•■ ■ •=. '' '^ V -,;/ --t^H«. ^Tr^i w^ * 1 P% ^. l -^^ w^/ n ^"WW K^> •U;cCw^ , ^ <>">■< 't^:^: BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI BOLLETTINO "DELLA SOCIETÀ DEI NATUMIISTI IIV ISIAJE^OJ^T VOLUME XXXI. (SERIE II., VOL. XI) ANNO XXXII 1918 Con 3 tavole (Pubblicato il 28 Giugno 1919) NAPOLI OhKlClNA CROMOTIPOGRAFICA " ALDINA Piazzetta Casanova a S. Sebastiano 2-4 1919 Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli ATTI MEMORIE E NOTE) Gli autori assumono la piena responsabilità dei loro scritti. CARLO PRAUS-FRANCESCHINI 1837-1917 OFF, TIP. ALDINA Carlo Praus- Franceschini Commemorazione letta dal socio Prof. Fr, Sav. Monticelli (Assemblea generale del 12 maggio 1918) Sono oramai passati molti anni e mi torna ancora alla mente, quasi ricordo di ieri, con limpidezza di memoria, come ho cono- sciuto Carlo Praus-Franceschini : il nostro carissimo ed amato consocio, del quale rimpiangiamo la recente dipartita. Nel 1883, novizio fra i soci della sezione napoletana del Club Alpino Italiano , presi parte per la prima volta ad una gita invernale a Montenuovo ; di quelle che , allora, nelle do- meniche , organizzava la sezione napoletana del Club Alpino. Giovane e nuovo socio, ero ignoto ai più dei componenti la gita, ed i più ancora non conoscevo : sicché io mi trovavo in quel certo disagio di chi, nuovo, si sente fra gente nuova ; dal quale mi trasse , con gentile pensiero , rivolgendomi la parola, un signore, già maturo negli anni, che mi capitò d'avere accanto nel far via, mentre da Pozzuoli c'incamminavano per Montenuovo. Egli era, come seppi per bocca sua, Carlo Praus-Franceschini, che si occupava per diletto di storia naturale e si era dato allo studio delle conchiglie : perciò un aspirante naturalista , quale io era, si trovò subito a posto nel discorrere col cortese in- terlocutore, e si stabilì fin da allora fra noi quella corrente di simpatia, che si è affermata per lungo volgere di anni, cambiandosi, col tempo, in vera e salda amicizia, durata costante fino alla di lui morte. Conversando con lui, in quel giorno, io seppi che un manipolo di volenterosi studenti e di studiosi di scienze naturali si erano costituiti in un Circolo degli Aspiranti Naturalisti per — 4 - la mutua istruzione: sodalizio al quale egli, Praus, apparteneva, ed alla giovane istituzione, con suggestiva parola mi incoraggiava ad appartenere. Devo, perciò, all'amico Praus di essere entrato a far parte di quel Circolo, che mi ha procurate le migliori e più care ami- cizie. Purtroppo, molti di coloro che allora formavano il grup- po dei fondatori del Circolo piiì non sono fra noi ! e non hanno potuto compiacersi del rigoglioso affermarsi della odierna Società dei Naturalisti in Napoli, sorta per trasformazione evo- lutiva del modesto Circolo degli Aspiranti Naturalisti. Ma Carlo Praus, che non poco ha contribuito allo sviluppo iniziale del nostro sodalizio, nella longevità di sua vita, ha potuto, con suo vivo compiacimento , vedere assicurato nel tempo , col ricono- scimento in Ente morale, le sorti della Società dei Naturalisti; mentre per nuove falangi di sopravvenuti e sopravvenienti se n'è rinsaldata la compagine. A Carlo Praus molto deve il nostro sodalizio, per il quale egli ha spesa, nei primordi della sua costituzione, attiva opera d'incoraggiamento e di aiuti materiali e morali, sfruttando le in- fluenze della sua posizione ufficiale e delle sue larghe conoscenze. Nelle più difficili contingenze del Circolo degli Aspiranti Natu- ralisti e dei primi anni della nostra Società, fu Carlo Praus, che venne in sussidio del nostro sodalizio, ed era sempre a lui che si ricorreva per consiglio ed ausilio. Fu , difatti, per opera sua che la Società di Naturalisti nei suoi primordi potette ottenere gratuitamente dall'Amministrazione provinciale di Napoli una con- forme sede ; ciò che permise, alla Società, per il risparmio della spesa di una casa, di rivolgere tutte le attività del bilancio so- ciale alla stampa di una pubblicazione. S'iniziò così la Rivista di Scienze Naturali e, per successiva trasformazione di questa, il Bol- lettino della Società dei Naturalisti", che ha raggiunto oggi il tren- taduesimo di vHa. Non rammenterò ai vecchi soci tutte le benemerenze del nostro amico Carlo Praus ; ma è doveroso che ricordi come buona parte della mobilia, sia pur modesta, del nostro soda- lizio , si deve a generoso contributo del defunto nostro con- socio, che ci permise di averla in tempi, nei quali i limiti angusti del bilancio non consentivano di provvedervi direttamente. Quando il Circolo degli Aspiranti Naturalisti si propose di istituire una collezione di Storia Naturale per uso dei soci^ Carlo Praus fu largo in donativi di conchiglie; e quando la piccola raccolta di libri della Società dei Naturalisti cominciò ad assume- re importanza di Biblioteca, questa, oltre all'accrescersi di opere ed opuscoli per doni personali di Carlo Praus , si arricchì anche, per i buoni suoi uffici, della maggiore delle pubblicazioni della Stazione Zoologica di Napoli : la " Fauna und Flora des Golfes von Neapel „, della quale 1' Amministrazione della Pro- vincia di Napoli largisce una delle copie, da lei sottoscritte, alla Società dei Naturalisti. Carlo Praus nacque a Napoli nel 6 febbraio del 1837 e nella sua giovinezza attese agli studi d'ingegneria, che poi non conti- nuò per seguire, invece, la carriera amministrativa. Dapprima alun-' no presso il Ministero dell'Interno nel ^1860, fu trasferito nel 1866 nella Amministrazione provinciale di Napoli, nella quale ha per- corso tutti i gradi nella gerarchia di quegli uffici, ritirandosi col grado di Segretario generale. Pertanto, dalla quotidiana mono- tona occupazione d'ufficio, Carlo Praus trovava conforto e ri- poso negli studi delle Scienze Naturali, che egli gustava ed ai quali dedicava tutto il suo tempo libero. Cacciatore appassionato, era guidato nelle sue peregrinazioni cinegetiche dall'interessamento allo studio degli uccelli del Napo- letano e della loro etologia, che egli conosceva con competenza di naturalista, ed ha raccolte molte ed interessanti notizie sulle abitu- dini, sulla nidificazione, sul passo e sulla stazione dei nostri uccelli, che furono registrate nei volumi della " Inchiesta ornitologica „ con- dotta dal Prof. E. Giglioli, della quale Carlo Praus fu un collabo- ratore attivo ed efficace per la regione napoletana; fornendo ancora precise indicazioni sulla nomenclatura dialettale degli uccelli della nostra regione, così difficili ad identificare nei loro nomi volgari. Abile disegnatore, sfruttava questa particolare attitudine fissando le sue impressioni ornitologiche in appunti , schizzi e disegni che ha lasciati inediti fra le sue carte. Ma lo studio che Carlo Praus maggiormente dilesse e coltivo con costante amore e seguì infaticato fino agli ultimi suoi giorni, fu quello delle conchiglie e particolarmente di quelle del m di- — 6 — terraneo ; nel quale studio raggiunse vera competenza, ricono- sciutagli dagli studiosi di Conchiliologia italiani e stranieri. A- veva raccolto in casa sua una importante collezione di conchi- glie, nonché molte serie di forme di queste per studi compara- tivi, e lascia numerose note ed appunti su quelle che veniva identificando nel classificare le specie che studiava. Compre- so d'interessamento per questo ramo della Zoologia da lui se- guito , fu molto contento allorché potetti , assunto alla dire- zione del Museo Zoologico di Napoli, offrirgli, in questo, ospi- talità e mezzo di potere, ritiratosi dal suo ufficio alla Provincia, dedicarsi tutto intero alla Conchiliologia; lieto di consacrare la sua attività di studioso e la sua competenza in materia al riordinamento della ricca collezione delle conchiglie del nostro Museo Zoologico, lavoro non lieve, durato più. anni di assidua cura, pago di esserne il custode nel titolo di assistente ono- rario per la collezione conchiliologica conferitogli dal Rettore. E mi sia permesso di pubblicamente attestare la gratitudine do- verosa della direzione del R. Museo Zoologico di Napoli alla memoria di Carlo Praus per l'opera sua e per l'incremento, che, per valore e numero di donativi fatti di conchiglie, ha arrecato al Museo Zoologico; radunando in esso una collezione di con- chiglie mediterranee, forse unica in Italia. Si deve, difatti, a Praus la " Collezione Conchiliologica del Golfo di Napoli e del Me- diterraneo „ da lui istituita, studiata ed ordinata, che è delle più importanti del Museo. Di questa interessante Collezione fa fede 1' " Elenco delle Conchiglie del Golfo di Napoli e del Mediterraneo esistenti nel R. Museo Zoologico di Napoli „ da lui compilato ed inserito nella nuova serie dell'Annuario del Museo Zoologico di Napoli nelle due parti già pubblicate '), che , con la terza parte che stava preparando, doveva costituire un'opera completa ed in- tegrare una delle Monografie della serie delle " Pubblicazioni del R. Museo Zoologico di Napoli „. Purtroppo la morte lo ha colto mentre attendeva a questo lavoro, e lascia incompleta l'opera; ma non si dispera, dai manoscritti di lui, cortesemente ') Parte 1". -V. Annuario .Museo Zool. Università Napoli. Voi. 2^', N. 5. Parte 2^ ibid. Voi. 4", N. 11. — 7 — messi dalla famiglia a disposizione della direzione del Museo Zoo- logico, di jDotere comporre la terza parte del detto Catalogo, per compiere, con questa postuma pubblicazione, il voto di Carlo Praus, di lasciare completa l'opera da lui intrapresa. Né solo ha collaborato all'incremento ed ordinamento delle collezioni del" Museo. Carlo Praus ha anche arricchito di mol- te ed importanti opere conchiliologiche la Biblioteca dell'Istituto Zoologico, alcune donate in vita , altre trovate tra i suoi libri, alla sua morte, con 1' espressa designazione di donativo da lui fatto alla Biblioteca dell'Istituto. Di nobile sentire, mite di carattere, di animo buono, devoto alla famiglia , pronto a prestarsi per tutti , egli aveva per tutti premuroso interessamento , che lasciava sfruttare a bene- ficio d'amici e di conoscenti. Carlo Praus era per tutti indul- gente; aveva sempre una paroU bonaria di componimento e di compatimento per tutti, abilmente adoperata. Modestissimo, non mise mai in valore l'opera sua , non fece mai pompa delle sue conoscenze conchiliologiche; ma, sempre con grande semplicità, largheggiò la sua competenza agli studiosi, che Io interpellavano per consiglio. Le Scienze Naturali perdono in Carlo Praus un valoroso ed appassionato, ben noto e stimato cultore dei Conchiferi del nostro mare, ed il Museo Zoologico un collaboratore prezioso e devoto a tutti caro, da tutti amato; la Società dei Naturalisti rimpiange in lui uno dei piiì antichi suoi socii, che ne Mia secondato con entusiasmo il suo primo svolgimento e con costante attaccamen- to ne ha seguito le sorti ed il suo divenire. Qui oggi adunati per commemorare il nostro amato con- socio , che ho cercato di evocare nelle sue opere , di ricordare nella sua persona, mesto tributo di solidarietà sociale e di affetto d'amici, mandiamo alla memoria di Carlo Praus-Franceschini, dolenti nel rimpianto per la sua scomparsa, il nostro ultimo addio ! trillilo ili stampale il IO novembre iyi8. Analisi chimica e chimico-osmotica delT a- cqua minerale "'Fonte Stabia „ dello Sta- bilimento Municipale di Castellammare di Stabia del socio Prof. Vincenzo Gaothier (Tornata del 9 giugno 1Q18 Descrizione della Soryjente Durante gli studi della Commissione , nominata dall' lll.mo Sig. Prefetto della Provincia, nell'ottobre dei 1Q16, per 1' accer- tamento della immunità delle -acque minerali di proprietà del Comune di Castellammare di Stabia, fu rinvenuta nello Stabili- mento Municipale, dall'Egregio Dott. Pasquale Muscogiuro, Uf- ficiale Sanitario del Comune, che coadiuvava uno dei membri della Commissione nello studio della falda latente, una nuova polla di acqua minerale molto piiì clorurata delle altre già esi- stenti nel detto Stabilimento. Essa scaturisce, come le altre sorgenti minerali , alla base del monte Oauro, lungo la linea che delimita i calcari dai ter- reni alluvionali di cui è costituita la parte piana fino al mare. Opportunatamente raccolta in un tubo di grès e questo rac- chiuso in un masso di calcestruzzo per parecchi metri all'intorno, da impedire la penetrazione in essa di acque estranee e di ma- terie organiche del sottosuolo, mediante tubo racchiuso pure in canale impermeabile, fu condotta nella gran vasca della Bibita dello Stabilimento, ove eroga a mezzo di apposito bocchello. — 9 — I saggi qualitativi furono fatti con l'acqua del bocchello, e la determinazione dell'acido solfidrico fu fatta anche direttamente dall'acqua attinta dal tubo di grès, cioè sulla polla. Osservazioni e saggi fatti alla Sorgente. Proprietà fisiche ed organolettiche. Temperatura dell'acqua. — Il giorno 31 luglio 1Q17 misurata al bocchello fu trovata di 17°4, mentre quella dell'am- biente era di 30° alle ore 15,30. Colore. — In un tubo di vetro lungo 70 cm. e del dia- metro di 2 cm. l'acqua si presenta limpida e, guardata dall'alto nel senso della lunghezza, su di un fondo bianco, in confronto di altro tubo simigliante contenente acqua distillata, è incolore. Sapore e odore. — Il sapore è nettamente salato ed ha odore solfureo. Reazione. — È distintamente alcalina, perchè la carta ros- sa di tornasole, immersa neh' acqua , si colora leggermente in azzurro. Anidride carbonica o carbonati alcalini. — Di- battuta con egual volume di acqua di calce limpida , preparata di recente, dà intorbidamento, che subito scompare per aggiunta di altra acqua minerale. Saggi qualitativi. Po siti vi . Carbonati e bicarbonati. — Con acido cloridrico di- luito si ha discreto sviluppo di bollicine gassose, assieme all'o- dore di idrogeno solforato. Calcio e magn esio. — Con carbonato e idrato sodico dà precipitato bianco, che presto si deposita. Ferro.— Con acido gallico dà colorazione rosea e con a- cido tannico, dopo pochi istanti, colorazione rosso - violacea. Acido solfidrico. — Le carte all'acetato di piombo si anneriscono ed il carbonato di cadmio ingiallisce. Negativi. Solfuri. — Con nitroprussiato sodico non si colora. — 10 — Acido nitroso. — Col reattivo di Griess non si ha co- lorazione alcuna, neanche dopo un certo tempo. Ammoniaca. — 200 ce. di acqua in un cilindro di' vetro con tappo smerigliato, sono trattati con 2 ce. di soluzione sa- tura di carbonato sodico ed 1 ce. di soda caustica al 35 °[o. Do- po deposito, si prelevano 100 ce. di liquido limpido con una pipetta e travasati in un altro cilindro a tappo smerigliato. L'ag- giunta di 2 ce. del reattivo di Nessler dà luogo ad una lievis- sima colorazione rosso - mattone appena percettibile. I. Determinazione dell'acido solfidrico. Venne eseguita in 150 ce. di acqua con soluzione "/jq di lodo , adoperando la salda di amido come indicatore. Fu ripe- tuta parecchie volte, sia sull'acqua appena attinta, sia sullo stesso campione dopo 15, 30 e 60 minuti. 1 2 3 media Subito - e. e. sol. "/jo 1 0.40 0.35 0.40 0.40 dopo 15' - V 0.30 0.25 0.30 0.30 dopo 30' - II 0.25 0.30 0.30 0.30 dopo 60' - II 0.25 0.20 0.25 0.25 Calcolando per 1000 ce. di acqua, si ha : H,S subito gr. 0.0068 „ dopo 15 minuti „ 0.0051 „ dopo 30 „ „ 0.0051 „ dopo 60 „ „ 0.00425 Si rileva come l'acido solfidrico in soluzion.e si decompone abbastanza presto a contatto dell'aria, sprigionandosi dall'acqua. 2. Idrotimetria. I saggi idrotimetrici vengono fatti col metodo di Boutron e Boutet, diluendo l'acqua in esame con 3 volumi di acqua di- — 11 — stillata, per la determinazione della durezza totale. Per la durez- za temporanea e permanente fu adoperata l'acqua precedente- mente bollita e diluita con 2 volte il volume di acqua distillata. 22 gradi idrotimetrici francesi corrispondono a 40 ce. della soluzione di cloruro di bario al 0,25 Woo. I risultati furono i seguenti : 1. 10 ce. dell'acqua minerale portata a 40 ce. con acqua di- stillata richiedono gradi francesi 21. Altra prova dà 20,5. 2. 100 ce. dell'acqua in esame, bollita per 45 minuti in ap- parecchio a ricadere e riportata a volume con acqua distillata, dopo raffreddamento a temperatura ordinaria viene filtrata. 20 ce. dell'acqua bollita portati a 40 ce. con acqua distillata richiedono gradi francesi 18,5. Altra prova dà 19. Da questi saggi si ha per 40 ce. di acqua minerale : P Durezza totale (tutti i sali di calcio e magnesio) eguale a gradi francesi 82,8. 2° Durezza permanente (dei sali di calcio e* di magnesio non carbonati) eguale a gradi francesi 37,5 — 3 ^ 34.5. Da cui si calcola : Durezza totale 82.8 „ permamente 34.5 „ temporanea 48.3 Analisi eseguita in laboratorio, L — Analisi qualitativa. Fu eseguita secondo R. Fresenius (10^ edizione francese). Dette i seguenti risultati : A. Corpi che si trovano in notevole quantità. Si fanno bollire in capsula di porcellana 1500 gr. di acqua distillata per mantenere costante il livello dell'acqua. Si ottiene una certa quantità di precipitato, che viene separato con filtro di carta esente da calce e ferro. Si saggiano separatamente il pre- cipitato ed il liquido filtrato. 1° Precipitati con l'ebollizione. 12 Acidi Carbonati (discreta quantità) Solfati (notevole quantità) Fosfati (tracce) Silice (piccola quantità) 2° Rimasti in soluzione nel filtrato. Basi Calcio (abbondante) Magnesio id. Ferro (tracce) ' Acidi Carbonico (piccola quantità) Solforico (piccola quantità) Cloridrico (abbondante) Fosforico (tracce) Basi Calcio (grande quantità) Magnesio id. Sodio (abbondante) Potassio (piccola quantità) Ferro (tracce) La ricerca dell'ammoniaca fu fatta con 200 ce. di acqua a- cidulata con acido cloridrico concentrata a piccolo volume. L'ag- giunta del reattivo di Nessler dette una colorazione rosso-mat- tone appena visibile. Negativa riuscì la ricerca dell'acido nitroso. B. Corpi che si trovano in piccola quantità. Sono stati adoperati 2 litri di acqua minerale. Il residuo, ot- tenuto a b. di sabbia, è messo in una capsula di argento e por- tato al rosso debole. Si ha imbrunimento. lo Insolubili nell'acqua dopo ebollizione e concentrazione. Acidi Silicico (piccola quantità) Carbonico (abbondante) Solforico ( id. ) Fosforico (tracce minime) Basi Calcio (abbondante) Magnesio (abbondantissimo) Ferro (tracce) Alluminio (tracce) Bario (tracce piccole) Stronzio id. 2° Solubili nell'acqua dopo ebullizione ed evaporazione a secco. 13 Acidi Basi Bromidrico (piccol.ma quant.) Litio (piccol.ma quantità) Sodio (abbondante) Potassio (piccola quantità) La ricerca del fluore riesce negativa, come pure per l'acido lodidrico. C. Corpi che si trovano in piccolissima quantità. Furono evaporati litri 12 di. acqua minerale. Acidi Basi Titanico (tracce) Alluminio (piccola quantità) Litio id. Bario (tracce) Stronzio id. Riassunto della composizione qualitativa dell'acqua. Acidi Acido cloridrico abbondante quantità „ bromidrico piccolissima quantità „ solfidrico piccola quantità, „ solforico abbondante quantità „ carbonico notevole quantità „ fosforico tracce „ silicico piccola quantità „ titanico tracce Basi Litio piccolissima quantità Sodio abbondante quantità Potassio piccola quantità Calcio abbondante quantità Bario tracce minime Stronzio id. Magnesio abbondante quantità Alluminio piccolissima quantità Ferro - . . . id. 14 - IL — Analisi quantitativa. Le determinazioni quantitative furono fatte su i campioni di acqua prelevati il 31 Luglio 1917 entro bocce di vetro chiu- se con tappo smerigliato di varie capacità e di una damigiana nuova della capacità di litri 25, ben pulita, lavata successivamen- te con acido solforico, acido cloridrico, acqua distillata ed acqua in esame. L'acqua in esame fu raccolta direttamente dal tubo di erogazione nella grande vasca della Bibita. Furono riempiti an- che alcuni palloni per determinazioni speciali. 3. Peso specifico. Fu determinato con due picnometri di Sprenoel. Le pesate vennero fatte a 15", riferendo il peso all'acqua distillata. I risultati furono : j Picnometro -f acqua minerale 20 - 1,020Q 20 - 1,0206 + acqua distillata 20-1,1012 20-1,0968 vuoto ed asciutto 20-9,4380 20-9,4386 Peso specifico 1.00963 1.00913 Media del peso specifico 1.00938. 4. Residuo fisso. In una capsula pesata furono evaporati a b. m. 10 e. e. di acqua prelevati da una piccola boccia con tappo smerigliato riem- pita alla sorgente. Il residuo venne seccato a 100°, a 180°, al rosso e poi trattato con carbonato ammonico a 180°. Altra determinazione fu fatta con 50 ce. di acqua. , I risultati riferiti a 1000 ce. di acqua furono i seguenti: 100° 180° al rosso incipiente a 180° dopo trattamento carbonico 1 Residuo li Media 11.8700 11.8560 11.863 11.5400 11.55400 11.547 11.0900 10.8360 10.963 11.4200 11.4900 11.455 da cui si calcolano le seguenti perdite : 15 Perdita a 180° ., al rosso da 180" al rosso „ a 180° dopo trattam. carbonico gr. 0.316 0.900 0,584 0.092 5. Gas disciolti. I gas disciolti vennero ricercati nell'acqua contenuta in un pallone riempito alla sorgente, chiuso con tappo di gomma ad un foro, pel quale passava un tubo di vetro a squadra chiuso inferiormente e munito di un foro laterale nella stessa parte. I gas furono raccolti nell'eudiometro e l'anidride carbonica e l'idrogeno solforato furono fatti assorbire dalla potassa cau- stica, l'ossigeno dal pirogallolo, e fu considerato come azoto il gas che rimaneva non assorbito. I risultati furono i seguenti : Peso acqua Volume in ce. del gas ci a E (V [- _o 'c75 co Cu Volume corretto aO^ e 760 m.m. in 1000 gr. di acqua Totale Preso in esame Compo- nenti Dei singoli com- ponenti Nel gas preso in esame Totale Compo- nenti Dei singoli com- ponenti 1155 375 29 CO, ) H,S ) 0 N 24.2 11° 775.2) 23.8 324.6 CO, ) H.,S ) 266.4 0.8 4 0.7 3.9 o N 7.8 43.6 37 CO., ) H,S ) 30.8 " " ) 30.2 CO. )i 265.4 H.,S ) o 0.9 0.87 : 0 7.6 N 5.3 5.1 N 1 44.6 53 CO, ) H,S ) 0 N 44.8 0.8 7.4 " " ) 43.9 0.7 7.2 CO, i H,S }l '''-' 0 7.8 N : 44 39.6 ■ CO, ) H,S ) o 33.1 1 " " ) 32.4 0.96 CO, \j H,S { 263.5 O 7.8 N 5.5 5.3 N 1 43.4 16 — La media di queste determinazioni per 1000 gr. di acqua è la seguente in volume : CO2 / H,S \ O N 266,5 e. e. 7,7 „ 43,9 „ Detraendo la quantità di H^S trovata alla sorgente e in la- boratorio, si ha per 1000 gr. di acqua: in volume e. e. In peso a 0° e 760 m. ni. milligr. CO, 262. 1 515 H.S 4.4' 6.8 0 7.7 ^ 11.0 N 43.9 55.1 6. Determinazione dell'acido solfidrico totale. Questa determinazione fu eseguita su due campioni prele- vati alla sorgente in bocce a tappo smerigliato. In una furono introdotti ce. 1080 di acqua e ce. 16 di soluzione "/io di lodo. L'altra conteneva ce. 300 di acqua ed un eccesso di carbo- nato di cadmio di recente preparato. Fu fatta un'altra determinazione 2 mesi dopo nell'acqua con- tenuta in una damigiana chiusa con tappo di sughero avvolto con pergamena. La determinazione fu fatta con 1000 ce. di acqua nella quale si introdussero pure ce. 16 di soluzione " ,0 di lo'do. I risultati furono i seguenti : \. L'eccesso di lodo fu titolato con soluzione "(^ di iposol- fito di soda e usando la salda di amido come indicatore. Occorsero ce. 11,8 e quindi in 1080 di acqua vi erano 4,2 X 1,7 = milligr. 7,14 di H,S, da cui si calcola che in 1000 gr. di acqua vi sono gr. 0,00659 di H.S. — 17 — II. La seconda prova fu determinata per pesata. II contenuto della boccia venne raccolto sopra filtro, lavato con acido acetico e poca acqua, quindi lo zolfo del solfuro venne trasformato in HoSO^ con HNO3 e pesato sotto forma di solfato di bario. Di questo si ebbero gr. 0,04423 per 1000 di acqua, e cal- colando la quantità di acido solfidrico in 1000 gr. di acqua si ha gr. 0,00645 di H.,S. III. — Questa determinazione fu eseguita come la prima. Per i 16 ce. di lodo "/io furono adoperati ce. 12.9 di ipo- solfito sodico "/io- In 1000 ce. di acqua vi sono gr. 0,00487 di HgS dopo 2 mesi che l'acqua era rimasta nella damigiana. Riassumendo si ha : Subito dopo prelevato il campione \ I. gr. 0.00659 per 1000 e. e. / II. „ 0.00645 di acqua media gr. 0.00652 Dopo 2 mesi dal prelevamento III. gr. 0,00487 „ Calcolando per 1000 gr. di acqua Subito dopo prelevato il campione gr. 0,006581 Dopo due mesi „ 0,004915 7. Anidride carbonica totale. Venne determinata in 2 palloncini contenenti cloruro di calcio ed idrato di calcio , riempiti alla sorgente con acqua in esame e chiusi con tappo di gomma. Fu adoperato l'apparecchio di Fresenius. L'anidride carbonica fu fissata in 2 tubi ad U riempiti per due terzi di calce sodata ed un terzo di cloruro di calcio secco. Ad ogni determinazione fu cambiato il contenuto del primo tubo. Numero delle deter- minazioni C.C. di acqua Aumento di peso del P tubo a U Aumento di peso del T tubo a U gr. CO. totale 1 2 234 206.5 0.3075 0.2821 0.0307 0.0158 0.3382 0.2979 — 18 -- Calcolando il CO^, a 0° e 760 mm. per 1000 ce. di acqua, si ha: 1. Anidride carbonica totale gr. 1.28098 2. „ „ „ ,,^.28290 Media gr. 1.28194 e per 1000 gr. di acqua si ha gr. 1.26991 di CO., totale. 8. Acido solfidrico libero, acido carbonico libero, semicombinato e combinato. Queste determinazioni vengono fatte seguendo la nuova calcolazione dei gas in base agli equilibri! studiati da G. Bo- DLANDER. Già R. Fresenius aveva dimostrato, che lo stato dello idrogeno solforato nelle sorgenti minerali dipende in primo luogo dalla quantità dell'acido carbonico che si trova sempre accanto al primo. Oggi i progressi della Fisico -chimica rendono possibile una calcolazione quantitativa esatta , appunto in base allo equilibrio dei gas, per cui si può avere un controllo dei risultati ottenuti dall'analisi chimica. Infatti Fr. Auerbach fa de- rivare dalla costante di dissociazione dell'acido carbonico e da quella dell'idrogeno solforato la relazione che passa tra questi due gas in un'acqua minerale, secondo la formola seguente : _ 1.7S + C — 0.7d _ \ /1.7S+C — 0.7dv 2 ^ S(S + C — d) ^ 1.4 " i' ( 1.4 I 07 dove S dinota la quantità di idrogeno solforato totale trovato analiticamente ed espresso in millimol per cliilogramma di acqua minerale. C la quantità di acido carbonico totale trovato nell'analisi ed espresso in millimol. d la differenza tra tutti i cationi da una parte e gli anioni (esclusi l'acido carbonico e l'idrogeno solforato) dall'altra, espressa in milligr. equiv. per chilogramma. Ora, introducendo nella formola anzidetta i valori trovati nell'analisi, cioè S = 0,199 millimol C =- 28,861 d = 12,938 milli -equiv. — 19 — e facendo i calcoli si ha [H.S] = 0,13Q millimol da cui si deduce la quantità di idrogeno solforato libero dìsciolto [HS'] = S — [H.S] ossia [HS'] -= 0,199 — 0,139 .-0,06 millimol. ed in pesD si ha : WS = gr. 0,004736 [HS'].-^ „ 0,002044 La quantità di idrogeno solforato trovato alla sorgente è stata di gr. 0,0068, mentre dalla calcolazione suddetta si ha gr. 0,006780, con una differenza di gr. 0,00002, che può esser dovuta ad errore sperimentale. La quantità di acido carbonico libero si calcola dalla formola [H.CO,] = C — d 4- [HS'j ossia [H.CO,] = 28.861 - 12.938 + 0.06 = 15.983 mil- limol di acido carbonico libero in 1000 gr. di acqua ed in peso [HXO;,] =gr. 0.990946 pari a CO, = gr. 0.703252 La quantità di acido carbonico combinato e semicombinato si calcola dalla formola [HCO,] = d - [HS'] cioè [HCO,] = 12.938 — 0,06 = 12,878 millimol ed in peso [HCO,]= gr. 0.785558 pari a CO, = gr. 0,566632 in 1000 gr. di acqua minerale. La quantità di acido carbonico totale trovato neh' analisi è di gr. 0,26991, mentre dalla calcolazione si ha gr. 0,269884, con una differenza di gr. 0,000026, che può essere dovuto ad errore sperimentale. Riassumendo, si ha: Idrogeno solforato libero gr. 0.004736 libero disciolto „ 0.002044 Idrogeno solforato totale gr. 0.006780 — 20 — Acido carbonico libero gr. 0.703252 „ combinato e semicomb. „ 0.566632 Acido carbonico totale gr. 1.269884 9. Sostanze organiche ed ossigeno consumato. Vennero determinate col metodo Kùbel e Tiemann. Ed ecco i risultati : I. Acqua minerale ce. 100 -f- 10 ce. di soluzione di acido ossalico. Soluzione "/io di Permanganato di potassio adoperato ce. 0,35 II. Acqua minerale ce. 100 come sopra Soluzione "/io di Permanganato . ce. 0,45 III. Acqua minerale ce. 100 come sopra Soluzione "/,„ di Permanganato ce. 0,30 Media della soluzione di permanganato adoperato in più ce. 0,36 Calcolando per 1000 gr. di acqua minerale, si ha: Ossigeno consumato dalle sostanze organiche milligr. 2.88 10. Determinazione degli Alogeni. L'acqua minerale in esame norl contenendo iodo, la deter- minazione vien fatta per il Cloro ed il Bromo. I. Una determinazione dei 2 alogeni vien fatta in 100 di acqua. II. Un'altra in 50 di acqua. III. Una terza determinando solo il Bromo, evaporando a b. m. in capsula di porcellana litri 12 di acqua, fino a ridurli a circa 2 litri. Si filtra ed il residuo si lava ripetutamente con a- cqua bollente, fino a che non dà piìi reazione alcalina. Si evapo- ra fino ad avere una massa salina umida , si tritura in mortaio con alcool a 96°. Si filtra, si fa bollire tre volte il residuo con alcool a 96°. Si distilla la soluzione alcoolica addizionata di una goccia di li- scivia di potassa. Il residuo della distillazione è disciolto in po- ca acqua, ed evaporato di nuovo in massa salina umida. Si tratta di nuovo con alcool a 96" e si distilla di nuovo. Si evapora a secchezza in capsula di platino, dopo aggiunta di una goccia d — 21 — liscivia di potassa, si scalda leggermente al rosso e si esaurisce completamente il residuo con acqua bollente. Si precipita il CI ed il Br con nitrato di argento in solu- zione nitrica. Il precipitato ottenuto è seccato e pesato e sottoposto ad una corrente di cloro e poi ripesato con le dovute norme. I risultati furono i seguenti : I. Cloruro e bromuro di argento gr, 2,390631 in lOOgr. di acqua, e quindi gr. 23,Q0631 in 1000 gr. di acqua. II. Cloruro e bromuro di argento gr. 1,19447 in 50- gr. di acqua, e quindi gr. 23,8894 in 1000 gr. di acqua. Media delle 2 determinazioni gr. 23,89786. III. Cloruro di argento e bromuro di argento gr. 18,6959 per 12000 gr. di acqua, e quindi gr. 1,5579 per 1000 gr. di acqua. IV. Perdita di peso dopo il trattamento con cloro grammi 0,0202, e quindi gr. 0,001683 per 1000 gr. di acqua, e perciò: gr. 0,901683 X 4,225 = gr. 0,00711067 di Bromuro di argento in 1000 gr. di acqua. V. Cloruro di argento calcolato g. 23,88724 per 1000 gr. di acqua. Riassumendo, si ha per 1000 gr. di acqua. CI Ag = gr. 23,88724 corrispondente a CI = gr. 5,90809 Br Ag = „ 0,00711067 „ Br = gr. 0,003026 11. Acido Solforico. Grammi 500 di acqua furono evaporati a b. m. entro cap- sula di platino. Il residuo fu liberato dalla silice mediante ripe- tuto trattamento con acido cloridrico. Separata la silice, il liqui- do acidificato con HCl fu precipitato con cloruro di bario. II peso del solfato di bario fu di gr. 1,0087 in 500 gr. di acqua, e quindi gr. 2,00174 in 1000 gr. di acqua. Altra determinazione con 100 gr. dette gr. 0,20064, e quindi gr. 2,0064 per 1000 gr. di acqua. Media delle due determinazioni : gr. 2,00407 di BaSO^ in 1000, da cui si calcola SO4 = gr. 0,77896. 22 — 12. Silice. Furono fatte due determinazioni, con 500 e 250 gr. di ac- qua. Acidulato con HCl il liquido fu evaporato a b. m. Il re- siduo fu ripetutamente trattato con HCl e separata la silice. Per 500 gr. di acqua si ebbe gr. 0,01837 e per 1000 gram- mi 0,03674. Per 250 gr. di acqua si ebbe gr. 0,00943 e per 1000, grammi 0.03772. Media delle due determinazioni: SiO. gr, 0,03723 in 1000 gr. di acqua. 13. Ferro e Alluminio. Furono determinati in 500 gr. di acqua, dalla quale fu se- parata la silice. Il liquido fu precipitato con ammoniaca a caldo ed il precipitato ottenuto, raccolto su filtro e lavato, fu disciolto in HCl diluito e precipitato di nuovo con carbonato ammonico. L'idrato di ferro e di alluminio ottenuti vennero sciolti in un piccolo eccesso di acido solforico, e fu scaldata la soluzione per scacciare l'acido cloridrico, ed aggiunto dello zinco puris- simo, fu trattato con soluzione "/,o di permanganato di potassa. Per i 500 gr. di acqua si ebbero gr. 0.00358 di Al^Os -f Fe„03, mentre l'analisi volumetrica dette gr. 0,00112 di FCoOg. Calcolando per 1000 gr. di acqua, si ha Al.O.; grammi 0,00492 e Fe^ gr. 0,00224, e quindi: Al gr. 0,002609 per 1000 gr. di acqua Fé „ 0.00156 14. Calcio. Fu determinato in 500 gr. di acqua, dopo separata la silice, il ferro e l'allumina. Il liquido fn precipitato con ammoniaca ed ossalato di ammonio. Il precipitato raccolto su filtro lavato , si secca e si calcina al rosso fino a peso costante. Per 500 gr. si ebbero gr. 0,29697 di ossido di calcio, e per 1000 gr. di acqua gr. 0,59394. - 23 — Altra determinazione pure con 500 gr. dette gr. 0,28337 di ossido di calcio e quindi gr. 0,56674 per 1000 gr. di acqua. Media: CaO gr. 0,58034 per 1000 gr. di acqua. e Ca „ 0,41473 Allo spettroscopio il residuo mostrò tracce di bario e di stronzio. 15. Magnesio. Separato il calcio dalla prima determinazione, come è detto più sopra, nel liquido fu determinato il magnesio col fosfato ammonico. Il precipitato lavato bene e calcinato fu di gr. 1,03051 di pirofosfato di magnesio. In 1000 gr. di acqua si calcolano gr. 2,06103 di Mg.PoOi e quindi gr* 0,45011 di Mg. 16. Sodio, Potassio e Litio. La determinazione fu fatta con 250 -e 100 gr. di acqua, pri- vata prima della silice, poi degli altri corpi con cloruro di bario e latte di calce e dei metalli alcalino-terrosi con ammoniaca, carbonato ed ossalato di ammonio. Il filtrato , dopo lavato il precipitato ripetutamente, fu evaporato ed il residuo calcinato fu privato delle tracce di calcio, bario e stronzio che conteneva. Il liquido contenente i cloruri alcalini fu acidulato con qualche goccia di HCl diluito ed evaporato in capsula di platino tarato. Il residuo fu scaldato fino a fusione. I cloruri alcalini ottenuti furono disciolti in acqua ed il potassio fu separato col cloruro di platino in presenza di alcool a 80°. Il cloroplatinato fu rac- colto su di un filtro pesato, lavato con alcool e seccato a 100'* prima e dopo a 130°. La media delle due determinazioni è la seguente : Cloruro di sodio, di potassio e di litio Cloroplatinato di potassio a 130° • Cloruro di potassio corrispondente Calcolando per 1000 gr. di acqua, si ha Cloruro di sodio Sodio Cloruro di potassio Potassio gr. 0,81316 Il 0,1141 II 0,03487 gr. 7,7829 Il 3J36207 II 0,3487 0,18018 — 24 — La determinazione del Litio, per la sua piccolissima quantità, fu fatta per mezzo dello spettroscopio. 17. Litio. Fu seguito il metodo Cannizzaro, adottato per l'acqua mi- nerale solfurea di Telese '). Mediante lo spettroscopio Beckmann , fu determinato il li- mite estremo di visibilità della riga caratteristica del litio di una soluzione di cloruro di litio. All'uopo fu fatta un^ soluzione di gr. 0,05 di cloruro di litio in 1000 di acqua distillata. Un ce. di questa soluzione fu diluito in altri 1000 ce. di acqua distillata. Si ebbe Tina soluzione contenente gr. 0,00000005 di cloruro di litio che mostrava la riga del litio. Un ce. di questa soluzione allungata con altri 100 ce. di acqua non dette più la riga del litio. Furono adoperati due fili di platino di mm. 0,15 di spes- sore, ravvolti a spirale ognuna di 3 giri. Furono fatti bollire 100 ce. di acqua minerale per separare i carbonati alcalino-terrosi, poi filtrati e riportati al volume pri- mitivo. Il liquido fu acidificato con acido cloridrico. 10 ce. di questo liquido furono portati a 500 ce. con acqua distillata. Si ebbe la riga del litio ben distinta. Altri 10 ce. fu- rono allungati a 600 ce. e, persistendo la riga, altri 10 ce. furo- no portati a 700 ce. La riga del litio scomparve. Altri 10 ce. furono portati a 650 ce. e la riga appena si di- stingueva. La quantità di cloruro di litio perciò trovasi contenuta tra 600 e 650 ce, e prendendo la media si ha 625 ce. Quindi 0,00000005X625 = 0,00003125 di cloruro di litio in 100 ce. di acqua e gr. 0,0003125 in 1000 ce. di acqua, da cui si calcola: • Li^^-^gr. 0,000051 in 1000 ce. di acqua. ') Cannizzaro e Mauro. — Relazione suW analisi chimica dell' acqua solfurea di Telese. ISSO. — 25 — 18. Calcio e Magnesio solubili dopo ebollizione dell'acqua. 100 ce. di acqua furono fatti bollire in apparecchio a rica- dere per un'ora. Nel filtrato il calcio fu determinato precipitan- dolo con ossalato di ammonio ed il magnesio con fosfato sodico. I risultati furono per 100 di acqua e quindi Ossido di calcio Pirofosfato di magnesio Ossido di calcio Pirofosfato di magnesio gr. 0,045461 „ 0,162499 gr. 0,4546 per 1000 ., 1.62499 e Ca = gr. 0,32489 per 1000 gr. di acqua Mg= „ 0,35135 19. Controllo. Furono evaporati 10 ce. di acqua in capsula di platino ta- rata ed il residuo, dopo umettato con acido solforico, fu eva- porato a secco e poi al rosso debole in presenza di carbonato ammonico fino a peso costante. I solfati pesarono gr. 0,1356. Calcolando in solfati i componenti trovati nell'analisi, si ha: sodio ■ gr. 3,06207 calcolato in solfato di sodio gr. 9,457006 „ „ potassio „ 0,40153 potassio „ 0,18018 litio „ 0,000051 calcio „ 0,41473 magnesio „ 0,45011 ferro „ 0,00156 alluminio „ 0,00263 silice „ 0,03723 II litio 0,000404 II calcio 1,38848 II magnes. 2,22815 II ferro 0,004243 come sesquiossido 0,00492 come silice 0,03723 Totale gr. 13,521960 Trovato direttamente „ 1?,56 Differenza gr. 0,04 — 26 — Riassunto deirAnalisi quantitativa per 1000. I. Dati analitici. Peso specifico a 15° 1.00938 Residuo a lOOo - 11.8Ó30 180° 11.5470 '/ rosso incijDiente 10.9630 " dopo trattamento carbonico 11.4550 Perdita di peso a 180° 0.316 » al rosso incipiente 0.900 " da 180° al rosso incipiente 0.584 " a 180° dopo trattam. carbon. 0.092 Gas disciolti a 0° e 760 m. m. Anidride carbonica ce. 262.1 0.5150 Acido solfidrico » 3.1 0.004736 Ossigeno » 7.7 0.0110 Azoto , " 43.9 0.0550 Acido solfidrico totale (detertn. alla sorgente) 0.0068 ( " in laborator.) 0.00652 .; » ( " dopo 2 mesi in recipiente chiuso) 0.004915 Anidride carbonica combinata 0.28278 » semicombinata 0.28278 libera 0.70435 totale 1.26991 Sostanze organiche espresse in ossigeno consumato milligr. 2.88. Cloruro di argento (dal cloro) 23.88724 Bromuro di argento (dal bromo) 0.00711067 Solfato di bario (dall'acido solforico) 2.00409 Silice 0.03723 Ossido di calcio totale 0.58034 " dal cloruro o solfato 0.45461 Pirofosfato di magnesio totale 2.06103 " " dal cloruro o solfato 1.62499 Ossido di ferro 0.00244 Ossido di alluminio 0.00492 Cloruro di sodio (dal sodio) 7.78290 Cloruro di potassio (dal potassio) 0.34870 Litio 0.000051 — 27 — Durezza totale gradi francesi 82.8 " permanente II 34.5 " temporanea " H 48.3 Acido fosforico Bario Stronzio Acido titanico tracce II. Dati dedotti dai precedenti. Anidride carbonica totale CO, 1.26991 " " libera CO, 0.70435 Idrogeno solforato totale H,S 0.00680 " " libero disciolto H,S 0.002044 Silice SiÒ, 0.03723 Jone carbonico totale CO3 1.73169 " bicarbonico totale HCO3 1.76059 » carbonico combinato CO3 0.38561 " cloro CI 5.90809 " bromo Br 0.0030206 " solforico SO, 0.77896 " litio Li 0.000051 " sodio Na 3.06207 " potassio K 0.18018 " calcio totale Ca 0.41473 " " dal solfato o cloruro Ca 0.32489 " Magnesio totale Mg 0.45011 " " dal cloruro o solfato Mg 0.35135 " Ferro Fé" 0.00156 " Alluminio Al'" 0.002609 I I. Calcolo. Bromo dosato Potassio corrispondente 0.003026 0.001176 KBr = or. 0.004202 Litio dosato Cloro corrispondente 0.000051 0.000261 LiCl = gT. 0.000312 28 Sodio trovato Cloro corrispondente Potassio trovato gr. 0.180180 " combinato col Br. 0.001176 3.062^7 4.72091 NaCl = gr. 7.78298 Differenza = gr. 0.179004 Potassio rimasto Cloro corrispondente Cloro trovato combinato col Li 0.000261 Na 4.720910 K 0.162330 4.883501 0.179004 0.162330 KCl-=gr. 0.341334 5.908090 Differenza = = gr. 1.024589 Cloro rimasto 1.024589 Magnesio corrispondente 0.351350 . MgClj = gr. 1.375939 Jone solforico trovato (SOJ 0.77896 Calcio corrispondente 0.32489 CaSO^ = gr . 1.10385 Calcio trovato 0.41473 " combinato col SO^ 0.32489 Differenza = gr. 0.08984 Calcio rimasto 0.08984 Jone carbonico corrispondente (CO3) 0.13452 CaCOs = gr . 0.22436 Magnesio trovato 0.45011 " combinato col CI 0.35135 Differenza = gr. 0.09876 Magnesio rimasto 0.09876 Jone carbonico corrispondente 0.24365 MgCOa = gr . 0.34241 Ferro trovato 0.00156 Jone carbonico corrispondente 0.00167 FeCO, = gr. 0.00323 — 29 — Alluminio trovato Jone carbonico corrispondente Jone carbonico totale CO;, " " combinato col Ca 0.13452 Mg 0.24365 Fé 0.00167 Al 0.00577 0.00263 0.00577 AICO3 = gr. 0.00840 1.73169 = CO, 1.26991 0.3856 1 0.3856 1 = CO, 0.28278 1.34608 0.98713 Anidride carbonica totale " " combinata 1.26991 0.28278 semicomb. e iib. 0.98713 semicombinata 0.28278 " " libera gr. 0.70435 La differenza fra il CO,, combinato trovato con la calcola- zione e quello trovato sui dati forniti dall'analisi è di gr. 0.00107 in meno, per cui il CO, libero è in più per la stessa quantità. La maggior quantità di CO2 trovato con la calcolazione è dovuta all'anidride carbonica combinata con i metalli , che non sono dosati per la piccolissima proporzione in cui si trovano nell'acqua. Composizione probabile del residuo a 180° di 1000 gr. di acqua. Bromuro di potassio KBr gr . 