di dieci in dieci giorni aggiungere nelle cassette ra- moscelli di olivo fresco con foglie affinché alle larve non venga a mancare cibo sufficiente e sano per poter raggiungere lo stato adulto. In tal modo le larve poste nella cassetta continuando a nu- trirsi convenientemente , se sane si trasformeranno in crisalidi sane e quindi in adulti , se parassitizzate daranno gli adulti del parassita. Poiché la cassetta é a perfetta chiusura e presenta gran numero di fori piccolissimi su due lati, attraverso tali fori, che, ripeto, non devono avere un diametro maggiore di 4 decimi - I6y — di millimetro, non possono uscire gli adulti di Prai/s , né quelli dei suoi parassiti, eccezione fatta deg'li adulti di Ageniaspis fiisci- collis, che invece potranno liberamente venir fuori dalla cassetta, recarsi ove l' istinto li conduce, cioè a cercare sugli olivi uova di Prays per depositare in esse le loro uova. Conseguenza pertanto di questo metodo sarebbe: 1" diminuzione degli adulti di tignola di una generazione, che perirebbero nella cassetta, 2" diminuzione degli adulti della stessa generazione dei parassiti àoiV Ageniaspis, che perirebbero ugualmente nel caso che si tratti di Apanteles , Chelonus (se pure questo attacca la tignola anche nella l"* gene- razione; cosa che a me fino ad ora non consta), 3" conservazione di tutti gli individui di Ageniaspis della stessa generazione, per- chè trovandosi essi allo stato di pupa riparati nelle cassette, non verrebbero parassitizzati dagli Eutelus, Pteromalus ed altri Ime- notteri , se ve ne sono, loro parassiti. Perciò in un dato olivete mentre sarebbe diminuito il numero delle tignole per imprigio- namento degli adulti, sarebbe conservato il numero degli Agenia- s^yis e tolti di mezzo anche i parassiti di quest'ultimo. Per esem- pio , in un olivete attaccato da 200 larve di tignola, lasciando le stesse indisturbate si potrebbero avere in un caso 100 adulti di Prays, 50 crisalidi parassitizzate di Ageniaspis e 50 distrutte da predatori, ectofagi ed endofagi; per cui nella generazione ventura le uova di 50 femmine di Prays (ammettendo che 50 siano maschi) e le larve da esse nate sarebbero combattute da 350 femmine di Ageniasjyìs e da 25 femmine di predatori etc.. Raccogliendo in- vece soltanto la metà delle larve e ponendole nelle descritte cassette, sarebbero le uova di 25 femmine di Prays combattute ancora da 350 femmine di Ageniaspis , perchè queste possono tutte uscire dalla cassetta: inoltre diminuendo della metà il numero dei predatori, ectofagi ed altri endofagi, perchè restano morti pure nella cassetta, o non trovano che parassitizzare quelli provenienti da galle come gli Eutelus, anche se si ammette che una metà di essi soltanto avrebbe potuto parassitizzare larve di /';w/s già parassitizzate da Ageniaspis, sarebbe diminuito di 6 il numero delle femmine di- struggitrici degli Ageniaspis, quindi mentre nel primo caso avrem- mo avuto 350-12,5 contro 50, nel secondo avremmo 350-6 contro 25; si comprende fàcilmente che la differenza è molto notevole e che un'utilità pratica se ne può certamente ricavare. Torno a considerare particolarmente V Eutelus ritenuto parassita primario di Ageniaspis ed il Sir fide {Kant hand)- us conitus Harr.). — 170 — Quanto al primo , se realmente esso parassitizza le pupe di Ageniaspis, ponendo in una cassetta le larve di Prays e trasforman- dosi perciò in pupa gli Ageniaspis dentro la cassetta stessa, questi rimarrebbero esenti dagli attacchi dei parassiti. Rispetto al Sir fide sarebbe necessario non porre nella cas- setta le sue larve colle foglie dell' olivo , ma lasciarle, se viste, sull'albero stesso a combattere le larve, che possono essere sfug- gite al raccoglitore. A prima vista sembrerebbe che della diminuzione dell'ylpan- teles xanthostigmus si avvantaggerebbe anche la Thalpochares scitula predatrice allo stato di larva di Lecanimn oleae ed altre cocciniglie e questo sarebbe un altro beneficio, che si otterrebbe con la pratica sopra consigliata in via di esperimento, però occorre per tale questione continuare gli studii sugli altri parassiti della Thalpochares , prima di dare per certo ciò, che, ripeto , sembra probabile al lume delle scarse conoscenze biologiche su tale specie. L'uso continuo di tale pratica potrebbe condurre a qualche inconveniente ? Aumentando il numero degli Ageniaspis acca- drebbe che le loro femmine sarebbero costrette depositare più di due 0 tre uova in un uovo di Prays e che allora morendo l'em- brione 0 la larvetta di Prays morrebbero anche gli embrioni di Ageniaspis, però in tal caso un primo effetto e desiderabilissimo sarebbe ottenuto colla morte di un uovo di Prays e se sfuggono uova di Prays all' azione dell' Ageniaspis , è da ammettersi che colla stessa probabilità sfuggano ad una troppo alta parassitizza- zione uova di Prays già parassitizzate una o due volte. A propo- sito di ciò nella parte biografica àoiV Age^iiaspis io ho notato che la grande dispersione delle uova di Prays è una circostanza molto utile nella lotta che anche il Prays deve sostenere contro i suoi parassiti. Infatti per tale ragione mentre quelle uova di più facile accesso agli Ageniaspis saranno troppo parassitizzate, altre sfug- giranno completamente al parassita, però continuando ogni anno la raccolta delle larve di Prays e impedendo ad un certo numero di adulti di essa di deporre uova, lo squilibrio fra il numero degli Ageniaspis e quello dei Prays a vantaggio di quest'ultimo, potrebbe essere ridotto almeno a proporzione assai minore di quelle , che esso assume in condizioni naturali, quando restano liberi tutti gli adulti di Prays insieme ai nemici deìV Ageniaspis. A me sembra — 171 - molto probabile che con tale metodo si potrebbe tenere la tignola dell'olivo sempre in propoi'zioni trascurabili o poco dannose. Potrebbe accadere che contro ogni nostra previsione pei" cause nuove, ignote o non calcolate, si manifestasse in un anno uno svi- luppo straordinario di tignola in una data regione; in tal caso in località, in cui fosse constatato un numero abbondante di larve pa- rassitizzate di Agemaspis , si dovrebbe far raccolta delle stesse e inviarle nella regione molto infetta. Si otterrebbe certamente di ristabilire l'equilibrio in un numero dì generazioni molto minore di quello , che sarebbe necessario lasciando tutto in balia delle condizioni naturali locali. Dal punto di vista scientifico la pratica della raccolta delle larve di Prai/s , che devono dare gli adulti della 1.* generazione, è la migliore , però dal punto di vista economico è essa applicabile ? Nelle regioni come l'Umbria, la Toscana ed altre, in cui l'o- livo raggiunge piccole dimensioni, io credo che la spesa che si dovrebbe sostenere per la raccolta delle foglie nel mese di Mar- zo-Aprile sarebbe largamente compensata. Infatti a Bevagna nell'Aprile del corrente anno due operai in due giorni riuscirono a raccogliere 1327 foglie colla caratteristica galleria secondaria o corrosione di tignola dell'olivo, e gli stessi operai in due altre giornate ai primi di Maggio ne raccolsero 1235. S'intende che il numero delle foglie, che un operaio può rac- cogliere dipende anche dalla quantità che se ne trova , ma dal caso sopra riportato e da quanto io stesso per esperienza mia so, credo poter affermare che il raccogliere le foglie non è un lavoro difficile nell'Umbria e nelle regioni in cui l'olivo raggiunge pic- cole altezze. Non altrettanto ardisco di asserire per gli olivi maestosi della Puglia e di altre parti dell' Italia meridionale, in cui le zone oli- vate sono pure estesissime. In quelle contrade l'applicazione di qualsiasi metodo naturale ed artificiale trova un ostacolo forse insormontabile nella spesa, che verrebbe a superare molto il gua- dagno , che l'agricoltore potrebbe ritrarre. In tali località gli sforzi dell' entomologo devono essere diretti a conoscere bene tutte le condizioni abiologiche e biologiche ed in seguito a consi- gliare pratiche culturali e consociazione di alberi e piante erba- cee atte a disturbare il meno possibile V equilibrio tra tutte le varie forme di animali, che ivi traggono la loro esistenza. - i72 — Però dove 1' altezza degli alberi e lo sviluppo laterale della chioma permettono una ricerca non troppo costosa delle foglie, essa è sempre raccomandabile. Nelle regioni, in cui gli olivi sono bassi e la mano d' opera non è molto costosa , dopo la raccolta delle larve in marzo , si dovrebbe fare negli anni di infezione di qualche importanza an- che quella delle larve della 2." generazione, che si può eseguire facilmente togliendo dai racemi fiorali infetti i grovigli di fiori in parte distrutti e che contengono appunto le larve di Prays. Tale raccolta dovrebbe essere eseguita nella seconda quindicina di Mag- gio e prima di Giugno, secondo località, e i fiori colle larve do- vrebbero essere posti nelle cassette descritte. Il Costa ed altri autori hanno raccomandato la raccolta delle olive cadute in terra come mezzo ausiliario per combattere la tignola dell'olivo e da parte mia a tale raccomandazione, al solito quando la spesa può essere compensata dal guadagno, aggiungo r avvertenza che per essere tale raccolta realmente efficace do- vrebbe essere praticata il più rapidamenle possibile. Infatti l'oliva che cade in Settembre a causa della tignola non contiene più per la maggior parte la larva di essa, o se contiene detta larva, que- sta non tarda ad uscirne perchè è ormai adulta e cerca un riparo I)er incrisalidare. Se le olive cadono invece in Settembre per altre cause, allora certo trovandosi le larve della tignola ancora nel noc- ciolo a varii stadii di sviluppo, vi rimarranno fino a completo sviluppo. Il Del Guercio (1) raccomanda scuotere due o tre volte i rami delle piante infette per far cadere i frutti che contengono le larve della tignola e raccoglierli di sotto con dei grandi lenzuoli per di- struggerli poi nella calce o nell'acqua bollente. Però tale operazione in realtà si risolverebbe tutta a danno degli agricoltoii. Anche senza calcolare la spesa che occorrerebbe , è da notarsi che i frutti attaccati dalla tignola dell'olivo non cadono più facilmente degli altri fino a tanto che la larva non rode il pedicello del frutto, così che lo scuotimento per essere realmente efficace do- vrebbe essere praticato ogni giorno su ogni albero, per 15 o 20 giorni di Settembre, perchè ogni giorno larve di tignola si prepa- rano a rodere la base laterale del pedicello per uscire dal frutto. (1) N. Rei. R. Staz. ent. Firenze V, p. 72. — HS — Quanto poi all' immersion e in calce o nell'acqua bollente, essa è contraria ad ogni metodo naturale di lotta , perchè ucciderebbe larve sane e parassitizzate. La raccolta delle olive , nelle regioni dove per la mano d' opera disponibile e per tante altre cause, che gli agricoltori locali possono calcolare, non è troppo costosa, è molto raccoman- dabile. Essa deve essere praticata in Settembre almeno in due epoche neUa V settimana e nella 3^ Le olive raccolte, se poche, si debbono collocare nelle stesse cassette, che ho consigliato per le foglie; se invece sono molte, si possono tenere in qualsiasi locale situato nell' olivete o in vici- nanza di esso, purché abbia finestre protette da reti metalliche a maglie di un millimetro, che impediscono 1' uscita delle farfalle, mentre la permettono ai parassiti della tignola. Del vantaggio di tale metodo riporterò i risultati di due espe- rimenti eseguiti in quest' anno. A Catanzaro Sala nella V settimana di Settembre furono rac- colte al suolo 770 olive, da esse si ottennero 16 farfalle, 25 cri- salidi parassitizzate da Ageniaspis ossia circa 350 adulti di Age- niasph e un Apanteles. A Bevagna pure la prima settimana di Settembre furono raccolte per terra da un operaio in un giorno 518 olive, dalle quali si ebbero 84 farfalle di tie^nola, circa 294 adulti di Agem'aspis, due Apanteles, 5 Chelonus. Ognuno comprende che se si fosse fatta un' accurata raccolta in queir epoca di tutte le olive cadute del territorio e si fossero poste nelle cassette descritte, si avrebbe avuto una grande distru- zione di adulti di tignola e la conservazione di molti parassiti. In questi casi però è da notarsi ancora una volta che non tutte le olive potevano essere cadute per causa della tignola, ma anche per altre ragioni, che certo spesso saranno in atto anche in altri luoghi, come siccità, forti venti, pioggie etc. Metodi dì lotta artlßciale. In una lotta con mezzi artificiali, intesa a combattere la tignola dell' olivo, si possono prendere di mira le larve e gli adulti, poiché le uova, che sono piccolissime, solitarie, sparse assai per r albero , non potrebbero essere facilmente distrutte con inset- ticidi innocui all' albero stesso. — 174 — Mezzi di lotta artificiali contro le larve. — Esclusa da parte mia la distruzione delle larve col fuoco, calce o acqua bollente qualora si pratichi la loro raccolta, resta 1' uso di speciali inset- ticidi, coi quali si dovrebbero irrorare gli olivi nelle due epoche, in cui tali larve si ti-ovnno sulle foglie e sui fìoii cioè in Marzo ed in Maggio; quelle della 3" generazione non possono essere colpite da insetticidi, che nel brevissimo periodo in cui fuoriescono dall'oliva per recarsi a incrisalidare. Primo a consigliare 1' uso di insetticidi fu il Berlese, che nel Boll. N. 16 del Laboratorio di entomologia agraria, pubblicato in collaborazione col Dr. Banti, consigliava gli agricoltori a tentare con fiducia V uso della Rubina in dosi dal 2 al 3 "/„. Ribaga nel suo libro « insetti nocivi all' olivo ed agli agrumi » scriveva « il Berlese avverte anche, che sono state fatte esperienze, appunto in Liguria , dalle quali sembrerebbe di poter concludere che la soluzione di Rubina al 2 % sparsa sugli alberi nel tempo in cui le larve si trovano esposte, è d' un effetto utilissimo per combat- tere la specie in discorso ». Del Guercio nel 1903 consigliava l'acqua saponata al 3 Vo o la soluzione di sapone nicotinizzato al 3 % o quella di sapone 2 e naftalina 1 % e nel 1906 egli pure raccomandava invece la Ru- bina al 2 % ed il sapone semplice alla nicotina od ai solfocar- bonati alcalini alla dose del 2 al 2 '/j V«- Gli insetticidi sopra raccomandati esplicano tutti la loro azione per contatto, poiché quanto a quella insettifuga in aperta cam- pagna è da ritenersi molto, troppo breve se non nulla. Agendo dunque essi per contatto uccidono le larve, che possono, bagnare e bagnare abbondantemente bisogna aggiungere , perciò facilmente si comprende come bisogna irrorare 1' olivo per ottenere un qual- che effetto utile ! Ed è certo che non ostante un'abbondante irrora- zione, larve di Prays se ne salvano in buon numero specialmente quando esse si trovano nella pagina inferiore delle foglie. Con tali insetticidi non può esservi mai convenienza da parte degli agricoltori sia per la spesa, sia per il risultato parziale, che si può ottenere, sia per la loro azione immediata soltanto. Da parte mia molta fiducia ho invece negli insetticidi che agiscono come veleni una volta ingeriti e specialmente nell' ar- seniato di piombo, che tanti ottimi risultati ha dato nell'America settentrionale nel combattere varii insetti, che si nutrono a spese di foglie , gemme , fiori e frutti e limitarci la cura artificiale alle — 175 — larve della 2^ generazione soltanto, poiché per quelle della prima, che si cibano del parenchima della pagina inferiore delle foglie, è cosa più difficile la riuscita, dovendosi bagnare appunto una parte delle foglia che troppo facilmente sfugge all' irrorazione. Nel combattere invece le larve della 2' generazione si devono bagnare bene i bocci fiorali soltanto, che sono sempre abbastanza esposti per essere colpiti col getto della pompa. L' arseniato di piombo si dovrebbe usare nelle proporzioni di grammi 700 per cento litri d' acqua ed applicare colle solite pompe da peronospora con cannula provvista di getto a ventaglio. Si dovrebbe eseguire una irrorazione in Maggio o prima quindicina di Giugno, secondo località, cercando di bagnare il più possibile i racemi fiorali quando i fiori sono ancora tutti o in gran parte allo stato di boccio L' arseniato di piombo nelle proporzioni indicate ingerito con porzione della corolla o del calice dei fiori dalle larve di Prays riesce senz' altro mortale. Esso aderisce molto bene sulle parti ii-- rorate e una volta asciugatosi resiste anche a pioggie non troppo forti. Pertanto bene applicato ed in tempo potrebbe condurre a morte un grande numero di larve. Bisogna notare che in molte località piantate ad olivi, manca o scarseggia V acqua, che inoltre gli olivi sono in tal numero che la mano d' opera è assolutamente insufficiente a tali opera- zioni, perciò certamente tale metodo a base di insetticidi potrà applicarsi soltanto dove 1' olivo non assume grande sviluppo e dove la spesa richiesta per una o due irrorazioni può essere largamente ricompensata dal raccolto delle olive. In Toscana ed in qualche altra regione sta divenendo pratica agraria V irrorare gli olivi colla poltiglia bordolese affine di com- battere l'occhio di pavone {Ct/cloconium oleagimtm); se tale pratica si allargherà e verrà ovunque seguita, la spesa di mano d'opera richiesta per le irrorazioni contro la tignola potrebbe essere eli- minata aggiungendo alla poltiglia bordolese l'arseniato di piombo alla dose di grammi 700 per cento litri di poltiglia e facendo le irrorazioni contro il Cycloconium nelle epoche indicate per la tignola, che possono coincidere fra di loro: infatti il Prof. Caruso che per varii anni ha esperimentato l'efficacia della poltiglia bor- dolese nel combattere il vainolo o occhio di pavone scrive (1): (Ij Atti R. Acc. Georgofìli, Firenze (4) II, 1905, p. 32. k — 17(> — « Il periodo di invasione (del Oycloconium) comincia, dal Luglio in poi; onde basta ramare per la prima volta gli olivi nel mese di Giugno ». " Inconvenienti del metodo di lotta artificiale contro le LARVE. — Uccidendo un numero maggiore o minore di larve di ti- gnola per mezzo di insetticidi, vengono uccisi contemporaneamente anche i parassiti che esse albergano, perciò potrebbe alle volte es- sere maggiore il numero di quest'ultimi che il numei'o delle larve sane ed in tal caso mentre si sostiene una spesa per le irrora- zioni credendo di togliere di mezzo nostri nemici, si uccidono pre- ziosi ausiliari nel combattere il vero nemico. Se fossero in lotta soltanto il Praìjs coWAgeniaspis io direi che noi commetterem- mo un danno assoluto nella 1" generazione quando le larve di Prays parassitizzate (ammettendo anche che ogni femmina di esso fosse capace di depositare il quintuplo delle uova di una femmi- na di Ageniaspis in modo che per parassitizzare le uova di ogni femmina di quello occorressero quelle di 5 femmine di quest'ul- tima specie) fossero in numero anche minore del 50 V., ^ mag- giore del 30 "Z^; poiché ogni larva di Prags contiene in media 14 embrioni di Ageniaspis, 30 di esse darebbero 420 individui, dai quali ammettendo che siano metà femmine e metà maschi come per gli alti'i 70 individui di tignola, che si otterrebbero dalle larve sane, avi'cmmo 210 femmine di Ageniaspis contro 35 femmine di Praìjs. Poiché abbiamo anche ammesso che ogni femmina di Prags equivale per il numero di uova a 5 femmine di Ageniaspis si do- vrebbero esse considerare come 175 individui di Prags contro 210 Ageniaspis; questi resterebbero dunque sempre superiori. Si è visto però che altri parassiti dell' Ageniaspis possono trovarsi nel corpo di larve di Prags e quindi i calcoli si com- plicano e lo stesso entomologo potrebbe trovarsi nell' imbarazzo per decidere alle volte se é utile o no 1' applicazione di insetti- cidi. Questa è in realtà sempre utile quando il numero dei pa- rassiti Primarii é piccolo, sempre dannosa quando il numero di tali parassiti, sottratti anche gli iperparassititi , é superiore nel nostro caso dell' Ageniaspis al 30 "7^. Ma è necessario tener presente un'altro fatto ancora. Le larve di Prags anche parassitizzate vivono quanto quelle sane e forse qualche giorno di più come succede per quelle parassitizzate da altri imenottei'i, pei'tanto anch' esse compiono tutto il danno, di iiuì sono captici. Se questo danno é trascurabile per le larve della ^ \n - la generazione, che si nutrono del parencliima delle foglie, non lo è nella 2^^ generazione, nella (^uale ogni larva distrugge varii fiori. Pertanto nella 1 ' generazione si può lasciai'e senz'altro che i parassiti si sviluppino, quando si trovano in una trentina di larve su 7o> i^^a nella seconda non è certo raccomandabile per econo- mia agraria attendere che tutte le larve raggiungano il completo sviluppo. In quest'ultimo caso quando le condizioni dell' olivete e la quantità del prodotto permettono l'uso delle irrorazioni di buoni insetticidi velenosi, è da raccomandarsi che si eseguano quando le larve sono piccole e possono essere uccise prima che facciano molto danno. L'uso di insetticidi dovrebbe dunque limitarsi alla 2" gene- razione per impedire gravi danni ai fiori e, nella generazione se- guente, ai frutti. Mezzi di lotta artificiali contro gli adulti. Avendo le farfallette di questa specie abitudini crepuscolari e notturne, il Costa per il primo suggeri di trar profitto di tali costumi i)er dar loro la caccia. Egli consigliò di accendere, un'ora dopo il tramonto del sole, negli oliveti sopra una coppa di ferro sostenuta da un palo di 1-2 metri di altezza fuochi « a fiamma mo- derata eguale chiara non vorticosa, né accompagnata da fumo ». Poiché i lepidotteri crepuscolari e notturni sono attratti dalla luce anche gli adulti della tignola accori'erebbero ad essa e re- sterebbero bruciati dalle fiamme. Oggi sono consigliate per dar la caccia a farfalle crepusco- lari e notturne le cosi dette trappole a luce cioè lampade ad acetilene situate sopra pali all'altezza di 1 meti'o ad 1 e mezzo ed aventi immediatamente sotto di esse ed in cima al palo un piatto di zinco, nel quale si versa dell'acqua per un'altezza di un paio di centimetri, coperta da uno straterello di olio, olio di ca- trame o petrolio. Le farfallette attratte dalla luce e volando at- torno alla fiamma finiscono in gran parte per cadere nel piatto sottostante, dove senz'altro muoiono. Il sistema per sé stesso richiede poca spesa e se realmente servisse a catturare molte farfalle, sarebbe ottimo negli oliveti situati vicini alle abitazioni e di facile accesso la sera , però occorrono esperimenti ben condotti in proposito sopratutto per vedere se ugualmente vengono attratti dalla luce maschi e femmine e se il numero degli insetti dannosi non è uguale o superiore a 12 — 178 — quello di insetti utili, come quei imenotteri parassiti, che aventi costumi notturni, sono pure attratti dalla luce. Se si riuscisse a catturare in prevalenza adulti di tignola, il vantaggio sarebbe grandissimo, poiché sarebbero tolte di mezzo molte femmine e quindi un grande numero di uova. Dalle mie osservazioni risulta che gli adulti di Prays, si nu- trono volentieri di miele. Da ciò si potrebbe trarre profitto per ammannire ad essi sugli olivi del miele o altra sostanza zucche- rina avvelenata, però qui si presenta una grave questione: oltre agli adulti di Prays, in tal modo non si conducono a morte anche i suoi parassiti e quelli di molti altri insetti dannosi ? Certamente; ed allora quale potrebbe essere il risultato finale ? Non è possibile determinare con precisione tale risultato, ma certo che le nostre conoscenze biologiche attuali ci consigliano a ritenere che esso potrebbe riuscire dannoso anziché utile, perciò se un esperimento di tal genere si vuol tentare, deve farsi unicamente in un oliveto molto bene isolato o meglio in una piccola isola. Couclusioue intorno ai metodi di lotta da usarsi contro la tignola dell'olivo. Da quanto noi attualmente sappiamo della biologia della ti- gnola dell'olivo e dei suoi parassiti io credo che si possa consi- gliare colle avvertenze e riserve innanzi esposte: 1." raccolta delle foglie infette insieme alle larve della prima ge- nerazione in fine Marzo o Aprile e conservazione di esse nelle cas- sette più innanzi descritte affine di permettere l'uscita agli Agenia- spis e non agli altri parassiti endofagi e agli adulti della tignola; 2.** raccolta delle olive cadute in Settembre e conservazione loro nelle stesse cassette o in locali colle finestre protette da reti metalliche a maglie di un millimetro; S.** una irrorazione di poltiglia bordolese coll'aggiunta di 700 grammi di arseniato di piombo per ogni ettolitro da farsi in Maggio o prima quindicina di Giugno. Nel caso di forte pioggia caduta il giorno stesso nel periodo di sei o sette giorni seguenti, l'irrora- zione dovrebbe essere rinnovata. Con tale metodo si combatterebbe l'occhio di pavone e la tignola dell'olivo. Chi volesse combattere solo la tignola dell'olivo invece della poltiglia bordolese dovrebbe usare acqua e arseniato di piombo nelle proporzioni indicate. BIBLIOGRAFIA Aducco, a. — La tio-nuola delle ulive — Il coltivatore, anno XXXVII (1891), voi. I, pp. 646-650, fig. 76-82. Angelini, B. — Degli insetti nocivi dell' ulivo nella provincia di Verona — Biblioteca italiana, XVII, pp. 380-392. Berlese, a. e Banti, A, — La tignuola dell' olivo (Tinea oleaella Fabr.) e modo di combatterla — R. Scuola super. d'Agricoltura in Portici, Bollet- tino N. 16, pp. 1-3, 1893. Bernard — Memoire sur la culture de l'olivier. BoYER DB FoNSCOLOMBE — Notices sur deux teignes qui attaquent l'olivier — Ann. Soc. ent. France 1837, pp. 179-186. — — Sur les Oecophora oleella et Elachista oUvella, qui ne doi- vent former qu'une seule et mème éspèce — Bull. Soc. ent. France 1851, pp. XVII-XIX. Carbone, G. — L'olivo e l'olio. 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Larva adulta Pupario Adulto . olivo pag. 83 )> n n 86 » 88 n 89 n 91 n 92 n 94 n 97 » 98 n 100 n 102 n 108 » 104 « 105 )) » » 106 » 108 n n « 109 )> n r, 110 » ?> n n « IH 1> » » 112 « 113 - 182 - Distribuzione geografica Biografia ...... Convittime ...... Parassiti : Microterys aeruginosus Femmina adulta Maschio .... Distribuzione geografica . Biografia, convittime Imenotteri Chalcididae : Ageniaspis fuscicoUis subsp. praysincola Femmina adulta Maschio Uovo Larva Osservazione Biografia ...... Sviluppo dell'uovo .... Numero delle generazioni . Comparsa degli adulti .... Numero degli adulti che si ottiene da una larva da una crisalide .... Proporzione tra maschi e femmine Numero delle larve e crisalidi di tignola parassitizzate ..... Convittime ...... Cause nemiche allo sviluppo numerico dell'Agen Parassiti dell' Ageniaspis 1. Eutelus mediterraneus Femmina, maschio, distribuzione Biografia, convittime 2. Pteromalus sp Maschio ..... Biografia e convittime . 3. ? Pteromalus .... Maschio ..... Elasmus flabellatus ..... Femmina ...... Maschio Pupa, larva, distribuzione geografica. Biografia ...... dell geogr olivo laspis afica pag. 114 » » » 115 - 483 — Valore del parassitismo dell'Elasmus Convittime Parassiti dell' Elasmus Tetrastichus sp Femmina . . . . . Maschio . Distribuzione geografica, biografia Chalcis modesta Femmina ......... Maschio, distribiiz. geografica e biografia, convittime Braconidae : Apanteles xanthostigmus . . . . Femmina ........ Maschio ........ Bozzolo, uovo, larva . . . . . Biografia, distribuzione geografica Valore del parassitismo dell' Apanteles xan- thostigmvxs nel combattere la tignola del- l' olivo .... Convittime Parassiti .... Habrobracon crassicornis Chelonus elaeaphilus .... Femmina, maschio ... Uovo, larva, bozzolo . Osservazione sistematica Distribuzione geografica, biografia Chelonus orientalis .... Femmina Maschio Uovo, larva, bozzolo . Distribuzione geografica, biografia Ichneumonidae : Angitia armillata Femmina, maschio . Bozzolo Distribuzione geografica. Convittime Parassiti : Habrocytus distingueudus Femmina . Distribuzione geografica grafia, convittime biografia pag. 144 » 145 » 147 » 148 149 » 150 » 151 151 152 j> 153 154 )j 155 156 157 » 158 jj 159 » 160 bio- - 484 - Pimpla albernans pag. 161 Femmina, maschio » « Distribuzione geografica ...... n n Convittime, parassiti » 162 Biografia » » Riassunto intorno agi' insetti parassiti della tignola del- l' olivo .......... » » Metodo di lotta attualmente consigliabile per combattere la tignola dell'olivo » 166 Metodi di lotta naturale » « Metodi di lotta artificiale '> 173 Mezzi di lotta artificiale contro le larve . . » 174 Mezzi di lotta artificiale contro gli adulti . >» » Conclusione intorno ai metodi di loita da usarsi contro la tignola dell'olivo. ....... » 178 Bibliografia » 179 Indice » 181 De. L. MAST IV SUL NUMERO E SULLA DENOMINAZIONE DEI PARASSITI DELLA MOSCA DELLE OLIVE Avendo avuto occasione nell' estate e nell' autunno del 1907 di tornare a raccogliere ed osservare i parassiti che si otteneva- no in questo Laboratorio dalle olive infette dalla mosca ho vo- luto riprendere in esame le descrizioni che ne pubblicai nel mese di aprile dello stesso anno in questo Bollettino (1) e le osserva- zioni scritte riguardo ad esse dal dott. Paoli in una pubblica- zione della Stazione Entomologica di Firenze (2). Secondo le mie ricerche, gi' Imenotteri parassiti del Bacus oleae sarebbero quatti-o, cioè: una specie di Eulophus, riferibile air E. longttltfK (Zett.) piuttosto che all' E. pectinicorììu (L.) 111., r Eapelmus nrozonua Dalm., l' Eurytoma rosae Nees ed una nuova specie di Dinarrnus. cui ho dato il nome di dar.icida. Secondo il dott. Paoli, il quale descrisse i parassiti dopo averli fatti determinare dal prof. Schmiedeknecht, come egli dice nella sua ultima nota, 1' Euloplins apparterrebbe alla specie E. peciinicornis, V Eupelmus urosonus sarebbe VE. degeeri Dalm. (1) Voi. II, 24 aprile 1907 - pag-. 21-26, 30-37, 40-46, 50-54. (2) Osservazioni sopra un recente scritto relativo ad insetti nocivi all' o- livo. Firenze, 1907, pag. 28-32. Nelle osservazioni pubblicate nella sua nota il dott. Paoli si domanda come abbia fatto io a riferire con certezza le diverse larve dei parassiti de- scritti alle rispettive immagini, non essendo possibile, secondo lui, di alle- varle dopo di avere aperto 1' oliva in cui si .sono sviluppate. Lo studio della metamorfosi dei parassiti della mosca è stato fatto dal prof. Silvestri e dal dott. Martelli, come è indicato nella nota al terzo capitolo della pubblicazione di questo Laboratorio, onde non spetterebbe a me a rispondere all'osserva- zione del dott. Paoli; tuttavia farò osservare che in questo Laboratorio si sono allevate moltissime larve dei parassiti del Dacus^ ottenendone quasi sempre l'immagine. — 186 — e il Binarmi fs dacicida la Psilocera concolor (Thoms.) D, T.; inoltre si troverebbero anche fra gl' Imenotteri parassiti del Da- CKs oleae, il Cratotrechus larvarimi (L.) Thoms. e il C. aenei- cooca Thoms., e due altre specie di Eut'ìjfonta, la ì-uftpes Walk, e V ae tili ops Boh. Queste due specie di Eìirijtoma sono state da me poste nella sinonimia dell' E. ì'osae, citando la descrizione del Paoli, con un punto interrogativo, e le due specie di Cratotre- chìfs nella sinonimia dell' Eulopìms longulxs. Stante la notevole disparità fra la determinazione dei paras- siti fatta fare dalla Stazione Entomologica di Firenze, e quella che io ho fatta in questo Laboratorio, credo necessario di esporre qui le ragioni per cui sono venuto a risultati diversi da quelli pubblicati poco prima dalla Stazione di Firenze. Anzitutto sarà bene ricordare ancora una volta che in questo Laboratorio furono tenute in osservazione olive provenienti da regioni diverse d'Italia, anche dalla Maremma, come pure olive di alcune località della Penisola Balcanica e della Turchia Asia- tica, e sempre hirono ottenuti da esse i quattro Imenoteri Cal- cididi che io ho descritti. Tuttavia non si potrebbe escludere soltanto per questo che le altre specie menzionate dal dott. Paoli, cioè il Cratotrechus larvarum ed aeneicoxa, V Eitry torna, rufipes ed aethiops, siano anch' esse parassite della mosca delle olive. Ma io ho posto tali specie nella sinonimia delle descrizioni che ho pubblicate, per le ragioni che ora vengo ad esporre. Non posso negare che fra gli esemplari mandati dalla Sta- zione Entomologica di Firenze al prof. Schmiedeknecht per farli determinare, si trovasse anche qualche Cratotrechus; ma questo poteva essere stato ottenuto da qualche insetto racchiuso nelle cassette d'incubazione delle olive, oppure trovarsi fra gli esem- plari dei parassiti della mosca per un errore di collocazione nelle collezioni. Ad ogni modo sta il fatto che le figure pubblicate nel lavoro del Paoli, riguardanti il Cratotrechus larraì'Uìu, non pos- sono riferirsi al genere Cratotrechus, e corrispondono invece ai caratteri della femmina di Eulophus longulus. Infatti la Fig. 19 (pag. 35) che spetterebbe alla femmina del C. larvarum, presenta il metatorace con le coste longitudinali intere, non limitate alla metà posteriore, e fornito di costa trasversale: l'antenna, che corrisponde esattamente alla figura di dettaglio della pag. 37 (Fig. 20) e al- l'annessa descrizione^ ha quattro articoli, non già tre, nel funicolo, - 187 - Anche la figura dell' ala e quella del pterostigma (Fig. 21 ah) corrispondono ai caratteri dell' E. ìmignl/fs, mentre nel C. larva- rmn la nervatura postmarginale non è tanto più estesa della A. pterostigma di Craiotrechus larvartcm. B, ala della stessa specie. O, ner- vatura dell' ala di Eurytoma rußpes femmina. D, nervatura postmarginale e stig- matica di Eidophus lonijulus femmina E, F, nervatura stigmatica della stessa specie: E, di un individuo femmina, F di un maschio. (Tutte le figure molto ingrandite). nervatura stigmatica (1), e questa termina con una clava non al- lungata (2). Essendo quindi le figure de) C. larvarum, date dal Paoli, riferibili all'È", longulus, ho dovuto porre il C. larvarum nella sinonimia di tale specie. Ammessa poi questa sinonimia, ne viene di conseguenza che anche il C. aeneicoxa può ritenersi (1) Cfr. Thomson, Hymenoptera scandinaviae , Tomo V, 1878, pag-, 220, e la figura qui annessa (Fig. — A, B) presa da un esemplare fornitoci dallo Schmiedeknecht. (2) Le dette figure dell' ala e del pterostigma (pag. 37) sono diverse da quelle delle pagine precedenti che si riferiscono al maschio di Eulophus, ma tali differenze non possono avere importanza, poiché, quanto alla figura del- l' ala del maschio, in cui la nervatura postmarginale è un poco più corta (mentre dovrebbe essere identica a quella della femmina') si deve considerare che tale nervatura non ha un limite ben determinato, e quindi può essere stata disegnata non esattamente, e quanto al pterostigma, che non è chiuso all' estremità e presenta il dente più largo, è da osservare che la sua estre- mità non è sempre ben colorata e nettamente determinata, e che spesso non riesce più visibile nei preparati in glicerina: inoltre il dente può apparire più o meno largo secondo come si sposta l'obiettivo. — 188 — identico all'È', longulus, poiché stando a quanto è detto nella de- scrizione del Paoli, non differisce dstlV Eulophus nel colorito, e quanto poi all' aspetto più o meno robusto del torace e alle di- mensioni maggiori o minori, si tratta di differenze che hanno poca importanza, poiché possono entrare nell'ambito delle varia- zioni che avvengono nello sviluppo di tali parassiti. Per quanto riguarda VEurytoma rosae Nees e le altre due specie E. rufìpes Walk, ed E. aethiops Boh., devo far osservare che le notizie che si trovano nello scritto del Paoli sui caratteri dell'io, aethiops non corrispondono esattamente a tale specie, poi- ché lo sviluppo delle ali lino a raggiungere l'apice della trivella si può riscontrare anche nell' E. rosae e dipende dallo stato di distensione dell' addome stesso, e la nervatura stigmatica ( = n. marginale secondo la nomenclatura che io ho seguita) lunga quanto il nervo radiale (zi= n. stigmatico) é carattere non già dell'io, aethiops^ che ha la nervatura come VE. rosae, ma dell' altra specie, 1' E. rufìpes. Tuttociò fa supporre che sia avvenuta qualche confu- sione negli esemplari di Eurytoma raccolti nella Stazione Ento- mologica di Firenze e negli appunti che li riguardavano, o che gli esemplari siano stati , involontariamente , scambiati con altri da chi li ha studiati. Del resto le due specie in questione non sono state mai ottenute in questo Laboratorio dalle olive della Maremma. Ma appunto perché io non ho voluto escludere che le due specie E. rufìpes ed E. aethiops fossero parassiti del IJa- cus oleae, le ho citate nella sinonimia con un punto interroga- tivo. Il Paoli descrive VEupelmus come E. degeeri Dalm., atte- nendosi all' opinione comunicatagli dello Schmiedeknecht , il quale dichiara di non poter trovare una differenza sicura per fare dell'E'. urozonus ed E. degeeri due specie distinte. Tuttavia, poi- ché non solo Dalman, che primo descrisse e mise a confronto i caratteri delle due specie, ma anche Förster e Thomson che ne esaminarono e descrissero molti esemplari accuratamente , e pa- recchi altri autori che ottennero tanto l'una che l'altra specie me- diante allevamento, non hanno mai dubitato che si trattasse di specie diverse, io ritengo che non si possa essere autorizzati a sostituire il nome di Eupehnus degeeri a quello di E. urozonus, finché in qualche pubblicazione non venga prima dimostrata l'iden- — 189 — tìtà specìfica delle due forme. Nello stato attuale della questiono, noi dobbiamo domandarci se ì'Eiipelììius che si ottiene dal Dacua oleae corrisponda piuttosto alla forma finora descritta dagli au- tori come E. urozonus, ovvero a quella descritta come E. degeeri. Certamente, confrontando le diverse descrizioni e le figure delle due specie, sorgono delle incertezze riguardo ad alcuni caratteri, ma dovendo decidere fra VEupelrnus urozonua e 17^7. degeeri, io non trovo ragioni sufficienti per riferire a quest' ultimo il paras- sita del Baciis, anziché all'altra specie. Il colore dello scapo, lo sviluppo dei due ultimi segmenti addominali, ed anche il colore dei tarsi del maschio, non sono caratteri aft'atto trascurabili, co- me non lo è nemmeno la presenza di ali perfettamente svilup- pate. Poiché fra gli Encirtidi avviene solo eccezionalmente che forme attere compariscano fornite di ali, o viceversa; tanto che la mancanza delle ali é uno dei caratteri che anche il Mayr e l'Ashmead pongono nei loro quadri dicotomici per la distinzione dei generi. E si noti inoltre che deW Eupelmus che io attribuisco alla specie ìirozonus, si sono ottenuti in questo Laboratorio molti esemplari anche da diverse galle , da Hiiponomenta malinellus, da Scutellhta cyanea, e tutti sempre con le ali perfettamente sviluppate. Riguardo alla nuova specie di Dlnamius che ho trovata pa- rassita della mosca, il Paoli si meraviglia che io abbia fatto tut- t'uno con essa del parassita da lui descritto come Psilocera con- color (Thoms.) e dei due descritti dal dott. Del Guercio (l) come Trichomalus spiracularis Thoms., (2) e Trichomalus sp. Ma se le descrizioni pubblicate da lui e dal dott. Del Guercio servono allo scopo di far identificare la specie, è ovvio che io potrò ser- virmi di esse pei- vedere quali parassiti del Dacus oleae corri- spondano ai caratteri che vi sono esposti. E difatti il parassita che io ho descritto come Dhiarmus da- cicida, corrisponde perfettamente a quanto è detto nella descri- zione della Psilocera concolor fatta dal Paoli, e specialmente cor- risponde nei dettagli, anche nella disposizione dei sensilli, la fi- gura dell'antenna (Fig. 22, pag. 38). (1) Sulla dominante infezione della mosca delle olive, ecc. (Nuove rela- zioni della R. Stazione di Entom. agraria di Firenze. Serie I. n. 3, 1900, p. 65). (2) «Thomson » e non Thomas », come hanno scritto il Del Guercio e il Paoli. - m - Io credo quindi di non dover dubitare che ì detti esemplari siano specificamente identici a quelli che il Paoli indica sotto il nome di Psilocera concolor. Ma V identità specifica non è meno evidente quando si confrontino la descrizione e le figure di Tri- chonialus date dal Del Guercio. Anche in questo caso, le indica- zioni del colorito e molti caratteri delle figure (giacché 1' imper- fezione di queste non permette un confronto di tutti i particolari) non possono lasciar dubbii: la figura 20,, che rappresenta l'anten- na coi relativi sensilli, le figure del pterostigma (19,,, 20c\ quella dell'ala (20^), quella 20^ in cui è disegnata una delle mandibole, e la Fig. 19 che ritrae abbastanza fedelmente l'aspetto generale del parassita, corrispondono ai cai'attei'i del Dinarntu.s dacicida. Ve- ramente, né con questo genere, né coi generi Tricliornalus e Psi- locori, è comparabile la figura 19« che rappresenta l'antenna del Tricliomalus sjìiraculmis , poiché tale figura nel funicolo e nella clava ha sette articoli, e quindi non potrebbe nemmeno ri- ferirsi allo stesso genere delle figure 20 del Trichomalus sp.: essa è probabilmente errata, onde non credo di doverne tener conto. Del resto la descrizione e le figure del dott. Del Guercio non pos- sono riguardare nessuna specie di Tricliomalus , come la descri- zione e la figura date dal Paoli per la Psiloco-a: poiché i Tri- chomalus hanno due soli articoli annulari all'antenna, le mandi- bole non mai con meno di quattro denti, il metatorace fornito di nuca, ed il genere Pailoceì-a ha pure due soli anelli all' anten- na, ed ha le mandibole fornite ambedue di tre denti (1), inoltre, nella specie Psilocera concolo)' le gene sono infossate in modo particolare subito al disopra delle mandibole, e il metatorace è fornito della costa trasversale e della nuca. Nessuno poi dei due generi, Tricliomalus e Psilocera, che appartengono alla famiglia Pteromalidae (secondo la classificazione di Ashmead) presenta due speroni airestremitiH, delle tibie posteriori, come nel parassita in questione. Tale carattere distingue dalle Pteromalidae la fa- miglia molto affine delle Miscogasteridae; ed é fra i generi di questa famiglia che deve ricercarsi quello a cui spetta il detto parassita. Esso deve riferirsi, secondo me, al genere Dinarmus Thoms. (1) Va ricordato inoltre che nei maschi di Psilocera i \)e\i del funicolo deJle antenne sono disposti a \erticillo. - Ì9i - Tale è il risultato delle mie osservazioni, le quali, gioverà qui ricordarlo, furono dapprima dirette a decidere quale deter- minazione di genere o di specie si dovesse adottare fra quelle abbastanza disparate proposte da diversi specialisti. Per il Di- ìtarmus, oltre ai nomi di Trichomalus spiracularis e Psìlocera concolor, erano suggeriti da alcuni entomologi, interrogati in pro- posito r anno scorso dal prof. Silvestii, anche i nomi Hahrocìjtì'S sp., Pteroìtmlus ran'abiììsReitz.e Neocatolaccus ttjlodermae Ashm. Del genere Dìnarhws ho potuto esaminare ultimamente due forme nuove, una delle quali è una specie ben distinta dalle altre del genere, ottenuta da galle di Cijnrps coriaria Hart, pro- venienti da Bevagna(l), l'altra può considerarsi come una sot- tospecie del Dinarmas dacicida, ed è pure parassita del Dacus oleae, ma si ottiene anche da alcune galle. Di quest' ultima, avevo osservato Y anno scorso, raccogliendo i parassiti della mosca da olive di Grottaglie, di Messina e dell'isola di Metelino, alcuni maschi, che si distinguevano da quelli della forma tipica del Dhmrmiis dacicida per il torace di color verde olivaceo cupo, non già nero vei'dastro, le tibie posteriori interamente bianche, l'addome di un colore rameo più splendente, e le dimensioni quasi sempre maggiori, 1' aspetto un poco più robusto. Trattandosi di pochi esemplari, tutti dello «tesso sesso, non credei opportuno di farne allora menzione descrivendo i parassiti della mosca delle olive ed attesi di avere notizie più complete riguardo ad essi. Aven- done ottenuti quest' anno da altre località, e tanto maschi che femmine, ho potuto osservarne tutti i caratteri e confrontarli con quelli della forma tipica del Dinar uììhì dacicida. I caratteri di questa sottospecie, che distinguo col nome di subsp. viresceyis, sono i seguenti: Bìnarmus dacicida subsp. vireseens n. Femmina — Presenta l'addome un poco più lungo che nella for- ma tipica del Dinarmus dacicida, e la nervatura maiginale in con- fronto della stigmatica per lo più alquanto più corta. La testa e il to- race sono grigio verdastri o verde olivacei scuri, solo il metatorace è (l) Vedasi descrizione del Dinannus robustus mihi, in questo Bollettino, Voi. I pag. 284. — i92 — di im verde dorato poco appariscente: questo stesso colore presenta r addome alla base, mentre all' apice è nero verdastro e nel ri- manente grigio verde a riflesso dorato, con larghe fasce trarver- sali porporine in corrispondenza al margine distale dei segmenti. Gli occhi sono di colore rosso cinabro, gii ocelli bruni , le an- tenne, con lo scapo, il pedicello e gii ultimi due terzi della clava di un bel giallo bruno, quasi giallo ocraceo, il rimanente di color bruno. I femori sono bruno-verdastri, con l'estremità giallo scura; le tibie anteriori giallognole, coi tarsi anteriori giallo scuri; le tibie e i tarsi delle zampe medie e posteriori bianchi, solo r ultimo articolo tarsale i^iallo scuro e il pretarso bruno-nero. Lunghezza, mm. 4 - 5, 5. Il maschio ha 1' addome verde cupo alla base e all'apice, nel resto, superiormente, colore rameo con riflesso violaceo. Lunghezza, mm. 2 - 3, 3. Prorcììienzn — Gli esemplari che ora ho dcscritli sono quelli provenienti da Beirut (Siria ~. Esemplari riferibili alla stessa sot- tospecie si sono avuti, come ho già detto e come indichei'ò più innanzi , da olive di Grottaglie , Messina , Metelino (maschi) , da galle di Coleophora stefanii su Atriplex ìialimus (Catanzaro) e da galle di Ci/nips aì-gentea e C. tomentosa su piante di quercia (S. Vito de' Normanni). Questi caratteri si riferiscono ad alcuni individui che sono stati ottenuti da olive provenienti da Beirut (Siria). Una delle femmine ottenute da queste olive venne allevata affinchè depositasse le uova, come riferirà in altra nota il Prof. Silvestri, in altre olive infette dal Bacus. Ora, è da notare che gl'individui che nacquero da tali uova non presentavano nessuna variazione rispetto ai caratteri degli esemplari di Beirut. Un maschio ottenuto da olive di Metelino, e i pochi maschi ot- tenuti da olive di Grottaglie e di Messina, presentavano le antenne scure come nel Dinar mas tipico. Una femmina raccolta dal dott. Martelli a Catanzaro da galle che si trovano su piante di Atri- plex halimus L. prodotte dalla Coleophora stefanii, presentava i caratteri della varietà di Beirut, mentre due maschi presi insieme con essa somigliavano molto a quelli della forma tipica. Come si vede, le due forme, quella del Dinar mas dacicida tipico e quella della sottospecie mr^sc^ns, sono collegate da forme inter- - m - medie e, sebbene sì presentino talora di aspetto così diverso da poter sembrare a prima vista che si tratti di specie distinte, sono invece da ritenersi come specificamente identiche. Nella I-accolta d' insetti ottenuti dalle galle, in questo Labo- ratorio, vi sono due femmine di Dhiarnnis, una proveniente da galle di Ci/nrps argenfea (Coiigliano Calabro), l'altra da galle di Cìjnips lomenfosn (8. Vito de' Normanni): ambedue hanno le tibie medie in gran parte scui'e, le posteriori con una sfumatura bruna nella prima metà; le loro antenne sono scure come quelle del Dinarmus dacicida tipico. Questi due esemplari della sottospecie virescens non si discostano quindi per la colorazione delle zampe e delle antenne dal tipo del genere, al quale somigliano più di tutti gli altri: restano però distinti pel colore meno scuro e più verde della testa e del torace e per 1' addome con le fasce tra- sversali poi'porine. Quest' ultimo carattere può essere al più sol- tanto accennato nel Dinarmìis tipico. Per terminare questa nota non mi restano che alcune altre osservazioni riguardo all' Eulophus. Nello scorso autunno fra gli esemplari di questo parassita ottenuti da olive di Porto Älaurizio, ne ho trovati parecchi che presentavano una colorazione violacea in diverse parti del lato superiore del torace, e spesso avevano un colorito più scuro dell'ordinario in tutto il corpo. La tinta vio- lacea, più o meno intensa, si riscontrava per lo più sullo scutello, talora su questo e sul pronoto, talora sulle ascelle e sul metato- race. Il complesso degli altri caratteri, sia del colorito come della struttura, non lasciava dubbio che questi esemplari fossero spe- cificamente identici a quelli finora osservati come parassiti del Daciis (1). Il fatto però della variabilità del colorito, specialmente della presenza di aree violacee nel lato dorsale del torace, è una prova di più dell'incertezza che si ha nel determinare la specie di parassiti appartenenti al genere Eulophus, poiché la maggior parte delle specie del genere sono descritte quasi soltanto in base al colorito. Nelle mie descrizioni dei parassiti del Dacus ho detto che r Eulophus doveva riferirsi alla specie E. longulus (Zett.) Thoms. piuttosto che diWE. pectinicornis (L.) 111., ritenendo però (1) Negli esemplax-i essiccati la tinta violacea impallidisce e talora scom- pare quasi del tutto. — 194 - sempre incerta anche la denominazione di E. longìdus. Questo nome è stato indicato dalFAshmead, il quale alcuni anni fa venne richiesto della determinazione del parassita, ed io non ho voluto rifiutarlo, pure manifestando qualche dubbio che si trattasse di tale specie. Che non si tratti poi dell'i^/, pectinicornis non sono stato io il primo a dubitarne: il Peragallo (1), che per primo diede notizia deìVEidophus parassita del Dacus oleae, accettò la deter- minazione di E. pectinicornis fatta a sua richiesta dall'André, esprimendo tuttavia qualche dubbio sull'esattezza di essa. A quale specie del genere debba riferirsi tale parassita, io credo che non possa stabilirsi con certezza, come dissi già nella descrizione che ne pubblicai, fino a che non sai'à fatta una revisione degli Eu- loplius finora conosciuti. Il che, veramente, data la perdita che deve essere avvenuta di non pochi degli esemplari tipici e la difficoltà di avere tali esemplari in esame, sarà un lavoro arduo e da non potersi, forse, compiere mai per intero. (1) Peragallo, A. Insectes nuisibles à 1' agriculture, l.er fase. L'olivier. 