'\^J ^\ «^v ^^txi'^t > '•. ^ '>>^^ •••j H 1 *^>^v t -w4: YV »- ^ * -. ^ ^v K'-v BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI BOLLETTINO SELLA lETÀ M NATURALISTI VOLUME XXVIII. (SERIE II., VOL. Vili) ANNO XXIX 1915 Con 12 tavole (Ptihhlicato il 28 febbraio 1916) NAPOLI OFFICINA CROMOTIPOQRAFICA " ALDINA „ Piazzetta Casanova a S. Sebastiano 2 - 4 1916 Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli ATTI (MEMORIE E NOTE) Gli autori assumono la piena responsabilità dei loro scritti. Due casi di polidattilia in embrioni di Lacerta maralis Nota del socio Ermete Marcucci ( con 1 Tav. e 8 Fig. ) (Tornata del 23 marzo 1915) Il fenomeno della polidattilia e della politnelia nei vertebrati è un fatto molto noto, esso ha richiamata l'attenzione dei più antichi osservatori. Nel 183Ó I. Geoffrov Saint Hilaire , fa- cendo la storia delle anomalie nell' uomo e negli altri vertebrati, dedicò un capitolo alla polidattilia , citando moltissimi casi nei mammiferi , negli uccelli e nei batraci , sia notati da lui che da osservatori precedenti. Dopo di lui molti si sono occupati di po- lidattilia e di polimelia non solamente spontanea come Duméril (1867), Ercolani (1882), Camerano (1882), Ghiqi (1901), Bender (1906) e molti altri; ma anche artificiale come Barfurth (1894), Piana (1894), Giard (1895), e soprattutto Tornier (1896-906), Lis- siTZKY (1910), P. Della Valle (1913). Mentre però vengono rife- riti moltissimi casi di polidattilia e polimelia nei mammiferi, ne- gli uccelli e negli anfibii , pare che nessuno finora abbia avuto occasione di osservare un caso di polidattilia nei rettili. Solo Ba- teson (1893) riferisce di variazioni nel numero delle dita nelle testugini; ma ciò non interessa molto da vicino 1' argomento in parola. Nella scorsa estate mentre facevo delle ricerche sulla ca- pacità rigenerativa degli arti embrionali della Lacerta miiralis (il risultato delle quali ho già comunicato in una precedente nota); aprendo delle uova, ebbi la fortuna di rinvenire due embrioni di lucertola con arti polidattili, i quali si trovavano in uno sta- dio di sviluppo alquanto precoce. Il fatto era per se stesso im- portante, dato il primo caso di polidattilia riscontrato nelle lucer- tole; ma a me sembrò importante anche sotto un altro punto di vista, lo avevo sino allora asportato a moltissimi embrioni gli arti senza mai ottenere il più piccolo accenno di rigenerazione; stava però il fatto che si era potuto sperimentalmente ottenere la polimelia mediante rigenerazione, e soprattutto che era stato so- stenuto, specialmente dal Tornif.r, che la polidattilia fosse sempre un derivato di rigenerazione. Per la qual cosa mi venne il desi- derio di vedere se almeno in questo caso fosse possibile ottenere qualche risultato positivo. Asportai perciò a ciascuno di essi la porzione distale di un arto; e chiusa mediante cucitura l'apertura fatta nel guscio dell' uovo , sotterrai le due uova , aspettando il risultato dell'esperienza. Temendo però che i due embrioni, data la loro forma anomala, potessero morire prima di nascere, dopo circa un mese dall' operazione , aprii nuovamente le uova. Gli embrioni erano di molto progrediti nello sviluppo; ma i monche- rini degli arti amputati, come nelle precedenti esperienze, presen- tavano la superficie di amputazione cicatrizzata. Credetti allora prudente fissare i due individui. Quanto ai due arti asportati solo uno potetti conservare, 1' altro sfortunatamente andò perduto, es- sendo, durante la non facile operazione, caduto nel liquido albu- minoso dell'uovo, come spesso accade quando si esegue una tale operazione sopra embrioni di lucertola molto piccoli. Darò le fi- gure ed una breve descrizione dei due esemplari polidattili. J." Esemplare (Fig. I, II e Fig. 1-4) L' intero animale si presenta alquanto deforme per la testa un poco più grossa del normale e col muso accorciato e per la quasi totale mancanza della coda, la quale appare come un mon- cherino conico , ricoperto di piccole scaglie. Gli arti sono tutti polidattili. Nella figura della tavola però se ne notano solo tre; manca l'arto anteriore destro , che , come innanzi ho detto, era stato asportato in uno stadio di sviluppo molto precedente a quello raggiunto dal presente esemplare. L'arto anteriore sinistro (Fig. 1) porta nove dita, tutte terminate da unghie. Il secondo, terzo e quarto dito sono riuniti fra loro per i margini interni, però — 5 — sono riconoscibili per due solchi longitudinali meglio visibili nella parte dorsale ^) , e per le unghie che sono interamente libere. L'arto posteriore sinistro (Fig. 2) porta pure nove dita terminate da unghie. Le due prime sono riunite per tutta la loro lunghezza, meno all'altezza delle unghie. Anche qui si nota un solco longi- tudinale che si estende lungo la linea di unione delle due dita. Tra il sesto ed il settimo dito vi è un rudimento di dito privo di unghia. Esso è fuso al settimo dito, dal quale si distingue sol- tanto per il suo apice sporgente e per un leggero solco longitu- dinale. L' arto posteriore destro (Fig. 3) porta sei dita terminate Fis. 1-3 da unghie e due dita rudimentali. Queste ultime sono prive di unghie; e di esse uno molto corto, ma completamente libero, è situato alla base del sesto dito e corrisponde per posizione al nono dito dell'arto posteriore sinistro (Fig. 2); l'altro trovasi tra il quarto ed il quinto dito al quale è fuso, e corrisponde per po- sizione e per forma a quello dell'arto posteriore sinistro. Osservando le dita dell' arto anteriore sinistro (Fig. 1), si nota che le prime quattro sono piiì corte delle altre , e quan- tunque siano inserite quasi nello stesso piano delle altre , pure ^) Nelle figure 1-3 e 5-7 del testo, le quali mostrano gli arti visti dalla superficie ventrale, i solchi sono rappresentati dalla parte punteggiata. — 6 — sembrano formare un gruppo a se. Ugualmente si comportano il secondo, terzo, quarto, quinto e nono dell'arto posteriore sini- stro (Fig. 2) e le prime tre e l'ultimo dito rudimentale del poste- riore destro (Fig. 3), le quali oltre ad essere in generale alquanto pili brevi , sono inserite in un piano inferiore o più plantare. Di- manierachè gli arti, specialmente i posteriori, sembrano terminarsi ciascuno in un doppio gruppo di dita, in modo da costituire, più che una forma di polidattilia, un inizio di polimelia. L'arto anteriore destro man- cante , ma che conservo in bal- samo , trovasi in uno stadio di sviluppo molto precoce rispetto agli altri arti; tuttavia esso mo- stra chiaramente la sua forma polidattila : (la Fig. 4 rappresenta la porzione asportata di detto arto, ingrandito circa 14 volte e visto dalla sua superficie dorsale, dopo essere stato incluso nel balsamo). Questo arto porta nove dita, l'ultimo delle quali a sua volta presenta lateralmente un piccolo tubercolo. Tutte le dita sono inserite nello stesso piano, però le prime quattro sono al- quanto più brevi e meno distanziate fra loro ; dimodoché anche in questo arto esse sembrano formare due gruppi separati. 2.° Esemplare (Fig. Ili, IV e Fig. 5-8) Fig. 4 Trovasi in uno stadio di sviluppo più inoltrato di quello raggiunto dal precedente esemplare. Esso gli rassomiglia molto, sia per la forma del capo , che per la coda estremamente corta e ridotta ad una protuberanza, dalla quale alquanto ventralmente parte una piccola appendice conica appena visibile ad occhio nudo ed interamente ricoperta di scaglie (Fig. 8); il capo però — 7 — è più tozzo, ciò che rende l'animale maggiormente deforme. Gli arti sono anche essi tutti polidattili , e per la disposizione delle dita si rassomigliano molto a quelli del precedente esem- plare. Anche in questo individuo manca un arto: il posteriore destro ; per la stessa ragione per la quale manca nell'altro esemplare. Ma mentre del primo arto ho potuto dare la figura della parte asportata, di questo sventuratamente, per le ragioni innanzi dette, non mi è possibile dare né la figura, né la descri- zione ; posso però asserire che era polidattilo e che somigliava Fig. 5 - 7 molto a quello dell'esemplare precedente. L'arto anteriore sinistro (Fig. 5) porta dieci dita tutte terminate da unghie; il secondo, terzo , quarto e quinto dito sono fusi , meno all' altezza delle unghie , e si distinguono per la presenza di tre solchi longitu- dinali. Una parziale fusione si nota pure tra il nono ed il decimo dito. Le prime cinque dita sono un poco più corte delle altre e situate in un piano alquanto più palmare. L'arto anteriore destro (Fig. 6) presenta solo otto dita , situate quasi nello stesso pia- — 8 — no , tutte munite di ungliie e separate fra loro , ad eccezione del primo e secondo dito, che mostrano una legera fusione della loro porzione prossimale. Queste due dita , benché cor- te , presentano uno spessore relativamente grande e sono ter- minate da grosse unghie con apice tronco e legermente bifido; e perciò sembrano come se risultassero dalla completa fusione di due dita. L'arto posteriore sinistro (Fig. 7), come l'ante- riore dello stesso lato , porta dieci dita , tutte terminate da unghie ; ma le prime tre , come pure il sesto ed il settimo dito sono fusi tra loro, meno all'altezza delle unghie, e distinti da un legero solco longitudinale; l'ottavo è solo in parte fuso ai due precedenti. Le prime cinque dita sono alquanto pili brevi delle altre e formano un gruppo distinto e situato in un piano più plantare. Anche in questo, come nell'esemplare precedente, si vede chiaramente che ogni arto porta due gruppi di dita, più o meno distinti per la lunghezza e posizione delle dita; costituendo anche in questo individuo un passaggio dalla polidattilia ad un inizio di polimelia. Se si mettono a raffronto i due individui descritti, si vede, come ho già detto innanzi, che essi si rassomigliano molto, sia per la forma del corpo , sia per la fortisssima riduzione della coda e sia per la polidattilia in tutti gli arti e fino anche nella disposizione delle dita. Così ambedue gli arti anteriori di sinistra presentano dopo il primo dito un certo numero di dita fuse e più corte , mentre i due di destra hanno le dita tutte separate fra loro; gli arti posteriori di sinistra prasentano la fusione delle prime dita e quasi la stessa disposizione delle altre. E se si tiene presente che ambedue le uova, che contenevano i detti embrioni, non solamente non presentavano esternamente alcuna traccia di maltrattamento ed erano del tutto simili alle altre , ma esse mi furono portate nello stesso giorno e rinvenute nella stessa loca- lità e forse anche nello stesso nido; si può ritenere con molta probabilità che questi due individui siano figli di un medesimo genitore, che non è da escludersi possa loro rassomigliare. Vo- glio dire che la polidattilia in questo caso debba considerarsi probabilmente come un fatto ereditario, o al massimo come un caso di iperdattilia spontanea; ma debba assolutamente escludersi un fenomeno di duplicità embrionale , come pure un caso di doppia rigenerazione. Poiché, come ho potuto dimostrare, negli embrioni di lucertola anche in stadii molto precoci, dopo muti- lazione degli arti, non si ha neppure l'accenno di una rigenera- zione di questi, ma semplice cicatrizzazione. Degno di considerazione è anche il fatto della mancanza di sviluppo della coda in ambedue gli individui. Da che può di- pendere? è un carattere ereditato dai ge- nitori, è una mancanza di rigenerazione per cicatrizzazione , come in altra occa- sione ho detto che avviene in embrioni di lucertola ai quali si asporta la coda? A parer mio 1' ultima ipotesi è da scar- tarsi , poiché non solamente ho la cer- tezza di non avere lesa la coda agli em- brioni nel momento dell'asportazione del- l' arto , ma anche il modo di terminarsi del rudimento di coda differisce molto per forma da quello del moncone di coda non rigenerata. Ciò si può vedere molto chiaramente specialmente nel secondo esemplare , dove il rudimento di coda (Fig. 8) é meglio sviluppato ed ha pili 1' aspetto di una piccolissima co- da rudimentale. Si tratterebbe quindi o di un fatto di anomalia spontanea o di un carattere ereditato; io sono più propenso ammettere che si tratti di un carattere ereditato, o almeno di- pendente da condizioni speciali di un medesimo genitore, data la somiglianza quasi perfetta e lo stesso luogo di provenienza dei due individui. Fig. 8 Dall' Istituto di Anatomia e Fisiologia Comparate della R. Università di Napoli. -- 10 — SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA \. Due embrioni di Lacerta muralis molto avanti nello sviluppo, con arti tutti polidattili e con assenza quasi totale di coda. A ciascuno di essi manca porzione di un arto, perchè asportata in uno stadio di svi- luppo molto anteriore a quello raggiunto dai due embrioni. Fig. I, II. — Primo esemplare, ingrandito circa 4 volte: Fig. I visto dal ventre, Fig. II visto dal dorso. L'arto asportato è rappresentato dalla Fig. 4 del testo. Fig. Ili, IV. — Secondo esemplare, ingrandito circa Svolte: Fig. Ili visto dal ventre, Fig. IV visto dal dorso. Finito di stampare il 26 maggio 1915. Il terremoto del 13 gennaio 1Q15 del socio Dott. Leonardo Ricciardi (Tornata del 23 marzo 1915) Nel mio lavoro " Su la invenzione del tectonismo „, pubbli- cato nel Voi. XXIV, IQIO del Bollettino della nostra Società, di- mostrai che il prof. Hoernes chiamò tectonici quei terremoti di cui non sapeva trovare la causa e la provenienza. E poiché in altri miei lavori pubblicati pure negli Atti di questa Società di Naturalisti, quali: a) " Per una critica del Prof. Sigismondo Gùnter „ (190Q); b) " Il vulcanismo nel terremoto Calabro-Siculo del 28 di- cembre 1908 „ (1909). e) " Su le relazioni delle Reali Accademie di Scienze di Na- poli e dei Lincei di Roma sui terremoti Calabro-Siculi del 1783 e 1908 „ (1910); d) " II sismismo, il vulcanismo e la costituzione geofisica del mondo „ (1910), riportai ogni fenomeno all'origine vulcanica, così oggi sono costretto, mio malgrado, a dovervi nuovamente intrat- tenere sulla genesi dei terremoti in generale , e particolarmente sulla causa del terremoto del 13 gennaio 1915, che ha seminato tante vittime e gettato nella più squallida miseria una popolazione laboriosa e forte. Credevo di aver seppellito il tectonismo; ma siccome alcuni metafisici impenitenti , con grande disdoro della italica scienza, pure in questa dolorosa circostanza a spiegare il fenomeno, sono ricorsi ad un enigma qual' è il tectonismo , così io, per conser- vare air Italia il primato nelle scienze sperimentali, mi sono de- ciso di esporre i fatti che nell' immane terremoto del 13 gennaio u. s. hanno confermato in modo incontestabile quanto già dimo- strai, seguendo il metodo induttivo, nel 1887 e successivamente, — 12 — cioè " clie r involucro idroplnstico è omogeneo in tutti i punti del globo e consta di roccia granitica „ e che " la causa dei ter- remoti è vulcanica „. Su questo argomento ecco cosa scrisse il Prof. I. See '): " Vi saranno naturalmente coloro i quali mettono in dubbio la esistenza di una comune ed universale causa dei terremoti e dei fenomeni vulcanici. Non di meno , in materia così difficile , noi crediamo che una tale causa esista e sia suscettibile di una dimo- strazione, se non matematicamente rigorosa, almeno sotto un alto grado di probabilità „ (p. 67). E pili avanti: " Potrà allora essere cosa probabile il supporre che entrambi questi grandi fenomeni dipendano semplicemente ed interamente dal potere esplosivo del vapore sviluppatosi nella roccia ignea della crosta terrestre ? " Mentre sin dai tempi di Aristotile e di Plinio si associarono i vulcani ai terremoti — e noi crediamo giustamente — e qualche mutua connessione poteva essere negata , ora , anche dopo che tale relazione fu specialmente affermata da grandi investigatori come Humboldt e Carlo Darwin, è divenuto sfortunatamente co- mune il classificare i terremoti in vulcanici, tectonici o strutturali,,. Per la storia devo ricordare al Prof. I. See che nel 1887 pubblicai nella Gazzetta Chimica Italiana -) un lavoro: " Sul gra- duale passaggio delle rocce acide alle basiche „, nel quale, con- trariamente a quanto riteneva Humboldt''), cioè che i feno- meni vulcanici fossero isolati, variabili e oscu- ri, dimostrai che "la quantità di silice riscontrata nelle rocce dei vulcani che sono agli antipodi tra di loro, dimostrano che il fenomeno della vulcanicità è simile in tutte le parti degli emisferi e che la materia prima che elaborano è la stessa, è unica, è gra- nitica „. Dopo detti risultati enunciai il principio della " discendenza „ delle rocce dalla proto-roccia, il granito, e 1' universalità dei fe- nomeni vulcanici ') , sostenendo che i terremoti sono dovuti al M See, I. — Proceedings Americ. Philos. Society. Voi. XLV, 1907. "-) Ricciardi, L. — Gazzetta Chimica Italiana, 1887. ^) Humboldt. — Cosmos, Tomo IV. ■*) Ricciardi, L. — // sismismo, il vulcanismo e la costituzione geofisica del geoide: Napoli, 1910. — 13 — vulcanismo, ossia all' infiltrazione marina o da analoghi fenomeni dipendenti dall'azione dell'acqua che viene a contatto coli' interno magma incandescente. Poiché alcuni sismologi hanno riferito che l'odierno terribile terremoto si può paragonare a quello Calabro-Siculo del 1908, perchè presenta la stessa caratteristica, io prendo le mosse appunto da quel terremoto. Infatti , nel lavoro : " Il vulcanismo nel terremoto Calabro- Siculo del 28 dicembre 1Q08 „ , dimostrai che quel terremoto fu provocato da un' abortita eruzione sottomarina. Ciò pubblicai prima di raccogliere tutti i fatti che confermarono di poi l'origine vulcanica; e mi riuscì facile , perchè le mie precedenti ricerche sulle rocce della Calabria e della Sicilia mi avevano forniti ri- sultati incontestabili , secondo i quali il basamento , il tavoliere dell'Aspromonte , dei Peloritani e delle isole Eolie , è costituito da rocce granitoidi che contengono le seguenti quantità di silice (SiO^'): Aspromonte 73,71; Peloritani 74,09; Lipari 74,10 ; Vulcano 74,52; Stromboli 74,31. In altro mio lavoro : " Sul graduale passaggio delle rocce acide alle rocce basiche „, pubblicato nel 1887 nella Gazzetta Chi- mica Italiana, venni nella seguente conclusione: " Queste quantità di silice riscontrate nelle rocce dei vulcani che sono agli antipodi tra di loro, dimostrano che il fenomeno della vulcanicità è simile in tutte le parti degli emisferi e che la materia prima che elabo- rano è la stessa, è unica, è granitica „. I risultati delle analisi delle rocce del polo nord e del polo sud e di quelle di tutte le latitudini, longitudini e profondità del nostro pianeta, mi consentirono di mettere nella massima evidenza che l'involucro idroplastico — sul quale poggiarono i de- triti delle erosioni e le rocce sedimentarie — è omogeneo in tutti i punti del globo e consta, ripeto, di roccia granitica . Le mie conclusioni induttive e non deduttive, furono con- fermate nel 1889 dal geologo Prof. H. Rosenbusch i) il quale scrive: " solamente le masse del terreno primitivo formano , se- ») Neues lahrb. f. Min. u. Pai. 1889. — 14 - concio r idea che ce ne facciamo ed anche in realtà, un involucro continuo al nucleo del pianeta „ " chiameremo per brevità ubiquità questa esistenza generale degli scisti cristallini nella parte piìi profonda della crosta solida della terra: tale proprietà non spetta a nessun' altra formazione geologica, ed è perciò un attributo esclusivo del terreno primitivo „. il prof. RosENBUSCH non potette fare a meno di riconoscere la identità di composizione chimica e mineralogica degli scisti, dei gneiss e dei graniti e di venire alla seguente conclusio- ne : " non possiamo quindi esimerci dall'ammettere una crosta di raffreddamento non solo, ma ancora che essa esista tuttora per- chè essa è un postulato „. Questa conclusione confermò in modo incontestabile quanto io scrissi nel 1887 nel lavoro: " Sulle rocce eruttive sottomarine, subaeree e loro classificazione in due periodi „ (Atti della So- cietà di Naturalisti di Milano, Voi. XXX, 1887). " Conchiudo che le prime eruzioni trachitiche non rappre- sentano altro che i graniti modificati neh' aspetto fisico e non nella composizione chimica , e che le successive eruzioni dalla bocca vulcanica ejettarono altre rocce che accompagnano il gra- nito „. Parimenti dalle ricerche sismologiche del Prof. Rebeuer- Paschwtz fatte su le perturbazioni prodotte il 28 luglio 1889 da un forte terremoto avvenuto a Kumamato nel Giappone, si ebbe una conferma su quanto io avevo pubblicato nel 1887, sulla uniformità e continuità dell'involucro primigenio, granitico, cioè che il globo era stato percorso in minuti 292, cioè in 4^, 52"^. L'A. riferì che il 28 luglio 1889 ') furono notate nei pendoli orizzontali di Potsdam e di Wilhelmshauen due perturbazioni straordinarie, prodotte da un forte terremoto avvenuto a Kuma- mato nel Giappone. Le due perturbazioni si trovavano nei foto- grammi alla distanza di due ore e mezza circa l'una dall'altra, ed erano dovute alle onde propagatesi dal medesimo centro e nel medesimo istante per un circolo massimo fra Potsdam e Kuma- mato lungo 8860 chilometri in 67 minuti e 1' arco passante per ') Astronomische Nachrichten, n. 3174. — 15 — gli antipodi di Potsdam lungo 31,140 chilometri in 225 minuti. Nel primo caso la velocità di propagazione risultava di chilome- tri 2,2 a secondo, nell'altro caso era di chilometri 2,3 a secondo. Quindi il terremoto era stato avvertito in tutte le parti del nostro pianeta. Successivamente, quando tutte le superficie emerse del globo furono fornite di apparecchi sismici , si potè costatare che nel 1895 vi furono 9 terremoti mondiali; nel 1896, 18; nel 1897, 44; nel 1898, 30; nel 1899, 27; nel 1900, 17; nel 1901, 22; e nel 1902, 39. Dopo questi fatti che confermavano la costituzione geofisica del globo credetti che dinanzi alla realtà del fenomeno fossero scomparsi i contradittori ; ma il recente terremoto ha di- mostrato che in Italia vi sono ancora dei metafisici, i quali am- mettono il moto tectonico. Di talché, non appena giunsero nel 1908 le notizie telegra- fiche dalle parti più remote del globo, che i movimenti prodotti dal terremoto Calabro-Siculo si propagarono a tutta la superficie terrestre e furono registrati in tutti gli osservatorii sismici del globo , affermai il 1° gennaio 1909 che il terremoto era stato mondiale e di origine vulcanica. E poiché gli scienziati di tutte le nazioni, compresi i nostri, concordemente attribuivano il forte ter- remoto al tectonismo, pubblicai il 29 gennaio 1909, nel " Giorno „, un articolo: " Perchè l'assurdo non trionfi „, nel quale dimostrai che la grande sciagura era stata provocata da una formidabile scossa sussultoria prodotta dal magma vulcanico che nello stretto di Messina voleva trovare la via d'uscita. In conclusione, dimo- strai con dati scientifici che il disastro fu provocato dal vulcani- smo , come fu confermato dal sismogramma raccolto nell'osser- vatorio di Messina dal Prof. Emilio Oddone del R.° Osservatorio Geodinamico di Roma e dalla faglia o frattura geologica consta- tata nello stretto dall' ing. E. Cortese ^) e ammessa pure dal prof. F. Omori ^). *) Cortese, E. — Una sezione geologica attraverso il Peloro, lo stretto di Messina e l'Aspromonte: Boll, della Società Geol. Italiana. Voi XXVIII, 1909, p. 445. -) Omori, F. — Preliniinary on the Messina-Reggio Earthquake of Dee. 28, 1908: Boll, of the imper. Earthq. Investig. Comm., Voi. III. n. 2. Tokyo, 1909. — Io- li prof. Emilio Oddonh '), nella relazione preliminare intorno al grande terremoto di Sicilia e Calabria del 28 dicembre 1908, a pag. 6 si esprime così : " per altro su quella zona sismica si- culo-calabrese perfettamente i:)erif erica attorno allo Stromboli, disconoscere l'ingerenza del vulcani- smo mi pare senz'altro un regresso. Le faglie, le di- slocazioni, gli assestamenti nella nominata corazza, sono con- seguenze e non causa del terremoto; ma ammesso pure trat- tarsi di terremoto veramente tettonico nell' antico senso della parola, se risaliamo alle cause che hanno condotto alla dislo- cazione, da vicino o da lontano il vulcanismo entra in i s e e n a „ . 11 Prof. F. Perret '-), cercando la causa probabile alla quale debbansi attribuire i terremoti calabro-siculi, ammise che siano dovuti a movimenti del magma profondo, ed appartengono cioè al tipo di quelli dovuti a fenomeni vulcanici. A riprova di una verità scientifica incontestabilmente affer- mata in Italia, il 15 febbraio 1909 1' " Elettricista di Roma „ a p. 63, pubblicò quanto segue : " I guasti prodotti dal terremoto e dal maremoto sui cavi telefonici e telegrafici dello stretto di Messina furono riparati, ed alcuni dovettero essere anche rimessi del tutto nuovi „. " I cavi tra il continente e l'isola sono sette. Tutti subirono gravi danni e tutti poterono essere riparati meno uno , quello collocato nella parte più orientale dello stretto, verso capo Gal- lico, che dovette essere abbandonato „ " Il mare nello stretto ha una profondità media di 500 me- tri. Durante il cataclisma il fondo del mare subì tali variazioni che il cavo rimase profondamente coperto sotto le arene ; tutte le potenti macchine della nave che procedeva ai lavori di ripa- razione non furono capaci di liberare e tirar fuori il cavo stesso, che così fu abbandonato „. " Fu notato che i cavi estratti per le riparazioni e le sosti- tuzioni presentavano tracce di bruciacchiature, cioè che farebbe ') Oddone, E. — Estratto dal Boll. Die Erdbebenwarte. Voi. Vili, n. 1-6. Edit. A Belar. Lubiana, 1909. -) Perret, F. — Preliminare Report ori the Messina Earthqaake of De- cember 2S, 1908: Amen Journ. of Se, Fourth series, Voi. XXVII, aprii 1909. — 17 — pensare ad esplosioni di vulcani sottomarini; così pure durante la campagna furono, raccolte altre interessanti osservazioni di ca- rattere geologico „. Il Ministro della marina, ammiraglio Carlo Mirabello , alia cui venerata memoria mando un mesto saluto di plauso per quanto fece in quella dolorosa circostanza, a mia preghiera fece venire dal Mar Rosso la R. nave " Staffetta „ per le ricerche idrografiche nello stretto, e i risultati furono pubblicati nella " Rivista Marit- tima „ nel 190Q e comunicati dall'Agenzia Stefani il 27 febbraio. Quelle ricerche riconfermarono che il disastro non era dovuto al tectonismo, ossia a causa di assestamento della crosta terrestre, perchè nello stretto non venne constatato alcun avvallamento. A misura che i fatti provarono che realmente il terremoto era d' origine vulcanica, si inasprirono le polemiche ed i tecto- nisti spinsero 1' ostruzionismo contro di me al punto che il 21 marzo IQOQ, essendomi recato a Roma per presentare i risultati delle mie ricerche in una tornata della Società geologica italiana, presieduta da Giovanni Di Stefano, dell' Università di Palermo, mentre 1' assemblea dopo una discussione piuttosto vivace ap- provò le conclusioni del mio lavoro, nel Bollettino Voi. XXVIII, pag. XXVIII, IQOQ, invece apparve un magro sunto di esso, ond'io in segno di protesta rassegnai le mie dimissioni da socio. Pari- menti alla direzione delle Poste e Telegrafi si rifiutarono dì farmi leggere il rapporto degli ingegneri Brunelli e Jona su la rimessa dei cavi nello stretto di Messina dopo il terremoto. Devo alla liberalità del Ministro Augusto Ciuffelli che, es- sendo stato assunto al Ministero delle Poste e Telegrafi, accon- discese alla mia richiesta, favorendomi, neh' interesse della scien- za, le seguenti notizie: " Su uno dei cavi si scorse una schiaccia- tura „. " Su di un altro cavo si trovarono molti fili di ferro dell'armatura esterna rotti, in tre giunture distanti circa 1000 metri 1' una dall'altra, con l'armatura scomposta come se il cavo fosse stato stirato e schiacciato: in altro punto la fasciatura appa- riva bruciata e più oltre si rinvenne il cavo interamente rotto, con r armatura in buono stato, ma come se fosse stata strappata dal terremoto. Spiacemi di non poterle spedire il campione della sostanza che produsse la suindicata bruciatura, non risultando che sia stata a suo tempo conservato „. — 18 — La mia insistenza nel voler raccojj^lierc tutti i fatti osservati nel 1Q08 , trova la sua spiegazione in ciò, die io volevo offrire agli scienziati la prova inoppugnabile di una verità scientifica- mente provata, sia jierchè la costituzione geologica dello stretto di Messina , tavoliere di roccia granitoide , induce a scartare a priori qualsiasi assestamento di rocce sedimentarie ') e quindi qualsiasi moto tectonico, sia perchè col terremoto che fu mon- diale, si aveva ancora una conferma dell' omogeneità dell' invo- lucro granitico. Ma i tectonici furono pertinaci , anzi caparbi contro la più tangibile evidenza, senza che però i loro sforzi valessero a scon- giurare la vittoria della scienza, di quella scienza che era stata brutalmente offesa pochi anni prima da Ferdinando Brunetiere che aveva osato ploclamarne la bancarotta nel mondo. No, Col- leghi carissimi, quel fenomeno che atterrì il mondo civile e affra- tellò tutti i popoli all'Italia così duramente provata, suggellava una legge universale che mise in evidenza la costituzione geo- fisica del mondo, mentre conserva all'Italia il primato nelle scienze sperimentali. Il prof. Luigi Taffara del R. Ufficio Centrale di Meteoro- logia e Geodinamica comunicò ai giornali di Roma che " l'odierno forte terremoto — quello del 13 gennaio u. s. — si può parago- nare a quello di Messina del 1908 , perchè presenta la stessa caratteristica „. Soggiunse che " i sismogrammi d'allora, ottenuti al R. Osservatorio di Catania , presentavano l' identico carattere di quello ottenuto al R. Ufficio Centrale di Roma per mezzo del sismometrogrado a pendoli orizzontali ideato dal noto professore Agamennone „. ') Cortese, E. — Una sezione geologica attraverso il Peloro e lo stretto di Messina e V Aspromonte: Boll, della Società Geologica Italiana. Voi. XXVIII, 1909, p. 449. " Data la chiarezza della sinclinale , qualunque sezione geologica che non segnasse le rocce arcaiche sul fon- do dello Stretto, sarebbe inesatta,,. A p. 450 1' A. scrisse : " è necessario marcare tutto il fondo dello Stretto, in terreno arcaico „ e a p. 446: " Finalmente è lo studio geologico delle due rive dello Stretto , che conduce, infallibilmente, a stabilire che sul fondo dello Stretto abbiamo, come formazione geologica, delle rocce arcaiche „. — 19 — Ecco i fatti da me raccolti che confermano le osservazioni sismologiche del R. Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodi- namica di Roma. Persone autorevoli mi dissero che la strada provinciale attorno a Pescina fu vista ballare come una striscia di tela , e qua e là screpolarsi , e vi sono tuttora fenditure che impediscono il transito ai veicoli. Non solo a Pescina , ma in tutta la conca del Fucino , che si trova a 680 metri sul livello del mare, e nelle circostanti regioni per effetto del terremoto si vedono numerose squarciature del terreno. Ora , non essendo stato costatato nessuno avvallamento in tutta la contrada, le fen- diture, più o meno lunghe e profonde, furono provocate dal ter- remoto sussultorio del 13 gennaio. Scrissero da Sora il 15 gennaio: " ma il fenomeno più im- pressionante è quello manifestatosi nel Cimitero di Sora , nel quale sono crollate quasi tutte le cappelle gentilizie e gli ossari comuni „. " In parecchi punti del Cimitero la terra pare ferita da tagli regolari lunghi qualche metro , dai quali fluiscono vapori bian- chicci e acri con forte odore di solfo „. " Ogni tanto a getti intermittenti ed altissimi scappano fuori da queste fenditure zampilli di acqua solfurea bollentissima „. Il padre Guido Alfani, nella conferenza al " Politeama „ di Napoli tenuta il giorno 11 febbraio di quest'anno, tra le altre proiezioni fece pure quella del Cimitero di Sora con i vulcanetti eruttivi che egli volle attribuire a moto tectonico. Pure al momento del terremoto del 28 dicembre 1Q08 mol- tissimi videro una grande fiammata e alcuni soldati fuggiti nel piazzale della Cittadella videro delie fiamme uscire da alcuni crepacci ivi verificatisi nel terreno. L'inserviente d'ufficio della Direzione d'Artiglieria mi disse che appena fuori di casa, dappoiché abitava nel cortile della Di- rezione , vide uscire con violenza dell' acqua dai varii crepacci, che si erano aperti nel cortile. Dai detti crepacci era venuta fuori una grande quanità di sabbia (come a Sora) e nei crepacci stessi vi rimase per diversi giorni una certa quantità di schiuma gialla come solfo, che emanava un odore di acido solfidrico. Allora come adesso i tectonisti dissero e sostengono che il fenomeno è tectonico ! — 20 — In conclusione il forte terremoto fu sussultorio e venne pre- ceduto e acconipaj^iiato da fenomeni vulcanici. 10 non ripeto o^gi quanto esposi a questa benemerita e libera Società dei Naturalisti in una delle tornate del IQOQ nel lavoro " Il vulcanismo nel terremoto Calabro - Siculo del 28 dicembre UJOS „, perchè fu pubblicato nel Voi. XXIII (190Q), ma riporto pociie parole del prof. O. B. Rizzo pubblicate nel lavoro " Sulla propagazione dei movimenti prodotti dal terre- moto di Messina del 28 dicembre 1Q08 „ ') poiché esse con- fermano quanto io sostenni allora, cioè che il terremoto fu sus- sultorio. L'A. riferisce di non aver mai provato l'impressione che il moto fosse quello di un inabissamento del suolo, ma che invece la scossa fosse prodotta da un colpo diretto dal basso in alto. Stando ritti — egli scrive — pareva, per effetto di una scossa un po' forte, di sentirsi sollevare in alto da un urto sotto le piante dei piedi „. A proposito del terremoto marsicano , nella relazione del Sig. ToNETTi '^) si legge : " Si potrebbe quasi dire che una mano enorme abbia dato un fortissimo pugno al sottosuolo di dentro in fuori, in modo da far minare confusamente tutto ciò che si trovava sopra terra „. " I superstiti concordemente dicono: — Fu un momento! Fu un attimo ! Un macellaio dice : — Ero intento a servire, e mi sentii balzare in aria e vidi le mura muoversi — Dissi : non è niente, è il terremoto , e feci per scappare per la strada. Non arrivai alla porta di bottega , che rimasi sepolto dalle macerie piombate dai piani superiori ! „ " blocchi di pietra pesanti dicci o venti chilogrammi , i quali, lanciati con violenza inaudita , sono stati più che sufficienti ad uccidere moltissimi infelici „. 11 signor Carlo dali.'Ongaro •') scrisse: — È stata come una esplosione: Si, proprio. Pili che un terremoto — già altri ne avevo sentiti — mi è parso che fosse scoppiata qualche ') Meni. R. Acc. Se, Torino, S. II, Tomo LXI, p. 355-417. -) Giornale d'Italia del 16 gennaio 1915. •') Giornale d'Italia del IS gennaio 1915. — 21 — enorme mina. Io stesso qui — ini racconta un casellante della ferrovia ■ ritornavo dal mio solito giro d'ispezione e mi prepa- ravo a cercare del capo del movimento. Camminavo lungo la linea , sul margine del terrapieno, dalla parte del paese. D' un tratto mi sentii come sollevare e balzare a terra: un fra- gore immenso mi colpiva le orecchie. E , gettato a terra , così, con una mano sulla rotaia vidi la stazione e i fabbricati attigui, precipitare; e sotto di me, il suolo seguitava a tremare, a ballare, a sussultare. I ciottoli della massicciata sembravano vivi,* come saltavano „ '). Il terremoto delle ore 7,53' del giorno 13 fu preceduto da altra scossa, come riferì la signora Brunilde Pellino moglie del bri- gadiere delle guardie di città di Sora, appena giunse a Boscoreale. Precedenti storici: alcuni vecchi abitanti di Avezzano raccontarono, ad un inviato speciale del "Mattino,,, un fatto in- teressante che conferma sempre piiì che la causa del disastro è vulcanica: " Qualche anno prima (1864) che il lago fosse defini- tivamente prosciugato, i vecchi paesani ricordano che il Fucino un giorno fu sconvolto da un improvviso e furioso ribollimento, che mosse ed agitò con estrema violenza le acque del lago „. A Sora qualcuno mi disse che circa quarant'anni fa furono costrette le famiglie agiate a farsi costruire delle baracche nei giardini annessi alle case per timore di rimanere seppelliti nelle proprie abitazioni dalle continue e forti scosse di terremoto sus- sultorio. Credo che i fatti riportati sieno sufficienti per smentire chi ha osato ancora una volta accennare al tectonismo. Infatti io non ho proseguito le mie ricerche dopo che il chiarissimo Prof. Luigi Palazzo, direttore dell' Ufficio Centrale di Meteorologia e Geo- dinamica di Roma, nella conferenza tenuta la sera del Q febbraio 1Q15 alla Società degli Ingegneri di Roma, sul terremoto marsi- cano , asserì che la scossa del 13 gennaio delle ore 7, 52\ 55" "fu registrata in tutti i delicati sismografi del mondo „. Quindi il terribile terremoto fu mondiale, e per conseguenza vulcanico , e tanto più vulcanico , per quanto di provenienza molto profonda. ') Giornale d'Italia, n. 18, gennaio 1815. — 22 — Il Prof. B. Gai rrziNK, direttore dell'Osservatorio sismico di Pulko>x'o (Russia) '), in una sua comunicazione sul terremoto del 13 gennaio 1915, lia sostenuto che il terremoto di Avezzano è dello stesso ordine di quello di Messina del 28 dicembre 1908. infatti per quello di Messina constatò che la velocità delle onde sismiche fu di km. 3,53 per ogni secondo e per quest' ultimo è stata di km. 3,51 s. La velocità di propagazione del sismo del 13 gennaio ci di- nota che va compreso tra i grandi terremoti. Ora perchè ciò possa rilevarsi riporto le velocità registrate durante i grandi parossismi di Charleston, di Avezzano ecc. m. s. m. s. Avezzano - - Pela 7370 Avezzano — Oray 7730 il - Padova 6960 " — Vienna 7830 II -Trieste 7170 II — Amburgo 7609 II - Treviso 8950 II — Granata 8600 II - Mileto 7870 II — Valle di Pompe 5290 II — Moncalieri 6710 Charleston — Wytheville (Va) m. s. 5300 (terremoto del 31 agosto 1886) ; — Chattanoga 4869 ; — Washington 5570 1 — Baltimora 6000 1 — Atlantico Cita (N. Y.) 5250 1 — Belvedere (N. Y.) 5200 1 — New Jork 5380 1 ■ — Stockbridge 4283 1 — Albang (N. Y.) 4516 1 — Toronto 4250 1 — Dyersborg (Tem.) 5330 2) Quello di Andalusia del 1884 e di altre località: Andalusia — Lisbona 4200 " — Greemwich 3600 " — Pare de S. Maur. 3200 " — Wilhelmshaven 2800 ') Galitzine. — Sur le tremblement de terre d^ Italie du 13 janvier 1915: Comptes rendus. 