r'^Qk:. % •-^V^ ^ ^#>^ « ^-(i^ì.ì)' m r-^^ -»%-W ^>?'.^ Xs«£k.- I>, - -r '•C>-y .4/< ^♦•«ì '^^f BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI BOLLETTINO DELLA ETÀ DEI NATURAIISTI VOLUME XXX. (SERIE II., VOL. X) ANNO XXXI 1917 Con 6 tavole (Pubblicato il 30 Aprile 1918) NAPOLI OFFICINA CROMOTIPOGRAFICA " ALDINA Piazzetta Casanova a S. Sebastiano 2-4 1918 Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli ATTI (MEMORIE E NOTE Gli autori assumono la piena respansabilità dei loro scritti studi sui fermenti degli animali marini. Mollasca. IL - Fermenti proteolitici dzW Eledone moschata e àzWOctopus macropus del socio Xv^'*' Dr. Aurei D, Craifaleanu u._. (Dal laboratorio di chimica biologica della " Stazione Zoologica ,, dC-fj-apoli) { Tornata dell' 1 1 febbraio 1917 ) Ho già dimostrato in un lavoro precedente (1) che, sotto- ponendo all'autolisi il fegato di Sepia officlnalis, i fermenti pro- teolitici che vi si trovano sono capaci di scindere le sostanze proteiche dell'organo stesso , in elementi solubili , non coagula- bili , in un ambiente sia acido che alcalino ; ho potuto, inoltre, notare che la proteolisi è molto pii^i energica in un mezzo acido e che in fine sono presenti due fermenti proteolitici : uno pepsi- noidico ed un altro tripsinoidico. Continuando le ricerche in questo senso, le ho estese ad altri molluschi ed in questa nota esporrò i risultati ottenuti sul fegato deW Eledone moschata e dtW'Octopii^ macropus. Il fegato dei Molluschi, il così detto epatopancreas, è con- siderato come il loro principale organo di digestione, capace di secernere i fermenti necessarii alla digestione. Il suo grande vo- lume, infatti, confermerebbe la sua importanza. Nelle ricerche che Krukenberg (2) fece sulla fisiologia com- parata della digestione negli animali invertebrati trovò che i fer- menti da lui estratti dal fegato di Eledone, col metodo di Wittich, erano capaci di digerire la fibrina, sia in soluzione acida che al- calina. La stessa osservazione fece prima di lui Fredericq (3) suir Octopus vulgarls. \ ViOELius (4) conferma i risultati di Fredericq e di Kruk.en- BERO 's.uWOctopus e suW Eledone. BouRQUELOT (5) afferma che la pepsina e la tripsina si tro- vano insieme nel fegato di Octopiis vulgaris , ma suppone che solo la pepsina agisce in tempo ordinario, mentre la tripsina ri- mane inutilizzata. Enriques (6), trova che il contenuto del canale digerente, per lo più , ha reazione acida , ma non sempre ; però dopo un pasto abbondante si può ritrovarlo anche alcalino. Questo fatto deriva , secondo lui , dal non avere ancora il secreto epatico e quello delle ghiandole salivari neutralizzata la reazione propria degli elementi che saranno stati prevalentemente alcalini. Fredericq, Krukenberq, trovarono il secreto epatico acido, CoHNHEiM (7) lo trovò alcalino wtW Octopus e ntW Eledone. Dalle mie indagini risulta che tanto il secreto quanto il tes- suto epatijco è acido neh' Eledone , Octopus niacropus , Octopus vulgaris, come ho già dimostrato per la Sepia officinalis. Le mie presenti ricerche sull' autolisi del fegato di questi molluschi dimostrano chiaramente che nel tessuto di quest' or- gano si trovano, in realtà, almeno due fermenti proteolitici : uno pepsinoidico , cioè attivo in mezzo acido, ed un altro tripsinoi- dico, cioè attivo in mezzo alcalino. In che rapporto questi due fermenti stiano 1' uno verso l'al- tro, come intervengano nel processo di digestione, quale dei due agisca prima, sono questioni clie attendono ancora una risposta. Per analogia con quello che accade negli animali superiori, in cui gli organi che secernono la pepsina e la tripsina sono differen- ziati, si dovrebbe ammettere che , pure in questo caso , siano i fermenti pepsinoidici quelli che agiscono prima nella digestione e poi quelli tripsinoidici. Comunque sia, il fatto che due fermenti proteolitici, agenti l'uno in un mezzo alcalino, l'altro in un mezzo acido, si trovino tanto nel tessuto quanto nel secreto epatico, direbbe che 1' ani- male può servirsi dell'uno o dell'altro, o di tutti e due, secondo il bisogno. L' opinione di Bourquelot (5), che la tripsina che si trova nel secreto epatopancreatico rimanga inutilizzata, non pare troppo — 5 — convincente; come lo stesso si può dire delle ricerche di Cohn- HEiM suir Eledone e sull' Octopus , il quale trovò sempre forte- mente alcalino (7) tanto il secreto epatico, che il contenuto inte- stinale, anche dopo qualche giorno di digiuno, in modo da con- cludere che la digestione avviene in un mezzo alcalino. Se il secreto epatico ed il liquido digerente che riempie l'intestino e lo stomaco di questi cefaloppdi fu trovato dagli altri autori acido, si deve supporre che Cohnheim abbia commesso un errore sperimentale, se 1' ha trovato sempre alcalino ; ed è da meravigliarsi come Cohnheim non l'abbia trovato mai acido, né uqW Eledone, né ueW Octopus, benché le sue osservazioni fossero fatte non solo sugli animali in piena digestione, ma ancora sugli animali in digiuno. Inoltre, gli estratti acquosi che egli ha otte- nuto dal tessuto epatico furono trovati pure alcalini. Nelle ricerche che io feci suW Octopus mocropus , Octopus vulgaris '), ed Eledone non mi fu dato trovare mai alcalino, né il secreto, né il contenuto del canale digerente. Risulta, ancora, dalle ricerche di Cohnhelm, che un'autolisi in un mezzo acido non avrebbe luogo, mentre si svilupperebbe benissimo in un mezzo alcalino, ciò che é contrario alle mie ri- cerche, le quali dimostrano che proprio nel mezzo acido 1' auto- lisi avviene meglio ed è pii^i intensa di quella che avviene in un mezzo alcalino, come risulterei dalle ricerche di cui dirò più avanti. Il metodo che ho seguito é lo stesso di quello indicato nel precedente lavoro (1). Aprendo la cavità del corpo con un taglio sulla superficie dorsale dell'animale, si estrae Vepatopancreas e lo si libera dalla capsula avvolgente, dalla vescica con inchiostro e dalla regione bianca che copre le radici dei condotti epatici e costituisce il così detto pancreas. Il fegato così preparato é ridotto, con le forbici, in piccoli pezzi, ed in fine viene triturato in un mortaio, finché tutto diventi una pasta omogenea. Il contenuto in azoto di questa pasta venne determinato se- condo KjELDAHL. ') Le ricerche fatte %u\\' Octopus vulgaris saranno esposte in un prossimo lavoro. — 6 - Colla pasta così ottenuta, al più presto possibile, sono stati fatti i miscugli necessari!, che saranno descritti per ciascun espe- rimento in parte. In riassunto, l'organo, ridotto in poltiglia, veniva mescolato con dieci volte la sua quantità d'acqua o della soluzione acida o^ alcalina desiderata e gli si aggiungeva cloroformio, per impedire lo sviluppo dei batteri. I miscugli sono stati fatti in bottiglie con tappo smerigliato, agitati bene e messi in termostato a 37° o lasciati a digerire alla temperatura ambiente per il tempo voluto, prendendo cura di agitarli di tanto in tanto. Con la lettera A è indicato sempre il miscuglio principale (ed il filtrato finale corrispondente) fatto con acqua semplice senza nessuna aggiunta di acido o di alcali. In ciascun esperimento è stata fatta pure una ricerca di con- trollo indicata colla lettera C, differente da A in questo, che il miscuglio, al principio dell'esperimento era riscaldato fino all'e- bollizione, per uccidere i fermenti presenti e per poter in tal modo rendersi conto dell'effetto dei fermenti nelle altre ricerche simul- tanee fatte con lo stesso organo. Passato il tempo necessario per la digestione . il miscuglio veniva, in caso di bisogno, debolmente acidulato con acido ace- tico diluito e riscaldato fino all'ebollizione, per sopprimere una ulteriore azione dei fermenti e per coagulare le sostanze protei- che, che si trovavano ancora presenti. Il miscuglio si lasciava prima raffreddare, poi veniva versato in un cilindro graduato e riempito con acqua, finché il volume totale, insieme col precipitato, divenisse esattamente dieci volte pili grande della quantità dell'organo impiegato. Dopo averlo agi- tato bene, era filtrato attraverso un filtro asciutto. In tal modo dieci centimetri cubici del filtrato (o del mi- scuglio) corrispondevano ad un grammo dell' organo impiegato. Nel filtrato si determinava l'azoto. Il grado di proteolisi era determinato dalla differenza fra la quantità d'azoto solubile, non coagulabile, trovata dopo il periodo di digestione , cioè dopo l'azione dei fermenti, e fra quella trovata nel filtrato nella ricer- ca di controllo, cioè al principio dell'esperienza, prima dell'azione dei fermenti. L' azoto veniva determinato secondo Kjeldahl, ossidando il liquido con acido solforico concentrato in presenza di solfato di rame. Per la titolazione dell'ammoniaca risultata vennero im- piegati soluzioni "/ó di acido solforico e d'idrato sodico. Esposte queste considerazioni passo alla descrizione degli esperimenti eseguiti. I. — Ricefche sulV Eledone moschata. 1° Esperimento Il fegato d'una Eledone venne ridotto in pasta in un mortaio. In 1.2534 gr. di questa pasta fu determinato l'azoto. Per neutraliz- zare l'ammoniaca risultata furono impiegati 14.3 e. e. "/. SO^H,, , ciò che corrisponde a 3.19 "^/o di azoto nel fegato. Per. la ricerca dei fermenti furono fatti i seguenti miscugli : C : 8 gr. di fegato vennero mescolati con 80 e. e. d'acqua debol- mente acidulata con acido acetico ed il miscuglio venne riscaldato fino all' ebollizione. Dopo raffreddamento furono aggiunti 0.8 e. e. di clo- roformio. A : 8 gr. di fegato vennero mescolati con 80 e. e. d'acqua e 0.8 e. e. di cloroformio. Tutti e due i miscugli furono messi nello stesso tempo nel termo- stato a 37'^ e vi furono lasciati per 96 ore, agitandoli di tanto in tanto. Seguendo poi il processo descritto, furono ottenuti i filtrati corrispon- denti A e C. In 20 e. e. di ciascun filtrato venne determinato 1' azoto secondo KjELDAHL. Per fissare l'ammoniaca distillata furono impiegati: 9.05 e. e. ",5 SO4H,, per il filtrato C; e 14.3 e. e. "/,, SO,H, per il filtrato A; ciò che equivale a gr. 0.1267 d'azoto, in 100 e. e, del filtrato C; e gr. 0.2002 d'azoto, in 100 e. e, del filtrato A. Come si vede, risulta una differenza di 5.25 e. e. "/j SO^^H^, in più, impiegati per i 20 e. e. di filtrato A e corrispondenti a 0.0735 gr. d'azoto. Rapportandoci a 100 gr. di fegato, possiamo dedurre che per mezzo dei fermenti proteolitici furono solubilizzati , in 96 ore, 0,735 grammi d'azoto insolubili al principio dell'esperimento. 2° E s |3 e r i m e n t o Il fegato di un'altra Eledone venne ridotto in una poltiglia. In 1.7170 gr. della poltiglia ottenuta venne determinato l'azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono necessari 14.2 e. e. "/5 SO4H2, ciò che corrisponde a gr. 2.31 "/o, d'azoto, nel fegato. Per la ricerca dei fermenti furono fatti i seguenti miscugli : C : 6 gr. di fegato vennero mescolati con 60 e. e. d'acqua ed il miscuglio fu riscaldato fino all'ebollizione. Dopo raffreddamento furo- no aggiunti 0.6 e. e. di cloroformio. A : 6 gr. di fegato vennero mescolati con 60 e. e. d'acqua e 0.6 e. e. di cloroformio. I due miscugli furono messi nello stesso tempo nel termostato a 370 per Q6 ore. Trascorso questo tempo, il miscuglio A fu acidulato con qualche goccia di acido acetico diluito e poi riscaldato fino all' ebol- lizione. Seguendo poi il metodo descritto, furono ottenuti i filtrati A e C. In 20 e. e. di ciascuno fu determinato l'azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca formata furono necessari : 5.8 e. e. n/5 SO.H^, per il filtrato C, e 9.5 e. e. "/5 SO^H,, per il filtrato A, equivalenti a : gr. 0.0667 d'azoto in 100 e. e. del filtrato C. gr. 0.1330 d'azoto in 100 e. e. del filtrato A. Risulta quindi un eccesso di 3.7 e. e. "/. SO4H2 impiegati pel filtrato A, cioè un eccesso d'azoto di 0.0663, per cento, nel filtrato A solubilizzato dai fermenti proteolitici , durante 96 ore di digestione a 37°. Dai dati sopra citati si deduce che 35.1, per cento, dell'azoto totale del fegato si trova sotto la forma di azoto solubile, incoa- gulabile, nella ricerca di controllo C, e 57.5, per cento, nella ri- cerca principale A, dopo 96 ore di digestione. Risulta, dunque, una differenza di 22,4 per cento dell'azoto totale, in pii^i, nella ricerca A, dovuta all'azione dei fermenti pro- teolitici sulle sostanze proteiche del fegato stesso. 3° Esperimento Per questo esperimento furono impiegati i fegati di due esemplari di Eledone. Tutti e due furono triturati insieme in un mortaio e trasformati in una pasta omogenea. In 1.4310 gr. di pasta fu determinato l'azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca formata furono necessari 15.4 e. e. "/^ SO4H.J, ciò che corrisponde a 3.01 gr. d'azoto, per cento, nel fegato. Ricerche sopra i fermenti proteolitici. In questo espe- rimento è stato studiato non solo l'azione della reazione del mezzo, ma ancora 1' effetto della concentrazione acida ed alcalina suU' andamento della proteolisi. A tale scopo furono fatti i seguenti miscugli : 1.-3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. d'acqua ed il mi- scuglio fu riscaldato fino all'ebollizione. Dopo raffreddamento fu- rono aggiunti 0.35 e. e. di cloroformio (ricerca di controllo C). 2. - 3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. d'acqua e 0.35 e. e. di cloroformio (A). 3. - 3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. di una soluzione di 0.1 "/o di acido acetico e 0.35 e. e. di cloroformio. 4. - 3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. di una soluzione di 0.25 7o di acido acetico e 0.35 e. e. di cloroformio. 5. - 3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. di una soluzione di 0.5 "/o di acido acetico e 0.35 e. e. di cloroformio. 6. - 3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. di una soluzione di 0.1 ^Jq di carbonato sodico e 0.35 e. e. di cloroformio. 7. - 3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. di una soluzione di 0.25 ^Vo di carbonato sodico e 0.35 e. e. di cloroformio. 8. - 3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. di una soluzione di 0.5 '^/o di carbonato sodico e 0.35 e. e. di cloroformio. Tutti i miscugli furono messi contemporaneamente nel termostato, a 370, dove vi furono lasciati per 96 ore, curando di agitarli di tanto in tanto. Trascorso questo periodo di digestione , i miscugli 3 , 4 e 5 furono trattati con una soluzione di carbonato sodico, finché la reazione rimase ancora debolmente acida. Ai miscugli 6, 7 e 8 fu aggiunto acido acetico, finché divennero lievemente acidi. Furono poi riscaldati fino all'ebollizione e proseguendo nel modo esposto furono ottenuti i filtrati corrispondenti ai sopra citati miscugli. In 20 e. e. di ciascun filtrato fu determinato l'azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono impiegati : 8.2 e. e. "/ó SO,H, per il filtrato 1 (C) 14.5 e. e. " " filtrato 2 (A) 16.9 e. e. " " filtrato 3 (0.1 '^1,, ac. acetico) 18.1 e. e. " " filtrato 4 (0.25 «/o 10 18.6 e. e. n/5 SO4H., per il filtrato 5 (0.5 "/q ac. acetico) 11.8 e. e. 12.1 e. e. 13.3 e. e. equivalenti a 0.1148 gr. 0.2030 gr. 0.2366 gr. 0.2534 gr. 0.2604 gr. 0.1652 gr. 0.1694 gr. 0.1862 gr. filtrato 6 (0.1 \l, COgNa,) filtrato 7 (0.25 "/o filtrato 8 (0.5 »/, ) d'azoto in 100 e. e. del filtrato 1 (C) filtrato 2 (A) filtrato 3 (0.1 \Iq ac. acetico) filtrato 4 (0.25 "/o filtrato 5 (0.5 ^U filtrato 6 (0.1 Vo CO-^Na, filtrato 7 (0.25 o/o » filtrato 8 (0.5 o/o Quanto per cento dell'azoto totale del fegato è rappresentato da sostanze solubili non coagulabili, in ciascun miscuglio, dopo 96 ore di digestione a 37° ? Dai dati precedenti risulta, che dall'azoto totale con- tenuto nel fegato : 38.1 gr. d'azoto, per cento, sono solubili 1 67.4 gr. " " " 78.6 gr. " » I' 84.4 gr. " " Il 86.5 gr. " " w 54.8 gr. " » Il 56.2 gr. " " » 61.8 or. „ „ „ el filtrato 1 (C) filtrato 2 (A) filtrato 3 filtrato 4 filtrato 5 filtrato 6 filtrato 7 filtrato 8 Tenendo conto della quantità d'azoto trovata nel filtrato C (ricerca di controllo), risulta che dall'azoto totale contenuto nel fegato , sono stati solubiiizzati per mezzo dei fermenti proteolitici : 29.3 gr. d'azoto in 100 e. e. del miscuglio 2 (A) 40.5 gr. 46.3 gr. 48.4 gr. 16.7 gr. 18.1 gr. 23.7 gr. miscuglio 3 (0.1 o/„ ac. acetico), miscuglio 4 (0.25 o/o ) miscuglio 5 (0.5 '^j^ ) miscuglio 6 (0.1 7, CO.Na.) miscuglio 7 (0.25 7^ „ ) miscuglio 8 (0.5 7o » ) Si vede chiaramente da quello che precede che in ambiente acido la scissione delle sostanze proteiche , per mezzo dei fer- menti proteolitici , è più intensa di quella in ambiente alcalino. — 11 — Però , una proteolisi ha luogo pure in un mezzo alcalino , ben- ché sia meno intensa. Gli esperimenti s\x\V Eledone moschata finora descritti mo- strano, che nel fegato di Eledone si trovano fermenti proteolitici capaci di scindere in elementi solubili le sostanze proteiche del proprio tessuto epatico, durante il processo d'autolisi, e che inol- tre la proteolisi ha luogo in un mezzo sia acido che alcalino. I dati ottenuti nei precedenti esperimenti possono essere rias- sunti nelle tabelle I, II e III. TABELLA L ed allora potetti ottenere maggiore resistenza alla luminosità; ma anche dopo 6 o 7 giorni la luminosità era svanita. Pensai in seguito di fare uso di brodo di seppia stessa. I ri- sultati ottenuti, usando brodo di seppie, furono soddisfacentissimi, non solo per gli effetti della intensità luminosa , ma anche per la persistenza : potetti conservare un tubo luminoso per lo spazio di circa quattro mesi (innesto, fatto il giorno 2Q dicembre 1917), ed al momento in cui scrivo (3 maggio 1917) la sua luminosità è alquanto scialba, ma persiste ancora. Ho preparato, inoltre, altri terreni, variando solo i sali ; cioè — 54 — ho evitato di mettere asparagina, che non ha dato nessun risul- tato pili soddisfacente, e solo in alcuni terreni ho usato glucosio 1 o/o» lattosio 1 o/o, glicerina 1 '%, fosfato bisodico 1 'Vo, <^^i cui dirò partitamente in seguito, nello studio dello sviluppo delle colonie. Gli altri terreni usati sono stati brodo di seppia , latte con cloruro sodico al 3 'Vo, latte semplice, muscoli di seppie e patate. 1. -Culture in brodo. Per le culture di bacilli, in brodo mi servivo di brodo di seppia preparato con acqua di mare. Aggiungevo 1 7o di peptone Witt e l'alcalinizzavo con carbonato sodico. Innestavo poi un'an- sata di bacilli, diluendoli lievemente nel brodo. Innestai il giorno 30 dicembre 1916 i bacilli in un tubo in cui erano contenuti 10 cm^ di brodo. Nella sera e nel giorno successivo la luminositcà appariva verso la superficie di livello del liquido abbastanza viva. Il giorno 1° gennaio il tubo dava una luminosità alquanto più intensa, specie se lo si agitava. 11 giorno 2 una grande quantità di bat- teri s'era raccolta al livello del liquido , formando una patina luminosa, specie verso la periferia. Il giorno 4 sulla superficie scorgevasi la patina abbastanza densa, molto luminosa ; il giorno 5 la patina era molto più densa e luminosa : presentava una tinta verdina, come quella delle colonie sviluppate su agar. In questo stesso giorno i batteri osservati in goccia pen- dente mostravano un movimento abbastanza rapido, specialmente intorno al loro asse trasversale e longitudinale ; movimenti tra- slatori, vivi , specie a zig - zag, rapidissimi. Anche forme più lunghe avevano rapidi movimenti. Il giorno 12 gennaio la patina andò sempre più addensan- dosi, formando delle pieghe (Tav. 3, fig. 6) e la luminosità per- sisteva ancora abbastanza viva. Agitando fortemente il tubo la luce diveniva molto appariscente. La luminosità durò fino al 20 , giorno in cui andò sce- mando in modo, che solo dopo fortissima agitazione del tubo poteva osservarsi qualche raro sprazzo luminoso. Pochi giorni dopo essa era scomparsa completamente. — 55 — Devo qui notare che la persistenza della luce nel brodo va- ria secondo la ricchezza nutritiva del brodo, la sua aerazione, la sua agitazione, secondo la purezza delle culture e la temperatura esterna. Il Dubois ha visto mantenere batteri luminosi in brodo per sei mesi ed in un locale oscuro. Se si mettono in un tubo con brodo, in cui ci siano culture di batteri fosforescenti, dei sali di chinina, anche in proporzioni pic- colissime, si può osservare che il fenomeno della luminosità scom- pare completamente. Evidentemente il fenomeno è dovuto all'a- zione della chinina, che è depressiva dei processi di ossidazione e di calorificazione e quindi nella fosforescenza batterica deprime, forse, l'ossidazione, onde si ha scomparsa di luminosità. Il feno- meno è stato osservato e messo in evidenza anche da Pflùoer ed 1 Ieubach. 2. - Cu 1 tur e in agar . Le culture in agar hanno dato i migliori risultati per lo studio dello sviluppo delle colonie e per la resistenza della luminosità. Mi sono servito di vari terreni preparati con agar, che espor- rò via via in questo capitolo. Agar al 2 7o. a) Innesto su piastra di Petrl Era preparato così : brodo di bue, peptone 1 "/o, cloruro di sodio 0,5 o/'o tutto alcalinizzato con carbonato sodico. Un innesto fatto il giorno 18 dicembre 1916 dette nel gior- no 20 colonie numerose e luminose. Il giorno 21 la luminosità crebbe in modo straordinario, fino al giorno 23, dopo del quale andò scemando fino al giorno 26, in cui divenne molto pallida. Il 27 era scomparso ogni accenno di luminosità. La luce, di co- lore verde smeraldo, durò dunque circa nove giorni. Le colonie erano sviluppate di qualche millimetro di diame- tro , circolari , lievemente convesse , a margini interi , di colore bianco-grigiastro, molto addensate fra di loro. b) Innesto fatto in un tubo a becco di flauto. L'innesto fatto il 16 dicembre, nel giorno successivo, presen- tava una viva luminosità. Le colonie erano abbastanza sviluppa- — 56 — te e tutte luminose, specie le periferiche : la luminosità durò circa sei giorni. Agar al 3 ^/^. a) Innesto su piastra di Petri. L' innesto fu fatto la sera del giorno 8 dicembre 1916. Nel giorno successivo le colonie si erano alquanto sviluppate. Oli strisci prodotti dall'ansata batterica innestata andavano facendosi vieppiù luminosi, di color verde smeraldo pallido. Nei giorni 10, 11, 12 le colonie si svilupparono così rapi- damente ed emanarono una luminosità tale da essere visibili a pili metri di distanza. Anche nella penombra si poteva osservare la straordinaria luminosità delle piastre. Nel giorno 17 tutte le colonie erano ancora luminose, però alcune , quelle marginali, conservavano ancora una tinta verde smeraldo, mentre quelle centrali davano una luce biancastra, quasi cinerea. La luminosità scomparve verso il giorno 22. Di modo che la luminosità durò circa 14 giorni. b) Innesto in un tubo a becco di flauto. Un innesto fatto il giorno 30 dicembre 1916, al giorno 3 gennaio presentava le colonie sviluppate, di color grigio bianca- stro, luminose, con tinta verde intensa. La luminosità durò circa 10 giorni. Agar preparato con brodo di seppia. Ho preparato questo terreno così: Brodo di seppia fatto con acqua di mare , peptone Witt 1 "i<„ ^&^' 3 7o- Ho alcalinizzato poi tutto con carbonato sodico. Gl'innesti fatti in tubi hanno dato risultati molto soddisfa- centi. La luminosità è stata non solo viva, ma è durata per lo spa- zio di vari mesi. Riporto le osservazioni che stralcio dai miei appunti, che venivo raccogliendo a distanza di pochi giorni fra loro. Nel terzo giorno dall' iimesto vi fu sviluppo di colonie, piccole, numerose, di forma circolare, con luce vivida bianco- verdina. Undici giorni dopo, alcune colonie avevano raggiunto un - 57 — diametro di circa /j millimetro e la luminosità era molto viva, di colore verde. Quattordici giorni dopo, le colonie erano di poco aumentate in diametro, raggiungendo solo alcune, le piia sviluppate, un mm. di diametro. Ventiquattro giorni dopo, le colonie sviluppatesi numerose avevano occupato quasi tutta la superficie del terreno, emanando ancora una luce abbastanza intensa. Quarantatre giorni dopo, le colonie erano quasi tutte fuse e la luce persisteva : non così vivida ed intensa come nei primi giorni, ma alquanto piìi sbiadita. Settantasette giorni dopo, persisteva la luminosità; solo era poco più scialba e bisognava abituare alquanti minuti l' occhio all'oscurità per poter osservare i riflessi, che partivano ancora da tutta la massa. Si poteva notare ancora che i batteri, occupata la superficie libera, invadevano ancora il resto della superficie di agar che si era staccata dal tubo, circondando la massa di agar in tutti gli spazi. Novanta giorni dopo, la luminosità era molto più scialba, bi- sognava attendere ancora maggior tempo nell'oscurità, prima che l'occhio potesse scorgere la luminosità, che persisteva ancora dopo circa tre mesi. Al momento in cui scrivo, sono circa quattro mesi, e qual- che colonia periferica dà ancora luce. Nelle piastre di Petri le colonie si sviluppano bene. Dopo circa tre giorni raggiungono un diametro di mezzo millimetro e sono molto numerose. Danno luce di color verde intenso. Nei giorni successivi le colonie (Tav. 3, fig. 7) di circa 1 mm. di diametro hanno un colore giallo chiaro, alcune hanno forma sferica, altre forma lievemente ovale. Si presentano più dense ed alte nella zona centrale (Tav. 3, fig. 8), meno in quella periferica, dove terminano presentando una lievissima sinuosità, visibile solo a fortissimi ingrandimenti. Osservate per trasparenza, presentano una fluorescenza ver- de-azzurrastra. Le osservazioni in goccia pendente fanno vedere movimenti non molto rapidi: movimenti intorno al proprio asse longitu- dinale o trasversale, sinuosi, traslatorii. 58 Agar giù cosato. I componenti dell' agar glucosato erano quelli usati nel precedente terreno, cui veniva aggiunto glucosio all' 1 "U. Gl'innesti fatti il giorno 30 gennaio 1Q16 dettero sviluppo di coloniette piccolissime, dieci giorni dopo: le quali raggiunsero un massimo di mm. 1,5; ma non potetti mai, per quanto cercassi di osservarle per molto tempo all'oscuro, notare alcuna luminosità. Si può dire, quindi, che l'agar glucosato è un terreno para- pi assi gè no ') per lo sviluppo della luminosità di questi batteri. Agar lattosato. Nell'agar usato aggiunsi lattosio all' 1 q/q. II giorno 30 gennaio fu fatto l'innesto. Nel giorno succes- sivo lo striscio era luminoso. Il 1° febbrafo si osservavano picco- lissime coloniette sferiche, luminose, di color verde, molto intenso. Il 2 febbraio lo sviluppo di numerose colonie era notevole : la luminosità raggiungeva una vividezza davvero straordinaria. L' 8 febbraio le colonie erano di varia grandezza : alcune di un diametro di mm. 0,1 ; altre raggiungevano fino a 2 mm. Si pre- sentavano sferiche ; di colore grigio-giallastro, di forma conves- sa, molto sollevate dal terreno. La luminosità ancora molto viva era di colore verde intenso. Il 14 febbraio la luce incominciò a scemare: le colonie ave- vano raggiunto uno sviluppo di poco pii^i di 2 mm. Il giorno 11 aprile la luminosità persisteva ancora in qualche punto e le co- lonie si erano fuse quasi tutte insieme. Il 18 aprile ogni lumino- sità era scomparsa. Agar con fosfato bisodico. Per vedere quale influenza avessero i fosfati sulla luminosità di questi batteri, pensai di preparare dell'agar con fosfato bisodico al 0,5 o/„. ') Uso qui il vocabolo p ara pi assi gè n o nel senso dato dal Mori per indicare i terreni che non si prestano a dimostrare determinate proprietà dei batteri. — 59 — Il 30 oennaio feci l'innesto. Il 31 comparivano già piccoli punti luminosi. Il 1° febbraio si notavano già numerosissime co- loniette sferiche, piccole. La luce era intensa, ma di un verde scialbo tendente al bianco. Il 2 febbraio le colonie raggiunsero un diametro di '/, di mm. Molto luminose, ma con luce chiara. L' 8 febbraio le colonie avevano raggiunto un diametro di i/j mm. La luce rimaneva sempre viva, come pure il 12 feb- braio, sebbene le colonie subissero un lieve accrescimento. Il 21 febbraio queste non avevano mostrato notevole sviluppo, però la luce da esse emanata era sempre viva. Il giorno 11 a- prile le colonie non erano di piìi sviluppate, ma la luminosità era divenuta abbastanza scialba e bisognava stare alquanto tem- po nell'oscuro per poterle vedere. Il giorno 20 aprile la luminosità scialbissima persisteva solo in qualche punto o nella periferia di qualche colonia marginale. Per osservare se la luminosità fosse pii^i viva in agar con fosfato bisodico o agar semplice, ed allo scopo di far dei pa- ragoni, feci contemporaneamente innesti in due tubi, in cui era- no contenuti rispettivamente agar semplice ad agar con fosfato bisodico. Potei osservare che almeno nei primi cinque giorni la luminosità era pili viva nel tubo contenente agar con fosfato bi- sodico. Nei giorni successivi però non potetti notare alcuna dif- ferenza notevole fra i tubi, in rapporto alla luminosità. Agar glicerinato. Nell'agar al 3 7o aggiunsi glicerina all'I 7n- Le colonie eb- bero una luminosità solo nei primi due giorni : poi andarono via via sbiadendosi. Lo sviluppo delle colonie era lento. Do- po pochi giorni la scialba luce verdognola era scomparsa del tutto. Il terreno non dette buoni risultati. Terreno con siero di sangue. I risultati sono stati negativi : lo sviluppo delle colonie è stato impercettibile: la luminosità non fu possibile osservarla mai. — 60 — 3. — Cultura su gelatina. Ho usata la gelatina marca d'oro, come la migliore, scioglien- dola in brodo di seppia peptonizzato ed alcalinizzato, al solito, con carbonato sodico. Ho sterilizzato per sette giorni e per due mi- nuti al giorno, per conservarla solida anche nel periodo estivo. Ho fatto innesti per strisci su piastre di Petri e per infissione. a) Innesto per striscio. Nelle scatole di Petri un innesto fatto il giorno 13 febbraio 1917 nel giorno successivo faceva notare una lieve escavazione lateralmente al punto di innesto. Le colonie si presentavano mol- to luminose e di color verde chiaro. Nel giorno 15 febbraio la escavazione delle colonie era abba- staiT^a profonda; il giorno 16 si era formato un cavo contenente la gelatina fluida nel centro, e le colonie batteriche formavano una patina superficiale. Agitando lievemente le scatole di Petri, si poteva osservare come la gelatina fluidificata scorresse fra i solchi formati dall' escavazione. Nel giorno 18 tutta la zona innestata era fluidificata e lu- minosa. Il 20 la fluidificazione si era estesa quasi a tutta la massa di gelatina: la luminosità era però molto scialba. Il giorno 23 la piastra era completamente fluidificata e non appariva piij trac- cia di luce. b) Innesto per infissione. Neil' innesto per infissione si poteva notare due giorni dopo uno sviluppo rilevante di colonie in tutta la lunghezza del- l'infissione. Solo però le colonie superiori erano luminose. Nel giorno successivo nella regione superiore intorno alle colonie incomin- ciò a formarsi una specie di imbuto fluido, per la gelatina flui- dificata (Tav. 3, fig. 4). Sei giorni dopo sulla superficie di livello si poteva notare una patina abbastanza resistente, alquanto luminosa, che galleg- giava sulla massa gelatinosa fluidificatasi per circa un terzo della sua altezza. Pochi giorni dopo (circa quattro) la massa era fluidificata per Vy e la luminosità era scomparsa. — 61 - Nei tre giorni successivi la gelatina del tubo era completa- mente fluidificata. 4. — Culture su patate. Mi servii delle comuni patate , che sterilizzai all' autoclave. L' innesto fatto il giorno 30 gennaio dette questi risultati : Poche ore dopo, la superficie d'innesto presentava una lu- minosità abbastanza viva. Quattro giorni dopo, si osservavano delle coloniette di for- ma sferica, di colore bianco-gialliccio. La luminosità si mante- neva abbastanza viva, di colore però non verde smeraldo come si presentava sull' agar , ma di un verde chiaro , quasi tendente all'argenteo. Il 14 febbraio le colonie si erano accresciute e quasi fuse tutte insieme. Il 21 febbraio la luminosità si presentava ai bordi molto in- tensa. Il colore delle colonie aveva presa una tinta giallo-rosea. Le colonie più grandi avevano uno sviluppo di 1 \\, mm. di diametro e di forma convessa. Fino al giorno 3 marzo ho potuto osservare la cultura lu- minosa, sebbene fosse andata sempre facendosi pii^i sbiadita. Da quel giorno in poi non ho potuto osservare traccia alcuna di luce. Culture su patate tenute in scatole di Retri hanno dato una luminosità, che è durata molto meno di quella data da culture su patate tenute in tubi di Roux. In questi la luminosità è stata molto viva: mentre nelle sca- tole di Retri c'è stata formazione di muffe, che hanno finito con l'invadere tutta la superficie , e quindi hanno provocato l' o- scurità delle colonie ; nei tubi di Roux le muffe non si sono sviluppate. Attualmente (2 maggio) una cultura tenuta in que- sti tubi non presenta nessuna muffa ed i batteri vivono, seb- bene le colonie si sieno tutte fuse ed il colore sia divenuto bru- nastro. Osservando i batteri di questa cultura in goccia pendente, ho notato che i loro movimenti si conservano ancora abbastanza rapidi. 62 5. — Culture in latte. Per osservare se i batteri fotogeni coagulassero o meno il latte, feci uso di latte semplice e di latte in cui scioglievo cloru- ro sodico al 3 7o per rendere isotonica la solu7Ìone col corpo batterico. Ho potuto notare che innesti di batteri fatti in latte sem- plice sterilizzato hanno dato luminosità per due giorni , men- tre innesti fatti in latte con cloruro sodico al 3 "/o hanno dimo- strato che si aveva coagulo imperfetto dopo circa un mese a temperatura ordinaria e che la luminosità persisteva per vari giorni. Difatti, un innesto eseguito il giorno 30 gennaio lasciava ve- dere una luce biancastra. Il giorno 31 la luminosità era conservata ed aumentava quando si agitava il tubo. Il giorno 1° febbraio la luce era divenuta scialba, ma, agitan- do il tubo, si notava che la massa di batteri luminosi raccolta alla superficie di livello del latte si diffondeva come una nube nel resto del tubo, illuminandolo. Il 2 febbraio la luminosità era visibile dopo lieve agi- tazione. Il 4 febbraio bisognava agitare fortemente per osservarla. Il giorno 5, dopo viva agitazione , potevasi notare una luce molta fioca. Il 6 febbraio, dopo prolungata ed intensa agitazione, la luminosità era ancora piìi scialba. Si osservava imperfetto coagulo. L' 8 febbraio la luminosità era sparita, se si agitava anche per molto tempo e fortemente il tubo ; il coagulo aumentava nella massa che rimaneva sempre torbida. Un altro innesto fatto il giorno 15 aprile 1917 mostrò luce vivida per vari giorni; il 18 maggio dello stesso anno inizia- vasi una coagulazione imperfetta, che andò sempre più esten- dendosi nella massa, senza che fosse stata più data luminosità alcuna. In latte semplice, senza cloruro sodico, la luminosità apparve appena visibile nel primo e secondo giorno dell'innesto, ma fu sempre biancastra e scialba; dopo, nei giorni successivi, anche agitando fortemente il tubo, non fu possibile vederla. Dopo circa 20 giorni dall'innesto e tenendo il latte a tem- peratura ordinaria di 20" C, s'incominciò a notare un inizio di formazione di coagulo, in tutta la massa. Cinque giorni dopo il coagulo andava sempre più aumentando. Nei giorni successivi il latte era tutto coagulato perfetta- mente. 6. — Culture su muscoli di s e p j:) i a. Isolati i muscoli del mantello della seppia li liberai dalla pelle, li sterilizzai e vi feci innesti di batteri fotogeni, per vedere il po- tere di luminosità di questi. Una prima sterilizzazione io feci, mantenendo i muscoli di seppia all' autoclave alla t.^ di 120° per 20'. Innestati i batteri, ebbi notevole sviluppo di colonie ed anche una certa persistenza della luminosità delle colonie batteriche. In seguito, riflettendo sulle profonde alterazioni che avveni- vano nei muscoli di seppia per l'alta temperatura dell'autoclave, praticai la sterilizzazione, lavando i pezzi di muscoli o in alcool assoluto e poi in acqua sterile pii^i volte, o passando questi in acqua ossigenata, e successivamente in acqua sterile , seguendo così il metodo usato da Gibier e Pane per i tessuti animali e da Rossi e Guarnieri, per i vegetali. Ho seguito il metodo del- l'acqua ossigenata, usufruendo delle istruzioni pratiche a me for- nite oralmente dal mio egregio amico Dott. F. Guarnieri. L' innesto fatto il giorno 31 gennaio produsse una lumino- sità assai vivida ed uno sviluppo di colonie abbastanza rapido, in modo che un' ansata di batteri strisciata per uno spazio limitato si estese su tutta la superficie, che si presentava di colore verde vivido. In un ambiente omogeneo fu facile il propagarsi del l'infezione ^). Anzi nella stessa piastra, discosto un centimetro, eravi un al- *) Nel momento in cui la stampa di questo lavoro è ultimata, da comuni- cazioni orali fornitemi dal Prof. U. Pierantoni apprendo che egli ha trovato forme di batteri nei fasci muscolari del mantello della seppia. In seguito a ciò è da escludersi, almeno per ciò che si riferisce al caso nostro, la perfetta ste- rilizzazione dei muscoli della seppia facendo uso dell'acqua ossigenata, non es- sendo certi se questa penetri fin dentro i fasci muscolari e agisca sui batteri. — 64 — tro pezzo di muscolo non infettato: dopo nove giorni anche questo incominciò nel bordo che guardava il muscolo innestato ad avere una luminosità, che poi si propagò sul resto del pezzo ^). In conclusione, lo sviluppo fu rapido, la luce fu più intensa, ma dopo circa quindici giorni la luminosità scomparve. Le colonie che raggiunsero dopo sei giorni un diametro di 1 mm. presentavano un colore gialletto tendente al bruno. Colore, intensità e persistenza della luce. Le colonie da me studiate si presentavano di un colore verde intenso : nei |)rimi due giorni il verde era alquanto sbiadito, poi andò intensificandosi fino al quinto e sesto giorno, indi incominciò a diminuire via via. Devo notare che la intensità della luce e del colore dipendeva dalla varietà del terreno di cultura. Così, nel brodo il colore era di un bel verde intenso; nel- l'agar semplice con 0,5 °/o di cloruro sodico e brodo di bue, la luminosità era di un verde intenso ; neh' agar fatto con brodo di seppia ed acqua di mare il colore era di un verde quasi argenteo; sui muscoli di seppia, di un verde smeraldo; sulle pa- tate, di un argenteo a riflessi verdini; nel latte, argenteo; nell'a- gar con fosfato bisodico, verde chiaro. . Circa la intensità della luce emanata dalle culture, devo dire che esse al loro massimo sviluppo lasciavano notare non «solo gii oggetti vicini o avvicinati, ma ancora si potevano leggere carat- teri non molto piccoli di giornale. Per dare un'idea della intensità luminosa di questo bacillo riporto una fotografia fatta da una cultura di quattro giorni. Tenni l'obbiettivo aperto per lo spazio di circa un' ora. Come si vede dalla figura (Fig. 1 del testo) le colonie, disposte a forma dendritica ^ ^) Se questa luminosità sia dovuta ad invasione di batteri di un pezzo di muscolo all'altro o provenga dai batteri che si trovavano nei fasci muscolari e che abbiano avuto, dopo un certo numero di giorni, tempo a svilupparsi non è cosa facile a decidersi. Probabilmente questa seconda ragione troverebbe ap- poggio nella presenza dei batteri nei fasci muscolari, e spiegherebbe anche il fatto della spontanea luminosità dei muscoli della seppia, allorcliè sono lasciati un certo tempo in ambiente aerato e fresco. - 65 — da me data nell'infettare la piastra, si mostrano più luminose nella regione periferica e meno in quella centrale. Si possono osservare anche in alcuni punti piccole coloniette anch'esse luminosissime, che hanno lasciata traccia abbastanza visibile sulla lastra fotografica. Questo risultato è note- vole in rapporto alla lumino- sità del bacillo da me isolato, perchè nella bibliografia si nota che altre fotografie, fatte per es. da DuBOis e riportate nel suo libro "La vie et la lumiere,, si sono ottenute, impressionan- do le lastre mediante venti- due - ventiquattro ore di posa, e il soggetto da fotografare era illuminato da numerosi pal- loncini contenenti culture di batteri fotogeni in brodo. L'a- ver avuta quindi dopo appena un'ora una fotografia così nitida fa pensare ad una straordinaria luminosità di questo bacillo, in dipendenza anche forse della purezza della cultura e della mag- giore attività dei raggi chimici. Riguardo al colore della luce emanata dai diversi bacilli fo- sforescenti, la maggior parte degli autori sono d'accordo che è di un bleu verde, altri dicono che sia bianchiccia o giallastra. Il fatto dipende dal modo di osservarla. Io son potuto, in vari mesi di osservazioni, venire alla con- clusione che la luce emanata dal bacillo da me studiato è gene- ralmente verde intensa, ma può variare a secondo dei terreni di coltura '). Fig. 1. Per osservare quale fosse l'azione dell'aria sulla luminosità dei batteri, di un tubo, in cui una cultura si presentava fortemente lumi- nosa, imparaffinai il batuffolo completamente, in modo da evitare o- ') Fischer ha trovato che aumentando la salinità del me/zo la luce va dal bleu al verde. MoLiSCH trovò che batteri identici crescendo su carne o patate sa- late avevano colore bleu, sui pesci morti presentavano un colore argenteo. 