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BOLLETTINO

DEL

Laboratorio di Zoologia Generale e Agraria

DELLA

R Scuola Superiore d' Agricoltura in Portici

volume Vili

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PORTICI

PREMIATO STAB. TIP. VESUVIANO

Ernesto Della Torre

1914

BOLLETTINO

DEL

Laboratorio di Zoologia Generale e Agraria

DELLA

R. Scuola Superiore d' Agricoltura in Portici

Volume Vili

PORTICI

PREMIATO STAB. TIP. VESUVIANO ^^0 ^t^S"

di E. Della Torre 1913-1914.

F. SILVESTRI

Viaggio in Africa

per cercare parassiti di mosche dei frutti.

INTRODUZIONE.

Le regioni che hanno importanti coltivazioni di frutti e che hanno terreno e clima adatti per estenderle con vantaggio, sono state preoccupate molto, nell'ultimo decennio specialmente, dal dif- fondersi della Mosca delle frutta (1) (Ceratitis capitata). Gli ento- mologi mentre da un lato cercarono di trovare qualche mezzo di lotta artificiale atto a combattere tale dannosissimo insetto, dall' altro (alcuni di essi) tentarono la ricerca di parassiti e la loro introduzione nei paesi dove non esistevano ; ma il risul- tato delle ricerche dei parassiti fu scarso e quello della loro introduzione fu affatto negativo, come si dirà appresso, ingene- rando cosi in molti il dubbio che una lotta naturale contro la Ceratitis, e anche contro forme affini dello stesso genere e del Dacus, fosse impossibile prima ancora che studi più estesi ve- nissero compiuti sull'argomento. Le cose erano i-estate a tale punto e vi sarebbero rimaste chi sa per quanti anni ancora, quando una circostanza nuova venne a far riaprire la questione della lotta naturale contro detto insetto.

Questa mosca fu nel 1910 osservata a Honolulu , intro- dottavi quasi certamente, almeno un anno innanzi, con frutta

(1) Così io credo che si debba chiamare per antonomasia la Ceratitis ca- pitata che attacca molte specie di frutta, essendo il nome italiano di Mosca delle arance troppo ristretto nella specificazione e quello inglese di Mosca mediterranea delle frutta assolutamente erroneo, perchè certamente la Ceratitis capitata non è originaria del Mediterraneo, nel Mediterraneo arreca il maggior danno.

dall'Australia, e gettò un serio e ben fondato allarme tra le autorità dell'ufficio governativo dell'agricoltura, nonché fra tutti i coltivatori delle isole Hawaii, non solo per il danno diretto che potevano soffrire, ma più ancora per le misure restrittive che la California avrebbe imposto sulle importazioni di frutta da tali isole.

La scoperta della Ceratìtis capitata nelle Hawaii diventò così una grave problema per quelli isolani e costrinse autorità e entomologi a pensare seriamente alla sua soluzione. Si comprese subito che una lotta artificiale contro tale insetto in tali isole dove può moltiplicarsi, favorito dal clima, tutto l'anno, dove può svilupparsi più o meno bene in circa 30 specie di fratti, che cre- scono in parte anche inselvatichiti nei boschi o nelle campagne non coltivate, non era possibile; perciò il signor W. M. Giffard, Presidente dell'ufficio di Agricoltura e che fu sempre uno dei più attivi e più competenti fautori del metodo di lotta naturale, ri- studiò quanto era stato fatto a tale proposito e si convinse che c'era ancora molto da tentare.

Le sue idee furono condivise da tutti i Commissari dell'Agri- coltura, approvate dalle altre Autorità, così egli potè nel 1912 ottenere i mezzi necessarii per fare intraprendere tali ricerche.

Il signor W. M. Giffard, che conosceva quanto io avevo combattuto per cercare di tentare la lotta naturale contro il Dacus oleae in Italia e che sapeva come fossi convinto che detta lotta era possibile anche contro la Ceratìtis e che questo argomento meritava almeno di essere ancora molto studiato prima di essere condannato, si rivolse a me nella primavera del 1912 proponen- domi di accettare l'incarico di andare a cercare i parassiti della Ceratitis capitata nell'Africa occidentale, regione ancora inesplo- rata da tale punto di vista e ritenuta, invece, come probabile patria di origine di tale mosca anche dal nosti'o valente ditte- rologo Bezzi.

Io, ottenuto il permesso dal Superiore Ministero d'Agricol- tura perchè trattavasi di questione importante anche per l'Italia, accettai con entusiasmo tale incarico e stabilii di partire nel mese di luglio, facendomi il seguente piano per le mie ricerche: 1. accertare (s'intende sempre nei limiti del possibile ed anche del tempo che vi avrei impiegato) se la Ceratitis capitata esi- steva nell'Africa occidentale dal Senegal in giù, oltre che al Congo, e se vi era combattuta da speciali nemici, che potevano essere

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introdotti con utilità alle Hawaii e in Italia ; per tale scopo cre- devo opportuno di visitare il maggior mimerò di colonie possibile; 2. non trovando la Ceì'atitis capitata^ ma altre mosche dei generi Ceratlth e Dacus cercarne pure i parassiti per sperimentarli poi colla Ceratitis capitata, e qualora fossero apparsi di qualche ef- ficacia contro essa, cercare di introdurli alle Hawaii e in Italia.

ITINERARIO.

Il 25 luglio del 1912 m' imbarcai sul vapore « Europe » della Società « Chargeurs Reunis * a Pauillac presso Bordeaux di- retto alla Guinea francese, poiché, essendo mia intenzione, come sopra dissi, di accertare se la Ceratitis capitata viveva anche al nord del Congo, mi proponevo di visitare innanzi tutto una re- gione quasi intermedia tra il Congo e il Marocco, pronto in se- guito ad andare al nord o al sud secondo le circostanze l'avessero richiesto.

Caiuvrie. La mattina del 30 luglio giungemmo all'alba a Tenerifìfe e poiché il vapore doveva fermarsi fino a mezzogiorno, ne profittai per scendere a terra e visitare innanzi tutto il mer- cato dei frutti. Trovai questo ben fornito di pesche, pere, uva e fichi d'India e tra le pesche ben mature ne osservai subito buon numero infette di Ceratitis capitata. Da venditori di frutti seppi che specialmente più tardi l' infezione diventa alle volte molto forte e che in settembre si estende ai fichi d'India. Non sembre- rebbe che la Ceratitis avesse a Teneriffe speciali nemici, ma per la vicinanza delle Canarie alla costa africana sarebbe, credo, in- teressante studiare per qualche mese la mosca dei frutti anche in tale contrada.

Dakar. A mezzogiorno il vapore riprese la via verso l'A- frica e la mattina del 2 agosto entrò nel porto di Dakar, l'unico degno realmente di tal nome in tutta l'Africa occidentale a nord dell'Angola e che dopo il recente ampliamento é per diventare di grande importanza anche come porto di scalo per i vapori diretti all'America meridionale.

Alle ore 9 potei scendere dal vapore e recarmi in città os- servando tutto con vivo interesse, essendo quella la prima volta che mettevo piede su terra di Africa tropicale, ma fui subito tra- sportato dall'oggetto della mia missione al mercato per vedere quali frutti vi erano in vendita. Vi trovai pochi manghi, goyave,

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qualche popone, papaya, nonché una piccola quantità di frutti in- digeni di Chrysohalanus. Osservai con attenzione un buon nu- mero di manghi e goyave dei più maturi, un popone, una papaya pure molto matura, ma non vidi alcuna larva di dittero ; in qual- che frutto di Chrysobalanus osservai invece larve di Ceratitis e acquistai perciò tutti quelli che erano in vendita, ponendoli in una calabassa con un po' di sabbia sul fondo.

Mi recai poscia dal Governatore generale dell'Africa occiden- tale per presentare le mie credenziali e per avere raccomanda- zioni per la Guinea francese. Fui gentilmente accolto ed ebbi la assicurazione che sarebbe stato telegraficamente avvisato il Vice- governatore della Guinea francese affinchè facilitasse le mie ri- cerche in quella regione.

Nel pomeriggio, accompagnato dal signor Noury, ispettore di agricoltura del Dahomey che viaggiava pure sul « Europe » per tornare in colonia, visitai il giardino sperimentale governativo di Hann a 7 chilom. da Dakar. Quivi sono coltivati un po' di agrumi e varie specie di frutti tropicali, dei quali trovai giunti a matu- rità quelli deìVAnacardiuni occidentale. Questi frutti erano ro- sicchiati in buon numero, e più o meno estesamente, da adulti di Cetonidi e fornivano abbondanti umori anche ad altri insetti specialmente Ditteri e Imenotteri, ma nessuno di quelli che esa- minai conteneva larve di Irypaneidae.

Domandai al Direttore del giardino se aveva notato partico- lari danni prodotti da larve di Ceratitis in arancie e in goyave o altri frutti ed ebbi risposta negativa.

Alle ore 17 dovetti far ritorno sul vapore essendo fissata per le 18 la partenza.

Il tempo che dalla partenza fino al giorno 2 si era mante- nuto bello, cambiò completamente il 3 essendo ormai giunti nella zona delle pioggie che con poche interruzioni continuano a ca- dere, specialmente presso la costa, fino a tutto ottobre.

* * *

Guinea francese. Il giorno 4 sul far del giorno si giunse in vista delle isole Los lussureggianti per vegetazione tropicale e belle per molte eleganti palme che vi crescono. Verso le 7 arrivammo in vista di Conakry, capitale della Guinea francese, e poco dopo il vapore gettò l'ancora a circa 300 metri dal porto.

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Piccoli vaporetti trasportarono passeggeri e bagagli alla scala del pontile, perchè a questo accostano direttamente solo bastimenti mercantili e bastimenti con passeggeri di poco tonnellaggio.

Sotto mia pioggia abbastanza forte e poco piacevole, disceso a terra, presi alloggio nell' albergo Dubot, che merita di essere ricordato perchè è il migliore che esista in tutta l'Africa occiden- tale da Dakar (compresa) al Congo Belga.

Conakry è situata sopra V isola Tumbo, che ora in realtà è una penisola essendo unita alla terra ferma mediante un istmo, per quanto ad alta marea sia ridotto ad una breve e stretta zona larga pochi metri. Essendo essa quasi piana, e elevata appena qualche metro sul livello del mare, non offre a chi arriva alcun- ché di attraente, ma, quando vi si è sbarcati, piace per la vege- tazione che rallegra tutte le sue strade sia per gli alberi piantati lungo i marciapiedi, sia per quelli dei molti giardini privati. Di indigeno però non conserva nulla, perchè anche i neri vivono quasi tutti in casette in muratura, e non in capanne, e cercano di vestire, come possono, all'europea.

Il mercato è quello, che conserva, come sempre in ogni paese, le caratteristiche indigene, perciò colà si possono ancora gustare scenette popolari locali.

Conakry conta quasi 7000 abitanti, dei quali circa 500 euro- pei in gran parte francesi. Ha già una buona importanza commer- ciale, che aumenterà, essendo il suo porto destinato a divenire lo sbocco di molti prodotti dell'interno della Guinea e del Sudan col- l'ottima ferrovia che, arrivando a Kouroussa, ha stabilito un mezzo di comunicazione rapido e sicuro tra il Niger e la costa.

Le produzioni principali della Guinea francese sono : la noce cola, il caoutchou derivato specialmente da Landolphia, e in minor quantità il riso, il miglio, il sesamo, varii legnami. Di frutti vi sono coltivati quasi tutte le più comuni specie tropicali, e negli ultimi anni fu aumentata la produzione di banane e ananas per esportarle in Europa. L'allevamento del bestiame bovino ha una grande importanza nelle regioni elevate dell' interno e special- mente sull'altipiano del Fouta-Djallon.

Il giorno stesso dell'arrivo visitai il mercato, ma non ci trovai alcuna sorta di frutti. Nel pomeriggio andai alla Missione dei Padri del S. Spirito, che in tutte le colonie possiedono buoni giar- dini e per la conoscenza del paese possono essere utili a chi come me era affatto nuovo della regione.

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Il Rev. Lerouche, padre superiore, mi ricevette gentilmente, mi accompagnò in una visita al giardino facendomi vedere come in quell'epoca varie specie di piante (manghi, avvocati, goyave) non tenevano frutti e dicendomi che la stagione non era certo propizia per le mie ricerche.

L'indomani, non avendo potuto farlo il 4, che era domenica, mi presentai al Vice-governatore, che mi accolse con molta cor- tesia e fece invitare, per mezzo del signor Proche (che anche in seguito, in ogni circostanza, fu per me assai premuroso) l'ispettore di Agricoltura a darmi tutte le notizie che potevano essermi utili e a lasciarmi studiare nel giardino sperimentale governativo di Camayenne, Il giorno stesso mi recai coll'ispettore signor Geoffoy a detto giardino sperimentale, distante circa 4 chilometri da Conakry.

Colà giunti, il signor Geoffoy mi presentò al sottoispettore residente nel giardino e poi mi accompagnò in un giro per mo- strarmi le piante che più potevano interessarmi. Ivi erano molte specie tropicali, tra le quali nomino particolarmente quelle del-caut- chou, del caffè, del cacao, e buon numero di piante da frutto : Achras sapota, Anacardium occidentale, Anona (varie speciej^ Averrhoa caì^arnhola, Carica papaya, Citrus aurantius e varietà, Eugenia Mitchellii, Mangifera indica e varietà, Persea gratis- sìma, Psidium (varie specie), oltre ananas, banane ed altre specie di minore importanza. Vi si coltivavano anche alcune piante da ortaggio, tra le quali poponi, cocomeri, citriuoli e c'era anche un boschetto di Piume ria longi flora, che ricordo particolarmente perchè fu in seguito molto utile per le mie ricerche.

Degli alberi fruttiferi, che vedemmo, solo quello à.Q\V Aver- rhoa portava frutti maturi, che aprii in buon numero e tro- vai sani.

Dal 6 air il agosto restai a Conakry visitando il giardino della Missione, quello di Camayenne e facendo escursioni nei dintorni di tali località in cerca sempre di qualche frutto che po- tesse essere attaccato da C£?ra///is, però senza risultato. Soltanto a Camayenne potei esaminare frutti maturi di Landolphia, ma li trovai pure sani.

Pensai allora di cominciare ad allontanarmi dalla costa e di andare a Kakoulima, stazione a 47 chilometri da Conakry situata alla base del monte omonimo e abbastanza ricca ancora di foreste nel territorio circumvicino. Colà con due indigeni per o giorni,

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nel periodo dal 12 al 18, mi aggirai per i boschi cercando frutti selvateci, pregai anche il capo-stazione indigeno, che in seguito ad una raccomandazione del padre Lerouche fu molto gentile, di interessare suoi conoscenti a portarmi frutti selvatici, ma non riuscii a procurarmi alcunché di utile.

Dispiacente di non trovare Ceratitis Dacus, lasciai la mattina del 19 Conakry, col treno, per Kindia, dove giunsi a mezzogiorno.

Kindia é per il numero degli abitanti la quarta città della Guinea, dista da Conakry 153 chilometri ed è situata sopra una collinetta in mezzo ad un territorio di suolo ricco, coltivato in basso a riso, più in alto a miglio, granturco ed altre piante ad uso degli indigeni, nonché per una notevole estensione poco lon- tano dalla città verso Conakry, lungo la ferrovia, a banane per esportazione.

Fui ricevuto molto gentilmente dall'amministratore di quel distretto, signor P. Billault e dal capo di polizia, signor Lucquin, che mi accompagnò il giorno stesso al giardino sperimentale di- retto dal sottoispettore signor Brocard. Quivi trovai maturo sol- tanto un frutto di Anona, che era però sano.

Nei giorni 20-22 feci escursioni nei dintorni, ovunque cre- sceva un po' di macchia, mancando vera foresta, ma non riuscii a trovare alcun frutto selvatico, perciò il 23 a mezzogiorno partii per Mamou, stazione a 296 chilometri da Conakry e a 751 metri sul livello del mare. Mi trattenni colà fino a tutto il 26 agosto girando per le macchie circostanti e visitando un giardino spe- rimentale governativo. Quivi trovai un popone infetto di larve di Dacus armatus e lo conservai per ottenere le pupe del Dit- tero. Nella campagna vicino a Mamou vidi alcuni alberi di una drupacea che portavano molti frutti maturi, della forma e della grandezza di un piccolo prugno ovale, ne aprii molti, ma non trovai in alcuno larve di Dittero.

Da informazioni assunte a Kindia e a Mamou mi convinsi che le cose sarebbero state, nella Guinea, pressoché uguali a quelle che avevo osservato, anche andando più oltre, e perciò decisi di tornare a Conakry e da li al Senegal, dove avrei potuto studiare le Ceratitis del Crhysobalanus e vedere se altri frutti erano at- taccati da altri Tripaneidi.

Il 27 agosto a mattina partii da Mamou e giunsi a Conakry la sera.

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Dal 28 al 30 feci ancora escursioni nei dintorni di Conakry e a Camayenne e raccolsi per la prima volta qualche frutto di Piume ria infetto di larve di Ce? -a tit is punctata e un cetriolo di quelle di Daciis armatus.

In conclusione durante il mese di agosto nella Guinea fran- cese, da Conakry a Mamou, notai quasi completa mancanza di frutti sia coltivati che selvatici e potei accertare solo la presenza del Dacus armatus e della Ceratitis punctata.

Dalle pupe, ottenute dalle larve di Chrysohalanus di Dakar dal 2-3 agosto e conservate con cura in tubi, ebbi esemplari di una Ceratitis chiamata poi dal Bezzi C. Giffardii e dal 17 al 19 agosto alcuni esemplari del parassita Diachasma Fullawayi.

* * *

Senegal. Il pomeriggio del 31 agosto mi imbarcai nuova- mente suir « Europe », che era in viaggio di ritorno e alle 17 proseguii verso Dakar, dove arrivai la mattina del 2 settembre.

Dakar è situata sopra la costa, elevata circa 100 metri sul livello del mare, ed è divisa in una parte europea ed una indi- gena ; la prima è costruita come una città moderna d'Europa con vie per lo più larghe, fiancheggiate da alberi, ed ha negozi for- niti di ogni cosa necessaria e anche di lusso. La parte indigena della città dista da quell'europea circa un chilometro, è composta di capanne di legno con tetto di ferro galvanizzato o di paglia e si trova in poco buono stato.

Gli abitanti sono circa 25000, dei quali un decimo circa di razza bianca, in gran parte francesi impiegati, essendo Dakar la sede del Governo generale di tutta l'Africa occidentale francese. Avendo Dakar un buon porto, al quale fanno scalo anche la mag- gior parte dei vapori diretti all'America meridionale, se le Auto- rità giungeranno a fare scomparire del tutto la febbre gialla, che non di rado ha decimato la popolazione europea ed è sempre il terrore di tutti, diverrà certo molto più importante. Il territorio attorno però, fino ad Hann, è estremamente secco e squallido.

Mi trattenni in Dakar dal 2 all'S settembre raccogliendo e facendo raccogliere frutti di Chrysobalaìius, che disposi oppor- tunamente per ottenere pupe di Ceratitis e loro parassiti, feci varie escursioni fino al giardino sperimentale di Hann per osser- vare goyave mature, ciliegie di Cayenne {Eugenia), Anone {A. se-

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negalensis), comprai spesso manghi e papaye mature, ma non vidi larve di Ditteri che nei frutti di Chnjsobalanus. Questa pianta cresce fino all'altezza di un paio di metri e si trova, ma non abbondante, specialmente lungo la ferrovia da Dakar a Tiaroye. Il frutto ha un diametro di 25-35 mm, con sarcocarpio spesso 6-8 mm. ; essendo mangiato dagli indigeni non è possibile averlo maturo in grande quantità.

Avendo raccolto a Dakar quanto avevo potuto e occorrendo alcuni giorni per cominciare ad ottenere Ceratitis e parassiti, stabilii di andare il giono 9 fino a S. Louis per vedere quali erano le condizioni di quei luoghi rispetto ai frutti. La sera di detto giorno verso le 5 pom. giunsi a S Louis impiegando il treno 10 ore (comprese, s'intende, le fermate) a percorrere i 263 chilometri.

S. Louis è la sede dell'amministrazione governativa del Se- negal ed ha ancora una certa importanza commerciale, essendo il porto inferiore del fiume Senegal che è una buona via di comu- nicazione col Sudan durante i mesi da luglio a gennaio, quando è navigabile fino a Kayes; però completata la ferrovia, ora in costruzione, da Thiès a Kayes , il commercio lungo il fiume di- minuirà certo notevolmente

S. Louis ha una popolazione di circa 22000 abitanti, dei quali quasi 900 bianchi. Situata tra il mare e il fiume Senegal, in luogo piano, sembra che debba essere allagata da un momento all'altro e colle case basse e strette non piace. Il caldo vi si sente più che a Dakar.

Il Senegal ha alcune produzioni agrarie abbondanti come quella del miglio (due specie : Holcus sorgimi e Panicwn), del quale ammirai bei campi presso Rufisque e Thiès, l'arachide che negli ultimi anni viene coltivata molto e con eccellente successo, oltre produzioni minori comuni alle zone calde. L'industria del bestiame è abbastanza intensa. La coltivazione di frutti, almeno nella parte della costa da me visitata, è scarsa. A S. Louis trovai in vendita solo un po' di goyave, che erano sane ; al giardino sperimentale governativo, sito presso S. Louis, aranci e manda- rini erano maturi, ma non infetti di alcun Dittero. Osservai in questo giardino la Parlatoria z-izyplii molto scarsa e parassitiz- zata da un Aspidiotiphagus.

Per informazioni avute gentilmente anche dall' Ispettore di Agricoltura compresi che a S. Louis e dintorni non e' era nulla

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di importante per le mie speciali ricerche, perciò V ripresi il treno verso Dakar per fermarmi a Thiès, dove i padri del S. Spi- rito hanno un importante giardino. Visitai questo il giorno stesso del mio arrivo, e vi trovai molte piante di Anona, Mangifera e aranci, ma senza frutti maturi. Vidi un albero di Mangifera ab- bastanza infetta d'Icerija, che veniva però distrutta in gran quan- tità da Rodolia senegalensis Weise.

L'indomani feci un'escursione nei dintorni per accertare se c'era qualche pianta selvatica con frutti, ma non ne trovai. Il 13 andai di buon'ora in una macchia ad 8 chilometri da Thiès e anche in quel luogo non potei vedere frutto di sorta non essendo l'epoca opportuna. Più tardi, tra gennaio e aprile, deve essere una località interessante poiché gli alberi sono molto varii e tra essi vi è buon numero anche di Zizyphus.

Nel pomeriggio tornai a Dakar, dove restai dal 14 al 25 at- tendendo alla raccolta delle pupe dai frutti di Chrysobala/uis, che avevo radunalo colà nella prima settimana di permanenza, e con- tinuando a fare escursioni nei dintorni. Non potei trovare alcuna altra specie di Ceratiiis oltre le due del Chrysobalamis, ma rac- colsi, per la prima volta, frutti di Calotropis infetti di Dacus longistyhis.

Per raccogliere materiale più abbondante di questa specie mi recai nuovamente a Thiés il 26-27. Dal 28 settembre a tutto il 2 ottobre fui sempre a Dakar custodendo il materiale raccolto, dal quale cominciavo ad ottenere parassiti, e visitando ancora i dintorni. In un giardino di Dakar vidi una papaya infetta di Coccus sp. ?, che era distrutto da larve e adulti di Hgperaspis Merchi Muls. Spedii esemplari di questo Coccinellide in Italia, dove giunsero vivi e furono nutriti anche con Pseudococus citri, di cui si dimostrarono avidi, ma sopravvenuto l'autunno non fu possibile moltiplicarli.

Poiché ero ormai certo che nel basso Senegal in quell'epoca non estistevano altre specie di Ir ypaneidae e avevo raccolto al- meno i più importanti parassiti ivi esistenti, decisi di tornare alla Guinea francese per studiare la Ceratitis 'punctata, per trovarne possibilmente altre e fare qualche osservazione sul Dacus che già avevo visto in agosto. Il 3 ottobre lasciai Dakar e il 5 sbarcai nuovamente a Conakry.

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Guinea francese. La mia seconda residenza nella Guinea francese fu poco più lunga di un mese, cioè dal 5 ottobre a tutto il 6 novembre. In tale periodo di tempo feci molte escursioni specialmente al giardino di Camayennne, dove potei raccogliere abbondante materiale di Ceratiti?, ^punctata e il Dacus oerte- bratus e D. armatus, e disporre anche frutti sul terreno per le necessarie esperienze.

In tale giardino durante il mese di ottobre e novembre erano abbondanti le goyave mature, ma in nessuna trovai larve di Irypaneidae.

Nelle goyave mature cadute al suolo penetravano numerosi insetti per cibarsene e farvi sviluppare la prole ; tra essi notai specie di Carpophilus e di Drosophila e di ambedue Imenotteri parassiti endofagi. (1)

In questo giardino ottenni da pupe di CeratUis punctata due specie di Braconidi {Hedylus Giff ardii, Diachasma Fullaway V. robusfum), una di Galesus e vidi l'attività delle formiche del genere Dorylus nel distruggere pupe.

Nei giorni 22 e 31 ottobre andai nei boschi di Kakoulima e vi raccolsi alcuni frutti di Sarcocephahis infetti di Cerai. Gif- fardii, che mi dette in seguito specie di Braconidi parassiti.

Presso Conakry vidi un albero di Persea molto infetto di Coccus, che veniva distrutto in grande quantità da numerosi Chilochorus Silvestrii Weise, Exochomus promtusWeìse e da larve del Lepidottero Spalgis lemoleae Druce; a Camayenne lo stesso Chilochorus predava la Parlatoria zizyphi. Di esso io spedii molti esemplari vivi in Italia, che furono liberati a Ripalta (Cam- pobasso) in un olivete infetto di Saissetia oleae, ma non si ha fi- nora la prova della loro acclimatazione.

a Camayenne, a Conakry a Kakoulima trovai an- che durante il mese di ottobre esemplare alcuno di Ceratitis ca- pitata, perciò decisi di lasciare la Guinea francese per andare

(1) Il parassita della Drosophila era VEucoila drosophilae Kieff; dello stesso dittero osservai nella Nigeria i seguenti parassiti: Trichopria (Piano- pria) rhopalica Kieff; Ashmeadopria drosophilae Kiefif., Spalangia pusilla Silv. e un altro Calcidide ancora indeterminato.

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nella Nigeria, regione della quale era già noto un certo numero di Irypaneidae dei frutti, il cui studio poteva riuscire di qualche interesse, anche se non vi avessi trovato la Ceratitis capitata.

Nigeria meridionale. Il 7 novembre mi imbarcai sul va- pore « Lucie Woermann », buon vapore, ma con molte cabine ina- datte per paesi tropicali. Alle ore 8 salpammo da Conakry e alle

14 dello stesso giorno giungemmo a Freetown, dove il vapore si fermò tre ore per ricevere alcuni passeggeri. L'indomani alle

15 toccammo Monrovia, ma per la pioggia e per la brevità della fermata non potei discendere a terra.

Il 10 novembre il vapore fondeggiò presso Gran Bassam (Costa d'Avorio), e il giorno dopo a Secondee e ad Accra (Costa d'Oro), il 12 a Lome (Togo) e a Cotonou (Dahomey) e finalmente il 13 presso Lagos. Le fermate nei varii porti furono sempre così brevi e il tempo talmente incerto che non credei opportuno re- carmi a terra, tanto più che i vapori dalla Costa d'Avorio in poi, per i banchi d'arena mobili che esistono in tutto il golfo di Guinea, gettano sempre l'ancora a notevole distanza da terra. A Gran Bassam, a Cotonou, a Lome dove sono stati costruiti lunghi pontili di ferro, che si avanzano sul mare fino a oltrepassare il basso- fondo più pericoloso , il viaggiatore nuovo nota con curiosità il modo con cui si imbarcano e si sbarcano passeggeri. Questi si siedono in quattro, opposti a due a due, in una specie di cesta di legno, che viene sollevata o calata per mezzo della grue, colla quale si carica o scarica merce.

Il 13 novembre di buon' ora il vapore gettò l'ancora a circa 2 chilometri dalla costa della Nigeria, di fronte allo sbocco della laguna di Lagos, e alle 6 passeggeri e bagaglio furono trasbor- dati su un piccolo vapore.

Attualmente che non è terminato il porto, che gli inglesi hanno cominciato a costruire alla foce della laguna, tutti i grandi vapori sono costretti fermarsi in aperto mare o andare a Forcados a sbarcare la merce destinata a Lagos, per poi farla proseguire su piccoli vapori , che calando poco possono passare sui banchi di arena mobili, ai quali ho accennato anche innanzi. In tale zona il mare è sempre mosso e i capitani anche dei vaporetti pongono la massima cura nell'attraversarla. E un momento in cui tutti sul

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vapore hanno l'animo sospeso, ma poi si passa nelle tranquille e sicure acque della laguna , e chi è nuovo del paese comincia a guardare attentamente la riva sinistra, su cui in breve vede disten- stendersi la parte commerciale europea della città di Lagos e gli uffici governativi.

Alle 8 si giunse allo sbarcatoio, animato da una moltitudine di indigeni, e senza noie di autorità doganali o sanitarie si potè discendere e far trasportare subito il bagaglio all' albergo. La stessa mattina mi recai dal Segretario coloniale , che conosciuto lo scopo della mia missione mi forni di commendatizie per il Direttore del laboratorio per ricerche mediche in Yaba, e per quelli dell'ufficio agrario e forestale.

Nel pomeriggio feci un' escursione per la città indigena che è estremamente interessante.

Lagos è situata suir isola dello stesso nome, che è separata al sud-est da uno stretto canale dalla regione della costa, e da un altro, un poco più largo, dalla terraferma di nord-ovest , però è riunita artificialmente ad un lato e all'altro per mezzo di ponti. È a pochi metri sul livello del mare e tutta circondata da acqua di laguna, perciò se questo è un vantaggio grande per le comu- nicazioni, essendo cosi provvista, attraverso un sistema di lagune, di facili vie acquee da un lato col Dahomey e dall'altro col basso Niger, presenta però il grande inconveniente di non permettere un buon drenaggio della città e di avere un clima caldo umido, quasi uguale tutto 1' anno.

Lagos ha una popolazione di quasi 73,000 persone, dei quali cinque a seicento europei. Grli abitanti neri sono in maggioranza della grande divisione degli Yoruba, che comprende varie tribù, ma essendo Lagos un centro commerciale di molta importanza, ve ne sono, in minor numero, appartenenti anche a molte altre razze africane. La città indigena è formata in gran parte di case di fango o in muratura , composte del pianterreno soltanto, con tetto di ferro galvanizzato , ma ne ha anche all' europea a due piani, essendovi indìgeni ricchi o istruiti che occupano alti impieghi, e guadagnano buoni stipendi.

In tutta la città commerciale, che è la maggior parte, si ve- dono numerose botteghe di venditori d'ogni sorta di generi, esposti in abbondanza anche lungo le vie, e si nota un gran movimento vivace. Sopra tutto, tra la folla variopinta delle strade, attraggono l'attenzione bambini e bambine indigene molto vispe dell'età di

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7 a 10 anni, che girano vendendo con grazia e accortezza qualche cibaria per gli indigeni. I grandi negozi degli europei sono situati lungo il porto, dove pure si trova, verso sud, il palazzo del Gover- natore e gli altri uffici governativi principali.

A Lagos è possibile comprare ogni sorta di articoli europei; vi si trova pure una fabbrica governativa di ghiaccio, cui sono an- nesse camere frigorifere; illuminazione elettrica; un tram a vapore.

Da Iddo, ad un chilometro da Lagos, parte l'ottima ferrovia che si spinge a Yebba sul Niger (307 miglia) e da qui passando per Zungeru e Minna nella Nigeria del nord giunge fino a Kano.

Inoltre sonvi buone vie di comunicazione per automobili e per carri, dove è possibile avere animali bovini e equini.

Tutti i servizi civili, istruzione pubblica , poste e telegrafi , ospedali sono bene organizzati e, cosa degna a notarsi , sono te- nuti da indigeni, sotto la direzione e controllo di inglesi.

La mattina del giorno 14 mi recai col treno a Yaba, dove è il Laboratorio per le ricerche mediche , che mi interessava molto per la collezione di Ditteri fatta dal Graham, che si era occupato particolarmente di Trypaneidi, quando era direttore di tale labo- ratorio. Il D.r Final, incaricato temporaneamente della direzione, mi mostrò gentilmente tale collezione, nella quale vidi esemplari di tutte le specie ricordate dal Graham nella sua memoria « On west African Trypetìdae», ma nessuno di Ceratitis capitata. Vi- sitato poi r ottimo laboratorio , mi avviai a piedi verso Ebute- Metta per tornare a Lagos. Lungo la via cercai, con un indigeno, frutti, ma potei vedere solo alcuni alberi di aranci in parte maturi, e tutti sani.

L' indomani visitai il giardino botanico sito presso Ebute- Metta, ove trovai pochissimi frutti di caffè maturi e qualcuno di essi infetto di Ceratitis nigerrima. Catturai pure, sopra wn'Anona, un esemplare di Cerat. aìionae.

Il 16 e il 17 feci qualche escursione nei dintorni di Lagos, parlai con indigeni per cercare di avere frutti, ma non trovando nulla per le mie ricerche, a cagione della mancanza di frutta in tale epoca, decisi di recarmi a Ibadan, dove è la sede dell'ufficio di agricoltura.

La mattina del 18 partii alle 9 col treno per Ibadan (distante 123 chilometri) e giunto colà alle 5 pom., presi alloggio nella casa per gente di passaggio (Rest house) di proprietà governativa, dove si può avere camera e vitto secondo una tariffa stabilita e esposta

Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 2

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al pubblico. Questa casa in legno ad un piano, elevato un paio di metri dal suolo, e situata in un recinto circondato da siepe, quasi alla sommità di una collina , mi piacque assai e mi fece godere un tramonto africano e una vista panoramica delle colline adia- centi, sulle quali si distende la città di Ibadan. Questa è la più grande città dell'Africa occidentale , contando circa 175,000 abi- tanti, dei quali soltanto una settantina europei. È la più interes- sante che io abbia visto, essendo ancora assai poco cambiata, pel piccolo numero di bianchi che vi sono. L'indomani visitai le parti principali della città e specialmente i mercati, dove per la prima volta vidi in uso per piccole spese i così detti caur-i cioè con- chiglie di Cypraea , che in numero di ben 300 valgono 10 cen- tesimi ! Lungo le strade, all' aperto, non rare sono tintorie assai caratteristiche, cucine popolari e mille altre cose che 1' europeo nuovo a tali spettacoli non si sazierebbe di vedere e di studiare; ma io non potevo dimenticare la mia missione, e non trovando, sui mercati, altri frutti che banane e arancie sane, accettai l' in- vito del Direttore dell'Agricoltura di andare l'indomani da lui.

La mattina del 20 novembre a cavallo, gentilmente fornitomi da detto Direttore, mi recai alla sede dell' ufficio di agricoltura, che è sito a circa 6 chilometri da Ibadan* in campagna, coltivata in gran parte a cotone. Fui molto gentilmente accolto, ebbi alloggio e ogni informazione che poteva interessarmi.

Nel pomeriggio andai col micologo, signor Folk, in una vicina piantagione di cotone per esaminare capsule attaccate da Lepi- dotteri e ne vidi alcune con larve di Inparopsis , ma non ne riconobbi alcuna di Gelechia. Più tardi visitai col signor Folk il laboratorio di entomologia e non vi vidi alcun esemplare conser- vato di Gelechia gossypiella e tra i Ditteri nessuna Ceratitis capitata. Osservai poi molte arancie assai mature, cadute sotto un magnifico albero che ne era carico , ma in nessuna trovai larve di Ceratitis.

Il 21 a mattina tornai con due indigeni in campagna , in un' altra piantagione di cotone, ma le ricerche furono inutili per la Gelechia gossypiella. Questa, secondo il Dudgeon (1), esiste

(1) The Agricultural Journal of Egypt, II (1913;, p. 46, e recentemente mi scrive: « Gelechia gossypiella has been taken by me at Mayamba , Sierra Leone, and has been observed also at Ibadan in Southern Nigeria and Anum on the Gold Coast. In the latter locality it occurred fairly plentifully on pe- rennial cotton grown on the banks of the Volta River ».

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anche nella Nigeria del Sud , ma dovendo io occuparmi spe- cialmente dei parassiti delle mosche dei frutti e non trovan- done in queir epoca alcuna specie in quella località, non credetti opportuno continuare le ricerche per la Gelechia e nel pomerig- gio tornai a Ibadan. Il giorno seguente andai a circa 6 chilome- tri da Ibadan in direzione opposta a quella già percorsa , per vedere specialmente in alcune macchie se vi erano frutti indi- geni, ma il risultato fu negativo, e non prevedendone uno di- verso nella stessa località, il 23 mattina ripresi il treno verso Lagos per fermarmi a Olokemeji, dove è la sede dell'ufficio fore- stale governativo.

Presso la stazione, a breve distanza dal fiume Ogum, è un piccolo villaggio indigeno e al lato opposto della ferrovia, poco lontano, in una spianata tenuta a prato è 1' ufficio forestale e le abitazioni degli impiegati, che se europei hanno ciascuno un ottimo hungaloio sempre isolato e più o meno distante da quello dei col- leghi. A qualche centinaio di metri si trova un giardino sperimen- tale con buon numero di frutti e attorno campi aperti e foreste, che sono ora di riserva governativa. In questa località gentilmente accolto e trattato dal Vice-direttore signor Dennet , valente afri- canista, e dagli assistenti signori Christ e Bonny, rimasi dal 23 novembre al 9 dicembre con un' assenza di due giorni, essendo dovuto tornare il 29 a Lagos per affari.

La stessa mattina del 23 visitai col signor Christ il giardino sperimentale e vi trovai mature poche go>ave, alcune ciliegie di Cayenna {Eugenia Mitchelli) e un' Anona muricata. In nessuno dei frutti esaminati vidi larve di Ditteri, ma sull'albero di Eugenia catturai una femmina di Ceratitis capitata. Nel pomeggio tornai nella stessa località , esaminai attentamente tutti i pochi frutti maturi che vi erano, tra i quali buon numero di Zlzyphus , ma li trovai tutti sani. Sullo stesso albero di Eugenia presi un ma- schio di Ceratitis capitata.

Avendo accertato che in quella località esisteva la Ceratitis capitata mi posi con indigeni a cercare nelle foreste ogni sorta di frutti e feci correre la voce che avrei comprato anche a buon prezzo ogni sorta di frutti che contenesse qualche verme (larva di dittero).

Il risultato delle mie ricerche e delle compere fatte a in- digeni, per il tempo impiegato e la stagione, fu soddisfacente,

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Piante.

Ceratitis.

? Aheria.

C. anonae.

Oxyanthus sulcatus.

C. stictica V. anti-

stictica.

Pyrenacantha Voge-

C. tritea.

liana

Gen. ? sp. ?

C. nigerrima.

Sarcocephalus escu-

C. Giff ardii.

len tus.

perchè trovai frutti delle seguenti piante, infetti dalle Ceratitis indicate :

Parassiti ottenuti.

Biosteres caudatus , Gale- sus Silvestrii, Spalangìa afra, Dirhinus Giffardii.

Tetrastichus Giffardii^ Bio- steres caudatus.

Tetrastichus oxyurus; Opius inconsuetus.

Tetrastichus Giffardii, Bio- steres caudatus.

Da nessuno dei frutti delle specie ricordate, e che furono tutti quelli inquinati che si potettero raccogliere nei giorni della mia permanenza a Olokemeji, potei ottenere un esemplare di Ceratitis capitata, mentre ebbi centinaia di esemplari delle altre specie. Nel giardino, dove catturai il maschio e la femmina di questa specie, tornai due volte per esaminarvi altri frutti che venivano maturando, come quelli di Eugenia mitchellii e E. malaccensìs e gli ultimi di Psidium guava, ma li trovai tutti sani.

Da informazioni avute dagli impiegati dell' ufficio forestale, dovendosi ritenere che in quella regione fino a marzo-aprile non si sarebbero trovati frutti, che potevano essere attaccati da Cera- titis, stabilii di tornare a Lagos , portarvi tutto il materiale in sviluppo e fare qualche escursione in altra località.

Il giorno 9 dicembre tornai a Lagos ed essendo giunti a ma- turità i manghi, ne osservai, il giorno dopo , molti assai maturi, ma li trovai immuni.

L' 11 andai a Agege (ad un'ora e 3 tre quarti di treno da Lagos) , dove è anche una stazione agraria governativa, girai alcune ore per un bel bosco senza vedervi un frutto ; in campi aperti dove si trovavano molte piante di papaye , osservai buon numero di frutti di esse, anche stramaturi, ma tutti senza larve di Ceratitis.

Il 12 tornai all'orto botanico , vi esaminai frutti di Eugenia malaccensis, di Sapindus ma tutti sani ; in un' altra escursione

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fino a Yaba potei vedere ancora alberi di aranci con frutti maturi e sani.

Nei dintorni di Lagos continuai a esaminare, di frequente, manghi, qualche anona, ma senza trovarvi materiale da studio.

Su di un albero infetto di Aleurodes notai un Coccinellide suo attivo predatore e alcuni Imenotteri parassiti {Prospaltella, Eretmocerus) e sopra un Calophillum attaccato da Aspidioius destructor un piccolo Sci/mnus {S. nigerianus Weise) in attività contro di esso.

Frattanto dal 12 al 24 dicembre avevo ottenuto moltissimi parassiti che ero disperato di non poter sperimentare sulla Cera- titis capitata e da quanto avevo visto e mi era stato detto da persone pratiche, intorno alla stagione dei frutti, essendo convinto che fino ad aprile o ultimi di marzo non avrei potuto far nulla di meglio nella Nigeria del sud, stabilii di visitare il Camerum e poi il Congo e l'Angola colla speranza di trovarvi la Ceratitis capitata.

Il 29 dicembre partii con dispiacere da Lagos non per la città, che è realmenle una residenza assai poco gradevole e non conveniente per ricerche entomologiche, ma perchè lasciavo la Nigeria, che mi sembrò oltremodo interessante sotto tutti i punti di vista.

* * *

Camerun. Il 30 dicembre a sera verso le 5 giungemmo presso Vittoria ; la nebbia, propria dell'epoca^ non ci fece godere la vista del Monte Camerum e l'oscurità, presto sopravvenuta, ci impedì di discendere a terra la sera stessa.

L' indomani appena giorno presi il vaporetto per il porto, fermandosi anche qui il vapore a oltre un chilometro dalla costa. Il capo del distretto mi offri gentilmente alloggio nella casa degli impiegati, dove mi trovai a mio agio per lavorare e dormire, mentre per i pasti mi servii di un vicino albergo, poco degno anche del nome. La stessa mattina mi recai al vicino giardino botanico, che è molto esteso e il più ricco di specie tropicali tra tutti quelli dell'Africa occidentale. Il capogiardiniere mi accom- pagnò in un rapido giro per tutto il giardino dandomi molte informazioni intorno a frutti tropicali indigeni e introdotti da altri paesi. Però anche nel Camerun la stagione dei frutti co-

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mincia specialmente in marzo-aprile e termina in ottobre, negli altri mesi i frutti sono rari o mancano quasi del tutto. Nel giardino eranvi in quell'epoca pochi frutti di Eugeìiia Miichelli, di papaya, e nelle vicinanze quelli di cacao. Nei primi trovai larve di Ce- ratitis niger?H)iia, dalle pupe delle quali ottenni Biosteres cau- datus, in varietà di papaya a frutto piccolo, rotondo, larve di Ceraiitis punctata, e larve ancora di questa specie in frutti di cacao.

Dal 1" air 8 gennaio cercai con tre indigeni frutti selvatici nelle belle foreste vicine e potei trovare alcuni frutti di Mimor- dica infetti di larve di Dacus bipartitus, dalle quali ebbi pupe^ in buon numero, parassitizzate da letrastichus Giff ardii e da Biosteres caudatus e Diachasììia Fullaway v. robusium. Trovai anche due specie di Ficus con frutti maturi, ma sani, nonché due frutti di piccola pianta selvatica, dei quali uno conteneva una larva di Irypaneydae che giunse a trasformarsi in pupa e dette un Optus inquirendus.

Potei anche avere da un indigeno alcuni frutti di cola, che erano infetti di Ceratitis colae.

Le ricerche fatte nelle foreste per otto giorni furono molto estese e molto accurate, il capogiardiniere, che da alcuni anni vive nel Camerun, mi assicurò che anche continuandovi la mia permanenza per breve tempo ancora, non avrei potuto esaminare buona quantità di frutti come io desideravo ; perciò decisi di an- dare al Congo.

Non essendoci alcun vapore di passeggieri per Boma, e do- vendo aspettare quello francese che in febbraio sarebbe passato a Cotonou (Dahomey), credetti opportuno di tornare in dietro per visitare prima la Costa d'Oro, dove mi era stata segnalata l'esi- stenza di un buon giardino botanico, e poi il Dahomey, pronto, s' intende, a fermarmi a lungo in una di tali regioni se fosse stato necessario.

A Victoria feci inquinare dai 2 Calcididi e dal Procto- trupìde, parassiti delle pupe di Ceratitis anonae della Nigeria, le pupe di C. colae e di Dacus bipariitus e portai meco il mate- teriale che poteva servirmi anche per la Ceratitis capitata.

Anche la partenza dal Camerun, il 9 gennaio, fu per me un dispiacere come entemologo, perchè la sua fauna è molto ricca e molto interessante.

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Victoria, come città, finora è poco importante e comprende una parte littorale europea, ove sono anche un po' di neri impie- gati nei negozi, nella missione protestante o che sono piccoli commercianti, ed una più interna, a circa un chilometro dal mare, formata tutta di case di indigeni. A poca distanza dalla città si ti'ovano ancora piccole estensioni di foresta, ma questa in gran parte è stata ormai abbattuta per coltivarvi il cacao , che è la principale produzione di quel distretto del Camerun.

Non ostante che il clima sia as'^iai umido e caldo e che vi dominino febbri malariche, febbri emoglobinuriche e malattie in- testinali, per la ricchezza della flora e della fauna, per la vici- nanza del monte Camerun e per la frequenza di comunicazioni coll'Europa (almeno due volte al mese), i dintorni di Victoria mi è parso siano località eccellente per fondarvi una stazione biolo- gica tropicale.

Costa d'Oro. La mattina del 9 gennaio 1913 mi imbarcai sul- r « Eleonore "Woermajm » (lo stesso vapore col quale ero arrivato da Lagos), prendendo passaggio per Accra (Costa d'Oro). Essendovi stata una lunga fermata prima presso Lagos per caricare cacao e poi a Lome, il vapore giunse ad Accra solo la mattina del 13 gennaio. Quivi con una barca, rimorchiata da una lancia, fui portato dal vapore fin presso la costa e poi a terra a dorso di neri, perchè manca ancora uno sbarcatoio. Preso alloggio nell'unico e pessimo albergo esistente, tenuto da un nero, mi recai dal Se- gretario coloniale per avere il permesso di stare qualche giorno nella casa governativa di Aburi, situata nell' orto botanico, che de- sideravo visitare per le mie ricerche. La mia preghiera fu gen- tilmente accolta, così che l'indomani mattina con un carro auto- mobile, sul quale mi fece riservare un posto lo stesso Segretario coloniale, partii da Accra per Dodowa, dove giunsi dopo due ore e mezzo. Colà ero atteso da portatori di amaca, gentilmente man- dati;, per ordine del Segretario coloniale^ dal Direttore dell'ufficio d'agricoltura, residente in Aburi, e per la prima volta provai an- che tale trasporto in amaca, restandone poco entusiasta tanto più che nelle salite più faticose è preferibile andare a piedi. Poco dopo mezzoggiorno giunsi al giardino botanico di Aburi situato ad una elevazione di circa 500 metri sul livello del mare; alla

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sommità di una collina, dove è la sede dell' ufficio governativo d'agricoltura, del commissario del distretto e la casa per passeg- geri e ufficiali governativi, i quali sono di passaggio o hanno bi- sogno di lasciare la costa per un po' di riposo o per curarsi di qualche malattia, che non richiede l'immediato ritorno in Europa. Il villaggio indigeno di poche centinaia di abitanti comincia alla preriferia del giardino botanico e si estende fin poco lontano sotto la cima della collina.

Da Dodowa a Aburi non esiste più che qualche breve tratto di bosco, essendo state ormai distrutte le foreste per piantarvi palme da olio e alberi di cacao. Ed è anzi a quest' ultima colti- vazione che gli indigeni della Costa d' Oro ormai si dedicano a preferenza, producendo una quantità di cacao maggiore qual- siasi altra colonia dell'Africa occidentale.

10 ebbi una eccellente camera nella casa governativa e pas- sai una vera villeggiatura in quella località abbastanza sana, dispiacente solo di non avervi trovato materiale abbondante di mosche dei frutti.

Nel pomeriggio conobbi l'entomologo dell'ufficio di agricol- tura; egli mi disse che il suo predecessore, 1' Armstrong, si era occupato della Ceratiiis capitata, ma che non essendo ancora pubblicate le sue osservazioni, non poteva comunicarmele. Egli stesso, aggiunse, aveva studiato una Ceratitis dannosa al frutto di cola e aveva ottenuto dalle sue pupe un Calcidide (1).

Lo stesso giorno visitai tutto il giardino botanico, ma un po' per l'epoca e un po' per V eccezionale siccità, vi trovai maturi pochi frutti di Eugenia malaccensiSj di Psidlìim guava, di Aver- rhoa carambola e di Anona] tutti questi frutti erano sanissimi.

11 giorno dopo e nei seguenti esaminai anche varii frutti maturi di Landolphia e li trovai pure sani; vidi, invece, infetti di Ceratitis colae quelli di cola, e di Ceratitis nigerri^na quelli di caffè. Dalle pupe della prima ottenni Tetrastichus Giffardii e da quelle della seconda Opius perproximus var. modestior e Galesus Silvestrii. Inoltre osservai una piccola formica {Aero- myrma vorax) predatrice di pupe di Co-atitis colae.

Dal 15 al 27 gennaio ogni giorno feci una lunga escursione con due indigeni nelle campagne attorno ad Aburi, ma non nu-

li) Fu da me riconosciuto per Tetrastichus Giffardii.

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scii a trovare che due specie di frutti selvatici, che non erano attaccati da Ditteri.

Colle pupe di Ceratitis colete continuai a moltiplicare le tre specie di Imenotteri parassiti delle pupe trovate nella Nigeria (1) e raccolsi quante più pupe potei nel terreno; però, per la man- canza di frutti carnosi, essendo di poca utilità la mia perma- nenza a Aburi, e nel resto della Costa d'Oro, fino a marzo, cre- detti opportuno di non cambiare il piano, che avevo innanzi sta- bilito, e il 28 mattina partii da Aburi per Dodowa e da qui per Accra. Dopo di aver percorso circa 5 chilometri un accidente automobilistico, che minacciò di troncare per sempre ogni mia ricerca, mi costrinse a tornare a Dodowa e attendere fino al giorno dopo un altro carro-automobile.

Il pomeriggio del 29 giunsi a Accra e potei esaminarvi molti manghi stramaturi ma tutti sani.

La mattina dopo mi imbarcai sul vapore « Gando » diretto a Cotonou (Dahomey), dove arrivai la mattina del 31 Grennaio.

* * *

Dahomey. Cotonou è una piccola città di circa 2000 abi- tanti dei quali una cinquantina europei; deve la sua esistenza al porto e alla stazione, da cui parte la principale ferrovia esistente nel Dahomey. Essa è anche in comunicazione acquea (lagunare) con la capitale del Dahomey, Porto Novo, sita pure presso una laguna navigabile fino a Lagos.

La stessa mattina del mio arrivo volli fare un'escursione nei dintorni ed ebbi la gradita sorpresa di trovare molte piante di Chrysobalanus cariche di frutto maturo non essendo qui appetito dagli indigeni. Ne feci subito raccogliere una grande quantità perchè erano in parte infetti di Ceratitis e li disposi opportuna- mente in recipienti adatti con arena e incaricai due indigeni di cercare anche pupe nel terreno arenoso, sotto le piante, per varii giorni.

Il e 2 febbraio continuai a radunare materiale e da pupe raccolte nel terreno ottenni esemplari di Ceratitis Giffardii e di Galesus Silvestrii.

(1) Cioè Dirhinus Giffardii^ Galesus Silvestrii, Spalangia afra

se- ll giorno 3 febbraio feci un' escursione nei dintorni di Seg- borouè andandovi da Cotonou col treno, essendo distante 58 chi- lometri. Girai quasi tutto il giorno per le macchie, invitai pure indigeni a cercare, allettandoli colla promessa di buona ricom- pensa, ma potei ripartire solo ccn alcuni frutti infetti di Dacus brevistylus. Trovai colà anche frutti di Oxyanthus sulcatus, che però erano tutti sani.

Dal 4 al 9 febbraio continuai a raccogliere e far raccogliere a Cotonou Chrysobalanus infetti e pupe di Ceratitis nel terreno e cosi radunai un ricco materiale, parte del quale mi servì a moltiplicare ancora i due calcididi e il proctotrupide che avevo ottenuto in Nigeria; e parte fu da me conservato per ottenerne i parassiti. Per l'apparente mancanza di Ceratitis capitata e non volendo azzardare di spedire a Honolulu parassiti con altre Ce- ratitis ospiti, mantenni la decisione di proseguire per il Congo; perciò il 10 Febbraio presi il vapore « Europe » per Boma, por- tando meco in due secchi sul vapore, anche molti frutti infetti.

* * *

Congo. Il 12 arrivammo a Libreville capitale del Gabon. Fermandosi il vapore alcune ore ne profittai per scendere a terra e fare un'escursione nei dintorni. Mi recai al giardino governa- tivo sperimentale dove era più facile trovare frutti e avere utili informazioni, poi anche in quello dei Padri dello Spirito Santo ma trovai solo poche goyave mature; l'epoca non era opportuna per ricerche nei frutti.

n giorno 16 giunsi a Boma deluso dell'aspetto del paese at- traversato per non vedervi foreste quali . si aspetta chi non e' è mai stato.

All'arrivo ebbi gentilissime accoglienze dal Console generale italiano e dagli altri connazionali al servizio del Governo belga, e avrei potuto ottenere dal Governatore molto aiuto per le mie ricerche, come egli gentilmente mi fece intendere in una visita ch3 ebbi l'onore di fargli, ma da quanto subito vidi con le escur- sioni che feci dal 17 al 19 nei dintorni, e da tutte le notizie che ebbi da persone pratiche, dovetti convincermi che a Borna, e vicinanze, in quell' epoca non si potevano avere frutti adatti per le mie ricerche; infatti riuscii ad esaminare solamente qualche goyava, non bene matura e immune, e molti frutti di una dru- pacea, simili a piccole prugne, pure sani.

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Se volevo tentare di avere frutti, sarei dovuto andare nel- l'interno e impiegare almeno una settimana, ma siccome non po- tevo avere alcuna certezza di trovarli anche attaccati da Cera- titis, mentre io desideravo ormai continuare almeno a moltipli- care quelli, che avevo ottenuto nella Nigeria e nel Dahomey, credetti opportuno di non perdere il vapore che partiva per S. Paolo di Loanda il 20 febbraio e lasciai in tal giorno il Congo.

* * *

Angola. La sera del 21 febbraio arrivai a S. Paolo di Loanda capitale dell'Angola, città d'aspetto affatto europeo con circa 5000 abitanti bianchi quasi tutti Portoghesi, e distesa in parte in piano, presso la costa, e in parte in salita fino sulla cima dell'adiacente collina. E una città che per se stessa può piacere, ma ha dintorni troppo aridi e sprovvisti quasi di vegetazione arborea.

L' indomani feci una visita al mercato e vi trovai alcuni manghi, ma sani. Nel pomeriggio andai nel giardino dell' osser- vatorio, esaminai le poche goyave mature esistenti e non vidi alcuna larva di dittero.

Il 23 e il 24 feci delle escursioni nei dintorni, e osservai buon numero di frutti maturi di un Cactus comune, frutti di un Zizyphus , di una Mimordica , ma senza riscontrarvi larve di mosche.

Il giorno 25 andai col treno a Quifangondo a 28 chilometri da S. Paolo di Loanda, dove mi avevano detto sarebbe stato possibile trovare goyave, ma invece anche colà ve ne erano po- chissime, non bene mature e immuni, almeno fino a quell'epoca.

Le ricerche fatte nell'Angola da S. Paolo di Loanda a Qui- fangondo dal 22 al 25 febbraio mi dimostrarono che le piante di frutti in quella regione littorale erano scarsi tutto 1' anno, e quasi mancanti, ed ebbi ciò confermato anche alla Stazione agri- cola di S. Paolo. Nell'interno ad oltre una giornata di treno esi- stono foreste tropicali estesissime e al Sud dell'Angola, suU'alti- piano, foreste con vari frutti indigeni e giardini con molti frutti d'Europa, prestandosi bene il clima del Sud d'Angola per la col- tivazione di quest' ultimi; ma io non potevo essere certo di tro- vare mosche dei frutti da potei continuare a moltiplicare, o al- meno a mantenere viva una colonia di ciascuna delle specie dei

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parassiti che avevo con me, perciò mi sembrò mio dovere di sperimentare ormai i parassiti trovati sulla Ceratitis capitata e di recarmi subito a tal'uopo nell'Africa meridionale, dove fino al principio di aprile era possibile avere larve e pupe di detta specie in abbondanza. Pensavo anche che qualoi'a non fossi riu- scito a moltiplicare detti parassiti, potevo tornare in aprile nella Nigeria per fare altre ricerche.

Debbo qui notare che giunto a S. Paolo di Loanda posi in frigorifero tutte le pupe di Ceratitis Giffardii che non erano schiuse e che ne comprendevano un migliaio ottenute dai frutti dal 10 al 16 febbraio, giorno in cui gettai i rimanenti nel mare prima di entrare nel Congo.

Avevo inoltre buon numero di pupe parassiti zzate da Spa- langia, Dirhinus, Galesus, e adulti delle 3 specie di detti generi, nonché di Opius e di Tetrastichus; avevo anche ottenuto, dal 21 al 21 febbraio, 4 esemplari di Ceratitis capitata dalle pupe delle larve viventi in Chrysohalanus a Cotonou.

* * *

Africa meridioìiale. Con tale materiale partii il 28 feb- braio da S. Paolo di Loanda per la Città del Capo, col vapore portoghese « Africa», che dopo una breve fermata a Lobito il 1" marzo, entrò poco prima di mezzoggiorno del 6 nel porto della Città del Capo con un tempo bellissimo, che mi lasciò ammirare tutto il magnifico panorama della città e sobborghi e dei monti che la proteggono alle spalle, tra i quali la famosa montagna della tavola. Il Signor Claudy, segretario dell'ufficio entomologico della Colonia del Capo, gentilmente mandato dall' entomologo Sig. Mally e dal Direttore Signor Lounsbury, al quale avevo te- legrafato dall'Angola per pregarlo di prepararmi larve e pupe di Ceratitis cajntata, mi aiutò nel disbrigo delle pratiche doganali e mi accompagnò più tardi al laboratorio di entomologia, do^'e ebbi dal Mally la accoglienza più gentile, che potevo desiderare, e la buona notizia che già aveva preparato una certa quantità di pupe e frutti infetti e che aspettava altri di questi tra breve.

Con lui mi recai a Rosebank, dove è il laboratorio di cam- pagna e lo stesso giorno, scelte alcune pupe , posi con esse esemplari di parassiti adulti, che erano arrivati in buone con- dizioni.

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Il giorno dopo nello stesso laboratorio potei avere altre pupe e frutti infetti, coi quali posi alcuni Opius.

L' 8 marzo col Mally e col vSignor Hay Good, console ame- ricano, andai a Constantia , podere sperimentale governativo, dove potei raccogliere molte pere e alcune pesche assai infette di Ceratitis capitata.

Nei giorni 9-10 marzo continuai a custodire nel laboratorio di Rosebank i parassiti e a fare inquinare pupe; e poi, siccome per alcuni giorni non avrei potuto avere pupe cosi abbondanti, quante me ne occorrevano per i parassiti, partii TU per Pre- toria, dove il Signor Lounsbury aveva fatto raccogliere per me molti frutti infetti. Giunsi colà verso mezzanotte del 12, e dal 13 al 15 potei avere buon numero di pupe per i parassiti. Inoltre feci due escursioni col Signor Lounsbury in giardini ove si col- tivavano frutti e potei vedere che nei dintorni di Pretoria la Ceratitis capitata era nel 1913 molto abbondate. Il Signor Loun- sbury fu di eccezionale gentilezza e oltre alle pupe che mi fece trovare pronte, mi dette alla partenza due casse di mele cotogne molto infette di Co-atitis.

Il pomeriggio del 25 partii col treno da Pretoria e la mat- tina del 17 giunsi a Wellington, dove discesi per fare col Si- gnor Claudy, appositamente venuto dalla Città del Capo, un'escur- sione in quel territorio. Visitai un giardino trovandovi piccole pesche infette di Ceratitis e poi tra varii alberi di Olivo {Olea verrucosa) ne vidi due con un piccolo numero di olive mature, che raccolsi. Da queste ebbe più tardi esemplari di Bracon celer e di un Closterocerus.

La sera del 17 marzo tornai alla Città del Capo e il 18 mi occupai dei parassiti nel laboratorio di Rosebank. Il 19 andai col Signor Wood, assistente del laboratorio di entomologia, e col Si- gnor Claudy a Kirstenbosch per raccogliervi frutti di Rubus in- fetti di Ceratitis rubivora e che il Signor Mally aveva radunato per me sul terreno in due luoghi contrassegnati. Nella stessa lo- calità esaminai cocomeri infetti di Dacus Lounsburyi.

Il 20 tornai a Costantia per avere altri frutti infetti e rac- cogliere pupe di Ceratitis nel terreno. Da questo materiale ebbi più tardi esemplari di Opius humilis e di Tì-ichopria capensis.

Il giorno dopo mi trattenni a Rosebank per attendere ai pa- rassiti e il 22 feci un' escursione a Stellenbosch per osservarvi

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specialmente olive, ma le trovai tutte immature e per la siccità assai piccole.

Dal 23 al 25 marzo fui molto occupato a Rosebank coi pa- rassiti Poiché dal materiale di Ceratith Giffardii messo in fri- gorifero a S. Paolo di Loanda e posto a temperatura ordinaria, all'arrivo alla Città del Capo, non potei ottenere alcun parassita, mi persuasi che detti Imenotteri non potevano resistere a prolun- gata bassa temperatura e che dovevano essere portati vivi a Ho- nolulu, allo stato adulto, perciò non tentai di fare un invio di pupe parassitizzate in frigorifero, e avuto il consenso del Presi- dente dell' ufficio agrario delle Hawaii, preparai tutto l'occorrente per mantenere vivi i parassiti e portarli colà io stesso. A tal'uopo mi provvidi di buon numero di tubi di vetro (lunghi mm. 100 e del diametro di 20), di cotone per tappi, di miele per nutrimento e di una pianta di Evonymus japonica, le cui foglie dovevano es- sere usate per mantenere un po' di umidità nel tubo e per ser- vire da piatto, e dovevano essere cambiate appena cominciavano a disseccare.

Dei parassiti che avevo portato con me avevo potuto molti- plicare molto il Du'hiuus e il Galesus, meno VOpius perjjroxi- mus, avevo perduto il TetrasUchus Giffaì'dil, perchè allo stato adulto non ostante le mie cure non mi visse più di una dozzina di giorni, e la Spalangia perchè dette soltanto maschi.

Australia. Il 26 marzo mi imbarcai sull'« Ascanius » di- retto a Adelaide, dove giunsi il 15 aprile.

Durante il viaggio ottenni da pupe di Ceratitis capitata di Constantia 5 esemplari di Opius (3 femmine e 2 maschi), 15 esem- plari di Trichopria capensis (tutti da una pupa), e dalle altre pu- pe buon numero di maschi di Opius; e maschi e femmine di Dirhinus e Galesus.

Il 16 feci una visita all' entomologo del Sud Australia, Signor Lea, e da lui ebbi le conferma che in tale Stato non esiste an- cora la Ceratitis capitata; andai con lui fino al Monte Lofty, ma non osservai nulla di interessante dal punto di vista dell'ento- mologia agraria, mentre come naturalista provai grande godimento nell'osservare per la prima volta i boschi dell'Australia e nel rac- cogliere qualche interessante artropode su quella terra che era stato per me, tante volte, un sogno il visitare.

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La mattina del 17 andai col Signor Charlich, Presidente della deputazione del mercato che avevo avuto occasione di conoscere a bordo, in varii giardini di agrumi, vigneti e oli veti, tutti in buono stato, se si eccettuano alcuni alberi dei primi infetti di Cìirysomphaliis aurantii. Il pomeriggio dello stesso giorno partii per Melbourne e vi giunsi la mattina del 18.

Mi recai dopo mezzogiorno alla stazione entomologica go- vernativa, ma vi trovai solo il custode essendo 1' entomologo in Tasmania. Seppi con certezza che la Ceratitis capitata è apparsa assai raramente solo nelle regioni più settentrinali dello stato di Victoria.

La mattina del 19 feci un' escursione nei dintorni di Mel- bourne e alle 5 pomeridiane continuai il viaggio per Sydney giun- gendovi il giorno dopo alle 10,30 antim. Custodii da quel giorno fino al 24 i parassiti, che venivano fuori in buon numero dalle pupe, feci una visita al Prof. Froggatt, che mi accolse gentilmente, mi provvide frutti infetti, e poiché io desideravo anche racco- gliere pupe di Bactvocera (Daciis) Tryoni per ottenerne il paras- sita Dihachasma Tryoni, mandò con me a Gosford, il 25, il suo assistente, Signor Gurney, che aveva particolarmente studiato la Bactrocera Tryoni a Narara presso Gosford.

Colà giunti, e unitosi a noi l' ispettore d' agricoltura di quel distretto, andammo in un bosco dove esistevano alberi di 8chi- zomeria ovata, i cui frutti erano in parte attaccati dalla Bactro- cera Tryoni. Cercando tutti e tre con molta cura riuscimmo a raccogliere nel teri-eno una trentina di pupe. Il Signor Gurney gentilmente pregò l' ispettore di cercare per me, con qualche operaio, altre pupe il giorno dopo, cosi potei averne ancora una ventina.

Il pomeriggio del 26 feci un' altra escursione col Signor Gur- ney a Parramatta per vedervi agrumeti e trovai colà qualche rara arancia infetta di Ceratitis e alberi di agrumi infetti di Cero- plastes cerlferus, chionas^iis citri e Chrysomphalus awantii. Questa specie era attaccata da larve e adulti di Halmiis {Or aus) e specialmente di RhizoMus lophantae.

Dal 27 aprile al 2 maggio mi occupai sempre di mantenere in buone condizioni i parassiti adulti, che per le nuove nascite di- venivano sempre più numerosi e richiedevano perciò maggiori cure, e feci solo qualche rapida escursione al Parco Nazionale e a Katoomba per ammirarvi le bellezze naturali.

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Honolulu. Il 3 maggio partii da Sydney col « Sonoma > di- retto a Honolulu, dove sbarcai la mattina del 16 maggio stesso.

Durante il viaggio da Sydney continuarono a svilupparsi alcuni Dirhinus e Galesus , e fuoriuscirono pochi adulti di Diachasma Trijoni.

Al mio arrivo a Honolulu non avevo alcuna pupa di Ceratitis

0 Dacus 0 Bactroceì^a vivente, ma solo alcune con Galesus e Diachasma Tryoni vicini a fuoriuscire, e con Trichopria pure molto innanzi nello sviluppo; avevo inoltre circa 500 adulti di DMimus Giffardii, 300 di Galesus Silvestrii, 12 di Opius per- proximus, dei quali 6 femmine ottenuti da Ceratitis Giffardii fin dal 18 al 26 febbraio, 5 di Opius humilis (2 9 3 cf) ottenuti da Ceratitis capitata dell'Africa meridionale, 7 di Diachasma Tryoni (4 9 3 (-f ) dell'Australia; giunsi pertanto a Honolulu con cinque specie di parassiti adulti, pronti a depositare uova, e con una sesta {Trichopria), che comparve allo stato adulto dopo pochi giorni. Portai anche esemplari di un Csdcidìde {Muscidifurax raptor Gir.) dell'Africa meridionale (avuto dal Signor Mally), che attacca pupe della mosca domestica, di Lyperosia ii^ritans e affini.

A Honolulu potei avere migliaia di pupe al giorno e coadiu- vato anche dal collega FuUaway, potei dal 16 Maggio al 12 Giu- gno moltiplicare a migliaia i Dirhinus e i Galesus. Cogli Opius dell' Africa occidentale non fui fortunato perchè ottenni, nella ge- nerazione di Honolulu, soltanto maschi. Gli Opius dell' Africa meridionale dettero maschi e femmine in piccolo numero, come

1 Diachasma Tryoni dell'" Australia.

Durante il mio soggiorno in Honolulu, che si prolungò fino al 13 giugno, furono liberate due colonie di Dirhinus presso la città e alcuni Diachasma Tryoni nell'isola Hawaii in una piantagione di caffè.

Alla mia partenza l' entomologo Fullaway fu incaricato di continuare la moltiplicazione e la distribuzione dei parassiti. Egli riferirà particolarmente intorno a tutto ciò che potè fare e ottenere.

Il 13 giugno partii da Honolulu e arrivai il 19 a S. Franci- sco, da dove andai a Sacramento per visitarvi il laboratorio en- tomologico diretto dall' amico Signor Smith.

-sa- il 20 giugno proseguii per Boston, ma colà giunto il 24, essendo i vapori in partenza già, completi di passeggeri, dovetti andare a New York, dove mi imbarcai il 1" luglio sullo « Stam- pala > e arrivai a Napoli il 13 luglio 1913, quasi un anno da che ne ero partito.

Dei parassiti moltiplicati a Honolulu potei prendere con me esemplari di Dirhinus e di Galesus, che furono, in agosto e set- tembre, moltiplicati in buon numero e liberati parte a Rosarno (Calabria) e a Messina in luoghi coltivati a peschi e agrumi e infetti di Ceratitis capitata, in parte a Fasano (Bari) in oliveti, perchè, secondo prove fatte in laboratorio, detti parassiti possono vivere anche a spese del Dacìis oleae.

Mosche dei frutti osservate nelle regioni percorse.

Sotto il nome di mosche dei frutti vanno quelle specie di Ditteri della famiglia Trypaneidae (Syn. Tì-ypetidae), che allo stato di larva vivono nei frutti di molte specie di piante, com- prese varie di importanza economica, perciò tali mosche interes- sano moltissimo l'agricoltura

Le parti del mondo più ricche di specie di tali Ditteri sono r Africa e V Asia avendone poche comparativamente 1' America centrale e meridionale, l'Australia e pochissime l'Europa e l'Ame- rica del Nord.

I generi più importanti dal punto di vista agrario, per quanto finora sappiamo, sono : Ceratitis, Dacus, Bactrocera, Rhagoletis, Anastreplia.

II genere Ceratitis è originario dell' Africa tropicale, dove esistono tutte le specie conosciute, ma la Ceratitis capitata sta per diventare cosmopolita trasportata con frutti dall' uomo. C è da stare molto in guardia ora per la Ceratitis aìionae che attacca anche buon numero di frutti.

Il genere Dacus, nel senso in cui l'usa ora il Bezzi, è pure originario dell'Africa ed ha tutte le specie conosciute nello stesso continente, eccettuato il Dacus oleae, che si trova anche nell' Eu- ropa meridionale e nell'Asia occidentale.

Il genere Bactrocera è indo-australiano ed una specie, la Bactrocera Cucurbitae (Coq.) è stata introdotta da varii anni alle isole Hawaii.

Bollelt. di Zoologia Gen. e Ayr. 3

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VAnastrepha è neotropicale, mentre la Rliagoletls è nota per l'America settentrionale e 1' Europa centrale e meridionale.

Durante il mio viaggio nell'Africa occidentale e meridionale io ebbi occasione di osservare le specie in seguito ricordate dei 2-eneri Ceratitis e Dacus.

&

Fani. Trypaueidae.

Subfam. Trypaneinae. tribù Ceratininae: Ceratitis capitata, C. Giffardii,

C. Silvestrii, C. stictica v. antistictica, C punctata, C, anonae, C. colae, C. rubivora,

C. ninerrima, C. tritea.

Subfam. Dacinae: Dacus oleae, D. armatus, D. bipartitus, D. Lounshuryi,

D. vertebratus, D. brevistylus

Di tali specie segue una breve descrizione e le notizie intorno ai costumi e ai metodi di lotta tentati e da tentarsi.

Ceratitis capitata (Wiedm.)

Syn, cf 9 capitata \\'iedemann, 1824, 55. 124 Trypeta) e 1830, 496,29. (id.)\ Macquart, 1835, 454. 1. {Petalophora) e 1843, 219; Guèrln Mèneville, 1843, 198.2.; Westwood, 1848, 604 flg.; Loew, 1862^ 123.1. t. XKVI f. 1.; Boeder, 1885, 132.1.; Hubbard, 1885; Henslow, 1890, 655.; Riley e Howard, 1890,5. e 120. fig.; Wulp, 1896. 189.; Lounsbury, J898; Giard, 1900, 436.; Johnson, 1904,79; Mally, 1904; Becker, 1905, 144 ; John, 1905, 58 ; Ihering, 1905, 4 f. 2 ( Halterophora) ; Hempel, 1905, 352, e 196, 213 ; Aldrich, 1905, 601. ; Becker 1908, 136, ; Frog- gatt, 1908,308. citriperda p. p. Mac Leay, 1829, 475, t. XV.; Heineken, 1830, 198.; Macquart, 1843, 376 (219) t. XXIX. f. 10.; Brauer, 1883, 89. hispanica De Breme, 1842, 188, t. VII. f. 1-5.; Goureau, 1859,43.; Sehiner, 1864, 174; Rondani, 1870,29.1. {Petalaphora) ; Laboulbène, 1871, 441.; Mina Palumbo, 1882; Alfonso e Bonafede, 1882, 13.; Penzig, 1887, 471. 'Halterophora); Berlese, 1899, 1-7 fig.; e 1900, 62, f. 22; Leo- nardi, 1900, 284, f. 148-150; Ribaga, 1901,35, f. 19-30; Bezzi 1909, 276 e 279; id. 1913, 130; Quaintance, 1912; Silvestri, 1912, p. 506.

Femmina (Fig. I, 1). Corpo ocraceo (1) con faccia grigio-bian- castra, fronte tra le due paia posteriori di setole fronto-orbitali imbrunita, macchiata di nero in corrispondenza agli ocelli, occi-

(1) Seguo per i colori la « Chromotaxia » di Saccardo.

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pite nero superiormente e ai Iati biancastro ; occhi vinos i-iride- scenti, setole nere eccetto le postverticali.

Fig. I.

Ceratitis capitata : 1. Femmina ingrandita e in grandezza naturale (a destra in alto) ; 2. maschio ingrandito, (Da Fuller).

Scuto mesotoracico (Fig. II, B) grigiastro, con colorazione nera anteriormente e ai lati, al callo omerale che è aneliate di bianco, sulla parte mediana anteriore per uno spazio subrettangolare, sulla parte mediana poco dietro la macchia anteriore, sulla parte subme- diana sublaterale e su quella posteriore sublaterale, che è marginata dietro di bianco ; macrochete nere, eccetto le scapolari che sono ocracee; scutello nero con una stretta linea ondulata subanteriore di colore stramineo e setole nere ; mesopleure bianco-grigiastre ; addome col primo e terzo segmento forniti al dorso di una fascia posteriore di colore cesio-piombino.

Le ali sono ialine con macchie nere, brune e ocracee rap- presentate rispettivamente nella figura II, 2 con tinte di intensità decrescente.

Setole maggiori del femore del 1." paio di zampe e quelle della tibia del 2." e S.** paio nere.

Capo (Fig. II, A) con setole postverticali interne ed esterne, quattro paia di fronto-orbitali, e con serie occipitale limitata alla regione dietro gli occhi. Antenne (Fig. II, 1) col terzo articolo quasi due volte più lungo che largo, arista sorpassante per '/s la lunghezza del 3.° articolo, brevemente piumosa, eccetto alla parte distale (circa Vg della lunghezza totale dell'arista), che è nuda.

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Zampe del 1." e 2." paio colle setole e spine, che si vedono nelle figure II, 3-5.

Ovopositore (Fig. II, 6) circa sei volte più lungo della sua massima larghezza, un poco più stretto presso la base che verso il mezzo, lungo mm. 1,20.

Lunghezza del corpo mm, 3,5-.5.

Maschio (Fig. I, 2). Setole fronto-orbitali del 1.*^ paio molto ridotte, quelle del 2.° paio (Fig II, 8) invece assai sviluppate e

Fig. II.

Ceralìtis capitata: A capo dal dorso (1. verticali interne, 2. verticali esterne, 3. postveriicali esterne, 4. postverticali interne, 5. occUari, 6-9 fronto-orbitali, 10. serie occipitale); B me- sotorace dal dorso (1-2. scapolari, .3. omerali, 4. e 6. notopleurali o postomerali, 5. pre- suturale, 7. sopralarc anteriere, 8. dorsocentrale, 9-10. sopralari posteriori, 11. prescutellari, 12. scutellari basali e 13. scutellari apicali) ; 1. antenna della femmina; 2. ala ; 3. zampa terza dal femore e 4. zampa seconda ; 5, tibia della seconda zampa ; 6. ovopositore; 7. an- tenna del maschio ; 8. setola frontoorbitale del secondo paio ; 9. parte posteriore dello addome del maschio coli' apparecchio genitale esterno: A lato esterno e B lato interno della lamina inferiore del forcipe; C processo interno ; P pene ; 10. metà del forcipe co- pulativo visto dalla parte superiore (lettere come sopra).

terminate con un grande allargamento a paletta romboidale li- neato longitudinalmente. Antenne (Fig. II, 7) coU'arista piumata fino a poco più della terza parte prossimale e per metà di questa bre- vemente e air ingiro, e per l' altra metà solo al dorso e rada- mente. Forcipe dell'organo copuhitivo (Fig. II, 9-10) col lato esterno della lamina inferiore alquanto più lungo dell' interno e attenuato.

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Ovo (Fig'. III). L'ovo è allungato, circa cinque volte più lungo che largo, alquanto convesso al dorso e concavo al ventre, col polo anteriore ristretto air apice. La superficie osservata a secco e a forte ingrandimento presenta una leggera scultura poligonale. La lunghezza varia da ram. 0.75-0.97 e la larghezza da 0.180-0.195.

Larva (Fig IV, 10-12). Di colore biancastro, macchiata più o meno estesamente di colore cre- meo-ocroleuco o giallastro per il contenuto dell' in- testino che si vede per trasparenza. Il corpo è di forma conica anteriormente e subcilindrica posterior- mente, è un poco ricurvo (colla convessità al dorso) innanzi, e dall'estremità del capo, che è quasi acuto, va allargandosi gradatamente fino al 5." segmento, poi si allarga ancora di poco e continua quasi dello stesso spessore fino al segmento ultimo che è il più

Fig. in.

Ceratitis capita- ta: 1. ovo intero; 2. parte ante- riore dello stes- so più ing-ran- dita.

largo.

Tutto il corpo ò composto di 12 segmenti distinti,

dei quali il primo è il capo, il secondo porta ai lati

gli stigmi anteriori dei tronchi tracheali, 1' ultimo

porta al ventre l'ano e posteriormente, un poco dorsabnente, gli

stigmi posteriori.

Il capo (Fig. IV, 1-3) e a contorno trapezoidale, è fornito ante- rioi-mente di due organi antennali, ciascuno dei quali (Fig IV, 4-5) è formato di una parte dorsale breve conica, divisa in due arti- coli e da una parte ventrale più breve della dorsale, ma più larga e con un articolo brevissimo non ben distinto, che termina leg- germente convesso e provvisto di alcuni sensilli piccolissimi cir- colari. Sulla parte anteriore submediana del capo esiste un piccolo sensillo circolare per lato. I lobi orali sono convessi 6 forniti cia- scuno di 9-10 rialzi laminari trasversali; all'angolo anteriore dei lobi orali esiste una piccola area cii'colare fornita nel mezzo di due sensilli e circondata anteriormente ed esternamente da 4 brevi papille in forma di piccolissimi cucchiai. Grli uncini mandibolari (Fig. IV, 6) sono ben curvi, robusti e alquanto più lunghi che larghi alla base II labbro inferiore ha quattro sensilli in serie trasversale mediana.

Il segmento, che segue al capo, ha la parte anteriore fornita tutta all' ingiro di serie trasversali di spinule, che sono più nu- merose al ventre e meno al dorso. Lo stigma anteriore (Fig. IV, 7)

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ha di regola 9 lobi (1), raramente 8 oppure 10. Il secondo seg- mento ha pure la parte anteriore fornita tutta all' intorno di serie di spinule; il terzo ha ancora 2-3 serie di spinule al dorso, ma ne è sfornito ai lati, è poi provvisto al ventre come gii altri

10 11

Fig. rv,

Ceratitis capitata, Larva adulta: 1. capo di fronte ; 2. di fianco (un po' obliquo) ; 3. dal dorso : A, parte superiore dell' organo antennalo e B parte inferiore dello stesso; 0, un- cini boccali ; D, lobi orali ; E, papille ; F, labbro inferiore ; 4. organo antennale (A parte superiore e B inferiore) visto dal ventre e 5. lo stesso visto di fianco ; 6. uncino mandi- bolare ; 7. stigma anteriore ; 8. piccola porzione del dermascheletro in corrispondenza ai rialzi ventrali ; 9. stigmi posteriori ; 10. larva di fianco ; 11. dal ventre e 12. dal dorso : A stigma anteriore, B stigma posteriore, C capo, D ano, I-XI segmenti (tutte le figure, come le seguenti, variamente ingrandite).

segmenti. Questi sono lisci al dorso e ai lati e presentano lungo il margine posteriore depressioni circolari, corrispondenti a in- serzione di muscoli e al ventre hanno un rilievo trasverso con- vesso, formato in gran parte dalla porzione anteriore di un seg- mento e in assai minor parte da quella posteriore del precedente. Questo rilievo trasverso, che è quello che funziona da organo locomotorio, ha tutta la superficie (Fig IV, 8) fornita di serie trasversali di spinule. L'ano situato sulla faccia ventrale dell'ul- timo segmento, e alquanto innanzi l'estremità posteriore, è circon- dato da un leggero rialzo anulare fornito di spinule. Gli stigmi

(1) Banks attribuisce a questi stigmi circa 15 lobi e nella figura ne rappre- senta 16, ma io non ne ho contati mai più di 10; certamente egli trovò in collezione larve sotto il nome di Ceratitis capitata mentre non lo erano.

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1 2

Fig-. V. Ceratitis capitata, yiiipurìo: 1. dui dorso e 2. dal ventre: A stigmi anteriori, B stigmi posteriori, D ano, O residuo del- l' apertura boccale della larva.

posteriori (Fig. IV, 9) hanno ciascuno tre aperture trasversali, circa tre volte più larghe che lunghe, e di esse la mediana è si- tuata un poco più esternamente delle altre.

Lunghezza del corpo mm. 7-8, larghezza 1,7-1,8. Pupario (Fig. V). Il pupario è ellittico un poco più convesso al dorso, specialmente nella metà posteriore che al ven- tre ; di colore testaceo laterizio. Es- sendosi il capo della larva confuso col segmento seguente, esso appare com- posto di 11 segmenti che hanno la scultura descritta per la larva. Gli stigmi anteriori si vedono anterior- mente c^me due brevissimi tubercoli quando il pupario si guarda dal dorso 0 dal ventre, e quelli posteriori sono invisibili, 0 quasi, quando il pupario è visto in detta posizione, perchè si trovano sulla faccia posteriore del pupario.

È lungo mm. 4,2-4,5 e largo 2,2-2,3. Distribuzione geografica La Cerati ti s capitala attualmente si trova nelle segmenti regioni : Europa meridionale (Italia me- ridionale, Sicilia, Malta, Francia meridionale, Spagna meridio naie). Isole Azorre, del Capo Vei'de, Madera, forse tutta l'Africa continentale essendo nota della parte settentrionale, Uganda, De- lagoa, Transvaal, Colonia del Capo, Congo, Nigeria, Dahomey; Brasile ; Repubblica Argentina (Buenos Ayres) ; Isole Bermude ; Australia: Occidentale, Nova Galles del Sud, estrema parte nord di Victoria, Queensland; Nova Zelanda: parte nord; isole Hawaii. Non è ancora certo che viva nelle Indie orientali, quantunque il Wiedeman, che prima la descrisse nel 1824 sotto il nome di Trypeta capitata, ne abbia dato per patria : East Indies.

Il Macleay ne segnalava nel 1829 i danni causati alle arance alle Azorre e la presenza a Madera e Santiago (Isola del Capo Verde).

F. de Breme la ricordava nel 1842 per la Spagna, Villeneuve nel 1859 per l'Algeria, Rondani nel 1870 per 1' Italia. Pare che verso il 1865, se non prima, fosse introdotta alle Bermude ; per l'Australia fu indicata prima dal Fuller nel 1897 e forse fu intro-

co- detta dall'Africa orientale o meridionale con frutti. Se nella Co- lonia del Capo sia stata introdotta da fuori, o si sia invece pro- pagata a poco a poco dall' Est al Sud, è cosa ancora da deter- minarsi.

Alle Hawaii fu importata verso la fine del 1909 o al principio del 1910 con frutti dall'Australia.

La patria d' origine della Ceratitis capitata è certamente l'Africa tropicale al Sud dell' 8." grado di latitudine iV, ma se sia poi tutta tale regione o solo quella occidentale, credo che non si possa affermare prima che accurati studi siano stati fatti nell'A- frica equatoriale francese e nell'Africa orientale inglese.

Piante nutrici delle larve.

La Ceratitis capitata può vivere allo stato di larva nei frutti delle piante sotto elencate secondo le indicazioni dei varii osser- vatori :

Aberia caffra Harv. & Sond.

Achras sapota L.

Anona varie specie

Atropa belladonna L.

Averrhoa carambola L.

Capsicum var.

Carica papaya L.

Carissa arduina Lam.

Cestrum, sp.

Chrysobalanus ellipticus Soland.

» icaco L,

Chrysophyllum cainìto L. Citrus aurantium L. e varietà

» japonica Thunb. Coffea sp. ?

Diospyros kaki L. (Legno santo) Eryobotrya japonica Lindi. (Ne- spola del Giappone) Eugenia jambos L.

» unifiora L.

» malaccensis L.

Ficus carica Ij.

Harpephyllum caffrunfi&eYnh..

Kamani

Lycopersicum esclulentum L,

Mammea americana L.

Musa sapientium L.

Opuntia tuna Mill.

» vulgaris Mill. Phaseolus vulgaris L, (Baccelli di

qualche varietà). Pyrus malus., varietà dolci e tenere.

» communis L. e varietà Prunus persica Stokes e varietà

» armeniaca L. albicocco Per sea gratissima Gaertn. Prunus cerasus L. Passiflora quadrangularis L. Psidium specie Pyrus germanica Hook Pyrus cydonia L. Solanum capsicastrum Link. Vitis vinifera L., qualche varietà

- Ai -

Qualche autore ha annoverato tra i frutti, che possono essere attaccati dalla Cerati f is capitata, la banana, 1' ananas, il limone, ma per quest'ultimo sembra debba escludersi che ciò possa essere, o se si verifica si deve considerare come un fatto eccezionale e rarissimo ; nella banana matura si è ottenuto lo sviluppo della Ceratitis capitata in esperimenti, e in natura si potrà pure forse ottenere, ma solo in banane stramature con buccia rotta. Si deve escludere del tutto anche la possibilità dello sviluppo di questa Ceratitis, in condizioni naturali, in ananas.

Anche V infezione di Lycopersicum esculentum, Capsicum^ Passiflora, Anona, Atropa helladonna, Pliaseoliis (baccelli) e qualche altra^ deve ritenersi rara o accidentale. Solo qualche va- rietà d'uva molto grossa è stata osservata infetta nell'Africa me- ridionale.

Quanto agli altri frutti si deve notare che la papaya, se pure è vero, può essere attaccata solo quando è stramatura, come pure la Persea ; che 1' intensità dell' infezione è molto varia nelle di- verse varietà di Mangifera e che in alcune anche nulla; così è da determinarsi quali sono le varietà di Psidimn che possono essere più attaccate. Delle mele sono attaccate le più tenere e dolci. I frutti che sono preferiti e nei quali questa Ceratitis si sviluppa assai bene sono : pesca, albicocca, pera, pesca-noce, caffè, arancie (di diverse varietà) quando sono ben mature, fichi, fichi d' India, cotogni, Eugenia rnalaccensis, Aberia caffra, Ka- mani.

Note biologiche (1).

Gli adulti della Ceratitis capitata, venuti fuori dal pupario, aiutandosi col ptilino frontale si api'ono la via attraverso il ter- reno soprostante e poi camminano sopra di esso fin(ihè in breve tempo distendono le ali e volano via.

Gli adulti si cibano di sostanze zuccherine dovunque ne tro- vano, assorbono pure acqua semplice o sostanze liquide contenenti certi materiali azotati.

(1) In questo paragrafo è riportata integralmente nna gran parte della nota del Dr. G. Martelli « Alcune note intorno ai costumi ed ai danni della Mosca delle arance {Ceratitis capitata) pubblicata in: Boll. Lab. Zool. R. Se. Agr. Portici, IV (1910), pp. 120-127.

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L'accoppiamento, quando il clima è calcio, ha luogo dopo 4-7 giorni dalla nascita e dura due a quattro ore.

Ovo. La femmina, che vuol depositare uova, posatasi sul frutto, fa un giro attorno ad esso tastandone la superficie colla proboscide. Se questa, durante l'esplorazione, incontra una lesione qualunque sul frutto o la ferita prodotta dalla trivella di un'altra femmina che vi ha deposte le uova, la mosca non esita di farvi penetrare la trivella sua e deporvi le uova. Ecco perchè «i trova quasi sempre nel frutto inquinato un numero abbastanza grande di larve.

Se, invece, sulla superficie del frutto non trova alcuna scal- fittura 0 ferita, la mosca cerca un punto di minore resistenza, indi curva l'addome e fissa l'estremità della trivella su di esso facendo, per forarlo, dei movimenti di alto e basso con l'addome.

Dopo 10-20 minuti la trivella riesce a penetrare. Allora, ap- parentemente, la mosca sta ferma per un tempo variabile da 4 a 10 minuti, durante i quali, depone le uova; poi estratta la trivella, senza invaginarla nell' astuccio, gira con una certa premura at- torno alla ferita strisciando la trivella e tastando con la probo- scide, fino a quando non abbia trovato il foro sul quale si mette a succhiare per un poco ; poi si allontana o torna a ficcarvi la trivella per deporvi altre uova.

Se, mentre cerca il foro, s' incontra con qualche altra femmi- na, si slancia contro di essa e a furia di capate e di colpi di ali cerca di metterla in fuga Spesso, però, l'avversaria riesce vittoriosa ed allora è questa, che, forse attratta dall'odore della polpa del frut- to emanato dalla ferita, si pone a succhiare prima e a deporre le uova poi. L' odore della polpa certo attrae le mosche, poiché ba- sta aprire un frutto qualsiasi e porlo a qualche distanza dalle mosche, perchè queste vi accorrano prestamente a succhiarne gli umori.

Si può anche osservare una mosca che succhia sui margini della ferita, nel mentre che un' altra è intenta a deporre le uova.

La posizione del corpo della mosca delle frutta quando de- pone le uova è indifferentemente col capo in giù o di lato o in su, contrai'iamente alla posizione presa dalla mosca delle olive.

Scacciata la mosca subito dopo la deposizione e aperta la camera delle uova, si trovano da 2 a 6 uova. Se, invece, la ca- mera ò aperta dopo parecchie ore e anche dopo due giorni dalla deposizione, si trova un numero variabile di uova da 14 a 75.

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Non si è fatto ancora un accurato esperimento per conoscere quante uova può depositare una femmina di Ceratilis capitata, ma si può ritenere che esso non sia inferiore a 300

II foro esterno della ferita è semicircolare e grande quanto la periferia della trivella. Esso, subito dopo prodotta la ferita, non si distingue facilmente, ma, dopo qualche tempo si mostra evi- dente, perchè i margini si colorano in bruno. Inoltre, di seguito ai margini, per un breve spàzio, la superfìcie esterna, in corri- spondenza della camera delle uova, si colora in rossastro o testa- ceo ; neir arancia invece in bruno. Nelle pesche, la puntura si manifesta e si riconosce molto più facilmente, perchè attorno ad essa si produce un infossamento sulla superfìcie esterna, nel cen- tro del quale si trova la puntura suddetta. Questa parte colorata è la macchia caratteristica che dai pratici si riconosce subito sui frutti inquinati.

La ferita è protonda circa 2 mm. nel mesocarpio e il foro è lungo mm. 0.245, largo mm. 0275, quando più di una mosca ha fatto entrare la propria trivella nella ferita.

Nell'arancia la ferita arriva appena all'endocarpio se il me- socarpio non è molto spesso.

La camera delle uova è a contorno subcircolare quando vi sono state deposte uova una volta, invece, è di forma ovale e può avere una larghezza massima di mm. 4.275 (1), quando varie fem- mine hanno deposto uova nella stessa camera.

La camera presenta per un certo spessore le pareti bruna- stre, e di seguito, verso la parte più interna, un colore meno bruno.

Neirarancia le pareti (tranne l' inferiore) e la parte del me- socarpio e dell'epicarpio attorno ad esse, per uno spazio di 3-4 mm., sono molto indurite in modo da potersi paragonare ad una piccola galla conficcata nel mesocarpio. Questa può cavarsi senza molto sforzo colla punta di un temperino. La superfìcie dell' epicarpio corrispondente a questa galla è di color testaceo-bruno.

Le uova nella camera possono trovarsi o un po' inclinate pog- gianti col primo quarto su una parete laterale, se il numero di esse non è superiore a tre-quattro, o distese sulla parete infe- riore e aggruppate variamente, se il numero è superiore a quello indicato.

(1) Questa larghezza fu trovata in un frutto di Opuntia ficus indica.

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Larva. La larva esce dal guscio dell' uovo rodendolo in un lato verso il micropilo, dopo due-tre o più giorni dalla deposi- zione dell' uovo, a seconda dell' epoca e dell' andamento della stagione.

In agosto, ad es. in Italia, la larva è nata dopo due giorni, mentre in settembre dopo tre giorni , e in ottobre dopo 4-5 giorni.

Forato il guscio la larvetta esce, si capovolge e comincia a cibarsi della polpa del frutto.