15 fevrier 1915. Tome 160, p. 247. 2) DUTTON e Havden. — Sciences: Tome IX, n. 224, p. 489. — 23 — m. s. A\alta - Pulkowo (1867) " 3700 Iquique — Piilkowo (1877) 2800 Giappone — Potsdam (1889) 2333 Wjernoje — Berlino (188Q) 3000 Kii marnato — Potsdam (1889) 2300 Zante — Catania (1893) 4040 San Francisco — Strasburgo (1902) 4400 Manilla — Catania (1914) 3011 Malatia (Asia minore) — Rocca di Papa (1893) 5300 Malatia — Potsdam (1893) 4200 inquique — Pulkowo (1867) 3700 Recentemente il Prof. Oddone lia pubblicato un pregevole lavoro : " Determinazioni dinamiche del modulo di elasticità di JouNG delle rocce „, dove si legge che la Terra, presa nel suo più ampio significato di astro, così la corteccia, cioè l' involucro idro- plastico di rocce granitoidi come io scrissi nel 1887, che l'avvi- luppa comunque spessa e comunque costituita, così le rocce qua- lunque sia la loro giacitura e composizione, sono corpi elastici, e fino ad un certo grado rigidi, corpi cioè che sotto l'azione delle forze esterne si deformano momentaneamente e ritornano circa allo stato quo ante non appena queste ultime cessano di agire. Soggiunge poi l'A. che l'elasticità della Terra e dei suoi com- ponenti ha dato luogo a studii numerosi in continuo progresso a cui attendono vari rami di scienza: 1' astronomia, la fisica mate- matica e la geodesia. " La sismologia, venuta ultima, forte di un ventennio di la- voro , ha con fortuna guadagnato terreno sulle altre tre scienze soprannominate, e si è portata avanti nelle conoscenze delle leggi della propagazione delle onde meccaniche nel globo , offrendo alle indagini cifre nuove ed esatte „. A pag. 28 si legge: " Non tutte le rocce hanno importanza nella telesismica. Ne hanno poca i calcari e quindi i marmi di origine sedimentaria, perchè trovansi confinati nelle posizioni piìj superficiali della crosta terrestre. " Invece ne hanno molta i gra- niti, le sieniti, le doleriti, i porfidi insomma le rocce plutoniche acide o basiche che rappresentano probabilmente il substrato o la parte fondamentale della crosta terrestre „. " La velocità di propagazione delle onde longitudinali rag- — 24 - 4,niin^ciebbc nei campioni di rocce plutoniche, secondo Kusaka- BE '), appena i 4,4 km. sec. Parimenti dai dati di Adams e Cokp-R -) si arriverebbe pure a 4,4; al massimo a 6,4 chilometri per secondo. Il Prof. [ìmilio Oddone ottenne da 6,23 a 7 km. sec, per i graniti; 7,5 per le sieniti; 8 per le dioriti e da 8,6 a 8,8 km. sec. per i porfidi: media 7,7 km. sec. Secondo l'A. 7,7 sarebbe la ve- locità di propagazione circa delle onde longitudinali nelle rocce che sono ]3 a r t e principale d e 1 1 a e r o s t a t e r r e s t r e „ . New'comb e DuTTON ottennero pel terremoto di Charleston una media di 5,15 km. sec. , e il chiaro Prof. Agamennone ha ottenuto pel terremoto del 13 gennaio 1Q15 una media di 7,69 km. sec. ■'). Di tal che il recentissimo terremoto partì da una pro- fondità dove si rinvengono le rocce granitiche costituenti l' invo- lucro primigenio. Ora ciò non fa che riconfermare sempre più ciò che io dimostrai nel 1887 e successivamente nel 1Q06 ') e nel 1908. Le onde sismiche partite dalla conca dell'antico lago di Fu- cino furono registrate a Pulkowo con la velocità di 3150 km. sec. e dall'Osservatorio sismico di Sydney N. S. W., alla distanza di km. 16,500, con la velocità di 3,5 km. sec. Di tal che il terremoto di Avezzano del 13 gennaio delle ore 7,52 m. 55 s. essendo stato registrato in tutti i delicati sismografi del globo, avrebbe per- corso un circolo di 40,000 chilometri con la velocità di 3,4 km. sec. Appartiene quindi allo stesso ordine di quello di Messina del 1908 e non può essere che vulcanico. Infatti nel mio lavoro ■'): SiiW allineamento dei vulcani Italiani , la Marsica si trova sulla frattura Alpi-Sila, e sopra un'altra frattura, la quale parte da un vulcano sottomarino che trovasi tra le isole Pontine e Gaeta, si incontrano Sora ed altri paesi della Valle del Liri, il Lazio e la ') KUSAKABE, S. — Oli the moduliis of rigitidy of Rocks: Tokyo, 1903. 2) Adams, F. D. e Coker, E. G. — An investigotion iato the elastic con- Stanis of Rocks: Pub. of the Carnegie histitution, n. 46, 1906. ^) Agamennone. — // recente terremoto nella Morsica e gli stranienti si- smici : Atti della R. Accad. dei Lincei, Anno 1915. Roma 25 febb. 1915, n. 3, p. 240. ■') Ricciardi, L. — La chimica nella genesi e successione delle rocce erut- tive: VI Congresso Internazionale di Chimica applicata. Roma, 1906. ••) Ricciardi, L. — Sull'allineamento dei vulcani Italiani: Reggio Emilia, 1887. 25 Valle del Salto ecc. Quindi il recente terremoto ha danneggiato sei province: Aquila, Caserta, Perugia, Roma, Teramo e Chieti, colpendo 372 comuni con 2Q,Q78 morti. Ho riunito nella seguente tavola cronologicamente i princi- pali terremoti e fenomeni vulcanici accaduti in Italia e in altre con- trade del globo dal 79 avanti Cristo fino al 13 gennaio 1915 con le indicazioni approssimative del numero delle vittime umane: Anni 79 dopo Cristo — Vesuvio — Ercolano e Pompei 1083 dopo C. Et/m — Catania 1222 » Terremoto Alta Italia 1248 " " Savoia 1361 " » Ascoli 1456 " " Napoletano 1511 " " Friuli 1561 " " Vallo di Diano 1564 " ^ " Alpi Marittime 1627 " " Regione Garganica 1638 " " Stromboli — Calabria 1640 " " Catanzaro (Badolato) 1646 " " Regione garganica 1654 " " Terra di lavoro 1657 " " Calabria 1659 " " Catanzaro 1661 " " Romagna 16Ó7 " " Caucaso — Chemaca 1 69 1 " " Giammaica — Porto Reale 1693 " " Sicilia 1694 " " Napoletano 1703 " " Giappone — Vedo 1726 " " Palermo 1731 " " Foggia 1731 " " Cina — Hsinon Hoa 1733 '/ « Avellinese 1746 " " Perà — Lima e Callao 1751 " " Haiti — Porto Principe 1755 " " Equatore — Anito 1775 " " Lisbona 1767 " " Martinica 1783 " " Santa Lucia Vittime 50,000 20,000 10,000 9,000 5,000 63,000 3,000 500 700 5000 9581 300 500 600 2000 2000 160 30,000 3000 100,000 4500 210,000 250 4000 120,000 1936 18,000 3000 50,000 50,000 800 900 — 26 — Anni Vittime 1783 d . C- —Terreni oto Calabria 29,515 1783 it II Messinese 630 1779 )i II Ande Peruviane Colombiane 140,000 1805 II II Molise 5573 18)2 II II Carcas 12,000 1812 II II Cotrone (Calabria) 253 1836 II II Rossano >> 589 1839 II II Giammaica. Porto Reale 700 1842 II II Capo Haìtano 4000 1843 II II Pointe à Pitre 4000 1846 II II Colli Pisani 63 1857 II II Basilicata e Salernitano 10,767 1851 II II Volture 628 1859 II II Anito (Equatore) 5000 1868 w II Arequipo 20,000 1870 ;/ II Cosenza 300 1873 II II Bellunese 100 1883 II H Krakatoa 35,000 1883 II II Casamicciola (Ischia) 2313 1887 II II Liguria 1640 1895 II 1) Kamaichu (Giappone) 51,000 1902 II II Chetnacha 5000 1902 II II Guatemala 700 1902 II II Monte Pelèe (Martinica) 30,000 1902 II 1) Isola San Vincenzo 3000 1903 II '• Andidjan (Turkenstan) 2500 1908 II II Calabro — Siculo 200,000 1915 II II Marsicano — Valle Liri 29,978 Il terremoto del 13 gennaio, come ho di già accennato, fu preceduto , accompagnato e seguito da altri fenomeni d' indole vulcanica. Riproduco tutte le osservazioni che man mano sono andato raccogliendo, obbiettivamente e senza alcun preconcetto, poiché io non lotto che per l'affermazione del vero , cosa diffi- cile nei feticisti del tectonismo , i quali occultano i fatti per so- stenere un assurdo. Per verità tra i fenomeni che precedettero il terremoto mar- sicano vi fu il terremoto del IQ dicembre 1Q14 che danneggiò Isernia; fu osservato di poi l'elevamento di temperatura nelle — Ti — acque termali di diverse contrade; il forte terremoto del 13 fu preceduto da un assordante rombo, seguirono di poi i terremoti sussultori registrati nelle diverse contrade del continente e pure a Termini Imerese il 23 gennaio, successivamente di nuovo nel marsicano e nella Valle del Liri e in questi giorni a Perugia e a Lucca, nella prima con rombi e diffusa fiammata e nella se- conda con rombo — A tutto questo si aggiunge 1' eruzione che tranquillamente va compiendosi nei crateri dell'Etna e del Vesu- vio ; sicché credo che maggiori elementi non potevo raccogliere per asserire con piena coscienza che il terremoto del 13 gennaio fu vulcanico. A proposito delle costruzioni più o meno resistenti alle scosse dei terremoti, scrissi quanto segue nella mia relazione su quello del 28 dicembre 1908 : " Il terribile terremoto del 28 di- cembre ha posto nella più chiara evidenza che nessun terreno e nessuna costruzione sono rimasti immuni dalle forti scosse. . . „. " Le violenti scosse sussultorie del 28 dicembre 1908 e del 1° luglio 1909 hanno dimostrato che né l'ubicazione, né l'orien- tamento, né la varia natura e conformazione dei terreni, dai cri- stallini ai sabbiosi, né la diversa costruzione dei fabbricati resi- stettero al formidabile urto endogenico e alle fortissime esplo- sioni „. La scienza non possiede, né credo riuscirà mai a possedere, un apparecchio sismografo registratore che la metta in grado di predire un terremoto. " Finora era riuscita, col tromometro o con uno dei sismo- grafi, a registrare le scosse microsismiche e sismiche; ma al primo urto macrosismico alcuni strumenti furono lanciati in aria, altri spostati ed altri rotti. La conclusione a cui mestamente dobbiamo giungere é che la natura, con un brusco movimento, inesorabile sempre e ribelle, spazza via quanto l'arte e la scienza s'erano affannate a mettere insieme „. Pure il 13 gennaio, dolorosamente, si é verificato quanto disgraziatamente avvenne nel 1908. Un solo fatto constatato dagli astronomi degno della mas- sima considerazione é l'azione attrattiva luni - solare sul magma eruttivo , come sulle acque marine , che oramai non si può più negare. Infatti tra la luna nuova del 13 gennaio é il plenilunio — 28 — del 28 febbraio di tiiiest'aiino si ebbe il terremoto di Avezzaiio e r eruzione dell' litna e del Vesuvio, noneliè un j^^aude terre- moto registrato la sera del 28 febbraio , alla distanza di eirca 9000 Km. A questi fatti si devono aggiungere gli altri del 27, 28 e 2Q marzo a Perugia e a Lucca. D' ordinario 1' importante fatto è stato osservato accadere quando il sole e la luna agiscono prossimamente sulla stessa linea retta e questa coincide perpendicolarmente con una con- trada. Circostanza questa, che verificatasi nell'eruzione della Mar- tinica nei 1902-1903 e nell'abortita eruzione sottomarina del 28 dicembre 1908, avendo gli scienziati preannunziato il fenomeno, non già l'eruzione, ha ribadito sempre più le rigorose afferma- zioni scientifiche fatte in Italia , prima che in altre nazioni del mondo, senza però predire né il giorno, uè l'entità del fenomeno, cioè se eruzione o terremoto. Nel 1902-1903 al Monte Pelèe (Martinica) e nel 1908 nello stretto di Messina vi furono eruzioni e terremoti, secondo le previsioni di Dierckx, di De Saintignon, di De Parville, di Miron ^) e del prof. Perret dell' Università di Filadelfia, poggiate sull'attrazione luni-solare. Intanto ad ecce- zione dell'attrazione siderale sul vulcanismo, non si possono fare prognostici ; e poiché le eruzioni sono la causa , ed i terremoti l'effetto, così bisogna studiare ancora prima di formulare quella legge che alcuni dilettanti di sismologia aspettano come la man- na. Del resto pure dopo la legge , se si avrà , il vulcanismo si manifesterà dove e quando avverrà l'incontro del magma incan- descente con l'acqua. Mi occorre pertanto dichiarare che in tutti i miei lavori ho seguito sempre il metodo induttivo, quindi tutto ciò che ho as- serito é cosa incontestabile ed ha per base le leggi fisiche. Di tal che fino a questo momento qualcuno ha potuto negare , o fare gratuite asserzioni, ma nessuno é stato in grado di provare il contrario di quanto era ed é stato dimostrato. Quindi se qual- che sismologo o aristarca aspetta la legge che regoli il vulca- nismo ed il sismismo , io mi dichiaro soddisfatto di quanto gli osservatori sismici e geodinamici sparsi in tutte le parti del globo han dato finora alla scienza. ') MiRON, F. — Études des Phénoniènes Vulcaniques: Paris, 1903. — 29 — Il 13 gennaio fu un istantaneo sussulto, provocato dal vul- canismo, che dimostrò ancora una volta , disgraziatamente , che quando il fenomeno, si manifesta con forte violenza, non rispetta niente, nulla resistendo alle terribili esplosioni interne e agi' in- composti sussulti. Tutto il territorio marsicano e quello della Valle del Liri fu smottato , sconquassato e fenduto in tutti i sensi. Intere città furono rase al suolo ; e dove pochi istanti pri- ma era vita e attività, bastarono pochi secondi, non più di cin- que, perchè divenisse necropoli, tomba di viventi ! In questa dolorosa contingenza, come nel 1908, la saggezza del Governo, del Parlamento e del Senato, che già avevan date prove tangibili del loro grande interessamento all'immensa scia- gura , con la legge approvata in questi giorni , ha provveduto opportunamente. Se non che i soccorsi potranno lenire i dolori dei superstiti, potranno metterli in condizioni di campare la vita; ma prima che quei centri industriosi riprendano un'attività rimu- nerativa, occorrerà ancora molto tempo. L' Italia nostra nelle grandi disgrazie dimostra al mondo ci- vile che la solidarietà fraterna dalle Alpi all' Etna è superiore a quella che apparentemente si appalesa. Mi auguro che sia così in qualunque eventualità. Dopo il terremoto del 13 gennaio 1915 il Governo, ad ecce- zione della Commissione presieduta da S. E. S.\landra, Presidente del Consiglio, non ha nominato nessuna commissione scientifica, ed ha fatto bene, perchè non vi sarà sperpero di danaro. La scienza oramai ha dimostrato qual' è la causa del terremoto, e ha detto pure che finora non può ne prevenire e tanto meno rimediare. Le quisquilie su le nuove teorie lasciano il tempo che tro- vano, perchè durante la lotta tra Nettuno e Plutone, come si cre- deva ai tempi di Omero, le conflagrazioni interne al di sotto del- l' involucro granitico, sul quale poggiano la catena Appennica *) ') e le altre formazioni geologiche sedimentarie, danno luogo ad uno sviluppo di elettricità e di gas, che le rocce tengono occlusi; ef- ') Ricciardi, L. — Uiinità delle energie cosmiche: Boll. Soc. di Naturalisti di Napoli, 1907, p. 9. "^) Ricciardi, L. — Sa la genesi e fine del nostro geoide: Boll. Soc. di Naturalisti di Napoli, 1908, p. 60. — 30 — fctti questi della causa prima che è il vulcanismo, il quale spiega la sua disastrosa azione nell'interno del nostro pianeta che ad una profondità variabile è costituito di rocce uni- formi e continue buone conduttrici delle onde si- smiche 1). Questa verità acquisita dalla scienza costituisce un assioma che porta all'assoluta vittoria, al trionfo e non alla ban- carotta della scienza. Napoli, marzo 1915. Finito di stampare il 27 maggio 1915. ') Ricciardi, L. — Il sismisrno , il vulcanismo ecc. Boll, della Soc. di Na- turalisti in Napoli. Anno XXIV. Voi. XXIV, 1910, p. 154. Giuseppe Mercalli Commemorazione fatta dal socio D.r Alessandro Malladra (Tornata del 30 aprile 1915) Una vita molto modesta, quasi nascosta, ben lontana dai tu- multi sociali, consacrata interamente alla scienza, nel silenzio au- stero delle biblioteche e nella pace romita della sua cameretta, — ove lo studio veniva interrotto per dar posto alle nobili fatiche della scuola, e, a quando a quando, alle sudate escursioni sul vigilato Vesuvio , o sui luoghi brutalmente colpiti dalle cieche forze telluriche, — tale è la visione telescopica, il profilo biogra- fico riassuntivo della esistenza del prof. Giuseppe Mercalli, che un tragico fato doveva strappare d' improvviso, la notte fra il 18 e il 19 marzo 1914, alla numerosa coorte dei suoi discepoli, ami- ci, colleghi ed ammiratori. Allievo di questo illustre Maestro, nei primi ed ultimi anni della sua carriera scientifica, adempio con grato animo al cortese invito rivoltomi dal Consiglio direttivo di questa nostra Società dei Naturalisti — della quale Egli fu membro per molti anni — di ricordare brevemente le benemerenze scientifiche di questo insigne studioso che , animato dalla nobile fiamma del sapere, consacrò al fuoco dei vulcani quella preziosa energia , che una volgare fiamma, atroce e beffarda, doveva sacrificare. Nato a Milano il 21 maggio 1850, Giuseppe Mercalli compì gli studi secondarli e teologici nel Seminario della città natale e — 32 — fu ordinate) sacerdote nel 1871. Tre anni dopo, nella Scuola nor- male annessa all'istituto tecnico superiore di Milano, dove fu sco- laro di Antonio Stoppani , conse^^uiva il diploma di professore di scienze naturali, insegnò dajìprinia queste scienze nelle scuole dove già era stato discepolo e nel liceo pareggiato di Domodos- sola. Ma nel 1888, per un nobile atto di solidarietà verso il per- seguitato filosofo Antonio Rosminm, dovette lasciare il Seminario e correre 1' alea dei concorsi governativi. Riuscito tra i primi nella graduatoria, potè ottenere la resi- denza di Reggio Calabria, da lui desiderata, perchè prevedendo non lontano un nuovo periodo sismico in quelle regioni, spera- va , come Egli stesso narra , per ragioni di studio , trovarvisi presente '). Non vide però accolto il suo desiderio, perchè il periodo si- smico ben vaticinato cominciò col terremoto calabrese del 1894, allorché Egli già da due anni era passato al nostro R. Liceo Vit- torio Emanuele, chiamatovi da un altro desiderio non meno ar- dente, lo studio del Vesuvio. In questa sede rimase vent' anni , spezzando il pane della scienza a numerosissimi allievi, che lo ricordano con affetto, me- mori della sua infinita bontà e della grande diligenza ed entu- siasmo con cui adempiva la sua missione. Nel febbraio del 1911, il Mercalli, che già aveva in antecedenza preso parte al concorso di professore straordinario di Mineralogia e Geologia nell' Uni- versità di Catania, ottenendo il 3" posto fra gli eleggibili, gua- dagnava il concorso bandito per la direzione dell' Osservatorio Vesuviano, e saliva quasi trepidante la classica montagna di Pli- nio, non per cercarvi un posto di onesto riposo , ma per com- piervi un vasto programma di nuove e importanti ricerche, ben persuaso che la scienza, ancora dibattentesi nel campo delle ipo- tesi per ciò che riflette 1' intima essenza del vulcanismo, ancora deve percorrere un lungo e difficile cammino, prima di giungere a inoppugnabili conclusioni, e ad una sicura sintesi di cause ed effetti nei complessi fenomeni vulcanici. Dire convenientemente di tutto il lavoro scientifico di questo ') Le case che si sfasciano e i terremoti: " Rassegna Nazionale „ di Firen- ze, fase, lo febbraio 1912. — 33 — lavoratore, in una breve connneniorazione, non è cosa ap^evole '); bisognerà restringersi per sonimi capi. L' attività incessante del suo intelletto, che veramente non conosceva riposo, è manifesta nell'elenco delle sue pubblicazioni, in cui non devesi solo badare al numero, già di per sé ragguardavole, ma all' importanza degli argomenti e alla maestria della trattazione, ai nuovi fatti esposti e ai notevoli risultati a cui giunge. Di questi suoi lavori , una ventina riguardano soggetti di indole varia, dai diffusi suoi ma- nuali scolastici alle inondazioni di Verona, alle biografie di illu- stri scienziati; una quarantina riflettono la sismologia; circa ses- santa la vulcanologia, ed altri queste due branche scientifiche riu- nite, delle quali fu libero docente nelle Università di Catania e di Napoli. Nelle sue ricerche fu osservatore coscienzioso e minuto, de- scrittore diligente, esatto e spesso elegante. In sismologia e vul- canologia Egli creò, senza averne la pretesa, una scuola propria; era " il maestro di color che sanno „ , a cui tutti ricorrevano, a cui molti s' inchinavano, in Italia e fuori. Certo, non poche sue opinioni rimarranno, e di certe conclusioni che si ricaveranno in seguito, si troverà il germe nei lavori del Mercalli, come suole accadere dei prodotti intellettuali dei forti pensatori. Nelle note originali, ed anche nei lavori di maggior mole. Egli appare più analista che sintetico. Fu il cronista accurato di tutti i più importanti terremoti e delle maggiori eruzioni vulcaniche che successero durante il quarantennio della sua vita scientifica; fu lo storiografo preciso di molte analoghe convulsioni telluriche avvenute nei secoli; seppe cernere con singolare maestria il vero dal falso nei racconti di antichi scrittori, letti a profusione, stu- diati, discussi e confrontati con pazienza da certosino. La cono- scenza della letteratura riferentesi a vulcani e terremoti era in Lui addirittura fenomenale; autori italiani e stranieri, antichi e moder- ni, opinioni , giudizii , risultati, esperienze, date e cifre di vario genere, possedeva tutto ciò con una tale pienezza, da potersi pa- ragonare a un dizionario sismo-vulcanologico. Con sì vasta e pro- fonda erudizione egli avrebbe potuto tentare un grande lavoro ') Malladra, a. —L'attività scientifica di Giuseppe Mercalli: " Rassegna Nazionale,, di Firenze, fase. 1° novembre 1914. 3 — 34 — di sintesi generale sul vulcanismo, e lo desiderava ardentemente, pur temendo non gli bastasse la lena: la sorte gli fu avversa e fu più avversa per noi che dobbiamo ricercare, sparsi qua e là nei suoi lavori, quei giudizii riassuntivi e sintetici che costituiscono lo scopo ultimo dell' indagine scientifica. Nel campo della Sismologia, il prof. AAnRCAiJ.i fu un vero pioniere di questa novissima scienza, che data da pochi decennii. Fa stupire che Egli, senza osservatorio, senza strumenti, senza l'aiuto delle matematiche superiori, abbia potuto tanto indagare, racco- gliere, scrivere e discutere su terremoti di tutti i paesi, di tutte le età! Fu un terremoto che fece conoscere al mondo scientifico l'elevato ingegno del nostro professore, cioè la catastrofe di Ca- samicciola del 28 luglio 1883. La memoria che Egli scrisse su questo terremoto ischiano fu premiata con medaglia d' oro ed è ancor oggi attivamente ricercata dagli studiosi. Seguono, in ordine di tempo, i forti lavori sui terremoti an- dalusi del 1884 (in collaborazione col prof. Taramelli), sul ter- remoto ligure del 1887, ove discute le notizie raccolte in 1100 località, sui terremoti della Liguria e del Piemonte, su quelli della Calabria e del Messinese, sui danni prodotti dai terremoti nella Basilicata e in Calabria, sui disastri calabresi del 1894, del 1Q05, del 1907 e sull' orrenda catastrofe del 28 dicembre 1908. Scrisse sulle norme edilizie per le regioni sismiche, sulla necessità che vengano applicate prima e non dopo i disastri, tenendo presente r aforisma sismico che " terremoti avvengono , dove sono avve- nuti „. Compilò il primo Catalogo dei terremoti italiani, dal 1459 a. C. al 1881, che servì poscia di base per tutti gli studii di sta- tistica sismica e fu piìi recentemente accresciuto dal prof. M. Baratta. Profondo conoscitore di tutte le aree battute dai terremoti in Italia, nonché della loro sismicità, potè tracciare la prima Carta sismica d' Italia, che fu piij tardi migliorata dal Taramelli , dal- l' UziELLi e dal Baratta. Nutriva poche speranze sulla previsione dei terremoti, come comunemente s'intende; dava invece maggiore attenzione alla periodicità dei medesimi (intesa in largo senso), per stabilire a lunga scadenza il tempo pericoloso per una regio- — 35 — ne. Così in questi ultimi aiuii temeva per la Basilicata, spiegando che la statistica sismologica dà per questa regione 10 terremoti disastrosi in 410 anni, cioè, in media, uno ogni 41 anno e che lo studio dei terremoti meridionali dimostra una decisa alternanza nel risveglio dei centri sismici lucani e calabresi. Ora, soggiun- geva, la Calabria ha avuto anche troppo il fatto suo, e la Basili- cata riposa dal 1857. Auguriamoci vivamente, poiché già il fatto è compiuto, che il recente disastro della Marsica abbia preso il posto del temuto risveglio lucano, e che la Patria, omai sulle mosse pel conseguimento dei suoi alti destini, non debba piangere su nuove sventure telluriche. Riguardo alle cause dei terremoti, il prof. Mercalli accettava bensì la triplice classificazione dei medesimi data dallo Stoppani, di terremoti vulcanici, perimetrici e tettonici, ma in tutti, più o meno direttamente , vedeva , per così dire, la mano del vulcanismo. Perciò Egli propose pei terremoti perimetrici (di cui citava come esempii classici quelli della Calabria e dell'Andalusia, non- ché quelli che si verificarono lo scorso anno in Eritrea) la deno- minazione di terremoti intervulcanici. In tali regioni, suppone il Mercalli che esistano neh' interno della Terra magma ignei simili ai magma eruttivi per la compo- sizione, ma che si iniettano e si raffreddano in cavità sotterranee, senza giungere fino alia superficie del suolo , ma determinando movimenti, che si avvertono all'esterno sotto forma di terremoti '). In tali regioni la tectonica molto fratturata é disposizione alla sismicità; i magma intrusivi danno ,l' impulso al movimento degli strati. Perciò da tempo io proposi per questi sismi la denomina- zione di tectovulcanici ^). Sotto questo punto di vista, é ovvio supporre che la comparsa di uno o più vulcani nella penisola calabrese, darebbero a quelle terre così spesso brutalmente percosse una relativa tranquillità, come si verifica nella nostra Campania, in grazia del Vesuvio. 1) / terremoti della Calabria meridionale e del Messinese: Atti della So- cietà delle Scienze, detta dei XL, Voi. XI, Roma 1897. -) Corso di geologia di A. Stoppani ; III. ed. con note e aggiunte di A. Malladra, Voi. I, pag. 615, in nota. Milano, 1900. — 36 — Anche nei terremoti tettonici propriamente detti, che avven- gono in regioni lontane da vulcani , Egli inclina a credere non del tutto estraneo il vulcanismo. A proposito dei terremoti li- guri e piemontesi , il MtRCAi.Li ricorda , che le Alpi marittime dopo un duplice sollevamento di 3000 e di 1400 metri , avve- nuti rispettivamente sul finire dell' eocene e del pliocene , subi- rono nel quaternario un abbassamento di 900 metri; ora, la forza viva generata da tale abbassamento, per quanto in parte consumata dalle spinte tangenziali , deve pure , specialmente neir atto in cui si arresta , trasformarsi in energia termica. Do- ve il maggiore fratturamento organico lo consente , il calore si smaltirà all'esterno, mediante le sorgenti termali, come avvie- ne nell'Aquitano e nel Cuneese , che saranno perciò regioni di minore sismicità ; altrove invece trasformerà le acque in vapo- re, che assumerà, col cumulo della pressione, forza elastica suffi- ciente per scuotere la superficie della Terra ^). Secondo questo con- cetto il bradisisma genera il vulcanismo, e il vulcanismo genera il terremoto. Ma molte altre cause Egli ammette che possono influire sull'istante critico in cui la Terra debba tremare: anzitutto la tettonica e 1' orografia della regione, poi 1' attrazione luni-so- lare, il magnetismo terrestre, le condizioni meteoriche, ecc. Così, ad es., ancora pei terremoti liguri e piemontesi, il Mercalli os- serva, che contro 336 terremoti verificatisi in febbraio se ne eb- bero soli 57 in settembre e perciò conclude che tale distribuzione per mesi non può essere casuale: le acque meteoriche esercitano un' influenza su quei centri sismici. Date queste sue concezioni sulle cause dei terremoti, era logico che Egli fosse seguace convinto della teoria i pocen frale, se- condo la quale il movimento tellurico parte da un centro di scuo- timento, che non è certo un punto matematico, ma una zona più o meno vasta neh' interno del Pianeta. Questa teorica è oggi com- battuta da una numerosa schiera di geologi e sismologi, tra cui ricorderò 1' Hobbs e il Montessus de Ballore, per il fatto che in non pochi terremoti l'area rovinosa è notevolmente estesa e i paesi sovrastanti vengono colpiti nel medesimo istante ; per cui ') / terremoti della Liguria e del Piemonte: Napoli, Lanciano e Pinto, 1897. — 37 — sembra che realmente una certa porzione della superficie terrestre si muova tutta d' un pezzo repentinamente e slitti in una data direzione, per assumere una nuova posizione d' equilibrio. Ma il prof. Mercalli, pur concedendo che il moto risultante da un cen- tro di scuotimento possa produrre lo spostamento in massa di certe regioni della superficie, fa giustamente notare che, data la grande velocità delle onde sismiche e 1' andamento abbastanza elastico di molti cronometri, è assai difficile determinare con esat- tezza r istante preciso di una scossa (come ben sanno tutti i si- smologi); mentre d'altra parte l'enorme differenza che corre nella costruzione delle case (in generale pessima dal lato sismico, mas- sime nei piccoli centri); può benissimo spiegare come paesi rela- tivamente distanti tra loro siano egualmente sconquassati o di- strutti. Non abbiamo noi visto, neh' ultima catastrofe messinese, resistere meravigliosamente il villino Cammareri suH' epicentro del terremoto, e abbattersi completamente delle case, lontane dal medesimo piìi di cento chilometri ? Altra benemerenza del nostro professore nel campo della si- smologia, fu l'avere saggiamente modificata la scala sismica dell'intensità, che portava il nome di De Rossi e Forel. La nuo- va Scala Mercalli, graduata sulla base di numerosi effetti si- smici, di facile constatazione , non è fondata sul vero elemento che determina l' intensità, cioè l'accelerazione; ma è di uso pronto e facilissimo per tracciare le curve isosiste e per dare un' idea sommaria dell' intensità del fenomeno, tanto che è divenuta quasi popolare: giustamente fu adottata come Scala ufficiale per l' Ita- lia dall' Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica. Nel campo della Vulcanologia il lavoro scientifico del prof. Mercalli fu, come già dissi, ancor piiì copioso. Egli visitò una prima volta tutti i vulcani italiani, attivi e spenti, in occa- sione di un viaggio compiuto per suggerimento dello Stoppani, nel 1878 ; e diede un magnifico resoconto delle sue osservazioni e dei risultati che ottenne in un grande volume, "Vulcani e fe- nomeni vulcanici in Italia,,, che il Taramelli qualificò: la prima sintesi scientifica dei fenomeni endogeni del nostro Paese. Ritornò poscia piiì e più volte sui diversi vulcani, per completare studi, per seguirne le vicende. Anche qui fa meraviglia notare come — 38 — Egli abbia potuto raccogliere una messe così ricca di osserva- zioni con un armamentario scientifico assolutamente meschino. Un martello, una lente, un termometro, una bussola, alcuni fili di argento , rame , zinco e piombo e una macchina fotografica, gli furono sufficienti per rapire alla natura molti segreti e pre- sentare ai suoi lettori in belle tavole e figure le caratteristiche del paesaggio vulcanico, i momenti salienti di una fase eruttiva. Con questi pochi arnesi, che portava in una sacca di cuoio, potè accertare molti dati di fatto sulla temperatura delle lave, sulla loro viscosità, sulla struttura del magma, sulla formazione delle bombe e dei proietti ; la lunga pratica gli aveva insegnato a valutare con sufficiente esattezza la temperatura delle lave dal grado della loro luminosità, prima che fossero inventati i piro- metri ottici. Buon mineralogista e buon pietrografo, diede note- voli ed ottimi contributi allo studio dei prodotti eruttivi, antichi e recenti. Il Vesuvio, il nostro bel Vesuvio, ha perduto con Lui il suo piij fedele e attento indagatore. Ne seguì le alterne vicende, si può dire giorno per giorno, per 22 anni, cioè dal 1892 alla vi- gilia della sua morte. Ne spiava le mosse dalla sua vedetta di via Sapienza , dove la sua salma carbonizzata fu rinvenuta con lo sguardo rivolto al Vesuvio; ne percorreva i pendii, visitando le colate laviche e sfidando i parossismi esplosivi, con frequenti gite. Egli stesso scriveva nel 1907 (I vulcani aitivi della Terra, pag. 216): " Ho visitato il cratere del Vesuvio almeno un cen- tinaio di volte „. Da quell' epoca in poi lo visitò press' a poco altrettante volte, poiché nei tre anni che stette Direttore dell'Os- servatorio, non mancava di dare una capatina al cratere almeno una volta la settimana, in media. Frutto di questa sua vigilanza furono le Notizie Vesuviane , che uscirono in 18 puntate nel Boll, della Soc. Sism. ital., ed altre memorie di vario genere, le quali unite ai lavori del Johnston-Lavis, del Matteucci e di altri, ci forniscono una fedelissima cronaca delle vicende vesuviane, senza nessuna soluzione di continuità, dal 1880 sino al presente. Auguriamoci, nell'interesse della scienza, che una siffatta cronaca non abbia a subire interruzioni per l'avvenire, come ne ebbe per il passato. — 39 — Addestrato nell'analisi dei fatti e bene addentro nella vita del vulcano, per effetto delle ricerche compiute al Vesuvio, al- l' Etna , allo Stromboli , alla Fossa di Vulcano , alla Solfatara di Pozzuoli e all' Epomeo , nonché sui vulcani spenti dei Campi Flegrei, di Roccamonfina, del Vulture, di Bolsena, di Vico, del Vulcano laziale , delle Eolie e delle Pontine e sulle roccie erut- tive di molte altre zone italiane, in possesso di una ricchissima letteratura vulcanologica e dotato di ingegno profondamente com- parativo , potè spaziare colla mente sui vasti campi vulcanici di tutto il Pianeta e scrivere quel volume magistrale , intitolato : / vulcani attivi della Terra che, secondo il R. Comitato geologico, " esce dai modesti limiti di una compilazione ed ha invece il vero carattere di un trattato completo di vulcanologia moderna „. In quest' opera poderosa , densa di fatti e di concetti , Egli tenta qua e là sintesi parziali del grande problema, alla cui so- luzione lavorò per quarant' anni e che lo tenne chino sulle ve- gliate carte nelle lunghe notti insonni. Piacemi ricordarne qual- cuna, scegliendo qua e là, a memoria. Il focolare vulcanico nasce e si localizza per cause fisico- chimico-meccaniche ; è fenomeno passeggero e poco profondo; passeggiero perchè ogni vulcano ha una durata attiva che si li- mita a una o al piii due epoche geologiche ; poco profondo perchè la temperatura delle lave (1300-1500 gradi all'interno del condotto) si può già rinvenire a 20-30 chilometri di profondità; perchè le roccie eruttate appartengono alla litosfera, è perchè poco estesi essendo i terremoti vulcanici rispetto all'intensità, poco profondi devono essere i loro epicentri. Ogni gruppo di vulcani ha focolari proprii : tra i diversi gruppi non vi ha comunicazione diretta e scambio di materia, ma nemmeno assoluta indipendenza. Non comunicazione diretta, perchè ogni vulcano presenta magma proprio, ben determinato, che può però variare col tempo ; non assoluta indipendenza, perchè essendo i vulcani allineati sulle linee di minore resistenza della crosta terreste , le quali coincidono con quelle dei piij re- centi movimenti orogenici, intercedono fra loro quelle relazioni che dipendono da un comune sistema di fratture. Perciò vediamo esistere notevoli relazioni tra le eruzioni dell'Etna e quelle dello Stromboli ; tra lo Stromboli e i terremoti della Calabria. — 40 — l.;i diifcreiiziazioiie dei maialili eruttivi varia nclU) spazio pei diversi vulcani e nei tempo per uno stesso vulcano ; perchè va- riando la profondità del focolare, questo può interessare roccie di diversa natura e i gas da esse derivanti mineralizzeranno in diverso modo gli elementi costitutivi del magma. Il meccanismo eruttivo dipende essenzialmente dalla natura del magma. Tipico è quello stromboliano (che non è esclusivo né unico allo Stromboli) proprio dei vulcani a magma basico, facilmente fusibile; il quale meccanismo sostanzialmente non differisce da quello geyseriano , se non per la diversa densità dei fluidi che vengono messi in movimento. Perciò i vulcani basici sono es- senzialmente effusivi. Acidificandosi il magma, aumenta il punto di fusione e diminuisce la sua fluidità; perciò i vulcani acidi sono essenzialmente esplosivi. Altre cause possono in- terporsi e modificare il meccanismo sostanziale di ogni vulcano. Una parziale occlusione del condotto o un temporaneo raffred- damento del magma possono rendere esplosivo il vulcano basico; mentre un notevole aumento nella quantità e tensione dei gas possono determinare nel vulcano acido delle correnti di blocchi incandescenti o di detriti ad altissima temperatura (nubi ardenti), che si rovesciano sui pendii a guisa di colate. Il magma è una roccia attiva che contiene in se stesso la molla che lo fa salire alla superficie dalle profondità terrestri e la forza che lo rende atto a esplodere, sia essa unicamente il vapor d'acqua, come si voleva una volta, o sia tutt' altro gas ad ecce- zione del vapor d'acqua che mancherebbe assolutamente, come, da taluni, si vuole adesso. Probabilmente anche in ciò gli scienziati, per dirla con una felice immagine dell'ALFANi, hanno imitato il pendolo in movimento , che oscilla a destra e a sinistra , senza fermarsi nella posizione di equilibrio. Il prof. Mercali.i era ben conscio del profondo cambiamento che va operandosi nel campo della vulcanologia; del nuovo indirizzo e delle nuove esigenze di questa scienza. Perciò non si dava requie , non solo per te- nersi al corrente di ogni novità, ma per cercare, verificare, con- trollare e poscia intervenire a suo tempo nell' ardua questione, portandovi i risultati delle sue esperienze e della sua dottrina. E fu durante queste ricerche , che dovevano coronare il grande — 41 — edifizio da lui costruito, con sì diuturno, perseverante e tenace lavoro, che la morte lo colse a tradimento , con mossa mefisto- felica, ghignando per la gioia di poter uccidere con una stupida fiammella l'Uomo che aveva sfidato impavido le piiJ infocate ire della Natura. Nessuno di noi dimenticherà certamente la tipica figura di questo nostro illustre consocio, dal profilo dentellato come l'orlo del Vesuvio , dagli occhi buoni e semplici , di animo probo ed onestissimo , di carattere mite e quasi infantile , che solamente scattava talvolta nella discussione scientifica, per l'entusiasmo che l'animava nella scoperta del vero. Per i suoi meriti non comuni, fu chiamato a far parte di non pochi sodalizii scientifici, quali: il R. Istituto di Scienze e Lette- re di Milano, l'Accademia Gioenia di Catania, la Pontificia dei Nuovi Lincei, quella degli Zelanti di Acireale, la R. Accademia delle Scienze, la Pontaniana e l' Istituto d'incoraggiamento di Napoli, l'I. R. Istituto geologico di Vienna, l'I. R. Accademia degli Agiati di Rovereto, le Societcà astronomiche di Francia, del Bel- gio, di Spagna e America. Faceva anche parte di numerose Società, oltre la nostra dei Naturalisti napoletani, poiché era ascritto alla Società Sismologi- ca, alla Geologica, a quella pel Progresso delle Scienze, alla Soc. ital. di Scienze Naturali , all' Urania di Torino, alla Società me- teorologica italiana e al Club alpino italiano. Era inoltre Cavaliere della Corona d' Italia. Un busto somigliantissimo, opera dello scultore Vedani, fu innalzato sulla sua tomba nel Cimitero monumentale di Milano. Ma il monumento più bello e imperituro è quello che 11 Mercalli eresse a se stesso con le opere sue; monumento che sfiderà l'in- giuria del tempo , perchè passano i marmi e passano i bronzi, come le parole, ma rimangono le idee, che sono eterne. Pubblicazioni del Prof. Giuseppe Mercalli ordinate per materie I. — S i s ni 0 - V u 1 c a II o 1 o g i a in generale 1883. — Vulcani e fenomeni vulcanici in Italia: Voi. in So di p. 376, con 78 fig. e 13 tav. Milano, tipi Vallardi. 