5 — 66 - gni contatto tra l'ambiente esterno ed' interno. La sera stessa il tubo si presentava ancora luminoso, ma nella sera successiva ogni traccia di luce era sparita. Le colonie presentavano un aspetto cereo, opaco, senza alcun riflesso. Nella sera successiva praticai un foro nella zona centrale del batuffolo : pochi secondi dopo le culture cominciarono a farsi luminose e risplendere di un bel colore verde chiaro, il loro aspetto andò perdendo via via quella opacità, ritornando alla loro forma iniziale. Esperienze ripetute varie volte hanno confer- mata la necessità dell'aria e per essa dell' ossigeno, perchè av- venga il processo di ossidazione per il fenomeno della luminosità. Un'altra osservazione da me fatta fu la seguente : Un tubo che non dava piiì luce da due mesi , ma le cui culture batteriche, osservate in goccia pendente, mostravano an- cora movimenti abbastanza rapidi, mi fece pensare se non fosse il caso di fare un innesto da questo in un tubo con agar fresco, per vedere se la luminosità fosse riapparsa. Il giorno 1 aprile 1Q17 feci 1' innesto : il giorno successivo tutto lo striscio fatto si presentava luminoso. Quattro giorni do- po la luminosità raggiunse il massimo di vividezza. Sette giorni dopo la luminosità persisteva, ma era pili sbiadita nella parte centrale delle colonie, piì: viva in quella periferica. Dal 1° aprile sino al 20 maggio questa cultura splende an- cora '), sebbene vada perdendo d'intensità. Quando si è smor- zata completamente 1' ho riinnestata in un tubo fresco e la luce è ancora riapparsa, e persiste tuttora al momento in cui scrivo (8 giugno). In altre culture di eguale vecchiezza e con altri batteri foto- geni che vado studiando ho praticato lo stesso su vecchie cul- ture, però queste si sono sviluppate nel nuovo terreno, ma non hanno data più luce. V Di questa cultura mi son servito per innestare la piastra di Petki, da cui ho ritratta la fotografia che è riportata nel testo a pag. 65. — 67 - ■ Caratteri patogeneticù Inoculazioni sperimentali. Allo scopo di osservare la virulenza o meno di questo ba- cillo nell'organismo stesso della seppia , iniettai delle culture in brodo di 24 ore nel tessuto sottocutaneo della regione ventrale. Nel giorno successivo all'inoculazione quasi tutta la regione ventrale , in prossimità dei margini in cui era stata fatta la ino- culazione, mostrò un rigonfiamento. La parte iniettata era lumi- nosa molto, mentre la zona periferica mostrava una luce scialba. La luminosità durò tre giorni circa : ma durante questo pe- riodo la seppia si muoveva nella vasca con moto torpido ; anche provocata non emise nero come praticava generalmente prima della inoculazione. Tre giorni dopo era morta. Altra inoculazione io praticai nell' occhio di seppie e po- tetti constatare egualmente come da questo emanasse luce abba- stanza viva. L'esperienza fu ripetuta pii^i volte in vari esemplari di Sepia officinalis L. di grandezza media, per lo piiJ di grammi 250-300. In un esemplare del peso di grammi 250 iniettai nel tessuto sottocutaneo Vó di cm-^ di cultura batterica in brodo di 24 ore : Potetti osservare una viva luminosità nella zona centrale e scarsa nella periferica alla parte iniettata. La luce' che da essa si ema- nava era tale da poter permettere di sera, in una vasca lunga circa tre metri, che trovasi nella mia stanza, alla Stazione Zoo- logica, di osservare tutti i movimenti della Seppia. Le condizioni di vita dell'animale rimasero ottime per circa sette giorni, tanto che provocata reagiva vivamente, emettendo abbondante quantità di nero. Negli ultimi giorni, però, i suoi movimenti erano torpidi e all'ottavo giorno la trovai morta. Poche ore dopo la morte la parte iniettata dava ancora sprazzi luminosi : dopo circa dodici ore la scialba luminosità rimasta fu completamente mascherata dai batteri fotogeni sviluppatisi su tutto il corpo. In un'altra seppia del peso di 280 gr. inoculai Vó di cm^ di cultura di brodo di 24 ore nell' occhio destro. Nelle prime — 68 — due sere la luminosità dell'occhio fu straordinaria. Sembrava un piccolo faro, che indicava nella vasca tutti i movimenti dell'ani- male. Nel terzo giorno l'occhio appariva meno luminoso ed era quasi chiuso e la luminosità era visibile solo ai bordi. Nel quar- to giorno la seppia era morta, sebbene l'occhio emanasse ancora per poche ore qualche sprazzo luminoso. A lo scopo di vedere se gli animali fossero morti per effetto della tossicità della cultura ') , io misi tutte le volte e per cia- scun animale un altro esemplare di controllo. Potetti notare che questo sopravvisse all'animale inoculato , in media , circa sette giorni. In un Carcinus moenas una inoculazione fatta verso un lato del torace dette risultati notevoli. Pochi minuti dopo tutta la regione ventrale divenne luminosa. Era una luce bianca , tenue, che permetteva di seguire i sin- goli movimenti dell'animale. Nel giorno successivo il Carcinus fu trovato morto. La luminosità però persistette ancora per altri due giorni, anzi si propagò fino nelle zampe. Altre inoculazioni io praticai in ajcuni esemplari d'i Aste- roidi, che avevo in quel tempo nel mio acquarietto. Una iniezione praticata nella piastra madreporica di un A- stropecten aiirantlacas L. fece vedere, come già avevo previsto, una viva luminosità propagatasi in pochissimo tempo, mezzo mi- nuto circa, in tutti i pedicelli ambulacrali. Dopo un minuto però la vasca incominciò ad illuminarsi vivamente per il ricambio avvenuto nel sistema acquifero dell'individuo. L'esemplare in esame, dopo circa venti giorni dall'iniezione, viveva ancora. Egualmente avvenne in un esemplare di Asterias glacialis O. F. MÙLLER, sebbene, data la maggiore trasparenza del corpo di questa specie, la luminosità apparve in tutto il corpo. L'ani- male, però, dopo circa sette giorni morì. In un Ecliinaster sepositus Gray, la luce apparsa nei pedi- celli ambulacrali dopo l'inoculazione fu molto scarsa. ') Sulla tossicità o meno di questi batteri ho in corso alcune esperienze di cui riferirò non appena mi sarà possibile. — 69 — Le altre inoculazioni di batteri fotogeni che a me risultano fatte da altri sono le seguenti : Tarcgabiff iniettò una cultura di batteri luminosi nel sacco linfatico di una rana e l'infezione si propagò in vari tessuti del- l'animale. Vide risplendere la lingua per tre o quattro giorni. Non è possibile inoculare culture in animali vertebrati superiori a causa della temperatura, giacché i batteri fotogeni vivono e risplendono fino ad una certa temperatura e non potrebbero sopportare le alte temperature dei vertebrati. GiARD e BiLLET osscrvarouo che individui di Talltnis mo- stravano una luminosità. Tagli ed esami batteriologici misero in evidenza forme batteriche, che essi isolarono ed iniettarono in Ta- litnis. Dopo tre o quattro giorni l'animale principiava a risplendere attraverso il suo corpo; dopo quattro o cinque giorni splendeva al suo massimo. Dopo questo giorno l'animale s'ammalò e morì. Dopo morto il corpo emanò ancora per poche ore luce. Essi infettarono altri Crostacei ancora. In Orchestia la luce comparve dopo circa 7 giorni. In un Carcimis moenas\?i luce non si propagò attraverso il corpo, ma la ferita rimase luminosa per circa dieci giorni. Nei topi e porcellini d'India forti dosi di cultura provoca- rono .rapida morte (Esperienze di Tarchanoff). Conclusione. Dalle precedenti ricerche si può dedurre che la fosforescenza che si sviluppa nella Sepia officinalis L. dopo morta è dovuta ad un bacillo fotogeno, che risiede, probabilmente, nel corpo stesso della seppia, i cui caratteri morfologici, culturali e patogenetici possono essere riassunti così : 1. — Lunghezza di 3 |.i e larghezza di 0,9 fi. 2. — Movimenti rapidi. 3. — Colorazione uniforme, eccetto per lo Ziehl che lo colora ai bordi. 4. — Non resiste al Oram. 5. — Mancanza di spore. 6. — Colonie di forma circolare, convesse, intere ai margini, di lucentezza grassa e di consistenza butirrosa. — 70 — 7. — Luce verde intensa, ma che varia di intensità e di colore a seconda dei terreni di cultura. 8. — Fluidifica la gelatina. 9. — Intorbida il brodo, con formazione di pellicola superficiale abbastanza resistente dopo un giorno e dopo cinque giorni si raggrinza straordinariamente. 10. — Coagula il latte dopo circa venticinque giorni alla tempe- ratura ordinaria. 11. — Si sviluppa sulle patate, formando colonie giallo-rossastre e dando una luce verde-chiara. 12. — Si sviluppa sui muscoli sterilizzati di seppia, formando colo- nie grigiastre con luce di colore verde smeraldo. 13. — Ha una luminosità che persiste fino a quattro mesi. 14. — Inoculato nel tessuto sottocutaneo o nell'occhio di una seppia ne rende fosforescente tutta la zona periferica, e l'a- nimale muore dopo un numero di giorni che varia da tre a sette. Studiando i caratteri degli altri batteri luminosi isolati o da acqua di mare, o da pesci morti, o da crostacei, o da altre spe- cie di molluschi, riferiti da altri autori, si può dedurre che questo bacillo presenta caratteri differenziali specifici, che permettono di poter stabilire una nuova specie, che io chiamo Bacilliis sepiae. In un prossimo lavoro, che spero le mie condizioni di mi- litare mi permettano di mandare a termine, mi occuperò dei bat- teri simbiotici, che si trovano nella glandola nidamentale acces- soria di Sepia officinalis L., scoverti dall' illustre prof. Umberto PiERANTONi, il quale mi ha dato l'onorifico incarico di studiarli dal punto di vista batteriologico. Laboratorio di Batteriologia delV Ospedale Militare Centrale di Caserta e Stazione Zoologica di Napoli, maggio 1917. BIBLIOGRAFIA 1879. Bancel, C. et Hus?on, C. — Sur la phosphorescence de la viande de homard. C. R. Acad. Se. T. 88, p. 191. 1889. Beyerinck, M. W. — Le Photobacterium liiminosam. 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Fig. 6, — Pellicola formatasi sul brodo in cui furono innestati i bacilli fosforescenti. Sono caratteristiche le spesse grinze formatesi sette giorni dopo l'innesto. X 4 Fig. 7. — Colonia tipica di bacillus sepiae n. sp. su piastra di agar preparato con brodo di seppia ed acqua di mare, x 18 (Da una cultura di dieci giorni). Fig. 8. — Una colonia isolata. Si nota la sua perfetta forma sferica, convessa, con i bordi interi, sebbene osservata ad ingran- dimento molto forte si presenti lievemente frastagliata. X 30. (Da una cultura di dieci giorni). Finito di stampare il 25 agosto 1917. Studi sui fermenti degli animali marini IIL - Fermenti proteolitici delle Aplyslae limaclna e depilans del socio Dr. Aurei D. Craifaleanu (Dal laboratorio di chimica biologica della «Stazione Zoologica» di Napoli) (Tornata dell' 11 febbraio 1917) È noto che le Aplisie si cibano di Viva lactuca e che l'amido contenuto in questa viene saccarificato da un fermento amilolitico, la cui presenza fu messa in evidenza da Bottazzi (1), Ròhmann (2), Enriques (3) e Mazzarelli (4). Basta, infatti, aggiungere una piccola quantità di liquido ga- strico di questo gasteropodo in una soluzione di amido per sac- carificarlo quasi immediatamente, fatto accertato tanto dalla man- canza del colore bleu per aggiunta di una soluzione iodo-iodurato, quanto dall'abbondante accrescimento di zucchero riducente con- statabile col liquido di Fehlinq. Il liquido digerente contiene quasi sempre, se non dopo un lunghissimo digiuno, zucchero riducente in soluzione. Diluendo una piccola quantità di succo gastrico con tanta acqua in modo che il liquido di Fehling dia appena positiva la reazione dello zucchero ed aggiungendo ad una stessa quantità di succo gastrico una soluzione d'amido, finché il volume diventi uguale al precedente, si constata facilmente che, in seguito al- l'azione saccarificante del fermento amilolitico, il liquido di Fehling produce in quest'ultimo caso un abbondantissimo precipitato di ossido rosso di rame. Il fermento amilolitico che si trova nel succo gastrico è se- creto, secondo Bottazzi (1), dall'epatopancreas. Secondo Mazza- relli (4) sono le glandole salivari che secernono un liquido con- tenente un fermento amilolitico ed il liquido gastrico è prodotto — 80 — solo dalle ghiandole salivari e dalle ghiandole proprie ' dell' in- gluvie. L' esistenza d' un fermento proteolitico nel succo gastrico è stata accertata da Bottazzi (1), da Enriques (3), mentre, secondo Mazzarelli (4) è dubbio che esso esista. Questo stesso autore ha osservato, inoltre, la presenza d'un liquido intestinale conte- nente un fermento amilolitico ed uno proteolitico. Enriques (3) ha constatata nel succo gastrico delle Aplysiae, la presenza di un enzima cellulosolitico. Dalle ricerche degli autori citati si può concludere che pur ammessa l'esistenza d'un enzima proteolitico nelle Aplysiae, \ dati sperimentali trovati in letteratura non sono ancora decisivi. A tale scopo credetti opportuno incominciare ricerche delle quali esporrò ciò che riguarda rantolisi (proteolisi) dell' epato- pancreas e della glandola ermafrodita. Il metodo seguito è lo stesso di quello già da me adoperato e descritto nei precedenti lavori (5, 6). L'organo veniva ridotto in una poltiglia omogenea e mesco- lato con dieci volte la sua quantità d'acqua o di una soluzione acida o alcalina ed il miscuglio era lasciato a digerire nel termo- stato a 37° o alla temperatura ambiente (circa 18°). Lo sviluppo dei batteri veniva impedito coll'aggiunta di clo- roformio al miscuglio da sperimentare. Fu fatta, sempre, pure una ricerca di controllo, indicata colla lettera C, facendo uso della stessa quantità dell'organo ed acqua, ma nella quale i fer- menti erano distrutti al principio dell'esperimento, riscaldando il miscuglio fino all'ebollizione. La ricerca fatta con acqua semplice venne indicata colla lettera A. Trascorso il periodo di digestione , il miscuglio veniva ri- scaldato sino all' ebollizione, poi lo si lasciava raffreddare ed infine il volume del miscuglio, insieme col precipitato, veniva riportato, in un cilindro graduato, esattamente a dieci volte il volume della quantità dell'organo impiegato. Il miscuglio era agitato e filtrato attraverso un filtro asciutto. Nel filtrato veniva determinato il contenuto in azoto. Il grado della proteolisi era dedotto dalla differenza fra la quantità d' a- zoto solubile, non coagulabile, contenuta nel miscuglio principale e quella contenuta nel miscuglio di controllo. — SI — L' azoto fu determinato, secondo il metodo di Kjeldahl e per la titolazione dell' ammoniaca risultata furono impiegati so- luzioni " ;,o di acido solforico e d' idrato sodico nelle ricerche fatte suir epatopancreas e soluzioni " ,5 nelle ricerche fatte sulla ghiandola ermafrodita. I dettagli saranno esposti per ciascun esperimento in parte ed i risultati ottenuti saranno discussi dopo la descrizione degli esperimenti. I . Ricerche stili' Epatopancreas A. — Aplysia llmactna lo Esperimento. Aprendo la cavità del corpo con un taglio fatto sulla regione pedale, fu estratto l'epatopancreas e liberato dalla capsula avvolgente, dalla ghian- dola ermafrodita e dall' intestino. Fu poi triturato in un mortaio e trasformato in una poltiglia omo- genea con la quale furono fatti i seguenti due miscugli : C : 23 gr. di fegato furono mescolati con 230 e. e. d' acqua ed il miscuglio fu riscaldato fino all'ebollizione. Dopo raffredamento furono aggiunti 2 e. e. di cloroformio. A : 23 gr. di fegato furono mescolati con 230 ce. d' acqua e 2 e. e. di cloroformio. Tutti e due i miscugli furono messi in termostato a ?>T^ e vi furono lasciati a digerire per 96 ore , avendo cura di agitarli ognitanto. Tra- scorso il tempo di digestione, ii miscuglio A fu riscaldato fino all'ebol- lizione. Dopo raffreddamento il volume di ciascun miscuglio fu riem- pito , in un cilindro graduato , esattamente fino a 230 e. e. 1 miscugli furono poi agitati e filtrati attraverso un filtro asciutto. Così furono ottenuti i filtrati A e C. In 20 e. e. di ciascuno fu determinato 1' azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono impiegati 11. 2 e. e. " \,j SO^H.^ per tutti e due i filtrati. 11 contenuto in azoto dei due filtrati è dunque 0.07S4 "/o- Risulta che nessuna proteolisi ha avuto luogo durante 96 ore a 37°. 82 2° Esperimento. L' epatopancreas d'un altra Aplysia limacina fu trattato nello stesso modo come nel primo esperimento. Con la poltiglia ottenuta furono fatti i seguenti due miscugli : C : 20 gr. di fegato furono mescolati con 200 e. e. d'acqua ed il miscuglio fu riscaldato fino all'ebollizione e dopo raffreddamento furono aggiunti 2 e. e. di cloroformio. A : 20 gr. di fegato furono mescolati con 200 e. e. d' acqua e 2 e. e. di cloroformio. Tutti e due i miscugli furono lasciati a digerire alla temperatura ambiente (18°) per 26 giorni. Passato questo tempo e seguendo il me- todo già descritto furono ottenuti i due corrispondenti filtrati A e C. In 20 e. e. di ciascuno fu determinato 1' azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono usati 14. 2 e. e. di " j,, SO^H, tanto per il filtrato C che per il filtrato A. Risulta, dunque, che, durante 26 giorni di digestione, alla temperatura ambiente, non ha avuto luogo nessuna proteolisi. 3° Esperimento. I due precedenti esperimenti ci hanno mostrato che nessuna pro- teolisi ha avuto luogo nel fegato (\q\Y Aplysia, né alla temperatura am- biente, né a 370. In questo esperimento è stato studiato se l'acidità e l'alcalinità possano determinare una proteolisi nel fegato delle Aplysiae. A tale scopo furono impiegati i fegati di due Aplysiae limacinae. In 1.3384 gr. della poltiglia ottenuta fu determinato l'azoto totale. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono usati 7.5 e. e. " ^^ SOjH^ ciò che equivale a 1.56 gr. d'azoto, per cento, nell'epatopancreas. Per la ricerca dei fermenti furono fatti i seguenti miscugli: 1. — 16 gr. di fegato vennero mescolati con 160 e. e. d'acqua ed il miscuglio fu riscaldato fino all'ebollizione. Dopo raffreddamento fu- rono aggiunti 1.5 e. e. di cloroformio. 2. — 16 gr. di fegato vennero mescolati con 160 ex. d'acqua e 1.5 e. e. di cloroformio. 3. — 16 gr. di fegato vennero mescolati con 160 e. e. di una so- luzione 0.25 "/o di acido acetico e 1.5 e. e. di cloroformio. 4. — 16 gr. di fegato vennero mescolati con 160 e. e. di una so- — 83 — Tutti e quattro i miscugli furono messi contemporaneamente in termostato a 37° e vi furono lasciati a digerire per 96 ore. Nel frattempo i miscugli vennero agitati di tanto in tanto. Tra- scorso questo tempo la maggior parte dell' acido, del miscuglio 3, fu neutralizzata con una soluzione di carbonato sodico, lasciando il miscu- glio solo debolmente acido. Il miscuglio 4 (alcalino) fu lievemente aci- dulato con acido acetico. I miscugli vennero poi riscaldati fino all'ebol- lizione, ecc. Furono ottenuti i filtrati corrispondenti ai quattro miscugli descritti. In 20 e. e. di ciascuno fu determinato 1' azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono usati : 13.2 e. e. "io SO,H, per il filtrato 1 (C) 13.4 e. e. " • " filtrato 2 (A) 13.8 e. e. " " filtrato 3 (acido) 13.4 e. e. " " filtrato 4 (alcalino) equivalenti a 0.0924 gr. d'azoto in 100 e. e. di filtrato' 1 (C) 0.0938 gr. " " " filtrato 2 (A) 0.0966 gr. • " " " filtrato 3 (acido) 0.0938 gr. " " " filtrato 4 (alcalino) Questo esperimento mostra che per neutralizzare l'ammoniaca risul- tata dall'azoto contenuto in 20 e. e. di filtrato occorse (sottraendo 13.2 e. e. impiegati per il filtrato C) un eccesso di 0.2 e. e. n/io SO4H0 per il filtrato 2 (A) 0.6 e. e. " " filtrato 3 (acido) 0.2 e. e. " " filtrato 4 (alcalino) Risulta da quello che precede che, dopo 96 ore di digestione, si tro- vavano solubili : 59.2 gr., per cento dell'azoto totale del fegato, nel miscuglio 1 (C) 60.1 gr., " " " miscuglio 2 (A) 61.9 gr., " " " miscuglio 3 (acido) 60.1 gr., " " " miscuglio 4 (alcal.) Si trova, dunque, dopo 96 ore di digestione, un eccesso di 0.9 gr. per cento dell'azoto totale del fegato, nel miscuglio 2 (A) 2.7 ar. " " " miscuglio 3 (acido) 0.9 gr. " " " miscuglio 4 (alcal.) Pare che abbia avuto luogo una debolissima proteolisi in un mezzo acido. Nei miscugli 2 e 4 (alcalino) l'eccesso d'azoto è troppo piccolo per poterlo attribuire ad una proteolisi. — 84 — B. — Aplysla depUans 4° Esperimento. I fegati di tre esemplari di Aplysia depilans, liberati dall' intestino e dalla ghiandola ermafrodita, furono triturati insieme e ridotti in una poltiglia omogenea. Per la ricerca dei fermenti furono fatti miscugli tanto con acqua distillata che con acqua di mare come segue : 1. 5 gr. di fegato furono mescolati con 50 e. e. d'acqua distil- lata ed il miscuglio fu riscaldato fino all' ebollizione. Dopo raffredda- mento furono aggiunti 0.5 e. e. di cloroformio (C). 2. 5 gr. di fegato furono mescolati con 50 e. e. d'acqua e 0.5 e. e. di cloroformio. 3. 5 gr. di fegato furono mescolati con 50 e. e. d' acqua di mare e 0.5 e. e. di cloroformio. 4. 5 gr. di fegato furono mescolati con 50 e. e. di una soluzione 0.25 '^/o di acido acetico e 0.5 e. e. di cloroformio. 5. 5 gr. di fegato furono mescolati con 50 e. e. di una soluzione 0.25 "/o di carbonato sodico e 0.5 e. e. di cloroformio. Tutti i miscugli furono messi in termostato a 37'^ e vi furono la- sciati per 96 ore, prendendo cura di agitarli di tanto in tanto. Trascorso il periodo di digestione e proseguendo nel modo già descritto furono ottenuti i filtrati corrispondenti ai miscugli sopra citati. In 20 e. e. di ciascun filtrato fu determinato l'azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono necessarii : 14 e. e. "/jo SO,H, per il filtrato 1 (C) 14 e. e. " filtrato 2 (A) 14.4 e. e. " filtrato 3 (acqua di mare) 14.6 e. e. " filtrato 4 (acido) 14.4 e. e. » filtrato 5 (alcalino) equivalenti a 0.0980 gr. d' azoto in 100 e. e. di filtrato 1 0.0980 gr. » .; filtrato 2 0.1008 gr. M „ filtrato 3 0.1022 gr. » " filtrato 4 0.1008 gr. „ „ filtrato 5 Furono, dunque, impiegati un eccesso di 0.0 e. e. "'i„ SO,H, per il filtrato 2 (A) — 85 — 0.4 e. e. "/io soglio per il filtrato 3 (acqua di mare) 0,6 e. e. » » filtrato 4 (acido) 0.4 e. e. » » filtrato 5 (alcalino) Da questo esperimento risulterebbe pure che una lievissima proteolisi si sviluppa in un ambiente acido, se 1' aumento del- l' azoto solubile non fosse risultato dall' azione dell' acido stesso sui proteidi dell' epatopancreas. I valori ottenuti tanto per il miscuglio fatto con acqua di mare che per quello fatto con so- luzione alcalina non sono tali da assicurare che 1' aumento del- l' azoto sia dovuto all' azione d' un fermento proteolitico. 5° Esperimento. I fegati di tre esemplari di Aplysia depilans furono impiegati per questo esperimento. In 1.5590 gr. della poltiglia ottenuta fu determinato 1' azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata occorsero 8.1 e. e. " ,„ SO^H., ciò che equivale a 1.45 gr. d'azoto, per cento, nel fegato. Per ia ricerca dei fermenti furono fatti i seguenti miscugli : 1.-5 gr. di fegato furono mescolati con 50 e. e. d'acqua ed il miscu- glio fu riscaldato fino all'ebollizione. Dopo raffreddamento furono aggiunti 0.5 e. e. di cloroformio (C). 2.-5 gr. di fegato furono mescolati con 50 e. e. d'acqua e 0.5 e. e. di cloroformio (A). 3.-5 gr. di fegato furono mescolati con 50 e. e. d'acqua di mare e 0.5 e. e. di cloroformio. 4.-5 gr. di fegato furono mescolati con 50 e. e. di una soluzione 0.25 " 0 di acido acetico e 0.5 e. e. di cloroformio. 5.-5 gr. di fegato furono mescolati con 50 e. e. di una soluzione di 0.25 "/o di carbonato sodico e 0.5 e. e. di cloroformio. Tutti i miscugli furono messi contemporaneamente nel termostato a 37" e vi furono lasciati per 130 ore, prendendo cura di agitarli d; tanto in tanto. Trascorso il tempo di digestione fu neutralizzata la maggior parte dell'acido, nel miscuglio 4, con una soluzione di carbo- nato sodico ; il miscuglio 5 (alcalino) fu debolmente acidulato con acido acetico. Procedendo poi nel modo già descritto furono ottenuti i nitrati corrispondenti ai miscugli menzionati. In 20 e. e. di ciascuno fu determinato l'azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono necessari! : — 86 — 11.1 e. e. " \o SO4H. per il filtrato 1 (C) 11.2 e. e. » » filtrato 2 (A) 11.4 e. e. » » filtrato 3 (acqua di mare) 12.4 e. e. » » filtralo 4 (acido) 11.8 e. e. » » filtrato 5 (alcalino) equivalenti a 0.0777 gr. d'azoto in 100 e. e. di filtrato 1 (C) 0.0784 gr. " " filtrato 2 (A) 0.0798 gr. » 'I filtrato 3 (acqua di mare) 0.0868 gr. 4 " filtrato 4 (acido) 0.0826 gr. - " filtrato 5 (alcalino) Da ciò risulta che furono necessarii un eccesso di 0.1 e. e. "/io SO4H2 per il filtrato 2 (A) 0.3 ce " " filtrato 3 (acqua di mare) 1.3 e. e. " " filtrato 4 (acido) 0.7 e. e. » " filtrato 5 (alcalino) Da questi dati risulta che dopo cinque giorni di digestione a 37°, si trovavano solujjili : 53.5 gr. per cento dell'azoto totale del fegato^ nel filtrato 1 (C) 54 gr. -' " " filtrato 2 (A) 55 gr. " " • " filtrato 3 (acq. mare) 59.8 gr. " " " filtrato 4 (acido) 57.1 gr. " " " filtrato 5 (alcalino) Così che, dopo cinque giorni di digestione si trova un eccesso di azoto solubile di 0.5 per cento dell'azoto totale del fegato, nel filtrato 2 (A) 1.5 " " " filtrato 3 (acq. mare) 6.3 » " " filtrato 4 (acido) 3.6 " " " filtrato 5 alcalino) Da questi dati risulta che una proteolisi nel miscuglio 2 non ebbe luogo. L'aumento dell'azoto solubile nel miscuglio fatto con acqua di mare è troppo piccolo per concludere che questo am- biente sia più favorevole alla proteolisi. Neil' ambiente acido, l'aumento dell'azoto solubile è piiì evi- dente, così che si può supporre che una proteolisi ha avuto luogo. Neil' ambiente alcalino si osserva pure un aumento del- l'azoto solubile dopo cinque giorni di digesione. I risultati dei precedenti esperimenti sull' epatopancreas di Aplysla liniacina e depilans sono riassunti nelle Tabelle I, li e III. — 87 - TABELLA I. o z d. Aplisia Tempo di digestione Ore fegato e. e. "'IO SO4H., necessari per fis- sare l'ammoniaca risultata da 20 e. e. di filtrato : j grammi d'azoto solubile, non coagulabile, corrispondenti a 100 gr. fegato, nel miscuglio: e o 2 C A acqua di mare ^•^^>0 25 0/ acido 1 ir;c^Jo acetico i^^s ^^2 i acqua 0.250/0' C A ^^ acido lV;c \/o 1 mare acetico , CO3 N a.. 1 limaci na 96 G7') - 11.2 11.2 — — 0.7840.784 — — — 2 » 26 giorni (temp. ord.) — 14.2 14.2 - — — 0.990 0.990 — — — 3 " 96 (37") 1.56 13.2 13.4 - 13.8 13.4 0.924 iO.938 — 0.966 0.938 4 depilans 96 (37") 1 — 14. 14. 14.4 14.6 14.4 1 0.980p.980j 1.008 i ■ 1.022 1.008 5 - 120 (37") i 1.45 11.1 11.2 11.4 12.4 11.8 1 1 0.777 0.784 0.798 i 0.868 0.826 La tabella I mostra che il contenuto in azoto dell' epatopan- creas di Aplysia llmacina e depilans è abbastanza piccolo, cioè circa L5o'o. La metà di quest'azoto è rappresentato da sostanze solubili non coagulabili, come risulta dalle ricerche di controllo C. La quantità d'azoto solubile non coagulabile trovata nelle ri- cerche A, dopo la digestione dell'epatopancreas, fu eguale a quella già trovata prima della digestione nelle ricerche di controllo. Da ciò risulta che nelle ricerche principali A, cioè quando r epatopancreas venne mescolato con acqua semplice, senza nes- suna aggiunta di acido od alcali, non avvenne nessuna proteolisi, né dopo cinque giorni di digestione a 37°, né dopo 26 giorni di digestione alla temperatura ambiente (circa IS''). Nelle ricerche fatte in un mezzo acido ed alcalino la quantità d' azoto solubile trovata, dopo la digestione, è lievemente cre- sciuta in confronto di quella trovata nelle ricerche di controllo. La tabella II mostra l'aumento dell'azoto solubile non coa- gulabile trovato, negli esperimenti citati, dopo la digestione del- l' epatopancreas. Come si vede nessun aumento fu trovato nelle ricerche fatte con acqua semplice senza aggiunta di acido od alcali. ss TABELLA IL o 2 d. Aplisia Tempo di digestione Ore Aumento d.c.c. n/^^ SO, H, ne-: ^^^^^^^. j,^^^^^ corrispondenti cessan per issare 1 ammoniaca n- ^jqq fegato, divenati solu- sultata da 20 e. e. fillrato, dopo ^.^. -^ - ^.^ ^„'^ digestione, in digestione, per : '^ & > w , : acqua 0.25 ",o' 0.25 "/oj . acqua 0.25 "/o 0.25 "/o di mare : ac.acet. C03Na., i di marej ac. acet. iCO^Nao 1 2 3 limacina 96 (37") 26 giorni (tenip. orci.) 96 (37") ! 1 ' li 0 - - ~ ' 0 0 _ _ _ (ì 0.2 i — O.ò 0.2 0.014 i - 0.042 , 0.014 4 5 depilans 96 (37") 120 (37") i 0 0.4 0.6 0.4 0 0.1 0.3 1.3 0.7 j 0.007 1 1 0.02S 0.042 0.028 0.021 0.091 0.049 In un mezzo acido ed alcalino, l'aumento dell'azoto solubile, durante la digestione è troppo piccolo per attribuirlo con sicu- rezza ad una proteolisi ; potrebbe darsi che sia dovuto all'azione idrolitica che eventualmente l'acido e l'alcali possa avere sulle sostanze proteiche del tessuto epatopancreatico delle Aplysiae. In ogni caso, questo piccolo aumento dell' azoto solubile, nelle ri- cerche effettuate in un mezzo acido, è quasi doppio di quello ef- fettuato in un mezzo alcalino. TABELLA III. e Aplisia O Tempo n di digestione « e o o 2 Percentuale dell'azoto totale dell'e- patopancreas solubile, alla fine della digestione, in Percentuale dell'azoto to- tale, diventato solubile in se- guito alla digestione, in C acqua 0.25 ^/y, A di acido 0.25 "/o : mare acetico CO3 Nao,' A acqua 0.25 "/ol ^^, ,, di acido!0^50/o mare ! acetico CO3 Ka^ 3 5 limacina depilaus 96 120 1.56 1.45 59.2 53.5 60.1 54 - '' 61.9 55 59.8 ! 1 60.1 ; 57.1 1 0.9 0.5 2.7 0.9 1.5 6.3 i 3.6 — 89 — La tabella 111 mostra le percentuali dell'azoto totale dell'epa- topancreas delle Aplysiae, trovato solubile prima e dopo la digestione. Dalle precedenti ricerche sull' epatopancreas delle Aplysiae, risulta che nelle condizioni nelle quali esse furono eseguite, una proteolisi non ha avuto luogo nelle ricerche fatte con acqua semplice, senza aggiunta di acido od alcali, uè alla temperatura ambiente (ca. 18°) né ad una temperatura di 37". In un mezzo acido ed alcalino l'aumento dell'azoto solu- bile in seguito alla digestione è così piccolo che non si può at- tribuirlo con sicurezza ad una vera proteolisi. II. — Ricerche stilla Ghiandola ermafrodita. A. — Aplysia Wnacina 1° Esperi nien to. Le ghiandole ermafrodite di sette grandi esemplari di Aplysia li- macina furono liberate dall' epatopancreas , triturate in un mortaio fin- ché tutto divenne una pasta omogenea. In questa pasta fu determinato l'azoto totale secondo Kjeldahl. a) Per neutralizzare l'ammoniaca risultata da 1.8426 gr. di organo occorsero 14.85 e. e. " ^ SO^Ho, equivalenti a 2.25 " o d'azoto. b) Per neutratizzare l'ammoniaca risultata da L0526 gr. di organo occorsero 8.4 e. e. "5 SO^H,, equivalenti a 2.23 ^ ^ d'azoto. In media la pasta di ghiandole ermafrodite contiene 2. 24 ^j^ di azoto. Per la ricerca dei fermenti furono fatti i seguenti miscugli: 1. — 5 gr. d'organo furono mescolati con 50 e. e. d'acqua ed il miscu- glio fu riscaldato fino all' ebollizione. Dopo raffreddamento furono aggiunti 0.5 e. e. di cloroformio (C). 2. — 5 gr. d'organo furono mescolati con 50 e. e. d' acqua e 0.5 ce. di cloroformio (A). 3. — 5 gr. d'organo furono mescolati con 50 e. e. di una soluzione di 0.25",, d'acido acetico e 0.5 e. e. di cloroformio. 4. — 5 gr. d'organo furono mescolati con 50 e. e. di una soluzione di 0.25 '^0 di carbonato sodico e 0.5 e. e. di cloroformio. Tutti e quattro i miscugli vennero messi contemporaneamente nel termostato a 27» e vi furono lasciati per 96 ore, prendendo cura di agi- — 90 — tarli di tempo in tempo. Trascorso questo tempo la maggior parte del- l' acido, nel miscuglio 3, venne neutralizzato con una soluzione di car- bonato sodico; il miscuglio 4 (alcalino) venne debolmente acidulato con acido acetico. Tutti i miscugli furono riscaldati fino all'ebollizione, ecc. Secondo il metodo già indicato furono ottenuti i filtrati corrispondenti ai miscugli sopra citati. In 20 e. e. di ciascuno venne determinato V azoto. L' ammoniaca risultata fu fissata da : 3.7 e. e. "/, SO,H, per il filtrato 1 (C) 4.3 e. e. " " filtrato 2 (A) 8.3 e. e. " " filtrato 3 (acido) 5 e. e. " " filtrato 4 (alcalino) corrispondenti a 0.0518 gr. d'azoto in 100 e. e. del filtrato 1 (C) 0.0602 gr. " » filtrato 2 (A) 0.1162 gr. " " filtrato 3 (acido) 0.0700 gr. » " filtrato 4 (alcalino) Risulta che furono necessarii un eccesso di 0.6 e. e. "/5 SO4H,, equivalenti a 0.0084 "/o N, pel filtrato 2 (A) 4.6 e. e. " " 0.0644 "1, N, pel filtrato 3 (acido) 1.3 e. e. " " 0.0182 'V„ N, pel filtrato 4 (alcalino). Quanto per cento dell'azoto totale contenuto nelle ghiandole erma- frodite è solubile in ciascun filtrato? Questo esperimento mostra che dopo 96 ore di digestione a 37° la quantità d' azoto solubile non coa- gulabile trovata, fu di : 23.1 gr. per cento dell'azoto totale della ghiandola, nel miscuglio 1 26.8 gr. " " miscuglio 2 51.8 gr. « " miscuglio 3 31.2 gr. " " miscuglio 4 Ora tenendo conto della quantità d'azoto trovato nella ricerca di controllo, C, risulta un eccesso di : 3.7 gr. per cento del N totale della ghiandola, nel miscuglio 2 (A) 28.7 gr. " " " miscuglio 3 (acido) 8.1 gr. " " " miscuglio 4 (alcal.) Risulta da questo esperimento che mentre nei miscugli 2 (A) e 4 (alcalino) pare aver avuto luogo solo una lievissima pro- teolisi; nel miscuglio 3, cioè in un mezzo acido, la proteolisi è evidente ed è dimostrata dalla quantità d' azoto solubile che è più del doppio di quella trovata nella ricerca di controllo. 2° Esperimento. Per questo esperimento furono impiegate le ghiandole ermafrodite di otto Aplysiae liinacinae. Liberate dall'epatopancreas e ridotte in pasta, tutte insieme, fu determinato il loro contenuto in azoto. A tale scopo 1.5S95 gr. di pasta furono kjeldalizzati e per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono usati 14.1 e. e. "'-^ SO^H.,, corrispondenti a 2.48 o o azoto nelle ghiandole ermafrodite. Per la ricerca dei fermenti furono fatti i seguenti miscugli : 1. — 4.5 gr. d'azoto vennero mescolati con 45 e. e. d'acqua ed il mi- scuglio venne riscaldato fino all'ebollizione. Dopo raffreddamento furono aggiunti 0.5 e. e. di cloroformio (C). 2. — 4.5 gr. d'organo vennero mescolati con 45 e. e. d'acqua e 0.5 e. e. di cloroformio (A). 3. — 4.5 gr. d'organo vennero mescolati con 45 e. e. di una soluzione di 0.25 o o d'acido acetico e 0.5 e. e. di cloroformio. 4. — 4.5 gr. d'organo vennero mescolati con 45 e. e. di una soluzione di 0.25 o'o di carbonato sodico e 0.5 e. e. di cloroformio. Tutti e quattro i miscugli furono messi contemporaneamente in termostato a 37° e vi furono lasciati per 9ó ore. Passalo questo tempo e proseguendo come nell'esperimento precedente, furono ottenuti i fil- trati corrispondenti ai quattro miscugli sopra citati. In 20 e. e. di ciascuno fu determinato 1' azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono usati : 4.2 e. e. " , SO,H, per il filtrato 1 (C) 4.6 e. e. » " filtrato 2 (A) 8.5 e. e. " " filtrato 3 (acido) 5.4 e. e. " " filtrato 4 (alcalino) equivalenti a 0.0588 gr. d'azoto in 100 e. e. del filtrato 1 (C) 0.0644 gr. " " filtrato 2 (A) 0.1190 gr. " " filtrato 3 (acido) 0.0756 gr. " " filtrato 4 (alcalino) Risulta che occorse un eccesso di : 0.4 e. e. "5 SO,H.,, equivalenti a 0.0056 " o N, pel filtrato 2 (A) 4.3 e. e. " " 0.0602 0 0 " filtrato 3 (acido) 1.2 e. e. " " 0.0168 Oq " filtrato 4 (alcal.) Quanto per cento dell' azoto totale contenuto nelle ghiandole er- mafrodite si trova sotto la forma di prodotti solubili, non coagulabili, — 92 — dopo 96 ore di digestione ? Dalle cifre sopra citate si può dedurre che dopo 96 ore di digestione a 37° si trovava quale azoto solubile : 24.7gr. per cento dell'azoto totale delle ghiandole, nel miscuglio 1 (C) 25.9 gr. " " " miscuglio 2 (A) 47.9 gr. " " " miscuglio 3 (ac.) 30.4 gr. " " " miscuglio 4 (ale.) Tenendo conto della quantità d' azoto trovata nella ricerca di con- trollo, risulta un eccesso di : 1. 2 gr. percento dell'azoto totale delle ghiandole, nel mise. (A) 23.2 gr. " " " mise, (acid.) 5. 7 gr. " " " mise, (ale.) Questo esperimento, come il precedente, mostra ciie una proteolisi ebbe luogo in un ambiente acido, ciò che risulta dalla raddoppiata quantità d' azoto solubile , non coagulabile , trovata dopo 96 ore di digestione. Nei miscugli 2 (A) e 4 (alcalino) la proteolisi è molto debole. B. — Aplysla depilans 3° Esperimento. Per questo esperimento furono impiegate le ghiandole ermafrodite di sei esemplari di Aplysla depilans. Come nei precedenti esperimenti furono liberate dall' epatopancreas e vennero triturate insieme finché tutto divenne una pasta omogenea. In 1.8722 gr. di questa poltiglia fu determinato l'azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono necessari 15.7 e. e. "5 SOjHo, equivalenti a 2.34 ^o d'azoto. Per la ricerca dei fermenti furono eseguiti i seguenti miscugli : 1. - 4gr. d'organo furono mescolati con 40 e. e. d'acqua ed il miscuglio fu riscaldato fino ali "ebollizione. Dopo raffreddamento furono ag- giunti 0.4 e. e. di cloroformio (C). 2.-4 gr. d'organo furono mescolati con 40 e. e. d'acqua e 0.4 e. e. di cloroformio (A). 3.-4 gr. d'organo furono mescolati con 40 e. e. di una soluzione di 0.25 °'o di acido acetico e 0.4 e. e. di cloroformio. 4.-4 gr. d'organo furono mescolati con 40 e. e. di una soluzione di 0.25 "/o di carbonato sodico e 0.4 e. e. di cloroformio. Tutti e quattro i miscugli furono messi nello stesso tempo in ter- mostato a 37° e vi furono lasciati per 96 ore, agitandoli di tempo in tempo. Poi seguendo la via già indicata furono ottenuti i filtrati corri- spondenti ai quattro sopra descritti miscugli. In 20 e. e. di ciascun filtrato fu determinalo l'azoto. Per fissare l'ammoniaca distillata furono necessari : 3.8 e. e. n , SO,H, per il filtrato 1 (C) 4.3 e. e. " " filtrato 2 (A) 8.1 e. e. " " filtrato 3 (acido) 4.9 e. e. " " filtrato 4 (alcalino) . equivalenti a 0.0532 gr. d'azoto in 100 e. e. del filtrato 1 (C) 0.0602 gr. " " filtrato 2 (A) 0.1134 gr. " " filtrato 3 (acido) 0.0Ó8Ó gr. " " filtrato 4 (alcalino) Da ciò risulta che fu necessario un eccesso di 0.5 e. e. " - SO,H.>, equivalenti a 0.0070 o-'o N, pel filtrato 2 (A) 4.3 e. e. " ■■ 0.0602 o o N, filtrato 3 (acid.) 1.1 e. e. •' " 0.0154 O/o N, filtrato 4 (alcal.) Quanto per cento dell'azoto totale contenuto dalle ghiandole erma- frodite si trova quale azoto solubile non coagulabile dopo 96 ore di di- gestione, in ciascuno dei miscugli citati? Dalle cifre sopra riportate ri- sulta che dopo 96 ore di digestione a 37° la quantità d' azoto solubile trovata in ciascun miscuglio è di : 22.7 gr. per cento dell'azoto totale delle ghiandole, nel mise. 1 (C) 25.7 gr. " " » mise. 2 (A) 48.4 gr. " " " mise. 3 (acido) 29.3 gr. " " ;' mise. 4 (alcal.) Tenendo conto della quantità d'azoto trovata nella ricerca di con- trollo, risulta un eccesso di 3.0 gr. per cento dell'azoto totale delle ghiandole nel mise. 2 (A) 25.7 gr. " " " mise. 3 (ac.) 6.6 gr. " " " mise. 4 (ale.) Risulta da questo esperimento come pure dai due prece- denti, che una proteolisi si manifesta in modo evidente in un ambiente acido, mentre in un ambiente alcalino o quasi neutro è debolissima. I risultati ottenuti nei precedenti esperimenti sulle ghiandole ermafrodite degli esemplari di Aplysia limaclna e depilans si possono riassumere nelle tabelle IV, V e VI. — 94 TABELLA IV. e z o % N"/o nella ghian- dola ermafrodite e. e. n/5 SO^H^ necessarii per fissare l' ammoniaca risultata da 20 C.C. di filtrato: grammi d'azoto corrispon- denti a 100 gr. di ghiandole, solubile in : a. C/5 < ■ Ore C A 0.25% acido acetico 0.25 o/o COgNag C A ^•^^% 0.250/0 ^^^'^^ C03Na. acetico ^^3^^'*3 1 1 2 3 limacina depilans 96 2.24 2.48 2.34 3.7 4.2 3.8 4.3 4.6 4.3 8.3 8.5 8.1 5. 5.4 4.9 0.518 0.588 0.532 0.602 0.644 0.602 1.162 1.190 1.134 0.700 0.756 0.686 Media 96 2.35 3.9 4.4 8.3 5.1 0.546 0.616 1.162 0.714 La tabella IV mostra che le quantità d' azoto solubile non coagulabile trovate dopo la digestione delle ghiandole ermafro- dite sono poco cresciute nelle ricerche fatte con acqua semplice ed in un mezzo alcalino; ma esse furono trovate raddoppiate nelle ricerche fatte in un mezzo acido. Le ghiandole ermafrodite contengono, in media, 2.35 % d' azoto. TABELLA V. 0 z d Aplisia 0 Tempo di n digestione a 37» 0 -a 0 *.— •7-= • _aj "oli Aumento di ce. "/^ SO4 H^ necessarii per fissare l'ammo- niaca risultata da 20 ce. di filtrato, dopo la digestione, in grammi d'azoto, corrispon- denti a 100 gr. di ghiandole, diventati solubili in seguito alla digestione, in W A 0.25 o/o ac. acetico 0.250/0 CO3 Na, A 0.250/0 ac. acetico 0.250/0 CO3 Nag 1 limacina 2 i 3 depilans 96 2.24 2.48 2.34 0.6 0.4 0.5 4.6 4.3 4.3 1.3 1.2 1.1 0.084 0.056 0.070 0.644 0.602 0.602 0.182 0.168 0.154 Media 1 96 2.35 0.5 4.4 1.2 0.070 0.616 0.168 - 95 — La tabella V mostra le quantità d'azoto diventate solubili in seguito alla digestione. In media, dai 2.35 gr. d'azoto contenuti in 100 gr. di ghian- dole ermafrodite, solo 0.070 gr. sono diventati solubili, in se- guito alla digestione, nelle ricerche A e 0.168 gr. nelle ricerche eseguite in un mezzo alcalino (0.25 % carbonato sodico). In un mezzo acido (0.25 % ac. acetico) 0.616 gr. furono solubilizzati dai fermenti proteolitici. TABELLA VI. o z Aplisia 1 O Tempo di n digestione a 37" nella ghiandola j Percentuale dell'azoto totale della ghiandola, solubile in Aumento nel percentuale jdell'azoto totale della ghian- dola, dopo la digestione, in C A 0.25 0/, ac. acetico 0.25 0/, CO3 Na, A 02.50/, ac. acetico 0.250/, COgNa^ 1 2 3 limacina, 96 depilaiis ; „ 2.24 2.48 2.34 23.1 24.7 22.7 26.8 25.9 25.7 51.8 47.9 48.4 31.2 30.4 29.3 3.7 1.2 3 28.7 23.2 25.7 8.1 5.7 6.6 Media 96 2.35 23.5 26.1 49.4 30.3 2.6 25.9 6.8 La tabella VI mostra le percentuali dell' azoto totale delle ghiandole ermafrodite trovati solubili, in ciascun esperimento, prima e dopo la digestione, come pure le percentuali diventate solubili in seguito alla digestione. Nelle ricerche di controllo poco meno d'un quarto, 23. 5 % dell'azoto totale delle ghiandole si trova quale azoto solubile non coagulabile. In un mezzo acido la metà dell'azoto totale è diventato so- lubile in seguito all'azione dei fermenti proteolitici sulle sostanze proteiche della ghiandola. In un mezzo alcalino l'aumento dell'azoto solubile è molto più piccolo e nelle ricerche A è piccolissimo. Dalle precedenti ricerche sulle ghiandole ermofrodite delle — 9Ó — Aplystae risulta che in queste lasciate a digerire, evitando lo sviluppo dei batteri, avviene una proteolisi in un ambiente acido. La reazione alcalina diminuisce lo sviluppo della proteolisi. Conclusioni. Le ricerche innanzi riferite sull'epatopancreas delle Aplysiae liniacina e depilans mostrano che operando nelle stesse condi- zioni come nei precedenti lavori, sul fegato di Sepia officinaUs (5) Octopiis macropiis ed Eledone moscata (6) cioè lasciando il fegato a digerire, evitando lo sviluppo dei batteri, nessuna pro- teolisi ha luogo nelle ricerche fatte con acqua distillata od ac- qua di mare senza aggiunta di acido o di alcali, né alla tempe- ratura ambiente (circa 18°) né alla temperatura di 37°. In un mezzo acido (0.25 % ac. acetico) l'aumento dell'azoto solubile trovato alla fine della digestione dell'epatopancreas è così piccolo che è da domandarsi se sia dovuto ad una vera proteo- lisi o all'azione idrolitica che eventualmente l'acido aggiunto possa aver sulle sostanze proteiche dell'epatopancreas delle Aplysiae. Lo stesso si può dire dei risultati ottenuti in un mezzo alcalino dove r aumento dell' azoto solubile fu ancora molto piìi piccolo. Al contrario, una proteolisi ha luogo nella ghiandola erma- frodita ed i fermenti proteolitici che si trovano son molto attivi in un mezzo acido. In un mezzo quasi neutro (ricerche A) si manifestano solo tracce di proteolisi. La reazione alcalina diminuisce lo sviluppo della proteolisi. BIBLIOGRAFIA (1) BoTTAZZi, V . — Contributi alla fisiologia comparata della digestio- ne. Lo Sperimentale (Archivio di Biologia normale e patologi- ca). Anno 55, 1901, p. 75. (2) RòHMANN, F. — Einige Beobachtungen ueber die Verdaung der Ko- hlehydrate bei Aplysien. Centralblatt fiir Physiologie. Voi. 13, p. 455, 1899. — — Einige Beobachtungen ueber die Verdaung der Stdrke bei Aply- sien und das Rhamnosan des Ulva lactuca. Festschrift 60. Qe- burtstg. E. Salkowski 1904, p. 323. (3) Enriques, P. — // fegato dei Molluschi e le sue funzioni. Mitth. Zool. Station Neapel, Bd. 15, S. 281, 1901. (4) Mazzarelli, G. — Monografia delle Aplysiidae del Golfo di Napoli. Atti della Soc. 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Esaurita così la discussione sull'argomento, è ne- cessario sintetizzare , chiarire alcuni punti e sincronizzare in un quadro riassuntivo gli avvenimenti, che nella regione del golfo di Napoli si svolsero dalla fine del pliocene ai tempi attuali. La divisione del pliocene in P iacenz iano ed in Astiano è quella classica; essa si mostra ben fondata nella m.aggior parte dei bacini pliocenici mediterranei, le argille azzurre essendo sem- pre ricoperte dalle più recenti sabbie gialle. *) Bellini, R. — Nat/zie sulle Jortnaz. neog. recenti della regione vulcanica napoletana e nialacofauna del M. Somma. -\io\\. Soc. Natur. in Napoli. Anno XVII, voi. XVII, 1903. ') De Lorenzo, G. — // cratere di Nisida nei Campi Flegrei. - Atii R. Ac- cad. Se. Fis. e Mat. di Napoli. Voi. XIII, serie 2\ n. 10, 1907. Kran, W. — Vulkanismus u. Tektonik ini Becken von Neapel. - Petermanns Qeographischen Mittheilnngen. Aprii 1912. Sacco, f. — L' Appennino meridionale. -BoW. Soc. Geol. Ital. Voi. XXIX (1910), fase. 2.0 QlGNOUX, M. — Les formations marines pliocènes et quaternaires de l'Ita- lie da sud et de la Sieile. - Annales Univ. de Lyon. Nouvelle serie, I, fase. 36, Lyon, 1913. — 99 — La divisione suddetta è dal De Stefani i) considerata più come una differenziazione di facies che cronologica; cosa che può dirsi anche di altri periodi , come io stesso ho cercato di dimostrare per il miocene medio dei colli di Torino -). Occorre quindi, per la separazione cronologica dei piani del pliocene e del quaternario, servirsi di un complesso di criteri, paleontologici , litologici e di osservazioni di antiche linee di spiaggia, perchè allo stato attuale delle nostre cognizioni è ben ardua una separazione fondata esclusivamente sui fossili. L' immensa maggioranza dei mollusclii attualmente viventi nel Mediterraneo già esisteva nel più antico pliocene , quando si deponevano tranquillamente le marne del periodo piacenziano; ma siccome queste forme non hanno subito cambiamento alcuno, se non quelli derivanti da adattamenti locali, non possono esser prese come elementi per delimitare questo o quel piano del ter- ziario recente. La suddetta massa di molluschi non ha grande importanza nella cronologia geologica ; ma alcune forme in essa disperse, difficili a rintracciarsi , possono fornirci elementi preziosi. Sono quelle modificatesi in sita in tempi posteriori a quelli del più antico pliocene, associate ad altre emigrate, estinte od immigrate. Si può dire che il pliocene cessa con la scomparsa di alcune forme e con l'immigrazione di altre; il quaternario dovrà invece esser caratterizzato da un complesso di forme ancor tutte viventi. Fondandosi sul criterio suddetto, si viene alla conclusione che ai due piani classici del pliocene, che in tutti i bacini me- diterranei si sovrappongono •^), si deve aggiungere, nell'Italia cen- trale e meridionale , un terzo piano più recente, caratterizzato da poche specie estinte od immigrate da più settentrionali latitudini, costituente la piattaforma sulla quale si elevarono i coni vulcanici. A questo più recente pliocene (che Lyell aveva ben carat- ^) De Stefani, C. — Les terrains tertiaires siipérieurs da bassin de la Me- diterranee - Ann. Soc. Geol. de Belgique, XVIII, pp. 201-419. Bruxelles, 1891. *) Bellini, R. — Le varie facies del miocene medio nelle colline di To- rino.