< « 1 1 r«' f ^H^^^KflK ^:i I^Sa g^j^aa&i fi 4 :^ ^ 11 jT- !'...''J^ ^■■Jl^M * v>^ - "S Jy*S 1 l/4riaHf4K^ ;.3«r ■ ^ ■ -7~? ? rr «-^VHV^MJ i^C- K W £ r. re a f =T--^iikxr#" f^ « w. 20 » 3" » » 20 » 4" » » 26 » — 62 — Le zampe si presentano colorite d'un giallo quasi eguale a quello dello sterno nella superfìcie inferiore della loro porzione coxo-tro- canterica; la femorale invece è assai più intensamente colorita; la porzione femoro-tibiale e tarsea offre invece un colorito più o meno brunastro, che si ripete in tutta la superfìcie posteriore o dorsale. L'ultimo articolo di ciascheduna zampa è colorito in nero. Le ar- ticolazioni femoro -tibiali e le tarsee sono colorite di un bianco perlaceo, che si avanza per circa un terzo sulla superficie inferiore di ciaschedun femore. Le quattro paia di zampe sono indistintamente coperte nella superfìcie posteriore o dorsale da peli sottili, disposti in tre serie lineari che conservano una quasi regolare distanza l' una dall'altra : questi peli si vedono men sottili sull' articolazione tarsea; e final- mente robusti e numerosi son quelli che cuoprono le unghie pro- priamente dette. Il diligente studio che ho fatto di queste ultime mercè l'esame microscopico mostrò le seguenti particolarità. L' estremità terminale della prima zampa (Tav. II, fig. 6) risulta formata da un uncino curvo in basso ; esso ha alla base due unci- netti, pure curvi nell' istessa direzione; per cui può dirsi che da una sola base nascono tre uncini, dei quali il medio è più lungo e grosso. Fra mezzo ai peli sovranotati si vedono, oltre qualche setola, molte vere spine, taluna con base larga e distinta. La seconda zampa (Tav. II, fig. 4) offre due uncini falciformi grossi, più curvi e assai più sporgenti in fuori di quanto si osservi neir uncino della terza. Cotesti uncini hanno verso la base un dente 0 meglio piccolo uncinetto rivolto in giù in direzione quasi retti- linea. Alla metà circa di questa base (eh' è comune ai predetti uncini ed è più larga ed alta di quelle delle altre tre paia) si vede sorgere una spina corta, isolata e ricurva nella direzione medesima dei due uncini maggiori. Per una volta tanto noterò qui come quest' ultima spina, che può ben meritare il nome di uncino, la si ritrovi pure, e nella stessa situazione, nella 3* e 4* zampa. La terza zampa (Tav. II, fig. 7) offre parimenti due uncini, meno — G3 — falciformi dei precedenti, piuttosto grossi e speronati; e gli unci- netti 0 speroni che nascono alquanto al disopra della base di quelli, sono rivolti inferiormente come si osserva e si disse per la prima e seconda zampa. Al lato opposto dei due grossi uncini, e proprio sui due angoli dell'estremità della zampa, si vedono sorgere due grosse spine, la cui curvatura è meno pronunciata degli uncini, verso i quali è però rivolta. L' ultimo articolo di cotesta zampa pre- senta al lato esterno solo due spine, e in esso vi ha di notevole non solo la maggiore abbondanza dei peli e delle setole, ma an- che la presenza di alcuni di essi ramiflcati a ramificazioni oppo- ste (Tav. II, fig. 8). Di altre spine è fornito il tarso medio, una delle quali più robusta è posta in prossimità dell' articolazione fra i due articoli or accennati. La quarta ed ultima zampa (Tav. II, fig. 9) è quella che offre gli uncini molto più falcati e lunghi di quelli osservati nelle altre tre paia ; essi inoltre sono robusti, assai acuminati e ricurvi. Il loro uncinetto o sperone, che si solleva dalla base portandosi in avanti, si dirige appena trasversalmente per subito rivolgersi in giù colla rispettiva punta. All' infuori della spina robusta che sorge verso la metà della base di questa unghia, come si accennò già più sopra, non si ve- dono altre spine lungo i lati della zampa in discorso. La mancanza di esse la diversifica, oltre la forma speciale degli uncini, da tutte le altre. Le setole ed i peli son numerosi e lunghi. MASCHIO. Esposti quei principali caratteri che a me parvero meritevoli di una più esatta descrizione, ed appartenenti tutti alla femmina della Nemesia fodiens, debbo, per amor di brevità, far ora sola- mente cenno di quelli altri caratteri che distinguono il maschio (Tav. I, fig. 6) ; e dico di questi soli, perciocché e disposizione degli occhi, e conformazione delle mandibole e delle zampe e unghie ri- spettive, come pure conformazione del cefalo-torace, non abbiano — 64 — offerto nulla che notato non siasi già le dimensioni che gli esemplari masch Lungh. del cefalo-torace » dello sterno Largh. idem Lungh. mandibole . » uncini . . nella femmina. Invece ecco mi hanno dato : palpi. . - 1" paio zampe 2" idem 3° idem 4° idem addome. . . Lunghezza totale 5 mill 4 » 3 » 4 » n » 13 » 12 » 11 » 11 » 15 » 11 » 18 » Oltre le dimensioni, la cui differenza da quelle della femmina facilmente ognuno rileva, é da notarsi che il corpo del maschio si offre in tutte quasi le sue parti assai meno intensamente colorito di quello della femmina. Noterò pure che lo sterno è coperto da peli corti e fini, più rari che nella femmina ; che le mandibole sono in proporzione più deboli ; che i palpi offrono maggior numero di spine di quello che osservasi nelle zampe ; e finalmente che la superficie inferiore di queste ultime, quasi in tutta la sua estensione, vedesi coperta da peli più abbondanti che nella femmina. Sinonimia. Aracnea Sauvagiì, Rossi, Fn. Etr. T. II, p. 138 ; Idemid. Mantissa insectorum T. II, p. 141. Mygale fodiens, Walck. Hist. nat. des insect. Apt. T. I, p. 237-9. Idem. id. Audouin, Observ. su la struct. du nid de l'Araign. pionn. Ann. de la Soc. Eni de Fr. T. II, 1833, p. 68-85. »» Lamark Hist. Nat. des anim. sans vert. T. V, 2 ed. p. 151. Idem id. Costa 0. G. Fn. Nap. Aracn. p- 14. — 65 — » » Westwood, Observ. on the spec. of Spiders ec. Transact. of the Ent. Soc, v. Ili, p. 171. n » Cuv. Regn. An. avec un atlas par M. A. Dugès et par M. Miln. Edw., T. 15, p. 35. Mygalodonta fodiens, Canestr. Pavesi, Cat. Aran. Ital. Atti Soc. Ital. Sc.Nat., V. XI. Milano 1869, p. 759-60. Nemesia fodiens, Thorel, On european Spiders ecc., p. I, Upsal. 1869-70, p. 166-7. Nota. Ho proferito chiamare questa specie col nome di Ne- mesia fodiens , perchè trovo giusta l'osservazione che in proposito fa il Thorel nella recentissima e precitata sua opera. Nella quale a pag. 167 ricorda che il Savigny e 1' Audouin avendo dato prima d' altri il nome di Nemesia a una specie appartenente ai ragni mi- natori, e questo nome essendo probabilmente più antico, perciò si debba preferire anche a quello di Cteniza. Il Walcknaer, che fa appartenere la M. fodiens alla 1' razza 0 delle Ctenize, 3' famiglia {Digitigrades mineuses) adopera la parola Nemesia per la 2* razza della stessa famiglia; ed è in questa 2* razza che lo stesso autore annovera la sola M. cellicola [Nemesia celili' ola, Savigny). Debbo pur notare che gli egregi autori del Uatal. degli Aran. ital. danno fra i sinomini di cotesta specie anche quello di Mygale meridionalis descritta dal Costa a pag. 14 e seg. della precit. opera. Ora basta leggere la descrizione data dall' ili. Zoologo napoletano, e confrontare le figure eh' egli dà, colle mie (il cui disegno debbo al diligentissimo ed abile preparatore di questo Museo, il Sig. Egisto Tortori, cui mi professo assai grato) per rilevare la grandissima differenza che passa fra la specie da me descritta e la M. Meri- dionalis; ragion per cui non ho compreso questa denominazione fra i sinonimi sovracitati. — 66 — SPIEGAZIONE DELLE FIGURE Tav. I, fig. 6. Maschio — grandezza naturale. « 7. Prima zampa intera del maschio. « 8. Corpo della femmina visto di profilo per distinguere il ciuffetto dei peli esistenti negli spazi iuteroculori. « 9. Quarta zampa intera del maschio. Tav. II, flg. 1. Occhi. « 2. Superfìcie pianeggiante internaesolco in cui si ripiega runcino della mandibola. « 3. Superfìcie esterna convessa, peli e spine della mandibola. « 4. Estremità terminale della seconda zampa della femmina. « 5. Estremità terminale del palpo della femmina. « 6. Estremità terminale della prima zampa idem idem. « 7. Idem id. della terza zampa. « 8. Pelo ramificato della terza zampa. « 9. Estremità tei'minale della quarta zampa. — 67 — UTILITÀ DELL'ENTOMOLOGIA APPLICATA ALL'AGRICOLTURA MEMORIA DI APELLE DEI letta nell'adunanza pubblica tenuta dalla Società Entomologica Italiana il di 26 dicembre 1870. Signori, L'esatta cognizione delie scienze naturali, unita ben s'intende ad una lunga e perfetta pratica delle cose agrarie, è senza dubbio strettamente necessaria a colui che alla fama di esperimentato agronomo ambisce, e che al tempo medesimo tale vuol' esser di fatto. E questa è verità da non abbisognare, io credo, di dimo- strazioni e di prove. E siccome l'entomologia, la scienza cioè degli insetti, è di esse una parte, e per l'agronomo una parte delle più interessanti ; cosi io stimo non essere ozioso di essa il parlarvi e delle utili sue applicazioni alla patria agricoltura. E tanto più credo ancora doverne tener parola, in quanto che, mentre è dessa, come dicevo, una parte di storia naturale fra le più interessanti l'agricoltura, è ancora una fra le meno conosciute dagli agricoltori, e delle meno studiate ed apprezzate. E da ciò non lieve danno all'agricoltura stessa deriva : giac- ché gl'insetti entomofagi, ossia quelli in certo modo utili, e che gioverebbe proteggere, restano alla generalità di essi quasi affatto sconosciuti; e quelli fitofagi, cioè i devastatori di piante, e perciò nocivi, non sono come si dovrebbe temuti, e tanto meno ricercati — es- ili ogni tempo ed uccisi con quella attività e costanza con le quali ricercare e sterminar si dovrebbero. E prova ne sia il fatto, che allorquando più infierivano le ca- vallette in Sardegna, nel Napoletano ed altrove ; farono spese non piccole somme per farle predare ed uccidere, furono promessi premii a chi di sterminarle trovar modo sapesse, fu posto insomma da per tutto l'allarme, ed era a credere che finalmente non pure una cavalletta viva rimaner vi dovesse. Ebbene: dope le orribili e continuate devastazioni, essendo finalmente di esse cavallette diminuito il numero, per esser can- giate le circostanze straordinariamente favorevoli al loro sviluppo, e cessati cosi i guasti che per varii anni di seguito ebbero luogo; cessò del pari ogni rumore, e le non poche cavallette superstiti, non più tormentate, si riproducono adesso tranquillamente per la con- servazione della propria specie, e per tornare a moltiplicarsi ster- minatamente di nuovo e devastar le campagne, allorché torni altra circostanza analoga alla passata, la quale riesca al moltiplicar loro propizia. Altrettanto si può dire ancora riguardo sdVanomala vitis, che nell'anno decorso danneggiò si orribilmente le viti nel Veneto, non che riguardo alle altre specie più pericolose d'insetti, che di quando in quando crescendo mirabilmente di numero, producono danni gravi e per tener fronte alle quali si spendono allora somme ed esortazioni non poche ; finché ritornate entro gli ordinari limiti, e terminato il flagello, si lasciano nuovamente tranquille. E tutto ciò, perché da molti, e in più speciale modo dai cam- pagnoli, in generale si crede che quelli stormi innumerevoli di ca- vallette, 0 di altri insetti, vengano a noi chi sa d' onde traspor- tati dai venti, o da altra forza soprannaturale qualunque. Eppure, quando la storia di questi insetti devastatori retta- mente conosciuta fosse, o quando almeno, un poco meglio e spas- sionatamente, al tempo di quelle devastazioni si osservasse la cosa; si saprebbe che sono appunto le specie indigene e veramente lo- cali, quelle che, in date circostanze favorevoli all'esser loro ed al loro sviluppo, sterminatamente e quasi direi favolosamente si mol- — 69 — tiplicano e producono infine dei guasti si repentini e si gravi, ai quali il far fronte quasi impossibil riesce. E da tal conoscenza (;hiaro apparirebbe, come chiaro difatti apparisce il bisogno di com- batter gl'insetti, i più nocivi almeno, anche quando non sono in numero, onde procurare con la costanza, e con spese forse anco minori, di annientarne possibilmente o renderne almeno assai piìi ristretta la specie, e scongiurare cosi gravi danni in futuro. Ma tali cognizioni, o non si hanno, o non si vogliono avere da molti; od anco avute, non vi si riflette poi sopra; come, o non si crede, o non si vuol credere al poter distruttore di questi pic- coli si, ma per numero formidabilissimi nemici nostri pur troppo. E nei luoghi più fortunati poi in special modo, ove le straordi- narie moltiplicazioni d' insetti nocivi più raramente o quasi mai si verificano, l'incredulità degli agricoltori su tal rapporto è mag- giore; e mal si crede da essi, od assai debolmente si crede, alla possibilità di danni veramente gravi ed estesi per cagion degli insetti. Ed io stesso ho sentiti alcuni, che pur stimansi agronomi di qualche valore e di esser tali tutto il tuono si danno, io stesso gli ho sentiti, diceva, a declamare contro il timor panico che que- sti deboli animalucci risvegliano : dire che sempre hanno essi esi- stito e non per questo la vegetazione è cessata, od almeno sce- mata; rimarcare che le straordinarie e numerose apparizioni d'in- setti son sempre avvenute, hanno durato per qualche tempo, e sono quindi da sé stesse cessate ; sostenere che lo studio di questi insetti è mera curiosità degli entomologi, e che perciò le discus- sioni sui medesimi sono inutili affatto; e sentenziar finalmente che l'uomo non deve in questo ingerirsi, perchè la natura è quella che tutto regola che a tutto provvede. Ma pur troppo che essi mal si appongono : pur troppo che tutto ciò che riguarda gl'insetti ritener si deve di non lieve in- teresse ! pur troppo che possono essi far pentire amaramente co- loro che disprezzandoli mostrano di tenerli in niun conto I e la storia delle funestissime loro gesta è là per dimostrarlo. Infatti, senza parlare dei guasti delle cavallette, perchè co- nosciuti, e sui quali ho già bastantemente altre volte parlato; — 70 — . non fu per causa forse dei Bostrichi, che tutto minacciavano in- vadere, che furono per decreto governativo abbattute nel 1810, ed in gran parte abbruciate, numerosissime piante nelle foreste di Tannesbuch? (1) Non fu per causa del Cureulione del Pino, che nel 1835 a Rouen far si dovette altrettanto ? (2) mentre per causa di altro in- setto, cioè dello Scolito distruttore, perir si vedevano lo stesso anno, secondo asserisce il prof. Audouin, sopra 50,000 alberi nei pressi di Parigi ? Non furono poi forse le Cecidomie, che negli anni 1853-54-55, danneggiarono i seminati a grano nei dipartimenti orientali della Francia in modo, che in vari poderi si verificò la perdita della metà per lo meno della raccolta ? ed in uno dei detti dipartimenti, non fu calcolato forse che la perdita del grano di un solo anno ammontar potesse a 4 milioni di franchi ? (3) Non fu per causa della Fillossera devastratice (insetto che da poco tempo è venuto disgraziatamente ad accrescere la fauna ento- mologica europea) che negli anni decorsi, ed in questo stesso anno ancora ha distrutto completamente in vari dipartimenti del mez- zodì della Francia, centinaia di ettari di vigna? E non è per distruggere la Fillossera stessa, che il Ministero di Agricoltura in Francia ha decretato un premio di 20,000 fr. a favore di colui che trovarne saprà il modo ? (4) E per passare all'Italia nostra, non è forse soggetta la Lom- bardia al triennale flagello della Melolonta, o Carruga, insetto dan- nosissimo che ha preoccupate Società scientillche, Municipii e Go- verni, ai quali è costato talvolta somme non piccole per farlo di- struggere ? (5) E non furono forse le Cecidomie già rammentate, che nel 1862 danneggiarono il grano delle campagne di Reggio nell'Emilia in modo, che il viaggiatore che percorreva la via ferrata fra Mo- li) Fig-uier. — L'Aimi'e scienlifique et indmlrielle. Paris, 1862; pag. 401. (2) Gabriele Rosa. — Economia rurale. Fase. 18, 15 settembre 186ó. (3) Fig-uier. — C. S., pag. 400 e 401. (4) Acjricnlleur pratiqiie, u" 14, 31 juilet 1870. (5) Villa Antonio. — Apparizione periodica della Carruga. Milano IHtì'd. — 71 — dena e Bologna, ne rimarcava attonito le devastazioni in molti campi, senza saper forse bene a che attribuir le dovesse? E non fu nell'anno stesso forse, e per causa della medesima specie d'insetti, che perì tanto grano nel Veneto, che molti campi maggiormente infestati disfar si dovettero per sostituirvi in tempo altre sementi tardive? Nell'anno decorso poi, non furono spese forse dalle sette alle ottomila lire da varii Comuni nel Veneto per far prendere ed uc- cidere il Garduzzo {Anomala vitis) che sterminatamente numeroso devastava le viti di quelle campagne ? Ed in quest'anno, non ha la Processionarla danneggiato con- siderevolmente le querele in quel di Belluno (1), e, per quanto mi vien detto, quelle ancora dei boschi dell'Alto Chianti, presso la Ca- stellina, dove son vari anni che impunemente imperversa? Ed in quest' anno stesso ancora, alle porte per cosi dire di Siena, e più specialmente poi nella Valdarbia, i Bruchi della Procride mangiaviti, {Procris ampelophaga) non hanno più qua e più là, sebbene in non molto vasta proporzione, ma pur divorata al primo suo svolgersi la vegetazione di non poche viti^ ed an- nientato cosi di esse il frutto di quest'anno non solo, ma quello ancora dell'anno avvenire ? E tutto ciò è nulla ! Si, nulla, o Signori ! in primo luogo per- chè per fortuna nostra manchiamo di non poche gigantesche spe- cie d'insetti proprie di altri climi, e ben delle nostre più perico- lose e funeste : in secondo luogo, perchè i fatti ricordati ad esem- pio sono presi all'azzardo qua e là fra i moltissimi, e perciò non sono che una minimissima parte degli altri infiniti che ricordar si potrebbero; in terzo luogo infine, perchè se si potessero riu- nire insieme e calcolar con precisione tutti i guasti, tutte le per- dite, che annualmente l'Agricoltura europea sopportar deve per causa degl'insetti fìtofagi; si troverebbero infine cifre tali, chele sopraindicate, che pur non son piccole, sopportabilissime, ed in- significanti quasi diverrebbero al loro confronto. (1) Bullellim della Società Entomo'.orjica Haiiana. Anno II, ISW ; pay. 208. — 12 — E di fronte a tali fatti, si avrà ancora il coraggio di negare agli insetti il potere di esercitare sulla vegetazione delle piante e sulla qualità e quantità dei loro prodotti un'influenza grandissima ? Sì avrà ancora il coraggio di ritenere come inutili, od almeno di poco interesse le discussioni sugli insetti e sui provvedimenti da prendere contro le loro depredazioni ? Si avrà ancora il coraggio di riguardare lo studio, e soprattutto la caccia degli insetti, come una mera curiosità, od inutile passatempo degli entomologi ? Si avrà ancora il coraggio di lasciar tutto alla sola natura il carico di limitarne la moltiplicazione, e di non contribuir noi minimamente a quell'opra ? L'uomo dunque, che destinato da questa natura ad esser vinto nel corso da molti animali velocissimi, ha saputo col mezzo del vapore superarli, e percorrere con vertiginosa rapidità in tutti 1 sensi la terra : che, dotato di una voce non delle più forti ed acute, pure, assoggettando al suo volere l'elettrico, è giunto per suo mezzo a comunicare istantaneamente e quasi come se ei parlasse, le sue idee, i suoi bisogni ai suoi simili, attraverso i monti ed il mare dall'una all'altra parte del globo, che, destinato a rimaner sulla terra, non solo ha saputo percorrere il mare, ma elevarsi ben'anco e trattenersi a suo piacere nell'aria: l'uomo, in una parola, che ha fatte in certo modo sparir le distanze, e vinte, o modificate almeno della natura le leggi; dovrà esso arrestarsi dinanzi a pic- colissimi insetti, subirne le devastazioni, ed aspettar neghittoso che la sola natura per esso provveda ? Ah ! non che il dirlo, il solo pensarlo è vergogna f Per altro fra i molti che giudicano si leggermente e cosi av- ventatamente sentenziano, non pochi ve ne hanno, ed il numero loro va sempre crescendo, che meno superficiali, apprezzano e te- mono il poter distruttore di questi piccoli, ma formidabili e fu- nesti animali. Ma disgraziatamente essi pure in generale non ben si compor- tano. Poiché sebbene apprezzino più o meno gli entomologi, dai quali ottengono di quando in quando dei lumi ; pure, essendo del tutto ignari perfino dei principii più elementari dell'entomologia;, — 73 — e non conoscendo perciò^ o mal conoscendo, degl'insetti le meta- morfosi, le abitudini, la vita e i costumi; cadono alcuni nell'eccesso opposto, ed uccidono senza distinzione e senza discernimento, od inculcano ai subalterni propri i di predare ed uccidere quanti mai insetti si parano loro davanti, e cosi son causa della distruzione delle specie dannose non solo, ma di quelle ancora che in qual- che modo son utili. Altri poi, e sono i più, non si decidono a dar la caccia aoi'insetti, se non quando, come di sopra dicevo, son cominciati nei loro possessi dei guasti, o se, non aspettando que- sti estremi, gli perseguitano costantemente qualunque sia il loro numero, e cercano al tempo stesso di risparmiare gl'innocui, ucci- dendo solo i dannosi ; ignari come sono di tutto ciò che loro con- cerne, e non spogli affatto dei pregiudizii volgari, perseguitano, e come nocive uccidono spesso alcune specie utili, mentre, credendole innocue, ne lasciano salve, alcune altre dannose. E ciò con quanto pericolo e danno dell' agricoltura, e dei prodotti di essa, lascio a voi, 0 Signori, il pensarlo ! Mal si comportano infatti ed error grave commettono i primi, perchè facendo man bassa indistintamente su tutti, prendono ed uccidono tanto gli Xilofagi, i Curculionidi e le Cavallette, che sono insetti eccessivamente devastatori, quanto gì' Icneumonidi per esem- pio, ove gli Entomofagi per eccellenza si trovano ; e cosi perdono in questi degli utili ed incomparabili ausiliari per la distruzione dei primi, cioè degli insetti più formidabilmente nocivi, e che l'uomo non può talvolta, od almeno assai difficilmente, combattere. Quante mai difficoltà infatti, per non dire impossibilità asso- luta, incontrerebbe l'uomo, ove combatter volesse le Cecidomie, specialmente poi allo stato di larva ? Quante volte per non poter far fronte a questi insetti, disfar si dovettero, come ho di sopra accennato, intere semente di grano in erba, e perderne cosi la raccolta ? Ebbene : vi sono dei piccoli pupivori del genere Flati- gaster quale il Platigaster muticus - scutellarìs - punctiger ed altri, che, sebbene non più lunghi di un millimetro, o di un millimetro e mezzo, pure ne fanno strage indicibile ; poiché, le femmine loro, dopo essere state fecondate dai rispettivi maschi, sanno trovar benis- An. HI. 6 — 74 — Simo le larve delle Cecidomie, ed insinuare in ciascuna di esse un uovo che costa loro la vita ; giacché ne nasce da ciascuno una piccola larva che a poco a poco le mangia e cosi le fa lentamente morire. Come potrebbe poi l'uomo rinvenire ed uccidere gli Scoliti,, i quali vivendo allo stato di larva, nell' interno dei rami o dei ra- moscelli degli alberi, secondo la specie, compiono al coperto e na- scostamente i loro guasti, producendo bene spesso nelle piante attaccate fin anco la morte ? — Ebbene: quel ch'ei non può, il pos- sono bene per esso due Icneumonidi Braconiti, fra gli altri, il Bra- con fuscipes, cioè, ed il Pteromalus Mmaculatus , le femmine dei quali sanno trovar le larve suddette fin entro le loro gallerie sotto la corteccia degli alberi, deporre su ciascuna di esse un uovo, dal quale nascendo la nuova larva parassita, divora quella dello Sco- nto, ed occupa infine per metamorfosarsi il suo posto. E quanti e quanti altri esempii, che per brevità tralascio, ram- mentar si potrebbero I I! perseguitar dunque insieme alle Cecidomie ed agli Scoliti, ed altri insetti fìtofagi, anche gl'Icneumonidi, come ogni altro in- setto entomofago, è un error grave; e l'agricoltore avveduto men- tre ucciderà i primi, dovrà conoscere e risparmiare i secondi, e provvedere ancora alla loro moltiplicazione e salvezza. Peggio poi si comportano, ed error grave commettono i se- condi; poiché, se i primi si privano di utili ausiliari, uccidendo in confuso anche le specie più utili ; uccidono però ancora molte specie nocive, e possono impedire di non poche di esse la propa- gazione, e prevenire così dei disastri ; mentre i secondi, aspettando ad agire allorquando i disastri a verificarsi per lo meno incomin- ciano, incontrano quasi sempre diflUcoltà insuperabili per arrestarli ; ed a subirne perciò le conseguenze si trovano astretti. E peggio ancora si comportano, quando non conoscendo le metamorfosi, e perciò i diversi stati per i quali passano gì' insetti, ne persegui- tano di alcuni le sole larve, per esempio i Bruchi ; mentre gli ri- sparmiano poi come innocui, e fors'anco talora gli ammirano, al- lorché son perfetti o farfalle, che riguardano allora anche quali naturali ornamenti dei giardini e dei campi. — 75 — E bene sta per chi superficialmente le osserva: poiché questi leggiadramente variopinti, e talora splendidi, abitatori dell'aria, nel sorvolar che fanno sui fiori, suggendone il nettare, in nulla gli offendono, e pare anzi che momentaneamente ne accrescano la naturale bellezza. Ma i cultori dell'entomologia, i quali, con occhio scrutatore, hanno pazientemente studiate queste belle farfalle, ed in tutte le età loro, con diligenza e costanza osservate; ci fanno accorti sulla natura loro, e ponendoci in guardia contro le medesime, ci fanno conoscere come esse altro non sieno che voracissimi bruchi sotto leggiadra maschera, i quali ad altri, e più numerosi bruchi daran ben presto la vita : e come la beltà loro, la loro delicatezza, la loro, dirò ancora, astinenza (giacché molte di esse farfalle non si nutrono affatto) altro non sieno che un tranello, a dir cosi, che l'uomo affascina ed a risparmiarle lo induce. E gli agricoltori ca- dono generalmente in questo bel laccio dorato: e subiscono poi i danni che la progenie loro produce, senza pensare, od anco senza sapere, che la causa prima di quei danni sono esse. La Procride mangia-viti infatti [Procrìs ampelopìiaga), far- falletta crepuscolare, dalle ali scuro-nere un poco lucenti, e dal corpo turchino brillantemente metallico, che piuttosto bella ed innocente rassembra, partorisce delle uova, dalle quali nascon poi quei Bruchi che le viti in modo orribil devastano. La Bombice disuguale {Liparis dispar) dal maschio a colori foschi, ma svelto e leggiero, e dalla femmina bianca elegantemente rigata di nero, ma grave e pesante ; depone masse enormi di uova dalle quali nascono poi in gran numero quei brutti Bruchi pelosi che hanno danneggiato, fra le altre, in quest'anno le quercete del marchese Ginori presso Firenze (1) e che hanno devastato talvolta intere ed estese boscaglie. Delle farfalle adunque, più o meno brillanti che sieno, non conviene fidarsi, ma sensa misericordia alcuna si devono per sicu- rezza prendere ed uccidere: come ricercare e schiacciare se ne de- vono accuratamente le uova. (1) lìutleliino delia Società enlomologica italiann. Anno II, trim. II. - 1870- - p. 208. — 76 — Ma peggio assai più ancora si comportano, ed error ben più grave commettono coloro, che sulla specie che produce o produsse il danno equivocando, poco curano, od anche risparmiano quelle che sono veramente nocive; ed uccidono invece le specie utili in quelle, che di veri devastatori, distrutto aveano e divorato un gran numero. Il Puntarolo del grano, fra gli altri infatti, [Sitophilus gra- narius) insetto piccolissimo, ma pericolosissimo al tempo stesso, perchè può rovinare provviste intere di grano, è attaccato da un piccolo Icneumonide del genere Pteromalus, il Pteromalus titici, che i pratici chiamano, non so perchè, Gattaporcina, il quale comportandosi con esso puntarolo, appunto come i due altri Icneu- monidi già rammentati con gli Scoliti, ne distrugge un numero tale, allorquando è allo stato di larva, che talvolta quasi completamente lo annienta. E non è raro il caso di vedere uscir fuori da una massa di grano, già dai Puntaroli vuotato, stuoli immensi di Gat- teporcine cosi stabocchevolmente numerosi, che bene spesso la massa del grano non solo, ma le pareti stesse del granaio, sulle quali si posano, ne appariscono nere. Ora, siccome ogni Gattapor- cina ha vissuto a spese della larva di un puntarolo, e perciò il suo ha immancabilmente distrutto; cosi è chiaro che se esse a- vesser mancato, non per le Gatteporcine, ma per i Puntaroli, pareti e grano nereggiato avrebber pur troppo. Ebbene, i campagnuoli, i negozianti, e molti altri ancora che per la conservazione del grano si credon maestri; mentre temono, e con ragione, il Puntarolo, temono peraltro assai maggiormente, e con poco o nessun criterio, maledicono ed uccidono la Gattapor- cina: perchè vedendola uscire dai semi, o chicchi, del grano già vuotati dalla larva del Puntarolo che fu loro vittima, la credono, non conoscendone il costume, l'autrice assoluta del male. .. Ma più ingiustamente, e più incautamente ad un tempo, gli agricoltori, ed in specie gli ortolani ed i giardinieri, con l'Autonomo del pero e del melo ed i nemici suoi si comportano : poiché, questi ultimi specialmente non solo uccidono gli insetti che lo distrug- gono, e che dovrebbero invece proteggere, ma gli l'Autonomi, che fanno il male, come innocenti risparmiano. — 11 — Infatti le femmine di questi Antonomi fanno un piccolissimo foro nelle gemme fiorifere, o bocci, dei meli e dei peri, ed in ognuno depongono un uovo. Da questo nasce una larvetta che nel- l'interno delle dette gemme vive e cresce e per suo nutrimento le rode, lasciando intatto l'invoglio stesso, il quale seccandosi, le dà asilo, e quasi direi, come di casa le serve. I campagnuoli, poco o punto osservatori in fatto d'insetti, nel veder quei bocci secchi senza conoscerne precisamente la causa, attribuiscono il male alle nebbie, ai freddi tardivi, ai venti, a tutto insomma fuorché agli Antonomi che non conoscono, ma che real- mente quel danno produssero, e di questi perciò non si curano: ma non pochi giardinieri o pomicultori peraltro, i quali coltivano frutti generalmente di piccole dimensioni nei pomari, quasi mai riuscendo a vedere uscire allo stato perfetto dalle secche gemme gli Antonomi, ma vedendo bene invece posarsi e trattenersi su di esse alcuni Icneumonidi, od anche uscirne altri dal loro interno per il piccolo foro già detto; autori esser questi di tutto il guasto pre- sumono, questi perciò prendono ed uccidono, ed i veri devastatori, gli Antonomi, che poco vedono, perchè nel giorno per lo più se ne stanno nascosti, come innocui riguardano e viver gli lascian tran- quilli. Ma essi, nella loro ignoranza delle cose naturali, non sanno, nel far cosi, quanto male a quei frutti ed a sé stessi producano: essi non sanno che gì' Icneumonidi che vedono posati sui bocci, sono generalmente le femmine della Pimpla graminellae e del Bracon variator, che là ad altro fine non sono, che per deporre, come di- fatti depongono un uovo in ciascuno di quei fori già detti, che le femmine degli Antonomi precedentemente vi fecero: essi non sanno che quelle uova danno vita ad altrettante lavre parassite che vi- vendo a spese di quelle degli Antonomi, lentamente le consumano e finalmente le annientano. Essi non sanno che quegl' Icneumonidi che vedono uscire dall'interno di quei bocci già secchi, altro non sono che gl'insetti perfetti di quelle stesse larve parassite che hanno distrutti gli Antonomi : essi non sanno perciò, come io diceva, il male che fanno; giacché oprando al contrario di quello che dovreb- — 78 — bero, uccidono negli Iciieumonidi degli ausiliarii utilissimi, e la- sciano negli Autonomi dei pericolosi avversarli, che trovandosi libe- rati da quei loro nemici, maggiormente si moltiplicano, e compiono le loro devastazioni a tutt'agio. Da questi pochi fatti intanto comprender ben potete, io credo, 0 signori, quanto gravi errori a danno proprio tuttodì si commet- tano: e coloro che vedevano nello studio, e sopratutto nelle caccia degli insetti una mera curiosità, od un inutile passatempo degli entomologi, e peggio ancora un fanciullesco trastullo; convincer si vorranno, io spero, del loro errore, e convenir meco, che l'ento- mologia, la quale studia gì' insetti dalla nascita fino alla morte, e ne fa conoscer perciò le metamorfosi, la vita e i costumi; utilità grandissima, anzi incalcolabile, render può all'agricoltore che al di lui studio si volga. E tutto questo innegabilmente e ben provato mi sembra: e cosi terminato essendo il compito assuntomi, termine ancora aver dovrebbe il mio dire. Ma io non voglio lasciar sfuggire l'occasione di farvi notar puranco, o signori, come l'entomologia giovare e recar utile possa non all'agricoltore soltanto, ma bensì, più o meno indirettamente alla generalità degli uomini ancora: poiché il di lei studio offrir può materia a chiunque, per farvi sopra con- siderazioni tali da giovare al suo morale e materiale interesse. Si ! 0 signori : iaquantochè, omettendo ancora ogni altra con- siderazione, e comparazione, che pur far si potrebbe, e conside- rando solo e ponendo a confronto la piccolissima mole del corpo, con l'immenso poter distruttore degli insetti, quando si uniscono in numero; può trarne l'uomo un grande insegnamento, e con- vincersi per mezzo di esempi palpabili, quanto in fatto sia vero quel savio ed antico detto, che l'unione fa la forza. Ed infatti; come, esseri cosi piccoli, avrebbero potuto, e po- trebbero, spogliare e devastar boscaglie e campagne ridenti per estensioni grandissime (e ne abbiamo già veduto gli esempi) se per miliardi e miliardi alla stessa opera di distruzione non si fossero uniti ? E se un piccolissimo insetto, punto assolutamente impercet- — 79 — tibile nell'immensità del creato, giunger potè a tanto, quando, ve- nuto in numero, si tenne unito e compatto; qnanto incomparabil- mente mai ed infinitamente di più potrà l'uomo, che, per il poter quasi divino del suo intelletto, ogni altro essere organizzato im- mensamente sorpassa? Destiamoci dunque una volta, e riconosciamo le nostre forze, 0 signori! Teniamo presente ognora che quanto all'opere di questo intelletto umano fu l'Italia nostra la prima. Ricordiamo ciò che furono gli antichissimi padri nostri, i Romani, finché re- starono sobrii, virtuosi ed uniti. Imitiamo i loro esempi e le loro maschie virtù, ed eleviamoci alfine a quel grado al quale vogliamo arrivare, e che pur ci conviene. Ma per giungere a tanto (perchè dissimularlo dovremmo ?) ri- portar conviene sulle passioni nostre e su noi stessi vittoria. La slealtà, l'invidia, i rancori di parte, la disistima delle cose nostre ed una funesta diffidenza, ci tengono disgraziatamente disaniti e discordi : vinciamo tutto ciò, se è possibile, e la vittoria sarà con- seguita. La giustizia, la civiltà, il nostro onore, l'utile nostro, questa vittoria altamente reclamano: e perciò come è necessario che gli agricoltori ascoltino quella delle scienze, è necessario del pari, e più ancora, che gli uomini tutti ascoltino della giustizia, della civiltà e dell'onore la voce. Cessino perciò adunque la finzione, il ciarlatanismo e l'intrigo di trionfar quasi sempre sulla sincerità, sulla lealtà, sul merito vero. Cessino quelle sorde guerre accanite ed ingiuste, generate per lo più dall'invidia, e per le quali molte volte gli onesti, benché stimati in silenzio da pochi buoni, si vedono poi per ogni resto non curati e non adoperati neppur nelle cose nelle quali manife- stamente riuscir potrebbero. Cessino la slealtà e l'invidia unite, di mantenerci nel pericolo di tornare ai giorni nostri a vedere uno Spallanzani processato ingiustamente per ladro, dietro infame e calunniosa accusa d'invidiosi nemici (1). Cessino i partiti e con essi (1) Lazzaro SpaUanzani, celebre naturalista, dopo unlung-hissimo viaggio di varii anui, ritornando nel 1786 per Vienna a Pavia, dove era professore di storia naturale, intese le — 80 — quegli odii funesti di parte che ne tengono divisi, e che possono essere, come sono stati e sono pur troppo, spesse volte la causa della rovina d'intere nazioni. Cessino quelle sistematiche opposi- zioni a tutto ciò che di buono e non buono vien fatto, le quali arrestano, o per lo meno trattengono il vero progredir del paese. Cessi quella dannosa prevenzione a favore di tutto ciò che buono 0 cattivo, di fuori perviene, e si abbia più stima delle cose nostre e di noi. Cessi in una parola la disunione, cessi l'invidia, cessi la finzione, cessi l'inerzia, cessi la funesta diffidenza reciproca che in modo supremo ci opprime. Subentrino a quelle invece la con- cordia, l'unione, la lealtà, l'attività ed un vero ed intenso amore ad ogni ben fare : ed allora, unendo insieme capitali, forze ed in- gegno, immaginare e compier potremo opre veramente grandi ed ammirabili; allora le scienze, le arti e le industrie, e con esse le più grandiose ed utili scoperte, fioriranno fra noi, in tutto il loro splendore; allora l'agricoltura italiana, illuminata dalla scienza, diverrà, come è sulla via di divenire, una vera, nobile ed utile arte. Allora i prodotti di essa, i prodotti delle arti nostre, delle nostre industrie, faran di sé bella mostra su tutti i mercati del globo ; allora infine, ma solo allora, stimarci potremo, ed esser davvero, un popolo grande, e perciò ricco, rispettato e potente. particolartà di un odioso processo intentatogli daU' invidia, nel quile lo si accusava di aver sottratti alcuni og-getti rari dal gibinetto di Pavia. Ma il complotto deg-li invidiosi calunniatori andò fallito, perchè la sua innocenza solennemente riconosciuta, fu sancita da uà decreto imperiale; ed il suo arrivo a Pavia in mezzo ad universali applausi, rasso- mitrliò ad un trionfo. 81 PAOLO SAVI Professore di zoologia e anatomia comparata alla R. Università di Pisa, Senatore del Pregno, Consigliere della Società, Entomologica Italiana cessava di vivere in Pisa la sera del dì 5 aprile ultimo per- duto all'età di 73 anni, essendo nato il di 11 luglio 1798. L'entomologia ha le primizie dell'ingegno acuto e gen- tile. Nel 1817 pubblicava negli opuscoli scientifici di Bologna il suo primo lavoro sopra una specie di Julus (/. communis) della pianura pisana, seguita da un'altra nel 1819, e da un' al- tra ancora nel 1822, colle quali compiè il suo disegno, ed istituì la nuova specie, che non osò elevare a tipo di ge- nere del suo Julus foetidissimus {Lysiopetalum foetidissimum Brandt.). Nel 1821 pubblicò le osservazioni sul Gryllus myr- mecophUus [Blatta acervorum Panzer). La zoologia deve ad esso inoltre una nuova specie di talpa {T. coeca, distinta dalla T. europaea L.), la definizione del topo tettajolo (Mus tecto- rum) come specie particolare, due specie di topo-ragno [Sorex [Pacliyura) Eiruscus, Sorex (Crocidura) tìioracicus); una va- rietà e una specie di arvicola [A. ampJiMus var. italica, A. de- structor); due pipistrelli ( Vespertilio vispistrellus^ V. Bonapar- tii), varie specie di uccelli [Falco pojana, Sylvia luscinioides , Motacilla cinereo captila), I'Ornitologia toscana, pubblicata in Pisa dal 1827 al 1831, e i quadri sinottici relativi, tre, o piuttosto quattro specie di salamandra [Salamandra perspi- cillata, S. Corsica, Megapterna montana, Geotriton fuscus 82 — Bonap.); i lavori anatomici sullo zoccolo del cavallo, sugli invogli fetali del cammello, sulla vescica che i dromedari emettono dalla bocca in certi momenti, sugli organi elettrici della torpedine, sui quali tornano con argomenti nuovi e nuove industrie giovani ed eletti ingegni italiani e gli inse- gnamenti inimitabili della cattedra. La Botanica, la Minera- logia, la Paleontologia e la Geologia, le applicazioni pratiche della scienza, i pubblici affari assorbirono il resto di una vita fino all'estremo operosa. Ultimo legato alla scienza lasciò il Museo di Pisa da Esso ordinato, la Ornitologia di Toscana, fatta italiana, compiuta, ma inedita. Gli fu propizia la fortuna nel concedergli la origine da Gaetano Savi celebratissimo fra i botanici della passata ge- nerazione, e il fratello Pietro, che assunse e sostenne nobil- mente la paterna eredità nella scienza delle piante, e che più giovane mal sopravvive, affranto da infermità nel compianto comune. Lo rese felice la famiglia, che gli crebbe intorno festosa, le speranze nel figlio Adolfo^ la considerazione di ognuno, e della quale i titoli, le cariche, gli onori furono un segno appena. Il progresso, che non permette fermata, non cura spesso i monumenti della sapienza e colle poderose ali gli abbatte e disperde. Sarà lieve e tardo il danno alle opere di Paolo Savi — resteranno inalterate poi le traccie delle sue virtù. Queste i viventi ammirarono; i posteri scorgeranno nella no- bile venustà degli scritti, composti tutti pel vero e pel bene, dettati da mente pura, limpida, serena, di tempra italiana, se alcuna mai ve ne fu. Ad. Targioni Tozzetti. — 83 — RASSEGNA ENTOMOLOGICA SOMMARIO IWSETTI. — Coleotteri- Rottenberg; coleotteri di Sicilia. — Perez Arcas; in- setti nuovi 0 poco noti della Spag-aa. — Dieck; viag^^^-io entomologico in Ispagna. — Baudi di Selve; Coleotteri nuovi dell'isola di Cipro, dell'Asia minore e dell'Italia superiore. — Kraatz; nuove specie di Clylus. — Thomson; nuove specie di Feroniu. — Joseph; nuove specie e nuova classificazione delle specie di Anophtalmvs. — Motschob- lsky; enumerazione di nuove specie di Coleotteri e riforma della classificazione degli Scidmenidi. — Chaudoir; saggio sul genere Abacelus. — Solsky ; insetti della Russia meridionale. — Tisaivottehi - Rondani ; due specie di Thrips — I.weivot- TEK( - Kraatz; Partenogenesi e Pedogeuesi — Ballion; specie di Tenthredo — Kawal ; IcQeumonidi — Ro.ndani; parassiti della Gatleruca xantomelana — Uit- teri - SCHUMMEL ; generazioni alternanti — Loew ; Catologo dei Ditteri di Ber- lino — Omotteri. - Signoret; Coccidi — Lepidotteri - Staudinger; specie e varietà di Lepidotteri europei. — .^mC.^lUI - Berkau; mandibule dei ragni — Canestrini; Araueidi italiani — Thorell; generi di ragni europei, ragni della N. Olanda. — CKO«i'r,1kCS-:i - Dohrx; studi embriologici — Riccuiardi ; specie di nomilcluts — Van Beneden; parassiti dei cetacei. — E]VTO»IOLOGI.% .%PB»LI- CATA. - Uccelli e insetti rispetto all'agricoltura — Bachi da seta — Allevamento delle api — Vermi distruttori di limoni —Veleno delle api — 'Veleno dei ragni — CORKISPO.VUCVZ.A «$PI^C1.VL.E UEL BtJLLKTTIi\0 — VARIETÀ. COLEOTTERI. Il Barone di Rottenberg reca un contributo alla fauna de' Coleotteri della Sicilia, indicando sistematicamente le specie da esso raccolte, dai primi di di- cembre alla fine di maggio, in varie parti dell'isola, presso Palermo, Messina, Taormina, Catania, Siracusa, Girgenti, Nicolosi, Lentini, e fa notare la rarità, in questo tempo, delle forme estive, e specialmente dei Cerambicidi, dei Me- lolonlidi, dei Buprestidi, la frequenza invece dei Carabidi, e degli Stafilinidi. -Vile specie già conosciute si trovano aggiunte come nuove le seguenti: Stenolo- phus (Acupalpits) piceus, di Catania, Adernò, e Girgenti, Tachys apristoides, molto prossimo alla var. diabrachys, del T. sexstriatus, presso il Fiume Drago , e in un torrente (Fiumara) presso Ficarazzi. Tachys dilatatus, di Palermo, facile a distinguere dal t. bistriatus per la picciolezza del protorace, Benibidium no- bile prossimo al B. eques, Sturm, del torrente presso Ficarazzi, del Fiume bianco, sotto Adernòai piedi dell'Etna: Philhydrus ar/rigentinus (vicino al Ph. melano- (1) La compilazione della rassegna continuerà ad esser diretta dai compilatori del Bullettino; sono invitati a cooperarvi comunicando estratti o notizie, particolarmente re- lativi alla fauna italiana e mediterranea, notizie di studi generali, di atti accademici, tutti coloro acuì sembri P opera importante com'è pel comodo degli studiosi della ento- mologia; frattanto all'articolo presente hanno preso parte il prof. A. Targioni, i signori Sennoner di Vienna, conte Guido Vimercati, dottor Antonio Carruccio, Ferdinando Pic- cioli ed una gentile signora. — 84 — cephalus) di Girgenti : Laccobius viridiceps di Palermo : Atemeles Siculus, pressi > Catania, sotto le pietre colle formiche, vicinissimo aìV A. inflatus Zett. ; Myr- medomia mustela, presso Catania, ai piedi di un albero fra le formiche ; Myr- medonia pulla, simile alla M. rigida Cr., particolare perchè colla M. mustela. altra nuova specie pur di Catania, si trova nella collezione della Sierra nevada. di Kiesenwetter, e fu raccolta ivi da lui fra la neve; Callicerus clavatus ; Quae- dius caelebs, vicino al Q. fimbriatus Er ; Q. myagrus, affine al Q. rufipes presso Siracusa e Nicolosi, ma raccolto dall'A. anco a Roma; Philonthus mimulus, di mezzo fra il Ph. splendidulus Graven. e Ph. therniarum Aub. ; Lathrobium erythrurum, che poi si trova essere il L. lusitanicum Graven ; Sunius aemu ■ lus, simile pel colore, ma più rosso giallastro, al S. melanurus Kùst., S. hu- meralis, vicino assai ai S. filiforniis, Latr. e Sunius anguinus Baudi; Oedi- chirus Oedijpus, simile pel colore all' 0. paederinus Er. ; Bledius atramenta- rius, vicinissimo al B. taurus Mann. ; Bledius infans, più piccolo del B. na- nus, ma prossimo ad esso ; Bryaxis rufula, presso Mondello, vicino alle fosse ; Scydmaenus ventricosus, presso Palermo ; Catopomorphus myrmecobius, colla M'jrmica barbara, sotto le pietre, al fiume rosso presso Aderno ai piedi dell' Etna: Troglorhyncus Camaldulensis, presso il convento dei Camaldolensi a Napoli. Monotoma sericella, la più piccola specie del genere ; Màlthinus dryocaetes vicinissimo al M. geniculatus Ksw.; Haplocnemus ìnarginatus, della dimensione deiri7. pini Redt; Dasytiscus jjieciiMS, proveniente anco dalla Siria; Ptinus corticinus; Dichillus Socius dell'apparenza del D. minutus ; Pedinus longu- lus simile assai al P. oblongus ìiiuX?,. ; Dilamus congener di Algeria e di Spagna; Opatrum validum sulle lave di Catania ; 0. Messeniacum sulla riva del mare a Messina; Halonomus subplumbeus non lontano dair.ff. Gray Woll. Si aggiunge ancora un genere nuovo con qualche rapporto per le zampe e le parti della bocca col gen. Nephodes Rosh., e di cui l'A. dà una specie sola [Parablops aethnensiSj e seguono come specie di generi già esistenti ; Vistela genistae molto vicina alla C. murina L.; C [Isomira, parvula colle elitre più lunghe e strette delle pre- cedenti; Omoplus fallacia su ^, Anthicus ophtalmicus. Beri. ent. Zeit. 1870, p. 11, 235. Cosi accennate le cose, più rilevanti però, crediamo che sia per essere accetto, quale viene naturalmente composto, tutto intero il Catalogo delle specie enumerate nella memoria del Barone di Rottemberg : CiciNDEL.\ campestris L. — Palermo. — fìexuosa F. — Fiumara di Ficarazzi, Catania. NoTioPHiLUSpunctuIatus Wesm. — Gir- genti. Carabus morbillosus F. — Palermo ; Monte Pellegrino. — Faminii Dej. — Palermo e Girgenti. Nebria andalusiaca Ramb. — — psammodes var. SchreibersiiDeJ. — Palermo a Orato e a S. Martino, Messina, Adernò al Fiume bianco. LEiSTUSspinibarbis F. — Girgenti. Etna. — ■ fulviba rbis Dej. — Monte Pellegri- no, Greto di Palermo, Catania, Adernò. — 85 — SCARiTES gigas F. — Catania, Sira- cusa, Girgenti. — laevigatus F. — Taormina, Messina. — planus Bon- — Catania e Siracusa. Olivina Sicula Bandi — Lentini. DvscHiRius praecox Schauìn. — Monte Pellegrino a Palermo. — Numidicus Putz. — Siracusa. — nitidus Dej. — Siracusa. — iramarginatus Putz. — Girgenti. — rufoaeneus Putz. — Catania. — apicalis Putz. — Siracusa. — pusillus Dej — Catania, Girgenti. — bacillus Schaum. — Siracusa. SiAGONA europaea Bej. — Palermo a Greto, Catania, Adernò, Sira- cusa. Bbachinus crepitans L. — Palermo. — imraaculicornis Dej. — Palermo, Pia- no di Catania. — bombarda Dej. — Piano di Catania. — o b.scuricornis Bruii. — Palermo. — exhalans Rossi — Piano di Catania. — sclopeta F. — Siracusa. — psophia Dej. — Piano di Catania. Drypta cylindricollis F. — Catania. ZuPHiUM olens F. — Siracusa. PoLYSTiCHus fasciolatus Rossi. — Si- racusa. Demetrias atricapillus L. — Siracusa. Dromius meridionalis Dej. — Palermo. — fasciatus Dej. — Catania. — melanocephalus Dej. — id. — linearis Oliv. — id. Bi.ECHRUs plagiatus Diift. — Palermo, Catania. — glabratus Duft. — id. — maurus Sturm — id. — exilis Schaum — Catania. Metabletus foveola Gyll. — Catania. — obscuroguttatus Duft. — Catania. — plagiatus. Duft. — Catania. Apristus maritimus Fairm.— Messina. — quadrillum Duft. — id. — albonotatus Dej. — Fiumara di Fi- carazzi a Palermo. — subaeneus Chaud. — Messina, Gir- genti, Catania. Amblystomus mauritanicus Dej. — Ca- tania. Amblystomus metallescens D(?j. — Ca- tania con la var. niger Heer. Lebia fulvicollis Fabr. — Catania. — cyanocephala L. — Girgenti. — cyathigera Rossi. — Siracusa, Ca- tania, Nicolosi. Platytarus Faminii Dej. — Piano di Catania. Cymindys axillaris F. — Nicolo.si ; la var. lineata a Girgenti. — miliaris F. — Monte Pellegrino. Masoreus Wetterhalli Gyll. — Sira- cusa. — Aegyptiacus Dej. — Catania. Chlaenius circumscriptus Duft. — Ca- tania, Siracusa. — velutinus Duft. e la var. auricollis Gene. — Palermo, Adernò, Ca- tania, Girgenti. — agroruni 01. — Monte Pellegrino, Catania, Belvedere presso Sira- cusa. — chrysocephalus Rossi — Catania. — spoliatus Rossi — Girgenti, Siracusa, Adernò sul Fiume bianco. — azureus Duft. — id. LiciNUS brevicollis var. Siculus Dej. Badister peltatus Panz. — Catania. Broscus politus Dej. — Palermo. PoGONUS viridanus Dej. littoralis Duft. gracilis Dej. — Siracusa. Cardiaderus chloroticus Fischer — Siracusa. Sphodrus leucophthalmus L. — Pa- lermo. Pristonychus algerinus Gorij. — Pa- lermo — complanatus Dej. — Monte Pelle- grino. — atrocyaneus Fairm. — Nicolosi. Calathus punctipennis Germ. — Monte Pellegrino. — cisteloides Illig. — Nicolosi. — circumseptus Germ. — Achradina a Siracusa. — melanocephalus A'ar . ochropterus Duft. Anchomenus albipes L. — atratus Duft. — Greto di Palermo. — raoestus Duft. — Palermo, Catania. 86 Olisthopus fuscatus Dej. — Girgenti, Nicolosi. Platyderus canaliculatus Chaud. — Nicolosi e Siracusa. — notatus Fairm. et Coqu. — Catania, Girgenti. Feronia decipiens Waltl. — Palermo a Greto, Monte Pellegrino, Ca- tania, AfJernò. — cuprea L. — Catania. Pterostichus melanarius Illig. — Pa- lermo. Percus Siculus Dej. — Teatro di Toar- mina. Abacetus Salzmanni Ramò. — Greto, Girgenti. Amara dalmatina Dej. — Catania, Pa- lermo. — municipalis D%ift. — Nicolosi. — similata Gyll. — Palermo. Zabrus piger Dej. — Messina. Aristus clypeatus Rossi. — id. — sphaerocephalus Oliv. — id. DiTOMUS calydonicus F. — Siracusa, Catania. — tricuspidatus F.— Siracusa e Girgenti — Dama Rossi. — Palermo, Catania, Siracusa. Apotomus rufus Oh'r. — Palermo, Ca- tania. — ruflthorax Pecchioli. — Catania, Si- racusa. DiCHiROTRiCHUs obsoletus Dej. — Si- racusa. Anisodactylus Ijinotatus F. — Catania. Harpalus columbinus Germ. — Monte Pellegrino. — diffinis Dej. — Siracusa. — quadricollis Dej. — Catania. — pumilio Dej. — Palermo. — azureus var. violaceus Reiche. — Girgenti. — planicoUis Dej. — Monte Pellegrino. — mendax Rossi — Catania. — ruflcornis F. — Palermo e Adernò. — fulvus Dej. — Catania. — punctato-striatus Dej. — Palermo. Catania, Siracusa. — Siculus Dej. — Catania, Adernò, Si- racusa. Harpalus decipiens Dej. — Catania. — distinguendus Duft. — Catania, Pa- lermo. — rubripes Stiirm, \a.r. sohiìnus Dej . — Nicolosi. — serripes Salili. — id. Stenolophus Taporariorum F. — Ca- tania, Palermo. — proximus Dej. — Catania. — dorsalis F. — Palermo, Siracu.sa. — • meridianus L. — Messina. Trechus minutus J^. —Etna, Nicolosi. Perileptus areolatus Creutz. — Fiu- mara di Ficarazzi. Tachvs Fockii Humm. — Anapo di Si- racusa. — haemorrhoidalis Dej. — Siracusa. — sextriatus Duft. — Girgenti, Fica- razzi. — bistriatus Duft. — Palermo, Sira- cusa, Girgenti. — scutellaris Germ. — Siracusa. Bembidium rectangulum Dii,v. — Pa- lermo. — obtusum S^ttrm.— Palermo, Siracusa. — biguttatum F. — Anapo di Siracusa. — ustulatum Dej. — Siracusa. — quadriguttatum Fab. var. speculare Kìist e Genei Kiist. — Palermo Girgenti. — callosum Kiist. — Palermo, Greto. — quadripustulatum Dej. — Lentini. — tenellum Er. — Catania, Palermo. Adernò. — pusillum Gyll. — Siracusa e Catania. — ambiguum Dej. — Lentini. — Siculum Dej. — Palermo, S. Mar- tino, Siracusa, Girgenti. — fasciolatum var. coeruleum Dej — Fiumara di Ficarazzi. — ripicola Duft. — Greto di Palermo. — Andreae Fah. — Greto di Palermo, Ficarazzi, Anapo di Siracusa, Adernò. — praeustura J. du Val. — Palermo, S. Martino, Ficarazzi. — cribrum /. du Val. ~ S. Martino e Anapo di Siracusa. — Dahlii Dej. — Palermo, Catania, Si- racusa, Girgenti. — 87 Bembidium ephippium Marsh. — Sira- cusa. — punctulatum Drap. — Greto di Pa- lermo, Girgenti. — rufescens Dej. — Catania, Siracusa. Tachypus Rossii Schatim — Messina, Fiume bianco di Adernò, Nicolosi. — flavipes L. - Siracusa, Nicolosi, Pa- lermo. Haliplus lineatocollis Marsh. — Pa- lermo, Siracusa. — guttatus Aubé — Catania. — fulvus Sturm. — Siracusa. Hydroporus bicarinatus Clairv. — Pa- lermo, Catania. — minutissimus Germ. — Palermo. — geminus Fah. — Piano di Catania. — lepidus Oliv. — Siracusa. — opatrinus Germ. — Palermo e Ca- tania. — fenestratus Germ. — Palermo e Ca- tania. — Halensis Fab. — Girgenti. — Halensis var. fuscitarsis Auté. — Gir- genti. — marginatus Duft. — Adernò e Ca- tania. — lituratus Fah.., planus Fa&., flavipes Oliv. — Catania. — ferrugineus Lucas. — Siracusa e Catania. HvPHYDRUS variegatus Auhè — Sira- cusa. NoTERus laevis Sturm — Catania e Siracusa. Laccophilus testaceus Aiihé. — Paler- mo e Catania. — obscurus Panz. — Siracusa. CoiAMBETES fuscus L. — Catania. — notaticoUis Auhc. — Siracusa e Ca- tania. Agabus didymus 01. — Palermo, Ca- l"' tania, Adernò. — brunneus Fah. — var. rufulus Fairm. p»"^»- _ Siracusa. — bipunctatus i^a5 , conspersusMa:r57i. — Catania. — nitidus Fairm. — Palermo. .' var. nigricollis Zouhk. — Adernò. — biguttatus 01. — Adernò. Agabus bipustulatus L. — Palermo, Si- racusa, Messina. Dytiscus circumflexusFaò. —Siracusa). Cybister Africanus Xap. — Siracusa. EuNECTES sticticus L. -- id. Gyrinus concinnus Klug. — Palermo, air Greto. — striati; s Fab. — Girgenti. — urinator Illig. — Siracusa. — natator Scop. var. natator Ahr. — Palermo. — opacus Svffr. — Siracusa. — Dejeani Bruii. — Siracusa e Pa- lermo. Hydrobius convexus— Brull.Vìsinoàì Catania. — fuscipes L. — Piano di Catania. Hydrophilus pistaceus Lap. — Si- racusa. Hydrobius aeneus Germ. — Saline di Siracusa. Laccobius njgriceps Thoms. — Palermo. Catania, Adernò. — Revellièrei Perris. — Catania. Berosus affinis Brulle.— Palermo, Ca- tania, Siracusa, Adernò. Helophorus aquaticus L. — Palermo, Catania, Siracusa. — intermedius Muls. — Palermo, Gir- genti, Catania, Adernò. — rugosus Oliv. — Girgenti. — granularis L. — Catania, Palermo. Girgenti. Hydrochus foveostriatus Fairm. — Piano di Catania, Siracusa. OcHTHEBius punctatus Steph. — Si- racusa. — metallescens Rosenh. — Girgenti. — fossulatus Muls. — Palermo, Cata- nia, Girgenti. — aeratus Steph. — Catania. — margini pallens Latr. — Catania. — exaratus Muls. — Hydraena riparia Klug. — Palermo. Cyclonotum Hispanicum Kust. — Greto di Palermo. Cercyon flavipes Fab. — Palermo, Ni- colosi. — quisquilium L. — Palermo. — anale Payh. — Palermo. 88 Cercyon grana riiim Er. — Nicolosi, Si- racusa. Phytosus nigriventris Chevr. — Dune di Mondello e di Catania. — .spinifer Curtis — Catania. Leptusa rugosipennis Scriba — Monte Pellegrino Aleochara bipunctata Grav. — Pa- lermo, Catania. — tristis Grav. — Siracusa, Girgenti, Palermo. — crassiuscula Sahlb. — Palermo, Sira- cusa. — lanuginosa. Grav. — Palermo. — bilineata Gyll. — Messina. — bisignata Er. — Palermo. — albipila Muls. et R. — Palermo, Catania. Myrmedonia tuberiventris Fairm. — Catania e Nicolosi. — rigida Er. — Monte Corvo diGirgenti. — Haworthi Steph. — Nicolosi. — memnonia Màrkel. — Monte Pelle- grino e Monreale. Chilopora longitarsis Er. — Catania, Palermo, Nicolosi, Girgenti. Tachyusa coarctata Er. — Anapo di Siracusa. OxYPODA opaca Grav. — Palermo, Ni- colosi. — longiuscula Er. — Catania. HoMALOTA umbouata Er. — Catania. — gregaria Er. — Palermo, Adernò, Siracusa, Catania. — carbonaria Sahlb. — Adernò, Palermo. — punticeps Tlioms. — Messina. — occulta Er. — Palermo, Messina'. — orbata Er. — Palermo. Phloeopora corticalis Grav. — Sira- cusa, Palermo. Habrocerus capillaricornis Grav. — Palermo, Nicolosi. Tachinus Fairmairei Leprieur. — M.' Corvo di Girgenti, Nicolosi. Tachyporus hypnorum Fab. — Pa. lermo. CONOSOMA fusculum Er. ~ Palermo. — lividum Er. — Palermo. BoLETOBius distigma Fairm. — Piano di Catania. Nicolosi. Mycetoporus lucidus Er. — Nicolosi. — splendens Marsh. — Palermo, Ni- colosi, Catania. — pronus Er. — Palermo, Nicolosi. EuRYPORUS aeneiventris Lucas. — Pa- lermo. QuEDius lateralis Grav. — Nicolosi. — fulgidus Fah. — Nicolosi, Palermo, Girgenti. — impressus Pnz. — Nicolosi. — molochinus Grav. — Catania, Pa- lermo, Siracusa. — tristis. Grav. — Nicolosi, Palermo, Girgenti. — peltatus Er. — Catania, Nicolosi. — rufipes Grav. — Nicolosi, Palermo. — oblitteratus Er. — Nicolosi. — scintillans Gr. — Nicolosi, Girgenti, Palermo. ASTRAPAEUS Ulmi Rossi — Piano di Catania, Sii^acusa. Creophilus maxillosus L. — Palermo. Staphilinus chrysocephalus Panz. — Nicolosi. OCYPUS olens Muli. — Id. — cyaneus Payk. — Girgenti. — cupreus Rossi — Palermo, Catania, Siracusa. — morio Grav. — Siracusa. — falcifer Nordm. — M." Pellegrino. Philonthus laminatus Creutz. — Pa- lermo, Catania, Siracusa, Nico- losi. — aeneus Rossi — Palermo. — cribratus Er. — Siracusa. • — varius Gyll. var. bimaculatus Grav. — Catania. — ebeninus Grav. var. corruscus £Jr. — Palermo. — corvinus Er. — Girgenti, Palermo. — discoideus Grav. — Palermo. — xantholoma Grav. — Catania e Si- racusa. — cicatricosus Er. — Messina. — gratiosus Bris. — Girgenti. — nigritulus Grav. — Catania. — latlirobioides Bandi — Anapo di Si- racusa. — sericeus Holme —Messina e Catania — fllum Kiesw. — Messina. — 89 — Xantholinus glabratus Grav. — Pa- lermo, Catania, Girgenti. — fulgidus Fab. — — rufipennis Er. — Palermo, Siracusa, Girgenti, Nicolosi. — ochraceus Gyll. — Girgenti, Pa- lermo. Leptounus nothus Er. — Piano di Ca- tania. Leptacinus parumpunctatus Gyll. — Palermo, Siracusa, Nicolosi. — batychrus Gyll. — Catania. Lathrobium muitipunctatum Grav. — Sii^acusa. — striatopunctatum Kiesw. — Catania. — picipes Er. — Greto di Palermo. — labile Er. — Palermo e Girgenti. — stilicinum Er. — Girgenti. ACHENIUM striatum Latr. — Palermo e Catania. — tenellum Er. — Id. SciMBALiUM anale Nordm. — Id. — testaceum Er. — Girgenti e Catania. DoLiCAON liaemorrhous Er. — Id. — illyricus Er. — Palermo e Girgenti. LiTHOCHARis sicuìa, Kraatjs — Palermo. — rulicoUis Krccatz — Nicolosi e Gir- genti. — ripicola Kraatz — Palermo. — ochracea Grav. — Nicolosi. — picea Kraatz — Palermo. ScoPAEUS sericans Muls. et R. — Pa- lermo. — laevigatus Gyll. — Siracusa, Catania, Palermo. SuNius melanurus Kust. — Catania. — angustatus Payk. — Palermo. — bimaculatus Er. — Palermo. — curtulus Er. — Palei'mo. Paedk.ìus caligatus Er. — Catania, Palermo. — littoralis Grav. — Palermo. — longicornis Aubé. — Ficarazzi, Greto di Palermo, Fiume bianco a Adernò. Gedichirus paederinus Er. — Palermo e Catania. Procirrus Lefebvrei Latr. — Palermo e Catania. PiNOPHiLUS siculus Kraatz — Catania. Àn. ni. Stenus guttula Muli., ater Mannerh. — Palermo, Messina. — nitidus Lac. — Catania, Siracusa, Adernò. — languidus Er. ~ Adernò, Catania. — cordatus Grav. — Nicolosi. — subaeneus Er. — Nicolosi, Catania. — aerosus Er. ~ Nicolosi, Palermo, Girgenti. Bledius taurus Mann. — — monoceros Rosenh. — — debilis Er. — Catania, Siracusa. Platystethus spinosus i'r.— Siracusa, Catania. — cornutus Grav. — Catania. — nitens Sahlb. — Siracusa, Catania, Palermo. GxYTELUS piceus Z. — Palermo. — sculpturatus Grav. — Palermo. — inustus Grav. — Catania. Thinodromls dilatatus Er. — Oveto di Palermo. Trogophloeus plagiatus Kùst. — Si- racusa. — bilineatus Steph. — Catania, Adernò. — obesus Ksw. — Siracusa. — politus Ksw. — Catania. — corticiuus Grav. — Catania. — troglodytes Er. — Siracusa. Ancyrophorus longipennis Fairm. — Palermo, Siracusa. Deleaster dichrous Grav. — Adernò e Fiume bianco. Omalium foraminosum Scriba. — Ca- tania. — fossulatum Er. — Nicolosi, Catania. — Oxyacanthae Grav. — Palermo. Anthobium minutum Fab. — Girgenti. Pro teinus brevicollis Er. — Palermo. Ctenistes palpalis Reichenb. — Pa- lermo a Greto. Tychus Ibericus Motsch. — Id. Batrisus ocuiatus Aubè. — Siracusa e Catania. Bryaxis, sanguinea L. var laminata Motsch. — Palermo. — impressa Panz. — Palermo. — Opuntiae Schmidt. — Palermo. Scydmaenus Helt'eri Schaurn — Pa- lermo. — 90 — SCYDMAENUS antidotus Germ.