1884. — / vulcani, i terremoti e le lente oscillazioni del suolo: tre capitoli nel- l'opera "La terra,, , diretta da G. Marinelli, Milano, tipi Vallardi. 1903. — La storia e i fenomeni sismo-vulcanici: " Rassegna Nazionale „ di Fi- renze, fase, di marzo. 1907. — / vulcani attivi della Terra: Voi. di p. 422, in So, con 82 ine. e 26 tavole, Milano, U. Hoepli ed. II. — Sismologia 1881. -/ terremoti dell'Isola d'Ischia: Atti Soc. Ital. Scienze Nat. Voi. XXIV, pp. 14. 1882. — Le inondazioni e i terremoti di Verona: Opusc. di p. 30, in So, Caz- zano-Besana, Tipi Commerciale. 1884. — Z.' Isola d' Ischia e il terremoto del 28 luglio 1883. Meni, del R. Ist. Lomb. di Scienze e Lettere, p. 56, in 4°, con tre tavole. Esiste un transunto fatto da A. von. Lasaulx, in Nieder. Ges. fùr Natur. und. Heilk. in Bonn, 18S5. 1884. — Sulla natura del terremoto ischiano del 28 luglio 1883. Rend. del R. Istituto Lomb. di Se. e Lett., Voi. XXVII, pp. 15. 1885. — // terremoto sentito in Lombardia il 12 sett. 1884: Atti Soc. Ital. Se. Natur. Voi. XXVIII, pp. S. 1885. — Osservazioni fatte durante un viaggio nelle regioni della Spagna col- pite dagli ultimi terremoti: Nota preliminare. Rend. R. Acc. dei Lincei, pp. 11. 1885. — Le case si sfasciano e i terremoti : " Rassegna Nazionale „ di Firenze Voi. XXI, pp. 12. V. più avanti all'anno 1912. 1885. — / grandi terremoti Iberici: Discorso a favore dei danneggiati dai terre- moti di Spagna, ibid. 1886. — / terremoti andalusi cominciati il 25 dicembre 1884: Meni. R. Acc. Lincei, pp. 108, con 4 tavole. In collaborazione col Prof. T. Ta- RAMELLI. 1886. — Le cause dei terremoti: " Mente e Cuore „, Tipi Cogliati, Milano. — 43 — 1886. — / terremoti andalusi: Annuario meteor. Ital., I, pp. 13, con 1 tavola. 1877. — // terremoto di Lecco del 20 maggio 1887: Atti Soc. Ital. di Se. Nat., Voi. XXX, pp. 8. 1888. —Alcuni risultati ottenuti dallo studio del terremoto ligure del 23feb. braio 1887: Nota preliminare Rend. R. Acc. dei Lincei, pp. 16. 1889. - // terremoto ligure del 23 febbraio 1887: Annali dell' Uff. Centr. di meteor. e di geodin., Voi. Vili, pp. 298, con 24 fig. e 4 tavole. In collaborazione col Prof. T. Taramelli. 1891. — / terremoti napoletani del Sec. XVI e un manoscritto inedito di Cola Aniello Pacca: Boll, della Soc. Geol. It., Voi. X, pp. 19 con 1 tav. 1893. — // terremoto sentito in Napoli il 25 gennaio 1983 e lo stato attuale del Vesuvio: Boll. mens. dell'osser. di Aloncalieri, pp. 7. 1897. — Ragguaglio del terremoto successo in Puglia a 30 luglio 1627 : Ar- chivio storico delle provincie Napoletane, pp. 5. 1897. — / terremoti della Liguria e del Piemonte: Napoli, tipi Lanciano e Pinto, pp. 147, in 4°, con tre tavole a colori. 1897. — / terremoti della Calabria meridionale e del Messinese: Saggio di una monografia sismica regionale. Atti della Soc. delle Scienze , detta dei XL, p. 150 con 2 tavole. Voi. XI, Roma. 1898. — Le notizie sismo-vulcaniche riferite nelle cronache napoletane, apocrife 0 sospette: Archivio stor. per le Prov. napol., pp. 10. 1898. — / recenti terremoti del Messinese : Gazzetta di Messina e della Calabria. 1902. — Sulle modificazioni proposte alla Scala sismica De Rossi Forel: Boll. della Soc. Sismol. Ital, pp. 10. 1906. — Alcuni risultati ottenuti dallo studio del terremoto calabrese dell' 8 settembre 1905: Atti dell'Acc. Pontaniana, Voi. XXXVI, p. 9. 1907. — Sur le tremblement de terre calabrais du 8 sept. 1905: Comp. rend. de l'Acc. des Se. de Paris, janvier 1907. 1908. — Sul terremoto calabrese del 23 ottobre 1907: Boll, della Soc. Sismol. ital, p. 8 con 1 tavola. 1908. — Sur le tremblement de terre du 23 oct. 1907 : Comp. rend. de l'Acc. des Sciences de daris, juillet 1908. 1909. — A proposito dei recenti disastri sismici calabresi: Rassegna nazionale di Firenze, 1° marzo. 1909. — Contributo alla ricerca delle norme edilizie per le regioni sismiche: Atti del R. Istit. d'Incorag. di Napoli, pp. 25 con 6 tavole. In col- laborazione coi professori Bassani, De-Lorenzo, Masoni, Nitti e Pepe. 1909. — Contributo allo studio del terremoto calabro-mcssinese del 28 dicem- bre 1908: Atti del R. Istit. d'Incorag. di Napoli, pp. 43 con 27 fi- gure e 1 tavola. 1910. — / danni prodotti dai terremoti nella Basilicata e nelle Calabrie: Re- lazione della sottogiunta parlam. d' inchiesta sulle condizioni dei contadini nelle provincie merid. e nella Sicilia; Voi. V, Tomo III, pp. 15 in 4o, Roma. — 44 — 1912. — Le case che si sjasciuno e i terremoti : Reix-tifa iiivant. " Rassegna Nazionale „ di Firenze, fase. 1" febbraio. 1913. — / recenti terremoti dell^ Asmura : Saggi di astr. popol. Voi. Ili, Torino. Postuma (in corso di stani]")a). — Relazione sui terremoti calabresi dell' 8 settembre 1905 e del 23 ottobre 1907: Annali dcll'Uff. Centr. di Metcor. e Geodinamica, Roma. III. — Vulcanologia speciale a) - Vulcani italiani insieme 1884. — Notizie sullo stato attuale dei vulcani italiani: Atti della Soc. ital. di Se. natur., voi. XXXVII, pp. 14. 1892. — Le recenti eruzioni dei vulcani italiani: " Natura ed Arte „, periodico mensile; Milano, Tip. Vallardi, 1" maggio; pp. 13 con 5 figure. b) - Vesuvio 1894. — Notizie vesuviane: Stato del Vesuvio dal novembre 1892 al 4 aprile 1906. Nel Boll, della Soc. sismo!, ital., passim, in 18 puntate di complessive pagg. 341, con molte figure e tavole. 1895. — L' eruzione del Vesuvio cominciata il 3 luglio 1895: " Rassegna Na- zionale „ di Firenze, pp. 15. 1896. — La presente fase eruttiva del Vesuvio: " Natura ed Arte „, 15 ottobre; Milano, Tip. Vallardi. 1899. — La nuova cupola lavica formatasi sul Vesuvio: Napoli, pp. 4 in 8°, con 1 tavola. 1899. — Escursioni al Vesuvio: " Appennino meridionale „ di Napoli; Anni I, II, III; 1899-1900-1901. Sette note di complessive pagg. 31, con figure. 1900. — // Vesuvio: Nell'opera " Napoli d'oggi „; pp. 18 con 6 figure. 1900. — Sul Vesuvio e nei Campi flegrci: " Appennino meridionale „, Napoli anno II. 1900. — Parossismo stromboliano ed esplosioni vulcanianc al Vesuvio nel maggio 1900: " Rassegna Nazionale „ di Firenze, fase, di luglio. 1902. — Sul modo di formazione di una cupola lavica vesuviana: Boll, della Soc. geol. ital., pp. 15 con 4 figure. 1903. — Ancora intorno al modo di formazione di una cupola lavica vesuvia- na: ibid. pp. 8. 1903. — Ueber den jungsten Ausbruch des Vesuv: Monatsch. " Die Erdbeben- warte „, Lubiana, pp. 4 con 3 tavole. 1904. — Sulla forma di alcuni prodotti delle esplosioni vesuviane recenti: Soc. ital. di Se. Natur., pp. 9 con 6 figure. — 45 — 1905. — Intorno alla successione dei fenomeni eruttivi al Vesuvio: Atti del V. Congresso geogr. ital. in Napoli, voi. II, pp. 13. 1906. — La grande eruzione vesuviana cominciata il 4 aprile 1906 : Memorie dell'Acc. Pont, dei N. Lincei, pp. 34 con 2 fig. 1906. — La grande erazione vesuviana dell'aprile 1906 : Conferenza. "Rassegna Nazionale „ di Firenze, fase. 1" novembre. 1906. — Le fasi dell'eruzione vesuviana del 1906 — Le frane interne — Ottaiano e le eruzioni posteriori al 1631 : Tre articoli nell' opera illustrata " Il Vesuvio e la grande eruzione del 1906 „ , Napoli tipi Cola- vecchia. 1906. — L'eruzione vesuviana dell'Aprile 1906: " Natura ed arte „ fase. T maggio. 1908. — // Vesuvio dopo l'eruzione del 1906 : ibid., fase. 1." dicembre, pp. 8 con 10 figure. 1908. — Note al " Bel Paese „ di A. Stoppani, l.a edizione di lusso, per cura di A. Malladra, Milano, tipi Cogliati. Sono 15 note apposte alle quattro serate che riguardano il Vesuvio. 1911. — L'osservatorio vesuviano e gli indispensabili suoi miglioramenti: Atti del Congr. della Soc. Geol. Ital., tenuto in Lecco-Milano nel 1911. 1912. — L'osservatorio vesuviano: "Natura,,, rivista mens. di Se. natur., Voi. Ili, Pavia, tipi Fusi. 1913. — // riposo attuale del Vesuvio: Rend. della R. Ace. delle scienze fis. e mat. di Napoli, adunanza del 3 aprile. 1913. — Sopra un recente sprofondamento avvenuto nel cratere del Vesuvio: ibid., adunanza del 5 luglio. 1913. — // risveglio del Vesuvio: ibid., adunanza del 12 luglio. e) Isole Eolie 1881. — Natura delle eruzioni dello Stromboli e, in generale, della attività sismo-vulcanica delle Eolie : Atti della Soc. Ital. di Se. natur.. Voi. XXIV. pp. 30. 1881. — Conati eruttivi nelle Isole Lipari, Bull, del Vulcanismo Ital., Anno Vili, a p. 22. 1882. — Eruzione di Stromboli ai 18 ottobre: ibid., anno IX, a pag. 25. 1886. — La Eossa di Vulcano e lo Stromboli dal 1884 al 1886 : Atti della Soc. Ital. di Se. Natur., Voi. XXIX, pp. 9. ]8S7. — L'eruzione dello Stromboli: "Il Rosmini,,, Anno I. Voi. I., Milano, tipi Lombardi. 1888. — L'Isola di Vulcano e lo Stromboli dal 1886 al 1888: Atti della Soc. Ital. di Se. Nat., Voi. XXXI, pp. 13. 1891. — Le eruzioni dell'Isola di Vulcano, incominciate il 3 agosto 1888 e ter- minate il 22 marzo 1890 : Annali dell'Uff. centr. di meteor. e geo- din., Voi. X, pp. 213 con 14 tavole. In collaborazione col Prof. O. Silvestri. — 46 - 1S93. — Sopra il periodo eruttivo dello Stromboli, cominciato il 24 giugno 1891 : ibid. Voi. XI, pp. 37 con 2 tav. In collaborazione col prof. A. Ricco. d) Etna 1883. — Sull'eruzione delVEtna del 22 marzo JSS3 : Atti Soc. Ital. di Se. Nat., Voi. XXVI, pp. 14. 1887.— Le ultime eruzioni dell'Etna del marzo 1883 e del maggio 1886: " Rassegna Nazionale „ di Firenze, fase. 1" febbraio pp. 8. ÌS92. — Sopra l'eruzione dell'Etna cominciata il 19 luglio 1892: Atti Soc. Ital. di Se. Nat., pp. 26 con 1 tavola. 1891. — L'Etna : " Natura ed arte „ , fase. 1" novembre, con 4 fig. e 1 tav. 1910. — Le eruzioni dell'Etna: "Natura ed arte,,, fase. T maggio. e) Altri Vulcani 1894. — Le Isole Pontine: " Natura ed Arte *, fase. 15 genn., pp. 6 con 2 figure. 1902. — Le antiche eruzioni della montagna Felce : Atti della Soc. Ital. di Se. Nat., pp. 12. 1902. — / vulcani delle piccole Antille : " Natura ed Arte „ pp. 7 con 8 figure. 1902. — // monte Pelèe ed il Vesuvio: "La settimana,, diretta da M. Serao, Anno I, N. 5, 25 maggio, Napoli. \g07. — Sullo stato attuale della Solfatara di Pozzuoli: Atti dell' Acc. Pon- taniana, pp. 11 con 5 figure. 1910. — Osservazioni sulla temperatura del vapore emanato della Solfatara di Pozzuoli: Atti del V. Congresso della Soc. pel Progresso delle Se, Roma. IV. — Geologia e Petrografia 1876. — Osservazioni geologiche sul terreno glaciale dei dintorni di Como: Atti della Soc. Ital. di Se. Nat., voi. XXI, pp. 7. 1878. — Sulle marmotte fossili trovate nei dintorni di Como : ibid. pp. 8. 1879. — Contribuzione alla geologia delle Isole Lipari: ibid. Voi. XXII, pp. 13. 1879. — La moderna geologia e l'opera dei sei giorni, il diluvio e la geologia secondo il P. Bosizio d. C. d. G. " La scuola cattolica „ di Mi- lano, quad. 79, 84 e 86, pp. 46 in 8°. 1885. — S// alcune roccie eruttive comprese fra il Lago Maggiore e quello d'Orta : Rend. del R. Ist. Lomb. di Se. e Lett., Voi. XVII, pp. 11. \'Srn. — Le lave di Radicofani: Atti Soc. Ital. di Se. Nat., Voi. XXX, pp. 14 con 1 tavola. ]899. — Osservazioni petrografiche-geologiche sui Vulcani Ciniini : Rend. R. Ist. Lomb. di Se. e Lett., Voi. XXII, pp. 9. — 47 — 1891. — Sopra alcune lave antiche e moderne delV Isola Stromboli: Giorn. di Min. Crisi, e Petrogr. del Prof. Sansoni, Pavia, pp. 12. 1892. — Z.^ lave antiche e moderne dell'Isola Vulcano: ibid. pp. 16 in 8°. 1893. — Note geologiche e fisiche sulle Isole Ponza : Atti R. Acc. delle Scien. Fis. e Mat. di Napoli, Serie li, Voi. VI, pp. 27 con tavole. 1893. — Transunto della parte petrografica, con aggiunte, della memoria: Sopra il periodo eruttivo dello Stromboli: ecc.; già sopra citato. Giorn. di Min. Crist. e Petrog. del Prof. Sansoni, Pavia. 1894. — / bradisismi: "Natura ed Arte,,, fase. 15 agosto. 1894. — Geologia : Art. del Dizion. di Pedagogia, Milano, tipi Vallardi. 1895. — // nuovo lago di Leprignano : "Natura ed Arte,,, fase. 15 ottobre. 1899. — / tufi olivinici di S. Venanzio (Umbria): Atti della Soc. Ital. di Se. Nat., pp. 3. 1899. — V azione vulcanica e la formazione del terreno vegetale nei dintorni di Napoli: "L'Eco Meridionale,, di Napoli, anno III, 10 giugno. 1901. — Nota bibliografica : " Corso di geologia „ di A. Stoppani, III ediz. con note ed aggiunte per cura di A. Malladra. " Perseveranza „ di Milano, 19 agosto. 1903. — Contribuzione allo studio geologico dei vulcani viterbesi: Meni, del- l'Acc. Pont, dei N. Lincei, Voi. XX, pp. 38 in 4". 1904. — // Serapeo di Pcz2//o// :" Biblioteca delle scuole Ital. „, Napoli, N. 12. 12 giugno. \9\3. — Prefazione e note alla "Geologia,, di Geikie-Stoppani : Manuali Hoepli, V. edizione. V. — Didattiche e varie 1882. — Le inondazioni di Verona: "Rassegna Nazionale,, di Firenze, pp. 8. 1873. — Gli agenti tellurici ordinati a beneficio deW uomo : Discorso tenuto a Monza per premiazione il 19 giugno, Monza, tipi Paleari. 1883. — Elementi di Geografia fisica : Milano tipi Vallardi, tre edizioni 1883-85. 1883. — Elementi di Botanica e di Zoologia generale e tassonomica : Due parti ibid. 13 edizioni dal 1883 al 1911. \883. — Elementi di mineralogia: ibid., 12 ediz dal 1883 al 1912. 1883. — Elementi di Geografia fisica e di Geologia: Ibid., 12 ediz. dal 1883 al 1912. 1887. — Nota bibliografica : sopra " M. Dei. Gaizo, Studii di Giovanni Alfonso Borrelli sulla pressione atmosferica, ecc. „ " Il Rosmini „ Anno 1, Voi. II, tipi Lombardi, Milano. 1888. — Estati piovosi e freddi: Ibid., Anno II. Voi. II. 1889. — Atlante di Storia naturale e del Regno minerale : Milano Hoepli ed., pp. 135 in 4° gr. con 42 tavole in cromo. 1891. —Antonio Stoppani geologo : " Rassegna Nazionale „, fase, di luglio, pp. 28, — 48 — ]900. — Siill'ifiiportdfiza dei boschi: Discorso per la festa degli alberi. Boll, di jWat. e Se. Fis. e Nat., mini. 15-](>, pj-). S, Bologna, Zaniclielli ed. 1918. — Gaetano Tenore: necrologia. Atti dell'Accad. Pontan., Voi. XXXVII. 1913. — Raffaele Vittorio Matteucci: " Annuario della R. Univ. di Napoli „ per l'anno 1912-913. Finito di stampare il 10 luglio 1915. Studii sui rapporti fra differenziazione e rigenerazione 4, Le restituzioni dei cespugli di ramificazioni stoloniali di Clavel'ina Analisi dei rapporti fra rigenerazione, gemmazione e morfallassi del socio Paolo Della Valle (Tornata del 23 marzo 1915) SOMMARIO Vhabitiis delle ramificazioni stoloniali. L' assorbimento di rami nelle regolazioni archipolari. Le regolazioni nel caso della comparsa di nuove individualità. L' inversione di polarità nel caso di una biforcazione. L' origine di numerosi primordii e la scomparsa morfallattica del peduncolo. La lotta delle individualità. La separazione degli individui. Conseguenze biologiche di questi fenomeni di regolazione. Rapporti fra rigenerazione , gemmazione ed inibizione reciproca dei singoli in- dividui. Le manifestazioni e la natura della morfallassi. Rinnovamento coloniale, ringiovanimento individuale e secrezione. Significato dei caratteri dell' eredità nella moltiplicazione agama. L' habitus delle ramificazioni stoloniali Nello studio precedente ') abbiamo analizzato il comporta- mento di segmenti semplici di stolone di Clavelina, dalle dimen- sioni longitudinali minime, fino a quelle di 6-7 mm. Oltre tale limite non è possibile andare, perchè la lunghezza 0 Cfr. P. Della Valle 1915. — 50 — dei tratti semplici dello stolone di Clavellna non suole superare determinati limiti. Infatti la lunghezza dell'intero sistema stoloniale di un in- dividuo non suole superare un determinato limite massimo senza presentare tronchi di secondo ordine , né superare un altro li- mite massimo ulteriore senza iiresentare anclie ramificazioni di terzo ordine. Ciò naturalmente non implica che le ramificazioni di un dato ordine siano tutte egualmente sviluppate, anzi ciò di solito non avviene, poiché Vliabltus del sistema stoloniale totale suole anzi presentare sempre una o due direzioni di massima di- stanza dalla regione di origine , ciò che significa uno sviluppo relativamente minore di alcune delle ramificazioni. Oltre le ramificazioni di terzo grado è molto raro che si vada; e solo qualche esempio ne ho osservato in alcuni casi in cui le colonie, fissate su materiale detritico, si trovavano ( verso l'aprile) nel massimo del vigore complessivo dell'individuo non meno che del sistema stoloniale. Questo si presenta in tale pe- riodo in generale turgido, trasparente, solidamente abbarbicato sui materiali di sostegno della colonia, sui quali avanza strisciando proprio come sogliono le radici di un albero. Come avviene per queste, allorché il materiale di sostegno è un corpo solido, come un pezzo di roccia o una conchiglia, l'aderenza può essere tale che non riesce facile, ed in alcuni casi addirittura non riesce possibile, distaccare il sistema stoloniale dal sostegno, senza pro- vocarne lacerazioni. Per questa ragione appunto per i nostri esperimenti soprat- tutto si prestano le colonie che crescono su di un materiale de- tritico che, operando sotto il binoculare con cura, può essere asportato senza ledere il sistema stoloniale dei diversi individui, anche se le ramificazioni sono lunghe, numerose e complesse. Prima del marzo o dell'aprile è sempre più difficile osser- vare individui in cui il sistema stoloniale presenti ramificazioni di terzo o di secondo ordine, ed in gennaio-febbraio di solito ra- mificazioni quasi non se ne osservano. Come è noto solo verso il novembre-dicembre si cominciano a vedere a Napoli le colo- nie di Clavellna formate da individui con sacco branchiale svilup- pato ; ma in tale epoca gli individui sono ancora di piccole di- mensioni ed il sistema stoloniale non ha i caratteri di tubi cilin- — 51 — drici trasparenti ramificati, ma di tozze masse bitorzolute opaciie. Osservando queste accuratamente nelle diverse colonie nei mesi d'inverno , pare che si possa affermare che anche per i singoli bitorzoli di esse si ripeta quanto ho potuto determinare con tutta evidenza per le ramificazioni primaverili e che esporrò in se- guito. Non ho ancora fatto osservazioni successive accurate sul com- portamento del sistema stoloniale degli individui delie colonie liberamente viventi col sopravvenire dell'estate; ma credo molto verosimile che le masse bitorzolute della fine dell'autunno siano la trasformazione diretta del sistema stoloniale trasparente prima- verile. Considerando piiì particolarmente il comportamento dello sto- lone in tale stadio primaverile al quale si riferiscono le esperienze della presente memoria, è interessante notare, anche per ulteriori considerazioni , che è molto probabile che le ramificazioni non sono da considerare come formazioni fisse, ma che invece rami secondarii e terziarii, anche di notevoli dimensioni longitudinali, possono essere formati e poi nuovamente riassorbiti nel tronco da cui si erano formati , senza che nella forma del tubo stoloniale propriamente detto se ne riconosca piìi alcuna traccia. Resta però come segno sicuro della transitoria esistenza di tale ramifi- cazione un prolungamento di tunica, perfettamente vivente, a li- miti bene individualizzati, anch'esso solidamente aderente al ma-, teriale di sostegno della colonia che quindi contribuisce a fissare. Un simile fenomeno si può anche imitare artificialmente sia pure grossolanamente , comprimendo delicatamente una ramifi- cazione dalla parte distale verso la parte prossimale , in modo da obbligare il segmento di tubo stoloniale in esso contenuto, a rifluire verso la massa da cui si ramifica. Se la manipolazione si esegue lentamente, si vedrà prodursi un quasi perfetto assor- bimento della ramificazione, come appunto spontaneamente si deve verificare. Questo fenomeno come si vede, si riattacca strettamente ai movimenti delle appendici ectodermiche delle altre ascidie stu- diati da mio padre (A. Della Valle '07). Dal punto di vista tecnico questo fenomeno ha importanza anche perchè dimostra con quanta cura sia necessario proce- dere all' isolamento del delicato sistema stoloniale dai materiali — 52 — di sostej^nio, spesso durissimi e tenaceiiieiite aderenti, per non pro- vocare artificiali modificazioni delle vere condizioni del sistema, sia per compressioni localizzate , sia per trazioni , che sono più facili e producono anche più taravi alterazioni. L'assorbimento di rami nelle regolazioni archipolari Come da un cespuglio di tali ramificazioni stoloniali prima- verili, allorché questo venga isolato, si giunga alla restituzione della forma normale completa, non e stato finora analizzato da alcuno, poiché Driesch che è il solo che si sia occupato della morfologia sperimentale dello stolone di Clavelina, si é limitato ad un in- completo esame delle regolazioni di segmenti semplici. Per l'esposizione dei diversi tipi di comportamento sarà op- portuno cominciare dai casi più semplici. Il caso più semplice di tutti è quello in cui si tratta di un segmento terminale presentante solo una ramificazione breve re- lativamente al tronco principale, quale è p. es. quello rappresen- tato nelle Fig. 1-3. Come si vede, in tal caso il comportamento è sostanzialmente identico a quello già analizzato nello studio pre- cedente: la estremità prossima alla superficie di sezione é quella che si modifica e dà origine al nuovo individuo nel modo che già conosciamo, e la regione distale del segmento diviene la re- gione stoloniale del nuovo individuo nella proporzione nota. Ora abbiamo già visto come anche nel caso dei segmenti semplici questa regione distale subisce verso la fine del processo morfo- genetico un rimaneggiamento morfallattico che ne determina la lunghezza definitiva. Lo stesso processo avviene anche in que- sto caso , ed una delle sue manifestazioni è qui pure il riassor- bimento della breve ramificazione. Questa lentamente va diven- tando meno prominente, come se venisse riassorbita nel tronco principale dal quale si distaccava, allo stesso modo come una sporgenza di una massa plastica progressivamente viene ad es- sere incorporata nella massa principale se cambiano le condizioni che ne avevano permessa la formazione. Ciò avverrebbe p. es. nel caso di una certa quantità di gelatina solidificata che avesse ap- punto una simile forma ramificata e venisse portata ad una tem- peratura prossima al suo limite di liquefazione. — 53 - E che questo paragone abbia una certa ragione di essere lo prova il fatto che anche 1' astuccio di tunica che , come il segmento di stolone che esso circonda, presenta la piccola rami- ficazione laterale, come questo, nel progresso del fenomeno, tende sempre più ad obliterare tale ramificazione, che compare quindi negli stadi avanzati molto meno prominente dalla ramificazione principale di quanto non fosse nei primi stadi. La ramificazione del tubo stoloniale interno è però molto piij completamente e molto più rapidamente riassorbita di quanto non avvenga per la ramificazione del tubo di tunica, che mostra tale fenomeno solo in grado molto leggero, per le ramificazioni poco prominenti e solo come conseguenza di quel rigonfiamento che, come già ho ricordato nello studio precedente, suole seguire all'isolamento di segmenti del sistema stoloniale. Il fenomeno ora esposto non si limita soltanto a casi come quello ora esaminato, di riassorbimento di ramificazioni poco pro- nunciate nel sistema stoloniale unico del nuovo individuo , ma può verificarsi anche per ramificazioni molto pronunciate. Più che da una lunga descrizione il fenomeno è reso evi- dente dalle Fig. 4-7 che mostrano come i due rami di una bifor- cazione stoloniale tagliata non molto lungi dal punto di biforca- zione, inizialmente si sono fortemente contratti, poi si è formata all'estremità prossima alla superficie di sezione la bozza traspa- rente, che mano mano si è ulteriormente accresciuta e differen- ziata, in gran parte a spese della massa del materiale delle due ramificazioni contratte. Di queste però neh' ulteriore progresso morfogenetico una venne a trovarsi a corrispondere all'estremità distale del sistema stoloniale del nuovo individuo, mentre l'altra che si venne a trovare posta lateralmente fu progressivamente riassorbita fino a divenire irriconoscibile. Presso a questa biforcazione stoloniale che così si è ve- nuta a modificare, se ne trovava un'altra nella quale, per cause individuali non analizzabili , non si è avuta ulteriore morfoge- nesi oltre la formazione della bozza trasparente. Ora è interes- sante notare che in questo caso, nonostante che il pezzo fosse rimasto certamente vivo per tutto il tempo che è durata l'espe- rienza, e nelle indentiche condizioni nelle quali si trovava l'altra biforcazione che ad essa era unita da continuità della tunica, nes- hi " Li LI B — 54 — SLin riassorbimento deiruno o dell'altro dei rami si verificò, dimo- strando così molto verosimile che il riassorbimento morfallattico delle ramificazioni accessorie sia intimamente correlato all'intenso metabolismo delle parti ed alla realizzazione della forma definti- va normale. Le regolazioni nel caso della comparsa di nuove individualità L'inversione di polarità nel caso di u na biforcazione Nel caso in cni si isoli una biforcazione con due rami bene sviluppati, praticando la superficie di sezione molto vicino al punto di biforcazione, è straordinariamente raro che si verifichi una re- golazione del tipo di quella precedentemente descritta. Nello studio precedente ho già ricordato che quando si i- sola un segmento semplice terminale , il tubo stoloniale si con- trae in modo che l'estremità prossima alla superficie di sezione si allontana da questa molto di piij di quanto non si allontana dall'estremità terminale della tunica l'estremo distale, in modo che il segmento di stolone contratto si viene di solito a racco- gliere verso l'estremità distale del segmento di tunica. Nel caso di una ramificazione ciò naturalmente non si può verificare, poiché le azioni dei due rami mutuamente si neutra- lizzano. Questo fenomeno probabilmente contribuisce a far sì che nel caso che sia rimasto solo un breve segmento del tronco co- mune, questo venga per così dire appianato , prima che inizii alcun accenno di riproduzione del nuovo individuo. Ciò che in tali casi si può verificare è a prima vista molto strano , poiché costituisce una inversione di polarità evidente e complessa. Come mostrano le Fig. 8-13 che rappresentano gli stadii suc- cessivi di uno dei casi più tipici, appianatosi il breve troncone comune, non si ebbe alcun fenomeno morfogenetico fino a che l'estremità distale di una delle due ramificazioni non incomin- ciò a modificarsi e propriamente nell' identico modo nel quale suole modificarsi l'estremità prossimale dei segmenti isolati nei casi già analizzati di semplice rigenerazione. Essa cioè si rigon- fiò e divenne più trasparente ed aumentò di dimensioni eviden- — 55 — temente utilizzando mediante morfallassi il materiale del tubo sto- loniale posto più verso la regione della biforcazione. Nei giorni seguenti il fenomeno divenne sempre più evidente; la morfoge- nesi più avanzata mostrò chiaramente come 1' estremità distale antica proprio dava origine al sacco branchiale e alle altre par- ti più prossimali del nuovo individuo, mentre la morfallassi della regione stoloniale posta più lontano da questo nuovo individuo sempre più procedette. Scomparsa ogni traccia di tronco comune, la regione stoloniale del nuovo individuo evidentemente non fu limitata alla sola ramificazione la cui estremità distale si era mo- dificata, ma, superata tale regione, interessò anche l'altra ramifi- cazione. Questa ben presto non apparve più che come 1' estre- mità terminale dello stolone del nuovo individuo, e progressiva- mente fu assorbita anche in buona parte per l'ulteriore accresci- mento morfallattico dell'individuo. La stranezza di questo processo consiste nel fatto che il nuovo individuo così formato , per la parte corrispondente alla ramificazione che ha dato origine al sacco branchiale ed alle altre formazioni più vicine a questo, si è venuto a costituire con inversione di polarità rispetto al primitivo individuo, mentre per la regione stoloniale più lontana, proveniente dall'altra ramifica- zione , si è costituito mediante un segmento che ha conservata l'antica polarità. L' origine di numerosi ]3 ri m ordii e la scomparsa morfallattica del peduncolo Il fenomeno ora esaminato non è però che una, e forse la più semplice, delle modalità di regolazione di ramificazioni sto- loniali di Claveltna fondate sulla comparsa di nuove individua- lità , completamente indipendenti da quella originaria. Nel caso testé descritto era solo una di tali nuove individualità che com- pariva, ed il fenomeno poteva perciò anche essere descritto come un caso di inversione di polarità. Nei casi più complessi, e spe- cialmente in quelli in cui si abbia a che fare non più solo con due, ma con numerose ramificazioni, è assolutamente eccezionale che nella regione distale di tale sistema abbia origine solo un primordio di nuovo individuo, come nel caso della biforcazione — 56 - testé esaminata , anzi per cespugli solo un poco complessi non mi è addirittura mai accaduto di osservare ciò. In tali casi in- vece (Fig. 14-15) compaiono, più o meno contemporaneamente secondo i casi, ma sempre a non grande distanza di tempo fra loro, varii primordii di individui alle estremità di rami diversi. Anche in questo caso , come facilmente si comprende , per ciascuno di essi si deve riconoscere una inversione di polarità, ma la pluralità dei primordii rende troppo evidentemente simile questo fenomeno a ciò die si verifica nella gemmazione normale, perchè non si debba senz'altro considerare questa come il feno- meno fondamentale e l'inversione di polarità soltanto come una delle sue manifestazioni. Nella parte generale avremo agio di ritornare sopra questo argomento , ma qui voglio fare solo notare come sia strano che Driesch, che pure esplicitamente si è posto il problema della pos- sibilità di inversioni di polarità nella Clavellna non si sia accorto che il fenomeno della normale moltiplicazione per gemmazione di questo organismo altro non è che un ripetersi indefinito di inversioni di polarità. Ciò forse è dipeso dal fatto che Driesch troppo facilmente si è lasciato convincere da alcune affermazioni fatte da alcuni degli autori che hanno descritta la morfogenesi della gemmazione spontanea della Clavelina, e più che di questa, della Perophora e di generi affini. Affermano infatti Seeliger ('82 p. 386), RiTTER ('96 p. 214), Lefevre ('98 p. 372) che la gemma- zione normalmente avvenga da una regione circoscritta delle pa- reti laterali delle ramificazioni stoloniali (cfr. anche Sch.wel '14 p. 13Q) onde facilmente si potrebbe essere indotti a credere non esistere alcuno stretto rapporto fra l'una e l'altra formazione. Le figure clie dò ( e corrispondono perfettamente a ciò che si verifica per cause spontanee anche nella gemmazione nor- male ) mi pare che dimostrino come , almeno nel caso della Clavelina^ corrispondentemente a quanto Milne Edwards ('42 p. 45-6) fin da principio notò , siano proprio le ramificazioni stoloniali quelle che si trasformano nei primordii dei nuovi in- dividui laterali. Ma, anche se non fosse stato così, lo stesso solo fatto che i numerosi individui originatisi per gemmazione da un individuo preesistente sono connessi fra di loro almeno inizialmetite da — 57 — un sistema stoloniale comune , non avrebbe dovuto avvertire Drif.sch che, in qualunque modo ciò fosse avvenuto , ciò non poteva essersi verificato altrimenti che reahzzando ogni volta una " inversione di polarità „ rispetto all'individuo primitivo ? Nel caso della biforcazione precedentemente esaminata, il ta- glio era stato praticato molto presso al punto di biforcazione, onde la parte del tronco comune appianata per morfallassi era relativa- mente piccola. Nel caso che si abbia a che fare con un cespuglio di ramificazioni piìi complicate, il peduncolo scompare anche se ave- va dimensioni longitudinali relativamente molto notevoli. Si può anzi dire che, se si isola un tronco con numerose ramificazioni distali, è quasi impossibile che l'estremità tagliata dia origine per rigenerazione archipolare all'antico individuo, poiché i numerosi primordii distali che sorgono, attraggono verso di se il materiale stoloniale riducendolo progressivamente di lunghezza e di massa. Le Fig. 16-17 dimostrano quanto notevole e rapido possa essere l'assorbimento del peduncolo prossimale comune da parte delle nuove individualità. L'accorciamento del sistema stoloniale che costantemente si verifica , si ripercuote in quésto caso quasi esclusivamente su di esso, onde in breve una regione stoloniale cilindroide , di notevole dimensione trasversale e lunga anche parecchi millimetri , si riduce prima ad una bozza mediocre