La larva si nutre della polpa del frutto in cui vive, roden- dolo cogli uncinetti boccali^ Essa scava una piccola galleria, che però non si può nettamente osservare nei frutti a polpa ricca di liquido, perchè quando si cerca di seguirla, lo impedisce detto liquido. Inoltre, trovandosi sempre più di una larva nel frutto, le larve non progrediscono nell'interno della polpa ognuna per conto proprio, ma vanno di conserva fino a quando sono vicine all'ultimo stato di sviluppo e la polpa va, mano mano, disfacendosi e mar- cendosi.

Le larve, tranne che nei fichi d' India, fichi comuni e frutti simili, ove girano attorno alla parte carnosa, si approfondano nel frutto arrivando vicino al nocciolo nelle pesche e anche vicino al centro nelle pere e nelle arance.

La larva diventa matura in 9-12-15 giorni. Così in estate il tempo che trascorre, perchè la larva compia il suo ciclo di svi- luppo, è di 9-10 giorni, al principio di autunno di 11-12 e in novembre-dicembre di 15.

La larva matura esce fuori dal frutto e cade«sul suolo. Quivi curvandosi fino a far toccare fra di loro le due estremità del corpo, scatta con molta destrezza saltando anche alla distanza di una diecina di centimetri. Oltre a questo modo di procedere per salti la larva può camminare sull'oggetto, ove si trova, con estrema facilità, anche su superficie liscia, come porcellana e vetro, e in tutti i sensi, dal basso in alto e viceversa. Per camminare si serve delle sporgenze che ha sulla parte ventrale dei segmenti e che funzionano quasi da ventose.

Pup '. La larva matura esce dal frutto e va a trasformarsi in pupa tra i detriti, che possono trovarsi sul suolo attorno alla pianta, o nel terreno alla profondità di 1-30 millimetri, a seconda che esso sia più o meno sciolto.

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La durata della pupa varia pure coll'epoca e coll'andamento della stagione. Può essere quindi in climi caldi di 10-11 giorni in estate e in climi temperati di giorni 18-20 in autunno (ottobre) e di un mese ed oltre in inverno.

Durata delio svikcppo e generazioni. Da quello che si è detto più sopra, risulta che lo sviluppo della mosca delle frutta varia colla temperatura e perciò colle stagioni, e n l' andamento di esse, con l'altitudine e la latitudine, nonché con l'esposizione dei luoghi.

A Portici il ciclo delle varie età della mosca si è compiuto in:

Agosto

dalla deposizione alla schiusura dell'uovo giorni 2

da larva a pupa . . . . . » 9-10

da pupa ad adulto » 10-11

Totale giorni 21-23

Ottobre

dalla deposizione alla schiusura dell'uovo giorni 3

da larva a pupa . . . , . » 11-12

da pupa ad adulto » 18-20

Totale giorni 32-35

Compiendo la mosca delle frutta il proprio sviluppo in 21-23 giorni in estate, in climi temperati, e durante tutto l'anno in climi tropicali, si ha che il numero delle generazioni che essa può fare in un anno, con detta temperatura, è di oltre 12; nell'Eui'opa me- ridionale da marzo a novembre può compierne circa 6.

fìauuì causati.

Dai costumi delle larve, dal numero e dalla qualità delle spe- cie di frutti, a spese dei quali esse vivono, dal numero di gene- razioni che la mosca delle frutta può compiere e dalle uova che ogni femmina può deporre, si deduce facilmente che tale mosca nei paesi dove trova condizioni favorevoli di clima e frutti adatti, può moltiplicarsi in tale numero da inquinare fortemente detti frutti e ridurre inservibili quelli dei quali l' agricoltore usa la polpa, 0 impedire il normale sviluppo di quelli dei quali usa i semi, come nel caso del caffè.

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Delle regioni invase dalla Ceratiiis capitata le isole Hawaii sono quelle che hanno le condizioni migliori per il suo sviluppo, essendovi il clima subtropicale tutto V anno (eccettuati i monti), numerosi i frutti, e mancandovi nemici naturali.

Nella regione paleartica le isole Canarie, Madera e le Azorre soffrono maggiormente i suoi attacchi ; 1' Europa meridionale ha un grande freno per la Ceratitis nella temperatura, che ne im- pedisce lo sviluppo da novembre a marzo, e nella mancanza di frutti adatti da marzo a maggio se si eccettuano quelle località dove si conservano gli aranci sull' albero fino a tutta primavera. Perciò anche senza parassiti, per quanto finora conosciamo, la Ceratitis capitata è nell' Europa meridionale un insetto che solo quando V inverno è molto mite e i frutti adatti al suo sviluppo non mancano dall'aprile all'agosto, diventa realmente una peste per molti frutti; perlopiù, nell' Italia meridionale almeno, attacca le pesche in agosto ed è per tali frutti, in particolare, frequente- mente dannosa.

Nella Nova Galles del Sud si comporta in modo simile a quello dell' Europa meridionale, ma in quella regione può essere combattuta 'n\ parte anche dal Diachasma Tryoni.

Più dannosa invece è nell'Australia occidentale, e spesso nel- r Africa meridionale. Intorno ai danni che causa nell' America meridionale (Brasile, Argentina) non abbiamo dati sicuri, ma R. v. Ihering scrive che a S. Paolo è meno dannosa della specie indi- gena Aìiastrepha fraterculus.

Mezzi di lotta artificiale.

I mezzi di lotta artificiali fin qui raccomandati contro la Ce- ratitis capitata sono stati i seguenti : 1. protezione degli alberi con fitte reti da non permettere 1' entrata delle mosche ; 2. rac- colta e distruzione dei frutti infetti ; 3. distruzione delle mosche con sostanze attrattive; 4. distruzione delle mosche con sostanze zuccherine avvelenate.

II primo metodo è certamente di risultato sicuro se applicato prima che sia cominciato l' inquinamento delle mosche e se non viene inclusa sotto la rete qualche femmina adulta, ma è super- fluo notare che esso può essere solo usato per qualche albero di speciale valore.

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La raccolta e la distruzione delle frutta infette dopo che que- ste sono cadute al suolo, può servire a togliere un numero mag- giore 0 minore di larve e quindi di mosche, ma un certo numero di frutti anche bene inquinati restano suU' albero finché qualche larva diventa matura e fuoriesce ; inoltre non essendo possibile che gli agricoltori possano raccogliere ad uno ad uno tutti i frutti appena cadono, un numero più o meno grande di larve può uscire prima della raccolta, e così restano sempre mosche sul campo e potranno restarvi spesso in quantità sufficiente da riuscire dannose non ostante quelle distrutte allo stato di larva.

Per la distruzione di mosche con sostanze, che possono at- trarle e farle rimanere in esse annegate o su di esse attaccate, si sono consigliati piatti (protetti anche dalla pioggia per mezzi di coperchi posti a 3-4 centimetri dal margine superiore dei piatti stessi) contenenti petrolio, acqua e melassa, materie vischiose, e si è visto che un certo numero di Ceratitis può essere così cat- turato, ma che sul campo ne restano sempre abbastanza per con- tinuare il danno.

Il quarto metodo è quello proposto e sperimentato la prima volta dal Mally nel 1904 e che consiste nello spruzzare radamente gli alberi, che si vogliono difendere dalla Cera litis, cow una miscela composta di litri 22.700 di melassa, gr. 454 di arseniato di piombo e litri 113,500 di acqua. In mancanza di melassa si consiglia usare lo zucchero grezzo secondo la seguente formula sperimentata nel 1909, cioè zucchero kgr. 1.135, arseniato di piombo in pasta gr. 306, acqua litii 18,16. ».

Per ottenere buon risultato, secondo le indicazioni degli spe- rimentatori è necessario rinnovare circa ogni 10 giorni 1' irrora- zione e sempre poi subito dopo una pioggia. Il risultato ottenuto coll'applicazione di questo metodo nell'Africa meridionale fu per lo più soddisfcicente, per quanto mi fu riferito, perciò gli entomo- logi di quell'Unione continuano a raccomandarlo molto, affermando anche di non avere avuto mai da lamentare alcun danno agli alberi per l'applicazione del rimedio, avvelenamenti di persone.

Gli esperimenti futuri, di un certo numero di anni, diranno r ultima parola intorno a questo metodo.

- AS

Lotta naturale.

Fu primo il g-overno dell'Australia occidentale che preoccu- pato del grave danno, che cagiona in quella regione la mosca delle frutta, dette l' incarico all'entomologo George Compere di scoprire possibilmente la patria d'origine della Ceratitis, di ricercarvi in tal caso i pai'assiti e mandarli in Australia.

Il Compere coll' entusiasmo e la fiducia, che aveva nel me- todo di lotta naturale, si pose in viaggio per adempiere l' incarico, e credendo che la Ceratitis fosse stata forse introdotta in Spagna, e quindi nell' Europa meridionale, da qualche colonia spagnuola, si recò innanzi tutto alle Filippine, poi anche in Cina e Giappone, senza riuscire a trovare però la Ceratitis. Dal Giappone andò in California, il cui Stato lo sovvenzionava pure per la ricerca dei parassiti, e da in Europa (1903) dove prima visitò la Spagna e poi la Francia e l' Italia.

In Spagna trovò i parassiti della Carpocapsa, ma in quella regione, nelle altre, quelli della Ceratitis. Tornò allora in Australia, e poco dopo passò a Ceylon e nell' India dove potè osservare varie specie di mosche delle frutta del genere Dacus e loro parassiti, ma non la Ceratitis.

Con fermezza ammirevole da parte sua, ma maggiore ancora da quella dei Governi che pagavano le spese occorrenti, egli andò nel 1904 nel Brasile, dove per alcune informazioni avute sapeva trovarsi la Ceratitis. Colà egli riuscì a trovare parassiti Braco - * nidi, nonché uno Statilinide predatore di tali specie; credette che essi fossero capaci di combattere efficacemente la Ceratitis, rac- colse buon numero di esemplari dello Stafilinide e di pupe di mosche parassitizzate, portò questo materiale vivente in Australia e nella sua relazione gridò un po' troppo ottimisticamente vitto- ria, poiché scrisse : <.< Nel Brasile come in India, Ja forza della natura nel controllare questa distruttrice mosca, é completa » e più innanzi « una volta che si saranno acclimatati questi paras- siti neir Australia occidentale non ci sarà da temere di più da parte della Ceratitis, che da quella del più innocuo insetto indigeno ».

Questo linguaggio entusiasmò anche gli entomologi del Natal e della Colonia del Capo, i quali informati i governi rispettivi dei risultati che si prevedevano in Australia coli' introduzione dei parassiti della Ceratitis dal Brasile, ottennero i mezzi per andare

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neir America meridionale. Essi, C. Fuller e C. P. Lounsbury, partirono il 4 gennaio dalla città del capo e gimisero il 28 dello stesso mese a Bahia. Il Fuller fece le sue osservazioni in questa località soltanto, mentre il Lounsbury visitò anche Rio de Ja- neiro, San Paolo, Montevideo e Buenos Aires.

Il risultato di questo viaggio fu poco iucoraggiante: essi non trovarono lo Stafilinide predatore del Compere e ottennero sol- tanto un Braconide {Opiellus trimaculatus) da un' altra specie di mosca delle frutta {Anastrepha fì^atercula). Inoltre da informa- zioni assunte dal Lounsbury si credette di potere stabilire che la Ceratitis era stata introdotta nell' America meridionale più recentemente che nel Sud Africa. Il poco materiale, che il Fuller portò nel Natal, arrivò morto.

Il Compere nel 1905 andò nuovamente nel Brasile, dove giunse a Bahia nel febbraio. Egli raccolse altro materiale di parassiti di mosche delle frutta e li portò nell' Australia occiden- tale, dove furuno liberati come i precedenti.

I parassiti brasiliani non avendo, contrariamente alla grande speranza in essi riposta, dato buona prova della loro attività, il Compere nel 1906 tornò nell' India a raccogliervi parassiti di Dacus e riuscì a trovarne alcuni e a portarli a Perth, però essen- do essi giunti durante l' inverno australiano perirono per man- canza di ospite.

Nel maggio del 1907 egli sempre fiducioso di poter acclima- tare i parassiti di Bactrocera (Bacus) dell' India in australia per combattervi la Ceratitis, volle tornare ancora in India e questa volta in pochi mesi egli raccolse da settanta a centomila pupe pa- rassitizzate e, non ostante i 60 giorni necessarii pel viaggio, riusci a portarle in buone condizioni a Perth (Australia occi- dentale) dove giunse il 7 dicembre.

L' 11 dello stesso mese nacque il primo parassita e altri esemplari nacquero nei giorni seguenti in numero di centinaia e migliaia. Tali parassiti erano di tre specie. Di una di queste, la più abbondante {Syntomosphyruni), si videro venir fuori per- sino 36 esemplari da una pupa e in media 20 esemplari, mentre delle altre due (Braconidae), in genere, un solo esemplare alber- gava in una pupa.

L' 11 dicembre pose nelle gabbie, contenenti i parassiti, frutta infette da Ceì-atitis e il 7 gennaio ottenne da esse adulti degli stessi parassiti.

Bolletl. di Zoologìa Gen. e Agi-. 4

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Nell'aprile del 1908 aveva già ottenuti circa 120,000 parassiti, la maggior parte dei quali aveva distribuiti nelle zone più infette dalla mosca delle arance e 20,000 esemplari spediti agli entomologi dell'Africa del Sud.

Nello stesso mese esaminate pupe di Ceratitis prese nelle località, dove erano stati liberati i parassiti, se ne trovarono un certo numero infette dei parassiti indiani.

Appena io conobbi nel 1908 gli ultimi fatti sopra riferiti, mi affrettai a scrivere al Compere pregandolo di fare il favore di mandarmi alcune pupe di Ceratitis parassitizzate, ma trovandosi egli in viaggio per la ricerca di parassiti di altri insetti dannosi, indarno attesi tre mesi una lisposta. Mi rivolsi allora direttamente al Signor A. Despeissis, Sottosegretario del Ministero d'Agricoltura dell'Australia occidentale, il quale con somma gentilezza, promise di mandare pupe di Ceratitis parassitizzate, come infatti fece il 25 maggio 1909.

Il grande interesse, che io avevo per l'introduzione in Italia di tali parassiti, era non solo per tentare di avere da noi nemici naturali della mosca delle frutta, ma anche per sperimentare se potevano essi attaccare la mosca delle olive tanto più che nella loro patria d' origine (India) erano parassiti di specie di Bacini {Bacirocera, Syn. Daciis).

Dalle pupe, spedite gentilmente dal Signor Despeissis e giunte in Italia il 21 giugno, ottenni buon numero di esemplari di un linenoiiQYO C?à{i\(ì\^Q {Syntomosphyriirii ijuUcìim e due maschi di un Braconide. Con quest'ultima specie perciò non potei fare alcun esperimento, mentre moltiplicai a migliaia di esemplari il Syntomo- sphyrum e li liberai a Rosarno (Calabria) località in quell'anno molto infetta di Ceratitis; ma non è stato possibile finora avere la prova che esso vi si sia acclimatato. Anche nell'Australia occidentale, se- condo quanto mi comunica l'entomologo di quella regione, detta specie non ha potuto sopravvivere; perciò i tentativi di lotta natu- rale contro la Ceratitis iniziati dal Governo dell'Australia occiden- tale hanno avuto un risultato negativo. Quale la ragione ? Io credo che sia specialmente, e forse unicamente, dipeso dalla mancanza di ospiti; infatti nell'Australia occidentale come in Calabria man- cando per sei ad otto mesi (in Italia da novembre ad aprile e talora fino a giugno) larve di Ccì-atìtis capitata, i Syntomosphyrum non potendo vivere a lungo quanto la Ce)-atitis e non potendo lijjroduisi sono scomparsi Non ritengo che la causa sia stato il

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freddo perchè il Syntomosphyrum resistette alla temperatura poco superiore a zero per 30-60 giorni e condizioni peggiori di tali non si hanno mai in natura, a basse altitudini, nell' Italia meri- dionale e nell'Australia occidentale.

Il Compere, abbiamo ^'isto, andò in cerca di parassiti della mosca delle frutta nell' Europa meridionale, nell'America meri- dionale e nell'India e non visitò affatto l'Africa, che certamente è la patria della Ceraiith calcitata come delle altre specie dello stesso genere. Le sue ricerche pertanto furono incomplete e fecero conoscere soltanto uu numero piccolissimo di parassiti di Try- IKineidae.

Nel 1906-1607 il Prof. W. W. Froggatt, Entomologo della Nova Galles del Sud, ebbe l' incarico dai varii governi della confede- razione australiana di studiare lo stato dei metodi di lotta na- turale tentati nelle diverse regioni della terra e si occupò par- ticolarmente dei Trypaneidae. Egli da Sydney andò alle isole Hawaii, Messico, Cuba, Indie occidentali. Stati Uniti, Inghilterra, Spagna, Francia, Italia, Austria, Turchia, Cipro, Egitto, India e Ceylon e ovunque assunse informazioni intorno alla Ceratitis e specie affini, ma non fece alcuna ricerca personale sui parassiti. Nella sua relazione, in cui negò ingiustamente i mirabili risul- tati ottenuti alla Hawii nel combattere la Perkinsiella e qualche altro insetto, e non riconobbe l' importanza che hanno i parassiti della Carpocapsa pomonella- in Europa, senza fare alcuna ac- curata ricerca personale si dimostrò affatto incredulo d' ogni lotta naturale anche per la Ceratitis.

La questione della lotta naturale contro la Ceratitis capi- tata stava a questo punto quando il Signor W. M. Gififard, Pre- sidente dell'ufficio agrario governativo delle Hawaii stabilì di far cercare i parassiti della Ceratitis capitata e incaricò me di tali ricerche fissando, giustamente, che innanzi tutto si doveva visi- tare l'Africa tropicale occidentale. Io cosi feci, come ho esposto brevemente, innanzi, nel capitolo dell' itinerario

Nella Nigeria e nel Dahomey io trovai rispettivamente in novembre e febbraio la Ceratitis capitata, e nella prima re- gione ne raccolsi due adulti, ma non potei ottenerne un esem- plare dai molti frutti tenuti per sviluppo di Trypaneidi, mentre ebbi centinaia di individui di varie altre specie. Nel Dahomey tra centinaia di esemplari di Cer. Giffardii avuti da migliaia di frutti di Chrysobatanus, ottenni 4 adulti di Ceratitis capitata. A

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Aburi (Costa d'Oro) nella località, dove secondo le osservazioni di Armstrong esiste la Cer. capitata^ non potei ottenerne un esemplare da frutti di caffè, di Eugenia malaccensis da alcune goyave, anone, a fratti di Landolpliia e di Passiflora.

Le mie osservazioni furono fatte in dette località da novem- bre a febbraio, perciò io non ardisco afiermare che la Ceratitis capitata è nell'Africa occidentale molto rara tutto l'anno, do- vunque e sempre. Per poter fare una tale affermazione sarebbe necessario studiare per alcuni anni la Ceratitis capitata in dette regioni. Frattanto però è degno di nota che mentre nella Nigeria eranvi albuni alberi di Aberia {?) carichi di frutti infetti di Cer. anonae, non uno dette una Ce)-, capitata, cosi molti frutti di Eugenia Micliellii erano tutti immuni menti-e sopra un albero di essi catturai due esemptari di Cer. capitata. Nel Dahomey eravi una abbondanza straordinaria di Chrysobalanus nelle migliori con- dizioni di maturità, ma da migliaia di fratti ottenni 4 individui di Ceratitis capitata.

Questi fatti, quantunque, ripeto, per essere stati osservati in un breve periodo dell' anno, non possono avere un valore asso- luto, purnondimeno appaiono molto importanti e tali da far rite- nere come assai probabile che la Ceì'atitis ca2yitata ha nell'Africa occidentale potenti cause nemiche che ne ostacolano grandemente lo sviluppo e la mantengono in numero affatto trascurabile. Io non potei durante il mio viaggio scoprire alcun parassita della Ceratitis capitata perchè questa, come ho detto, fu trovata estre- mamente rara, ma ritengo che tutti gli Imenotteri da me scoperti parassiti delle altre specie di Ceratitis e di quelle di Daciis at- taccano anche la Ceratitis capitata e che assai probalbilmente ad essi si debba la rarità della Ceratitis capitata; senza con ciò voler negare del tutto che possa esistere anche qualche suo spe- ciale parassita da me non trovato.

Nell'Africa meridionale io potei arrivare con esemplari vivi di Diì'liinus, di Galesiis e di Opiiis perproximus ottenuti da altre Ceratitis dell'Africa occidentale e tali parassiti attaccarono tutti bene la Ceratitis capitata, perciò potei moltiplicarli e portarli anche a Honolulu. Portai a Honolulu anche una specie di Opiits (0. humitis) ottenuta da Ceratitis capitata dell'Africa meridionale, come la Trichopria capensis, nonché il Diachasma Tryoni, del- l'Australia parassita della Bactrocera Tì-yoni che attacca ugual- mente la Ceratitis capitata.

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h'Opiiis preproxhntis dette sfortunatamente solo maschi nella prima generazione a Honolulu, anche la Tì'ichopria capensis dette maschi ; perciò restarono 4 specie di parassiti, che moltiplicati e liberati in luoghi adatti si spera di vedere acclimatati.

Quale sarà il risultato di questa introduzione se tutte e quat- tro tali specie o almeno il Diachasma e il Dirì'ìiuius e il Galesus si acclimateranno ? Non è possibile dare una risposta assoluta, ma è certo che se T acclimatazione sarà ottima, tutti e tre detti parassiti potranno distruggere un gran numero di Cei-atiiis ; però il Diachasma non potrà inquinare le larve quando vivono appro- fondate in frutti molti grandi come aranci, perchè in tal caso, avendo esso un ovopositore, quando è disteso, lungo fino a 5 millimetri o poco più, non può raggiungerle ; i Dii'hinus e i Galesus non potranno attaccare le pupe, le cui larve avranno trovato modo di approfondirsi molto o di penetrare in ripari, nei quali non possono arrivare detti parassiti. E pertanto necessario attendere per vedere se il numero delle mosche, che si salverà dagli attacchi dei parassiti, sarà, e di quanto, ancora dannoso.

In qualunque modo però credo che desiderando tentare, come si deve, la lotta naturale con tutti i mezzi, sia necessario cercare di introdurre alle Hawaii tutte le specie di Braconidi da me tro- vate in Africa occidentale parassite di Ceì'atitis e Daciis e che attaccano le larve nel frutto, cominciando daìì'Hedylus Giffardii che ha un ovopositore lungo (quando è disteso) millimetri 7 ; e oltre ai Braconidi il Tetraslichus Giffardii che inquina le uova 0 le larve giovani di Ceratitis; cosi si potrebbe avere alle Hawaii una serie di parassiti, dei quali uno {Tetr. Giffardii e forse anche T. oxyurus) depone le uova nelle uova o nelle larve giovani, vicine alle superficie, otto specie che depongono le ova nelle larve, quando sono nei frutti alla profondità di 1 a 6 millimetri, e tre {Dirhiniis, Spalangia, Galesus) che depongono le uova nelle pupe quando sono nel tei'reno.

A completare la lotta sarebbe cosa ottima se si scoprisse e introducesse un parassita, che distrugge le uova e se si introdu- cesse anche il Syntomosphiiruin indicum che attacca le larve nel frutto appena questo ha l'epidermide lacerata e la polpa in condizione da essere artraversata dal parassita.

Si dovrebbe anche tentare 1' introduzione dei Braconidi pa- rassiti di Anasb-epha {Trypìeta) del Messico e dell'America centrale e meridion<ile, tanto più che il trasporto di tali parassiti sarà

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molto facile da tali regioni alle Hawaii, mentre per quelli del- l'Africa occidentale è pieno di difficoltà, in qualche caso forse insormontabili.

La lotta naturale contro la Ceratitis capitata a me sembra che nelle Hawaii sia bene avviata e che anche colla introduzione di altri parassiti possa condurre ad una probabile vittoria.

Quanto all'Europa meridionale, che non ha una successione di frutti e quindi di Ceratitis come alle Hawaii, si può consi- gliare per ora l'introduzione dei Braconidi che possono vivere allo stato adulto quanto la mosca delle frutta. Per il Tetrastichus Giffardii è necessario sperimenta.ie se attacca anche il Lacus oleae, in questo caso dovrebbe esserne raccomandata molto l'in- troduzione, perchè potrebbe propagarsi bene dove vivono am- bedue le specie e diventare assai utile contro il Dacus e la Ce- ratitis.

Questo a me sembra, è quanto si può attendere e consi- gliare in base a quello che ora noi conosciamo, ma io ritengo che sia assolutamente necessario che un entomologo studi accu- ratamente, almeno per un anno, la Ceratitis capitata nella Ni- geria e nel Dahomey, perchè mentre in tal modo si potrebbe accodare se tale mosca è realmente sempre assai rara nell'Africa equatoriale occidentale, si potrebbero in questo caso riconoscere con sicurezza le ragioni della sua rarità, si potrebbero forse sco- prire anche parassiti delle uova, e si potrebbe studiare meglio la biologia dei Tetrastichus. Da tutte le nuove ricerche e studi credo che trarrebbe grande profìtto per la lotta naturale contro un insetto, che non vi ha ragione di ritenere, fino a prova con- traria, che non possa essere mantenuto in numero trascurabile per mezzo di nemici naturali.

Ceratitis Criifardii Bezzi.

Boll. Lab. Zool. VII (1912), p. 8, flg 1 e p. 21.

Femmina. Corpo ocraceo col torace macchiato di nero come vede nella figura VI, 2, le ali con striole e macchie ne- rastre basali, e fascio giallastre e brune rappresentate con tinte di diversa intensità nella figura VI, 3. Zampe con tutte le setole ocra- cee eccetto lo sperone della tibia del paio che è nero. Terzo articolo delle antenne (Fìg. VI, 1) poco più del doppio più lungo che largo, arista brevemente piumata fino all'apice.

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Lunghezza del corpo mm. 4-5, dell'ovopositore 1. Maschio simile alla femmina, col forcipe (Fig VI, 5) dell'organo copulativo avente il lato esterno della lamina inferiore alquanto

più lungo dell'interno, atte- nuato e acuto all'apice.

Lai -va 1). Di colore bianco sporco colla parte at- torno l'intestino più o meno intensamente cremea o isabel- lina per il contenuto dell'in- testino stesso che si vede per trasparenza. È lunga mm. 7-7,5, larga 1,4-1,5. Lo stigma anteriore ha di regola 12 lobi, raramente 11.

Pupario . Di color terra d' ombra tendente al testaceo. Lungo mm. 4, lar- go 2.

Distì'ibuzione geogra- fica. — Questa specie fu da me raccolta nel Senegal presso Dakar, nella Cxuinea francese a Kakoulima, nel Dahomey a Cotonou, nella Nigeria del Sud a Olokemeji, perciò la distribuzione geografica di essa è abbastanza vasta, dal Senegal alla Nigeria.

Piante nutrici. Le larve furono da me osservate nel Se- negal (agosto -settembre) e nel Dahomey (febbraio) in frutti di Chrysobalaniis ellipticus, nella Guinea francese (ottobre) e nella Nigeria (novembre) in frutti di Sarcocephalus esculentus.

Note biologiche. Le larve di questa Cerata is si possono trovare nei Clu^ysobalanus in numero di una a sei, ma più fre- quentemente di due, infatti di 43 frutti inquinati aperti a Cotonou uno ne aveva 6, uno 4 e gli altri quasi tutti 2. Nei frutti di Sar- cocephalus possono essere invece molto numerose, io ne ho con- tate anche 34

Fig. VI.

2. inesotorace dal 5. forcipe dell' or-

Ceratitis GiffardU: 1. antenna ; dorso; 3. ala; i. ovopositore gano copulativo : A prolungamento del lato ester uo. B lato interno, C processo interno

(1) In questa e nelle specie seg'nenti, che hanno larva e pupario simili a quella della Ceratitis capitata, mi limito a darne le dimensioni e qualche carattere, se vi ha, differente.

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La trasformazione della larva in pupa ha luogo nel terreno alla profondità di qualche centimetro. Lo stato di pupa dura da 10-12 giorni.

La percentuale dei frutti infetti osservata presso Dakar in settembre fu molto bassa, ma io credo opportuno di non tenerne conto perchè i frutti di Chrysobalanus erano ricercati per cibo dagli indigeni. A Cotonou, dove in febbraio gli stessi frutti erano abbondantissimi, quasi tutti maturi, e non toccati dagli indigeni, osservai un infezione del 43-63 7o> ^ Olokemeji in novembre circa il 70 % dei frutti maturi di Sarcocephalus erano inquinati.

Da queste percentuali si deduce che nel 1913 la Ceratitis Giffardii era dannosa nella Nigeria al Sarcocephalus , meno a quelli di Chrysohalanus nel Dahomey. E probabile che in altri

anni i parassiti la riducano anche a numero minore.

Di questa spe- cie osservai i se- guenti paras'siti : Ophis perproxi- mus ( Dahomey ) , Diachasma ìulla- wayi ( Senegal ) , Bios ter es caudatus (Guinea Francese, Nigeria ) , Galesus Silvestrii ( Daho- mey), Tetrastichus Giffardii ( Daho- mey, Nigeria). Spe- rimentai con suc- cesso su questa specie il Dirhinus Giffardii e la Spalangia afra.

Ceratitis Silvestrii Bezzi

Boll. Lab. Zool. VII (1912), p. 10, fig. 2.

lemmina. Corpo di colore nocciuola-isabellino con faccia e occipite biancheggianti; torace con poche macchie nere e ali simili a quelle della specie precedente come si vede nelle figura VII, 2-3.

Arista (Fig. VII, 1) brevemente piumata fino all' apice. Lun- ghezza del corpo mm. 5, 5-6.

Fig. VII.

Ceratitis Silvestrii : 1. antenna ; 2. mesotorace dal dorso ; 3. ala ;

4. ovopositore ; 5. forcipe dell' organo copulativo (lettere come

nella figura precedente).

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Maschio simile alla femmina. Forcipe dell'organo copulativo (Fig. VII, 5) coir apice esterno un po' più lungo che nella specie precedente.

Disti' ibuzione geografica. Senegal : Dakar; Sudan Francese: Koulikoro.

Piante nutrici. Io ottenni pochissimi adulti di questa specie a Dakar da larve viventi, come la specie precedente, in frutti di Crhijsobalanus (settembre); il signoi- J. Vuillet, Ispettore d'Agri- coltura del Sudan Francese, me ne comunicò alcuni esemplari otte- nuti da frutti stramaturi di Butyrospermnm Parkii. Egli mi mandò anche due individui di un Braconide, ritenuto parassita di detta specie, ma essendo giunti in cattive condizioni non è stato possibile determinare con sicurezza nemmeno il genere: si tratta forse di una specie di Mesocrina (tribù Alysiinae) .

Ceratìtis stictica Bezzi, v. antistictica Bezzi

Boll. Lab. Zool. Se. Agr. Portici VII (1913), p. 20, flg. 1.

lemmina. Corpo ocraceo col torace macchiato di nero come si vede nella (Fig. VIII, 2). Ali (Fig. Vili, 3) ialine colla base, la

prima fascia trasversale e la margi- nale ocracee, le altre macchie e fascie brune, più o meno chiare. Zampe del colore del corpo come le setole, che portano, eccetto Io sperone della tibia media che è nero. Arista (Fig. Vili, 1) piumata fino all' apice. Ovopositere gradatamente e leggermente attenua- to, lungo mm. 1,56 Lunghezza del corpo mm. 5.

Maschio. Simile alla femmina. Forcipe dell' organo copulativo (Fig. Vili, 5-6) col lato esterno un poco più lungo che nella C Giffardii.

Osservazione. Questa Ceratitis è affine alla Giffardii, ma se ne di- stingue facilmente pel colore del to- race e delle ali, per l'arista fornita di piume un poco più lunghe.

Fig. vili.

Ceratitis stictica v. antistictica: 1. an- tenna ; 2. niesotorace dal dorso ; 3. ala; 4. ovopositore; 5. metà sinistra del for- cipe dell' organo copulativo visto dalla faccia dorsale (lettere come in flg. VI)-

58 -

Larva. Di colore ocroleuco-cremeo più o meno sporco per causa del contenuto intestinale che si vede per trasparenza. Spi- nule al dorso sui tre primi segmenti postcefalici, al ventre come nelle specie precedenti. Stigmi anteriori forniti di 16 lobi. Lun- ghezza del corpo mm. 8, 5-9, larghezza 1,5.

Pupario Ellittico, di colore laterizio. Lungo mm. 4,5, largo 1,8.

Distì'ibuzione geografica. Finora questa Ceratitis è cono- sciuta solo della Nigeria del Sud (Olokemeji), dove io la raccolsi in Novembre.

Pianta 7iutrice. Le larve vivono nel frutto di Oxyanthus sulcatus Heim., piccola pianta della famiglia delle Rubiacee, che cresce spontanea nelle foreste di Olokemeji e i cui frutti non sono toccati dagli indigeni.

Note biologiche. Le larve di questa Ceratitis si trovano in un frutto perlopiù in numero di 10-15, talora in numero mag- giore fino a 24, raramente in numero minore di 7, 4, 3 e anche 1. Si cibono della parte interna dell'esocarpio e della polpa che si trova fra i semi. Si trasformano in pupa nello stesso frutto, al- meno così quelle parassi tizzate da Tetrasticus e che furono le sole che raccolsi in natura. Le pupe sane, che io ebbi, proven- nero da larve fuoriuscite da frutti non più in condizioni naturali, perchè erano stati colti e posti in recipienti da sviluppo.

Lo stato di pupa dura da 12-14 giorni.

Nel Novembre del 1913 il 10 "/o dei frutti di Oxyanthus erano infetti, perciò questa specie ridotta in numero tale da lasciare il 90 7o d^i frutti sani, anche se attaccasse pianta utile all' uomo per i frutti, dovrebbe essere considerata assai poco dannosa.

I parassiti che osservai di questa specie furono i seguenti: Biosteres caudatus, Tetrastichus Giff ardii.

Ceratitis punctata Wied.

Syn. Trypeta punctata Wiedemann, 1824 p. 55, 123 e 1830, p. 485; Loew, 1861, p. 255; Roder, 1885, p. 133; Froggatt 1909, p. 106; Bezzi, 1909, p. 277, 279 e 1912, p. 5; Graham, 1910. p. 162, Ender- lein 1911, p. 410. Trypeta notata Loew, 1844, p. 330, nota 2.

Feynmina. Corpo di color nocciuola, capo con fronte isa- bellina, macrochete nere, occhi bruni (a secco, rossi scuro un po' iridescenti a fresco), scuto mesotoracico con due linee sublate-

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rali nere più o meno interrotte, talora evidenti solo attorno alla base delle dorsocentrali e delle prescutellari, callo omerale im- macolato, regione notopleurale, sopralare e scapolare posteriore nere, scutello isabellino con due piccole macchie anteriori e tre

grandi posteriori nere. Ali (Fig. IX, 2) colla base fornita di macchie nerastre, fascie brune e qualche piccola mac- chia ai lati della marginale nerastra. Addome sui segmenti 1-4 con due macchie submediane anteriori e due minori sublatei'ali. Zampe colle seto- le maggiori nere. Antenne (Fig. IX, 1) col 3." articolo circa 7? più lungo che largo, arista piumata fino all'a- pice. Ovopositore (Fig. IX, 3) coi lati paralleli fino a poco distanza dall' a- pice dove diventa subacuto, lungo mm 3,12. Lunghezza del corpo mm. 9. Maschio simile alla femmina. Forcipe dell'organo copulativo (Fig. IX, 4) col lato esterno della lamina inferiore lunghetto e alquanto ri- curvo. Larva. Di colore cremeo sporco. Ha poche spinule anche alla parte dorsale del e meno su quella del 5 , nonché alcune spinule laterali anche sul 5" e sul 6" oltre alle altre spinule con- suete al ventre e sui segmenti 1-3. Grli stigmi anteriori hanno 25 lobi ciascuno, quelli posteriori sono simili a quelli della C ca- pitata.

Pupario. È ellittico, di colore testaceo-isabellino. Lungo mm. 6 e largo 3.

Distribuzione geografica. Questa specie ha una vasta di- stribuzione, trovandosi forse in tutta l'Africa tropicale essendo già nota della Guinea francese, Ascianti, Camerun, Congo, Delagoa, Uganda.

Piatite nutrici. Questa Ceratitis era già nota come vivente allo stato di larva nei frutti di cacao {Theobroma cacao L.); io ho osservato le sue larve in detti frutti nel Camerun e in quelli di Plunieria {Conopiiaryngia) longi/tora \)rcsao Conakry (Guinea francese).

Fig-. IX.

Ceratitis piinciata : 1, auteuna, 2. ala; 3. ovopositore ; 4. parte posteriore del- r addome del maschio visto di sotto: A lato esterno, B lato interno della lamina inferiore del forcipe dell'organo copulativo C parte interna, P pene.

r.o

Note biologiche. La Ceratitis punctata deposita le uova nei frutti immaturi ma già aventi il diametro di centimetri 3, 5-6 di Plumeria e a giudicare dalle larve, che si trovano in un frutto, in numero vario fino a 21. Le larve rodono irregolarmente la parte interna del paricarpio per una estensione di circa 74 della superficie totale, riducendolo allo spessore di 1-3 millimetri; si internano un po' anche tra i semi mangiando la polpa in cui si trovano. Quando sono completamente sviluppate aprono un foro di circa 1 mm. di diametro attraverso la parete del frutto, fuo- riescono e cadono al suolo, dove si trasformano in pupa alla pro- fondità di 1-20 millimetri (almeno in terreno incolto assodato come quello in cui feci le osservazioni).

Lo stato di pupa dura dodici giorni.

Il frutto attaccato non matura; diventa solo in pane giallo 0 giallastro e può restare anche attaccato all' albero dopo 1' uscita delle larve della Ceratitis.

I frutti infetti a Camayenne (presso Conakry) e a Conakry nel giardino pubblico e in quello del Governatore erano, in fine agosto e in ottobre, pochissimi, nemmeno il 10 y„ quantunque i frutti fossero abbastanza numerosi e non toccati da alcuno.

Nel giardino di Camayenne poco lontano dagli alberi di Co- nopharyngia ve ne era uno di Cacao con frutti maturi ma tutti immuni. Anche nel Camerun io non vidi frutti maturi con peri- carpio sano che fossero attaccati da questa Ceratitis e ritengo, fino a dimostrazione contraria, che a causa della durezza e dello spessore del pericarpio del frutto del cacao, la Ceratitis punctata possa depositare le uova solo nei frutti che hanno già la parte periferica lesa alla superficie da qualche altro insetto.

Per le osservazioni fatte da me nell'ottobre 1913 a Conakry e Camayenne, la Ceratitis punctata non era una specie dannosa lasciando oltre il 90 7o dei frutti di Plumeria sani. Quanto ai danni che può fare al cacao, occorrono altre osservazioni e si deve tener conto che l'albero del cacao non è indigeno dell'Africa, ma dell'America tropicale.

Nella Gruinea francese io ottenni da pupe di tale Cei-atitis i seguenti parassiti: Hedylus Giffardii, Diacliasma Fullaway v. robustum, Galesus Silvestrii v. robustior e osservai Anomrna divorarne pupe; nel Camerun sperimentai con pupe di questa specie il Dirhinus Giffaì-dii e la Spalangia afra, che si svilup- parono bene.

- Gl -

Ceratiti» anonae Graham

Syn. C. anonae Graham 1908, p. 114, pl. IX; 1909, p. 11, pl. III, flg. 5-7; 1910, p. 162, pl. XI, üg. 1 e 5, pl. XII, flg. 3; Bezzi, 1909, p. 277 e 279; 1913 p. 19. C. pennipes Bezzi, 1908, p. 387; 1909, p. 277 e 279.

Feminina. Capo isabellino con occhi a fresco rossi iride- scenti, a secco neri, raacrochete nere. Sento toracico grigiastro col callo omerale isabellino, con due strette fascie submediane

nere appena vi- sibili prima della sutura, più lar- ghe alla base del- le dorsocentrali e delle prescu- tellari che non sorpassano; i lati sono bruno - ne- rastri special- mente air an- golo posteriore, e la parte pre- scutellare isabel- lina; scutello isa- bellino con tre grandi macchie posteriori nere separate da una stretta linea lon- gitudinale; macrochete toraciche tutte nere. Ali (Fig. X, 2) alla base provviste di macchie nerastre, fascia trasversale tra la 3" e la 5' vena longitudinale nel mezzo in gran parte ocracea, all' apice e alla periferia con macchie brune, fascia sulla seconda vena trasver- sale di colore brunastro. Zampe testaceo scure colle setole maggiori nere. Addome di colore nocciuola al dorso con due macchie submediane sul primo, una larga fascia posteriore sul secondo bruna, e una fascia anterioi'e sul 3" e 4" segmento leggermente im- brunite; settimo segmento lungo mm. 1,10-1,20. Antenne (Fig. X, 1) col segmento quasi il doppio più lungo che largo, arista piu- mata fino air apice. Zampe del e 3" paio colle setole e spine

Fig-. X.

C<iratitis anonae: 1. antenna ; 2. ala; 3. zampa del secondo paio e 4. zampa del terzo paio della femmina dal femore ; 5. ovopositore ; Ü. zampa del secondo paio del maschio dal femore ; 7. metà destra del forcipe dell' organo copulativo visto di sotto ; 8. la stessa vista di sopra (lettere come nella figura precedente).

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che si vedono nelle figure X, 3-4. Ovopositore (Fig. X, 5) lungo mm. 1,15.

Lunghezza del corpo mm. 6.

Mascliio differisce dalla femmina per avere il margine infe- riore del femore per circa Ys e ambedue i margini della tibia delle zampe del 2'* paio (Fig. X, 6) forniti di una serie di lunghe e robuste setole.

Forcipe dell' organo copulativo (Fig. X, 7-8) col lato esterno molto breve.

Larva. E di colore cremeo più o meno estesamente mac- chiata di ocraceo sporco a causa del contenuto dell'intestino che si vede per trasparenza. 8pinu]e al dorso sui segmenti 1-2 post- cefalici, sul ventre come nelle altre specie. Stigmi anteriori con 12 lobi, talvolta 11 oppure 13; stigmi posteriori della forma tipica.

Lunghezza del corpo mm. 8, larghezza 1,5.

Pupario. Ellìttico, di colore testaceo-laterizio; lungo mil- limetri 4,5^ largo 2.

Distribuzione geografica. Questa specie era già nota del- l'Ascianti, della Nigeria meridionale e del Congo. Io la osservai nella Nigeria meridionale presso Olokemeji e dubito che 1' area occupata da questa specie sia estesa, oltre che dall' Ascianti al Congo, fino all'Africa orientale.

Piante nutrici. Il Graham, che prima descrisse questa speci'e, indicò, come frutti ospiti delle sue larve, quelli di Anona muricata e di Psidimn (Xtttleyanum. Io trovai frutti di? Ahe- ria (1) molto infetti.

Notizie biologiche. La larve di questa specie vivono in modo simile a quelle della Ceratiti?, capitata. Si trovano sempre in numero di 15-20 in un frutto (almeno per quanto io osserv^ai) e r abbandonano quando sono completamente sviluppate per tra- sformarsi in pupa a poca profondità nel terreno. Lo stato di pupa dura circa dieci giorni.

Alla fine di novembre i frutti di tre alberi di ? Aberla presso Olokemeji erano tutti infetti. E questo un caso di gravis-

(1) Quando comunicai g-li esemplari di Ceratitis anonae al Prof. Bezzi (cfr. Boll. Lab. Zool. VII, 1913, p. 19) aggiunsi che erano stati ottenuti da larve viventi in frutti di Spondias lutea perchè così mi era stata determinata la pianta, ma più tardi dovetti convincermi che non si trattava affatto di Spondias.

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sima infezione di Ceratitü da me osservato nell' Africa occiden- tale e merita che sia considerato. Come ho detto nel capitolo dell' itinerario, a Olokemeji in novembre si trovavano in un giar- dino sperimentale pochissime goyave mature, pochi frutti pure maturi di Eugenia malaccensis e di Aiiona, un certo numero di frutti di Eugenia unifioì-a, ma tutti sani. Nei boschi attorno il giardino mancavano grossi frutti con abbondante polpa; soltanto a circa 3 chilometri di distanza si trovavano in un bosco 3 piante di ? Aberia alte 3-4 metri, con abbondante frutto in parte ma- turo e in parte prossimo alla maturazione. Per quante ricerche io facessi con indigeni, anche con una guardia anziana forestale del luogo, non mi fu possibile trovare altre piante di tale specie in quel territorio, quantunque avessi messo anche un buon premio per chi sapesse indicarmene.

Essendo le condizioni dei dintorni di Olekemeji in novembre tali che, almeno per una diecina di chilometri quadrati, eranvi frutti abbondanti, e ottimi per lo sviluppo di C. anonae, solo su tre alberi situati 1' uno vicino all' altro in uno stesso luogo, io credo che si possa spiegare la grave infezione coli' ammettere che le Ceratitis di una zona abbastanza vasta siano state richia- mate in gran numero dall' istinto della riproduzione in quello stesso posto e abbiano cosi infettato tutti i frutti, mentre i paras- siti non erano accorsi colla stessa rapidità e perciò la percen- tuale delle pupe da me trovate infette fu appena del 2-3. Non escludo però che la grave infezione possa essere dipesa da scar- sezza di parassiti in quell' anno o anche da altre cause che si potranno accertare studiando la questione sul luogo per qualche tempo.

Osservai a Olokemeji i seguenti parassiti di questa Ceratitis: Biosteres caudatus, Dirhinus Giffardii, Galesus Sivestrii, Spa- langia afra.

Ceratitis colae sp. n.

Femmina. Capo di colore ambra cogli occhi a fresco ros- sastri iridescenti, a secco neri, macrochete nere. Scuto toracico grigio pallido col callo omerale biancastro, una piccola macchia nera all'angolo interno della sutura, una alla base delle dorso- centrali più 0 meno estesa talora fino alla base delle prescutel- lari, dove comincia una macchia biancastra che si estende fino

allo scutello; l'angolo posteriore dello scuto è pure nero, tutte le macrochete nere, scutello creraeo biancastro con tre grandi mac- chie nere posteriori. Ali (Fig. XI, 2) simili a quella della C. anonae ma a fascie un po' più scure. Zampe testaceo-isabelline colle se-

Fig. XI.

Ceratitis colae: 1. antenna; 2. ala; 3, zampa del secondo paio della femmina; 4. ovoposi- tore ; 5. zampa del secondo paio del maschio ; 6. metà destra del forcipe dell' organo copulativo visto dalla faccia interna; 7. parte posteriore dell'addome del maschio visto di sotto (lettere come a figura IX) ; 8. ovo.

tole maggiori nere. Addome colorato quasi come nella C. anonco' essendo solo un poco più chiaro al dorso.

Antenne (Fig. XI, 1) col 3'^ articolo poco più del doppio pi.: lungo che largo, arista piumata fino all'apice. Zampe del 2" paio (Fig. XI, 3) simili a quelle della C. anonae. Settimo segmento addominale lungo mm. 2, ovopositore (Fig. XI, 4) lungo mm. 2,05.

Lunghezza del corpo mm. 6.

Maschio simile alla femmina coi femori del 1' paio di zampe un poco più setolosi di quelli della C. anonae-, zampe del 3^* paio (Fig. XI, 5) col femore e la tibia, pennati ma per un' estensione un po' minore di quella che si osserva nella specie precedente.

Forcipe dell'organo copulativo (Fig. XI, 6-7) col lato esterno molto più allungato che nella C. anonae.

Ovo (Fig. XI, 8). Subcilindrico allungato, un poco ricurvo, col polo anteriore brevemente tuberculiforrae bianco, lungo mm. 1-1,04 e largo 0,20.

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Larva. colore cremeo più. o meno estesamente mac- chiata di colore isabellino per il contenuto dell' intestino che si vede per trasparenza. Spinale dorsali sul primo e ^secondo seg- mento postcefalici, quelle sul ventre come nelle specie precedenti. Stigmi anteriori perlopiù con 15 lobi.

Lunghezza del corpo mm. 8-8,5, larghezza 1,5-1,6.

Pupario. Ellittico, di colore testaceo-isabellino; lungo mm. 5, largo 2.

Osseì'vazione. Questa specie è molto affine alla Ceratitis onae ; allo stato adulto si può distinguere facilmente la fem- ' i na per il settimo segmento addominale lungo due millimetri, ir.Bntre quello della C. anonae è di poco superiore ad un milli- 1 letro. Le larve e i pupari si distinguono bene dal numero dei li.bi degli stigmi anteriori che è di regola 15, mentre nella C. •nonae è di regola 12

Distribuzione geografica. Raccolsi questa specie a Aburi Costa d'oro) e a Victoria (Camerun).

Piante ìiutrici. Tanto a Aburi che a Victoria io ebbi gli dulti da larve viventi nei baccelli di Cola acuminata Schott ; En ci ri.

Notizie biologiche. Le uova sono depositate dalla femmina in una specie di camera formata nella porzione interna della parete del baccello e qualche volta, in parte almeno, sulla superfìcie della faccia interna della parete stessa. In una dette camere io contai 17 uova e in corrispondenza adesse, vidi sempre sulla superficie interna, una depressione circolare di 2-3 millimetri di diametro. Attraverso la puntura fatta dalla trivella della femmina geme una sostanza gommosa, che si rapprende e chiude la puntura stessa.

Le larve di questa Ceratitis si trovano in numero di 10-20 (persino 34 ne contai una volta) in un frutto di cola. Si cibano della parte esterna dei semi di cola lasciando perlopiù intatto o poco consumata la parte interna del seme stesso, ma producono sempre un notevole danno sia diretto che indiretto.

A Aburi nel gennaio 1913 tale Ceratitis attaccava circa il 60 7o di frutti, perciò era realmente dannosa, ma tocca tener conto che nel giardino di Aburi l'albero Cola vi è coltivato e non spontaneo. Per conoscere bene il modo di comportarsi di questa specie in condizioni naturali, gli interessati devono stu- diarla nelle foreste della Guinea Francese, Sierra Leone, Liberia e altre regioni dove 1' albero di Cola cresce spontaneo.

Bollett. Zooloe/ì'a Gen. e Agr, 5

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A Aburi raccolsi 3 pupe infette di Tetrastickif.s Glffardii e alcune divorate dalla piccola formica Aeromyrma vorax. Nei luoghi dove 1' albero di Cola cresce spontaneo, questa Ceratitis avrà certamente altri parassiti.

Ceratitis riiMvora Coquillet

Coquillet, 1901, p. 29; Bezzi, 1909, p. 277 e 279; Froggatt, 1909, p 409, pi. V, flg. 19.

Femmina. Corpo di colore isabellino, occhi rossastri iridi- scenti a fresco, e neri a secco, macrochete del capo e del torace

nere, dorso del torace con una fascia me- diana brunastra appena distinta, una piccola macchia nerastra submediana presso la su- tura e un' altra tra le dorsocentrali e le prescutellari ; lato posteriore dello sento pure bruno nerastro, scutello con tre grandi macchie nere, addome fasciato di bruno. Ali (Fig. XII, 2) simili a quelle delle due specie precedenti, ma fornite una pic- cola macchia bruna sul 4" nervo longi- tudinale prima dell' estremità. Antenne (Fig. XII, 1) col 3' articolo poco più del doppio più lungo che largo, arista piumata fino all' apice. Ovopositore (Fig. XII, 3) lungo mm. 0,98.

Lunghezza del corpo mm. 5. Maschio. Simile alla femmina, ma coi femori e le tibie delle zampe medie pennate come si vede nella figura XII, 4. Forcipe dell' organo copulativo (Fig. XII, 5-6) col lato esterno lunghetto. Larva. È cremea, macchiata più o meno estesamente di colore giallo-bruno pel contenuto dell' intestino che si vede per trasparenza. Spinule doi'sali sul primo e secondo segmento post- cefalici e qualche serie submediana sul terzo. Stigmi anteriori con 10-11 lobi.

Lunghezza del corpo mm. 7, larghezza 2. PujKirio. È ellittico, di colore laterizio ; lungo mm. 4, 2, largo 2.

Ceratitis rubivora: 1. antenna; 2. ala ; 3. ovopositore; 4. zampa del secondo paio del maschio ; 5. metà sinistra del forcipe del- l' organo copulativo visto dalla faccia interna ; 6. metà destra dello stesso visto dallafacciasu- periore (lettere come a tig. IX).

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Distribuzione geografica. - Colonia del Capo, dove anch' io la raccolsi presso Constantia e a Kirstenbosch.

Piante nuti-ici. ~ Fino a prova contraria si deve ritenere che questa Ceratitis attacca soltanto i frutti di Riibus.

Note biologiche. Le larve vivono in numero di una per frutto e completamente sviluppate vanno nel terreno per trasfor- marsi in pupa. Questo stato nel marzo durò 14 giorni.

Dalle pupe che io raccolsi, e da quelle moltissime che ebbi per gentilezza del Signor Mally, non ottenni alcun parassita. I frutti di Rubus erano nel marzo, presso Constantia, infetti in numero di circa il 20 7o-

E questa una specie che merita di essere meglio studiata per conoscerne le cause nemiche.

Ceratitis uigerrima Bezzi

Ceratitis nigra var. nigerrima Bezzi.

Boll. Lab. Zool. Se. Agr. Portici VII (1913), p, 25 e 36, fig. 3.

Femmina. Corpo nero lucido col capo di color terra d'om- bra, la metà distale delle tibie e i tarsi di colore ocroleuco sporco; macrochete tutte nere, ali colorate in bruno come si ve- do nella figura XIII, 2, ptero- stigma nerastro. Setole fronto- orbitali in numero di 4 paia come nelle specie precedenti. Antenne (Fig. XIII, 1) col 3" articolo poco più del doppio più lungo che largo, arista con lunghe appen- dici (ma decrescenti un po' in lunghezza) fino all'apice. Settimo segmento addominale formato come nelle precedenti specie; ovopositore (Fig. XIII, 3) un poco ricurvo, lungo mm 0,84.

Lunghezza del corpo mm. 3,4.

Maschio. Simile alla fem- mina. Forcipe dell'organo copulativo (Fig. XIII, 4) colla lamina

Fig. XIII.

Ceratitis nigerrima: 1. antenna; 2. ala; 3. ovo- positore ; 4. forcipe dell' organo copulativo visto di sotto, un po' obliquamente ; 5. capo della larva visto dal ventre e 6. di fianco ; 7. organo antennale dello stesso più ingran- dito; 8. uncino mandibolare; 9 stigma anteriore.

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inferiore breve terminata ad angoli arrotondati, non prolungata esternamente come nelle specie precedenti.

Larva. E di coloi'e ocroleuco sporco. Al dorso ha qualche serie di spinule sul secondo e qualcuna minore anche sui seg- menti 3' e 4' postcefalici. La parte ventrale delle antenne (Fig. XIII, 5-7) porta un articolo poco più largo che lungo, molto più lungo che in in qualunque delle altre specie da me osservate. I lobi orali (Fig. XIII, 5-6) sono forniti di 4-5 rialzi laminari e all' angolo anteriore di 4 papille lunghette. Gli uncini mandibolari (Fig. XIII, 8) sono forti, ben curvi. Gli stigmi anteriori (Fig. XIII, 9) hanno ciascuno sette lobi, che presentano pi'esso la base uno strozzamento, che non ho visto in alcun' altra specie. Stigmi po- steriori simili a quelli delle specie precedenti.

Lunghezza del corpo mm. 6, larghezza 1.

Pupario. Ellittico, di colore testaceo sporco tendente al terreo, lungo mm. 3,1 ; largo 1,9.

Osservazione. Questa specie per la colorazione del corpo e per la forma delle antenne e per quella dei lobi degli stigmi anteriori della larva è molto diversa da tutte quelle da me os- servate-, ma non credo opportuno riferirla al genere Carpophtho- romya Austen, perchè il principale carattere che secondo V Au- sten distinguerebbe questo genere dalla Ceratitis, e cioè la forma del settimo segmento addominale, è affatto identico e nell'un genere e neir altro. Sono però convinto che quando si avrà materiale più abbondante di buon numero specie, sarà necessario smem- brare il genere Ceratitis fondandosi su altri caratteri.

Distrilruzione geografica. Io raccolsi questa specie a Lagos e presso Olokemeji (Nigeria meridionale), a Aburi (Costa d'Oro), a Victoria (Camerun).

Piante nutrici. A Lagos (novembre) e a Aburi (gennaio) osservai le larve nei frutti di caff'è, a Olokemeji (novembre) in quelli di una pianta spontanea, rimasta indeterminata (drupe rosse et maturità e lunghe 15-20 mm., larghe al massimo 6-9 mm), a Victoria (gennaio) nei frutti di Eugenia uniflora.

Notizie biologiche. Le larve di questa specie vivono di re- gola in numero di una per frutto, di cui consumano la polpa ; completamente sviluppate, al solito, abbandonano il frutto e ca- dono al suolo, ove si approfondiscono alcuni millimetri e si tra- sformano in pupa. Anche lo stato di pupa di questa specie dura una dozzina di giorni.

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A Lagos i frutti di caffè maturi erano pochi e solo in numero di 4 furono da me trovati infetti di questa Ceratltis, a Aburi soltanto il 25-30% elei frutti di pochi alberi erano attaccati, a Olokeraeji il 15-20 "/o dei frutti della pianta selvatica e a Victo- ria i frutti infetti erano dieci su venti che ne raccolsi.

Per quanto io osservai, la Ceratitis nigerrima non poteva ritenersi molto dannosa nelle regioni da me visitate durante i mesi di novembre-dicembre 1912 e gennaio 1913 ; però da pupe ottenute da larve fuoriuscite da frutti dei boschi di Olokemeji non ebbi parassita alcuno, da quelli di Aburi 1' Opius perproximus V. modestior e il Galesus Silvesb-ii, da quelle di Victoria il Bio- steres caudatuz. La percentuale di parassitismo più alta fu quella di Victoria : di 10 pupe 7 erano parassitizzate.

Ceratitis tritea Walker.

Syn. Trypeta étritea Walker, 1840, p. 1034; Loew, 1861, p. 256. » Carpoplithoronxya tritea Austen 1910, p. 72 e 77. » Ceratitis tritea Bezzi, 1913, 24 e 25, fig. 2.

Femmina. Corpo nero con callo omerale isabellino, scu-

tello pure isabellino con una piccola macchia rettangolare trasversa af- fatto posteriore e invisibile dal dorso e due altre macchie più grandi late- rali appena visibili dal dorso stesso; zampe colle tibie e i tarsi isabellini; ali ialine con fasce brune .come si ve- de nella figura. Capo con cinque paia di fronto -orbitali; antenne (Fig. XIV, ' ) col 3*^ articolo poco meno di 2/3 più lungo che largo, arista con lunghe piume, ma decrescenti in lunghezza dalla base all'apice. Ovopositore (Fig. XIV, 3) lungo mm. 1.

Lunghezza del corpo mm. 5. Maschio. Simile alla femmina. Forcipe dell'organo copulativo (Fig. XIV, 4) col lato esterno della lamina inferiore allungato, attenuato, un po' ricurvo all'apice.

Fig. xrv.

Ceratitis tritea: 1. antenna; 2. ala; 3. o- vopositore ; -l. parte distale del forcipe dell' organo copulativo visto di ftalico; .5. organo anteunale della larva visto di fianco e G. visto di sotto.

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Larva. E di colore ocroleuco sporco, fornita di spinale dorsali sul primo e sul secondo segmento postcefalici. Organo an- tennale (Fig, XIV, 5-6) simile a quello di Ceratitis capitata. Stig- mi anteriori con 11 lobi semplici.

Lunghezza del corpo mm. 1, larghezza 1, 5.

Pupario. Ellittico di colore testaceo-laterizio ; lungo mil- limetri 4-4,3; largo 2.

Osservazione. Questa specie è distinta dalle precedenti oltre che per la colorazione, anche per avere 5 paia di fronto- orbitali invece di 4. Il settimo segmento addominale e l'ovopositore non differiscono per forma da quelli delle specie precedenti la C. ììigerrima, che sola ha V ovopositore un poco curvo e asim- metrico.

Distribuzione geografica. La Ceratitis tritea era stata descritta su esemplari di Sierra Leone; io la raccolsi a Olokemeji (Nigeria meridionale).

Piante nutinci. Le larve da me -raccolte (novembre) vi- vevano nei frutti di Pyrenacantha vogeliana Baillon, piccola pianta rampicante, spontanea nei boschi presso Olokemeji.

Notizie biologiche. Le larve di questa specie vivono in numero di una per frutto, a spese della cui polpa si nutrono.

La larva completamente sviluppata fuoriesce dal frutto e si infossa a poca profondità ]iel terreno per trasformarsi in pupa. Questo stato dura circa 12 giorni.

I frutti di Pyrenacantha vogeliana non sono utilizzati in alcun modo e nel novembre del 1913 erano infetti in piccola quantità, circa il 35 V„.

Le pupe, ottenute da larve fuoriuscite dai frutti raccolti, erano il 40 7c parassitizzate. I parassiti furono i seguenti: Opius inconsuetus, Biosteres caudatus, Tetrastichus oxymnis.

Daciis oleae Gm.

Sieuve, 1769; Isnard, 1772; Bernard, 1782; Penchienati, 1788, 595; Rossi, 1790, 317. 1538. {Mvsca): Giovene, 1792; Olivier, 1792, 386; Fa- bricius; 1794, 349. 152. {Musca) e 1805. 215. 3 {Oscinis)\ Coquebert, 1804, 110. t. XXXIV. f. 16 {Musco) ; Bayle-Barelle, 1809, 101. {Musco) ; Pol- lini, 1817; Briganti, 1822, 97 tav.; Tripaldi, 1822, 139; Meigen, 1822, 264.6. {Brachyopa) e 1830, 22. 1. t. VI. L. f. 11-13; Eisso^ 1827, 230.; 0. Costa, 1728. 202. ; Grimaldi 1828, 1. ; Passerini, 1829. 10, tav. {Musco); Wiedemann, 1830, 515 nota; Laure, 1834, 17 j Gene, 1835, 184, 131.

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(Oscinis) e 1847 ; Macquart, 1835, 451 1. e 1852, 370. ; Boyer de Fonscolom- be, 1840, 112; Cauvin, 1840; Notariani, 1841; Romano, 1843, tav.; Mazza- rosa, 1847, 515; Koubaudi, 1847; Bompar, 1848; Musso, 1848; Blaud, 1849; Mina Palumbo, 1852, 241. (Oscinis); A. Costa, 1857, e 1877, 91 t. V. A.; Companyo, 1858, tav.; Loew, 1865, 124. 1. t XXXI. f.2.;Hagen, 1863, 502.; Schiner, 1864, 176.; Disconzi, 1862, 227.24; Boisduval, 1867, 604; Ron- dani, 1871, 184. 1.; Kaltenbach, 1874, 437. 6.; Lucas, 1881, XIII; Pe- ragallo, 1882; Alfonso e Bonafede, 1882, 13; Vitale 1887; Massalongo 1891, 323, 47; del Guercio, 1900; Leonardi, 1900, 272. f. 146, 147; Ribaga, 1901, 27, f. 15-18; Berlese, 1907, 2-23, f. 1-10.; Silvestri 1907; Paoli, 1908, 27.; Sack, 1908, 7. 4. var. funestus e fiaviventris del Guercio, 1900 e Berlese 1907.

Femmina (Fig. XV, C). Capo colla fronte fulva più o meno imbrunita dagli ocelli fino a livello delle fronto-orbitali dei 2" paio,

Fig. XV.

Dacus oleae: A Ciipo visto dal dorso : 1. verticali interne; '2. verticali esterne; 3. ocelhiri;

4-0 fronte-orbitali ; B mesotorace dal dorso ; 1-2 scapolari, 3-i notopleurali, 5-(! .sopraalari

posteriori, 7. scntelìari apieali ; C femmina.

antenne fulve, coll'apice, la faccia esterna del articolo e quasi tutta l'arista bruni, faccia con una macchia triangolare mediana di colore paglierino e due macchie circolari nere agli angoli basali di essa, peristoma con una macchia bruna sotto gli occhi, probo- scide e palpi di colore ocraceo, occhi iridescenti, occipite più o meno imbrunito. Torace collo sento del mesonoto di colore fulvo, avente una stretta linea mediana e due fascie submediane nere più 0 meno estese, spesso unite anteriormente e posteriormente e

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^mm$'

occupanti quasi tutto lo scuto, che è coperto di fitta e brevissima peluria colore fulvo ed è fornito di numerosi peli dello stesso colore; calli omerali, macchia alla base della 2=^ notopleurale,

pleure in corrispondenza alla sutura, macchia ipopleurale e maggior parte dello scutello di colore paglierino; metanoto nero, mesosterno avanti la base delle zampe con grande macchia nera; zampe di co- lore fulvo-isabellino; ali iali- ne con stigma fulvo imbru- nito air apice e con piccola macchia bruna all' apice del- l'ala attorno la 3* vena lon- gitudinale; bilancieri di co- lore isabellino pallido. Addo- me al dorso fulvo con una macchia nera submediana sui segmenti 1-4, che può essere più 0 meno estesa e anche essere indistinta su alcuni di essi, restando per lo più evidente sui primi; la parte distale del seg- mento settimo è pure nera. Macrochete (Fig. XV, A e B) tutte nere. Antenne (Fig. XVI) col terzo articolo poco più di Vs più lungo che largo, arista nuda alquanto più lunga del articolo. Settimo segmento addominale lungo mm. 0,90, ovopositore (terebra) 0,95-1.

Lunghezza del corpo mm. 4-5, ma talora anche minore.

Maschio. Simile alla femmina, ma col mar- gine laterale del 3" tergite dell' addome (Fig. XVI, 2) fornito di una serie di circa 12 setole. Forcipe del- l' organo copulativo (Fig. XVI, 3) col lato esterno della lamina inferiore alquanto più lungo dell' interno, attenuato e ricurvo ad uncino.

Ovo (Fig. XVII). Allungato ovoide col polo anteriore poco più largo del posteriore e avente la regione micropilare tuberculiforme, colla faccia dorsale un po' convessa, la ventrale pianeggiante. Di colore biancastro, a superficie liscia, che a secco, a forte ingran -

Fig. XVI. Dacus oleae: 1. antenna; 2. parte posteriore laterale del terzo segmento addominale del maschio; 3. parte posteriore dell'addome del maschio visto di fianco eoli' estremità posteriormente : A lato esterno e B lato interno della lamina inferiore del forcipe del- l'organo copulativo, P pene.

Fig. XVII. Dacus oleae: ovo.

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dimento, mostra un reticolo poligonale. Lmigo mm. 0.68-0.75, lar- go 0.19-0.20.

Larva (Fig. X7III). Corpo di forma allungata, conica anteriormente e subcilindrica posteriormente, di co- lore cremeo più o meno sporco a causa del contenuto intestinale che si vede per trasparenza. Tutto il corpo è composto di 12 segmenti distinti, dei quali il primo è il capo, il secondo porta ai lati gli stigmi anteriori dei tronchi tracheali, l'ultimo porta alla parte anteriore ventrale l'ano e poste- riormente, dorsalmente, gli stigmi po- steriori. Il capo (Fig. XIX, 1-3) è a contorno subtrapezoidale, a lati un po' convessi, fornito nella parte anteriore di un organo antennale, di cui la parte

dorsale ^ breve, conica, formata di due articoli e la ventrale leg-

B

12 3

Fig. XVIII. Dacìis oleae: 1. larva adulta dal ventre, 2. di fianco e 3. dal dorso: A capo, 8 stig- mi, I-XI segmenti.

germente convessa

composta di un ar- tìcolo non ben se- parato, fornito al- l' apice di alcuni piccoli sensilli co- me si vede nelle figure XIX, 4-5. I lobi orali sono con- vessi e forniti cia- scuno di 10-12 rialzi laminari trasver- sali; r angolo an- teriore dei lobi ora- li con un'area ovale avente 2 sensilli e anteriormente e in- ternamente con 4 papille lunghette e larghe a mai'gine arrotondato, più lunghe che nella Ceratitis capitata e

Fig. XIX.

DacHs oleae, larva adulta: 1. capo dal dorso, 2. dal ventre e .S di fianco : A parte superiore dell' organo antennale, B parte inferiore dello stesso, C uncini mandibolari, D lobi orali, E papille orali, F hibbro inferiore ; 4. organo antennale visto di fianco; 5. lo stesso visto col capo un po' obliquo; fi. papille orali; 7. uncino mandi- bolare ; 8. stigma anteriore ; 9. piccola parte del dcrmaschelctro in corrispondenza alle sporgenze ventrali ; 10. parte posteriore del corpo cogli stigmi; It. capo di una larva neonata.

nelle

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specie seguenti di Daciis. Uncini mandibolari (Fig. XIX, 7) sem- plici, bene arcuati e robusti.

Il primo segmento postcefalico è anteriormente fornito tutto all' intorno di serie di spinule; anche i segmenti 2-4 hanno spi- nule sul dorso oltre che al ventre e ancora il 5 ' ne ha qualche serie, i seguenti sono lisci al dorso e ai lati e presentano lungo il margine antei'iore piccole depressioni circolari. Al ventre i segmenti 5-12 hanno una parte antei-iore ti'asversale convessa fornita di serie di spinule (Fig. XIX, 9) e la parte posteriore dei segmenti 3-11, adiacente alla anteriore del segmento seguente,

fornita pure per breve tratto di spi- nule; ai lati delle valvole anali esi- stono alcune spinule e dietro di esse un numero maggiore. Gli stigmi an- teriori (Fig. XIX, 8) hanno 9-10 lobi, i posteriori (Fig.XIX,10) hanno ciascu- no 3 fessure stigmatiche larghe e brevi. Lunghezza del corpo mm. 6-7, larghezza 1,3-1,4.

La larva neonata ha uncini man- dibolari (Fig. XIX, 11 C) con dente preapicale molto bene sviluppato.

Pupario (Fig. XX). È allun- gato ellittico coi segmenti distinti e la scultura del dermascheletro della larva, di cui è formato, abbastanza evidente, quando è esaminato con adatto ingrandimento. È di colore testaceo-ocraceo variante fino a cremeo-isabellino quando è ben secco. Lungo mm. 4-4,5, largo 2, ma quando le larve si sviluppano con poco cibo, non diventano della lunghezza normale e perciò anche la pupa è allora più piccola, e può avere anche la lunghezza di mm. 3,5 e la larghezza di 1,40-1,45.

Distribuzione geografica. Il Dacus oleae è diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, alle Canarie, in tutta l'Africa setten- trionale, orientale e meridionale, nell'Asia settentrionale occiden- tale e forse fino all'Hymalaia e all'India, dovunque esistono specie del genere Olea.

Piante nntrici. Fino ad ora si sa che il Dacus oleae si nutre allo stato di larva soltanto della polpa dei frutti di specie del genere Olea (0. europaea, 0. verrucosa e altre).

2

Vis. XX.

Dacus oleae, pupario: 1. dal dorso; 2. dal ventre : B ano, S stigmi.

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B

Note biologiche.

Gli adulti si nutrono di sostanze organiche, specialmente zuccherine di qualsiasi origine; di solito di quelle secrete dalle piante o da vari Insetti (particohirmente Lecaniti). Dall' ottobre trovano nutrimento abbondante nell' essudato delle olive che av- viene naturalmente , o che fuoriesce attraverso » >^^^ ;-^7- '.Tfom ^l^^H^ punture fatte coll'ovopo-

F^ ^ ' ^^^ ^mw^ '^ sitore dalla mosca stessa.

,"ì j^ft-.- , », _ ^^r Lg femmine fecondate,

dopo 3-4-6 giorni dal- l'accoppiamento, a se- conda della stagione, si portano sulle olive, fanno penetrare la loro trivella nel frutto in direzione o- bliqua o pressoché ver- ticale, e depongono un uovo. La puntura (Fig. XXI, C) cosi praticata ha forma semilunare, è lungaO,40-0,70 mm; larga 0,04-0,08 mm., si appro- fonda per 0,96-1,05 mm., ed ha il margine ante- riore di colore avellaneo, quello posteriore bruno. Dopo qualche giorno in causa della depressione della polpa sottostante all' epicarpio, il vano, determinato dalla trivella della mosca, si strozza nella sua parte superiore, ed acquista cosi, veduto in sezione sagittale, un aspetto claviforrae (camera dell' uovo di Martelli, Fig. XXI, A); nelle olive verdi è riconoscibile all' esterno per la macchia (Fi- gura XXI, C) che la circonda, macchia a contorni netti, regolari, generalmente di torma triangolare e di colore bruno, costituita, se si esamina a forte ingrandimento, da due o tre zone concentriche di colore più o meno intenso. Una femmina, secondo le osser- vazioni di Martelli, depose 23;") uova, ma il numero totale, che può deporre, ò certo superiore e forse di molto.

Fig. XXI.

A: 1. Camera deU' uovo di Dactis oZeae in sezione longitu- dinale ; 2. in sezione sagittale e mostrante l'ovo ; 3. in se- zione trasversale; B: 1. pnntura e macchia, 2-3. sezione trasversale della camera dell' uovo ; 4. sezione sagittale (coir ovo 5) ; C aspetto dell' oliva attorno e ad vma certa distanza dalla puntura; D varie forme di punture e di macchie suU' oliva (da Martelli).

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Le larve nascono 2-4 giorni dopo la deposizione dell' ovo, rodono il guscio lateralmente al micropilo, si attaccano cogli un- cinetti boccali alla polpa dell'oliva e fuoriescono dall'uovo stesso. Le gallerie, scavate dalle larve nel sarcocarpio del frutto, sono irregolari e tortuose, aumentano in gi-andezza di mano in mano che la larva cresce e procede nel suo cammino, hanno direzione varia ed incostante, obliqua, curva, o parallela all'epicarpio; alle volte presentano delle biforcazioni col i-amo secondario a tondo

cieco. In 10-13 giorni , in estate, le larve sono com- pletamente svilup- pate, vanno allora in vicinanza della superfìcie e si com- portano diversa- mente a seconda che l'oliva è matura o no. Nel primo caso praticano un foro d'uscita ( Fig. XXTI, f) incidendo la pellicola, intro- ducono il capo nel- r incisione, lacera- no la ferita con movimenti laterali e vermicolari, ed una volta uscite, si incurvano sul frutto e scattano lasciandosi cadere al suolo; giunte sul terreno, strisciano fino a trovare fra i detriti e nelle anfrattuosita di esso un luogo adatto ove trasformarsi in pupa. Nel secondo caso, preparando il foro d'uscita, divorano solamente la polpa che aderisce all'epicarpio, intaccano e lacerano l'epicarpio stesso in due o tre parti, si ritirano un poco in dietro, rodono la polpa presso il foro e allargano la galleria in modo da costruire una cavità abbastanza ampia (lunga mm. 8-4, larga 4-4,5, alta 2-2,5), nella quale si trasformeranno in pupa. La durata del periodo di pupa è molto vario; è di 47-49 giorni dai primi di marzo alla seconda decade di aprile, di 11 giorni in agosto-settembre, di

Fig. XXII. Vari aspetti dell' oliva inquinata, (grandezza naturale) : a macchia meno bruna, b macchia più bruna, ^ foro, »i parte annerita, p pun- tura (da Martelli).

77 -

13-29 dalla terza decade ottobre ai primi di novembre; per le pupe svernanti si può prolungare fino a 4 mesi. L'insetto per- fetto sforza il polo del pupario, colla regione anteriore del capo (ptilinumj, appositamente rigonfiata previa entrata in essa di un liquido, e fuoriesce. Il ciclo completo da ovo ad adulto, si compie circa in un mese nell'estate, ed in un tempo maggiore di mano in mano che diminuisce la temperatura. Il numero delle generazioni varia col variare della temperatura, dell'altitudine, dell'umidità del terreno, colla sua maggiore o minor ricchezza in sostanze organiche, e a seconda della presenza o no di olive precoci o tar- dive. Nelle regioni littoranee in Italia si ha un massimo di 5 ge- nerazioni, in quelle centrali due e forse una terza incompleta. Da pupe ibernanti nel terreno, o tra i muschi dei tronchi degli olivi, si hanno gii adulti in marzo o in aprile. Questi, dopo es- sersi cibati per alcuni giorni, si accoppiano e le femmine, se trovano olive sugli alberi, cominciano a depositare le uova, dalle quali è possibile avere in fine di maggio o in giugno, gli insetti della i^ generazione. Se però in una data località, in aprile-giugno non esistono sugli alberi le olive, non può aver luogo la genera zione primaverile e le femmine debbono attendere il luglio per depositare le uova sui frutti nuovi. In questi frutti la deposizione può cominciare quando essi hanno la grandezza di un cece, vale a dire, nell'Italia meridionale ed in quella littoranea, alla fine di giugno o nei primi giorni di luglio. Non tutte le varietà di olivi fioriscono, e accrescono i frutti contemporaneamente, perciò le olive precoci sono le prime attaccate dalla mosca, e tra esse principalmente quelle a sarcocarpio più tenero.

Danni causati.

I danni causati dal D. oleae sono diretti e indiretti. I primi, prodotti dalla larva, consistono nella diminuizione di Vs o di ^/ ^ della polpa di ciascun frutto, e nella caduta precoce del frutto stesso, ciò che avviene in special modo quando un'oliva alberga più di una larva. In annate di grande sviluppo, verso la fine di settembre o nei primi giorni di ottobre, si possono avere tutte le olive al suolo. Quando l'infezione non raggiunge questo mas- simo, può causare una perdita più o meno grande a seconda della percentuale delle olive attaccate. I danni indiretti sono rappre- sentati dalla qualità inferiore di olio che si ottiene dai frutti ba-

cati, inferiorità dovuta al fatto, che una volta apertasi una via di comunicazione tra 1' interno della polpa e 1' ambiente esterno, si rende possibile la penetrazione, nelle olive, di funghi e di mi- crorganismi capaci di alterare più o meno, a secon'da della mag- giore o minore umidità e della diversa temperatura della stagione, il rimaneìite sarcocarpio.

Mezzi di lotta artificiale.

La biologia del Dacus oleae, sopra riassuntivamente esposta, indica la via da seguirsi nella lotta artificiale. Non è possibile distruggere le uova; solo in qualche caso, nella prima genera- zione che si compie nelle olive novelle, si potrebbe distruggere una piccola parte di larve, raccogliendo i frutti precoci ; non resta dunque che combattere l'adulto, e combatterlo direttamente 0 indirettamente. In quest'ultimo caso i metodi usati sono pallia- tivi cioè non si propongono di distruggere tutta o quasi l' infe- zione, ma di ridurla più o meno utilmente secondo le condizioni locali. Essi consistono nell' impedire alle mosche di deporre le uova in primavera, e nel tenere così le femmine esposte ai ne- mici naturali per un tempo più lungo. A tale scopo si dovrebbe far del tutto per non lasciare, oltre il mese di aprile, olive coltivate o selvatiche sugli alberi; si impedirebbe così la generazione pri- maverile. Le olive raccolte dovrebbero essere trasportate tutte in locali chiusi, con finestre e porte protette da reti metalliche, si renderebbe in questo modo impossibile 1' uscita alle mosche svi- luppate dalle larve già contenute nelle olive stesse. Si potrebbero anche raccogliere le olive precoci bacate, in luglio o in agosto, e distruggerle, ovvero, e con maggior profìtto, disporle in reci- pienti o in ambienti protetti da reti metalliche capaci di fare uscire i parassiti non le mosche.

La lotta diretta contro 1' adulto è quella alla quale si è, in modo speciale, pensato tante volte, suggerita dal fatto che le mo- sche hanno bisogno, pei" mantenersi e per riprodursi, di mangiare sostanze zuccherine. Molte proposte, anche in tempi passati, hanno mirato ad effettuare una tale lotta, ma saranno qui ricordate le più recenti.

O. Comes nel 1900 consigliò di appendere agli Olivi ritagli vecchi di cuoio o carrubbe imbevute di una miscela detta mo- schicida e composta di melassa, arsenito di potassio e vasellina.

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Gr. Reale nello stesso anno propose di irrorare gli olivi con una soluzione al 2 di una sostanza chiamata emetosio o cu- proalo, di ignota composizione credo, ad efì'etto vomitivo per la mosca, e capace di farla allontanare dall' oli veto.

Nel 1901 M. De Cillis raccomandò di sospendere agli olivi un recipiente di argilla della capacità di circa due litri e mezzo, nel quale si doveva disporre il dachicida, di cui sotto è ricordata la formula, coli 'avvertenza di aggiungere, ogni dieci giorni, una certa quantità d'acqua per mantenerlo sempre umido. Lo stesso De Cillis, continuando ad occuparsi dell'argomento, credette, in seguito, di effetto più sicuro irrorare col dachicida gli olivi, e, con azione sua personale e di proprietari interessati nella riso- luzione del grave problema, riusci ad ottenere nel 1903 dal R. Ministero di Agricoltura, che il suo metodo, come era stato escogitato negli ultimi tempi, fosse sperimentato.

Egli proponeva in tale epoca, di irrorare gli olivi con una miscela (dachicida) composta di miele 40, melassa 40, arsenito di sodio 2, acqua sterilizzata 18, da allungarsi in 10 parti d' acqua nel momento dell' irrorazione. Su ogni olivo si doveva distribuire tale miscela, in piccole goccie, nella quantità 500-700 gr., usando una pompa con cannula a getto sottile. Le irrorazioni si dovevano iniziare non più tardi del 15 o del 20 giugno, nel- l'Italia meridionale, ed essere ripetute ogni 15 giorni, almeno quattro volte, fino alla metà di agosto. Dopo un'eventuale pioggia la irrorazione si doveva ripetere.

Nel 1905 Lotrionte suggerì, per apprestare un cibo più gra- dito alla mosca, di sostituire alla melassa miscele di glucosio commerciale sciropposo ; e, per non mettere fra le mani degli agricoltori potenti veleni, di adoperare, in luogo dei composti arsenicali, il solfato di rame. La principale formula concentrata^ che egli raccomandava per spalmare la superficie delle branche minori e dei grossi rami, era la seguente : glucosio commerciale sciropposo gr. 88, miele d'api 5, glicerina commerciale 2, solfato di rame 5 ; per le irrorazioni proponeva invece : glucosio com- merciale scii'opposo diluito a caldo con acqua (non oltre il punto da perdere la consistenza sciropposa) gr. 94, miele d'api 2, gli- cerina 2, solfato di rame 2.

Berlese nel 1908 raccomandò la miscela composta di melassa gr. 70, arsenito di potassio o di sodio 2, acqua litri 80, da allungarsi in acqua in proporzione di 1 a 10 al momento dell' irrorazione.

SO- LO stesso De Cillìs propose nel 1908 di usare, invece del miele, il mosto concentrato, secondo la formola : mosto 38, me- lassa 60, arseniato di sodio 2.

Nel 1903, e dal 1905 al 1910 si fecero in Italia esperimenti in varie regioni della Puglia , della Calabria , della Toscana, col metodo De Cillis, o con questo lievemente modificato, ed i risultati ottenuti furono apprezzati molto diversamente. A me sembra che nello stato attuale delle cose, si possa ritenere quanto segue : 1." Irrorando gii olivi con 500-700 gr. di liquido conte- nente melassa, miele e veleno (dachicida De Cillis) o, peggio, contenente melassa e veleno, per quattro volte dal 15 giugno fino alla metà di agosto^ o anche un numero maggiore di volte, se Io richiedono delle eventuali forti pioggie, non però oltrepassando la prima quindicina di agosto, non si riesce a combattere in modo utile la mosca delle olive; 2." Usando lo stesso, o un simile metodo e applicandolo per tutto agosto o settembre, almeno finché compa- iono gii adulti della prima generazione estiva, si possono ottenere risultati talora utili, spesso negativi : negativi nelle località che hanno un autunno mite, e nelle quali le olive si raccolgono solo a terra, quando sono cadute naturalmente ; negativi in quelli oli- veti ove la Mosca trova nutrimento sufficiente negli escrementi delle Cocciniglie, nella melata degli alberi o in altre sostanze zuccherine naturali senza essere costretta di mangiare il dachi- cida ; negativi pure nelle annate nelle quali le frequenti pioggie non permettono l' immediata ripetizione dell' irrorazione. Oltre r incertezza del risultato, incertezza che per alcuni in vero non esisterebbe, si è affermato che gli oliveti sottoposti per due o tre anni all' applicazione di tate metodo, vanno soggetti ad un intenso attacco di fumaggine ; questa fumaggine si svilupperebbe, al dire di qualcuno , sulle goccioline di sostanza zuccherina sparsa ripetute volte sugli alberi , secondo altri, anche sugli escrementi delle Cocciniglie aumentate di numero per la morte di efficaci predatori come i Chllocorus e gli Exochomus, i quali si cibano volentieri di melassa avvelenata.

Inoltre si è posto innanzi il ragionevole sospetto che se col- l'applicazione di detto metodo, si riduce realmente di numero la mosca delle olive fino a divenire trascurabile, ugualmente si deb- bono ridurre di numero altri Ditteri {Tachinidl, Sirfldi) e i Coc- cinellidi predatori sopra ricordati, che mangiano pure volentieri sostanze zuccherine e che hanno una importanza grandissima nel

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combattere molte specie di insetti dannosi. A togliere ogni dub- bio si era raccomandato, fino dal 1905, di eseguire esperimenti, per vari anni consecutivi, in un' isola ; però soltanto nel 1910 furono iniziati. Al risultato di questi, se ripetuti onestamente almeno per un quinquennio, spetterà 1' ultima parola intorno al metodo De Cillis.

Delle altre miscele ricordate, si raccomanda molto da sé, per la sua composizione quella del Lotrionte, perchè non contiene la melassa, che è sgradita alla Mosca, e contiene invece il solfato di rame che dovrebbe impedire lo sviluppo della fumaggine. Però anche contro di questa, oltre il prezzo del glucosio, restano i dubbi di disquilibrio che si possono produrre colla morte di insetti utili nutrentisi di sostanze zuccherine, dubbi che potranno essere dichiarati infondati solo se ripetuti esperimenti li dimo- streranno tali.

Dal 1908 vi è stato un desiderio di tornare al metodo Comes, detto a secco, per distinguerlo da quello delle irrorazioni chia- mato a umido. Furono consigliati dal Berlese sacchetti di garza ripieni di crusca e melassa avvelenata, da appendersi uno per olivo ; più tardi recipienti contenenti dachicida e distribuiti in proporzione di uno per ogni venticinque olivi (metodo delle ba- cinelle) ; però non si ottenne mai un risultato soddisfacente. Al- trettanto dicasi del così detto metodo misto, ohe consiste nell' ir- rorare una volta gli olivi e poi nell'applicare il metodo a secco.

E da augurarsi che continuando nelle prove, condotte però da persone oneste, si giunga a scoprire un metodo artificiale real- mente buono per combattere la mosca delle olive senza recar danno agli olivi o ad altre coltivazioni ; ma frattanto credo, come proponevo fin dal 1905, che si debba tentare contro di essa anche una lotta naturale.

Lotta naturale.

Parassiti della mosca delle olive in Italia. La mosca delle olive allo stato adulto è distrutta in quantità maggiore o minore da Uccelli insettivori. Ragni e da altri predatori generali ; inoltre va soggetta ad attacchi di microrganismi vegetali, dai quali alle volte può essere uccisa in gran numero.

Per trarre il maggior vantaggio possibile dai predatori della Mosca adulta è necessario lasciarla, quanto più si può, esposta c\i

Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 6

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loro attacchi, mentre non può attendere alla riproduzione per mancanza di olive, cioè dal marzo al luglio.

Allo stato di larva, per gii studii del Laboratorio di Ento- mologia di Portici, si sa che essa è attaccata, in Italia, da quattro specie (e da una varietà di una di esse) di Imenotteri della fa- miglia Chalcididae e cioè dal DincD-mus daclcida Masi, Dinarmus dacicida var. virescens Masi, Eulophus longulus (Zett.) Thoms., Eupehnus urozonus Dalm., Eurytoma rosae Nees. Questi Imenot- teri parassiti hanno costumi pressoché identici rispetto alla Mosca delle olive, perciò quello che appresso è esposto, può valere per tutti.

È di solito nella seconda quindicina di luglio che nelle regioni littoranee dell'Italia meridionale, più tardi in quelle a clima più mite, si trovano larve di mosca (lunghe e. 5 mm.) nelle olive precoci. Nella stessa epoca si vedono , negli oliveti , gii l'dulti delle quattro specie (o di una o di alcune) degli Imenotteri soprano- minati, le cui femmine vanno girovagando sugli alberi visitando le olive, che tastano colle antenne per riconoscere se contengono, nella loro polpa, larve di mosca. Avvertita la presenza di una di queste, la femmina cammina come preoccupata innanzi e indietro sulla parte della superficie dell' oliva stessa sovrastante alla galleria in cui si trova la larva della mosca ; la tasta con rapide vibrazioni delle antenne, si ferma, gira un po' su se stessa sempre tastando con le antenne, e trovato il punto che crede opportuno alla sua operazione, solleva quanto più può il corpo stirando verso l'alto le zampe, piega in basso l'estremità dell'ad- dome, poggia la punta dell'ovopositore sul pericarpio dell'oliva e lo conficca nella polpa. Alle volte estrae e torna a ficcare l'ovo- positore nell'oliva una o due volte. Questo atto dura pochi se- condi. All'esterno null'altro si può osservare dell'opera compiuta dal parassita, ma se immediatamente dopo si toglie la parte della polpa dell'oliva, attraverso la quale il parassita aveva poco in- nanzi introdotto il suo ovopositore, si trova, secondo osservazioni fatte dal D.r Martelli per il Dinannus dacicida Masi, da me per il Binarmus dacicida var. inrescens Masi e per VEulophus lon- gulus, una larva di Mosca distesa, paralizzata, capace ancora di un tenue movimento ; in un tempo maggiore o minore essa si irrigidisce e resta turgida e morta. Lasciando indisturbato il pa- rassita dopo la prima opei'azione, esso torna a conficcare 1' ovo-

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posìtore nell'oliva e questa volta per deporre un uovo sul corpo della sua vittima.

Da tale uovo, dopo un paio di giorni, nasce una larvetta apoda, che si attacca con le mandibole al corpo della larva della mosca e succhia gli umori in esso contenuti. Così essa rapida- mente si accresce, raggiunge il completo sviluppo, si trasforma in pupa e quindi in adulto, impiegando dallo stato di uovo a quello d' insetto perfetto alato^ in estate, da 15 a 20 giorni per il Dincn-mus dacicida Masi, secondo Martelli, e 14-15 per V Eidophus e il Diìiarmus dacicida var. virescens secondo le mie osserva- zioni fatte nel settembre 1907.

Le femmine di questi parassiti nate in agosto e nei primi di settembre ripetono su altre larve di mosca l'operazione che ave- vano compiuto le loro madri; mentre la mosca delle olive in tali •epoche ha bisogno di una trentina di giorni per compiere una generazione, essi, nel medesimo tempo, possono compierne due. Vantaggio pertanto enorme del parassita rispetto alla vittima ! Però i parassiti che nascono in fine di settembre e in ottobre, almeno in massima parte , lasciano gli olivi e perciò le larve di mosca, per recarsi su varie piante a ricercarvi gli altri insetti di cui sono pure paiassiti e che devono fornire nutrimento e si- curo asilo, nei nidi, alla loro prole durante la fine d' autunno, r inverno e la primavera.

Si è constatato in qualche località una percentuale di 65 larve di mosca uccise da tali parassiti ; ma in altri anni potrà essere anche maggiore. I parassiti nostrani della mosca delle olive dun- que apportano il loro contributo alla distruzione del Dacus oleae.

Sfortunatamente però essi non sono parassiti del Dacus sol- tanto, e nemmeno attaccano le sue larve in tutte le epoche del- l'anno, perciò essendo parassiti temporanei, possono essere real- mente efficaci solo quando si trovino negli oliveti in quantità sufficiente, rispetto a quella della mosca, fin dal luglio ; perchè in tal caso combattendo essi attivamente le prime generazioni del Dacus possono ridurlo in numero trascurabile per l'ottobre e il novembre.

Parassiti africani della mosca delle olive. Essendomi oc- cupato nel 1904-1905 della biologia della mosca delle olive e dei suoi parassiti e tenendo presente ciò che fino allora si co- nosceva intorno alle cause naturali nemiche agli insetti ed in- torno alla distribuzione del genere Olea, mi convinsi che la

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mosca delle olive {Dacus oleae) non era un insetto realmente indigeno, ma importato in Italia in tempi magari molto remoti senza gli insetti nemici di esso, e pensai subito alla probabile esistenza di altri parassiti della mosca delle olive fuori d' Italia. Perciò nel settembre del 1905 proposi al R. Ministero d'Agricol- tura uno studio biologico della mosca delle olive e dei suoi pa- rassiti in Africa e in Asia. Tale proposta ripetei in seno alla Commissione che lo stesso Ministero nominò per stabilire il pro- gramma di studii ed esperienze pel 1906, la ripetei a quella del 1907 (1) e la esposi in una nota letta nell'adunanza del 14 marzo 1907 al R. Istituto d' Incoraggiamento di Napoli.

Nello stesso anno 1907, in risposta ad alcune obbiezioni del Berlese contenenti le affermazioni più cervellotiche e antiscientifi- che immaginabili, dirette soltanto a screditare il metodo naturale di lotta contro la mosca delle olive pel timore che quello artifi- ciale, col quale credeva già di essersi assicurata la divisione, con altri, di premi di qualsiasi maniera, fosse trascurato, riconfermai la possibilità dell'esistenza di parassiti esotici della mosca delle olive e la necessità della loi'o ricerca e introduzione in Italia per un probabile utile aiuto nella lotta contro la mosca delle olive.

In una nota (2), che inviai dietro insistenti richieste al Con- gresso internazionale degli olivicoltori che si tenne a Tolone nel 1909, tra 1' altro scrivevo: « Io credo che sia in modo assoluto necessario tentare in Africa ed in Asia la ricerca di tutti quegli insetti che sono parassiti della mosca delle olive, e propongo a questo congresso di far voti perché i governi di tutte le nazioni, che coltivano l'olivo, stabiliscano un fondo comune da impiegarsi a tale scopo e d' accordo affidino a qualche persona competente la ricerca di tali parassiti s..

Rinnovai nel febbraio del 1909 anche al R. Ministero d'Agri- coltura la proposta di far ricercare e introdurre in Italia i pa- rassiti esotici della mosca delle olive e di altri Dacus, ma inu- tilmente.

Al Congresso degli Agricoltori italiani in Roma nella confe- renza in cui parlai dei tentativi di lotta naturale contro varii in-

(1) Cfr. Atti della Commissione consultiva jper l'olivicoltura e l'oleificio, sessione 1907. Annali di Agricoltura, 1908, p. 4Ì-45.

(2) Tale nota, non avendo potuto io recarrai a Tolone, per influenza dei fautori commerciali del metodo artificiale non fu letta, pubblicata nel re- soconto del Consrresso.