-Boll Soc. Geol. Ital. Voi. XXIV (1905), fase. I. ^) Non contando , ben inteso , la facies continentale del pliocene recente, ossia il villa/ranchiano di Pareto. — 100 — terizzato, chiamandolo newer pliocene) appartengono i de- positi di Gravina in Puglia, dei dintorni di Messina e di Reggio, di Monte Mario, le argille subetnee, quelle formanti il basamento del Vulture , la zona marnosa del Monte Epomeo in Ischia ed una parte dei tufi gialli delle colline flegree. Al suddetto piano piiì recente del pliocene (quaternario inferiore del De Stefani) il Gionoux *) ha dato il nome di calabriano, che possiamo conservare; esso rimane caratteriz- zato paleontologicamente da forme immigrate dal nord ed è ri- coperto da sottili depositi alluvionali. In alcune località passa al più antico plistocene, ossia al piano siciliano, che si conti- nua con i depositi del quaternario più recente (sah ariano), ca- ratterizzato da alcune specie immigrate dal sud - ) e dalle più basse linee di spiaggia (a circa 35 m. d'altezza). Quindi la serie dei piani neogenici recenti rimase così espressa: Facies marina Facies continentale , Sahariano (couches a Strombes J Postglaciale o alliivlum. ^ ^^^^°' ^ di Gionoux). ' cene t ' ' Siciliano Diluvio-glaciale. /Calabriano (newer pliocene ì ...,, . ,. \ ^ ' i Villafranchiano. Plio- ) di Lyell) ; «^'"^ Astiano ) Levantiniano ' Piacenziano \ Nella Regione Flegrea appartengono al calabriano i depo- siti marnosi d'Ischia ed una parte dei tufi gialli, che seguitarono a deporsi anche nel più antico plistocene ; tutti gli altri depositi fossiliferi della stessa isola e di Pozzuoli sono del plistocene recente. ') OioNoux, M.~Op. cit. 2) Tipica tra queste specie è lo Strornbus bubonins Lam., forma del Sene- gal ed oggi scomparsa dal Mediterraneo. Caratterizza i depositi quaternari re- centi di molte località circamediterranee (Taranto, Liguria, Provenza, ecc.) ed io r ho notata nella collezione del Museo Preistorico di Monaco , proveniente dagli scavi fatti dal principe Alberto nelle celebri caverne dei Balzi Rossi e dalla Grotte dii Prince, dove l'uomo visse durante l'epoca maddaleniana e posterior- mente. 101 Marna d* Ischia. Rappresenta la formazione terziaria recente più bassa della regione vulcanica napoletana ^). Trovasi come fascia sul Monte Epomeo sino a 466 m. d'altezza, e per la descrizione del giaci- mento rimando a quanto altra volta scrissi ^). Si mostra coetanea delle argille subetnee, di quelle azzurre di Gravina e delle argille dei dintorni di Venosa , formanti la base del Vulture. I fossili appartengono a forme in grandissima maggioranza viventi ancora nel Golfo di Napoli ; sono di facies di mar pro- fondo e gli individui hanno statura maggior di quelli ancor oggi viventi nel prossimo mare. Sono caratteristiche le seguenti forme : Ringicala buccinea, Brocchi sp.-I rari individui d'Ischia ben corrispondono alla figura del Brocchi. Semicassis inarimensis, Bellini - Due nuovi molluschi fossili deW isola d'Ischia, ecc. in : Boll. Soc. Zool. Hai., anno IX, 1900, p. 151. -Non pili vivente. Ostrea lamellosa, Brocchi. - Non piiì vivente nel Golfo. Rhynchonella bipartita, Brocchi sp. - Tipica forma pliocenica di tutto il contorno del Mediterraneo. Estinta ed ha per forma rappresentativa nello spazio la R. psittacea, Gmelin sp., dei mari nordici. Nassa semistriata, Brocchi sp. -Forma tipica del pliocene recente. Gì' individui attualmente viventi hanno piccola taglia, meno alta la spira e sono meno rigonfi, abitano alla profondità di 80-100 m. Questa forma è stata sminuzzata in una quantità di piccole specie di difficile delimitazione. La forma del plio- cene recente, grande di statura, è la var. integrostriata, Sism., con strie decorrenti profonde e regolarmente distanti. A questa varietà appartiene la forma d'Ischia. Le forme suddette, con un'altra trentina di associate, dimo- ') Dal golfo di S. Eufemia a quello di Salerno non si conosce pliocene marino. -) Bellini, R. — Le Jormaz. neog. recenti e malaco fauna, ecc. — 102 — strano chiaramente che la marna d'Ischia deve riferirsi al recen- tissimo pliocene , come del resto ben ritennero Scacchi e gli autori posteriori *). Tttfi gialli delle colline Flegree. Contengono scarsi fossili ( in tutto vi furono raccolti una trentina di molluschi ) e solo in pochi luoghi , perchè 1' attivo vulcanismo della regione non permetteva in quei luoghi una vita rigogliosa. Tutte le specie sono di tipo litorale e d' acqua ferma e salmastra (nel complesso questa fauna è rassomigliante a quella vivente nel Lago Fusaro e nel Mar Morto presso Mi- seno). Vi predominano i generi Ostrea, Murex , Chenopiis, Ce- rlthlum, Oibbiila, Spondyliis, Arca, Pectiinciiliis, Chama, Tapes. V Ostrea lamellosa e VO. denticiilata sono forme scomparse dal Golfo. Secondo Scacchi '^) il tufo giallo sarebbe anteriore alle marne fossilifere. Si può però ritenere che gli elementi che lo ') Scacchi, A. —Notizie geologiche sulle conchiglie che si trovati fossili nell'isola d'Ischia e lungo la spiaggia tra Pozzuoli e Ai. Nuovo. - Antol. Se. Natur., Napoli, Gennaio 1841 (Le specie fossili della marna " sono bastevoli perchè la marna che le contiene si potesse riportare alle terre che i geologi chiaman terziarie, o come ad altri piace meglio chiamarle , di sedimento supe- riore „). Scacchi, A. — Mem. minerai, e geol. sulla Campania, Napoli 1849 (ritiene la marna contemporanea ai depositi subappennini). FoNSECA, F. — Dcscr. e carta geolog. dell'isola d'Ischia. Ann. Accad. Aspir. Naturai., 2a serie, voi. I, Napoli 1847. — Geologia dell'isola d'Ischia, Firenze 1870 (considera la marna posteriore alla formazione del M. Epomeo , il quale avrebbe avuto la sua origine durante l'epoca sopracretacea). Spada-Lavini, a. — Sur l'dge des tufs de l'ile d'Ischia in Bull. Soc. Qeol. France, XV, 2me sèrie. Paris 1858, pp. 362-365 (ritiene la marna coeva dei de- positi subappennini). Bellini, R. — Notizie formaz. fossili/, neog. recenti, ^rr. -(riferisce la marna all'Astiano). GiQNOUX, M. — Les format, marin. plioc. et quatern. ecc. Lyon 1913, p. 284 ( , nous sonimes ainsi conduits à exclure 1' àge quaternaire de ces marnes. D'autre part, la raretè des espéces eteintes exclut aussi le pliocene ancien...). -) Scacchi, A. — Memorie mincralog. e geolog. sulla Campania. Napoli 1849, p. 118. — 103 — compongono vennero eruttati posteriormente alla emersione dalle onde del Monte Epomeo , vale a dire verso la fine del cala- briano, e la sua formazione continuò per tutto il plistocene antico. De Lorenzo ^) ha sollevato dei dubbi sull'origine sotto- marina del tufo giallo, la compattezza potendo dipendere sola- mente dalla sua maggiore antichità o da qualche azione chimica, mentre la separazione dal tufo grigio (mai fossilifero ed indub- biamente subaereo) potrebbe esser la conseguenza di un inter- vallo tra due eruzioni successive. Nota come delle conchiglie bivalvi incluse si trovi sempre una sola valva ; il loro aspetto è come se fossero state calcinate tra ceneri calde ed asciutte di eruzioni subaeree. Ciò sarebbe confermato ancor meglio dal tro- varsi nel tufo giallo avanzi di vegetali terrestri. Quindi si do- vrebbe ritenere che gli elementi del tufo giallo sieno stati erut- tati da bocche di mare basso , si sarebbero accumulati e poi emersi per costituire coni subaerei. L'idea del De Lorenzo è confermata dall'esame dei fossili dei detti tufi, assolutamente di tipo litorale e d'ambiente salma- stro. Costituirebbero quindi una facies finale deltoide del cala- bri a n o e del siciliano. Del più recente quaternario sono invece le altre formazioni fossilifere d'Ischia e di Pozzuoli, in cui sono notevoli le seguenti specie : Ostrea lamellosa, Brocchi. - Non piiì vivente nel Golfo. Pecten del gruppo jacobaeus-maximiis. Citato da Philippi -) sotto il nome di Pecten mediiis, Lam., che è forma esotica. Forse è il P. intermedi US, Monter. ^). Lucina fragilis , Phil. , L. spinosa , AUg. - La statura degli individui fossili è quasi tripla di quella degli attuali. M De Lorenzo, G. — // cratere di Nisida nei Campi FJegrei.- At[\ R. Acc. Se. Fis. e Matem. di Napoli, voi. XIII, ser. 2^ n. 1, 1907. -) Philippi, R. A. — Enitmcratio molliisconim Siciliac, voi. II, Halix Saxo- niim 1844, p. 269. •^) Bellini, R. — Il "Pecten mediiis „ Lam., citato rfa Philippi e Scacchi tra i fossili della Regione Flegrea. - Boll. Soc. Geol. Ital. voi. XXVI, 1907. — 104 — Tellina serrata ( Ren. ) Brocchi- Abbondantissima (oggi rara). Modtola nwdiolus, L. sp. - {M. grandis, Phil.) - Forma set- tentrionale, che non discende più .ai sud dell'Inghilterra. Dal complesso delle osservazioni sui depositi fossiliferi ca- labriani e plistocenici della Regione Flegrea , dai loro rapporti con le formazioni vulcaniche e dal confronto con gli altri depo- siti della regione circondante il golfo di Napoli , si può formu- lare il seguente quadro cronologico degli avvenimenti successisi nella contrada partenopea dalla fine del cretaceo ad oggi: Nelle regioni vesuviana e flegrea (1) NELLA penisola SOR- RENTINA E IN CAPRI < y a: O H co < U O Ricominciò il sollevam. alla fine del se- colo XVI e sino al XVlll. Indi nuova fase di immersione, che ancora dura. Al principio del secolo XVI la spiaggia era di 6 m. più bassa dell'attuale. Tale h'- vello è indicato dalla linea superiore dei fori del Serapeo , che cominciò a risolle- varsi nella prima metà del secolo XVI. Al tempo delle colonie greche la linea di spiaggia di 7 m. più alta dell'attuale. Si abbassò poi di 2 m. ed al principio del- l'impero romano era di 5 m. sopra il li- vello odierno. S' iniziò un abbassamento tra la fine del III secolo e la prima metà del IV. Mofete, bradisismi, attività vesuviana e solfatarica. Formazione del Monte Nuovo (1538). Lava dell'Arso in Ischia (1302). Eruzione della Solfatara (1198). Inizio della fase storica vesuviana (79 d. C.) 11 moto ascendente continua. La corrispon- denza dei movim. con quelli della Reg. Fle- grea cess. col sec. XVIII. L'isola di Capri ebbe un sollevamento di qua- si 5 m. nei secoli XV e XVI. Durante 1' epoca ro- mana Capri si abbassò di vari metri. Si som- mersero edifizi ed ap- parvero i riflessi della Grotta Azzurra. — 105 — > D < Eruz. dei materiali dei tufi grigi subaerei. Depositi fossiliferi d'Ischia e di Pozzuoli. Eruz. di Fuorigrotta, di Pianura, di Sec- cavo ; formaz. dei crateri di Quarto, Agnano, Astroni, S. Teresa, Cigliano; scorie del Monte Spina, lave antiche della Solfatara e del iVlonte Olibano (2), ecc. L' uomo neolitico a Capri. • Depositi lacustri, ma- teriali sanidinici,terrazzi a 15 m. fori dei litodo- mi a 5 m. di Capri e della Penis. Sorrent. 5° sollevamento di Capri ; tufi fossiliferi in vari luoghi dell'isola. DILUVIUM SUPERIORE Formazione del Monte Somma. Eruzioni scoriacee di S. Maria del Pianto. CT3 'So T3 'e "n UJ DILUVIUM MEDIO Attività massima d'Ischia. Eruzioni del tufo pipernoide e del piperno. L' uomo chellèen a Capri. 4° sollevamento del- l'isola. Terrazzi a 150 m. e fori dei litodomi a 120 m. Panchina. DILUVIUM ANTICO Trachiti e brecce di Precida , di Cuma; formaz. del cratere di Vivara. 3° sollevamento di Capri. Terrazzi tra 250 m. e 290 m. Corrosioni dei litofagi ad Anacapri. Crete e puddinghe a 200 m. oscilla zione ascendente postpliocenica CALA- BRIANO Prime eruzioni d'Ischia. Si formò. il M. Epomeo sino a quasi 500 m. e la marna coeva di quella subetnea e del Vulture (3). som mersione alla fine del pliocene emersione nel miocene e nel più antico pliocene. EOCENE ed OLIGOCENE 2° sollevamento di Capri. Breccia a 480 m. ALLA. FINE DEL CRETACEO 1° sollevamento di Capri. Terrazzi a 585 m. 106 Note al quadro sopra esposto. (1) L'attività nella Regione Flegrea seguì molto posterior- mente alle prime azioni endogene verificatesi in Italia, che si ma- nifestarono forse alla fine dei tempi giurassici. È oggi dimo- strato che l'attività endogena si spostò lentamente verso il sud, non però in maniera rigorosamente conseguente. Il vulcanismo della regione toscana seguì quello nordico, e quando era al suo massimo sviluppo si aprirono gli spiragli eruttivi della regione umbro-laziale, che precedettero di poco le conflagrazioni nella Campania Felice, mentre le eruzioni sottomarine a mezzogiorno della Sicilia rappresentano , con la continuazione dello sposta- mento, l'indizio di futura azione. Nel complesso, l'attività vulcanica è in Italia passata per cinque fasi, contraddistinte nello spazio, nel tempo e caratteriz- zate anche dalla diversità dei prodotti litologici. A) Periodo euganeo o trachi - basaltico antico. (dal giurassico superiore al miocene compreso). S'iniziò con eruzioni basaltiche (labradoriti e basalti ofitici e microlitici) nel Veneto, a cui seguirono la formazione dei colli Berici e poi quella degli Euganei, spentisi prima del pliocene, con una fase basaltica, piiì antica, e trachiandesitica, piiì recente. Successero poi eruzioni trachitiche e granitiche nell'Arcipe- lago toscano, eruzioni trachitiche in Sardegna , nella r.egione umbra - abbruzzese (pirossenite melilititica di Coppaeli presso Cittaducale) e manifestazioni basaltiche in Val di Noto. B) Periodo toscano o nevaditico - andesitico. Eruzioni andesitiche di Campiglia , di Roccastrada , della Tolta, di Capraia, del Monte Amiata, di Montecatini, delle isole Lipari. Leucotefriti e toscaniti di Cerveteri ; doleriti ed andesiti oli- viniche di Radicofani ; anamesiti di Capraia ; melilitite di San Venanzio (Umbria) e prima attività dei Vulsini. — 107 — Eruzioni antiche di Palmarola, Ponza e Zannone. Fase basaltica (sottomarina) dell'Etna, di Linosa, della Sardegna. C) Periodo romano o trachileucitico. Eruzioni di vulsiniti e di andesiti dei Vulsini , sincrone e seguite da quelle dei Cimini, dei Sabatini e degli Ernici. Eru- zioni delle andesiti, lipariti e fonoliti, nonché delle manifestazioni basaltiche del Monte Ferru in Sardegna. Fase intermedia dei suddetti gruppi. Secondo periodo^ delle eruzioni pontine ; indi fase leucitica degli stessi ed attività dei vulcani laziali. Contem- poraneamente o quasi fase trachidoleritica dell'Etna e formazione della Valle del Bove. Inizi dell'attività flegrea. D) Periodo napoletano o trachi - tefritico. Fase sottomarina della Regione Flegrea, del Monte Somma, di Pantelleria. Formazione del cono di Roccamonfina. Eruzioni terrestri dei Flegrei, del Vulture, delle Pontine; sopramarine delle Lipari e di Pantelleria. Continua in Sardegna l'attività basaltica sin quasi al principio dei tempi storici. E) Periodo siculo - napoletano o trachi - basaltico moderno. Fase leucotefritica del Vesuvio ; labradorica dell' Etna, di Vulcano e di Stromboli. Eruzioni trachiandesitiche dei Flegrei. Eruzioni sottomarine a sud di Sciacca di basalto plagioclasico come quello dell'Etna. (2) Credo che il primo a notare l'augite come costituente delle rocce flegree sia stato Teodoro Monticelli nel 1837, che trovò augitica la lava del Monte Olibano {Monografia delle pelurie lapidee del Vesuvio. Atti Accad. Scienze di Napoli; tor- nata 31 nov. 1837). Posteriormente al Monticelli osservò l'augite nella lava della stessa località il Clifton Ward [Oh some ancient and modem volcanic rocks. Quart, lourn. of Geol. Soc. of Lon- don, 1876). — 108 — (3) Le argille subetnee e quelle di Venosa appartengono, come la marna d'Ischia, allo stesso periodo Calabria no e dimostrano che i gruppi vulcanici dell'Italia meridionale (Napoletano, Vulture, Siciliano) si originarono nella stessa epoca. Il trovarsi sui fian- chi dei vulcani, ad altezze variabili, di depositi fossiliferi avreb- be costituito una buona prova per gli antichi vulcanologi , so- stenitori dell'ipotesi dei crateri di sollevamento. Così anche l'osservazione dei depositi che nulla hanno da fare, riguardo all'origine, con i fenomeni endogeni , ma che esi- stono nelle stesse località ove questi si manifestano, conduce ad una migliore conoscenza del tempo in cui le attività vulca- niche avvennero e ci mostra le condizioni topografiche della classica Regione Flegrea in altri tempi, prima che gli antichi na- vigatori dell'Eliade la vedessero molto piiì attiva di quello che oggi non sia, quando le forze demolitrici della natura non vi si erano ancora così saldamente affermate. Finito di stampare il 20 settembre 1917. Grotta di scolamento lavico negli efflussi vesuviani del 1353. Nota del socio Dott» Alessandro Malladra (con le Tavole 4 e 5) (Tornata del V luglio 1917) E noto, che generalmente, ad una certa distanza dalla bocca di efflusso , le correnti di lava si raffreddano rapidamente alla superficie , in contatto con l' aria e col suolo , per cui si forma una crosta tutt' all' ingiro, entro la quale la corrente lavica con- tinua a fluire come in un astuccio. Se l'efflusso è rapido, i blocchi e le scorie che per raffred- damento si formano alla superficie superiore passano in parte sui fianchi della corrente, ove accumulandosi, originano le sponde 0 morene laterali delia colata, simili a quelle dei ghiacciai ; le scorie che nascono sulla fronte dell' efflusso vengono spinte a- vanti e passano gradatamente sotto la massa fluida a costituire il letto o pavimento della colata, analogamente ancora a quanto avviene nei ghiacciai allorché, per esuberanza di alimentazione nevosa, progrediscono oltre le morene frontali, distruggendole e distribuendone gli elementi sul letto ove scorrono , originando le morene di fondo. Venendo a scemare l'efflusso lavico, la volta dell'astuccio, formata da un caos di frammenti malamente conglutinati fra di loro, non più sostenuta dalla lava, generalmente si abbassa mano mano che diminuisce 1' altezza della corrente, facendosi concava da convessa che era prima ; finché, cessato 1' efflusso , viene in contatto col pavimento , e la colata allora si presenta sotto 1' a- spetto di una più o meno lunga e larga distesa di scorie in- — 110 — coerenti, che i geologi chiamano lave a superficie fram- mentaria, o lave aa con terminologia hawaiiana. Così si pre- sentano le colate della eruzione vesuviana del 1Q06. Se invece, per lo scarso valore del pendìo, o per speciale viscosità della lava, o per entrambe la cause insieme combinate, l'efflusso è lento, allora la superficie raffreddata si rapprende in lamine, che dapprima ancora pastose, si vedono flettersi sotto la spinta della corrente, ondularsi, corrugarsi, pieghettarsi, come sostanza estremamente cedevole e plastica. Le pieghe costipandosi diventano cordoni (talora internamente vuoti), che si- curvano ad arco, indicando la direzione dell'efflusso , e , ritorcendosi anche pili e pili volte parecchi insieme, assumono l'aspetto preciso di un groviglio di grosse gomene di canapa. Proseguendo il raffred- damento, la lamina superficiale, con tutti i suoi fenomeni di cor- rugamento, aumenta di spessore e diventa un lastrone di roccia viva, sotto cui l'efflusso può anche continuare per mesi ed anni. In questo modo si formano le lave a s u per f icie unita, o pahoehoe, secondo la nomenclatura hawaiiana i), generalmente ricche di begli esemplari di lava a corda. Venendo meno la colata, il tetto solidificato generalmente potrà mantenersi per la sua robustezza, e così ne derivano grotte, caverne e corridoi sotterranei di varia ampiezza e sviluppo , in rapporto con l'importanza dell'efflusso e le accidentalità del ter- reno sul quale corse. Le grotte laviche si troveranno pertanto di preferenza nelle lave pahoehoe, e solo accidentalmente nelle lave a a. La geografia vulcanologica è molto ricca di esempi del ge- nere. Gli sterminati campi di lava dell'Islanda, delle Isole Hawaii, delle Azzorre, ecc., contengono numerose gallerie e grotte lavi- che, dalle volte irte di pungenti stalattiti, o rivestite di svariate efflorescenze saline 2). Una fra le più celebri è certamente la "Surtschellir,, o Grotta nera dell'Islanda, presso Kal- manstunga, che si prolunga per 1600 metri sotto un grandioso 1) W. T. Brigham , The Volcanoes of Kilanea and Mauna Loa, Hono- lulu, 1909. — C. W. Baldwin, Geography of the Hawaiian Islands, 1908. ~) G. Mercalli, / vulcani attivi della terra, pag. 182. -Milano, 1917. — Ili — campo di lava, con una larghezza e altezza varianti da 10 a 18 metri, la quale presenta, oltre il tunnel principale, diversi rami laterali ^). Anche all'Etna siffatte caverne laviche sono assai numerose; anzi dalla loro frequenza e grandezza un egregio studioso di vulcanologia, il Prof. G. Ponte di Catania, fu condotto a pro- porre una nuova teoria sul meccanismo delle eruzioni etnee, la quale però non regge all' esame dei fatti -). Il Ponte ricorda, tra le principali, la famosa " Grotta degli Archi „ , nonché la " Grotta d'Angela „ , di cui rimane una porzione lunga 150 me- tri, con 20 di larghezza e 5 di altezza. Al Vesuvio invece, sono bensì numerosi i piccoli antri e gli archi di lava, dovuti in generale al fatto che la colata corse sopra terreno incoerente , il quale essendo stato in seguito asportato da cause naturali o da lavoro umano, una piccola por- zione della corrente rimase sospesa a guisa di volta o di archi- trave, sotto cui il viandante può appena ripararsi dal mal tempo; ma gli esempi di vere grotte o gallerie formatesi per scolamento di lava nel modo dianzidetto, sono estremamente rari e di mi- nuscole dimensioni. 11 che dipende da varie cagioni. - Anzitutto, dalla piccolezza del vulcano e quindi dalla minore potenzialità degli efflussi vesuviani in confronto di quelli che si verificano nei vulcani accennati ; cosicché, mentre all' Etna si ebbero correnti che si spinsero fino a trenta chilometri , in linea d' aria , dall' asse e- ruttivo (colata del 1669, con 760 milioni di metri cubici), al Ve- suvio le maggiori correnti conosciute non superano la distanza di otto chilom. dal cratere, con volumi di gran lunga inferiori alla cifra suesposta, dei quali eccone i principali : nel 1906, me. 5735161 (minimo), secondo Sabatini ■^), „ 10000000 circa, „ Matteucci '), ') M. Neumavr, Storia della Terra, Voi. I, pag. 163. -Torino, 1S96. -) 0. Ponte, // meccanismo delle eruzioni etnee; Zeitschrift fùr Vulkano- logie, r band; Berlin 1914-915. ^) V. Sabatini, L'eruzione vesuviana dell'aprile 1906. Boll, del R. Com. geo). d'Italia, anno 1906. ■*) R. V. Matteucci, Appunti sulla eruzione vesuviana 1905-1906. Boll, della Soc. geol. ital.. Voi. XXV, 1906. — 112 — nel 1906, me. 20000000 (massimo), secondo Mercalli ^), „ 1872 „ 20000000 circa, „ Palmieri «), „ 1855 „ 17000000 circa, „ Scacchi ^), „ 1794 „ 23000000 circa, „ Breislak "), „ 1737 „ 10000000 circa, „ Serao ^), „ 1631 „ 72885460 circa, „ Le Hon ^')- Manca la valutazione del volume delle lave del 1822 , le quali furono certamente più abbondanti di quelle del 1794. In secondo luogo, è da notare che queste correnti furono tutte rapide e diedero origine a lave con superficie frammen- taria, che sono, come fu detto, le meno propizie alla formazione di grotte. Ciò non toglie, com'è ovvio, che sotto la massa scoriacea, specialmente dove poterono impaludarsi , si siano creati banchi lapidei di notevole spessore e con clivaggio prismatico , come osservasi nelle cave di pietrarsa , p. es. a Villa Inglese, presso Torre Annunziata (lave 1631). Per le lave del 1631, le quali rappresentano un volume ve- ramente ragguardevole pel Vesuvio, devesi ricordare che esse uscirono in due grandi fiumane distinte, molto larghe ma poco profonde, suddivise in seguito ciascuna in diversi torrenti prin- cipali e secondarli, che portarono la rovina da S. Giorgio a Cre- mano fino a Torre Annunziata, e che discesero in sole due ore dal G. Cono fino al mare "'). Questo spiega perchè anche in *) Q. Mercalli, La grande eruzione vesuviana cominciata il 4 aprile 1906. Mem. d. Pont. Acc. Rom. dei N. Lincei, Voi. XXI V^ *) L. Palmieri, La conflagrazione vesuviana del 26 aprile del 1872. Atti d. R. Acc. delle Scienze fis. e mat. di Napoli, Voi. V, 1872. •') A. Scacchi , Q. Guarini e L. Palmieri, Eruzioni vesuviane dal 1850 al 1855. Rend. della R. Acc. delle Scienze di Napoli, 1855. *) S. Breislak e A. Winspeare, Memoria sull'eruzione del Vesuvio ac- caduta la sera del 15 giugno 1794. Napoli, 1794. Il volume è dato in 685000000 di piedi cubici. ^) D. F. Serao, Vesuviani incenda anni 1737 mensis maji H istoriai curavit Acad. Scient. Neapol. Neapolis, 1738. Il volarne è dato in 319658151 piedi cubici. ^) H. Le Hon, Hfstoire complète de la grande éruption du Vesuve de 1631, avec Carte. Bruxelles, 1866. ■') H. Le Hon, Op. cit. Vedasi la Carta al 25mila delle lave vesuviane dal - 113 — questo poderoso rigurgito vesuviauo non si couoscono grotte di scolamento lavico di qualche importanza '). In terzo luogo, gli efflussi lenti vesuviani possono dare volumi di lave assai superiori agli efflussi rapidi; ma essi hanno in generale la tendenza ad ammassarsi in cupole o domi, di cui gli esempi più tipici sono le cupole laviche del 18Q1-93 e del 18Q5-99, aventi rispettivamente i volumi di 36 e 125 milioni di metri cubici, secondo Matteucci ^). Per tale tendenza , dovuta alla loro minore scorrevolezza, dipendente a sua volta dalla mi- nore basicità e dallo scarso contenuto in aeriformi, le singole colate si sovrappongono le une sulle altre, nascondendo o riem- piendo le eventuali cavità sottostanti. Il fatto che durante la for- mazione delle cupole le lave escono sovente da pseudo-bocche, dimostra appunto il loro passaggio anche attraverso cunicoli re- sidui, che vengono poco alla volta impiccoliti sino alla completa ostruzione, come può scorgersi dall' esame di sezioni naturali od artificiali di tali accumulamenti di lave lente, quali si rin- vengono lungo la strada carrozzabile che mena all'Osservatorio Vesuviano. Anche quando scendono per ripidi pendii senza accumularsi, le lave lente possono, com'è ovvio, costruire volte e cunicoli, che però in generale non tardano a scomparire per franamento o per altre cause. Se ne ebbe un bell'esempio nelle lave del 1871, delle quali il Palmieri scrive : " La natura vischiosa di queste lave faceva sì che non si coprissero di scorie frammen- tarie, ma da prima di una semplice pellicola, che ingrossandosi 1631 al 1861. Secondo questo Autore, le lave del 1631 uguagliano in superficie e volume tutte le altre lave vesuviane sino al 1861. Esse tuttavia non rappre- sentano che circa la 10' parte della grande colata etnea del 1669. ') Non sappiamo se siansene formate nella parte più alta delle singole correnti ; certo mancano nelle parti basse e sulle testate delle correnti maggiori, ove trovansi le cave che da secoli forniscono gli scardoni e la ferriiggine per l'edilizia e i basali per la pavimentazione di Napoli e dintorni. La grande cor- rente che fa capo al Qranatello e che ora forma il sottosuolo del Parco reale di Portici, fu tutta quanta sforacchiata, sino a trovare il terreno primitivo, per pian- tarvi il famoso bosco di lecci, per ordine di Carlo III nell'anno 1738; ma non v'è memoria che siansi rinvenute grotte o caverne di qualche importanza. -) R. V. Matteucci, Sul periodo di forte attività esplosiva offerto nei mesi di aprile-maggio 1900 dal Vesuvio. Boll, della Soc. Sismol. Ital. Voi VI. — 114 — diveniva come un guscio piìi o meno pieghevole, che fatto solido lasciava scorrere la parte ancor pastosa come per un canale. Ecco perchè per molti mesi la lava scendeva dal Cono e percorreva l'Atrio del Cavallo sempre coperta, e veniva ad apparire sotto i Canteroni viva e scorrevolissima, fino a che a sua posta non s'avviluppasse nella sua pellicola „. (Op. cit.). - Questa lunga galleria, che dal vertice del Cono giungeva fin sotto 1' Osserva- torio, fu distrutta dall'eruzione del 1872. Anche attualmente , nella ridestata attività vesuviana , gli sgorghi lavici, che vanno gradatamente ricolmando il grande cra- tere del 1906, creano numerosi piccoli cunicoli di effimera durata. Tra gli altri, ne potei osservare uno molto interessante il 4 a- gosto 1Q16, in occasione di una lunga permanenza (24 ore) sul fondo del cratere in compagnia dell'amico Cav. F. A. Perret, stimato vulcanologo americano. - Un condotto si dipartiva da una specie di pozzo, della profondità e diametro di circa due metri, situato sulla falda settentrionale del conetto eruttivo, e che rappresentava la bocca di un importante efflusso lavico avvenuto cinque giorni prima , cioè il 30 luglio , del volume di circa un milione di me. Tale condotto, profondo e largo poco piiì di un metro, correva allo scoperto verso Nord, per una quindicina di metri; indi si continuava in un cunicolo a sezione circolare del dia- metro di quasi un metro, il cui percorso sotterràneo per una tren- tina di metri era indicato superficialmente da una larga fascia di bellissime lave a corda* Riuscito di nuovo allo scoperto e con se- zione diminuita, dopo altri cinque o sei metri rientrava in galle- ria, perdendosi sotto la superficie della grande piattaforma lavica, che ora costituisce il fondo del cratere. Guardando dal pozzo verso la prima galleria, la luce che penetrava dall'opposto foro di uscita ne illuminava la volta , da cui pendevano abbondanti stalattiti; ma non fu possibile percorrerla, perchè queste lave e- rano ancora caldissime ed in molti punti incandescenti e fumanti. Dato, pel Vesuvio, questo complesso di circostanze poco favorevoli alla formazione e alla conservazione di notevoli ca- vità dovute a scolamento lavico, riesce interessante far menzione di una discreta grotta di siffatta origine, che recentemente ho — 115 - rilevato negli efflussi lavici del 1858, la quale rappresenta quanto di pii^i notevole si può oggidì visitare al Vesuvio in fatto di grotte laviche ^). Essa fu casualmente scoperta, in grazia di una volpe , che vi si rifugiò per sfuggire all' inseguimento di un cacciatore. Questi efflussi lavici, detti del 1858, cominciarono da una frattura apertasi il 27 maggio, verso metà altezza del Cono e dal lato di ponente , in direzione della bocca Coutrel ; nello stesso giorno e nel successivo numerose altre fenditure si ag- giunsero a questa, anche sui versanti settentrionale ed orientale, dalle quali uscì copia così grande di lave, quale non s'era vista dopo il 1631 -). Esse non solo colmarono il Fosso Grande, che era profondo più di cento metri, con pareti a picco ; ma vi si sopraelevarono, formando una serie di colline, che ne superarono le sponde per piìi di 60 m. in altezza e distrussero in molti tratti la strada carrozzabile dell'Osservatorio , appena costruita. Quasi tutte queste bocche cessarono di emettere lave dopo pochi giorni o pochi mesi; ma una ne rimase sul Piano delle Gi- nestre, la quale " con grande calma, senza creare coni avventizi e senza esplosioni „ , come dice il Palmieri, continuò a dar lava copiosa sino al marzo del 1860; chiusasi questa bocca, se ne a- ') Quanto si dice pel Vesuvio vale anche per le formazioni del M. Somma, ove non si conoscono grotte di scolamento lavico. Però, un indizio che impor- tanti cavità di questa od altra origine non debbano mancare, si ha nella Cupa della Morte o Fosso delle Ventarole, a ponente della collina dell'Osservatorio, che termina alla Centrale elettrica della Ferrovia Cook. In questa cupa, sotto la Casa Brunelli , si trovano degli spiragli dai quali esce perennemente una cor- rente d' aria molto fredda e da cui si sente un rumoreggiare cupo e profondo di acque scorrenti. Tal fenomeno è noto da secoli agli abitanti del luogo. Il Signor T. Vastarelli, nel 1888, vi fece praticare degli scavi, spendendo all'uopo 2000 lire ; ma non potè arrivare alla corrente d' acqua , per l' incontro di un grosso banco di lava. Vedi : T. Vastarelli, Notizie storiche sulla esistenza di due fiumi che sorgevano alla base del Vesuvio e che nell'anno 79 dell'era cristiana per effetto di eruzione si interrarono. Napoli, Tip. Forense, 1911. -) L. Palmieri. Sur le Vesuve ; lettre a S. C. Déville, C. R. Voi. LXVI, Paris, \8ò8. — Annali del Reale Osserv. Meteor. Vesuviano, Voi. I, Napoli, 1859, a pag. A6. — II Vesuvio e la sua storia, Milano, 1880. ~G. M. Carusi, Tre passeggiate al Vesuvio nei dì 3 e 21 giugno e 27 settembre 1858, ecc. NapoH, 1858. — 116 — perse un'altra 600 m. più in alto, che pure con grande tranquil- ità diede lava sino al marzo 1861 ^). Si trattò adunque di una eruzione effusiva , che nei primi mesi diede lave rapide (2 metri al secondo) con formazione di blocchi scoriacei, e poscia lave lente a superficie unita, che quasi sempre scorrevano in cunicoli e gallerie, talora lunghissime. Nel 1859, come scrive il Palmieri (Annali citati), "il fuoco vivo percorreva occulto cammino di oltre due miglia e mezza di lunghezza „ , cioè dalla base del Cono sino alla regione di San Vito, minacciando la fattoria Marsiglia, dopo aver distrutto molti altri poderi ~). Queste lave, a cui il Palmieri assegna un volume di 120 milioni di me. ^), si presentano ora a chi percorre la strada provinciale dell' Osservatorio, e meglio ancora a chi sale con la Ferrovia del Vesuvio , come una vera serie di cupole laviche disposte a gradinata, di cui tre inferiori e meglio distinte hanno i vertici alle quote di m. 287, 336 e 416 e due altre su- periori, meno sviluppate , hanno vertici a m. 466 e 517. Più in alto queste lave furono in seguito quasi interamente coverte dalle colate del 1867-68, 1871-72, 1885-99 e 1905-906. " Il geo- logo „ - dice ancora il Palmieri- " che contemplerà questa enorme mole di lave in forma di monti elevati e talora rimasti pensili sopra ripidissimi pendii, non saprà certo farsi un'idea del modo onde fluirono, ed io mi sento perfino incapace di dirlo con chiarezza,, (Annali citati, pag. 56). La grotta, di cui ora darò i particolari , si trova presso il vertice della cupola di quota 416, la quale corrisponde precisa- *) Intorno all' incendio del Vesuvio cominciato il dì 8 dicembre 1861 ; relazione per cura dell'Accademia Pontaniana ; Napoli, 1862. '-) Le lave , avanzando lentamente , raggiunsero il muro di cinta a monte della Villa Marsiglia, di modo che ritenendosene sicura la distruzione, il pro- prietario mise all'incanto, al prezzo iniziale di 500 lire, una proprietà che aveva un valore almeno cento volte maggiore ; ma non si trovò chi volesse arrischiare tal piccola somma per comprarla. Dopo qualche giorno cessò il flusso da questa parte, avendo le lave deviato a ponente, e il podere rimase intatto al suo pro- prietario. Così mi raccontò un vecchio che abita in quei pressi. •') Il computo del Palmieri comprende anche le lave che fluirono nel- l'Atrio del Cavallo e nella Vetrana ; ma essendo stato fatto nel luglio 1859 (Annali citati, pag. 54), manca il volume rimanente effluito sino al marzo 1861. — 117 — mente a quella porzione più bassa del Piano delle Ginestre prossima alla imboccatura dell'ormai scomparso Fosso Grande, dove rimase attiva dal maggio 1858 sino al marzo 1860 quella bocca, sovente coperta e raramente scoperta, di cui scriveva il Palmieri, e che agì continuamente con calma meravigliosa e costante. Laonde non è da escludere che questa grotta possa rappresentare, come meglio si vedrà più avanti, un residuo della bocca stessa, allorché, interrotta la comunicazione con le viscere del monte , e scolatane via l'ultima lava, rimase in secco , com- pletamente chiusa e difesa dagli agenti esterni, sino a che, franata parte della volta in questi ultimi anni, si rese accessibile l'inter- na cavità 1). A levante della grotta si trova una larga zona pianeggiante (che diventa palude in occasione di forti pioggie), la quale se- para nettamente la cupola 416 dalla sovrastante di quota 466; a NE della pianura si eleva un muraglione di tufi d-el M. Somma (sul quale passa la carrozzabile dell'Osservatorio), unico avanzo delle pareti dello scomparso Fos'so Grande. Le lave che formano il tetto, i fianchi e i dintorni della grotta sono ricche di meravigliosi e grandi esemplari di corde laviche , tante belle nei loro capricciosi avvolgimenti , che non potendosi asportare per l'intima connessione colla pietra sotto- stante, varrebbe la spesa di farne dei calchi col gesso per le scuole e i musei. Una larga frattura periferica, con notevole salto, corre tutto air ingiro del tetto; poiché di tale frattura non vi è traccia al- l' interno, é evidente che si tratta di un sollev^amento in massa di tutto il tetto, in occasione di un più intenso rigurgito di magma, che poi riuscì a saldare internamente ogni soluzione di continuità tra i fianchi e la volta. M La posizione di questa grotta è bene indicata sulla Carta topografica del Vesuvio al 10000 dell'Ist. geogr. militare, e corrisponde alla isoipsa chiusa di 410 m. (a levante della quota 416), la quale racchiude un'area stretta e o- blunga in senso N-S. Presso la parte Nord di quest'area (corrispondente pre- cisamente al tetto della grotta) sta la lettera D della dicitura . Lava Del 1858. Per arrivarvi, si abbandona la strada dell'Osservatorio a Casa Cozzolino , ora detta Casa del Capraro, e in pochi minuti si è alla grotta, che con tali indica- zioni ognuno può facilmente ritrovare da sé. — 118 — Da una breccia (P) aperta sul tetto, si entra, come dissi, nel- l'interno; i massi caduti formano la scalinata di accesso (Tav. 5: Planimetria e Sez. trasv. II). La forma generale del vano è quella di un triangolo iso- scele molto acuminato , con lati ricurvi all'interno ; quindi è paragonabile a una punta di alabarda , come si vede dalla Pla- nimetria, L'altezza del triangolo (asse della grotta AR), pari a metri 33, è orientata presso a poco secondo una linea N-S; la base (rettilineo BC) risulta di circa 24 metri. Essendo il vertice prin- cipale della alabarda a Nord, le due code risultano a SE e SW. — Dove s'incontrano le bisettrici dei tre vertici (punto M), fu collo- cata la tavoletta per rilevare i dati della planimetria indicati dalla Tavola 5. La direzione dell' efflusso lavico è secondo la linea AMG, come appare dalle particolarità dei fianchi e del suolo, e come si deduce dal lieve pendìo del pavimento, che inclina da A verso C con un dislivello di 3 metri circa. Pertanto, la vera lunghezza della grotta, misurata secondo il cammino della cor- rente, è data da AM-fMC = m. 42,80. L'altezza della grotta si mantiene per buona parte della sua lunghezza superiore ai due metri, come scorgesi dalla sezione longitudinale. Però, numerose cataste di massi caduti dalla volta diminuiscono quest' altezza in molti punti e rendono malagevole il cammino. L'ambiente riceve luce dall'esterno, sia dall'apertura P (ingresso) , che da tre fine- stre E, E', E", dovute a rovina del tetto, dalle quali si ricava pure lo spessore della volta, variante da 2 a 3 metri. L'altezza del vano si riduce gradatamente procedendo verso la boQca di efflusso A, sia per abbassamento del tetto, che per innalzamento del suolo, fino a ridursi ad un foro così stretto, che appena vi può passare un piccolo cagnolino. Questa bocca di efflusso è certamente la parte più in- teressante della grotta; i suoi particolari sono conservati con una singolare freschezza, malgrado i circa sessant'anni trascorsi dalla sua formazione (Tav. 4, fig. 1). Procedendo contro il pendìo, si incontra dapprima una rapida di lava a corda, che supera un disli- vello di circa un metro sopra una lunghezza di sei metri. Questa rapida, a sezione trasversale molto convessa, è incassata fra due 119 — basse sponde o morene laterali, a cui seguono due altre sponde notevolmente rialzate, che si connettono ai fianchi del cunicolo. Tutto ciò è in rapporto con l'abbassamento graduale della cor- rente, per diminuzione di efflusso e per raffreddamento. Notevole la [ìresenza di grandi lamine staccatesi per raffreddamento dai fianchi della grotta e accartocciatesi allo stato ancora pastoso, come capitelli corinzii , le quali si osservano specialmente sul fianco sinistro della grotta, e nella planimetria sono rappresentate da linee tratteggiate e parallele ai fianchi. Sopra la rapida di lava a corde si stende un piano di lava liscia e orizzontale, largo un metro e lungo circa quattro , che rappresenta l'ultima massa pastosa solidificatasi lentamente e in perfetta quiete. Strisciando su questo piano , si giunge sino al- l'anzidetto foro di efflusso, nel quale potei far entrare una canna lunga quattro metri senza trovare ostacoli , ne di punta , né di fianco; dal che si scorge che al di là del foro d'efflusso il vano nuovamente si allarga fino ad ignote dimensioni. La volta del cunicolo, nella zona descritta, è tutta irta di pic- cole e pungenti stalattiti, della lunghezza fino a qualche centime- tro, le quali testimoniano della grande fluidità di quel magma. Dalla base della piccola colata a corde (che si trova a 10 m. dal foro A), la larghezza della grotta, da m. 4,80, cresce continua- mente (salvo un lieve restringimento alla progressiva 22) mano mano che si discende con insensibile pendìo sino alla trasversale del punto M, ove si raggiungono circa 12 metri. Tali larghezze sono segnate sulla planimetria per ogni due metri di progressiva. Più avanti, le perpendicolari all'asse della grotta penetrano nei due rami di SE e SW, e si raggiunge verso la base dell'alabarda una massima larghezza di 20 metri. Quivi si avrebbe una bella sala sotterranea, rischiarata da due lucernarii, se le cataste dei massi franati che ingombrano il pavimento e arrestano le visuali non fossero maggiori qui che altrove, appunto per la minore resistenza del tetto '). V In uno di questi massi trovai inclusa una grossa bomba ovoidale, del peso di circa 30 Chilogr., la quale dimostra che la predetta bocca d'efflusso ebbe anche, in precedenza, qualche fase di attività esplosiva, contrariamente all'asser- zione del Palmieri. Questa bomba fu portata all'Osservatorio. — 123 - Siffatto materiale di frana deriva da doppia origine : in mi- nor parte è dovuto a lamine di sfaldamento prodotte dal raf- freddamento (analogamente a quanto dissi osservarsi sui fianchi), staccatesi e precipitate in un primo tempo; in maggior parte è dovuto al noto fenomeno del clivaggio colonnare, proprio delle roccie basaltiche e consimili, per il quale lo strato di due e piìi metri che forma il tetto è costituito da ammassi colonnari a se- zione prismatica , di cui qua e là sono franate le porzioni in- feriori , per insufficienza di mutuo contrasto. Diverse fratture macroscopiche, anche con salto, che si estendono fino alla su- perficie esterna, indicano che il tetto della grotta, nella sua parte più spaziosa, è suddiviso in grandi blocchi, che si sorreggono per reciproco appoggio. Nel ramo SW, la volta della grotta si abbassa dapprima lentamente sino ad un'altezza di metri 1,10 sul pavimento; da questo luogo (a otto metri dal punto M) la grotta ridiventa cu- nicolo per ulteriore abbassamento del tetto e rapido avvicinarsi dei fianchi, fino a circoscrivere uno stretto foro di uscita, oltre il quale il cunicolo ancora si estende per ignoti confini. Infatti, la stessa canna usata per scandagliare il foro di entrata fu qui adoperata con 1' eguale risultato di non trovare ostacoli , né di fronte, né di fianco. Attualmente da questo foro di uscita si smal- tiscono le acque piovane , che per diverse vie penetrano nella grotta, come appare da depositi di sabbie fluitate, che si rinven- gono qua e là sul pavimento del cunicolo. Dove questi mancano appare un letto di nuda lava con spiccate curve ogivali, indicanti il senso della corrente verso il foro di uscita. Il ramo SE della grotta, della larghezza media di m. 2,50, non presenta alcuna apertura al suo vertice, che dista m. 12,20 dal centro M; il tetto, alto circa due metri, verso 1' apice si in- curva regolarmente ad arco, sino ad incontrare il suolo. È pro- babile che in un primo tempo la corrente lavica sia effluita an- che da questa parte verso 1' esterno ; ma che in seguito , forse per maggior richiamo esercitato dal ramo SW , il condotto si sia completamente ostruito, avendo la corrente girato su se stessa in ansa molto serrata , deviando verso SW. Tale contromarcia — 121 — della corrente sarebbe attestata da curve ogivali, che si osservano sul suolo e da numerose fenditure prodotte da raffreddamento, le quali è ragionevole supporre che siansi formate di preferenza in senso normale al filone d' efflusso. (Tali fenditure sono se- gnate nella planimetria con tratti di linea). Un fatto notevole che viene in appoggio di quanto dissi più sopra, che cioè questa grotta rappresenti un residuo della bocca che rimase attiva dal 1858 al 1860 sul margine pili basso del Piano delle ginestre, è dato dalla ispezione della zona su- perficiale esterna, che sovrasta immediatamente alla porzione in- cognita della grotta stessa, segnata con AX nella planimetria. Su questa zona si trovano grandi lastroni di lava, dello spes- sore da due a tre metri, sollevati sino al raddrizzamento , di modo che le primitive superficie orizzontali, ornate di meravi- gliose lave a corda, formano ora delle pareti quasi verticali. (Tav. 4, Fig. 2). Di siffatti lastroni se ne contano cinque principali, disposti a cerchio intorno ad un'area ribassata e coperta di cenere del- l'eruzione 1Q06. Però, questa cenere non impedisce di constatare che le testate dei blocchi, verso 1' interno e alla loro base , fu- rono rinzaffate di altra lava più recente, che a guisa di intonaco le ha in parte rivestite. Esternamente al cerchio dei lastroni rad- drizzati, si notano diverse larghe correnti , le quali corsero in senso radiale a quest'area sconvolta, come risulta dalle curve o- givaH delie corde laviche di cui sono parimenti rivestite. L'esame di questi fatti conduce a stabilire che una potente spinta verticale abbia agito sopra un primo banco di notevole spessore, sollevandolo, lacerandolo e raddrizzandone i pezzi all'in- giro, e che dal centro di spinta scaturì tumultuosamente un ab- bondante efflusso lavico, che intonacò i lastroni e corse tutt'all'in- torno in correnti radiali. — Tale procedimento corrisponde di più al modo di agire di una vera bocca effusiva principale, in diretto rapporto coll'asse eruttivo mediante frattura laterale, che non a quello di pseudo bocche o risorgive ^) , le quali 1) Questo nome, dato alle bocche da cui riappare o risorge la lava, dopo un percorso più o meno lungo sotto lave precedenti, fu proposto dal Mercalli - 122 — aprendosi di preferenza lungo un pendio, anziché sopra aree pianeggianti, danno generalmente luogo ad una sola colata. Per concludere, le fasi attraverso le quali si giunse alla costruzione della grotta lavica descritta, sono le seguenti : 1. — Da un bocca effusiva (apertasi nel 1858 e descritta dal Palmieri) scaturiscono le ultime colate della cupola lavica di quota 416 ; 2. — In seguito a un potente efflusso (della larghezza di più che 20 metri e di lunghezza sconosciuta, con spessore da tre a quattro metri) la bocca si ottura temporaneamente od emigra ; 3. — Energica riapertura della bocca sulla zona AX , con sollevamento della porzione iniziale della precedente colata; rot- tura, raddrizzamento e rinzaffo dei pezzi , che disposti in cir- colo formano bacile al nuovo rigurgito, il quale si scarica all'intorno in correnti radiali; una di queste si dirige a Sud, passando sotto la restante porzione della colata precedente (di cui al N. 2), della quale viene sollevato per circa due metri un lastrone lungo circa 40 metri, largo 20 e spesso da due a tre; 4. — Il lastrone, per manco di appoggio laterale o per con- trasti di fianco, si divide in tre pezzi secondo la lunghezza : uno mediano e piti largo (tetto della grotta) e due laterali piiì stretti (fianchi della grotta), entro cui la colata procede come in un fodero ; 5. — Si spezza la porzione terminale del lastrone più lontana dalla bocca, che restando inclinata di fronte alla corrente (base dell'alabarda) ne ostacola il cammino e la obbliga a dividersi in due rami con deflusso a SE e SW ; 6. — Iniezione' di magma nelle fratture ; suturazione delle linee di rottura verso l'interno, arrotondamento dei canali d'efflusso per adesione di nuovo magma ; 7. — Cessazione di deflusso nel canale SE e contromarcia di questa corrente verso SW ; 8. — Diminuzione e poi arresto di rigurgito dalla bocca; nel 1895, allorché cominciava a formarsi la cupola lavica del Colle Umberto (Vedi Notizie vesuviane, Luglio-Dicembre 1895. — In Boll, della Soc. Sism. Ital., Voi. II, Fase. 1", Modena, 1896). — 123 — distacco del magma dalla volta della grotta con formazione di stalattiti; scolamento del magma residuo pel canale di SW ; di- stacco per raffreddamento e caduta di lamine dalla volta; distacco e avvolgimento a capitello di altre lamine dai fianchi ; Q. — Piccola e breve ripresa dei rigurgito, che forma la ra- pida di lava a corde e il piano orizzontale di lava entro la grotta e ne strozza notevolmente la bocca d'efflusso ; 10. — Raffreddamento definitivo della roccia circumambiente, fratture per contrazione sul pavimento, fessurazione del tetto, ca- duta di massi, apertura di finestre, ecc. Ammesso che i fenorneni siano succeduti nel modo narrato, la data di formazione della grotta coincide con la definitiva chiusura di questa bocca effusiva, e perciò risale al marzo 1860. Il Vesuvio, chiamato dallo Spallanzani "vulcano da ga- binetto,,, perchè presenta, quantunque sovente in piiì mode- sta scala, tutto il complesso degli svariatissimi fenomeni che si osservano negli altri vulcani, non poteva mancare di offrirci an- che il modello, sia pure in piccole proporzioni, di una grotta di scolamento lavico; perciò non ho creduto cosa inutile diffondermi alquanto a descrivere questa degli efflussi lavici del 1858-1860, che rappresenta finora, come dianzi ho detto, quanto di meglio si può osservare intorno a tale argomento sul nostro vulcano. R. Osservatorio Vesiiviuno, 7° Giugno 1917. Finito di stampare il 25 settembre 1917. Di un caso di parassitismo accidentale di Limnatis nilotica Savigmy neiruomo. No t e re 1 1 a del socio Fr. Sav. Monticelli (Tornata del 19 agosto 1917) Nel luglio del 1Q12 mi fu inviata in esame dal Dott. Madia, allora maggiore medico nell' ospedale militare della Trinità in Napoli, una sanguisuga vivente espettorata in un vomito san- guigno da un soldato proveniente dalla Libia, degente in quell'o- spedale, come mi fu riferito, per affezione delle vie respiratorie. In questa sanguisuga riconobbi la Limnatis nilotica Savi- GNY 1820 {=L. nilotica Moquin-Tandon \82ò = Haemopis san- guisuga Moquin-Tandon 1846), forma comune e frequente nelle acque stagnanti , nei ruscelli , corsi e pozzi d' acqua , nelle sor- genti e nelle fontane dell' Europa meridionale e di tutto il nord dell'Africa ^), che può capitare talvolta , accidentalmente , nella gola dell'uomo coll'acqua bevuta, specialmente in campagna, per la tendenza (!), secondo il Carazzi (p. 296) -), che hanno que- ste sanguisughe di penetrare nelle cavità (naso, faringe, laringe). La maggior parte dei casi più anticamente registrati si riferiscono particolarmente a soldati; e ne furono difatti constatati numerosi, per la prima volta , fra quelli delle truppe francesi nella spedi- zione d'Egitto di Bonaparte 179Q e poi durante le campagne di ') Secondo Rmlliet ( Zool. Medie. 1895, Pari. I, p. 585), che riferisce da GUYON, " Les abreuvoirs sont particulièrment envahis. Des sources elles (le san- guisughe ) passent dans les fontaines par les acqueducs, de sort qu' on peut les rencontrer aussi dans les inaisons où l'on fait usage de l'eau de ces fontaines „. -) Carazzi, D. — Parassitologia animale. Soc. Ed. Libraria. Milano, 1913. — 125 — Spagna e Portogallo (Blanchard '), p. 13): truppe che, si riferi- sce dai trattatisti, ebbero molto a soffrirne. Una piiì recente ca- sistica clinica è stata raccolta dal Seifert (p. 574) nella appen- dice clinico-terapeutica al trattato del Braun -). La Limnatis ni- lotica , attaccandosi alla dietrobocca in genere e penetrando nel- l'esofago e perfino nella trachea, come pure nelle cavità nasali '), con le ferite che, per la suzione, produce nelle mucose, determina delle lesioni, talvolta gravi , non sempre facili a diagnosticare e che perciò impressionano il medico circa la loro natura; ma che il distacco spontaneo e la conseguente espettorazione della san- guisuga, come nel caso presente, fanno cessare, risolvendo così le perplessità diagnostiche del clinico. Ho creduto di render noto il surriferito nuovo reperto di Limnatis nilotica, che accresce la casistica del parassitismo acci- dentale di questa sanguisuga nell'uomo in genere e specialmente quella italiana , sia perchè constatato anche in Libia , in un no- stro soldato, sia perchè il caso in parola mi offre opportunità, in base ad un esperimento dirò casuale, sulla resistenza al digiuno di questa sanguisuga, al quale ha dato occasione, di mettere in- nanzi alcune considerazioni sul modo come può determinarsi il parassitismo accidentale di questo discoforo nell' uomo. Oli autori e trattatisti ^) affermano che l'uomo non può ingo- iare delle grandi sanguisughe (adulte) con l'acqua bevuta (p. e. Brumpt. — Precis de Parasit. 1910, p. 322). Fondandosi sulla etolo- gia della Limnatis nilotica, essi ne deducono che sono soltanto le forme giovani quelle che, nel bere, possono, con l'acqua rag- giungere la gola dell'uomo. Difatti, a conforto di questa ipotesi, astrazion fatta dalla loro 0 Blanchard, R. — Tratte de Zoologie medtcate. Paris 1889, Tome 2. •) Braun, M. — Die tlitertscfien parasiten des Menscìien. 4 Aufl. 1908. (Mi riferisco a questa, perchè deirultima (5a) edizione 1915 è pubblicata solo la 1" parte). ■') Il Blanchard (già citato) accenna a casi di parassitismo accidentale di questa sanguisuga anche nel retto, nella vagina, nell'uretra e nella congiuntiva dell'uomo: notizia riprodotta in seguito in tutti i trattati di parassitologia. ^) Le opere dei quali qui ed in seguito ricordo solo collettivamente, salvo casi singoli , non richiedendo la presente nota che queste siano singolarmente richiamate in un particolare elenco bibliografico. — 126 — grandezza, sta in effetti che, mentre le forme adulte (grandi) vi- vono ordinariamente nel fango e nel limo del fondo delle pozze, ruscelli e canali d'acqua, ecc. nel quale esse si approfondano, come rilevo dalle osservazioni degli A., le forme giovani, per contro, vivono alla superficie dell' acqua che affiorano nuotando. Co- sicché queste sole possono essere facilmente travolte nella cor- rente, che si determina dall'aspirazione dell'acqua che si fa dal- l'uomo nel bere, e perciò, con essa ed in essa trascinate e tra- volte, possono capitare nella gola del bevitore e attaccarvisi per succhiarne il sangue. Ciò è reso maggiormente possibile dalle piccole dimen- sioni che gli A. assegnano alle forme giovani suddette e che si ricavano anche dalle figure che di esse forniscono, riprodotte in grandezza naturale: dimensioni che vanno da 1 a 3 cm. Que- ste forme giovani sono descritte dalla comune degli A. come piccole sanguisughe di color nerastro, che assumono aspetto fili- forme, lunghe da 2-3 centimetri, e possono, perciò, essere con- fuse con fili d'erba gallegianti alla superficie dell'acqua (Railliet). Evidentemente è da presumere che queste giovani piccole san- guisughe, una volta penetrate nella gola, attaccatesi alla mucosa dell'ospitatore, stimolate dalla fame, si diano a succhiare e con- seguentemente aumentino di volume crescendo. Intanto , dato pure per fermo quanto sopra è riferito circa il modo , come si presume, possa avvenire l'infezione di Limnatis nilotica nell'uo- mo da parte di queste forme giovani, poiché, in generale, non sono state dagli A. riferite le dimensioni degli esemplari espetto- rati dai pazienti, nella casistica del parassitismo accidentale nell'uo- mo di questa sanguisuga, e, d'altra parte, mancano dati per sta- bilire la durata della permanenza parassitaria della Limnatis nilo- tica neir uomo (che dai trattatisti rilevo poter essere da pochi giorni a piij (3) settimane), non é possibile dedurre se e di quanto possa la giovane Limnatis nilotica, nella durata del suo parassi- tismo , accrescersi e diventare anche adulta e , conseguentemen- te, quali dimensioni essa possa raggiungere nel frattempo. Ciò premesso, può allo stato, del tutto escludersi, sulla fede delle affermazioni degli autori, in base alle considerazioni suespo- ste, che l'infezione parassitaria nell'uomo ddi Limnatis nilotica possa anche essere determinata da forme adulte?. A questo quesito for- — 127 — nirebbe appunto risposta 1' esperimento casuale di resistenza al digiuno della Limnatis nilotica , al quale ho innanzi accennato, che mi da ragione d' argomentare come possa anche darsi che sanguisughe adulte, per riduzione di grandezza degli individui, con l'acqua limacciosa dei ruscelli o corsi d' acqua, bevuta spe- cialmente in campagna , penetrino nelle fauci dell' uomo. Il che infirmerebbe di fatto l'affermazione, alquanto apodittica, da parte degli A. della impossibilità di penetrazione di sanguisughe adulte nell'uomo, in base alle dimensioni di queste. L'esemplare di Limnatis nilotica che è oggetto della presente comunicazione mi venne portato custodito in un vaso cilindrico di vetro senza tappo, ma con una copertura di tulle, legato in- torno al collo del vaso, per lasciar passare l'aria ; la sanguisuga era immersa nell'acqua, di che per un terzo era pieno il vaso. Dopo averla esaminata per determinarne la specie, rimisi la sanguisuga nel vaso suddetto, ricondizionandola come sopra, e la- sciai giacere il vaso per molto tempo quasi dimenticato. Un giorno intanto a caso riesaminando il vaso, la mia attenzione fu richia- mata dal fatto, che l'acqua era diminuita in esso per evaporazio- ne, ma la sanguisuga, che era tuttora in vita, sembrava diminuita di spessore e di grandezza ; pertanto sempre agile e vivace nei movimenti. Questa osservazione mi fece venire in. mente di spe- rimentare fino a quanto potesse la Limnatis nilotica resistere al digiuno e la lasciai perciò ancora per un anno indisturbata; finché nel settembre del 1Q14, erano passati oltre due anni, mi decisi a riesaminarla. Constatai che l'acqua era ancora diminuita nel va- so, ma la sanguisuga , sempre ugualmente agile e vivace, si al- lungava e contraeva; e sia che si accorciasse, sia nella estensio- ne, si mostrava diminuita di volume e molto meno grande; che, anzi, allungandosi molto, appariva piiì svelta e sottile per assottigliamento del corpo. Pensai allora di metterla di nuovo a succhiare sangue per seguire le vicende dell'alimentazione dopo così lungo digiuno, valendomi di una cavia; ma prima volli fo- tografare la sanguisuga in grandezza naturale nei diversi atteg- giamenti che assumeva, e ne riproduco i principali e più caratte- ristici nelle figure allegate (ricalcate dalla serie delle fotografie eseguite) e di rilevarne le misure. Dopo alcun tempo da che la — 128 Limnatis si era nutrita di nuovo, cominciò a riprendere il suo aspetto primitivo, ripa- rando alla denutrizione del lungo digiuno, e per- ciò ad assumere dimen- sioni maggiori. Ricordo che quando mi fu inviata la Limnatis in esame nel 1Q12 — ed è presumibile si trovasse in condizioni normali di nutrizione — l'esemplare era di discre- ta grandezza, da ritenersi adulta, ma omisi di rile- varne le dimensioni: per- tanto le misure prese do- po i due anni e più di inanizione, che mi hanno Z.//««fl^/s «/Votóa in grandezza naturale (da fotografie) datO IinO a 0 Centimetri circa di lunghezza , e quelle ottenute dopo ripristinata la nutrizione, dalle quali ho ri- cavato fino a circa centimetri sette di lunghezza, dimostrano che l'individuo in esame, quando fu espettorato dal paziente, doveva misurare poco meno della lunghezza assegnata in media dagli autori alla specie adulta: cioè da 8-10 centimetri di lungliezza (Moquin-Tandon). Questo esperimento, dovuto al caso, mi ha condotto a riflettere se il fatto, per avventura, non si produca in natura, per dedurne che anche le Limnatis nilotica adulte, da tempo a digiuno, al quale la specie in esame mostra, come si vede , una così tenace resi- stenza organica, riducendosi di mole per denutrizione e deperi- mento organico, possano, come le forme giovani, penetrare nelle fauci dell'uomo con l'acqua bevuta : ciò che potrebbe essere ap- punto provato dal caso in esame di parassitismo accidentale di questa sanguisuga nell'uomo , interpetrandolo alla stregua dello esperimento al quale essa ha dato luogo. Difatti, non è da esclu- dersi che la Limnatis nilotica, che aggredisce particolarmente il cavallo, donde ripete il suo nome di sanguisuga del cavallo (Vo- — 129 — ran), possa rimanere per molto tempo a digiuno nei ruscelli, nei corsi e pozze d'acqua e nelle acque stagnanti di campagna, spesso fatte limacciose dal fango di fondo, e che, per conseguen- za, come dimostra l'esperimento di cui sopra, possa per inani- zione, diminuendo di dimensioni, direi nel consumarsi , ridursi di volume; ed in queste condizioni essa venga ingoiata da chi, assetato, senza troppi scrupoli, si abbeveri in campagna della pri- ma acqua che incontri. Le considerazioni che precedono , pur non infirmando che il parassitismo accidentale di Lininatis nilotica, possa essere de- terminato neir uomo dalla ingestione di forme giovanili e pic- cole della specie, come ritengono i trattatisti, tendono, dall'altra parte, a mettere innanzi la presunzione, derivante dai fatti espo- sti, che questo parassitismo possa determinarsi per la ingestione anche di forme adulte di Limnatis nilotica, che si trovino, per prolungata inanizione, in particolari condizioni di riduzione e de- perimento organico. Il che allarga il campo delle possibilità di infezione di questa sanguisuga nell' uomo , spiegandone la fre- quenza talvolta costatata. Casainicciola, 31 di Luglio 1917. hiiiito di stampare il 20 ottobre 1917. Il glutine nelle paste alimentari Comunicazione del socio Dott. Alessandro Cutolo (Tornata del lo luglio 1917) Da qualche tempo si dibatte tra chimici, industriali e con- sumatori la questione del glutine nelle paste alimentari. Veniva richiesto, per tradizione, nei capitolati di fornitura, che le paste contenessero una quantità di glutine corrisponden- te, pili o meno, a quella contenuta nelle semole e negli sfarinati relativi ai vari tipi. I produttori sostennero che nell'industria non fosse possibile raggiungere tali risultati, adducendo argomenti, che fecero valere sino ad ottenere la modificazione dei contratti. II punto più difficile della questione consiste nel fatto, che si riscontrano paste, che , pur provenienti da sfarinati normali, sono addirittura, o quasi, prive di glutine. L'importanza dell'argomento mi ha spinto a studiare il pro- blema dal lato scientifico , con la fiducia di portare anche un contributo alla tecnica dell'industria delle paste alimentari, che tanto interessa l'Italia meridionale ed in particolar modo la no- stra regione. I termini del dibattito si riducono a questi : a) Quale è il contenuto di glutine nei varii tipi di pasta. b) Esiste rapporto tra il glutine dello sfarinato e quello delle paste. e) Se l'assenza del glutine sia indice di alterazione della pasta o della qualità scadente. Per studiare in modo completo la questione, ho divise le mie indagini in varii gruppi e cioè : — 131 — a Fabbricazione delle paste alimentari. b Analisi dei varii tipi di pasta. e Alterazione della farina nei riguardi del glutine. d Modificazione del glutine nelle paste. e Importanza del glutine nell'apprezzamento delle paste. Fabbricazione delle paste alimentari. Per rendere chiaro quanto ho voluto studiare con le mie ricerche, ritengo utile e necessario esporre in breve il processo di fabbricazione delle paste alimentari, discutendo solo qualche punto, per quanto occorre alla dimostrazione che mi sono pro- posta. La fabbricazione delle paste non ha regole fisse e criterii costanti ; quelle e questi variano secondo gii usi locali e, pili, secondo i tipi che si vogliono ottenere. Le varietà di grano, i diversi prodotti della macinazione, le diverse miscele di sfarinati fanno mutare d'altra parte , in certi limiti, le operazioni occorrenti. Mi occuperò del processo classico di lavorazione con asciu- gamento naturale, senza ingolfarmi nella questione dell' asciuga- mento artificiale, così complessa e tanto poco studiata dal punto di vista chimico e biologico. Le fasi della lavorazione si possono così dividere: Impasto: In generale nella grande industria l'impasto viene fatto con acqua molto calda; in alcuni paesi, Abbruzzi e Sicilia, di produ- zione pili limitata, viene adoperata l'acqua fredda. L'impasto con acqua bollente facilita le successive operazioni, perchè rende il pastone molle e levigato in tempo pili breve, mentre l'impasto a freddo per fornire le stesse condizioni deve essere abbandonato qualche tempo a se stesso. Si ritiene che l'acqua calda agendo sul glutine lo rammol- lisca rapidamente e quindi, a parità d' impianto , la produzione aumenta in rapporto all'impasto a freddo. La temperatura del pastone oscilla intorno a 40° - 50° e perciò non vi è dubbio che l'ambiente è favorevole ai processi enzimatici. — 132 — Neil' impasto a freddo tale pericolo è diminuito, ma non eliminato, perchè, per facilitare il lavoro successivo delle trafile, usasi di riscaldare la gramola. La quantità di acqua necessaria per l'impasto è di circa il 30*^10; si cerca, però, di adoperarla nella minor quantità possibile, ma sempre in rapporto allo sfarinato che si lavora. La durezza del pastone varia pure secondo i tipi che si vo- gliono produrre, e, più, secondo lo stato di umidità dell'atmo- sfera. Dovrà essere perciò più consistente nei tipi di pasta grossa, che asciugano più lentamente, e nelle giornate umide e calde, nelle quali l'essiccamento è rallentato dallo stato di saturazione dell'ambiente. Qui deve notarsi che, anche le alterazioni chimiche sono diversamente favorite dall'eccesso di acqua. Dicono in arte che l'impasto a freddo riduce la pasta bian- ca, liscia, poco saporosa, mentre l'impasto a caldo produce pasta più colorita e saporosa. Ed ancora , l' impasto duro fornisce prodotti nervosi, mentre quello molle fornisce prodotti sner- vati: caratteri che possono attribuirsi alle qualità del glutine. In sostanza, l'impasto può ritenersi ben riuscito quando si presenta omogeneo, plastico, estensibile, elastico : qualità che cor- rispondono, proprio, ai caratteri del glutine normale. L'operazione d' impasto dura da 10 a 20 minuti ; ogni pro- lungamento è dannoso, perchè il pastone dopo poco tempo co- mincia a filare, si snerva, come dicono in arte. È certo che ciò rappresenta l'indice delle alterazioni, le quali muteranno, poi, i caratteri della pasta che si sarà ottenuta. Si comprende che la capacità della impastatrice deve essere proporzionata alla potenzialità degli altri apparecchi , per non abbandonare quella porzione del pastone, che non può essere subito trasformata dalle altre macchine. Gramolatura : Questa operazione segue l'impasto e serve per incorporare intimamente l'acqua nelle semole, allo scopo di rendere omogeneo e liscio il pastone. Dicono i pastai che l'aspetto esteriore della pasta ottenuta dipende molto da questa pratica. L'impasto al punto giusto di mollezza e caldo si mantiene più facilmente liscio durante la gramolatura, evitando la forma- — 133 — zione di quella crosta superficiale, che rende, poi, la pasta stri- sciata nelle trafile. In qualche stabilimento le gramole vengono riscaldate per mantenere, appunto, la temperatura del pastone. La durata di tutta l'operazione non deve superare 15 mi- nuti, perchè anche qui possono prodursi le stesse alterazioni che avvengono quando si prolunga l'impasto. I pastoni per le paste molto fini dopo la gramolatura ven- gono anche laminati. Trafilatura : II pastone gramolato viene introdotto nei cilindri, i quali, alla loro volta, sono riscaldati in modo che la temperatura si mantiene ancora intorno a 40°. All'uscita dal torchio la pasta si presenta attaccaticcia e non sarebbe maneggiabile, se non fosse leggermente ventilata con op- portuni dispositivi, che ne asciugano alquanto la superficie. Asciugamento : La più importante, la più difficile, la più delicata tra le o- perazioni che si eseguono nei pastificii è l'asciugamento. -. A parità di semola, da questa operazione dipendono le qualità della pasta : il suo valore commerciale, -dal punto di vista dei caratteri esteriori -la sua resistenza alla cottura ed il rendi- mento relativo , la sua durata alla conservazione ; in complesso tutti quei requisiti, che accreditano le varie marche commerciali. Asciugare la pasta non significa disseccarla, privarla, cioè, dell'acqua aggiunta nello impasto, ma significa ridurla alla con- dizionatura richiesta, senza alterarne i caratteri intimi ed esteriori. Gli elementi che influiscono sulla riuscita di questa operazione sono varii, ma si possono ridurre all'uso preciso della ventilazione, della temperatura e della igroscòpicità degli ambienti. Non vi sono regole nel processo di essiccamento, perchè i varii periodi di esso possono variare secondo l'ambiente, secondo le materie prime adoperate nell'impasto e secondo le varie forme che si preparano. Un buon asciugamento deriva dalla intelligenza e dalla praticità del capo operaio, il così detto " impastatore „. Egli ha il sistema di un marinaio che deve lasciare il por- to : esce fuori lo stabilimento, guarda il cielo, nota la direzione — 134 — del vento, prevede i cambiamenti atmosferici, e dal risultato di queste sue osservazioni regola tutto l'indirizzo della preparazione che va a fare. Da lui solo dipende, qualunque sia la se- mola, la buona riuscita della pasta, ed ogni insuccesso significa un danno materiale o per lo meno il discredito alla marca del produttore. Ciò spiega la rivendicazione dei proprii diritti da parte di queste maestranze di operai, che hanno sorpreso il buon pub- blico con alcuni scioperi meravigliosi ! Nel tipico asciugamento naturale le varie operazioni possono così riassumersi : Incartamento : Appena uscita dalla trafila, la pasta viene portata all'aria aperta in piena luce ; i tipi lunghi sulle canne, la corta distesa sulle tele. Sulla pasta, che è ancora calda, si forma subito una crosta dura, come la carta, per il rapido asciugamento che avviene alla sua superficie. In questo momento è utile l'aria lievemente mossa ed asciut- ta ; l'effetto di essa è tanto piìi benefico quanto più rapidamente si è prodotto, perchè, formatasi subito la crosticina, s'impedisce che allignino su la superfice umida della pasta quei germi, che possono produrre presto o tardi le diverse alterazioni. La durata di questa prima operazione varia secondo le con- dizioni atmosferiche e, anche, secondo il formato delle paste. Se essa durasse molto a lungo, l'umidità racchiusa sotto la crosta troppo indurita non avrebbe modo di evaporare e nel corpo della pasta si avrebbero processi di alterazione. Se invece avvenisse in un tempo molto breve, la crosticina superficiale troppo sottile diver- rebbe rapidamente molle nel locale di rinvenimento, con il pericolo di vedere ammuffire od inacidire la pasta. Naturalmente, il periodo d'incartamento è tanto piiì lungo quanto maggiore è lo spessore della pasta; la lunghezza del periodo rende difficilissimo ottenere buoni prodotti - esempio ti- pico i così detti maccaronc'mi a parete grossa ed a foro sottile. Non ho elementi per giudicare l'influenza della luce, alla quale pur credono i nostri pastai. Rinvenimento : La pasta, divenuta quasi fragile nel periodo precedente, è portata nel riposo, locale chiuso, umido e fresco, - 135 — distesa sulle canne se lunga , racchiusa nei sacchi se corta. Le canne sono messe vicinissime tra loro ed i sacchi 1' uno ac- canto all'altro. In siffatto ambiente , 1' asciugamento si arresta ; anzi 1' umi- dità interna invade la crosta, equilibrandosi in tutte le parti della pasta, che ridiventa flessibile. Questo periodo dura più o meno a lungo, secondo i tipi di pasta ; per lo più si prolunga per una notte intera. La temperatura bassa è indispensabile in questi locali ; se si eleva oltre i 10° -15^ si viene a creare un ambiente caldo ed umido, il più favorevole alle alterazioni. Si ritiene da molti che durante questo tempo avvenga una certa fermentazione, che se supera di poco i limiti richiesti ro- vina il prodotto finale , pur non producendo alcuna alterazione apparente, né ammuffimento, né inacidimento. L'incartamento ed il rinvenimento sono , spesso , alternati e ripetuti secondo i tagli di pasta e secondo le stagioni. Essiccamento : La pasta tolta dai locali di rinvenimento è passata in locali chiusi, sino a che diventa asciutta e resistente al tatto. Si preferiscono per questa operazione locali non molto ampii, proporzionati alle quantità approntate, per non mescolare le par- tite derivanti da diverse preparazioni. Si comprende che facendo altrimenti le paste più asciutte potrebbero riprendere umidità dalle nuove introdotte ; si pro- lungherebbe , così , il periodo di asciugamento delle prime col rischio di vedere anche qui ammuffire, inacidire o altrimenti al- terare il prodotto finale. Negli spanditoi devono anche evitarsi le correnti brusche di aria, che, asciugando rapidamente la superficie e lasciando lo interno umido, fornirebbero la pasta spaccata e macchiata. In sostanza questo periodo rappresenta un alternarsi dell'in- cartamento e del rinvenimento. Quando si aprono e si chiudono le finestre, si ripetono le condizioni dei due periodi precedenti; e ciò sino a raggiungere un equilibrio perfetto in ogni parte della pasta. La durata varia secondo la qualità ed i formati della pasta ed ancora, e più, secondo le stagioni. — 136 - Ultimo periodo: La pasta arrivata al punto giusto di asciugamento viene sfi- lata, viene tolta, cioè, dalle canne o dai telai e messa in depo- sito a cartate, cioè avvolta incompletamente in grossi fogli di carta, e disposta a strati in grosse partite. Dicono i pastai che in questo periodo la pasta piglia forza e corda, acquista cioè la condizionatura normale, che la rende resistente, elastica e conservabile. In generale, tutto l'essiccamento dura circa otto giorni di estate e venti giorni d'inverno. Questa rapida rassegna del processo di fabbricazione basta a far comprendere l'importanza delle varie operazioni di pro- sciugamento della pasta per la buona riuscita della sua qualità: una esagerata ventilazione, un riposo troppo lungo possono am- muffirla, inacidirla o, peggio, possono produrvi quelle alterazioni che ne mutano le qualità intime, pur lasciandone immutati icaratteri organolettici. Quali sieno i processi chimici , enzimatici e microbici che avvengono durante tutto il processo di fabbricazione, ai quali si devono le proprietà caratteristiche delle buone paste, non sap- piamo ancora; ma è certo ed acquisito che non basta una buona semola per ottenere una buona pasta, ma è indispensabile, inve- ce, un buon andamento nella preparazione. Deduzioni : 1) La temperatura e lo stato di umidità dello impasto sono adatti allo sviluppo di agenti, i quali producono il loro effetto durante le successive operazioni. 2) Ogni errore, nel succedersi delle varie fasi della fabbrica- zione, può creare condizioni favorevoli, perchè tali agenti svilup- pino anormali attività, attaccando la semola nella sua costituzione intima, anche quando non avviene l'ammuffimento o l' inacidi- mento della pasta. , Contenuto di sostanze azotate nelle paste» Parmentier apprezzava la quantità del glutine nei prodotti del grano dal loro colore ; Fleurent , invece , attribuiva la ric- chezza in glutine alla qualità ed ai tipi di frumento. — 137 — L'uno e l'altro dimostrarono con analisi il loro asserto, che, in verità, corrisponde a quanto le ulteriori esperienze hanno as- sodato. Chevallier, Maestrelli, Girard, Villier, Ballano ritengono che le paste hanno la composizione delle semole da cui proven- gono ; e Ballano in particolare nota le difficoltà che s' incon- trano nell'estrazione del glutine. In generale coloro che hanno raccolto elementi su la com- posizione delle paste alimentari partendo dalla determinazione dell'azoto, hanno espresso i risultati in sostanza azotata, che, co- me dimostrerò in seguito, non corrisponde al glutine estraibile. La grande analogia fra le cifre , che si riportano dai varii autori, dimostra che pochi furono gli analisti diretti e molti i com- pilatori. Nella tavola I ho raccolto parecchi elementi, ricercandoli dai diversi trattati e lavori , che, secondo il mio giudizio, sono ori- ginali e diversi tra loro. TAVOLA L Ceneri Sostanze azotate in genere Glutine Alessandri .... Atwater Ballano Boussinoault . . . Bruylants .... Farmacopea militare GiGLiOLi e Salis . . Gosio e Bon.wia . Gouraud . . . . KÒNIG MlLONE Pellerin .... Scala soldainl . . . . Villavecchia . . . Zoso 0.80 medi 0.80 medi medi 1.05 0.74 0.86 0.70 0.50 - LOO a L30 0.54 1.05 0.4^2 - l.(K) a 1.44 0.99 0.83 a 0.(54 - 1.15 - 2.35 - 1.15 - l.CK) - 2.00 9 - 12.5 13.40 12.12 9 - 12.50 13.69 9.02 10.43 10.83 10.5 - 10.9 11.94 - 16.50 10 N = 1.9 a 3. 15.40 14.85 10-14 10-21 corrisp. ai semolini Deduzioni : La quantità di sostanza azotata nelle paste alimentari varia da un minimo di Q ad un massimo di 15 ed è relativa al tipo della semola originaria. 138 Analisi di paste esistenti in commercio. Da un numero grandissimo di analisi di paste da me esegui- te 1) ho scelto un gruppo di esse a composizione che chiamerò normale, per quanto riguarda il glutine, dividendole per tipo se- condo la indicazione del fabbricante o del commerciante. Non entrerò nel merito di queste indicazioni, perchè mi occuperò della classificazione delle paste in altro lavoro, che mi auguro di pubblicare appena mi sarà possibile. Il metodo analitico da me scelto fu il seguente: La pasta, ridotta in grossi frantumi in mortaio di porcella- na, veniva polverata in un macinino; la polvere ottenuta era resa uniforme facendola passare, quando occorreva , attraverso uno staccio di seta ed era conservata per le varie determinazioni in un recipiente di vetro con tappo metallico a vite. Il dosamento dell'umidità e delle ceneri veniva eseguito in 10 grammi di pasta essiccata a 110°, sino a peso costante, e poi cal- cinata in muffola. Per la determinazione dell'acidità 5 grammi di sostanza e- rano mescolati con 25 ce. di alcool di Q0°, contenente una pic- cola quantità di fenolftaleina, e perfettamente neutralizzati. La miscela era agitata per qualche tempo e poi abbandonata du- rante la notte in ghiacciaia. Dopo filtrazione, in 10 ce. di liquido, si eseguiva la titolazione con soluzione di potassa "/loo ; espri- mendo i risultati in acido lattico Il glutine veniva dosato in 20 gr. di sostanza ai quali ag- giungevo 10 ce. di acqua a 15°, quando la pasta aveva la con- dizionatura normale, e diminuendo alquanto la quantità, quan- do non era perfettamente asciutta. Il pastone era abbandonato per 30 minuti alla temperatura dell'ambiente ed indi, dopo averlo rimpastato per mescolare la parte superficiale con quella piìi in- terna, veniva manipolato sotto un filo d'acqua, che cadeva su di uno staccio di seta a tessuto sottilissimo. Il glutine ottenuto veniva disteso in una capsula di niclielio ') Nelle numerose determinazioni mi fu valido aiuto la Sig.na D. MoRE- SCMINI, assistente straordinaria del Laboratorio. — 139 — a fondo piano e pesato, in generale , allo stato secco ed allo stato umido , quando volevo determinare l' assorbimento del- l'acqua. L'azoto veniva determinato in un grammo di sostanza, che ossidavo con 15 ce. di una miscela a parti uguali di acido solfo- rico fumante ed acido solforico a 66°. L' ammoniaca era messa in libertà con 15 gr. di ossido di magnesio e raccolta in acido solforico "Z*- Questo era, alla sua volta , titolato con potassa "/^ servendo come indicatore la tintura di cocciniglia. I risultati sono espressi in sostanza azotata, moltiplicando, cioè, la quantità di azoto ottenuto per il coefficiente 6,25, gene- ralmente accettato. Per dosare la sostanza solubile , 10 gr. di pasta erano in- trodotti in un cilindro graduato di 100 ce. con circa 75 ce. di ac- qua. La miscela veniva agitata ripetutamente, di tanto in tanto, per circa due ore, indi vi aggiungeva acqua sino al segno, e, do- po aver mescolato, si abbandonava tutto, per una notte, in ghiac- ciaia. Si riportava il giorno seguente la miscela al segno , dopo che aveva acquistata la temperatura dell'ambiente, e si filtrava. Si adoperavano 20 ce. del liquido per determinare il residuo, lasciando prima evaporare a bagno di acqua bollente in capsule di nichel a fondo piano, e poi essiccando per un'ora in stufa a 100°. L'azoto solubile veniva determinato in 50 ce del filtrato con- centrandolo a piccolo volume nella stessa provetta del Kieldahl e ossidando con 10 ce di acido, con il metodo già descritto. Deduzioni : I risultati delle analisi riportate nelle tavole 2, 3, 4, 5, 6 di- mostrano che da tutti i tipi o qualità di pasta si può estrarre il glutine in quantità corrispondente, più o meno, alle semole, ma sempre inferiore alla quantità di sostanza azotata totale. 140 — TAVOLA 2. 1 N. Provenienza Qualità Forma Umidità Ceneri Acidità Glutine N.x6.25 in sostanza secca .1 Torre - S. extra lunga 11.21 0.60 0.058 11.88 12.68 -2 Gragnano - A. " " 11.11 0.62 0.063 11.10 12.10 3 Torre - V. II II 11.30 0.63 0.072 12.71 13.25 4 " - C. II II 14.02 0.64 0.049 7.48 14.94 5 Gragnano - P. II " 10.89 0.66 0.073 10.60 13.56 6 Torre - C. II capellini 11.20 0.66 0.160 12.13 13.75 / ); Il II pastina 11.10 0.67 0.160 11.61 13.12 8 Castellamni.-R.L. II lunga 11.90 0.67 — 10.05 -i 9 Il II II corta 11.62 0.(37 ^ 11.80 1 10 Gragnano - V. " lunga 12.97 0.73 — 11.66 J 11 -G. n )/ 12.20 0.79 — , 10.77 -■ 12 Il II II corta TA^ 11.49 /OLA 3. 0.79 11.80 \ 13 Torre - V. I lunga 11.32 0.52 0.072 11.37 12.18 14 S.Giovanni-G.S. " 12.56 0.54 0.071 11.01 11.81 15 Napoli - piazza " 13.25 0.60 0.090 9.90 — 16 Torre - S. II 11.00 0.(J0 0.073 11.54 12.25 17 S. Giovanni - C. II 11.00 0.64 0.058 10.47 12.6S 18 Torre - C. II 12.10 0.66 0.190 12.55 14.43 19 Napoli - piazza II 11.89 0.68 — 13.58 — 20 S. Maria - P. " 11.96 0.69 — 10.38 11.93 21 Abbruzzi -D. II pastina 11.20 0.70 0.160 11.20 12.84 22 Napoli - piazza II lunga 11.95 0.70 0.102 11.25 — 23 Il II II ) 12.00 0.73 — 13.07 — 24 Abbruzzi - D. L. II 1 12.00 0.76 — 10.90 11.27 25 Torre - S. II > 11.98 0.77 — 10.00 11.25 26 Gragnano - N. II 1 11. IK) 0.85 — 11.76 12.25 27 Torre - F. II 1 12.10 0.88 — 10.24 12.25 28 Trapani - P. II 1 11. ()2 0.88 0.098 12.27 12.75 29 Torre - C. " " 14.60 0.93 0.031 10.91 14.00 — 141 — TAVOLA 4. N. Provenienza Qualità Forma Umidità Ceneri Acidità Glutine in sostanza secca N.X6.25 30 S. Giovanni -G.S. II lunga 12.61 0.53 0.093 11.09 11.81 31 Napoli - C. " " 11.66 0.53 — 9.61 — 32 " - piazza » " 15.00 0.59 0.088 11.20 — 33 S. Giov.-M. M. 1. >' " 15.15 0.(i0 — 12.60 — 34 Napoli - C. II " 12.VXI 0.62 — 12.91 — 35 Gragnano - N. " )/ 11.38 0.72 — 11.48 — 36 Napoli - piazza " II 12.05 0.6«) — 11.97 — 37 S. Giovanni - C. » " 11.02 0.70 0.068 10.30 11.81 38 Napoli - piazza " " 12.04 0.70 — 13.23 — 3V» S. Giovanni-S.S. " " 10.26 12.11 0.72 — 11.16 — m Napoli - piazza II " 0.73 0.102 11.68 — 41 Torre - C. II " 15.20 0.7() — 10.60 — 42 Napoli - piazza " " U.OO 0.82 — 13.80 ■^~ TAVOLA 5. N. Provenienza Qualità Forma Umidità Ceneri in Acidità sostanza se Glutine oca N.X6.25 43 Napoli - C. IH lunga 12.59 0.63 — 10.54 — 44 S.Giovanni-G.S. " II 12.34 0.6)5 0.085 11. ()0 11.80 45 S. S. II II 11.24 0.()7 — 13.91 — 4() ;; , Il III e. >' 10.76 0.69 . 0.0()4 11. 1() 12.25 47 Napoli - piazza Ili corta 12.53 0.70 0.049 11.86 13.12 48 Il II II pastina 12.23 0.70 0.058 12.44 13.12 49 il II II lunga 12.82 0.72 0.073 10.20 •13.12 50 Il II 1, /; 12.05 0.78 — 10.02 — 51 Il II II « 12.08 0.95 0.102 12.16 — 52 Foggia - R. L. " II 9.30 1.27 0.220 12.45 — — 142 — TAVOLA 6. N. Provenienza Qualità Forma Umidità Ceneri in Acidità Glutine sostanza secca 1 N.,<ó.25 53 Napoli - C. IV S lunga 11.35 0.68 7.70 54 S. Giovanni-G.S. 4a » M36 0.81 0.085 11.60 11.80 55 S. Giovanni -S.S. 4 S II 9.30 0.94 — 10.92 — 56 Castellamm.-R.L. T. M. corta 11.91 0.96 — 12.91 — 57 )/ ); ir lunga 1^2.57 0.97 — 7.41 — 58 S. Giovanni-G.S. 5a ;; 12.05 0.98 0.085 12.30 12.76 59 Torre - C. T. M. II 15.00 1.00 — 9.28 — 60 Gragnano - N. Il corta 10.72 1.09 — 12.20 — 61 S. Giovanni-S. S. 4a lunga 9.64 1.10 — 11.01 — m Gragnano - V. T. M. )) M13 1.20 — 11.91 — Metodi et estrazione del glutine* Taddei fu il primo ad ammettere che il glutine non sia una sostanza unica, ma che risulti di tre elementi. Fleurent ne studiò la costituzione immediata , che risulta principalmente di glutenina e gliadina ; quest' ultima conferisce le qualità ag'glutinanti. Egli trovò che i diversi cereali e le diverse qualità di frumento forniscono glutine differente nelle sue proprietà chimiche e fisi- che, le quali ne permettono o non la separazione dai diversi prodotti della macinazione. Pili precisamente, la facoltà di agglutinarsi varia secondo il rapporto tra glutenina e gliadina, tanto che , se questa è scarsa, diventa difficile o impossibile l'estrazione. Un buon glutine risulta di glutenina: 18-35% gliadina : 60-80 % ed una buona farina deve avere il glutine che contenga almeno 75 Vo di gliadina. Glutine '% di farina Saraceno 7.26 Riso 7.86 Segala 8.26 Mais 10.63 Orzo 13.82 — 143 — La relazione tra la deficienza di gliadina nella costituzione del glutine e la difficoltà di estrarlo dai varii cereali viene di- mostrata dalle cifre che seguono : Gliadina % di glutine 13.08 14.31 8.17 17.50 15.60 La glutenina aumenta a misura che il prodotto della maci- nazione si allontana dal centro del granello ; onde per separare il glutine delle farine basse è necessario adoperare acqua a 40°-45°, perchè ciò aumenta le qualità agglutinanti della gliadina. Benard et OiRARDiN, per caso, scoprirono che, in propor- zione del tempo che passa dalla preparazione del pastone alla estrazione del glutine, varia considerevolmente la quantità che se ne ottiene. Con alcune esperienze spiegarono, così, il disaccordo che spesso si nota tra i diversi operatori e proposero, perciò, d'indicare nelle perizie quanto tempo dopo la preparazione del pastone venne separato il glutine. Più tardi Balland trovò che il glutine raggiunge il suo maggiore rendimento dopo un certo riposo , che varia secondo la natura del grano e secondo la bianchezza delle farine. La quantità di glutine , dopo aver raggiunto un limite massimo, comincia a decrescere, mentre aumenta l'acidità del pa- stone. Nelle farine vecchie non si nota aumento. La quantità di acqua adoperata per l'impasto ed il lavaggio piiì o meno pro- lungato modificano i risultati. Una quantità maggiore di glutine si ottiene adoperando acqua a 40°. Il tempo che si impiega per radunare il glutine varia secondo la natura del grano e secondo la vecchiezza della farina. Egli ritiene, ancora, che da una stessa farina si possono ot- tenere quantità variabili di glutine, secondo la maniera di operare. In seguito trovò che le particelle di crusca contenute nelle farine basse provocano la sfuggita del glutine durante il lavag- gio : e ciò fu ritenuto anche da Villier. Nell'analisi delle paste Ballano notò pure che, riducendole — 144 — in polvere e preparandone il pastone, riesce difficilissima l'estra- zione del glutine. Frichot facendo il pastone con acqua a 0" non ottenne glutine ed attribuì il fenomeno alla inazione di fermenti; che conferiscono le proprietà agglutinanti ai costituenti del glutine. Altre esperienze furono fatte sulla durata del lavaggio e sulla composizione chimica dell'acqua adoperata : l'uno o l'altra possono modificare anche quantitativamente il risultato della de- terminazione. Deduzioni: 1.) Il glutine è un elemento definito delle farine; la sua costituzione chimica influisce sul risultato dell'estrazione. 2.) Nelle farine normali con operazioni ben condotte l'acqua deve trascinare via, con l'amido, solamente le sostanze azotate solubili. 3.) Il metodo di separazione, in rapporto alle diverse ma- nualità, fa variare il rendimento quantitativo della estrazione. 