- Palermo, Nicolosi, Catania. — tarsatus Muli, et K. — Palermo. — Hellwigi Fab. — Nicolosi. Choleva cisteloides Fròhl. — Girgenti. — acicularis Kraat;y — Girgenti, Ni- colosi. Catops meridionalis Aubé — Gii'genti. — nigrinus Spence — Palermo. — sericeus Panz. — Palermo. Colon dentipes Sahlb. — Palermo. — murinus Kraats — ■ Nicolosi. SiLPHA tristis Illig. — Catania. -granulata Oliv. — Palermo, Nicolosi, Messina. — sinuata Fab. — Siracusa. Anisotoma rugosa Steph. — Palermo. Agathidium laevigatum Er. — Palermo. HiSTER major. L. — Messina. — sinuatus Illig. — Girgenti, Catania. — corvinus Gcr/n. — Catania, Taormina, Palermo. Carcinops minimus Aubé — Catania e Siracusa. Paromalus flavicornis Herbst — Ni- colosi. Saprinus nitidulus Payk. — Siracusa, Girgenti, Catania. — speculifer Latr. — Girgenti Siracusa. — chalcites Illig. — Girgenti e Catania. — serripes Mars. — Catania. — metallescens Er. — Catania. — aemulus Illig. — Catania. — herbeus Mars. — Catania. — rufipes Payk. — Catania. — conjungens Payk. — Catania, Sira- cusa. — rugifrons Payk. — Siracusa. — apricarius Er. — Catania, Dune di Mondello. — dimidiatus Illig. — Catania e Palermo. GNATHONCUspunctulatus Thom. —Gir- genti. Onthophilus striatus Fab. — Palermo. — exaratus Illig. — Palermo. Abraeus parvulus Aubé — Nicolosi. ACRiTUS punctum Aubé — Catania. — minutus Fab. — Catania. PHALACRuscorruscusPaj/A;. — Girgenti. ToLYPHus granulatus Gemi. — Id, Olibrus corticalis Schli. — Catania. — bicolor Fab. — Catania. — liquidus Er. — Catania. Brachypterus cinereus Heer — Ca- tania. CARPOPHiLUShemipterus. L. — Termini. NiTiDULA flexuosa Fab. — Catania e Mondello. SoRONiA oblonga Bris. — Siracusa. Pria pallidula Er. — Siracusa. — Dulcamarae Illig. — Siracusa. Meligethes murinus Er. — Catania e Girgenti. — aeneus Fabr. — Catania. — immundus Krtz. — id. Xenostrongylus arcuatus Kiesw. — Girgenti. Cybocephalus festivus Er. - Catania. — similiceps Buval — Palermo. Rhizophagus bipustulatus Fab. — Pa- lermo. CoRTiCARiA faveicollis Costa — S. Mar- tino, Nicolosi. Teredus nitidus Fab. — Nicolosi. Pycnomerus terebrans 01. — Id. Laemophloeus testaceus Fab. — Si- racusa. — ater 01. — Siracusa. — alternans Er. — Palermo. SiLVANUS frumentarius Fab. — Palermo. — bicornis Er. — Palermo. AERAPHiLUSfibulatusirf^.— Palermo. — quadricoUis Aubé — Siracusa e Ca- tania. Cryptophagus integer Heer — Paler- mo, Catania. — scanicus L. — Messina. — fasciatus Krtz. — Mondello, Messina, Catania, Siracusa. Cryptophagus pubescens Sturm. — Siracusa. Leucohimatium elongatum Er. — Ca- tania. T HORiCTUsMauritanicus Lwc— Catania — loricatus Peyr. — Siracusa, Monte Pellegrino. — grandicollis Gemi. — Morreale di Palermo. Coluocera punctata Mark. — Palermo e Catania. — 91 — HoLOPARAMECUS iiigor Atibé. — Catania. Latridius transversus. 01. — Palermo. CoRTiCARiA distinguenda Coni — Si- racusa. Berginus Tamaricis WolL — Siracusa. Dermestes undulatus Brahm. — Ca- tania. — Frischii Kugel. — Catania. — ater 01. — Siracusa. ATtagenus bifasciatus Rossi — Cata- nia, Siracusa, Girgenti. HADR0T0MAvariegataÌLM5^. — Girgenti. Anthrenus Proteus Krtz. — Messina. — varius Fab. — Catania, Girgenti. — Pimpinellae Fab. — Siracusa, Gir- genti, Catania. Syncalypta setosa Waltl. — Girgenti. Parnus prolifericornis. Fab. Gir- genti, Catania. — hydrobates Kiesw. — id. Elmis opacus Miill. — Palermo. — aeneus Miill. — Id. Heterocerus femoralis Ksw. — Si- racusa. — obsoletus Curtis — Catania. — holosericeus. Rosh. — Girgenti, Ca- tania e Palermo. — laevigatus Panz. — Catania. — rnaritimus Guér. — Girgenti. Ateucus sacer L. — Sferra Cavalli, Girgenti. — semipunctatus Fabr. — Catania, Gir- genti, Siracusa. — variolosus Fab. — Palermo, Catania, Siracusa, Nicolosi. SiSYPHUS Schaeflferi L. — Catania, Gir- genti, Siracusa. Gymnopleurus Sturmi M. Leay. — Siracusa, Girgenti, Palermo. — Moi-ous Pallas — Girgenti, Catania. BuBAS Bison L. — Palermo. Copri s Hispanus. L. — Palermo, Monte Pellegrino. Caccobius Schi^eberi L. — Catania, Girgenti. Onitis lon 01. — Greto di Palermo, Catania e Siracusa. Onthophagus Hubneri Fab. — Girgenti, Catania. — Taurus L. — Catania, Girgenti. Onthoph.vgus coenobita Heràst — Ca- tania, Siracusa. — fracticornis Preissl. — Girgenti, Ca- tania. — marginalis Gebl. — Girgenti, Sira- cusa, Palermo. — ovatus L. — Catania. Oniticellus flavipes Fab. — Catania e Siracusa. — paliipes Fab. — id. Aphodius erraticus L.— Catania, Pa- lermo. — scybalarius Fab. — Palermo. — granarius L. — id. — Hydrochaeris Fab. — Palermo, Ca- tania, Girgenti, Nicolosi. — sordidus Fab. — Catania. — lineolatus lllig. — Palermo. — scrofa Fab. — Catania. — parali elus Muls. — Catania — tersus Er. — Catania. — quadriguttatus Herbst — Gii^genti, Siracusa. — luridus Payk. — Catania. Rhyssemus germanus L. — Catania. — verrucosus Muls. — Dune di Mon- dello, Catania. PsAMMODius caesus Panz. — Palermo, Sirneto in Piano di Catania. — sabulosus Muls. — Dune di Catania. — porcicoUis lllig. — Dune di Mon- dello e Catania. — scutellaris Muls. — Catania. Hybalus Dorcus Fab. — Siracusa, Ca- tania. — graecus Sturm — Girgenti. Geotrypes hypocrita lllig. — Palermo. — laevigatus Fab. — id. Trox Fabricii Reich. — Palermo. — hispidus Laidi. — Messina. TRiODONTAcinctipennisLwc. — Catania. Pachypus caesus Er. — Palermo. Pentodon punetatus Villers — Paler- mo, Siracusa, Girgenti, Catania. Oxythyrea stictica L. — id. Cetonia squalida L. — Palermo, Ca- tania, Siracusa. — floralis Fahr. var. squamosa G. e P. e var. deserticola, Waltl. — Gii'- genti e Palermo, Cetonia Sardoa Gene —Teatro di Taor- mina. Valgus hemipterus L. — Catania. Rhizotrogus euphytus Buquet — Mon- te Pellegrino. Capnodis tenebrionis L. — Girgenti. — tenebricosa i*'a&.— Girgenti, Siracusa. — cariosa Pallas — Catania. Melanophila decastigma Fah. — Len- tini. Anthaxia viminalis Lap. — Girgenti e Catania. — lucens Kiist. — Gii^genti e Catania. Ptosima flavoguttata Illig. — Girgenti, Catania. Acmaeodera discoidea Fahr. — Sira- cusa, Girgenti, Catania. Sphenoptera geminata Illig. — Dune di Catania. — gemellata Mannerh. — Dune di Mon- dello. Chrysobothrys Solieri Lap. — Sira- cusa. Coraebus violaceus Ksw. — Siracusa, Aclu^adina. Trachys troglodytes Gyll. — Palermo. — pusillus Illig. — Siracusa. — pygraaeus Fab. — Siracusa, Gir- genti, Catania. Aphanisticus Siculus Muls — Catania. Throscus obtusus Curt. — Catania. — carinifrons Bonv. — id. Adelocera carbonaria Schrank — Ca- tania. Lacon murinus L. — Nicolosi. Heteroderes crucifer Rossi. — Ca- tania. Drasterius biiiiaculatus Fabr. — id. Cryptohypnus curtus Gemi. — Mes- sina. — alysidotus Ksio. — Catania. — lapidicela Germ. — Ficarazzi. Cardiop horus uìcevosus Gene. — Ca- tania, Nicolosi, Girgenti. — Argiolus Gene. — Catania, Siracusa, Girgenti, Palermo. — Melampus Illig. — Lentini, Siracusa. — musculus Er. — Nicolosi. — exaratus Er. — Dune di Mondello e Catania. Agriotes lineatus L. — Catania. — sordidus Illig. — Catania, Palermo. — Gurgistanus Cand. — Catania. Ctenonvchus filiformis Fahr. — Len- tini. Cyphon variabilis Thunb. — Catania. — coarctatus Payk. — Siracusa. Helodes flavicoUis Ksw. — Nicolosi. Cantharis livida L. — Lentini. — tristis Fab. — Nicolosi. — praecox Gene — Catania. — haemorrhoidalis Fabr. — Nicolosi. Rhagonycha straminea Kiesw. — id. Malthinus filicornis Kiesio. — Cata- nia, Siracusa, Nicolosi. — scriepunctatus Ksw. — Catania, Gir- genti. Malthodes bifurcatus Ksw. — Catania. — manubriatus Ksw. — Girgenti. Malachius lusitanicus Er. — Lentini. — viridis Fabr. — Catania, Girgenti. — spinipennis Germ. — Catania. — parilis Er. — Catania, Siracusa, Ni- colosi. AxiNOTARSUS ruficollis 01. — Catania. Attalus erythroderus Er. — id. — lateralis Er. — ■ Girgenti. — constrictus Er-. — Catania. — apicalis Perris — Siracusa. Ebaeus collaris Er. — Messina. Charopus apicalis Ksw. — Siracusa. Antidipnis punctatus Er. — Catania. Troglops marginatus Valli. — Gir- genti. Colotes maculatus Kìist. — Siracusa, Lentini. Dasytes 4-pustulatus Fabr. — Sira- cusa. — Algiricus Lucas — Siracusa. — griseus Kiist. — Girgenti. — aeneiventris Kiist. — Catania. Dolichosoma protensum Gene — Pia- no di Catania. — smaragdinum Lucas — Belvedere di Siracusa. — viridi-coeruleum Geoffr. — Piano di Catania. Haplocnemus Siculus Ksw. — Catania. — cylindricus Ksw. — Lentini. HAPLocNEMUSjejunus Ji5i«. — Catania. 93 — Danacaea imperialis Gene — Catania. — pallipes Panz. — Siracusa. Trichodes alvearius Fab. — id. var. Dahiii Spin. — id. CoRYNETES violaceus L. — Catania. — i^uflpes Fab. — Catania, Palermo. Ptinus Siculus Kiesw. — Monte Pel- leginno. — variegatus Rossi — Girgeuti, Pa- lermo. ~ Aubei Boield. — Catania, Nicolosi, Palermo. — pulchellus Boield. — Girgenti, Ca- tania, Monte Pellegrino. — obesus Lucas — Monte Pellegrino. — carinatus Lucas — id. Xyletinus pectinatus Fabr. — Catania. Lasioderma apicatum Muls e R. — Si- racusa. — haemorrhoidale Illig. — id. Apate capucina L. — Catania. ZoPHosis punctata Bruii. — Dune di Catania, Siracusa e Girgenti. Erodius Siculus Sol. — Dune di Mon- dello, Catania, Girgenti. PACHYCHiLEDejeanii?e55é?r — Palermo. — Frioli Sol. — Dune di Girgenti. Tentyria grossa Besser — Catania, Si- racusa, Girgenti, Nicolosi. — laevigata Stév. — Girgenti, Taor- mina, Messilia, Siracusa. Stenosis angustata Herbst — Palermo. — intermedia Sol. — Nicolosi. — pilifera Sol. — Catania. — filiformis Fab. — Catania, Nicolosi. DiCHiLLus subtilis Kraatz — Favorita, Monte Pellegrino. — minutus Sol. — Catania, Siracusa. — pertusus efesio — Siracusa, Palermo, Catania. Helenophorus collaris Fab. — Pa- lermo. Aris spinosa X. — Palermo e Siracusa. Scaurus tristis 0?. — Catania, Girgenti. — striatus. — id. — atratus. — id. Blaps mucronata Latr. — Palermo, Siracusa. — sirailis Latr. — Girgenti, Siracusa, Palermo. Blaps gibba Cast. — Palermo. — gages L. — Palermo, Siracusa. AsiDA grossa Sol. — Palermo. PiMELiA inflata Herbst. — Girgenti. — rugulosa Germ. — Palermo, Mes- sina, Catania, Siracusa, Girgen- ti, Taormina. Sepidium Siculum Sol. — Girgenti. Crypticus helvolus Kiist. — Catania. OocHROTUs unicolor Lucas — Monte Pellegrino, Santa Maria di Gesù a Palermo. DENDARusDalmatinus^renn.— Catania. Pedinus helopioides Germ. — Girgenti Nicolosi e Catania. — punctato-striatus Muls. — Palermo. CoLPOTUS Godarti Muls. e R. — Pa- lermo, Catania, Siracusa. Heliopates avarus Muls. eR. — Sferra Cavalli a Palermo. Phylax littoralis Muls. e R. ~ Paler- mo, Siracusa, Girgenti. DiLAMUS rufipes Lucas. — Sicilia. SOLERON arraatum Waltl. — Palermo, Girgenti. Opatrum verrucosum Germ. — Paler- mo, Girgenti. — rusticura 01. — Catania. — nigrum Eùst. — Catania, Palermo, Messina. Penthicus punctulatus ^rM«. — Mes- sina. LiCHENUM variegatum Kiist. —Catania. Ammophthorus rufus Lucas. — Dune di Mondello, Termini, Catania. Trachyscelis aphodioides Latr. - Mon- dello, Catania. Phaleria hemisphaerica Kiist. —Dune di Catania. — acuminata Kust. — Messina. Hypophloeus depressus Fabr. — Pa- lermo, Nicolosi. Alphitobius chrysomelinus Herbst — Giardino botanico di Palermo. Halonomus subplumbeus Fairm. — Sicilia. Cataphronetis crenata (rerm. — Mon- dello, Catania, Siracusa. Calcar elongatum Herbst — Monte Pellegrino, Catania, Girgenti. 94 — Helops anthracinus Germ. — Favo- rito di Palermo. — assimilis Kùst. — ■ Baggaria di Pa- lermo. — agonus Muls. — Id. — juncorum Kiist. — Id. — Rossii Germ. — Nicolosi. — nanus Kust. — Dune di Mondello e di Catania. — pallidus Curi. — Dune di Mondello. — pellucidus Muls. — Dune di Catania. Omophlus curvipes Bruii. — Catania, Lentini, Nicolosi. Lagria hirta L. — Lentini. ScRAPTiA ophthalmiea Mitls. — Id. Xylophilus pruinosus Kiesw. — Ca- tania. — populneus Panz. — Nicolosi. NoToxus cornutus Fab. — Lentini. Mecynotarsus rhinoceros Fab. — Dune di Messina. Ambltderus scobricoUis Laf. — Id. FoRMicoMUS pedestris Rossi — Id. — canaliculatus Laf. — Catania. ToMODERUs compressicollis Motsch. — Catania. LEPTALEUsRodriguiiiafr. — Palermo. Anthicus humilis Germ. — Catania e Messina. — instabilis Laf. — M. Pellegrino. — longicollis Schinidt — Palermo. — tenellus Laf. — Catania, Palermo, Messina. — minutus Laf. — M. Pellegrino, Ca- tania, Siracusa. — floralis Fab. — Palermo, Catania, Siracusa. — bifasciatus Rossi — Girgenti, Catania. — tristis Schmidt — Palermo, Catania, Girgenti. — antherinus L. - Catania. — quadriguttatus Rossi — Id. — hispidus Rossi — Siracusa. — Genei Latr. — Dune di Messina. — fenestratus Schmidt. — Dune di Mon- dello, Catania, Messina. — dichrous Laf. — Palermo, Siracusa, Nicolosi. — velox Laf. — Lentini OcHTHENOMUS tenuicollis Rossi — Ca- tania, Palermo. Anaspis varians Muls. — Sii^acusa, Catania. Meloe violacea Marsh. — Siracusa. — purpurascens Germ. — M. Pelle- grino. — tuccia Rossi var. corrosa Dcj. — Palermo, Catania. — erythrocnema Pallas — Messina, Girgenti. — murina Br. e Er. — Palermo. — rugosa Marsh. — Palermo. Hycleus distinctus Chevr. — Girgenti. Lytta segetum Fabr. — Piano di Ca- tania. — vesicatoria L. — Lentini. ZoNiTis mutica Fabr. — Girgenti. — fulvipennis Fabr. — Catania. Asolerà coerulea L. — Nicolosi. Oedemera brevicollis Schmidt — Ca- tania. — coerulea L. — Lentini. — flavipes Fabr. — Catania, Nicolosi. Mycterus umbellatarum Fabr. — Ca- tania. D. Laureano Perez Arcas, professore di zoologia alle facoltà di scienze dell' università di Madrid, e membro della nostra società entomologica, ha im- preso sotto il titolo: « Insectos nuevos ó poco conocidos de la fauna esiga- nola » la pubblicazione di un lavoro comprendente gli insetti nuovi o poco cogniti di recente rinvenuti nella Spagna. Questo lavoro conta già tre fascicoli nei quali sono descritte 45 specie di cui 30 sono nuove. Noteremo fra queste il Philontus escurialensis, coleottero nero-brillante, che abita le praterie dei monti dell' Escuriale nei mesi di maggio, giugno e luglio; la Pimelia castellana, che ha molta analogia colhi — 95 — P. incerta, Sol., per la forma del proto-torace ; il Cebrio Seoanei cosi denomi- nato perchè dal Perez Arcas dedicato a D. Victor Lopez Seoane, il quale lo ha rinvenuto a Larache nei dintorni di Pontevedra. Varie specie nuove del genere Asida sono altresi descritte come l' A. gib- bicollis (un solo esemplare del Portogallo), A. Pazii (Andalusia), A. Clementei {Granata), A. punctipennis (Estremadura), A. Barceloi (Majorca),^. Cardonae (Minorca), A. Paulinoi (Coimbra), A. Morae (Sierra di Cordova), A. Viullefroyi (Granata), A. Ibicensis (Ibiza, Baleari), ed A. Amorii (Andalusia). Delle specie del genere Percus, istituito nel 1809 dal nostro Bonelli {Obser- vations entomologiques), da Lateille nel 1817 riunito nel genere più complessivo Feronia, venti in tutte, e disperse tre in Australia, una nell' India Orientale, quindici in Italia, una in Grecia, le restanti assegnate alla fauna spagnuola (compresa quella delle isole Baleari), il prof. Perez Arcas descrive le ultime e sono: P. plicatus, Dej. (Baleari;; P. stultus, Dej- (Valenza, Arragona, Navarra, Barcellona); P. politus, Dej. (Madrid, Murcia, Gibilterra, Cadice, Portogallo); P. Guiroi, Perez. (Alicante, Murcia, Cartagena) ; P. patruelis,'DViL (Navarra); P. Navarricus, Dej. (Pirenei). Sarebbe difficile dar conto della « Campagna entomologica d' inverno fatta in Ispagna » dal Sig. Dieck, che si recò ivi dopo aver passato l' Italia superiore e media, la Corsica, la Sai'degna, la Francia meridionale, e quando la involu- zione di Cadice non preparava il paese e nel miglior modo per delle escursioni da naturalista. Nel dar conto de' suoi trovati segue l'A. l'ordine del viaggio spinto fino a Tangeri sulla costa affricana, e troppi ne cita per potere esser tutti rias- sunti; ma oltre agli insetti il Sig. Dieck ha trovato degli Entomologi, e sic- come di quel paese son rari e poco )ioti per noi, noi presentiamo con premura ai lettori quelli eh' esso denunzia, talvolta con le loro stazioni ed abitazioni, e frattanto mandiamo ad essi un primo saluto. Tali sono il signor Daniel Muller dibujante de la fabrica de Ashon, calla mas alta de San Pedro .13. Barcellona. Sig. lacob Himminghofen, stabilito da più anni in Putchet presso Barcellona; signor Guglielmo Ehlers di Hannover in Cartagena ; Sig. Pablo Gagal olandese, emerito collettore a Malaga; e a Tangein il Sig. Geromino Oliese, natui'alista, il cui indirizzo è : Maruecos, via Gibraltar. Il signor Flaminio Bandi di Selve pubblica la 3» parte della sua « Coleopte- rorum messis in Insula Cypro et Asia minore ab Eugenio Truqui congregatae recensitio » Oltre alle specie nuove di Cipro, se ne trovano indicate altre più importanti per noi perchè della nostra fauna, e colle prime ci pare opportuno di riportarne i nomi e le più prossime relazioni sotto le rispettive famiglie se- guendo passo per passo l'A. Phalacridae Olibrus castaneus, poco più piccolo dell' 0. affinis e più grande dell' 0. mil- lefolii, ma senza splendore metallico; — 96 — NlTIDULARIAE Meligethes ventralis, per V impressione dello sterno prossimo al M. serripes Gyll. deiris, di Cipro. Cryptarcha bifasciata, con qualche relazione verso la C. imperialis. Rhyzophagus punctiventris, del Piemonte, per la statura e 1' aspetto vicino al R. bipustulatus. Criptophagidae Atomaria hyemalis, del Piemonte, vicina all' A. gravidula, anco più che al- l'^. ruficornis, q all' 4. turgida, colle quali pure ha molti rapporti. A. Clavicornis, delle alpi marittime, e trovato da Hildebrandt sui colli insubrici. Thorictidae Thoriclus dispar, vicino al T. grandicollis. Lathridiadae Merophysia foveolata, M. minor, Haloparamecus Saulcyi vicino all'/f. Kunzei, al H. Truquii. Mycetophagidae Thyphaea umbrata, del Piemonte, e della grandezza degli individui più piccoli della T. fumata. Byrrhidae Syncalypta Syriaca, somigliantissima alla C. setosa; Lymnicus murinus, della grandezza quasi del L. pygmaeus. Scarabaeiidae Aphodius turbatus, intermedio fra VA. nitidulus e 1'^. immundus. Euparia cypria, secondo Kraatz identica col Captochirus singtilarifi della Germania, di Harold, della statura AoWOxyomus longulics Dej., che è identico air 0. strigatus Say della Luisiana. Geotrupes matutinalis, similissimo al G. Hiostius Gene, dei luoghi sabbiosi di Sardegna, ma proprio invece dei colli interni dell' isola di Cipro, e solito a trovarsi la mattina. Rhizotrogus procerus di Piemonte, un po' più grande del R. fmxinicoìa femmina. ApHdia pruinosa, della statura dell'. -I. hirticollis ; Anc jlonicha nitens. Pentodon dispar, distinto del P. algerinus Herbst, non meno che dal P. anthracinus Reiche. Buprestidae Acmaeodera confluens Truqui, simile all'^. ottomana. A. rufocincta, coli' aspetto e l'abito dell'^. 10 — guttata Pili. A. quadrifaria Truqui, assai affine all'^. bijuga. A. placida, prossima all' A. tacniata. A. despecta prossima all'^. virgulata. — 97 — EUCNEMIDAE Drapetes flavipes^ della forma del D. unicolor Bonv. Throscus similis, di Piemonte e della grandezza del T. dermestoides. Beri, entom. Zeit. 1870. p. 49. Una nuova specie di Clytus C. Sternii è data da Kraatz con figure. Beri, ent. Z. 1870 p. 218 Thompson ha distinto due specie di Feronia di Svezia F. punticeps, F. pa- ciseta dalla F. Cuprea. Beri. Ent. Zeit. 1870, p. 221. Nel descrivere due nuove spece di Anophtalmus, una, A. pubescens, della Carinzia interna (Innerkrain) una, A. capillatus, della Carinzia inferiore (Un- terkrain), il sig. Gustavo Joseph di Breslavia passa in rassegna le altre specie delle Caverne di quelle, per questo, celebri località, e distingue specie glabre e specie pelose — sono fra lo prime : A. Bilimechi Sturm, con una varietà longicollis, A. Hacqueti Sturm ; A. Schmidti Sturm; A. Schauwi Schmidt, con una varietà planipennis; A. globulipennis Schmidt ; A. Scopolii Schmidt. Fra le specie pelose sono: Anoph- talmus Mrtus Sturm con una varietà convexa, una razza spectahilis, grande il doppio della specie, e le due specie nuove A. pubescens., e A. capillatus dette di sopra — Beri. ent. zeit. 1870 pag. 261. 3. Motschoulsky Victor — Enuni. des aouvelles éspèces des Coléoptéres rap- portées de ses voyages — Bull. Soc. I. des naturalistes de Moscow. 1868, p. 170, ann. 1869, t. 42. p. 252, 353. E il 6, 7, 8 articolo e PS'' tavola che l'Autore pubblica sull'argomento. Le spiaggie del Mediterraneo, le isole Canarie, l'America settentrionale, l'Istmo di Panama, l'Am. meridionale somministrano la materia. Vi si trova una riforma della classificazione dei Tricoptilidi dell'Europa, dell'Asia settentrionale, dell'Africa settentrionale, di America, e di Ceylan ; la restaui^azione del genere Paratenetus istituito da Spinola nel suo « Essai mo- nographique sur les Clerites » e assegnato ai Tetrameri, omesso da Lacordaire, riferito agli Eteromeri da Erichson , fra i quali deve restare presso gli Anaedus Dej. Il gen. Monotona è tolto ai trimeri e restituito ai tetrameri, portato presso ai Picnomeridi fra i Colidii, e descritto di nuovo più completamente. Dopo la enumerazione delll Scidmenidi data nelBullettino medesimo del 1851, l'A. riforma la disposizione dei generi nel modo seguente. Leptoderiis Schmidt ; con tre specie L. Schmidti, L. Hohemoarti, L. angustatus, tutte delle caverne della Carniola. Leptonotus Motph. L. sericeus Schum. delle caverne di Doba Dol in Carniola. Pholeuon Hampe. Ph. leptoderum Frid. Ph. angusticene Ham. delle ca- verne dell'Ungheria; L. Querilaci Lespés delle caverne dei Pirinei. — 98 — Leptochromus Motsch; — L. fulvescens, sui cespugli di piante all'Istmo di Panama. Leptomastx Pirazzoli ; — L. hypogaeus Piraz. fra le formiche sotto terra in Italia. Mastigus'Lsitv ; — M. palpalis Latr. Portogallo M. ruficornis Motsch; Italia; M. hrunnipennis Motsch; Capo di B. Sp. M. hifoveolatus Bohm. Cafreria. M. brunnipennis Motsch. M. deustus Thumb. del Capo di B. Sp. ; M. acuminatus Mot. dell'Andalusia — Tutti abitano sótto le foglie e parti detrite delle piante. Tetramelus Motsch. ' Scydmaenus Auct.) J". oblongus Sturm, Carniola; T. puhicollis Muli, e Kunze Europa ; T. agilis. Motsch. Giorgia ; T. Styriacus Primmer, Stiria Carniola; T. rufulus Chaud. Imerezia; T. trasversicornis Motsch. Ceylan — Tutti vivono come la specie del gen. precedente. Eumicrus Casteln. E. amplipennis Motsch — Algeria ; E. angivstulus Motsch. Algeria; E. piliferus Motsch, Am. hor. Niagara; E. conspicuus, Schaum, Anda- lusia; E. antidotus Helf. Sicilia; E. laevissimus Motsch. Indie orient: E. cur- tipennis Motsch, N. York; E. Hehoigi Muli. Europa; E. Zimmermanni Schaum Am. hor ; E. cornutus Motsch, Tiflis; E. glabriusculus Motsch. In. or. E. obtu- sus Motsch. In. or.; E. crassicornis Motsch Ceylan. Pseudomicrus Motsch. P. pilipennis Cejdan; P. plutus Motsch, Bengala ; P. americanus Motsch, N. Orleans; P. rufus M. et Kze, Eur. bor. ; P. longicornis Motsch. In. or.: P. Sericollis Motsch. In. or. Syndicus Motsch. 1851. S. pilicornis Mots. In. or. Microstemma Motsch 1857. M. Pilosa Motsch. Amér. centr., M. robusta Motsch. Colombia, M. maxima Motsch. Am. bor., M. magna Motsch. Am. centr., M. birmannica Motsch. Ind. or., M. velutina ìilotsch. Am. centr., M. tarsataM. et Kze. Europe, M. lapidarius Motsch. M. Le Cantei Motsch. Am. bor., M. cognata Schaum. Colombia, M. brun- nea Klug. Colombia, gracilicornis Motsch. Am. centr. iti. affinisi Schaum. Co- lombia., M. rufula Motsch. Am. centr., rubens Klug. Caraccas. Cyrtoscydmus Motsch. C. Bahlmanni Gyll. Rus. m. C. Helferi Màrkel. Madera, C. scutellaris Pz. Europa, C. collaris M. et Kze. Europa, C. punctipennis Steph. Europa, C. obscu- ricornis Motsch, C. ovatulus Motsch. Niagara. C. Chevrieri Heer. Moldavia, C. vernalis Motsch. Cauc, C. flavicornis 'MotBch. Caucaso, C. pusillus, C. spi- nimanus, dei quali 1' ultimo si ha in conto del maschio rispetto al primo M. et Kze. Europe, (f Motsch., C. gibbipennis Motsch. Mobile, C. arcuaticoUis Motsch. Atlanta, C.pit?c/icZZM5 Motsch. N. -Orléans. C KimzeiGéné. Sardegna, C- angustus Le Conte. California, C. subpunctatus Le Conte. Am. bor. N.-York, C. cribrarius — 99 — Le Conte Am. ber. N.-York, C. exilis Er. Europa, C liarallelus Chaud. Rus. Meriti., C. ohlongulus Motsch. Niagara, C. riifotestacexis Motscli. Niagara, C. cautus Le Conte, Califoni., C- sparsus Le Conte. California, C cicatricosus Motsch. Moldavia. Galatz, C. longicollis MotscU. Russia, C. collaris var. Chaud, C. badius Ullrich. Austria C. Godarti Latr. Eur. mér. Scydmaenus Latr. Gen. Crust. et Ins. 1, p. 18L Se. Major Motscli. Carniola, Se. angusticeps Nietner. Ceylan, Se. quinque- foveolatus Motsch. Ceylan, Se. rubicundus Màrkl. Europa, Se svbdepressus Motsch. Am. bor. Mobile, Se. helvolus Schaum. Europa, Se. SparshalU Denny. Europa, -Se. pumilis Schaum. Berlin, Se, gibbulus Motsch, Se. elongatulus M. et Kze. Europa, Se. semieastaneus MOtsch. California, Se. subangulosus Motsch. Ind. or.. Se. angulatus M. et Kze. Europa, Se. californieus Motsch. California. Se. Wetterhalli Gyll. Europe, -Se. bifoveolatus Motsch. Sardegna, -Se. ereticus Motsch. Candia, -Se. intrusus ^c\\&\xxa. Perpignano, Se. incrassatus Motsch. Ind. or. Se. rufescens Motsch. Ind. or.. Se. eastaneipennis Motsch. Mobile, -Se. ni- tidulus Motsch. N.-York, -Se. gravidus Le Conte. Am. bor., Se. eastanicolor Motsch. Mobile, -Se. brunneipennis Motsch. Cej'lan, Se. ptenidiodes Motsch. Mobile, -Se. nigriceps Motsch. Panama, -Se. nanus Màrkl. Europa, nei nidi di Form, nigra, Se. exilis Schaum, Se. suturellus Motsch. Russia, nei nidi di Form, rufa, Se. cinctellus Motsch. Am. bor. N.-York, -Se. misellus Le Conte. Am. bor. Mobile, -Se. validicornis Schaum. Am. centr., -Se. pilicornis Motsch. Am. centr. -Se. Nietneri Motsch. Ceylan. Colombo, Se. impressicollis Motsch. Ind. or. -Se. tennis Motsch. Am. bor. Atlanta, -Se. foveolatus Motsch. Ind. or., -Se. eapillo- sulus Le Conte Am. bor., -Se. piliferus Motsch. Am. centr., -Se. rasus Le Conte Am. bor. Pensilvania, -Se. suturalis Motsch. Colombia, Se rufipes Motsch. Am. bor. Niagara, -Se. pallens Motsch. Am. centr. Se. moniliclavus Motsch. Am. bor. N.-York, -Se. elavatus Le Cont Am. bor., rubricollis Motsch. Am. bor. N.-York, pygmaeus Nietner. Ceylan, elavieornis Motsch. Am. bor. N. -Orléans, -Se. helvolus Le .Conte. -Se. pyramidalis Motsch. Am. bor. Mobile, -Se. fulvus Le Conte. Am. bor. Georgia, S'è. transversus Mot.sch. Amer centr., -Se. crassieornis Muls. Schaum. Ara. centr., Se. validus Motsch. Araér. centr. -Se procer Motsch. Co- lombia, -Se. Motsehulskyi Schmidt. Carniola, -Se. dentieornis Europa, -Se. graeilis Le Conte. California, -Se. eyrtoeerus Motsch. Ceylan, -Se. trinodis Motsch. Ceylan, Sq. coronatus Motsch. N.-York, -Se. elaviger M. et Kze. Europa, nei nidi della Form, eunicularia, Se. Mahlini Manli. Eui^opa nei nidi della Form, rufa., Se. meridianus Motseh. Am. centr., -Se. latipcnnis Motsch. Ceylan, -Se. villosus Motsch. Ind. or., -Se. paehyeerus Motsch. N.-York, -Se. gì andulieornis Motsch. Ceylan, -Se, extensicornis Motsch. Ceylan, -Se. flavidulus Motsch. Ind. or., -Se longipalpis Motsch. Ind. or., -Se. latielavus Motsch. Ind. or., -Se. erassiclavus Motsch. Am. bor. N.-York, -Se. minutus Europa, -Se. hirtieollis Se. americanus Cast. Antille. Cuba. .Se. rutilipennis M. et Kze. Europa, -Se. sardous Motsch. — 100 — Sardegna, Se. salinator Le Conte. Am. bor. N.-York, Se. clavipes Say. Am. bor. Mobile, Se. brevicornis Say Am. bor. N -Orléans, Se. impressicollis Motsch Ara. bor. Georgia, Se. ruhidus Gène. Italia bor. Se. aequalis Motsch. Tran.syl- vanie, Se. conicieollis Motsch. Russie. Guriev, Se. cephalotes Motsch. Am. bor. N. -Orléans, Se. brevieollis Motsch. Am. bor. Mobile, Se.regularis Motsch. Am. centr., Se. obtusieornis Motsch. Am. centr., villiger Motsch. Am. centr. Sehaumii Le Conte. Am. bor. N. -Orléans. Se. tenuieomis Motsch. Am. centr.. Se. villosifrons Motsch. Am. bor. Geòrgie, Se. obtusieollis Motsch. Am. bor. Alabama, Se. basalis Le Conte. Am. bor. Se. analis Le Conte Am. bor. Georgia, Se. obseurellus Le Conte. Am. bor. Mobile. Se. articulatus Motsch. Am. centr.. Se. pharaonis Motsch. Egitto. Eutheia Stepheus, E. plieata Gyll. Europa, flavipennis Motsch. Am. bor Alabama, E. flavipes Motsch. Rus. mér., E. seydmenoides, Steph. Europ. Cephennium Muller. M. et Kze. C. latieoUe Ghevrier. Europa, C. inter- medium Motsch Europa, C. thoracicum M. et Kze. Europa, bieolor Motssh. Styrie, C. fulvum Motsch. Carniola, C. perispinetum Koleoati, C. eorporo- sum Le Conte. Am. bor. C. latum Motsch. Carniola, C. breviiiscuìmn Motsch, Ceylan. Nanophthalmus Motsch. N. megaloderoides Motsch. Tauride. Si aggiungono i generi. Brathinus Le Conte, Aegialites Esch. e Elosoma Motsch. Alla enumerazione sistematica nuova degli scidmenidi, che per comodo dei collettori e degli studiosi di questa famiglia abbiamo creduto di riferire più este- samente, succedono le indicazioni delle specie dei Silfidi, dei generi Oiceptoma delle Indie orientali, e delle Isole Filippine; Attaephilus ' Myrmeeophylus\ le cui specie vivono nei nidi di Atta., costruiti sotto le pietre o in terra ; Catapoeerus, la cui unica specie C. politus Motsch. dell'Am. sett. vive sotto le foglie detrite; Due specie di Necrophorus (Necroforidi), N. ruftcornis, N. plagiatus, della Ca- lifornia; una specie di Bì-achyleptus, di un nuovo genere vicino ai Brachypterus, descritta già da Mannerheim sotto il nome di Strongylus tinetus, anch' esso di California. Chaudoir-Essai monographique du geure Abaeetus Dejean. iSp. geu. co- leopt. T. 3, p. 19dì. Bull. Soc. I. des naturalistes de Moskow. 1869, p. 355. Questo genei'e, che per TA. riassume alcune Feronia Dej. {F. argutor) gli Anchomenus Dej. 1 Distrigus Dej., Astygis Rambur, Dichaelindus Mac Leay è sparso dalle Coste d'Africa alla Senegambia, Guinea, Capo di Buona Speranza, Madagascar, Ceylan, Birmania, Gabon, Australia, Indostan, Martaban, Siam, Bengala ecc. Interessa alquanto alla fauna mediterranea per una specie, {A. Salzmanni), che si ha in Egitto, sulle coste d'Africa, nella Francia meridionale ed in Spagna. L' Autore del Saggio monografico riordina la classificazione delle — 101 — specie, pone delle note intorno a molte di esse, le riassnme finalmente in un indice non tanto breve. S. Solski fa seguire un 5» articolo col titolo « Materiaux pour servir à rétude des insectes de la Russie orientale » ai 4 già pubblicati nelle Horae Societ. Ent. Rossicae; vi si nominano alcune specie di Earpalus, Chlaenius, Philontus e di questi una specie nuova (P. velatipennis), dei contorni di Astrakan ; si indica pei luoghi un Platyrosopus {Ph. elongatus Munh.) e mutato il nome della Bryaxis rubra Motsch. in quello di B. melina, per evitare una con- fusione di due specie diverse una di Astrakan una della Colombia, si pone il dubbio se quella di Astrakan non sia identica colla B. Chevrieri d' Italia e di Siria. Si ricorda fra le specie locali un Bythinus femoratus di Agram in Austria, una nuova specie di Glaresis, ( G. Becheri), una specie di Seriscius gen. sepa- rato da Motschoulski per la pubescenza delle specie dal gen. Crypticus, e si hanno altresì le specie seguenti: Eusomus teniatus Kryn, Callidium rufipes F. Phytoecia geniculata Friv., Rhaebus Mannerheimii Motsch. del quale gì' indi- vidui a coscie grosse sarebbero femmine secondo Motschoulski ; Plectroscelis hreviuscula Fldrm. Bull. Soc. nat. de Moskow T. 42. (1849) p, 459. TISANOTTERI La considerazione scientifica delle cose, tanto comprende quelle delle loro re- lazioni anco rispetto agli interessi particolari dell'uomo, che non si sa dove porre più convenientemente certi suoi portati se cioè nell'uno o nell'altro dei due capi- tali che a noi piace di fare per la entomologia pura, per la entomologia applicata. Cosi, gli ricorderemo altrove, ma pure ci par bisogno di inserire in questo luogo la notizia di una nota dei prof. Cammillo Rondani e Luigi Passerini di Parma, per quanto l'oggetto di essa possa anco riferirsi ad una malattia delle piante. Per lungo tempo la malattia del Carolo, che in Lombardia ed in Piemonte attacca con altri cereali il frumento ed il riso, e fa disseccare gli steli, la spica e la pannocchia, prima della maturità, fu attribuita a speciali effetti di terreno, di coltivazione, di clima; nel 1811 però il Losana conobbe nel frumento un in- setto minuto, che il Gene nel 1835 riferì al genere Thrips di Linneo, e gli impose il nome di Tripe nero. Ora i Prof. Camillo Rondani e Passerini di Parma, videro di nuovo l' insetto del frumento, ed avuto dal signor Negri di Casale copiose notizie intorno a quello che attacca il riso, premesse alcune generalità sulle specie delle Tripsidi allo stato perfetto, il prof. Rondani distingue la Tripside del frumento da quella del riso, denominando Thrips aculeata Fab., la prima, che è il Tripe nero di — 102 — Gene, e Thrips or jzophaga, Rndn., quella del riso, presentando per le larve d'entrambi, per la ninfa della specie orizivora, e per l'insetto perfetto di quella del frumento le seguenti diagnosi : Thrips aculeata, Fab. Larva: allungata, assottigliata gradatamente nella parte posteriore; sei zampe brevi ; colore pallido, biancastro-spoi'co, semidiafana, alquanto pelosa specialmente al margine posteriore dei segmenti ; due antenne mediocremente lunghe, di sette articolazioni, di cui l'ultima assottigliata e sub-acuminata e la seconda congiunta quasi affatto colla prima ; gambe composte del femore e della tibia, quasi egualmente lunghe e terminate da un tarso breve acuminato all' apice ; corpo terminato posteriormente da due lunghi peli. Ninfa sconosciuta. Insetto completo : nero con ali bianche, senza nervature interne, a frangia di peli in tutto il margine ; antenne di sette articolazioni distinte, l' ultima terminata in punta, le due prime nere, le altre biancastre; gambe nere, colle tibie delle anteriori ed i tarsi di tutte biancastre; addome peloso, allungato ed assottigliato posteriormente. Thrips orj'zophaga, Rndn. Larva : bruna-sbiadita, un po' diafana, di forma allungata, assottigliata gradatamente nella, parte posteriore che è terminata da due peli mediocri ; peli scarsi e non lunghi sui margini dei segmenti ; antenne brevi di sette ar- ticoli; gambe brevi con tibie quasi eguali in lunghezza ai femori, terminate da un breve tarso tuberculiforme, non acuminato. Ninfa adulta : bruna pelosa al margine dei segmenti, fornita di alcuni peli nella fronte e nelle gambe : antenne rivolte all' indietro, coperte da una mem- brana che nasconde affatto le articolazioni; femori anteriori rigonfi; ali supe- riori alquanto osservabili, senza frangia di peli ai margini, ma con due nerva- tura longitudinali intermedie parallele alla costale e fra loro, e congiunte al- l'estremità presso all'apice alare; addome terminato da un tubo subcilindrico con un ingrossamento all'estremità. Insetto completo non osservato. IMENOTTERI. Kraatz ricorda che Siebold fu indotto a ritenere che i maschi della Poli- stes gallica si generassero da uova di femmine non fecondate, avendo veduto che lasciato in un alveare della specie soltanto le larve, queste svilupparono in femmine, e nelle cellule loro si trovarono delle uova, che esse soltanto avevan potuto deporre, e dalle quali si svilupparono maschi esclusivamente. A questo, che sarebbe fatto di partenogenesi, Siebold aggiunse di più che le femmine dello Xenos vesparum di Rossi, le quali ne all' esterno ne inter- — 103 — naraente acquistano mai le qualità degli insetti perfetti, e perpetuamente ri- mangono in uno stato larvale, pur non di meno son fecondate dai maschi e generano regolarmente. Collegando questo fatto coli' altro delle larve delle Cecidomie, che sebbene larve sono capaci di riprodurre e riescono vivipare, come osservarono Wagner, Meinert, Pagenstecher, Ganin, Leuckart, Kraatz ne conclude che si ha una serie di fatti diversi da quelli della partenogenesi, poiché la riproduzione ha luogo, ma per mezzo di femmine ancora imperfette, in uno stato immaturo, e per denun- ziarli adotta una espressione già da Von Baer messa avanti, che ò quella di Paedogenesi. — Beri. ent. Zeit. 1870. p. 47. 48. Nessun dubbio sul conto di questi fatti e della opportunità di distinguerli, ma nell'ordine stesso della generazione normale vi sono casi, per quasi ogni ordine di Insetti, e non che per gli insetti per dei vertebrati, in specie degli anfibii, nei quali la femmina ancora per rispetto all'esterna conformazione in istato larvale, è pure atta a ricevere il maschio ed essere fecondata. Se però si considerano gli organi genitali è chiaro, almeno per alcune di esse, come le femmine dei Lampuris^ delle Cocciniglie, Cocus, Dactylopius, Lecanium ecc. qualunque sia il genere a cui appartengono e qualunque lo stato a cui in ultimo si riducono, che le guaine ovigere, e le dipendenze dell' ovaio sono perfette, talché la immaturità dell' organismo coincide con una perfetta maturità sessuale. Ora questi fatti meriterebbero di esser a lor volta separati, e se l'appella- zione di Pedogenesi non può essere adoperata per essi, vi sarà sempre da pi'o- porre l'equivalente. Anco sulla partenogesi ci parrebbe buona qualche distinzione, imperocché di contro a quella per la quale si ottengono indistintamente maschi, e femmine, costituiti quanto ai poteri della generazione in istato noi^male, vi è l'altra come è il caso degli Afidi, per cui si hanno femmine capaci di generar da per se, e poi nelle Vespe e nelle Api si avrebbe l' altra, in grazia della quale per via di partenogenesi nascerebbero maschi soltanto. Il Sig. E. Ballion dimostra che la Tenthredo flavicornis e T. luteicornis Fabr. sono il maschio e la femmina di una medesima specie, e che d altronde sotto la T. flavicornis si è da Eversmann portato una specie diversa, che l'A. nomina T. Eversmanni. Dopo di questo nota molte lacune rispetto alle specie Russe, almeno delle Tentredinee, nel « Catalogus hymenopterorum Europae » di Kirchner, rimproverando a questo di ignorare la « Fauna hymenopterologiae volgo-uralensis » di Eversmann stesso, pubblicata nel Bull. Soc. naturai, di Mo- scovia nel 1847. Bull. Soc. naturai, di Moscow. t. 42, 1869 (p. 441.) Kaval. I. H. — Enneas Ichneumonidarum Curoniae. — Bull. Soc. I. des natu- ralistes di Moscow. t. 41. 1868. p. 503. È la enumerazione di varie specie tutte set- tentrionali; Poecilostictus Ratzehurgi — Maschi e femmine usciti dalla pupa — 104 — della Fidonia piniaria, vicino al P. octopuntatus Ratzb.; Ichneumon leucan- thus^ maschio e femmina, dalla crisalide di una papilionide; Ichn. tubercula- tus mas. preso in libertà; Ichn. pali^ator. femm. preso in libertà; Ichn. cupidus femra. preso in una pianta di Cnicus infestata da Alidi; Ichn. appetens femm. preso in libertà; Ichn. Eichwaldi mas. pi"eso in libertà sul Populus tremula, vicino pel colorito alla var. 4. dell' Jc/in. sedulus Gravenh. Sotto la considerazione fatta poco innanzi a proposito dei Trips del riso e del grano, va pur qui recata una altra nota del prof. Cammillo Rondani pub- blicata da poco sopra alcuni parassiti della Galleruca dell'olmo (Galleruca xantomelana o calmariensis), coleottero che in certi anni si moltiplica tanto sugli Olmi da sfrondare quasi completamente gli alberi, o almeno da renderne le foglie inservibili all'alimento del bestiame, e poi talvolta, dopo una spa- ventevole invasione repentinamente e quasi del tutto sparisce. Di quest'ul- timo avvenimento sono cagione alcuni parassiti e il prof. Rondani potè os- servare e studiarne tre. Il primo è un piccolo dittero denominato Erynna nitida da Robineau-Desvoidy ; benché la specie non sia nuova, è però nuovo in entomologia il fatto che la sua larva viva parassita della G. Xanto- melana. Il secondo è uu microscopico imenottero, molti individui del quale uscirono completi dalle uova di Galleruca, raccolte dal prof. Rondani sulle foglie degli olmi. Questo imenottero fu per la prima volta scoperto dal Boyer de Fonsco- lombe, che lo denominò Pteromalus Gallerucae. Ma dalle osservazioni del prof. Rondani risulta che questo insetto non può venire ascritto al gen. Pteromalus., e che invece deve esser considerato come tipo d' un nuovo gruppo generico, cui il Rondani impose il nome di Oomyzus (succhia-uova , di cui i caratteri .sono : Antenne inserite sotto la metà della faccia, quasi nude, di nove articola- zioni, compresa la prima assai lunga (stipite, seconda articolazione quasi co- nica, terza piccola subglobulare, le quattro seguenti ma più allungate, quasi eguali, l'ottava distintamente più lunga e più grossa, l'ultima piccolissima. Ali superiori con una sola vena marginale anteriore ripiegata all'estremità in un'appendice obliqua, margine apicale fornito di breve frangia di peli; ali po- steriori con frangia di peli al margine posteriore. Gambe semplici, tibie inter- medie terminate da due spini ; tarsi con cinque articolazioni. DITTERI Pei Ditteri si ha dal Sig. Dott. Hensel di Berlino una nota suU a. Dry orni sa Za'cadskii Schummel, veduta in copia nel Dicembre del 1867 e 1869, mentre rara era per lo avanti ne' giardini della città. Distinta dalla D. flaveola special- — 105 — mente pel colore bruno del torace e dell'addome, ch-e è rosso giallastro nell'altra; r A. però crede che le due siano poi di una sola, e che il colore diverso dipenda da un alternativa di generazioni, che dà le gialle in estate, in autunno le brune, coni' è il caso per la D. analis in estate bianca, rossobruna nell' ultima stagione dell'anno. (Berlin, ent. zeit. 1870 p. 133;. — L' osservazione dell' A. ha riscontro a nostro avviso in molte altre, e specialmente nella successione alter- nante di quelle varietà di lepidotteri, per dimensioni e colori appunto diverso secondo le generazioni d'estate o d'autunno e che non paiono ad uno di noi va- rietà nell'accettazione comune della parola, ma piuttosto forme dalle quali colle prime a vicenda si esprime il tipo di una medesima specie. Aggiunge poi l'A. un catalogo dei ditteri delle vicinanze di Berlino ; e di cataloghi dell'ordine stesso il D. Lae-w* produce quello delle specie raccolte in Spagna da Seidlitz, fra le quaii alcune son nuovo cioè : Divctria pollinosa, Helo- pogon binotatus, Lophonotus acutus, Machinus concinnus, Toìnomyza tenella, Carpotricha guttulosa, Tephritis poecilura — op. cit. pag. 137. OMÒTTERI. Dagli annali della società entomologica di Francia, che gli eventi hanno fermato alla dispensa dell'anno decorso, prendiamo a rilevare più specialmente la continuazione della monografia dei Coccidi per parte del Sig. Signoret: la parte ora pubblicata versa sopra i Diaspidi. — Il lavoro procede come ha co- minciato, partendo da ricca provvista di materiali e di informazioni, condotto con cura e con tavole molto eleganti. — L'autore, senza esser parziale davvero, continua pure ad ammettere specie e generi proposti da uno di noi, pubbli- candone le descrizioni. — Auguriamo che i tempi perversi non impediscano la continuazione dell' opei'a, il compimento della quale ninno desidera più di chi pel primo ardì di tentarla. LEPIDOTTERI. 11 Signor Staudinger enumera una lunga serie di specie o varietà nuove di Lepidotteri europei e per la maggior parte della Spagna e delle Canarie. Estrar- i^emo, quando lo spazio ce lo conceda, il catalogo, che può essere importante pei cultori della entomologia anco in Italia; frattanto notiamo che l'Autore invece di descrivere le sue specie, nel modo ordinario, più propriamente le circoscrive per via di confronti e comparazioni, sopprimendo la frase. Beri. Ent. Zeit. 186P, p. 97. ARACNIDI. 11 Signor Filippo Berkau ha negli Archiv fur Nat. Gesch. un assai lungo articolo sulla struttura e la funzione delle mandibule dei Ragni, e passa in mi- nuto esame le parti esterne ed interne di cui si compongono. i4n?». ///. 8 — 106 — Tratta del veleno, e fa una rassegna delle osservazioni occasionali o spe- rimentali riferite intorno agli effetti di esso, secondo le specie ; ma di quello della Lycosa tarantula, pel quale pur avrebbe potuto trovare più larghe, se non pili concludenti notizie, discorre appena e delle osservazioni più recenti del nostro Panceri nemmeno fa motto. Considerate nei rapporti della tassonomia le mandibule dei ragni hanno se- condo certi loro particolari un valore, che l'Autore espone nello schema se- guente ; Mandibule colle unghie rivolte in basso — Fam. 1. MygaUdes Unghie rivolte in dentro, senza macchia 0 fessura alla base, segljettate — » 5. Thcridides — non seghettate, con glandule del veleno sensa ramificazioni — » 2. Dysderides — con ramificazioni — » 9. Attides, — con macchia alla base, senza peli ciliari (Vimperhaare) — » 6. Epeirides — con peli ciliari — » 3. Drassides — » 4. Agelenides — » 7. Thomisides — » 7. Lycosides Egli ha poi premura di aggiungere che il migliore uso sistematico delle mandibule, specialmente pel numero e per la grandezza dei denti della loro seghettatura, è nella definizione de' generi e delle specie. Delle funzioni rileva l'autore che la più essenziale per le mandibole è quella di offendere colla puntura avvelenata gli altri animali, e ciò specialmente per mezzo dell' unghia, praticata presso l'apice e alla parte tergale da una fessura, alla quale rimette l' estremo del dutto escretore della gianduia, che separa r umore velenoso. Tuttavia i peli a modo di ciglia, che si trovano sulle mandibole hanno se- condo esso disposizioni tali da doverli considerare come organi sensoriali, e sebbene possa essere diviso il parere di ritenerli o come organi tattili o come organi auditivi, inclina per altro a quest'ultimo. Sulle macchie basali che egli ha descritto non ha poi idee precise. Dì opere descrittive, sui ragni abbiamo sott' occhio quella ora comparsa di Thorrell; On the genera of European Spiders, la quale pel suo carattere va a diA^entare un indispensabile elemento di bibliografia aracnologica presso ogni studioso, e non si può riassumere in una breve notizia ; ma sui ragni ita- liani si ha ora un Catalogo sistematico, con alcune, ed eccellenti, figure dei signori Canestrini e Pavesi, i quali, come hanno cominciato, così accennano di voler compiere lodevolissimamente lo studio di questi animali, rispetto all' Ita- -^ 107 — Ha 0 di porre coi loro lavori la nostra biblioteca scientifica a pari di ogni al- tra in Europa. In aggiunta alle già pubblicate si hanno alcune nuove specie. Segcstria Garhiglictti delle mura di Genova; Dysdera tessellata, di cui la fem- mina era già stata descritta dagli autori medesimi, delle quali però ora descri- vono il maschio; Lyniphia albomaculata del Cantone Ticino del Trentino, e dell' Emilia ; Amaurobius crassipalpis di cui hanno il maschio soltanto, ed è del Trentino e del Cantone Ticino. Archiv. per la zoolog. Tanat. comp. e la fisiolog. Soc. 2, Voi. 2, 1870. Sotto il titolo: « Aranae nonnullao Novae Hollandiae » il signor T. Thorell, ha teste pubblicato in Stocolma le specie seguenti: Pam. EPEIROIDAE — Gen. Epeira — Sp. E. thyridota. — Fam. THERI- DIOIDAE — Gen. Lathrodectus — Sp. L. Hasseltii, L. Scelio. — Fam. E- NYOIDAE — Gen. Storena — Sp. S. formosa. — Fam. AGALENOIDAE — Gen. MiTURGA — Sp. M. lineata. — Fam. THOMISOIDAE — Gen, Stephano- pis — Sp. S. Cambridgei, Gen. Hemicloea — Sp. H. Sundewallii, Gen. yoconia — Sp. Y. insignis, Gen. Heteropoda — Sp. H. Calligaster, H. Pessleri. — Fam. LYCOSOIDAE — Gen. Tarentula — Sp. T. Leuckartii. I generi Miturga (jxiTog, fllum ; "EPFQ, laboro), Hemicloea (>)jU£, semi; •/Xoiòg, collare), e Yoconia [Yoconius, nom. prop.) sono nuovi. A titolo soltanto di curiosa notizia daremo quella del ritrovamento a Livorno di \\n beir individuo vivente di Mygale avicularia in un magazzino di campeggio. CROSTACEI. In omaggio alia importanza del lavoro, e delle sue rivelazioni, con animo lieto per dolce ricordo di breve convivenza, seguita da perdurante amicizia con l'Autore, vorremmo pur dar conto degli studi del sig. Dott. A. Dohrn sulla evo- l.uzione di parecchi crostacei dall'uovo e dall'embrione, in parte pubblicati negli lenaische Schriften., in parte nello Zeitscrift fur Wissenscliaft. Zoolog. e dei quali un primo cenno fu dato l'anno decorso. (V. Bull. Soc. ent. ital. t. 2, p. 94). L'Autore trova modo di portare allo stesso significato morfologico due appendici sitiliformi dell'embrione degli Ascllus, con un apparecchio branchiale rudimentario dei Cumacei e dei Tanaidi, e di ravvicinare per questo, i tipi indi- cati a quello dei Podoftalmi, e secondo la Teoria delle discendenze, ripeterli tutti da uno stipite solo. Durante la evoluzione embrionale dei Cumacei egli trova poi uno stadio, nel quale si manifesta per essi la condizione dell'embrione degli Isopodi, mentre in uu altro stadio si ha piuttosto quelle di un embrione di Decapodi, sicché intanto i Cu- macei si pongon di mezzo ai due tipi, e di nuovo tutti entrano in relazioni comuni. Dal processo formativo poi dei Picnogonidi l'Autore conclude che questo gruppo, dagl'Inglesi e dai Francesi generalmente riferito ai Crostacei, dai Te- — 108 — deschi agli Aracnidi non si deve mettere insieme ne coi primi ne coi secondi; mentre poi sarà da trovare una comune origine dei ragni e dei crostacei coi vermi. Dai fatti osservati sulle Pranizia, Anthura^ e Paranthura, l'Autore viene a concludei-e che tutti e tre i tipi hanno stretto parentado fra loro, mentre poi, dalle particolarità, che appunto gli uniscono, trovansi collocati insieme, ma isolati in mezzo agli Isopodi. In una nota del Professor S. Ricchiardi, inserita neirArchivio per la zoo- logia e l'anatomia comparata, da esso pubblicato, si descrive una specie di Bo- molchus parassita sulle branchie di una specie di Ostracion, e cosi denominato B. Ostracionis. Questa specie accennerebbe al genere Eucanthus di Cltius per i grossi un- cini, che porta al cefalotorace, e per la posizione delle zampe mascelle; ma si riferisce piuttosto ai Bomoldius, per la forma e piega del primo articolo delle antenne interne, per la forma delle mandibule e delle mascelle, per la confor- mazione dell'ultimo articolo del ramo interno degli arti del quarto paio, per il suo addome diviso solamente in quattro segmenti, mentre tutto il corpo divi- desi in dieci. Sono poi caratteri della specie la forma della fronte, un corpo j alino intei'no che l'Autore considera come un organo tattile, una cresta che va da una parte all'altra del cefalo torace posteriormente, le proporzioni dei segmenti poste- riori del corpo, la forma del primo paio di piedi natatori, le spine rigide ordi- nate in serie verso il margine anteriore laterale del nono segmento, la forma della porzione basilare del primo articolo delle antenne del primo paio. Due buone figure accompagnano il testo. 11 pai'asitismo, tanto fi^a le piante come fra gli animali, esprime una serie di relazioni, conduce ad una moltitudine di conseguenze, che non si misurano dal solo enumerare quelle specie che passive o attive vengono in vista per esso. — Già è stato discorso di alcuni insetti ditteri o imenotteri parasiti di altri insetti, e delle Tripsidi parasiticamente piantate sopra il riso ed il grano. L'illustre Prof. Van Beneden dell'Università di Luvanio nel Belgio, par- tendo dal fatto già noto che mentre i pesci plagiostomi o selaciani sono infe- stati da vermi cestodi, veri parasiti o nostositi a perfetto sviluppo, e gli altri pesci dei quali si alimentano i primi contengono invece per lo piiì i medesimi vermi in stato di scolice vescicolare asessuale o larvale, come parasiti transi- tori 0 Xenositi, si è proposto di vedere se i Cetacei si trovassero, pei parasiti loro, nella condizione dei pesci dell'una serie o dell'altra. Fatto un elenco di tutti gli ospiti estenii o interni dei cetacei più conosciuti, l'autore sul conto dei vermi viene a questo, che i cestodi perfetti mancano in essi, salvo una sola eccezione per un delfino del Portogallo ; che nelle specie dei due generi Hyperodon e Delphinus si trovano dei cestoidi asessuali ci- stici, nelle carni. Due specie di distomi abitano, una nel fegato e nei canali bi- — 109 — liari, r altra nelT intestino di alcuni grandi cetacei. Gli Echinorinchi paiono i più frequenti e piìi veri parasiti stabili o nostositi di questi animali. Fin qui nulla entra T entomologia, ma sarebbe stato toglier troppa parte di pregio al nostro rendiconto l'aver trascurato di riassumere anco le indica- zioni che sopra. L'entomologia viene avanti ora, poiché il maggior numero dei parassiti dei cetacei sono crostacei, cirripedi, o acarini. In ordine col respettivo domicilio si posssono indicare cosi: LEMODIPODI A. Liberi sulle balene: Cyamus ceti L. sulla Balena mysticetus, C. biscayensis. — B. biscayensis, C. erraticus Roussel de Vanzeme. — B, australis, C. Thompsoni. — Hiperoodon, C. GloMcipitis Lutk. — Globiceps melas, C. monodontis Leutk. . Monodon monoceros, C. nodipes Leutk ISOPODI Cirolana globicipitis, — nelle narici del Globiceps, melas, (Martens), Onisciis..A — Physeter macrocephalus. SIFONOSTOMI Penella Balenopterae. Sulla Balenoptera musculus, crassicornis Stp. — Hiperoodon, pustolosa Baird. — Delphinus, Lernaeonema nodicornis Stp. — Delphinus Delphis. Cirripedi. Conchoderma auritum. Inserito sul Diadema balaenaris del Megaptera Boops e M. Lalandii. Coìichoderma cuvierii. Physeter macrocephalus. — Hiperoodon. — Diplodon europaeus. — Globiceps melas. Cineras. Balaena japonica. Xenobalanus globicipetis. G. melas. Coronula biscayensis. Bai. biscayensis. Coronilla balaenaris. Bai australis, e tutte le B. delle regioni temperate fino dalle primissima età. — 110 — Tiihicinella trachealis — B. australis. Diadema japonica. — B. japonica. Diadema balaenaris. Megaptera Boops, M. Lalaudii. Diadema Megaptera Novae zelandiae. Diadema californica sp. n. Megaptera antarctica. ACARINI. Acaridina halaenarum. Vaa. Bau. ii. sp. ti'ovata fra le Ttibicinella, e Cyamiis della Balaena australis. Van Beneden. Les Cetacées, leurs commensaux et leurs parasi tes — Bull. Ac. R. des Se. de Belgique T. 29. 1870. La osservazione della Cirolana globicipitis nelle narici del Globiceps melas, si deve a Gervais, e fu fatta sopra un individuo della specie preso nel Medi- terraneo. Anco noi nel 1849 abbiamo avuto occasione di osservare e dissecare con diligenza una femmina della specie stessa ai^renata sulla spiaggia di S. Stefano, ma sebbene abbiamo diretto appunto la nostra attenzione alla presenza di pa- rasiti se vi fossero stati non abbiamo incontrato ne' cirripedi, ne' crostacei, ne' vermi di qualunque sorta. Il Phyllobotrium. delphini (scolice) descritto da E. Van Beneden nel 1868 (Comptes rendus de l'Ac. des Se.) si è pur trovato da noi neli' adipe di un indi- viduo di Delpliinus Delphis, appunto verso quel tempo, e i nostri disegni fatti sull'animale vivo corrispondono esattamente con quelli ora dati dal sig. Van Beneden — Parecchi individui poi di questo verme si conservano nella colle- zione del Museo di Firenze — Citandosi a questo punto il Redi dal sig. Van Beneden, ci pare assai incerto il passo a cui ci potremmo riportare e che suona così. « Insomma ancorché tante parti del da me nominato Delfino fossero ver- « minose (di quali vermi non parla) nulla di meno i reni veri non erano ver- « minosi, ma solamente apparivano alcuni bitorzoletti o vescichette piene di « vermi sull' esterna superfìcie de' due reni succenturiati Queste vescicliette « verminose sa' reni succenturiati non solamente gli ho veduti (sic; in questo « suddetto delfino, ma ancora in un altro senza che questo secondo avesse ve- « runa altra parte del suo corpo verminosa ». V. opuscoli di storia natur. di Francesco Redi ediz. Lemonnier 1858, p. 430. ENTOMOLOGIA APPLICATA ENTOMOLOGI.A. AGRARIA. Gli uccelli ed insetti in rapporto coli' agricoltura. — Agli studiosi di ento- mologia agraria è noto come ad oppugnare la generale opinione che vuole risparmiare gli uccelli e favorirne la propagazione, come quelli cui la natura — Ili — diede incarico di distruggere gì' insetti nocivi allo sviluppo dei vegetali, l'egregio Prof. Rondani abbia, nel 18G8, pubblicato un suo opuscolo intitolato: Gli uccelli e gli insetti dannosi all' agricoltura, nel quale l'illustre entomologo parmense dimesticava come gli uccelli insettivori nutrendosi tanto degli insetti nocivi ai prodotti dei campi quanto di quelli che li difendono, potesse l'opera loro rite- nersi per lo meno inutile se non dannosa, e come, più che dagli uccelli, gì' in- setti fitofatji sieno tenuti nei giusti limiti di propagazione dai parassiti e dagli entomofagi, i quali sono i veri amici ed alleati dell'agricoltore. Ad oppugnare gli argomenti del Rondani, ed a sostenere l' importanza degli uccelli nell'economia rurale, sorse nel 1869, il Prof. Calderini con un suo libro intitolato : La legge stilla caccia e V opuscolo del Prof. Rondani, nel qual libro r egregio Direttore del Museo di Yarallo dopo di avere, con una non comune eleganza di elocuzione, criticato la legge sulla caccia, confuta diffusamente r opuscolo del Rondani sostenendo la sua tesi in favore degli uccelli. Ora il Dott. Sabbioni nel suo recente opuscolo: Gli uccelli ed insetti in rapporto coli' agricoltura, dopo di aver esaminato le opposte opinioni dei due contradittori, sostiene ed appoggia con vari esempi quella del Prof. Rondani, considerando come un'illusione' zoologica l'importanza degli uccelli nell'eco- nomia rullale, e termina dicendo esser bene che la caccia sia informata a leggi regolatrici in vista di conservare il selvaggiume come sostanza alimentare e commerciabile, purché non si pretenda di favorire con esse leggi l'economia rurale, essendo ancora a dimostrarsi l'importanza degli uccelli insettivori per riguardo all' agricoltura. Stazioni, e istituti per V allevamento dei bachi da seta. — Parecchi gior- nali, fra i quali quello di Agricoltura Industria e Commercio, annunciando come essendo stati portati a compimento gli studi per lo impianto di una stazione bacologica sperimentale, il Ministero siasi già rivolto alla provincia, alla Ca- mera di Commercio ed al Comune di Padova, per invitarli a dichiarare con qual somma intendano concorrere alla spesa sia d' impianto come di mantenimento. La stazione sai^ebbe presso a poco organizzata come V Istituto bacologico di Gorizia. A proposito di cotesta notizia il Giornale di agricoltura sovracitato, cosi si esprime: « A noi non resta che di augurare che questa bella idea trovi modo di tradursi in un fatto compiuto. Da questi istituti, che sono le vere sedi della scienza e della pratica, deve trarre alimento e nuova vita la ba- chicoltura. » Commissione bacologica. — Il governo ha affidato ad una Commissione r incarico di alcune rigorose esperienze sopra campioni di seme inviati dal regio Ministro italiano in China. La Commissione avrà sede pres.so la scuola superiore di Agricoltura in Milano, e ne faranno parte il Direttore della mede- — 112 — sima, Cav. Prof. Cantoni, come presidente, il Cav. Prof. Cornalia, il March. Bal- samo Crivelli, il Cav. Prof. Keller direttore del Comizio Agrario di Padova, e il Sig. Cav. Vasco Amedeo già rappresentante italiano al Congresso agrario di Lione. Il Ministero ha raccomandato alla competente Commissione di far in modo che le esperienze siano eseguite nelle diverse zone agrarie d' Italia. Per iniziativa della Camera di Commercio e col concorso del Comizio agrario, si è aperto in cotesta città un Istituto bacologico, che serve ad un tempo di scuola, di osservatorio microscopico e di centro per la riproduzione delle se- menti nostrane a sistema isolatore. Oltre le somme destinate per impiantare detto Istituto, siamo lieti di sapere che il medesimo abbia avuto in dono un ottimo microscopio dal ministero di Agri- coltura e Commerciò, un altro dal socio sig. Giuseppe Ducos, e che il prof. Con- soli, docente di agricoltura nelT Istituto tecnico bresciano, abbia offerta la gradita opera sua per gì' insegnamenti e gli esami microscopici. Semi da bachi. — Il Ministero di Agricoltura e Commercio del nostro regno (ed anche, non è molto, quello di Francia) ha con diverse circolari fatto cono- scere agl'interessati in Italia nel commercio del seme del Giappone, che il governo si è adoperato onde impedire che certa associazione riesca in quel lontano paese a limitare la produzione e quindi la esportazione, per poterne poi chiedere prezzi elevatissimi. Dal Turckestan russo, e dalla Bukaria è stata importata quest' anno un assai vistosa quantità di seme da bachi. — La forma dei b )zzoli la qualità della seta non sembra differir molto da quella delle razze indigene di seta bianca, o gialla, e gialla più specialmente. — 11 seme ha una tinta rossastra che lo di- stinguerebbe assai da quello delle razze nostrali o giapponesi, ma la tinta spa- risce, e le subentra quella violacea comune allorquando il seme si sottoponga a una lavatura. Le farfalle lo eiaculano con poca o punta materia gommosa sicché non aderisce alla tela, e si raccoglie sciolto ove cade. — Un esame fatto istituire in conflitto dall' importatore e dal Comitato della Società bacologica italiana per mezzo dei prof. Ad. Targioni Tozzetti e prof. Pietro Marchi ha fatto riconoscere che il seme medesimo in qualche partita immune da corpu- scoli, in altre ne contiene fino ad un indice di infezione del 3 al 4 per 100. — Si ritiene alquanto piìi difficile a nascere, e di un allevamento alquanto più lungo. — Sarebbe desiderabile che gli allevatori ai quali è toccata parte di cotesto seme, tenendo dietro al corso dell'allevamento, ne facessero conoscer poi i resultati. Allevamento delle api — 11 Comitato apistico, emanazione del Comizio agra- rio di Firenze, dopo avere nell'anno decorso fondato 1' Apiario nel giardino della R. Società di orticultura, fuori la porta S. Gallo, sotto la direzione tecnica del ~ _ 113 __- P. Giotto Ulivi, e la cooperazione di alcuni giovani egi'egi quasi tutti del pa- triziato della città, con beli' esempio ha eseguito quest' anno le operazioni di trasloco, e altre occorrenti nella stagione, profittando della circostanza per di- mostrare il procedimento pratico a non pochi clie sono accorsi per apprendere l' arte del custodire le api con metodo razionale. — Questi lodevolissimi eser- cizi! continueranno per tutta la buona stagione, combinati con altri destinati a dare idea della natura propria delle api medesime, e quindi dei principii della pratica bene informata ed ai quali ha dato principio il prof. A. Targioni. Verme distruttore dei limoni. — Dall' Orticoltore ligure e da altri gior- nali si annuncia che in qualche limoneto del territorio di San Remo venne sco- perto un Anemie, cioè una larva che rosica e perfora i petali dei fiori non ancora sbocciati dei limoni, ne rode le antere, i filamenti e il pistillo ; indi facendosi via per quest' organo, o anche forando direttamente i teneri frutti ne rosica tutta la polpa, lasciando vuote le logge. INSETTI VELENOSI. Sul veleno delle api. — Nel giornale L' Igea del p. p. gennaio corrente anno, leggesi una nota del chiarissimo prof. Mantegazza sul veleno speciale clie le api separano nell'apparecchio a ciò destinato, e inoculano col pungiglione di cui sono aleniate. Ilaccolto sopra lastrina di vetro 1' umore velenoso si presenta come un liquido molto denso, traspareutissimo, clie asciugando lascia un deposito gom- moso perfettamente solubile nell'acqua. Al microscopio presenta alcune goc- cioline oleose. Prendendo una piccola quantità sovra un ago da cateratta il prof. Man- tegazza potè uccidere con esso alcune mosche ed anche un' ape. Le sue espe- rienze sono, così egli scrive, affatto contrarie a chi ha voluto attribuire l'azione del veleno dell' ape alla presenza dell' acido formico. Poscia ricorda i principali fenomeni di cotesta puntura, e come di solito non riesca grave. In qualche caso però rie.'sci tale ; e in proposito espone due fatti di sua conoscenza, nei quali si ebbe a deplorare la morte. Rapporto alla cura osserva come debba essere prima indicazione quella di estrarre il pungiglione infìtto nella carne, e poi applicare pezzuole bagnate neir acqua salata fredda ; ed anche cauterizzare la parte ferita con una goccia di essenza di trementina o di ammoniaca, applicare ammollienti od altri rimedi, che pure accenna, secondo le circostanze. Chi però non voglia esser punto dalle api sappia piuma di tutto non irritarne lo sdegno sia pur anco con atti di paura. — 114 — So'pra il veleno degli scorpioni — Il giornalismo scientifico si è in questi ultimi tempi occupato delle ricerche fatte da Jousset sul predetto veleno, e sulla sua particolare azione sulT organismo animale. Il veleno dello scorpione (il più velenoso, come è noto, è l'africano) si presenta come un liquido scolorito e limpido, decisamente acido, solubile in tutte le proporzioni nell'acqua, poco solubile nelF alcool, insolubile nell'etere ; è un i)o' più denso dell' acqua. Esaminato col microscopio mostrasi trasparente, e qua e là offre piccole cellule epiteliali e piccolissime granulazioni. Calcolasi che ciascheduno scorpione abbia nelle sue vescichette velenifere la piccolissima quantità di due milligrammi di veleno. Il veleno dello scorpione occitano agisce direttamente sopra i globuli rossi del sangue (e non sembra agire che su questi soliì, ai quali fa perdere la proprietà di scorrere gli uni sugli altri, per cui formansi delle piccole masse che ostruiscono i capillari e mettono ostacolo alla circolazione. La spiegazione del Prof. M. Schiff 8ul modo di agire del veleno dello scor- pione sarebbe diversa, se non andiamo errati, da quella data da Jousset; infatti, secondo il suUodato fisiologo, iper quanto ne risulta da una comunica- zione non è gran tempo fatta alla Società Medico-fìsica di Firenze) il curaro, il veleno dei rospi, della salamandra, della vespa, dello scorpione, nonché la conicina, affievolirebbero fortemente soltanto la conducibilità nervosa; e in questi casi il cuore eccitato dal sangue può ancora seguitare a contrarsi. Il professore Ranieri Bellini nel suo recentissimo Trattatello di Tossi- cologia domestica a pag. 99, scrive : « Asseriscono inoltre alcuni , che la « puntui^a dello scorpione sia in Toscana più pericolosa che in altre con- € trade d' Italia, e sembi^a che nel Tirolo italiano e nel Genovesato sia affatto « innocua. « Pare però a noi che siffatta asserzione non possa aver conferma se non allorquando si faranno diligenti esperienze comparative e si determine- ranno le condizioni sotto le quali seguono gli effetti diversi della puntura. E qui bisogna pur francamente dire come dalle esperienze del Redi fino ai giorni nostiM, non si trovi chi sotto un analogo punto di vit;ta, siasi cullato di ripeterle. A proposito poi della cura di avvelenamenti avvenuti per inoculazione di un veleno organico, che gì' insetti fabbricano nel proprio seno (api, vespe, ca- labroni ecc.) non tornerà forse inopportuno ricordai'e che anche il sullodato prof. Bellini a pag. 124 raccomanda 1' uso dell' ammoniaca liquida e in mancanza di questa si potrà, egli dice, « spremere sulla puntura del succo di cavolo, di « ramolaccio, di rapa, che, come mi assicura il mio distinto maestro prof. Paolo « Savi, seda a maraviglia il dolore e lo spasmo, e modera la infiammazione « che nella parte oflfesa si dichiararono. » Il prof. Mantegazza invece nella precitata nota sul veleno dell' ape, consiglia doversi far uso, e l' uso è popolare — 115 — in molti luoghi di Toscana almeno, quando si fosse punti in mezzo alle cam- pagne, della prima erba aromatica che s' incontra, la quale, dopo di averla masticata e imbevuta di saliva, si deve stropicciare sulla parte offesa. CORRISPONDENZA SPECIALE DEL BULLETTINO La corrispondenza che segue è dovuta all'egregio Sig. Senuoner di Vienna, al quale i compilatori si professano gratissimi dell'invio. In una delle sedute della R. Accademia di Scienze a Vienna in gennaio a. e. il dott. Graber presentò una memoria sul sangue, e specialmente sui cosi detti coi^puscoli di sangue degli insetti e d'altri animali invertebrati. Questi corpu- scoli di sangue si mostrano assai variabili rapporto al loro numero, grandezza e forma. Essi presentano dei passaggi dalla forma d'un fuso a quella d' un C -e d'un ferino di cavallo, all'altra di un disco biconvesso ed anche circolare; essi hanno un diameti^o di 0,008-0,02 ma anche di 0,04 e più ; specialmente sono carat- teristiche le piccole goccioline d'un olio grasso di color giallo, talora quasi rosso giacinto, ch'essi contengono; sangue rosso trovasi assai di rado. Società zoologica botanica a Vienna. Seduta del gennaio 1871. 