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setti (1), dissi che era possibile una lotta naturale contro la mosca delle olive per mezzo di parassiti di altri Dacus e persino di altri generi di Trypetldae d'Asia, d'Africa e d'America. E aggiunsi : « Sarebbe un vero delitto se specialmente oggi, dopo l'esperimento coi parassiti dei Dacìts dell' India con pieno successo (2) trasportati, acclimatati e adattati a combattere la Ceratitis in Australia, non si tentasse colla maggiore fiducia anche da noi l' introduzione dei parassiti prima dell'Asia e poi di altre regioni, se sarà necessario. »

Non ostante le mie ripetute proposte di far cercare in Africa ed in Asia i parassiti delle mosca delle olive e non ostante gli sforzi per avere olive infette di Dacus e parassiti di questo per mezzo dei colleghi entomologi, dal 1905 al 1909 la questione dell'esistenza di speciali parassiti esotici della mosca delle olive restava ancora nel regno delle cose molto probabili ma non certe.

Il 7 luglio 1909 mi giunse una lettera del signor Ch. P. Louns- bury, Entomologo del Ministero d'Agricoltura del Capo di Buona Speranza, nella quale mi annunziava l' invio di due esemplari di Dacus ottenuti da frutti di Olea verrucosa e ritenuti con dubbio appartenenti al Dacus olcae e due esemplari di un Braconide parassita avuti dalle stesse olive. Egli soggiungeva : ^< Noi non ci siamo accorti che affatto recentemente che questi frutti erano infetti di qualche mosca della famiglia Trypetidae. Gli alberi di Olea verrucosa fruttificano abbondantemente e le olive bacate non sembrano numerose. Noi ci occuperemo di quest'argomento, colla cura che merita, la prossima stagione. In questa regione si trovano pochi olivi coltivati e le larve non cagionano danno al frutto, una volta che nessuno lo ha lamentato ».

Appena ricevuti gli esemplali di Dacus io li confrontai con quelli di Dacus oleac d' Italia e li trovai identici, ma dubitando che potesse sfuggirmi qualche carattere differenziale li mandai in esame al nostro valentissimo specialista, prof. Mario Bezzi, il quale confermò che si trattava realmente di Dacus oleae.

Dopo questa conferma restava assolutamente accertato : 1." che nell'Africa meridionale esisteva il Dacus oleae ; 2." che per le osservazioni del Lounsbur;y non erano comuni le larve di esso

(1) Bollettino Soc. Ag-ric. italiani, XIV, 1909, p. 356.

(2) Cosi era stato scritto in qiieU' epoca dagli entomologi dell'Australia occidentale.

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nei frutti di Olea verrucosa ; 3." che detta specie era passata inosservata, per non avere arrecato mai alcun danno, nelle olive dei pochi alberi coltivati.

In seguito a questa buona notizia, di cui io e, credo, tutti gli olivicultori dovranno essere molti grati al signor Lounsbury, si poteva ben ritenere che il parassita, dallo stesso entomologo in- viato, oppure altri parassiti, o esso insieme ad altri, combattes- sero efficacemente la mosca delle olive nell'Africa meridionale.

Non potendo io stesso andare in quell' epoca in Africa, scrissi subito a lui pregandolo di mandare olive bacate, ma ebbi in risposta che per il 1909 gli era ormai impossibile poter sod- disfare la mia preghiera, e che nel 1910 avrebbe cercato di spe- dire alcuni pacchi postali del materiale richiesto.

Con puntualità e gentilezza eccezionali il Signor Lounsbury alla fine di maggio del 1910 fece il primo invio di olive bacate, che giunsero a Portici il 21 giugno.

Nella cassetta si trovarono 18 esemplari morti del Braconide parassita {Opius africamis Sz.) ed una femmina viva.

Il viaggio dalla Città, del Capo a Portici durato 26 giorni era stato fatale ai parassiti e così fu per la maggior parte di essi in seguito.

Il 10 luglio mi giunse una cassetta nella quale trovai nove pupe di mosca, da una delle quali il 14 luglio uscì una femmina dello stesso Braconide ; il 16 dello stesso mese arrivarono altre tre cassette, nelle quali erano 8 Opius morti e 6 femmine vive (di queste 2 morirono lo stesso giorno) e esemplari di 3 specie di Imenotteri Calcididi, cioè 1 femmina di £'w2^g^m?^s viva, 2 fem- mine di Eurytoma pure vive e 2 femmine, delle quali 1 viva, di Ormyrus. Da pupe di mosca fuoriuscirono inoltre dal 16 al 18 altre sei femmine di Opius, e dalle olive un maschio di Eupelmus.

In un pacco di olive giunto il 29 agosto si trovarono tre Opms morti e in due pacchi, arrivati il I' ottobre, una femmina e un maschio di Opius vivi, un maschio vivo di Bracon celer Szepl, e una femmina viva di Eupelmus. In tutto il Lounsbury mi mandò otto pacchi postali di olive (di Olea verrucosa) dai quali ottenni vivi in Portici 13 femmine e 1 maschio di Opius africanus, 2 femmine ed 1 maschio di Eupelmus, 1 femmina di Eurytoma, 1 femmina di Oì-myrus ed un maschio di Bracon.

Giudicando da tale materiale si poteva dire che nell'Africa meridionale la mosca delle olive era combattuta almeno da 5

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specie di Imenotteri, dei quali ^ della famiglia Bracoiiidae, e 3 della famiglia Cliaìcididae.

Dei parassiti ricevuti il 1910 il più frequente fu 1' Opius africantts Sz., il quale fu il primo parassita endofago della mo- sca delle olive scoperto nel 1909 dal Lounsbury. Esso è molto probabilmente un endofago speciale del Dacus oleae e deve es- sere considerato come un elemento molto importante nel com- battere detto pernicioso insetto.

Nella primavera del 1910 il Mar-chal scoprì un'altra specie di Opius (0. concolor Sz.) parassita endofago della mosca dello olive in Tunisia e nello stesso anno io ottenni da olive dell'Eri- trea 5 specie di parassiti: 4 di Chalcididae e uno di Braconidae {Opius dacicida).

Nel 1911 da olive dell'Eritrea ottenni una varietà (or/(^;i^aZ/s) di Opius afì'icanus e da altre del Transvaal VOplus Lounsbttryi.

Nel marzo del 1913, durante la mia breve permanenza nel- l'Africa meridionale, potei raccogliere poche olive infette di Dacus oleae presso Wellington, e da queste ottenni più parassiti che mosche: il parassita dominante fu il Bvacon celer.

Dalle osservazioni, che fino ad oggi abbiamo, risulta che il Dacus oleae è combattuto in Africa da 4 specie di Opius e da una varietà di una di esse, da un Sigalphus, da un Bracon e da spe- cie di Calcididi dei generi Euri/toma, EupelmuSj Ormyrus, e. forse da una specie di Closterocerus e da due altre di generi da de- terminarsi.

Quanto al valore reale di tali parassiti nel combattere la mosca delle olive, nulla di assoluto si può affermare, ma possia- mo attenerci, senza tema di cadere in esagerazione, a quanto con onesta prudenza mi scriveva il Lounsbury in data 26 ottobre 1910. Ecco la traduzione letterale dei periodi della lettera che riguar- dano questo argomento :

« Come già Le scrissi, io non ho studiato il soggetto suffi- cientemente per poter dare una opinione competente sull'utilità dei parassiti della mosca delle oUve^ ma, superficialmente, ap- pare come se essi fossero di considerevole valore nel combattere tale peste e come se la spesa di forte somma fosse giustificata per riuscire ad introdurli in Italia. Il frutto degli olivi coltivati liei solo podere dove sono cresciuti ulivi per utilizzarne il pro-

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dotto, fu raccolto quest'anno molto prima di quando il proprie- tario ci disse che credeva raccoglierlo, e quando io mandai un impiegato ad esaminare il prodotto per le larve (della mosca delle olivej tutto il frutto era stato raccolto e messo in pressa. Il proprietario non aveva visto alcuna larva, e non ne aveva viste negli altri anni a dispetto del fatto che olivi selvatici crescono vicino ai suoi alberi coltivati. L'anno passato, voi ricorderete, noi ottenem- mo alcuni esemplari di Daciis dai frutti degli alberi coltivati in tale località, come pure parassiti. »

Dunque i fatti che vengono confermati anche dal poco che io quest'anno osservai sono : 1" che nell'Africa meridionale esiste la mosca delle olive e che non ostante gli alberi di Olea verru- cosa fruttifichino di solito abbondantemente, essa non è molto comune ; che la mosca delle olive in quella contrada attacca anche il frutto di olivi coltivati in prossimità olivi selvatici, ma così scarsamente che il proprietario di tali olivi non si è mai accorto della presenza delle larve della mosca nei frutti e non ha lamentato mai alcun danno; 3" che molto probabilmente la poca frequenza della mosca delle olive in quella regione si deve agli insetti che la combattono.

Questi fatti giustificano la speranza che introducendo e ac- climatando in Italia i parassiti africani del Dacus oleae si possa riuscire ad ottenere la riduzione della mosca delle olive a quan- tità trascurabile.

I tentativi da me fatti finora sone i seguenti : liberai nel 1910 alcuni esemplari di Opius africanus, due femmine di Eupelmus ed una di Ormyrus in quel di Strongoli (Calabria), nel 1911 alcuni esemplari di Eupelmus nel Barese , nel 1912 alcuni di Opius africanus a Fasano (Puglie) e quest' anno nella stessa località 300 esemplari Dirhinus Giffardii e 100 di Galesus Silvestrii, avendo sperimentato in laboratorio che queste specie attaccano anche le pupe di Dacus oleae.

Questi tentativi, anche se non andranno falliti, devono essere seguiti senza indugio da altri più importanti; è necessario cioè intro- durre ancora molti esemplari delle dette specie e delle altre cono- sciute e di quelle che si potranno scoprire e in Africa e in Asia, se si vuole conoscere al più presto quale può essere il risultato della lotta naturale contro il più dannoso insetto, che esiste in Italia, e per combattere il quale nulla si deve lasciare d'intentato.

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Dacus arinatus Fabr.

Fabricius, 1805, p. 273; Wiedemann, 1830, p. 516; Sack, 1908, p. 8; Bezzi, 1908, p. 147, 1909, p. 202 e 297.

Fernmina. Corpo verde scuro col capo di color terra d'ombra, terzo articolo delle antenne imbrunito all'apice ed ester- namente, faccia con due macchie nere sublaterali, due alti'e macchie nere]^presso l'angolo inferiore degii occhi, mesonoto con una fascia me- diana più 0 meno distinta, calli o- merali, sutura e una fascia postsu- turale sublaterale testacee, pleure in corrispondenza alla sutura, scu- tello e due macchie ipopleurali di colore ocroleuco o ocraceo. Ali con fascia marginale come si vede nella (Fig XXIII, 2). Addome con una fascia posteriore ocroleuca sul se condo segmento e grandi macchie submediane più o meno estese sui seguenti ; ventre dell' addome, ec- cettuata la parte centrale, di colore nocciuola. Zampe col primo articolo dei tarsi e la parte prossimale dei femori di colore ocroleuco, il resto bruno -testaceo. Macrochete scapolari due paia. Settimo segmento dell'addome lungo mm. 2, 5, ovopositore (Fig. XXIII,3) lungo mm. 3. Lunghezza del corpo mm. 9-10.

Maschio. Simile alla femmina, ma col 3" segmento addo- minale fornito al margine laterale di una serie di lunghe setole. Forcipe dell'organo copulativo (Fig. XXIII,4) col lato esterno della lamina inferiore poco più lungo dell'interno e ad apice subacuto. Larva. Di colore cremeo-ocroleuco più o meno sporco. Capo (Fig. XXIII,5) con antenne brevi, lobi orali con numerosi rialzi laminari trasversali, papille dell' angolo anteriore dei lobi orali brevi, uncini mandibolari con dente preapicale piccolo. Spinule dorsali sui segmenti 1-3 postcefalici e alcune sul 4'. Stigmi an- teriori con 24-25 lobi.

Lunghezza del corpo mm. 11, larghezza 2.

Fig. XXIII.

Dacus armattis: 1. antenna ; 2. ala ; 3. ovo- positore ; 4. forcipe deir orbano copulativo visto di fianco un po' obliquamente; A lato esterno, B lato interno, C parte interna su- periore) ; 5. capo della larva visto di fianco: A parte superiore e B parte inferiore dello organo antennale, 0 uncini mandibolari. D lobi orali ; 6. uncino mandibolare.

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Pupario. Ellittico , di colore testaceo-isabellino , lungo mm. 7, largo 3-

Distribuzione geografica. Noto per ora solo della Gruinea francese ; ma assai probabilmente avente un distribuzione molto più vasta attaccando cucurbitacee coltivate.

Piante nub-ici. Io osservai larve di questo Bacu^s in po- poni e citriuoli. Non ebbi occasione di raccogliere frutti di cucur- bitacee spontanee infetti.

Notizie biologiche. I frutti ricordati possono essere alle volte tutti 0 quasi tutti danneggiati da questo Dacus, secondo informazioni avute nella Guinea, ma a Camayenne nell'agosto e neir ottobre del 1913 soltanto un piccolo numero di essi erano attaccati. In un frutto si potevano contare sempre molte larve, anche 50. Le pupe erano distrutte in gran parte da formiche del genere Dorylus. Anche questa specie dovrebbe essere studiata in contrade dove attacca frutti di piante spontanee.

Dacus Mpartitus G^^Mm.'s. /rpomor(7/csieß^^-

Graham 1909, p. 11, pi. IV, flg. 7-8 e 1910, p. 167, pi. XIII, figu- ra 1-2 ; Bezzi, 1909, p. 292 e 297.

Femmina. Corpo di color bruno nerastro col capo testaceo isabellino avente una macchia ocellare nera, una fascia trasversale arcuata che tocca posteriormente gli o- celli pure nera, la faccia con due grandi macchie nere e il peristoma con due macchie nere presso l'angolo inferiore degli occhi, l'occipite bruno, le antenne pure brunastre. Calli omerali, sutura, una li- nea mediana postsuturale, due linee laterali arcuate postsu- turali, pleure ai lati della su- tura, una macchia ipopleurale e lo scutello di colore isabel-

Fig. XXIV. Dacus bipartitus: i. anteuua ; 2. ala; 3. ovopositore; 4. forcipe dell'organo copulativo visto di fianco obli- quamente (lettere come nella figura precedente).

lino. Ali colle fascie quasi nere che si vedono nella figura XXIV 2. Addome e dorso colla parte posteriore del seg'mento e le sub-

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mediane dei segmenti 3-5 di colore testaceo isabellino, al ventre di colore avellaneo eccetto la parte centrale degli sterniti che è bruna. Zampe colla parte prossimale dei femori ed il T'' articolo di colore testaceo isabellino, il resto testaceo laterizio. Scapolari due paia. Settimo segmento addominale lungo mm. 2, 10 e ovopo- sitore (Fig. XXIV, 3) lungo 2, 50.

Lunghezza del corpo mm. 9.

Maschio coi lati del segmento forniti di una serie di setole marginali. Forcipe dell' organo copulativo (Fig. XXIV, 4) col lato esterno della lamina inferiore molto più lungo dell' interno, attenuato e un poco curvato all'apice.

Larva e pupario non sono descritti, perché non furono con- servati.

Distribuì ioìie geografica. Specie già nota per l'Ascianti e la Nigeria meridionale, io la raccolsi nel Camerun.

Piante nutrici. Il Graham indica per piante nutrici delle larve i poponi e i citriuoli, io osservai le larve in frutti di Mo ìuoì-dica.

Notiz.ie biologiche. Le larve si nutrono del pericarpio dei frutti ricordati, dei quali i coltivati possono essere molto dan- neggiati.

I frutti della Morìiordica, che cresce spontanea nei dintorni di Victoria, erano solo molto parzialmente infetti. Da pupe ottenni i seguenti parassiti : Diachasma Fuìlaway v. robustiwi, Biosteres caudatus ; Tetrastichus Giffa)-dii.

Dacus Loiiusburyi Coquillet.

Coquillet 1901, p, 27; Bezzi 1908, p. 292 e 297 ; Froggatt 1909, p. 87, pi. Ili, flg. 13; Eiiderlein, 19J1, p. 409.

Femmina. Corpo di colore fulvo olivaceo, colla fronte e il capo testaceo-isabellino, la faccia con due macchie nere sublate- rali, un' altra macchia nera presso 1' angolo inferiore degli occhi, ultimo articolo delle antenne in gran parte nerastro, torace coi calli omerali, la sutura e la porzione adiacente delle pleure, una striscia mediana sul mesonoto dietro la sutura e due sublaterali un poco arcuate di colore testaceo, due macchie nerastre allun- gate ai lati della striscia mediana ; scutello colla parte posteriore di colore testaceo. Ali (Fig. XXV, 2) ialine con una macchia api-

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Fig. XXV. Dacus Lounsburyi : 1. antenna; 2. ala; 3. ovoposi- tore ; 4. metà sinistra del forcipe copulativo vista dal lato interno ; 5. capo della larva supino (lettere come a fig. XXIII).

cale bruna giungente in dietro fino a livello della vena trasver- sale posteriore e un' altra lungo la sesta vena longitudinale. Zampe colle anche e trocanteri bruni, parte prossimale dei femori del

terzo paio e primo articolo dei tarsi isabellini pallidi, il resto testaceo o testaceo-bru- no. Parte mediana degli ster- niti 1-6 dell' addome bruna, il resto di essi, di color noc- ciuola pallido. Settimo seg- mento addominale lungo mm. 2,5 e ovopositore 2,6

Lunghezza del corpo mm. 10-11.

Maschio. Simile alla femmina ma coi lati dei ter- giti addominali provvisti al margine posteriore di una serie di lunghe setole. Forcipe dell' organo copulativo (Fig. XXV, 4) col lato esterno della lamina inferiore molto più lungo dell'interno, poco attenuato e leggermente curvo.

La7nm. Di colore ocroleuco sporco. Uncini mandibolari con un robusto dente preapicale, lobi orali (Fig. XXV, 5) con numerosi rialzi laminari trasversali.

Spinule dorsali sui segmenti 1-3, in minore quantità sul quarto e qualcuna talora sul quinto. Stigmi anteriori con 23-25 lobi. Lunghezza del corpo mm. 13, larghezza 2,8. Pwpario. Ellittico, di color testaceo isabellino, lungo mm. 7,2, largo 3,2.

Distribuzione geografica. Specie diffusa dall'Africa orien- tale tedesca alla Colonia del Capo.

Piante nutrici. Finora le larve di questa specie sono note come viventi nei cocomeri coltivati. Sono da ricercarsi le piante spontanee nutrici.

Notizie biologiche. Io ebbi occasione di vedere cocomeri intetti solo a Kirstenbosch (Colonia del Capo), e seppi che quelli tardivi nel 1913 furono danneggiati notevolmente. La biologia di questa specie è da studiarsi nell'Africa orientale tropicale e sub- tropicale.

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Dacus vertebratiis Bezzi

Bezzi 1908, p. 147 e 1909, p. 296; Graham, 1910, p. 167, 1. XIII, fig. 3-4.

Femmina. Corpo fulvo-brunastro col capo testaceo sporco fornito di due macchie nere sulla faccia ed una bruna sotto gli occhi ; mesonoto con una stretta linea mediana presuturale appena visibile, e due submediane, anteriori, che posteriormente si diri- gono ai lati vicino alla macchia o- cracea della sutura, nere e due mac- chie pure nere submediane più o meno distinte postsuturali; calli ome rali, sutura, pleure ai lati della sutura, due macchie ipopleurali e scutello di colore ocroleuco o ocraceo. Ali colle fascie che si vedono nella figu- ra XXVI, 2. Addome col secondo seg- mento avente una macchia mediana nera anteriore congiunta colle due submediane e una linea nera mediana che continua sui segmenti seguenti. Zampe colla base dei femori e il primo articolo dei tarsi di colore ocroleuco sporco, il resto di color testaceo più 0 meno scuro. Scapolari due paia. Settimo segmento addominale lungo mm. 1^90, ovopositore (Fig. XXVI, 3) colla parte apicale molto attenuata lungo mm. 1,95.

Lunghezza del corpo mm. 6-7 72-

Maschio coi margini posteriori laterali del 3*" segmento for- niti di una serie di lunghe setole. Forcipe dell' organo copulativo (Fig. XXVI, 4) col lato esterno della lamina inferiore alquanto più lungo dell' interno, ma più corto e meno uncinato di quello del D. hreindylus.

Larva e pu/pario sconosciuti.

Distribuzione geografica. Conosciuto dell' Eritrea e della Nigeria meridionale, io ne raccolsi pochi esemplari a Camayenne presso Conakry (Guinea francese).

Pianta nutrice. Sono ancora sconosciute le piante spon- tanee delle quali si nutre questa specie allo stato di larva, delle coltivate attacca i cocomeri e specie affini.

Fig-. XXVI. Dacus vertebratus : 1. antenna; 2. ala; .S. ovopositore ; i. forcipe dell' organo copulativo visto lateralmente, obliqua- mente.

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Daciis brevistylus Bezzi.

Bezzi, 1908, p. 149.

Femmina. Corpo di color fulvo più o meno scuro, faccia con due macchie nere grandi e una macchia bruna sul peri- stoma presso la parte inferiore degli occhi; torace collo sento un poco più scuro del resto del corpo avente una linea mediana pre- suturale e due macchie submediane postsuturali nere, che possono es- sere più o meno evidenti (molto evidenti negli esemplari in alcool, quasi invisibili in quelli a secco), calli omerali, sutura, pleure in cor- rispondenza alla sutura, una mac- chia ipopleurale e scutello di co- lore ocroleuco o ocraceo. Ali (Fig. XXVII, 1) simili a quelle della spe- cie precedente. Scapolari due paia. Settimo segmento lungo 1,5, ovo- positore (Fig. XXVII, 2) 1,56.

Lunghezza del corpo mm. 6-7. Maschio coi lati del 3" seg- mento addominale forniti di una serie posteriore di setole. Forcipe dell'organo copulativo (Figura XXVII, 3) col lato esterno della lamina inferiore più lungo del- l'interno, attenuato ed arcuato.

Larva. Uncini mandibolari con dente preapicale bene svi- luppato ; lobi orali con circa 15 rialzi laminari. Spinule dorsali sui primi tre segmenti postceialici, e in minor quantità sul 4" e alcune anche sul 5". Stigmi anteriori con 15, talora 14 oppure 16 lobi.

Lunghezza del corpo mm. 8, larghezza 1,4. Pupario. Ellittico , di colore testaceo-isabellino , lungo mm. 4,5-5,5 largo 2-2,3.

Osservasione. Gli esemplari di Segborouè sono più piccoli di quelli del Sudan e dell'Africa meridionale ed hanno le macchie submediane del torace più distinti; ma non credo che per questo debbano ritenersi specificamente diversi, perché ritengo che siano di dimensioni minori per essersi sviluppati con cibo non abbondante.

XXVII.

Daeus brevistylus: 1. ala; 2. ovopositore;

3. forcipe dell' organo copulativo visto di

lato, uu po' obliquamente.

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Distribuzione geografica. Questa specie è forse diftiisa a tutta l'Africa tropicale e subtropicale essendo nota dell' Eritrea ed essendo stata raccolta da me nel Dahomey (Segborouè), nel Transvaal (Pretoria) e nella Colonia del Capo a Kirstenbosch.

Piante nutrici. Le piante nutrici spontanee di questo l)a- cus devono essere specie di Cucurhitacee ; io trovai le larve in frutti di MoniorcUca? (o genere affine) nel Dahoraey. A Kirsten- bosch (Colonia del Capo) ottenni pochi adulti da larve viventi in cocomeri col Dacus Lounsburpi.

Notizie biologiche. Questa specie si nutre a spese del pe- ricarpio di cucurbitacee spontanee e coltivate, nei cui frutti si può trovare in numero più o meno abbondante.

Questa specie è, come il Dacus armatus, dannosa ai coco- meri, poponi e citriuoli poiché i parassiti, che attaccano le larve, non possono raggiungerle in detti frutti. Da pupe ottenute invece da larve viventi in fi'utti di Momordica io ebbi circa il 60 "/o di parassiti, rappresentati da due specie : Opius perproxirnus e Biosteres caudatus.

Dacus longistylus Wied.

Wiedmann, 1830, p. 552, tav. X, fig. l'., Bigot, 18S4:, p. ò7 [Anastrephà); Magretti. 1888; Bezzi, 1901, p. 21-35, 1908 (142;; 1909, p. 291-295; Becker, 1903, p. 138-223 e 1905, p. 144; Sack, 1908, p. 10; Sur- couf, 1911, p. 268-271, flg.; Froggatt, 1909, p. 94; Enderlein, 1911, p. 409.

Femmina. Corpo di colore grigio-olivaceo, faccia con due macchie nere sublaterali, i calli omerali, la sutura, una fascia mediana, che comincia a livello della sutura e non raggiunge la parte posteriore dello sento, le pleure in corrispondenza alla su- tura e lo scutello di colore ocraceo o melico ; le ali ialine con stigma e vene ocracee e una stretta macchia bruna attorno la parte distale della seconda vena longitudinale ; zampe testaceo - isabelline colla parte distale inferiore delle tibie bruna, addome inferiormente, e specialmente ai lati, di colore isabellino. Macro- diete scapolari subrnediane nulle. Settimo segmento addominale (Fig. XXVIII, 2) molto' allungato colla base rigonfiata e il resto cilindrico, è lungo mm. 4-4,5, ovopositore (.Fig. XXVIII, 3) lungo mm. 5,4.

Lunghezza del corpo 9-11.

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Maschio simile alla femmina. Forcipe clell'organo copulativo (Fig. XXVIII) col lato esterno della lamina inferiore ad apice allungato, stretto, un po' ricurvo.

Larva. Di colore cremeo-ocroleuco più o meno sporco. Capo (Fig. XXVIII, 5-6) con antenne brevi, lobi orali con nume- rose linee trasversali esterna- mente ramificate, papille del- l' angolo anteriore dei lobi brevi, uncini mandibolari con lungo dente preapicale. Spinule dorsali sui segmenti 1-5 postcefalici e alcune anche sul sesto. Stigmi (Fig. XXVIII, 7) con 16-18 lobi. Lunghezza del corpo mm. 13-14, larghezza 2,6.

Pupario. Ellittico allungato, di colore terra d'ombra pallido. Lungo mm. 7,5-8, largo 3,3.

Distribuzione geografica. Questa specie era nota dell' Eri- trea, del Sudan egiziano e fran- cese , dell'Africa equatoriale francese (Tchad), io la raccolsi nel Senegal a Thiès e a Dakar. Piante nutrici. Le larve vivono a spese dei frutti di Calotropis proce)'a; erroneamente il Surcouf attribuì a questa specie danni ai frutti di Cucurbitacee. Notizie biologiche. Era una cosa ben nota ( Magretti , Becker ed altri) che gli adulti di questa specie si vedono sotto le larghe foglie della Calotropis fermi o aggirantisi elegantemente su di esse o sui suoi fiori in cerca di cibo, leccando insisten- temente le parti esposte dell'ovario, degli stami e i petali, però, per quanto io so, nessuno, ne aveva osservato le larve.

Le uova sono depositate attraverso la base del frutto nella sua parte interna per quanto lo permette la lunghezza dell' ovo- positore.

Le larve si nutrono a spese delle parti interne del frutto riducendole a poco a poco ad una massa quasi del tutto pulve- rulenta In ogni frutto trovai da 15-20 larve.

Fig. XXVIII.

Bacìts longistylus: 1. antenna ; 2. settimo seg- mento acldominale ; 3. ovopositore ; 4. forcipe dell' organo copulativo visto di lato e oblìctua- mente; 5. capo della larva supino ; 6. lo stesso visto di fianco ; 7. stigma anteriore.

97

Le larve quasi completamente sviluppate lasciano la parte interna del frutto e vanno sulla parete, che corrodono pure per uno spazio più o meno esteso, lasciando intatta l'epidermide ; poi rompono anche questa e cadono al suolo, dove si approfondano per 4-10 centimetri e si trasformano in pupa.

Qualche volta vidi frutti aperti colle larve ancora nella parte centrale.

In settembre a Dakar lo stato di pupa durò da 13 a 14 giorni.

Da pupe ottenute da larve fuoriuscite da frutti in casa, ebbi pochi esemplari di Opius dexter.

In campagna le formiche del genere Anonima distruggono molte pupe, perché raccolsi spesso pupe mangiate da esse ; inter- ratene, sparse e a varia profondità, 40 il 17 settembre, 7 giorni dopo ne trovai 33 ridotte solo ad un po' di pupario.

Debbo inoltre notare che la C lotropis cresce a Dakar e a Thiès nelle vicinanze delle case, e non si trova in vere con- dizioni naturali. Se si studiasse il Dcu:> longistijlus in qualche parte dell'Africa dove la Calotropis cresce spontanea, certamente si scoprirebbero altri nemici di esso.

DESCRIZIONE E NOTIZIE BIOLOGICHE DEI PARASSITI.

Fam. Braconidae. (1)

Opius coucolor Szépl.

Opius concolor Szépligeti, Boll. Soc. ent. France, 1910, p. 244 ; MarchaL, ibid. e C. E. Ac. France 1911, p. 215, flg. 1-3.

Femmina fFig. XXIX), Colore del corpo giallo-ocraceo, an- tenne fulvo-brunastre, ali ialine co)i nervature fulve e stigma in

(1) Nelle descrizioni si tenga conto di quanto segue : lo Uso la parola metanoto nel vero senso morfologico e propodeo per il così detto metatorace di molti sistematici ; 2" la lunghezza del capo è misurata dalla linea che uni- rebbe gli ocelli pari e il margine dell' epistoma e la larghezza tra il margine laterale dei due occhi ; 3" la lung'hezza e la larghezza degli occhi sono prese ponendo il capo adagiato sull' occipite ; 4" la lunghezza del corpo è calcolata dal margine anteriore del capo alla base dell' ovopositore ; 5' nella lunghezza dell' ovopositore, indicata nelle descrizioni, si tiene conto solo della parte di esso sporgente dall' addome.

BoUetl. di Zoologia Gen. e Agr, < J

98

Fig. XXIX. Opius concolor : femmina.

gran parte giallo-ocraceo, zampe del 1." paio coli' ultimo articolo bruno, quelle del 2." paio col tarso leggermente imbrunito e quelle

del 3." paio colla parte posteriore della tibia e il tarso brunastri.

Il capo (Fig. XXX, 1) è circa \l^ più largo che lungo coll'epistoma bre- ve, leggermente rialzato, la faccia con leggera ca- rena mediana, antenne di circa trenta articoli, occhi alquanto più del doppio più lunghi che larghi, non giungenti col margine inferiore a li- vello del solco posteriore dell' epistoma. Scuto mesotoracico liscio coi solchi parapsidali solo anterior- mente manifesti. Solco trasversale antiscutellare fornito di 8 fos- sette ; depressione ai lati dello scutello in- ternamente crenulata. Metanoto con breve carena mediana e cre- nulato ai lati di essa. Propodeo con carena mediana anteriore che prima della metà della lunghezza del propo- deo stesso si biforca formando due piccole carene divergenti, il resto è leggermente rugoso. Per le nerva- ture delle ali si veda la figura XXIX.

Addome col primo segmento rugoso al dorso, il resto liscio fornito di pochi peli. Ovo- positore alquanto più corto dell'addome.

Fig. XXX. Capi visti (li fronte : 1. Onius concolor ; 2. 0. dacicida ; .S. O. Lonnsbiiryi; 4. 0. dexter; 5. 0. perproximus ; 6. 0. humilis : 7. O. africanus; 8. O. africaniis orientaUs; 9. 0. inconsuetits.

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Lunghezza del corpo mm. 3,50; larghezza del torace 0,85; lunghezza delle zampe del 3/ paio 3,38, lunghezza dell' ovopo- sitore 1.

Distribuzione geografica. Specie finora nota solo della Tu- nisia (Susa), dove fu per la prima volta scoperta dal Marchal.

Note biologiche. Questo Opius è, come le specie seguenti, un parassita interno (endofago) del Dacus oleae. Esso depone le uova nella larva, quando si trova ancora nell' oliva, e la sua larva termina lo sviluppo nella pupa della mosca delle olive e nel pu- pario di questa si trasforma in pupa per uscirne poi allo stato adulto.

Quest' Opms è certamente un parassita molto importante per combattere la mosca delle olive e deve essere introdotto nei paesi d' Europa dove non esiste alcun parassita endofago del Dacus oleae.

Opius dacicida Silv.

Opius dacicida Silvestri, Disp. eut, agr. Portici (1911), p. 520.

Femmina (Fig. XXXI). Corpo e torace di colore ferrugineo, addome ferrugineo colla parte posteriore dei segmenti bruno -

nerastri, antenne col fla- gello fulvo-brunastro, zam- pe ocraceo - ferruginee, ali ialine con stigma e nerva- ture fulvo - brune.

Il capo (Fig. XXX, 2) è poco più largo del torace, quasi 74 più largo che lungo, colla faccia rialzata a carena longitudinale nel mezzo, epistema troncato, un po' rialzato. Antenne poco più lunghe del capo, di 35 articoli. Occhi quasi giungenti col margine inferiore a livello di quello posteriore del- l' epistoma, poco più del doppio più lunghi che larghi.

Scuto mesotoracico liscio con solchi parapsidali brevissimi ; solco trasverso prescutellare con 6 fossette delle quali le 2 me- diane sono un poco più grandi delle altre; scutello liscio. Meta-

Fig. XXXI. Opius dacicida : femmina.

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noto con leggera carena mediana e un po' crenulato nella parte SLibmediana. Propodeo un po' rugoso. Solco mesopleurale cre- nulato. Ali colle nervature disegnate nella figura XXX 1 (1),

Addome subellittico colla parte mediana dorsale del 1." seg- mento rugosa, il resto liscio, fornito di un certo numero di peli. Ovopositore più corto dell' ciddome.

Lunghezza del corpo mm 3; larghezza del torace 0,97; lun- ghezza delle antenne 3,30, dell'ala anteriore 3,10, larghezza della stessa 1,17; lunghezza delle zampe del 3." paio 2,70, dell'ovopo- sitore 0,80.

Maschio sconosciuto.

Distribuzione geog reifica . Eritrea, parassita di Dacus oleae.

Osse/'Dazio7ie. Questa specie è molto prossima all' Opius

concolo)- Szépl., però si distingue per le antenne di 35 articoli,

per le fosse prescutel- lari meno numerose, per il capo un po' meno largo e gli occhi in pro- porzione più lunghi.

Opius Lounsburyi sp. n.

Femmina (Fig.XXXII). Corpo di colore fulvo - ferrugineo colla parte mediana anteriore e quel- le laterali dello sento del raesonoto nere, resto dei lati del mesotorace come il mesosterno neri, metanoto in gran parte nero, propodeo fulvo. Addome dal 2. segmento in poi quasi completamente nero. An- tenne col flagello bruno, ali ialine con nervature brune, zampe testacee coi tarsi posteriori imbruniti come anche 1' apice della tibia del 3." paio.

Il capo (Fig. XXX, 3) è un po' più largo del torace, circa Va più largo che lungo, peloso, parte mediana della faccia legger- mente rigonfiata a carena longitudinale, epistema breve, troncato,

Fig. xxxn.

Oph's Lonnshitryi : feiuniina.

(1) L' ala destra ha una medio-discoidale sopranumeraria, che lio vohito rappresentare come si trova nell' esemplare tipico.

UH -

un po' rialzato. Antenne poco più lunghe del corpo, di 35 articoli. Occhi giunganti, col margine inferiore, appena a livello del mar- gine posteriore dell'epistoma, poco più del doppio più lunghi che larghi.

Scuto mesotoracico semplice, liscio, coi solchi parapsidali distinti solo anteriormente ; solco trasverso prescutellare con una serie di 7 fossette, delle quali le laterali sono maggiori e incom- pletamente divise in due minori ; scutello liscio, fossa parascutel- lare appena crenulata a lato dello scutello. Metanoto con brevis- sima carena mediana e fossa in gran parte crenulata. Propodeo rugoso. Ali colle nervature che si vedono nella figura XXXII.

Addome colla parte mediana del primo segmento un po' ru- gosa, il resto liscio con pochi peli. Ovopositore più corto del- l'addome.

Lunghezza del corpo mm. 3,5 ; larghezza del torace 0,80 ; lunghezza delle antenne 3,6, dell' ala anteriore 3,25 ; larghezza della stessa 1,38 ; lunghezza delle zampe del 3.° paio 3,15, del- l'ovopositore 0,78.

Maschio sconosciuto.

DistìHhuzione geografica. Transvaal, parassita di Dacus oleae.

Osservazione. Questa specie è affine all' 0. dacicida, ma se ne distingue facilmente per il colore, per le fosse prescutellari più estese e il metanoto più crenulato.

Opius dexter sp. n.

Femmina (Fig. XXXIII). Corpo tutto di color ferrugineo, antenne brune, ali ialine con nervature brunastre, pretarsi di tutte le zampe nerastri, tarsi delle zampe posteriori suffusi di bruno.

Il capo (Fig. XXX,4) è circa '/a piìi largo che lungo, prov- visto di punti piliferi abbastanza numerosi, di una leggera carena sulla parte mediana della faccia, coll'epistoma leggermente solleva- to. Le antenne più lunghe del corpo, di oltre 31 articoli. Oli occhi sono il doppio più lunghi che larghi, bene convessi, col margine inferiore sorpassano quello posteriore dell'epistoma. Scuto del me- sotorace intero, liscio; solco trasverso prescutellare fornito di circa dodici fossette, fossa ai lati dello scutello profonda. Metanoto nella parte submediana crenulato. Propodeo con una carena mediana che si biforca solo in vicinanza del margine posteriore, superficie

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profondamente rugosa. Solco mesopleurale fornito di una serie di fossette. Per le nervature delle ali si veda la figura XXXIII.

Addome ovale col primo segmento rugoso al dorso, il secondo fittamente e minutamente punteggiato nella parte anteriore, il

Fig. XXXIII.

Opitts dexter : femmina.

resto con alcuni peli. Ovopositore circa la metà più breve del- l' addome.

Lunghezza del corpo mm. 3-3,5 ; larghezza del torace 0,80 ; lunghezza delle antenne 4-? (1), delle ali anteriori 3,20, larghezza delle stesse 1,40, lunghezza delle zampe del 3." paio 3,50, del- l'ovopositore 0,90.

Il maschio è simile alla femmina.

Distrihuaione geografica. Senegal: Dakar, parassita di Da- cus longistylus.

Osservazione. Questa specie è molto vicina all' Opius concolor Szépl., però è possibile distinguerla per gli occhi più grandi (nell' 0. concolor non arrivano a livello del solco poste- riore dell' epistoma), per la carena mediana del propodeo più lunga e per la superficie dello stesso più rugosa.

(1) Gli esemplari conservati a seccò per la descrizione perdettero l'estre- mità delle antenne; l'antenna rimasta col mag-gior numero di articoli ne ha 31 e non è intera.

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Opius perproximus sp. n.

Femmina (Fig. XXXIV). Corpo tutto di colore ocraceo-ferru- gineo (soltanto la parte mediana dei segmenti addominali è talora suffusa di bruno), antenne dal S.** articolo brune, ali ialine collo stigma ferrugineo più o meno estesamente marginato di bruno e

colle altre ner- vature più brune, zampe del colore del corpo eccet- tuati i pretarsi che sono nera- stri e la parte infero-posteriore della tibia del 3.° paio, e il tar- so delle stesse zampe, che sono più 0 meno suffu- si di bruno.

Il capo (Fig. XXX, 5) è circa Yg più largo che lungo , fornito di peli abbastanza numerosi, con faccia provvista di leggera carena mediana; epistema troncato, leggermente rialzato; antenne poco più lunghe del corpo, di oltre 40 articoli (41-46). Gli occhi un poco più del doppio più lunghi che larghi, ben convessi. Sento tora- cico liscio, solco trasversale dietro lo scuto con una serie di 8 fossette ben distinte; scutello liscio; metanoto con leggera carena mediana e crenulato un po' ai lati; propodeo con una carena me- diana che verso la metà della sua lunghezza si divide in due che vanno divergendo , sul resto della superficie è quasi liscio nella parte submediana, un po' rugoso ai lati e posteriormente. Solco mesopleurale fornito di fossette. Ali anteriori e posteriori colle ner- vature disegnate nella figura XXXIV.

Addome ovale col primo segmento rugoso al dorso, il se- condo striato per brevissimo spazio nella parte anteriore centrale, il resto liscio con pochi peli. Ovopositore quasi retto alquanto più lungo dell'addome o poco più lungo (negli esemplari minori).

Fig. XXXIV. Opius perproximus : femmina.

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Lunghezza del corpo senza ovopositore mm. 3-3,5; larghezza del torace 0,85; lunghezza delle antenne 5, dell'ala anteriore 3,6, larghezza della stessa 1,6, lunghezza delle zampe del 3." paio 4,8, dell'ovopositore 3,5.

Maschio simile alla femmina.

Distribuzione geografica. Dahomey : Cotonou, Segborouè.

Osservazione. Questa specie si distingue dalla precedente per gli occhi un po' più del doppio più lunghi che larghi, per la carena mediana del propodeo biforcata verso la metà del propodeo stesso, per l'ovopositore più lungo.

Note biologiche. Questa specie fu da me osservata paras- sita del Dacus brevistylus e della Ceratitis Giffardii e fu speri- mentata nell'Africa meridionale e a Honolulu colla Ceratitis ca- pitata con risultato positivo. In laboratorio si ottennero soltanto maschi, perchè l'accoppiamento in tubi non ebbe luogo. Nel ten- tare di introdurre questa specie dall'Africa occidentale od altra regione, sarà necessario porre maschi e femmine per alcune ore in una grande campana di vetro con un rametto verde di qualsiasi pianta spruzzato di miele.

La femmina di questa specie tasta colle antenne i frutti e riconosciutone uno inquinato precisa il luogo dove si trova la larva, allora si ferma, inarca quanto più può il corpo, distende l'ovopositore, lo poggia sul frutto nel punto soprastante la larva, ve lo introduce con una certa rapidità per colpire con esso la larva stessa e introdurre nel suo corpo un ovo.

La larva dell' Ojyius comincia lo sviluppo nella larva della Ceratitis e lo termina nella pupa, fuoriuscendo così allo stato adulto dal pupario della vittima.

Lo sviluppo da ovo ad adulto a Honolulu ebbe luogo in 15-16 giorni.

Questa specie allo stato adulto può vivere in tubi di vetro, se molto ben custodita e nutrita, almeno 3 mesi, infatti io riuscii a trasportarne esemplari dall'Africa occidentale a Honolulu man- tenendoli vivi della metà di febbraio alla metà di maggio.

Opius perproximus v. modestior n.

Femmina (Fig. XXXV). Lunghezza del corpo mm. 2,5-3,4, larghezza del torace negli esemplari maggiori 0,80, lunghezza delle antenne 4,5, lunghezza delle ali anteriori 3,2, larghezza delle

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stesse 1,30, lunghezza delle zampe del 3." paio 3,25, lunghezza dell' ovopositore 1,40.

Il colore del corpo è come nella forma tipica, ma i segmenti 2-4 dell' addome al dorso sono perlopiù estesamente iDruni negli

esemplari di dimen- sioni piccole.

Le antenne , sempre più lunghe del corpo, hanno 35 - 42 articoli.

Il torace ha la stessa scultura, co- me pure le ali hanno nervature uguali agli esem- plari tipici della specie.

L' ovopositore è sempre corto (po- co più corto del- l'addome).

Distribuzione geogìmfìca. Co- sta d' Oro: Aburi, parassita di Ceratiti^ nigerriyna; Nigeria del Sud: Olokemeji, parassita di C. Glffardii del Sarcocephalus.

Osservazione. Ho creduto opportuno distinguere almeno per ora gli esemplari di Aburi ottenuti da Ceratitis nigen-ima da quelli di Cotonou e Segboroué, perchè tutti hanno l'ovopositore un poco più corto dell'addome, le antenne con un numero di articoli minore. E da verificarsi se questa è realmente una varietà abba- stanza fissa ormai, o se invece si tratta di individui di Opius per- proximus tipico, i quali sono più piccoli soltanto perchè .svilup- patisi in ospite piccolo ( Ceratitis nìgerrima ) ma che potevano essi, 0 la loro progenie, svilupparsi con caratteri della forma tipica se nutrite le loro larve con Dacus brevistylus o con Ceratitis Giffardii (1).

Questa varietà non può confondersi coli' Opius dexter per i caratteri indicati sopra per la forma tipica della specie.

Fig-. XXXV. Opiiis perpro.virrms modestior: femmiua.

(1) Gli osemplari di Ceratitis Giff^ardii del Sarcocephalus di Olokemeji erano alquanto più piecoii di quelli del C/irysobala/ma di Cotonou.

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Opius humilis sp. n.

Femmina (Fig. XXXVI). Colore del corpo ocraceo, antenne fulvo -brunastre, ali ialine con nervature brunastre e parte centrale dello stigma ocraceo-ferrugineo, zampe col pretarso bruno e i tarsi posteriori pure in gran parte bruni.

Il capo (Fig. XXX, 6) è appena più di '/a più largo che lungo, fornito di peli, e di una leggera carena mediana sulla faccia; l'epi-

stoma è legger- mente sollevato. Le antenne sono un poco più lun- ghe del corpo , di 35 articoli. Grli occhi sono un poco più del dop- pio più lunghi che larghi, col loro margine in- feriore giungono a livello del mar- gine superiore dell'epistoma.

Scuto meso- toracico intero , liscio, con bre- vissimi solchi pa- rapsidali solo anteriormente ; solco trasversale prescutellare con 8 fossette; scutello liscio, ai lati di esso 3-4 fossette ed una grande profonda ; metanoto con breve carena mediana, nella parte sub- mediana brevemente crenulato prima della fossa sublaterale. Pro podeo con carena mediana, in qualche esemplare divisa fin dalla base in due quasi contigue, parallele e verso la parte posteriore divergenti, il resto è rugoso. Solco mesopleurale foveolato. Le ali sono fornite delle nervature che si vedono nella figura XXXVI e che sono eguali a quelle delle specie precedenti.

Addome col primo segmento al dorso rugoso, il resto liscio, fornito di pochi peli. Ovopositoi'e subretto poco più corto del- l' addome.

Fig. XXXVI.

Opitis humilis : femmina.

107 -

Lunghezza del corpo ram. 2,60 ; larghezza del torace 0,78 ; lunghezza delle antenne 3,30, dell' ala anteriore 2,60, larghezza della stessa 1,15, lunghezza delle zarape del 3." paio 2, dell'ovo- positore 1,15.

Distribuzione geografica. Constantia (Colonia del Capo), pa- rassita della Ceratitis capitata.

Osservazione. Questa specie è molto vicina aXVO'pias per- proximiis, ma si può distinguere per l'ovopositore più corto, per gli occhi più piccoli e per la scultura del propodeo, che, almeno negli esemplari da me esaminati, non ha mai una carena me- diana anteriore biforcata verso la metà della lunghezza del propodeo.

Per le dimensioni è ancora più vicina ali Opms perproximus V. modestior, ma per i caratteri del propodeo può essere distinta.

Note hiologiche. Questa specie fu da me ottenuta da pupe di larve sviluppatesi in pere. Data la lunghezza dell'ovopositore, qxxQ- st' Opir(s può deporre uova solo in larve che si trovano poco ap- profondite nei frutti grandi o in larve che stanno in piccoli frutti. Io ebbi gii adulti in viaggio tra l'Africa e l'Australia il 3 aprile e li portai in buone condizioni a Honolulu, dove le femmine depo- sitarono le uova in larve di Ceratitis capitata viventi in frutti di caffè.

Gli adulti si cominciarono ad avere dopo quattordici giorni e si ottennero alcuni maschi e poche femmine, delle quali 3 furono liberate in giugno in una piantagione di caffè a Kona (isola Hawaii).

Nella prima metà di ottobre furono raccolti nella stessa pian- tagione frutti di caffè che dettero 500 pupe di Ceratitis. Da queste si ottennero 26 maschi e 26 femmine di Opius hiimilis. Altri esemplari si ebbero in seguito e furono liberati a Moanalua e a Maunawili Ranch nell'isola di Ohau. C'è, credo, molto da sperare in questa specie per la lotta contro le larve di Ceratitis che vi- vono in piccoli frutti e contro quelle non molto approfondite an- che in frutti grandi.

Opius iiiconsuetus sp. n.

Femmina (Fig. XXXVH) Corpo di colore ochraceo-ferru- gineo, antenne brunastre, pretarsi di tutte le zampe bruni, tarsi delle zampe posteriori un po' imbruniti, le ali ialine con nerva- ture e stigma bruni.

lOS ^

Il capo (Fig. XXX, 9) è grande, più largo del torace, circa Va più largo che lungo, fornito di molti peli e di una leggera carena mediana sulla faccia, epistoraa un poco rialzato. Antenne

Fig. XXXVII. Ophis inconsuetiis : femmina.

più lunghe del corpo, di 50 articoli. Occhi grandi, ben convessi alquanto più del doppio più lunghi che larghi.

Scuto mesotoracico liscio con solchi parapsidali brevissimi ; solco trasversale prescutellare limitato posteriormente da una linea leggermente concava nella parte mediana, cosi che su tale regione è un poco più largo, è fornito di 8-10 fossette, delle qiaali le due mediane sono grandi, profonde e le altre piccole. Il metanoto ha una breve carena mediana, una fossetta ai lati di essa, ad un' altra fossetta submediana. Propodeo con carena me- diana posteriormente biforcata e superficie più o meno liscia. Solco mesopleurale fornito di una serie di foveole. Ali colle nervature che si vedono nella figura XXXVII, esse differiscono da quelle delle specie precedenti per avere la nervatura ricor- rente inserita all' origine della 2.* cellula cubitale, mentre per questo carattere concordano colla specie seguente.

Addome ovale col primo segmento al dorso leggermente ru- goso, il resto liscio fornito di pochi peli. Ovopositore alquanto più corto dell' addome.

109

Lunghezza del corpo mm, 4 ; larghezza del torace 0,90; lun- ghezza delle antenne 6, dell' ala anteriore 4, larghezza della stessa 1,60, lunghezza delle zampe posteriori 4, dell' ovoposi- tore 1,17.

Maschio sconosciuto.

Distribuzione geografica. Nigeria del Sud : OlokemejM, pa- rassita della Ceralitis tritea.

Osserva:; io?ie. Questa specie è distintissima per la gran- dezza del capo, per la forma del solco prescutellare e per l'ori- gine della nervatura ricorrente.

Opius iuquirendus sp. n.

Femmina (Fig. XXXVIII). Corpo ochraceo-ferrugineo, an- tenne col flagello bruno, ali ialine con nervature e stigma bruni, zampe coi tarsi posteriori un po' imbruniti.

Fig. XXXVIII. Opius iuquirendus : femmina.

Il capo (Fig. XXXIX, 10) è poco più largo del torace, abba- stanza fittamente peloso, colla faccia leggermente carenatanel mezzo, epistema a margine troncato, un poco rialzato Antenne più lunghe del corpo, robuste, molto pelose, di 56 ai'ticoli. Occhi piuttosto piccoli, circa il doppio più lunghi che larghi, non giungenti per breve spazio a livello del margine posteriore dell' epistema.

no

Scuto mesotoracico liscio con solchi parapsidali brevissimi ; solco trasversale prescutellare con 6 fossette, scutello liscio, fossa parascutellare un poco crenulata internamente. Metanoto con leg- gera carena mediana e a lato di questa con una fossetta, nel resto un poco crenulato verso l' interno. Solco mesopleurale for- nito di una serie di foveole.

Ali fornite delle nervature che si vedono nella figura XXXVIII.

Addome o- vale col primo segmento al dor- so appena striato per il lungo sulla parte prossima- le; tutto il resto liscio con pochi peli.

Lunghezza del corpo mm. 5; larghezza del torace 1,2; lun- ghezza delle an- tenne 7,5, del- l' ala anteriore 1,9, lunghezza delle zampe del 3."

Fig. XXXIX.

Capi visti di fronte: 10. Opius inquirendus; il. Hedylus Giffardii,

12, Diachasma Fullawayi ; 13. D. Tryoni ; 14. Biosteres caudatus; 15

Bracon celer.

5,5, larghezza della stessa paio 5, deir ovopositore 2.

Maschio sconosciuto.

Distribuzione geografica. Camerun : Victoria; l'unico esem- plare descritto fu ottenuto da una pupa di larva vivente in un frutto carnoso selvatico.

Per quante ricerche facessi in una foresta, insieme a due- in- digeni, non riuscii a trovare che due frutti su due pianticelle alte circa Va metro ed essendo l'unica larva esistente in una di essi parassitizzata, non posso indicare la specie ospite.

Osservazione. Questa specie per le sue dimensioni e per il numero di articoli delle antenne, è facilmente distinguibile dalle precedenti ; dall' Hedylus Giffardii cui è simile per dimensioni, è molto differente per la struttura del mesonoto e del resto del torace, per le nervatare delle ali, per la mancanza di strie nel secondo segmento addominale e per la brevità dell'ovopositore.

Ill

Opiiis atricaims Szepl.

ali ialine collo e le nervature

OpiusafricanusQzépìigeti, Boll. Lab. Zool. Se. Ag. Portici, IV (1910) p. 346, Silvestri, Disp. ent. agr. 1911, p. 442.

Femmina (Fig-. XL). Corpo di color testaceo col mesotorace in parte nero e cioè sui lati del mesoscuto, sulla parte mediana dello stesso fino alquanto innanzi la fossetta posteriore, sulle parti laterali e ventrali ; antenne col flagello bruno, zampe del colore

del corpo col pretarso bruno, stigma brune.

Il capo (Fig. XXX, 7) è largo quanto il torace, poco più di '/s più largo che lungo, abbastanza fittamente peloso , con leggera carena nella par- te mediana della faccia, epistoma a margine tron- cato, leggermente rial- zato. Antenne lunghe circa quanto il corpo, di 80 articoli. Occhi abba- stanza grandi, poco più del doppio più lunghi che larghi.

Scuto mesotoracico con una profonda e stretta fossa circolare mediana situata poco avanti il margine posteriore ; solco trasver- sale prescutellare con una serie di 6 fossette, scutello liscio. Me- tanoto con brevissima carena mediana fiancheggiata da una fos- setta per lato e 3-4 crenulature submediane. Propodeo profon- damente e irregolarmente foveolato, stigma grande rotondo. Solco mesopleurale crenulato.

Ali colle nervature che si vedono nella figura XL. Addome colla parte mediana del primo segmento un po' ru- gosa, il resto liscio e fornito di buon numero di peli. Ovopositore molto più corto dell'addome (considerando solo la parte sporgente dall' addome).

Fig. XL. OpÌKS africanus : femmina.

112

Lunghezza del corpo mm. 3,2, larghezza del torace 0,84 ; lunghezza delle antenne 3,25, dell'ala anteriore 3, larghezza della stessa 1,30 ; lunghezza delle zampe del 3.° paio 3, deir ovoposi- tore 0,26.

Maschio simile alla femmina.

Distribuzione geografica. Africa meridionale : Wellington, Stellenbosch (Colonia del Capo) e Transwaal.

Noie biologiche. Questa è la prima specie di parassita endofago della mosca delle olive, scoperto dall' entomologo Ch. P. Lounsbury nel Giugno del 1909. Esso deposita V ovo nella larva che si trova nell' oliva e la sua larva si trasforma, come quella degli altri Opius, in pupa nel pupario della mosca. In estate, a Portici, questo Braconide impiegò da ovo ad insetto perfetto 17 giorni.

Io liberai alcuni esemplari di questo parassita nell' estate del 1910 in un oliveto presso Strongoli (Calabria) e ne feci distribuire alcuni altri nel 1911 a Fasano (Puglia). Essendo un parassita che vive nell' Africa meridionale in clima simile a quella dell' Italia meridionale, è necessario continuai-ne l' intro- duzione finché si sarà sicuri che si è bene acclimatato in una regione. Da questa sarà poi facile distribuirlo altrove.

Opius africanus Szépl. var. orientalis n.

Da pupe di Dacus oleae dell' Eritrea ottenni una femmina e un maschio di Ojìius, che non mi sembra si possa considerare specificamente distinto dall' 0. africanus, ma solo varietà di questo, così caratterizzata :

Femmina : capo superiormente e posteriormente nero, faccia testaceo-ferruginea macchiata di bruno. Torace nero eccettuate due strette strisele parapsidali e le tegole testacee. Zampe te- stacee, ali ialine con nervature brune. Addome colla parte me- diana dorsale del primo segmento nera, il resto fosco-ferrugineo più o meno imbrunito.

Occhi (Fig. XXX, 8) un poco più corti che nella specie tipica e dimensioni di tutte le parti del corpo un poco minori. Antenne di 28 articoli.

Maschio anche colla faccia del capo tutta nera.

- ii8

Hedylus (xiifardn sp. n.

Femmina (Fig-. XLI). Corpo di colore ocliraceo-ferrugineo, antenne brune, ali appena infoscate colle nervature e lo stigma bruni, zampe coi pretarsi nerastri e i tarsi posteriori un po' im- bruniti.

Il capo (Fig. XXXTX, 11) è poco più largo del torace, meno di Vs più largo che lungo. Occhi piccoli, circa il doppio più lunghi che

larghi. Antenne un poco più lunghe del corpo, di 55 articoli. Pronoto liscio ai lati. 8cuto mesotoraci- 00 coi solchi parapsi- dali, che sono abba- stanza profondi, lisci, convergenti , e arri- vano poco oltre la metà dello scuto sen- za raggiungere la fos- setta situata poco in- nanzi la parte poste- riore mediana. Solco prescutellare con una serie di 4 fossette ; scutello liscio. Meta- noto con una carena mediana e a lato di questa con una fossetta. Propodeo provvisto di una leggera gib- bosità anteriore mediana, di alcune rughe lateralmente e poste- riormente e di una piccola protuberanza arrotondata poco dietro e lateralmente (internamente) allo stigma. Stigma piccolo, rotondo. Solco mesopleurale leggermente, o poco distintamente, foveolato. Ali colle nervature disegnate nella figui*a XLI.

Addome ovale, col primo segmento al dorso striato longitu- dinalmente, il secondo con numerose strie nella parte mediana, divergenti un poco fra di loro e di mano in mano più brevi a partire dalle strie mediane alle laterali, gli altri segmenti lisci e forniti di pochi peli. Ovopositore poco più lungo del corpo.

Fìg. XLI.

Hedylus Giffardii :

Bollett. di Zoologia Gen. e Aijr,

lU

Lunghezza del corpo mm. 5,5; larghezza del torace 1,30: lun- ghezza delle antenne 8,5, dell'ala anteriore 5,20, larghezza della stessa 1,70, lunghezza delle zampe del S." paio 6,5, dell' ovopo- sitore 6,2.

Maschio simile alla femmina.

Distribuzione geografica. Guinea francese : Conakry, pa- rassita di Ceratitis punctata e di costumi simili a quelli degli Opiits.

Variazione. Due esemplari di Kakoulima ottenuti da pupe di Ceratitis Giffardii sono un poco più piccoli di quelli di Co- nakry e il maschio ha le ali un poco più infoscate della fem- mina ; questa ha l'ovopositore lungo circa quanto il corpo cioè mm. 3,8.

Osservazione. Questa specie, che ho l'onore e il piacere di dedicare al vSignor W. M. Griffard, Presidente dell' Ufficio d'Agri- coltura delle isole Hawaii e valente conoscitore degli Imenotteri di quelle isole, è distintissima dalle altre specie innanzi ricordate per la scultura del secondo segmento addominale, oltre che per il carattere generico della seconda abscisse della nervatura radiale più corta della prima nervatura trans verso- cubitale.

Diacliasma Fullawayi sp. n.

Femmina (Fig. XLII). Corpo di colore ferrugineo o ocraceo - ferrugineo, colle antenne fulvo-brune, le ali ialine a nervature fulvo-brune e stigma, in parte più o meno grande, fulvo-feiTugineo, tarsi delle zampe posteriori leggermente imbruniti.

Capo (Fig. XXXIX, 12) alquanto più largo che lungo, fornito di fìtti punti piliferi, colla faccia leggermente rigonfiata nel mezzo a carena. Antenne più lunghe del corpo, di 44 articoli. Occhi pic- coli circa il doppio più lunghi che larghi.

Scuto mesotoracico con profondi solchi parapsidali convergenti e incontrantisi un poco innanzi il margine posteriore in una fossa pro- fonda comune ; dalla stessa fossa parte, diretto all' innanzi, un solco mediano che dapprima profondo, a poco a poco va a per- dersi alla superficie verso la parte mediana dello scuto. Tutta la superficie è abbastanza fittamente e brevemente pelosa. Il solco trasversale prescutellare è fornito di 4 fosse profonde, delle quali le due laterali sono maggiori delle mediane. Lo scutello è liscio e abbastanza peloso ; lateralmente ad esso prima della fossa prea-

115

lare si nota qualche crenelatura. Metanoto fornito di una fossetta mediana divisa in due da breve carena e crenulato ai lati, Pro- podeo fortemente e irregolarmente foveolato.

Ali anteriori e pesteriori colle nervature rappresentate nella figura XLII.

Addome anche col 1.*^ segmento liscio. Ovopositore diritto, più lungo dell'addome.

Lunghezza del corpo mm. 3,6 ; larghezza del torace 1 ; lun- ghezza delle antenne 5,2, lunghezza dell' ala anteriore 3,70, lar- ghezza della stessa 1,37, lunghezza delle zampe posteriori 4, dell' ovopositore 3,5. Maschio. Dif- ferisce dalla femmina per avere le ali più o meno intensamente affumicate.

Distribuzione geo- grafica. — Senegal: Dakar, parassita della Ceratitis Giffardii ; Nigeria del Sud : Olo- kemeji, parassita della C. Giffardii e C. tri- tea ; Guinea francese: Kakoulima, parassita di C. Giffardii. Osservazione. Gli esemplari di Kakoulima sono un poco più piccoli di quelli di Dakar, e quelli di Olokomeji ottenuti da Ceratitis Giffardii del Mrcocephaliis sono ancora un poco più piccoli, mentre quelli della C. trilea pure di Olokomeji sono si- mili a quelli di Dakar.

Note biologiche. Questa specie, che con piacere dedico al Collega D. T. Fullaway, ha pure gli stessi costumi dell' Opius proximns. A Dakar da pupe di larve di Ceratitis Giffardii fatte inquinare dal 6-8 settembre ebbi gli adulti del parassita dal 21-25 settembre.

Fig. XLU.

Diacliasma Fullavmyi : tViiiiiiiiia.

llf)

Diachasiiia Fullawayi var. rot)ustuin n.

Dalle pupe di Ceì-atilis 'pìtnctata raccolte a Conakry ottenni oltre alVHedylus Giffardii anche vari esemplari di un Diachasma, che appartengono certamente alla stessa specie D. Fullawaiji di Dakar, ma si distinguono per le dimensioni maggiori, per le an- tenne un poco più lungiie, l'ovopositore più robusto, il 1," segmento addominale al dorso più rugoso. Il solco trasversale prescutellare è talora fornito di 4 fossette come nella forma tipica, ma più spesso ha le fosse laterali più o meno divise in due, così che il numero delle fosse varia da 4 a 5 a 6. Credo che si possa considerare come una forma della specie tipica, che adattatasi a parassita della Ceratitis punctata ha acquistato lievi caratteri differenziali.

Femmina. Lunghezza del corpo mm. 4,5; larghezza del to- race 1,30; lunghezza delle antenne (di articoli 48J 6, lunghezza dell'ala anteriore 4,2, larghezza della stessa 1,65, lunghezza delle zampe del 3." paio 4,30, lunghezza dell'ovopositore 3,5.

Distribuzione geografica. Conakry (Guinea francese).

Anche da pupe di Daciis hipartitus di Victoria (Camerun) ottenni esemplari simili a quelli di Conakry, per dimensioni poco più grandi degli esemplari di Dakar, ma coli' ovopositore lungo mm. 3.

Diachasma Tryoui (Camer).

Syii. Opius Tryoni Cameron, P. Linn, Soc. N. S. Wales XXXVI (1911\ p. 343; Gurney, Farmers Bulletin, No. 55, N. S. Wales, 1912, p. 19, pi. 1, fig. A-C e tìg 5.

Femmina (Fig. XLIII, 5) Capo, torace, primo articolo delle antenne, zampe anteriori e medie di color testaceo-ferrugineo, ad- dome in gran parte bruno o bruno nerastro lucido, ali leggermente infoscate, collo stigma e le nervature brune, zampe del 3.'' paio dal trocantere all' apice brune.

Il capo (Fig. XXXIX, 13) è poco più largo del torace, circa y^ più largo che lungo con lievo rialzo longitudinale mediano sulla fac- cia, epistoma un poco sporgente a semicerchio nel mezzo.

Antenne più lunghe del corpo, di 45 articoli ; occhi piccoli, il doppio più lunghi che larghi.

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Scuto toracico con solchi parapsidali profondi lisci, conver- genti e riuniti in una fossetta profonda mediana situata poco in- nanzi il margine posteriore. Solco trasverso prescutellare con una larga fossa divisa in quattro minori e ciascuna fornita anche di incompleta divisione posteriore ; scutello liscio, fossa parascutel- lare con crenelatura appena accennata internamente. Metanoto

Fig. XLIII.

Diachasma Tryonii: 1. larva iululta dal dorso; 2. la stessa dal ventre, C capo, I-III segmenti del torace, I-IO segnieuti dell' addome ; 3. capo della stessa dal ventre, A an- tenne, D mandibola, G mascella, I labbpo inferiore ; -1. piccola porzione di tegumento della larva molto ingrandita; 5. femmina adulta.

con breve e leggerissima carena mediana fiancheggiata da due piccole depressioni, fossa laterale con qualche carena abbreviata. Propodeo fornito di una piccola protuberanza anteriore conica diretta all' innanzi, supei'ficie nella parte mediana e submediana quasi liscia, ai lati e posteriormente un po' rugosa. Solco meso- pleurale crenulato. Ali colle nervature disegnate nella figura XLIII.

Addome con tutti i segmenti lisci splendenti, forniti di pochi peli. Ovopositore lungo circa quanto il corpo.

Lunghezza del corpo mm. 3,5-4,5; larghezza del torace 0,95 > lunghezza delle antenne 5 , lunghezza dell' ala anteriore 4, lar- ghezza della stessa 1,70, lunghezza delle zampe del .S.° paio 4,40, lunghezza dell' ovopositore 4,5.

Maschio. Simile alla femmina.

Larva (Fig. XLIII, 1-2). E di forma allungata ovale, biancastra, a dermascheletro apparentemente liscio ad occhio nudo, ma a forte aumento si vede fornito di fitte, piccole e sottili punte (Fig, XLIII, 4).

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Le mandibole (Fig". XLIII, 3) sono brevi, leg-germente arcuate e gradatamente attenuate e terminanti in punta. Le antenne brevis- sime. Lunghezza del corpo mra. 3, larghezza 1.6.

Distribuzione geografica. Australia: Nova Galles del Sud e Queensland, parassita di Bactrocera [Daciis) Tryoni.

Note hiotogiche. Questo Diachasìna fu scoperto nel 1908 prima dall' ispettore 0. Brooks e poi dell' entomologo W. B. Gur- ney. Questi negli anni seguenti occupandosi delle mosche dei frutti della Nuova Galles del Sud ottenne lo stesso parassita in buon numero e constatò che le larve della Bactrocera Tryoni erano uccise da questo parassita nel 1910 nella proporzione di 4-52 per cento. Dalle poche pupe, che io raccolsi col signor Gur- ney a Gosford nel 1913, ebbi il 70 7o c^i parassiti.

Gallard e lo stesso Gurney ottennero qualche esemplare di questo parassita anche da frutti che erano attaccati da larve di Ceratitis capitata, perciò il Gurney scriveva che il Diachasìna Tryoni può, all'occasione, diventare un importante nemico della Ceratitis capitata. Gli esemplari che io portai a Honolulu inquina- rono larve della detta Ceratitis in frutti i più diversi.

Lo sviluppo completo da ovo ad adulto ebbe luogo in 14-16 giorni. Alcuni esemplari di questo parassita furono Ifberati a Kona (Hawaii) e a Waianae (Ohau). E sperabile che essi vi si molti- plichino bene, però se per un caso qualsiasi i pochi esemplari liberati non avessero potuto deporre uova, sarà necessario intro- durne al più presto dall' Australia un buon numero di esemplari, perché questo Diachasìna per la lunghezza dell' ovopositore, mag- giore di quella dei Braconidi africani parassiti delle mosche dei frutti, eccettuato V Hedylus Giffardii, può essere una specie uti- lissima nel combattere la Ceratitis capitata.

Nel 1911 io liberai esemplari di Diachasma Tryoni presso Esperia (^Prov. di Caserta); ma fino ad oggi non ho alcuna prova della sua acclimatazione.

Biosteres caudatus Szépl.

Boll. Lab. Zool. R. Se. Agr. Portici. VII (1913), p. 103.

Femmina (Fig. XLIV). Capo nero-piceo, torace di colore va- riabile dal testaceo al rosso mattone più o meno brunastro fino al nero. Addome ocraceo ferrugineo, al dorso più o meno imbrunito, antenne collo scapo fcrrui^ineo, il llagcUo fulvo - bruiiastro nella

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parte distale e più o meno fulvo-ferrugineo in quella prossimale, ali leggermente infoscate con stigma e nervature brune, zampe ochraceo - ferruginee col pretarso bruno.

Il capo (Fig. XXXIX, 14) è poco più largo del torace, ha superficie fornita di numerosi punti piliferi, parte mediana della

l-'i«. XLIV. Biostercii caudaUis : feuiniiiia.

faccia appena carenata, epistoma un poco sporgente a semicer- chio, 0 quasi a triangolo colla parte mediana. Antenne lunghe circa quanto il corpo o appena più lunghe, di 34 - 37 articoli. Occhi piuttosto piccoli.

Lati del pronoto solcati longitudinalmente e crenulati. Scuto mesotoracico con profondi solchi parapsidali foveolati, convergenti in una fossetta longitudinale mediana, situata poco innanzi il mar- gine posteriore. Solco trasversale prescutellare (Fig. XLV, 2) lun- go, fornito di due grandi fosse mediane separate fra loro da stretto spazio e ciascuna divisa più o meno parzialmente in due da un rilievo careniforme più o meno distinto; scutello breve peloso , fosse parascutellari semplici. Metanoto provvisto di una carena mediana e lateralmente di qualche breve crenelatura prima della fossa laterale. Propodeo con breve carena mediana e superficie abbastanza fortemente rugosa, stigmi piccoli rotondi. Solco meso-

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pleurale crenulato. Ali colle nervature che si vedono nella fi- gura XLIV.

Addome ovale col primo segmento striato al dorso longitu- dinalmente, il secondo lungo circa quanto i due seguenti presi insieme, liscio come gli altri, che sono forniti pure di pochi peli. Ovopositore leggermente arcuato, colla convessità in basso, poco più lungo dell'addome.

Lunghezza del corpo mm. 3 - 3,5 ; larghezza del torace 1 ; lunghezza delle antenne 3,6, dell'ala anteriore 3, larghezza della stessa 1,20, lunghezza delle zampe del 3." paio 3,40, dell' ovopo- sitore 2,34.

Distribuzione geografica. Nigeria del Sud: Olokomeji, pa- rassita dì Ceratiti^ Giffardii Bezzi.

VaìHazione. Dalle pupe della stessa Ceratitls, ottenute da larve viventi, come quelle di Olokomeji, in frutti di Sarcocephalus esculentus e i-accolte presso Kakoulima (Guinea francese) ebbi

esemplari dello stesso Bioste- res caudatus, che differiscono per essere un poco più grandi e per avere sempre (almeno nei 5 esemplari ottenuti) il torace di colore nero come il capo.

Esemplari di Olokemeji ottenuti da Ceralitis fritea so- no simili a quelli di Kakou- lima per grandezza e quasi anche di colore.

Altri esemplari ottenuti a Victoria (Camerun) da Ceratilis nigerrirna, viventi in frutti di Eugeräa, hanno il 1." segmento addominale più profondamente striato. L'ovopositore è lungo mm. 1,70 ed il corpo mm. 3,2.

Nella stessa località ottenni individui da pupe di Dacus bipar- titus, i quali hanno capo e torace neri, il corpo lungo mm. 4, antenne di 38 articoli, ovopositore lungo mm. 3; primo segmento addominale dello stesso colore del resto dell' addome e appena striato; le due fosse prescutellari (Fig. XLV, 1) divise, ciascuna, in tre.

Gli individui ottenuti a Olokemeji da Ce /-al /'tis annuae e C. stictica sono lunghi mm. 4,5, hanno antenne di 37 a 40 arti-

Fig. XLV.

Biosteres caudatus: 1. niesonoto di esemplari ot- tenuti Aa Dacus bipartittis; 2. mesouoto di esemplari ottenuti da Ceralitis Giffardìi (Olokemeji).

121 -^

coli, ovopositore lungo mm. 3,5, capo nero o nerastro e torace rosso-mattone-ferrugineo, le due fosse prescutellari pure divise in tre minori.

Vari individui di Segboroué (Dahomey) ottenuti da Dacus breì^istylus sono simili a quelli avuti da C. antütictica.

Mantenni vivi esemplari di quest' ultima località dal febbraio alla fine di aprile.

Sigalplius tlaci kSzépl.

Boll. Lab. Zool. Se. Agr. Portici, V, (1811), p. 223.

Femmina (Fig. XLVI). Corpo nero, bocca e zampe testaceo- ferrug'inee, coll'apice delle tibie del 3. ' paio e i tarsi dello stesso un po' imbruniti, ali ialine collo stigma e le nervature brune.

Il capo ò un poco più largo del torace, quasi '/g più largo che lungo, taccia liscia fornita di un certo numero di peli. An- tenne poco più brevi del corpo , di 20 articoli. Occhi piuttosto piccoli, quasi il doppio più lun- ghi che larghi.

Sento mesotoracico con solchi parapsidali profondi, foveolati, con- vergenti e riuaiti nel mezzo poco innanzi il margine posteriore; solco prescutellare grande, di- viso in due fosse da una divisione mediana e cia- scuna fossa a sua volta divisa sul fondo in 3 - 4 fossette ; scutello liscio, fossa parascutellare profondamente ere nulata, parte postscutellare fornita di 4 fossette. Metanoto con due fossette mediane anteriori separate da tenue carena, il resto crenulato. Propodeo fortemente rugoso. Ali colle nervature dise- gnate nella tigura XLVI.

Addome al dorso foveolato-i-ugoso eccetto nella pai'te poste- riore. Ovopositore più corto dell'addome.

Fig. XLVI.

Sigalphus daci : feniinina.

422

Lunghezza del corpo mm. 2; larghezza del torace 0,50; lun- ghezza delle antenne 1,7, dell'ala anteriore 2,20, larghezza della stessa 0,78 ; lunghezza delle zampe del 3.° paio 1,90, dell' ovopo- sitore 0,45.

Maschio sconosciuto.

Distribuzione geog?'afica. Transvaal, parassita di Dacus oleae.

Bracou coler Szépl.

Boll. Lab, Zool. R. Se. Agr. Portici, VII (1913), p. 101.

Femmina (Fig. XLVII). Corpo di colore ocraceo-ferrugineo, colla zona ocellare, la parte posteriore del capo, quella mediana anteriore e i lati dello scuto mesotoracico, metanolo e propodeo, e

dorso dell'addome neri 0 nerastri, tarsi medii e tibie e tarsi posteriori nerastri, ali quasi ialine con nervature e stigma bruni.

Il capo (Fig. XXXIX, 15) è largo quanto il torcice, circa V3 più lar- go che lungo, epistema brevissimo, arcuato, fac- cia pelosa; occhi grandi, bene convessi, il doppio più lunghi che larghi. Antenne di 24-29 articoli grossetti, più corte del corpo.

Scuto del mesotorace liscio con solco sublaterale longitudi- nale rudimentale, solco transverso prescutellare fornito di una serie di 12 fossette, scutello liscio ; metanolo con una brevissima carena mediana anteriore e un poco depresso- ai lati di essa, mentre dietro è un poco convesso e liscio. Propodeo liscio con una leggera carena mediana, che non raggiunge la parte ante- riore. Ali colle nervature disegnate nella figura XLVII.

Addome subellittico, rugoso al dorso con una serie trasver- sale di fossette verso la parte mediana del primo segmento, una sull'anteriore e sulla po.steriore del 3.", una sul margine posteriore del 4." e del 5.°. Ovopositore diritto, poco più lungo dell'addome.

Fig. XLVn. Bracon celer : fenniiiii;

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Lunghezza del corpo mm. 4; larghezza del torace 0,80; lun- ghezza delle antenne 3,2, dell' ala anterioi-e 3,5, larghezza della stessa 1,2. lunghezza delle zampe del 3." paio 3,25, dell'ovoposi- tore 2,10.

Maschio simile alla lemmina.

Distribuzione geografica. Africa meridionale : Wellington, Stellenbosch (Colonia del Capo), parassita di Dacus oleae.

Varietà. Questa specie è molto variabile pel colore : la varietà estrema, opposta a quella della forma tipica, ha il corpo quasi tutto ocraceo o ocraceo-ferrugineo, leggermente imbrunito sul propodeo e su qualche segmento dell'addome.

Fra questa varietà e quella a numei'osc macchie nei'e o ne- rastre, come sopra sono state descricte, esistono le varietà più diverse per la riduzione maggiore o minore delle macchie stesse.

Osso-Dazione. Il Bracon cele>' è un altro importantissimo parassita della mosca delle olive nell' Africa meridionale e deve essere introdotto in Italia con grandi spei"anze.

Grli esemplari, che io ottenni in fine marzo e aprile da olive raccolte a Wellington, vissero in tubi parte fino al 20 maggio e alcuni fino al 29 giugno.

Fam. Proctotrupidae.

Gralesus Silvestrii Kieffer.

Boll. Lab. Zool. R. Se. Agr. Portici, VII (I9l3j, p. 91.

Femmina (Fig. XLVIII). Corpo nero lucido, antenne nere colla parte distale inferiore degli artìcoli 2 - Q di colore rosso scuro, zampe di color rosso mattone, ali appena infoscate.

Il capo (Fig. XLIX, 1-3) visto dal dorso ò tanto lungo quanto largo, è fornito di una serie di fossette sul margine posteriore in- feriore, di un'altra serie superiormente e posteriormete agli occhi, di quattro fossette pilifere alquanto innanzi il margine posteriore e di due tra gli ocelli pari ; i denti frontali esterni sono subacuti^ quello mediano ò alquanto più lungo dei laterali, stretto e sub- rettangolare. La faccia ha una larga fossa m(;diana anteriore, al- cune fossette pilifere a lato di essa ed è un po' rigonfiata nel mezzo. Il labbro superiore è triangolare; le mandibole (Fig. XLIX, 4) al- lungate, r articolo 4.' dei palpi mascellari (Fig. XLIX, 5) molto

- 124

Fig. XLVIII, Galesìis Silvestrii : femntiDa.

dilatato e sporgente ad arco internamente. Antenne (Fig. XLIX, 6)

di 12 articoli, col primo articolo sotto carenato longitudi- nalmente obliqua- mente e col pro- cesso laterale ester- no alquanto più corto del 2." arti- colo, 3." articolo un poco più lungo del 2.°, per gli altri articoli si confronti la figura.

Il protonice è rivestito di peli bianchi. Lo sento mesotoracico ha i solchi parapsidali larghi, convergenti verso il margine posteriore in cui sono separati fra di loro da stretto spa- zio, lobi laterali un po' depressi; scutello colle fosse anteriori, opposte ai solchi pa- rapsidali, grandi, se- parate da breve spa- zio, fosse laterali più piccole delle anteriori e più grandi delle mediane. Metanoto con due fosse mediane e una serie minori ai lati Propodeo con due fosse mediane ante- riori, due grandi la- terali e alcune picco- lissime all'angolo po- steriore. ""^'""•

Le ali posteriori chiuse sorpassano un poco l'apice dell' addo-

Fig. XLIX. Galesus Silvestrii: l. capo dal dorso; 2. lo stesso di üanco e 3. di fronte ; 4. maudibohi ; 5. mascelle e labbro inferiore ; 6. antenne della femmina ; 7. zampa del primo paio ; 8. zampa del secondo paio ; 9. apice della tibia, tarso e pretarso della terza zampa ; 10. antenna del maschio ; il. articoli e della stessa ; 12. antenna di femmina di Galesiifì Silvestrii rn- lìiistior.

125

me, sono fornite di una piega longitudinale e dei peli che si ve- dono nelle figure.

Peziolo addominale poco più lungo che largo, fornito di una carena mediana, due submediane e due laterali, tutte longitudi- nali, robuste II resto dell' addome è percorso da una linea me- diana fino circa alla metà della sua lunghezza ed è al dorso li- scio, lucido, provvisto di pochissimi peli, al ventre ha peli assai numerosi bianchi dietro il peziolo, e meno numerosi sulla restante superficie.

Lunghezza del corpo mm. 3 ; larghezza del torace 0,65 ; lun- ghezza delle antenne 1,43, dell'ala anteriore 2,40, larghezza della stessa 0,92, lunghezza della zampe del 3." paio 1,96.

Maschio. Antenne di 14 articoli, cilindracce, lunghe mm. 2,08, cogli articoli della forma che mostrano le figure (Fig. XLIX,10-11); da notarsi poi specialmente che il 3.^ articolo alla parte distale

Fis-. I^. Galesiis Süvestrü: 1. capo della larva adulta dal dorso; 2. capo della larva giovane dal ventre ; 3. mandibola mascella e labbro inferiore della larva adulta ; 4. larva giovane intera dal ventre; 5. capo della larva adulta dal ventre; G-8. larva adulta dal dorso, di fianco e dal ventre : A antenna, 0 capo, D mandibola, G mascella, H palpo mascellare, L labbro inferiore, O apertura boccale, I-IH segmenti del torace e 1-10 dell' addome.

esterna e il quarto a quella prossimale pure esterna sono un poco concavi e forniti il 3." di un breve e robusto processo conico^ il 4." di una lunga carena che finim'sce libera a punta, così che avvicinandosi uno dei due articoli all' altro colla faccia esterna si forma un organo di presa che funziona durante l'accoppiamento. Ovo. E subellittico il doppio più lungo che largo, coUa^ faccia ventrale poco convessa e il polo cefalico poco maggiore del codale, lungo mm. 0,416.

126 -

Larva. La larva adulta (Fig. L, 6-8) ha una forma allungata tozza, un poco più assottigliata posteriormente che anteriormente, ha la superficie liscia e un colore (prima dell'emissione del me- conio) grigio biancastro più o meno sporco. Il capo (Fig. L, 1, 3 e 5) è a contorno subtrapezoidale e profondamente inciso nella parte anteriore dorsale cosi che le antenne vengono a trovarsi su due larghe sporgenze conico-tronche. Le antenne si distinguono come due leggere convessità fornite di un brevissimo sensillo. La bocca è piccola, rotonda; le mandibole sono brevissime, trasverso-trian- golari, colla punta appena giungente ai lati dell'apertura boccale; mascelle più brevi delle mandibole e con palpo tuberculiforms; labbro inferiore semplice laminare. II. torace ha il mesonoto de- presso e nascosto quasi completamente dal metanoto, che manda sopra di esso delle sporgenze carnose come si vede nella figura. 1 lati dei primi due segmenti addominali sono un poco sporgenti in fuori. Questa forma del corpo della larva devesi al fatto che essa, succhiate tutte le parti molli che costituivano la pupa della mosca, lasciando intatto il dermascheletro, è costretta adattare la forma del proprio corpo alla forma di quello.

Lunghezza del corpo mm. 3,25, larghezza 1,70. La larva neonata (Fig. L, 4) ha il corpo allungato, assottigliato posteriormente, di forma regolare. Le sue mandibole (Fig. L, 2)

sono brevissime e alquanto lon- tane dall' apertura boccale.

Distribuzione geografica Nigeria del Sud : Olokomeji, pa- rassita della Ccratitis anonae ; Costa d'Oro: Aburi , parassita della Cei-atitis nigerrima; Da- »;; .^ homey: Cotonou, parassita della

^*, _ Ceratiti^ Giffardii.

Note biologiche. Questa

Femmina di Gcdes^,l^Silvèstrn in atto di de- SpCCiC fu da me OttCUUta ÌU plC- porre un ovo in una pupa di Ceraiiiis, che si j^qJq numcrO da pupC dcllC CC- vede in parte scoperta. .,.,.. , , ,.

riiitis ricordate etupoisperimen- tata con successo sulla Ceraiiiis, capitata, C. colae e sul Dacus bipartitus e D. oleae. Essa attacca le pupe nel terreno, nel quale possono introdursi quando non è compatto o quando è arenoso. Ho visto femmine girovagare sul terreno sotto alberi di cafiè infetti di Ceratitis nigerrima, andar tastando colle antenne, poi

127

introdursi tra i crepacci e giungere così sopra una pupa, che vi si trovava.

La femmina di questo Galesus (Fig. LI) deposita le uova tenen- dosi colle zampe attaccata al pupario, e col corpo un poco arcuato in modo da toccare col capo e coll'estremità dell'addome il pu- pario stesso. In tale posizione estrae l'ovopositore e in 2-3 mi- nuti deposita un uovo nel corpo della pupa. Nell'Africa tropicale lo sviluppo da ovo a insetto perfetto ha luogo in 23-25 giorni, a Honolulu in circa 30, in Italia in agosto-settembre in 25-30 giorni.

Questo parassita fu da me portato a Honolulu in numero di circa 300 esemplari e fino all' 11 settembre ne furono distribuiti 9140 in Ohau, Hawaii, Kauai, Mauai. Ne portai anche esemplari in Italia e li distribuii a Rosarno (Calabria), Fasano (Puglia) e Messina.

Galesus Silvestri! Kieffer var. robustior nov.

Femmina. Questa varietà differisce dalla forma tipica pel colore e per le dimensioni.

Corpo nero, antenne nere, ali leggermente infoscate, zampe colle anche nere, il resto, eccettuata la clava dei femori che è bruno - nerastra, di color baio.

Lunghezza del corpo ram. 4; larghezza del torace 0,82; lun- ghezza delle antenne 2,15, dell'ala anteriore 2,86, larghezza della stessa 1,10, lunghezza delle zampe del 3."^ paio 2,60.

Distribuzione geografica. Guinea francese: Conakry, paras- sita di CeratUis punctata.

Trichopria capeiisìs Kieffer.

Boll. Lab. Zool. R. Se. Agr. Portici, VII (1913), p. 92.

Femmina (Fig. LII, 1). Corpo di color bruno-nerastro col pronoto, la parte posteriore del torace e il peziolo dell' addome di color rosso mattone, più o meno scuro, rivestiti di peli isabellini ; antenne cogli articoli 2-7 testacei, zampe testacee colle parti più ispessite di color rosso mattone ; ali ialine con peli bruni.

Capo subgloboso, liscio, con occhi piccoli, antenne cogli ul- timi articoli un po' ingrossati.

- 128

Sento mesotoracico liscio, fossa mediana prescutellare grande. Addome col peziolo poco più lungo che largo, molto peloso, il resto liscio.

Lunghezza del corpo mm. 1,70; larghezza del torace 0,36; lun- ghezza delle antenne 1,10, dell'ala anteriore 1,35, larghezza della

stessa 0,48, lun. ghez/a delle zampe del 3. " paio 1,45.

Maschio. Un poco più pie colo della fem- mina, con anten- ne (Fig. LH, 2) cilindriche, lun- ghe mm. 1,35.

Distr-ibuzione geografica . Africa meridio- nale : Constantia (Colonia del Ca- po), parassita di Cera tit LS capi- tata. Note biologiche. Da una pupa di Ceratitis capitata rac- colta a Constantia in Marzo fuoriuscirono 15 esemplari (3 cT 12 9) di questa Trichopria. Feci da essi inquinare pupe di Ceratitis, due delle quali dettero i parassiti adulti alla fine di maggio. Nella generazione delle Hawaii si ebbero però maschi soltanto.

Fig. LII. Trichopria capensis: 1. femmina; 2. aDtenna del maschio.

Fam. Chalcididae.

Dirhinus Criifardii sp. n.

Femmina (Fig. LUI). Corpo e torace di color verde rame, ad- dome nero lucido, antenne di color rosso mattone eccetto la clava che è bruna, ali ialine con nervature brunastre, zampe del primo e secondo paio colle anche nere, il resto di color rosso mattone, quello del 3." paio col tarso solo rosso mattone, il resto nero.

m)

V

Il capo (Fig. LIV, 1-2) ha la superficie tutta fornita di foveole

circolari, che han- no ciascuna una breve setola bianca- stra; i due iDrocessi frontali sono lun- ghi quanto lo scapo delle antenne, sono discretamente lar- ghi, incisi all'apice, col lato interno sor- passante alquanto l'esterno e ad apice subacuto. Le man- dibole (Fig. LIV, 3) sono lunghe e bi- dentate all'apice ; i r ultimo articolo tanto lungo quanto gli altri

Fis-. LUI. Diì-hiiiiis! Gtff'iirrUì ; fi 'mm in a.

palpi labiali hanno tre precedenti presi insieme. Le anten- ne (Fig. LIV, 5-6) hanno lo scapo lun- go quanto gli 8 ar- ticoli seguenti presi insieme ; il pedi- cello è circa 7? più lungo del primo articolo del funico- lo, che è anche la metà, 0 più della metà, più breve del secondo del funico- lo; la clava è molto compatta, colla di- stinzione dei tre articoli appena ac- cennata, uguaglia in lunghezza i tre articoli precedenti presi insieme. - Il pronoto

2. di fianco; 3. man-

Fig. LIV. DifhiiiKS Giffardiì : 1. capo visto di fronte

diboia ; 4. mascelle e labbro inferiore ; 5. ant(Miua ; 6. articoli 2-4

della stessa; 7. porzione dell'ala colla vena stigmatica; 8. zampa

del paio dall'apice della tibia; 9. zampa del 2" paio dall'apice

della tibiii ; 10. zampa del .^o paio.

ha la superficie fornita di grosse

Bollell. di Zoologia Gen. e Agr,

130 -

foveole circolari aventi una breve setola mediana. Il mesonoto ha la stessa scultura del pronoto. Il propodeo ha gli angoli laterali submediani un poco sporgenti, acuti, la superficie rugosa foveolata e con un sistema di carene come si vede nella figura. Le ali anteriori con vena stigmatica (Fig. LIV, 7) brevissima.

Addome ovale compresso, molto acuto posteriormente, col peziolo più largo che lungo, con sei carene longitudinali dorsali; secondo segmento sulla parte mediana anteriore abbastanza fit- tamente e leggermente carenato per il lungo, per circa Vs del- l' intera lunghezza del segmento.

Femore delle zampe posteriori (Fig. LIV, 10) molto compresso, poco meno di Yg più lungo che alto, margine inferiore per quasi tutta la parte opposta alla tibia finemente dentato.

Lunghezza del corpo mm. 4, larghezza del torace 1,05, lun- ghezza delle antenne 1,75, lunghezza del- l'ala anteriore 2,60, larghezza della stessa 0,92, lunghezza delle zampe del 3." paio 3. Maschio. Simile alla femmina, coll'a- pice dell'addome leg- germente arrotondato. Distribuzione geo- grafica. — Nigeria del Sud: Olokomeji, pa- rassita di Ceratitis anonae.

Osservazione. Questa specie è affine al D.excavatusT>3Ì\n., ma si può distingue- re facilmente, quando si hanno esemplari di confronto, per i pro- cessi frontali più lunghi e ad apice esterno più separato e sub- acuto, per le carene longitudinali sul secondo segmento dell' ad- dome meno numerose (e. 15 invece di e. 20).

Dal Dirhinits excavatus v. major Strand si distingue pure per il numero delle carene longitudinali del secondo segmento e

Dirhinus Giffardii: 1. larva adulta dal dorso e 2. dal ventre; 3. parte del capo della stessa vista dal ventre ; 4. larva neo- nata dal dorso e 5. di fianco ; 6. capo della stessa dal ventre; 7. mandibole di larva neonata: A antenne. D mandibole, O apertura boccale.

131

per i processi frontali meno larghi, ad apice interno più lungo e più stretto.

Odo (Fig. LVI, 2). Allungato ovale colla faccia ventrale pianeggiante, il polo cefalico un poco più largo del cedale.

Lungo ram. 0.585 e largo 0.195.

Larva (Fig. LV, 1-2). È di forma allungata ovale colla parte posteriore alquanto più assottigliata dell' anteriore, bian- castra. Il capo è molto più stretto del piotorace, ha due brevis- sime antenne e piccole mandibole (Fig, LV, 3) colla parte distale assottigliata, 1' apice acuto e situate alla parte interna laterale della cavità boccale. La bocca è piccola imbutiforme, a contorno esterno rotondeggiante.

I segmenti addominali 1-7 hanno i lati del dorso leggermente rigonfiati e sporgenti.

Lunghezza del corpo mm. 3.6, larghezza 1,8.

La larva neonata (Fig. LV, 4-5) è lunga mm. 0.90, larga 0,27. Il capo ha le antenne a guisa di piccolo tubercolo e porta i peli disegnati nella figura.

II primo segmento addominale è poco più largo del torace. Note biologiche. Questo Dv-Jiinus fu da me ottenuto la

prima volta da pupe di Ceratitis anonae, ma poi fu sperimen- tato con successo con specie di Dacus e al- tre di Ceratitis, ti'a le quali la C. capitata. La femmina, girando sul suolo e notata la presenza in esso di pupe di mosche dei frutti, scava il terreno un po' sciolto 0 are- noso aiutandosi coi processi frontali e col- le zampe posteriori fino a giungere sulla pupa, allora la tasta e riconosciutala in buono stato si dispone nella posizione, che si vede nella figura LVI, 1, e trapassando coli' ovopositore la parete del pupario deposita un ovo sul corpo della pupa (Fig. LVI, 2). In due a tre giorni in

Fig. LVI.

1. Femmina di Dirhinus Giffardii in atto di deporre un ovo iu

una pupa di Ceratitis ; 2. pupa di Ceratitis B, sulla quale è

stato deposto un ovo O dal Dirhinus ; A parte del pupario di

Ceratitis.

132 -

estate nasce la larva che comincia a succhiare dall'esterno la pupa della mosca e a spese di questa in 5-6 giorni (sempre in estate) raggiunge il suo completo sviluppo e si trasforma poi in pupa nel pupario della mosca uscendone quando è diventata insetto perfetto.

Lo sviluppo da ovo ad adulto nell'Africa tropicale ha luogo in 16-20 giorni, a Honolulu in 20 giorni, in Italia durante i mesi di agosto -settembre in 19-20 giorni.

Questo Dh'liinus è specie molto resistente e può vivere in tubi di vetro, se ben custodito, almeno 5 mesi. Io ne portai a Honolulu circa 500 esemplari adulti ed alcuni in Italia. Alle Hawaii fino all' 11 settembre furono distribuiti circa 6000 esem- plari nelle isole di Ohau, Hawaii, Kauai e Mauai; in Italia fino a tutto ottobre 500 esemplari: 100 a Rosarno (Calabria), 300 a Fa- sano (Puglia) e 100 a Messina.