4.) La presenza di prodotti bassi, lo stato di conservazione delle farine (l'invecchiamento più che 1' acidità) possono far di- minuire la quantità del glutine estraibile. Alterazioni della sostanza azotata nelle farine» La farina, ricca di germi, subisce processi di alterazioni più o meno rapidi ed intensi, di natura diversa secondo la flora mi- crobica in essa contenuta e secondo le condizioni di tempo e di luogo - temperatura ed umidità - favorevoli o non all' attività e moltiplicazione microbica. I varii costituenti della farina risentono, quasi tutti, gli ef- fetti utili o dcleterii dell' azione dei microrganismi in tempo e misura diversa, secondo il loro carattere chimico e secondo la va- rietà e l'attività delle specie microbiche. Ho detto effetti utili, perchè è notorio ai tecnici che le fa- rine nel tempo immediato alla macinazione maturano, subiscono cioè una specie di fermentazione che le rende più adatte agli usi alimentari. Per lo scopo delle mie ricerche mi occuperò solamente delle alterazioni, che riguardano le sostanze azotate e più preci- samente il glutine. — 145 — Parmentier, nelle sue classiche ricerche, aveva notato che ogni alterazione del grano diventa alterazione del glutine. Da quattro farine , diverse per finezza , abbandonate in un ambiente umido sino a decomposizione incipiente , estrasse po- chissimo glutine, niente elastico, e da qualcuna non riuscì addi- rittura a raccoglierlo. In alcune esperienze di panificazion^e notò ancora che un decotto di crusca aggiunto in piccola quantità al pastone miglio- rava la qualità del pane, mentre una quantità piiì grande non lo faceva sollevare. Barral trovò che la qualità del glutine nelle diverse farine dipende non solo dal grano donde provengono, ma, e più, dal me- todo di macinazione. Notava che, quando i cilindri sono troppo vi- cini o girano troppo rapidamente, la farina si riscalda ed il glutine si modifica sensibilmente; in questo caso la farina manca di corpo. Laillier trovò che il dosamento del glutine allo stato umi- do non dava risultati precisi, perchè tratteneva diversa quantità di acqua, secondo lo stato più o meno alterato delle farine. Chevallier giudicava la farina e la pasta dai caratteri del glutine, ritenendole avariate quando questo si sgretolava. Balland, studiando le alterazioni delle farine durante l'in- vecchiamento, trovò che le sostanze albuminoidi a poco a poco si disgregano senza diminuire ; il glutine si modifica nelle sue qualità, perde la proprietà di riunirsi, si fluidifica, ed è traspor- tabile dall' acqua di lavaggio. Ritenne che 1' acidità delle farine non è causa, ma effetto della trasformazione del glutine. Notò pure che un buon glutine contiene 70 ^o di acqua e che vi è una grande relazione tra la idratazione di questo e lo stato di conservazione delle farine : nelle farine vecchie infatti il glutine assorbe minore quantità di acqua. Provò con una serie di esperienze che il frumento contiene un fermento, che, pare, si trovi nell'embrione e possiede la pro- prietà dei fermenti organizzati. L'acqua ed il calore sono indi- spensabili alla sua evoluzione : una temperatura umida intorno a 25^ conviene particolarmente al suo sviluppo, ma resiste ancora a 100° à secco. Esso porta la sua azione sul glutine, che fluidifica. In una molitura ben condotta resta nella crusca, donde ri- sulta che è contenuto in quantità maggiore nelle farine basse. — 146 — Ciò del resto fu confermato da Masoni, il quale nel consta- tare la ricchezza della crusca in fermenti di potere idrolizzante ritenne che la loro attività viene aumentata dalla presenza dei prodotti fosforati, abbondanti in questa parte della cariosside. Per quanto riguarda le sostanze albuminoidi solubili, Balland trovò che esse da 0.86 °'o arrivano sino a 2 "^'o nelle farine vec- chie di 2, 3 anni. BouTROUX studiò gli effetti della fermentazione panaria sulla sostanza azotata. Facendo agire i lieviti puri su le farine, il glutine non venne attaccato ; ma ottenne nella separazione una lievissima differenza in meno dovuta, forse, allo azoto consumato dalla nu- trizione dei batterii. Non riuscì, invece, ad ottenere che piccole masse fioccose, estraendo il glutine da un pezzo di pastone pronto per essere cotto. Ripetendo le esperienze e variandole ebbe risultati diversi da zero sino a cifre molto vicine al glutine originale delle farine. Ne concluse che nella fermentazione panaria l'attacco del glutine è parziale e, non avendo trovato aumento di sostanze a- zotate solubili, trasse la conseguenza che il glutine veniva modi- ficato non solubilizzato. Con altre esperienze dimostrò che i batterii, che attaccano il glutine, non si sviluppano in presenza di un eccesso di lievito. Pili tardi ebbe ancora occasione di notare che, quando nella panificazione si adopera farina bianca, la fermentazione si sviluppa normalmente; ma quando si adoperano, invece, farine basse, il pane non si solleva. Attribuì il fenomeno alla presenza di diasta- si, che attaccano il glutine, in qualcuno dei prodotti della maci- nazione. Sc^LA con una serie di esperienze, eseguite su svariati tipi di farina, arrivò alla conclusione che, nell'alterazione delle farine, le sostanze solubili aumentano sensibilmente e tanto piià quanto maggiore è l'alterazione. Riportando da Polek i risultati di analisi di farine sane e guaste, egli fa notare come in queste il glutine diminuisce, mentre aumentano le sostanze azotate solubili, sino a 6 7o. Nelle esperienze di Scala , 1' aumento non arriva alla solu- bilizzazione totale del glutine, anche se si seguono le farine sino alla putrefazione. — 147 — Ma che effettivamente il glutine si trasformi in corpi solu- bili, lo dimostra il rapporto tra sostanze azotate totali e sostanze azotate solubili, che va man mano decrescendo ; quindi sul fatto non cade dubbio. Però, in generale, in queste esperienze i periodi sono troppo lunghi e le alterazioni troppo profonde, perchè se ne possa trarre profitto per la diagnosi dello stato di alterazione. In alcune di esse, eseguite a periodi piiì brevi, si vede che il glutine si solubilizza lentamente , ma sempre ad alterazione avanzata , quando i sensi specifici sono giudici più che compe- tenti per constatare l'alterazione dei caratteri organolettici. Nel suo lavoro, Scala ha eseguita la determinazione dell'a- zoto totale , ma non quella del glutine perchè se ne possa se- guire la trasformazione. Girard A., nello studiare i metodi di analisi delle farine, trovò che alla temperatura ordinaria 5 o 6 ore di contatto con l'acqua bastano per far aumentare di 1 °/o la proporzione delle sostanze solubili azotate e non azotate, anche nei prodotti nor- mali ; in 24 ore da 3,5 °/o si arriva sino a 7 %. Ciò non avviene adoperando acqua ghiacciata , e però an- che egli attribuisce l'alterazione alle diastasi contenute nel grano. Frichot trovò che il glutine perdeva la sua coesione e si disgregava, quando veniva trattato con acqua ossigenata ; il fatto può , in questo caso , attribuirsi alla distruzione dei fermenti ag- glutinanti. Montella con una serie di esperienze eseguite su farine sa- nissime, su farine mediocremente alterate e su farine più alterate- ma non tanto da arrivare alla putrefazione - rilevò che il glutine diminuisce costantemente e, forse, per solubilizzazione; ma la di- minuzione non è tale da far riconoscere le alterazioni della fa- rina da cui proviene. Studiò, ancora, le modificazioni dei caratteri del glutine nei varii periodi, dando ad essi una importanza limitata per quanto riguarda la elasticità. Dagli esempii riportati si rileva che nelle farine con ceneri basse, egli estrasse sempre una discreta quantità di glutine, men- tre da una di esse con ceneri = 1.29 °/o non riuscì ad estrarne alcuna, dopo avvenuto il processo d'alterazione. — 148 — Insinna e Viola, considerata la predilezione dei batterii per le sostanze azotate, ritennero di massima importanza studiare le modificazioni qualitative e quantitative del glutine, nelle alterazioni naturali delle farine, arrivando alle seguenti conclusioni : Col crescere dei germi e della acidità si modificano meno la quantità e più le qualità fisico-organolettiche delle farine. Mai nelle farine, quando si mostravano intatte all'esame organolettico, la quantità del glutine raggiunse cifre inferiori a quelle riscon- trate in farine fresche di qualità basse; al contrario, molti carat- teri fisici organolettici di esse si modificarono tanto da differire nettamente da quelli delle farine fresche. Se, quindi, le variazioni quantitative non sono un mezzo di riconoscimento della iniziata alterazione, quelle qualitative, spe- cialmente il colore e la estensibilità del glutine, sono, subito, ca- paci di attestare la freschezza o meno di una farina. Il glutine costantemente perde , non appena iniziati i pro- cessi di decomposizione, il suo colorito caratteristico; il suo po- tere di estensibilità va sempre abbassandosi anche prima che la farina cambii aspetto : in talune farine , anche negli stadii non molto progrediti di decomposizione, il glutine non si può racco- gliere in una massa compatta e tenace e si presenta piia o meno fortemente disgregato. Osservazione degna di nota è che, nel caso di farine ricche di cellulosa, il glutine è modificato quando, allo scopo di pol- verare finamente la crusca, si sono adoperati cilindri molto rav- vicinati e conseguentemente la farina si è riscaldata. Essi ritengono, però, che il glutine si trovi, per tale causa, scondizionato, trattandosi di .un fatto puramente fisico e non di una fermentazione. Girard ritiene che i caratteri del glutine sieno elementi di giudizio nelle paste provenienti da grani avariati. Pagniello trovò nei semolini 0.93 *','(, di sostanze azotate so- lubili e nelle paste 0.64 7o- Volpino, partendo dall'osservazione che estraendo il glutine da farine alterate si vede come esso sia difficilmenie raccoglibile e come sia anche in minore quantità che nelle farine sane, volle prendere in esame quelle sostanze che , per opera dell' attività proteolitica dei microrganismi, si sarebbero potuto formare du- — 149 — rante il processo fermentativo delle farine stesse. — Ricercò ap- punto le sostanze analoghe ai peptoni, che sono il prodotto della proteolisi del glutine. Da esperienze eseguite su 4 tipi di farine arrivò alle se- guenti conclusioni : a) Il glutine si può ricavare da una farina soltanto ini- zialmente alterata ; col progredire dell'alterazione diminuisce in quantità ; solo ad uno stadio di alterazione abbastanza avanzata perde in grado notevole la sua elasticità. b) Assai per tempo si presentano nelle farine alterate le sostanze dovute all'attività proteolitica dei microrganismi. Tali sostanze, che danno la reazione del biureto, sono appunto di natura chimica analoga ai peptoni. Data la costante presenza di queste sostanze, la loro consta- tazione ha, dal punto di vista igienico , un certo interesse , per- chè è noto che, tra i prodotti dell'attività proteolitica dei micror- ganismi, trovansi prodotti dannosi all'organismo. ViLLiERS ritiene che tutte le alterazioni delle farine hanno l'effetto di diminuire la proporzione del glutine e di alterarne le qualità. Quando i prodotti della macinazione provengono dai grani avariati, il glutine si disgrega facilmente. L'invecchiamento delle farine influisce su la qualità e quantità del glutine , tanto che spesso riesce impossibile separarlo e radunarlo. Deduzion i : 1.) Ogni alterazione del grano significa alterazione dei pro- dotti della sua macinazione. 4.) L' alterazione profonda del glutine si rivela con 1' au- mento delle sostanze azotate solubili e con la presenza di so- stanze simili ai peptoni. 2.) Nella cariosside del grano e propriamente negli strati corticali è contenuto un agente, che agisce sul glutine , modifi- candone le proprietà (idratazione, facoltà di agglutinarsi, ecc.). 3.) La modificazione dei caratteri e delle proprietà del glu- tine non dimostra sempre l'alterazione del grano o degli sfarinati, ma può dipendere dall'azione dell'agente, che produce i suoi ef- fetti quando si trova in condizioni favorevoli d'ambiente. — 150 — Rapporto tra l'azoto totale ed il glutine nei prodotti della macinazione. Girard, A. notò, per la prima volta, che le sostanze azotate abbondano nella parte del grano, che è più vicina alla crusca. In seguito Balland dimostrò che , nel corso della macina- zione, a misura che i prodotti si allontanano dalla farina bianca sono più ricchi in sostanze azotate totali, ma diminuisce in essi la quantità di glutine. Farine con identico contenuto in azoto forniscono all'analisi quantità diversa di glutine, secondo la quantità di prodotti bassi che contengono. In tal modo il glutine non rappresenta tutta la sostanza azotata insolubile, ma quella parte che se ne può se- parare con il metodo ordinario. Egli fornisce i seguenti esempii : Glutine 10 7.5 „ II 13.43 non estraibile Frichot trovò che prodotti ricchi di sostanze azotate non forniscono glutine: i suoi elementi esistono in essi; ma nondimeno la separazione ne è difficilissima, perchè il pastone si sgretola ed il glutine viene trascinato dall'acqua di lavaggio. Ciò accade più nelle farine secondarie che in quelle bianche. Fleurent, determinato il rapporto tra la sostanza azotata ed il glutine in 17 campioni di grano, trovò che non esiste relazione rigorosa tra l'azoto totale ed il glutine ; venne, perciò, alla con- clusione che per apprezzare una farina bisogna tener conto del glutine, non dell'azoto. ViLLiERS ritenne, invece, che il peso dell'azoto totale è supe- riore a quello del glutine, perchè comprende anche le sostanze azotate solubili. Deduzioni : 1.) Non esiste rapporto tra l'azoto totale ed il glutine e- straibile nei prodotti della macinazione. Sostanza azotata Farina di Rimacina 1° I passaggio 11.80 11.96 — 151 — 2.) Nei prodotti bassi è piiì grande la quantitcà di azoto totale, ma è più piccola la quantità di glutine estraibile. 3.) Per dare un giudizio esatto su di un prodotto della macinazione , non basta eseguire il dosamento del solo glutine 0 del solo azoto. Rapporto tra sostanza azotata e §:Iutine nelle paste. Ballano, nell'analisi delle paste, aveva già notato che non si ottiene la quantità di glutine corrispondente alla sostanza azotata, perchè ne sono modificate le qualità. Allo scopo di rendermi conto del fatto , ho raccolto nella tavola 7 un certo numero di analisi di paste dalle quali fu pos- sibile estrarre una quantità di glutine molto scarsa e nella ta- TAVOLA 7. aLUTINE SCARSO N. Qualità Forma Umidità Ceneri Acidità N.X6.25 totale Glutine N.X6.25 solubile Sost. sol. non azotate in sostanza secca (53 I lunoi 11.12 0.00 ().2."U 10.18 1.04 1.10 12.72 (i4 " " 1 1 M 0.()1 — 12.50 1 .20 ±m \±¥) li5 o " 10.1»8 0.73 0.1:35 10.62 2.1 1 1.75 6.15 (i() extra " 11.00 o.co 0.210 8.75 13.74 3.50 7.50 ()7 T. W. corta !2..'0 o.os 0.100 12.55 3.55 2.16 10.20 ti8 " V 12.24 0.08 0.240 12.11 4.58 4.62 9.80 m III " 14.15 0.75 0.1()2 10.9;] 4.87 1.80 10.31 70 T. M. " 11.05 1.15 0.001) 12.20 5.63 2.20 11.90 71 1 lunga 11. OS 0.()4 0.120 12.40 5.81 1.80 10.30 n T. M. corta 1 1 ..52 O.C)7 0.000 0.25 5.01 1 .32 11.28 73 " ti 12.01 0.74 0.07() 0.80 6.00 2.10 9.80 74 II lunqa 12.10 ().va — 7.87 6.8:5 1.57 9.43 75 T. M. corta 12.75 0.S2 0.211 14.00 7.25 2.40 10.85 7Ci I lunga 11.32 0.7:5 ( ). I (){ » 12.4'3 7.62 1.56 8.48 — 152 vola 8 altre analisi di pasta, nella quale non fu addirittura pos- sibile, la separazione. Adoperai per la determinazione il metodo già descritto, per- chè ho inteso valutare solamente la quantità di glutine , che si ricava con la tecnica ordinaria da analisti provetti, senza discutere neanche le differenze , qualche volta notevoli , ch-e si ottengono tra operatori diversi. Non mi occuperò neppure dei mezzi agglutinanti - consi- stenti, ordinariamente, in soluzioni saline che si sostituiscono all'acqua - né dell'uso dell'acqua riscaldata a 40°, per la prepara- zione del pastone, perchè ciò esula dallo scopo delle mie ri- cerche. Dall'esame dei risultati ottenuti, si nota subito che nelle paste analizzate, qualunque sia stata la quantità di glutine sepa- I TAVOLA 8. SENZA GLUTINE N. Qualità Forma Umidità Ceneri Acidità N.X6.25 totale in sostan Glutine za secca N.X6.25 solubile Sost. sol. non azotate 77 11 lunga 12.10 0.04 0.102 7.87 0 2.10 .13.20 78 extra II 12.10 0.62 0.082 11.98 0 2.20 9.40 70 I " 11.13 0.60 0.27() 11.67 0 1.94 10.82 80 ); II 11.50 0.73 (,».24f) 12.8() 0 1.97 8.57 81 II II 12.(*>0 0.82 0.150 14.20 0 2.60 13,24 82 T. i\l. II 12.10 0.84 0.196 11.81 0 2.20 11.40 83 1 corta 1).87 0.86 (\210 13.80 0 2.46 12.60 84 T. M. ;; 11.18 O.OC) 0.221 12.15 0 4.25 lO.K) 85 Il lunga I3.()() 0.98 0.223 10.37 u 2.80 12.43 86 II corta 11.87 1.13 0.197 11.37 0 2.()0 13.49 87 ili lunga I0.()4 0.98 0.221 12.10 0 5.02 12.10 88 II II 10.21 1.14 0.083 1 2.6)8 0 2.80 9.50 89 T. M. " 11.52 1.15 0.182 12.13 0 2.80 10.20 — 153 — rato, la sostanza azotata totale (Nx6.25) è contenuta in limiti che si possono ritenere normali ; corrisponde, cioè, a quella che si riscontra ordinariamente nelle semole e negli sfarinati , che vengono adoperati per la fabbricazione delle paste comuni. Ciò posto, la prima tesi che si presentò a me fu quella di stabilire se le paste fossero provenienti da grani o da sfarinati avariati, e quindi, se il glutine fosse trasformato in sostanza so- lubile per i processi di alterazione ai quali fu esposta, forse, la so- stanza azotata o per semplice invecchiamento. Eseguii, per ciò, la determinazione dell'azoto solubile col metodo già descritto. Ottenni cifre bassissime, che superano di poco quelle otte- nute dall'analisi di paste e semole in stato di conservazione normale. In 4 paste solamente -N. 66, 68, 84, 87 -la cifra fu molto ele- vata e mi dette la prova che la pasta proveniva da grani o farine avariati; ciò mi fu confermato in seguito da informazioni assunte. In questi casi non mi fu possibile, però, dimostrare la pre- senza di peptoni, prova di alterazione profonda. È dunque evidente che nelle paste che, pur provenienti da grani sani, sono prive di glutine o ne forniscono all'analisi una quantità piccolissima, esso non passa allo stato solubile, ma viene solamente modificato in guisa da perdere le sue qualità. È certo che, eseguendone la separazione dal pastone, si nota che il glutine assume diversi aspetti : Da alcune paste si separa bene, agglutinato nelle mani ; da altre si stacca a pezzi, sotto forma di stracci ; da altre si sgre- tola quasi in polvere, la quale cade su lo staccio, donde è pos- sibile raccoglierlo ; da altre, infine, non si riesce a separarlo in alcun modo, perchè il pastone scivola dalle mani, producendo, quasi, una schiuma , che viene trascinata via coli' amido e che contiene anche il glutine. Difatti il dr. V. Vetere, Capo del Laboratorio, ebbe occa- sione di constatare, con l'esame microscopico, il glutine pulvero- lento passato attraverso lo staccio insieme all'amido. Deduzioni: 1.) Non vi è alcun rapporto tra la sostanza azotata ed il glutine estraibile. — 154 — 2.) Il glutine, non estraibile, nelle paste provenienti da pro- dotti sani, non è trasformato in sostanze solubili, ma perde le sue qualità caratteristiche. Rapporto tra il glutine dello sfarinato e quello della pasta. Allo scopo di paragonare la quantità di glutine contenuto negli sfarinati o nelle semole a quello separato dalle paste cor- rispondenti, ho raccolto nella tavola 9 i risultati di analisi ese- guite apposta per tale indagine. Dall'esame di essi si nota subito che, in ogni caso, la quan- tità di glutine estraibile dalle paste è inferiore alla quantità estrai- bile dallo sfarinato corrispondente. La differenza è maggiore nelle paste preparate con prodotti bassi, ed il fenomeno trova la spiegazione nel fatto che l'asciu- gamento di queste qualità procede piìi lentamente. Lo stesso accade per le paste lunghe , che richiedono un maggior riposo nei locali di rinvenimento. Senza dubbio, nell'uno e nell'altro caso sono prolungate le condizioni favorevoli ai processi enzimatici. Gli esempii raccolti , e specialmente dal N. Q8 e seguenti, dimostrano in modo evidente che la ragione della deficienza o dell'assenza del glutine estraibile non bisogna, dunque, ricercarla nella composizione dello sfarinato o della semola, ma in altre cause esteriori. Deduzioni: 1.) Non vi è alcun rapporto tra la quantità di glutine contenuto nello sfarinato e quello estratto dalle paste relative. 2.) Nelle paste che forniscono i migliori risultati, la quan- tità di glutine estraibile è sempre inferiore a quello contenuto nel prodotto adoperato. — 155 — TAVOLA 9. N. Provenienza Qualità Prodotto Ceneri Glutine N.X6.25 Note in sostanza secca 90 Qragnano - A. 1 semola 0.70 1 1 .SS 91 Il ;; p. lunga " S.54 — 9i> Torre - F. T. Al. sfarinato 0.94 14.15 — 93 i; Il ij p. corta " 13.^29 — 94 Qragnano - S. II! semola 0.91') 12.99 13.12 95 Il it ;; p. corta " 9.04 13.12 9B Torre - N. T. M. sfarinato 1.00 13.80 — 97 . " p. corta " J2.00 — 9S Trapani - P. I semola 0.S5 13.11 14.11 'unico pastificio \ 99 „ " p. lunga " 0 14.20 KM) „ II " " 6.74 14.15 101 Qragnano - V. extra semola 0.73 14.16 — unico pastificio 10 " II p. lunga ;; 11.66 - 10^ lì T. M, sfarinato i.^H) 14.()6 — \ 62 II II p. lunga " 11.91 — 103 Casteilamni.-R.L. extra semola 0.()7 13.43 8 Il II p. lunga II 10.05 — j 9 " " p. corta " 11.60 — unico pastificio 104 II T. M. sfarinato 0.95 14.30 — 57 II Il p. lunga II 7.41 — 56 " " p. corta II 12.91 — 105 Qragnano - Q. extra semola 0.79 12.69 13.20 11 Il II " p. lunga " 10.77 13.00 ) 12 106 Il II Il II II T. M. p. corta sfarinato 1.15 11. SO 11.11 12.90 12.43 unico pastificio 1 89 Il II " p. lunga ^' 0 12.13 70 Il II II p. corta " 5.():ì 12.20 1 156 Glutine in rapporto alle ceneri delle paste. Come ho già detto in generale, i prodotti bassi forniscono all'analisi minor quantità di glutine, perchè ne è difficile la e- strazione. Per controllare se, nel fatto, esista un rapporto tra il con- tenuto in ceneri e le quantità di glutine estraibile , ho eseguito una serie di analisi, scegliendo paste con ceneri variabili da 0.53 sino ad 1.78 °\o. Come punto di riferimento per valutare la quantità di -glu- tine, ho sempre determinata nei varii campioni la quantità di so- stanza azotata totale (N X 6.25). Mi è stato possibile estrarre il glutine da tutti i tipi; ma ho potuto notare, anche qui, che la quantità di glutine è sempre inferiore alla quantità di sostanza azotata totale ; senza alcun rap- porto costante. Infatti nei campioni 30, 28, 58 della tavola 10, che hanno differente contenuto di ceneri, la quantità di glutine è vicinissima alla sostanza azotata, mentre nei campioni 6 e 7, lOQ e 54, che contengono quantità di ceneri quasi uguali, il rapporto tra glu- tine e sostanza azotata è molto differente. Nel solo tipo speciale 110, la quantità di glutine separato è, pili che negli altri, inferiore alla sostanza azotata ; ma, anche in questo caso, fu possibile estrarlo , pur trattandosi di pasta con- fezionata con un prodotto, che offriva le condizioni pili favore- voli alle alterazioni del glutine. Deduzioni : Qualunque sia il contenuto in ceneri dello sfarinato, adope- rato nella confezione, è sempre possibile estrarre il glutine dalla pasta ottenuta. 157 TAVOLA 10. N. Provenienza Qualità Forma Ceneri Glutine N.X6.25 Note in sostanza secca :3() S. Giovanni-G.S. 11 lunga 0.53 11.09 11.81 1 Torre - S. extra " ().()0 11.88 12.68 44 S. Giovanni-G.S. 111 " 0.(i5 ll.()0 11.80 (5 Torre - C. extra capellini 0.60 12.13 13.75 7 1) Il 1) pastina 0.07 11,()1 13.12 37 S. Giovanni - C. 11 lunga 0.70 10.30 11.81 ^21 Abbruzzi - DC. 1 corta 0.70 11.20 12.84 1(17 Napoli - piazza II II 0.73 11.68 — 108 Torre - C. semolone lunga 0.74 12.32 14.00 11 Gragnano - G. extra " 0.70 10.77 — 12 1) Il II corta 0.70 11.80 — 109 Torre V. 78 " ,, lunga 0.80 10.76 11.06 miscela di 78 o/o di 54 S. Giovanni-G.S. 4a " 0 81 11.60 11.80 prodotti di grano duro nazionale. !28 Trapani - P. 1 " 0.88 12.27 12.75 21) Torre - C. " " 0.93 10.91 14.00 51 Napoli - piazza 111 " 0.95 12.16 — 58 S. Giovanni-G.S. 5« " 0.98 12.30 12.76 52 Foggia - R. L. 111 " 1.27 12.45 — 11(1 Torre - C. 95 Oq 1.7S 9.10 13.10 separato 5 ° o crusca. di Trasformazione del glutine nelle paste. Per studiare in qual modo ed in qual momento della pre- parazione i caratteri del glutine fossero modificati, ho seguito tutto il periodo di fabbricazione della pasta in due stabilimenti, racco- gliendo i prodotti nei diversi momenti della prima fase, durante l'asciugamento ed a fabbricazione compiuta. — 158 — I risultati ottenuti dall'analisi completa di tutti i prodotti sono esposti nelle tavole 11, 12, 13, 14. Dall'esame di questi dati si può rilevare che la quantità di glutine estraibile diminuisce di poco, sino al periodo del riposo, indi subisce una sensibile diminuzione durante l'asciugamento, sino a fornire cifre bassissime , come si nota nella pasta lunga della tavola 13, od a sparire completamente, come nella pasta della tavola 14. Le tavole 11, 12, 13, 14 riguardano rispettivamente esperienze eseguite con due tipi diversi di sfarinato. TAVOLA 11. Prodotto Tipo Umidità 0.115 14.21 11. (iO 1.54 " 0.121 14.25 11.54 1.61 4.4U 5.80 7.10 8.21 8.10 8.45 9.10 10.11 TAVOLA 12. 114 Sfarinato T. M. 12.40 0.98 0.204 14.40 13.20 1.95 7.82 Pastone 32.40 ;; 0.208 14.41) 13.18 2.10 11.95 Gramola 31.10 " 0.212 14.18 13.10 2.16 12.10 Trafila 28.10 " 0.212 13.99 13.10 2.16 11.88 Riposo 28.10 " 0.240 14.10 12.00 2.22 11.96 Essiccatoio (media) 19.40 II 0.230 14.20 12.10 2.-18 11. 7() 115 Pasta corta 12.10 " 0.225 14.25 10.98 2.24 12.24 159 TAVOLA 13. N. Prodotto Tipo Umidità Acidità N.X6.25 totale Glutine N.>6.25 solubile Sost. sol. non azotate in sostanza secca 116 Semola extra 13.47 0.64 0.107 13.46 12.26 1.16 5.19 Pastone 31.34 0.099 12.98 10.44 1.21 (j.08 Gramola 30.31 0.119 13.23 10.40 1.25 9.51 Trafila 29.79 0.118 13.29 10.15 1.56 9.0() Riposo 29.20 0.132 13.10 10.10 1.54 9.90 Essiccatoio (media) 17.42 0.130 12.81 10.03 1.58 9.81 117 Pasta corta 12.42 0.113 12.98 10.64 1.71 13.24 118 '■ lunga 12.24 0.121 12.89 2.60 1 .80 12.96 TAVOLA 14. 119 Sfarinato T. M. 12.32 1.18 0.244 13.55 11.57 2.18 7.91 Pastone 31.33 " 0.242 13.37 10.98 2.14 12.15 Gramola 30.51 " {).25() 13.56 9.88 2;io 11.76 Trafila 27.83 " 0.2.52 13.00 9.90 2.15 1 1 .79 Riposo 28.10 " 0.259 13.97 9.72 2.30 11.12 Essiccatoio (media) 19.00 " 0.242 13.38 6.63 2.42 10.27 120 Pasta corta 11.87 " 0.247 13.37 0 2.60 13.49 Risulta in modo evidente che nel primo 1' asciugamento fu ben condotto e nel secondo , invece , o non venne eseguito a regola d'arte, oppure ebbe a subire conseguenze accidentali di am- bienti disadatti, che influirono sulla qualità dei prodotti ottenuti. Le maggiori difficoltà dell'asciugamento nel tipo lungo e la maggiore durata nel tipo basso spiegano facilmente i risultati sfavorevoli ottenuti nella pasta lunga della tavola 13 e nella pasta della tavola 14. — 160 — Molte prove che la diminuzione o la scomparsa del glutine estraibile sia dovuta al processo di asciugamento, e non al pro- dotto primitivo adoperato per la confezione della pasta, vengono fornite dalle analisi raccolte nella tavola 15 di prodotti prelevati apposta. Dai risultati ottenuti viene dimostrato come la stessa semola, lo stesso sfarinato forniscano pasta a contenuto di glutine molto differente : per pratica diversa di asciugamento in pastifici i di- versi ; nello stesso pastificio in tempi diversi o con processi di asciugamento differenti ; secondo i formati delle paste che richie- dono operazioni diverse. Altra prova dell'effetto dello asciugamento in rapporto alle varie forme è fornito dai risultati dell'analisi dei prodotti della fabbricazione, preparati col mio controllo in due stabilimenti di- versi, esposti nelle tavole 16 e 17. Si rileva che nelle forme che asciugano lentamente, la dimi- nuzione del glutine è pili notevole, quando lo asciugamento è mal condotto ; ciò accade specialmente nelle paste lunghe a pareti spesse e con foro sottile. La mancanza del glutine nel rosmarino ddìsitcivoìa. 16 può attribuirsi ad una causa accidentale ^). I risultati della determinazione dell'azoto solubile nell'ana- lisi delle paste riportate nelle tavole 11, 12, 13, 14, 16, 17, con- fermano ancora in modo indiscutibile, che il glutine non diventa solubile, ma si modifica soltanto nelle sue qualità specifiche. Un lieve aumento presenta la quantità di sostanza azotata solubile della pasta in rapporto a quella contenuta nello sfarinato, ma tale aumento è compreso in limiti molto ristretti, che non hanno alcuna influenza sull'apprezzamento dei risultati. La determinazione dell'acidità e quella delle sostanze solu- bili non azotate non fornisce alcun dato degno di nota, perchè l'una e l'altra sono in rapporto piìi con la qualità o tipo del prodotto primitivo che col processo di asciugamento. ') Usasi mischiare nell'impasto i ritagli, le spuntature e gli scarti di pa- stóne. Sono messi per pochi minuti nell'acqua bollente, che viene separata per decantazione, ed il pastone così ottenuto è mescolato nell'impastatrice; tale pre- parazione non può avere i requisiti di una pasta normale. 161 — TAVOLA 15.' N. Provenienza Qualità Forma Ceneri in Glutine N.X6.25 sostanza secca Note 49 47 Napoli - piazza 111 II lunga corta iKl^I 10.20 11.80 13.12 13.12 'identica semola in ^pastificio unico. 48 ;; II pastina " 12.44 13.12 "2 78 Gragnano - A. extra lunga II Il 11,10 0 12.10 1 1 .98 jidentica semola in )due i^reparazioni. 1^21 Nocera - G. T. M. corta lunga ().9S 10.5() 3.78 — )semola identica in ^due preparazioni. m 124 125 Torre - S. Il II Il II II 0.97 II II 5.30 8.98 9.41 — identico sfarinato ù'n 3 pastifici. 126 7f) Torre - B. 1 II semola lunga 0.73 II 12.69 7.()2 12.86 12.43 'asciugamento na- turale ed artificiale. 80 1) II II II 0 12.86 127 128 Torre - S. Il II II II II II 0.74 10.33 7.98 12.m) 12.90 xunica semola con /due sistemi di a- )sciugamento. 129 130 Castellamm.-R.S. Il T. M. corta lunga 0.98 7.()3 — )unico pastificio i- \dentico sfarinato. 131 Torre - F. " corta 1.02 10.02 — ) 132 " it II lunga ); 9.55 — ) 133 134 135 Torre - G. Il II I ); ;; semola lunga 0.72 II II 12.75 lO.(K) 8.88 — fidentico semolino lin due pastificii. 136 l.'i7 Gragnano - G. Il extra II corta lunga 0.05 12.18 6.73 ■ — /identico semolino )in unico pastificio. 138 139 Castel lamm. - A. Il I corta lunga 0.80 12.10 9.27 — 1 X^'c" — 162 - — TAVOLA 16. A^SCIUai^MENTO BEN CONDOTTO N. Forma Umidità cu 53 U Acidità N.X6.25 Glutine N. •6.25] solubile| Sost. sol. non azotate in sostanza secca 14^» Semola [±M 0.^ ^6 0.120 13.98 12.04 1.10 2.()0 141 Vermicelli 10.5) ().<' ^6 0.160 13.96 11.11 1.72 10.24 Wl Perciatelli 10.83 0.130 " 10.99 1.72 10.24 14:5 Bucatini W.M) ' 0.120 " 12.91 — — 144 Regina 9.4-2 ' 0.140 " 11.37 — — 145 iVlezzani 9.90 • ' 0.190 " 11.7() 1.45 10.27 146 Zita 10.64 ' 0.130 " 11.89 — — 147 Lingue di passero. 10.17 ; 0.140 II 11.07 1.90 10.0() 148 Fettuccine 10.54 ' 0.140 " 10.98 — — 149 Tubetti 9.95 il 0.130 " 10.94 1.96 10.16 150 Cannaroncini 9.89 " 0.130 " 11.74 — — 151 Semi mellone 9.58 n 0.130 " 12.48 — — 152 Stortini 10.02 II O.K'.O " 12.16 — — 153 Stellette 9.98 lì 0.150 II 12.3() — — 83 Rosmarino 9.87 " 0.210 13.80 0 2.46 12.60 Il fatto può dunque spiegarsi ammettendo una speciale, lieve modificazione del glutine per l'intervento di un fattore enzimatico. È acquisito che nella cariosside del frumento sono conte- nuti alcuni enzimi , che svolgono la loro attività durante i pro- cessi di germinazione, con azione fluidificante sui cotiledoni. La cercai in a, per esempio, agisce di preferenza su la sostanza a- zotata. Difatti, dai fermenti contenuti nel pericarpio di alcuni ce- reali furono estratte le così dette vitamine. Questi enzimi a 100° si distruggono, ma verso 40° si tro- vano nelle condizioni più favorevoli per svolgere la loro attività, la quale consiste, appunto, nell'aggredire la sostanza azotata. - 163 — TAVOLA 17. A.SCIUG AMENTO MA.L CONDOTTO N. Forma Umidità U Acidità N.X6.25 totali N..:6.25 Glutine solubile Sost. sol non azotate in sostanza secca 154 Semola 11.^25 0.73 0.0()3 13.98 12.39 0.97 3.05 155 Zita 10.61 0.73 0.073 13.25 6.21 2.20 12.10 71) Regina 11.13 " 0.27() , 0 1.94 10.82 156 Maccaroncini 11.12 " ^ 0.250 1.04 2.10 11.72 157 Vermicelli 11.13 ./ 0.220 8.58 1.0(j 12.38 158 Lingue di passero 10.58 " O.llK) 7.24 2.10 12.16 159 Cannaroncini 11.03 " 0.150 1156 — — 1(50 Ditali 10.70 .' 0.140 12.20 1.10 10.7() 161 V, Ditali 11.13 " 0.140 ; 11.85 — — 16^2 Ditalini 10.75 " 0.120 11.71 I.IC) 10.92 163 Pepini 10.71 -' 0.190 11.05 — — 164 Semi mellone 11.13 II 0.140 ; 7.92 1.98 10.94 Il fenomeno può riferirsi a quanto accade nella preparazione del lievito del pane : preparato piuttosto asciutto e rinfrescato parecchie volte, inantiene il saccaromiceto" in vegetazione nor- male ed in piena attività. In questo caso , si ottiene , pane sof- fice, elastico e ben levato : qualità riferibili appunto alle buone qualità del glutine. Preparato, invece, molle o abbandonato a sé stesso, passa dalla fermentazione alcoolica alle altre secondarie batteriche , le quali attaccano il glutine in modo che l' impasto assorbirà pochissima acqua ed il pane ottenuto sarà poco poro- so, non sollevato e pesante. Dal primo pastone sarà possibile estrarre quasi tutto il glu- tine contenuto nella farina, dal secondo sarà possibile ricavarne po- co o nulla : pur non presentando l'impasto ed il pane ottenuto alcuna alterazione nei loro caratteri organolettici. Nella fabbricazione delle paste, dove non vi è azione di lie- — 164 — Vito, l'enzima contenuto nello sfarinato, trovando l'ambiente caldo ed umido che ad esso conviene, agisce sul glutine sino a che le condizioni mutate dall'asciugamento ne arrestano l'attività. L'attacco del glutine non arriva, così, sino alla sua fluidifi- cazione, ma ad una trasformazione, che muta le sue qualità ca- ratteristiche e che potrebbe, forse , consistere in uno squilibrio dei rapporti tra gliadina e glutenina tale da modificare le pro- prietà agglutinanti. Una deficienza di gliadina , la sostanza ag- glutinante, o un eccesso di glutenina , la sostanza inerte, mute- rebbero le condizioni favorevoli all'estrazione. Una prova che l'alterazione sia proprio dovuta a questi en- zimi del pericarpio è fornita dal fatto che il pane preparato con farine basse non riesce ben lievitato, e le paste preparate con prodotti bassi della macinazione pii^i facilmente subiscono l'attacco del glutine. Sarebbe forse interessante studiare anche la natura dell' a- cidità e la costituzione delle sostanze solubili nelle paste in di- scussione, ma trattasi di ricerche complesse che , ora , non ho avuto il tempo e l'ardire di tentare. Deduzioni: 1.) Il glutine si modifica ma non si fluidifica durante il pro- cesso di asciugamento della pasta per un processo enzimatico. 2.) Nella trasformazione del glutine non vi è aumento no- tevole delle sostanze azotate solubili. 3.) Non vi è alcun rapporto tra l'acidità della pasta e l'estra- zione del glutine. Importanza del glutine nel giudizio sulle paste* Lallier giudicava d'importanza capitale la determinazione del glutine per apprezzare il valore nutritivo e la qualità com- merciale dei prodotti del grano. Ballano riteneva che il solo dosamento del glutine, mentre fornisce elementi preziosi per il giudizio, è insufficiente per va- lutarne il potere nutritivo. Io ritengo che non esiste, a proposito della quantità di glu- tine estraibile, una vera questione di valore nutritivo, perchè in genere tale dato viene valutato dal titolo di azoto e non dalla quantità di glutine. — 165 - Però non posso ritenere che il glutine modificato conservi la costituzione molecolare del glutine normale, e non posso affer- mare che questa mutata costituzione gii conservi le stesse qualità per quanto riguarda 1' assimilazione e, di conseguenza, il mede- simo valore nutritivo. D'altra parte, le paste, in quanto al valore dietetico vanno calcolate come una razione di idrati di carbonio, non d' azoto, che, in generale, viene introdotto con altri alimenti, e quindi da questo punto di vista il giudizio non avrebbe alcuna importanza. La questione del glutine nelle paste può riferirsi tanto all'im- piego della materia prima , quanto alle trasformazioni che acca- dono durante le diverse fasi della lavorazione. Ciascuno di questi fattori esercita la sua influenza su le qualità del prodotto finale. Partendo dallo stesso prodotto si ottengono paste che, pur avendo la identica composizione chimica, presentano evidenti dif- ferenze nei caratteri esteriori. Viceversa, paste, che non presentano alcun segno di alterazio- ne - non colore discontinuo, né macchie, né spaccature, con odore e sapore normale - all' analisi, possono fornire risultati non sod- disfacenti, per l'assenza del glutine estraibile. Il dosamento del glutine nel giudizio su le paste ha, però, un valore non trascurabile, perchè può essere l'indice tanto delle condizioni primitive della materia adoperata, quanto della lavof-a- zione più 0 meno accurata. In ogni caso è la vera prova delle qualità intime del prodotto in esame. Non vi è alcun dubbio che l'alterazione originaria del grano produce i suoi effetti su la composizione della pasta : la bagna- tura nel trasporto, il successivo riscaldamento, le fermentazioni, producono alterazioni pii^i o meno profonde, che si ripercuotono sul glutine. Ma, come ho già detto, in questo caso, accanto alla diminuzione od alla totale assenza del glutine si riscontra un au- mento notevole della sostanza azotata solubile. Invece, il sistema di lavorazione, l'asciugamento mal condotto forniscono paste con glutine scarso o addirittura non estraibile; ma il contenuto di azoto solubile, come ho dimostrato, resta nei limiti ordinarli. Il dosamento del glutine acquista maggior valore quando — 166 — viene messo in rapporto con la quantità di sostanza azotata totale. Ho potuto notare che vi è grande relazione tra questo rapporto e le qualità del glutine estratto. Dissi già come , durante la estrazione , il glutine assume diversi aspetti, corrispondenti, più o meno, alla deficienza delle sue qualità ; aggiungo, ora, che questi caratteri corrispondono, quasi sempre, alle qualità della pasta. Un criterio per apprezzare il glutine viene fornito dalla quan- tità di acqua che esso ritiene ed assorbe : migliore è il glutine, maggiore è il suo contenuto di acqua : un buon glutine deve contenere non meno di 70 °/o di acqua. Ed anche questa qualità, come mostrerò, ha il suo riscontro nelle qualità della pasta. Uno dei caratteri ai quali non si tralascia di dare impor- tanza, nel valutare una pasta, è la sua maggiore o minore resistenza alla cottura. La pasta che si spacca o si disfa, quella che assume un a- spetto colloso alla superficie, l'acqua di cottura densa o torbida indicano sempre la modificazione del glutine , che ne ha mutati i caratteri. Ho eseguito così diverse prove di cottura : 100 grammi di pasta venivano cotti col metodo ordinario napoletano, versandoli, cioè, in circa un litro di acqua bollente e facendoli bollire sino a cottura normale; ciò avveniva ordina- riamente in 18 o 20 minuti. Dopo sgocciolatura perfetta, la pasta veniva pesata ; 1' au- mento di peso rappresentava l'acqua assorbita. Nella tavola 18 ho raccolto alcuni esempii , scelti da innu- merevoli analisi e prove, che mi sembrano dimostrativi di quanto ho esposto in questo capitolo. Dall'esame dei risultati ottenuti appare in modo evidente che quanta minore è la differenza tra la sostanza azotata ed il glutine, e cioè quanto piij facilmente si estrae, migliori sono le sue qualità, e quindi maggiore quantità di acqua esso assorbe ; queste qualità si riscontrano nei caratteri della pasta corrispon- dente. Tali risultati non si possono, però, prendere in senso asso- ■— 1Ó7 — TAVOLA 18. N. N.X6.25 Glutine Differenza Acqua assorbita 7o dal glutine dalla pasta 24 11.27 lo.fK) o.:i7 72.10 210 2() 12.2.-) ll.7(') 0.4U 72.04 194 lOS 14.00 12.:}2 I.IS 72.00 190 25 11.25 lO.(K) 1 .25 m.¥.) 180 20 ]i.m lo.:58 1 ..55 68.90 ■ 170 27 12.25 10.24 2.01 08.70 150 Kw 15.04 7.51 7.53 ()1.15 120 «).") 1(M)2 2.11 8.51 " 110 1()() 13.as 0 13.0S II 100 luto. L'industria delle paste ha raggiunto, con sistemi sinora em- l^irici, i migliori effetti pratici: il taglio di prodotti teneri e duri, la miscela dei tipi di grani, i sistemi di asciugamento diverso oc- corrono a produrre paste di aspetto e proprietà differenti, se- condo le richieste ed il gusto dei consumatori. Per esempio , in alcuni mercati esteri si preoccupano assai dei caratteri esteriori; vogliono la pasta bianchissima e liscia, senza curarsi se questa resiste o si spappola nella cottura, anche perchè viene ammannita con sistemi diversi dai nostri. Presso di noi, invece, si cerca sopratutto che la pasta abbia il nervo, che si svela alla cottura, senza essere molto esigenti per l'aspetto. Questo, d'altra parte, viene camuffato con la, non mai abbastanza deplorata, colorazione artificiale. Requisiti così diversi si ottengono appunto con le varie miscele e con diverse manualità (acqua bollente, acqua fredda, permanenza nei locali di rinvenimento piiì o meno prolungata o ripetuta, ecc.), che possono mutare tutte le qualità intime ed esteriori delle paste. In una pregevole relazione di CoìMES i caratteri delle buone paste sono così descritti : " Le paste finissime, accuratamente lavorate ed ottenute con - 168 — " le migliori qualità di grano duro hanno i seguenti caratteri : " impasto omogeneo , resistenza e rottura vitrea , uniformità di " colore, levigatezza nella superficie, traslucidità perfetta, regola- " rità nelle forme ; infine, sottoposte alla cottura si gonfiano uni- " formemente senza deformarsi o disgregarsi e senza intorbidare " il liquido nel quale bollono „. Tali dati non è possibile ottenere se non da paste che ab- biano glutine normale per quantità e per qualità. Deduzioni: 1.) Non esiste una questione di potere nutritivo per le paste prive di glutine. 2.) La quantità e la qualità del glutine sono indice della bontà della pasta. 3.) Quando piiì sono vicine la cifra del glutine estratto e quella della sostanza azotata totale, migliori sono le quaHtà intime della pasta. Conclusioni. Il risultato dello studio della questione, delle analisi e delle esperienze eseguite può riassumersi nelle seguenti conclusioni: 1. — Da tutti i tipi di pasta, provenienti da grano sano, quando sono regolarmente asciugate, deve estrarsi il glutine. 2. — Nella cariosside del frumento esiste un enzima , che agisce sul glutine modificandone i caratteri. 3. — La temperatura e lo stato di umidità dello impasto sono adatti allo sviluppo di questo enzima, che produce i suoi effetti durante l'asciugamento delle paste. 4. — 11 glutine modificato in tali condizioni non diventa solubile, ma perde le sue qualità agglutinanti, e, quindi, ne riesce difficile o addirittura impossibile la separazione dalle paste. 5. — La maggiore quantità di prodotti bassi favorisce il fe- nomeno, e quindi in tali tipi di paste la quantità di glutine più facilmente è scarsa. 6. — Non vi è rapporto tra la quantità di glutine contenuto nello sfarinato e quello estratto dalla pasta corrispondente. 7. — Nelle paste che forniscono i migliori risultati, la quan- tità di glutine estraibile è sempre inferiore a quello contenuto nello sfarinato. — 169 — 8. — L'assenza del glutine estraibile non dimostra un' alte- razione del grano o dello sfarinato, se non quando vi è aumento di sostanza azotata solubile. 9. — Il potere nutritivo delle paste può essere modificato dall'assenza del glutine estraibile. 10. — La presenza della quantità normale di glutine estrai- bile è indice della buona pasta ; quando più vicine sono la cifra del glutine e quella della sostanza azotata totale, migliori sono le qualità della pasta dal punto di vista organolettico, commer- ciale e . . . . gastronomico. Ciò posto appare evidente che la questione del glutine nelle paste è molto complessa. Io non mi lusingo di averla risoluta in modo perfetto e completo; ma sono certo che le mie esperienze potranno essere un punto di partenza per ulteriori ricerche. Sarà bene studiare i fenomeni 'che avvengono durante l'a- sciugamento , con una serie di esperienze bene istituite e con- dotte con metodo; mettendo, anche, in relazione l'asciugamento naturale con i metodi di asciugamento artificiale. Ma ciò sarà possibile quando le condizioni del mercato sa- ranno ritornate normali e si avranno a disposizione quei buoni grani duri, ai quali devono la loro fortuna le paste nostrali. Napoli, Laboratorio chimico municipale. BIBLIOGRAFIA 1773. Parmentier A. — Recherches sur les vegetaux pouvant servir à l'alimentation de l'homme. Parigi. 