2. eéditiou. Nice, 1882. Pag-. 131. F. SILVESTRI V. DESCRIZIONE E PRIME NOTIZIE BIOLOGICHE dell' ECOFILLEMBIO deir OLIVO {Oecophyllembìn.s neglect iis Silv.) Novo g'enere di Lepidotteri minatore allo stato di larva delle foglie dell' olivo. Studiando gii insetti che vivono a spevse dell'olivo la mia at- tenzione fu attratta da peculiari gallerie delle foglie, scavate da una singolare larva di un Lepidottero, che non avevo visto fino allora (1906) ricordato tra quelli dannosi all'olivo e che dopo gii studi e confronti necessarii mi è sembrato poter riferire anche ad un genere novo, non essendomi stato possibile riconoscere in esso alcuno dei generi descritti. A questo Lepidottero, fino ad ora sfuggito agli entomologi agrarii non solo ma anche a quelli sistematici, ho posto il nome italiano di Ecofìllembw deWoliro e quello scientifico di Oecophyl- lembius neglectus. Osservai questo Lepidottero la prima volta nal 1906; nel 1907 potei continuare le osservazioni con materiale raccolto a Bevagna (Umbria), ma in tale periodo di tempo non mi fu possibile comple- tarle, perciò questa mia nota ha il valore di un primo contributo alla conoscenza deìVEcofillembio. Occorrono ulteriori studii particolarmente per accertare se la larva di questa specie è parassitizzata anche dedV E ulophus longulus, che è parassita in estate del Dacus oleae , perchè in tal caso sarà necessario studiar bene il modo di trarre speciale vantaggio dalla presenza dell' Eco fillembio nel combattere la mosca delle olive. - 196 — DESCRIZIONE DELL'ECOFILLEMBIO DELL'OLIVO NEI SUOI VARII STATI. LEPIDOPTERA. Fani. L3 onetii d a.e. Genere Oecophyllembius nov. Adulto (1) — Capo superiormente fornito di numerose squame. Antenne lunghe poco meno del corpo, semplici, leggermente attenuate, quasi filiformi, col primo articolo un poco concavo inferiormente. Mandibole (Fig. 2 B) rudimentali, subnude. Proboscide (Fig. 1 P) abbastanza lunga circa il doppio più lunga dei palpi labiali. Palpi mascellari (Fig. 1-2 M) brevi, composti di tre articoli, dei quali il secondo è più lungo del primo e quasi uguale in lunghezza al terzo, che è allungato, un po' ovale. Palpi labiali (Fig. 1 L) abbastanza lunghi e sottili, di tre articoli, dei quali il primo è più corto del secondo e questo più lungo del terzo. Ali lunghe e strette, le anteriori quasi cinque volte più lunghe che larghe e le posteriori più di sette volte più lunghe che larghe, ambedue col r apice acuto. La nervatura è molto ridotta; nell'unico adulto da me ottenuto ed osservato ho potuto riconoscere le vene disegnate nella figura 3 yl e 5 e cioè in quelle anteriori Fig. 1. Capo visto di fac- cia : A base delle antenne, L palpo la- biale, M palpo ma- scellare , P probo- scide (ingrandito). (1) Dell'adulto io ho ottenuto nel 1907 un solo esemplare , e in stato di conservazione poco buona per ciò che si riferisce al rivestimento di squame e peli, essendo rimasto colle ali e col resto del corpo attaccato alla parete di un tubo in cui si sviluppò; per tale ragione, benché io abbia cercato di studiarlo attentamente, credo che occorra l'esame di altri esemplari per sta- bilire definitivamente con esattezza la disposizione delle squame, il colore del corpo, la forma e lunghezza della frangia alare, nonché la nervatura delle ali. 497 - Fig. 2. Parte orale del capo : B mandibole, M palpo mascellare, L base del palpo labiale, P base della proboscide (molto ingrandita). una breve subcostale, un'anale e, tra queste, due vene longìtudi nali formanti la cellula discoidale, dalla quale partirebbero 4 rami {-zu RI- R 4) per raggiungere il mar- gine anteriore, e 3 (forse riferibili due alla mediana =: M 1 -lf2 e una alla V cubitale C^) al posteriore. Le ali posteriori hanno un lungo frenu- lo, una subcostale e accenni di due altre nervature, delle quali non ho potuto seguire l'intero percorso. La frangia di ambedue le ali dell'esemplare da me osservato era in gran parte caduta, restava solo la piccola porzione disegnata. Tibie anteriori (Figu- ra 4 .4) inermi, mediane (Fig. 4 B) con due spe- roni apicali , posteriori (Fig. 4 Ci con due speroni, dei quali uno assai più lungo dell'altro, poco lungi dalla baso e due all'apice. Addome subcilindrico fin verso r apice in corrispondenza al quale si assottiglia. Larva. — La larva di questo ge- nere (Fig. 5) ò molto singolare per essere di un Lepidottero. Essa è molto de- pressa, larga anteriormente (ecettuato il capo che diventa stretto all'innanzi) e molto stretta posteriormente dal nono segmento all'ultimo, che termina bifor- cato in due processi conici. Manca af- fatto di zampe e di occhi. Ha antenne formate di un solo articolo. Non presenta distinte le mascelle, manca di palpi la- biali e di filiera. Prepupa — La larva si trasforma in una prepupa (Fig. 6), che per la sua struttura ricorda abbastanza 1' ordine, cui appartiene. Essa ha il Fig. 3. Ala anteriore e posteriore disegnato senza sqname i- colla parte di frangia rimasta nell'individuo mal conservato (ingrandite). A B C Fig. 4. A zampa anteriore, B media e C iiosteriore (ingrandite). — 198 - corpo meno depresso della larva, ha un apparecchio boccale rudimentale ma composto di tutte le parti caratteristiche di quello A Fig. 5. Larva : A dal dorso , B dal ventre (ingrandita quasi dieci volte). A B Fig. 6. Prepupa: A dal dorso, B dal ventre, S stigma, 1-3 accenni delle zampe toraciclle ( ingrandita quasi sei volte ). delle larve di Lepidotteri compresa la filiera. Nella parte ven- trale del torace si vedono sotto la cuticola gli accenni delle zampe. Crisalide — La crisalide (Fig. 7) ha la parte anteriore del capo prolungata in forma di appendice triangolare a lancia e la posteriore, che é molto mobile, terminata in due cornetti fra di loro leggermente divergenti verso l'apice. La crisalide si trova nell'ultima porzione della galleria racchiusa in un bozzoletto, che appresso è de- scritto. Osservazione — Il genere Oecophi/Uembius mihi e affine al genere Phyllocnistü Zell., però da questo ben distinto perchè la larva oltre che altri caratteri secondarli, come forma del labbro superiore, delle mandibole etc., diversi da quelli della larva di A B e Fig. 7. Crisalide: A dal dorso, B di fianco e C dal ventre (ingrandita 7 volte). — m tale genere (1), ha le antenne di un solo articolo e non di tre come in quello; l'adulto ch'W OecophìjllenìMìf s si distingue anche da quello del Phìjllocnistu per avere i palpi mascellari ben sviluppati e composti di tre articoli. Per quest'ultimo carattere ì' Oecophyllembins concorda col genere Cemiostoma Zeli., ma ne è molto distinto per la forma della larva e della crisalide. La larva del genere Cemio- stoma è fornita delle zampe toraciche e di 5 paia addominali (2). Oecophyllembius neglectus sp. n. Adulto. Colore generale del corpo (3) cenerino a ritiessi argentei. Antenne (Fig. 8) lunghe poco meno del corpo , filiformi , legger- mente attenuate verso l'apice e composte di circa 50 articoli. /^'\ "Fig. 8. Adulto (ingranilito i-irca 5 volte e colla frangia alare incompleta). Fig. 9. Porzione di foglia d'olivo col guscio dell'uovo (A) di Ecotilleinhio e inizio della galleria [B] (molto ingrandita). Lunghezza del coi-po mm. 3,2; apertura d'ali mm. 6, lunghezza delle antenne mm. 3. Ovo. L'ovo dell'Ecofillembio (Fig. 9) è leggermente convesso, più di un terzo più lungo che lai'go coi lati subparalleli e i due [ioli larghi e arrotondati, liscio alla superfìcie. È lungo mm. 0,520 e largo 0,325. (1) Si confronti: L. TÀiders, Beitrag' zur Kenntnis der Lepidopterengat- tiing- PhijllocniHtis Z. — Realschule in St. Pauli, Beilage zum Bericht über das Schuljahr 1S99-190Ü, jip. 1-32, Taf. I-IV. (2) L. Sorhagen. Beitrag zur Auftindung und Bestiniumng der Raupen der Microlepidopteren— Berlin, entoni. Zeitschr. XXVII (1883) pp. 1-8. (3) Come ho già detto nella nota a pag. 196, per tjiusllo che si riferisce al colore e alla frangia alare la descrizione e la figura dell' adulto debbono considerarsi incomplete, - 200 Larva. La larva (Fig. 5) prossima a trasformarsi in prepupa )iei mesi di Maggio-Giugno, è lunga mm. 6 ed ha una larghezza massima di mm. 1,2, Il corpo è di color paglierino col protorace giallastro o ocro- leuco, il capo ocraceo coi suoi pezzi scheletrici ferruginei. Esso presenta distinti capo, torace e addome di 11 segmenti, è molto piatto, colla massima larghezza in corrispondenza al pro- torace, leggermente si restringe in avanti e anche un poco in dietro fino al metatorace, per allargarsi di nuovo leggermente al principio dell'addome, che si mantiene quasi ugualmente largo fino all'ottavo segmento. In questa regione si restringe un poco, poi moltissimo dal nono all' undicesimo segmento, che termina biforcato in due brevi processi conici. La parte dorsale e ventrale di ciascun segmento eccettuato il capo, il protorace e l'estremità dell' addome è rivestita nella parte mediana-trasversale di peli o punte minutissimi. Capo — (Fig. 5 e 10). È come il resto del corpo molto ap- piattito e colla parte posteriore un poco retrattile nel pro torace. Ha una forma sub- triangolare coi lati leg- germente arcuati e l'apice, corrispondente alla bocca, non acuto ma un poco allargato e troncato. È circa un sesto più largo alla base che lungo, liscio del tutto se si eccet- tuano 5-6 cortissimi peli sparsi su ciascun lato dorsale e ventrale. Le antenne (Fig. 10 e 11 A) sono anteriori, laterali, cortis- sime e formate di un solo articolo quasi il doppio più lungo che largo, leggermente ingrossato all'apice e fornito all' apice stesso di una setola breve superiore sublaterale abbastanza robusta e di tre setole corte robuste un po' disuguali in lunghezza ed una setola cortissima vicino a quella apicale interna. a Fig. 10. h Capo e parte anteriore del protorace della larva, a dal dorso, b dal ventre: A antenna, L labbro superiore, 3/ mandibole. N labbro inferiore (molto ingranditi). - 201 - Il labbro superiore (Fig. 10 e 11 L) nella parte mediana è profondamente inciso e fornito di brevi appendici appuntite, la- teralmente si estende verso la parte anteriore del capo sotto foi'ma di una lamina, la quale è costituita da un pezzo basale a Fig. 11. b Parte anteriore del capo della larva, a dal dorso, b dal ventre : A antenna, L labbro superiore, M mandibola, N labbro inferiore, (molto ingrandita) trasversale, subrettangolare, liscio, ed un pezzo distale più lungo del basale, scanalato longitudinalmente, il quale al margine an- teriore per ogni pezzo, compreso fra due scanalature, si continua in due processi spiniformi allungati, assottigliantisi gradatamente fino a terminare in sottile punta e rivolti coll'estremità un poco ir alto. Tali processi spiniformi sono poco più corti dell' apice delle mandibole. Le mandibole (Fig. 10-11 M e 12) sono terminali, robuste, appiattite, alquanto più lunghe che larghe e fornite all' apice di tre denti, dei quali i due esterni sono trian- golari, acuti, colla punta rivolta internamente ed il terzo laterale, interno, corrispondente al pezzo molare , é subrettangolare col margine tagliato un poco obliquamente. Neil' apparato boccale di questa larva non ho potuto distinguere le mascelle. Il labbro inferiore (Fig. 10 e 11 iV) é co- stituito da un pezzo basale a forma di trapezio col lato maggiore situato anteriormente e por- tante una lamina sottilissima fornita nella parte inferiore e anteriore mediana di corte setole, nella parte superiore mediana di setole a poco poco più corte e lateralmente invece Fig. 12. Mandibola (molto ingrandita) — 202 - di setole lunghette, robuste e coll'apice uncinato. Il labbro in- feriore sorpassa appena il margine anteriore delle mandibole e lateralmente non copre per piccolo spazio la parte laterale delle stesse. Esso non ha palpi, né filiera. h' apparecchio boccale della prima larva di OecophyUembitfs è dunque costituito nel suo insieme da una sorta di astuccio, molto depresso, limitato lateralmente dalle mandibole, superior- mente e inferiormente dal labbro superiore e dall'inferiore forniti ai loro margini di appendici o setole uncinate. Un apparato boc- cale così formato è bene adatto al lavoro di escavazione nel pa- renchima della foglia d'olivo. Torace. — Il protorace è un poco più del doppio più largo che lungo ed è un poco più largo del capo, che può rientrare un poco nel protorace slesso. Il suo dermascheletio è liscio, robusto e fornito al dorso ed ai lati di pochissime e piccolissime setole. Il mesotorace è un poco più corto del protorace e di questo un poco più stretto nella parte posteriore. Il metatorace è più corto e più stretto del mesotorace e del primo segmento addominale cosi che il corpo in corrispondenza a questa regione appare un poco strozzato. Il torace ventrale non presenta traccia di zampe. Addome — Questo è composto di 11 segmenti, ma col decimo distinto dall'un- dicesimo (Fig. 13) soltanto per mezzo di una piccola strozzatura qualche volta indistinta. Il primo segmento é di poco più grande del metatorace, gli altri, dal secondo al settimo compreso, sono fra di loro quasi uguali, l'ottavo è un A Fig. 13. li poco più stretto del precedente, il nono Parte posteriore della larva : A ^ ^^^^^^ ^^^ strCttO dcll'ottaVO 6 Ìl decilllO dal dorso, /? dal ventre (infjrandita). ^ e l'undicesimo gradatamente più stretti. L'undicesimo (Fig. 13) termina biforcato: ciascun ramo è conico, lungo circa quanto il resto dell'undicesimo segmento e fornito di pochi e cortissimi peli. Prepupa. La prepupa (Fig. 6) ha il corpo leggermente depresso, non molto piatto come nella larva, alquanto assottigliato posteriormente e poco anteriormente in corrispondenza al protorace e al capo. 203 È bianca o giallo-paglierina ed ha la superficie dorsale e ventrale dei segmenti nuda. Capo (Fig. 14) alquanto attenuato anteriormente e con appa- recchio boccale affatto diverso da quello della larva. a Fig. 14. 8 Capo e parte anteriore del protorace della prepupa, a dal dorso, b dal ventre : A antenna, 7 mascella, L labbro superiore, M mandibola, A'^ labbro inferiore, 0 palpo labiale, P accenno del palpo labiale, S filiera (molto ingranditi). Le antenne (Fig. 14 A) sonò cortissime a forma di un tu- bercolo convesso portante tre corte e robuste setole, una setola abbastanza sottile ed una minima. Il labbro superiore (Fig. 14 L) è cortissimo e poco largo, fornito presso il suo margine di due setole lunghe submediane, due corte laterali e due altre alla base. Le mandibole (Fig. 14 M) si presentano in forma di un pic- colo processo trituberculato, situato ai lati del labbro superiore e di questo poco più corto. Le mascelle (Fig. 14 /) credo che si debbano riconoscere nei due pezzi longitudinali, distinti nel capo visto dal lato ven- trale (Fig. 14 b) e situati tra il mento del labbro inferiore e le mandibole. Ciascuna di esse presenta distinto un rialzo a con- torno ellittico (P), che ritengo accenno di palpo. Il labbro inferiore (Fig 14 iV) sporge alquanto innanzi a quello superiore come una lamina semiovale, fornita anteriormente nella parte sublaterale di un breve palpo biarticolato (Fig. 14 0) e in quella mediana dì una filiera {S) ben sviluppata, conica. Torace — Presenta al ventre ben distinti gli accenni delle zampe (Fig. 6, 1-3), ma non sporgenti, coperti dalla cuticola co- mune al resto del corpo. Addome — Appare composto di dieci segmenti essendo di- venuta meno distinguibile la strozzatura tra il decimo reale e - 20i ^ rundicesimo, che si può ritenere rappresentato dai due brevis- simi processi conici, coi quali termina il corpo. Lunghezza del corpo mm. 5,6, larghezza mm. 1. (hserra:-ione — La prepupa non assume più cibo, perciò si deve così chiamare piuttosto che seconda larva. Essa è destinata a tessere il bozzolo e a permettere colla maggiore altezza che pre senta il suo corpo, a confronto di quello della prima larva, una più adatta trasformazione in adulto. Crisalide. La crisalide dell' Oecophy Ile uihius (Fig\ 7) è allungata (più di 4 volte più lunga che larga) col capo pi'olungato nella sua parte mediana dorsale in una appendice, avente la base subquadrata ed il resto in forma di triangolo, e coll'addome gradatamente assot- tigliato e terminato in due brevi cornetti. il suo colore è ocraceo o isabellino col dorso un poco più scuro, il rostro di color baio o laterizio e gli occhi neri. Il capo è liscio, splendente ed è al dorso, non considerando l'appendice, un poco più corto dell'appendice mediana stessa. Le antenne sono poco meno lunghe dell'addome e gii occhi affatto ventrali. Il torace e l'addome sono forniti di poche se- tole come si vede nella figura 7. L'ultimo segmento addominale termina in due brevi cornetti conici divei'genti fra di loro leggermente dalla base al- l'apice. Le antenne, le zampe posterioi'i e l'estremità delle pteroteche sono libere dall' addome, che dal quarto segmento in dietro può eseguire molto bene movimenti laterali. Lunghezza mm. 4,5 ; larghezza mm. L Bozzolo. Fig. 15. Porzione di una foglia d' olivo col- l'ultinio tratto della galleria contenente il bozzolo messo al- lo scoperto e nella parte posteriore rot- to per mostrare l'e- stremo addome del- la crisalide (ingran- dita circa duo ^'oltc). Il bozzolo (Fig. 15) si trova nella parte termi- nale della galleria a tre o quattro millimetri dalla estremità della stessa. E lungo 5 millimetri e largo 1,5-2. È bianco e costituito da un sottilissimo strato di fili di seta aderenti alla parte inferiore del parenchima sottostante della foglia e da un' altro - ^05 - Strato sottostante all'epidermide della faccia superiore, ma da questa separata per piccolo spazio, e sottile e tanto compatto e tenace da tirare il lembo della foglia verso la parte interna della galleria e formare cosi un piccolo cunicolo capace della crisalide. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. h'Oecophì/llembìus: neglecting secondo mie osservazioni pei-- sonali si trova in Puglia, Calabria, Napoli, Marche, Umbria e To- scana, ma in nessuna località abbondante, anzi scai'sissimo. Esso quasi certamente sarà diffuso in tutte le regioni europee, nelle quali è coltivato l'olivo. BIOGRAFIA. Adulto. Nel 1907 trovai le prime crisalidi di OecophìilìeìK- biiis nella seconda quindicina di Maggio nel Napoletano e ai pri- mi di Giugno neir Umbria (Bevagna). Dalle crisalidi di quest'ul- tima località ebbi un adulto il 12 Giugno. Avendo trovato a Bevagna il 5 Giugno ancora qualche larva adulta e alcune prepupe oltre a crisalidi, si può ritenere che la comparsa degli adulti di Oecophi/I/embifis cominci nella seconda quindicina di Maggio e continui per tutto Giugno con un massi- mo per l'Umbria dal 10 al 20 di detto mese. Come sempre accade, secondo il decorso della stagione e secondo le località la comparsa degli adulti potrà essere :antici- pata 0 ritardata di alcuni giorni. Ovo. Gli adulti depongono le ova isolate sulla pagina supe : riore delle foglie senza scegliere sembra un punto speciale, ma con preferenza sulla superficie della terza parte basale. Non conosco il numero di giorni che impiega un ovo a svilupparsi, ma ritengo che non sia grande, perché già alla fine di Luglio si trovano larvette di due millimetri di lunghezza. Larva. — La larvetta completamente sviluppata fuoriesce dall'uovo attraverso la parte inferiore di un polo i)er modo che il corion dell'uovo stesso resta anche per varii mesi aderente aL l'epidermide della foglia. Essa dall'uovo penetra immediatamente nella foglia e comincia a scavare la gallei'ia (Fig. 9), che va au- mentando in lunghezza e larghezza coll'età della larva. Possiamo distinguere due stadii della galleria. — 506 — Fig, 16. Foglie d'olivo mostranti gal- lerie del primo stadio (gran- dezza naturale). La galleria del 'primo stadio^ che si ha dalla nascita della larva fino al suo completo sviluppo (Aprile - Maggio) (Fig. 16 e 17 ^), è ben visibile sulla pagina superiore della foglia, essen- do prima di un colore miele e poi ocraceo. S'inizia per lo più nella terza parte basale della foglia con un diametro di appena due decimi di millimetro e con un corso più 0 meno tortuoso, gradatamente allar- gandosi si dirige lungo un lato della foglia verso l'apice della stessa, dove giunta passa frequentemente nella metà, opposta (sempre della faccia superiore), o si ripiega sullo stesso lato e continua verso la base. La lunghezza totale di questa galleria nel mcvse di Aprile, considerata rettilinea, è di 5-6 centimetri e la sua larghezza mas- sima di millimetri 1, 5. Alle volte la galleria è diretta dall' i- nizio verso la base della foglia e poi si ripiega verso l'apice sulla stessa metà della foglia, altre volte da una metà passa all' altra dopo un percorso più o meno breve, altre volte infine prende la direzione più svariata. La galleria dell' Ecofillembio è distintissima da quella della Tignola dell'olivo per la sua maggiore larghezza e negli ultimi mesi anche per la sua maggiore lunghezza essendo quella della Tignola lunga, considerata rettilinea, mm. 25 e larga mm. 0.30. La galleria del secondo stadio si osserva sulle foglie in Aprile- Maggio - Griugno quando cioè la larva è adulta ed è prossima a trasformarsi in prepupa. Tale galleria (Fig. 17 B-D) è molto diversa da quella del 1' stadio e certo si potrebbe ritenere do- vuta a specie d' insetto diversa se l' osservazione non l'avesse provato. Essa si presenta come un largo sollevamento boi Ufo mie della pagina superiore della foglia, variabile in estensione ma sempre superiore a metà della foglia stessa e avente un per- corso uguale a quello della galleria del 1" stadio, ciò che indica già abbastanza bene che questa seconda galleria non è altro che la prima allargata di molto, misurando in larghezza in tutto il corso da 3 a 4 millimetri, mentre la prima era di mm. 1,5 soltanto nella parte terminale. Alle volte l'epidermide della pagina superio- re intera appare sollevata. 201 - L'epidermide della foglia, corrispondente alla parte sollevata della gallei'ia, è di colore verde oscuro eccetto sui lati che sono di color miele e nella parte terminale della galleria, per un bi-eve tratto esteso a tutta la larghezza di essa ed ancora ai lati di una piccola porzione pi-e- cedente, che sono di color nocciola pallido. La larva si nuti-e d(4 l)arenchima della tbglia,clie rode di mano in mano che avanza allungando la galleria, e dei succhi della te- glia stessa, e giunta all' ultimo suo stadio torna in dietro nella propria galleria allar- gandola di molto e sollevando alquanto la volta di essa formata dall'epidermide della pagina superiore. Co- struita la galleria del secondo stadio torna alla parte terminale della stessa nella quale si trasforma in prepupa. Prepupa. — La prepupa a me sembra che per la costitu- zione del suo apparecchio boccale non sia più capace di cibarsi e sia invece destinata alla costruzione del bozzolo e a ricon- durre la larva, tanta peculiare e aberrante dal tipo di larva di Lepidottero, alla forma caratteristica di questo ordine di insetti e quindi a trasformarsi in crisalide. Quando la prepupa ha terminato la costruzione del bozzolo, in corrispondenza all'estremità della galleria, che lo contiene, la foglia ha il margine rivolto un poco in alto perchè è tirato verso r interno dai fili di seta della parte superiore del bozzolo stesso. Crisalide. — Ha il capo rivolto verso la parte terminale della galleria e quando in essa la farfalletta è completamente svilup- data, fora per mezzo dell'appendice del capo il bozzolo e la pa- rete superiore della galleria fino a trovarsi con parte del torace all'esterno e permettere cosi l'uscita all'adulto dell' Ecofillembio. B e Fig. 17. A foglia d'olivo con galleria del primo stadio e B-D foglie con gallerie del secondo stadio (grandezza naturale). — ^08 - La crisalide può forare bozzolo e parete della galleria per- chè poggiandosi coi due cornetti dell' estremo addome e mo- vendo la parte posteriore dell'addome stesso, può fare forza colla punta dell'appendice del capo e quindi forare le parti indicate. Ponendo una crisalide poggiata sopra un piano col dorso si vede muoversi abbastanza agilmente da destra a sinistra e viceversa, servendosi della parte posteriore dell'addome e tenendo quasi sempre fermo il capo, che diventa perciò, quando l'addome ha un appoggio posteriore, centro direttivo dei movimenti della cri salide. Fuoriuscito l'adulto resta la spoglia della crisalide sporgente col capo e parte del torace dal foro della galleria. DANNI CAUSATI DALL'ECOFILLEMBIO DELL'OLIVO. Nella biografìa della larva dell' Ecofìllembio ho descritto la galleria che ciascuna larva dal nascere al suo completo sviluppo forma in una foglia d'olivo. Le foglie così minate non cadono su- bito, però la epidermide della loro pagina superiore diventa a poco a poco di un colore cenerino assai pallido, poi in seguito si rompe, si stacca a brandelli lasciando così allo scoperto il sot- tostante parenchina di quasi una foglia intera. Conseguenza della perdita dell'epidermide è per la foglia in estate il disseccamento, in inverno la bruciatura per gelate ed infine la sua caduta. In conclusione ogni larva di Ecofìllembio manda a male una foglia di olivo, però essendo tale Lepidottero sfuggito fino ad oggi completamente alla osservazione di tutti gli Autori, che si occuparono degli insetti dell'olivo e risultando anche dalle mie os- servazioni compiute nel 1906 e 1907 che esso si trova in numero eccezionalmente scarso di individui , possiamo per ora ritenere che r Ecofìllembio non arreca alcun danno diretto all' olivo. Se esso possa indirettamente essere utile o dannoso si potrà dire in seguito ad altri studii. CAUSE NATURALI CHE OSTACOLANO LA MOLTIPLICAZIONE dell' ecofìllembio dell'olivo. Dalle mie osservazioni risulta che 1' Ecofìllembio dell' olivo si trova diffuso, ma in scarsissimo numero di individui, in tutte le località olivate dell' Italia centrale e meridionale e che perciò - 209 - esso può considerarsi fino ad oggi affatto innocuo, per danni di- retti, alFolivo. Ciò dipende dal fatto che esso è combattuto da cause naturali che gli impediscono di moltiplicarsi in gran nu- mero, e di distruggei-e in grande quantità le foglie d'olivo, come altrimenti potrebbe fare diventando un altro serio nemico di tale pianta. Delle cause naturali, che combattono l'Ecofillembio, noi cono- sciamo fino ad ora e dobbiamo apprezzare nel giusto loro valore, quelle rappresentate da altri insetti. Nel 1907 in foglie d' olivo minate dall' EcofiUembio, raccolte a Bevagna (Umbria) dal 5-7 Giugno, trovai : Crisalidi sane 9. Crisalidi con Sfjmpiesis 4. Rimasugli di larve con Sympiesis 6. Rimasugli di larve con pupe di Atoposoma 13. Larve parassitizzate da Enci/rtus 47. Larva adulta sana 1. Prepupe sane 3. In tutto cioè si trovarono lo individui sani e 70 distrutti da parassiti. Come si vede, cifra enorme di morti a confronto dei pochi e fortunati superstiti. Il risultato di tale osservazione ci fa comprendere la ragione dello scarso numero di individui di EcofiUembio, che si trovano negli oliveti, tanto più se aggiungiamo qualche altra certa causa di distruzione degli adulti per parte di animali predatori come uccelli e ragni e quella possibile per parte di organismi vegetali. Gli insetti parassiti dell'Ecofillembio da me osservati nel 1907 appartengono a cinque specie dell'ordine degli Imenotteri e cioè uno e? Bracon) alla famiglia Braconidae e 4 alla famiglia Chal- cididae. Fam. Bracooidae. ? Bracon sp. Un maschio adulto di questa specie che non e stato possibile determinare con sicurezza, fu ottenuto il 15 Giugno da un boz- zolo trovato in una foglia d' olivo di Bevagna. La larva di questo parassita, che deve vivere o come endo- fago della larva dell' EcofiUembio per uscirne da essa quando è 14 - 210 — adulta, o come ectofago, tesse un bozzolo bianco poco fitto, la- sciando scorgere abbastanza la forma del contenuto, nella parte della galleria in cui la larva dell' Ecofìllembio deve trasformarsi in crisalide e quando la larva stessa ha ormai tapi)ezzato il piano inferiore di tale parte. Il bozzolo è lungo mm. 3,5 e largo 1. Parassiti del braconide. Da un bozzolo di questo Braco - iiide ottenni un adulto di Si/mpiesis set iceicornis, di cui faccio cenno qui appresso. Fani. Chalcididae. Encyrtus Mayri Masi (1). Piccola specie di Encyrttfs (Fig. 18) di colorito generale nero con vertice, fronte e porzione anteriore del mesonoto bronzini con leggero riflesso dorato, faccia violacea-scura, scapo nerastro , palli- do all'estremità, pedi- cello pure nerastro , funicolo e clava gial- lognoli. Zampe giallo- scure colle anche an- teriori e medie nere. Ali incolori. Lunghezza : 9 mm. 1, 3, cT 1. Ocelli disposti a triangolo equilatero , Pedicello lungo più di un terzo dello scapo, articoli del funicolo manifestamente peduncolati, tanto larghi che lunghi, crescenti gradatamente in grandezza, clava lunga quanto Fig. lo Encyrtus Mayri: $ (ingrandita) (1) Questa nova specie sarà descritta minutamente dal Dr. L. Masi nella seconda parte delle sue «Contribuzioni alla conoscenza dei Calcididi italiani ", che sarà pubblicata nel voi. Ili di questo Bollettino; le altre 3 specie di Cal- cididi ricordati in questa nota sono g-ià stati descritti dal Masi nel voi. I di questo bollettino, p. 281, 276 e 255. — ^211 - i (lue ultimi articoli e mezzo del fuiiicolo. Scultura reticolato- squamosa, ben distinta sulla fronte e sul vertice, sulla porzione anteriore del mesonoto e sullo scutello. Note biografiche. Questa specie di Encijrtus compare allo stato adulto in Giugno (nel 1907 in maggior quantità dal 15-23 Giugno) e deve depositai'e le uova nelle uova di Oecophi/llembùfs. Da un ovo credo che non tragga origine un solo individuo, ma invece una diecina di indidui in media e ciò per un processo, che, da quel poco che ho potuto vedere (1) negli ultimi stadii, deve essere simile a quello da me descritto pel Litomastix trun- catellifs. La larva di Ecofillembio parassi tizzata da questo Encijrtua (Fig. 19), quando gli embrioni del parassita cominciano ad essere grandetti, ciò che si verifica in fine d' inverno e princi])io di primavera , si presenta coi lati del corpo asimettrici essendo alcuni segmenti molto più sporgenti lateralmente a destra o a sinistra. La forte sporgenza di un certo numero di segmenti è dovuta al fatto che gli embrioni dei parassiti si sono sviluppati e accresciuti appunto ai lati di tali segmenti e non potendo rigonfiare il corpo dell'ospite dal basso all' alto perchè esso deve mantenersi sempre molto appiattito per esservi Fig. 19. costretto dalla forma della galleria, forzano invece larva parassitiz- j g^^j Y'^^,i\ e li ftinuo Ora in questo ora in quel zata da EncyrUis Mayri ( ingrandita scgmeuto, ora a dcstra ora a sinistra, sporgere fuori sei volte). come SÌ vcdc nella figura 19. U Encijrtuü si trasforma in pupa o nella larva adulta u nella prepupa, però più frequentemente nella seconda. La larva adulta (Fig. 20 A e B) o la prepupa (Fig, 20 C), quando contengono le pupe dell' Encjjrtus, sono ridotte al semplice strato esterno di chitina, molto disteso, sono appiattite e lunghe millimetri 6-7. Le pupe dell' Enei jrtus (Fig. 20) sono in esse disposte quasi sempre in uno strato in senso trasversale rispetto al corpo del- l'ospite e una di seguito all'altra oppure sono situate un po' obli- quamente e altre volte alcune in senso trasversale, altre in senso longitudinale e in modo spesso molto variabile. (1) Nel 1908 coiitinuei'ò iu proposito i miei studi. — 212 AB a Fig. 20. A e -ß larve, C prepiipa ridotta alla sala cu- ticola e contenenti pupe di Etici/rlus Mai/ri (ingrandite cinque volte). In ciascuna larva di Ecotillembio si trova un numero di En- Cjjrtus Mayri vantibile da un minimo di ß ad un massimo di 17, più spesso tra 10 e 15. La media deg-li individui ottenuti nel 1907 da 35 larve e prepupe fu di 10,8. UEncjirtus Mauri, jjer le osservazioni da me fatte nel 1907 a Bevagna, si deve considerare il parassita più attivo dell'Eco- fillembio. Esso ha una genera- zione sola come questo, ma da un suo uovo si sviluppano dieci individui in media e perciò anche da solo si troverebbe a combat- tere vantaggiosamente 1' Ecotil- lembio. Infatti nel 1907 a Bevagna contro 13 esemplari sani di Eco- tillembio si trovarono 47 larve parassitizzate da Encijrtus cioè a completo sviluppo degli adulti si avevano sul campo di lotta 13 individui di Ecotillembio combattuti da almeno 500 Enci/rtus. Finché una tale sproporzione tra il numero degli adulti di Eco- fiUembio e quello degli Encijrtus, non sarà turbata da altre cause, gli oliviculturi non avranno mai a lamentare danni per parte del- l'Ecofillembio. Ecco uno dei più belli casi in cui una specie dan- nosa è contenuta entro limiti affatto trascurabili per opera di un minuscolo parassita Imenottero, che fino ad oggi dobbiamo rite- nere ad essa speciale ! Parassiti dell'Encyrtus Mayri. — Il Sijntpiesis, parassita primario ectofago dell' EcofiUombio, può diventare parassita an- che deli' Eìic//i-tus quando attacca larve parassitizzate da questo, infatti io in due casi trovai una pupa di Si/mpiesis vicino ad una prepupa di Ecofillembio parassitizzata da Enci/rtus e avente tre 0 quattro puparii del parassita quasi vuoti essendo dovuto servi- re il loro contenuto di nutrimento alla larva di Sijmpiesis. v/ Closterocerus formosus Westw. iFig'. 21). Capo e torace di color verde-azzurrognolo oppure verde do- rato scuro 0 verde bi'onzo coU'addome più scuro del torace fa- iscato di bruno-violaceo nella parte posteriore di ciascun seg- - 913 Fig. 21. Closterocerìis foì'mosns 9 (infi'i'iiii'lito). mento eccettuati i duo iiltiini, talvoltji uiiiioi-meraente ncro-viohi- ceo, eccetto la base che è verde. Antenne giallo-grigiastre, zampe grigiastre o gialle scure o testacee, colle anche verdi e i femori più 0 meno bruni eccetto alle estremità, così pure la parte ba- sale dell^ tibie. Ali con nervatura bruna e quelle anteriori con una mac- chia pallida che si estende al disotto del pterostigma trasver- salmente fin quasi al margine posteriore. Antenne composte di scapo, pedicello, di un anello piccolis- simo, di due articoli al funi- colo e di una clava triarticolata. La superfìcie del (5orpo è quasi tutta fittamente e profonda- mente punteggiata. Lunghezza del corpo mm. l-l,o. Note biografiche. — Nella galleria dell'Ecofìllembio vicino a rimasugli di larva, in due casi, e vicino a rimasugli di crisa- lide in un altro caso trovai nella prima quindicina di Giugno 6 pupe per volta di questo Clo^^tei'oceni^ , che si trasformarono in adulti dal 18-20 dello stesso mese. Io non posso assicurare se il Closferocerifs foi-mosus è un pai'assita endofago o ectofago , perchè per le osservazioni fatte mi consta soltanto che le pupe di esso si trovano nude fuori del corpo della larva o della crisalide dell'Ecofìllembio e che questa e quella sono ridotte a pochi rimasugli rappresentanti il loro dermascheletro rotto ; però probabilmente esso è parassita endo- fago e depone l'uovo o nell'uovo o nella giovane larva dell'ospite. È curioso il fatto che io in tre casi ho trovato sempre per una larva o per una crisalide 6 pupe di Closierocerits. Se esso è en- dofago, ha anche uno sviluppo poliembi'ionale? Tutto ciò resta a studiarsi. CONVITTIME. — Di questa specie non ho trovato ricordate le vittime ; altre specie di Closterocenis, come il (\ f,r/fa.^ciatu!< Westw. sono parassite di Lepidotteri minatori. — 214 — Atoposoma variegatum Masi. Questo singolare Calcidide (Fig. 22) è stato recentemente de- scritto dal Dr. Masi (op. cit) come genere e specie nova su esem- plari da me ottenuti dall' Ecofìllembio ed è molto notevole per il capo superiormente più largo e lungo che in altri generi. Esso misura in lun- ghezza mm. 1,57 ( negli e- semplari maggiori ). É di un colore fondamentale ver- de-giallastro con macchie e strisele brune. Le an- tenne sono di un color giallo scuro e le zampe giallognole eccettuate le anche, che sono di color cenerino. Ali ialine colla nerva- tura giallo grigia e due piccole macchie fuliginose. Le antenne sono brevi e grossette, composte di 7 articoli ol- tre due anelli tra il pedicello e il funicolo, piccolissimi e quasi interamente fusi fra di loi'o. Superficie del torace reticolata. Note biografiche. — Litorno a questa s])ecie io posso sol- tanto ricordare di aver trovato pupe di essa presso rimasugli di larve di Ecofìllembio. Grli adulti si ebbero dal 12-21 di Griugno, da foglie di olivo, raccolte a Bevagna ai primi dello stesso mese. A lapazi. Fig. 22. (( ixiriegat'tm (ìiigramlito). Sympiesis serìceicornis (Nees) Forst. (Fig. 23) Il capo è in gran parte violaceo e la parte superiore del to- race e l'anteriore dell' addome sono di un bel verde dorato con riflessi azzurri. Zampe colle anche e femori nero-violacei, tibie brune e quelle mediane con V estremità biancastra, le altre col margine distale giallo-bruno, tarso coi primi due articoli, e nelle 215 zampe mediane anche la prima metà del terzo, biancastri, il resto bruno. Ali ialine, con nervatura grigio -giallognola. Antenne di 8 ar- ticoli. Capo e torace su- periormente reticolati. Lunghezza della femmina mm. 2.64. Note biografi- che. - Anche di que- sta specie osservai, ai primi di Griugno, pupe vicino a rimasugli di larve ed una volta di crisalide di Ecofìllem- bio in foglie d'olivo raccolte a Bevagna. Come ho detto in- nanzi, un adulto di questo Si/ììipics/'s fuoriuscì anche da un bozzolo del Bi-aconide parassita dell' Ecotillembio stesso, perciò il Si/mpiesis sericeicoì-nis rispetto all' Ecotillembio può essere i)arassita di primo o di se- condo grado 0 anche di terzo, se il Braconide distrugge una larva di Ecofillembio già parassitizzata dalVEncjp'tus May ri. Il primo adulto di Si/nipiesis fu da me ottenuto il 9 giugno. CoNViTTiME. — Il Giraud ricorda questa specie di Si/uipie^is come parassita di Microgaster suhcomp ressa. Fig. 23. üynipiesis seficeicoì'nis (ing:randita). Riassunto. Dalle mie osservazioni sopra esposte risulta: 1. che le foglie dell'olivo in Toscana, Marche, Umbria, Na- poletano, Puglie e Calabria sono attaccate dalla larva minatrice di un lepidottero fino ad ora non descritto e che io chiamo Eco- fìlleinh/'o dell'olirò {Oecoplijillemhias neglectus Silv.) ; 2. che r Ecofilleml)io ha una lai'va e crisalide assai sin- '"olari — 51 r. — 3. che r Ecofillembio ha. una generazione per anno, che si inizia colla deposizione delle uova nel Giugno di un anno e si compie colla comparsa degli adulti nel Giugno dell'anno succes sìvo. 4. che il danno causato dall' Ecofillembio si può ritenere pei" ora affatto trascurabile, per l'unica ragione che tale insetto si trova in numero scarsissimo di individui essendo combattuto da 5 specie di Imenotteri, dei quali VEncì)rtns Mai/ri Masi , a sviluppo poliembrionale, é il più attivo. Dr. G. martelli VII Osservazioni fatte sulle Cocciniglie dell'olivo e loro parassiti in Puglia ed in Calabria. Lecanium oleae Bei?