11 prof. Ausserer diede i risultati dei suoi studi sugli aracnidi-migalidi. i quali egli annovera fra i più infimi secondo la loro strut- tura anatomica. — 11 Sig. i?og'en/io/"er presentò un manoscritto del sig. Ischek, in cui parlasi d'un gruppo di Icneumonidi e descrivonsi le specie viventi nell'Au- stria fra cui diverse nuove. L'A. dà poi descrizione d'una nuova tignola [Butalis màlleri) finalmente fa menzione e catalogo dei lepidotteri europei con 6047 specie. Seduta del febbraio 1871. Rogenhofer partecipa notizie date dal sig. Geiger di Zara, il quale notifica che la Heliotris arenigera devasta i piselli verdi e in tale modo, che in 4 canestri si trovò una libbra di bruchi ; cosi pure si presentò come devastatore delle viti l'anno scorso la Tortrix viticana — Brauer descrisse la larva del Micromus, la quale sin ad ora era ignota e che egli trasse dall'uovo. — 11 Pi'Ofessoi^e Mayr presentò una monografia dei Belostomicidi, una famiglia assai interessante degli Idrocoridi, che egli divide in 12 generi; dipoi egli ac- cenna l'opera del prof. Stài, Enumeratio hemipterorum, in cui descrivonsi tutte le specie di diverse famiglie con retta revisione dei sinonimi. Nel giornale Carinthia, che si pubblica a Klagenfurt da parte del Museo di storia naturale e della società storica, troviamo nel n" 12 del 1870 la descrizione della metamorfosi della Tinca spretella, su cui vive, come parassita, l' Esuchus mansuetus Grav-, e la quale unitamente ad altri insetti Psocus pulsatorius, — 116 - Pulex hirundis Kehl, Ornithomyia auicularia Attagenus megaloma vive nei nidi della Hirundo tirbica (Balestruccio. In questa stessa dispensa troviamo descritta dal Sig. Zwanziger una escur- sione fatta da lui alla Strachalpe e sul Swetapei, nelle cosi dette Karawanke (caverne?) della Carintia, e accenna gli insetti raccolti da lui come Procerus gigas, che vive solamente nelle Karawanke, Carahus intricatus, C. Carinthiacw; (raro), Pterostichus planipenis^ Pter. fascialus, Pt. pMncj« « Mail RoNDANi Prof. Camillo. — Degli insetti parassiti e delle loro vittime (continua) Pag. 121 Passerini Prof. G. — Flora degli Afidi italiani finora osser- vati (continua) » 144 RoNDANi Prof. Camillo. — Ortalidinae italicae, collectae, distin- ctae et in ordinem dispositae (continuaz. e fine) .... » 161 Bargagli P. — Materiali per la Fauna entomologica dell'isola di Sardegna ; Coleotteri (continua) > 189 Ragusa Enrico. — Altre due nuove specie di Coleotteri tro- vate in Sicilia » 195 Dei Apelle. — Presunto ibridismo delle Coccinelle » 197 Rassegna entomologica. — Studii descrittivi - Varietà - Biblio- grafia - Entomologia agraria » 200 DEGLI INSETTI PARASSITI e: delle loro vittime ENUMERAZIONE CON NOTE del ■ Prof. CAMILLO RONDANI ELENCO DEI PARASSITI NEMICI DI INSETTI DANNOSI Ho preso nota dei fatti numerosi di parassitismo entomolo- gico, grado grado che venivano a mia cognizione, nel consultare le opere di molti scrittori, allorquando riconosceva che avevano relazione colla economia campestre boschiva o domestica : ed alle note così raccolte ho aggiunte le osservazioni dello stesso genere che furono fatte da me, ne' niiei studii sulla Entomologia applicata. L' insieme di queste notizie, quantunque non possa contenere tutto ciò che si sa in tale argomento, e debba necessariamente riescire incompleto per le scoperte che tuttodì si vanno facendo, pure ho creduto non affatto inutile la sua pubblicazione: prima di tutto, perchè una volta ordito il lavoro con una raccolta di fatti abbastanza numerosi, sarà più agevole in seguito portarvi incre- mento di nuove, o non indicate osservazioni per renderlo grada- tamente meno imperfetto: d'altra parte poi non può essere senza vantaggio il far conoscere, più di quello che lo sia attualmente, il numero grande delle specie benefiche di Insetti che hanno per missione dalla natura di limitare la moltiplicazione eccessiva di quelle che in vario modo riescono perniciose, essendo la poca o quasi nessuna cognizione de' parassiti una delle cause principali che fa cercare rimedii contro gì' Insetti infesti, in palliativi di Ann. Ili 9 — 122 - nulla efficacia: ed in ogni modo si deve credere che un catalogo di questi piccoli ma leali amici dell' uomo, perchè nemici de' suoi nemici, sarà volentieri conosciuto da quanti hanno desiderio di istruirsi, siano, o no, cultori di scienze, o di piante. Importa però qui di notare, che non tutti gli Insetti, che mangiano altri Insetti, sono parassiti, ma tali soltanto devono ritenersi quelli che almeno nel primo periodo della loro vita, cioè in istato di larva, si nutrono succhiando o rodendo internamente altre specie o gruppi di specie determinate, nel corpo delle quali furono deposte allo stato di uovo dalle loro madri: ed invece non appartengono ai Parassiti que' voraci insetti che in varii periodi della vita predano e divorano altre specie senza scelta, e senza distinzione, perciò anche le utili e le parassite : da questi Insetti polifagi non si può attendere vantaggio se non in qualche raro caso, ed assai limitato, se pure talora non portano più danno che giovamento. L'opera di queste specie voraci è da pareggiare nei suoi effetti a quella di altri animali insetticidi, Mammifferi, Uc- celli, Rettili ecc., i quali distruggendo insieme cogli Insetti dan- nosi alle piante ed ai loro prodotti, anche molti nemici naturali degl' Insetti stessi, il vantaggio che recano è per lo più compen- sato, se non è superato, dal danno, e perciò l'agricoltura non può tener calcolo della loro influenza. Ma dei veri Parassiti è di grande importanza avere cono- scenza, tanto almeno da non confonderli coi dannosi, e non siano esposti insieme, alle stesse persecuzioni; e perchè conoscendo i costumi, e quindi gli effetti benefici di questi provvidenziali per- secutori delle specie infeste, si capisca quanto sia superiore il van- taggio che ne trae l'agricoltura, a quello che può attendersi dagli altri animali insetticidi, non esclusi gli Uccelli, i quali facendo man bassa sugi' insetti nemici ed amici dell'agricoltura non sono meritevoli di quella protezione che molti vorrebbero loro accor- data. Supponiamo p. e. che una femmina di Icneumone abbia 200 ova da deporre in altrettanti bruchi, mettiamo che siano 100 soli, se questo parassito venga mangiato da uno storno, questo fatto — 123 — salverà la vita a 100 bruchi, od in altri termini, lo storno dovrà divorare 100 bruchi prima di avere compensato il danno dell'ucci- sione di un solo Icneumone. Io sono persuaso che se tutti gli uccelli insettivori scompa- rissero dalla terra, nessun sensibile turbamento ne verrebbe al- l' ordine delle cose create, le piante non sarebbero infestate di più dagli Insetti litofagi, perchè i loro parassiti non avrebbero più negli Uccelli dei persecutori e la loro moltiplicazione sarebbe più regolare e più sollecita, e meglio eseguirebbero il loro mandato naturale; mentre se fosse possibile che i parassiti cessassero dalla loro opera benefica, di limitare la propagazione delle specie per- niciose, anche quando si moltiplicassero immensamente gli Uc- celli, un tale sconvolgimento ne seguirebbe in tutto il regno vege- tale, e per conseguenza anche nel Regno animale, non potendo essere che di minima importanza la voracità distruggitrice degli Uccelli, anche centuplicati, a confronto della incalcolabile fecondità degli Insetti, dai quali in tempo breve tutta la vegetazione ne sarebbe invasa, ed offesa per modo, che una gran parte delle piante ne sarebbe spenta. I veri Entomologi osservatori sono tutti d'accordo nel rico- noscere che spetta ai Parassiti il compito sublime di conservare l'equilibrio fra le specie organiche che convivono sulla terra, ed in altra mia pubblicazione ho riportati alcuni brani di scritti di celebri naturalisti sopra tale argomento, e qui mi limiterò a tra- scrivere alcune parole in proposito, pubblicate dall' illustre Perris nella sua introduzione all'opera importantissima sugli Insetti del Pino marittimo, e sono le seguenti. « La Nature qui a mis ordinairement le remède a coté du mal, qui, malgré sa sollicitude pour la conservation des espèces, s'attache a prevenir leur exuberante propagation: qui travaille sans cesse a maintenir ces lois d'équilibre en vertu des quelles nulle espèce ne doit devenir preponderante a assigné à ces Insects (Phytophages) des parassites qui se devouent a leur perte, avec cet acharnement, cette ingénieuse obstination, qu'ils apportent eux mémes dans l'accomplissement de leur mission — 124 — et c'est ainsi que s'accomplit cette loi suprème, qui a fixé la lì- mite, au delà de la quelle nul ètre ne peut s'etendre sans danger pour lui. » È cosa notevole, che i numerosi Insetti parassiti di altri in- setti appartengono quasi tutti a solo due ordini, dei sette od otto di cui si compone l' intero Popolo degli Esapodi, cioè, od ai Ve- sparìi, od ai Muscarìì, ed appena alcuni se ne trovano negli Scarabeari, e quasi nessuno in altri ordini. Nel disporre i generi cui appartengono i parassiti di questa raccolta, dopo averli divisi ne' tre ordini sopra indicati, ho dovuto adottare il metodo alfabetico, come ho fatto anche per le specie che in ciascuno di essi sono comprese, perchè meglio si presta alle ricerche per chi non è molto versato nella entomologia, no- tando però, per ognuno dei generi, anche la famiglia cui spetta nell'ordine proprio. Le specie nominate in questo elenco di Parassiti sono quelle soltanto delle quali è conosciuta qualche vittima che reca danno a cose utili all' uomo, ma moltissime altre si aggiungeranno in seguito, man mano che saranno scoperti gli Insetti nocivi che ser- vono di pasto alle loro larve. Per ciascun Parassito sarà accennato quale sia o quali siano le specie di cui è particolare nemico, registrandone il nome ge- nerico e specifico, e talora il generico soltanto quando il Parassito uccide diverse specie congeneri od affini : noterò anche per le vit- time l'ordine entomologico cui ciascuna di esse appartiene, perchè se si desidera qualche ulteriore notizia sulle medesime possa essere agevolmente trovata nell'altro mio lavoro sugli Insetti dannosi ed i loro parassiti, in corso di stampa nel periodico di Bologna, Ar- cliivio per la Zoologìa ecc. È da notare che in questo elenco ho fatto uso per gli ordini degli Insetti di nomi distintivi diversi da quelli adottati nella scienza, ma si vedrà che i nuovi vocaboli sono tali da essere più facilmente intesi da chi non ha studiata entomologia, e che pei dotti in tale materia non possono quasi mai lasciar dubbio a quali degli antichi furono i nuovi nomi sostituiti; tuttavia ad evitare — 125 — ogni incertezza noterò in uno specchietto apposito i vocabili qui usati coi corrispondenti che ho creduto utile di abbandonare, e le ragioni che mi hanno indotto a tale cambiamento le esporrò in altro lavoro di prossima pubblicazione. Possano queste raccolte di notizie sul parassitismo entomo- logico far rivolgere l'attenzione degli studiosi della storia naturale su questa parte interessante della Entomologia, onde siano rac- colti materiali nuovi da ampliare l'opera da me poco più che ini- ziata, cosicché possa riescire di sempre maggiore utilità nelle ap- plicazioni della scienza. Questo opus'iolo intendo pure che valga come risposta a qual- che scritto pubblicato per combattere la mia opinione intorno alla inutilità delle leggi limitatrici della caccia, allo scopo di minorare i danni che recano gli Insetti all'Agricoltura, perchè io non po- teva rispondere in altra maniera ad opposiotri che non sono molto addentro nelle cose entomologiche, e non hanno che limitatissime ed incomplete nozioni sul parassitismo, che col presentar loro un catalogo delle specie utili e dannose, in cui la vita e moltiplica- zione delle prime sono legate colla morte e diminuzione delle se- conde, e questo come invito ad occuparsi un po'piìi seriamente delle abitudini degli Insetti per essere autorizzati a discutere in questioni che a quelle si riferiscono, e quando avranno più os- servato, notando che il solo guardare non è osservare, ho fiducia che modificheranno radicalmente le loro opinioni. Parma, V maggio 1871. NOMENCLATURA E DISPOSIZIONE DEGLI ORDINI ENTOMOLOGICI NEL POPOLO DEGLI ESAPODI Regno Animale — R'" Animale. Nazione Insetti Lin. Natio Entomozoa. Popolo Esapodi — Pop"' Hexapodacea. ORDINI DEL POPOLO DEGLI ESAPODI Ord. r. Pedicularii — Aptera Lin. (prt.) Parassita Lat. Si- phiinculata Latr. Anoplura Leaclu Sotto ordiui o Casati. Gens. 1. Phillopteriti. — 2. Pediculiti Ord. IL MuscARii — Diptera et Aptera (prt.) L. Gens. 1. Hyppobosciti — Omaloptera Leach. — 2. Musciti — Diptera Lin. — 3. Puliciti — Siphonaptera La^r. AphanipteraÀ^rfe?/. Ord. III. CiCADARii — Hemiptera Lin. Gens. 1. Cimiciti — Heteroptera Se7''V. — 2. Tripsiditi — Tliysanoptera Latr. — 3, Cicaditi — Omoptera Lch. Ord. IV. Papilionarii — Lepidoptera Lin. Neuroptera (prt.) Lin. Gens. 1. Aleuroditi — Omoptera (prt.) Lch. — 2. Papilioniti — Lepidoptera Lin. — 3. Friganiti — Trichoptera Lch. Ord. V. LocusTARii — Orthoptera Lin. Neuroptera Lin. 127 — Gens, 1. Grilliti — 2. Libelluliti Ord. VI. Ve SPARII Gens. 1. Psocìti — 2. Vespiti — 3. Xenositi Ord. VII. SCARABEARII Gens. 1. Scarabeiti — 2. Forficuliti Ord. Vili, PODURARII Gens. 1. Lepismiti — IL Poduriti Orthoptera L. ■ Neuroptera L. ■ Hymenoptera Lm. Neuroptera (prt.) Lin. Rhipiptera Lofi. Neuroptera (prt.) Lììì. Hymenoptera Lin. Rhipiptera Lch. Strepsiptera Kirt>. Coleoptera Lin. Orthoptera (prt,) Lin. Coleoptera Liìi. ■ Dermaptera iyc/i, Orthoptera (prt.) Lììì. Thysanura Lch. Aptera (prt.) Lin. Thysanura Lch. I sotto ordini, o Casati (Gentes) sono poi composti di tante famiglie i cui nomi distintivi terminano con disinenza in idae, per es.: Vespidae, Conopidae ecc. Le famiglie poi sono suddi- vise in sotto famiglie, o Rami, (Stirpes) colla desinenza dei loro nomi in mae come Aphidinae, Syrphinae ecc.: e queste famiglie comprendono poi pochi o molti generi senza desinenza uniforme di nomi distintivi, e ciascun genere è composto di un numero va- riabile di specie ecc. solamente in qualche ramo (Stirps) nel quale sono compresi generi numerosi e molto fra loro diversi potranno essere suddivisi in gruppi, ai quali dò il nome di Linea, ed i vo- caboli distintivi con desinenza in oidi: p. e. Le Ortalidinae sono divisibili in Linee da chiamarsi Dacoidi, Ortaloidi ecc. ecc. PARASSITI DELL' ORDINE DEI VESPARII (HYMENOPTERA) E LORO VITTIME Genus Agathis Latr. — Farail. Braconidae sp. — malvacearum Latr. Vive nei bruchi del Gen. Gelee hia. Papilionarii sp. — tibialis Nees. Nei bruchi del genere suddetto. Idem Genus Alysia Lat. — Fara. Braconidae. sp. — aphidivora Rndn. Nel corpo di Afldine dei generi Aphis, e Siphonophora ecc. Gicadarii sp. — apii Crts. Nei bachi del Gen. P h i 1 o p h y 1 1 a Rndn. Pam. delle Or tal idinae. Muscarii sp. Onopoi'di F. sp. — confluens Rtz. Nei bruchi del Gen. Amphidasis. Papilionarii sp. — ferrugator Gour. Nelle larve del Gen. Zonozema Lw. Muscarii sp. Meigenii Lw. sp. — lucidala Gour. — truncator N. Es.? Nelle larve di alcune specie del Gen. A n t h o- myia. A. platura Mgn. Idem sp. — nigra Oliv. Nei bachi del Gen. C h 1 o r o p s. Idem sp. Herpiui Giirr. ecc. sp. — oculator Rtz. Nei bruchi del Gen. Tortrix Lin. Papilionarii — 129 — sp. — pietà Gour. Nelle larve di alcune specie dei Gen. A n- thomyia e Chorthophila. Muscarii e. sp. Chenopodii Rndn. - Atriplicis Gour. sp. — truncator Nees. — Lucidula? Gour. Nelle larve dei generi stessi Anthomyia e Chorthophila. Muscarii Genus Amblyteles TFesm. — Fam. Chalcididae. sp. — Goedartii Wsm. Nei bruchi del genere Leuconea. Papilionarii Genus Ammophila Krì). — Fam. Sphegidae. sp. — arenaria Lin. Uccide e porta nei suoi nidi per la sua prole, bruchi di specie diverse Idem sp. — hiròi'ta Fab. Rapace come la sp. precedente. Idem sp. — sabulosa Lin. Uccide i bruchi del gen. PI usi a e di altri. Idem Genus Anagrus Halid. — Fam. Chalcididae. sp. — /tavus Frst. Nei bruchi del genere Orgya. Idem sp. Pudibunda L. sp. — ovivorus Rndn. Nelle ova di specie del Gen. Liparis. Idem sp. Auriflua et chrysorrea L. Genus. Anaphes Halid — Fam. Chalcididae. sp. — Foer steri Rtz. Nei bruchi del Gen. Lithoco lletis. Idem sp. Cavella Zeli. — 130 — Genus. Ankurus Gour. — Fam. Chalcididae. sp. — cerviis Gour. Nei bruchi del Gen. Yponomeuta. Papilionarii Genus. Anomalon Inr. — Fam. Ichneumonidae. sp. — amictum Grav. Nei bruchi dei Gen. Bombyx e Pygera. Idem sp. — canaliculator Grav. Nei bruchi del Gen. Yponomeuta. Idem sp. — cerinops Grv. Nei bruchi del Gen. Biloba. Idem sp. — cruentatus Pnz. Nel corpo di alcune specie di Aphdinae. Cicadarii sp. — excavatum Rtz. Nei bruchi del Gen. Orgya. Papilionarii sp. Pudibunda L. sp. — flaveolaium Grv. Nei bruchi dei Gen. Anacampsis ed Oeno- phthira 4 Idem sp. — gìgcmthemn Hrtg. Nei bruchi del Gen. Lasiocampa. Idem sp. Pini L. sp. — Kliigii Hrtg. Nelle larve e crisalidi del Gen. S p h i n x Lin. Idem sp. Pinastri L. sp. — pinastri Hrtg. Nei bruchi della Sphinx pinastri Lin. Idem sp. — pyriforme Rtz. Nei bruchi del Gen. Biloba. Idem sp. — sfingum Rtz. Nei bruchi del Gen. Sphinx. Idem sp. Pinastri L. sp. — tenuicorne Grav. Nei bruchi del Gen. Yponomeuta. Idem — 131 — Genus. Apanteles jFrs^. — Fani. Chalcididae. sp. — laevigatus Irst. Nei bruchi del Gen. Pterophor iis. Papilionariì Genus. Aphidileo Rndn. — Fara. Chalcididae. sp. — resolutus Nees. Nel corpo delle aphidinae del Gen. S i p h o- nophora ed altre. Cicadarii Genus Aphidius N. Es. — Fam. Braconidae. sp. — aphidum L. Nel corpo di varii generi di Aphidinae. Idem sp. — avenae Halid. Come la sp. precedente. Idem sp. — /favedens Rtz. Nei bruchi del Gen. Liparis. Papilionarii sp. Monacha Liti. sp. — inclusus Rtz. Nei bruchi dei generi Tortrix, e Cocci x. Idem sp. — rufus Gour. Nelle larve minatrici del Gen. P h y t o m y z a. Muscarii sp. — Taschenbergii Rndn. Nei bruchi del Gen. Pi eri s. Papilionarii Genus Astata Latr. — Fam. Larridae. sp. — ìjoops Spin. Rapace di specie del Gen. Pentatoma ed affini. Cimiciti Genus Aulacus /m\ — Fam. Evanidae Milli. sp. — exaratus Grav. Nei bruchi della Notodontha dromeda- rius Lin. et camelus. L. Papilionariì sp. — — 132 — striatus lur. Nei bruchi del Gen. Notodontha. sp. Carnei US Fab. Papilionarii Genus. Bassus Fab. — Fam. Ichneumonidae. sp. — festivus Fab. Nei bruchi del Gen. Elachista. sp. Roesella L. Idem Genus Belita lur. — Fam. Chalcididae. sp. — fimgicola Rndn. Nelle larve fungivore di Micetophila ed altri generi affini. Muscarii Genus Bethylus Latr. — Fam. Chalcididae. sp. — formicarius Latr. Nei bruchi del Gen. Oenophthira. Genus Blacus N. Es. — Fam. Braconidae. sp. — fascipes Gour. Nelle larve del Gen. Eccoptogaster. sp. Rugulosus Rtz. sp. — gigas Wsml. Nei bruchi del Gen Nemathus. sp. Ribis Le Due. Papilionarii Scarabearii Vesparii Genus Brachistes Wsml. — Fam. Braconidae. sp. — destitutus Rtz. Nelle larve del Gen. Synchita. Scarabearii sp. Juglaudis Fah. sp. — fagi Rtz. Nelle larve minatrici di Orchestes fagi. Idem sp. — rugosus Rtz. Nelle larve lignivore del Gen. Magdalinus. Idem sp. Yiolaceus F. — 133 — sp. — urinator N. Es. Nelle larve del Gen. Rhynocillus. Scarabearii . sp. Latirorsh'is Fah. Genus Bracon Fcìb. — Fam. Braconidae. sp. — agromyzmum Rndn. Nelle larve dell'Agromyza nigripes Mgn. Muscarii sp. — castralor Fabr. Nelle larve lignivore di Biiprestis. Scarabearii sp. — Cis Bè, Nelle larve del Gen. Cis. Idem sp. — denìgrator Grv. Nelle larve lignivore di Rhagium. Idem sp. — dìscoìdeus WesmL Nelle larve lignivore del G. Saperda, Idem ed in quelle di alcuni Rhynchites. Idem sp. — dispar Koll. Nelle larve, ossia bruchi di Agrotis se- getum L. (Obs: nost.). Papilionarii sp. — flavipes N. Es. Nelle larve di alcuni Rhynchites. Scarabearii sp. Betulae L. sp. — Foer steri Rndn. Nelle larve di alcune specie del Gen. Te- p h r i t i s Lcdr. radiata Mgn. reticulata Sch7\ Muscarii sp. — geniculator Nees. Nei bruchi dei Gen. Penthina ed Orgya. Papilionarii sp. — Harligi Rtz. Nei bruchi del Gen. Argyrestia. Idem sp. Goedartella L. sp. — Inmiilis Nees. Nelle specie del Gen. Hadena. Idem sp. Oleracea L. sp. — immutator N. Es. Nelle larve dei Gen. di Curculionidae, Ceutorhynchus e Cryptorphynchus. Scarabearii _ 134 — sp. — initìatellus Rtz. Nelle specie del Gen. Ec copto gas ter. Scarabearii sp. Scolytus Hrbst. sp. — Midendorstii Rtz. Nelle larve di alcune specie del Gen. sopra detto. Idem sp. — minutator Fab. Nelle larve di alcune Tephritis Lat. Tri- Muscarii peta Mgn. sp: arctii Fabr. sp. — minutissimus Rtz. Nelle larve lignivore di Eccoptogaster scolytus Hrbst. Scarabearii sp. — Neesii Rndn. Nelle larve del Gen. Baridius. Idem sp. Picinus Schn. sp. — obliteratus Nees. Nei bruchi del Gen. Notodontha. Papilionarii sp. Dromedarius L. sp. — palltdus Grav. Nei bruchi del Gen. Botys. Idem sp. Sambucalis Hbn. sp, — imli^ebrator Rtz. Nelle larve lignivore del Fisso des \\.o- tatuai Hrbst. Scarabearii sp. — Perrisil Rndn. Nei bruchi di alcune sp. di Tortrix L. Fapilionarii sp. — protuberans Nees. Attacca le larve lignivore di Eccoptoga- ster scolytus Hrbst. Scarabearii sp. — spatiformis Rtz. Vive nelle larve del Gen. Anobi uni. Idem sp. Striatum Fab. sp. — tephritidis Rndn. Nelle larve erbivore di qualche Tephri- tis Latr. Muscarii sp. Radiata JSlgn. — 135 — sp. — truncorum Grav. Nelle larve lignivore di alcune specie di Callidium. C. Sanguineimi L. Scarabearii sp. — variator Gour. In varie specie di Cureulioni di dei ge- neri A n t 11 0 n 0 m u s e G y m n e t r o n. Idem Genus Callimome Spin. — Fani. Chalcididae. sp. — Giraudi Rndn. Nelle larve della Cecidomya circi nans Gird. Muscarii sp. — muscarum Spin. Nelle larve di alcuna specie del Gen. La- s i 0 p t e r a. Idem sp. Obfuscata Mgn. sp. — Costae Rndn. Nelle larve della Teras terminalis Hot. Vesparii Genus C.\mpoplex Grav. — Fani. Ichneumo- n i d a e, sp. — amerinae Rndn. Nei bruchi del Gen. Cymbex. Vesparii sp. Amerinae L. sp. — argentatus Rtz. In varie specie dei generi Lophirus, Ne- mathus e Cimbe x. Idem sp. — cajae Boj. Nellecrisalidi e bruchi di Glielo nia cajaL. Papilionarii sp. — carhonarius Rtz. Nelle specie del Gen. Orgya. Idem sp. Antiqua L. sp. — conicus Rtz. Nei bruchi del Gen. Li pari s. Idem sp. Dispai". L. — 136 — sp. — chrìptocenirus Grav. Nei bruchi di alcune Tenthredo. Vesparii sp. Colon Klg. sp. — cfirysostictus Grav. Nelle larve di varie specie di Tortrix, Elachista ed Yponomeiita. Ma anche Papilionarii di qualche Ne ma tu s. Vesparii sp. — cUfformis Grv. Nei bruchi di varii L i p a r i s e di qualche Tortrix. Papilionarii sp. — enops Rtz. Nei bruchi di alcune sp. di Nemathus. Vesparii sp. N. betulae D. G. sp. — gracilis Rtz. Nelle larve del Cryptorhynchus. Scarabearii sp, — ìiolosericeus Rtz. In diverse specie dei generi Cimbex, e Nematus. Vesparii sp. — larvincola Schrg. Nei bruchi di Lophyrus pallidus Klg. Idem sp. — latus Rtz. Nelle larve del Gen. A n t h o no m u s. Scarabearii sp. Pomorum L. sp. — lineolatus Be ? Vive nei bruchi di alcune Tortrix, ed Yponomeute. Papilionarii sp. — majalìs Grav. In larve di varie specie di A lue ita, Ae- nopthira, Yponomeuta ecc. Idem sp. — pubescens Rtz. In varie specie di Cimbex e Trichio- soma. Vesparii sp. — pugillator Grav. Attacca molti bruchi dei Gen. Acy dalia, Tortrix, Halias, Heliotis ecc. Papilionarii — 137 — sp. — quatiiormaculatus Grv. Nei bruchi dell' A gli a tau. Papilionarii sp. — rapax Grv. Nelle specie del Gen. Liparis e partico- larmente della Monacha L. Idem sp. — relìctus Hart. In alcune specie di Lophirus, e spesso del L. pini L. Vesparii sp. — ru/ìpes Grv. Nei bruchi del Gen. A spi di a. Papilionarii sp. — sordidus Grv. In alcuni bruchi di Yponomeuta. Idem sp. — unicìnctus Grv. In qualche specie di 0 r g y a e spesso dell'O. antiqua L. Idem Genus Camptoptera Frst. — Fara. Chalcididae. sp. — papaveris Frst. Nelle larve del Cynips papaveris. Vesparii Genus Ceraphron Fur. — Fara. Chalcididae. sp. — albipes Latr. Nei bruchi del Gen. Orgya. Papilionarii sp. Pudibunda L. Genus Gerceris Latr. — • Fani. Crabronidae. sp. — bupresticida Dufr. Porta nei suoi nidi diverse specie del Gen. Bupresti s, che uccide. Scarabearii sp. — Guerinii Rndn. Alimenta la sua prole con alcune specie di Clythra. Idem Genus Chalcis Fabr. — Fam. Chalcididae. sp. — flainpes Pnz. Nelle crisalidi e bruchi della Leuconea. Papilionarii An. IIJ. 10 — 138 — sp. — minuta Nees. Uccide i bruchi dei Gen. Z y g a e n a, ed 0 e n o- phthira. Papilionarii Genus Cheimazeus Krclin. — Fam. Chalcididae. sp. — tremula Krch. Vive nei bruchi di alcuna Cecidorayia: sp. — polimorpha Bremi, dei pioppi. Muscarii Genus Cheiropachus Wstr. — Fara. Chalcididae. sp. — quadrum Fnsc. Nella larva dall' Anobium molle. Scarabearii Genus Chelonus Tur. — Fam. Braconidae. sp. ■ — atriceps Rtz. Vive a spese delle larve di Magdalinus violaceus L. Scarabearii sp. — irrorator Fab. Nei bruchi del Gen. Acronycta. Papilionarii sp. Psi L. sp. — inultìartìculatus Rtz. Nei bruchi di varie sp. di Tortrix. Idem sp. — 7iìgrmus Hrbst. Nei bruchi di varie specie dei Gen. Fedisca, e Penthina. Idem sp. — rufipes Latr. Vive in alcuni bruchi di Tortrix. Idem sp. — rugulosus Gour. Nei bruchi del Gen. Aspidi a. Idem sp. Udmanniana L. sp. — similis N. Es. In varii bruchi diPenthina;sp. ocellana Hbn. Idem — 139 — Genus Chrysis Lin. — Fam. Chrysididae. sp. — aurata Lin. Fa perire, vivendo ne' loro nidi, alcune specie di Philanthus. Vesparii Genus Chrysolampus *Spm. — Fam. Clialcididae. sp. — apUìdicola Rndn. Nel corpo di alcune Aphidinae, e special- mente del Gen. Siphonophora. Cicadarii sp. — solitarius Hrtg. Nelle larve del Gen. Lasiocampa. Papilionarii sp. Piai L. Genus Chyropachus Wstio. — Fam. Chalcididae. sp. — pulchellus W\v. Uccide le larve lignivore del Gen. Hylesi- nus. Scarabearii sp. Piniperda L. sp. — quadrimi W\v. Nelle larve degli H il e si nus come la con- genere, nella sp. 01 ei perda Fad. Idem Genus Cinetus Fiir. — Fam. Chalcididae. sp. — fungoynmi Rndn. Nelle larve fungivore di M i e e t o p h i 1 a e d'altre affini. Muscarii Genus Cirrospilus Wstw. — Fam. Chalcididae. sp. — arcuatusYv^i. — thasus Wlh.'G. Entedon Daini. Vive nei bruchi di alcune specie di N e m a t u s specialmente la Salicis L. Vesparii sp. — cyanops Gour. Nelle larve di alcuna Phytomyza. Muscarii sp. Geniculata Mgn. — 140 — sp. — ruM idei Gour. Nei bachi della Lasioptera rubi ed obfu- scata Mg7ì. Muscarii sp. _ viltatus Wlk. — G. Eulophus. Nelle larve del Rampini s flavicornis. Scarabearii Genus Cleptes Latr. — Fam. Chrysididae. sp. — nitidula Fabr. Nella specie di N e m a t ii s ed E m p h y t u s. Vesparii sp. — seìiiiaurata Fab. Nelle specie dei generi suddetti. " Idem Genus Clostocerus Wstw. — Fam. C ha lei di da e. sp. — stigma Ww. Nelle larve di qualche Phytomyza. Muscarii sp. Geniculata Mgn. Genus Coccophagus Ww. — Fam. Chalcididae. sp. — scutellaris Dalm. — pulchellus Wstw. Nel corpo di qualche Lecanium. Cicadarii sp. Aceris, pruni ecc. Genus Coccophonius Rmln. — Fam. Chalcididae. sp. — trogloclites S, Frg. — G. Celia Skuck. Vive in varie specie di Lecanium e spesso nella sp. vitis Fab. Idem Genus Codrus Tur. — Fam. Chalcididae. sp. — • micetophilus Rndn. Nei bachi di Micefcophila ed altri di generi affini, fungivori. Muscarii Genus Coelinius Nees. — Fam. Chalcididae. sp. — fèsius Gour. Nelle larve di qualche Phytomyza. Muscarii sp. Cinerella Mgn. - 141 — Genus Coleocentrus Grav. — Fam. Icneumo- nidae. sp. — spicator Gour. Nelle larve di alcuna Cecidomyia. Muscarii C- tritici Latr. Genus Copidosoma Rtz. — Fam. Chalcididae. sp. — cercobelus Rtz. Nei bruchi del Gen. Y pò no me ut a. Papilionarii Genus Crabro Fàb. — Fam. Crabronidae. sp. — ììiaculatus Fabr, Nutre le sue larve con specie di Ortali- dinae dei Gen. Tephritis ed Urophora. Muscarii Genus Crossocerus 5". -Fr^. — Fam. Crabronidae. sp. — aphidum S. Frg- Nutre la sua prole con varie specie di A p h i- dinae, spesso del Gen. Hyalopterus. Cicadarii Genus Cryptds Fàb. — Fam. Ichneumonidae. sp. — arundinis Boj. Nelle larve del Cossus arundinis. Papilionarii sp. — assertorius Grv. Nei bruchi di alcune sp. di Tortrix. Idem sp. — bombijcìs Boudier. Nei bruchi di alcune B o m b i e i d a e, ma spesso in quelle del Gen. Zygaena. Idem sp. — cyanator Grav. Attacca i bruchi specialmente dei Gen. Bi- loba e Clysiocampa. Idem sp. — ectroides Rtz. Nelle larve lignivore del Magdalinus vio- laceus L. Scarabearii — 142 — sp. — empliytorum Bè. Nelle larve di alcuni Emphytus Klg. Vesparii sp. Cinctus Fah. gp. — filipendulae Boj. Nei bruchi di qualche Zygaena. Papilionarii sp. Filipendulae L. sp. — flagitator Grav. Nei bruchi del Gen. Hamilis. Idem sp. Depresella Fab. — Ilerachiella De G. sp. — flainlabris Hrtg. Attacca le larve dei Lophyrus. Vesparii sp. Pini L. sp. — inciibitor Grv. Nelle larve di qualche Cimbex. Idem sp. Variabilis Klg. sp. — leucostìctus Hrtg. Nei bruchi di alcuni Lophyrus. Idem sp. Pini L. sp. — leucotomus Grv. Nei bruchi del Gen. Cimbex. Idem sp. Variabilis Klg. sp. — mìgraior Fabr. Nei bruchi di alcune specie di Bombyx. Papilionarii sp. Quercus L. sp. — óbscurus Grv. Nei bruchi di qualche Bombyx^ e di qual- che Zygaena. Idem sp. — perigrinator Grv. Nei bruchi del Gen. Botys. Idem sp. Sambucalis Hbn. sp. — profligator Grv. Nei bruchi di qualche Haemy li s. Idem sp. Dancella Dup. sp. — ptinivorus Rndn. Nelle larve del P t i n u s fur. Scarabearii • — 143 — sp. — secluctorius Fabr. Nelle larve del Gen. Pelopaeus. Vesparii sp. — titillator Grav. Nei bruchi di alcune Botys. Papilionarii sp. Sambucalis Hbn. sp. — voluMiis Grav. In alcune specie di Psyche. Idem sp. StetinensislTcr. sp. — zygaenarum Rtz. Nei bruchi di alcuna Zygaena. Idem sp. Filipendulae L. Genus Cynips Lin. — Fam. Cynipsidae. sp. — fiava Gour. Nelle larve di alcuna Chortophila, raina- trici di foglie. Ch. chenopodii Rndn. Muscarii sp. — stròbili Lin. V. Encyrtus eupelmoides Rtz. sp. — urticae Perris. Nelle larve di Cecidomyia urticae. Idem Genus Cyrthosoma WlU. — Fam. Chalcididae. sp. — papaveris Perris. Nelle larve del Cynips papaveris. Vesparii (continua). FLORA DEGLI AFIDI ITALIANI FINORA OSSERVATI Prof. G. PASSERINI Scopo del presente lavoro è di completare le Aphidìdae ita- licae pubblicato nel voi. IL dell'Archivio di Zoologia (1), fornendo agli studiosi un indice alfabetico delle piante sulle quali m' è oc- corso di osservare la specie degli Afidi. Esso potrà servire, ben- ché in modo indiretto, alla più facile determinazione della specie, conoscendone la pianta ospitale, a condizione però di distinguere tutte quelle che ad una data pianta vengono indicate, ed avuto anche il necessario riguardo alle variazioni, che non di rado ve- rificansi, massime per le specie polifaghe. Per taluna delle quali, come ad esempio VAphis papaveris, non ho indicato che poche piante fra quelle che suol visitare, poiché il numero ne sarebbe riuscito ingente, e d'altronde il Walker ne ha dato una copiosa enumerazione; mentre per altre ho accennato, anche sulla fede degli autori, piante sulle quali non furono da me rinvenute ; e pel Rhopalosiphum nymphaeae, di cui non erano state indicate che poche stazioni, ho registrato tutte quelle nelle quali mi si é pre- sentato, mostrando come la detta specie viva quasi indifferente- mente su qualsiasi pianta palustre od acquatica, purché non del tutto sommersa. (l) Alcune copie separate sono disponibUi presso l'Autore. — 145 — Le specie degli Afidi vengono semplicemente indicate col nome adottato nelle Aphididae italicae, seguito dalla citazione della pa- gina corrispondente nel libro medesimo;, ove si può trovare la si- nonimia, la citazione delle figure ecc. che qui non era più il caso di addurre. Soltanto per l3 specie posteriormente rinvenute/e qui per la prima volta registrate, vengono dati i sinonimi e le altre opportune citazioni, insieme colle modificazioni da introdurre nei quadri sinottici, al fine di aggiugnerle alle altre, comprese nel precitato lavoro. In questi casi, ed in quello di specie nuove da descrivere, ho creduto di dover far uso della lingua latina. A chi poi fosse vago d'intraprendere lo studio di questa negletta famiglia d' insetti, intorno alla quale rinverrebbe le più salienti generalità nell'altro mio scrittarello: Gli Afidi, Parma 1860 (1), la Flora degli Afidi potrà servire assai comodamente di guida per le ricerche, non essendo raro il caso che esseri cosi minuti sfug- gano all'occhio più acuto quando non si conosca il posto in cui si annidano. Inoltre, essendo indubitato che molte specie afldine rie- scono uggiose e di danno su molte piante utili ed ornamentali, potrà la flora medesima colmare le lacune e rettificare fors' anche le inesattezze, che, rispetto a questa famiglia, trovansi anche nelle migliori opere sugli insetti dannosi, non esclusa quella del chia- rissimo Dott. BoiSDUVAL, Entomologie ìiorticole^ Paris 1867; a pro- posito della quale non ho potuto esimermi dal fare qua e là qual- che appunto. In simil guisa non so ora ristarmi dall' osservare come lo stesso Boisduval sia andato lungi dal vero asserendo, nella prefazione dell'opera citata, che l'Italia manca di lavori speciali sugl'insetti dannosi; mentre poco oltre la metà dello scorso se- colo il GiNANi vi preludeva nel suo libro sulle Malattie del grano in erba^ ed in sul principio di questo, il Professore Bayle-Barelle di Pavia, metteva in luce il Saggio intorno agi' insetti nocivi, che può ritenersi il primo trattato speciale di entomologia applicata. Circa venticinque anni più tardi, comparve poi il libro Sugli in- fi) Lo stesso, meno la parte sistematica e descrittiva, trov;isi pure nel giornale / Giardini, anno IH. — Milano. — 146 — setti nocivi del Prof. Gene di Torino, il quale trattò la parte tec- nica ed applicata col sapere e colla profonda dottrina del zoologo: e tutto ciò compievasi prima che gli entomologi tedeschi pubbli- cassero quei lavori ai quali lo scienziato francese accorda l'onore della precedenza su tutti gli altri. Onde, a volere esser giusti, converrà piuttosto riconoscere, che in Italia si è primamente spia- nata quella via, la quale venne poscia a grandi passi percorsa da Tedeschi, Inglesi e Francesi. Non avendo potuto estendere le mie ricerche a tutte le parti della Penisola, né giovarmi dell'altrui concorso in questa parte sì poco apprezzata dell' Entomologia, questa Flora degli Afidi ita- liani rimane di gran lunga incompleta e suscettiva di moltissime aggiunte; ma anche tal quale mi è dato ora di presentarla non tornerà del tutto infruttuosa, se desterà in altri il desiderio di perfezionarla. Abies excelsa DC. Lachnus pinicola Kaltb. Aphididae italicae 65. Incontrato qualche rara volta in estate sui rami dellannata. Chey^mes abìetìs L. Aphidid. it. 84. Senza aver veduto l'animale, credo di poter noverare questa specie fra le nostrali avendone osservato le galle che sono in forma di piccoli coni ovali all'apice de' giovani rami, i quali non di rado prolungansi oltre la galla, e questa rimane quindi come infilzata nel ramicello medesimo. Veggasi la figura che ne dà il Boisduval, Entomologie horticole p. 282. In omaggio al diritto di priorità si mantiene dagli afidologi il genere Chermes L. del quale è tipo la specie Linneana qui riferita ; e perciò lo stesso nome generico non può servire ad indicare esseri genericamente di- versi dalla medesima. Quindi il trasporto che volle fare il Geoffroy del nome Chermes ai Gallinsetti, non è guari giustificabile, nemmeno dalla denomi- nazione volgare di Kermes data al Coccus ilicis L. pel quale, se per le odierne esigenze sistematiche non si possa mantenere il nome di Coccus L., si dovrà almeno trovare un altro nome; ma non mai valersi di quello di Chermes, che a ragione od a torto fu da prima applicato a specie disparate si, ma non ispettanti alcuna alla famiglia dei Gallinsetti. — 147 — ACANTHACEAE R. Br. ApMs nerii Kalt. Aphidid. ital. 45. Nelle stufe del R. Orto Botanico, su varie specie di questa famiglia in- sieme talvolta al Rhopalosiphum persicae. Acer L, Chaithoplioy^us aceris Koch, Aphidid. ital, 58. Sulle foglie, intorno ai picciuoli ed ai giovani rami. Aprile. Acer campestre L. Lacìmus longirostris Pass. Aphidid. ital. 65. Tra le fessure della vecchia scorza, massime alla base de' tronchi annosi. Estate, autunno. Acer Platanoides L. Siphonophora platanoides Pass. Aphid. ital. 12. Sulla pagina inferiore delle foglie a Firenze nel Giardino Boboli. Agosto. Achillea Millefolium L, Siphonopìiora mìllefoliì Koch. Aphidid. ital. 12. Nelle sommità fiorite. Estate. Siphonophora soncM Pass. Aphidid. ital. 18. Sulla fede del Koch. Aphis Uelichrysi Kaltb. Aphidid. ital. 38. Tra i fiori in estate. Aphis plantaginis Schrk. Aphidid. ital. 40. Sul collo delle radici. Autunno. RhizoUus sonclii Pass. Aphidid. ital. 80. Sulle ramificazioni della radice. Autunno. Achillea nobilis L. Siplionophora artemisiae Pass. Aphidid. ital. 12. Intorno ai fiori neirAppennino Bolognese. Estate. — 148 — AcoRUS Calamus L. Rhopalosiphum nymphaeae Koch, Aphid. ital. 21. Sulle foglie degli esemplari coltivati nel R. Orto Botanico. Alisma Plantago L. Rhopalosiphum nymphaeae Kocli. Aphid. ital. 21. Sulle foglie e ne' giovani scapi, ne' fossi delle risaie. Alnus glutinosa Gaertner. Pterocallis alni Pass. Aphidid. ital. 61. Sotto le foglie in giugno e luglio. Alnus incana D. C. Vacuna alni Pass. Aphidid. ital. 83. All'apice dei giovani rami e nelle foglie novelle a Berceto in riva alla Baganza. Althaea L. Aphis malvae Koch. Aphidid. ital. 36. Sulle foglie di varie specie del genere. Althaea narbonensis DC. » ROSEA Cav. Siphonopìiora malvae Pass. Aphidid. ital. 14. Sulle foglie della seconda in primavera, e sui fiori della prima in estate. Amaranthus RETROFLEXUS L, Tychea phaseoli Pass. Aphidid. ital. 81. Sulle radici in autunno. Il Chiarissimo Boisduval nella sua Entomologie horticole riporta la din- gnosi delle mie specie nuove di Tychea e di Rhizohius e mi fa l'onore di scambiarmi col distinto entomologo il Prof. Carlo Passerini di Firenze di f. m. già fino dal 1857 rapito alla scienza. In simile guisa l'Entomologo francese ha mostrato di non conoscere direttamente le mie pubblicazioni sugli Afidi e di non aver avuto sott'occhi le descrizioni delle mie nuove spe- cie di Tychea comprese nell'opuscolo — Gli Afidi, Parma 1860 — onde non — 149 — so rilevare come abbia potuto annoverare quelle specie, che del resto sono le sole da essolui citate fra quelle da me scoperte ed illustrate, commettendo in pari tempo l'equivoco suaccennato. Amygdalus COMMUNIS L. Hyalopterus pruni Koch, Aphidid. ital. 27. Sulle foglie giovani in primavera, in grandi torme. Amygdalus Persica L. Rhopalosiphum persicae Pass. Aphidid. ital. 20. Sulle foglie in autunno. Questa specie, conosciuta comunemente sotto il nome di Aphis Dianthi, incontrasi su molte piante disparatissime, delle quali il Chiarissimo F. Wal- KER ha dato un lungo elenco. Essa ha avuto quindi dagli autori molti nomi diversi, ai quali il Sig. Boisduval stimò bene di aggiungere quello di Aphis persicaecola al fine di distinguere ì'Aphis persicae Morren daWAphis per- sicae Boyer de Fonscolombe. Se non che, mentre si avvide che i predetti autori aA'evano designato sotto identico nome specie assai diverse, non si accorse però che quella del Morren era identica ali' Aphis dianthi da esso- lui registrata in seguito come specie diversa ed eminentemente polifaga ; e nemmeno che allo stesso Aphis persicae Morren, doveva pure riferirsi VAphis rapae Curtis come si dirà a suo luogo. (V. Brassica Rapa.) Mìzus persicae Pass. Aphidid. ital. 23. Ne' rami teneri, sui picciuoli e sulle foglie non isformate, in grandi torme. Maggio. Hyalopterus pruni Koch. Aphidid. ital. 27. Sui giovani rami e sulle foglie cosperse di bianca polvere in numerose famiglie. ApMs persicae Boy. de Fonsc. Aphidid. ital. 49. In torme innumerevoli all'apice de' giovani rami, e sulle foglie increspate e ravvolte, producendo la forma principale di quella malattia che è chiamata fiUorissema del pesco; da non confondersi questa coli' altra specie ben di- versa di fìllorissema, che deve la sua origine ad un fungo parassito, VExoa- scus deformans (Berkl.) Pass. Anagallis collina Schousb. Aphis ìierii Kaltb. Aphidid. ital. 45. Nelle stufe dell'Orto Botanico. Primavera. — 150 — Anchusa italica L. Aphis symphiti Schrk. Aphidid. ital. 39. Sulle foglio radicali. Anthemis tinctoria L. Siphonophora millefolii Koch. Aphidid. ital. 12. Intorno ai fiori; estate. Antrospermum floribundum Pass. (Venidium Hort.). Aphis carditi Fbr. Aphid. ital. 41. Sulle foglie, i fiori ed i loro peduncoli; nelle stufe dell'Orto Botanico. Marzo. Aprile. Apium graveolens L. Aphis lappae Kocli. Aphidid. ital. 50. Sulle radici in estate ed autunno. Aquilegia vulgaris L. Hyalopterus trirhoda Walker. Aphidid. ital. 27. Sullo foglie in esemplari coltivati, ed anche negli spontanei alla Cisa. Estate. Artemisia Absinthium L. Siphnophora artemisiae Pass. Aphidid. ital. 12. Siphonophora àbsinthii Koch. Aphidid. ital. 15. Nelle sommità ed intorno ai fiori. Estato, autunno. Artemisia Abrotanum L. Siphonophora àbsinthii Koch. Aphidid. ital. 15. Sui fiori e nelle sommità. Estate, autunno. Artemisia vulgaris L. Siphonophora artemisiae Pass. Aphidid. ital. 12. Neir infiorescenza e sui fiori. Estate, autunno. Aphis gallarum Kaltb. Aphidid. ital. 51. Nelle foglie superiori boUoso-convolte. Autunno. — 151 — ArUxNdo Donax L. Aphis donacis Pass. Aphidid. ita!. 49. Nascoudesi, per lo più, tra le giovani foglie ancora accartocciate, ma passa anche talvolta sulle foglie adulte. Ne canneti della Toscana e del Carra- rese. Estate, autunno. AscLEPiAS Cornuti Decaisn. » CURASSAVICA L. Mìjzus asclepiacUs Pass. Aphidid. ital. 25. Nelle foglie e sui rami. Scoperto e veduto soltanto nell'Orto Botanico di Pisa. Atriplex PATULA L. ApMs atriplicis L, Aphidid. ital. 47. Nelle foglie accartocciate e convolte. Estate, autunno. Avena sativa L. Siphonopliora cerealis Kock. Aphidid. ital. 11. Sulle foglie in estate ed autunno. Toxopiera graminum Pass. Aphidid. ital. 28. Sulle foglie in estate. Sipha maydis Pass. Aphidid. ital. 43. Sulle foglie in estate ed autunno. Ballota nigra L. Aphis ìjollotae Pass. Aphidid. ital. 37. Tra' fiori in estate. Bellis perennis L. SipUoìiophoym malvae Pass. Aphidid. ital. 14. Sulle foglie, massime nelle varietà coltivate. Primavera. Brassica CAMPESTRIS L. » OLERACEA L. Apìiis drassicae L. Aphidid ital. 35. Nelle foglie e tra' fiori, riuscendo anche dannoso alla fruttificazione, mas- sime nella prima che coltivasi talora come pianta oleifera. — 152 — Brassica oleracea L. var. botrytis. Tychea phaseoli Pass. Aphidid. ital. 81. Sulle radici al principio di febbraio. Brassica Rapa L. RhopalosipJium persicae Pass. Aphidid. ital. 20. Sulle foglie in autunno. Seguendo l'autorità del Chiarissimo Walker, il quale ne'cita anche la figura, (Journ. of Roy. Agr. Soc. Ili, 53, tab. C f. 1-3) ho riferito nelle Aphididae italicae, tra i vari sinonimi di questa .specie, VAyMs rapae Curtis, confer- mato anche in ciò dalla frequenza con cui incontrasi sulle foglie in autunno. Il Sig. Boisduval però, citando sulle rape VA-phis rapcie Curtis. ritiene in- vece ch'esso sia una forma od una varietà dell'^. hrassicae L. ma consen- tendo pure che questo, attesa l'analogia delle piante, possa infestare anche le rape, sebbene ne dal Kaltenbach ne dal Koch, ne da me vi sia stato os- servato, ciò non basta a provare che V afide del Curtis debba ritenersene come sinonimo. Bromds Schraderi Kimth. ScMzoneura venusta Pass. Aphidid. ital. 48. Sulle radici a torme. BUTOMUS UMBELLATUS L. Rhopalosiphum mjmphaeae Koch. Aphid. ital. 21. Sui peduncoli florali. Calamagrostis Epigeios Roth. Hyalopterus arundinis Koch. Aphidid. ital. 27. Sotto alle foglie in estate. Calamintha Clinopodium Benth. ApMs clinopoclii Pass. Aphidid. ital. 34. Sulle foglie increspate. Giugno. ApMs orìgani Pass. Aphidid. ital. 47. Tra" fiori in estate. — 153 — Calamintha Nepeta Clairville. Apìiis origani Pass. Aphidid. ital. 47. Sulle foglie increspate, nei nodi e tra' fiori. Maggio, estate. Callitriche stagnalis Scop. Rhopalosiphum nympìiaeae Koch. Aphidid. ital. 21. Sulle rosette delle loglio galleggianti. Primavera. Calystegia sepium R. Br. Siphonophora (Aphis) vincae Walker Annals and Magaz. of. nat. hist. ser. II, voi. 2, p. 429. Sulle foglie, venutovi probabilmente da piedi vicini di Vinca tnajor che ne erano coperti. Maggio. E da aggiugnersi alle Siphonophorae registrate nelle Aphididae italicae, e nel quadro sinottico delle specie cade sotto LL, insieme a S. Malvae dalla quale distinguesi nel modo seguente : I. Antennae fuscae, oculi rubri, abdomen punctis nigris superne nullis. 10 S. Malvae. II. Antennae albidae nodis fuscis, oculi fusci : abdomen punctis nigris superne sparsis, quandoque transversim seriatis — lO^'s s. vincae. Camellia japonica L. Toxoptera aurantii Koch. Aphidid. ital. 28. Sulle gemme e nelle giovani foglie: Liguria, Toscana. Campanula rotundifolia L. Siphonophora campanulae Koch. Aphidid. ital. 15. Caule e foglie radicali a Domodossola. Estate. Campanula Trachelium L. Siphonophora jaceae Koch. Aphid. ital. 15. Sulle foglie. Cannabis sativa L. Phorodon cannabis Pass. Aphidid. ital. 18. Sulle foglie e tra' fiori, massime ne' femminili, in torme spesso numerose, disturbanti la fruttificazione. An 111. 11 — 154 — Capsella Bursa pastoris Moench. Sipìionopìiora ulmariae Pass. Aphidid. ital. 13. Sulla testimonianza del Kaltenbach. Aphis brassicae L. Aphidid. ital. 35. Sulle foglie e le sommità. Aphis symphyti Sclirk. Aphidid. ital. 39. Sulle foglie radicali. Aphis capsellae Kaltb. Aphidid. ital. 40. Nelle sommità fiorite. Aprile. Carduds nutans L. Siphonophora jaceae Koch. Aphidid. ital, 15. Sui peduncoli florali Carpinus Betulus L. Myzocallis corijli Pass. Aphidid. ital. 55. Sotto le foglie dalla primavera all'autunno. Castanea sativa Min. Pterochlorus longipes Pass. Aphidid. ital. 67. Ne' giovani rami, e specialmente ne' rampolli al piede de' tronchi. Estate. Centaurea Scabiosa L. Siphonophora jaceae Koch. Aphidid. ital. 15. Sul giovane fusto e nelle foglie radicali. Estate. Aphis centaureae Koch. Aphidid. ital. 50. Nelle sommità fiorenti a Domodossola. Estate. Aphis terricola Rondani. Aphidid. ital. 48. Sul collo della radice. Estate. Centaurea solstitialis L. Aphis terricola Rndn. Sulle foglie e nelle sommità, in primavera; più tardi nelle radici. — 155 - Chaerophyllum L. Siphonophora ulmariae Pass. Apliidid. ital. 13. Sulla fede del Kaltenbach. Chelidonium majus L. Siphonophora urticae Koch. Aphidid. ital. 14. Registrato sulla fede del Walker. Chenopodium album L. Aphis atriplicis L. Aphidid. ital. 47. Nelle foglie ravvolte. Estate, autunno. Chrysanthemum Leucantemum L. Sipìionophora millefolU Koch. Aphidi(,l. ital, 12. All'apice de'rami ed intorno ai fiori. Estate. Cichoriaceae Waill. Siphonophora sonchi Pass. Aphidid. ical. 16. Sui fusti e sui rami di varie specie. CiCHORiUM Endivia L. Rhopalosiphum lactucae Pass. Aphi i^i. ital. 20. Sulle foglie e nelle sommità. Estate. CiCHORiuM Endivia L. » Intybus L. Siphonophora picridis Pass. Aphidid .tal. 16. Nel caule e sui rami. Estate. Aphis intyM Koch. Aphidid. ital. 44. Alla base del caule, ne'rami e nelle .balj(bi.>«var. Iphioides - St. Ildofonso nella vecchia Castiglia. - Differente dal tipo della specie, se- gnatamente per sei macchie ocellari nere della faccia inferiore delle ali. 4. HJola sqiialiila nov. sp. - Andalusia, Malaga. - Specie aberrante da non paragonare ad altre del genere. 5. .%re(ia fasriata. Esjp. Ya.vì E peri - Sierra Guadarrama, a sett. della vec- chia Castiglia - La differenza dal tipo della specie si trova anco nelle larve, le quali invece di esser nere con ciuffi laterali di peli giallastri, hanno una linea dorsale giallorossa- stra, e i peli bianco grigi. 6. Ocnogyna Cursica var. Sardoa - Le femmine della var. hanno addome nero, con peli giallastri, e le ali molto più estese di quelle dellaspecie. 7. Ptiyclic praeccllens nov. sp. - Sierra di Guadarrama, (Vecchia Castiglia) a 600 piedi di altezza. - Prossima alla Ps. grassinella. 8. AgrotìN culminicolanov. sp. Gorne- rgrat (M. Rosa) a 10,000 piedi d'alt. Assai prossima alla A. nictymera, con qualche rapporto alla A. lu- cernea e A. simplonia, e special- mente aìVA. valesiaca Boisd. t. 78, f. 3, che forse è fatta da un esem piare dell' A. cuhninicola istessa. L' A. valesiaca Boisd. comprende- derebbe pertanto due specie diverse per località, una delle Alpi, una della Russia meridionale. 9. .^grolU arcnicoin. -Corsica meridio- nale. Da confrontare colla A. are- nosa e la A. endogena {A. sabulosa Rbr.), distinta sempre per due fasce brune trasversali, poste dietro alle macchie semilunari brune della fac- cia inferiore delle ali anteriori. 10. Agrutis riiristophi n. sp.- Sarepta. - del gruppo delle A. tritici^ A. obe- lisca. 11. .«grofi.s batigramnia n. sp.- Sarep- ta. -Molto prossima alla A. obelisca. 12. AgroUt^ «Scserta n. sp. Sarepta. - Affine, alla lontana, alla A. cursoria. 13. Agrotis Rogncfla V. Nordm. in litt. - Crimea. Non lontana dalle Neuro- nia Loia e N. Cespitis. 14. Mamestra(?) Sticcanoruni Chr. in litt. Sarepta - Alquanto diversa da tutte le conosciute, e con qualche che raporto verso la Apamea Ni- chela. — 206 15. Hcliopliobusfallax n. sp.Sarepta- Confusa a prima vista colla Ulo- chlaena hirta, poi colla V. Odites Hb. ; le femmine alate però la ri- conducono al genere in cui si de- scrive. 16. Mytiiimna' iiupar n. sp. Sarepta. - con qualche rassomiglianza alla Mythimna imbecilla. 17. Carailrina vicina n. sp. Sarepta. - Apparentemente prossima alla molto variabile Car. cuhicularis. 18. iLif bocampa IMiiicrei n. sp. Catalo- gna - Vicina alla L. ramosa; vive come questa nello stato di larva, sulle Lonicera^ e ha due generazioni. 19. ricopliana Vvani var. diffluens. - Cadice (Andalusia). - Diversa dalla specie pel fondo verde scuro e non grigio cenerino, e per due linee tra- sversali incrociate. 20. Tlialpociiaros coniccphala n. sp. Catalogna, Macedonia, Persia. - Af- fatto diversa da tutte le altre cono- sciute. 21. TlialpocharcsBancri n. sp. Anda- lusia meridionale, Irrthum, Canarie. - Affatto diversa da tutte le altre di Europa. 22. <§ipinthernps hìrsiita n. sp. Ande- regg. nel Vallese. - Abito della Sp. dilucida, del resto affatto diversa da tutte le altre. 23. Acidalia «lisjiinctariu n. sp. Cata- logna - Prossima per alcuni segni alla A. nttcnnaria Rbr. 24. Eiiiiolia jiigicola a. sp. Sierra di Guadarrama, St. Ildefonso, presso Madrid, con alcuni rapporti alla E. maeniata, peribolata, pronimaria Rbr. obvallaria Mab. 25. Ciclaria Kalisciiata n. sp. Anda- lusia, Malaga - Da ravvicinare alla C. uniformata Boll, scripturaria S. V , frnstraria Tv. 20. Eiipidiecia FBcrydenaria n. Sp. Alta Engadina.- Vicina per le dimen- sioni alla E. satyrata, pel colore alla E. virgaureala Dble. 27. Rupithecia aliiaria n. sp. Contorni di Ofen. - Diver.sa da tutto; piìi vi- cina alla E. silenicolata Mab. Ro- genhofer ha potuto studiare la larva. 28. Pompclia jsaiiicola. Dipartimento deirArdòche. - Le larve si trovano nelle galle di Pistacia Lentisciis, colla larva della Stathmopoda Gue- rini Ht.: da confrontare colla P. ho- stis e P. formosa ad essa vicine. 29. Knnycliia liCiIcperi n. sp. - Fran- cia. Da riportare al genere, sebbene abbia segni di affinità colla Noctuo- morpha venustatis Led. 30. .%ncyiiioniia inornata n. sp. Pa- lermo (Sicilia) - Prossima alla, A.pec- tinateUa. 31. Cranibus pulcheri-imus n. sp. - affatto distinta dalle altre,- pure più prossima al C. fulgidellus Hb. 32. Elicila (Pempelia) zincii^cnclla Fr. ? ab. decipiens. Granada - Sem- plice aberrazione della specie. 33. Pcnipclianialacclla n. sp. Malaga - Vicinissima alla Myel. Chalcocya- nella Con.st. della Sardegna e della Dalmazia. 34. ]1icpbopJery.\ Macrn n. sp. Sarepta - Rimane alquanto incerto senondebba riferirsi al gen. Pempelia. 35. H ephopJcpyx diapbana n. sp. Capo Kalisck a Malaga - Molto prossima alla IV. poteriella Z. di Sicilia e se- condo Zeller alla N. Clientella delle Indie. 3G. Ancylosis? niacnlifera n. sp. Sa- repta. .37. Eìpiscbnia? Asteris n. sp. in Van- dea, suUMsfer Tripolium. — 207 38. Hypocbaicia Cbìlianii n. sp. Macii- gnaga in Val d'Anzasca (Piemonte). - I maschi hanno la statura di quelli della H. dignella e forse si tratta di una forma locale di questa. 39. U^elois deserticola n- sp. Sa- repta. - Forma intermedia frale M. Rhodacarella H. S. e la M. delica- tella Mòschi. 40. Myelois pallidu n. sp. Sarepta, 41. Myelois alblcosta n. sp. Sarepta - Ricorda l'aberrazione decipiens della Et. Zinkenella. 42. Myelois xylinèlla n. sp. Sarepta - Da scambiare colla M. Sareptae. 43. Myelois angusta n. sp. Catalogna, Andalusia - Forse aberrazione della M. xylinella. 44. Myelois ochracea n. sp. delle più grandi. 45. .Myelois santho^ramiua n. sp. Chiclana (provincia di Cadice) - Vicinissima alla M. suavella. 4(j. Myelois (acrobasis) Chiclanensis n. sp. Chiclana in Andalusia. - Vi- cinissima a.\là.Neph.opteris dahliella. 47. Myelois? Kaliscbiella n. sp. Ka- lisch, di Granada -Da approssimare alla M. transver sella. 48. Myelois? (Acroba(is) loxograiunia n. sp. Andalusia - Da non parago- nare con alcuna Phycidea conosciuta, e solo pei colori delle ali anteriori da ricordare VA. obliqua o la Pemp. gallicola 49. Euplocamus Bicnerti n. sp. Al Dorpat; Elburs-Getirge nella Persia settentrionale. 50. Myelois cognata n. sp. Sarepta, vicina alla M. eonvolutella. 51. Myelois xanthoccphala n. sp. Sa^ repta - Vicina alla M. infuscatella. 52. Sciapbila laetana n. sp. St. Ilde- fonso nella vecchia Castiglia - Da parere una piccola S. penziana, ma tuttavia da non confonder con essa. 53. Olindia Pedemontana n. sp. Ma- cugnaga (Piemonte) - Forse non di- versa dalla 0. albulana. 54. Osypteron n. gen. impar. n. sp. Sarepta - Molto, vicina alla Chei- matophila tortricdla. 55. Concbylis argcntomixtana Chr. in litt. Sarepta - Vicinissima alla C. meridiana 56. Concbilis latbrana Chr. in litt. Sa- repta -Vicina alla C perfusana. H.S. 57. Concbylis Santolinana n. sp. St. Ildefonso nella vecchia Castiglia -Da paragonare con una piccola C. Ri- chteriana bruna e senza macchie. 