Dirhiniis Ehrhorni sp. n.

Femmina (Fig. LVII). Nera con una leggerissima tinta verde- rame al capo e al torace, antenne collo scapo, il pedicello e l' apice

della clava di colore ros- so-mattone, il resto bru- no ; ali superiori info- scate con uno spazio lon- gitudinale ialino subme diano, ali inferiori leg- germente infoscate; zam- pe del 1." e 2." paio (eccettuate le anche di f'olor rosso -mattone e la parte più spessa dei fe- mori imbrunita) e zampe posteriori nere col tarso di color rosso-mattone.

Il capo (Fig LVIII,l-2) hai processi frontali lun- ghi, stretti, e terminati a punta, e ai lati del seno mediano della faccia presso la metà del margine interno degli occhi, è fornito di un altro' piccolo processo acuto; la superficie è provvista di foveole circolari portanti una breve setola nel mezzo. Gli occhi sono grandi ; le

Fig. LVII. Dirldnus Ehrhorni : femmina.

133

antenne hanno lo scapo lungo quanto i sei seguenti articoli presi insieme, il pedicello è poco più lungo del primo articolo del fu- nicolo che è circa la metà più breve del secondo, la clava è compatta e un poco più lunga dei due articoli pi-ecedenti presi insieme.

Protorace fornito di foveole grandi subcircolari, aventi una setola in mezzo. Mesotorace e lati del metatorace colla struttura

del protorace. Propodeo rugoso-foveolato e carenato come si vede nella figura. Ali anteriori (Figura LVIII, 4) con vena stigma- tica cortissima.

Addome allungato - o- voide, acuto posteriormen- te, col peziolo più largo che lungo, fornito di 4 ca- rene dorsali, secondo seg- mento sulla parte ante- riore mediana per circa della lunghezza di esso fornito di leggere carene longitudinali.

Zampe del 3. ° paio (Fig. LVIII, 5) col femore molto compresso, circa V3 più lungo che alto, sotto finemente dentellato. Lunghezza del corpo mm. 3,5; larghezza del torace 0,98; lun- ghezza delle antenne 1,80, dell'ala anteriore 2,40, larghezza della stessa 0,87, lunghezza delle zampe del 3.' paio 2,40, Maschio sconosciuto.

Distribuzione geogì'cifica. Nigeria del Sud : Olokomeji. Catturai l'esemplare descritto mentre si aggirava tra frutti di Sa?'cocephalus escidentus infetti di Ceì-atitis Giff ardii caduti al suolo, ma non posso assicurare se è realmente parassita di que- sta specie.

Questo Dirhinus è dedicato all'egregio Collega E. M. Ehrhorn, entomologo del governo territoriale delle isole Hawaii.

Fig-. LVin.

Dirhinus Ehrhorni: 1. capo di fronte e 2. ili tiaiito ; 3

antenna; 4. porzione dell'ala colla vena stigmatica

5. zampa del paio dal femore.

134 -

Spalaiigìa afra sp. n.

Femmina (Fig. LIX), Il corpo è nero a riflessi nero-azzur- rognoli 0 nero-verdastri, le ali ialine colle nervature brune, an- tenne e zampe nere, eccettuati i tarsi che hanno i primi 4 articoli fu Ivo -ferruginei e 1' ultimo articolo bruno.

La superficie del corpo è lucente, liscia dove non è fornita delle speciali fossette e peli, che sono riprodotti con cura nella figura.

Il capo (Fig. LX, 1) è un poco più lungo che largo (visto di faccia e compresi gli occhi), a lati sotto gli occhi un poco con- vergenti; la superficie è quasi tutta profondamente e abbastanza fittamente im- pressa di punti piliferi; la faccia al disotto del mar- gine inferiore degli occhi ha una forte depressione mediana a lati divergenti verso il clipeo. Gli occhi sono abbastanza pelosi. Le antenne (Fig. LX, 4) sono allungate leggermente in- grossate verso l'apice, collo scapo uguagiiante in lun- ghezza il pedicello e cinque articoli del funicolo, il pe- dicello è circa '/a più lungo del primo articolo del funicolo, la clava è lunga quasi quanto gii ultimi 2 artìcoli del funicolo.

Il torace ha gli angoli laterali posteriori acuti e alquanto sporgenti in dietro e leggermente in fuori ; per la scultura si con- fronti la figura LIX. Le ali anteriori non sorpassano l'apice dell'ad- dome, sono quasi V3 più lunghe che larghe, hanno la vena margi- nale quasi la metà più breve dell'omerale, la stigmatica e la post- marginale (Fig. LX, 5) ugualmente brevi.

Le zampe (Fig. LX, 6-9) del 1." paio hanno alla tibia un breve e robusto sperone apicale e una forte e lunga setola con appendici alquanto innanzi l'apice; la tibia del 2.** paio è fornita all'apice di una setola lunghetta e piuttosto sottile e quella del 3," paio di una robusta setola ; il trocantere della S/" zampa è

Fig. LIX.

Spalangia afra : femmina.

435

rigonfiato al dorso, il primo articolo dei tarsi ò più lungo tre seguenti presi insieme.

L' addome, compreso il peduncolo,

dei

è lungo quanto il torace, ha il peduncolo carenato longitudinalmente, il quar- to segmento notevolmente più lungo degli altri.

Lunghezza del corpo mm. 2-2,5; larghezza del torace 0,68; lunghezza delle antenne 1,56, dell' ala an- teriore 1,69, larghezza della stessa 0,61, lunghezza della 3.^ zampa 1,82, dell'ovo- positore 0,95.

Maschio. È poco più piccolo della femmina, col capo più corto che in quella, essendo un poco più largo che lungo; le antenne (Fig. LX, 11) sono lunghe quanto nella femmina, ma hanno lo scapo molto più corto, il pedicello cortis- simo, il l.** articolo del funicolo invece più del dop- pio più lungo del pedicello. Distribuzione geografica. Nigeria del SudiOlokemeji, pa- rassita di Ceratitis anonae.

Osservazione. Questa specie di Spalangia mi è sembrata ben distinta da quelle finora descritte, sopratutto per gii angoli posteriori del torace più acuti e sporgenti di quelli delle altre. Note biologiche. Questa Spalangia è parassita della pupa delle mosche dei frutti, è un ectofago come il Dirhinus, e a que- sto e al Galesus è simile per costumi. Lo sviluppo da ovo ad adulto nell'Africa tropicale ha luogo in 21-25 giorni. Io l'ottenni da pupe di Ceratitis anonae, ma poi la moltiplicai con C. colae e C. Giffardii. Sfortunatamente nella generazione di febbraio ot- tenni soltanto maschi, così non potei sperimentarla colla Cerai, capitata nell'Africa meridionale.

Fig. LX. Spalangia afra : 1. capo della femmina visto di fronte; 2. mandibola ; 3. mascelle e labbro inferiore ; 4. an- tenna ; 5. porzione di ala colla vena stigmatica e la postmarginale; 6. terza zampa; 7. prima zampa; 8. seconda zampa e 9. terza zampa dall'apice <lella tibia; 10. capo del maschio visto di fronte ; li. antenna dello stesso.

- 136 Tetrastichus Giffardii Silv.

Atti R. Ace. Lincei (5) XXII (1913), p. 205.

Femmina (Fig. LXI). Corpo nero a riflessi nero-azzurrognoli colle antenne olivacee, le ali ialine con nervature ferruginee, le tibie e i tarsi di tutte le zampe giallo-ferruginee.

La superficie del corpo è liscia, solo osservata a forte ingran- dimento appare finemente reticolata.

Il capo (Fig. LXII, 1) è poco più largo (cogli occhi) del to- race e poco più largo che lungo. Il clipeo è bidentato, le man- dibole (Fig. LXII, 2) hanno un dente esterno attenuato, un poco curvo, ben separato dagli altri due, dei quali l'in- terno è arrotondato, l'esterno breve, più o meno acuto; palpi mascellari e labiali (Fig. LXII, 3) brevi, uniarticolati, Gli occhi sono forniti di peli brevi e sparsi. Le antenne (Fig. LXII, 4-5) sono abbastanza corte, inserite molto vicino alla linea che unirebbe il margine inferiore degli occhi, hanno lo scapo circa Ys più lungo che largo e circa il doppio più lungo del pedicello, che a sua volta è appena più lungo del L" articolo del funicolo ; dei due anelli il primo è molto breve, il secondo è quasi laminare ; funicolo e clava sono per lunghezza quasi uguali (considerando anche l'apice attenuato della clava) fra di loro e forniti di peli e sensilli come si vede nella figura.

Il torace ha lo sento fornito di un solco mediano appena visibile solo nella parte posteriore, che è fornito presso i solchi pa- rapsidali di 3 setole per lato. Lo scutello è fornito di 4 setole (2 per lato). Il propodeo ha una leggera carena mediana. Gli spiracoli sono rotondi.

Le ali anteriori sorpassano di poco l'apice dell'addome, sono poco più del doppio più lunghe che larghe con ciglia lunghette ; sulla vena omerale esiste un sensillo circolare ed una setola, sulla marginale numerose setole e due sensilli circolari presso la base, la vena stigmatica (Fig. LXII, 6) è lunghetta e termina un poco a

Fig. LXI. Tetrastichus Giffardii: feinmiua.

137

capo d'uccello come si vede nella fìg'ura. Le zampe (Fig. LXTI, 7-9) hanno le tibie armate all'apice di una spina e di altre setole come mostrano le figure.

L' addome è poco più corto del capo e del torace presi in- sieme, è ovale colla parte posteriore acuta e il primo segmento formante un breve e stretto peduncolo ; ciascun segmento dal

2.* sulle parti laterali, dal g, j 5."- anche sulla parte me-

diana è fornito presso il margine di alcune brevi setole.

Lunghezza del corpo mm. 1,6 - 2; larghezza del torace 0,46; lunghezza delle antenne (negli esemplari maggiori ) 0,58 , dell' ala anteriore 1,30, larghezza della stessa 0,58, lunghezza della 3.^ zampa 1,30, lun- ghezza dell' ovopositore 0,52.

Maschio. È più pic- colo della femmina, coli 'ad- dome ovale.

Le antenne (Fig. LXII, 10-11) sono allungate collo scapo poco più del doppio più lungo del pedicello , fornito nella sua parte ante- riore interna di una piccola carena che è lunga quasi quanto la metà di tutto lo scapo, porta una lunga setola ed è provvista interna- mente di sensillì vescicolari in numero di circa 16. Gru articoli del funicolo sono subcilindrici, forniti di lunghe setole come si vede nella figura, la clava è un poco più lunga degli ultimi due arti- coli del funicolo presi insieme. Misurano in lunghezza mm. 0,57. Distrihusione geografica. Nigeria del Sud: Olokomeji, pa- rassita di Caratith antütictica e C. Giffardii; Dahomey: Cotonou, parassita di C. Giffardii; Costa d'Oro: Aburi, parassita di C. colae: Camerun: Victoria, parassita di Dacas bipartiius.

Fig. LXII.

Tetrastie/ms Giffardii : 1. capo di fronte ; 2. mandibola; 3. mascelle e labbro iuferior(? ; 4. pedicello, anelli e primo articolo del funicolo della femmina; 5. antenna della stessa ; (ì. porzione dell' ala colla vena stigmatica (il margine costale dell'ala è in basso); 7. prima zampa, s. terza zampa e 9. seconda zampa dall' apice della ti- bia ; 10. antenna del maschio; 11. scapo della stessa.

138

Note biologiche. Questo Tetrastichus deposita le uova nelle uova o nelle giovani larve delle specie di Ceratitis e Dacus sopra ricordate; le sue larve continuano lo sviluppo nelle larve delle vittime per terminarlo nelle pupe delle stesse. Nel pupario delle mo- sche le larve del parassita si trasformano in pupa e ne escono prati- cando sulla sua parete uno o più fori. Da ciascun pupario di mosca io ottenni da 15-34 individui di Tetrastichus.

Se una femmina depositi un ovo e da questo, pel noto feno- meno della poliembronia, si ottengano gii individui che si con- tano in un pupario di mosca, o depositi tante uova per quanti in- dividui debbono svilupparsi, è cosa ancora da studiare.

Questo Tetrastichus mi sembrò un parassita molto impor- tante nel combattere nel 1913 nella Nigeria presso Olokemeji la Ceratitis stictica v. antistictica e può essere che in altri anni lo sia pure di altre specie compresa la Ceratitis capitata. Certo si è che esso e il Biosteres caudatus sono i parassiti di mosche dei frutti più diffusi nell'Africa occidentale almeno per quanto io os- servai. Credo che sia molto importante tentarne V introduzione alle Hawai e in Europa, ma sarà necessario prima studiare meglio la Sua biologia. Io non riuscii a tenerlo vivo in tubi di vetro più di 15 giorni.

Tetrastichus oxynrus sp. n.

Femmina (Fig. LXIII). Corpo nero-azzurrognolo colle an- tenne olivacee, le ali ialine con nervature fulvo - ferruginee, le tibie e i tarsi di tutte le zampe di color gial- lo-ferrugineo.

Il capo ( Fig. LXIV, 1) è poco più largo del torace e cir- ca ^/^ più largo che lungo. Gli occhi sono provvisti di pochi peli brevi, sparsi. Le an- tenne (Fig. LXIV, '2) hanno lo scapo quasi '/& più lungo che largo e poco più del doppio più lungo del pedicello, che è uguale in lunghezza al 1." articolo

rig. Lxni.

Tetrastichus oxynrus

t'cinmiiii

139

del funicolo ; questo è poco più breve del secondo ; hi clava è alquanto più lunga dei due articoli precedenti presi insieme.

Scuto mesotoracico con un leggerissimo solco mediano prov- visto presso i lati di 4 setole. Propodeo con carena mediana e

angoli laterali posteriori acuti. Le ali anteriori sorpassano ap- pena l'apice dell'addome e sono poco più del doppio più lunghe che larghe; la vena stigmatica (Fig. LXIV, 4) è simile a quella della specie precedente.

L'addome è lungo circa quanto il torace e il capo presi insieme, è allungato e dal H." segmento in poi va restringen dosi molto fino a terminare acuto. Lunghezza del (^orpo mm. 2,60; larghezza del torace 0,58; lunghezza delle antenne 0,90, del- l' ala anteriore 1,56, larghezza della stessa 0,72, lunghezza delle zampe del 3.^ paio 1,45, lun- ghezza dell'ovopositore 0,72.

Nigeria del Sud: Olokomeji, pa-

Fig. LXIV.

Tetrastichus oxyurìis: 1. capo visto di fronte;

2. antenna ; 3. funicolo antenna anomala ;

4. porzione di ala colla vena stigmatica (il

margine costale dell' ala è in basso).

Maschio sconosciuto. Distribuzione geografica.

rassita di Ceratitis tritea. Ottenni 10 esemplari, femmine, da un pupario di detta specie.

Osservazione. Questa specie è distintissima dalla prece- dente specialmente per la forma dell'addome e la lunghezza delle antenne.

Alla descrizione delle specie di Calcididi parassiti delle mo sehe dei frutti, credo opportuno aggiungei'e in questo capitolo anche la descrizione del Sijntoììiosphyrum indicum, perchè è una specie che almeno in paesi tropicali può essere molto utile e do- vrebbe essere introdotta anche alle isole Hawaii.

uo

Syntomosphyrum indicum Silv.

Boll. Lab. Zool. E. Sc. Agr. Portici, IV (1910), p. 232-244, Fig. Ill-VIIL

Femmina (Fig. LXV). Corpo nero lucido, antenne di color castagno coi sensilli isabellini pallidi, faccia con una linea me- diana alutacea, che sotto l'ocello di mezzo si biforca giungendo fino a lato degli ocelli pari; zampe colle anche nerastre, femori

di color terra d'ombra ten- dente al casta- gno ( special- mente in quel- li posteriori), tibie e tarsi ferruginei, pretars o fosco; ali iali- ne colle ner- vature di co- lor castagno. Lunghez- za del corpo mm. 1,5-2.

Larva. La larva com- pletamente sviluppata è allungata, ovoide, nuda, con capo breve, con antenne indistinte, piccola apertura boccale, ai cui lati ester- namente si vedono le mandibole. Queste sono cortissime con una larga base ed una estremità assottigliata che misura 9-10 millesimi di millimetro, ed è alquanto arcuata ed acuta. L'intestino medio è enormemente sviluppato. La lunghezza totale del suo corpo è di mm. 1,5-1,8 e la larghezza 0,80.

La larva del Syntomosphyrum, che conta poco più di un giorno di vita libera nel corpo della larva o della pupa della mo- sca dei frutti, e tre a quattro giorni dalla deposizione dell'ovo, è lunga mm. 0,80, larga 0,28 ed è allungata, colla parte posteriore del corpo alquanto più assottigliata dell' anteriore, col capo tra- sverso.

Fig. LXV. Syntomosphyrum indicum: femininìi.

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Ovo. U ovo ò allungato. Vi ; o poco meno, più lungo che largo, col polo posteriore alquanto più largo dell' anteriore e la faccia venti'ale pianeggiante o leggermente concava. Misura in lunghezza mm. 0,221-0,234 ed in larghezza 0,058-0,065.

Distribuzione geografica. Questa specie è oiiginaria del- l'India, dove fu scoperta presso Bangalore dal Compere; da questo fu introdotta nell'Australia occidentale, dal Lounsbury nell'Africa meridionale, da me in Italia (Calabria), ma fino ad oggi non si può confermare la sua acclimatazione fuori dell'India.

Note biologiche. Venuto fuori l'adulto dal pupario del dit- tero, di cui è parassita, e che in India sono specie di Bactrocera, altrove possono essere di Ceratitis e di Dacus, attende prima agli amori essendo subito pronta la femmina ad accettare il maschio, come questo ad accoppiarsi con essa.

La femmina, del resto, fecondata o no, quando fuoriesce allo stato adulto, ha le ova già completamente sviluppate, perciò sente subito il bisogno di cercai'e la vittima alla quale affidarle, e che essa sa trovarsi in frutta più o meno marcite per la presenza di larve di mosche dei frutti.

Qui è d'uopo ricordare che le larve di tali mosche riducono a poltiglia più 0 meno densa la polpa della parte delle frutta nelle quali si trovano, per cui 1' epidermide soprastante, attra- verso la quale era stato praticato anche il foro colla trivella per la deposizione delle ova, di mano in mano perde la sua consi- stenza e si lacera, in varii frutti, in qualche piccolo punto. Inoltre poiché la larva completamente sviluppata abbandona il frutto per andare a trasformarsi in pupa nel suolo, fuoriuscendo allarga la lacerazione che già si era formata sull'epidermide oppure la pra- tica essa stessa, rimanendo così sulla superficie del frutto almeno un foro, mentre nell' interno possono esservi altre larve ancora più giovani. In fine è noto che le frutta attaccate dalle larve delle mosche dei frutti si staccano facilmente dall' albero e ca- dendo sul suolo si aprono più o meno secondo lo stato di matu- razione o di disfacimento dei tessuti operati dalle stesse larve.

La femmina del Sintomosfiro indiano cerca appunto le frutta attaccate dalle mosche e che presentano l'epidermide lacerata in qualche punto (Fig. LXVI, 1) e trovatane una, avanza tastando colle antenne sull' orlo del foro, percependo certamente in tal modo il movimento che sotto fanno le larve desiderate, introduce il capo dentro di esso e si spinge verso I' interno del frutto scom-

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parendo affatto alla vista. Se vogliamo allora conoscere l'attività del Sintomosflro dopo l'entrata nel frutto, dobbiamo aprire questo (Fig-. LXVI, 2) ed assisteremo ad una scena molto singolare.

Tra le larve della Ccì-atitis, se sono entrate varie femmine di Siutomosfiro, si vede lo scompiglio: ciascuna cerca una via di

Fig. LXVI.

1. Pesca intera inquinata da larve di Ceratitis, presentante una macchia sull'epidermide

in corrispondenza alla polpa marcita ed un piccolo foro, sulla ijuale si vedono otto adulti

di Sìintomosphyrum: 2. la stessa aperta per metà, mostrante larve di Ceratitis e adulti di

Syntomosphyrum in vari atteggiamenti.

scampo per conto suo, quale di esse coi movimenti vermicolari si vede venire alla superficie della polpa, avanzarsi così per qualche tratto e poi rituffai"si col capo dentro la polpa e scom- parirvi, quale piegandosi ad arco saltare via, quali, nei sensi più svariati, ritirarsi nella polpa del frutto. Le femmine del parassita si sorprendono negli atteggiamenti più diversi; qualcuna è col- r ovopositore conficcato nella parte posteriore del corpo della larva di Ceratitis, che sentendosi offesa più che mai affretta il suo cammino e si rituffa nella polpa, qualche altra si vede mezzo sommersa nella polpa a fianco della parte posteriore del corpo della vittima, qualche altra scomparire del tutto colla stessa vit- tima nella polpa, altre infine in cerca di una larva di Ceratitis per infettarle delle loro ova.

Giunta la femmina del parassita in vicinanza di una larva, adagio adagio e con grande cautela la tasta, e cerca di giungere insospettata verso la sua parte posteriore. Se arriva, come desidera,

U8

a trovarsi a contatto di tale regione del corpo, avvicina ad esso, piegandolo un po' diversamente secondo la posizione in cui si trova, l'estremità dell'ovopositore sulla superficie del 7" od 8" seg- mento addominale e l'introduce nel corpo della larva della Ce- ratitis (Fig. LXVII). Questa sentendosi ferita cerca sfuggire quanto più celeremente può inoltrandosi nella polpa, ma la fem- mina del parassita non per questo ritira r ovopositore, si lascia trasportare in- vece dalla vittima tra la polpa per ab- bandonarla solo quando ha depositato il numero di ova che vuole. Soltanto se la larva della Ceratitis s' introduce a fatica in polpa alquanto dura, la fem- mina del parassita è costretta a stac- carsi da essa.

Lasciata volontariamente o forzata- mente la vittima, il parassita si vede sorgere fuori dalla polpa tutto bagnato e imbrattato e dirigersi su qualche punto del frutto per ripulirsi e tornare poi a cercare altra vittima e cosi via finché ha depositato tutte le ova. Accade però alle volte che il parassita, trascinato dalla vittima nella polpa, non torna a rivedere la luce, trovando la morte men- tre attende alla conservazione della propria specie.

Tanta singolarità di costumi non poteva certo essere imma- ginata in un piccolo Imenottero !

Ogni femmina di Syntoniosphyrum non deposita in una larva di Ceratitis forse mai meno di una quindicina di ova e può de- porre, in tutto, circa 200 ova. Una femmina da me posta con un maschio in un bicchiere, contenente una pesca con larve di Ce- ratitis, ne parassitizzò nove dai cui puparii uscirono in tutto 185 individui di Sintomosfiro.

Le ova, come sopra ho detto, sono deposte nella parte po- steriore del corpo della larva di Ceratitis ed ivi rimangono tra i varii tessuti durante tutto lo sviluppo embrionale, che si compie nei mesi estivi (Agosto) in due giorni.

Al principio del terzo giorno dalla deposizione si ha la prima larva, la quale libera nella cavità somatica della larva della Ce-

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Fig. LXVII. 1. Larva di Ceratitis dal dorso con una femmina di Syntomosphyrum in atto di deporre le uova ; 2. la stessa di fianco colla femmina di Synto- niosphyrum staccatasi dal corpo della larva colle zampo e rimasta attaccata coli' ovopositore.

Ui -

ratitis 0 della sua pupa (se ormai è in essa trasformata, come perlopiù accade, perchè il parassita attacca specialmente le larve adulte), comincia a nutrirsi succhiando i primi liquidi contenuti nel corpo dela vittima e poi attaccando i tessuti di essa e cresce cosi rapidamente, giungendo alla fine del terzo, o principio del quarto giorno dalla deposizione, già alla lunghezza di oltre 8 de- cimi di millimetro e durante il 4" giorno dalla deposizione rag- giunge il suo completo sviluppo distruggendo tutti i tessuti della pupa. Ciascuna larva tende a riempire più che può il suo inte- stino medio, che è poco più piccolo di tutto il corpo.

In una pupa di mosca delle frutta secondo le mie osserva- zioni del 1909 si possono sviluppare da 15 a 35 larve, normali

sempre tutte, ma tanto più piccole quanto più grande è il numero di esse che si sviluppa in una pupa.

In agosto dopo nove o dieci giorni dalla deposizione dell'ovo le larve del Syntomosijhyrum si trasformano in pupa, senza circondarsi di alcun involucro, nel pupario della mosca.

Pure in agosto, in Italia , dopo 15 - 16 giorni le pupe si trasformano 1 2 jn adulti.

Fig. Lxvm.- Questi rodono (Fig. LXVIII) in un

1. Pupario di Ceratitis contenente

ìurve di S,/,itomosphyrum; 2. nnaUro pUUtO qUalSÌaSl Ìl pupario dcUa mosCa 6

pupario con tre fori, da uno dei vcugono all' apcrto a ripetere r opera

quali esce un adulto di Syntomo-

sphyrum. dci loro gcuitorl. Però dopo i primi fuo-

riusciti (3-5) gii altri profittano dei fori già pronti per abbandonare la spoglia della vittima.

Da ogni pupa di Ceratitis parassitizzata si ottengono di re- gola maschi e femmine, e queste in numero per lo più prevalente su quelli. Di 189 individui ottenuti da otto pupari 39 erano maschi e gli altri erano femmine.

Sempre per le osservazioni da me fatte a Portici, posso af- fermare che dall' 8 luglio, giorno in cui si poterono avere larve di Ceratitis per farle parassitizzare, fino al 9 ottobre il Syntomo- sphyrum indicum compi in Italia cinque generazioni e cioè la prima dall' 8 luglio al 26 dello stesso mese, la seconda dal 31 lu- glio al 16 agosto, la terza dal 16 al 31 agosto, la quarta dal 1" al 18 settembre, la quinta dal 18 settembre al 9 ottobre.

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Da tali osservazioni risulta che il Sintomosfiro indiano in agosto compie il suo completo sviluppo da ovo ad adulto, atto a deporre le ova, in 15-16 giorni.

Pei'ciò si può ammettere che in Italia esso possa compiere almeno sette generazioni per anno arrestandosi lo sviluppo da no- vembi'e a marzo, nell' India tropicale e alle Hawaii due per mese.

In estate e nelle stesse condizioni la mosca dei frutti im- piega da ovo ad adulto ovifìcante circa 25 giorni, perciò richiede due quinti di tempo di più e può fare in un anno due quinti di generazioni di meno del suo parassita, il quale pertanto ha da questo lato un bel vantaggio sulla vittima.

Fam. Formicidae.

Dorylus aflinis Schuck.

Questa specie diffusa in tutta 1' Africa tropicale è stata da me vista più volte distruggere pupe di mosche dei frutti special- mente a Dakar (pupe di Dacus longistylus ) e a Camayenne (pupe di Dacus arraatuü).

Dorylus (Anonima) nigricans Illig.

v. liybrida Santschi

Anche questa specie, che è diffusa e comune in tutta l'Africa tropicale occidentale a Nord della foce del Niger e ben nota per le sue spedizioni dirette a dar la caccia specialmente a insetti, può disti"uggere pupe di mosche dei frutti come ho visto avvenire una volta a Camaj^enne (Conakry) alle pupe di CercUitis punctata.

Aeromyrma vorax Santschi n. sp.

^ (Fig. LXfX, \) Long: 0,8 mill. Jaune. Pattes, antennes et gastre plus clair. Bord des mandibules brunatre. Tète, sans le front, thorax, moins le pronotum, et pédicule mat et densément réticulé ponctué. Le reste luisant et lisse avec quelques points espacés. Pubescence assez abondante surtout sur Ics pattes et les antennes.

Bollett. di Zoologia Gen, e Agr. 10

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Pilosité dressée rare, bien plus rare que chez nosidamho For. et Traegaordhi Sai7ts. (in lit.). Téte plus long'ue que large h cotés assez convexes a bord postérieur droit. Yeux d' une seul facette atrophieé situeé au tiers anterieur des còtés. Epistome luisant, convexe, arqué

en avant, inerme. Mandibules lisses, de 5 dents subégales. Un léger sillon median va du front au bord postérieur de la téte. Dernier article de l'antenne presque aussi long que le reste du funicule. Articles 3 à 8 plus du double plus larges que longs ; pris ensemble ils sont aussi longs que le 2e"ie article de l'antenne. Thorax un peu plus court que la téte. Promesonotuni un peu convexe. Sillon metanotal un peu moins profond que chez Traegaordhi. Face basale de r epinotura rectangulaire a peine plus longue que large et faiblement convexe ; face declive bordée d' une étroite lamelle translucide, den tee a ses deux extremités. Premier article du pédicule plus long que haut (plus haut chez Traegaordhi), arrendi en dessus et en dessous. Deuxiéme article bas deux fois aussi large que long. Se distingue surtout par sa sculpture. Aburi

Note biologiche. - Questa piccola fonnlca fu da me osser- vata a Aburi distruggere pupe di Ceratiiifi. coìae. Essa pratica un piccolo foro sulla parete del pupario, poi vi penetra dentro e distrugge a poco a poco tutta la pupa della Cei-alitis.

Fig. LXIX.

Aeromyrmavoracc:\.o\\\i-\hve,\\xQ de proftl; 2. processus bordant la face declivo de l'epiiiotum; .3. antenne; 4. thorax et pédicule vus de dessus.

CONCLUSIONE.

I risultati principali delle mie ricerche sono i seguenti :

1. Nell'Africa occidentale esistono varie specie di Ceratiti^ e di Dacus, alcune delle quali, almeno nei mesi in cui furono da me osserviate, si trovavano così ridotte di numero da far ri- tenere che siano efficacemente combattute da cause nemiche naturali.

2. Un certo numero di Braconidi (dei generi Opius, Diachci- sma, Iledìjln.^, Bioste)-es), di Calcididi (dei generi Tetrastichus, Spalangia) e di Proctotrupidi (del genere Galesus) sono forse le cause nemiche più attive nell' Africa occidentale contro le

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mosche dei frutti; senza pretendere di escludere altri nemici naturali come insetti parassiti delle uova e bacterii e funghi parassiti specialmente di larve.

3. Nella Nigeria e nel Dahomey è stata da me accertata la presenza della Cevatitis capitata. Questa però era^ almeno da novembre-febbraio, estremamente rara. E probabile che tale rarità si debba all' azione degli stessi parassiti da me scoperti per le altre specie di Cevatitis e Dacì(S, senza pretendere con ciò di escludere la possibile esistenza di altre cause nemiche.

4. Varii parassiti Imenotteri di una stessa specie possono attaccare specie diverse di Cevatitis e di Dacus.

5. Parassiti di Cevatitis Giffardii e C. anonae furono da me sperimentati colla C. capitata e si svilupparono bene.

6. Furono da me trasportati a Honolulu esemplari vivi allo stato adulto di Opiiis pevpvoxirnus, Divliinus Gi/favdii, Gatesus Sitvestrii dell'Africa occidentale, di Opius humilis e Tì-icliopvia capensis dell' Africa meridionale, di Diachasma Tryoni dell'Au- stralia orientale, da Honolulu a Portici esemplari di Divhinus e di Galesus.

7. Furono moltiplicati a Honolulu e distribuiti in gran nu- mero il Di vili il US Gijfavdii e il Galesus Silvestvii, in pochi esem- plari il Diachasma Tryoni e V Opius hum i lis', in Italia il Divhirufs e il Galesus.

8. Non si può affermare nulla intorno al risultato di tali introduzioni, finché non si sarà accertata la acclimatazione di dette specie, ma ammesso che essa abbia luogo alle Hawaii almeno per il Diachasma, ì'Opius humilis, il Divhinus e il Galesus, c'è da sperare una notevole distruzione di Cevatitis capitata.

9. Nel caso che il Diachasma Tvyoni non riesca ad accli- matarsi col piccolo numero degli esemplari importati alle Hawaii, sarà necessario importarne al più presto un gran numero dal- l'Australia essendo assai facile il trasporto di tale parassita dalla Australia alle Hawaii. Si deve anche consigliare 1' introduzione di altri Braconidi dei generi Diacliasma e Biosteres, parassiti di Anastrepha, dal Messico e dall'America centrale, prima di tentare nuovamente l' introduzione dei Braconidi dall'Africa, per- chè per la distanza di questa regione dalle Hawaii e la natura dei parassiti è difficilissimo il loro trasporto in buone condizioni, mentre dall' Africa occidentale è facile l'introduzione di tali pa- rassiti in Italia.

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10. È importante, e secondo me anche necessario, studiare ancora la Ceratitis capitata nell'Africa occidentale e vedere se essa è attaccata dal Tetrastichus G/'/fardii, e in questo caso tentare con tutti i mezzi T introduzione di tale parassita alle Hawaii e in Italia.

11. Io ritengo che sarebbe cosa molto utile studiare ancora la Ceratili^ capitata e altre mosche dei frutti nell'Africa occi- dentale dal Natale all'Uganda, perché è possibile che in tali re- gioni vi siano altri buoni parassiti.

12. È anche molto importante, secondo me, introdurre nel- l'Hawaii dall'India il 8yntoìnosp]uj)-u.m indicuin e studiare gli altri parassiti del genere Bactrocera in India, potendo essercene di quelli molto utili per combattere la Bactrocera {Bacus) Cucur- bitae e qualcuno anche adattabile alla Ceratitis capitata.

13. Per la mosca delle olive è necessario innanzi tutto tentare l' introduzione, e relativa acclimatazione, AeWOpius con- color dalla Tunisia, poi quella dei parassiti che sono noti e che si scopriranno in Eritrea. Se con questi non si otterrà il risul- tato desiderato, si dovranno anche importare i parassiti dall'Afri- ca meridionale e quelli che si potranno scoprire in altre parti d'Africa e in Asia.

14. È per noi italiani di grandissima importanza studiare la mosca delle olive in Tripolitania, dove non sono lamentati danni, e in Eritrea della quale già conosciamo molte specie di parassiti di detta mosca. Tali studi potrebbero forse far risolvere il gra- vissimo problema della lotta contro la mosca delle olive o sareb- bero molto utili per far conoscere meglio la biologia della mo- sca e dei suoi nemici.

Concludendo a me sembra che il problema della lotta natu- rale contro la Ceratitis capitata, e contro il Bacus oleae se non si può dire ancora risoluto, ha fatto colle mie ricerche un altro piccolo passo innanzi.

Se i parassiti moltiplicati e distribuiti alle Hawaii e in Italia non si acclimateranno o non saranno sufficienti a combattere detti insetti, si potrà con maggiore sicurezza e fiducia seguire la via sopra indicata colla assai probabile previsione che il risultato finale sarà quello di riuscire a combattere i perniciosi insetti che di- struggono ogni anno molti milioni; ma se anche le nostre fondate speranze dovessero essere in parte, o del tutto deluse, le ricerche e gli studi, che si faranno, serviranno almeno ad arricchire Ten-

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tomologia agraria di molte altre cog'uizioni utili intorno alle mo- sche dei frutti e ai loro parassiti e potranno far meglio compren- dere e considerare il complicato problema della lotta naturale contro gli insetti dannosi in genere e contro le mosche dei frutti in specie. Chi, allo stato rudimentale delle cognizioni, sull'argo- mento, di alcuni anni fa, sentenziò e volesse sentenziare ancora oggi, quando siamo ben lungi da poter affermare di conoscere bene la biologia delle mosche dei tVutti e dei loro parassiti, che una lotta naturale contro tali mosche non è possibile, deve es- sere l'itenuto o per un presuntuoso molto ignorante o per persona che non è mosso da amore per la verità ma da bassi fini indi- viduali.

Il motto degli entomologi onesti deve essere: ignoriamo an- cora molto, perciò lavoriamo concordi e fiduciosi ad accumulare cognizioni che devono servire ad affrettare la soluzione di pro- blemi di grandissima importanza economica per tutta l'umanità.

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Dr. G. grandi

Descrizione di un nuovo Coccinellide africano

Serangium Giöardi n. sp.

Il Coccinellide, del quale io mi occupo in questa nota, è stato raccolto, insieme ad altri (1), dal Prof. F. Silvestri durante il suo recente viaggio nell'Africa occidentale. Egli osservò anche i costumi di questo Coleottero e volle affidarlo a me per lo studio. Io lo ringrazio molto della sua gentilezza. La specie, descritta qui come nuova, è stata rinvenuta a Lagos (Nigeria meridionale) in buon numero di esemplari ed a Victoria (Kamerun) in quattro esemplari. Tanto gli adulti quanto le larve sono attivi predatori di Emitteri della famiglia Aleyrodidae.

Per desiderio del Prof. Silvestri l'insetto è dedicato al Signor W. M. Giffard, presidente dell' Ufficio agrario del Governo Ter- ritoriale delle Isole Hawai, sotto i cui auspici Egli potè compiere il viaggio.

Mi è grato dovere di esprimere anche la mia riconoscenza al Dottor J. Weise di Petersdorf, al Prof. L. Bouvier ed a P. Lesne del Museo di Storia Naturale di Parigi, al Maggiore Th. Casey di Washington ed al Dr. G. J. Arrow del Museo britannico di Storia Naturale, che vollero con grande cortesia comunicarmi od esaminare per me alcune specie che mi interessavano particolar- mente per questo studio.

Serangium Giffardi n. sp.

ADULTO.

Di un colore fondamentale fulvo ferrugineo ; alcuni esem- plari sono tutti di questo colore ; altri hanno il pronoto unifor-

(1) ./. Weise. Coccinelliden aus Westafrika, Boll. Labor, di Zoolog*, g-en. ed agr. della R. Scuola Superiore di Agricoltura in Portici, voi. VII, p. 221-226.

166

memente imbrunito ; qualcuno presenta imbrunita irregolarmente la regione suturale ed il margine costale delle elitre ; qualcun altro ha il pronoto nero ed una banda suturale pure nera ; altri ancora possiedono questa medesima livrea, ma il pronoto è fulvo ferrugineo sui lati ; infine in diversi individui le zone delle elitre colorate in nero, tanto quella suturale, quanto quelle costali, si espan- dono tanto da lasciare solo due mac- chie fulvo-ferruginee, mediane ed allungate, una per ciascuna elitra. Negli esemplari più scuri queste macchie sono ridottissime e di color rosso cupo. Il capo, le antenne, le zampe e le parti sternali sono di color fulvo ferrugineo ; ferrugineo- rossastre negli individui a livrea più oscura. Gli occhi sono neri.

Il corpo è emisferico, appena attenuato posteriormente.

Lunghezza dal limite anteriore del pronoto all'apice delle elitre (il capo non è visibile dorsalmente) mm. 2.

Massima larghezza colle elitre mm. 2.

Fig. I.

Serangium Giffardi. Adulto veduto dalla faccia ventrale. Non sono disegnate le se- tole e i peli. A, antenna; B, labbro superiore; C, capo; E, elitre; F, femori anteriori, medi e posteriori; /, episterni nietatoracici ; S, prosterno ; S' mesosterno; S", metasterno ; S/j, subcoxae; T, trocanteri anteriori, medi e posteriori ; 3, 4, 5, 6 e 7, 3">- 7^ uroster- niti. (Ingrandito).

Capo.

È trasverso (Fig. II, 3) ; fronte col margine anteriore diritto, sui lati, fra l' occhio e il suo limite anteriore incavata, che l'inserzione delle antenne è visìbile, ma viene ad essere compresa lateralmente in questa cavità; scarsamente e debolmente punteggiata e con pochi peli. La .(/oZ« appena prolun- gata all'innanzi nella sua parte media e non oltrepassante il livello della metà dei cardini delle mascelle del primo paio. Occhi tondeg- gianti, in gran parte visibili dorsalmente, glabri, piuttosto grosso- lanamente facettati.

Antenne (Fig. II, 2) di nove articoli ; il primo a forma di clava corta e tozza, ristretto presso la base e fornito di varie setole e di un numero discreto di sonsilli a pseudoporo canale

167

contenuto entro una camera tondeggiante (1); il secondo articolo è robusto, appena più lungo che largo, un po' attenuato all'estre- mità distale ; il terzo è quasi quattro volte più lungo che largo, subcilindrico ; va debolmente e gradualmente allargandosi verso l'apice ; il quarto, quinto, sesto e settimo sono, su per giù, della

medesima grandezza e della medesima forma, un po' più larghi che lunghi e appena ristretti alla base ; l'ottavo è si- mile ai quattro prece- denti, ma è più ristretto alla base e più espanso all'apice; il nono è il più grande di tutti, è più lungo degli articoli pri- mo, secondo e terzo presi insieme, più di tre volte più lungo che largo, qua- drilatero, coi due lati più lunghi ondulati e quello dell'estremità distale ta- gliato secondo una linea obliqua. Gli articoli 2-8 sono provveduti di poche setole di varia lunghez- za ; il nono è ricco di setole mediocremente lunghe, di alcune molto lunghe e di sensilli simili a quelli descritti per il primo articolo.

Clipeo, assai ridotto, membranoso, normalmente nascosto sotto la parte anteriore della fronte.

Labbro superioì-e (Fig. II, 5). Trasverso, appena ristretto alla base, colla parte anteriore, membranosa, a limiti irregolari, ge- neralmente sporgente all' innanzi e sui lati ed incavata nel mezzo. Setole e sensilli come nella figura.

Fìg. II.

SeratKjiuiìi GifJ'ardi. Adulto. 1. Mascelle del primo paio e labbro interiore ; 2. Antenna; 3. Capo vctluto dal dorso; 4. Mandibola dalla faceia dorsale ; 5. Labbro superiore ; 6. Mandibola dalla faccia ventrale ; A, antenna, B, labbro superiore ; C, cardine, Z), mandibola; F, lol)o esterno della mascella; G, lobo interno della mascella; H, palpo ma- scellare ; H', palpo labiale ; L, mento ; M, submento ; 0, occhio ; P, pezzo palpifero ; P/', prefaringe ; .5, stipite della mascella. (Tutto le figure molto ingrandite).

(1) Riguardo ai nomi usati nella descrizione delle varie parti del corpo e per l' interpretazione dei singoli pezzi, riportarsi ad una mia pubblicazione precedente : « Studi sui Coccinellidi » in Boll, del Lab. di Zoologia g-ener. ed agT. della R. Scuola Superiore di Ag-ricoltura in Portici, An. 191o, Voi. VII, p. 267-302.

168

Mandibole (Fig. II, 4 e 6). Piccole, semplici, unidentate, triangolari, con dente ben sviluppato, ricurvo e appuntito. Il mar- gine molare è convesso ; il condilo vero è differenziato in un lobo rotondato ; la membrana molare è provvista, sul suo margine libero, di formazioni setiformi, brevi ed appuntite. Il margine della mandibola opposto a quello molare è provveduto, vicino alla base del dente apicale, di poche setole robuste.

Mascelle del i." paio (Fig. It, 1). Lobo esterno piuttosto gra- cile, a forma di clava ritorta, assai ristretto alla sua base, rotondato all'apice, provveduto, presso l'estremità distale, di alcuni sensilli placoidei e delle solite setole assai pressate le une alle altre. Il Lobo Inlerno comprende una parte basale ampia, allun- gata, accostata allo stipite e che si porta internamente fino a rag- giungere il cardine ed una parte apicale ristretta e ricoperta di numerosissimi sensilli chetici. Stipile triangolare, compreso fra il lobo esterno, la parte basale di quello interno ed il cardine. Cai^- dine robusto e, per la sua posizione, coli' asse maggiore diretto dorso-ventralmente. Se si guarda infatti il capo dalla faccia ven- trale, appare di esso solo una parte di forma semicircolare. Pezzo palpifero molto sviluppato, dorsale, solo in parte visibile ven- tralmente, allungato, più largo all' estremità ove si articola col palpo che non all'opposta ; è provveduto di alcune setole robuste. Palpo mascellare di quattro articoli: il primo è quasi glabro ; il secondo allungato, claviforme, con numerosi sensilli a pseudoporo canale e stiloconici e con alcune setole molto lunghe ; il terzo è appena più largo che lungo, anch'esso, come il primo, provve- duto di setole e di sensilli ; il quarto è più di una volta e mezzo più lungo che largo, ristretto alla base e all'apice e quivi tagliato secondo una linea obliqua ; è provvisto di numerose setole, di sensilli, e, nella sua parte apicale, dei soliti sensilli stiloconici.

Labbro inferiore (Fig. II, 1). Mento ristretto alla base, ta- gliato secondo una linea diritta all' apice, provveduto di setole e di sensilli. Prefaringe sporgente a guisa di muso e visibile in parte anche ventralmente. Subniento tagliato secondo linee diritte tanto anteriormente quanto posteriormente ; più ristretto verso la base, convesso ai lati, provveduto di setole e di sensilli distri- buiti come nella figura. Palpi labiali di tre articoli; il primo trasverso, il secondo cilindrico, il terzo breve ed attenuato al- l'apice. Tutti tre sono provvisti di sensilli e di poche setole di varia lunghezza.

169

Protorace.

Prnnoto trasverso, col margine anterioi'e convesso, quello posteiiore ondulato e sporgente nel mezzo in una specie di lobo

intaccato all'apice; sui lati spinto innanzi ad abbrac- ciare parte del capo. E mi- nutamente, irregolarmente e debolmente foveolato ; \ V_y\__,/^'''''^^ porta poche setole gialla-

stre disposte specialmente lungo i suoi lati ed alla base.

Sterno (Fig. I e 111, 1) ampio, triangolare, col mar- gine anteriore irregolar mente convesso, coi lati un po' concavi e coU'estremità posteriore (intercoxale) ro- tondatata ; è debolmente granulato-rugoso. Epister- ni (Fig. II, I) distinti, irre- golarmente triangolari. L'è" pinoto, ventralmente, por- ta due cavità (fìg. I e III, 1) in ciascuna delle quali si può adattare parte dell'ul- timo articolo di ogni antenna, quando 1' animale finge il morto e retrae arti, capo, ed appendici di questo.

Mesotorace.

Sdito trasvei'so, non dissimile dal tipo che è stato descritto in altro luogo (1), con sutura longitudinalp* e coi lati differenziati in apofisi bacilliformi dirette all' innanzi all' infuori ed in basso. Scutello a forma di triangolo, coi lati un po' convessi nel mezzo, poi ristretti a formare una punta acutissima. Sterno (Fig I e III, 2) trasverso, più sti'etto in mezzo^ dilatato ai lati, con una fossetta ben

Fig. ni.

Seranghon Gì/f'rdl. Adulto. 1. Protorace veduto ven. tralmente ; eoxa, trocantere e femore sinistri sono stati tolti ; 2. Meso- e Metatorace dal ventre ; E, epi- meri mesotoracici ; Fr, torcosterno ; 7, episterni pro- toracici ; /', episterni mesotoracici; J", episterni me- tatoracici; S, prosterno; S', mososterno ; .V", meia- sterno ; T, trocantere. (Ingranditi).

(1) Op. citata p. 273-274.

170

distinta per ricevere il manubrio del prosterno e colla parte in- tercoxale terminata a larga concavità; è debolmente e scarsamente pmitegg-iato e trasversalmente rugoso. Episie>-ni (Fig. Ili, 2) ben distinti dallo sterno, non molto sviluppati, laterali, subtriangolari. Epimeri (Fig. Ili, 2), ampi, subtriangolari.

Metatorace.

Presento piuttosto ampio, trasverso. Scuto assai sviluppato. Postscuto sporgente nel suo tratto mediano, a forma di semicer- chio, col margine posteriore intaccato nel mezzo, poi differenziato sui lati in due bande esilissime, addossate al margine posteriore dello scuto.

Sterno (Fig. I e III, 2) trasverso, con processo anteriore in- tercoxale ampio e debolmente rotondato dall'estremità. Non pos- siede linee ricurve posteriormente ai margini che limitano le ca- vità mesocoxali , è fornito di una sutui"a longitudinale mediana che interessa solo la sua metà posteriore. Appare sparsamente, irregolarmente e debolmente punteggiato ; porta alcuni peli alle volte localizzati in due zone mediane. Foì'costerno (Fig. I e III, 2) ben evidente, diviso in due parti, dalla sutura longitudinale che continua quella dello sterno. Siihcoxae (Fig. 1 e III, 2) ben svi- luppate. Episteì^i (Fig. I e III, 2) laterali allo sterno, più larghi anteriormente ; all' innanzi^ in continuazione della linea rilevata dello sterno che limita posteriormente le cavità mesocoxali, ciascuno di essi possiede una linea rilevata che ne limita 1' estremo ante- riore, concavo e costruito in modo da potere permettere l'addat- tamento di parte del femore medio. L' estremo posteriore dell' epi- pisterno che viene a trovarsi fra la cavità intercoxale ed il se- condo urosternite, si abbassa in maniera da determinare una de- clività nella quale si adatta, in piccola parte, il femore delle zampe posteriori. Sono minutissimamente granulosi e provveduti di pochi peli. Epimeri laterali agli episterni e ridotti ad una sottile banda.

Elitre (Fig. IV, 2). Vedute dal dorso e isolatamente, appaiono tozze, lanceolate, colla base d' inserzione molto larga e tagliata secondo una linea diritta ; l' angolo interno è rotondato, quello esterno pochissimo. I margini anale e costale sono uniformemente convessi. Esaminate ventralmente, la ripiegatura costale presenta due concavità in corrispondenza dei femori medi e posteriori ; questa molto più sviluppata di quella. Il margine anale dell'elitra

171

destra presenta una linea rilevata a costa che, ad elitre chiuse, si incastra entro una corrispondente linea incavata dell'elitra si nistra. Dorsalmente, lungo il margine costale e lungo quello ba- sale, si nota una serie di rade setole piuttosto lunghe e sottili.

Tutta la superfìcie dor- sale dell'elitra è sparsa- mente e debolmente pun- teggiata.

Ali metatoraciche (Fig. IV, 1). Allungate, strette^ colla zona anale non eccessivamente lo- bata, all'apice rotondate. Possiedono una vena co- stale , una subcostale , una radiale ed una me- diana. La costale è bre- vissima ; la sifbcostale è di mediocri dimensioni; le più sviluppate sono la maiale e la mediana. Il tratto della v. radiale che confina col margine esterno anteriore dell' ala, è provveduto di una serie di setole di media lunghezza. Un piccolo tratto (Fig. IV, 1) della subcostale è pure provvisto di un gruppo di minute setoline. Il margine po- steriore porta una frangia di setole assai ridotte in lunghezza.

Fig-. IV. Seranijium Giffardi. Adulto. 1. Ala del mesotoraco ; 2. E- litra veduta ventralmente ; 3. Zampa anteriore ; 4. Zampa posteriore ; C, coxa ; F, femore ; il/, margine anale della elitra; 31' margine costale; P, pezzi basali dell'elitra; T, tibia; TV, trocantere; J II HI e IV, 1" - articoli del tarso ; 1, vena subcostale ; :?, v. costale ; ó", vena mediana; 4, vena radiale. (Ingranditi).

Zampe.

Zampa anterioì-e (Fig. IV, 3). La coxa è allungata, più di tre volte più lunga della sua massima larghezza, orientata un po' obliquamente rispetto all'asse longitudinale del corpo. Il tì'o- cantere è breve e subtriangolare. Il (onore, depresso dorso-ven- tralmente, è enormemente dilatato in senso postero - anteriore, specialmente nella sua metà distale, si che ne resulta un margine anteriore sporgente in una specie di gobba rotondata. Sulla taccia dorsale e anteriormente è provveduto di una poco profonda ma ampia concavità longitudinale nella quale, piegandosi l' arto, si adatta la tibia. La llhia é piuttosto gracile, ristretta alla base, al-

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largata appena nella sua parte media, attenuata all' estremità di- stale. Il tcu'so è composto di quattro articoli. Il prefaìso porta ungaicoli semplici e provveduti, alla base, di un'apofisi laminare. Le varie parti delle zampe sono provviste di diverse setole distri- buite come nella figura.

Zampe inedie e posteriori (Fig. IV, 4). Le zampe medie e posteriori, ad eccezione delle coxae che sono globulari nelle zampe medie e col loro asse maggiore obliquo rispetto all' asse longitu- dinale del corpo ; allungate nelle z. posteriori, un po' più di due volte più lunghe che larghe e coll'asse principale normale all'asse longitudinale del corpo, si presentano simili fra loro. Il t)'Ocan- tere è subtriangolare, ma più allungato e più grande di quello delle zampe anteriori. Il femoì-e, pure essendo robusto, non è così dilatato antero-posteriormente come quello delle zampe anteriori. La tibia è più robusta e più lunga. Tarso e pretarso simili a quelli già descritti.

Le coxae anteriori sono quasi contigue fra loro ; quelle medie distintamente separate; finalmente quelle posterioì-i più distanti ancora 1' una dall' altra.

Addome.

I primi sei uriti sono simili nel maschio e nella femmina. Il primo sternite è scomparso; il secondo è ridotto a due bande laterali, non molto strette, addossate al margine anteriore del terzo urosternite ; il terzo urosternite è ampio, trasverso, con apofisi intercoxale molto larga e terminata secondo una linea diritta ; le linee curve che limitano posteriormente le declività laterali (placche femorali) raggiungono pressoché il margine posteriore dello sternite ; il quarto, quinto e sesto sternite sono ridottissimi in lunghezza, meno lunghi nel mezzo che non ai lati. Questi quattro urosterniti sono provveduti di pochi punti e di alcuni peli.

I primi sei urotergiti sono membranosi.

Maschio. Il 7." urosternite (Fig. V, 1) è ampio, lungo più dei tre precedenti uniti insieme, posteriormente rotondato, a super- ficie con numerosi punti setiferi ; 1' ottavo è trasverso, attenuato sui lati, rotondato posteriormente (Fig. V, 1); il nono (Fig. V, 1) è rappresentato da un pezzo impari e asimmetrico. Il settimo uro. rotergite è semichitinizzato ; V ottavo è ampio, più lungo del cor- rispondente sternite, rotondato moderatamente nel margine poste-

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riore ; il nono ò ti'asverso e si ripiega, nella regione pleurale, in due paratei-glti triangolari non molto inviluppati ; il decimo è trasverso, appena rotondato agli angoli posteriori (Fig. V, I).

Femmina. Il settimo vj-osteniite (Fig. V, 2 e 3) è simile a quello del maschio, però il suo margine posteriore è più spor- gente e maggior- mente rotondato ; l'ottavo urosternite (Fig. V, 3) è tra- sverso ed anch'esso più regolarmente rotondato di quello del maschio; il no- no (Fig. V, 3) è rappresent/ito da due pezzi allunga- ti, attenuati e ro- tondati all'apice e quivi provveduti di due stili piutto- sto lunghi forniti di alcune setole di varia lunghezza (Fig. V, 3 e 4) ; il decimo manca. Il settimo urotergite è simile a quello del maschio; l'ottavo è meno trasverso di quello del maschio, più sviluppato in lunghezza, col margine posteriore rego- larmente rotondato ; il no)io è un pezzo allungato, attenuato poste- riormente, coU'estremità tagliata secondo una linea diritta e cogli an- goli arrotondati; si ripiega, nella regione pleurale, in dne^xiratergiti triangolari, i quali giungono a toccarsi nella regione sternale ed a ricoprire, in parte, i pezzi del nono urosternite (Fig. V, 3) ; il decimo non molto sviluppato, si presenta come una lamina se- micircolare. L'undicesimo nrice manca tanto nel maschio quanto nella femmina Setole e sensilli distribuiti come nella fig. V, 2 e 3. Organo copulatorio del cf (Fig. V, 5), Processo impari assi- metrico, allungato, un po' più lai-go alla base che non all'apice, ondulato e terminante con una leggera espansione tagliata se- condo una linea obliqua. Guardandolo dalla faccia ventrale lo si

Fig. v.

Serangnrm Giffardi. Adulto. 1. Urosterniti del maschio; 2. Uro- sterniti 2-7 della femmina ; 3. Urosterniti 7-9 della femmina ; 4. Apice del 9* urosternite collo xtilo ; 5. Organo copulatorio del maschio ; C, condotto e.jaciilatore ; P, processo impari dell'organo copulatorio; P', processi pari dell'organo copulatorio ; P", pene; Pt, paratergiti ; 5, stili ; 3-9, 2»-9» urosterniti ; 'Jt. 9" urotergite. (Ingrandito).

174

vede provveduto, da un lato, di una concavittà a doccia clie lo occupa per metà della sua lunghezza ; entro questa concavità si adatta il pene. I processi pari sono quasi completamente scom- parsi e rimangono rappresentati da un lobo rotondato localizzato presso la base del processo impari e da un piccolo rilievo che si trova più in alto, lungo il processo impari stesso. Il primo di questi due rilievi porta un ciuffo di setole lunghe e robuste ; il secondo ne porta due. Il pene è allungato, attenuato nella porzione distale, presso T apice bruscamciite ristretto e ritorto; termina appena dilatato e rotondato.

LARVA ADULTA,

(Fig. VI).

Di un color fondamentale cremeo-ocroleuco.

I punti neri setiferi, dei quali è fittamente cosparsa la superficie tergale del corpo (Fig. VI), danno luogo a delle zone che a pic- colo ingrandimento appaiono di color um- brino. Le parti prive di questi punti deter- minano una fascia longitudinale mediana cremeo ocroleuca, un po' interrotta ad ogni tergite. Il capo è imbrunito posteriormente.

II pronoto ha il disco mediano più oscuro. La zona stigmatica di ciascun segmento è an- ch'essa imbrunita. Le parti sternali sono tutte

Zampe dello stesso colore, colle anche po'

Fig. VI.

Seraniiium Qiffardi. Larva

adulta veduta dal dorso e

ÌDgraudita.

cremeo-ocroleuche.

oscure. (Ehemplari in alcool).

Lunghezza dal margine anteriore del capo all' apice abo- rale mm. 5.

Lunghezza del protorace mm. 1. » » mesotorace » 1,2.

Larghezza del primo urite mm. 1.

Il corpo è composto del capo, di tre segmenti toracici e di dieci addominali.

Capo (Fig. VII. 1). Piccolo, appena più lungo che largo, con- siderando la lunghezza dall'occipite fino al margine anteriore del labbro superiore, molto più stretto del protorace ; non sono di- stinte la sutura metopica e quelle antenno-postfrontali ; è provve-

175 -

duto di varie setole lunghe e robuste, distribuite come nella fi- gura su citata. Sei occhi larvali (Fig. VII, 1) disposti a triangolo sui lati del capo, tre per parte, subito dopo le antenne.

Antenne (Fig. VII, 1 e 4) di tre articoli, inserite su un ampio rilievo ; il primo articolo è trasverso e provveduto di due sensilli

placoidei; uno dorsale, 1' al- tro ventrale ; il secondo è pure trasver- so, ma ante- riormente, e sulla metà la- terale rivolta verso la parte orale del ca- po, è differen- ziato in un lo- bo abbastanza largo alla ba- se, che si as- sottiglia bru- scamente pe- rò e termina appuntito; questo artico- lo porta ven- tralmente e presso la base del lobo ora descritto, un sensillo sti- loconico; il terzo articolo è ridotto ad un bitorzolo rotondato, simile al lobo del secondo articolo, provveduto di un lungo sensillo chetico e di pochi sensilli stiloconici; il terzo artìcolo è inserito nella metà distale del secondo opposta alla parte orale del capo e viene a trovarsi allo stesso livello del secondo articolo ; l' antenna appare, cosi, come biforcata. Ogni articolo è distinto da quelli contigui per mezzo di una banda membranosa ; queste ed il rilievo basale già descritto, permettono all' antenna di introflettersi ed estroflettersi parzialmente.

Clipeo -labbì'O (Fig. VII, 1 e 3) non perfettamente distinto dalla fronte, quasi completamente membranoso, col margine anteriore trilobato, incostante di forma e spesso assimetrico. È

¥ìg. VII.

Serangiiim GiJJ'ardi. Larva. 1. Capo veduto dal dorso; 2. Mandibola; 3. Clipeo-labbro; i. Antenna; 5. Mascelle del primo paio e labbro inferiore; G. Zampa posteriore ; 7. Apice della zampa ; 8. Lo stesso di uno stato più giovane della larva ; A, antenna ; (7, coxa ; 67, clipeo-labbro; D, man- dibole ; F, lobo della mascella ; Fc, femore ; H, palpo mascellare; H' , palpo labiale ; L, mento ; il/, submento ; O, occhi larvali ; T, tibia-tarso; Tr, tro- cantere \ I II e III, e 3" articolo delle antenne. (Molto ingrandite).

176 -

provveduto di setole di varia lunghezza, distribuite come nella figura.

Mandibole (Fig. VII. 2) semplici, unidentate, a dente ri>curvo ed aguzzo ; sono provvedute, presso la base del margine esterno e sulla faccia dorsale, di una lunga setola e di pochi sensilli.

Mascelle del 1.^ paio e labbro inferiore (Fig. VII, 5) legger- mente distinti fra loro. Mento appena accennato noi suoi limiti. Palpi mascellaìH di tre articoli ; il primo trasverso e con pochi sensilli stiloconici e placoidei ; il secondo subcilindrico, appena trasverso e con una lunga setola ed un sensillo placoideo ; il terzo, largo alla base e attenuato all'apice; porta due setole, una per ogni lato, sottili e piuttosto lunghe e, presso la sua base e sul margine esterno, un 'altra breve ed a estremità rotondata. Al- l'estremo apice i soliti brevi sensilli stiloconici. Lobo delle ma- scelle non molto sviluppato e provveduto di alcune setole robuste e di vari sensilli stiloconici. Palpi labiali di due articoli ; il primo trasverso, il secondo attenuato all' apice ; ambedue sono privi di setole ; il secondo, all'estremità distale, porta i soliti sen- silli stiloconici.

Protorace (Fig. VI,) , trasverso , rotondato, con una zona tondeggiante, mediana ed un po' anteriore, distinta da una linea infossata ; in vicinanza del limite posteriore di questa zona si notano due piccole fossette allungate e nero lucide. Tutta la su- perficie dorsale del protorace è coperta di minutissime setoline larghe alla base e molto fìtte ; framezzate a queste ve ne sono molte altre, di gran lunga maggiori, inserite su basi circolari che spiccano, a debole ingrandimento, come macchioline nere. Queste setole non sono distribuite uniformemente ; si mostrano assai scarse e pressoché mancanti, infatti, ih una piccola zona longi- tudinale e media. Le pleure portano setole lunghe e brevi ; lo sternite solo le brevissime già descritte.

Mesotorace e metatorace (Fig. VI) , più trasversi e più larghi del protorace, del resto conformati similmente a questo.

Zampe (Fig. VII, 6) ad eteronomia abbastanza sviluppata Subcoxa non molto sviluppata. Coxa ampia, robusta, a tronco di cono. Trocantere piccolo, molto più piccolo della coxa. Femore quasi cinque volte più lungo che largo, un po' ristretto alla base, tagliato secondo una linea obliqua all'apice. Tibia-tarso più lunga del femore e assottigliata verso la sua estremità distale. Tutte le varie parti della zampa sono provvedute di setole , alcune delle

177

quali sono lunghissime e distribuite come nella figura. L' apice della tibia-tarso porta due setole assai ristrette alla base e molto dilatate all' apice, a forma di spatola (Fig\ VII, 7). Queste setole sono assai meno dilatate negli stati larvali più giovani (Fig. VII, 8). La tibia-tarso termina con un unghia semplice, provveduta di una minuta setolina alla sua base.

Addome. I dieci segmenti addominali, ad eccezione del no5?,o che è allungato e un po' ristretto posteriormente e del decirao che appare assai ridotto, sono tutti trasversi e diminuiscono man mano in larghezza procedendo dal primo fino all' ottavo. Hanno lo stesso rivestimento di setole grandi e piccole già descritte per i se- gmenti del torace ; le setole maggiori sono specialmente distri- buite lungo i lati degli uriti. Esistono nove paia di stigmi.: un

paio al mesotorace e le altre otto paia di- stribuite nei primi otto uriti.

PUPA.

(Fig. vili).

Di color strami- neo (in alcool). For- nita di numerose se- tole distribuite come nella figura.

Fig. vili.

Seranginm Giffardi. Pupa. 1. Dal ventre ; 2. Dal dorso. (In- grandite).

Questa specie può aggregarsi al genere Serangium Blackb. (Seuilchnoodes Weise) , secondo i caratteri che ne Sicard in : Revision des Coccinellides de la Faune Malgache {Ann. Soc. Ent. Frane, Voi. LXXVIII, 1909, p. 151-152) per la testa assai inclinata e la fronte, di conseguenza, diretta in basso e visibile solo ventralmente ; per il labbro superiore non molto sviluppato ; per i palpi mascellari coll'ultimo articolo cilindrico e troncato all' apice secondo una linea obliqua ; per il prosterno grande, convesso, col margine anteriore ricurvo e ricoprente le parti della bocca ; per le caratteristiche del mesosterno e del metasterno ; per le zampe, corte, larghe, robuste, a femori assai ampi e profondamente solcati per ricevere le tibie che scora-

BoUeit. di Zooìoii'ta Gen. e Ai/r. 12

178

paiono quasi completamente in questa specie di doccia ; infine per la conformazione de.^li sterniti addominali visibili.

Però la mia specie ha le mandibole unidentate e non biden- tate, e le antenne di 9 articoli, nell' ultimo dei quali non si può davvero scorgere la minima traccia di divisione, non asso- migliano certo a quelle di <S. monticola Sic. di cui Sicard il disegno a p. 151 dell' Op. citata. Le unghie, inoltre, sono semplici ma provviste alla loro base di un' apofisi laminare.

L' unico esemplare a mia disposizione di iSf. kimowi Ws., gentilmente donatomi dal Weise stesso, non mi ha permesso di vedere se anche in esso si riscontrino questi caratteri differen- ziali.

Formiche d'Australia e di Samoa

ra.ccolte cla.1 Frof. Silvestri nel 1913, determinate da C. EMERY.

Il Prof. Filippo Silvestri ha raccolto nel suo breve soggiorno in Australia e alle isole Samoa più di 47 forme di formiche, delle quali 6 mi sembrano nuove.

Quattro specie della raccolta sono delle isole Samoa, di cui una nuova per la fauna di queste isole^ e che è stata rinvenuta ancora alla Nuova Caledonia. Questa formica, prossimamente affine ad una specie della Nuova Guinea {Rogeria stigmatica suhlevi- nodis Emery), verrà descritta da me nell'opera « Nova Caledonia » pubblicata dai Signori Sarasin & Roux,

La fauna mirmecologica delle isole dell' Oceania è povera, ma ancora meno conosciuta ; credo che non sarà inutile raggra- nellare e pubblicare le spigolature che mi è dato raccogliere su questa fauna. Cosi dal Museum di Parigi ebbi in comunicazione le formiche seguenti di vari gruppi d' isole :

Isole Wallis : Odontomachus haematoda L., Plagiolepis lon- gipes Jerd., Tetramorium guineense F.

Tonga-Tabu : Odontomachus haematoda L.

Isole Marianne: Platythyrea sp. ? cT ; piccolissima specie.

Elenco delle forme raccolte.

Località : Monte Lofty (presso Adelaide) ; Ringwood (presso Melbourne); Sydney, Eastwood, Loftus, Gosford, Katoomba (Nuova Galles del Sud) ; Pago-Pago (isole Samoa).

Sphinctomyrmex fallax hedwigae For.; M. Lofty; un esemplare. Myrmecia forficata F. ; M. Lofty.

» tricolor Mayr ; M. Lofty.

» » var. rogeri n. ; Sydney.

» pilosula F. Sm. ; M. Lofty.

Amblyopone australis Er. ; M. Lofty.

180

RhytidojJonera [Chalco'ponera) metallica F. Sm. ; M. Lofty, Loftus. » » » var. cristulata For., Rin-

gAvood. » » sp. ? cT; Loftus, Katoomba.

Euponera {Brachyponei-a) lutea Mayr ; Loftus. Poneva trigona Mayr, var. conveoGiuscula For. ; M. Lofty,

Ring'wood. Anochetus graeffei Mayr. ; Pago-Pago. Odontomachus haematoda L. ; Pago-Pago. Aphaenogaster longiceps riiginota For. ; Sydney, Katoomba. Machoinyrina Silvestrii n. , M. Lofty ; un esempLare. Pheidole oceanica Mayr ; Pago-Pago.

» variabilis Mayr, var. rugosula For. ; Katoomba. » anthracina For., graiidii n. ; Grosford. Monomorium ruhriceps Mayr ; M. Lofty, Loftus. » rothsteini For. ; Loftus.

» (Mikwa) sydnegense For., iiigelhim n. ; Loftus.

Meranophts oceanicus F. Sm. ; Loftus. Rogeria stigmatica sublevinodis Emery ined. ; Pago-Pago. Crematogaster rufotestacea Mayr ; Loftus.

» froggatti For. , var. scabrula n. ; M. Lofty.

Leptomyrmex varians Emery, var. rufipes Emery ; Gosford.

> » » var. ruficeps Emery; Katoomba.

Iridomyrmex delectus F. Sm. ; Sydney, Eastwood. » nitidus Mayr ; Loftus.

» anceps papuanus Emery ; Ringwood.

» fufoniger domesticus For.; Katoomba.

» itiuci'ans Lowne ; Katoomba.

» ibrnicatus n. ; M. Lofty.

Melophorus depressiceps n. ; Katoomba. Plagiolepis sp. ? 9 ; M. Lofty. Prenolepis rosae For. ; Ringwood, Loftus. mlnutula For. ? 9 ; Ringwood. Caniponotus {Myrmnturbu) nigriceps F. Sm. ; Loftus.

» » » var. dimidiata Rog. ; l?in-

gwood. » » » var. obnigra For. ; M. Lofty.

» » maculatus discors For. , var. laeta

For. ; M. Lofty, Loftus. » {Myrmophyma) claripes elegans For. ; Loftus.

- -181 -

Camponotus (Mt/nnosphiucfa) inlre'pklas Kirby; Sydnej/, Loftus,

Katoomba. » » suffusus bendigcnsis For.; Katoomba

Ringwood. » » aeneopilosus Mayr ; Loftus.

{Mijniiamhlijü) )-eticulatus Rog., subsp.?; Ringwood. Polijrhachh aìuìiion F. ; Loftus.

» hooker i Lowne ; Loftus.

Forme nuove o interessjiuti.

Myrmeciii tricolor Mayr , vai . rogeri n.

M. simiLlima Rog". nee F. Smith.

Credo dover dare an nome a questa varietà, che ho rice- vuto altra volta dalla Nuova Galles del Sud, dove è comune. Tal forma è di color bruno scuro quasi uniforme ed è stata anche menzionata da Mayr. (Journ. Mus. Clodeffroy, voi. 12, p. 96, 1876j.

Aphaeiiogaster longiceps F. Sm., subs]). rugiuota For. (fig. 1).

Il tipo della Mij)-ìnica longiceps F. Smith è descritto nel Ca- talogo del Museo Britannico ed é di Melbourne, la qual cosa mi fece so- spettare che esso non fosse simile agli esemplari del Queensland pro- venienti dal Museo Godeffroy, deter- minati dal Mayr e ritenuti tipici dal Forel, ma alla sottospecie ì-uglnota For. della N'iova Galles del Sud. Jn conseguenza inviai un esemplare di ciascuna forma al Signor Waldo, che ebbe la compiacenza di confrontarli col tipo del Museo Britannico. Dal confronto risulta che la forma del Queensland rassomiglia, per la scul- tura dell' epinoto, al tipo. Da Sj/dney il Prof. Silvestri ha raccolto le forme alate della

subsp. rìiginota.

La 9 è più scura e più grande della 9 del Queensland, ha

scultura un poco più forte ed ha il nodo del peziolo più elevato.

Fig. 1.

« Profilo del maschio di Ap/iaenogaster

longiceps del Queensland, b Profilo del

maschio di A. longiceps ruglnoia di

Sydney.

182

Il cf della ruginota è più grande, più scuro, ed ha il torace diversamente conformato in confronto del cf del Queensland, come si vedi"à del disegno dei profili delle due foi-me.

Machomyruia silvestrii n, (fig. 2).

Fig. 2.

Machomyrma silvestrii : capo dal dorso ; profilo del torace e del pe- duncolo addominale.

Operaia maggiore o soldato. Capo e torace fulvi, variegati di bruno, mandibole rosse, addome e zampe giallo bruno, antenne dello stesso colore, con lo scapo bruniccio.

Capo opaco, longitudinalmente striato sulla faccia superiore ; però l'estremità degli angoli superiori è lucida e soltanto punteggiata ; pronoto striato ad arco ; fianchi del torace con punteggiatura fitta; tutto il resto del corpo è più o meno lucido. Pubescenza scarsa sul tronco, copiosa e semieretta nelle zampe ; peli eretti scarsissimi, fuorché sul gastro.

Capo grande, un poco meno di una volta e mezzo più lungo che largo, i suoi lati paralleli, il margine occipitale inca- vato. Occhi piccoli, situati nel mezzo dei lati. Le lamine frontali brevi, divergenti, nascondono l'articolazione delle antenne. Il clipeo è un poòo sinuato al suo margine anteriore ; tra le lamine frontali, s' insinua lungamente il suo prolungamento posteriore, continuo con l'area frontale ; da questo prolungamento, partono due carene, che si avanzano incurvandosi lateralmente, parallelamente al margine anteriore. Mandibole a 5 denti marcati. Antenne brevi ; lo scapo si prolunga fino alla metà della lunghezza del capo, clava massiccia. Torace due volte lungo quanto è largo ; pronoto con spalle ad angolo ottuso, non sporgenti ; sul profilo dorsale, il pro-raesonoto è continuo, la sutura pro-mesonotale è distinta, ma non impressa ; impressione postmesonotale molto marcata, con accenno del postscutello ; la faccia basale dell' epinoto è quasi rettilinea, e forma un angolo ottuso con la faccia discendente, separata da esse da un dente minutissimo ; questo dente è molto più evidente, quando si guarda 1' epinoto dal dorso od obliqua- mente ; allora appare che le due facce, basale e discendente, sono marginate sui lati da uno spigolo, che è propagine della base del

183

dente; lo stigma dell'epinoto è sporgente sul fianco. Peziolo almeno due volte lungo quanto ò largo, picciuolato d' innanzi, con un nodo poco più largo che lungo di sopra, posteriormente, e una lunga spina alla base, di sotto. Postpeziolo ovale, poco più largo del peziolo. Gastro ovale, allungato, il segmento basale poco più lungo dei due segmenti pezìolari, i segmenti seguenti molto spor- genti dal margine posteriore del segmento basale. Zampe relati- vamente corte, ma sottili. L. 3,7 mm.

Monte Lofty (Adelaide) ; un solo esemplare.

11 genere Machotiit/rma comprendeva finora una sola specie, la 21. dispa)' For. del Queensland. La nuova specie differisce notevolmente dalla specie tipica, principalmente per 1' abito del corpo piuttosto gracile, particolarmente il picciuolo addominale molto più lungo e armato inferiormente di una spina. Il clipeo sembra a primo aspetto molto diverso, per le carene descritte sopra, ma che ci sono anche, meno marcate, nel M. dispar.

Questo genere si avvicina a Plieidolc, e non a Liomyrrnex come aveva ritenuto Forel. Ciò risulta ad evidenza dalla ve natura delle ali del cf di M. dispai-, che ha due cellule cubi- tali chiuse.

Pheidole aiithracina For., subsp. grandii n.

Soldato. Simile per la forma al tipo, differisce soprattutto per la scultura del capo e del torace. Il capo è striato, dal clipeo fino al livello degli occhi ; la metà posteriore è liscia e lucidis- sima, segnata di scarsi punti e qua e di rudimenti di strìe. Il pronoto è lucido, segnato appena di poche strie trasverse in avanti ; ha le spalle meno angolose del tipo. La colorazione è ca- ratteristica : picea, col gastro, e qualche volta anche i due segmenti peziolari, rossi o fulvi. L. 3,5-4 mm.

Operaia. Differisca dal tipo per la superficie del capo in gran parte liscia e lucida ; soltanto la fossa antennale e le sue vicinanze sono concentricamente striate. Colore fulvo, i femori più 0 meno bruni. L. 1,8 mm.

Gosford (N. S. W.).

Ph. anthracina anthracina For. è intermedia per la scul- tura, parti colarmenre dell'operaia, tra la subsp. grandil e la subsp. orì>a For.

184 -

Müiiomorium riibriceps Mayr,

Tra le operaie del Monte Lofty si trova una femmina erga- toide della lunghezza di 5,5 mm.

Mouomoriuin (Milara) sydneyense For., subsp. nigella n. (fig. 3).

Operaia. Più piccola e più gracile del sydneyense sydne- yense ; scultura come nella forma suddetta; colore molto più scuro, con le mandibole, antenne e zampe fulve, i femori bruni.

Dorso del torace più piano che nella forma tipica, i nodi del peduncolo molto meno elevati. Le figure faranno rilevare queste differenze, meglio di qualsivoglia descrizione L. 1,6 mm. Loftus (N. S. W.).

b

Fig. 3.

a Profilo del torace e del peduncolo

di Monom, (MitaraJ sydneyense ni-

gellum ; ö Lo stesso, ritratto da un

cotipo del M. sydneyense sydneyense

For.

Crematogaster rufotestacea Mayr.

Tre esemplari dell'operaia mi per- mettono di confermare la mia forinola delle macrochete {Deutsche Entoin. Zeit- schr., 1912, p. 668). Una femmina alata, lunga 8 mm. ; clipeo conformato come nell'operaia.

Crematogaster froggatti For., var. scagnila n.

Operaia. Differisce dal tipo per le seguenti note :

Il capo è notevolmente più largo, ma coi lati meno paralleli, cioè con gli angoli posteriori più rifondati.

Il torace è alquanto più largo.

Il postpeziolo ha un solco mediano distintissimo, che invece è indistinto nel tipo.

Il pro-mesonoto è densamente punteggiato ed affatto privo di lucentezza.

Il colore è più pallido.

Monte Lofty (Adelaide).

Quando, l'anno scorso, ho studiato il gruppo del C. sordidiila, avevo un solo esemplare del C. froggatti, il quale aveva un solo

185

paio di macrochete sul mesonoto ; ora ho esaminato un secondo cotipo della stessa forma, forse meglio conservato, il quale ne ha due. La var. scabrula ha del pari due paia di setole sul me- sonoto. Per conseguenza, la C. froggatti non differisce dal maggior numero delle altre forme australiane del gruppo soì'didula, in quanto alla formola delle macrochete. Se si prescinde dalle 6'. rii- fotestacea Mayr e pallipes Mayr, le quali sono ben distinte, mi sembra che si potrebbe istituire per le forme australiane, che Forel ha descritto, collegandole con la C. sordidula, una specie caratterizzata daUa formohi delle macrochete.

sp. C. queenslandensis For. subsp. » » queenslandensis For.

» » » froggatti For.

» var. gilberti For. » var. scab mia n. » * » rogans For.

Forse anche la forma descritta come C. sordidula dispa)- For., che non conosco; Forel stesso è nel dubbio se debbasi i-iguardare come specie a sé.

Iridom.vniiex tbruicatus n. (fig. 4).

Operaia. Tegumento sottilissimamente punteggiato e pube- scente ; peli eretti numerosi, partico- larmente sul gastro, più scarsi sul torace, sul capo e sulle zampe. Nei"a, le man- dibole, i funìcoli e i tarsi testacei.

Capo l'istretto innanzi, col margine posteriore largamente troncato e legger- mente incavato nel mezzo, largo all'in- circa quanto è lungo ; margine anteriore del clipeo appena sinuato sui lati ; lo scapo raggiunge il margine occipitale. Torace notevolmente corto e largo ; pro- mesonoto molto convesso, quasi uniformemente ; incisura meso-epi- notale profonda e larga, nella quale fanno sporgenza, sul profilo, gli stigmi del metanoto ; epinoto a cupola molto sporgente, con la faccia discendente quasi piana, continua con la faccia basale gobba. Squama bassa, ma poco inclinata, alta meno della metà

Fig. 4.

a Profilo äeWIridomj/rme.r fornica-

ius : b Profilo dorsale del forace

dell' 1. scrutator F. Sin.

186

dell' epinoto, col margine ritondato. - L. 2,6 - 2,8 min. ; capo 0,6 X 0^55 ; torace 0,9 X ^>^ I lunghezza del pronoto 0,6.

Australia, Museo di Parigi ; Monte Lofty (Adelaide), Silvestri. Questi ultimi esemplari sono, a mio parere, immaturi, di colore bruno più o meno chiaro, con le zampe pallide ; i peli eretti sono scarsi, la qual cosa forse dipende da imperfetta conservazione.

La nuova specie si avvicina molto i\\V Iridoìtiijrmex scru- tator F. Sm. (o almeno alla formica che ho determinata per tale),

che abita la Nuova Guinea, per l' abito tozzo, il colore nero e la pubescenza ; il a profilo del torace è diverso; si riscontrino le figure,

Melophorus depressiceps n.

^* Operaia. Rassomiglia molto al ili.

nitidissimiis Er. André, per la scultura, il sistema peloso ed il colore ; ne differisce per l'aspetto un poco più gracile di tutto il corpo, il capo più depresso, il torace a contorno dorsale alquanto diverso e la squama più bassa. Ho disegnato il profilo delle due formiche, per far vedere le differenze, le quali appari- ranno assai meglio che in qualsiasi descrizione. L. 3-3,5 mm. Katoomba (N. S. W.).

Si potrebbe anche considerare la nuova specie come una sottospecie del nitidissimus.

Fig. 5. a Profilo del Melophorus depres- siceps; b Lo stesso, ritratto da un cotipo del M. nitidisshmis

André.

G. LEONARDI

Contributo alla conoscenza delle Cocciniglie

dell'Africa occidentale e meridionale.

Il Direttore di questo Laboratorio di Entomologia Agraria prof. F. Silvestri nel suo recente viaggio in Africa trovò modo, per quanto lo scopo del suo viaggio lo tenesse sempre occupa- tissimo, di mettere assieme una notevole ed interessante colle- zione di Coccidi, che egli volle gentilmente affidare a me per lo studio.

Per si fatta cortese comunicazione io porgo, al predetto mio Direttore, sentite pai'ole di ringraziamento.

Ho diviso lo studio del materiale in due parti. Nella prima parte, che è quella che segue, è detto di tutti i Diaspiti rinvenuti nella su ricordata collezione, mentre nella seconda parte, che riescirà anch'essa molto interessante, per comprendere buon numero di forme nuove, mi riserbo di trattare tutto il rimanente materiale.

Pakte L DIASPITI

1. Chiouaspis citri Comst.

Chionaspis citri Comst., Rep. U. S. Dep. Agr., 1880, p. Bl3, 1881 in par.- C. citri Comst., 2"'! Report. Dep. Ent. Corn. Univ , p. 100 (I883j.

Raccolta su diverse piante di Agrumi a Conakry e su foglie di Limone a Mamou (Guinea francese).

Nel primo caso essa si trovava associata alla Lepidoswphes beckii (Neum.), nel secondo era sola.

2. Howardia Silvestrii n. sp.

Ninfa. Corpo di forma pentagonale, anteriormente roton- dato, di dieti'o leggermente acuminato. Segmenti del corpo ben di- stinti tra loro e later-almeute sporgenti in corti lobi dei quali quelli

488

appartenenti ai tre segmenti precedenti l' anale sono provvisti, lungo il margine libero, di due o tre peli filiera e di un pelo semplice e breve inserito al lato dorsale. Un' altro pelo semplice, i-

dentico a quelli ora notati, si riscontra, ancora, sui lobi del quinto segmento ad- dominale. Antenne tu- bercoliformi, sormon- tate da quattro setole abbastanza lunghe e robuste. Apparato boc- cale bene sviluppato con setole maxillo- mandibolari che di- stese sopravanzano notevolmente l'estre- mità posteriore del corpo. Stigmi grandi, gli anteriori con un gruppo di quattro-cin- que dischi ciripari, i posteriori, invece, con un sol disco ciriparo. Pigidio con tre paia di palette bene sviluppate aventi tutte il margine libero serrulato. Di dette palette le mediane, però, sono più grandi e più prominenti delle altre. Peli filiera, nel complesso, lunghi e robusti; di essi ve ne hanno due nello spazio compreso tra le pcdette mediane e questi si presentano? in paragone degli altri, più esili ; altri due peli filiera sono disposti in ciascun spazio compreso tra le palette del paio mediano e quelle del secondo e tra queste e quelle del terzo ; i peli filiera appartenenti a quest' ultimo paio sono i più lunghi e robusti di tutti. Due altri peli filiera, infine, si osservano al di delle palette del terzo paio e di questi l' interno è il pelo filiera più breve di qualsiasi altro. Peli semplici, lungo il margine libero del pigidio, in numero di sei piantati al lato dorsale, di cui i due, situati agli angoli basali interni delle palette mediane, sono abba- stanza lunghi e robusti. Apertura anale disposta in alto verso 11 segmento preanale. Ghiandole sericipare abbastanza numerose

Fig. I. Howardia Silvestrii; 1. ninfa femminile, dal ventre ; 2. antenna; 3. stigmi anteriori ; 4. pigidio del dorso della stessa ; 5. fem- mina adulta dal ventre ; 6. follicoli di femmina adulta.

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lungo r orlo libero del pigidio e lungo i margini dei lobi dei seg- menti addominali.

Colore del corpo ocraceo.

Dimensioni : Lunghezza del corpo 550 |x. Larghezza » » 420 \i.

Feminina. Corpo obpiriforme colla regione cefalotoracica molto più sviluppata dell' addominale. Segmenti del coi-po ben distinti tra loro e quelli posteriori protusi lateralmente in corti

Fig. II. Pigidio dal ventre di femmina adulta di Howardia Sìlvestriì.

lobi di forma triangolare. Margine libero del corpo nudo salvo i lobi dei quattro ultimi segmenti precedenti 1' anale i quali sono provvisti di 1-4 peli filiera e di qualche breve pelo semplice. Stigmi piuttosto grandi, rotondeggianti. Pigidio con tre paia di pa- lette bene sviluppate a margine libero serrulato. Di queste palette le mediane presentano l'orlo libero più o meno rotondato, mentre quelle delle altre paia tendono piuttosto alla forma triangolare. Peli filiera numerosi, lunghetti, ma non molto robusti e all'apice bi-o triforcati. Di essi ve ne hanno due tra le palette mediane e tre negli spazi intercedenti ti'a esse e quelle del secondo paio e tra queste e quelle del terzo. Un gruppo di tre peli filiera si nota, inoltre, subito dopo le pallette del terzo paio. Peli semplici, lungo il pigidio, pochi e minuti. Apertura anale rotondeggiante, situata verso il centro dell' area del pigidio però spostata un più verso il segmento preanale anziché verso il margine libero del pigidio. Apertura sessuale rappresentata da un'ampia fessui'a tras versa che si apre molto più in avanti verso il segmento pre-

100

cedente il pigidio. Grhiandole sericipare numerose lungo i margini laterali degli ultimi segmenti addominali e sul pigidio.

Colore del corpo ferrugineo-bruno.

Vivipara; tale almeno ho ragione di ritenere detta specie avendo riscontrato nell' interno del corpo embrioni già formati in tutte le loro parti.

Dimensioni : Lunghezza del corpo 4 mm. circa. Larghezza » » 3 mm. »

Follicolo femniiììile. Molto grande, di forma ovale, legger- mente convesso; al centro, in corrispondenza dell' esuvia larvale, ombilicato, costituito da un tessuto robusto, ma non duro e fra gilè, formato oltre che dalle spoglie larvali e dalla parte sericea segreta dall' insetto, ancora dalla pellicola epidermoidale della pianta ospite la quale lo riveste, al dorso, completamente. Per questo particolare rivestimento la presenza di detto Diaspite difficilmente si potrebbe notare se non venisse smascherata, in parte, dalla ca- duta, col tempo, dei follicoli più vecchi i quali lasciano dietro di se, come traccia, una macchia biancastra data dal velo sericeo ventrale che rimane in posto e per secondo perchè la presenza del parassita determina, in corrispondenza al punto ove è fissato, una specie di nicchia, mentre il ramoscello, tutto all' ingiro, si ingrossa dando luogo così a delle nodosità abbastanza cospicue.

Colore del follicolo umbrino.

Dimensioni : Lunghezza del follicolo 4-5 mm. Larghezza » » 3-4 mm.

Habitat. - Raccolto a Kakoulima su una pianta rimasta inde- terminata.

3. Diaspis Newsteadi n. sp.

Femmina. Corpo non decisamente circolare, ma un poco ovale, soverchiando il diametro longitudinale un tantino quello trasversale. Segmenti del corpo poco bene distinti tra loro e for- niti qua e là, sui margini liberi, di radi e minuti peli. Antenne tubercoliformi provviste di un' unica setola, piuttosto breve, ma robusta che si trova inserita al lato esterno del tubercolo. Appa- rato boccale con setole maxillo-mandibolari che distese sopra- vanzano l'estremità posteriore del corpo. Stigmi anteriori con un gruppo di dischi ciripari costituito da una diecina di elementi; stigmi posteriori senza dischi ciripari. Pigidio con un sol paio di

- 401 -

palette mediane molto gi'andi, di forma piuttosto triangolare, col vertice smussato-rotondato e coli' orlo libero grossolana- mente ed irregolarmente seri'ulato. Peli filiera, lungo il margine del pigidio, da ciascun lato delle anzidette palette, in numero di 9-10, molto lunghi e robusti, di forma cilindrica, all' apice digi- tati o almeno biforcati. Di detti peli filiera quelli più prossimi alle

Fig. III. Diaspis Neivsteadi; 1. antenna ; 2. stigma anteriore ; 3. pigidio, di femmina adnlta, dal ventre.

palette sono quelli che presentano un maggior numero di bifor- cazioni, di più essi sono i più brevi giacché la lunghezza loro va gradatamente aumentando man mano che procediamo dai peli filiera adiacenti alle palette e ci portiamo verso quelli che sono da esse più lontani. Lo spazio compreso tra le palette mediane é occupato anche da due peli filiera brevi, così da non sorpassare l'estremo posteriore delle palette, ma larghi e all'apice divisi in più branche. Peli semplici, lungo il pigidio, pochi e corti. Dischi ciripari perivulvari in cinque gruppi secondo la for-

28 a 00

mula: 22 a 28 - 27 a 32. Apertura sessuale disposta tra i quattro gruppi

2^ a 40 31 a 32

di dischi ciripari posteriori. Apertura anale spostata più all' in- dietro verso il margine libero del pigidio. Quattro ultimi segmenti addominali coU'orlo libero dei lobi laterali, che sono poco 0 punto pronunciati, forniti di peli filiera e precisamente in numero di 8-9 per ciascun lobo dei tre segmenti posteriori, di uno so- lamente per quelli dell'altro segmento. Quest'ultimo pelo filiera è piuttosto breve e presenta l'apice semplice e non biforcato. I peli

192 -

filiera, invece, dei segmenti che seguono sono molto più robusti e lunghi e i più presentano 1' apice diviso in più branche anziché essere semplice.

Colore del corpo giallo ocraceo.

Dimensioni : Lunghezza del corpo 1700 \s.. Larghezza » > 1400 {x. Follicolo femminile. Di forma ovale, molto convesso, Esuvie larvali giallo - zolfo di- sposte nel punto culminante del follicolo. Tessuto sericeo del medesimo notevolmente spesso, robu- sto e di color bianco niveo, però, al dorso, si presenta di color fulvo per essere rivestito completamente dalla pellicola epidermoidale della pianta ospite, la quale appunto è del detto colore.

Lunghezza del follicolo 1600 (j,. Larghezza » » 1020 jx.

Habitat. Raccolto a Pretoria su una pianta rimasta indeter- minata.

Fig. IV.

Follicolo di femmina a-

dulta di Diaspis jNew-

sti'adi.

Dimensioni

Diaspis tricuspidata n, sp.

Femmina. Corpo obpiriforme coi segmenti che lo compon- gono poco ben distinti tra loro. Margini liberi dello stesso prov- visti di pochi e brevi peli sempli- ci distribuiti qua e a debita distanza tra di loro. Apparato boccale con setole mascillo-man dibolari abbastanza lunghe Stig- mi senza gruppi di dischi ciri- pari. Antenne tubercoliformi sor- montate da tre setole lunghette, presso a poco eguali tra loro e poco robuste. Pigidìo, a margine libero largamente rotondato, provvisto di 5 paia di palette di cui il paio mediano è il più sviluppato e si presenta di forma decisamente tricuspidata. A dette palette, da ciascun lato, segue un pelo filiera abbastanza robusto, ma non molto lungo che per la fabrica rassomiglia perfettamente ai due peli filiera compresi tra le palette mediane. Dopo il pelo filiera si riscontra lo sbocco di una grossa ghiandola

Fig. V. Pigidio di femmina adulta di Diaspis tricu- spidata.

i()3 ~

sericipara, dopo di che abbiamo le palette del secondo e terzo paio, adiacenti tra loro, più piccole delle mediane, a margine libero rotondato, ialine e di sviluppo diverso riescendo quella del II paio notevolmente più sviluppata di quella del terzo. A questa segue un altro sbocco di grossa ghiandola serici para, nonché un pelo filiera e le palette ialine del quarto e quinto paio, maggiormente ridotte in confronto delle precedenti, specie quella del quinto paio che ò rappresentata da una minuta punta den- tiforme. Dopo dette palette, lungo il rimanente orlo del pigidio, non si osservano altre appendici, solo il margine si presenta rial- zato in punte dentiformi di poco sviluppo e lungo esso, ancora, ven- gono a trovarsi pochi altri sbocchi di grosse ghiandole sericipare. Peli semplici, lungo il pigidio, pochi e minuti. Dischi ciripari

4-5

perivulvari in cinque gruppi secondo la formula: i5_ 20. Apertura

13— 16

sessuale disposta tra i 4 gruppi di dischi ciripari laterali; apertura «, anale situata molto più all' indietro

verso il margine libero del pigidio. Colore del corpo giallo ocroleuco. Lunghezza del corpo 1000 \i. circa. Larghezza » » 850 [x. » Follicolo femminile. Di color grigio fuligineo, poco convesso, colle esuvie eccentriche abbastanza svilup- ^'^- ^^- paté in confronto delle dimensioni di

Alcuni follicoli femminili, in posto, x ^j. •\ r> ^^• ^ m ^ ti,.,

di Dìaspis tricuspidatc. ^^^to il follicolo. Tcssuto scricco dcl fol-

licolo poco robusto e poco consistente. Dimensioni del follicolo: Lunghezza 1150 {x. circa.

Larghezza 750 ja. » Habitat. Raccolto nella Nigeria a Olokemeji sulla corteccia di una pianta rimasta indeterminata. Tutti gii esemplari furono ri- scontrati invasi da un fungo che rimase anch' esso indeterminato.