0.004202 Cloruro di litio LiCl 0.000312 " sodio NaCi 7.782980 " potassio KCI 0.341334 " magnesio MgCL, 1.375939 Solfato di calcio CaSO, 1.103850 Carbonato di calcio CaC03 0.224360 » magnesio MgCO, 0.342410 ■ " ferro FeCO, 0.003200 " alluminio AlCO, 0.608400 Acido silicico (meta) H.SiO, 0.048340 Totale = gr- 11.235327 Residuo trovato a 180° gr- 11.547 Differenza = gr. 0.311673 30 Composizione probabile degli elementi sciolti in 1000 gr. di acqua. Peso specifico 1.00938 Temperatura 170.4 Durezza totale "radi francesi 82.8 temporanea 34.5 " permanente 48.3 Bromuro di potassio KBr gr. 0.004202 Cloruro di litio LiCI 0.000312 " sodio NaCl 7.782930 " potassio KCI 0.341334 " magnesio MgCl,' ' 1.375939 Solfato di calcio Caso, 1.103850 Bicarbonato di calcio Ca(HC0,)2 0.363365 " magnesio MgiHCO^), 0.594182 " ferro • Fe(HCO,)., 0.004912 alluminio A1(HC03), 0.020330 Acido silicico (meta) H.SiO, 0.048340 Acido titanico tracce minime Fosfati tracce Bario sotto forma di carbi onato II Stronzio »- » » V Sostanze organiche 0.002880 11.642586 Idrogeno solforato totale H,S 0.006800 Anidride carbonica libera CO.. 0.704350 Ossigeno O, 0.011000 Azoto N, 0.055000 12.419736 IIL — Analisi chimico -osmotica. Costanti Fisico -chimiche. Fu presa la media di molte determinazioni per ciascuna costante. 1° Peso specifico. — Fu determinato nel modo già det- to alla temperatura di 15°. Di5° = 1.00Q38 — 31 - 2° Abbassamento del punto di gelo. — Fu deter- minato con l'apparecchio di Beckmann. A = 0°,648 La pressione osmotica corrispondente, calcolata dalla formola p __ 1000 s W A V ^ 24,19 To "^ e P = 1.2283 La concentrazione osmotica corrispondente è 350,270 millimol. 3° Conducibilità elettrica. — Allo scopo di avere va- lori concordanti, fu determinata la conducibilità specifica dell'a- cqua raccolta da parecchi giorni, prendendo la media di molte determinazioni. La conducibilità specifica a 18° col metodo di Kohlrausch risulta K.h" = 0.01659738 Q recp. 4° Viscosità o attrito interno. — La viscosità è una costante fisica, che costituisce una caratteristica dello stato di un liquido. Questa caratteristica sarebbe dovuta alla presenza di colloidi, i quali, come è noto, hanno una grande importanza nei riguardi dell'assorbimento. Ma, come accennai altra volta '), ogni conclusione è prematura, essendo ancora limitato il numero delle osservazioni al riguardo per quanto concerne le acque mi- 'nerali. Comunque, questa costante fisica, allo stato delie nostre conoscenze, può indicare la maggiore o minore rapidità dello assorbimento, s'intende quando l'acqua è somministrata per via interna. Essa fu determinata col viscosimetro Scarpa -), facendo va- rie misure che furono concordanti, adoperando una bolla di 5 ce. ed il capillare della pipetta della lunghezza di 10 cm. Le de- terminazioni furono fatte alla temperatura di 20*' ed alla pres- sione ridotta di 350 mm. ') V. Gauthier. — La composizione chimica dell'acqua solfato-sodica di Scenia in rapporto alla Chimica /^/s /fa - Boll. Soc. Naturalisti in Napoli: Voi. XXVIII (Serie II, voi. Vili) Anno XXIX - Atti, pag. 83-118. '-) Scarpa O. — Atti del R. Istituto di Incoraggiamento di Napoli. An- no 1909. — 32 — La viscosità espressa in unità assoluta C. G. S. si ottiene dalla formola t, to t, -r 12 dove K è la costante della pipetta del viscosimetro, che è eguale a 11,04 X 10^' t' è il tempo in 1" che l'acqua impiega nell'ascesa to è il tempo in 1" che l'acqua impiega nella discesa. Per una maggiore precisione, si sottrae dal valore di i] il valore corrispondente al termine di Hagenbach V 5 31.4 L ove V è il volume di acqua sperimentata in cm. e. (5 cmc.) L la lunghezza del capillare in cm. (0.10) 8 la densità dell'acqua in esame (LOOOSS-). Sostituendo nelle formole anzidette i valori trovati, la visco- sità dell'acqua Stabia risulta 11 = 0.00848 del sistema C. G. S. Volendosi una misura relativa e trascurare il termine di Hagenbach, la viscosità relativa dell'acqua in esame si può cal- colare dalla espressione t. t, (t\ + t^) t', t', (t, + t,) ove t', e t'o sono i due tempi di efflusso di un noto volume di acqua distillata ; t, e t., quelli analoghi di un egual volume di a- cqua minerale alla stessa temperatura. Essendo t'. = 93"; t', = 415",3 e t^ = 93",4 ; to = 438",4, si -ha che la viscosità dell'acqua minerale " Stabia „ è uguale a 104,6 in confronto all'-acqua distillata eguale a 100. 5°. Grado medio di dissociazione. — Le acque mi- nerali Contenendo elementi diversi in quantità diversa, non è pos- sibile avere formole esatte per ottenere questa costante, giacché questi elementi posseggono gradi diversi di dissociazione, seb- bene alla stessa diluizione. 11 Koeppe determinava il grado me- — 33 - dio di dissociazione di un'acqua minerale partendo da una solu- zione di cloruro di sodio, che possedeva lo stesso grado di con- ducibilità di quello trovato per l'acqua minerale. Tale metodo però è troppo arbitrario e può dare conclusioni erronee, se per poco si considera che l'acqua, paragonata ad una soluzione di solfato di soda, che avesse lo stesso grado di conducibilità e- lettrica, conterrebbe un numero di ioni liberi inferiore a quelli calcolati dalla soluzione di cloruro di sodio. Hintz e Orunhut proposero delle formole che, quantunque approssimate, sono me- no arbitrarie di quella di Koeppe, con le quali si può calcolare questa costante fisica dalla conducibilità elettrica e dall'abbassa- mento del punto di gelo. a) Dalla conducibilità elettrica. Il calcolo si fa mediante la formola u = - —^ — i; g loj (t è il grado medio di dissociazione che si vuol conoscere; k la conducibilità specifica a 18" dell'acqua minerale; g la concentrazione in gram-equiv. per litro dei singoli ioni. Yoo la loro conducibilità equivalente rispettiva a 18° a dilui- zione infinita, che si desume dalle Tabelle di Kohlrausch e HOLBORN ^). Per il calcolo delle concentrazioni g dei cationi ed anioni si tralascia il litio, giacché la piccolissima quantità non può in- fluire sul risultato finale se non in misura trascurabile, e natu- ralmente vien ridotto il dato relativo al cloro e si tralascia l'al- luminio, perchè non si conosce la conducibilità equivalente a 18" e quindi si riduce il dato relativo all'HCO:;. Le concentrazioni g si ottengono dai risultati dell' analisi e si hanno i seguenti valori espressi in grammi - equiv X IO"- 1) Das Leitverniogen dcs Elcktrolyte - Ediz. 1898. 34 Cationi Anioni Na 13313.3 Br 3.8 K 4Ó0.8 CI 16661.0 Ca 2070. SO, 1621.6 Mg 3701.4 HCO, 1264.9 Fé 5.6 in quanto ai )srj si ha. Na' 43.5 Br' 67.0 K' 64.6 CV 75.5 Ca" 51.0 SO," 68.0 Mg" ^ 45.0 Hco; 38.1 Fé" 46.6 Moltiplicando la somma dei cationi e degli anioni per la somma dei cationi e degli anioni dei Àco e sostituendo nella formola anzidetta i valori trovati, si ha ■16,59738 19132902,18 0.862 Quindi il grado medio di dissociazione dell'acqua " Stabia „, desunto dalla conducibilità a 18*^, è a = 0,862 b) Dall'abbassamento del punto di gelo. Questo calcolo si fa secondo la formola degli autori anzidetti Co — Cni '' ^ Cm (K-l)" — 35 — C° è la concentrazione osmotica dedotta dall' abbassamento del pnnto di gelo ; C'" la concentrazione molecolare; K è il numero degli ioni nel quale la molecola può scomporsi. Facendo la somma dei cationi e degli anioni che risultano dall'analisi, esprimendo i dati in millimol per litro e supponen- do la dissociazione completa, si lia Cationi monovalenti 137,743 millimol „ bivalenti 28,885 „ trivalenti 0,097 Anioni monovalenti 179,590 „ bivalenti 8,180 354,423 Combinando in sali i cationi e :^\ i ;inioni suddetti, si ha : 137.743 Cat' ^ 137.743 An' = = 137.743 m^lhmol di saH 8.108 Cat" -f 8.108 An" - -= 8.108 20.777 Cat" 4 2X20.777 An' : = 20.777 0.0Q7 Cat"' + 3X0.097 An' : = 0.097 166.725 Sicché l'acqua in esame contiene 166,725 millimol (C?") di elettroliti per litro e da questi si originerebbero a dissociazione completa 354.423 millimol di ioni. Quindi 354.423 K = = 2 1258 166.725 ' Dalla concentrazione osmotica C" = 350,270 bisogna de- trarre 0,617 millimol di HoSiO,, ; 16,007 di COo libero ; 0,199 di H,S ; 0.687 di O e 3,927 di N ; ossia bisogna detrarre millimol 21,437, sicché la concentrazione osmotica degli elettroliti é data da Co = 350,270 — 21,437 = 328,833 e sostituendo nella formola anzidetta i valori, si ha 328,833 - 166,725 166,725 (2,126 - 1) 0,863 — Só- li grado medio di dissociazione dell'acqua " Stabia „, desun- to dall'abbassamento del punto di gelo, è a = 0,863 che concorda con quello desunto dalla conducibilità elettrica. Riassunto dei risultati analitici. Riassumiamo i dati ottenuti dall'analisi chimica e dall'analisi fisico - chimica necessari per conoscere la dissociazione dei sin- goli ioni nell'acqua. TABELLA L Residuo fisso e costanti fisiche. Residuo fisso a 100° gr. 11.863 n 180° " 11.547 " " al rosso incipiente » 10.963 Il II a 180° dopo tratt. carbonico " 11.455 Peso specifico D^^ = 1.00983 Abbassamento del punto di gelo A = 0o.648 Pressione osmotica P = 1.2283 Concentrazione osmotica Co = 350.270 millimol Attrito interno i] = 0.00848 Conducibilità specifica a 18° Kjs = 1659.7 x 10^ Q recp. Grado medio di dissociazione a 18° a = 0.862 a 0° (X = 0.863 Residuo fisso a 180° calcolato dalla con- ducibilità elettrica (K^g X 686,488) gr. = 11.394 TABELLA II. Composizione dei gas disciolti nell'acqua. In 1 litro di acqua a 17o,4 sono disciolti : Anidride carbonica gr. 0.566632 Idrogeno solforato " 0.002044 Ossigeno » 0.011 Azoto " 0.055 — 37 — TABELLA IH. Sostanze disciolte in 1 litro di acqua espresse in ioni ed in milligr - equiv. grammi in 1 litro Millimol Milli - Equiv Cationi Jone Litio 0.000051 0.002 0.002 " Sodio 3.062070 133.133 • 133.133- " Potassio 0.180180 4.608 4.608 " Calcio 0.414730 10.350 20.700 " Magnesio 0.450110 18.507 37.014 " Ferro 0.001560 0.028 0.056 « Alluminio 0.002630 0.094 0.194 195.707 • Anioni Jone Bromo 0.003026 0.038 0.038 " Cloro 5.908090 166.612 166.612 " Solforico 0.778960 8.108 16.216 " Carbonico 0.392060 6.420 6.420 _" Carbonico 0.392060 6.240 ■ 6.420 11.585527 354.323 195.706 Acido silicico (meta) 0.048340 0.617 Sostanze organiche 0.002800 11.636667 354.940 Anidride carbonica libera 0.704350 16.007 Idrogeno solforato 0.006800 0.199 Ossigeno 0.011000 0.687 Azoto e gas inerti 0.055000 3.927 12,41 375.760 — 38 Grado di dissociazione dei singoli ioni. Per semplificare il calcolo si tralasciano, oltre il litio, anche il bromo, il ferro e l'alluminio, giacché per la loro piccola quan- tità si possono considerare come completamente dissociati e per conseguenza viene modificato il dato relativo al CI, K e HCO3. Quindi per i presenti calcoli si assumono i valori seguenti espressi in milli - equiv. Cationi Anioni , Na ^ 133;i33 CI. 166.610 K 4.570 SO, 16.216 Ca 20.700 HCO3 12.5Q0 Mg 37.014 Siccome i sali in una soluzione diluita agiscono reciproca- mente sul valore della loro dissociazione, per cui questa in ge- nerale viene ad essere diminuita, bisogna tener presente questo fatto per calcolare il grado di dissociazione, e la mobilità dei sin- goli ioni. RoLOFF 1) perciò aggiunge alla metà del numero dei mil- ligr. equiv. per un catione, la metà della somma di tutti i mil- ligr. - equiv. degli anioni. Quindi, per l'acqua in esame si hanno le seguenti concentrazioni : 133 133 105 416 Na 133,133 = ^^^^^ -f 2 ' =164,274 2 2 4 57 1Q5 416 K 4,57 = ' + 2 ' = 9g,993 2 2 , 20 7 195 416 Ca 20,7 = -^Mii- + 2 A^^L*i^ = 108,058 , 2 2 Mg 37,014 =iZ^ +2 L^^^ =116,215 ^ ' 2 2 CI 166,61 =i^^ +2 ^^M16 _ 181,008 2 .2 ') RoLOFF. — Die pliysikaUsclie Analysc clcr in i ne ni Iw èsser. Berlin, 1903. — 39 so, 16,261 = ^^ +2 >^5'4"^ HCO, 12,590 2 12.590 2 195.416 105.816 = 104.003 2 2 Le mobilità dei singoli ioni relative alle concentrazioni ora ot- tenute si deducono per interpolazione da quelle che si trovano per gli elementi elencati nella Tabella di Kolhrausch e Holborn. Dividendo la mobilità, alla concentrazione calcolata di sopra, per la mobilità all'infinito, si ottengono i rispettivi gradi di dis- sociazione u. Ottenuti questi valori, si possono conoscere le con- centrazioni in millimol degli ioni e delle molecole disciolte in 1 litro di acqua nel modo seguente : Oli ioni si ottengono moltiplicando le concentrazioni vere che si trovano nella Tabella III per il coefficiente u, riportati a millimol i numeri trovati. Le concentrazioni vere (Tabella III) sottraendo l'ammontare in milligr- equiv degli ioni e riportando a millimol il risultato. Diamo il risultato dei calcoli eseguiti nella TABELLA IV. I li Ili IV V .Milli - equiv. Concentra- zioni supposte Mobilità Grado di dissociazione Mill imol Ioni Molecole Na 133.133 164.274 33.4 0.752 100.116 33.017 K 4.570 99.993 55.9 856 3.912 0.658 Ca 20.700 108.058 28.9 545 5.640 4.710 Mg 37.014 116.215 24.1 491 9.086 9.421 CI 166.610 181.008 54.2 822 136.953 29.657 SO, 16.216 105.816 41.6 596 4.832 3.276 HCO, 12.590 104.003 124.151 |0.o34| 7.988 4.605 260.539 80.739 — 1.— — -. ' — -^i— -^ --- 341.278 — 40 — La concentrazione osmotica i!i elettroliti calcolata dal punto di gelo è di 350,270 millimol, dato abbastanza concordante con quello di sopra. Il grado di dissociazione (/ e la mobilità dell'HCO, non po- tendosi ottenere per determinazione diretta, perchè non si cono- scono i dati della mobilità in rapporto alla concentrazione , co- noscendosi soltanto il valore a diluizione infinita , si ottengono per differenza nel modo seguente : Si sommano gli ioni e le molecole (Tabella IV colonna V) degli elementi contenuti nell'acqua, cioè 260,539 -f 80,73Q=341 ,278. Questa cifra si detrae dal numero delle millimol depurate, cioè 350,270— 1,004 == 349,266 e si ha 349,266 — 341,278 = 7.988 ioni di HCO3. Essendo la concentrazione vera dell' HCO3 eguale a milli - equiv. 12,590 si ha 12.590—7.988 = 4,602 molecole di HCO, Per conoscere il grado di dissociazione si divide 7.988 per 12,590 e si ha 7.988 Per la mobilità si moltiplica la diluizione infinita dell'HCO.; cioè 38,1 per il grado a calcolato e si ha 38,1.X 0,634 = [24,15] che è la mobilità dell'HCO., alla concentrazione indicata. Calcolo del probabile aggruppamento delle sostanze disciolte in 1 litro di acqua minerale. I gradi di dissociazione trovati si assumono per base del calcolo delle quantità di ioni liberi e di quelle dei sali indis- sociati. Il litio, il bromo, il ferro e l'alluminio si ritengono com- pletamente dissociati. Per avere la concentrazione in grammi degli ioni liberi, si moltiplicano questi pel peso atomico di ciascuno. — 41 TAVOLA V. Ioni ottenuti dall' analisi in equiv. ■ 10 ^ a Ioni liberi in equiv. >' IO'' Concentrazione in ^r. corrispondenti agli ioni liberi Ione sodio 13313.3 0.752 10011.6 2.302668 " potassio 457. 856 391.2 0.1519592 " litio 0.2 1.000 0.2 0.000051 " calcio 2070. 0.545 564.0 0.2249948 " magnesio 3701.4 491 908.6 0.22057952 " ferro 1.56 1.000 1.56 0.00156 " alluminio 9.7 1.000 9.7 0.00263 " bromo 3.8 1 .000 3.8 0.003026 " cloro 16661. 0.822 53695.3 4.83535338 " solforico 1621.6 ' 0.596 483.2 0.463221024 " carbonico 1259. 0.634 798.8 0.486268 La differenza fra la concentrazione totale e quella degli ioni liberi dà la quantità di cationi ed anioiTi che entrano nelle mo- lecole indissociate, ed il raggruppamento in sali vien fatto di- stribuendo i cationi fra gii anioni proporzionalmente alla loro concentrazione. — 42 — TABELLA VL Sali iiuiissociati in 1 litro di acqua Mol. >' IO"' Concentrazioni in g.rannni dei sali indissociati in 1 litro di acqua Cloruro di sodio 2608.4 1 .52487064 " potassio 51.98 .0.03865233 " calcio 372.1 0.20636666 " magnesio 754.Q 0.35948338 Solfato di sodio 288. 1 0.20465183 " potassio 5.7 0.00496669 " calcio 41.1 0.02797677 " magnesio 82.2 0.04948029 Bicarbonato di sodio 405.3 0.34045200 " potassio 8.1 0.00810810 " calcio 57.7 0.04675719 " magnesio 115.5 ' 0.0S339980 Riassumendo , si lia il seguente raggruppamento delle so- stanze disciolte in 1 litro dell'acqua minerale "Fonte Stabia „. 43 TABELLA VII. Ioni liberi ■- IO"' Oranniii ione sodio Na' 10011.6 2.302668 ' potassio K' 391.2 0.1519592 ' litio Li 0.2 0.000051 ' calcio Ca' 564.0 0.2249948 ' magnesio Mg" 908.6 0.22057952 ' ferro Fé" 1.56 0.00156 ' alluminio Al" 9.7 0.00263 ' bromo Br' 3.8 0.003026 ' cloro cr 13695.3 4.83535338 ' solforico so;' 483.2 0.46321024 » carbonico HCO;/ 798.8 mol. X IO'' 0.486268 Cloruro di sodio NaCl 2608.4 1.52487064 " potassio KCl 51.98 0.03865233 " calcio CaCl, 372.1 0.20636662 " magnesio MgCl, 754.9 0.35948338 Solfato di sodio Na.SO, 288.1 0.20465683 " potassio K,SO, 5.7 0.00496669 " calcio Caso, 41.1 0.02797677 " magnesio MgSO, 82.2 0.04948039 Bicarbonato di sodio NaHCO, 405.3 0.340452 " potassio KHCO3 ^ 8.1 0.0081081 » calcio Ca(HCOJ, 57.7 0.04675719 " magnesio A4g(HC03), 115.5 0.0833998 11.58546682 Acido silicico (meta) H,,SiO, 0.04834 Sostanze organiche 0.00288 Anidride carbonica libera CO, 0.70435 Idrogeno solforato H,S 0.0068 Ossigeno 0, 0.011 Azoto e gas rari N, 0.055 A. titanico, Bario, Stron- zio e fosfati tracce 12.41 44 — Conclosioni. Dai risultati analitici risulta , che l'acqua minerale " Fonte Stabia „ è alcalina, solfurea, carbonica, clorurato-sodica, legger- mente bromurata e litiaca. Dai dati chimico-osmotici risulta, che è ipertonica e sufficien- temente dissociata, per cui la sua azione è purgativa leggiera, non provocando perciò irritazione nell'intestino, in modo che il suo uso può essere continuato anche a lungo. Napoli, Maggio 1918. I iiiito di stampale il 15 novembre 1918. Notizia di un' Ophioglypha lacertosa Lym. anomala. Nota del socio Dott. Giwseppe Zirpolo , (Tornata ordinaria del 9 giugno 1918) La estesa bibliografia sugli Ofiuroidi non registra finora, per quanto è a mia conoscenza, nessun caso di anomalia delle braccia in individui di Ophioglypha lacertosa Lym. Facendo seguito alle mie precedenti ricerche ^) sull'anomalia delle braccia negli Asteroidi, ho creduto dare notizia di questo ofiuroide tetramero, allo scopo di contribuire alla casistica delle anomalie , conscio che dallo studio singolo delle varie forme irregolari si possa addivenire, in un lavoro di sintesi , alla in- terpretazione più esatta della genesi delle anomalie. L'esemplare di cui mi occupo fu pescato nel golfo di Na- poli fra centinaia di forme normali e da me conservato a secco. ') ZiRPOLO, G. — Alcuni casi di anomalia delle braccia di Asterina gibbosa Penn. Boll. Soc. Nat. Napoli, Voi. 29, p. 1, Tav. 1-2, 1916. — — Di una rara anomalia delle braccia di Astropecten oiirantiacus L. Pubbl. Staz. Zool. Napoli, Voi. 1, p. 31, Tavole 1-3, 10 figg., 1916. — — Su alcuni individui anomali di Chaetaster longipes Retzius e di Hacelia attenuata Gray. Boll. Soc. Nat. Napoli, Voi. 29, p. 49, Tav. 3, 1916: — — Notizia di alcuni Asteroidi anomali pescati nel golfo di Napoli {Echinaster sepositus Gray ed Asterias glacialis O. F. Mìiller). Ibid. Voi. 30 p. 19, 3 figg., 1917. — — Casi di anomalia delle braccia di Asteroidi dovuti ad iperrige- nerazione. Mem. Pont. Accad. N. Lincei, Serie I, Voi. 3, p. 247, Tav. 1, 3 Figg. Roma, 1917. — — Un caso di rigenerazione parziale delle braccia in Astropecten aurantiacus L. Pubbl. Staz. Zool. Napoli, Tav. 10, 2 figg. p. 169, 1918. ^ 'p i , • . 46 Esso è Lina forma giovanissima di Ophloglypha lacertosa Lym. 11 disco misura appena mm. sei di diametro, calcolato da un interradio all'altro, e le braccia, a partire dalla base del disco fino alla placca terminale, misurano sedici mm. di lunghezza. Fig. 1. Esemplare di Opìiioolypl.ii lacertosa Lym visto dalla legione dorsale, ingrandito due volte Nella regione dorsale tutte le placche, dalle centro-dorsali alle radiali primarie , secondarie e interradiali, sono simmetrica- mente disposte : solamente la disposizione di queste è tetramera. In ogni braccio si possono notare ben distinte la serie delle 'placclie laterali o ambulacrali, su cui si notano le varie spinule : una diretta verso la regione dorsale , una in quella centrale e quattro in quella ventrale. Inoltre, sono ben visibili le placche epineurali. Nella regione ventrale si distinguono le placche orali, l'ar- matura delle fessure genitali e lo scheletro boccale, formato da quattro placche, che ne limitano la cavità. Osservazioni sui dif- ferenti organi interni -non è stato possibile farne, essendo l'e- semplare preparato a secco. — 47 — Il colore del corpo nella regione dorsale è di un grigio scuro, macchiettato di nero; nella regione ventrale è bianco-roseo negl'interradii, bianco lungo le braccia. L'animale cammina normalmente come gii esemplari con cinque braccia. Capovolto, immediatamente ritorna nella posizione normale. Quest'esemplare presenta una spiccata simmetria tetramera, alla quale si assoggettano tutti i vari e singoli pezzi dello scheletro, individuando due piani di simmetria. Fig. 2. Lo stesso esemplare di O/jliiogly/jho lacertosa L\\\ visto dalla regione ventrale ingrandito due volte. Circa la genesi di questa anomalia, dallo studio obbiettivo dell'esemplare si può dedurre, che essa è di origine embriologica. Non può invocarsi qui una causa traumatica, che abbia dato o- rigine ad una forma tetramera così ricostituita , per la perdita del quinto braccio non rigenerato, come ho potuto dimostrare per esemplari di Astropecten aurantiaciis L. '). Non v'è accenno, per ') Cfr. ; ZiRPOLO Q. — Di una rara anomalia delle braccia di Astropecten aiirantiacus L. Piibbl. Staz. Zool. Voi. 1, p. 29. Napoli, 1916. — 48 — quanto l'animale sia giovanissimo, ad una rigenerazione di parte dello scheletro per lesione avvenuta in esso. Si tratta qui di un caso di anomalia congenita, la cui spiegazione resta, almeno per ora, come in casi analoghi, sconosciuta. Napoli, Stazione Zoologica, maggio 1918. h'inito di stampare il 20 novembre H)1S. ACHILLE TERRACCIANO 1861-1917 OFF, TIP. ALDINA Achille Terracciano Commemorazione letta dal socio Fridiano Cavara (Tornata del 9 giugno 1918) Il giorno 8 agosto dello scorso anno spegnevasi in Caserta, dopo fulminea malattia, Achille Terracciano, professore ordinario di Botanica nella R. Università di Siena, il quale apparteneva al nostro sodalizio fin dal 1883. A me, che ho avuto da Voi, chiarissimi Colleghi, il gradito ed onorevole incarico di commemorare il compianto e valoroso Consocio, si affaccia un caro ricordo e cioè la partecipazione di Achille Terracciano ad una memorabile festa della scienza, re- sa solenne dall'intervento della Società di Naturalisti, il 4 luglio 1909 : voglio alludere alla inaugurazione del giardino alpino, la „ Tenorea „ in Montervegine, a molti di Voi, certo, presente allo spirito. ♦ In quell'occasione, il nostro Terracciano, riedeva, si può dire, in seno alla famiglia dei Naturalisti napoletani, dt)po lun- ga, forzata interruzione, dovuta all'allontanamento, per ragioni di ufficio, da Napoli. La dolorosa , inopinata scomparsa di Achille Terracciano, nella pienezza delle forze fisiche ed intellettuali, è un lutto della Società nostra e della Botanica italiana, che perde in Lui uno dei suoi più appassionati ed esimi cultori ; e, come giustamente os- servava un valoroso collega che gli fu pure amico diletto, il Prof. Luigi Montemartini, deputato al Parlamento, con Achille Terracciano, perdiamo un naturalista il cui stampo va disgra- ziatamente in Italia scomparendo. — 50 — Legato da vecchia amicizia a Lui che, pur di me piìi gio- vane, aveva iniziata la sua carriera scientifica nello stesso torno di tempo, rimasi dolorosamente colpito quando , a tarda ora deirs agosto u. s. mi veniva comunicata 'da laconico, straziante dispaccio dell'affranta sua Signora, la quasi incredibile notizia della di lui prematura fine. Ai tanti mesti pensieri che si accomunarono in quel mo- mento nell'animo mio : lo strazio dell'adorata sua Compagna, e del venerato illustre suo genitore, il Professore Nicola Terra'c- ciANO, la perdita dell' amico gentile, affettuoso, il lutto della scienza, vi era pur quello di vedere in un attimo svanito un sogno da Lui per anni e anni covato in seno, quello di passare in una delle Università del continente ! Ed il sogno stava per divenire realtà, anzi sarebbe stato un fatto compiuto, se il fiero morbo non avesse troncato quella ro- busta fibra. Il nostro Achille, in fatti, era allora allora reduce dalla Sardegna, l'isola pur tanto da Lui amata e che gli aveva dato co- sì larga materia per ricerche, studi compiuti ed opere iniziate e da condurre a termine, formanti il di Lui legittimo orgoglio; ed era tornato per preparare il suo discorso inaugurale da tenere nel prossimo novembre, per l'apertura dei corsi, all'Università di Siena ove, a suo titolo d'onore, avevalo chiamato il voto unanime della Facoltà di Scienze. Fatale , imperscrutabile destino ! Egli non doveva piiì raggiungere la sospirata sede, alla quale pure aveva di già inviato casse di libri e di materiale di studio ! Achille Terracciano era nato in Muro Lucano il 5 ottobre 18ÓL Educato nel Convitto Nazionale " Giordano Bruno „ di Maddaloni, vi conseguiva la licenza liceale d'onore, e dopo un anno di volontariato nel 19° Reggimento di Fanteria, passava alla Università di Napoli, ove si iscriveva alla facoltà di medi- cina. Ma trasportato da forte inclinazione per lo studio delle Scienze Naturali, scorrendogli nelle vene il sangue dell'eminente botanico, illustratore di Terra di Lavoro e della Basilicata, chie- deva, dopo il primo biennio, il passaggio alla Facoltà di Scienze Naturali, presso la quale si laureava nel 1884. — 51 — Fu in seguito assistente presso l'Istituto botanico di Roma da prima, e cioè fino al 1894, e in quello di Palermo di poi chiamatovi dall'illustre Prof. Antonino Borzì, che lo amò siccome un figlio. Fu anche insegnante nelle Scuole secondarie di Padova, e delle anzidette città. Nel 18Q6 conseguiva la Libera Docenza in Botanica generale all'Università di Palermo, che esercitò fino al 1Q06, anno nel quale il Terracciano vinceva il concorso per professore straordinario di Botanica nella R. Università di Sas- s'ari, ove otteneva dopo alcuni anni la promozione ad ordinario; fin- che nello scorso anno gli veniva fatto di passare all'Istituto Bo- tanico di Siena.. A Sassari Achille Terracciano promosse, con vero entusia- smo, lo sviluppo dell'Istituto affidato alle sue cure, sia amplian- do la suppellettile scientifica, e specialmente le collezioni essic- cate, con reiterate escursioni fatte in qell'isola tanto interessante dal lato floristico, e procurando materiali da fuori col mezzo degli scambi ; sia fondandovi l'Orto botanico, che non esisteva che di nome, fornendolo di serre, di vasche, e di piante esoti- clie ed isolane, pubblicando un Catalogo dei semi per metterlo in relazione con tutti gli altri Orti botanici. E l'Università di Sas- sari deve alla zelante opera del compianto nostro Collega, se ora ha un Istituto botanico, il quale, pur disponendo di mezzi mo- desti, offre agli studiosi quanto si richiede per esigenze didat- tiche e per coltivare uno qualsiasi dei rami della disciplina bota- nica. Chi ha l'onore di parlarvi, ed ha visitato per ben due volte quell'Istituto, non può non tributare allo sventurato amico, che vi spese la miglior parte delle sue energie, le più sincere parole di plauso. Achille Terracciano amò eli intenso amore la Sardegna, che fu così largo campo alla sua attività, come lo dimostra quello che vi ha fatto, ed ancor più quello che potrà essere messo in luce dalle sue poderose raccolte e dai voluminosi manoscritti, per una degna illustrazione della flora e della vegetazione di quell'isola. Del suo grande amore ne è pruova tangibile la lettera pub- blica, che egli indirizzava nella " Tribuna „ al rettore dell'Uni- versità, On. Angelo Roth, l'attuale Sottosegretario di Stato per la Pubblica Istruzione, nell'atto di lasciare la Sardegna, e che mi permetterete che qui riproduca per intero. Eccola : 52 " Illustre amico, Lascio quest'oggi, con strazio all'animo che io stesso non prevedevo, la tua isola bella, la tua terra natale ricca di fortezza d'uomini e di menti, baciata da un mare cerulo e radioso pei riflessi del nostro cielo splendido di luce anco quando le nubi lo velano. Ho amato questi luoghi, che per undici anni e mez- zo mi ospitarono, come quelli selvaggi e rudi ove nacqui , ed ho ad essi dato il meglio di me stesso studiandoli con quanta attitudine e quanta scienza era nelle mie forze. Lascio un Orto ed un Istituto, che se avversi fati non vorranno, potranno a lun- go testimoniare della modesta ma affettuosa opera mia. Darò quanto prima la Flora Sarda, che forse non riuscirà inutile pel futuro incremento dell'isola. Diedi qualche cosa, che oggi è più tangibile, con consigli, con relazioni, con divulgazioni sulla ne- cessità dei pascoli e dei boschi. Credo aver compiuto qui il mio dovere da uomo onesto, da scienziato coscienzioso , da profes- sore. Ed ho tranquillo l'animo e pure la coscienza del compiuto dovere. Partendo, il mio pensiero è a te, illustre tra gli illustri, che onorarono ed onorano la Sardegna ; avrei voluto venire a ve- derti i) , ma il tempo mi è proprio mancato in mezzo al gran lavoro compiuto per lasciar tutto nel più perfetto ordine. Ti giunga la mia parola calda ed affettuosa, non solo per l'alta po- sizione che segnatamente ricopri, ma come espressione d'animo sempre devoto che tale si mantenne dal 1Q06 ad oggi ; e tu uo- mo d'oro ed anima eletta lèggivi dentro assai più che non ab- bia saputo dire. Mi affoga la commozione del distacco, doloroso assai per quanto necessario ; ma in tanta piena di sentimenti parto con la fronte alta, con il cuore invaso ancora del ricordo carissimo della ospitalità sincera ovunque ricevuta. Sono lucano di nascita, mi sento sardo nell'animo, se tanto non è orgoglio per me. Ti abbraccio fraternamente, e sappi che ovunque mi trovi 0 L' On. ROTH si trovava ad Alghero quando Achille Terracciano gli scriveva. -sa- la Sardegna sarà per me il più dolce, il più caro, il più innef- fabile ricordo della mia vita. Tuo Aff.mo A. Terracciano Nobile, affettuosissima attestazione di infinito amore, che il nostro amico volle dare all'isola che lo aveva ospitato per tanti anni ; e non vi può essere ostentazione alcuna per chi, natura- lista, ha vissuto in quella terra piena di risorse di studio e fra uomini di cuore d'oro, come può attestarvi anche chi vi parla e che vi trascorse alcuni anni. Ed ora dovrei dirvi dell'opera scientifica' di Achille Terrac- ciano, opera così vasta e così varia, a trattare della quale male si presta la presente breve commemorazione, onde mi consen- tirete di limitarmi a qualche accenno sommario. Achille Terracciano, di ingegno vivissimo, agile, pronto, a- veva ereditato dal padre, pur tanto valoroso botanico, lo spirito di osservazione, l'amore ed il tenace studio per le piante, per- seguendone anzitutto l'indirizzo sistematico, ma delineandosi via via, e più particolarmente in Lui, la tendenza agli studi monogra- fici, come ne fanno fede i numerosi contributi alla conoscenza di svariate famiglie e generi di piante che dimostrano una chiara concezione sintetica dei gruppi ed una buona valutazione dei ca- ratteri per il loro coordinamento. Sono molti i suoi lavori mono- grafici, e per limitarmi ai principali citerò i seguenti : Primo contributo ad una monografia delle Agavi; Le Vio- le italiane della sezione Melanium ; Contributo alla storia del genere Lycium ; Le Giuncacee italiane ; la Monografia delle Resedacee ; la Monografia del genere Brachychiton ; Le Palme delVOrto botanico di Palermo; Revisione monografica del genere Nigella, e Revisione monografica delle Oagee della Flora Spa- gnola, etc. Quest' ultima si può dire l'introduzione ad uno stu- dio generale delle Gagee, che ha tenuto' occupato per molti an- ni il Terracciano, il quale non ha guardato a sacrifici pecuniari di sorta per fornirsi di materiali, di libri e memorie ; ed intra- — 54 — prese anche viaggi all'estero per consultare erbari e biblioteche. E fu per tale studio a Ginevra, a Parigi, a Madrid ed a Berlino. Ha lasciato un poderoso manoscritto con numerose tavole squi- sitamente da Lui disegnate dal vero, che sarà vera fortuna per la scienza il poterne procurare la stampa. Sono poi numerosissimi i lavori di floristica del Terracciano che non è possibile qui enumerare e rimando all'elenco generale che faccio seguire al presente cenno commemorativo; basterà ac- cennare alle sue contribuzioni alla Flora della Basilicata, per la quale aveva già iniziata un'opera ed anzi una prima parte , con dottissima introduzione geo-botanica ; come pure i suoi studi sulla Flora del Polesine , su quella della Provincia Romana, e dell Eritrea, dove con due viaggi intrapresi potè fare co- spicue raccolte, che lo resero conoscitore esimio della Flora di quella regione africana. Ma è sopratutto la lunga permanen- za in Sardegna che gli ha permesso di erborizzarvi per lungo e per largo e rendersene famigliare la flora , sulla quale avea di già pubblicata una importante introduzione di carattere fito-geo- grafico, come prodromo ad opera di gran lena cui stava ac- cudendo sulla flora e la vegetazione di quell'isola, che non o- stante la classica opera di Giacinto Moris e le contribuzioni del Gennari, del Martelli, dell'Herzog e di altri riserba pur tante meraviglie agli studiosi. Achille Terracciano che, come vi dissi, fu per anni parec- chi, assistente del genialissimo botanico, Antonino Borzì , non poteva non risentire della influenza spirituale di tanto' maestro; ed è così infatti che il nostro compianto Consocio, volse ezian- dìo, e con risultati felici, la sua bella attività scientifica all'inda- gine di processi morfo -biologici svariati, con i suoi lavori: Su t nettari extranuziali nelle Bombacee; Note anatomo-bio- logiche suWAescliy noniene indica; La biologia e la struttura fio- rale della Jacaranda ovalifolia ; Contributo alla conoscenza del- la propagazione agamica nelle piante fanerogame, notevole lavo- ro questo, corredato di sei tavole ; / Tuberi epigei nelle dicoti- ledoni e altri ancora. Fondò anche il Bullettino dell'Istituto Botanico della R. U- niversità di Sassari, di cui comparvero parecchi fascicoli con la- vori originali per la maggior parte frutto della sua operosità. — 55 — Achille Terracciano fu di un attività straordinaria. Oltre le 70 e piij pubblicazioni di carattere strettamente scientifico, scrisse relazioni diverse per incarichi e missioni affidategli dai ministeri della P. Istruzione e dell'Agricoltura, che lo ebbero col- laboratore intelligentissimo e scrupoloso. Fu 1' anima di parec- chi congressi ed esposizioni tenutisi a Palermo ; e al congresso forestale di Napoli, nel 1914, fu relatore sopra un importante argomento, sul Rimboschimento delle Dune, . con un elaborata relazione di grande interesse botanico e forestale. Fu anche felice volgarizzatore della Scienza da Lui coltivata, e pubblicò un volume sulla Vita Sociale delle Piante, e tradusse il testo tedesco degli Elementi di Scienze Naturali dello Schmeil per la parte botanica, dandovi una impronta personale e adat- tando il testo alle esigenze delle scuole italiane. J^ Achille Terracciano ebbe modi squisiti, signorili, ed animo mite, buon-o anzi generoso." Animato da ardente amore per la scienza coltivata da Lui con tanto entusiasmo, ebbe il nobilissi- mo pensiero, che segnalo a voi Colleghi come vero titolo d'o- nore, di fare magnifico dono del suo ricco erbario, della sua bi- blioteca botanica, dei manoscritti, diplomi e corrispondenza scien- tifica al nostro Istituto botanico. Ad onore del vero ebbe in un primo momento l'idea di lasciare il suo materiale scientifico a questa nostra Società; ma forse avuto riguardo alla necessità della manuntenzione e dell'incremento delle collezioni essiccate, in un ultima sua disposizione testamentaria pensò all' Orto bo- tanico. E la gentile e sventurata Signora che divise con Lui le gioie e le ansie della di Lui vita laboriosa e della non breve carriera, nel darne comunicazione ufficiale a chi ha l'onore di parlarvi, volendo interpretare anche un voto espresso dal compianto consorte, annunziava di volere istituire un premio biennale di lire 1200 da intitolarsi ad Achille Terracciano e da conferirsi alle migliori con- tribuzioni floristiche intese ad illustrare la flora delle provincie meridionali e ad accrescere il già ricco erbario, frutto della at- tività scientifica sia d'Achille Terracciano, sia del venerato pa- dre suo. Prof. Nicola. — 56 — Non vi hanno parole per degnamente mostrarsi grati al ge- neroso donatore ed alla sua Signora, due anime gentili che si erano felicemente fuse e comprese. Dinnanzi a tanta nobiltà di sentire e ad una vita spesa nel culto della scienza, vada il riverente saluto e 1' omaggio nostro alla memoria di Achille Terracciano, ed una parola di vivissima condoglianza al venerato suo padre ed alla inconsolabile Signo- ra Maria Terracciano - Manganelli, la quale , nello schianto dell'anima sua, volle così degnamente onorato il nome dell'indi- menticabile, adorato suo consorte. Pubblicazioni di Achille Ter facciano ') 1. Notizie preliminari sulla flora delle isole Palmarie : in Atti Acc. Asjx nat. di Napoli 1884, ser. Ili, Voi. I, di pag. 7. 2. Plantae iiovae v. criticae in insula Pandataria sponte nascentes : in Riv. ital. se. nat. Napoli 1885, Voi. I fase. 2, pag. 4. 3. Insularuni Pontianorum Geranioideae. Ibid. fase. 4, di pag. 8. 4. Primo contributo ad una monografia delle Agavi: in Atti Acc. Asp. nat. Napoli 1885, ser. Ili, Voi. I. di pag. 59 e 5 tav. 5. Felci australiane: in Rend. R. Acc. Se. fis. mat. di Napoli. 1885, fase. 4, di pag. 8. 6. Intorno ad una capsula quadriloculare e contributo aW anatomia del pi- stillo dell'AgSLve striata Zucc. N. Giorn. bot. ital. Voi. XVII, 1885, di pag. 6 con 1 tav. 7. Aubrietiae italicae : in Malpighia, Messina 1887, Voi. I. di pag. 3. 8. Scirporum species e sectione Isolepidum : Ibid. 1887, Voi. II. di pag. 5. 9. Himantoglossam hircinum var. romanum; in Malpighia, Messina 1887, Voi. I di pag. 4. 10. Brassicae quaedam e ditione praesertim florae romanae : Ibid. 1888, voi.. II di pag. 4. 1 1 . Intorno al genere Eleoeharis ed alle specie che lo rappresentano in Italia : Ibid. 1888, Voi. II. di pag. 46, con 1 tav. 12. La Flora della Basilicata: in Boll. Soc. bot. ital. Firenze, 1889. Contr. I di pag. 6. 13. — — Contribuzione II, e. s. di pag. 7. 14. Le piante spontanee dell'isola Minore nel lago Trasimeno : in Boll. e. s. di pag. 10. 15. Le Viole italiane spettanti alla sezione Melanium DC : Appunti di studii filogenetico-sistematici ; Ibid. di pag. 12. 16. Dell' W\mm Rollìi e delle specie piìi affini: in Malpighia, Genova 1889, Voi. Ili, di pag. 16, con una tav. 17. Specie rare o critiche di Geranii italiani: lh'\d. 1890, Voi. IV, di pag. 46. 18. Contributo alla storia del genere I.ycium : Ibid. di pag. 69. 1) Questo elenco, che ci fu cortesemente comunicato dal Prof. Nicola Ter- RACCIANO, con aggiunte nostre, non è forse completo. — 58 — 19. La Flora del Polesine: in Boll. Soc. bot. ital. Firenze 1890. Contrib. I, di pag. 6. 20. La Flora delle Isole Tremiti: Ibid. 1890, di pag. 8. 21. Le piante dei dintorni di Rovigo. Contribuzione L Ibid. 1890, di pag. 6. 22. Contribuzione II e III. Ibid. 1891, di pag. 9. 23. Le Sassifraghe del Montenegro raccolte dal Dr. A. Baldacci : 1892, Ibid. di pag. 6. 24. Intorno alla struttura fiorale ed ai processi dHnipollinazione in alcune Nigella : Ibid. pag. 5. 25. Le Giuncacee italiane secondo il Buchenau : in Malpighia, Genova 1892, Voi. V, di pag. 12. 26. Contribuzione alla Flora romana: in Boll. Soc. botan. ital. Firenze 1891, di pag. 7. 27. Contribuzione II. Ibid, 1892, di pag. 7. 28. Contribuzione III. Ibid. di pag. 5. 29. Le Sassifraghe della Flora romana: Ibid. di pag. 6. 30. Contribuzione alla Flora del Paese dei Somali: in Boll. Soc. bot. ital. Firenze 1892, di pag. 6. 31. Escursioni botaniche nelle isole della Colonia Eritrea: in Boll. Soc. geo- grafica italiana di Roma, 1892-93, Voi. V e VI. 32. Prodromo della Flora Lucana: Caserta, Tip. di S. Marino 1893, di pa- gine 94. 33. Contribuzione IV alla flora romana : in Nuovo giorn. bot. ital. Firenze 1894, nuova ser. voi. I. di pag. 58. 34. La fiorala briologica dell'isola d'Ischia : in Boll. Soc. bot. ital. Firenze 1894, di pag. 11. 35. Monografia delle Resedacee spettanti alla flora ital. di F. Parlatore continuata' à.^. T. -Caruel: Firenze 1894, voi. X. di pag. 42. 36. Intorno ad Erythraea tenuiflora Hoffni. et Link ed E. ramosissima Pers. in Italia, in Bull. Soc. bot. ital. Firenze 1894, di pag. 9. 37. De Erythraea Carueliana: id est de italicis E. tenuiflora Hoffm. et Link et E. ramosissima Pers. Ibid. di pag. 6. 38. Fiorala di Anfilah : in Ann. del R. Ist. ed Orto Bot. di Roma, 1894, Voi. IV. di pag. 33. 39. Le Agavi conosciute e descritte nell'ultimo decennio 1885 - 95 : in Boll. R. Orto bot. di Palermo, 1897, an. I. di pag. 7. 40. Antholyza blcolor Gasp. Ibid., di pag. 3. 41. Le specie del genere Brachychiton coltivate nel R. Orto Bot. di Palermo. Ibid. fase. 2, di pag. 5. 42. Le Palme coltivate nell'Orto Botanico di Palermo : Ibid. fase. 3 e 4 di pagine 14. 43. Aloineae et Agaveae novae v. criticae. Ibid. fase. 2, 3 e 4 di pag. 6. 44. Illustrazione delle collezioni botaniche fatte dal Maggiore G. Ameglio nella Colonia Eritrea : Ibid. fase. 2 di pag. 9. — 59 — 45. Revisione monografica del genere Nigella : Ibid. fase. 3 e 4 an. I, di pag. 32, e an. II, 1898, fase. 1. e 2. di pag. 24. 