58. Concbylis pyramidana Mus. Zeli. Sarepta - Dissimile da qualunque altra 59. Retinia tessulatana n. sp. Capo Kalisch a Malaga, Catalogna - Dis- simile da qualunque altra. 60. Retinia niiniatana n. sp. Lione - Molto particolare benché possa ri- cordare le R. buoliana, e R. resi- nella. 61. Grapholita placidana Mn. in litt. Sarepta - Forma particolare nel ge- nere, unito 0 no col gen. Lohesia. 62. Grapholita astragalana Chr. in litt. Sarepta - Assai prossima alle G.assidipana e G. parvulana'^ìll\. 63 Dicbroranipa barpcana n. sp.Alta Engadina Pizzo Languard-Kegels da 8 a 9000 piedi - Prossima alla D. Bugnioniana.. 64. Uichroraiupha plusiana n. sp. Macugnaga (Piemonte) a circa 6000 piedi, presso il ghiacciaio. - Distinta dalla D. Harpiana principalmente per una larga macchia quasi bianca ora triangolare ora quadrangolare nel mezzo del margine interno delle ali. 65. Pbtboroblastis ? aurantiana Mn. in litt. - Ungheria, dei contorni di Ofen - Somiglia a prima vista ad una gigantessa Pht. rhediella senza parti più oscure delle ali anteriori. 208 — 66. Moroiihaga unicolor n sp. Isola di Sardegna. - Raccolta a Ploaghe in Sardegna colla M. morella, di cui è più piccola; con questa sta di mezzo fra le al tre specie del genere, e quelle del genere Scardia 61. Tinca atrira««cella n. sp. Celles- les-bains, Dipartimento dell' Ardè- che - Vicinissima alla T. parie- tariella Brd. 68. Tinca angusfipennis n. sp. - Mo- naco. Distinta da qualunque altra. 69. microptei-ys Isoboseclia n. sp. (Cal- thella var. b. Z. Lin. Ent. V. p. 323) Macugnaga (Piemonte). - Vicina, ma un poco più grande, alla M. cal- thella, e forse semplice forma locale di questa 70. niicroiitcryx eomplefella n. sp. Isola di Sardegna. - Vicina alla M. auratella Se, tuttavia tale da non prendersi por forma o varietà di essa. 71. Adda florclla Z. in litt. - Sare- pta. - Simile ad una piccola A. rufi- frontella. 72. Swanimcriiamniiaaltcrnansn. sp. Alta Engadina. - Più grande della S. alpicella, più scura, e senza la fascia giallastra nel mezzo delle ali anteriori. 73. Errichia u. gen. cxcelsella n. sp. Reutti in litt. Lalir. - Il genere fon- dato nel 1868sta di mezzo fra quello delle Scythropia e 1' altro delle Hy- ponomeuta. La specie ha qualche rapporto colla Se. crategella. 74. Ccrostoma satcllitclla Mus Zel- ler. Sarepta. - Più grande della C. instabilrlla, e anco pei colori al- quanto diversa. 75. Cerosloiua nebulciia n. sp. Sare- pta - Alquanto più grande della pre- cedente e col margine anteriore delle ali bianco lucente punteggiato. 76. Dcpi'cs8aria Scnccionis n. sp. St. Ildefonso (Vecchia Castiglia ) , Sierra Guadarrama , a circa 7000 piedi di altezza, e nell'alta Engadina sopra una specie di Senecio. - Un poco più grande della D. parirella assai vicina alla D. Hippomarathri 77. Depressaria Buplciirclia Ep. pel- slieim in litt. Cascata del Reno; - Di mezzo fra la D. bupleurella, e la D. libanotidella. 78. Deprcssaria subpaliorclla n. sp. ( ? Pallorella H. S. fìg. 448; var e. [et. b.) Z. Lin: Ent. IX, p. 204;. Unghe- ria; Montpellier. - Vicinissima alla D. pallorella H. S. 79. Goicchia libidinosa n. sp. Alpi del Piemonte. - Molto prossima alla tr. tephriditeV.a, con organi genitali straordinariamente sviluppati. 80. Ccleoiiia Hungariac n. sp. Un- gheria; - contorni di Ofen; molto af- fine alla G. Spurcella pel colorito. 81. Goleohìa pa»iC(iicola n. sp. St. I- delfonso(VecchiaCastiglia).Ha molti rapporti con la G. velocella, e quasi forma da essa derivata. 82. Cclcchia Spireoe Chr. in litt. Sa- repta. - Con qualche rapporto alla G. aci'.minatella, ma forse da rife- rire ad un genere nuovo che potrà esser detto Rhincli opacità. 83. Gciccbììi rhouibeiiiforniis n. sp. Sarepta ; vicinissima alla G. rhom- bella. 84. GclL'cbia Syrticoia Reutti in litt. Isole del Reno nel Baden; molto prossima alla G. muscosella, e un poco alla G. continuella. 85. Gclcchia insularis Reutti in litt. Isale del Reno; molto prossima alla G. Tussilaginis. 86. Gciccbia deserticotelia u. sp. Sa- repta. Vicina alla precedente. 87. Gelectaia culmicolelia n. sp. Pizzo di Languard (Engadina) da 8-10,000 piedi di altezza - Molto simile a una piccola G. Psilella, ed alla. G. promp- tella. St. dell'Andalusia. 209 — 88. Gelccbia ustulatelln - n. sp. Sa- repta - Prossima alla F inustella. 89. Gclccliia orfhogonclla n. sp. Sa- repta - Prossima assai alla G. de- tersella. 90. Gelccbia fnrfurella. Z. in liti. Sa- repta - Prossima alla G. tussil aginis ma più grande. 91. Gelccbia Sic versi Clir. in litt. - Sarepta - Molto vicina alla F. plu- telliformis. 92. Gelccbia niagnatclla n. sp. Ma- gnesia. - Distinta da tutte, ma più prossima alla G. quadrella. 93 Gelccbia scmicostclla n. sp. Sa- repta - Assai vicina pel colorito alla Gel. luculella. 94. Gelccbia robii»<(clIan. sp. Sarepta — Di abito affatto diverso da tutte. 95. Gelccbia pancaliella Z. in litt. Sa- repta. - Confusa colla G. Feroi- della; con qualche rapporto pel co- lore e la lunghezza dei palpi alla G. Micella. 96. Holcopbora n. gen. Staticcs n. sp. Chr. in litt. Sarepta. - II genere va di mezzo fra Anarsia e Chelaria., la specie è assai vicina all' ^«ar^m Genistae. 97. Aletanarsia n. gen. Modesta n. sp. Sarepta - II genere è prossimo alle Anarsia e agli Ipsolophus ; la specie ricorda gli I. silacellus e I. corsi- cellus. 98. nicgacraspcdus attritcllus Z. in litt. Sarepta. - Forse forma più pic- cola e più scura del M. imjiarellus. 99. Magacraspcdus Argyrococruleus Chr. in litt. Sarepta - Prossimo al M. lagopellus. 100. Protasis plcurotcllan.sp. Kalish; Andalusia - Pel difetto di un articolo terminale visibile dei palpi distinta dalla P. punctella. lOl.Atreinaca n. gen Loncoptcra n.sp. Vandea - Distinto dal gen. Ptero- leuche pei palpi fortemente pelosi e indietro ristretti e per la larghezza delle ali anteriori. 102. RIastobasis antbopbaga n. sp. Kalish a Malaga -Assai vicina alla Bl. phycidella. 103. Aurolcpiatauricclla n. sp. - Cri- mea? Pv,icorda insieme la A. vespe- riella, A. eglanteriella, A. betu- lella. 104. Xelleria plumbcclla n. sp. Ka- lisch a Malaga. - Presa da Stainton colla sua Z. fasciapennella d'Inghil- terra, e probabilmente identica col Paradoxus Oxyridellus Miil. 105. Gracilaria «ava n. sp. Sarepta. - Un poco più piccola della G. alchi- miella e forse aberrazione della me- desima. 106. .•Stagniatopbora tririvclla Z. in litt. - Sarepta - Molto vicina alla St. serratdla. 107. Elacbista Frcyi n. sp. Macugnaga (Piemonte), da 5-600 piedi d'altezza - Delle dimensioni (6-7 mill.) della E. exactella ed E. nigrella, e ^d esse vicina. 108. I.itbocollAlis Jllillierclla n. sp. Tirolo meridionale. - Simile per di- mensioni (7-8 mill.) per due fasce bianche traverse nelle ali, e pei colori alla L. Betulae, ma distinta da tutte. 109. Cemiostomo adenocarpcUa n. sp. - St. Ildefonso (Vecchia Cestiglia) Poco più grande della C. lustratella. 110. Opogona pancbalcclla n. sp. Sa- repta- Pel tuono dei colori vicina alla As. modestella. 111. Eapticula promissan. sp.-Celles- les-Bains, Dipartimento dell' Ardéche -'àuWeiogWed&Wdi Pistacia Lentiscus e del Rhus Cotinus. Ha due gene- razioni. 112.PtcropboruscinnaniocncusChr.in litt. La specie potrebbe confondersi con un Platyptibus, ma i suoi rap- porti collo Pt. pliaeodactylus la di- stinguono. — 210 113. Ptcrophorus bypodactylus Z. in liti. Sarepta - Prossima anco questa allo Pt. phaeodactylus. 114. E.ycoeaa Isaurica, Lederei' in coli. Karli Boghas nel Tauro- Vici- nissima alla L. Eros. 115. liygi'is Rocssleraria Led. in Hit. et in coli. - Kùleck nel Tauro. - Vicinissima alla L. testala. 116. I.HIiopampa Illillicrei Staud. T. Vicina alla L. ramosa che però ha le antenne lungamente pettinate. Il settimo volume (1870) delle Horae societatis entomologicae Bossicae, con- tiene principalmente, il contributo alla fauna lepidotterica della Grecia (Beitrag zur Lepidopteren Fauna Griechanlands), di 0. Staudinger, e riassumendo in questo ogni precedente lavoro sull'argomento, benché siano riportate 899 specie, non si ha secondo l'autore, se non che appena una metà di quelle, che in progresso di tempo verranno enumerate. — Dalla introduzione, che per molti rapporti meriterebbe un analisi estesa, od anco una traduzione, prendiamo la seguente tabella, colla quale si dà un' idea dell'approssimativa distribuzione delle varie famiglie dell' ordine in Eurofìa. A scanso di equivoci riportiamo ancora letteralmente ciò che si dice della distribuzione dei Ropaloceri in Italia e in Spagna, e che non è indicata a parte nel quadro. — Ropaloceri — Italia 194 .Piemonte 190 Sardegna 41) ? » — Spagna 124 'Andalusia 100, Vecchia Castiglia 84, Catalogna 81)? Il quadro pel resto è il seguente: ajl^ LO Ropaloceridi. . Sfìngidi Bombicidi Noctuidi Geometiidi . . . Piralidi,Crnm- bidi eFicidi. Tonricidi Tiueidi Pteroforidi . . . Totale.. . ^. ">'Z S 3 o ci CD .2 Ss 5r> o . o so. o '-> ri Po s S 3 CO o O 1 6 P ce "o CO o S ci 5 o 'o +^ n a. . o 5^ ^8 S 0) 400 193 190 84 340 204 1(00 495 7.7:0 400 600 300 620 438 16C0 1028 90 56 5Ù.90 3200 128 62 86 190 196 125 210 82 188 389 32 899: 1481 liC 110 16-^ 135 75 38 40 40 40 49 16 5 50 34 30 65 25 8 135 56 116 147 65 18 112 30 92 166 40 9 113 55 90 168 8G 11 125 45 38 141 12 1 205 36 58 298 25 1 20 IS 7 26 fa 910 40C 638 1192 297 71 15 2 244 89 107 26 40 103 133 220 297 210 282 88 1.35 \m 262 274 606 19 33 1230 1895 104 51 136 282 233 123 177 286 25 5 M18 — 211 — Il sig. H. Frey di Zurigo pubblica oltre la 6" parte dei suoi microlepi- (lotteri Svizzeri, alcuni mierolepidotteri nuovi delle Alpi cioè; Crambus Zermattensis, Bichrorampha Ilarpeana Stgr. in liter. delTEn- gadina; Adela panicensis, Depressaria alpigena dell' Engadina presso Sania- den; Gelechia Myricariella Reutti, in lit. delle isole renane; Gelechia Aucu- pediella von. Heyd. di Ragaz e di Francoforte; Gelechia diffluella Mann in lit.;, di Zermatt; Gelechia cacuminum dell" Engadina ; Gelechia ferrea di Zermatt; Oecophora auroniaculata dell' Engadina; Butalis glacialis Frey di Riffelberg presso Zermatt. Argyresthia submontana. — Mittheil. der Schweiz. Ent. Ce- driseli T. 3. p. ?>2. T. 3, p. 244. Fra i viaggiatori alpini il sig. laggi notaro a Berna, pubblica un assai esteso catalogo di 218 lepidotteri raccolti sul Alpi secondo le località da Crevola a Isella, della valle di Gondo, della valle del Sempione, del Rossbodenthal e rende conto di una seconda escursione per lepidotteri nel Vallese, frutto della quale è stata la raccolta di 241 specie con sopra 2000 esemplari. — (Mittheil der Sclnveiz. Ent. Gesellsch. T. 3. p. 2. 16. 82.) I VARIETÀ VIAGGI ED ESCURSIONI ENTOMOLOGICHE Tra gli entomologi stranieri, che hanno visitato l'Italia recentemente, ed hanno pubblicato il frutto delle loro gite, convien dire del sig. Bischoflf Ehinger di Basilea, e del sig. Dott. Stierlin di Sciaffusa, i quali un anno addietro pas- sando dal Gottardo al Lago maggiore, poi a Biella, risalirono a Oropa, a Andorno, al Pie di Cavallo, alla Vecchia (7 a 8000 piedi sul livello del mare), poi pel passo che mette dal convento di S. Giov. Battista, a quello della Madonna di Oropa, a 4000 piedi di altezza ; tornarono quindi a Biella, da dove passati ad Aosta, Courmayeur, Col de Ferret, Col de Fenétre entrarono in Valtellina poi sul San Bernardo, riportando una assai considerevole serie di coleotteri alpini, l'elenco dei quali, diviso secondo le località di Biella, di Valtellina e San Bernardo di Siders è da ricordare per gli opportuni riscontri ai compilatori di studi pre- paratori per una fauna italiana. — (Mittheilung. der Schwiz. Entom. Geselsch T. 3. p. 159. 1870). Nò fra i viaggiatori delle Alpi lasceremo il sig. Frey-Gessner, che occu- pava parte delle sue vacanze di maestro percorrendo le vicinanze del Sìisten- pass e di Sedrun, dove raccolte assai specie e di più ordini, si compiaceva in particolare dell'acquisto di molti esemplari di Nebria Escheri, e di N. Bremii, non che di N. Jokischii e di N. Gyllenhalli, e poi nei contorni di Aarau sul Giura, scuopriva e raccoglieva in copia il Leistus 7nontanus Steph. con alcune specie di Bryaxis^ Bembidium, Harpalus ecc. — Op. cit. p. 210. — 212 SOCIETÀ ENTOMOLOGICA DE' PAESI BASSI La Società entomologica de' Paesi Bassi, nel suo giornale — Tijdschrift voor entomologie — compilato, dopo la morte di Van der Hoeven, da Snellen von Vollenhoven, Van HasseIst, e Van der Wult, ha nei volumi 3" e 4° della III serie (1868-69-70) venuti in dono alla Società nostra, non pochi lavori special- mente relativi alla fauna locale, o a quella delle colonie neerlandesi delle Indie — Graatz vi ha trattato di Coleotteri; Snellen V. Vollenhoven di Imenot- teri, di Emitteri, di Microlepidottei'i ; Delzelfde, Maurissen, Heylaerts figlio di Lepidotteri, il primo per la Neerlandia in generale, il secondo più in partico- lare per il Limburgo neerlandese, l'ultimo per le vicinanze di Breda, nel Bra- bante settentrionale, regione feracissima a quanto pare, ma poco esplorata fin qui. D'altra parte Weyenberg tratta dei Ditteri neerlandesi. Van der 'Wulp vi fa una rassegna di Ditteri dell'America settentrionale come prima ne ha fatta un' altra di quelli dell' arcipelago indo-neerlandese; Scheller vi descrive tre Membracidi del Surinam — Fauvel descrive una nuova specie di Paederus (P. coriaceus, delle isole Célébes, coli' abito del P. rutili- cornw; SnelvonVoUenh. discute sulla CToani/ia ^yperici; Weynberg sulla Musco, corvina dei contorni di Harlem, e di più dà un prodromo degli insetti fossili dopo aver dato nell'anno precedente una lista di parassiti di Uccelli di Beijeren. Una nuova sp. di Graphtolitha {G. Tomiana) di Glogau è data da Zeller ; Si hanno osservazioni di Weyenbergh suU' Orchestes Fagi, Libellula quadri- maculata, Taeniocampa munda, Colymnia trape^ina, Solenobia triquetrella; altre di Zeller soprannominato intorno la Geometra chenopodiata L., da cui si rileva che mentre Linneo ha descritto la stessa specie una volta col nome di Chenopodiata, un'altra col nome di Gomitata, non per questo la Mensiiraria Wien Verz. è a torto riunita con questa da Snellen, Werneburg ecc. Piaget ha un catalogo di parasiti di uccelli indigeni, e la descrizione di un pai-asita da esso trovato, dove la pelle è coperta dalle orecchie, sui lati del capo di un gio- vane Elefante del giardino di Rotterdam, e che sebbene appartenga alla divi- sione degli haiistellata, non si può riferire ad alcuno dei generi Phtirius, Pe- diculus, Haematopinus, Docophorus, ecc. L. A. lo designa col nome di Haema- tomyzus elephantis. Reo van Westmaas tratta dei mezzi per asfissiare gli insetti, e al cianuro di potassio sostituisce le foglie di lauroceraso, almeno pei Lepidotteri. BIBILIOGRAFIA Un supplemento al 6' Voi. delle -fforae Societatis entomoloSicae Rossicae (1868) contiene la enumerazione dei generi e specie d'insetti pubblicati in diverse opere da V. Motschoulsky. — 213 — Ve ne sono di tutti gli ordini con alcune larve, Miriapodi, e Aracnidi — È da indicare particolarmente la serie di quelli contenuti nel Succino, che a edificazione dei curiosi possiamo riferire — Esse sono Cimindoidcs sculptlpennis, Agatoides carinulatus. Trcchoidcs fascialus, Gyrinoides limbatus, Ptycodactyloides stipulicornis, Paussoides Mencfei, Tmcsiphoroides cariniger, Eupsinoides glabrellus, Scydmaenoides nigrescens , Dorcasoides bilobus, Cupoides tessellatus , Dorcadinoides sii- baeneus, Erirhinoides cariniger, Pinitoides Scydmacnif ormis, Phymapho- roides antennatus, Aphidioides succifera La semplice enumerazione di tutte le specie occupa 104 pagine di stampa e 13 pagine T indice dei generi in tre colonne !.... 1 Sigg. Staudinger e Wocke, l'uno pei macrolepidotteri l'altro pei micro- lepidotteri col titolo — Catalog des Lepidopteren des Europaeischen Faunenge- biets — hanno pubblicato a Dresda un volume in 8» grande di 426 pag., necessità inev tabile per ogni studioso su quest' ordine d' insetti, Francis Walker F. L. S. — List of Coleoptera collected by I. K. Lord Esq. in Egypt Arabia aud near the african Shore, as the red Sea, with characters of the undescribed species — Lond E- W. Janson 28. Museum Street — 1871. "Walker Francis L. L. S. Notes on Chalciditae, pari. 1» Eurytomidae ; 2 Eu- ryto:ìndae and Tormydae Lond. 1871. E. W. Janson 30 Museum Street. Francis Walker F. L. S. — Characters of undescribed Lepidoptera Hete- rocera — London 1869. E. W. Janson 30. Museum Street. Francis Walker F. L. S — A List of Hymenopiera collected by I. K. Lord Esq. in Egypt, in the neigbourhood of the red sea, and in Arabia. — ■ With de- scriptions of the new species. — London 1871. E. W. Janson Museum Street. Non appena rotto il cerchio delle calamità in cui fu avvolta Parigi, sono pervenute alla Società le — Petites nouvelles entomologiqiies col N" 28 del 15 agosto 1870, N" 29 del 1° marzo 1871, non che gli — Anncdes de la Società ento- niologique Frangaise. ■ — Lo spazio oramai preso colla rassegna nel presenta fascicolo del bullettino ci obbliga di rimettere al fascicolo successivo quella delle pubblicazioni indi- cate, le quali intanto si salutano come l'iride che si mostra dopo i danni e le apprensioni della tempesta. — ENTOMOLOGIA AGRARIA Le larve della Cassida nebulosa var. affinis, hanno fatto danno considera- bile alle piante giovani di Ravizzone (Riibensaeten) nella contrada di Vischauer. (Mackowski — Verhandl. der Naturfor. Ver. in Brun. T. 7, p. 32.) — 214 — Cavallette. — Il Prof. Achille Costa pubblica negli Annali del Ministero di agricoltura industria e commercio 1871, una Monografìa sulle cavalletta, e sul metodo più agevole per distruggerle. Le cavallette, che per le loro devastazioni nell'Italia meridionale e in Si- cilia danno più' da pensare, sono, secondo il prof. Costa, V Acridium italicum, e lo Acridium cructatum, Charp. non l'^l. mirratorium di Tartaria, che molti confondono coll'ultimo ricordato. Quanto al metodo preconizzato dal prof. Costa, esso consiste nella semplice caccia fatta con un sacco di rete lungo un metro ch'egli chiama coppo, (il nome fuori del paese forse non sarà troppo inteso, significando per lo più orcio, vaso, talora anco tegolo da tetto, ma è preso dal linguaggio dei pescatori nel quale «i chiama così a Napoli un arnese della stessa fopma e fatto pure con rete) con cerchio di ferro di 40 centim. alla bocca, e da adoprarsi a m.ano libera per via ■di un manico di 1™50, come la rete o retino che adoprano gli stessi entomologi. L'importante è che la caccia abbia principio appena le cavallette cominciano a nascere dalle uova, sia fatta nello stesso tempo su tutta la superficie infestata, e non si sospeada finche tutti gli insetti che nascono successivamente non siano distrutti. Un altro arnese immaginato ma non impiegato sarebbe una rete con un telaio rettangolare di 0,'"50 X 1,"00 alla bocca, e da strascinare sul terreno per mezzo di due aste laterali. Il prof. Costa non pretende a molto merito per la nuovità degli strumenti, rna piuttosto per la scelta del momento di adoperarli, mettendo avanti la difficolt;''. della ricerca delle uova, la necessità di far la caccia dell'insetto quando manca ■di ali, e la molta opportunità di andare contro esso quando per la mole mi- nore, per essere ancora diffuso nel minore spazio possibile, per la locomozione meno rapida, è più agevole il prenderlo. Tutto questo invero più o meno hanno sempre veduto ed insinuato quei che ■si sono occupati dell'argomento; e del resto lo stesso prof. Costa riconosce che dove le condizioni del territorio fossero diverse da quelle del luogo sul quale egli ha operato, l'applicazione pratica del sistema preconizzato potrebbe riuscire ad effetto diverso. E facile infatti di coruprendere che dove la superficie sulla quale le cavallette si mostrassero fosse estesissima, come per esempio la pianura cen- trale della Sardegna, dove si avessero intorno estensioni anco più grandi di paese incolto, come appunto i dumeti e le boscaglie dei colli circostanti alla pianura medesima, dove il territorio fosse molto ineguale e in gran parte poco accessibile, ivi la ricerca delle uova non solo, ma questa caccia alle larve nascenti resterebbe nella difficoltà in cui si trova ; e se il Prof. Costa ha dovuto impiegare 10 persone per 27 ettari di terreno, ossia a circa un uomo per ogni 3 ettari, 8 giorni di tempo perchè ognuno facesse il compito suo una volta, ripetendo poi questo per 5 volte di seguito, il bisogno della mano d'opera crescerebbe in larga misura, e giustificherebbe gli espedienti delle tele oriz- — 215 — zontali 0 verticali, delle fosse ecc. malgrado il costo, e la molto parziale loro efficacia. Le cavallette .sono ricomparse quest' anno in Sardegna, nella provincia di Cosenza, nel contado di Corigliano Calabro, Paludi di Rossano, di Inseti, re- cando dapprima guasti molto importanti alle viti. Neir aprile apparvero in Capitanata le larve della Locusta grisea (secondo l'avviso della Società economica di Capitanata) nel tenimento di Troja, ma più tardi si son veduti i soliti Acridi! {Acridium cruciatutn ?) Dal R. Ministero di agricoltura ci vengono d'altronde comunicate le seguenti notizie sulle invasioni di cavallette nel 1871. Catanzaro. — Le cavallette invasero i tenùtori dei Comuni di Sandalo, e d" Isola Capo Pizzuto. Cosenza. — Verso la metà dello scorso maggio una invasione di cavallette ebbe luogo nei territori di Rossano, Paludi e Corigliano Calabro. Cagliari. — Notevole fu anche in questo anno la invasione delle cavallette nella provincia. 1 territorii principalmente invasi sono quelli del Circondario d'Iglesia.s, gran parte di quelli del Circondario di Lanusei, e parecchie località di quello di Oristano, il Circondario di Cagliari soltanto ebbe pochi comuni infestati. Sassari. — Anche in quest'anno le cavallette fecero la loro comparsa in questa provincia infestando varie località di Lei, Bolotana e Sassari. .Caltanissetta. — Comparvero cavallette nel territorio del Comune di S. Ca- terina Villerraosa ed in quello di Caltanissetta nell' ex feudo Landri. — li Co- mizio agrario di Piazza-Armerina ebbe anche a segnalare la presenza di caval- lette nel suo circondario, sviluppatesi da ovaie depositate nel terreno nell'anno scorso. Trapani. In quest'anno è la provincia più infestata della Sicilia. I territorii invasi sono quelli di Castelvetrano e Campobello. Avendo ricevuto in paritempo un invio di cavallette della provincia di Cagliari vi abbiamo trovato con gran prevalenza" Oeclipotla (Gryllus; cruciata Charp in proporzioni piìi limitate Oedipoda fAcridium) germanica Aud. serv. in piccolo numero Oedipoda {Acridium coerulans Latr: si scrive poi che in questo mo- mento (ì3 luglio), gli animali avendo messo le ali è disperato ogni tentativo di distruzione. B.iCHi DA SETA — L' I. R. Istituto bacologico di Gorizia ha pubblicato in diversi opuscoli, la l'elazione delle esperienze eseguite nel 1869 dagli egregi Prof. Haberlandt e Verson intorno al baco da seta ed alle sue malattie. Essendo difficile di compendiare i particolari, ci limiteremo pertanto ad accennare che nel primo opuscolo intitolato « Studi sui corpuscoli di Cornalia » si descrivono minutamente la forma, il modo di aumentarsi l'origine e natura dei corpu- scoli, quindi si discutono i mezzi suggeriti da altri autori, e specialmente dal- l'Hallier, per applicare gli studi sopra i corpuscoli stessi nell'allevamento dei bachi. — 216 — Il secondo opuscolo è un'Istruzione per l'esame microscopico del seme elei bachi da seta; in una ventina di pagine, sono date le norme intorno all'uso del microscopio ed al modo di eseguire le osservazioni del seme. Il terzo è puoscoloin titolato: Studi più recenti intorno al baco da seta ed alle sue malattie. Vi si espongono i risultati di quattro serie di esperimenti fatti con seme ottenuto dallo stesso Haberlandt con farfalle perfettamente im- muni da corpuscoli, col seme fornito dal sig. Camus di Pisino, con seme di Cassoria, di Semlino ecc. Seguono le indicazioni di varie cautele necessarie per conservare il seme, alcune avvertenze intorno all' azione dello stato atmo- sferico sullo stato dei bachi allevati nelle case ed all'aria aperta, sopra l'azione della qualità della foglia, del numero dei pasti ecc. Benché da queste ricerche non risulti ancora un rimedio efficace e sicuro per vincere ne la pebrina ne la letargia, ne consegue nondimeno il fatto con- solante che l'allevamento dei bachi da seta si va ormai regolando con principii razionali, e si limita sempre più il campo dell'empirismo. Non dimentichiamo di dire che questi lavori del prof. Haberlandt, vennero tradotti dal tedesco per cura della benemerita Camera di commercio e d'indu- stria di Rovereto. Api — Ora che nel nostro paese vanno prendendo vigore e sviluppo gli studi e le pratiche per 1' allevamento razionale delle api stimiamo opportuuo tener parola di un nuovo alveare proposto dal signor Giuseppe Scudellari di Verona. Quest'alveare consiste in una cassetta di legno dolce, di forma parallelepi- peda dell'altezza di 60 centim. sopra 27 di larghezza ; la parte posteriore è fatta a sportello, e il fondo è aperto. Nella parte inferiore e superiore sono infisse sette asticelle di ferro, le quali servono a mantenere fermi e verticali sette te- lai, ciascuno dei quali si può dividere in due parti distinte, cioè in un telaino aperto che prende un quarto circa della parte superiore del telaio e fa da porla favo, e in due listelli verticali. La porta dell'alveare aperta alle api, essendo nella parete opposta allo sportello, i telai e quindi i favi vengono ad essei'e paralleli alle facce laterali dell'arnia, in quella direzione che i pratici dicono anco fredda (per opposizione alla contraria e che dicono calda), adottata più di rado nelle arnie di recente modello, ma che dopo le direzioni oblique o ir- regolari, è quella più spesso data dalle api alle loro costruzioni, quando hanno la libertà della scelta. — I vantaggi di questo alveare consistono nella indipendenza e mobilità dei favi, giacche, aperto lo sportello, si può prendere e far scorrere fuori qualsivo- glia telaio senza toccare gli altri: in un facile maneggio dell'arnia; nel lasciare un ambiente libero tutto airintorno dei favi racchiusi entro cornici, il che of- fre alle api un facile passaggio da una faccia all'altra dei medesimi, e ne con- segue una maggior prontezza nel lavoro ed una facilità a combattere l'inva- sione dei parassiti. BULLETTINO SOCIETÀ ENTOMOLOGICt ITÀLIAHt •^^-^^►^-(J® CK**-* akVo terzo 1932 ' ] Trimestre IIL (Luglio, Agosto, Settembre 1871) FIRENZE TIPOGRAFIA CENNINIANA NELLE MURATE a spese degli Editori 1871. -^. INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO ■ ;wei« RoNDANi Prof. Camillo. — Degli insetti parassiti e delle loro vittime (continua) Pag. 217 Passerini Prof. G. — Flora degli Afidi italiani finora osser- vati (continua) » 244 PiRAZzoLi Dott. Odoardo. — I Carabi italiani (continua) . . » 261 Ragusa Enrico. — Descrizione di una nuova specie d.'Attalus della Sicilia » 282 Piccioli Ferdinando. — Catalogo sinonimico e topografico dei Coleotteri della Tospana » 184 Rassegna entomologica. — Coleotteri - Lepidotteri - Per con- servare gli insetti » 288 DEGLI INSETTI PARASSITI E DELLE LORO VITTIME ENUMERAZIONE CON NOTE del Professor CAMILLO RONDANI [Contimucione. V. v. 3", p. 121 a 143J. Geniis Dacnusa Halid. — Fam. Braconìdae. sp. — agromyzae Giraud. Nelle piccole galle della Agromyza Schi- neri Gird., nei rami del Salix alba Muscarii sp. — belliclis Frst. Nelle larve minatrici di Agromyza A. hellìcUs Kalt. Idem sp. — chereas Goiir. Nelle larve minatrici diPhytomyza ancfio- liae Desv. Idem sp. ~- gilvipes Halid. Come la sp. precedente: Ph. precox Mgn. Idem sp. — lielioscìadiì Frst. Come le due precedenti: Ph. heliosciadii Kit. Idem sp. — incerta Gour. Come le precedenti: Ph. cinerella Mg. Idem sp. — lateralis Halid. Nelle larve di qualche Agromyza. A. mo- hìlis Mgn. Idem Ann. ni 15 — 218 — sp. — lysìas Gour. Nelle larve dì alcuna Phytomyza: Ph. geniculata Mgn. Muscarii sp. — maculata Gour. Come la precedente. Idem sp. — petiolata N. Es. Nelle larve di Ortalidina dell'asparago del Gen. Fiat y pare a, ^^. fulminans M.^n. Idem sp. — soncM Frst. Nelle larve minatrici di Phytomyza: Ph. induata Mgn. Idem sp. — tenula Halid. Nelle larve di qualche No tip hi la: N. fla- veola Mgn. Idem sp. trìstis Halid. Nelle larve di alcuna Agromyza: A. nigri- X)es Mgn. Idem Gen. Dendroceros Rtz. — Pam. Chalcididae. sp. — LicMensteiniì Rtz. Nelle galle del Cynips terminalis. Vesparii Genus Diapria Lat. — Pam. Chalcididae. sp. — cecidomyiarum Frst. Nelle larve di alcuna Cecidomyia: C. ar- temisiae F. Idem sp. — dispar Nees. Nelle larve di qualche sp. di Ceroxys: C. ìiortulana Rossi. Idem sp. — elegans Nees. Come la precedente: C. Ìiortulana Rossi. Idem sp. — melanocoripha Rtz. Nella larva del Curculionide Criptorhyn- chus lapathi Lin. Scarabearii — 219 — sp. — Perrisii Rndn. Vive nelle larve lignivore di Tomicus bi- dens Gyll. Scarabearii sp. — Tipulae Rndn. Nelle Tipularie pratensi allo stato di larve. Muscarii Genus Diplolepis Fab. — Fam. Chalcididae. sp. — chrysorrhoeae Schml. Nei bruchi del Gen. Liparis. Papilionarii sp. — nigricornis Fab. Nelle larve della Cecidorayia nigra. Muscarii sp. — x>WO,rum Lin. Nei bruchi e crisalidi di alcune sp. di Pie ri s. Papilionarii Genus Echtrus Grav. — Fam. Ichneuraonidae. sp. — reluctator Lin. Nelle larve lignivore dei Rhagium. Scarabearii Genus Elachistus Spin. — Fam. Chalcididae. sp. — aWwentris Nees. — Euplectrus maculiventris Wstw. Nei bruchi del Gen. Cosmia. Papilionarii sp. — artaeus Wlk. V. Elachistus carinatus Rtz. sp. — carinatus Rtz. — Eulophus artaeus Wlk. Nelle larve dei Rhychites betuleti L. Scarabearii sp. — complaniusculum Rtz. Nei bruchi di qualche Tineina. Papilionarii sp. — cynipiduìn Rtz. Nelle larve del Cyn. longi ventri s. Vesparii sp. — fenestratus Nees. Nelle larve di alcune sp. di T o r t r i x : T. ^e- vigana "W. Papilionarii — 220 — sp. — ìleyeri Rtz. Nelle larve della Cecidomyia salicis ed altre. Mu scari i sp. — leucóbates Rtz. Nei bruchi delle LithocoUetis aceri- foliella Fab. ecc. Papilionarii sp. — leucogramma Rtz. Nelle larve lignivore di Eccoptogaster, di Magdalinus ecc. Scarabearii sp. - óbscuripes Rtz. Nelle larve di LithocoUetis acerifo- liella F. e cavella Z. Papilionarii e di Orchestes Scarabearii sp. — politus Rtz. Nelle stesse larve o bruchi come la prece- dente specie della Lith. cavella Zeli. Papilionarii sp. — reticulatus Rtz. Nelle larve minatrici di LithocoUetis. Idem Genus Elasmus Wstw. — Pam. Chalcididae. sp. — 7ìuda Nees. Nei bruchi di alcune Yponoraeute. Idem sp. — WestwoodU Goedrt. Nelle larve della Cecidomyia polimor- pha Eremi, ed altre. Muscarii Genus Encyrtus Latr. — Pam. Chalcididae. sp. — aeneus Dalm. Vive in alcune specie di Coccidae. Cicadarii sp. — AltensteinU Rtz. (Gen. Botriothorax). Nelle larve di Anthomyia caeparum. Muscarii sp. — altìcoUis Bè. Nel corpo di alcuni Lecaniura. Cicadarii — 221 — sp. — annulìcornis Rtz. (Gen. Coccobius). Cicadarii In diverse specie di Lecanium, Aspidio- tus ecc. Idem sp. — apicalis Rtz. — Eytelweinii Rtz. V. Fla- mìnius Dalm. sp. — atricollis Bè. Nei bruchi di Yponomeuta, Papìlionarii e di Cocci dae. Cicadarii sp. — ceplialotes Rtz. Vive in alcune specie di Coccidae. Idem sp. — circuniscriptus Rtz. Nel corpo di qualche C oc e idea. Idem sp. — citripes Rtz. Nei bruchi di Lithocolletis, di A na- ca m pi s etc. Papilionari sp. — coccophagus Wsw. Nel corpo di qualche Lecanium. Cicadarii sp. — dendripennìs Rtz. Nell'Aspidiotus tiliae ed altre Coccidae. Idem sp. — duplicatus Rtz. Parassito di alcune Coccidae. Idem sp. — enibriophagus Hrtg. Nei bruchi del Gen. L a si o camp a. Papilionarii sp. — eupelmoides Rtz. — V. Strobili Lin. sp. — fìlicornis Dalm. Nei bruchi di alcune Tineidae. Idem sp. — Flamìnìus Dalm. — Apicalis Rtz. Nella Gali eruca calmariensis. Scarabearii sp. — flavomaculatus Rtz. Nelle larve dell'Apoderus coryli L. Idem sp. — Fulvius Dlmn. Nei bruchi del Gen. Brephos, sp. par- the ni a s Hbn. Papilionarii sp. — fumipennis Rtz. Nelle larve di alcuni Anobium. Scarabearii 999 sp. — fuscìcoUis Nees. Nei bruchi di Yponoraeuta. Papilionarii sp. — hilaris Rtz. Nei bruchi di Anacampsis e di Litho- colletis. Idem sp. — longìcornis Dalm. Nel corpo dell'Aspidiotus tiliae. Cicadarii sp. — luteus Rtz. (G. Coccobius). Vive in alcune Coccidae. Idem sp. Modeeri Rndn. Nel corpo dello Stenopterix hirundinis. Hippobosciti sp. — mucronatus. V. imrasema R,tz. sp. — notatus Rtz. (G. Coccobius). Vive in qualche Cocci de a, e spesso in quella delle rose. Cicadarii sp. — pallidus R. (G. Coccobius). In diverse Coccidae. Idem sp. — parasema Rtz. Vive in alcune specie di Coccidae., Cicadarii ed in qualche Anthribus. Scarabearii sp. — pimctipes Dalm. Parassito di Coccidae. Cicadarii sp. — scutellaris Dalm. In alcune Coccidae. Idem sp. — sericans Dalm. Nel corpo di Coccidae. Idem sp. — sìtalces Wlk. — V. eupelmoides. sp. — stroMli Lin. Nella larva di Cecidomyia Salicis Muscarii e Coccus (Teras) terminalis ed altre Cynipidae. Vesparii sp. — Sylvius Dlm. Nei bruchi del Gen. Aulax, sp. potentillae F. Idem e qualche Anthribus Scarabearii _ 223 sp. — Swederi Nees. Nel corpo di qualche L e e a n i u m. L. vitis F. Cicadarii sp. — tardus Bè ? Nei bruchi del Gen. Ci isio campa: sp. neustria L. Papilionarii sp. — tegularius Rtz. Nei bruchi dei Gen. Halias e Tortrix. Idem sp. — ienuis Rtz. Vive in alcune Coccidae. Cicadarii sp. — testaceìpes Rtz. Nei bruchi di alcune Tineidae. Papilionarii sp. — testaceus Rtz. In alcune specie di Coccidae. Cicadarii sp. — trimcatellus Dalm. Nei bruchi di varie Geometridae, Tor- tricidae, e Tineidae. Papilionarii sp. — varipes Rndn. Nelle larve e crisalidi di Pieris rapa e, brassicae etc. Idem sp. — zepMHnus Dalm. Polifago; attacca i bruchi del Gen. B r e p h o s. Idem e le larve del Gen. Aulax, Vesparii come pure alcuni Lecanium. Cicadarii Genus. Entedon Dalm. — Pam. Chalcididae. sp. — acumìnatus Rtz. Parassito di alcune sp. di Nematus. Vesparii sp. — agrylorum Rtz. Nelle larve dell'Agrylus nocivus Scarabearii sp. — aiutar sis Rtz. Nel corpo di qualche Co ce idea Cicadarii sp. — ametìiistinus Ratz. Nei bruchi del Gen. Lithocolletis; Papilionarii 224 di qualche Orchestes Scarabearii e di alcuni Cynips Ve sparii sp. — andronicus Gour. Nelle larve del Philophylla (Tripeta) onopordi Fab. Muscarii sp. — arcuatus Frst. Nei bruchi di alcune Tineidae, Papilionarii di qualche specie di Orchestes, Scarabearii e di Nematus. Vesparii sp. — atmoijterus Rtz. Nei bruchi di alcuni Nematus. Idem sp. — aurantiacus Rtz, Nelle larve di Rhodites eglanteriae. Idem sp. — auronitens Hrtg. Nelle larve di Lithocolletis al niella Tr. ed altre sp. Papilionarii sp. — canaliculatus Frst. Nei bruchi di alcuni Lophyrus. Vesparii sp. — caudatus Rtz. Nella larva di qualche Hylesinus. Scarabearii sp. — cavicornis Bè. Nei bruchi di Lithocolletis ed Or nix. Papilionarii sp. — chalibaeus Rtz. * Nella Lithocolletis cavella Zeli. Idem sp. — coactus Rtz. Nelle galle delle foglie di faggio prodotte dalla Cecidomyia fagi. Muscarii sp. — collega Ratz. Nella galle di Cecidomyia fagi. Idem sp. — confinis Rtz. Nelle larve di Orchestes. Scarabearii sp. — coìinexus Rtz. Nei bruchi di varie Tineidae. Papilionarii — 225 — sp. — coponices Wsw. Nelle larve della Phytomyza ancholiae Desv. Muscarii sp. — cristatus Rtz. Nei bruchi del Gen. Cosmi a Papilionarii sp. trapezina Fab. sp. — Cijclogaster Rtz. Nei brucili di Lithocolletis ca velia Zeli. Papilionarii e di qualche Orchestes Scarabearii sp. — elongatus Frst. Nei bruchi dell' A sinaptalugubris Wntz. ed anche della Cecidomyia fagi F. Muscarii sp. — evonimellae Bè ? Nei bruchi di Yponomeuta. Papilionarii sp. — flavo-maculatus Rtz. Nei bruchi del Gen. Cnetocampa, di al- cune Tineide, Idem e di Orchestes. Scarabearii sp. — flavo-varius N. Es: — G. Tetrastichus Halid. sp. — genìculatus Hrtg. Nei bruchi di Coccyx e Tortrix. Papilionarii e di alcuni Bostrychus. Scarabearii sp. — gratus Gour. Nella larva di Phytomyza plantagi- nis Desv. Muscarii sp. — Hagenovii Rtz. Si dice parassito della Blatta comune delle case; Bl. orientalis. Locustarii sp. — Hylesinorum Rtz. Nelle larve lignivore di Hylesinus. Scarabearii sp. — impeditus Nees. Nei bruchi di alcune Tineidae. Papilionarii sp. — mconspicuus Rtz. Nel corpo di qualche Co ce idea. Cicadarii — 226 - sp. — laetus Rtz. Nei bruchi di alcune T incida e. Papilionarii sp. — laricinellae Rtz. Nei bruchi di varie Ti nei da e. Idem sp. — larvarum Rtz. Nei bruchi di Acronycta aceris L. Idem sp. — latìGornis Rtz. — Eulophus aneugamus Wlh. Nei bruchi di 0 r n i x, L i t h o e o 1 1 e t i s, ed Epigraphia. Idem sp. — Laireìllii Wlk. Nei bruchi della Phytomyza aquifo- lii Gour. Muscarii sp. — lejytoneurus Rtz. Parassito di alcune Cynipsidae, Vesparii e di qualche Tineida. Papilionarii sp. — lineatus Frst. — V. Cirrospilus vittatus Wlk. sp. — longiventris Rtz. Attacca le larve dell'A nobium paniceum Lin. Scarabearii sp. — lunatus Rtz. Nei bruchi di L i th o e o 1 1 e t i s e a v e 1 1 a Z. Papilionarii e di alcuni Orchestes Scarabearii sp. — luteipes Rtz. Nei bruchi di Li t ho co Ile ti s come la pre- cedente, Papilionarii e di Orchestes Scarabearii sp. — iuteits Rtz Nella Cecidomyia fagi, Muscarii e ne'bruchi di Tineidae. Papilionarii sp. — medianus Rtz. Parassito di alcune specie di Orchestes. Scarabearii sp. — macroneurus Rtz. Nei bruchi galligeni della Cecidomia del faggio. Muscarii — 227 — sp. — nuheculaius Rtz. Nei bruchi di Anacampsis, Elachista ed Yponomeuta. Papilionarii sp. — ochrealis Rtz. Nei bruchi diLithocolletis e a velia Z. Idem sp. — oleinus Rtz. Nei bruchi di qualche Nematus, Vesparii e nelle larve di Sciara pyri. Muscarii sp. — orchestis Rtz. Nei bruchi di Yponomeuta di altre Ti- neide, Idem e qualche Orchestes Scarabearii sp. — ovulorum Rtz. Nelle uova di qualche sp. di Lyda. Vesparii sp. — pachyneurus Rtz. Nel corpo di alcune Cocci dae. Gicadarii ii[). — padellae Bè. Nelle Yponomeuta, Li thocoUetis ecc. Papilionarii sp. — pinetorum Rtz. Nelle larve di Hylesinus. Scarabearii sp. — punctatus Rtz. Nelle larve di alcuni Orchestes. Idem sp. — quadrifasciatus Frst. Nei bruchi di qualche Coleophora. Papilionarii sp. — scìaneurus Rtz. Nelle galle di alcune Cynipsidae. Vesparii sp. — scutellaris Dalm. — V. G: Coccophagus Wsio. sp. — seminarius Rtz. — Cirrospilus nerio Wlh. V. Gen: Tetrasticus. sp — sesquifasciatus Rtz. Nei bruchi di qualche Tineida, Papilionarii e nelle larve di Orchestes. Scarabearii sp. — sodalis Wlk. Nelle galle del Neuroterus petiolatus. Vesparii — 228 — sp. — spartii Rtz. Nelle larve del Bruclius spartii, Scarabearii e nei bruchi di alcune Ti nei de. Papilionarii sp. — stroMlanae Rtz. Nei bruchi di qualche Tortricida. Idem sp. — tolis Gour. Nei bachi della Phytomyza geniculata Mgn. Muscarii sp. — transparens Rtz. Nei bruchi di varie specie di Li t ho coli e- tis ed Anacampsis. Papilionarii sp. — turioniim Hrtg. Nel corpo di alcune Coccidee, Cicadarii e ne' bruchi di qualche Tineida. Papilionarii sp. — unicostaius Rtz. Nelle larve di Orchestes. Scarabearii sp. — vaginula Rtz. Vive nelle larve dei Bruchus come la sp. seminarius Rtz. ed anche nella specie pisi L. Idem sp. — xanthopus Rtz. Nelle larve fdlofaghe degli Orchestes. sp. 0. fagi L. Idem sp. — xanthosloma Rtz. Nei bruchi di specie dell' Anacampsis e Lithocolletis. Papilionarii Genus Ephialtes Sdir. — Fani. Ichneunjonidae. sp. — carhonator Gr. Uccide le larve delle Saperda populnea e oculata L., Hammaticherus heros L., Pissodes ecc. Scarabearii 229 sp. — sp. — sp. — sp. — sp. — sp. — sp. ~ Genus sp. — Genus sp. — sp. — continuus Grav. Nelle larve pure di Saperda, e di qualche Nematus glabratus Rtz. Nei bruchi di alcune T or t rie idi, e nelle larve di qualche Anobium. manifestator Lin. Nelle larve di Chalcophora ed altre Bu- prestidae, e di Callidium tnedtator Fab. Nella larve di Syrex. populneus Rtz. Nelle larve di Saperda populnea, e di alcuna Sesia. pusillus Rtz. Nelle larvedi Molorchus umbellatarum. tiiberculatus Frcr. Nelle larve di Pissodes, e di qualche Ce- rambicide. Scarabearii Vesparii Papilionarii Scarabearii Scarabearii Vesparii Scarabearii Papilionarii Scarabearii Idem Epimeces Wstw. — Fara. C hai cidi dae. Canestrinii Rndn. Nei bachi della Cecidomyia frumen- taria Rndn. EuBADizoN Nees. — Fam. Braconidae. macrocephalus N. Es. Nelle larve dell'Apion apricans. pectoralis N. Es. Nei bruchi di Pedisca e di Tortrix. Muscarii Scarabearii Papilionarii Genus Epimacrus Wlh. — Fam. Chalcididae. sp. — rufus Wlk. — Cerocephala cornigera Wstw. Nelle larve del Sitophilus granarius. Scarabearii — 230 ~ Genus Eulophus Geof7\ — Fam. Chalcididae. sp. — Arteei^sWlk. = Elachìstus carinatus Rtz. sp. — ìjomììucicornis Rtz. Nei bruchi di varie specie di Geometra Orgya, Eriogaster ecc. Papilionarii sp. — Bulmerincqn Rtz. Nei bruchi delle Lithocolletis, ed altre Tineidae; Idem ma anche nelle larve di Anobiumpani- ceum. Scarabearii sp. — cecìdom.yiarum Frst. Nelle larve della Cecidomyiaartemisiae Muscaril sp. — coccorum Rtz. Nel corpo del Coccus racemosus. Gicadarii sp. — clirysomelae Nees. Nella Chrysomela grami nis L. Scarabearii sp. — crinicornìs Perris. Nelle larve di alcuna Cecidomyia. Muscarii sp. — dendricornis Rtz. Nelle larve di Orchestes, Scarabearii e di qualche Cynipside. Vesparii sp. — eneugamus^W. — V. Entedon laticornis Rtz. sp. — exiguus Nees. Nei bruchi della Cothonaspisdiaphana Hrtg. Vesparii sp. — fmnatus Rtz. Parassito di varii Orche stes. Scarabearii sp. — gallarimi L. Nees. = scianeurus Rtz. Nelle larve del Teras terminalis ed Andricus curvator, gallicoli. Vesparii sp. — hylotomarum Bè. Nei bruchi del Gen. Hy lo toma, e spesso nella H. rosa e L. Idem sp. — incuMtor Bè. Come la sp. precedente Idem — 231 — sp. — laevissimus Rtz. Nella larva del Cynips curvator, Papilionarii e di alcuna Tineida. Idem sp. — lophyrorimi Hrtg. Nelle larve del Lophyrus pini L. e di altre sp. Vesparii e di qualche Eccoptogaster. Scarabearii sp. — nemati Wstw. Nei bruchi del Nematus intercus Pnz. e di altri. Vesparii sp. — nigrator Bè. Nei bruchi del Gen. Hy lo toma. sp. rosae L. Idem sp. — nìtidulus Nees. Nelle larve dell' Aulax potentillae F. Idem sp. — obscurus Rtz. Nei bruchi di varie Tineidae. Papilionarii sp. — ìoectinicornìs Lin. Nelle uova di alcuna Pentatoma, Cimici ti ed in qualche Orchestes Scarabearii sp. — iiennicornis Nees. Nei bruchi di diverse Noctuidae. Papilionarii sp. — pUicornis Rtz. Nei bruchi di LithocoUetis, Papilionarii ed anche di Anobi um, di Orchestes ecc. Scarabearii sp. — pyralidium Latr. Nei bruchi dell'Oenoph thira. Papilionarii e d' Orchestes Scarabearii sp. — rmnicoivns Geofr. Nei bruchi di H ade n a, di Acronicta ecc. Papilionarii sp. — siibcutaneus Rtz. Nei bruchi di Tischeria ed altre Tineidae. Idem sp. — Tisclibeinn Rtz. Nei bruchi di Nematus intercus Pnz., ecc. Vesparii 232 sp. — verMsciYaWot. — v.Sigmophora scrophulariella Rndn. Nei bruchi della Cecidomyia verbasci Vallot. Mu scari i sp, — viduus Rtz. Nelle larve di Orchestes quercus. Scarabearii Genus Eupelmus Blmn. — Fam. Chalcididae. sp. — annulatus Nees. Nel Cryptocephalus 12-punctatus Fab. Idem sp. — azureus ^ Rtz. — o^ Pteromalus Dufourii et Cordairii ? Rtz. e Eup. urozoneus ? Nei bachi della Cecidomyia fagi L., Muscarii ed anche nei bruchi di Eriogaster, Papilionarii e nelle galle del Teras (1) termina li s ecc. Vesparii sp. — hedeguaris Rtz. Nelle larve del Cynips rosa e. Idem sp. — Geerii Dalm. Nei bachi della Cecidomyia salici s, Muscarii ma anche nelle larve di Aulax gleco- m a e i^. ecc. Vesparii Genus Euritoma Illg. — Fam. Chalcididae. sp. — abieticola Rtz. Nelle larve del M a g d a 1 i n u s v i o 1 a e e u s L. Scarabearii sp. — aciculata Rtz. Nei bachi della Cecidomyia s a 1 ic i s F. Muscarii e di alcuni Nematus e Cynips Vespari sp. — abrotani Boj. Nelle larve di Aulax potentina e. Idem sp. — Amerlingii Kirch. Nei bachi dell' A sinapta lugubris Wrntz. Idem (1) Il nome Teras deve abolirsi, essendovi già il Teras del Treitscìike nei Papilic- iiarii- Si può chiamare Hartinia m. - 283 — sp. — costata Rtz. Nei bruchi della Leuconea. Papilionarii sp. — eccoptogastri Rtz. Nelle larve lignivore di Eccoptogaster, Magdalis, Saperda, Pogonocherus ecc. Scarabearii sp. — extincta Rtz. Nei bruchi di alcuni Nematus. Vesparii sp. — flavo- scapularis Rtz. Nelle larve degli Aulax sabaudi Hrtg. Idem e di qualche Hylesinus Scarabearii sp. — flavo-varia Grv. Nelle larve lignivore di Hylesinus fra- xini Fah. Scarabearii sp. ~ ischioxanthos Rtz. Nelle larve di Saperda, Hylesinus ecc. Idem sp. ■ — jaceae Frst. Nelle larve di Cynips e entaureae i^rs^. Vesparii sp. — microneura Rtz. Nei bachi di alcuna Cecidomyia. Muscarii sp. — pinetorum Rtz. Nelle larve di Hylesinus. Scarabearii sp. — signata Nees. — biguttata Nees., Bhm. Nelle larve dell' Aulax hieraci: Teras terminalis: Andricus curvator: Cy- nips agame, Vesparii ed anche nell'Aphis ulmi. Cicadarii sp. — striolata Rtz. Nelle larve di Eccoptogaster. Scarabearii sp. — verticillata Wstw. Nei bachidell'Urophora cuspidata Mgn. e di altre. Muscarii Genus Edsandalum Rtz. — Fam. Chalcididae. sp. — abljreviatum Rtz. Nelle larve della Buprestis 4-punctata Scarabearii An. ni. 16 — 234 — sp. — inerme Rtz. Nelle larve lignivore di Ptilinus, Bostry- chus, Si noti end rum ecc. Scarabearii sp. — tridens Rtz. Nelle larve del Magdalinus violaceus, di Bostrychus ecc. Idem Genus Evania Fabì\ — Fam. Evanidae, — appendigaster Lin. Si dice che distrugge le uova della comune Blatta orientalis. Locustarii Genus Exentherus Hrtg. ~ Fam. Ichneumonidae. sp. — adspersus Hrtg. Nelle larve di Aro mia, e Scarabearii Nei bruchi dei Lophyrus pini. Vesparii sp. — gibbus Rtz. nei bruchi di alcuni Nematus. Vesparii sp. — lucidulus Hrtg. Nei bruchi del Gen. Cladius, Lophy- rusecc. Idem sp. — marginatorius Fabr. Nelle larve dei Lophyrus pini ed altri. Vesparii sp. — oriolus Hrtg. Nei bruchi dei Lophyrus frutetorum, pini e variegatus. Idem Genus Exetastes Grav. — Fam. Ichneumonidae. sp. — cimbicis Voli. Nei bruchi del Cimbex aenea Fabr. Idem sp. — clavator Grv. Nei bruchi del Gen. Hadena. sp. Brassicae L. e di altre Noctuidae. Papilionarii — 235 — sp. — fornicator Grv. Nei bruchi dell'Hadena brassicae. Papilionarii sp. — fulviiies Grav. Nei bruchi di qualche specie di Lydas. Vesparii sp. — ììigripes Grv. Nei bruchi di alcune Noctuidae e Bom- bycidae. Papilionarii sp. — osculatorius Grv. Negli stessi bruchi come le precedenti. Idem Genus Exocus Grv. — Fani. I e h n e u m o n i d a e. sp. — compressiventris Rtz. Parassito dell'Agrylus biguttatus. Scarabearii sp. — grttvipes Grv. Nei bruchi della Yponomeuta padella. Papilionarii sp. — lentipes Grv. Nei bruchi diAnacampsisedi Litho- colletis. Idem sp. — laevigatus Rtz. Nelle larve dei generi suddetti. Idem sp. — mansuetor Rtz. Nei bachi di Yponomeute. Idem Genus Exothecus Wsml. — Fam. Braconidae. sp. — debilis Wsml. Nei bruchi di Lithocolletis Idem ed anche nelle larve di Orchestes. Scarabearii sp, — laevigatus Rtz. Nelle larve di Clytus. Idem sp. — lignarius Rtz. Nelle larve di Buprestide. Idem sp. — miniitus Wsml. Nei bruchi di Lita leucatella. Papilionarii — 236 — Genus Figites Latr. — Fam. Cynipsidae. sp. — scutellaris Latr. Nei bruchi diSarcophaga carnariaL., Sarc. : nurus Rndn. ed altre. Muscarii Genus Glypta Grv. — Fam. Ichneumonidae. sp. — cicatricosa Rtz. Parassito della Tortrix viridana. Papilionarii sp. — concolor Rtz. Nelle larve del Magdalinus violaceus L. Scarabearii sp. — diibia Rtz. Nelle larve del Gen. Tortrix; sp. heparana Tr. Papilionarìi sp. — evanescens Rtz. Nei bruchi di Halias quercana, prasi- nana ecc. Idem sp. — extincta Rtz. Nei bruchi di Tortrix levigana W. Idem sp. — flavolineata Grv. Nei bruchi di Cocci x, Halias ecc. Idem sp. — longicauda Hrtg. Nella Fidonia piniaria Idem sp. — resinana Hrtg. Nei bruchi di C o e e i x resinana F. ed al- tre sp. affini. Idem sp. — teres Grv. Nei bruchi di Anacampsis e di Litho- colletis. Idem e nelle larve di Saperda. Scarabearii Genus Geniocerus — V. Tetrasticus. — 237 — . Genus Gorites Latr. — Fam. Crabronidae. sp. — mìstaceus Latr. Nutre le sue larve di Gercopis Fabr. (Aphrophora) Lept. spumarla Lin. Cicadarii Gen. Hadroceras Frst. Fam. — Chalcididae Calliceras Nees. sp. — clavata Rtz. Nelle larve di qualche Cecidomyia. Muscarii sp. — ìiubeculator Rtz. Parassito di qualche Cecidomyia. Idem sp. — umspmosa Rtz. Nelle larve del Pissodes notatus. Scarabearii sp. — viiripennis Rtz. Nelle larve di Braconyx indigena. Idem Genus Halticoptera Spin. — Fam. Chalcididae. sp. — coccormn Fab. Nel corpo di alcuni Lecanium, aceri s, vitis ecc. Cicadarii Genus Hecabolus Cris. — Fam. Braconidae. sp. — sulcatus Grv. Nelle larve di P t i n u s fu r L., P t i 1 i n u s ecc. Scarabearii Genus Helcon Nees — Fam. Braconidae. sp. — aequator Nees. Nelle larve di Callidi um. Idem sp. — carinator Nees. Parassito di Eccoptogaster, Apate, Cal- lidi um ecc. Idem sp. — claviventrìs Rtz. Nelle larve della Melandri a serrata F. Idem sp. — intrìcator Rtz. Nei bruchi di Ephippifora dorsana. Papilionarii — 238 — sp. — ruspator Grv. Nelle larve della Leptiira 4-fasciata L. Scarabearii e di qualche Bombi e in a. Papilionarii sp. — tarclator Nees. Nelle larve di Callidiura. Scarabearii Genus Hemiteles Gr. — Fani. Ichneum onidae. sp. — abietinus Hrtg. Nei bruchi del Gen. Nematus; Vesparii sp. compressus Hrtg. sp. — areator Gr. Nei bruchi dell'Or gy a pudibunda ed al- tre Bombicidae, e Papilionarii di alcuni Lophyrus. Vesparii sp. — ì)runnipes Frst. Nei bruchi di Lasiocampa pini. Papilionarii sp. — coactus Rtz. Nelle galle dell'Hartigia terminalis. Vesparii sp. — completus Rtz. Nelle larve del Gen. Ptilinus. Scarabearii sp. — crassiceps Rtz. Nei bruchi di alcuni Lophyrus. Vesparii sp. — dermestinus Rndn. Nelle larve del D e r m e s t e s m u r i n u s L. Scarabearii sp. — diminuens Hrtg. Parassito della Philobia lituraria. Papilionarii sp. — dispar Rtz. Nei bruchi di Cirabex variabilis Kt. Vesparii e di qualche Yponomeuta. Papilionarii sp. — fulvipes Grav. Nei bruchi del Lyparis dispar L. ed al- tre Bombycidae. Idem sp. — lieringii Rtz. Nella Psyche stetinensis. Idem — 239 — sp. — hospes Rtz. Nei bruchi delle Yponomeute. Papilionarii sp. — luteolator Grv. Nelle larve di Cynips rosee. Vesparii sp. — melanarius Grv. Nei bruchi delle Pieris, Papilionarii e nelle larve di Magdalinus di Ecco- ptogaster ecc. Scarabearii sp. — modestus Grv. Nelle larve di Eccoptogaster, Ano- bium, Scolytus ecc. Idem ed anche nei bruchi di Elachista. Papilionarii sp. — museorum Rndn. Nelle larve dell' Anthren US museorum. Scarabearii sp. — ìwcator Grv. Nei bruchi di Penthina ocellana Hh. Papilionarii sp. — palpator Grv. Parassito di qualche Anobium. Scarabearii sp. — similis Gmel. Nei bruchi di Lasiocampa pini. Papilionarii sp. — socialis Rtz. Nei bruchi dei Gen. Pieris; Leuconea, e di qualche Noctuida. Idem sp. — tineae Rndn. Nei bruchi della Tinea granella L. Idem sp. — tricìiiocamjpi Bè. Nei brachi del Trichiocampus eradi a- tus Hrtg. Vesparii sp. — vicinus Grv. Nei bruchi della Pieris brassicae. Papilionarii Genus Hoplismenus cs Queììsel in Schònìi., Syn. Ins., t. 1, p. 199, tab. 3, flg. 4. — H. serripes Sturm, DeJean Iconogr., t. 4, p. 222, pi. 196, fìg. 4, Fairm. et Laboulb. Comune dappertutto sotto le pietre e al piede degli alberi. Contorni di Firenze ; Monte Senario, Giogoli, Appennino di Camaldoli [Pic- cioli) — Vallombrosa, Bagni di Lucca (uom Bruchi — Sarteano [Bargagli). caspins. — Car. caspius Steven. — C. corvus Duftsch. — H. corvus Sturm — C. depressus Duftsch. — H. depres- sus Sturm — C. melampus Duftsclt. — H. melam- pus Sturm. — C. Sclireibersi Duftsch. — H. Schrei- bersi Sturm. — C. crassipes Duftsch. — ^. crassipes Sturm. — C. simplex, Z)M/5f5c/«. — C. hirtipes Duft- sch. — H. semiviolaceus DeJean, Iconogr., t. 4, pag. 205, pi. 195, fig. 2,,Fair7n. et LabouW. Comunissimo dappertutto al piede degli alberi, sotto le pietre, fra le siepi ecc. Contorni di Firenze {Piccioli) — Campagne Pisane [D'Angiolo] — Vallom- brosa [vom Bruche — Camaldoli [Piccioli) — Bagni di Lucca {Moni) — Sar- teano e Querceto [Bargagli). in]pBg:cr — Car. ìm'^ì^ev Duftschm. — Harp. impiger Sturm, DeJean Iconogr., t. 4, pag. 209, pi. 194, flg. 5, Fairm . et LabouW. — C. autumnalis Duftschm. — Harp. iniinctus Sturm. — H. seriepunctatus Sturm. Dei contorni di Pisa ? [D'Angiolo). — 294 — scrvus. — Car. servus Duftschm. — H. serviis Gyll., DeJean Iconog,, t. 4, pag. 229, pi. 197, flg. 3, Fairm. et La- boulb. — H. complanatus Siurm. Contorni di Firenze (vom Bruck). an-xlsis. — Car. anxius Duftsclim. — IL anxius Sturm, Gyll.. Dejean Iconogr., t. 4, pag. 227, pi. 197, fig. 2, Fainn. et LàbouW. — Car. plger Bufiseli. — H. piger Sturm — Car. sericeus Bufiseli. — H. sericeus Sturm. — H. nigripes Sturm — H. subcylindricus Bejean, Iconogr., t. 4, pag. 226, pi. 197, fig. 1, Fairm. et LabouW. — H. ambiguus [Bej.) Reiche — H. servus Sturm. Contorni di Firenze; Monte Seuario, Vallombrosa (Piccioli, vom Bruch) — Contorni di Pisa (D'Angiolo) — Gombo (Piccioli) — Bagni di Lucca (Moni) — Altopascio, Querceto, Sarteano (Bargagli). piBimitus Bejean, Iconogr., t. 4, pag. 170, pi. 190, fig. 1, Fairm. et Ladoull). — H. femoralis Sturm. Trovato da me a Monte Senario. flavitiiirsis Bejean, Iconogr., t. 4, pag. 230, pi. 197, fig. 4, Fair:ii. et Laboulb. — H. modestus Bej, op. cit. pag. 221. pi, 196, fig. 2. — C. aestivus Buftsclim. Contorni di Firenze e Mugello (Piccioli}. Gen. STENOLOPHUS Friclis., Bejean. testloasMs. — Car. teutonus Schranli — Stenoloplius teuto- nus Bawson, Wollàst. — Car. vaporariorum Fabr., Panz., Oliv., Buftsclim. — Harp. vaporariorum Gyll., Sturm — Stenolophus vaporariorum Ste- phens, Bejean, Iconogr., t. 4, pag. 239, pi. 198, fig. 1, Erìclis., Fairm. et Laboulb., Recltenh. — Stenolophus liirticornis KrynicM. Vive nei luoghi umidi sotto le foglie marcite é al piede dei muri. Contorni di Firenze, Cascine [Piccioli, vom Bruck) — Pisa [PeccMoli, D'An- giolo) — Bagni di Lucca [Moni] — Sarteano {Bargagli). — 295 — aSiiloiuiiualis Gene, De quibusdam Ins. Sard, nov., fasC;, 1, p. 10, n" 8. Contorni di Firenze, Rovezzano; Gombo [Piccioli) — Livorno [Pecchioli). s!ki>iiiiscliSraiius Stepliens, Dawson, Redtend. — Stenolophus melanocephalus Heer — St. vaporariorum var. melanocephalns Dejean, Species t. 4, pag. 409, e Iconogr. t. 4, pag. 239, Fainn et Lbaoulb. Bocca d'Arno {Pecchioli^ — Gombo (Chiesi). discopltoiriis Fischer, Dejean Iconogr., t. 5, pag, 241, pi. 198, fig. 2, Fairm. et LabouU).., Redtenì). — St. centro- mac Hiatus Megerle, Dahl. Antignano [Piccioli — Livorno [PecchiolV — Gombo [Chiesi) vcspcrtiuus. — Carabus vespertinus Panzer, Dufischm. — St. vespertinus Stephens., Dejean, Iconogr., t. 4, pag. 216, pi. 108, fig. 5, Erichs., Fairm. et Laboulh. • Contorni di Pisa {D'Angiolo, Pecchioli). clcg;ans Dejean, Iconogr. t. 4, p. 243, pi. 198, fig. 3, Dawson, Fairm. et Laboulb., Redtend. Var. p. /icujjtnlpus epMppiwm Dejean, Iconogr. t. 4, p. 259, pi. 199, fig. 6. Contorni di Pisa {Pecchioli . Gen. ACUPALPUS Latreille. dorsalis — Carabus dorsalis Fabr., Rossi Mantiss. t. 1, n° 204, — Harpalus dorsalis GylL — Trechus dorsalis Sturm — Acupalpus dorsalis Dejean, Iconogr., t. 4, pag. 260, pi. 200, fig. 1. — Trechus parvulus Sturm — Car. vaporariorum Linn., Faun. Suec, n" 796? — Car. Kilionensis Gmelin in Liyvn. Faun. Suec. t. 1, pars 4, pag. 1978, n" 138. — Car. meridia- nus var. y Payh. — 296 — Vai. j3. — Stettatopiau* ntnculuUis Ziegler. — Acupal- gtus tnncMiniitx var. Dej. Iconogr. l. 4, pag. 261. Gombo {vom Bruck) — Bagni di Lucca (Moni). exignu.^ DeJean, Iconogr. t. 4, pag. 270, pi. 201, fig. 2. — Steno- lophus exiguus Erichs., Fairm. et LabouW. Var. i3. — ActtpatpuH tui*iiius Dejean, Iconogr. t. 4, pag. 268, pi. 201, fig. 1. — Sten, lufiilns Dawson — Sien. ptf ntilio Schaum — fJnv. ìuteatuss Duftschm. — Ac. cir- cittncittettts Saldbcrg. Contorni di Firenze ; Coltane, Gombo [Piccioli) — Bagni di Lucca {Moni}. La varietà luridus fu trovata presso Firenze e al Gombo da vom Bruck. mcridianns. — Carabus meridianus Lin., Fabr., Olìv., Panz., Rossi Fn. Etr. t. 1, n" 554. — Harp. meridianus GylL — Sten, meridianus Erichs., Fairm. et LabouW. — Acupalpiis meridianus Dejean, Iconogr. t. 4, p. 265, pi. 200, fig. 5, Jacq. Du Val, Gen. Col. Eur., t. 1 (Ca- * rabides), pi. 16, fig. 78. — Car. cruciger Fabr. — Tre- chus cruciger Sturm. Trovasi comunemente al piede degli alberi e dei muri fra le erbe. Contorni di Firenze; isolotto, Rovezzano {Piccioli) — Contorni di Pisa (Pecchioli, D'Angiolo] — Gombo e Bocca d'Arno [Piccioli, vom Bruck) — Ba- gni di Lucca [Moni]. con!«pntas. — Carabus consputus Duftschm. — Trechus consputus Sturm — Stenelophus consputus Eri- chs., Heer, Fairm. et Làboulb. — Acupalpus con- sputus Dejean, Iconogr., t. 4, pag. 258, pi. 199, fig. 5. — Car. ephippiger Duftschm. — Harp. epliippi- ger Gyll. Trovato al Gombo dal signor E. vom Bruck. Gen. BRADYCELLUS Erichson. vcrbascB. — Carabus verbasci Duftschm. — Trechus ver- basci Sturm — Bradicellus verbasci Redtenb. — Acupalpus rufulus Dejean, Iconogr., t. 4, pag. 273, pi. 201, fig. 5. — Bradicellus rufulus Fairm. et La- — 297 — boull). — Br. fulvu.s Dawson — Trechus collaris Sturm. Vive sotto le pietre nei luoghi umidi. Gombo (Piccioli) — Bagni di Lucca (Moni). Iiarpaliiiiis. — Acupalpus harpaliniis DeJean, Iconogr., t. 4, pag. 274, pi. 201, fìg. 6. — Bradycellus harpalinus Schiòdte. — Brad, fulvus Fairm. et Laboulb., Jacq. Du Val, Gen. Col. Eur., t. 1 (Carabides), pi. 16, fig. 76. Sotto le pietre e sotto le foglie di verbasco. Contorni di Firenze; Cascine (Piccioli). [continua). Ann. ni. 20 RASSEGNA ENTOMOI.OGIGA SOMMARIO liVSE'rTI. — Coleotteri - KiESENWETTER, Fauna dei raalacodermi di Cor- sica, Sardegna e Sicilia. — Lepiuotteki — Gartnek, sui primi stati delle Coleophora albifuscella Zeller e C. ìeucapennella Hubner. — Meter-Dùr, conservazione degli insetti (1). COELOTTERI FAUNA DEI MALACODERMI DI CORSICA, SARDEGNA E SICILIA DI II. V. KIESENWETTER. Beri. ent. Zeit. T. XV, p. 75 (1871). 1. HELODES TOURNIERI n. sp. : Parva, oblongo-ovata, punctata, fortiter griseo-pubescens, fusco-nigra^ prothorace elytrisque testaceis, ilio inter- dum disco, his circa sciitellum, sutura apice margineque externo infu- scatis. Long. 3'|j — 4 mill. Mas: segmento ultimo ventrali apice leviter emarginato, et foveola semicirculari profundius impresso. Foemina: latet. Sardegna (Raymond;. 2. CYPHON IMPRESSUS: Elongato-ovatus, subdepressus, griseo-pubescens, piceus., antennis basi pedibus prothoraceque testaceis, elytris minus dense fortius punctatis, aequaliter subconvexis, ad suturam. longitudina- liter depressus. Long. 21/3 — 3 mill. Foemina: ad suturam. pone scutellum et ante apicem utrinque prò- funde oblique impressa, et subtilissime punctulata. Sardegna (Raymond). 3. CYHPON VARIABILIS. Sardegna. 4. LAMPYRIS LUSITANICA Jacq. Duv. Gian. ent. I. p. H. flg. 4. cf- ?• Sar- degna (Raymond). f). LAMPYRIS LAREYNII J. Duv. eod. p. 12. cf. ?. Corsica,, Sardegna (Ray- mond). 6. MALTHINUS ARMIPES: Testaceo-flavus, capite basi valde attenuato., ma- cula magna frontali nigra; prothorace macula longitudinali ante apicem constricta nigra, vion transverso, antrorsum magis, postice parum angv- fl) Compilatori Targioni, l'iccioli, Vimorcuti. — 299 — stato, lateribus Icviter rotundatis ; elytris apice sulphureo-guttatis , striato-punctatis, pedibus ferrugineo-flavis. Long. 4-4 1/2 HiiH- Mas: tiMis posti ci s medio curvatis, margine interno pyofunde erosis. Sardegna (Raymond). 7. MALTHINUS SORDIDUS : - Testaceo-flavus, oculis niyris, elytris infu- scatis, antennis tenuioribus, corporis dimidium superantibus, capite lato, basi Tnodice attenuato ; prothorace subquadrato, antrorsum magis, basin versus minus angustato, canaliculato Long. 3-3 '/^ railL Mas: tibiis posticis margine interno ajìicem versus leviter angulato- dilatatis. Toscana (vora Bruck). S. MALTHINUS FILICORNIS. Sardegna (Raymond; ; Italia meridionale, Si- cilia. '.'. MALTHINUS SICANUS: Testaceo-flavus, capitis basi attenuali vertice prò- thoraceque lateribus testaceo, antennis apicem versus, geniculisque po- sterioribus nigris ; elytris apice sulphureo guttatis , sutura et ante apicem late infuscatis, obsolete punctulaio-rugulosis, vix substratis ; prothorace longitudine vix latiore, antice angustato. — Long. 3 i/.-4 niill. Mas : tibiis posticis medio leviter curvaiis, margine interno vix emar- ginatis. Foeraina : oculis minus %)rominulis, capite minus lato, fronte testacea, pedibus semplicibus etc. differt. Sicilia (Rottenberg . 10. MALTHODES CRUCIATUS. Sardegna. 11. MALTHODES RAYMONDI : Piceo-niger, subtiliter pubescens, ore prò- thoraceque testaceis, hoc macula fusca cruciato, transversim quadrato, nitidulo, elytris apice sulphureo-guttatis . Long. 3-3 '/^ mill. Mas : segmento dorsali ante-penultimo magno, apice profunde rotun- datim eroso, angulis anticis in laciniam rectam, apice subhamatant productis, ultimis duobus parvis simplicibtis ; ventralibus penultimo rotundato, emarginato, ultimo stylum longioreni, medio leviter curvatura , apice tringulariter excisum formante Sardegna. 