> NAKD. Adnlto femmina. L' adulto femmina (Fig. 1), di forma leggermente ovoidale in- gobbato sul dorso con un rilievo longitudinale sulla parte mediana e due trasversali situati uno nella parte sub-mediana anteriore, l'altro in quella posteriore, ha una lunghezza variabile da 1 mm. V4 ^ 5 mm. ed una lar- ghezza rispettivamente di 1 mm. a 4 e un' al- tezza di 1 a 3 mm. Quando 1' adulto è nell' epoca della depo- sizione delle uova ha un color castagno sul dorso e violaceo sul ventre, mentre poi, com- piuta la deposizione e seccato, col passar dei giorni si scolora e diventa castagno pallido 0 fulvo-castagno. L' adulto è fissato sui rametti 0 su una delle pagine delle foglie del penultimo ciclo di sviluppo, a fianco o sulla nervatura, oppure lungo il ramo prin- cipale del pollone, spesso in vicinanza della sua base, 0 finalmente, ma piuttosto raramente, sul picciuolo 0 sulla base dell'articola- zione del picciuolo col frutto. I primi adulti cominciano a trovarsi verso la fine di aprile (S. Vito dei Normanni 1905 e Catanzaro 1906-1907) con un primo massimo numero verso la fine di giugno ed un secondo massimo ai primi di ottobre. Non si può precisare l'epoca in cui si trovano gli ultimi poiché alcuni adulti possono trovarsi in (lualuiique tempo, e sono essi i ritardatari. Fig. 1 Femmine adulte di Lcruììlum oleae (da Ri- tìnga). - 218 - Deposizione delle uova. Fin da quando il Lecanium ha il color plumbeo, incomincia a deporre le uova. La deposizione incomincia (S. Vito, 1905 - Catanzaro, 1906- 1907) ai primi di maiigio [V generazione) e nella 2' decade di luglio (2* generazione). Nella deposizione delle uova il Lecanium fa coli' addome dei movimenti di contrazione : le prime uova che vengono fuori restano poggiate suU' area sottostante alla regione anale, le altre invece sono spinte, mercè i detti movimenti, verso le regioni che precedono venendo ad abbracciare anche il rostro. In tal modo le uova sono disposte a strati irregolari di cui quelli superiori sono sempre gli ultimi formati. Durante la deposizione il Leca- nium emette, dalle glandole ceripare perivulvari, scarsi hli di cera, tra i quali vengono a trovarsi le uova che restano nella regione anale. Di mano in mano che il Lecanium depone le uova il ventre si ritira verso la regione dorsale, e quando la deposizione è ter- minata, la pelle del ventre è addossata inferiormente a quella del dorso. Il Lecanium in sul principio (Catanzaro gnigno 1907) depone un uovo ogni 8 minuti primi cioè 200 uova circa in 24 ore. Tale numero deposto nelle 24 ore però va gradatamente scemando nei giorni successivi fino a diventare un minimo di 7-8. Il numero delle uova deposte dal Lecanium va da 230 a circa 1500 con una media di 840 uova. La durata media della deposizione delle uova è di circa 7-8 giorni, quella massima di 12 e la minima di 5 giorni. In questo periodo riproduttivo il Lecanium tiene an- cora conficcato il rostro e continua a nutrirsi. Infatti, se diligen- temente si stacca un L.ecanium e lo si tiene nella stessa posizione in ambiente umido acciò non secchi, il numero delle uova che questo individuo depone é molto inferiore a quello di un altro in- dividuo della stessa grandezza tenuto nelle stesse condizioni di ambiente, e in sito. Terminata la deposizione delle uova il L^ecaniuni muore e secca rimanendo attaccato in sito finché le intemperie o altre cause non intervengano a farlo cadere. Se si stacca lo scudo di — 219 - esso, dopoché sono nate e fuoruscite le larve, si osserva nell'iii- terno un ammasso bian(;astro costituito dai gusci delle uova schiuse. Uovo. L' uovo di colei" rosa o pallido appena deposto, diventa, vi- cino all'epoca della schiusura, di color rossastro. Le uova si trovano ammucchiate sotto lo scudo e ne occupano internamente tutto lo spazio vuoto. Larva. Dopo 19-20 giorni a Catanzaro (3^ decade di maggio 1907) 11-12 {2" decade di luglio 1906) dalla deposizione dell' uovo, schiude la larva, la quale fuoriesce dalla parte posteriore dello scudo e precisa- mente nello spazio libero tra il sostegno e lo scudo. Le larve appena nate non fuoriescono subito dallo scudo, ma permangono per qualche tempo, tra le uova, che come si sa non tutte schiudono contemporaneamente, o tra i gusci, dopo di che vengono fuori correndo. La loro agilità è molto marcata appena escono, ma in seguito il passo é più grave e tardo. La nascita delle larve segna un massimo nella giornata dalle 7 alle 10 in giugno e dalle 8 alle 11 in settembre - ottobre. Il massimo di schiusura al tempo delle generazioni si é avverato a S. Vito (1905) nella 1*" de- cade di giugno e 1' di ottobre; a Catanzaro (1906-1907) nella 2' di giugno e fine di settembre; mentre le prime larve nella prima loca- lità si sono osservate nella V decade di maggio e le ultime alla fine di ottobre e nella seconda località, le prime sono comparse nella 2"" decade e fine di maggio (1906-1907) e le ultime nella 3* decade di ottobre (1906) e 2' di novembre (1907). Uscite dallo scudo, le larve neonate girano per qualche tempo ricercando un luogo per fissarsi. Sceltolo, si fermano e facendo degli sforzi, colla parte anteriore del corpo, vi conficcano il rostro. Se il luogo si presta allora le larve vi restano fissate , altrimenti lo abbandonano per trovarne un altro. I luoghi preferiti sono quelli intorno al rametto giovane della ultima primavera verso la sua estremità o delle prime foglie dello stesso ciclo di sviluppo. Di queste preferiscono la pagina inferiore lungo la nervatura. In casi speciali però può avvenire che le larve si fissino sui teneri getti di nuova formazione e sulle loi'o foglie prime sbocciate. Detti luogh sono in seguito abbandonati e cambiati con altri dello stesso ramo — 2-20 - Generazioni. Il numero delle generazioni del Lecanimn riscontrato in Cala- bria (1906-1907) è di due, la prima che va dalla 2^ decade di maggio alla fine di luglio e la seconda dalla V decade di agosto alla 2-^ di novembre. Le larve di quest' ultima passano l' inverno per dive- nire adulti nella primavera seguente. Esperienze eseguite a Catanzaro hanno dato per risultato che le larve seminate su piante di olivo il 28 agosto 1906 si sono tra- sformate in adulto ai primi di maggio 1907, da cui si sono ottenute larve, che hanno poi generato nella 2* decade del mese di luglio. Non tutte le larve seminate nello stesso giorno son diventate adulti nello stesso periodo di tempo. Infatti risulta che da larve seminate il 30 maggio del 1907 i primi adulti si sono ottenuti nel- la S'' decade di luglio e gii ultimi nella 2^ di settembre, e da larve seminate dal 24 al 30 giugno si sono trasformate in adulto 5 nel- la 1* decade di ottobre e susseguentemente le altre fino a no- vembre. Così delle larve seminate il 7-8-9 giugno 1907 su una piccola pianta di Evontjinus japonica coltivata in vaso a Catan- zaro, alcune divennero adulti alla fine di ottobre, i quali deposero le uova e queste schiusero, altre divennero adulti nella P de- cade di novembre e deposero le uova, che tuttora non sono schiuse, ed altre infine, non ancora hanno deposto uova. La causa di questo fatto dovrà certamente rintracciarsi nella costituzione degli individui e non in altro poiché tutti si son tro- vati a vivere nelle stesse condizioni di ambiente aria e terreno e sulla stessa pianta. Ecco perchè si possono trovare adulti di Lecaniuni in tutto l'anno. Secondo osservazioni del Prof. Silvestri, a Portici, da larve di Lecanium nate nella 1^ quindicina del giugno 1906 su di un oleandro posto all'aperto sulla terrazza, si ebbero adulti con uova alla fine di maggio 1907 e le prime larve il 12 giugno. Habitat. Oltre che sull'olivo e sugli agrumi il Lecaniurn oleae si è ri- scontrato in Puglia e in Calabria anche sull'Albicocco, sul Lentisco, Mirto, Agave americana, Asparago selvatico, Convolvolo. In Calabria si é inoltre trovato sul Tamar ix africana e sul Cardo selvatico. In queste piante come negli oleastri però,è cosi scarso il numero d'in- dividui che vi si riscontra da non impensierire affatto l'agricoltore. 221 Intensità dell' infezione (li Lecanium oleae sngli olivi. In generale l'intensità dell'infezione di Lecanium^ugìì o\W\ senza il concorso di altre cause non è tanto grave da temere un serio pericolo per le piante attaccate. Ciò è dovuto certamente alle cause nemiche che combattono fieramente la Cocciniglia. La quantità di Lecanium che si risconti-a sugli olivi è perciò molto limitata e perloppiù circoscritta con maggiore intensità a pochi l'ametti (Fig. 2). Possono per altro trovarsi alcune piante su molte Fig. 2 Kainotto di olivo con Lecanium e f'umaggine (da Riba^a). migliaia, (Puglia, Calabria) con un gran numero di Lecanium e in uno stato di vita cosi languente da richiedere cure radicali. Tale stato deperente però è da attribuirsi più specialmente alla fumaggine che si è sviluppata sulla pianta in seguito all' ab- bondante substrato nutritivo, (melata ed escrementi zuccherini su cui prospera detto fungo), la quale fumaggine come si sa, forma una crosta o patina nera sulle foglie e sui rami t^Fig. 2), che — 222 — impedisce le normali funzioni fisiologiclie agli oi-gani invasi. Di tali piante intristite e deperenti nei tre anni di osservazioni in queste regioni ne ho trovate due a S. Vito, due a Catanzaro e tre a S. Cosmo Albanese (Cosenza). Altre piante più o meno in- vase da Lecaniurn e da fumaggine si riscontrano molto frequente- mente tra quelle confinanti con le strade pubbliche molto traffi- cate e che si trovano specialmente a un livello più basso di queste ultime e in terreno pianeggiante. Ciò probabilmente dipen- derà dal fatto che le piante si trovano in ambiente terreno più ricco di sostanze organiche che il vento col pulviscolo della strada vi trasporta, nonché dalla ricchezza in umidità dovuta alle acque di scolo che vi ristagnano. Tutte condizioni queste che influiscono a rendere più deboli le piante per malattie che si sviluppano nel loro sistema radicale e perciò più propizie all' attecchimento e sviluppo della Cocci- niglia. Cause nemiche. Le cause nemiche che contrariano potentemente lo sviluppo numerico del Lecanium oltre a quelle dovute alle condizioni bio- logiche della pianta e climateriche, si possono dividere in due categorie: 1' una dovuta a microrganismi e 1' altra a insetti. Caus dipendenti da Microryan ismi. Dei microrganismi nulla si può dire con sicurezza non es- sendosi compiuti studi in proposito; quello che è certo è che tanto le uova quanto le larve e femmine immature spesso si trovano disseccate e morte presentando un color ruggine. Sia in Puglia che in Calabria si è avuto spesso occasione di trovare uova disseccate e morte ammassate sotto gli scudi di Lecaniiun, nonché larve e femmine immature secche attaccate ancora sui rametti o sulle foglie di olivo. Cause dipendenti da altri insetti. Gli insetti netnici del Lecaniurn osservati in Puglia e in Calabria appartengono a tre gruppi, cioè al gruppo dei Lepidot- teri, dei Coleotteri i^vedi pag. ^50 in poi; e degli Imenotteri. — 223 — Parassiti Imenotteri. Coccophagus ßavosciitellwm, Ashm. Corrop/iai/iis fUi Fig. 3 SCIlIflIUil, 9, insTandito. Adulto — Questo piccolo endofago (Fig. 3) fa la sua comparsa verso la fine di aprile segnando il massimo della nascita nella 3* de- cade di maggio e nel- la l'* di settembre. Gli ultimi adulti si \ sono ottenuti nella 2* 1 decade di settembre. Nutrimento del- l' ADULTO — Il nu trimento dell' adulto è dato dalla melata e dagli escrementi delle larve di Leca- niuni, Philippia oleae e Ceropla&te^ rusci delle quali due ultime specie il Coccophagus é pure parassita. Quando il ('occopJiagus ricerca il cibo dalle larve, che sono lunghe mm. 1 '/2 circa, segue un curioso procedimento. Dopo esser salito sul dorso lo percorre affrettatamente esplorandolo con l'estre- mità delle antenne, fino a rintracciare il punto di unione dei lobi anali. Qui, con 1' estremità delle antenne, tocca rapidamente e di continuo la regione anale nello stesso tempo che, spostando il corpo a destra e a sinistra, la gratta con le unghie delle zampe anteriori. In questo modo il parassita sollecita remissione degli escrementi da parte della larva. Questa infatti, poco dopo, emette dall' ano una gocciolina che , rapidamente , raccolta dalla bocca del parassita, viene succhiata. Sorbita la gocciolina il Coccophagus fa mezzo giro su se stesso e percorre nel senso opposto di prima il dorso della larva. Arrivato alla estremità, cioè sulla regione del capo, con rapido giro si volta indietro e torna nuovamente al punto di partenza per i-ipetere la stessa funzione di poco prima. Quando la larva non emette più escrementi o il parassita è satollo, è abbandonata. — 224 — Accoppiamento — Il maschio si avvicina alla femmina e, dopo brevi preliminari, portandosi dietro, poggia sulle ali di questa le zampe anteriori, curva l'addome e, messa 1' estremità a contatto con la vulva, si accoppia, nel mentre che spiega le ali e le av- vicina tra loro. La femmina che desidera il maschio durante i preliminari sta immobile con le antenne piegate e avvicinate alla fronte. Se non lo desidera, si allontana rapidamente al suo avvicinarsi o scatta facendo un salto di 4-5 cm. dì altezza, per altrettanto di lunghezza. Avvenuto l'accoppiamento, che dura pochi istanti, il maschio non abbandona la femmina, ma ritirato l'addome, rapido sale al dorso di essa e le si porta nella parte anteriore, ove poste le zampe anteriori sulla fronte, con 1' estremo degli sproni poggiati sopra gli occhi composti e le altre zampe abbraccianti i fianchi e il torace, vibra le antenne, che tiene distese, solleva e vibra di tanto in tanto le ali e poi fa seguire un leggero inchino con la parte ante- riore del corpo. La femmina per un po', accetta immobile queste postume dimostrazioni affettuose, ma poi stanca, con le zampe an- teriori scaccia il maschio, che perciò, scende con molta rapidità e s' allontana. Deposizione delle uova — 11 Coccophagus, che deve deporre le uova, sale sulla larva vittima di 1 mm. a 2 circa e ne percorre il dorso esplorando con le antenne, dapprima in un senso, poi nell'al- tro, nella stessa maniera che fa quando ricerca la regione anale per ottenere il cibo. Scelto il punto sulla vittima, sul mezzo del dorso, se ancora piccola e un po' schiacciata, o su un fianco se grandicella e con- vessa, il parassita si solleva anteriormente sulle zampe e curva di poco l'addome per fissare la trivella, indi lo torna nella posizione pressocchè normale. Cosi posto, il corpo del Coccophagus è situato obbliquamente rispetto all'asse longitudinale della vittima, forman- do cioè col dorso di questa un angolo acuto avente il vertice verso l'estremo addome. Conservando tale posizione, il ('occopJiagus, con le antenne immobili, piegate e addossate alla fronte, imprime ai segmenti addominali dei movimenti molto rapidi dall'alto in basso, dando l'aspetto simile ai movimenti dei segmenti addominali di un'aj)e in riposo. In capo a 20" -30" la trivella, mercè questi movimenti, perfo- ra la pelle dell'ospite. Allora il parassita che si accorge della cedi bilità del corpo di quest'ultimo, rallenta e cessa i suddetti movi- — 225 - mentì, ma spinge la trivella a poco la volta e la fa penetrare fino alla base. Nella penetrazione di due terzi della trivella, il ventre del pa- rassita già si è conformato a cono rovescio che aumenta ancora di volume e di lunghezza fino a quando tutta la trivella è immersa. In questa posizione il parassita resta immobile da 3" a un minuto primo circa^, durante il qual tempo depone l'uovo. Avvenuta la deposizione, il Coccophagus ritira la trivella e torna a percorrere il dorso della larva per due o tre volte solle- ticandola con le zampe come quando cerca il nutrimento; poi si allontana per recarsi altrove, giacché in ogni vittima lascia un solo uovo. Larva parassitizzata— La larva inquinata per qualche giorno non risente affatto né della puntura, né del parassita che alberga; ma trascorsi 15 giorni circa dall'inquinamento, in luglio, e 17 in set- tembre, essa muore e s'ingobba acquistando nel mezzo del corpo un color giallastro e giallo pallido ai margini. Poche ore dopo in luglio e 24 ore circa in settembre, il color giallastro si presenta scu- ro e poi nero che si estende su quasi tutto il corpo ad eccezione dei margini che diventano di color isabella. Questo color nero però, che si vede all'esterno, non appartiene alla pelle della larva che é tutto isabella, ma alla pupa del parassita che é nera e che si vede per trasparenza. In questo stato la larva vittima misura in lunghezza minima mm. 1, 3 e in larghezza mm. 0,875, in lunghezza massima mm. 2 o poco più e in larghezza mm. 1, 2. Nutrimento della larva parassita — La larva parassita sul principio deve nutrirsi delle sostanze digerite dall'ospite senza offendere gli organi vitali, in seguito poi divora tutto l'interno rima- nendo dell'ospite la sola pelle, che dissecca. Pupa — La larva del Coccophagiis dopo che ha divorato l'in- terno dell'ospite resta ricurva 10-12 ore in luglio e 24 ore in settem- bre, per spurgarsi. E gli escrementi infatti ora si osservano molto bene sotto forma di massa nera attorno ai fianchi e all'estremo ad- dome della pupa. Questa appena formata é bianca, ma dopo poco imbrunisce e finalmente diventa nera lucente. Essa occupa la parte mediana del corpo dell'ospite con il ventre in basso e il capo verso la parte po- steriore del Lecanùini. — 226 — Trascorsi 7-8 giorni in luglio e 10-11 in settembre, la pupa sì trasforma in adulto, il quale fora la pelle del Lecaniuni nella parte posteriore ed esce. Tempo impiegato dal Coccophagus nello sviluppo — Dalla deposizione dell'uovo a larva matura il ('occophagus impiega 15 giorni in luglio e 17 in settembre, da larva matura a pupa 10 ore a un giorno e da pupa ad adulto 7 a 11 giorni. Totale giorni impiegati da uovo ad adulto 22 ^/^ a 28. Generazioni — Stando al tempo trascorso per compiere il proprio sviluppo e sapendosi che tutto l'anno si trovano lai've di Lecanium e di Philippia oleae, delle quali ultime come, si dirà in seguito, il CoccopJiagiis è anche parassita, le generazioni che questo può compiere sono almeno 7, da maggio ad ottobre. Gli adulti dell' ultima generazione depongono le uova nel Le- canium e nella Philippia. Le larve che ne nascono trascorrono l'inverno e si trasformano in adulto nella primavera seguente. Cause nemiche — Le cause nemiche a cui va soggetto il Coccophagus sono rappresentate specialmente dal ('hiloco)'i(s e dall' EjGOc/iomus che divorando gli ospiti divorano anche i parassiti. Altre vittime — Altra vittima del Coccophagus ßavoscuiel- luni riscontrata a Catanzaro è, oltre alla Philippia, come si è detto più sopra, il Ccì'oplastes rusci. A Portici il Prof. Silvestri l'ha ottenuto anche dalla Pulvinaria mesemhryanteìni e a Bevagna dal ' Lecanium persicae. Scutellista cyanea Motsch. Altro nemico del Lecanium oleae ma che si nutre delle sole uova è la Scutellista cyanea. Di questa si parlerà più diffusamente in una nota sul Cero- plastes ì'usci in collaborazione col Prof. Silvestri. La Scutellista si trova numerosa nel Lecanium nella 1' de- cade di agosto e nella 'ò" di settembre, nelle quali epoche segna il suo massimo di schiusura, I primi adulti si ottengono verso la 2* decade di luglio e gli ultimi nella 2^ di ottobre. Percentuale — La percentuale che si può riscontrare nel Le- canium è molto alta. Essa è arrivata a Catanzaro, nel 1906 a 104.50. A S. Vito dei Normanni la percentuale è stata del ,37,2 (28-29 luglio e 2-4 agosto 1905) e a Serranova (Caro vigno) in una zona — 2127 — dell'oliveto in esperimento col Dachicida, De Cillis di 62.15 (os- servazione fatta dal 24 al 27 luglio 1905). Nel mese di ottobre (13-15) a S. Vito fu di 14.46. A Catanzaro, negli anni 1906 e 1907 (osservazioni fatte in una località, ogni 7 giorni, dal 15 al 23 luglio) la percentuale è andata crescendo fino ad arrivare a 104,5, nel 1906, come risulta dal se- guente quadro : Adulti di Scutellista Data Lecanium Uova Larve Pupe Adulti 15 Liig-lìo 19üi; 293 1 131 2 0 22 » » 205 •■i 111 56 1 29 » » 355 0 87 277 7 15 Luglio 1907 523 37 168 1 0 22 » » 315 9 131 7 3 29 » » 237 5 52 61 5 Continuata l'osservazione nella stessa località, l'anno scorso, fino al 12 agosto, la percentuale continuò ad aumentare, ma non ha oltrepassato 54.2. La percentuale totale delle varie località fu a Catanzaro (1906) in luglio, del 77.89, in agosto, 93.08, settembre, 71.42 ed in ottobre 57.44, con una media di 74.95. Nel 1907 è stata, in luglio del 45.84, agosto 50.01, settembre 55.31 e ottobre 30.09; media 45.31. Cause nemiche — Come risulta da queste osservazioni la per- centuale della Scutellista cyanea fu molto diversa nei due anni di studi, ciò che induce a credere esservi state delle cause ne- miche che hanno contrariato lo sviluppo del parassita. Ma ad eccezion fatta di due soli individui, maschio e fem- mina, di Ewpelmifs ìirozonus Daini., ottenuti parassiti ectofagi della Sctftellista, nell'agosto del 1906 a Catanzaro, l'anno scorso non si è ottenuto, né l'ectofago in parola, né altri parassiti. Si ve- drà, parlando del Ceroplastes riisci, che anche in questo la per- centuale di SciiteUisla è stata inferiore nello stesso 1907, la qual- cosa si riverbera anche sul Lecanium che ne è inquinato dopo. Per cui la causa va rintracciata appunto nelle abitudini della Sciitel lista in riguardo al Ceroplaües come diremo parlando di que- st'ultimo. Altre vitthie della S(!Utellista — Le altre vittime della Sctrtellista sono la Pìiilippia oleae e il Ce rollaste» ri t sci. Philippia oleae Coöta. Adulto femmina. L'adulto femmina della Philippia oleae si presenta di color giallo pallido, superiormente con macchie irregolari olivastre più ampie nella parte mediana e gradatamente più piccole verso i margini, con una zona mediana longitudinale stretta dello stesso rolore del fondo, ma tendente leggermente al verdognolo. Ha forma elissoidale, ingobbato sul dorso, leggermente più stretto nella parte anteriore. Misura in lunghezza mm. 3 '/ü ''^ 6 '/a? i" larghezza mm. 2 74 a 4 '/a ^ ^^^ altezza 1 mm. a 1 ^/^. Qualche giorno prima di licoprirsl di cera, l'adulto dai ra- metti ove era fissato, camminando per brevi tratti, alla fine di ognuno dei quali torna a fissarsi per continuare a nutrirsi, si avvi- cina di mano in mano, alle foglie dell'anno precedente o dell'anno in corso. Poi abbandona definitivamente il rametto e risale grave- mente il picciuolo della foglia sulla cui pagina inferiore o supe- riore, va a fissarsi. Qualche volta però qualcuno rimane sul ra- metto a deporre le uova. Sceltosi un posto, la Philippia si fissa per l'ultima volta, ade- rendo perfettamente, col ventre, come del resto avviene anche negli altri stati di sviluppo, e poco dopo comincia a coprirsi di cera, che costituisce uno scudo di protezione alle uova che dovrà deporre. Il tempo in cui si osservano gli adulti precede di poco quello della nascita dei maschi e, cioè, verso i primi di maggio per la 1" generazione e i primi di agosto per la 2- generazione. Adulto maschio. La comparsa del maschio si ha nelle epoche dianzi riferite se- gnando un massimo verso la 3 ' decade di maggio e la 2** di agosto. Il maschio (Fig. 4) (1) lungo mm. 1.13-1.15 circa, di color aran- ciato con ali pallide, esce dallo scudo che lo protegge sollevandolo nella parte anteriore e laterale. Esso è fornito di un pene conico leg- (1) Il maschio e le .iltre forme della Philijìpia saranno minutamente de- scritte nel lavoro, che sarà pubblicato una volta completate le osservazioni biologiche; si crede però opportuno darne la figura, poiché questo vero ma- schio della Phiìippia sia riconosciuto per tale e non qtiello ben due volte (N. llelaz. Staz. Firenze N. 6, p. 31 e Redia IV, p. 83) descritto e figurato dal Del Guercio, che lia fra l'altro confuso la parte ventrale del capo colla dorsale. germente arcuato nella parte ventrale più palido del corpo e lungo mm. 0.017. Lateralmente al pene sono due cilindri di cei'a bian- chi lunghi circa due volte il corpo. Appena libero esso cammina rapidamente con le ali semi- aperte e percorre i margini deUa foglia, ove era in precedenza Fig. 4 ,, Adulto maschio della Phil/ppia oleac (ingrandito) ; a visto dal dorso, h dal ventre. fissato, risalendo il picciuolo per portarsi sui rametti sottostanti ove sono le femmine immature, allo scopo di accoppiarsi. Accoppiamento. L'accoppiamento si compie sui rametti ove le femmine im- mature sono attorno fissate. Il maschio salito sopra la femmina con le ali semiaperte e coll'addome e il pene curvato all'ingiù, percorre rapidamente sulla 530 — parte mediana, il dorso della femmina, prima in un senso e poi, volgendosi indietro, nell' altro, sempre strisciando l'estremità del pene. Evidentemente questo aggirarsi sul dorso della femmina ha lo scopo di trovare il punto di unioue dei lobi anali vicino al quale è 1' orifizio vulvare. Trovatolo infatti, il maschio col capo rivolto nella stessa direzione di quello della femmina, avanza e indietreggia sulla regione anale fino a che non può introdurre il pene (1). Allora ve lo spinge tutto o quasi e resta così accoppiato per 15-20 minuti primi circa, colle ali poco più aperte del solito e le antenne divaricate e rivolte indietro. Qualche volta, forse perchè il pene non è penetrato nella vulva, il maschio lo tira fuori per un buon tratto e lo torna a spingere. In alcuni casi si è osservato il maschio fare ripetute volte questa funzione, fino a 77 volte di seguito. Ovisacco. Dopo circa 10 giorni dall'accoppiamento, (in maggio), la femmina matura, risalita dal rametto sulle foglie, e fissatasi, comincia a secernere dal dorso la cera bianca che costi- tuirà la parte superiore dell'ovisacco (Fig. 5). Questa secrezione cerosa dura 24 ore circa. Gli ovisacchi cominciano a trovarsi in vario numero dalla 2"" decade di maggio per finire verso la V di giugno e ricominciai'e nella 2' di agosto e terminare nella 2' di ottobre. I due massimi corrispondenti alle 2 generazioni si riscontrano nella 1^ decade di giugno e 3 di agosto. L' ovisacco bianco candido ha la stessa forma del corpo della Philippia ed è di questo poco più grande. Esso si presenta superiormente , compatto e liscio , abbastanza resistente , con bordi netti, a v^olte fioccosi. Fig. 5 Foglie (li olivo con ovi- sacchi di Philippia olcae (da Berlese). (1) Il Dott. Del Guercio invece a pag. 34 delle « Nuove relazioni intorno ai lavori della R. Stazione di Entomologia Agraria di Firenze, Serie 1. N. 6 1903 » dice che il maschio fa questi movimenti sulla femmina dopo aver preso una posizione opposta a quella della femmina stessa e che cosi resta accop- piato, ciò che non è esatto. — 231 — La superficie dorsale è continua, ma qualclie volta il primo quarto della sua lunghezza a partire dalla i)arte anteriore, si pi'esenta a un livello inferiore dal restante, oltre ad essere un po' fioccoso. In corrispondenza dei lobi anali, verso la base presenta una piccola incisione. Osservato nella parte ventrale, e ciò si può quando si è avuto cura di far fissare su di un vetrino porta-og-getti, la Philip- pia che si trovava all' inizio della secrezione cerosa, l'ovisacco presentasi formato di massa cerosa meno fitta circondata però ai margini da uno strato più fitto di cera e più bianco del restante, largo circa un terzo di mm. Nella parte anteriore poi, si scorge una piccola massa brunastra o giallastra rappresentata dal residuo del corpo secco della Philippia sana che ha terminato la deposi- zione delle uova. Finalmente nella parte posteriore corrispondente all'incisione vi è uno spazio vuoto stretto , a guisa di canale , attraverso il quale dovranno poi uscire le future larve. Il numero degli ovisacchi che può trovarsi su una delle fo- glie del rametto invaso va da un minimo di 1 ad un massimo di 21. In Puglia (8. Vito) si sono trovati in parecchi casi 16 ovisac- chi situati sulla pagina inferiore di una foglia e in Calabria (Ca- tanzaro) 17 sulla pagina inferiore e 4 su quella superiore. Deposizione delle uova. Completata la parte superiore dell'ovisacco la Philippia co- mincia a deporre le uova e, nello stesso tempo dalla parte ven- trale, secerne la cera di mano in mano che dette uova vengon fuori. La deposizione dura da 3 a 4 giorni. In questa funzione la PJiilippia fa, con gli archi addominali, dei movimenti di contra- zione e di rotazione nella regione vulvare , quelli per spingere fuori le uova, questi forse per distribuirle a destra e a sinistra. Nel primo giorno la deposizione delle uova è alquanto solle- cita, ma nei 2 o 3 seguenti, va gradatamente affievolendosi. Per uscire un uovo impiega pochi secondi, mentre il tempo, che tra- scorre dall'uscita di uno all'altro è da 5 a 6 minuti primi. Il numero delle uova che una Philippia può deporre varia da 600 a 800. Di mano in mano che le uova escon fuori il corpo della Phi- lippia va ritirandosi su se stesso verso la parte anteriore fino a rimanerne di esso un piccolo invoglio che secca per morte soprav- venuta, 532 — Se si rompe l'ovisacco, con uno spillo, e ci vuole un rela- tivo sforzo, si vede subito 1' ammasso di uova conformato come l'ovisacco stesso, situato tra due strati di cera, quello inferiore cioè, che costituisce una specie di letto e quello superiore, che co- stituisce la coltre, e frammischiate alle uova dei fili di cera. Non si è certi se la secrezione della cera avvenga sul dorso anche durante la deposizione delle uova. Non vi è dubbio però che se si pone a nudo la Philippia che abbia cominciato a de- porre, il dorso di essa torna a coprirsi di cera, meno compatta però e fioccosa. Uovo. Ha forma di ellisse, è lungo due volte circa la larghezza con un polo leggermente più stretto. In lunghezza misura mm. 0.315- 0.332, in larghezza massima 0.175-0.192. L'uovo appena deposto è di color giallo paglierino , più co- lorato ai poli; in seguito però il colore cambia passando gradata- mente dall'ocraceo all'aureo e finalmente all'aranciato. Le uova, come si è anzidetto, oltre che a trovarsi sopra un morbido letto di fili di cera, sono anche avviluppate dai fili stessi in modo che non sì possono separare nettamente tra loro senza pericolo di schiacciarle. Larva. Trascorsi 15-18 giorni dalla deposizione, in giugno, e circa 20 in ottobre, l'uovo dà la larva, la quale dopo qualche ora esce fuori dall'ovisacco per il canaletto di cui abbiamo parlato e si affretta a cercare un punto della foglia per fissarsi. A Portici (Silvestri), da ovisacchi compiuti il 15 maggio co- minciò la nascita delle larve il 12 giugno. La nascita delle larve comincia verso i primi di giugno (S. Vito-Catanzaro) e quella delle ultime verso la 2''^ decade di luglio per la V generazione, e, verso la fine di agosto e fine di ottobre rispettivamente, si ha la nascita delle prime e delle ultime per la 2^ generazione. La massima schiusura avviene verso la fine di giugno per la 1^^ generazione e la 2' decade di settembre per la 2." La larva dunque, fuoruscita dall'ovisacco, eterea un punto sulla foglia stessa o risale il picciuolo di essa per recarsi su altre fo- glie prossime, generalmente del penultimo ciclo di sviluppo. Sulla foglia le larve preferiscono la pagina inferiore a fianco e lungo la ner- - 233 — vatura ove si fissano. Diniodocchò le foj^-lie pi-esentansi sulla pai^ina con tante macchiette olissoidali più o meno gialle o aranciate a ciascuna delle quali corrisponde una larvetta. In tutto il periodo di sviluppo le Philip'p'iC' ^Ho stato larvale e, in qualche caso anche a (quello di adulto, stanno le une vicine alle altre fissate dapprima sulla foglia e in seguito sul rametto in quan- ti tea più 0 meno grande e quindi più o meno discoste. Quando poi è venuta l'epoca della deposizione delle uova, le Philippia per lo più si sbandano andando a fissarsi in luoghi separati. Trascorsi 15-20 giorni dalla nascita, in luglio, e circa 6 mesi da quella della seconda generazione le larve abbandonano le foglie e passano a fissarsi lungo i teneri rametti ove restano finché non sono diventate adulti molto prossimi a deporre uova. Mute della Philippia femmina. La Philippia femmina compie tre mute delle quali le ultime due sui rametti. i." ììuffa -' La prima muta si avvera dopo 4-5 gioi'ni (luglio) dalla fissazione della larva sulla foglia, o dopo 15-20 giorni (ot- tobre). 5." muta — La seconda muta ha luogo dopo L5-20 giorni dalla L^ (luglio). 5.* muta — Si compie dopo 15-20 giorni dalla 2* (luglio-agosto) dopo di che la Philippia è diventata femmina immatura pronta all'accoppiamento. Il colorito della Philipipia al dorso in queste fasi di sviluppo è molto vario, alle volte è giallo, altre castagno, altre umbrino, fuliginoso, aranciato. Nella parte ventrale invece il colore è sem- pre giallo pallido o giallo verdognolo. Femmina immatura. Compiuta la S"" muta la Philippia è pervenuta allo stato di femmina immatura. Essa si presenta superiormente molto ingobbata dello stesso colore dell'adulto, e di dimensioni variabili da 2 a 2 mm. Vj E in questo stato che si avvera l'accoppiamento. Infatti allora si ha la nascita dei maschi. 234 Larva maschile, La larva maschile si differenzia da quella femminile, in luglio, dopo circa un mese dalla nascita e sì presenta di forma molto più allungata, coperta al dorso da uno strato di cera molto sot- tile e trasparente che lascia perciò vedere il dorso della larva che è di color giallo pallido. La parte mediana dorsale presenta un rialzo, principiando ad un quinto circa della lunghezza del corpo, diviso da questo da un solco che arriva fino alla regione anale. La parte antei-iore, si pi'esenta a becco di clarino, separata da due piccole creste che partono dal rialzo suddetto e vanno a finire alla periferia del corpo della larva. Col passare dei giorni, lo strato di cera 0 follicolo si presenta con diverse divisioni (Fig. 6, B) che delimitano delle zone le quali sono 9 nettamente separate fra loro e cioè una anteriore, sei laterali, e due dorsali. La zona anteriore e le seguenti 4 zone laterali sono di forma trapezoidale, le altre due laterali invece hanno il perimetro for- mato da linee miste cioè secondo la con- formazione della regione posteriore della larva. Le due zone dorsali costituiscono insieme un mezzo conoide, secondo la se- zione longitudinale e occupano la parte mediana del follicolo. La più piccola trian- golare alla base è situata sopra la regione anale ed è circa un quarto più corta dell' altra che ha la base di forma rettangolare. Queste due ultime zone sono formate late- ralmente da tanti piccoli strati di cera paralleli che continuano in senso obliquo anche nella parte anteriore ove formano le due creste che dividono la zona anteriore. Fig. 6 Follicolo maschile della l'hi- lippia oìeoe; A, visto di fianco, B, di sopra, C, dalla parte an- teriore (molto ingrandito). Pupa maschile. La larva col passare di altri giorni si distacca completamente dal follicolo e diventa pupa. Allora il follicolo è bianco niveo, lucente e leggermente trasparente dimodoché lascia intravedere il colore aranciato della pupa sottostante, — 285 — La pupa rosta tale per circa- 5-(^ giorni (in lug'lioj, poi si tra- sforma in adulto. Questo, un giorno e mezzo prima di uscire dal follicolo, comincia a secernere dalla regione anale, lateralmente al pene, due cilindri bianchi di cera che fuoriescono nella parte ba- sale del tollicolo e si allungano di mano in mano fino a raggiun- gere, come si è detto, la lunghezza di 2 volte circa il corpo del maschio. Questi cilindri molto fragili sono paralleli quando l'adulto è ancora sotto il follicolo, ma poi si divaricano costituendo cosi una specie di V rovesciato. Generazioni. Le generazioni della PJiilippia oleae sono due e si compiono una in maggio-giugno e l'altra in agosto-settembre. Da esperienze eseguite seminando larve il 28 agosto 1906 a Catanzaro su piantine di olivo immuni da Philippia, si sono ot- tenuti i primi ovisacchi il 23 maggio dell'anno seguente e per la 2^ generazione si sono ottenuti i primi ovisacchi nella 2' decade di agosto. A Portici (Silvestri) i ])rimi ovisacchi di Fhilippia furono osservati il 15 maggio e le prime larve il 12 giugno. Da queste larve si ebbero adulti con ovisacchi il 7 settembre. Anche a Bevagna (Umbria) la Philippia ha due generazioni. Habitat. La Philippia oleae oltre che sull'olivo si è riscontrata, in pic- colo numero però, anche sul mirto (S. Vito-Catanzaro) e abbon- dantissima su piante di lentisco (Catanzaro, Soverato e Vaccariz- zo [prov. di Cosenza]). Cause nemiche. Le cause nemiche che contrariano lo sviluppo numerico della Philippia oleae, dipendenti da altri insetti, sono molto numerosi a differenza di quelle del Lecaniuìyi. Infatti tanto in Puglia quanto in Calabria oltre che al Chilo- coì'i's ed aWExochomus, si sono trovati predatori di uova una specie non ancora determinata di Leucopis tra i Ditteri, il Sidis Mguttatus tra i Coleotteri, nonché la Scntellista cyanea tra gli — 236 — Imenotteri. Di parassiti endotagi si sono ottenuti i seguenti ime- notteri : Coccophagus flavoscutelhtm, Coccophagiis hoioardi, Aphi- cus philippiae, Microterys lunatus, Pachineuron sp.? Quadro analitico per la distinzione dei parassiti ed iperparassiti della Philippia oleae. ì. - Ali anteriori In p-an parte scure. Antenne nere all' estremità. Corpo in gran parte di colore ruggine ....... 2 — Tutte le ali incolore 3 2. — Ali anteriori scure con una fascia trasversale incolora. Mesonoto verde Microterys lunatus 9- — Ali anteriori jaline nel primo terzo della lunghezza e senza fa- scia trasversale incolora. Mesonoto color giallo ruggine, con una fascia trasversale grigio violacea guarnita di peli argentei che rasenta il margine anteriore dello scutello Chiloneuriis formosus 9- 3. — Testa più larga del torace. Nervatura marginale delle ali ante- riori ben sviluppata e notevolmente ispessita. Colorito generale nero azzurognolo o nero verdastro 4 4. — Funicolo con articoli più larghi che lunghi nella 9, nel cf in media circa una volta e mezza più lunghi che larghi. Ali po- steriori con la maggiore ampiezza alla metà della lunghezza. Zampe giallognole, eccetto i femori della 9 e talora quelli del cT, che hanno una sfumatura bruna. Faccia del cf di color ver- de vivo , . . Fachyneuron sp. (pag. 243). — Funicolo con articoli poco più larghi che lunghi nella 9» nel è solo un poco meno raccorciati. Ali posteriori con la maggiore ampiezza in corrispondenza al primo Va della lunghezza. Fe- mori e gran parte delle tibie medie e post, color bruno corno, ginocchi e le altre parti delle zampe giallo scuri Pachyneuron sp. (pag. 248). — Altrimenti conformato 5 5. - Piccolo (mm. 0,5-1), traslucido, giallognolo, con una macchia romboidale nera in ciascun lato dello scapo, i primi tre arti- coli del funicolo e la prima metà della clava pure neri, gli occhi grigio-verdastri o nerastri, gli ocelli rossi Aphicus philippiae. — Corpo tozzo. Capo schiacciato, largo quanto il torace, veduto di fronte subtriangolare. Scutello grandissimo, sporgente in modo da ricoprire quasi tutta la prima metà dell'addome. Corpo e gran parte delle zampe nero-azzurrognoli Scutellista cyanea. — 2M7 - — Altrimenti conformato 6 6. — Corpo bruno-nero, spesso con lo scutello di color giallo oppure arancio. Funicolo 3-articolato. I sensilli lineari dell' antenna appaiono come linee nere 7 — Corpo in g-ran parte color bronzo o verde scuro. Zampe medie fornite di un g-rosso sperone. Antenne lunghe e sottili, col fu- nicolo di 6 articoli 8 7. — Zampe color g-iallo zolfo, eccetto le anclie medie e posteriori della V- Colorito del capo scuro e scutello in parte giallo arancio (9); oppure, testa color giallo zolfo e scutello bruno nero (e/') ' occophagus hoioardi. — Zampe giallognole e in parte scure; le anche tutte di color bruno nero. Scutello in parte color giallo zolfo (9) oppure intera- mente bruno-nero (c^') . . . . C occophagus flavoscutellum 8. Articoli del funicolo subeguali, allungati, un poco ristretti verso il mezzo, con peli molto lunghi disposti in due verticilli per ciascun articolo. Peli argentei radi nella seconda metà della porzione anteriore del mesonoto . Chiloneurus formosus cf. — Antenne con gli ultimi due articoli del funicolo i più corti, uguali circa alla metà della lunghezza del primo, guarnite di peli sparsi, non molto lunghi Microterys lunatus 9« Parassiti Imenotteri Coccophagus ftnvosctitellum Ashm. ^ Di questo endofago si è parlato diffusamente trattando del Lecanium oleae perciò si rimanda il lettore al capitolo relativo a questa cocciniglia. Qui accennei'ò solo ai caratteri esteriori che presenta la larva della Philippia parassitizzata. Larva di Philippia parassitizzata — Quando la larva del Coccophag/fs è prossima a maturità e cioè fin settembre) 15 giorni circa, dopo che è stata inquinata, si mostra esternamente e su- periormente di color crema tendente all'ocroleuco nella parte mediana del dorso, il quale è più ingobbato di quello della Phi- lippia sana e più duro. Vista dal ventre, che è di color giallo pallido, si distingue molto nettamente la larvetta parassita interna pei- il color ocraceo che presenta e perchè posta ad arco. Dopo 7-8 ore da questa osservazione la Philippia prende la colorazione giallo-aranciata, poi, trascorse 24 ore circa, comincia ad abbrunirsi verso un estremo e, finalmente, in capo ad altre 5-6 ore, è imbrunita su tutto il dorso. — 23S - Durante questo tempo la larvetta parassita si è spurgata e perciò raccorciata ; è diventata bianca e situata in tutta la sua lunghezza nel mezzo del corpo dell'ospite. Trascorre cosi 24-36 ore e poi si trasforma in pupa. Questa da bianca sul principio dopo poco diventa nera. Osservata in questo momento la Philippia è duretta, e la parte superiore del corpo variamente colorata secondo tre zone (Fig. 7) di cui quella esterna corrispondente alla parte periferica del corpo è di color giallo pallido, quella mediana che sussegue giallo solfo, e final- mente la centrale, molto più ampia delle altre, ^ di color bruno verso l'estremo e nero lucente i 1 [ sul mezzo. Questo color nero è dovuto alla pupa sottostante. ^^i^*/ Il ventre poi è di colore grigio-brunastro. ^■--nr^'< Questo in quanto riguarda la larva della Philippia femmina parassitizzata. Quella del maschio invece si presenta senza gradazione Larva di P/i/lipp/a oh'ue parassitizzata dal di colorc sul dorso, dal qualc traspare, attra- coceophogusßavoscniri. ^q^&q la ccra chc lo Hcoprc, il color nero della him (molto insra udita). pupa interna. Tempo impiegato nello .sviluppo — Nella Philippia oleae il Coccophagti^ flaroncutellum ha impiegato in settembre: giorni 15-16 dalla deposizione dell'uovo a larva matura; » 1-3 da larva matura a pupa; » 10-11 da pupa ad adulto. Totale giorni trascorsi per lo sviluppo 26-30. Cocco i)ha » giugno » 12.5 » » » » » agosto-settemb. » 5.93 » Da ovisacchi raccolti a Gizzeria (Catanzaro) ai primi di set- tembre 1907 si ottenne la precentuale di 26.66. Cause nemiche — Le cause nemiche a questa specie sono le stesse del Coccophag>/s flavoscutellum. Microterys lunatus (Dalm.) Thoms. Adulto— // Microtergs Imiatus (Dalm.) si vede aggirarsi in piccolo numero verso i primi di aprile sui rametti di olivo infetti da Philippia oleae^ e da quest'epoca è sempre presente fino a tutto ottobre. Il massimo della nascita si è avuto a S. Vito dei Normanni (1905) nella 3^ decade di giugno e nella 2' di settembre, a Catanzaro (1906-907) nella 2' e 3' decade di giugno e L"" di set- tembre. Crii ultimi poi si sono ottenuti a S. Vito e a Ccitanzaro tra la 2" e 3'"^ decade di settembre. Anche da Philippia di Portici e Bevagna si è ottenuto questo parassita. Nutrimento dell'adulto — Il Microteriß si nutre come i precedenti parassiti di sostanze escrementizie della Philippia oleae e della melata prodotta dalle foglie d'ulivo. Per prendere il nutrimento dalla Philippia il Microtergs la tocca con 1' esti-emità delle antenne sulla regione anale, spostando - 241 - rapidamente or Tuna ed oi- l'altra di queste ultime dall' avanti airindietro. Stimolata cosi la Pliilippia emette la gocciolina di escrementi che il parassita raccoglie subito tra i palpi come i Cocco'phagifs e la succhia avidamente. Qualche volta \\ Mici-oterfjs temmina curva l'addome e con la punta della trivella punge il dorso della Philippia senza farle male, per stimolarla ad emettere gli escrementi, poi si ricompone e lambe il punto forzato. Accoppiamento — I preliminari che precedono 1' accoppia- mento consistono in ripetuti ed agili va e vieni che il maschio ta vibrando le antenne e movendosi dì fianco in senso trasver- sale dirimpetto alla femmina alla distanza di 1 mm. circa. Tali preliminari, durante i quali il maschio tocca con la parte interna e mediana delle antenne gli occhi e parte del torace della fem- mina, nonché la posizione di fronte, impediscono il cammino alla femmina stessa la quale è perciò costretta a starsene immobile con le antenne piegate all'ingiù e avvicinate alla fronte. Dopo parecchi va e vieni il maschio si porta rapido dietro la femmina girando di fianco e mantenendo sempre il capo verso di essa Arrivato alla parte posteriore, se la femmina lo vuole, sale rapido sul dorso, afferrandosi con le unghie delle zampe ante- riori sulle ali della fe.nmina, curva l'addome, avvicinandone l'e- stremo all'orifizio vulvare, allarga le ali e, in pochi istanti, compie la copula. Quando la femmina non vuole accoppiarsi, dopo i preliminari, quando cioè il maschio corre per portarsi alla parte posteriore, si allontana rapidamente o scatta con un salto di 5 a 10 cm. d'al- tezza per circa altrettanto di lunghezza e si perde di vista. Solo nel primo caso il maschio veduta allontanarsi la femmina la insegue, l'arriva, la sorpassa e le si pone nuovamente di fronte ripetendo i preliminari. Non ottenendo il consenso anche questa volta, il maschio torna daccapo, finché non si persuade esser inutili ulte- riori insistenze. Deposizione delle uova — Il Mio'oteì'ijs come il Coccophagtts howa/'di depone le uova nelle larve di una lunghezza di 2 mm, e nelle femmine immature di Philippia. Il Microterys per questa funzione sale sul corpo della vittima e lo percorre longitudinalmente dapprima in un senso, tastando con l'estremità delle antenne in vibrazione, poi, con rapido gii'o, si volta indietro e torna a percoi-reiio nel senso opposto. Esplorata 16 - 242 — cosi la vittima, se questa è una larva si porta nel mezzo del dorso per forarlo con la trivella, se invece è una femmina immatura allora comincia da un estremo, e mano mano che ha deposto 1' uovo si avanza continuando a deporne altre. Generalmente la parte prima inquinata di quest'ultima è la posteriore. Nella trivellazione il Mic7^ote)'ijs curva l'addome e fìssa la trivella, poi comincia a muo- vere il corpo dall'alto in basso. In sul principio i movimenti sono appena sensibili, ma poi si fanno più pronunciati e la trivella è spinta con forza. In capo a 40" o ad 1' e 7? circa per le larve Umiche 2 a 2 V^ mm. e a 5'-15' per le femmine immature il Micro- ter j/ft ha perforato la pelle dell'ospite. Dopo di che immerge tutta la trivella nel corpo. Cosi il pai'assita rimane fermo per 5"- 15" du- rante i quali l'uovo è deposto. Qualche