46. Conspectiis specieram generis Doryanthes : Ibid. fase. 1 e 2 di pag. 3. 47. Coltura ed usi dell'Agave sisalana: Ibid. fase. 3 e 4 di pag. 21. 48. Le piante nuove o rare descritte ed illustrate nei " Delectus seniinuni „ e nel " Hortus botanicus panorniitanus „ dall'anno 1S56 al 96, Ibid. fase. 3 e 4 an. II, e fase. 1 e 2 an. III. (1899) di pag. 8. 49. Osservazioni fenologiche fatte nel R. Orto Bot. di Palermo ecc. Ibid. an. I, II, e III (1897-99). 50. / nettarli extranuziali nelle Bonibaceae, in Contribuzioni alla biologia ve- getale, Palermo 1898, Voi. II. di pag. 56 e 4 tav. 51. Note anatomo-biologiche sulla Aesehynomene indiea Lin : Ibid. di pag. 14. 52. La biologia e la struttura fiorale della Jaearanda ovalifolia R. Br. in rap- porto con altre Bignoniaceae : Ibid. di pag. 35 ed una tav. 53. Contribution à la biologie de la propagation agamique dans les plantes phanérogames : Ibid. 1901, di pag. 4. 54. Contributo alla conoscenza della propagazione agamica nelle piante fanero- game : Ibid. di pag. 64 e 6 tav. 55. 1 tuberi epigei nelle Dicotiledoni e la propagazione agamica : Ibid. 1902, di pag. 28. 56. Lo sviluppo delle forme ed i rapporti sociali nella vita delle piante. Pa- lermo, Remo Sandron, 1903, di pag. 228 in 16° eon numerose fig. nel testo. 57. Elementi di Scienze Naturali di O. Schmeil : Botanica. Traduz. dal tede- sco ; comprende 4 parti in 4 volumetti. Ad uso delle Scuole me- die. Palermo. Remo Sandron. 58. Note biologiche sulla Leea eoecinea Planch . Contr. biol. veg. 1902, di pag. 23. 59. Sulle radici transitorie delle Monocotiledoni: Rend. Congr. bot. di Pa- lermo, 1902, di pag. 3. 60. Struttura e biologia di alcuni tuberi aerei nelle dicotiledoni : Ibid. di pag. 3. 61. Le specie di Tropaeolum ed i loro adattamenti alla stauro gamia: in Contri - buz. alla Biol. veg. Palermo 1903, di pag. 16. 62. Le Gagea della Flora portoghese : in Boll. Soe. bot. di Coimbra, 1903, di pag. 6. 63. Gagearum novarum diagnoses : in Boll. soc. ort. mut. soce. di Palermo, 1904 di pag. 5. 64. Per la priorità delle mie Gagearum novarum diagnoses : Ibid. di pag. 3. 65. / Banani da introdurre nelle nostre colture : in Boll. R. Ort. bot. di Palermo 1905, di pag. 9. 66. L'inverno del 1904-5 ed i suoi effetti sulla vegetazione nei giardini di Paler- mo : Ibid., di pag. 30. 67. L'eclisse parziale di sole del 30 agosto ed i suoi effetti su alcune piante : in Contr. biolog. vegetale di Palermo, 1905, di pag. 15. 68. Les espèces du genre Gagea dans la flore de l'Afrique boreale: dans le Bull. Soc. bot. frane. Paris 1905. 2. mem. di pag. 26. — 60 — 69. Revisione monografica delle Gagea nella Flora Spagnuola : in Boll. soc. A- ragonesa. Zaragoza 1905, di pag. 67. 70. Gagearum species florae orientalis ad exemplaria impriniis in herbariis, Boissier et Barbey servata, comparava et illustravit : in Boll, de l'Herb. Boissier, Genève 1905. 71. // clima e la vegetazione nei territori delle regioni tropicali. Confidenza. Sas- sari, 1908, di pag. 32. 72. Botanica e Botanici nell'Ateneo Sassarese: in Bull. dell'Istit. Botan. della R. Università di Sassari T. I. Fase. I. Sassari 1909, di pag. 12, con 1 tav. 73. // Dominio floristico Sardo e le sue zone di vegetazione. Ibid. di pag. 41. 74. Questioni morfologiche e biologiche : Fillofloria e caulifloria. Ibid. di pag. 6. 75. Nuovi habitat e nuove entità di Orchideae in Sardegna : Bull. Soc. Bot. Ital. Firenze, 1910, di pag. 16. 76. Esiste in Sardegna una Flora alpina? Boll. Soc. bot. ital. Firenze 1910 di pag. 9. 77. Specimen Bryologiae et Heputicologiae Sardoae. Boll. Ist. Bot. Sassari, Fase. IV. di pag. 84. 78. 5/// rimboschimento delle dune: in Atti del III Congresso forestale italiano tenutosi in Napoli nel 1914. r'inito di stampare il 20 dicembre 1918. Studi sui fermenti degli animali marin Cmstacea, V. - Sui fermenti della Maja Squinado del socio Aurei D. Craifaleanu (Tornata del 18 agosto 1918) Esporrò in questa nota alcuni dati ottenuti sull'autolisi del epatopancreas del crostaceo Maja Squinado. Come si vedrà in seguito, lasciando il fegato di questo crostaceo a digerire, e- vitando lo sviluppo dei batteri, si ha una proteolisi, sia in un ambiente acido che alcalino ; però, la reazione alcalina favorisce la proteolisi. Ho avuto già occasione di dimostrare nei miei precedenti lavori che autolizzando I' epatoprancreas dei molluschi, la pro- teolisi avviene meglio in un ambiente acido. Nel caso dei cro- stacei, al contrario, l'ambiente alcalino è il più favorevole allo sviluppo della proteolisi del loro epatopancreas. Circa il metodo eseguito nelle presenti ricerche non ho da aggiungere altro a quello detto nei miei precedenti lavori, pub- blicati in parte in questo stesso Bollettino. 1° Esperimento. Il fegato d'una Maja Squinado venne triturato in un mortaio fin- ché tutto divenne una massa omogenea. Determinazione dell'azoto totale a) 2.0450 gr. di fegato furono kjeldahlizati. ■ Per neutralizzare 1' ammoniaca risultata furono usati 15.8 e. e. "5 SO4H2, corrispondenti a 2.16 o'o d'azoto nel fegato; b) 1.5824 gr. di pasta furono kjeldahlizati. Per neutralizzare 1' ammo- — 62 — niaca risultata occorsero 12.3 e. e. "'5 SO^H^, corrispondenti a 2.17 «o d'azoto nel fegato. In media questo fegato contiene 1.165 °/o d'azoto. Ricerche sui fermenti. Ho studiato in questo esperimento lo sviluppo dell' autolisi in diversi ambienti, impiegando l'acido acetico come ambiente acido ed il carbonato sodico come ambiente alcalino. A tale scopo col fegato triturato furono fatti i seguenti miscugli : 1.-3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. d'acqua ed il mi- scuglio fu riscaldato fino all' ebollizione. Dopo raffreddamento fu- rono aggiunti 0.35 e. e. di cloroformio (ricerca di. controllo : C). 2. - 3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. d'acqua e 0.35 e. e. di cloroformio (A). 3. - 3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. di una soluzione di 0.25 per cento di acido acetico e 0.35 e. e. di cloroformio. 4. - 3.5 gr. di fegato vennero mescolati con 35 e. e. di una soluzione di 0.25 per cento di carbonato sodico e 0.35 e. e. di cloroformio. Tutti e quattro i miscugli furono lasciati a digerire alla tempera- tura ambiente (circa 18°) per cinque giorni (120 ore). Nel frattempo i miscugli , vennero agitati di tanto in tanto. Trascorso questo tempo i miscugli 1, 2 e 4 vennero debolmente acidulati con acido acetico di- luito; poi tutti i miscugli vennero riscaldati fino all'ebollizione e lasciati raffreddarsi, dopo di che il volume di ciascuno di esso fu riempito con acqua esattamente fino a 35 e. e; quindi i miscugli vennero agitati e filtrati attraverso un filtro asciutto. In questo modo furono ottenuti 1 quattro filtrati corrispondenti ai quattro miscugli sopra descritti. In 25 e. e. di ciascun filtrato venne determinato 1' azoto secondo KjELDAHL. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono usati : 10.7 e. e. "5 SO.Ho per il fihrato 1 (C) 1 1 55 e. e. » " filtrato 2 (A) 11.6 e. e. " » filtrato 3 (acido) 12.7 e. e. " " filtrato 4 (alcalino) corrispondenti a: 0.1198 gr. d'azoto in 100 e. e. del filtrato 1 (C) 0.1293 gr. " " " filtrato 2 (A) 0.1299 gr. , " " » filtrato 3 (acido) 0.1422 gr. " >' " filtrato 4 (alcalino) Da questi dati risulta che furono solubili: 55.3 per cento dell'azoto totale, nel filtrato 1 (C) 59.7 " " " filtrato 2 (A) 60.0 " " " filtrato 3 (acido) 65.6 " " " filtrato 4 (alcalino) — 63 - Tenendo conto della quantità d'azoto trov^ata nella ricerca di con- trollo (C) risulta che durante i cinque giorni di autolisi sono stati so- lubilizzati per mezzo dei fermenti proteolitici : 4.4 per cento dell'azoto totale nel miscuglio 2 (A) 4.7 " » " miscuglio 3 (acido) 10.3 " " " miscuglio 4 (alcalino) 11 fegato impiegato per questo esperimento contiene 44.7 per cento dell'azoto totale sotto forma di composti insolubili e sostanze proteiche solubili ma coagulabili. Denominiamo questo azoto quale azoto inso- lubile. Dalle cifre sopra citate si deduce che i fermenti trovantisi nel fegato di Maja squinado furono capaci di solubilizzare , nei cinque giorni di autolisi, alla temperatura ambiente: 9.84 per cento, dell'azoto insolubile, nel miscuglio 2 (A) 10.51 " " " miscuglio 3 (acido) 23.04 " » « miscuglio 4 (alcalino) Questo esperimento ci mostra che un'acidità di 0.25 ° o d'aci- do acetico non favorisce la proteolisi nel fegato di Maja Squi- nado, mentre in un ambiente alcalino la proteolisi si sviluppa molto meglio. Il grado della proteolisi sviluppata nel miscuglio 2 (acido) è quasi uguale a quello della proteolisi sviluppata nel miscuglio 1 (A) ; mentre questo è piiì che raddoppiato in un ambiente alcalino. Da questo esperimento si può concludere che rantolisi del fegato di Maja Squinado avviene meglio in un ambiente alca- lino, contrariamente a quello che avviene per i molluschi. 2° Esperimento. il fegato d'un'altra Maja squinado fu preparato come il precedente. Azoto totale. In 2.0032 gr. di fegato fu determinato l'azoto se- condo KjELDAHL. Per neutralizzare l' ammoniaca sviluppata occorsero 16 C.C. "/j SO4H2, equivalenti a 2.19 per cento d'azoto nel fegato. Ricerche sui fermenti. Ho studiato in questo esperimento, come nel precedente, l'effetto della reazione sullo sviluppo della proteolisi, e l'influenza che la concentrazione acida e alcalina possa avere sulT an- damento della proteolisi. A tale scopo furono fatti i seguenti miscugli: 1.-5 gr. di fegato vennero mescolati con 45 e. e. d'acqua ed il miscuglio fu riscaldato sino all'ebollizione. Dopo raffreddamento furono ag- giunti 0,5 e. e. di cloroformio (ricerca di controllo: C). — 64 — 2.-5 gr. di fegato vennero mescolati con 45 e. e. d'acqua e 0.5 e. e. di cloroformio (A). 3.-5 gr,- di fegato vennero mescolati con 45 e. e. di una soluzione di 0.25 per cento di acido acetico e 0.5 e. e. di cloroformio. 4.-5 gr. di fegato vennero mescolati con 45 e. e. di una soluzione di 0.5 per cento di acido acetico e 0.5 e. e. di cloroformio. 5.-5 gr. di fegato vennero mescolati con 45 e. e. di una soluzione di 0.25 per cento di carbonato sodico e 0.5 e. e. di cloroformio. 6.-5 gr. di fegato vennero mescolati con 45 e. e. di una soluzione di 0.5 per cento di carbonato sodico e 0.5 e. e. di clortDformio. Tutti i miscugli furono lasciati a digerire alla temperatura ambiente per sette giorni (185 ore). Trascorso questo tempo, i miecugli 1,2, 5 e 6 vennero debolmente acidulati con acido acetico diluito. L'eccesso di acido nei miscugli 3 e 4 fu neutralizzato con carbo- nato sodico , lasciando i miscugli solo debolmente acidi. Tutti i mi- scugli vennero poi riscaldati fino all'ebollizione e dopo raffreddamento il loro volume venne portato con acqua, fino a 50 e. e. e filtrati at- traverso un filtro asciutto. In 25 e. e. di ciascun filtrato venne determinato 1' azoto secondo KjELDAHL. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono usati: 10.1 e. e. "/, S 12.4 e. e. 12.9 e. e. 13.4 e. e. 13.4 e. e. 14.8 e. e. equivalenti a: 0.1131 gr. d'az 0.1388 gr. 0.1444 gr. 0.1500 gr. 0.1500 gr. " 0.1657 gr. " H., per il filtrato 1 (C) filtrato 2 (A) filtrato 3 (0.25 % ac. acetico) filtrato 4 (0.5 o/o » ) filtrato 5 (0.25 o/o carbonato sodico) filtrato 6 (0.5 «/o " ) filtrato 2 (A) filtrato 3 (0.25 » o ac. acet.) filtrato 4 (0.5 o'o " filtrato 5 (0.25 "/e » filtrato 6 (0.5 "/o Risulta che furono solubili dopo 7 giorni di digestione: 51.6 per cento dell'azoto totale, nel filtrato 1 (C) 63.3 » » „ filtrato 2 (A) CO.Nao) — 65 — 65. y per cento dell'azoto totale nel filtrato 3 (0.25 " o ac. acet.) 68.5 " " " filtrato 4 (0.5 °/o " ) 68.5 " " " filtrato 5 (0.25 «o CO:(Nao) 75.6 " " " filtrato 6 (0.5 « o " ) Nella ricerca di controllo trovandosi 51.6 per cento dell'azoto to- tale sotto forma di prodotti solubili, i fermenti furono capaci di solii- bilizzare nei sette giorni di digestione alla temperatura ambiente: 11.7 pen cento dell'azoto totale, nel miscuglio 2 (A) 14.3 " " " miscuglio 3 (0.25 o o ac. acet.) 16.9 " " " miscuglio 4 (0.5 o,o ^' ) 16.9 " . " " miscuglio 5 (0.25 Vo CO,Na._,) 24 " " " miscuglio 6 (0.5 «/q " ) Il fegato impiegato in questo esperimento conteneva 48.4 per cento dell'azoto totale sotto forma di azoto insolubile onde risulta che il vero lavóro dei fermenti, durante i sette giorni di digestione alla tem- peratura ambiente, fu di solubilizzare: 24.1 per cento dell'azoto insolubile, nel miscuglio 2 lA) 29.5 " " " miscuglio 3 (0.25 «'o ac. acet.) 34.9 . " " " miscuglio 4 (0.5 «o " ) 34.9 -' " " miscuglio 5 (0.25 "oCO.Na.) 49.5 " " " miscuglio 6 (0.5 ° o " ) Questo esperimento, come pure il precedente, mostra che l'ambiente alcalino è il piti favorevole per lo sviluppo della pro- teolisi. Risulterebbe, inoltre, che l'aumento della concentrazione, sia acida che alcalina, favorisce la proteolisi. 3" Esperimento. 11 fegato di un'altra Maja Sqiiinado venne preparato come nei pre- cedenti esperimenti. Azoto totale. In 2.0514 gr. di fegato fu determinato l'azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata occorsero 16.3 e. e. " -, SO^H.,, equiva- lenti a 2.22 o/o d'azoto nel fegato. Residuo secco. 7.4034 gr. di fegato furono riscaldati a 110" fino a peso costante. Restarono 1.8478 gr. di residuo secco. Il fegato contiene, dunque, 24.9 per cento di sostanza secca e 75.1 per cento d'acqua. — 66 — Ricerche sui fermenti. Per le ricerche sui fermenti, furono eseguiti i seguenti miscugli: I. - 5 gr. di fegato furono mescolati con 45 e. e. d'acqua ed il miscu- glio fu riscaldato sino all'ebollizione. Dopo raffreddamento furono aggiunti 0.5 e. e. di cloroformio (ricerca di controllo: C). 2.-5 gr. di fegato furono mescolati con 45 e. e. d' acqua e 0.5 e. e. di cloroformio (A). 3.-5 gr. di fegato furono mescolati con 45 e. e. di una soluzione di 0.25 per cento di acido acetico e 0.5 e. e. di cloroformio. 4.-5 gr. di fegato furono mescolati con 45 e. e. di una soluzione di 0.5 per cento di acido acetico e 0.5 e. e. di cloroformio. 5.-5 gr. di fegato furono mescolati con 45 e. e. di una soluzione di 0.25 per cento di carbonato sodico e 0.5 e. e. di cloroformio. 6.-5 gr. di fegato furono mescolati con 45 e. e. di una soluzione di 0.5 per cento di carbonato sodico e O.ó e. e. di cloroformio. Tutti ì miscugli furono lasciati a digerire alla temperatura ambiente per quattro giorni (96 ore). Trascorso questo periodo di tempo i mi- scugli 1, 2, 5 e 6 vennero debolmente acidulati con acido acetico. L'ec- cesso di acido, nei miscugli 3 e 4 fu neutralizzato con carbonato so- dico, lasciando i miscugli debolmente acidi. Tutti i miscugli vennero poi riscaldati fino all'ebollizione , e dopo raffreddamento furono portati con acqua fino a 50 e. e, agitati e fil- trati attraverso un filtro asciutto. In 25 e. e. di ciascun filtrato venne determinato l'azoto. Per neu- tralizzare l'ammoniaca risultata furono usati : 11.9 e. e. n/. SO,H,. pel filtrato 1 (C) 15.0 e. e. >• " filtrato 2 (A) 13.6 e. e. " " filtrato 3 (0.25 «/o ac. acetico) 13.8 e. e. » " filtrato 4 (0.5 % " ) , 15.4 e e. " " filtrato 5 (0.25 o'o COaNa^,) 15.8 e. e. » " filtrato 6 (0.5 " o " ) equivalenti a: 0.1332 gr. d'azoto in lOO e. e. del filt ato 1 (C) 0.1680 gr. '• " » filtrato 2 (A) 0.1523 gr. " " » filtrato 3 (0.25 o o ac. acetico) < 0.1545 gr. " >, V filtrato 4 (0.5 °o " ) 67 0.1724 or. d'azoto in lOU ce. del filtrato 5 (0.25 0,0 CO:,Nao) 0.1769 gr. •> » ,. filtrato 6 (0.5 % » ) Da queste cifre risulta che alla fine della digestione si trovarono solubili : 60.0 per cento dell'azoto totale, nel filtrato 1 (C) 75.6 " ,; „ filtrato 2 (A) 68.6 69.5 77.9 79.7 filtrato 3 (0.25 °!o ac. acetico) filtrato 4 (0.2 "/o " ) filtrato 5 (0.25 ° o COgNao) filtrato 6 (0.5 Wo " ) Tenendo conto della ricerca di controllo si deduce che i fermenti hanno solubilizzato durante i quattro giorni: 15.6 per cento dell'azoto totale nel miscuglio 2 (A) 8.6 " " " miscuglio 3 (0.25 «/o ac. acetico) 9.5 " " 0 miscuglio 4 (0.5 o/o " ) 17.6 19.6 " miscuglio 5 (0.25 Oq COgNao) " miscuglio 6 (0.5 «o " ) 11 fegato impiegato in questo esperimento contiene 40.03 per cento dell'azoto totale, sottoforma di composti insolubili. Risulta allora, ri- ferendoci a questo azoto insolubile, che in quattro giorni di digestione alla temperatura ambiente, i fermenti furono capaci di solubilizzare: 13.7 per cento dell'azoto insol ubile nel miscuglio 2 (A) 21.5 " " " miscuglio 3 (0.25 P/o ac. acet.) 23.7 >' » » miscuglio 4 (0.5 «/o " ) 44.0 49.2 miscuglio 5 (0.25 °!o CO^Nao) miscuglio 6 (0.5 «/o » ) Si può concludere da questo esperimento, come dai due precedenti, che l'ambiente alcalino è più favorevole per la pro- teolisi, nel fegato di Maja Sqiiinado, dell'ambiente acido. L' au- mento della concentrazione pare che favorisca un poco lo svi- luppo della proteolisi. I dati ottenuti nei precedenti esperimenti possono essere rias- sunti nelle tabelle I, II, III e IV. Nella tabella I sono raggruppati le quantità d'azoto , corri- spondente a 100 gr. di fegato, trovato solubile prima e dopo — 68 — la digestione del fegato di Maja Squinado , in differenti am- bienti. TABELLA I. Tempo di dige- stione in giorni Grammi d' azoto so ubile , e' d _o (U e non coagulabile, corrispondenti a 100 g. di fé gato in : C A 0.25 o/o ac. acetico 0.5% ac. acetico 0.25 0/,, carbonato sodico 0.50,0 carbonato sodico 1 5 2.16 1.198 1.293 1.299 — i 1.422 - 2 7 2.19 1.131 1.388 1.444 1.500 1.500 1.657 3 4 2.22 1.332 1.680 1.523 1.545 1.724 1.769 La tabella li dà le percentuali dell'azoto totale trovato solu- bile al principio ed alla fine della digestione. TABELLA IL 1 .— bJ3 t: — 0 Percentuale dell'azoto tolale sol ubile in : - Tempo di e stione in gi z d C A 0.25 "/„ ac. acetico 0.5% ac. acetico 0.25 7„ carbonato sodico 0.5 "/, carbonato sodico 1 5 55.3 59.7 60.0 — 65.6 — 2 7 51.6 63.3 65.9 68.5 ! 68.5 75.6 3 4 60.0 75.6 68.6 69.5 ! 77.6 79.7 — 69 — Nella tabella III sono riassunti le percentuali dell'azoto totale solubilizzato dai fermenti proteolitici, durante la digestione. TABELLA III. V Percentuale dell'azoto totale solubilizzato - bjo ^ dai fermenti in : z "^ 'm Tempo di stione in ■ A 1 0.25 0/, ac. acetico 0.5 7„ ac. acetico 0.25 7„ carbonato sodico. 0.5 "/„ carbonato sodico 1 ' 5 4.4 4.7 ' 10.3 — 2 7 11.7 14.3 16.9 1 16.9 1) 24 ■'- 4 ' 1 5.6 8.6 9.5 17.6 19.6 Tabella IV mostra le quantità d'azoto insolubile, solubi- lizzato dai fermenti proteolitici durante la digestione del fegato di Maja Sqiiinado, i quali rappresentano, in fatti, il lavoro reale dei fermenti. TABELLA IV. e lempo di dige- stione in giorni Percentuale dell'azoto insolubile solubilizzato dai fermenti, in : 2 A 0.25 0 0 ac. acetico 0:5 o/o ac. acetico 1 ' 0.250/0 carbonato sodico 0.5 Oo carbonato sodico 2 3 5 7 4 9.84 24.1 13.7 10.5 29.5 21.5 34.9 23.7 23.04 34.9 44.0 49.5 49.2 — 70 Conclusioni. Le presenti ricerche rrtostrano , che lasciando il fegato di Maja Squinado a digerire alia temperatura ambiente, all'infuori dello sviluppo dei batteri, una proteolisi ha luogo, sia in un ambiente acido che alcalino. La proteolisi è più intensa in un ambiente alcalino, contra- riamente a quello che avviene pei molluschi. Napoli - Stazione Zoologica. biiiito di stampaiv il 10 febbraio 1019. Alcuni sublimati di Vulcano Nota del socio Dott. Raffaello Bellini (Tornata ordinaria del 31 dicembre 1918) Nello scorso luglio, trovandomi a Capri, ebbi dalla cortesia del Dott. Ignazio Cerio una discreta quantità di sublimati delle grotte esistenti alla base del cono di Vulcano, raccolti poche settimane prima. Questa occasione mi ha permesso di compiere qualche altro studio sulle sostanze emanate dalle fumarole di lo- calità vulcaniche meridionali e nel caso di Vulcano ho trovato qualche specie sinora non citata tra i prodotti di questa interes- sante isola. È noto come la F o s s a di Vulcano, cono sorgente nella parte settentrionale, aperta, del gran cratere spento occu- pante la parte nord dell'isola, sia formata da rocce trachitoidi e trovisi allo stato di solfatara, con attività normale superiore a quella della Solfatara di Pozzuoli; attività interrotta da vere eru- zioni e caratterizzata, caso interessantissimo, dalla emissione di sassolite volatilizzata. Poco noi conosciamo sui sublimati della importante località vulcanica siciliana. Debbonsi ad A. Cossa i piiì notevoli studi sui minerali di neoformazione di Vulcano, tra i quali fece no- tare l'esistenza degli allumi di tallio, di cesio e di rubidio, d'in- teressanti sali metallici e della nuova specie che chiamò H i e r a- t i t e (2 K FI, Si FI,) ^). Prima del Cossa aveva accennato ai sublimati di Vulcano lo Iudd -). ') CosSA, A. — In Atti R. Accademia dei Lincei; dicembre 1877 — Sulla Hiemtite, nuova specie mineralogica. Ibid., Transunti, Voi. VI, fase. 6.^', 1882. ■-) W. Iudd — Contnbutions io the study of volcanoes - Geol. Magaz. t. II, p, 46, 1875. — 72 — Le sublimazioni avute nello scorso luglio erano allo stato di massima freschezza, con l'aspetto di concrezioni gialle e bian- che, qua e là con macchie azzurrastre e nidi di lamellette giallo limone e verdi-nere, miste a frammenti di roccia trachitica alte- rata 1). La loro soluzione in acqua calda fu quasi completa; il liquido presentò forte reazione acida e molto intense quelle del ferro e dell'acido solforico. Debole e non caratteristica la colora- zione della fiamma. Nelle suddette sublimazioni , anche valendomi del metodo della ricristallizzazione da soluzioni acquose delle mescolanze sa- line, ho potuto accertare l'esistenza dei seguenti minerali : Clorammonio — NH^Cl. Incrostazioni fibrose, di color bianco giallognolo (per mescolanze), con lucentezza sericea. K a 1 i n i t e — KoSO,, AL,S,Pio + 24HeO.. Abbondante. L'allume di Vulcano contiene, come notò il Cossa , tracce di allumi di tallio, cesio e rubidio. Realgar — As S- Polverulento. Solfo — S, associato a Sasso li te, BH.-O;.. , M e t a V o 1 1 i t e — 5K,0, 3Fe,0,, 12S0, + lOH.O - Lamellette o granuletti di color giallo limone, formanti minime masserelle e nidi nelle cavità degli altri sali ed associata a sali di ra- me , in quantità esig-ua e mescolati intimamente con altre sostanze, alle quali impartiscon© tinta verde-azzurra. La metavoltite era stata già trovata a Vulcano dal La- CROix nel 1905 -) ; ma io fui il primo a notarla tra le pro- duzioni dei vulcani italiani nel 1899 '). La sua determina- zione con precisione devesi però allo Zambonini, ') che la rinvenne anche nell'aprile 1908 al Vesuvio '). ') — All'epoca in cui le sublimazioni, di cui si tratta, furono raccolte, le fu- marole erano nell'isole numerose ed attive in alto grado ; scottante il suolo circostante. ■-) Lacroix a. Sur denx giseinents iioiiv. de metavoltite — Boll. Soc. Frane. Min. 1907. '■'•) Bkllini R. — La Grotta dello Zolfo nei Campi Flegrei - BoW. Soc. Qeol. Ital.; 1901 (3o). ') Zambonini F. — Di alcuni minerali della Grotta dello zolfo a Miseno. Rend. R. Accad. Se. di Napoli, fase. 12°, Dicembre 1907. ') Id. — Su alcuni minerali non osservati sinora al Vesuvio. Ibid., fase. 4" 7 Aprile -1 Luglio 190S. — 73 — Voltai te, FeSO, , FeoSyO,.- + 24H._.0 -In esili venature verdi oscure, insieme alle precedenti. A 1 otrich i te — FeSO,, Al,.S,0,o ^ 22H2O. Masse bianche-gialle incrostanti, con struttura fibrosa. Allumogeno — AljS.^Oi, 4- lóHO. Croste spesse. Misti ai suddetti, ma non facilmente isolabili, sono da notarsi la Moli si te (FeCl,) e un Sol f a to di rame (forse idrociano), deliquescenti o in altro modo alterabili, dif- fusi nelle masse degli altri sali, ai quali impartiscono colo- razioni caratteristiche. — Notevole il fatto della associazione tra loro di minerali che al Vesuvio appartengono a fumarole di vari tipi (seguendo la classificazione datane dal Sainte-Claire Deville, modificata dal FouQUÉ e dal Lacroix), ossia del solfato di rame, appartenente alle fumarole a sali di potassio e di sodio (a temperatura più elevata), della molisite propria delle fumarole acide, insieme a realgar e solfo; del clorammonio e dei solfati doppi di ferro e di alluminio e potassio, caratteristici delle fumarole di meno e- levata temperatura. Quest' associazione trova la sua spiegazione notando come le fumarole di Vulcano sieno la manifestazione di una attività endogena intermedia tra quelle attuali della Sol- fatara di Pozzuoli e del Vesuvio. Spiega anche l'esistenza di sublimazioni non prima notate il fatto che i vari minerali sublimati produconsi ad intervalli, in con- seguenza dell'aumento 0 della diminuzione della attività vulcanica. E dalla osservazione della citata lista di prodotti di neoforma- zione dell'isola di Vulcano, completandola con gli altri notati e descritti dal Cossa, si è ammessi a concludere esservi una com- pleta rassomignanza , quasi un' identità , tra i minerali delle fu- marole di Vulcano e quelli della regione vulcanica napoletana. Rassomiglianza resa evidentissima dalla scoperta di prodotti rari in una località, dove anteriormente non erano noti, ma che si ri- tenevano caratteristici di altri vulcani. Così il Palaueri aveva tro- vato il Tallio tra i sublimati vesuviani, misto a sassolife '), ed il ') Palmieri. L. —Indagini spettroscopiche sulle subliinazioni vesuviane- knn. Osserv. Vesuviano, Nuova serie, Anno I, Napoli, Detkcn. 1877; p. QOl. — 74 — selenio associato a zolfo, tanto interessante tra i prodotti di Vul- cano, era già stato raccolto al Vesuvio dal Napoli ') prima che venisse molto posteriormente osservato dal Matteucci, nella eru- zione del 1Q05 -), e da me in quella del 1906 ■'). Uno studio comparativo sui prodotti delle emanazioni dei vulcani nelle varie fasi della loro attività potrebbe avere risultati interessantissimi per la soluzione di vari problemi delfa moderna vulcanologia. Dai pochi studi sinora istituiti rimane confermato che nelle profondità terrestri, almeno in aree non eccessivamente vaste, avvengono le medesime reazioni chimiche e trovansi gli stessi materiali. Dicembre 1918. Finito di stampale il 10 febbraio 1919. ') Napoli, R. —Sopra alcuni prodotti minerali dèi Vesuvio -EoW. Accad. Aspir. Naturalisti; Napoli 1861, pag. 62. -) Matteucci, R. V. e Giustiniani, R. — // selenio nei prodotti delle fumarole deWeruz. vesuviana del 3 luglio 1895 - Rend. R. Accad. Se. Napoli Aprile 1895. ■•') Bellini, R. — Spuren von Selen auf. der Vesuvlava von 1906 - Cen- tralbatt f. Min. etc. lahrg. 1906, n. 20. Micrococciis plerantonii. Nuova specie di batterio fotogeno dell'or- gano luminoso di Rondeletia minor Naef, jM c ni o r i a del socio Prof. Dott. Giuseppe Zirpolo (Tornata del 18 agosto I9IS ) Sommario Introduzione. Materiale di studio e tecnica. Alicrococciis pierantonii n. sp. Caratteri morfologici. „ culturali. Culture in brodo „ in agar „ in gelatina „ in latte „ su patate „ su muscoli di seppia „ su fegato di seppia „ su torlo d'uovo Caratteri patogenetici. Conclusioni. Introduzione. Queste ricerche fanno seguito a due mie precedenti Memo- rie nelle quali mi sono occupato dei batteri fotogeni che si svi- luppano sulle spoglie di Sepia officlnalis L. e di quelli che si trovano negli organi luminosi di Sepiola intermedia Naef '). Nel presente lavoro mi occupo di un cocco che vive e co- stituisce Ja massa fotogena dell' organo luminoso di Rondeletia minor Naef. ') ZiRPOLO, G. — Ricerche su di un bacillo fosforescente che si sviluppa sulla Sepia officinalis L. {Bacillus sepiae n. sp.) Boll. Soc. Nat. Voi. 30, ]"). 47, tav. 2-3, 1 fig. Napoli, 1917. — — I batteri fotogeni degli organi luminosi di Sepiola intermedia N.\ef (Baciilus pierantonii n. sp.)Boll. Soc. Nat. Voi. 30, p. 206, Tav. 6, Napoli, 1918. . — 76 — Questo cocco è una specie nuova per la scienza, non posse- dendo i caratteri del Micrococciis phosphoreus trovato da Cohn ^), nel 1878, sulla carne di Salmone, in seguito ai dati presi da Pflù- GER, come neppure quelli del Micrococciis pflìigerl studiato da Ludwig -), nel 1887, e invenuto dal Molisch •') sulla carne di bue, nel 1902. Questa specie l' ho dedicata anche al Prof. Umberto Pie- RANTONi per il cospicuo contributo che egli ha portato allo stu- dio della simbiosi batterica, specie nei fenomeni di biolumine- scenza ^). Materiale di studio e tecnica. Il materiale in esame non è facile ottenerlo, poiché la Ron- deletia minor Naef vive ad una profondità di circa 200 metri, ed al largo del Capo di Posillipo (Ammontatora.) E necessario, quindi, che si facciano pesche appositamente adatte per trovarla. E di ciò devo ringraziare vivamente la Presidenza della Stazione Zoologica che, piìi volte, nel passato anno ed in questo, potè for- nirmi tale materiale. L'animale viveva nelle vasche dell'acquarietto della mia stan- ai COHN, F. — Biiefliche Mittheilungen an J. Penti, abgedruckt in Vezame- ling van stukken betreffende het geneeskundig staatsoetzicht in Needarland. laarg. 1878, p. 126, da Schròter, Filze in Kr. Flora von Schliejien, p. 146. -) Ludwig, F. — Micrococcus pflugeri. Bot. Centralbl. Bd. 18, n.o 11, 1887. — — Die bisherichen untersiiclningen i'iber photogene Bakterien. Centralbl. f. Bakt. Bd. 2, p. 372 e 401, 1887. •') MOLISCH — Ueber das Leuchten des Fleisches. Centralbl. f. Bakt. Bd. 9, p. 725, 1902. *) Cfr. i seguenti lavori : PlERANTONl U. — La luce negl' insetti luminosi e la simbiosi ereditaria. Rend. R. Acc. Se. fis. e mat. Napoli, p. 15, 1914. — _ Sulla luminosità e gli organi luminosi di Lcimpyris noctiluca L. Boli. Soc. Nat. Napoli, Voi. 27, p. 85, 1914. — — Nuove osservazioni sulla luminosità degli animali. Rend. Acc. Se. fis. e mat. Napoli, Fase. 1-2-3, 1917. — — Organi luminosi, organi simbiotici e glandola nidamentale accessoria Boll. Soc. Nat. Voi. 30, p. 30, 1917. — — Gli organi luminosi e la luminescenza batterica dei Cefalopodi. Pub- bl. Staz. Zoo!. Napoli, Voi. 2o, p. 105, tav. 6-8, 1917. — 77 — za poche ore, dacché era stato pescato. Aveva movimenti piut- tosto lenti, preferendo rimanersi nel fondo della vasca. Provocato veniva su alla superficie, per poi rintanarsi di nuovo sul fondo. Se si apre il mantello, nella regione ventrale, si scorge un organo a forma lenticolare, di colóre giallastro , infossato nella tasca del nero ^). Neil' oscurità si presenta luminoso, quale un piccolo fanale con luce verde chiara. Provocato con la punta di un ago si può notare che 1' acqua circostante s' illumina lievemente, per la fuo- ruscita dei batteri dall'organo. Per la raccolta dei batterii io isolavo l'organo, passandolo in acqua sterile molte volte , allo scopo di rendere il piiì ciie mi fosse possibile immune la superficie dalla flora batterica che poteva trovarsi nell'ambiente esterno. Dopo spappolavo i'organo in un vetrino sterile e facevo de- gli innesti in brodo di seppia ed in agar. Ventiquattro ore dopo comparivano nell'agar piccole colonie di un verde intensissimo ed il brodo presentava anch'esso una luminosità abbastanza viva, che rimaneva per lo spazio di .tre o quattro giorni sempre tale, per poi diminuire gradatamente nei giorni successivi. Innesti continui dettero colonie costantemente costituite di un cocco luminoso che io ho creduto studiare, appunto perchè perfettamente nuovo alla scienza. Nelle culture successive ed an- che in quelle vecchie si aveva una forma coccobacillare. Ciò con- ferma le osservazioni di Pierantoni che nei tagli trasversi fatti dell'organo luminoso ha visto dei coccobacilli nella regione pe- riferica dell'organo e dei cocchi nella regione centrale. Ambedue queste forme erano luminose e generate l'una-la coccobacillare , dall' altro - il cocco. Tali osservazioni furono ri- petute in numerosi esemplari avuti , né d'altra parte si poteva supporre ad inquinamenti, quando ambedue le forme si presen- tavano sempre luminose. ') Cfr. l'elaborata descrizione che ne fa al riguardo il suUodato Prof. Pieran- toni che si è occupato della morfologia degli organi luminosi in alcuni Sepiolidi del Golfo di Napoli, nel lavoro : Gli organi luminosi e la luminescenza batterica dei Cefalopodi. Pubbl. Staz. Zool. Napoli, Voi. 2, p. 105, tav. 6-8, 1917. Per ciò che riguarda le Rondeletia minor Naef cfr. p. 122-128 e tav. 6 fig. 5, 6, 7, 8, tav. 7, fig. 13, 18, 19, tav. 8, fig. 21. — 78 — La variazione, inoltre, delle forme dipende in buona parte dal terreno di cultura. Una maggiore o minore concentrazione di sali provoca non solo una variazione luminosa, ma ne modifica la forma. Nelle varie culture fatte io più volte ho preparato agar fresco ed ho potuto constatare che per piccole variazioni o delle quantità di seppie adoperate o per aver fatto uso di polpi, o di alici nella confezione del brodo ho osservalo sempre queste va- riazioni di luce e di forme nei batteri in esame. Micrococcus pierantonii n. sp. Caratteri morfologici. Il cocco in esame, di forma non perfettamente sferica, misura nel diametro maggiore [i 1, 2. M- • . •• / T oc. comp. 4 \ Micrococcus nierantonii n. sp. 1 1 = -j-^ — 57 — ) ' \ ob. imm. ",.-, Kor. / E' un batterio mobile: non ha ciglia, né spore. Si colora con i comuni colori d'anilina; molto intensamente con il cristal violetto, la fucsina, violetto di genziana, assai scialbamente con l'Orange O., Verde di metile, Orceina, Rosso di Bordeaux e Romanowsky. Non resiste al Oram. La fucsina carbolica lo colora intensamente ai bordi di un rosso vivo, scialbamente nella regione centrale. La forma coccobacillare raggiunge nel diametro maggiore — 79 - p 1,8; ha contorni ben delimitati e si colora parimenti come la forma coccacea. Caratteri culturali. I terreni di cultura di cui mi son servito sono stati presso a poco gli stessi che ho usato nello studio del Bacillus pieran- toni ZiRPOLO. Rimando , perciò , alla mia precedente Memoria citata, dove a p. 208 e 209 trovansi tutti descritti. Culture in brodo. Brodo semplice La luce che presenta il cocco innestato nel brodo di seppia, dopo ventiquattro ore, è di un verde chiaro,. specie dopo viva agitazione della massa che diventa lievemente torbida. La pelli- cola che si formava caratteristicamente nelle culture di Bacillus sepiae e Bacillus pierantonii in questo non appare subito ed è scial- bamente luminosa. La durata della luce è stata di circa tre mesi. In culture fatte con brodo di alici , dopo ventiquattro ore notai una luce verde carica , intensa , che assunse una lumino- sità straordinaria, dopo viva agitazione del tubo. Però nei giorni successivi la luce divenne biancastra e pallida e durò comples- sivamente lo spazio di una quindicina di giorni. Evidentemente la variazione di luce come colore e come in- tensità dipende dalle qualità del brodo, dalla concentrazione sali- na e dalla purezza o meno del mèzzo e dalla temperatura ambiente. L' Optimum va dai 21*' ai 26°. Temperature più alte dettero sviluppo piiì rapido, ma abbreviarono la durata della luminescenza del batterio. Brodo saccarosato all'l'o/o La luce data dal cocco in questo brodo è stata di un verde chiaro intenso nei primi tre giorni, dopo si è andata sbiadendo via via, fino a divenire visibile solo dopo viva agitazione del tubo. Il brodo si è lievemente intorbidato e s'è formata una pellicola densa, spessa, biancastra circa dopo venti giorni dall'innesto. 80 Brodo levulosato all' 1 o/q Innesti fatti in questo brodo lianno dato luce solo dopo ven- tiquattro ore. I batteri si sono- raccolti al fondo, dando luce verde. Nei giorni successivi non ho potuto osservare mai sviluppo di lumi- nosità del tubo, anche dopo continuata, viva agitazione del tubo. Brodo lattosato all' 1 oj^. Lo sviluppo della luminosità in questo terreno è stato scarso. La luce di colore verde chiara è durata poco piia di un mese. Visi- bile solo dopo nove giorni. Nei giorni successivi bisognava agi- tare fortemente il tubo per avere una luce appena percettibile. Il brodo è divenuto alquanto torbido. Brodo galattosato all' 1 o/o La luce è durata appena cinque giorni. E' stata sempre bian- ca, scialba e visibile dopo agitazione del tubo. Brodo alquanto torbido, dopo diciotto giorni dall'innesto. Brodo glucosato all' 1 "o La luminosità è durata appenaun giorno. Il brodo si è anche scolorato dopo diciassette giorni, pigliando una tinta giallo-chiara. Brodo iTiannosato all' 1 "/„ Dopo due giorni il brodo ha dato luce verde chiara abba- stanza intensa, poi si è andato sempre affievolendo. Essa è du- rata circa un mese. Non e' è stata formazione di pellicola ed il brodo si è alquanto intorbidato. Brodo con fosfato monosodico all' 1 ",(, La luce è stata viva solo ventiquattro ore dopo l'innesto, poi è divenuta scialba, chiara' e visibile dopo forte agitazione del tubo. Il brodo s'è intorbidato dopo sette giorni e la luce è durata circa diciotto giorni. Brodo con fosfato bisodico. Lo sviluppo della luce in questo brodo è stato abbastanza rapido. In diluzioni che sono andate dal 1 °,o al 6 "'„ ho potuto — 81 — notare che poche ore dopo l'innesto tutti i tubi erano luminosi, nel giorno successivo la luce, di un bel colore verde chiaro si è andata vivificando, specie nel tubo con fosfato bisodico al 6" o e poi in quello all'I ° o ed al 3% e poi in quello al 4"'o-e 5°,o. La luce rimasta viva e ben visibile fino a diciannove giorni, dopo s'è andata oscurando. Cultura in brodo con lecitina. Ho diluito nel brodo licitina di Aplysia fornitami dal mio amico Aurei Craifaleanu. Ho potuto notare che parte della le- citina non sciolta si è depositata al fondo del tubo, dove ho os- servato una viva luce bianco- verdina che è durata per lo spazio di circa ventisette giorni. Cultura in latte. La luce è apparsa solo nel latte in cui avevo disciolto clo- ruro sodico al 3° o dopo ventiquattro ore dall'innesto. Si è man- tenuta abbastanza viva per lo spazio di circa sessanta giorni, di un bel verde chiaro. Il latte s'è lievemente coagulato. Neil' altro tubo senza cloruro sodico si è avuto mancanza assoluta di luce. Concludendo : le culture del micrococco hanno data una luce verde chiara nei primi giorni e biancastra nei giorni suc- cessivi fino a spegnersi. La sua durata è stata massima nel brodo puro senza disciogliervi nell'interno dei sali: minima di qualche giorno appena nel brodo levulosato e glucosato. Con fosfato bisodico al 2 °'o è stata piiì viva e duratura che con soluzioni di fosfato monosodico all'I o/o. Con mannosio, galattosio saccarosio, lattosio si è avuta di- screta luce che è durata per un periodo non trascurabile. Culture in agar. (Brodo di seppia, agar 3 " y, peptone 1 "^'q) Un innesto fatto dal brodo luminoso ha dato, dopo venti- quattro ore, colonie fosforescenti , di forma sferica, pianeggianti, 6 — 82 — intere ai margini, dello spessore, nella zona centrale, di un mm. e della grandezza di \/.j di mm. di diametro. La luce è verde chiara , abbastanza intensa. Dopo quarantotto ore la luminosità persiste ancora viva, le colonie hanno raggiunto in gran parte il diametro di un millimetro. Nel giorno successivo la luce è rimasta ancora viva, però non còsi come nel giorno precedente. Le colonie hanno raggiunto il diametro di mm. 1 ^l^, fino ad un millimetro e mezzo alcune. Poi la luce s'è andata sbiadendo e la grandezza delle colonie è rimasta stazionaria. Culture in tubi con agar preparato a becco di flauto hanno fatto vedere, dopo ventiquattro ore, colonie di aspetto lucido, di forma sferica, lievemente pianeggianti, con luminosità verde chiara e della grandezza di */« di mm. Alcune di queste hanno raggiunto dopo il terzo giorno, il diametro di 2 mm. circa, conservando luce abbastanza chiara. In terreni con agar disciolto in brodo di alici si sono avute coloniette piccolissime, numerose, di un colore verde intenso, come si è notato per il brodo di alici. Le colonie, al terzo giorno, hanno raggiunto il massimo sviluppo di i/., millimetro, però la luce si è andata subito affievolendo, da sparire completamente dopo pochi giorni. Il loro aspetto non è lucido , ma alquanto opaco ed il loro colorito è di un giallo chiaro. Agar saccarosato all' 1 % In questo terr^eno le colonie hanno raggiunta la grandezza di '/j di mm. Di forma sferica, intere ai margini, di aspetto lu- cido, come tante goccioline di rugiada. La luce di colore verde chiaro, abbastanza intensa nei primi tre giorni, e biancastra nei giorni successivi. E' durata circa venti giorni. Agar levulosato all' 1 "/o Questo terreno è stato completamente negativo per lo svi- luppo delle colonie. Esse sono rimaste come dei punti imper- cettibili, senza dare mai luce. 83 — Agar lattosato all' 1 ^'/^ Le colonie hanno raggiunto il diametro di circa due milli- metri con luce verde intensissima. Di forma sferica, biconcentri- clie, lucide, dense nel centro, intere ai margini, pianeggianti. La luminosità è durata circa dieci giorni. Agar galattosato all' 1 « o Le colonie hanno raggiunta la grandezza di nnn, 1 ' ,. Di forma sferica, biconcentriche con zona centrale piij alta, e quella periferica più depressa, di aspetto cereo, con luce verde sme- raldo intensa. I margini brevemente sinuosi. Le colonie più pic- cole di forma convessa ed a margini interi. La luminosità è du- rata circa trenta giorni. Agar glucosato all' 1 " „ Terreno non utilizzabile. Si sono sviluppate colonie puntiformi, senza dare mai luce. Agar mannosato all' 1 '| ^ Le colonie hanno raggiunto la massima grandezza di 1 mil- limetro. Pianeggianti, si presentano come leggero velo biancastro, dense piuttosto nel centro, lucide, profondamente sinuose ai bor- di, concentriche , di luce verde assai viva, durata circa diciotto giorni. Agar con fosfato inonosodico all' 1 " /„ Le colonie hanno raggiunto appena la grandezza di ' .. di millimetro. Di forma sferica, appiattite, lucide, trasparenti, intere ai margini, con luce verde chiara, che è durata circa venti giorni. Concludendo : la forma, la grandezza e la luminosità varia nei diversi terreni di cultura. Colonie di circa 2 mm. di diametro si sono avute nei ter- reni preparati con agar semplice e agar con lattosio; la luce è stata molto intensa nell' agar lattosato, galottosato , mannosato. Il terreno formato con agar e levulosio o glucosio ha dato risultati negativi. — 84 — La durata della luminosità è stata anch'essa varia: massima con galattosio (trenta giorni), minima con tnannosio (diciotto giorni). Culture in gelatina. (Brodo di seppia, gelatina al 12 "/o peptone, 1 "/o) In questo terreno ho fatto innesti per striscio e per infissione. A) Innesto per striscio. Dopo ventiquattro ore 'si sono sviluppate colonie puntiformi, sferiche, poco aderenti alla gelatina, di una luce verde intensa. Le colonie hanno raggiunto la grandezza di V3 di mm.e la luce è durata lo spazio di circa venti giorni. B) Innesto per infissione. Dopo un giorno , lungo tutta l' infissione fatta nel tubo si sono sviluppate colonie piccolissime di colore biancastro. Alla superficie le coloniette , di forma sferica , hanno data una luce verde abbastanza intensa. Le colonie rimaste luminose sono state quelle della superfi- cie che si sono andate accrescendo notevolmente e fondendosi tra di loro. La gelatina si è incominciata a fluidificare dopo circa quindici giorni. La massa si era in parte fluidificata quaranta- due giorni e la luce era completamente scomparsa. Culture su patate. Questo terreno si è poco prestato allo sviluppo rapido e alla luminosità dei batteri. Si è avuta luce pallidissima, quasi im- percettibile, durata qualche giorno. Culture su muscoli di seppia. La luminosità assunta dal cocco sui muscoli di seppia è stata straordinaria, superiore a quella delle piastre con agar ed ai tubi con brodo, anche vivamente agitati. Le coloniette si sono sviluppate molteplici, dopo ventiquattro ore. Dopo due giorni si sono accresciute, conservando sempre luce vividissima, di color verde chiaro intenso. Le colonie piccole, sferiche, lievemente sol- levate,-sul piano del terreno, di colore bianco giallastro, di aspetto lucido hanno dato luce per circa venti giorni , poi la luce s' è — 85 — andata affievolendo, fino a scomparire verso il trentesimo giorno dall'innesto. Culture su torlo d'uovo. Un innesto dette , dopo due giorni , luce in qualche punto verde chiaro, scialba, che durò appena qualche ora. Altro innesto fatto ha lasciato vedere come la luce fosse rimasta sempre molto scialba. Lo sviluppo di colonie fu sempre limitato e durò appena tre o quattro giorni. Non è forse un buon terreno di cultura per questa specie. • Culture su fegato di Sepia officinalis L. Lo sviluppo del cocco luminoso su questo terreno è avve- nuto dopo circa due giorni. La luce si è presentata di un bel colore verde chiara, abbastanza viva, in piìi punti della massa. Le colonie batteriche si sono sviluppate nei giorni successivi sulle rimanenti parti, in modo da dare una luminosità così viva, da poter leggere anche caratteri di libri. La luce è durata, in media, dodici giorni. Concludendo : nella gelatina si sono sviluppate colonie sfe- riche, di luce verde intensa, che hanno incominciata a fluidifi- care la gelatina dopo quindici giorni ; sulle patate si sono svi- luppate colonie piccole con luce pallidissima ; sui muscoli di seppia si sono sviluppate colonie molteplici e con luce di un vivissimo color verde; su torlo d'uovo le colonie si sono poco sviluppate e la luce si è mostrata scialba : sul fegato di seppia si è avuta luce verde chiara, abbastanza viva, ma di breve durata. Caratteri patogfenetici. Allo scopo di osservare l'azione del Micrococciis pierantonii sull'organismo di animali marini feci delle inoculazioni varie di culture in brodo di ventiquattro ore in esemplari di Sepia of- ficinalis L., Carciniis moenas Leach, Portuniis Iwlsains Fabr, Maia verrucosa M. Edw. e Palaenwn serratus Fabr. Nelle seppie feci inoculazioni nell'occhio e nella regione sot- tocutanea ventrale. — 86 — Iniettai nell'occhio di una seppia del peso di grammi due- cento un cm. cubico di cultura luminosa. L'occhio divenne lu- minoso ed era facile seguire i movimenti dell'animale nella vasca. Detta luce andò vivificandosi sino al quinto giorno , poi andò sempre diminuendo. L'animale morì dopo dieci giorni dall'inoculazione. In un altro esemplare anche del peso di 200 gr. feci una inoculazione nella regione sottocutanea ventrale di 1 cm. cubico. La luce si manifestò immediatamente nel punto iniettato e nella regione circostante. Al settimo giorno morì. Esperienze ripetute in varii altri esemplari, presso a poco dello stesso peso, dettero quasi identici risultati. Altre seppie lasciate nella vasca per controllo morirono quasi contemporàneamente a quelle che avevano avuto 1' inocu- lazione del batterio. E' da dedursi, quindi, che la morte delle seppie è dovuto forse alle condizioni di vita cui sono assogget- tate, trovandosi in una vasca dove le condizioni di vita riescono forse impossibili. Esemplari di Palaemon serratus Fabr. inoculati nella regione ventrale con 0,5 cm.