12. MALTHODES TENAX: Niger, subtilissime griseo-pubescens, prothorace testaceo, macula fusca cruciato, elytris livido-pellucidis, apice flavo-gut- tatis, antennis maris carpare subaequalibus. Long. 3 1/2 ^Hl- Mas: segmentis dorsalibus ante-penultimo apice late rotundato-emar- ginato, angulis anticis in lobum linearem, apice rotundatum porrectis, ultimis duobus parvis simplicibus; ventralibus penultimo rotundato -emai - ginato, lobis lateralibus rotundatis, ultimo stylum leviter sinuato-cur- vatum, apice incrassatum, dilatatum et triangulariter excisum exhibentc. Corsica (Raymond). 13. MALTHODES MENDAX : Subtiliter pubescens, antennis viaris carpare longiaribus, prathoracis margine basali et elytrorum gutta apicali sul- phureis. Long. 2 1/, Un. Mas: segmentis ultimis dorsalibus modice elongatis, ultimo angustato. apice triangulariter inciso, lateribus dente dearsum vergente instructo, ventralibus penultima profunde emarginato, lateribus lobata-producto, ultimo stylos duos, basi distantes, ad forcipis instar curvatos, exhi- bente. Corsica (Raymond). — 300 — 14. MALTHODES BIFURCATUS Ksw., Mon. Sicilia (Scliiddte). 15. MALTHODES DISCICOLLIS Baudi Berlin, ent Zeitschr. 1859. p. 302 -i- Me- RiDiANUS Muls. et Rey. Col. Fr., Mollip., p. 402, 12. 16. MALTHODES SPECTABILIS: Testaceus, capite prothoracisque vitta media nigris, elytris griseis, apice sulphureis, prothorace quadrato^ antennis validioribus, carpare parum breviaribus. Long. 5 mill. Mas : segmenta dorsali penultima magno^ apice profunde rotundatim erosa, ultima parvo simplici ; ventrali penultima emarginato, lobis late- ralibus parum, productis, ultimo stylum longiorem, valde curvatum, apice incrassatum, et emarginatum exhibente. Italia centrale (Pirazzoli). 17. MALTHODES MANUBRIATUS Ksw. Berlin, ent. Zeitschr., 1863, p. 340. Italia centrale (Baudi e Pirazzoli). 18. MALTHODES CORDIGER Ksw., eod. pag. 429. Sardegna (Raymond). 19. MALTHODES FACETUS Ksvo., eod. p. 429. Lucca (Haliday). 20. MALTHODES SICULUS Ksw., Mon. Sicilia (Schiòdte). 21. MALTHODES UMBROSUS: Niger, subtilissime pubescens, antennis carpare paulo longioribus, prothorace transversa. Long. 2-2 '/.^ mill. Mas: segm,entis ultimis dorsalibus elangatis, ultimo profundius fisso, furcato, laciniis apice rotundata-acuminatis ; ventralibus penultimo emarginato, utrinque rotundata-labato, ultimo furcam leviter sinuato- curvatam, laciniis apice rotundatis exhibente. Vallombrosa in Toscana (vom Bruck;; Napoli (Emery). 22. MALTHODES PARTHENIAS: Niger, subtilissiìne pubescens , antennis maris carpare vix brevioribus, prothorace transversim subquadrato. Long. 2-3 lin. Mas : segmentis ultimis dorsalibus elangatis, ultima profundius fisso, furcato, laciniis brevioribus, apice rotundato-acutninatis, ventralibus penultimo emarginato, utrinque in lobum oblongum apice subacumi- natutn producto, ultimo furcam basi tantum curvatam, laciniis apice rotundata-acuminatis exhibente. Napoli (Emery). 23. MALTHODES LACINIATUS Ksw., Mon. Sicilia (Schiòdte). 24. MALTHODES PINNATUS: Grisea-fuscus, subtilissime pubescens, anten- narum basi, pedibusque anticis ex parte testaceis, prothoracis basi li- neaque m.edia longitudinali et elytrorum apice flavis, antennis maris carpare paulo breviaribus . Long. 2 mill. Mas: segmentis dorsalibus duobus ultimis elangatis, ultimo furcato, laciniis apice truncatis ; ventralibus penultimo utrinque in lobum trian- gularem producto, ultimo stylum sinuato-curvatum, sensim. dilatatum, apice obtuse quadridentatum exhibente. Sicilia (Seidlitz), Napoli (Emery), Toscana (vora Bruch). 25. MALTHODES CORSICUS: M^rer, subtilissime grisea-pubescens, protho- racis margine antico et postico elytrorumque apice flavis, antennis maris carpare brevioribus. Long. 2 i/j - 3 mill. Mas : segmentis duobus ultim,is dorsalibus valde elangatis, angustatis, ultimo furcato, laciniis apicetn versus sensim dilatatis, apice rotundata- acuminatis, ventralibus penultimo profunde emarginato, utrinque in — 301 — lobum valile elongatum^ apice angustatum et subacuminatum producto; ultimo stylum tenuiorem, curvatum, apicem versus sensim dilatatum, apice emarginato-truncatum, angulis acutissimis exhibente. Corsica ^Ra- ymond). 26. MALTHODES HASTULIFER: Fusco-niger, subtiliter pubescens, antennis basi testaceis, maris corpori subaequalibus. Long. 2 mill. Mas: segmentis duobus ultimis dorsalibus valde elongatis, ultimo prof linde fisso, furcato, ventrali penultim,o profunde emarginato, utrin- que in lobum elongatum acutum producto, ultimo stylum curvatum, furcatum, apice incrassatum, acute quadrispinosum exhibente. Sicilia. 27. MALTHODES TETRACANTHUS: Fusco-niger, subtiliter griseo-pubescens, elytris apice flavo-guttatis, antennis maris corpore brevioribus, pedibits piceis. Long. 2 '/^ - 3 milL Mas: segmentis dorsalibus modice elongatis, ultimo minus profunde furcato ventralibus penultimo profunde emarginato, utrinque lobalo- producto, ultimo stylum curvatum apice incrassatum, angulato-fractum, bifidum exhibente. Toscana (vom Bruck). 28. MALTHODES INSULARIS: Griseo-fuscus, subtilissime pubescens, protho- race ftavo-variegato, elytris apice sulphureo-guttatis, antennis maris cor- pore brevioribus. Long. 2 mill. Mas; segmentis duobus ultimis dorsalibus elongatis, ultimo apice triangulariter inciso, subfurcato, laciniis acutis divergentibus ; ventra- libus penultimo utrinque triangulariter lobato, ultimo stylum curvatum apicem versus sensim incrassatum et furcatum exhibente. Corsica (Ra- ymond). 29. MALTHODES PICTICOLLIS : Griseo-fuscus, subtiliter griseo-pubescens, prothorace flavo-variegato, elytris apice obscure flavo-guttatis, vel con- coloribus, antennis maris corpore brevioribus. Long. 2 7, lin. Mas : segmentis duobus ultimis dorsalibus modice elongatis, ultimo apice profunde emarginato, utrinque in lobum magnum subparallelum , apice rotundatum producto, ultimo stylum, parum ctorvatum, apice di- latatum, minus profunde emarginatum exhibente. 30. MALTHODES ENSIFER: Griseo-fuscus, nitidulus, subtilissime griseo-pu- bescens ; prothorace flavo-variegato, elytris apice sulphureo-guttatis, an- tennis m,aris corpore brevioribus. Long. 2 i/^ mill. Mas : segmentis duobus ultimis dorsalibus ìnodice elongatis, penul- timo apice late truncato, ultimo stylos duos, magnos, leviter curvatos, basi late distantes, apice subacuminatos exhibente ; ventralibus penultimo utrinque triangulariter lobato, ultimo stylum parum curvatuìn, apice dilatatum et emarginatum form,ante. Sardegna (Raymond). 31. MALTHODES RECURVUS: Baudi. Monte Viso. 32. MALTHODES RURALIS: Elongatus , niger , pube subtilissima grisescens; antennis maris corpore aequalibus. Long. 2 mill. Mas : segmentis dorsalibus ultimis elongatis, penultimo apicem versus denticulo parvo deflexo armatg, ultiìno furcato, laciniis apice dilatatis, oblique truncatis, angulo externo acutis; ventralibus penultimo emar- — 302 — ginalo, utrinque triangulariter lobato^ ultimo stylum curvatum laciniis acuminatis exhibente. Sicilia. 3J. MALACHIUS SARDOUS: — Corsica, Sardegna. 34. MALACHIUS BREVISPINA: Viridis, vel coerulco-viridis, clypeo labro- que flavis, elytris apice coccineis, antennis articulo priìno incrassato. Long. 4 Vi-5 rnill. Mas: elytris apice leviter intrusis^ hreviter unispinosis. Sardegna (Ra- ymond). 35. AXINOTARSUS RUFICOLLIS Oliv. Italia o Sicilia. 3(3. AXINOTARSUS RUFITHORAX Ksw., Beri, ent, Zeitschr. 1859, p. 59, Si- cilia (Schiòdte) : e Italia centrale. 37. AXINOTARSUS LONGICORNIS Kws., Beri. ent. Zeitschr. 1859, p. 34. Si- cilia. 38. ANTHODYTES OVALIS. Italia centrale, Toscana (vom Bruck) Imola (Pi- razzoli). 39. ANTHODYTES LONGICOLLIS Er. BicoLOR, Perris Ann. Soc. ent. Fr. 1864. p. 288. Corsica (Raymond). 40. ANTHODYTES DISFAR Fairmaire Charopus dispar Ann. Soc. ent. Fr. 1859, p. 276). Sardegna. 41. ATTALUS ERYTHRODERUS Er. Sicilia. 42. ATTALUS LUXURIANS Er. Sardegna. 43. ATTALUS DALMATINUS Er. Sicilia. 44. ATTALUS SICANUS Er. Sicilia. 45. ATTALUS LATERALIS Sr. Italia centrale e meridionale; Isole di Sar- degna e di Sicilia. 46. ATTALUS AEMULUS Er. Sardegna. 47. ATTALUS SERICANS Er. Sardegna 'Gene) ; Corsica (Raymond). 48. ATTALUS PARIETARIAE Er. 49. ATTALUS LOBATUS Er. Italia centrala (Pirazzoli). 50. ATTALUS CONSTRICTUS Er. Sicilia (Rottenbergl ; Sardegna (Gene). 51. ATTALUS APICALIS Perris Ann. Soc. ent, Fr. 1864, p. 289. Corsica (Ray- mond). 52. ATTALUS LABILIS Er. Sardegna. u3. EBAEUS THORACICUS 01. Italia centrale. 54. EBAEUS HUMILIS Er. Sardegna (Raymond'. 55. EBAEUS COLLARIS Er. Sicilia. 56. HYPEBAEUS FLAVICOLLIS Er. Sardegna (Gene, Raymond), Napoli (Emei-y). 57. DASYTES COMMUNIMACULA Costa. 58. DASYTES TIBIALIS Muls. et Rey. Florio. Corsica; Sardegna , Raymond;. 59. DASYTES CINCTUS Gene Sardegna (Raymond). 60. DASYTES FLAVESCENS Gene. Sardegna (Raymond). 61. DASYTES ALGIRICUS Lue. Sardegna (Raymond). 62. DASYTES GRENIERI: Oblongus, nigro-aeneus, pube densa griseo-cinera- — 303 — scens, nigro-pilosus, elytris punctis nigris, glabris, subseriatis, tibiis tarsisque plus minusve testaceis. Long. 4 mill. Mas: modice elongatus, antennis fUifonnibus, leviter serratis, subla- nuginosis, segmento ultimo abdominali apice triangulariter impresso. Foemina: brevior, convexior, antennis brevioribus, moniliatis, tibiis tarsisque distincte testaceis. Corsica (Raymond). 63. DASYTES AENEIVENTRIS. Kiist. (Kàf. Europ. 21, 7;. Dasytes elongatus, convexiusculus, supra nigro-aeneus, griseo-pubescens, nigro-hirtus; sub- tus, antennis pedibusque nigris, aeneo-micantibus. Long. 2 lin. Kùster. 64. DASYTES PLUMBEUS Muller {Ksio. Ins. Deutschl. IX, p. 638). Italia. centrale. 65. DASYTES CRURALIS. Muls. et Rey, Floric. p. 132, not. 1. Cornea e Sar- degna Raymond). 66. HAPLOCNEMUS PECTINATUS Kiist. Kàf. Eur. 19, 18. D. oblongus, con- vexus, nitidus, supra obscure aereus, punctatus, pilis brevibus griseis, minus dense vestitus, antennis nigris ; infra pedibusque nigro-aeneus^ subtilissirne griseo-pubescens., tarsis rufo-piceis. Long. 4 '/: mill. Mas: antennis longioribus, intus pectinatis. Foemina: antennis brevibus serratis. Kùster. (Sardegna;. 67. HAPLOCNEMUS CRENICOLLIS: Oblongus, nitidulus, aeneus, antennis pe- dibusque nigris; prothorace subtilius, elytris crebre fortiter punctatis, his linea elevata submarginali ad apiceni prodiicta, prothoracis et ely- trorum margine crenulato. Long. 4 i/j mill. {Kiesenw.; Ins. Deutschl. IV, p. 654, not. 3.) Sicilia (Grohmann), Sardegna iRaymond'. 68. HAPLOCNEMUS CRIBRICOLLIS Muls. et Rey. Floric. p. 234. Corsica ;MuI- sant); Sardegna (Raymond '. 69. HAPLOCNEMUS XANTHOPHUS: Oblongus, convexiusculus, nitidus, ru- fescente-aeneus, elytrorum, limbo, antennis pidibusque testaceis, fortius griseo-hirtus, antennis obtuse-serratis, prothorace parcius subtilius, ely- tris parcius grosse profundeque punctatis. Long. 3 5/4 mill. Corsica Ray- mond). 70. DASYnSCUS PEXUS: Aeneus, nitidulus, pube densa flavescens, densius punctulatus, antennis basi tibiis tarsisque testaceis, prothorace latitu- dine haud breviore, lateribus leviter rotundalo, antrorsum, vix angu- stato, prothoracis pube medio lineam longitudinalem pilorum conver- gentium formante. Long. 2 mill. Sicilia (Rottenberg). 71. DANACAEA CORSICA: Nigro-aenea, squamulis griseis olivaceo-pluìnbea, antennis piceis, medio vix dilutioribus, femorum basi, tibiis tarsisqw ferrugineis ; prothorace latitudine longiore, antrorsum leviter angu- stato, lateribus inequaliter rotundatis, squamulis ante medium radia- tim convergentibus. Long. 3-3 1/4 niill. Corsica (Raymond). 72. DANACAEA IMPERIALIS Gene. Sicilia, Sardegna e Corsica. 73. DANACAEA PICICORNIS Kùster. Sardegna e Sicilia. 74. DANACAEA SARDOA : Nigro-aenea, squamulis griseis flavescens, vel ci- nerascens, antennis palpisque piceis, pedibus ferrugineis, prothorace — 304 — subquadrato, lateribus leviter angulato-dilatato, squamulis ante medium radiatim convergentibus, coleopteris prothorace sesqui latioribus. Long. 3 1/2 mill. Sardegna (Raymond). LEPIDOTTERI. Colla osservazione diretta di parecchi individui trovati allo stato di larva nelle capsule della Silene nutans, e della S in/lata, quindi venuti a termine di maturità il sig. A. Gàrtner, confermato il fatto di Herich Schàffer, che dopo averle prima date come specie distinte, nel catalogo sistematico dei Lepidotteri di Europa del 1863, riunì insieme come forme sessuali di una specie sola sotto il nome di Coleophora leucapennella la specie di questo nome, e la C. albi- fnscella, rileva ora che della specie cosi costituita la forma di quest'ultimo nome è il maschio, mentre quella dell'altro è la femmina. E da notare che ne Stainton, ne Staudinger nelle loro enumerazioni piìi re- centi dei Tineini e dei Lepidotteri di Europa, ammettono la fusione fatta da Herrich Schàffer, e che Von Heyden e Stainton anzi danno un abitazione e un alimento diverso alle larve dell'una forma e dell' altra, assegnando alla C. albifuscella la Lychnis viscaria, la Silene nutans alla C. leucapennella. L'Autore della nota poi ha veduto che dalla larva trovata appunto nelle capsule delle due specie di piante ora indicate, mentre si aspettava le farfalle delle due forme contestate, uscii'ono invece quelle della C. Nutantella Verhandl. des Naturforsch. Vereins in Brunn. T. 7, p. 174. PER CONSERVARE GLI INSETTI Il Sig. Meyer-Dùr passa in rivista i diversi metodi di preparazione dei minuti insetti e specialmente dei microlepidotteri, cioè la diretta infilatura nello spillo, che gli deforma, 0 l'attaccatura alle listarelle quadrate 0 acuminate di carta, 0 di mica, e con ragione preferisce le forme appuntate, e la listarella di mica. Quanto poi alla materia adesiva trova troppo friabile la gomma, alterabile la gomma con aggiunta di zucchero ; biasima la colla fluida a freddo (kalten flùs- sigen Leim ), che non permette di staccare 1' oggetto per le minute osserva- zioni, e lo tinge più o meno, e loda infine una Gomma entomologica, Entomolo- gischer Gummi, condita con benzina, arseniatodi potassa, e sublimato corrosivo, che non ha alcuno degli inconvenienti detti di sopra ; di questa non dà la for- mula, ma si offre di rimettere la materia al prezzo di un franco la bottiglia. — Mitth. G. Schweiz, ent. Gesellsch. T. 3. p. 22. 'C, BULLETTINO SOCIETÀ ENTOMOLOGICt ITALItNt -^^-3^a^a@£K-« ANNO TERZO Trimestre IV. (Ottobre, Novembre, Dicembre 1871) "ifT*-^/^ ^l- "^-^FIRENZE OGRAFIA CENNINIANA NELLE MURATE a spese degli Editori 187É. INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO PiRAZzoLi Dott. Odoardo. — I Carabi italiani (coté, e fine). Pag. 305 Passerini Prof, G. — Flora degli Afidi italiani finora osser- vati (continuazione e fine) » 333 Curò Ing. Antonio — Di una nuova forma di Erebia prossima alla Nerine Freyer, proveniente dalle Alpi dello Stelvio, e della Gastropacha arbusculae Freyer. Comunicazione fatta il di 8 ottobre 1871 all'adunanza generale della Società Entomologica Italiana in Bologna » 347 Bargagli Piero — Materiali per la Fauna entomologica dell'isola di Sardegna: Celeotteri (continua) » 352 Dei Apelle. — Relazione sui danni degli insetti nelle campagne Senesi durante l'anno 1871 » 360 Ragusa Enrico. — Breve escursione entomologica fatta sulle Ma- donie e ne' boschi di Caronia - » 366 Canestrini Prof. Giovanni. — Nuove specie di Opilionidi italiani » 381 Targioni Tozzetti Prof. Ad. — Note anatomiche intorno agli insetti » 386 De Siebold Carlo. — Lettera alla Società Entomologica Ita- liana sulla Partenogenesi del Bonibyx Mori » 411 Indice delle memorie, dei sunti ecc. contenuti nei quattro fa- . scicoli che compongono il III volume del Bullettino. ...» 415 Indice alfabetico delle materie contenute nel III volume del Bullettino » 417 Atti iella Società Eiitomolotìca Italiana Processo verbale dell'adunanza generale tenuta il di 14 maggio 187L » XVII I CARABI ITALIANI Dott. ODOARDO PIRAZZOLI (Continuazione e fine. — Vedi pag. 261 e segg. del fase. Ili, anno 3°). GRUPPO 6". Elitre più o meno ricoperte da serie di tubercoli embri- ciati dalla parte della base dell'elitra, aguzzi dalla parte dell'apice dell'elitra che è intatta. Questo gruppo ha di comune, la disposizione generale e la forma dei tubercoli di cui è ricoperto. Nessuna specie presenta elevazioni marcate nelle elitre. Il colore dal nero puro, passa al metallico color di rame con deboli riflessi metallici. 15. C. Faminii DeJ. hreviter ovatiis, niger, parimi nitidiis, elytrorum, prò- thoracisque marginihus rotundaiis cupreo violaceis ; elytris convexis, tuherculis elongatis a foveolis alter- naiis triplice serie , interstitiis convexiusculis punctis impressis elevatisque asperatis. Long. 20. mra. Dej. Sp. 2. 62. Costa F. N. 39. Questo carabo non può essere paragonato con alcuno degli enumerati. Le elitre in ovale molto raccorciata, il suo corsaletto interamente rotondato ai margini, il colore alquanto opaco gli danno, direi quasi, l'aspetto di un grosso Licinus. E di forma molto convessa ed allargata, di color nero poco lucente a lembo metallico. Gli angoli posteriori del corsaletto sono del tutto ro- Anii. III. 21 - 306 — tendati e poco spinti all' indietro. II disegno delle elitre, intatte all'apice, si compone di tre serie di tubercoli, le quali sono bene distanti fra loro, ed i larghi intervalli fra queste tre serie, sono un poco convessi ed elevati a schiena d'asino, asperati da tuber- coli minori e punti scobiformi che unendosi ad altri formano tal- volta delle rugosità trasversali. Le tre serie di tubercoli maggiori attesa la convessità degl'intervalli restano più depresse, e ciascun tubercolo alterna nel senso longitudinale con una piccola depres- sione 0 cavità. Le zampe sono comparativamente corte. Vive nella Sicilia e forse ne è specie esclusivamente propria. 16. C. Genei Gene. ohlongo-ovatus, niger nitidus, prothorace quadrato an- gulis anteriorihus late rotundatis, elytris seriatim cate- nato tioherciilatis, seriehus tribus elevatioribus. Long. 2L 25. mm. Gene de Quib. Ins. Sardiniae. 1. 5. E di un bel nero lucido, ed il suo aspetto è quello di un C. Rossa raccorciato, cogli angoli omerali delle elitre rotondati e più sporgenti. La scolpitura delle elitre è formata da tante serie di tubercoli ravvicinate, ma ad ogni tre serie di tubercoli ne al- terna una di tubercoli più robusti e più elevati: inoltre tutte le serie di numero pari sono sempre più robuste. Alla base di cia- scun tubercolo non vi sono punti come nel Rossii. II carabo che ho ricevuto dalla Corsica sotto il nome di Ram- huriì Dej. non presenta alcuna differenza. Abita in Sardegna ed in Corsica. 17. C. Rossii Dej. ohlongus, niger, limbo viridi-cyaneo prothorace sub- rugoso, elytris seriatiìn tubercidatis, seriehus tribus majoribus mx distinctis, interstitiis punctatis Long. 20. 30. mm, Dej. Sp. 2. 66. Costa. F. N. 1. 24. — 307 — var. elytris hrumieo-castaneis. C. castaneipennis Costa 1. e. var. minor, lineis catenatis approxiniatis interstiis non punctatis. Long. 20. mm. Il capo é di una particolare rugosità a pieghe. Il corsaletto é fortemente rugoso a screpolature trasversali. Il disegno delle eli- tre è simile a quello del Gej^ei ma più piatto, formato da linee interrotte in numero di tre che alternano con serie maggiori, ma poco distinte, poi gl'intervalli sono punteggiati. E di un bel nero metallico con riflessi verde-turchini tanto nei margini del corsa- letto che delle elitre. Nell'Appennino Piceno ho trovato una razza si piccola che non arriva ai 20 millimetri e la granulazione più forte e ravvicinata non lascia punti negl' intervalli. Il colore di alcuni individui varia fino al bruno castagno metallico, ma probabilmente come accade in altri coleotteri, ciò deve dipendere da disturbata metamorfosi. In alcune antiche collezioni trovasi col nome di C. rugulosus Dahl. È piuttosto comune in tutta l'Italia meridionale. Comunissimo a Roma e nelle Marche. Frequente in Toscana ed a Rimini ove l' ho trovato al mare all'ultima foce dei piccoli torrenti, ed il Cav. Baudi di Selve mi avvisa che trovasi anche non raro sui colli presso Torino. 18. C. alyssidotus III. ohlongo ovatus stqjra aeneus, prothoracis disco sparse punctato, elytris cupreo marginatisi lineis elevatis al- ternis majorihus, seriehus tribus elevatiorihus, inter- stitiis punctatis. Long. 18. 22. Mas. antennarum articulis 6-8 apicem versus inferne incrassatis. Dej. Sp. 2. 63. Costa F. N. 1. 2Q. Nel disopra è di un bel color di rame a guisa di alcune mo- nete antiche ben conservate, con riflessi più splendenti nel lembo. Il capo è punteggiato ma non ha la rugosità a pieghe del Rossii, ~ 308 — Il corsaletto è realmente punteggiato nel disco, ma tutto all' in- torno diventa rugoso. Il disegno delle elitre è suo particolare; si compone di tante linee cateniformi alternativamente più robuste e più deboli, con tre serie maggiori ben distinte. Gì' intervalli hanno qualche punteggiatura. L'ho trovato nel Napoletano; è frequente a Roma ed in To- scana, frequentissimo nell'Ascolano, e l'ultimo limite al nord in cui l'abbia trovato è stato l'Appennino modenese. Siccome viene citato come carabo francese è probabile che traversi tutta l'Italia, ma si faccia più raro al nord. 19. C. scabriusculus 01. sub-aeneo-niger, prothoracis quadrati disco aequaliter granulato, elytris tuhercidis minimis seriatim dispositis asperatis, tuberculormnque majorum punctisque alter- nis impressis triplice serie. Long. 16. 21. mm. Mas. antennarum articulis 5-9 apicem versus inferne incrassatis. Dej. Sp. 2. 49. Schaum. Ins. Deuts. 1. 145. C. agrestis Creutz. var. femoribus rufis. C. erythropus Fisch. h. major tuberculis minus élevatis laevioribus, punctis im- pressis distinctioribus. Long. 21. mm. C. Lippii Dej. Sp. 2. 51. var. femoribus rufis. Il Creutzer quanto alla forma e grandezza, non a torto, lo somiglia al conveocus. È il più piccolo di questo gruppo tutto nero bronzino opaco. La scolpitura delle elitre è formata da tante se- rie ravvicinatissime di tenui tubercoli embriciati alla base e resi aspri dalla punta aguzza. Ogni tre di queste seriuzze trovasene un'altra più robusta formata da tubercoli egualmente conformati, ma che longitudinalmente alternano con punti impressi o cavità. — 309 — La varietà h si distingue dalla specie per grandezza alquanto maggiore. Le granulazioni sono meno aspre, meno elevate quasi avessero sofferto un lungo attrito, mentre poi i punti impressi sono i più distinti. La variazione dei femori rossastri trovasi tanto nelle specie che varietà. Trovasi nelle Alpi ove è stato raccolto dal Cav. Bandi di Selve. GRUPPO 7'. Elitre con lineette continue elevate, ogni tre lineette una serie cateniforme di tubercoli allungati. Il gruppo racchiude specie molto variate per colorito. Le eli- tre sono intatte all'apice. 20. C. arvensis F. colore variahilis, prothorace tenuiter marginato basi utrinque longitudinaliter impresso, elytris confertim jpunctato-striatis, interstitiis subelevatis, trihus cafenu- lato interruptis. Long. 13. 18. mm. Mas. anteìinariim articulis 6-8 apicem versus inferne incrassatis. Dej. Sp. 2. 75. Schaum. Ins. Deuts. 1. 142. var. femoribus rufìs. C. Pomeranus 01. E uno dei carabi piccoli, ed il più piccolo del gruppo. Estre- mamente variabile nel colore, ha quasi sempre un riflesso metal- lico un poco più lucente nel lembo. Il corsaletto ha i margini e gli angoli posteriori rotondati ed è trasversale. Il disegno delle elitre è composto da lineuzze elevate, crenate per una specie di granulazione o punteggiatura nei loro piccoli intervalli. Ogni tre di queste lineuzze trovasi la grossa cateniforme composta di tu- bercoli in ovale, allungata con il fondo un poco depresso a cias- cuna punta del tubercolo, per cui visto in distanza parrebbe un piccolo sylvestris, mentre poi neWarvensis non vi sono certo fos- sette ed il disegno è diverso. Trovasi nel Trentino e nella Lombardia. — 310 — 21. C. monilis F. colore instahilis, prothorace suhquadrato lateribus ro- tundato, coleopteris ellipticis lineatis, singulo lineis trihus catenatis. Long. 24. 30. mm. Dej. Sp. 2. 73. Schaum. Ins. Deuts. 1. 138. a. elytris lineis trihus integris et catenatis alternis, inter- stitiis rugulosis saepius sublineatis. Dej. Sp. 1. e. var. B. var. minor. C. Schartowii Heer. C. Helveticus Heer. h' elytris inter lineas catenatas trilineatis linea media magis elevata. C. consitus Panz. C. granulatus 01. C. monilis Heer. var. laete virens. C. Kronii Hop. e. elytris inter lineas catenatas trilineatis lineis aequalihus. C. monilis F. C. catenulatus 01. var. minor atropurpurescens, margine laterali plerwnqiie viridi-aeneo vel violaceo. C. affinis Panz. C. regularis Enoch. var. minor, aeneus. Ho enumerato tutte le varietà menzionate dallo Schaum nella Fauna tedesca, sebbene non sappia se tutte queste sieno rappre- sentate in Italia. Fra i miei numerosi esemplari non vi é per caso, un solo maschio per osservare le antenne. Siccome sul colore e sulla grandezza nulla si può dire in ge- nerale, noterò che del suo gruppo è l'unico in cui le elitre sieno foggiate ad elegante ellisse, e che la scultura ha un che di ta- — 311 — gliente suo proprio. Questa consiste in tre linee elevate continue e ben spigolate, alternate da linee cateniformi. La scolpitura degli interstizii tra le linee cateniformi colle sue modificazioni, dà luogo alle seguenti razze. Razza a. E la forma più semplice, l'interstizio generale fra due linee cateniformi è rugoso, le rughe hanno una tendenza ad ordinarsi in lineette tanto più apparenti quanto maggiormente vi- cine alle linee elevate. Razza &. Nell'interstizio generale di due cateniformi vedonsi apparire tre linee elevate sopra le quali signoreggia più oscura la media. Razza e. Nell'interstizio generale di due cateniformi, sorgono elevate, continue, eguali, ed a spigolo tagliente, tre linee che nei loro piccoli interstizii sono punteggiate o granulate. Di questa ultima razza alcuni esemplari hanno i femori e lo scapo delle antenne rossi. Trovasi in Lombardia, Monte Rosa ecc. Io ho raccolto un in- dividuo della razza e. nella valle Anzasca. 22. C. catenulatus ^coj). nigro-cyaneus, limbo violaceo, jìrothorace suhcordato^ elytris lineis subcrenatis confertissimis tribus catena- tis, interstitiis punctatis. Long. 24. 26. mm. Dej. Sp. 2. 68. Schaum. Ins. Deuts. 1. 143. C. intricatus 01. C. Harcyniae Sf. C. cyanescens St. C. austriacus St. C. Ausonius Zie gì. C. Duponchelii Dej Cat. 6. C. Beauvoisii Dej Sp. 2. 67. C. Brissoutii Fauv. E ordinariamente di un bel nero-blù a lembo lucente di vio- laceo. Alcuni individui presentano un color castagno violaceo, credo — 312 — per immaturità. Non può confondersi col monìlis perchè le linee elevate sono un po' crenate, gl'interstizii sono punteggiati, il cor- saletto è fatto più a cuore e le elitre sono come gonfie e ventri- cose; né può nemmeno confondersi col catenatus il quale è molto più grande, ad elitre parallele, con gl'interstizii non punteggiati ed antenne dissimili nei sessi. Il disegno delle elitre è formato da lineuzze elevate i cui in- terstizi! sono graziosamente lacunosi per tante piccole elevazioni traverse. Ogni tre lineuzze trovasi la cateniforme, che in questa specie è sottile, allungata, e più che tubercoli possono dirsi lineette elevate. Trovasi nella Lombardia, nel Trentino ed io ne ho raccolto nella valle della Diveda al piede del Sempione. 23. C. catenatus Panz. 'pleriimque nigro-cyaneus limbo violaceo, prothorace subquadrato, elytris lineis elevatis crenatis confertis- simis, trihus catenatis, interstitiis non jpunctatis. Long. 29. 32. mm. Mas. antennarum articulis 5-7 apicem versus inferne incrassatis. Dej. Sp. 2. 7L Schamn. Ins. Deuts. 1. 144. var. minor, prothorace angustiore, elytris hrevioiHhiis et convexiorihus. C. Herbstii Dej. Sp. 2. 70. E il più grande del gruppo. Ha le elitre piuttosto parallele, che non presentano la graziosa e ristretta elissi del monìlis, né la ovale rigonfia, un poco acuta all'apice del catenulatus ; di più le crenature delle lineuzze continue sono sì forti, da apparire come una serie di granulazioni embriciate, e le antenne sono dissimili nei due sessi. La scolpitura delle elitre è composta di tante lineette elevate e ravvicinate, e sebbene esse sieno continue paiono interrotte per le forti crenature trasversali. Queste lineuzze non hanno lo spi- — 313 — golo acuto del monilis, invece sono di sezione semicilindrica, ne- gl'intervalli non vi sono punti come nel catenulatus, ed ogni tre linee trovasi la cateniforme a tubercoli allungati. — Abita nel Trentino e in Lombardia, la varietà HerbsUi in Gorizia. GRUPPO 8''. Elitre con tre linee longitudinali elevate che alternano con tre serie di fossette metalliche. Questo gruppo si compone del solo clathratus che, come si osservò, Dejean unì al nodulosus formando la sua sesta divi- sione. I deboli palpi, il corsaletto quasi ristretto all'apice con forti incavi alla base, le elitre piane con forte smarginatura apicale, gli danno una particolare impronta. 24. C. clathratus Z. ohscure-aeneus, elytris plmiiusculis, alternatim costa- tis et aureo foveolatis. Long. 27. 31. Dej. Sp. 2. 108. Rossi F. E. 1. 205. Schaum. Ins. Deuts. 1. 130. La scultura delle elitre si compone di due costole elevate, la terza è talmente ravvicinata alla sutura che si è fusa con quella. La parte elevata della costola è lucente e contrasta colla opacità dell' intervallo che è finamente granulato. In questo intervallo tro- vasi una serie di elevazioni a carena lucente alternate, nel senso longitudinale, da altrettante fossette color di rame dorato. Trovasi nei siti umidi e vallivi del Lombardo-veneto, Piemonte, Trentino, Maremma toscana^ valli adriatiche, ma non so se tro- visi nell'Italia meridionale. GRUPPO 9\ Elitre con tre costole longitudinali elevate alternate da solchi. Questo gruppo si compone di carabi di color verde metal- lico a riflessi dorati e costole per lo più nere. 25. C. nitens Z. aureus, prothorace rotundato, elytris viridibus mar- - 314 — gine aureis, sutura costisque trihus elevatisi saepe interruptis, nigris. Long. 13. 16. Dej. Sp. 2. 121. Schaum. Ins. Deuts. 1. 129. Le antenne comparativamente corte non estremate, la sua pic- colezza, è il più piccolo degli enumerati, e la sua livrea, fanno rammentare i Chlaenius. Il corsaletto non è cuoriforme, ma egualmente rotondato ai margini, tutto color di rame dorato nel disopra. La scolpitura delle elitre si compone di tre robuste costole elevate, che all'apice tal- volta presentano alcune interruzioni, e di una sutura anch' essa elevata, tutte nere con interstizi! fatti a solchi di un bel verde e trasversalmente rugosi. L'intero margine delle elitre è di rame do- rato ed intatto. ■ Ho enumerato questo carabo confinario che per comunicazione avutane dal Dottore Bertolini di Trento, è stato raccolto negli ul- timi versanti italiani. Il suo abitato é molto vasto, esteso alla Germania, Francia ed Inghilterra. 26. C. aupatus Z. vìridis prothorace subquadrato, elytrorum sutura, co- stisque trihus ohtusis elevatis, interstitiis suhtilissime granidatis. Antennarum basi pedibusque rufis. Long. 21. 27. mm. Mas. elytris apice non aut vix emarginatis. Foem. elytris apice fortiter emarginato-dentatis. Dej. Sp. 2. 111. Schaum. Ins. Deuts. 1. 127. var. nigro-aeneus prothorace subcordato, costis obsoletio- ribus, antennis pedibusque nigris. C. Honnoratii Dej. var. costis auratis, femoribus tarsisque piceis. C. Lotharingus Dej. Sp. 2. 488. — 315 — È l'unico del gruppo in cui le costole sieno del colore gene- rale delle elitre e non nere. La testa, il pronoto, le elitre ed an- che le pleure protoraciche sono verdi. Le antenne, tutte le parti della bocca compreso il labbro, e le zampe sono rosse; l'ultima ar- ticolazione dei palpi ed i tarsi tendono ad imbrunire. Il disegno delle elitre è dei più semplici, longitudinalmente elevate in tre ot- tusissime costole, hanno gì' intervalli sulciformi che ne risultano quasi lisci. La varietà LothaHngus non si distingue dalla specie, che per aver le elitre in ovale un po' più allargata, la sommità delle ot- tuse costole tende al colore dorato, ed i femori sono color di pece. È da osservarsi in questa specie una sorta di mostruosità talvolta parziale per la quale le elitre tendono a perdere l'ottusa convessità delle tre costole. Trovasi nel Trentino, e la varietà Honnoratìi nel Nizzardo. 27. C. auronitens F. aureo-viridis, prothorace subcordafo, elytrorum sutura, costisque trihus elevatis nigris, antennarwn articulo primo, pedibusque ruhris. Long*. 23. 27. min. Dej. Sp. 2. 108. Schatmi. 1. 128. var. prothorace basi evidentius cordato. C. Zwickii Heer. var. prothorace cordato, elytris magis convexis et angu- statis, nitidloribus, interstitiis fortius rugoso-punctatis. C. Escherii Palliardi. Dej. Sp. 2. 116. Il disopra è di bel verde dorato, per lo più vividissimo nel corsaletto, le parti della bocca sono color di pece. Lo scapo delle antenne e le zampe sono rosse, i tarsi bruni. Il corsaletto è meno trasversale AoiVauratus. Le elitre hanno tre costole nere e rilevate come la sutura, il loro spigolo è ta- gliente e non ottuso come nel Solieri. Gl'intervalli sono solchi ru- goso-punteggiati. Le varietà differiscono appena per nitidezza mag- — 316 — giove, corsaletto più cuoriforme, o smarginato ai lati verso la base, elitre molto più ristrette, ed una generale gracilità. Trovasi nel Piemonte e nel Trentino. 28. C. Solieri DeJ. sub-depressus viridis, prothoracts angustati, elytro- rumque margine cupreo, elytror'um sutura, costisque tribus elevatis nigris, interstitiis lineato-rugosis, an- tennis pedibusque nigris. Long. 25. 28. Dej. Sp. 2. 119. La sua forma depressa, il corsaletto allungato a margini quasi paralleli, le antenne e zampe nere, lo distinguono dagli affini del suo gruppo. Nel disopra è di un verde non vivo, nel disotto la ripiegatura epipleurale, sterno e pleure protoraciche lasciano travedere il co- lor metallico, ma molto meno che neWauratus. Il lembo delle elitre è metallico porporino. Le tre costole, assieme alla sutura nere, sono ottuse depresse e non a spigolo vivo come neìVauronUe?is. I solchi hanno rugosità che tendono a disporsi longitudinalmente anzi giungono talvolta a simulare nei solchi delle linee continue parallele alle grandi costole. Trovasi nel Nizzardo, Piemonte e Colle di Tenda. GRUPPO 10*. Elitre con tre linee elevate che alternano con tre serie catenìformi. Il disegno è eguale a quello del 2° gruppo. Il colore è sem- pre quello di rame, sebbene varii dal verde gaio al nero metal- lico. Questo disegno è dei più frequenti nel genere. 29. C. granuiatus Z. obscure-aeneus prothoracis fere quadrati angulis po- sticis vix productis, coleopteris oblongo-ovatis, siibde- pressis, singulo costis tribus, suturali subabbreviata, tubercidorumque seriebus alternis, interstitiis rugidosis. Long. 19. 21. mm. — 317 — Dej. Sp. 2. 106. Costa F. N. 1. 130. Rossi. F. E. 1. 206. Schaum. Ins. Deuts. 1. 133. var. femorihus rufis. h. prothorace angustiore, elytroruni interstitiis subtiliter lineatis. C. interstitialis. Duft. C. Aetolicus Schaum. La statura minore, il colore scuro, le elitre depresse, lo di- stinguono da quelli del suo gruppo. Le elitre sono alquanto smar- ginate all'estremo apice, ed un poco più nella femmina, ma molto meno che nel cancellatus . Il disegno è composto di tre lineette elevate principali vicino alle quali tendono a formarsi altre più piccole che sono granulate. Negli intervalli vi è una punteggiatura. Lo spazio fra due linee elevate è occupato nel mezzo da una serie cateniforme di tubercoli allungati con impressione ai due apici come accade nelle cuciture a lunghi punti. Vive nei siti umidi ed uliginosi di tutta Italia, tanto in pia- nura che nelle valli subalpine. La varietà a zampe rosse è citata da Costa nella Fauna Napoletana, io non l'ho mai potuta racco- gliere. 30. C. cancellatus III. fusco vel vir escenti aeneus, coleopteris ovatis conve- xiusculis, singulo ante apicem emarginato costis tri- hus, suturali abbreviata, tuberculorumque oblongorum seriebus alteniis, interstitiis rugiUoso-pimctaiis, an- tennarum scapo plerumque rufo. Long. 22. 26. mm. Mas. elytris apice emarginatis. Foem. elytris apice emarginato-dentatis. Dej. Sp. 2. 99. Schaum. Ins. Deuts. 1. 135. — 318 — C. granulatus. F. Rossi. Mant. 1. 73. ex parte. var. femoribus rufis. h' coleopteris hreviter ovatis convexis, tuherculis magis elevatìs, femoribus rufis. C. tuberculatus Meg. e. tuherculis longiorihus mx elevatis interstitiis suhglahrts. C. carinatus Charp. C. fusus. Palliar di. (1- cupreus, coleopteris oblongo-ovatis, subconvexis, femo- ribus rufis. C. excisus Meg. C. punctulatus Meg. e. aeneus coleopteris ohlongo-ovatis , antennarum scapo nigro. C. intermedius. Dej. S. 2. 104. f. major cupreo-aeneus vel virescens, prothorace siibelon- gato, angulis posticis productis, coleopteris ohlongis, an- tennaimm scapo nigro. C. emarginatus Duft. Dej. Sp. 2. 102. C. nigricornis. Ziegl. var. minor viridis. C. affinis Dvft. C. oblongus St. var. antennarimi articulo primo basi rufo. C. Dahlii. Meg. g. prothorace fortiter rugoso punctafo, opaco, elytris co- stis tuberculisque rotimdatis, fortioribics, interstitiis for- titer granidatis, antennis pedibusque nigris. C. graniger. Dej. Sp. 2. 103. var. antennarum scapo femoribusque rufis. C. Scythicus Koll. » — 319 — h* suh-opacus interstitiis tenuissime granulatis femorihus anticis ficeis. C. assimilis Duft. A titolo di curiosità ho mentovato tutte le varietà che coi miei piccoli mezzi si poteva. Per infinite gradazioni si passa da una varietà ad un'altra, e per quanto distanti le estreme forme pure in generale presentano il carattere che la prima costola vi- cino alla sutura diviene evanescente all'apice delle elitre smargi- nate nel maschio, smarginate dentate nella femmina. Il disegno delle elitre consiste in tre costole alternate da tre linee cateni- formi, ad interstizii più o meno rugoso-granulati, e la prima di queste costole o linee elevate che trovasi vicino alla sutura in ge- nerale va perdendo di forza a mano a mano che si avvicina al- l'apice. È frequente in tutta l'Italia nordica e centrale. Una delle più comuni varietà è quella ad antenne e zampe nere con tubercoli poco elevati. Un qualche raro individuo 1' ho trovato nella pineta di Ravenna. La elegante ed insieme robusta scolpitura di alcune va- rietà straniere come graniger, scythicus, non l'ho mai trovata in Italia. 31. C. vagans 01. aeneiis, late-ovatiis prothorace quadrato basi transverse impresso, angulis posticis productis apice acuminatis, elytris hreviter ovatis in femina emarginato-dentatis, costis trihus integris tuberculorumque ohlongorum se- riehus alternis, interstitiis prope costis punctato-striatis. Long. 22. 23. mm. Non possedeva di questo carabo che una sola femmina, e cor- tesemente Eugenio Sella mi spedì un maschio. Con sì poco mate- riale è diffìcile il trarre delle leggi generali. Mi risulterebbe dun- que che il vagans per il suo corsaletto trasversale, quasi ristretto all'apice, la sua profonda solcatura alla base, che raramente si trova nelle specie affini, la costa suturale robusta, si distinguerebbe — 320 — dal cancellatus, mentre per i caratteri sessuali sarebbe distinto àdiW italicus di cui ne ha l'abito generale. Il maschio ha le antenne semplici. Il corsaletto è fortemente trasversale a linea mediana che tanto all'apice che alla base incon- tra una fossetta o depressione. Alla base del corsaletto l'impres- sione trasversale è ben marcata e termina da ambe le parti in una fossetta. La scultura delle elitre consiste in tre linee elevate che alternano con le tre cateniformi. Gì' interstizii sono debolmente ru- gosi e punteggiati striati alla base delle linee principali. Le elitre sono di forma ovale raccorciata, intatte nel maschio, e smarginate dentate nella femmina. Credo interessante il descrivere particolar- mente la scolpitura delle elitre dell'unico esemplare femmina che possedo. Questa scolpitura si compone di tante lineette elevate ed ogni tre lineette trovasi una linea cateniforme, per modo che que- sta scolpitura sarebbe la precisa del gruppo settimo. Noto ancora che DeJean nella descrizione del vagans tace sul dente apicale dell'elitra si ben distinto nella femmina. Trovasi nella Liguria e nel Nizzardo. :32. e. Italicus Dej. aeneus -prothorace transversali, coleo'ptcris 'parallele ovatis apice rotundatis singulo costis tì^ibus integris, e granidormn serie niinus elevata utrinque auctis, se- riehus alternis catènatis. Long. 2L 24. mm. Mas. antennarum articulis 5-7 apicem versus inferne incrassatis. La cortesia degli amici mi ha fornito buon numero di esem- plari di questo Carabo. Dapprima il Sella e Bertolini, poi appresso, Bargagli e Piccioli ed Usslaub me ne spedirono buon numero. Ne risulta che V Italicus ha comune il carattere sessuale coli' Ulrichii ma è poi costantemente più piccolo. Le elitre che nell' Ulrichii sono molto convesse e panciute, nell' Italicus sono meno convesse, più parallele e non presentano le robuste costole nere dell' Ulrichii nel quale la prima è sempre più discosta dalla sutura che nell' Italicus — 321 — Differisce poi dal cancellatus a prima giunta per le elitre intatte all'apice, la linea suturale egualmente robusta, la forma parallela delle elitre ecc. Differisce dal vagans oltre il carattere sessuale per il corsaletto quasi mai trasversalmente impresso alla base e le eli- tre più parallele. La sua particolare scolpitura delle elitre consiste nelle tre costole principali alternate dalle cateniformi, ed ogni co- stola ha tanto da una parte che dall'altra una serie di granula- zioni in linee elevate e continue ma molto meno della principale. La femmina ha le antenne un poco più corte del maschio. Trovasi nella parte elevata d'Italia, nella centrale ed in To- scana, ma ignoro fin dove si estenda verso il mezzodì. 33. C. Ulrichii Germ. aeneus, -protliorace transverso, coleopteris hremter ova- tis, apice rotimdatis, singulo costis trihus integris, tu- herculorumque ohlongorum seriehus alternis, intersti- tiis granulato-seriatis. Long. 25. 30. mm. Mas. antennarum articulis 5-7 apicem versus inferne mcrassatis. Costa. F. N. 31. Schaum. Ins. Deuts. I. 131. C. morbillosus Panz. Dej. 2. 104. C. arrogans Schaum. • Differisce dal cancellatus, oltre le dimensioni maggiori, per avere le elitre intatte, la prima costola molto distante dalla su- tura di forza uguale fino all'apice, intervalli granulosi, ed antenne dissimili nei sessi. Questo carattere è comune àW Italicus, ma que- sti a luogo di una sola costola come 1' Ulrichii ne ha altre late- rali meno elevate vicino alla principale. Il disegno dell' Ulrichii si compone di tre forti costole per lo più nereggianti, e quella vi- cina alla sutura non perde di forza raggiungendo l'apice. Le tre serie di tubercoli giacciono fra mezzo alle costole, e gì' interstizii sono fortemente granulati. Ann. III. 22 — 322 — Trovasi ma non frequente per tutta Italia. Dai corrispondenti esteri si riceve talvolta la magnifica varietà C. fastuosus Dahl., che è molto più grande, alle volte di un verde gaio, alle volte di un bellissimo blu. Ho pure ricevuto questo carabo sotto il nome di C. tuberculatus Clairville. GRUPPO 11". Elitre con serie di lineette elevate e ravvicinate, e tre serie di fossette per lo più metalliche disposte regolarmente. Questo gruppo ha di comune le tre serie di fossette rego- lari, ma mentre le elitre dell' hortensis e nemoralis sono con- vesse e quasi rigonfie, negli altri sono depresse. 34. C. Sylvestris F. aeneus vel niger, elytris tenuiter raulti-lineatis, lineo- lis aequalibus, triseriatim foveolatis, lineolis trihus foveolas attingenUhus. Mas. antennaruyn articulis 6-8 ajìicem versus inferne incrassatis. Scliaum, Ins. Deuts. 1. 62. a. prothorace suhcordato lineis suòre gularibus. Long. 20. 22. mm. C. sylve stris F. Dej. Sp. 2. 165. C. concolor Panz. I». prothorace suhqiiadrato, elytrormn lineis confluentibus Long. 16. 18. C. alpestris St. e. prothorace transverso, elytrorum apice magis rotun- dato, lineis saepe coyifluentihus. Long. 16. 18. C. Hoppii Gemi. Dej. Sp. 2. 164. d. prothorace suhquadrato, angustiore, elytris subdepres- sis pone medium latioribiis, lineis plerisque foriius, nonnidlis parmn elevatis. Long. 20. 21. C. alpinus Dej. Sp. 2. 166. Costa. F. N. 1. 28. — 323 — e. prothorace transverso, coleopteris castaneo metallicis lineis saejpe confluentihus. Long. 20. C. castanopterus Villa. f. depressus prothorace fortiter transverso, elytroì^uni li- neis non fortius elevatis, regularihus. Long. 19. C. amplicollis Villa. C. angustatus Redt. g. intermedia inter var. a. et var.'tì. C. nivosus Heer. C. glacialis Mill. Ad onta del gran numero di varietà, la specie è ben ricono- scibile si per il carattere maschile come per la circostanza che in ogni fossetta mettono capo tre delle lineette egualmente elevate. E vero che questo carattere è comune al Linnaei e Carinthiacus, ma le antenne e zampe rosse del primo, e l'opacità ed intricato disegno del secondo li distinguono a colpo d'occhio. È comunissimo in tutta Italia e dalle pianure sale fino alle valli subalpine. 35. C. carinthiacus St. nigro-hrunneus vel nigro-aenescens, prothoracis sub- rugosi angulis posticis productis, elytris lineato-rugo- sis;, punctis triplice serie impressis. Long. 18. 22. mm. Mas. antennarum articidis 6-8 apicem versus inferne incrassafis. Schaum. Ins. Deuts. 1. 161. C. Mollii Dej. Sp. 2. 64. Per rispetto alle autorità entomologiche superiori, l' ho enume- rato come specie e non come varietà del precedente carabo. Il disegno delle elitre del sylvestris è in generale formato da tenui lineuzze continue, ogni cinque delle quali trovasi una serie di fossette che interrompe la continuità di tre di queste lineuzze. Nel carinthiacus queste lineette sono così rotte ed intricate che ne nasce una specie di confusa rugosità più pronunziata all'apice che alla base dell'elitra. Questa rottura di continuità nelle linee è causa di una particolare opacità che congiunta colla forma delle — 324 -r- elitre un poco dilatate verso l'apice, segnatamente nella femina, lo fanno riconoscere al primo vederlo. Trovasi nel Trentino, e pare che questa specie sia propria alle grandi elevazioni. 36. C. Linnaei Pan:. cupreo-aeneus, antennarum basi, tibiisque rufis, pro- thoracis angustati siibcordati, elytrorumque margine alte carinato, his crenato-striatis, foveolisque triseria- tim impressis, lineis tribus foveolas attingeniibus. Long. 17. 19. mm. Mas. antennarum articulis 6-8 apicetn versus inferne incrassatis. Dej. Sp. 2. 169. Schaum. Ins. Deuts. 1. 166. C. angustatus Panz. C. Scopolii Ziegl. C. Macaien Dahl. (Dej). E un poco più piccolo del sylvestris. Le prime quattro arti- colazioni delle antenne e le tibie sono rosse. Il corsaletto è molto più cuoriforme, ristretto, e sporgente negli angoli anteriori, coi margini rilevati in modo particolare. Il disegno delle elitre è pres- soché eguale a quello del sylvestris, perchè consiste in tante serie di lineuzze ravvicinate i cui piccoli intervalli essendo punteggiati, le lineuzze acquistano una specie di crenatura che manca nel syl- vestris. Le tre serie di fossette sono come nel sylvestris, ed egual- mente in ogni fossetta mettono capo tre lineuzze. L'omero delle elitre è più rotondato che nel sylvestris. Trovasi nel Trentino ed è proprio alle grandi elevazioni. 37. C. Latpeillei Dej. obscure-aeneus, depressus, elytris tenuiter elevato-li- neatis, interstitiis rugulosis, foveolis subcordatis cupreis basi rarioribus, triplice serie, liìieola unica elevatiore foveolam attingente. Long. 15. 16. Dej. Sp. 2. 168. — 325 — E più piccolo e più depresso del sylvestris. È di colore oscuro di rame con qualche riflesso più metallico nel lembo, brillante e talvolta di fuoco nelle fossette. Il suo disegno consiste in tante tenui lineuzze, alternativa- mente più deboli e più robuste, con gl'intervalli debolmente ru- gosi. Le fossette sono più ravvicinate e numerose verso l'apice delle elitre, di forma alquanto cuoriforme per la smarginatura pro- dotta dalla lineuzza elevata che mette capo nella fossetta. Nell'in- setto fresco ed intatto questa lineuzza ha spesso la punta aguzza metallica come le fossette. Trovasi nel Piemonte e nel Nizzardo. 38. C. nemoralis ///. niger limbo 'pur 'pur asc enti, elytris convexis fusco-ae- neis, rugoso suhlineatis, triseriatiTìi foveolatis. Long. 24. 25. Schawìn. Ins. Deuts. 2. 160. C. hortensis F. Dej. Sp. 2. 156. Per la sua forma convessa e per grandezza non può essere confuso con veruno dei precedenti, non si potrebbe dunque scam- biare che coW hortensis, l'unico del gruppo che ne abbia la con- vessità e la grandezza; ma V hortensis anche fuggendo fa vedere le appariscenti fossette metalliche, che appena si avvertono nel nemoralis poi le belle linee elevate ([qW hortensis sono solo ru- gosità nel nemoralis, il di cui corsaletto è molto trasversale men- tre è quadrato allungato neìV hortensis. Il disegno delle elitre del nemoralis è formato da tante ru- gosità che tendono a disporsi longitudinalmente, ed effettivamente le rughe formano sei linee continue, e le tre alterne più elevate sono impresse da piccole fossette debolmente metalliche. Le elitre sono appena sensibilmente smarginate all'apice. Trovasi nell'Italia superiore ne so che siasi mai trovato nella centrale e meridionale. — 326 — 39. C. hortensìs L. nigro-aeneus, elytris tenuiter multilineatis margine fo- veolisque, triplice serie impressis, cwpreis. Long. 25. 29. Mas. antennarum articulis 6-8 apicem versus inferne incrassatis. C. hortensis Rossi F. E. 1. 71. Schaum. Ins. Deuts. 1. 159. C. gemmatus. F. Dej. Sp. 2. 162. var. foveolis elytrorumqiie margine cyaneis. C. Neumeyeri Hampe. Distinto da tutti i carabi italiani per le belle fossette metal- liche e regolari. La scolpitura delle elitre è formata di tante lineette elevate, e ravvicinate con intervalli punteggiati. Ad ogni cinque lineette trovasi una serie di fossette che interrompe la continuità di tre lineette. Le fossette sono di un bel verde metallico talvolta a sfu- matura porporina. Le elitre sono intatte all'apice, col margine metallico e colle stesse sfumature delle fossette. Le antenne dei maschi non sono semplici come nel nemoralis ma hanno le articola- zioni 6-8 rigonfie. Trovasi nelle provinole piemontesi, lombarde, nel Trentino, nella Toscana, e sebbene non ne sia certo mi pare di averlo preso anche a Roma. GRUPPO 12°. Elitre con numerose fossette profonde, disuguali, ten- denti ad ordinarsi in circa sette serie. Questo gruppo è costituito dal solo C. variolatus Costa. Le sue affinità sono straniere. Se si verificasse che il C. caverno- sus Friv. che abita i Balcani fosse la stessa specie, allora sarebbe di particolare interesse, per le leggi di geografica di- stribuzione, l'osservare l'abitato di questo carabo, che dai Bal- cani saltando una immensa regione comparisce in un ristretto spazio dell'Italia meridionale. — 327 — 40. C. variolatus Costa. niger, sub-nitidus, elytris foveis numerosis, inaequa- lihus, irregulariter seriatis, interstitiis sparse punctatis Long. 21. mm. Costa. F. N. 1. 29. C. Dragonetti Costa (stato mostruoso). C. cavernosus Friv.? Il bizzarro disegno di questo carabo formato da escavazioni 0 fossette profonde disuguali irregolari, ma tendenti però a dis- porsi in circa sette serie, lo distingue da tutti i carabi italiani. Fino ad ora il suo abitato pare ristretto alle elevazioni del- l'Abruzzo. Costa cita il Gran Sasso d'Italia, luogo detto Monte Cristo. Orsini pure mi disse di averlo raccolto al Gran Sasso d'Italia. GRUPPO 13". Elitre piatte tenuissimamente granulate o striate con tre serie di fossette metalliche disposte irregolarmente. Questo gruppo è il più naturale. Fischer de Waldheim sta- bili il genere Plectes per le specie depressus, Creuizerì, Fa- bricii, ed il genere Cechenus per l' irregularis : Kolenati li riunì in un solo col nome di Platychrus. Tutti hanno il corpo di forma panduriforme e schiacciato. Hanno comuni le abitu- dini di vivere a grandi elevazioni sotto le corteccie, la livrea, le zampe allungate, le antenne semplici nei due sessi. 41. C. Fabrìcìi Panz. elongato-ovatus, subdepressus, cupreo-aeneus, protho- racis subcordati angulis posticis prominulis, elytris subtiliter rugulosis, margine foveolisqiie triplice serie impressis, opacis viridibus, antennarimi basi tihiis tar- sisque rufls. Long. 20. mm. Dej. Sp. 2. 184. Schaum. Ins. Deuts. 1. 167. C. Bugnionii Chaud. h. Elytris aeneis vel nigro-cupreis parcius foveolatvs, fo- veolis concoloribus. C. Heerii Gemi. — 328 — Distinguesi dalle vicine specie Creutzeri e dei:)ressus per la forma meno depressa delle elitre che vanno dilatandosi verso l'apice, ed anche più nella femina, e per le antenne tibie e tarsi rossi. Trovasi nel Tirolo italiano, ed alcuni individui rivaleggiano per colorito colla varietà polonicus Friv. 42. C. depressus Bon. elong ato-ovatus depressus, aeneus, prothorace cordato, elytris obsolete striatis, inberstitiis subelevatis, foveolis metallicis, saepe ohsoletis, triplice serie imp7''essis. Long. 22. 23. a. prothorace magis transversali et breviore, coleopteris basi latioribus. C. Bonellii Dej. 2. 181. Schaum. Ins. Deuts. 1. 171. b. prothorace magis elongato cordato, elytris regulariter striatis, foveolis viridibus impressis. var. tibiis rufis, antennarum articido secundo et tertio basi rufis. C. intermedius Heer. e. aureus, foveolis ohsoletis elytrorum interstitiis minus elevatis. C. lucens Schaum. d. prothorace subquadrato, elytris basi angustatis diame- tro majori post medium sito, foveolis perpaucis. C. depressus Dej. Sp. 2. 180. e. C. Linderi Tourn. f. C. glaciali s Gaut. g. C. cychroides Baudi. 11. C. Peirolerii Villa. E comunissimo in tutte le elevazioni alpine. La varietà lu- cens è stata trovata da Ghiliani a Monte Viso. Quasi tutti gì' in- dividui che ho raccolti fra il Sempione ed il Monte Rosa hanno le tibie e tarsi rossastri, la seconda e terza articolazione delle an- tenne rosse alla base. — 329 — Non conosco le varietà Linderi, glacialis, cychroides, Pei rolerii. 4'3. C. Creutzepj F. clongato-ovatus de^ressus, nigro-aeneus, igrotl torace fere cordato, basi vix emarginato elytris crenato lineatis, foveolis triplice serie impressis, margineque cupreis, antennis pedibusque elongatis nigris. Long. 19. 30 mm. Dej. Sp. 2. 178. Schaurn. Ins. Deuts. 1, 169. h- minor, antennis j pedibusque brevioribus rufescentibus. Long. 19. 22. C. Kircheri Gemi. C- major, prothoracis lateribus roticndatis elytrorum, limoo, foveolisque viridibus, antennis pedibusque brevioribus rufis. Long. 27. 30. C. baldensis Kraatz. Somiglia al depressus, ma è più grande, meno lucente, il co- lore non tende al verde, ma generalmente al color di rame por- porino; poi le lineette elevate sono crenate. La varietà Italdensis è grande quanto la specie. Le zampe non sono si allungate, poi sono rossastre. Il protorace è più allargato in avanti, a margini più rotondati, le fossette e l'orlo delle elitre sono verdi, le lineette elevate un poco più deboli nel davanti. La varietà Kircheri è molto più piccola ed ha le antenne e zampe rosse come la varietà baldensis trovata da Ghiliani al Monte Baldo. Delle varietà Kircheri possedo un esemplare che non arriva a 19 mm. e le sole tibie sono rosse, i femori ed i tarsi sono color di pece. Trovasi nel Tirolo. 44. C. ipregularis F. oblongo-ovatus, depressus, cupreo-aeneus antennarum basi rufa, capite crassiore, prothoracis transversi pò- — 330 -> stice angustati angulis 'posticis acutis, elytris subti- liter granulatis triseriatim foveolatis. Long. 22. 30. Dej. Sp. 2. 187. Schaum. Ins. Deuts. 1. 173. b. major, capite valde incrassato, prothorace valde tran- sversali elytris brevioribus et rotundioribus, foveolis minus profunde impressis. Long. 30. C. sculptilis Anders. (Heer). La pronunziata forma del capo e corsaletto lo distinguono da tutti quelli del gruppo. Il capo è rigonfio al vertice e più sensibilmente ancora nella femmina. Il corsaletto sebbene più ristretto alla base è trasver- sale e non cuoriforme, piuttosto cuneato e trasversalmente im- presso. La prima articolazione e talvolta anche la seconda sono rossastre. La scolpitura delle elitre si compone di una finissima granu- lazione elevata e slegata, che non tende a divenire continua che nel senso longitudinale da fossetta a fossetta. Queste sono verdi metalliche come il margine delle elitre e del corsaletto. La varietà sculptilis è più grande della specie di circa otto millimetri. Ha il corsaletto molto più largo e corto, ma egual- mente impresso. Il capo è più fortemente rigonfio al vertice, lo scapo delle antenne è rosso, le elitre comparativamente più rac- corciate ma più rotondate ai lati. Le fossette sono meno profonde ed il loro colore come quello dei margini tende al rame porporino. Trovasi nel Tirolo meridionale ed in Gorizia. Io possedo bellissimi individui della varietà b ma non ricordo la provenienza e non so se questa bella varietà sia italiana. — 331 — Durante la stampa della enumerazione dei Carabi italiani mi pervennero le seguenti comunicazioni: Il collega Sig. Dott. Bertolini di Trento in una sua lettera mi avvisa che nelle Alpi Cozie trovasi il Carabus euchromus. Questo Carabo cade nel settimo gruppo e qui ne intercaliamo la descrizione. C. obsoletus St. colore variahilis, prothorace subquadrato, laterifjus postice subsinuato, elytris striato-punctatis lineis tri- bus cateìiatis interruptis. Long. 21. 26 mm. Mas. antennarum articulis 5-8 apicem versus in- ferne incrassatis. C. Sacheri Frhv. Schaum. Ins. Deuts. 1. 756. var. minor, striis profundioribus et lineis catenatis regu- laribus. Long. 21 mm. C. euchromus Palliardi Dej. 5. 545. var. major, striis profundioìHbus et lineis catenatis regu- laribus. Long. 26 mm. C. carpathicus Palliardi. Non solo ogni individuo varia pel colorito generale, taluni essendo interamente o neri, o verdi, o color di rame ecc., ma bene spesso il corsaletto e la testa sono di differente colore delle elitre e questo in tutte le possibili combinazioni di colore. É semre più grande AeW arvensis , anche nelle sue varietà più piccole. La testa e le antenne sono molto robuste, il corsaletto è più largo che lungo, quasi quadrato. La scolpitura delle elitre consiste in tante strie, delle quali la 4% 8^ 12^ tendono a diven- tare linee cateniformi, e lo diventano infatti nelle varietcà euchro- mus e carpathicus in cui la scolpitura è più fortemente espressa che nella specie, e come nel catenatus ogni tre lineuzze elevate trovasi la cateniforme, II sig. Ragusa di Palermo avendo rilevato dalla prima parte della enumerazione dei Carabi italiani come io non conoscessi il — 332 — Carabus planatas CìiauJ., mi ha generosamente spe:!iti molti esem- plari di morUllosus e tra questi la bella varietà planatas Chaud. Q-jesta é tutta nera, epica, il corsaletto manca di quelle piccole striuzze trasversai . 3 ra ' aìliche che trovansi in tutte le -.'trj va- rietà, e gì' interstizii dell'elitre a luogodelle Pfranulazioni presentano una punteggiatura qii^-'i lacunosa. La specie quindi 'i^' bt! verde smeraldo [C. Ser-vUlei, %-\.) passa p*er tutte le ^r;aa:J,;n" dsl bronzo e del rame, a .tk. ■-.i più 0 meno vividi, [C. aiternans Dsj.)ai melanismo il più puro {C. planatus Chaud., Thomsonit ^air-.i.)- In^:igne varietà ìe! morhUlosuc., pro- pria alla Sicilia e cai Sig, Ragusa trovata aile Madonie, sarebbe questa nera, che oltra hì colorito presenti, neiì'eseraplare spedito, una particolare scolpitura. FLORA DEGLI AFIDI ITALIANI FINOR.V OSSERVATI Prof. G. PASSERINI [ContiiHtazione e fine. — V. anno 3", pag-. 