volta ì\ Mìcroter/js tira fuori quasi tutta la trivella, poi ve la immerge di nuovo, e così per ripetute volte. Nella larva ospite 11 Mic?'oteri/s depone un sol uovo, ma nelle femmine immature ve ne può deporre fino a 7 essendo tali i numeri di adulti parassiti ottenuti da larve nel 1" caso e da qualche ovi- sacco di Pitüippüi nel secondo. Vittima parassitizzata — La larva di PMlippia inquinata dal M/crotertjs dopo qualche giorno si mostra con gli stessi carat- teri esterni di quelle inquinate dai Coccophagus. menzionati. La femmina immatura invece può diventare matura, ricoprirsi di cera e deporre o no un certo numero di uova. Nella generalità av- viene quest' ultimo caso : ciò può dipendere forse dallo stato di sviluppo dell'ospite più o meno avanzato nonché dal numero di uova che il Microterys ha deposto nell'ospite. Nell'un caso o nell'altro, quando cioè la Philippia inquinata ha deposto un certo numei'o di uova o nessuno, se si toglie la cera che la ricopre, presenta il coi'po di color bruno tendente al giallastro. Quando il parassita o i parassiti son fuorusciti, detto corpo si presenta con dei forellini sulla parte dorsale, a ciascuno dei quali cori'isponde internamente una concamerazione nella quale il parassita ha trascoi'so il periodo di pupa. Stretto fra le dita questo residuo di Philippia si rompe in tanti fragili \)Q7.7A. A questi caratteri che contraddistinguono \a Philippia morta per i parassiti interni, si unisce l'altro per cui la Philippia parassi- zata coperta dalla cera offre una certa resistenza quando è pre- muta, e spesso anche per la ìrrogolaritA che presenta l'ovisacco, specialmente, nei margini. - 2i3 - Nutrimento della larva di Microterys — La larva di Mi- croterijs si nutre dapprima del liquido nutritivo del corpo dell'o- spite, poi divora i tessuti e gli organi interni rimanendo la sola pelle. Pupa — La pupa, se una sola, occupa la parte mediana del corpo ospite, se più, ognuna una piccola camera. Essa dapprima è bianca, in seguito è nera. Sviluppo del Microterys. — A S. Vito dei Normanni (1905) il tempo impiegato dal Microterijs a svilupparsi, dalla deposizione del- l'uovo alla trasformazione in adulto, è stato, in maggio-giugno, di 21-23 giorni e a Catanzaro (1907), in luglio-agosto, di giorni 18-21. Generazioni — Impiegando giorni 18-23 per svilupparsi, il Mi- croterys, durante il periodo in cui si trova allo stato adulto, te- nuta presente la temperatura, si può calcolare che compia, da aprile a settembre, 7 generazioni circa. Percentuale — La percentuale di Microterijs ottenuta a Ca- tanzaro (1906) in agosto è stata di 80,73, in giugno (1907) di 33,27 e in agosto-settembre dello stesso anno di 21,31. Da Phi- lippia raccolta a Gizzeria in settembre si è ottenuto il 37,33 7o- Numero di Microterys ottenuti da ciascun ovisacco — Il nu- mero di Microterys e di lai've di Fhilippia ottenuto a Catanzaro (1 907) in giugno, da 7 ovisacchi tenuti separatamente in tubi di vetro, è stato di un minimo di 1 ad un massimo di 7 del parassita e rispet- tivamente di 0 a 513 di larve dell'ospite secondo si vede dal se- guente quadro: Da 1 ovisacco N. 6 Microterys Q e nessuna larva di PhiUppia larve » ovisacco N. 6 » » » » » » » » » » 9 e 277 9 e 408 cf e 297 6 e 513 9 e 12 » 1 • » 6 » $ e 18 » » Oltre al Microteì-ys si ottenne da questi due ultimi ovisacchi un individuo di Sidis higiittatus per ciascuno. Pachyneuron sp. Femmina. — Funicolo poco più corto del torace, con articoli alquanto più lunghi che larghi , solo l'ultimo poco j)iù largo che lungo. Scutello convesso , distinto in due porzioni, delle quali la - m - posteriore che corrisponde al frenum è molto inclinata rispetto alla anteriore; questa è foggiata a tegola. Metatorace senza carena distinta, con due coste longitudinali ed una nuca mediocremente sviluppata: spiracoli subrotondi. Nervatura marginale lunga quanto la stigmatica ed uguale alla metà della post-marginale. Ali me- tatoraciche piuttosto ristrette, con la maggiore ampiezza nel mezzo della lunghezza, guarnite di peli marginali abbastanza lunghi, che sul lato posteriore aumentano un poco di grandezza andando dalla radice dell'ala verso l'apice. Addome ovato- conico, lungo quanto la testa e il torace presi insieme, col secondo segmento poco più esteso del terzo. Nero verdastro, in parte nero azzurrognolo. Scapo e pedicello giallo-scuri, talora il pedicello e la seconda metà dello scapo bru- nastri; funicolo e clava bruno-olivacei; occhi bruno-neri. Tegole e nervatura delle ali giallo grigie. Zampe, ad eccezione delle an- che, giallognole; inoltre i femori posteriori con sfumatura bruna nella prima metà. Lunghezza, mm 1,9. Maschio. — Si distingue pel funicolo lungo quanto il torace, con gli articoli crescenti gradatamente, sebbene quasi insensibil- mente in grossezza e in lunghezza dal primo all'ultimo, in media una volta e mezza più lunghi che larghi. Sulla clava e sul funi- colo i peli sono ben sviluppati. Il colorito della ftxccia ò di un verde vivo, le zampe posteriori sono per lo più interamente gial- lognole. Lunghezza, mm. 1,5. Di questo parassita come dei due seguenti non si sa il grado di parassitismo, ma a stabilirlo per tutti faremo delle esperienze nell'anno in corso. Adulto. - Gli adulti hanno fatto la loro comparsa verso la 2" decade di luglio e hanno seiiuato un massimo di nascita verso la, o^ decade dello stesso mese e la 2^ di settembre (S. Vito 1905, Catanzaro 1906). Gli ultimi si sono ottenuti a Catanzaro nella 3" decade di settembre (1906) e l-"^ di ottobre (1907). Percentuale. — La percentuale di Pachyneni-on ottenuta a Catanzaro (agosto 1906) è stata di 6.88, (giugno-luglio 1907) di 11.15 e di 0.87 (settembre-ottobre 1907). Da ovisacchi raccolti a Gizzeria nell'agosto 1907 si è avuta la percentuale di 9, 20. Cause nemiche. — C/iilocoj-us ed Exociiomas. Chiloneurus forrnosus (Boh"'. Adulto. — 11 Chüonein-Hs formos/'s ha fatto la sua com- parsa nella 2' decade di lui;iio (S. Vito 1905, Catanzaro 1906j o nella 2' di giugno (Catanzaro 1907) con un massimo di nascita nella 'ò' decade di luglio (Catanzaro 1906) e alla fine di giugno (1907j. Dalla P/iilippia della 2" generazione a Catanzaro (1907) non si è ottenuto alcun individuo di Chilonewus. Accoppiamento. — Il maschio del (Jliilonetirifs postosi davanti alla femmina le titilla il capo con la punta dello antenne che tiene in posizione arcuata all'infuori, mentre quelle della femmina sono divaricate e immobili. Dojìo questi preliminari se la femmina ac- condiscende, il maschio le corre dietro, sale su di essa, curva l'ad dome, il cui estremo fa scivolare sul ventre di quello della fem- mina etessa s, s'accoppia. La copula dura 4-5 secondi e in questa funzione il maschio tiene le antenne arcuate all'infuori, le zami)e anteriori sospese in alto e le ali spiegate poggianti sul suolo con il margine esterno. Deposizione delle uova. — La deposizione delle uova si avvera negli stessi modi usati dal Microterj/s lunatffs nelle fem- mine di riiilippia immature. Da queste poste ad inquinare, pur essendo morte prima di deporre tutte le uova, non ho ottenuto alcun individuo adulto di Chiloneurm, ciò che indurrebbe a cre- dere che questo insetto non è un parassita primario Percentuale — La percentuale ottenuta da ovisacchi di Plii- lippia raccolti a Catanzaro nel giugno del 1907 è stata di 3.47. Cause nemiche. — Al solito: Chilocorus ed Exoclwiiufs. AphicMS philippiae Masi. Femmina. — Ocelli disposti ad angolo acuto, gli esterni di- stanti dal margine interno degli occhi per uno spazio eguale circa al proprio diametro, e dal margine occipitale per un spazio quasi due volte maggiore. Scapo compresso, di larghezza crescente fino a V4 della lunghezza Pedicello lungo meno della metà dello scapo. Primi quattro articoli del funicolo uguali in lunghezza o poco in- feriori ad '/s f^^l pedicello ; quinto articolo più sviluppato , sesto ancora più lungo. Clava della larghezza dell' articolo che la pre- cede, lunga quanto gli ultimi quattro articoli, Mesopleura con un (y- / — 246 - reticolo di solchi sottilissimi che determinano delle aree rombiche. Negli esemx)lari viventi il colorito generale è giallognolo , assai pallido: la testa, i lati e la parte superiore del torace tendono un poco al verde, mentre la parte superioi'e del protorace e meso- torace tende al carnicino. Suture delle ascelle e margine scutel- lare aranciati Scapo con una macchia nera in ciascun lato, per lo più romboidale, per cui si ha l'apparenza di una fascia obliqua, situata dopo ^/g della lunghezza. Pedicello nerastro nella prima metà; primi tre articoli del funicolo e primo o due primi della clava neri. Occhi grigio verdastri o nerastri. Ocelli rossi. Ali in- colore. Gli esemplari essiccati assumono un colorito generale te- staceo scuro. Maschio. — Differisce per la mole un poco minore e per r addome più corto del torace. Adulto. — Gli adulti di Aphict/s cominciano a nascere da ovisacchi di Philippia (Catanzaro 1907) nella 2.* decade di giugno e settembre segnando un massimo di nascita verso la fine della stessa decade di detti mesi. Gli ultimi si ottengono ai primi della S'' decade di giugno e di settembre. Percentuale. — Da ovisacchi di Philippia oleae trovati sul Lentiscus a Soverato (Catanzaro) nel maggio 1907 si è avuta la percentuale di Aphicus di 20. 23 e da ovisacchi raccolti dall' o- livo a Catanzaro in agosto-settembre, si è avuta la percentuale di 7.03. Scutellista cyanea Motsch. Adulto — I primi adulti di Scutellista si sono ottenuti a Ca- tanzaro (1906) e S. Vito (1905) da ovisacchi di Philippia verso la fine di agosto con un massimo di schiusura nella 2* decade di settembre; e gli ultimi nella "ò"" decade dello stesso mese. Tali epoche sono però variabili in limiti molto ristretti a seconda del- l'andamento della stagione Così nel 1907 a Catanzaro i primi adulti si sono ottenuti il 13 settembre e gli ultimi il 9 ottobre. Deposizione delle uova — La Scutellista depone le uova sotto il ventre delle larve e femmine immature di Philippia. Percentuale — La percentuale di Scutellista ottenuta da ovisacchi di Catanzaro nel 1906 è stata di 9,17 circa e nel 1907 di 32,08. Da quelli di Gizzeria di 10,66. — 2il — Dittero predatore. Leucopìs sp. Adulto. — A Catanzaro (1906-1907) i primi adulti di Leii- copis si sono ottenuti da ovisacchi di Pliili'ppia oleae ai primi della 2^ quindicina di g'iugiio segnando un massimo di nascita verso la fine dello stesso mese e la 1^ quindicina di settembre. Gli ultimi si sono ottenuti ai primi della o^ decade di settembre. Nutrimento. — Questo dittero si nutre di sostanze escre- meniizie della PhUippia, e di melata. Quando si nutre delle pi-ime la Lc/wopis sale sulla PhUippia femmina immatura e si porta sulla regione posterioi-e ove dondolandosi rapidamente con la sua parte anteriore allunga e ritira con rapidità le zampe anteriori grattando con le unghie la regione anale della Pliilippia la quale perciò emette fuori gli escrementi che subito sono succhiati dalla Leucopìs. Deposizione delle uova. — La Leucopìs nella deposizione delle uova si pone o di fianco o sopra Tovisacco della PJiilippia e curvando l'addome fa penetrare l'ovopositore attraverso la cera facendola arrivare fino alle uova dell'ospite in modo che l' uovo suo si trovi tra quelle di quest' ultimo. Nutrimento della larva. — La larva di Leucopìs si nu- tre delle uova della Phìlìppìa succhiandole e rigettando il guscio. Essa consuma le uova di un solo ovisacco. Larva matura. - La larva matura misura da 3-4 millimetri, e si trasforma in pupa sotto l'ovisacco stesso. Pupario. — Il pupario occupa la parte mediana interna dell'ovi- sacco. Esso appena formato è di color bianco, poscia diventa di color ocraceo e finalmente baio. Misura in lunghezza mm. 2 72 ^ 3 e in larghezza mm. la 1 ' /^. L'adulto quando deve venir fuori rompe il pupario nella parte anteriore e laterale. Tempo impiegato nello sviluppo. — Secondo osservazioni fatte a Portici dal Prof. Silvestri questa specie impiegherebbe da uovo a pupa 16-18 giorni in maggio-giugno. Generazioni. — Ammettendo che tutto il ciclo di svilujijio della Leucopìs si compia in primavera-estate ed estate-autunno in una trentina di giorni, si può ritenere il numero delle gene- razioni di 4-5. — 5i8 ~ Percentuale. — La percentuale di Leucopü ottenuta nel- r agosto-settembre 1906 a Catanzaro è stata di 13.57, in giugno- luglio 1907 di 11.95, e in agosto settembre 1907 di 1.06 circa. Da ovisacchi raccolti a Gizzeria nell' agosto del 1907 si è avuta la percentuale di 17.34 circa. Cause nemiche. — I Chilochorus ed Exocìiomus insieme alle uova di Philippì'a possono distruggere l'uovo o la larvetta della Leticopis. Una specie di Pachijneiiron è stata osservata a Bevagna (Umbria) parassita della Leucopis. Non essendo stato possibile riferire con sicurezza ad una delle specie conosciute questo Pachineuron e non essendosi creduto con- veniente considerarlo come specie nuova prima di aver potuto confrontare gli esemplari di Bevagna con quelli tiiìici di alcune specie europee, a farlo riconoscere si dà qui la descrizione fatta dal Dr. L. Masi. Pachynenron sp. Questa specie somiglia molto a quella precedentemente de- scritta, trovata a Catanzaro. Femmina. (Fig. 9) — Articoli del funicolo un poco più larghi che lunghi, ad eccezione del primo che è tanto largo che lungo Funicolo e clava con fìtto rivestimeno di peli corti. Nervatura marginale estesa circa ' /g della lunghezza del- la omerale , la po- stmarginale V3 della marginale, mentre la stigmatica ne è poco più lunga. Ali poste- riori con la maggiore ampiezza al primo Vs della lunghezza e con peli marginali poco sviluppati. — Addome poco più corto del torace, ma ugualmente largo, col secondo se- gmento esteso per ^/ ^ della lunghezza totale. Colorito generale nero bronzo. Antenne brune con sfumatura giallo-ruggine alla base dello Fig. 9 PRc/iyniiiiroìh, femmina (iiif^raiulita). — 219 — sca]ìo. Nervatura delle ali bruna. Femori color bruno-corno, sfu- mano in giallo verso l'apice ; tibie anteriori giallo-l)rune , quelle medie e posteriori del colore dei femori, però con l'apice chiaro. Lunghezza, mm. 2,2. Maschio. — Ha gli articoli del funicolo un po' meno accor- ciati, l'addome largo '/s del torace. La faccia presenta un leggero riflesso dorato. Lunghezza, mm. 1,7. Intorno a questa specie, si riferiscono le osservazioni fatte a Bevagna dal Prof. Silvestri. Deposizione DELLE uova. — L'adulto depone l'uovo nel pu- pario di Leu.co'pis situato nell' ovisacco della PhUippia. Tempo impiegato nello sviluppo. — Lo sviluppo del Pa- chìjneurnn in estate è molto rapido compiendosi in 18 giorni; in- flitti avendo lasciato parassitizzare pupe di Leucopis il 10 giugno, il 28 dello stesso mese fu ottenuto il primo adulto 9 eli Pachy- neuron. In autunno-inverno invece lo sviluppo è molto lento : io (Sil- vestri) ritengo che da uova deposte in fine autunno si ottenga una larva che passa in tale stadio tutto l'inverno e si trasforma solo in primavera in pupa e quindi in adulto : infatti a Bevagna il 3 aprile raccolsi in vecchi ovisacchi (dell'anno precedente) di Pìiilippia puparii di Lencopù, dei quali la maggior parte era vuota, alcuni invece contenevano una larva di Calcidide. Da que- ste larve si ebbero le pupe nello stesso mese di aprile, il primo adulto di Pachfjneuron il 2 maggio , un altro il 3 ed alcuni dal 4-15 maggio. Di tali adulti nutriti con miele, due individui 9 vissero fino al 10 giugno e parassitizzarono in quell'epoca pupe di Leucopis, da cui, come sopra ho detto, si ebbe il primo adulto il 28 giugno. Numero delle generazioni. — Calcolando di 20 giorni il periodo di tempo necessario allo sviluppo del Pachyneuron in estate e di 30 in settembre-ottobre , si può ritenere che il nu- mero di generazioni che può compiere da maggio-giugno ad ot- tobre-novembre questa specie sia almeno di 4-5 come per la spe- cie ospite. — 250 — Coleotteri predatori. Sidis biguttatus Muls. Adulto. — Grli cidulti di Sidis dell'unica generazione estiva sono cominciati a comparire a Catanzaro 1906-907 nella 1 ' de- cade di luglio con un massimo di nascita nella 2;' decade dello stesso mese. Gli ultimi poi si sono ottenuti verso i primi di set- tembre. Nutrimento dell' adulto e della larva. — Tanto l'adulto quanto la larva si è osservato nutrirsi delle uova della PJiilijrpia. L'adulto si nutre anche delle piccole larve di PJülip2ria. Larva. - La larva matura misura 4-5 mm. di lunghezza, è di color giallo solfureo, coperta superiormente e lateralmente da bastoncelli cerosi bianchi, contorti, corti e lunghi; inferiormente è liscia. La larva si trova nell' ovisacco della Philippia delle cui uova si nutre. Un ovisacco alberga una sola larva. Pupa. — La larva per trasformarsi in pupa non fuoriesce dall'ovisacco, ma si fissa nel mezzo di esso per l'estremo addome e poi si ricopre di cera anche sul ventre. Mano mano si raccorcia e, arrivato il momento, la pelle si rompe longitudinalmente nella parte dorsale e lascia vedere la pupa. Questa dapprima è gialla di solfo e poi bruna; misura mra. 2 a 2 72- La pupa per divenire adulto ha impiegato 5 giorni in luglio- agosto (Catanzaro 1906). Uovo. — Il Sidis si è visto deporre l'uovo immergendo l'o- vopositore nella parte inferiore e posteriore dell' ovisacco di Pliilippia. Tempo impiegato nello sviluppo. - Il Sidis per diven- tare adulto ha impiegato dallo stato di uovo a (piello di larva ma- tura-12-15 giorni (Catanzaro giugno 1907), da larva matura a pupa giorni 4-5 e da pupa ad adulto 5-6. Dimodoché il tempo impiegato nello sviluppo è stato di 21-26 giorni. Generazioni. — Probabilmente il numero delle generazioni che il Sidis compie nella Pliilippia sarà una, poiché esso dagli ovisacchi di detta cocciniglia si é ottenuto solo nella P' genera- zione di quest' ultima. Percentuale. — La percentuale ottenuta a Catanzaro in giugno 1907, è stata di 14, 98. — 254 Exochonius quadri-pustulatus L. Adulto. L'adulto maschio è lungo mm. 3 7-2 " ^? l'^^'S'o mm- ^ 3 ,2 5, larga mm. 3 72 «/, la femmina (Fig. 10) è lunga mm. 4 72-57 l'^^'S^ mm. 3 72-4, con la maggiore altezza di mm. 1 Vi • Corpo di forma semigio- bosa ovale superiormente nero lucente. Capo nero, antenne eia vate, pelose, fulve, con 10 articoli. Le elitre col margine pianeggiante hanno 4 macchie aranciate di cui le anteriori sono di forma arcuata verso il margine interno, più al- largata posteriormente ; esse han- no posizione laterale, si originano a breve distanza dal margine an- teriore delle elitre e si distendono perTcirca un terzo della lunghezza delle elitre stesse alla distanza della metà circa della larghezza dal margine interno. Le altre due macchie lunghe circa 72 mm., sono situate su- periormente a distanza di V4 circa dall' inserzione delle elitre- hanno forma quadrangolare coi vertici arrotondati. Uno dei loro lati è molto vicino al margine interno mentre 1' opposto è a 72 circa dal margine costale. Ali lunghe circa 6 mm., fumose nella 2"" metà. Zampe nere con tre articoli nel tarso e pretarso forniti di due unghie. Parte ventrale del corpo nera eccetto i tre ultimi segmenti addominali che sono fulvi nella femmina e ferrugginosi nel maschio. Comparsa. Fig. 10 Adulto femmina di Exocliomus 4-pustulat (ingrandito). Ai primi tepori primaverili VExochomus esce dai nascondigli, cioè dalle screpolature del tronco, da sotto la vecchia e secca corteccia dei tronchi di olivo ecc. ; ove ha passato la stagione inclemente, e si aggira sveltamente su e giù dei rami e foglie di olivo per cercare il cibo e per accoppiarsi. ^252 — Costumi. Quando il sole è più ardente nella giornata, 1' Exochoiniis è molto attivo e lo si vede perciò camminare frettolosamente interrompendosi ogni tanto e seguendo ora una linea retta, ora tortuosa o spirale, sia sulla parte superiore, che sulla inferiore del ramo o foglia. Nel suo cammino V Exochomns tocca conti- nuamente coi peli delle antenne e coli' estremità dei palpi la superficie che percorre e come trova la preda si sofferma, l'affer- ra con le mandibole lacerandone il dorso per succhiare avida- mente gli umori. Se un Exochomui> s' incontra con un altro, tutti e due si fer- mano e si ritirano su se stessi avvicinando sotto il corsaletto il capo e, sotto questo, le antenne e i palpi. Dopo breve sosta o l'uno o l'altro si scosta e riprendono la interrotta via. Similmente fa se lo si tocca con un oggetto qualunque sul capo 0 sulle antenne o sui piedi. Se però la molestia continua anche dopo che VExocìiomus ha ripi-eso il cammino, allora esso si lascia cadere di peso, ma non arriva al suolo poiché dopo un breve tratto della discesa prende il volo. Se durante il pasto di un Exochomus interviene un altro, quest' ultimo cerca di strapparglielo ed allora quello indietreggia portando però seco la preda e affrettandosi a divorarla. Ciò se la vittima è piccola, invece fanno da buoni amici se essa è grande, come una larva del 2" stato di Lecanium oleae o di Philippia oleae o di un ovisacco di quest' ultima. Nella notte e nelle giornate piovose o con vento e, dal tra- monto al sorgere del sole, nelle belle giornate, ì'Ecochonms se ne sta riparato tra la biforcazione dei rametti o sulla pagina in- feriore delle foglie di olivo. Nutrimento dell'adulto. Il nutrimento dell' ExochoìJt us è dato dalle Cocciniglie che trova sull'olivo e specialmente dalle larve del Lecanium oleae, Philippia oleae, Pollinia pollini e Aspidiotus hetulae. Di questo e della Philippia V Exochomns si nutre anche delle uova e degli adulti. In Puglia ( S. Vito 1905 ) si è osservato 1' Exochomus solle- vare col capo il follicolo di un Aspidiotus adulto e divorare la — 25:r— Cocciniglia: altre volte lo si è osservato forare invece supe- riormente il follicolo e succhiare la vittima sottostante. Tanto in Puglia quanto in Calabria ( Catanzaro 1906-1907 ) si è osservato V Exoclioìiius rompere col capo l'ovisacco della Pliilippia nella sua parte posteriore e dopo aver succhiate le prime uova, lace- rare ancora 1' ovisacco per tuffarvi il capo e cibarsi delle re- stanti uova. In quanto al Lecanium VExochomus si é visto divorarne le lai've del 1" stato e forare invece sul dorso le larve degli altri stati per succhiarne il contenuto. Non ci è occorso mai di osser- vare r E.rochonìns forare il Lecaniìim che già presentava il dorso indurito, molto prossimo perciò a deporre le uova, e tanto meno di divorarne le uova, poiché lo scudo è molto duro ed è bene attaccato sulla superfìcie ove è situato. Oltre alle Cocciniglie sopra riferite, V Exocìiornus si può nutrire anche di sostanze zuccherine come la melata. A S. Vito ( 1905 ) e a Catanzaro ( 1906-1907 ) si è osservato infatti r ExochoìYius succhiare goccioline di melata. Si ò pure in Laboratorio amministrato il miele ad ExocIìoijìhs nati dagli alle vamenti e si è potuto tenerli in vita per quasi un mese. Accoppiamento. Per accoppiarsi il maschio dell' Exocìwnius insegue la fem- mina che, mg-giunta, si arresta. Allora il maschio le sale addosso e ponendosi sulla parte mediana e posteriore di quella, dopo averla abbracciata con le- zampe, tenendosi fermo con le unghie sul margine esterno delle elitre, mette subito fuori l' apparato genitale consistente nel pene con la sua guaina e in due pezzi chitinosi laterali ad esso. Questi curvati verso 1' interno, sono a forma di spatola, molto allargata verso 1' estremo , ovale e for- nita di numerosi peli lunghi e rigidi. Con questi due pezzi laterali che sposta continuamente a destra e a sinistra sulla re- sone estrema del ventre della femmina immobile, il maschio stimola alla copula. La femmina però non cede subito e continua poco doi)o la sua interrotta via, per cui il maschio, pur tenendo fuori r apparato genitale^ desiste dai movimenti sopra cennati, e si lascia trasportare. Appena la femmina si arresta per una causa qualunque, il maschio torna alla carica fino a che si accop- pia, 0 stanco, scende e si allontana. — 254 — Accoppiati che sieno, rimangono l'uno sotto l'altro per lungo tempo, da 8 a 12 ore circa se l'accoppiamento non è avvenuto altre volte. 8i è però osservato ( 8, Vito, aprile 1905 ) una coppia cat- turata in campagna e tenuta in laboratorio, rimanere dalle 17 alle 9 del giorno successivo, durando cosi l'accoppiamento oltre 16 ore. Avvenuto un accoppiamento ne può seguire un secondo o un terzo. Infatti si è potuto osser\'are due femmine che si accop piarono due volte ed una tre La durata del 1" accoppiamento fu di 4 ore e del 2° di 7 per una femmina; fu di 8 ore del 1" e di 4 ore del 2' per la seconda femmina; per la terza infine il 1" ac- coppiamento durò 6 ore, il 2°, 2 e il o" mezz'ora. Neir accoppiamento la femmina o sta ferma o cammina in cerca di cibo che prende appena lo trova. Le ore dell' accoppiamento sono generalmente quelle calde della giornata; non è raro però il caso di osservare coppie anche nelle prime ore del mattino o le ultime della sera. Probabilmente questi E'xocìiornus. si erano accoppiati molto tardi nella giornata. L' epoca in cui si è notato un gran numero di coppie a S. Vito (1905) fu nella prima decade di maggio e verso la fine di aprile a Catanzaro ( 1906 ). Deposizione delle uova. Un giorno o due dopo l'avvenuto accoppiamento, 1' Exocho- ìnus comincia a deporre le uova e perciò si aggira incessante- mente sui rametti giovani e foglie di olivo, specialmente su quelli ove sono gli scudi vecchi di Lecaniimi, per trovare il luogo adatto. In questi momenti VExochomus non bada alle larve di Cocciniglia che trova nel suo cammino, epperciò passa loro di sopra senza curarsi di aggredirle e cibarsene. Il luogo preferito dsÀV Exochomim per deporre le uova è lo scudo vecchio di Lecaniam oleae che si presenta sollevato da una parte o forato dalla Scutellista Cìjanea che dallo scudo, a suo tempo, è venuta fuori. Trovato perciò uno di questi scudi ad es. quello che ha il foro, F Exochomus lo osserva dapprima ben bene sopra e attorno tastandone la superficie con le antenne e i palpi, si approssima al foro e cerca col capo di esplorare nell' interno. Compiuta quest' ultima esplorazione, la Coccinella si volge col corpo accostando al margine del foro 1' estremo addome, indi — 255 — mette fuori l'ovopositoi'e e curvandolo verso il ventre deiraddome lo introduce per il loro nello scudo. Dopo circa 7-8 minuti durante i quali, VExochontus, apparentemente immobile, ha deposto l'uovo e ritirato 1' ovopositore, o si allontana o torna ad esplorare lo scudo medesimo per deporvi altre uova. Esse sono deposte sdraiate o diritte; se son più, addossate tra loro, ben nascoste nello scudo e attaccate tenacemente. Il numero delle uova che un Exochomu^ può lasciare in uno di questi scudi varia da 1 a 6. Per deporre le uova nello scudo sollevato da una parte, V Eroclioi))i(s, salitovi, prende col capo la posizione opposta alla parte sollevata di detto scudo in modo che a questa corrisponda l'estremo addome; introduce quindi l'ovopositore e lascia l'uovo. Lo scudo vecchio sollevato, generalmente è quello sotto cui vi è fissata la Pollinici pollini che introdottasi allo stato di larva, per il suo accrescimento ha sollevato col dorso lo scudo, il quale è jìoi rimasto ad essa aderente per i fili di cera che circondano la parte esterna del follicolo della Pollinici stessa. Il trovare l'uovo ac- canto alla Pollinici molto avanzata nello sviluppo non deve però interpetrarsi nel senso che l' Exocìiomiis abbia avuto di mira r apprestare il nutrimento alla futura larva (poiché questa, per quHuto sia provvista di robuste mandibole, pure non può, come accade infatti, rompere il duro follicolo della Coccinigiiaì ma sem- plicemente riparare 1' uovo dall' aggressione dei nemici. E' risultato infatti da osservazioni diligenti, semprecchè si son trovati gusci di uova di Exochomus accanto a dette Pollinia, che queste erano ancora viventi, e, tenute d'occhio, han prolificato come le altre che non si trovavano nelle medesime condizioni. Oltre che sotto questi scudi di Lecaniuni, V Exochomus de- pone 1(^ uova anche sotto il follicolo dell' Aspidiotns belulae, e a (juesto proposito torna opportuno dire che a S. Vito ci è occorso di osservare una femmina di detto predatore, sollevare di poco col capo il follicolo di un Aspicliolits, divorare prima la Coccini- glia e al posto di essa lasciare poi un uovo. Altri luoghi ove si son trovate le uova sono stati nelle spoglie larvali o pupali della Coccinella stessa o del CItilocorus bipiislulatus; nel coi'po già dis- seccato della Philippin oleae che presentava i fori d' uscita dei pai'assiti endofagi e finalmente tra i fili di ovisacco di ragni già vuoto delh^ uova. - 256 — Uovo. L' uovo lucente, subito deposto è di color pallido, poi diventa giallo solfo, citrino e infine giallo che si cambia in bianco cene- rino quando la larvetta è prossima a venir fuori. E' di forma elissoidale, lungo mm. 0.7 - 0.8. La schiusura delle uova si è verificata a S. Vito ( 1905 ) in marzo-aprile maggio dopo 10-21 giorni dalla deposizione. Così uova deposte il 28 marzo schiusero il 18 aprile, quelle deposte il 20 aprile schiusero il 5 maggio, e finalmente quelle deposte il 2 maggio schiusero il 12 dello stesso mese. Larva. Un giorno prima della nascita della larva, l'uovo dal colore giallo passa a quello cianeo splendente, e 8-10 ore dopo al colore bruno, dovuto alla larva interna. Osservando con una lente d' ingrandimento la larvetta, qual- che momento prima che fuoriesca dall' uovo, la si vede muovei"si e conformarsi ad arco e nello stesso tempo premere col dorso contro la corrispondente parete' del guscio. Questo per la pres- sione esercitatagli si fende secondo la direzione longitudinale. La fessura prodotta non essendo sufficiente alla fuoruscita della larva, viene da questa allargata con successive pressioni fino a che la larvetta può metter fuori il capo e il torace. Allora questa si afferra con le zampe sulla superficie ove si trova e tira fuori anche l'addome. La larva subito nata non si sposta dal sito ma attende due o tre ore e poi va in cerca di cibo. Appena nata la larva è pallida e dopo poche ore di color giallo solforeo; inferiormente glabra, con spine ramose sul dorso. La larva mfitiwd dì Exoclioìirus (Fig. 11) è di forma ovoidale, un po' depressa, di color giallo citrino, lunga mm. G Va circa e larga (larghezza massima) mm. 2 V2 circa. Capo schiacciato, nero lucente, provvisto di pochi peli; pri- mo segmento toracico trapezoidale, appiattito un poco inclinato dall' indietro in avanti, senza sporgenza ai fianchi, con quattro aree pigmentate in nero, di cui due avvicinate e allungate poste sulla parte mediana e le altre due arrotondate, sulla parte late- - 257 — rale : queste ultime provviste ai margini, eccetto quelli interni, di parecchi tubercoli pelosi. Il secondo segmento toracico ha due aree quadrangolari anche nere, ma con una macchia stretta al- lungata nel senso longitudinale, dello stesso colore del corpo della larva, seminate di tubercoletti ; ai margini laterali di esse sono poi 3-4 spinette nere ramose con setole più corte delle altre esistenti sul corpo. Sulla sporgenza laterale poi, sotto- stante a queste aree sono come nel terzo segmento due spine ramose nere lunghe ^1^ mm. circa pure con setole e disposte l'una vicina all'al- tra nel senso longitudinale. Il ter- zo segmento del torace finalmente ha due aree triangolari col vertice verso la parte mediana pur esse prov- viste al margine esterno di tre spi- nette ramose e disseminate di tuber- coletti. Nel mezzo di esse e verso la parte anteriore si nota una piccola macchia gialla. Su ciascun segmento addominale, eccetto l'ultimo, vi sono 3 spine come le precedenti ma testacee all' estremità, disposte su una linea trasversale, di cui due laterali, una sulla sporgenza di ciascun segmento, l'altra sul margine dorsale, e la terza sulla parte mediana dorsale del segmento. Queste ultime spine mediane si seguono l'una all'altra sui successivi segmenti secondo due file longitudinali convergenti verso l'estremo addome. Ogni spina ec- cetto le due laterali parte dal mezzo di un' area pigmentata di nero e di cui è più ampia e pressoché quadrata quella delle spine mediane. Le spine laterali del primo segmento addominale sono inoltre sprovviste di aree e hanno un color giallo. L' ulti- mo segmento addominale è superiormente pigmentato di nero e provvisto di setole. Lateralmente alle spine mediane si nota un ])aio di setole corte e robuste, come se ne notano parecchie tra le due aree dei segmenti toracici 2 e 3. Le zampe brune sono contornate di piccole setole, e termi- nano con una robusta unghia. Il ventre è giallo con radi peli. Pig. u Larva matura di Exocltomus 4-pustu latus (ingrandita). 25Ö — Nutrimento della larva. L'Exochomus allo stato di larva come si è detto per l'adulto, si nutre generalmente delle larve ed uova di Cocciniglie, ad ecce- zione delle uova di Lecanium il cui scudo , molto resistente, la larva predatrice non arriva a rompere. Per nutrirsi delle larve fissate da qualche tempo e femmine inmiature del Lecanium e della Plülippia la larva dell' Exoclio- mus usa gli stessi modi dell' adulto e cioè pratica un foro sul doi'so di esse dal quale succhia gli umori; per l' Aspidiotus deve invece forare prima il follicolo. Per ciò 1' Exochomus. gira e ri- gii-a numerose volte attorno e sopra la vittima pi'ovandosi e ri- provandosi di inciderne la pelle o il follicolo. Per nutrirsi delle uova di Philippia la larva deve rompere r ovisacco e infatti dopo averlo girato attorno e sopra, col capo, che a contatto dell'involucro ceroso muove dall'indietro in avanti, riesce a romperlo. Allora la larva vi tuffa il capo stesso e si pone a succhiare le uova sottostanti. Generalmente il luogo vulnerabile dell'ovisacco è quello po- steriore corrispondente all' incisione ed è perciò che si osserva quasi sempre la larva penetrata da questa parte nell'ovisacco con tutto o porzione del proprio corpo. Da questo luogo la larva non si rimuove ed avanza nell' in- terno mano mano che le uova che le si presentano davanti alla bocca sono state succhiate; ciò finché vi è cibo o non è scacciata da una compagna di essa più grande. Spesso, se la larva è piccola, compie la prima muta restando quasi tutta nell' interno dell' ovisacco. Il consumo di uova di Philippia che la larva può fare du- rante i vari periodi di sviluppo, come si è constatato a S. Vito, è di circa 250 dalla nascita alla l'' muta, cioè di un terzo delle uova contenute in un ovisacco; di 2800 a 3500, cioè di 4-5 ovi- sacchi, dalla V muta alla 2% di 4200-4900 (6-7 ovisacchi) dalla 2^ alla 3' muta; di 7000-8400 (10-12 ovisacchi) dalla 3" muta alla fissazione della larva matura. Dimodocchè durante il periodo lar- vale r Exochomus consuma circa 20-24 ovisacchi corrispondenti a 14250- 17050 uova. A Catanzaro (1907) tre larve di Exochomus dal momento della nascita a 36 ore dopo uccisero 8 Philippia della lunghezza di 3 mm. circa. - ^59 — Se il cibo viene a mancare, le larve non disdegnano di as- salirsi e succhiarsi V una 1' altra. In natura non ci è capitato di osservarlo, ma negli allevamenti di laboratorio si son verificati spesso tali casi. E così si son vedute larve grandi assalire le coe- tanee 0 piccole, salire sul loro dorso e porsi in direzione obbliqua al corpo col capo rivolto ad un fianco del torace e fissarsi con r estremo addome al fianco opposto della parte posteriore dell'ad- dome. In questo modo l'assalitrice ponendo il capo tra una spina e l'altra può facilmente incidere con le mandibole la pelle del- l'aggredita, il corpo essendo in quel luogo sprovvisto di spine le quali avrebbero impedito di vulnerarlo con estrema facilità e, dall'altra parte l'addome per essere sul luogo scelto, pur esso sprovvisto di spine, off're facile adesione. La larva aggredita cerca liberarsi dall'assalitrice sia ritirandosi su sé stessa, come fanno del resto tutte le larve quando sono toccate, offrendo alla bocca di questa le spine, sia scattando coU'addome e fug- gendo. Qualche volta vi riesce, ma spesso è vittima, e in capo a uno due giorni muore perchè l'aggreditrice non l'abbandona se non ne ha succhiati tutti gli umori. In un solo caso la vittima riusci a liberarsi dall' aggressore, ma dopo parecchi stenti e non senza rimanerne offesa in un arto che le rimase paralizzato. Le larve come gli adulti succhiano anche le sostanze zucche- rine, quale la melata, ( S. Vito 1905 - Catanzaro 1907 ). Si sono anche tenute vive, per 8 giorni circa, larve alle quali si ammini- strava solo miele. Queste osservazioni sono state confermate anche da Geo. W. Dimmock (1), il quale parlando di Coccinelle dice che man- cando il nutrimento normale alle larve queste possono nu- trirsi per qualche tempo di altre sostanze organiche e, aggiunge, eh' egli ha potuto conservare viventi dette larve alimentandole con carne cruda, acqua zuccherata e perfino col latte. Quando son molestate le larve emettono dall' estremità delle spine toccate, specialmente da quelle del torace e dei primi seg- menti addominali, un liquido denso, giallo, di odore nauseante e sapore irritante. Questo liquido che si raccoglie sotto forma di gocciolina, viene dopo qualche momento riassorbito, se non è rimasto aderente all' oggetto molestatore. (1) Primer Informe Anual de la Estaction Central Ag-romica de Cuba. Habana 1906 p. --'Oó. - 260 — Mute. Le mute che compie la larva di Exochomns sono tre. Esse si avverarono a S. Vito (dal ò al 18 maggio 1905): l» muta dopo 3-4 giorni dalla nascita 2» » » 4-6 » dalla P muta 3a y, :, 5-6 » » 2* A Catanzaro (dal 18 al 31 luglio 1907): • 1* muta dopo 5-6 giorni dalla nascita 2^ » » 4-5 » » 1* muta 3» » » 3-4 » » 2*^ » La durata della larva varia da 19 a 25 giorni a seconda dell'epoca e dell' andamento della stagione, nonché dell' abbon- danza del nutrimento. Essa può essere più lunga se il nutrimento è scarso durante le varie fasi di sviluppo, come si osserva, per esperienze fatte a S. Vito, dal seguente quadro : si Data Data Data Data Quantità " s di cibo amministrato ■7^ ® della nascita (Iella prima della seconda della terza a ciascuna larva (Ielle larve muta muta muta separatamente >^.s 1 17 Maggio 1905 26 Maggio 31 Maggio 7 Giugno Scarso cibo dalla na- scita alla prima muta. Abbondante in seguito. 1 18 » 21 » 21 7 Cibo abbondante dal- la nascita alla se- conda muta. Scar- sissimo in seguito. 1 i 25 29 7 Giugno 13 n Cibo scarso dalla pri- ma alla seconda muta Abbondante prima e dopo di detta muta. — 261 — Come si vede la durata dello sviluppo larvale fino alla 3^ muta è stata nel primo caso di giorni 21, nel secondo di giorni 20 e finalmente nel terzo caso di 19 giorni. La larva quando deve far la muta si fìssa con l'estremo ad- dome, restando sollevata di poco col corpo. Passa cosi vm giorno circa. Nel frattempo cambia il colore giallo citrino in quello giallo bruno. Arrivato il momento opportuno, si fende la pelle del doi'so cominciando dal capo fino a ^/g della lunghezza dell'addo- me e la larva esce dal vecchio involucro. Subik) fuori, la larva è di color pallido e dopo qualche ora giallo citrina, conservando sempre le spine nere. Queste che sono dì debole resistenza nei tre primi stati di sviluppo della larva, diventano invece molto dure nell'ultimo stato, e non è difficile che le spine premute en- trino nelle parti delicate della mano. La larva in muta se toccata si dimena rapidamente col corpo da destra a sinistra oppure scatta sollevandosi dal basso in alto. Pupa. La larva dopo 7-8 giorni dall'ultima muta si fissa definitiva- mente per l'estremo posteriore allo scopo di strasformarsi in pupa. Durante questo tempo la larva si raccorcia di un terzo circa della propria lunghezza nel mentre che si allarga verso il torace e si arcua, presentando la concavità sul ventre. Trascorsi 8 giorni circa la pelle della larva a partire dalla parte mediana anteriore dorsale del primo segmento toracico, si fende poco alla volta continuando nello stesso senso longitudinale fino alla parte posteriore del quinto segmento addominale. Questa fessura viene in seguito allargata prima per contrazioni del corpo della pupa e poi per movimenti a scatti di esso dal basso in alto e dall'interno all'esterno. La pupa fissata per l'estremo addome sulla parte corrispon- dente della spoglia larvale appena apparsa è di color giallo pal- lidissimo e più corta della spoglia larvale da cui si distanzia anteriormente di mezzo mm. circa. Essa è avvolta da questa in tutta la parte posteriore e ventrale, è tutta libera nella parte an- teriore mentre la dorsale è limitata dalla spoglia secondo due linee convergenti verso la parte posteriore. In questo modo della pupa si vede una porzione dorsale a forma di triangolo colla base corrispondente alla parte anteriore del corpo. — 562 - La pupa è lunga mm. 4-4,5, larga (larghezza massima) mm. 2,5-3, ha forma triangolai-e, ingobbata sul dorso, con due pic- coli tubercoli gialli sui fianchi del primo segmento addominale. Dopo qualche ora essa da giallo solfureo passa al color giallo citrino e finalmente in giallo, nello stesso tempo che si formano delle ampie aree pigmentate di nero sui vari segmenti. Dette aree sono limitate da una parte dalla fascia gialla longitudinale me- diana che va dal primo segmento toracico al penultimo addominale e dalle altre parti, escluso i fianchi, che son gialli, da fasce gialle. Anche la pupa, se molestata, emette da ciascuno dei suddetti tubercoli del primo segmento addominale un liquido denso giallo citrino che si raccoglie in gocciolina nello stesso modo che si è detto parlando della larva. Dopo 10-1 1 giorni (maggio-giugno 1905) dalla comparsa della pupa si rompe la pelle di questa lungo il solco che divide il 1" dal 2'' segmento del torace e l'insetto adulto vien fuori. Appena nato V Exochomus adulto ha un color biancastro, con le elitre corte. In seguito il colore passa al giallo, al rosso mat- tone e finalmente nero lucente, l'imanendo gialle le 4 macchie caratteristiche sulle elitre. Nel frattempo le elitre si allungano e allargano abbracciando tutto il dorso; però, per qualche tempo, non mostrano la piegatura marginale. Dopo un'ora circa dallo sviluppo delle elitre si distendono le ali membranose le quali si allungano in circa 15-20'. Esse presentansi del colore del vetro smerigliato. Distese così al disotto delle elitri secondo la direzione longitudi- nale del corpo, restano per circa mezz'ora, durante il quale tempo si colorano in scuro e poi si ripiegano sotto le elitri. Il colore rosso mattone nel dorso del corpo deli' Exochomus nella generalità dei casi permane per lungo tempo prima di pas- sare al nero definitivo. Infatti fino al 15 ottobre conservavansi a S. Vito nel 1905 adulti viventi nati il 13 luglio e a Catanzaro il 24 gennaio 1908 adulti viventi nati il 25 giugno che avevano an- cora sul dorso il colore rosso mattone. L'adulto comincia a nutrirsi due o tre giorni dopo la nascita e non si accoppia se non nella prossima primavera. Tempo impiegato dàìV Eocochomus a svilupparsi. h'Exochomus 4-pusti(latus ha impiegato dalla deposizione del- l'uovo alla nascita dell'adulto giorni 42-66 così ripartiti : — -2(;r. — inCLIA CALABRIA Dalla deposizione alla scliiusui'a (lell'uovo giorni 15-21 giorni 8-10 nascita della larva alla 1' muta . » o - 4 » 5 6 » l"* muta alla, 2'' muta . . . » 4-6 » 4-5 » 2* » » 3" » . . . » 5-6 » 3 - 4 » 3' » alla larva matura . > 5-6 » 4-5 » larva matura alla tìssazione definitiva » 2-3 » 2-3 » fissazione definitiva alla trasformazione m pupa 8-9 » 6-8 pupa alla nascita dell'adulto. . » 10-11 » lO Totale g-iorni 52-66 42-51 Generazioni. Il numero delle generazioni riscontrato in Puglia e in Calabria è stato uno. Gli adulti di quest' unica generazione si sono ottenuti a S. Vito 1905 dalla P decade di giugno, segnando un massimo di nascita nella 2'* decade dello stesso mese, e gli ultimi nati ai primi di luglio. A Catanzaro (1906-1907) i primi adulti si sono ottenuti nella 2=^ decade di giugno, il massimo della nascita si è avuto nella 3'^ decade dello stesso mese e gli ultimi adulti nella P decade di luglio. Cause nemiche. Le cause nemiche cui va soggetto V Exochoymis 4-pustifla- Ins sono di varia natura. La prima è quella dovuta alla distru- zione delle uova provocata o da acari o dagli stessi individui della specie sieno allo stato larvale sieno allo stato di adulto. A S. Vito intatti il 17 maggio si è osservata una larva di Exochomas che introdotto il capo per il forellino dello scudo di Lecaniiwi, dal quale era uscita la Scutellista, stava succhiando delle uova di Exochomus ivi deposte. Simile fatto si è osservato per gii adulti a Catanzaro (1906). Altra causa è dovuta alla distruzione delle larve mercè una specie di Pseudoscorpioni. A Catanzaro (1907) si è osservato uno di questi individui intanato in uno scudo di Lecanium forato, che succhiava una larva di Exochomus lunga mm. 4 circa, la quale penzolava al di fuori dello scudo stesso. Evidentemente, dopo afferrata per il capo essa era stata trasportata in quel luogo. La stessa causa di disti'uzione delle larve sebbene non constatata - 264 — allo stato naturale di vita, può esser data, in annate di scarso nutrimento normale, dalle larve di individui della stessa specie. Finalmente altre cause nemiche dell' Exochomus sono date dai parassiti endofagi. Di questi una specie riscontrata a Reggio Calabria dal Prof. Silvestri è il Tetrastichus epilachnae (Giard.); r altra a Catanzaro è VHomalotylus flaminius (Dalm.) già de- scritta dal Dott. Masi (1), e dei quali si parla in seguito nel ca- pitolo del Chilocorus, Chilocorus hfpustulatus L. Comportandosi il Chilocoì-iis bipustulatus come VExocliomus 4-pustulatus non si è creduto di ripeterci in molte cose, perciò quanto qui appresso non si dice è riferibile a quest'ultima specie. Adulto. Il maschio è lungo mm. 3-3 '/z, largo mm. 2 V^ - 3, la fem- mina (Fig. 12) lunga mm. 4, larga mm. 3-3 '/- Corpo, con mag- giore altezza di mm. 1 ^/^, quasi semigloboso molto convesso sul dor- so; color nero o rossastro lucente, capo rosso, antenne davate pelose fulve composte di 8 articoli. Eli- tre con margine pianeggiante poco sviluppato , con 3 macchie rossa- stre quasi circolari e contigue di- sposte nella stessa direzione tra- sversale a due quinti della lun- ghezza delle elitre stesse, a meno di '/e della larghezza dal margine interno e a poco più di '/s dal mar- gine costale. Le due prime mac- chie a partire dal margine interno, possono alle volte fondersi in una sola acquistando la forma allungata in senso trasversale. Fig. 19 Adulto femmina dì Chilocorus bipustulatus (ingrandito). (1) L. Masi- Voi. I. Boll. Zool. gen. e agr. - Portici - E. Della Torre, 1907. 