5. Hemichioiiaspis proxima n. sp.

Femmma. Corpo allungato colle estremità rotondate e con la massima larghezza che cade verso la metà dello stesso. Segmenti addominali più stretti dei eefalotoracici e sporgenti lateralmente in lobi bene manifesti aventi il margine libero rotondato. Di detti lobi quelli appartenenti agli ultimi segmenti addominali sono prov-

Boìlett. di Zooìofjia Gen. e Agr. X3

194

visti, lungo il margine libero, di 2-3 peli filiera i quali sono lunghi e robusti. Apparato boccale con setole mascillo-mandibolari che rag- giungono e sopravanza- no l'estremità posteriore del corpo.

Antenne tubercoli- formi sormontate da un lungo flagello. Stigmi posteriori senza dischi Ciri pari,

Pigidio con due paia di palette di cui le me- diane, intensamente co- lorate, presentano i mar- gini interni addossati Tu

Fig. VII.

Hemichionaspis proxima; 1. femmina adulta vista dal ven- tre; 2. follicolo della stessa; 3. follicolo maschile.

no contro l'altro e quelli esterni incisi più volt^ Le palette del secondo paio, invece, sono separate dalle prime da un robusto pelo filiera e dallo sbocco di una grossa ghiandola sericipara. Esse sono molto piccole, esili, quasi ia- line con margine libero ro- tondato ed integro. Dal lato esterno di ciascuna paletta del secondo paio si nota, sem- pre lungo il margine libero del pigidio, prima un pelo fi- liera poi gli sbocchi di due grosse ghiandole sericipare ed a una certa distanza da que- ste un' altro pelo filiei'a cui seguono gli sbocchi di altre due ghiandole sericipare, e per ultimo, in vicinanza del segmento preanale, si scorge ancora un quarto pelo filiera. Peli semplici, lungo il pigidio, lunghetti, robusti e distribuiti conforme si vede nella fig. Vili. Dischi ciripari perivulvari in cinque gruppi secon-

Fig. vili.

IMgidio di femmina adulta di Hemichionaspis pro- xima visto dal dorso.

do le formule: 21-19 ; n-ii^ ; 15 - 21 . Apertura sessuale situata al

17 17 16 16 22 23

centro dei quattro gruppi di dischi ciripari laterali. Apertura anale disposta quasi alla stessa altezza della sessuale solo spostata un poco più verso il segmento preanale.

ì% -

Colore del corpo, negli esemplari trattati con acido acetico, melico, salvo il pigidio che presenta una tinta giallo-ocracea.

Dimensioni : Lunghezza del corpo 900 {x. Larghezza » > 550 \i.

Follicolo femminile. Di forma ovale, appena convesso con la parte sericea costituita da un tessuto poco robusto, bianco - grigio, con le esuvie disposte all'apice dell'estremità più stretta del follicolo, di color ocroleuco.

Dimensioni del follicolo: Lunghezza del follicolo . . 1280 |x.

Larghezza » » . . 800 (x.

Lunghezza dell'esuvia larvale 350 \i. Larghezza » » » 220 (a.

Lunghezza » » ninfale 750 ji. Larghezza » » » 470 jx.

Follicolo maschile. Allungato, a lati paralleli, diritto o leggermente curvato, posteriormente rotondato, al dorso profon- damente solcato, così che le carene che ne risultano sono bene appariscenti. Spoglia larvale giallastra, piccola, situata ad una estremità; tessuto sericeo bìanco-niveo.

Dimensioni del follicolo: Lunghezza 960 ]x.

Larghezza 320 [jl.

Habitat Raccolto a Thiès (Senegal) e a Mamou sul Mango, a Conakry suìVAnona, ad Hann (Dakar) sulla Calotropis procera e su una pianta rimasta indeterminata; a Dodowa, a Lagos, a Cotonou (Dahomey), a Quifangando (Angola) e a Pretoria su piante rimaste anch' esse indeterminate.

Osservazione. Questa specie ricorda assai da vicino VHem. Orlandi Leon, dalla quale, però, si distingue facilmente per i se- guenti caratteri. Possiede dischi ciripari agli stigmi anteriori e dischi ciripari costantemente più numerosi nei gruppi che circon- dano l'apertura sessuale ; inoltre sono presenti, benché poco appa- riscenti, le palette del secondo paio e possiede, ancora, dei peli filiera su tutti i lobi dei quatti'o ultimi segmenti addominali, an- ziché solo su quelli dei due ultimi come ò il caso della Hem, Orlandi,

- 496 -

6. Aspidìotus destructor Sign.

Aspidiotus destructor Sign., Ann. Soc. Ent. Fr., (4), IX, p. 120 (1869).

Di questa specie ebbi esemplari su piante provenienti da lo- calità diverse cioè da Cotonou (Dahomey) su foglie di pianta ri- masta indeterminata e da Lagos su foglie di una specie di Cario- phyllum. In ambedue i casi il parassita, per la massima parte, era disposto alla pagina inferiore delle foglie le quali si presentavano, specie nel materiale proveniente da Lagos, letteralmente rivestite dagli scudetti protettori del parassita. Ho osservato, però, che gran numero di individui appartenenti a detta specie erano stati attaccati da un imenottero parassita e condotti a morte prima che avessero compiuto il loro ciclo biologico. Il Prof. Silvestri osservò larve e adulti di Scyumus nigerlantis Weise distruggere questo Aspidiotus presso Lagos.

7. Aspidiotus elaeidis Marchal.

Aspidiotus elaeidis March, (senz. descriz.), Compt. Rend. Soc. Bici., LXVI, p. 587 (1909); Bull. Soc. Zool, France, XXXVI, p 69 (1909).

Un solo esemplare raccolto su pianta rimasta indeterminata a Conakry.

Dal Marchal la specie è ricordata del Dahomey su una specie di Palma, la Elaeis guineensis.

8. Aspidiotus gowdeyi Newst.

Aspidiotus gowdeyi Newst., Notes on Scale-Insects (Coccidae) Part. I (from the Bull, of Entomologie. Research, vol. IV. pag, 77, May^ 1913).

Ebbi abbondante materiale da Cotonou (Dahomey). La pagina superiore delle foglie della pianta ospite, rimasta indeterminata, erano rivestite completamente dal parassita, il quale però non difettava ancora sulla pagina inferioi-e delle stesse. Il Newstead ebbe la specie da Entebbe (Uganda) SMÌVAnona muricata.

9. Aspidiotus pectiuatus Lindgr.

Aspidiotus pectinatus Lindgr., Jahrb. Hamb. wiss. Aust. (XXVI) , p. 43 (1909).

Questa specie fu raccolta a Pretoria e sembrerebbe, dall' e- same dei campioni (alcuni ramoscelli investiti completamente

197

dalla cocciniglia), trattarsi di una specie facile a moltiplicarsi rapidamente.

Sarà opportuno, per tale ragione, di tenerla presente posto che essa trova comodamente da vivere anche su piante da frutto come, ad esempio, il Pero, sulla quale pianta (proveniente dal Sud Africa) Y avrebbe appunto riscontrata, per la prima volta, il Lindi nger.

10. Aspidiotus replicatus Lindgr.

Aspidiotus replicatus Lindgr. _, Jahrb., Hamb. wiss. Aust. (XXVI), p. 17 (1909).

Questo Diaspite nel Sud Africa sembrerebbe essere abba- stanza comune poiché il Lindinger, che ce lo fece conoscere, lo indica come ospite dell' Ehretia cymosa, dell' Illigcra penta- phi/Ua, della Mitragyne macrophylla e di varie specie di Anacar- diacee ; io non riescii a raccogliere, però, sul materiale pro- veniente da Conakry, che dai tre ai quattro esemplari e anche questi distribuiti su piante diverse, rimaste tutte indeterminate. Questa povertà di esemplari può forse attribuirsi alla diversità delle piante ospiti oppure a ragioni climatiche alquanto diverse da quelle che si riscontrano nel Sud Africa.

Intorno a questa specie debbo osservare, inoltre, che essa riesce molto interessante per i caratteri tutt'affatto particolari che presenta il follicolo della stessa. Infatti, in detto follicolo, l'esuvia ninfale rappresenta i due terzi ed anche più dell' intero involuci'o di guisa che, per questo carattere e per la assoluta mancanza di dischi ciripari perivulvari, essa si allontana dagli Aspidiotus per avvicinarsi alle Aonidie stabilendo cosi un'anello di congiunzione tra i due gruppi. Di più , detto follicolo presenta un' altra particolarità; la parte sericea cioè dell' involucro, in un dato punto, si mostra divisa da una profonda e stretta insenatura a margini quasi perfettamente paralleli tra loro. Per questo carattere adun- que e per quelli prima ricordati io ritengo opportuno istituire, per detta specie, se non un genere nuovo almeno un sottogenere che distinguo col nome di Heteraspis.

11. Aspidiotus trausparens Green.

Aspidiotus transparens Green (part.)., Catalogue of Coccidae ^Indian Museum Notes, vol. VI, n. 1, 1896).

Pochi esemplari su foglie di Chrysobalanus raccolte a Dakar.

198

1^. Aspidiotiis trail svaalensis ii. sp.

femmina. Corpo della forma consueta con margini liberi provvisti qua e di qualche pelo semplice lunghetto e flessibile. Antenne tubercoliformi fornite di un flagello lungo e robusto inserito al lato esterno della base del tubercolo. Apparato boccale con setole maxillo-raandibolari non molto lunghe. Stigmi senza dischi ciripari. Pigidio con tre paia di palette di cui quelle del

paio mediano, in confronto quelle delle altre paia, sono molto più grandi, spatoliformi

^W ° -■ 'Lin£m^ ^^^ ^^^^ interni diritti e quasi

paralleli, mentre i laterali esterni sono leggermente ar- ^'^" ^^' cuati e tanto gli uni che gli

Pigidio, dal dorso, di femmina adulta di Aspidiotus

transvaaiensis. altri, vcrso 1 estreiiio poste-

riore, si presentano incisi, ab- bastanza profondamente, una sol volta. Orlo libero posteriore di det- te palette un poco arcuato e più o meno leggermente sinuato. Pa- lette del secondo paio più larghe alla base che all'apice e quivi rotondate mentre, sul margine esterno, sono lievemente incise. Pa- lette del terzo paio triangolari, dentiformi. Pettini numerosi e va- riamente incisi. Di essi ve ne hanno due stililormi tra le palette me- diane; due, notevolmente larghi e profondamente incisi all'apice, tra le palette mediane e quelle del secondo paio e tre, di egual fabrica, nello spazio intercedente tra le palette del secondo paio e quelle del terzo. Queste appendici sopravanzano le palette con tutta la porzione incisa del pettine.

Al di delle palette del terzo paio, da ciascun lato, si osser- vano altri pettini in numero di 6-7, i quali sono, ancora, più profondamente e variamente incisi che non lo siano i pettini com- presi tra le palette, però in essi le incisioni interessano soltanto il margine laterale esterno della lamina, mentre l' interno rimane integro. Detti pettini, procedendo lateralmente alla paletta del terzo paio, vanno diminuendo in lunghezza non solo, ma pre- sentano via via un numero sempre minore di incisioni di modo che i pettini, in numero di uno o due disposti nll'estremità della se- rie^ sono stiliformi e senza intaccature di sorta. In confronto dei pet- tini compresi tra le palette, quelli esterni, più prossimi alla pa-

199

letta del terzo paio, sono più lunghi. Dischi ciripari perivulvari in quattro gruppi secondo la formula: ^ . Apertura sessuale situa- ta nello spazio compreso tra i quattro gruppi di dischi ciripari, però non disposta al centro di detto spazio, ma spostata un poco più air indietro verso i gruppi di dischi ciripari posteriori. Aper- tura anale collocata, in confronto della sessuale, più all' indietro verso il mar- gine libero del pigidìo.

Colore del corpo giallo. Vivipara. Dimensioni : Lunghezza del corpo 1200 |x. Larghezza » » 1000 [x. Follicolo femminile. Quasi cir- colare, discretamente convesso, con le esuvie centrali o appena eccentriche, pic-

Fig. X.

cole, tinte leggermente in giallo. Parte

Follicolo leniminile di Aspidiotus . i i /• n i

transmaiensis. scricca dcl lollicolo abbastanza com-

patta e robusta. Velo ventrale completo, esilissimo che rimane aderente per intiero a'ia foglia quando si rimuove la parte dorsale. Colore del follicolo umbrino chiaro. Dimensioni del follicolo : Lunghezza 1350 [x.

Larghezza 1050 [i. Habitat. Raccolto a Pretoria sulle foglie del Nerium oleander associato al Chysoìaphaluii afpnis.

13. Aspidiotus uiigiiiculjitus n. sp.

Femmina. - Corpo decisamente ovale, un poco più attenuato di dietro che all' innanzi. Segmenti del corpo non bene distinti tra loro. Margine libero di essi provvisti di radi peli, i quali sono lunghetti e alquanto rigidi. Detti peli, sui lobi dei segmenti addo- minali si trovano inseriti presso l'angolo superiore del rispettivo segmento. Sul margine libero del corpo, ancora, ai lati della regione cefalotoracica e precisamente all'altezza dell' angolo superiore del mesonoto, si nota una vistosa protuberanza tronco conica termi- nata da una breve, ma robusta unghia ricui'va. Apparato boc- cale bene sviluppato con setole maxillo-mandibolari enorme- mente lunghe. Antenne tubercoliformi presentanti tre appendici di cui la mediana, in forma di robusto flagello, è abbastanza lunga in confronto delle laterali che sono dentiformi e di esse

. 200

l'esterna è la più breve. Stigmi senza dischi ciripari, Pigidio lar- gamente rotondato con tre paia di palette, di cui il paio mediano, bene sviluppato e colorito intensamente in giallo, presenta am- bedue le palette con gli orli laterali incisi una volta soltanto.

Fig. XI.

Aspidiotvsunguiculatus., 1. femmina adulta dal ventre; ü. spina linguiforme laterale della stessa ; 3. pigidio di femmina adulta ; 4. follicolo della medesima.

Palette del secondo e terzo paio molto più strette, a forma di lancia, di mediocre lunghezza e quasi incolori. Pettini bene svi- luppati, più stretti alla base che all'apice dove sono più o meno profondamente incisi. Per quanto riguarda il loro numero e la loro distribuzione essa è del tutto conforme a quanto vedesi nella fig. XI 3. Ciò valga anche per quanto si riferisce ai peli semplici che stanno piantati lungo il margine libero del pigidio. Dischi ciri- pari perivulvari in quattro gruppi ed ogni gruppo costituito da non più di tre-quattro dischi. Apertura sessuale disposta verso il cen- tro dell' area del pigidio, nello spazio compreso tra i quattro gruppi di dischi ciripari. Apertura anale ampia situata, in para-

201

gone dell' apertura sessuale, più verso il margine libero del pi- gidio.

Colore del corpo giallo. Vivipara.

Dimensioni : Lunghezza del corpo 580 \x. Larghezza » » 490 |j,.

Follicolo feìiiminile. Di forma ovale, robusto, mediocre- mente convesso, con la maggior altezza corrispondente al punto in cui sono situate le esuvie le quali risultano spostate notevol- mente verso una delle estremità del follicolo.

Colore delle esuvie nerastro, mentre la parte sericea del fol- licolo presenta una tinta rolor nocciuola che risulta più intensa attorno alle esuvie, più sbiadita invece man mano che si ])rocede verso il margine del follicolo. Velo ventrale bene sviluppato, bianco.

Dimensioni : Lunghezza del follicolo 1600 jx. Larghezza » » 1300 [x.

Habital. Pochi esemplari raccolti a Conakry sulla pagina inferiore di una pianta rimasta indeterminata.

14. Pseudoaonidia ferox var. perspinosa n. sp.

Di questa specie non ho trovato che un unico esemplare fem- mina il quale per i caratteri del pigidio e per altri ancora cor- risponde esattamente alla specie descritta dal Lindinger. Per tale fatto ritenni, al mo- mento, identiche le due forme ; però, in seguito, avendo raffrontato con maggior cura r esemplare da me posseduto con la descrizione e le figure della specie illu- strata dal Lindinger potei rilevare alcune differenze che se non sono tali da auto- rizzarmi a fare dell'esemplare da me pos Fi}?. XII. seduto una nuova specie sono però, a mio

Femmina adulta di pscmìoao- „\y^^{y^\Q bastevoH pcr ritenerla se non

nidia ferox var. iJerspinosa. ^ ' , _

altro una buona varietà. Nella specie del Lindinger il margine anteriore della regione cefalotoracica sarebbe sormontato da circa dieci protuberanze coniche più o meno smussate all'apice (1) protuberanze che per

(1) Lindinger. Di Schikllausgattung- Selenaspidus , pag\ 7 , tav. II, abb. 5, a.

202 -

la fabrica loro differiscono da quelle presentate dall'esemplare da me posseduto (vedi fig. XIIE', il quale, inoltre, caso certo da riferirsi ad anomalia, porta ancora sul margine cefalico destro soltanto due consimili produzioni chitinose. Dette protuberanze, in parte, sono

Fig. XIII.

Margine cefalico colle caratteristiche appendici di femmina adulta di Pseudaonidia ferox var. perspinosa.

coniche, dentiformi; in parte a forma di sottili lamelle rettango- lari aventi i due angoli liberi prodotti in due punte che all'apice sono acute anziché grossolanamente smussate come vedesi nella figura dataci dal Lindinger; in modo identico finiscono all'apice an- che le altre due appendici or ora menzionate.

Una seconda differenza risiede nel diverso numero di dischi ciripari che concorrono a costituire, nelle due forme, i gruppi cir- costanti l'apertura sessuale. Infatti nella forma descritta dall'Aut. tedesco i gruppi di dischi ciripari perivulvari sono costituiti da 6-9 elementi per i gruppi laterali anteriori e di 6 per quelli po- steriori ; mentre nell' esemplare da me posseduto detti gruppi di dischi ciripari perivulvari comprendono un maggior numero di elementi e rispondono alla formula: ^^.

Habitat. Un solo esemplare raccolto a Conakry su una pianta rimasta indeterminata

15. Pseudoaouidia kameruuica Lindgr.

Selenaspidus kamerunicus Lindgr., Jahrb. Hamb. avìss. Aust,, XXVI, pp. 4,7 (1900).

Raccolti dai quattro ai cinque esemplari su piante diverse provenienti da Conakry.

203

16. Pseudoaoniditi silvaticsi Lindgr.

Selenaspidus silvaticus Lindgr., Jahrb. Hamb. wiss. Aust. XXVI , pp. 4,10 (1909).

Riscontrata su alcune foglie di agrumi provenienti da Loanda. Essa vi si trova associata alla Lepidosaphes beckii e alla Pseu- doaonidia trilobitifoì'm/'s. A differenza della L. beckii, che preteri- sce fissarsi alla pagina superiore delle foglie, la P. silvatica predi- lige, al contrario, la pagina interiore. Oltre gli agrumi, secondo il Lindinger, questa specie attacca diverse altre piante come la Rinorea exappendiculata, il Ficus indica, la Bandeiirica spe- ciosa e si trova diffusa nel Kamerun (Africa occidentale), e a Amani (Africa orientale). Anche questa, come VAspidioius pecti- nalus è una di quelle specie che vivendo a spese di piante col- tivate, debbono essere tenute presenti affinchè ne sia impedita r introduzione nel nostro paese.

17. Pseudoaoiiidisi trilobitiformis Green.

Asjndiotus trilohitiformis Green. Ind. Mus. Notes, IV, p. 4 (1896).

Questa bellissima specie, che vive su buon numero di piante tia le quali talune di grande importanza agraria come sono, ad esempio, gli agrumi sembra sia molto comune nell'Africa occidentale giacché io ebbi campioni sul Neriiiui e sul Cariaphylliüii da Conakry; sugli Agrumi e sull' Anaca)'dian occidentale da Dakar; sul Neriiim, ancora, da Kindia (Guinea Francese), nel qual caso essa ti'ovavasi associata 'dWAspidiotits transvaalensis Leon, e su altre piante rimaste indeterminate provenienti da Loanda e dti Cotonou (Dakomey) ecc.

18. Selenaspidus articulatus Morg.

Aspìdiotus articulatus Morg., Ent. Mon. Mag., XXV, p. 352 (1889).

Ebbi esemplari di questa specie da un' unica località e pre- cisamente da Loanda. Delle due piante ospiti una rimase indetermi- nata, r altra era una pianta di agrumi affetta pui'e da Psexdoao- nidia hnlobitifoì-riiis e da Lepidosaphes beckii.

204

Fig. XIV.

Chrysomphalns affìnis ; 1. femmina adulta visto dal ventre; 2. follicolo della stessa in posto.

19. Chrysomphalus attìuis n. sp.

Feìumina. Corpo obpiriforme colla regione cefalotoracica molto sviluppata in confronto dell'addominale, la quale si protende air indietro a guisa di cono coll'apice ampiamente smussato. Se- gmenti del corpo poco bene distinti tra loro. Apparato boccale

con setole maxillo-man- dibolari che distese non sorpassano 1' estremità posteriore del corpo. Sti- gmi senza dischi ciripari. Margine libero del corpo con pochi peli semplici distribuiti qua e a notevole distanza l'uno dall'altro. Pigidio più lungo che largo, di no- tevole sviluppo. Margine libero del pigidio con tre paia di palette, tutte presso che di eguali dimensioni. Le palette del primo e secondo paio presentano, sul margine libero esterno, un' urica incisione molto accentuata, mentre le palette del terzo paio, oltre l' inci- sione su ricordata, ne mostrano altre, ma queste però, in para- gone della prima, sono meno profonde. Pettini tra le palette e al di di esse. Queste appendici sono assai bene sviluppate, pal- miformi, all'apice profondamente incise e così lunghe da sopravan- zare coi denti l'estremo posteriore delle contigue palette. Di que- sti pettini ve ne sono due tra le palette mediane, due tra queste e le palette del secondo, tre tra queste ultime e le palette del terzo paio e tre ancora, da ciascun lato, al di delle palette del terzo paio. Immediatamente ai pettini ricordati seguono, per ultimo, due vistose protuberanze triangolari avanzi, molto pro- babilmente, di altre palette, dopo di che l'orlo libero del pigidio, per buon tratto, si mostra fortemente chitinizzato e rilevato in denti minuti, mentre l'ultima porzione del margine mostra l'epi- dermide molle o solo lievemente indurita. Parafisi brevi anzi che no, in numero di due per ciascuna paletta. Di dette parafisi quelle disposte all'angolo basale esterno delle palette sono le più lun- ghe. Un' altra parafisi, di minor sviluppo, a cui seguono altre

- 205

affatto rudimentali, fa capo, presso a poco, alla base del pettine mediano appartenente a quelle serie che trovasi disposta ester- namente alle palette del terzo paio. Dette parafisi non figurano nel disegno qui riportato. Ghian- dole sericipare poche, ma molto grandi, cogli sbocchi disposti lungo il margine libero del pi- gidio e precisamente in corri- Yìg XV spondenza alle basi dei singoli

„. ... ,,, ,. ,. . , ,, ,. ,,, pettini. Apertura sessuale situata

Piffulio. dal dorso, eh femmin.a adulta di C/ir;/- ^ ^

somphaius afflnis. all'altczza dei gruppi di dischi

ciripari posteriori. Dischi ciri- pari perivulvari in quattro gruppi secondo la formula: ^|^.

Apertura anale, in confronto della sessuale, situata più verso l'estremità posteriore del pigidio. Peli semplici, sul margine libero del pigidio, pochi e brevi.

Colore del corpo giallo ocraceo.

Dimensioni: Lunghezza del corpo 1170 ji. Larghezza » * 1000 [i.

Follicolo femminile. Di forma irregolare, lievemente con- vesso con le esuvie appena eccentriche, delle quali la larvale piccola e la ninfale notevolmente più grande. Tessuto sericeo molto compatto e robusto.

Colore del follicolo nero castaneo al centro in coiTÌspondenza delle esuvie larvali, gradatamente colorato meno intensamente procedendo dal centro verso i margini. Velo ventrale bene svi- luppato, di mediocre robustezza, grigiastro.

Dimensioni del follicolo da 2 a 2 V4 ii^m.

Habitat. Raccolto a Kakoulima (Guinea francese) su una pianta rimasta indeterminata ed a Pretoria sul Nerium che contempora- neamente era infestato anche da Aspidiotiis ti'ansnaalensis Leon.

19. Chrysomplijilus aouidum Linn.

Coccus aonidum, Linn., Syst. Nat., Ed. X, I, p. 455 (1758 ; Chry- somphahts ficus Ashm., Am. Ent., Ili, p. 267 (1880).

Pochi esemplari su foglie di Mandarino provenienti da Co- nakiy.

206 -

20. Chrysomphalus Greeiii n. sp.

ghetti e distribuiti

Fig. XVI.

Chrysomphalus Greeni.; 1. femmina adulta dal ventre; 2. pigidio della stessa ; 3. follicolo femminile.

Femmina. Corpo quasi circolare, colla regione addominale, molto meno sviluppata della regione cefalotoracica, leggermente protesa all' indieti'o.

Margini liberi del corpo provvisti di pochi peli semplici, lun- a debita distanza gli uni dagli altri. Appa- rato boccale bene sviluppato con se- tole maxillo mandi- bolari piuttosto bre- vi. Stigmi senza di- schi ciripari. Pigi- dio con tre paia di palette di mediocre sviluppo di cui le mediane più grandi delle altre paia, mentre quelle del secondo paio sono le meno vistose. Le palette del primo e secondo paio presentano il margine libero posteriore rotondato e 1' orlo laterale esterno con un' unica inci- sione ; quelle del terzo paio, al contrario, sono triangoliformi e presentano il margine laterale esterno inciso più volte. Parafisi di sviluppo vario. Di esse ve ne hanno due per ciascuna paletta e queste fanno capo agli angoli basali delle medesime. Due altre paia di parafisi, di sviluppo molto notevole, in confronto di quelle ora ricordate, mettono capo, invece, tra gii spazi intercedenti tra le palette mediane e quelle del secondo paio e tra queste e quelle del terzo paio. Dette parafisi, nella parte distale, sono ingrossate a mo' di clava, ma si fatto ingrossauiento è appena accennato nel paio di parafisi più interno, le quali, ancora, sono più brevi di quelle dell'altro paio in cui l' ingrossamento su indicato, come si può osservare nella fig. XVI 2 è molto notevole. Altre parafisi, però di sviluppo rudimentale, si notano ancora lungo il margine libero del pigidio, al di di quelle appartenenti al terzo paio di pa- lette. Detta porzione di orlo libero del pigidio si vede poi, di tratto in tratto, rilevata in denti di sviluppo vario. Pettini pochi e

207 -

questi brevissimi e minuti. Di si fatte appendici se ne possono osservai'e, non senza difficoltà, due disposte tra le palette del se- condo e terzo paio ed una, da ciascun lato, immediatamente dopo le palette del terzo paio. Nessun pettine apparentemente esiste tra le palette mediane e tra queste e quelle del secondo paio. Peli semplici, lungo il pigidio, brevi e delicati. Dischi ciripari perivulvari distribuiti molto probabilmente in soli 4 gruppi ; dico probabilmente , perchè le preparazioni microscopiche dei due unici esemplari che possiedo mi permisero di rilevare solamente i due gruppi di dischi ciripari posteriori e una parte di uno dei gruppi laterali superiori. I due gruppi di dischi ciripari posteriori si compongono di 5-6 dischi. Apertura sessuale situata all'altezza dei due gruppi di dischi ciripari perivulvari posteriori; apertura anale, in confronto della sessuale, spostata un più all' indietro.

Colore del corpo giallo ocraceo.

Dimensioni : Lunghezza del corpo 830 \i. Larghezza » » 750 \i.

Follicolo femminile. Di forma circolare, leggermente con- vesso, robusto, con le esuvie al centro. Colore del follicolo nero, salvo uno stretto lembo marginale, in cui il tessuto sericeo è meno compatto, che presenta una colorazione castaneo-oscura. Al dorso il follicolo, nei primi tempi, è rivestito completamente dalla pellicola epidermoidale della pianta ospite, che è di color grigio argenteo.

Diametro del follicolo 1100 jj..

Habitat. Raccolto a Conakry su una pianta rimasta inde- terminata.

21. Chrysomphalus rossi Mask.

Aspidiotus rossi Mask., N Z. Trans., XXIII, p. 3 (1830).

Gli esemplari di questa specie provengono da Adelaide (Au- stralia), alcuni sono ospiti su piante rimaste indeterminate, altri sono fissati sui frutti dell' olivo.

22. Aouidiella chrysobalauì n. sp.

Femmiìia. Corpo di forma circolara, colla regione cefalo- toracica enormemente sviluppata in confronto dell' addominale la quale è costituita da segmenti molto stretti e brevi così che essi.

208 -

procedendo dall' innanzi all' indietro, vanno man mano restrigen dosi sempre più di guisa che detta regione del corpo assume for- ma lievemente conica.

Orlo libero del corpo fornito qua e di qualche pelo sem- plice, lunghetto, ma non rigido.

Antenne tubercoliformi provviste di un' unico flagello abba- stanza lungo e robusto. Stigmi piuttosto grandi senza dischi ciripari.

Setole maxillo - mandibolari che distese sopravanzano l'e- stremità posteriore del corpo. Pigìdio ampio, forma trian- golare, col margine libero, p,. jj-^jj nella metà anteriore, da cia-

T,- •,■,•.. A 1* A- A^^irii.ii^ nt. ,„ scuu lato, u 11 Ì f 0 r ffi cmcu tc cre-

Pigiilio ili temmina adulta di Aomchella chrysoba- '

lani nulato, mentre sul rimanente

presenta delle appendici varie,

nonché delle incisioni, più o meno profonde, le quali suddividono

fatta porzione dell' orlo lìbero in più tratti presso a poco di

eguale lunghezza.

Palette in numero tre paia di cui le più sviluppate sono quelle appartenenti al paio mediano che presentano all' in- nanzi largamente rotondate e su ambo gli orli laterali con un'unica incisione. Detta incisione, sul margine esterno, è sensibilmente più profonda che quella riscontrata sul lato interno. Palette del se- condo e terzo paio meno prominenti delle mediane non solo, ma ancora man mano decrescenti in sviluppo dal secondo al terzo paio. fatte palette presentano il margine laterale interno inte- gro, mentre quello laterale esterno è inciso e precisamente due o tre volte quello appartenente alle palette del secondo paio, quattro volte, invece, quello che spetta alle palette del terzo paio. Parafisi due per ciascuna paletta. Queste parafisi, eccezione fatta per quelle che fanno capo all'angolo basale esterno delle palette del secondo e terzo paio le quali sono notevolmente lunghe e ingros- sate, sono piuttosto brevi e poco diverse in lunghezza tra loro. Altre parafisi, d' aspetto più o meno rudimentale, si riscontrano, ancora, lungo il margine libero del pigìdio, da ciascun lato, al di delle palette del terzo paio.

Pettini e peli semplici, brevissimi e molto minuti, distribuiti conforme mostra la fig.XVII. Apertura sessuale disposta verso il cen- tro dell' area del pigìdio ; apei'tura anale situata quasi alla stossa

- 209

altezza di quella però, in suo confronto, spostata un poco più air indietro.

Colore del corpo giallo ocraceo.

Dimensioni : Lunghezza del corpo 650-1600 ^. Larghezza » » 580-1450 [x.

Follicolo femminile. Di forma irregolarmente ovale, abba- stanza convesso, colle esuvie larvali nere spostate, più o meno, verso il margine. Tessuto sericeo del follicolo compatto e resi- stente ricoperto, al dorso, da un tenue velo bianco grigio, sotto al quale la restante por- zione è colorata in nero-castagno. Velo ven- trale bene sviluppato, robusto, biancastro.

Lunghezza del follicolo da 1-2 mm.

Habitat. Sul Chrysobalanus a Dakar.

23. Aonidia simplex n. sp.

Fig. XVIII.

Follicolo femminile di Ao- nidiella chrysobalani.

Femmina. Corpo obpiriforme coi seg- menti che lo compongono poco ben distinti tra loro. Antenne tubercoliformi, sormontate da un lungo e robusto flagello. Stigmi grandi,

senza dischi ciripari. Pigidio piuttosto stretto e allungato con due paia di palette di cui le mediane molto più sviluppate di quelle del

secondo paio. Le palette mediane, al- quanto avvicinate tra loro, presentano i margini liberi interni quasi paralleli tra loro e segnate da una o più inci- sioni. Nei casi che V incisione sia unica allora essa è più marcata che non quando le incisioni sono diverse. Palette del secondo paio di forma pres- so che triangolare col margine laterale esterno inciso profonda- mente. Pettini pochi, lunghetti ma molto esili. Di essi ve ne hanno due stìliformi tra le palette mediane, due altri, col margine esterno seghettato, situati tra le anzidette palette e quelle del secondo paio ed un' altro ancora, all' apice bidentato, piantato subito al di \k della paletta del secondo paio. Peli semplici pochi, ma lunghetti, di essi i maggiori sono quelli inseriti al margine dorsale del pigidio, quanto alla loro distribuzione essa è conforme a quanto si osserva nella fig. XIX. Apertura sessuale situata in

Boltett. di Zoologia Gen. e Ai/r. 14

XIX.

Pigidio, dal dorso, di Aonidia simplex

2\0 -

avanti verso la metà del segmento; apertura anale disposta, invece, alla metà del tratto che corre dall'apertura sessuale al margine libe- ro del pigidio. Mancano i dischi ciripari peri vulvari. Ghiandole seri- cipare poco numerose, di calibro sottile e a tubo non molto lungo. Colore del corpo giallo zolfo. Vivipara. Dimensioni del corpo : Lunghezza 800 ^.

Larghezza 550 [jl. follìcolo femminile. Di forma molto irregolare, un poco più lungo che largo, non molto convesso e colla maggior conves- sità in corrispondenza dell'e- suvia larvale che trovasi più 0 meno spostata verso una del- le estremità. Spoglia larvale perfettamente ovale tinta leg- germente in carnicino; esuvia ninfale grande, molto più svi- luppata nella regione cefalo- toracica in confronto della parte addominale che è anche notevolmente più stretta, di color ferrugineo. Parte sericea dorsale del follicolo costituito da un tenue velo grigio-sporco, che riveste, in modo irregolare, a mala pena la spoglia ninfale. Velo ventrale abbastanza robusto, biancastro, che chiude completamente la cavita data dalla regione cefalotoracica della spoglia ninfale cavità che accoglie e ripara il corpo dell' insetto adulto.

Dimensioni: Lunghezza del follicolo. . . 1000 fx. circa. » dell'esuvia ninfale 900 [x. »

» » » larvale 450 jjl. »

Habitat. Raccolta in pochissimi esemplai^ a Pretoria su una pianta rimasta indeterminata.

Fig. XX.

Aoniclia simple./:; 1. follicolo di feinniina adulta;

2. spoglia larvale ; 3. esuvia ninfale.

24. Lepidosaphes beckii Newm.

Coccus beckii Newm., The Entom , IV, p 217, Feb (1869j ; Aspidiotus ci7ricoZa Pack. , Guide to Study of Insects, p. 527, Aug. (18G9 ; Myti- laspis fulva Targ , Bull. Soc. Ent. Ital., p. l3l (1872).

Esemplari su piante di agrumi provenienti da Conakry, Loanda, Dahomey.

- 211

25. Lepidosaphes cliitiuosus Lindgr.

Lepidosaphes chitinosus Lindgr., Jahrb. Hamb. wiss. Anst , XXVI, p. 34 (1909).

Pochi esemplari provenienti da Pretoria su pianta rimasta indeterminata.

26. Lepidosaphes kanieruiiensis Lindgr.

Lepidosaphes kamerunensis Lindgr., Jahrb. Hamb. wiss. Aust., XXVI, p. .38 (1909).

Ebbi esemplari da Conakry sulle foglie di una pianta rimasta indeterminata le quali erano infestate, ancora, da esemplari di Ischnaspsis longirostris (Sign.).

27. Lepidosaphes marginalis n. sp.

Femmiìia. Corpo molto allungato coi segmenti addominali non sporgenti lateralmente in lobi bene manifesti. Margini liberi del corpo nudi o tutt' al più con qualche minuto pelo distribuito qua e senza ordine apparente. Antenne tubercoliformi con fla- gello abbastanza lungo, robusto e piegato ad uncino. Apparato boccale con setole maxillo - mandibolari di notevole lunghezza. Stigmi anteriori con un gruppo di dischi ciripari costituito da 4-5 elementi, situato, in paragone di quanto si osserva d'ordinario nelle altre specie, non all'altezza dell'apparato boccale, ma al- quanto più spostato air indietro. Stigmi posteriori senza dischi ciripari.

Pigidio con tre paia di palette di cui le mediane, non molto sporgenti e lievemente divergenti tra loro, presentano 1' orlo li- bero posteriore inciso più volte. Palette del secondo paio più sporgenti delle mediane, bene sviluppate, col margine libero ro- tondato. Palette del terzo paio triangoliformi, adiacenti a quelle del secondo paio e molto meno sviluppate di queste. Peli filiera pochi, ma lunghi e robusti. Di essi ve ne ha uno tra le palette del primo e secondo paio, un secondo, da ciascun lato, subito dopo le palette del terzo paio, un terzo, situato a circa metà del tratto di margine che corre dalle palette del terzo paio al se- gmento preanale ed un quarto, tnl volta accoppiato ad un quinto,

212

il quale risulta ad ogni modo molto più breve di quelli ora ri- cordati, disposto in prossimità del segmento preanale.

L'orlo libero del pigidio, dopo le palette del terzo paio, pre- senta una profonda insenatura, dopo di che la rimanente porzione si

Fig. XXI. Pigidio (li feinmina adulta di Lepidosaphes marginalis.

mostra rialzata in parte in tanti denti, residui forse di altre pa- lette. Ghiandole sericipare abbastcìnza numerose, coi loro sbocchi al dorso del pigidio, secondo mostra la fìg. XXI. Sui segmenti pre- cedenti il pigidio ghiandole così fatte e in buon numero vengono ad aprirsi, in serie lineare, specialmente lungo il margine poste- riore e quello libero. Dischi ciripari perivulvari in cinque gruppi

i;

secondo la formula : 13-15. Apertura sessuale compresa nello spazio

35-31

determinato dai quattro gruppi di dischi ciripari perivulvari ; apertura anale, invece, situata all'altezza corrispondente al gruppo impari.

Colore del corpo, negli esemplari secchi, previo trattamento- con acido acetico, incolore salvo il pigidio che è colorato inten- samente in rosso mattone.

Dimensioni del corpo : Lunghezza del corpo 2 ram circa.

Larghezza » » 600 [i. »

213

Follicolo femriiinik'. Molto lungo, stretto, l'etti lineo, un poco convesso e gradatamente allargantesi dall' innanzi all' indietro ove si presenta coll'estremità rotondata, Esuvie larvali, situate all'estremità anteriore, giallo-pallide; di esse la larvale misura meno della metà della lunghezza della spoglia ninfale. Tessuto sericeo del follicolo piuttosto esile, bianco niveo.

Fig-. XXII.

Follicolo fem- minile di Lejn- (ìosaphes margi- iialis.

Dimensioni : Lunghezza del follicolo 3 mm. circa.

Larghe/za massima del follicolo 700 [j,. Lunghezza della spoglia larvale 420 [x. Larghezza » » » 240 ^i

Lunghezza - » ninfale 950 [i.

Larghezza » » » 440 ji.

Habitat. - Raccolta a Mamou su una pianta ri- masta indeterminata.

Osserraz-ioììc. Gli esemplari di questa bellis- sima specie si trovano disposti alla pagina inferiore delle foglie della pianta ospite e precisamente lungo il margine libero delle stesse.

28. DiiiJispis (listiiieta n. sp.

FeìiDJiina. Corpo allungato, colla regione cefalica molto attenuata, posteriormente, invece, terminato in un ampio pigidio di forma triangolare.

Segmenti del corpo abbastanza bene distinti tra loro, di essi i cefalotoracici sono molto più sviluppati degli addominali; essi poi, coU'età, si chitinizzano fortemente rimanendo nello stesso tempo distesi, mentre gli addominali, man mano che l' insetto si sgrava della prole, si ritirano gli uni dentro gli altri e tutti completa- mente dentro l'astuccio chitinoso costituito dai segmenti precitati. Margine libero del corpo senza peli semplici.

Stigmi anteriori e posteriori con un gruppo di 3-4 dischi ci- ripari. Antenne grandi, tubercoliformi, sormontate da quattro setole grosse e brevi. Pigidio con due paia di palette di cui le mediane molto sviluppate presentano il margine libero irregolar- mente sinuato; quelle del secondo paio, adiacenti alle prime, al contrario, sono notevolmente più piccole e più sporgenti. Lateral-

214

mente a ciascuna paletta del secondo paio si osserva, dopo breve tratto, una profonda insenatura dopo di che 1' orlo libero del pi- gidio decorre, fino al segmento preanale, senza presentare alcuna

Fig. XXIII.

Dinasjìis distincta; 1. pigidio dal dorso di femmina adulta ; 2. margine laterale degli ultimi segmenti addominali della stessa.

altra speciale particolarità Peli fìlit^ra piuttosto brevi, mediocre- mente robusti e distribuiti conforme mostra la fig. XXIII.

Spazio compreso tra le palette mediane senza peli filiera. Lobi degli ultimi segmenti addominali, lungo l'orlo libero, con un gruppo di tre-quattro peli filiera. Apertura sessuale rappresentata da un'ampia fessura trasversa disposta nel mezzo del segmento ; apertura anale, invece, situata più all' innanzi verso il segmento preanale.

Colore del corpo luteo. Vivipara.

Dimensioni : Lunghezza del corpo 1600 [x. Larghezza » » 800 [i.

Follicolo femminile. Allungato e di dietro molto più espanso che air innanzi, notevolmente convesso con le esuvie, disposte all'apice anteriore, piccole e appena soffuse di giallo. Tessuto se- riceo mediocremente robusto, di color bianco sporco.

Dimensioni : Lunghezza del follicolo 1900 [j.. Larghezza » » 1200 \u

Habitat. Raccolto a Pretoria sulla corteccia di una pianta rimasta indeterminata.

215

29.

DiiiJispis (xiffjirdi n, sp.

Femmina. - Corpo allungato che, procedendo dall' innanzi air indietro, va gradatamente allargandosi per raggiungei-e il mas- simo diametro trasverso all' altezza del terzo segmento addomi- nale dopo di che, continuando verso r estremità posteriore, si restringe di nuovo un poco. Segmenti della regione cefalotoracica, in confronto di quelli ad dominali, molto sviluppati e lunghi così da rappresentare quasi i due terzi della lunghezza totale del corpo. Detti seg- menti sono fortemente chitinizzaii, men- tre cosi fatto indurimento nei segmenti dell'addome ò meno accentuato e limi- tato soltanto a quelli più pi'ossimi alla

regione del torace.

Margini liberi del

Fig. XXIV.

Dinaspis Gi/fardi ; 1. femmiiiii a-

diilta vista dal ventre ; 2. follicolo

(Iella stessa.

corpo sprovvisti di peli. Antenne tuber- coliformi, con un flagello ricurvo, abba- stanza lungo e robusto. Apparato boc- cale con setole maxillo-mandibolari non molto lunghe. Stigmi senza dischi ciri- pari. Pigidio con un paio di palette media- ne grandissime, che presentano i margini interni tra loro un poco divergenti. Orlo libero di dette palette completamente serrulato. Di fianco poi a ciascuna paletta, al lato esterno, si osserva un pelo filiera molto lungo e robusto, notevolmonte curvato verso la paletta ; ad esso segue il rudimento di una seconda paletta e adiacente alla stessa abbiamo^ ancora, una stretta lamina ialina a margine libero inciso, rudimento anche questo, probabilmente, di una terza paletta, indi un secondo pelo filiera dopo di che il ri- manente orlo libero del pigidio non presenta che dei minuti rialzi dentiformi e un terzo pelo filiera situato molto in alto in prossi- mità del segmento preanale I peli filiera, per rispetto alla lun- ghezza, robustezza e cui'vatura, vanno gradatamente diminuendo procedendo da quelli situati vicino alle palette mediane e andando verso i lati. Un'altro pelo filiera, più breve dei precedenti, si os- serva sui margini liberi dei lobi del segmento preanale. Peli sem- plici, lungo il margine del pigidio, poco numerosi e poco robusti,

216

distribuiti secondo mostra la fig. XXV. Apertura sessuale ampia cAìg si apre verso il centro dell' area del pigidio. Mancano i dischi ciripari perivulvari. Apertura anale, in confronto della sessuale, disposta più air innanzi verso il margine del segmento preanale.

Ghiandole sericipare abba- stanza numerose e grandi. Colore del corpo giallo ocra- ceo. Vivipara

Lunghezza del corpo 950 {jl. Larghezza » » 350 \i. Follicolo feìnminile. Allungato e attenuato - roton- Fig XXV ^^^^ ^^^® ^^^ estremità, leg-

Pigidio di femmina adulta, dal dorso, di Dinaspis germCntC COUVCSSO, COllC C-

Giffardi. suvie giallognole, mentre la

parte sericea del follicolo, che è costituito da un tessuto non molto spesso, ma abbastanza con- sistente, è bianco-niveo.

Dimensioni : Lunghezza del follicolo 1300 [x. Larghezza » » 400 [a.

Follicolo maschile. Simile al follicolo femminile, però coi margini laterali quasi paralleli tra loro.

Dimensioni : Lunghezza del follicolo 900 jx. Larghezza » » 300 jx.

Habitat. Raccolto a Kakoulima sulla pagina inferiore delle foglie di una pianta rimasta indeterminata.

30. Diuaspis Loiinsburyi n. sp.

Femmina. Corpo mediocremente allungato colla massima larghezza che corrisponde alla metà circa del corpo. Regione cefalica sensibilmente attenuata e con margine libero rotondato regione addominale terminata da un pigidio largamente arcuato. Segmenti che compongono V addome, man mano che si procede dall'avanti all'tndietro, sempre più arcuati di maniera che il se- gmento preanale finisce coll'abbi'acciare e circoscrivere su tre lati il pigidio. Detti segmenti, abbastanza bene distinti tra loro, non sono sporgenti lateralmente in lobi bene manifesti. Orlo libero del corpo sprovvisto di peli semplici. Lobi dei tre segmenti preanali con peli filiera lungo il margine libero e precisamente in numero

217

Fig. XXVI. Pigidio, dal dorso, di Dinaspis Lonnshuryi.

di 2-3 sui lobi dei segmenti precedenti V anale e 1-2 su quelli dell'altro ; i peli filiera appartenenti a quest'ultimo segmento, in paragone ai peli filiera posseduti dagli altri segmenti, sono meno

lunghi e robusti come, del resto, meno lungo e robusto é qual- siasi pelo filiera che si trovi si- tuato sui lobi dei segmenti addo minali in confronto di quelli che si trovano disposti lungo il mar- gine libero del pigidio. Antenne molto avvicinate tra loro, tuber- coliformi e provviste ai lati di due setole piuttosto brevi e poco robuste. Apparato boccale con setole maxillo mandibolari relati vamente brevi. Stigmi anteriori grandi, posteriori piccoli ed am- bedue le paia senza dischi ciripari. Pigidio con tre paia di pa- lette, di cui le mediane situate entro un' insenatura, poco spor- genti, tra loi-o divergenti e con margine libero anteriore dentato ; palette del secondo paio triangoliformi, abbastanza bene svilup- pate e con margine libero apparentemente integro ; palette del terzo paio contigue a quelle del secondo, molto piccole, denti- formi. Peli filiera abbastanza lunghi e robusti, coll'apice semplice o biforcato ed in questo caso colle branche di lunghezza diversa. Peli semplici pochi, brevi e poco robusti. Rimanente orlo del pi- gidio rialzato in denti più o meno vistosi e diviso in più tratti per la presenza di alcune incisioni più accentuate delle altre. Ghiandole sericipare numerose lungo il margine libero del pigi- dio e lungo l'orlo libero della poi'zione posteriore dei lobi appar- tenenti ai tre ultimi segmenti che precedono 1' anale. Mancano i dischi ciripari peri vulvari. Apertura anale situata molto in avanti verso il segmento preanale ; apertura sessuale, in confronto del- l'anale, spostata un poco più all' indietro. Colore del corpo giallo. Vivipara. Dimensioni del corpo: Lunghezza del corpo 1100 ji.

Lai'ghezza » » 650 jx. Follicolo feunnlnile. - Non molto allungato, piuttosto espanso e di forma romboidale, lievemente convesso e con le esuvie, giallo-aranciate, disposte all' estremità più attenuata del follicolo.

218

Parte sericea del follicolo costituita da un tessuto abbastanza compatto, ma sottile e di color bianco-niveo.

Dimensioni : Lunghezza del follicolo 2 mm. circa.

Larghezza » » 1300 [j,.

Lunghezza dell'esuvia larvale 470 ]x.

Larghezza » » » 220 [x.

Lunghezza » » ninfale 800 [x.

Larghezza » » » 450 [x.

Habitat. Raccolto a Pretoria su due

piante rimaste indeterminate.

31. Diiiaspis pseudoiuorpha n. sp.

Fig- XXVII.

Follicolo femminile di Di

naspis Loì(nsbì(rì/t.

ìcYiimina. Corpo allungato, stretto, leggermente piriforme e coi diversi segmenti che lo compongono poco distinti tra loro. Segmenti addominali non sporgenti lateral- mente in lobi bene manifesti e gli ultimi tre, precedenti il pigidio, coi margini laterali provvisti di un' unico pelo filiera abbastanza lungo e robusto. Antenne tubercoliformi fornite di un lungo flagello ripiegato ad uncino il quale, all'apice, si presenta biforcato con una delh branche più lunga dell'altra. Apparato boccale con setole maxillo-maiidibolari che distese raggiun- gono, all' incirca, 1' estremità posteriore del corpo. Stigmi senza dischi ciripari. Pigidio col margine libero, verso la metà, profondamente incavato ; 1' incavatura presenta gli orli laterali sensibilmente di- vergenti. Palette in numero di tre paia, di cui le mediane sono situate entro l' in- senatura anzidetta, addossate rispettiva- mente ai margini di destra e di sinistra della stessa. Queste palette sporgono ap- pena al di del margine del segmento e presentano l' orlo libero serrulato. Palette del secondo paio grandi, molto sporgenti, a margine libero rotondato e separate dalle pal- lette mediane da un robusto e lungo pelo tìliera e dallo sbocco di una grossa ghiandola sericipara. Palette del terzo paio adia-

Fig. XXVIII.

Dinaspis pseudomorpha. 1. fem-

mìmi adulta vista dal ventre ;

•-'. follicolo della stessa.

2t0

centi a quelle del secondo, triangolifoi-mi e molto piccole in con- fronto di quelle. A dette palette, da ciascun lato, segue subito un secondo pelo filiera, dopo di che il margine presenta una note- vole intaccatura in fondo alla quale viene a sboccare un' altra grossa ghiandola sericipara. Il i-esto dell' orlo libero che segue pre-

Fiff. XXIX. Dinaspis polimorpha; 1. antenna di femmina adulta; a. pigidio della stessa.

senta, ancora, discosti tra loro, due rialzi dentiformi, rudimenti forse di altre palette, e un terzo pelo filiera situato subito dopo il se- condo rialzo. Spazio compreso tra le palette mediane non oc- cupato da peli filiera. Peli semplici lungo il pigidio conforme vedesi nella fig. XXIX. Apertura sessuale disposta verso il centro dell' area del pigidio ; apertura anale spostata molto più all' in- nanzi in prossimità del segmento preanale. Colore del corpo fulvo. Dimensioni : Lunghezza 1430 \x.

Larghezza 500 [x Follicolo femnanile. Molto lungo, stretto, convesso, a lati quasi paralleli, di dietro rotondato, con le esuvie larvali situate proprio all' estremità anteiiore. Tessuto sericeo abbastanza com- patto, bianco - niveo. Esuvie appena soff"use di giallo, la larvale molto più piccola della ninfale.

Dimensioni : Lunghezza del follicolo 2400 [j..

Larghezza » » 750 [j..

Lunghezza della spoglia larvale 450 ]i..

Larghezza » » » 230 [j..

Lunghezza » » ninfale 950 {x.

Larghezza » » » 450 jx.

220

Habitat. Raccolta a Conakry su una pianta rimasta indeter- minata. Gli insetti si fissano alla pagina inferiore delle foglie e pos- sibilmente lungo tutto il margine libero della stessa.

32. Dìiiaspìs SilTestrii n. sp.

Femmina. Corpo molto allungato, all' innanzi rotondato coi margini laterali quasi pai-alleli giacché, procedendo dall' innanzi

air indietro, essi divergono tra loro in mi- sura appena percettibile fino al raggiungi- mento del terz'ultimo segmento addominale dopo di che la larghezza trasversa dall' in- setto va nuovamente attenuandosi. Pigidio piuttosto ampio, largamente arcuato. Seg- menti cefalotoracici molto lunghi; segmenti addominali molto brevi di maniera che tutta questa regione sta a rappresentare meno di un terzo della lunghezza totale del corpo. Margine libero del corpo sprovvisto di appendici eccezione fatta per gli orli li- beri dei lobi degli ultimi segmenti addomi- nali che portano ciascuno dai due ai tre peli filiera i quali sono discretamente lunghi e robusti. Regione cefalotoracica, quando fine del suo ciclo biologico, fortemente la reeione addominale resta ancora fles-

Fig. XXX.

Ditiaspis Silrestrii; 1. femmina

adulta, dal ventre ; 2. follicolo

della stessa.

l'insetto è verso la chitinizzata, mentre sibile tanto da poter ritrarsi in parte entro la prima. Apparato boccale con setole maxillo - mandibolari piuttosto brevi. Antenne rudimentali rappresentate da un' unico flagello lungo e robusto. Stigmi anteriori con due o tre dischi ciripari. Stigmi posteriori senza dischi ciripari. Pigidio con cinque paia di palette di cui le mediane molto grandi, lievemente divergenti tra loro, fogli- formi, a margine libero largamente rotondato e serrulato ; pa- lette delle altre paia meno sviluppate e tale sviluppo, proce- dendo dalle palette mediane e andando verso il lato di sinistra o di destra, va man man ) decrescendo. Di si fatte palette quelle appartenenti al secondo e terzo paio, che sono contigue tra loro, presentano appareiìtemente l'orlo libero privo di incisioni, mentre quelle del quarto e quinto paio, pur esse tra loro adiacenti, mo-

221

strano detto margine inciso, però in esse le incisioni sono meno profonde di quelle che si osservano nelle palette del paio mediano. Peli filiera pochi, tuttavia abbastanza robusti e lunghi. La distribu- zione di dette appendici, lungo il margine libero del pigidio, e dei peli semplici è conforme a quanto vedesi nella fìg. XXXI. Ghiandole sericipare numerose e di sviluppo diverso ; le maggiori, per la

massima parte, sboccano lungo l'orlo libero del seg- mento, mentre le minori si aprono alla superficie dor- sale di detto segmento. Mancano ì dischi ciripari perivulvari e 1' apertura sessuale si apre verso il mezzo dell' area del seg- mento, mentre 1' apertura anale, in confronto dell'a- pertura suddetta, si trova spostata più verso il seg- mento preanale. Colore del corpo giallo ocraceo. Vivipara, tale almeno ritengo debba essere questa specie posto che nel corpo della stessa ho osservato gli embrioni delle larve quasi al loro completo sviluppo. Lunghezza del corpo 1300 (x. Larghezza » » 370 [x.

Follicolo femminile. Allungato, a lati quasi paralleli se non fosse un poco più largo nella l'egione corrispondente alla massima larghezza dell'esuvia ninfale^ posteriormente rotondato, al dorso leggermente convesso e colla porzioiie seiicea, poco consistente, di color umbrino- chiaro, mentre le spoglie larvali hanno una colo- razione leggermente ocracea.

Dimensioni del follicolo: Lunghezza del follicolo

Fig. XXXI.

Pigidio. dal dorso, femmina adulta di Dinaspis Silvestrii.

Larghezza

1650 [X. 400 [X.

Lunghezza della spoglia larvale 380 [x. Larghezza » » » 220 {x.

Lunghezza » » ninfale 700 jx.

Larghezza » » » 400 [x.

Habitat. Raccolto a Conakry su una pianta rimasta inde- terminata.

222

33. Isclmaspis loiigirostris Sign.

Myiilaspis longirostris Sign., Bull. Soc. Ent. Fr., (Ö) II, p. XXXV

(1882).

Ho avuto materiale su diverse piante provenienti da Conakry e su foglie di una pianta raccolta a Segborone. Riscontrai sempre r insetto associato ad altre cocciniglie particolarmente, però, con Vlschnaspis Silvestrii, colla Pseudoaonidia kamerunica e con una particolare forma di Aleurodes.

34. Ischuaspis Mpindeusis Linding.

Ischnaspis bipidensis Lindgr., Jahrb. Harab. wiss. Aiist., XVI, p. 32 (1909).

Anche di questa specie ho avuto esemplari unicamente da Conakry su una pianta rimasta indeterminata. Detto diaspite riscontrasi preferibilmente sulla pagina inferiore delle foglie.

35. Ischnaspis Silyestrii n. sp.

Di questo bellissimo Diaspite non ho rinvenuto nessun esem- plare di femmina adulta, ma unicamente follicoli contenenti spo- glie ninfali di maschi e femmine.

L'esame di fatto materiale, malgrado la mancanza di qual- siasi esemplare adulto, permette, tuttavia, di p^ter riferire con ogni sicurezza la specie al genere Ischnaspis come, ancora, data la peculiare fabrica del follicolo, di ritenerla una forma non an- cora descritta.

Ninfa. Forma del corpo allungata, a lati quasi paralleli, colla regione cefalica un poco più ristretta dell' addominale. Se- gmenti del corpo poco bene distinti tra loro. Stigmi senza dischi ciripari. Apparato boccale con setole maxillo - mandibolari lun- ghette. Antenne tubercoliformi provviste di un esile setola abba- stanza lunga, Pigidio ampio col margine libero , verso il mezzo, lievemente incavato, privo, al lato dorsale, delle areole, più o meno poligonali, che si riscontrano nei pigidi di femmine adulte delle specie congeneri fin qui note.

Margine libero del pigidio con due paia di palette di cui le maggiori sono quelle appartenenti al paio mediano. Le palette

223

sono distribuite a notevole di«tanza l'ima dall'altra e, nella parte libera, presentano il margine rotondato e quelle mediane ancora minutamente serrulato. Alla base le palette si prolungano, nell' in- terno dell'area del pigidio, con un pezzo leggermente chitinizzato di torma più o meno conica, arcuato un poco e con la concavità rivolta verso l'asse mediano longitudinale del corpo dell' insetto. Peli filiera pochi e molto brevi distribuiti

Fig-, xxxii.

Pigidio (li uiufa di Ischnaspis Silvestri

conforme mostra la fìg.XXXIT. Peli

semplici due abbastanza lunghi e rigidetti piantati tra le palette mediane, due altri più brevi situati uno per lato all' esterno delle predette palette e quattro, ancora più corti dei precedenti, divisi in gruppi di due, disposti al di delle palette del secondo paio. Rimanente orlo libero del pigidio rialzato in minuti denti. Aper- tura anale situata verso il centro del- l' area del segmento.

Colore del corpo, salvo la regione del pigidio che è più intensamente co- lorata, appena soffuso da una lieve thita giallognola.

Dimensioni: Lunghezza del corpo 600 [x Larghezza » » 220 |a.

Follicolo ninfale. Allungato, a lati quasi paralleli, C( Ila esuvia larvale, disposta ad un'estremità, gialla, fornita di antenna bene sviluppata, la quale è co- stituita da 6 articoli poco bene distinti tra loro causa la presenza su ogni artico- lo di numerose strie trasverse che risul- tano più fitte e numerose verso la porzione distale dell'antenna. Degli articoli che compongono l'antenna l'ultimo od apicale è molto più lungo degli altri. Estremità posteriore del follicolo rotondata. Al dorso il follicolo è leggermente convesso ed è rivestito da una massa di sostanza grigiastra, di consistenza spugnosa, la quale costi- tuisce come una specie di cuscinetto che si estende dall'estremità

Fig. XXXIII.

iHchnaspis SUvestrii; 1. follicolo,

in posto, di detta ninfa; 2. antenna

dell' esuvia larvale.

224

posteriore della spoglia larvale fin verso l'estremità posteriore del follicolo.

Dimensioni : Lunghezza del follicolo 960 ^. Larghezza » » 320 ^.

Habitat. Raccolto a Conakry su una pianta rimasta inde- terminata.

36. Parlatoria pergaudii var. Cainelliae Comst.

Parlatoria pergandii var. Camelliae Comst., 2nd. Rep. Dep Ent. Corn. Univ., p. 114 (1883).

Sugli Agrumi a Conakry.

37. Parlatoria zizyphi (Lucas).

Coccus zizyphus Lucas, Bull. Soc. Ent. Fr., (3) I, p. XXVIII (1853).

Numerosi esemplari su foglie di Mandarino provenienti da Conakry.

Portici, ottobre 1913.

über zwei neue afrikanische Coniopterygiden

VON

Dr. Günther Enderlein, Stettin.

Unter den von Herrn Professor Dr. F. Silvestri in Afrika gesammelten Insekten fanden sich 2 Coniopterygidenarten, die mir derselbe zu privater Bearbeitung überliess. Gleichzeitig machte sich die Aufstellung einer neuen Gattung für die früher von mir aus Australien beschriebene Helicoconis australiensis End., 1906, nötig.

Helicoconis capeiisis nov. spec.

Ziemlich hell gelbraun. Augen schwarz. Fühlei' etwas heller, lang, 30 - giiedrig, das erste Glied etwa so lang wie dick, das 2. etwas länger als dick, die übrigen Glieder so lang oder etwas kürzer als dick, das Endglied wieder etwas länger. Beine braun- gelb. Flügel hyalin, weisslich. Vorderflügel mit 4 kleinen dunkel- braunen Flecken : mit ziemlich breitem dunkelbraunem Saum ist versehen: 1, die Querader zwischen r2_^.3, 2. die Radiome- dianquerader zwischen r4+5, 3. die Mediocubitalquerader ; ein runder kleiner Fleck findet sich ferner an der Basis von w?.i. Der Basalabschnitt von r 44.5 ist wenig kürzer als die Quer- ader zwischen r ^j^^ und m. 1. Die Querader zwischen r 1. und r. 24.3 läuft von hinten nach vorn schräg nach aussen , der Basalabschnitt von r4^5 schräg nach innen, Radialgabel etwas kürzer als bei //. lutea und wenig länger als Zelle r 44.:,. Querader zwischen sc und r 1 ganz undeutlich. Hinterflügel un- gefleckt ; Querader zwischen r 1 und r 2+3 schräg und so lang wie der Basalabschnitt von r 24.3. Radialzelle wenig länger als am Ende breit. Radiomedianquerader zwischen rr und mi so lang wie der Basalabschnitt von rn 1 und mit diesem einen stumpfen Winkel bildend. Abstand zwischen m und ciii auch nach der Basis zu ungewöhnlich bieit und noch wesentlich breitei- als bei

Boilctt. di Zoolüijia Gen. e Agr. lo

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//. hhfr/x End. aus Pera, ru i nur sehr schwach uad flach gebogen, etwa so wie bei H. lutea (Wall.).

Körperlänge 2,4-3,4 mm.

Vorderflügellänge 3,2-3,5 mm.

Fühlerlänge ca. 2 mm.

Süd Africa : Capstadt, 6 Exemplare gesammelt von Pi-of. Dr. F. Silvestri.

Cryptoscenea nov. gen.

Typus C australiensis Enderl., 1906 Australien.

Unterscheidet sich von Ilelicoconü Enderl., 1906 durch den Besitz einer Querader zwischen m und cu i im Hinterflügel, von Spiloconis Enderl., 1906, welche diese Querader auch besitzt, durch das kurze i. und ü. Fühlerglied.

Diese 3 Grattungen sind also folgendermassen zu unter- scheiden :

1. Zwischen ni und cif i im Hinterflügel eine (sehr kurze) Querader, Zelle Cu ist bis zum Ende sehr schmal .... 2

Zwischen ui und ru i im Hinterflügel keine Querader.

Zelle Cu,. + Cu i nach Aussen zu allmählich verbreitert und auch nach der Basis zu nicht sehr eng, zuweilen sogar ziem- lich breit Helicocoiiis Enderl., 1905

2. Die beiden Basalgliedei' der Fühler auffällig lang (3-4 mal so lang wie breit). Vorderflügel mit einzelnen schwärzlichen Flecken Spiloconis Enderl., 1907

Die beiden Basalglieder der Fühler nicht verlängert. Vor- derflügel ohne dunklere Flecken Cryptoscenea n. g.

Conioconipsa Enderl., 1905.

Bis jetzt sind 2 Arten dieser Gattung bekannt. C. ja^wiilca Enderl., 1907 aus Japan und C. vesiculigera Enderl., 1906 aus Hinterindien. Eine dritte Species ist :

Coniocompsa Silvestriana nov. spec.

9 Kopf und Thorax dunkelbraun. Fühler und Beine braun, Tarsen etwas heller. Fühler 16 - gliedrig, ziemlich kurz und ge- drungen. Abdomen blass gelblich grau.

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Vorderflügel braun, Zeichnung- ähnlich wie bei C. velieri ligcra End., aber die hyalinen E'lecke sind viel kleiner und die der Flügelmitte fehlen fast gänzlich. Der Basalteil der Zelle RH wesentlich länger und schmäler ; im Hinterflügel ist die Radial- zelle kürzer und die Querader zwischen c und r i im Hintei- flügel ist etwas mehr nach der Spitze zu gerückt.

Körperlänge 2 '/g mm.

Vordenflügellänge 2 V2 mni-

Französisch Guinea : Conakry, 1 9 gesammelt von Professoi- Dr. F. Silvestri.

F. GAVAZZA

Ricerche intorno alle specie dannose alla colti- vazione del riso (Oryza sativa) e specialmente intorno al Chironomus Gavazzai Kieffer.

Da numerosi anni nelle pianure delle provincie di Bologna e Ferrara, dove si coltiva molto riso, era noto che alcuni animali acquatici sono grandemente dannosi alla pianta suddetta special- mente nelle prime settimane suo sviluppo

Si era ricercato di stabilire quali fossero, tra i tanti abitanti delle acque delle risaie, i maggiori produttori di danni, ma non si era avuto alcun risultato soddisfacente. Nou dico che le ri- cerche siano state vane, ben lungi da ciò esse portarono a sta- bilire che parecchie larve fìtotaghe acquatiche di insetti e alcune specie di molluschi sono daimose alla pianta di Oryza sativa, ma evidentemente nessuna di esse era la causa dei gravi danni verifìcantisi al riso appena germogliante, danni che talvolta ren- devano assolutamente impossibile alla pianta di crescere, annul- lando così il raccolto.

Il Dott. G. Del Guercio che nel 1911 venne nelle risaie del Molinellese, descrisse infatti i danni arrecati dalle larve di due Friganeidi : la Phryganea striata e il Limnophitus rhombicus, di un Tafano, Tobanus dubius e di una Ti^mla non precisamente determinata (1).

Da quanto scriveva il suddetto autore vede che delle quattro larve nominate le maggiormente dannose sarebbero la Phryganea ed il Limnophitus le quali produrrebbero la morte della giovane pianta di riso coU'accartocciarne le foglie per far- sene il loro caratteristico astuccio. Io non intendo contraddire,

(1) F. Del Guercio —« Redia » , voi. VII, fase. II, p. 466, 1911.

ma osservo che i mag-giori danni che si voificaiio nelle nostre risaie, danni i quali non solo obbligano a ripetere due o tre volte le semine, ma le rendono talvolta tutte inutili, avvengono sempì-e prima che il riso abbia le foglie. E ciò è tanto noto ai nostri risi- cultori, che per scongiurare in parte il pericolo fanno germogliare il riso e lo lasciano fino ad un certo grado accrescere, prima di seminarlo.

Inoltre le larve dei Friganeidi sono facili a vedersi ed anche a raccogliersi sicché non sarebbero sfuggite a chi ricercava le cause del danno, nelle località maggiormente colpite.

In tutte le risaie della bassa pianura bolognese si ebbero a lamentare gravi danneggiamenti specialmente nelle primavere del 1911, 1912, e, sebbene un po' meno, 1913.

I risicultori si difendevano con due mezzi empirici: 1.") se- minando il riso già germogliato ; 2.") togliendo l'acqua dalle risaie per uccidere coll'essiccamento 1' ignoto nemico. Entrambi i mezzi si mostrarono utili, ma non tali da scongiurare il pericolo, e ciò specialmente perchè V essiccamento se prolungato così da ucci- dere il produttore del danno, è anche nocivo alla pianta del riso.

Nondimeno queste prove dimostravano due cose : 1 '. che la specie dannosa attacca esclusivamente il giovane germoglio ; 2.' che essa non sopporta un vero essiccamento.

Prima di passare a dire il metodo delle mie osservazioni ed il loro risultato voglio aggiungere che anche nella stessa risaia non si vedeva mai che il danno fosse uguale in tutti i punti, ma, air incontrario, si verificava una tale diversità da « quadro » a « quadro » (1) che mentre in alcuni il riso era assolutamente di- strutto, in altri invece non si verificava nessun danno.

Per giungere ad una conclusione sicura raccolsi nella scorsa primavera le forme animali sospettabili che trovai nelle risaie più colpite e poi le isolai ciascuna in uno o più cristallizzatori dove, sopra a terra di risaia preventivamente seccata e polveriz- zata, seminai il riso colla quantità normale d' acqua.

In tale modo potevo ogni giorno seguire 1' azione che una data specie aveva sul germoglio e sulla foglia dell' ())'yza sat iva.

(1) Quadro, si chiama dai risicultori bolognesi o^ni bacino d'acqua cir- condato da arginelli.

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Quattro cristallizzatori contenevano le specie di molluschi: Limnen palustris, L. stagnalis, L. auriculata e due specie di Planorhis ; un cristallizzatore conteneva diverse specie di Gam- marus ed altri crostacei ; due contenevano i Friganeidi, Phri/- gmiea e Limnophilus ; uno conteneva diverse larve di Efemeridi e Perlidi : due contenevano larve di Tipulidi, di Tanypus e di altri ditteri ; e finalmente sei cristallizzatori contenevano le larve di un Cliiroìionius che avevo riscontrate oltre ogni dire nume rose nei luoghi maggiormente colpiti.

Aggiunsi poi altri quattro cristallizzatori, in due dei quali misi la terra e l'acqua di un qaadro di risaia molto colpito, mentre negli altri due misi la terra e l' acqua di un quadro non danneggiato.

Il 16 di aprile seminai il riso in tutti i 18 cristallizzatori.

Non sto ad esporre dettagliatamente le osservazioni da me fatte giacché ciò sarebbe superfluo, ma mi accontento di accen- nare ai risultati ottenuti.

Nei quattro cristallizzatori dei molluschi vidi che le tre Limnee arrecano tutte danno al riso tanto mantenendo tagliato il germoglio man mano che cresce, quanto tagliando le fogiioline ed i gambi della giovane pianta. Questo danno però è prodotto quasi esclusivamente dagli esemplari giovani delle limnee non avendo quasi mai osservato gli esemplari adulti in atto di man- giare la pianta o il germoglio. Il danno però che arrecano le limnee è sempre molto limitato, primo, perchè anche dato il loro numero grandissimo, le colture hanno sempre mostrato non poche piante grandi e sane; secondo, perchè i semi, il cui germoglio è stato attaccato da esse, sono sempre in grado di riprodurre la pianta e ciò per la ferita superficiale e mai penetrante prodotta dalle limnee. Le Planorhis poi sono invece assolutamente innocue.

Nel cristallizzatore dove stavano i crostacei non ebbi ad osservare mai alcun danno.

Nei due cristallizzatori dove stavano i Friganeidi osservai che molti germogli erano mangiati, col conseguente diradamento delle piante cresciute. Nondimeno le piante giunte ad essere grandi non erano poche e ciò non ostante il numero grandissimo di friganeidi. Inoltre la ferita prodotta dal morso di queste larve non penetrava mai nel seme, tagliando solo l'apice del germoglio. Tolte le lai've, la maggior parte dei semi ripigliava lo sviluppo. Non mi fu mai dato di osservare che le larve di Friganeidi ado-

231 -

perassero le foglie del riso per la fabbricazione del loro astuccio e ciò anche avendo poste nel cristallizzatore larve prive di astuccio che rapidamente lo andavano rifacendo con materiali diversi.

Nel cristallizzatore dei Perlidi ed Ephemeridi non osservai mai alcun danno al germoglio o alla pianta di riso.

Nei due cristallizzatori dove avevo poste larve di diverse specie di ditteri, fra le quali più numerose quelle di Tani/pus, non osservai nessun danno al germoglio alla pianta. Ciò naturalmante non esclude che vi siano larve di Tipulidi e Tabanidi dannose al riso; quello- che viene escluso si é che queste larve siano gli autori dei più gravi danni osservati, e ciò per il loro numero non molto gi'ande e per la gi-ande quantità fra loro di forme innocue.

Nei sei cristallizzatori in cui stavano le larve del Giuro- nomas, il riso non riusci mai a mettere le foglie e solo qualche rara pianticina crebbe nei cristallizzatori in cui le lai've erano meno numerose. Dove le larve erano molte, la distinzione fu assoluta. Q,uasi tutti i germogli erano disti'utti, ma non solo i ger- mogli, giacché osservai che nel più dei casi dopo distrutto il ger- moglio la larva si interna nello stesso seme cosi da sollevare a po' per volta il pericarpo coriaceo, che pei' la sua durezza non é attaccabile, e scoprire l'albume fai'inaceo del seme stesso. Prodotto con lento e ripetuto lavoro lo staccamento del pericarpo, allora la larva ha avanti a il facile pasto di tutto il contenuto che poco per volta divora fino a traforare 1' intero seme in diversi punti.

La fìg. 1 ci mostra tre semi di riso che sono stati attaccati dal nostro Chironornus, e la fìg. 2 mostra una larva in atto di cibarsi col contenuto del seme. Da quanto ho detto si capisce chiaramente che i semi attaccati dal Chironornus non possono più germogliare dato che la via seguita dalla larva distrugge tutto r embrione.

Le larve da poco schiuse non sono affatto dannose perchè esse non possono in alcun modo attaccare il germoglio del riso 0 altre piante macroscopiche, esse si cibano infatti di alghe mi- croscopiche e di detriti organici, come è facile vedere esaminando il contenuto del loro tubo digerente. Ma questo fatto ha poco valore pel danno arrecato al riso, giacché il rapido accresci- mento della larva e la dui'ata abbastanza lunga della vita lar- vale (da 17 a 22 giorni in piiinavei'a) fanno che ogni larva sia

232

divoratrice di riso per un periodo cosi lungo da permetterle di attaccare non pochi semi.

Da quanto abbiamo detto si è già capito che il seme di Oryza nativa danneggiato dal nostro Chironomus appare sempre diverso da quelli danneggiati dagli altri animali a noi finora noti.

Per controllare le mie osservazioni seminai in un recipiente che conteneva molte larve, del riso germogliato e accresciuto, che aveva già una buttata di 4 o 5 mm., e constatai che le larve non danneggiarono affatto tale semina, sicché posso affermare che i danni arrecati dal Chironomus si limitano al primo periodo di tempo dopo la semina, proprio come si osserva accadere nelle nostre risaie.

Nei due vasi dove avevo posto la terra presa in località molto danneggiate, osservai che il riso veniva distrutto quasi totalmente dalle innumerevoli larve di Chironoìuus contenute nella melma. So- pra 512 semi danneggiati, da me osservati, ben 403 si mostravano attaccati dal Chironomus non ostante che nel vaso si trovassero pure tutte le altre specie e forme sopra citate. Nei vasi dove avevo posto la terra presa in locatità poco o nulla colpita, il riso crebbe bene e solo pochi semi si mostrarono danneggiati. Le larve del Chironomns erano pochissime nella melma di questi vasi, mentre le larve di altri insetti vi erano nello stesso numero che nel vaso dove il riso fu molto danneggiato.

Da tutte queste prove, da tutte le numerose osservazioni, parmi appaia con evidenza che la larva del Chironomus da me raccolta sia la vera causa dei danni gravissimi, spesso verifica- tisi nelle risaie dell' Italia settentrionale.

Questo stabilito mi misi a cercare se qualcosa di simile si fosse finora osservato riguardo a larve di Chironomidi. Il Sack (1) parla infatti di alcune larve di Chironomidi (Cricotopus brevi- palpis, Tanytarsus stratiotis ecc.) che divorano le foglie di certe piante acquatiche {Potamogeton natans, Stratiotes aloides ecc.) scavandovi dentro una specie di galleria. Ma si trattava di altri generi di questa famiglia, le piante danneggiate erano

fi) P. Sack. Aus den Leben unseren Zuckmücken, 41 Bericht der Senckenb. Naturfor. Gesell. Hef. 3, Juni 1910, Frankfurt a. M.

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attaccate solo nelle foglie ed esse non appartenevano mai a specie vegetali coltivate. Il Prof. Douglas dell' Università di Edim- burgo osservò invece dei Chironomidi nocivi al IrifoUum pra- tense (1) ma anche questi non erano Chiì-onomus e non attac- cavano il seme.

In tutti gli altri lavori da me consultati, come in tutti i libri migliori di entomologia agraria non trovai mai alcuna notizia intorno all' azione di Chironomidi a danno di piante. Infatti il Sack parlando di queste larve dannose alle piante (2) dice : « il nn- ìne?'0 dei Chironomidi minatori di jìiante è hen lungi dall'essere a noi noto, giacché la conoscenza di queste ku-ve biologicamente così iììteressanfi è fino ad ora troppo piena di lacune ». E prosegue : « solo del 5 7o di tutti i Chironomidi finora descritti ci sono noti lo sviluppo e le abitudini; e di molte larve non sappiamo neppure a quale genere esse appartengano ». Tutti poi gli autori che si occuparono di questo gruppo insistono nel dimostrare quale grande campo di ricerca esso ci offra tanto nella biologia come nella fisiologia e nella morfologia (3).

Io non intendo certo di discutere in questa breve nota di parlare di questioni generali riguardanti i Chironomidi, ma ho solamente accennato a quanto derivò dai numerosi studi di altri per dimostrare che le osservazioni fatte sul nostro Chironomus non hanno solamente valore per la conoscenza di specie dannose all'agricoltura, bensì per l'aumento delle nostre conoscenze intorno ad un gruppo d'insetti biologicamente assai importante.

Aggiungo pertanto alle osservazioni esposte intorno ai danni arrecati dal Cliironomus all' Org sa saliva, altre osservazioni ri- guardanti lo sviluppo di questo insetto e le descrizioni della sua larva, ninfa ed imago.

Per la determinazione della nostra specie mi rivolsi al chia- rissimo Prof. Dott. Kieffer di Bitsch che è il più profondo cono-

(1; Douglas. Citato dal Kieffer.

(2) Sack. Op. cit.

(3) Kieffer J. J. Chironomidae, Genera Insectorum, 1906. Thibnemann a. Die Metamorphose der Cliirouomiden, Zeitschr. f.

wissensch. Insecktenbiologie, V, 4, pag. 1, 1909. » Wochensclir. f. Aquarien n. Terrarien Kunde, V,

5, 1909, p. 176. MiALL L e. , Hammond A. il The structnre and life-lii. story of Cfiironomus, Charendon Press Oxford, 1909.

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scitore di questo gruppo A lui inviai larve, pupe ed insetti per- fetti d' ambo i sessi. Con somma gentilezza egli mi rispose che trattavasi con assoluta sicurezza di una nuova specie di Chiro- nonws e che egli 1' avrebbe descritta in questo Bollettino. Il 29 novembre infatti venne qui pubblicata la descrizione che il Kieffer dell' imago di questa nuova specie italiana, alla quale con troppa gentile bontà volle porre il nome di Chirononius Ga- vazzai (1). deve meravigliare che si tratti di una specie nuova quando si pensi che delle innumerevoli forme di Chiro nomidi viventi in tutti i paesi del globo e in tutti i diversi am- bienti che essi paesi presentano, non ci sono note che circa 1500 specie. In un solo ruscello della Germania il Thienemann nel 1907 raccolse 17 diverse specie di Chironomidi, e di queste sola- mente 3 erano già note e descritte, mentre ben 14 venivano os- servate per la prima volta. Se ciò accade in G-ermania dove esi- stono ricercatori assidui e specializzati, è facile immaginarsi quello che accadrebbe in Italia se ci si mettesse a studiare le forme di questo gruppo da noi viventi.

A proposito della descrizione data dal Prof. Kieffer debbo dire che nelle parole di preambolo si trova una grave inesattezza dovuta forse a mie non sufficienti spiegazioni. Vi si vede scritto che il Ch. Gavazzai vive « sul Trifolium pratense » mentre do- vrebbe dire « suir Oryza saliva ■» .

La larva del Gh. Gavazzai si comincia ad osservare in di- screto numei'o nelle acque degli acquastrini e dei fossati ad acqua poco mobile, circa alla metà di marzo. Forse nelle annate in cui il tepore primaverile si fa sentire più presto, si potranno trovare comuni le larve di questa specie anche alla fine di febbraio.

Solo cominciando dai primi d'aprile osservai la grande quan- tità di queste larve in tutte le acque stagnanti e poco profonde della bassa pianura Bolognese. Il numero di esse larve è talvolta assolutamente enorme specialmente nelle risaie che presentano un ambiente sempre adatto al loro sviluppo. Per avere un'idea intorno alla quantità di larve di Chironomidi che può talvolta trovarsi in una località, basta citare l'osservazione del Thumm (2),

(1) Kieffer J. J. Un nouveaii Chironoinide des risiéres de Bologne, Boll. Labor. Zoolog, li-en ed agraria della R. Scuola Superiore d'Agricoltura in Portici, voi. VII, 2H novembre 1913.

(2) Thumm. Natur und Haus, 1908, p. 107

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il quale ci dice di aver estratte « da 12 litri di melma circa tre litri di pure larice di Chironomidi ». Il Thienemann poi aggiunge che ìvà i numei-osi Chironomidi raccolti « in wui loca- lità si troveranno seìupre frammiste molte specie diverse, ma certo ana sola di esse sarà in ogni caso di gran lunga pro- ponderante ».

Io infatti in un litro di melma raccolta in una risaia molto danneggiata trovai ben 100 gr. di sole larve di Chiì-onomìis Gavazzai! E si noti che certo mi sono sfuggite non poche larve di piccola dimensione. Questo fatto del trovarsi talvolta le larve in numero straordinariamente grande spiega a sufficienza l'entità dei danni che si osservano colpii'e V Oryza saliva.

Ho detto qua sopra che le risaie presentano sempre un am- biente adatto alle larve di questa specie e ciò per le ragioni se- guenti. Le larve si trovano in acque poco profonde (da 5 a 45 centimetri) e stagnanti, cosi che non mi fu mai dato trovarne nelle paludi dove l'acqua giungeva alla profondità di 3 o 4 metri, 0 nei fossati dove l' acqua aveva una forte corrente. Trovai invece, e talvolta numerose, le larve in certe pozze d'acqua pu- trefatta, fra un limo nero, fetente, ricchissimo di sostanze orga- niche in decomposizione ; e le larve non si mostravano affatto a disagio in una simile soluzione così sopraccarica di tanti pro- dotti della decomposizinne organica da avere resa quasi impos- sibile ogni forma di vita. La loro resistenza invece è molto meno forte contro l'essicamento, anche se di non lunga durata. Non solo se tolte dall'acqua le larve muoiono dopo breve tempo, ma muo iono anche se lasciate nella terra troppo poco umida. Infatti in una parte di risaia dove erano moltissime larve feci togliere l'acqua e lasciare che per tre giorni il sole disseccasse la crosta della terra, e dopo ritrovai pochissime larve sopravvissute. Natu- ralmente questa prova fu ancor più dannosa al riso che al Chi- ronomus.

Son ben noti i piccoli tubi che molte larve di Chironomidi si fabbricano come dimora e dai quali non escono che acciden- talmente. Il Cliiì'onomus Gavazzai invece non solo non si forma un astuccio consistente, ma neppure ha un vero tubo nella melma come il Gh. plumosiis ed altri. Sta bensì sepolto o quasi, nel limo ma indifferentemente in un punto o in un altro e si mostra spesso girovago in cerca di un chicco di riso da iittaccare. Quando la larva ha trovato un cibo comodo, si pone nella melma

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a pochi millimetri dal seme e ne esce di tratto in tratto per ci- barsi del giovane germoglio prima, e poi dell' albume farinaceo del seme stesso. Se il seme che serve di cibo ad una larva viene allontanato, la larva non tarderà molto ad uscire dal limo e ricer- care un altro seme di cui cibarsi. Le larve sono sensibilissime alla luce, e basta la minima ombra mobile (talvolta anche quella prodotta da una nube) per farle affondare per parecchio tempo nella melma. Ciò spiega come non ci si sia prima accorti del suo grande numero e del suo modo di cibarsi. La vita larvale di questo Chironoìiìus è assai varia di durata e ciò specialmente per l'azione della temperatura. Nei cristallizzatori tenuti all'aperto essa variò circa da 17 a 22 giorni, mentre in un cristallizzatore la- sciato in pieno sole contro una parete e ritirato la notte in casa fu solo di 14 o 15 giorni. Non potei osservare che solo 4 mute, ma certamente alla mia osservazione ne è sfuggita almeno una prima.

La larva del Ch. Gavazzai (Fig. 3) giunge alla lunghezza di 25 mm e il diametro massimo del suo corpo ad un 1 mm. ; il colore della larva è rosso sangue un scuro, la testa appare di un rosso bruno che la distingue dal colore del coi'po. La forma non è dissimile da quella delle larve di Ch. phonosus ed altri affini. La testa fortemente rivestita di chitina è lunga mm. 0,7 e porta da ogni parte due occhi semplici, rotondi ; il bordo posteriore della testa e la parte inferiore d'essa è di color bruno scurissimo come gli organi boccali.

Le antenne (Fig. 4) sono di 5 segmenti, il primo è lungo 3 volte e Yj quanto largo alla base, a tre quarti dalla base porta un pelo lungo e sottilissimo ricurvo verso 1' apice dell' antenna. Il secondo segmento è largo meno della metà del primo e lungo la terza paite di quello. Presso alla base di questo segmento e sull'apice del primo, è pure impiantato un prolungamento seto- liforme che è lungo quanto i tre primi segmenti apicali. Il terzo segmento è brevissimo (meno d' un quarto del secondo) e molto largo in rapporto alla propria lunghezza è foggiato a forma d'imbuto, più largo all'apice che alla base. Il quarto segmento è sottile ed allun- gato (una volta e mezzo la lunghezza del terzo) e porta al suo apice il quinto segmento che è quasi un sottilissimo pelo lungo come il quarto.

I due pseudopodi del primo segmento del corpo sono brevi (mm. 0,4j e coronati da numerose unghiette brune molto sottili e

- 237

non dentate. I quattro tubi ventrali del penultimo (11.") segmento sono lunghissimi (mm. 3) in rapporto alla dimensione della larva, e appaiono di color rosa data la loro grande trasparenza. I due tubercoli dorsali del 12." segmento sono piccolissimi, un po' più scuri del rosso circondante e portano alcuni peli appena lunghi due volte quanto il tubercolo stesso. I quattro tubi anali sacciformi sono come nelle specie vicine. Fra 1' 8." ed il 9/ anello sono facil- mente visibili gli organi genitali,

I due pseudopodi del 12." segmento sono lunghi (mm. 0,75) e coronati da una serie di uncini dentati e ricurvi, bruno - neri.

Descritta così la larva per quanto mi fu possibile osservare, passo a parlare brevemente nella ninfa.

La ninfa del nostro Chù'onomus è sempre libera come quella delle specie affini, si trova in fondo all'acqua sopra la terra dove si mantiene scoperta per mezzo dei quasi continui movimenti. Piegandosi ad ai'co dorsalmente essa avvicina con rapida mossa, il segmento terminale munito di peli ai ciuffi di filamenti branchiali del protorace e produce così una forte corrente d' acqua attorno ai ciuffi che sono gli organi respiratori,

Olti'e a questo movimento la ninfa ne ha un altro più brusco e ]-apido, che le permette di spostarsi nell' acqua e che essa fa quasi esclusivamente quando venga toccata da un corpo estraneo. La ninfa appare molto più debole della larva, sicché è facile tro- vare nelle pozze d'acqua putrefatta delle larve sane e delle ninfe morte.

Inoltre ho potuto sperimentare che le ninfe muoiono rapida- mente sotto ad un certo spessore d' acqua.

Misi molte larve adulte e alcune ninfe in un gran vaso (alto m. 1,10, largo 0,60) sotto un metro d'acqua ed osservai che nes^ suna ninfa sopravviveva a quella profondità. Questo fatto si os- serva anche in natura giacché, come già dissi, non si trovano lai've e ninfe del Ch. Gavazzai che nelle acque poco profonde.

La durata della ninfosi varia da 3 a 5 giorni e può essere modificata dalla temperatura.

La ninfa sale alla superficie dell'acqua solamente 14 o 12 ore prima della nascita dell' imago.

La ninfa del Ch. Gavazzai (Fig. 5) va da 10 a 12 mm. di lunghezza. Il protoi-ace porta due ricchissimi ciuffi di filamenti branchiali che appaiono come una lunga e folta chioma bian- chissima avvolgente tutta la parte anteriore della ninfa. Dietro

238

air inserzione delle antenne dell' imago si trovano due uncini fortemente curvi in avanti e riuniti fra loro da una linea curva. La ninfa è tutta di colore bruno - nerastro e solo in alcuni punti (come è noto per le forme vicine) appare il rosso dell'emoglobina che si è localizzata. Il quart' ultimo segmento dell' addome pre- senta tre peli ad ogni fianco i quali sono rivolti verso il segmento anale. 11 penultimo segmento porta due forti e lunghi uncini ne- rastri ai due fianchi, proprio dove si inserisce l' ultimo anello dell' addome ; ciascuno di tali uncini è distintamente dentato. L' ultimo segmento addominale ha la solita forma e porta una ric- chissima e lunga corona di peli che sembrano una grande e bianca pinna codale.

L' insetto perfetto del Ch. Cavasz-ai è comune dal mese di aprile al mese di agosto presso tutte le acque stagnanti della no- stra pianura. Nel mese di marzo come in quelli di ottobre e novembre lo trovai sempre molto scarso. I maschi sono sempre molto più numerosi della 9- Questo osservai anche negli esem- plari schiusi in ischiavitù dei quali solo il 20 % è rappresentato dalle femmine.

Non mi fu mai dato d' osservare questa specie nelle acque stagnanti del nostro Appennino per quanto la ricercassi.

Chiudo questa nota riproducendo la descrizione dell' imago del chiarissimo Prof. Kieffer, corredata di fotografie prese sui miei esemplari.

« cf (Fig. 6)^ 9- Griallo ; tre strie raccorciate sul mesonoto di « un color giallo più scuro, metanoto bruno - nero, mesosterno « color giallo - brunastro, bilancieri bianchi, antenne bruno - nere « nel maschio, gialle nella femmina col sesto articolo bruno, palpo « bruno - nero, tergiti 2-4 del maschio con una stretta stria tra- « sversale bruna situata in mezzo ed allargata al suo centro, « addome della femmina color giallo - brunastro, strie indicate « solo da delle traccie, estremità degli articoli tarsali 1-4 nere, « il 5.° nero salvo la base. Lobi frontali distinti. Antenne del ma- « Schio (Fig. 7) di 12 articoli ; il 12." articolo è 5 volte lungo

< quanto i 10 precedenti riuniti, articoli 3-11 quattro volte grossi

< quanto lunghi, ciuffi di (iolor fulvo. Antenne della 9 (Fig. 8) di « 6 articoli ; il secondo ristretto al mezzo, 3-5 con un collo altret- « tanto lungo quanto il rigonfiamento, 6." quasi doppio del 5.".

< Nervatura trasversale nera (Fig. 9). Metatarso anteriore lungo un « terzo più che la tibia, brevemente peloso come il 2." articolo,

Boll. Lab. Zool. R. Se. Agr. Portici. Voi. Vili.

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« i peli sono lunghi 2-3 volte quanto la sua grossezza. Articolo « terminale della pinza (Fig. 10) molto lungo, arcuato, appena « assottigliato all'apice dove è glabro e munito di 5 lunghe setole « rigide, appendice superioi'e destra larga appuntita che oltrepassa » di una metà l'articolo basale; appendice inferiore che raggiunge « il mezzo dell' articolo terminale.

« Lunghezza cf 10 mm. , 9 8 mm. ».

Istituto Zoologico R. Università Bologna, IO dicembre 1913.

SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA I.

Fig, 1. Semi di riso attaccati dal Ch. Gavazzai Kieff.

» 2 Larva in atto di cibarsi del contenuto di un seme.

» 3. Larva di Chirotiomus Gavazzai Kieffer.

» 4. Antenna della larva.

» 5. Ninfa del Chironomus Gavazzai Kieff. » 6. Insetto perfetto maschio di Ch. Gavazzai Kieffer.

» 7. Antenna del maschio » » » »

» 8. Testa della femmina » » » »

» 9. Ala del maschio » » » »

» 10. Pinza terminale dell' addome del maschio di Gh. Gavazzai Kieff.

Beiträge zur Kenntnis der Copeognathen 111.

Ueber einige von Professor Silvestri in Westafrika gesammelte Copeognatha.

Von Dr. GÜNTHER ENDERLEIN, Stettin.

(Mit 2 Figuren).

Ueber einige von Herrn Professor F. Silvestri in Westafrika gesammelte und mir zur privater Bearbeitung übergebene Copeo- gnathen berichte ich in Folgendem.

Ärchipsocus Hag., 1882. Typus A. puber Hag., 1882, im Bernstein.

Ärchipsocus dexter Enderl., 1911.

Französisch Guinea : Camayenne, 1 macropteres 9? 1 brachy- pteres 9-

Ärchipsocus neens nov, spec.

(Fig. l u. 2).

Brachijpteres 9- ~~ Kopf rostbraun. Augen klein, schwarz.

Palpen ziemlich dunkel braun. Fühler (Fig. 1) braun, schlank, 2. Glied mehr als doppelt so lang wie breit, 3. besonders auffällig lang, auch das letzte Glied. Innere Lade der Maxille (Fig. 2) lang, am Ende etwas zu gebuchtet. Thorax rostbraun. Vorderfiügel schuppenförmig wie bei allen brachypteren 9 und nicht den Hinterrand des Thorax überragend ; an der Spitze gebräunt. Beine braun , Trochanter blass gelblich. Abdomen dick eiförmig, blass gelb- lich ; braun ist auf der Obei'seite ein feiner me- dianer Längsstreif und 2 breitere nahe am Seiten- rand ; die Längsstreifen best( hen hauptsächlich aus je einem Fleckchen auf jedem Segment die I 2 etwas verwaschen zusammenfliessen. Die Sub-

genitalplatte ( 8 Sternit ) die etwas schmäler als

sonst ist und die Gonopoden, die von oben gesehen hinten etwas

spitzer sind, braun

241 -=

Körperlänge 1,4-1,5 mm.