ed infine ad un rigonfiamento appena sensibile del sistema stoloniale ancora continuo. Negli stadii piiì avanzati, quando già sono no- tevolmente progrediti i primordii sorti distalmente (cfr. Fig. 18), dell'antico peduncolo non è più visibile quasi nulla e solo col paragone delle figure degli stadii successivi si può riconoscere la località nella quale esso è scomparso per riassorbimento, qua- si un filamento stirato da una massa viscosa che in questa torni a rifondersi. La lotta delle individualità Isolato un cespuglio di ramificazioni stoloniali, non avviene che ciascuna delle estremità distali in cui quello termina dia origine ad un primordio di un individuo, quando non si verifica rigene- razione prossimale. Già questo si può riconoscere nel caso sopra analizzato in cui il fenomeno assumeva 1' aspetto di parziale in- — 58 — versione di polarità , perchè delle due ramificazioni una diede origine al primordio e 1' altra fu invece da questo assorbita ed utilizzata come regione stoloniale distale del nuovo individuo. Nel caso di cespugli più complessi è questo il caso normale, e basterà dare uno sguardo alle Fig. 16-lQ , che rappresentano con la maggiore esattezza l' inizio dei primordii i^er un cespuglio e la serie degli stadii successivi di un altro cespuglio fino alla completa morfogenesi, per persuadersi di tale affermazione. Come si vede in tali casi il destino delle diverse ramifica- zioni è molto diverso. Ve ne sono alcune che non giungono a presentare nessuna modificazione dalle condizioni iniziali e rapi- damente scompaiono riassorbite nel sistema stoloniale al pari del peduncolo comune ^). Altre ramificazioni invece , e sono le più numerose , cominciano ad opacarsi, a contrarsi sotto forma più globosa, e ad assumere in breve quei caratteri che presentano i segmenti stoloniali semplici isolati poco prima dell' inizio della formazione della bozza trasparente dell'inizio della morfogenesi. Non identico è il destino di tutti i rami così modificati. Ap- parentemente sembrerebbero non differire fra loro , ma pure la osservazione degli stadii successivi dimostra che mentre alcuni di tali rami ulteriormente si evolvono, dando origine distalmente alla bozza trasparente , altri rimangono immutati a lungo , anzi lentamente diminuiscono di volume. Nemmeno tutti i primordii che hanno dato origine a bozze trasparenti giungono a completare il loro sviluppo. Mentre alcuni rapidamente crescono di dimensioni e sempre più si differenzia- no, ve ne è qualcuno che non cresce, anzi, negli stadii successivi regredisce. Osservando attentamente si scorge come in generale il rigo- glioso sviluppo di un primordio è accompagnato da un minore grado di accrescimento degli eventuali primordii prossimi, anzi da un loro progressivo riassorbimento. Considerando come negli ') Le ramificazioni per cui si verifica ciò non mi pare proprio che siano prive del setto entodermico, che del resto dall'osservazione sul vivo non pare che manchi in nessuna ramificazione. Ciò ha importanza a causa dell'affermazione di Seeliger ('05 p. 984) della mancanza di tale setto in alcune ramificazioni sto- loniali che perciò appunto non sarebbero in grado di dare origine a gemme. — 59 — stadii successivi non solo il primordio piiì vigoroso sempre più cresca, ma anche vadano diventando sempre piiì sue dipendenze le ramificazioni prossime, anche se già in via di morfogenesi pili o meno avanzata , e considerando come sempre più proceda il riassorbimento anche di tali ramificazioni nella regione stoloniale del nuovo individuo che si è andato formando '), diviene molto verosimile l' ipotesi che sia appunto il più intenso metabolismo ed il più vigoroso accrescimento del primordio più precoce e più forte quello che determina la sua supremazia sui suoi vicini che, divenuti suoi soggetti, vengono utilizzati dall'individuo vittorioso per l'ulteriore propria grandezza. La separazione degli individui Neil' ulteriore progresso della morfogenesi le individualità nuove sorte dai varii rami del cespuglio isolato, tendono sempre più ad assumere la forma normale dell' adulto , modellando ed assorbendo come propria regione stoloniale il materiale posto prossimalmente, anche se appartenente alle ramificazioni prossime sterili o costituenti territorii di individualità soggiogate. Naturalmente, quando in un cespuglio isolato, come normal- mente avviene, parecchie sono le individualità che sorgono, questo processo di assorbimento ha un limite. Finché si trattava di indi- vidui molto vicini ed ancora all' inizio della differenziazione , il risultato era quello sopra esposto dell' assorbimento delle indivi- dualità meno vigorose. Quando però nell'ulteriore evoluzione si ha a che fare con individui relativamente lontani e già notevol- mente differenziati, un tale risultato di predominio di uno sull'al- •) A me sembra molto verosimile che questo e non altro sia il significato di quelle ramificazioni sterili opache che Seeliger ('82 p. 389 e '05 p. 9S4) ha descritto sotto il nome di Nàhrkammern e che egli suppone destinate al nutrimento della gemma che si accresce. Inizialmente, come ho detto, non è possibile rico- noscere alcuna differenza fra le ramificazioni che resteranno trasparenti, quelle che diverranno opache soltanto e quelle che daranno origine ad una incompleta o completa morfogenesi. Il fenomeno del resto è identico all'utilizzazione mor- fallattica della massa opaca distale nella morfogenesi di segmenti di stolone di cui ho parlato nello studio precedente (cfr. P. Della Valle '15 p. 204). — 60 — tre) più non si verifica '), ed i due o più iiidix'idui possono coii- tiiuiare a coesistere jxm- uh tempo jiiù o meno lun^o, avendo un unico sistema stoloniale. Ciò del resto non è che il caso che nor- malmente si verifica in natura, poiché, come è noto (cfr. Milne Edwards, tav. 2, fig. 1), numerosi individui sogliono avere connes- sione stoloniale comune nelle colonie di Clavclina. Frequentemente avviene però nelle condizioni nelle quali mantenevo gli organismi, che l'attrazione morfallattica dei singoli nuovi individui originatisi va tanto oltre che giunge ad interferire con r analogo processo proveniente da un altro individuo. In tale caso vi sarà una regione del sistema stoloniale ancora comune che verrà stirata in due opposte direzioni e finirà con 1' assotti- gliarsi ed infine per spezzarsi allorché si sia superato un determi- nato valore delle due opposte attrazioni. Le due individualità così separate divengono in questo modo perfettamente indipendenti l'una dall'altra e fra loro non potranno più esercitarsi quelle inibizioni reciproche che si verificavano pre- cedentemente, onde potramio continuare ad esistere assieme anche individui che assumono sviluppo molto diverso. Per il progressivo assorbimento del materiale posto più di- stalmente da parte dei nuovi individui , le estremità originatesi per lo strappamento dell'antico sistema stoloniale comune, si an- dranno sempre più allontanando fra di loro, lasciando quindi un tratto sempre più lungo di astuccio tunicale vuoto di stolone. Ora, come abbiamo visto nello studio precedente, la tunica rimane viva solo quando contiene nel suo interno un segmento vivo di stolone, e, se le condizioni sono opportune , anche per un tratto abbastanza notevole lontano dall' estremo limite dello stolone. Ad una distanza maggiore , che è tanto meno notevole quanto meno opportune sono le condizioni generali di vita, l'a- stuccio di tunica privo di stolone interno va incontro alla morte ') Osservando sul vivo i sistemi in cui si verificano questi fenomeni di as- sorbimento, sembra che non poca influenza debba esercitare la maggiore o mi- nore energia di pulsazione cardiaca dei singoli individui, giacché si può vedere, osservando gli spostamenti dei singoli globuli, come la corrente sanguigna prende una direzione od un'altra per effetto delle pulsazioni cardiache dei diversi indi- vidui. — 61 — più o meno rapida fino ad un determinato livello, dove la tunica viva dà origine ad una netta linea di demarcazione fra la parte viva e la morta. Come ho esposto ivi, la morte della tunica si manifesta fra r altro con un inflaccidimento prima e con un completo colli- quamento poi. Nel caso che ora consideriamo rimangono vive quindi solo le regioni dove corrispondono gli individui nuovi, mentre le regioni intermedie del sistema tunicale, rimaste prive del contenuto vivo, muoiono e si disfanno, producendo così un perfetto isolamento definitivo dei nuovi individui così formatisi. Conseguenze biologiche di questi fenomeni di regolazione Ciò che ho osservato isolando artificialmente i cespugli di ramificazioni di Clavelina, deve evidentemente spesso verificarsi in natura per cause accidentali qualunque , e naturalmente avrà per effetto una produzione di un numero notevole di nuovi in- dividui che, isolatisi infine perfettamente per il disfacimento della tunica nei tratti intermedii, potranno dalle onde e dalle correnti essere disseminati e, fissatisi casualmente in località opportune, essere origine di nuove colonie. Questo risultato è favorito anche da un fenomeno che mi è capitato piiì volte di osservare allorché individui floridi , con sistema stoloniale riccamente ramificato, venivano mantenuti integri a lungo nelle condizioni di prigionia, sempre molto meno favo- revoli alla loro vita di quanto non potevano essere quelle dell'am- pio mare libero. Come si sa, in tali casi le Claveltne vanno in- contro a processi di riduzione , la morfogenesi regredisce e le pareti dell'animale si contraggono, tendendo a ridursi nei casi molto avanzati ad un grumo informe. Che cosa avviene in tal caso del ricco sistema di ramifica- zioni stoloniali preesistenti? Il destino delle singole ramificazioni varia secondo acciden- talità individuali. Ve ne sono di quelle — e sono le meno pronun- ciate, quelle che non presentano ramificazioni secondarie, special- mente se prossime alla regione di origine dello stolone — che vengono riassorbite per morfallassi, così come abbiamo visto av- venire per alcune delle ramificazioni nelle regolazioni dei cespugli — 62 — isolati. La maggior parte invece non viene riassorbita, e, dall'os- servazione si riceve l'impressione che ciò sia dovuto ad una in- tima connessione delle loro estremità distali con l'astuccio di tuni- ca. Proseguendo però ulteriormente la contrazione dell'individuo che aveva dato origine a questo sistema stoloniale , deve giun- gere e giunge un punto in cui si verifica una lacerazione di una parte prossimale dello stolone da uno o più frammenti distali, che si trovano così ad essere isolati spontaneamente con un mec- canismo autotomico sui generis. La parte prossimale viene regolarmente riassorbita morfallat- ticamente nell'individuo principale che si va riducendo ; le parti distali si comportano in modo assolutamente identico a quello che abbiamo descritto per le ramificazioni artificialmente isolate con un taglio , cioè daranno origine ad una o più spesso a nu- merose nuove individualità, che nell'ulteriore evoluzione si rego- larizzeranno e finiranno con 1' isolarsi completamente 1' una dal- l' altra. Ora è certamente notevole considerare che questo processo dovuto alle semplici cause morfogenetiche analizzate, ha una ap- parenza finalistica, poiché certamente da esso molto spesso deve dipendere la possibilità non solo di sopravvivenza della Clavellna, ma anzi di moltiplicazione , allorché le condizioni dell' ambiente non permetterebbero una ulteriore vita di questo organismo in un determinato ambiente. Infatti questo fenomeno da me osservato nelle Claveline che dal mare passavano alla prigionia, deve spontaneamente verificarsi tutt'altro che di raro anche nel mare aperto, per cause acciden- tali che rendano meno opportune le condizioni locali di vita '). Credo anzi che ciò si verifichi normalmente al sopravvenire del- l'estate, quando gli strati superficiali dell'acqua marina, relativa- mente molto riscaldate, non permettono più (V. anche Schaxel *) Si riattaccano a questi fenomeni le osservazioni di Seelioer ('05 p. 984) di spontaneo spezzettamento di tronchi di stolone di Clavelina in segmenti capaci di dare origine a gemme ed anche quelle di Schaxel ( '14 p. 129 e 141 ) di spontanea scissione di regioni toracali di Clavelina ( in riduzione a causa di isolamento) con la formazione di due o più pezzi capaci ciascuno di nuova completa morfogenesi. — 63 — 1Q14) una vita rigogliosa agli individui che nei mesi precedenti avevano invece avuto agio di svilupparsi bene e di dare origine ad un sistema stoloniale turgido e riccamente ramificato. Si po- trebbe anzi quasi dire, da questo punto di vista, che questo tipo di moltiplicazione agama di cui giungiamo a riconoscere le cause efficienti , rappresenti, almeno a Napoli , un normale anello del ciclo biologico di questo organismo, importante per la sua dif- fusione forse non meno della moltiplicazione sessuale i). Nelle condizioni normali però si deve verificare un anda- mento dei fenomeni leggermente diverso da quello precedente- mente esposto , e che corrisponde al caso in cui le condizioni nelle quali si vengono a trovare i frammenti di cespugli stolo- niali sono tali da permettere una immediata morfogenesi. In natura invece, quelle parti del sistema stoloniale che non giungono ad essere asportate sia per il permanere della loro a- derenza al substrato sia per l'impedimento meccanico delle for- mazioni degli organismi che pullulano nel modo più rigoglioso e vario alla base della colonia, non potranno certo svilupparsi, se devono il loro isolamento proprio al peggiorare delle condizioni ambienti che hanno prodotto la riduzione avanzata dell'individuo principale preesistente. Rimarranno così tali frammenti di sistema stoloniale in sito, quale micelio o rizoma, o meglio ancora quali veri tuberi della colonia senza svilupparsi, e debbono essere molto probabilmente proprio essi quelli che danno origine a quella specie di micelio biancastro che si può osservare neh' estate a- vanzata e nell'autunno sulle pietre e le conchiglie in relazione con qualche misero individuo di Clavelina sviluppato. Nell'autunno esso si presenta come un ammasso di bozze biancastre, fortemente bernoccolute, delle piìi varie dimensioni, che evidentemente mostrano i segni di una spontanea tendenza ad una sempre maggiore frustulazione. Tale micelio e tali bozze tuberoidi estivo-autunnali hanno aspetto morfologico molto simile a quello degli stoloni isolati ') Fenomeni analoghi si verificano, con meccanismo diverso quanto alle parti degli organismi singoli , ma identico quanto alla dissoluzione della con- nessione tunicale coloniale , anche in altre Ascidie composte cfr. A. Della Valle '07 p. 55-6 e 59). — 64 — artificialmente ciurante il ikm'ÌocIo della loro massima contrazione, prima tii qualimc]iie ini/io tli bozza trasparente , allorché essi sono fortemente ed uniformemente bianchi ed opachi. Molto spesso infatti nelle mie esperienze, allorché anclu estese regioni stoloniali, per sfavorevoli condizioni di ambiente non j^iuntj^evano a dare oriy^ine atl un nuovo individuo, jiermanevano appunto in tale stradio per molti mesi senza presentare alcun mutamento. Dai bitorzoli autunnali isolati, rimasti nel sito dove 1' anno precedente era fiorita l'antica colonia, rinasce quasi certamente la nuova allorché la primavera incalzante accelera il ritmo delle rea- zioni vitali. Chi ritorna a guardare dopo un anno la località dove l'anno prima aveva visto una colonia di Claveli/ia, molto probabilmente ve la ritroverà, ma realmente quella che vede non è più l'antica. Gl'individui dell'anno precedente sono scomparsi , i nuovi deri- vano da quella parte del materiale della colonia che ancora non s'era differenziata e che solo ora ha potuto rigenerare la stessa apparenza per il ricostituirsi delle identiche condizioni ambienti. Questa riduzione e scomparsa di individui che hanno rag- giunto il massimo di differenziazione e la sostituzione loro da nuovi individui gemmanti si deve del resto verificare anche du- rante il periodo di massima floridezza della colonia , poiché la presenza di individui in diverso grado di sviluppo indica con si- curezza che non dagli stessi individui deve dipendere l' identità dell' aspetto della colonia complessiva per la durata di parecchi mesi. Il ringiovanimento annuale delle colonie di Clavelina, così simile al ringiovanimento delle colonie di Diazona descritte da mio padre ('84 e '07) e che corrisponde così esattamente a feno- meni analoghi che si verificano in tanti organismi marini '), deve essere considerata quindi come una manifestazione più grandiosa del continuo ringiovanimento che in esse si deve verificare con la sostituzione di elementi non ancora completamente differenziati a quelli divenuti incapaci di inibire lo sviluppo dei primi per la riduzione del metabolismo dovuta alla eccessiva differenziazione. ') Cfr. spec. P. Ceri'ONTAine '02. 65 — Rapporti fra rigenerazione, gemmazione ed inibizione reciproca dei singoli individui Quando da un cespuglio di ramificazioni isolato l'estremità prossimale riproduce tutto il resto dell'individuo asportato, siamo evidentemente di fronte ad un fenomeno identico alla solita ri- generazione per gemmazione dalla superficie di sezione. Il fatto che il nuovo individuo conserva rispetto al pezzo che gli ha dato origine gli stessi rapporti che con questo aveva l'individuo primitivo, indica che nella parte isolata le correlazioni interne si sono conservate immutate, mentre la sola regione prossima alla superficie di sezione è stata modificata dalla variazione dei suoi rapporti prossimali (che essa ha subita piiì del resto) in modo da dare origine alla morfogenesi rigenerativa. Anche in questo caso come in quello della restituzione dei segmenti semplici analizzata nella nota precedente , la morfoge- nesi rigenerativa procede probabilmente in direzione basipeta. Come abbiamo analizzato ivi (cfr. P. Della Valle '15 p. 221), ciò è probabilmente l'espressione del fatto che la differenziazione terminale è quella che corrisponde alle condizioni di equilibrio di massima stabilità fra il materiale che costituisce 1' organismo e l'ambiente esterno. Se ora noi paragoniamo questo comportamento con ciò che si verifica nella gemmazione normale, vedremo che il comporta- mento, benché identico nel risultato complessivo della restituzione della colonia come tale, è apparentemente diverso, poiché sono le parti più distali dello stolone quelle che danno origine all'ini- zio della morfogenesi dei nuovi individui. Questo comportamento però ci apparirà comprensibile quando consideremo ciò che segue. In un organismo con molteplici differenziazioni, queste po- tranno coesistere ed essere in equilibrio con 1' ambiente esterno 0 perché ciascuna di esse non é capace di dare origine alle altre, ovvero, nel caso che lo sviluppo di parti isolate dimostri tale loro capacità, perché l' influenza delle altre differenziazioni impedisce la ulteriore neoproduzione di esse, come si verifica per i sistemi chimici. 5 — 66 — Ora tale iiiflucii/n, certaniciik' di natura chiniica, in qualun- que modo si trasmetta , dovrà progressivamente indebolirsi con la distanza ') e ad un determinato limite giungere a non essere più capace di esercitare una sufficiente inibizione. Se ora una data differenziazione (come sarebbe nel caso della Clavelina nel periodo primaverile la differenziazione stoloniale) presenta un accrescimento indefinito -), l'estremità di essa finirà col sorpassare il limite di distanza oltre il quale la presenza delle altre differenziazioni dell'individuo non giunge più ad impedire ad essa di comportarsi con l'ambiente esterno in modo identico a come se fosse completamente isolata (isolamento fisiologico di Chilo). Da quanto abbiamo detto intorno alla probabile natura della differenziazione terminale nelle restituzioni archipolari si com- prende perchè proprio essa venga a comparire in questo caso '') all' estremità delle ramificazioni stoloniali che sono le parti che per prime, più intensamente e più a lungo si sono venute a tro- vare oltre questo limite inibitivo del complesso delle differenzia- zioni dell' antico individuo. Ciò sarà anche favorito probabilmente dalla loro notevole labilità di differenziazione rispetto all'ambiente esterno. Questo caso è quello che si verifica in tutti gli accrescimenti indefiniti '), mentre in altri casi (che nella Clavelina , come ab- biamo visto, pure possono verificarsi), eguale risultato si ottiene ') Questa distanza naturalmente sarà varia a seconda delle maggiori o mi- nori difficoltà opposte al modo di propagazione ed a seconda dell'intensità ne- cessaria per inibire il completamento individuale delle diverse differenziazioni pili o meno stabili rispetto all'ambiente esterno. 11 fattore della stabilità è però, come si vede, solo uno dei fattori del fenomeno, non l'unico (teoria delle gem- me dormenti). -) Tale accrescimento nello stolone di Clavelina è probabilmente apicale. Le singole ramificazioni in esso forse si originano appunto per scissione di que- sto apice di accrescimento come in molti altri casi simili. 3) Per Tiibiilaria cfr. Child '07' p. 19. ') Cfr. tutti gli accrescimenti stoloniali nelle piante e negli animali. Per questi ultimi, come è noto, vi sono studii sperimentali analitici sopratutto per gli oligocheti limicoli (BoNNET, Child) e per la moltiplicazione agama delle planarie (Child MI'-). — 67 — per la riduzione del raggio dell'azione inibitiva delle altre diffe- renziazioni ') (cfr. anche Chilo '07 p. 13 ss.). Questo effetto della gemmazione si otterrà quindi in ogni caso in cui sia possibile annullare l' influenza dell' individualità preesistente e di mettere la parte che si considera a diretto con- tatto con l'ambiente esterno. Se la parte in questione è attualmente totivalente si avrà così spontaneamente o artificialmente un indi- viduo completo neopolare, che sarà arbitrario considerare come gemmazione o iperrigenerazione -), mentre se la parte presenta differenziazione permanente, al massimo si avranno i fenomeni di rigenerazione neopolare parziale, cioè di moltiplicazione di parti (cfr. P. Della Valle '13, spec. p. 133). Nei casi sopra descritti in cui le nuove individualità distali compaiono come effetto dell' isolamento della parte, si deve evi- dentemente supporre che le regioni stoloniali terminali fossero già prima dell' isolamento prossime a dare spontaneamente ori- gine ad esse, ma ciò fosse ancora inibito dalle correlazioni col re- sto dell' organismo. Annullate queste, per l'estendersi in tali casi dell' influenza dell' isolamento molto oltre la superficie di sezione, l'esplicazione delle individualità distali latenti avviene tanto rapidamente da pre- cedere l'eventuale gemmazione archipolare dalla superficie di se- zione che altrimenti si sarebbe verificata. Questo risultato ha la sua manifestazione morfologica nel materiale nostro nella profonda morfallassi della regione prossimale. È interessante notare che cause analoghe producono aumento del numero delle individualità anche negli equilibrii dinamici di- versi dagli organismi. Ciò si può vedere considerando p. es. le gocce che si isolano all' estremo di un tubo da cui lentamente effluisca un liquido, ogni volta che la pressione interna supera ^) Cfr. tutti i fenomeni di frustulazione cosi comuni negli animali dai Pro- tozoi ai Tunicati ed ai quali forse si riattaccano anche i tumori maligni dei Vertebrati superiori. Anche nelle piante è frequente la gemmazione avventizia da indebolimento traumatico e di altra natura all' individuo preesistente (cfr. spec. QOEBF.L p. 397, 422, 425, 432). -) Tali discussioni verbalistiche sono state fatte p. es. per le duplicità dei Lumbricidi (cfr. Ioest '97 p. 326 ss.) e per la formazione di nuovi idranti in alcune esperienze sulle Idre (Peebles '00 p. 473). — 68 — un determinato limite, o quelle che invece si isolano nei punti di maggiore adesione allorché una grossa goccia si vada evaporando. Negli equilihrii dinamici sociali analoghe sono l'emigrazione e la formazione di colonie da accrescimento ulteriore di una data na- zione e r origine di piccoli regni autonomi che consegue allo sfacelo dei grandi imperi. Le correlazioni inibitivc che abbiamo riconosciute fra le di- verse parti di un sistema singolo e che abbiamo visto estendersi in modo efficace fino ad una data distanza, debbono valere anche quando varii di tali sistemi si trovano a coesistere in modo continuo. in tali casi la coesistenza dei singoli sistemi sarà possibile solo se fra i loro caratteri non vi sarà anche quello della chiu- sura su se stessi in tutte le direzioni dello spazio ') (forme aperte di DRmsCH) ed inoltre se essi si troveranno fra di loro a distanza superiore a quella per cui agiscono efficacemente le singole cor- relazioni inibitive individuali. Se tale distanza sarà invece minore, l'inibizione esercitata da uno dei sistemi prevarrà su quella esercitata dal sistema pros- simo , e questo progressivamente si ridurrà fino a scomparire, mentre 1' altro maggiormente si svilupperà utilizzando i materiali dell' individuo regredito. Questo fenomeno che abbiamo seguito nell'evoluzione delle nuove individualità della Clavelina è identico a ciò che si veri- fica nello sviluppo delle uova fuse, nelle operazioni sulle catene asessuali di Stenostonia (Chilo '02, '03) o di Planaria (Child 'ir, 'IP) nel destino dei numerosi capi eteromorfici che si pos- sono produrre nella Planaria, degli idranti di Tabularla (Child '07 p. 20 ; Morgan e Stevens '05) e nella coesistenza delle nu- merose gemme spontanee (Mogk '14) o traumaticamente provo- cate (OoEBEL '02 p. 397, 422, 425) nelle piante. ') Questo fattore evidentemente è quello che determina l'autotomia delle gemme, bulbilli e spore, e non permette p. cs. che la normale gemmazione dell'Idra trasformi questo organismo in una forma coloniale , come si può de- durre sopratutto dalle esperienze di Rand ('99- p. 190-200) e King ('01 p. 155-6). Molto spesso a base di questo comportamento deve essere la tendenza di cia- scuna differenziazione già morfologicamente riconoscibile o ancora solo latente, a cicatrizzarsi su se stessa , come ho avuto occasione di ricordare altrove (cfr. P. Della Valle '14' p. 102). — 69 — Negli equilibrii dinamici diversi dagli organismi si possono ricordare le captazioni dei fiumi nonché la tendenza alla sopraf- fazione di una nazione sulle altre, che si manifesta sotto le forme di concorrenza o di guerra. Nei casi in cui si verifichi coesistenza di singoli sistemi oltre i limiti dell' assoluta inibizione complessiva ma dentro quelli in cui giungono a verificarsi alcune inibizioni piiì o meno parziali, avremo come risultati uno sviluppo vario dei singoli individui che determinerei V habitus della colonia; la formazione di individui atrofici in modo quantitativamente o anche qualitativamente va- rio come nei Sifonofori e nei Briozoi, ciò che fa passaggio quasi continuo ^) a quelle forme di inibizione parziali mutue che sono alla base della costituzione dei sistemi armonici equipotenziali (cfr. P. Della Valle '14- p. 288-9). Dall'esistenza di queste mutue inibizioni fra le diverse parti dei diversi sistemi e di ciascun sistema, evidentemente dipende anche la determinazione dei singoli sistemi che possono giungere a manifestarsi da una determinata massa in cui pure ogni sin- golo elemento deve essere considerato totipotente. Fin dall' ini- zio infatti potrà rimanere distinto solo quel numero di sistemi che sarà determinato dalla massa in questione e dalle dimensio- ni -) del raggio per il quale possono estendersi le correlazioni ini- bitive individuali, raggio che a sua volta è probabilmente deter- minato dall'intensità delle reazioni specifiche che in quella massa si verificano. Queste cause valgono tanto per la determinazione del nu- mero delle individualità che compaiono alle varie estremità di- stali di un cespuglio di radici stoloniali di Clavelina, quanto per ') Perciò appunto è oziosa la questione se in tale caso una data parte sia da considerare piuttosto come " individuo atrofico „ anziché come " organo „. Tale questione è stata fatta anche per i prolungamenti ectodermici di Peropho- ra (KowALEWSKi 1874), per i vasi della tunica di Ascidie semplici (Giard in KOWALEWSKI 1. c. nota), e si potrebbe quindi ripetere anche per le singole ra- mificazioni stoloniali di Clavelina. •) In modo abbastanza simile, il numero dei cromosomi che si forma da un nucleo cellulare, come ho ampiamente dimostrato altrove (P. Della Valle '12 p. 116-125) dipende dalla massa di cromatina e dalle dimensioni medie che pos- sono raggiungere in quelle date condizioni tali cristalloidi. — 70 — la determinazione del numero dei eapi che compaiono da una sezione di Planaria, dei singoli individui nei fenomeni di poli- embrionia, delle strutture terminali che spontaneamente sorgono nelle restituzioni di Coryniorplia (Chilo '07- p. 312), nonché delle gemme che compaiono dalla sezione di un tronco di albero (GoEBEL '02 p. 487), fenomeni questi di cui tanto si serve quella parte applicata della morfologia causale che è l'arboricultura (po- tatura, boschi cedui). Le manifestazioni e la natura della morfallassi 11 fenomeno morfallattico che abbiamo seguito nelle restitu- zioni dei cespugli di ramificazioni stoloniali isolati di Clavelina è forse il più grandioso di quanti finora sono stati constatati. In tale fenomeno dobbiamo distinguere la trasformazione qualitativa delle parti ed il cambiamento della forma della massa vivente considerata. Per la prima parte l'esperienza dimostra che la sostanza vi- vente specifica della Clavelina nelle condizioni considerate è in equilibrio con 1' ambiente esterno sotto la forma dell' individuo completo di Clavelina con tutte le sue differenziazioni. Una parte di tale sistema non potrà quindi essere egualmente in equilibrio. D'altra parte la morfogenesi restitutiva archipolare o neopo- lare dimostra che la parte che prima si forma come reazione di tale materiale vivente con l'ambiente esterno è la differenziazione terminale , subordinatamente alla quale si formano poi le altre differenziazioni. In una parte isolata quindi, mentre i residui del sistema pri- mitivo debbono andare gradualmente scomparendo, compare in- vece un nuovo sistema di stabilità massima in quelle determinate condizioni. Quest'ultimo quindi utilizzerà per la sua costituzione il materiale che il sistema preesistente non può piìi mantenere collegato. L'unica differenza fra questo fenomeno ed il parassi- tismo di un organismo su di un altro o addirittura fra esso e l'assimilazione di una determinata quantità di materiale nutritivo dell'ambiente esterno, consiste nel fatto che nel caso della mor- fallassi la grande somiglianza dei materiali (cfr. anche Chilo '11 — 71 — p. 309) permette l'utilizzazione rapidissima di questi mediante una relativamente minima semplificazione e ridifferenziazione. Per ciò che riguarda le modificazioni di forma che Driesch considera come fenomeno irriducibile primitivo e caratteristico della vita {'99 p. 55), è sempre da ricordare ciò che fu intuito genialmente fin da Leonardo e Borelli, cioè che gli organismi non sono sistemi statici, ma sistemi in equilibrio dinamico quali la fiamme o le forme di diffusione di liquidi e gas, i fiumi ed i ghiacciai, i vulcani e le linee di spiaggia e così via ^). La forma quindi persisterà solo fino a che esistano deter- minate condizioni funzionali e muterà col mutare di queste se il materiale in cui si verificano le reazioni vitali è sufficientemente privo di energia di forma -). Se la differenziazione della parte isolata persiste immutata dopo l'isolamento o se la rigidità meccanica delle parti è note- vole, morfallassi non si potrà avere ; si dovrà avere invece ogni volta che ambedue le condizioni si trovino realizzate. Perciò appunto gruppi di blastomeri di uova non regolabili, benché plastici non presentano morfallassi ; mentre i tessuti ve- getali di così notevole totipotenza non presentano morfallassi a causa dello scheletro cellulosico pericellulare o lo presentano solo nelle parti pili giovani e molli (cfr. Kòhler '02), né lo pre- sentano parti di animali a differenziazione poco stabile ma di notevoli dimensioni ed infarciti di materiali metaplastici. Invece la morfallassi si potrà verificare nei molli blasfemi rigenerativi ■'') e nelle giovanissime gemme ancora notevolmente ') Morgan ('00 p. 106-108) considerò già la morfallassi come fenomeno dovuto a cause fisiche imprecisate. "-) È interessante notare a questo proposito un fenomeno che mi risulta da osservazioni personali , cioè che mentre pezzi di Planaria presi dalle altre parti del corpo, dopo poche decine di ore hanno assunta o tendono ad assumere per morfallassi la forma tipica della Planaria, invece le estremità cefaliche che danno origine ad eteromorfosi spontanee, conservano la forma che avevano quando facevano parte del resto dell'organismo. ^) Morfallassi pii!i o meno lieve è riconoscibile in questi casi, oltre che ne- gli stessi fenomeni di disdifferenziazione degli elementi della superficie di sezione, anche nella zona antica immediatamente prossima al sistema formatosi. Ivi ap- punto più che altrove le differenze funzionali rispetto alle condizioni normali — 72 — molli, ed a ciò forse è tloMita la riconoscibilità in essi della forma definitiva quando la loro massa è ancora molto jiiccola. Così pure potrà verificarsi il riordinamento morfallattico dopo un artifi- ciale disordinamento ') o addirittura dopo una transitoria disso- ciazione di elementi totipotenti, come avviene pcv i blastomeri di uova regolabili, o per le cellule dissociate di Poriferi e Celenterati. Analogamente, negli equilibrii dinamici inorganici una parte isolata di un sistema di notevoli dimensioni darà origine ad un sistema di dimensioni minori ma di forma eguale, se le parti si potranno sostituire e saranno reciprocamente mobili. Basta ricor- dare come una derivazione parziale di un fiume, una fenditura laterale di un vulcano , una piccola porzione di un grosso luci- gnolo daranno origine isolatamente ad un piccolo fiume, ad un conetto avventizio, ad una jiiccola fiamma, con caratteri simili a quelli dei sistemi maggiori di cui invece tali materiali non avrebbero costituito che una parte. Ciò non sarà possibile se esiste isteresi pili o meno notevole nella reazione alle mutate condizioni, come potrebbe essere p. es. nel caso dei ghiacciai. Poiché tali principi! valgono per ogni equilibrio dinamico, anche nei fenomeni sociali nonostante la differenza delle cause efficienti si verificano eguali risultati. I^uò infatti essere conside- rata vera morfallassi il riordinamento in piccolo dell' equilibrio sociale che può verificarsi nel caso che un gruppo di individui, prima differenziati in un modo determinato nel grande equilibrio sociale , venga a trovarsi isolato , come viene p. es. supposto in certi romanzi di avventure. Ciò però presuppone anche qui la scomparsa sufficientemente rapida ed intensa delle differenziazioni precedentemente esistenti. giungono a ripercuotersi con energia ancora sufficientemente notevole , fino a che queste non siano state riottenute con l'aumento di massa localizzata nella re- gione specialmente alterata (cfr. anche Chilo '05 p. 411). La stessa diminu- zione di volume di animali rigeneranti a digiuno (cfr. Stock.