-' di cultura morirono dopo un minuto, altri con 0,25 cm.-^ dopo venti minuti. 11 loro corpo , però , rimase vivamente illuminato per varii giorni. Esemplari di Portiinus lioisatus Fabr. morirono dopo circa dieci minuti, con 1 cm.'' di cultura inoculata. Individui di Carciniis nioenas Leach inoculati con 0,50 cm.'' di cultura morirono dopo 2 minuti; con 0,25 sopravvissero circa dodici giorni. Le inoculazioni nei Carclnus vennero fatte nella regione ventrale ed in tutti gli esemplari si potè scorgere una scialba luce che si andava spargendo in tutta la regione periferica al punto d'inoculazione. Esemplari di Maia verrucosa M. Edw. det- tero sempre poca luce e morirono dopo quattordici giorni. Concltisioni. I caratteri morfologici, culturali e patogenetici del Mlcrococ- ciis pierantonii possono riassumersi così : a) 11 diametro del cocco è di u 1,2 e di 1,8 il diametro del — 87 — coccobacillo; è mobile; si colora con i comuni colori di anilina; non resiste al Oram; non ha ciglia, né spore; coagula dubbia- mente il latte. L'optimum va dai 21" ai 26° C. b) Colonie di forma sferica, pianeggianti , intere ai mar- gini, che raggiungono circa un mm. di diametro, con luce verde abbastanza intensa. La intensità ed il colore della luce varia nei diversi terreni di cultura. e) Intorbida il brodo , formando una patina lievissima al livello del liquido, di luce verde chiara nei primi giorni e poi biancastra in quelli successivi: si sviluppa nel latte con cloruro sodico al 3 « o, dando luce verde chiara. d) Sulle patate e sul torlo d' uovo di gallina si sviluppa pochissimo, sui muscoli di seppia si sviluppa rapidamente, dando una luce abbastanza intensa. e) Inoculato in esemplari di Sepia officinalis L. ne illu- mina le regioni inoculate e quelle circostanti e gli animali sono vissuti circa dieci giorni. Esemplari di Palaemon Iwlsatus Fabr. sono morti dopo pochi minuti, di Carcinus moeiias Leach dopo varii giorni, circa dodici, di Maia verrucosa M. Edw. dopo quat- tordici giorni circa , a seconda la quantità di cultura luminosa iniettata. Napoli, Stazione Zoologica, luglio 1918. Finito di stam])are il ì9> febbraio iy!9. Studies on the Haemocyanin. L-On the crystallization of the oxyhaemocyanin by Aurei D. Craifaleanti Membzr of the Society (Front the Laboratoiy of Biologica! Clt'inistry of the Zoological Stution of Naplcs) (With seven Figures in Text and a Piate) (Meeting of Aiigust IS, 1918) CONTENTS. I. — Outlines. II. — Self -washing phenomenon. III. — Oxygenation of the blood. IV. — Crystallization of the haemocyanin. V. — Method of crystallization. VI. — Haemocyanin of Octopiis viilgaris. VII. — Haemocyanin of Octopiis macropns. VIII. — Parahaemocyanin. ■ IX. — Haemocyanin of Eledone moschata. X. — Bibliography. Outlines, From a biological point of view haemogiobin is, undoub- tedly, the most important and the best known of the animai pro- teids. It feeds the flame of hfe, in red-blooded animals, by pro- viding the cellular tissue with the necessary oxygen, taken either from the air through the lungs. or from water through the gills. But in the animai kingdom, nature has not reserved the function of oxygen-carrier to the red haemogiobin alone. We know of many blue-blooded animals (cephalopods, artropods, etc) in which this function is fulfilled by another albuminous substance which Fredericq (1) has called haemocyanin. Other oxygen - car- riers are also known (hàmerythrin, etc.) but I shall treat here of haemocyanin only. This proteid when oxygenated, oxyhaemocy- anin, is blue; but on losing its oxygen it becomes colourless. — 89 — Haemoglobin coiitaiiis iron in its moleculc; wliilc copper occurs in tlic molecule of haemocyanin: tliis isalready a fundaineiital dif- ference between Illese two oxygen-cniriers. Haemoglobin may he split up in two siniplcr dissociation-products: globin, an albumi- nous, iron free, histone-like substance and the " prosthetic " group haeniatin, \xliich contains ali the iron of the haemoglobin. An analogous dissociation of haemocyanin has not yet been accom- plished, as haemocyanin very easily lOses its copper. Copper is found in haemocyanin as a very labile complex ion , and does not give aiiy copper-ions reaction. Traces of minerai acids are sufficient to liberate the copper as ionizable copper salt. Different haemoglobins are known and very probably, diffe- rent haemocyanins exist. The data fiirnished us by the various authors on haemocyanin do not always agree, a fact which vcould lead one to believe that they bave had to do with different haemo- cyanins. Alsbero and Clark (2) bave already drawn attention to the difference between the haemocyanin. of Ll/niilus Polyphemus and that of Octopiis viilgaris. This difference becomes stili more evident on comparing the analysis of the haemocyanin of Li- mili us Polyphemus, made later on by van Slyke (3), with Henze's analysis (5) of the haemocyanin of Octopus viilgaris. Later Dèhré (8) has begun to investigate the question of the diversity of haemocyanins by comparing their spectra and their behaviour to dialj'sis and to the biuret reaction. Haemoglobin crystaliizes more or less readily according to the animai to which the blood belongs. Different crystalline forms of haemoglobin are known; the shaj^es may vary with the different animals and may also undergo a change on recrystalli- zat-ion. The opinions of the authors are divided as to whether this fact denotes a change or a difference in the structure of the molecule. Haemocyanin may also cristallize in different forms as will be seen later. I intend to study more minutely the haemocyanin of the different blue-blooded animals to be found in the gulf of Naples, and to show up the chemical and physico-chemical analogies and differences existing between them. This paper will tieat of the crystallization of the haemocya- nin of Octopus vulgaris, Octopus macropus and Eledone moscliata. — 90 — The crystalline forms will be illustrated by microphotographs of the undenaturahsed crystals. Before describing the method followed for the crystalhza- tion of the haemocyanin I shall first describe the maiiner in whi- ch theblood was taken from the animals. The blood was obtained in the way already described by Fre- DERiCQ (1), and followed by almost ali the other workers. The animai was nailed back upwards to a board; by making an incision in the back, the cephalic aorta is easily found. It is rather large, and is characterized by its blue colour due to the oxy- haemocyanin contained in the blood. The attery, in the proxi- mity of the head, was cut in two and tlie part next the head tied- a cannula was inserted in the other part i. e. in a centrai direction, so that the blood niight flow freely in the direction of the circiila- tory current; this is made easier by the high arterial pression under which the blood circulatcs in these cephalopods '). The board with the animai attached was immersed in a tank containing running sea-water. Self-washrng phenomenon. I will observe here that if a jet of sea-water is allowed to fall on the incision, the blood begins to flow rapidly from the cannula as if from a tap, It would seem, therefore, that the water, under the pressure, however slight, of the jet, penetrates in the venous sinus, from which it passes to tne branchial hearts and from thence, following the nornial circulatory course through the gills, reaches the ventricule by which it is driven out. This view would be supported by the following experiment: on tying the two affe- rent branchial vessels at the base of the branchial hearts, the liquid ceases to flow out although the jet of water continues to fall on the incision; but on freeing one of the afferent veins or both, the liquid begins to flow again. It is very probable that sea-water ') By iising a nierciiry manometer, the niaxiinuin arterial blood pressure was found to be resp. iS4, 84, 66, ISi, 87, 130, 9i3 and 64 mms. Hg in Octo- pus valgaris; and 98, 90, 110, 116, 108, 88,. 108 and 80 mms. Hg in Octopiis macronus. (Author's researclies not yet publislied). — 91 — hao X strong stiinulating effect on the braiicliial hearts and on the ventricule. I have been able to collect, in this way, more than two h- ters of hquid which is, naturahy, sea-water faintly coloured in blue by a very slight quantity of oxyhaemocyanin. If the animai is held under t!ie water; preventing the jet of water to fall on the incision, the blood conies out without any mixture of sea-water. When water is allowed to fall on the incision, the haemocyanin content of the flowing blood, naturally, diminishes rapidly, and finally disappears altogether. It is a good idea to adopt this method when blood is collected for haemocyanin preparation , because in this way a sort of self-washing of the blood vessels is obtained, and consequently the greatest possible quantity of haemocyanin that the animai can yield, is obtained in the shor- test space of time and without any further technical complication. The blood is left to stand until the wliite corpuscles have collected on the bottom; it is then filtered directly or afferà pre- vious centrifugalization. In this way the blood may be preserved, for a ratìier long time, without the addition of an antiseptic. Oxygenation of the blood. When the animai is out of water, the blood in the artery becomes discoloured as it loses its oxygen, but on -being immer- sed again in the water it recovers its naturai dark blue colour, the reduced haemocyanin being tlius oxygenized to oxyhaemocyanin. For the present researches it matters very little whether the blood runs off oxygenized or no, as it may be easiiy reoxygenized by shaking it with air. Another simple means to oxygenize it is by filtering. It is sufficient to pass it through tlie pores of the filter paper in order to get the dark blue colour which is the surest sign of speedy oxygenation. On using a ruied filter paper which has a greater filtering surface, or on filtering it successively through several filters pla- ced one above the other so that the oxygenation begun in the first may be completed in the others, oxygenation is perfect. In this method may be found a praticai explanation of the process of oxygenation of the blood in the gills. — 92 Crystallization of the haemocyanin. The possibiHty of crystalHzing albuminoiis substances is a very important factor for biological chemists who find in the process of crystalHzation, wheii possible, the ineans best adapted to obtain well defineJ compounds and to purify them. Henze (4) was the first to succeed in crystalHzing the haemocyanin of Octopiis vulgaris , but neither design nor photograph of the haemocyanin crystals are found in his paper. Later on Kobert (6) crystalized the haemocyanin of Eledone moschata iliustrating, in his paper, the crystalhne forni, by microphotographs of the denatùrahsed crystals. No investigation, on tlie crystalHzation of the haemocyanin of Octopiis macropus is reported in the literature. According to Déhré (7) on dializing the blood of Helix Pomatia the haemocyanin precipitates in the crystalhne form. He has also crystallized the haemocyanin of Sepia employing the Hopkins method. ALSBEROand Clark (2) bave not succeeded in crystalHzing the haemocyanin of the crustacean Liniiilus Polypheriius. We do not know of any other researches made on the crystalHzation of haemocyanin. I will bere report the results I bave obtained myself on cry- stalHzing the haemocyanin from the blood of Octopus vulgaris, Octopus macropus and Eledone moschata. The haemocyanin of Octopus vulgari&m^y be crystallized with very little difficulty, and contrary to the statement made by Henze (4) that crystalHzation goes on well only with fresh blood from healthy animals. I have found that haemocyanin crystallizes equally well with blood from unhealthy animals and with blood preser- ved for two years under toluol. I have been able to crystallize, with the greatest ease, haemocyanin in blood collected from dead animals, and even blood in an evident state of putrefaction, fin- ding, in the process of crystalHzation, a means of isolatingit from impurities. By crystalHzation haemocyanin may be separated from other proteids. 93 Method of crystallization. For the crystallization of the haemocyanin I have followed both tlie methods of Hofmf.ister (Q) and Hofkins-Pinkus (10) for egg-albuniin, but have fouiid no advantagc whatever in the lat- ter, the haemocyanin having crystahized easily, and equally well, with both nietliods. A saturated solution of amtnonium sulpliate was added drop by drop to the blood, sliaking after each addition to re- dissolvc the precipitate forined, unti! the solution, when agita- ted, became again clear. If the solution becomes too turbid, wa- ter is added, drop by drop, until the turbidity disappears. A so- lution of acetic or sulphuric acid may be ndded until a muddy appearance is obtained. The glass containing tiie solution was covered with filter paper and left to stand. A more rapid or a slower crystallization is obtained according to the quantity of ammonium sulphate solution added i. e. according to the ammo- nium sulphate concentration of the solution. If the ammonium sulphate solution be added in an exactly sufficient quantity, crystallization takes place rapidly. Thus the formation of crystals may begin after the Ijpse of a few minutes, a quarter of an hour or even several hours or days, according to the ammonium sulphate concentration of the solution. Naturally the temperature of the room and other physical factors have an influence on the rapidity of the crystallization. By sliaking the solution crystallization is ha- sténed. When large ciystals are desired, the solution should be left to stand without sliaking. In this way tlic crystals, transparent and of a greenish-blue colour, may attain an excepticmally large size. By shaking the solution before crystallization is ended, a se- cond and very abundant crop of crystals may be obtained but the crystals, in this case, are s'mall. Haemocyanin of Octopiis Vii/garis. FoUowing the method described above, the haemocyanin of the blood of Octopus vulgaris may crystallize in three different forms as follows : — 94 - 1, A characteristic haemiedrical form which is in figures 1 and 2 and also in the Piate. illustrated Fìg. 1. — Characteristic haemocyar. in-crystals fiom ttie blood of Octopiis vulgaris. By slow crystallization the crystals may attain several miUime- ters in length so as to be distinctly visible to the naked eye. The Fig. 2. — Haemocyaniii-crystals (projectiìes) from the blood of Octopiis vulgaris. crystals, if not too large, when examined under the microscope, give one the impression of small projectiìes (fig. 2), and this is why I shall - 95 —, cali these cliaracteristic liaeiiioc)'aiiiii cr^'stals " projectiles " of haemocyanin. They are characteristic to the ii.ieiiiocyanin of Octo- pus vulgaris. With the haemoc3'anin of Octopiis macropiis and E- ledone moscliata I bave not obtaiiied these charateristical crystals. 2'. The haemocyanin of Octopus vulgaris iiiay also crystallize n needles as may be seen in fii^-. 3. Fig. 3. — Haemocyanin-crystals (needles) from the blood of Octo/Jiis vulgaris. 3. When the solution of haemocyanin is very diluted , the Fig. 4. — Haemocyanin-cr) stals from ti e dihited blood of Octopus vulgaris. haemocyanin crystallizes frequently] in fine needles grouped in — 96 — rosettes, sheaves or star-shapcd masses which remine! one of t)'- rosine crystals, as will be seen in figures 4 and 5. Fig. 5. — Haemocyanin-crystals from the diluted blood of Octopns viilgaris It is difficult to define the conditions necessary to obtain " projectiles " or needles of haemocyanin. On employng the Kopkins-Pinkus niethod (10) for crystalh- zation 1 obtained " projectiles " more frequently, and on emplo- ying the unniodified method of Hofmeister (9), needles were mo- re frequently obtained, but this is no rule. Perhaps the increa- sed acidity of the solution, in the Hopkins-Pinkus modification, may determine the formation of " projectiles "; this however cannot be affirmed. Very often also, in this case, the haemocyanin cry- stailizes in needles. Redissolving the needles with a little water, and allowing the solution to recrystallize, " projectiles " are very often obtained. Sometimes I obtained projectiles of haemocyanin only after ha- ving recrystallized the needles several times. Not unfrequently 1 obtained from the sanie solution a mi- xture of needles and " projectiles ", the needles being the first to form. The liydrogen-ion concentration of the solution does not * seem to have mudi influence on the crystalline forni. _ 97 — Is there a difference in the ainount of the water of crystal- lization which determnies the crystalHiie form of the haemocyanin, or are the two difterent crystaUine forins the exponent of two polymeric forms of haemocyanin ? I connot as yet explain the reason of this change in the crystalline form by recrystallization. Haemoglobin may also change its crystalline form by recrystal- lization. Haemocyahin of Octopiis macropus. No investigation on the crystallization of the haemocyanin of Octopiis macropus is found in the literature. I have crystalli- zed it with the sanie facility as that of Octopiis viilgaris, but I have not obtained, as yet, the characteristical " projectiles " of the haemocyanin of Octopus vulgarls. It has always crystallized in needles, which may attain a very great length. They are repre- sented in fig. 6. Fig. fi. — Haemocyanin-crystals from the blood of Octopus macropus. On recrystallizing it I have always obtained the same cry- stalline forms. Parahaemocyanin. 1 will observe here that, on allowing the glass containing the crystals and the mother liquor to stand for some time, the cry- 7 — 98 — stals became insoluble. I shall cali this insoluble modification " parahaem ocy an in ". Haemocyanin of Eledone moscliata. Following the same method with the blood of Eledone mo- schata, like Kobert (6), I bave always obtained needles. A photograph of these crystais is seen in fig. 7. Fig. 7. — Haenioc3'aniii-crystals from the blood of Eledone moschata. Not eyen with the haemocj-anin of Eledone moschata bave I obtained the characteristical " projectiles " of the haemocyanin of Octopus vulgaris. ReassLiming, oxyhaeinocyanin may crystallize in the form of "projectiles" or neeJies of a greenish-blue colour. The " projectiles " are characteristic to the haemocyanin of Octopus vulgaris; the needles are common to the haemocyanin of Octopus vulgaris, Octopus macropus and Eledone moschata. On recrystallization the haemocyanin-needles obtained from the blood of Octopus vulgaris may pass into " projectiles ". The haemocyanin crystals of Octopus m'acropus may pass into an insoluble modification which I bave called "parahaemo- c y a n i n " . BIBLIOGRAFI ÌY (1) Fredericq, L. — Récherches sur la Physiologie da Poiilpe commuti {Octopus vulgarls) : Arch. Zool. expér et generale. Tome VII, p. 535, 1878. (2) Alsberq, C. L. and Clark, E. 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L'interessante reperto mi ha spinto, come seguito alle mie precedenti ricerche , a studiare tali forme , anche perchè esse mi danno occasione di confermare le conclusioni alle quali sono pervenuto in altri miei lavori sulle anomalie degli Asteroidi, e, specialmente, in due pubblicazioni (Cfr. Zirpolo '17^ e '18^) che riguardano esclusivamente l'anomalia delle braccia in esemplari di Astropecten aurantiacus L., cercando di portare un tenue con- tributo alla -interpretazione delle forme anomale negli Asteroidi, dei quali ho avuto occasione di occuparmi da tempo. Un primo esemplare ha sei braccia regolari — forma che è stata attualmente per la prima volta trovata o almeno studiata — un altro con quattro braccia di cui due rigenerate per due volte, ed un terzo con cinque braccia di cui uno spezzato ad un terzo della regione della punta e due braccia stranamente rigenerate. Nel presente lavoro mi occuperò partitamente di ognuno di questi tre esemplari. — 101 Descrizione degli esemplari anomali di Astropecten aiirantiacus L. Esemplare con sei braccia. L'individuo in esame è di piccole dimensioni. Il disco mi- sura un diametro medio di circa 25 millimetri. Le braccia mi- surano, in media, 45 mm. di lunghezza, a partire dalla regione interbrachiale sino all'estrema placca ocellare; la larghezza mas- sima di esse è di mm. 11 alla base. Le passille non presentano alcuna particolarità degna di nota. A Place hemargin alisu- periori — Queste placche sono normali in tutte e sei le braccia: solamente qualcuna è sfornita di spine. Di notevole è da osserva- re che (Figg. P e 2^) nell'inter- braccio A B la placca marginale superiore centrale, alla quale si succedono tutte le altre lungo le braccia , porta due spine invece di una, come in tutte le altre simili. Fa pensare come se fosse avvenuta la fusione di due placche in una sola. Placche margi- nali inferiori —Que- ste placche corrispon- dono numericamente con quelle superiori e sono fornite di nume- rose spine e spinule che le nascondono al- l'occhio dell'osserva- tore. Le placche ocel- lari sono all'estremità delle singole braccia e tutte sollevate in al- to , piuttosto grandi, , , ,, . Fig. 2. bCanaiaie nena regione Regione dorsale cll Astiopecten aurantiaciis L. con sei braccia. Fig. 1. Astropecten aurantiacus L. (Schema) — 102 — mediana, come, in generale, esse si presentano negli esemplari normali. Placca madreporica — Essa trovasi inserita nell'interra- dio E F. Misura mm. 1 Vi nel diametro minore e 2 in quello maggiore. I margini mostrano profonde insenature che sono ma- scherate dalle passine che le circondano. Placche ve ntro-laterali — Le placche ventro-laterali sono piccole, poco sviluppate, ma tutte simmetricamente disposte, coverte da numerose punte che le mascherano del tutto. Placche adambulacrali ed am bui aerali — Queste placche sono normali in tutte le braccia, non esessendovi varia- zioni né di numero né di forma. Placche boccali — Le placche boccali sono, in corrispon- denza del numero delle braccia, in numero di sei. Di esse cinque Fig. 3. Regione ventrale di Asiropecten aiirantiacus L. sono compleiamente sviluppate e sono disposte fra. ai loro come quelle degli esemplari normali. La sesta, corrispondente all' inter- radio delle braccia A e B (Figg. l'"* e 3=^) non è identica alle altre. Trovasi in un piano relativamente superiore alle altre, ed è al- quanto più piccola e porta un numero di spine ridotte in numero e per grandezza. — 103 Esaminando, esternamente quest'esemplare, specialmente nella regione dorsale, non si può scorgere traccia di rigenerazione. Sem- bra che l'anomalia sia congenita, cioè si sarebbe avuta un'iperattinia durante lo stadio larvale, per cause a noi ignote. Ma dopo una atten- ta osservazione della regione ventrale si può concludere, con certa probabilità, che l'animale abbia perduto un braccio, quando era molto giovane, ed, al suo posto, se ne siano formati due per un pro- cesso iperrigenerativo. Queste due braccia, infatti, specie per la placca boccale, e per la divergenza che esiste tra loro, presentano caratteri tali da potersi dire che si tratta di una rigenerazione soprannumeraria di braccia. La lesione, sarebbe, perciò, avvenuta, interessando larga porzione del disco, in modo però da non ledere il sistema nervoso i) per cui su la larga zona lesa si sarebbero facilmente formati dei bla- stemi rigenerativi totipotenti, da dare origine a due braccia perfet- te, invece di una. La spiegazione troverebbe conferma in casi ana- loghi già da me studiati e discussi in precedenti pubblicazioni, co- me per esempio per individui anomali àxAstropecten peniacanthus Delle ghiaie e di Asterias teimispina Lamarch (Cfr. Zirpolo '17-*). Esemplare con quattro braccia. L'esemplare in esame è piuttosto grande. Il disco misura mm. 56 di diametro circa. 11 braccio A (Figg. 4^ e 5^) misura mm. 148.0 a par- tire dal centro dell' interbraccio fino all'estrema placca ocellare; il braccio B mm. 147.0; il braccio C mm. 100 ed il braccio Dmm.Q9.0. Le braccia A e B sono normali, le altre due C e D sono rige- nerate per due volte. La prima regione rigenerata del braccio C misura mm. 65, la seconda p. , mm. 18 e rispettivamente mm. 75 Fig. 4. 1 Astropecten aurantiacus L. e mm. 23 per Ìl braCCiO D. con quattro braccia iSchema) ^) In un mio precedente lavoro (Cfr. Zirpolo '17', p. 49 e seg.) ho di- mostrato che nelle larghe ferite del disco in cui avvenga lesione del sistema nervoso si determina una rapida cicatrizzazione, che impedisce la neoformazione delle braccia perdute. — 104 — Passi Ile — Sono nonnali e connesse fra di loro tanto nella regione normale delle braccia, quanto in quelle rigenerate. Nei due monconi rigenerati delle braccia C e 0 sono piccolissime e situate in^un piano inferiore a quello in cui si trovano le altre. (Fig. 5.) (Fig. 6.) Regione dorsale Regione ventrale stropecten aurantiacus L. di Astropecten aurantiac con quattro braccia con quattro braccia Placca madreporica T— Misura sei mm. nel diametro maggiore e cinque in quello minore. E' molto ben visibile nell'in- terradio delle due braccia normali A e B. Placche marginali superiori — Nelle braccia A e B que- ste sono normali. Nel braccio C la prima porzione rigenerata che guarda il braccio A conta ventidue placche e la seconda ne conta nove. Le prime due della seconda porzione del braccio rigenerato non portano spine, anzi la prima è così piccola che è. quasi co- verta dalla seconda che la segue. La placca ocellare terminale è minutissima. Nella porzione opposta del braccio C che guarda il braccio D vi sono nel primo tratto non rigenerato ventuno placche, e nel secondo otto; anche la prima di questa seconda porzione non porta alcuna punta. La porzione del braccio D che guarda C porta nella prima parte diciotto placche, nella seconda undici e nella regione opposta diciassette, nella prima porzione ed undici nella seconda. All'estremo trovasi una piccola placca ocellare. Placche marginali inferiori — Nelle braccia A e B que- ste placche sono normali. Nel braccio C si osserva che corri- — 105 — spondono con quelle superiori; è notevole solamente il distacco nel punto dove si è avuta rigenerazione delle parti perdute. La prima placca, infatti , corrispondente all' interradio C A è poco meno sviluppata delle altre e grossolanamente triangolare. Nella regione terminale del braccio, corrispondente alla porzione no- vellamente rigenerata, è visibilissimo il distacco delle placche in parola. Così mentre l'ultima placca della prima porzione misura una lunghezza di mm. 8 e una larghezza di mm. 5, la prima della seconda porzione misura 3, 5 mm. di lunghezza e 2 mm. di larghezza. Le placche marginali inferiori corrispondenti all' interradio C D sono normali, eccetto quella centrale che si presenta note- volmente ridotta. Quelle corrispondenti all' interradio D B pre- sentano una notevole differenza nelle prime placche che si susse- guono, quasi irregolarmente fra di loro, nel senso che, ad alcune molto larghe, ne succedono altre molto strette. Notevole é poi il distacco tra la prima e la seconda zona rigenerata in cui le placche di questa si trovano ad un livello inferiore a quelle della zona normale e sono molto ridotte. Placche ventro-laterali — Le placche ventro-Iaterali corrispondenti agl'interradi A B e D B sono normali ; quelle degli interradii C D e A C che sono rigenerate presentano una riduzione per numero e -per grandezza. Anche le spinule che le covrono sono poche e piccole. Placche boccali— Sono quattro: due appartenenti alla zona normale e due di nuova formazione. Queste ultime non presentano niente di anomalo, solamente sono più ridotte e non presentano il numero di spine che hanno le altre. Placche adambulacrali ed ambulacrali — Queste due sorte di placche corrispondono perfettamente fra di loro. Non c'è da notare altro che la loro riduzione nelle zone rige- nerate terminali delle braccia C e D. Pedicelli ambulacrali — Questi escono normalmente dai ponti intermedi! delle placche ambulacrali e corrispondono con • queste. Sono poi molto ridotti e molto sottili nelle regioni rige- nerate. Simmetria — Le due braccia rigenerate, permettendo il pas- saggio di un sol piano di simmetria attraverso la piastra ma- — 106 — dreporica, determinano in questo esemplare una simmetria bila- terale. Dall'esame obbiettivo dell'esemplare si può dedurre che que- sta forma anomala ha subita una laboriosa rigenerazione. Tutte le parti tratteggiate della Fig. 2^ indicano la porzione completa- mente rigenerata del disco e delle braccia C e D; anzi gli estremi delle due braccia sopracitate si sono rigenerati in data recente. Si tratta, quindi, di una rigenerazione avvenuta per trauma subito dall'animale, che ha perduto tre braccia e ne ha rigenerato due. Il fatto non è completamente nuovo. In un mio lavoro pre- cedente (Cfr. ZiRPOLO '18^) ho riferito di un esemplare che ave- va perduto due braccia e ne aveva rigenerato uno, questo in e- same ne ha perduti tre e ne ha rigenerato due. V'è stata dun- que una rigenerazione parziale, dovuta forse ad una speciale di- sposizione del blastema rigenerativo, la cui totipotenzialità si è determinata per due sole braccia. La rigenerazione delle due braccia è avvenuta in modo per- fetto. Come ho precedentemente detto, le singole placche si sono tutte rigenerate, in modo da mascherare il fatto ad un'osserva- zione superficiale. Evidentemente le due braccia C e D si sono rigenerate con- temporaneamente alle altre A e B in crescita, essendo avvenuta in età molto giovane la perdita delle tre braccia. Gli ultimi due monconi delle braccie C e D si sono rigenerati in epoca poste- riore. Si tratta quindi di un'anomalia non congenita, ma dovuta a rigenerazione parziale o ipotipica, secondo Giard i), per cui l'a- nimale ha rigenerato meno di quello che ha perduto. Esemplare con due braccia rigenerate. In questo esemplare (Fig. 7«) tre braccia sono normali e due rigenerate. Le prime tre misurano una lunghezza di cm. 11,5 ') QiARD, A. — Sur les règènèrations hypotypiqiies. C. R. Soc. Biol. Paris, p. 315. 1897. Cfr. anche Zirpolo '18'. — 107 a partire dalla regione interbrachiale sino all'estrema placca ocel- lare. Le due braccia rigenerate misurano rispettivamente cm. 6,4 e 7,5. Queste due braccia si distinguono benissimo, perchè sono ri- Fig. 7. Regione dorsale di Astropecten aurantiacus L. con due braccia rigenerate. . Fig- 8 Regione ventrale di Astropecten aurantiacus L. con due braccia rigenerate dotte in larghezza e lunghezza , di colore sbiadito , benché ab- biano tutte le diverse placche che le costituiscono identiche a quelle che si trovano nelle braccia normali. La stranezza del fenomeno rigenerativo in questo esemplare, per cui se ne è qui riferito, è che le due braccia si sono rige- nerate con una certa deviazione verso il braccio di destra (di chi osserva la figura) in modo da annullare la simwetria dell'anima- le, che, per questa strana rigenerazione delle due braccia, diventa perfettamente asimmetrico. Conclusioni. Così da questi come dagli altri casi di anomalia delle brac- cia di Astropecten aurantiacus L. illustrati in altri miei lavori si deduce che si sono dati i seguenti casi da me finora constatati in varii anni di ricerche: a) un individuo a tre braccia. b) cinque individui a quattro braccia. e) un individuo a sei braccia. 1) La forma trimera (Cfr. Zirpolo '17', p. 51, Fig. 10) è ori- ginata dal fatto che l'animale ha perduto due braccia che non si — 108 — sono rigenerate per un processo cicatriziale rapido dovuto alle condizioni d'ambiente ed alla natura della lesione. 2) Le forme tetramere si sono determinate: a) per la perdita di un braccio (Cfr. Zirpolo '17^) avvenuta in modo che nella zona lesa si è avuta cicatrizzazione tale da impedire la rigenerazione del braccio, b) per la perdita di due braccia (Cfr. Zirpolo '18") di cui uno solo si è rigenerato, e) per la perdita di tre braccia di cui due solamente si sono rigenerate per le stesse ragioni pre- cedentemente dette : il caso in esame. In questi casi la simmetria viene ridotta o è completamente alterata. 3) La forma esamera è dovuta molto probabilmente da i- perrigenerazione che si é verificata nella zona lesa per la perdita di un braccio, nella cui vece si sono rigenerate due per il de- terminarsi di un doppio blasfema rigenerativo. 4) Quando la lesione non intacca gran parte della regione del disco, si rigenerano sia un solo braccio, sia due, in sostituzione di quelle perdute. Così può rigenerarsi un sol braccio (Cfr. Zirpolo '171 pag. 50 Fig. 9) perduto o se ne possono rigenerare due, com'è avvenuto nell'esemplare di cui ho brevemente riferito. Napoli, Stazione Zoologica, dicembre 191 S, BIBLIOGRAFIA 1897. GiARD, A. — Sur les régénérations hypotypiques. C. R. Soc. Biol. Paris, p. 312. 1916'. ZiRPOLO, G. — Alcuni casi di anomalia delle braccia di AstQv'ma gibbosa Penn. Boll. Soc. Nat. Napoli, Voi. 29, p. l,Tav. 1-2. 191 6-. — — Su alcuni individui anomali di Chaetaster longipes RetziuS e di Hacelia attenuata Gray Ibid. Voi. 29, pag. 49, Tav. 3. 1917'. — — Di una rara anomalia delle braccia di Astropecten au- rantiacus L Pubbl. Staz. Z. Napoli. Voi. 1, pag. 31. Tav. 1-3, 10 figg. (*) 1917-. — — Notizia di alcuni Asteroidi anomali pescati nel Golfo di Napoli (Echinaster sepositus Gray ed Asterias glacialis O. F. Mailer) Boll. Soc. Nat. Napoli Voi. 30, pag. 19, 4 figg. 1917^. — — Casi di anomalia delle braccia di Asteroidi dovuti ad iperrigenerazione. Mem. Pont. Accad. N. Lincei (2) Voi. 3, pag. 247, -Tav. 1. (*) 1918'. — — Un caso di rigenerazione delle braccia in un Astropecten aurantiacus L. Pubbl. Staz. Z. Napoli Voi. II, p. 169, Tav 10, 2 figg. (*) 1918^. — ' — Notizia di ««'Ophioghypha lacertosa Lym. a/zoz/m/a. Boll. Soc. Nat. Napoli, Voi. 31, p. 45, 2 figg. (*) Cfr. in questo lavoro la bibliografia. Kiiiito di stampare il 30 aprile 1919. Studi sui fermenti degli animali marin VL - Autolisi dei muscoli dei Cefalopodi. del socio Aurei D. Craifaleanu (Tornata ordinaria del 31 dicembre 1918) Le ricerche, sui fermenti intracellulari del tessuto muscolare degli animali marini sono scarsissime, ed il tessuto muscolare dei molluschi dei cefalopodi non fu affatto oggetto di tale studio. Allo scopo di stabilire se nel tessuto muscolare dei Cefa- lopodi si trovino fermenti intracellulari capaci di disintegrare la molecola proteica in elementi più semplici , dopo la morte dello protoplasma cellulare ho eseguito gli esperimenti* descrit- ti' qui appresso. Il metodo impiegato è lo stesso di quello descritto nelle mie precedenti ricerche, in parte publicate in questo giornale. I muscoli venivano liberati dalla pelle, lavati e poi ridotti in una fine polpa per mezzo di una buona macchina. La polpa otte- nuta veniva mescolata con acqua o soluzione acida od alcalina e, dopo l'aggiunta di cloroformio, per impedire lo sviluppo dei bat- teri, era lasciata a digerire alla temperatura ambiente o in un termostato a 37° C. Le sostanze proteiche che eventualmente si trovavano in soluzione venivano coagulate , riscaldando il mi- scuglio, alla fine della digestione, e nel filtrato veniva determi- nato l'azoto solubile non coagulabile quale esponente delle sos- tanze azotate solubili, trovatesi nel tessuto muscolare prima del- la digestione o provenute dalla desintegrazione delle sostanze proteiche, durante la digestione, per mezzo dei fermenti proteo- litici intracellulari. Ili 1 o Esperimento, I muscoli delle braccia d'un Octopus macropus furono isolati e fi- nemente tagliuzzati. Colla polpa così ottenuta furono fatti i seguenti cine miscugli : 1.