2()5 — Covo. L' uovo schiude dopo 4-8 giorni dalla deposizione ( S. Vito, maggio 1905 ). Larva. La larva del Chilocorus si riconosce subito (1) a vista d' occhio, da quella dell' Eocochomus, oltre che per la forma, anche per la presenza di una macchia trasversale più pallida del colore del corpo, sul 3 anteriore del dorso e abbracciante precisamente tutto il 1" segmento addominale. La larva matura (Fig. 13) misura in lunghezza mm. 5-5 '/z e in larghezza massima mm. 2, è di forma ovoidale ingobbata, di color giallo. Capo nero lucente, appiat- tito, fornito di peli; primo segmento to- racico con due aree pigmentate in nero nella parte dorsale ai lati della fascia mediana longitudinale che percorre tutto il dorso; fornito di 10 spine gialle 5 per lato lunghe '/a rum. circa, ramose e provviste di setole; di queste spine tre sono vicino al capo nascenti sull'area, una sul fianco e la quinta molto vicino al segmento che segue e più indentro della fascia anzidetta; 2° segmento to- racico con 4 spine per ciascun lato della fascia, tre disposte in senso tra- sversale sul mezzo del segmento, la quarta a fianco dell'ultima verso la parte anteriore; 3" segmento toracico come gli altri che seguono e che mancano della quarta spina. Le spine dei segmenti toracici 2-3 e degli altri successivi ad eccezione del 1^ addominale partono dal mezzo di una piccola area pigmentata di nero e sono disposte tutte secondo tre file longitudinali per Fig. 13 Larva matura di Chilocorus bi-pustulatus (ingrandita). (1) Ciò non ostante nei « Materiali per la storia di alcuni insetti delV o- livo » Redia, Voi, IV, p. 61 gli entomolog-i della R. Stazione di entomologia agraria di Firenze descrivono e figurano per larva e per pupa di Chilocorus bipustulatus L., la Jarva e la pupa ùeìV Eocochomus \ 566 ciascun lato. Il colore delle spine è nero, ad eccezione di quelle del 1" segmento addominale che sono giallo solfuree. Le setole sono fulve. Le aree della prima fila (la numerazione s'intende cominciata dalla linea mediana del dorso), dei segmenti addominali 6-7-8 si fondono in una sola. L' ultimo segmento è sprovvisto di spine ed è di color bruno. Zampe nere provviste di pochi peli. Parte ventrale gialla. Mute. Le mute delle larve di Chiloconis nate il 12 maggio (S. Vito 190Ò) si sono compiute: 1^ muta dopo 3-4 giorni dalla nascita 2*^ » » 5-6 » dalla 1'^ muta 3* » » 5-7 » » 2* » Pupa. La larva matura dopo 5-6 giorni dall'ultima muta si fissa e resta fissata per altri 5-6 giorni, trascorsi i quali, la pelle si spacca sul dorso come neìVExocho- mus e compare la pupa (Fig. 14). Questa appena apparsa si presenta di color giallo solforeo poscia si imbru- nisce e lascia scorgere delle strette linee gialle lungo i solchi che divi- dono i segmenti tra loro: sulla parte mediana dorsale corre una fascia pur essa gialla. La pupa del Cliilocoì'us differisce da quella dell' Exochomus oltre che per la piccolezza e per le fascie dor- sali anche per i peli sparsi su tutto il dorso, peli che mancano nell' Eoco- chomus. Di questi peli ve ne sono alcuni più lunghi disposti circolarmente in corrispondenza delle spine della prima e seconda fila della larva sui segmenti tora- cici e della prima fila sui segmenti addominali 1-3. La pupa del Chilocorus è lunga mm. 3 '/^A, larga mm. 1 '/-2. Fig. 1-4 Pupajcon spoglia ilarvale di Chilocorus bipustulatìis (ingrandita). - 207 — Passati 8 10 giorni dalla trasformazione in pu})a, si fende la pelle di questa ed esce fuori l'adulto. Questo, bianco appena nato, acquista il colore definitivo dopo poche ore o dopo 2-3 giorni. Tempo impiegato dal Chilocorus nello sviluppo. Il tempo impiegato dal Chilocorus dalla deposizione dell'uovo alla nascita dell'adulto è stato a S. Vito (dal 12 maggio al 29 giu- gno 1905) di giorni 35-48 e cioè: Dalla deposizione deiruovo alla nascita della larva » nascita della larva alla P muta » l"* muta alla 2* muta ..... » 2* » » 3* » » 3" » » larva matura .... > larva natura alla fissazione definitiva » fissazione definitiva alla trasformazione in pupa » pupa alla nascita dell'adulto Giorni 4- 8 3- 4 5- 6 5- 7 4- 5 1- 2 5- (i 8-10 Totale giorni 35-48 Generazioni. Anche per questa specie la generazione avuta in Puglia e in Calabria è stata una. G-li adulti si sono ottenuti (S. Vito 1905, Ca- tanzaro 1907) dalla seconda decade di giugno alla fine di agosto con un massimo verso la seconda decade di luglio. Gli ultimi adulti furono ottenuti a Catanzaro nel 1907 nella terza decade di no- vembre. Cause nemiche del Chilocorus. Le stesse dell' Exochomus 4-pustulatus. — 268 Parassiti dell' Exochornus e del Chilocorus \/ Somalotylus flaniinius {Daini.) Adulto. — (Fig. 15\ I primi adulti di Homaloti/lus si sono ottenuti da larve di Exochomus 4-pustulatus (Catanzaro 1906-1907) verso la prima quindicina di luglio segnando un massimo della nascita verso la fine dello stesso mese. Gli ultimi adulti si sono ottenuti nella prima decade di agosto. Dalle larve di Chilocort's M- pifstulatus invece i primi adulti di Homalotißus si sono ottenuti pu- re a Catanzaro nella terza decade di agosto, segnando un massimo Fig. 15 Homalotylus flaminius $ (ingraudito) (da Masi). Costumi dell'adulto della nascita verso la seconda de- cade di settembre, di ultimi adulti si sono avuti alla fine dello stesso mese di settembre. h'Homaloti/lus è un insetto viva- cissimo; cammina l'apidamente lungo i rametti e la pagina delle foglie di olivo infetti da Cocciniglie. Se interrotto nel cammino esso con rapida mossa cambia strada portandosi sulla parte op- posta e affrettando con estrema celerità il passo, tanto che in un batter d'occhio si distanzia considerevolmente dal punto ostaco- lato da sembrare a chi non conosce i costumi suoi di essersene volato. Nutrimento dell'adulto — VHomalotylns si nutre di so- stanze zuccherine che trova nella melata delle foglie di olivo. Accoppiamento — Per accoppiarsi il maschio insegue la fem- mina e dopo raggiuntala le si porta davanti ove voltosi di fronte avvicina il capo suo a quello della femmina toccando con le pro- prie le antenne di questa nel mentre che si solleva sulle zampe anteriori e si spinge ogni tanto a scatti verso la femmina stessa, la quale immobile con le antenne piegate all'ingiù accetta i pre- liminari. A questi segue una corsa del maschio verso la parte posteriore della femmina, sul cui dorso esso poggia le zampe an- - ^69 — tenori, poi sollevandosi anteriormente curva l'addome e ne porta l'estremità a contatto dell'orifizio vulvare. Cosi si accoppiano e re- stano per breve tempo; indi l'uno e l'altra vanno per conto proprio. Deposizione delle uova — La femmina dell' Homalotylus quando deve deporre le uova corre rapidamente su e giù pei rametti d'olivo in cerca della vittima che abbia uno stato medio di sviluppo, rifuggendo dalle più grandi di cui teme molto. Tro- vata la larva le sale sul dorso e l'abbraccia con le zampe, vi- brando celeremente le antenne con l'estremità delle quali tasta il corpo dell'ospite. Sopra di questo il parassita cerca la parte posteriore soffermandosi ogni tanto e scattando col corpo quasi volesse con le zampe sollevare il corpo della vittima. Questa alla sua volta reagisce e scatta per svincolarsi, ciò che non commuove di soverchio ì'Homaloii/li's il quale, dopo che la larva si è quo- tata, si pone nella stessa direzione di essa, si solleva sulle zampe anteriori, dispone le antenne in modo che lo scapo si trovi quasi orizzontalmente e il flagello obbliquo dall'avanti all'indietro e curva l'addome facendo penetrare di poco la trivella nello spazio libero da spine. La trivellazione e la deposizione delle uova si compiono in 20" 30." Alla puntura la larva reagisce scattando colla parte posteriore del corpo e spesso corre fuggendo, ciò che non inquieta il parassita, il quale si lascia trascinare quando è sbalzato dallo scatto, piuttosto che ritirare la trivella e andarsene. Deposto l'uovo l'Ho inalo ti/ las va via allontanandosi rapida- mente. Per ogni larva esso non depone più di un uovo. Larva parassitizzata — La larva appena dopo 1' inquina- mento resta subito tramortita, poi rinviene e torna alla sua atti- vità. Trascorsi circa 8 giorni dall'inquinamento (fine di agosto) la larva si fissa come se dovesse compiere la muta; il giorno dopo essa è morta ma ancor molle e si colora in plumbleo per poi annerire e indurire il giorno seguente. In quest'ultimo e definitivo stato la larva si presenta stretta e un poco contorta. Nutrimento della larva parassita. La larva di Homa- lotijlus nei primi stati di sviluppo si nutre del plasma della larva ospite, in seguito, cioè negli ultimi momenti divora tutti gli or- gani interni lasciando la sola pelle della vittima. Pupa. — Al 25' giorno dalla deposizione dell'uovo la larva parassita si trasforma in pupa. Questa dapprima bianca diventa poi nera. Essa occupa la parte mediana longitudinale del corpo dell' ospite col dorso in alto. — ^10 - Dopo 4-5 giorni dalla trasformazione della pupa nasce 1' a- dulto il quale viene fuori praticando un forellino circolare sulla parte dorsale della spoglia della vittima. Durata dello sviluppo dell' Hoynalotylus. — Il tempo im- piegato dall' Homalotylus per compiere il ciclo di sviluppo da uovo ad adulto è stato in agosto-settembre di giorni 28 30. Generazioni. — Tenendo presenti le epoche in cui si otten- gono i primi e gli ultimi adulti di Homalotìjlus dai due Coccinel- lidi, epoche che, come si è detto, vanno dalla prima quindicina di luglio alla fine di settembre, e tenendo conto del mese tra- scorso dalla deposizione dell' uovo alla nascita dell' adulto, si ha che le generazioni di questo parassita sono per lo meno tre. Cause nemiche. — A Catanzaro non si è accertata alcuna causa nemica a\V Homalotylus. Si è però ottenuto da una larva di E.TOchoìtìus morta e fissata avente il medesimo aspetto di quelle inquinate dall' Homalotylus, un parassita femmina appartenente al genere Pachyneuron. Tale unico individuo, posto in tubo di vetro con larve di Exochomus sane e morte per V Homalotylus, si è osservato rifug- gire le prime e salire sulle altre, nel cui corpo faceva penetrare la trivella. Tenute in osservazione queste ultime non si è svilup- pato alcun adulto di Homalotylus né del Pachyneuron essendo del primo disseccata la larva o la pupa. Dati questi fatti si ha ragione di dubitare che il Pachyneu- ron sia un parassita di 2 grado. Se non si è ottenuto l'adulto dalla larva inquinata sarà forse dipeso dal fatto che le uova del Pachy- neuron non si erano sviluppate perchè non fecondate. Altre vittime. — Il Mayr dice aver ottenuto V Homalotylus da larve di Coccinella e Walker da crisalide di Galleruca cal- mariensis. Tetra8tichus epilachnae (Giard). Intorno a questo parassita ecco quanto comunica il Profes- sore Silvestri. Nella prima metà di luglio del 1906 furono mandate al labo- ratorio da Reggio Calabria larve di Chilocorus, tra le quali al- cune parassitizzate. Da queste si ebbero varii esemplari di Te- trastichus epilachnae, dai quali il 21 luglio fece inquinare larve di Chilocorus ed il 24 Uu-lio larve di Exochomus che furono la- - 271 — sciate sotto campana in laboratorio. Dalle prime vennero fuori gii adulti del Tetrastichus il 2 agosto, dalle seconde la notte dal 3-4 agosto. Da queste osservazioni risulta che in estate lo sviluppo del Tetrastichus epilachnae da uovo ad insetto perfetto si compie in 12-13 giorni. Marchal (l) riferisce che pupe di Eocochomus inquinate dal Tetrastichus epilachnae nel luglio 1901 dettero gli adulti soltanto ai primi di giugno 1902. Da noi, ammettendo che questo Teh'astichiis passi l'autunno, r inverno e principio di primavera allo stato di larva e di pupa in larve o pupe di Chilocho/'ifs ed Exochomus, parassitizzate in tìne agosto o primi settembre, si può ritenere che dalla fine di maggio alla fine di agosto il Tetrastichua epilacìmae può com- piere almeno cinque generazioni. Il Giard (2) descrisse di questo parassita, sotto il nome di Ly- gellus epilachnae, esemplai-i ottenuti da Epi ladina argus Geoffr.; il Marchal {o\). cit.) lo l'icorda come pai-assita dell' Epilachna, dell' ExocJioìHHs e di una Coccinella sp. Lepidottero predatore. Thalpochares scitula ( Rbr. ) (Erastria scitula Rbr.) Adulto. Comparsa. — Da bozzoli di Tìialpochares raccolti sui rami infetti di Ceroplaslei^ /■a,sci a Portici nel dicembre 1906 si ottenne a Catanzaro, ove furon trasportati, il primo adulto il 20 maggio 1907, la grande nascita dal 27 al 28 dello stesso mese e l'ultimo il 2 giugno. Da bozzoli raccolti a S. Vito il 25 settembre 1905 su rametti di olivo infetti da Philippia oleae si ottennero a Ca- tanzaro gli adulti nella 3'^ decade del giugno 1906. (1) Bnll. Soc. nnt. (ract'liiiintatinn de France, ri4e aniiée, p. 198. (2) CoiiipU's Kciidus des séaiices de la Soc. de Biologie (25 juillet 1890). - 272 Fig. 16 Adulto femmina di Tìialpochari's scitnla (ingrandito). Costumi. - Questo lepidottero (Fig. 16) durante il giorno se ne sta immobile con le ali chiuse a tetto sulla pagina inferiore delle foglie di olivo, ma quando si avvicinano le ore crepuscolari della sera si ridesta e vola ag- girandosi gravemente attorno ai rametti di olivo infetti da Leca- nium o Pliilippìa. Se durante il giorno lo si molesta, dopo uno scatto con le ali, che solleva di poco, prende il volo e va a posarsi su altra foglia. Accoppiamento. — L'accop- piamento si avvera nelle ore not- turne. Il maschio vola attorno alla femmina posata su di una fo- glia e ogni tanto la tocca con l'estremità di -Ile ali per invitarla alla copula. La femmina ad ogni toccata solleva, come si è detto sopra, un po' le ali per poi rimetterle nella posizione normale. Dopo questi preliminari il maschio le si posa accanto con le ali in vi- brazione, gira intorno e accosta l'estremo addome curvato di fianco a quello della femmina. Questa aderendo all'invito allarga un po' le ali, rimanendo libero l'estremo addome, e si accoppia. Il ma- schio subito dopo che con l'apparato genitale esterno ha afferrato quello della femmina si sposta girandosi su di un fianco e rimane col corpo in posizione opposta a quello della femmina stessa La durata dell'accoppiamento è di 4-5 ore. Deposizione delle uova. — La deposizione delle uova av- viene dopo 24 ore circa dall'accoppiamento. La femmina quando deve deporre l'uovo si posa vicino al luogo ove sono larve o femmine immature di Lecanium e di Plii- lippia e dopo qualche minuto lascia un uovo. Da quel luogo poi 0 si sposta di poco per deporre un altro uovo oppure si allontana scegliendone un altro su altra foglia o ramo infetto. Qualche volta 1' uovo è deposto sul corpo della Cocciniglia. Cosi si è osservato a Catanzaro nel luglio 1906 che una Ihalpo- chares aveva deposto un uovo vicino ad un ovisacco di Philippia e un altro sopra di esso. Il numero di uova che una Thalpochares depone, durante la notte in sul principio della deposizione, varia da 3 a 5 , ma poi aumenta fino ad un massimo di 12. 273 - Uovo. L'uovo misura mm. 0,38-0,40, è di forma emisferica, provvisto di tubercoli situati attorno concentricamente a partire dal polo. Questo presenta un' area variolata. Appena deposto 1' uovo ha il colore dell'albumina, poscia, vi cino alla schiusura della larva, acquista il colore ocroleuco con riflessi madreperlacei. Larva. La larva nasce dopo 6-7 giorni (luglio-agosto) dalla deposi- zione dell'uovo. La larva matura (Fig. 17) entro il bozzolo di color roseo o pallido, molto molle, è lunga mm. 3 Vg-^» larga (larghezza massi- ma) mm. 2-3; di forma quasi conica, ingrossata posteriormente. Capo castagno, antenne di 3 articoli di cui il 2" è fornito di lunga setola, occhi 4 per lato. Vista dal dorso (Fig. 17, A) presenta la pelle sulla parte me- diana longitudinale più trasparente fino al 1" segmento addominale; A v.^^ i Fig. 17 Larva matura di Tìialpochares scitula, A vista di sopra, B di sotto, C di fianco (ingrandita). Fg. IS Regione anale della larva di Tìialpochares scitula (molto in- grandita). primo segmento toracico con due aree pigmentate in nero sul dorso. Capo e pronoto provvisti di pochi peli, il resto del corpo di qualche pelo. Sull'ultimo segmento addominale nella parte me- diana si nota (Fig. 18) un rilievo conico nei'o e sotto e dieti-o di esso un'area transversale subtriangolare col vertice all' indietro — 274 — circondata, eccetto che nella parte mediana anteriore e poste- riore, da numerosi uncini chitinosi bruni rivolti colla punta all'e- sterno. Al di dietro di quest' area sbocca 1' ano. Vista dal ventre (Fig. 17, B) la larva presenta le solite vere zampe con unghia robusta e al 3^ e 4 segmento addominale un paio di false zampe per ciascuno fornite al lato esterno di uncini. Di fianco (Fig. 17, C) la larva lascia vedere la sua forma tozza cogli ultimi due segmenti addominali situati un poco più in alto dei precedenti. Nutrimento della larva. — Il nutrimento della larva di Thalpocìiares è dato dalle parti tenere del corpo delle femmine mature di Lecanium e di Phiì/ppia nonché dalle uova di essi. Appena nata la larva cerca queste cocciniglie non ovifìcanti e gira perciò attorno all'orlo basale del loro corpo per trovare il punto ove penetrare. Questo luogo che offre facile entrata si trova alla parte po- steriore, cioè all'orlo inferiore del corpo della cocciniglia scelta, per cui la ThalpocJiares penetra da questa parte e incide la regione ventrale che per essere molle è facilmente lacerata dalle man- dibole, indi consuma le parti interne. Divorati gli organi molli della cocciniglia la larva non ne abbandona la spoglia ma fa di essa uno scudo al proprio corpo e mercè l'apparato di un- cinetti, di cui è provvista, come si è detto, la parte superiore dell'estremo addome, resta aderente per quel punto alla parete interna del dorso della vittima, la quale ultima perciò, viene si- mulata come sana e vivente sia che la Thalpochares si muova sia che stia ferma. Quando la larva è poco sviluppata basta a coprirla superior- mente una sola spoglia di Cocciniglia, ad es. Lecanium. Conti- nuando a nutrirsi essa rode in una delle parti posteriore o ante- riore, lo scudo di una nuova vittima e vi si introduce lasciando la prima spoglia, e avendo poi cura di chiudere il foro praticato nel Lecanium con un tessuto di fili che vi costruisce. Crescendo, ancora, ad uno scudo ne aggiunge un secondo, un terzo ed an- che un quarto che tiene legati tra loro, l'uno di seguito all'altro mercè fili di seta bianchi coi quali si costruisce un involucro se- miovale che la ripari, tranne che al ventre, completamente in tutte le parti. - 275 - Durante la vita larvale la Thalpochares può divorare da 20-SO adulti di Lecanium. La larva coperta sentendosi toccare, immediatamente abbassa l'involucro non lasciando nessuno spazio vuoto tra l'oggetto su cui posa e l'orlo dell' involucro stesso. In tal modo aderisce così te- nacemente che è impossibile staccarla senza sforzo. Bozzolo- La larva arrivata all'ultimo stato di sviluppo completa l'invo- lucro chiudendolo nella parte inferiore riinasta libera al cammino e allora esso costituisce il bozzolo (Fig. 19), il quale ha forma ellis- soidale oppure di mezza ellisse. In que- st'ultimo caso la superficie piana è quella inferiore che aderisce all' oggetto su cui resta il bozzolo definitivamente fissato. Il bozzolo è lungo mm. 4-8, largo mm. 2 Yj-ö e alto 2 5. Sulla parte anteii^re o polo anteriore il bozzolo presenta tre-cinque suture rile- vate, lineari, lunghe mm. 1 2 Va ; e sulla parte dorsale, uno-quattro scudi di Leca- nium. Tutto il bozzolo è scuro o grigio e, p. ^g tranne nella parte ventrale che è liscia, Due bozzoli di Thalpochares scituia rugoso pcr Ì uumcrosi detriti chc la larva (ingranditi). ^. ^^ tappezzato. La parete interna del bozzolo è pure liscia e bianca. Il luogo dell'ultima stazione della larva, cioè ove si trova il bozzolo attaccato, in estate è sulla pagina inferiore della foglia o su un rametto di olivo, mentre nella stagione invernale è sulla biforcazione di due rametti o sulle grosse screpolature dei rami più grossi. In questi luoghi il bozzolo vi è così tenacemente attac- cato che togliendolo vi rimane quasi sempre un lembo del tes- suto. I bozzoli a volte trovansi isolati a volte in numero di due tre o più l'uno a fianco all'altro e strettamente uniti. Crisalide. La larva rinchiusa nel suo bozzolo si trasforma in crisalide dopo qualche giorno nelle generazioni estive e dopo 6 mesi circa nell'ultima generazione. - ^% ~ La crisalide è lunga mm. 4-5 '/2 ® larga mm. 2-3, ha scultura liscia ed è di color testaceo. L' estremo addome è fornito di 6 uncinetti. Generazioni. Non essendosi potuto seguire in tutti i mesi lo sviluppo della Tlialpochares non si può dice il numero di generazioni che essa può avere. Ma stando però al fatto che in agosto 1' uovo schiude dopo 6 giorni dalla deposizione si è indotti a credere che la Tiial- pochares non può avere più di tre generazioni, mentre il Rou- zaud (1) ritiene che nella Francia meridionale ne faccia cinque. Cause nemiche. Una causa nemica allo sviluppo numerico della 'Ihalpochares finora conosciuta secondo le osservazioni fatte in Calabria nel 19G6 ''^^ Fig. SO Femmina adulta di Apnnteles xanthostigmus (ingrandita). (da Silvestri) é data da un braconide, dall' Apmiteles xanthostigmus (Fig. 20) come fu determinato dallo Schmiedeknecht. (l) Sur les moeurs et les metamorphoses d'un Lépidoptère carnassier, destructeur de Cochenille (Ei-astria Scitula) pag'. 7, H. Rouzaud. Bibliothèque du progrès agricole et viticole - Montpellier, Paxis 1893. - 277 - Amici del Lecaniuni oleae e della l^hilippin oleae. Formiche. Amici inseparabili, diremo così, del Lecanium oleae e della Pliilippia oleae, sono alcune specie di formiche e tra queste molto frequente quella denominata d'emouogader nciUellarü. Grli individui o])erai di questa specie si alternano continua- mente sopra i suddetti Lecaniti, da quando questi si trovano allo stato di larva fino a quello di adulto ovificante, per succhiare le sostanze escrementizie zuccherine emesse o sollecitarne l'emissione per succhiarle, raspando di tanto in tanto con l'estremità delle an tenne, sulla regione anale. Trovandosi queste larve di Cocciniglie generalmente in buon numero vicine le une alle altre, spesso addossate 1' una sull' al- tra, ed essendo frequentate dalle formiche, ne viene di conse- guenza che, tanto i predatori quanto gli endofagi, sono in parte ostacolati nel loro ufficio, poiché quelle li rincorrono ogni qual- volta tentano di avvicinarsi. Questo fatto richiamò la mia attenzione e a S. Vito, nell'ago- sto del 1905, volli stabilirne l' importanza, cioè fino a qual punto le formiche potessero, in un tempo più o meno breve, avvantag- giare lo sviluppo di una delle due Cocciniglie in parola. Cercai perciò, per poter fare le mie esperienze, e trovai una pianta di olivo che aveva tre rametti molto infetti da Philippia oleae allo stato di femmina immatura. Liberai due di essi dal Cremosfogaster e dopo averli isolati dagli altri, circondai la loro base di cotone fioccoso e a ciascuno di essi posi di seguito due imbuti di carta a breve distanza tra loro, con la bocca rivolta verso l'estremità dei rametti, in modo che ognuno di questi passasse per il mezzo degli imbuti stessi. In tal modo le formiche trovavano tre ostacoli al loro passaggio e, non potendo arrivare fino alla Philippia, eran costrette a tornare indietro, come infatti avveniva. Il terzo rametto lasciai per controllo. Trascorsi tre giorni, al momento della visita, notai un adulto di Chilocorus ed uno di Exochomus su uno dei due rametti ed un adulto di Exochomus sull'altro, intenti a divorare le Philippia. Il — -278 - giorno seguente il numero dei due Coccinellidi era ridotto a 7 nel primo e 5 nel secondo rametto. Dopo altri cinque giorni, tornato ad osservare i rametti, quelli senza le formiche non avevan più una sola Philippia viva, men- tre l'altro era nelle stesse condizioni di prima. Attesa la deposizione delle uova, di mano in mano che si foi-mavano gli ovisacchi sulle foglie del rametto rimasto come con- trollo, li toglievo per tenerli in osservazione. Alla fine dell' esperienza notai che da 47 ovisacchi non era venuto fuori alcun endofago, da due nacque una Scutellista, e alcune larve di Philippia, da 5 nacquero 8 Microterys e parec- chie lai've di Philippia e, finalmente, da uno 3 Phachyneuron e larve pure di Philippia. Il risultato di questa esperienza dunque dimostra che le for- miche sono ottime amiche dei due Lecaniti e contribuiscono con i parassiti di 2** grado a proteggerli e mantenerli in vita. Äspidiotus betulae Barensp. Adulto femmina. Le prime femmine adulte à.Q\V Aspidiotìii^ hetulae si sono os- servate a S. Vito 1905 e a Catanzaro 1906-1907 verso la 2"" decade di aprile e le ultime verso la 3* decade di settembre. Deposizione delle uova. Nelle epoche suaccennate le femmine si trovano piene di uova, ma verso la fine di aprile e la 1' metà, di settembre cominciano a deporle. Nell'atto della deposizione delle uova l' Aspidiotus contrae visibilmente gli ultimi segmenti addominali e li sposta da destra a sinistra e dal basso in alto. Questi ultimi movimenti sono più accentuati quando l'uovo è pressoché fuori. Mercé dette contra- zioni l'uovo a poco a poco, in circa 5-10 minuti, viene deposto. Duiuntc la giornata VAspidiotus depone da 12 a 25 uova, e in capo a 6-9 giorni che tale è la durata della deposizione, da 70 a 100. — 270 — Come la Philippia oleae, V Aspidiot us deponendo le uova ri- tira il corpo verso la parte anteriore fino a rimanere di questo una specie dì falce con la gobba verso l'esterno. Uovo. L'uovo é di color giallo citrino, lucente, di forma ellissoide Larva. Le uova venute tuori rimangono sparse sotto il follicolo per breve tempo. Ai primi di giugno, circa 12-14 ore dopo la depo- sizione schiude la larva. Questa dello stesso colore dell'uovo resta un'ora circa immobile sotto il follicolo, poi si muove e ne esce correndo dalla parte po- steriore che si presenta perciò un pò sollevata. Alcune larve però non si spostano e si fissano sulla superficie abbracciata dal folli- colo materno. Fuori la larva rapidamente si pone in cerca di un luogo ove fissarsi. I luoghi prescelti sono quelli sulla pagina in- feriore delle foglie dell'ultimo o penultimo ciclo di sviluppo e sui rametti di tre quattro anni o addirittura sui tronchi di rami vec- chi ma ancor lisci. Non è eslcuso però che la larva possa fissarsi anche sulle foglie, o rametti giovanissimi. In generale essa non si allontana molto dal luogo ove è nata ed é perciò che si trovano sempre su rami vecchi larve e adulti di Aspidiotus. Prescelto il luogo la larva fa le prove per conficcare il ro- stro epperò la si vede alzare ed abbassare la parte anteriore del corpo contro la superficie del luogo stesso. Se questa non si pre- sta, rapidamente si allontana per cercarne un altro e ripetere la stessa funzione. Le prime larve si sono osservate in Puglia e in Calabria verso la 1' decade di maggio e le ultime verso la 3* decade di settembre. Mute. Dopo due giorni circa dalla fissazione (S. Vito giugno 1905) la larva si raccorcia sensibilmente e fa la 1* muta. La spoglia come si sa non viene abbandonata, ma resta a coprirne il dorso della larva e costituisce la parte centrale del follicolo dell'adulto. - 280 — Questa spoglia si presenta di forma circolare ingobbata e di color grigiastro. Col passare dei giorni VAspidiotus fa altre mute, il follicolo per unione di altre spoglie e per la pai'te secreta dall'adulto di- venta più largo ma conserva la medesima altezza. Follicolo. Il follicolo femminile è largo mm. 1-1,7, lungo altrettanto, ha forma di calotta, colore grigio bruno all'esterno ; all' interno invece è biancastro con una zona nel mezzo di color rossastro. Crenerazioni Le generazioni dell' Aspidiotus betulae osservate in Puglia e in Calabria sono state due; una in maggio-giugno e l'altra in ago- sto settembre. Le larve dell'ultima generazione passano la stagione inver- nale riparate sotto i propri follicoli e diventano femmine mature verso la l' decade di aprile. Colise n( miche. Le "ause che contrariano lo sviluppo numerico dell' Aspidio- tus betulae sono date dagli insetti predatori e da quelli endofagi. Tra i primi notansi attivi il C'ilocorus e VExocitomus e tra i se- condi le specie: Archenomus hicolo)- How., Rabrolepis dalmani Westw., Prospalta swiilis Masi ed Aphelinus sp. ? Di queste specie endofaghe si è potuto seguire la biologia deWAi-rheitomus hi color' ; delle altre specie si può dire che del- l j^Libroleph dalmani si sono ottenuti a Catanzaro pochi esem- plari mentre numerosissimi pure a Catanzaro sono stati la Pro- spalla e V Aphelinus. Diamo qui appresso un quadro analitico per la distinzione dei parassiti: ?8I — Quadro analitico per la distinzione dei parassiti deìV Aspidiotus hetulae. Corpo in gran parte di color bruno. Antenne di otto articoli. Antenne fusiformi. Nervatura marginale delle ali anteriori di grossezza normale. Ali posteriori lanceolate Prospalta similis Masi Antenne filiformi. Nervatura marginale delle ali anteriori ispes sita. Ali posteriori coi margini paralleli nella seconda metà Antenne con lo scapo e gli ultimi tre articoli notevolmente al lungati, gli altri brevi, nella femmina; nel maschio c^n gli ar ticoli molto allungati ad eccezione del pedicello e del secondo articolo del funicolo, che ha la forma di un anello . Archenomus bicolor How Capo di color verde, parte anteriore del torace azzurro cupo o azzurro verde^ ali nerastre con molte aree incolori nella fem mina, trasparenti nel maschio. Tibie mediane fornite di un grosso sperone Habrolepis dalmani Westw Corpo di un bel colore giallo. Antenne di sei articoli . , . Aphelinus sp Archenomus bicolor How. t^ Comparsa — U Archenonws bicolor si è cominciato ad otte- nere diilV Aspidiotus (S. Vito, Catanzaro) verso 1 primi di giugno, segnando la grande nascita verso la terza decade dello stesso mese; gli ultimi si sono ottenuti alla fine di settembre. Nutrimento — h'Archenomus si nutre degli escrementi zuc- cherini delle Cocciniglie dell'olivo (Lecanium, Philippia) e della melata. Deposizione delle uova — La femmina nei giorni della de- posizione delle uova corre rapidamente su e giù i rametti di olivo infetti da Aspidiotus, esplorando continuamente con le antenne. Quando ha trovato un follicolo, vi sale e lo esplora attentamente con le antenne, che vibra celeremente, su tutte le parti, indi si piazza sulla parte mediana superiore, curva l'addome e poggia la trivella. Subito dopo torna l'addome nella posizione normale e comincia ad abbassarlo ed innalzarlo premendo con la trivella sul follicolo. Dopo 15-30 minuti di lavoro continuo il follicolo è perforato e allora 1' Archenomus spinge la trivella dolcemente. — 282 - Quando questa è peneti"ata per 7^ circa della lunghezza il paras- sita conforma gli archi ventrali dell'addome a cono con V apice facente seguito alla base della trivella e abbassa ancor più l'ad- dome facendo così penetrare tutta la trivella. In questa posizione VA^^chenoìnus resta immobile per 4-5 minuti nel qual tempo de- pone l'uovo. Deposto r uovo allontana 1' addome e tira fuori la trivella, indi si pulisce e va via. Larva. — Dopo tre giorni circa, in giugno, schiude V uovo e la larva che ne nasce comincia a divorare il tessuto adiposo dell' Aspidiotus, per poi divorare tutti i tessuti non rimanendo dell'ospite che la sola pelle. La larva diventa matura dopo 10-11 giorni dalla nascita ed occupa l'interno dell'ospite in posizione curva. Ospite parassitizzato. — L' Aspidiotus parassitizzato muore dopo 10 giorni circa dall' inquinamento. Esso conserva durante tale epoca il colore giallo, poi quando contiene la pupa si colora definitivamente in ocroleuco sporco. Il corpo è quasi conico più allungato di quello immune, è turgido e lungo mm. 1-1.48, largo (larghezza massima) mm. 0.52-1.08. Pupa. — La larva dell' Arche7i' mus un giorno dopo che ha cessato di nutrirsi, durante lo spurgo si raccorcia e si distende secondo la direzione longitudinale del corpo dell'ospite col ventre in basso ; poi si trasforma in pupa. Questa si trova nel mezzo del corpo ospite, col capo rivolto verso la parte anteriore di quello dell' Aspidiotus y ha sul princi- pio un color biancastro, poi bruno. Trascorsi 5-6 giorni dalla trasformazione in pupa nasce l'adulto che fora circolarmente in avanti e superiormente la pelle del- l'ospite e il follicolo ed esce fuori. Tempo impiegato dkiaJ A)-chenonms nello sviluppo. — Lo Archenomus per completare il proprio sviluppo ha impiegato in giugno (S. Vito 1905) giorni 19-21 e cioè : Dalla deposizione dell'uovo alla nascita della larva . giorni 3 » nascita della larva a larva matura . . . > 10-11 » larva matura a pupa. ...... 1 » pupa alla nascita dell'adulto .... » 5-6 Totale giorni 19-21 — 283 - Generazioni. — Dato il tempo impiegato dall' Archenomi/,s a svilupparsi il numero delle generazioni che può avei'si da giu- gno a settembre è di 4, una per ogni mese della buona st; '^ione. Cause nemiche, — All' infuori dell' Eocochoìnus e del (Jhiloco- rus osservati non si è accertata causa nemica all' Archenomus hicolor. Dell' Habrolepis dalmani e dell' Aphelinus sp. diamo qui un cenno dei caratteri principali che basti per riconoscerli. Hahrolepis dalmani Westw. Gli adulti di questo parassita si ottennero da Aspidiotus rac- colti a Nicastro verso la prima metà dei mesi di giugno e agosto. Femmina. — Testa veduta di profilo^ triangolare. Antenne brevi di dieci articoli. Ali anteriori con la cellula allungata e ristretta, la venatura marginale ispessita, la stigmatica lunga la metà della marginale, la postmarginale non sviluppata, con sei aree incolori, di cui una corrisponde alla base dell' ala. Tibie mediane fornite di un grosso sperone. Terebra non molto spor- gente. Ai colori già indicati nel quadro analitico, è da aggiun- gersi : scapo e pedicello neri, primi articoli del funicolo e base della clava brevi, il resto dell'antenna gialla. Lunghezza mm. 0.9-1. Maschio. — Scapo delle antenne compresso e molto dilatato, clava molto lunga e senza distinzione di articoli, la nervatura postmarg4nale evidente, ma senza limite determinato. Le ali sono incolori e le antenne scure solo all' estremità dello scapo e del pedicello. Ordinariamente è un poco più piccolo della femmina. Aphelinus sp. Gli adulti di questa specie si sono ottenuti dalla 2-'' decade di maggio alla P di giugno ; numerosissimi poi si sono ottenuti alla fine di ottobre (Catanzaro 1907). Femmina. — Occhi pubescenti. Pedicello una volta e mezzo più lungo che largo all'estremità. Clava lunga il doppio del penul- timo articolo. Ali anteriori con alcune serie di peli, per lo più in numero di sei, disposte obbliquamente al disotto della nervatura marginale. Questo occupa più di Vg del lato anteriore dell'ala; la nervatura stigmatica è brevissima, la postmarginale manca. - 284 — Occhi verdognoli, ciascuno con due macchie scure; ocelli rosso carminio; ali incolori con la nervatura assai trasparente. Lunghezza, mm. 0.57 - 0.85. Prospalta similis Masi. (1) I primi adnlti di questo parassita cominciarono a nascere da Aspidiotus raccolti a Nicastro, verso la 2* decade di maggio 1907 e la grande nascita si ottenne nella 2^ decade di giugno. Gli ul- timi si sono osservati nella 1" decade di luglio. Femmina. — Simile alla Prospalta murtefeldtii How. Antenne fusiformi, col primo articolo del funicolo non più largo dell'estre- mità del pedicello, segmenti dell'addome subeguali in lunghezza. Colorito generale bruno : testa giallo-bruna rossiccia, antenne uniformemente giallo-brune, zampe senza anelli di colore scuro, ali un poco ombrate nei primi due terzi della lunghezza, senza macchie scure a contorno determinato. Lunghezza, mm. 0,57-0,7 L Pollinia pollini Costa. Adulto femmina. Le femmine mature di Pollinia pollini si sono trovate in Puglia e in Calabria verso la fine di aprile e la 2^ decade di settembre. Deposizione delle uotr. La deposizione delle uova della Pollinia comincia verso la fine di maggio. 8i è avuto cura di osservare se la Pollinia è vivipara ; perciò si sono staccati dai rametti di olivo attaccati, gii adulti di questa Cocciniglia e liberati nella parte posteriore del follicolo si son tenuti in osservazione servendosi del microscopio, badando di (1) Di questa specie e à.Q\V Archenomus bicolor saranno fatte dal Dottor Masi le descrizioni in altro lavoro che tra breve sarà pubblicato nel III vo- lume di questo stesso Bollettino. — 285 — tenere la parte posteriore rivolta verso la lente. In tal modo si è osservato che la Pollinia depone le uova in uno stato molto avan- zato di sviluppo dalle quali dopo un' ora circa esce fuori la larva. Il tempo che impiega ad uscire un uovo è di 15-20 minuti e quello che trascorre per lad eposizione di un altro uovo è di 3-4 ore. Come per la Philippia oleae e per 1' Aspidiotus hetulaej la Pollinia deponendo le uova ritira il corpo verso la regione an- teriore, e siccome il corpo di questa cocciniglia è quasi conico, così, osservato dalla parte posteriore nel mentre che si ritira de- ponendo le uova, esso si vede sul principio composto di due zone concentriche di cui la mediana è l'ultimo segmento addominale, in seguito compaiono altre zone sempre concentriche alle prime rappresentanti i vari segmenti che seguono 1' ultimo. Nello stesso tempo che questi segmenti sì dispongono concentricamente rien- trano gli uni negli altri spingendosi verso la parte anteriore del corpo per modo che la loro parete esterna dopo che la Pollinia ha terminato ia deposizione delle uova, viene a conformarsi a guisa di imbuto più o meno lungo, il margine della cui bocca è costituito dalla parte che unisce il primo segmento addominale al terzo toracico. UOTO. L' uovo della Pollinia è schiacciato e attraverso il guscio lascia vedere la larva, per modo che dà l'aspetto di una crisalide. Larva. La larva schiude dopo un'ora circa dalla deposizione dell'uo- vo. Essa resta entro il follicolo per qualche tempo poi esce fuori e si pone agilmente in giro nelle vicinanze per trovare il luogo ove fissarsi. Trascorse 12-16 ore dalla fissazione la larva comincia ad emet- tere dal dorso dei fili di cera che aumentano mano mano fino a nascondere completamente il corpo della larva stessa. A S. Vito e a Catanzaro si è notata una grande nascita di larve nella 1-^ decade di giugno e un'altra verso la 3*^ di settembre. I luoghi preferiti dalla Pollinia sono sia lungo i rametti vecchi di olivo, ove si fissa rimanendo o isolata o T una accanto - 280 — all'altra in numero di 2-3, o più (Fig. 21) sia sulla biforcazione dei ra- metti stessi e sia infine lungo i margini interni delle cicatrici delle ferite dei rami. Col crescere e compiere delle mute la larva aumenta di vo- lume e mentre sul principio essa si presenta col follicolo poco rilevato sulla superficie del rametto, in seguito si ingobba di più fino a raggiungere allo stato di femmina matura dimensioni di mm. 0.8-1.3 di lunghezza per 0.4-0.6 di larghezza e compreso il follicolo mm. 1-1.5 di lunghezza. In altezza misura 0.4-0.7 mm. Fig. 21 Rametto d'olivo con Pollinia pollini l'uno di seguito all' al- tro (da Bérlese). Flg. 22 Rametto d'olivo con Pollinia coperta e non dal follicolo (da Berlese). Il follicolo è di color grigio come la corteccia del rametto di olivo, per cui si confonderebbe facilmente se non sporgesse dalla superficie di esso a guisa di tubercolo, oppure in qualche parte è bianco. Il follicolo di forma semiglobosa poiché è aperto nella par- te ventrale, presenta (Fig. 22) all'esterno delle rugosità e spor- genze, ed è composto di fili di cera intrecciati tra loro e di spoglie larvali. Esso è molto resistente. La parete interna è liscia e di color bruno; aderisce molto bene sul dorso e sui fianchi della Pol- linia. Questa è perciò protetta superiormente e lateralmente dal follicolo e inferiormente dalla superficie del rametto su cui è fissata. Generazioni. Le generazioni della Pollinia osservate in Puglia e in Ca- labria sono due di cui una primaverile (maggio-giugno) l'altra au- tunnale (settembre parte di ottobre). - ^87 - Cause nemiche. Cause nemiche alla Pollinia pollini allo stato di prima larva sono r Exochonms e il Chilocorus. Oltre a questi nemici vistosi non sono da escludersi quelli che sfuggono direttamente al nostro occhio come ad es, i micror- ganismi. Infatti verso gli ultimi di ottobre a S. Vito (1905) si sono osservati adulti vivi di Pollinia accanto ad altri morti i quali ultimi presentavansi di color nero con gli organi interni disfatti formanti una unica massa liquida dello stesso colore. Riassunto. GENERAZIONE. Da quanto si è esposto risulta che in Puglia e in Calabria le generazioni delle sunnnenzionate Cocciniglie dell' olivo sono due per ciascuna e si compiono : da maggio a luglio (P gen.) j \ Lecaniuiii oleae » agosto » ottobre (2' gen.) \ PMlippia oleae » maggio » giugno (1'' gen.) ^ ». agosto » settembre (2'' g^w.) \ » maggio » giugno (!'' gen.) ^ » agosto » settembre (2^ gen.) \ » maggio » giugno (1" gen.) ^ » settembre » ottobre (2* gen.) \ Aspidiotiis hetulae Follùmi pollini »Secondo gli entomologi della R. Stazione di entomologia agra- ria di Firenze (1) tanto il Lecaniuyn che la Philippia avrebbero invece tre generazioni. (1) « Redia .) IV, p. 55 e 82. — 288 — Il prof. Silvestri, come più innanzi si disse, osservò anche una sola generazione per il Lecanium oleae nel 1906-07 a Portici su piantine di Oleandro poste in terrazza. PARASSITI. I parassiti finora riscontrati sono : del Lecanium oleae: Imenotteri endofagi : . . . . <'.occophagus flavoscutellum. » predatori di uova : Scutellista cyanea. Coleotteri predatori : . . . . Exochomus 4-puüulatus, (Ihilocorus bi- pustulatus. Lepidotteri » .... 1 halpochares scitula. della Philippia oleae : Imenotteri endofagi : . . . . Coccophagus flavoscutellum, (]occophagus hmvardì, Microterys lunatus, Pachi neuron sp.^ Chiloneurus formosus, Aphicus philippiae. » predatori di uova : Scutellista cyanea. Ditteri » » Leucopis sp. Coleotteri predatori : . . . . Exochomus 4-pustulatus, (Ihilocorus bi- pustulatus, Sidis biguttatus. Lepidotteri » ... Thalpochares scitula. dell' Aspidiotus hetulae : Imenotteri endofagi : . . . . Archenomus bicolor, Habrolepis dalmani, Frospalta similis, Aphelinus sp. Coleotteri predatori : . . . . Exochomus 4-pustulatus, Chilocorus bi- pustulatus, Sidis biguttatus. della Pollinia pollini : Coleotteri predatori : . . . . Exochomus 4~piistulntus, Chilocorus hi pustulatas - ^289 Intorno all'attività conibìnatii dei predatori ed eudofagi delle Cocciniglie dell'olivo ed in particolare della Philippia oleae. Come sì è visto più sopra, le cause nemiche allo sviluppo nu- merico delle Cocciniglie dell'olivo sono parecchie e di molta im- portanza pratica , poiché ci spiegano la ragione per cui le Coc- ciniglie summenzionate sviluppandosi normalmente e senza inter- vento o artificiale o di altri insetti o di speciali condizioni bio- logiche della pianta non si moltiplicano in tal numero da im- pressionare Tagricoltore. Infatti posti di fronte nella lotta questi ausiliari nostri, tra i quali potentissimi i due vistosi Coccinellidi ricordati, e il Leca- mura oleae e la Phüippia oleae , ad es., questi ultimi non po- trebbero sussistere menomamente e scompaiirebbero se altre cause naturali, come i parassiti di 2 grado non intervenissero nel con- flitto a prestar loro aiuto. Tra le due categorie di parassiti, dei predatori, cioè, e degli endofagi, l'azione dei primi è di un'efficacia straordinaria, supe- riore di gran lunga a quella degli altri , indiscutibile sotto tutti i riguardi per prontezza e voracità. Basterebbero due soli individui di uno di essi, ad es: di E./JochoniKs perchè in pochi giorni, in po- che ore, tutta una generazione di un individuo di Lecanium o di Phili2^pia (quest'ultima in tutti gli stati di vita) fosse annientata. L'azione dei secondi, dei parassiti endofagi, è relativamente limitata, ma pur essa di gran conto e necessaria per integrare quella dei predatori , ai quali per quanto voraci e attivi possono sfug- gire e sfuggono certamente alcune vittime, che o perchè separate dalle compagne (ricordo che le larve di Lecaniiiìn e di Philippia per quasi tutta la loro vita sono vicine le une alle altre) man- tengono in vita la specie e l'avvantaggiano. kSenonchè ecco op portuno r intervento degli endotagi i quali attivamente e pazien- temente ricercano queste larve sparpagliate, nei remoti luoghi e aiutano alla lor volta e nella loro misura, l'azione distruggitrice dei predatori. Ma anche l'azione di questi endofagi è, in parte, ostacolata da cause nemiche naturali dipendenti dai predatori stessi, i quali — 290 - nella ricerca del nutrimento non fanno eccezione alcuna , tra ò- spiti sani e inquinati, e in parte da quelle dipendenti dai paras- siti endofagi di 2' grado, che, sebbene non abbiamo potuto ac- certarli pure dobbiamo ammettere esistano. Fortunatamente però tali cause nemiche , se in teoria ci porterebbero ad una conclu- sione sconfortante, in pratica, per quanto si è potuto sapere e come risulta da osservazioni fatte in due anni a Catanzaro e al- trove, di frequente non fanno risentire alcun danno. E dopo ciò passiamo a un caso specifico, prendendo ad esempio V Exocìiomus é-pustulafus , il Cliilocorus bipustulatiis. e gli altri parassiti e la Philippia oleae.' Le categorie che si sono fatte dei parassiti sono due, quella cioè dei predatori e quella degli endofagi. Nel caso particolare nostro divideremo la categoria dei predatori in sottocategorie, alla prima delle quali comprendiamo quei predatori che tanto allo stato di larva quanto a quello di adulto si nutrono della Philippia oleae a qualunque stato si trovi ; alla seconda quei predatori che allo stato di adulto si nutrono di Philippia allo stato di larve giovani e di uova, mentre allo stato di larva di sole uova; alla terza quei predatori che allo stato di larva si nutrono solo di Philippia di qualunque stato e finalmente alla quarta quei predatori che al solo stato di larva si nutrono di sole uova di Philippia. Predatori. 