1776. Expériences et réflexions rélatives à Vanalyse da blè et des farines. Parigi. 1818. Taddei G. — Ricerche sul glutine di frumento. R. Acc. agr. Firenze. 1863. Barral I. 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Later Kutscher and Loh- MANN "), who studied one oxesbrain, seem to have doubted the existence of a proteolytic ferment therein. More precise resuits have been obtained by Levene and Stookey ■') who found pro- teolytic ferments in the brain of dogs. Simon ^) also found a proteolytic ferment in the brain of calves and has shown the existence therein of a ferment capable to break down the pho- sphatides. Halliburton ■') and Levene ^) bave shown that among the proteids of the brain is also found a nucleo-proteid. *) RoSELL, M. Inaug. Dissert. Strassburg, 1901. "-) Kutscher and Lohmann, Zeit. Physiolog. Chemie. Voi. 37 p. 317 (1903). ■') Levene and Stookey, The Journal of Medicai Research, Boston, 1903 p. 212. ') Simon, F. Zeit. Physiolog. Chemie. Voi. 72 p. 463 (1911). •"') Halliburton, Ergebnisse der Physiologie. Voi. 4 p. 30 (1905). Journ. of Physiology. Voi. 15 p. 90 (1894). '■) Levene, P. A. Arch. of Neurol. and Psychopathol. 2 (1899). — 174 — The principle question treated in this paper is : Does the brain contain a ferment capable to break down the nucleic acid which arises from the nucleo-proteid , during autolysis , by the action of the proteolytic ferments ? I have found it also useful to extend my researches both to proteolytic ferments and ferments capable to split up the phosphatides. For these researches were employed brains of dogs which had been subjected to autolysis immediately after being killed. Chloroform was used as an antiseptic and the autolysis took place at 37° for 96 hours. IL — Methods. Before describing each experiment separately 1 shall give here the general outlines of the methods adopted both for the research of ferments as well as for the chemical analysis. Dog's brains were selected for these experiments. As soon as the animai was killed the brain was immediately freed from its adhering membranes and from blood, then poun- ded in a mortar until the whole had become a homogeneous paste. ■ In a few experiments the dry residue, ash, organic matters, total nitrogen and total phosphorus were estimated in the brain- paste thus obtained. For the research of ferments a certain quantity of brain-paste was mixed, in a glass-stoppered-bottle, with ten times its bulk of chloroform-water adding besides some pure chloroform , then well shaken. This mixture constitues the main-research which, for abreviation, shall be designated by the letter A. Besides this mixture there has always been made a second consisting of the same quantity of brain-paste mixed with ten times its bulk of water and acidified with a few drops of diluted acetic acid. This mixture was heated to boiling point to destroy the ferments, When cool it was poured into a glass-stoppered-bottle of the same size as that employed for mixture A, then some pure chlo- roform was added and the whole was well shaken, This mixture constitues the control-research which , for abreviation , shall be — 175 — designateci by the letter C. Both mixtures were put together in the incubator at 37° and left there for Q6 hours. During the incubation the mixtures were shaken repeatedly. The period of incubation over, mixture A was acidified with a few drops of acetic acid and heated to boiHng point. Mixture C having been already heated it was unnecessary to repeat this operation. When cool both mixtures were poured into a graduated cyhnder and filled with water until their volume , together with the precipi- tate, had become exactly ten times greater than the quantity of brain employed ; then they were well shaken and filtered through a dry filter. In this way 10 e. e. of filtrate correspond exactly to one gram of brain. In the filtrates so obtained the dry residue , ash , organic matters , total nitrogen , purine-nitrogen and phosphorus were determined. With regard to the chemical analysis both of the brain and of the filtrates they were executed in the following way : 1. The dry residue was determined at a temperature of 110". 2. The ashes were determined by carbonizing the dry residue, carefully, in a platinum capsule; extracting the soluble salts with water and igniting the residue till the carbon was com- pletely burned; then the solution of the soluble salts was added to it and the whole was evaporated to dryness, at first on the wa- ter bath and then heated carefully to a red heat over a Bunsen flame. 3. The organic matters are calculated by the difference between the dry residue and the ash. 4. The nitrogen was estimated according to Kjeldahl employing copper sulfate as catalysator. For titrating, decinormal sodium hydrate and hydrochloric acid solutions were employed and rosolie acid as indicator. 5. Purin-bases nitrogen. The solution to be treated was first alkalized with ammonia and filtered from the precipi- tate formed. The filtrate was then treated with an ammoniacal Silver nitrate solution and left in a dark place for 24 hours. The precipitate of the Silver compound of the purin-bases was filtered through a quantitative filter, washed, at first, with ammoniacal — 176 — water and then with water. The filter with the precipitate was dried to 120° and then kjeldahhzed. 6. The phosphor u s was estimated according toNEUiMANN. The precipitate of molybdenum phosphate was dissolved in a "/r, sodium hydrate solution and the excess of alkah was titrated with a "/io hydrochloric acid solution employing the phenol- phtalein as indicator. III. — Description of the Experiments, E X p e r i m e n t No. 1 . The brain of a dog fieshly killed was freed from its adhering mem- branes and blood, then triturated in a mortar to a homogeneous paste. It weighed 52 grms. The foUowing determinations were made on the brain paste : a. 5 grms. of brain paste gave 0.9746 grms. of dry residue i. e. 19.492 o/o, wich incinerated left 0.0693 grms. of ash i. e. 1.386 «'o; and consequently result 0.9053 grms. of organic matters i. e. 18.106 °o- b. Total nitrogen estimation. 1. 5946 grms. of brain paste required, according to Kjeldahl, 17.55 e. e. of "/^o HCl, corresponding to 1.54 °/o nitrogen, and 1.9512 grms. of brain paste required 21.65 e. e. of " jy HCl cor- responding to 1.55 °o nitrogen. Hence, in average, this brain contains 1.545 °o nitrogen. e. Phosphor US estimation. 1. 1988 grms. of brain paste re- quired, according to Neumann, 21.9 e. e. of " '^ NaOH , which corre- spond to 0.404 «/o phosphorus and 0.9178 grms. of brain paste required 16.2 ce. of "/j NaOH, which correspond to 0.390 °/o phosphorus. Hence, in average, this brain contains 0.397 «/o phosphorus. d. Research on ferments.To this end the foUowing two mixtures were made : A : 22 grms. of brain paste were mixed with 220 e. e. of chloro- form water adding besides 2.2 e. e. of pure chloroform (Main-research). C : 22 grms. of brain paste were mixed with 220 e. e. of \xater and heated to boiling point. After cooling 2. 2 e. e. of pure chloro- form were added (Control-research). ► Both mixtures were put together in the incubator at 37° and left there for 96 hours, shaking them now and then. The period of incu- bation over, mixture A was heated to boiling point. When cool both — 177 — mixtures were filled with water to 220 e. e. , well shakeri and then filtered through a dry filler. In the filtrates A and C, thus obtained, the following determinations were made : 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.1312 grms. of dry residue i. e. 3.28 o/oo ; 40 e. e. of filtrate C gave 0.0992 grms. of dry residue i. e. 2.48 » oo- The residues incinerated left : 0.0440 grms. of ash i. e. 1.1 o oo in filtrate A; 0.0420 grms. of ash i. e. 1.05 o'oo in filtrate C; and consequently : 0.0872 grms. of organic matters i. e. 2.18 o'oo in filtrate A; 0.0572 grms. of organic matters i. e. 1.43 °'oo in filtrate C, 2. Nitrogen estimation. The nitrogen was estimated in 20 e. e. of each filtrate. To neutralise the ammonia resulting were required: 3.9 e. e. of " lu HCl, corresponding to 0.0273 o/o nitrogen in fil- trate A; 2.6 e. e. of " io HCl, corresponding to 0.0182 o;, nitrogen in fil- trate C. Results an increase of 0.0091 grms. soluble nitrogen in 100 e. e. of filtrate A, coresponding to 10' grms. of brain. 3. Furine nitrogen estimation. The precipitate of Silver compound of the purin bases, formed in 100 ce. of filtrate A, was kjel- dahlized. To neutralise the ammonia resulting were required 1.85 e. e. of " jo HCl, which correspond to 0.00259 °/o parine nitrogen in filtrate A. No precipitate of purin bases was yielded, in filtrate C, by the am- moniacal Silver nitrate. 4. Phosphorus estimation. To dissolve the precipitate of mo- lybdenum phosphate formed in 40 e. e. of each filtrate , according to Neumann, were required : 21.9 e, e. of " /j NaOH, corresponding to 0.01211 per cent pho- sphorus in filtrate A ; 15.4 e. e. of "5 NaOH, corresponding to 0.00851 per cent pho- sphorus in filtrate C. Results an increase of 0.00360 grms. phosphorus in 100 e. e. of fil- trate A, corresponding to 10 grms. of brain. Experiment No. 2. The brain of an other dog was prepared as already mentioned. It weighed 53 grms. On the brain paste obtained were made the follo- wing determinations : — 178 — a. 5 grms. of brain paste gave 0.8722 grms. of dry residue i. e. 17.44°,,. The dry residue incinerated left 0.0676 grms. ash i. e. 1.352 o/o; and consequently : 0.8046 grms. organic matters i. e. 16.092 "/o- b. Total nitrogen estimation. 1.3258 grms. of brain paste required, according to Kjeldahl, 14.35 e. e. of " 'i„ HCl, which corre- spond to 1.44 o/o nitrogen, and 1.7702 grms. of brain paste required 18.95 e. e. of "/io HCl which correspond to 1.49 o/o nitrogen. Hence, in average, the brain contains 1.46 o/o nitrogen. e. Phosphorus estimation. 0.9214 grms. of brain paste re- quired, according to Neumann, 13 e. e. of "/j NaOH corresponding to 0.312 o o phosphorus, and 1.5716 grms. of brain paste required 20.9 e. e. of "/■; NaOH cor- responding to 0.294 o/o phosphorus. Hence, in average, this brain contains 0.303 o o phosphorus. d. Research on ferments. For this purpose the following two mixtures were made : A : 22 grms. of brain paste were mixed with 220 e. e. of chloro- form water adding besides 2.2 e. e. of pure chloroform (Main-research). C : 22 grms. of brain paste were mixed with 220 e. e. of water and heated to boiling point. When cool 2. 2 e. e. of pure chloroform were added (Control-research). Both mixtures were left to incubate at 37° for 96 hours. The pe- riod of incubation over, mixture A was heated to boiling point and, continuing in the way already mentioned, the filtrates A and C were obtained. The following determinations were made : 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.1248 grms. of dry residue i e. 3. 12 0;oo; 40 e. e. of filtrate C gave 0.0908 grms. of dry residue i. e. 2.27 o oo. The residues incinerated left : 0.0428 grms. of ash i. e. 1.07 o/qo in filtrate A; 0.0396 grms. of ash i. e. 0.99 o/oo in filtrate C; and consequently : 0.0820 grms. of organic matters i. e. 2.05 o/oo in filtrate A ; 0.0512 grms. of organic matters i. e. 1.28 o/oo in filtrate C. 2. Nitrogen estimation. 20 e. e. of each filtrate were kjel- dalized. To neutralise the ammonia resulting were required : 3.8 e. e. of "/lu HCl, which correspond to 0.0266 o/o nitrogen in filtrate A; 2.55 e. e. of "/,„ HCl, which correspond to 0.0178 o/o nitrogen in filtrate C. — 179 — Results an increase of 0.0088 gnns. nitrogen in 100 e. e. of filtrate A, corresponding to 10 grms. of brain. 3. Furine nitrogen estimation. The silver compound, pre- cipitated in 100 e. e. of filtrate A, required according to Kjkldahl, 1.7 e. e. of " ly HCl, which correspond to 0.00238° o purine nitrogen. The ammoniaca! silver nitrate yielded no precipitate in the filtrate of the control-research. 4. Phosphorus estimation. The phosphorus was estimated in 40 e. e. of each filtrate, according to Neumann. To dissolve the pre- cipitate of molybdenum phosphate formed were required : 18.6 e. e. of "5 NaOH, which correspond to 0.01028 o/o phospho- rus in filtrate A ; 12.5 e. e. of " 5 NaOH, which correspond to 0.00691 ° o phospho- rus in filtrate C. Results an increase of 0.00337 grms. phosphorus in 100 e. e. of filtrate A, corresponding to 10 grms. of brain. E X p e r i m e n t No. 3. An other brain was prepared and treated as in the previous expe- riments. It weighed 52 grms. The following determinations were made on the brain paste obtained : a. 5 grms. of brain paste gave 0.9517 grms. of dry residue, i. e. 19.034 °o, which incineratcd left 0.0704 grms. of ash, i. e. 1.408 °o; and consequently 0.8813 grms. of organic matters, i. e. 17.626 °/o. b. Total nitrogen estimation. 1.1044 grms. of brain paste required, according to Kjeldahl, 12.55 e. e. of "/i„ HCl, corresponding to 1. 59°'o nitrogen, and 1.5500 grms. of brain paste required 17.7 e. e. of "'(„ HCl, corre- sponding to 1.59 °;'o nitrogen. Therefore, the brain contains 1.59 °o total nitrogen. e. Phosphorus estimation. 0.9796 grms. of brain paste re- quired, according to Neumann, 12.6 e. e. of "5 NaOH, corresponding to 0.284 "o phosphorus, and 1,3056 grms. of brain paste required 16 e. e. of "-., NaOH, cor- responding to 0.271 ° o phosphorus. Therefore, in average, the brain contains 0.278 «/o phosphorus. d. Research on ferments. Por this purpose two mixtures were made as folloxxs : A : 22 grms. of brain paste were mixed with 220 ce. of chloroform water, adding besides 2.2 e, e. of pure chloroform (Main-research). — 180 — C : 22 grms. of brain paste were mixed wtth 220 e. e. of water and heated to boiling point. After cooling 2. 2 e. e. of pure chloroform were added (Control-research). Both mixtures were left to incubate at 37° for 96 hours. On the filtrates A and C, obtained in the same way as in previous experiments, the following determinations were made : 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.1364 grms. of dry residue, i. e. 3.41 o/oo ; 40 e. e. of filtrate C gave 0.1000 grms. of dry residue i. e. 2.50o qq. The dry residues incinerated left : 0.0408 grms. ash i. e. 1.02 o/oo in filtrate A; 0.0392 grms. ash i. e. 0.98 o'oo in filtrate C ; and consequently : 0.0956 grms. of organic matters i. e. 2.39 °/oo in filtrate A; 0.0608 grms. of organic matters i. e. 1.52 o/qo in filtrate C. 2. Nitrogen estimation. 20 e. e. of each filtrate were kjel- dahlized. To neutralise the ammonia resulting were required : 4 e. e. of "/io HCl, wich correspond to 0.0280% nitrogen, in fil- trate A; 2.7 e. e. of "/i,, HCl, which correspond to 0.0189 % nitrogen, in filtrate C. Results an increase of 0.0091 grms. nitrogen in 100 ce. of filtrate A. 3. Furine nitrogen estimation. The Silver compound ob- tained in 100 e. e. of filtrate A required, according to Kjeldahl, 1.8 e. e. of "/io HCl, corresponding to 0.00252 % purine nitrogen. No Silver compound of the purin-bases was precipitated in fil- trate C. 4. Phosphorus estimation. The phosphorus was estimated in 40 e. e. of each filtrate according to Neumann. To dissolve the molyb- denum phosphate precipitated were required : '^0.25 e. e. of "/-, NaOH, which correspond to 0.011 19 °'o phospho- rus in filtrate A ; 13.55 e. e. of n/. NaOH, which correspond to 0.00749 °'o phospho- rus in filtrate C. Results an increase of 0.00370 grms. phosphorus in filtrate A. Experiment No. 4. The brain of an other dog , freshly killed , was pounded in a mortar to a homogeneous paste. It weighed 66 grams. The following re- searches were made on the paste : — 181 — a. 5 grms. of brain paste gave 1.0866 grms. of dry residue, i. e. 21.730/0; The dry residue incinerated left 0.0742 grms of ash, i. e. 1.484 "'0 ; and consequently 1.0124 grms. of organic matters, i. e. 20.25 °'o b. Nitrogen estimation. 1.8466 grms. of brain paste requi- red, according to Kjeldahl, 21.3 e. e. of ",'10 HCl, which correspond to 1.61 °;o total nitrogen in the brain. e. Phosphorus estimation. 1.7676 grms. of brain paste re- quired, according to Neumann, 31.5 e. e. of "/,- NaOH which corre- spond to 0.394 o'o phosphorus in the brain. d. Research on ferments. The following two mixtureswere made : A. 25 grms. of brain paste were mixed with 250 e. e. of chloro- form water adding besides 2.5 e. e. of pure chloroform (Main - research). C. 25 grms. of brain paste were mixed with 250 e. e. of water and heated to boiiing point. When cool 2.5 e. e. of pure chloroform were added (Control-research). Both mixtures were left to incubate at 37» for Q6 hours. On the filtrates A and C, obtained as already described, the follo- wing determinations were made : 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.1268 grms. of dry residue, i. e. 3.170/00; 40 e. e. of filtrate C gave 0.0964 grms. of dry residue, i. e. 2.41 0/00. The dry residues incinerated left : 0.0448 grms. of ash i. e. 1.12 0/00 in filtrate A; 0.0412 grms. of ash i. e. 1.03 «/co in filtrate C; and consequently : 0.0820 grms. of organic matters, i. e. 2.05 o/oo in filtrate A; 0.0552 grms. of organic matters, i. e, 1.38 0/00 in filtrate C. 2. Nitrogen estimation. The nitrogen was estimated in 20 e. e. of each filtrate. To neutralise the ammonia resulting were required: 3.8 e. e. of " ',,, HCl, which correspond to 0.0266 "o nitrogen, in filtrate A; 2.7 e. e. of"',„ HCl, which correspond to 0.0189 o/o nitrogen, in filtrate C. Results an increase of 0.0077 grms. nitrogen in 100 e. e. of filtrate A. 3. Furine nitrogen estimation. The Silver compound, ob- tained in 100 e. e. of filtrate A, required, according to Kjeldahl, 1.7 e. e. of "/i„ HCl, corresponding to 0.00238 o/o purine nitrogen. No purin bases were precipitated in filtrate C. 4. Phosphorus estimation. The phosphorus was estimated in — 182 — 40 e. e. of each filtrate. To dissolve the molybdenum phosphate formed were reqiiired : 24.95 e. e. of " 5 NaOH, corresponding to 0.01379 % phospho- rus in filtrate A ; 15.9 e. e. of " ,-, NaOH, corresponding to 0.00S79 "'o phosphoriis in filtrate C. Results an increase of 0.00500 grms. phosphorus in 100 e. e. of fil- trate A. E X p e r i m e n t No. 5. An other brain, weighing 58 grms., was prepared as in previous experiments. On the brain paste obtained the following researches were made : a. 5 grms. of brain paste gave 0.9532 grms. of dry residue, i. e. 19.06 O/o. The dry residue incinerated left 0.0694 grms. of ash, i, é. 1.39%; and consequently 0.8838 grms. of organic matters, i. e. 17.67 «/o. b. Total nitrogen estimation. 1.0552 grms. of brain paste required, according to Kjeldahl, 12.45 e. e. of " j,, HCl, corresponding to 1.65 0/0 nitrogen, and 1.7386 grms. of brain paste required 20.15 ce. of "',„ HCl. corre- sponding to 1.62 o/q nitrogen. Hence, in average, the brain contains 1.63 o/o total nitrogen. e. Phosphorus estimation. 1 .0396 grms. of brain paste requi- red, according to Neumann , 12.25 e. e. of " /- NaOH, which corre- spond to 0.260 o o phosphorus, and 1.5400 grms. of brain paste required 18 ce. of "/j NaOH, which correspond to 0.258 o/o phosphorus. Therefore, the brain contains, in average, 0.259 o/o phosphorus. d. Research on ferme nts. To this end the following two mix- tures were made : A : 24 grms. of brain paste were mixed with 240 e. e of chloro- form water adding besides 2.4 e e of pure chloroform (Main-research). C : 24 grms. of brain paste were mixed with 240 e e. of water and heated to boiling point. After cooling 2.4 e. e. of pure chloroform were added (Control-research). Both mixtures were left to incubate at 37" for 96 hours. On the filtrates A and C, obtained as before, the following deter- minations were made : 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.2176 grms. of dry residue, i. e. 3.190/00; — 183 — 40 e. e. of filtrate C gave 0.0936 grms. of dry residue, i. e. 2.34 7oo- The residiies incinerated left : 0.0412 grms. of ash, i. e. 1.03 o'oo, in filtrate A; 0.0388 grms. of ash, i. e. 0.97 » oo in filtrate C ; and consequently : 0.0864 grms. of organic matters, i. e. 2.16 Oyo, in filtrate A ; 0.0548 grms. of organic matters, i. e. 1.37 "oo, in filtrate C. 2. Nitrogen estimation. The nitrogen was estimated in 20 e. e. of each filtrate. To neutralise the ammonia resulting were required: 3.85 e. e. of " /,,j HCl , which correspond to 0.0269 °/o nitrogen in filtrate A; 2.5 e. e. of " ,\o HCl, wich correspond to 0.0175 "'« nitrogen in filtrate C. Results an increase of 0.0094 grms. nitrogen in 100 e. e. of fil- trate A. 3. Furine nitrogen estimation. The silver compound, pre- cipitated in 100 e. e. of filtrate A, required, according to Kjfdahl. 1.75 e. e. of " /i„ HCl, which correspond to 0.00245 o'o purine nitrogen. The ammoniacal silver nitrate yielded no precipitate in the filtrate of the control-research. 4. Phosphorus estimation. To dissolve the molybdenum pho- sphate precipitated from 40 e. e. of each filtrate, according to Nf.umann, were required : 18.5 e. e. of " '. NaOH, which correspond to 0.01023 per cent pho- sphorus in filtrate A ; 12.5 e. e. of "'5 NaOH, which correspond to 0.00691 per cent pho- sphorus in filtrate C. Results an increase of 0.00332 grms. of phosphorus in 100 e. e. of filtrate A. E X p e r i m e n t No. 6. The brain of a dog freshly killed was pounded to a honioge- neous paste. It weighed 52 grms. Research on ferments. With the brain paste obtained the following two mixtures were made : A : 24 grms. of brain paste were mixed with 240 e. e. of chlo- roform water adding besides 2.4 e. e. of pure chloroform (Main-research). C : 24 grms. of brain paste were mixed with 240 e. e. of water and heated to boiling point. When cool 2.4 e. e. of pure chloroform were ad.ded (Control-research). — 184 — Both mixtures were left to incubate at 37° for 96 hours. On the filtrates A and C, obtained as before, the following dete minations were made : 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.1356 grms. of dry residue, i. e. 3.39 o/oo; 40 e. e. of filtrate C gave 0.1000 grms. of dry residue, i. e. 2.5 o/oo. The residues incinerated left : 0.0452 grms. of ash, i. e. 1.13 «/oo in filtrate A; 0.0416 grms. of ash i. e. 1.04 o/oo in filtrate C; and consequently : 0.0904 grms. of organic matters, i. e. 2.26 «/oo in filtrate A ; 0.0584 grms. of organic matters, i. e. 1.46 °/oo in filtrate C. 2. Nitrogen estimation. In 20 e. e. of each filtrate the ni- trogen was estimated. To neutralise the ammonia resulting were re- quired : 3.5 e. e. of " /io HCl, which correspond to 0.0245 «/o nitrogen in filtrate A; 2.25 e. e. of "/io HCl, which correspond to 0.0157 "/o nitrogen in filtrate C. Results an increase of 0.0088 grms. nitrogen in 100 e. e. of filtrate A, corresponding to 10 grms. of brain. 3. Furine nitrogen estimation. The Silver compound yiel- ded in 100 e. e. of filtrate A, by the ammoniacal silver nitrate, requi- red, according to Kjeldahl, 1.65 e. e. of "/io HCl, which correspond to 0.00231 o/o purine nitrogen. No purine bases were precipitated in the filtrate of the control- research. 4. Phosphorus estimation. In 40 e. e. of each filtrate the phosphorus was estimated. To dissolve the molybdenum phosphate pre- cipitated were required : 17.7 e. e. of "/., NaOH , corresponding to 0.00978 o/o phosphorus in filtrate A ; 10.8 e. e. of " i NaOH, corresponding to 0.00597 o/o phosphorus in filtrate C. Results an increase of 0.00381 grms. phosphorus in 100 e. e. of filtrate A. E X p e r i m e n t No. 7. On a brain weighing 52 grms. and prepared as in previous expe- riments the following researches were made : — 185 — Research on ferments. Two mixtures were made as follows: A : 24 grms. of brain paste were mixed with 240 e. e. of chloro- form water adding besides 2.4 e. e. of pure chloroform (Main-research). C : 24 grms. of brain paste were mixed with 240 e. e. of water and heated to boiling point ; after cooling 2.4 e. e. of pure chloroform were added (Control-research). Both mixtures were put together in the incubator at 37» and left there for 96 hours shaking them now and then. On the filtrates A and C, obtained in the same way as in experi- ment No. 1, the following determinations were made : 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.1232 grms. of dry residue i. e. 3.08 o/oo; 40 e. e. of filtrate C gave 0.0896 grms. of dry residue i. e. 2.24° oc The residues incinerated left : 0.0396 grms. of ash i. e. 0.99» oo i" filtrate A ; 0.0372 grms. of ash i. e. 0.93 " ,o in filtrate C; and consequently : 0.0836 grms. organic matters i. e. 2.09 " oo •" filtrate A ; 0.0524 grms. organic matters i. e. 1.31 '^-.^o in filtrate C. 2. Ni froge n estimation. In 20 e. e. of each filtrate the ni- trogen \xas estimated. To neutralise the ammonia resulting, according to Kjeldahl, were required : 3.3 e. e. of "io HCl, corresponding to 0.0231 o/o nitrogen, in filtrate A; 2.2 e. e. of "/in HCl, corresponding to 0.0150 o/o nitrogen, in filtrate C. Results an increase of 0.0081 grms. nitrogen in 100 e. e. of filtrate A, corresponding to 10 grms. of brain. 3. Furine nitrogen estima tion. The Silver compound pre- cipitated in 100 e. e. of filtrate A required, according to Kjeldahl, 1.7 e, e. of "/i„ HCl, which correspond to 0.00238 "/o purine nitrogen. No precipitate was yielded by the ammoniacal Silver nitrate in the filtrate of the control-research. 4. Phosphorus estimation. To dissolve the precipitate of mo- lybdenum phosphate formed in 40 e. e. of each filtrate, according to Neumann, were required : 17.7 e. e. of "/- NaOH, corresponding to 0.00978^0 phosphorus in filtrate A ; 12.1 e. e. of "/^ NaOH, corresponding to 0.00669 «o phosphorus in filtrate C. Results an increase of 0.00309 grms. phosphorus in 100 e. e. of filtrate A. 186 Experiment No. 8. An other brain was prepared as before. It weighed 52 grms. Research on ferments. Por this purpose the following two mixtures were made : A : 24 grms. of brain paste were mixed with 240 e. e. of chloro- form water adding besides 2.4 e. e. of pure chioroform (Main-research). C : 24 grms. of brain paste were mixed with 240 e. e. of water and heated to boiling point. When cool 2.4 e. e. of pure chioroform were added (Control-research). Both mixtures were put together in the incubator at 37° and left there for % hours. On the filtrates A and C, obtained as before, the following deter- minations were made : 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.1112 grms., i. e. 2.78 «'oo, of dry residue ; 40 e. e. of filtrate C gave 0.0820 grms., i. e. 2.05 » oc of dry re- sidue, which incinerated left : 0.0424 grms. i. e. 1.06 °/oo ash in filtrate A; 0.0396 gtms. i. e. 0.99 "oo ash in filtrate C; and consequently : 0.0688 grms. i. e. 1.72 o/qo organic matters in filtrate A; 0.0424 grms. i. e. 1.06 o/oo organic matters in filtrate C. 2. Nitrogen estimation. To neutralise the ammonia distil- led over from 20 e. e. were required : 3.7 e. e. of "/io HCl, corresponding to 0.0259 "/o nitrogen, in fil- trate A; 2.5 e. e, of "/i,j HCl, corresponding to 0.0175 ''/o nitrogen, in fil- trate C. Results an increase of 0.0084 grms. nitrogen in 100 e. e. of filtrate A, corresponding to 10 grms. of brain. 3. Furine nitrogen estimation. The precipitate of the Sil- ver compound , obtained from 100 e. e. of filtrate A was kjeldahlized. 1.85 e. e. of " /ji,j HCl were required to neutralise the ammonia resulting, which correspond to 0.00259 °:o purine nitrogen. No purine bases were precipitated in the filtrate of the control research. 4. Phosphorus estimation. To dissolve the precipitate of molybdenum phosphate resulting from 40 e. e. were required: — 187 — • 20.25 e. e. of "'5 NaOH, corresponding to 0.01119 « o phosphorus in filtrate A ; 13.9 e. e. of "'5 NaOH, corresponding to 0.00768 «o phosphorus in filtrate C. Results an increase of 0.00351 grms. phosphorus in 100 e. e. of filtrate A. Experi me nt No. 9. The brain of an other dog was prepared as already described. The weight of the brain was 50 grms. Research on ferments. To this end the foUowing mixtures were made : A : 22 grms. of brain paste were mixed with 220 e. e. of chlo- roform water adding besides 2.2 e. e. of pure chloroform. (Main re- search). C : 22 grms. of brain paste were mixed with 220 e. e. of water and heated to boiling point. When cool 2.2 e. e. of pure chloroform were added (Control-research). Both mixtures were left to incubate at 37° for 96 hours. On the filtrates A and C, obtained as before, the following deter- minations were made : 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.1264 grms. i. e. 3.16 ° 00 dry residue; 40 e. e. of filtrate C gave 0.0972 grms. i. e. 2.43 0/00 dry residue; The residues incinerated left : 0.0400 grms. i. e. 1 %o ash in filtrate A; 0.0376 grms. i. e. 0.94 o'oo ash in filtrate C; and consequently : 0.0864 grms. i. e. 2.16^00 organic matters in filtrate A; 0.0596 grms. i. e. 1.49» 00 organic matters in filtrate C. 2. Nitrogen estima ti on. In 20 e. e. of each filtrate the ni- trogen was estimated. To neutralise the ammonia formed were required : 3.95 e. e. of "/,„ HCl, which correspond to 0.0276 % nitrogen in filtrate A ; 2.8 e. e. of »/,,, HCl, which correspond to 0.0196 «o nitrogen in filtrate C. Results an increase of 0.0080 grms. nitrogen in 100 e. e. of fil- trate A. 3. Furine nitrogen estimation. The ammoniaca! Silver ni- trate yielded in 100 e. e. of filtrate A a precipitate which required, ac- ' — 188 — cording to Kjeldahl, 1.65 e. e. of "/lO HCl, corresponding to 0.00231 o/o piirine nitrogen. No precipitate of Silver compound of the purin-bases was obtai- ned in control filtrate C. 4. Phosphorus estimation. To dissolve the molybdenum pho- sphate resulting from 40 e. e. of each filtrate were required : 18.8 e. e. of "'5 NaOH, which correspond to 0.01039 per cent pho- sphorus in filtrate A ; 13.75 e. e. of "/j NaOH, which correspond to 0.00760 per cent pho- sphorus in filtrate C. Results an increase of 0.00279 grms. phosphorus in 100 e. e. of filtrate A. Experiment No. 10. An other brain was cleaned and reduced to a homogeneous paste as before. It weighed 49 grams. Research on ferments. Por this purpose the following two mixtures were made : A. 22 grins. of brain paste were mixed with 220 e. e. of chlo- roform water adding besides 2.2 e. e. of pure chloroform (Main-research). C, 22 grms. of brain paste were mixed with 220 ce. of water and heated to boiling point. After cooling 2.2 e. e. of pure chloroform were added (Control-research). Both mixtures were left to incubate at 37" for 96 hours. On the filtrates A and C, obtained as before, the following deter- minations were made : 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.1264 grms. of dry residue i. e. 3.16 « 00; 40 e. e. of filtrate C gave 0.0912 grms. of dry residue , i. e. 2.28 o'oo. These residues incinerated left : 0.0412 grms. of ash, i. e. 1.03 " 00, in filtrate A; 0.0380 grms. of ash, i. e. 0.95 «/oo, in filtrate C; and consequently: 0.0852 grms. of organic matters, i. e. 2.13 ^loo, in filtrate A; 0.0532 grms. of organic matters, i. e. 1.33 0/00, in filtrate C. 2. Nitrogen estimation. In 20 e. e. of each filtrate the ni- trogen was estimated. To neutralise the ammonia resulting were required: — 189 — 3.3 e. e. of "',„ HCl, which correspond to 0.0231 "o nitrogen in filtrate A ; 2.15 e. e. of "jo HCl, which correspond to 0.0150 "'o nitrogen in filtrate C. Results an increase of 0.0081 grms. nitrogen in 100 e. e. of fil- trate A. 3. Furine nitrogen estimation. The precipitate of Silver compound, obtained in 100 e. e. of filtrate A, required, according to KjELDAHL, 2.15 C.C. of ", jo HCl, w'hich correspond to 0.00301 grms. pu- rine nitrogen. No purin-bases were precipitated in filtrate C. 4. Phosphorus estimation. The phosphorus was estimated in 40 e. e. of each filtrate. To dissolve the moiybdenum phosphate precipitated were required: 22.05 e. e. of "'=, NaOH, corresponding to 0.01219 per cent pho- sphorus in filtrate A ; 15.20 e. e. of "/s NaOH, corresponding to 0.00840 per cent pho- sphorus in filtrate C. Therefore results an increase of 0.00379 grms. phosphorus in 100 e. e. of filtrate A. Experi me nt No. 11. A brain weighing 57 grms. prepared as before was employed for this experiment. Research on ferments. With the paste obtained the following two mixtures were made : A : 25 grms. of brain paste were mixed with 250 e. e. of chloro- form water adding besides 2.5 e, e. of pure chloroform (Main-research). C : 25 grms. of brain paste were mixed with 250 e. e. of water and heated to boiling point. When cool 2.5 e. e. of pure chloroform were added (Control-research). Both mixtures were left to incubate at 37" for, 96 hours. The filtrates A and C were obtained as in previous experiments. 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.1260 grms. of dry residue i. e. 3.15 o'oo; 40 e. e. of filtrate C gave 0.0904 grms. of dry residue i. e] 2.26 o/oo. The residues incinerated left : 0.0432 grms. of ash. i. e. 1.08 "oo, in filtrate A; 0.0404 grms. of ash, i. e. 1.01 "'oo, in filtrate C; — 190 — and consequently : 0.0828 grms. of organic matters, i. e. 2.07 o/oo, in filtrate A ; 0.0500 grms. of organic matters, i. e. 1.25 o'oo, in filtrate C. 2. Nitrogen estimation.To neutralise the ammonia resul- ting from 20 e. e. of each filtrate were required : 3.4 e. e. of "/io HCl, corresponding to 0.0238 o/q nitrogen in fil- trate A; 2.15 e. e. of "io HO, corresponding to 0.0150% nitrogen in fil- trate C. Results an increase of 0.0088 grms. nitrogen in 100 e. e. of fil- trate A. 3. Furine nitrogen estimation. The purine nitrogen was estimated in 100 e. e. of filtrate A. The Silver compound formed re- quired, according to Kjeldahl, 1.7 e. e. of "io HCl, which corre- spond to 0.00238 Oq purine nitrogen. No precipitate was yielded by the ammoniacal Silver nitrate in fil- trate C. 4. Phosphorus estimation. To dissolve the molybdenum pho- sphate, resulting from 40 e. e. of each filtrate, required : 20.8 e. e. of "/j NaOH, which correspond to 0.01150 per cent pho- sphorus in filtrate A ; 14.45 e. e. of "/s NaOH, which correspond to 0.00799 per cent pho- sphorus in filtrate C. Results an increase of 0.00351 grms. phosphorus in 100 e. e. of filtrate A. Experiment No. 12. An other brain w^ar prepared as already described. It weighed 58 grms. Research on ferments. To this end, two mixtures were made as follo WS : A: 25 grms.^of brain paste were mixed with 250 e. e. of chloro- form water adding besides 2.5 e, e. of pure chloroform (Main-research). C : 25 grms. of brain paste were mixed with 250 e. e. of water and heated to boiling point. When cool 2.5 e. e. of pure chloroform were added (Control-research). Both mixtures were left to incubate at 37" for 96 hours. On the filtrates A and C, obtained as before mentioned, the follo- wing determinations were made : 1 . 40 e. e. of filtrate A gave 0.1356 grms. of dry residue, i. e. 3.39 «/oo; — 191 — 40 e. e. of filtrate C gave 0.0984 grms. of dry residue, i. e. 2.46 °oo; The residues incinerated left : 0.0448 grms. of ash, i. e. 1.12 "o,,, in filtrate A; 0.0420 grms. of ash, i. e. 1.05 " ,„. in filtrate C; and consequently : 0.0908 grms. of organic matters, i. e. 2.27 "oo in filtrate A ; 0.0564 grms. of organic matters, i. e. 1.41 o/oo in filtrate C. 2. Nitrogen estima ti on. The nitrogen was estimated in 20 e. e. of each filtrate. To ncutralise the ammonia resulting were required : 3.9 e. e. of ", ,0 HCl, which correspond to 0.0273 "',> nitrogen in filtrate A ; 2.5 e. e. of ",',0 HCI, which correspond to 0.0175% nitrogen in filtrate C. Results an increase of 0.0098 grms. nitrogen in )00 e. e. of fil- trate A. 3. Furine nitrogen estimation. The precipitate of Silver compound formed in 100 e. e. of filtrate A required, according to Kjel- DAHL, 1.8 C.C. of "/io HCl, which correspond to 0.00252 Vo purine ni- trogen. No purine bases have been precipitated by the ammoniacal Silver nitrate in the filtrate of the control-research. . 4. Phosphorus estimation. The phosphorus was estimated in 40 e. e. of each filtrate. To dissolve the precipitate of molybdenum phosphate resulting were required : 21.5 e. e. of n/5 NaOH, which correspond to 0.01188 «o phospho- rus in filtrate A ; 14.65 e. e. of "'5 NaOH, which correspond to 0.00810 o'o phospho- rus in filtrate C. Results an increase of 0.00378 grms. phosphorus in 100 e. e. of filtrate A. Experiment No. 13. An other brain was prepared as in experiment No. 1. It weighed 62 grms. Research on ferments. Por this purpose the following t\xo mixtures were made : A : 28 grms. of brain paste were niixed with 280 e. e. of chloro- form water adding besides 2.8 e. e. of pure chloroform (Main-research). C : 28 grms. of brain paste were mixed with 280 e. e. of water — 192 — and beateci to boiling point. VVhen cool 2.8 e. e. of pure chloroform were added (control-research). Both mixtures Avere left to incubate at 37° for 96 hours. On the filtrates A and C, obtained as in previous experiments, the following determinations were made: 1. 40 e. e. of filtrate A gave 0.1276 grms. of d'ry residue, i. e. 3.19 o/oq, 40 e. e of filtrate C gave 0.0980 grms. of dry residue, i. e. 2.45 o/oo- which incinerated left : 0.0436 grms. of ash, i. e. 1.09 o/oo in filtrate A; 0.0404 grms. of ash, i. e. 1.01 o/oo in filtrate C; and consequently : 0.0840 grms. of organic matters, i. e. 2.1o/oo in filtrate A; 0.0576 grms. of organic matters, i. e. 1.44 o/qq in filtrate C. 2. Nitrogen estimation. The nitrogen was estimated in 20 e. e. of each filtrate. To neutralise the ammonia resulting were required: 3.7 e. e. of "/lo HCl, corresponding to 0.0259 o/o nitrogen in fil- trate A; 2.55 e. e. of "/lo HCl, corresponding to 0.0178 "/o nitrogen in fil- trate C. Results an increase of 0.0U81 grms. nitrogen in 100 e. e. of fil- trate A. 3. Furine nitrogen estimation. The Silver compound of the purin-bases precipitated in 100 e. e. of filtrate A required, accor- ding to KjELDAHL, 2 e. e. of "/io HCl, which correspond to 0.0028 o/o purine nitrogen. No precipitate of Silver compound was obtained in the filtrate of the control-research. 4. Phosphorus estimation. The phosphorus was estimated in 40 e. e. of each filtrate. To dissolve the precipitate of molybdenum phosphate resulting were required : 21.1 e. e. of "/^ NaOH, which correspond to 0.01 166 o/o phospho- rus in filtrate A; 14.1 e. e. of "'5 NaOH, which correspond to 0.00779% phosphorus in filtrate C. Results an increase of 0.00387 grms. phosphorus in 100 e. e. of filtrate A. 193 IV. — Discifssion of the results. The experiments hitherto described show that the dry residue obtained'from the filtrate cf the main research is much greater than that obtained froin the filtrate of the control resea)'ch. The- refore, it is evident that, during incubation the quantity of solu- ble and incoagulable substances is increased in the main research. The presence of bacteria being excluded it results that, the in- crease of soluble substances in the main research is due to the autolytic ferments. In the control research, where the ferments had been previously destroyed by boiling, the soluble substances are in a smaller quantity. Considering the complex chemical con- stitution of the brain it results from the analysis made in the experiments described that several species of ferments co-operate together to solubilise the solid body of the brain during auto- lysis. Indeed, an increase of soluble nitrogen is seen, which may be derived either from the proteids or from substances of ano- ther nature, such as phosphatides, etc. The phosphorus increase may be due to the disintegration of the phosphatides. Phosphoric acid may be set free from the nucleo-proteid of the brain. The presence of free purin-bases in the autolyzed liquid can be due only to the disintegration of the nucleic acid itself derived from the nucleo-proteid. Reducing substances were constantly observed in the auto- lyzed liquid. Ali these disintegrations may be caused by the ferments. In table I are summed up the data, obtained in each expe- riment , regading the quantity of dry residue , organic matters and asli, both ih main research and in control research as \vell as tlieir increase due to the action of the ferments. 194 — TABLE I. ó z "e a e _o Hours grms. of dry residue, cor- resp. to 1 kg. brain, in filtrate Excess of dry residue in filtrate A grms. of orga-: nic matters, corresp. to \ 1 kg. brain, inj Excess of i organic matters in ■ A grms. of ash, corresp. to 1 kg. brain, in Excess of ash in Expe A C A C A C A 1 96 32.8 24.8 8 21.8 14.3 7.5 11 10.5 0.5 2 „ 31.2 22.7 8.5 20.5 12.8 7.7 10.7 9.9 0.8 • 3 » 34.1 25 9.1 23.9 15.2 8.7 10.2 9.8 0.4 4 „ 31.7 24.1 7.6 20.5 13.8 6.7 11.2 10.3 0.9 5 „ 31.9 23.4 8.5 21.6 13.7. 7.9 10.3 9.7 0.6 6 „ 33.9 25 8.9 22.6 14.6 8 11.3 10.4 0.9 7 „ 30.8 22.4 8.4 20.9 13.1 '7.8 9.9 9.3 0.6 8 „ 27.8 20.5 7.3 17.2 10.6 6.6 10.6 9.9 0.7 9 „ 31.6 24.3 7.3 21.6 14.9 .6.7 10 9.4 0.6 10 „ 31.6 22.8 8.8 21.3 ! 13.3 8 10.3 9.5 0.8 11 » 31.5 22.6 8.9 20.7 12.5 8.2 10.8 10.1 0.7 12 « 33.9 24.6 9.3 22.7 14.1 8.6 11.2 10.5 0.7 13 " 31.9 24.5 7.4 21 14.4 6.6 10.9 10.1 0.8 Average 96 31.9 23.6 8.3 21.2 13.6 7.6 10.6 9.9 0.7 This table shows that, in average, in the control research, from a kilogram of fresh brain 23.6 grms. of incoagulable sub- stances are soluble , of which 13.6 grms. represent organic matters and Q.9 grms. represent inorganic solids. In tlic mail! research, from the same quantity of fresh brain, 31.9 grms., consisting of 21.2 grms. of organic substances and 10.6 grms. of ash, are soluble. — 195 — Results, in average, in the main research an increase of 8.3 grms. of soluble and incoagulable solids, consisting of 7.6 grms. of organic matters and 0.7 grms. of ash. In table II are summed the percentages of the total solids of the brain, soluble both in main and in control research. TABLE II. 5 Z 'C >< Period of incubation at 37° Dry residue Organic matters Ash 1 «Zoo in Brain Percentage of the total residue of the brain, in , 1.75 II 0.245 ' 9.10 6 „ 1.65 II 0.231 1 9.42 7 „ 1.70 II 0.238 1 10.30 8 II 1.85 ■1 0.259 1 10 9 II 165 II 0.231 • 8.36 10 II 2.15 II 0.301 1 13.03 11 II 1.70 II . 0.238 1 10 12 ., 1.80 „ 0.252 » 9.23 13 " 2 II 0.280 / 10.81 Average 96 1.79 0 0.251 D 9.81 Table VII shows that the puri ne nitrogen content in the au- tolj^zed Hquid, after Q6 hours incubation at 37°, is nearly always Constant. Reffering to a kilogram of fresh brain it results that, in average, 0.251 grms. of purine nitrogen are freed by the nuclease from the nucleic acid. About 10 per cent of the incoagulable nitrogen in the filtrate of the main- research is found in the forni of purine nitrogen. — 203 — In table Vili are summarized the data regarding the quantities of the insoluble body of the fresh brain together with its nitrogen and phosphorus content, as result from the experiments Nos. 1-5; besides are shown up the percentages of the insoluble solids, nitrogen and phosphorus, become soluble in 96 hours of auto- lysis at 37° and which represent the real work of the ferments. V. — Conclusions» The present researches show that leaving the brain to incu- bate at 37° fov Q6 hours, the ferments are able : 1. To solubiHse 5 per cent of the insoluble solids. 2. To solubilise 6.7 per cent of the insoluble nitrogen. 3. To solubilise 15.8 per cent of the insoluble phosphorus. 4. To break down the nucleic acid, which results from the nu- cleo-proteid, setting free the phosphoric acid and the pu- rin-bases (nuclease). 204 — > LU CQ < o - « 1 -Te -t- ais^^e -2 c^.ri £ g = ^ (u .t: >— oC- J3 - M.5 -S2 .. e I' idin bra ized ours S o ^ t-- o o 00 Z5n=5-= co co co in co co nsohr rresp Kg. ( solub thef n 96 M o d d d d d ^- O ■"■ >^'^ O o J3 C ble irai i C^l -^ co o o c^ — O .ij co o o 0^ -.