244 e seguenti.) PULICARIA VISCOSA CaSS. PhOì^odon inulae Pass. Aphidid. ital. 18. Sulle foglie e nelle sommità. Autunno. Punica granatum L. Apliìs punicae Pass. Aphidid. ital. 42. Sulle foglie e sui fiori. Estate, autunno. Pyrus commdnis L. Myzus pyrarius Pass. Aphidid. ital. 43. Aphis pyri Goureaii. Ajyhis ptyrastri Boisduv. Nelle foglie convolte in numerose famiglie. Primavera, autunno. Aphis crataegi Kaltb. Aphidid. ital. 34. Nelle foglie convolte. Primavera Pyrus communis L. sylvestris. « MALUS L. Myzus oxyacanthae Pass. Aphidid. ital. 24. Nelle foglie boUoso-convolte e rosso-sanguigne. Primavera, estate. Pyrus malus L. Aphis crataegi Kaltb. Aphidid. ital. 34. Sulla fede del Koch. Aphis mali Fabr. Aphidid. ital. 40. Nella foglie convolte ed all'apice dei rami tanto nelle piante coltivate che nelle aelvatiehe dalla primavera all'autunno. — 334 - Pyrus malus L. « PARADISIACA L. (Volg. Pomo di S. Giacomo), Schizoneura lanigera Hartig. Aphidid. ital. 49. Intorno alle ferite de' vecchi tronclii del primo, (Pisa, Domodossola) ed al piede de' cespi del secondo in gran copia con manifesto danno delle piante che conduce a rovina. (Vigheffio, Ravarano.) Vedasi facilmente da lungi grazie alla copiosa lanugine ond'è rivestito. Estate, autunno. QuERcus ROBUR L. et varietates. Mzyocallis quercea Pass. Aphidid. ital, 54. Nelle foglie de' teneri rampolli. Myzocallis quercus Pass. 1. e. Sotto le giovani foglie dalla primavera all'autunno. Lachnus quercus Kaltb. Aphidid. ital. 65. Nelle fessure della vecchia scorza alla OJwse dei tronchi in grandi famiglie. Pterochlorus longipes Pass. Aphidid. ital. 47. Intorno ai giovani rami. Estate, autunno. A questa specie mi sembra sia da riferire VAphis ilicicola Boisdv. Vacuna dryophyla Kalt. Aphidid. ital. 83. Frequente sotto le giovani foglie ed all'apice dei ramiceli!, ed anche sulle galle giovani. Primavera, autunno. Pliylloxera coccinea Kaltb. Aphidid. ital. 84. Sotto le foglie punteggiate di giallo nella pagina superiore. Primavera, autunno. Quercus aegilops L. « ILEX L. Vacima dryophyla Kaltb. Aphidid. ital. 83. Nelle foglie della prima e sulle giovani foglie della seconda Quercus cerris L. Pterochlorus longipes Pass. 1. e. Ne' giovani rami. Quercus ilex L. Phylloxera coccinea Kaltb. Aphidid. ital. 84. Sotto le foglie novelle punteggiate di giallo. Primavera. — 335 - RaNUNCULUS ACRIS L. Aphis ranunculì Kaltb. Aphidid. ital. 50. Sul collo delle radici. Autunno. Ranunculus bulbosus L, Rhopalosiphum persicae Pass. Aphidid. ital. 20. Sulle foglie. Primavera. Ranunculus sceleratus L. Rhopalosiphum nymphaeae Koch. Aphidid. ital. 21. Sui peduncoli fiorali. Ranunculus velutinus Ten. Pemphigus ranunculì Kaltb. Monogr, der Pflanzenlàuse 185 ? Sui fusti, ti-a le guaine e sui picciuoli in gran copia coperto di candida lanugine. Aprile. Di quest'Afidino, occorsomi per la prima volta or sono pochi gioi'ni, non ho visto finora che individui atteri, onde non mi è possibile indicare il modo di aggiungerlo al quadro sinottico delle specie del genere Pemphigus. Inoltre gli stessi atteri presentano negli articoli delle antenne delle proporzioni di- verse da quelle date dal Kaltenbach, cioè il 4» articolo è lungo soltanto un terzo del precedente, non la metà ; il 5" è quasi il doppio del 4", ed il sesto è più lungo del 5" e non uguale ad esso. Anche i fili della lanugine lungi dal- l' essere rigidi e simili a vetro filato, sono più o meno increspati, e perciò oc- corrono ulteriori osservazioni per decidere se sia proprio la specie del Kalten- bach oppure una specie diversa e forse nuova. Raphanus L. Aphis brassicae L. Aphidid. ital. 35. Sulla fede del Kaltenbach. Rapistrum RUGOSUM Ali. Rhopalosiphum persicae Pass. Aphidid. ital. 20. Sulle foglie radicali. Autunno. Rheum rhaponticum L. Aphis rumicis L. Aphidid. ital. 46. Sulle foglie nel R. orto botanico. Rhamnus alpina L. « frangula l. Aphis frangulae Koch. Aphidid. ital. 42. Sotto le foglie. — 336 — RlBÌ^S ALPINUxM L. « GROSSULARIA L. « NIGRUM L. « RUBRUM L. Mijzus ribis Pass. Aphidid. ital. 25. Volgare sulle foglie bollose ed increspate di quest' ultimo, e trovasi se- condo il Kaltenbach anche sul primo, e giusta il Walker negli altri due. Pri- mavera, autunno. Rosa L. Siphonophora rosae Koch. Aphidid. ital. 11. Infesta le rose coltivate e trovasi anche sulle selvatiche nella pagina in- feriore delle foglie, nei rami novelli e nei peduncoli florali. Primavera, autunno. Siplioìiophora rosaecòla n. Foem. vivijìara aptera. Fusco-cinereo-rubescens, ovato-oblonga convexa, abdomine supra laevi, annulis haud manifestis ; nectariis nigris nitidis laeviter arcuatis et attenuatis, cauda pallide lutea ensiformi fere triplo longioribus. Antennaecorpore longiores, fuscae saltera in nodis, articulis duobus inferiori- bus, tuberculoque frontali nigerrimijs. nitidis. Oculi nigri, ro- strum pallide luteolum apice fusco pedes medios excedens, Pedes albo-luteoli, pallidissimi ; femoribus apics^, tarsisque nigris. Long. V" Foem. vivip alata similis precedenti, sed abdominis margo minute nigro-punctatus ; caput et collum nigrescentia, et linea dor- sali longitudinali fusciore vel nigricante. Alae hyalinae venis stigmateque albo-luteolis. Long. 1' . Ne' rami giovani della iÌ05a (7a?h'caL. a Collecchio sul margine dei bo- schi. Aprile. Myzus tetrarhoda Pass. Aphidid. ital. 25. All'apice dei rami e sulle tenere foglie della Rosa gallica L., e R. in- dica L. Hyalopterus trirhoda Pass. Aphidid. ital. 27. Nelle foglie della Rosa indica L. e R. gallica L. Estate. — 337 — RUBUS CAESIUS L. Aphis uriicae Fabr. Aphidid. ital. 37. Nelle foglie bollose. RUMEX L. Apliis rumicis L. Aphidid. ital. 46. Nelle foglie increspato-convolte ed anche all'apice del fusto e tia' fiori. Prinaavera. autunno. Salix L. ApMs saliceti. Ne' rami giovani. Maggio. Siphocoryne capreae Pass. Aphidid. ital. 52. Nelle foglie del -S. alba L. Cladóbius populea Koch. Aphidid. ital. 56. Intorno ai rami del S. viminalis L. S. nigricans Sra. e S. vitellina L., dal maggio all'autunno. Chaithopliorus capreae Koch. Aphidid. ital. 58, Sulle foglie del S. nigricans. Chaithophorus salìcivora Pass. Aphidid. ital. 58. Sotto le foglie del S. purpurea L. Chaitìiopliorus vitellinae Pass. Aphidid. ital. 59. Intorno a' ramicelli, sui picciuoli e sotto le foglie lungo il nervo me- diano nel 8. alba L. S. vitellina L. e S. babylonica L. Chaithophorus saliceti Pass. Aphidid. ital. 60. Sotto le foglie del S. alba L. e del 5. nigricans Sm. Primavera, estate. Lachnus viminalis Pass. Aphidid. ital. 64. Intorno ai rami del S. alba e S. viminalis L. Lachnus longirostris Pass. Aphidid. ital. 65. Tra le fenditure della vecchia scorza nel S. alba L. Estate, autunno. Salyinia natans L. Rhopalosiphum nymphaeae Koch. Aphidid. ital. 21. Sulle foglie nelle vasche dell'Orto botanico. Sambucus nigra L. Aphis sambucaria Pass. Aphidid. ital. 38. Sotto le foglie. Ottobre. Ann. 111. 23 — 338 ~ Aphis sambuci L. Aphidid, ital. 44. Sui giovani rami. PiMiiiavera. Saururds CERNDUS L. Rìiopalosiphum nympìiaeae Koch. Aphidid. ital. 21. Sulle foglie nei serbatoi dell'Orto botanico. SCABIOSA ARVENSIS L. « COLUMBARIA L. Siphonophora rosae Koch. Aphidid. ital. 11. Sulle foglie e sugli steli. SCABIOSA COLUMBARIA L. Aphis scabiosae Schrk. Aphidid. ital. 40. Sui peduncoli florali. Estate. Scutellaria galericulata L. Aphis chloris Koch. Aphidid. ital. 39. Foglie e steli. Estate. Sedum latifolium Bertol. « THELEPHIUM L. Aphis sedi Kaltb. Aphidid. ital. 42. Nelle sommità. Estate. Senecio elegans L. « PSEUDO ELEGANS LesS. RhopalosipUum persicae Pass. Aphidid. ital. 20. Aphis myosotidis Koch. Aphidid. ital. 49. Sulle foglie e sui peduncoli florali nelle stufe. Senecio erucaefolius L. AjMs cardui Fabr. Aphidid. ital. 41. Intorno ai fiori e nelle radici. Setaria Palis. de Beauv. Schizoneura venusta Pass. Aphidid. ital. 68. Sulle radici a torme. Autunno. Setaria glauca Pai. de Beauv. Tìjchea eragrostidis Pass. Aphidid. ital. 81. Nelle radici. Estate, autunno. — 339 — Tychea setariae Pass. Aphidid, ital. 82. Nelle radici. Estate, autunno. \V. Coix lachryma). Setaria italica Pai. de Beauv. Aphis avenae Fabr. Aphidid. ital. 35. Sulle foglie. Estate. SlLENE INFLATA L. Aphis cucubali Pass. Aphidid. ital. 47. Nelle foglie superiori convolte e sui fiori viziati. Estate SiLENE ITALICA L. Myzus lychnidis Pass. Aphidid. ital. 23. Foglie e steli, anche nella precedente. Estate. SiLYBUM MARiANDM Gaertn. Aphis silyM Pass. Aphidid. ital. 44. Intorno ai peduncoli e nei capolini. Estate. SlNAPIS ALBA L. « ARVENSIS L. Rìiopalosiphum persicae Pass. Aphidid. ital. 20. Nelle foglie. Aphis brassicae L. Aphidid. ital. 35. Sulla fede del Kaltenbach. SlSYMBRIUM ALLIARIA ScOp. Siphonopliora soncM Pass. Aphidid. ital. 16. Sulla fede del Koch. {Siphonophora alliariae Kocli). SOLANUM L. Ropalosiphum persicae Pass. Aphidid. ital. 20. Sulle foglie nelle stufe. SoLANUM BETACEUM Cav. Aphis nerii Kaltb. Aphidid. ital. 45. Sulle foglie ecc. nelle stufe. SoLANUM DILLENII Scliult. « GUINEENSE Dun. Aphis silijM Pass. Aphidid. ital. 44. Sulle foglie increspate. Estate. — 340 — SOLANUM TEXAiNUM Dun. Aphis solanina Pass, Aphidid. ital. 41. Sotto le foglie. Autunno. SOLIDAGO VIRGA AUREA L. Siphonophora solidaginis Koch. Aphidid. ital. 15. Nelle sommità fiorite. Ottobre. SONCHUS L. Siphonopliora sonclii Pass. Aphidid. ital. 16. steli e peduncoli florali. Rliopalosiplium lactucae Pass. Aphidid. ital. 20. Nelle foglie. Estate, autunno. Trama Troglodytes Heyden, Aphidid. ital. 61. Nelle radici. Estate, autunno. Pempliigus lactucarìus Pass. Aphidid. ital. 77. Sulle radici coperte di copiosa lanugine. Estate, autunno. RhizoUus sonclii Pass. Aphidid. ital. 80. Nelle radici. Autunno. SoRBUS TORMiNALis Crantz. Myzns (^Aphisj sorbi Kaltb. Monogr. 70, Koch Aphiden37 f.l29, 130. E da aggiungere alle specie del genere Myzus nelle ApMdidae italicae e nella chiave analitica cade sotto la lettera ff, in fine della quale si sop- primerà M. plantagineus aggiungendo : g. Foemina vivipara aptera antennis fuscis, corpore brevioribus, abdominis margine, annulisque duobus postremis superne tu- berculatis e^'s. M. Sorbi, gg. Foemina vivipara aptera antennis albidis corpore longioribus, abdominis margine annulisque duobus postremis superne haud tuberculatis 6. M. plantagineus. Nelle foglie accartocciate a Callecchio nei boschi. Giugno. SoRGHUM Pers. Toxoptera gramiìium Pass. Aphidid. ital. 28. Nelle foglie. Estate. - 341 — Aphis avenae Fabr. Aphidid. ital. 35. Nelle foglie, e di preferenza entro la guaina delle superiori ed alla base della pannocchia. Estate. Sipha maydis Pass. Aphidid. ital. 63. Nella pagina inferiore delle foglie. Estate. Pemphìgus Boijerì Pass. Aphidid. ital. 73. Nelle radici. Estate, autunno. Sparganium ramosum L. Rhopalosiphum nymphaeae Koch. Aphidid. ital. 21. Tra i fiori. Spartidm L. Spiraea ulmaria L. Sìplionopliora ulmariae Pass. Aphidid. ital. 13. In entrambe secondo le osservazioni del Kaltenbach. Stachys annua L. RhizoMus soncJii Pass. Aphidid. ital. 80. Nelle i^adici. Stachys recta L. Aphis syynphyti Schrk. Aphidid. ital. 39. Nelle sommità. Stachys sylvatica L. Pìiorodon galeopsìdis Pass. Aphidid. ital. 19. Secondo l'asserto del Kaltenbach. Symphytum officinale L. Aphis symphyti Schrk. Aphidid. ital. 39. Foglie e peduncoli florali. Estate, autunno. Aphis consolidae Pass. Aphidid. ital. 43. Sotto le foglie in grandi famiglie. Ottobre. Tanacetum balsamita L. « vulgare L. Siphonopihora Artemisiae Koch. Aphidid, ital. 12. Intorno ai fiori. Autunno. — 342 — Tanacetum volgare L. Siphonophora ulmariae Pass. Aphidid. ital. 13. Osservato dal Walker. Sipìionopìiora tanaceticola Pass. Aphidid. ital. 17. Nelle foglie inferiori. Giugno. Myziis tanaceti Pass. Aphidid. ital. 24. Intorno ai fiori. Agosto. Taraxacdm dens leonis Desf. Aphys intijM Koch. Pass. Aphidid. ital. 44. Sul collo della radice. Estate, autunno. Thymus serpyllum L. Aphys serpylli Koch. Aphidid. ital. 46. Tra i fiori. Primavera, estate. TiLIA L. Pterocallìs tiliae Pass. Aphidid. ital. 41. Nella pagina infeiiore delle foglie. Estate. Tragopogon L. ApMs tragopogonis Kaltb. Aphidid. ital. 50. Sotto le foglie e nelle guaine di esse. Maggio. Trapa natans L. Rhopalosiphum nymphaeae Koch. Aphidid. ital. 25. Sulle foglie in un acquario. Trifolium L. Sipìionopìiora ulmariae Pass. Aphidid. ital. 13. Sulla indicazione del Kaltenljach. Trifolium procumbens L. Myzocallis ononidis Pass. Aphidid. ital. 54. Nelle foglie. Estate, autunno. Triticum spelta L. Siplia maydis Pass. Aphidid. ital. 63. Sotto le foglie. — 343 — Triticum vdlgare Vili. Siphoììophora cerealìs Koch. Aphidid. ital. 11. Tra le spighette. Toxoptera graminum Pass. Aphidid. ital. 28. Sotto le foglie. Giugno. Apìiis avenae Fabr. Aphidid. ital. 35. Sulle foglie languenti Novembre. Scliizoneura venusta Pass. Aphidid. ital. 48. Nelle radici. Giugno. Tycìiea trivialis Pass. Aphidid. ital. 82. Nelle radici. TULIPA L. Rhopalosipìimn persicae Pass. Aphidid. ital. 20. Sulle foglie. TUSSILAGO FARFARA L. Siphonopliora tussìlaginis Koch. Aphidid. ital. 16. Tra le squame dei peduncoli florali in primavera, e sotto alle foglie in autunno. Phorodon inulae Pass. Aphidid. ital. 18. Nelle foglie. Autunno. Tdrgenia latifolia Hoffm. Aphis papaveris Fbr. Aphidid. ital. 45. Nelle sommità. Typha angustifolia L. « Shutllworthii Koch. Myzus persicae Pass. Aphidid. ital. 23. Sulle guaine delle foglie in un serbatoio del R. Orto botanico. Evi- dentemente la specie si trasportò a questa nuova stazione dopo aver quasi condotto a morte un pesco sul quale erasi sviluppata fino dal primo compa- rire delle gemme ; e quivi si mantenne e propagò a dismisura dal maggio alla flne dell'estate. Tra le molte piante acquatiche coltivate nel serbatoio le sole Typha ne andarono affette. Typha major L. Rhopalosipìimn nymphaeae Koch. Aphidid. ital. 21. Sullo foglie. - 344 — Ulmus campestris Schizoneura lanuginosa Hartig. Aphidid. ital. 70. Nelle foglie, mutate in grosse pseudogalle vescicose. Giugno. Schizoneura ulmì Kaltb. Aphidid. ital. 78. Nelle foglie boUoso-rivoltate della varietà sugherosa. Tetrarneura ulmi Kaltb. Aphidid. ital. 78. Nelle galle follicolari rossigne delle foglie. Primavera. Umbelliferae Juss. Sipììocoryne capreae Pass. Aphidid. ital. 52. Sulle foglie in molte e varie specie. Urtica dioica L. Sipìionophora urticae Koch. Aphidid. ital. 14. Nelle foglie. Primavera, Estate. ApMs urticae Fabr. Aphidid. ital. 37. Nelle sommità. Urtica urens L. Sìphonophora urticae Koch. Aphidid. ital. 14. Nelle foglie. Verbascum phlomoides L. « lychnitis l Apìiis verbasci Schrk Aphidid. ital. 38. Sotto le foglie e tra i fiori in grandi torme. Verbena chamaedryfolia Juss. Sìphonophora rnalvae Pass. Aphidid. ital. 14. Nelle foglie entro alle stufe. Rhopalosiphum persicae Pass. Aphidid. ital. 20. Sulle foglie nelle stufe. Verbena officinalis L. Aphìs capsellae Kaltb. Aphidid. ital. 40. Lungo le spighe tra i fiori. Estate, autunno. Veronica anagallis L. Aphis beccabungae Koch. Aphidid. ital. 48. Nei racemi dei fiori. K.state — 345 - VlBURNUM LANTANA L. CladoMus lantanae Pass. Aphidid. ital. 56. Sotto le foglie. VlBURNUM OPULUS L, Apìiis Viburni Scop. Aphidid. ital. 45. Nelle foglie increspate all'apice dei rami. Priraav., Estate, Autunno. A-phis 2)apaveris Fabr. Aphidid. ital. 45. Nei peduncoli florali. VlCIA L. SiphonopJiora ulmariae Pass. Aphidid. ital. 13. Sulla fede del Walker. SipJionophora viciae Koch. ("V. Lathyrus latifolius). Secondo il Kaltenbach. Aphis papaveris Fabr. Aphidid. ital. 45. Nelle sommità delle fave e delle vecce. VlCIA CRACCA L. ApMs craccae Schrk. Aphidid. ital. 46. Ne' racemi de' fiori. Estate. Yicia narbonensis L. ApMs medicaginis Koch. Aphidid. ital. 42. Nelle sommità. Vinca major L. Sìphonopliora vincae (V. Calysiegia sepium). Sulle foglie. Primavera. Viola odorata L. Siphonophora malvae Pass. Aphidid. ital. 14. Sulle foglie. VlTIS VINIFERA L. Hyalopterus pruni Koch. Aphidid. ital. 27. Sulle foglie in gran copia. Ritengo per altro che la presenza di que- sta specie sulla vite sia affatto accidentale, non avendola incontrata che in un piede appoggiato ad un mandorlo che ne era infestato. — 346 — UAphis vitis Scop. indicato dal suo autore e dal Gene sulla vite non mi è mai occorso, ne so per anco che cosa sia. Nemmeno il Kaltenbach, per quanto ne sappia finora, dovrebbe averlo trovato. Zea mays. Toxoptera gramìnum Pass. Aphidid. ital. 28. Sotto le foglie. Aphis papaveris Fabr. Aphidid. ital. 45. Sulle spighe e nelle pannocchie terminali. Siplia maydis Pass. Aphidid. ital. 63. Sotto le foglie. Pemphigus Boijerì Pass Aphidid. ital. 73. Nelle radici. TtjcJiea setariae Pass. Aphidid. ital. 82. Nelle radici. Xeranthemum cylindricdm Sm. Aphis intydi Koch. Aphidid. ital. 44. Sugli steli. ERRATA ED AGGIUNTE A pag. 151 linea 14 Kock si legga Koch, errore occorso in qualche altro luogo 155 « 13 Waill « Vaili. « 249 n 11 yiericlis « picridis « 255 sotto ad Origanum volgare si aggiunga « PANICULATUM KOCh. « 257 linea 3 piccinali si legga picciuoli. « « prima di Poa pratensis si inserisca : Plantago media L. Myztis plantagineus Pass. Aphidid. ital. 24. Sotto le foglie invecchiate in famiglie numerose. Autunno. « 2S9 linea 2. Rog. si legga Roz. DI UNA NIOVA FORMA DI EREBIA PROSSIMA ALLA NEFIINE Freyer PROVENIENTE DALLE ALPI DELLO STELVIO E DELLA GASTROPACHA ARBUSCULAE Frexjer COMUNICAZIONE FATTA DAL SOCIO ÌNG. ANTONIO CURÒ il di 8 ottobre 1871 all'adunanza generale della Società Entomologica Italiana in Bologna. I. Durante una breve escursione, fatta l'anno scorso e ripetuta quest'anno nelle Alpi dell'Alta Valtellina e dello Stelvio, in com- pagnia del mio ottimo amico signor Zeller di Zurigo, quello zelante lepidotterologo mi rese attento a certe Erebie, che dap- prima avevamo credute semplici Goante Esp. e quindi affatto ne- glette, ma che gli sembravano aver il volo e certe abitudini alquanto diverse. — Avendole meglio esaminate, ci convincemmo di aver sott'occhio una forma distinta, prossima da un lato alla Nerine di Freyer, dall'altro alla Reichlinii di Herrich-Schàffer e alla notis- sima Goante di Esper. Il distinto entomologo Staudinger di Dresda, a cui ne mostrai alcuni esemplari, propende a ritenerle var. di Nerine Frr., e proporrà quanto prima, se non m'inganno, di distin- guerle col nome di var. Stelviana. Queste Erebie s'incontrano nel luglio, e fors'anche in agosto, ad altezze di 1200-1400 metri nelle ore più calde; esse hanno il volo radente terra, ma piìi prolungato di quello delle Goante, che so- glionsi incontrare in altitudini maggiori e non sogliono come queste, posarsi quasi unicamente sui sassi e le rupi, ma sembrano — 348 — prediligere le erbe e i fiori. Le femmine si vedono volare assai di rado, esse stanno per lo piìi celate fra l'erbe ove, ricercate dai maschi, si sciupano d' ordinario le ali. Oltre all' essere di dimen- sioni alquanto maggiori delle tre congeneri citate, esse, mi pare, si potrebbero da quelle per sommi capi distinguere come segue: La Nerine Frr. (non quella di Lederer clie, secondo Speyer, sarebbe identica alla Reìchlinii H. S.) originaria della Carinzia, ha fascie più chiare alla pagina superiore, e in quelle occhietti neri più grandi, con nuclei bianchi più appariscenti. La pagina inferiore delle ali varia più che nella forma attuale, presen- tando ora tinte molto più chiare con fascia assai marcata, ora tanto scure, che questa appena si distingue; vi mancano però gli atometti bianchi e talvolta anche le screziature e macchiette chiare, che offre questa nuova varietà. La Reichlinii H. S., proveniente da Reichenhall nell'Alta Baviera, è ancora più scura dell'attuale, e la fascia bruno-ruggine della pagina superiore vi è ridotta a macchie poco appariscenti, che circondano i soliti occhietti; in questi i nuclei bianchi, vi- sibili ancora presso le femmine, non lo sono che assai di rado nei maschi. Alla pagina inferiore, le ali posteriori sono quasi unifor- memente scure, quindi lievissimamente marmorizzate, di consueto prive di occhietti neri, ma pure sparse di atometti bianchi (1). La Goante Esp. poi, oltre al già detto, si scosterebbe pel color costantemente un po' più chiaro della pagina inferiore delle ali, e in ispecie delle posteriori, che sono tanto peculiarmente marmorizzate da poterla distinguere a prima vista dalla presente forma, che mi sembra aver pure nella pagina stessa la fascia meno frastagliata della Goante. Alla pagina superiore non saprei trovare differenze apprezzabili, all'infuori delle nervature delle ali, forse un po'più ro- buste nella nuova varietà. Tale forma locale della Nerine Frr. - poiché sembra a questa accostarsi più che alle altre congeneri - offre una riprova del fatto incontrastabile che quanto più accuratamente si esplorano (1) Nei 3 eserapbiri po.-seduti dal Si;^. Zeller, i|uesti però mancino pure. — 349 — entomologicamente le diverse regioni di un paese, tanto più di frequente avviene d'incontrarvi certe forme transitorie, che real- mente non si possono assimilare perfettamente ad alcuno dei tipi che ai diversi autori servirono per stabilire le loro specie, ma che si collegano ora ad una, ora a più congeneri, con caratteri co- muni più 0 meno evidenti. IL Or sono già molti anni, l'egregio entomologo Freyer di Augusta, avea più volte rinvenuto nelle Alpi bavaresi, a oltre 2000 metri di altezza, delle nidiate di bruchi di un bombice ignoto, che ac- cennavano ad una specie prossima alla Gastropacha Crataegi L., o alla Lanestris L. Sebbene ne avesse raccolte molte centinaia in varie estati, e ottenuti ripetutamente anche buon numero di boz- zoletti, pure non gli era mai riuscito di averne una sola farfalla, all'infuori di un cP* imperfettissimo, che trovò morto nella crisalide, non essendo quello riuscito a bucare il bozzolo. Egli ha descritto e figurato con molta cura il bruco e queir esemplare, sebbene assai im- perfetto, nei suoi « Neue Beitràge zur Schmetterlingskunde » T. VI, pag. 179, t. 590, e diede a questa supposta nuova specie il nome di G. arbusculae dal nutrimento prediletto del bruco, che è il Salix arbusculae. Varii altri lepidotteristi rinvennero di poi la medesima larva in altre parti delle Alpi, ma nessuno ne potè ottenere il bombice, essendo oramai constatato che quelli educati dal Pfaffenzeller da bruchi alpini prossimi a quelli dell'Arbasculae, altro non sono che la G. Ariae Hb. 288. - 9 e Frr. 488, varietà alpina della G. Crataegi L. Nel 1859 però, il sig. Bischoff di Augusta, dava nel « Zwòlfter Bericht des Naturhistorischen Vereins in Augsburg » la descri- zione della ^ di un bombice somigliantissimo alla G. Lanestris L., accompagnandola da una figura miniata, in apposita tavola, assieme a quella del bruco dell' Arbusculae; bombice che gli era stato ceduto a caro prezzo da un vecchio raccoglitore dell' Alta Engadina (lo Hnatek di Sils indubbiamente, ch'io pure conosco perfettamente) — 350 — che asseriva di averlo avuto da un bruco dell'Arbusculae. Avendo il Bischoff dichiarato senz'altro esser quella sua Gastropacha la vera ed effettiva Arbusculae di Freyer, questi sollevò alcuni dubbii, che poi diedero origine ad una lunga ed asprissima polemica fra di loro, in cui furono tratti anche il Pfaffenzeller e il chiarissimo ento- mologo Herrich-Schàffer, or ora mancato ai vivi. Come spesso avviene, ognuno finì col conservare la propria opinione, e la qui- stione rimase pressoché insoluta. Nei miei ripetuti soggiorni nell' Alta Engadina ho anch' io spesse volte trovato sui monti fra Samaden e Celerina, a circa 2000 metri di altezza assoluta, dei bruchi di bombici a me ignoti, che raccoglieva sul Vaccinium uliginosum, quasi adulti, sullo scorcio di luglio e nella prima metà di agosto, e che facilmente potei nutrire anche con altri vegetali, e in ispecie col tremolo. Più volte mi avevano fornito dei bozzoletti ovali di color giallo brunastri, ma giammai una sola farfalla, con mio grande rammarico. Ebbi campo di potermi accertare più tardi, nel modo più positivo, che quelle larve erano identiche a quelle descritte e figurate ottimamente dal Freyer 1. e. e discretamente bene dal Bischoff" 1. e. Nel 1868, prima di lasciare quella deliziosa elevatissima valle alpina, io avea spe- dito al mio ottimo amico R. Zeller di Zurigo 15 o 20 di quei bruchi adulti, che gli fornirono diversi bozzoletti, ma neppure da questi, erano uscite farfalle nell'estate seguente, né in quella del 70; per cui si credevano perite le crisalidi, come tutte le pre- cedenti. Furono quindi grandi la mia sorpresa e la mia gioia allorché la scorsa primavera mi giunse la gradita nuova dall' amico Zeller che, avendo casualmente data un' occhiata alla scatoletta ove erano stati riposti quei bozzoli, vi aveva con sua somma ma- raviglia trovata una ^ già affatto sciupata, a cui tennero poi dietro, a pochi giorni d'intervallo, un e/" e 2 altre ^ in istato di buona conservazione. Sono il fortunato possessore della più piccola di quelle due femmine, e la presente immagine fotografica, che ho l'onore di porre sotto gli occhi dei miei onorevoli Colleghi, la mostra di precisa grandezza naturale; quella del signor Zeller è alquanto più grande e misura quasi 5""" di più fra le punte delle — 351 ~ due ali superiori distesa. Esse pel disegno sono identiche a quella figurata dal Bischoff, ma il color bruno -rossastro vi è meno intenso e molto più frammischiato di grigio, in ispecie verso il margine delle ali, come nelle vere Lanestris. Il maschio appartiene al mio amico, ed è di quasi 2"^'^ più grande dell'immagine fotografica. Io stesso non l'ho ancora veduto. Queste farfalle che posso asserire provenienti da larve dell' Ar- busculae Frr., vissute quasi 3 interi anni in istato di crisalide, sono tanto prossime alla G. Lanestris L., che riescirà forse dif- ficile trovare dei caratteri specifici sufficienti per separarle, e con- verrà forse ritenere il bruco dell'Arbusculae semplice var. alpina di quello della Lanestris, sebbene da questo assai diverso; fors'anche, staranno le une all'altra nella stessa relazione che passa fra la Franconica alpina (ora distinta col nome di Alpicola Stgr.) e la Dorycinii Mill., identica alla vera Franconica S. V. che è comune in molte parti d' Europa. Il merito di avere sciolta la quistione tanto controversa della G. Arbusculae Frr. è tutto del signor Zeller, e la riuscita è indub- biamente dovuta alla circostanza dall'aver quell'intelligente lepi- dotterologo, conservati i bozzoli fra del muschio in una scattoletta di tela metallica, rimasta per 3 anni costantemente esposta all'in- temperie (1), mentre gli altri, ed io pure, certamente li tenemmo troppo riparati, onde le crisalidi perirono per deficenza di umidità : fors'anche più di uno le giudicò perdute e quindi le neglesse to- talmente non vedendole sviluppare dopo il 1° ed il 2'' anno. Credo che il sig. Milliére intenda illustrare questi esemplari in uno dei prossimi fascicoli della sua « Iconographie ecc. » (1) Da una recentissima comunicazione del Consigliere D. A. Speyer di Rhoden rilevo che un fatto simile avviene anche per la Lanestris L., e che a lui accadde di ve- derne sviluppare dopo 2, 3 e 4 anni, mentre normalmente lo sfarfallamento succede nella seg'uente primavera. Potrebbe quindi darsi che il periodo di 3 anni verificatosi per la nostra Arbusculae sia stato pure anormale. MATERIALI PER LA FAUNA EIVTOMOLOGICA DELL' ISOLA DI SARDEGNA COLEOTTERI ORDINATI da P. BARGAGLI (Contili. — V. ann. 3", pnj?. 47-51 e 189-194.) S. intricatus Er. ( Ghiliani, Bandi) S. ater Manli. (Ghiliani) S. asphalthinus Er. [Bandi] S. incrassatus Er. [Ghiliani] S. buphthalmus Grav. ( Ghiliani) S. nitidus L'acci. ( Ghiliani, Bandi) S. incanus Er. ( Ghiliani) S. atratulus Er. (Ghiliani) S. cinerascens Er. ( Ghiliani) E* n ìKjONt fi t Fani. STENIDAE 1 S. speculator LncJ. I ( Ghiliani) \ S. providus Er. j (Ghiliani., Bandi) S. argus Grav. ( Ghiliani) S. humilis Er. ( Ghiliani) S. circularis Grav. { Ghiliani) S. declaratus Er. ( Ghiliani) S- binotatus Ljung. {Ghiliani) S. plantaris /ir. (Bandi) S. rusticus £'r. ( Ghiliani) 353 — S. languidus Er. {Ghiliani, Bandi) S. cordatus Er. [Ghiliani, Bandi) S. sabaeneus Er. { Ghiliani) S. impressipennis Duv. S a r d 0 u s Kr. [Marseul Cai.) S. ochropus Kiesw. (Bandi) S- aerosus Er. ( Ghiliani, Bandi) S geniculatus Grav. ( Ghiliani) S. flavipes Er. ( Ghiliani) S. filum Er. ( Ghiliani) S. tarsalis Ljung. [Ghiliani) S oculatus Grnt;, [Ghiliani., Bandi) S- cicindeloides Graw. ( Ghiliani) S- latifrons Er. ( Ghiliani) Fam. OXITELIDAE Bledius taurus 6'crm. (Ghiliani, Bandi) Bledius bicornis Germ. (Bandi) B. verres Er. {Ghiliani, Bandi) B. nuicornis Germ. ( Ghiliani) B. monoceros Rosenh. (Bandi) B. tricornis Ilcrbst. [Ghiliani, Bandi) B. uuchicornis iJ/u/s. B. Graelsiì Fauvel Noi. Eni. B. opacus Bloch. [ Ghiliani) B. fracticornis Payk. [ Ghiliani) An. 111. B. atrìcapillus Germ. [ Ghiliani) B. crassicoUis hard. ( Ghiliani) Plathystethus spinosus Er. [Ghiliani, Bandi) P. brevipennìs Bandi. [Bandi) P. rufospinosus Hch. [Bandi) P. cornutus Grav. In quasi tutti i ruscelli (Raymond) [Ghiliani, Bandi) P. tristis Muls. [Bandi, Schaufuss) Oxytelus rugosus F. [ Ghiliani) O. piceus L. [ Ghiliani) O. sculptus Grav. lì e a O. inustus Grav. [Ghiliani, Bandi) 24 — 354 - O. sculpturatus Grav. {Ghiliani, Laudi) O. nitidulus Grav. ( Ghiliani) O, pumilus Er. {Bandi) O, speculifrons A>. [Bandi, Schaufuss) Haploderus caelatus Grav. ( Ghiliani) Thinodromus dilatatus Er. ( Ghiliani) Trogophloeus riparius Lacd. {Ghiliani, Bandi) T. corticinus Er. l Ghiliani] D. exiguus Er. ( Ghiliani) T. troglodytes Er. ( Ghiliani) T. tenellus Er. (Ghiliani) Deleaster dichrous Grav. ( Ghiliani) Fam. 0 M A L I D A E Anthophagus armiger Grav. ( Ghiliani) A. praeustus Muli. ( Ghiliani) A. (Geodromicus) plagiatus F. ( Ghiliani) Leste va pubescens Manh. {Ghiliani) L. inaura Er. {Ghiliani, Bandi) Li. bicolor F. { Ghiliani) Olophrum piceum Gijl. {Ghiliani] Lathrimaeum melanocephalum Illig. ( Ghiliani) Omalium rivtilare Grav. ( Ghiliani) O. fossulatum Er. {Ghiliani, Bandi) O. caesum Grav. { Ghiliani) O. brevicorne Er. (Ghiliani, Bandi) Anthobium abdominale 01. ( Ghiliani) A. obsoletum Er. [Bandi) A. minutum F. [ Ghiliani) A. tempesti vum Er. [ Ghiliani, Bandi) A. luteicorne Er. { Ghiliani) A. luteipenne Er. { Ghiliani) A. longipenne Er. [ Ghiliani) A. sorbi Gyl. {Ghiliani] Fam. PROTEINID AE Proteinus brachypterus Latr. [ Ghiliani) Megarthrus depressus Payk. {Ghiliani) Phlaeobium clypeatum Mul. [ Ghiliani) — 355 Fam. PI E STI DA E Micropeplus porcatus F. ( Ghiliani) M. staphilinoides Marsh. ( Ghiliani) Fam. PSELAPHIDAE Gtenistes palpalis Reich. ( Giuliani) Pselaphus Heisei Herbst. ( Ghiliani) i Tychus niger Pot/A:. ( Ghiliani) T- Ibericus Mots. Paludi presso Porto Torres(i2aymond) T. rufociuctus Saulctj. [Schaufuss) Amaurops Corsicus Saulcy. {Schaufuss) A. Sardous Saulcy. Dintorni di Sassari sotto le pietre in terreni umidi al principio della primavera. Se ne trovano indivi- dui isolati e mai piccole tribù co- me le sue congeneri A. Gallicus Belar. A. Corsicus Saulcy [Ray- [mond Bryaxis sanguinea F. ( Ghiliani) "B. fossulata Reichb. (Ghiliani) B. tibialis A. Paludi di Porto Torres {Raymond) ( Ghiliani) B. xanthoptera Reichb. ( Ghiliani) B. Helferi Scht. Comune in quasi tutti i luoghi pa- ludosi. {Raymond) {Schaufuss) B. juncorum Leach. ( Ghiliani) B. nigriventris Schm. Sponde dei ruscelli, luoghi ombrosi nei dintorni di Sassari (Raymond) {Schaufuss) B- opantiae Scht. Nei medesimi luoghi della B. nigri- ventris Schm. (Raymond) (Schau- fuss, Baudi) B. impressa Panz. ( Ghiliani) B. numidica Saulcy. Come la B. oiiuntiac ma più rara. (Raymond) B. sardea Saulcy. (Baudi) B hipponensis Saulcy. {Baudi) Bythinus bulbifer Reich. ( Ghiliani) B. difficilìs Saulcy. Dintorni di Sassari nelle borraccine. (Raijìnond) B. italicus Saulcy. Trovato una volta in un torrente ombreggiato nei dintorni di Sas- sari. (Raymond) (Schaufuss) Euplectus Karsteni Reichb. { Ghiliani) E. Bonvouloiri Saulcy. ( Schaufuss) 356 — SCVniUAEIVIOAFj Scydmaenus coUaris Mul. (Ghiliani) S. (Neuraphes) parallelus Cliaud. {Bandi) S. Kunzei Gene. Sotto le pietre in inverno e prima- vera. Cagliari Monastir, Saraat- zai [Gene] Sotto le pietre nei din- torni di Domus Novas [Raymond) {Schaufuss, Ghiliani) Var. e«B!f«lcDr Saulcy. Comune sotto le pietre al principio della primavera nei dintorni di Sassari (Raymond) (Baudi) S. dubius Saulcy. Sotto le pietre nei terreni umidi al principio della primavera nei din- torni di Sassari (Raymond) S. (Napochus) ■Wetterhali Gyl. Quadratus Mnl. Paludi di Porto Torres {Raymond) ( Ghiliani) S. intrusus Schm. [Schaufuss] S. (Cholerus) antidotus Gcrm. ( Ghiliani, Baudi) S. Helvigi Ikrhst. {Baudi) S. (Eumicrus) tarsatus Muls. Comune in tutti i luoghi umidi [Ray- mond]. {Ghiliani, Baudi) S.cersLStes Baudi (Beri Zeil.XIII. 417). [Baudi) Cephennium Aubeì Saulcy. Sotto le pietre nei terreni umidi. Sas- sari [Raymond} C. minimum Saulcy. Come il precedente [Raymond) Fam. SI LPHIDAE Necrophorus humator Goez. ( Ghiliani) N. vestigator Hersch. ( Ghiliani) N. sepultor Charp. [ Ghiliani] N. Gorsicus Cast. funereus Gene [ Giuliani, Baudi) Silpha(Oiceoptoma) rufìcornis Kust. ( Ghiliani) S. rugosa L. [Villa, Ghiliani) S. vestita KUst. ( Ghiliani) S. sinuata F. ( Ghiliani) " S. puncticollis Lue. Hispanica Kilst. Montevecchio, Sassari in giugno. ( Ghi- liani) S reticulata F. [ Ghiliani) S granulata 01. [Villa, Ghiliani, Baudi, Schau- fuss] S. tristis Illig. [ Ghiliani) Catops (Choleva) cisteloides Froehl. ( Ghiliani] — 357 - e. ^Catopsj nigricans Spenc. ( Ghiliani] C. inorio F. { Ghiliani) C. sericeus F. Sotto i cadaveri essiccati dei pic- coli vertebrati. Porto Torres Ratj- wiond) Catopsimorphus Dalmatinus A>. Sui monti Limbara presso Tempio. [Baudi) Hydnobius punctatus Slurm. (Baudi) Amphicyllis globus F. ( Ghiliani) Agathidium atrum Payk. ( Ghiliani) Calyptomerus (Comazus) dubius Marsh. Eushamensis Steph. ( Ghiliani) Sacìum pusillum Gtjl. {Baudi) Arthrolips obscurus Sahlb. pi ce US CoìHoll. ( Ghiliani) Corylophus cassidioìdes Marsh. ( Ghiliani) Fam. TRir.HOPTERIDAE TrichoptersTK atomaria De Geer. j Ptenidium pusillum Gyll. ( Ghiliani) \ ( Ghiliani) Fara. SGAPHIDIDAE Scaphium immaculatum 01. [Ghiliani) Scaphisoma agaricinum L. ( Ghiliani) S limbatum Er. {Baudi) Fam. HISTER IDAE Platysoma Algirum Lue. [Baudi) P. frontale Paijk. [Baudi) P. depressum F. [ Ghiliani) P. oblongum F. ( Ghiliani) P. laevicoUe Kììat. Baudi) Mister major L. Dintorni di Cagliari, regione di San Bartolomeo, spiaggia dello stagno di Molentargiù, Porto Scuso, Car- loforte, Orto Zinnigas Siliqua [Me- loni, Villa., Ghiliani, Baudi) H. inaequalis 01. ( Ghiliani) H. 4-maculatus L. { Ghiliani, Baudi) — 358 — H. pustulosus Gene. Negli escrementi dei bufali e dei ca- valli della Sardegna media e boreale in primavera ed estate. ( Gene [Ghiliani, Bandi) H. ampIicoUis Er. ( Ghiliani) H. grandicollis ///(';;. ( Ghiliani) H. unicolor L. [ Ghiliani) H. cadaverinus Hfm. ( Ghiliani) H. merdarius Hfm. (Ghiliani) H. stercorarius Hfm. ( Ghiliani) H. sinuatus Hlig. {Villa, Ghiliani, Bandi) H. 4-notatus Scrb. { Ghiliani) H. lugubris Truq. ( Ghiliani) H. bimaculatus L. [ Ghiliani] H. 12-striatus Sclirk. ( Ghiliani, Bandi) Phelister haemorrhous Fairtn. (Bandi) Epierus comptus Hiig. [Ghiliani, Bandi) Carcinops (Kissister) corpusculus Marsh. [Bandi] C. pumilio Er. { Ghiliani, Bandi) Paromalus parallelipipedus Herhst. [Bandi] P. flavicornis Herhst. ( Ghiliani, Bandi) Tribalus scaphidiformis Illig. [Bandi] T. minimus Rossi. ( Ghiliani) Saprinus maculatus Rossi. ( Ghiliani, Bandi) S. semipunctatus F. Dintorni di Cagliari, Porto Scuso ( Ghiliani, Bandi) S. detersus Ulig. ( Ghiliani, Bandi] S, nitidulus Payk. [Ghiliani, Bandi) S. Algiricus Payk. [ Ghiliani) S. furvus Er. [Ghiliani, Bandi) S. Kusteri Mars. [Bandi) S. speculifer Lat. [ Ghiliani, Bandi) S prasinus Er. [Bandi] S. chalcites UUg. [Ghiliani, Bandi) S. Solìeri Marsh. [ Ghiliani) S. metallescens Er. [Bandi] S. rufipes Payk. rubripes Er. (Ghiliani) S. conjungens Payk. [^Ghiliani, Bandi) S. 4-striatus Hoffm. [Ghiliani) — 359 S. apricarius Er. {Ghiliani, Bandi) S. dimidiatus llUg. ( Ghiliani, Bandi ) Teretrius parasita Marsh. [Ghiliani, Bandi) Plegaderus pusillus Ro^si. [Ghiliani, Bandi) Onthophilus sulcatus F. ( Ghiliani) O. exaratus lllig. Dintorni di Cagliai^ in liva al mare. (Raymond) [Baudi) Abraeus globulus Creutz. ( Ghiliani, Baxidi) A. globosus Hoffm. ( Ghiliani, Baudi) Acritus nigricoruis Hoffm. ( Ghiliani) Fam. PHALACRIDAE * Phalacrus corruscus PayA: Spiaggia dello stagno di Molentar- giù, Maggio. Sassaia, Giugno. [Ghi- liani, Baudi) * P. groRSus Er. Spiaggia dello stagno di Molentargiù. Giugno. * Olibrus bicolor F. Regione di S. Bartolomeo, Maggio. (Ghiliani, Bandi} Var. flavicornis Sturm. [Baudi) O. bimaculatus Kiist. [Bandi) * O. liquidus Er. S. Antioco e Monte Vecchio, Maggio e Giugno. (Bandi) * O. affìuis Sturm. Regione di S. Bartolomeo, S. Antioco, Maggio. * O. millefolii Payk. Regione di S. Bartolomeo, Maggio. [Baudi] * O. oblongus Er. , Montevecchio, Giugno. Fam. NITIDULIDAE BilACHTM^TERi Cercus bipustulatus Payk. [Ghiliani] C. rufilabris Lalr. ( Ghiliani] Brachypterus ciuereus Heer. ( Ghiliani) B. unicolor Kilst. Nei fiori del Taraxacum dens leonis (Bandi) CARPn^HMMjM Carpophìlus rubripennis Eeev. castano p ter US Er. [ Ghiliani) so DAMI DEGLI INSETTI NELLE CAMPAGNE SENESI DURANTE L'ANNO 1871 RELAZIONE DEL SOCIO APELLE DEI Signori ! Avendo io l'onore, insieme ai chiarissimi consocii nostri, pro- fessor Camillo Rondani e Ferdinando Piccioli, di far parte della commissione incaricata di studiare gl'insetti nocivi all'agricoltura italiana, i loro costumi ed i danni dei quali son causa, onde pro- porre un serio provvedimento all' imperversar loro; mi ero in quest'anno occupato (a norma ancora dell'assunto preso) degl'in- setti nocivi della provincia Senese. Onde è che la presente mia re- lazione servir potrà come materiale per il lavoro della commissione medesima. — Premesso ciò, entro definitivamente in materia. Le due specie d'insetti che di gran lunga più d'ogni altra son riuscite in quest'anno dannose, come negli anni passati, alle cam- pagne della provincia suddetta, sono state al certo la Processio- narla (Chnetocampa processionea, Lin.j e la Dispari (Liparis di- spar) le quali hanno spogliate affatto grandi estensioni di bosco. E siccome il danno è stato oltremodo imponente ed è la ripe- tizione di quelli, che sempre piìi forti, si sono ripetutamente ve- rificati da varii anni a questa parte; cosi io credo dovermivi — 361 — fermare alquanto più a lungo, che non farò nel parlarvi, o signori, dei guasti sofferti per causa di altre specie nocive. Nel marzo decorso, l'egregio signor Gav. Prof. Giov. Campani mi mostrava una quantità non indifferente di uova d' insetti, e mi domandava se io conoscessi, 1" a quale ordine, genere e specie ap- partenessero: 2" se gli insetti che sarebbero nati da quelle uova, potessero esser nocivi; 3° essendo tali, quali piante solessero dan- neggiare ed in qual' epoca dell'anno; 4° quali esser potrebbero i mezzi più efficaci per distruggerli. Alla peluria nella quale erano involte quelle uova, conobbi subito la specie d' insetto che le aveva partorite, e senza esitare risposi che esse appartenevano alla LipatHs ciispar ; lepidottero che, allo stato di larva, ossia di bruco, riuscir poteva molto nocivo ai boschi, e più specialmente alle quercete, quali, fra la primavera e l'estate devastar poteva orribilmente ove si trovasse in buon nu- mero; e che il mezzo per combatter questi insetti, quello si era di prendere ed uccidere i bruchi nel maggior numero possibile, e più efficacemente poi di raccogliere accuratamente nel verno tutte le uova, che bene distinguer si possono nel tronco e nei rami delle querele, per poi distruggerle col fuoco o con l'acqua bollente. Alla mia domanda del luogo nel quale erano state trovate quelle uova, avendo risposto il detto Sig. Prof. Campani di non saperlo con precisione; io soggiunsi che questi bruchi, in unione agli altri della Processionarla gi'à rammentata di sopra, danneggiato avevano da più anni a questa parte le quercete dell'alto Chianti; che io aveva raccomandato (sebbene invano) a varii possidenti di quei luoghi che me ne avevano parlato, di far senza posa la caccia a questi insetti, poiché, lasciandoli a sé stessi, avrebbero sempre moltiplicato a dismisura, e sempre maggiore estensione di bosco avrebbero invaso. Giunta la primavera, non trascurai d'informarmi dello stato delle suddette quercete, per quanto riguardava la consueta inva- sione dei bruchi, e seppi che poco o nulla era stato fatto per di- struggerli, e che anzi si erano in quest'anno estesi in modo incre- dibile. Più tardi, infatti, ebbi notizie più precise ed estese dal — 362 — Sig. Cav. Policarpo Banclini, e dal Sig. Clemente Pezzuoli, i quali mi assicurarono che i boschi del Chianti erano in quest'anno in- vasi dai detti bruchi per una estensione e con una forza spaven- tevoli, e che di molte querci era compromessa ben anco la vita; e anzi non poche, erano perfino perite. I medesimi signori, mi assicurarono ancora che una invasione dei medesimi brachi si era verificata a S. Angelo, nel comune di Montalcino, ove divorata avevano la foglia dei lecci inclusive; che una simile riscontrar si poteva anche a Porrona, e fino alla bassa maremma. Di più che un guasto uguale si riscontrava ancora verso Orbetello. Più tardi seppi dal Sig, Luigi Bandi, nostro consocio, che qualche danno, per causa dei medesimi insetti si era verificato, anche verso la Rocca d'Orcia; e più tardi ancora, dal già ricor- dato Sig. Prof. Campani, che questi malaugurati insetti si erano inoltrati fin presso il monte Amiata, ove divorata avevano anche la foglia dei castagni. Da ciò comprendete bene, o signori, quali vaste proporzioni abbia preso in quest'anno il flagello, e come dalla provincia Senese vada estendendosi alle provincie limitrofe ; e comprendete più bene an- cora come si renda necessaria l' esecuzione della proposta Rondani, quella cioè di trovar modo onde obbligare i proprietarii che il ram- mentato disastro subirono, a voler provvedere alacremente alla distruzione di nemici cosi formidabili, cioè di raccogliere, o far raccogliere, le uova della Dispari durante il verno, e di prendere e distruggere a primavera tutte indistintamente quelle borse nelle quali si nascondono durante il giorno i bruchi della Processionarla, al primo apparir dei medesimi. La Processionarla e la Dispari sono le due specie d'insetti che numerosi più d'ogni altra abbondano nella provincia senese, e che annualmente i maggiori danni vi compiono. Dopo di esse, per il numero, e per l'entità dei guasti, decisamente annuali, sono da annoverare le cosi dette calasine (Oxijthyrea stìctica, Lin. ; et Epi- cometis hirtella Lin.) le quali, di preferenza sui fiori delle fave, delle quali talvolta annientano l' intera raccolta, e quindi sui fiori dei — 363 — frutti, dei limoni nei giardini si gettano a stormi, ed in breve ora gli guastano affatto. Né di queste piante soltanto sono i più fieri nemici, perché, in mancanza di meglio, lo stesso grano orribil- mente danneggiano, Molto comune, dopo le Calasine, vi è ancora la Liparis cliry- sorrliaea, e danni immensi apporterebbe ai nostri frutteti, se i coltivatori, allorché potano queste piante, non distruggessero per tempo quelle specie di pacchetti di foglie secche, legate con fili di seta, entro ai quali stanno nascosti i bruchi o larve di questo lepidottero. Anzi convien ritenere che, mentre ogni altro insetto é per lo più lasciato a sé stesso, di questi bruchi vien fatta ecce- zionalmente la caccia. Comune ancora vi è la Procride mangia-viti (Procris ampelo- pliaga) i bruchi o larve della quale, quando più, quando meno, quando in una parte e quando nell' altra, ad ogni anno si mostrano; ed in questo ancora in corso, ha prodotti dei guasti alle viti, verso Torrenieri e S. Quirico, verso Lucignano della Valle d'Arbia, e nei pressi di Siena. In quest'anno abbondarono pure i piccoli bruchi dei meli, cioè le larve della Yponomeuta cognatella, i quali nella Valle d'Arbia, a Fogliano ed altrove ridussero queste utili piante fruttifere in sì misero stato, che al termine della primavera, prive di ogni verde e come tutte arragnate apparivano. Oltre ai ricordati insetti, che si possono ritenere come i più comuni ed i più dannosi nel senese, da trascurar non sono, la Zeuzera Aesculi ed il Cossus ligniperda; che assai comuni nei pressi di Siena specialmente, forano i tronchi per lo più dei meli, ed anche i rami in modo che spesso ne periscono. Il baco della polpa e l'altro del nocciolo delle olive (Dacus oleae ed jEcopJiora oli- velia), il primo dei quali le olive già mature, ed il secondo quelle immature e delle quali determina la caduta, non poco danneggiano. Il Tarlino del grano (CepJms pygniaeus), lo Stiantino (Elater obscu- rus) e lo Zabro (Zàbrus gihbus), che essendo apparsi anche in quest'anno, produssero in taluni altri, il primo specialmente, dei danni piuttosto gravi al grano. Molte specie di piccole tignole. — 364 — cioè la Carpocapsa pomonana — funebrana, splendana ecc.: che guastano i nostri frutti. L'antonomo del pero (Aiìthonomus pyri) che spesso distrugge, come in quest'anno ha fatto, presso Siena ed altrove, moltissime gemme fiorifere di questa preziosa pomacea. La Tingide tigrata (Tingis pyri) che danneggia oltremodo le foglie dei peri e dei meli, e che in quest'anno, per quanto mi viene as- sicurato, molto è stata numerosa nel Montepulcianese. Le cosi dette pulci di campo (Altica oleracea) che molto dannose riescono agli ortaggi ed anco alle foglie delle viti: ed in quest'anno ho vedute io stesso non poche viti di un podere fuori la porta Fontebranda, ed a poche centinaia di metri da Siena, le quali avevano i pam- pani spessamente forati da questi piccoli, ma dannosissimi insetti. I Punterei i verdi, o Pampanelle (Rhynchites betulae), che tutti gli anni, non escluso il presente, si mostrano, ed accartocciando le foglie delle viti e dei peri, e talvolta gli stessi piccioli dei grappoli e dei fiori pungendo, di non poco danno son causa. Le due cavolaje, diurna e notturna (Pieris brasicae, et Mamestra brassicae) oltre- modo dannose negli orti ; e finalmente l' infinita schiera degli afidi 0 pidocchi delle piante, che moltissimi alberi, e moltissime erbe infestano, fino a produrne ben anco la morte. Fin qui per quanto riguarda le specie più comuni, e piìi de- cisamente dannose alle campagne senesi. Ma qui non termina il male: poiché vi sono altri insetti, anzi altri terribili insetti, che nelli stessi granai, nelle stesse abitazioni nostre, i prodotti già maturi e già riposti irreparabilmente distruggono. I peggiori e più comuni sono: Il puntarolo (Sìtophilus grana- rius) e le due tignole (Butalis cerealella, e Tiìiea granella); le quali tre specie, e la prima più specialmente, or qua, or là, in tutti gli anni, delle partite ragguardevoli di grano deteriorano, ed ancora consumano in modo, da renderle di poco e quasi nessun valore. Molte e molte altre specie fltofaghe esisterebbero nelle suddette Provincie; ma sul conto di esse permettete, o signori, che io taccia, perchè il numero, e con esso i danni non son poi ordinariamente di soverchio sensibili, né tali da meritare che per essi, io stanchi più oltre la vostra cortesia, la vostra pazienza: e solo permette- — 365 — temi che prima di dar termine al mio dire io, vi faccia nota una osservazione, forse importante, che sugli insetti in generale, avrei fatta in quest'anno. Il 1871, a quanto mi è sembrato, è stato sventuratamente nel senese piuttosto ricco d'insetti, quasi direi di ogni genere: poiché mentre vi hanno abbondato non poche specie fitofaghe (ed alcune di esse, come abbiamo veduto, anche troppo) ; vi hanno abbondato straordinariamente ancora, e direi quasi eccezionalmente, varie specie parassite. Infatti, nell'allevare dei bruchi per ottenerne delle farfalle per- fette, non mi era mai accaduto di ottenere invece tanti parassiti, quanti ne ho ottenuti in quest'anno. Anzi potrei senza esagera- zione asserire di avere ottenuto più parassiti, specialmente in fatto di Tachinarie, che farfalle. Anche nelle mie escursioni entomologiche, giammai erami occorso d' incontrare un numero cosi grande di Tachinarie, di Pte- romali e di Calciditi come in quest'anno. Io ho voluto prender nota di questo, onde poterne poi fare il confronto nell' anno venturo. Secondo la teoria, da non disprezzarsi certamente del tutto, del chiarissimo nostro consocio, il signor Prof. Camillo Rondani, nel detto anno che dovrà succedere, ad onta che pochissimi uccelli esistano nelle campagne senesi, per causa certamente della sfrenata distruzione dei nidi; pure per lo straordinario numero verificato degli insetti parassiti, verificar si dovrebbe ancora una diminuzione sensibilissima d' insetti nocivi. Speriamo, anzi facciamo voti che ciò si avveri. Io, per la parte mia, non mancherò di fare delle osservazioni in proposito, come non mancherò certamente di ragguagliarvene, o signori, nell'adu- nanza ordinaria della società nostra, che sarà per avere luogo nell'anno venturo in questa stessa stagione. Siena, settembre 1871. BREVE ESCURSIONE ENTOMOLOGICA SULLE MADONIE E NE' BOSCHI DI CAROKIA da ENRICO RAGUSA Sono tante le ricchezze che offrono le catene delle Madonie all'entomologo, e cosi variata, bella e piena d'emozioni la vita che vi si passa, che anche quest' anno, per la terza volta, mi de- terminai a visitarle per quindi recarmi la prima volta ne'boschi di Caronia. La sera del 29 giugno, vigilia della mia partenza, conobbi per fortuna il distintissimo lepidotterologo sig. Adolfo Kalchberg di Vienna. Saputo da me che partivo l'indomani alla volta di quei bei monti, ed entusiasmato dalle descrizioni che andavo facendogli, promise seguirmi; infatti l'indomani all'alba era già alla stazione ferroviaria ad aspettarmi. Lasciammo Palermo col primo treno che ci portò alla Cerda, e da quella stazione la carrozza postale ci condusse in Cefalù attraverso un vero giardino di oleandri fioriti, che serpeggiano in tutte le direzioni accanto al mare e alle fiumare che intersecano quel terreno. In Cefalù ci riusci di trovare due muli, però senza sella e bardati solamente alla siciliana, sui quali ci fu forza viaggiare sino a Castelbuono. Il mio compagno non poteva abituarsi a quell'incomodo e strano modo di viaggiare, e me ne andava esprimendo la sua meraviglia, allorché la guida stanca — 367 — pensò sedersi dietro al sig. Kalchberg, che fece buona faccia al giuoco, dicendomi : « Che cosa direbbe un mio patriotta vedendomi in questa guisa ? » Ridendo ed ammirando sempre la ricca vegetazione ed i ma- gnìfici P. Machaon che svolazzavano sulle siepi della strada, arri- vammo nella simpatica Castelbuono, ove prendemmo ottimo alloggio nella locanda nuova. Nostra prima cura fu di visitare il dottore Francesco Mina Palumbo, che tanto ha scritto intorno alla Storia Naturale della Sicilia: esso, con la solita affabilità e gentilezza, ci offrì di tutto e ci consigliò sull'itinerario da seguire durante il nostro breve soggiorno. L' indomani all' alba eravamo in via per esplorare i vicini bo- schi di Castelbuono. Passando per la contrada Santuzza ci si offriva alla vista la bella Melanargia Japìjgia che confondevasi fra la comunìssima M. Gaiathea: c'impossessammo di qualcheduna di questa specie meridionale, che ora vedendosi perseguitata tirava lunghi voli attraverso i campi di grano. Le Zygaene Erythrus, e la varietà Contaminoides del Pimctum riposavano sui magnifici cardi. L' immancabile Vanessa Cardui, Colias Edusa, Lycaena Icarus e Astrarclie, popolavano l'aria purissima di quel magnifico paesaggio, ove abbonda il grano e la vigna. Altissimi Aloe driz- zansi quali sentinelle lungo i viottoli, interrompendo le siepi del- l'Agave americana. Sul terreno rossastro camminava lentamente la PachycliUa Dejeani e qualche raro Anthicus, e fra il grano vo- lava una diafana Psyche, di piccolissima taglia. Passando per la Bocca di Cave, mostravasi fra le felci YArgyn- nìs Papilla e specialmente la varietà Cleodoxa dell' Adippe, la Pa- rarga Megaera e Aegeria non mancavano, come pure la Coeno- nympJiaysirietk Lylliis. Qualche Syricthus si faceva ammirare posan- dosi quasi ai nostri piedi. Sotto le pietre, alzandole, fuggiva il Ca- lathus testudinarius di Gaut., varietà del punctipennis. Giunti ai Monticelli sotto una magnìfica quercia, da lontano vedevo una di quelle pietre che tanto promettono, ed alzatala, fra i ragni brunastri e le gialle scolopendre dormiva un magnifico AmorpJioceplialus coronatus; era cosi grande e bello che invece — 368 — di subito imprigionarlo, lo tenevo in mano ammirandolo, quando ad un tratto scivolandomi, cadde fra la foltissima erba, ove mi fu impossibile ricuperarlo. Restai addolorato di questa perdita; senza i miei indugi e la inopportuna ammirazione, il coronatus arric- chirebbe ora la mia collezione. Passammo dalla Russella e Passo Scuro ove i coleotteri ed i lepidotteri non mancavano. Impossibile sarebbe attualmente notare i nomi di tutti, giacché ancora oggi non sono infilzati e preparati: menzionerò soltanto che sulle ombrellifere pigliai buon numero di Clytlira unicolor, Paclnjta 6-maculata L. v. trifasciata, Purpuri- cenus Koeleri L. var. Aetnensis, Leptura hastata, DUomus dama, e due 0 tre specie di Oedemera. Molte Geometre, fra le quali Pel- Ionia, Sìcanaria e Calabraria, la varietà Arìstaeus del Satyrus Semele, resero il mio eccellente compagno contentissimo del primo giorno delle nostre caccie. Ritornando verso le sei a casa, passando fra i boschi di ca- stagni, un vero turbine di Cidaria Mlineata, lasciava al nostro av- vicinarsi il disotto delle foglie; sugli alberi stessi riposava la ma- gnifica Satyrus Circe, che il D. Staudinger a torto, nel suo ultimo catalogo, cita come non esistente in questa isola. Giungemmo a casa affamati ed un po' stanchi. Soddisfatta alla meglio la fame e rassettati tutti i materiali raccolti, ci addormen- tammo profondamente. L' indomani all'alba le guide vennero a chiamarci, ed allorché il sole mostravasi dorando i monti, eravamo già passati dalla Badia e giunti a S. Guglielmo, ottima località, ove l'anno precedente avevo raccolto sul rovere fiorito, una Thyris, forse la diapliana, in due esemplari e molte Zygaene : però quest'anno, forse perchè un po'più tardi, nulla di tutto ciò; solamente vedemmo la Vanessa Io, che il D. Staudinger riporta come non esistente in Sicilia, mentre Joseph Mann nel suo catalogo, pubblicato nella gazzetta entomo- logica di Vienna del 1859, dice aver raccolto questa specie nelle vicinanze di Palermo nel 1858 ; anch'io ne posseggo esemplari, qui raccolti, nella mia collezione. Sulla strada che giunge alla Barracca facemmo qualche interes- — 369 — sante cattura. Primeggia in essa una specie di Lagria che non posso definire ; la rinvenni in un solo esemplare, sotto una pietra al pie d'un castagno, insieme a delle formiche. I fiori quasi tutti albergavano Mylabris variabilis, quadripun- ctata var. riibra; e molto più rara la distincta: sotto le pietre tre specie diverse di Pedinus: dentro gli alberi morti, belli esem- plari del Iptliimus italicus, insieme sdì' Eìiojylopus ca?^aboides, Ilelops Goeruleus e anthracìnus , e rare volte il superbo Lucanus tetraodon: sotto le corteccie HypopUloeus castaneus e BolUophagus reticulatus. Ma le migliori catture le facevo strappando i funghi attaccati ai tronchi, su i quali pigliavo quasi sempre Diaperis boleti, Triplax russica, ruficollis^ Staphylinus chrysocephalus^ EndomycUus cocci- ìieus, ed una infinità d'altri non ancora determinati. Battendo le piante, ottenemmo belle Geometre q Nottue , e dalle querele tre '&])e- Q,ìe(\.