\RD '12) è del resto vera morfallassi anch'essa. ^) Cfr. anche la riduzione dei tentacoli di Idra capitati in posizione anomala, studiata da Rand ('99'). — 73 Rinnovamento coloniale, ringiovanimento individuale e secrezione Considerando la colonia di Clavelina come entità continua nonostante il mutare degli individui , a causa della permanenza del sistema stoloniale , possiamo parlare di un più o meno pe- riodico ringiovanimento di tale entità per la sostituzione degli antichi individui con individui nuovi. Si verifica quindi una sostituzione di derivati di alcune parti rimaste vive degli antichi individui ad altre parti che vanno in- contro alla distruzione. Questo fenomeno è della massima importanza, perchè per- mette di seguire chiaramente nei singoli individui di una colonia il meccanismo dell' invecchiamento e del ringiovanimento che è così difficile analizzare negli organismi individuali propriamente detti. Che i fenomeni siano sostanzialmente identici si riconosce facilmente considerando come coincidano i fenomeni di rinnova- mento coloniale sopra descritto col perenne ringiovanimento di una parte ad elementi labili di un organismo " individuale „, quale potrebbe essere p. es. la pelle dell'uomo. Anche qui, tra le cellule non ancora differenziate delle assise più profonde dello strato di Malpighi e le cellule più differen- ziate degli strati più superficiali esiste una condizione di equili- brio analogo a quella esistente fra stolone e sacco branchiale degli individui di Clavelina. Come per questi infatti l'asportazione o la morte del sacco branchiale determina la neoformazione di nuovi sacchi branchiali, così ivi l'ablazione sia meccanica sia funzionale da eccessiva dif- ferenziazione , provoca la differenziazione di parte delle cellule degli strati inferiori e la moltiplicazione delle rimanenti per la ricostituzione dell'equilibrio preesistente. La parte si troverà quindi ad essere formata da elementi nuovi, e, finché questi non si saranno differenziati fino al limite raggiunto dalle parti asportate, sarà anche ringiovanita. È però del massimo interesse considerare che la condizione di cose che si verifica in un organo ad elementi labili, non dif- ferisce sostanzialmente in nulla da un semplice fenomeno di se- — 74 — erezione amorfa. Anche in una cellula secretrice infatti relimina- zione pcv versamento all'esterno dei prodotti accumulati nella re- gione distale di essa determina la riproduzione di altro secreto nelle zone prossimali, fino a ricostituire le condizioni iniziali. Da questo punto di vista fisiologico generale, se non da quello della miope citologia, non vi è infatti nessuna differenza essen- ziale fra la periodica secrezione della sostanza cornea delle spo- glie dei serpenti e la periodica secrezione di chitina degli artropodi. Mediante questi passaggi giungiamo a riconoscere più fa- cilmente come questi fenomeni siano sostanzialmente identici a ciò che si osserva nei sistemi chimico-fisici inorganici. Allorché in- fatti si asporta meccanicamente la zona esterna di albume più fortemente rigonfiato posto intorno ad un giovane uovo di rana, dopo breve tempo le condizioni iniziali vengono rigenerate per rigonfiamento delle zone più interne che prima non lo erano che pochissimo; allorché si asporta la soluzione satura al disopra di una massa di sostanza solida solubile , rimettendo questo in diretto contatto coll'ambiente solvente, la soluzione "si rigenera,, e così via. In generale tutti questi fenomeni sono solo casi speciali del principio che in un sistema in equilibrio, 1' eliminazione di uno dei componenti il sistema provoca la realizzazione dei fenomeni che producono la ricomparsa di quello in proporzioni sufficienti per la ricostituzione dell'equilibrio. Da questo punto di vista possiamo affermare che l'elimina- zione dei prodotti di secrezione è la causa della ulteriore pro- duzione di questi, che la morte e l'asportazione delle cellule più differenziate degli organi ad elementi labili sono la causa della ulteriore differenziazione delle cellule che lo erano meno e questo fenomeno é alla sua volta la causa della moltiplicazione delle cellule meno differenziate , e infine che negli organismi coloniali è la morte degli individui più differenziati la causa che deter- mina lo sviluppo delle parti rimaste ancora capaci di vita e la loro differenziazione. Ma, poiché intensità di vita significa solo velocità delle rea- zioni specifiche , si comprende anche come questa sarà propor- zionale alla velocità della perfetta eliminazione dei prodotti , e quindi come possa rimaner funzionante la cellula solo se da essa — 75 — vengono asportati i prodotti delle reazioni vitali, il tessuto se al- meno le cellule in cui tali prodotti si accumulano vengono eli- minate, e la colonia se vengono allontanate almeno le parti degli individui invecchiate e uccise da eccessiva differenziazione, cioè da accumulo di prodotti complessi non eliminati. Sotto tutte le forme con cui si manifestano le reazioni vitali vale assoluto il dilemma: O rinnovarsi o morire. Significato dei caratteri dell'eredità nella moltiplicazione agama È interessante notare come tanto nel caso della restituzione archipolare, quanto nel caso della gemmazione provocata artificial- mente, il tipo di ricostituzione della forma normale è quello della normale gemmazione. Questa constatazione è , nel nostro caso, fuori di ogni possibilità di contestazione per l'enorme differenza esistente fra lo sviluppo dell' uovo e delle gemme nei Tunicati, probabilmente correlative alla differenziazione tunicipara ectoder- mica dell'adulto (Hjort '94 p. 224-8, Ritter '96 p. 210-8 e 222). Ciò è specialmente interessante per le numerose ingiustificate af- fermazioni fatte in altri casi di coincidenza fra lo sviluppo rige- nerativo e lo sviluppo ontogenetico , che ha invece sempre ca- ratteri diversi, sia qualitativi sia anche soltanto quantitativi per la massa dei primordii ad epoche corrispondenti di sviluppo. La restituzione rigenerativa o per gemmazione è sempre uno sviluppo diretto , cioè la forma che si riottiene direttamente è proprio quella donde proveniva il pezzo di organismo isolato, col minimo possibile di complicazioni intermedie. Ora è molto interessante confrontare questa legge delle re- stituzioni agame, col fenomeno ben noto nella morfologia speri- mentale applicata che l'eredità nella moltiplicazione agama è senza paragone più sicura e precisa che nella moltiplicazione per cel- lule genetiche (moltiplicazione di varietà di alberi per talee ed innesti). L' un fenomeno e l' altro poi si riattaccano come già ho avuto occasione di far notare (cfr. P. Della Valle '13 p. 136), ai fenomeni di restituzioni ultraindividuali che portano alla mol- tiplicazione di parti dell'individuo, ai quali sono collegati anche dai casi nei quali tali parti differenziate sono anche capaci di vita — 76 — autonoma sia siioiitancaiiicnte (generazione alternante), sia arti- ficialmente provocata (vita autonoma della regione fiorale di lìde- ra, dei rami laterali di conifere). Da un punto di vista generale, dovendo l'organismo essere considerato come un sistema chimico complesso in equilibrio di- namico (cfr. P. Della Valle '13 p. 144-5; '54 p. 208, 300-1; '15 p. 222), possiamo anche prescindere dalle accidentali apparenze biologiche di rigenerazione, gemmazione, ringiovanimento od ere- dità. Infatti l'enunciazione comune di questi fenomeni è che la mo- dificazione quantitativa di uno dei componenti del sistema (dimi- nuzione relativa o completa scomparsa), provoca una modificazione dell'equilibrio, tale che per modificazione transitoria dei compo- nenti rimasti vengono ricostituite le condizioni iniziali. La brevità del raggio di azione delle reazioni dei sistemi col- loidali, evidente p. es. nei fenomeni della fotografia, spiega come spesso la ricostituzione delle condizioni normali venga ottenuta solo mediante le modificazioni che subisce la zona in cui più grave è stata la deviazione dalla condizione di equilibrio (rige- nerazione dalla superficie di sezione (cfr. P. Della Valle '14 p. 2Q7). Invece nei casi di propagazione più lontana delle modi- ficazioni apportate al sistema, la zona più prossima a tale region^e è quella che maggiormente si modifica, mentre sempre meno si modificano le parti più lontane (restituzioni basipete, cfr. P. Della Valle '15 p. 222-3). Nei casi infine in cui il raggio di azione della parte che ha subito alterazioni fosse sufficientemente notevole, r alterazione sarà risentita da tutto il sistema, e la ricostituzione delle condizioni di equilibrio avverrà per modificazione della parte rappresentante una condizione di cose relativamente più instabile (gemmazione da eliminazione traumatica , senile o da eccessiva distanza delle altre differenziazioni dell'individuo). Poiché dai fenomenf rigenerativi in generale e dalla frequente totivalenza delle varie parti degli organismi si deve conchiudere che la natura di tali equilibrii deve essere considerata piuttosto del tipo della coesistenza delle diverse possibili combinazioni di un radicale con elementi del mondo esterno anzicchè come la coesistenza dei diversi prodotti della dissociazione di un compo- sto chimico enormemente complesso (cfr. P. Della Valle '14 — 77 — p. 298) , si comprende come a causa delle modificazioni delle condizioni di equilibrio, i singoli componenti il sistema possano subire, secondo la labilitcà loro una semplificazione più o meno notevole. Nel caso della stabilità piìi notevole avremo l'assoluta inca- pacità di ricostituzione del sistema; in quello di semplificazione poco notevole osserveremo i fenomeni di moltiplicazione di parti del sistema ; nel caso di una maggiore semplificazione constate- remo la riproduzione con sviluppo diretto e la perfetta eredità delle condizioni preesistenti; fenomeni che possono anche scom- parire nel caso di una semplificazione ancora più spinta della parte isolata del sistema. BIBLIOGRAFIA 1912. Cerfontaine, P. — Recherches expcrimentales sur la régénératìon et V hctcromorpìwse cliez Astroides calycularis et Pinnaria Ca- volinii: Arch. Biol. Tome 19, p. 245-315, Pie. 8,9. 1902. Chilo, C. M. — Studies ori Regulation. 1. Fission and Regulation in Stenostoma: Arch. Entw. Medi. 15 Bd. p. 187-237, 355-420, T. 5-7. 1903. — — Idem. 3. Regulative Destruction of Zooids and Parts of Zooids in Stenostoma: Arch. Entw. Mech. 17 Bd. p. 1-40, T. 1-3. 1905. Contributions toward a Theory of Regulation. 1. The si- gnificante of the different Methods of Regulation in Turbel- laria: Arch. Entw. Mech. 20 Bd. p. 380-426, 65 fig. 1907.1 — — An Analysis of Form-Regulation in Tiibularia. 4. Regional and Potar Differences in the Time of Hydranth-Formation as a Special case of Regulation in a complex System : Arch. Entw. Mech. 24 Bd. p. 1-28. 1907.- — — Idem. 5. Regulation in Short Pieces: Arch. Entw. Mech. 24 Bd. p. 285-316. 1911.1 — — Studies on the dynamics of Morphogenesis and Inheritance in experimental Reproduction. 1. The axial gradient in Planaria dorotocephala as a limiting factor in Regulation : Jomn. Exp. Z. Voi. 10, p. 265-320, 41 fig. 1911.- — — The Format ion of new Zooids in Planaria and other Forms: Journ. Exp. Z. Voi. 11, p. 221-280, 36 fig. 1884. Della Valle, A. — Sul ringiovanimento delle colonie di Diazona violacea: Rend. Acc. Se. Fis. Mat., Napoli, Voi. 23, p. 23-26. 1907. Osservazioni su alcune ascidie del golfo di Napoli: Atti Acc. Se. Fis. Mat., Napoli (2), Voi. 13, 89 p., 5 tav. 1912. Della Valle, P. — La morfologia della cromatina dal punto di vista fisico : Arch. Zool., Voi. 6, p. 37-321, Tav. 4-5, 15 fig., 9 diagr. 1913. — — Studii sui rapporti fra differenziazione e rigenerazione. 1. La doppia rigenerazione inversa nelle fratture delle zampe di Triton: Boll. Soc. Nat. Napoli, Voi. 25, p. 95-161, 1 Tav. 1914.1 La differenziazione della regione endocav Ilaria eia deter- minazione della posizione dello spiracolo nello sviluppo delle — 79 — larve decapitate di Aniiri: Boll. Soc. Nat., Napoli, Voi. 26, p. 101-103. 1914.^ Studii sui rapporti fra differenziazione e rigenerazione. — 2. L'inibizione della rigenerazione del capo nelle Planarie me- diante la cicatrizzazione : Arch. Zoo!., Voi. 7, p. 275-312, 5 fig. 1915. — — Idem. 3. Lo sviluppo di segmenti isolati di stolone di Cla- velina di calibro eguale e di lunghezza diversa: Boll. Società Nat. Napoli, Voi. 27, p. 195-237, 25 fig. 1899. Driesch, H. — Die Lokalisation morphogenetischer Prozesse: Ar- ch. Entw. Mech. 8 Bd. p. 35-111, 3 fig. 1902.1 Ueberein neues harmonisch-àquipotentielles System und uber solche Sy steme ilberliaupt: Arch. Entw. Mech. 14 Bd. p. 227- 246, 7 fig. 1902.- — — Studien iiber das Regulationsvermògen der Organismen. 6. Die Restitutionen von Clavelina lepadiformis: Arch. Entw. Mech. 14 Bd. p. 227-287, 6 fig. 1902. GoEBEL, K. — (Jeber Regeneration im Pflanzenreich: Biol. Centr. 22 Bd. p. 385-397, 417-438, 481-505, 21 fig. 1894. HjORT, J. — Beitrag zur K^imblàtterlehre und Entwickelungsme- chanik der Ascidienknospung : Anat. Anz. 10 Bd. p. 215-229, 5 fig. 1901. King, H. D. — Observations and Experiments on Regeneration in Hydra viridis: Arch. Entw. Mech. 13 Bd. p. 135-178, 31 fig. 1902. KòHLER. — Ueber plastiche und anatomische Verànderungen beim Keim- und Luftwurzeln durch partielle mechanische Hemmung: Inaug. Diss. Leipzig. 1874. KowALEWKSi, A. — Sur le bourgeonnement du Perophora Listeri. Traduit du russe par A. Giard. : Rev. Se. Nat. Montpellier, Tome 3, p. 213-235, 3 Pie. 1897. JoEST, E. — Transplantationsversuche an Lumbriciden : Arch, Entw. Mech. 5 Bd. p. 419-569, Taf. 6-7, 18 fig. 1898. Lefevre, G. — Budding in Perophora: Journ. Morph. , Voi. 14, p. 367-424, Plt. 29-32. 1842. MiLNE Edwards, H. — Observations sur ìes Ascidies composées des còtes de la Manche: Paris, Masson, 110 p., 8 Pie. 1914. MoGK, W. — Untersuchungen iiber Korrelationen von Knospen und Sprossen: Arch. Entw. Mech. 38 Bd. p. 584-679, 19 fig. 1900. Morgan, T. H. — Regeneration in Planarians: Arch. Entw. Mech. 10 Bd. p. 58-119, 31 fig. 1905. Morgan, T. H. & Stevens, N. M. — Experiments on Potar ity in Tubularia: Journ. Exp. Z. Voi. 1, p. 559-585, 5 fig. — 80 — 1900. Peebles, F. — Experiments in Rcf^cncradon and Grafting Hydro- zoa: Arch. V.wiw. Medi. 10 Bei. jx 4 35-488, 82 fig. 1899.' Rand, H. W. — Regeneration and Regulation in Hydra viridis: Arch. Entw. Medi. 8 Bd. p. 1-34, Taf. 1-4. 1899.' The Regulation of Grafi Abnormalities in Hydra: Arch. Entw. Mech. 9 Bd. p. 161-214, Taf. 5-7. 1896. RiTTER, W. E. — Budding in Compound Ascidians, based on Stu- dies on Goodsiria and Perophora: Jourii. Morph., Voi. 12, p. 149-298, Plt. 12-17. 1914. ScHAXEL, J. — Riìckbildung und Wiederauffriscfiung tierischer Gewebe: Vers. d. Zool. Ges. 24 Bd. p. 122-145, 15 fig. 1882. Seeliger, O. — Eibildung und Knospung von Clavelina lepadifor- mis: Sitz. Ber. Akad. Wiss. Wieii, 1 Abth. 85 Bd. p. 361-413, 3 Taf. 1905. Tunicata: Bronn's Thierreich, 3 Bd. Supplement 1040 p., 38 Taf. 1910. Stockard, Ch. R. — Studies on Tissue Growtli. IV The influence of Regenerating Tissue on the Animai Body: Arch. Entw. Mech. 29 Bd. p. 24-32. SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE 2-4 Evoluzione di pezzi del sistema stoloniale di Clavelina isolati. I di- segni sono stati fatti osservando col microscopio binoculare Braus- Drììner (obb. ao X oc. 2) sul vivo. I numeri posti fra parentesi indi- cano il giorno ed il mese dell' osservazione. L' ingrandimento comune alle figure della prima e della seconda tavola è di circa 6 volte, come per le figure della mia nota precedente (P. Della Valle '15) sullo svi- luppo dei segmenti semplici (per errore di stampa è indicato ivi a p. 204 nota, l'ingrandimento come di 15 volte). Le Fig. 16-18 sono leggermente più ingrandite e la Fig. 19 leggermente meno. Tav. 2. Fig. 1-3. — Assorbimento di una breve ramificazione nella morfogenesi archipolare di una regione terminale di stolone. Fig. 4-7. — Assorbimento di uno dei due rami di una biforcazione nel caso di una morfogenesi archipolare. In un'altra biforcazione prossima in cui la morfogenesi non avvenne , le due branche persistettero, per quanto accorciate. Tav. 3. Fig. 8-13, — Morfogenesi neopolare all'estremità di uno dei due rami di una biforcazione. Scomparsa del peduncolo ed utilizzazione del materiale dell'altro ramo come regione terminale dello sto- lone del nuovo individuo. Fig. 14-15. — Assorbimento di un peduncolo di notevoli dimensioni e di numerose ramificazioni, per la comparsa all' estremità di esse, per effetto del taglio, di numerose morfogenesi neopolari. Tav. 4. Fig. 16-19. — Stadii successivi della trasformazione di un cespuglio di ramificazioni stoloniali in tre nuovi individui per la comparsa — 82 — di numerose inorfogenesi neopolari all' estremo di varie delle -ramificazioni, per la scomparsa per assorbimento del peduncolo comune, e per l'assorbimento successivo di alcune delle nuove individualità da parte di quelle che finiscono col prevalere. Finito di stampare il 15 giugno 1915. La composizione chimica deir acqua solfato -sodica di Scenia in rapporto alla chimica fisica del socio Vincenzo Gawthier (Tornata del 27 maggio 1915) Descmione della sorgente solfato-sodica diScenia(Prov. di Catanzaro) La sorgente solfato sodica di Scenia trovasi sotto il co- mune omonimo sul versante Ionico della Provincia di Catanza- ro, nel vallone Mazzocca che porta al fiume Simeri, Quest'acqua fuoriesce da terreni miocenici addossati al granito a mica nera, in gran parte decomposto , sul quale sorge Sellia , granito che quasi ininterrottamente si continua con la tonalite della Sila. Essa provviene dalle argille del Tortoniano (zona superiore del mio- cene superiore) che sono gessose e contengono , oltre a grosse masse di gessi alabastrini variegati, come presso la salina di Lun- gro , anche il sale. Depositi di sale si hanno in tutte le basse vallate del Lese, del Neto e del Tacina e dei loro affluenti ove non mancano molte scaturigini di acque piìi o meno sature di cloruro di sodio , dette Salinelle o Gabelle , dalle quali si ri- cavava il sale prima del 1860. Al disopra di queste argille ges- sose si trovano le arenarie del tortoniamo e depositi pii!i o meno abbondanti della zona gessosa - solfifera e marne fogliettate sili- cee che rappresentano appunto la base della formazione gessosa solfifera, che sull'Ionio è molto estesa, tranne nei distretti più montuosi, quali l'Aspromonte, la Sila, i monti di Mormanno, Lun- gro (Cortese). Ma mentre tutte le scaturigini di acque che si riscontrano — 84 — nelle vallate dei detti fiumi sono fortemente salate, 1' acqua mi- jierale di Sellia , chiamata dai naturali anche col nome di Sali- nella, offre un sapore leggermente salata ed amaro, differenzian- dosi subito dalle altre salinelle. L' acqua che si raccoglie nelle escavazioni del terreno in fondo al detto vallone, evaporandosi, lascia dei cristalli prisma- tici che presto sfioriscono, in mezzo ai quali è dato riconoscere anche dei cristalli cubici di cloruro di sodio. Tale speciale mineralizzazione è dovuta all' acido solforico che si forma per ossidazione dalle piriti di ferro che abbondano nelle argille terziarie. Quest' acido attacca le argille ed i calcari e si forma solfato di calce ed allume ed in questo sito per lo incontro con argille salifere si forma anche solfato di sodio. Le argille dalle quali scaturisce l'acqua di Sellia sono ricche di cristalli di solfato di calce a ferro di lancia e nelle anfrattuo- sita ove scorre 1' acqua minerale si formano delle macie di cri- stalli di solfato di calce rivestiti di ossido di ferro. In questa località havvi anche altre scaturigini di acqua mi- nerale della stessa composizione chimica, ma con contenuto va- riabile di solfato di sodio, dipendendo questo fatto dallo spessore degli strati di argille attraversato dalle acque meteoriche. I. — ANALISI CHIMICA I . Analisi qualitativa Proprietà fisiche ed organolettiche Temperatura dell' acqua. — 11 giorno 27 Giugno 1914 fu trovata di 18.°8, mentre quella dell'ambiente era di 28. "6 alle ore 8 e 10. Colore. — In un tubo di vetro lungo 70 cm. e del diame- tro di 2 cm. l'acqua si presenta limpida e, guardata dall'alto nel senso della lunghezza su fondo bianco, in confronto di un altro tubo simigliante contenente acqua distillata, è incolore. Sapore e odore. — II suo sapore è amaro leggermente salato ed è inodore, anche fortemente dibattuta. Reazione. — È leggermente alcalina, perchè la carta rossa di tornasole immersa nell'acqua si colora leggermente in azzurro. — 85 — Anidride carbonica libera o carbonati alcali- ni.— Dibattuta con egiial volume di acqua di calce limpida, preparata di recente, dà un intorbidamento leggiero che subito scompare per aggiunta di altra acqua minerale. Saggi qualitativi Positivi Carbonati e bicarbonati. — Con acido cloridrico di- luito si ha appena un lieve sviluppo di bollicine gassose, senza dare odore di idrogeno solforato. Calcio e magnesio. — Con idrato e carbonato sodico dà opacamento e col riposo un lieve precipitato bianco. Ferro. --Con acido tannico, dopo pochi istanti, si ha co- lorazione rosso-violacea. Ammoniaca. — 200 ce. di acqua, introdotti in un cilindro con tappo smerigliato, furono trattati con 2 ce. di soluzione sa- tura di carbonato di sodio ed 1 ce. di soluzione di soda caustica al 35 %. Dopo che il precipitato si depositò furono prelevati con una pipetta, 100 ce. di liquido limpido e travasati in un altro ci- lindro a tappo smerigliato. Furono aggiunti 2 ce. del reattivo di Nessler. Si ebbe una colorazione giallo-mattone sensibile. Negativi Acido solfidrico. — La soluzione di iodo non si deco- lorò, né le carte all' acetato di piombo si annerirono. Solfuri. — Col nitroprussiato sodico non si colorò. Acido nitroso. — Col reattivo di Griess non si ebbe co- lorazione, neanche dopo un certo tempo. Ricerca dei corpi che si trovano in notevole quantità Si fa bollire per un'ora in una capsula di porcellana , ripa- rata dal polviscolo atmosferico, un litro di acqua minerale e si aggiunge di tanto in tanto dell' acqua distillata in modo che il volume totale non diminuisce e non precipitano con l'ebollizione che i soli sali disciolti per mezzo dell'acido carbonico. Si ottiene una piccola quantità di precipitato. Si filtra su carta esente da — 86 — calce e ferro, si lava il precipitato con piccola quantità di acqua e si saggiano separatamente il precipitato ed il liquido filtrato. 1, Precipitati con l'ebollizione. Acidi Carbonati (piccolissima quantità) Solfati (abbondante quantità) Silice (piccola ciuantità) Basi Calcio (piccola quantità) Magnesio (tracce) Ferro (tracce) 2. Rimasti in soluzione nel filtrato. Acidi Carbonio (piccolissima quantità) Solforico (abbondante quantità) Cloridrico (notevole quantità) Nitrico (piccolissima quantità) Basi Calcio (piccola quantità) Magnesio (piccola quantità) Potassio (notevole quantità) Sodio (abbondante quantità) Ferro (tracce) L' ammoniaca fu ricercata col metodo di Nessler e riuscì positiva. Ricerca dei corpi che si trovano in piccola quantità Per la ricerca di questi corpi furono adoperati 2 litri di acqua minerale. Stante la grande quantità di solfato sodico contenuta in essa , che cristallizza con grande facilità appena si concentra alquanto il liquido, è mestieri separare i cristalli. L'acqua madre residuale è portata a secchezza in una capsula di argento ed il residuo si porta al calore rosso debole, il residuo imbrunisce appena. 1. Insolubili nell'acqua dopo ebullizione e concentrazione. Acidi Carbonio (piccola quantità) Solforico (abbondantissimo] Silicico (discreta quantità) Basi Calcio (discreta quantità) Magnesio (discreta quantità) Bario (piccolissima quantità) Stronzio (tracce) Ferro (piccolissima quantità) 2. Solubili nell'acqua dopo ebullizione ed evaporazione a — 87 — secco. I cristalli di solfato di soda separati prima, furono disciolti ed uniti agli altri corpi solubili. Acidi Basi Nitrico (piccolissima quantità) Litio (tracce) Sodio (abbondantissimo) Potassio (notevole quantità) Ricerca del corpi che si trovano in piccolissima quantità Furono adoperati 5 litri di acqua , dai quali fu separata la maggior parte del solfato di sodio. Acidi Basi Nitrico (discreta quantità) Litio (piccolissima quantità) Bario (piccolissima quantità) Riassunto della composizione qualitativa dell'acqua Acidi — Basi Cloridrico notevole quantità Solforico . abbondantissimo Carbonico piccola quantità Nitrico piccolissima quantità Silicico discreta quantità Litio piccolissima quantità Sodio abbondantissimo Potassio . notevole quantità Ammonio. piccolissima quantità Calcio discreta quantità Magnesio. piccola quantità Bario piccolissima quaniità Stronzio . tracce Ferro piccolissima quantità 2. Analisi q u a II t i t a t i v a Le determinazioni quantitative furono fatte sopra i campioni di acqua prelevati in novembre 1Q14 entro damigiane nuove, ac- curatamente lavate. — 88 1. Peso specifico Fu determinato con un picnometro Spr^ngei.. Le pesate ven- nero fatte a 15", riferendo il peso specifico a quello dell' acqua distillata. I risultati furono: I. II. Picnometro -f acqua minerale gr. 20-0,5266 20-0,5286 + „ distillata „ 20-1,0971 20-1,0982 vuoto ed asciutto „ 20-9,4396 20-9,4403 Peso specifico 10683 10682 Media del peso specifico 106825 2. Residuo fisso In una capsula tarata di platino furono evaporati 10 ce. di acqua. II residuo fu seccato a 110°, poi a 180° ed infine al calore rosso. Il residuo rimase bianco. I risultati riferiti a ce. 1000 di acqua furono i seguenti : 110° 180" al rosso Residuo 80,533 80,378 79,934 Da cui si calcolano le seguenti perdite Perdita a ISC^ al rosso da 180° al rosso gram. 0,1550 " 0,5590 " 0,4440 3. Gas disciolti I gas disciolti furono determinati nell'acqua contenuta in due palloni della capacità ciascuno di un litro, chiusi da un tappo di gomma ad un foro, pel quale passava un tubo di vetro a squadra chiuso inferiormente e con un foro laterale nella stessa parte. — 89 Fu adoperato per tali determinazioni l'apparecchio di Rei- CHARDT ed i gas raccolti furono misurati ed analizzati nell'eudio- metro, facendo assorbire il COo dalla potassa caustica, il O dal pirogallolo ed il gas residuale non assorbito fu considerato come azoto. I risultati avuti su i due campioni di acqua furono i seguenti: Volume in ce. del gas rt = Voi. corretto a 0" e 760 m.m. in 1000 grammi di acqua Peso OJ .2 (fi a. acqua Totale preso in esame compo- nenti dei singoli compo- nenti nel gas preso in esame tot ale compo- nenti dei singoli compo- nenti 1207 70 25,4 CO, o N 4,8 4,6 16,0 90,8 766 4,6 4,4 15,5 68 CO, 0 N 12,6 12,1 43,3- 30,8 CO, o N 5,2 4,2 21,4 5,0 4,0 20,8 CO, 0 N )1,4 9,1 47,4 1196 65 18,8 CO, o N 3,7 3.4 11,7 10°,6 768,8 3,5 3,3 11,4 63,2 CO, 0 N 12,0 11,2 40,0 La media di queste determinazioni in 1000 gr. di acqua è la seguente : CO, O N in volume a 0° e 760 mm. 12,0 11,2 43,5 in peso: milligr. 23,581 16,007 54,601 4, Anidride carbonica totale Venne determinata in 3 palloncini contenenti idrato di sodio e cloruro di calcio, mediante l'apparecchio Fresenius. L'anidride — 90 — carbonica fu fissata in 2 tubi ad U riempiti per -/,, di calce so- data ed 1/., di cloruro di calcio secco. Ad o(,nii determinazione fu cambiato il primo tubo ad U. 1 risultati furono i seguenti: Nuin. dclk" determina- zioni ce. di acqua Aumento di jieso del V> tubo ad li. -Aumento di peso del 2" tubo ad U. totale gr. CO., 1 150 165 160 0,04854 0,05340 0,5228 0,04854 0,05440 0,05228 2 3 0,001 0,0002 Calcolando per 1000 ce, di acqua e per 1000 gr. si ha 1. Anidride carbonica totale gr. 0,3236 i 2. „ „ ^ „ „ 0,3297 per 1000 ce. media gr. 0,3262 quindi per 1000 gr. di acqua si hanno gr. 0,32299 di COo to- tale: CO, gr. 0,440304 per 1000 ce. e gr. 0,41024 per 1000 gr. 5. Anidride carbonica libera, combinata e s e m i e o m b i n a t a L' anidride carbonica libera fu determinata col metodo colo- rimetrico di cui sarà fatto parola appresso. Qui si deduce cal- colando r anidride carbonica combinata e semicombinata con le basi e sottraendo tale quantità dall' anidride carbonica totale trovata. Anidride Carbonica del Carbonato di calcio " " " ferro " " combinata " " semiconibinata. gr. 0,15024 " 0,00590 gr. 0,15614 " 0,15614 — 91 — Anidride Carbonica combinata e semicombinata . . gr. 0,31228 totale trovata » 0,32299 " " libera calcolata gr. 0,01071 7. Sostanze organiche ed ossigeno consumato La determinazione viene fatta col processo di Kubel. Ed ecco i risultati: 1. Determinazione: Acqua minerale impiegata ce. 100 + 10 ce. di soluzione di acido ossalico. Soluzione -^^^ di permanganato di potassio impiegato ce. 10,2, 2. Determinazione : Acqua minerale impiegata ce. 100 come sopra. Soluzione ^ di permanganato di potassio impiegato ce. 10,3. Quindi soluzione di permanganato di potassio in più ce. 0,2 e 0,3: media ce. 0,25. Calcolando per 1000 ce. di acqua |^ ha: Ossigeno consumato dalle sostanze organiche milligr. 1,6. 6. Anidride carbonica libera Col metodo colorimetrico, qual' è stato studiato e descritto da SòRENSEN ^), usando le miscele di fosfati quali liquidi campioni a contenuto di idrogenione noto e propriamente per 1' acqua in esame ce. 9,31 di fosfato primario e 0,6Q di fosfato secondario ed usando 1' acido rosolico come indicatore , si trova che essa contiene : [H'] = 0,0, 5 per litro Ora chiamando [H'] la concentrazione degli ioni H per litro [HCO'3] la concentrazione degli ioni HCO.5 (bicarbonati) [H2CO3] la concentrazione delle molecole indissociate di acido carbonico (CO.^ libero) i) Biodi. Zeitschr. Voi. 24. — 92 — si ha, in base alla le^^ge di diluizione, secondo Walker e Cormack, [H'I + [HCO'o] - — '—^—- -' = 0.0,30 [H,C03] Conoscendo la quantità totale m di acido carbonico conte- nuta in 1 litro di acqua, si avrà m = [H,CO,] + [HCO',] ossia [HCO',] = m - [HXO,] e sostituendo nell'equazione precedente, si ha ni - [H.,C03] [H'] '- = 0,0,36 ^ H.,C03] da cui si ricava m - [HaCOg] _ 0,0^36 [HXO3] ~ [H'I m 0.0,36 [H,C03] [H'] + 1 da cui si ha m S = IH2CO3T 0.0,.,36^ [H'] Dall'analisi chimica risulta m = 0,007413 mol. ed essendo [H'] = 0,0,5 si ha 0,007413 0,007413 0, Os 36 j 73 = 0,00010154 mol. di CO, 0,0,5 libero per litro, ossia gr. 0,005 di CO, libero. Il valore dell'acido carbonico libero trovato con questo me- todo esattissimo differisce di poco da quello desunto dall'analisi chimica e questa differenza è dovuta al fatto che questa determi- nazione avrebbe dovuto esser fatta alla sorgente per non avere perdite , ma ciò non era possibile per la località ove trovasi la sorgente. 8. Cloro Essendo 1' acqua ricca di cloruro di sodio, la determinazione del cloro si fa sopra 10 ce. allo stato di cloruro di argento, per pesata. — 93 — Peso crogiuolo vuoto + filo di platino gr. 20-5,3170 „ „ -h filo di platino + cenere del filtro -(- cloruro di argento „ 20-5,0749 Da cui, detratto il peso delle ceneri, si ha gr. 0,244094 di AgCl in 10 ce. di acqua. E per 1000 ce. si ha Cloruro di argento gr. 24,4094 Cloro 6,0364 in 1000 di acqua 9. Acido solforico Per la grande quantità di solfati contenuti nell'acqua in esa- me, le due determinazioni vengono fatte con 10 ce. per volta. I risultati ottenuti furono : I. Solfato di bario gr. 1,1287 II. „ „ „ 1,1288 e per 1000 ce. di acqua: • 1. Solfato di bario gr. 112,868 2. „ „ „ 112,882 donde si calcola: 1.0 SO, gr. 46,4454 2.« SO, „ 46,4555 Media: SO, ^ gr. 46,452 per 1000 ce. di acqua. 10. Silice Stante la quantità relativamente piccola di silice la determi- nazione vien fatta con 1000 ce. di acqua. A causa della grande quantità di solfato di sodio nell'acqua in esame , per separare la silice , dopo il trattamento con acido cloridrico, occorre adoperare molt'acqua distillata nella filtrazione e calda. La parte insolubile raccolta sul filtro , col fluoruro di ammonio ed acido solforico concentrato si volatilizzò quasi tutto, _ 94 — rimanendo un piccolo residuo che in gran parte si sciolse in MCI e dette la reazione del ferro. Per i 1000 ce. di acqua si ebbero gr. 0.01501 di silice. In altra dctcrniinazionc con500cc.di acqua si ebbe gr. 0.007512 e quindi gr. 0.015024 jier 1000 ce. Media: SiO, gr. 0.01501. La parte insolubile, dopo la separazione del ferro, fu mesco- lata con bisolfato di potassa puro e fuso, poi trattata con acqua e filtrata. La prolungata ebollizione non separa acido titanico, ed il residuo depositatosi vicn raccolto ed osservato allo spettrosco- pio. Si ha lo spettro del Bario. H . Calcio La determinazione fu fatta con 10 ce. di acqua, dopo sepa- rata la silice ed il ferro. 11 precipitato fu raccolto sopra un filtro, lavato a lungo e ridisciolto in acido cloridrico diluito. Si preci- pitò di nuovo con ammoniaca e fu pesato come ossido fino a peso costante. Per 10 ce. di acqu^ si ebbero gr. 0.010409 di ossido di cal- cio e gr. 1.0409 per 1000 di acqua e quindi : Ca gr. 0.74393 per 1000 ce. di acqua. 12. Magnesio La determinazione fu fatta con 500 ce. di acqua , dopo se- parata la silice, il fèrro ed il calcio. Il liquido filtrato, fu trattato con fosfato ammonico. Il precipitato lavato bene e calcinato fu di gr. 0.53456 di pirofosfato di magnesio per 500 ce. di acqua, corrispondente a gr. 0.23348 di Mg. in 1000 ce. di acqua. 13. Ferro Fu determinato in 500 ce. di acqua dopo separata la silice. Il liquido fu precipitato con ammoniaca ed il precipitato fu di- sciolto in acido cloridrico diluito , filtrato e riprecipitato con carbonato ammonico. Il precipitato raccolto, lavato e portato a secchezza, venne calcinato fino a peso costante. — 95 — Si ebbero gr. 0.00581 di perossido di ferro e quindi gr. 0.01162 per 1000 ce. di acqua, corrispondenti a Fé = gr. 0.0074Q1. 14. Bario 2000 ce. di acqua furono concentrati in modo da separare la maggior quantità possibile di solfato di sodio e di cloruro di sodio. Il liquido residuale fu precipitato con carbonato di sodio ed il precipitato fu lavato a lungo e disciolto dopo in acido ni- trico. La soluzione nitrica fu evaporata a secco a b. m. ed il re- siduo fu messo nella stufa a 250° fino a completa scomparsa dell'acido nitrico. Poi fu esaurito con un miscuglio a parti eguali di alcool ed etere assoluti , fino a che 1' alcool di lavaggio non dette più lo spettro del calcio allo spettroscopio. Il residuo fu sciolto neir acqua e fu aggiunto dell'acido solforico diluito. Fu portato a secchezza e pesato. Si ebbero gr. 0.0033 di solfato di bario e quindi , per ce. 1000, gr. 0.00165 di BaSO, e Ba = gr. 0.000959. 15. Sodio, Potassio e Litio La determinazione fu fatta con 10 ce. di acqua privata pri- ma della silice, poi degli altri corpi con cloruro di bario e latte di calce e dai metalli alcalino - terrosi con ammoniaca, carbonato ed ossalato di ammonio. Il filtrato , dopo lavato il precipitato ripetutamente , fu evaporato ed il residuo calcinato fu privato ancora delle tracce di calcio e bario che conteneva. Il liquido contenente i cloruri alcalini fu acidulato con qualche goccia di acido cloridrico diluito ed evaporato in capsula di platino tarata. Il residuo fu scaldato fino a fusione. I cloruri alcalini ottenuti furono disciolti in acqua ed il potassio fu determinato col clo- ruro di platino in presenza di alcool ed etere. Il cloroplatinato fu raccolto su di un filtro pesato , lavato con alcool ed etere e seccato a 120°. I risultati per 10 ce. di acqua furono i seguenti : — 96 - Cloruri di sodio, potassio e litio gr. 0,6468 Bicloruro di potassio e platino „ 0,1681 Cloruro di potassio corrispondente „ 0,51328 Calcolando per 1000 ce. di acqua si ha: Cloruro di sodio „ 59,547Q6 Sodio „ 23,42814 Cloruro di potassio „ 5,132817 Potassio „ 2,6917 La determinazione del Litio per la sua piccolissima quantità fu fatta per mezzo dello Spettroscopio. 16. Litio Nella determinazione di questo corpo fu seguito il metodo Cannizzaro 1). Mediante lo spettroscopio Beck.mann fu determinato il limite estremo di una soluzione di cloruro di litio che mostra la riga caratteristica del litio sul filo di platino a spirale con 3 giri fatta col filo dello spessore di mm. 0,15. All'uopo fu fatta una soluzione di gr. 0,05 di cloruro di li- tio in 1000 ce. di acqua. Di questa soluzione 1 ce. fu diluito in altri 1000 ce. di acqua. Si ebbe una soluzione contenente 0,00000005 di cloruro di litio che mostrava la riga caratteristica del litio. Un ce. di questa seconda diluizione fu allungato con altri 100 ce. di acqua e quasi scomparve la riga. Furono fatti bollire 100 ce. di acqua minerale per separare i carbonati alcalino - terrosi, poi filtrati. Il filtrato fu acidificato con HCl. 10 ce. di questo liquido furono portati a 500 ce. con acqua distillata. Si ebbe la riga del Litio molto ben distinta. Al- tri 10 ce. furono portati a 600 e, persistendo la riga, furono por- tati altri 10 ce. a 700. Si ebbe ancora visibile la riga. Furono portati ancora altri 10 ce. a 800 ed appena si distingueva la ri- ga. Quindi la quantità di cloruro di litio trovavasi contenuta tra 700 e 800 ce. e prendendo la media si ha 750 ce. Quindi •) Cannizzaro e Mauro — Relazione sull'analisi chimica deiracqua mi- nerale solfurea di Telese. ISSO. — 97 — 0,00000005 X 750 = 0,0000375 di cloruro di litio , e Li = gr. 0,0000061 per 1000 ce. di acqua. 17. Acido nitrico Fu determinato col metodo Schultz e Tiemann raccogliendo il gas nell'azotometro Schifp. Furono adoperati ce. 500 che furono concentrati a piccolissimo volume in capsula di platino. Si ebbero in media 2,5 di NO a 9°. 8 e 769,2 mm. di pres- sione, cioè gr. 0,01154 di NO.^ a O*' e 760 m.m. per 1000 cedi acqua. 18. Ammoniaca La determinazione fu eseguita col metodo di Frankland e Armstrong. Come punto di partenza fu presa una soluzione di cloruro di ammonio contenente per ogni ce. 1 mm. di ammo- niaca. 