-50 gr. di carne venivano mescolati con 450 e. e. d'acqua ed il mi- scuglio veniva riscaldato fino all'ebollizione. Dopo raffreddamento furono aggiunti 4 e. e. df cloroformio (ricerca di controllo C). 2. - 50 gr. di carne venivano mescolati con 450 e. e. d'acqua e 4 e. e. di cloroformio (A). Tutti e due i miscugli furono bene agitati e lasciati a digerire nel termostato, a 37° C, per 4 giorni. Trascorso questo tempo ambo i mi- scugli furono debolmente acidulati con acido acetico e riscaldati sino all'ebollizione per coogulare le sostanze proteiche che vi si trovassero in soluzione. Dopo raffreddamento i miscugli venivano riempiti con ac- qua fino a 500 e. e. e filtrati attraversò un filtro asciutto. In 20 e. e. di ciascun filtrato venne determinato l'azoto secondo KjELDAHL. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono impiegati 48 ce. di "5 SO4H0 tanto nel filtrato del miscuglio 1 quanto in quello del miscuglio 2. In questo caso , nessuna proteolisi si sviluppò durante i quattro giorni di digestione a 37" C. 2° Esperi m^e n 1 0 . 1 muscoli delle braccia d'un Octopus vulgaris furono isolati e pre- parati nello stesso modo come nel 1° esperimento. Furono fatti i se- guenti due miscugli : 1. — 100 gr. di carne furono mescolati con 400 e. e. d' acqua ed il miscuglio fu riscaldato fino all'ebollizione. Dopo raffreddamento furono aggiunti 4 e. e. di cloroformio (ri- cerca di controllo C). 2. — 100 gr. di carne furono mescolati con 400 e. e. d'acqua e 4 ce. di cloroformio (A). Tutti e due i miscugli furono messi nello stesso tempo nel termo- stato a 37" e vi furono lasciati per 8 giorni, agitandoli di tanto in tan- to. Trascorso questo periodo di tempo , il miscuglio venne riscaldato all'ebollizione. — 112 — Il volume di ambo i miscugli fu portato a 50) ce, agitati e fil- trati attraverso un filtro asciutto. In 25 C.C. di ciascun filtrato fu determinato l'azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca furono usati: 15.4 C.C. "/, SO.Ho per il filtrato 1 (C) : 16.8 C.C. " " » filtrato 2 (A) , corrispondenti a : 0.17248 gr. N per cento nel filtrata 1 (C) ; 0.18816 gr. N » » filtrato 2 (A). Risulta un leggiero aumento di 0.01568 g. N in 100 e. e. del filtrato A, cioè 0.0784 gr. d'azoto per ogni 100 gr. di car- ne muscolare. Pare dunque che abbia avuto luogo, in questo caso, una debolissima proteolisi 3° Esperimento. 1 muscoli delle braccia di un altro Octopus vulgaris furono isolati e preparati come nei precedenti esperimenti. Con la carne finemente tagliuzzata furono fatti i seguenti due miscugli. 1. — 100 gr. di carne furono mescolati con 400 ce. d'acqua ed il mi- scuglio fu riscaldato fino all' ebollizione. Dopo raffreddamento fu- rono aggiunti 4 ce di cloroformio (ricerca di controllo C). 2. — 100 gr. di carne furono mescolati con 400 ce d'acqua e 4 ce di cloroformio (A). Tutti e due i miscugli furono messi nel termostato a 37°, dove vi furono lasciati per tre giorni, curando di agitarli di tanto in tanto. Trascorso questo periodo di digestione , il miscuglio fu riscaldato all'ebollizione. Tutti e due furono riempiti con acqua fino a 500 ce e filtrati. In 25 C.C. di ciascun filtrato fu determinato I' azoto. Per neutraliz- re l'ammoniaca formata furono usati : 11.6 ce "/a SO,H, per il filtrato 1 (C) ; 11.8 C.C. " " " filtrato 2 (A). corrispondenti a: . 0.1299 gr. N per cento, nel filtrato 1 (1); 0.1321 gr. N " " filtrato 2 (A). Dai precedenti dati non risulta che abbia avuto luogo una proteolisi, durante i tre giorni di digestione a 37° C. — 113 — . 4° E s pe r i m e n 1 0 . I muscoli d' un Odopus viilgaris furono preparati come nei pre- cedenti esperimenti e con loro furono fatti i miscugli seguenti : 1.-50 gr. di carne furono mescolati con 450 ce. d' acqua ed il mi- scuglio fu riscaldato fino all'ebollizione. Dopo raffreddamento fu- rono aggiunti 4 e. e. di cloroformio (ricerca di controllo C). 2.-50 gr. di carne furono mescolati con 450 ce. d'acqua e 4 e. e di cloroformio (A). 3. - 50 gr. di carne furono mescolati con 450 e e di una soluzione di 0.5 o'o di acido acetico e 4 e e di cloroformio. 4.-50 gr. di carne furono mescolati con una soluzione di 0.5 "o di carbonato sodico e 4 e e di cloroformio. Tutti i miscugli furono lasciati a digerire nel termostato a 37» C. per 5 giorni. Dopo questo tempo, l'eccesso di acido, nei miscugli acidi fu neutralizzato con carbonato sodico ed i miscugli alcalini furono debolmente acidulati' con acido acetico. I miscugli vennero poi riscal- dati sino all'ebollizione, lasciati a raffreddare , riempiti con acqua fino a 500 e e e filtrati attraverso filtri asciutti. In 20 e e di ciascun filtrato fu determinato l'azoio. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono necessari : 4.4 e e " , SO,H, per il filtrato 1 (C). 5.5 e e. " V filtrato 2 (A), 13.4 C.C " » filtrato 3 (0.5 -^'q ac acetico). 6.3 e e " <. filtrato 4 (0.5 «o CO^Na,). equivalenti a : 0.6 1 6 gr. d'azoto, corrispond. a lOOgr. di muscoli, pel miscuglio 1 (C). 0.770 gr. " u „ » miscuglio 2 (A). 1.876gr. " '/ V " „ miscuglio 3 0.882 gr. " » >, V miscuglio 4 Si vede che l'azoto solubile è raddoppiato nel miscuglio a- cido dopo 5 giorni di digestione. 5° Esperimento. I muscoli di due Odopus viilgaris furono mescolati insieme e pre- parati nel modo sopra descritto. — 114 — Colla polpa muscolare ottenuta furono eseguiti i seguenti miscugli: 1. - 100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce. d'acqua ed il mi- scuglio venne riscaldato fino all'ebollizione. Dopo raffreddamento furono aggiunti 9 :.c. di cloroformio ( ricerca di controllo C). 2. - 100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce. d'acqua e 900 ce di cloroformio (A). 3. - 100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce di una soluzione di 0.1 O/o di acido acetico e 9 ce. di cloroformio. 4. - 100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce di una soluzione di 0.25 "/„ di acido acetico e 9 ce di cloroformio. 5.- 100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce di una soluzione di 0.5 o/o di acido acetico e 9 ce di cloroformio. 6. - 100 gr. di carne vennero mescolati con 900 e e di una soluzione di 0.1 % di carbonato sodico e 9 ce di cloroformio. 7.- 100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce di una soluzione di 0.25 o/o di carbonato sodico e 9 ce di cloroformio. 8.-100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce di una soluzione di 0.5 "/o di carbonato sodico e 9 ce di cloroformio. Tutti i miscugli furono bene agitati e lasciati a digerire nel ter- mostato a 370 per 4 giorni. Trascorso questo tempo fu neutralizzato lo eccesso di acido, nei miscugli acidi, con carbonato sodico, ed i miscugli alcalini furono debolmente acidulati con acido acetico. Tutti i miscugli furono poi riscaldati all'ebollizione, portati ad un litro e filtrati attra- verso filtri asciutti. In 20 ce di ciascun filtrato venne determinato l'azoto. Per neutralizzare l'ammoniaca risultata furono necessari : 4.1 C.C. n/, SO4H., per il filtrato 1 (C). " 2 (A). " 3 (0.1 "Ìq ac acetico). 4 (0.25 "i, » ). 5 (0.5 ">!, " ). " 6 (0.1 "/o carbonato sodico). 7 (0.25 'I, " ). 4.1 7.8 C.C ' C.C. 8. ce ' 7. C.C. 5.3 ce 5.6 ce 5.6 ce ' quivalenti a : 8 (0.5 0/ 0.574 gr. d'azoto, per 1,00 gr. di muscoli, nel miscuglio 1 (C). 0.574 gr. " » miscuglio 2 (A). — 115 — 1.092 gr. d'azoto, per 100 gr. di muscoli, nel miscuglio 3 (0.1 '' „ ac. ac. 1.120 gr. " " miscuglio 4 fO.25 '^o " 0.9S0 gr. » " miscuglio 5 (0.5 Vo " 0.742 gr. " " miscuglio 6 (0.1 «/oCOgNa,, 0.784 gr. " " miscuglio 7 (0.25 "„ 0.784 gr. " H miscuglio 8 (0.5 ° „ Nel miscuglio 2, fatto semplicemente con acqua non ha avuto luogo nessuna proteolisi. Nei miscugli acidi la quantità d'azoto solubile non coagulabile è salita al doppio di quanto è nella ri- cerca di controllo. Nei miscugli alcalini l'aumento di azoto solu- bile è lievissimo. Pare dunque che in un ambiente acido abbia avuto luogo una proteolisi. 6*^' Esperimento. I muscoli d'un Octopiis vulgaris furono isolati e tagliuzzati come nei precedenti esperimenti. Vennero fatti i seguenti miscugli : 1.- 100 gr. di carne furono mescolati con 900 ce. di acqua ed il mi- scuglio fu riscaldato fino all'ebollizione. Dopo raffreddamento fu- rono aggiunti 9 ce. di cloroformio (ricerca di controllo C). 2.- 100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce d'acqua e 9 ce di cloroformio (A). 3.-100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce. di una soluzione di 0.25 '^ 0 di acido acetico e 9 ce di cloroformio. 4. - 100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce di una soluzione di 0.5 " ,, di acido acetico e 9 ce di cloroformio. 5. - 100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce di una soluzione di 0.25 ";o di carbonato sodico e 9 ce di cloroformio. 6. - 100 gr. di carne vennero mescolati con 900 ce di una soluzione di 0.5 " o di carbonato sodico e 9 ce di cloroformio. Tutti i miscugli furono bene agitati e messi nel termostato a 37° dove furono lasciati a digerire per 80 ore. Trascorso questo tempo fu- rono trattati , come nel precedente esperimento . riportando il volume di ciascun miscuglio fino ad un litro. In 20 ce di ciascun filtrato venne determinato 1' azoto. Per neu- tralizzare l'ammoniaca risultata furono usati : 5.3 C.C. ";5 SO,H,, per il filtrato 1 (C) 6.0 ce .' filtrato 2 (A) — 116 — 11.9 C.C. ", SO,H, per il filtrato 3 (0.25 ^/„ ac. acetico; 11.0 C.C. " filtrato 4 (0.5 o-o 5.8 e. e. " filtrato 5 (0.25 «/o CO.Na,;) 5.7 e. e. '/ filtrato 6 (0.5 " o " equivalenti a : 0.742 gr. d'azoto, corrisp. a 100 gr. muscoli, pel miscuglio 1 (C) 0.840 gr. '/ " miscuglio 2 (A) 1.666 gr. " " . miscuglio 3 (0.25o/oac.acet.) 1.540 gr, " " miscuglio 4 (0.5 °/o " ) 0.812 gr. '. » miscuglio 5 (0.25 o/o C03Na2) 0.798 gr. " " miscuglio 6 (0.5 o/o » ) Questo esperimento mostra che nel miscuglio fatto con acqua semplice la proteolisi è lievissima se non nulla. Lo stesso avviene in un ambiente alcalino. In un ambiente acido, però, la quantità d'azoto solubile non coagulabile è doppio di quello trovato nella ricerca di controllo. Dai precedenti esperimenti risulterebbe che nei miscugli fatti coi muscoli ed acqua, senza aggiunta di acidi o alcali, non si sviluppa nessuna proteolisi, o se mai, questa è debolissima. In un ambiente alcalino si osserva alla fine della digestione un lie- vissimo aumento dell'azoto solubile incoagolabile. Nell'ambiente acido, però, la quantità d' azoto solubile non coagulabile trovata alla fine della digestione e doppia di quella trovata prima della digestione ; pare che in questo caso si svi- luppi una proteolisi per mezzo dei fermenti intracellulari. Nella seguente tabella sono riassunte le quantità d' azoto, corrispondenti a 100 gr. di muscoli freschi, trovate solubile alla fine della digestione, in ciascuno dei esperimenti sopra descritti. — 117 TABELLA Tempo di dige- stione in giorni Grammi d'azoto, corrispondenti muscoli fresclii, solubili, dopo la a 100 gr. di digestione, in C A 0.25 ";„ ac. acetico 0.5 7„ ac. acetico 0.25 "/„ carbonato sodico 0.5 "/„ carbonato sodico 1 4 0.672 6.672 — — — — 2 8 0.862 0.940 — — — — 3 3 0.649 0.660 — — — — 4 5 0.616 0.770 — 1.876 — 0.882 5 4 0.574 0.574 1.120 0.980 0.784 0.784 6 3 lo 0.742 0.840 1.666 1.540 1 0.812 0.798 Concludendo , i precedenti esperimenti ci insegnano che lasciando i muscoli di Octopiis macrojms od Octopiis vulgaris a digerire per parecchi giorni con acqua non ha luogo nessuna proteolisi o se mai avvenga ella è scarsissima. Una proteolisi, però, pare che abbia luogo in un ambiente acido ed in questo caso la quantità d'azoto solubile non coa- gulabile trovata alla fine della digestione è doppio di quello tro- vato prima della digestione. f-inito di stampare il 30 maggio 1919. Notizia riguardante alcune idromeduse anomale della socia Valeria Neppi (Con 9 figure nel testo) (Tornata ordinaria del 9 giugno 1918) Sebbene dalle esperienze dei due Hargitt ') e di Morgan ') su Gonionemus vertens e dalle mie ') su Obelia geniculata e Phiali- diiim variabile risulti chiaramente che le anomalie d€lle idrome- duse sono per la massima parte conseguenza di lesioni e suc- cessive rimarginazioni o rigenerazioni, pure non è scevro d'in- teresse lo studio delle anomalie che si presentano nel materiale planctonico. Avendo raccolto per parecchi mesi gli esemplari anomali delle idromeduse del golfo di Napoli, notai che sono più nume- rosi fra le lepto - che non fra le antomeduse, ciò che si spiega benissimo con la minore consistenza della gelatina nelle prime, che le espone, maggiormente alle lesioni accidentali. Un' origine diversa hanno alcuni fra gli esemplari apparentemente anomali di Phialidiuni variabile, molto frequenti nel golfo di Napoli, che ') Hargitt, Ch. W. — Recent experiinents on re generation. Zool. Bull. Voi. 1, p. 27, 1898. — — Experimental studies iipon hydroniediisae. Bici. Bull. Voi. 1, p. 35, 1S99. Haroitt. Q. ¥. — Notes on the regeneration of Gonionemus vertens. Biol. Bull. Voi. 4, p. 1, 1902-03. '-) Morgan F. H. — Regeneration in the hydroniednsa, Gonionemus ver- tens. The American Naturalist, Voi. 33, p. 939, 1899. ') Neppi, V. — Sulla rigenerazione nelle idroinednse. Pubbl. Staz. Zool. Napoli Voi. 2, pag. 191, 191 S. — 119 — come risulta dalle osservazioni di Davidoff '), dalle mie -) e da quelle di Babic '), riproducendosi anche mediante divisione, pre- senta esemplari caratteristici per ciascuna fase. La maggiore antomedusa della quale trovai due esemplari anomali interessanti è la Rathkea fasciciilaia Kòllìker. Nel dicem- bre, fra molti esemplari normali maturi, ne trovai uno con nove fasci di tentacoli e precisamente mancava un fascio perradiale, mentre nelle due paramére contigue invece di un solo fascio interradiale ve n'erano due , circa adradiali. Il canale radiale, che divideva queste due paramére, presentava nella sua parte distale una co- sidetta maglia, formata da un breve canale laterale piiì sottile. La presenza del fascetto soprannumerario si spiega facilmente, data la posizione dei fasci nelle paramére anomale, con lo sdoppia- Fig. \. — Bathkea fasciculata. — a, &r\&siomoi\ fra le estremità prossimali di due canali adiacenti, b lo stesso visto dalla parte opposta. X4. g = gonadi. mento del fascio perradiale corrispondente in seguito ad una le- sione distale longitudinale, che si estese anche ad una parte del canale radiale. Quest'ipotesi è confermata dal fatto che i fasci supposti come derivati da una suddivisione erano un po' più piccoli degli altri (larghezza 1,76 ed 1,44 mm. invece di 2,24 mm. e numero di filamenti 13 e 10 invece di 15). Dimensioni: Altezza della campana 9 mm., larghezza lOmm. 1) Davidoff, M. — Uber TeUnngsvorgcinge bei Phialidiiun variabile. Z. Anz. 4 Jahrg. p.- 620, 1881. -) Neppi,V.-Stiasny, G. ~ Zar Kenntnis der Teilungsstadien voti Pliialidiiim variabile Claus (i. e. Qastroblasta raffaelei Lano) Z. Anz. Bd. 41, p. 241, 1913. ■') Babic, K. — Planìdonische Coelenteraten aus der Adria. Auszug aus der ini " Rad „ Band 200 (1913), S. 186, veròffentlichen Abhandlung. Il r I .7/ t I fi D A <-, ■ — 120 — Un secondo esemplare trovato alla fine di gennaio presentò (fig. 1 a ed 1 b) due anastomosi ed una maglia nella parte prossi- male di due canali radiali e soltanto sette fasci di tentacoli, man- cando il fascio interradiale nel quadrante anomalo. Anche questo caso si può spiegare come conseguenza di una ferita longitudi- nale, però interradiale, molto più lunga, con asportazione di un or- gano (il fascio mancante). Dimensioni: Altezza della campana 9 mm., larghezza 8 mm. Di Hydractinia carnea Sars var. med. Neppì trovai, come ebbi già occasione di accennare in un lavoro precedente, un esemplare con 5 canali radiali e 5 tentacoli, ed un secondo con uno dei 4 canali biforcati già alla base dello stomaco; le due biforcazioni correvano a poca distanza, quasi riunendosi al mar- gine, dove, presso ad un bulbo normale, c'era l'inizio d'un ten- tacolo in forma di tubercolo. Un esemplare di Mitroconia Annae Haeckel presentò ano- malie complicate , che ricordano casi analoghi di Phialidium Fig. 2. — AUtrocoma Annae. — Esemplare con due stomachi e nove canali radiali di questi due (s) senza gonadi, yj. variabile descritti da Lang ^) col nome di Gastroblasta raffaelei. La medusa (fig. 2) presenta due stomachi, uno maggiore cen- trale, l'altro aderente, ma non direttam.ente comunicante, un po' minore. I canali radiali in numero di 9 partono tutti dalla base ^) Lang, A. — Gastroblasta Raffaelei, eine durcli cine Art unvollstàndiger Tcilnng entstehende Meduscnholonie. Jen. Zeit. Natiirw. Bd. 19, p. 735, 1885. — 121 — degli stomachi ed arrivano al margine e sono accompagnati dalle gonadi, eccetto due indicati nella figura con la lettera s. La di- stribuzione dei canali è affatto irregolare e non permette alcuna ipotesi né sull'origine, né sulle eventuali conseguenze dell'ano- malia; non è escluso che essa possa rappresentare l'inizio di una moltiplicaaione per divisione. Di Eirene plana Neppi, nella quale le anomalie, come ebbi già occasione di osservare nel materiale adriatico, sono abba- stanza frequenti, trovai un esemplare con una. biforcazione nella parte distale di un canale radiale e dei piccoli speroni nelle parti mediane. Vorrei aggiungere alla descrizione che ne diedi pre- cedentemente, che le statocisti contengono da 1 a 4 statoliti. Osservai un esemplare di Tima liiciillana (delle chiaje) del Fig. 3. — Phialidium variabile. — a Esemplare extroflesso con prominenza gelatinosa della subumbrella, con tentacoli all'apice yj, b parte dello stesso più ingrandita, X9. diametro di 85 mm. con un anastomosi fra due canali radiali con- tigui lungo la parte media del peduncolo; il canale accessorio era accompagnato dalla gonade. Nel genere Obelia osservai spesso una differente grandezza delle gonadi, di solito due più piccole tanto su canali adiacenti, quanto su canali opposti, e raramente due statoliti nella stessa statocisti. Di Phialidium variabile Claus trovai il maggior numero di esemplari anomali, e qui voglio menzionare soltanto quelli che non sembrano derivare da un processo di divisione. — 122 — La figura 3 rappresenta l'anomalia più singolare : Verso il centro della subumbrella la gelatina forma una piccola promi- nenza gelatinosa, cava, il cui margine è provvisto di 5 tentacoli e di qualche tubercolo. Il percorso dei canali radiali è irregolare ed il loro numero è aumentato, però il margine dell'ombrella è continuo e sembra intatto. Un solo canale radiale [fig. 3 a), molto accorciato, con gonade prossimale, sbocca all'orlo della prominen- za, gli altri quattro, uno dei quali ha una biforcazione prossimale, sboccano normalmente, però il loro percorso e così pure la distri- buzione delle gonadi è irregolare. L'esemplare era extroflesso, ciò che denota l'avvenuta rimarginazione di una profonda ferita nel- l'ombrella, alla quale non seguì lo stiramento necessario affinchè la medusa riprenda l'aspetto normale. Prescindendo dalle aWre ano- malie concomitanti, credo che la presenza dei tentacoli in mezzo alla subumbrella si possa spiegare così: In un quadrante, in se- guito a due ferite, un settore rimane attaccato soltanto nella parte prossimale; il suo margine si richiude sopra sé stesso, mentre la medusa avvicina i margini del settore maggiore che si riattaccano, e la gelatina della subumbrella si fonde in parte con quella del settore minore. In due pescate successive il 19 ed il 22 febbraio osservai i seguenti esemplari anomali: \. esemplare, diametro 5 mm., 12 tentacoli (4 perradiali, 8 ad- radiali), gonadi distali (distanza dal margine 1,4 del raggio); oltre allo stomaco centrale un piccolo stomaco con bocca circo- lare, senza labbra, lungo un canale radiale, al primo quarto prossimale. 2. esemplare, diametro 3 mm., esem- plare trimero, con una paramera maggiore e due minori, 3 canali radiali con gonadi, 3 tentacoli perradiali ed altri 4 distribuiti .-. , „, . .... come è indicato nella figura 4, 4 statocisti, rig. 4. — Phialtctium vana- j e> > i 6/7f. — Esemp are con 3 canali Qf^mirn rnn "^ lihhri radiali e stomaco con 3 lobi SlOmaCO COU ó laODia. boccali. X9. 3_ esemplare, diametro 6 mm., uno dei canali radiali con biforcazione distale, con gonadi; il prossimo canale privo di gonade (fig. 5). 4. esemplare, diametro 6 mm., da uno dei vertici dello sto- maco, che è normale, partono due canali avvicinati nel primo — 123 tratto e con una breve anastomosi ; tutti i cinque canali sono provvisti di gonade (//o-. 6). La distribuzione dei tentacoli è irre- golare, mancano quelli corrispondenti a due canali opposti. Fig. 5. — Pliialidiiim variabile. — Esem- plare con un canale privo di gonade av- vicinato ad un altro biforcato. X7. Fig. ò.—Phialidiiim variabile.— Esem- plare con 5 canali radiali , due dei quali avvicinati con breve anastomosi prossima- le. X7. sCome dimostrai in un breve studio ') sperimentale sulla ri- generazione delle idromeduse queste anomalie si possono ripro- durre artificialmente, mediante lesioni più o meno profonde. Di Geryonia proboscidalis Eschscholtz trovai quattro -) gio- vani esemplari anomali e precisa- mente un esemplare normalmente trimero , uno tetramero , un terzo pentamero, tutti e tre del diametro di circa 8 mm. ; il quarto [fig. 7) con 4 canali radiali disposti simme- tricamente, uno dei quali però mol- to più largo presentava delle irre- golarità^ioè una maglia prossimale ed al pmio quarto prossimale circa, una sottile biforcazione , che si ri- piega ad angolo retto raggiungendo il margine; questo canale ac- cessorio si collega col prossimo canale radiale mediante un ramo molto sottile r, il cui lume non è ancora sviluppato in tutta la sua lunghezza. I tentacoli sono normalmente sviluppati rispetto Ftg. 7. — Geryonia proboscidalis. — E- semplare con quattro canali ed altre ano- malie. >'4. ') 1. C. ■-) Attribuisco tutti e quattro questi esemplari auoniali al geuere Geryonia perchè nel genere affine Lirtope esemplari del diametro di 8-10 mm. sono sempre provvisti di gonadi, mentre questi ne erano del tutto privi. — 124 — ai canali presenti , manca soltanto quello corrispondente al ca- nale maggiore. In ogni quadrante tre canali centripetali (per sem- plificare il disegno esclusi nella figura) con percorso regolare, ec- cetto che nel quadrante con l'anastomosi, dove si fondono dopo breve percorso col canale radiale soprannumerario. Manca il pe- duncolo dello stomaco. Un quinto esemplare con tre canali radiali in una metà dell' ombrella , 5 tentacoli con bottoni e 3 lisci , stomaco senza peduncolo e senza labbra presentava ancora profonde cicatrici al margine e riuscì interessante come prova della sopravvivenza a gravi mutilazioni. Alla fine di ottobre fu pescata la metà di un esemplare di Aiirelia aiirita (Linneo) con 2 lobi boccali e 2 gonadi, che visse nell'acquario per una ventina di giorni senza subire alcun cam- biamento. Un esemplare di Olindlas phosphorlca (Delle Ghiaie) del diametro di 55 mm. con due canali perradiali fortemente avvici- nati, per modo da ridurre alla metà circa 1' estensione della pa- ramera frapposta, dimostra chiaramente l'origine di questa ano- malia, poiché le estremità distali dei canali centripetali rimasti formarono delle anastomosi non ben definite ed il margine, ben- ché continuo, presentava un profondo intaglio , segno evidente di una ferita rimarginata. Come osservai più sopra sono frequenti neir estate esemplari apparentemente ano- mali di Pliialidlum variabile Claus , che rappresentano stadi di divisione. Benché la loro «ascrizione non rientri nella materia .di questo studio trattandosi soltanto di ap- parenti anomalie , accennerò all' ulteriore Fig. 8. — Pliialidium va- riabile. - St3.dìo durante il sviluppo ncll'acquario di due esemplari tro- processo di divisione ; i due stomachi, hanno un canale di vati ncU'agosto c sopravvissuti cìnquc giomi comunicazione. X20. & i ~i o (fig. 8 e 9). Ambedue avevano 2 stomachi, 2 paramere maggiori e 2 minori, 4 tentacoli perradiali e 2 adradiali nelle paramere maggiori, 2 gonadi su 2 canali contigui; nell'e- semplare maggiore i due stomachi erano indipendenti, nel minore e' era un breve canale di comunicazione. Dopo due giorni 1' e- semplare maggiore aveva sviluppato un terzo stomaco da una — 125 — delle gonadi , con bocca circolare ; il giorno seguente compar- vero due canali centripetali (vedi fig. 9 b), poi un terzo ed un accenno ad un quarto canale. Inoltre si erano sviluppati alcuni piccoli tubercoli. L' esemplare minore non presentò alcun cam- Fig. 9. — Phialidium variabile. —Stadi durante il processo di divisione, a) nel giorno in cui fu pescato, b) quattro giorni dopo. X20. biamento fino al quarto giorno, nel quale osservai che il mar- gine si era introflesso in un punto corrispondente ad un perra- dio, lungo il quale si succedevano vivaci e frequenti contrazioni. Il fatto era oltremodo interessante per la posizione dell'intaglio, che avrebbe dovuto verificarsi in un interradio , se fosse stato l'inizio d'un processo di divisione (come osservò già Davidoff ^), ma purtroppo la medusa perì dopo poco senza subire ulteriori alterazioni. Stadi molto simili osservai già nel materiale adriatico, ma è interessante il fatto di aver potuto seguire lo sviluppo del terzo stomaco e dei canali centripetali in forme che, secondo le os- servazioni di Davidoff, possono già sottostare al processo di di- visione, ciò che conferma l'ipotesi dell'identità di Phialidium e Gastroblasta raff aelei già espressa in un lavoro precedente '). ') 1. e. ■-') 1. e. Finito di stampate il 30 maggio 1919. Su di alcune piante naturalizzate nelle Pro- vincie napoletane del socio Fridiano Cavata (Tornata del 9 giugno 1918) Ognuno sa di quanto interesse sia la conoscenza della natu- ralizzazione di piante esotiche perchè coinvolge problemi sva- riati quando se ne vogliano ricercare le origini e le cause. Il più delle volte il fattore della naturalizzazione è l'uomo, sia de- terminatamente con la introduzione di specie le quali sonosi di poi diffuse per i loro semi comunque sparsi , o con efficaci mezzi di propagazione agamica; sia involontariamente per la ca- suale intromissione di sementi , fra prodotti i più svariati che l'uomo si scambia da regione a regione. Altri fattori entrano in giuoco nella dispersione a distanza dei semi, ma non è certo il caso di qui enumerarli essendo stati ampiamente trattati e di- scussi in tante opere di ecologia e di geografia botanica. Certo si è che ogni tanto si presenta l'occasione di segna- lare nuove naturalizzazioni in questo od in quel territorio , a valida conferma del continuo impero delle accennate cause di diffusione delle specie. Giuseppe Antonio Pasquale nel 186Q ^) pubblicava una nota sopra alcune piante naturalizzate nella provincia di Napoli, parec- chie delle quali hanno assunto oggi tale diffusione da conside- rarsi come spontanee. Ecco l'elenco, nell' ordine da lui espo3to: Tracheliiim coendeum Linn. Valle di S. Rocco ai Ponti rossi. Seneblera didyma Pers. Presso la ferrovia a Napoli e a Torre del Greco. ') Pasquale G. A. — Su di alcune piante da pochi anni naturalizzate nella provincia di Napoli. Estr. d. Rend. d. Accad. Pontaniana, 1869. — 127 — Oxalis cernila Thunb. A Granatello di Portici. Cestriim Parquii L'hèrit, Nelle siepi ad Ottaiano. Solaniini bonarlense Linn. Piana di Pompei e Scavi. Scabiosa eretica Linn. var himettia Boiss. A Capri. Ailantliiis glandiilosa Desf. Sulle lave del Vesuvio. Piniis Pinea L. Boschi di Torre del Greco. Riciniis communis L. Campi di Pompei, Ottajant) e Calabria. Amarantiis sangiiineiis Vell. Nei campi a S. Giorgio a Cremano e Capodimonte. Il Pasquale si è riferito a specie resesi spontanee (questo è il concetto della vera naturalizzazione) in località varie dei din- torni di Napoli, e specialmente della regione vesuviana. Non ha incluso nel suo elenco alcuna specie dell'Orto Botanico, nel quale, per ragioni facili a comprendersi, le naturalizzazioni sono fre- quenti di piante introdotte e che, per semi o per via agamica, si sono diffuse ed alcune, addirittura, diventate infestanti. Tali ad es. la Salpicliroa rliomboidea Miers dell'Argentina, la quale aveva talmente invaso tutto l' arboreto dell' Orto che questo veniva omai designato per " Salpichroae nemusì „. Sono occorsi ripe- tuti scassi del terreno per liberarsene in gran parte. E per citare qualche altra fra le specie ivi naturalizzate ri- corderò, oltre il Ricinus communis, V Ailanthiis glandulosa, VO- xalis cernila citate dal Pasquale per i dintorni di Napoli, le se- menti : Aralia papyrifera Hook, della China, la fastuosa Aralia- cea, dalle grandi foglie palmatilobe, e tanto apprezzata in China per la confezione di finissima carta con il suo midollo , tutto cellulosa pura. Si sta impadronendo anch'essa dell'Orto , con la sua potenza moltiplicativa per polloni delle radici. La Oalinsoga parviflora Cav. composita annuale dell' America australe che neir estate avanzata e in autunno fa la sua comparsa ed in gran- de quantità nei riparti ombrosi, orticoli e sotto gli Agrumi. Ed il Pasquale aveala pur segnalata fin dal 1862 nelle Adnotatio' nes all' Index Seminum , con la frase : miiltis ab Itine annis sponte in Morto crescit ; il Solarium {Cypiiomandra) betaceiim Sendt., pur dell' America australe, dai frutti ellitici che ricor- dano le susine gialle , e certo per causa di questi , che sono agro-dolci e mangiati dagli uccelli o dai topi , si è diffuso nei — 128 — vari reparti dell'Orto; così pure il Solaniini lacinlatuni L. molto . ornamentale per le foglie divise, ed i fiori violacei ed anche per i frutti di color giallo di croco, ovoidei; il Solanum verbascifolliini L. arbustello vigoroso che fiorisce e fruttifica regolarmente; il Che- nopodliim amaranticolor Coste et Rey di patria ignota, entrato neir orticultura come succedaneo dello Spinacio, ed anche abba- stanza ornamentale per la variazione di colore delle foglie supe- riori, di un rosso vinoso. Dopoché fu introdotto alcuni anni fa nell'Orto, non c'è stato più bisogno di seminarlo essendosi reso infestante . Parimenti la Roiibiaeva multifida Moq. originaria dell' America australe , si è impossessata dei terreni annessi al- l' Orto che sono in via di sistemazione e che per elevarne il li- vello si colmarono con terre di Orti adiacenti. Ivi si è svilup- pata in copia straordinaria , direbbesi quasi per generazione spontanea. Due graminacee vivaci, che non mancano di certo interesse per la loro resistenza alla prolungata siccità estiva: lo Sporobo- liis tenacissimiis Beauv. dell'Australia, ed il Paspaliini lentifenini Lam. dell'America boreale, sono divenute dei costituenti impor- tanti dei prati dell'Orto botanico, e vengono a fiorire nell'estate inoltrata o al principio dell' autunno quando le altre erbe sono in, via di scomparire. Fra le gigliacee vanno notate : il Nothoscor- diiiini fragrans Kunth dell'America boreale, che invade sia le aiuole del quadro delle famiglie, sia le vaserie : come pure la Scilla campanulata Au. della Spagna, e fra le Iridacee VAntholyza aetliyopica Linn. dell'Africa che coi suoi bulbotuberi si propaga attivamente nei boschetti. Di Palme cito Trachycarpiis excelsiis Wend. del Giappone e Washingtonia robusta Wend. della Cali- fornia che si propagano per semi. Di altre dicotiledoni, oltre le sucitate, noterò ancora fra le erbacee: VOenothera biennis L. divenuta a dirittura infestante, e VO. strida Ledeb. che si è localizzata nella parte alta più soleg- giata, nei pratelli presso i viali ; la Verbena bonariensis L. assai diffusasi nel quadro delle famiglie; VEcballion Elatherium A. Rich. nei riparti coltivati, e la Datura Stranwniuni L. resasi invadente. Fra le legnose la Broussonetia papyrifera L., il Diospyros virgi- niana L., la Persea indica L., \ Eryobothrya japonica Lindi., il Laurus nobilis L., tutte piante i cui frutti sono mangiati dai merli — 129 ^ e dai tordi e disseminati ovunque ; la Pterocarya caiicasica L., la Marlaea begoniaefolia Roxbg. che si propagano per rampolli dalle radici come la Robinia Pseudacacia L. e VAilanthiis glan- diilosa L., fattisi invadenti anch'essi. Fuori di Napoli ho riscontrato il Solanuni bonariense Linn. sucitato, a Piedimonte d'Alife lungo la stradella di circonvalla- zione, ov'era copiosa. E' un suffrutice a robusto sistema radicale per cui resiste assai alla siccità, e deve essere pianta nitrofila a giudicare dalla speciale stazione in cui fu segnalato. E lungo la linea ferroviaria Cancello-Avellino e precisamente tra la Stazione di Palma S. Gennaro e quella di Sarno ho tro- vato pur assai copiosa sugli spalti erbosi dQ\\?i\\x\Q:2i,VOenothera strida Ledeb., della cui naturalizzazione nell' Orto botanico ho accennato sopra. Questa pianta, che è originaria dell'America australe, e cioè dell'Argentina, del Chili e della Patagonia , era stata segnalata, come naturalizzata, fin dal 1865 presso Viareggio dal Prof. Atti- lio Tassi, ed ivi mantenutasi e propagatasi, onde figura di quella località nella Flora exsicc. ital. al N. 1316. Fu pur notata all'I- sola d'Elba; in Francia nelle Isole Anglo-Normande {Roiiy et Fou- cault, FI. de France Vili, p. 201), in Inghilterra e in Spagna ^). Recentemente è stata scoperta a Bagnoli presso il Cantiere Uva dal Prof. Nicola Terracciano {Aggiunta alla Flora dei Campi Flegrei, Napoli 1916, p. 93) il quale ne spiega la origine per via dei vapori mercantili che trasportano minerali di ferro dal- l'Isola d'Elba a Bagnoli; ed è senza dubbio questa la interpre- tazione giusta; mentre si deve forse attribuire ad eventuale me- scolanza dei semi di questa pianta con frumento dell'Argentina la sua presenza presco Sarno e Palma S. Gennaro. E' una pianta non priva di pregi ornamentali , per quanto non fastuosa come le congeneri O. Lainarkiana, O. biennis etc. E' vivace con fusti ramosi eretti od ascendenti, foglie strettamente lanceolate, scarsamente dentate ai margini, fiori gialli, mediocri, serotini, e che al mattino coll'elevarsi del sole si chiazzano di rossastro prima di richiudersi ed avvizzire. Su questo cangia-. M Fiori e Paoletti — Flora analitica d'Italia IV Appendice pag. 148. 9 — 130 — giamento di colore , notato dagli autori , ebbe pure ad intratte- nersi in una sua nota 1' Arcangeli ') , il quale, poi, giustamente rilevava essere data per errore nel Prodromus di DC. come Oe- nothera striata Ledeb., in luogo di Oe. strida Led., suo primo nome, errore ripetuto da altri in seguito, e così neW Index kewensis. Evidentemente non si è risalito alla fonte che è la memoria di Ledebour -) inserita nelle Memorie dell'Accademia delle Scienze di St. Petersburg. Voi. Vili, 1822, ma presentata il 18 aprile 1821 sotto il titolo: Oenothera Romanzowii et Oe. stricta , species novae ; ove a pag. 316, c'è descritta O. stricta. Tab. XII. O. caule strido, foliis lineari-lanceolatis denticulatis, glabris, sub- ciliatis, capsiilis cylindraceis, rectis. Radix perennis ramosa. L'errore risale a Link (Enum. 1821, I p. 377) che vien fuori con Oe. striata Ledeb. (errore forse di trascrizione) e la dà per annua e di patria ignota. E passò con- tal nome nel Prodromo di DeCandolle, mentre Steudel (Nomencl. pag. 208) rimette in onore la Oe. strida Ledeb. indicandone il Chili per patria. Ciò non ostante, nell' In- dex Keu'ENSIS si rinnova l'errore di Link (loc. cit.), dando in- vece per sinonimo Oe. stricta\ L'averla , poi , il LiNK^data per annua , mentre Ledebour chiaramente dice: " radix perennis ramosa „ si può spiegare am- mettendo che il Link abbia descritto la pianta ottenuta nell'Orto botanico di Berlino, che aveva fiorito e fruttificato il primo anno. A conferma di ciò posso addurre di avere osservato nell'Erba- rio deiring. Guadagno esemplari di Oe. stricta Ledeb., raccolti da BiCNELL a Viareggio (località su citata) di piante decisamente annue, con fusti ancor indivisi e radice poco sviluppata. Ho voluto insistere sulla nomenclatura e la storia di que- sta specie di Oenothera non solo pel fatto della sua natura- lizzazione ma anche perchè potrebbe utilmente essere introdotta 4 Arcangeli G. Alcune osservazioni sali Oenothera strieta Led. in Bull, d. Soc. boi. ital. 1S99 p. 204. -) Devo la trascrizione di quanto si riferisce alla Oenothera stricta dalla Memoria dei Ledebour, alla gentilezza dell'egregio amico Sig. Carlo Lacaita il quale potè consultare a Londra le Memorie dell'Accademia delle Scienze di S.nt Petersburg. e colgo quest'occasione per porgergli i miei ringraziamenti. — 131 — nei nostri giardini per i suoi bei fiori che la pianta seguita a dare per parecchie settimane in sul fare della sera. Per la sua nuova stazione e' è anche da indurre che 1' Oe. strida è assai resistente alla siccità, ond' è altro pregio che la raccomanda aeli orticultori. Finito di stampare il 30 maggio 1919. Riassunto sull' attività del Vesuvio per l'anno 1917. Nota del socio Dott, Alessandro Malladra Con 4 Figure nel testo e 2 Tavole (Tornata del 17 novembre 1918) Diiir epoca del suo ultimo risveglio , cioè dal luglio 1913 , sino ad oggi, il Vesuvio si è mantenuto in una incessante atti- vità, pur presentando notevoli variazioni tanto nella intensità , che nella modalità dei fenomeni eruttivi ; ridotti talvolta ad una fase più o meno lunga di semplice emanazione sbuffante dalla principale bocca di fuoco, o anche da bocche secondarie, e as- surgendo altre volte a tale intenso e spettacoloso complesso di fenomeni esplosivi ed effusivi, da far temere intorno alla soli- dità e resistenza dell' edifizio vulcanico e rispetto alla probabi- lità di una prossima eruzione laterale. Questa probabilità è tanto piìi da temersi , in quanto che dalla rappresentazione grafica di siffatta variabile attività sopra un sistema di coordinate, risulta un diagramma molto acciden- tato, ma in generale ascendente, ed in quanto che già diversi sintomi sono apparsi intorno agli sforzi che va compiendo il magma per aprirsi vie laterali d'efflijsso. L' abbondanza dei dati di fatto da me raccolti in questi cin- que anni e mezzo di attività vesuviana — risultanti da molte mi- gliaia di osservazioni fatte a distanza e da circa un migliaio di gite fatte all' orlo , dentro il cratere e intorno al Gran Cono , nonché dalle registrazioni sismiche ottenute all' Osservatorio Ve- suviano e dallo esame dei prodotti raccolti (lave e sublimazioni) compiuto cortesemente da specialisti in materia a cui mi rivol- — 133 — si — rappresenta una mole così copiosa di elementi scientifici , corroborata da gran copia di fotografie e schizzi, che non può certo essere contenuta nei limiti di una comunicazione scien- tifica 1). Laonde, in attesa che le migliorate sorti d' Italia e un av- venire più radioso della Patria — dovuto all' eroismo dei nostri *) A questo concorso dei più competenti, anzi di specialisti, converrà ricor- rere anche in avvenire, almeno fino a quando 1' Osservatorio Vesuviano non sarà dotato di proprii laboratorii, da costruirsi in opportuna sede, e del relativo personale specializzato; ossia fino a quando l'Osservatorio V^esuviano non farà parte, come stazione avanzata sul Vesuvio, di un completo Istituto vulcanolo- gico da crearsi in Napoli. I prodotti sublimati del nuovo periodo vesuviano furono e sono di norma inviati al Chiarissimo Prof. F. Zambonini, Direttore del Museo mineralogico di Torino, che a suo tempo^ pubblicherà i risultati delle sue ricerche, in aggiunta alla sua "Mineralogia Vesuviana „. Tra i minerali piìi notevoli, furono finora trovati i seguenti : Nelle fumarole dell'orlo Nord del cratere, oltre la Bassanite (modificazio- ne esagonale del solfato anidro di calcio proveniente da disidratazione del gesso e scoperta al Vesuvio dallo Zambonini), abbondante e sotto forma di croste che rivestono l'interno di numerose fratture fumanti, si trova la Picromerite — K.> Mg (S0_,) o.