\Luperus, fra le quali il mìo Biraghii.'Budi.ccoX^ì Agrilus, Acmae- dera lanuginosa, Aiìthaccia viminalis e iugens, Dicerca aenea e Alni, Capnodis cariosa, tenebrionis, e tenebricosa, Buprestis Fabricii e Valgus hemipterus . Dentro un faggio Osmoderma eremita; dentro i peri selvaggi Phyllognathus Silenus, Oryctes nasiconns, e più comune il Grypus. Prendevo al volo VElater saììguineus. Posavano sulle roccie Ludius Guillebelli, Cantìiaristristis, e obscura; sul legno Dictyoptera sanguinea. Al ritorno verso Castelbuono, sulle viti il Purpurìcenus Koeleri var. aetnemis ed una varietà di Rhynchites Betulae; sui fiori il Dolichosoma protensum, smaragdiììum e nobile, la Danacaea pallipes e imperialis; sui tronchi il Cerambyx Ueros e miles insieme dà Morimus lugubris , che abbonda in questi siti e vien chiamato dai contadini PisaCantaru. Essi lo prendono per le antenne, e gli mettono fra le gambe una chiave oppure una pietra, che r insetto tiene sospesa in aria : da ciò il nome di Pesa Cantaro (1). Sotto le pietre rinvenni intere colonie di Stenosis angustata e Di- chillus minutus; ai piedi dei monti passeggiavano all'ombra i fetidi Blapse Achis; nei piani rotolavano la propria prole i Sisyphus Schaef- ferl e qualche Ateuchus variolosus e semipunctatus. Negli escre- (1) n cantaro è un antico peso siciliano che equivale a 75 chilogrammi. Ann. IH. 25 — 370 — menti gli Aphodius, Oniticellus flampes, CaccoMus, Ontìiophagus , BubasBison, Gymnopleurus Mopsus, Sturimi, e miriadi di Stafl- lini animavano quelle masse fetide, mentre la terra al disotto na- scondeva profondamente il Copris Hispanus. Vicino ai ruscelli mancavano tutte quelle rare specie che vi si trovano d'inverno; sola volava raramente, perseguitando mosche ed altri insetti, e posand 3si ora sulla cocente sabbia, ora sulle nude roccie, la gra- ziosa ed elegante Cicindela maura. Arrivati a casa dopo il solito frugalissimo pasto, visitammo i signori Levante, giacché l'indomani intendevamo salire sulle Ma- donie, e passare la notte nelle mandre, proprietà di questa genti- lissima famiglia, che fu obbligantissima e ci colmò di gentilezze. La mattinaseguente all'alba principiammo a salire, portati da due magrissimi muli, che sembravano dovessero soccombere alle fatiche cagionate dalla cattivissima strada che porta alle Madonie. Giunti dopo quasi due ore di penosa cavalcata sulle alture che dividono per così dire i monticelli dalle Madonie, si sentiva di non esser più nella bassa regione : un venticello portava a noi il gratissimo odore d'una Artemisia che ricuopre il suolo di quelle alture. Qui principiava a trovarsi uno dei più bei lepidotteri europei, il ma- gnifico Parnassius Apollo. Posava sulle roccie il Satyrus Lycaon, e dalle erbette mosse, ne volavano Geometra Smaragdaria e specie vicine. Mentre il mio compagno si era dato ad una caccia spietata contro gli Apollo, per vedere se variavano dal tipo, io colle guide, alzavo, da questi aiutato, immensi blocchi in cerca di coleotteri; giacché ero sicuro trovare le farfalle, che ora scarseggiavano, ab- bondanti sulla cima. Quando riuiontammo sui muli, il mio compa- gno avea preso molti Apollo, Lycaon, e Geometre; io invece la rara Asida Goryi, Scydmaenus antidotas, Aplidia transversa, Harpalus in più specie, e Cymindis miliarìs. Finalmente le giravolte interminabili sullo stretto viottolo pieno di ciottoli e d'intensa polvere fluirono, e malgrado ciò le nostre magre cavalcature non ci mancarono mai nei punti più pericolosi, e sostennero bene il viaggio. Da lontano scorgevamo già le capanne dei pecoraj, ed un — 371 ^ branco di cani scagliavasi al nostro incontro, che le grida delle nostre guide non valsero ad acquietare; avvezzi a non vedere che i propri padroni e qualche lupo, queste bestie non potevano darsi pace. Dopo aver mangiato delle uova, del pane e formaggio, licen- ziammo i muli e salimmo per Milocco. Qui eravamo proprio sulle Alpi della Sicilia, sulle antiche Nebrodi, ed una vista incantevole ci rendeva estatici. Dal lato destro l' Etna dominava tutto, e dalla sua bianca punta, ricoperta di neve, s'innalzava una densa colonna di fumo. A noi dirimpetto sorgevano dal mare le maestose Isole Eolie, che dall'altura sembravano vicinissime. A sinistra stavano Cefalù, Termini, ed infine il golfo di Palermo e la Conca d'Oro. Restammo un pezzo, obliando tutto, ad ammirare quella scena stupenda, ed io guar- dando le Isole Eolie, pensavo alle ricchezze entomologiche che devono racchiudere, quando la voce del mio compagno mi tolse a si dolci pensieri. La sua rete racchiudeva la bella varietà del Polyommatus Alcipìiron, il vaghissimo Gordius. Spensierato posavasi sul Cera- stimn tomentosmn, pianta che sembra prediligere, e lasciavasi pigliare facilmente. La L. Eiimedon anch'essa posava su questa pianta, ma, molto più lesta della specie precedente, fuggiva al no- stro avvicinarsi. Un Bombyx, la varietà Sicula di Staudinger, del Quercus, ci volteggiava d'intorno, ed a stento il sig. Kalchberg potè appro- priarsene un solo individuo maschio. Mi avvicinai ad un tronco vecchissimo, e con pochi colpi d'ac- cetta l'atterrai: sfracellandosi nella caduta; fuggiva fra il fradiciume del legno l'azzurro Carabus Lefebvrei, e tra le fessure della pianta morta tenevasi nascosto Vlplithimus Itallcus. Però la mia gioia fu al colmo, quando, rompendo un pezzo del tronco, ne vidi uscire il rarissimo Carabus planatus. Quasi tutti gli alberi racchiudevano specie rare, e non vi era quasi da scegliere. Fortunatamente m'avvicinai ad un immenso fag- gio, che chi sa da quante centinaia d'anni giaceva al suolo. Toccan- done la corteccia sentii che una parte n' era vuota : la ruppi, e mi si offrì allo sguardo una specie di detrito nerastro e gra- — 372 — nuloso. Scavando a piene mani in questa sostanza sempre di buono indizio per l'entomologo, vidi comparire la prima gamba, indi l'in- tiero e bellissimo Gnorimus decempunctatus. Il segnale era dato, e non abbandonai il tronco che dopo d' aver tirato fuori dal loro nascondiglio undici individui di questa eccellente specie siciliana, che la mia guida, il vecchio Peppe, giustamente chiamava Vellutina giac- ché sembran proprio ricoperti d'un finissimo velluto, specialmente la varietà nera. E questo è quanto raccolsi nella Fossa di Luigi. Al Cozzo del Monaco, sugli alberi morti che interrompevano quei magnifici prati ove l'ortica cresce straordinariamente, correva veloce la Rosalia alpina, bella oltre ogni dire, mostrando le su- perbe antenne. Qui fra la pungente ortica volava leggiera la Par- nasius Mnemosyne. Cominciava ad imbrunire, e pensai far ritorno allo Sparviero. Vi giungemmo per Balata Reale. I tinozzi ripieni di latte, contenevano il Melanotus brunnipes annegato. Ne raccolsi diversi esemplari anche al volo, e sedetti accanto a un buon fuoco per dar principio alla frugale nostra cena. II mio compagno vedendo la più che umile capanna col pes- simo giaciglio che doveva preservarci durante la notte dal freddo, mi giurava che avrebbe dormito all'aria aperta. Feci alcune os- servazioni che non furono ascoltate, indi cercai sul terreno, nelle nostre vicinanze, la Lampyris Reichei, che, intirizzita dal freddo, veniva presso al focolare. L'ora da consacrarsi a Morfeo era giunta, e m'ero ritirato nella riscaldata capanna, ove brillava un allegro fuoco. Dopo mez- z'ora entrò il mio compagno, a cui il freddo avea fatto dimenticare il giuramento dato, ed ora lietissimo sdraiavasi a me vicino, nel posto d'onore riserbatoci da quella bravissima gente, onde passare alla meglio la notte. Questa non fu interrotta che dagli urli feroci dei cani, che latravano per allontanare i lupi attirati dal gregge. L'alba spun- tava appena, che già in piedi aspettavamo una tazza di latte onde andare in cerca di nuove prede. M'avvicinai alle mandre per ammirare l'ordine che vi regnava; — 373 — ma il capo dei pecorai vedendomi venire, mi gridò di restare indietro, giacché ronzava una mosca che suole deporre le uova sulle bestie, che si attacca anche all'uomo, e, al dire di quella gente, depone le uova nella bocca, nel naso, o negli occhi, producondo una penosissima malattia per nove giorni, dopo il quale tempo ne escono dei ver- mini bianchi che sono il termine del malore. Il capo dei pecorai giusto n'era attaccato alla gola e soffriva molto. L'Etna, le isole ed i golfi, erano spariti come d'incanto, e ovunque flssavasi lo sguardo, null'altro vedevasi che il cielo e l'al- tura sulla quale eravamo. La montagna era attorniata da fìtta nebbia e sembrava un'isola. Lentamente sorse il sole, e con esso ricomparivano l'Etna, le isole, ed i golfi, giacché i raggi penetranti avevano dispersi i vapori, e così scoprivasi di bel nuovo quello incantevole panorama che la vigilia ammirammo tanto. A Stocca Gambe, in quelle ore mattutine, VAjJOllo. intirizzito dal freddo della notte, non volava, e cosi potei sceglierne alcuni buoni esemplari. Qui presi due bellissime Geome- tre, tutte bianche con dei puntini neri. Intanto mi volavano vicini dei coleotteri che a prima vista credevo fossero dei Sisyphus; però, presone un esemplare, riconobbi il Rhizotrogus fuscus Scop. Allora cominciai a correre dietro a tutti quelli che mi pas- savano a vista, ma alle otto non fu più possibile scoprirne un solo esemplare, ed io non ne avevo presi che soli sei ! Pensavo farne ricerca allo imbrunire, ed intanto rompevo tronchi^, rotolavo immensi sassi, passando per quelle foreste vergini, ove la scure dell'uomo non fa mai adoperata. L'emozione che provavo nel pas- sare sulle odorifere erbe di quei siti alpestri, mi rendeva folle di gioia, ed abbandonavo ogni posticino con vero rancore, pensando : « quando vi tornerò ? » Anche il mio compagno ammirava i preci- pizi che attorniavano gli orli di quei monti, ove spesso dovevamo indietreggiare, lasciandoci sfuggire qualche bella farfalla, che per- devasi in quelli infiniti burroni a precipizio. Nuovo per me fu il Tìllus elongatus, che presi in due esem- plari sul tronco d'un enorme e vecchissimo albero, che stavamo ammirando col mio compagno. Questi vi scopri nell' interno un — 374 — enorme rospo, che disgraziatamente non potei pigliare a causa della sua colossale grandezza. Avrebbe di certo empito l'intiero sacco a pane^ eli e la mia guida mi portava dietro. Sotto una pie- tra trovai un esemplare d'un Cteìùsies nuova specie, da me già raccolto nei dintorni di Palermo, denominato C. Kiesenwetteri in onore dell'illustrissimo entomologo Kiesenwetter. Più lungi tro- vai la Feronia crenata, ma morta. Tale specie che trovasi anche sul Monte Pellegrino nell'inverno, ove la raccolse il Barone di Rottemberg, fu da questi inscritta, sotto il nome di F. decipiens, nel suo catalogo dei coleotteri della Sicilia, pubblicato a Berlino nella Gaz. Ent. Il signor Giorgio Dieck gentilmente ha confrontato la specie della Sicilia con quella da lui trovata in Spagna, e mi scriveva sul proposito, che poco varia dalla crenata spagnola. Anche i signori de Kiesenwetter e Miller mi hanno assicurato che è la crenata, e non la decipiens. La Calosoma sycophanta trovavasi ai piedi degli alberi sotto le pietre, e gli escrementi delle volpi erano frammisti ad una infinità d'elitre di questa specie. Volava, posandosi sulle roccie, un lucente Buprestide, che credo sia una nuova specie. Malthodes e Malthimis mi cadeano nello ombrello, battendo le foglie delle piante, non che più specie ìMApìon. L' Anisorhynchus barì)arus e monachus si movevano lentamente sul terreno bruciato dagli ardenti raggi solari, che ora imbru- nivano la bianca pelle del mio ottimo compagno, il quale andava am- mirando le sue mani che pigliavano tinta meridionale. Passammo per Lascia Capiddi ed i Timpii di Ciccotto, alla Serra della Carvu- nara; e qui sul terreno nerastro posava mesto il rarissimo Gono- cleunus Helferi. Fra le pietre saltellava, anziché volare, una Psyche femmina, dal corpo pesante, e dalle ali piccole. Credevamo fosse l' Apiformis, ma deve esser tutt'altra, giacché non mandava nessun rumore. Il mio compagno, stuzzicato dall'ottimo bottino di questa specie forse nuova, ora cercava accuratamente, ma non fu possibile prenderne altri esemplari, ed io solo fui il fortunato. Qui il terreno era un mare di pietre d'ogni dimensione, ed i piedi soffrivano orribilmente a — 375 — traversarlo. Lì dove tali pietre erano mobili, le sollevavo per raccogliervi la Nehria Atìdalusica, che tenevasi in compagnia del Cymindis miliaris, dell' Amara Sicula, del Percus Siculus, e d' un Ceutliorhynchiis forse nuova specie, che rinvenni anche sotto massi profondamente interrati, insieme al raro Aubeonyìnus carìnìcollis Duval. Nel folto del bosco, per arrivare ai Timpii di Ciccotto, trovai bozzoli di farfalle notturne, ed ogni albero morto era ripieno di larve di coleotteri, per lo più Elateridì o CeramUci. A.ttirato dalla puzza, mi avvicinai ad alcune piante, e, quasi fosse stato per me prepa- rato, giaceva a terra il cadavere d' un rospo stupendo. Qui i Necro- pJiorus humator, vestigator e ruspator, insieme alle Silpìia rugosa e sinuata, facevano a gara per seppellirlo, ma più lesti di loro seppellivo essi stessi nel mio alcool. Una infinità di Dermestes, Stafi- linì, Hister, Saprinus, e qualche raro Catops, fuggivano volando e correndo, onde scappare alla strage. La puzza era tale che dovetti con sommo rincrescimento allontanarmi dalla sorgente di tante ric- chezze. Mi avvicinai a degli escrementi animati da molti insetti. Qui sedevano a lauta mensa numerose schiere ^eW Aphodìus alpi- nus di Drapiez, ma in tale quantità, che alzata la corteccia al- quanto indurita che copriva lo sterco, potei senza fatica o bisogno di perseguitare gli Apliodius, individuo per individuo, empirne di- versi pugni, che gettavo alla rinfusa nello spirito. Intanto l'ora della colazione era già trascorsa, e le guide, non par- tecipando al nostro ardore entomologico, facevano comprendere la loro fame, mostrandoci della bianca neve per dissetarci, o la fresca ombra di qualche quercia che invitava proprio al riposo. I raggi solari erano si cocenti che eravamo bruciati dal caldo e dalla sete, e ci voleva proprio la nostra età e passione, onde sopportare si eroicamente tutte queste fatiche. Sedemmo infine, e provammo le torture di Tantalo, giacche ogni goccia d' acqua che doveva scorrere dalla neve posta al sole, si faceva aspettare lunga- mente. A chi ha provato che cosa sia la vera sete in una giornata di luglio, queste mie righe faranno ricordare tutto quello che si soffre in quel momento. L'acqua non bastava a dissetarci, e restammo quasi un'ora — 376 — bevendo sempre a sorsellini quella poca che si raccoglieva dentro i nostri bicchieri; e fu solamente verso le due che continuammo la nostra strada. La Thecla Quercus, la Vanessa Polychloros, la Urticae e C. Al- ì)mn, abbondarono, ma quel che piacque al mio compagno fu la presa d' una bella Catocala Nymphaea. Qui presi la varietà Diniensis della L. Sinapis; varietà nuova per la Sicilia. La Leì)ia cyanoce- piiala la rinvenni battendo delle foglie. Verso le sei principiai una caccia come non avevo mai fritto più bella e ricca. Fermato sopra un pianerottolo colla rete alla mano, pigliavo i Rhizotrogus fuscus che attraversavano quel sito in tutte le direzioni, ed in mezz'ora ne avevo già raccolta una quarantina (tutti maschi'. Incaricai la guida di continuare la caccia, ed io mi misi a correre dietro i Rhizotrogus senza molestarli, colla speranza di scoprire le tane della femmina. Infatti ottenni lo scopo correndo dietro ad uno che girava attorno una pietra: lo vidi posare, e qual fu la mia gioia nel vedergli d' intorno sette suoi simili ed un ot- tavo che tenevasi attaccato ad una massa, che sembrava più il nocciolo d' una uliva, anziché un insetto I Gli altri stavano aspet- tando il loro giro per pagare anche essi il tributo alla natura. — Continuai forse due ore questa caccia interessantissima, e cosi presi dieci femmine ed un centinaio di maschi. Con le scatole piene di farfalle, e le bottiglie colme di co- leotteri facemmo ritorno alla capanna per passarvi la notte^ che disgraziatamente era 1' ultima. Licenziatici all'alba dai buoni pecorai, che ci avevano trattati con tanta bontà ed attenzione, ci allontanammo da qu9i siti, ove avevamo passato sì belle ore. I cani invece di latrare come all'ar- rivo, in ricompensa del pane che gettavamo loro durante i fruga- lissimi pasti, ci accompagnarono saltellando. Poco a poco passando per Trazzatedda arrivammo, alle Croci, da dove volemmo ancora, prima di scendere, ammirare l' incantevole veduta. Al Ferro, vicino all' acqua, sotto le pietre, presi i fulgidi Chlae- nius azureus, vestitus, spoliatus, e la var. auricolUs. Qui sui Car- — 377 — di predai l'aberrazione femmina Leucomelas delia. Galathea, come pure la Mei. Phoebe e Dydima. Gli odori dell'Artemisia erano finiti, finiti i precipizii, le grosse querele, e con esse i bei Carabus e Gnorimus: non era- vamo più sulle Madonie, ma nelle vicinanze di Castelbuono. Il mio compagno canterellava un' arietta tedesca in onore delle sue belle catture, ed io, addolorato, appena potevo camminare. Le suola dei miei stivaloni erano rimaste per ricordo sui ciottoli delle Madonie, ed ora ne sentivo, sulla pessima strada, la mancanza. Per colmo di sventura i muli ordinati al Ferro, ove eravamo, per ricondurci, non vennero, e fummo obbligati a fare la pessima strada a piedi. Ed io ero senza suola agli stivali ! Alla fine giungemmo in Castelbuono. Mostrate le catture fatte al buon D. Mina, il mio compagno l'indomani all'alba, dopo un cordiale saluto, mi lasciava onde fare ritorno a Palermo, dove affari lo richiamavano. Dopo di lui, alle dieci anch'io lasciavo Castelbuono con vero rancore, alla volta di Santo Stefano di Camastra. La strada era un vero bosco d'alberi fruttiferi, e specialmente di piccoli Frassini, che giusto al mio passare i contadini intaccavano per farne scaturire la manna che costituisce uno dei principali rami del commercio di quella contrada. Fui accompagnato durante la cavalcata dal continuo e monotono canto della instancabile cicala, ch'io sentivo di più ora che ero solo, e non potevo scambiare nessuna parola, eccetto colla guida, uomo molto rispettoso ma taciturno. Cosi arrivai a Malu Pir- tusu, ove fui obbligato ad aspettare che passasse la carrozza postale che conduce a Santo Stefano. Giunta, presi un orribile posto in quella cassa pesante e sporca che portava il pomposo nome di Carlotta. La strada è stupenda; bordeggia sempre il mare a sinistra, alla destra giganteschi olivi, vigne ed orti. La veduta da questa spiaggia, che si estende fin al Capo d' Orlando, è una delle più belle che abbia mai ammirato. A Tusa Marina altri viaggiatori salirono, ma meno fortunati di me, dovettero sedere sull' imperiale e abbrustolire al sole. Final- ._ 378 — mente verso le cinque la civetta Carlotta, entrava strepitante nella città di Santo Stefano. Alloggiai alla locanda nuova, e verso sera m'incamminai onde presentarmi al Sindaco ed altri Signori, pei quali avevo lettere di raccomandazione. Informatomi della sicurezza della strada, giac- ché a Palermo, come d'abitudine, mi si sconsigliava da tutti questa gita, (a causa dicevano di alcuno bande armate che si aggiravano per quei monti) mi si assicurò essere falsa la notizia; cosichè misi da parte una carta gentilmente segnata dal Generale Medici, colla quale, in caso di bisogno, potevo pigliare soldati o carabinieri per accompagnarmi; e munito d'altra lettera, ove ero raccomandato al Sindaco di Caronia, l'indomani partii sul solito mulo per questa. Da lontano vedevo i bei boschi estendersi, coprendo montagne e toccando quasi il mare; e la impazienza d' arrivarvi al più presto possibile era grande. Mi tenevo sicuro di farvi ottime catture, giacché credo Lefebvre sia stato il solo che abbia visitato questi siti per lo stesso scopo. Arrivato al castello che domina Caronia, presentai la mia lettera al Signor Calcagno, il quale fu per me tanto gentile, che non dimenticherò mai le attenzioni e le cortesie ricevute in casa sua. Accompagnato da due militi a cavallo, presi le alture per Bosco della Riserva. Giunto al Piano del Pero, oh vista stupenda I A me d'innanzi stendevasi un immenso prato coperto d'altissimi Cardi, che coi loro magnifici azzuri fiori facevano di quel luogo il più bel mare che si possa immaginare. Saltai dal mulo per empire fiaschi e scatole, giacché le Cetonie, sulle quali riflettevano i raggi solari, abbagliavano. Ogni fiore portava le brillantissime Cetonie aurata, affinis e speciosissiììia, che luccicavano come tanti grossi smeraldi. La nera C. floralis, e masse di Larinus e Purpuricenus v. Aetnensis, staccavansi con pena dal polline di quei Cardi odorosi. Fra tutto questo mondo variopinto svolazzavano centinaia di Satijrus Circe, Argynnis Papilla, Aglaja e Cleodoxa, Polijommatus Phlaeas, Rhodocera Cleopatra, Melanargia Galatea, Melitaea Dy- dima, e la var. Hispulla, delle quali gli inimitabili colori risalta- — 379 — vano stupendamente su quel campo azzurro. Ero confuso fra tanto bene, ed indeciso ammiravo abbagliato e convulso la ricchezza di quel sito selvaggio. Sanpere e Serra di Rabbona furono attraversate, ed arrivammo alla casa di Lavanche. Pernottai, e l'indomani, ultimo giorno delle mie esplorazioni, lo destinai per visitare il bosco della Moglia ed una grotta famosa. Ritrovai in questo bosco molte specie già prese sulle Madonie, ma i coleotteri scarseggiavano, mentre le farfalle erano abbon- danti. Al passo di Felle catturai due specie nuove per la Sicilia : esse sono V Argynnis Ino e Euphrosyne. Curioso mi sembra come la prima di queste due specie trovisi in Sicilia, mentre nell'Italia meridionale, ch'io sappia, non vi è stata ancora trovata. Muovendo gli alberi che giacevano al suolo, volavano molti microlepidotteri e qualche Agrotis lìneogrìsea. Vidi la LyMthea Celtis, e presi la var. Lupinus del Satyrus Lycaon, come pure la Catocala Nympliaea. Sedetti presso uno stagno ed imprigionai nel loro celere apparire dei Dytiscus e molti altri coleotteri aquatici. Quel piccolo lago conteneva di tutto: larve, serpi, ranocchie si affacciavano per- seguitandosi e distruggendosi fra loro. Empito un flaschetto di coleotteri, mi diressi verso la famosa grotta di Crispella. Delle fiaccole, improvvisate con legna, dovevano rischiarare quegli antri, che, al dire delle guide, erano stati ricovero di fa- mosi banditi. Scheletri di capre, ragni pelosi, un Hister mac- chiato di rosso, per me nuovo, ed un Hai'palus, fu tutto quanto trovai in quella grotta, ove sperava catturare insetti ciechi, ed altre rarità — Affumicato e disilluso, uscii per ritornare alla La- vancha e passarvi la seconda ed ultima notte. Sdraiato sul mio letto, reso soffice dalle cure del milite Fran- cesco Mingari, che mi fu eccellente compagno, pensavo: « Che cosa è passare un sol giorno sulle immense e ricche Caronie I » E se in queste avevo trovato due specie diurne, nuove per la Sicilia, e qualche coleottero, cosa vi si troverà facendovi lunga fermata e — 380 — cercando in tutti quei boschi? Sospiravo pensando che dovevo ri- partire alla volta di Palermo. Malinconico lasciai l'indomani quel sito, e non potevo allon- tanare lo sguardo dai boschi da me non visitati, e dentro le cui so- litudini chi sa quali e quante meraviglie si nascondono. Dovevo essere a Palermo per 1' undici di luglio, e non amavo lasciare in ansia l' intera mia famiglia, mancando alla parola data. Fatto ritorno a Santo Stefano presi un posto sul battello a vapore, che giusto partiva alla volta di Palermo. Seduto sul ponte, volgevo lo sguardo ora alle Madonie, ora alle Caronie, a quei monti così belli, sui quali avevo passato ore si beate; ed ero mesto d' abbandonare quei siti, che scomparivano lentamente, impiccio- lendosi e perdendosi nell' infinito. Appena arrivai a casa, mio primo pensiero fu di tracciare queste righe che, se non altro, possono almeno servire d'invito a chi amerà visitare queste ricche e belle contrade, che tanto attirano per le loro rarità e novità. Palermo, luglio 1871. NUOVE SPECIE DI OPILIONIDI ITALIANI GIOVANNI CANESTRINI Prof, ncir Università di Padova. ■I. OpiUo Tatfgionii nov. sp. (1). Il corpo è zigrinato. Esistono due denti sopramandibolari. L'ar- ticolo femorale dei palpi è munito inferiormente di setole ; il tarsale manca di raspa, ossia di una striscia nera formata da fitti gra- netti. I femori sono armati di dentelli. Il primo ed il secondo articolo delle mandibole portano nei maschi, ciascuno un corno ben pronunciato, il secondo articolo delle mandibole stesse è verso la estremità inferiore normalmente sviluppato e sfornito di appen- dici a guisa di rami. La prominenza oculare è bassa e porta due serie di tubercoletti minuti, di cui ciascuno presenta all'apice una setola. La macchia fllloide è distintissima nelle femine, meno di- stinta nei maschi ; in ambedue divisa in una porzione maggiore anteriore, ed una minore posteriore. Lunghezza della femina mill. 5,6 ; del maschio mill. 5,2. Patria: Sardegna. Raccolse prof. Adolfo Targioni-Tozzetti. (1) Ved. flg. negli Annali del civico Museo di Genova, voi. II. — 382 — 2. 9pilio Avgeniatu» nov. sp. Il corpo è zigrinato. Mancano i denti sopraraandibolari. L'ar- ticolo femorale dei palpi è munito di setole e di scarsi granetti ; il tarsale non porta alcuna raspa né nel maschio, né nella femina. I femori sono cilindrici ed armati di dentelli. Le mandibole, nelle femine, portano solamente delle setole ; nei maschi invece sì il primo, come il secondo loro articolo cuopronsi di numerosissimi e fittissimi granetti. I tubercoli sopraorbitali sono piccoli ; se ne cotano 6-8 in ciascuna serie ; lo spazio preoculare è liscio. Il me- tatarso del 1" paio di zampe, e le tibie del 3' e 4° paio sono sfor- nite di granetti. La macchia filloide della femina spicca distintis- sima sopra un fondo argenteo, ed è sinuosa e prolungata fino al- l'apice dell'addome ; nel maschio è indistinta. I femori sono neri alla base in ambedue i sessi. L'articolo patellare dei palpi è or- nato nei maschi di una distìnta macchia nera sulla faccia interna. Lunghezza della femina mìll. 7, del maschio raill. 4. Patria : Sardegna. Raccolse prof. Targioni-Tozzetti. 3. Oj(tàli& €ma'«iÈtifes^u» nov. sp. Il corpo è zigrinato. Esistono due denti sopramandibolari. L'articolo femorale dei palpi porta inferiormente delle setole; il tarsale dei maschi una evidentissima raspa. I femori sono cilin- drici ed armati di dentelli. Le mandibole del maschio portano dei fitti granetti, ì quali mancano nella femina. I tubercoli sopraorbi- tali sono piccoli ; se ne contano 6-9 in ciascuna fila ; lo spazio preoculare è ricco di tubercoletti disposti in file, e portanti cia- scuno una setola rigida. Il metatarso del 1° paio di zampe, e le tibie del 3° e 4" paio sono sfornite di granetti. La macchia filloide è appena accennata nei maschi, distintissima e divìsa in una por- "zione anteriore ed una posteriore nelle femine. Nei maschi l'articolo — 383 — patellare dei palpi è ornato alla faccia interna di una macchia inten- samente nera. Le zampe sono uniformemente giallastre oscure. Lunghezza della femina mill. 6, del maschio 4,2. Patria : Toscana. È affine aW'Ojnlio vorax L. Koch., da cui differisce per mi- nore statura, per le zampe uniformemente colorate, e per la man- canza di granuli sul metatarso I e sulle tibie III e IV. 4. UopUtes JPfMvesii nov. sp. (1). Il corpo é largo e rotondato posteriormente. La porzione pa- tellare dei palpi non è armata di spina. I primi 4 segmenti addo- minali portano superiormente ciascuno due aculei, gli ultimi tre ciascuno 4 aculei. Le zampe presentano poche ma robustissime spine, disposte in serie longitudinali. La prominenza oculare porta due serie di alte spine, 5 spine in ciascuna serie. Il corpo è giallo, con due serie longitudinali di' macchie brune nel mezzo, ed altre macchie dello stesso colore. Le zampe sono brune giallastre, colle articolazioni bianche. Lunghezza della femina mill. 4, del maschio mill. 3. Patria : Cantone Ticino (raccolse prof. P. Pavesi), Valtellina, (raccolse prof. F. Sordelli), Trentino. 5. MMopìHes JLaevipe» noo. sp. (2). Il corpo è largo e rotondato posteriormente. La porzione pa- tellare dei palpi non è armata di spina. I primi quattro segmenti addominali portano superiormente ciascuno due aculei ; i succes- sivi due ne portano ciascuno quattro, e l'ultimo ne porta due pic- coli. Le zampe, ad eccezione dei trocanteri, sono inermi, sola- mente zigrinate come il corpo. La prominenza oculare porta due serie di alte spine, 4-5 spine in ciascuna serie. Il corpo presenta (1) Vedi fig-. nei citati Annali del Civico Museo di Genova, voi II. (2) Vedi fijj. nei detti Annali. — 384 — delle macchie bianche rotonde; le zampe sono bianche nelle arti- colazioni. Lunghezza della femina mill. 4. Patria: Lugano (raccolse Pavesi), Pavia, Padova. 6. Acanihoiophus Gvanulatus nov. sp. (1) Le mandibole sono scarsamente rivestite di setole. La por- zione tibiale dei palpi presenta alla faccia inferiore delle setole e ne porta due file di brevi anche alla faccia superiore ; la tarsale della femina é munita inferiormente di setole, quella dei maschi è armata inoltre di una stretta raspa. La prominenza oculare pre- senta due serie di alte e robuste spine. L'addome è ornato di molte serie trasversali di granetti, tutti di uguale grandezza. La macchia flUoide è posteriormente confinata da una linea retta. I palpi sono di un giallo lurido oscuro uniforme. Il ventre è bruno con mac- chie e strisce dorate. DIMENSIONI maschio femina Lunghezza del corpo 5,0 6,0 millim. « di una zampa I paio 14,0 12,0 « « « II « 31,5 23,0 « « « III « 16,5 13,0 « « « IV « 26,0 20,0 « Patria : Lugano (raccolse Pavesi), Lombardia. 7. MjeJobu»n9Mè Dovine nov. sp. {f). I femori sono muniti di piccolissime setole e di brevi ma nu- merosi dentelli. Sopra la base delle mandibole esistono due brevi prominenze coniche. Il corpo è fittamente e rozzamente zigrinato. (1) Vedi fifi-. negli Annali citati. (2) Vedasi la fìg. nei citati Annali, voi. II. — 385 — Il margine anteriore del cefalotorace porta due fossette concoidi. Le zampe sono mediocremente lunghe. Nessuna macchia filloide. Una larga fascia gialla attraversa posteriormente la faccia supe- riore dell'addome ; la faccia inferiore dell'addome è uniformemente bianca giallastra. DIMENSIONI DEL MASCHIO Lunghezza del corpo mill. 4,0 « di una zampa II paio «. 32,0 « del femore, patella e tibia insieme di una zampa II paio « 13,0 Patria: Genova (raccolse March. Giac. Doria)^ Trentino. 8. Mjfjobitniiiasì Afille nov. sp. ('Ij. Le zampe sono munite solamente di minutissime setole. So- pra la base delle mandibole esistono due brevissime prominenze. Il corpo è appena percettibilmente zigrinato. Il margine anteriore del cefalotorace porta due fossette concoidi. Le zampe sono lunghe e sottili. Nessuna macchia filloide. Il corpo porta numerose mac- chie bianche, tra cui due del quart' ultimo anello sono grandi. La faccia inferiore dell'addome è gialla chiara, cospersa di macchiette bianche argentine. Raggiunge una lunghezza di mill. 4,8. Patria : Veneto. Padova, 15 dicembre 1871. (1) Vedasi la flg. nei citati Annali, voi. II. Anno III. 25 NOTE ANATOMICHE INTORNO AGLI INSETTI DI ADOLFO TARGIONI TOZZETTI. In diverse adunanze della Società entomologica ho avuto oc- casione di comunicare delle osservazioni sui tessuti degli insetti, riservandomi poi di tenerne più completo discorso nelle pagine del Bullettino della Società stessa. Pertanto, prima che coli' ultima dispensa di questo si chiuda l'annata, stimo di chiedere anch' io breve spazio in esso, e di scio- gliere, in parte almeno, l' impegno preso. Sulla disposizione e sulla struttura del tessuto adiposo in alcune larve. E per cominciare dirò come già, dissecando delle Lampyris, pe' miei studj sulla struttura dell'organo luminoso, mi accadesse di scorgere, sotto l' ipoderma ed i muscoli, quasi una fodera al- l'interno della cavità del corpo, ma senza aderire né alla parete, né ai visceri contenuti, formata da un velo delicato, che ad occhio nudo, 0 con piccoli ingrandimenti, sembra composto di granuli gialli ed opachi, distribuiti con certa regolarità in un piano, separati un dall'altro, ma ritenuti insieme da un nesso, che non si vede. Con ingrandimento più forte questi granuli però sono delle masse sferoidali di 0 ",08, a 0'",10, 0"',12 di diametro, perfettamente definite — 387 — e separate da intervalli considerevoli. Gli intervalli si possono, sti- rando i lembi della preparazione, allargare, ma tornano alla prima misura poi, giacché i granuli si avvicinano con isforzo di elasticità evidentissimo. — Inoltre cotesti intervalli, vuoti per la massima parte, sono traversati da fibre varie di numero, senza regolare disposizione, tuttavia corrispondenti a certi più che a certi altri segmenti delli sferoidi che uniscono, passando per la più breve da uno a ciascuno di quelli che gli si dispongono intorno. (Ta- vola 3, fig. 1). Le masse sferoidali (a), d' altronde, sono composte di una parte amorfa, più o meno granulosa, traslucida, e di una quantità di sferule colorite di giallo, della lucidità e refrangenza ordinaria dell' olio, alcune delle quali di 0'",0012 0"',0025, pajono come granulose inter- namente, altre, dello stesso volume ed anco più grandi, son lisce ed omogenee, altre, quattro e più volte minori, sono limpide perfetta- mente. Questi aggregati cosi costituiti, sono limitati all'esterno da uno strato traslucido, incoloro, o da una membrana distinta, anista e di gran tenuità. È da notare che le sferule oleose, in apparenza semplicemente sospese nella materia traslucida contenuta con esse nel sacco for- mato dalla membrana ora indicata, non si muovono liberamente, non si confondono l'una coll'altra, e nemmeno escono con facilità quando la membrana si rompe. Vi è di più che né l'alcool, né l'etere sembrano avere effetto sopra di loro; della qual cosa, e per questo caso e per altri dirò quel che occorre più tardi. Le fibre (b) che vanno da un aggregato sferoidale all' altro sono anch'esse limpide ed omogenee, e per gli estremi confondono la loro sostanza con quella della membrana che limita gli aggregati me- desimi. Delle trachee si portano sul tessuto cosi costituito, e, divi- dendo i loro rami, seguono con questi alcune delle fibre che uniscono gli sferoidi fra loro, si portano da uno all' altro di essi, su questi si dividono e si perdono, senza però che ciascuno abbia necessariamente una ramificazione per sé. Uno strato o pannicolo simile o equivalente a questo delle Lam- — 388 — pyris, si trova nelle larve di due Scarabeidi, che una è certo quella dell' Or2/c^e5 Grypus, l'altra probabilmente quella di una Ce- toììia. Nella prima^ a partire immediatamente dal capo, di sopra e da parte ed attenuandosi fino a sparire lungo la linea mediana del dorso, per tutta la lunghezza del ventricolo, fino dove questo in dietro dà origine ad una corona di tubi ciechi, si distende di basso in alto il ricco pannicolo in questione; di cui le masse sferoi- dali sono più voluminose e meno regolari che nelle Lampyris, gli intervalli fra l'una e l'altra sono assai larghi, e la comunicazione fra esse è fatta da sporgenze angolose che avanzandosi da una massa a quell'altra, si toccano e si confondono, o per fibre assai numerose, come nelle Lampyris istesse, ma disposte con ordine meno perfetto, e ora filiformi, ora allargate negli estremi in espan- sioni membranose e sottili finiscono. (Tav. 3, fig. 2). Dove il tubo intestinale forma indietro quel gran rigonfiamento sul quale esso medesimo passa diritto con una parte intermedia tu- bulare e ristretta, questo strato si attenua, e le sue masse sfe- roidali divengono fusiformi e allungate. Più infuori poi, in tutto il corpo, e aderente alla parete, oltre a questo che diremo interno 0 perigastrico, è un altro pannicolo adiposo, che potrà chiamarsi anco parietale, formato di due parti diverse ; cioè, una interna, i di cui elementi sono più piccoli, molto irregolari e irregolar- mente distribuiti, ma di natura poco diversi dalle masse sferoi- dali del pannicolo perigastrico stesso ; una esterna più immediata- mente in rapporto coi muscoli, fra i fasci dei quali i suoi ele- menti tendono ad interporsi. Le due parti del pannicolo parietale non sono realmente di- stinte 0 separate in nessun luogo, ma più che mai vengono ridotte ad una sola, ridotta essa pure e grandemente attenuata, insieme collo strato muscolare, là dove la pelle liscia, trasparente e sottile si adatta a cuoprire il rigonfiamento posteriore dell' intestino. E qui avviene che le masse sferoidali oltre a prendere delle forme diverse (fig. 3), mostrino anco aspetto e natura particolare. Quanto alla forma, quelle del pannicolo interno e perigastrico si allungano — 389 — e divengono affusate come si è detto (a), ma in pari tempo, mentre si connettono secondo la lunghezza di seguito per le estremità sfilate, fra l'una e l'altra di traverso, in vece delle fibre che uniscono le grandi ve- scicole sferoidali del tessuto nelle parti anteriori del corpo, rimane tesa una membrana continua, nella spessezza della quale pare quasi che la materia contenuta dentro di loro resti depositata. I corpi sferoidi della parte interna del pannicolo parietale sono più (b) piccoli, meno conformi di quei del pannicolo viscerale, ma conservano nel resto le loro qualità, il contenuto oleoso dispo- sto nel solito modo, e soltanto formano un tessuto più rado. Gli elementi della parte esterna in vece contengono pochissimo 0 punto grasso,ma una materia granulosa, non equabilmente dif- fusa però, e anzi ridotta più o meno chiaramente intorno ad al- cuni centri, in masse separate da intervalli più chiari. Nella larva della Cetonia^ lunga circa 4 centim., l'adipe è essen- zialmente composto e disposto nel modo ora descritto per quella di Oryctes, ma le masse sferoidali sono più turgide e piene sullo strato perigastrico (fig. 4), più grandi ancora che in questo, e alquanto de- presse sono nella parte interna del pannicolo parietale, e, benché minori, sono pure più ricchi di contenuto gli elementi dello strato aderente. In questa larva più abbondante è pure lo strato che unico si trova nel segmento posteriore del corpo, ed inoltre la di- pendenza dello strato parietale dai muscoli vi è assai meno stretta. In tutti questi strati poi, l'interno o perigastrico non escluso, le masse sferoidali sono molto irregolari e in relazione fra loro più spesso per via degli angoli sporgenti che a vicenda si mandano in- contro, che per via di fibre o di membrane intermediarie. II contenuto è anco in questo caso sempre composto di grosse gocciole oleose cementate da una materia amorfa, limpida e gra- nulosa, assai consistente per non fluire quando ne sarebbe aperta la via, e tutto sta dentro una membrana omogenea, che limita ciascuna massa secondo la sua propria forma e volume. Un caso evidentemente accidentale si verificava in una delle larve di Cetonia esaminate. — 390 — Di rado in alcuna delle masse sferoidi del pannicolo interno, ma frequentissime in quelle minori del pannicolo parietale, soprat- tutto nella parte posteriore del corpo, ho incontrato delle cisti sferiche, a parete limpida di sensibile spessezza, di 0 '^^,007 - 0'",055 di diametro, il contenuto delle quali, nelle piccole costantemente e talora anco nelle mezzane, è una massa granulosa opaca, ma unica : in molte delle mezzane o maggiori questa medesima massa è più o meno completamente suddivisa, e in altre è ri- dotta in 5 a 6 0 più sferulette indipendenti, di circa 2 divisioni di diametro, e nelle più definite delle quali si può scorgere un doppio contorno, che le limita, uno spazio più o meno libero 0 almeno trasparente all'interno, e affatto nel centro una massa granulosa di considerevole dimensione. Sebbene io non abbia mai trovato di queste sferule libere, nessuna con psorospermi, non esito a credere che qui si tratti di colonie di Gregarine in istato cistico e in via di moltiplicazione. (Tav. 3, fìg. 7). Nelle larve di Ceramhyx Cerdo già prossime a maturità, l'adipe forma grandissima parte del corpo, è distribuito simmetricamente colla parte perigastrica e principale, diviso in lobi piuttosto lar- ghi, più 0 meno pertusi, fra loro connessi più o meno lassamente. Questi cuoprono l'intestino, che è molto notevole per le sue in- flessioni, e la struttura della parete, coi tubi malpighiani notevoli anch'essi da un altro punto di vista, e che si insinuano fra le divi- sioni ed anfratti dell'adipe. Questo poi è giallastro di colore, le gocce oleose sono copiosissime e assai voluminose in ogni parte di esse, ed è facile di vedere la solita membrana che le contiene, e la solita materia traslucida e granulosa che le divide. Nelle larve di Tenebrio ìnoUtor l'adipe si divide anch'esso in due sistemi; uno muscolo-cutaneo o parietale, uno perigastrico o viscerale. Il primo, molto meno ampio del secondo, costituisce delle glebe 0 lamelle aderenti, interposte fra i fasci muscolari e forma al- tresì delle trabecule o fiocchi, che stanno in direzione trasversa ad ogni giuntura del corpo; parte poi di questo adipe si pone ai lati dell'asse nervoso, al quale con due lamelle, una di qua e — 391 — una di là, più larghe indietro che in avanti, per ogni segmento del corpo, costituisce quasi una guajna particolare. La parte vi- scerale 0 perigastrica è composta di falde o fettucce allungate, lineari, bianchissime, senza dipendenza apparente dalle divisioni del corpo, disposte intorno al tubo digerente, e fra esse verdi e sottili, serpeggiano i lunghissimi tubi malpighiani della spe- cie in discorso. Ad ogni segmento le falde adipose ricevono uno 0 più tronchi tracheali, che si diramano alla loro superficie con diramazioni lunghe, sottili, quasi diritte e ramificate a lor volta ad assai lunghi intervalli. Questi lembi o fettuccie adipose sono composte di una membrana esterna, unita, esilissima, la quale, a veder le cose secondo le prime apparenze, forma un sacco ri- pieno di gocce oleose di 0'",018 - 0'",024, appena colorate in gial- lastro, divise anch'esse da una materia incolora, nella quale si ve- dono alcune granulazioni minute di 1 a '/^ divisione. Senza esser fluida, la membrana esterna è moUissima, e senza esser solida, la massa interna ha una discreta tenacità, poiché, rotta la parete, si versan fuori le gocciole oleose più vicine alla rottura, ma più spesso la massa di queste esce a lembi e frammenti, nei quali si vede meglio che le sferulette del grasso son gocce fluide, ma te- nute insieme da un cemento, unite dal quale, a fiocchi percorrono anco il campo del microscopio. Senza andare a generalità intempestive sul conto della dispo- sizione dell'adipe negli Emitteri, quello delia cimice rossa forma una massa lobulata interposta fra gli organi contenuti nella cavità del corpo. E questa massa e i lobi suoi sono definiti da sottilissima membrana, e pieni di gocciole oleose, le quali tendono a formare delle masse minori attorno a una o più gocciole centrali di più gran dimensione. Membrana esterna però, disposizione lobulata della massa generale, tutto è oltre modo labile e fugace. Ne\\a.Zucc3.io\a, (Grylloialpavulgaris) inistato di larva, ancora con ali rudimentarie, benché abbia di già 4 a 5 centimetri di lun- ghezza, r adipe forma nell'addome una grande massa lobulata in avanti, e si divide poi procedendo all'indietro quasi in due sistemi. — 392 — uno anteriore ed esterno, uno posteriore ed interno, il primo più corto e un po' più copioso del secondo. L'uno e l'altro è una larga lamina complicata a modo di gala, e, come il velo di una gala, é traforato per fessure numerose, ellittiche, irregolari. Il sistema interno discende dalle parti superne e laterali alle infe- riori, un poco più infuori della linea mediana del corpo e della catena ganglionare, ma propriamente fra questa e una serie di tronchi di trachee, che si succedono comunicando da un anello all'altro, riceve altrettanti rinforzi da lembi adiposi, che vengono ad essa per ogni anello del corpo, salendo dal segmento inferiore della parete della cavità. Dal lato esterno in vece riceve molte tra- chee. Un'altra lamina adiposa molto più rada della precedente, e in qualche parte formata quasi soltanto di trabecule unite fra loro, sta più infuori delle prime, e questa avvolge l'organo geni- tale (testicolo negli individui da me esaminati), e i condotti che ne dipendono, ricchissimamente forniti di trachee, che vengono dalla parte di fuori. Finalmente vi è una lamina adiposa parietale, che a guisa di fodera, interrotta per ogni anello, tappezza la parete della cavità viscerale. Le masse di questo adipe in ogni parte, come i limiti delle aperture che si trovano nella massa principale, sono sempre squi- sitamente definite da una membrana omogenea, che si mostra con un solo contorno, e si vedono composte al solito da una ma- teria traslucida incolora, più o meno granulosa e di una certa consistenza, e di gocce oleose sferiche di varie dimensioni, le quali sono più rare assai nel pannicolo parietale che nei pannicoli vi- scerali. In una larva, che probabilmente è quella del Cossus lìgniperda ancor giovane, di circa un pollice di lunghezza, due amplissime la- mine lineari, libere, coi due margini largamente lobati, ritenute dalla faccia esterna ed inferiore dai nessi delle trachee, colla fac- cia interna a contatto del tubo intestinale, l'esterna in rapporto colla parete del corpo, si dispongono una di qua, una di là ai — 393 — lati del tubo intestinale medesimo. In vece però di essere semplici e diritte come questo dall' avanti all'indietro, vanno flessuose e compli- cate in tal modo, da formare come 10 squame imbricate dalla parte di sopra, altrettante di sotto ed appresso all'intestino, e for- mano la parte principalissima del corpo adiposo, senza pregiu- dizio tuttavia di alcune glebe interposte ai fasci muscolari e si- tuate presso al sistema nervoso. La massa adiposa cosi confor- mata per ogni lato del corpo è penetrata dalle trachee, si mostra nella parte di mezzo, sulla quale si riportano i lobi in cui late- ralmente si spiega, e sui lobi medesimi, come aggrinzita o pieghet- tata, e altresì, indizio dei perforamenti veduti nelle Gryllotalpa, e che vedremo anco meglio in altro caso, vi si trovano pure delle rare ed anguste aperture. Anco in questa larva il corpo dell'adipe par sempre pieno di gocciole oleose, sferiche, grossette contenute nell' involucro ge- nerale, a sua volta costituito da una membrana esilissima, fìtte una contro 1' altra, e cementate da una sostanza intermedia tra- sparente e tenace. Nel baco da seta (larva della 5^* età), il tessuto adiposo molto abbondante e colorito di giallo, forma, per la parte viscerale almeno, in due parti laterali dei grandi lembi, divisi, frastagliati in lin- guette allungate sottili, libere, o riunite per le parti più attenuate in una specie di rete a lunghe e strette aperture. Il digiuno protratto diminaisce per quanto mi è sembrato sensibilmente il colore, ma non la quantità del grasso depositato nel tessuto. E il tessuto stesso a primo aspetto si presenta in ogni falda o linguetta non equabil- mente infarcito di materia oleosa, come nei casi precedentemente esaminati, ma composto come di cellule distinte, piene di sferule oleose più fini e di materia traslucida conglutinante, divise da lar- ghi setti, nei quali sarebbero fuse le membrane proprie delle cel- lule contigue e la materia intercellulare, se ve ne fosse. Con questa apparenza e questa tessitura si presenta 1' adipe della larva della BomMx Rudi; ma qui occorre un'altra partico- larità nella disposizione generale del sistema, perchè il pannicolo — 394 — perigastrico in vece di formare un gran numero di lembi liberi o lassamente riuniti come nella B. mori, sembra anzi formare, di qua e di là per ogni lato del corpo, un pannicolo continuo, piegato e ripiegato, che abbraccia il tubo intestinale, lasciando ai gruppi tracheali che vengono dagli stigmi i necessarii passaggi. Nell'ultimo tratto dell'intestino una parte di tessuto adiposo si pone sull'intestino medesimo, in masse più minute e divise, e si con- nette più strettamente con quello. Altre parti poi si interpongono fra le grandi sezioni dei fasci muscolari, lungo i lati del corpo. Ma il fatto delle aperture osservate nelle larve del Cossus, o delle Gryllo- talpa, qui si determina meglio, perchè tutto il panno adiposo è come una gentilissima trina, praticata da fessure anguste, perfettamente limitate, e delle quali or ora indagheremo la ragione o l'ufficio. In una larva ispida bruna, con macchie laterali gialle assai vive, che si riferisce con dubbio ad una Chelonia (Ch. menthastrì, Cli. vil- lica?), e sopra un'altra mancante delle macchie indicate, ma proba- bilmente del genere stesso, lunghe circa due centim. in questa stagione (12 novembre), il tessuto adiposo è poco abbondante, e forma uno strato biancastro, mollissimo attorno al tubo intestinale. Sul microscopio si vede composto di lobuli assai grandi, di- pendenti da rami tracheali (fig. 6), circoscritti da una finissima e propria parete, e nell'interno pieni di una materia, che ai piccoli ingrandimenti sembra composta di granulazioni scure e isolate. Se un lobulo si rompe, questi granuli escon fuori e si spargono pel campo della preparazione, intorbidando il liquido in cui questa sia immersa. A maggiori ingrandimenti però si vede che i granuli osservati prima stanno con un certo ordine nel sacco in cui son contenuti, e quando escon fuori sono corpi a contorno poligonale irregolarissimo, molto diversi, tanto nelle forme che nelle dimen- sioni, non di rado per qualche angolo o lato protratti e caudati (fig. 6, a). Anco questi corpi isolati hanno una membrana propria ben definita, e il contenuto loro si compone di sferulette oleose, lucenti, colorate appena in giallastro e tenute insieme da una ma- teria trasparente e granulosa interposta. — 395 — Descrivendo il tessuto adiposo dei Coccidi, specialmente nelle ninfe di Diaspidi, nelle quali la trasparenza dell'integumento per- mette di vedere come gli elementi di cui resulta stanno in sito anco sull'animale vivente, questi pajono isolati o connessi in modo da lasciar larghi intervalli fra loro, in forma di sferule di varie gran- dezze, non circoscritte però da membrana particolare, e composti pur sempre di una materia unitiva traslucida e granulosa, e della materia grassa e fluida, colorita (1). Riassumendo le cose fin qui dette, circa la distribuzione del tessuto adiposo nelle larve di cui abbiamo fatto l'esame, si può concludere : 1" Che già il tessuto in discorso, benché equiparato nel con- cetto degli scrittori al tessuto cellulare o connettivo degli ani- mali superiori, differisce da questo per la costante presenza della materia oleosa nella sua trama, e poi perchè in vece di trovarsi indistintamente distribuito per tutto dove o son vuoti da empire, 0 connessioni da stabilire, prende uno stato a sé, ed una distri- buzione sua propria (2). In opposizione in fatti ad una parte musculo-cutanea o parie- tale, nella quale pure si potrebbe scorgere la tendenza a insinuarsi fra organi e tessuti diversi, vi è la parte viscerale operigastrica molto più indipendente. In questa poi apparisce anco una propria sim- metria bilaterale antimerica, tanto piìi chiara quanto più è discreta la massa, e quanto più il sistema si mantiene continuo nelle sue parti. La divisione antimerica non esclude poi 1' altra secondo gli anelli o metameri, che anzi si dimostra in modo più o meno chiaro. (1) studi sulle Cocciniglie. — Mem. della Società ital. delle Se. natur. T. 3. (2) Le omologie del tessuto adiposo degli insetti con tessuti e sistemi di altri ani- mali resulterau meglio più tardi. Qui non è inutile di rilevare che per quanto la secrezione oleosa, di cui è ripieno, lo ravvicini all'adipe degli animali superiori, però la qualità e la natura degli elementi isto- logici di cui si compone, gli stessi rapporti del grasso colla parete cellulare e col proto- plasma della cellula sono assai diversi, e costituiscono la cellula adiposa medesima in uno stato e in una condizione molto particolare. Qui intendo specialmente appellare allo stato in cui la sostanza oleosa si trova, divisa e suddivisa quasi in modo emulsivo da un mezzo, che però non è fluido del tutto, e all'appaieuza delle masse e cellule adipose, che in vece di ricordare quelle dell'adipe ordinario, sembrano piuttosto delle cellule adipose di alcuni organi glandulari, come per esempio del fegato. — 396 — 2° D'altro lato poi quando l'adipe perigastrico simmetricamente ordinato non è in tanta abbondanza da occupare gran parte della cavità viscerale, è anco sotto forma di una lamina, più o meno complicata, integra e continua da un estremo all'altro del corpo per ogni lato. Quando in vece abbonda di più, esso forma lobi, lacinie, fettuccie fra loro libere o riunite a grandi distanze, o forma una lamina continua per ogni parte, ma tutta pertusa e fo- rata, si abbiano poi le perforazioni come nelle Laìnpyris, negli Ory- cies, nelle Cetonia, o come nella Gryllotalpa o nel BomUce del Rovo. Con siffatte disposizioni l'adipe riempie la cavità generale del corpo senza mai intercettarne la continuità o impedire nell'interno il mo- vimento del fluido cavitario, pei moti e pressioni del sistema mu- scolo-cutaneo, dell'intestino, e per le pulsazioni del vaso dorsale, il tendersi o distendersi delle trachee, continuamente eccitato, e necessario a mantenere in azione non interrotta lo scambio dei ma- teriali fra il fluido stesso e gli organi che vi sono immersi. 3" I casi studiati sono troppo pochi per trarre alcuna conclu- sione sui rapporti delle disposizioni dell'adipe colla natura specifica della larva ; ma non si perderà tuttavia di mira quella disposi- zione che si ripete negli Oryctes e nelle Cetonia, due generi appartenenti a due tipi molto vicini di una stessa famiglia, sebbene si estenda ai Lampyris, in una famiglia diversa e assai lontana, con qualche differenza però ; l'altra disposizione che sì rivela iden- tica in due specie di Bombici; l'altra che si ripete molto singolare in due specie di CJielonia; e in fine l'estrema abbondanza dell'adipe nel Cerairibyx Cerdo da una parte, delle Bombici dall'altra, a fronte della copia molto minore in cui è nei due Scarabeidì e nei Lampyrìs da noi esaminati. Struttura e composizione intima del tessuto adiposo. Lo strato continuo, anisto, che limita e definisce tanto i corpi sferoidali del pannicolo adiposo perigastrico delle larve di Laìnpyris, di Cetonia, di Oryctes, quanto i lobi, lobuli, lacinie, fettuccie che — 397 — concorrono alla formazione dei corpi adiposi delle larve di altre spe- cie ha una notevole resistenza meccanica, è attaccato dagli al- calij resiste però all'acido acetico anco assai concentrato, non prende colore né dal carminio, né dal rosso di anilina. Non sempre fa- cile a distinguere dalla massa che involge, si vede altre volte di- stintamente separato da quella per un intervallo accidentale più o meno largo. Con esso poi si continuano senza interruzione e colle medesime qualità sue, le fibre dei pannicoli delle Lampyris, degli Oy^y- ctes, e delle Cetonia, o che queste fibre sieno semplici, o che alla ter- minazione loro si allarghino in lembi membranosi più o meno estesi. Si sono descritte le apparenze del contenuto dentro questo in- volucro, 0 nei casi ora ricordati o negli altri; e si è avvertito che in quell'apparente stato emulsivo, le gocciole oleose sono costrette al luogo loro dal mezzo stesso che le divide, e si trova che questo mezzo non è interamente fluido come poteva sembrare. Questo fa che rompendo i recipienti primi, le gocciole del grasso non si versino fuori in totalità, che l'alcool o l'etere non attacchino direttamente il grasso medesimo, ed ancora che questi tessuti rimasti nell'alcool più 0 meno lungamente, mostrino poi, nelle rotture o nelle sezioni, delle traccie di setti o divisioni sottili, per tutto dove delle gocciole han potuto lasciare la celletta resultante dal coagulo e dall'indurimento della sostanza da cui erano circondate. Il tessuto delle fettuccie a laminette del grasso delle Bombici ha un' apparenza areolare, e quello delle Chelonia si scompone in corpi, che usciti fuori dalla membrana comune, sono otricelli de- finiti da membrane proprie, e pieni di grasso in istato di gocciole sospese al solito, e divise da una materia di altra natura. Finché la materia oleosa esiste nell'interno dei tessuti, è im- possibile di scorgere nulla di più, e a levare il grasso, per le ra- gioni avvertite, non basta l'alcool o l'etere da per sé. Ma se si faccia macerare per qualche ora i tessuti freschi in un miscuglio di etere ed acido acetico, composto presso a poco di parti eguali dell'uno e dell'altro liquore, tutta la materia oleosa si toglie, e si può vedere facilmente che i corpuscoli della Cheto- — 398 — nia sono vere cellule limitate da una propria membrana, in cui rimane ancora una sostanza granulosa traslucida, con nucleo gra- nuloso pure e distinto, e che le areole del tessuto, dei Bombici sono cavità di cellule nucleate anch'esse, disposte in uno o più piani, separate da tramezzi di cosiderevole spessezza, i quali, dietro il fatto della deiscenza delle cellule del tessuto delle Chelonia, è permesso di ritenere composti da due membrane cellulari contigue, cementate da una sostanza intermedia, la dissoluzione spontanea della quale produce nel grasso delle Chelonia appunto la deiscenza osservata. Il tessuto, delle lacinie adipose del Tenebria molitor, quelle dell'adipe del CeramMx Cerdo, la lamina del pannicolo periga- strico del Cossus ligìiiperda giovane, trattate allo stesso modo, prendono un aspetto sensibilmente diverso. Il tessuto, specialmente quello del Tenebrio molitor, rigonfia assai (flg. 6) e fa scorgere a diverse profondità molti nuclei e delle areole vuote, separate da tramezzi molto irregolari ; ma le areole invece di essere disposte con la forma e giacitura propria delle cavità cellulari, come nel tessuto del grasso delle Bombici, si ve- dono molto ineguali, circoscritte da margini generalmente circolari (a), i setti pajono più grossi, e, in una parola, il tessuto pare assai irregolarmente cavernoso e spugnoso, ed i nuclei si vedono, se non sempre, assai spesso nella grossezza dei tramezzi che dividono i vuoti fra loro (b). Sembra in questo caso che la materia oleosa, certa- mente contenuta nelle cellule del tessuto adiposo delle Chelonia e delle Bonibici, qui sia fuor delle cellule stravasata, infiltrata, e per questo stravaso e infiltrazione sia venuta a premere una contro l'altra le cellule stesse ridotte coi loro nuclei, e la loro so- stanza a formare le trabecule e i setti che stanno fra una cavità e r altra, e che restan vuote dopo la reazione dell'etere e dell'acido acetico, mentre son piene prima di grasso. Però quella che pare la- cuna in mezzo a un tessuto quasi composto di nuclei, potrebbe essere essa medesima la cavità di una cellula, tanto rigonfiata e distesa dal grasso già contenuto, quanto le altre intorno per — 399 — mancata secrezione rimangono in vece compresse o senza svi- luppo. Le masse sferoidali che colle fibre dipendenti compongono il pannicolo adiposo degli Oryctes, delle Lmnpyris, delle Cetonia, ma- cerate nel solito miscuglio di eèere e di acido acetico, conservando le forme e le briglie per le quali si connettono fra di loro, diven- gono trasparenti, e anch'esse divise e concamerate internamente; se non che gli intersetti rimangono più sottili, e non è chiara, come nei casi prima indicati, la presenza dei nuclei o nei tramezzi o nelle camere fra essi comprese (fig. 4), La struttura cellulare del corpo adiposo perigastrico delle larve è anche più facile a riscontrarsi nelle lamine parietali, poiché sono anch' esse composte di lembi formati da uno o più strati di cellule, nelle quali la materia oleosa è meno abbon- dante 0 è scarsissima, mentre prevale in ragione inversa un contenuto granuloso più omogeneo e di altra natura, e arriva ad escluder l'altro nelle cellule più prossime alla superficie del corpo, dove già è stato designato di una natura speciale. Della natura delle sostanze componenti il tessuto adiposo di tutte queste larve, o in esso contenute io non ho determina- zioni molto precise. Tuttavia non é troppo il dire che si hanno degli albumi- noidi nella membrana che definisce le parti maggiori, e nella so- stanza che compone le fibre dei panniceli dei Lampyris e degli Oryctes, e che albuminoidi pure essendo le sostanze traslucide interposte alle gocciolette oleose, queste debbono essere di una natura ed in condizioni diverse dalle prime. Queste conservano più attinenze col protoplasma e sono eterogenee ancora, in istato di fluido, e di granulazioni diverse ; quelle sono nel caso della ma- teria formata, come lo mostra il loro stato di membrane o di fibre (1). (1) In alcune larve di Orijctes, lunghe soltanto due centimetri circa, non è difficile talora di vedere che il contenuto dei corpi sferoidali tende a formare dei gruppi sepa- rati da intervalli limpidi e trasparenti, e che nel contenuto le gocciole oleose sono mi- nute e miste con moltissime altre di diversa natura. Dopo 1' azione dell'etere e dell'acido — 400 — Io non ho trovato mai né cristalli,, né concrezioni nei tessuti studiati; bolliti coll'acido nitrico^ ed evaporati, resta una materia colorita in rosso arancione assai vivo, clie anco si accende alquanto coi vapori ammoniacali. Questo, osservato nell'adipe delle larve di Spliex e di altri Imenotteri, lia dato ragione al Fabre di annun- ziare la presenza dell'acido urico, e a dire che l'adipe sia nelle larve che non emettono escrementi, nelle ninfe di tutti gli insetti un apparecchio di combustione e di secrezione urica, della quale poi l'intestino dell'insetto perfetto diventa organo eliminatore (1). Altre volte mi ricordo anch'io di avere osservato concrezioni cristalline, specialmente in alcuni Ortotteri, e le ho giudicate di acido urico. Questa volta poi volendo persuadermi meglio del valore della reazione all'acido nitrico, per operare sull' acido urico libero o combinato che di fatto esistesse, ma eliminare la maggior copia degli albuminoidi e del grasso, che decomponendosi potevano darne, prese delle larve di Tenebrio molitor ho prima trattato il tessuto adi- poso con potassa caustica, ho filtrato la soluzione, e l'ho precipitata con acido acetico. Ho ripreso il precipitato, e 1' ho esaurito di un grasso liquido poco solubile, con reiterate lavature di etere. Ho trattato poi il residuo con acido nitrico al modo voluto, ed ho ottenuto una materia di pallidissimo coloramento giallastro, che i vapori di ammoniaca non hanno sensibilmente avvivato (2). acetico il tessuto dei medesimi corpi rimane ancora molto ofluscato per 1' abbondanza delle granulazioni insolute; si vede però più distintnmente la sua divisione in areale, ma ciò che non si distingue altrettanto bene é il nucleo, che dovrebbe esser nelle areole me- desime, secondo l'osservazione fatta sul grasso dei Bombici. (1) Sur les moeurs et les metainorphosets des SphegiJe.^ — Ann. des Se. natur . Ser. 4, t. 6, 1856. (2) Dietro le osservazioni e considerazioni del Fabre, io non vorrei escludere aflatto l'idea che il tessuto adiposo fosse un laboratorio, dove fra la combustione respirato ria del grasso e delle materie albuminoidi, si potesse produrre o l'acido urico, o altro composto, fisiologicamente parlando, congenere, e lo stesso coloramento giallo, più o meno intenso, dell'adipe trattato coll'acido azotico potrebbe far mettere il capo a qualcuno di quelli acidi damolico, Jamolurico ecc. delle orine, tanto più per le probabili relazioni di questi coll'oleina o coll'acido oleico. Le mie ricerche d'altronde son troppo incomplete su questo punto, e da ripetersi su più larga base di sperimento. Poiché io sono su queste secrezioni, accennerò, soltanto per ora, l'osservazione fatta da parecchi anni, ed esposta ultimamente all'Adunanza di Bologna di un materiale, che per lo meno cristallizza come l'acido urico idrato, in presenza degli acidi (acetico, ossa- lico, cloridico) ed in cui si converte, sotto certe condizioni, la materia granulare bianca, accolta in gran copia nel tessuto che per ora dirò connettivo, sottoposto all' ipoderma, — 401 — Sopra il tessuto molto ricco di grasso della larva di Ceram- ì)yx Cerdo^ come su quello delle larve di Tenebrio Molitor ho inoltre fatto agire l'etere ripetutamente, quindi ho evaporato la so- luzione eterea^ ed ho avuto un olio limpido, insipido, inodoro, neutro alle carte reattive. Ho sottoposto quest'olio alla temperatura del ghiaccio fon- dente, ma all'infuori di un leggerissimo inalbamento, di cui il mi- croscopio non mi ha spiegato l'origine, nessun altro cambiamento è avvenuto; lo che porta a credere che l'oleina pura, o una sostanza che ne ha le fisiche qualità, costituisca cotesti grassi. Se a que- sta per avventura si attribuissero le qualità che fan domandare nelle arti l'olio di pie di bue o simili, chi sa che gli insetti non fossero per darne un altro altrettanto pregiato. Riscontro istorìco. Mi sia permesso in fine di riscontrare il frutto di questi studj collo stato della scienza sull'argomento di essi. L'adipe degli insetti è quasi sempre qualificato come tessuto cellulare^ o paragonato al tessuto cellulare, meno forse per indi- carne la particolare natura, che la disposizione o l'ufilcio a con- fronto col vero tessuto cellulare di altri animali. Pochi inoltre sono gli insetti nei quali sia stato esplorato, e di questi i due presi di mira più e meglio sono il Cossus Ugni- e interposto a muscoli e visceri nella Telplmsa fluviatilts, e che porterebbe in tutt'altro luog-o che in quelli, dove, se inai, si dubita che si abbia una secrezione urica nei Crostacei, almeno di questa forma. Il sig. Vlacovitch ha trovato ora in quello che egli chiama dorma cellulare che serve di matrice alla cuticola del baco da seta, un deposito di minutis- simi granuli, che dà il coloramento della Murexide, e che crede composti di urato acido di ammoniaca, argomentando da questo che la cute del baco da seta sia un focolare molto importante di ossidazione. - V. Giorn. veneto di Scienze mediche Ser. 3, T. 15, p. 114. L'osservazione però con tutti i maggiori particolari fu già fatta da Sirodot, nella memo- ria altrove citata. E un altra osservazione più recente poi mi hn fatto trovare i tubi malpighiani delle larve di Ceramby.v Cerdo in gran parte pieni di carbonato calcareo, di quella forma e condizione sferoidale con cui si ha talora nelle orine di bove. Queste osservazioni, mancando ora lo spazio, verranno esposte coi loro particolari e discusse nel seguito di queste note sulla anatomia e la fisiologia degli insetti, insieme con altre già' sommariamente comunicate alla Società entomologica. Ann. 111. 