10 ce. di questa soluzione furono diluiti in 100 di acqua distillata bollita e raffreddata. A 300 ce. di acqua minerale furono aggiunti 1 ce. di solu- zione di soda al 50% e 2 ce. di soluzione di carbonato di so- dio al 30%. Dopo 24 ore furono prelevati mediante pipetta 100 ce. di liquido limpido e portati a 200 ce. con acqua distillata bollita. Fu aggiunto 1 ce. di reattivo di Nessler e lo stesso fu praticato per 200 ce. di soluzione di cloruro di ammonio, preparata come sopra. Si ebbe la stessa tinta sul momento, ma dopo 24 ore si trovò un deposito giallo - raneiato marcato nella soluzione di confronto e più chiaro nell'acqua minerale. Si ripetette la determinazione aggiungendo a 100 ce. di acqua bollita e raffreddata quantità decrescenti di soluzione titolata di cloruro di ammonio , in confronto di egual quantità di liquido limpido dall'acqua minerale. Alla diluizione di mm. 9,5 di cloruro di ammonio si ebbe una tinta identica a quella data dall'acqua minerale. Quindi l'acqua contiene gr. 0,0095 di cloruro di ammonio e NH, = gr. 0,003205 per 1000 ce. 98 — 19. Calcio solubile dopo ebullizione dell'acqua 100 ce. di acqua furono fatti bollire in apparecchio a rica- dere per un'ora. Nel filtrato fu determinato il calcio precipitan- dolo con ammoniaca ed ossalato ammonico. Si ebbero ^r. 0,084QQ di ossido di calcio per 100 ce. di acqua e quindi gr. 0,84Q9 per 1000 ce, corrispondenti a gr. 0,6071 di Ca per 1000 ce. di acqua. 20. Controllo Venne eseguito con 10 ce. di acqua, evaporati in capsula di platino tarata, ed il residuo , dopo umettato con acido solfo- rico, fu evaporato a secco e poi al rosso debole in presenza di carbonato ammonico fino a peso costante. I solfati pesarono gr. 0,8171. Una seconda determinazione, pure con 10 ce. di acqua, dette gr. 0,8174. Media delle due determinazioni : 0,81725 in 10 ce. ed in 1000 ce. gr. 81,725 Calcolando in solfati i componenti trovati nell'analisi si ha: Trovato Sodio gr. 23.42804 calcolato in Solfato di sodio Potassio " 2,6917 Litio " 0,000006 Ammonio " 0,00321 Calcio " 0,74357 Magnesio " 0,23348 Bario " 0,000959 Ferro " 0,00813 Silice " 0,01501 sodio gr. 72,356990 potassio Il 5,998499 litio II 0,000047 ammonio II 0,011770 calcio II 2,529180 magnesio " 1,155783 bario II 0,001266 ferro II 0,011614 silice II 0,015010 Totale gr. 82,080159 Trovato direttamente » 81,725000 Differenza gr. 0,355159 — 99 Riassunto dell'analisi quantitativa per ÌOOO ce, di acqua I. — Dati analitici (medie) (1) (2) (3) (4 (5 (5 (5 e 6 (7 (8 (9 :io 11 19 12 14 15 16 17 18; 13 ce. 12 ce. 1,2 ce. 43,5 Peso specifico a 15» gr. Residuo a 110° . 180° . " al rosso incipiente Perdita di peso a 180° " " al rosso . " " da 180° al rosso Gas disciolti a 0° e 760 m. m. Anidride carbonica Ossigeno Azoto .... Anidride carbonica totale . " " combinata . " » semicombinata " " libera . Sostanze organiche espresse in ossigeno consumato Cloruro di argento (dal cloro) . Solfato di bario (dall'acido solforico). Silice Ossido di calcio (totale) " " (dal cloruro o solfato) Pirofosfato di magnesio Ossido di ferro Cloruro di sodio (dal sodio) Cloruro di potassio (dal potassio) Litio Ossido di azoto (dai nitrati) a 0° e 760 m.m. ce. Ammoniaca Solfato di bario (dal bario) Stronzio (sotto forma di solfato) 1,06825 80,533 80,378 79,934 0,1550 0,5990 0,4440 0,02358 0,016007 0,054601 0,32289 0,15614 0,15614 0,01061 ' 0,0016 24,40945 112,87500 0,01501 1,04098 0,84994 1,069125 0,011614 59,54796 5,132817 0,C00006 4,8 0,003205 0,00165 tracce li. Dati dedotti dai precedenti (4) Anidride carbonica totale (5) " " libera . (10) Silice . . . . CO., 0,32289 CO, 0,01061 SiO., 0,01501 — 100 — Jone carbonico totale . CO, 0,440304 II bicarhonico libero HCO, 0,447642 (5) " carbonico combinato CO, 0,212930 (8) " cloro CI 6,036400 (9) " solforico SO, 46,45200 (17) » nitrico . NO, 0,01154 (10) . litio Li 0,000006 (15) " sodio . Na 23,42814 II potassio. K 2,69170 (11) " calcio (totale) Ca 0,74393 (19) » (dal cloruro o solfato) Ca 0,60710 (12) - magnesio Mg 0,23348 (13) - bario Ba 0,000959 (18) " ammonio NH;, 0,003205 (14) » ferro Fé 0,007491 III. — Calcolo Per il calcolo fu tenuta presente la Tavola dei pesi atomici della Commissione Internazionale del 1913. Litio dosato (16) . Cloro corrispondente . 0 000006 0,0000306 Ammonio trovato (18) Cloro corrispondente Cloruro di Litio. LiCl = gr. 0,0000366 0,00321 0,00636 Cloro trovato (8) . . . . combinato col litio 0,0000306 »; Il ammonio 0,0063600 Cloruro di Ammonio NH.CI = gr. 0,00957 6,0364000 0,0063906 Differenza = 6,0300094 Cloro rimasto Sodio corrispondente 6,0300094 3,9111733 Cloruro di Sodio NaCl = gr. 9,9411827 — 101 — Jone nitrico NO.j dosato (17). 0,01154 Potassio corrispondente 0,00727 Nitrato di potassio KNO3 = gr. 0,01881 Sodio trovato (15) 23,4281400 " combinato col cloro . . . 3,9111733 Differenza = 19,5169667 Sodio rimasto 19,5169667 Jone solforico SO4 corrispondente .... 40,7607600 Solfato di Sodio Na,SO, = gr. 60,2776067 Potassio trovato (15) 2,69170 " combinato col Jone nitrico . . 0,00727 Differenza = 2,68443 Potassio rimasto 2,68443 Jone solforico SO^ corrispondente 3,29786 Solfato di potassio KoSO, = gr. 5,98229 Bario trovato (13) 0,000959 Jone solforico SO4 corrispondente .... 0,000671 Solfato di Bario BaSO, = gr. 0,001630 Calcio solubile dopo ebullizione (19) .... 0,6071 Jone solforico SO^ corrispondente 1,4581 Solfato di Calcio CaSO, = gr. 2,0652 Jone solforico SO, trovato (9) . . . 46,45200 " combinato col sodio 40,760760 potassio 3,297860 bario 0,000671 calcio 1,458100 45,517391 Differenza = 0,93461 Jone solforico SO, rimasto 0,93461 Magnesio corrispondente 0,23348 Solfato di Magnesio Mg.SO, = gr. 1,16809 — 102 - Calcio totale trovato (11) " solubile combinato col SO, 0,74393 0,60710 Differenza = 0,13683 Calcio rimasto 0,13683 Jone carbonico CO;j corrispondente .... 0,20488 Carbonato di Calcio CaCOg = 0,34171 Ferro trovato (14) 0,00749 Jone carbonico CO3 corrispondente .... 0,00805 Carbonato di ferro Fé CO., = gr. 0,01554 Jone carbonico totale trovato CO3 = 0,440304 = COo 0,32289 " " comb. col calcio 0.20488 ferro 0,00805 0,21293 = CO. 0,15614 CO3 = 0,227374 = COo 0,16675 Anidride carbonica totale (4) " » combinata 0,32289 0,15614 CO., libera e semicombinata = 0,16675 COo semicombinata 0,15614 COo libera = 0,01061 Composizione probabile del residuo a 180° di 1000 gr. di acqua Cloruro di Litio LiCl gr 0,0000366 '/ Ammonio. NH.Cl 0,(X)95700 " Sodio NaCl 9,9411827 Nitrato di Potassio . KNO3 0,0188100 Solfato di Sodio Na2S04 60,2776067 " Potassio . . . K,S04 5,9822900 " Calcio CaS04 2,0652000 '/ Magnesio . . . . MgSO, 1,1680900 " Bario BaSO, 0,0016300 Carbonato di Calcio. " Ferro . Acido silicico (meta) . Stronzio 103 — CaCO,, 0,3417100 FeC03 0,0155400 H,SiO, 0,0194900 Sr. tracce Totale gr. 79,8411460 Residuo trovato » 80,2780000 Differenza gr. 0,4368540 Composizione probabile degli elementi sciolti in 1000 gr. di acqua Temperatura 18^8 Densità a 15° Cloruro di litio . " ammonio " sodio. Nitrato di potassio Solfato di sodio . " potassio " calcio . " magnesio " bario . Bicarbonato di calcio " ferro Stronzio (sotto forma di solfato) Acido silicico (meta) .... Anidride carbonica libera . Ossigeno Azoto Sostanze organiche (ossigeno consumato) Conclusioni D,, = 1 LiCl NH.Cl NaCl KNO3 Na.SO, K.SO, CaSO, MgSO, BaSO, Ca(HC03)2 Fe(HC03)2 SrSO, 06825 gr. 0,0()0()366 0,0095700 9,9411827 0,0188100 60,2776067 5,9822900 2,0652000 1,1680800 0,0016300 0,5434280 0,0238570 tracce 80,0316910 H.SiOa 0,0194900 CO, 0,0106100 Oo 0,0160070 N, 0,0546010 0,0016000 Totale gr. 80,13 Dai dati analitici risulta che 1' acqua minerale di Scenia è un'ottima acqua purgativa del tipo Solfato-sodica, che contiene inoltre piccolissime quantità di litio. 104 — ANALISI CHIMICO-OSMOTICA Cationi Grammi Millimol Milli-equiv. Jone sodio Na' 23,428140 1018,615 1018,615 potassio K' 2,691700 68,843 68,843 ' litio Li' 0,000006 0,001 0,(H)1 ' ammonio NH', 0,003205 0,178 0,178 ' calcio Ca" 0,743930 18,565 37,130 ' magnesio Mg" 0,233480 9,700 19,400 ' bario Ba" 0,000959 o,(m 0,014 ferro Fé' 0,007491 0,134 0,268 1144,44 Anioni Jone cloro CI' 6,036400 170,231 170,231 " solforico SO," 46,452000 483,522 967,044 " nitrico NO;/ 0,011540 0,186 0,186 " carbonico Hco; 0,212930 3,491 3,491 " carbonico HCO3' 0,212930 3,491 3,491 80,034711 1776,964 1144,44 Acido silicico (meta) H,SiO, 0,019490 0,249 Sostanze organiche 0,001600 80,055801 1777,213 Anidride carbonica lib era CO, 0,010610 0,241 Ossigeno 0', 0,016007 1 ,(XX) A zoto N, 0,054601 3,898 80,13 1782,352 Crioscopia Quantunque da determinazioni preliminari il punto criosco- pico dell' acqua in esame risultasse aggirarsi intorno a-2°, pure non fu possibile ottenerlo adoperando l'acqua minerale tal quale per la grande quantità di solfato di soda che contiene, il quale a temperatura al di sotto di 0° è molto meno solubile clie da 0° a 330. — 105 — Introducendo l'acqua minerale , contenuta nel tubo criosco- pico , nel miscuglio frigorifico dell'apparecchio di Beckmann arriva un momento in cui la colonna di mercurio del termome- tro si arresta nella sua discesa e risale lentamente per qualche decimo di grado mentre si separa una polvere cristallina e dopo alcune oscillazioni, ripiglia la discesa fino a quando subentra la fase solida, ossia il ghiaccio. 11 punto di congelamento non è stato mai costante nelle di- verse determinazioni, ma si sono avute delle differenze variabili fino ad 1 grado in dipendenza della temperatura del miscuglio frigorifico. Lasciando il tubo crioscopico , dopo avvenuto il congela- mento dell'acqua, alla temperatura dell'ambiente del laboratorio, il ghiacciuolo fonde, ma rimane in fondo al tubo crioscopico la polvere cristallina che sparisce appena riscaldato di qualche gra- do il tubo in parola col calore della mano. La polvere cristallina , separata con una rapida filtrazione, analizzata, risulta essere solfato di sodio con 7 mol. di H.O. Siccome a 0° il sale in parola si scioglie nella proporzione del 12 °/o e l'acqua in esame non ne contiene che soltanto il 6 ° o, appare evidente che al di sotto di 0° la solubilità del sale dimi- nuisce in modo da essere inferiore al 6 °/o, venendosi così a mo- dificare la concentrazione molecolare dell'acqua minerale. Allo scopo di ottenere il punto di gelo , per quanto possi- bile pili esatto, mediante il raffreddamento dell' acqua minerale, una quantità determinata di acqua in esame fu introdotta, entro apposito tubo in miscuglio frigorifico da -9° a-ll°. Appena si formava una pellicola di ghiaccio alla superficie dell' acqua , si separavano dei prismi monoclini che aumentavano istantanea- mente di numero appena si introduceva nell' acqua la punta di un filo di platino. I cristalli venivano separati su lana di vetro in un imbuto circondato da ghiaccio e, dopo gocciolati, si scio- glievano in un volume di acqua distillata eguale al volume del- l'acqua minerale. L'acqua minerale filtrata veniva di nuovo rimessa nel miscu- glio frigorifero e si otteneva una seconda separazione di cristalli prismatici che venivano raccolti e ridisciolti. Si ebbero così tre soluzioni : P Acqua minerale residuale; \ — - — 106 — 2" Soluzione di solfato di sodio della prima separazione; 3° So- luzione di solfato di sodio della seconda separazione. La media di molte determinazioni crioscopiche dette i se- guenti risultati : _ Qo — no 1." Acqua minerale residuale . . ^ = — 1",461 1",357 2.° Soluz. di solfato sodico della l'' separazione 0»,585 0",654 3.° „ „ „ „ 2« „ 0°,317 0°,234 A = —20,363 —20,245 Una soluzione contenente 8 ^o di solfato di sodio anidro e puro , corrispondente alla quantità di sali contenuti nell' acqua minerale, presentò lo stesso fenomeno, per cui non fu possibile ottenere il punto crioscopico esatto. Per controllare se i valori ottenuti corrispondessero più o meno alla vera concentrazione dell'acqua minerale, fu diluita con volumi variabili di acqua distillata e dopo vari tentativi fu tro- vato che, diluendo 1' acqua minerale con 2 volumi di acqua di- stillata, cioè portando il contenuto salino al 2 ° o non si separava solfato di sodio. Furono praticate moltissime deferminazioni, parecchie delle quali furono fatte dal D.rOliari, medico Provinciale di Parma che si occupava, dietro mio consiglio , dello studio del punto crioscopico di alcune acque con grande contenuto salino (Salso- maggiore, Grottolella) e si ebbe A = — 2o,667. La soluzione di solfato di sodio (8 ° o) diluita con 2 volumi dette A = — 2°,648. Dal A dell'acqua minerale , si deduce , mediante la formula ^ 1000 SW . r^ = A 24,1 9 To (dove A è il punto di gelo dell'acqua minerale; S il peso spe- cifico; W il calore di fusione; Tn la temperatura assoluta di con- gelamento dell'acqua pura) che la pressione osmotica è P = 3,451 La concentrazione osmotica corrispondente è Co ^^ 1441,621 moli e quella della soluzione di solfato sodico è Co = 1431,351 — 107 — moli. Ora tenendo presente che la concentrazione desunta dal- l'analisi chimica è eguale a 1777,213 moli, appare chiaro che la concentrazione osmotica è inferiore al vero , giacché per effetto della diluizione si sarebbe dovuto avere un A più alto dovuto alia dissociazione del solfato di sodio che può scindersi in + + = + Na + Na + SO4 ed in Na + NaSO^ Questa anomalia dimostra che , contrariamente alla teoria, non si determina idrolisi del solfato di sodio, bensì devonsi for- mare degli idrati , dei complessi che , dando luogo a corpi di grandezza molecolare maggiore , diminuisce il numero di mole- cole + ioni e quindi il punto crioscopico più basso. Ci riserbiamo di continuare lo studio di quest'anomalia che, secondo noi, si riscontra anche in altre acque minerali iperto- niche. Conducibilitcà elettrica Dato il grande contenuto di sali nell'acqua in esame la con- ducibilità elettrica non potè essere determinata con la capsula di Arrhenius ad elettrodi vicini , non essendo possibile avere il silenzio al telefono e nemmeno un minimo anche con piccolis- sime resistenze, da dare valori attendibili. Fu perciò adottata una capsula cilindrica ad elettrodi distanti fra loro 105 mm. con elettrodi di platino platinati di un cmq. di superficie e distanti dalle pareti del tubo per 2 mm. e della quale fu determinata la resistenza specifica. Col metodo di Kohlrausch la conducibilità specifica del- l'acqua minerale a 18° risulta Kis = 0,06456264 Q recp. Diluendo l'acqua a metà si ha K^, = 0,03798136 Q recp. da cui risulta che la dissociazione di quest' acqua è minore di quella delle acque poco mineralizzate. Fu fatta anche una serie di misure sull'acqua diluita in grado diverso adottando la capsula ad elettrodi vicini e quella ad elet- — 108 — trodi allontanali allo scopo di ridurre al minimo le cause di er- rore della forte mineralizzazione. È bene far rilevare che in queste misure il valore della con- ducibilità è alquanto inferiore a quello precedente , per il fatto che esse furono esej2;uite con l'acqua priva di quasi tutto il ferro separatosi per il tempo trascorso dalla presa. La diluizione fu fatta nei modo seguente: 50 ce. di acqua furono diluiti con 50 ce. di acqua distillata; ai 100 ce. furono aggiunti altri 50 ce. di acqua distillata; ai 150 ce. altri 50 di acqua distillata e così di seguito. La tabella che segue riporta i risultati delle misure fatte. Caps Illa ad elettrodi vicini Gap siila ad elettrodi allontanati Acqua min erale K,.= = 0,595051 Kl8 = 0,0611031 Diluita con 1 volume 0,0376380 0,0370476 n 2 volumi 0,0222565 0,0215569 n 3 ); 0,0131458 0,0130416 II 4 II 0,0077007 0,0074615 II 5 II 0,0042525 0,0043832 II 6 II 0,0024203 0,0022069 II 7 II 0,0013349 0,0012184 II 8 II 0,0007823 0,0006151 11 9 " 0,0004586 0,0003619 II 10 II 0,0002409 0,0002066 La soluzione di solfato di sodio al 6 ° o fu esaminata allo stesso modo ed i valori furono anche concordanti con quelli dell'acqua minerale, come si rileva chiaramente dalle curve della tavola annessa. Anche per 1' acqua in esame , come ebbe pure a rilevare il prof. Nasini per l'acqua di Salsomaggiore, il coefficiente 686,488 di Levy e Menriet moltiplicato per la conducibilità elettrica non — 109 — concorda col valore del residuo ottenuto dall' analisi chimica, giacché si ha un valore quasi metà. Infatti il residuo calcolato col detto coefficiente risulta di 44,32, mentre quello trovato per determinazione diretta è di 80,28. Viscosità Tra le costanti fisiche delle acque minerali occorre conoscere anche quella riguardante 1' attrito interno o viscosità, perchè co- stituisce una caratteristica dello stato di un liquido. Ad essa fu attribuita ed ancora si attribuisce da alcuni idrologi una grande importanza perchè sarebbe dovuta alla presenza di colloidi. Ma tale ipotesi, per nulla ancora dimostrata , che anzi vi sarebbero delle ragioni per negarla , sarebbe importante nei riguardi del- l' assorbimento. Per ora ogni conclusione è prematura , giacché occorre moltiplicare tale ricerca in un maggior numero di acque minerali e studiare l'assorbimento in rapporto a questa peculiare proprietà di esse. In base a questo concetto abbiamo voluto determinare la vi- scosità dell' acqua minerale di Scenia. L' apparecchio usato è il viscosimetro di O. Scarpa i), pro- fessore di Elettrochimica al Politecnico di Napoli , adoperando una bolla di 5 cmc. ed il capillare della pipetta lungo 10 cm. Le determinazioni sono state fatte alla temperatura di 18° ed alla pressione ridotta di 320 mm. La viscosità , espressa in unità assolute C. G. S., si ottiene mediante la formola dove K è la costante della pipetta del viscosimetro ti è il tempo in 1" che l'acqua impiega nell'ascesa t2 è il tempo in 1" che l'acqua impiega nella discesa. Volendo avere una maggiore precisione si sottrae dal valore di i\ il valore corrispondente al termine di Hagenbach A L \ ti'- "^ i,-' ì t, + t, _VS 31 ') Scarpa, O.—Atti del R.Isiit.ito d'Incoraggiamento di Napoli. Anno 1909. — 110 — ove V è il volume di acqua sperimentata in cmc. L la lunghezza del capillare in cm. (^ la densità dell'acqua. La viscosità dell'acqua di Scenia risulta = 0,00946 espressa in unità assolute C. G. S. Volendosi una misura relativa e trascurare il termine di Ha- OENBACH , la viscosità relativa dell' acqua minerale si può calco- lare dalla espressione ti t, (f, + t',) t'it', (t, + t^) ove t'i e t'., sono i due tempi di efflusso di un noto volume di acqua distillata e tj e t^ quelli analoghi di un egual volume dell'acqua minerale alla stessa temperatura. Essendo i\ = \39",4; t', = 243",4 e t, = 185",4; t, = 258" si ha che la viscosità dell'acqua minerale di Scenia, per rispetto a quella dell'acqua distillata eguale a 100, è 116,5. Grado medio di dissociazione dalla conducibilità elettrica Il grado di dissociazione dalla conducibilità elettrica si ot- tiene mediante la formula di Hintz e Grùnhut IG^K 2gL a è il grado di dissociazione; K è la conducibilità dell' acqua minerale a 18°; g la concentrazione in gram-equiv. per litro dei singoli ioni; Xx la conducibilità-equiv. dei rispettivi ioni a 18° a diluizione infinita. Dall' analisi chimica si ottengono per le concentrazioni g i seguenti valori espressi in miliigr.-equiv. per litro: Ili — Cationi Na 1018,615 K 68,843 Li 0,001 NH, 0,178 Ca 37,130 Mg 19,400 Ba 0,014 Fé 0,268 Anioni CI 170,231 SO, 967,044 NO3 0,186 HCO3 3,491 HCO, 3,491 Riguardo ai Xx i valori a 18° vengono presi dalle Tabelle del KOHLRAUSCH e Holborn. Cationi Anioni CI 65,9 SO, 69,7 NO.3 60,8 HCO. 38,1 Na 44,4 K 65,3 Li 35,5 NH, 64,2 Ca 53,0 Mg 49,0 Ba 57,3 Fé 46,6 Moltiplicando la somma dei cationi e degli anioni per la somma dei cationi e degli anioni dei h^ e sostituendo nella for- mola anzidetta i valori trovati, si ha a _ .64,1^261 = 0,434 14,87314 Grado medio di dissociazione dal punto di gelo Dal punto di gelo riesce impossibile ricavare il grado di dissociazione , giacché i millimol dedotti dal A sono in numero minore a quelli risultanti dall'analisi chimica. Infatti dalla tabella dell'analisi risulta la seguente composizione in millimol per litro — 112 — Cationi iiioiiovalcnti 1087,637 millimol jicr litro bivalenti 28,406 Anioni monovalenti 177,3Q9 „ „ bivalenti 483,522 1776,964 Combinando in sali i cationi e i;li anioni si avrebbe: An" 28,406+ 28,406 Cat" = 28,406 millimol di sali An" 455,116 + 2X455,116 Cat' = 455,116 An' 177,399 4- 177,399 Cat' = 177,399 660,921 „ Sicché l'acqna in esame conterrebbe 660,921 millimol di elet- troliti per litro e da questi si originerebbero a dissociazione com- pleta 1776,964 millimol di ioni. Ora tale anomalia si riscontra anche con la soluzione di solfato di sodio air8°/o, ma non con una soluzione air8°o di cloruro di sodio. È chiaro quindi che non possono applicarsi le formole atte a dedurre il grado medio di dissociazione dal punto di gelo e perciò bisogna limitarsi al valore a dedotto dalla conducibilità elettrica, come il più attendibile. Nel caso dell' acqua in esame applicandosi la formoli di HiNTZ e Grùnhut Co — Crn " ~ Cm (K — 1) e se alla Co calcolata dal A in 1441,621 millimol si aggiungono i millimol del Fé e Ca che sono precipitati e si sottraggono i millimol dell'acido silicico, si ha 1451,902 millimol e quindi a = 0,709 Questo valore è molto superiore a quello ottenuto dalla con- ducibilità elettrica ed è errato, perchè un'acqua così ricca di ione SO., non può essere dissociata pel 70 °'o, tanto più che, a diffe- renza di tutte le acque poco mineralizzate finora studiate, diluite con 1 voi. di acqua distillata danno una conducibilità metà, men- — 113 - tre che l'acqua in esame dà un valore inferiore, come abbiamo visto (42 « o). Grado di dissociazione dei singoli ioni Per la forte concentrazione dell'acqua in esame non è pos- sibile determinare il grado di dissociazione dei singoli ioni, non potendosi applicare le stesse formole che si adottano per le so- luzioni diluite. Le stesse difficoltà furono riscontrate anche per r acqua minerale di Salsomaggiore '), per cui volendosi avere un concetto approssimativo dello stato dei sali disciolti nell'acqua minerale in esame, bisogna contentarsi di esprimere gli ioni e le molecole indissociate con una larga approssimazione, utilizzando il solo dato piij attendibile qual'è quello del grado medio di dis- sociazione ottenuto dalla conducibilità elettrica. Si prende quindi come base del calcolo a = 0,434 per gli elementi che si trovano disciolti in forte quantità, non senza far rilevare ancora una volta che questo procedimento è del tutto arbitrario , giacché è risaputo che il grado di dissociazione dei singoli elettroliti in un' acqua minerale non è lo stesso per tutti. Per gli elementi che si trovano in piccola quantità si assume il grado di dissociazione 1. Si ha così la seguente tabella riguardante la quantità degli ioni liberi in 1 litro di acqua. ooi (LU LIBRAR ') Nasini, R. — Porlezza, C. — Sborqi, U. — Indagini e considerazioni chimico-fisiche sulle acque e sui gas di Salsomaggiore: Atti del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti. An. Acc. 1913-14. Tomo LXXIII, parte se- conda. — 114 — Tabella desili ioni ottenuti dall'analisi ed a (^)iiaiitit;i degli ioni liberi in niilliniol Concentrazione in grammi corrispondenti espressi in miniar, equiv. agli ioni liberi Na 1018,615 0,434 442,078 10,1678170 K 68,843 0,434 29,878 0,1168229 Li 0,001 1,000 0,001 0,0000060 NH, 0,178 1 ,000 0,178 0,0032058 Ca 37,130 0,434 8,037 0,0322843 Mg 19,400 0,434 4,210 0,0102387 Ba 0,014 0,434 0,004 0,0005495 Fé 0,268 1,000 0,134 0,0074825 CI 170,231 0,434 73,880 0.2619784 SO, 967,044 0,434 209,848 2,0130097 NO, 0,186 1 ,000 0,186 0,0115338 HCO. 6,982 0,434 3,030 0,1848300 Per ottenere la concentrazione in molecole indissociate, basta fare la differenza fra la concentrazione totale di ogni elemento e la concentrazione in ioni liberi per avere la quantità dei sin- goli cationi ed anioni che entrano a far parte di molecole indis- sociate ed il raggruppamento in sali vien fatto distribuendo le basi fra gli acidi proporzionalmente alla loro concentrazione. Si ha quindi la seguente Tabella: — 115 Sali indissociati contenuti Mol X 10 Concentrazione in grammi dei sali indissocciati in in 1 litro di acqua 1 litro d'acqua Cloruro di sodio 148,535 8,0894730 " potassio 10,038 0,0074840 " calcio 2,707 0,0030045 " magnesio 1,414 0,0013467 " bario 0,007 0,0000015 Solfato di sodio 421,906 59,1501800 " potassio 28,512 0,0496878 " calcio 7,689 0,0104678 " magnesio 4,017 0,0048361 " bario 0,002 0,0000049 Bicar.o di sodio 6,093 0,0051180 " potassio 0,416 0,0004164 " calcio 0,112 0,0001815 " magnesio 0,059 0,0000863 " bario 0,0002 0,0000005 Combinando le due tabelle si ottiene la composizione del- l' acqua in ioni ed in molecole indissociate ; composiziane che, come abbiamo detto, è approssimativa. — 116 — Probabile a g g r u p i^ a in e n t o delle sostanze d i s e i o 1 1 e in 1 litro d'acqua Minimo] Granimi Ione sodio Na' 442,078 10,1678170 " potassio K' 29,878 0,1168229 " litio Li' 0,001 0,0000060 Il ammonio NH', 0,178 0,0032058 " calcio Ca" 8,057 0,0322843 " magnesio Mg" 4,210 0,0102387 " bario Ba" 0,004 0,0005495 " ferro Fé" 0,134 0.0074825 " cloro CI" 73,880 0,2619784 " solforico so;' 209,848 2,0130097 " nitrico no; 0,186 0,0115338 " monocarbonico Hco; 3,030 0,1848300 Cloruro di sodio NaCl 148,535 8,0894730 Il potassio KCl 10,038 0,0074840 " calcio CaCl, 2,707 0,0030045 " magnesio MgCl, 1,414 0,0013467 " bario BaCl, 0,0007 0,0000015 Solfato di sodio Na,SO, 421,906 59,1501800 " potassio K2SO, 28,512 0,0496878 Il calcio CaSO, 7,689 0,0104678 Il magnesio MgSO, 4,017 0,0048361^ « bario BaSO, 0,002 0,0000049' Bicarbonato di sodio NaHCO, 6,093 0,0051180 " potassio KHCO, 0,416 0,0004164 " calcio Ca(HCO,), 0,112 0,0001815 » magnesio Mg(HC03), 0,059 0,0000863 " bario Ba(HCO;,)., 0,0002 0,0000005 80,0320475 117 Acido sicilico (meta) HoSiO, 0,0194900 Anidride carbonica CO, 0,0106100 Ossigeno O, 0,0160070 Azoto N, 0,0546010 Sostanze organiche Totale gr. 0,0016000 80,13 Conclusioni Dall'insieme delle ricerche fatte sia dal punto di vista della composizione chimica che di quella fisico-chimica , risulta che l'acqua minerale di Scenia è una solfato-sodica, ipertonica e poco dissociata e pel suo contenuto in solfato di sodio è la piiì ricca di quelle sinora conosciute in Italia. Per quanto riguarda le determinazioni fisico-chimiche dob- biamo dire che esse ci mettono in grado di conoscere con una certa approssimazione la costituzione di quest'acqua, perchè non è possibile applicare le formole ed i metodi che vengono usati per le acque ipotoniche. Sopratutto la determinazione del punto di congelamento per quest'acqua riesce difficile e la difficoltà non va riscontrata nel termometro del Beckmann , come il prof. Nasini incontrò per l'acqua di Salsomaggiore, ma nel fatto che il solfato di sodio si separa, essendo a temperatura al disotto di 0" meno solubile, con 7 o 10 molecole di acqua. Se per le acque clorurato-sodiche una soluzione di cloruro di sodio che abbia la stessa concentrazione dell'acqua minerale che si esamina, permette di ottenere il A con una certa approssima- zione, per l'acqua di Scenia non è possibile di ricorrere ad una soluzione di solfato di sodio della stessa concentrazione perchè offre la stessa anomalia. Con una diluizione tale da evitare la separazione del solfato di sodio a temperature basse si poteva supporre che il A sarebbe stato troppo alto per la dissociazione dell'elettrolita, ma il fatto sperimentale ha provato che si verifica il contrario. — 118 — Per le acque ipertoniche quindi sarà il caso di applicare le leggi delle soluzioni concentrate, il cui studio abbiamo intrapreso e daremo i risultati in un prossimo lavoro. Intanto un'osservazione è bene fare fin da ora ed è che que- sta acqua, il cui comportamento è tanto diverso, dal punto di vista chimico-fisico, dalle acque ipotoniche, per via interna non si assorbe che in minima parte e deve avere un' azione locale sulla mucosa intestinale provocando effetti purgativi. Finito di stampare il 6 agosto 1915. Ricerche sulla rigenerazione delle braccia di Asterina gibbosa Nota preliminare del socio Giuseppe Zirpolo (Tornata del 13 luglio 1915) Sulla rigenerazione delle stelle di mare si sono occupati varii autori. Le ricerche fatte finora riguardano , in generale, la rigenerazione delle braccia amputate. Alcuni osservatori hanno affermato che è possibile avere la rigenerazione dell' intero ani- male anche da un braccio unico. — S ars (1875), Haeckel (1878), Martens (1884), P. ed R. Sarrasin (1888). — Ciò è stato contra- detto da altri , mentre è confermato che per molte specie un braccio solo non può rigenerare 1' intero animale a meno che non vi si lasci un pezzo del disco. Difatti Kelloo (1906) ha os- servato che da un braccio con parte del disco centrale di Linckia diplax si rigenerano le altre quattro braccia. King (1898) afferma che la rigenerazione della parte basale del braccio di Asterias viilgaris è più rapida della parte distale. Secondo Zeleny (1903) ophloglypha lacertosa la rigenerazione avviene bene in indivi- dui che hanno il disco di mm. 12-15, e asportate tutte e cinque le braccia non si ha rigenerazione. Avendo ottenuto un posto di studio alla Stazione Zoologica di Napoli ho voluto intraprendere lo studio della rigenerazione delle braccia delle stelle di tnare da un punto di vista più ge- nerale. Ho cercato di studiare com' è che varia il potere rigene- rativo e la velocità di accrescimento delle parti che si rigenerano negli individui in differenti stadii di sviluppo. Fra le varie specie esistenti nel golfo di Napoli ho preferito, come il materiale più adatto per le mie ricerche, V Asterina glb- — 120 basa, (.li cui ho iiotuto avere più volte luiiiierosi eseiiiphiri e di di- versa grandezza '). Seguendo quasi giorual niente tutte lo fasi di rigenerazione e disegnando alla camera lucida i primi inizi dell'accrescimento della zona rigenerata ho ottenuti alcuni risultati interessanti che posso brevemente riassumere così : 1. - L'Asten'/ia gibbosa rigenera le braccia con facilità e resi- ste a quasi tutte le operazioni che si possono praticare su di essa. 2. - La rigenerazione avviene bene in individui cui furono asportate tutte e cinque le braccia. 3. - Esiste un lieve decremento di potere rigenerativo a mi- sura che si tagliano da uno a tutte e cinque le braccia. 4. - La velocità di rigenerazione non è uguale negl' individui di diversa grandezza, ma subisce lievi variazioni. 5. - La velocità di rigenerazione è maggiore nella stagione primaverile che in quella invernale, avendosi in media un accre- scimento giornaliero di 0,03 in primavera e di 0,01 in inverno. Queste sono, in generale, le principali conclusioni di questo studio. Tutto ciò che riguarda la tecnica per mantenere in vita questi individui, la velocità di rigenerazione con tutte le modificazioni che essa subisce, le tabelle numeriche, la bibliografia, sarà oggetto di uno studio completo clie pubblicherò non appena avrò com- plete altre osservazioni su quest'interessante argomento. Napoli, Sf azione Zoologica, luglio 1915. ("inito di stampare il 10 agosto 1915. ') Ringrazio vivamente il signor Carlo S.xntorklli , della Stazione Zoolo- gica, per l'abbondante materiale di stndio fornitomi a più riprese, durante que- ste mie ricerche. La configurazione del cratere Vesuviano prima del recente crollo del cono avventizio del socio Francesco Giordani (con la Tav. VI) (Tornata del 13 luglio 1915) Le inevitabili manchevolezze degli ordinarli rilievi topogra- fici del nostro Vesuvio, rilevate anche dal Malladra nella carta ultimamente eseguita dal Fiechter , a proposito della posizione delle fumarole esistenti nell'Atrio del cavallo^), manchevo- lezze dovute alle difficoltà numerose e specie alla variabilità molto accentuata di configurazione in alcuni punti; mi avevano da tempo indotto a pensare che un rilievo eseguito coi recenti metodi fo- togrammetrici, sarebbe stato di un certo interesse per gli studiosi. La difficoltà però di trovare dei piloti, che vogliano volare sul Vesuvio, costringe a limitarsi all' uso di cervi-volanti e pal- loncini frenati, la cui manovra non è peraltro delle piìi semplici per le condizioni del suolo; un recente Decreto avendo d'altronde temporaneamente vietato 1' uso di questi apparecchi , pareva si dovesse rinunziare anche per quest' anno al tentativo. Solo fu pensato di trarre origine da una recente gita al Vesuvio (25-26 giugno u. s.) compiuta dallo scrivente insieme con i signori G. Cantone e T. Lacava per torre alcuni elementi di orientazione con fotografie prese dall' orlo del cratere e con rilievi a vista del fondo stesso; onde procedere ad un primo rilevamento som- mario di questa parte, salvo a completare i relativi elementi con gite posteriori, in cui si sarebbero individuati almeno tre punti ') Malladra, A. —La solfatara dell'atrio del cavallo: Reiid. R. Acc. Se. Napoli, serie 3, voi. 19, p. 153, 1913. — 122 — ncir interno del eratere , con una discesa di non difficile effet- tuazione. Il recente crollo, avvenuto prima che ciò fosse da noi fatto, ha tolto alle fotoj^rafie eseouite quasi ogni importanza dal punto di vista topografico , perchè esse restano scompagnate dai rela- tivi dati; sono però stato spinto alla pubblicazione di questo scarso materiale, per l' interesse che esso può presentare dal punto di vista della conoscenza della configurazione assunta dal fondo del cratere nei giorni più prossimi al crollo. Appare da esse e specialmente dalla 3.^ (Tav. VI) come l'im- buto, prodottosi per la prima volta con lo sprofondamento del 21 gennaio 1Q12, fosse riempiuto di materiale fangoso e mobile, solcato da numerose fratture in ogni senso , le sezioni visibili presentavano — dopo la prima stratificazione di color grigio scu- ro — una stratificazione di colore giallo. Il cono avventizio, costituito di materiale eruttivo, si presen- tava evidentemente eccentrico ed il condotto appariva inclinato nella direzione dell'operatore della l.-'^ fotografia (stazione supe- riore della funicolare) : il fumo ne usciva a sbuffi alternati, con un rumore caratteristico di vapori sotto pressione; visibilissimo era il riverbero rosso del materiale incandescente e sottostante. La parte di superficie esterna del conetto avventizio, rivolta al- l' operatore della fotografia 3.% presentava una notevole colora- zione prevalentemente gialla. L'inclinazione di tutto il conetto è visibile nella fotografia 2.^ A completare questo materiale ripro- duco ancora un rilievo a vista eseguito dal signor Cantone, ove sono anche approssimativamente segnati i punti stazione delle diverse fotografie. Da esso appare evidente la disposizione che assumono suc- cessivamente le bocche eruttive (non eccettriche) l'una per rispetto all' altra ; ed infatti riportando il disegno su di una carta topo- grafica militare a scala non piccola , ove sia compreso anche il ciglio del Monte Somma, si ha una rappresentazione suggestiva dell' orientazione delle bocche eruttive verso il mare , cui corri- sponderebbe anche in certo modo la già cennata inclinazione del condotto eruttivo. È notevole che durante tutta la nostra permanenza all' orlo del cratere (dalle 7 alle 10 circa del mattino del 26 giugno), le — 123 — fumarole già ripetutamente osservate dal Malladra ') e dal com- pianto Mercalli -), abbiano avuta così scarsa attività, da non es- sere individuabili del tutto, e ciò forse in accordo con la note- vole attività del conetto eruttivo, ora scomparso. Le stesse fumarole dell'Atrio del cavallo, presso il mu- raglione del Monte Somma, da noi osservate alla discesa, pre- sentavano un' attività limitatissima ed alcune si individuavano esclusivamente per la temperatura elevata del suolo e per il vi- sibile contrasto di colore coli' ambiente. £3 V \ \ ^ (' TU h^oaioMOu li IfU'tjtcfa Durante la nostra permanenza al cratere si aveva anche la impressione di fiamme che uscissero di tanto in tanto dal con- dotto eruttivo; ma non si può determinare con esattezza fino a qual punto sia potuta intervenire una illusione ottica; evidentis- ^) Malladra, A. — // fondo del cratere Vesuviano: Rend. R. Acc. Se. Na- poli, serie 3, voi. 18, p. 224, 1912. -) Mercalli, G. — Sopra un recente sprofondamento avvenuto nel cratere del Vesuvio: Rend. R. Acc. Se. Napoli, serie 3, voi. 19, p. 134, 1913 - // ri- sveglio del Vesuvio: Rend. R. Acc. Se. Napoli, serie 3, voi. 19, p. 137, 1913. — 124 — sima i!ivecc e frequente fu V emissione di detriti infocati , che venivano spinti a poca altezza e si spargevano all' intorno. Nel presentare, le fotografie accluse e le precedenti annota- zioni , tengo ad esporre alcune osservazioni che ho potuto fare circa la natura del problema preliminare che ci eravamo propo- sto e che la improvvisa partenza dei miei amici ha interrotto, complicandovisi le variate condizioni del cratere stesso. Questa variabilità di condizioni, che già mi aveva condotto air idea del rilievo fotogrammetrico , mi indusse poi a pensare che sarebbe anche opportuno servirsi in qualche caso di una fo- togrammetria approssimata, per la determinazione sempre neces- saria agli studiosi di vulcanologia, delle condizioni topografiche del terreno che essi studiano '), Per r ordine di approssimazione necessario a raggiungersi in questi casi basta 1' uso di un buon apparecchio fotografico, che abbracci un campo piuttosto esteso e la pratica di porre pic- coli dischi di colore bianco, infissi su di un' asticina , nei punti che servono di stazione successivamente, così che sviluppando la fotografia vi si trovi già fatta la registrazione dei punti nodali (Hauck) nei piani rispettivi. Per gli altri elementi che servono a determinare la prima e seconda orientazione fotogrammetrica, può servire un piccolo ap- parecchio del tipo della bussola di Burnier "-), facile a traspor- tarsi e che si può montare sullo stesso treppiedi della macchina fotografica. Un osservatore pratico può raggiungere nelle letture a questo apparecchio 1' approssimazione di mezzo grado. Con questi elementi si può procedere a rilievi sufficiente- ') Il rilievo fotogrammetrico fu già applicato con successo dal Finsterwal- DER allo studio dei cambiamenti subiti col tempo dai ghiacciai. Veggasi in pro- posito : Shilling, F.