1.^ Sotto-cate2:oria. Vi appartengono V Exochomus 4-puüulaius e il Chilocorus bipustulatus. Questi Coccinellidi sono i più effi- caci, rispetto agli altri di cui parleremo, nella lotta contro la Philip pia oleae, sia per la loro grandezza, sia per la loro voracità. Trattando dell' Exocho ni us abbiamo detto che una sua larva può distruggere nei vari periodi di sviluppo da 20 a 24 ovisac- chi di Pliilippia corrispondenti a 14250-17050 uova (facendo la media di 700 uova per ovisacco) oppure, calcolando il minimo di tre femmine immature di Philippia al giorno (abbiamo visto a pag. 258 che, in 36 ore, tre larve di Exochomus succhiarono 8 Philippia immature) per 16-22 giorni di vita attiA^a si avrebbe la distruzione di 48-66 individui di Philippia femmina che ridotti ad uova darebbero 33.600-46.200. — 291 — Dell'adulto non si è i)otuto ossci'vare il numero di Philippin che esso distrugge, ma calcolando un consumo, durante il periodo di vita attiva di 60 giorni da giugno a settembre senza tener conto dei mesi di aprile e maggio in cui VExoc' omus è anche attivo, di 20-25 ovisacchi o di 800 Pnilippia femmine immature grandi e medie si avrebbe un consumo di 14000-17500 uova nel primo caso e di 210000 uova nel secondo caso. Ciò dovrebbe avvenire quando la larva e l'adulto dìEjocloìiufs si nutrissero o di sole uova o di sole femmine immature di Phi- lippia, ma ciò non avviene certo in natura, per cui noi ridurremo il consumo a metà degli ovisacchi e a metà delle Pliilippia im- mature, cioè ammetteremo che VEj-ocliom/fs consumi nei due stati di vita 20-23 ovisacchi e 174-183 Pliilippia immature i quali tutti calcolati a uova importerebbero 135,800-144.200. Del consumo di Phili'ppia fatto dal Chilocorm hipuüulatm non abbiamo dati precisi, ma noi calcoleremo che esso sia eguale a quello d^òWExoc.homim e cioè di 135,800-144,200 ujva. 2.^ Sotto-categoria. Vi appartiene il Sicli^ biguttains il quale allo stato di adulto si nutre di larve piccole e medie nonché di uova di Philipjìia e allo stato larvale di uova. Non abbiamo dati precisi dell'attività dell'adulto, ma possia-mo calcolare ch'esso distrugga durante la sua vita attiva di 60 giorni, circa 10 ovisacchi o 400-600 tra larve piccole e medie che, cal- colando la metà di maschi, si ridurrebbero a 200-300. La larva sappiamo che consuma un solo ovisacco. Dimodocché il Sidis distruggerebbe allo stato di larva e adul- to 140.700-210.700 uova. S.*" Sotto categoria. Appai-tiene a questa sotto-categoria la Thalpochares sci tuia. Questo lepidottero è utile allo stato di larva la quale può distruggere durante la vita attiva circa 10 ovisacchi oppure 25-30 femmine immature di Philippia. Riducendo della metà gli ovisacchi e le femmine si avrebbe un consumo di 5 degli uni e di 27 delle altre equivalenti a un totale di 22.400 uova. i.^ Sotto-categoria. Finalmente si comprendono in questa ultima sotto-categoria la Leiicopis sp.? e la Sculellista cyanea le quali si nutrono di uova al solo stato di larva. Come abbiamo visto la larva di ciascuna di esse sta entro l'ovisacco di Plnlippia che manda a male, quasi completamente. Quindi esse consumano poco meno di 700 uo\a ognuna, — 202 - Concludendo dunque per i predatori si ha che: V Exochomus consumerebbe uova .... 135,800—144,200 il Chilocorus » » 135,800 - 144,200 » Sidis » » 140,700 210,700 la Thalpochares » » 22,400— 22,400 » Leucopis » » .... 700 — 700 » Scutellista » » 700 — 700 Totale uova 436,100 - 522,900 Parassiti endofagi. Entrerebbero in questa categoria: il Coccophagus fkwoscutellum, il Coccophagus howai-di, il Microteris limatiti^, e VAphicus philip- piae, non tenendo conto del Pachineuron e del Chiloneurìts dei quali è dubbio il grado di parassitismo. Del numero di uova che una femmina di ciascuna delle suindicate specie può deporre non possiamo dir nulla non aven- do potuto fare osservazioni in proposito, epperò calcoleremo ap- prossimativamente che ciascuna femmina di esse possa assicu- rare le proprie uova in 10 Philipina femmine, poiché teniamo conto della dispersione dipendente dai Coccinellidi e da quella probabile dei parassiti secondari, e perciò il numero di Philippia uccise dai 3 endofagi sarebbe 30 che calcolate ad uova darebbero una perdita di 21,000 uova. Sommato il numero di uova consumato dai predatori a quello consumato dagli endofagi si ha in cifra tonda mezzo milione di uova ossia di individui di Philippia che vengono distrutti durante la 1''' generazione. Come si vede la Philippia si trova di fronte a circa 9 diversi nemici dei quali i più attivi sono i predatori. In questo modo non è possibile tentare un confronto nella lotta tra un individuo di Philippia e due soli dei predatori delle 3 prime sotto-categorie, poiché come abbiamo detto baste- rebbero due soli Exochoiiuis, durante i mesi di giugno ad ago- sto, allo stato di larva ])rinia e di adulto i)oi, perchè la genera- zione della vittima fosse distrutta completamente, — 293 — Infatti ammesso clie una Philippia a maggio avesse dato origine a 700 larve delle quali ammettiamo la metà di sole fem- mine e un Exochomtis, pure a maggio^ due sole larve e quindi due adulti, questo predatore consumerebbe nel l*' stato di sviluppo fino a giugno circa 114 Philippift immature e nel 2 stato, da giugno ad agosto, altre 600 Plülippüi, in totale 714. Si avrebbe quindi un disavanzo, la generazione di una sola Philippia cf e $ sarebbe stata annientata e i due predatori dovrebbero morire di fame. E ciò senza il concorso del Chiìocoì-us ed altri predatori o en- dofagi. Ma questo fatto non si verifica sempre in natura, poiché con- corrono ad aiutare, la Philippia i parassiti dei parassiti, le for- miche nonché le altre Cocciniglie delle quali tanto i predatori qnanto i parassiti primari sono anche parassiti. Risulta infatti da osservazioni di altri e nostre che l'Exochomus e il Chilocorus si nutrono pure di Lecanium oleae, di Aspidiotus betulae viventi anche su altre piante diverse dall'olivo, di Pollinia pollini; il Chilocorus si é osservato pure da noi (Catanzaro) nu- trirsi di larve di Ceroplastes r-usci, predatore di larve di Lecanium oleae, Aspidiotus hetalae e Pollinia pollini (Catanzaro); la Scu- tellista predatore di Lecanium e Ceroplastes rusci (S. Vito-Ca- tanzaro-Portici) ; il Coccophagus flavoscutellum endofago del L^eca- nium oleae e del Ceroplastes rusci (S. Vito - Catanzaro - Portici), del Lecanium persicae (Bevagna), Pulvinaria mesembry ante- mi (Portici); il Coccophagus howai'di del Ceroplastes rusci (Ca- tanzaro); il Mio-oteri/s lunatus del Phisoterìnes piceae (Sehr.) vivente sull' abete e sul pino, della Pulvinaria carpini (Linneo) vivente sul nespolo. E poiché le generazioni di quasi tutte le specie ospiti coin- cidono con quelle della T^hilippia, di leggeri si comprende come l'azione dei parassiti perché ripartita fra tutte e non esclusiva- mente contro l'unica specie Philippia oleae, questa deve avvan- taggiarsi e si avvantaggia infatti sussistendo nel tempo e nello spazio. D'altra parte esistono i parassiti dei parassiti (come abbiamo visto per i due Coccinellidi, per la Leucopis, la Thalpochares e la Scutellista e, probabilmente, anche per i parassiti endofagi) i quali concorrono anch'essi a tenere in vita la specie ospite; non escluse le formiche le quali come abbiamo visto altrove tengono a rispettosa distanza i parassiti. - 294 - Tutte queste cause fanno si che la specie ospite Plulrppia oleae esista nonostante ch'essa sia contrariata da molti e poderosi nemici. Come della Philippia si può dire del Lecanium oleae e delle altre Cocciniglie dell'olivo, eccetto in parte la Pollinia pollitii, contro le quali concorrono molto anche speciali funghi. Concludendo quindi diciamo che le Cocciniglie dell'olivo, in pratica , se non intervengono cause biologiche naturali straordi- narie o artificiali, mercè l'azione degli insetti predatori integrata, combinata con quella degli nsetti endofagi, nonostante che questi abbiano dei nemici, pure esse sono mantenute nei giusti limiti pi sviluppo numerico in modo che l'agricoltore non ha ragione di impensierirsene di soverchio. INDICE Lecanium oleae. Adulto femmina Deposizione delle nova Uovo .... Larva .... Generazioni Habitat Intensità dell'infezione di L. oleae su^'li olivi Cause nemiche .... Cause dipendenti da microorganismi » n » altri insetti . Parassiti Imenotteri: Coccophagus flavoscutelluìn » » Scutellista cyanea Philippia oleae. Adulto femmina Adulto maschio Accoppiamento Ovisacco Deposizione delle uova Uovo Larva Mute Femmina immatura . Larva maschile Pupa maschile Generazioni Habitat Cause nemiche Quadro analitico per la distinzione dei parassiti perparassiti della Philippia oleae Parassiti Imenotteri: Coccophagus flavoscutellum Coccophagus howardi Microterys lunatus Pachyneuron sp. Chiloìieiirus formosus Aphicus philippiae . ScKtellìsta. cyanea Dittero predatore: Leucopi^ sp. Pachineuron sp. Coleotteri predatori: Sidis biguttatus Exochomus 4 -jnistulatus. Adulto Comparsa Costumi Nutrimento dell'adulto Accoppiamento . Deposizione delle uova Uovo .... Larva .... Nutrimento della larva Mute .... Pupa .... ed i- pag. 217 n 218 « 219 n n '7 220 n n 221 222 223 226 228 229 230 231 232 » 233 n 234 235 236 237 238 240 243 245 n 246 247 248 250 251 » 252 I) 253 254 256 258 260 261 - 296 - Tempo iinpicgato dalV Exocho7ìins a svilupparsi Generazioni Cause nemiche Chüoconis b/p/isfiildfns: Adulu Uovo Larva . Mute Pupa Tempo impiegato dal Chiiocorus Gene l'azioni Cause nemiclie Parassiti dcW E,rochomn,s e del maloti/lu.s flaminius Tetrastichus epilachnae nello sviluppo Chiiocorus: Ho Lepidottero predatore: Thalpochares seif u la : Adtilto Uovo ..... Larva .... Bozzolo ..... Crisalide Generazioni .... Cause nemiclie Amici del Lecaniìrm oleae e della Philiiypia oleae miche ..... Aspidiotus betulae: Adulto femmina Deposizione delle uova Uovo .....•■ Larva ...... Mute Follicolo Generazioni ..... Cause nemiche .... Quadro analitico per la distinzione dei parassiti della Aspidiotus betulae Archenomus bicolor Habrolepis dahnani .... AjyheliJius sp Prospalta similis .... PoUinia pollini: Adulto femmina . Deposizione delle uova . Uovo ...... Larva . . . . Generazioni ..... Cause nemiche .... Riassunto : Generazione .... Parassiti Intorno all'attività combinata dei predatori ed endofagi delle Cocciniglie dell'olivo ed in particolare della Philippia oleae - . . . For Predatori Parassiti endofagi Indice F. SILVESTRI e Gr. MARTELLKD Vili. LA COCCINIGLIA DEL FICO (Cer op laste s r u s e i L.) CENNI STORICI. La cocciniglia del fico per eccellenza è il Ceroplastes rusci L. degli entomologi, e deve il nome volgare all' essere, tra le cocciniglie che attaccano il fico, la più grande e vistosa, nonché la più dannosa. ^ssa fu ben conosciuta nel suo aspetto e negli effetti sull'al- bero attaccato, fin dai più antichi tempi e ricordata dai vecchi autori che si occuparono di cose agrarie. Teofrasto (2) accenna alla cocciniglia del fico ritenendola causa della ruggine di tale pianta. Fabio Colonna (3) la descrisse e la figurò sotto il nome di Lepas ìiova seu rnyiHi morbus e poco dopo di lui ne parlarono da noi il Cestoni (4) e il Boccone (5) rilevando i danni da essa causati e descrivendo il primo assai bene la nascita delle larve, il loro vagare per due o tre giorni, il fissarsi e l'accrescersi. Il Klein (6) la ricordò sotto il nome di Lepas tessellata e nel 1758 Linneo la denominò Coccus rusci. (1) Il Dr. G. Martelli si è specialmente occupato delle osservazioni biolo- giche in Puglia ed in Calabria e ancora più particolarmente della Sciitellista. (2j Theophrasti. « De causis plantarum " libr. V, de plantis, libr. IV. (3) F. Columna. « Purpura, hoc est de purpura ab animali testaceo fusa, de hoc ipso animali, aliiscjue rarioribus testaceis quibusdam n Uomae, 1616. (4) Lettera a Vallisnieri in: Vallisnicri, opusc. post. Tomo II. (5) Museo, Tom. I, 107, flg. 23. (6) Klein, Ostr. 116. — 298 — In Francia nel 1773 pubblicò una interessante memoria su questa cocciniglia il Bernard (1) e nel secolo trascorso furono molti gli autori, che ebbero a trattare della cocciniglia del fico. Per quanto riguarda ai varii nomi scientifici ricevuti da tale cocciniglia nelle varie epoche e a tutta la parte sistematica rimandiamo coloro^ che possono averne interesse, all' elenco sinonimico più innanzi riportato; qui ricorderemo particolarmente ancora quegli Autori, che si occuparono un po' più diffusamente di questo insetto. Il Targioni (2) richiamò l'attenzione sulla natura della sostan- za che forma lo scudo e che protegge il corpo molle di questa, cocciniglia, e consigliò di tentare la coltivazione di essa su piante non adatte, o poco, alla produzione di frutto per ricavarne ad uso industriale la cera. Contemporaneamente il Sestini (3) pubblicò il risultato di un'a- nalisi chimica da lui fatta delle sostanze costituenti detto scudo. Nel 1881 il Oolvée nella memoria ricordata nell'elenco sino- nimico descrisse per il primo il maschio di questa cocciniglia che non fu più visto da alcuno fino all' anno passato in cui noi lo trovammo abbondante in Calabria ed in Puglia. Il Leonardi (1899-1901) pubblicò una descrizione delle prin- cipali forme del Ceroplastes rusci insieme ad alcune notizie bio- logiche ed al modo di combatterlo, e gli Autori nostrani, che ebbero ad occuparsi più tardi di tale cocciniglia, non fecero nulla di più e di meglio, se si eccettua una memoria del Berlese (1901) nella quale si parla della Scutellista cyanea parassita del Ceroplastes rusci, ma non esattamente. In una breve nota (4) il Trabut richiamò 1' attenzione su al- cuni parassiti della cocciniglia del fico e specialmente sulla Scu- tellista cyanea e Thalpochares sci tuia. (1) Bernard. « Memoire surfe flg-uier. « Mém. de i'Acad. de Marseiffe, 1773, pag. 89, flg. 14-21. (2) Targùoni-Tozzetti. « Come certe coccinig-fie sieno cagione di alcune nie- late delle piante e di alcune ruggini; e come la cocciniglia del fico dia in abbondanza una specie di cera. » Atti Accad. Georgofili (2) XIII, 18()G. Idem u Sur la ciré qu' on pent obtenir de la Cochenille du figuier. « Coniptes Rendus, LXV, p. 246, 1867, (3) Sestini « Su di una nuova qualità di cera, n Nuovo cimento, 1866. (4) Trabut « Le Ceroplastes ou Cochenille du figuier et ses ennemis. » Gou- vern. gen. de 1' Algerie. Direction de 1' agriculture. Service botanique. Bull. N.° 34, pag. 1519, 1907. 299 — Gen. Ceroplastes Gray. Syu. 1759 Coccus L. ex p. Syst. Nat. Ed. X, tom. I, pag. 455. )) 1830 Ceroplastes Gray, Spicilegia Zoologica, p. 7, pi. 3, figs. ß-7. )) 1835 Calypticus Costa, ex p. Faun. Reg. Nap. Cocc. j> 1852 Lecanium Walk., ex p. List, of Homopterous in the Collection of British Museum, part. IV et supplement (1858). » 1867 Colmnnea Targ., Studi sulle Cocc. p. 8. )» 1872 Ceroplastes Sign., Ann. Soc. ent. Fr., (5), II, p. 35; et Auct. Questo genere^ appartenente alla ricca sottofamiglia dei Le- caniti, è caratterizzato per avere femmine coperte da uno scudo di cera testudiniforme formato cioè da una parte centrale e da placche simmetricamente disposte attorno al corpo e non ade- renti intimamente ad esso, sicché possono esserne distaccate. Antenne delle femmine adulte di 6 articoli col terzo più lungo (in qualche specie secondo alcuni autori anche di 7 ad 8 articoli). Scudo maschile provvisto di raggi cerosi, di numero e forma varia secondo le specie. Maschio adulto con antenne di 10 arti- coli, armatura genitale stiliforme. Al genere Ceroplastes appartengono due specie trovate fino ad ora anche in Italia: il Ceroplastes sinensis del Guercio ed il Ceroplastes rusci L., del quale ultimo si tratta appunto qui appresso. Ceroplastes rusci L. Syn. (1) 1758 Coccus rusci Linn., Syst. Nat. Ed. X, tom. I, p. 456. " 1773 " caricae Bernad, Mém. Acad. Marseille, p. 89. n rusci Fabr., Syst. Ent. p. 743. » » Gmél., Syst. Nat., Ed. XIII, p. 2217. I) caricae Oliv., Ency. Méth., VI. p. 93. » rusci » " >' n p. 95. (1) Questo lungo elenco ha lo scopo di far conoscere gli Autori che si occuparono del Ceroplastes rusci e di servire come indice bibliografico, piut- tosto che quello di far conoscere tutta la sinonimia del Ceroplastes stesso, 1* quale altrimenti poteva essere molto ridotta. n 1775 « 1789 )j 1791 » 1791 - :]00 — Syn. 1794 Coccus artemisiae Rossi, Mant. Ins., II, pp. 56, 514. » 1794 » caricae Fab., Ent., Syst., IV, p. 225. " 1794 » rusci » » " » p. 226. » 1801 .) n Turton, Syst. Nat., p. 713. " 1801 » caricae » " » p. 713. " 1803 » » Fab., Syst. Rhync, p. 308. » 1803 )5 rusci » ?' ') p. 309. 'J 1834 » caricae Fonsc, Ann. Soc. Ent. Fr., Ill, p. 205. " 1835 V ') radiatus Costa, Faun RQg. Nap., Cocc, p. 12. » 1835? ') testudineus » " " » » p. 12. " 1835? " hydatis » " » » » p. 12. ') 1852 Lecanimn r»sci Walk. List of Homopteroiis in the Collection of British Museum, part. IV et supplement (1858) » 1866 Colmnnea testudinata Targ., Atti dei Georgofili, n. 5. XIII p. 31. » 1867 » » » Studii sul. Cocc. p. 8. » 1867 Coccus caricae » » » » pp. 4. 8. 12. " 1867 » hydatis « " " » p. 12. » 1867 Columnea testudiniformis Targ., Studi sulle Cocc. pp. 8, 11, 12. » 1867 Chermes caricae Bdv., Ent. Hort., p. 320. » 1872 Ceroplastes rusci Sign., Ann. Soc Ent. Fr., (5) II p. 35. " 1872 Lecanium artemisiae Sign.» » " » » II p. 37. » 1876 Coccus rusci Sign., Bull. » « » » n VI p. LXXVI. » 1881 Ceroplastes rusci Colvée, Estud. sob. Ins., Cocc, p, 9. 1881 « >, » Bull. Soc. Ent. Fr., (6), I, p. XII. " 1883 » )) Blanch., Les Coccides utiles, p. 23. » 1884 >' .. Targ., Ann. di Agr., pp. 400, 409. » 1885 n n Peragallo, Etudes sur les Insectes nuisibles à I'agriculture, II partie p. 170, 171. " 1887 )) » Penzig , Studi botanici sugli agrumi e sulle piante affini, (annali di agricoltura, p. 519). » 1888 n » Targ., Relazione lavori Staz. Entom. Firenze. » 1889 » » Me. Intire, In. Quekeett Micr. Club, p. 23. ') 1891 Lecanium artemisiae Targ., Cocc. degli Agr. Ital., p. 13, note. » 1891 Columnea testudiniformis Targ.,» » » » pp. 13, 28. » 1892 » rusci Beri. Riv. Pat. Veg., I p. 62. » 1894 Ceroplastes » Visart- » » » III p. 44. » 1895 » » Saccardo » » IV p. 47. » 1896 » » Cockerell, A. Check, List of the Coccidae (Bull. of the Illinois State Laborat. on Nat. Histor. Voi. IV p. 333). — 301 - Syn 1897 Ceroplastes rusci Newstead R., New Coccidae collected in Algeria by the Rev. E. Eaton (Extr. Trans Ent. Soc. Lond., Part. I, April, p. 93). » 1897 » » Newst., Tr. Ent. Soc. Lond., p. 101. » 1899 » » Leon., Boll. Lab. di Ent. Agr. Portici, p. 3. « 19ÜÜ » n Beri., Insetti nocivi agli alberi da frutto e alla vite. Portici, p. 156. » 1901 n n Leon. Gli insetti nocivi ai nostri orti, campi ecc. Voi. IV p. 452 (Tip. Marghieri, Napoli). » 1902 » » Trabut, Bull. Agr. Algerie et Tunisie, N.° 7, pp. 161 - 167. " 1W2 » » Beri., La cocciniglia del fico. Est. Italia Agricola. Giornale di Agricoltura. » 19U2 » » Del Guercio, Nuove relaz. R. Staz. ent agr. (1) N.» 4, p. 318. " J903 » » Idem, Ibidem (1) N.« 6, p. 102. » 1904 » )i Trabut, Gouvern. gener. d' Algerie. Direction de r agriculture. Service botanique N." 34, p. 15. DESCRIZIONE DEL CEROPLASTES liUSCI L. NEI SUOI VARII STATI. Uovo. L' uovo appena deposto è ocraceo, in seguito diventa color ruggine e poi color cannella. È ellittico con un polo leggermente più sottile dell'altro e misura in lun- ghezza mm. 0,360 e in lar- ghezza ram. 0,185. Larva I. Larva neonata — La larva neonata del Ceropla- Larva neonata di Ceroplastes rusri : A dal dorso, stßS VlfSCÌ fFi^' lì è alIuU- B dal ventre (molto ingrandita). . ., i gata ovata, circa il doppio ( 0 poco più 0 poco meno) più lunga che larga , di color fulvo 0 fulvo^ferrugineo. Fig. 1 — 302 La sua lunghezza è di mm. 0,473, la kirghezza massima di mm. 0,229. Antenne lunghe (senza considerare le setole) mm. 0,1 43; peli delle squame anali mm. 0,286. Il corpo è nudo e liscio. Le antenne (Fig. 2) sono composte di sei articoli dei quali il secondo è poco più breve del primo ed è fornito di una setola abbastanza lunga, il terzo è poco meno della metà più lungo del secondo, che porta due setole abbastanza lunghe mentre una ne ha il terzo; il quarto e quinto articolo sono uguali fra di loro e ciascuno uguale in lun- ghezza al secondo ed avente una breve setola e una strozzatura submediana simulante una divi- sione in due articoli; il quinto articolo è fornito anche di una setola abbastanza lunga; il sesto, ed ultimo articolo è in lunghezza quasi uguale al terzo, fornito di alcune setole abbastanza brevi, di una abbastanza lunga, di una lunga all'apice e di una molto lunga, uguagliando in lunghezza quasi tutta l'antenna, poco prima dell'apice. Le zampe hanno il tarso (Fig. 3) provvisto nella parte superiore distale di due digituli lunghi quanto il tarso stesso; il pretarso è composto di un' unghia semplice e di due setole nascenti alla base dell' unghia, alquanto più lunghe dell'unghia stessa e termi- nate a clava. Larva I a due giorni dalla nascita — La larva neonata dopo aver trovato il luogo adatto si fissa col suo rostro sulla foglia e comincia a nutrirsi. Il suo corpo allora comincia ad emet- tere cera bianca , la quale ben presto si vede distribuita in modo particolare. La prima larva in questo secondo periodo della sua esistenza (Fig. 4) ha il corpo allungato ovale, il doppio più lungo che largo, antenne, zampe e peli delle squame anali come nel pe- riodo precedente. La parte mediana del dorso presenta due grandi aree coperte di cera bianca, le quali insieme formano un piccolo rialzo a contorno subovale occupante '''' j ^ della larghezza del corpo e circa 7» Fig. 2 Antenna di larva neo nata (molto ingrandita). Fig. 3 Tibia, tarso e pretarso di una zampa del terzo paio (molto ingranditi). — 303 — della sua lunghezza e attorno a questo rialzo si notano quindici sporgenze di cera bianca che non rag- \- ^ giungono il margine laterale del corpo. Di esse una è mediana anteriore dieci laterali, due postero laterali, due poste- riori; tra queste ultime sporge anche l'anello dei peli anali rivestito di cera. L'area di cera anteriore mediana non è formata da una colonnetta compatta, ma da quattro tubi di cera fra di loro riuniti e, quella posteriore, da va- schette rettangolari. Lunghezza del corpo mm. 0, 5, larghezza 0,25. Larva II. Il carattere principale che serve a differenziare la seconda larva (Fig. 5) da quella del secondo periodo della prima è la lunghezza maggiore delle quindici sporgenze di cera, che a guisa di palette sorpassano in essa i margini del corpo. Questa larva perde i peli delle squame anali e conserva antenne e zampe uguali a quelle della prima larva. La sua lunghezza è di mm. 0.715, e la larghezza del doppio minore. Larva III. Scudo. (Fig. 6) — È bianco, circa due quinti più lungo che largo, fornito di 15 raggi e di una carena mediana a base ovale e divisa in due pilastri. La disposizione dei raggi e la proporzio- nale lunghezza e grossezza fra di loro Fig. 4 Larva I del secondo periodo (molto ingrandita). Fig. 5 Larva II (molto ingrandita). sono quelle, che si indicheranno per lo scudo dell'ultima larva maschile. — 304 — A B Fig. 6 Scudi di larve III a due stadii diversi di sviluppo (ingranditi). Lunghezza dello scudo coi raggi mm. 1.30 senza i raggi mm. 0.92; larghezza coi raggi mm. 1, senza raggi mm, 0.53, altezza mm. 0.43. Corpo senza scudo (Fig. 7) di colore ocroleuco diversamente variegato di ferrugineo, quasi Vs più lungo che largo, a contor- no ovale col polo un poco meno largo corrisponden- te alla parte posteriore ed avente in corrispon- denza agli stigmi due leg- gere insenature per lato. La parte mediana centrale del corpo sottostante alla carena dello scudo è un poco più elevata del resto del cor- po e convessa , e la parte sublaterale di esso è anche un poco più elevata della laterale e divisa da depressioni poco profonde in nove lobi, dei quali uno è anteriore , tre laterali e due posteriori: uno per lato dalla apertura anale. La parte poste- riore del corpo ha un' incisura mediana abbastanza profonda che la divide in due lobi, aventi all'apice due setole brevi ed una molto breve. Gli occhi sono due, uno per lato del capo. Le antenne (Fig. 8) sono di 6 articoli: il primo è il più corto ed il più largo, il secondo è poco più lungo del primo ed è fornito di due setole abbastanza lunghe, il terzo è il più lungo di tutti e poco più lungo del quarto e quinto presi insieme, esso è pure fornito un poco innanzi all'apice di due setole abbastanza lunghe; il quarto articolo è poco più lungo del quinto, che è fornito verso la sua parte mediana di una setola più corta di quelle del terzo articolo; il sesto infine è lungo poco meno degli articoli quarto e A B Fig. 7 Larvtì III senza scudo: A dal dorso, B dal ventre (ingrandite). — 305 - quinto prosi insieme, è un poco attenuato gradatamente dalla base all'apice e porta sette setole, delle quali una abbastanza breve e grossetta poco sopra la base, una lunga più di tutto l'articolo verso la metà dello stesso, e tre brevi e due lunghe presso l'apice. Le zampe sono per forina degli articoli e setole come quelle dello stadio larvale seguente che si descriveranno appresso. In corrispondenza alle insenature laterali toraciche e per buon tratto su ciascun lato ventrale di esse esistono minutissimi tubercoli subconici. Le lamine anali sono di color baio o ca- stagno e fornite di poche setole brevi. Durante questo periodo nelle località dove si risconti-ano anche maschi di Ceroj-ìlastes, come in Puglia e in Calabria, si cominciano a distinguere indi- vidui col corpo un poco più allungato e raggi dello scudo pure un poco più lunghi. Tali in- di\idui sono appunto le larve maschili , delle quali appresso si descrive l'ultimo stadio. Fig. S yViiteniin di lai\a III (uioltd iiijiTandita). %tb>^ Ultima larva maschile. Scudo. — Lo scudo maschile dell' ultima larva (fig. 9), e che ricopre in seguito anche la pupa e l'adulto fino a completo sviluppo, è bian- co a contorno allungato "^ ellittico, come è il corpo della larva con una par- ^ te centrale più alta della sublaterale, che è legger- mente convessa, sormon- tata da una carena di cera i divisa in due pilastri e portante attorno la base 15 lunghi raggi di cera. La carena mediana poco ^' innanzi la base delle squa- me anali si va elevando pei' un piccolo tratto A H Fig. 9 liir ultima larva inascliile: A dal dors />' di tiauco (iiisranditi). ;'radatamente e poi — 306 bruscamente a formare una specie di pilastro, di cera, tronco al- l'apice e poco più grande di quello che lo precede separato da un angusto spazio, che non si estende fino alla base. I raggi in numero di 15 sono subconici e tonnati da fasci di fili di cera e ciascun fascio presenta anche una striatura trasversale. Essi sono contigui tra di loro con la base e situati sulla parte sublaterale dello scudo stesso, col margine superiore a contatto col margine esterno della parte centrale dello scudo. Terminano a punta e sono disposti nel se- guente modo: 3 anteriori; uno centrale e due laterali; 4 poste- riori; due mediani, laminari con la base intorno all'ano, e due sub- laterali e 4 per ciascun lato, il raggio più lungo e più grosso è il secondo laterale e misura, quando è intero, circa due terzi della lunghezza totale della parte centrale dello scudo; i meno grossi e più brevi sono i due sublaterali posteriori che sono più corti della metà della lunghezza totale della parte centrale dello scudo, non tenendo conto in tale rapporto dei due posteriori mediani lami- nari, che sono anche un po' più brevi dei sublaterali posteriori; il 1" laterale è quasi eguale al laterale 2° e i laterali 3" e 4" fra loro quasi eguali e alquanto più brevi e meno larghi del 2«; il raggio anteriore mediano è quasi uguale in lunghezza ai due an- teriori laterali e tutti e tre gli anteriori sono meno larghi del 1 ' laterale. Tutti i raggi eccetto i mediani posteriori sono diretti air infuori e gradatamente un poco in alto. Lunghezza totale dello scudo coi raggi mm. 2. 20, senza raggi mm. 1. 40, larghezza dello scudo coi raggi mm. 1. 75, senza raggi mm. 0. 82, al- tezza dello scudo colla carena mm. 0.60. Larva. — L' ultima larva ma- schile liberata dallo scudo di cera (Fig. 10) è di colore più o meno inten- samente ocroleuco variegata di fer- rugineo. Il suo corpo è poco più del doppio più lungo che largo, poste- riormente poco più stretto che ante- riormente e tanto all'innanzi quanto posteriormente arrotondato; margini laterali leggermente convessi con due leggere insenature in corrispondenza agli stigmi e si- tuate la posteriore verso la metà del corpo, 1' anteriore a livello A B Fig. IO Ultima larva maschile senza seiulo: A dal dorso, B dal ventre - 307 dell' inserzione delle zampe del 1 ' paio. La parte dorsale centrale del corpo è leggermente convessa; la parte posteriore è profonda- mente incisa fino all' ano. Intorno e dietro a questo, situato nel t'ondo di tale incisura e dorsalmente si trovano le due squame anali, che sono subtriangolari e fornite di pochi peli. Gli occhi sono due: uno per lato della faccia superiore del corpo. Le antenne (Fig. 11) sono formate di 6 articoli, dei quali il 3" è il più lungo , il 4" e 5" quasi uguali tra di loro e 1' ul- timo poco più lungo del ò^ e portante all'apice alcune setole. Le zampe sono bene svilup- pate ma più gracili di quelle della femmina dello stadio corrispon- dente, hanno gii articoli 1-3 ben separati,appariscenti, ma la tibia ed il tarso meno bene fra di loro distinti : l'anca ed il trocantere portano ciascuno all'apice infe- riore una setola, il femore e la tibia sono nudi. Il tarso è al- quanto attenuato e presso l' a- pice al dorso fornito di due se- tole sottili terminanti a clava e poco più corte del tarso stesso. Il pretarso è costituito da un'unghia breve, abbastanza acuta, da una setola sottile terminata a clava alquanto più lunga dell'unghia e di un' altra setola allargata, laminare, con apice ari'otondato e lunga quanto la setola sottile. Il torace in corrispondenza alle insenature marginali ha due spinette su ciascun lato di esse ed una un poco maggiore sopra r insenatura. Lungo tutto il margine del corpo si osserva qualche setola minutissima ed una setola breve nella parte posteriore di ciascun lobo anale. Lunghezza del corpo mm. 1,720, larghezza mm. 0,817, lun- ghezza delle antenne mm. 0,156, lunghezza delle zampe posteriori mm. 0, 270. A B Fig. 11 A antenna, B zampa del 3° paio di ultima larva maschile (molto ingrandite). - 308 Pupa. Sotto lo scudo, descritto, deirultima larva, questa si trasforma in pupa e quindi in adulto. Lo stato di transizione tra quello di pupa e quello di larva non presenta di caratteristico che una diminuzione della larghez- za del corpo della larva e un accrescimento dell' altezza dello stesso. Sotto la pelle della larva si plasma la pupa che a com- pleto sviluppo si presenta come mosti-a la figura 12 ed è superfluo A B Fig. 12 Pupe maschili: A dal dorso, B dal ventre (iiii^randite). descrivere minutamente. Il suo colore è ocraceo più o meno ten- dente al ferrugineo, la sua lunghezza compresa la guaina del pene è di mm. 1,435, la larghezza mm. 0,58 e la lunghezza de- gli accenni delle ali mm. 0, 45. Maschio adnlto. Colore del corpo variabile dall'ocraceo al ferruginoso col me- sotorace e metatorace poco più scuri e la parte posteriore del mesotorace al dorso fulva. - 309 - Capo (Fig. 13) alquanto più largo che lungo; visto lateralmente appare in forma di cono tronco con l'apice rivolto in basso. È for- nito di corti peli leggermente ai'cuati e pochi sparsi e di 3 paia di occhi, dei quali 4 al dorso : due mag- giori submediani poco lungi dalle radici delle antenne e due minori sublaterali; gli altri due al ventre nella parte sub mediana. Le antenne (Fig. 14) sono lunghe poco più della metà della lunghezza del corpo, non compreso il pene, sono composte di 10 articoli, dei quali il V è grosso e corto, il 2° poco più sottile e più lungo del l'^, gii altri 8 sono fra di loro uguali per grossezza e forniti di peli abba- stanza lunghi; il 4° articolo è il più lun- go di tutti e poco meno del doppio del 3", gli altri articoli sono in lunghezza fra di loro non molto diversi, l'ultimo è arrotondato all'apice e porta 3 peli lunghetti terminati a clava. Il torace bene sviluppato considerato in tutta la sua lunghez- za dorsale è un poco più lungo dell'addome. Fig. J3 Adulto maschio (ingrandito). Fig. 14 Antenna (molto ingrandita). Il protorace è al dorso più o meno visibile a seconda lo stato di contrazione dei muscoli longitudinali del torace, poiché nel momento di massima contrazione resta quasi del tutto coperto dal mesotorace che è molto più alto del protorace e con la sua parte anteriore più o meno a questo sovrapposto. Il pronoto é poco più largo posteriormente che anteriormente ed ha gli angoli anteriori arrotondati. 11 mesotorace è il segmento più sviluppato al dorso in cui presenta scudi ben differenziati, e al ventre ha pure un largo scudo. 310 — Fig. 15 Ala (ingrandita). Il metatorace tei'mina posteriormente, al dorso, abbastanza ar- rotondato, al ventre non ha scudo fortemente chitìnoso. Le ali (Fig. 15) sono grandi, di color nocciuola con una stri- scia scura corrispondente alla vena anteriore ed una ocracea alla vena posteriore; chiuse sorpassano di poco l'stremità della guaina del pene. Sono circa il doppio più lun- ghe che larghe con le due solite vene proprie dei maschi dei lecaniti; tutta la lamina alare è fornita di minutis- simi tubercoli abbastanza fìtti, che verso la parte mediana dell'ala sono disposti molto più fitti lungo un'angusta striscia che parte dalla base dell'ala e giunge parallelamente alla 2* vena poco lungi dal lembo pò steriore dell'ala. Questa striscia di tubercoli molto più fitti che nel resto dell'ala fanno apparire questa, se vista per trasparenza a piccoli ingrandimenti, come percorsa da una striscia più scura simulante una terza vena, I bilancieri mancano. Le zampe sono pressoché uguali fra di loro, di molto poco essendo più lunghe le posteriori; sono fornite di peli abbastanza numerosi e abbastanza lunghi leggermente curvate. Il femore è alquanto più ingrossato della tibia e di questa poco meno del dop- pio più corto, la tibia (Fig. 16) è leggerissimamente curvata (con la concavità al dorso) e armata all'apice interno di una spina diritta, acu- ta, abbastanza corta: il tarso é leggermente at- tenuato all'apice ed è nel- le zampe posteriori (Fig. 16) più corto della tibia oltre il doppio; presso l'apice al dorso porta due sottili setole terminate a clava e più lunghe dell'unghia. Questa (Fig. 16) è unica, breve, acuta, presso la sua base al ventre esistono due sottili setole terminate a clava e poco più corte di quelle apicali della parte superiore del tarso. L'addome è posteriormente poco più assottigliato che ante- riormente ed è provvisto al ventre ed ai lati di peli abbastanza lunghi e abbastanza numerosi leggermente arcuati: al dorso è quasi nudo. Il penultimo segmento si prolunga ai lati in due pro Fig. 16 Tibia, tar.so e pretarso di zampa posteriore (ingranditi). 311 cessi conici che con l'apice, fornito di alcuni peli, sorpassano di poco il margine posteiiore dell'ultimo segmento. Questo è corto e alquanto più stretto del precedente, leggermente sinuoso al mar- gine posteriore e fornito nelle parti sublaterali di due setole che nude (liberate dalla cera) sono poco più lunghe della metà della guaina del pene, rivestite invece dal cilindro ceroso, come lo sono normalmente quando i maschi sono in vita, appaiono come sottili bastoncelli anche un poco più lunghi della lunghezza to- tale del corpo. Da sotto la parte posteriore dell'addome si dirige in dietro la guaina del pene affatto stiliforme e sorpassante il margine po- steriore dell'ultimo segmento addominale per mm 0. 250. Il pene è alquanto più corto della guaina. Lunghezza totale del corpo fino al margine posteriore del- l' ultimo segmento addominale mm. 1,150, lunghezza del capo mm. 0.157, larghezza del capo mm. 0.228, lunghezza delle antenne mm. 0.664, lunghezza del torace mm. 0.502, larghezza 0,33, lun- ghezza dell'ala mm. 1.076, larghezza massima dell'ala 0.502, lun- ghezza femore posteriore mm. 0.143, lunghezza tibia mm. 0.301, lunghezza della guaina del pene (dal margine posteriore dell'ad- dome all'estremità) mm. 0.33. Larva femminile corrispondente all'ultima maschile. Scudo — Di color rosso-grigiastro, non co)isiderando i raggi bianchi, poco più lungo ('/^ - 7^) che largo e alto quasi la metà della larghezza, a contorno ovale, non tenendo conto della maggiore sporgenza dei raggi laterali. Esso (Fig. 17) è diviso in tre zone già ben distinte: una marginale, una centrale ed una intermedia. La zona marginale dello scudo a tale periodo appare già divisa in 8 placche, delle quali una anteriore ed una posteriore, tre in un lato e tre in quello opposto, ciascuna placca pòrta nella sua parte centrale colon - nette di cera bianca detti raggi, e pre- cisando la anteriore tre raggi contigui alla loro base e diver- genti all'apice, un raggio ciascuno le prime due placche laterali, Fig. 17 Scudo rti larva femminile (ingrandito) - 312 due ragg'i, contigui alla base , la placca laterale posteriore e 4 raggi la placca posteriore; di questi ultimi raggi due nascono ai Iati delle squame anali, due sotto di essi perfettamente contigui, in modo da sembrare ad occhio nudo un sol raggio. La zona in- termedia dello scudo è formata da un anello leggermente incli- nato dall' alto in basso e la zona superiore mediana, a contorno ovale allungato, è formata da una placca che porta due pilastri di cera bianca contigui alla base poco divergenti all' apice, dei quali l'anteriore è un poco minore del posteriore; ambedue sono alti circa ^/ ^ dell'altezza totale dello scudo. Lunghezza coi raggi mm. 1,60, senza raggi mm. 1,30; lar- ghezza con i raggi mm. 1.45, senza raggi mm. 1 ; altezza con i pilastri di cei^a mm. 0.80, senza i pilastri di cera mm. 0.60. Il corpo delia larva femminile liberata dallo scudo (Fig. 18) é di colore ferrugineo tendente al fulvo, poco più lungo (circa Yg) che largo ; i suoi margini laterali, al torace, hanno due insenature poco pro- fonde in corrispondenza agii stigmi. La parte sublaterale del corpo è un poco più elevata della marginale e divisa in 8 lobi, uno anteriore, uno posteriore e tre per lato; sul lobo posteriore si tro- vano le squame anali di color castagno e fornite di poche setole. La parte cen- trale del corpo per una porzione ovale, circa il doppio più lunga che larga e corrispondente in lunghezza a circa metà del corpo intero, è convessa e alquanto più elevata della regione sublaterale. Lungo il margine laterale del corpo si trovano pochi e brevissimi peli e presso le insenature margi- nali toraciche alcuni minutissimi tubercoli subconici. I lobi anali sorpassano di poco il margine posteriore delle squame anali e sono provvisti di tre setole, delle quali l'interna è più corta. Grli occhi sono uno per lato come nella larva precedente. Le antenne (Fig. 19) sono di 6 articoli, dei quali il 1" è poco più corto e più grosso del 2", il 3" più lungo di tutti e quasi uguale agii articoli 4-6 presi insieme, l'ultimo articolo è poco più lungo del penultimo. Fig. 18 Larva femminile vista dal dorso senza scudo (ingrandita). - 3i3 — Le zampe (Fìp;. 20) sono bene sviluppate, composte del solito numero di articoli ed aventi due lunghe setole sottili, terminate a clava , presso l'apice del tarso, ed alla base dell' unica unghia Fig 19 Antenna di larva t emniinile (molto in- grandita). Fig. 20 Zampa del terzo paio di larva t'emmi nile (molto ingrandita). del pretarso, una setola sottile terminata a clava, alquanto più lunga dell'unghia stessa, e un' altra setola allargata , laminare e terminante a forma di disco. Lunghezza del corpo senza lo scudo mm. 1,150, larghezza mm. 0.790, lunghezza delle antenne mm. 0.215, lunghezza delle zampe posteriori mm. 0.45. Femmina immatura. La larva dopo 1' accoppiamento o nello stato corrispondente a quello in cui, quando esistono i maschi, suole avvenire l'accop- piamento si può denominare femmina immatura. Nel Ceroplastes dalla 4" forma larvale si passa, per un gra- duale accrescimento , a quello di femmina immatura che è ca- ratterizzata quando ha una lunghezza di 3 mm., da uno scudo di bell'aspetto , di colore grigio, tendente leggermente al roseo, ec- cetto la zona centrale, che è di color terra d'ombra, sormontata — 314 - U Fig. 21 Scudo di femmina immatura (ingrandito). da una piccola carena eli cera bianca, e i corti raggi pure bian- chi delle piastre della zona laterale. Il colore è alle volte di un cinereo molto pallido tendente al biancastro, come si osserva su esemplari del lentisco. Lo scudo è a contorno ovale un poco in'egolare, più stretto anteriormente che po- steriormente, circa Ve pii^i lungo che .largo e la metà più largo che alto. Tutto lo scudo si può dividere, come quello della larva precedente in una zona laterale, una intermedia ed una centrale. La zona laterale è formata da 8 pia- stre, delle quali una anteriore, una poste- riore e tre per ciascun lato; le piastre sono fra di loro quasi uguali ed hanno nella parte centrale una piccola depressione a guisa di ombelico da cui fuoriesce un brevissimo raggio di cera diviso leggermente in tre nella piastra anteriore, in due nelle piastre laterali posteriori. La piastra posteriore ha un foro me- diano corrispondente all'apertu- ra anale, protetta dalle squame anali e con due corti raggi di cera per lato. La zona intermedia dello scudo è anulare, convessa e larga un poco meno della zona cen- trale. Questa è pochissimo più lunga che larga e fornita nel mezzo di una piccola carena di cera circa Vs pi»^! lunga che larga e poco elevata. Lunghezza dello scudo mm. 3 , larghezza mm. 2.5 , altezza mm. 1.2. Il corpo della femmina im- matura a questo stadio, visto dal ventre, è di color vermiglio ed è provvisto sempre di antenne (Fig. 22 A) e zampe (Fig. 22 B) bene sviluppate. Quelle sono di 6 articoli come nella larva; il pretarso Fig. 22 A antenna, B zampa del 3^^ paio (molto ingrandite). - 315 - delle zampe è formato da un'unghia e da due appendici fra di loro poco disuguali per forma e grandezza , alquanto più lunghe del- l'unghia con un peduncolo grossetto e un'apice clavato. Lunghezza delle antenne ram. 0.23 ; delle zampe posteriori mm. 0,45. Femmìua adulta. Femmina adulta prima di deporre le uova. — Dallo stato di femmina immatura si passa a quello di fem- mina adulta gradatamen- te con accrescimento del corpo con poche modifi- cazioni nello scudo e nes- suna nella forma e di- mensioni delle antenne e delle zampe. Scudo — Lo scudo della femmina adulta (Fig. 23 Ce 24) pronta a deposi- tare le uova, oltre ad es- sere più grande di quello dello stato precedente, ha di caratteristico una mag- giore altezza e convessità dovute alla posizione for- temente obbliqua (cioè molto vicina alla perpen- dicolare) della zona periferica, ad una maggiore estensione della zona intermedia, che diventa prima molto più convessa, quasi emisferica considerata insieme alla zona centrale e nel momento in cui comincia la deposizione delle uova affatto convessa. Il colore dello scudo diventa più scuro e nella parte corrispondente alla por- zione superiore della zona periferica e alla inferiore della intermedia quasi nero-azzurro che va diventando fumoso verso la zona cen* frale, la quale si conserva di color terra d' ombra. A B e Fig. 23 Rcametto di fico con femmine di Ceroplastcs a varii sta' ti di sviluppo: A e -B in grandezza naturale, C ingran- dite circa un quarto. Flg. 24 Scudo di femmina adulta (seniischematico, visto di fianco e ingrandito). — 316 — Lunghezza dello scudo mm. 4, larghezza mm, 3,2, altezza mm. 2,5. Quanto alle dimensioni della femmina e dello scudo che la ricopre è da osservare che non sempre sono quelle indicate, anzi variano e con frequenza anche di molto o per diversa costitu- zione individuale o per causa di diverso alimento. Non è raro trovare femmine lunghe soltanto 3 mm., alte 2, 5, e anche meno, atte a deporre uova, come altre di 5 mm. ed alte 4. Femmina dopo la deposizione delle uova. - La femmina del Ceroplastes riisci dopo la deposizione delle uova, coperta dallo scudo, è di color cinereo, '/? circa più lunga che larga ed Ve pi*^^ larga che alta, con la parte periferica dello scudo perpendicolare ed il resto affatto convesso. Dopo la deposizione delle uova la femmina muore, lo scudo comincia a screpolarsi, a staccarsi dal corpo della femmina che resta perciò in parti più o meno estese scoperto apparendo liscio, lucente, di color terra cotta. Composizione chimica dello scudo delle femmine di Ceroplastes. Il Sestini nel 1866 (op. cit.) fece un'analisi chimica della ma- teria componente lo scudo della cocciniglia del fico, analisi, che a complemento della conoscenza della specie in discorso credia- mo opportuno riportare nei punti principali : « Materia solubile nell'alcool a freddo (ceroleina) . . . 