Fühlerlänge 0,6 mm.

West- Afrika. Goldküste: Ab uri, 4 9 gesammelt von Profes- sor Dr. F. Silvestri.

Diese Art unterscheidet sich von allen bekannten Arten (3 recent, 1 fossil) durch die dunkle Färbung des Kopfes, Tho- rax, der Beine und besonders der 3 Längstreifen des Abdomens. Die bisher bekannten 3 recenten Arten fertigen alle ausgedehnte Gespinnste an.

Lichenomima Enderl , 1910.

Licheiioiuiina guiueensis nov. spec.

9 Kopf, Thorax und Abdomen ziemlich hell braungelb. An- tennen dünn braungelb. Beine braungelb, Schenkel ohne die End- spitze braun ; Endspitze der Schienen und das 3 Tarsenglied schwarzbraun. Vorderflügel braun mit sehr kleinen und sehr dichter gelblichen Flecken völlig gleichmässig besetzt, nur an den Aderenden und am sehr hurz gestielten. Scheitel der Areola postica ein zwinziges braunes Fleckehen. Zwischen Scheitel der Areola postica und Ga- belungspunkt der Radialranius eine etwas hellere Stelle. Adern gleichmässig braun und blassgelblich gefleckt mit Ausnahme der Analis. Kadialramus und Media in einem Punkte sich berührend. Hinterflügel hyalin. Randader an der Spitze braun und hellgeblich gefleckt ; Radialranius und Media durch eine lange Queradei' ver- bunden.

Körperlänge 3,3-3,7 mm.

Vorderflügellänge 4 74-5 'A mm.

Französisch Guinea: Mamou 1 9 (Kleineres Ex).

Camayenne 1 9 (Grösseres Ex).

BoünU. di Zouloijja (Jew. e Agr.

Dr. G. grandi

Ricerche sopra un Phoridae (Diptera) africano (Aphiochaeta xantina Speis. ), con partico- lare riguardo alla morfologia esterna della larva.

Fra gii insetti secchi e conservati in segatura di legno clie a varii intervalli di tempo il Prof. F. Silvestri inviava a que- sto Laboratorio dall' Africa , durante il suo recente viaggio, attrassero la mia attenzione due o tre forme larvali di Ortotteri Acrididi, provenienti da Lagos (Nigeria meridionale), i quali alber- gavano nella cavità toracica, addominale ed anche nella capsula cefalica, numerose larve di Dittero, perfettamente sane e viventi. Fissate, parte alle pareti della cavità interna degli stessi Acrididi, parte al tegumento esterno e parte ancora alla carta che avvol- geva i singoli lotti di insetti, si osservavano pure parecchie pupe, alcune ancora viventi, altre già vuote. Infine, framezzati agli in- setti dell'invio, numerosi adulti morti di un Dittero caratteristico. Non mi fu difficile riportare larve, pupe ed adulti alla famiglia Phoridae ed al gen. Aphiochaeta Brues. Il Prof. M. Bezzi ed il Dottor P. Speiser di Labes ebbero l'estrema cortesia di confermare lei diagnosi generica e di riferire la forma all'.!, xantina Speis, descritta del Kamerun nel 1907.

Gli stati larvali di questa famiglia sono ancora imperfetta- mente conosciuti. Recentemente il Dr. D. Keilin, del Laboratorio d'evoluzione degli esseri oi'ganizzati di Parigi, ha portato un ot- timo contributo alla loro conoscenza ed ha descritto minutamente e con molta precisione larve e pupe della Phora tìeì-genstammi Mik., della Pìi. rìifi/pes Meig., della 7 V/. y'/^//V'or;('/.s Meig. e, inoltre, le pupe di due specie indeterminate dello stesso genere.

Io ho procurato di studiare il più accuratamente possibile la larva e la pupa 6.Q\y Aphiocìiaela .cantina Speis, e pi'esento qui

248

il resultato delle mie osservazioni, insieme con alcuni cenni sulla costituzione dell' adulto. Però, siccome non mi è stato possibile di occuparmi subito, quando cioè le larve erano ancora viventi, del loro studio, ed ho dovuto poi, di conseguenza, servirmi del materiale conservato in alcool o fissato in soluzione acquosa di Hg". CI,, così alcuni pochi dettagli mi sono sfuggiti.

È noto che le larve dei Foridi vivono indifferentemente nelle materie organiche animali e vegetali in decomposizione, ed alcuni Autori hanno affermato che per esse si possono osservare dei veri casi di parassitismo. Fino ad oggi sono state rinvenute nei cadaveri di Gasteropodi polmaiiati del gen. Helix: H. poma- tia L., H. aspersa Drap., H. nemoralisL,., H. horlensis Müll. ecc. (Phorà Bergenstamrni Mik., Ph. rufì.pes Meig,, Ph. rußcornis Meig.); una specie, la Ph. spjhingicides, sarebbe stata ottenuta dalla Sphinx convolvuli (Bouche); un'altra, Ph. ìun-acleellae Bou.- che ( = Ph. sordida Zett.) dalle larve di Tinea heracleella; la Ph. nigra (:=: pusilla Mg. ^=^ p limila Mg.) secondo Scolltz, teste Brauer, vive allo stato larvale negli Agarici e, secondo Hartig, nel Bombyx pini. Perris ha trovata la stessa specie sotto la scorza del Pino marittimo. La Ph. atricapilla Curtis {^=iAph. fasciata Fall.) è citata da Carpenter, teste Westwood, come trovata nelle pupe di Coccinella sp. Rondani descrive la Pliora fasciata Fall. ( =z Aph. fasciata Fall.) come vero parassita della Coccinella 7 punctata L. e dice di aver veduto egli stesso la femmina pun- gere (?) le pupe di Coccinella. Ph. caliginosa è ricordata da Pre- mi come parassita del Crabro laturatus; Ph. semi ff ava d-dR-dvug, teste Eremi, come parassita di Lepidotteri. Hypocera incì-assata Meig. è considerata da Packard come parassita delle Api in In- ghilterra. Il Prof. Silvestri mi dice di aver trovati gli adulti di un Furide indeterminato in un lotto di Lepidotteri Ropaloceri del genere Morpho, provenienti da Guayaquil (Repubblica dell' Equatore). Il Di". W. A. Schulz di Strassburg ha trovato, similmente, Foridi in individui morti di Morpho Achilles L., Helicopis acis Fabr. ed //. cupido L. provenienti da Sào Joào (Para). A, Chapellier ha veduto uscire adulti di Ph. bergenstanuni Mick, e raßpes Meig. da larve e pupe viventi in un corpo di Canarino mummificato nei vapori di Formolo. Ch. T. Brues ha descritto recentemente VHy- pocera vectabilis ottenuta da Coleotteri secchi pervenuti al Museo Nazionale Ungherese dall'Harrar (Abissinia). Hoffmann, Reinhard, Mégnin, Wood e Webstei' hanno segnalato Ph. aterriìna Fabr,

244

albipennis, perennis e Conicera atra Meig. come ottenute da ca- daveri umani. E. Brunetti nel 1912, la descrizione della nuova specie Aphiochaeia ferruginea che egli ha ottenuto dai cadaveri di un Sauro, il Calotes versicoIo)''Diìnd. di Calcutta e da esemplari di Cybister limbatus F. raccolti a Raniganj (Bengala), e aggiunge, senza specificare la fonte di tale notizia: v< From the fact that it has been proved to attack man, infesting the intestines and even able to complete its life cycle as an internal human parasite, considerable interest has centred round it recently, and more than once enquiries have been made of me for published description » . Curiose ed interessanti sono le osservazioni fatte dal Pergande nel Settembre del l*èl()^\AV ApocepliaUis PergandeiCoqmlX.Vn gior- no, mentre riposava in campagna, vide un individuo di Camponotus pennsylvanicus De Geer. girare in modo strano e come avesse per- duto il controllo dei suoi movimenti. Raccolse la formica, la pose entro un tubo e la portò a casa. Il giorno dopo la ritrovò col capo staccato dal ti-onco e vide una larva sporgere dal foro del torace; questa larva allevata diede il Foride in questione. Non gli fu pos- sibile poi catturare alcun altra formica attaccata dal Foride; qual- cuna ne vide muoversi nella stessa curiosa maniera, ma gli sfuggì internandosi immediatamente nel nido. Riuscì tuttavia a raccogliere alcuni adulti di Apoceplialus che vide volare entro i formicai del Camponotus. Li pose entro tubi con individui sani della formica, ma non sorprese alcuna manovra da parte dell'yl^^oct^p/ìfli^^s, anzi il Camponotus finì coll'uccidere il dittero. Cita anche osservazioni consimili fatte dal Dr. Fox nell'estate del 1887.

Varie altre specie di Apocephalus pare abbiano le stesse abi- tudini.

J. R. Malloch infine, in un recentissimo studio sui Foridi del Museo Nazionale degli Stati Uniti d'America, riporta varie notizie riguardo VJiabitat di numerose specie di questa famiglia: Trupheo neura microcephala Loew. in larve morte di Lepidotteri (Hub- bard e Riley) ; Tr. trinervis Becker, nelle carogne e nei funghi putrefatti (Wood) ; Tr. fratercula Brues, in un nido di Vespa ger- manica; Tr. opaca Meig. in un cadavere umano esumato; Pa;-«- spiniphora maculata Meig., nelle chiocciole morte (Wood) ; Do- hrniphora concinna Meig. ( = cimbidis Aldrich) , nei bozzoli di Cimbex americana (Aldrich) ; Dohr. abdominalis Fallen, sulle ca- rogne (Malloch); Chaetoneurophora thoracica Meig. in un nido di Talpa (Malloch); Ch. caliginosa Meig. {^=- urbana Meig.) nello

245

stesso nido e nelle carogne (Malloch) ; Ch. curvinervis Becker, pure nelle carogne (Mallocli) ; Hj/pocera vitHpennis Meig. in un nido di Bonibiis (Wood); Aphiochaeta cpeirae Brues, nei bozzoli delle nova di Epeira (Brues) ; Aph. nedae Malloch, in un Coleot- tero messicano : la Neda mm'ginalia; Aph. pnli.caina Fallen, nei nidi di Vespa gei-manica (Van der Wulp) e negli Agaricus (Schiner); Aph. minor, Zetterstedt {z=:?ninuta Aldrìch) nei bozzoli di Cim- bex americana (Aldrich) ; Aph. rufipea pure nei nidi di Vespa germanica (Newstead) e nelle larve di Nematus Salicis (Fitch). Aph. scalaris Loew in insetti morti e nelle cipolle ; Aph. conica Malloch, neir addome di una formica, il Camponotì(S pennsylra- nicus (Pergande) ; Apìi. aletiae Comstock, considerata dal Com- stock stesso come parassita del Verme del Cotone {Aletta argil- lacea) V Aph. juli Brues, in Miriapodi del genere Spirobolus {Spi- robolus marginatus)] Apth. caia Melander e Brues e Aph. rostrata Mei. e Brues, raccolte presso un nido di Ilalictus pruinosus (Me- lander e Brues) ; Aph. atlantica Brues in una pupa decomposta ^\ Aletta; Aph eüarthaeM.?i[\oQh,m due coleotteri morti: VEvar- thus ovatus e Polyphilla sp. ; Aph. setacea Aldrich nei bozzoli di Cimbex americana (Aldrich) ; Aph. humeralis raccolta su un Pioppo ove era abbondante una specie di Coccinellide; Syneura coccipìiila Coquìllet, allevata da larve alberganti entro il capo pegli adulti di Iconja PourcJiasi e /. hraziliensis ; PHliciphora venata Aldrich, in conchiglie di molluschi morti (H. H. Smith) ; Wandolleckia Cooìiii Brues, in un mollusco terrestre del gen, Acliatina (Cook) ; Plastophora formicarum. Verrai, antiguensis Malloch, cracofordi Coquillet, parassite della Solenopsis geminata. Nelle sostanze vegetali, oltre la Ph. pumila Meig., già citata, la P/i. tubericola è ricordata da Fi'ajaenfeld del tartufo bianco; la Ph. bovistae da Gimmertal, come trovata in un fungo ancor fresco del genere Lycoperdoii; Ph. lutea da Scholtzs, teste Brauer, nei funghi del g^w. Agaricus] Pli. pulicaria dallo stesso autore come vivente allo stato larvale nello sterco di bue. Ph. fi ava Fallen e Pseudostenophora pubericornis Malloch negli Agaricus (Schiner e Malloch) ; Ph. fungicola Coquill. nel Trametes pecki (Coquillet); PIi. Agarici Lintner, nei funghi decomposti (Lintner) ; Ph. pusilla Meig. ( = nigra Meig.) wqW Aga)-icus prunulus (Schiner); Pulici- phora lucifera, Dahl, in un fiore gigantesco di Arum che esalava un fetore simile a quello dei cadaveri (Malloch).

246

Vari Foridi sono pure conosciuti come Mirmecotili e Ter- mi tofili.

Sfortunatamente le osservazioni clie si sono potute fare sulla specie della quale si tratta in questo scritto, non sono decisive tali da convalidare l'ipotesi del possibile parassitismo dei Dit- teri in questione. Il Prof. Silvestri si ricorda perfettamente di aver raccolti vivi gli Acrididi, nei quali furono poi da me rin- venute le larve e le pupe di Aph. xantina, ma si ricorda anche di aver lasciato per qualche tempo gli insetti, uccisi col- l'etere acetico, esposti entro cassette di legno. Le emanazioni de- boli di questo etere all'aperto non possono essere state sufficienti a tener lontane le femmine deW Aphiochaeta. Il Sig. Chapellier ha già fatto notare in proposito, la resistenza straordinaria di questi animali che si sviluppano con meravigliosa indifferenza nei corpi impregnati di formolo.

È quindi da supporsi, con maggiori probabilità di essere nel vero, che gli Acrididi ospiti dell' Aphiocliae (a xantina siano stati inquinati post mortem.

Aphiochaeta xantina Speiser.

Beri Entom. Zeitschr. B. LII. 1907. p. 148.

Adulto.

9 Di color melico. Occhi, macrochete, parte della superficie dei primi nove urotergiti, apice dei femori posteriori ed una linea dorsale delle tibie medie e posteriori fuliginei. Ali trasparenti, con venature melleo-oscure.

Capo (Fig. I, 1) trasverso, considerando la sua larghezza mi- surata fra gli estremi limiti degli occhi composti. Fronte rico- perta di minute setoline nere e inclinate e di sedici grandi se- tole, otte per parte, distribuite come segue: sei lungo il margine antei'iore della fronte; due mediane laterali, una per parte; sei posteriori allineate in due serie di quattro setole ciascuna; la prima di queste serie è anteriore all'ocello impari; della seconda due setole, le mediane, sono comprese fra i due ocelli pari e le due altre si trovano esteraamente a questi ocelli, presso l'angolo posteriore degli occhi composti. Subito dopo queste ultime se ne notano altre due, ma più piccole, una per parte. Il margine delle

24:

i^uaiicie porta una serie di setole più piccole anche delle due ul- time descritte e, nel suo estremo antei-iore o inferiore, due grosse macrochete per parte. Ocelli composti grandi, grossolanamente

facettati, pelosi. Ocelli tre, disposti a trian- golo.

AntcmìieiYìg.l, 2) caratteristiche, di sei articoli. Il 1" ed il 2" glabri ; il 2" e com- preso in parte entro il 3" larghissimo, fun- giforme, ricoperto di minute setoline; 4" e 5" più lunghi che lar- ghi, sottili, pelosi; 6" lunghissimo, attenua- to, filiforme, piumoso, con due sensilli presso la base.

Sono distinti il clipeo, il labbro supe- riore, r ipofaringe e il labbro inferiore. Queste singole parti possiedono una strut- tura alquanto compli- cata; se ne darà solo un cenno giacché le figure annesse spiega- no meglio che qual- siasi descrizione. Il clipeo (Fig. II, 1) è convesso e un po' trasvei-so. Il labbro siqjeriore (Fig. II, 1 e 2), allargato sui lati e posteriormente, si attenua al- l'innanzi e termina trilobato; il lobo mediano porta un pezzo im- pari chitinizzato che veduto di fianco appare dilatato all'apice e bipuntuto.

L' vpofaringe (Fig. II, 2) è attenuata al suo apice distale; è poco visibile dal dorso e dal ventre , bene invece di fianco. Il Labbi-o inferiore (Fig. II, 1, 2 o :>) consta di mento e di sub-

Fìii. I.

Aphiochaeta jcantinaSiiìeis. AAnìto. 1. Capo dal dorso. -2. An- tenna. 3. Palpo mascellare. 4. Torace veduto dorssalnieute : ". autenne ; a', ali mesotoraciche ; B, labbro superiore /), bilaii- eeri ; e, clipeo; H, palpi mascellari; L, labbro iiifcvioi-e ; M, mesotorace ; M', scutello, il/", metatorace ; 0, occhi ; o, ocelli; i - 6", articoli l»-60 dell'antenna. iTnttc le (if;-are va- lianiente iniiraiidite.

248 -

mento II mento sporge all' innanzi ed in basso in due lobi o la- belli ed è provveduto di una serie di produzioni chitinose, den- tiformi e ricurve, distribuite lungo i margini interni di essi e di una pure dentiforme, ma diritta, mediana ; porta numerose setole brevi e lunghe distribuite come nella figura ed è fornito di alcuni inspessimenti di rinforzo e di sostegno (Fig. II, 3). Sub- mento con poche setole, trasverso. (Fig, II, 3 \

Fig. II.

Apliiochfii'ta .ranlimi Sjn'is. Adulto. l'arte anteriore del c-ai)o veduta un po' ol)li(|uanieiite

dal dorso. 2. Pezzi della bocea veduti di lato. 3. r>ahbro interiore dal ventre: A, antenne;

B, Libbro superiore ; t7, clipeo ; H, palpi mascellari ; /p., ipofaringe ; L, labbro inferiore;

.1/, subniento ; O, occhi. (Tutte le figure molto ingrandite).

Palpi mascellari fFig. I, 3) clavati, robusti, biarticolati. Il r articolo è brevissimo. Sono provveduti di tre specie di setole: alcune brevissime, sottili, inclinate li ricoprono quasi completa mente; altre assai più robuste sono sparse specialmente sulla su- perficie ventrale; altre ancora, enormi e rivestite di minutissimi peluzzi, sono distribuite sul loro mai'gine esterno e lungo l'estre- mo esterno della superficie ventrale.

Mesotorace (Fig. I, 4) ampio, fittamente e uniformemente ri- coperto di setole minute, nere ed inclinate; possiede inoltre quat- tordici macrochete distribuite come nella figura: dieci laterali, cinque per parte e quattro lungo il suo margine posteriore ; di

249

queste ultime le due mediane sono più brevi. Sui lati, dopo la terza macrocheta, iniziando 1' esame dall'innanzi, si notano due setole più corte ma ben più robuste di quelle che ricoprono il mesotorace, ScitleUo (Fig. I, 4) con quattro macrochete distri- buite come nella figura. Metatorace (Fig I, 4) glabro.

Ali (Fig. Ili, 1) ampie, appena attenuate verso l'apice, colla regione anale abbastanza lobata e la parte basale ristretta. La

venatura costale è provveduta di una doppia serie di setole. La par- te basale dell'ala è pure provvista di numerose se- tole robuste. Per gli altri caratte- ri vedi la figura. Bilance7'i (Fig. Ili, 2) gran- di, con un arti- colo basale tra- sverso, minuta- mente e fitta- mente peloso, un peduncolo ri- stretto e prov- veduto tanto nella faccia dorsale quanto in quella ventrale di una serie di speciali sensilli; infine una zona terminale dilatata, pelosa e con tre setole maggiori distribuite luogo il margine po- steriore ed all'estremo apicale.

Zampe (Fig. Ili, 3) robuste, coli' anca sviluppatissima, il fe- more attenuato verso 1' ai)ice e la tibia appena un po' dilatata nella sua regione distale. Tarsi di 5 articoli Unguicoli sottili e falcati. Tutte le zampe sono i-icoperte di setole brevi ed incli- nate. La coxa, la parte distale dei femori, il margine esterno delle tibie e i tarsi ne possiedono inoltre varie più lunghe e più robuste. L'apice interno delie tibie medie e posteriori ne porta una lunghissima e l'ivestita di minuti peluzzi.

Addoìiic (Fig. IV). È composto di 10 uriti. Gli uriti 7°, 8", (j" e 10" sono introtìettibili ed estrofiettibili nel e dal resto del-

Fig. III.

Aphioc/iaeta à-antina Speis. Adulto. 1. Ala mesotoracica; 2. Bilaucere 3. Zampa anteriore. (Le figure variamoute iugrandite).

250

l'addome. Gli urotergiti 1", 2", 3" e 4", sono trasversi; il 1" ha il margine anteriore incavato; il 2°, è il maggiormente sviluppato in larghezza; gli altri vanno man mano diminuendo in larghezza; il 5' è più lungo che largo; il è breve e trasverso; il 7" è più lungo che largo: TS" è molto più lungo che largo; il 9" è breve e ro- tondato posteriormente; il 10" è brevissimo ed è rappresentato da un pezzo rotondato che porta due vistosi cerei. Tutti i tergiti sono

provveduti di varie minutissime setoli- ne distribuite come nella figura; il mai"- gine posteriore del 5«, 6" e 7" ne por- ta una serie di maggiormente svi- luppate; VS' e il 9" sono ricoperti di setole minute e ne posseggono varie altre maggiori; il 10" ed i cerei {Fig. IV, 1, 2 e 3) sono anch'essi ricoperti di setole minute e fitte e provveduti di un certo numero di setole più grandi, delle quali alcune, una per ciascun cerco e due per il 10" urite, lunghissime. Fra il 6" ed il 7" e fra il 7" e l'S" urite esistono delle ampie membrane intercalari che permettono l'introflessione e l'estroflessione degli uriti rispettivi. La regione pleurale è membranosa e pieghet- tata. Ventralmente, dal 6" urite in su, gli steniiti sono poco o nulla distinti.

Larva 111.

(Fig:. V.)

Fig. IV.

Aphiochaeta ccantiiui Speis. Femmina adulta.— 1. Addome veduto

dal dorso e cogli ultimi segmenti estroflessi ; 2. Parte distale dello

stesso eoi segmenti introflessi ; 8. Nono e decimo uriie dello stesso:

i-JO, uriti lo-lO»; C, cerei. (Vari ingrandimenti).

Larva eucefahi, amphipneustica, costituita del capo (pseudoce- talo), di tre soiniti toracici e di otto addominali, E allungata ed

251

attenuata all' innanzi e presenta la sua massima larghezza a li- vello del e 6" somite addominale; il 7" somite è un po' meno largo; l'S" termina tronco. È di color stra- mineo con leggera slavatura verdastra.

Capo.

(Fig-. VI, 1)

E tagliato obliquamente dall'alto al basso e dall' avanti all' indietro ; ventralmente è provveduto di un solco mediano e longitu- dinale. Gli organi antennali resultano diffe- renziati al loro apice in due paia di pa- pille, le prime dorsali innervate dal ganglio sopraesofageo, le alti-e ventrali innervate dal ganglio sottoesofageo. Le dorsali (fig. VI, 1 e 6) sono più sviluppate, più sporgenti e situate nel limite estremo del capo. Appaiono triarti- colate, col primo pseudoarticolo o articolino ampio, trasverso, più largo alla base che all'apice e, dorsalmente, provveduto di due piccolissimi sensilli situati latei-almente; il secondo articolino è largo un po' più della metà del primo all'apife, è trasverso e sembra abbia possibilità di invaginazione nel primo; il terzo è il piùcoi'to, ha forma di cupola e porta un' area apicale chiara che corrisponde ad una fossetta sensitiva. Le -papille ventrali (fig. VI, 1), vedute di profilo, appaiono poco o nulla rialzate e sono situate a metà distanza circa fra le papille dorsali ed il limite anteriore dell'aper- tura boccale; portano, ciascuna, un certo numero di inspessimenti papilliformi distribuiti irregolarmente. Fra le papille dorsali e quelle ventrali, assai più vicino però a quelle dor.sali sebbene in posizione nettamente ventrale e localizzate più internamente di queste, si notano due papille a bastoncello (una per parte] ci- lindriche e rotondate all'apice. Corrispondono alle formazioni C C descritte dal Keilin per la Phora rufijìe^ Meig. e che egli ha omologato alle vescicole C della Phora Bergenslaaruu' Mik., le quali ultime sono invece situate fra le papille ventrali e la bocca. Dai lati e dai limite posteriore della bocca si differenziano due

Fig. V.

Aphiochaeta xantina Speis. Larva III veduta dal dor.so : - A*, - uriti ; 6', capo; S, stigmi anteriori; S', stig- mi posteriori; T, l" segmen- to toracico; T', segmento toracico ; T", segmento toracico. (Ingrandita).

- 252

vescicole retrattili e ben sviluppate le quali si combaciano nella linea mediana; su di esse però non mi è stato possibile vedere alcuna traccia di piccole papille; dai lati esterni di ciascuna di queste vescicole si partono i lobi orali che appaiono come rarai-

Aphiooltcwta xantina Speis. Larva III. 1. Capo veduto dal ventre ed un po' di scorcio; 2. urite dal dorso ; 3. 50 urite dal dorso ed un po' inclinato per far vedere la papilla pleurale ; 4. Papille ventrali dei segmenti toracici ; 5. Papilla submediana apicale dell' 80 urite ; 6. Papilla dorsale dell' organo anteunale ; 7. Papilla laterale del 20 segmento del torace ; 8. Papilla laterale del segmento del torace ; a, papille mediane dorsali dei segmenti addominali ; a', papille submediane dorsali degli stessi segmenti ; a", papille laterali degli stessi ; «'" papille pleurali degli stessi ; ac, papille a bastoncello delle pa- pille laterali del torace e della submediana apicale dell' 80 urite ; B, papille ventrali infraautennali ; C, vescicole boccali ; e, papilla ventrale esterna del torace ; i», apice del pezzo impari intermedio dello scheletro cefalo -' faringeo ; d, papille ventrali internedel torace ; E, apici dei pezzi laterali pari dello scheletro cefalo-faringeo ; F, apertura orale; G, apice chitinizzato della placca dorsale dello scheletro cefalo-faringeo ; H, lobi orali ; N, camera feltrata degli stigmi posteriori ; 0, papille anteriori degli stigmi posteriori ; P, zona anteriore dei segmeuti addominali; Q, zona media ; R, zona posteriore; Tr, trachea degli stigmi ; V, fossetta sensitiva della papilla dorsale dell' organo autennale ; F, stigmi posteriori, Z, papille dorsali dell'organo autennale; Z' papille ventrali dello stesso or- gano ; 1, 3, -3, pseudoarticoli o articolini 10-3° della papilla dorsale dello stesso organo ; /, papille mediane apicali dell' urite; II, papille submediane apicali dello stesso ; III, e IV, papille laterali dello stesso. (Tutte le figure assai fortemente ingrandite).

Acati allo loro estremità (Fig. VI, 1). Dalla bocca sporgono ge- neralmente le estremità dentellate dei due pezzi laterali pari EE dello scheletro cefalo -faringeo, e, se lo stato di retrattilità delle vescicole lo permette, si scorgono anche i due apici distali, ben chitinizzato l'uno, assai meno l'altro, rispettivamente del pezzo

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intermedio D e del pezzo mediano impari dorsale G dello stesso scheletro (Fig. VI, 1).

La faccia dorsale del capo, ad eccezione delle due papille antennali già descritte, non presenta alcuna particolarità degna di nota.

Scheletro cefalo - faringeo (Fig. VII, 4). È costituito sul tipo descritto dal Keilin per le specie del li (gruppo : Vi si no- tano due pezzi laterali paì-i EE, dentellati all'estremità e debol- mente bilobati alla base (Fig. VII, 4); un pezzo impari intermedio D che si assotiglia verso la base (Fig. VII, 4); questo pezzo guar- dato dal ventre appare biforcato; le due branche, ognuna delle quali raggiunge un pezzo basale /l, sono unite fra loro da un collare chitinoso C, l'anello faringeo (Fig. VII, 4). Lo stesso pezzo presenta, in ciascun lato e circa a metà della sua lunghezza, una protuberanza d e, partendosi dalla sua base e diretta obliqua- mente in avanti, una specie di bacchetta chitinosa d^; tanto la pr'otuberanza d, quando la bacchetta d ' si vanno ad articolare coi due lobi basali dei pezzi laterali pari EE; la protuberanza d col lobo ventrale, la bacchetta d^ con quello dorsale (Fig. VII, 4). [ pezzi basali AA, sono ampi ma poco chitinizzati (Fig. VII, 4); ven- tralmente sono uniti da una placca semichitinizzata ed un po' convessa B che costituisce la faccia ventrale della faringe e che termina anteriormente a livello dell' anello faringeo C già de- scritto (Fig. VII, 4;; dorsalmente sono pure uniti da una placca poco chitinizzata e anch'essa convessa che si prolunga in avanti, si incunea fra i due pezzi pari laterali EE e sopro il pezzo in- termedio D e termina abbastanza chitinizzata in un lobo atte- nuato G. (Fig. VII 4). Verso la sua base questa placca di unione presenta una specie di ponte a quattro branche K\ delle quali branche due terminano in ano dei pezzi basali A, le altre nell'altro (Fig. VII, 4). Non vi è traccia del pezzo accessorio M descritto da Keilin per le specie del I Gruppo.

Torace.

(Fig. VII, 1)

Torace (Fig VII, 1). Il primo segmento toracico, che è il meno sviluppato in larghezza, termina rotondato in avanti; gii altri due sono trasversi, il terzo più largo del secondo; tutti tre portano, tanto sulla faccia dorsale quanto su quella ventrale, delle papille sensitive speciali.

254

Parte dorsale / Segmeìito toracico (Fig. VII, 1). Dor- salmente è provveduto, nella sua parte anteriore, di varie serie di piccole produzioni dentiformi; subito dietro il limite di queste serie si notano quattro papille: due mediane e due laterali. Le laterali

Fis. VII.

Aphiochaeta ccantina Speis. Larva III. 1. Capo, e 2" seg;meuto toracico dal dorso ; a. Apice aborale dal ventre : S. Quarto e quinto urite dal ventre ; i. Scheletro cefalo- t'arino-eo : A, pezzi ba.sali pari dello scheletro cefalo-farinin'eo ; on, ano ; a, papilla dorsale dell' organo anteunale ; B, placca ventrale della faringe ; r, anello faringeo ; cp, capo ; Z), pezzo impari intermedio dello scheletro cefalo-faringeo ; d, protuberanza dello stesso pezzo ; d', bachetta chitinosa del medesimo ; E, pezzi laterali pari delle scheletro cefalo- faringeo ; a, pezzo mediano impari dorsale dello stesso ; h, mammelloni ventrali dello addome ; A", placca dorsale dello scheletro cefalo-faringeo ; K' pezzo chinitizzato della stessa placca ; m, papille dell'orlo del labbro iiosteriore dell'ano; Y, stigmi anteriori; i. re, serie trasverse dorsali di produzioni (lentiformi ; 7, 1" segmento toracico; 77, 2* seg- mento toracico. (Tutte le figure molto ingrandite).

sono ben sviluppate e visibili cinche a debole ingrandimento; le me- diane sono più piccole e ditfeiiscono inoltre per qualche altro carat- tere. La conformazione generale di queste papille è del resto simile; resultano di forma più o meno conica, strozzate a metà od ai tre quarti della loro lunghezza e terminanti a punta rotondata;

255

al loro apice estremo si nota la solita area chiara corrispondente ad una fossetta sensitiva. Oi"a le papille laterali presentano sulla faccia esterna, presso a poco a livello della strozzatura , una piccola papilla cilindrica a bastoncello coli' apice arrotondato (Fig. VI, 8); le medie invece sono sprovviste di questa forma- zione. Dietro alla serie trasversa di queste quattro papille, una per lato e un po' più in fuoi'i delle papille laterali, sono localiz- zate due protuberanze rotondate e ben evidenti che portano gli sbocchi degli stigmi anteriori (Fig. Ill, lì.

// e III Segmento toracico (Fig, V e VII, 1). .Sono con- formati similmente; dopo la solita zona anteriore di produzioni minute e dentiformi, presentano una serie trasversa di sei papille: due mediane, due submediane e due laterali. Di queste papille le mediane e le submediane conservano il carattere delle papille medie del I segmento toracico; le laterali invece, come le laterali dello stesso segmento, sono prevvedute, ciascuna, di una»p{ccola papilla a bastoncello.

Parte ventrale Tutti tre i segmenti del torace portano, ventralmente, delle produzioni assai minute e non visibili se non a forte ingrandimento. In ognuno di essi infatti, in posizione as- sai laterale e procedendo nell' osservazione dall' interno all' esterno, si notano, in ciascun lato, quattro papille assai minute a forma di sottile verghetta, inserite su di una base rotonda (Fig. VI, 4); corrispondono alle papille pleurali interne della larva riferita da Kieffer alla P. rnfipes ed alle produzioni d d d d descritte da Keilin per le larve della P. )'/ffipes, i-ußconiis e Beì-genstcììumi. Più estei-namente ancora ed un po' distante da queste, vi è una produzione simile, ma più robusta e con una base di inserzione più ampia, (fìg. VI, 4); corrisponde, probabilmente, alla papilla pleu- rale esterna di Kieffer ed alla formazione C di Keilin.

Addome.

I primi sette somiti addominali, per quanto riguarda le formazioni dermali, si assomigliano perfettamente; mi ripor- tei-ò, di conseguenza, per la descrizione, ad una qualsiasi di essi, Ogni somite addominale (Fig. VI, 3) è superficialmente di- viso in tre zone trasverse; una anteriore, la più ampia, ricoperta quasi completamente dalle solite minute formazioni dentiformi; una media quasi completamente priva di queste formazioni ed una

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posteriore che ne è provveduta come la anteriore; possiede, inoltre, otto papille: quattro disposte nella zona media e quattro in quella posteriore; di queste ultime quattro due sono mediane e due sub- mediane; delle quattro della zona media due sono sublaterali e due laterali, o meglio due laterali e due pleurali; le pleurali non sono visibili dal dorso quando la larva è perfettamente prona. Tutte otto le papille sono conformate come quelle mediane e submediane dei segmenti toracici. 11 settimo segmento addomi- nale (Fig. V) si protende posteriormente a guisa di lobo larga- mente rotondato e raggiunge la base degli stigmi dell'ottavo so- mite. Venti'almente i sette semiti iu discorso presentano un paio di mammelloni mediani e numerose minutissime setole distribuite come nella Fig. VII, 3. Non ostante un esame molto accurato, non mi è stato possibile vederne un numero maggiore; non so se questo stato di cose sia veramente conforme al vero, o se invece il materiale non vivente che io ho avuto a mia disposizione mi abbia impedita una ricerca precisa.

L'ottavo somite addominale fFig. VI, 2), osservato dal dorso, oltre ad un paio di stigmi, presenta dodici papille di varia forma. Di queste papille otto sono distribuite, quattro pei' parte, sui mar- gini del segmento e gli danno così quell' aspetto dentellato che appare osservando la larva a piccolo ingrandimento. Di esse, due mediane apicali sono le più piccole; due altre submediane pure apicali sono le maggiori e portano, presso l'apice ed esternamente, una piccola papilla a bastoncello simile a quelle già descritte per le papille laterali dei segmenti toracici (Fig. VI, 5); le altre quattro, laterali, sono più piccole delle submediane e più grandi delle mediane apicali.

Localizzati nella parte media della faccia dorsale del somite, a guisa di grosse protuberanze rotondate, si notano gli stigmi po- steriori. Se si osservano di lato, con un po' di cura ed a forte ingrandimento, si' può vedere come a metà circa della loro al- tezza ciascuno di essi sia provveduto di due minute papille una anteriore ed una posteriore, ambedue della solita forma a baston- cello. La parte ventrale di questo somite poi'ta l'apertura anale, subtriangolare, circondata da tre sorta di labbra, due laterali ed una posteriore, assai sporgenti e ricoperte delle formazioni den- tiformi minutissime, già descritte varie volte. L' estremo limite delle labbra posteriori è provveduto di due papille cilindriche e molto piccole. Tanto la faccia doi'sale quanto quella ventrale di

- 257

questo somite, portano, distribuite come nella fig. VII, 2, le solite serie irregolari di formazioni dentiformi.

Se ora, per rendere più chiara la distribuzione delle varie formazioni tegumentali della larva di Aph. xantina 8peis., indi- chiamo ciascuna di esse colle lettere già usate dal Keilin per le larve di P. ritfipes, ruficoì'ìiis e Bergenstaìmni e cioè con:

a a le papille dorsali dell'organo antemiale,

bb le papille ventrali dello stesso organo.

ce le papille ventrali infraantennali.

f le vescicole boccali.

e i lobi orali laterali a queste vescicole.

S IO le serie trasverse di produzioni dentiformi.

a le papille dorsali toraciche e addominali.

e le piccole papille a bastoncello inserite sulle papille laterali del torace e su quelle submediane apicali dell' 8." somite del- l'addome.

K le papille laterali.

p le piccole papille situate anteriormente sugli stigmi posteriori.

o le piccole papille situate posteriormente sugli stessi stigmi.

m le papille dell'orlo delle labbra posteriori dell'ano.

h i mammelloni ventrali dei segmenti addominali.

d le papille interne del lato ventrale dei segmenti toracici.

C le papille esterne del lato ventrale dei segmenti toracici.

P la zona dorsale anteriore di ciascun segmento addominale.

Q la zona dorsale media di ciascun segmento addominale.

R la zona dorsale posteriore di ciascun segmento addominale.

Potremo, riportando queste rappresentazioni nel quadro che segue e localizzandole secondo la loro naturale posizione, facil- mente renderci conto dei rapporti che esistono fra i caratteri della larva che abbiamo studiata e quelli delle forme preceden- temente conosciute.

ÈoUett. di Zoologia Gen. e Àgi'.

258

I'ARTE DORSALE

PARTE VENTRALE

Capo

a a

a a

ce ce

bb bb

e f Bocca f e

\

£ w

Ica a a a e

stigma stig-ma

Torace jj

III

1 lU

e a a a a a a e

1 lU

i ca a a a a ac

e dddd dddd e

e dddd dddd e

e dddd dddd e

I-VII

Addome

Vili

h h ano

P ^ to

Q a a a a

a a a a B Z w

K K

P P a stigmi a

o o

e a a e

a a

Pupa.

(Fig-. Vili).

Possiede lo stesso numero di segmenti della larva; il capo però, retratto enti-o il torace, non appare ad un esame esterno e, di conseguenza, le due papille che si vedono sporgere all' estre- mo apicale non sono le papille dorsali dell'organo antennale, ma le due laterali del primo segmento toracico. Del resto le papille sono distribuite come nella larva. Da due fori situati nella parte

- 259

Fig. Vili. Aphiochaeta xantina Speis. Pupa. 1. Dal dorso ; 2. di lato e di scorcio: 7, II e ///, 1«, e ?>o scgìTiento tcracico. (Ingrandite).

mediana dorsale presso il limite anteriore del secondo somite

addominale, escono i due carat- teristici corni stigmatici (fig-. Vili e IX, 4), piuttosto lunghi, ma non lunghissimi,

I segmenti primo, secondo e terzo addominali presentano, dor- salmente, una sutura di divisione che decorre longitudinalmente e dorsalmente nel mezzo dei seg- menti su accennati, si biforca poi e dirigendosi da ciascuna banda ver- so i lati, limita, sempre dorsal- mente, il margine anteriore del primo segmento addominale; rag- giunti così i margini laterali del segmento li segue interessando an- che quelli del secondo e terzo so- mite e decorrendo precisamente fra la serie delle papille laterali e quella delle papille pleurali, al margine posteriore e dorsale del terzo somite si ri piega nuovamente, li- mita questo margine e da ogni lato rag- giunge la sutura lon- gitudinale mediana già descritta ( Fig. VIII). Vengono così ad essere individua- lizzati due pezzi, co- stituiti, ciascuno, dal- la parte dorsale dei segmenti primo, se- condo e terzo dell'ad- dome e provveduti di un corno stigmatico e di nove papille: tre per ogni segmento. Questi due pezzi si distac- cano quando l'adulto esce dalla pupa.

Fig. IX. A'phio<;haetn xantina a\)ti^. Pupa. 1. Apice aborale dal dorso; 2. Apice orale pure dal dorso ; 3. Produzioni chitinose dell'a- pici' al)orale; -i. Corno stigmatico: S, stigmi anteriori; S', stigmi posteriori. (Tutte le ligure molto ingrandite).

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Per i caratteri che sono venuto mim mano descrivendo, la larva e la pupa di Aiohiochacfa xantina Speis, trovano posto nel II Gruppo istituito dal Dr. Keilin e che già comprende Ph. ruflpes, ruflcornis, pusilla e scalaris. Per vero dire la lunghez- za dei suoi corni stigmatici è superiore, almeno per quanto ne posso giudicare dalle figure del Keilin, a quella dei corni di queste specie. Di più molte delle larve che io ho osservate si sono strasformate in pupa entro il corpo stesso degli Acrididi nel quale erano vissute. Il primo fatto può costituire^ a ragione, uno di quei casi di transizione che il. Keilin stesso aveva già preve- duti; il secondo può non rispecchiare fedelmente quanto avviene di regola in natura. Di fatto, date le condizioni di ambiente ab- bastanza calde (minim. 13 centigr., mass. 20" centigr.) nelle quali io conservavo la capsula Petri che conteneva le larve, e consi- derato che in causa di questa temperatura piuttosto alta, i corpi degli Acrididi si erano disseccati, si può supporre che parte delle larve, avendo trovato un ambiente favorevole, si siano senz'altro trasformata in sito.

201

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1910. Hewitt, G. C. The House fly. A Study of its Structure, De- velopment, Bionomics and Economy. Manchester. Univ. Press.

1910. Schmitz. Zur Lebenweise von Helicobosca muscaria Mg. Zeitschr. für, wissensch. Insectenbiologie. T.. 6.

1911 Keilin, D. Recherches sur la Morphologie larvaire des Diptères du genre Phora. Bull. Scient. de la France et de la Bel- gique. Sér. T. XLIV. Fase. 1. p. 27-90. Tav. I-IV.

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En svampätande Anthomyid-larv. Arkiv for Zoologi Band. 8.

N.° 5. Hafte 1. p. 1-16. 1 tav. e 10 fig. nel testo.

DoTT. ALFREDO BORELLI

Dermatteri

raccolti dal prof. F. Silvestri nell'Africa occidentale.

PROTODERMAPTERA.

Fam. Pygidicranidae.

SuBFAM. Diplatynae.

Gen. Diplatys Serv. Diplatys couradti ? Burr.

Trans. Ent. Soc. London p. 281, 1904.

Due larve raccolte a Aburi (Costa d' Oro) che per la forma dell'occipite e del pronoto riferisco con molto dubbio alla Diplatys conradti Burr, specie trovata nel Camerun.

SuBF. Karschiellinae.

Gen. Karschiella Verh.

Karschiella cameruueusis Verh.

Zool. Anz. n. 665, p. 183, 1902.

Una 9 e una larva da Victoria (Camerun). *

SuBF. Echinosomatinae.

GEN. Echinosoma Serv.

Echinosoina concolor Borelli

Ann. Mus. Stor. Nat. Genova (."]■ Voi. 3 p. 352, 1907. Una ninfa cf ^^ Aburi (Costa d'Oro)

2Ö5 Echìnosoma congolense ? Borelli

Ann. Mus. Storia Nat. Genova (3) Vol. 3 jd. 351, 1907.

Due larve da Aburi (Costa d'Oro) che per il colore del pro- noto e delle zampe riferisco con un certo dubbio a\V Echinosoma congolense specie descritta del Congo Francese.

Fam. Labiduridae.

SuBFAM. Psalinae.

Gen. Anisolabis Fieber

Auìsolabìs maritima Bonelli

Forficula maritima Bonelli, apud Gene, Monog-r. Forf. p. 9, Padova, 1832.

Un esemplare cf da Conakry (Guinea Francese).

Quest'esemplare è degno di nota per il colore nero-pece del capo, dei segmenti superiori dell' addome e delle branche della pinzetta il quale contrasta col colore giallo-grigiastro delle parti boccali e delle antenne, giallo -paglia delle zampe e giallo sporco dei segmenti dello sterno.

Anisolabis isomorpha Borelli

Ann. Mus. Stor. Nat. Genova (3), Voi. 3 p. 362, 1907.

Due esemplari 9 da Mamou (Guinea Francese). Specie trovata nella Guinea Poi'toghese dal compianto Leo- nardo Fea e, per quanto io sappia, non rinvenuta poi.

Anisolabis angulifera Dohrn.

Brachylahis angnlifera Dohrn: Stett. Ent. Zeit. Vol. 25, p 294, 1864. Ani- solabis pluto, Rehn, Proc. U. S. Nat. Mus. Vol. 29, p. 506, f. 4, ($), 1905.

Un esemplare 9 da Aburi (Costa d'Oro) il quale corrisponde esattamente alla descrizione ed alla figura che Rehn dell'Am- solahii^ Pluto, specie che il D.'*^ Malcolm Bur, dopo avere esa- minato il tipo descritto dal Dohrn, identifica voW' Anholahis an- gulifera Dohrn. (ötett. ent. Zeit., p. 334, Mai 1911).

- 266 : , .,, Aiiisolabis ovvenii Bmr.

Aim. Mag. Nat. Hist. (8) Vol. 8, p. 39, 1911.

Un esemplare 9 ^'^ Victoria (Camerun).

Aiiisolabis hotteiitota Dohrn

Forcinella hottentota H. Dohrn in: Eiit. Zeit. Stettin, v. XXVIII p. 334, 1867. 1 9 da ManoLi (Gruinea Francese).

Aiiisolabis Silvestri! no v. sp.

cf: Capo bruno chiaro, lucente, labbro superiore testaceo, parte anteriore del clipeo e palpi boccali gialli. Appena più lungo che largo , pressocché triangolare cogli angoli poste- l'iori debolmente arrotondati; convesso colla sutura postfrontale appena distinta e la medio-posteriore ben mar'cata, segnata da un leggero solco. Antenne di 20 articoli, pubescenti, bruni ad eccezione del primo e del terzo gialli del sedicesimo e del di- ciassettesimo bianchicci; quarto e quinto articoli conici appena più lunghi che larghi, il sesto di lunghezza uguale a quella del terzo, i seguenti allungantisi ed assottigliantisi insensibilmente e passando dal conico al piriforme.

Pronoto rettangolare, più lungo che largo, anteriormente di larghezza inferiore a quella del capo, di larghezza pressocché uguale posteriormente; margine anteriore tronco, margini laterali leggermente divergenti e debolmente riflessi, margini e angoli posterioi'i arrotondati. Superficie supeiiore leggermente convessa, largamente depressa lungo i margini laterali e segnata per tutta la sua lunghezza da un leggero solco mediano. Colore bruno- testaceo coi margini laterali gialli, lucente.

Mesonoto più corto ma sensibilmente più largo del pronoto nella sua parte posteriore, convesso: lucente e rugoloso, giallo- testaceo jiiù oscuro lungo i lati.

Metanoto anteriormente di larghezza uguale a quella del me- sonoto, allargantesi fortemente nella parte posteriore, di lunghezza uguale a quella del mesonoto coi lati sensibilmente più lunghi, margine posteriore fortemente concavo; convesso, rugoloso e del colore del mesonoto.

Segmenti dello sterHO giallo-chiari.

267

Zampe gialle coi femori del primo paio ornati nel mezzo delle faccie anteriore e posteriore di mia piccola macchia bruna, rotonda. Primo articolo dei tarsi di lunghezza poco superiore a quella del terzo e inferiore alla somma del secondo e del terzo. Segmenti dell'addome di colore castaneo-rossiccio ad ecce- zione del primo giallo - bruno. Allargantisi dal primo al sesto, pressocchè paralleli, dal sesto all'ultimo; alquanto depressi, molto leggermente punteggiati con minutissime rughe, ben marcate sui lati dei segmenti 6 a 9, i quali sono forniti di una Ccirena longi- tudinale e si prolungano posteriormente in una punta triangolare. Pieghe tubercolari dei terzo e quarto segmenti poco marcate. Ul- timo segmento rettangolare, di un terzo più largo che lungo, pun- teggiato, segnato nei due terzi anteriori da un solco loiìgitudinale mediano, il quale incon- tra posteriormente una depressione limitata da due ripiegature prominenti, che corrispondono alle carene mediane dalle branche della pin- zetta. Margine posteriore tronco, superfìcie late- rali infossate e rugose nella metà superiore, for- nite di una carena longitudinale ben marcata, obliqua dall'avanti all'indietro, la quale corri- sponde posteriormente al margine inferiore della pinzetta.

Segmenti inferiori dell' addome bruno-ros- sicci; rugolosi con alcuni punti fortemente im- pressi disposti in serie, forniti di peli gialli più numerosi lungo il margine posteriore. Penul- timo segmento coperto di minute rughe e di grossi punti, grande, più largo che lungo; dap- prima rettangolare poi restringentesi a di trapezio coi margini laterali sinuosi e coi mar- gine posteriore fortemente smarginato. «

Pigidio poco sporgente, conico, leggermente intaccato poste- riormente.

Branche della pinzetta di colore castagno-rossiccio, più oscure verso l'apice, punteggiate; sepai'ate dal pigidio, triquetre ed al- largate alla base, diritte per due terzi circa della loro lunghezza, poi cilindriche, più sottili e piegate verso l'intei-no, la desti-a pri- ma della sinistra e più fortemente, quasi ad angolo retto. Supe- riormente fornite per metà della lunghezza di una cai'ena me-

Fis-. 1.

Anisolobis Silvestrii: ot- tavo iirosteruite (iu alto) e parte posteriore del corpo dal dorso.

268

diana, poi arrotondate; internamente divergenti e depresse sino al punto in cui esse s' incurvano poi arrotondate, margine infe- riore leggermente denticolato. Lunghezza totale del corpo: 19 millimetri.

» della pinzetta a sinistra: 2,7, a destra 2;1 millimetri.

Un solo esemplare cT da Olokemeji (Nigeria Meridionale).

Specie distinta per la forma caratteristica del penultimo seg- mento inferiore dell'addome; la forma della pinzetta ricorda quella ^^M^ Anisolahis. compressa Borelli dalla quale esse differisce per il colore delle zampe e delle antenne.

Auìsolabìs incisa nov. sp.

cf : Capo nero-pece o bruno rossiccio, lucente, colla parte anteriore del clipeo gialla, il labbro superiore bruno - rossìccio, testaceo all'apice, i palpi boccali giallo - bruni. Pressocchè largo quanto lungo, con suture distinte, la medio-posteriore segnata da un leggero solco; i-ugoloso e sparso di alcuni punti ben marcati. Antenne di 19 articoli di colore bruno oscuro ad eccezione degli articoli 14 e 15 o 14, 15 e 16 bianchicci; articoli 4 e 5 cilindro- conici, corti, larghi quanto lunghi; 6 poco più lungo che largo; i seguenti conici, allungantisi insensibilmente e gradatamente.

Pronoto nero-pece coi margini laterali bruno-rossicci, quasi quadrato, di larghezza anteriore uguale a quella del capo e uguale alla propria lunghezza, un più largo posteriormente. Margine anteriore tronco, margini laterali diritti e debolmente riflessi, margine posteriore diritto, angoli posteriori debolmente arroton- dati. Superficie superiore rugolosa, sparsa di grossi punti, segnata da un leggero solco longitudinale mediano.

Mesonoto e metanoto del colore del pronoto, rugolosi e sparsi di alcuni grossi punti, segnati per tutta la loro lunghezza da una linea mediana. Mesonoto di un quinto meno lungo del pronoto e pressocchè della stessa larghezza, metanoto allargantesi gradata- mente dall' avanti all' indietro col margine posteriore fortemente concavo.

Zampe di colore giallo: femori oscurati di bruno nel mezzo delle faccie superiore, anteriore e posteriore; tibie bi'une nella metà basale della faccia inferiore. Primo articolo dei tarsi di lunghezza alquanto superiore a quella del terzo, uguale alla som- ma del secondo e del terzo.

269

Fit

2.

Segmenti dell'addome nero-pece o bruno-rossicci allargantisi sensibilmente dal primo all' ottavo, fittamente e fortemente pun- teggiati, forniti dal quinto all'ottavo di una carena laterale liscia e sporgente, prolungati posteriormente dal quinto al nono in punta triangolare. Pieghe tubercolari dei terzo e quarto segmento poco distinte. Ultimo segmento lucente, sparsamente punteggiato, meno di un terzo più largo che lungo, sensibilmente convesso, declive nel terzo posteriore, fornito lateralmente di due prominenze crestiformi ar cuate verso 1' esterno, le quali occupano i due terzi posteriori della superficie e oltrepassano alquanto il margine posteriore in corrispon- denza delle carene mediane delle branche della pinzetta. Margine posteriore concavo tra le branche della pinzetta; superficie laterali debol- memte infossate, prive di carene.

Inferiormente: segmenti sternali testacei. Segmenti dell' addome bruni, punteggiati e for- niti di peli bruno-rossicci. Penultimo segmento rugoso e fortemente punteggiato, fornito di nu- merosi peli, ottusamte triangolare col margine posteriore fortemente intaccato da una incisione triangolare mediana.

Pigidio poco sporgente, conico. Branche della pinzetta di colore nero pece, separate dal pi- gidio, quasi simmetriche, corte; robuste diritte e triquetre per i tre quarti della loro lunghezza poi più sottili piegate ad arco e arrotondate. Internamente allargate per un breve tratto poi diver- genti e cilindriche sino alle punte che non s' incontrano; mar- gine inferiore leggermente dentellato.

9: Ultimo segmento dell'addome restringentesi sensibilmente nella parte posteriore, quasi uniformemente convesso, privo di creste laterali superiori.

Penultimo segmento ventrale arrotondato, col marghie po- steriore intero e sporgente.

Branche della pinzetta diritte e quasi contigue, allargate alla base esse vanno assottigliandosi gradatamente sino alle punte ri- curve ed incrociate.

Lunghezza totale del corpo, cf : 18, 9 l'^>5 millimetri » della pmzetta, (f : 2, 9 2,1 »

Anisolabis incisa : otta- vo urosternite (in alto) e parte posteriore del corpo dal dorso.

270

Esemplari cf Q e ninfe da Conakry e da Kindia (Guinea Francese).

Var. nfgHco>')iis.

Un esemplare cf da Kakoulima (Guinea Francese).

Quest'esemplare di colore nero, invece di avere gli articoli delle antenne in parte bruni e in parte bianchicci, ha 18 articoli uniformemente neri; inoltre le sue zampe sono di un colore nero- pece mentre negli altri esemplari esse sono gialle o gialle oscu- rate di bruno.

Questa specie si avvicina a,\VAnisolabis ovvenii Burr, dalla quale essa differisce per l'incisione caratteristica del penultimo segmento ventrale e per il colore delle antenne e delle zampe.

SuBF. Brachylabinae.

Gen. Ctenisolabis Verh.

Cteiiisolabis togoensis Verh.

Sitzungsb. Ges. Nat. Fr. Berlin., p. 14, U»02.

Un solo esemplare cf da Kakoulima (Guinea Francese).

Gen. Nannisolabis Burr.

Nauuisolabis caiiieruiiensis nov. sp.

cT : Capo nerastro col labbro superiore ed i palpi boccali bruno oscuri, non lucente, zigrinato, fornito di due piccole linee curve mediane dietro le antenne. Triangolare cogli angoli poste- riori arrotondati, sensibilmente convesso, suture appena distinte. Occhi piccoli, rotondi e anteriori. Antenne di 10 articoli, pube- scenti, di colore bruno ad eccezione dei due ultimi bianchicci; il primo cilindro-conico , più lungo che largo; il secondo piccolis- simo; il terzo cilindrico, appena più lungo che largo; il quarto ed il quinto cilindrici, molto corti, sensibilmente più larghi che lun- ghi ; il sesto della lunghezza del terzo, appena più lungo che largo; i seguenti allungantisi insensibilmente, più lunghi che lar- ghi, cilindro-conici.

Pronoto rettangolare cogli angoli posteriori insensibilmente arrotondati, margine anteriore leggermente sporgente, margini laterali diritti debolmente riflessi, margine posteriore tronco. Poco

271

più lungo che largo, anteriormente di larghezza pressocchè uguale a quella del capo, posteriormente di poco inferiore alla propria lunghezza. Superficie superiore debolmente convessa, segnata per i tre quarti della sua lunghezza da una linea mediana, fiancheg- giata anteriormente da due impressioni longitudinali, corte, ap- pena distinte.

Mesonoto tumido nei due terzi anteriori, diviso da una de- pressione trasversale, fornito lateralmente da due ripiegature ot- tuse che non raggiungono il terzo posteriore.

Metanoto allargantesi nella parte posteriore, col margine po- steriore sensibilmente concavo.

Pronoto, mesonoto e metanoto di colore nero pece, zigrinati e coperti da una fine peluria giallognola.

Zampe giallo -pallide coi femori bruno oscuri nei due terzi prossimali.

Segmenti dell'addome bruno - oscuri, coperti da una peluria giallognola;, zigrinati, allargantisi dal primo al sesto, restrigentisi dal settimo alFultimo il quale è di larghezza superiore a quella del primo. Pieghe tubercolari dei terzo e quarto segmenti mar- cate. Ultimo segmento liscio, più di sei volte più largo che lungo, restringentesi debolmente dalla base all'apice; margine posteriore concavo nel mezzo fiancheggiata da 2 piccole sporgenze trian- golari addossate alle radici della pinzetta, sinuoso lateralmente.

Inferiormente di colore più chiaro. Penultimo segmento ven- trale due volte più largo che lungo, quadrangolare col margine posteriore insensibilmente arrotondato.

Pigidio poco sporgente, triangolare coll'apice tronco.

Branche della pinzetta bruno-rossiccie, separate dal pigidio, cilindriche, diritte ed ingrossate per metà della loro lunghezza poi assottigliantisi sensibilmente ed incurvantisi leggermente verso l'interno sino alle punte acute, non incrociate.

Un solo esemplare cf da Victoria (Camerun). Lunghezza totale del corpo: 7,5 millimetri

» della pinzetta poco più di 2 millimetri.

272 -

PARADERMAPTERA. Fam. Äpachyidae.

Gen. Apachyus Serville Apachyiis murrayi Dohrn.

Stett. Ent. Zeit. Vol. 24, p. 44, 1863.

Tre ninfe da Olokemeji (Sud Nigeria) che per il colore giallo- chiaro e la mole piuttosto piccola riferisco air^^«c/i7/ws muì'vay Dohrn, specie comune nel Conge e nella Nigeria.

EUDERMAPTERA.

Fam. Labiidae.

SuBF. Spongiphorinae.

Gen. Spongovostox Burr.

Spongovostox Gestroi Burr.

Ann. Mag. Nat. Ilist. (8), Voi. 4 p. 122, 19Ü9.

Un esemplare cT e 2 9 da Kindia (Guinea Francese). Spongovostox assiniensis Bonn.

Bormans (apud Bolivar), Ann. Soc. Ent. Fr. Voi. 62 p. 170, 1898.

Un esemplare cT, 3 9 e larve da Aburi (Costa d' Oro). Gli esemplari raccolti dal prof. Silvestri appartengono alla forma ciclolabia.

SuBF. Labiinae.

Gen. Labia Leach. Labia curvicauda Motsch.

Bull. Soc. Nat. Moscou, Vol. 36, p. 2 pi. 2 f. 1, 1863.

var. cameruuensis Borg.

Platylahia camerunensis Borg, Arkiv. f. Zool. Vol. 1 p. 57o, pi. 26 fig. 4, 1904.

Un esemplare cf e 1 9 da Olokemeji (Sud Nigeria).

Un esemplare cT, 3 9 ^ larve da Conakry (Guinea Francese).

278

Fam. Chelisochidae.

SuBF. Chelisochinae.

Gen. Chelisoches Scudder. Chelisoches plagiatus Fairm.

Arch. Ent. Vol. 2, p. 257, pi. 9 f. 3 O, 1858.

Un esemplare cT e una ninfa da Aburi (Costa d'Oro).

Chelisoches sp. ?

2 larve da Conakry (Gruinea Francese) e da Olokeraeji (Sud Nigeria) indeterminabili.

Fam. Forficulidae.

SuBF. Forficulinae.

GrEN. F o r f i c u 1 a Linn. Forflcula senegaleusis Serv.

Hist. Nat. Orth. p. .39, 1839.

Parecchi esemplari cT e 9 da Thiès e da Dakar (Senegal). La mole degli esemplari cf è notevole:

Lunghezza totale del corpo: 20,5 mm. » della pinzetta: 8 mm.

SuBF. Diaperasticinae.

Gen. Diaperasticus Burr.

Diaperasticus erythrocephalus Olivier

Eìicycl. Méth. Voi. 6, p. 468, 1791.

L" var. (liezi Borni. Un esemplare 9 da Ibadan (Sud Nigeria).

Bollett. di Zoologìa Gen. e Agr. 18

274 -

2." var. maculìpes nov.

Un esemplare cf da Mamou (Guinea Francese).

Quest' esemplare privo di ali, come la varietà diezi Borm., invece di avere le zampe uniformemente gialle o giallo-rossiccie è ornato sulla faccia superiore dei femori e delle tibie del primo e del secondo paio di una lunga macchia bruna. E anche degno di nota il colore molto oscuro del capo il quale è quasi nero sul vertice mentre i lati rigonfi dell' occipite sono bruno-caffè. Le banche della pinzetta sono relativamente corte, abbastanze ro- buste e sensibilmente arcate; la parte allargata della base ha la forma di un triangolo coi lati leggermente seghettati ed i mar- gini interni delle banche sono forniti, quasi sino alle punte, di numerosi granuli o piccoli tubercoli.

Lunghezza totale del corpo: 10,5 millimetri » della pinzetta: 1,75 »

DoTT. G. GRANDI

Studi sui Coccinellidi.

IV.

Nota sul gen. Solanophila Weise.

Continuando nelle mie ricerche sui Coccinellidi (1), ho avuto l'opportunità di esaminare vari esemplari di Solanophila obsoleta. La struttura generale del corpo di questo genere, in riguardo al- meno alla specie esaminata, è simile a quella di Epilachna; passo, adunque, rapidamente in rassegna solo quelle parti che mi sem- brano presentare qualche variazione.

Capo simile a quello di Epilachna, con antenne (Fig. I, 3) un po' più gracili e cogli articoli 4-8 relativamente più allungati. Mandibole (Fig. I, 4) pure simili; i denti principali però sono un po' più sviluppati e meno acuti ed il primo di essi (s' intende quello più vicino alla base della mandibola) è più lungo; inoltre i dentini che sono compresi fra la zona molare e questo dente principale sono pure meno acuti. Clipeo, labbro superiore e ma- scelle del primo paio conformate similmente. Labbro inferiore (Fig. I, 5) coi margini laterali del submento convessi; setole e sen- silli distribuiti come nella figura.

(1) Colgo l'occasione della presente nota per correggere alcuni « lapsus calami» avvenuti nella compilazione dei miei «Studi sui Coccinellidi» Boll, del Lab. di Zool. gen. ed Agr della R. Scuola Sup. di Agric. di Portici. Voi. VII, p. 267-302: A pag.

274 276

riga

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Parte sternale

leggi

: Parte pleurale

274

277

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Tnesotorace

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294

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sternale

»

tergale

276 -

Il torace, nelle sue parti tergali, pleurali e sternali, non presenta variazioni notevoli da quello descritto per Epilachtia. Elitre colla parte ripiegata del margine costale un po' più ampia. Ali mesotoraciche simili. Zampe pure simili, ma provvedute di

Fig. I.

Solanophila obsoleta. 1. Organo copulatario del (j ; non è disegnato il condotto eja- culatore; l' estrema parte prossimale del pene, in seguito a macerazione in potassa caustica, è un po' deformata; 2. Apice della tibia, tarso e pretarso di una zampa poste- riore; non sono disegnate le setole ed i sensilli; 3. Antenna; 4. Mandibola veduta dal dorso; 5 labbro inferiore : H' palpi labiali ; L, mento ; M, submento ; P, pezzo impari dell'organo copulatario; P' ))ezzi pari; P" pene. (Vari ingrandimenti).

unguicoli bifidi e sprovvisti, alla base, di apofisi laminare ango- losa (Fig. I, 2).

Addome. Uriti 1-8 simili a quelli di Epilachna chryso- melina; V8° urotergite della 9 (Fig. II, l) è appena intaccato nella parte media del suo margine posteriore.

9 Urotergiti 9" e 10'' Fra r8« ed il 10° urotergite si os- serva una zona membranosa mediana, la quale forse è da consi- derarsi come parte del urotergite; ai lati di essa, come già notai a proposito di Epilachna, Lasia e Cynegetis, si trovano due paratergiti ben chitinizzati che vengono a portarsi ventral- mente fra rS'' ed il urosternite. Verhoeft" considera come uro- tergite solo queste due parti laterali chitinizzate. Il 10° (Fig. II, i)

277

è un pezzo un po' trasverso, convesso al suo margine posteriore e cogli angoli posteriori rotondati, il quale non è molto distinto dalla zona membranosa compresa fra i due paratergiti del e viene a trovarsi un po', colla sua parte prossimale, fra il margi- ne anteriore dei paratergiti stessi. Questo pezzo è similmente co- struito in Epilachna , Lasia ecc. ed era stato indicato invece, per que- sti generi, ed anche per Serangium, come parte del urotergite.

9 Uì'osternite (Fig. II, ]) È simile a quello di Epilachna dir y- sonielina, diviso cioè in due pezzi quadrangolari, cogli angoli rotondati e provvisti ciascuno, nella parte media del loro mar- gine posteriore di uno stilo setoloso. Non ho quin- di nulla da aggiungere; osserverò solo che l'a- pertura genitale che si apre, come in Epila- chna, fra i due pezzi sternali descrìtti pel 9" urite e sotto la membrana che unisce V8^ col urosternite è spesso circondato da minuti peluzzi; tanto essa, quanto quella anale che è situata sotto il 10° urotergite, sono ampie e quasi contigue. Il 10" urosternite infatti, ben distinto nel 1" stadio di pupa, pare ridotto nell'adulto ad una parte mem- branosa non facilmente definibile. Non è il caso di pronunciarsi su di esso, prima di avere osservato e comparato molte specie. cf Urotergiti e IO'' Sono simili a quelli di Epilachna chìysomelina e su di essi, di conseguenza, sorvolo.

cf Urosternite P" È in Solanophila, come in Epilachna chrysomelina, sempre più o meno fortemente ridotto e compreso fra i paratergiti del urite (Fig. II, 2), i quali, in Epilachna, Lasia ecc. etano stati interpretati come sterniti dello stesso urite.

Fig. II.

Solanophila obsoleta. 1. Gli ultimi uriti della $ veduti dal ventre; 2. Gli stessi del O ; non sono designate tutte le se- tole. A, apertura anale; G, apertura genitale, (molto ingr.)

278

Si è già visto (1) come invece in Serangifiw, questo sternite sia ben sviluppato in un pezzo ampio ed assimetrico.

Concludendo si avrebbe per ISolanophila la seguente rappre- sentazione grafica degli uriti :

T. I, II, III, IV, V, VI VII, Vili, 10" (IP)

S. (I,) II, III, IV, V, VI VII, (10° IP)

che è uguale a quella già data per Epilachna.

Organo copidatario (jiel cT (Fig. I, l) Processi pari e pro- cesso impari relativamente più corti e più tozzi di quelli di Epi- lachna chrysomelina. I primi sono attenuati e rotondati all'apice; il secondo, veduto di profilo, appare terminato a punta ed un po' ricurvo verso i processi pari. Setole distribuite come nella figura. Pene un po' ristretto al suo apice distale e subito dopo appena dilatato e rotondato.

(1) G. Grandi. Descrizionf. di mi nuovo Coccinellide Africano " Serangiurti Gì/fardi,, n. sp. - Boll, del Lab. di Zool. gen. ed Agr. della R. Scuola Sup. di Agric. di Portici. Voi. Vili, p. 165-178.

Prof. MARIO BEZZI

DITTERI

raccolti dal Prof. F. Silvestri durante il suo viaggio in Africa

del 1912-13

I ditteri raccolti dal Prof. Silvestri nel suo viaggio in Africa per cercare parassiti di mosche dei frutti non sono molto nume- rosi, se si eccettuano quelli che si riferivano al suo speciale campo di indagini. Essi comprendono nondimeno parecchie specie assai interessanti dal punto di vista zoogeografìco, ed altre ancora nuove per la scienza; fra queste è degna di particolare menzione la scoperta di uno strano nuovo genere aberrante di tripaneidi.

Io ringrazio vivamente il Prof. Silvestri di avermi affidato lo studio di questo mtiteriale, che egli ha inoltre voluto genero- samente cedere alla mia collezione, nella quale dunque si conser- vano i tipi delle novità qui descritte per la prima volta.

Siccome le località dove il Prof. Silvestri *) ha fatto le sue raccolte sono piuttosto varie e numerose, così credo opportuno premettere il seguente prospetto geografico delle specie comprese nella collezione.

1.

Scatopse n. sp. Sternobrithes tumidus Loew. Bombylius ornatus Wied. Neolaparus morie n. sp. Hoplistomerus serripes F. Aptiiochaeta xanthina Speis. Thoracites cingulatus n. sp. ApoUenia griseoviridis n. sp.

Senegal.

Rhinia apicalis Wied. Lispa leucospila Wied. Engistoneura unilineata n. Daeus longistylus Wied. » (testaceus Macq.). Cerati tis Giffardii Bezzi. » Silvestri! Bezzi.

sp.

(1) F. Silvestri Viaggio in Africa per cercare parassiti di mosche dei frutti. Boll, del Labor, di Zool. gen. e agr. di Portici., Vili, 1913, p. 3-164, 69 figg. Vedi anche Bull. N. 3, Territory of Hawaii, Honolulu 1914 p. 1-176, 24 tavv.

280

Guinea francese.

Plecia ruficollis F. Sternobrithes fuscicornis n. sp. Tinda nigra Macq. Hyperalonia niveifrons n. sp. Promachus trichozonus Loew. Chrysosoma smaragdinum Walk. Sy ritta fasciata Wied. Sarcophaga liirtipes Wied. Ehynchomyia trigramma n. sp. Rhinia apicalis Wied Bengalia depressa Walk Pyrellia viola Big. Glossina palpalis R. D.

Lonchaea glaberrima Wied. Simomesia pantherina Big, Parypliodes modestus n. sp. Coelocephala arcuata n. sp. Chrysomyza melanopa n. sp. Dacus armatus F.

» vertebratus Bezzi. Cerati tis Giffardii Bezzi. » punctata Wied. Diopsis apicalis Dalm. Sepsis rufa Macq. Conops erythrocephala F. Oncomyia p.

Nigeria meridionale.

Tabanus thoracinus P. B. Systropus Silvestrii n. sp. Laphria bipenicillata Big. Neoitamus podagi'icus n sp. Miltogramma sp. Chrysomyia Tellina Bezzi. Hermyia diabolus Wied. Pyrellia nudissima Loew. Musca senegalensis Macq,

Mydaea proxima Stein. Ceratitis capitata Wied.

» Giffardii Bezzi.

» stictica antistictica Bezzi.

» anonae Grab.

» nigerrima Bezzi

» tritea Walk. Conradtina acrodiauges Speis. Paralimna nigripes Ad.

4.

Costa d'Oro.

Baccha pietà Wied. Zonochroa pterostigma n. Lucilia sericata Meig. Pyrellia nudissima Loew. Glossina palpalis R. D. Clitodoca fenestralis Macq

sp.

Simomesia tigrina Enderl. Ceratitis colae Silv.

» nigerrima Bezzi.

Cladoderris Silvestrii n. sp. Trepidarla respondens Walk. Zaprionus vittiger Coq.

Cainerun.

Philodicus obscuripes Loew. Dacus bipartitus Grab. Ceratitis punctata Wied,

Ceratitis colae Silv.

» nigerrima Bezzi. Trepidarla respondens Walk.

281

6. Dahomey.

Musca senegalensis Macq. Atherigona magnipalpis Stein. Lonchaea glaberrima Wied.

Chrysomyia cuprinitens Rond. Simomesia pantherina Big. Chrysomyza smaragdina Loew.

Dacus brevistylus Bezzi. Ceratiti« Giflfardii Bezzi.

Augola.

Drosophila repleta Woll. Milichiella lacteipennis Loew.

8. Unione del Sud Africa.

Sarcophaga hirtipes Wied. Hylemyia sinensis Jaenn. Dacus oleae Gmel.

Dacus Lounsburyi Coq.

> brevistylus Bezzi. Cerati tis rubivora Coq.

Fam. Bibionidae.

1. Scatopse n. sp.

Una coppia di Dakar, Senegal, conservata in alcool. Si tratta di una specie evidentemente nuova, di cui la fem- mina presenta ali rudimentali.

2. Plecia raflcolìis Fabricius 1781.

Una coppia di Kindia, Guinea francese. Essa è alquanto dete- riorata dalla conservazione in alcool; la riferisco provvisoriamente a questa specie del Capo, che verrà certo in seguito smembrata in parecchie altre.

Fam. Stratiomyidae.

3. Sternobrithes tumidus Loew 1856.

Una femmina di Dakar, Settembre 1912. Corrisponde bene, per la forma e colorazione delle antenne, a quanto dice il Dott. Kertèsz nel suo lavoro del 1907 sul genere Gobertina; i tarsi anteriori sono interamente neri. Se non si è fatta confusione, come dubito per la scoperta qui di seguito riferita, la specie è

282

largamente diffusa per tutta la regione etiopica;, essendo ricor- data della Caffreria, dell'Africa orientale tedesca, del paese dei Somali, dell'Eritrea, del Camerun e di Sierra Leone.

4. Sternobrìthes fuscicornis n. sp. cf 9-

Siniilis et afflnh tumido, divert antennarum stylo latiovi et omnino nigra, tarsis anticis albis et cellula marginali se- cunda distincte majori. Long. corp. mm. 4-4,2.

Un maschio di Conakry , Guinea francese. Ottobre e 2 femmine di Camayenne, Guinea francese, 12 Ottobre 1912.

Mi risolvo a distinguere questa specie dalla precedente, so- pratutto in riguardo alla differente forma delle antenne. Queste hanno i due primi articoli piccoli e nereggianti; il terzo nero nella faccia esterna e giallo su quella interna; lo stilo largo, compresso, non assottigliato verso l'apice, a lati paralleli, lungo circa come l'antenna ed interamento di colore nero intenso. Il capo è conformato come nella specie tipica, come pure lo scu- detto. I piedi hanno i femori neri, colla punta gialla ; le tibie gialle, ma largamente nere nel mezzo; tutti i tarsi, compresi anche quelli che primo paio, interamente bianchi. Le ali sono uguali; però la seconda cella marginale è all'incirca del doppio più che grande in tumidus.

5. Tinda nigra Macquart 1835.

Alcuni maschi raccolti a Conakry, Guinea francese, nell'Ot- tobre 1912. Siccome il colore delle antenne sembra essere al- quanto variabile nell'estensione del giallo, cosi credo possibile che pallipes e vicina del Bigot siano da collocarsi fra i sinonimi della specie presente, come nel frattempo fece il Dott. Ender- lein, Zool. Anz. 1914, p. 307.

Fam. Tabanidae.

6. - Tabanus thoracinus Palisot 1820, cf.

Un maschio di Lagos, Nigeria meridionale, Novembre 1912. È specie frequente nell' Africa occidentale, e già ricordata di Lagos. Il maschio era tuttavia ancora ignoto al Sarcouf nella sua monografìa del 1909; mi consta che sia stato descritto dappoi.

- 283

Esso è simile alla femmina nel colore delle antenne, del torace, dell'addome, dei piedi e delle ali; la testa è molto più larga del to)'ace; il dente basale del terzo articolo delle antenne è abba stanza sporgente ; il triangolo frontale è interamente giallo e quello verticale aflfatto invisibile; le faccette mediane superiori degli occhi sono assai dilatate, e lungo il margine posteriore sono contornate da una stretta zona di faccette piccole, estesa fino al vertice; la divisione fra le faccette grandi e le piccole è molto netta, la zona di quelle piccole è un po' meno della quarta parte del diametro verticale dell'occhio. Gli occhi sono nudi. I palpi sono di forma ovale e di color giallo, forniti di peli gialli.

Fam. Bombyliidae. 7. Hyperaloiiia niveifrons n. sp. cf

Differì a nigripenne Loew, cui similis et affinis, statura minori et fi-onte omnino argenteo squamosa.

Long. corp. mm. 10, al. exp. mm. 23.

Un maschio di Conakry, Guinea francese, Ottobre 1912.

Per quanto di dimensioni minori, questa specie è affine in tutto a nigripennis, e come in questa i piedi e le antenne sono completamente neri; il corpo essendo denudato, non si può ve- dere se vi sono i ciuffi di peli fulvi sul torace; le ali sono iden- tiche, sia pel colore che per la disposizione delle nervature. Ma ciò che mi induce a considerare la specie come nuova è .il ca- rattere della fronte che è tutta densamente coperta di squame argentee lucenti, estese fino al livello degli ocelli.

Potrebbe forse coincidere colla Erebus Walker descritta di Sierra Leone, ma le ali in questa son dette avere delle strisce cineree lungo le cellule, che qui mancano affatto.

8. Systropus Silvestrii n. sp. cf.

Long. corp. mm. 13-15; long, antenn. mm. 3,5-4.

Due esemplari di Lagos, Nigeria meridionale, Novembre 1912.

È un' importante scoperta, poiché costituisce il primo rap- presentante di questo peculiare genere raccolto nell' Africa occi- dentale; tutti gli altri sono noti del Sud o della costa orientale. Esso differisce da tutti pel colore dell' addome; si avvicina solo allo Snouni Adams della Rodesia, che ha però il torace diversa- mente colorato.

284

Il Walker ha ricordato il S. macilentus Wied. di Sierra Leone, e forse potrebbe aver avuto sott'occhi la specie qui descritta. Nel frattempo (D. E. Z., 1914, p. 6) il Dott. Speiser ha descritto un S. holaspis del Camerun, che pare però appartenere al gruppo del leptogaster Loew.

E fuor di dubbio che a proposito dei Systropus africani re- gna ancora una grande confusione, alla quale contribuirono lo Schiner e sopratutto il Karsch; nella mia monografia del 1905 io ho accolti i dati di questi due autori, poiché non conoscevo al- cuna specie etiopica de visu. Ora sono convinto che il Loew avesse ragione di ritenere che il macilentus dello Schiner non fosse altro che il suo leptogaster; il vero macilentus Wied. ha due sole cellule sottomarginali, come risulta dalla figura originale ed è quindi nelle stesse condizioni del macilentus del Macquart. I femori sono in tutti senza spine. Le specie etiojjiche si possono distinguere come segue.

1 (6). Tre cellule sottomarginali.

2 (5). Peduncolo addominale in gran parte di color nero, solo sui lati o posteriormente di color rosso bruno; ali molto infoscate.

3 (4). Scudetto fornito di due profondi solchi longitudinali . . .

leptogaster Loew {macilentus Schin.)

4 (3). Scudetto interamente liscio, senza solchi . holaspis Speis.

5 (2). Peduncolo addominale interamente di color rosso bruno, an- che nella parte superiore; ali più chiare .... clavatus Karsch

6 (1). Due sole cellule sottomarginali.

7 (10). Peduncolo addominale interamente di color giallo rosso.

8 (9). Lati del torace presso la base delle ali di color nero; ali info- scate; statura minore (miohrochus Speis 1910) macilentus Wied. e Macq.

9 (8). Lati del torace con macchia ferruginea presso la base delle ali; ali grigie, infoscate solo lungo la costa; statura maggiore . .

crudelis Westw.

10 (7). Peduncolo addominale nero, o giallo solo sui lati.

11 (14). Peduncolo addominale giallo sui lati.

12 (13). Torace ornato di larga striscia gialla laterale e colle pleure rossicce verso il mezzo; fasce gialle addominali estese fino al quinto segmento; statura maggiore Snowii Ad.

13 (12). Torace interamente nero, anche sulle pleure; ultimi seg- menti dell'addome senza fasce gialle dorsali; statura minore . , . .

Silvestrii n. sp.

14 (11). Peduncolo addominale interamento nero, come pure tutto il rimanente addome . . . . , atratus Macq.

285

La nuova specie S. Silvestrìi, che mi compiaccio di dedicare all'insigne Professore che la raccolse, si può distinguere come segue.

Occhi uniti per un lunghissimo tratto; vertice ed occipite di color nero, con tomento grigio; triangolo frontale giallo; lati della bocca e guance di color giallo, con tomento argentino; proboscide nei'a; palpi gialli; antenne nere, col primo articolo di color bruno rossiccio nella sua parte basale, uguale in lunghezza agli altri due. Torace interamente di color nero opaco, sottilmente punteg- giato, con tomento grigio sulle pleure e con brevi ciuffi di pe- luzzi bianchi al margine posteriore delle pteropleure ed a quello inferiore delle sternopleure; omeri con stretta macchia di color giallo scuro, che si estende con una strisciolina fin verso il mezzo del torace; sopra le anche anteriori si nota una macchia callosa di color giallo più chiaro. Scudetto come il torace, con qualche corto pelo nero lungo 1' orlo posteriore. Bilanceri col peduncolo giallognolo e colla clava nera alla base, bianca all'apice. Addome interamente nero, con qualche pelo nero presso la base; il pe- duncolo, che è formato dalla metà posteriore del primo segmento e da tutto il secondo ed il terzo, ha una striscia gialla su ciascun lato, che verso il margine posteriore del terzo segmento si dilata a formare una fascia ; quarto segmento con fascia gialla lungo l'orlo posteriore, assottigliata superiormente; i rimanenti segmenti presentano solo una stretta macchia gialla in forma di orlo, che non arriva sul dorso. I genitali presentano al disotto una punta di color giallo bruno da ciascun lato, e due uncini neri, foggiati a mezzaluna Anche anteriori interamente di color giallo rossiccio, come pure i femori, di cui però gl'intermedii sono assai più oscuri; tibie gialle sul di fuori, brune al di dentro; tarsi nereggianti, il pretarso però ornato di una striscia gialla sul lato esterno. Piedi dell'ultimo paio tutti di color bruno rossiccio, coi tarsi neri; tutte le spine sono nere. Ali ugualmente infoscate in tutta la superficie, un po' più scure lungo il margine anteriore; si hanno solo due cellule sottomarginali ; la prima cellula posteriore è distintamente ristretta all'apice.

9. Bombylius ornatiis Wiedeman 1828.

Un maschio raccolto al giardino sperimentale di Hann presso Dakar, Senegal, nel Settembre 1912.

Questa specie è largamente diffusa per la regione etiopica.

286

Fam. Äsilidae. 10. Neolaparns morio n. sp. cf9-

Long. Corp. mm. 15-16.

Una coppia di Dakar, Senegal, Settembre 1912.

Anche di questo ricco genere l'Africa occidentale conta solo poche specie, come aperhis, moerens ed oralis] la presente specie è gracile, interamente nera in tutte le sue parti, colle ali pure nereggianti.

Capo nero; la faccia però, guardandola obliquamente dall'alto, appare copeita di tomento cenerino a riflessi bruni e più distin- tamente nella femmina che nel maschio; i palpi sono di color nero e coperti di peli neri; la proboscide è lucida, nera; le an- tenne sono interamente nere, col terzo articolo ovale, molto largo, lungo come i due primi assieme; il mistace è costituito da 2 sole setole nere, lunghe e forti; nella parte inferiore della faccia stanno molti peli neri piuttosto lunghi, al posto del mistace; non vi è trac eia di tubercolo facciale, solo l' orlo della bocca è sporgente ; tutte le setole sono nere. Torace, scudetto e mesoframma intera- mente di color nero vellutato assai intenso, senza disegno; però guardando dal davanti appaiono due strisce longitudinali di tomento grigio a riflessi bruni, più distinte nella femmina ed interessanti solo il primo terzo del dorso; i peli sono scarsi e di colore oscuro; le macrochete robuste e nere; le poche metapleurali sono deboli e nere; la presuturale è la più forte e più lunga di tutte. Scu- detto completamente nudo e senza setole. Bilanceri di color bruno oscuro, colla clava lurida. Addome interamente nero; nel maschio è quasi tutto opaco ed irto di peli neri piuttosto lunghi e densi; i genitali sono piccoli, di color nero lucente, colla lamina in- feriore lunga, ovale, rigonfia. Nella femmina l'addome è quasi del tutto nudo, abbastanza lucente, con leggeri riflessi porporini; gli ultimi segmenti sono lucentissimi anche sul ventre; le spine dell' ovopositore sono di color giallo. Piedi gracili, interamente neri, con peli e spine di color nero; solo i ginocchi sono un po' bruni. Ali uniformemente nereggianti, con riflessi violacei; prima e quarta cellule posteriori largamente aperte alla estremità; cella discoidale stretta e lunga, col piccolo nervo trasversale posto in corrispondenza del suo terzo basale.

287

11. Hoplìstomerns serripos Fabricius 1805.

Due maschi di Thies, Senegal, di questa specie diffusa per buona parte nell'Africa.

12. - Laphrìa bìpenìcìllata Bigot 1891.

Un maschio di Lagos, Nigeria meridionale; la specie è de- scritta dell'Assinia e ricordata anche del Camerun.

E un po' più grande, misurando 24 mm. di lunghezza e 42 di apertura di ali. I genitali del maschio sono muniti alla base da ciascun lato di un'appendice stiliforme bifida, di color nero lucido colla punta gialla. I piedi sono irti di lunghi peli neri, princi- palmente sulle tibie; le tibie del primo paio sono coperte di to- mento dorato sul lato interno: quelle dell'ultimo paio sono mu- nite al difuori presso la base di una fortissima setola ricurva.

13. Prottiachus trichozonus Loew 1858.

Un maschio di Conakry, Guinea francese. Descritto origina- riamente della Guinea.

14. Neoìtamns podagricus. n. sp. cf.

Un maschio di Lagos, Nigeria meridionale, che misura 22 mm. di lunghezza con 30 mm. d'apeitura d'ali. E collocato provviso- riamente in questo genere, ed assai distinto per gii enormi ge- nitali del maschio e per la struttura dei piedi intermedii; le ner- vature alari sono disposte come in Heligmoneura e la H. Roth- kirchi Speiser 1913 del Camerun è forse affine.

E tutto nero, con cingoli addominali giallognoli, coi piedi in parte gialli, colle ali assai infoscate e provviste di riflessi violacei.

Capo nero; faccia senza tubercolo, ma un po' sporgente nella parte inferiore; mistace formato di poche setole, le superiori nere, le inferiori gialle; antenne nere, ma il terzo articolo manca; peli occipitali superiori neri; barba densa e bianca Torace denudato ed ingrassato; le sue setole sono nere, anche le metapleurali, che sono sottili. Bilanceri giallognoli, colla clava bianchiccia. Ad- dome piuttosto grosso, cilindrico, ottuso , con peli neri e piutto- sto lunghi sui lati, ma senza macrochete marginali; esso è nero, opaco, ma i segmenti presentano un'orlatura completa abba-

~ 288

stanza larga di color giallognolo; ventre nero, con cingoli corri- spondenti a quelli del dorso; presso l'apice, sotto i genitali e l'ul- timo segmento, è munito di un denso ciuffo di lunghi peli argen- tini, che è quasi invisibile dal disopra. I genitali hanno la lamella superiore di color nero lucente , rigonfia , bilobata , portante nel mezzo una grande appendice carenata superiormente e termi- nante a mezzaluna ali 'infuori, colle punte acutissime; la lamella inferiore è accompagnata da due fortissime branche, di color nero lucido, ottuse, ricurvate in alto e munite un po' dopo la metà di un forte dente ottuso; al disopra vi sono pochi peli brevi e neri; tutto questo ipopigio misura ben 4 mm. di lunghezza. Piedi di color nero lucido; i quattro anteriori hanno i femori ornati al di sotto di una larga striscia testacea, e le tibie tutte testacee al di fuori e nere al di dentro; i posteriori hanno i femori interamente neri e le tibe colla metà basale giallo-testacea; tutti i pretarsi sono rossi alla base, i posteriori però meno largamente. / piedi intermedi presentano una peculiare armatura; i loro femori sono irti al disotto fin quasi verso l'apice di numerose, brevi e fortis- sime spine nere ottuse; le tibie hanno il lato interno irto di spine rigide nere, meno forti ma più fitte; i pretarsi portano al disotto presso la base 3-4 fortissime e grossissime spine nere ottuse. I femori del primo paio presentano al disotto presso la base un piccolo gruppetto di forti e corte spine nere; i femori anteriori sono oltre a ciò un po' ingrossati, quelli intermedii ancor di più, quelli posteriori sono invece lunghi e gracili. Ali fortemente in- foscate, solo l'alula ed il lobo ascellare ialini; esse hanno forti riflessi violacei ; il ramo inferiore della forca del terzo nervo lon- gitudinale è assai più sinuoso che in Heligmonewa ; la prima cella posteriore è perciò all'apice del doppio più larga che verso il mezzo; la quarta cella posteriore e 1' anale sono fornite di un peduncolo piuttosto lungo.

Fam. Dolichopodidae.

15. Chrysosoma smaragdìnum Walker 1849.

Un maschio di Kindia, Guinea francese. La specie è descritta di Sierra Leone.

- 289 -

Fam. Syrphidae. 16. Baccha pietà Wiedemann 1830.

Alcuni maschi di Aburi, Costa d'Oro, 17 gennaio 1913, otte- nuti da allevamento.

Il pupario è della solita forma, di color bianco giallognolo sudicio, liscio; il tubercolo stimmatico posteriore è lungo mm. 1,5, brevemente bifido all'apice in corrispondenza delle due placche, che sono di color bruno lucente.

17. Syritta fasciata Wiedemann 1830. Un maschio di Conakry, Guinea francese, in agosto.

Fam. Phoridae.

18. Aphiochaeta xanthina Speiser 1907.

Alcuni esemplari con pupario di Dakar, Senegal, 6 settem- bre 1912.

Ottenuta da ortotteri saltatori, di cui il prof. Silvestri rac- colse esemplari pieni zeppi di larve. Descritta originariamente del Camerun. Vedi a suo riguardo il lavoro del Dott. Grandi in questo stesso Bollettino, Vili, 1914, p. 242-263.

Fam. Larvae voridae.

19. 8arcopliaga hirtipes Wiedemann 1830.

Un esemplare di Conakry, Guinea francese, ottobre 1912 ed uno di Pretoria, Unione del Sudafrica, Marzo 1913.

20. Miltogramma sp.

Un esemplare schiacciato ed indeterminabile , raccolto ad Olokemeji come parassita di un nido di Anthidimn truncatum Sm.

Bùllelt. di Zoologia Gen. e Ayr. 19

290

21. Thoracites cingnlatus n. sp. 9

Similis et affmis abdominali Fabr., at tnox distinguendus ge- nis 7ion pallide pilosis, cingulis latis nigris abdoyninalihus, tibiis nigris et alis extus non nigricantibtis.

Long. Corp. mm. 6,5.

Un maschio di Thìes, Senegal.

I calliforini rostrati sono molto numerosi nella regione etiopica. Nel mio lavoro del 1911 pubblicato in questo stesso Bollettino io ho dato una tavola dei generi, ed una delle specie del genere Bhyncho- myia Tra i generi del primo gruppo, cioè fra quelli distinti dall'a- vere la forma del capo rotondeggiante in alto come nelle vere Rin- comie, io non ho compreso il gen. Thoracites B. B., che i suoi autori collocavano nei Dexidi.

Ora però che conosco la specie tipica indiana Th. abdomi- nalis F. ho potuto convincermi che si tratta di un affine di Rhynchomyia, ad arista lungamente piumata da ambo le parti, come in Idiopsis. Ciò che distingue il gen. Thoracites é la na- tura della fronte, che presenta solo le due file ordinarie di setole frontorbitali molto lunghe e robuste, mentre nella 9 esistono solo 2 orbitali esterne, forti e bene sviluppate, da ogni lato; in Idiopsis invece, come in Rhynchomyia, la fronte della 9 presenta molte piccole setole disordinate al posto delle orbitali esterne, senza che fra di esse campeggino in modo particolare quelle maggiori. Il genere Thelychaeta, di cui conosco la orientale viridiaurea, e di cui vi è anche una specie africana {termimtta), mi pare più opportuno la'iciarlo nel gruppo Pollenia, malgrado manchi della peculiare peluria tomentosa, come pure il mio Apollenia, che il Dott. Villeneuve crede meglio collocare colle rostrate.

Capo grosso, tutto coperto di fitto tomento di color cenerino giallognolo, meno l'occipite che è nereggiante con macchia gialla verticale; peristoma e guancie senza alcuna macchia oscura, queste ultime fornite di qualche peluzzo nero nella parte supe- riore^ ma mancanti dei lunghi peli bianchi deìV abdominalis; striscia frontale assai stretta, uguale ad '/g di ciascuna orbita, di color bruno rossiccio, allargata verso la parte posteriore per racchiudere un angusto ed allungato triangolo ocellare; tutte le macrochete son nere e robuste, cosi anche le ocellari e le due paia di orbitali esterne ; antenne interamente gialle, coli' arista brevemente piumata, la metà circa che in abdominalis; orlo boc-

291

cale più sporgente, mentre il peristoma è di metà più stretto; palpi gialli, proboscide nera e occhi nudi. Torace nel fondo di color verde metallico, ma così densamente coperto di tomento cenerino da non trasparirne quasi traccia, così anche lo scudetto; le macrochete sono tutte nere, ma pel cattivo stato di conserva- zione non sono suscettibili di descrizione. Squamule di color bianco sudicio; bilanceri giallognoli. Addome interamente giallo, con denso tomento cenerino; primo segmento ornato al margine posteriore di una macchia laterale nera, non estesa sul dorso sul ventre ; secondo con macchia laterale più larga, formante una fascia dorsale interrotta nel mezzo; terzo pure, ma colla fascia più grande e completa sul ventre ; quarto con fascia del tutto completa; peli e macrochete nere. Piedi interamente neri, perfino nelle anche e nelle tibie Ali grigio-cenerine, giallognole verso la base, senza alcun disegno oscuro ; nervi gialli, nereg- gianti all'infuori; spina costale distinta; terzo nervo provvisto alla base di due setole ; cubito arrotondato ; prima cella posteriore strettamente aperta e terminante un po' prima dell'apice alare.

22 Rhyuchoiuyia trigramma n. sp. 9-

Genis macula parva nigra notatis , thorace scutelloque viridibus canotoìuentosis, abdomine luteo viridi nitente vittis tribus longitudinalibiis nigris, intermedia integra lateralibus ììiodo in segmento tertio distinctis, ornato, pedibus nigris tibiis obscure rubescentibus, alis griseohyalinis basi et apice ad costam nigrovittatis.

Long. corp. mm. 8,

Una femmina di Conakry, Guinea francese. Ottobre 1912.