—La photogrammetrie conime application de la Geometrie Descriptive: Edit. fran., Parigi, 1908, p. 80. Trovasi in questo volume l'elenco completo dei lavori del Finsterwalden. ^) Una descrizione dell'apparecchio si trova in : Laussedat, a. — Recherches sur ics instrnments, les méthodes et le dessiti topographiques: Parigi, 1898, Tomo I, p. 306. Un esemplare dell'apparecchio, da me posseduto, trova posto in una scatoletta di 13 X 9 X 3,5 cm. e non su- pera il peso di mezzo chilogramma. — 125 — mente approssimati di nuove configurazioni , traendo partito da quelle invariate che si rileveranno da una carta topografica esatta e convenientemente eseguita in precedenza, con metodi maggior- mente rigorosi ^). Per questo lavoro, per lungo tempo vagheggiato da me e cui mi accingerò a procedere coli' amico Lacava, occorreranno però mezzi svariati, forse non tutti raggiungibili da una organizzazione privata -). Spero ad ogni modo che questa mia comunicazione valga ad interessare alla questione gli studiosi ufficiali, da cui sollecito benignità di giudizio per questa , certo non premeditata , incur- sione nel loro campo di studi , adducendo a mia scusa il desi- derio , che mi ha guidato , di poter fornire qualche documento forse a loro non inutile. Napoli, luglio 1915. Finito di stampare il 7 settembre 1915. ') Circa i metodi si può consultare con profitto la già citata opera di SCHILLINQ ove si trova anche una estesa bibliografia; o si può, sempre serven- dosi dell'individuazione dei punti nodali già accennata, cercare l'applicazione di metodi pratici, clie si posson trarre dal lavoro sintetico : Del Re, A. — Sulla visione stereoscopica e sulla stereofotogrammetria : Rend. R. Acc. Se. Napoli, serie 3, voi. 20, p. 199, 1914. Il riporto di nuovi dati, orientandosi su quelli invariati che si trovano in altre carte, è trattata nel lavoro: PÉZET, \..—De la restitution chi pian au moyen de la thélé photo graphie en ballon: Parigi, 1906, Gap. IV e V. ~) Recentemente fu dall'amico Lacava aggiunto al materiale cervo-volantistico già posseduto, un pallone auto-deformatore del tipo Ranza di 6 me. circa; ap- parecchio specialmente adatto a questi lavori sebbene un po' pesante. Veggasi : Ranza, A. — Fototopografia e fotogrammetria aerea : Rivista d' artiglieria e genio, 1907. Contributo alla conoscenza del villo inte- stinale del socio Antonino Anile (con la Tav. VII) ( Tornata orcjinarla del 27 maggio 1915 ) In una mia prima comunicazione, fatta alla R. Accademia medico-chirurgie^ di Napoli ^) , rendevo nota una particolarità strutturale della mucosa dell'intestino consistente nella presenza di distinti noduli linfatici nella spessezza dei villi intestinali. L'osservazione originale (la letteratura sul riguardo è facil- mente controllabile poi che trovasi diligentemente raccolta nel volume dell' QPPEL -) mi ha sospinto a perseguire le indagini usufruendo dello stesso metodo di topografia microscopica, che mi ha permesso di stabilire l'estensione della pleiade delle glan- dole del Brunner ^) e la giacitura dei gangli nervosi delle pareti intestinali ed una nuova serie degli stessi nella miiscularls mucosae e nello strato a fibre longitudinali della parete muscolare ^). Ora, mettendo sotto il campo microscopico estese sezioni di parete intestinale, appartenenti al medesimo animale (Meleagris gallopavo), si resta colpiti dal differente aspetto che presentano ') Anile, A. — Noduli linfatici nella spessezza dei villi intestinali: Atti della R. Acc. Medico-Chirurgica, Napoli 1909. 2) Oppel. — Lehrbuch der vergleichenden mikroskopishen Anatomie der Wirbeltiere: 1897. •') Anile, A. — Le glandole duodenali o del Brunner: studio anatonio- istologico, con 7 tavole e 23 figure, Napoli 1906. ^) Anile, A. — Gangli nervosi compresi nella spessezza della mnscularis mucosae dell'intestino: Atti R. Acc. Medico-Chirurgica, Napoli 1902. — — / gangli nervosi delle pareti intestinali: Atti della R. Acc. Medico-Chirurgica, Napoli 1909. — 127 — i villi intestinali. Pur restando pressoché costante il tipo della forma, si constata, se si ha la diligenza di ripetere l'osservazione sopra parecchi preparati e di spostarli sotto la lente in guisa che lo sguardo possa seguire il succedersi delle particolaritcà anato- miche per tutto il tratto della sezione, che i villi mutano qua e là di aspetto. La serie dei villi a struttura ordinaria, cioè con un'impalca- tura di connettivo reticolare a scarsi elementi linfoidi, viene d'un tratto ad interrompersi con l'apparenza di un villo a piena infil- trazione adenoidea, ed, in qualche caso, l'infiltrazione non solo assume proporzioni maggiori , ma nel campo della stessa si de- signano nettamente follicoli linfatici con i loro caratteri di for- mazioni stabili, e, non di rado, aggruppati insieme da farci pensare ai follicoli aggregati dell'ileo. La figura (VII), che riproduco lascia appunto distinguere, in mezzo a villi di struttura comune, altri quasi per intero invasi da follicoli adenoidei. Collegando questa mia recente osservazione con quella pre- cedente, e rievocando la serie dei reperti ottenuti nelle nume- rose indagini sulla struttura della mucosa dell' intestino in diversi animali, ne viene legittimo il concetto che il villo muta struttura nei suoi vari momenti funzionali. Per quanto la ricerca anatoma-microscopica non sia la più opportuna a rendere palesi fluttuazioni di struttura, pure, se si avrà cura di comparare sezioni di mucosa d'animale a digiuno con se- zioni di mucosa dello stesso animale nell'inizio della sua funzione di assorbimento intestinale, si noterà facilmente il diverso aspetto dei villi ed il vario modo onde si dispone l' infiltrazione ade- noidea. E poiché le fasi dell' assorbimento non sono eguali per tutto il percorso della mucosa intestinale, è anche possibile otte- nere figure di vario aspetto confrontando sezioni di mucosa di un solo esemplare di intestino, ma prese a varia altezza. La stessa comparazione era stata già fatta da altri ricercatori, e sono notevoli sul riguardo i risultati del Mingazzini nel distin- guere istologicamente uno stato di riposo del villo da uno stato di attività assorbente. Ma le ricerche del Mingazzini riguardano piut- tosto le modificazioni dell'epitelio di rivestimento; e sul mede- simo argomento si rivolge 1' attenzione degli studiosi che sono — 128 — venuti inimediataiiieiite dopo, cioè il Drago, la Rina-Monti , il Reuter, il Bezzola, il Vernoni, il Demjanenko '). Per quanto riguarda lo stroma del villo non vi è nulla che si avvicini all'osservazione da me fatta. Nel riferirsi allo stroma del villo, il Mingazzini ne accenna l'aspetto diverso nelle varie fasi; e parla soltanto d'una struttura a tessuto compatto che si alterna con un'altra a tessuto lasso. Nell'animale, che mi ha fornito i migliori risultati in rapporto alle modalità dell'infiltrazione adenoidea, l'epitelio si distacca con una faciltà straordinaria anche mutando liquidi fissatori. Resta al contrario nella sua interezza lo stroma : e l' aver potuto distin- guere in esso una sì cospicua presenza di noduli linfatici, non ci porta soltanto a modificare la conoscenza anatomica, ripetuta an- che nell'istologia dello Stòhr "wo die Knòtchen steli en, da fehlen die Zotten,,-'), ma ci rende pensosi sull'impor- tanza che possano avere gli elementi linfoidi nel fenomeno del- l'assorbimento intestinale. Se l'idea già espressa dall'HoFMEiSTER (V. Luciani p. 334) che i leucociti si accumulino nel villo durante r assorbimento per divenire vettori delle molecole del grasso, non ha trovato sinora, in fisiologia, un sostegno valevole, ciò non toglie che i nuovi fatti anatomici, sui quali io richiamo l'atten- zione , possano indurre a far riesaminare la questione con altri esperimenti ed indagini. Finito di stampare il 30 settembre 1915. ') I risultati di questi ricercatori sono riassunti nel secondo volume della Fisiologia dell'uomo del Luciani (Società Editrice libraria, Milano). -) Stòhr, Fh. — Lehrbuch der Histologie iind der mikroskopishen Tecknich: 7 verh. Aufl. lena. Composizione chimica del frutto deWAnona cherimolia, Mil del socio T>,t Alessandro Cutolo (Tornata del 23 marzo 1915) Neil' estremo lembo d' Italia, in Calabria, cresce rigogliosa- mente e fruttifica una pianta esotica : VAnona cherimolia che, molti anni or sono , G. A. Pasquale così descriveva nella sua Arboricoltura: " Nella famiglia delle Anonacee vi è una specie a frutto as- sai gustoso e si può dire squisito. Originaria dell'Africa e del- l'America tropicale dà fiori e frutto composto. A Reggio Calabria si coltiva una sola specie: " Anona cherimolia „. " Alberetto di 3 o 4 metri con foglie ovate, pelosette, de- cidue presso di noi. Frutto grande, quanto una grossa pera, co- stituito da molte bacche saldate insieme in sincarpio liscio di fuori, ma portante altrettante impressioni quante sono le bacche che lo compongono. I semi sono numerosi e rispondenti al nu- mero delle bacche. Il frutto stesso di dentro è polposo, sugoso, mucilaginoso, di sapore soavissimo „. " Si coltiva a Reggio ma non a Napoli ove soffrirebbe delle basse temperature; all' uopo si può allevare, e talvolta si alleva, appoggiato a parete esposta a mezzogiorno in forma di spallie- ra. Matura il frutto in settembre-ottobre. Il solo inconveniente che presenta il frutto è di essere nocciolato. In America si co- nosce col nome di cerimojo, donde il nome di Anona che- rimolia „. Lo stesso A., nel trattato di Botanica, scriveva: " Tra le Anonacee sono degne di speciale menzione le An o n e diffuse largamente per tutte le Antille e le calde regioni della 130 - Terra; pei loro frutti di forma e grandezza di una mezzana pera, clic sono squisiti „. " Si coltivano a picn'aria presso Reggio Calabria e si cono- scono ancora col volpar nome di cerimojo. Tra le altre vuoisi ricordare VA. chcrinwlia e VA. reticiilata „. O. Comes tra le piante originarie del mondo nuovo coltivate tra noi ricorda ì'A/wna, mettendo questa pianta vicino al D/ DARD dà una buona descrizione , trattando pure delle affinità della specie. La presenza di una papilla presso la bocca è da lui considerata come un carattere larvale, comparabile alla unica papilla che si rinviene nei giovani di Ascaris e Ciiciillaniis. Lo sbocco dell' organo sessuale femminile verso la metà del corpo avvicina questa specie a quelle del genere Mesonema descritte pili sopra. Napoli, Istituto Zwloglco della R. Università- Dicembre 1915. 159 — BIBLIOGRAFIA CONSULTATA 1803. ZfiDer, J. G. H. — Anleitung zar Naturgeschichte der Eingewei- dewiinner: Barberg. 1819. RuDOLPHi, K. A. — Entozoomm synopsis cui accedimi mantissa duplex et indices locupletissimi : Berolini. 1828. DuQÈs, A. — Recherches sur la respiration et la reproduction des Annélides abranches: Ann. Se. Nat. Tome 15, p. 284-337. 1842. HoFFMEiSTER, W. — De vermibus quibasdam ad genus Lumbrlco- rum pertinentibus: Berolini. 1845. DujARDiN, F. — Histoire Naturelle des Helminthes oii vers inte- stinaux : Paris. 1864. Bastian, H. Ch. — Monograph of the Anguillulldae or f ree Ne- matoids marine, Land and Fresh-water; with descript ion of 100 new Species: Trans. Linn. Soc. London. Voi. 25, p. 73-184. 1 86Ó. Perez, M. — Recherches anatomiques et physiologiques sur l' an- guillule terrestre [Rhabditis terricola): Ann. Se. Nat. Zoolo- gie (5) voi. 6, p. 252. 18Ó6. ScHNEiDER, k. — Monographie der Nematoden: Berlin. 1873. BùTSCHLi, O. — Zur Kenntnis der freilebenden Nematoden: Nova Acta Carol. Leop. Acad. T. 36. 1974. — — Zur K^nntnis der freilebenden Nematoden: Abh. Senkem- berg. Natur. Gesell. voi. 9, pp. 56, Tav. 1-9. 1881. Perrier, Ed. — Etudes sur Vorgunisation des Lombriciens. IV. Or- ganisation des Pontodrilus : Arch. Zoo!. Expèr. T. 9, p. 175. 1882. LiNSTOw, O. voN — tielminthologische Studien: Arch. Naturgesch. 48 Jahrg. 1 Bd. p. 1-25, Tav. 1-2. 1883. Beddard, F. E. — On a new Nematoid Worm : Pr. R. Phys. Soc. Edimburg Voi. 7, p. 229, pi. 4. 1885. LiNSTOw, O. voN — Uber einen neuen Entwicklungsmodus bei den Nematoden: Zeit. wiss. Zool. 42 Bd. p. 708 Tav. 28. 1886. Walker, H. D. — The Gape Worm of Eowls {Syngamus trachealis): the Earthworm (Lumbricus terrestris) its originai Host. Also, on the prevention of the desease in fowls called the Gapes wich is caused by this parasite: Bull. Buffalo Soc. Nat. Se. Voi. 5, p. 47-71. 1889. LiNSTow, O. VON — Compendium der Helminthologie : Hannover p. 115. — 160 - 1S90. EkANCHARD, R. — Traité de Zoologie medicale : Voi. 2, p. 61-63. 1895. Frif.dlaendi-r, B. — Ueber die Regeneration lieransgesclinittene Thcile des Centralnervensystems von Regenwiirniern: Zcitschr. wiss. Zool. 60 Bd. p. 249, Tav. 13-14. 1896. BKrTsciii:R, V . -- Die Oligocliaeten von Ziirich : Rev. Suisse Zool. Tome 3, p. 499. 1897. LiNSTOw, O. VON — Zar Systematik der Nematoden nebst Besch- reibung neuer Arten : Arch. Mikr. Anat. 49 Bd. p. 608-622. 1898. MiCHAELSEN, W . — Ncue und venig bekannte afrikanische Terri- colen: Jahresber. Hamburg. Anst. 14 Bd. p. 1. Tav. 1. 1898. Cori, C. J. — Beitrag zar Biologie von Spiroptera tardi Molin: S. B. deutsch. natiirw.-medic. Ver. fiir B()hmcn " Lotos " p. 23. 1900. Conte, A. — Inflaence da milieu natritif sar le developpement des nématodes libres: C. R. Soc. Biol. Paris T. 52, p. 374. 1900. RiBAUCouRT, E. DE — Etudc sur l'Anatomie comparce des Lom- bricides: Bull. Se. Fr. et Beig. T. 25, p. 295. 1902. Shiplev, a. e. — On tfie Nematods parasitic in the Eartìnvorms: Arch. Parasit. T. 4, p. 619. 1902. ScHNEiDER, K. C. — Lelirbucfi der vergleichenden ti istologie der Tiere: Fischer, p. 423-425. 1904. CooNETTi DE Martiis, L. — OUgoclieti dell'Ecuador: Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino N. 474. Voi. 19. 1904. ScHUBERO, A. e Schròder, O. — Myenclius bothryophorus , ein in der Muskelzellen von Neplielis schmarotzender neuer Nematode: Z. w:ss. Zool. 76 Bd. p. 507. 1935. CoQNETTi DE Marths, L. — Gli oligocfieti delle regioni neotropi- cali: Mem. Ac. Se. Torino. 1905. Magalhaes, P. de — Notes d' Helminthologie bresilienne : Arch. Parasitol. Tome 9, p. 305. 1906. Fraser, Ch. — The possible importance of Earthworms as a factor in the spead of desease: Lancet, London. Voi. 2, p. 223. 1907. CoQNETTi DE Martiis, L. — Spedizione al Ruwenzori di S. A. R. Luigi Amedeo di Savoia. Lombrichi nuovi del M. Ruwenzori : (Diagnosi preliminari) : Boll. Mus. Zool. Anat. Comp. Torino, voi. 22, n. 551. 1909. — — Una curiosa alterazione anatomica-istologica in un lombrico dovuta a Nematodi parassiti: Atti Ac. Se. Torino. Voi. 44, p. 699. 1910. Buchanan, G. — Note on a supposed Nematode parasitic in the circular muscles of an Earthworm {Diporochaeta grandis): Proc. Roy. Soe. Victoria. Voi. 23, (N. Ser.) Part. 1, p. 99, Tav. 20-21. — 161 — 1911. CoQNETTi DE Martiis, L. — Nuovc spccic dà generi Pheretima e Dicliogaster. ( Diagnosi preliminari ) : Boll. Mus. Zool. Anat. • Comp. Torino, N. 661. Voi. 26. 1913. Johnson, G. E. — On the nematodes of the common Earthworm: Q. Journ. Micr. Se. (2) Voi. 58, p. 605. — 162 — SPIEGAZIONE DELLE TAVOLE LcUltc coimini alle figure : es, esofago ps, poro sessuale ov, ovario spd, spermadutto ovd, ovidutto ss, serbatoio seminale pe, poro escretore te, testicolo. Tavola 8. Fig. \. — Dionyx cognettii n. sp. femmina X 105. Fig. 2. — Maschio della stessa specie X 105. Fig. 3. — Regione anteriore della femmina X 220. Fig. 4. — Regione cefalica della feinniina , per mostrare 1' armatura boccale x 500. Fig. 5. — Spicoli del maschio X 1000. Tavola 9. Fig. 1. — Dionyx minuta n. sp. maschio X 130. Fig. 2. — Spicoli dello stesso X 900. Fig. 3. — Dionyx acutifrons n. sp. femmina X 90. Fig. 4. — Regione cefalica della stessa X 900. Fig. 5. — Regione cefalica del maschio X 900. Fig. 6. — Maschio attaccato alla regione genitale della femmina durante l'accoppiamento X 90. Fig. 1. — Dionyx guineensis n. sp. femmina X 100. Tavola 10. Fig. \ . ~ Cephalonema microcephalum n. sp. maschio e femmina accop- piati; a, maschio; b, fenunina X 65. Fig. 2. — Regione cefalica del maschio X 325. Fig. 3. — Regione cefalica della femmina X 325. Fig. 4. — Regione codale della stessa X 150. Fig. 5. — Cephalonema macrocephalum n. sp., maschio e femmina accop- piati; a, maschio; b, femmina X 40. Fig. 6. — Capo della femmina x 120. Fig. 7. — Capo del maschio X 160. Fig, 8. — Regione codale della femmina X 125. Fig. 9. — Regione codale del maschio X 160. 163 Tavola 11. Fi<;. 1. — Drilonema wendessianum n. sp. , maschio e femmina accop- piati; a, femmina; b, maschio X 20. Fig. 2. — Regione anteriore della femmina X 160. Fig. 3. — Regione anteriore del maschio X 160. Fig. 4. — Regione posteriore della femmina X 90. Fig. 5. — Regione posteriore del maschio X 80. Fig. 6. — Mesonema rhodense n. sp. X 65. Tavola 12. Fig. 1. — Mesonema acuminatam n. sp. x 120. Fig. 2. — Opistonema subtile n. sp. maschio y 38. Fig. 3. — Opistonema subtile femmina x 38. Fig. 4. — Regione anteriore del maschio x 190. Fig. 5. — Regione anteriore della femmina X 190. Fig. 6. — Regione codale del maschio x 225. Fig. 7. — Regione codale della femmina X 150. Fig. 8. — Opistonema minutum n. sp. femmina X 60. Fig. 9. — Regione anteriore della stessa X 120. Fig. 10. — Opistonema acuminatam n. sp. femmina X 45. finito di stampare il 31 gennaio 1910. Bolletiino della Società dei Naturalisti in Napoli COMUNICAZIONI VERBALI Gli autori assumono la piena rcsjwnsabilitù dei loro scritti. L^epoca della riduzione delle code di girini di Rana innestate eterocronicamente in sito anomalo del socio Paolo Della Valle (Tornata dell' 8 agosto 1915) Il Socio P. Della Valle, impossibilitato per la sua presenza al fronte di combattimento di fare una più ampia comunicazione, annun- zia che dalle sue esperienze sugli innesti eterocroni di code di girini di Rana più giovani su individui più adulti di due o tre giorni, risulta che alla metamorfosi dell' individuo portainnesto più adulto , anche la coda innestata, proveniente dall'individuo più giovane , si riduce. Tale fenomeno si verifica anche per questa coda innestata contemporanea- mente alla riduzione della coda normale del portainnesto , nonostante la differenza di età della parte ed il fatto che la coda più giovane fosse stata innestata p. es. nell'orbita o nelle regione subioidea. Ciò è diverso dall'indipendenza di stadio di sviluppo constatata per il periodo iniziale di tali innesti eterocroni. Finito di stampare il 22 settembre 1915. Myiasi auricolare da Sarcophaga camar/a C n 111 11 II i e a z i 0 II e v e r b a 1 e del socio Umberto Pierantoni (Tornata del 18 novembre 1915) Nello scorso agosto il chiarissimo prof. Rai-tafle Vitto-Massiìi si compiacque di favorirmi in esame due larve di dittero da lui estratte dall'orecchio medio (cassa del timpano) di un giovane quindicenne af- fetto da otite media suppurativa. Insieme con gli esemplari egli fu cor- tese di favorirmi varie notizie sul reperto, e fra le altre quella, che il paziente dichiarava di essersi accorto dell' assalto della mosca perchè sveglio, e che tale assalto , e relativa deposizione delle larve, era avve- nuto circa tre giorni prima (erano quindi trascorse 74-80 ore dalla de- posizione delle larve al rinvenimento di esse). La deposizione delle larve in un individuo sveglio non è in vero normale, ma può essere spiegata pel fatto che il paziente era già affetto dalla malattia prima che la mo- sca lo assalisse; le secrezioni inerenti al male potettero essere un potente richiamo per essa. Questo caso di myiasi da Sarcophaga è molto notevole anche per il fatto che le larve estratte misuravano già 13-14 mm. di lunghezza, raggiunta in appena tre giorni dalla deposizione, il che rivela una grande rapidità di accrescimento. E ciò potei provare sperimentalmente. A fine infatti di controllare anche la esatta identificazione della specie a cui appartengono le larve, il 27 ottobre ultimo catturai alcuni individui di Sarcopagha carnaria, e ne ottenni la deposizione di quattro larve su carne in putrefazione. Di queste quattro larve due fissai appena depo- ste, ed altre due lasciai crescere. Alla temperatura media di 15-20 gradi esse impiegarono 5 giorni e mezzo, ossia 120-130 ore, per raggiungere la dimensione di quelle rinvenute allo stato parassitario; le larve parassite si erano quindi sviluppate in un periodo di due giorni più breve che non quelle allo stato libero. La rapidità di accrescimento delle larve rinvenute nell'orecchio trova — 5 — la sua spiegazione in due fatti: la temperatura in cui esse vivono e si accrescono alio stato parassitario e la quantità e, piìi ancora, qualità di nutrimento di cui esse dispongono in tale stato. Detta temperatura è infatti di circa venti gradi superiore a quella dell' ambiente esterno, e il nutrimento (cerume e prodotti del processo suppurativo) è più ab- bondante di grassi, più scarso di acqua, e quindi più adatto allo accre- scimento delle larve. Da ciò si può arguire che gli animali normalmente non parassiti, passando allo stato di vita parassitaria trovino talora condizioni am- bienti che ne aumentano notevolmente l'attività vitale; e ciò è d'accordo anche col fatto che gli effetti della presenza di questi parassiti occasio- nali sono spesso estremamente dannosi per gli ospitatori. Così pel caso in parola e per le larve di mosca in generale, che, come è noto, quando prendono stanza nella cavità auricolare possono non di rado causare anche la morte del loro ospitatore. La casistica di myiasi da Sarcopagha carnaria nell'orecchio umano è abbastanza numerosa. Ne illustrarono casi in Italia Mibelli, Condo- relli-Francaviqlia, Capellari, D'Aquanno, Biasoli, Citelli, ed all'estero fin dal 1833 Geoffroy-St. Hilaire, e poi Cloquet, R. Blanchard, Rou- LiN, Chevreul, Daniel ed, assai recentemente. Ruttine Quest'ultimo, benvero , malgrado parli nella sua comunicazione di Sarcophaga , dice poi che sono larve di «mosca bleu » e suppone che essa abbia de- posto "le uova» nel condotto uditivo (ihre Eier in den Gehòrgang gelegt hatte). Evidentemente vi è un errore di osservazione, poiché Sar- copagha non è la mosca bleu e depone larve , non uova. La comuni- cazione del RuTTiN riguarda quindi con ogni probabilità Calliphora vomitoria. Zeitschr. fiir Oehrenheilkiinde, voi. 54, 1909, p. 270. Finito di stampare il 12 gennaio IQlf). Sulla utilizzazione della spazzatura della città di Napoli nei riguardi delFigiene pubblica Comunicazione verbale del socio Vincenzo Gauthier (Tornata del 31 dicembre 1915). A proposito della discussione nel Consiglio Comunale di Napoli pef il servizio di spazzamento, in vista delle difficoltà di rimuovere ra- pidamente le immondizie della città , sia per ragione di distanza degli scarichi fuori l'abitato, sia per ragioni topografiche, e della impossibilità di fare degli scarichi provvisori nello interno della città per sconci igie- nici già deplorati , fu da me proposto la creazione di piccoli forni di incenerimento in vari punti della citta , non dando essi , come è noto, inconveniente di sorta anche dal punto di vista della più rigorosa igiene. 11 chiarissimo prof. Comes , in seguito al resoconto consiliare ri- portato dai giornali, scrisse una lettera al Sindaco, criticando aspramente la proposta perchè veniva così a sottrarsi alla coltura orticola ed ai ca- napai un concime molto adatto specie alla produzione primaticcia degli ortaggi, oggi resasi importante per la esportazione. Ora io, incompetente nella quistione agricola, nu' preoccupo del fatto che se non si potesse trovare un modo di distruggere rapidamente la grande c]uantità di immondizia che si ]:)roduce ogni giorno, pel quale servizio si spendono somme non indifferenti pur lasciando molto a desiderare , con un mezzo già adottato in alcune città di turopa e dapertutto in America, noi dovremmo continuare a vivere in mezzo alle strade sporche, giacché pur troppo le abitudini del nostro popolo, che in gran parte vive nei bassi, non sono commendevoli, credendosi ognuno in dritto di avvalersi della strada come casa propria. A me pare che, contrariamente a quanto si afferma nella lettera in parola, la richiesta della immondizia stradale è diminuita moltissimo in questi ultimi anni, tanto che oggi si ricava un valore metà di quello di prima. Ora con l'aumento della produzione orticola a causa dell'aumentata esportazione, naturalmente prima della guerra, si sarebbe dovuto per lo meno mantenere nei limiti di prima la richiesta da parte degli ortolani e, verificandosi il contrario, devo ritenere che da molti di questi si prov- vede diversamente alla concimazione , il che starebbe a dimostrare che non sia assolutamente indispensabile questa specie di concime. E perciò io credo che la preoccupazione del prof. Comes sia per lo meno esagerata e ritengo che dinanzi a si importante problema cit- tadino, nello interesse pubblico, non si possa continuare in un sistema che danneggia il bilancio Comunale e non ci permette di avere la città pulita. Finito di stampate il 6 febbraio im6. I Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli RENDICONTI DELLE TORNATE (PROCESSI VERBALI) PROCESSI VERBALI DELLE TORNATE Assemblea generale del giorno 28 febbraio 1915 Presidente: Monticelli — Segretario: Gargano Socii presenti : Pierantoni , Police , Ricciardi , Zirpolo , Giordani, Geremicca, Mastrolilli de Angelis, De Rosa,'Cutolo E., Olitolo A.,Chistoni, Della Valle P., Marcucci, Siniscalchi, Milone. La tornata è aperta alle ore 15. Si legge e si approva il processo verbale dell'assemblea precedente. Il Presidente porge un saluto a tutti gl'intervenuti, essendo questa la prima riunione del 1915. Comunica che il socio Vanni ha ottenuto dall' Istituto lombardo di Scienze il gran premio Cagnole e medaglia d' oro. Comunica parimenti che il socio U. Pierantoni ha vinto il premio di Fondazione Arrigo Forti, bandito dall'Istituto Veneto di Scienze, Let- tere ed Arti per lavori di Zoologia compiuti nell'ultimo triennio. L'assemblea vota di esprimere ai soci Vanni e Pierantoni le congra- tulazioni della Società. Il Segretario presenta i cambi e le pubblicazioni pervenute in dono. Il Segretario legge la relazione sull'andamento morale e finanziario della Società durante l'anno 1914. Chiarissimi Consoci, Sono molto fortunato che lo Statuto ed il regolamento del nostro Sodalizio concedano a me il grande onore di poter indirizzare a voi il saluto augurale dell' illustre Presidente e di tutto il Consiglio direttivo. Con l'anno 1915 la Società dei Naturalisti entra nel suo 34° anno d'i vita, e 1' affezione dei suoi soci, il disinteresse di essi, lo spirito di abnegazione scientifica di tutti i suoi componenti pare le abbiano assi- curata una base così solida e granitica, che le asperità della vita ed il maleficio degli uomini nulla possono per ostacolare il suo fatale cam- mino verso le più fulgide vette del sapere e della grandezza. — IV — Ed ora eccovi la mia relazione. Sodi. — La posizione dei soci al 31 dicembre 1913 era di 91, così ripartiti: Soci ordinari residenti N. 57. Soci ordinari non residenti N. 24. Soci aderenti N. 10. Al 31 dicembre 1914 il numero dei soci è di 88 così ripartiti: Soci ordinari residenti N. 54. Soci ordinari non residenti N. 24. Soci ade- renti N. 10. Sono stati ammessi nell'anno 1914 come soci ordinari residenti la D.r Miss Mary Palk e come socio ordinario non residente il D.r Gio- vanni Jasevoli. Dobbiamo purtroppo annoverare la tragica dipartita di un nostro illustre socio, il Chiarissimo Professore Giuseppe Mercalli, che con alto sapere tenne da maestro onorato il posto di direttore dell'Osservatorio Vesuviano, compiendo studi e ricerche che fanno l'orgoglio dell'attività scientifica del nostro ateneo. Bollettino. — Il Bollettino che è stato testé pubblicato per i nuovi bei tipi della Officina cromotipografica Aldina, è il Voi. 27 (anno 28). È un bel volume di circa 300 pagine , corredato di numerose tavole e di figure intercalate nel testo. Anche questo volume è diviso in tre parti. Il numero delle varie comunicazioni è di 21 così ripartite: Zoolo- gia e Biologia generale 13, Botanica 4, Geologia, Aereonautica 4. Tornate. — La Società si è riunita nel 1914 undici volte; otto volte in tornate scientifiche, una volta in tornata straordinaria e due volte in assemblea generale. Nella tornata straordinaria è stato commemorato degnamente il com- pianto socio on. prof. Antonio Jatta. Voti e deliberati. — Nella tornata 10 maggio 1914 la Società ap- provò un voto " sulla necessità di dover costruire nell' Orto botanico un edificio atto a poter essere adibito a laboratorio di studi della botani- ca , visto che r attuale non risponde per nulla alle esigenze dell' inse- gnamento della cennata disciplina ". Nella tornata 6 dicembre il socio prof. Chistoni lesse un memo- randum a proposito dell'impianto di un padiglione pireliometrico da erigersi a Potenza; memoriale che, raccolto in un voto, fu inviato al Ministro della P. I. Escursioni. — Il cattivo tempo e principalmente le difficoltà politiche di quest' ultimo semestre hanno impedito di dare un adeguato sviluppo a questa parte dell' attività del nostro sodalizio. Ciò non pertanto il 21 maggio i Soci si recarono al Capo Miseno, in quella ridente plaga dei Campi Flegrei, accompagnati e guidati dai Chiarissimi Soci Proff. Ciro — V — Chistoni e Vincenzo Gauthier. Come in tutti gli anni la Società ha preso parte alla festa degli Alberi indetta dalla " I^ro montibus ", an- dando a S. Agata nel giorno 1 1 novembre. Biblioteca. — Il ricco patrimonio sociale di libri e periodici, assicu- rato in modesti, ma ottimi scaffali, si è cercato di completarlo per quanto era possibile, richiedendo i vari fascicoli mancanti. Non si è potuto an- cora provvedere alla rilegatura di tutti i volumi, ma si ha fede che in un prossimo avvenire la biblioteca della Società dei Naturalisti sia la più completa biblioteca di discipline scientifiche, potendo gareggiare ed anche superare quelle di Istituti internazionali esteri. Con la rilegatura dei volumi si ha fiducia di poter tornare ad isti- tuire il prestito dei libri, che era stato sospeso essendosi dovuto rifare il catalogo e lo schedario. La biblioteca , come negli scorsi anni, è stata aperta al pubblico, anzi nel 1914 tutti i giorni invece che tre volte la settimana, avendo il Consiglio direttivo incaricato un impiegato della Biblioteca universitaria di agevolare gli studiosi nelle ricerche bibliografiche. Si sta provvedendo anche per la composizione di un catalogo per soggetto, che ci auguriamo poter terminare per la fine dell'anno. Ente morale. — Nella tornata 31 dicembre 1915 l'Assemblea gene- rale dei Soci riunitasi nella Sede sociale, con V intervento anche del no- taio Giovanni Battista Sodano, esprimeva il voto che la Società dei Na- turalisti fosse stata eretta in Ente morale e dava mandato al Consiglio direttivo ed al Presidente di provvedere a tutte le pratiche del caso, perchè il voto dell'Assemblea avesse potuto avere sollecita attuazione. Il Consiglio direttivo, infatti, procedette a perizia di tutto il patrimo- nio, consistente principalmente nella ricca biblioteca, il cui valore fu va- lutato ascendere a circa 70,000 lire, e poi eseguì tutte le pratiche per ottenere il relativo decreto. Ed infatti in data 16 luglio 1914 col N. 774 fu firmato da S. M. il Re il Regio Decreto che erige in Ente morale la " Società dei Naturalisti " di Napoli e che ne approva il relativo Statuto. In questo modo l'attuale amministrazione ha assicurato con vincolo di legge il nostro fiorente sodalizio, e ci ha messo nella condizione di poter in un non lontano avvenire eseguire un programma completo di riforme, che assicurino e consolidino sempre più le finanze sociali. Commissione per lo stadio dei campi Flegrei. — La Commissione per lo studio geologico, botanico e zoologico dei Campi Flegrei ha con- tinuato i suoi lavori e già per opera principalmente dei nostri beneme- riti Soci proff. Monticelli, Gauthier, Pierantoni ecc., sono state eseguite belle monografie, che appariscono nel volume del Bollettino sociale. — V! — Il Ministero dell' Istruzione pubblica, altamente apprezzando 1' atti- vità nostra, volendo incoraggiare le ricerche scientifiche in quella ridente plaga vulcanica, si è benignato elargire un sussidio, che sebbene mo- desto por le attuali condizioni finanziarie dello Stato, è 1' affermazione di un principio, che l'Italia non si può disinteressare a quanto costi- tuisce attività e studio. Bilancio. — Mi resta ancora a tenervi qualche parola del Bilancio. 11 Bilancio consuntivo 1914 si chiude con un attivo reale di L. 176. In alcuni capitoli come quelli della Biblioteca, manutenzione locali, trovate che non si è speso la cifra preventivata, e ciò lo si deve al fatto di voler il Consiglio direttivo tener in cassa una certa somma per far fronte a qualsiasi eventualità , in ispecie se si dovesse provvedere in un avvenire più o meno prossimo al cambiamento della sede. I signori revisori dei conti vi esporranno minutamente le varie par- tite del Bilancio; a me non resta che pregarvi, a nome del Consiglio, di voler approvare il bilancio consuntivo 1914. Egregi consoci , lo statuto ed il regolamento della nostra Associa- zione impongono che ogni anno scadano per compiuto biennio alcune cariche componenti il Consiglio direttivo. Quest'anno cessano dalla carica il Chiarissimo Presidente prof. Fran- cesco Saverio Monticelli e i Chiarissimi Consiglieri proff. Francesco De Rosa e Ciro Chistoni. Nel dovermi separare da questi compagni di lavoro , non posso esimermi di tributar loro tutta la mia infinita riconoscenza per la be- nevolenza che mi hanno sempre dimostrato in ogni circostanza, bene- volenza che è la espressione del loro animo gentile, della loro mente ele- vata e del loro grande sapere. II socio P. Della Valle, revisore dei conti, anche a nome del Socio E. Trani assente, legge la relazione sui conti, mettendo in rilievo le ot- time attuali condizioni finanziarie della Società dei Naturalisti. Il Segretario dà lettura del bilancio consuntivo 1914, che è approvato. Il Presidente uscente Fr. Sav. Monticelli cede la carica di presidente al socio U. Pierantoni, nuovo presidente. 11 Presidente rivolge all' assemblea il suo saluto augurale, promet- tendosi di spiegare tutta la sua attività a vantaggio del sodalizio. So- spende per 10 minuti la seduta e fa riunire il Consiglio direttivo di urgenza. Riaperta la seduta il Presidente legge la seguente deliberazione del Consiglio direttivo: " Su proposta del vice presidente A. Cutolo, il Con- — VII — siglio direttivo, in base all'articolo 14 dello Statuto, propone all'Assem- blea di dichiarare Socio Benemerito il Pf^of. Fr. Sav. Monticelli. L'Assemblea per acclamazione approva la proposta del Consiglio direttivo. Il Segretario legge il bilancio preventivo 1915, che è approvato. Si accettano le dimissioni del socio aderente G. Cotronei. Vengono radiati per mora i soci ordinari non residenti Valentino Virdia e Rachelina Rossignoli. Sono ammessi ad unanimità come soci ordinari residenti i dottori Armando Palomby e Giulio Andreoli e come socio ordinario non re- sidente il Dott. Edmondo Buffa. Si leva la tornata alle ore 17. Tornata ordinaria dei 23 marzo 1915 Presidente: Pierantoni — Segretario: Gargano Socii presenti : Marcucci, Police, Milone, Ricciardi, Cozzolino, Zir- polo, Mastrolilli, De Angelis, Della Valle P., Guadagno, Andreoli, Cu- tolo A., Cavara, Siniscalchi, Geremicca, Gauthier, Chistoni, De Rosa. Si legge e si approva il processo verbale della precedente assem- blea generale. Il Presidente comunica che sono stati confermati, nella carica di vice segretario il socio Zirpolo, di cassiere il socio Cutolo E. e di bi- bliotecario il socio Gargano. Comunica che la redazione del Bollettino è stata, giusta deliberazione del Consiglio Direttivo, assunta dalla pre- sidenza. Il Segretario dà lettura dei nuovi cambi e pubblicazioni pervenute in dono. 11 socio Ricciardi legge il suo lavoro: // terremoto del 13 gennaio 1915 e ne chiede la pubblicazione. 