óHoO — ; minerale interessante, perchè osservato dallo Scacchi sol- tanto tra i prodotti ottenuti per ricristallizzazione dalle soluzioni acquose dei mi- scugli salini del 1855, ma che non era mai stato osservato come minerale vero e proprio di formazione naturale. Per la prima volta é adunque accertata l'esi- stenza di questo composto come minerale del Vesuvio. Sul medesimo orlo Nord, presso una fumarola a 160° C. , ho trovato piìi volte, nel periodo 1912-914, l'Acido borico, già rinvenuto dallo Zambonini in questi dintorni nel 1908 e 1909. Dopo il 1914 non si rinvenne, più, per quanto ricercato in tutta quella zona dell'orlo Nord, che Lackoix distinse col nome di Echancriire ; tale scomparsa si deve collegare al notevole abbassamento di tem- peratura di tutte le fumarole ddV Echancrure, accentuatosi col risveglio del Ve- suvio nel 1913; le quali da 400o C. nel 1908 (Perret) e da 330'' C. nel 1913 (Malladra) , si sono ora (dicembre 1918) abbassate a temperature inferiori a 100^' c. Ancora più interessante è la Picromerite cuprifera, che raccolsi in fondo al cratere nell'agosto 1916, sugli orli di una piccola grotta internamente incandescente , presso la base orientale del conetto eruttivo principale e che rappresentava la bocca di un efflusso lavico avvenuto circa un mese prima. Il minerale si presenta sotto forma di piccole croste cristalline , di colore celeste-chiaro, ed è costituito da cristalli misti di picromerite e del corrispondente composto di rame, la Cianocroite — Kj Cu (SOJ^ 6H.p. — La quantità di Cia- nocroite nei cristalli misti varia assai, essendo molto variabile l' intensità della — 134 — soldati e alla non meno eroica resistenza di tutta la Nazione durante l'imperversare della guerra — diano alla scienza italiana in generale mezzi più cospicui per progredire ed estrinsecarsi , ed air Osservatorio Vesuviano in ispecie queir assetto completo e definitivo che è nei voti di tutti da più. di mezzo secolo (in- dispensabile per poter strappare al Vesuvio e agli altri vulcani colorazione azzurra. Nelle stesse crosticine si rinvengono cristallini di picro- merite pura. Anche dal Conetto esplosivo raccolsi nel febbraio e agosto 1918 analoghi campioni azzurri, che rivestivano gli orli di una lunga frattura radiale, qua e là internamente incandescente. Il materiale è ancora allo studio. Pure nel febbraio 1918, trovai alla base delle pareti Nord del cratere, nel contorno di una fumarola a 480" C, dei campioni di lava rivestiti di piccoli ammassi sferoidali e ciocchette di cristallini di colore variante dal bianco-opaco al giallo-chiaro, costituiti da Pseu docotunnite — K) Pb Cl^ — , con poca Cotunnite — Pb CI, — . La radioattività di tali campioni fu attestata da una lastra fotografica, che avvolta in carta nera e lasciata per una notte in camera scura sotto uno di tali campioni, rimase impressionata con disegni dentritifor- mi in corrispondenza delle zone più abbondanti di sublimazioni. Ma la scarsità e l'impurità del minerale non permisero determinazioni più precise. In una scoria di proiezione raccolta nell'agosto 1916, la lava primitiva si dimostrò profondamente alterata e trasformata in Opale bianca, granulosa e dura. Le numerose bollosità della roccia erano tappezzate da cristalli di zolfo imperfetti, con forma di goccie. La ricerca dell' H^ B O.-j risultò negativa. L'esame dell'ampio deposito policromo (bianco, roseo, rosso e, prevalente- mente, giallo di ogni gradazione), che rivestiva con spesso strato fino all' al- tezza di circa 60 metri, la base della parete Sud del cratere, e da cui si spri- gionavano diversi getti di vapore con temperature fino a 347'^ C. (nel 1913), costituenti nell'insieme la cosidetta " Fumarola gialla „ (ormai completamente scomparsa, cioè seppellita dalle sovrapposte colate di lava, che hanno superato il livello più alto del deposito), ha rivelato: Eritrosiderite, Solfo a fuso, Gesso, Allume e un minerale in cristallini rosei, non ancora identificati. I cristalli di gesso sono nitidi, ma molto piccoli; i più grandi hanno mm. 0,05 nella direzione dell'asse verticale, e sono tabulari secondo il pinacoide (010). Le sopraddette ricerche e determinazioni furono compiute nell' Istituto di Mineralogia della R. Università di Torino, con la cortese assistenza del Prof. F. Zambonini, al quale mi è grato esprimere da queste pagine i miei vivi rin- graziamenti. L'emanazione gassosa della " Fumarola gialla „, più volte raccolta con tubi a rubinetto e con tubi col vuoto risaldati sul posto, fu analizzata dal Prof. Bernardini e dal Geophysical Laboratory. L'analisi del Bernardini è riportata in altro mio lavoro: (Sui fenomeni con- — 135 — i mille segreti della loro origine ed attività) e nella speranza che le accennate osservazioni possano fra non molto pubblicarsi per esteso, io mi limiterò a riassumere molto sommariamente 1' e- sposizione dei principali fenomeni presentati dal Vesuvio nello scorso anno 1917. Intendo con ciò iniziare la serie dei " Riassunti annuali sul- secutivi alla apertura della bocca 5 luglio 1913 nel cratere del Vesuvio : in Rend. R. Acc. della Se. Fis. e Mat. di Napoli, 1914. Uno di tali tubi fu consegnato al Sig. Prof. A. PiuTTi, per ricerche sull'Elio. Il 4-5 Agosto 1916 raccolsi l'acqua di condensazione da uno spiraglio della " Fumarola gialla „, che aveva T = 286o C, mediante un tubo di vetro ricurvo, che gocciolava in un matraccio. Dopo 12 ore di stillicidio, ottenni circa 300 grammi di un'acqua fortemente acida e di odore irritante. Quest'acqua analizzata dall' Ing. L. De Luise, diede : SO., 6,2997; HCl 2,6710; HFl 0,0141; H.O 97,00; Sa=99,9S48. E' notevole in quest'analisi la determinazione dell'HFl, che d'altronde era sospettato per l'avvenuta smerigliatura del tubo stillante e del matraccio. Ricorderò qui anche il Clorammonio, che ho raccolto piij volte entro cratere, sotto forma di infarinatura bianca o di piccoli ciuffetti cristallini, rivestenti i bordi delle scrupolature su lave ancora calde, da cui uscivano fumi a elevata temperatura. Era relativamente abbondante nell'agosto 1916, sui contorni di una fumarola a 425° C, formatosi sulla colata del 30 luglio precedente. E' noto che sulla genesi del clorammonio vulcanico si sono fatte due ipo- tesi: l'una che ne suppone l'azoto di origine organica (per cui credevasi che il sale ammoniaco non si formasse nelle parti elevate del Vesuvio e dentro cra- tere, ossia dove manca la vegetazione) e l'altra che lo suppone di provenienza magmatica profonda. Questa ipotesi venne dopo che effettivamente furono ri- trovati composti ammoniacali sulle parti più alte del Vesuvio e nelle ceneri lan- ciate dal vulcano. Da l'una e da l'altra origine si può avere il clorammonio vulcanico, come risulta dalle esperienze di Bunsen per la prima ipotesi e da quelle di Napoli e Stoklasa perla seconda (Vedi Zaaibonini, Miner. Vesuv., pag. 41). Ma ciò ammesso, non è da affermarsi a priori la mancanza di sostanze or- ganiche sull'orlo e nell'interno del cratere vesuviano. La quantità veramente enorme di insetti, che pullulano sul Vesuvio durante l'estate , e gli abbondanti letti o strati di insetti morti che rivestono gli spiragli delle fumarole dentro e fuori cratere, rappresentano al certo una sorgente non indifferente di azoto per la formazione del clorammonio. Ricordo che in una giornata afosa del luglio 1913, tutta la zona che circonda la batteria di fumarole presso l'orlo SSE , per pa- recchie decine di metri quadrati, non era che un tappeto di insetti morti (dit- teri e coleotteri in prevalenza). Nella notte sul 3 agosto 1917, passata in fondo- ai cratere, tre furono i tormenti che provarono le cinque persone della comi- tiva, durante le ore oscure in cui dovemmo immobilizzarci sopra una lava di — 136 — V attività del Vesuvio „ , per secondare il desiderio espresso dai Soci Naturalisti, in occasione dell'ultima gita sociale al Vesuvio. Prima di entrare nella fenomenologia vesuviana del 1Q17, sarà opportuno, anche per maggior intelligenza di quanto si ver- rà esponendo, ricordare alcune date ed alcuni fatti piià salienti recente effusione, e cioè: la durezza del giaciglio, irto di punte e di asprezze; la difficoltà del respiro dovuta all'abbassarsi del pennacchio di fumo sino a terra, e la lotta incessante contro miriadi di insetti svolazzanti nel riverbero della vampa, che si posavano fastidiosamente sulla faccia e sulle mani, tentando con- tinuamente di passare pel collo e per le maniche sotto quella che non potea più dirsi biancheria ! Chiudo questa nota, già troppo lunga, accennando a un altro nuovo mi- nerale vesuviano, non per derivarne un qualsiasi minuscolo merito, ma solo per descriverne il giacimento. Nel 1912, percorrendo la lava delle Novelle di Re- sina (1872). notai sulla sponda sinistra della colata, di fronte alla Centrale elet- trica della Ferrovia Vesuviana, un grande masso tondeggiante (bomba di roto- lamento) del volume di circa due m.c. Dalle fenditure traspariva una spiccata colorazione rosso-giallastra. Spezzato, il masso apparve costituito da un agglutinamento di scorie e di bombe più piccole, avvolto da una scorza di lava grigio-nera dello spessore di 10-15 centimetri. Le scorie, le bombette e gli altri frantumi di lava erano inti- mamente compenetrati da una sostanza di color rosso con varie sfumature; la stessa sostanza, talvolta polverosa e in straterelli di qualche millimetro di spes- sore, mista ad un'altra di color gialliccio-chiaro , riempiva come cemento d' u- nione gli spazii non occupati da materiale lavico. Il prof. Zambonini , a cui diedi, sul principio del 1916, campioni del masso, determinò il Minio terroso nella sostanza rossa. Risaputasi la notizia da alcuni cercatori di minerali vesu- viani, il piccolo deposito fu completamente saccheggiato. Il Prof. Zambonini mi ha comunicato, che già prima in alcuni campioni, forse della stessa provenienza , il Prof. Artini aveva trovato il Minio distinta- mente cristallino. Data l'unicità e la natura di questo giacimento , si può sup- porre che il piombo di questo minio abbia potuto derivare da qualche rottame di questo metallo, proveniente a sua volta dall'Osservatorio Vesuviano ai cui piedi, verso tramontana, passò questo importante efflusso, innalzando notevol- mente il fondo del " Fosso della Vetrana „. Analogamente non è improbabile che alcune delle sublimazioni cuprifere, verdi e azzurre, che ora si osservano. in fondo al cratere, possano derivare da frammenti di rame già appartenenti alla Funicolare Vesuviana; tanto più che i due conetti eruttivi sono impiantati sulla grande frana deri2 marzo 1911 , in cui precipitò buona parte della Stazione superiore. 11 9 settembre 1913, stando presso la bocca di fuoco, apertasi nel prece- — 137 — di epoca anteriore ; dati e fatti di notevole importanza per la storia del Vesuvio dopo la grande eruzione del 1906, e che se- gnano, per così dire, le pietre migliari dei tentativi di risveglio e del nuovo periodo eruttivo. .1." — Il 12 marzo IQll avveniva un grandioso scoscendi- mento dell'orlo e delle parti crateriche , da S a WSW, per una lunghezza di circa 600 metri ; ed il materiale franato si accumu- lava in alta e ripida scarpata a pie delle pareti stesse, invadendo fin quasi al centro il fondo del cratere, pure interamente costi- tuito da materiale caotico, per precedenti frane '). Non credo che questo scoscendimento possa dirsi un fenomeno del tutto adinamico, analogamente ai consimili che avvengono in regioni non vulcaniche, come opinano altri studiosi del Vesuvio. Re- puto invece, che tra le cause determinanti non debbano omet- tersi : «) l'azione emolHente e disgregante della grande batteria di fumarole, che solo dopo il franamento apparvero, stabilmente e con maggiore intensità, a metà altezza e per tutta la lunghez- za del piano di frattura ; b) il tremito continuo della montagna e le frequenti scossettCo dovuti all'attività magmatica profonda. 2.° — Sul finire del IQ 11 si accentuava maggiormente una depressione sulla periferia nord-orientale della platea di fondo (avvallamento), come risultava evidente da recenti fratture orizzontali con salto, alla base delle conoidi di frana di queste pareti, e dalla comparsa di nuove fumarole. In tale avvallamento era allora il punto più profondo del cratere (m. 858 s. m.) , che nel maggio 1912 mi risultò di 327 m. sotto il punto più alto dell'orlo a Sud (m. 1185 s. m.) 3.° — 1121 gennaio 1 91 2 la gran frana del 12 marzo 1911 si abbassò in massa di circa 30 metri, e alla sua base (a SW) si formò un imbuto di sprofondamento (per caduta di materiale nel condotto vulcanico sottostante), della profondità di dente luglio, insieme ai Dott. Storz e Iacobi dell'Università di Monaco , no- tammo una striscia di sali verdi su l'orlo della bocca; pochi centimetri al di- sotto si trovò un filo di rame, ancora attaccato a un isolatore di porcellana. ') I. Friedlaender, Der Crater des Vesiiv in mcirz 1911. Naturviss. Woch., X; Iena, 1911 — A. Malladra. Il fondo del cratere vesuviano. Rend. Acc. Se. Fis. e Mat. ; Napoli, 1912. — Sulle modificazioni del Vesuvio dopo il 1906 e la livellazione geometrica del vulcano. Boll. R. Soc. geogr. ital., 1914. — 138 — 20 metri, con una nuova fumarola centrale molto acida. Questo imbuto durante l'anno disparve poco alla volta con la sua fuma- rola, per continua caduta di detriti e blocchi dai pendii con- fluenti ; indi nuovamente riapparve, sul termine dell'anno, in assai più modeste proporzioni, per scomparire un'altra volta po- chi mesi appresso. 4.° — Il 10 maggio 1913 tale sprofondamento si deter- minava nuovamente su più. vasta scala (con scossa avvertita al- l'Osservatorio) , formandosi un imbuto con bocca ellittica, incli- nata secondo il pendìo della scarpata (32") e avente circa 150 metri di asse maggiore, della profondità massima di 70 metri. Il suo fondo era chiuso da una congerie di grandi macigni, da cui usciva una densa colonna di fumi acidi ^). 5.° — Il 5 luglio 1913, verso mezzogiorno, il fondo del- l'imbuto si aprì senza esplosioni e si formarono pini e cono- pidii compatti di fumi policromi, alti piiì di mille metri sull'orlo del cratere; apparve così tranquillamente la prima bocca di fuoco (Risveglio del Vesuvio), che il 9 settembre succes- sivo quotai a m. 845 s. m., cioè 13 m. più bassa dell' " a vva 1- lamento „ . Da questa bocca, spesso vivamente incandescente , con alta vampa , furono a più riprese lanciate scorie incandescenti , che però durante circa 15 mesi non riuscirono a costruire un co- netto eruttivo. 6.° — Il 17 settembre 1914 apparve sul fondo dell'imbuto il primo accenno di un conetto er u ttivo, formato per accumulo di lapillo intorno alla bocca, che stimai alto una diecina di metri. l.°- — Il 31 ottobre 1914 si ebbe il primo (e abbondante) trabocco di lava, che riempendo l'imbuto per circa un ter- zo annegò il conetto. Questo non tardò a riformarsi , lungo lo stesso asse, sulla superficie consolidata del rigurgito lavico. Da quel giorno fino ad oggi, questo conetto (principale) si è distrutto o squarciato o decapitato e poscia rifatto (sempre presso a poco in corrispon- denza della bocca 5 luglio 1913) almeno una dozzina di volte, ') Q. xMercalli. Sopra un recente sprofondamento avvenuto nel cratere del Vesuvio. Rend. R. Acc. Se. Fis. e Mat. di Napoli ; 1913. — 139 — presentando una grande ricchezza di variazioni nella sua altezza e profilo , nel numero e posizione delle bocche e nelle modalità del dinamismo. 8.*^ — L' 8 luglio 1915, essendo l'imbuto ripieno per quattro quinti, il conetto si squarciò da cima a fondo sul radiante Nord; lo squarcio si estese sulla piattaforma lavica dell' imbuto , for- mando un canale di circa 35 metri di lunghezza e da 8 a 10 di larghezza. Entro questo canale il magma scorreva rapidamente, ora in senso centrifugo ed ora in senso centripeto rispetto al conetto ; nello stesso tempo gonfiava lentamente fino a traboc- care dal canale, e poi si riabbassava di 4-6 metri, per nuova- mente risalire {Tav. 2, Fig. 1). Il giórno appresso, stando sulla riva di questo canale (tempe- ratura del suolo 565'^ C), si vedevano zampilli o f o n t a n e di lave sollevarsi dal magma, alte e larghe fino a circa un metro, della durata di 20-30 secondi, mentre volteggiavano, luccicando per l'aria, abbondanti Ca p e Ili di Pele (fase hawaiiana) ^). V) Dico fase hawaiiana per indicare un insieme di fenomeni, per quanto temporanei, che ricordano quelli clie avvengono nel cratere del Kilauea. Analo- gamente, in altro lavoro di indole popolare ho chiamato fase (non periodo né eruzione) hawaiiana ciò che avveniva nella bocca di fuoco durante il luglio 1913, solo per indicare "una lava estremamente liquida e ad altissima tempe- ratura,,, come risultava dall'esame delle scorie filamentose e delle lave stalattiti- che incrostanti la bocca stessa. {Nel cratere del Vesuvio; Boll. B. Soc. Georg, ital. 1914. —Il Dott. De Fiore spende una pagina AaWa. s\x2.ì^o\x. Il periodo eruttivo iniziatosi al Vesuvio nel 1913 (Atti Acc. Gioenia di Se. Nat.; Serie 5, Voi. Vili Catania) , per dire che ai fenomeni eruttivi costituenti il risveglio del Vesuvio non si può applicare il nome di hawaiiani. E conclude; " Meglio è non dare alcun nome e ciò per la chiarezza che non è mai troppa nel linguaggio scien- tifico e per la quale è bene distinguere i varii fenomeni e i nomi corrispon- denti, che alcuni neo-scrittori di vulcanologia talora confondono! Osservò anzitutto, che io (e neppure il Mercalli, anch' egli reo di avere usato l'epiteto di hawaiiano a proposito dei fenomeni vesuviani nel 1913), non ho affatto inteso di egualiare con tale denominazione tutto il complesso dei fenomeni eruttivi avvenuti durante il risveglio del Vesuvio col complesso di quelli che si osservano in Hawaii; ma di indicare soltanto la natura di quelle prime esplosioni del nuovo periodo vesuviano. Tali esplosioni, secondo il De Fiore erano nettamente " stromboliane „. Ora per il Mercalli, autore di tale nomenclatura, stromboliano è sinomino di hawaiiano (I vulcani attivi della terra, pag. 119); solo più avanti (pag. 128) specifica, che l'espressione piìi — 140 — 9.0 — Il 24 settembre 1QÌ5, in seguito ad un copioso efflusso, la lava traboccò dall'orlo più basso dell'imbuto, e co- minciò ad invadere il settore orientale della platea di fondo, oc- cupando in parte anche l'avvallamento NE. 10.'' — Il 23 dicembre 1915 anche 1' a v v a 1 1 a m e n t o era ricolmato, come pure era scomparsa la superficie caotica della platea di fondo, sotto il rivestimento delle sovrapposte colate di lava, tutte a superficie unita (pahoehoe) e per lo piìi a corda. 11.° — Il 2 gennaio 1916, alle ore 18 e mezza, un po- tente rigurgito di lava, assai maggiore dei precedenti, invadeva tutta la metà settentrionale della platea del fondo, annegando nel suo spessore delle conoidi di frana alte 30 metri, alla base delle pareti a Nord. Tale trabocco (di circa 2 milioni di m. e, fu accom- pagnato e seguito (per circa 2 giorni) da spettacolose esplosioni stromboliane, chelanciavanoall'esterno del cratere abbondante schietta delle esplosioni stromboliane si osserva in Hawaii , con le fontane di lava e di scorie, per effetto della maggiore liquidità del magma. Era appunto tale grande liquidità del magma vesuviano nel luglio 1913 (osservata anche nel 1915 e appresso ancora), che io intendeva mettere in evidenza. Si può desiderare una nomenclatura vulcanologica piìi particolareggiata e più precisa; ma anche quella in uso, se bene intesa, è sufficiente allo scopo di descrivere e fare confronti, senza perdersi in un pelago di chiacchiere e di ripetizioni, da cui nasce anche maggior confusione. E' poi strano che tale critica venga dall'autore di una Nota, che si intito- la: O. De Fiore, Il periodo hawaiiano dell'Etna nell9I0-191 1 (Rìv. geogr. ìta.\. Firenze 1911); il quale periodo (assai più che fase, quanto a durata) non ha altro fondamento che in alcune cadute di Capelli di Pele nei dintorni dell'Etna e nell'esistenza affatto ipotetica (perchè nessuno lo vide) di un lago di lava entro il cratere! A tale stregua, il Vesuvio sarebbe in periodo hawaiiano dal 1914 ad oggi, poiché le pioggie di Capelli di Pele da quell'epoca si sono osservate moltissime volte. Il Dott. De Fiore domanda, che cosa si vuole intendere con l'espressione fase hawaiana. A tale domanda egli ha già risposto in parte con la sua Nota etnea sopracitata. Anche il Prof. G. Ponte credette scorgere dell'hawaiia- nesiirio in tali fenomeni etnei (Fase hawaiiana dell'attività dell'Etna, in Rend. R, Acc. Lincei, Voi. XX, Sez. V). Si può rispondere in modo più generale, dicendo che la facies hawaiiana delle manifestazioni di un vulcano è moltepli- ce, ossia è data da tutto ciò che dimostra la presenza di un magma fluidissi- mo — lago di lava, fontane di lava e di scorie, stalattiti, capelli di Pele, sco- rie filamentose come i cascami di cotone, ecc. Non è necessario che tali mani- — 141 — lapillo leggero coevo , mentre sabbia nera con lapilli filiformi arrivavano fino all' Osservatorio. 12.° — Lo stesso giorno, alle ore 21, per effetto di due successive formidabili esplosioni, di tipo bandajano, saltò in aria la parte superiore della frana 12 marzo 1911, a circa 80 m. di distanza, verso SW, dal conetto principale. Il materiale proiet- tato (blocchi di vecchie lave, di cui molti incandescenti) salì con getti acuminati a più di mille metri di altezza sopra 1' orlo del cratere (fu occultata all' Osservatorio la stella Procione , che in quell'istante era a circa 27° su l'orizzonte di Capodimonte) e pre-. cipitò in buona parte sul pendio esterno del Cono, sino a metà funicolare, scavando migliaia di piccole fosse circolari. Nel luogo delle esplosioni rimase un profondo imbuto, del diametro oriz- zontale di 25-30 metri, a fondo incandescente, da cui uscivano fumi bianchi in fiotti tranquilli. 13.° — Il 3 gennaio IQló, alle 20 e mezza, si ripeterono le esplosioni di tipo bandajano alla base della stessa frana (cioè festazioni siano tutte contemporaneamente presenti; A può rassomigliare a B per uno o piiì caratteri. Quando il Cav. Perret, buon conoscitore dei fenomeni hawaiiani, visitan- do meco il fondo del cratere vesuviano nell' estate del 1917, e osservando la natura delle esplosioni, le scorie a ragnatela, le stalattiti, i delicati mantelli di lava gettati su grandi massi a guisa di larghi tappeti ricamati e traforati, ecc., riassumeva le sue impressioni dicendomi: "Siamo in pieno Kilauea „, esprimeva appunto un analogo concetto suU'hawaiianesimo, quantunque un sofista avreb- be potuto obbiettargli , che non c'erano laghi, né fontane di lava. In una sua relazione al Geophysical Laboratory di Washington , a proposito del Vesuvio nell'estate del 1917, il Perret scrive: "The general condition of the crater bot- tom is quite Hawaiian „. (Carnegie Institution of Washington. Animai re- port of the year 1917; pag. 138). E non è nemmeno un'obbiezione, come sembra insinuare il Dott. De Fiore. il fatto che consimili fenomeni si possono osservare anche in altri vulcani oltreché nel Vesuvio; perché, com'è noto, essi appartengono à tutti i vulcani, attivi con magma basaltico, presentandovisi con fisonomia più o meno spiccata e con durata più o meno lunga. Quanto poi al nomignolo di " neo -scrittore di vulcanologia „, con quel che segue, che il mio critico intende affibiarmi, pur senza far nomi, e che esce dai limiti di una corretta polemica, sarà più giusto che egli lo ritenga per se, pensando che io mi occupavo anche di vulcani, insegnando e scrivendo, quan- d'egli era ancora giovinetto. — 142 — fra il conetto principale e l'imbuto del 2 gennaio), per le quali molte grosse pietre incandescenti (di materiale vecchio) caddero fuori cratere , specialmente sul versante SW del Cono ; mentre uno strato di cenere di 1-2 cent, rivestiva tutto il versante S del Cono, fino alla base (Casa Matrone, già Fiorenza). [Fig. 1). Per successivi sprofondamenti (che ancora duravano il •#-II70ci» Fig. 1. — Sezione sul radiante SW del cratere del Vesuvio, fatta il 4 gennaio 1916, che comprende il Conetto eruttivo in forte attività stromboliana (fontana di fuoco) , 1' imbuto del 2 gennaio (a destra) e quello del 3 gennaio (in mezzo). giorno 4), si formò in questo luogo una grande voragine di ori- gine mista (esplosione e sprofondamento) , a contorno ellittico, avente circa 80 m. di apertura secondo la linea di pendenza e 50 circa di asse normale al primo. Questa voragine, per succes- sivi franamenti delle pareti, aumentò rapidamente, fino ad assorbire nel suo àmbito l'imbuto del 2 gennaio. Il suo fondo si aperse e si richiuse a varie riprese , mostrandosi spesso incandescente. — 143 — 14.° — 11 3-4 agosto 1916, in occasione di lunga perma- nenza nel cratere (24 ore) col Cav. F. A. Perret, furono quotati diversi punti del teatro eruttivo, tra cui il vertice del conetto principale e la zona piiì bassa del fondo (in corrispondenza del riempito avvallamento), che risultarono rispettivamente di m. 1010 e 927 sul livello del mare, attestanti un massimo ele- vamento del fondo di m. 165 (innalzamento della colonna mag- matica) ed una elevazione di m. 69 della zona più profonda, in circa due anni di attività costruttiva. In tale occasione, l'accampamento fu situato sopra un'altura isolata (sclìollendome) delle lave 2 gennaio 1916, nei settore NW della platea di fondo, a circa 80 m. dalla base del conetto, per essere al riparo da eventuali improvvisi efflussi lavici (vedi Fig. 2). Tale altura, elevata di 17 m. sopra la quota 927 e di circa 5 metri sulla zona compresa tra l'altura stessa e la base del co- netto, servì pure in seguito come punto di riferimento per mi- surare l'innalzarsi del fondo craterico. 15.° — Il 26 settembre 1916 sul fondo della voragine del 3 gennaio, in seguito a notevole attività esplosiva con abbon- danti proiezioni incandescenti, comparve il primo inizio di un conetto, dovuto ad accumulo di lapillo coevo; dalla bocca e dai fianchi di questo conetto fuoruscirono a più riprese abbondanti colate, che traboccando poi da l'orlo più basso della voragine, corsero e dilagarono sulla platea di fondo, talvolta fino al mar- gine settentrionale. 16." — 1115 ottobre 1916 sul radiante SW della voragine, a circa 30 m. sul sottostante conetto, si aperse una terza bocca, press'a poco in un corrispondenza dell'asse dinamico dello scom- parso imbuto del 2 gennaio. Questa bocca , attivamente esplo- dente, in pochi giorni si costruì un proprio conetto , che poco dopo inglobò anche il sottostante, dando così origine al doppio co n etto esplosivo i). ') Il Prof. V'ENTURINO Sabatini, che visitò il cratere del Vesuvio sul prin- cipio di Novembre 1916, trovò attive le tre bocche summenzionate, cioè il Co- netto principale e i conetti basso e alto della voragine, che egli indica rispet- tivamente con le lettere A. B. C. (V. Sabatini, Lo stato dell'attività vesuviana sul finire dell' anno 1916 , in Boll, del R. Coni. Geol. d' Italia , Voi. XLVI, i44 — L' attività del Vesuvio durante l'anno 1Q17 si può dividere in tre periodi distinti: l.° dal principio dell'anno al 1" giugno ; 2." dal 2 giugno al 23 novembre; 3.'' dal 24 novembre al termine dell'anno. fase. 2-3). Esprimo all' Ing. Sabatini il mio rincrescimento per non averlo po- tuto''incontrare sul Vesuvio in tale sua gita, perchè avrei potuto dargli in tale occasione, e molto volentieri, migliori e piìi complete informazioni di quelle che ebbe probabilmente dalle guide vesuviane e più abbondante copia di materiale da studio. Per errate informazioni egli fa risalire l'apertura della bocca B verso i 20 di ottobre (mentre è anteriore al 26 settembre 1916) e quella della bocca C, al 31 ottobre o 1 novembre, mentre avvenne il 15 ottobre 1916. E' inoltre da correggere che la bocca C, che egli nella fig. 5 chiama la più orientale, è invece la più occidentale. Dall'esame dei campioni di scorie del 9 luglio 1915 e dell'efflusso lavico del 30 luglio 1916, da me raccolti in fondo al cratere e poi, per giro di mani, pervenuti all'Ing. Sabatini, egli conclude trattarsi di leucotef r i ti. Ad analoga conclusione si giunge in seguito agli esami di altre lave del nuovo periodo ve- suviano, compiute dal Geophysical Laboratory di Washingiion e dai Dott. Ber- nardini e De Luise , in parte già pubblicati. (A. Malladra , Sui fenomeni consecutivi all'apertura della bocca 5 luglio 1913 nel cratere del Vesuvio. — Rend. R. Acc. Se. Fis. e Mat. di Napoli; Fase. 11» e li2o, 1914). In sostanza, le nuove lave del Vesuvio (dal 1913 al 1917) appartengono petrografieamente e chimicamente, al tipo vesuviano normale, cioè al tipo leu- cotefritico. Devo però notare che in eerte lave , per esempio nell'efflusso del 2 gen- naio 1916, si osservano cristalli di leucite di grandezza doppia e tripla di quella osservata dall'Ing. Sabatini, e sulle stesse lave, intaccate e sgretolate dall' a- zione dei gas, ho raccolto il 3 agosto 1916 numerose augiti sciolte, di colore verde-scuro, della lunghezza fino a 17 mm., che furono date per studio al Prof. F. Zambonini. Altre analisi di lave sono in corso presso il suddetto Geophysical Labo- ratory e presso l'Istituto chimico della R. Università di Modena, diretto dal Chia- rissimo Prof. Maonanini. 145 1° Periodo Al principio di gennaio, il Co n e 1 1 o principale (C. P.) alto un'ottantina di metri sulla platea del fondo craterico , era cir- condato a VV da un recinto semianulare, raggiungente la metà della sua altezza e rappresentante i ruderi dell' antico conetto sfasciatosi un anno prima, cioè il 2 gennaio 1916; tra il conetto e il suo recinto si trovava una valletta fumante. Tale forma, che lo faceva rassomigliare ad un piccolo Vesuvio-Somma con relativo Atrio interposto, era molto spiccata nel precedente agosto {Tav. 2, Flg. 2), e andò poco alla volta scomparendo, via via che le scorie proiettate ne andarono riempiendo l'Atrio. La forma di co netto a recinto si è presentata piiì volte nel cratere del V^esuvio, prima e dopo questo esempio, come si vedrà più avanti; e dipende dal fatto che ogni qualvolta il conetto subisce un rilevante abbassamento in conseguenza di un paros- sismo sfromboliamo, la nuova bocca, per norma quasi generale, non si apre secondo il precedente asse dinamico , ma risulta quasi sempre spostata di 10-15 metri lateralmente al medesimo. Credo di poter anche asserire che tali spostamenti sono alterni secondo due opposti punti cardinali, i quali nell'attuale 'periodo di attività sono specialmente 1' Est e 1' Ovest. Ne consegue che il contorno basale del conetto per lo più non è circolare , ma grossolanamente ellittico , con esse maggiore in senso press' a poco E-W. Dalla bocca di questo conetto, del diametro di 8-10 metri e vivamente incandescente , con alta vampa , uscivano fumi ora candidi e ora giallo-rossastri, a rapidi fiotti; talvolta a torrente (in continuità); più raramente in energiche e fragorose sbuffate. Erano frequenti i lanci o proiezioni di minuto materiale incan- descente ed i ribaltamenti di larghe falde magmatiche '). ^) Occorre distinguere fra 1 a n e i e ribaltamenti. I primi sono co- stituiti da proiezioni di materiale frammentario, di varia grossezza, general- mente incandescente e raramente oscuro , che viene lanciato con diversa in- tensità dalla bocca del conetto, 'in getti verticali od obliqui, per effetto del diverso grado di violenza con cui le bolle di gas si sprigionano dal magma 10 — 146 — Dal Conetto esplosi vo (C. E.) già bene individuato sulla frana del 12 marzo IQll e sporgente per circa dieci metri sull'orlo pili basso della voragine 3 gennaio 1916 , molto largo rispetto all'altezza, come si conviene a u"n cumulo di materiali incoerenti in continuo sussulto, — si avevano da una sola bocca, centrale esplosioni forti e fortissime a intervalli da tre a sei minuti, sec- che ed istantanee come spari di cannone da 150 a 250 mm., che magma vulcanico. Data la grande liquidità del magma che fa capo al conetto prin- cipale, tale violenza di proiezione assume molto di rado i caratteri di una vera e propria " esplosione „ , cioè sprigionamento istantaneo di gas accompagnato da colpo repentino pii!i o meno forte, come si verifica quasi di regola nell'altro conetto (esplosivo). Si hanno invece normalmente degli sbuffi più o meno fra- gorosi e di una certa durata, il cui rumore è modulato e rinforzato dalla forma e ampiezza della bocca. La velocità con cui le scorie vengono lanciate è spesso cosi rilevante, che stando su l'orlo della bocca (come talvolta è possibile), non sempre si riesce a vederle, ma se ne avverte il passaggio per i sibili fruscianti con cui fendono la colonna gassosa. Talvolta gli sbuffi, accompagnati da lanci, si prolungano notevolmente, fino a 30-40 secondi; allora si producono le fon- tane di fuoco, che salgono fino a 100 e piìi metri sopra la bocca, e ricadendo sul conetto, lo rivestono subitaneamente sino alla base di un mantello incan- descente, porgendo uno dei più meravigliosi spettacoli pirotecnici che si pos- sano attualmente ammirare nel cratere vesuviano. I ribaltamenti sono invece determinati da larghi e spessi brandelli o lacerti di magma, della superficie di parecchi metri quadrati, che saltano fuori dai margini della bocca, superandone di poco l'orlo, su cui si ribaltano e si a- dagiano. Essi avvengono soltanto quando il conetto è pieno di magma, e rappresentano delle onde che traboccano per il tumultuoso ribollimento del ma- gma. Gli urti delle ondate che si sbattono contro le interne pareti del conetto, danno origine a una ricca varietà di rumori: talvolta cupi e rimbombanti come quelli dell'onda che si insacca in una caverna, imprigionando una massa d'aria; tal'altra secchi o scroscianti come di grosse travi che si spezzino o si scheggi- no; sovente assumono sonorità metalliche, come di ferramenta percossa, o come di carri trainanti rotaie o grandi lamiere di ferro su strada ciottolata. Tra i suoni metallici sono caratteristici gli sbattimenti ritmici, che si avvertono alle volte durante la breve fase di relativa tranquillità che tien dietro a una forte ebollizione magmatica, e che forse dipendono dalle ondulazioni residue della massa agitata che si va gradatamente calmando. Si tratta di una serie di 15-30 colpi, come di mazza sull'incudine, di intensità decrescente, che avvengono con ritmo di circa mezzo secondo, dipendente dall'ampiezza della superficie oscil- lante. I ribaltamenti, più che i lanci di scorie, concorrono ad aumentare rapida- mente l'altezza del conetto e a restringere il diametro della bocca di fuoco, — 147 — davano libero sfogo a piccole masse di fumi azzurrini , in vivo contrasto di colore con quelli del conetto principale. Ogni tanto le esplosioni erano accompagnate da lancio a rosa di poco ma- teriale incandescente. Qualche volta l'esplosione abortiv^a in po- tenti e prolungati soffii, con tono molto basso di canna d'organo, o in lunghi sibili scroscianti. La piattaforma del fondo craterico si presentava al princi- pio dell'anno notevolmente innalzata rispetto al precedente mese di agosto, specialmente nella metà settentrionale, già quasi livel- lata con l'accampamento del 4 agosto; il che significa un innal- zamento di circa 15 metri di un' area grossolanamente semicir- per l'agglutinarsi dei pezzi sugli orli della stessa; talvolta vi costruiscono ponti, che la sdoppiano o la tripartiscono. Predominando i lanci , il conetto assume una forma più o meno regolare di tronco di cono , con pendenze da 30 a 35 gradi, come nelle conoidi di frana; se invece prevalgono per un certo tempo i ribaltamenti, la parte superiore del conetto si affila, le pendenze aumentano fi- no a raggiungere la verticalità, dando alla parte alta una forma quasi cilindrica. Quando i ribaltamenti sono straordinariamente copiosi e continui , il co- netto appare come una tazza troppo ricolma da cui trabocca il contenuto e le masse incandescenti fluiscono lungo i fianchi, a guisa di piccole colate quaqua- versafi. Tali fasi preludiano generalmente averi e proprii efflussi terminali (in realtà non tanto rari, come opinava il Palmieri), che quasi sempre fini- scono collo sfasciare il conetto fino a metà o a due terzi dal vertice, non po- tendo per la sua fragile struttura resistere al peso e all'impeto di tali sgorghi. Ma prima che si determini il trabocco, avviene più di sovente che — per la pressione magmastatica (con conetto alto 70 metri e ricolmo, si ha già una pressione di 20 atmosfere alla base) aumentata dalla tensione dei gas , e per l'azione corrodente degli stessi gas —, si apre una bocca di fuoco a distan- za più o meno grande dalla base del conetto, da cui scaturiscono efflussi la- terali di varia potenza e durata. In tali casi può avvenire che, per una rapida diminuzione della pressione magmastatica, si determini un parossismo strombo- liano, con distruzione più o meno accentuata del conetto eruttivo. Il conetto può adunque rovinare per tre cause: 1.°— per trabocco del magma, che col suo peso incide profonda- mente e largamente la fragile congerie caotica su cui scorre e seco trascina; 2." - per pressione magmastatica, che sfascia il conetto lungo fianco il più debole; 3° - per le azioni dinamiche costituenti il parossismo stromboliano (azione trapanante dei gas, sussulti, bombardamenti delle pareti interne ecc.). Quest'ultima causa può verificarsi anche isolata; alle due prime si accom- pagna 0 fa seguito quasi sempre la terza. — 148 — colare avente circa 450 m. di diametro. Da ciò si deduce che il vo- lume delle lave che si consolidarono nella metà settentrionale della platea di fondo , durante cinque mesi, è rappresentato da 1,200,000 metri cubici in cifra tonda, equivalente a piìi della metà del grande afflusso 2 gennaio 1Q16. Nuovi efflussi erano in corso, al principio di gennaio 1Q17, nel settore NE della platea di fondo, provenienti da due fon- tanili bene individuati da zampilli di fumo azzurrino, uscenti con forza da aree incandescenti. La descritta attività dei due conetti e l'effusione delle lave si mantennero in efficienza quasi continua sino al maggio, con in- tensità variante da debole a fortissima, ma per lo piìi moderata. Nel mese di febbraio i fenomeni esplosivi ed effusivi pre- sentarono un regolare crescendo, che raggiunse il grado di pa- rossismo stromboliano dal giorno 21 al 24. Il giorno 13, il C. P. si presentava notevolmente diminuito in altezza (circa una ven- tina di metri), con bocca allargata sino a 16-18 m. di diametro, centrata e circolare. Il piccolo Somma era scomparso, assorbito nella massa del conetto, massiccio e cupoloide alla base , ripi- dissimo sino alla verticalità nella parte superiore. Anche il C. E. si era enormemente accresciuto in poco più di un mese , presentando una massa quasi eguale a quella del C. P. (non tenendo conto della porzione m.ancante per l'appog- gio obliquo sulla gran frana), con vertice indipendente e isolato per circa 15 m. sul punto più alto di appoggio. Dalla sua pic- cola bocca a catino, di circa due metri di diametro e vivamente incandescente , si avevano esplosioni o energiche soffiate quasi ogni minuto, con lancio di grossi lacerti di magma pastoso, tosto suddivisi in molti frammenti, proiettati a circa 30-50 m. di al- tezza; cadendo all'ingiro erano ancora così caldi da rinsaldarsi a vicenda e modellarsi sul terreno. Sul radiante NW di questo co- netto, poco sotto la bocca, era aperto un piccolo fontanile , da cui sgorgava lentamente una lava molto vischiosa, che raggiun- geva la base del conetto stesso. Al punto d'origine la lava dive- niva più luminosa in concomitanza delle maggiori esplosioni. Da notarsi , che il livello di questo fontanile era più elevato della bocca del C. P., in cui il magma non era visibile : si trattava adunque di magma sollevato dalla tensione dei gas esplodenti, — 149 — che veniva schizzato in parte nel fontanile e in parte dalla bocca soprastante. Queste fatto ed altri, che caratterizzano lo speciale dinamismo del C. E., e che accennerò in seguito, depongono in favore di una indipendenza tra i condotti dei due conetti, fino a notevole profondità. Sul prolungamento di questa lava fluente (che era ancora attiva il giorno 20), si notava una lunga colata nera dei giorni precedenti, che aveva quasi raggiunto l'accampa- mento del 4 agosto 1916. Il giorno 21 1' attività generale del cratere diviene impres- sionante per la molteplicità e l'intensità del frastuono. Dalla Fu- nicolare, e specialmente percorrendo la stradetta Cook, si è col- piti dal continuo rombare del cratere. Nella grande bocca del C. P. (20 m. circa di diametro), profondamente slabbrata a E (per cui si vede nell'interno come da una grande finestra) , è un fu- rioso e fragoroso ribollire del magma. Enormi brandelli salgono e scendono continuamente nell'antro vivamente luminoso ed ogni tanto sono proiettati in abbondanza a 20-30 m. di altezza, rica- dendo la più parte nell'interno. Il rumore è dato da sbuffi vio- lenti, lunghe e intense soffiate, fischi prolungati, rombi cupi, boati, rantoli , sbattere di lamiere metalliche , scrosci di legname in- franto, colpi di gran cassa, ecc.; a cui si devono aggiungere le forti esplosioni del CE. Il baccano è così indiavolato e conti- nuo, che si deve alzare la voce per essere uditi dai vicini, e su- pera r intensità dei fortissimi rumori avvenuti nell' aprile 1914. Anche questi , come quelli , erano durante la notte e nelle ore tranquille del giorno, perfettamente avvertiti dall' Osservatorio, Una punta di roccia, sporgente come un becco dentro la vora- gine, è tutta un colaticcio di stalattiti incandescenti , continua- mente rinnovantisi , per le ondate di magma che la rinzaffano senza posa; i larghi brandelli che cadono fuori della bocca, scor- rono sui pendii del conetto come piccole colate. — L'uscita dei fumi è tumultuosa; i globi compatti e roteanti con rapida ascen- sione , sono per lo più rosei , qualche volta giallo - verdastri o rosso-cupi. Anche a più centinaia di metri sopra il cratere con- servano una decisa colorazione rossigna ^). V 11 pennacchio compatto dei fumi varicolori veniva ogni tanto piegato dal vento sulla parete S E del cratere, o\'e mi trovavo. L'opacità diveniva allora — 150 — Il giorno 23, il C. P. si squarcia sul versante N sin'oltre a metà altezza; dal fondo dello squarcio trabocca con forza , a ondate, una larga corrente di lava, che dividendosi in più rami invade quasi tutto il settore di NW della platea di fondo, spingen- dosi fino alle pareti N del cratere. Intanto dalla enorme bocca del CP. (del diametro di 35-40 m.) salgono fontane di fuoco, che di quando in quando, unite a ribaltam.enti, rendono tutto il co- netto incandescente. Nello stesso giorno un'altra copiosa corrente sgorga da un fontanile molto luminoso , apertosi alla base NE del conetto e si spinge serpeggiando fino al piede della grande conoide di ENE. Per queste lave, che continuarono a fluire fino al 25 fu completata la copertura di quelle del 1916 , ad eccezione del canale e delle morene della grande colata del 2 gennaio 1Q16 , sulla periferia occidentale del fondo e ad eccezione del- l' accampamento 4 agosto , ch.e rimase come un isolotto verde- giallo, di pochi metri quadrati, spiccante sul color nero dominate del fondo [Fig. 2). Anche il C. E. prese parte a questo accentuarsi dell'attività vesuviana con formidali spari, che destavano echi rintronanti dalle pareti del cratere, o con violente e fragorose soffiate, da cui si sprigionavano centinaia di farfalle di fuoco. Tale violenza esplo- siva raggiunse il suo massimo la mattina del giorno 24, finché nel pomeriggio, una esplosione straordinaria fece saltare tutto il vertice tondeggiante del conetto; al suo posto si formò un ba- cino largo una ventina di metri e poco profondo , disseminato di rottami in grossi pezzi e senza tracce di apertura. così intensa, che non*si vedevano più le proprie scarpe, e l'acidità dei fumi, per HCl e SO., ben discernibili , era così forte , che produceva tosse violen- ta e lacrimazione, e si doveva tenere il fazzoletto alla bocca per respirare. Ma ciò che più conta, si è che ad ogni ripiegarsi del pennacchio vulcanico nel modo anzidetto, una grande quantità di goccie d'acqua si stampava sulle pietre all'ingiro e cadeva sugli abiti e sul viso. Il sapore di queste gocce era sai ge- neris: si distinguevano il salato, l'acido e l'amaro. Tutto ciò non concorda af- fatto con l'asserto dogmatico del Brun: le p a nache ne conti ent pas de vapeur d'eau ni d'eau en goutelettes. (A. BRvn, Recherches sur l'ex- halation volcciidqiie , pag 12). Il quale asserto a sua volta non va d'accordo con l'altro riportato più avanti a pag. 225 della stessa opera:'" Le panache est un melange de particules Solidea, de gas et d'air a t m o s p h e r i q u e „ . Se c'è l'aria atmosferica, vi sarà dunque anche uno dei suoi componenti, il vapor d'acqua! — 151 — Però la chiusura del C. E. non durò nemmeno un giorno, poiché verso il mezzodì del 25 si aperse una nuova e piccola bocca laterale, alla base orientale del conetto, da cui usciva fi- ! 