Ricorda un po' la tetropsis Big., che io posseggo della Gui- nea; ma quest' ultima é molto più grande, col capo rosso, colla macchia nera delle guancie molto più grande ed accompagnata al disopra da una macchia argentina, coi piedi interamente rossi; inoltre le strisce laterali nere dell'addome son poste sui lati e non sul dorso e l'arista é completamente nuda.

Capo grigio, nereggiante sull'occipite, rossiccio sulla faccia e sul peristoma; striscia frontale più stretta dell'orbita, di color rosso bruno; la macchia callosa nera delle guancie é piccola e posta un po' dopo la metà; il peristoma presenta pure nel mezzo una strisciolina nera obliqua da ciascuna parte; le antenne sono

- 292

gialle, separate alla base da una carena abbastanza larga ma breve, 11 terzo articolo è un po' imbrunito e l'arista è pubescente con peli abbastanza lunghi; proboscide nera, palpi gialli; orbitali esterne piccole e numerose, disposte su due serie disordinate ; guancie nude; occhi nudi; orlo anteriore della bocca assai spor- gente. Torace e scudetto di color verde, ma tutti coperti di denso tomento grigio-giallognolo, sul quale sono sparsi tanti punticini neri: visto dal di dietro presenta come tre strette strisele longi- tudinali prive di tomento, di cui la mediana si prolunga anche per tutto lo scudetto; le macrochete sono rotte. Squamule di color bianco sudicio. Addome appiattito, largo, ovale, interamente di color giallo trasparente, lucido, con leggeri riflessi verdi e por- porini sui dorso, opaco e con leggere tomento grigio sul ventre; una stretta striscia nera mediana si estende per tutto il dorso dalla base all'apice, più dilatata nel mezzo ed assottigliata alle due estremità; le due strisele laterali interessano tutto il terzo segmento e la parte posteriore del secondo; oltre a ciò sui lati, dalla parte del ventre, si nota una strisciolina nera in corrispon- denza del terzo e del quarto segmento. Piedi neri, comprese le anche; base delle tibie e dei tarsi di color bruno-rosso oscuro. Ali senza spina costale; la striscia nera marginale interessa la cella costale e forma poi una macchia indefinita verso l'apice delle celle marginale e sottomarginale ; terzo nervo longitudinale nudo alla base; cubito arrotondato; prima cella posteriore strettamente aperta; nervi di color giallo, oscuri verso l'estremità

23. Rhìuìa apìcalis Wiedemann 1830.

Un esemplare di Thies, Senegal ed uno di Conakry, Guinea francese, 8 ottobre 1912. Corrispondono bene coi miei esemplari delle Canarie; l'addome é tutto giallo, senza striscia bruna me- diana longitudinale; la macchia alare apicale è ben distinta.

24. Beugalia depressa Walker 1857.

Una femmina della Guinea francese (Camayenne).

25. Zoiiochroa pterostigma n sp. cf 9-

Fusco-lutescens, antennis pedibusque luteis, thoracis dorso vittis duabus longitudinalibiis fuscis plus minusve latis ornato, abdominis segmentis secundo et tertio margine postico vitta

293

nigra integra, qitarto vitta in medio late Ì7iterrupia, praeditis, alis ex griseo-hiialinis macula parva fusca rotundata ad finem nei'vi secundi exornatis.

cf : fronte siculi in foemiua lata et vittis fuscis thoraca- libus in medio conßuentibtis.

9 .■ macrochaelis frontorbitalibits externis nullis.

Long. Corp. mm. 4,5-5.

Un maschio e due femmine di Aburi, Costa d'Oro, Gen- naio 1913.

Si tratta di un piccolo calliforino giallo, interessante sotto vari aspetti; per il facies generale e per molti caratteri si acco- sta al genere Zonochroa, al quale fu anche riferito dal barone Surcouf che sta preparando uno studio monografico sul gruppo; ma se ne allontana per avere gli occhi del maschio largamente disgiunti e colle faccette di uguale grandezza; non può però ad ogni modo venir collocato nel gen. Choeoromyia.

Capo grande, arrotondato, interamente giallo, con due larghe macchie nere nella parte superiore dell'occipite; visto di profilo, esso appare rigonfio, colla fronte appena sporgente sul davanti, col peristoma inclinato all'indietro dopo la vibrissa e largo all'in- circa come '/a ^^1 diametro verticale dell'occhio; fronte di lar- ghezza pressoché uguale nei due sessi e coi lati paralleli ; nel maschio però la striscia mediana è distintamente ristretta all'in- dietro; essa è di color giallo rosso, mentre le orbite frontali sono più oscure e coperte di tomento grigio; mancano le frontorbitali esterne nei due sessi; le ocellari sono minute; le guancie hanno solo qualche raro pelo, mentre le creste facciali sono cigliate di brevi e sottili setole fin oltre la metà; la sutura frontale è tagliata in forma di f\ molto aperto, lasciando visibile una larga lunula. Antenne interamente gialle, col terzo articolo assai lungo, rag- giungente l'orlo della bocca; l' arista è lungamente piumata da tutte e due le parti, col tratto nudo apicale di poco più lungo degli ultimi raggi. Palpi di color giallo scuro ; proboscide piut- tosto lunga e cornea, non rigonfia, lucente. Torace giallo; sul dorso si notano però due strisele scure, coperte di tomento cenerino, che nella femmina sono separate e spesso così strette da non ol- trepassare all'indentro la linea delle dorsocentrali, mentre nel maschio si fondono fra loro al punto da coprire tutto il disco; ma- crochete acrosticali piuttosto lunghe e forti, 3 + 3; dorsocentrali 2 + 4; sternopleurali 1 + 1; pteropleurali corte e deboli, formanti

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un piccolo ciuftetto. Squamule piuttosto grandi, di (^olor bianchiccio lurido, pellucide, nude sul disco, brevemente cigliate di bianco sul margine; bilanceri bianchi. Scudetto interamente giallo, colle macro- chete preapicali deboli Addome globoso, lucente, coperto di peli neri ma sfornito di macrochete; l'orlo nero posteriore del secondo e del terzo segmento è abbastanza largo, quello del quarto é ridotto a due macchie laterali; i genitali del maschio sono piuttosto grandi e sporgenti, gialli. Piedi interamente gialli con peli e setole nere. Ali piuttosto larghe e rotondeggianti, senza spina costale, ialine, colla piccola macchia rotonda bruna assai spiccata; ner- vature nere, la terza spinosa dalla base fino al piccolo nervo trasversale; quarta col cubito arrotondato, e molto convergente colla terza verso l'apice, per cui la prima cella posteriore è assai ristretta all'estremità; piccolo nervo trasversale breve e molto obliquo, il grande invece è lungo e leggermente ricurvo ad S.

26. Apollenia griseoviridis n. sp. 9-

Viridocanae Hough simillima, sed distincta antennis totis pallide luteis et tibiis torsoriimque basi rufoluteis.

Long. corp. min. 9.

Una femmina di Thies, Senegal; io la posseggo anche di Bo- lama, Guinea portoghese, raccolse L. Fea. Appartiene nettamente al genere Apollenia, affine a Pollenia ed a Thelychaeta, come fu rinnovato dal Dott. Villeneuve, che fondò per la mia Ap. sta- bulans un nuovo genere.

Capo grigio, volgente al giallo intorno all'orlo della bocca, che è poco rilevato, e sulla carena facciale; guancie tornite verso la parte inferiore di una macchia nera callosa, che negli esem- plari freschi non si scorge perchè tutta coperta dal tomento; striscia frontale di color rosso bruno; guancie nude (mentre in Thelychaeta son tutte coperte di piccoli e forti peli neri setoli- formi); occhi nudi; setole orbitali esterne 5-6^ disordinate; palpi di color giallo pallido ; proboscide inferiormente di color verde metallico lucente. Torace e scudetto di color verde metallico, con riflessi porporini e coperti di fitto tomento cenerino; margine posteriore delle mesopleure fornito di peli dorati fra le setole, ma nel resto senza peluria; chetotassi come in viridocana. Ad- dome come il torace, con riflessi porporini più spiccati e punteg- giato di nero; vi sono delle setole solo sui lati e sulla parte pò-

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steriore dell'ultimo segmento ; ventre verso il mezzo coperto di denso tomento bianco. Piedi neri ; i femori del primo paio sono però verdi come le rispettive anche. Squamale di color bianco giallognolo; bilanceri giallognoli. Ali fornite di una striscia scara poco distinta verso l'apice delle celle marginale e sottomarginale; spina costale distinta; terzo nervo longitudinale con qualche setola presso la base; cubito piegato ad angolo ottuso; prima cella poste- riore strettamente aperta e terminante un po' prima dell' apice dell'ala.

27. Chrysomyia Tellinii Bezzi 1908.

Una femmina di Lagos, Nigeria meridionale, di questa specie che io descrissi dell'Eritrea, ma che fu poi rinvenuta in altri luoghi dell'Africa orientale.

28. Chrysomyia cuprinìtens Rondani 1873.

Una femmina di S. Paolo di Loanda, Angola. Non è che la forma africana della albiceps, come la intende il Dott. Villeneuve, diffusa per tutta la regione etiopica.

29. Lucilia sericata Meigen 1826.

Una femmina di Aburi, Costa d'Oro, di questa specie europea, sparsa per l'intero continente africano.

30. Hermyia diaboliis Wiedemann 1819.

Un maschio di Lagos, Nigeria meridionale; anche questa inte- ressante specie è largamente distribuita per la regione etiopica.

Fam. Muscidae.

31. Pyrellia nudissima Loew 1852.

Una femmina di Lagos, Nigeria meridionale ed una di Aburi, Costa d'Oro, 17 gennaio 1913.

32 Pyrellia viola Bigot 1871 e Villeneuve 1913.

Molte femmine di Conakry , Guinea francese , ottenute da allevamento e portanti i relativi puparii. Il primo nervo longitu- dinale è setoloso per tutto il suo percorso ed il terzo lo è fino al piccolo trasversale.

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Il pupario è di color rosso cupo; le linee delle papille ven- trali sono allargate verso il mezzo, triseriate; le placche stimma- tiche posteriori son di color nero lucente ed assai avvicinate fra di loro.

33. Glossina palpalis R. Desvoidy 1830.

Una coppia di Conakry, Guinea francese, ottobre 1912 ed un maschio di Aburi, Costa d'Oro, 17 gennaio 1913.

34. Musca senegaleusis Macquart 1843.

Molti esemplari dei due sessi di Olokemeji e Lagos, Nigeria meridionale, ed altri di Cotonou, Dahomey.

35. Mydaea proxima Stein 1913.

Un maschio di Olokemeji, Nigeria meridionale, che risponde bene alla descrizione di questa specie dell'Africa orientale, Kili- mandjaro.

36. Lispe leucospila Wiedemami 1830, Stein 1913.

Un maschio di Thies, Senegal; la specie fu primieramente descritta dell'India, poi risultò essere diffusa per tutta la regione etiopica e per quella orientale fino alle Filippine.

37. Hylemyia sinensis Jaennìcke 1866.

Un maschio di Constantia, Transvaal ; lo Speiser la del Kilimangiaro lo Stein la ricorda dell' Abissinia e di Durban, mentre fu descritta originariamente dell'Asia. È assai affine alla nostra pullula Zett.

38. Atherigoua magnipalpis Stein 1906. Una coppia di Cotonou, Dahomey; fu descritta del Camerun.

Fam. Lonchaeidae.

39. Lonchaea glaberrinia Wiedemann 1830.

Alcuni esemplari di Conakry, Guinea francese e di Cotonou, Dahomey.

La specie era nota solo della regione neotropica, ma proba- bilmente sarà diffusa per tutti i tropici; la piumata Lamb pare assai affine.

297 Fam, Ortalidae.

40 Clitodocsi teiiestralis Macquart 1843.

Una femmina di questa magnifica specie raccolta presso Aburi, Costa d'Oro, il 17 gennaio 1913. Io la posseggo anche del Congo belga, e la vedo ricordata del Camerun e di vari luoghi della Guinea, tra cui anche già della Costa d'Oro.

41. Eiigistoiieura uuilìneata n. sp.

'Nigro-coerulescens., pwictalata, ahdomlne chalijheo, capite antennisque rufis, pedihus maxima ex parte nig-ì't^, atis nigris ritta alba angusta integra ante apicem et strigala praeapicali in cellula posteriori secunda ornatis.

Long, coì-p. mm. 9.

Un esemplare di Thies, Senegal; vi sono parecchie altre specie note dell'Africa occidentale che presentano un disegno alare ana- logo, ma presso nessuna di esse lo si vede così semplice.

Capo interamente rosso, coll'occipite molto rigonfiato infe- riormente come in Piatì/stoma, e la fronte molto rilevata a guisa di tubercolo sul davanti, sopra la base delle antenne; queste sono interamente raccolte nelle fossette facciali, che sono separate da una larga carena appiattita, tutta scolpita di sottili rughe; arista brevemente piumosa; palpi neri, colla base gialla, forniti di setole nere; proboscide molto ingrossata, rossa, con peli pallidi; macro- chete verticali nere; occipite senza alcuna macchia nera. Torace nero, appena con qualche leggero riflesso ceruleo; sul dorso è tutto punteggiato ed appare grigiastro ed opaco pei brevissimi peli neri; sulle pleure è più lucente e più volgente al ceruleo oscuro, con peli neri un po' più lunghi; la macrocheta mesopleu- rale è sottile. Scudetto semicircolare, piatto al disopra, punteg- giato come il torace ma meno grigio, ed un po' più azzurro e più lucente specialmente verso il margine; le macrochete sono cadute, ma sembrano essere in numero di 6 ed inserite su piccoli tuber- coli. Mesoframma e metapleure di color nero lucente , appena fornite di un po' di tomento grigio. Squamule piccole, bianche; bilanceri bruno neri, col peduncolo giallo-rosso. Addome tutto azzurro e lucente, con punteggiatura molto più sottile di quella del torace; il secondo segmento è coperto sui lati di tomento grigio e porta dei peli neri eretti piuttosto lunghi; tutti gli altri peli sono pui'e neri, ma brevissimi; il terzo, il quarto ed il quinto

298

sono tra loro uguali in lunghezza; il quinto è triangolare e na- sconde al disotto l'ovopositore che è breve, nero, assai rigonfio alla base, colla punta appena sporgente se guardato dal disopra; ventre nero; membrana ventrale di color bruno lurido. I piedi, comprese le anche, sono di color nero lucente; i trocanteri sono bruno-rossastri; i femori sono un po' rosso bruni verso l'estremità ed hanno peli neri ; le tibie posteriori sono più o meno rosso brune; i tarsi anteriori sono neri, gli altri mancano. Ali intera- mente di color bruno nero; un po' più chiare sono una striscia lungo il mezzo della cella discoidale, la parte posteriore della terza cella posteriore e quella della cella ascellare; la fascia bianca è completa, stretta, appena arcuata, e comincia al mar- gine anteriore presso la fine del primo nervo per terminare al margine posteriore presso la fine del quinto; la piccola fascia preapicale è più stretta e sale dal margine posteriore fino al quarto nervo.

42. Simomesia pantherina Bigot 1891.

Un maschio di S. Paolo di Loanda, Angola, 12 febbraio 1913 ed uno di Kakoulima, Guinea francese, ottobre 1912.

Questa specie fu descritta dell'Assinia e poi ricordata del Camerun nel 1913 dal Dott. Speiser, che ha ragione di dichia- rare, contrariamente ad Hendel 1912, che è differente dalla mia S. zebra 1908 dell'Eritrea; egli ha però torto di metter la specie dell'Enderlein in sinonimia con quella del Bigot. Vi sono quindi tre specie del genere Simomesia, due dell'Africa occidentale ed una di quella orientale; io ritengo tuttavia che questo genere non si possa mantener distinto dal seguente Paì'yphodes.

43. Simomesia tigrìna Enderlein 1912.

Una femmina di Aburi, Costa d'Oro, 17 gennaio 1913.

Questa specie, descritta dell'isola Fernando Po, è ben distinta dalla precedente pel disegno alare, molto ridotto, come si rileva dalla figura data dal dott. Enderlein, e sopratutto per la curva- tura del secondo segmento della Media, per cui la base della cella discoidale risulta assai ristretta.

Il disegno alare in paìitherina è più ricco, ed ancor più ricco è nella mia zebra, presso la quale forma come sette fascie trasversali.

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44. Paryphodes modestus n. sp. cJ'^, fig. I.

Tottis niger, scutello concolo j'e , vittis duabus frontalibus rnargiiie orali tarsisque luteis, alls ex griseo hyalinis fasciis qnatuor fuscis qucii'iini tantum secunda integra ornatis.

Fascia alai-um prima in foemina ad venam secundam inter- rupta, in mare contra usque ad venam quintam producta. Long. Corp. mm. 3,2 - 3,8.

Due maschi ed una femmina di Camayenne, Gruinea francese, 12 ottobre 1912.

Questa specie differisce dalle altre tre note finora nel suo genere (omega Speis., perforatus End. e leucurus Speis.) pel colore interamente nero dello scudetto e pel disegno alare.

Capo grosso, un po' più largo del torace, al quale è addos- sato; gli occhi sono molto grandi e rotondi; la fronte è relativa- mente stretta, a lati paralleli, nera con due strette fasce gialle trasversali complete, una verso il mezzo ed una sopra le antenne, ed inoltre è un po' gialla anche presso al vertice; la fascia me- diana è divisa nel mezzo da una piccola lineetta nera; attraverso la parte inferiore della faccia, sopra l'orlo della bocca, si stende pure una fascia gialla; il peristoma è stretto e nero, coU'orlo orbi- tale però bianco; le antenne hanno gli articoli basali bruno neri, il terzo grigio lurido, arrotondato all'apice, con una lunga arista appena pubescente ; i palpi sono gialli ; la proboscide grossa ; le macrochete verticali sono nere e corte. Il torace è appiattito, qua- drato, robusto, interamente di color nero opaco; si notano solo due sottili striscioline gialle escese dall'omero alla radice delle ali, poste una sopra ed una sotto la sutura notopleurale e vicinissime ad

Fig. I.

essa. Scudetto interamente ne-

Ala di Paryphodes modestus 9i ". sp. ^

molto ingrandita. t'o, abbastcìuza grande, con b

macrochete marginali ed alcu- ni peli più corti. Squamule brune; bilanceri di colore bianco giallo- gnolo. Addome breve e grosso, intermente nero, alquanto lucente, con scarsi e brevi peli neri ; genitali del maschio molto grossi ; di color nero lucido; ovopositore bene sporgente, lungo mm. 1,5, coll'articolo basale piatto e nero e gli apicali gialli; membrana

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ventrale lurida, abbondante. Piedi corti, robusti, interamente neri, con brevi peli neri; tutti i tarsi sono gialli, gii anteriori quasi bianchi, ma l'ultimo articolo è nero in tutti; le tibie anteriori e medie sono gialle all'estremità. Ali con disegno piuttosto varia- bile (fig. I); delle quattro fascie oscure solo la seconda è com- pleta; la prima pare molto diversa secondo il sesso, poiché almeno in quella qui figurata essa è interrotta al secondo nervo, oltre il quale è rappresentata solo da una macchia sul te.rzo nervo, mentre nei maschi si prolunga senza interruzione fino al quinto nervo; le due ultime sono pure accennate solo da macchie, di cui talvolta esistono solo quelle poste sopra il primo nervo lon- gitudinale.

45 Coelocephala arcuata n. sp. 9-

Nigra, thorace griseo tiigro-punctiilato, abdòmine nigro-ni- Udo basi tarnen luteo, fronte et jwi-lstomio partim luteis, pedi- bus luteis nigrovariis , alis ex griseo hyalinis , vitta fusca, arcuata integra per venam transversam majorem ad marginem posticiim ducta exornatis.

Long. corp. mm. 7-7,5 cum terebra.

Una 9 di Conakry, Guinea francese, ottobre 1912, e una di Maraou, Guinea francese, 26 agosto 1913.

Questa specie è molto affine a quella tipica dei genere de- scritta di Bondei ed Usambara dal Karsch e non più ricordata dappoi; ma ne differisce pel colore del torace ed addome e pel disegno alare. Il genere Coelocephala, ignoto ai più, panni buono e ben fondato; é affine a Parypìiodes ed agii altri istituiti dal dott. Speiser, ma differisce da tutti per la lunghezza dei piedi, per il facies di Cefaliino e per la fronte concava.

Capo molto ben separato e distinto dal torace, del quale è anche più alto; i rigonfiamenti occipitali inferiori sono poco svi- luppati; la fronte è relativamente stretta e notevolmente concava per cui gii occhi sporgono sopra di essa; essa é di color nero lucente, come tutto l'occipite, ma davanti alle antenne presenta una fascia gialla abbastanza larga; anche gli ocelli sono collocati su di una macchia di color bruno rossiccio; la faccia è corta, concava, nera; il peristoma, piuttosto stretto, è giallo; il prelabro (clipeo) è nero; le antenne sono corte, gialle, coll'arista pressoché nuda; i palpi sono nereggianti; la proboscide è grossa , gialla

301 -

verso l'apice, nera nel resto; il capo è tutto nudo, meno le due forti macrochete verticali interne e le due esterne, che sono nere, ed alcuni peli con 2 setole più lunghe sul peristoma. Torace in- teramente nero, ma tutto cosparso di tomento grigio, sul quale spiccano molto i piccoli punticini neri disposti a serie; di macro- chete si notano solo 2 notopleurali, 3 sopraalari ed una meso- pleurale, tutte robuste e nere. Scudetto nero, piano, piuttosto cor- to, molto rugoso sul disco, con 3 paia di forti macrochete nere ei'ette. Mesoframma di color nero lucido; squamule e bilanceri bianchi. Addome nero lucido, con peli bianchi piuttosto lunghi alla base ed all'apice; il primo segmento è giallo, con linea me- diana longitudinale nera e lati neri; il ventre è giallo, meno il primo segmento che è nero. Ovopositore col primo segmento nero e rigonfio, gli altri due gialli ed acuti; esso è lungo in tutto mm. 2,3-2,5. Piedi piuttosto allungati, particolarmente quelli del primo paio che hanno le anche assai lunghe e gialle, con macchia nera posteriore; tutti i trocanteri sono gialli; i femori sono neri, gialli all'apice e lungo la faccia superiore, almeno i 4 anteriori; le tibie sono gialle, quelle mediane interamente, mentre le altre sono largamente macchiate di nero; i tarsi del primo paio sono neri, quelli del secondo e terzo invece interamente gialli; tutti i piedi sono pressoché nudi, con solo alcune brevissime setole. Le ali sono grigio ialine; l'orlo anteriore non è infoscato lungo tutta la costa, ma presenta solo lo stigma giallognolo ed una sottilissima marginatura apicale assai sfumata e poco distinta fra le estre- mità del secondo e quarto nervo; la fascia arcuata è stretta ma completa, di color bruno chiaro; comincia al margine anteriore all'estremità dello stigma e si prolunga in bell'arco, mantenen- dosi tutta uguale, fin sopra al nervo trasverso posteriore, dove termina al quinto nervo. Il terzo nervo è diritto, l'ultimo seg- mento del quarto é divergente con esso; il nervo trasverso po- steriore è lungo e diritto. Alla base della terza cella posteriore si nota una macchia bruna molto sfumata ed incerta.

46. Chrysomyza smaragdiua Loew 1852.

4 femmine tipiche di San Paolo di Loanda, Angola, 24 feb- braio 1913.

Diffusa per tutta la regione etiopica.

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47. Chrysomyza melanopa, n. sp., fig. II.

Tota nigro-chlaijbea, capite concolore, antennis pedibusque nigris tarsis tarnen luteis, alis vitreis, vents luteis, cellula poste- riori prima clausa sed noii

^-^ ^^ pedunculata.

'^^'^ -—— Z-_^. I^ong. Corp. mm. 4

V XjV^^^Zr^ ^ Un esemplare, di cui è

1; \^ ^ _..-■■ impossibile stabilire il sesso,

"" " di Conakry, Guinea francese,

Fig. II. ottobre 1912.

Ala di Chrysomyza melanopa. n. sp., QuCSta SpCCiC presenta

molto ingrandita ^^^^^^ ^-^ esagorato il Carat-

tere alare della flainpes Karsch (che si trova anche in Tunisia, all' isola di Djerbci), ma ne differisce a prima vista pel colore nero del capo e dei piedi.

Fronte interamente di color azzurro oscuro, come il resto del capo, che volge però di più al nero; palpi e proboscide neri; antenne nere, un po' brune verso la base ed internamente. Torace e scudetto di color azzurro cupo; pleure volgenti al verde. Ad- dome mancante. I piedi sono neri, coi soli tarsi gialli. Le ali sono perfettamente vitree ed ialine, e molto caratteristiche per la for- ma della prima cella posteriore (fìg. II)

Fam. Trypaneidae.

Le specie dei generi Dacus e Ceratitis sono già elencate, colle località dove furono raccolte, dal prof. Silvestri nella sua citata relazione; perciò io qui non faccio che ricordare i nomi per completare l'enumerazione.

48. Dacus oleae Gmelin 1788.

49. Dacus armatus Fabricins 1805.

50. Dacus bipartitus Graham 1909. 51. Dacus Lounsburyi Coquillett 1901.

52. Dacus vertebratus Bezzi 1908.

53. Dacus brevistjins Bezzi 1908.

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54. BacQS longistylus Wiedemann 1830.

Una 9 di Thies, Senegal, corrisponde benissimo ai caratteri dati dal Macquart nel 1835 per la sua Leptoxyda testacea pure del Senegal; questo nome si può quindi includere fra i sinonimi di longistìjlus, che resta dunque il tipo del genere Leptoxyda, cui si devono ascrivere molti dei Dacus etiopici.

55, Ceratitis capitata Wiedemann 1824. 56. - Ceratitis Giffardii Bezzi 1912.

57. Ceratitis Silvestrii Bezzi 1912.

58. Cerat tis stictica antistictica Bezzi 1913.

59. Ceratitis punctata Wiedemann 1^24.

60. Ceratitis anonae Graham 1908. 61. Ceratitis colae Silvestri 1913.

62. Ceratitis rubivora Coquillett 1901.

63. Ceratitis nigerrima (Bezzi 1913) Silvestri 1913.

64. Ceratitis tri tea Walker 1849.

65. Conradtina acrodiauges Speiser 1913.

Una femmina di Lagos, Nigeria meridionale, di questa specie recentemente descritta del Camerun e molto affine ad acroleuca Wied.

66. Clacìoderris n. gen. Silvestrii n. sp.

Il prof Silvestri ha trovato ad Aburi una coppia di uno stra- nissimo dittero, che costituisce un aberrante genere di Tripaneidi. Io credo che esso possa collocarsi nella vicinanza, già alquanto strana, dei generi Schistoiìtenim, Rhochmopterum e Rhabdo- chaeta, malgrado manchi dell'incisione del margine alare e la pittura delle sue ali sia di natura diversa; tuttavia il piccolo nervo trasverso atrofico pare attesti una certa simiglianza.

Caratteri peculiari del nuovo genere sono la singolare forma del capo, differente nei due sessi; la cella anale ottusa all'apice

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ed i primi tre nei'vi longitudinali assai allontanati dalla costa, per cui il terzo giace già in corrispondenza dell' asse mediano dell'ala; infine lo strano disegno dell'ala, di cui non ne conosco altro di simile nella famiglia, ammenoché lo si voglia interpre- tare come una esagerazione del tipo reticolato-raggiato.

Cladoderris n, gen.

Capite ah antico viso lato. inf}-a in mare dilatato et utrin- que vnicronulaio (Fig. Ili, 2), a latere inspecto (fìg. Ili, 3) an- gustissiìiw, fronte valde declivi, fere perpendiculari, niacrochae- tis frontorbitalibus anteriorihus nullis; tiiberculo ocellari conico et valde producto; antemiarum seta hreviter piumosa; chaeto- taxia thoracali completa.

Alarum venis secwida et tertia (Fig. Ili, 1) a margine re- motis, tertia in inedia ala profsus locata] prima et tertia per totam longitudinem setis longis spinosis-, transversa parva fere obliterata', cellula aitali obtusa angulo infero externo non pro- ducto', pictura in ramos marginales longissimos producta. Typus generis', species proxime sequens. La forma del capo è molto caratteristica ed abbastanza dif- ferente nei due sessi, poiché solo nel maschio esso è inferior- mente assai più dilatato che nella parte superiore, e pro- lungato sui laii da ciascuna parte in una punta aguzza ri- volto all'i nfuori ed in avanti. Visto di fianco il capo è molto stretto, colla fronte assai inc- linata, pressoché perpendico- lare. Gli occhi sono piuttosto stretti; il tubercolo ocellare è assai sporgente, e il vei'tice è incavato ai lati di esso, per cui visto dal davanti appare trilobato; la lunula è piccola e nascosta Le antenne sono inserite a livello della metà dell' occhio; il terzo articolo è concavo superiormente ed arrotondato all'apice; la fronte e le guancie sono coperte di pìccoli peli teneri; la corona occipitale

Fig. III.

Cladoderris n. gen. Silvestrii n. sp. 1. Ala. 2. Capo

del maschio vis*to dal davanti. 3. idem, visto di

lato. Tutte le figure molto iugiaudite.

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manca ed è rappresentata solo da pochi peli. Le macrochete sono: un paio di robuste ocellari, piuttosto ingrossate, due paia di fron- torbitali superiori, di cui il primo è molto ingrossato, e due paia di verticali. Il torace presenta 1 omerale, 2 notopleurali, 1 presu- turale, 3 sopraalari, un paio di prescutellari ed uno di dorso-centrali vicine : sui fianchi si nota solo una mesopleurale poco robusta. Lo scudetto é rotondo, piuttosto rigonfio, con 3 paia di macro- chete. L'addome è bi'eve e rotondo, senza macrochete ; i genitali del maschio sono piuttosto grossi e sporgenti al di sotto ; l'ovo- positore é di poco più corto dell'addome, triangolare, largo alla base, appiattito. I piedi sono brevemente pelosi; manca la serie di setole sotto i femori anteriori ; lo sperone delle tìbie inter- medie è piccolo. Le ali sono larghe, e non presentano spina costale incisione basale; il nervo ausigliare é diffuso all'apice; il primo nervo è già molto lontano dalla costa e lungamente spinoso per tutto il suo percorso; il secondo é pure assai allonta- nato; il terzo anche, ed é spinoso per tutta la lunghezza; il pic- colo nervo trasversale è spurio, poco distinto e collocato al prin- cipio dell'ultimo terzo della discoidale; la cella anale è più breve della seconda basale.

Cladoderris Silvestrii n. sp. (f^, fig. IIL

Pallide lutea, nigi-o variegata et maculata, anteìinis, pedi- busqtie luteis, his tarnen tibiis anticis ante apiceni et geniculis quatuor poste rio )'ibus latius atromaculatis, alis albo-hgalinis, dimidio antico nigro)-adlato, postico partim pallide et late reti- culaio.

Long. Corp. mm.. 3-3,5.

Una coppia raccolta il 17 gennaio 1913 ad Aburi, Costa d'Oro, dal prot. Filippo Silvestri, al quale sono lieto di dedicare questo notevole insetto, in segno di ammirazione per l'energia e l'abilità da lui dispiegate nel suo viaggio in Africa.

Questa specie colpisce subito per la strana e spiccata colo- razione del corpo e delle ali. Il capo è interamente giallo chiaro, solo l'elevato tubercolo occipitale spicca pel colore nero intenso della parte superiore; l'occipite presenca due larghe macchie di color nero opaco, una per parte; la fronte é opaca ed un po' oscurata sul davanti e sui lati presso gli occhi. Le antenne sono gialle, ma l'arista coi suoi peli appare nereggiante; i palpi e la

Bollelt. di Zoologia Gcii. e Aijr. -il

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proboscide sono gialli; i peli della fronte sono di color chiaro, quelli del peristoma in parte scuri ; tutte le macrochete sono nere. Il torace è di color giallo o bianco sudicio, opaco; sul dorso presenta 4 larghe strisele longitudinali nere, lucide sul davanti, le laterali largamente interrotte in corrispondenza della sutura, tutte non raggiungenti lo scudetto, davanti al quale si notano due macchie nere; pleure immacolate; i peli sono corti ed oscuri, un po' più lunghi quelli della parte superiore della pleure; le macro- chete sono nere. Lo scudetto è colorato come il torace e presenta solo due piccolissime macchiette nere rotonde presso l'apice: le sue macrochete sono pure nere. Il mesoframma è di color nero opaco, giallo sui lati e strettamente anche lungo la linea mediana. I bilanceri sono gialli. L'addome è giallo chiaro, quasi bianchic- cio; il terzo segmento presenta due grandi macchie nere rotonde una per lato; il quarto ne ha tre, una per lato ed una mediana, ed oltre a ciò presenta un largo orlo nero lungo il margine po- steriore; il quinto è tutto nero e piuttosto lucente, mentre gli altri sono opachi; i peli sono lunghetti, neri sul nero e chiari sul chiaro; il ventre è giallo; i genitali del maschio sono interamente gialli; l'ovopositore è nero, coi segmenti apicali gialli. I piedi, comprese le anche ed i tarsi, sono interamente di color giallo pallido, sul quale risaltano molto le macchie nere; il primo paio presenta solo due minuti punti neri al ginocchio ed una macchia nera in forma di anello poco prima dell'apice della tibia; il secondo e il terzo hanno una larga macchia nera verso il ginocchio, interes- sante largamente l'estremità del femore e più strettamente la base della tibia; oltre a ciò le tibie hanno una Paacchia nera all'e- stremità. Le ali (fig. Ili, 1) hanno il disegno quasi nero nella metà anteriore, più pallido e sempre più sfumato verso l'orlo posteriore.

Fam. Diopsidae. 67. Dìopsis apicalìs Dalman 1817.

Una coppia di Conakry, Guinea francese, ottobre 1912. De- scritta di Sierra Leone e poco conosciuta; è assai affine alla ten- uipes, Westwood.

Fam. Sepsidae.

68. Sepsis rufa Macquart 185L

Una femmina di Conakry, Guinea francese, 30 agosto 1912.

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1 Questa specie ha una larghissima distribuzione, essendo dif- fusa per la regione orientale; in Africa fu raccolta nell'Egitto ed in Rodesia.

Fam. Tylidae.

69. Trepidarla respoudeos Walker 1849,

Un esemplare di Aburi, Costa d'Oro, 17 gennaio 1913 ed uno di Victoria, Camerun, 8 aprile 1913. E nota dell' Assinia, di Sierra Leone e del Congo,

Fam. Ephydridae. 70. Paraliiniia uigripes Adams 1905.

Una femmina di Ibadan, Nigeria meridionale, 22 novem- bre 1912.

Questa specie, descritta della Rodesia, è molto distinta per la modesta colorazione della fronte e per le dimensioni relativa- mente grandi.

Fam Drosophilidae.

71. Zaprionus vittiger Coquillett 1901.

Alcuni esemplari dei due sessi di Aburi, Costa d'Oro.

Questa elegante specie, originariamente descritta del Capo, risultò poi diffusa per tutta la regione etiopica ; lungo la parte orientale, giunge fino all'Eritrea; e lungo quella occidentale fino al Senegal, avendone io recentemente ricevuti degli esemplari di Kouiikoro dal signor Vuillet di Parigi.

72. Drosophila repleta Wollaston 1858.

Alcuni esemplari di Quifangondo, Angola, febbraio 1913.

La specie fu descritta dell'Ascianti dal Mik nel 1886 col nome di aspersa, ma deve esser diffusa per tutto il continente africano, come lo è per le zone calde e temperate calde dei due emisferi.

Vedi a proposito della distribuzione e sinonimia di questo dittero, che può chiamarsi domestico, le mie due note in « So- cietas entomologica », XXV, 1910, p. 67 e XXVII, 1912, p. 2; ed inoltre l'articolo di Frederik Knab in « Psyche », 1912, p, 106-108.

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In seguito io ho ricevuto questa specie anche di Calcutta in India; e nella mia abitazione a Torino essa è per tutto l'anno la specie più comune, ed in certi mesi dell' anno unica, del suo genere. Il Beckei- la ebbe anche dal Marocco.

Fam. Milichiidae.

73. Milicliiella lacteipennis Loew 1865.

Alcuni esemplari di S. Paolo di Loanda , Angola , 26 feb- braio 1913.

Anche questa specie, originariamente descritta di Cuba, deve esser diffusa per tutta la zona tropicale e subtropicale, essendo finora nota di Portorico, St. Vincent, Stati Uniti meridionali. Perù, Canarie, Isole Hawaii, Nuova Guinea e Giava. Dell'Africa tropi- cale non era ancor nota.

Fam. Conopidae. 74. Coiiops erytlirocephala Fabricius 1794.

Un esemplare di Conakry, Guinea fr-ancese, ottobre 1912.

È questa un'importante scoperta d'ordine zoogeograflco, poiché la specie era nota solo dell'India; vedine una bella figura a co- lori in Maxwell-Lefroy, Indian Insect Life, tav. LXV, flg. 11 (1909).

Anche questo caso è da aggiungersi agli altri di insetti della regione orientale che arrivano fino al golfo di Guinea, come il Paragus serrati is, la Baccha sapphirina, ecc.

Questa specie è poi senza dubbio meritevole di formare un genere a se, per la sua aberrante venatura alare, già illustrata dal Macquart.

75. Oncomyia sp.

Un esemplare di Conakry, Guinea francese, molto affine alle nostre forme paleartiche, che lascio pel momento indeterminato in attesa della monografia del signor Kröber di Amburgo.

Formicides de Y Afnque occidentale et australe

Du voyage de IVI.r le Professeur F. Silvestri

Décrlte par le D.' F. SA NTS CHI

l.*' SuBFAMiLLE : Ponerinac

Sectio L Prodorylinae

Phyracaces Foreli n. sp.

^ Long. 3,5 mill. ìsoìv. Patte et antennes brunes. Milieu des cuisses et mandibules bruii foncé. Pilosité fine, un peu oblique moins espacée sur le gastre que sur le reste du corps, rare sur les pattes. Pubescence assez abondante sur le membres, rare ailleur. Luisante. Téte lisse, espacément ponctuée. Thorax grossiérement ride strie en long, lisse sur le milieu des còtés. Dessus du pédicule et du postpétiole fìnement ride réticulé en long. Gastre assez densement ponctué avec une bande fìnement striée en travers à la base des derniers segments.

Téte un peu plus longue que large et légérement rétrécie en avant avec les còtés un peu convéxes, le bord postérieur droit ou à peine concave et les angles peu arrondis. Yeux ovales, occupant un peu plus du tiers moyen des còtés. Mandibules rétrécies à la base, à bord externe à peine concave à bord interne ai'qué, indistinctement denticulé et aminci. Jones bordées en avant par une carène élevée tranchante i-euversée en dehors et atteignant le bord antérieur de la téte prés de l'angle. Crétes frontales élevées, convergentes en ardere elles s' abaissent. Le scape atteint le bord postérieur des yeux. Articles 2 à 7 du funicule presque de la moitié plus courts que larges. Massue de 4 articles, le dernier plus long que le pre- cedent qui est plus long que large. Thorax bordé, presque le double plus long que large, un peu rétr-éci dans son tiers antérieur, un peu convexe. Face declive concave, bordée. Pédicule distincte- ment plus large que long, peu élargi en arrière, à bord anté- rieur tronqué, les angles postérieurs prolongés en courtes èpines

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mousses et un peu recourbées en dedans., plus longues que le feston median du bord postérieur. Postpétiole légérement plus large que 1' article precedent et aussi long que large. Pi-emier article du gastre bien plus long et assez convexe.

Voisin de Ph. Bramisi Em. et de PJi. KraepUni For.

Còte d' Or : Abury. 1 ^.

Sectio II. Proponerinae

Mystriuiii Silvestrii n. sp. (fig. 1).

^ Long. 5,8 mill, (sans les mandibules). D'un brun roussatre foncé. Devant de la téte, mandibules, antennes, pattes et gastre d'un roux plus ou moins dilué. Tarses et anus jaunes. Mate. Téte, thorax et deux premiers segments abdominaux (petiole et postpé- tiole) grossièrement ride réticulé en grosses fossettes à fond luisant, irisé, presque lisse, avec un point median d' emerge une courte soie squameuse, jaunàtre. Sur les 3eme q^ 4eme segments abdomìuaux les rides deviennent franchement longitudinales sans former de reticulations, et s' effacent sur les derniers segments qui sont tìnement et densement ponctués avec la base très finement reticulée en travers. Fossettes antennaires et còtés de V epistome ridés en long, Mandibules, antennes et pattes plus superflciellement ridées réticulées, le tout densement ponctué dans les intervales sauf les mandibules qui n'ont qu'un point entre les reticules donnant naissance à une soie courte et simple. Les soies squamiformes sont bien plus courtes que chez M. Vöe- Izhoioi For. et partout répandues sur le corps et les pattes ; elles se rangent le long de la face interne des mandibules. Sur le bord des segments du gastre elles sont aussi un peu plus longues et mélangée, de quelque longues soies épaisses. Les tarses sont en outre épineux. Pubescence courte, épaisse, très rare par- tout sauf sur le funicule.

Téte plus large que longue, fortement échancrée derrière, les cótés convexes en arrière et concaves en avant, terminés aux

Fig. 1.

Mystrium Silvestrii u. sp. Téte

vue de face.

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angles antérìeurs par deux fortes épines plus lonques que chez M. Vöelzkowi For. Une impression plus ou moins profonde sur le vertex. Yeux très petits (plus petits que chez M. mysticum Rog.) peu distincts places au milieu des còtés. Epistome un peu plus long et moin abrupt que chez M. mysticum k bord anté- rieur également arqué et denticulé. Le scape dopasse un peu le milieu des còtés de la lète. Articles 9 et 10 du funicule bien plus épais que longs, le ll^'ne moins d'un quart plus long que large. L' extrémitó des mandibules est distinctement spatulitbrme, plus élargie que chez M. ìnysticum et Vöelzkowi. Les dents sont plus petites, le rang supérieur en compte 11 environ qui s' avancent jusqu' à l'extrémité elles sont très basses et très allongées. Thorax rétréci au niveau du mesonotura qui est distinctement limite en avant et en arrière. Pronotum aussi long que large dans son tiers postérieur. La face basale de l'epinotum plus large que longue, plane fait un angle de 115.'' avec la face declive. Noeud du pédicule trois fois aussi large que long. Abdomen peu étranglé après le postpétiole qui est double plus large que long. Pattes courtes.

9. Long. 6 mill. Ne différe de l' ouvriére que par les carac- téres ordinaires du thorax et l'abdomen légérement plus épais.

Cameroun : Victoria 3 g 1 9- C'est la première espèce du genre trouvée sur le continant africain.

Stigniatoniina (Xyiniiier) nov, Subgen.

Epistome inerme avance en lobe rectangulaire. Mandibules étroites avec une rangée de dents simples tout le long de leur bord interne. Thorax étroit k suture promesonotale distincte, les autre absolète. Pédicule étroit, assez longuement pétiolé en avant, gastre étranglé et très allonge, pour le reste comme chez Stig- ìnatomma.

S. (X) inutìcum n. sp. (flg. 2).

^ Long. 3,5 mill, (avec les mandibules). D' un roux un peu brunàtre. Mandibules antennes et pattes plus jaunàtres. Luissant. Lisse avec une très fine ponctuation assez dense. Quelques rares polls autour de la bouche et à l'extrémité abdominale. Pubescence partout assez abondante mais ne cachant pas la sculpture. Téte mi cinquième plus longue que large, d'un quart plus étroite en

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arrière qu'eii avant, à còtés à peine arqués, presque droits et le bord postérieur distinctement concave. Aveugie, parfois nn rudi- ment de facotte au tiers postérieur. Crétes frontales écartées. Lobe de l'épistome rectang'ulaire quatre fois plus large que long. Aire

frontale très éti'oite. Le scape atteint presque le quart postérieur de la téte, Tous les articles (2 à 10) du funicule plus larges qiìe longs. Mandibules lui- santes, densement ponctuées, étroites, longues comme les trois quart de la longueur de la téte. Le bord externe est d' abord droit dans ses quatre cinquièmes basaux pour devenir for- teraent convexe dans le cinquèrae

Stigmatomma (Xymmer) muticum n. sp. •iti i ^ ' '

a) profii, h) tète vue de face. apical. Lc bord uiteme legerement

convexe est arme de 8 dents assez fortes simples (rarement bifurquées) avec l'espace entre les 2*^'"*^ et 3eme (jeuts plus grand que les autres. Thorax assez plat en dessus et subbordé. Pronotum un quart plus long que large. Meso- epinotum soudé, environ trois fois aussi long que large avec les bords presque droits ; la face basale de l'epinotum plus dis- tinctement bordée en arrière passe à la face declive par une courbe brusque. Face declive droite d'un coté à l'autre, convexe de haut en bas dans son tiers inférieur, concave dans le bas. Noeud du pédicule un tiers plus long que large, à cótés assez convexes, bien plus haut devant que derrière. La face antérieure faiblement convexe descend presque perpendiculairement sur le petiole lequel est aussi long que le tiers de la longueur du noeud. Pas d' appendice en dessous mais un simple tubercule très bas. Postpétiole plus court que le petiole ; plus haut que long et aussi long que large derrière. Cette espèce est très caractéristique par son epistome inerme et lobe. La S. Bellii Forel, des Indes appar- tient peut étre au méme sous genre. Nigeria: Ibadan 4 5.

Discothyrea oculata Em.

Guinee frangaise ; Mamou ^.

Probolomyrmex flliformis Mayr.

Guinee frangaise : Kakoulima 7 ^.

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Sectio III. Euponerinae. Centromyrmex sellaris Mayr.

Cameroun : Victoria 3 ^.

Un peil plus petit que les dimmensions indiquée par Mayr.

Paltotyreus tarsatus.

Guinee francaise : Conakry, $ ^. Kakoulima 9 Kindia Senegal: Thiés 1 9. Cameroun : Victoria 1 9-

Me;?apoiiera foeteiis F.

Senegal: Thiés 9 ^. Sierra Leone 1 5.

Pachycoudyla (Bothropouera) Silvestrii n. sp.

H Long. 5,5 mill. D'un brun maron plus dilué sur les pattes et les mandibules. Mate ; densement ponctuée sur la téte et le thorax, plus espacement sur T abdomen l'intervale des points est luisant et lisse. Pubescence couchée assez dense, ne cachant pas complétement la sculpture. De longs poils fins assez abondants plus espacés sur la téte et les raembres.

Téte d'un quart environ plus longue que large, aussi large en avant qu'en arrière, à còtés faibleraent arqués, bord posté- rieur droit et les angles mousses mais non arrondis. Les yeux en ovale sont aussi larges que l'epaisseur du scape et distants de l'angle antérieur de la téte d' un peu moins que leur lon- gueur. L'épistome a une forte carène faiblement sillonée le long de sa créte et convexe sur le profll; le bord antérieur forme un angle obtus (moins avance que chez crassa Em.). Lobes frontaux déprimés, contigus, avec un sillon frontal court et assez profond derrière. Mandibules lisses, avec quelques points espacés, armées de 6 dents dont la 6®'"" plus petite (7 dents chez Esche richi For.) et ornées d'un sillon oblique sur le coté externe du tiers basal. Le scape dépi'asse l'occiput de moins de son épaisseur. Premier article du funicule conique, aussi long que les deux suivants réunis. Ar- ticles 2 à 10 plus larges que longs et s' épaississant progressive- ment. Thorax à 2 sutures, mais la suture mesoepinotale est bien

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nioins marquee que la promesonotale et bien plus effacée chez un des exemplaire que que chez I'autre. Pronotum plus long que large, arrondi et subbordé devant. Mesoepinotum faiblfraent cun- vexe d' avant en arriére, le mesonotiun plus large que long. La face basale de V epinotum bien plus longue que large. Face de- clive assez fortement concave d' un coté à V autre, oblique et rectiligne de haut en bas, très distinctement bordéé. Ecaille à peine plus haute que le postpétiole, à face antérieure et posté- rieure verticale, la première convexe de droite à gauche ; vue de dessus elle est presque le double plus large que longue. Post- pétiole un peu rétreci et tronqué devant, assez étrangié deriière, plus large que long. Artide suivant beaucoup plus long que large. Tarses medians et postérieurs bordés de fins aigui lions.

Còte d'Or: Abury 2 ^.

Voisin de P. Escherichi For. dont il différe surtout par les mandibules. La suture mesoepinotale peu prononcée. Chez P. fos- sigera Mayr, les mandibule out 9 dents, chez P. Picardi For. et P. Sjoestedti Mayr. le pédicule est plus long que large.

Paoli ycoiidy la (Bothroponera) talpa Er. André.

a^.

9 (non encore décrite). Long. 12 mill. Plus étroite que pachy-

dernia Em. Le téte moins con- cave derrière, le pédicule aussi long q^ue large (plus large chez pachydermia) du reste comme l'onvrière.

Guinee frangaise : Kakou- lima 1 ^.

Coté d'Or: Abury 1 9.

Je constate que /*. (Z?) va- riolata Santschi (Ann. Soc. Ent. Belgique, LVI, 1912, p. 151) est une simple race de taljxi, la téte est plus longue, la pilosité beaucoup plus rare, les yeux un peu plus grands. Pachy- condyla ^Bothroponera) talpa André n'est pas indiquée dans le catalogue des Ponerines du Genera Inseciorum de Wytsman.

Fig. 3. Pachycondyla {Bothroponera) Sjoestedti Mayr a) téte de face, h) epinotum écaille et post- pétiole vue de profll.

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Pachycoiidyla (Bothroponera) Sjoestedti Mayr.

Camerouii : Victoria 1 9 (^^- 3). Les ailes sont ties obscures.

Pachycoiidyla (Bothroponera) gaboiieusis André var. striatideiis nov, var. (fig-. 4).

Fiff. 4.

Pachycondyla {Bothroponera) yabonensis Er. André, v. stria-

tidens n. v. epinotum, écaille et postpétiole a) de profil,

b) de dessus

^ Différe de la for- me type par ses mandi- biiles en majeure partie densement striées et sub- mates tandis qu'elles sont luisantes et lisses chez le type. Les rides de la téte très divergentes. Le thorax plus robuste. Le gasti'e est mat, dense- ment ponctué reticule avec de gros points en-

foncés mais pas de fossettes proprement dites. Cameroun : Victoria 1 ^.

Eupoiiera (Mesopoiiera) caifra Sm.

Guinee franga ise : Kakulima 7 ^.

Eupoiiera (Mesopoiiera) sénégaleusis n. sp.

(fig. 5).

^ Long. 5, à 5,5 mill. D'un roux brunàtre, membres un peu plus clairs. Luisante. Téte et devant du pronotum submats et plus densement ponctués que le reste du tegument qui est lisse. Pu- bescence abondante sur la téte se diluant en allant vers le gas- tre. Quelques poils dresses fins assez longs sur le corps, bien plus courts et plus abondants sur les appendices. Téte un peu plus longue que large, légérement plus étroite en avant avec les còtés faibleraent arqués et le bord occipital droit, excavé derrière. Yeux médiocres (8 facettes dans le grand diamétre) places un peu en arrière du quart antérieur. Le sillon frontal atteignant le milieu de

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la téte. Epistome assez tortement carene, le bord antérieur avance en triangle subacuminé au milieu corame chez E. elime For. mais un peu plus long (lobé chez E. scolopax Em.). Mandibules allon- gées à bord externe un peu concave au milieu et bord interne

arme de 14-15 dents alternati vement grandes et petite, les apicales plus fortes, les posté- rieures atténuées. Le scape dopasse 1' occiput d'un peu moins de son vìg- 5- épaisseur. Articles 2 à 4

Kuponera {Mesoponera) senegalensis n. sp. a) prottl, (-Jq fuuiculc SUbé^'aUX b) (levant de la téte. ,'~, .

'/j plus long qu epais le P' du funicule un peu plus long que les suivants, Pronotum plus long que large (plus long que chez Elime v. rotundala For.) le mesonotum plus large que long. Suture mesoepinotale assez enfoncée. Les deux faces de l'epinotum d'égales longueur formant sur le profil un angle net quoique mousse. La face basale plus étroite en avant, légérement convexe d'avant en arrière et creusée d'un sillon dans le tiers postérieur qui se continue sans transitions brusque avec la face declive laquelle est distinctement bordée. Ecaille ovale, amincie en haut, de droite à gauche, convexe en avant et concave en arrière, de haut en bas à peine concave en avant et assez convexe en arrière. Un appendice lamellaire, arrendi en avant, tronqué en arrière, occupe la moitié antérieure du dessous du pédicule. Gastre à peine rétreci après le postpétiole.

Différe de E. elisae dont elle est très voisine par ses mandi- bules plus allongées.

Senegal : Thiés 2 ^.

Euponera (Trachymesopus) nigeriensis n. sp.

^ Long. 4,5-4,8 mill. Noire. Mandibules, antennes, pattes et anus jaune brunàtre ; milieu des cuisses et antennes plus foncées. Mate, densement et réguliérement ponctuée sur la téte et le de- vant du thorax, epinotum et abdomen un peu luisants avec une ponctuation un peu plus espacée. Mesopleure et metapleure plus ou moin striolée. Pubescence couchée longue et abondante, jau- nàtre, dirigée vers la ligne mediane sur la téte et le thorax, en

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ardere sur rabdoinen. Pilosité dressée fine, irrégulière, plus longue autoui' de la bouche et à l'extrémité du gastre que sur le thorax, rare sur la téte et les pattes.

Téte carrée, presque aussi large que longue, un peu plus étrolte devant à còtés assez convexes et bord postérieur trans- versai, arrendi aux angles. Yeux assez petits de 18-20 facettes, long comme 1' épaisseur du scape et places au cinquiéme anté- rieure de la téte. Lobes frontaux déprimés, leurs bords externes torment un angle obtus. Episteme assez court à carène forte et convexe et à bord antérieur faiblement arqué. Mandibules lisses avec quelques gros points clairsemés, de 8-9 dents, fortes et aigües en avant plus petites en arrière. Leur bord externe est faiblement sinueux dans les deux tiers basaux et arqué dans le tiers restant. Scape épaiS; cylindrique, atteignant le bord postérieur. Articles 3 à 9 du fimicule plus courts qu'épais. 2" aussi long qu'épais, P"" pres- que aussi long que les deux suivants l'éunis, tons les articles s'epais- sissent progressivement jusqu'au dernier qui est en outre aussi long que les deux precedents réunis. Thorax assez deprime bordé. Pronotum un peu plus large que long au milieu à bords arqués devant et droits sur !es cotes, subépaulé. Meson otum plus large que long, environ le double plus large devant que derrière avec les còtés un peu convexes. Suture promesonotale distincte, la mesoepi- notale assez peu. Epinotum comprime, ses faces laterales concaves, sa face basale un peu plus longue que la declive, et droite sur le profil comme le reste du thorax sur le méme plans, rectangu- laire, environ deux fois plus longue que large à bord lateraux rectilignes sauf aux angles postérieurs qui font brusquement sail- lie en dehors pour faire suite au bord de la face declive. Celle-ci est un peu concave de droite à gauche et passe à la face basale par une courbe reguliere, assez lisse. Ecaille un peu plus haute que le gastre, un peu plus amincie au bord supérieur que chez stigma Fab. arrondie de droite k gauche, peu ou pas inclinée en avant, la base environ trois fois plus épaisse que le haut. La face an- térieure presque droite de haut en bas fparfois légérement con- cave en haut) et fort convexe d'un coté à l'autre. La face poste - rieure piane et un peu convexe en haut. Postpétiole tronqué de- vant, plus large que long, article suivant aussi long que large, assez étranglé entre les deux.

Nigeria : Olokemeji, Dee. 1912, 8 ^ (types).

Còte d'Or: Aburi, 1 ^.

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Guinee frangaise : Kakulima 1 ^. Cameroun : Victoria 1 ^.

Ces derniers un peu plus petits, plus luisants et moins pu- bescents que le type.

Eupouera (Trachymesopus) Dawiiii For. var. africana For.

Nigeria del Sud : Lagos 1 9-

Euponera (Brachypoiiera) Sennaarensis Mayc.

Senegal : Dakar, Thiés.

Nigeria du Sud: Ibadan, Olokemeji.

Guinee frangaise : Conakry, Kindia, Kakulima.

Gen. Asphinctopoue nov.

(fig. C).

^ Téte allongée. Yeux petits, lobes trontaux soudés et sur- plombant l' episteme. Celui-ci tbrtement avance dans sa partie moyenne en un lobe dente aux angles. Mandibules dentèes trian- gulaires, assez étroites. Antennes de 12 articles. Les 3 à 11 ti'ès courts et de plus en plus épais, le dernier très allonge. Thorax plus étroit que la téte à sutui'es très prononcées. Pédicule en forme d' écaille mince. Gastre non étranglé après le postpétiole, cònique et arqué en bas. Aiguillon très dévoloppé. Pattes d' un Seul éperon comme chez Fonerà.

Asplìiiictopone Silvestrii n. sp.

^ Long. 3,7 mill Jaune roussàtre. Pubescence très rare sur le corps, passable sur les pattes. Seulement quelque poils dresses vers la bouche et à 1' extrémité du gastre. Luisante. Lisse avec une fine ponctuation assez serrée sur la téte, très discrète sur le reste du corps. Epinotum un peu rugueux avec quelques gros point allonges. Téte un peu plus longue que large (environ ^/Jkcòtés et bord postérieur faiblement convexes et les angles arrondis. Yeux de 4 à 5 facettes, plus courts que 1' épaisseur du scape et places au tiers antérieur. Les deux lobes frontaux sont sondes au au milieu avec une petite échancrure en avant et en arrière de leur suture. Le sillon frontal faiblement indiqué atteint le milieu

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de la téte. L'epistome à une forte carène mousse qui descend per- pendiculairement jusqu'au bord antérieur et est faiblement arqué sur le profll. Dans ses deux quarts mediants, l'epistome s'avance en un lobe subrectiligne devant avec les ang:les fortement dentés. Mandibules lisses, de 5 fortes dents, leur bord externe presque

droit se courbe fortement vers l'extré- h mite. Le scape n'atteint pas le bord

postérieur de la téte. Premier article du funicule cònique, deux fois plus long que large. Articles 2 à, 9 bien plus épais que larges, le 10*^ un peu plus épais et le dernier aussi long que les 5 precedents réunis. Pronotum convexe arrendi sur les cótés et de- vant, fortement échancré derrière plus large que long. Suture promeso- notale profonde. Mesonotum en ovale transversai, presque le double plus large que long, assez fortement con- vexe, aussi haut devant que le pro- notum et asse/ incline en arrière. Suture metanotale un peu plus large et un peu plus profonde que la précédente. Face basale de l'epinotum étroite, de Va P^^s longue que large, convexe d'avant en arrière, plus courte que la face declive qui très oblique et bordée. Les cótés de l'epinotum sont assez comprimés et un peu concave vers le haut: Ecaille aussi haute que le gastre plus large que l'epinotum, amincie aux bord qui sont mousses et le sommet un peu accuminé. Sa face postérieure convexe de haut en bas et piane de droite à gauche, la face antérieure droite de haut en bas et convexe d' un coté à l'autre. Grastre sans trace de rètré- cissement après le postpétiole, assez arqué en bas, à base obli- quement tronquée en bas. Aiguillon robuste, pattes courtes. Nigeria: Olokemeji; Dee. 1912, 1 seul ^.

Fig. 6.

Asphinctopone Silvestri! n. g, n. sp a) protìl, b) devaiit de la téte.

Cryptopoiie aiigustata n. sp.

(flg-- 7).

^ Long. 1,7 mill. Jaune ; Mandibules, episteme, antennes et pattes jaune pale. Entiérement et assez densement pubescente, pilosité dressée rare. Submate, lisse avec une ponctuation très fine surajontée, beaucoup plus dense sur la téte. Téte rectangu-

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laire, V4 P^"^ longue que large à còtés presque droits (très fai- blement convexes) et bord postérieur droit, à peine plus étroite en avant. Lobes frontaux sondes entre enx, se continuant en avant avec la carène de V episteme qu' ils surplombent. Le bord anté- rieur de celui-ci est un pen arqué. Le sillon frontal distinct n'atteint pas le milieu de la téte. Bord dente des manciibules un peu échancré et inerme dans sa moitié postérieure avec trois dents en avant. Le funicule atteint le quart postérieur de la téte. Massue de 4 articles. 1^^' article du funicule aussi long que r avant dernier ; le dernier cónique aussi long que les deux precedents réunis. Artide 7 du funicule 2 V2 fois plus long que le 6®'"^. Thorax étroit clé- Fis. 7. prime à profil dorsal réctiligne. Le pronotum arqué

cryptopone an- qyì avaut ct uu pcu plus loug quc large. Suture pro-

gustata n . sp . ... . ^

Thorax et de- mcsonotalc peu distuictc. Le mesoepmotum sans suture vant de rabdo- mctauotalc mais fortement étranglé latéralement à

sua. son niveau. Face declive courte, bordée latéralement,

passant à la face basale par une courbe légulière. Ecaille plus haute que longue, tronquée, piane en arriére, trans versalement convexe en avant elle est verticale sur le protil, aussi longue dessus que large en arriére. Le dessous faiblement arqué. Postpétiole plus long que large, plus étroit en avant, tai- blement étranglé derrière. Segment suivant encore plus allonge.

Guinee frangaise : Kakulima 1 ", et Maraou 2 ^.

Fonerà puuctatissiiua Rog.

Guinee francaise : Conakry 9- Nigeria : Olokemeni Q, Lagos 9-

Fonerà incisa n. sp.

(fig. 8).

^ Long. 4 mill. D'un roux terne, front et funicule brunàtres. Pattes et extrémité du gastre jaune clair. Pubescence adiacente assez abondante partout, plus longue sur le gastre. Pilosité dressée clair semée. Luisante. Densement et très finement ponctuée. Epi- notum et gastre plus lisses et moins densement ponctuès. Téte rectangulaire, légérement plus étroite en avant, d' un bon quart

Fis. 8.

321

plus long-ue que larg-e. Còtés très faiblement convexes, le bord postérieur droit avec les còtés assez arrondis. Yeux de 3-4 fa- cettes, au sixiéme antéiieur des còtés. Le sillon frontal dépasse le tiers postérieur de la téte. Episteme aplati au milieu s' avan- Qant en pointe étroite entre les lobes frontaux. Assez fortement imprimé en avant des fossettes antennaires, son bord antérieur est

concave dans le tiers ex- terne et un peu arqué dans le tiers median. Mandibules lisses, un peu plus longues que larges à bord externe très convexe, armées de 7 dents assez courtes, les 3 distales plus fortes. Ar-

ponera incisa n. sp. a) profil, b) téte vue de face, ■o x n j i ' ^

e) articulation tibio - tarsieune postérieure. tlClC, O a D QU lUniCUie

le double plus larges que longs. Premier et dernier du funicule le double plus longs que larges, les autres nn peu plus larges que longs. Thorax plus étroit que de la téte, un peu deprime. Pronotum plus large que long (sans le col) mesonotum en ovale transversai, un peu plus large que long. Suture promesonotale bien distincte, la mesoepi- notale profondément enfoncóe dans mi sillon. Face basale de l'épi- notum le double plus longue que large, élargie derrière, un peu convexe, passant par une courbe reguliere à la face declive qui est plus courte. Le promesonotum forme un profil horizontal dont le pian est plus élevé que celui de l'épinotum. Ecaille bien plus haute que l'épinotum, aussi épaisse en haut qu'en bas, le double plus large que longue à faces antérieure et postérieure verticales, la premiere plus convexe d'un coté à l'autre que la deuxième. Sous la moitié antérieure du pédicule se trouve un appendice lamellaire allonge. Postpétiole à peine plus bas que Técaille, plus lai'ge que long, tronqué devant. Segment suivant également plus large que long séparé du precedent par un sillon assez fort. Nigeria : Lagos 1 ^.

Pouera Abeillei Er. André, var. cammeruuensis nov. var.

^ Long. 2,5 mill. Testacee. Mandibules antennes et pattes iaune pale. Téte submate plus densement ponctuée et pubescente que le type. Le pédicule, vu de dessus est aussi long que large

Bollett. di Zooloyia Gen. e A(jr. 21

- 322

et sa face antérieiue s' avance d' avantuge en bas sur le reste comme chez le type. Facile k distinguer par la couleur de ses appendice« qai sont à peine plus clairs que le reste du corps chez le type. Chez. P. traegaordhi, le pédicule est plus épais en haut, le pronotum plus allonge et le profil de thorax plus vóuté. Cameroun : Victoria 3 ^.

Pouera coeca n. sp.

(fig. 9).

^ Long. 2 mill. Jaune roussatre pale. Mate. Extrémité du gastre, episteme et mandibules assez luisants. Très finement pon- ctuée. Converte d' une pubescence très fine presque pruineuse. Parci-parlà quelques polls redresses, courts.

Téte plus longue que large, faiblement convexe latéralement, un peu plus large derrière avec le bord occipital à peine concave.

Aveugle. Mandibules plus longues que larges, de 6 dents dont les 3 an- térieures plus fortes. Epistome à ca- rène arrondie sur le profil, (plus an- gulaire chez P. Gleadowi For. le bord antérieur faiblement arquè au milieu, oblique sur les cotes. Lobes frontaux un peu plus petits que chez P. Gleadowi. Le scape est distant du bord postèrieur d' environ son épaisseur. Funicule assez èpaissi en massue à paitir du 7*^"'® article qui est distinctement plus grand que les precedents. Article 9 aussi long que large. Le dernier aussi long que les trois precedents réuiiis. Pi'ofil du thorax faible- ment convexe d' avant en arrière sans impression ni sinuosité au niveau des sutures. Pronotum plus large que long au milieu. Suture promesonotale très distincte, la mesoepinotale presque eftacée. Mesonotum long comme un peu plus de la moitié du pro- notum, moitié plus large que le segment suivant. Face basale de l'épinotum rectangulaire, subbordèe, environ un tiers plus longue que large, formant avec la face declive un angle légérement ar- rendi. Celle-ci est subbordèe, et légérement convexe. Pédicule un

Fig. 9.

Poneva coeca n. sp. a) piofil b) téte de face.

323 -

peil plus haut que la face declive ; un peu moins épais que chez Gleadowi un quart plus haut qu' épais à la base. Sommet arrendi sur le profil. Vu de dessus il est distinctement plus large que long (épais) régulièreraent arrendi en avant et pian derrière. Postpé- tiole un peu plus long que large, tronqué devant avec les angles antèrieurs un peu arrondis, médiocrement étranglé derrière. Le segment suivant aussi long que large.

V Long. 2,2 mill. D' un jaune un peu plus foncé que 1' ou- vrière. Vertex et insertions alaires brunàtres. Plus luisante. Les yeux sont distants du bord de la téte d'un tiers de leur diamètre. Le funicule a une massue de 5 articles encore plus distincte que chez r ouvrière. Profil du thorax un peu convexe. Le pronotuni (et son col) est aussi long que le mesonotum. Le deux faces de r épinotum subégales, la declive une idée concave. L' écaille est beaucoup plus étroite en haut que chez la ^. La face antérieure fortement oblique, le sommet est presque trois fois plus large qu' épais, convexe devant, à peine concave derrière. Les ailes manque nt.

Voisine de P. Gleadoioi For et P. er(jatandria For. mais la téte est plus courte que chez P. Gleadoioi et plus longue que chez P. ergatandriaj diftére en outre de ce deux espéces par sa suture mesoepinotale peu distincte.

Cameroun : Victoria 1^19-

Gen. Myopias. SijB. Gen. Proinyopias nov. subgen.

^ L'épistome s'avance un peu entre les arétes frontales. Man- dibules étroites, arquées, tronquées et faiblement dentées au bout, sans dents distinctes sur le bord interne. Premier article du fu- nicule pas beaucoup plus long que le suivant. Sillon frontal comme chez Myopias. Yeux ati'ophiés ou absents. Thorax com- prime entre le mesonotum et 1' épinotum. Suture proraesonotale distincte, suture metaepinotale effacée. Pédìcule cuboidal. Gastre peu étranglé après le po5tpétiole. Eperons lateral des 2^™® et 3^™® paires des tarses assez dévoloppés, le median grand et pectine.

Ce sous genre relie les Myopias, au Trapeziopelta.

- 324 Myopi.as (Promyopias) SÜTestrii n. sp.

(fig. 10).

^ Long. 5 mill. D'un roux brunatre ; téte, mahdibules et fu- nicide plus foncés ; pattes plus claii'es. Luisante, lisse avec une fine ponctuation pilig'ére assez espacée sur le corps, plus dense et plus grossiere sur la téte qui est aussi submate. Pilosité assez

abondante, courte, surtout sur la téte ^^ ;:, elle est très relevée. Quelques longs poils

aux mandibules, à l'épistome et aux der- niers segments abdominaux.

Téte rectangulaire, un peu plus lon- gue que large, à bord occipital transversal avec les angles assez ai'rondis. Les còtés sont presque droits avec des yeux k peine distincts au sixième antérieur. Arétes fron- tales surplombant l'épistome entre lesquel- les ce dernier avance un peu en coin et ne formant en avant qu'un lobule ari'ondi peu distinct. Sillon frontal atteignant le 5eme postérleur de la téte. Mandibules linéaires, arquées, aussi longues que la téte, tronqueés et denticulées à l'extrémité, plus large dans leur moitié basale et se rétrécissant brusquement au milieu se trouve une dent rudimentaire, le reste du bord interne seulement gariü de irès petits denticules espacés. Le scape dèpasse un peu le quart postérieur. Premier article du funicule la moitié plus long que le suivant. Articles 3 à 9 du funi- cule plus épais aussi larges que longs. Les cinq derniers articles un peu renfìés. Thorax plus étroit que la téte à profìl dorsal con- tinu, horizontal, faiblement convexe en avant. Suture promesono- tale très distincte, concave en arrière. Suture mesoepinotale obso- lète. Pronotuni un peu plus long que large à còtés droits, arrondi devant. Mesoepinotum écliancré latéralement au niveau des sutu- res. Epinotum bordé sur les còtés, la face basale passant à la face declive par un angle très arrondi. Noeud cubique, sa face supérieure trapezoidale est uu peu plus longue que large derrière

Fig. 10.

Myopias (Promyopias) Silvestrii n. sp. a) profll, b) face supé- rieure.

325

et plus haute devant. La face antérieure tronquée a une bordure mousse, la face postérieure passe à la supérieure par un angle arroiidi. Gastre plus large que la téte, peu ou pas rétréci après le postpétiole. Eperons latéraux des tarses pectinés. long corame le tiers des éperons medians.

Guinee frangaise : Mamou (24 aoùt 1913) 2 ^.

Plectroeteiia mi nor Em.

Cameroun : Victoria 1 ^. Còte d'Or: Abury 3 g.

Psalidomyriiiex foveolatus André.

Guinee tranc^aise : Kakoulima 3 ^.

Gen. Cacopone nov.

^ Episteme étroit, . tbrtement surplombé par les arétes fron- tales entre lesquelles il ne pénétre pas, non lobé, échancró à l'ar- ticulation mandibulaire. Les mandibules sont linéaires élargies en ter de lance dans leur tiers externe, faiblement arquées, et creusée en gouttière de long de leur face interne. Premier article du fu- nicule à peine plus long que le suivant. Massue peu épaissie de trois articles, le dernier très allonge. Téte rectangulaire allongée. Yeux rudimentaires. Thorax allonge, suture mesoepinotale obso- lète Pédicule, postpétiole et article suivant bien plus longs que larges. Gastre tbrtement étranglé. Tibias des deux paires posté- rieures d' un seul éperon bien developpé et pectine. Sculpture densement ponctuée de fossettes. 8e place entre Psalidomyrmex et Myopias.

Cacopone liastifer n. sp.

(lig. 11).

^ Long. 10 mill, (sans les mandibules). D'un brun ferrugineux, plus ou moins rougeàtre sur le gastre et les appendices. Submat. Densement convert de fossettes piligeres ombiliquées, générale- ment alignées en long et separées par des intervales lisses et luisants sauf sur les còtés du thorax et le devant de la téte qui sont finement striés et moins luisants. Face declive de Tèpinotum

- 326

lisse. De chaque point emerge un poil dressé fin et pointu, brun,

assez court sur la téte plus long sur le gastre.

Téte réctangulaire, un quart plus longue que large, à còtés

paralleles et bord postérieur faiblement concave. Les angles posté-

rieurs un peu rentrés et arrondis, les antérieurs légéreinent sail- lants près desquels sont situés de très petits yeux. Lobes fVontaux contigus ; sillon frontal peu distinct atteignant le tiers antérieure de la téte. Mandibules un peu plus longues que la moitié de la téte. Le coté externe est droit dans ses deux tiers basals et arqué dans le tiers re- stant qui se dilate en dedans et se termine en pointe mousse. La face interne est entiérement creusée en gouttière qui devient inférieui-e dans la partie dilatée. Le scape atteint presque le quart postérieur de la téte. Articles 2 à 8 du

Fig. 11. ^

funicule un peu plus épais que longs. Le der-

Cacopone hastifer n. sp.

téte, face supérieure. nìer du funiculc aussì long que les trois pre- cedents réunis. Thoi'ax plus étroit que la téte. Pronotum plus large que long au mileu. Suture promesonotale fortement concave en arrière. Profil du mesoepinotum faiblement convexe (presque droit) Face declive triangulaire, étroite et for- tement bordée d' une créte subdentée au milieu des còtés. Pé- dicule comprime, plus de deux fois plus long que large derrière, il est le double plus large que devant. Les faces antérieui'es et supérieures unies par un profil réguliérement arqué qui s'abnisse jusqu'à r articulation épinotale. Face postérieure tronquée, velli- cale. Postpétiole piriforme, d'un tiers plus long que large derrière, arrendi devant. x^rticle suivant un peu plus étroit que la tote et presque aussi long que celle-ci. arrendi en arrière. Les segments suivants out une tendance à se diriger en bas et en dessous. Còte d'Or: Abury 1 ^,

Leptogeuys criistosa n. sp.

(fig. 12).

^ Long. 6,8 min. Noire. Mandibules, funicule, pattes et anus brun ferrugineux. Cuisses plus foncées. Mate. Assez fortement ridée - rugueuse. Les rides, plus ou moins irréguliéres sont plutòt longitudinales sur le devant de la téte et transversales sur le thorax. Elle sont semées d'une grosse ponctuation piligére en forme

327

de fossettes assez confluentes, lisses et luisantes dans le fond tandis que le pourtour est finement réticulé striolée en travers siirtout sur le devant du thorax. La face declive de l'épinotum est trans- versalement ridée. Mandibules, hanches, pattes et gastre lisses et luisants. Pilosité brunàtre fine assez longue et abondante partout. Téte pentagonale. Un quart plus large vers les angles antérieurs, k còtés et bords postérieurs presque droits avec les angles postérieurs arrondis. Yeux à peu près aussi grands que le tiers des còtés de la téte et places à l'union du tiei's antérieur et du tiers moyen. Episteme court muni d' un petit bec court au bout de sa carène qui est très prononcée. Les dents du dessous de la bouche petites mais distinctes sont placées près de la base des mandibules.

Fig'. 12.

Celle -ci, peu arquées (comme chez L. Sthul-

Leptogenys crustosa u. sp. . n i i. j um i l i.

téte, face supérieure. niCDiui Mayr.) a bords paralleles, plus etroites que le scape, se terminent en pointe aigué avec un denticule présapical dessinant entre eux un bord ter- minal concave, aussi court que la largeur de la mandibule. Le scape dopasse 1' occiput d' environ deux fois son épaisseur. Tous les articles du funicule sont plus longs qu'ópais. Le 9^'"^ qui est le plus court, est encore un quart plus longs que large. Le 2^"'*^ du funicule est un tiers plus long que le 1^^ Pronotum aussi long au milieu que large. Les sutures antérieures et postérieures du mesonotum bien imprimées. Le metaepinotum est distinctement convexe. La face basale passe à la declive par une courbe regu- liere. Cette dernièie étroite est distinctement bordée. Pédicule un tiers plus long que large, plus étroit et plus bas devant. Les antérieures et postérieures descendent verticalement. L'antéiieure est arrondie vers ses bords, la postérieure, au contraire, à les siens prononcés et son angle supérieur se prolonge en arrière en pointe mousse, déprimée. un peu relevée, plus large que longue. Gasti'e assez fortement étrangié après le postpétiole, ce segment et le suivant subégaux.

Voisine de L. Conradti For. mais plus petite, la téte plus étroite, la sculpture moins longitudinale, l'épine dorsale de l'écaille plus courtej etc.

Guinee frangaise : Conakry (8 aoftt 1913) 2 ^.

-- 328 Leptogeuys lougiceps n. sp.

(fig. 13).

Fig. 13.

Leptoyenys longicepn n. sp. téte, face siipérieure.

^ Long. 4-4.5 mill. Noire. Mandibules, antennes, pattes, cotes de la face declive de repinotum et extréraité de l'abdomen d'un brnn roussàtre; milieu des cuisses rembruni. Pilosìté dressée in-é- gulière ja une pale, assez abondante sur le corps et les appendi- ces. Pubescence mediocre. Luisante. Téte lisse et trés luisante derrière avec quelques points clairsemés, submate devant elle est tìncment réticuiée avec une ponctuation beaucoup plus confluente. Thorax et pédicule converts d'une grosse ponctuation irréguliéi-e dirigèe en arrière, assez efifacée sur la moitié postérieure du pronotum. Còtés du reste du thorax mats et finement rugueux. Gasti-e lisse avec une ponctuation espacée.

Téte rèctangulaire légérement plus large devant. Un quart plus longue que large à còtés, faibleraent convexe et bord postérieur droit, bordò, avec les angles peu arrondis. Les yeux sont grands comme le cinquième des còtés de la téte et places au tiers antéiienr. Episteme carène avec un lobe median mousse et un festen au milieu des còtés. Mandibules étroitcs, longues comme les deux tiers de la téte, beaucoup plus arquées en bas qu'en dedans avec les bords subparalleles, bisotées à l'éxtremité et inermes. Le scape atteint juste le b^rd occipital. Articles ì k 2 du funicule subégaux, du 2®""« au 6®"^«' plus longs que larges, les 7, 8 et 9 aussi épais que longs, le dernier conique long comme les deux precedents réunis. Pronotum plus large que long, arrendi sur les còtés et devant, fortement concave derrière. Suture pro- mesonotale très mai-quée en bourrelet enfoncé. Suture mesoepi- notale distincte, transversale. Epinotum un peu tectiforme, sa face basale étroite et mousse, un peu plus élargie derrière. Face de- clive bordée, passant à la ftxce basale par une forte courbe. Sur le profi], le thorax est faiblement convexe avec une petite incision derrière le mesonotum. Noeud du pédicule plus large derrière que long. La face postérieure piane plus large que l'antérieure. Face supèrieure droite sur le profil et très convexe d'un còte k l'autre,

329

aussi large derrière que longue. Postpétiole plus haut et plus large que long, assez rétreci derrière, tronqué devant. Article suivant à peine plus long que le precedent.

Senegal

Dakar 1 3.

Leptogeiiys (Lobopelta) guiiieeiisis n. sp.

(fig. U).

^ Long. 4 mill. Brun foncé. Mandibules antennes, pattes, pédicule et bord poste rieur des segments du gastre d' un brun plus ou moins roussatre. Anus jaune. Lisse et luisante, cotes de r épinotum irrégulièrement rides, face declive transversalement

striée. Pilosité dres- sée assez clairse- mée et de longueur très irrégulière, ra- re sur le dos du thorax et la moitié antérieure de l'ab- domen. Pattes et antennes pube- scentes.

Téte réctangu- laire, plus longue que large, à còtés et bord occipital faiblement convexes. Les angles postérieurs arrondis. Yeux médiocres, places au sixième antérieur des còtés, leur diamétre égale presque la distance qui les séparé de l'angle antérieur. Arétes frontales séparées par un sillon lan- céolé qui atteint le tiers antérieur de la tète. Episteme triangulaire, fortement carène, avance en lobe median tronqué au bout. Mandi- bules lisses aussi étroites à la base qu'à l'éxtremité, bord terminal court, marqué à, la base par une dent plus ou moins distincte et une seule dent apicale. Le bord externe est presque droit et aussi recourbé en bas que chez L. castanea Mayr. Le scape dépasse d'un quart le bord occipital. Les articles l à 3 du funicule su- begaux le double plus longs qu' épais, le suivant plus court, les 6, 7 et 8 aussi épais que longs. Pronotum aussi large que long (plus large que chez L. castanea). Mesonotum plus court et plus large que chez cette derniere espèce. L' épinotum est sembable avec les stigmates faisant saillie sur le bord de la face declive.

Fig. U. Leptogenys {Lobopelta) guineensis u. sp.

330

Pédicule squamiforme, plus mince en haut qu'à la base, plus large que long-, arrondi en avant et en dessus. Angles antérieurs effaces, la face postérieure piane. Portpétiole plus haut que long et que large.

Très voisine de L. (L.) castanea Mayr., pirokae For. et paroa For. mais différe par la forme de 1' écaille qui rapproche cette espéce ce L. Brui/ssor/i For. Chez parva la téte est en outre plus courte et chez sa var. dispar Sants., le pédicule épais au sommet*

Guinee francaise : 2 ".

Anochetus puuetatus Santschi var occitlentalis n. var.

^ Dififère du type du zoulouland par la ponctuation plus fine de la téte et plus eflfacée sur le pronotum. La pubescence un peu plus apparente sur la téte. L'écaille est raoins échancrée au sora- met et fait passage à punclaUceps Mayr, dont pimctatus est peutétre une simple race.

Cameroun : Victoria 2 ^.

Anochetus parvus n. sp.

^ Long. 2,8-3 mill. Brun jaunàtre. Angles de la lète, mandi- bules, antennes et pattes d'un jaune brunàtre terne. Pubescence fine assez abondante plus longue sur le gastre. Luisante. Lisse avec une ponctuation moins forte que chez A. talpa For. mais aussi dense sur la téte, plus clair semée sur le pronotum et l'abdomen. Front finement strie en eventail et mat. Epinotum strie en tra- vers. Col du pronotum finement réticulé.

Téte rectangulaire, un cinquième à un quart plus longue que large. Les còtés à peine élargis derrière les yeux qui sont assez grands (20 à 25 facettes). Le bord occipital peu échancré mais très excavé en dessous. Mandibules un peu plus courtes que la moitié de la téte, moitiè plus élargìe dans leur tiers distal qu'à la base, leur bord interne est faiblement sinueux et inerme, elles sont terminées par trcis dents aigués, la mediane moitiè plus courte que l' inférieure à la base de laquelle elle s' insère. Epis- teme èchancrè el bilobe s' avangant un peu entre les lobes fron- taux. Pas de sillon frontal sauf vers 1' occiput une impression allongée. Fosses laterales postérieures très faiblement imprimèes. Le scape atteint le bord postérieur. Le P*" article du funicule

331

aussi long que les ti-ois suivants réunis. Articles 2 à 6 plusépais ou aussi épais que longs, les suivants de plus en plus longs, le dernier aussi long que les trois precedents réunis. Thorax convexe, arrondi devant, aussi long que large, mesonotum raoitié plus large que long, transversal devant, arquó derrière avec ses sutures nettes. Face basale de 1' épinotum trois fois plus longue que large au milieu, le double plus large derrière que devant, bordée latéra lement en arrière. Face declive plus courte, formant sur le profil un angle presque droit avec la fcice basale grace à deux tuber- cules pyramidaux émoussés au sommet, divergents, entre lesquels l'épinotura est échancré. Ecaille mince à bo'rd tranchants, légé- rement ovale avec le somraet transversal (inerme et non échan- cré). Gastre tronqué devant peu rétréci derrière le postpétiole. Voisin de A. pimclaticeps Mayr mais bien plus petit. Nigeria : Olokomeji 2 ^.

VAR. longiceps n. var.

9 Long. 3 mill. Jaune terne. Insertions alaires brunes. Téte plus longue, scape plus court. Un léger sillon frontal au devant de l'ocelle median. Mesonotum et scutelluni lisses. Du reste comma Fouviière.

Cameroun : Victoria 1^19-

Aiiochetus africanus Mayr.

Cameroun : Victoria 4 ^.

Cote d'Or: Abury 6 ^.

Gomme le fait remarquer M.'' Emery cette espéce varie beau- coup. Les exemplaires d'Abury sont plus petits et plus sculptés que ceux du Cameroun.

Anochetus talpa For.

Nigeria : Ibadan 1 ^.

Odontoiiiachus haematodes L.

Senegal: Thiés 1 ^.

Nigeria: Ibadan 296^. Lagos 2 ^. Olokomeji 3 c^ 1 9.

Còte d' Or : Abury 2 9.

Guinee frangaise : Kindia 2 ^.

Cameroun : Victoi'ia 6 ^.

332

Odontmaclms assiniensis Em.

Còte d' Or : Abury 2 ^.

SuBFAM. : Dorylinae.

Dorylus alHiiis Shuck.

Senegal : Dakar 8 y.

Guinee frangaise : Conakry ^. Camayene ^.

Dorylus spininodis Em.

Nigeria : Olokemeji 4 ^. Cameroun : Victoria 3 ^.

Dorylus lielvolus L.

Transvaal : Pretoria 7 ^.

Dorylus (Auomiiia) nigricans 111. Guinee frangaise : Conakry 1 (f.

SuBSP. Biirmeisteri Shuck, Nigeria : Ibadan 5 ^.

VAR. liybrida Santschi. Guinee frangaise : Conakry ^. Kakoulima ^. Kindia Ö.

VAR. rufescens Wasra. Cameroun : Victoria 10 ^.

SuBSP. arcens West. Còte d'Or: Abury 1 9| 6 ^.

Dorylus (Anonima) Gerstaeckeri Em. Còte d' Or : Abury 6 ^.

333

Dorylus (Anomma) Emeryi Mayr. Còte d'Or: Abiiry 23 ^.

Dorylus (Typhlopoue) fulvus West.

Senegal: Thìés 1 (f.

Dorylus (typhlopoue) fulvus West. St. badius Gerst. V. obscurior n. var.

Qj- Long. 11 k 11,5 mill. D'un brun maroii foncé. Gastre jaune brunàtre. Mandibules et funicule noirs. La téte est un peu plus allongée que chez badius de I'Afrique orientale et moins distinc- tement élargie au tiers postérieur, mais pas aussi longue que chez le type de l'espèce La face basale de l'épiuotum et le pé- dicule plus larges et plus robustes. Du reste comme chez badius. Chez la ^ de 9 mill, le sillon épinotal est plus marqué. Bien moins robuste que la race stramineus Sitz.

Guinee frangaise : Conakry ^ 9\.

St. rhodesiana For.

Transvaal : Pretoria 2 ^.

Dorylus (Rhogmus) flmbriatus Shuck. Guinee frangaise ; Conakry 2 cf. Mamou 2 §.

- 334

M YR MICIN AE.

Sectio I. Promyrmicinae Em.

Tribù Pseudomyrmini For.

Sima Mocquerjsi André

Guinee frangaise Kakulima 1 (^.

Sima triangularis Stitz st. illota n. st.

c^. Long. 7,5 mill. Noire. Mandibules, bord antérieur de la tète^ lobes frontaux, antennes, pattes et une tache près du bord pos- térieur des segments du gastre s'étendant parfois en dessous de celui-ci, d'un jaune bruatre assez clair.

Pilosité dressée fine, blanchàtre, rare sur le thorax et le devant du gastre, assez clairsemèe sur le devant de la téte, le pédicule, le reste de l'abdomen et les membres. Pubescence blanchàtre, courte, assez discrète sur le thorax, plus longue sur l'abdomen,

Subopaque. Très densement et finement l'éticulée avec une poni-tuation assez serrée sur la téte et le thorax, plus rare sur l'abdomen.

La base des derniers segments de celui-ci très finement strie en travers et luisante.

Téte comme chez S. Mocquerysi André, mais avec des yeux plus grands et trois ocelles. Le devant de l'epistome s'avance en un lobe court rectangulaire, légérement concave devant (lobe à peine indiqué chez 5. Mocquerysi.

Mandibules striées, arquées dans leur tiers distal, de trois dents et deux denticules plus ou moins distincts. Le scape atteint le milieu de l'oeil. Premier article du funicule un peu plus long que les deux suivants réunis. Les autres articles sont à peine plus longs qu'épais, l'avant dernier plus court, le dernier deux et de- mi fois plus long que large à la base. Thorax conforme comme chez S. Moque)-ysi, mais distinctement plus large, le pronotum fortement bordé est plus large devant que long. Mesonotum très étroit. Metanotum indistinct, la suture metaepinotale étant obsolète. Les deux noeuds du pédicule plus larges et plus courts, le dernier aussi long que large derrière et un peu plus large que le precedent.

- 335

9 Long. 9 mill. Le scutelium rétìculé corame le reste du thorax, les taches du gastre d'un jaune plus sombre, les mandibules moins ai-quées au bout avec de plus grosses dents. Le lobe de l'épistome moins distinctement concave en avant et moins anguleux sur les còtés. Deuxième noeud plus large, du reste comme I' ouvrière:

C'est avec quelque doutes que je rattnche cette forme à 'S", lì-ianguku'is que je ne connais pas en nature.

Nigèrie: Olokemeji 1 ^. 1 9-

Sectio IL Eumyrmicinae Em.

Tribù Myrinicini F. Sm.

Cratomyriiiex regalis Em.

Nigeria: Lagos 3 c^, Olokemeji 6 ^.

Tribù Pheidolini Em. Messor barbarus L. st. Galla Em. Senegal: Dakar, 9 ^. Thiés 2 i.

Messor barbarus L. st. minor Andié. Canaries: Ténériffe 4 ^ 1 rf.

Pheidole excellens Mayr.

Guinee frangaise: Kindia 4 ^, Conakry 1 ^.

Ph. excellens Mayr. st. Weissi Sants.

9 Long. 9,7 mill, d'un brun foncé plus uniforme, que chez le type, plus svelte, le duxième noeud plus étroit, le reste comme chez excellens.

Le % a la téte longue de 3,2 X 2,3 mill, et non 3,9 X 2,4 comme il a été imprimé par erreur dans la descriptione initiale.

Le gastre est concolor brun noir tandis qu'il est plus ou moins roussatre à la base chez le type.

Nigèria: Lagos l %. \ ^.

336

Pheidole Buchholzi Mayr,

9 (non décrite) Lon^. 9,5 mill. Brun rouge un peu plus foncé que chez le Q|. Sculpture plus accentuée, surtout pour le réseau de rides de la téte qui est plus fort. Mesonotum strie en long. Scutellum fìnement rugueux,

Téte aussì large que longue, plus large derrière elle est largement et peu profondément échancrée. Les yenx, assez con- vexes sont places au quart antérieur des còtés et plus petits que l'espace qui les séparé de l'angle antérieur de la téte.

Le scape atteint le quart postérieur. Thorax un peu moins large que la téte. Mesonotum aussi large que long, arrendi devant, droit derrière, pian dessus. Epines plus fortes et plus obliques en arrière que chez le Q|. Pédicule plus large. Deuxiéme article '/s plus large que long (aussi large que lung chez le soldat).

Cameroun: Victoria 9- ^- ^^

Pheidole occipitalis André st. neutralis n. st.

%. Long. 6 mill. L'occiput est densement ridé-réticulé avec une ponctuation fondamentale. Le vertex est seni plus ou moins lisse et luisant, parfois aussi entièrement mat. Les mandibules ont une ou deux petites dents vers l'angle interne et deux fortes à leur extrémité du reste corame comme chez le type.

^. Long 3,6 mill, noire brunàtre, pattes et mandibules brun clair. Plus fortement sculptée que chez le type de l' espèce l'occiput est lisse et luisant taudis qu'il est fìnement ponctué chez neutralis. Le dos du pronotuni est presque entiéi-ement sculpté.

Fait passage à Ph. Buchholsi Mayr dout elle imite la scul- pture (le vertex est plus luisant chez neìitralis et la gastre plus fortement sculpté) la téte moins longue et la couleur plus foncée du reste comme chez occipitalis.

Guinee frangaise: Camayenne.

Pheidole rugaticeps Em. st. arabs. Em.

Senegal: Dakar. TJiiès. Jai regu plusieurs fois cette forme de différentes localités du Senegal et d'Erythrée.

Pheidole megacephala Fab.

Senegal: Dakar 9-

Angola: San Paolo de Loanda 19 6?-

337

Plieidole piiuctiilata Mayr.

Angola: S. Paolo de Loanda. '-1|. 9- Transvaal: Pretoria Q^. 9- Guinee franyaise: Mamou 9-

Ph. piiiictiiljita Mayr. v. melaiicliolica Sants.

Còte d'Or: Abury: ^, ^ mermitergates, 9|.

^ Mei-mitergates. Long 5,6 mill, Téte de la femelle un peu atrophiée, thorax du soldat, gastre trés développé, ressemblant k celui de la femelle contenant un Mermis sp?

II y a des formes intermediaires entre le % et la ^. qui rap- pelent le -8. G. Allopheidole For. mais les grands % ne different pas du type de ntelaììcJiolica, je suppose que ce dimoi'phisme est du au parasitisme.

Pheidole rotiiudata For.

Transvaal: Pretoria 1 c^.

Plieidole rotiiudata Foi-. st. iinpressifroiis Wasm.

Transvaal: Pretoria 1 Qj.. 1 ^.

Plieidole rotiiudata For. st. costaurieusis .Sants.

Guinee frangaise: Kindia 1 Ü[|. 1 ^. Kakulima Q|.

Nigerie du sud: Ibadan. %. (Les exemplaires d'Ibadan sont un peu plus petits).

Plieidole teiiiiiiiodis Mayr.

Cape de B. E. Kirstenbosch 1 9. 1 Of. Plieidole aurivilli Mayr.

Guinee frangaise: Kakulima 1 ^. 1 1[.

Plieidole aeberlei For.

Senegal: Thiès ^.

Bollett. di Zoologia Gen. e Ayr. 22

838

Plieidole mentita n. sp.

%. Long. 4-4,2 mill. Voisin de P^i. Aurivillii Mayr. dont il diffère comme suit: Rouge brunàtre. Devant de la téte, mandibules, massue des anteiines, articulations des pattes et tarses jaune un peu roussatre; reste des pattes brun jaunatre. Deuxième article du pédicule et gastre noir brunàtre.

Mate. Téte bien plus densement ridée reticulée que chez Auri- oilii les rides des còtés de la téte et du devant des yeux sont espacées et avec de rares anastomoses tandis que chez mentita elles forment un fort réseau polygonal sans direction prépondérante. Eu outre, le fond des sti'ies est plus grossièrement granuleux.

Téte plus petite, carrée. Les articles du funicule plus longs. Thorax plus élancé et beaucoup plus étroit. Le mesonotum est convexe et plus distinct du pronotum, il forme en avant une im- pression plus distincte que chez aurivillii Mayr. Face basale de l'épinotum près de deux fois plus longue que large (Un tiers plus longue chez Aurimllii) Epines aussi longues mais plus divergentes plus rapprochées à leur base. Le noeud du pi'emier article du pédicule plus bas, le deuxième article plus long que large, un peu plus étroit que chez Aurivillii. Gastre lisse et luisant (fìnement reticule à le base chez Aurivillii) chez Fh. Aeherlei For. le quart postérieur de la téte est luisant et lisse; chez Ph. Escherichi For. la sculpture est plus reguliere et distinctement ridée en long.