11 socio Gauthier chiede al socio Ricciardi il modo da lui usato per determinare che l'ultimo terremoto sia stato mondiale e da quale criteri è partito. Il socio Chistoni dice che pure stimando opportune le ipotesi che si fanno sulla costituzione della terra, per facilitare lo studio della tra- smissione delle onde sismiche, crede che nel caso speciale converrebbe forse esser più cauti nell'affermare che il movimento di ritorno dell'onda — vili — sismica sia avvenuto precisamente secondo una circonferenza massima della terra, supposta questa di forma sferica. 1 soci Andreoli e Giordani aggiungono alla osservazione del Prof. Chistoni quanto segue : Non bisogna considerare la sola onda super- ficiale che pare sia quella considerata dal Ricciardi, e su cui verte l'os- servazione precedente. Prendono cioè origine vibrazioni che si propa- gano in linea retta e di cui occorre determinare la direzione per tener conto delle successive riflessioni che si producono alla superficie. L'in- cognita di questo problema sarebbe appunto il percorso totale seguito dagli scuotimenti, essendone la velocità di propagazione calcolabile dalle note formule di Laplace in funzione della densità del mezzo. Ma vien fatto allora di domandare se si possa assumere un valore medio di questa densità quando si abbia a che fare con un mezzo non omo- geneo quale il nostro globo. In questo caso pertanto occorre tener conto del tipo di vibrazioni (longitudinali o trasversali) che si considerano, essendone — com'è noto — varia la velocità di propagazione. Posto il problema in questi termini , sembra impossibile basare il ragionamento sui tempi di registrazione relativi a due soli punti. Onde il valore empirico calcolato dal Ricciardi non pare possa assumersi co- m'egli ha fatto quale elemento distintivo del tipo di scossa sismica. Al socio Gauthier risponde Ricciardi dicendo che quanto egli ha affermato l'ha ricavato dalla comunicazione del Prof. Luigi Palazzo, Di- rettore dell'Ufficio Centrale Geodinamico di Roma nella Conferenza tenuta alla Società degl' Ingegneri di Roma e da quanto gli ha riferito ver- balmente lo stesso Palazzo , essendosi egli recato a Roma determinata- mente per raccogliere tutti gli elementi rigorosamente scientifici riguar- danti il terremoto in parola. Al socio Chistoni risponde che non si è trattenuto specificamente sulle forme del nostro pianeta , ma esclusivamente sulle registrazioni avute dagli osservatori geodinamici che per fortuna dei nostri studi oggi tappezzano le parti emerse del nostro pianeta. Quindi quando in una plaga del mondo avviene un terremoto ed esso viene registrato in tutti gli osservatori del mondo, crede di avere il diritto di asserire che detto terremoto è mondiale. D'altra parte egli nei suoi lavori pubblicati sin dal 1887 sulla Gaz- zetta Chimica Italiana diretta dai Proff. Cannizzaro e Paterno e negli atti della Società dei Naturalisti di Milano presieduta da A. Stoppani ha dimostrato come il granito (protoroccia) costituisce l'involucro più pro- fondo del nostro pianeta. Quindi 1' urto sussultorio prodottosi da con- flitto delle acque marine e di circolazione col magma si propaga attra- verso questo strato granitico ininterrotto con una certa velocità , la — IX — quale evidentemente varia a secondo le diverse rocce soprastanti che ha da percorrere. Onde si ha che la velocità è di 7 km. al 1" nel gra- nito e di circa 200 metri al 1" nei terreni argillosi. Difatti i suoi lavori del 1887 ebbero conferma nel 1889 appunto dagli apparecchi sismici e niicrosismici perchè venne registrato da essi il terremoto avvenuto a Kumamchu nel Giappone. Ai soci Andreoli e Giordani risponde dicendo che la quistione come viene messa da loro è della piìi alta importanza scientifica e riguarda problemi di pura fisica. S'augura che essi, che sono così giovani e così valorosi, si mettano presto in condizione di risolvere l'arduo problema. Egli, studioso di vulcanologia e di sismologia — per enunciare le osser- vazioni scaturite sempre da ricerche sperimentali — non si è mai pro- posto di risolvere grandi problemi, ma di presentare ai cultori di scienze le osservazioni obbiettive , da lui fatte, sottraendosi dai voli pindarici. Così tanto nella relazione del terremoto del 28 dicembre 1908 come di quello del 13 gennaio 1915 egli si è attenuto alle notizie fornite dal- l'Ufficio centrale di Roma. E poiché risulta che negli osservatori fu rac- colta la scossa, non si cura di sapere se il cammino dell'onda sismica fosse curvilineo o rettilineo, come desiderano i colleghi. Non-comprende perchè quelle registrazioni sono empiriche e non scientifiche. Il fatto della registrazione per sé stesso è un dato dal quale nessuno si può sottrarre. Se egli si fosse sottratto dal tener conto delle registrazioni degli osservatore, allora si sarebbe realmente sottratto dalla realtà dei fatti e sarebbe caduto nello sciocco empirismo. 11 socio Della Valle P. legge un lavoro: Studi sui rapporti tra dif- ferenziazione e rigenerazione. 4. Le restituzioni dei cespugli di rami- ficazioni stoloniali della Clav elina e ne chiede la pubblicazione. 11 socio Marcucci legge un lavoro : Due casi di polidattilia nella tacerla muralis e ne chiede la pubblicazione. Il socio Cutolo A. legge un lavoro : La composizione chimica del- l'Anona e ne chiede la pubblicazione. La tornata è chiusa alle ore 23,30. X — Tornata ordinaria del 30 aprile 1915 Presidente: Pierantoni — Segretario: Garoano Socii presenti: Della Valle V., Andreoli, Malladra, Zirpolo, Giordani, Geremicca, Chistoni, Qauthier, Siniscalchi, Quinteri L., De Rosa, Mon- ticelli, Marcucci. 11 socio Ricciardi scusa la sua assenza perchè ammalato. Si legge il processo verbale della tornata precedente su cui pigliano la parola i soci De Rosa, Chistoni, Della Valle P., Gauthier, Giordani, in merito alla discussione fatta sulla comunicazione del socio Ricciardi. Il Segretario presenta le pubblicazioni ed i cambi pervenuti in dono. 11 socio Malladra legge la commemorazione del socio Giuseppe M e r e a 1 1 i . Il socio P. Della Valle legge un lavoro del titolo : Primi risultati di innesti embrionali eterocroni e ne chiede la pubblicazione. Si toelie la seduta alle ore 23. Tornata ordinaria del 27 maggio 1915 Presidente: Pierantoni — Segretario ff.: Zirpolo Socii presenti : Monticelli, Anile, Police, Gauthier, Siniscalchi, Ric- ciardi, Giordani, Cutolo A., Della Valle P., Marcucci, Gargano, Mastro- lilli, De Rosa, Cozzolino, Milone. 11 Segretario legge il processo verbale della tornata precedente che è approvato. Il Segretario presenta i nuovi cambi e le pubblicazióni pervenute in dono. Il socio Anile legge una comunicazione del titolo: Follicoli aggre- gati nella spessezza dei villi intestinali e ne chiede la pubblicazione. Il socio Gauthier legge un lavoro: La composizione chimica dell'ac- qua solfato sodica di " Scenia >> in rapporto alla Chimica Fisica e ne chiede le pubblicazione. Il socio Cozzolino fa una comunicazione : Note di Frutticoltura e ne chiede la pubblicazione. — XI — Il Presidente alla fine della seduta porge un saluto ai socii partenti per il fronte di combattimento, con patriottiche parole all'indirizzo dei soldati combattenti , augurando la vittoria piena e sollecita alle armi italiane che si apprestano a cimentarsi per una santa causa. Al Presidente segue il socio Milone, che si esprime nello stesso senso e propone il seguente ordine del giorno , che è approvato per accla- mazione: "La Società dei Naturalisti in Napoli, riunita in seduta ordinaria il 27 maggio 1915 per la prima volta dopo la dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria-Unghcria, fiera della sua nazionalità e del suo sta- tuto, isi^irato ai pili alti e nobili sentimenti di libertà, sente imperioso il bisogno, nel mentre si accinge al suo ordinario lavoro , di rivolgere il suo pensiero riboccante di augurii cordiali per i nostri fratelli che si battono alle frontiere per la grandezza d'Italia nel mondo civile. «All'esercito ed all'armata, cui sono affidati i destini della Patria, un forte ed augurale saluto e tutta la fiducia nella sicura vittoria" 11 socio Della Valle P. chiede la parola per affermare che egli ri- tiene sia giunto il momento per il riscatto della Stazione Zoologica e che la Società dei Naturalisti debba esplicare tutte le sue attività perchè nel caso di confisca dei beni tedeschi, il Municipio provveda affinchè questo Istituto scientifico passi alla sua dipendenza. Dopo ampia discus- sione a cui pigliano parte i soci Monticelli, De Rosa, Andreoli, Police, Giordani e Milone si approva il seguente ordine del giorno da inviare al Sindaco ed alla stampa cittadina: « La Società dei Naturalisti in Napoli, preoccupata delle sorti della Stazione Zoologica di Napoli in rapporto ad un eventuale decreto di confisca della proprietà dei nostri nemici , fa voto perchè il Municipio di Napoli faccia valere i suoi diritti per assicurare alla Città di Napoli il possesso di questo Istituto scientifico nella sua interezza , sorto per liberalità del Comune su suolo di sua proprietà ". La tornata si toglie alle ore 23,30. Tornata ordinaria del 13 luglio 1915 Presidente ff.: Cutolo A. — Segretario ff.: Zirpolo Sono presenti i socii: De Rosa, Police, Siniscalchi, Marcucci, Gior- dani, Milone, Ricciardi. La seduta si apre alle ore 21,30. — XII — Il Segretario legge il verbale della tornata precedente, che è approvato. 11 Segretario presenta i nuovi cambi e le pubblicazioni pervenute in dono. Il socio Police fa una coniuiucazidne dal titolo: Le condizioni della pesca marittima in Italia e ne chiede la pubblicazione. 11 socio Giordani legge una nota dal titolo: La configurazione del cratere vesuviano prima del recente crollo del cono avventizio e ne chiede la pubblicazione. 11 socio Zirpolo legge una nota preliminare dal titolo: La rigenerazio- ne delle braccia di Asterina gibbosa e ne chiede la pubblicazione. La seduta si toglie alle ore 23. Tornata ordinaria dell'S agosto 1915 Presidente: Pierantoni — Segretario ff. : Zirpolo Sono presenti i socii Siniscalchi, Ricciardi, Giordani, Praus, Anile. La seduta si apre alle ore 14,30. 11 Segretario legge il processo verbale della tornata precedente che è approvato. Il Segretario presenta i nuovi cambi e le nuove pubblicazioni per- venute in dono. Il Segretario dà lettura di una comunicazione del socio P. Della Valle dal titolo : L' epoca della riduzione delle code di girini di Rana innestate eterocronicamente in sito anomalo. La seduta si toglie alle ore 15,30. Tornata ordinaria del 18 novembre 1915 Presidente: Pierantoni — Segretario ff.: Zirpolo Sono presenti i socii Cavara, Cutolo A., Siniscalchi. La seduta si apre alle ore 21,30. 11 Segretario legge il processo verbale della tornata precedente, che è approvato. Il Segretario presenta i nuovi cambi e le nuove pubblicazioni per- venute in dono. — XIII — Il Socio Pierantoni legge una comunicazione verbale su un caso di Myiasi auricolare da Sarcophaga ca maria e ne chiede la pubblicazione. La seduta è tolta alle ore 23. Assemblea generale del 31 dicembre 1915 Presidente : Pierantoni — Segretario : Gargano Socii presenti : De Rosa, Qauthier, Cavara, Gufino, Siniscalchi, Ga- pobianco, Geremicca, Ghistoni, Zirpolo. Si legge e si approva il processo verbale della tornata precedente. Il Presidente annunzia che il socio Giuseppe Zirpolo è passato nella categoria dei soci ordinari residenti. Il Segretario presenta i nuovi cambi e le pubblicazioni pervenute in dono. Si stabilisce d' inviare ai soci P. Della Valle e Mario Scalfati che sono alla fronte di combattimento una cartolina benaugurante per il nuovo anno. Il socio Pierantoni legge un lavoro dal titolo : / nematodi parassiti degli oligocheti e ne chiede la pubblicazione. Il socio Gauthier fa una comunicazione verbale dal titolo : Sulla utilizzazione della spazzatura della città di Napoli nei riguardi della igiene pubblica e ne chiede la pubblicazione. Sulla comunicazione del socio Gauthier piglia la parola il socio de Rosa il quale dice: Premetto che la questione delle spazzature della città è una di quelle che veramente merita di essere considerata da varii punti di vi- sta e specialmente da quelli della igiene e della utilizzazione del ma- teriale. Indubbiamente sono parecchie le città nelle quali con la forza pu- rificatrice del fuoco si assolve il compito di liberarsi di una massa di sostanze per quanto incomode altrettanto utili. Né peraltro sono poche quelle che dando il valore che merita altresì al materiale di rigetto dell' attività del nostro organismo, non ne fanno sciupo avviandolo a perdersi come avviene qui da noi, dove è destinato a confondere il suo fosco colore con l'azzurro del nostro mare. L'uso delle spazzature per concimare gli orti ed i campi contigui alla città è una di quelle cose che non solo sono , ma hanno la loro — XIV — ragione di essere. Ciò massime presso da noi, dati i nostri terreni avidi di concimazioni organiche e dato anche il .genere di coltura dei nostri orti. 11 far mancare tanta cospicua massa di sostanze organiche alle no- stre coltivazioni sarebbe causa di un danno non facilmente riparabile ed esteso a tutti gl'interessati, sia direttamente, che indirettamente, vuoi produttori, vuoi consumatori. Non credo che il Ch.mo prof. Comes esageri dando , come nella sua, che ci ha letto il nostro socio Gauthier , tanta importanza all'uso delle spazzature come concime, perchè anche quando si volesse consi- derare che per la coltivazione della canapa nei terreni limitrofi dell'al- tipiano a Nord-Est di Napoli si possa con sovesci, che sono di antica pratica , opportunamente integrati con concimi minerali , specialmente fosforici, diminuire l'urgenza di una ricca aggiunta di concimi organici, resta sempre nondimeno il fatto che per la coltivazione degli orti così estesi e produttivi 1' aggiunta generosa di sostanze organiche sarei per dire che sia indispensabile. La concimazione a base di sostanze organiche infatti non deve es- sere considerata come la somministrazione dell' azoto che contengono e dei sali che sono nelle loro ceneri, cioè soltanto come una concima- zione destinata a fornire o ad arricchire il terreno di elementi utili e necessarii alle piante, che vi si coltivano, ma anche, come esso costitui- sce, un vero e proprio ammendamento. Con le concimazioni organiche, che nel caso degli orti per lo più consistono in stallatico , spazzature e cessino , non solo, si modifica la composizione dell'ambiente terreno, ma si trasforma la sua costituzione in ordine alle naturali proprietà fisiche , che esso possiede , così per quanto riguarda scambi gassosi, e la presenza dell'acqua, quando pure si voglia non tener conto abbastanza, delle poco determinate fasi termiche. Non bisogna aggiungo dimenticare che varie sono le cause dell'au- mento della massa delle spazzature di Napoli , che molte disposizioni municipali date per non farla aumentare od almeno farla contenere nei limiti del possibile non sono rispettate, che la raccolta che gratuitamente potrebbe in modo più largo essere fatta dai raccoglitori privati del su- burbio e dei paesi circostanti è vietata, mentre forse sarebbe opportuno e non difficile cosa forse di regolarla con appropriati provvedimenti, rinunziando al valore venale del materiale contro la diminuzione della spesa di trasporto. Infine il modo di fare la prima colletta dei rifiuti e la stessa produzione di essi dovrebbe entrare nella coscienza e nelle abitudini dei cittadini e così via tralasciando i dettagli. Per ottener tutto questo ho poca fede nell'azione degli agenti pre- posti ai servizi , che per quanto zelo vogliano usare non vi riescono. — XV — trovandosi di fronte ad una maggioranza, se non sempre di ribelli pur- troppo di indolenti o restii a correggersi di cattive inveterate abitudini. Molto secondo che opino può 1' opera solerte della autorità e lo esempio dei migliori, e la buona propaganda ma più ancora la scuola. Ho fede che le generazioni che vengono su sono quelle alle quali è commesso 1' avvenire di una Napoli pulita. Se sul popolo 1' azione della scuola sarà per essere anche di guida a nuovi concetti e pratiche di ordine e di nettezza , non dubito che le cose gradatamente ma cer- tamente muteranno ed il compito delle autorità in rapporto a molti pubblici servizi sarà agevolato e meglio determinato nei suoi limiti. Ma qui la mente ricorre ad un'altra serie di ricordi che riguardano la scuola, come si svolge qui da noi, considerata nella esigenza dei suoi locali e nella manifestazione di contribuire con l'esempio e con la cura diuturna , nonché alla istruzione anche alla educazione , intesa questa non solo nella formazione dell' animo e del carattere , ma anche della coscienza della igiene , che è la vera profilassi di una lunga serie di mali fisici, che hanno tanti rapporti con quelli morali. Ma di ciò non debbo dirvi di più. Nella nostra Società la questione posta dal socio Gauthier ha in- teresse pubblico in ordine a fatti tecnici, economici e sociali ed io come osservatore e cittadino andrei più oltre, ma forse potrebbe sembrare che avessi voluto cogliere l'occasione per rinnovarvi qualche quadro mise- revole , che pur troppo si è parato dinanzi e che merita descrizione e critiche fatte con intelletto d'amore in altra e più opportuna sede. Ma, concludendo la questione è grave certamente per le nostre col- tivazioni che se fossero private anche in parte del lauto sussidio delle concimazioni organiche delle quali tanta parte è rappresentata dalle spaz- zature della città, gli orti specialmente dovrebbero limitare assai la loro proficua azione tanto più benefica in quanto che si riflette direttamente ed indirettamente sull' alimentazione del popolo , assorbendo cospicua mano d'opera, per la produzione per la trasformazione e pel commercio e fornendo delicate e ricercate materie di un'esportazione che è fra le maggiori del genere e che, a mondo sedato, crescerà sempre di più e che assieme con quella delle frutta riporterà di nuovo il raggio di sole del mezzogiorno fra le brume del settentrione. Gauthier risponde: Pur comprendendo le ragioni esposte dal socio de Rosa che mili- tano per una determinata coltivazione , non posso comprendere come oggigiorno un interesse cittadino che riflette sopratutto la igiene e la sanità pubblica possa, anzi debba sottostare all' interesse di una deter- minata, non dirò classe, ma di una determinata industria. La immondi- — XVI — zia di Napoli contiene più del 75 " „ di acqua e quindi per utilizzarsi la si deve lasciare all' aria perchè perda quasi tutta la sua acqua. Ora data la grande produzione di immondizie , in gran parte dovute alla enorme quantità dei rifiuti vegetali che vengono buttati , per ottenere quella tale perdita di acqua da permettere la utilizzazione agricola, occorre avere delle aeree molto vaste e fuori il perimetro dell'abitato. 11 Comune non possiede molte aeree e per dippiù, data la estensione in lunghezza della Città , occorre percorrere una grande distanza per depositare le immondizie nelle due aeree che oggi si posseggono ad oriente e ad oc- cidente. Di qui la difficoltà di trasportare subito fuori le immondizie e non vale il dire che si potrebbe aumentare il numero dei carri muni- cipali, poiché, a parte la spesa, questi per molte vie della Città finireb- bero per ingombrare maggiormente il transito, già abbastanza difficile per r angustia di molte strade e vicoli e per 1' affollamento dei cittadini. 11 socio de Rosa non ignora che i coloni delle vicinanze della Città vengono coi carretti proprii a prendere le immondizie in Città senza pagarle, ma ciò non pertanto l'inconveniente che tutti deploriamo non è neanche attenuato. Ora se fosse possibile avere dei siti nell' interno della Città ove, in via provvisoria, si potessero depositare le immondizie per essere trasportate fuori durante la notte, sarebbe eliminata la diffi- coltà, ma i tentativi fatti in questi ultimi anni hanno dimostrato essere ciò impossibile, perchè, massime in està, dopo poche ore si inizia la putrefazione e si sviluppano gas mefitici da suscitare le giuste lagnanze degli abitanti. Che per la coltura orticola sia necessario un concime contenente grassi, più che azoto, io non metto in dubbio giacché i competenti lo affermano, ma dico che queste poche sostanze grasse proprio nelle im- mondizie stradali bisogna andarle a prendere e perchè non si ricorre allo stallatico, se pure non si studiino altri mezzi che la chimica agraria oggi può dare ? Chi avrebbe detto ai nostri contadini del mezzogiorno d' Italia che invece delle materie fecali e dello stallatico si potevano con- cimare i terreni coi fosfati, coi perfosfati, coi nitrati ecc.? Eppure oggi si usano i concimi chimici abbastanza largamente. Chi avrebbe detto fino a pochi anni addietro che nella tintoria delle pelli per guanti, in- vece di usare 1' urina putrefatta potevansi adoperare sostanze chimiche con le quali si raggiunge lo stesso scopo ? Eppure si gridò dagli inte- ressati ignoranti che si distruggeva questa industria ! Ora perchè Napoli deve dare ancora uno spettacolo deplorato dai forestieri e da noi stessi, quando si potrebbe con un mezzo facile, qual'è quello dello incenerimento delle immondizie, togliere il lamentato scon- cio e si può provvedere diversamente per la coltura orticola ? — XVII — Capisco che certe vecchie abitudini sono difficih' a distruggersi e quindi le lamentele degli interessati, ma e compito degli scienziati in agraria di far comprendere che nulla ne perde tale coltivazione sia ado- perando lo stallatico, sia adoperando altre sostanze concimanti. La scuola, caro amico, deve educare, è vero, ma ci vorranno ancora alcune generazioni per ottenere questo risultato ed intanto la città nostra continuerà a dare lo spettacolo cui ogni giorno assistiamo e continue- remo a far dire ai forestieri che il cielo è bello , il mare è splendido, il clima e dolce ma.... Napoli non è pulita ! E giacché l'industria orti- cola ne soffrirebbe senza quel 25 '",, di sostanze ottenute dall'immondizia della città, contentiamoci che Napoli resti nelle condizioni attuali ! Il socio de Rosa risponde : Se ho preso la parola sulla questione è stato solo per aggiungere alla opinione sommariamente esposta del prof. Comes nella sua lettera qualche chiarimento dal punto di vista della tecnica orticola. Il collega Qauthier mi consenta che non entri a discutere se con concimi minerali si possa sempre sopperire alla adeguata concimazione di una coltura ortense, perchè io ho insistito principalmente sulle con- dizioni fisiche determinate dalle concimazioni organiche, nei nostri ter- reni. In quanto alle speranze future io ho obbedito a vecchi convinci- menti mentre dal punto di vista delle esigenze igieniche io non mi sono pronunziato e solo ho affermato che il danno eventuale lamentato dal Comes non è cosa da escludere e direi meglio da trascurare. Si procede all'elezione biennale dei membri del Consiglio Direttivo uscenti di carica per compiuto biennio : risultano eletti : Milone Ugo Vice Presidente Zirpolo Giuseppe Segretario Siniscalchi Alfonso i ^ .... Conswlien Morgera Arturo ) Risultano eletti revisori dei conti- per l'anno 1915: Caroli Ernesto Viglino Teresio La seduta si chiude alle ore 17 dopo aver approvato il processo verbale seduta stante. CONSIGLIO DIRETTIVO TER l'anno 1916 Pierantoni Umberto Milone Ugo Zirpolo Giuseppe Ricciardi Leonardo Siniscalchi Alfonso Morgera Arturo Giordani Francesco Cutolo Enrico Zirpolo Giuseppe Presidente Vice -Presidente Segretario Consiglieri Cassiere Bibliotecario ELEiNCO DEI SOCI (1 gennaio 1916) .^^^ SOCIO BENEMERITO Monticelli Francesco Saverio — Vìa Giovanni Nicotcra (Ponte di Cliiaia) 27. SOCII ORDINARI RESIDENTI 1. Amato Cario — Via Tribunali 339. 2. Aguilar Eugenio — Vico Neve a Materdei 27. 3. Anile Antonino — Istituto Anatomico a S. Patrizia. 4. Andreoli Giulio — Via dei Mille 66. 5. Arena Mario — Via Roma 129. 6. Balsamo Francesco — Via Foria 210. 7. Bassani Francesco — Istituto di Geologia della R. Università. S. Bruno Alessandro Via Bari 30. 9. Capobianco Francesco - Via Sapienza 18. 10. Caprioli Nicola — 5. Cristofaro all'Olivella 34. 11. Caroli Ernesto — Istituto Zoologico della R. Università. 12. Cavara Fridiano — R. Orto Botanico. 13. Chistoni Ciro — Istituto di Fisica terrestre, S. Marcellino II. 14. Cufino Luigi — Via Veterinaria 7. 15. Cutolo Alessandro — Villa Claudia. Vomero. 16. Cutolo Enrico — Via Roma 404. 17. De Biasio Abele — Vico Tagliaferri a Foria 12. 18. D'Evant Teodoro — Piazza dei Martiri 259. 19. Della Valle Antonio— Via Salvator Rosa 259. 20. Della Valle Paolo — Via Salvator Rosa 259. 21. De Rosa Francesco — Via S. Lucia 62. 22. Forte Oreste — Via Monteoliveto 37. 23. Galdieri Agostino — Strada Stella 94. 24. Gargano Claudio — Via S. Lucia 62. 25. Gauthier Vincenzo — Via Sapienza 29. — xxu — 26. Gereniicca Michele — Largo Avellino 4. 27. Guadaer. Mateniatischc iind N'aturwissenschaillichc Hciichte aiis Unoani. Zeiitralblatt t'iir AllgeniL'inc und Expcriiiicntelle Bio- lo»ie. Cambridge London Plymouth Tromsoe Inghilterra r^hilosopliical Society {Proceedings, Transactions). Royal Society {Proceedings, Reports of the Sleeping sickriess Commission). Marine Biologica! Association of (he United King- doni (Journal). Norvegia Tromsoe Museum. Olanda Amsterdam — Acadeinie Royale (Memoires). Portogallo Coimhra — Annaes scientificos da Academia Polytecnica do Porto. Lisbona — Bulletin de la Société Portugaise de Sciences Na- turelles. Kiew Moscou Tiflis Barcelona Russia Société des Naturalistes {Memoires). Société imperiale des Naturalistes {Bulletin). Giardino botanico (Lavori). Moniteur du Jardin Botaniqiie. Spagna Institució catalana d' Historia Naturai {Butletl). Institució Catalana de Ciences Naturals (Butleti) La Ciencia Agricola. Butleti del Club Montanyenc. Cartuja Madrid Zaragoza — IX — -Boletin niensuel de la Estaciòn Sismologica. -La Naturaleza. Memorias de la Real Sociedad espanola de Histo- ria Naturai. Sociedad espanola de H istoria Naturai {Anales, Bo- letin). Sociedad aragonesa de Ciencias Naturales (Boletin). Associación de Labradores de Zaragoza y su pro- vincia. Anales de la Facultad de Ciencias. Svezia Upsala — Geologica! Institution of the University of Upsala (Bulletin). Stockholm — K. Vet. Akadems-Bibliothek (Arkiv for Botanik, Arkiv for Zoologi). Chur Lugano Zurich Svizzera Naturforschenden GesellschaftGraubùnden's (Jahres- bericht). Società ticinese di Scienze Naturali [Bollettino). - Societas Entomologica. ASIA Tokyo Giappone Annotationes Zoclogicae japonenses. AFRICA Cairo Egitto Société Entomologique d' Égypte (Bulletin, Mc- moires). Capetown Colonia del Capo — South African Museuni (Annals). — X AMERICHE Argentina Buenos-Ayres — Museo nacional (Anales, Comunicaciones). Brasile Rio de Janeiro — Archivos do Museu Nacional. Canada — Nova Scotian Institute of Science. Halifax Santiago Bogotà Société scicntit'ique du Chili (Actes). Verhandlunoen dcs Deutschen Wissenschaftlichen Vereins. Colombia - El Agricultor. — Organo de la Sociedad de los Agri- cultores coloinbianos. Messico Messico Sociedad Cientifica Antonio Alzate (Memorias, Revista). Institùto Geològico {Boletin, Parergones). Anales del Instituto Medico Nacional. La Naturaleza. Paraguay Asuncion — Revista de Agronomia y de Ciencias aplicadas. Lima Perù Boletin de la Societad geografica. XI — San Salvador San Salvador Museo Nacioiial {Anales). Stati Uniti Berkeley — University of California {Publications, Bulletin). Boston — Society of Naturai History {Proceedings). Brooklyn — Gold Spring Harbor Monographs. Chaphell Hill — Elisha Mitchell scientific Society {Journal). Chicago — Academy of Sciences {Bulletin, Annual Report). Field Museum of Naturai History [Department of Botany). Madison — Wisconsin Academy of Sciences , Arts and Lettres {Transactions). Wisconsin Qeological and Naturai History Survey (Bulletin). Missoula — Bulletin of the University of Montana (Biologica Series). New York — Botanical Garden (Bulletin). Notre Dame Indiana — The American Midland Naturalist. Philadelphia — Academy of Naturai Sciences {Proceedings). Saint Louis — Academy of Science {Transactions). Missouri Botanical garden (Annual Report). Springfield (Massachussets) — Museum of Naturai History. Tufts College (Massachussets) — Studies. Washington — United States Geological Survey (Annual Report). U. S. Department of Agriculture. — Division of Or- nithology and Mammalogy (Bulletin Nortli Ame- rican Fauna). Smithsonian Institution (Annual Report). U. S. National Museum {Bulletin). U. S. Department of Agriculture (Jearbook ). U. S. Department of Agriculture. — Bureau of Ani- mal Industry (Annual Report). Garnegie Institution of Washington (Publications). The Rockfeller Sanitary Gommission for the Era- dication of Hookworm Desease. — XII — Uraguay Montevideo —Museo nacional. Scccion liistorico-filosofica (Analcs, Cornuti icaciones). OCEANIA Nuova Zelanda Wellington — Geological Survey (Pablications). PUBBLICAZIONI PERVENUTE IN DONO (31 dicembre 1915) Alfano G. B, — In memoria del prof. Giuseppe Mercalli. Diret- tore dell'Osservatorio Vesuviano. Napoli 1915. (Dono dell'Autore). " — Studio delle registrazioni sismiche a Valle di Pompei per il terremoto di Avezzano del 13 gennaio 1915. (Autore). " — La ripresa dell'attività della sorgente minerale di Valle di Pompei. (Autore). Bassani F. — Sopra un pesce fossile degli scisti calcareo-mar- nosi triassici del Galletto presso Laveno (Pel- topleurus humilis Kner). Roma 1914. (Autore). " — La Ittiofauna della pietra leccese (Terra d'Otranto) Napoli 1915. (Autore). Berlese a. — Istruzioni per combattere la Mosca delle Olive. Firenze 1915. (Autore). Crecchia - Rispoli G. — Bibliografia geologica e paleontologica della Ca- pitanata. Palermo 1914. (Dono del socio Fr. Sav. Monticelli). Gufino L. — Relazione su » La vegetazione della Tripolitania e la utilizzazione economica agraria della nuova Colonia " di Fridiano Cavara. Napoli 1914. (Autore). " — Il bacino del lago Nipigon. Napoli 1915. (Au- tore). « — Ricerche floristiche nell'Italia meridionale. Roma 1915. (Autore). CuTOLO E. — I corpi purinici in condizioni normali e pato- logiche. Napoli 1915. (Autore). FiLiAsi G. — L'Inerzia, il principio di causalità ed il dogma della creazione. Nota. Napoli 1915. (Autore). Franco P. — Il meccanismo delle eruzioni e l'influenza della luna. Napoli 1S97. (Dono del socio Fr. Sav. Monticelli). XIV qujlioli i. Giordani F. LoNoo B. Platania G. PlERANTONI U. Per una politica scientifica ed agraria in Italia. Portici 1903. (Dono del socio A. Cutolo). Sulla pretesa esistenza di un doppio regime in aereodinainica, Napoli 1914. (Autore). Pressioni e depressioni in aereodinamica. Angolo critico. Napoli 1914. (Autore). L'orto e 1' istituto botanico della R. Università di Siena. Siena 1915. (Autore). Origine e svolgimento dei festeggiamenti e delle onoranze ad Orazio Comes. Portici 1915. (Dono del Comitato). Su l'emanazione d'anidride carbonica nel fianco orientale dell'Etna. Acireale 1914. (Autore). ■ Marmitte di giganti di erosione marina. Roma 1915. (Autore). Le recenti eruzioni dell'Etna. Roma 1915. (Au- tore). Organizzazione internazionale per lo studio dei vulcani. Roma 1915. (Autore). Studii sullo sviluppo d' » Icerya Purkasi » Mask. P. 1. - Origine ed evoluzione degli elementi sessuali femminili. Napoli 1911. (Autore). - Idem, P. II. - Origine ed evoluzione degli or- gani sessuali maschili - Ermafroditismo. Napoli 1913. (Autore). - Idem, P. 111. - Osservazioni di embriologia. Na- poli 1914. (Autore). - Struttura ed evoluzione dell' organo simbiotico di Pseudococcus citri Risso, e ciclo biologico del Coccidomyces dactylopi Buchner. lena 1913. (Autore). - La simbiosi ereditaria. Pavia 1912. (Autore). - Fauna degli Astroni. 3. Oligocheti del laghetto craterico di Astroni. Napoli 1912. (Autore). - Per l'incremento della produzione scientifica na- zionale. (Autore). - Per l'indentità di Grania maricola. Southern con Michaelsena macrochaeta, Pierant. Napoli 1914. (Autore). - Sulla luminosità degli organi luminosi di Lani- pyris noctiluca L. Napoli 1914. (Autore). XV PlRRANTONI U. POULENC C. Rosa Reitz a. Splendore A. Tondi M. ZiRPOLO G. La luce degli insetti luminosi e la simbiosi ere- ditaria. Napoli 1914. (Autore). Sopra un nematode parassita della " Sagitta » e sul suo probabile ciclo evolutivo. Rennes 1914. (Autore). Sopra un nuovo nematode di Bu-Gheilan (Tri- politania) (Dorylaimus libycus n. sp.). Napoli 1915. (Autore). Les Nouveautés chimiques pour 1907. Paris 1907. (Dono del socio A. Cutolo). Les Nouveautés chimiques pour 1910. Paris 1910. (Dono del socio A. Cutolo). Les Nouveautés chimiques pour 1911. Paris 1911. (Dono del socio A. Cutolo). I crimini tedeschi provati con testimonianze te- desche. Parigi 1915. (Autore) Nahrungsmittel und Falscherkiinste. Stuttgart 1910. (Dono del socio Fr. Sav. Monticelli). Catalizzatori e stimolanti fecondativi e muta- menti in Nicoziane. Scafati 1915. (Autore). Catalogo delle collezioni orittologica ed oreo- gnostica. Napoli 1837. (Dono del socio A. Cutolo). La rigenerazione delle braccia di » Asterina gib- bosa ". Nota preliminare. Napoli 1915. (Autore). INDICE ATTI (MEMORIE E NOTE) Marcucci e. — Due casi di polidattilia in embrioni di Lacerta muralis — Tav. 1 e 8 fig pag. 3 Ricciardi L. — Il terremoto del 13 gennaio 1915 . . . . „ 11 Malladra a. — Commemorazione diGiuseppeMercalli. . „ 31 Della Valle P. — Studii sui rapporti fra differenziazione e rige- nerazione — Tav. 2-4 „ 49 Gauthier V. — La composizione chimica dell'acqua solfato-sodica di Scenia in rapporto alla chimica fisica — Tav. 5 . „ 88 ZiRPOLO Q. — Ricerche sulla rigenerazione delle braccia di Aste- rina gibbosa ,,118 Giordani F. — La configurazione del cratere vesuviano prima del recente crollo del cono avventizio — Tav. 6 . . . „ 121 Anile a. — Contributo alla conoscenza del villo intestinale — Ta- vola 7 ,,126 CuTOLO A. — Composizione chimica del frutto d^tW Anona cheri- molia, Min ,,129 PiERANTONi U. — I Nematodi parassiti degli Oligocheti — Tav. 8-12, „ 139 COMUNICAZIONI VERBALI Della Valle P. — L' epoca della riduzione delle code di girini di Rana innestate eterocronicamente in sito anomalo . . pag. 3 Pierantoni U. — Myiasi auricolare da Sarcophaga carnaria . . „ 4 Gauthier V. — Sulla utilizzazione della spazzatura della città di Napoli nei riguardi dell' igiene pubblica . . . . „ 6 RENDICONTI DELLE TORNATE (l>ROCESSI VERBALI) Processi verbali delle tornate pag. ili Consiglio direttivo per l'anno 1916 „ xix Elenco dei socii „ xxi Elenco delle pubblicazioni pervenute in cambio ed in dono . . „ i-xill Gli autori assumono la piena responsabilità dei loro scritti. TAVOLE Boll. d. Soc. del Nat. In Napoli, Voi. XXV IH. Tav. I. III. IV. Boll. d. Sor. dei Nat. in Napoli, Voi. XXVIII. Tav. II. Boll. d. Soc. dei Nat. in Napoli, Voi. XXVIII. Tav. IH U(J J) Boll. ci. Soc. del Nat. in Napoli, Voi. XXVIII. Tav. IV. !► lioll. -S'cr. de^ . ^nt.VoLJW/ff Tfiv. \ 1 i 1... 1 j ' 1 k^' — i 1 ?m 1 ^_ 1 1 1 1 1 1 _l P~ . "~Z^ __ _ 1^ rv'r^ r ''\T\'-ì S( VI' ^,- r. UfG-f À'- -^- — 4t- ' \ \ ! H — 1 , i K . e cé 1 1 r ..j.. "^ j l; 1 1 1 ( • , 1 >. ' ■ _ ^. /fClUX. rriir , e^a. ' e-l K IfOOO 1 1 1 1 1 ìa f'. "-^ «J»- _ td- w i Coni, Al- i50 ^\ ! 1 1 l'^l\ 1 1 \ii -1--- j 1 1 \ ' \ ^ \ 1 \ «1 ' - " -- -1 - - - 4~' -r - \ li '\ 3^ 1 1 ; _ _. iOO 1 l\ I 1 _. 1 _. \ n 4- [ ; \V: \ i — 1 -+" W r^ ' i\.\ 1 •\ 1 1 1 1 r\\V ! ! \ 1 [ i \ • JóO 1 i \\\ \ 1 1 — \ — ' 1 _i_ i 1 1 t \\ 1 ; 1 1 1 1 i\ V ( i [ 1 \ \"1 1 1 1 \ V'\ ■ \ ' 1 1 1 1 -U- 1 1 1 1 . i- - L_ 1_ 1 1 Xl_ !,\ ( ! ' , L! 100 -w w 1 _L 1 1 1 1 \ V 1 ^ 1 ■^ .\\ \ ! --4- \\ ^ -1- ] i ^ . 1 V \ VS . 1 1 — 1 1 1 , \\ \' 1 1 \\ w ; 1 1 — 1 — 1 do 1% k \\ ; — j — 1 1 -t— - A'' ■ 1 • '1 \ \ , \ j 1 1 \ tV 1 1 "'-i'^ ^v^ 1 1 ^^> N 1 1 1 1 •>. V >>^ s.. 1 - _ - ^ 1 -N s^ ^ _; 1 _ j 1 -.-^ ^-Ci ■-^ n 1 1 ----t - 1^ - - - - - " - 1 -1 '■""^- ^ ^: S:::; s^- =41; -.- J=, / 3 7 ;5 3/ o3 127 155 511 J02ò Gauthier delineò. Le ordinate indicano le diluizioni. Le ascisse indicano gli ohm recp. Boll. ci. Soc. dei Nat. in Napoli, Voi. XXVIII. Tav. VI. (fot. Giordani) (fot. L acava) 3. (fot. Locava) Boll Soc. de-ÙNai. VolXIVm Tav. VII BKSik- f^^'TH \'%% %M\ f^è^^^^^ Boll. d. Soc. dei Nat. in Napoli, Voi. XXV III. Tav. Vili. Boll. d. Sor. (In Nat. In Napoli, Voi. XXVIII. Ta^'. IX. Boll. (L Sor. dei Nat. in Napoli, Voi. XXV IH. Tav. X. Boll. d. Sor. dei Nat. in Napoli, Voi. XXVII I. Tav. XI. Boll. il. Sor. dei Nat. in Napoli, Voi. XX VI IL Tav. XII. n^ ■ t ì. >m