1 1 iV'-il^EHE.V Ett^ttieiri,. Fig. 2. — Il fondo del cratere vesuviano, coi principali efflussi intercraterici dal febbraio al mag- gio 1917, veduto da ponente. A. Conetto principale con le due bocche del 26 aprile.— B. Conetto esplosivo con due bocche : la vecchia (a ponente) e la nuova (a levante). —f. f. Fontanili da cui originarono gli efflussi la- vici. 1 — '- Fumarola gialla. — ^ Accampamento del 3-4 agosto !9J6. schiando fortemente e con intermittenza un sottile getto di gas cilestrino. Il ritmo, abbastanza curioso, era il seguente: dopo un riposo di 3-4 minuti, la piccola bocca dà un colpo come lo stap- parsi di una bottiglia; si inizia l'uscita fischiante del gas ad alta pressione , accompagnata da farfalle luminose ; dopo 60-100 se- condi lo zampillo cessa d'un tratto, per riprendere daccapo dopo 3-4 minuti di riposo , durante i quali la bocca si mantiene in- candescente. Nello stesso giorno 25 , il C. P. riduceva la sua attività al — 152 — grado più semplice, con piccoli e frequenti sbuffi di fumi ros- sastri e lanci rari di poche scorie luminose , da una bocca di fuoco della larghezza di 8-10 metri, sul fondo di un bacino oscu- ro, ad orlo molto irregolare del diametro di 35-40 metri, corri- spondenti alla bocca del 23 febbraio {Fig. 3). Fig. 3. — \'ariazioni del Conetto principale, dal 25 febbraio al 26 aprile 1917. Ma l'attività normale (moderata) non tardava a riprendere, iniziando la costruzione di un conetto sui ruderi del precedente. L' 11 marzo erano copiosi i lanci incandescenti e i ribaltamenti di larghe falde magmatiche. Il conetto da ponente aveva una forma di mitra vescovile o di una testa di pesce con bocca semiaper- ta, per un notevole rialzo degli orli a Nord e a Sud. Pochi giorni dopo (14) si apriva un fontanile alla base NW del co- netto, da cui scaturiva una copiosa colata, che correndo fino alle pareti Nord, ricopriva anche l'isolotto dell'accampamento 4 ago- sto. Altri fontanili si aprivano nella seconda metà di marzo alle basi E e SW, le cui lave fluivano lentamente impaludandosi nelle depressioni della platea di fondo, in quasi tutti i settori, e creando numerose maculae incandescenti, isolate e a gruppi, che viste di sera tarda dall' orlo del cratere, davano l'illusione dell' illumina- zione notturna di una città osservata dall' alto. Continuando le proiezioni ed i ribaltamenti, il conetto aveva guadagnato in altezza una ventina di metri il 12 aprile ; altri 10 metri li guadagnava nei giorni successivi , raggiungendo il 26 aprile 1' altezza di 60 metri circa sopra la base della " Fumarola gialla „ , con due bocche distinte, l'una a Nord e l'altra a Sud, come già ho detto in una precedente comunicazione ^). ^) A. Malladra , Sopra l'attività del Vesuvio nelV aprile 1917, con 1 Tav. Boll, della Soc. dei Natur. napolet.; anno XXXI, 1917. — 153 — Nel frattempo anche la piccola bocca del C. E., andava au- mentando di violenza negli spari e d'intensità nelle proiezioni a ventaglio di abbondante materiale incandescente, tanto che l'il marzo era iniziata la costruzione di un piccolo cono parassita alla base Est del C. E. Con alternativi di grande attività (spari che frequentemente si udivano dall'Osservatorio e talvolta anche da Resina) e di brevi periodi di silenzio, il parassita crebbe così rapidamente, che il 12 aprile superava in altezza, per circa 8 me- tri, la vecchia bocca esplodente, che taceva dal 24 febbraio. Il 22 trovai questa vecchia bocca nuovamente riattivata e che andava riguadagnando l'altezza perduta con copiose proiezioni , pur ri- manendo attiva la nuova , che il 26 già sottostava alla vecchia di una diecina di metri. Per le modalità e il meccanismo di que- ste due bocche esplodenti durante questo mese, rimando all'ac- cennata comunicazione sull'attività vesuviana nell'aprile 1Q17. Nel mese di maggio contirtuarono gli efflussi lavici prove- nienti da fontanili situati alla base E e NE del C. P. L' ultimo di questi s'iniziò il 14 maggio e durò per circa due giorni, du- rante i quali la corrente serpeggiando qua e là nel 1° e 2° qua- drante della piattaforma, ne innalzò notevolmente il livello, spin- gendosi anche neh' insenatura corrispondente alla grande conoide detritica della parete ENE. Per questa invasione, il fondo del cra- tere, che prima era grossolanamente circolare (prescindendo dal la deformazione derivante dalla frana 12 marzo IQll), ha assun- to una forma spiccatamente ovale , con asse maggiore in senso NE-SW, simile alla planimetria dell'orlo; la quale forma natural- mente andrà sempre più accentuandosi col graduale elevarsi del fondo stesso. Dopo questo efflusso non se ne verificarono altri per circa sei mesi,' cioè fino al 24 novembre. Nel C. P., continuando moderate proiezioni e piccoli ribal- tamenti di magma, si poterono osservare nella prima quindicina di maggio delle belle variazioni nella sua altezza , come nella forma, grandezza e numero delle sue bocche {Fig. 4). Delle due bocche, Sud e Nord, del 26 aprile, la prima pren- deva il sopravvento, innalzandosi di circa 8 metri sulla seconda, che si andò restringendo fino a ridursi ad un piccolo spiraglio laterale sul cocuzzolo molto slanciato del conetto (A maggio). L'Il maggio precipitava tutto il cocuzzolo del conetto per un'altezza — 154 — di circa 18 m., cioè tutta la parte soprastante alla frattura peri- ferica del 26 aprile (come avevo previsto nella predetta comu- nicazione) , e ne risultava una bocca unica di 13-14 m. di dia- metro, molto attiva, specialmente per 1' abbondanza dei ribalta- menti. Questi produssero un rapido restringimento della, bocca, e costruendo sporgenze e archi di scorie appiccicate, elevarono in quattro giorni (11-15 maggio) un nuovo vertice a cupola, fo- rata da tre bocche disposte a triangolo isoscele molto appiattito, con vertice a N e base SW-SE. Con questa cupola triforata il C. P. riguadagnò una diecina di metri in altezza, (60 m. sopra la Fumarola gialla) e tale configurazione rimase immutata fino alla metà di agosto. Dalle tre bocche uscivano sussultando, con Fig. 4. — Variazioni del Colletto principale dal 4 al 15 maggio 1Q17. un ritmo molto regolare di circa mezzo secondo, tre colonne di fumi bianco-rosei, attestanti il tranquillo pulsare del magma sot- tostante. Tale regolarità , con tranquille espirazioni ed inspira- zioni , come nella respirazione diaframmatica di un dormiente, si presentava veramente sorprendente il 20 maggio, in occasione di una visita al cratere fatta col Prof. Sen. De Lorenzo. Da quest'epoca s'inizia per il C. P. il secondo periodo. Invece il C. E. continuò nella sua attività esplosiva, ed an- che effusiva, per tutto il maggio. Nella prima settimana del mese erano attive entrambe le bocche con fortissimi spari, che molte volte si udivano dall'Osservatorio. Dopo rimase attiva solamen- te la bocca più vecchia , riducendosi quella nuova a dare fumi grigio-azzurrini in continuità e senza energia, salvo qualche rara soffiata stridente, il 14 maggio alle ore 13, ho assistito dall'orlo ad una esplosione fortissima (come cannone da 305) della vec- — 155 — chia bocca , che lanciò a circa 80 m. d'altezza dei grossi massi di materiale antico, insieme a molte scorie pastose. Tali spari di eccezionale energia, coji poderosi lanci, si verificarono a lunghi intervalli (di parecchie ore) anche nei giorni successivi, interpo- landosi agli altri di minore violenza (come cannoni da 75 a 250) che avvenivano a intervalli di qualche minuto, ora isolati, ora a gruppi di 3-4 immediatamente succedentisi. Nelle principali e- splosioni si potevano distinguere sovente tre tempi. Il primo tempo è indicato dal comparire di una superficie incandescente sul sommo della piccola bocca; nel secondo tempo la superficie diventa convessa, quasi lamina elastica che si stira e si incurva per spinta dal disotto; in un terzo tempo la lamina si rompe, i pezzi volano in giro in una rosa di fuoco che sale fino a 50 e 80 m. di altezza, mentre dallo squarcio si sprigiona un violento getto di fumi cilestrini. Tutto ciò in circa un secondo. Talvolta l'esplosione abortisce e si risolve in una o piii fischiate friggenti, come aeriforme uscente da valvola a parecchie diecine di at- mosfere. Dopo il 1" giugno questo conetto rimase in silenzo fino al 23 febbraio 1918. Il 15 maggio, contemporaneamente agli efflussi del C. P., si notava lungo il versante orientale del C. E., la discesa di un rivo- letto di lava proveniente da un fontanile situato pochi metri sotto la bocca esplodente. Questa corrente, come altre uscite dal C. E., diede lave a superficie scoriacea, ossia lave a a, mentre quel- le dell'altro conetto sono generalmente a superficie unita o pa- hoehoe. Io mi riservo di analizzare in una nota a parte le ra- gioni di un dinamismo cotanto diverso tra due bocche di fuoco distanti meno di un ettometro l'una dall'altra, apertesi 1' una in un imbuto di sprofondamento e l'altra in un imbuto di esplo- sione. 156 — 11^' Periodo Questo periodo in cui , specialmente nei tre primi mesi^ mancarono affatto vere esplosioni ed efflussi lavici , non pos- siamo chiamarlo un " periodo di riposo „, ma tutt'al più una " fase di dormiveglia o di calma „. Esso infatti non è da confon- dersi col riposo che tien dietro ad una eruzione parossismale, dovuto alla completa e profonda ostruzione del condotto vulca- nico e soprattutto alla degassificazione piiì o meno accentuata del magma profondo 0- La fase di calma, in cui l'attività vulcanica sembra ridotta alla semplice emanazione dei gas, con maggiore, o minore energia sbuffante, anche talvolta accompa- gnante da scarse proiezioni di scorie oscure o luminose, soffiate all'esterno come le faville di carbone escono dalla ciminiera di un direttissimo in corsa, io penso che debba dipendere tanto da una parziale occlusione del condotto a non grande profondità, quanto da un notevole abbassamento della colonna magmatica, dovuto a sua volta a fenomeni d'intrusione laccolitica ; meglio ancora si può pensare che possa dipendere dai due fenomeni combinati, perchè é da supporre che l'abbassamento della colon- na magmatica sia causa di franamenti nell'interno del condotto. Neppure è da escludere, che ad alternare le fasi di dormi- veglia con quelle di maggiore attività di un vulcano, abbiano in- fluenza le precipitazioni meteoriche, come pensano il De Loren- zo '^), lo Stella-Starabba '■') ed altri; inquantochè le precipitazio- ni giunte a profondità possono somministrare per dissociazione, comburente e combustibile. ') Parlare di un riposo vulcanico a base di esplosioni, come fa il Dott. De Fiore per l'Etna, è una contraddizione nei termini. (De Fiore O. Il perioao di riposo dell'Etna 1893-1907. in Atti Acc. Zelanti di Acireale, III, Voi. VII). -) G. De Lorenzo, Sulla probabile causa dell'attuale aumentata attività del Vesuvio e Influenza dell'acqua atmosferica sull'attività del Vesuvio ; in Rend. Acc. -Scienze fis. e mat. di Napoli, serie 3, Voi. VI, Anno XXXIX, 1900. — la pioggia e il Vesuvio (nota 2.) Ibid. Voi. VII, 1901. ^) F. Stella-Starabba, Sul rapporto esistente fra le precipitazioni atmo- sferiche annuali e Vattività dei vulcani Vesuvio ed Etna, in Rend. Acc. Scienze fis. e mat. Napoli, Anno 1911. — 157 — In ogni caso , la fase di calma è non una fase di ri- poso, come non è in riposo la caldaia a vapore che , chiuse le valvole, aumenta la tensione, sforza le giunture e minaccia di scoppiare. E veramente il Vesuvio, durante questo secondo pe- riodo, era simile ad una caldaia vibrante e fremente per un ec- cesso di pressione, come può desumersi da molteplici fatti. 1.0 II tremito continuo della montagna, assai più pronunziato dell'ordinario, si rivelava con vistose vibrazioni e ondulazioni negli orizzonti artificiali di mercurio ; nelle oscillazioni dei simoscopii raggiungenti arfipiezze di 10-12 mm.; nel dondolare dei fer- magli a catenella delle finestre, tintinnanti durante il silenzio not- turno; nel forte ondulare dell'acqua contenuta nelle bottiglie, specialmente ai piani più elevati dell'Osservatorio; nei rumori sotterranei, cupi e profondi, che spesso si percepivano durante la notte, senza poterli attribuire ed altra causa che al dinamismo ipogeo del vulcano. Ne darò un esempio. Tra le ore 0 e 2 del 5 giugno , du- rante la massima tranquillità meteorologica ed essendo affatto solo nell'Osservatorio, avvertivo distintamente un rombare sordo e profondo, come di pesante maglio operante sotterra. I rombi avvenivano ritmicamente con periodo da un li2 a 1 secondo, a gruppi di 8-10-15; poi succedeva un intervallo di silenzio per parecchi minuti. Era come una pulsazione intermit- tente profondissima , di tonalità molto bassa , proveniente dalle viscere del vulcano, che si udiva meglio appoggiando il capo sul pavimento o sulla testiera del letto. Non credo che i magli de- gli stabilimenti Uva e Armstrong siano così potenti da pro- durre tali effetti sul Vesuvio, cioè a 20-25 Km. di distanza. 2P Altro effetto derivante dell'accumularsi dell'interna pres- sione dei gas vulcanici, fu l'impressionante comparsa di fuma- role sul Piano delle Ginestre e presso l'antica Casa Fio- renza (ora xMatrone). Una fumarola acquosa a 35° comparve nel Settembre lungo la via provinciale dell' Osservatorio presso la cosidetta "Casa del Monaco,, sul lave 1858. Poco dopo ne apparvero altre a 30°, a 500 m. circa più ad oriente , lungo una frattura netta e recente , che attraversava la via forestale. Queste fumarole durarono fino al gennaio del 1918, cioè fino a poco dopo la ripresa della normale attività stromboliana del Ve- — 158 — suvio e poi scomparvero. Anzi, fenomeno strano e che non credo finora osservato da altri e in altri vulcani, la frattura del Piano delle Ginestre, verso la metà di gennaio, da emanante era divenuta aspirante : accessovi sopra un giornale , per vedere se per effetto di ionizzazione si manifestassero vapori , vidi che la fiamma era aspirata sotterra. 11 quale fatto suggerisce importanti considerazioni sull'aerazione profonda dei magma vulcanici e sulle reazioni fra i gas contenuti, che non è ora il momento di esporre. 3.° Accennerò da ultimo ad un altro effetto derivante dalla fase di dormi-veglia del Vesuvio , che è l'aumento delle mofete nella pianura. lo segno da parecchi anni l'andamento della mofeta di Santa Maria del Principio a Torre del Greco, con il cortese con- corso del Rettore di quel Santuario, Teol. G. Liquori. Orbene, a prescindere dalle cause perturbatrici di certi venti o di casi speciali, il rapporto tra il Vesuvio e questa mofeta si potrebbe esprimere con questo ghiribizzo: Vesuvio dormiente, mofeta saliente Vesuvio sparante, mofeta calante. Per quanto riguarda i periodi considerati in questa comu- nicazione, la mofeta fu assente o quasi dall' ottobre 1916 al maggio 1917 (attività normale del Vesuvio) ; fu forte e molto forte, raggiungendo alle volte il gas perfino l'altezza di 6 metri, dal giugno al novembre 1917 (dormi-veglia del Vesuvio^; poscia mancò nuovamente, del tutto per parecchi mesi , in corrispon- denza della ripresa di attività del vulcano. 159 111° Periodo. Il j3assaggio dal secondo al terzo periodo avviene per gra- di di attività via via crescenti. Nella notte sopra il 3 Agosto, che passai in fondo al cratere coll'amico F. A, Perret , verifi- candosi !a coincidenza del plenilunio col perigeo lunare, accom- pagnata dalla coincidenza di opposte declinazioni solare e luna- re di quasi egual valore (ossia un complesso di circostanze fa- vorevoli alla marea terrestre), si ebbe un notevole aumento nel- la copia dei fumi, una maggiore altezza della vampa e la ripre- sa delle proiezioni di materiale incandescente, che piiì non si os- servava da due mesi. Ma tale accenno di risveglio fu cosa af- fatto effimera, e perciò da attribuirsi alle cause astronomiche suddette ; perchè per tutto il rimanente del mese il Vesuvio ri- mase, come in Giugno e Luglio, in una fase di semplice ema- nazione pulsante. Oli alti lanci di scorie incandescenti , accompagnati da e- nergico sbuffare delle due bocche rimaste sul vertice del C. P., non ripresero che in settembre. Il giorno 16 di questo mese il conetto, che era divenuto policromo per l'azione sublimante dei gas, cominciò a ritornar nero-lucente e a crescere in altezza per l'accumularsi di nuovo lapillo. Al principio di ottobre le proie- zioni erano quasi continue e salivano a 40-50 m. sopra l'unica bocca centrata ; il conetto aveva già guadagnato una decina di metri di maggiore altezza (70 m. sopra la base della Fumarola Gialla). Alla metà dello stesso mese, i molteplici tumori del cratere, boati, sbuffi poderosi, sbattimenti del magma, caduta di scorie, ecc., erano così intensi, che pareva un grande stabilimento me- tallurgico. I lanci salivano a 80- 100 m., per una durata di 30- 40 secondi, costituendo grandiose fontane di fuoco. L' attività andò ancora crescendo nei giorni successivi: alle fontane di sco- rie si aggiunsero i continui ribaltamenti di larghi lacerti magma- tici sull'orlo della bocca ristrettasi, i quali fluivano sui ripidi pendii del conetto molto affilato, simulando piccoli efflussi. l boati divennero così forti e frequenti da avvertirsi al' piede della Funicolare, mentre l'insieme di tutti i rumori ginn- — 160 — gevo come il frastuono di lontana burrasca fino all'Osservatorio. Il magna quasi sempre visibile entro la bocca, si mostrava for- temente agitato e ribollente. Stando sull'orlo, si avvertivano frequenti scossette della mon- tagna: parecchie furono avvertite alla Funicolare inferiore ; una forte fu sentita e registrata all' Osservatorio alle 4,45 del 9 no- vembre. In tale stato di cose era da attendersi un nuovo periodo di efflussi lavici intercraterici , e questi cominciarono il 24 no- vembre. Le lave traboccarono dalla sommità del conetto e sce- sero per tre vie principali, sui versanti E, NE e W ; le prime invasero il settore SSE del fondo, a pie della grande parete a picco, innalzandone il livello di una ventina di metri, e le ulti- me, raggiungendo le grandi conoidi della parete occidentale e volgendo a Nord, entro il canale della grande colata del 2 gen- naio 1910, dilagarono qua e là fin sotto l'altra parete di NW. E' notevole questo trabocco terminale del conetto, perchè se- condo il Palaueri, è caso raro; essendo invece la norma gene- rale che le lave escano da fontanili o da squarci alla base del conetto stesso. In seguito a questi rigurgiti magmatici, il C. P. si abbassò di circa 20 m. e rimase tozzo e massiccio, terminato da larga piattaforma, circuente una bocca di forse 25 m. di diametro. Ma l'attività del vulcano si mantenne p^r due giorni sempre molto alta, e in seguito andò ancora crescendo. Il dicembre 1917 può chiamarsi il mese dei Capelli di Pele. Questi graziosi prodotti filiformi dell'attività vulcanica, attestanti la grande liquidità del magma e che raccolsi molte volte al Ve- suvio, durante il dicembre piovvero quasi quotidianamente nell'interno e all'esterno del cratere, e giunsero qualche volta fino all'Osservatorio. Il giorno di Natale furono più copiosi del soli- to: cadendo sulla neve del giorno precedente e sprofondandovisi per effetto di radiazione solare, tagliuzzavano i campi di neve delle pendici del Gran Cono in migliaia e migliaia di poligoni mol- to irregolari, mediante solchi finissimi e profondi qualche cen- timetro. Cercando in fondo ai solchi di fusione, non sempre era possibile scoprire il capello di lava, talvolta pii!i esile di un filo di ragno. — 161 — La sera del 26, alle ore 20 e mezza, grandi chiarori , così brillanti che rischiaravano le stanze dell'Osservatorio con rossi bagliori d'incendio, annunziarono nuovi ed importanti efflussi intercraterici, in coincidenza con la straordinaria depressione ba- rometrica di quel giorno. Dall'orlo del cratere (raggiunto la sera stessa tra pioggia, nevischio e vento fortissimo), fu possibile ve- dere per pochi istanti tre torrenti di lava fluenti dalla base del conetto, con altissime proiezioni di materiale incandescente, che si succedevano fra intensi e svariati rumori. Il frastuono di origine vulcanica, misto ai sibilare del vento, era così forte, che non si sentiva la propria voce. Perdurando il maltempo per molti giorni (con neve , che sulla vetta del Vesuvio raggiunse l'altezza di un metro), non fu possibile esaminare la topografia di questi efflussi fino al 5 gen- naio del 1918. Il principale fontanile da cui scaturirono le lave era indicato alla base Ovest del C. P. da una piccola cupola fu- mante, intorno a cui gli ogivi della lave a corda erano quaqua- versali. Un' altra bocca di fuoco s' era aperta alla base Nord del Conetto. Queste lave riunite in una sola corrente formarono una larga fascia periferica sulla platea del fondo, alla base delle pareti W, N e NNE del cratere. La fascia di color nero-catrame, ben spiccante sulle vecchie lave ingiallite, aveva una media lar- ghezza di circa 100 metri, ed una lunghezza rettilineata non in- feriore a 300 m. La estrema punta della fascia terminava poco oltre un certo dicco orizzontale della parete NNE, dello spes- sore di quattro metri e di altrettanto elevato sulla sottostante zona pii^i profonda del cratere, secondo misure compiute il 3 a- gosto, insieme al Cav. Perret. Ora, essendo rimasto questo dicco completamente coperto dal nuovo efflusso, e trattandosi della porzione terminale della fascia, non credo di errare per eccesso dando alla colata uno spessore medio di 10 metri; dal che si ricava che il volume della medesima non fu inferiore a 300000 metri cubici. E' molto probabile che il primo efflusso sia stato nuova- mente un rigurgito dalla bocca verso W. Infatti, da questo lato il conetto venne distrutto fino a metà altezza, dimodoché gli ultimi 30 metri della metà orientale del vecchio conetto si eleva- — 162 — vano come i ruderi di una torre circolare per metà diroccata secondo un piano verticale. Una nuova bocca ignivoma si aperse sullo squarcio , cioè sulla base W del vecchio conetto ; la quale il 5 gennaio aveva già costruito un nuovo proprio cono, eccentrico rispetto al pri- mo, da cui era circondato dalla parte di levante. Risultava così nuovamente una specie di sistema Somma-Vesuvio in miniatura, con relativo Atrio, rappresentato dalla vecchia bocca ostruita, analogamente a quanto si osservava al principio del 1Q17, ma con la differenza che allora il piccolo Somma era a ponente. L'attività del Vulcano si manteneva, nel giorno indicato, molto intensa, sia con poderosi lanci di scorie incandescenti e gran copia di fumi rossigni, uscenti in dense volute dalla nuova bocca larga appena da sei a otto metri (con frequenti proie- zioni oblique , che bersagliavano l'interno della torre diroccata) e sia per le lave fluenti, che percorrendo, nascoste in cunicoli, lunghi tratti della platea di fondo, risorgevano al piede del- l' alta parete di NW del cratere , costruendo una cupola lavica, di cui dirò nel Riassunto per l'anno 1918. Sull'orlo esterno del cratere piovevano, luccicando per l'aria e sulla neve, abbondanti Capelli di Pele. Nota — Tra i nuovi prodotti vesuviani, menzionati a pag. 133 in nota, si deve aggiungere anche la F err onat r i te — NagFe (SO^)^ . SH^O — di cui finora era noto l'unico giacimento di Sena Gorda presso Caracoles nel Chili. Era contenuta in piccoli noduli sferoidici, costituiti essenzialmente da Aftitalite con cenere, che raccolsi, su l'orlo della bocca di fuoco in fondo all'imbuto del 10 maggio 1913, nell'ottobre 1913. In tali.noduli la Ferronatrite si presentava in scarsi e minuti cristalli di color verdognolo, che vennero studiati, qualitati- vamente e otticamente , dai Dottori Washington e Merwin del Oeophysical Laboratory di Washington. (A. L. Day. and H. S. Washington, The present state of the italian volcanoes.— Bull. Geol. Soc. Amer.,- 1915). LEGGENDA PER LE TAVOLE 2 e 3 Tavola 2. Fig. L — L'imbuto di sprofondamento del 10 maggio 1913 è quasi in- teramente ricolmo di lava. Il conetto eruttivo è squarciato sul versante nord; lo squarcio si prolunga sulla platea lavica in forma di canale, in cui il magma scorre, ribolle, si solleva e trabocca dai margini. In fondo, il pennacchio della Fu- marola gialla. (Fot. A. Malladra, da un punto a metà della parete di po- nente, il 9 luglio 1915). Fig. 2. — Il fondo del cratere nell'agosto 1916. Conetto a recinto, con relativo Atrio. In fondo la morena sinistra dell'efflusso 2-1-916. - ^ Luogo dell'accampamento 3-4 agosto 1916. (Fot. F. A. Perret, da un punto a metà della parete SSE, il 4-VII-916. Tavola 3. Fig. I. — Il fondo del cratere nel settembre 1916, col recinto del co- netto in parte ricolmato dalle proiezioni scoriacee; l'efflusso lavico del 30 - V^II - 916; l'orlo piìi basso dell'imbuto di e- plosione del 3 - I - 916; il luogo dell'accampamento ( ^ ) e la Fumarola gialla in mediocre attività (F. g.). (Il fondo del cratere ha raggiunto ora (31 - 12-918) il livello del dicco a V capovolto, che si vede sulle pareti dello sfondo a sinistra). (Fot. a. Malladra, da l'orlo di ponente, il 4-IX-916). Fig. 2 — Nel Conetto principale (C. P.) è ancora visibile a ponente una traccia del recinto. Nell'imbuto di esplosione del 3-1 916 si vede il Conetto esplosivo (C. E.), iniziatosi il 15 -X 916, coi fumi di una forte duplice esplosione. La seconda boc- ca del C. E., essendo spenta e nera, appena si distingue sullo sfondo scuro del conetto. (11 fondo del cratere ha superato ora ( 31 - 12 - 918) il livello più alto dell'imbuto 3-1-916 segnato a sinistra della figura. (Fot. a. Malladra, dal punto sud dell'orlo, 1131-12-916). Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli RENDICONTI DELLE TORNATE (PROCESSI VERBALI) PROCESSI VERBALI DELLE TORNATE Assemblea generale del 21 aprile 1918. Presidente: Geremicca M. — Segretario: Zirpolo. Socii presenti: Della Valle A., Marcello , Monticelli, Geremicca A., Siniscalchi, Pierantoni, Quintieri L., Cutolo A. Si apre la tornata, in seconda convocazione, alle ore 15. 11 Segretario , dopo aver presentato i nuovi cambi i e le pubblica- zioni pervenute in dono, legge la Relazione soli' andamento modale e finanziario della Società dei Naturalisti in Napoli per l'anno 1917. Egregi Consoci, Condizioni speciali mi procurano, per la terza volta, l'onore di esporvi l'opera svolta dalla nostra Società nell'anno decorso. Incomincio col ri- levare che si deve all'attività dei soci, legati d'affetto al sodalizio, se in mezzo a tante difficoltà si è potuto svolgere un programma abbastanza vasto. Con circa venticinque soci militari , con tante forze fattive venute meno, si deve tributare certo gran lode al vecchio nucleo di fondatori ed amici, che hanno, con tanta affettuosa premura, secondato il Consiglio Direttivo nell'esplicazione del programma. Ma, senza inoltrarmi troppo in queste considerazioni, passo subito ad esporre la mia relazione : ' Socii. — 11 numero dei soci il 31 dicembre 1917 era di 96, divisi in 57 ordinari residenti, 26 ordinari non residenti e 13 aderenti; rispetto a 92 dell'anno precedente, cioè 54 residenti, 27 non residenti ed li aderenti. Sono stati ammessi quali soci ordinari residenti i signori : Dottori Alessandro Malladra e Ferdinando La Marca; socii ordinarli non resi- denti il Dott. Francesco P. Guarnieri; e socii aderenti: la baronessa Giu- seppina Monticelli "D'Afflitto ed il Dottor Annibale Sbordone. Con dolore devo ricordare la perdita che ha subita la nostra So- cietà con la morte del socio Praus-Franceschini,le cui benemerenze rese al nostro sodalizio sono ben note a tutti. Bollettino. — Il Bollettino che è stato pubblicato, e che sarà al più presto distribuito, rappresenta il maggiore sforzo della nostra Società, considerate le condizioni particolari del periodo che attraversiamo. È il volume 30° della serie della nostra pubblicazione, di circa 300 pagine, con 6 tavole, di cui una dop]3Ìa, e numerose figure intercalate nel testo. È stata conservata la divisione in tre pai ti: Atti, che comprendono i lavori originali , divisi in Memorie e Note ; Comunicazioni verbali t Rendiconti delle tornate , nonché 1' elenco dei soci , e delle pubblica- zioni pervenute in cambio ed in dono. Tornate. — La Società si è riunita nove volte nell'anno 1917, due volte in Assemblea generale e 7 volte in tornata ordinaria. Voti e Deliberati. — Nella tornata del 15 aprile, in occasione della vendita della Floridiana e di Villa Lucia, la nostra Società emise un voto per la conservazione di quelle invidiate bellezze-; ed in quella del 1° luglio fu fatto un voto contrario al Decreto Luogotenenziale sulla li- mitazione del numero dei fogli di stampa delle Riviste scientifiche. Scopo di questo voto fu quello di far notare, che lo stato di guerra non deve impedire 1' attività scientifica, e ciò per dignità nazionale ed anche perché la mole delle pubblicazioni scientifiche non è poi così ec- cessiva da renderne necessaria la limitazione. La Società, inoltre, fu rappresentata alle feste promosse in onore del- l'insigne botanico A. Borzì a Palermo dal socio Fridiano Cavara, ed al Congresso della pesca a Roma dal socio G. Mazzarelli. Non minore interesse il nostro sodalizio ha preso alla proposta del socio Siniscalchi sul problema della scuola pel dopo guerra. Nella Tor- nata del 1° luglio, dopo un'elaborata discussione in rapporto all' inse- gnamento nelle scuole italiane , si decise di nominare una commis- sione, la quale studiasse la relazione del socio Siniscalchi, preparando la via ad utili modificazioni nel complesso organismo scolastico La Commissione si è già riunita più volte per discutere e venire a risultati concreti. Escursioni. — Il giorno 29 aprile fu aperto il ciclo delle escursioni facendo una visita alla grotta della Pace, ed all'Acropoli di Cuma. Fu . — V — guida sapiente l'illustre Direttore del nostro Museo Nazionale, il prof. Vit- torio Spinazzoia. Alla grotta delia Pace il socio Chistoni fece notare l'interesse che presenta questa per potervi impiantare apparecchi sismici, essendo essa asciutta, ben aerata, non soggetta a scuotimenti continui, posta in una regione eminentemente vulcanica. il 3 giugno si fece una splendida e molto ben riuscita escursione al Vesuvio. Furono di guida nell'ascensione e nel giro del gran Cono i soci Chistoni e Malladra. intervennero gran numero di soci. Furono fatte numerose fotografie delle nuove bocche dei Vesuvio e fu dato in- carico al socio Malladra di redigere una relazione sullo stato attuale dei Vesuvio, da inserirsi negli Atti del nostro Bollettino. Attività scientifica. — i lavori pubblicati nel Bollettino assommano al numero di dodici, così divisi: 4 di chimica, 4 di zoologia, 2 di micro- biologia e 2 di geologia. Chimica. — Un lavoro del socio A. Cutolo, dal titolo « Il glutine nelle paste alimentari » dai quale si deduce, che di tutti i tipi di paste deve estrarsi ii glutine , e che nella cariosside del frumento esiste un enzima, che agisce sul glutine, e ne modifica i caratteri. Lo stato di umidità dell' impasto e la temperatura favoriscono lo sviluppo di quest'enzima, che agisce durante l'asciugamento delle paste. Quando questo viene modificato, perde la qualità agglutinante, ed è quindi difficile la separazione dalla pasta. Egli trova, inoltre, che non vi è rapporto fra la quantità di glutine contenuta nello sfarinato e quella estratta dalia pasta corrispondente. Nelle paste che forniscono i migliori ' risultati , la quantità di glutine estraibile è sempre inferiore a quella contenuta nello sfarinato: ii potere nutritivo delle paste può essere mo- dificato dall'assenza del glutine estraibile. La presenza della quantità normale di glutine estraibile è indice della buona pasta. il socio Aurei Craifaleana ha pubblicato tre lavori: nel primo si occupa dei Fermenti proteoUtici dell'Eledone moschata ed Octopus ma- cropus. Egli dimostra, che tanto nei fegato di Eledone moschata quBinio in quello di Octopus macropus, se sono lasciati a digerire, evitando io svi- luppo dei batteri , ha luogo una proteolisi, che è molta piìi 'intensa in un ambiente acido che in un mezzo alcalino, e che si tratta di due fer- menti: uno pepsinoidico, agente in un mezzo acido ed un altro tripsi noidico agente in un mezzo alcalino. Nel secondo tratta dei "Fermenti proteoUtici delle Aplysiae Umacina e depilans " in cui dimostra che nessuna proteolisi avviene nell'epatopan' — VI — creas delle Aplysiae nelle ricerche fatte con acqua distillata od acqua di mare, senza aggiunta di acido o di alcali, né alla temperatura am- biente (circa 18°) né alla temperatura di 37°. Al contrario una proteolisi avviene nella glandola ermafrodita, ed i fermenti proteolitici che si trovano sono molti attivi in un mezzo acido* In un mezzo quasi neutro si manifestano solo tracce. Nel terzo lavoro « On the ferments of the Brain n si occupa dei fermenti intracellulari che intervengono nell'autolisi del cervello. Egli ha potuto constatare che, oltre i fermenti proteolitici e quelli che possono scindere i fosfatidi, fu trovato pure una nucleasi capace di scindere gli acidi nucleinici risultati dal nucleo-proteide del cervello in prodotti semplici, quali acido fosforico, basi puriniche. Zoologia. — Il socio Pierantoni ha pubblicato una nota su "Organi luminosi, organi simbiotici e glandola nidamentale accessoria nei Cefalo- podi ». Egli, facendo seguito ad altri lavori sulla fosforescenza animale, viene alla conclusione che negli organi luminosi di alcuni Sepiolidi vi sono batteri fotogeni, che egli dimostra d'aver ottenuto in culture pure, e che la glandola nidamentale accessoria nei Cefalopodi è formata di tubuli ripieni di batteri di forme varie, tra cui esiste una forma lumi- nosa. Risultati notevolissimi, che aprono orizzonti nuovi alla simbiosi batterica. Il socio Monticelli s'è occupato. " Di un caso di parassitismo ac- cidentale di Limnatis nilotica Saviony neW uomo. Riassunta la storia di questo anellide, egli, pur non infirmando che il parassitismo acciden- tale di Limmatis nilotica possa essere determinato nell' uomo dall' in- gestione di forme giovanili e piccole delle specie, come ritengono i trat- tatisti, tende d'altra parte a mettere innanzi la presunzione, che questo parassitismo possa determinarsi per la ingestione anche di forme adulte di Limmatis nilotica, che si trovino, per prolungata inanizione, in par- ticolari condizioni di riduzione e deperimento organico. Il che allarga il campo delle possibilità di infezione di questa sanguisuga nell'uomo, spiegandone la frequenza talvolta constatata. ir socio Zirpolo ha pubblicato una Nota su " Notizia di alcuni Asteroidi anomali pescati nel golfo di Napoli , {Echinaster sepositus Gray ed Asterias glacialis O. F. Mullerj, in cui viene alla conclusione che r fc/jmrts/^/" va soggetto pii^i frequentemente che V Asterias glacialis a variazione del numero delle braccia, e che l'anomalia può essere dovuta ad eccesso o difetto di sviluppo od a fenomeni di rigenerazione. M icrobiologia. — Due lavori di microbiologia sono stati pubblicati dal socio Zirpolo : nel primo si occupa di : Ricerche su di un bacillo — VII — fosforescente che si sviluppa sulla Sepia officinalis L. {Bacillus sepiae n. sp.) in cui studia questa nuova specie di bacillo, che si sviluppa sul corpo della seppia appena morta, e sul quale dà ragguagli sulla morfo- logia, cultura e fisiologia di esso. Nel secondo: / batteri fotogeni degli organi luminosi di Sepiola intermedia Naef. {Bacillus pierantoni n. sp.), si occupa di un bacillo nuovo trovato negli organi luminosi di Sepiola intermedia Naef e che egli dedica al prof. U. Pierantoni. Di questo nuovo bacillo studia i caratteri morfologici, culturali e patogenetici. Geologia. — Il socio A. Malladra si è occupato di una " Grotta di scolamento lavico negli efflussi vesuviani del 1858 ». Egli, con una serie di investigazioni locali, fa la storia della formazione di questa grotta, che, secondo l'Autore, risale al marzo 1860. Conclude dicendo che il Ve- suvio che presenta fenomeni così svariati, che si osservano anche negli altri vulcani, non poteva mancare di offrirci anche il modello, sia pure in piccole proporzioni, di una grotta di scolamento lavico. Il socio Bellini pubblica: « Alcune note sui depositi fossiliferi della Regione Flegrea " in cui riassume tutto il periodo geologico della Regio- ne Flegrea, dalla fine del Cretaceo col primo sollevamento di Capri fino all'epoca storica. Nelle comunicazioni verbali ne è pubblicata una della socia Valeria Neppi " Sulla rigenerazione nelle Idromeduse » in cui l'A. studia i vari casi di anomalia a lei capitati per la rigenerazione che avviene nella me- duse, dopo che hanno subito tagli differenti in varie parti del loro corpo. Relazioni sulla stampa scientifica furono fatte dal socio Giordani sul " Sistema periodico degli elementi in rapporto alle moderne vedute della Chimica " e dal socio Carrelli sulla « Magnetizzazione del ferro » e " Su di una moderna classificazione delle stelle ». Biblioteca. — La nostra biblioteca in quest'anno s'è, nonostante le difficoltà del momento , arricchita di nuove pubblicazioni venute in cambio. Sono poi state inviate numerose pubblicazioni dei socii. Uno spe- ciale contributo è stato dato dal socio Monticelli con l'aver inviato più della metà delle opere ricevute in dono. Inoltre, varie opere scientifiche sono pervenute alla nostra biblio- teca un tempo appartenenti alla « Società Scienziati, Letterati ed Artisti". Numerosi volumi sono stati legati , ed altri ancora sarebbero stati legati se difficoltà inerenti allo stato attuale non l'avessero vietato. Bilancio. — Come sarà più tardi detto dai Revisori dei conti , il bilancio è stato chiuso quest'anno con pareggio. È stato quanto di me- — vili — glio potesse ottenersi, dato che forze fattive sono venute meno, onde si è andato avanti usufruendo delle risorse disponibili, non toccando af- fatto il fondo di riserva. Di tutto ciò gran merito va dato al socio Cassiere Enrico Cutolo, che noi tutti conosciamo da tempo con quanta affettuosa cura disimpe- gni il delicato ufficio. Egregi Consoci, In quest' anno non si è creduto procedere all'elezioni parziali, co- me negli anni precedenti , per le ragioni ormai note : solamente sono stati eletti il socio Marcello ed al posto del socio Aguilar dimissiona- rio il socio Malladra quali consiglieri. Ai nuovi venuti porgo il saluto augurale, invitandoli a portare il loro efficace contributo alio sviluppo morale e finanziario della nostra Società. Invito poi i nostri consoci tutti a volersi occupare e preoccupare della nostra Società, specie in questo periodo, con quell'affetto e quel- r abnegazione di cui dettero sempre prova evidente, nel corso di tanti anni , concorrendo in tutti i modi ed in tutte le forme allo sviluppo sempre maggiore del nostro sodalizio, consci che il nostro lavoro, seb- bene modesto, onora sempre il nostro Paese, perchè svolge ininterrotto e con non minore energia il suo programma di elevata cultura na- zionale. Il socio Monticelli, anche a nome dell'altro revisore dei conti, socio De Rosa, legge la Relazione sulla Revisione dei conti per l'anno 1917. Il Segretario presenta il Bilancio consuntivo dell'anno 1917. Messo ai voti è approvato all'unanimità. Espone poi il Bilancio presuntivo per I' anno 1918 proposto dal Consiglio Direttivo, e l'Assemblea all' unanimità lo approva. La seduta è tolta alle ore 17. Assemblea generale del 12 maggio 1918. Presidente: Geremicca M. — Segretario: Zirpolo. Socii presenti : Monticelli, Cavara, Della Valle A., Police, Gauthier, Chistoni, Pierantoni, De Rosa, Craifaleanu, Siniscalchi, Cutolo A., Quin- tieri, Marcello. Si apre la tornata, in seconda convocazione, alle ore 15. — IX — Letto ed approvato il processo verbale della tornata precedente, il Segretario presenta le pubblicazioni pervenute in dono ed i nuovi cambi.