— s -^ <" ■« = -1 -^ cn 00 CN ,_ ^^ in in "e aJ E 2 o CO o 04 in oo e Z £ b« co CN «* -^ -^ co T— t »— < »— t *— t *— 1 r— 1 ■" c « ,— o ,Q M.S" 42^ .5£T3 = g ids, ond of b ilize ermi hou E in --^ o in co "o S" • -2 "*" >o 2 CO oò c> t-^ co od bo R '^ >>■" O X) •a b« = - .5 . rt S "c w fe »— < t~- co CN C-i in 1 1-5 E CJ ' ir! CO t-^ d e t^ in o o o o 's lì m Ji M ^ ""■ ^^ '"^ '"' •""" <2 o ^ £ (j o 1 11 bXI •oi\[ :|U3uiU3dx3 '- C^l co f in r3 > < 205 The present work was carried out by me in the Physiological In- stitute of the Royal University of Naples. I am greatly indebted to Prof. F. Bottazzi, Director of the said In- stitute, for having kindly placed the laboratories of the Institute at my disposai. Finito di stampare il 30 marzo 1918. I batteri fotogeni degli organi luminosi di Sepiola intermedia Naef. (Bacillus pierantonii n. sp.) Memoria del socio Dott. Giuseppe Zirpolo (Tornata del 29 novembre 1917) Sommario Introduzione. Materiale di studio e tecnica. Bacillus pierantonii n. sp. Caratteri morfologici. „ culturali. Culture in brodo. „ in agar. „ in gelatina. „ in latte. „ su patate. „ su muscoli di seppia. „ su muscoli, cervello e fe- gato di Scyllium. „ su lecitina. „ su torlo d'uovo. Caratteri patogenetici. Conclusioni. Introduzione. Queste ricerche traggono origine dagli studi cospicui del Prof. U. PiERANTONi suUa simbiosi batterica negli organi lumi- nosi dei Sepiolidi del golfo di Napoli. In un lavoro di recente pubblicazione i) egli si è occupato della morfologia di questi organi in varie sj^ecie di Sepiolidi e della genesi della luce , che ha trovato originarsi da colonie ') Pir-RANTONi, U. - Gli organi simbiotici e la luminescenza batterica dei Cefalopodi. Pubbl. Staz. Zool. Napoli. Voi. 2», p. 105, Tav. 6-8, 1917. — 207 — di batteri fotogeni che si annidano in essi. Avendomi egli affi- dato lo studio batteriologico di questi , mi occupo, per ora, di quelli di una specie sola, della Sepiola intermedia Naef, riman- dando a successivi lavori lo studio delle altre. Mi è grato di ringraziare il Prof. U. Pierantoni, che, quale Direttore dei Laboratori di Zoologia alla Stazione Zoologica di Napoli, mi fu largo di ogni agevolazione, durante le mie ricerche. Materiale di studio e tecnica. La Sepiola intermedia Naef porta nella' regione ventrale due organi luminosi ') a forma di orecchio, che presentano una luminosità abbastanza viva. Isolati e tenuti in acqua di mare, non appena vengono punti con ago si nota che tutto l'ambiente circostante s'intorbida lievemente. All'esame di questo liquido si osservano bacilli abbastanza mobili e cocchi più o meno mobili. Facendo un innesto da questo liquido su agar o gelatina, si ot- tiene lo sviluppo di colonie intensamente luminose, di un colore verde smeraldo, che persiste per lo spazio di vari giorni. Allo scopo di ottenere colonie quasi pure, io isolavo gli or- gani e li sterilizzavo alla meglio, passandoli per un buon numero di volte in acqua sterile. Dopo frantumavo l'organo in brodo sterile e dopo ventiquattro ore facevo da questo degli innesti su agar o gelatina. Le colonie ottenute raggiungevano verso la fine del secondo giorno e nel terzo una luminosità così viva da po- tersi di notte od all'oscuro, senza sforzo visivo, discernere anche gli oggetti vicini e da potersi leggere alla loro luce anche carat- teri non molto piccoli di giornale. Tentativi di isolare i bacilli dai cocchi riuscirono infruttuosi: in base a particolari ricerche potei convincermi trattarsi di una stessa specie, la quale, allo stato giovanile, è un bacillo che si trasforma poi in un cocco. Dedico questa nuova specie di batterio fotogeno al Prof. U. Pierantoni , che ha legato il suo nome a queste ricerche , che aprono nuovi orizzonti nello studio della fosforescenza animale. ') Un ampia descrizione di questi organi corredata di figure è data dal Prof. U. Pierantoni nel lavoro citato. Cfr. pag. 128-138 e Tav. 6» fig. 1, 2; Tav. T fig. 20 e Tav. 8a fig. 22 23 e 24. — 208 — Bacillws pierantonii !i. sp. Caratteri morfologici. Il bacillo ha forma cilindrica, uguale in tutta la sua lun- ghezza, rotondo agli estremi. È lungo circa |.i 1,5 e largo ^i 0,5; nella gelatina, però, esso raggiunge non più di [i 1 in lunghezza e [i 0,5 in larghezza, di modo che si presenta piuttosto tozzo. È un bacillo mobile; la forma coccacea presenta anch'essa lenti movimenti. Non l;a ciglia, né spore. Si colora con i comuni colori di anilina. Non resiste al Gram. I migliori coloranti sono stati il cristal violetto all'I °/o in soluzione acquosa, il bleu di metilene, il bleu di LoEFFLER. Il verde di metile, l'orange O lo colorano molto debolmente. La fucsina carbolica lo colora in rosso scuro , presentando nejla regione centrale una cavità trasparente. Si presenta così co- lorato grossolanamente tozzo. Nelle forme allungate si può no- tare che lungo il loro asse longitudinale vi sono setti colorati in rosso in modo da formare come una catena. La forma coccacea ha un diametro di \i 0,5. I cocchi tal- volta si presentano riuniti a catenella o a gruppi di tre o quat- tro. Con fucsina all' 1 7o i" soluzione acquosa presentano i margini intensamente colorati in rosso. Col violetto di genziana al 2 °/o, LoEFFLER e bleu di metilene 0,5 °/o la colorazione è quasi uniforme. Con l'orange G e verde di metile si colorano assai pallida- mente; con la tionina a 0,5 °/o in soluzione acquosa e col Ro- MANOWSKY il colorito è molto intenso in bleu scuro. Col rosso di Bordeaux pigliano una colorazione brunastra uniforme. La fucsina carbolica lo colora solo ai margini fortemente in rosso scuro, mentre la zona centrale rimane trasparente. Caratteri culturali. Terreni di cultura. I terreni di cultura dei quali mi' son servito sono stati i se- guenti : 1) Brodo preparato con acqua di mare, muscoli di sep- — 209 — pia e peptone all'I °/o- P^i" studii comparativi e diagnostici, nel brodo vi ho disciolto, ancora, nella proporzione dell'I "/o, sacca- rosio, levulosio, lattosio, maltosio, galattosio, glucosio , fosfato monosodico, bisodico, e trisodico, fosfato monopotassico, lecitina ricavata da uova di Aplysia, glicerofosfato di calcio e fosfato bi- sodico al 2 °/o. 2) Agar preparato con brodo di seppia in cui di- scioglievo agar al 3 %. Anche con agar ho preparato diversi ter- reni, aggiungendo in essi l'I % delle stesse sostanze sopra dette. 3) Gelatina al 12 °/o disciolta in brodo di seppia. 4) Muscoli di seppia. 5) Patate. 6) Latte con cloruro sodico al 3 7o. 7) Latte semplice. 8) Vitello d'uova di gallina. 9) Muscoli di Selacei. 10) Cervello di Selacei. 1 1) Fegato di Selacei. 12) Lecitina ottenuta da uova di Aplysia. Culture in brodo. Brodo semplice. Un innesto fatto il giorno 14 maggio 1Q17 presentò nel gior- no successivo una viva luce. Al livello del liquido osservavasi un anello pili intensamente luminoso di colore verde vivo ^). Dopo agitazione tutta la massa del brodo s'illuminava viva- mente. Una lievissima pellicola formatasi alla superficie, dopo l'a- gitazione del tubo, si franse, spandendosi nella massa del brodo e dando origine a chiazze più vivamente luminose. Il giorno 17 dello stesso mese la pellicola si riformò più densa e più luminosa ancora. Il colore della luce era di uno smeraldo vivido, intenso. Nove giorni dopo la luce persisteva ancora, ma andava facen- dosi sbiadita, fino a che, dopo più di venti giorni, non ne compar- ve traccia, anche dopo vivissima e prolungata agitazione del tubo. Un altro innesto fatto il 20 settembre p. a. fece notare nel giorno successivo una luce anche vivida, specie dopo agitazione. Anche l'anello si era formato ; però la pellicola non comparve ') La persistenza con la quale si forma questo anello luminosissimo troverebbe una spiegazione nel tatto noto, che i fenomeni di ossidazione sono più celeri e vi- vi in presenza della i)arete dei recipienti, in quanto questa agirebbe come fattore catalitico. Se la fosforescenza sia dovuta ad una ossidazione è evidente che questa debba essere piìi viva nel livello del liquido ed in vicinanza della parete del tubo. 14 — 210 — che dopo dodici giorni. Il brodo dopo agitazione presentavasi torbido e si poteva vedere come le masse batteriche si disper- devano nel brodo , illuminandolo. Il 7 ottobre la luce divenne quasi impercettibile; il 13 la luce era scomparsa. Un altro in- nesto fatto il 25 novembre 1917 ha dato luce per circa quattro mesi, conservando però luce molto scialba di colore verde chiaro. La luminosità , quindi , durò variamente nei diversi tempi. Evidentemente la persistenza della luce è in rapporto con le va- riazioni della temperatura. Brodo saccarosato. Un innesto di bacilli fatto il 20 settembre 1917 fece vedere dopo poche ore una' scialba luce bianco-azzurrastra, la quale an- dò sempre diminuendo, fino a che dopo 24 ore non comparve accenno alcuno di luce. Tre giorni dopo il brodo incominciò a divenire torbido. Brodo levulosato. Il brodo presentò luce biancastra, scialba, la sera stessa in cui feci l'innesto dei bacilli luminosi. Dopo ventiquattro ore non dette mai più luce, né si produsse intorbidamento del brodo. Brodo lattosato. Questo fu un terreno abbastanza buono. I bacilli , poche ore dopo l'innesto , si disponevano a formare un anello lumi- noso al livello del liquido. La sera successiva comparve luce verde intensissima. I bat- teri erano raccolti sulla superficie di livello, formando come un disco da cui emanava una luce verde assai viva: era come una specie di pellicola non aderente alla parete del recipiente. Quattro giorni dopo il brodo dava ancora luce viva; però si presentava scolorato ed alquanto torbido. Sei giorni dopo l'intor- bidamento andò aumentando e la luce a diminuire, mentre il li- quido diveniva sempre piti scolorato. Nei giorni successivi la luce non fu possibile osservarla che dopo viva agitazione. Dopo circa diciotto giorni la luce scom- parve completamente. — 211 — Brodo galattosato. Questo terreno dette luce piuttosto viva la sera stessa in cui fu fatto l'innesto. Nel giorno successivo comparve una lieve pelli- cola luminosa di color verde intenso. Tre giorni, dopo, però, scom- parve dalla superficie, raccogliendosi nel fondo del recipiente. An- che la luce scomparve ed il tubo divenne alquanto torbido e andò scolorandosi via via. Brodo glucosato. Questo brodo non fu terreno adatto. La luce fu possibile osservarla solo la sera dell'innesto. Era una luce biancastra, che appariva solamente, dopo viva agitazione, alquanto più intensa. Dopo ventiquattro ore era scomparsa totalmente, anche agitando fortemente la massa del brodo. Brodo mannosato. Questo terreno produsse una luce bianca molto piìi viva di tutti quanti gli altri terreni adoperati. Nei giorni successivi la luce andò affievolendosi, fino a scomparire del tutto dopo tre- dici giorni circa. Il brodo divenne torbido. Brodo con fosfato monosodico. In questa cultura i bacilli si sono depositati al fondo sui de- positi di sale indisciolto. La luce è stata sempre molto scialba, quasi cinerea. Agitando il tubo, si poteva osservare come dal fondo si spandesse, nella massa del brodo, la luminosità. Non vi è stata formazione di anello luminoso, né di pellicola. Brodo con fosfato bisodico. Questo fu uno dei terreni più adatti per conservare la lu- minosità del bacillo in esame. Un innesto fatto il giorno 20 settembre conservò la sua lu- minosità vivissima fino al giorno 25. Dopo, la luce si conservò abbastanza fino al giorno 2 novembre. Da quel giorno in poi sino — 212 — al 16 novembre la luce è^comparsa solamente dopo che il brodo fu agitato lungo tempo. Dopo circa due mesi è scomparsa. 11 colore della luce è stato nei primi giorni e dopo agita- zione intensamente verde , da poter essere osservata anche di lontano. Poi è andato modificandosi in una intensità sempre più scialba, fino a divenire biancastro-cinerea. Il brodo è divenuto alquanto torbido. Brodo con fosfato trisodico. La luminosità in questo brodo è stata vivissima nei primi dieci giorni : poi si è andata sbiadendo alquanto. Al livello del liquido si è formato un anello di color verde intenso; si è formata una pellicola molto luminosa. Sono oramai passati più di ottanta giorni ed il tubo si conserva luminoso molto. Agitandolo, tutta la massa batterica raccolta al livello si spande nel liquido, illu- minandolo di una bella luce verde chiara, tendente all'azzurro. Brodo con fosfato bisodico al 2 °/o. In questo terreno la luce non è persistita come in quello all'I °/o. Forse la luce ha avuto intensità straordinaria di un verde smeraldo bellissimo; ma essa è durata appena lo spazio di quat- tordici giorni. Alla superficie si è formata una pellicola piuttosto densa, luminosa, non aderente alla parete del vaso. Il brodo è divenuto torbidissimo e la luce è scomparsa quasi subito. Brodo con fosfato monopotassico. Questo terreno ha dato risultati completamente negativi. Brodo glicerinato. Questo terreno è stato poco favorevole a conservare la lu- minosità dei batteri. Brodo con glicerofosfato di calcio. Nei primi dieci giorni la luce non è stata molto viva , co- me per il fosfato trisodico ; però, dopo è andata vivificandosi, rimanendo per circa un mese sempre pallida, anche dopo vivis- — 213 — situa agitazione. Al livello si è formato un anello di colore verde intenso. Non c'è stata formazione di pellicola. Brodo con lecitina. In questo terreno la luce è andata sempre vivificandosi. In tredici giorni di osservazioni ho potuto notare un crescendo d'intensità luminosa straordinaria. Si è formata dopo cinque giorni una pellicola abbastanza densa e luminosissima. Dopo circa tre mesi dall'innesto il tubo si è conservato luminoso, sebbene la sua intensità fosse visibilmente minore di quella del tubo in cui c'era disciolto fosfato trisodico. Culture in latte Latte sterile con cloruro sodico al 3 ^/q. Un innesto fatto il giorno IQ maggio presentò la sera stes- sa e per tre giorni successivi una luminosità bianca intensa, che andò aumentando via via. Agitando il tubo si poteva vedere come tutta la massa si illuminava. Nei giorni successivi andò per- dendo d'intensità. Potei osservare la persistenza della luce fino al giorno 20 luglio , sebbene andasse sbiadendosi successiva- mente. Dopo il settantesimo giorno incominciò a formarsi un coagulo impuro di un colorito giallastro con appena qualche impercettibile traccia di luce. Il latte, quindi, si presta a conservare la luminosità per uno spazio di tempo abbastanza lungo. Latte semplice. La luminosità dei batteri nel latte semplice è durata appena qualche giorno. Culture in agar Agar semplice. [Brodo di seppia, acqua di mare, peptone 1 ti/y, agar 3 %] Un innesto fatto il giorno 7 maggio lQl7 dette origine, nel giorno successi\^o, coloniette sferoidali del diametro di circa '/io di mm. di forma convessa, luminosissime. — 214 — Due giorni dopo le coloniette crebbero, dando una vivida luce verde-chiaro. Si presentavano come miriadi di punti lumi- nosi, a modo di goccioline, di forma convessa, dense nella re- gione centrale, di aspetto lucido, intere ai bordi. Cinque giorni dopo alcune misuravano V-i di mm. ed altre fino 1 mm. di diametro. La luminosità era così viva da poter os- servare a vari metri di distanza la fosforescenza del tubo. Sette giorni dopo le colonie raggiunsero il massimo svi- luppo: alcune misuravano mm. 1 V.^ di diametro. La luce, però, incominciò a divenire più scialba fino a dimi- nuire dopo circa dieci giorni. Di modo che la intensità lumino- sa si ebbe nei primi tre giorni e la durata della luce fu di cir- ca diciotto giorni. Nel novembre del passato anno io ho fatto ancora altri innesti ed ho potuto constatare che la luce è durata talvolta circa quattro mesi. Agar saccarosato. Un innesto fatto il 20 settembre produsse nel giorno successivo uno sviluppo notevole di colonie, presentando, però, luce scial- bissima. Le colonie erano sferiche, non convesse, quasi pianeg- gianti, brevemente crenate ai margini. Quattro giorni dopo le colonie si svilupparono di più, ma la luce scomparve comple- tamente. Nei giorni successivi non si ebbe ulteriore sviluppo di colonie, né comparsa di luce. Agar levulosato. In questo terreno la luce comparve per qualche giorno ap- pena. Le coloniette ebbero pochissimo sviluppo. Agar lattosato. Le colonie sviluppatesi in questo terreno non presentarono nessuna differenza specifica da quelle ottenutesi in tubo con agar semplice. Solo crebbero in gran numero e formarono dopo tredici giorni una massa intera, che coprì tutto l'agar. La luce di color verde intenso si mantenne per circa quattro giorni, dopo andò facendosi sempre più scialba, fino a che, dopo diciotto giorni, scomparve completamente. — 215 — V Agar galattosato. Le colonie sviluppatesi in questo terreno sono di forma sfe- rica, pianeggiante, dense nel centro, di aspetto lucido, di colore brunastro. Il diametro maggiore che esse hanno assunto è di 1 mm. La luce presentata nei primi tre giorni era di un color verde chiaro intenso. Nei giorni successivi la luce è andata sbiadendosi ed è durata circa tredici giorni. Agar glucosato. Questo terreno è stato il meno adatto per lo sviluppo delle colonie e della luminosità di esse. In due mesi di osservazioni non si potè notare che qualche accenno impercettibile di colonia, ma giammai si potè vedere traccia di luce. Agar nianiiosato. Lo sviluppo delle colonie su questo terreno è stato notevo- lissimo e rapido. In pochi giorni tutta la superficie dell'agar fu completamente invasa dalle colonie, che si fusero, formando una patina lucida, luminosa, di una luce verde chiara, poco intensa, che durò per lo spazio di circa tredici giorni , per poi completa- mente sparire. Agar con fosfato bisodico. Le colonie sviluppatesi raggiunsero dopo circa tre giorni un diametro di 1 mm. : di forma sferica, piano-convesse, di aspetto lucido, con luce verde intensa nei primi giorni , biancastra nei giorni successivi, finì per scomparire perfettamente dopo dodici giorni. Concludendo: nei diversi terreni di agar si può notare che la maggior persistenza della luce si ha nel terreno di agar sem- plice e progressivamente nei terreni con lattosio in cui durò diciotto giorni, in quelli con galattosio e mannosio tredici giorni ; dodici — 216 — nel terreno con fosfato bisodico, quattro nel terreno con sacca- rosio, uno nel levulosio, e non si ebbe alcuna lumitiosità nel ter- no con glucosio. Culture in gelatina. (Brodo di seppia con acqua di mare, peptone 1 "/y, gelatina 12 Wy) Sulle piastre lo sviluppo procede normalmente. Nello spazio di quattro giorni le colonie raggiunsero un. diametro di ^a mm. Esse hanno forma ovoidale a modo di goccioline: sono intere ai margini, quasi sollevate dal terreno e di colore grigio. La luminosità è molto viva, di un verde chiaro abbastanza intenso. Nelle culture per infissione si notava il giorno dopo, in tutta la lunghezza dell'infissione, sviluppo di colonie biancastre che an- darono via via nei, giorni successivi, fondendosi in una massa uni- ca, dando luce abbastanza viva per circa -/.■, dell'infissione. La parte terminale è rimasta sempre oscura. Solo la superficie d'infissione ha conservata una luminosità molto viva di un bel verde scuro. Il tubo 'è rimasto luminoso per più di due mesi. In qualche tubo le colonie superficiali hanno formato specie di bernoccoletti, che si sono infissi nella gelatina. Non ho notato fluidificazione della gelatina. Culture su patate. Lo sviluppo delle colonie sulle patate è molto rapido. Le colonie hanno forma sferica, presentano un colorito giallastro ed hanno una luminosità verde chiara, che, nei primi due giorni, si presenta abbastanza viva, dopo è andata affievolendosi, fino a che al sesto giorno dell'innesto è completamente sparita. Culture su muscoli di seppia. La luminosità su questo terreno durò appena sette giorni. Le colonie, grossolanamente sferiche, avevano un colorito gial- lo-brunastro. La luce emanata presentava colore bianco-verdiccio abbastanza intenso fino a tre giorni dopo l'innesto, poi andò sce- mando, fino a scomparire completamente. 217 Culture su cervello di Scyllium canicula L. Innesti di bacilli fatti su cervello di Scyllium in sita fecero osservare una viva luminosità durata poche ore. Nei giorni suc- cessivi la luce scomparve, né le colonie ebbero sviluppo notevole. Culture su muscoli di Scyllium canicula L. La luminosità è durata anche poche ore, sebbene fosse stata molto viva e di colore verde chiaro. Culture su fegato di Scyllium canicula L. Anche sul fegato di Scyllium osservai dopo poche ore dal- l'innesto una viva luce verde intensa, la quale, nel giorno suc- cessivo, scomparve del tutto. Cultura su lecitina ^). I risultati di sviluppo di colonie e di luminosità sulla leci- tina sono stati negativi. Culture su torlo d'uovo. Questo terreno è stato ottimo conservatore della luce. Lo sviluppo non è stato rapidissimo, ma nello spazio di circa dieci giorni tutta la superficie innestata ha presa una luminosità di una tinta verdina abbastanza intensa, per lo sviluppo di colonie sfe- riche, convesse, del diametro di poco più di mezzo millimetro. Caratteri p a t o g e n e t i e i. Gli animali adoperati per studiare i caratteri patogenetici sono stati esemplari di Scorpaena scropha, Sepia officinalis L., Carcinus moenas Leach, Palaemon serratus Fabr. Ho scelto la Scorpaena scropha perchè resiste per vario tempo nelle vasche deWAquarium. in questo teleosteo, per quante inocu- ') La lecitina mi fu favorita dal mio amico Dott. A. Craifaleanu, che l'ha isolata dalle uova di Aplasia. — 218 — lazioni avessi potuto fare, nell'occhio, nella regione mandibolare, in quella addominale, non mi riuscì di osservare mai la luminosità, né l'animale soffrì alcun disturbo apparente dalle iniezioni: Iniettai in ognuno dei vari esemplari 1 cm.-^ di cultura in brodo di 24 ore. Nelle seppie inoculai anche 1 cm.-^ di cultura in brodo nell'occhio o nella regione addominale. La parte iniettata e la regione circostante si mostrarono luminose appena dopo 1' ino- culazione. La luce raggiunse un massimo dopo circa tre o quattro giorni e poi andò scemando. In media, dopo circa tredici giorni, le trovai morte. Altre seppie alle quali inoculai brodo peptonizzato morirono dopo appena diciotto ore dall'inoculazione. Seppie di controllo sopravvissero vari altri giorni. In piccoli Carclniis moenas Leach iniettai qualche decimo di cm. cubico di cultura nella regione ventrale : dopo circa un minuto morirono, restando però luminosa la regione ventrale e le zampe per diversi giorni. Piccoli Palaenion serratus Fabr. sopravvissero circa un quarto d'ora all'inoculazione di un quarto di cm. cubico di col- tura in brodo, poi morirono; però, il loro corpo rimase luminoso ancora per vari giorni. Conclusioni. Riassumendo, i caratteri morfologici, culturali e patogenetici sono i seguenti : \. — Lunghezza di [k 1,5; larghezza di pi 0,5; movimenti abbastanza rapidi; si colora con i comuni colori di anilina, ec- cetto per lo ZiEHL, che lo colora ai bordi ; non resiste al Gram; manca di spore; non fluidifica la gelatina, non coagula il latte. 2. — Colonie di forma sferoidale, come goccioline, dense nella regione centrale, di aspetto lucido, intere ai bordi, di co- lore bianco giallastro su agar, grigio in gelatina, emananti luce verde smeraldo molto viva. 3. — Intorbida il brodo, formando una pellicola luminosa: si sviluppa nel brodo con fosfato trisodico e bisodico all'I % con luce vivissima: sulle patate si sviluppa rapidamente, con luce, però, che persiste pochi giorni; sul torlo d'uovo di gallina sviluppo notevole di colonie sferiche giallognole. — 219 — 4. — Le colonie che si sviluppano sui muscoli di Sepia of- ficinalis L. sono grossolanamente sferiche e danno luce verde chiara. Sul fegato di Scylliuni canicula L. si sviluppa rapida- mente con luce verde intensa, ma di breve durata. Su cervello di Scyllium canicula L. si nota sviluppo notevole di colonie, ma di breve durata. 5. — Inoculato nella Sepia officinalis L. ne illumina la regione inoculata e quella circostante, specialmente dopo il terzo giorno, e r animale muore dopo circa tredici giorni. Piccoli Carciniis moenas Leach morirono per l'inoculazione subita dopo un minu- to , rimanendo il corpo luminoso ; così pure piccoli Palaemon serratus Fabr. morirono dopo circa un quarto d'ora, persistendo la luce, per vari giorni, su tutta la superficie del corpo. Napoli, Stazione Zoologica, Novembre 1917. Consulta la mia precedente Memoria : Ricerche su di un bacillo fosfore- scente che si sviluppa nella Sepia officinalis L. (BacilUis sepiae n. sp.). Boll. Soc. Nat. Napoli Voi. 30, p. 47-78, Tav. 2-3, 1917. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA 6. Tutti i preparati sono stati osservati con l'oculare compensatore 8 e r obbiettivo ad immersione Vis Koritska. I primi cinque sono stati colorati con il violetto di cristallo e l'ultimo col liquido di Ziehl. Fig. 1. — Preparato ricavato direttamente dagli organi luminosi. Si os- servano forme bacillari e coccacee insieme con alcune forme lunghe. Fig. 2. — Preparato da cultura di forme bacillari sviluppatesi su agar. Fig. 3. — Preparato da cultura di forme bacillari ottenute su gelatina. Sono notevoli le differenze in lunghezza e spessore dei ba- cilli nei preparati 2 e 3, pur trattandosi di innesti fatti con- temporaneamente sopra i due diversi terreni. Fig. 4. — Preparato ricavato da culture vecchie di sette giorni. Si os- servano forme nn'ste di bacilli e di cocchi. Fig. 5. — Preparato di culture vecchie di tredici giorni. Forme coc- cacee quasi pure. (I preparati 2,4,5 furono ricavati sempre dalla stessa co- lonia isolata). Fig. 6. — Preparato di forme bacillari e coccacee colorate con liquido di Ziehl. Si nota che la sostanza cromatica si è raccolta verso i bordi nella forma coccacea o agli estremi nelle for- me bacillari. Finito di stampare il 30 marzo 1918. Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli COMUNICAZIONI VERBALI Gli autori assumono la piena responsabilità del loro scritti. Sulla rigenerazione nelle idromeduse. Comunicazione verbale della socia Valeria Neppi (Tornata ordinaria del 15 aprile 1917) Nel corso dell'estate 1916 eseguii alcune esperienze sulle idromeduse allo scopo di stabilire se le molteplici anomalie da me osservate prece- dentemente nella Tima (Geryonia) pellucida Will e nella Irene plana Neppi (due forme affini, che si distinguono specialmente perchè in que- st'ultima i tentacoli ed i tubercoli sono accompagnati da cirri laterali, che mancano nella prima) si potessero spiegare con fenomeni di rige- nerazione in seguito a lesioni. Ottenni risultati soddisfacenti dalle espe- rienze eseguite sopra Obelia geniculata L.* e sopra Phialidiurn varia- bile Claus , che riescono interessanti perchè fino ad ora soltanto una trachimedusa, Gonionemus vertens, era stata oggetto di esperienze ana- loghe da parte di Ch. W. Hargitt , F. H. Morgan e G. F. Hargitt, e soltanto quest'ultimo autore aveva messo in relazione i risultati otte- nuti con le forme anomale planctoniche. Con le mie esperienze potei stabilire i seguenti fatti : 1. — La rigenerazione di un canale radiale si verifica anche nelle quarte parti. 2. — Nello stomaco rigenerato il numero dei lobi boccali corrisponde sempre al numero dei canali. 3. — Lo stomaco rigenerato da principio è eccentrico nelle metà, o del tutto marginale nelle quarte parti, ma poi si sposta verso il centro. 4. — Le parti assumono la forma di medusa in seguito allo stira- mento della sostanza gelatinosa, che facilita 1' avvicinamento dei lembi della ferita, mentre l'accrescimento è debole ed acquista importanza soltanto per ridonare alle nuove meduse maggiore regolarità e sim- metria. — 4 — 5. — Lo sviluppo di un secondo stomaco, nello stesso individuo {Obelia) è accompagnato da una notevole diminuzione delle gonadi. Potei quindi ottenere forme con due o tre canali , con stomaco anomalo (con due o tre lobi boccali), con due stomachi, ed inoltre con canali avvicinati biforcati e con speroni. Finito di stampare il 30 marzo 1918. Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli RENDICONTI DELLE TORNATE (PROCESSI VERBALI) 15 PROCESSI VERBALI DELLE TORNATE Assemblea generale e Tornata ordinaria dell'll febbraio 1917 Presidente : Geremicca M. — Segretario : Zirpolo Si apre la torrtata alle ore 15. Socii presenti : Monticelli, Cavara, Pierantoni, De Rosa, Siniscalchi, D'Evant, Morgera, Milone, Quintieri L., Geremicca A., Carrelli, Cutolo E. Il Presidente nell'inizio del nuovo anno accademico porge il suo saluto ai soci , ringraziandoli della loro benevolenza per averlo eletto alla carica presidenziale, augurandosi di vedersi da essi 'coadiuvato, du- rante la sua presidenza, per il maggior incremento morale ed economico del sodalizio. Invia' altresì un saluto ai soci che si trovano alla fronte di combattimento. Il Presidente comunica le dimissioni della socia Irosa Isabella da Consigliere. Date le insistenze della dimissionaria, si delibera di accet- tarle e di nominare un altro consigliere per il biennio 1917-18. Annunzia poi che sono stati ammessi soci aderenti i signori: Filippo Morese, Geremicca Alberto, Carrelli Antonio. Dietro proposta del socio De Rosa, si delibera ad unanimità di ac- cogliere fra i soci aderenti la Baronessa Giuseppina Monticelli d'Afflitto. Il Segretario, dopo aver presentato i nuovi cambi pervenuti in dono, legge la seguente relazione sull' andamento morale e finanziario della Società dei Naturalisti per l'anno 191Ó. Egregi Consoci, Nello scorso anno io chiudevo la mia relazione inviando ai soci "militari i nostri voti per il loro ritorno alla quiete degli studi, termina- ta vittoriosamente la guerra. Gli eventi bellici, però, hanno seguito il loro corso fatale e la no- stra Società ha visto aumentare il numero dei soci chiamati a prestare la loro opera a vantaggio della Patria, che attraversa la sua grande ora storica, con la quale chiude il ciclo delle sue guerre d'indipendenza. — IV — ■ Così, mentre altrove, sul campo di battaglia, nell' ospedale, nella trincea si è vissuta la vita rotta dal rombo del cannone, dal sibilo del proiettile, o dal gemito del ferito — ore di ansia e di gioia — per una patria piii forte ed onorata, nelle città anche lontane dal fragore assor- dante delle armi, non si è mancato di lavorare per contribuire allo svi- luppo morale del paese. E la nostra Società, nonostante avesse risentito tanto della guerra, pure ha continuato a tenere le sue tornate scientifiche, ed a pubblicare il suo Bollettino. Mentre molte pubblicazioni di altri enti si-sono dovute arrestare, io devo con orgoglio loro dire, che la nostra Società ha vissuto vita relativamente florida, grazie all'attività del Presidente, coadiuvato dal Consiglio Direttivo e dai soci affezionati e premurosi. Sodi. — Il numero dei soci, ■ difatti, intervenuti alle sedute è oscillato da un minimo di otto ad un massimo di quindici. Anche in rapporto al numero essi sono aumentati. Attualmente sia- mo 94, così distribuiti : Soci ordinari residenti 56 ; Soci ordinari non residenti 26; Soci aderenti 12. I soci ammessi quest'anno appartenenti alla categoria dei residenti sono i Dottori : Aurei Craifaleanu, Leopoldo Marcello, Valeria Neppi e Cecilia Angrisani ; quelli appartenenti alla categoria dei non residenti, i Dottori: Giuseppe Mazzarelli e Vincenzo Celentano ; e a soci aderenti, i Sigg. : Filippo Morese, Alberto Geremicca e Antonio Carrelli. Devo inoltre ricordare che nella tornata del 10 dicembre dello scorso anno, il socio Carlo Praus, venne dichiarato, ad unanimità, benemeri- to, inconsiderazione del grande e speciale contributo dato alla nostra Società. Bollettino. — Quanto al Bollettino, che costituisce la cura maggio- re del nostro Sodalizio, esso si presenta nella sua veste nitida. È il vo- lume 29° (anno 30°) , di circa 20J pagine con quattro tavole (di cui una doppia) e varie figure intercalate nel testo. È diviso in tre parti: Atti, che comprendono Memorie e Note; Co- municazioni verbali e Rendiconti delle Tornate. II numero delle Tornate ed Assemblee generali fu di sei, ed in que- ste si lessero vari lavori. Uno di Botanica del socio De Rosa: Le Piante Medicinali in Italia, che fu oggetto, data l'importanza dell'argomento, di ampia discussione ed ebbe come conseguenza un voto, che fu invia- to ai diversi Ministeri ed a tutti gli Enti interessati : voto che ebbe un largo successo ed al quale risposero, aderendo, il Ministero dell'I., del- l'A. I. e C, delle Finanze e della P. 1., nonché vari tecnici. Di Zoologia quattro lavori : una Memoria del socio Pierantoni : Sull'Heterodnlus arenicolus Pierant. e su di una nuova specie del ge- nere Clitellio; una Nota del socio Monticelli : Di uno strano caso d'in- quilismo di un oligocliete nell Ammocoetes di Petromyzon planeri; e due Note del socio Zirpolo : Alcuni casi di anomalia delle braccia di Asterina gibbosa Penn : e Su alcuni individui anomali di Chaetaster longipes Retzius e di Hacelia attenuata Gray. Di Batteriologia un lavoro del socio Morqera: Sulla vitalità dei bat- teri patogeni del midollo osseo. Di Chimica si è occupato il socio Cutolo A. con un lavoro: L'in- dice di rifrazione dell'olio di olive in rapporto all'acidità ed all'irran- cidimento. Di Geologia una Nota del socio Bellini: Nautilus Subasii, nuova forma del Lias superiore. Nelle memorie e note è inserita ancora la commemorazione del nostro compianto socio Francesco Bassani, che fu tenuta nella Torna- ta del 10 dicembre dal socio G. Alfano. Di comunicazioni verbali ce n'è una del socio Cutolo A. : A pro- posito di una sofisticazione del vino. Biblioteca. — Anche la nostra Biblioteca si è andata in questo anno arricchendo di nuove pubblicazioni pervenute in cambio, quali : Ayuntamento de Barcelona. Museo Municipal de Ciencias Naturales. Annuario bibliografico italiano delle Scienze Mediche ed affini. Di- rezione generale di Sanità pubblica. Rassegna di pesca. Roma. Biological Monografs. The University of Illinois Library. Urbana Illinois. Inoltre, le pubblicazioni pervenute in dono assommano al numero di 98. Un particolare ringraziamento vada al socio Monticelli , che ha contribuito, inviando ben 44 lavori in dono. Bilancio. — Quanto poi alla cassa sociale , sono ben fortunato po- ter dire che quest'anno, nonostante che siano venute meno tante forze fattive per il nostro Bilancio , questo si chiude con un residuo attivo reale di L. 423,80. E badino che in questo bilancio è posta la spesa di pubblicazione di un Bollettino contenente 12 tavole, oltre numerosissi- me figure nel testo. L'amministrazione è stata così esatta ed accurata da provvedere alle diverse spese .con ben usata larghezza, ed ancora di aumentare il suo fondo di riserva tanto auspicato ed ora felicemente messo in atto. Ma di tutto ciò che riguarda la finanza sociale riferiranno i soci re- visori dei conti. Solo non posso esimermi dal tributare un vivo elogio al socio E. Cutolo, che attende con tanta efficacia all'incarico affidatogli. • — VI — Sono poi molto lieto poter dire che con ogni probabilità la no- stra attuale sede umida e muffita, sarà, in non lontano tempo, cambiata in una sede non priva di aria e di sole , allogata nell'edificio vecchio dell'Università fra mura che ricordano ancora a noi gli uomini insigni che fecero di là risonare la loro dotta parola in tutto il mondo scientifico. Egregi Consoci, Quest' anno sono scaduti per compiuto biennio il Presidente Um- berto Fierantoni ed i due Consiglieri Leonardo Ricciardi e Francesco Giordani , nelle cui veci sono stati eletti i soci Michele Geremicca a Presidente, ed Eugenio Aguilar e Isabella Iroso a consiglieri. Ai membri del C. D. uscenti io esprimo a nome di tutti i soci i piij vivi ringraziamenti per l'opera con tanta abnegazione prestata ed in special modo al Presidente, le cui benemerenze verso la nostra So- cietà sono note e non hanno bisogno d'elogi. Ai nuovi eletti porgo il saluto augurale , facendo voti perchè il nostro Sodalizio, mercè la loro opera attiva ed intelligente, abbia a pro- gredire sempre piili per il suo maggiore sviluppo economico e morale. Il socio Monticelli, avendo il segretario ricordato, nella relazione letta, i soci militari, propone di seguire i soci che sono al fronte e di informarne volta per volta la nostra Società, come si pratica nelle altre società scientifiche. Il socio Cavara chiede che nella relazione fatta dal Segretario ven- ga ricordato il nome del socio Carlo Praus, dichiarato benemerito della nostra Società. II socio Monticelli, a nome anche del socio de Rosa, legge la re- lazione dei conti per l'anno 1916. II segretario legge il bilancio consuntivo 1916, che è approvato ad unanimità; poi legge il bilancio preventivo 1917, che è approvato. Espletata così la parte amministrativa dell'ordine del giorno, il se- gretario legge un lavoro del socio A. Craifaleanu, assente, su : Studi sopra i fermenti proteolitici. Molluschi; e ne chiede la pubblicazione a nome dell'autore. Indi si procede all'elezione di un consigliere per il biennio 1917-18, e risulta eletto ad unanimità il socio Marcello Leopoldo. La seduta si toglie alle ore 17.30. VII Tornata ordinaria del 10 marzo 1917 Presidente : Geremicca M. — Segretario : Zirpolo Si apre la seduta alle ore 17.30. Soci presenti : Pierantoni, Craifaleanu, Carrelli, Morese, Morgera, Geremicca A, Marcello, Gargano, De Rosa, Quintieri L., Monticelli, Cavara, Malladra. Il segretario legge il processo verbale dell' Assemblea generale e tornata precedente che è approvato. Il Presidente comunica che il socio Marcello ha accettato la carica di consigliere per il biennio 917-18, che è stato dato l'incarico di vice segretario al socio Morese , di cassiere al socio Cutolo Enrico e di bibliotecario al socio Zirpolo. Il Presidente legge due cartoline di ringraziamento inviate dai so- cii Paolo Della Valle e Sabatino. Il socio Gargano, ritornato in licenza dal fronte e presente alla seduta, ringrazia il Presidente ed i soci dei saluti gentili inviatigli. Il Presidente in merito al 4° prestito nazionale per i bisogni della guerra comunica che la Società, inspirandosi ad alto senso di patriotti- smo, ha. acquistato una cartella di L. 500 (cinquecento). Presenta inoltre il nuovo Bollettino dell'anno 1916, di circa 200 pagine e 4 tavole, oltre numerose figure intercalate nel testo. 11 Presidente annunzia la morte del padre del socio Teodoro d'E- vant e dice che il C. D. ha inviato a nome di tutti i soci le più vive condoglianze per la sventura che ha colpito il socio d'Evant. Circa l'ora in cui si è creduto opportuno tenere tornata, il Presi- dente dice che, date le attuali condizioni , non è possibile tenere tor- nata oltre le ore ventuno, quindi almeno per questo periodo, bisogna tenere tornata alle ore 17. Ma se i soci credono altrimenti, possono riferire suir ora che riesce loro più comoda. 11 socio Pierantoni dice che l'ora stabilita dal C. D. è opportuna ; ma ciò non esclude che si possa tenere una tornata alternativamente in altra ora, come, per es., alle ore 14 nei giorni festivi, come si é praticato pel passato. 11 socio Quintieri è d'avviso cha si potrebbe tenere seduta di do- menica anche alle ore 17. Il socio De Rosa propone che alla domenica si tenga tornata alle ore 13,30, come si è fatto altre volte. — vili — Si stabilisce, quindi, di tenere alternativamenle tornata o assemblea generale di sera alle 17 e di domenica alle ore 13. Il Presidente riferisce sulle gite da farsi dalla Società, e ciò per aderire al desiderio dei soci ed anche perchè queste costituiscono una parte attraente del programma della nostra Società. È d'avviso di affi- dare l'incarico a tre soci, perchè stabiliscano il luogo più opportuno in questa stagione primaverile per fare una escursione. Il socio De Rosa dice di doversi rimettere esclusivamente alla Presi- denza il programma delle gite. Parla del lago Nitti e propone di fare una escursione in quel luogo. Il socio Pierantoni si associa alla proposta De Rosa , di affidare l'incarico alla Presidenza, e ricorda che due anni or sono, d'accordo col socio Cavara, si era stabilita una escursione al Matese, che poi non po- tette essere effettuata per lo scoppio della guerra. Crede perciò che essa non sia da escludere nelle future escursioni. Il socio Quintieri, facendo notare la grande importanza delle escur- sioni per una Società scientifica, propone che si facciano passeggiate piuttosto brevi, di un giorno, almeno ogni quindici giorni , od ogni mese, e poi di tanto in tanto qualche escursione in grande stile. Il Presidente prende in considerazione le diverse proposte e pro- mette di stabilire al più presto una escursione, invitando i soci pratici di queste in Consiglio Direttivo, per fissare il giorno ed il luogo. Il Segretario comunica le pubblicazioni pervenute in cambio. II socio Zirpolo legge un lavoro dal titolo : Notizia su alcuni aste- roidi anomali pescati nel golfo di Napoli [Echinaster sepositus Grav e Asterias glacialis O. F. Muller, e ne chiede la pubblicazione. Si procede all'elezione del Dott. Francesco Paolo Guarnieri quale socio ordinario non residente, ed è ammesso ad unanimità. 11 socio De Rosa chiede la parola in merito alla Floridiana. Propone che si faccia un voto perchè il Ministero della P. 1. pensi di avocare a sé quella villa per assicurarne la conservazione ed impedire che sieno manomesse le importantissime specie di piante che vi si trovano. 11 socio Quintieri trova giuste le osservazioni del socio De Rosa; ma sostiene che il voto non potrebbe avere nessuna giustificazione da parte nostra. Cavara dice che è di avviso col socio De Rosa circa la conserva- zione delle rare piante che ivi sono coltivate; ma assicura, per quello che sa, che la villa Floridiana non sarà aperta per ora al pubblico, e che anzi sarebbe essa destinata ad albergare 1' Istituto di Belle Arti. Dopo le quali considerazioni si decide di astenersi da qualunque azione al riguardo. — IX Il socio Gargano domanda notizie sulla nuova sede sociale. Il Pre- sidente gli dà delle assicurazioni su le pratiche in corso. Si leva la tornata alle ore 19.30. Tornata ordinaria del 15 aprile 1917 Presidente: Geremicca — Segretario: Zirpolo Si apre la tornata alle ore 14.35. Soci presenti : Monticelli, Pierantoni, D'Evant, Capobianco, Cutolo A., Marcello, Gauthier, Morese, De Rosa, Geremicca A., Chistoni, Sini- scalchi, Quintieri L., Guarnieri. Si legge e si approva il processo verbale della tornata precedente. Chiede la parola il socio D' Evant per ringraziare il Presidente ed i soci delle condoglianze inviategli per la morte di suo padre. In occasione della lettura del processo verbale della tornata prece- dente , si riapre la discussione sulla Floridiana , prendendo la parola i soci Pierantoni, Capobianco, Monticelli, De Rosa. Si delibera di inviare un voto alla Commissione per la conserva- zione delle bellezze naturali, perchè sia garentita la conservazione di Villa Lucia e della Floridiana. 