^ Long. 3-3,3 mill. Couleur et pilosité comme chez le soldat. Téte assez superficiellement reticulée ponctuée et luisante; ridée en long sur les joues, lisse sur les còtés en dehors des yeux (bien plus lisse et luisante sur le front et le vertex chez Aurivillii). Dessus du pronotum, pédicule et gastre lisses, reste du thorax densement ponctué et mat.

Téte près du double plus longue, avec les mandibules, que large (plus courte chez Aurivillii), les yeux un peu en arrière du tiers antérieur, le bord occipital droit est d'un tiers plus court que la distance qui séparé leur angle du bord postérieur des yeux. Aire frontale large et lisse.

L'épistome s'avance en triangle tronqué et faiblement échancré devant. Mandibules de deux dents apicales aigués suivies d'une dizaine de denticules distincts. Tous les articles du funicule beaucoup plus longs que larges. Pronotum et mesonotum convexes séparés

339

par une impression distincte. Sillon épinotal assez profond. Face basale de l'epinotum rétrécie devaut assez convexe, subbordée, un quart plus longue que large. Epines déliées, divergentes et relevées, uu peu moins longues que l'intervalle de leur base. Face declive di'oite plus courte que la basale. Premier noeud du pédicule aussi haut que long- à la base, plus bas que l'épaisseur moyenne de son petiole antérieur, celui-ci, incurve en haut. Deuxième noeud pres- que aussi long et le double plus large au milieu que le precedent, deux fois aussi long que large. Gastre étroit, lisse à la base. Guinee fran^aise: Kindia ^. 'Jj.. 9-

Var. pullata n. var.

'4- Long. 4,2 mill. Diffère dli type par sa couleur noire; les niiindibules en partie rouge sombre; les tibias et les tarses bruns. Plus mate et encore un peu plus fortement sculptée, la base du gastre légérement ponctuée. L'occiput est un peu moins échancré.

'■} Long. 3 mill. Couleur du %. le pronotum un peu plus ru- gueux que chez le type, pour le reste semblable.

Guinee francaise: Camayenne, 2 ^. 1 %.

Pheidole termitophila For.

Senegal: Dakar %. Thiés %.

Pheidole termitophila For. st. liberieiisis For.

Guinee franyaise: Mamou 3 %. 6 ^. Kakulima %. Pheidole iiiiuiiiia Mayr. var. Catella n. var.

•Jf|. Diffère du type du Cameroun par sa couleur noire k peine brunätre. Les niandibules et le bord antérieur de la téte restent rouges. Antennes et pattes jaune brunàtre clair. Pédicule brun - jaunàtre. La téte est un peu moins luisante et légérement plus étroite Pour le reste comme le type.

^ noire avec mandibules antenues, pattes et pédicule brunàtre

C'est une forme foncée et plus septentrionale de l'espéce.

Nigerie du sud: Olokemeji ^ ü*|.

Còte d'Or: Aburi 1 %.

340

Plieiclole iiigerieiisis n. sp.

Q|. Long-. 2-2,2 mill. Jauiie clair à peine briinfitre. Lisse et luisant. Téte (moins le front qui est luisant) et coté du thorax mats, finement granulé-ponctués avec quelques rides allongées sur les còtés du thorax et sur la téte elles sont disposées comrae c.hez Ph minima Mayr. Pilosité dresée longue et assez abondante. Pu- bescence longue et un peu relevée sur les tibias, plus courte sur les antennes. Téte un peu plus allongée que chez minima. Les arétes frontales se prolong'ent jusqu'au tiers postérieur limitant une depression peu profonde refìée vers son extrémité pour at- teindre les yeux et se loge incomplétement l'antenne. Aire fi-on- frontale enfb)icée, luisante. L'épistome a deux carènes mousses et écartées, imprimé au milieu et faiblement échancré à son bord antérieur. Mandibules lisses à bord terminal tranchant et arme de deux dents apicales et une plus petite à l'angle interne de ce bord. Le scape atteint le tiers postérieur, articles 2 à 8 du funicule bien plus épais que longs. Les articles 9 et 10 un quart plus longs qu'épais, le premier du funicule plus long que les trois suivants réunis. Promesonotum comme chez minima mais la sutui'e est moins large que chez tricaricata formant une convexité forte et régulièi-e du col jusqu'au sillon metanotal. Face basale faiblement convexe, un peu plus longue que lai'ge et bordée. Les épines obliques en haut et en ardere sont longues comme les deux tiers de leur intervalle. Premier noeud comme chez minina le som- met mousse et faiblement échancré. Deuxième noeud le double plus lai'ge que le precedent, aussi long que large avec les còtés angu- leux et le devant arro.ndi.

Très voisin de Ph minima Mayr. dont il dififère surtout par la sculpture.

Nigerie du sud: Olokemeji 2 'JJ..

Pheidole tricariiiata n. sp.

%. Long 2-2,2 mill. Jaune pale, dessus de la téte d'un jaune un peu roussàtre. Grastre jaune pale terne. Bord de l'épistome et mandibules un peu rembuni. Bord dente de celles-ci brun foncé. (Suì)mat à un faible grossissement). Téte fìnement et assez espa- cement ridée-striée en long. Ces rides, plus denses en avant s'espacent en arrière et atteignent le bord occipital. Leurs inter

341

valles sollt lisses et luisants du front au vertex mais ils sent flne- raeiu reticules sur les còtés. En outre de nombreux gros points sont parsemès un peu partout, plus spécialement sur les còtés et derrière. Le reste du corps est lisse avec quelques gros points sur le pronotuni et une fine rugosité sur 1' epinotum et les coté du thorax. Une tine pilosité dressée assez clair-seraée, irrégulière, fait transition à une pubescence assez relevée et assez abondante sur les appendices et la téte.

Téte, un cinquième plus longue que large, un peu plus étroite en arrière avec les còtés assez arqués et le bord occipital assez profondément échancré au milieu. Une impression longitudinale large et lisse occupe le quart median et postérieur de la téte. Yeux assez plats, de 8 à 10 facettes, places au quart antérieur des còtés. Arétes frontales très divergentes, courtes comme le quart du scape, nuUement prolongées et saus sillon ou scrobe pour le scape. Celui-ci dépasse un peu le milieu de la téte. Artide 2 à 8 du funicule plus épais que longs. Massue très épaissie, ses deux articles basaux à, peine plus longs qu'épais, aussi long ensemble que le terminal. Aire fontale lisse, a=!sez grande. Epistome à trois carénes, la mediane n'atteint pas tout à fait le bord antérieur tiindis que les laterales y font saillies. Mandibules lisses avec quelques points épars, à bord terminal tranchant, aussi large que leur longueurs, armées de deux dents apicales. Pronotum cruciai, très fortement prolongé latéralement au milieu il est aussi large que long, faiblement convexe d'un coté k l'autre et fortement d'avant en ai-rière. Suture promesonotale obsolète Mesonotum subbodé, \égé- rement plus large devant que derrière, formant une petite saillie sur le profil. Sillon metanotal peu profond; la face basale se relève devant, bordée, un peu plus longue que large deri-ière, faiblement concave d'un coté à l'autre, presque droite sur le profil. Face declive plus courte, et peu convexe. Epines relevées, minces et longues comme la moitié de la face basale. Le premier article du pédicule a le petiole entérieur aussi épais que la hauteur du noeud. Celui-ci forme une écaille étroite (courte)- aussi haute que ìavge et k sommet transversal. Deuxième article arrondi sur le profil, un quart plus large que le precedent, arrondi devant avec les còtés faiblement rentrant en arriée comme chez Ph. pallidula Nyl.

Diffère de yyiinima Mayr. et nicjerieìisis n. sp. par la téte plus allongée, les crétes fi'ontales courtes et la forme du pronotum.

Guinee francaise: Camayenne, quelque soldats.

342 .

Tribù Melissotarsini Em. Melissotarsus Emeryi For. v. pìlipes Sants

Senegal: Thiès 2 ^.

Tribù Myrmicariini For. Myrmiearia eumenoides Gerst. st. coiigoleiisis For., Cameroun: Victoria 1 ^.

Tribù Creniastog^astriiii Forel. Creinastogaster striatula Em. Cote d'Or: Abury 2 ^.

Cr. tricolor Gerst st. riifoiiiger Em. Transvaal: Pretoria 8 ^.

Cremastogaster cacozela n. sp.

^. Long. 4-4,5 mill. Rouge jaunàtre, gastre noir ; funicule, massue des anteniies et pattes brun noiràtre, reste du funicule et derniers tarses jaune brunàtre. Milieu de l'épistome, front, moitié postérieure de la téte, còtés du pronotum (milieu du meson otum chez le grandes ^) et gastre luisants, lisses avec des points épars; gastre et còtés du pronotum faiblement chagrinés. Devant de la téte strie en long. Thorax réticulé ponctué, submat avec des rides longitudinales qui vont en divergeant sur la face basale de l'épi- notum. Les deux noeuds du pédicule finements ponctués et submats (parfois un peu luisant sur la partiè postérieure du duxième nooud). Pilosité dressée rare sauf autour de la bouche, au bout et dessous le gastre elle est assez clair semée. Pubescence espacée par tout, rare sur le thorax.

Téte un peu plus large que longue avec les còtés convexes et le bord postérieur droit, aussi large devant que derriòre. Les yeux occupent presque tout le tiers median des còtés. Aire frontale

343

distincte. Un silloii frontal atteint le milieu de la téte. Aretes fron- tales presque anssi longues que leur intervalle. Episteme faible- ment convexe, peu arqaé à son bord antérieur. Mandibules striées à la base, espacement ponetuées vers le bord terminal, lequel est oblique et arme de 4 dents dont les deux distales bien plus grandes. Antennes de 11 articles. Le scape dopasse un peu le bord postérieur de la téte, articles 3 à 7 aussi longs qu'épais, 9 et 10 subégaux. Pronotum comme chez Cr. f ricolor Gerät, bordé latéralement,abaissé devant, mais la suture promesonotale est presque transversale au lieu de s'avancer en coin comme chez ir/colo^. Mesonotum presque aussi large devant que long, médìocrement rétréci derrière, à còtés droits, bordés dans les deux tiers postérieurs qui sont di- stinctement concaves de droite à gauche et convexes d'avant en ardere vers le sillon metanotal. Face basale de l'épinotum le dou- ble plus large que longue formant une convexité qu'atteint presque, sur le profil, le pian du promesonotura. Son milieu est légérement impressionné, surtout en arrière. Face declive très oblique, peu concave de haut en bas, un peu convexe de droite à gauche, surtout dans le bas. Epines un quart à un tiers plus longues que la face basale et presque comme les deux tiers de l' intervalle de leur base, un peu divergentes et dirigées en arrière et un peu en haut. Premier noeud trapezoidal, aussi long que large, son bord antérieur transversal avec les angles distints mais arrondis et les bords latéi'aux rectilignes. Deuxième noeud complétement silloné au milieu et échancrè en arrière sans appendices au dessous. Gastre plus large que la téte, à bord antérieur transversal.

Fait partie du groupe tricolor et r-essemble surtout à la race rufoniger Em., mais elle s'en distingue par son epinotum concave et la téte plus lisse, celle-ci densement sculpture chez rufoniger et rufìmembrinn Sants., cette dernière race a le mesonotum bien moins concave derrière.

Guinee frangaise: Camayenne 2 ^.

Cremastogaster aegyptiaca Mayr st. seuegalensis Rog. v. devincta n. var.

^ Long. 4-4,3 mill. Variant du brun noiràtre au noir rougeàtre. Gastre noir. Pattes et antennes brun foncé. Sculpture un peu plus faible que chez senegale/isis. Le corps est un peu plus étroit, le scape un peu plus long. Le premier noeud du pédicule un peu plus long

344

qne large devant (plus court chez senegalensis de méme taille). Sillon metanotal peu profond, le bord postérieur du mesonotum ne forraant pas une si forte poition declive comme cliez senega- lensis. Du reste semblable.

Guinee francaise: Konakry 8 ^.

Ct: senegaiensis Rog n'est qu'uue race de Cr. aegyptiaca Mayr. Elle est durestc très variable, c est ainsi que les exemplaires de petite taille sont parfois privés d'épines.

La var. devincta est une forme plus meridionale; elle lessemble, par sa couleur, à la race Pharaonis Sants. de la haute Egypte mais cette dei-nière à les épines et le pi-eniier noeud du pédicule plus courte.

Cremastogaster stigmata n. sp.

(Fiff. 15)

^. Long. 3,5-4 mill. Bru.i rougeàtre foncé, derrière de la téte plus sombre. Gastre ocie jaune ou Jaune brunätre. Mandibules

devant de la téte et pattes rouge jaunätre plirs ou moins foncé, milieu du funicule aiti- culation des pattes et tarses plus jaunatres. Stigmates de l'epinotuni et anus jaune.

Submat. Front, moitié po- stérieure de la téte trés lui- sante. Pattes face declive de l'epinotum et gastre lisses ce luisants. Jones finement et taiblement striées en long. Thorax réticulé-ponctué avec quelques faibles rides concentriques sur le pi'onotum. Còtés du mesothorax densement ponctué. Les deux noeuds du pédicule superfìciellement réticulé. Quelques longs polls fins devant la téte aux hanches et à l'extrémité du gastre et quelques soles tronquées disposées par paire sur le corps. Pu- bescence rare sur le thorax, plus apparente sur la téte et le gastre bien que très espacée, plus abondante sur les membres.

Téte carrèe (un peu plus élargie derrière chez les petites ^'■^) avec les angles et les còtés assez arrondis, le bord postérieur droit ou très taiblement concave. Les yeux occupcnt un peu plus du troisième quart postérieur de la téte. Crétes frontales subparallè-

Fis'. 1.5.

Cremastogaster stigmata n. sp. ; profil rlu thorax, vu nn pen ohliquement.

345

les. Aire frontale imprimée, à bords postérieurs indécis. Episteme pen eonvexe, tròs peu arqaé le long de son bord antérieur. Mandibules assez fortement striées à la base, lisses avec quelque gros points dans le quart terminal, armées de 4 dents subégales. Antenne de 11 articles. Le scape atteint le bord postérieur de la téte. Artide 4 dn funicule un peu plus court qu'épais, ses voisins à peine plus longs. Massue de 3 articles mais les deux derniers be;uicoup plus épais: Le pronotum, non bordé devant, s'abaisse obliquement vers le col. Les còtés bordés mais peu saillants, le dessus légéremont eonvexe. Mesonotum presque droit sur le protìl avec une courte et faible déclivité vers le sillon raetanotal (lequel est peu profondi faiblenient eonvexe d'un coté à l'autre et non boi'dé. Sans saillies medianes, mais la sculpture un peu effacée devant au milieu avec la suture pronotale faible. Face basale de l'epinotum eonvexe, un quart plus large que longue et élargie en arrière, non bordée. Epines longues cornine un peu plus du tiers de l'intcìvalle de leur base (qui est droit on faiblement concave) dirigées en arrière et faiblement incurvées en bas. Stigmates très grands, situés imniédiatement sous la base des épines. Face de- clive concave. Premier noeud du pédicule aussi long que lai-ge devant, avec les angles antérieurs très arrondis et les bords la- téraux un peu incui'vés. Deuxième noeud fortement silloné au milieu et échancré derrière.

cT. Long. 2,7-3 mill. Brun foncé. Mandibules, pattes brun jauiiàtre. Antennes, proscutellum, insertions alaires et armure ge- nitale jaune terne. Luisant. Téte et pédicule très fìnement granu- leux. Dessus du mesonotum striolé en long, le reste lisse.

Pilosité dessée clairsemée. Pubescence rare sur le corp, assez espacée et adiacente sui- les pattes, plus courte plus relevée et plus riebe sur les antennes.

Téte trapezoidale, plus large devant que longue. Les yeux occupent un peu plus que la moitié antérieure des còtés. Premier nrticle de l'antenne (scape) le double plus long qu'épais, 2 ""^ piriforme, plus long que large mais pas plus large que les suivants qui sont plus épais que longs. Mandibules tronquées à l'extrémité (pii est moitié plus étroite que la base, environ qunfi'e tbis plus longues que larges.

Pronotum très eonvexe et débordant en avant. Scutellum débordant un peu en arrière au dessus du metanotum. Face declive

346

inerme. Les deux noeiids du pédicule très courts. Ailes hyalines, long'ues de 3-3,5 mill.

Nigeria: Olokemeji 6 ^ 7 cf.

Cremastogaster coelestis Sants.

Guinee francaise : Camayenne 2 ^.

Cremastogaster acaciae For. var. gloriosa n. var.

^. Long. 3,5-4,3 mill. Jaune un peu roussàtre, gastrejaune plus cu moins brunàtre. Lisse et luisante Devant de la téte, mandibules dos du thorax très légérement striès en long, (d'un jaune plus terne et plus striée chez le type). Thorax un peu plus large surtout la face basale de l'epinotura. Premier noeud du pédicule réguliè- reraent arrondi devant comme chez Cì\ ttfricana (plus large chez le type, du reste semblable.

Congo belge: Boma 12 ^.

Cremastogaster gambiensis André.

Conaky Guinee francaise: Camayenne 3 ^.

M.'" Forel, décrit dans la Rev. d' Ent. 1908 p. 140 une v^ir. longiruga en disant que le type de André à les rides épinotales transversales; c'est inexact, André écrit: « longitudinales» caractères que je retrouve sur un exemplaire type recu de M.'^' André. Je possedè du Redji: Lado (Reichenspenger) une var. k rides transver sales pour laquelle je donne le nom de tì-ansversiruga n. v.

Cremastogaster nigeriensis n. sp.

fFig. Ifi)

^. Long. 2,3 mill. D'un roux brunàtre avec la téte et le deuxième noeud plus foncé; les membres plus clairs. Le gastre est noir brunàtre et la base plus ou moins jaune brunàtre. Lisse et luisante. Quelques stries sur les joues, l'épinotum et les còtés des raeso et metathorax. Une paire de soies tronquées sur chaque noeuds du pédicule et quelques soies pointues autour de la bouche, de l'anus et des hanches. Pubescence mediocre, courte, plus ou moins relevée sur le thorax.

Téte aussi large que longue, un peu plus étroite devant, à còtés moyennement arquès. Bord postérieur droit ou très faible-

Fig-. IH.

Cremastoi/aster »igeriensis u thorax.

sp. : profll lUi

347

ment concave, et angles postérieurs très arrondis. Yeux assez convexes, occupant le deuxiéme quart postérieur des còtés. Crétes frontales un peu plus espacées 1' une de 1' autre que la distance qui les séparé des còtés de la téte. Aire frontale peu distincte.

Epistome faiblement carène, à bord antérieurlégérement aiqué. Mandibules lisses très luisantes de 4 dents, 1' apicale bien plus longue que les autres. Le scape dépasse un peu l'occiput, Les articles 3 à 6 du funicule plus larges que longs, les 8 à 11 bien plus longs que larges, massue de trois articles. Promesonotuin sans suture distincte, faiblement convexe au milieu avec les bords ai-rondis; Vu de devant plus étroit en haut qu'en bas. Vu de dessus les còtés sont rectilignes et un peu convergents en arrière dans les trois quart antérieurs puis plus fortement dans le quart restant ils dessinent une legere encoche. Partie postérieure du mesono- tum ti'ès declive sur le sillon metanotal lequel est peu profond. Face basale de l'epinotum faiblement convexe sur le profìl, le double plus large que longue, légérement plus étroite devant et un tiers plus courte que la face declive, qui est très oblique et concave dans le haut. Epines longues comme le tiers de leur in- terdille, horizontales et un p 'u plus longues que leur base au dessous de laquelle se trouve un stigma assez grand. Face supé- rieure du premier noeud du pédicule un cinquième plus longue que large devant il l'est environ un quart plus qu'en arrière. Le bord antérieur faiblement arqué et les còtés en ligne droite ou légérement brisée au tiers postérieur. Deuxiéme article non silloné ni échancré, ari'ondi dessus, un tiers plus large que long. Voisin de Wilüerthi Sants. mais en diffère par son thorax non bordé.

Nigerie du Sud. Lagos 6 ^.

('remastogaster pronotalis n, sp.

'^. Long. 3,8-4,5 mill. Rouge jaunAtre plus ou moins foncé au milieu du thorax. Pédicule et milieu des cuisses varie de brun jaunàtre, reste des pattes et antennes jaune testacé. Gastre et tiers

348

Fig. 17.

Pedicule de a) Crema stogaster Bequaerti For. b~i Cr. pronotalis n. sp. et e) Cr. rugosa André.

apical des épiues épinotales noir ou noir brunàtre. Moitié antérieure de la téte striée avec le fond faiblemeiit rugueux et luisant. Front et reste de la téte lisses et luisants (forteraent sculptué chez Cr. ru- go.sa André et Cr. Bequaerti For). Pronotum grossièrement réti- culé-riigueux avec un fond de sculpture densement ponctué et

assez luisant vu au micro- scope. Mesonotura avec la méme sculpture mais à direc- tion plus nettement longitu- dinale. Face basale fortement et régulièrement ridée excen- triquement de devant vers les épines. Face declive lisse au milieu striée sur les còtés. Còtés du pronotum lisses ou très finement reticules et lui- sants. Còtés des meso et me- tanotum l'idés en travers sur un fond densement réticulé ponctué et presque mat. Abdomen (toujours pedicule et gastre) lisse avec une ponctuation piligere clair semée. Pubescence longue et assez abondante, plus ou moins relevée sur les membres. Seulement quelques longs polls vers la bouche, sous la téte et le corps, et vers Tan us.

Téte plus large que longue et faiblement incurvée derrière chez les grands individus, plus étroite chez les petits ou le bord postérieur est plus transversal. Les yeux assez convexes occupent environ le deuxième quart postérieur de la téte. (Plus grands chez Cr. Bequaerti et plus petits chez rugosa). Aire frontale peu distincte et plus large que longue. Episteme non carène à bord antérieur faiblement arqué, lisse au milieu chez les grandes ou- vriéres. Mandibules striées, de 4 dents. Antennes de 11 articles. Le scape dépasse un peu l'occiput. Articles 2 à 5 du funicule aussi larges que longs. (Bien plus longs chez Bequaerti) La massue plus épaisse et le penultième article moitié plus long que large (Le double plus long chez Bequaerti) Thorax comme chez rugosa et Bequaerti mais le pi'onotum est plus court et phm, sans im- pression mediane devant il est fortement bordé eu are avec les épaules un peu moins prononcées. Mesonotum le double plus long au milieu que le pionotum dont il prolonge le pian. Bien moins impressionné latéralement vers la suture pronotale que chez Be-

349

quacrti, bordé avec une portion declive (;ourte, subverticale et une faible carène mediane. Epìnotum comme chez Bequaerti. Les épines sont aussi longues que la face declive avec laquelle elles forment un angle droit. Premier noeud trapezoidal, aussi large devant que long avec les angles antéi'ieurs arrondis mais bien marqués et non tronqués comme chez Bequaerti, le bord antérieur transversai (très arrondi chez rugosa). Deuxième article plus large que long sans sillon median ni impression. Nigeria: Olokemeji 4 §.

Var. (lakareiisìs n. var.

^. Long. 3,2-4 mill. D'un jaune brunàtre plus clair que le type. Premici' segment du gastre general ement brun jaunàtre. Tète lisse, joues plus faiblemeiit striées que chez le type de l'espèce. Thorax moins fortement sculpté, les rides du pronotum distinctement lon- gitudinales (indifferentes chez le type, franchement transverses chez rugosa André). Le scape atteint les bord occipital. Le pro- notum distinctement impressionné en long au milieu et séparé en deux parties laterales plus ou moins convexes comme chez 6V. Be- quaerti. Epines plus courtes et moins divergentes que chez le type- pour le reste semblable.

Senegal : Dakar 10 ^.

Cremastogasler (Oxygyiies) stadel inaimi Mayr.

Guinee frangaise : Conakry ^.

Creiiiastogaster (Oxygynes) stadelmautii Mayr. Var. doliehocephala Sants.

Nigeria: Ibadan, ^. Le noeud du premier article du pédicule est étroit comme chez la var. angustutata Mayr mais la téte est plus iongue que large tandis qu'elle est plus large chez angustutata.

Creinastogaster (Decacrema) edeutula n. sp.

(Fig. 18;

^ Long. 2 - 2,5 mill. Brun roussàtre clair. Antenne et patte jaunes, gastre plus ou moins obscuici dans sa moitié postérieure. Luissant, lisse avec une ponctuation piligère clairsemée. Còtés de

350

l'épistome, du mesonotum et epinotum très superfinellement reti- cules. Une paire de soies sur ehacun des segments thoraciques et pédiculaires ; très espacés et plus abondants sur le gastre et de vant la téte. Pubescence discrète partout.

Téte rectangulaire, un peu plus longue que large, faiblement arquée sur les còtés, à peine concave derrière. Les yeux assez

grands et convexes sont places au tiers posté- rieur.Crétes frontales di- vergentes et très espa- cées. Aire frontale large. Epistorae un peu con- vexe sans carène avec b un bord antérieur un peu

Fig. 18. arqué. Mandibules lisses

Cremastoyaster eüenUda : a) profit ; b) antiMine. aVCC QUelOUCS ''"rOS Ijoin-

ts, de quatre dents su- bégales. Antennes de neuf articles, massue de deux. Le scape atteint le cinquième postérieur. Articles 3 à 5 du funicule le dou- ble plus larges que long, le 2**"'" le double plus long que large. Promesonotum sans sutures distinctes, presque aussi large que long, le dos assez convexe à còtés arrondis en avant. Mesonotum subbordé derrière et sur les còtés qui sont plus droits. Face ba- sale de l'epinotum très courte, environ quatre fois plus large que longue, un peu convexe d'avant en arrière et trois tois plus courte que la face declive qui est très concave et bien bordée. Angles des deux faces mousses, inermes. Premier noeud un tiers plus long que large à cótés très faiblement arqués, plus étroit devant que derrière avec les angles antérieurs complétement effaces et les angles postérieurs relevés. Deuxième article arrondi, aussi long que large et plus étroit que le precedent. Gastre large.

cT- Long. 2,7 mill. Jaune grisatre clair macule de brunatre sur le thorax. Téte noiràtre: Pattes et antennes blanc jaunatre. Ailes hyalines à nervures pales. Lisse et Itiisant. Pilosité très clairsemée.

Téte, aussi large devant que longue irréguliérement arrondie en arriere des yeux. Ceux-ci occupent la moitié antérìeure des còtés. Mandibule d'une dent. Epistome convexe au milieu Une impression frontale distincte. Antennes de dix articles, premier et troisième subégaux, un peu plus longs que le deuxième qui est

351

globiileiix. Promesonotum tbrtement convexe. Scutellum et epino- tun dessinant chacun sur le profil une forte oonvexité de méme dimension. Premier noeud ari'ondi et très bas. Deuxieme noeud arrendi devant elargì derrière.

Guinee francaise : Kindia ^ cf .

Une § a le gastre très grossi par la presence d'un Mevmis.

Creiiiastogaster (Atopogynes) depressa Lat

Nigerie du sud : Lagos 3 9-

St. Poreli Mayr.

Cameroun Victoria 10 ^.

Nigerie du sud Alokemejs ^ Ibadan ^.

La race For eli n'est probablement que 1' ^ de depressa i. sp.

Tribù Myrinecinini Ashmead.

Atopoiuyriiiex Mocqiierysi André.

Dahomey: Kotonou 8 ^.

Atopomyrmex cryptoceroides Em.

Guinee fiangaise: Kakulima 2 ^. Maraou 1 ^. Kindia 6 ^ Nigerie du Sud : Ibadan 8 ^.

Tribù Meranopliiii Emery. Meranophis iiauus André.

9 (Non encore décrite) Long. 5,2 mill. Alle antérieure 5,7 mill. Milieu du mesonotum lisse, le reste de la sculpture un peu plus forte que chez le ^. L'epinotum torme entre les deux faces un angle dente. Ailes hyalines à nervures jaune pale; du reste Gom- me la ^.

Guinee francaise: Kindia ^ 9-

352 -

Calyptoinyrmex iiuininnlitìca n. sp.

^ Long. 2,6-2,7 mill. Bruii iioir; gastre brun rouge clair Mate. Téte, dessus du promesonotum et du pédicule couvert de grosses fossettes confluentes plus ou moins héxagonales sur le derrière de la téte et le dos du thorax, plus irrégulières sur le dicule avec une tendance à s'allonger sur le devant de la tete. Les rides qui torment V intervalle de ces fossettes sont faiblement luisantes. Chaque fossette est remplie par un gros poil squameux généralement circulaire et ombiliqué au milieu, d'un jaune d'ocre pale. Ces squames sont très abondantes partout, aussi bien sur le gastrequi est lisses et assez mat dessus, que sur les pattes qui sont un peu rugueuses et assez luisante, lei illes sont plus allongées, cooleaires et entrernèlées de gi'os poils courts lesquels deviennent prédominants sur les tarses. Sur les derniers segments du gastre, autant dessous que dessus, les squames foi-ment un rang simple et serre en bordure. ,,

L'épistome, les arétes frontales et le scape out une bordure de poils claviformes trés espacés. Il y a en outre des poils ordinai res un peu plus épais dans gouttière transverse de l'episteme, plus tins sur les mandibules et plus courts sous la téte. Reste du tho- rax glabre ii'régulièrement ride rugueux.

Téte un tiers plus étroite devant que derrière, à peine plus longue que large au quart postérieur. Bord occipital droit, forte- ment arrendi aux angles. Les aretes frontales débordent les bords de la téte et sont faiblement échancrés dans leur moitié posté- rieure pour laisser apparaltre les yeux Ceux-ci très convexes ont 10 facettes sur le bord d'un scrobe très profond. Portion frontale de l'epistome en triangle très allonge, la partie lobée fortement échancrée au milieu formant deux fortes dents divergentes. Man- dibules finement ponctuées-striées et mates en dedans, lisses et très luisante le long de leui' bord externe et vers leur bout, le bord terminal large de 7 à 8 denticules plus accentués en avant. Scape dilate dans sa moitié distale. Antennes de 12 articles. Pro- mesonotum bordé, peu convexe, aussi long que large devant, moitié plus étroit en arrière qu'en avant. Bord antérieur arqué avec les épaules anguleuses Les còtés sont presque rectilignes, le bord postérieur fortement échancré. Face basale de l'epinotum plus longue que large, très fortement concave d'un coté à Tautre avec

les bords largement relevès et léfo-érement échancrès d'avant en nrrière. Face declive égalemeiit bordée, fortement concave, formant sur Jes còtés avec la face basale un angle submutique. Premier aiticlc du pédicule avec un noeud d'un quai't plus large que long et bien plus court que sou petiole antérieur, aussi haut que large, bien ]ilus large à la base qu'au soramet lequel est arrondi. Deuxième ai'ticle aussi long mais un peu plus large que le precedent en ovale ti'ansversal. Gastre aussi large que la téte, k peine tronqué à la base.

Cameroun: Victoria 6 ^.

Tribù Solenopsidini For. SuB-TRiBU Monomoriinì Em.

Mouoiiioriiiiii salonionis L. st. siibopaciiin Sm.

Canaries: Teneriffe ^.

Moiioiiìoi'ìum bicolor Era.

Senegal : Dakar ^.

Guinee: Kindia, Mamou ^.

Oette espèce varie beaucoup. Les esemplaii-es de Guinee sont d'un l'ouge plus sombi'e. Il y a lieu de remarquer deux nouvelles formes. Je donne ici la clè dichotomique des races et variétés de l'espèce.

1. Gastre mat 2.

Gastre luisant. Basse Egypte. M. bwolor St. ni (idi ventre Em.

2. Pilosité chair semèe 3.

Pilosité assez abondante, Somalie. . . St. Iiirsìtiuni For.

3. a) Long. 2,6-2,8 mill, gastre noir avec uu reflet bleuàtre. . . . (z=:Var. coerulescens Sants) bicolor i. sp.

/;) Long. 3-3,2 mill. Gastre sans reflet, la base un pen rous-

sàtre. Haute Egypte v. ruflbasis n. var.

e) Long. 2 mill, gastre avec faible reflet bleu, le scape ne dopasse pas le bord occipital. Psammophores assez développès. Ponctuation du thorax plus prononcèe que chez le type. . . .

St. dakarensis n. st. Plusieui's ^.

Senegal : Longa (Roubaud) types. Dakar (Silvestri) 1 ^.

Bollett. di Zoologia Gen. e Agr. 2S

- 354

Monomoriuin Pharaonis L.

Senegal: Dakar 2 Q, ^.

Mououiorium floricola Jerd.

Nigerie du Sud : Lagos ^ 9-

Monomorium setnliferuin For.

Angola: Quifangondo 2 ^.

Monomorium (Holcomyrmex) gracillimum Sm.

Guinee fran^aise: Mamou 3 '§.

Monomorium (Mitara) atomus For. st. mictilis For.

Guinee frangaise: Mamou ^.

Le petiole du premier article pédiculaire est un peu plus long que chez les exemplaires d'Erythrée.

Sous TRIBÙ Soleiiopsidini Forel. Soleuopsis orbuloides Er. André.

^. (Non décrite) Long. 3,4 mill. Jaune, bord des mandibules et insertion des alles brune. La téte forme un rectangle un peu mo'ns allonge que chez l'ouvrière. Les yeux un peu plus grands que le tiers des còtés de la téte sont places en avant de son mi- lieu. Antennes de 11 articles, massue de 2 articles. Mandibules lisses de 4 dents. Carène de l'epistome écartées, peu saillantes en avant. Thorax très comprime, à profil dorsal rectiligne sauf le devant du mosonotura qui forme une courbe reguliere avec le pronotum qu' il surplombe k peine. Les deux faces de l'epinotum con vexes, formen t également une co urbe reguliere sans trace d'angle ni de bordure. Premier noeud conique, bien plus haut que long, le sommet aiTondi d'avant en arrière et sur les cótés est presque deux fois aussi large que long. Petiole antérieur aussi long que la hauteur du noeud. Deuxième noeud un peu moins long que large et aussi large et plus bas que le precedent. Gastre en- viron trois fois aussi large que le thorax.

Nigeria; Olokemeji ^ 9- » Lagos ^.

-- 355 -

Solenopsis punctaticeps Mayr.

Angola: Quifangando, 1 ^.

Solenopsis punctaticeps Mayr. var. indocilis n.

^. Long. 1,8-3 mill. Téte et thorax jaune rougeàtre, le reste jaune. Pilosité assez reguliere, un peu plus courte, sur les tibias. Téte plus carrée. Le premier noeud un peu plus large à la base avec le petiole antérieur un peu plus court, le sommet plus aminci. 9. Long. 5 mill. Brun rouge Mandibules antennes pattes deuxième noeud et gasti-e jaune Pilosité assez courte. Aile supé-

rieure longue de 5,6 mill Dents de l'epistome saillantes et espacées com- me chez le type. Le premiei- noeud un peu plus étroit au sommet. Du reste comme le typcr

Guinee frangaise: Mamou 7^5 9-

Solenopsis pylades For. V. itinerans For.

Guinee frangaise: Conakry 4 ^.

Tribù Pheidoiogetini Emery.

Auelens diabolus Sants.

{ = Oligomynnex diabolus Sants. Bull. Soc. Ent. France 191^ p. 459-4fì0) (fig. 9).

%. Long. 2,4-2,6 mill. Jaune un

peu roussàtre. Téte rouge brunàtre,

le devant jaune rougeàtre, gastre

jaune grisàtre, pattes et antennes jau-

nes. Densement ponctué reticule, mat.

Mandibules occiput et dessus du pi'o-

mesonotum lisses, espacément pontués

et luisants, gastre finement ponctué avec un reflet graisseux. Jones

et còtés de l'epistome striés en long. Un réseau de rides plus ou

moins concentriques autour de l'aire frontale devenant transver-

Fig. 19.

A)ieleus diabolus Santis. : a) et h) Téte du ÜJ ; e) Profil du thorax; d) protìl de 1' ^ ; e ) tète de 1' 9 ; f) uiandibule de r ?

856 -

sales vers I'occiput se supperpose à la sculpture de la fete qui est plus forte que sur le reste du corps. Pilosité dressée assez abon- dante et assez courte par tout y compris les appendices elle est plus oblique, plus pubescente.

Tète rectangulaire, un quart plus longue que large à còtés un peu arqués, surtout en arrière. A bord postérieur échancré avec les angles réflechis en avant en forme de cornes. Un ocelie me- dian chez les grands individus. Yeux très petits situés en arrière du tiers antérieur des cótés. Le scape rèdine atteint le milieu de la tète. Articles 2 à 5 du funicule aussi iarges que longs, les sui- vants plus longs. Epistome bicarèné, ci'eusé en gouttière, èlargie en avant entre les carènes. Son bord antérieur échancré au milieu et taiblement téstonné sur les còtés Mandibules de G dents. Pro- mesonotum globuleux. Suture promesonotale étfacèe, sillon meta- notai peu profond. Le metanotum peu saillant mais distinct. Face basale de l'epinotum subbordé dessus, aussi longue que large der- rière plus conte que la declive qui est concave de haut en bas et avec laquellé elle forme un angle inerme mais distinct. Premier noeud un peu plus haut que la longueur du petiole antérieur, le sommet ari'ondi est deux fois aussi large que long. Deuxième noeud un quart plus large que long, rétrèci en avant il est aussi large que le precedent; gastre un peu anguleux de chaque cotés du pèdicule.

^. Long 1,2 mill. Jaune. Assez luisante. Densement ponctuèe. Dessus du promesonotum, des noeuds et du gastre lisses avec une ponctuation piligère moins serrée. Pilosité comme chez le % mais plus courte.

Téte rectangulaire, un tiers plus longue que large, les còtés presque droits et paralleles, le bord postérieur droit. Yeux dune facette, un peu en avant du milieu. Epistome avance en lobe arrondi sans carène distincte. Mandibules de 6 dents. Le scape atteint le cinquième postèi'ieur de la téte. Les articles 2 à 7 du funicule bien plus Iarges que longs. Promesonotum sans suture, faiblement convexe avec les épaules arrondies. Sillon mesonotal peu profond. Face basale de l'epinotum subbordée, aussi longue que la declive, inerme. Premier article du pèdicule un quart plus bas que long et environ quatre fois plus long que large. Le noeud est arrondi en dessus et distinctement plus long que large. Deux- ième noeud plus èpais que le precedent et plus long que lai-ge.

Cameroun: Victoria 2 c^ 2 Q^..

357 -

Aiieleus Silvestrii n. sp. (fig. 20).

0[[. Long- 2-2,5 mill. Roux testacé. Téte ponctiiée avec un lache réseaii de rides comprenant de 4 à 8 points dans chaque maille et se disposant trans v^ersale men t en arrière tandis que sur la moitié antérieure de la téte les rides sont longitudinales et que

la ponctuation s'efface dans leurs intervalles qui deviennent lisses et luisants. Jones, epistome mandibules et milieu du front lisses et luisants chez le 9^ de 2 mill. Thorax ponctué, l'epino- tum l'est très densement le promesonotum plus faiblement mais en outre irrégulièrement et assez

Fig. 20.

Aueleus Siloestrii n. sp. : a) "3i téte ; b) ^ proftl du

thorax ; e) $ profll, téte vue obliquement ; d) ^ thorax

vu de de.ssiis ; e) 9 tète vue de face.

foi'tement ridés en tra- vers. Ses deux noeuds plus du moins lisses , gastre lìsse. Pilosité jau- nàtre, pointue et courbée assez clair-semée (plus courte et plus abon- dante chez A. condenscena Sants) Pattes et antennes très pubescen tes. Téte rectangulaire, un cinquième à un quart plus longue que large, les còtés faiblement arqués, le bord postérieur très échancré et bordé d'une faible créte chez les plus grands soldats. Yeux de 6 à 8 facettes au quart antérieur des còtés. Epistome bicarèné, échancré au milieu de son bord antérieur. Mandibules larges, armées de cinq dents distinctes. Le scape atteint presque le milieu de la téte. Articles 2 à 7 du funicule bien plus large que longs, le 8*""*^ un pen plus large. Promesonotum convexe comme chez ^4. perpu- sillus Em. Suture promesonotale indistincte, indiquée par une ou deux rides plus fortes que les voisinès Sillon metanotal assez profond, le metanotum fait une lógère sail lie. Face basale bordée fortement divergente en arrière et en dehors, terminée par de fortes dents. Premier noeud aussi haut que le petiole antérieur, plus haut que chez .1. perpusillns et le sommet de l'écaillc plus épaisse. Deuxième noeud subrectangulaire (vu de dessus) un tiers

358

plus large que long, les cotes peu con vexes. Gastre échancré en avant.

Còte d'Or: Aburi 1 ^ 2 %.

Aeromjriua vorax Sants.

'^. Long-. 0,8 mill. Jaune. Pattes antennes et gastre plus clair, borei des mandibules brunàtre. Tète sauf le front, thorax moins le pronotum, et pédicule mat et densement ponctué réticulé. Le reste luisant et lisse avec quelques points espacés. Pubescence assez abondante surtout sur les pattes et les antennes. Pilosité dressée rare bien plus rare que chez A. ISosida/nbo For et Trae gaordlii Sants. Téte plus longue que large à còtés assez con- vexes et bord postérieur droit. Yeux d' une seule facette atro- phiée situés au tiers antérieur des còtés. Episteme luisant, convexe, arqué en avant, inerme. Mandibules lisses, de 5 dents subégales. Un léger sillon median va du front au bord postérieur. Le scape atteint le quart postérieur de la téte; le dernier article de lan- tenne est presque aussi long que le reste du funicule. Articles 3 à 8 plus du double plus larges que longs; pris ensemble il sont aussi longs que le 2"® article de 1' antenne. Thorax un peu plus court que la téte. Promesonotum un peu convexe. Sillon metanotal un peu moins profond que chez TraegaordhL Face basale de l'epinotum rectangulaire à peine plus longue que large et taible- raent convexe. Face declive bordée d'une étroite lamelle translu- cide dentée à ses deux extrémités.

Premier article du pédicule plus long que haut (Plus hauts chez Traegaoì-dìii). et arrondi en dessus et en dessous. Deuxième article bas en ovale transversai, plus large que le precedent (Plus large chez Nosidambo). Diffère en outre de ces deux espèces par la sculpture plus forte de la téte.

Còte d'Or: Aburi 1 seule ^.

Oligomyrmex augoleusìs n. sp. (Fig. 21).

%. Long. 0,9-1 mill. Jaune roussàtre, téte plus rougeàtre, ga- stre jaune brunàtre, pattes et antennes jaunes. Mandibules, milieu de l'epistome, occiput, mesoepinotum, dessus des deux noeuds et gastre lisses et luisants. Téte, reste du thoi'ax mats et ponctués. Le dessus de la téte est en outre densement et assez finement ride strie en long. Le fond des stries est plus luisant et moins ponctué en avant vers Ics joues et l'epistome qu'en ardere. Sur

359 -

les còtés de la téte les stries s'aiiastomosent plus ou moins. Quel- ques longs polls disperses sur le corps, la pubescence est surtout distribuée sur les membres et la téte.

Téte rectang'ulaire, un quart plus longue que large à còtés un peu convexes et bord occipital légérement échancré. Yeux

Fig. 21.

Oligomyrmea: angolensis n. sp. : j\- téte de face et profll du corps.

d'une facette, un peu en avant du tiers antérieur des còtés. Epi- stome bicarené, échancré au milieu de son bord antérieur, con- vexe d'avants en arrière. Le scape dépasse un peu le milieu de la téte. Articles 3 à 7 de l'antenne un peu plus épais que longs, le deiiiier de la masse aussi long que les 6 precedents réunis. Mandibules de 4 dents. Promesonotum globuleux, un peu plus long que large avec la suture promesonotale peu distincte. Sili on metanotal assez imprimé. Face basale bordée, échancrée et élargie derrière et un peu plus longue que lai-ge, terminées par deux dents longues comme le quart de leur intervalle, larges à leur base. Face declive fortement bordée, concave. Premier article du pédicule un peu moins haut que long, son noeud ai'rondi au sommet est presque le double plus large que long. Le sommet du deuxième noeud à peine plus large que le premier mais seulement d'un quart plus court que large. Gastre court, échancré de chaque coté du pédicule. Très voisin de 0. Alluaudl Sants. et JeanneU Sants. mais chez le premier la téte est plus courte et la sculpture plus lisse chez le deuxième.

^. Long. 0,8 mill. Jaune roussàtre. Téte, epinotura et còtés du !*"■ noeud mats, densement et finement reticulés-ponctués, le reste luisant et lisse. Téte un peu plus longue que large, plus longue que chez 0. Alluaudi et muins élargie derrière. Le scape

360 -

atteint presque le quart postérieur Manclibules. de 4 dents. Thorax large devant et plus épaulé que chez AUuaudL Face basale de I'epinotum bieii plus large que loiigue avec les dents médiocres, aussi larges à la base que longues. Premier article du pédicule un peu plus long que haut et un peu plus large au sommet que chez Alluaudi. Deuxiéme noeud arrendi, plus éti'oit. Angola: Quifangondo 3 ü|, 2 ^.

Oligoiiiyrmex debilis Sants.

(Bull. Soc. Ent. France 1913 p. 459) (fig 22).

%. (non décrit) Long. 2,5-2,6 mill. Rouge jaunàtre , gastre et mandibules jaunes un peu brunatre, bord des mandibules noi- ràtre, pattes et antennes jaunes. Luisant. Dessus de la téte submat, strie ride en long avec les intervalles très fìnement et densement ponctués surtout dans les deux tiers postérieurs de la téte et par seme de quelques gros points espacés. Mandibules , milieu du clypeus, dessus du promesonotum et gastre lisses avec quelques petits points espacés. Còtés du promesonotum et dessus des deux noeuds fìnement reticules , reste du thorax et du pédicule den- sement ponctué. Quelques soies assez longues sur l'abdomen, d'au- tres plus courtes fines et l'edressées sur la téte et le thorax. Pattes antennes pubescentes,

Téte rectangulaire, un quart plus longue que large, à còtés paralleles et presque droits, le bord postérieur échancré dans son tiers median, convexe et arrendi dans les tiers externes qui sont en outre hordes d'une petite créte transversale. Un ocelle median. Yeux d'une facette an tiers antérieur. L'épistome a deux carè- nes mousses au sommet limitant en dehors les fosses anténnaires, sun bord antérieur échancré au milieu et festonnè sur les còtés. Antennes de iO articles (quelque fois 9). Le scape atteint le mi- lieu de la téte. Mandibules de 5-6 dents. Pronotum convexe en disque ai'rondi aussi large que long et bordé en avant. Suture me sonotale distincte. Mesonotum un peu plus large que long sur les còtés , fortement échancré en avant. Sillon metanotal asscz pro- fond. Face fasale de l'épinotum un peu plus large que longue, boi - dèe, échancré denière, un peu convexe en avant. Angles des deux ftices mutiques. Face declive un quart plus longue et un peu con- cave en haut. Pieniier article une fois et demi plus long quo

36t

hniir, le noeud assez bas et a>Tond' au sonimet est en ovale tiaiis- voisal , le double plus lara^e que long. Deuxième noeud moitié ])lus large que le precedent, environ deux tiers plus large que

Fig. 22.

Oligomyrmex debiiis 8auts. : a) '\ profil du corps ; b) -U- téte ; e) '^i thorax vu de

dessus ; d) '^ antenne ; e) ? antenne ; t) $ téte ; g) processus épiuotal ? ; h) o ;

i) O pédicule vu de dessus ; j) ¥

long, arrondi dessus, devant et sur les còtés. Gastro non échan- C'ié devant, ovale, assez grand.

'^. Long 0,8 mill. Jaune brunatre; téte brun jaunatre; pattes, antenne« et mandibules jaunes. Lisse et luisante avec quelques points épars plus nombieux sur le vertex. Epinotum ponctué-ré- ticulé, assez mat. Pubescence courte assez relevée.

Téte un sixìème plus longue que large à còtés assez ai-qués, aussi large en avant qu' en arrière le bord est droit et les angles moyennement arrondis.

Epistome convexe, subbicaréné, à bord antérieur entier et a- vancè. Antennes de 9 articles. Le scape atteint le cinquième stérieur ; les articles 2 à 6 du funicule plus larges que longs, le dernier presque aussi long que le leste du tunicule. Promesono- tuni un quart plus long que large sans sutures distinctes, les épau- les marquees mais arrondies. Suture metanotale enfoncée. Face

362

basale de 1' épinotura bordeé, presque aussi longue qae large, la face declive bordée lateralement d'une lamelle de tìssus spon- gieiix. Premier article du pédicule moitié plus long que haut avec un noeud bas et arrendi dessus et devant , aussi lai-ge que long au sommet. Deuxième article en ovale transversal, la moitié plus large que long. Gastre assez grand.

cf. Long. 3 mill. Noir un peu brunàtre, pattes antennes et fu- nicule jaune-brunàtre. Luisant. Téte, dessus du thorax, épinotum et pédicule fìnement ponctués. La te est en outre finement strio- lée en long. Une pilosité peu longue , fine , assez oblique et en- tremelée à la pubescence sur le corps est passablement abondante. Pattes et antennes seulement pubescentes.

Téte trapezoidale , aussi large devant que sur les còtés. Les yeux aussi grands que la moitié des còtés sont places près des

angles antérieurs. Un sillon va de r ocelle median à 1' épi- stome qui est f^rtement ca- rène. Mandibules étroites, de 3 petites dents. Le scape est plus épais et plus court que le troisième article de 1' an- tenne. Mesonotum aussi large que long avec un sillon de Mayr incomplet. Scutellum triangulaire aussi large de- vant que long. Épinotum étroit convexe et inerme. Sommet des deux noeuds faiblement convexe en ovale transversal. Deuxième noeud environ deux tiers plus large que le pre- mier. Gastre long et étroit. Les stipites long et ètroits, arquès en dedans arrondis à 1' extrèmitè et creusé intérieurement en gouttière.

Guinee franpaise: Kindia 5. 9\.cf.et Conakry, Caraayenne ^. Q[.

Carebara Silvestrii n. sp. (Fig. 23).

Fig. 23.

Carebara Silvestrii 9 n. sp. : a) profil ; b) dos ;

e) tete de face.

^ Long. 1,5-1,8 mill. Jaune, assez luisant, lisse avec une ponc- tuation pilifere et une pilosité comme chez C. vidua Sm.

oho

Cai-eboi-a annodi For.

a) profll (hi thorax; b) dos du niènie; e) téte.

Téte un peu plus longue que large ( \/t ), épistome couvexe, ^ lobé comme chez

vid/ra, subbordé du coté des fosses an- tennaires . Mandi bules de 4 fortes dents. Le scape at- teint le quart posté- rieur de la téte. Promesonotum le double plus long

que l'épinotura (un tiers plus loug chez vidua). Face basale in-

complétement bordée, plus

courte ou aussi courte que a^

le face declive. Premier '^^^ ^

noeud distinctement plus ^^

étroit que le suivant, assez

longuement pédiculé de

vant. C est peut étre 1' ^

incomme de C. sìchelii

Mayr

Guinee frangaise : Ma-

mou ^. ^ Fis- 2-^-

J^énéo"al ThieS ^ Carehara vidua Sm. '^ a) profil du corps; b) le méme

'^ ' ^' vu de dessvis ; e) téte de face ; d) niaudibule.

Les ^ de Caì-ebara atìicain méritant une étude plus attentive, ]e donne ici la clé analy-

tique des espèces avec les figures. L'Oligoinijì' mex arnoldi Forel. est aussi un Carehara.

A). Mandibules de

3 dents, Rhodesia. . C. arnoldi For.

B). Mandibules de

4 dents. 1. Face basale de

r épinotum bordée et plus longue que la face declive C. vidi' a Sm. 2. Face basale de 1' épinotum plos courte.

Fig. 26.

Careharn Arnoldi For. ^ a) thorax vu du dos incme de profil; e) mandibules; d) téte.

bi le

8ß4

a) V noeud du pedicule '/^ plus étroit que le suivant. . C. SilvestìHi n.

b) P'" noeud aussi large que le suivant . C.junodi For.

Paedalgiis iiifimus Sants, (Fig. 27). {Oligomyrmex iiifimus S;ints. Bull. Soc. Ent. France 1913 p. 459).

^. Long. 0,8 mill. Jaune; pattes et antennes janune pale. Den- sement ponctuée. Mate. Episteme, dessus du promesonotum et des deux noeunds du pedicule, et gastre lisses avec une ponctuation pi- lifere espacée. Pubescence courte et assez clair-semée. Quelques poils dresses autour de la bouche et sur l'extrémité de l'abdomen.

Téte rectangu- laire, aussi longue que large , à còtés un peu convexes et plus rétrécie en avant qu' en arriè- re le bord est presque droit Yeux nuls ou réduits à une très petite ta- cile pigmentée au tiers antérieur des còtés. Le scape do- passe un peu le quart postérieur. Articles 2 à 7 du funicule bien plus épais que longs, le 8*'™*' un peu plus long qu' épais , le dernier très épais et aussi long que le reste du funicule. Epistome bicaréné, étroiteraent échancré au milieu de son bord antérieur qui avance un peu, prolongé en arrière entre les arétes frontales Aire frontale indiquée. Mandibules de 4 dents, la dernière placée en avant de l'angle postérieur qui est inerme. Promesonotum deprime , sans sutures. La sutui-e raetanotale peu distincte. Pronotum fortement épaulé presque aussi large de van t que long, subbordé. Face basale de 1' épinotum rectangulaire, un peu plus longue que large, fortement bordée et un peu concave de droite à gauche , fortement inclinée en arrièi'e. Face declive aussi longue que la pi'écédente bordée par un processus lamellaii-e

Fig. 27.

Paedalgus infimus Sants. V. a) profll; b) face superieure; e) pro- cessus épinotal ; d) tète ; e) antenne.

865

qui rappelle celui des Strumigenys. Premier article du pédioule aussi haut que long, le sommet du noeud 2 Va fois plus large que long, le noeud suivant encore un peu plus large, en ovale transversal; gastre largement échancré devant.

Guinee frangaise : Kindia quelques '^ et larves.

L'absence de Soldats , les palpes de 2 articles et autres ca- ractéi-es me font ranger cette espèce dans le genre Paedalgus Forel. bien que la massue des antennes ne soit que de deux ar- ticles comrae chez le autres Oligoynyrmex.

Dureste chez un exemplaire type de P. esche rlchi For. le T*""'" ai tide de l'antenne est, comme chez P. infinius, k peine plus grand que le precedent. Les larves sont glabres. Diffère du P. escJierichi par sa sculpture plus faible et surtout par son épinotum plus long.

Tribù Tetramoriiiii Emery. Tetranioriuin pusilluni Em. var. auxia nov. var.

^. Long. 2 mill. Noire. Mandibules pattes et antennes jaune brunatre. Assez luisant, ride en long avec de petits points espacès

dans r intervalle des stries qui sont assez luisants. Fond des scrobes, cótés du tho- rax, moitié postérieu- re de la face basale de r épinotum et face declive densement et régulièrement ponc- tués. Les deux noeuds du pédicule un peu plus fìnement ponctués avec quelques rides longitudinales. Gastre lisse. Mandibules lisses avec quelques points espacès et quelques faibles stries à la base , de deux dents api- cales, le reste indistinctement denticulé. Le thorax est assez de- prime en avant et resseré au niveau de la suture mesoepino- tale , laquelle , ainsi que la promesonotale est effacée. Épinotum plus dente que le type. Deuxième noeud en ovale transversai, des 2/3 plus larges que le precedent.

9. Long. 2,3 mill. Alle antérieure de 2,5 mill, hyalines à ner- vouses jaune brunàtre, du leste comme chez le type.

Guinee frangaise : Camayenne près de Conakry. ^. 9-

Fig. 28. Tetra IH or ium pusilhiin Eni. var. inixifi u. vai'. 9

366

Tetramorium pusìllum Em. var. exoleta n. v.

^. Long. 1-6 mill. Brun roussatre clalr, gastre brun de poix, pattes, antennes et mandlbules jaunes. L'épinotum est plus forte- ment dente que chez le type un peu plus que chez la var. anxia, le premier noeud est un peu plus court, un peu moins luisant que chez anxia du reste identique. Fait aussi passage au T. intextum Sants. qui pourait étre rattaché au pìisiUum comme race quand on en connaitra les formes sexuées.

Nigerie: Lagos 6 ^.

Tetramorium africaiium Mayr.

Cameroun: Victoria 2 ^. Guinee frangaise : Conakry 2 ^.

Tetramorium aculeatum Mayr. Cameroun: Victoria 1 ^.

Tetramorium sericeiveutris Eni.

Gruinée fran^aise: Conakry 1 '^. Nigerie: Ibadan 4 ^.

Tetramorium blochmauui For. v. uigriventris Stitz.

Guinee frangaise: Kakulima 2 ^.

Tetramorium grassi Em.

Cape de B. E. Constencia 2 9 2^.

Tetramorium capeuse Mayr.

Cape de B. E. Stellenbosch 1 ^. Constancia 4 9-

- 367

Tetramoriiim caespitum L. st. schultzei For. Cape de B. E. Stellembosch 1 ^.

Fig. 29.

Tetramorhim cameritnense Mayr. v. Woelhroeciii For. $

Tetraiiioriiuii caiiieruueuse Mayr. var. Woelbroecki For. (fig. 29).

Nigerie cUi Sud: Lagos 2 ^.

Xiphomyrmex orbiceps n. sp. (fig. 30).

^. Long. 2,3-2,5 mill. Noir ou noir brunatre. Mandibules, funicule et aiticulations des pattes jaune roussatre. Quelques polls dresses sur le devant de la tète. Antennes et tarses assez pubescents , le reste glabre. Très luisant et entiérement lisse (sans les fossettes de X fossidatum For.).

Téte arrondie un peu plus large que longue, légèrement convexe derrière. Les yeux occupent un peu plus du cinquième median des còtés de la téte. L' episteme plat en avant a une

iOS

faible carène mediane dans sa nioitié postérieure de chaque coté de laquelle il est foitement impressionné. Son bord antérieur s'avance un peu en un lobe orné de cinq faible crénelures. Les crétes frontales assez rapprochées en avant s'écartenc fortement

en arrière pour atteindre le quai't l)Ostérieui' de la téte bordant en avant un sci-obe pian non deli- mitò den- èi'e. Le scape depasse légérement le bord occipital. Ar- ticles 2 à 7 plus épais que longs. Mandibules lisses, de 3-4 dents fortes et irrégulièrement espacée, (paifois un deiìticule suplémen- taire enti'e la deuxième et la troi- sième). Thorax beaucoup plus étroit que la téte à sutures obsoletes. Le bord antérieur arqué formant des angles nets, les bords latéraux festonés. Epines de l' épinotum épaisses à la base, divergentes, longues comme le quart de la longueur du thorax. Epines me- tasternales aussi longues que la moitié des pi'écédentes. Premier noeud du pédicule un peu plus court que son petiole, toi tement arrendi sur les còtés et devant et, de droite à gauche au som met lequel est presque aussi large qu' à sa base. Deuxième article plus large que le precedents vu de dessus il est en ovale trans- versai et aussi large que haut. Gastre arrondi, aussi long que large.

Très voisin de T. fossulalum Foi-. dont il difìère surtout par sa téte cirrondie, l'absence de fossettes et l'épistome non échancré devant.

Cameroun: Victoria 3 ^. Còte d'Or: Abury 4 ^.

Fig. 30.

Xiphomyrmex orbiceps u. sp. $

Xiphomyrmex Muralti For.

O (non encore décrite). Long. 2,5 mill. Le mesonotum est ride en long dans la moitié postérieure et deux rides sur le scutellum.

869

Epines épinotales plus robustes et plus paralleles. Sommet de réeaille du premier noeud ti'ois fbis plus large que long (épais>.

Deuxième noeud également bien plus large que chez l'ouvrière. Du reste semblable. Les ailes manquent. Còte d'Or: Abury 1^19.

Xiphoiiiyrmex Muralti Foi\ St. flavithorax n. st. (fig. 31).

^. Long. 1,8 mill. Difitèr-e du type par la couleur du thorax qui, corame les mandibules, les antennes et les pattes est entièrement jaune clair tandis que le reste de la téte et r abdomen sont noir. Lisse, sauf quel- ques rides disposées corame chez Muralti mais en plus il y a quelques rides longitudinales interrorapues sur le pronotum et, en revanche, la ride située entre la mediane et celle bordant le sci'obe est beaucoup plus courte et attent seu- leraent le tiers antéi'ieur de la téte. En avant elle se poursuit sur l'épistome corame chez le type. Le devant du pronotnm est plus ou moins rugueux et submat. Mandibules de 6 dents. La téte est un peu plus courte. La suture promesonotale faiblement indiquée- Les épines un peu plus longues et les deux noeuds du pédicule légéreraent plus larges.

Còte d'Or: Abury 1 ^.

Fig. 31.

Xiphomyrmex Muralti For. st. flavi-

thorax n. st. 9

Xiphomyrmex mimiscuhis n. sp. (fig. 32)

^. Long. 1,7 raill. Noir. Mandibules, antennes et pattes jaune brunàtre, cuisses et funicule plus foncés. Une pilosité relevée, fine, assez courte et blanchàtrc abonde assez partout. Luisant. Sculpture fondamentale lisse avec des rides longitudinales dispo- sées corame chez T. Muralli For. mais plus norabreuses etsouvent intei-rompues sur la téte et le thorax (environ 5-7 d' un scrobe à 1 'autre). Jones et còtés de la téte en dehors des scrobes lache - ment ridés réticulés. Meso et raetapleure ponctuées, le reste lisse. Téte rectangulaire, '/e phis longue que large, faiblement rétrécie

Bolletl. di Zoologia Gen. e Ayr,

H70

devant, à còtés presque droits. Bord postérieur faiblement convexe avec les angles un peu arrondis. Les yeiix, places un peu en avant du milieu des còtés sont assez convexes et aussi grands que lo quart des còtés. Mandibules lisses, espacement ponctuées à bord terminal arme de 6 dents, plus étroites que chez T. Mu)-aìti.

Episteme arrendi en ariière avec une ride mediane te- nant lieu de carene, con vexe d'avant en ardere et presque droit transversale- ment, sur un bord antérieur faiblement arqué. Le scrape atteint le cinquième posté- rieur de la téte et est en- tièrement regu dans un scrobe plat complétement bordé d' une aréte comme chez T. Murala. Thorax comme chez cette derniére espèce mais un peu plus large devant, l'épinotum plus court ainsi que ses épi- nes, qui sont en outre i)lus larges k leur base. La face declive est plus concave, les épines ìnférieure très réduites. Le premier noeud du pédiciile plus long que large avec un profil rappelant celui de T. caespiinm L., la face supéi'ieure convexe de droite k gauche à peine convexe d' avant en arrière. Deuxiè- me noeud une demi fois plus large que long en ovale trans- versai, plus large que le precedent.

Cette espèce est très voisine de T. Muralli For. mais s' en distingue surtout par la forme du pédicule et de la téte. Cameroun: Victoria 1 ^.

Fig. 32. Xiphomyrmex minusciiltis n. sp.

Xiphomyrmex atomuiu n. sp.

^. Long. 1,2-1,3 mill. Jaune, bord des mandibules, arétes fron- tales et articulation des antennes jaune brunàtres. Soies jaunes, obtuse, longues comme le 2*^'"® noeud et distantes de leur lon-

371 -

g'ucLir. Pubescence très ròire sur le corps, passable sur les pattes, plus abondante sur les tarses et les antennes. Mat. Fond de la sculpture fineineiit róticulée ponctuée assez superficielle par place plus acceiituée sur la téte, le col du pronotuin et les cótés du thorax. Celui-ci à en outre un lache róseau de rides grossières longitudiiiales. Quelques courtes rides vers 1' occiput et deux autres plus taible pros des crétes frontales. Celle-ci prolongées sous forme de rides sur l'épistome. Gastre lisse.

Téte i-ectangulaire, un peu plus longue que large, un peu ré- trécie en avant, les còtés assez convexes surtout vers le angles po- stérieurs qui sont largement arrondis, le bord postérieur peu con- vexe et l'occiput assez fortemeut échancré vers le col, Yeux assez bonibès, places entre le milieu et le tiers antérieur des còtés dont leur diamètre égale environ le cinquième. Epistome convexe et arqué assez large entre les arétes frontales avec une aire frontale mal indiquée. Les ai'étes frontales atteignent le sixième postérieui- de la téte et sont continuées jusqu'à celui-ci par une l'ide irrégulière liinitant en dedans un scrobe peu profond, ponctué réticulé et non délimité en dehors. Le scape dépasse à peine le bord occipital. La inassue du funicule est formée de ti'ois articles, mais le premier est à peine plus d'un tiers plus gi-and que le precedent, tandis que les deux suivants sont beaucoup plus grands. Articles 3 à 7 plus hirges que longs. Mandibules fìnements striées de 4 dents. Thorax sans sutures distinctes, environ le double plus huge dcvant que long, le bord antérieur droit d'une épaule à I'autre. Promesonotuni un peu convexe, à còtés subbordés par le dévcloppement des rides. Face basale de l'ópinotum un peu abaissée, rectangulaire, un quart plus longue que large separée du mesonotum i)ar une ride transversale plus ou moins compiette. Face declive concave etfortement bordée, lobées aux angles inférieurs. Epinesépinotales, étroites rectilignes sur le profll, légeremént arquées en dedans, aussi longues que leur intervalle (a l'extremité) et que la face declive. Pi'emier noeud en cube comprime, le bord supero-anté- rieur airondi de droite à gauche. Le bord postero supérieur arrondi d' avant en ari'ière, un peu plus haut que long et un quart plus long que lai'ge. La face supérieur droite, la face an- téiieure perpendiculaire ou un peu oblique en bas et en arrière de facon que le bord supérieur est un peu surplombant Le pe- tiole antérieur est un peu plus long que le noeud, légéreraent

372 -

convexe dessous et inerme. Deuxième noeud un quart plus large que long- et que le precedent, droit devant, arrondi derrière.

Très caracteristique par sa petite taille et ses antenne.

Gabon : Libreville 4 ^.

Tribù Cataulacinì Emery. Cataulaciis tardus n. sp. (fig. 33).

^. Long. 6-6,5 mill. Noir. Scape, genoux, coté externe des ti bias postérieurs et derniers tarses rouge brun. Tibia« antérieurs i-ouge jaunàtre. Quelques poils dresses, courts et tron qués vers la bouche et l'extreraitè du gastre, le scape et les tibias. Pubescence presque nulle sauf sur le funicule. Mate. Entièrement et finement ponctuée en de à condre. Sur cette sculpture tondamentale s'étale un lache rèseau de rides espacèes à direction 1'' longitudinale sur le de- vant de la téte et le dos du thorax, elles sont assez reguliéres, 2" transversale sur le devant du pronotum, les còtes du thorax la face declive de l'epinotum, 3" plus irrégulière et ci a vantage anastomosée sur le reste de la téte et le gastre. Sur ce dernier, les rides sont très affaiblies et s'effacent presque. Le premier noeud est gros>ièrement ride en travers devant et en long dessus et sur les còtés Le deuxième noeud est grossierèraent ridé-réticulé dessus et ri- de en long devant. La téte est en outre parsemée de gros points assez espacès. Téte aussi longue que large derrière; un peu plus d'un tiers plus étroite devant. Les còtés ont une dent au tiers antérieur (en avant des yeux) et sont plus distinctement convexes en arriére qu'en avant. Le bord postérieur est presque droit, fai- blement sinueux à l'union du tiers median et des tiers externes. Les angles sont droits, sans épine ni i-ondeur. Le diamétre des yeux est presque egal à la distance qui les séparé du bord pos- teriur de la téte. L'épistome est arrondi en arriére, les angles latéraux saillants en dent triangulaire. Le bord antérieur droit avec une faible échancrure au milieu derrière la quelle se forme

Fig. 33.

Catatilacìis tardus

n. sp. V

373 -

une iinpression concave très distincte. Les raandibules grossière- ment l'idées en long' avec quelques festons en place des dents. Articles 2 ä 6 du funicule beaucoup plus épais que longs. Le thorax se rapproche de celui du C. Huberi Andi'é, bien que plus étroit et un peu plus bas dei-rière. Les deux sutures dorsales à peine indiquèes par un sillon très supertìciel. Pronotum environ trois fois aussi lai'ge que long, le bord antérieur peu arqué. Les còtés presque droits et paralleles. Les angles antérieurs paraissent écliancrès en coin parceque l'épine mediane qui se trouve aussi chez Huberi, est ici portie, tout en avant, et est fort peu saillante. En airière, l'angle du pronotum est droit non émoussé. Epinotum plus large que long, médiocrement concave entre les épines, lesquelles sont très fortes, un peu divergentes dirigées en arrière, aiguès et plus longues que l'intervalle de leur base. Face supé rieui-e du V^' noeud du pédicule rectangulaire, un peu plus large que longue (bien moins large chez chez Huberi) légérement plus large en avant. La face antérieure assez courte et verticale, les faces laterales obliquent en dessous jusqu'à la carène inférieure qui est dentée au milieu, Deuxièrae noeud k peine plus large que le precedent, le double plus large en avant qu'en arrière : avec les angles antérieurs ti-ès arrondis, convexe dessus et de coté avec une petite dent en dessous. Gastre ovale, Yi P^^^s long que large, médiocrement échancré devant, sans bordure saillante. Guinee franQaise: Mamou 1 '^.

C.itaulacus giiiiieeusis Sm.

Nigerie: Lagos 1 ^. Dahomey: Cotonou 1 9-

Tribù Dacetini Forel.

Struinigenys rufobruuea n. sp.

^. Long. 1,5-1,6 mill. Téte, promesonotum et second article du pédicule roussàtre. Epinotum (surtout les còtés) premiei noeud du pédicule et gastre d'un brun plus ou moins foncé. Réticulée ponctuée; mate avec quelques faibles rides allongées sur le pro- notum. Deuxième article du pédicule et gastre lisses et assez luisants. Trois ou quatre grosses stries de chaque còtés de la base de celui-ci. Une rangèe de poils cocleaires le long du scape de l'épistome et de l'arète frontale. Reste de la téte thorax et pattes

374 -

parsemès de polls très courts ä peine l'cnflès en massiie ; (plus petits que chez Iraegaordlii 8aiit.). Quelques paires de longs polls claviformes sur le thorax et chaque article du pédicule. Quelques poi Is fins vers la base des maiidibules. Une faible pubescence sur les pattes et les anteunes,

Téte corditbrme, un quart plus longue que large, fortement échancrée derrière. Yeux de 8-9 facettes, places au milieu des còtés de la téte. Epistonie plus long que lai'ge à bord antérieur un peu arqué. Mandibules linéaires, assez arquées, longues corame pi'esque le double de l'épistome. Trois dents spinitbrmes dont deux terminales et une au quart distal avec un denticule place au tiers antérieur de leur intervalle comme chez ^. Traegaordhi. Le scrobe atteint le quart postèrieur de la téte et loge tout le scape. Celuici légérement sigmoidal, est peu épaissi (nioins que chez Tfciegaor- dhi). Dernier article de Tantenne un cinquiòme plus long que le reste du funicule, P^" article du funicule le double plus long qu'épais, plus long que Ics deux articles suivant réunis qui sont plus épais que longs. Pi'onotum peu convexe, subdéprimé, tbite- ment bordé en ai'c devant, légérement épaulé avec les còtés di'oits convergents en ardere. Suture mesoepinotale efifacée. Mesonotum et epinotum bordé, formant un profil faiblement convexe se con tinuant en avant avec celui du pronotum. Face declive aussi longue que la basale tbi'inant ensemble un angle très ouvert bordé d'une bandelette spongieuse assez forte et se continuant sous les dents épinotales. Celles-ci sont aussi longues que la moitié de leur intervalle. Face supero-postèrieure du premier noeud du pédicule aussi longue que large avec les angles antérieurs arrondis. Le sommet un peu anguleux sur le i)rofil est haut comme les deux tiers de la longueur de son petiole. Deuxième noeud deux tbis et demi plus large que long, transversal devant, très aiTondi latéra- lement avec un processus glandulaire assez developpé dessous autour de son articulation postérieure.

9. Long. 2,5 mill. Plus foncèe que l'ouvrière, moins roussàtrc devant Les denticules intermediaires des mandibules plus longs. Le diamètre des yeux égale la largeur du scrobe. Vertex et dos du thorax plus longuement pilleux. Les ailes raanquent.

Voisine de ò', TraegaordJii Sants. mais plus petit«^ avec une pilosité plus courte.

Guinee frangaise: Conakiy 1^9-

Nigerie: Olokemeji 1 ^.

375

Struiuigeujs (Triclioscapa) coiicolor n. sp.

^. Long. 1,7 à 1,8 mill. Jauiic olair. Mute. Densement ponctuée réticulée, Gastre lisse et lui san t avec une dizaine de longues stries à la base. Quelques polls claviforraes sur la téte, l'abdoraen et une frange le long de l'épistome et du scape. Thorax presque gla- bre, une paire de poils aux angles antérieurs du pronotura et du raesonotum. Pattes et antennes pubescentes.

Téte, apeine plus longue (sans les mandibules) que large. Bord occipital peu échancré. Yeux de 7 facettes. Bord antérieur de l'épi- stome un peu arqué. Mandibules très flnement denticulées, lisses, faiblement ponctuées et luisantes, longue comme l'intervale qui sé- paré leur base des yeux. Plus courtes et un peu plus larges à la base que chez S. Escher/chi For. La distance qui séparé le scrobe de l'angle postérieur de la téte égale la longueui" du premier article du funicule. Le scape est plus coudé et un peu plus élargi que chez Escheì'ichi For. mais moins que chez ^S. serrula Sants. Dernier article de funicule plus long que les 4 articles precedents. Arti- cles 2 et 3 du funicule un peu plus longs que larges. (plus larges chez serrula)Vvof\\ du promesonotum assez régulièrement convexe, moins brusquement abaissé vers l'epinotum que chez Escher ichi For. Epinotum un peu convexe d'avant en arrière. Dents assez couites, bien plus petites que chez Escherichi; avec les bande- lettes spongieuses bordant la face declive de l'epinotum moins larges. Premier ai-ticle du pédicule un peu plus court que chez Escherichi avec le processus spongieux plus faible dessous. Deu- xiéme noeud en ovale transversai comme chez le type. Ressemble à première vue à serrula mais est fort volsi n (ì' Escherichi For.

9- Long. 2,5 mill. D'un jaune plus ocracé, un peu roussàtre sur le dos. Téte plus courte moins échancrée derrière que chez cognata Sants. 9- Les angles du pronotum moins marqués. La bande spongieuse du dessous du premier article du pédicule moins développée, alles un peu jaunàtres à nervure roussàtre longues de 2,3 mill. Le 2**™" article du pédicule réticulé comme chez Al- luaudi mais la couleur est tout autre, la téte et les mandibules plus courtes.

Còte d'Or: Abury 10 ^ 4 9.

376 -

Strumigeu.ys (Trichoscapa) Eschericlii For. st. cognata 8aiits. Guinee frangaise: Kindia ^.

var. obscuriyeutris ii. var.

^. Pronotuiu plus ou moins reticule avec quelques rides lon- gitudinales deri'ières, assez luisant et plus ou moins lisse au milieu. Epinotum plus ou moins bordé. Deuxième noeud un peu moins large et complétement contourné en avant par une bande de la masse spongieuse. Gastre d'un brun presque noir ou noir dans sa plus grande partie, le reste roussàtre.

Nigerie: Olokemeji 10 ^.

Strumigeiiys (Trichoscapa) Alluaudi Sants, st. nigerieusis n. st.

^. Long. 1,6-1,8 min Roussàtre, pattes antennes et mandibules jaunàtres, parfois le gastre un peu brunàtre. Mate Densement et entièrement reticulée ponctuée. Mandibules et gastre seni lisses et luisants Une dizaine de sti'ies espacées à la base de celuicì. Pilosité comrae chez Alluaudi et Escherichi.

Téte plus longue que large (plus longue que chez concolor) les mandibules comnie chez Escherichi et Alluaudi. Le scape est plus long plus mince et moins sinueux que chez concolor. Le funicule plus long mais les articles 2-3 aussi larges que longs Pronotum bordé devant en are réguliei" saus échancrures dans leur tiers externe comme chez Alluaudi.

Mesonotum et face basale de l'épinotum arrondis, non bordés. Cette dernière taiblement convexe d'avant en arrière. Les épines, relevées, sont un pen moins longues que chez cognata. La ban- delette spongieuse bordant la face declive très faible, mediocre sous le premier noeud, assez abondante sous le deuxième, du reste comme Alluaudi.

Fait transition entre Alluaudi et concolor, faciles à distinguer d' Escherichi par la sculpture mate du deuxième article du pédicule.

Nigeria: Olokemesi 3 ^.

377

SuBFAM Dolichoderinae Foiel.

Tribù Tapìnomìni (Emer>) Tapiiioina nieliiiioceplialuiii F.

Guinee fraiicaise: Conakry 9 ^'•

Teclnioniyrniex albipes Sm st. Foreli Em.

Angola: S. P. de Loanda 1 c^.

Techiioniyrniex iiioereiis Santschi. Guinee francaise: Kakulima 10 '^.

SuBFAMiL. Camponotinae Forel.

Sectio II. Mesocamponotinae Forel.

Tribù Plagiolepirtiiii Forel.

Plagiolepis Brimni Mayr.

Varieté lég'erement rembrunie. Guinee frangalse: Mamou 6 '^.

Plagiolepis (Aiioplolepis) custodieus Sm.

Angola: S. P. de Loanda ^.

Plagiolepis (Aiioplolepis) custodieus Sm. v. fallax Mayr,

Cape de B. E.: Constancia 2 ^,

Acantliolepis capeusis Mayr. Transvaal : Pretoria 4 9-

378

Acaiitholepis capeiisis Mayr. st. csiiiescens Em.

Còte d'Or: Aburi 8 '•^. Senegal: Dakar ^. Nigerie du Sud: Lagos 8 ^. Guinee frantyaise: Kindia 8 ^.

Acaiitholepis capeiisis Mayr. caiiesceiis Em. v. cacozela Sants.

Nigerie du Sud : Olokemeji 5 ^.

Acaiitholepis simplex For. st. laevis Sants.

Ce n'est qu'une race de A. simplex, Les antenues sont presque entièrement jaunes peine un pen brunà-tres dans le tiers ter- minal chez le type de Dakar, les exemplaire de Conakry sont un pen moins luisants.

Guinee frangaise: Conakry 6 ^.

Sectio Eucamponotinae Forel.

Tribù Formicinii Forel.

Pseudolasiiis Weissi Sants. v. sordida n var.

'^. Jaune terne (jaune orange chez le type) Mandibules de 6-7 dents. Le scape dopasse un peu le bord i)ostérieur de la tète. Aveugle. Profil du mesonotum un peu plus droit, du reste comnie le type du Congo,

Còte d'Or: Abury 4 ^. ,

Tribù Prenolepidii For. Preuolepis (Nylauderiìi) loiigicoriiis Latr.

Guinee francaise: Conakry, ^. Kakoulina, v- Nigerie du Sud: Lagos, ^.

Tribù OBcophylliiii Forel.

OEcophylla smaragdina Fab. st. longiuoda Latr.

Senegal: Dakar H'^. Guinee frangaise: Kindia. §.

379

Tribù Cainpoiiotini Forel. C'aiiipoiiotus (Myriiioiurbsi) iiuiciihitus Fab.

Senegal: Thiés 8^19.

C. (M) maculaius F. st. Brutus For. CameroLin : Victoria 3 c^.

C. (M) niaculatus F. st. Brutus For. v. Cliilou For. Senegal: Thiés 2 ^.

C. (M) maculatus F. st. liocuemis Em. Angola: Quifangondo 2^19- C. (M) maculatus F. st. melauocuemis Sants. v. Lohieri Sants. Guinee francaise: Conakry 19 8^.

C. (M) maculatus F. st. Scliereri For.

Nigerie du Sud: Olokenieji, 2 ^. Gruinée franyaise: Kakulima, 2 ^.

Campouotus (M.yrmoturba) maculatus F. st. miserabilis n. st

^. Long. 6,5-9 mill. ^ ^^(tjor. Téte noire ou noire brunàtre, devant de lepistome et bord des mandibules rouge sombre, an gles postérieurs de la téte, milieu des scapes, dos du thorax et du gastre plus ou moins brun roussätre a limites fondues; reste du funicule, tibias et tarses, còtcs du thorax, écaille, premier segment du gastre et bord des segments suivants d'un jaune plus ou moins roussätre; funicules hanches et cuisses jaune commc chez C. ina- culatus i.sp.Pilosité dressée moitié plus courte mais disposée comme chez maculatus i. sp. Pubescence coui'te et très clairsemée sur les antennes, plus longue et plus apparente sur les joues et les pattes. Un peu plus luisants et plus faibleraent réticulé, le devant

380

de la tète, au contraire, l'est plus tìnement et plus densement avec un aspect plus mat que chez macirlatus 1, sp.

Téte plus longue que large, 1,7 X 2,2 mill.) les còtés presque droits et subparalleles dans les deux tiers postérieurs. Le bord postérieur faiblemeut concave avec les angles un peu arrondis. Les yeux, places aux tiers postérieurs de la téte ont un dianiétre un peu plus petit que l'intervalle qui les séparé du bord posté- lieur. CYétes frontales comme chez le type de l'espèce. Epistome carène. Mandibules luisantes, lisses avec des gros pointe assez nombreux, de six dents. Le scape dépasse le bord occipital de moins d'un tiers de sa longuer. Thorax relativement plus étroit que chez fnaculalus i. sp. avec un profìl moins convexe en arrière. Les deux faces de l'épinotum peu distinctes, la basale deux fois plus longue que la declive. Metanotum distinct. Profil lateral de l'ecaille triangulaire, le bord antérieur faiblement convexe, le bord postérieur rectiliéne, plus long et assez oblique. Sommeg arrondi, gastre allonge. Tibias sans piquants, comprimés comme chez ma- ìatìis i. sp. Longuer du scape 2 mill, d'un tibia postérieur 2,2 mill.

c^. minor. Couleur de la H minor du macnlalns i. sp. le dessus du thorax et de la téte un peu plus roussàtres, milieu des seg- ments du gastre avec une large tache brunàtre très diffuse. Téte très allongèe, les yeux sont places au milieu les còtés et en ar- arrière desquels ceux-ci convergent directement vers un col for- mant à lui seul le bord postérieur. Epistome très convexe avec une carène moins accentuée que chez maculatus i. sp. Epinotum proportionellement plus allonge avec une face declive plus courte. Du reste corame l'ouvrière major.

Cette petite race se rapproche de atì^amentarius par ses tibias mais elle est bien distincte par sa couleur, les varìetés du groupe liocnemis Em. sonts plus grandes, voisin aussi de la race minusculus Stitz, mais difère par la forme de la téte et 1' écar- teraent des crètes frontales.

Guinee francaise: Kindia 4 ^.

Campoiiotus (Myriiioturba) acwapiiuensis Mayr.

Guinee francaise: Kindia 10 c^, Camajenne 2 y? Mamou 6^.

C. (M) acwapimensis Mayr v. Pultoni For. Cameroun: Victoria 4 B.

- 381

Campoiiotiis (Myrmusericus) rufoglauciis For. st. Vestitiis Sin

Ti'ausvaal : Pretoiia 5 c^.

C. (M) rufoglaiK'us Jerd. st. cinctellu^ Gerst. Transvaal: Pretoria 2^19-

C. (M) rufoglauciis Jerd. st. Havomarginatus Mayr. paucipubens Sants.

Angola; Quifangondo 1 ^.

Caiiiponotus (Orthouotomyrmex) soricus F.

Senegal: Dakar- 1 ^.

Canipouotus (Ortlioiiotomyruiex) Meiuerti For.

Senegal: Dakar s^. Guinee frangaise: Conaki-y ^. Nigerie du Sud: Olokemeji ^.

Cantp iiotus (Myrmotrema) bituberculatus André.

Guinee francaise: Kakulima 6 ^.

Canipouotus (Myrmotrema) foramlnosus For. st. orthodoxus n. st.

^ Long. 3,5-6,5 mill. Noire. Mandibules, devant des joues, an- tennes hanches et pattes d'un roux assez clair. Bords postérieurs des segments du gastre jaune or. Mate, entiérement ponctuée comme chez C. grand idieri For. Le thorax un peu plus fortement et les fossettes des joues plus grandes et plus contluentes. Pilosité épaisse et blanche disposée comme chez grdudidieri. La pubescence dorée est un peu plus courte et un peu plus abondante sur le gastre, mais ne cache pas la sculpture. II n'y à pas de ligne glabre me- diane.

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^. major. Téte plus longue que larg'e, plus étroite devant, à còtés subrectiiignes dans les deux tiers postérieurs, convexe dans le tiers antérieur. Le bord postérieur droit ou faiblement convexe avec les angles droits à sommets arrondis. Les yeux sont proportionnelleraent plus dévelopi)es que chez graiuiidieri, leur bord antérieur atteint le milieu de la téte. Crétes frontales plus écartées que c\\Q.zgraìididle}'i. For. leur intervalle étant plus gi-and que celui qui les séparé des còtés de la téte. Epistome plat, rec- tangulaire, bien plus étroit que long, s'avangant un peu en lobe transversal en avant. Mandibules dedix dents, scape subcylindrique, dépassant de son épaisseur le bord postérieur de la téte. Articles du funicule bien plus courts que chez grandidieri, le 2''™*' du fu- nicule à peine deux fois plus long que lai'ge. Thorax relativenient plus étroit devant et plus elargì derrièi'e que chez gj'aìididicri. Avec le méme profil dorsal, les còtés du pronotum et l'angle de l'épinotum moins arrondis. La ftice basale presque aussi longue que la face declive torment ensemble un angle moins ouvert que chez grandidieri.

^. minor. Yeux plus coiivexes et places phis en arrière (pie chez grandidieri.

Race très caractéristée par la couleur de ses membres, sa petite taille; chez la race benguelensis Sants, du reste plus gi-ande, la pubescence est plus espacée.

Guinee frangaise: Klndia 8 ^ (type) et Kakoulina 8 ^.

Cainpuiiotns ( My r in (»trema) foraminosus For. st. haereticus n. st.

Long. 4,7 à 7,5 mill. '^. major. Noire. Moitié basale du scape, funicule, mandibules, devant du clypeus et des joues, extrémité des tarses roux-brunatre. Pilosité dressée bianche, fine, et pointue disposée coinme chez Olivieri For. mais plus courte, surtout sur le gastre. Pubescence blanche et fine comme chez O/i Vieri mais plus courte sur le gastre, plus rare sur le dos du thorax et plus abondante sur les còtés. Partout très densemcnt et assez finement ponctuée, le gastre et les pattes plus finemen*^^. Fossettes des Jones plus confiueiites et plus profondes que chez grandidieri. For. Assez marquees (chez Ruspolii For. et Robecci Em. les fos- settes sont au contraire plus petites) Téte comme chez grandidiei-i aussi large que longue avec les .còtés inoins convexes, le scape dépasse un peu moins le bord postérieur de la téte, les articles

- .^83

du funicLile beancoup plus courts (1 V2 à 2 fois plus longs qu'épais) Prouotum arrendi devant mesonotum faiblement eonvexe et lége- renient plus élevé que la face basale de l'épinotum (toutes tbis nioins élevée que chez Rohecci Em.)- Face basale eonvexe de droite k gauche, k peine d'avant en arrière, aussi large, peine plus étroite que chez Olivieri For.), moitié plus courte que la face declive avec laquelle elle fait un angle obtus comme chez Ro- hecci. La face declive est verticale en haut, concave dans le bas, écaille comme chez grandidieri; gastre assez allonge.

c^. minor. Tète plus longue que chez grandidieri avec les còtés plus rectilignes. L'épinotum est un peu plus large, et con- tinue en ligne droite le pian du mesonotum. Le gastre est deu- senient ponctué comme chez la c^ major., du reste semblable.

Voisins de Ruspolii et Rebecci mais avec les fossettes plus gi'andes, Ruspolii a ha tace basale de l'épinotum triangulaire et concave sui- le profil; Robecci k le gastre moins densement ponctué.

Nigerie du Sud: Olokemeji 6 ^.

Còte d'Or: Abury: 3 ^.

Caiiiponotus (Myrinotrema) Bayer! For. st. nìgeriensis n. st.

^. media. Long 7 à 8 mill. Noire. Tiers basal des scapes rous- sàtre. Parfois le bord terminal des mandibules un peu rougeatre. Mate. Densement ponctuée, gastre et pnttes plus tinement, donnant aux teguments un aspect grisàtre. Fossettes peu marquees, petites sur les joues, mieux imprimées vers le bord antérieur l'épistome et les mandibules. Pilosité dressée assez abondante (comme chez Peci-isi For.) d'un blanc-jaunàtre longue et pointue, plus longue sur le thorax et le bord de l'écaille que sur le gastre dont elle borde surtout les segments. Tibias bordés de piquants noiràtres. Pubescence longue et fine, assez espacée.

Téte bien plus longue que large, rétrécie d'un quart en avant a- vec les còtés et le bord postérieur assez peu convexes. Les yeux, pla- ces un peu en arrière du quart postérieur de la téte, sont convexes et d'un diamétre presque égal aux deux tiers de la partie dilatée du scape. Celul-ci dépasse de près de sa moitié le bord occipital. Episto- me trapezi forme, plus fortementcarené que chez P^;'rzs2i Mandibules de 6 dents. Le profil du thorax forme une courbe reguliere k peu prés le double plus longue ([ue haute. Le pronutum est pian, un cin- quième plus lai'ge, assez l'éguliérement arrendi devant et de còtés.

384

Epinotum très comprime, le sommet de la face basale forme une créte tectifoi"ine, les deiix faces réunies en une seule courbe re- guliere. Ecaille couvexe devant, piane derrière, inclinée en avant, épaisse en bas tranchante au sommet qui est ogival. Tibias pi'isma- tiques et cannelés.

Dift'ère du type par sa téte plus allongée sa taille plus grande et la couleur du scape. L'ouvrière major doit étre encore plus grande. Tous les exemplaires examines varient très peu de taille.

Nigerie du Sud : Ibadan 3 H, Lagos 1 y.

Polyrliachys (Myrma) laboriosa Sm.

Nigerie du Sud: Lagos 1 ^.

Polyrhache.ys (.Hyrma) inuni^ta Sants. (fig. .34)

5^. (non décrite) Long. 4,7 mill (téte fléchie). Noire, tiers dis- tal des funicules rougeätres. Des soies brunes dressées sur le dos du thorax, oblique sur le gastre, plus courtes sur la téte et les

pattes. Pubescence rare. Ma- te. Gastre luisant. Téte striée en long, mesonotum en tra- vers. Stries du pi-onotum et de l'épinotum divergentes. Abdomen tinement réticulé. Téte comme chez la " mais plus arrondie derrière. Yeux convexes, le scape dépa>se de près de sa moitié le bord occipital. Epistome carène, lui- sant. Thorax profondéments et assez largement incise aux sutures dont le fond est lisse et luisant, lemesonotum parait presque déiaché sa base d'implantationétantplusétroite que sa face dorsale. Pronotum rectangulaire, un quart plus large que long arme aux angles an- térieurs de deux fortes épines mousses, aplaties et un peu arquées en bas. Mesonotum quatre fois plus large que long. Epines epinotales relevées, un peu arquées en haut, aignés et aussi longues que la face basale. Celle-ci, très oblique, aussi longue que la declive dont elle continue presque la direction. Ecaille biconvexe, de 4 fortes dents subégales et divergentes comme chez la ^. Gastre court, distinte- ment tronqué et bordé devant. Du reste comme la '^ du Congo. Còt d'Or: Abury 1 ^.

Fig. 34.

Pohjrhachys monista Sauts' ? et épine prouotale vue de dessus.

- 385

Polyrhachys (Myrma) militaris Fab. v. calabarica For. Guinee frangaise: Kakoulima 3 ^. Polyrhachys (Myrma) schistacea Gerst v. diviaoi'des For

Congo beige: Borna 2 ^.

P. (M) schistacea Gerst. v. rugolosa Mayr. Angola: Quifangondo 1 ^.

P. (M) schistacea Gerst. st. atrociliata Sants. Guinee fran9aise: Conakry 3 ^.

INDICE DKL VOL. Vili.

1. Bezzi, M. Ditteri raccolti dal Prof. F. Silvestri du-

rante il suo viaggio in Africa del 1912-13. fll Mag- gio 1914) (1) pag. 279

2. BoRELLi, A. Dermatteri raccolti dal Prof. F. Silvestri

neir Africa occidentale. (18 Marzo 1914) . . » 264

3. Gavazza, F. Ricerche intorno alle specie dannose alla

coltivazione del riso (Oryza sativa) e specialmente intorno al Chironomus Gavazzai Kieffer. (2 Marzo 1914) » 228

4. Emery, C. Formiche d'Australia e di Samoa raccolte

dal Prof Silvestri nel 1913. (30 Gennaio 1914). » 179

5. Enderlein, Gr. Ueber zwei afrikanische Conioptery

giden. (3 Marzo 1914) » 225

6. Enderlein, G. Beiträge zur Kenntnis der Copeogna-

then. III. Ueber einige von Professor Silvestri in Westafrika gesammelte Copeognatha . ( 5 Mar- zo 1914) » 240

7. Grandi, G. Descrizione di un nuovo Coccinellide afri-

cano, Serangium Giffardi n. sp. (29 Gennaio 1914). » 165

8. Grandi, G. Studi sui Coccinellidi. IV. Nota sul ge-

nere Solanophila Weise. (4 Maggio 1914) . . » 275

9. Grandi, G. Ricerche sopra un P^ortrfae (Diptera) afri-

cano (Aphiochaeta xanthina Speis.), con particolare riguardo alla morfologia esterna della larva. (10 Marzo 1914) » 242

10. Leonardi, G. Contributo alla conoscenza delle Cocci-

niglie dell'Africa occidentale e meridionale. (16

Febbraio 1914) » 187

11. Santschi, F. Formicides de V Afrique occidentale et

australe du voyage de M. le Professeur F. Silve- stri. (29 Luglio 1914, » 309

12. Silvestri, F. Viaggio in Africa per cercare parassiti

di mosche dei frutti. (28 Novembre 1913) .

(l) La data qui posta e presso 1 titoli seguenti, è quella in cui fu pub- blicata, come estratto, la memoria relativa.

La memoria 12 fu anche pubblicata nel voi. XI degli Annali della R. Scuola Superiore d'Agricoltura di Portici e le memorie 7, 9 e 10 nel Voi. XII degli stessi Annali.

Prezzo del presente Volume L. 20

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