^ Il socio Monticelli legge la commemorazione del socio Carlo Praus- Franceschini. Il socio Cavara legge la commemorazione del socio Prof. Achille Terracciano. Si delibera che le due commemorazioni vengano inserite nel Bol- lettino di quest'anno. In merito agli apparecchi ed {strumenti dell'Istituto Friedlaender po- sti sotto sequestro statale, il Presidente dice che la Società deve occu- parsi della cosa, allo scopo di vedere se sia il caso che detti apparecchi, più che andare altrove, restino qui a Napoli e vadano ad accrescere la suppellettile scientifica dell'Osservatorio Vesuviano ; ed apre perciò la discussione in merito. 11 socio Chistoni è d' avviso che gli apparecchi che sono all'Istituto Friedlaender non siano utilizzabili all' Osservatorio Vesuviano, giacché alcuni Sismometri italiani sono molto più adatti al Vesuvio di quelli che si trovano all'Istituto Friedlaender. Difatti, gli Ac- celerimetri del Lo Surdo rispondono benissimo allo scopo , e sarebbe anzi desiderabile che il Lo Surdo venisse invitato ad impiantare il suo Accelerimetro all'Osservatorio Vesuviano. Egli propone perciò che il materiale scientifico dell'Istituto Vulcanologico di Friedlaender diventi invece materiale dell' Istituto Vulcanologico italiano o meglio dell' Isti- tuto geofisico partenopeo, del quale fu proposta, sin dal 1911 la crea- zione da una apposita commissione speciale. Il socio Gauthier ricorda, che egli sollevò la quistione sull'Istituto Friedlaender nel Consiglio Comunale, perchè seppe che era venuto un professore da Roma a ritirare quegli apparecchi per portarli nella Ca- pitale; ma 'dopo quanto ha riferito il socio Chistoni egli si associa alla sua proposta. Dopo ampia discussione è approvata la proposta del socio Chistoni. Il socio Della Valle A. propone che il Presidente nomini una Commissione, per formulare un voto al Ministero basato sulla pro- posta Chistoni, e che di questa faccia parte il socio Monticelli. Il socio Cutolo propone che di questa Commissione faccia anche parte il socio Gauthier. Il presidente nomina la commissione nelle persone dei soci Gere- micca, Monticelli, Chistoni, Gauthier; e si dà ad essa ampio man- dato, perchè, studiati i precedenti, formuli un voto da inviarsi al Mini- stero ed alle autorità cittadine. In base alle proposte della suddetta com- missione fu formulato ed inviato alle Autorità competenti il seguente voto: — X — " La Società dei Naturalisti in Napoli, dopo ampia discussione in- torno alle sorti dell'Istituto Vulcanologico Friedlaender, fa voto perchè il Governo trovi modo di avvalersi del sequestrato Istituto Friedlaender per trasformarlo in Istituto Vulcanologico italiano con annesso Os- servatorio Vesuviano, attuando così il progetto presentato dall'apposita Commissione del 1911-12 ". Il socio Monticelli propone una escursione al Vesuvio, come si è praticato nel passato anno. Il socio Cutolo A. propone di fare una visita alla « Tenorea <>, il giardino alpino fondato dal socio Cavara su Montevergine, e che fu tenuto a battesi.no dalla Società dei Naturalisti. Il socio Della Valle A. in vista del depreziamento a cui va soggetta la nostra biblioteca, data l'umidità del locale, propone un'energica azione presso il Rettore dell'Università, nostro socio, affinchè voglia far adat- tare i locali già concessi alla Società. 11 Presidente riferisce sull'azione da lui svolta e chiede la coopera- zione di quei soci che sono professori ufficiali dell' Università, perchè al più presto si ottenga lo scopo. La tornata si toglie alle ore 17.50. Tornata ordinaria del giorno 9 giugno 1918. Presidente: Gf.remicca M. — Segretario: Zirpolo. Soci presenti: Monticelli, Gauthier, Morgera, Cutolo A., S iniscalchi De Rosa, Geremicca A. La tornata è aperta alle ore 15.20. Si legge e si approva il processo verbale dell' assemblea generale precedente. Il Presidente legge una lettera del Sindaco di Napoli alla Società, nella quale dice di essersi interessato dell' Istituto Vulcanologico Frie- dlaender presso il Ministro competente, perchè esso sia conservato a Napoli. Comunica, inoltre, una circolare della Società botanica italiana, ri- guardante i docenti stranieri in Italia. Il socio Gauthier dice di non comprendere la questione di nazio- nalità, cui accenna la circolare, nel campo scientifico. II socio Monticelli dice che egli è stato sempre contrario a regalare cattedre a professori stranieri , giacché non si è mai avuta reciprocità dall'estero, nel nominare professori italiani a cattedre straniere: mentre in Italia possono concorrere professori di tutte le nazionalità, nei paesi stranieri è imposta la nazionalità ai professori. — XI — Il socio Cutolo è recisamente contrario ai concetto di far diventare la scienza nazionale. 11 socio De Rosa è della stessa opinione. 11 socio Monticelli ritiene che la scienza sia internazionale, 'iia lo scienziato dev'essere nazionale. Il Presidente crede, data l' importanza dell' argomento , di doversi fare al riguardo un'ampia discussione in una seduta a parte. E così viene stabilito. 11 socio Oauthier legge un lavoro dal titolo: ^ Fonte Stabia. Nuova sorgente clorurato-sodica di Castellammare di Stabia. Analisi cJiimica e chimico-fisica ", e ne chiede le pubblicazione. 11 socio Zirpolo legge una nota del titolo: " Notizia di iin'Op/iio- glyplia lacertosa Lvm anomala » e ne chiede la pubblicazione. Il Presidente propone di fissare l'escursione al X'esuvio pel giorno 30 giugno : e così viene stabilito. La seduta si to^jlie alle ore 17. Assemblea generale del 12 lug-lio 1918. Presidente: GerejMICCA — Segretario: Zirpolo. Soci presenti: Cutolo A., Geremicca A., Craifaleanu, Giordani, Mar- cello, Gauthier, Della Valle A., Chistoni, Milone, De Rosa, Cavara, Quin- tieri L. Si apre la seduta alle ore 15.20. 11 socio Monticelli scusa la sua assenza, perchè fuori Napoli. Assistono all'Assemblea, per la conferenza del socio A. Cutolo, la signora Claudia Cutolo e signora Romeo , nonché i signori Savorgna, Pieroni, Carusio, Iacono, Mingioli , Salvatore, Alfano , Romeo. Il Presidente dà la parola al socio A. Cutolo, il quale legge una conferenza dal titolo: « Alimentazione sobria ". Il socio Chistoni riferisce sull'Istituto Friedlaender. Egli dice che la Società Elvetica di Scienze Naturali ha scritto all'Accademia dei Lincei, all'Accademia Reale, al Ministro della P. 1. ed al Rettore dell'Università, dicendo che si vuol togliere il materiale scientifico dell'Istituto e disper- derlo. Ora il socio Chistoni protesta contro questa affermazione, che è falsa, essendo invece desiderio comune che 1' Istituto diventi un centro di studio. Egli crede che la nostra Società debba protestare contro quanto viene affermato dalla Società Elvetica. — XII — Dice inoltre che anche il «Comitato Talassografico >• s'interessa del- l'Istituto Friedlaender. Legge al riguardo un lungo ordine del giorno, nel quale si occupa di svariati argomenti. In merito all'Osservatorio Vesuviano e al suo futuro assestamento prendono la parola i soci Della Valle, A. Gauthier, Cutolo A., Giordani. Dopo ampia discussione si prega il socio Chistoni di voler scin- dere il suo ordine del giorno, in rapporto ai singoli argomenti da lui trattati. Il socio Cavara legge una nota dal titolo: " Su di alcune piante na- turalizzate nelle provinole napoletane " , e chiede che sia pubblicata nel Bollettino. Il socio Della Valle prega il socio De Rosa, perchè voglia in una prossima tornata tenere delle conferenze sulle piante utili , ed il socio Cavara perchè intrattenga i soci sulle culture di piante medicinali in- traprese all'Orto Botanico. La tornata si chiude alle ore 17.15. Tornata ordinaria del 18 agosto 1918. Presidente: Geremicca M. — Segretario: Zirpolo. Soci presenti: Siniscalchi, Della Valle A., Anile, Guadagno, De Rosa, Monticelli, Marcello, Milone. La tornata si apre alle ore 15. Si legge il processo verbale della seduta precedente, che è approvato. Il Segretario presenta i nuovi cambi e le pubblicazioni pervenute in dono. Il socio Zirpolo legge due lavori del socio Craifaleanu : « Studio sui fermenti degli animali marini. V.: Crostacei e On the crystallization of the oxyhaemocyanin >>, e ne chiede la pubblicazione a nome dell'autore. Il socio Zirpolo legge poi un suo lavoro dal titolo : Micrococcus pierantonii. Nuova specie di batterio fotogeno dell organo luminoso di Rondeletia minor Naef " , e ne chiede la pubblicazione. 11 socio De Rosa comunica due lavori del socio Cozzolino dal titolo: " Esperimenti sull'azione che la posizione dei semi di ricino nel germogliamento esercita sul numero dei germi e Sullo sviluppo del frutto di ricino rispetto alla posizione dei semi nel germogliamento. Il Presidente legge una lettera dell'Accademia dei Lincei riguardo all'Istituto Vulcanologico di Friedlaender. — XIII — Su di essa pigliano la parola i soci Della Valle, Monticelli, De Ro- sa, Milone, Geremicca e Guadagno. Si stabilisce di non prendere nessuna deliberazione, perchè la let- tera pervenuta non esprime un voto dell'Accademia dei Lincei, ma un giudizio personale del Prof. Roiti, Vice Presidente di quell'Accademia. 11 Presidente riportandosi alla deliberazione del 9 giugno ulti- mo scorso , ripresenta l' ordine del giorno della Società botanica italiana, sui professori stranieri che insegnano nelle Università italiane, ed apre su di esso la discussione, alla quale pigliano parte i soci .Mon- ticelli, Della Valle, Milone, Anile, Guadagno. I soci Della Valle e Gua- dagno si associano ai voto della società botanica italiana. Il socio Anile dice che la presenza degli stranieri è stata dovuta alle condizioni dei primi anni del risorgimento italiano, e che ora non è il caso di preoccuparsi. Il socio Monticelli constata che purtroppo il governo non manda via i professori stranieri nemici, e sostiene che come società scientifica, abbiamo il diritto ed il dovere di richiedere, che essi siano rimossi quan- do non sentono di doversi dimettere. Propone pertanto di rimandare alla prossima volta la discussione sull'accettazione o meno di profes- sori stranieri nelle Università Italiane. Il socio Milone appoggia la proposta del socio Monticelli, la quale, messa ai voti, è approvata. La tornata ha termine alle ore 17,10. Tornata ordinaria del 17 novembre 1918. Presidente: Geremicca M. — Segretario: Zirpolo. Socii presenti: De Rosa, Monticelli, Anile, Malladra, Mazzarelli, Mi- lone, Siniscalchi, Guarnieri, Guadagno, Gargano, Gauthier. Si apre la tornata alle ore 15. Si legge e si approva il processo verbale della tornata precedente. Il Segretario presenta i nuovi cambi e le pubblicazioni pervenute in dono. Il Presidente dice che essendo questa la prima volta che si riuni- sce la Società dopo il grande avvenimento dell'unificazione italiana, crede che non si possano far tacere i vivi sentimenti che ci hanno fatto vivere giorni così fortunati. Ricorda la cooperazione data dalla nostra Società alla grande causa, coU'aver avuto molti socii che hanno dato con onore il braccio alla patria nslla nostra grande guerra. 12 — XIV — Il Presidente comunica poi che lo scorso mese di settembre è stato luttuoso per la scienza italiana e per la Società, che ha perduto tre suoi illustri soci. Nei primi di settembre si ebbe notizia della morte del socio Jatta Mauro , colpito da febbre epidemica. Ricorda come il Jatta insieme con i fratelli Giuseppe ed Antonio presero viva parte allo sviluppo iniziale della Società. Il C. D. non ha mancato di in- viare le condoglianze a nome della Società. Aggiunge che ha pregato il socio Milone perchè lo commemori in una prossima seduta. Nella prima decade di settembre giunse la inattesa e tristissima no- tizia della morte di Alessandro Cutolo, uno dei più attivi e benemeriti socii, che fu sempre con noi, presente a quasi tutte le tornate e parte- cipò con affetto ed entusiasmo all'attività del nostro sodalizio. La società , con le dovute e doverose forme prese viva parte ai funebri di Alessandro Cutolo , ai quali intervennero molti soci ed 1 Consiglio Direttivo quasi al completo. La commemorazione sarà fatta dal socio O. Forte. Non meno dolorosa fu la notizia della morte del socio Paolo Della Valle, avvenuta verso la fine di settembre in un Ospedale da Campo in Albania. 11 socio Paolo Della Valle partecipò alla guerra sin dal suo inizio sempre in zona di operazione. Fu attivo e coscienzioso lavora- tore, e si era già affermata con studi di grande valore scientifico. Fu- rono inviate al padre , prof. Antonio, nostro consocio, le condoglianze a nome di tutti i soci. Di Paolo Della Valle farà la commemorazione il socio Claudio Gargano. Il socio De Rosa plaude alle parole del Presidente in rapporto alla vittoria italiana. Per i soci Jatta , Cutolo e Della Valle P., propone d'inviare alle famiglie un voto di condoglianza dell'assemblea. Si approva. 11 Presidente legge una lettera del socio Cavara, che si scusa di non poter intervenire alla seduta, perchè occupato. Il socio Malladra legge una relazione sui fenomeni avvenuti al Ve- suvio dal maggio al dicembre 1917. Il socio Monticelli si congratula col socio Malladra per la sua re- lazione e propone che di queste relazioni se ne faccia un tiraggio a parte, in modo da poter mettere insieme, con le precedenti e le altre che si succederanno, un volume ogni triennio o pii^i, e cosi ripristinare per merito della Società dei Naturalisti '■' Lo Spettatore del Vesuvio ». Si accetta ad umanità la proposta del socio Monticelli. Il socio Monticelli fa un accenno della mimofonia su cui riferirà nella prossima seduta. In merito alla Stazione Zoologica il socio De Rosa dice del suo — XV — assetto attuale. 11 socio Monticelli è lieto di dire che il voto emesso dalla Società nel 1915 è oramai un fatto compiuto, per opera di vo- lenterosi. II Presidente è lieto che a capo di questo mondiale Istituto di Zoologia sia il nostro socio Monticelli, che ha speso ogni sua forza per emancipare la Stazione Zoologica dalla egemonia tedesca, e di ciò gli rivolge un vivo plauso. Il socio Milone fa notare che va dato merito al socio Monticelli per il grido d'allarme dato al Municipio. 11 socio Mazzarelli parla dell'istituzione di un Laboratorio di bio- logia marina istituito al Fusaro. De Rosa propone di andare al più pre- sto a fare una visita a questo Istituto nazionale. Si proceda alla ammissione della Dottoressa Pia Monteforte Sassano che è eletta ad unanimità socia ordinaria residente. La tornata si chiude alle ore 17.30. Assemblea generale del 31 dicembre 1918. Presidente: Geremicca M. — Segretario : Zirpolo. Soci presenti : Monticelli , Cavara , Pierantoni , De Rosa, Gauthier, Police, Marcello, Giordani, Chistoni, Milone, Carrelli, Geremicca A. II socio Malladra si scusa perchè fuori Napoli. Si apre l'assemblea alle ore 15. Si legge e si approva il processo verbale della tornata prece- dente. 11 Presidente porge ai soci, il saluto augurale pel nuovo anno, che si presenta all'orizzonte ricco di belle promesse. Si augura che la So- cietà possa esplicare un lavoro pii!i fecondo. Il Segretario presenta i nuovi cambi e le pubblicazioni pervenute in dono. Il socio Zirpolo legge un lavoro del socio Bellini su " Alcuni subli- mati di Vulcano « e ne chiede la pubblicazione a nome dell' Autore. Il socio Zirpolo legge un lavoro dal titolo « Nuovi casi di ano- malie delle braccia di Astropecten aurantiacus L. » e ne chiede la pub- blicazione. Il socio Zirpolo legge un lavoro del socio A. Craifaleanu " Studii sui fermenti degli animali marini. VI. Auto lisi dei muscoli dei Cefa- lopodi» e ne chiede la pubblicazione a nome dell'Autore. Il socio Pierantoni legge un lavoro della socia Valeria Neppi su " Le — XVI — anomalie delle idronieduse » e ne chiede la pubblicazione a nome del- l'Autrice. 11 socio Giordani legge un lavoro dal titolo " Sui fenomeni di ca- talisi " e ne chiede la pubblicazione. Il socio Chistoni comunica che da quasi mezzo secolo funziona re- golarmente a Pola un osservatorio di magnetismo terrestre. Non du- bita che il Governo italiano , conscio dei suoi doveri , non solo con- serverà detta istituzione , ma vorrà anche , se sarà necessario , fornirlo dei migliori apparecchi moderni e di una speciale Biblioteca. È certo che qualora nel preesistente osservatorio magnetico si ve- rificassero perturbazioni dovute od a costruzioni di ferro, od a correnti elettro-telluriche vagabonde , dovute ad impianti elettro-tecnici , il Go- verno italiano provvederà allo spostamento dell'Osservatorio od a capo Promontore od alla punta Merlerà, o, meglio all'isola di Unie, provve- dendo con una sana legge, che nulla possa essere eretto in detta isola, che abbia da disturbare il regolare funzionamento dell'osservatorio di magnetismo terrestre, che dovrà sempre portare il nome di Osservatorio magnetico di Pola. Egli confida anche che in detta istituzione abbiano da poter essere temporaneamente accolti coloro che vogliono approfondirsi nelle ricer- che del magnetismo terreste. L'Assemblea, convinta della importanza di ciò che ha esposto il socio prof. Chistoni, delibera di inviare ai Ministri dell' Istruzione e del- la Marina il seguente ordine del giorno : " La Società dei Naturalisti di Napoli , riunita in assemblea ge- nerale il giorno 31 dicembre 1918, intesa la Relazione del socio prof. Ciro Chistoni sulla grandissima importanza dell' Osservatorio di ma- gnetismo terrestre esistente a Pola da quasi mezzo secolo , all' unani- mità delibera dì presentare ai Ministeri della Istruzione e della Marina il voto che l'Osservatorio di Magnetismo terrestre di Pola non solo sia conservato, ma venga fornito di tutti i mezzi moderni di ricerca, e, al caso, collocato in luogo, dove nessuna causa perturbatrice abbia da in- fluire sulle indicazioni degli apparecchi ». In merito al capitolo " Relazione sulla stampa scientifica » si apre una discussione. Il socio Giordani crede che si debbano fare continuamente queste relazioni.- Il socio Milone è d'avviso di disciplinarle. Il socio De Rosa propone di stabilire un certo numero di gior- nate per queste relazioni. Il socio Pierantoni propone di segnare nell' ordine del giorno della — XVII — tornata il nome di chi conferisce e l'argomento della relazione, per in- vogliare gl'interessati a venire. Il Presidente promette di presentare allo studio del C. D. il modo di disciplinare questo capitolo. Egli parla anche del « Calendario delle tornate » un tempo isti- tuito dal socio Monticelli. In merito all'elezione, il Presidente comunica il deliberato del C. D, sul prolungamento della carica anche per quest'anno. De Rosa è d'avviso contrario. Chiede che si facciano le elezioni. Chistoni propone che si faccia l'elezione a pace compiuta. Pierantoni propone la proroga di sei mesi. Si accetta la proposta di Pierantoni. Si chiude la tornata alle ore 17, dopo avere approvato il processo verbale seduta stante. CONSIGLIO DIRETTIVO PER l'anno 191Q Geremicca Michele Milone Ugo Zirpolo Giuseppe • Siniscalchi Alfonso Morgera Arturo Marcello Leopoldo Malladra Alessandro Cutolo Enrico Zirpolo Giuseppe Presidente . Vice-Presidente Segretario Consiglieri Cassiere Bibliotecario ELENCO DEI SOCI (; Gennaio 1919) BENEMERITI DELLA SOCIETÀ Monticelli Francesco Saverio — Via Giovanni Nicotera (Ponte di Ghiaia) 27. f Praus-Franceschini Carlo. SOCI ORDINARI RESIDENTI 1 . Amato Carlo — Via Tribunali 339. 2. Angrisani Cecilia — ■ Somma Vesuviana. 3. Aguilar Eugenio — Vico Neve a Materdei 27. 4. Anile Antonino — Via Roma 413. 5. Andreoli Giulio — Via dei Mille 66. 6. Arena Mario — Via Roma 129. 7. Balsamo Francesco — Via Foria 210. 8. Bruno Alessandro — Via Bari 30. 9. Capobianco Francesco — Via Sapienza 18. 10. Caprioli Nicola — S. Cristofaro all'Olivella 34. 11. Caroli Ernesto ~ Istituto Zoologico della R. Università. 12. Cavara Fridiano — 7?. Orto Botanico, Napoli. 13. Chistoni Ciro — Istituto di Fisica terrestre, S. Marcellino 11. 14. Craifaleanu Aurei —Stazione Zoologica, Napoli. 15. Cufino Luigi — Via Veterinaria 7. 16. Cutolo Enrico — Via Roma 404. 17. D'Evant Teodoro — Mergellina 25. 18. Della Valle Antonio— Via Salvator Rosa 259. 19. De Rosa Francesco — Via S. Lucia 62. 20. Forte Oreste — Via Monteoliveto 37. 21. Gargano Claudio— Via S. Lucia 62. 22. Gauthier Vincenzo — Via Sapienza 29. 23. Geremicca Michele — Largo Avellino 4. 24. Guadagno Michele — Via Foria 193. — XXII — 25. Giordani Francesco — Corso Umberto I 34. 26. Iroso Isabella — Via Form 118, Palazzo Castelcicala. 27. La Marca Fernando — Via Cagnazzi a Capodimonte 4. 28. Lassano Monteforte Pia — Via Carbonara 87. 29. Kernot Giuseppe — Via S. Carlo 6. 30. Malladra Alessandro — R. Osservatorio Vesuviano. Resina 31. Marcello Leopoldo — P/azza Cavour. - Farmacia Marcello. 32. Marcucci Ermete — Istituto di Anatomia Comparata R. Università. 33. Mastrolilli De Angelis Alberto — Via Ventaglieri 74. 34. Milone Ugo — Vico Corriere a S. Brigida 25. 35. Minervini Raffaele — Via Nardones 14. 36. Monticelli F. Saverio — Via Giovanni Nicotera {Ponte di Chiaia) 27. 37. Morgera Arturo — Via Università 25. 38. Neppi Valeria — /. Liceo Civico Femminile, Trieste. 39. Oglialoro Agostino — Istituto di Chimica della R. Università. 40. Palomby Armando — Via Pietro Colletta 100. 41. Palk Marie — Palazzo Capomazza, Arco Mirelli. 42. Pellegrino Giuseppe — Sapienza 29. 43. Pierantoni Umberto — Galleria Umberto I, 27. 44. Police Gesualdo — Via Bausan 11. 45. Quintieri Luigi — Via Amedeo 18. 46. Quintieri Quinto — Via Amedeo 18. 47. Ricciardi Leonardo — Via Guglielmo Sanfelice 24. 48. Rippa Giovanni — R. Orto Botanico, Napoli. 49. Romano Pasquale — Via Porta Medina 44. 50. Scacchi Eugenio — Istituto di Mineralogia della R. Università. 51. Schettino Mario— Via Roma 320. 52. Scognamillo Raffaele — Via S. Carlo 31. 53. Siniscalchi Alfonso — Via Salvator Rosa 249. 54. Trani Emilio — Via Campanile ai Miracoli 47. 55. Viglino Teresio — Piazza Dante 41. 56. Zirpolo Giuseppe — Via Duomo 193. SOCII ORDINARII NON RESIDENTI 1. Alfano Giovanni Battista — Osservatorio Meteorico-Geodinamico. Valle di Pompei. 2. Bellini Raffaello — Vico Giovanni Toselli 1, Cuneo. 3. Buffa Edmondo — Via Cavour 325, Roma. 4. Carrelli Antonio — S. Domenico Soriano 44. 5. Celentano Vincenzo — Vico Minatoli a Foria 33, Napoli. — XXIII — 6. Cerniti Attilio — Piazza Carbonelli 2 Taranto. 7. Cozzolino Marzio — Corso Garibaldi 74 Portici. ^. De Cillis Maria — Corso Garibaldi 79 Portici. 9. Di Paola Gioacchino — R. Istituto Tecnico, Caserta. 10. Foà Jone — Via Cisterna dell'Olio 18 Napoli. 11. Geremicca Alberto — Largo Avellino 4. 12. Guarnieri Francesco — Estacion Alien. Rep. Argentina. 13. lasevoli Giovanni — Pomigliano d'Arco. 14. Lionetti Giovanni — Via Costantinopoli 23 Napoli. 15. Magliano Rosario — Lagonegro. 16. Mazzarelli Giuseppe — Via Zannotti al Rettifilo 13. 17. Misuri Alfredo — Istituto di Zoologia della R. Università, Palermo. 18. Patroni Carlo — R. Istituto Tecnico, Arezzo. 19. Piccoli Raffaele — Via Cisterna dell olio 18 Napoli. 20. Parisi Rosa — Via Colombo N. 40 Caserta. 21. Raffaele Federico — Istituto di Zoologia della R. Università, Roma. 22. Ranfaldi Francesco — Istituto di Mineralogia della R. Univ. Messina. 23. Sabatino Carmine — Parete (Aversa). 24. Stefanelli Augusto — R. Liceo Ginnasio G. B. Vico, Chieti. 25. Stilon Alfredo — Via Fabrizio Pignatelli 5 Napoli. 26. Trinchieri Giulio — Via Properzio 27 Roma. 27. Vanni Giuseppe — Via Cola di Rienzo 180 Roma. 28. Villani Armando — R. Liceo, Chieti. SOCI ADERENTI 1. Calogero Gaetano — Via Filippo Agresti. 2. Cutolo Claudia -- K///rt Claudia, Vomero. 3. Cutolo Costantino — Via Tasso 601. 4. De Franciscis Ferdinando — Posillipo 133, Villa Guidone. 5. Domi zio Francesco — Villa Giulia, Torre del Greco. 6. Filiasi Emmanuele — Riviera di Ghiaia 270. 7. Filiasi Giuseppe — Riviera di Ghiaia 270. 8. Grande Loreto — R. Orto Botanico. 9. Gravina Andrea — Villa Piscione, Posillipo. 10. Monticelli D'Afflitto Giuseppina — Ponte di Ghiaia 27. 11. Marcolongo Ines — Via Mezzocannone 19. 12. Morese Filippo — Via dei Mille 40. 1 3. Nicolosi-Roncati Francesco — R. Liceo, Salerno. 14. Rossi Francesco — Via Barali d'Arezzo, 9. / -. 15. Sbordone Annibale — Policlinico. '^^ 16. Scalfati Mario — Via S. Mattia 63. 1^ ; L ! y \eV - Bollettino della Società dei Naturalisti in Napoli Elenco delle pubblicazioni pervenute in cambio ed in dono Elenio delle nMimi peivenule ìii [ibio (31 dicembre 1918) EUROPA Italia Acireale Aosta Bologna Brescia Cagliari Cassino Catania Firenze R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti degli Ze- lanti (Memorie, Rendiconti). Bollettino della R. Stazione sperimentale di agrnmi- coltura e frutticoltura. Société de la Flore Valdòtaine (Bollettino). R. Accademia delle Scienze dell'Istituto {Rendiconti{ Commentari dell'Ateneo. Bollettino della Società tra i Cultori delle Scienze mediche e naturali. Bollettino della Società Regionale contro la malaria. Bollettino mensile dell'Osservatorio Meteorico-Aero- logico - Geodinamico. R. Accademia Gioenia (Bollettino, Memorie). Archivio per l'Antropologia e l'Etnologia. Società Botanica Italiana (Bollettino). Nuovo Giornale Botanico italiano. Bollettino bibliografico della Botanica italiana. Monitore Zoologico Italiano. " Redi a » Giornale di Entomologia. R. Società toscana di Orticoltura (Bollettino). R. Accademia dei Georgofili (Atti). Società entomologica italiana (Bollettino). L'Araldo Medico — Periodico bimestrale. Bollettino meteorologico dell'Osservatorio Ximeniano dei PP. delle Scuole Pie. — IV — Genova Intra Lodi Lucca Milano Messina Modena Napoli R. Accademia medica {Bollettino, Memorie). Museo civico di Storia Naturale {Annali). Musei di Zoologia ed Anatomia comparata della R. Università {Bollettino). Società ligustica di Scienze Naturali e Geografiche {Atti). Rivista ligure di Scienze, Lettere ed Arti. Scuola Industriale. R, Stazione sperimentale del Caseificio {Annuario). R. Accademia lucchese {Atti). Società Italiana di Scienze Naturali e Museo civico di Storia Naturale {Atti). Rassegna Tecnica. Giornale di Ingegneri, Architetti, Agronomi ed Arti industriali. Atti della Società dei Naturalisti e Matematici. Annali della R. Stazione Chimico-Agraria sperimen- tale di Roma. Bollettino della Società Medico-Chirurgica di Modena. R. Accademia delle Scienze fisiche e matematiche {Memorie, Rendiconti, Annuario). Accademia Pontaniana {Atti). Annuario del Museo Zoologico della R. Università di Napoli (Nuova Serie). Orto Botanico della R. Università {Bollettino). Gl'Incurabili. Stazione Zoologica di Napoli {Pubblicazioni). Annali di Nevrologia. Rivista Agraria. Società Africana d'Italia (Bollettino). Appennino meridionale. Bollettino trimestrale de Club Alpino Italiano. — Sezione di Napoli. Rassegna di Batterioterapia. Atti del R. Istituto d'Incoraggiamento. L'Agricoltura. Annali della Stazione sperimentale per le malattie infettive del bestiame. La Medicina sociale. Associazione napoletana «Pro montibus" {Bol- lettino). Giornale della Associazione napoletana di Medici e Naturalisti. V — Padova Palermo Perugia Pisa Portici Potenza Roma Rovereto Sassari Scafati Siena - Accademia scientifica veneto-treiitino-istiiana {Atti). R. Stazione bacologica {Annuario). La Nuova Notarisia. La Voce dei Campi e dei Mercati. 11 Raccoglitore. - 11 Naturalista siciliano. Giornale del Collegio degli Ingegneri agronomi. R. Istituto Botanico. Contribuzioni alla Biologia ve- getale. R. Orto Botanico e Giardino coloniale (Bollettino). Annuario biografico del Circolo Matematico. -Annali della Facoltà di Medicina e Memorie della Accademia Medico-chirurgica. - Società toscana di Scienze Naturali (Memorie, Pro- cessi verbali). - R. Scuola Superiore di Agricoltura (Annali). La Campagna Agricolo-Antimalarica. Supplemento alla Ri>'ista Agricola. Laboratorio di Zoologia generale ed Agraria (Bol- lettino). - Rivista di Credito Agrario. - R. Accademia dei Lincei {Rendiconti). R. Accademia Medica (Bollettino, Atti). R. Comitato Geologico Italiano (Bollettino). Ministero di Agricoltura (Annali). Laboratorio di Anatomia normale della R. Università (Ricerche). Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei (Atti). Società Zoologica Italiana (Bollettino). Società Italiana per il Progresso delle Scienze (Atti). R. Stazione chimico-agraria sperimentale (Annali). Società per gli studi della Malaria (Atti). Archivio di Farmacognosia e Scienze affini. Rendiconti della Società Chimica Italiana. Annuario bibliografico italiano delle scienze Medi- che ed affini. Rassegna di pesca. - Accademia degli Agiati (Atti). Museo civico (Pubblicazioni). - Studi sassaresi. - Bollettino tecnico della coltivazione dei Tabacchi. - Rivista italiana di Scienze Naturali. — VI — Torino — R. Accademia delle Scienze (Atti). Club Alpino Italiano (Rivista, Bollettino). Musei di Zoologia e di Anatomia comparata della R. Univefsità (Bollettino). "Biologica" Raccolta di scritti di Biologia. Udine — «Mondo Sotterraneo» Rivista di Speleologia. Venezia — L'Ateneo veneto. — Bollettino bimestrale del R. Comitato Talassografico Italiano. Verona — Madonna Verona. Accademia di Agricoltura , Scienze, Lettere, Arti e Commercio (Atti, Memorie). Valle di Pompei — Bollettino dell'Osservatorio meteorico-geodinamico. Finlandia Helsingfors — Societas prò Fauna et Flora fennica (Ada, Medde- landen). Francia Bordeaux Cherbourg Langres Levallois-Perret Nancy Nantes Paris Paris Société d'Océanographie du Golfe de Gascogne (Rap- ports). Société nationale des Sciences Naturelies et Mathé- matiques (Mémoires). Société de Sciences Naturelies de la Haute Marne (Bulletin). ■ Association des Naturalistes (Bulletin). Société des Sciences et Réunion biologique de Nancy (Bulletin des séances). Bibliographie Anatomique. - Société des Sciences Naturelies de 1' Guest de la France (Bulletin). Journal de l'Anatomie et de la Physiologie de l'homme et des animaux. Société Zoologique de France (Bulletin, Mémoires). Muséum d'Histoire Naturelle (Bulletin). La feuille des jeunes naturalistes. La Revue de Phytopathologie et des maladies des Plantes. — VII — Inghilterra Cambridge — Philosophical Society {Proceedings, Transadions). London — Royal Society {Proceedings, Reports of the Sleeping sickness Commission). Plymouth — Marine Biological Association of the United King- doni (Journal). Tromsoe Norvegia Tromsoe Museum. Olanda Amsterdam — Academie Royale {Memoires). Portogallo Coimbra — Annses scientificos da Academia Polytecnica do Porto. Lisbona — Bulletin de la Société Portugaise de Sciences Na- turelles. Barcelona Cartuja Madrid Zaragoza Spagna - Institució catalana d' Historia Naturai {Butleti). Institució Catalana de Ciences Naturais (Butleti). - La Ciencia Agricola. Butleti del Club Montanyenc. Ayuntamento de Barcelona. - Boletin mensuel de la Estaciòn Sismologica. - La Naturaleza. Memorias de la Real Sociedad espanola de Histo- ria Naturai. Sociedad espanola de Historia Naturai {Anales, Bo- letin). - Sociedad aragonesa de Ciencias Naturales (Boletin). Associación de Labradores de Zaragoza y su prò. vincia. Anales de la Facultad de Ciencias. VII Upsala Stockholm Chur Lugano Zurich Tokyo Svezia Geological Institution of the University of Upsala (Bulle tiri). - K. Vet. Akadems-Bibliothek (Arkiv for Botanik, Arkiv for Zoologi). Svizzera - Natiirforschenden GesellschaftGraubunden's (Jahres- bericht). - Società ticinese di Scienze Naturali (Bollettino). - Societas Entomologica. ASIA Giappone - Annotationes Zoclogicse japonenses. AFRICA Cairo Capetown Egitto Société Entomologique d' Égypte (Biilletin, Mc- moires). Colonia del Capo South African Museum (Aniials). AMERICHE Argentina Buenos-Ayres — Museo nacional {Anales, Comunicaciones). Brasile Rio de Janeiro — Archivos do Museu Nacional. — IX — Halifax Santiago Canada - Nova Scotian Institute of Science. Société scientifique du Chili (Actes). Verhandiungen des Deutschen Wissenschaftiichen Vereins. Colombia Bogotà El Agricultor. — Organo de la Sociedad de Ics Agri- cultores colombianos. Messico Messico Sociedad Cientifica Antonio Alzate (Memorlas, Revista). Institùto Geologico (Boleti/i, Pemrgones). Anales del Institùto Medico Nacional. La Naturaleza. Asuncion Paraguay Revista de Agronomia y de Ciencias aplicadas. Perù Lima Boletin de la Societad geografica. San Salvador ì San Salvador — Museo Nacional (Anales). Stati Uniti Berkeley — University of California {Publications, Balletirù. Boston — Society of Naturai History {Proceedìngs). Brooklyn — Cold Spring Harbor Monographs. Chaphell Hill — Elisha Mitchell scientific Society {Journal). Chicago — Acadeniy of Sciences {Bulletin, Annual Report). Field Museiim of Naturai History (Department of Botany). Madison — Wisconsin Academy of Sciences , Arts and Lettres {Transactions). Wisconsin Qeological and Naturai History Survey {Bulletin). Missoula — Bulletin of the University of Montana {Biologica Series). New York — Botanical Garden {Bulletin). Notre Dame Indiana — The American Midland Naturai ist. Philadelphia — Academy of Naturai Sciences {Proceedings). Saint Louis — Academy of Science {Transactions). Missouri Botanical garden {Annual Report). Springfield (Massachussets) — Museum of Naturai History. Tufts College (Massachussets) — Studies. Washington — United States Qeological Survey {Annual Report). U. S. Department of Agriculture. — Division of Or- nithology and Mammalogy (Bulletin North Ame- rican Fauna). Smithsonian Institution {Annual Report). U. S. National Museum {Bulletin). U. S. Department of Agriculture {Jearbook). U. S, Department of Agriculture. — Bureau of Ani- mal Industry {Annual Report). Carnegie institution of Washington {Publications). The Rockfeller Sanitary Commission for the Era- di cation of Hookworm Desease. Uraguay Montevideo —Museo nacional. Seccion historico-filosofica (Anales, Comun icaciones). OCEANIA Nuova Zelanda Wellington —Qeological Survey (Publications). PUBBLICAZIONI PERVENUTE IN DONO (31 Dicembre 1918) AlRAGHI, C. Craifaleanu, a. MORGERA, A. Petagna, V. TlBERI, N. Il II Il II Il II Il II « Il — Sui molari d'elefante delle alluvioni lombarde con osservazioni sulla filogenia e scomparsa di alcuni proboscidati. — Studii sui fermenti degli animali marini. Mollusca, II. Fermenti proteolitici dell'Eledone moschata e deirOctopus vulgaris. Napoli 1917. (Dono dell'A.). — III. Fermenti proteolitici delle Aplysiae limacina e depilans. Napoli 1917. (Autore). — Researches on the ferments of the Brain. Napoli 1918. (Autore). II nuovo porto di Baia con le darsene di Averno e Lucrino e con la sistemazione del porto di Poz- zuoli. Relazione. (Dono del socio A. Cutolo). — Di un nuovo polinoide del Golfo di Napoli. Na- poli, 1917 (Autore). — Institutiones entomologicae. Voi. 3, Napoli, 1792. — Note intorno alle specie terrestri. Siena, 1879. (Dono del socio Fr. Sav. Monticelli). — De quelques Mollusques terrestres napolitains on nouveaux ou peu connus. Bruxelles, 1877. (Idem). — Generi e specie della famiglia Solariidae viventi nel mediterraneo e fossili nel terreno plioce- nico italiano. Pisa, 1872. (Idem). — Conchiglie pompeiane. Siena, 1871. (Idem). — Appendice 1 e 2 ai Chitonidi italiani. Siena, 1877. (Idem). — Sur les espèces du genre Caspidaria qui vivent dans le Mediterranée. Paris, 1863. (Idem). — Note addizionali all'articolo del signor Ed. V. Martens intorno ad alcune conchiglie degli Abbruzzi. Pisa, 1872. (Idem). — XII — TiBERi, N. — Famiglia Chitonidi, specie viventi mediterranee e terziarie italiane. Siena, 1872. (idem). » » — Breve illustrazione di un piccolo scheletro di qua- drupede trovato in Pompei. Napoli 1879. (Id.). " Il — Le Conchiglie pompeiane. Napoli, 1879. (Idem). Il II — Descrizione di alcuni nuovi testacei viventi nel Mediterraneo. Napoli, 1855. (Idem). " Il — Articles de Conchyliologie méditerranèenne. Pa- ris, 1868. (Idem). it II — Celalopodi, Pteropodi, Etoropodi viventi nel Me- diterraneo e fossili nel terreno terziario ita- liano. Siena, 1880. (Idem). ZiRPOLo, G. ' — Un caso di rigenerazione parziale delle braccia di Astropecten aurantiacus L. Napoli 1917. (Aut.) Il II — Micrococcas pierantonii. Nuova specie di batterio fotogeno dell'organo luminoso di Rondeletia minor. Naef. Napoli, 1918. (Autore). » Il — Nuovi casi di anomalia delle braccia di Astrope- cten aurantiacus L. Napoli. 1918. (Autore). Il II — Notizia di un' Ophioglypha lacertosa Lvm, ano- mala. Napoli, 1918. (Autore). Il II — Relazione sull'andamento morale e finanziario del- la Società dei Naturalisti per 1' anno 1917. Napoli, 1918. (Autore). INDICE ATTI (MEMORIE E NOTE) Monticelli F. S. • Commemorazione di Carlo Praus-Franceschini — Con ritratto pag. 3 Qauthier V. — Analisi chimica e chimico-osmotica dell'acqua mi- nerale " Fonte Stadia „ dello Stabilimento Municipale di Castellammare di Stabia » 8 ZiRPOLO G. — Notizia di nw' Ophioglypha lacertosa LvM. anomala — Con 2 fig. nel testo « 45 Cavara F. — Commemorazione di Achille Terra celano — Con ritratto « 4Q Craifaleanu a. D. — Studi sui fermenti degli animali marini. — Crustacea . . ■ . . „ 61 Bellini R. — Alcuni sublimati di Vulcano » 71 ZiRPOLO G. — Micrococcus pierantonii. Nuova specie di batterio fo- togeno dell'organo luminoso di Rondeletia minor Naef — Con 1 fig. nel testo „ 75 Craifaleanu A. D. — Studies on the Haemocyanin. — Tav. 1 e 7 fig. nel testo „ 88 ZiRPOLO G. — Nuovi casi di anomalia delle braccia in Astropecten aurantiacus L. — Con 8 fig. nel testo . . . . „ 100 Craifaleanu A. D. — Studi sui fermenti degli animali marini . „ HO Neppi V. — Notizia riguardante alcune idromeduse anomale — Con 9 fig. nel testo „ 118 Cavara F. — Su di alcune piante naturalizzate nelle provincie na- poletane ... „ 126 Malladra a. — Riassunto sull'attività del Vesuvio per l'anno 1917 — Tav. 2-3 e 4 fig. nel testo „ 132 RENDICONTI DELLE TORNATE (PROCESSI VERBALI) Processi verbali delle tornate pag. ili Consiglio direttivo per l'anno 1919 „ xix Elenco dei socii „ xxi Elenco delle pubblicazioni pervenute in cambio ed in dono. . „ iii-xii Gli autori assumono la piena responsabilità dei loro scritti. TAVOLE Boll. d. Soc. del Nat. in Napoli. Voi. XXXI. Tav. /, Characteristic (.xy-haen.ocyanin crystais frorn the blood of Octopus vulgaris. Boll. d. Soc. del Nat. in Napoli. Voi. XXXI. Tav. 2. 'io 1. Fig. 2. Boll. d. Sor. (lei Nat. in Nei poli. Voi. XXXI. Tcw. 3. Fiff. 1 Fie. 2. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ DEI NATURALISTI I]V IVu?VPOX^X VOLUME XXXI. (SERIE II., VOL. XI) ANNO XXXII 1918 Con 3 tavole (Pubblicato il 28 Gitigno 1910) .^'^-CaT NAPOLI OhUClNACROMOTIPOGRAhlCA " ALDINA Piazzetta Casanova a S. Sebastiano 2-4 1Q19 INDICE ATTI (MEMORIE E NOTE) Monticelli F. S. - Commemorazione di Carlo Praus-Franceschini — Con ritratto pag. 3 Gauthier V. — Analisi chimica e chimico-osmotica dell'acqua mi- nerale " Fonte Stabia „ dello Stabilimento Municipale di Castellammare di Stabia » 8 ZiRPOLO Q. — Notizia di nn'Ophioglypha lacertosa Lym. anomala — Con 2 fig. nel testo « 45 Cavara F. — Commemorazione di Achille Terracciano — Con ritratto « 49 Craifaleanu a. D. — Studi sui fermenti degli animali marini. — Crustacea „ 61 Bellini R. — Alcuni sublimati di Vulcano « 71 Zirpolo G. — Micrococcus pierantonii. Nuova specie di batterio fo- togeno dell'organo luminoso di Rondeletia minor Naef — Con 1 fig. nel testo ,75 Craifaleanu A. D. — Studies on the Haemocyanin. — Tav. 1 e 7 fig. nel testo „ 88 Zirpolo G. — Nuovi casi di anomalia delle braccia in Astropecten aurantiacus L. - Con 8 fig. nel testo . . . . „ 100 Craifaleanu A. D. — Studi sui fermenti degli animali marini . „ HO Neppi V. — Notizia riguardante alcune idromeduse anomale — Con 9 fig. nel testo ,,118 Cavara F. — Su di alcune piante naturalizzate nelle provincie na- poletane ... ,, 126 Malladra a. — Riassunto sull'attività del Vesuvio per l'anno 1917 — Tav. 2-3 e 4 fig. nel testo ,,132 RENDICONTI DELLE TORNATE (PROCESSI VERBALI) Processi verbali delle tornate . ' pag. ili Consiglio direttivo per l'anno 1919 .• „ xix Elenco dei socii „ xxi Elenco delle pubblicazioni pervenute in cambio ed in dono. . „ iii-Xii Oli autori assumono la piena responsabilità dei loro scritti. Per quanto concerne la parte scientifica ed amministrativa dirigersi al SEGRETARIO DELLA SOCIETÀ Dr. Prof. Giuseppe Zirpolo, presso la sede della Società Ex Collegio Medico, a S. Aniello a Capo Napoli Prezzo del presente volume L. 50, f'^^f-^.^f ■■ >^ '7^ .r^i ^- il! ■3kT^W • ■ ■v V>. -^. ' ,*- )' •i^/ i