11 segretario comunica i nuovi cambi e le pubblicazioni pervenute in dono. Il Presidente legge le lettere di ringraziamento inviate dai soci Ma- strolilli e Parisi in risposta alle condoglianze fatte dalla Società in oc- casione della sventura che li ha colpiti. Presenta inoltre il nuovo socio Dptt. Francesco Guarnieri , che assiste alla seduta. Dice che si sono dati a legare un buon numero di volumi. Avvisa che è giunto nella mattinata un lavoro del socio Bellini; se i soci credono, il segretario ne potrebbe fare la lettura. Il socio Cutolo A. fa rilevare che in ordine al regolamento il lavoro deve essere inserito nell'ordine del giorno; prega, quindi, di rimandarne la lettura alla prossima tornata. Il segretario legge una comunicazione della socia Valeria Neppi : Sulla rigenerazione nelle idromeduse , e ne chiede la pubblicazione a nome dell'autrice. Il socio Pierantoni legge un lavoro dal titolo: Organi luminosi organi simbiotici e glandola nidamentale accessoria nei Cefalopodi, e ne chiede la pubblicazione. — X — Sulla comunicazione del socio Pierantoni prendono la parola i soci Guarnieri, D'Evant, Monticelli, Cutolo, interessandosi molto delle ricerche e delle figure presentate dall'autore. Il Presidente propone, per dare inizio in questo anno sociale alle passeggiate, di fare una escursione al Vesuvio. Legge al proposito una lettera del socio Malladra, che dà ampi ragguagli per fare tale passeg- giata. Il socio Chistoni crede opportuno di rimandarla alla fine di mag- gio per evitare le sgradite sorprese del tempo incostante, anche perchè pochi mm. di acqua piovuta provocano al Vesuvio abbondante fumo, tanto da vietare là visione delle bocche interne. Propone invece, in ciò appoggiato dal socio Cutolo A., una passeg- giata a Cuma per visitare l'Acropoli e la Grotta della Pace. Parla dell'interesse che offre quest'ultima per potervi impiantare apparecchi sismici. Si tratta di una grotta ben aerata, asciutta, non sog- getta a scuotimenti continui a cui vanno soggetti generalmente gli os- servatori sismici, ed inoltre si trova in una regione eminentemente vul- canica, il cui studio sismologico sarebbe di grande interesse scientifico. I soci approvano di andare a Cuma. II Presidente dice che la passeggiata a Cuma cercherà di effettuarla non più tardi del 29 aprile. Dopo altre notizie fornite dai soci Chistoni, Cutolo A., Gauthier, si toglie la seduta alle ore 17. Tornata ordinaria del 12 maggio 1917 Presidente : Geremicca M. — Segretario : Zirpolo Si apre la tornata alle ore 14,40, Soci presenti: Anile, De Rosa, Cavara, Monticelli, Pierantoni, Sini- scalchi, Guarnieri, Giordani, Carrelli, Malladra, Geremicca A. Si legge e si approva il processo verbale della tornata precedente. Il segretario dà notizia dei libri pervenuti in dono. 11 Presidente ringrazia il socio Guarnieri dell'importante dono dei libri fatto alla Società. , 11 Presidente riferisce ampiamente sulla passeggiata fatta dalla Socie- tà all'Acropoli di Cuma ed alla Grotta della Pace e della guida preziosa avuta nella visita di quei luoghi nel prof. Vittorio Spinazzola, al quale non ha mancato di tributare i più sentiti ringraziamenti in nome dei soci tutti. — XI — Dice che il socio Malladra, durante un breve riposo all'uscita dal Tempio, fece una relazione sullo stato presente del Vesuvio, aguzzando in tal modo nei soci il desiderio di fare quanto prima una visita al no- stro vulcano. 11 socio Cavara fa una relazione delle feste promosse a Palermo in onore di A. Borzì. Dice della grande importanza delle feste per la inau- gurazione del Giardino coloniale ideato e mandato a termine dal Borzì, per cui le onoranze fatte al venerando professore furono ben meritate. Riferisce inoltre sulle varie specie di piante ivi coltivate per introdurle poi nelle Colonie. 11 Presidente ringrazia il socio Cavara di aver così bene rappre- sentata la Società alle onoranze tributate al Borzì. Il Segretario legge un lavoro del socio Bellini : Alcune note sui depositi fossiliferi della regione flegrea , e ne chiede la pubblicazione a nome dell'autore. Il socio Zirpolo legge una Memoria del titolo : Ricerche su di un bacillo fosforescente che si sviluppa sulla Sepia officinalis L. , e ne chiede la pubblicazione. Il Presidente annunzia che è entrato a far parte della Società il Prof. Annibale Sbordone quale socio aderente. Il socio Giordani fa una relazione sulla stampa scientifica e parla del " Sistema periodico degli elementi in rapporto alle moderne vedute della Chimica ". La tornata si toglie alle ore 17.30. Tornata ordinaria del 1° lug-lio 1917 Presidente: Geremicca M. — Segretario: Zirpolo La seduta si apre alle ore 15. Soci presenti : Monticelli, De Rosa, Cavara, Pierantoni , Malladra, Praus, Marcello, Milone, Guarnieri, Cutolo A., D'Evant, Siniscalchi, Car- relli. Assiste alla seduta il dottor Iacono. ^ Il Presidente riferisce sulla riuscitissima gita fatta dalla Società il 3 giugno ultimo al Vesuvio, e ringrazia i soci Chistoni e Malladra della va- lida cooperazione da essi data alla completa riuscita della indimentica- bile giornata. Rivolge poi un saluto al socio Praus per la sua venuta alla Tor- nata. 11 socio Praus ringrazia il Presidente ed i soci tutti per la mani- — XII — festazione di stima che gli si volle tributare, nominandolo socio bene- merito. Il Presidente annunzia la morte della moglie del socio Ricciardi, dice di aver mandate le condoglianze della Società, e legge una lettera con cui il Ricciardi ringrazia. Il Presidente legge una lettera del dottor Sbordone, il quale rin- grazia la Società per la sua nomina a socio aderente. Inoltre, legge una lettera del socio Morese Filippo, che dà le sue dimissioni da Vice-Segretario , essendosi rivolto a studii affatto diversi da quelli naturalistici, e dice che al posto del Morese è nominato il so- cio Carrelli A. Partecipa anche un invito per il convegno della pesca da tenersi a Roma il 1° luglio. Si stabilisce di aderire telegraficamente al convegno. Il socio Monticelli, ricordando l'interesse preso dalla Società per lo studio del Vesuvio e per il miglioramento dell'Osservatorio Vesuviano, propone che non solo ogni anno la Società faccia una gita, ma ancora che nel Bollettino venga redatta apposita relazione. Si prega il socio Malladra di ricordare la gita scorsa con un diario e con fotografie fatte in quel giorno. Malladra accetta ben volentieri e promette di fare una relazione dei fenomeni presentati dal Vesuvio sino al periodo attuale. II socio Pierantoni legge un decreto luogotenenziale in cui si limi- ta il numero dei fogli di stampa delle riviste scientifiche. Dice che lo stato di guerra non deve impedire l'attività scientifica, e ciò per dignità nazionale, e perchè la mole delle pubblicazioni non potrà mai esser tale da rendere necessaria una limitazione. Propone perciò un ordine del giorno da inviarsi al ministero della Pubblica Istruzione. Il socio Monticelli crede doversi aggiungere al voto il fatto che anche altri enti scientifici hanno protestato. Il socio Cutolo A. crede invece di doversi soprassedere. Il socio Malladra legge un lavoro dal titolo : Sopra una grotta la- vica nelle colate vesuviane del 1858, e ne chiede la pubblicazione. Il socio Cutolo legge un lavoro dal titolo: // glutine nelle paste alimentari, e ne chiede la pubblicazione. Il socio Carrelli fa una relazione scientifica sulla magnetizzazione del ferro. Il socio Siniscalchi propone lo studio del problema della riforma della scuola pel dopo guerra. Egli dice che la nostra Società, formata di liberi studiosi e perfetta- mente apolitica, è più d'ogni altra adatta ad occuparsi del problema ed — XIII — a portare un giudizio sereno nella risoluzione di una questione così importante quale l'insegnamento nelle scuole di qualunque ordine , ed accenna brevemente al modo come questo vien dato in Italia e come debba esser modificato. Propone che si nomini una commissione, la quale studi il proble- ma e presenti alla Società una proposta di deliberazione. 11 socio De Rosa dice che la proposta richiede l'attenzione di tutti. Egli parla ampiamente sul movimento generale del dopo guerra e dei gravi problemi che si presentano, alla risoluzione dei quali bisogna certamente la cooperazione di tutti ; ma prega il prof. Siniscalchi di non insistere sulla sua proposta , perchè si devierebbe fatalmente nella politica, e quindi non si potrebbe procedere di accordo. Crede che non si debba studiare una sola parte dell'insegnamento; ma che debba questo essere discusso completamente , a partire dalla scuola elementare sino alle scuole superiori. Parla della scuola estera che educa, mentre in Italia, riferendosi solo alle scienze naturali, queste non sono insegnate dal punto di vista dell'applicazione utile che possono dare. Il Presidente dice che la discussione potrebbe, senza guida, divagar ampiamente; crede quindi necessario di nominare una commissione, la quale studii il problema e ne riferisca all'assemblea. Il socio Cavara dice che la Società deve limitare il suo studio alle sole scienze naturali e studiare di queste piìi particolarmente le appli- cazioni pratiche. Il socio Pierantoni ricorda che la Società si è già occupata altre volte di questo problema, dando il suo parere; quindi, prima di pro- cedere oltre, bisogna ricordare i precedenti e vedere se sia il caso di rifare la quistione. 11 socio Cutolo è di accordo col socio Pierantoni per ciò che ri- guarda la Società e dice che in Italia manca la scuola di applicazione delle scienze, e questo sarebbe un nuovo capitolo da aggiungere a quello su cui ha già riferito la Società parecchi anni dietro. Il socio Milone dice di doversi studiare la procedura dell'insegna- mento, che è errata, perchè fondata sul metodo tedesco. Nota che della chimica i tedeschi si sono serviti per il fatto statale , mentre della chi- mica in Italia ci si è serviti come pura cultura. Propone che si nomi- ni una commissione numerosa, di persone varie, che si rendano conto dello stato attuale e facciano proposte concrete. 11 socio De Rosa trova importanti le osservazioni dei soci Cavara, Cutolo A., Milone, e afferma che bisogna assolutamente affrontare la quistione della scienza per il suo lato pratico industriale. — XIV — Il socio D' Evant è di avviso che nella nomina della Commissione bisogna stabilire i punti sui quali essa dovrà orientare la discussione. Il Presidente crede invece che si deve dare alla Commissione un mandato ampio per studiare il problema sotto tutti gli aspetti, per poter poi l'assemblea, in altra tornata, stabilire i limiti entro cui costringere l'o- pera della Società. Il socio Monticelli approvando le buone intenzioni dei soci ricorda la grande importanza delle scienze naturali nella educazione delle masse e come il problema meriti tutto l'appoggio della Società, e propone che sia affidata al Presidente la nomina della Commissione; la quale proposta è accettata all'unanimità. Dopo di che, si leva la seduta alle ore 17.30. Tornata ordinaria del 19 agosto 1917 Presidente: Geremicca M. — Segretario: Zirpolo La seduta si apre alle ore 15. Soci presenti: Malladra, Pierantoni, Qauthier. Si legge il processo verbale della tornata precedente, che non può essere approvato per mancanza del numero legale dei soci. Il segretario comunica i nuovi cambi e le pubblicazioni pervenute in dono. Il socio Pierantoni legge una nota del socio Monticelli : Sopra un caso di parassitismo occasionale di Limnatis nilotica Savigny nelV no- mo, e ne chiede la pubblicazione a nome dell'autore. Il socio Zirpolo legge un lavoro del socio A. Craifaleanu: On the ferments of the Brain, e ne chiede la pubblicazione. Il §ocio Zirpolo comunica alcuni suoi studi sulla presenza di bat- teri nella coda della Rana esculenta e del Bufo vulgaris durante le loro metamorfosi. Egli dice che, impossibilitato a seguire questi studii nell'attuale periodo, perchè militare, e per mancanza di materiale vivo, spera di occuparsene nella stagione propizia e studiare siffatto problema , così interessante e così ricco di conclusioni. La tornata vien chiusa alle ore 16.20. — XV Tornata ordinaria del 29 novembre 1917 Presidente : Geremicca M. — Segretario : Zirpolo La tornata si apre alle ore 21. Soci presenti : Pierantoni, Chistoni, Marcello, Gauthier, Quintieri L., De Rosa, Cutolo E., Capobianco, Carrelli, Geremicca A. Si leggono e si approvano i processi verbali delle due tornate precedenti. 11 Presidente ricorda due perdite dolorosissime di cui ha sofferto la Botanica italiana e più particolarmente la scuola napoletana : il Ter- racciano ed il Comes. Dice che Achille Terracciano appartenne un tempo alla nostra So- cietà. Ricorda che ha compiuto opere cospicue, studiando le leggi che regolano lo svolgimento della vegetazione nelle diverse regioni. Accenna brevemente ai lavori che riguardano le nostre contrade, e ricorda che le prime produzioni del Terracciano furono pubblicate nella " Rivista di Scienze Naturali " che precedette il nostro Bollettino. Riguardo ad Orazio Comes, benché non fosse nostro socio, pure ebbe sempre particolare simpatia per la nostra Società, e però la sua perdita ha prodotto gran dolore. Ricorda che esordì da botanico puro, con lavori sulla impollina- zione e sulla traspirazione delle piante ; iniziò lo studio dei funghi del Napoletano, trascurato sin dal tempo dei due Briganti. Poi coltivò la patologia vegetale, ove produsse moltissimo e lasciò tracce profonde. In questi ultimi tempi si era dato più particolarmente allo studio delle specie vegetali industriali. La sua morte lascia larga messe di stu- di, comprovanti il suo ingegno vivido ed acuto. 11 Presidente partecipa la morte del prof. Camerano. Si stabilisce di inviare le condoglianze all'Accademia di Torino. 11 Presidente dà notizie delle dimissioni del socio de Biasio. Se ne prende atto. 11 socio Zirpolo legge un lavoro dal titolo: I batteri fotogeni degli organi luminosi di Sepiola intermedia Naef. (Bacillus pierantoni n. sp.), e ne chiede la pubblicazione. Si ammette, ad unanimità, socio ordinario residente il sig. Dottor Fernando La Marca. Alla fine della seduta il socio Zirpolo presenta numerose culture di bacilli fosforescenti da lui studiati. La tornata si chiude alle ore 23. — XVI — Assemblea generale del 31 dicembre 1917 » Presidente : Geremicca M. — Segretario : Zirpolo La tornata si apre alle ore 14,30. Soci presenti : Gufino, Malladra, Monticelli, Cavara, Pierantoni, Carrelli, De Rosa, Police, Cozzolino. Si legge e si approva il processo verbale della tornata precedente. 11 socio Cavara si duole di non esser venuto nella precedente tor- nata per poter assistere alla commemorazione fatta dal Presidente dei botanici, Orazio Comes e Achille Terracciano, e di non aver ascoltato la comunicazione fatta dal socio Zirpolo sui batteri fotogeni. Monticelli si associa e propone che si faccia una commemorazione del Terracciano in una prossima seduta. Cavara si associa. Il Presidente annunzia la morte del socio Carlo Praus-Franceschini. Ricorda come dopo breve malattia siasi spento, lasciando grato ri- cordo di sé nell'animo dei suoi amici. Espone a brevi tratti la sua vita operosa e la grande attività spiegata a vantaggio della nostra Società, non solo coU'accoglierla in un locale decoroso, posto nel Palazzo della Biblioteca provinciale, ma col farle ottenere in dono 1' opera cospicua della collezione di Fauna und Flora des Golfes von Neapel. Dice che fu un distinto specialista in conchiliologia e lavorò nell'Istituto Zoolo- gico della R. Università. La nostra Società volle nel passato rendergli tributo d'affetto e di riconoscenza, annoverandolo frai soci benemeriti. Dice che fece deporre sulla salma, a nome della Società, una co- rona di fiori e presentò le condoglianze alla famiglia in nome di tutti i socii. Si stabilisce, dietro proposta dei soci Monticelli, De Rosa, Pieran- toni, d'inviare afla vedova una lettera esprimente le condoglianze della Società. Viene, inoltre, stabilito che in una prossima tornata si faccia la commemorazione di Carlo Praus dal socio Monticelli e la commemo- razione di Achille Terracciano dal socio Cavara. Il Presidente ringrazia il socio Monticelli per le numerose pubblica- zioni inviate in dono alla Biblioteca della Società, come pure il socio Malladra pel dono della nuova edizione della Geologia e di // Bel Pae- se dello Stoppani, ed il socio Pierantoni per l'invio alla Società di nu- merose copie del suo articolo illustrativo sulla Stazione Zoologica di Napoli, e le pone, a nome dell'autore, a disposizione dei soci presenti. — XVII — In ordine all'elezione di cariche da rinnovare, il Presidente propo- ne di rimandarle al prossimo anno, tenuta considerazione del momento attuale. Dice che un decreto luogotenenziale permette questo ; onde prega i soci di volere mettersi d'accordo circa le decisioni da prendere. Dopo breve discussione si stabilisce di rimandar le elezioni , in modo però che non venga alterato il normale avvicendamento delle cariche, e di provvedere in questa tornata solo alla elezione di un con- sigliere, che deve prendere il posto del consigliere Aguilar dimessosi, e solo per completare il biennio da questo iniziato. Si sospende all'uopo la seduta per dieci minuti. Si procede all'elezione con le solite norme ed è eletto ad unanimi- tà il socio Malladra Alessandro. Il socio Carrelli fa una relazione scientifica, occupandosi di una moderna classificazione delle stelle. Il Presidente nel chiudere la seduta manda un vivo saluto ai soci militari, ovunque esplichino la loro attività. Fa voti perchè l'anno che sorge, infiorando di nuove glorie l'eser- cito che combatte le sue aspre battaglie , apporti la vittoria alla Patria ritemprata nel sangue e nel sacrifizio dei suoi figli. Si stabilisce, dietro proposca del socio Cavara, d'inviare una carto- lina ricordo a tutti i soci militari L'Assemblea si chiude alle ore 16, dopo aver approvato il proces- so verbale seduta stante. JLxJ L I B R A R V .^. CONSIGLIO DIRETTIVO PER l'anno 1Q18 Geremicca Michele Milone Ugo Zirpolo Giuseppe Siniscalchi Alfonso Morgera Arturo Marcello Leopoldo Malladra Alessandro Cutolo Enrico Zirpolo Giuseppe Presidente Vice-Presidente Segretario Consiglieri Cassiere Bibliotecario ELENCO DEI SOCI (/ Gennaio 1918) BENEMERITI DELLA SOCIETÀ Monticelli Francesco Saverio — Via Giovanni Nicotera (Ponte di Ghiaia) 27. t Praus-Franceschini Carlo ~ Piazzetta S. Gennaro a Materdei 7. .SOCI ORDINARI RESIDENTI 1. Amato Carlo — Via Tribunali 339. 2. Angrisani Cecilia — Somma Vesuviana. 3. Aguilar Eugenio — Vico Neve a Materdei 27. 4. Anile Antonino — Via Roma 413. 5. Andreoli Giulio — Via dei Mille 66. 6. Arena Mario — Via Roma 129. 7. Balsamo Francesco — Via Foria 210. 8. Bruno Alessandro — Via Bari 30. 9. Capobianco Francesco — Via Sapienza 18. 10. Caprioli Nicola — 5. Cristofaro all' divella 34. 11. Caroli Ernesto — Istituto Zoologico della R. Università. 12. Cavara Fridiano — R. Orto Botanico, Napoli. 13. Chistoni Ciro — Istituto di Fisica terrestre, S. Marcellino II. 14. Craifaleanu Aurei — Stazione Zoologica, Napoli. 15. Cufino Luigi — Via Veterinaria 7. 16. Cutolo Alessandro — Villa Claudia, Vomero. 17. Cutolo Enrico — Via Roma 404. 18. D'Evant Teodoro — Piazza dei Martiri 259. 19. Della Valle Antonio— Via Salvator Rosa 259. 20. Della Valle Paolo — Via Salvator Rosa 259. 21. De Rosa Francesco — Via S. Lucia 62. 22. Forte Oreste — Via Monteoliveto 37. 23. Gargano Claudio — Via S. Lucia 62. 24. Gauthier Vincenzo — Via Sapienza 29. — XXII — 25. Geremicca Michele — Largo Avellino 4. 26. Guadagno Michele — Via Foria 193. 27. Giordani Francesco — Corso Umberto I 34. 28. Iroso fsabella — Via Foria 118, Palazzo Castelcicala. 29. Jatta Mauro — Piazza Vittorio Fmmanuele 12, Roma. 30. La Marca Fernando — Via Cagnazzi a Capodimonte 4. 31. Kernot Giuseppe — Via S. Carlo 6. 32. Malladra Alessandro — R. Osservatorio Vesuviano. Resina 33. Marcello Leopoldo — Piazza Cavour. - Farmacia Marcello. 34. Marcucci Ermete — Istituto di Anatomia Comparata R. Università. 35. Mastrolilli De Angelis Alberto — Via Ventaglieri 74. 36. Milone Ugo — Vico Montesanto 14. 37. Minervini Raffaele — Via Nardones 14. 38. Monticelli F. Saverio — Via Giovanni Nicotera {Ponte di Chiaia) 27. 39. Morgera Arturo — Vico Neve a Chiaia 31. 40. Neppi Valeria — Stazione Zoologica, Napoli. 41. Oglialoro Agostino — Istituto di Chimica della R. Università. 42. Palomby Armando — Via Pietro Colletta 100. 43. Palk Marie — Palazzo Capomazza, Arco Mirelli. 44. Pierantoni Umberto — Galleria Umberto I, 27. 45. Police Gesualdo — Via Bausan 11. 46. Quintieri Luigi — Via Amedeo 18. 47. Quintieri Quinto. — Via Amedeo 18. 48. Ricciardi Leonardo — Via Guglielmo Sanfelice 24. 49. Rippa Giovanni — R. Orto Botanico, Napoli. 50. Romano Pasquale — Via Porta Medina 44. 51. Scacchi Eugenio — Istituto di Mineralogia della R. Università. 52. Schettino Mario — Via Roma 320. 53. Scognamillo Raffaele — Via S. Carlo 31. 54. Siniscalchi Alfonso — Via Salvator Rosa 249. 55. Trani Emilio — Via Campanile ai Miracoli 47. 56. Viglino Teresio — Piazza Dante 41. 57. Zirpolo Giuseppe — Via Duomo 193. SOCIl ORDINARII NON RESIDENTI 1. Alfano Giovanni Battista — Osservatorio Meteorico-Geodinamico, Valle di Pompei. 2. Bellini Raffaello — Vico Giovanni Toselli 1, Cuneo. 3. Buffa Edmondo — Via Cavour 325, Roma. — XXIII — 4. Celentano Vincenzo — Vico Minatoli a Foria 33, Napoli. 5. Cerruti Attilio — Piazza Carbonelli 2, Taranto. 6. Cozzolino Marzio — Corso Garibaldi 74, Portici. 1. De Cillis Maria — Corso Garibaldi 79, Portici. 8. Di Paola Gioacchino — R. Istituto Tecnico, Caserta. 9. Foà Jone — Via Cisterna dell'Olio 18, Napoli. 10. Guarnieri Francesco — Via Foria 184, Napoli. 11. lasevoli Giovanni — Pomiglidno d'Arco. 12. Lionetti Giovanni — Via Costantinopoli 23, Napoli. 13. Magliano Rosario — Lagonegro. 14. Mazzarelli Giuseppe — Via Concezione a Montecalvario 5. 15. Misuri Alfredo — Istituto di Zoologia della R. Università, Palermo. 16. Patroni Carlo — R. Istituto Tecnico, Arezzo. 17. Piccoli Raffaele — Via Cisterna dell olio 18, Napoli. 18. Parisi Rosa — Via Colombo N. 40, Caserta. 19. Raffaele Federico — Istituto di Zoologia della R. Università, Roma. 20. Ranfaldi Francesco — Istituto di Mineralogia della R. Univ. Messina. 21. Sabatino Carmine — Parete (Aversa). 22. Stefanelli Augusto — R. Liceo Ginnasio G. B. Vico, Chieti. 23. Stilon Alfredo — Via Fabrizio Pignatelli 5, Napoli. 24. Trinchieri Giulio — Via Properzio 27, Roma. 25. Vanni Giuseppe — Via Cola di Rienzo 180, Roma. 26. Villani Armando — R. Liceo, Chieti. SOCII ADERENTI 1. Carrelli Antonio — S. Domenico Soriano 44. 2. Cutolo Costantino — Via S. Brigida 39. 3. De Franciscis Ferdinando — Posillipo 133, Villa Guidone. 4. Filiasi Emmanuele — Riviera di Ghiaia 270. 5. Filiasi Giuseppe — Riviera di Chiaia 270. 6. Geremicca Alberto — Largo Avellino 4. 7. Grande Loreto — R. Orto Botanico. 8. Monticelli D'Afflitto Giuseppina — Po/z/^ di Chiaia 27. 9. Marcolongo Ines — Via Mezzocannone 19. 10. Morese Filippo — Via dei Mille 40. 11. Nicolosi-Roncati Francesco — R. Liceo, Savona. 12. Sbordone Annibale — Policlinico. 13. Scalfati Mario — Via S. Mattia 63. Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli Elenco delle pubblicazioni pervenute in cambio ed in dono (31 dicembre 1917) EUROPA Italia Acireale Aosta Bologna Brescia Cagliari Cassino Catania Firenze R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti degli Ze- lanti {Memorie, Rendiconti). Bollettino della R. Stazione sperimentale di agrumi- coltura e frutticoltura. Société de la Flore Valdòtaine (Bollettino). R. Accademia delle Scienze dell'Istituto {Rendiconti) Commentari dell'Ateneo. Bollettino della Società tra i Cultori delle Scienze mediche e naturali. Bollettino della Società Regionale contro la malaria. Bollettino mensile dell'Osservatorio Meteorico-Aero- logico - Geodinamico. R. Accademia Gioenia {Bollettino, Memorie). Archivio per l'Antropologia e l'Etnologia. Società Botanica Italiana {Bollettino). Nuovo Giornale Botanico italiano. Bollettino bibliografico della Botanica italiana. Monitore Zoologico Italiano. " Redi a " Giornale di Entomologia. R. Società toscana di Orticoltura (Bollettino). R. Accademia dei Georgofili {Atti). Società entomologica italiana {Bollettino). L'Araldo Medico — Periodico bimestrale. Bollettino meteorologico dell'Osservatorio Ximeniano dei PP. delle Scuole Pie. Genova Intra Lodi Lucca Milano Messina Modena Napoli R. Accademia medica {Bollettino, Memorie). Museo civico di storia Naturale {Annali). Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università {Bollettino). Società ligustica di Scienze Naturali e Geografiche {Atti). Rivista ligure di Scienze, Lettere ed Arti. Scuola Industriale. R. Stazione sperimentale del Caseificio {Annuario). R. Accademia lucchese {Atti). Società Italiana di Scienze Naturali e Museo civico di Storia Naturale (Atti). Rassegna Tecnica. Giornale di Ingegneri, Architetti, Agronomi ed Arti industriali. Atti della Società dei Naturalisti e Matematici. Annali della R. Stazione Chimico-Agraria sperimen- tale di Roma. Bollettino della Società Medico-Chirurgica di Modena. R. Accademia delle Scienze fisiche e matematiche {Memorie, Rendiconti, Annuario). Accademia Pontaniana {Atti). Annuario del Museo Zoologico della R. Università di Napoli (Nuova Serie). Orto Botanico della R. Università {Bollettino). Gl'Incurabili. Stazione Zoologica di Napoli {Pubblicazioni). Annali di Nevrologia. Rivista Agraria. Società Africana d'MzWs. [Bollettino). Appennino meridionale. Bollettino trimestrale del Club Alpino Italiano. — Sezione di Napoli. Rassegna di Batterioterapia. Atti del R. Istituto d'Incoraggiamento. L'Agricoltura. Annali della Stazione sperimentale per le malattie infettive del bestiame. La Medicina sociale. Associazione napoletana «Pro montibus» {Bol- lettino). Giornale della Associazione napoletana di Medici e Naturalisti. Padova Palermo Perugia Pisa Portici Potenza Roma Rovereto Sassari Scafati Siena - Accademia scientifica veneto-trentino-istriana {Atti). R. Stazione bacologica {Annuario). La Nuova Notarisia. La Voce dei Campi e dei Mercati. II Raccoglitore. - Il Naturalista siciliano. Giornale del Collegio degli Ingegneri agronomi. R. Istituto Botanico. Contribuzioni alla Biologia ve- getale. R. Orto Botanico e Giardino coloniale {Bollettino). Annuario biografico del Circolo Matematico. -Annali della Facoltà di Medicina e Memorie della Accademia Medico-chirurgica. - Società toscana di Scienze Naturali {Memorie, Pro- cessi verbali). - R. Scuola Superiore di Agricoltura {Annali). La Campagna Agricolo-Antimalarica. Supplemento alla Ri\'ista Agricola. Laboratorio di Zoologia generale ed Agraria {Bol- lettino). - Rivista di Credito Agrario. - R. Accademia dei Lincei (Rendiconti). R. Accademia Medica {Bollettino, Atti). R. Comitato Geologico Italiano {Bollettino). Ministero di Agricoltura {Annali). Laboratorio di Anatomia normale della R. Università (Ricerche). Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei {Atti). Società Zoologica Italiana {Bollettino). Società Italiana per il Progresso delle Scienze (Atti). R. Stazione chimico-agraria sperimentale {Annali). Società per gii studi della Malaria {Atti). Archivio di Farmacognosia e Scienze affini. Rendiconti della Società Chimica Italiana. Annuario bibliografico italiano delle scienze Medi- che ed affini. Rassegna di pesca. - Accademia degli Agiati {Atti). Museo civico {Pubblicazioni). - Studi sassaresi. - Bollettino tecnico della coltivazione dei Tabacchi. - Rivista italiana di Scienze Naturali. Torino — VI — — R. Accademia delle Scienze {Atti). Club Alpino Italiano {Rivista, Bollettino). Musei di Zoologia e di Anatomia comparata della R. Università {Bollettino). "Biologica" Raccolta di scritti di Biologia. — «Mondo Sotterraneo»' Rivista di Speleologia. — L'Ateneo veneto. — Bollettino bimestrale del R. Comitato Talassografico Italiano. — Madonna Verona. Accademia di Agricoltura , Scienze, Lettere, Arti e Commercio {Atti, Memorie). Valle di Pompei — Bollettino dell'Osservatorio meteorico-geodinamico. Finlandia Helsingfors — Societas prò Fauna et Flora fennica {Ada, Medde- landen). Francia Udine Venezia Verona Bordeaux Cherbourg Langres Levallois-Perret- Nancy Nantes Paris Paris - Société d'Océanographie du Qolfe de Gascogne {Rap- ports). Société nationale des Sciences Naturelles et Mathé- matiques {Mémoires). ■ Société de Sciences Naturelles de la Haute Marne {Biilletin). ■Association des Naturalistes {BuHetin). Société des Sciences et Réunion biologique de Nancy {Bulletin des séances). Bibliographie Anatomique. - Société des Sciences Naturelles de 1' Ouest de la France (Bulletin). Journal de l' Anatomie et de la Physiologie de l'homme et des animaux. Société Zoologique de France {Bulletin, Mémoires). Muséum d'Histoire Naturelle {Bulletin). La feuille des jeunes naturalistes. La Revue de Phytopathologie et des maladies des Plantes. — VII Inghilterra Cambridge — Philosophical Society {Proceedings, Transactions). London ^ Royal Society {Proceedings, Reports of the Sleeping sickness Commission). Plymouth — Marine Biologica! Association of the United King- dom {Journal). Norvegia Tromsoe — Tromsoe Museum. Olanda Amsterdam — Academie Royale {Memoires). Portogallo Coimbra Lisbona Barcelona Barcelona Cartuja Madrid Zaragoza - Annaes scientificos da Academia Polytecnica do Porto. - Bulletin de la Société Portugaise de Sciences Na- turelles. Spagna - Institució catalana d' Historia Naturai (Butleti). Institiició Catalana de Ciences Naturals {Butleti). - La Ciencia Agricola. Butleti del Club Montanyenc. Ayuntamento de Barcelona. - Boletin mensuel de la Estaciòn Sismologica. -La Naturaleza. Memorias de la Real Sociedad espanola de Histo- ria Naturai. Sociedad espanola de Historia Naturai {Anales, Bo- letin). - Sociedad aragonesa de Ciencias Naturales {Boletin). Associación de Labradores de Zaragoza y su pro- vincia. Anales de la Facultad de Ciencias. vili Svezia Upsala — Geological Institution of the University of Upsala {Bulletin\. Stockholm — K. Vet. Akadems-Bibliothek (Arkiv for Botanik, Arkiv for Zoologi). Svizzera Chur Lugano Zurich Tokyo Cairo — Naturforschenden GeselischaftGraubunden's {Jahres- berichf). — Società ticinese di Scienze Naturali {Bollettino). ■ — Societas Entomologica. ASIA Giappone — Annotationes Zoologicae japonenses. AFRICA Egitto — Société Entomologique d' Égypte {Bulletin, Me- mo ires). Colonia del Capo Capetown — South African Museum (Annals). AMERICHE Argentina Buenos-Ayres — Museo nacional {Anales, Coniunicaciones). Brasile Rio de Janeiro — Archivos do Museu Nacional. IX Halifax Santiago Canada - Nova Scotian Institute of Science. Société scientifiqiie du Chili {Ades). Verhandlungen des Deutschen Wissenschaftlichen Vereins. Colombia Bogotà El Agricultor. — Organo de la Sociedad de los Agri- cultores colombianos. Messico Messico Sociedad Cientifica Antonio Alzate {Memorias, Revista). Institùto Geològico {Boletin, Perargones). Anales del Institùto Medico Nacional. La Naturaleza. Asuncion Paraguay Revista de Agronomia y de Ciencias aplicadas. Perù Lima Boletin de la Societad geografica. San Salvador San Salvador Museo Nacicfnal {Anales). Stati Uniti Berkeley — University of California {Publications, Bulletin). Boston — Society of Naturai History (Proceedings). Brooklyn — Cold Spring Harbor Monographs. Chaphell Hill — Elisha Mitchell scientific Society (Journal). 17 Chicago — Academy of Sciences {Bulletin, Attnual Report). Field Museum of Naturai History (Department of Botany). Madison — Wisconsin Academy of Sciences , Arts and Lettres ( Transactions). ■ Wisconsin Geological and Naturai History Survey {Bulletin). Missoula — Bulletin of the University of Montana {Biologica Series). New York — Botanical Garden (Bulletin). Notre Dame Indiana — The American Midland Naturalist. Philadelphia — Academy of Naturai Sciences (Proceedings). Saint Louis — Academy of Science ( Transactions). Missouri Botanical garden (Annual Report). ' Springfield (Massachussets) — Museum of Naturai History. Tufts College (Massachussets) — Studies. Washington — United States Geological Survey {Annual Report). U. S. Department of Agriculture. — Division of Or- nithology and Mammalogy (Bulletin North Ame- rican Fauna). Smithsonian Institution (Annual Report). U. S. National Museum (Bulletin). U. S. Department of Agriculture (Jearbook). U. S. Department of Agriculture. — Bureau of Ani- mal Industry (Annual Report). Carnegie Institution of Washington {Publications). The Rockfeller Sanitary Commission for the Era- dication of Hookxx'orm Desease. Uraguay Montevideo — Museo nacional. Seccion historico-filosofica (Anales, Comunicaciones). OCEANIA Nuova Zelanda Wellington — Geological Survey (Publications). PUBBLICAZIONI PERVENUTE IN DONO {31 dicembre 1917) Bellevitis G. BORDIGA B. BoRzì A. Carradori G. Cerrolaza a. Colonna A. Al prof. Angelo Zuccarell: nel XXV anno d'insegnamento. Napoli, 1907. (Dono del socio Monticelli). — Considerazioni sulle nomenclature chimiche, sugli equivalenti chimici e su alcune proprietà che con questi si collegano. Venezia, 1847. (Dono del socio A. Cutolo). — Storia delle piante forastiere. Le più importanti neir uso medico od economico. Volumi 4. Mi- lano, 1791. (Dono del socio Guarnieri). — Vita , forma , evoluzione del regno vegetale. Pa- lermo, 1915. (Dono del socio Monticelli). — Della fertilità della terra. Firenze, 1816. (Idem). — Clave del Universo. Avila, 1917. (Dono dell'Autore). — Corso Elementare di fisica per uso della reale scuola politecnica e militare. Napoli, 1814. Vo- lume 3°. (Dono del socio Monticelli). Congresso Nazionale fra le Società Cinegetiche italiane. Roma 11-14 novembre 1911. Milano. (Idem). — Prolusione al Corso d'Anatomia e Fisiologia degli apparati uditivi e vocali. Milano, 1907. (Idem). — Studies on the ferments of sea animals. Mollusca. Napoli, 1916. (Dono dell'Autore). — Elementi di chimica agraria. Firenze, 1816. Vo- lume 1 e 2. (Dono del socio Monticelli). — Alcune considerazioni sulla flora marina. Padova, - 1915. (Idem). — Appunti di fisica e metafisica. Voi. II. Napoli, 1917. (Dono dell'Autore). — Elogio del Cav. Domenico Cotugno. Napoli, 1822. (Dono del socio Monticelli). COZZOLINO V. Craifaleanu a. Davv H. De Toni G. B. FlLIASI Q. FOLINEA F. — XII — Girasoli D. — Sulla separazione dell' ossido di potassio in pre- senza di un eccesso di ossido di sodio. Napoli, 1908. (Idem). Grablovitz G. — Sulle maree del bacino occidentale del Mediter- raneo. Modena, 1912. (Idem). " — Relazione sugli studi mareografici compiuti sul Tirreno. Venezia, 1911. (Idem). GuARNiERi F. — Arboricultura de riego. Parte primera: Plantación y trasplante de arboles. Buenos Ayres, 1917. (Dono dell'Autore). GuzzoNi DEGLI Ancarani -- Notizie sull'Università di Cagliari. Cagliari, 1898. (Dono del socio Monticelli). Il Bacillo bulgaro nella batterioterapia intestinale. Napoli, 1912. (Idem). Inaugurazione dell' Istituto Vaccinoterapico Italiano a S. Giacomo dei Capri. Corriere del Vomero, 1917. (Idem). Istituto sperimentale per la coltivazione dei tabacchi. (Idem). L'énseignement médico-mutuel. Paris, 1911. (Idem). loiodice v. Lombardi L. Lo Priore G. Lo Re a. Loretan a. Malladra a. — Biografia di Antonio Jatta, Bari, 1914. (Idem). — In memoria di H. F.Weber. Milano, 1912. (Idem). — Sopra r enunciato piìi generale della legge della induzione elettromagnetica. Napoli, 1916. (Idem). — Di alcuni ascidi epifilli del rabarbaro comune. Modena, 1916. (Idem). — Sulla clistribuzione geografica di alcune specie di Amarantus. Modena, 1914. (Idem). — Acta frumentaria. Foggia, 1912. (Idem). — Notice sur les sources therniales de Loéchè-les- bains. Genève, 1866. (Dono del socio A. Cutolo). — Il sismogramma alpino del grande terremoto Ca- labro-Messinese. Pavia, 1909. (Dono dell'Autore). — Scala delle distanze ad uso della sismologia. Mo- dena, 1909. (Idem). — Tromba marina sul golfo di Vado. Pavia, 1908. (Idem). — Il terremoto, Napoli e il Vesuvio. Firenze, 1913. (Idem). — Le Marmitte dei Giganti in Val d'Ossola. Domo- dossola, 1910. (Idem). — Notizie suir Osservatorio Geofisico " Rosmini ". Gozzano, 1910. (Idem). — XIII Malladra a. — Terremoti alla Sagra di S. Michele in Val di Susa. Contributo al catalogo dei terremoti italiani. Pavia, 1908. (Idem). Marinucci — Schema di sistemazione delle razze d' Olivo col- tivate in Italia meridionale. Napoli, 1908. (Do- no del socio Monticelli). Martuscelli —Cenni sul lago di Agnano. Napoli, 1870 (Idem). Miranda G. — Nel centenario della clinica Ostetrica e Gineco- logica della R. Università di Napoli. Napoli, 1912. (Idem). Misuri — La questione del Trasimeno. Perugia, 1912. Monticelli F. S. — Saggio di una morfologia dei Trematodi. Napoli, 1888. (Dono dell'Autore). MoRiSANi — Gli orizzonti della moderna chirurgia. Napoli, 1905. (Idem). MusACCio A. — Il Restometro. Lecce, 1916. (Idem). » — Per un piccolo mistero nel vortice dei liquidi. Lecce, 1917. (Idem). MusciANO A. — La materia raggiante nella formazione delle ne- bulose. Lecce, 1917. (Idem). " — L'ingrandimento degli astri verso l'orizzonte. Lec- ce, 1917. (Idem). Oddo G. — Peso melecolare dell'acqua in soluzione in alcune anidriti e nelle soluzioni in genere. Nota III sull'acqua nei suoi diversi stati. Roma, 1916. (Idem). " — Sull'acqua monomera e sulla possibilità d'esistenza di una vita monomera diversa da quella dimera attuale. Nota IV sull'acqua nei suoi diversi stati. Roma, 1916. (Idem). Oleografie n. 4 rappresentanti il Vesuvio in eruzione. (Dono del socio A. Cutolo). Pascale G. — Il baccano del 5 febbraio nell' Università di Na- poli. Cronistoria del 1872. Napoli, 1872. (Idem). Patini E. — La fantasia nella Scienza. Napoli, 1899. (Dono del socio Monticelli). Pierantoni U. —La Stazione Zoologica di Napoli. Milano, 1917. (Dono dell'Autore). )/ — Nuove osservazioni sulla luminosità degli animali. Napoli, 1917. (Idem). — XIV — PiONATi S. — Rai^jDorto dei travagli eseguiti nel corso dell'anno agronomico 1819 dalle società economiche del Principato Ulteriore. Napoli, 1819. (Dono del socio Monticelli). PiUTTi A. • — Sull'impiego dell'aria liquida nelle analisi tossico- logiche. " — Azione dell'anidride maleica sugli amminofenoli. Roma, 1904. (Idem). Relazione sul funzionamento tecnico della Stazione Sperimentale di Na- poli per le malattie del bestiame. Napoli, 1913. (Idem). RiGNANO E. — L'evoluzione del ragionamento. Parte 1. Dal ra- gionamento concreto a quello astratto. Bologna, 1913. (Idem). Il — Dell'attenzione - Parte II. Vividità e connessione. Bologna, 1912. (Idem). Il — Le ròle des " Theoriciens " dans les sciences biolo- giques et sociologiques. Bologne, 1912. (Idem). Rivista generale di Scienze, Lettere ed Arti. Anno 1825, n. 1. (Idem). Sabatini V. Savastano L. Scarpa V. -L'eruzione di Sakurasima del gennaio 1914. Ro- ma, 1915. (Idem). ■ Dopo l'eruzione del Vesuvio. L'attuale eruzione e l'Osservatorio Vesuviano. La « Tribuna " 22 a- prile 1906. (Idem). ■ Programma del Corso libero di " studio delle rocce » tenuto nella R.-'' Università di Roma durante l'anno 1914-15. (Idem). Contributo allo studio sui rapporti biopatologici della mosca nera del fico (Lonchea aristella Bech) ed il suo ospitante nella Penisola Sorren- tina. Acireale, 1917. (Dono dell'Autore). ■Le direttive della fisiopatologia. Acireale, 1916. (Idem). - Le suberosi e il gruppo delle malattie costituzio- nali settoriali nei frutti degli agrumi. Acireale, 1917. (Idem). - Contributo allo studio critico degli scrittori agrari italici. I Latini. Acireale, 1917. (Idem). - Le applicazioni industriali della chimica - fisica. Napoli, 1915. (Dono del socio Monticelli). — XV Scarpa V. — Lo sviluppo dell'industria elettrochimica. Napoli, 1916. (Idem). ScRiBANi F. — Sul solfato di soda di Montedoro. Palermo, 1860, (Dono del socio A. Cutolo). /•■ Scientifica " Annata 1913-14. Parigi. Scuri — Il metronomo nell' insegnamento orale dei sor- domuti. Napoli, 1898. (Idem). Sementini L. • — Istituzione di Chimica teorico -pratica. Voli. 3. Napoli, 1825. (Idem). Stoppani a. — Corso di Geologia. Voi. I. Dinamica Terrestre, Voi. II. Geologia Stratigrafica. Voi. III. Geologia endografica. 3^ edizione con note ed aggiunte del dott. A Malladra. Milano, 1900. (Dono del socio Malladra). » — Il bel paese. A cura di A. Malladra. Milano, 1914. (Idem). Trebbi G. — La foresta come fattore geologico. Bologna, 1910. (Dono del socio Monticelli). Ulpiani C. —Le Georgiche. Portici, 1917. (Dono dell'Autore). Valeri G. B. e de Angeli A. — Contributo allo studio dell'azione disin- fettante del Lisoformio (greggio o denso) e della sua applicazione pratica nei riguardi special- mente dell'ambiente scolastico. Milano, 1911. (Dono del socio Monticelli). Zaqari G. — L'ora presente della clinica medica. Napoli, 1912. (Idem). Zirpolo G. — Ricerche su di un bacillo fosforescente che si svi- luppa sulla Sepia officinalis L. (Bacillus sepiae n. s.). Napoli, 1917. (Dono dell'Autore). Il — Casi di anomalia delle braccia di Asteroidi do- vuti ad iperrigenerazione. Roma, 1917. (Idem). " — Notizia di alcuni Asteroidi anomali pescati nel golfo di Napoli (Echinaster sepositus Gray ed Asterias glacialis O. F. Mùller). Napoli, 1917. (Idem). >; — I batteri fotogeni degli organi luminosi di Se- piola intermedia Nae:f. (Bacillus pierantonii n.s). Napoli, 1917. (Idem). » — Relazione sull'andamento morale e finanziario del- la Società dei Naturalisti per l'anno 1916. Na- poli, 1917. (Idem). IJSTDICE ATTI (MEMORIE E NOTE) Craifaleanu a. D. — Studi sui fermenti degli animali marini. Mollusca pag. 3 ZiRPOLO G.— Notizia di alcuni Asteroidi anomali pescati nel Golfo Napoli — Con 4 fig. nel testo „ 20 PiERANTONi U. - Organi luminosi, organi simbiotici e glandola nida- mentale accessoria nei Gefalopodi » 30 Malladra a. —Sopra l'attività del Vesuvio nell'aprile 1917 — Tav. 1. „ 37 ZiRPOLO G. — Ricerche su di un bacillo fosforescente che si sviluppa sulla Sepia, off iciiialis L. — Tav. 2-3 e 1 fig.- nel testo. . „ 47 Craifaleanu A. D. — Studi sui fermenti degli animali marini. . „ 79 Bellini R. - Alcune note sui depositi fossiliferi della Regione Flegrea „ 98 Malladra A. — Grotta di scolamento lavico negli efflussi vesuviani del 1858 — Tav. 4-5 „ 109 Monticelli F. S. — Di un caso di parassitismo accidentale di Li- innatis nilotica Savigny nell'uomo — Con 1 fig. nel testo. „ 124 CUTOLO A. — Il glutine nelle paste alimentari „ 130 Craifaleanu A. D. — Researches on the ferments of the brain . ,,173 ZiRPOLO G. — I batteri fotogeni degli organi luminosi di Sepiola intermedia Naef. — Tav. 6 „ 20b COMUNICAZIONI VERBALI Neppi V. — Sulla rigenerazione nelle idromeduse. pag. RENDICONTI DELLE TORNATE (PROCESSI VERBALI) Processi verbali delle tornate Consiglio direttivo per l'anno 1918 Elenco dei socii Elenco delle pubblicazioni pervenute in cambio ed in dono pag. Ili „ XIX .. m-xi Gli autori assumono la piena responsabilità dei loro scritti. TAVOLE Boll. d. Soc. del Nat. in Napoli, Voi. XXX. Tav, L Fi'-. 1. Fia. 2. Jioll.d Soc. dei ^YaiuralisU in ^^^^cW , Vtfl.XXK Tav. £ G-tirpoLo cUs. V. S'erùrzx) UUl i Tal'. -3 Boll. d. Soc. del Nat. in Napoli, Voi. XXX. Tav. 4. .t ^ ^^^^BV^' '* "^^fU^^ m' ■-■■'' **' ^VIBn ' «mI^^ .r...... 1 ^^^^^^^^^HH /' ' ■^e'if ' - ^^jufC' ' -^yf^,<^ if^^' wlmK^^Kmw^ ^■^^H^^^^T' ■:.;.■■" ■a- '. «r-. Fig. 1. — Interno della grotta- Bocca di efflusso ^tV*'^ ,,.**«»••« ..<«to*!!» < -f^' /.r^:." ■^ Fig. 2. — Esterno della grotta sopra la bocca di efflusso OFF. CROMOTIP. ALDINA - NAPOLI /;,//, (/. Sm: ilfi NaI in Niipo/i. Voi. XXX. '^^ /^/ //////////////////// ^ é /'^^^^///^//////A, -y Bi X i nella Boll. d. Soc. del Nat. in Napoli, Voi. XXX. Tav. 6. Fig. 1. Fig. 2. Fig. 3. Fig. 4. Fig. 5. Fig. 0. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI ^^^l^li^t BOLLETTINO ^ ^ V A^ ^ DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI ^ ^ VOLUME XXX. (SERIE II., VOL. X) ANNO XXXI 1917 Con 6 tavole (Pubblicato il 30 Aprile 1918) • K^ NAPOLI OFFICINA CROMOTIPOGRAFICA " ALDINA , Piazzetta Casanova a S. Sebastiano 2-4 1Q18 IT^DICE ATTI (MEMORIE E NOTE) Craifaleanu a. D. — Studi sui fermenti degli animali marini. Mollusca pug. 3 ZiRPOLO O. — Notizia di alcuni Asteroidi anomali pescati nel Golfo di Napoli — Con 4 fig. nel testo „ 20 PiERANTONi U. - Organi luminosi, organi simbiotici e glandola nida- mentale accessoria nei Cefalopodi » 30 Malladra a. —Sopra l'attività del Vesuvio nell'aprile 1917 - Tav. 1. „ 37 ZiRPOLO G. — Ricerche su di un bacillo fosforescente che si sviluppa sulla Sepia officinalis L. — Tav. 2-3 e 1 fig. nel testo. . „ 47 Craifaleanu A. D. — Studi sui fermenti degli animali marini. . „ 79 Bellini R. - Alcune note sui depositi fossiliferi della Regione Flegrea „ 98 Malladra A. — Grotta di scolamento lavico negli efflussi vesuviani del 1858 — Tav. 4-5 „ lOQ Monticelli F. S. — Di un caso di parassitismo accidentale di Li- mnatis nilotica Saviqny nell'uomo — Con 1 fig. nel testo. „ 124 CUTOLO A. — Il glutine nelle paste alimentari ,,130 Craifaleanu A. D. — Researches on the fcrments of the brain . „ 173 ZiRPOLO G. — I batteri fotogeni degli organi luminosi di Sepiola intermedia Naef. — Tav. 6 206 COMUNICAZIONI VERBALI Neppi V. — Sulla rigenerazione nelle Idromeduse RENDICONTI DELLE TORNATE (PROCESSI VERBALI) Processi verbali delle tornate Consiglio direttivo per l'anno 1918 Elenco dei socii ......... Elenco delle pubblicazioni pervenute in cambio ed in dono pag. Ili „ XIX .. III-XI Gli autori assumono la piena responsabilità dei loro scritti. Per quanto concerne la parte scientifica ed amministrativa dirigersi al SEGRETARIO DELLA SOCIETÀ Dr. Prof. Giuseppe Zirpolo, presso la sede della Società Ex Collegio Medico, a S. Aniello a Capo Napoli Prezzo del presente volume L. 60, ìiliff ■A.. ;' ^ * .n- A ^•\ .y^'/ i "•1 V ^ •: J^^X'M ^7>-U V-'v^^ ^M