51.3 > » » bollente , fusibile a 78" C. (acido cerotico) 12.7 Materia insolubile nelFalcool anche se bollente (miricina o pal- mitato di miri elle) fusibile da 71" a 73" C. . . 35.2 Perdite 0,8 La materia dello scudo può essere estratta dagli animali che ne sono coperti, oltrecchè coll'etere, per mezzo dell'acqua bollente e si ottiene un poco tinta da una materia colorante, che ricorda il carminio, nella proporzione media di 59 per 100. Adoperando più perfetti modi di spremitura si avrebbe anco nella quantità di 62 a 63 per 100. Coli' etere il prodotto sale a 65 per 100. La cera ottenuta è fragile, opaca e di aspetto grasso, si rammollisce a 40" C, fonde a 57" C. Uno stoppino, fatto con essa, brucia con fìam- - 817 - ma fuliginosa e cola più di un altro di cera ordinaria, l'acido sol- foroso bianchisce la cera, l'altera sensibilmente. Trattata con alcool perde il 65 o il 66 per cento ed il residuo è una materia fusibile a 62°, fragile, che brucia con fiamma chiara e senza odore; somiglia alla cera ordinaria ed imbianca all'aria coi processi comunemente adoperati per l'imbianchimento di questa». Il Targioni intorno alla cera, che si può ricavare dagli scudi di questa cocciniglia, scrisse nel lavoro già citato quanto segue: « Tornando alla Cocciniglia del fico, ed alla cera ch'essa pro- duce, mi guarderei bene, a costo di rimaner senza lume nel buio delle notti lunghe, mi guarderei bene io diceva, dal far voto che essa si insignorisse di ogni ficaia, e impedisse all'autunno di recare la larghezza dell'ultimo ma dolcissimo frutto dell'annata. Però coll'esempio della Cocciniglia del Messico, o della Tu- nera, come chiamano i fichi d'India sui quali essa vive, alle Ca- narie, mi pare possibile di fare delle parti giuste; e con una ser- barci i fichi graditi, coll'altra procurare in copia alla Cocciniglia il suo pascolo e a noi la cera. Basterà infatti destinare al primo effetto le piante di fico, delle mighori specie v s'intende, e nei luoghi dove i frutti acquistano maggior perfezione; e in altri luoghi, secondo le voglie delle Coc- ciniglie medesime, coltivare altre piante per loro. Io non intendo di fare una proposta formale, ma ecco dei dati, che frattanto possono esser presi in esame da chi fosse ten- tato di fare la prova dell'allevamento delle Cocciniglie del fico. Esse si fissano a preferenza sui rami dell'anno e sulle ultime vette, e su quelle più esposte al sole. Diciotto a venti stanno pres- s'a poco sopra un centimetro quadrato di superficie, e 750 a mille per conseguenza, all'incirca, sopra 50 centimetri. Tanto è appunto in superficie la vetta di un anno, supposta di 1 centimetro di dia- metro, e di 6 a 8 centimetri di lunghezza, mentre in realtà ogni vetta è almeno il doppio, e altrettanti animali all'incirca essa può portare. Ma è chiaro che destinando delle ficaie all'allevamento pro- gettato , la coltivazione dovrebbe moltiplicare i rami terminali annotini, e quindi aumentare 1' elemento di produzione, come si aumenta per i fichi d'India, quando si destinano alle Cocciniglie del Messico. Ma dividiamo pure per discorrer coi numeri tondi le 1000 Cocciniglie sopra due vette, basterà avere 400 di queste per dare — 318 - aliog-gio a 200,000 animali, clie alla ragione di 3,05 grammi di cera per 1000, quanto ne danno secondo la esperienza del Se- stini, produrranno oltre a mezzo chilogrammo di questa materia; al titolo di cera greggia il prodotto potrà valere in commercio dalle lire due alle tre. Non è difficile che una pianta di fico abbia il triplo, il quadruplo e più del numero di sette sopra in- dicato; e producendo Cocciniglie potrebbe dare dalle 5 alle 6 lire pel minimo di prodotto, quanto credo ne diano, torse intorno alle grandi città, le ficaie col frutto ordinario ». Data la poca quantità di cera che si può ricavare da una pianta di fico molto infetta da Ceroplastes e il valore della prin- cipale pianta nutrice di esso, nessuno ha in seguito neanche ten- tato di studiare il modo di moltiplicare tale cocciniglia per fare un'industria della sostanza con cui essa forma lo scudo, cosa che ci sembra molto ragionevole. A proposito dello scudo di questa cocciniglia si è osservato a Catanzaro che durante il periodo della ovificazione, verso la fine di giugno e nelle ore più calde della giornata, esso si ram- mollisce e può distendersi sia che contenga la larva parassita, sia che ne sia immune. In tali epoche è visitato da gran numero di apidi non esclusa l'ape, i quali asportano pezzetti dello scudo stesso. DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DELLA COCCINIGLIA DEL FICO. La cocciniglia del fico si trova in tutta la regione del Medi- terraneo che è considerata patria del fico, nella sua parte meri dionale orientale. È stata indicata anche per la Guiana Inglese, l'Australia ed il Giappone, regioni in cui deve essere stata im- portata. In Italia è molto diffusa in tutta la parte meridionale e in quella littoranea della centrale e settentrionale. PIANTE NUTRICE. La Cocciniglia del fico (Ceì-oplastes rusci), nonostante il suo nome volgare, vive su molte altre piante , che secondo i varii autori sono le seguenti : Ruscus aculeatus, Pistacia terebinthus, 1\ ìentiscas) Vitis ignìfera, Anona cheiiniolia, St)-eìilc-ìa reginae, - 810 - Ilea: aqidfolium, Myrtus communis, ArteynUia absintiuum, Ficus elastica e F. carica, raramente sugli Agrumi. A Catanzaro fu osservata oltre che sul fico, sulla vite, sul pioppo, sul gelso. Ruscus e mirto, però è da osservarsi che le piante di vite, pioppo e gelso, sulle quali si trovarono Ceroplasles, erano attorno a piante di fico molto infette e perciò sono da ritenersi piante nu- trici occasionali, infettate cioè da larve nate sul fico e traspor- tate dal vento sulla vite ecc. e ivi rimaste e cresciute tempora- neamente, Nei mesi estivi, dopo che in una data località è avvenuta la schiusura delle larve sul fico, si possono trovare queste anche su varie piante erbacee situate sotto i fichi infetti o in vicinanza di essi, ma tali piante non possono offrire nutrimento adatto ad esse per diventare adulte e perciò sono da considerarsi stazioni accidentali, tali sono p. e. la Zea mays, il Convolvolus e molte altre piante. La pianta che più comunemente e più intensamente di ogni altra viene attaccata dal Ceì'oplastes rusci ò il fico. Note biografiche. Deposizione delle uova e numero delle generazioni. — A Catanzaro è stato osservato che la deposizione delle uova e quindi la schiusura delle larve avviene una volta nell' anno ed è quasi simultanea, accadendo entro uno spazio di tempo non molto lungo. Nelle località della Calabria a poca elevazione sul livello del mare , la deposizione delle uova comincia verso la fine di maggio continuando in giugno e termina verso i primi della 2" de- cade di luglio segnando un massimo alla metà di giugno. Nelle località più alte, a circa m. 120 sul livello del mare, la massima deposizione ha luogo a distanza di un mese circa. In Puglia (S. Vito dei Normanni) la deposizione delle uova coincide presso a poco con quella osservata per le località poco elevate di Ca- labria. Quindi a Catanzaro (1906-1907) e a S. Vito dei Normanni (1905-1906) il numero di generazioni, che compie il Ceroplasles, è di regola di una; a Catanzaro Marina nel 1907 le generazioni invece furono due. A Portici di regola il numero delle generazioni è di due e la massima deposizione delle uova corrisponde ai mesi di maggio - 320 — ed agosto. Però in questa località si possono trovare adulti con uova, ritardatarii o precoci di una delle generazioni, in tutti i mesi dall' aprile al novembre , e qualche individuo anche in inverno. Numero delle uova deposte — Il numero di uova deposte dal Ceroplastes dell' unica generazione a Catanzaro è stato di un minimo di 884 ad un massimo di 1453. Essendo variabile la grandezza delle femmine adulte varia anche il numero di uova da esse deposte, però si può ritenere in media di poco più di 1000. Nascita delle larve — Nelle località poco elevate le larve compaiono in Calabria ed in Puglia ai primi della 2^* decade di giugno, nascono in maggior parte verso la fine dello stesso mese per terminare ai primi della 3^ decade di luglio. Nelle località elevate di Calabria il massimo della nascita si ha alla fine della 2^* decade di luglio; in altre regioni la nascita delle larve avviene, ben s'intende, a seconda le epoche della de- posizione delle uova. In primavera a Portici e a Catanzaro dopo 20 giorni dalle uova si hanno le larve. La durata della nascita delle larve da adulti raccolti a Ca- tanzaro è stata da 5 a 15 giorni e il maggior numero di uova ottenuto nella giornata da un adulto di Ccfoplastes è stato di 358 e il minore di 3 nell'ultimo giorno. Larve - Queste escono dalla parte inferiore posteriore dello scudo dell'adulto ove esso si presenta distaccato dal rametto di fico, su cui è fissato, e si pongono in giro sia risalendo lo stesso rametto sia discendendo questo per portarsi sui rametti prossimi e cer- care sempre le foglie sulle quali vogliono fissarsi. Generalmente è sulla pagina superiore delle foglie che le larve cercano di fissarsi, ma non raramente alcune vanno sulla inferiore, nonché sul tenero frutto. I luoghi preferiti sulla foglia sono quelli corrispondenti alle nervature secondarie e terziaiie e sulle diramazioni di queste ultime. Fatto spiegabile poiché in tali punti le larve trovano abbon- dante nutrimento. Quando la nascita delle larve è al suo massimo, le larvette nella loro rapida corsa salendo verso l'estremità del rametto s'ad- densano e si addossano le une sulle altre in modo da formare tanti aggruppamenti semoventisi. Tali aggruppamenti si avverano specialmente sulle cicatrici delle inserzioni foliari e fiorali, nonché sopra gli scudi stessi di adulti pi'olificanti. — 321 — Poiché su tali parti della pianta si ha il massimo addensa- mento delle larve, avviene che ammassi di esse ruzzolano e ca- dono sul sottostante suolo , ove vanno perdute , oppure con una folata di vento vengono trasi)ortate a distanza su piante circo- stanti. In tal modo si spiega facilmente l'infezione che si osserva su fichi che l'anno precedente erano immuni. Questo mezzo di trasporto spiega ancora due altri fatti: 1° ])erchè troviamo questa cocciniglia su piante diverse circostanti al fico infetto, come ad es.: il pruno, il pioppio, la vite, il convolvolo, il gelso, come si è constatato a Catanzaro; 2" perchè la zona infetta abbia un'inten- sità massima al centro e di mano in mano minore col procedere verso la periferia , fino a non trovarsi alcun esemplare di Cero- plastes alla periferia stessa, come si è avuto occasione di osser- vare nei due ultimi anni decorsi a Catanzaro. In quanto poi all'attecchimento numerico delle larve di questa cocciniglia su dette piante è ovvio ricordare ch'esso dipende da cause nemiche vegetali e animali. Noi crediamo poi che bisogna escludere la vigoria delle piante, la quale se può essere presa in considerazione per altre piante e per altre cocciniglie, per il Cero- plastes essa non sembra avere alcuna importanza. Tale conclusione si desume da osservazioni ed esperienze fatte al riguardo. Così avendo a Catanzaro seminato larve di Ceroplastes sia su fichi coltivati sia su fichi selvatici, i quali ultimi potrebbero offrire una resistenza molto più grande che non i primi , i risultati ottenuti sono stati completamente positivi negli uni e negli altri, cioè in- fezione proporzionale al numero delle larve seminate sugli uni e sugli altri. Come si è sopra detto, le larve preferiscono nelle loro prime età di fissarsi sulla pagina superiore della foglia ove accorrono numerose. Osservata perciò la foglia nel primo periodo di vita del Ceì'oplastes, si vedono disseminate sopra di essa tante piccole macchie ovali ferruginose che non sono altro che le larvette fissate; ma dopo circa 2-4 giorni dalla fissazione le dette macchie cambiano aspetto e si mostrano come tante piccolissime stelle a raggi bianchi con placca centrale pur essa bianca , dovuti a ciuffi di fili cerosi escreti dalle larvette stesse. E così sulla foglia il Cero- plastes si rende più appariscente. In questo stato come in alcuni altri successivi e cioè, fino a che arriva alla lunghezza di mm. 1 ^/_j per mm. 1 di larghezza, la larva può cambiar di posto, ma i movimenti sono molto tardi. — 322 — F'g. 25. Pezzo di fofflia di fico con Ci'roplaslcs maschi e t'emnùnc (tfraiidezza naturali'). Maschi. — A distanza di 20 g-iorni dalla fissazione della larva della prima età, sulle foglie si distinguono nettamente gii scudi dei maschi (Fig. 25) da quelli delle femmine per presentarsi i primi all' aspetto esterno con lo scudo più allungato e provvisto di raggi cerosi più lunghi e più acuti, come si è detto nella descrizione. Da tali scudi fuoriescono i maschi , i quali cercano subito le fem- mine per accoppiarsi con esse, dopo di che, compiuta la loro missione muoiono. A Catanzaro e a S. Vito dei Normanni nel 1906 i maschi adulti comparirono nella 2' quindicina di agosto ed ancora in parte ai primi di settembre. Femmina immatura. — Le femmine, subito l'accoppiamento o no, continuano nei mesi di estate a crescere gradatamente sul posto scelto delle foglie o di alti"a parte della pianta, però verso la fine di ottobre e i primi di novembre quando hanno raggiunto le di mensioni di mm. 1 '/?' ^^ femmine fissate sulle foglie passano da queste al rametto, che le porta, ove si fissano definitivamente e compiono il restante ciclo di loro vita. Sul rametto esse si dispongono le une ac- canto alle altre e qualche volta anche addossate (Fig. 26), in modo da coprire tutta la superficie inferiore del rametto stesso. Ivi passano l'inverno e la stagione primaverile seguente Femmina adulta. — Questa conserva il posto scelto allo stato di femmina imma- tura ed ivi deposita pure le uova. Località e alberi prediletti dalla COCCINIGLIA DEL FICO. — La Cocciniglia del fico si sviluppa specialmente in località calde e umide e su alberi poco arieggiati per la foltezza della loi'o chioma Fig. 26. Eametto di fico molto infetto (lì Cfroplastes (a una metà circa della grandezza naturale). Danni causati dalla cocciniglia del fico. La cocciniglia del fico, come le altre specie della famiglia, si nutre a spese dei succhi della pianta, sulla quale vive, sug- gendoli con r apparecchio boccale a tal uopo confoi-mato, quindi - 328 — oltre che danno, ancora non ben calcolato, alla pianta per la ferita ad essa fatta nel conficcarvi gli stili setiformi dell'apparec- chio boccale , può produrre prima, un impoverimento e poi un esaurimento della pianta stessa per la sottrazione degli amori, che ciascun individuo pratica dalla prima età fino alla deposizione delle uova. Inoltre la cocciniglia del fico, come gli altri lecaniti e specie di altri gruppi di cocciniglie , emette dall' ano escrementi , che contengono sostanze zuccherine, le quali servono alla loi- volta di alimento a vari funghi, tra cui, più comunemente, a quelli conosciuti col nome volgare di fumaggine, fuliggine, morfea. Questa estendendosi sulle foglie fa diminuire la superfìcie assorbente e traspirante e insieme alla melata fa indebolire l' assimilazione del carbonio, poiché sottrae una i)0)-zione dei raggi solari alle cellule delle foglie. Nello stesso tempo fa rallentare la ti-aspira- zione, l'ascensione degli umori e l'assorbimento alle radici. Gravi sono pertanto, per loro natura, gli effetti della cocci- niglia del fico sulle piante infette e come intensità sono propor zionali, s'intende, al numero degli individui delle cocciniglie che attaccano un albero. Nei casi di forte infezione si può avere un arresto completo dello sviluppo dei frutti, disarticolazione delle foglie, e se l'infezione durasse qualche anno di seguito, si giun- gerebbe senz' altro alla morte della pianta, non intervenendo l'uomo, con mezzi artificiali, o le cause di distruzione naturale di cui appresso si discorre. Cause naturali che limitano lo sviluppo della Cocciniglia del fico. Non ostante il grande numero di uova che una femmina di Ce- roplastes rusci produce e nonostante che in molte località da tali uova si originino soltanto femmine, accade che lo stesso Ceroplastes non si sviluppa mai intensamente per vai1 anni di seguito, ma che dopo uno, due anni di forte sviluppo diminuisce assai, numerica- mente, fino a divenire trascurabile dal punto di vista agrario per poi tornare dopo un numero maggiore o minore di anni ad assu- mere un nuovo e grande sviluppo. Tale fatto dipende dalle cause varie, che in natura combattono la cocciniglia del fico e che sono fisiche e biologiche. Cause fisiche. — Non abbiamo noi dati sicuri per calcolare qual'è l'azione del freddo e del cnldo sullo sviluppo della cocci- — 324 — niglia del fico e dei suoi parassiti, ma certo la tempei'atura deve averne una abbastanza importante essendo essa uno dei princi- pali fattori diretto ed indiretto che regola la distribuzione di tale cocciniglia, come di altri animali in tutte le i-egioni come in Italia dove si vede prosperare nella parte meridionale e anche nella littoranea della settentrionale, mentre manca o poco si svi- luppa nelle altre regioni che sono soggette ad inverni rigidi. Vento. — Delle cause fìsiche che cooperano alla distruzione della cocciniglia del fico, abbiamo potuto apprezzare la pioggia e il vento. Questo e quella sono notevoli agenti di distruzione del Ceì'O'plastex allo stato di larva neonata. Si è visto nelle note biografiche che le larvette dopo la nascita camminano agili su e giù per i rami portandosi siìecialmente alle loro cime, dove si avvicinano, si addensano in fitte schiere e si accumulano spesso le une in parte sulle altre formando aggruppamenti molto insta- bili. Se in tali epoche soffiano forti venti, grande è il numero delle larvette che viene asportato dalle piante, sulle quali nacquero e in parte trasportato su altri alberi, in maggior parte precipitato al suolo. Quivi esse per lo più non trovano piante atte al loro nutrimento fino a completo sviluppo e più o meno presto muoiono. Perciò il vento, se è ben vero che opera come mezzo di propagazione por- tando anche a notevoli distanze su altre piante nutrici del Cero- plastes le larve di questo, opera pure in determinate epoche del- l'anno, corrispondenti alla nascita delle larve, come mezzo di di- struzione di esse. Pioggia. — Questa quando cade dirotta e violenta, come non di rado può succedere in estate, e coincide colla nascita delle larve del Ceroplastes, agisce contro di tale cocciniglia quale mezzo di distruzione più potente del vento, poiché dilavando con forza i rami trascina al suolo un numero gradissimo di larve. Queste vengono poscia portate via dalle acque di scolo o restano fra la terra bagnata, dove trovano per la massima parte la loro morte. Cause biologiche. — Un capitolo ancora affatto trascurato a proposito delle cause biologiche nemiche del Ceroplastes è quello che riguarda microrganismi patogeni che certo non mancheranno per il Ceroplastes, come per gli altri esseri viventi. Fra tali cause nemiche si debbono considerare le condizioni speciali in cui alle volte si trovano le piante sulle quali stanno fìssati i Ceroplastes. È natui-alo che ogni deperimento della pianta - 325 — nutrice per cause fìsiche e biologiclie, potrà esser causa di mor- talità più o meno grande degli insetti, che dagli umori suoi do- vrebbero trarre nutrimento, ma qui vogliamo particolarmente ri- cordare la distruzione di Ceroplades che avviene per la caduta delle foglie innanzi che tutti gli individui siano andati a fissarsi sui rametti. Verso la fine d'estate e primi mesi dell'autunno si è osservato frequentemente vecchie foglie di fico cadute al suolo che portavano un certo numero di femmine immature di Cero- plasfes le quali andavano senz'altro perdute. Tale caduta ha luogo in maggiore o mmore quantità secondo le condizioni delle piante e in parte per causa dei ("eroplastes stessi e della fumaggine, che si forma sui loro escrementi e sulla melata, che fuoriesce dalle loro ferite. Cause biologiche animali. - Delle cause biologiche si è potuto abbastanza apprezzai-e quelle animali che sono rappresen- tate da altri insetti, che si nutrono della cocciniglia del fico allo stato di uovo , di larva o di femmina immatura e che sono per- tanto suoi parassiti. Vi sono altri insetti che frequentano gli albei'i di fico infetti da Ceroplastes per trarre profitto delle materie zuccherine da essi emesse o della cera che costituisce il loro scudo, ma questi sono semplici utilitari del Ceroplastes come di altri insetti, ma non ne- mici, solo potendo recare qualche danno quelli che asportano la cera dello scudo e che mettono in tal modo a nudo superfici più 0 meno estese del corpo del ('e)vplastes. Tra gli insetti che frequentano gli alberi di fico infetti da Ce/'oplastes sono molti Imenotteri, dei quali ricordiamo partico- larmente le formiche. Queste colle loro antenne e coi loi'o palpi tastano il Ce)'0- plastes, lo stimolano finché emette per esse dall'ano una gocciolina di sostanza zuccherina. Per tale ragione le formiche prodigano oltre che carezze , protezione ai ('eropla.' » Idem. Ibidem p. 20. (1) Lo stesso volume di questo Bollettino; Exochomus p. 251, CMlochorns p. 264, Thalpochares p. 271, — 327 — Syn. 1902 ScuteUisfa cijcniea Bi'i-k\iHi, Estv. Italia Agrieola p. 7-8 fig. 9- 10 della tavola. " 1905 " " Isaac, First bienn. Rep. of the Commiss, of Horti- eult. State of California, p. 93, pi. IV fig. 1-1 c. " 1907 » " Trabut, Goiivern. gen. de l'Algerie, Direct, de I'agr. Service botanique, Boll. N'^ 34, p. 16. .) 1907 » » Staz. Ent. Firenze, Redia IV, p. 74-76 fig. 46-50. La ScutelUsfa cijanea per le osservazioni da noi finora fatte, è il principale parassita (parassita predatore) della Cocciniglia del fico e perciò è descritta ed illustrata nella sua biologia in questo luogo, richiamando anche l'attività da essa spiegata contro le cocciniglie dell'olivo. CENNI STORICI. La Sciilellista cìjanea fu la prima volta descritta nel 1859 dal Motschulsky con esemplari ottenuti dal Nietner in Ceylan dal Lecaniiim hemisphaericxìn Targ. (Sign.). Nel 1863 Achille Costa la ridescriveva sotto il nome di Aspi- docoris ci/ane/fs con esemplari trovati sotto gii scudi di Coccini- glie degli agrumi (probabilmente di Lecanimn oleae o L. hespc- ridurn) e nel 1895 Berlese l'otteneva dal Ceì'oplaue>i rusci e la mandava per la determinazione all' Howard, che scriveva su tale specie uninteressante nota sistematica con notizie storiche delle memorie nelle quali era stata precedentemente descritta. In seguito fu scoperta dal Lounsbury nell'Africa meridionale come parassita del Lecaniina oleae e dal Trabut in Algeria pa- rassita del Ceroplasfes rusci e del Lecaninni, oleae. Frattanto il Berlese ne mandava esemplari vivi all'Howard, dietro sua richiesta ed il Lounsbury al Craw in California ove si è acclimatata secondo le notizie dellTsaac. Berlese nel 1902 pubblicava su tale specie, che a torto con- siderò parassita endofago, notizie biologiche incomplete e in gran parte erronee, come a suo luogo si dimostrerà, e nel 1907 ancora scriveva a proposito di essa: « questo piccolo Imenottero anche parassita endoftigo del Ceroplastes rusci » e di seguito « Benché questo Insetto appartenga a un gruppo di Imenotteri abitual- mente endofagi, pure per quel che riguarda i Lecanium esso non merita veramente questo nome in quanto che esso generalmente vive fisso sotto il ventre della femmina ovigera divorandone le — 328 - uova, di cui lascia solo le spoglie in forma di una polvere ros- sastra » . E ancora nel maggio 1907 (1) lo stesso Berlese scriveva <' Una })articolare maniera di endofagia è quella che prende di mira le uova. Si vedono ad es.: la Scutellista ci/anea, la cui larva si nu- tre delle uova della vittima, sia che esse si trovino ormai depo- ste, sia che tuttavia si trovino entro il corpo della vittima. Cosi la stessa specie {Scutellista cyanea) vive allo stato di larva sotto il corpo delle femmine di Lecanium oleae, tra questo e la pianta e ne divora completamente le uova fuoriuscite, mentre invece pel Ceroplastes riisci essa si comporta come un vero endofago, al- bergando appunto dentro il corpo della vittima ». DESCRIZIONE DELLA SCUTELLISTA NEI SUOI VARI STATI. Fig. 27. A, Uovo di Scutellista cyanea, B, Uovo di Cero- plastes ruscì (ingranditi). UOYO. L' uovo (Fig. 27) è bianco, lucido, a forma di fiasco con collo assottigliato lungo circa altrettanto della parte allar- gata. Tutto r uovo ha una lunghezza di mm. 0.61 ed una larghezza di mm. 0.148-175. Larya. Larva I. — La prima forma larvale della Scutellìstapoco dopo schiusa dall'uovo (Fig.28) è bianca con una macchia terrea quasi in mezzo al corpo dovuta al contenuto dell'in- testino; è quasi obconica essendo dopo il torace gradatamente attenuata fino a termi- nare quasi in punta, è quasi nuda, poiché ha soltanto qualche cortissima setola ai lati del torace. Il capo porta due antenne rudi- mentali in forma di due minuti tubercoli subconici e nella cavità boccale, che segue ad un'apertura boccale A B Flg. as. Larva I di SctitelHsta cya- nea , A vista dal ventre, B, di fianco, (ingrandita). (1) Redia IV, p. 236. — 329 - subcircolare, è fornito di due mandibole unciniformi piegate quasi ad angolo retto. Il suo sistema tracheale è bene sviluppato, ma è provvisto di soli 4 stigmi dei quali uno al mesotorace e 3 ai primi tre segmenti addominali. È lunga mm. 0.50 e larga al torace mm. 0.15. Lx\RVA ADULTA (Fig. 29). — Corpo di coloi- bianco tendente leggermente al roseo, fusiforme, colla parte posteriore leggermente Fig. 29. Larva adulta di ScinelHtila ci/anea, A dal dorso, B di ftalico, C dal ventre (ingrandita). più assottigliata delFanteriore, piegato sempre ad arco, nudo, liscio. Il ca])o porta due cortissime antenne in forma di tubercolo sub- conico. L'apparecchio respiratorio ha 9 stigmi, dei quali uno al me- sotorace e gli altri sui primi 8 segmenti addominali. Lunghezza del corpo in posizione curvata naturale mm. 3, larghezza massima mm. 2. Le dimensioni della larva e quindi della pupa e dell'adulto sono abbastanza variabili in rapporto al sesso, al nutrimento che ha avuto a sua disposizione e ad altri fattori. Quelle indicate per la larva e quelle che si indicheranno per la pupa e per l'adulto sono le più frequenti e maggiori. Pupa. La pupa è nera, leggermente arcuata, con le pteroteche vi- sibili dal dorso soltanto alla base ed il capo nella sua parto po- steriore. — 330 — Lunghezza del corpo della femmina mm. 2.5, larghezza del torace mm. 1,3. Le pupe dei maschi sono sempre più piccole. La più piccola osservata misurava mm. 1,2 in lunghezza e mm. 0,50 in larghezza. Adulto. Femmina (Fig. 30) — Corpo tozzo, un poco depresso; testa ap- pena più larga del torace, appiattita, coi margini acuti, veduta di fronte di forma triango- lare ; antenne inserite molto in basso , con i cinque articoli del funi- colo subeguali in lun- ghezza ma crescenti in grossezza dal primo al- l'ultimo; scutello grande, straordinariamente svi- luppato verso la parte posteriore, in modo da ricoprire quasi tutta la prima metà dell'addome; questo cuoriforme, largo quanto il torace; ali anteriori superanti di poco l'apice dell'addome; zampe robuste. Colorito generale azzurro cupo, quasi nero az- zurrognolo: antenne, tibie, tarsi, eccettuata l'estremità, color giallo ruggine. Lunghezza, mm. 1,57 - 1,86. Maschio. — Differisce per la mole minore, l'addome un poco più corto e le ali che ne superano di molto 1' estremità, le an- tenne più lunghe, col funicolo 4 - articolato e la clava assai al lungata, gli articoli del funicolo più lunghi che larghi , forniti ciascuno, al pari della clava, di 3-4 serie di sensilli lineari bruni; il pedicello è molto piccolo. Lunghezza, mm. 1,29 - 1,43. Fig. 30. ücntellisla cyanea 9 (ingrandita), (da Masi) Distribuzione geografica. Questa specie ha per distribuzione geografica nota: Ceylan, Africa meridionale, Algeria, Italia, e probabilmente si trova in tutta la zona temperata e tropicale del vecchio continente. - 331 — E' stata da pochi anni introdotta nell'America settentrionale ove si è acclimatata. Specie attaccate dalla Scutellista — E' molto probabile che la Scutellista sia parassita di tutte o di gran parte delle specie di cocciniglie della sottofamiglia Lecaniti, ma fino ad ora è stato constatato il suo parassitismo nelle seguenti specie: Cero- plastes rusci L., C. sinensis Del G-uercio, Lecanium oleae Bern., L. hemisphaericimi Targ,, Philippia oleae Costa. Note biografiche. Adulto. La Scutellista cyanea comincia a comparire allo stato adulto verso la l'' decade di giugno a Portici, la ^* decade (S. Vito dei Normanni) o la 3* dello stesso mese (Catanzaro) e segna la massima nascita dal: Ceroplastes rusci Lecanium- oleae Philippia oleae Gli ultimi Ceroplastes rusci Lecanium oleae Philippia oleae fine giugno (S. Vito 1906) 1» decade di luglio (Catanzaro 1906-1907). 2** » » settembre ( » » » ) 1*^ » » agosto e 3'^ di settembre (S. Vito 1905, Catanzaro 1906-1907). 2''^ e o=»^ » » settembre (S. Vito 1905 , Catanza- ro 1906-1907). adulti sono nati dal: V^ decade di luglio (S. Vito 1906). :->" » » settembre (Catanzaro 1906 1907). 2» > » ottobre (S. Vit* 1905 - Catanzaro 1906-1907 ). 3=' » » settembre ( S. Vito ). 2^1 » » ottobre ( Catanzaro ). La Scutellista si trova numerosa da giugno in poi sulle foglie e rametti di fico infetti dal Ceroplastes, da luglio a settembre anche sugli olivi con Cocciniglie. Costumi dell'adulto. — La Scutellista corre rapida sui rametti e foglie delle piante ospitatrici delle sue vittime, toccando quasi sempre 1' estremità delle antenne sulla superficie che per- corre. Se vede avvicinarsi qualche compagno o altro insetto di un subito si scansa cedendo il passo; se inseguita spicca il volo ; qualche volta fa un voletto che sembra un salto. Gli adulti passano la notte e le ore più calde del giorno sulla pagina inferiore delle foglie di fico o di olivo. - 332 - Nutrimento dell'adulto. — Come altri imenotteri paras- siti, la Scntellista si nutre di sostanze zuccherine costituite dagli escrementi delle sue vittime e dalla melata. Anche questo predatore, come altri endofagi menzionati nella nota sulle Cocciniglie dell'olivo, stimola le larve del Ceropla> d. e d. (■ (Carovigno) (''' i Normanni D o > Scrranova S Vito de Catanzaro id. id. id. id. id. id. id. id. id. id. id eiBjox wcoSo o S 2 23 «^«^ f- 1" =""*»'-' S == S-o^S SSog°|^» o 'S _o 'S 'S ^. 'S o rH g 1 o 'S ce CS s co^°S 5>, -wcooo^.-oco.oSS'' o ^ o 00 O 1-1 o o .^ o c se C et s > 3 1 7 ova e larve in vario stat nessuna Scìitellista uova larve e pupe » » » » » » » » » s o- S ^ 2 > '^ -• d) »^§■21 «§ 2 ^ '' f « H K 1 2 g ^- = i o > o > e CS "" Ö 2"-c.^ g°-TTiogn g „ § g S o >r »n ^ o ^ 31 '=^ O Oi ll 19 al 28 luglio 1 il 28 al 30 luglio ll 2 al 4 agosto 19 il 13 al 15 ottobre il 24 al 27 luglio 1 ll 23 ag. al 3 sett 24 giugno 1906 27 giugno 1907 22 luglio 1906 20 luglio 191)7 17 agosto 1906 15 luglio 1906 22 » » 29 » » 15 » 1907 22 » » 29 » » 5 agosto 1906 12 » » 3 » 1907 12 » 18 settembre 190e 20 » 190 I'll ottobre 1906 10 » 1907 18 agosto 1906 23 » » 30 S> » 2 settembr(! 190' rs » » 15 » » {') Su olivi di va ('^) Su 102 olivi d (') 2 scudi con 4 (*) In .«. scudi 2 1 (°) In 12 scudi 2 piaPt(:^p,a^,-lJ8ci t- CO CO sä o OO O CO 2 T-i GM CO • e« ö es ü et 1 o ^ cä (M r-l 05 o « l> o O CO 00 CO ''S o s> s lis OS ^!^ CO t^ es t'- ^ 05 1-1 Ph irò I— 1 CM ^ ö i '-£5 1—1 00^ '^ '* 9XBn}U80J8(J ^ '=!< CO 11 > O O CM "* fl? h (M C- -^ S ce Ä ü •S ö ;^ ^ ^ CO I o <^ CS ■^H C- CO CO o k 1—1 ■^ CO "* tÖ o .2 C "^ o CO CO CO ^ o CM rH CO fc •^ S (M '* CO CM ^ § CO tO_ ^ CO 05 aii?n}U90.i9- o 05 te o ZO CO CM .,_( 3 -ö _H -^ -^ H O 3 +J Cß O Sic OS "S Ä Ä Ci »o C^l 05 (M 1-H 1—1 - 3il — Altra causa di dispersione '0- plasfes a vario stato di sviluppo; 2.*" che la Thalpochares seit ala divora larve, femmine immature e adulte : 3.° che la Scutellista cyanea divora uova ; 4.° che il Coccophagus ßavosciitellura e due specie di Tetrastichus distruggono femmine immature. Quale sarebbe il risultato finale dell' attività di detti paras- siti se non avessero anch' essi alla loro volta parassiti ? Si com- prende facilmente che il risultato dovrebbe esser ottimo per la pianta e disastroso per la Cocciniglia. Infatti questa combattuta allo stato di larva da parassiti predatori voi'aci, come il (lìiìn- corus e V ExocJiomiis, e da endofagi {Coccophagus, Tetrastichus) — :{5i - allo stato di femmina immatura da una specie di Tetrastichus, allo stato di larva e di femmina, di qualunque stato, dalla Thal- pochares ed allo stato di uovo dalla SciUellista, nonostante che ogni femmina ospite potesse deporre un migliaio di uova, il Ce- roplastes rusci sarebbe certamente destinato a scomparire. Però se il Ceroplastes ha nemici naturali altre specie di questi non risparmiano i parassiti di esso e cosi si ha fra tutte tali specie una continua lotta, risultato della quale è ora il so- pravvento dei parassiti del Ceroplastes e quindi la diminuzione di questo, ora invece la vittoria degli iperparassiti (cioè dei pa- rassiti dei parasriii) e quindi V aumento del Ceroplastes. In natura pertanto ad uno o più anni di infezione grave di Cocciniglia del fico succede un periodo di anni più o meno lungo, in cui detta cocciniglia è ridotta a minima quantità. All' agricoltore invece interessa avei'c tale cocciniglia sempre in numero trascui-abile, poiché la perdita parziale o totale del prodotto, anche se limitato ad un solo anno riesce a lui di danno. Potrebbe egli intervenire nella lotta tra Ceroplastes e paras- siti, tra questi e i parassiti loro e regolarla a proprio benefìcio contro il Ceroplastes '? In verità le nostre (,'ognizioni biologiche intorno a tutti gli insetti parassiti di primo, secondo od altro grado, del Ceropla- stes sono tutt' altro che complete, perciò non siamo ancora in grado di consigliare un metodo di lotta naturale definitivo, né sappiamo se si potrà riuscire a preporre un metodo tale. Però da quanto conosciamo intorno alla Scutellista e al suo princi- pale parassita il Tetrastichifs, che passa Y inverno allo stato di larva nel corpo della sua vittima, rimasta sotto i vecchi scudi di Cei'oplastes è da raccomandarsi la pratica di raccogliere e di- struggere durante tale stagione tutti i vecchi scudi del Cero- plastes, contrariamente a quanto consigliava il Berlese che sen- za conoscere la biologia della Scutellista e dei suoi parassiti scriveva (op. cit.) : « finalmente (1' agricoltore) rispetti con molta venerazione sempre le femmine adulte del Ceroplastes e ciò in qualunque stagione, ma particolarmente nell' inverno. » Per la Scutellista sana che passa l' inverno allo stato di larva neonata non vediamo consiglio possibile di protezione, a meno che in avvenire non si troverà conveniente, come a noi sembra probabile, fare grandi colture di tale parassita in alberi, che mai dovrebbero essere sottomessi a cure artificiali. — 352 — Per la protezione del Coccophagns e dei Tetrastichus paras- siti endofagi di larve del Ceroplastes si potrebbe consigliare la sfogliatura delle piante di fico infette alla fine di settembre, quan- do ancora molte larve tanto sane che inquinate si trovano fissate sulle foglie, e loro conservazione in luoghi riparati dalle intem- perie, in tal modo le larve sane del Ceroplastes sarebbero desti- nate a morire, mentre quelle inquinate darebbero ancora, parte in fine autunno e parte in primavera, i parassiti adulti che an- drebbero ad inquinare altri Ceroplastes, però prima di consigliare definitivamente un tale metodo, dobbiamo conoscere meglio la biologia dei Tetrastichus. Si potrebbe anche raccomandare dopo una buona potatura in inverno agli alì)eri infetti, la conservazione dei rami, tolti dall'al- bero ed aventi attaccati ('e)'oplastes, possibilmente in luoghi ri- parati, 0, se ciò non è possibile, anche al suolo un poco lontano dal piede degli alberi di fico, tenendo però presente che prima si sarebbero dovuti togliere dai rami infetti, e levati dall'albero colla potatura, tutti i Ceroplastes vecchi, che possono contenere pupe di ScuteUista parassitizzate da Tetrastichus. Per la Thalpochares si potrebbe raccomandare la raccolta dei bozzoli durante V inverno, la loro conservazione in cassette chiuse aventi lateralmente dei fori protetti da rete metallica di un millimetro di diametro sui quali si possono adattare tubi di vetro 0 bicchieri di vetro. I parassiti che si svilupperebbero dai bozzoli della Thalpochares di mano in mano penetrerebbero nei tubi o nei bicchieri e ogni giorno si dovrebbero uccidere ; mentre appena compiuta tale operazione, pure ogni giorno, si dovrebbero aprire le cassette e dare la libertà alle farfallette fuoruscite dai bozzoli. I Chilocorus e gli Exochorims dovrebbero essere, protetti Ga- rante l'inverno, facendo per essi lungo il tronco degli alberi con corteccie od altro dei nascondigli, dove potessero trovarsi bene riparati allo stato adulto durante l' inverno. Per combattere i parassiti di queste ultime specie si dovreb- bero raccogliere larve adulte fissate e pupe in estate e praticare per esse quanto si è detto per la Thalpochares. In inverno in- vece esse si dovrebbero raccogliere e distruggere tutte, perchè in tale stagione è eccezionale trovarne qualcuna sana come si è osservato a Portici, mentre tutte le altre contengono larve e pupe di ]3arassiti. — 353 — Questi sembra a noi siano i consigli che per ora si potreb- bero dare per trarre partito dai nemici naturali per combattere la Cocciniglia del fico. Gli studi biologici che noi continueremo ci diranno in seguito come debbono esser corretti e quali altri si possono aggiungere. I consigli dati sono o)-a attuabili ? Diciamo senz' altro che no, poiché gii agricoltori nostri presentemente hanno nella generalità, una istruzione tale che non ci pare capace di mettere in pratica metodi che richiedono conoscenze che son lungi dall'avere. Non per questo però 1' entomologo deve tacere intorno a ciò che è o sem- bra possibile. Si riconosce che per ora tali consigli potranno i-i- manere teorici, ma fiduciosi che non ci sieno barriere al pro- gresso, dobbiamo sperare che col necessario benessere materiale, a cui le classi agricole ora ragionevolmente aspirano e giun- geranno, r istruzione agraria si diffonderà pure e la coltura do- vendosi molto intensificare ogni circondario almeno avrà a poco a poco la sua stazione agraria col personale necessario che pei-- suaderà 1' agricoltore a seguire, quando è possibile e conveniente, metodi razionali. Metodo (li lotta artificiale per combattere la Cocciniglia del fico. Colla possibilità di applicare metodi naturali di lotta noi non escludiamo quelli artificiali, anzi, quando possono dare un buon risultato li raccomandiamo sempre, come facciamo ora perii Ce- roplastes. Un buon metodo per combattere la Cocciniglia in parola, specialmente nelle regioni in cui gli alberi sono tenuti molto bassi, è certamente quello d' invenzione più primitiva e che con- siste nello staccare le Cocciniglie dai rami con la mano protetta da un guanto di cuoio o in mancanza di questo, da un pezzo di tela forte. Tale operazione si deve praticare in inverno, dopo la potatura. In alcune regioni si suole praticare anche la sfogliatura degli alberi prima che le larve dalle foglie passino ai rami. Anche que- sta operazione serve a liberare la pianta infetta da un buon nu- mero di Cocciniglie, ma presenta T inconveniente, se fatta troppo presto, di fare avere una scarsa produzione l'anno seguente e poi, 23 — 354 — siccome si dovrebbe sempre fare la stropicciatura ai rami, se non si vuol conservare le foglie per ottenere i parassiti, è meglio non eseguire la sfogliatura. Contro le larve neonate sono certamente efficaci le soluzioni saponose all' olio di catrame e le emulsioni di petrolio alla dose di 1-2 7o? 131^ l'ioi raccomandiamo agli agricoltori di sperimen- tare sopratutto una miscela solfo calcica, molto raccomandata in Nord-America per gli ottimi risultati che ha dato contro molte Cocciniglie e specialmenie contro 1' Aspidiotus perniciosus. « Per preparare 100 litri di tale miscela, secondo il Marlatt, occorrono Kg. 3, 6 di calce viva, Kg. 3 di fiori o farina di zolfo di buona qualità e 100 litri di acqua. Questa miscela si prepara in locale aperto e non chiuso, a causa dei vapori che si sviluppano durante la preparazione, nel modo seguente : Si versa in un recipiente di ferro o di terra cotta della capacità di 40 litri, un terzo circa dei 100 litri di acqua e si ri- scalda. Indi vi si pongono a sciogliere i Kg. 3, 6 di calce viva in pieti;a e di buona qualità. In altro recipiente si impastano bene e con poca acqua i Kg. 3 di solfo, che si aggiungono alla calce preparata come si è anzidetto e il tutto, rimescolando, si fa bollire per circa un' ora, poi si versa nel rimanente dell' acqua fredda, che si può tenere in una botte, agitando continuamente affinchè diventi una massa omogenea e si adopera subito con le solite pompe da peronospora o con un pennello da imbianchino nelle parti basse degli alberi. Nel versare la miscela nella pompa bisogna farla passare per un colatoio di ferro e la pompa stessa deve essere munita di un agitatore per mescolare bene la miscela. Questa si deve applicare nella stagione invernale e in qualunque modo sempre dopo la caduta delle foglie e prima che spuntino le gemme, sempre se- condo il Marlatt. La miscela uccide le Cocciniglie non solo per 1' azione cau- stica diretta, ma sembra anche a cagione dello strato solfo-cal- cico, che resta sugli alberi in evidenza fino a metà estate o più tardi, e che può uccidere o prevenire il fissarsi dei giovani indi- vidui, che potessero nascere da Cocciniglie scampate all' azione della miscela in inverno. Nei casi di grande infezione sarebbe bene di fare due irro- razioni una dopo la caduta delle foglie ed una in primavera prima — 355 — che spuntino le gemme; quando se ne vuol fare una sola è da raccomandarsi la seconda. Ad evitare guasti nelle pompe bisogna lavarle bene subito dopo usate. Dipendendo la maggiore o minore efficacia della miscela dal modo come essa viene preparata, si l'accomanda di porre ogni cura nel prendere la calce e lo solfo di buona qualità e di far bollire bene, per il tempo indicato, la miscela parziale di calce e solfo, che si dovrà allungare col restante dell'acqua ». Come si vede il Marlatt (e con lui altri entomologi americani) raccomanda di usare tale miscela nel periodo, in cui la pianta non ha foglie nò gemme, però il Trabut l'ha consigliata e fatta usare in Algeria anche dal giugno al settembre, sugli agrumi, ot- tenendone buon risultato nel combattere la Pm^latoria zizypM Lue, il Lecaniuni hesperidum Burnì, e il L. oleae Bern. A Portici si fece nel settembre del 1907 un esperimento con mi- scela cosi preparata e si ottenne buon risultato non solo contro le larve neonate del Ceroplastes, ma anche contro quelle fissate da al- cuni giorni e la pianta non ne risentì alcun danno. Però dovendosi fare le irrorazioni contro le larve della 1" generazione (maggio-giu- gno) come è meglio consigliabile, si raccomanda agli agricoltori di provare su uno o pochi alberi la miscela contenente la quantità dì calce e zolfo indicata e nel caso che le piante avessero da ri- sentirne qualche danno ridurre gradatamente la quantità della calce e dello zolfo per vedere quale è la massima sopporta- bile dalle parti verdi della pianta e nociva alle larvette di Ce- rop tastes. Noi faremo in proposito esperimenti quest' anno a Portici e ne riferiremo i risultati agli agricoltori in uno speciale Bollettino di questa R. Scuola Superiore di Agricoltura. INDICE La Cocciniglia del fico. Cenni storiti Gen. Cerojìlastes ........ Ceroplafites nisci ....... Descrizione del Ceroplastes rusci nei suoi var stati-Uovo ....... Larva I. (Larva neonata) ( " a 2 giorni dalla nascita) Larva II. .... Larva III. .... Ultima larva maschile-Scudo Larva. Pupa. ..... Maschio adulto Larva femminile corrispondente all' ultima maschile- Scudo ..... Femmina immatura. .... n adulta prima di depoi're le uova » » Scudo n n dopo la deposizione delle uova Composizione chimica dello scudo delle fem mine di CeropUiste.s .... Distribuzione geografica della Cocciniglia del fico Piante nutrici ........ Note biografiche - Deposizione delle uova Numero delle uova deposte Nascita delle larve Larve ...... Maschi ...... Femmina immatura ... » adulta .... Località e alberi prediletti dalla Coc ciniglia del fico. pag, 297 299 301 n 302 303 305 306 308 311 313 315 316 '> 318 n 319 320 )) 322 — 357 — Danni causati dalla Cocciniglia del fico. Cause naturali che limitano lo sviluppo della Coccini- glia del fico Cause fisiche .... Vento Piog'8"ia Cause biologiche . " " animali Coleotteri pi-edatori Lepidottero predatore . Neurottero predatore Iinenottero predatore Scutellista cyanea Cenni storici. Descrizione della Scutellista nei vari stati — Uovo Larva larva I) . . " (larva adulta) . Pi^ipa ..... Adulto (femmina-maschio) . Distribuzione geografica Specie attaccate dalla Scutellista Note biog'ratìche. Adulto Costumi dell'adulto Nutrimento dell'adulto . Accoppiamento Deposizione delle uova Uovo ..... Larva ..... Nutrimento della larva. Aspetto della vittima che ha la parassita Pupa . . . . Tempo impiegato nello sviluppo Generazioni .... Percentuale .... Cause nemiche Riepilogo .... larva pag. 322 n 323 n ri n 324 325 326 326 327 328 n 329 ìì 330 » 331 » « 332 333 334 335 336 rt 337 n 339 » 341 — 358 - Parassiti della SciiteUisto. .... Tetrastichus sp. Feminina. Maschio .... Larva matura . Pupa Note biografiche EnptlmHS iirozonus^ Adulto Nutrimento della larva paras sita. .... Percentuale Parassiti eudot'agi del Ceroplastes rusci. Cocco2ìhagu,s flovoscutellum. Adulto .... Aspetto della larva di (ero 'plastes parassitizzata . ^ Percentuale ('erapterocerus corniger Femmina Adulto Corny s alhitarsls. Adulto Femmina Tetrastichus sp. Femmina Maschio Tetrastichus sp. Femmina Maschio Tetrastichus sp. Femmina Maschio Attività dei parassiti nel L-ombattere la Cocciniulia dt ileo e conseguenze che se ne potrebbero trarre pei una lotta naturale contro detta Cocciniglia Metodo di lotta artificiale per combattere la Coccini alia del fico ........ pag. 342 1) » 343 n )) » ') )i " » 344 315 346 317 348 349 rt 350 353 F. SILVESTRI MATERIALI PER LO STUDIO DEI T I S A N U R I VITI (') Nuove specie di Lepisnia dell'Africa settentrionale. Lepisma demissa sp, n. 9 Color (in nloool) sa])ra subcastaneus, tergito decimo nigre- scente, in vita forsan totus nigrescens , ventre, antennis cer- ei sque teri'cis. Corpus (Fig. 1,1 ) lateribus snbparallelis antice vix et postice parum angustatum, squamis majoribus {i, 100-120 X 65-78 radiis pluribus (Fig. I, 9) instructis Caput (Fig I, 2) 74 latius quam longius, antice rotundatum, in margine antico frontis, in clypeo et in labro setis nonnullis longis robustis arcuatis et in raandibiilarum stipite setis pluribus auctum, in fronte parum longe a margine antico interno oculorum utrinique seta perlonga, rubusta, aliquantum arcuata retrorsum directa, pronotum attingente, instructum. Antennae breves, in exemplis typicis quam corporis longi- tude magis quam duplo brevioi'es, articulo primo parum longiore quam latiore, articulo secundo quam primus magis quam duplo breviore, articulo tertio supra, magis ad marginem externum quam ad internum, sensi Ilo uniseto brevi et subtus sensillo altero in- structo, articLilis 4-6 supra ad a])icem sensillo uniseto externo et f) Le note I-V furono jiubblicate nel « Bollettino della Società entomo- log-ica Italiana" Aimo XXXIII, |>p 2()4-'2, pes paris tertii; 7, corporis pars postrema cum cercorum parte I)asali; 8. foeminae urosterna 7-9; 9, squama tlorsalis; 10, maris urosternum nonuni. tis, articulis omnibus setis parum brevibus, j^at robustis, nec non, circa a decimo, sensillis rhabdosetis brevibus auctis. Palpi raaxillares (Fig. I, 3 ) breves, crassiusculi, articulo ul- timo quam penultimus paullulum longiore ad apicem sensillo sub- cylindrico in apice bifurcato aucto. Palpi labiales (Fig. I, 4 ) breves, articulo penultimo apice lato, articulo ultimo lato, sat depresso, '/g latiore quam longiore, in parte apicali supera sensillis 5 aucto. Thorax (Fig. I, 1 ) quam abdomen 7r, brevior et haud latior, tergitis in mai-gine laterali setis brevibus numerosis et setis tri- bus longis robustis extrorsum directis instructis, supra ad margi- nem posticum tantum setis duabus brevibus sublateralibus auctis. Metasterni pars mediana ( Fig, I, 5 ) fere Vr, ^^ basiin latior quam longior, lateribus sat arciiatis, postice sat rotunclata et setis nonnullis longis et brevibus aucta. Pedes breves, paris tertii (Fig. I, 6) coxa parum magis quam 7;j longiore quam latiore, serie setarum longarum externarum in- structa, femore ^/^ longiore quam latiore, infra ad apicem setis tribus sat longis robustis, externe ad apicem setis duabus robu- stis, parum arcuatis, tibia parum magis quam '/a longiore quam latiore, setis ut Fig. I, 6 demonstrat instructa, tarso quam tibia parum longiore, triarticulato. Abdomen (Fig. I, 1) partem posticam versus paullulum angu- statum, in tergitis setis longis dorsalibus 2 -\-2 et 2 -|- 2 latera- li bus instructum. Tergitum decimum (Fig- 1, 7) sat breve, trapezoi- deum, fere duplo ad basini latins quam longius, in margine postico vix sinuatum, et utrimque setis duabus longis robustis instructum, marginibus lateralibus setis nonnullis longis, robustis, auctis. Urosterna (Fig. I, 8) in parte postica sublaterali setis duabus, in parte mediana setis 4-5 instructa. Stilorum par unum in segmento nono adest. Subcoxae IX (Fig. I, 8) processu laterali interno, sat lato, triangulari, acuto, quam stilus aliquantum breviore, processu laterali externo bre- vissimo, acuto. Stilus (Fig. I, 8) sat brevis, subcoxae processi interni apicem minus quam duplo longior. Ovopositor (Fig. I, 8) brevis, sat tenuis, subcoxarum IX pro- cessi interni basini attingentes. Cerci laterales quam corporis longitudo niagis quam Va bre- viores, sat attenuati, cercus median us in exemplo typico (forsan haud integer) cercos laterales longitudine aequans. Long. corp. mm. 3, 8; lat. thoracis 0,80, long, antenn. 1,40, long, palpi maxillaris 0,40, pedum paris tertii 1,70, cercorum lateralium 1,10. cf Penis brevissimus; appendices genitales (Fig. I, 10) crassiu- sculae, apicem processi interni subcoxarum fere attingente-^. Habitat. Exempla descripta (9 et cT) Prof. F. Meinert ad Bona (Algeria) legit. Observatio. Species haec stilorum pare uno, magnitudine et corporis forma a Lepisiua Ijicasii Grassi bene distinctn. — 362 — Lepisma Santschii sp, ii cf Corpus (in alcool) supra cinerascens subtus flavescens thorace quam abdomen multo latiore. Squamae majores jji c. 90 X 60, forma consueta, radiis nu- merosis. Antennae in exemplo typico maxima pro parte abruptae, arti- culo primo fere '/a longiore quam latiore, articulo secuiido quain primus duplo breviore, articulis ceteris sensillis consuetis tribus unisetis et setis nunnullis sat brevibus robustis instructis et a septimo in articulinis gradatim longioribus divisis. Palpi maxillares (Fig. II, 2) crassiusculi, apice articuli ultimi quam basi parum magis attenuato. Palpi labiales (Fig. II, 3) articulo ultimo lato, parum latiore quam longiore. Thorax (Fig. II, 1) quam abdomen parum brevior et multo la- tior, ad tergitorum marginem posticum setis destitutus. Metasterni pars mediana (Fig. II, 5) subcorditbrmis, parum ad basim latior quam longior, in apice late rotundata et ante apicem setarum pectinibus duobus instructa. Pedes sat attenuati, paris tertii vide Fig. II, 6. Abdomen partem posticam versus gradatim parum angusta - tum, ad tergitorum marginem posticum setis dorsalibus (Fig. II, 4) 2+2, robustis, brevibus, quam tergiti longitudo quadruplo brevi- oribus, in apice incisis, seta laterali supera et seta laterali infera instructum. Tergitum decimum (Fig. II, 7) latum, parum ad basim latius quam longius, partem posticam versus gradatim paullulum angu- statum, in margine postico aliquantum sinuatum. Urosterna 3-8 ad marginem posticum setarum pectine me- diano et pectine laterali multo minore instructa. Urosternum septimum (Fig. II, 8) in margine postico subrectum, angulis rotundatis. Urosternum octavum (Fig. II, 8) in margine postico parum si- nuatum angulis ad latus internum stili paullulum producto, stilis sat longis. Subcoxae segmenti noni (Fig. II, 8) parte apicali intei'na trian- gulari quam stilus duplo breviore, parte apicali externa trian- gular! acuta quam interna duplo breviore. - 363 — Penis brevis, crassus; paramera (Fig. II, 8) parva. Cei-ci in exemplo typico maxima pro parte abrupti, sat atte- nuati. Long-, corp. mm. 6; lat. thoracis 2,3; long, antennarum et eercorum... •?, palpi maxillaris 1,05, pedum paris tertii 3, 4. Fig. II. Lppisma Scmtschi: \, corporis circuiiilitio; 2, jialpus maxillaris: 3, iial- Ijus labialis; 4, seta postica dorsalis; .5, iiietasterni pars mediana: li, pes paris tertii: 7, uroters'itiim decimuiii euiii eerconiiii liasi. Habitat. In nidis Hamitennes ad Kairouam (Tunisia) Dr Santschi legit. Observatio. Species haec thoracis latitudine ad Lepismae la- toi]io)-acicae Gr. et Rov. proxima, sed cum mihi species nomi- nata ignota sit, caracteres ditterentiales indicare nequeo. — 364 — Lepisma Sörenseni sp. n. cT Ochroleuca corpore antice vix angustato, rotundato, ab- domine gradatim magis attenuato, quam thorax minus lato et ab eodem propter hoc bene distincto. Antennae reversae in exemplo typico thoracem superantes, gradatim attenuatae, sensillis unisetis et sensillis pluriradiatis, huic sectioni Lepismae consuetis, instructae. Fig. III. Lepisma Sörenseni: 1, corporis ciriMiuilitio; 2, iialpus iiiaxillaris; 3, palpus labialis praetor basim; 4, pes paris tertii; 5, tibia paris tertii: (>, nietasteriii pars mediana; 7, urotersituni deeiinuin cum cercorum basi: S. cercus lateralis; i), urosteriiiim septi- mum; 10, urostermini oetaviim; II, tuostcrmim iioiuim. • Palpi maxillares (Fig. Ill, 2) basi crassa, apice tenui, articulo secundo quam tertius parum breviore. Pal])i labiales (Fig, III, 3) articulo ultimo quam penultimus vix longiore, parum dilatato, parum longiore quam latiore. — 365 — Thorax (Fig. Ill, 1) quam abdomen minus quam duplo brevior, aliquantum latior, in tergitorum margine postico setis destitutus, in lateribus setis consuetis. Metasterni pars mediana (Fig III, 6) magna, 7: ad basira latioi- quam longior, postice latissime rotundata et utrimque area sat lata setosa aucta. Pedes sat longi et crassi, paris tertii (Fig. III, 4) tibia (Fig. III, 5) magis quam Vs longiore quam latiore lateribus subparalleli s, in parte infera interna, ab apice sat longe, seta longa robustiore, in apice setis nonnuUis brevibus robustis praeter spinam apicalem armata, tarso quam tibia paullulum longiore, praetarsi unguibus brevibus quam tarsi articulus ultimus magis quam duplo brevio- ribus. Abdomen: tergita setis dorsalibus longis robustis 3 + 3 et setis tribus lateralibus inferis sat longis robustioribus. Tergitum decimum (Fig. III, 7) fere aeque latum ad basim atque longum, par- tem posticam versus gradatim angustatum, postice parum sinua- tum, in angulo postico seta longa et ad huius latus internum seta sat longa auctum. Urosterna setarum longarum, sat robustarum, pectine mediano sat lato et pectine laterali instructa. Urosternum sei)timum (Fig. Ili, 9) postice arcuatim sinuatum et utrimque acute et sat lon- ge productum. Urosternum octavum (Fig. Ili, 10) postice sinuatum utrimque ad latus intei'num stili triangulai'iter aliquantum productum, ad latus externum stili in processum triangulärem et acutum, quam stilus magis quam Ya breviorem, productum. Stili in urosternis 8" et 9" sat longi. Subcoxae segmenti 9' (Fig. Ili, 11) processu interno sat longo triangulari quam stilus duplo breviore, processu externo quam internus vix breviore. Cerci in exemplo typico partim abrupti, la- terales (Fig. Ill, 8) quam tergiti decimi apicem aliquantum longiores, gradatim attenuati. Long. corp. mm. 7, lat. thoracis 2, long, antennarum 3,5, palpi maxillaris 1,18, pedum paris tertii 4,1. Habitat. Exemplum descriptum ad « El Ataish » (Mauritania) Sörensen legit. (Mus. Copenhagen) Observatio. Species haec corporis forma et urosterni septimi Lepisma crassipes Esch. proxima, sed maris tibiae forma et me- tasterni partis medianae distinguenda mihi videtur. 366 - IX. Nuovi generi e specie di Lepismidae mirmecofili e termitofili Gen. Heterolepidella nov. 9 Corpus ovale, bene convexum, squamis et setis instructum. Squamae longiores quam latiores, racliis paucis, postice spatio majore vel minore liberis instructae. Caput squamis destitutum setis numerosis auctum. Antennae (Fig. IV) breves , articulis omnibus integ-ris , arti- culo tertio sensillis e. 21 , quorum 17 infera et infera-lateralia, 4 supera-lateralia sunt, articulo quarto sensillis duobus inferis et duobus su- peris , articulo quinto sensillis tribus, articulis ceteris sensillis duobus, ar- ticulo ultimo sensillo lyriformi brevi. Mandibulae (Fig. V, 1-2) apice subtriangulari, dentibus tribus inae- qualibus acutis et lamina molari den- tibus parvis marginalibus instructa, nec non dentibus 1-3 parvis internis instructae. Maxillae (Fig. V, 3) lobo externo sensillis duobus brevissimis subcylin- draceis terminato, lobo interno vide Fig. V, 3. Palpus brevis , 5 - articu- latus, articulo ultimo (Fig. V, 4) quam praecedens minus lato , subcylindra- ceo, in apice sensillis brevissimis tri- bus instructo. Labium (Fig. V, 5) palpo sat lon- go, articulo ultimo (Fig. V, 6) subo- vali in apice aliquantum attenuato et sensillis 6 brevissimis aneto. Thorax cum abdomine gradatim coniunctus , ad marginem posticum tergitorum (Fig. V, 8) setarum serie subtilium instructum. Pedes sat longi, paris tertii (Fig. V, 7) tarso 4-articulato, quam tibia vix longiore, praetarso (Fig. VI) unguibus lateralibus parte Fig. IV. Heterolepidella termitobia: 1, aiiten na dextra supra et parum interne in. specta; 2, antenna sinistra subtiis in- specta. — 367 — interna, praeter partem apicalem, in processibus 5 dentiformibus producta, constituto, lingue mediano nullo. Fig. V. Helei-otepidelki termitohin: 1, inaudibulii dextora; 2, niaiulibula laevis subtus iii- specta; 3, maxilla; 4, palpi maxillari artic-ulus ultimus; 5, labium; 6, palpi labialis artieulus ultimus; 7, pes paria tertii; 8, pronotum; 9, urotergitum decimum cum cer- cis; 10, cercus lateralis. Uroteigitum decimum (Fig. V, 6) parvum. iStili in segmentis 7-9 sistentes. I 2 3 Fig. VI. Meter olepidalla lermilobia: 1, praetarsi unguis alter lateralis; 2, tarsi apex et praetarsus lateraliter inspecti; 3, idem, infra inspecti. Cercus medianus (Fig. V, 6) brevis, cerei laterales (Fig. V, 6 et 10) breviores, sensillis pluribus instructi. - 368 Specie typica: GrassieUa tennitohia Silv. {Atelura termitohia Escher. Zoologica XLIII, p. 129). Grassi ella synoeketa Silv. etiam buie generi pertinet. Observatio. Genus hoc inter coetera Ate- liirae affinia, antennarum sensillorum numero et praetarsi forma praesertim distinctissimum. Gen. Petalonychia iiov. 9 Corpus ovale, bene convexum, squamis et setis instructum. Squamae (Fig. Vili, 3-4) pluriracliatae, par- tim radiis postice spatio magno liberis , partim radiis postice baud vel vix liberis. Caput setis pluribus instructum. Antennae (Fig. VII et Vili, 1) breves, gra- datim parum attenuatae , articulis omnibus in- tegris, articulo tertio sensillis 7 instructo, quo- rum 6 infera et infera lateralia sunt, articulis ceteris sensillis duobus, articulo ultimo sensillo ly ri formi. Maxillae palpo sat brevi 5-articulato , ar- ticulo ultimo attenuato. Palpi labiales elongati , articulo ultimo subovali , in apice attenuato. Thorax cum abdomine gradatim coniun- ctus. Pedes sat breves crassiusculi, paris tertii (Fig. Vili, 2) tarso 4-articulato, quam tibia paul- lulum breviore , praetarso (Fig. IX) unguibus lateralibus sat brevibus et ad basim internam lamina lata triangulari quam iidem ungues lon- giore, nec non ungue mediano sat parvo com- posito. Urotergitum decimum parvum. Stili in segmentis 7-9 sistentes. Vesiculae? Ovopositor brevis, crassus. Cerci breviores, conici. Fig. VII. Petaloiiychia Kn/i li: nn tenna dextera supra in specta. — 360 — Species typica : Atelura Kohli Escherich (Zool. Anz. XXX, p. 740). Fig. VIII. Petalonycliia Kolili: 1, antennae dexterae pars basalis ab articulo sc- cundo siibtus inspecta; 2, pes paris tertii; 3-*, squamae dorsales. Observatio. Genus hoc ad genus Platystilea Esch. proximum, sed abdominis parte postica forma praesertim et palpi labialis et prae- tarsi distinctissimum. Gen. Atopatelura nov. Corpus ateluriforme , antice parum, postice aliquantum angu- statum, squamis et setis, in tergito singulo setarum serie subpostica, instructum. Antennae (Fig. X, 2 et XII) ab articulo octavo articulis in articu- linis divisis, articulo tertio sensillis unisetis 10, quorum 9 infera et 1 laterale sunt, articulis ceteris infra sensillis duobus. Mandibulae (Fig. X, 3-4) dentibus 4-5 inaequalibus et mola sat Fig. IX. Petalonycliia hohli: tarsi apex et prae- tarsus, A unguis lateralis, S lamina, C un guis medianus. magna instructae. k — 370 - Maxillae (Fig. X, 5) lobo externo seiisillo cylindj'aceo termi- Fig. X. Alopali'lnra f/ircifera : 1, corpus; 2, pars basali» anti-iinae (lextcrae ab articiilo tertio . "j subtus iuspetta; 3 et 4, iiiandibulae; 5, inaxilla; 6, i)alpus labialis; 7, pes paris tertii; 8, paris tertii tibiae apex; 9. iirotergitum deeinium cum ccrcis; 10, urosternum tertium; 11, urosterna d-9 cum ovopositore; 12, squama dorsalis. nato, lobo interno in apice bipartito, parte altera quam altera parum breviore, acuta , simpli- ci , altera dentibus qua- tuor maioribus et serie dentium minorum arma- ta, palpo 5-articulato. Labium lobo exter- no quam internus parum longiore, palpi articulo ultimo (Fig. X, 6) lon- giore quam latiore. Thorax cum abdo- mine gradatim coniunc- tus est. Pedes tibia (Fig. X, 8) in parte apicali infera et externa, praeter spi „. ^^ nam consuetara apica- Fig. XI. ^ Atopateho-a fiorifera: tarsi apex et praetarsus; A unguis lem , SCtiS robUStis bre- lateralis, B processus triangularis unguis lateralis basis, ., /. i i • /> r nngruis mertianus. VlbUS, profundc bllUrCa- tis armata , tarso 4-articuiato, preatarso ( Fig. XI ) unguibus — 37d duobus lateralibus, ungue mediano simplici quam laterales breviore et ad basìm unguium lateralium processu parvo, brevi, triangulari constituto. Stili in segmentis 3-9 sistentes. Stili urosterni tertii (Fig. X, 10) mediani sunt. Vesiculae in segmentis 6-7. Ovopositor crassiusculus. Cerci laterales breviores; cercus medianus brevis. Observatio. Grenus hoc tibiae armatura et stilorum segmenti tertii positione ab Atelura bene distinctum. Ätopatelura furcifera sp. n. 9 Corpus (Fig. X, 1) supra subochi-aceum subtus capite et ji^ thorace praeter pedum tibias et tarsos stram i- -Xi neis, abdomine sobochraceo, squamis et setis in- structum, antice parum angustato-rotundatum, po- stice aliquantum angustatum. Squamae (Fig. X, 12) parvae, parum longiores quam latiores, pluriradiatae, (majores [x 65 X 52). Caput setis sat numeroris et sat longis in- structum, squami« nuli is. Antennae (Fig. XII) quam corporis longitudo parum magis quam duplo breviores, apicem ver- sus gradatim attenuatae, 20-articulatae, articulis 1-7 integris, ceteris ab octavo in articulinis gra- datim magis distinctis et longioribus divisis, setis numerosis longis praeter sen siila instructis, arti- culo ultimo articulini secundi articuli praecedentis longitudine acquante , sensillo lyriformi apicali aucto. Palpi maxillares (Fig. X, 5) sat longi, crassiu- sculi, setosi, articulo ultimo quam penultimus '/;j longiore. Palpi labiales ( Fig. X, 6 ) articulo ultimo longo, 7:3 longiore quam latiore in apice haud latiore, quam articulus penultimus paullulum ma- gis quam duplo longiore. Thorax quam abdomen parum brevier et cum ipso abdomine gradatim coniunctus est, in tergitis, praeter squa- mas et setas numerosas, serie setarum subposticarum longarum, \.i Fig. XIl. Atiqiatelura furci- fera: antenna sini stra supra inspecta — 372 — SLibtilium, margiiieni ])osticuui eiusdem segmenti spatio sat ma gno superantium instructum. Pedes sat longi, pans tertii vide Fig. X, 7. Abdomen partem posticam versus gradatim aliquantum angu- statum. Tergita 1-9 in parte subpostica serie setarum longarum subtilium, sed in apice bifidarum, marginem posticum segmenti ejusdem spatio magno superantium et setis brevissimis singulis inter setas longas nee non seta longa, robusta, laterali postica instructa. Tergitum decimum (Fig. X, 9) sat longum, paullulum ad basini latius quam longius, partem posticam versus parum angustatum, in margine postico triangulariter et profunde incisum, seta lon giore angulari postica et setis nonnullis lo)igis in superfìcie cetera auctum. Urosterna 1-2 simplicia, setis tantum nonnullis brevibus late- ralibus instructa. Urosternum tertium (Fig. X, 10) stilis duobus medianis sat bre- vibus, quintuplo longioribus quam latioribus et setis sat numerosis instructis auctum. Urosterna 4-9 stilis, C-7 vesiculis etiam instructa, in margine postico setis nonnullis aucta. Urosterni octavi (Fig. X, 11) pars mediana sat magna, trian- gularis. Stili segmenti quarti quintuplo longiores quam latiores, seg- mentorum 5-7 stilos segmenti quarti longitudine subaequantes, seg- menti 8* quam septimi paullulum longiores, segmenti noni quam octavi magis quam Vg longiores. Ovopositor (Fig. X, 11) elongatus, crassiusculus, parum distincte pseudoarticulatus quam stili segmenti noni paullulum longior. Cercus medianus (Fig. X, 9) sat longus, quam corporis lon- gitude minus quam duplo brevior, gradatim attenuatus, setosus et quam cerei laterales parum magis quam duplo longior; cerei laterales breves , basi crassiuscula apice attenuato et extrorsum aliquantum vergente. Long. corp. mm. 5,5; lat. thoracis 2,1; long, antennarura 2,5; long, palpi maxillaris 0,84; long, pedum paris tertii 3,35; long, cerei mediani 1,30, cercorum lateralium 0,52. — 873 — Habitat. In nidis Myrmecaria eumenoides ad Stanleyville (Congo) exempla duo 9 P- H. Kohl legit. (1). Gen. Pseudatelura nov. Corpus (Fig. XIII, 1) elongato-ovale, squamis et setis numerosi« subtilibus instructum. Antennae (Fig. XIII , 2-3) ab articulo 7" articulis in arti- culinis divisis, articulo tertio sensillis unisetis 6, quorum .5 intera et 1 laterale sunt, articulis 4-6 sensillis duobus inferis , articulis ceteris sensillis duobus inferis in articulino ultimo instructis. Mandibulae (Fig. XIII , 4-5) dente externo indistincte diviso, dente altero ab externo sinu magno remoto et mola parva instructae. Maxillae primi paris (Fig. XIII, 6) lobo externo laminari sim- plici, lobo interno in apice bipartito, parte altera acuta simplici, altera dentibus ut Fig. XIII, 6 demonstrat armata, palpo (Fig. XIII, 7) brevi, 5-articulato, articulo ultimo in apice subconico. Labium forma consueta, palpi articulo ultimo (Fig. XIII, 8) subovali. Thorax ab abdomine haud abrupte distinctus. Pedum tarsus 4-articulatus, praetarsus unguibus duobus late- ralibus et ungue mediano quam laterales breviore et ad basin in processum parvum acutum producto. Urosterna segmentorum 2-7 vesiculis, segmentorum 7-9 stilis instructa. Urotergitum decimum breve. Cerci breves. Observatio. Genus hoc vesicularum numero et mandibularum forma ab Ateliira praesertim distinctum est. Pseudatelura trichophila sp. n. (f (immaturus). Corpus (Fig. XIII, 1) cremeura, squamis et setis luimerosis auctum , antice et postice aliquantum attenuatum la- teribus convexis, dorso sat convexo. Corporis squamae (Fig. XIII, 15-16) subrectangulares e. triplo longiores quam latiores, ([x 0,10X0,37), pluriradiatae. (1) Questa e le seunciiti six'cic iiiiriiiccotilc e tcniùtolilc mi l'uroiio in- viate iu studio dal Rev. E. Wasmann, che pubblicamente ringrazio. 374 Caput setis paucis brevibus instructum, squami s nullis. An- tennae (Fig. XIII, 2-3) in exemplo typico liaud integrae, quam cor- poris longitudo magis quam ti-iplo breviores, 11-articulatae, articulis a septimo in articulinis divisis, apicem versus parum attenuatae, WW/w/HUllMi/lilfl^VAÒ^ / Fig. XIII. Pseridatelura trichophila: 1, corporis circunilitio (in exemplo typico); 2, antenna dextera supra inspecta; 3, antennae dexterae pars basalis ab articnlo seeundo fnbtus inspeeta; 45, niandibulae; 6, maxilla; 7, palpus maxillaris; 8, palpus labialis; 9, niesonotuni; 10, pes paris tertii; 11, tarsi apex et praetarsus; 18, urotergituni decininin cum cereis; 13, uroster- uuni ((uartuni (V. vesicula); 14, nrosterna 7-9; 15-10, sciuaniac dorsales. ai'ticulis inter sese parum distinctis, subcilindraceis, praeter sensilla setis brevibus et setis brevioribus instructae. Palpi maxillares (Fig. XIII, 7) breves, articulo ultimo attenuato quam articuli 3-4 simul sumpti parum brevioi'cs. Palpus labialis (Fig. XIII, 8) articulo ultimo subovali minus quam duplo loiigiore quam latiore et quam articulus praecedens fere duplo longiore. Thorax quam abdomen (in exemplo typico certe valde coii- tractum) parum brevior, in margine laterali setis nonnullis , in superfìcie dorsali (Fig, XIII, 9) setis numerosis sat brevibus, subti- libus, indistincte pluriseriatis et ad angulum posticum seta longa auctus. - 375 — Pedes sat longi, paris tertii (Fig. XIII, 10) tibia interne ad dimi- diam pai'tem et ad apicem setis spiniforraibus binis, in margine infero-apicali spin is sat bi'evibus quatuor, praeter spinam longara consuetam, armata, tarso quam tibia paullulum longiore, praetarsi unguibus lateralibus sat longis, sat arcuatis, ungue mediano quam laterales duplo breviore, tenuiore et ad basini infra in processum brevem acutum producto, Abdomen praeter squamas in tergi tis 1-9 setis numerosis sat brevibus subtilibus, setis serierum posticarum duarum marginem posticum tergiti singuli superantibus , instructum et in parte po- stica infero-laterali seta longa. Tergitum decimum (Fig. XIII, 12) breve, magis quam duplo ad basini latius quam longius, partem posticam versus angustatum, in margine postico quam ad basini magis quam duplo minus latum, vix sinuatum, seta angulari sat longa auctuni. Urosterna 2 7 (Fig. XIII, 14) postice in parte laterali late rotun- data, in parte submediana aliquantum sinuata et in parte mediana rotundatim paruni producta, in superficie mediana postica setis 3-5 sat longis , in margine postico setis duabus submedianis longis, duabus sublatei'alibus sat longis et setis duabus intermediis, sat brevibus, instructa. Urosternum octavum (Fig. XIII, 14) ad stili latus internum rotundatim aliquantum productum et medium parum sinuatum. Stili urosternorum 7-8 (Fig. XIII, 14) breves, triplo longiores quam ad basini latiores; stili segmenti noni sat longi , crassi, magis quam triplo longiores quam ad basini latiores. Paramera (Fig. XIII, 14) brevia, crassa, subconica setis nonnullis aucta et quam stili segmenti noni magis quam triplo brevioi-a. Cerci breves, conici, setosi, laterales quam median us aliquan- tum brevi ores. Long. Corp. mm. 2,47, lat. thoracis 1,10; long, antennarum 0,78; long, palpi maxillaris 0,40 ; long, pedum paris tertii 1,60 ; long, cerei mediani 0,39, cercorum latei'alium 0,32. Habitat. Exemplum descriptum O'Neil in nido Tennci^ uni- dentaf/f.'^ ad Dunbrody (Africa australis) collectum fuit. Gen. Mesonychographis nov. 9 Corpus elongatum - subovale squamis pluriradiatis multo bene vestitum etinm in capite, tliorace cum nbdomine gradatim coniuncto. - 376 — Antennae ab articulo decimo articulis in articulinis divisis, articulo tertio sensillis 10, quorum 8 infera et infera lateralia, Fig. XIV. Mesonyciioyrapiiis myrmecoplnla: 1, corporis circuiiilitio (in excMiiplo typioo); 2, iiiaii- dibula sinistra; 3, maxilla; 4, palpus labiali.s; 5, pes paris tertii; 6, corporis pars postreuiii cum cercorum parte in exeniplo typico sistcnte; 7, urosterna 4 9 cum ovopositore ; 8-9, squamae dorsales. duo supera lateralia sunt, articulis ceteris sensillis duobus inferis et infero lateralibus. Mandibulae (Fig. XIV, 2) dentibus inaequalibus 5 et mola sat magna instructae. Maxillae (Fig. XIV, 3) lobo externo sensillis duobus cylindraceis brevioribus in apice aucto , lobo interno parte apicali bipartita, parte altera externa in apice trifida acuta, altera dentibus quatuor maioribus bifidis et serie dentium minorum aucta, palpo crassiu- sculo, 5-articulato. 377 Palpus labialis (Fig-. XIV, 4) articiilo ultimo dilatato. Pedum tarsus 4-articula- tus, praetarsus (Fig. XV) un- g'uibus lateralibus simplicibus constitutus et ungue mediano quam laterales parum bre- viore ed in facie supera setis pluribus, peuicillum elouga- tum formaiitibus iiistructo. Urotergitum decimum sat longum. Stili in segmentis 4-9, vesiculae in segmentis 5-7 sistentes. Ovopositor sat brevis et Fig. XV. Mesomichograpliis mi/rmecophiki: tarsi pars ajii- calis et praetarsus, A unguis lateralis, C unguis medianus. crassiusculus. Cerci laterales breviores. Observatio. Genus hoc praetarsi fabrica bene distinctum. Mesonychographis myrmecophila sp. n. 9 Corpus supra fulvo-fuligineum subtus sub- ochraceum. Squamae (Fig. XIV, 8-9) aliquantum longiores quam latiores postice rotundatae, vel paullulum, aut non , longiores quam latiores subquadratae ([X 4G-78 X 39-42). Caput squamis vestitum setis nonnullis in- structum. Antennae (Fig. XVI) quam corporis longitudo fere triplo breviores, gradatim parum attenuatae, 19-articulatae , articulis 1-9 integris , ceteris a decimo in articulinis divisis, setis sat numei'osis, praeter sensilla, instructis. Palpi maxillares (Fig. XIV, 8) breves, ci-as- siusculi. Palpi labiales (Fig. XIV, 4) articulo ultimo aeque longo atque lato. Thorax quam abdomen, in expm])lo typico certe contractum, parum brevior, in tergitis setis Fig. XVI. Mesonychoiirap/i is myfiin'copliiht : .-iii- teniia sinistra supra iuspcfta 25 - 378 - brevìbus lateralibus, seta sat longa robusta, in apice bifida, late- rali-postica et setis nonnullis brevissimis in serie postica di- spositis auctus. Pedes sat longi, paris tertii vide Fig-. XIV, 5. Abdomen partem posticam versus gradatim paullulum angu- statum, tergitorum setis forma et dispositione ut in thorace. Tergitum decimum (Fig. XIV, 6) sat longum et sat latum, paul- lulum ad basim latius quam longius, partem posticam versus gra- datim parum angustatum, in margine postico triangulariter et pro- fundius incisum et in angulo postico acuto seta sat longa, ro- busta auctum. Urosterna 13 simplicia, setis duabus submedianis et setis 2-3 brevibus lateralibus instructa. Urosternum quartum (Fig. XIV,7) setis duabus submedianis, urosterna 5-7 serie setarum brevium in parte submediana usque ad stilorum basim instructa. Urosterni octavi pars mediana (Fig. XIV, 7) lata, paullulum rotundata et serie setarum brevium submarginali instructa. Stili (Fig. XIV, 7) segmenti 4' quadruplo longiores quam latiores, ceteri segmentorum 5-8 gradatim paullulum longiores, segmenti noni quam octavi fere '/s longiores. Ovopositor (Fig. XIV, 7) crassiusculus quam stili segmenti noni parum brevior. Cerci laterales breviores, apicem uro tergiti decimi parum superantes. Cercus medianus in exemplo typico fractus. Long. corp. mm. 4,5, lat. thoracis 1,9; long, antennarum 1,69; long, palpi maxillaris 0,65; long, pedum paris tertii 2,35; long, cercorum lateralium 0,52. Habitat. In nidis Cr em a s tog aste) ' s\), sidSRnkuru (Kassaì, Con- go) exemplum descriptum E. Luja legit. Gen. Cryptocephalina nov. 9 Corpus antice late rotundatum, postice gradatim parum an- gustatum, thorace cum abdomine gradatim coniuncto, squamis et setis paucis instructum. Squamae pluriradiatae. Caput (Fig. XVII, 1-2) a ])i'onoto fei'e ommino obtectum, squa- mis destitutum. Antennae (Fig. XVII, 3-4) breves, articulis omnibus integris, articulo tertio sensillis 7 insttiu-to. quorum 5 infera sunt, duo infero- — 379 — lateralìa, articulis 4-10 sensillis duobus inferis et infero lateralibus, articulis 11-12 sensillo infero et articulo ultimo sensillo lyriformi instructo. Mandibulae (Fig. XVII, 5-6): dextra dentibus duobus externis, lamina minime dentata et mola sat magna dentibus duobus parvis Fig. XVII. Cri/ptorpphaVma Wasmanni: 1, eoriioris circunilitio; 2. caput et proiiotum subtus inspccta; 3, antenna dextera supra inspecta: 4, pars basalis antennae dexterae subtus inspecta; 5, et 6, mandibulae; 7, niaxilla; 8, i)alpi labialis artieuli 3-4; 9, pes paris tertii: 10, paris tertii tibiae apex; 11, urotergituni deciniuni cum cercis; 12, urosterna 6-9 cum ovoimsitore; 13-14, squamae dorsales. externis aucta instructa; mandibula sinistra dentibus duobus exter- nis, lamina in margine integra, rotundata et in latere externo dente acuto aucta, nee non mola sat magna externe dente acuto inci- piente instructa. — 380 - Maxillae primi pans (Fig. XVII, 7) lobo externo laminari sim- plici, lobo interno in apice bipartito, parte altera acuta, simplici, altera dentibus 4 majoribus in apice incisis et dentibus minoribus seriatis instructa, palpo 5-articulato, sat brevi. Palpi labialis articulus ultimus (Fig. XVII, 8) dilatata«. Thorax pronoto quam meso-et metanotum simul sumpta lon- giore, antice late rotundato, caput fere omnino obtegente. Pedum praetarsus unguibus duobus lateralibus simplicibus et ungue mediano minore simplici instructus; tarsus 4-articulatus. Stili in segmentis 6-9 sistentes, Vesiculae nuUae. Ovopositor sat brevis et crassiusculus. Cercus medianus brevis; cerei laterales breviores. Observatio. Genus hoc inter omnia familiae hucusque nota capite a pronoto fere omnino obtecto praesertim distinctissimum. Cryptocephalina ^A/'asmanni sp. n. 9 Corpus fulvescens. Squamae (Fig. XVII, 13-14) parvae, plus minusve longiores quam latiores, pluriradiatae (majores [x 65 X 39 - 52). Caput in frontis parte antica setis sat numerosis instructum. Antennae (Fig. XVII, 3-4) breves quam corporis longitudo apicem versus gradatrm paullulum attenuatae, 13-ai'ticulatae, arti- culis omnibus integris praetei sensilla, in descriptione generis indi- cata, setis paucis sat brevibus et setis brevioribus instructae. Palpi maxillares (Fig. XVII, 7) breves, articulo ultimo quam pen ultimus ^/.^ longiore. Palpi labiales (Fig. XVII,8) articulo ultimo vix longioi-e quam latiore. Thorax quam abdomen parum brevior, in dorso setis brevi- bus lateralibus et setis nonnullis bi'evissimis posticis in tergito singulo auctus. Pedes sat longi, paris tertii vide Fig. XVII, 9-10, praetarsi unguibus lateralibus sat brevibus quam medianus magis quam duplo longioribus. Abdomen partem posticam versus gradatim parum attenua- tum, in tergito singulo seta laterali sat longa robusta et setis nonnullis brevibus instructum. Tei'gitum decimum (Fig. XVII, 11) sat longum, aliquantum ad basim latius quam longius, partem po sticam versus grudatim paruni angustatum, in margine postico — 881 — profunde et triangulariter incisum, in angulo laterali postico seta longa robusta auctum. Urosterna 1-5 margine posti(;o vix sinuato, lateribus late rotundatis, seta brevi et seta nonnulla brevissima instructis. Urosterna 6-9 stilis aucta. Urosterni octavi pars mediana (Fig. XVII, 12) sat magna, semielliptica. Stili segmenti sexti sextuplo longiores quam ad basini latio- res, segmenti noni quam sexti duplo longiores et aliquantum cras- siores. Ovopositor crassus quam stili segmenti noni vix longior. Cerci (Fig. XVII, 11) attenuati, laterales quam medianus magis quam duplo breviores: cercus medianus quam corporis longitudo fere triplo brevior. Long. Corp. mm. 2, 34; lat. thoracis 1, 10; long, antennarum 0, 78; long, palpi maxillaris 0, 45; long, pedum paris tertii 1, 75; long, cerei mediani 0, 91, cercorum lateralium 0, 39. Habitat. In nidis Mt/nnecaria eumenoide^ ad Stanleyville (Congo) exemplum descriptum P. H. Kohl legit. Species haec eximio illustratore animalium myrmecophilorum, P. E. Wasmann, dicata est. X. Su. alcuini "Tisanuri di Corfu. Nell'Aprile del 1905 avendo avuto occasione di passare due giorni a Corfu raccolsi tra gli altri Artropodi alcune specie di Tisanuri, che ricordo qui appresso, descrivendo quelle, che mi sembrano nove per la scienza Fam. Lepismatidae. 1. — Lepisma gyriniformis Lucas. Alcuni esemplari , in nidi di Aphenogaste)- testaceopilosa var. balcanica Emery, presso Santi Deka. 2. — Ctenolepisma ciliata (Duf.). Un esemplare maschio, sotto una pietra, pure presso Santi Deka. 3. — Atelura pseudolepisma (Grassi). Due esemplari, in un nido di Camponotus aethiops Latr. var. presso Santi Deka. 382 - 4. — Lepidospora Escherichii sp, n. 9 Corpus (Fig. XVIII, 1 ) cremeiim, lepismitbrme, antice paul- liilum, postice aliquantum angustatum. Squamae (Fig. XVIII, 15) maxima pro parte longiores quam latiores, pluriradiatae (maiores [x 80X40). Caput magnum, ^/,2 ad basim latius, quam longius, antice setis Fig. XVIII. Lepidospora Esciiericliii: 1, corporis fircumlitio ; 2, antennae apex; 3-4, mantlibulae; 5, maxilla; 6, labium; 7, palpi labialis articulus ultimiis; 8, pes paris tertii; n, urotergi- tum quintum; 10, iiroterg'ituni decinmni cum cercoriun basi; 11, urosternuni priniuni; 12, urosternum secuuilum; 13, urosterua 8 9 cum ovopositore: 14, maris urosternum no- num; 15, squama dorsalis. sat numerosis , sat longis , robustis, in apice incisis, superfìcie cetera dorsali squamis et setis nonnullis brevibus instructum. Antennae (Fig. VIII,2 et XIX) longae, attenuatae, quam cor- poris longitudo c. '/;j breviores, 22-articulatae, articulis ab articulo nono in articulinis gradatim longioribus et magis distinctis divisis, articulo tertio sensillis 8 instructo , quorum 4 supera-lateralia, 4 infera et infera-lateralia sunt, articulis ceteris sensillis unisetis duobus, articulo ultimo sensillo lyriformi instructo. Mandibulae (Fig. XVIII, 3-4) dentibus duobus in apice bipar- titis et mola lata instructae. Maxillae (Fig. XVIII, 5) lobo externo sensillis duobus bre- vibus subcylindraceis aucto, lobo interno in apice bipartito, parte altera quam altera longiore, acuta, et ante apicem in processum — 383 - breviorem producta, altera dentibus 5 maioribus et serie dentium minorum armata, palpo longo 5-articulato, articulo ultimo quam penultimus aliquantum longiore, in apice sensillis 6 subcylindraceis instructo. Labium (Fig. XVIII, 6) palpo sat longo, articulo ultimo (Fig. XVIII, 7) apicem versus, aliquantum dilatato, aliquantum longiore quam latiore in apice sensillis consuetis instructo. Thorax (Fig. XVIII, 1) quam abdomen paul- lulum magis quam duplo brévior et parum latior, pronoto in parte antica laterali seta longa robusta extrorsum directa, praeter setas breves margi- nales sat robustas et setam posticam lateralem sat longam, robustam, nec non ad marginem posticum setis paucioribus brevibus et brevio- ribus aneto, meso — et metanoto praeter setam lateralem anticam longam, setis ut in pronoto instructis. Pedes longi, paris tertii vide Fig. XVITI, 8, praetarsi unguibus lateralibus quam medianus subrectus parum longioribus. Abdomen partem posticam versus gradatim parum attenuatum, in tergitis (Fig. XVIII, 9) ad marginem posticum setis duabus sublateralibus sat longis et robustis, setis 3-4 lateralibus sat longis et sat robustis et setis nonnullis brevio- ribus auctum. sHpra inspecta. Urotcrgltum dccimum (Fig. XVIII, 10) po- stice breve, gradatim magis angustatum, magis quam duplo ad basini latius quam longius, in margine postico subtriangulariter et sat profunde incisum ad angulos posticos seta longa, robusta et in margine laterali setis nonnullis brevibus auctum. Urosternum primum (Fig. XVIII, 11) parte mediana triangu- lari, subcoxas omnino sej ungente. Urosterna 2-7 (Fig. XVIII, 12) vesiculis instructa, praeter squamas setis nonnullis bi-evissimis in superficie mediana, setis nonnullis in margine postico laterali instructa. Stili sat longi, attenuati. Urosterni octavi pars mediana (Fig. XVIII, 13) sat magma, subsemielliptica. ng. XIX. Lepidospora Esc/teri- chii : antenna dextera praeter partem apicalem - 384 _ Stili segmenti noni (Fig. XVIII, 13) quam ceteri parum cras- siores et aliquantum longiores. Ovopositor (Fig. XVIII, 13) sat brevis, crassus, ad diraicliam partem stilorum segmenti noni apice pertinens. Cerci longi, tenues et attenuati; cercus medianus quam corpo- ris longitudo duplo brevior; cerei laterales quam medianus parum breviores. Long. corp. mm. 6, latit. thoracis 1,6; long, antenn. 4,2; long, palpi maxillaris 1/25; long, pedum paris tertii 2,5; long, cerei mediani 3,1. cT Urosternum octavum postice inter stilos parum magis quam stilorum basis retrorsum i)roductum, setis 8 sat longis in- structum. Penis brevior. Paramera (Fig. XVIII, 14) longa, cylindracea quam stili seg- menti noni parum breviora. Habitat. Exempla nonnulla inter humum et sub muscis in insula Corcyra ego ipse legi. Observatio. Species haec prima generis Lepido'^porae in re- gione Mediterranea collecta est et a spiciebus africanis et a spe- cie sumatrensi bene distincta. Prof. Dr. K. Escherich, qui primus genus Lep?dospora descripsit et praestans familiam totam Lepi- smatidarum studuit, speciem hanc dico. 5. — Nicoletia subterranea Silv. Un maschio ed una femmina a circa venti centimetri sotto terra a Potamos. Fani. Machilidae 6. — Praemachilis orientalis sp. n. 9 Corpus (in alcool) totum rufescens. Squamae forma varia, majores (Fig. XX, 7) maxima pro parte longiores quam latiores (jx 130X39). Oculi (Fig. XX, 1-2A) parvi inter sese spatio magno (= Vs oculi singuli totius longitudinis) tangentes; oculus singulus paul- lulum latior quam longior. — 385 — Ocelli (Fig. XX. 1-2B) lati, nigri, transversales, quam oculi singuli latitudo parum minores, ad dimidiam partem partim an- g'Listati. Antennae quam cori)oris longitudo aliquantum breviores, te- nues et attenuatae, articulo primo 7^ longiore quam latiore. Flg XX. PraemachUis orienlaHs: 1, oculi A et ocelli B supra inspecti; 2, oculus A et ocellus B paruni oliliquc inspecti; 3, palpus maxillaris; 4, palpus labialis: 5, pes paris tertii; (i, urostcruuni (luintuiu (S stilus, V vesicula); 7, squama; 8, urosterna 8-9 cum ovopositore O; 9, valvularum inferarum ovopositoris apex. Palpi maxillares (Fig. XX, 3) sat longi et attenuati, squamis et setis ut figura demonstrat instructi, articulo ultimo penultimum longitudine acquante. Palpi labiales (Fig. XX, 4) articulo ultimo apicem versus gra- datim parum dilatato. Arcus thoracicus perparvus. - 386 - Pedes sat breves, paris tertii (Fig. XX, 5) tarso quam tibia vix longiore, praetarsi unguibus brevibus parum arcuatis, sat acutis, articulis omnibus setis numerosis et saltem usque ad tibiae api- cem squamis instructis. Abdomen. Urosterna 2-7 (Fig. XX, 6) utrimque vesicula sin- gula sat magna instructa, parte mediana triangulari sat magna, in segmento quinto fere Vs ^d basim latiore quam longiore, sub- coxis postice intei" sese spatio parvo separatis angulo interno ro- tundato, externo late rotundato. Subcoxae segmenti septimi angulo interno quam ceterae parum magis et magis rotundatim retrorsum producto. Stili breves, in segmento quinto (Fig. XX, 6) quam subcoxae duplo breviores, in segmento nono (Fig. XX, 8) parum magis quam duplo breviores. Ovopositor (Fig. XX, 8-9) brevis, ad basim stilorum segmenti noni pertinens, pseudoarticulatus, breviter setosus, apice magis chi- tineo, valvulis inferis in apice latis, parum concavis et seta brevi auctis, valvulis superis quam inferae paullulum brevioribus in apice attenuatis et sursum vergentibus. Cercus medianus quam corporis lougitudo parum brevior, in lateribus ad basim spinis nonnullis instructus. Cerci laterales quam medianus fere 7s breviores, interne spinis nonnullis brevi- bus armati. Long. corp. mm. 9, lat. thoracis 2,3; long, antennarum 7; long, palpi maxillaris 3, 8; long, pedum paris tertii 3, 30; long, cerei mediani 8, cercorum lateralium 3, 2: long, stilorum segmenti quinti 0, 32, segmenti noni 0, 65. Habitat. Exempla duo 9 ^d Santi Deka legi, Exempla tria 9 huius speciei etiani ad S. Vito dei Normanni (Lecce) in Italia legi. Observatio. Species haec inter omnes generis Praeniachilis mihi notas ocellorum forma, stilorum et ovopositoris brevitate distinctissima est. Fam. Campodeidae 7. — Campodea sp. Canon e Potamos. Grandi esemplari, che si potranno riferire con sicurezza ad una delle specie conosciute o ad una specie nova, quando si sarà studiato un materiale molto ricco di tale genere. 387 Farn. Japygidae 8. — Parajapyx Isabellae (Grassi) Due esemplari a Canon, sotto terra, alla profondità di circa 10 centimetri. 9. — Japyx solifugus (Halid.) Silv. Syn. 1864 Jaiìyx solifugus Haliday ex p., Trans. Limi. Soc. XXIV, pp. 441- 446, pi. XLIV, Fig. 1-15. » 186r, » „ Meinert, ex p., Nat. Tidskr. (3j III, p. 413, Tab. XIV, Fig. 1-11. " 1 in ». » 35: » di « e » leg'gi « è » . la linea che precede il 5» capoverso noi quadro analitico va com- presa nel capoverso N" 3 e non nel 4*. linea 21: invece di « Microterys lunatus O >- leggi « M. Itinaf/is ^ » di « nei » leggi « ai » . di « etessa s, » leggi « stessa e ». ultima 14: 1: di » 3: » di « altre mute » leggi « altra muta ». » 4: » di « altre spoglie » leggi « altra spoglia ». Le indicazioni del primo capoverso « Corpo in gran parte di color bruno. Antenne di otto articoli » si riferiscono alle due prime spe- cie del (juadro analitico: Prospalta siviilis e Archenonius bicolor. Sotto la figura 21 invece di « l'uno di seguito all'altro » leggi « l'ima di seguito all'altra ». //47ti^'^^^ Prezzo del presente Volume L. 20 824