21 — 402 — perda, VOrycies nasicornis ed il baco da seta ordinario. Quanto al- l'adipe del primo ho riferito di sopra le indicazionioni di Lyonnet (1). Quanto a quello dell'altro Malpighi, primo a farne parola, vede pendente ai lati del cuore una massa che per alcuni dati osservati nella Grillotalpa giudica da prima « glandulosum parenchyma et vi- scerosam carnem » tanto abbondante da empire la cavità sotto la pelle ed i muscoli, e la cui sostanza « in oblongas stirias (sic) tam laminatur et mire implicatur ut quacumque diligentia per- tractetur non tamen ipsius contexturam attingere liceat. » Vede poi che al fuoco si strugge in olio, brucia con fiamma, e conclude che « pinguedinosi globuli reticularibus productionibus velut mem- branaceis sacculis contecti cum omento comparar! possunt » ag- giungendo che « omenti hujus productiones tracheae rami irrigant, et ipsarum tractum etiam formant. » (2) A sentire Swammerdam (3), il tessuto adiposo (Pinguedo) del- VOryctes (Scarabaeus) nasicornis se se ofFert ex infinitis con- stans globulis minutissimis velut arenosis, qui microscopio con- specti ex aliis iterum innumeris minoribus particulis esse viden- tur.... » e nei Bombici.... « pellucentibus ocellis hydatidum fere aemulis obsessa (est)... » La materia grassa... « oleum seu fluidum pingue est... » ed ammette che punte le membrane in cui si con- tiene si effonda liberamente, soggiungendo però... « attamen pul- chrius haec in nympha quam in verme conspicere licet. » Migliori indicazioni non hanno gli altri che ritornano per diversa fine sul baco da seta, come Tullmann (1753), o come He- rold e Brandt, intenti agli studj del sistema nervoso viscerale (1815- 1831-1835), Straus Durkeim, Platner, Holthey, dell' ultimo dei quali (1) Lyonnet ha descritto e diseg-nato il corpo adiposo deHa larva adulta, ha visto che esso si compone di due parti simmetriche e che ciascuna « est un assemblale de lobes differents anfractueux pressés les uns coutre les autres » e rilevando la difficoltà di di- stino-nerli sempre, di questi lobi ne ha contati da 9 a 12. Colla dilig'enza sua propria de- scrive quindi ogni lobo ed 1 suoi rapporti. Al Gap. 6 parla della sostanza del corpo adi- poso, cioè della struttura probabilmente, ma appunto l'esemplare dell'opera che mi trovo alle ma;/i manca di alcune paghine in questo punto. Lyonnet. Tratte de la, Chenille qui ronge Irs lois de Saulr, p. 438 (1762) (2) De Bombice — Lond. 1G69. (3) Swammerdam — lìiblia naturae p. 311, tab. 27, fig. 6, 9, 10. — 403 — neanco a Cornalia riuscì di procurarsi lo scritto, « Das Wichtigste uber den Seiden Bau » che forse tocca anco le materie qui ora discorse. In Italia e fuori a molti studj ha dato origine la malattia del Calcino, e ultimamente quella dell'Atrofìa del baco da seta, e neces- sariamente il tessuto adiposo ha richiamato sopra di sé l'attenzione di coloro che non si sono appagati di studiare la malattia per le ap- parenze più superficiali. — Nella lista troviamo un Niccolò Fontana, di cui però non ho veduto l'opuscolo stampato. Il D. Filippi ritiene che le masse adipose del baco da seta re- sultino « da una moltitudine di lobi di varia forma e sviluppo.... composti di una membranella anista, sottilissima, che forma il sacco entro cui stanno i globuli del grasso, » e poi prosegue: « In questo sacco penetra un ramo tracheale, che è assai piccolo nelle larve, ma assai visibile e dilatato negli insetti perfetti. Quella mem- branella non è già un inviluppo particolare dei lobi adiposi, ma è la stessa che forma l'inviluppo esterno delle trachee : è insomma la membrana peritoneale» (1). A me non preme ora di determinare né la struttura delle tra- chee, né le relazioni di queste col tessuto adiposo, ma sarebbe difficile di passare oltre sulla opinione del De Filippi, sulla quale anco Cornalia é rimasto incerto, senza dire che veramente gran copia di materia grassa si aduna nel tessuto della tunica peri- toneale di certe trachee dei Lepidotteri, massimamente notturni, degli Sfingidi o dei Bombicidi, arrivati a stato d'immagine, ma che non per questo viene che il tessuto adiposo altro non sia che la tunica peritoneale delle trachee. — Su questo punto avrò anzi occasione di tornare, svolgendo di più un altra comunicazione appena accennata. Cornalia ebbe l'argomento del baco da seta più alle mani di qualunque altro e descrive il tessuto adiposo cosi : (1) De Filippi — Alcune osservaz. aaat. flaiol. sug-li insetti in generale e in parti- colare sul Bombice del gelso. — {Annali della R. Accad. di Agricoltura T. 5, p. 7.-1851. — 404 — Prima di tutto egli avverte che : « Tutte queste parti (cioè i visceri) sono involte da un astuccio di tessuto cellulare che alla sua volta sta in un astuccio muscolare, il quale tappezza la su- perfìcie interna della pelle. Il tessuto cellulare, detto comunemente tessuto adiposo, consta di una moltitudine di lobi, bianchi all'aspetto ed opachi, i quali si frammettono ed involgono tutti quanti gli organi. La forma dì questi lobi è varia, ma per lo più allungata, ovoidale o piriforme ; essi compongonsi di una membrana esterna anista ed esilissima, trasparente assai, la quale costituisce il sacco entro cui stanno le cellule o i globuli che formano il tessuto : Que- sti globuli sono rotondi e stanno quasi sempre aggruppati attorno ad un ramo tracheale, che penetra nel lobulo, ramo che nella larva non è molto distinto, in causa del modo stipato con cui gli stanno addossati i globuli, ciò che non accade nell'insetto perfetto... » « La massa di tessuto adiposo nella larva è molto voluminosa, un grosso strato sta sotto i muscoli cutanei, il quale forma un inviluppo generale di tutti gli organi più profondi; numerose pro- cedenze di questo strato s'internano fino ai visceri. Le cellule del tessuto adiposo sono diversamente riunite fra loro, secondo che esso fornisce maggiori o minori elementi alla costituzione dei vari organi. » Più avanti finalmente, quando nel fare la istologia della cri- salide parla della Metamorfosi del tessuto cellulare, segue così : « Il tessuto cellulare nel baco da seta, e in qualsiasi larva, è un ammasso dì globuli o cellule fortemente stipate fra di loro, che formano tanti flocchi o lembi dì varia forma involgenti tutti i vìsceri. Questi lembi o lobuli, nei quali penetra quasi sempre una trachea, che vi porta l'aria necessaria alla loro vita, non tutti si modificano, ma la massima parte di essi si scioglie per passare nella sostanza degli altri organi ; siccome la crisalide non prende alcun cibo, apparisce chiaro che le modificazioni che subisce, deb- bono farsi a spese di parti già esistenti nel suo corpo. I lobuli perdono quindi la loro compattezza, ed il tessuto adiposo risol- vesi in piccoli ammassi, che risultano di un piccol numero dì glo- — 405 — buli adiposi, disposti all' intorno, alla lor volta poi uniti a cellule granulose aventi un piccolo nucleo » (1). Lasciando da parte quanto appella alle trasformazioni, e rima- nendo sul tessuto adiposo delle larve, le parole dell'egregio autore ed amico non pajono bastanti a dipingere i fatti quali si trovano, e quel suo designare il grasso come composto di un ammasso di globuli 0 cellule, mostra anzi che per esso le cellule sono probabilmente gli stessi globuli o goccciolette oleose. Dal Cornalia possiamo venire più avanti, ma le idee non si vedono né più chiare, né più precise in alcuno. Al Fabre non istà tanto a cuore la struttura dell'adipe degli insetti, quanto di affidargli nei casi già sopra indicati la funzione di formare acido urico ; e appunto trova nell'adipe degli Sfegidi e dei Bombicidi dei corpi che definisce per cellule, e fra queste al- cune piene di materia oleosa, altre di una materia bianca consi- stente in un urato alcalino (2). Molto meglio il Sirodot (3) distingue nel baco da seta un tes- suto adiposo splacnico e un tessuto adiposo intermuscolare ; vede che la materia oleosa non è libera nell'interno del tessuto stesso, e di fatto esaurito con etere (la prova per me è riuscita molto im- perfetta, senza il soccorso dell'acido acetico)^ ha riconosciuto che « les cellules graisseuses deviennent distinctes, elles sont affais- sées, mais ne sont jamais vides » e contengono ancora un liquido in cui nuotano materie proteiche « avec un noyau également pre- cipite « e non di rado dei granuli giallastri traslucidi, compara- bili a materie coloranti. D'accordo col Fabre esclude la presenza dell'acido urico, e le figure, specialmente del tessuto adiposo inter- muscolare, sono assai migliori della descrizione. Buone osservazioni sul tessuto adiposo del baco da seta ha il Maestri (Angiolo) (4). (1) Monografia del Bombice del g'elso, p. 104, Ho (2) V. Aun. des Se. nat. Ser. 4, t. 6 (1856). (3) V. Ann. des Se. natur. Ser. 4, tom. 10 (1858). (4) Frammenti anatomici , fiiiolojici e patologici del Bacì da seta; Pavia, 1865, p. 61. — 406 — Esso ha veduto la divisione del tessuto stesso in « due masse laterali, che dal capo si stendono fino all'ano, involgendo più 0 meno gli organi sottoposti, » e descrive assai bene le « creste 0 lingue acuminate,... o di figura lobiforme . ...» le cui estre- mità « ...si assottigliano, formando delle briglie che vanno a congiun- gersi colle estremità di altre creste e così danno origine a delle specie di anse.... » Disegna (tav. 9, fìg. 11 e e.) grossolanamente, ma in modo da intenderlo, un lembo di questo tessuto, composto « ...di un involucro membranoso che racchiude entro di sé delle glomerazioni formate dalle cellule oleose semitrasparenti... che... rappresentano tante areole più o meno distinte fra loro, più o meno grandi e di forma or tondeggiante, ora ellittica : » ma come si vede in questa esposizione medesima l'A. confonde le cellule colle gocce o sferule oleose, e non si accorge che cellule sono le sue areole, non queste. Egli deriva l'origine dell'adipe delle larve « dalla decompo- sizione dei globuli 0 segmentazione del torlo, « ed avverte che il grasso, bianco nella prima età, perde di bianchezza nella 5* e che « ....la membrana che veste la massa granulosa si assottiglia di molto. » Secondo Meyer le cellule da cui si formano i lobi adiposi o le trachee non si distinguono le une dalle altre. Per De Filippi sono anzi la medesima cosa, e sono cellule madri, che colla loro parete formano la membrana peritoneale delle trachee stesse, generano neir interno cellule filiali, alcune delle quali danno origine alle masse adipose, e altre si dispongono intorno alle trachee che vi passan di mezzo (1). Il Ciccone ha disegnato anch'esso un po' rozzamente, ma non male del tutto, il tessuto adiposo del baco da seta di 2, 3, 4 età; curiosamente dà il nome di canaletti ai lobi o lembi di cui si forma, nei quali però ammette una membrana sottilissima e trasparente, (1) Vedi Zeitrchrift, fiir Wistensch. Zoolog. parte I, fase. 1, 2. —V. De Filippi, opera citata, p. 8. — 407 — più tenace nella prima età che nelle successive. I canaletti sono poi legati da trachee « ...che trascorrendovi sopra e penetrandovi den- tro gli tengono fermi al loro posto ». Oltre i canaletti vi sono nel- l'adipe le < vescichette... . che racchiudono i mucclii dei globetti... che nella prima età sembrano dischi di materia albuminosa, difficili a distinguere nel baco sano, ma più distinti nelle vacche e nelle cri- salidi, dove si vedono in gran parte rotte e crepate. » Nessuna figura illustra queste parti del grasso, che non è facile comprendere ciò che possano essere secondo l'A. Dentro i canaletti si contengono ; Globetti che sono di quattro diverse forme. Goccie oleose di O'^Ol a 0"',02, rare nella prima età, via via più copiose nelle altre. Globetti minutissimi di 0"',0003 a 0"^0004 più abbondanti nelle prime età che nelle successive. Globetti tondi di 0'",0011 e 0'",01 disposti a gruppi legati fra loro da un fluido un po' tegnente. Globetti ovoidi che sono i corpuscoli vibranti dell'atrofia, ge- nerati secondo l'A. da una metamorfosi degli altri contenuti del tessuto adiposo, e sulla natura e origine dei quali non sono ancora d'accordo le idee. I globetti si riuniscono a gruppi o a mucchi nei canaletti e tutto il mucchietto si trova separato da altri per mezzo di una membrana che lo chiude come in una vescichetta, e che non si può sempre discernere in ogni caso, perché troppo sottile e trasparente. Ogni globetto poi « deve avere la sua membrana propria, ma non é facile scuoprirla > (1). Ora mettendo insieme queste diverse affermazioni, e più che alle descrizioni attenendosi alle figure, si vede che il Ciccone non si è accorto della disposizione simmetrica del corpo adiposo ; che ha veduto i lembi di cui si compone, le connessioni loro e la strut- ti) Sulte malattie del baco da seta, Napoli, 1833, p. 480 e segg — 408 — tura cellulare ; ha distinto le diverse forme e qualità del conte- nuto delle cellule anco secondo le diverse età, ma non ha poi sa- puto farsi un' idea dei rapporti di queste cose, e cosi della vera struttura del lembo adiposo. Leydig parla delle cellule e dei nuclei del tessuto che si trova presso l'apice dei tubi ovarici della Locusta vlridissima, e che non contengono materie grasse, pur connettendosi con altre a poco a poco sempre più ricche di esse ; parla poi di varie disposizioni dell'adipe, di varii coloramenti, ma in termini generali, conclu- dendo per accettare senza riserva l'assimilazione di questo tessuto col tessuto cellulare degli animali superiori. Si trattiene quindi sopra una cristallizazione aghiforme, che nel tessuto adiposo della Locusta viridissitna determina l'acido acetico (e che egli suppone essere di margarina), e sopra corpuscoli di materia formativa (bil- dende materie) sparsi fra i corpuscoli oleosi del Menopon pallidum. Leydig passa poi allo studio dell'organo luminoso dei Laìn- pyris, ch'egli con Treviranus ammette consistere in una modifi- cazione del tessuto adiposo; ma lasciando ora da parte l'organo della luce, non fa parola della curiosa disposizione da me indicata dei globuli in che si accoglie la materia grassa del pannicolo adi- poso previscerale in questi animali (1). Koelliker, che pure spesso dalla istologia dell' uomo viene a quella degli animali, non parla dell'adipe degli insetti (2); non vi fanno appello alcuno i recentissimi lavori di Telot e di Fleming (3) sull'adipe degli animali superiori, né vi è da aspettarsi richiami concludenti da altre opere più generali, compresa l'ultima di Schmarda, con tutti i suoi grandissimi pregi (4). Solamente Gegenbaur (5) ha delle dichiarazioni che potrebbero avere qualche valore di più. Egli ammette che negli Artropodi il (1) Lehrbuch der Histologie p. 341. (2) Archivio di Schultze, T. 7. (3j Handbuch der Gewcbelehere des Menschen. (4) Zoologie. (5) Gruudziige der Vergleicheuden Anatomie p. 417. — 409 — corpo adiposo sia composto di masse cellulari, e formi ora delle serie (Strànge), ora delle reti (Netze),e in ogni modo ciò che presso di questi va considerato come tessuto cellulare, e nelle cellule del quale in di- verso modo sta la materia del grasso. Negli Insetti poi le cellule ora son grandi, ora son piccole, possono essere diversamente combinate fra loro. Nelle larve, egli dice, le grandi cellule sono connesse per dei processi (Auslafern), e la connessione può essere intima, (innige) in modo che le cellule formino delle lamelle, dei lembi, riuniti per mezzo delle trachee, o può essere men ferma (oder die Verbin- dung der Zellen ist eine lòse), o finalmente le cellule possono es- sere anco libere nelle cavità viscerali. Di queste cellule però e dei loro nuclei non dà nozione alcuna, ed è chiaro che se le cellule di cui si ragiona sono gli elementi prossimi del corpo adiposo, i nostri corpi sferoidali dei Lampyris, degli Oryctes, delle Cetonia^ le nostre fettuccie, lobi, lamelle, delle altre larve, non sono cellule nel senso giusto della parola ; e se poi sono gli elementi remoti che appunto entrano nella composizione delle parti medesime, le cellule da me ora descritte nel caso delle Chelonia, e dei Bombici specialmente, non può dirsi che abbiano connessioni come quelle sono indicate. Se non mi faccio illusione, questa memoria, per quanto, piut- tosto saggio di studio, che studio completo dell'argomento, viene opportuna con un'analisi più diligente del tessuto preso in esame, poiché si vede che né presso gli antichi, né presso i moderni si ha poi un'idea molto giusta di esso. Io ho tenuto di mira alcune larve: vi sarà tempo o per me o per altri a rivederne molte di più, ed a cercare ciò che accade nel tessuto adiposo durante la Ninfosi e nella vita dell'animale giunto alla sua perfezione, imperocché an- che su questo punto gli studii non son tali né tanti da edificare l'animo completamente. Ann. IH. 28 DESCRIZIONE DELLE FIGURE Fig. l'' Pannicolo adiposo perigastrico di Lampyris nocliluca. — a. Corpi sfe- roidali contenenti le gocce oleose separate una dall'altra. — b. Fibre congiuntive. Ingrand. 50. Fig. 2» Pannicolo adiposo della larva di Oryctes grypus. ~ a, b come nella figura precedente. Ingrand. 50. Fig. 3=> Lo stesso di contro al rigonfiamento posteriore deirintestino. — a. Cel- lule allungate con poche gocciole oleose e molte granulazioni. — b. Cellule più interne e più ricche di materia oleosa. Ingrand. 50. Fig. 4* Corpo sferoidale adiposo di Lampyris dopo l'azione dell'acido acetico e dell'etere. Ingrand. 150. Fig. 5» Pannicolo adiposo di larva di Cetonia. Ingrand. 50. Fig. 6» Tessuto di una lacinia adiposa di Tenebria molitor, dopo l'azione del- l'etere e dell'acido acetico. — a. Cavità sferoidali ora vuote. — 6. Tra- beeule o sepimenti con nuclei. Ingrand. 150, Fig. 7a Cellule del tessuto adiposo delle larve di Chelonia (?) fuori uscite dai lobi respettivi, a. Cellule con nucleo dopo l'azione dell'etere e del- l'acido acetico. Ingrand. 150. Fig. 8* Struttura di un lembo del pannicolo adiposo perigastrico del Bombix Mori. — a. Cavità cellulari occupate dalla materia oleosa divisa in gocciole minute. — b. Setti chiari fra le cavità cellulari. Ingrand. 150. Fig. Qa Lembo lobulato dell'adipe di Chelonia (?) a piccolo ingrandimento — a. Corpuscoli (cellule fuori uscite). V. fig. 7. Fig. 10" Lembo di tessuto adiposo di Bombyx Rubi dopo l'azione dell'etere e dell'acido acetico. — a. Nuclei. — b. Tramezzi cellulari, e trachee. Ingrand. 150. Fig. 11» Cisti di Gregarine nel tessuto adiposo delle larve di Cetonia. Ingr. 150. BULL SOC ENTIT TAV 3K 1. Kui'-y J cline av; R.Stanghi.mc.lit. Tirenze Litog:Bal!agn-, SULLA PARTENOGENESI DEL BOMBYX MORI Lettera alla Società Entomologica Italiana DEL BIGNOE CARLO DE SIEBOLD Onorevole Società Entomologica Italiana Da uno scritto a me diretto dallo stimatissimo Presidente della Società, signor Targioni Tozzetti, vedo che il medesimo, nel- l'ultima adunanza tenuta a Bologna, ha comunicato alla Società la mia recentissima Memoria sulla Partenogenesi, e che in pari tempo ha trattato dell' oggetto e contenuto di detta Memoria, e fra altre segnatamente della mia asserzione : essere nota nella Francia del mezzogiorno e in Lombardia e nel Piemonte la pro- prietà di farfalle vergini del Bomlnjx Mori di produrre uova su- scettibili di sviluppo. Contro questo mio asserto si fece dai presenti la seguente obiezione, che dove io a pag. 233 e 234 della mia Memoria (1) ho detto della partenogenesi del Bombyx Mori e sulla fede del Barthelemy e del Jourdan parlato, come se la Partenogenesi fosse un fatto comune in alcuna razza allevata nella Francia del mez- zogiorno, 0 in Lombardia, o in Piemonte, lasciando la Francia da parte, bisognava dire che il fatto non sussiste per queste due re- gioni d'Italia. I presenti erano piemontesi e lombardi, e toscani molti; tutti più o meno allevatori di bachi, e tutti furono di un parere su questo punto. Anzi il signor Curò, lombardo, affermò d'aver fatte molte esperienze per vedere in fatto la riproduzione « sine concubitu » del baco da seta, ma sempre senza frutto alcuno. (1) Beitràye zur Parthenogenesis der Arlhropodeii. Leipzig, 1871. — 412 — Mi sento in debito verso i signori bachicultori della Lombar- dia e del Piemonte dì metterli in cognizione delle circostanze che mi indussero a richiamarmi alle esperienze intorno alla par- tenogenesi del Bornbijx Mori fatte nell'Alta Italia, esperienze che, come fu testé avvertito, sono state confutate come infondate nel grembo della Società Entomologica Italiana. Io mi richiamo ora al signor Cornalia, il quale nella sua classica monografia del Bom- bice del Gelso (1) parla di « uova fecondate di femmine infeconde » in maniera tale, che ne dovetti arguire essere la partenogenesi del Bomltyx Mori una cosa ovunque nota nell'Alta Italia ; poiché come avrebbe altrimenti il signor Cornalia asseverato l'esistenza di questo fenomeno con termini cosi recisi e sicuri, che suonano come segue ? « E singolare l'anormalità osservata nella feconda- zione delle uova del bombice del gelso, d'essersi cioè vedute uova fecondate provenienti da farfalle vergini. Il fatto fu più volte con- statato, ed oramai non è più permesso dubitarne. » Se io mi metto a pesare l'asserzione del Cornalia contro le obiezioni dei bachi- cultori italiani fattemi nella prefata adunanza, ritengo dover io ve- nire alla conclusione, che il presentarsi della partenogenesi nel BoYYÌbyx Mori non sia nell'Alta Italia così frequente come lascian supporre le asserzioni del Cornalia. Comunque sia però, non puossi in generale negare l'esistenza di questo singolare fenomeno. A ciò stabilire, sarei a pregare l'onorevole Società di voler comunicare nel suo organo diffuso in Italia (Bullettino della So- cietà Entomol. Rai.) un invito ai signori bachicultori, di parte- cipare alla Presidenza della Società le loro esperienze positive o negative fatte siivora su tal proposito. E sarebbe contemporanea- mente di certo un' intrapresa vantaggiosissima per la scienza, se i bachicultori italiani volessero fare delle prove dirette, accurate ed indubitabili, relative alla partenogenesi del Bonibyx Mori, ed a suo tempo renderle note. Monaco, 9 dicembre 1871. ^ Carlo de Siebold. Vedi Memorie dell'I. R. Istituto lomlardo di scienze, lettere ed arti; voi. II, Milano, 1856, pag. 312. — 413 — Nella rassegna del più prossimo fascicolo del Bullettino non si ometterà d'informare i lettori sulla nuova opera del Sig. De Siebold, da e ui fu mossa la di- scussione ricordata nella lettera di sopra, e di cui si trova traccia nel processo ver- bale dell'Adunanza di Bologna. — Non potendo eccedere certi limiti nella stampa, per questo e per molti altri lavori, mancava lo spazio nel fascicolo che oggi vede la luce. — Del resto poi vorremmo ben chiariti due punti : ed uno è clie nel contestare i fatti di partenogenesi abituale, indicati dai Sig. Bartlielemy e Jour- dan per la Lombardia, non si voleva accusare per verun modo l'illustre autore della Memoria sulla Partenogenesi, e molto meno poi si voleva o confutare 0 infirmare il valore di altre prove, sulle quali la nozione della partenoge- nesi stessa in generale, e in particolare del baco da seta, è oramai passata ed accettata nella scienza. Noi non sapevamo se il prof. Cornalia avesse parlato per fatto proprio, ma ci pareva che mentre le sue parole accennano a una convinzione formale sul fatto in generale, non volessero dire nulla di più, ne quindi potessero valere a far prova che la partenogenesi del baco da seta sia in Lombardia più frequente che altrove, o utilizzata dall' industina, come il Barthelemy e il Jourdan sono stati indotti a pensare. Ora possiamo anche assicurare che il prof. Cornalia ha realmente parlato in generale dell'idea scientifica sulla fede altrui ; che nem- meno egli conosce i fatti asseriti dalli scrittori citati; e che, a quanto sembra, solo il prof. De Filippi avrebbe una volta osservato nel Bombice del moro la ripro- duzione verginale fra noi. Questo avvertito, perchè il nostro nuovo ed illustre consocio e collabora- tore, e con esso chi leggerà queste pagine sia bene al fatto della portata della discussione tenuta in Bologna, e delle idee dominanti in Italia sulla parteno- genesi in generale e in particolare, noi ci permetteremo di raccomandare agli allevatori dei bachi il voto e la preghiera del Sig. Siebold, impegnandoli a tentare ripetutamente le prove dell' isolamento delle femmine e della fecon- dità delle uova da esse deposte, tenendo conto tanto della nascita delle larve se nascono, quanto del solo cambiamento di colore delle uova stesse ; e ciò senza rinunziare a portare più avanti la discussione dell'argomento in qualunque modo possa tornare vantaggioso alla verità. I COMPILATORI DEL BULLETTINO. 415 INDICE DELLE MEMORIE, DEI SUNTI ecc. contenuti nei quattro fascicoli CHE COMPONGONO IL PRESENTE VOLUME. Fascicolo I. RoNDANi Prof. Camillo. — Ortalidinae ital'icae, collectae, distinctae et in ordinem dispositae [continua) Pag- 3 Baudi Flaminio. — Sulle specie italiane di Scotodipnus » 25 Bargagli P. — Descrizione di nuove specie di Coleotteri dell'Italia cen- trale • » 36 Bertolini Nob. Dott. Stefano. — Una inondazione dell'Adige; notizie ento- mologiche » 41 Bargagli P. — Materiali per la Fauna entomologica dell'isola di Sarde- gna ; Coleotteri » 47 Carruccio Prof. A. — Sulla più esatta determinazione dei caratteri della Nemesia fodiens, Th » 55 Dei Apelle. — Utilità dell'Entomologia applicata all'Agricoltura . . « 67 Targioni-Tozzetti Prof. Ad. — Cenni necrologici sul Comm. Paolo Savi. » 81 Rassegna entomologica. — Entomologia applicata. — Corrispondenza spe- ciale del Bullettino. — Varietà » 83 Atti della Società Entomologica Italiana. Elenco dei componenti la Società e degli associati al Bullettino ...» in Sunto della Relazione sul movimento scientifico della Società Entomologica italiana, letta dal Segretario degli Atti nell'adunanza generale del 26 dicembre 1870 » vii Relazione del Prof. Pietro Marchi Segretario delle corrispondenze, letta neir adunanza della Società entomologica il di 26 dicembre 1870. » xiv ._ 416 — Fascicolo II. RoNDANi Prof. Camillo. — Degli insetti pai'assiti e dello loro vittime, [con- tinua] » 121 Passerini Prof. G. — Flora degli Afidi italiani finora osservati, [continua]. » 144 RoNDANi Prof. Camillo. — Ortalidinae italicae, collectae, distinctae et in ordinem dispositae {continuazione e fine) » 161 Baegagli P. — Materiali per la Fauna entomologica dell' isola di Sarde- gna; Coleotteri [continua] » 189 Ragusa Enrico. — Altre due nuove specie di Coleotteri trovate in Sicilia » 195 Dei Apelle. — Presunto ibridismo delle Coccinelle » 197 Rassegna entomologica. — Studii descrittivi. — Varietà. — Bibliografia. — Entomologia agraria » 200 Fascìcolo III. RoNDANi Prof. Camillo. — Degli insetti parassiti e delle loro vittime [con- tinua] » 217 Passerini, Prof. G. — Flora degli Afidi italiani finora osservati [coni.] » 244 PiRAZZOLi Dott. Odoardo. — 1 Carabi italiani, [continua] » 261 Ragusa Enrico. — Descrizione di una nuova specie d'Attalus della Sicilia. » 282 Piccioli Ferdinando. — Catalogo sinonimico e topografico dei Coleotteri della Toscana » 284 Rassegna entomologica. — Coleotteri. — Lepidotteri. — Per conservare gli insetti. » 288 Fascicolo IV. PiRAZZOLi Dott. Odoardo. — I Carabi italiani, [continuazione e fine] . « 305 Passerini Prof. G. — Flora degli Afidi italiani finora osservati, [conti- nuazione e fine) » 333 Curò Ing. Antonio. — Di una nuova forma di Erebia prossima alla Ne- RiNE Freyer, proveniente dalle Alpi dello Stelvio, e della Gastro- PACHA ARBUSCULAE Freyer: comunicazione fatta il di 8 ottobre 1871 all'adunanza generale della Società Entomologica Italiana in Bo- logna » 347 Bargagli P. — Materiali per la Fauna entomologica dell'isola di Sarde- gna ; Coleotteri, [continua) » 352 Dei Apelle. — Relazione sui danni degli insetti nelle campagne Senesi du- rante l'anno 1871 « 360 Ragusa Enrico. — Breve escursione entomologica fatta sulle Madonie e ne' boschi di Caronia » 366 Canestrini Prof. Giovanni. — Nuove specie di Opilionidi italiani . . » 381 Targioni-Tozzetti Prof. Ad. — Note anatomiche intorno agli insetti . » 386 De Siebold Carlo. — Lettera alla Società Entomologica Italiana sulla Par- tenogenesi del Bombyx mori » 411 Atti della Società. Entomologica Italiana. Processo verbale della adunanza generale tenuta il di 14 maggio 1861. .. xvii - 417 — INDICE ALFABETICO') DELLE MATERIE CONTENUTE NEL TERZO VOLUME DEL BULLETTINO DELLA SOCIETÀ EMOJIOLOGICA ITALIANA Abacetus, Dej. Pag. 100. Abraeus. 359. Acantholophus granulatus, Canestri- ni. 384. Acanthopsii. 204. AciNOPUS, DeJean. 284. — megacephalus, Rossi. 284. — tenebrioides, Bufi. 284. Acmaeodera confluens, Truqui. 96. — despecta, Bandi. 96. — lanuginosa. 369. — placida, Bandi. 96. — quadrifaria, Truqui. 96. — rufocincta, Bandi. 'ì)Q. Acritus. 359. AcuPALPUS, Latr. 295. — consputus, Buft. 296. — dorsalis, Fah. 295. — exiguus, Bej. 296. — meridiauus, Lin. 296. Acydia, Besv. 177. — caesio, Harris. 178, 179. — cognata, Wdm., 178. — dimidiata, Costa 0., 178, 179. — lucida, Fall. 177, 178. ACYNIA, Besv. 4. — corniculata, Zctt. 4. — Westermanni, Mgn. 4 e 5. Acyura, Besv. 172 — coryli, Rossi. 172, 173. — rotundiventris. Fall. 172, 174. — tibialis, Besv. 172, 173. Adapsilia, Waga. 182. — coarctata, Waga. 182. Adapsilioidl 182. Adelops Sarteanensis, Bargagli. 39 Aecophora divella. 363. Agathidium. 357. Agatliis, Latì\ 128. Agelenides. 106. Agi^otis lineogrisea. 379. Aleuroditi. 426. Allevamento delle Api. 112. Altica oleracea. 364. Alysia, Latr. 128. Amara sicula. 375. — spectabilis, Schauni. 116. Amaurobius crassipalpis Canestrini e Pavesi. 107. Amaurops. 355. Amblyteles, Wesm. 129. Ammophila. 129. Amorphocephalus coronatus. 367. Amphicyllis. 357. Anagrus, Halid. 129. Anapbes, Halid. 129. Andricus circulans, Mayr. 118. — moduli, Harl. 118. Anerastia cotella, Hubn. 118. Aneurus, Gour. 130. Anillus glaber, Bandi. 25. — florentinus, Bieck. 25. Anisodactylus, Bej. 285. — binotatus. Fab. 285. I*) Compilato a cura del socio Ferdinan.lo Piccioli 418 — Anisodactylus intermedius. Dej. 286. — nemorivagus, Bufi. 285. — poeciloides, Steph. 286. Anisorhynchus barbarus. 374. — monachus. 374. Anomala vitis. 68, 71. Anoraalon, Jur. 130. Anophthalmus Bilimecki, Sturm. var. longicollis, Joseph. 97. — capillatus, Joseph. 97. — globulipennis, Schmidt. 97. — Hacquetì, Sturm. 97. — hirtus, Sturm, var. convexa Jo- seph. 97. — pubescens, Joseph. 97. — Schaumi, Schmidt, vav. planipea- nis, Joseph. 97. — Schmidti, Sturm. 97. — Scopolii, Schmidt. 97. Anthaxia lugens, 369. — viminalis, 369. Anthicus ophtalmicus, Rottbrg. 84. Anthobium, 354. Anthodytes dispar, Fairm. 302. — longicollis, Er. 302. — ovalis, Kisw. 302. Anthonomus pyri. 364. Anthophagus. 354. Anthura. 108. Antonomo del pero. 76. Apanteles, Frst. 131. Aphidileo, Rndn. 131. Aphidius, N. Es. 131. Aphilotrix Sieboldi, Harl. 118. Aphlebia punctata. 117. Aphis atriplicis, L. 151, 155. — avenae, Fabr. 249, 339, 341, 343. — ballotae. Pass. 151. — beccabungae, Koch. 344. — brassicae, L. 151, 154, 160, 250, 335, 339. — capsellae, Kaltb. 154, 254, 344. — cardui, Fab. 150, 156, 157,158,338 — carotae, Koch. 159, 255. — centaureae, Koch. 154. — chloris, Koch. 246, 248, 250, 338. — clinopodii, Pass. 152. — consolidae, Pass. 341. — craccae Schrk. 345. — crataegi, Kaltb. 157, 333. — cucubali, Pass. 339. Aphis donacis. Pass. 151. — eupatorii. Pass. 244. — euphorbiae, Kaltb. 245. — evonymi, Fabr. 245. — frangulae, Koch. 335. — gallarum, Kaltb. 150. — genistae, Scop. 247. — hederae, Kaltb. 248. — helichrysi, Kaltb. 147. — ilicicola Boisd. 334. — intybi, Koch. 155, 158, 342, 346. — lactucae, Boy. de Fonsc. 251. — laburni, Kaltb. 159. — lappae, Koch. 150, 159, 251. — mali, Fabr. 158, 333. — malvae, Jioch. 148, 248, 251, 253. — medicaginis, Koch. 248, 253, 345. — myosotidis, Koch. 244, 254, 338. — nasturtii, Kaltb. 254. — nerii, Kaltb. 147, 149, 249, 253, 339. — origani, Pass. 152, 153, 255. — padi, L. 260. — papaveris, Fabr. 156, 159, 247, 253, 256, 343, 345, 346. — persicae Boy. de Fonsc. 149, 260. -- plantaginis, Schrk. 147, 160, 248, 257. — polyanthis, Sulz. 247, 257. — prunicola, Kaltb. 260. — prunina, Walker. 259. — punicae. Pass. 333. — pyrastri, Boisd. 333. — pyri, Gour. 333. — ranunculi, Kaltb. 335. — rumicis, L. 251, 335, 337. — saliceti. Pass. 337. — sambucaria. Pass. 337. — sambuci, L. 338. — scabiosae, Schrk. 338. — sedi, Kaltb. 338. — serpylli, Koch. 342. — solanina, Pass. 340. — silybi. Pass. 339. — symphiti, Schrk. 150, 154, 156, 158, 160, 247, 341. — tragopogonis, Kaltb. 342. — terricola, Rondani. 154, 156, 256. — urticae, Fab. 337, 344. — verbasci, Schrk. 344. — viburni, Scop. 345. — vitis , Scop. 346. - 419 Aphodius alpinus. 375, — turbatus, Baudi. 96. Api. 216. Apionidi e Curculionidi nuovi De- sbrochers de Loges. 203. Aplidia pruinosa, Baudi. 96. — transversa. 370. Aploneura lentisci, Pass. 256. Aracnidi. 105. — della Boemia settentrionale, Bar- iti. 117. Aranea Sauvagii, Rossi. 64. Argj'nnis Adippe, var. Cleodoxa. 367. — Aglaia. 378. — Cleodoxa. 378. — Euphrosyne. 379. — Ino. 379. — Paphia. 367, 378. Arthrolips. 357. Arvicola amphibius var. italica Sa- vi. 81. — destructor. 81. Asellus. 107. Asfissiamento degli insetti. Roo van Westmaas. 212. Asida Amorii, Perez-Arcas. 95. — Barceloi, Perez-Arcas. 95. — Cardonae, Perez-Arcas. 95. — Clementei, Perez-Arcas. 95. — gibbicollis, Perez-Arcas. 95. — Goryi. 370. — Ibicensis, Perez-Arcas. 95. — Morae, Perez-Arcas, 95. — Paulinoi, Perez-Arcas. 9o. — Pazii, Perez-Arcas. 95. — punctipennis, Perez-Arcas. 95. — Vuillefroyi, Perez-Arcas. 95. Astata, Latr. 131. Atemeles siculus, Rottbrg. 84 Ateuchus semipunctatus. 369. — variolosus. 369. Athous circumductus. Redi. 116. — circumscriptus. Land. 116. Atoniaria clavicornis, Baudi. 96. — hyemalis, Baudi. 96. Attaepliilus (Myrmecophilus). 100. Attalus aemulus, Er. 302. — apicalis, Perris. 302. — constrictus, Er. 302. — dalmatinus, Er. 302. — erythroderus, Er. 302 Attalus labilis, Er. 302 — lateralis, Er. 302. — lobatus, Er. 302. — luxurians, Er. 302. — panormitanus, Ragusa. 282, 283. — parietariae, Er. 302. — sericans, Er. 302. — sicanus, Er. 302. Attides. 106. Atypus Sulzeri. 56, Aubeonymus carinicoUis. 375. Aulacus, Jur. 131. Axinotarsus longicornis, Kisw. 302. — ruflcollis, Oliv. 302. — rufithorax, Kisw. 302. B Bachi da seta. 215. Bassus, Fabr. 132. Belita. 132. Belostomicidi famiglia degli Idroco- ridi. 115 Bembidium nobile, Rottbrg. 83. Berytus clavipes. 204. — cognatus. 204. — crassipes. 204. — minor. 204. — montivagus. 204. — pygmaeus. 204. — vittatus. 204. Bethylus, Latr. -132. BIBLIOGRAFIA. 212. Blacus, N. Es. 132. Blatta acervorum, Panz. 81. Bledius. 353. — atramentarius, Rotbrg. 84. — infans, Rottbrg. 84. Bolitophagus reticulatus. 369. Bombyxmori (Partenogenesi della) 411. — Rubi(Tessutoadiposodella) 393,396. — quercus, var. Sicula, Staud. 371. Bomolchus Ostracionis, Ricchiardi. 108. Brachelitri di Sardegna. 189. Brachistes. 132. Brachyleptus. 100. Brachypteri. 359. Bracon, Fabr. 133. — fuscipes. 74. — 420 — Bracon variator. 77. Bradycellus, Erichs. 296. — harpalinus, Dej. 297. — verbasci, Dtift. 296. Brathinus, Le Conte. 100. Bryaxis. 355. — melina, Solski. 101. — rubra, Motsch. 101. — rufula. Rottbrg. 84. Bubas Bison. 370. Buprestis Fabrieii, 369. Butalis cerealella. 364. — Mùlleri, Ischek. 115. Bythinus. 355. — femoratus. 101. Calathus testudinarius, Gaut. 367. Callicerus clavatus, Rottbrg. 84. Callidium rufipes, F. 101. Callimorae, Spin. 135. Callipterus juglandis, Koch. 250. — juglandicola, Koch. 250. Calosoma sycophanta. 374. Calyptomerus. 357. Campoplex, Grav. 435. Camptoptera. Frst. 137. Cantharis obscura. 369. — tristis. 369. Capuodis cariosa. 369. — tenebricosa. 369. — tenebrionis. 369. Carabi italiani, PirazzoU. 261, 305. Carabus, L. 261, 265. — alyssidotus, Dej. 264, 267, 307. — arvensis, Fab. 267, 309. — auratus, Lin. 264, 268, 314. — auroaitens, Fab. 264, 268, 315. — caelatus, Fab. 263, 266, 273. — caucellatus, Illicj. 263, 264, 268, 317. — . — var. b. 318. — . — var. e. 318. — . — var. d. 318. — . - var. e. 318. — . - var. f. 318. — . — var. g. 318. — . — var. 11. 319. — carynthiacus, St. 116, 269, 323. Carabus catenatus, Panz. 267, 312. — catenulatus, Scop. 268, 311. — clathratus, Lin. 262, 268, 313. — convexus, Fab. 266, 277. — coriaceus, Lin. 262, 264, 265, 270. — Creutzeri, Fab. 270, 329. — . — var. b. 329. — . — var. e. 329. — croaticus, Dej. 264, 267, 281. — dalmatinus, Duft. 266, 273, — depressus, Bon. 270. 328. — . — var. a. 328. — . — var. b. 328. — . — var. e. 328. — . — var. d. 328. ~. - var. e. 328. — — var. f. 328. — . — var. g. 328. — . — var. h. 328 — exasperatus, Duft. 276. — Fabrieii, Panz. 270, 327. — — var. 6. 327. — Faminii, Dej. 265, 267, 305. — Genei, Gene. 265, 267, 30G. — Germari, St. 276. — glabratus, Payk, 266, 274 — granulatus, Lin. 269, 316. — . — var. b. 317. — hortensis, Lin. 269, 326. — iatricatus, 116, 267, 280. — irregularis, Fab. 263, 269, 329. — . — var. b. 330. — italicus, Dej. 269, 320. — Latreillei, Dej. 269, 324. — Lefeburei. 264, 265, 267, 280, 371 . — Linnaei, Panz. 324. — monilis, Fab. 264, 267, 310. — . — var. a. 310. -. — var. b. 310. — . — var. e. 3-1 0. — monticola, Dej. 266, 278. — morbillosus, Fah. 264, 265, 270. — nemoralis, Illig. 269, 325. — nitens, Lin. 268, 313, — nodulosus, Creutz. 263, 265, 270. — obsoletus, St. 331. — . — var. major. 331. — . — var. minor. 331. — Olympiae, Sella. 263, 264, 265, 266, 279. — planatus, Chaud. 332, 371. — 421 Carabus purpurascens, Fab. 277. — Rossii, Dej. 2(53, 264, 265, 267, 306. — rugosus, Bej. 265, 270. — scabriusculus Oliv. 267, 308. — scabriusculus, 01. var. b. 308. — Servillei, Sol. 332. — Solieri, Dej. 264, 268, 316. — sylvestris, Fab. 269, 322. — var. a. 322. — var. b. 322. — var. e. 322. — var. d. 322. — var. e. 323. — var. f. 323. — var. g. 323. — Thomsonii, Fairm. 332. — Ulrichii, Germ. 264, 268, 321. — vagans, Oliv. 263, 268, 319. — variolatus, Costa. 265, 269, 327. — violaceus, Lin. 263, 264, 266, 274. Carcinops, 358. Carpocapsa funebrana. 364. — pomonana 364. — splendana. 364. Carpophili. 359. Carpotricha guttulosa, Lnew. 105. Cassida nebulosa var. affini.s. 213. Catapocerus. 100. Catocala Nymphaea. 376, 379. Catopomorphus myrmecobius, Rot- tbrg. 84. Catops. 356. Catopsimorphus. 357. Cavallette. 214. — nel 1749 in Baviera. 116. Cebrio Seoanei, Perez-Arcas. 95. Cephennium, MùUer. 100, 356. Cephus pygmaeus 363. Cerambyx cerdo, (tessuto adiposo del) 390, 396, 398. — heros. 369. — miles. 369. Ceraphron Jur. 137. • Cerceris Latr. 137. Cetonia affinis. 378. — aurata. 378. — floralis. 378. — speciosissima. 378. — (tessuto adiposo delle) 388, 389, 396, 397, 399. Chaithophorus aceris, Koch, 147. Chaithophorus capreae, Koch. 337. — leucomelas, Koch. 258. — populi, Koch. 258. — saliceti. Pass. 337. — salicivora. Pass. 337. — versicolor, Koch. 259. — vitellinae. Pass. 337. Chalcis, Fabr. 137. Cheimazeus, Krchn. 138. Cheiropachus, Westio. 138. Chelifer cancroides. 116. Chelonia {tessuto adiposo di una). 394, 397, 398. Chelonus Jur. 138. Chermes abietis. L. 146. Chironomus (Pedogenesi in una ninfa di). 200. Chlaenius azureus. 376. — spoliatus. 376. — . — var. auricoUis. 376. — vestitus, 376. Chnetocampa processìonea, Lin. 360. Chrysis, Lin. 139. Chrysolampus, Spin. 139. Chyropacus, Westw. 139. ClCADARII. 126. Cicaditi. 126. Cicindela maura. 370. Cidaria bilineata. 368. Cineras. 109. Cinetus, Jur. 139. Cimiciti. 126. Cirolana globicipitis, Van Beneden. 109. ClRRIPEDI. 109. Cirrospilus, Westw. 139. Cistela genistae, Rottbrg. 84. — (Isomira) parvula, Rottbrg. 84. Cladobius populea, Koch. 337. -- lantanae, Pass. 345. Claviger nebrodensis, Ragusa. 195. Cleptes, Latr. 140. Cloantha liyperici, Snellen von Vol- lenh. 212. Clostocerus, Westw. 140. Clythra unicolor. 368. Clytus Sternii, Kraatz. 97. Coccidi (monografia dei) Signoret. 105. Coccinella bipunctata. 197. — 7-punctata. 197. — (Ibridismo presunto delle). 197. 422 Coecophagus, Westu\ 140. Coccophonius, Rndn. 140. Codrus, Jur. 140. Coelinius, Nees. 140. Coleocentrus, Grav. 141. Coleophora albifuscella, Schaff. 304. — leucapenella, Schà/f. 304. — nutantella. 304. Coleotteri. 83, 298. — della Boemia, Lovray. 117. — della Toscana (Catalogo dei), Pic- cioli. 284. — di Corsica, JDieck. 201. — di Sardegna, Bargagli. 47, 189, 348. — di Sicilia, Rottemberg. 83 e seg. — nuovi di Corsica, Gauthiers des Cottes. 203. — raccolti in una inondazione dell'A- dige, Bertolini. 41 e seg. Colias Edusa 367. Colymnia trapezina. 212. Commissione bacologica. 111. Conchoderma auritura, Van Bene- den. 109. — Cuvierii, Van Beneden. 109 Conservazione degli insetti. 304. Ccpidosonia. Retz. 141. Copris hispanus. 370. Coronula balaenaris, Van Beneden., 109. — biscayensis, Van Beneden. 109. Corrispondenza speciale del Bul- LETTINO. 115. Corylophus. 357. Cossus ligaiperda. 361. — ligniperda (Tessuto adiposo del) 392, 398, 401. Crabro, Fab. 141. Crossocerus S. Frg. 141. Crostacei. 107. Cryptarcha bifasciata, Bandi. 96. Crypticus. 101. Cryptus, Fabr. 141. Ctenistes. 355. — Kiesenwetteri, Ragusa. 374. Cteniza. 56. Cyamus biscayensis, Van Beneden. 109. — ceti, L. 109. — erraticus, Roussel de Vanzeme. 109. Cyamus globieipitis, Leutk. 109. — monodontis, Leuth. 109. — nodipes, Leutk. 109. — Thompsoni, Van Beneden. 109. Cyclophthalmus senior, Feistmantel. 117. Cymindis miliaris. 370, 375. Cynips, Lin. 143. — corticalis Hart. 118. — palycera. Gr. 118. — subterranea, Gr. 118. — turionum, Harl. 118. Cyphon irapressus, Kisw. 2G8. — variabilis, Kisw. 298. Cyrtoscydmus, Motsch. 98. Cyrthosoma, Wlk. 143. Cumacei (Crostacei). 107. D Dacus Mgn. 184. — oleae. Rossi. 184, 361. Dacnusa, Halid. 217. DACOIDI. 184. Danacaea Corsica, Kisw. 303. — imperialis, Gene. 303, 369. — pallipes. 369. — picicornis, Kùst. 303. — sardoa, Kisw. 303. Danni degli insetti. Dei. 360. Dasytes aeneiventi'is, Kùst. 303. — algiricus. Lue. 302. — cinctus. Gene. 302. ~ communimacula, Costa. 302. — cruralis, Muls. et Rey. 303. — flavescens, Gene. 302. — Grenieri, Kisw. 302. — plumbeus, Mùller. 303. — tibialis, Muls. et Rey. 302. Dasytiscus medius, Rottbrg. 84. — pexus, Kisw. 303. Decapodi (Crostacei). 107. Dendroceros, Rtz. 218. Deleaster. 354. Diadema balaenaris, Van Beneden. 110. — californica sp. n. Van Beneden. 110. — japonica, Van Beneden. 110. — sp. ? 110. — 423 - Diaperis boleti. 369 Diapria Lat. 218. Diaspidi Signoret. 105. Diacanthus aeneus. 116. Diachromus Erichson. 285. — gerraanus, Lin. 285. Dicerca aenea. 369. — alni. 369. Dichilus rainutus. 369. Dichillus socius, Rottbrg. 84. Dictyoptera sanguinea. 369. Dilamus congener, Rottbrg. 48. Diplolepis, Fab. 219. Disposizione e struttura del tessuto adiposo in alcune larve. 386. Ditomus dama. 368. Ditricha, Rndn. 161. — aestiva Meig. 164, 166. — gutturalis, Mgn. 104, 169. — helichrysi Rndn. 164, !65. — megacephala, Lw. 164, 168. — parisiensis, Besv. 163, 165. — sicula Rndn. 164, 167. — stellata, Fuesl. 163, 164. — terminata Mgn. 164, 167. Ditteri. 104. Divetria pollinosa, Loew. 105. Dolichosoma nobile. 369. — protensum. 369. — smaragdinum. 369. Drapetes flavipes, Bandi. 96. Drassides. 106. Dryomiza analis. 105. — Zawadskii, Schummel. 104, Dysdera tessellata, Canestrini e Pa- vesi. 107. Dysderides. 106. E Ebaeus collaris, Er. 302. — humilis, Er. 302. — thoracicus, 01. 302. Echtrus, Grav. 219. Elachistus, Spin. 219. Elater obscurus. 363. — sanguineus. 369. Elasmus Westw. 220. Emitteri. 204. — del vallese, Frey Gesner. 204. Emitteri di Siberia, Oscchanin. 204. Encyrtus, Latr. 220. Endomyehus coccineus. 369. Enoplopus caraboides. 369. Entedon Dalm. 223. Entomologia Agraria. 110, 213. ENTOMOLOGIA APPLICATA. 110. Epeira thyridota, Thorell. 107. Epeirides. 106. Epicometis hirtella, Lin. 360. Epierus. 358. Epimacrus, Wlk. 229. Epimeces, Westw. 229. Ephialtes, Sdir. 228. Erebia, (nuova forma di) Curò. 347. Eremiaphili. 204. Erynna nitida, Robineau-Desvoidy. 104. Escursione entomologica sulle Ma- DONIE E ne' BOSCHI DI CaRONIA, Ragusa. 366. Esuchus mansuetus. Grav. 115. Eubadizon Nees. 229. Eucanthus, Claus. 108. Eulophus, Geoffr. 230. Eumicrus, Casteln. 98. Euparia cypria, Baudi. 96. Eupelmus, Dlmn. 232. Euplectus. 355. E uri toma Illig. 232. Eusandalum, Rtz. 233. Eusomus teniatus. Kryn. 101. l'iutheia Stephens. 100. Evania Fabr. 234. Evoluzione di crostacei dall'uovo e dall'embrione, D. A. Dohrn. 107. Exentherus, Hrtg. 234. Exetastes, Grav. 234. Exocus, Grv. 235. Exothecus, Wesml. 235. F Falco pojana, Savi. 81 . Fauna apiaria di Russia, Morawitz. 204. Fauna delle isole mediterranee, Meyr Dùr. 200. Feronia crenata. 374. — decipiens. 374. I Figites Latr. 236. — 424 FLORA DEGLI AFIDI ITALIANI, Prof. G. Passerini. 144 e seg. Forda formicaria, Heyden 245, 257. Forficuliti. 127 Formi cidae Neagranadenses, Mayr. Friganiti. '126. G Galle dell'Europa centrale, Mayr. 118. Galleruca xanthomelana o calmarien- sis. 104. Gastropacha arbusculae, Freyer. 347. Gattaporcina. 76. Geniocerus. V. Tetrasticus. Geometra Calabraria. 368. — chenopodiata, L. 212. — Fellonia. 368. — Sicanaria. 368. — smaragdaria. 370. Geotriton fuscus. Savi. 81. Geotrupes matutinalis, Baucli. 96. Glaresis Beckeri, Solski. 101. Glypta, Grv. 236. Gnorimus decerapuuctatus. 372. Gonocleonus Helferi. 374. Gorites, Latr. 237. Graphtolitha Tomiana, Zeller. 212. Gryilus capensis. 117. — melas. 117. — myrmecophilus, 81. Gryllotalpa vulgaris (Tessuto adiposo della). 391, 396. Grilliti. 127. Gymnopleurus Mopsus. 370. — Sturmi. 370. Gynandromorphus, Dejean. 285. — etruscus, Quensel. 285. H Iladroceras, Frst. 237. Ilaematomyzus elephantis, Piaget. 212. Halonomus subplumbeus. 84. Halticoptera. Spin. 237. Haplocnemus erenicollis, Kisvo. 303. — cribricollis Mids. et Rey. 303. — marginatus, Rottbrg. 84. Haplocnemus pectinatus, Kùst. 303. — xanthopus, Kisvo. 303. Haploderus. 354. Harpalus, Latr. 28(5. — aeneus, Fab. 291. — anxius, Duft. 294. — azureus, Fab. 287. — brevicollis, Dej. 288. — caspius, Stév. 293. — columbinus, Germ. 286. — cousentaneus, Dej. 292. — cordatus. Duft. 287. — cupreus, Dej. 291. — diffinis, Dej. 286. — discoideus, Fab. 291. — distiuguendus, Duft. 290. — ditomoides, Dej. 287. — flavicornis, Dej. 293. — flavitarsis, Dej. 294. — griseus, Dej. 289. — hospes, Sturm. 289. — hottentotta, Duft. 289. — incisus, Dej. 287. — ignavus, Creutz. 290. — impiger, Duft. 293. — laevicoUis, Duft. 290. — latus, Lin. 292. — maculicornis, Duft. 288. — melancholicus, Dej. 292. — mendax, Rossi. 288. — meridionalis, Dej. 287. — oblongiusculus, Dej. 287. — obscurus, Fabr. 286. — patruelis, Dej. 291. — planicollis, Dej. 288. — pumilus, Dej. 294. — punctatostriatus, Dej. 290. — puncticollis, Payk. 288. — pygmaeus, Dej. 290. — rotundicollis, Fairm. et Laboulb. 287. — rubripes, Duft. 292. — ruficornis, Fab. 289. — rupicola, Sturm. 288. — sabulicola, Panz. 286. — serripes, Quensel. 293. — servus, Duft. 294. — signaticornis, Duft. 288. — sulphuripes, Germ. 290. — tardus, Panz. 293. Hecabolus, Crts. 237. 425 Helcon, Neés. 237. Heliotis armigera. 115. Ilelodes Hausmanni, Graven h. IIG. — Tournieri, Kisw. 298. Helopogon binotatus, Laeio. 105. Helops anthracinus, 309. — coeruleus. 369. Hemicloea Sundevallii, Thorell. 107. liemiteles, Grv. 238. Ileteropoda Calligaster, Thorell. 107. — Pessleri, 107. Hister. 357. HlSTERIDAE. 357. Holoparamecus Saulcyi, Bandi. 96. Hoplismenus, Grv. 239. Hoplites laevipes, Canestrini. 383. — Pavesii, Canestrini. 383. HyaloptGrusarundinis, Koch. 15?, ?5G. — pruni, Koch. 149, 259 345. — trirhoda, Walker. 150, 336. Hybrizon, Fall. 240. Hydnobius. 357. Hydrometra aptera. 204. Hypebaeus flavicollis, Er. 302. Hypophloeus castaneus, 369. Hyppobosciti, 126. Ibridismo presunto delle Coccinelle, A. Dei. 197. Iciineumon iGrv.) Lin. 240. — appetens. 104. — cupidus. 104. — Eichwaldi. 104. — leucanthus. 104. — palpator. 104. — sedulus, Gravenh. 104. — tuberculatus. 104. Idalia dispar var. 6-pustulata. 197. Imenotteri. 102, 204. — ^Tessuto adiposo degli) 400. Insetti (Danni degli). 360. — (Note anatomiche intorno agli) 386. — PARASSITI E LORO VITTIME. Prof. C. Rondani. 121 e seg. — VELENOSI. 113. Iphtimus italicus. 369, 371. IsopoDi, Van Beneden. 109. Ann. III. Isopodi (Crostacei). 107. Istituto bacologico di Gorizia. 111. Julus communis. 81. — foetidissimus. Savi. 81. Laccobius viridiceps, Rottbrg. 84. Laclinus juniperi, Kaltb. 250. — longirostris, Pass. 147, 25S, 337. — plaicola, Kaltb. 146. — quercus, Kaltb. 334. — viminalis, Pass. 337. Lampyris Lareynii, J. Duv. 298. — lusitanica, Jacq. Duv. 298. — Reichei. 372. — (Tessuto adiposo delle) 386, 387, 388, 396, 397, 399. Lathrimaeum. 354. Lathrobium ei'ytlirurum, Rottbrg. 84. — lusitanieum, Grav. 84. Lathrodectus Hasseltii, Thorell. 107. — Scelio, Thorell. 107. Legge sulla caccia e V opuscolo del Prof. Rondani. 11 L Leistus montanus, Steph. 211. Lepidotteri Alpini, laggi. 211. — di Madagascar. 116. — europei (specie o varietà nuove) Staudinger. 105. — nuovi della Fauna Europea, Stau- dinger. 205. Lepismiti. 127. Leptochro.'nus, Motsch. 98. Leptoderus, Schmidt. 97. Leptomastax, Pirazzoli. 98. Leptouotus, Motsch. 97. Leptura bastata. 368. Lernaeonema nodicornis, Stp. 109. Lesteva. 354. Libellula quadrimaculata. 212. Libelluliti. 127. Liparis chrysorrhaea. 361. — dispar. 75, 360. Locusta viridissima (Tessuto adiposo della). 408. 29 426 LOCUSTARII. 126. Locustidi (organi sessuali femminili nei). Graber. Wl- Lophonotus acutus, ifflew. 105. Lucanus tetraodon. 369. Ludius Guillebelli. 369. Luperus Biragliii, Ragusa. 369. Lejobunum agile, Canestrini. 385. — Doriae, Canestrini. 384. Lemodipodi Van Beneden. -109. Lepidotteri. 105, 205, 304. Harpalus tenebrosus, Bej. 292. Lybithea Celtis. 379. Lycaena Astrarche. 367, Eumedon. 371. — Icarus. 367. Lycosa tarantula (veleno della!. 106. Lycosides. 106. Lymnicus murinus, Bandi- 96. Lyniphia albomaculata. Canestrini e Pavesi. 107. Lysiopetalum foetidissimum, Brandt. 81. M Machinus eoneinnus, Loew. 105. Malacoderiaii di Corsica, Sardegna E Sicilia. 298. Malachius brevispina, Kisw. 302. — Sardous, Kisio. 302. Malattia del Carolo. 101. Malthinus armipes, Kisw. 298. — dryocaetes, Roitbrg. 84. — fllicornis, Kisio. ?99. — sicanus, Kisw. 299. — sordi dus, Kisw. 299. Malthodes astulifer, Kisio. 301. — bifureatus, Kisv. 300. — boiciis, Kisio. 116. — eordiger, Kisw. 300. — corsicus, Kisw. 300. — cruciatus, Kisw. 299. — discicoUis, Bandi. 300. — ensifer, Kisw. 301. — facetus, Kistv. 300. ' — insularis, Kisw. 301. — laciniatus, Kisio. 300. — manubriatus, Kisw. 300. — mendax, Kisio. 299. Malthodes partenias, Kisw. 300. — picticollis, Kisw. 301. — pinnatus, Kisw. 300. — Raymond!, Kisw. 299. — recurvus. Bandi. 301. — ruralis, Kisw. 301. — siculus, Kisio. 300. — spectabilis, Kisw. 300. — tenax, Kisw. 299. — teti-acanthus, Kisw. 301. — umbrosus, Kisw. 300. Mamestra brassicae. 364. Mantidi, Saussure. 204. Mantii. 204. Mastigus, Latr. 98. Megapterna montana. Savi. 81. Megarthrus. 354. Megodontus, Solier. 272. Melanargia Galathea. 367, 377, 378. — Japigia. 367. Melanotus brunnipes. 372. Meligethes ventralis. Bandi. 96. Melitaea Dydima. 377. — Phoebe. 377. Menopon pallidum (Tessuto adiposo del). 408. Merophysia foveolata, Bandi. 96. — minor, Bandi. 96. Microlepidotteri nuovi delle Alpi, Frey. 211. — Svizzeri, Freij. 211. Micromus. 1 15. Micropeplus. 355. Microstemma, Motsch. 98. Microtyphlus, Linder. 25. — taurinensis. Bandi. 35. Miriapodi e Aracnidi nel succino. 213. Miturga lineata, Thorcll. 107. Monotoma. 97. — sericella, Rotthrg. 84. Morimus lugubris. 369. Mosina, Desv. 180. — connexa, Fabr. 181. MotacìUa cinereocapilla., Savi. 81. Mus tectorum., Savi. 81. Musca corvina, Weynberg. 212. Muscarii. 126. Musciti. 126. Mygale ariana. 56. — avicularia. 107. — caementaria. 56. 427 — Mygale Calpeiana. 56. — fodiens, Walck. 56, 64. — sicula. 56. — valenciana. 56. Mygalides. 106. Mygalodonta cellicola, Say. 56. — fodiens, Canestr. 65. Mylabris distincta. 369. — quadripunctata, var. rubra. 369. — variabilis. 369. Myriolabis Sternbergii, Feistmantel. Myrmedonia mustela, Rottbrg. 84. — puUa, Rottbrg. 84. — l'igida, Cr. 84. Myzocallis coi^yli, Pass. 154, 157. — ononidis, Pass. 253, 255, 342 — quercea. Pass. 334. — quercus, Kaltb. 334. Myzus asclepiadis, Pass. -151. — cerasi. Pass. 259. — lychnidis. Pass. 253, 338. — lythri, Pass. 253. — mahaleb, Pass. 260. — persicae, Pass. ii9, 343. — plantagineus, 340, 346. — pyrarius. Pass. 333. — ribis. Pass. 336. — sorbi, Kaltb. 340. — tanaceti, Pass. 342. — tetrarhoda. Pass. 336. N Nanoplithalmus, Motsch. 100. Nebria andalusica. 375. — Bramii. 211. — Escheri. 116. 211. — Gyllenhalii. 211. — Jokischii. 211. Necrophorus. 100, 356. — humator. 375. — ruspator. 375. — vestigator. 375. Nemesia fodiens Th. (Caratteri della) Carr uccio. 55, 65. NlTIDULIDAE. 359. Nostositi (Vermi cestodi), Yan Bene- den. 108. Note anatomiche intorno agli insetti, A. Targioni-Tozzetti. 386. 0 Oedaspis, Lio. 174. Oedaspis multifasciata, Lw. 174. Oedichirus Oedypus, Rottbrg. 84. Oenoplithira pilleriana, Dup. 116. Oiceptoma. 100. Olibrus. 369. — castaneus. Bandi., 95. Olophrum. 354. Omalidae. 354. Omalium. 354. — marinum, Ragusa. 196. Omophlus fallaciosus, Rottbrg. 84. Omotteri. 105. Oniscus ? 109. Oniticellus flavipes. 370. Onthophilus. pag. 359. Opatrum Messeniacum, Rottbrg. 84. — validum, Rottbrg. 84. Ophonus, Ziegl. 286. Opilio argentatus, Canestrini. 382. — graniferus, Canestrini. 382. — Targionii, Canestrini. 381. Opilionidi italiani, Canestrini. 381. Orchestes Fagi. 212. Oreina, Stierlin. 203. Ornithomyia avicularia. 116. ORTALIDINAE ITALICAE, Prof. Rondani. 161 e seg. Ortotteri, 204. — della Sirmia, Graber. 117. — (Tessuto adiposo degli). 400. — ed Emitteri del Vallese. Frcy- Gessner. 204. — Imenotteri, Emitteri. 204. Oryctes Grypus. 369. — Grypus ^Tessuto adiposo dell'). 388, 396, 397, 399.) — nasicornis. 369. — nasicornis (Tessuto adiposo dell'). 402. Osraoderma eremita. 369. Oxitelidae. 353, Oxytelus. 353. Oxytliyrea stictiea Lin. 360. — 428 — Pachychila Dejeani. 367. Pacliyta 6-maculata, L., var. trifa- sciata. 368. Paederus coriaceus, Fauvel. 212. Palaranea borassifolia, Feistmantel. Papilio Machaon. 367. Papilionarii. \2Q. Papilioniti. 126. Parablops aethnensis, Eottbrg. 81. Paracletus cimiciformis, Heyden. 245. Paranthura. 108. Pararga Aegeria. 367. — Coenonympha, var. Lyllus. 3!J7. — Megaera. 367. Parassiti di uccelli indigeni. 2i2. Paratenetus, Spinola. 97. Parnassius Apollo. 370. — Mnemosyne. 372. Paromalus. 358. PARTENOGENESI DEL BOMBYX MORI, Carlo De Siebold. 411. — del Xenops vesparum di Rossi 1 02. Pedicularii. '126. Pediculiti. ^26. Pedinus longulus. Eottbrg. 84. Pedogenesi. 103. — in una ninfa di Chironomus, 0. Grimm. 200. Pemphigus allìnis, Pass. 247, 259. — Boyeri, Pass. 156, 159,160, 252, 255, 341, 346. — bumeliae Kaltb. 246, 247. — bursarius, Kaltb. 258. — coerulescens, Pass. 160. — coluteae, Pass. <òl. — corniculai'ius. Pass. 257. — fagi, Koch. 245. — filaginis, Pass. 245. — follicularius. Pass. 257. — lactucarius. 246, 250, 254, 340. — ranunculi, Kaltb. 335. — spyrothecae, Pass. 258. — utricularius. Pass. 257. — vesicarius, Pass. 258. Penella Balenopterae, Van Beneden. 109. Penella crassicornis, Stp. 109. — pustulosa. Baird. 109. Pentodo/: dispar, Bandi. 96. Percus Guiroi, Perez. 95. — Navarricus, Dej. 95. — patruelis Duf. 95. — plicatus, Dej. 95. — politus, Dej. 95. — siculus, 375. — stultus, Dej. 95. Pezolittix mendax. 117. Pliagocarpus Rndn. 171. — permundus, ZTarr^. 171. Phalacridae. 359. Phalacrus. 359. Phelister. 358. Philhydrus agrigentinus, Rottbrg. S3. Philonthi. 348. — di Sardegna. 19! a 194. Philonthus escurialensis, Perez-Ar- cas. 94. — mimulus. Rottbrg. 84. — suceicola, Thoms. 116. — velatipennis, Solski. 101. Phillopteriti. 126. Pliilophylla, Rndn. 175. — centaureae, Fa'br. 175, 176. — ■ onopordi, Fab. 175. Phlaeobium. 354. Pholeuon, Rampe. 97. Pliorodon cannabis, Pass. 153. — carduinum, Pass, 156. — galeopsidis, Pass. 247, 249, 257, 258, 259,341. — humuli, Pass. 249, 260. — inulae, Pass. 220, 333, 343. Phyllobotrium delphini, Van Bene- den. 100. Pliyllognathus Silenus. 369. Phylloxera coccinea, Kaltb. 334. Phytoecia geniculata, Friv. 101. Pieris brassicae. 364. PlESTIDAE. 355. Pimelia castellana, Perez-Arcas. 94. Pimpla graminellae. 77. PiNOPHiLiDAE di Sardegna. 194. Platygaster muticus. 73. — punctiger. 73. — scutellaris. 73. Platyparea, Lio. 169. — discoidea, Fab. 170. 429 — Platj'phyma Giornae. 117. Platyrosopus elongatus, Munh. 101 . Platysoma. 357. Platystethus. 353. Plectroscelis breviuscula, Faldrm. 101. Plegaderus. 359. Podoftalmi (Crostacei,!. 107. Podurarii. 127. Poduriti. 127. Poecilostictiis octopunctatus, Ratzh. 104. — Ratzebiu'gi, Kaval. 103. Polistes gallica. 102 Polj'ommatus Alciphron. 371. — Gordius. 371. — Phiaeas. 378. Pranizia. 108. Procerus gigas. 116. Procris ampelopliaga. 71, 15, 361. Procrustes. 264, 265, 270. Proteinidae. 354. Proteinus.. 354. PSELAPHIDAE. 355. Pselaphus. 355. Pseudomierus, Motsch. 98. PSEUDOPHONus, Motsch. 289. Psociti. 127. Psociis pulsatorius. 115. Psyche apiformis. 374. Ptenidium. 357. Pterocallis tiliae. Pass. 342. — alni, Pass. 148. Pterochlorus longipes, Pass. 154, 334. Pteromalus bimaculatus. 74. — Gallerucae. 104. — tritici. 76. Pterostichus fasciatus. 116. — planipennis. 116. Pterostichus punctatus. 116. Ptinus corticinus, Rottbrg. 84. Pulex hirundinis, KoJU. 116. Puliciti. 126. Puntaroli. 76. Puntarolo del grano. 76. — del melo. 76. Purpuricenus Koeleri, L., var. Aet- nensis. 368, 369, 378. Q Quedius caelebs, Rottbrg. 84. — myagrus, Rottbrg. 84. R RASSEGNA ENTOMOLOGICA. 83, 200, 298. Rhaebus Mannerheimi, Motsch. 101. Rhizotrogus fuscus. 373, 376. — procerus. Bandi. 96. Rhizobius sonchi. Pass. 147, 155, 246. 247, 340, 341. Rhodocera Cleopatra. 378. Rhopalosiphum lactucae, Pass. 155, 340. — ligustri, Koch. 252. — nymphaeae, Koch. 148, 152, 153, 249, 252, 253, 254, 335, 337, 338, 341, 342, 343. — persicae. Pass. 149, 152, 159, 247, 248, 249, 335, 338, 339, 343, 344. Rhynchites betulae, 364. — betulae, varietas. 369. Rhyzophaguspunctiventris,BaMdi.96. Riscontro istorico sul tessuto adiposo degli insetti. 401. Ropaloceri (Distribuzione dei Ropa- loceri in Italia e in Spagna) Stau- dinger. 210. Rosalia alpina. 37?. Saciuin. 357. Salamandra Corsica, Savi. 81. — perspicillata, Savi. SI. Saprinus. 358. Satyrus Circe. 368, 378. — Lycaon. 370. — Lycaon, var. Lupinus. 379. — Semele, var. Aristaeus. 368. SCAPHIDIDAE. 357. Scaphisoma. 357. Scaphium. 357. Scarabearii. 127. Scarabeiti. 127. — 430 — Schizoneura corni, Kalib. 157. — lanigera, Hartig. 334. — lanuginosa, Hartig. 344. — venusta, Pass. -152, -leO, 255, 338. 343. — ulmi, Kaltb. 344. Scotodipnus Saulcyi, Dieck. 29. — (specie italiane di) 25, 29. — affinis, Bandi. 32. — • alpinus, Bandi. 33. — Aubei, Saulcy. 25, 35. — Bandii, Saulcy. 35. — glabei*, Baudi. 30. — hirtus?, Diech. 32. — Pandellei. 35. — Reveilleri. 35. — Schaumi, Saulcy. 25, 35. — subalpinus, Baudi. 31. — taurinensis, Baudi. 35. SCYDMAENIDAE. 356. Scydmaenus, Latr. 99, 356. — antidotus. 370. — ventricosus, Rotthrg. 84. Segestria Garbiglietti, Canestrini e Pavesi. 107. Semi da bachi. 1 12. Seriscius, Motsch. 101. SiFONOSTOMi, Van Beneden 109. Silpha. 356. — rugosa. 375. — sinuata. 375. SiLPHIDAE. 356. Sipha glyceriae, Pass. 248, 255. — maydis, Pass. 151, 252, 341, 342, 346. Sipliocoryne capreae. Pass. 337, 344. — . foeniculi. Pass. 159, 246, 256. — xylostei, Pass. 252. Siphonoplioraabsinthii, A'oc^. 150,249. — ai'temisiae, Pass. 147, 150. 341. — avellanae, Koch. 157. ~ campanulae, Koch. 153, 252. — cerealis, Koch. 151, 258, 343. — cyparissiae, Koch. 244, — jaceae, Koch. 153, 154. — lactucae, Pass. 250. — malvae, Pass. 148, 151, 248, 254, 256, 259, 344, 345. — raillefolii, Koch. 147, 150, 155. — picridis. Pass. 155, 249, 256. — platanoides, Pass. 147. Siphonophora rosae, Koch. 160, 336, 338. — rosaecola, Pass. 336. — solani. Pass. 158. — solidaginis, Koch. 244, 340. — sonchi, Pass. MI, 155, 339, 340. — tussilaginis, Koch. 343. — tanaceticola. Pass. 342. — ulmariae. Pass. 154, 155, 157, 159, 160, 244, 247, 248, 249, 251, 252, 254, 255, 342, 345. — urticae, Koch. 155, 248, 253, 344. — viciae, Koch. 251 345. — vincae Walher. 153, 345. Sisyphus Schaefferi, 369. Sitophilus granarius. 76, 364. Società entomol. dei Paesi Bassi. 212. — zoologico botanica a Vienna. 115. Solenobia triquetrella. 212. Sorex { Crocidura thoracicus Savi 81 . — (Pachyura) etruscus, Savi. 81. Sphex (Tessuto adiposo delle). 400. Staphylinidae di Sardegna. 190. Staphylinus clirysocephalus. 369 Stazioni e Istituti per 1' allevamento dei bachi da seta. 111. Stenidae di Sardegna. 194, 348. Stenobrithus declivis. 117. Stenolophus, Erichs. 294. ~ abdominalis, Gene. 295. — (Acupalpus) piceus, Rotthrg. 83. — discophorus, Fischer. 295. — elegans, Dej. 295. — skrimschii^anus, Steph. 295. — teutonus. Schrk. 294. — vespertinus, Panz. 295. Stenosis angustata. 369. Stenus. 348. Stephanopis Cambridgei, Thorell. 107. Storena formosa, Thorell. 107. Strongylus tinctus. 100. Struttura e composizione intima del tessuto adiposo di alcune larve. 396. — e funzione delle mandibule dei Ra- gni. Berkau. 105. Studi descrittivi. V. Rassegna en- tomologica. 200, 201. — generali. V. Rassegna entomo- logica. 200. Sunius aemulus, Rottbrg. 84. — 431 Suiiius humeralis, Rottbrg. 84. Sylvia hiscinoides, Savi. 81. Syncalypta Syriaca, Baudi. 9G. Syndicus, Motsch. 98. Tachyporidae di Sardegna. 189, 190. Tachys apristoides, Rottbrg. 83. — bistrìatus, Rottbrg. 83. — dilatatus, Rottbrg. 83. Taeniocampa munda. 213. Talpa coeca Savi. 81. Tanaidi (Crostacei). -107. Tarentula Leuckartii. Thorcll. 107. Tenebrie moIitor(Tessuto adiposo del) 300, 398, 400, 401. Tenthredo Eversmanni. 103. — flavicornis. Fab. 103. — luteicornis. Fab. 103. Tephritis, Latr. 7. — Arnicae, Lin. 9, 15. — bardanae, Mgn. 8, 14. — cincta, Lw. 11, 23. — confusa, Mgn. 8, 14. — conjuneta, Lw. 9, 17. — conura, Lw. 10, 16. — decipiens, Rndn. 9, 16. — dioscurrea, Lio. H, 22. — diotidis, Bfr. 7, 12. — fallax, Lw. 9, 16. — formosa, Lw. 8, 15. — guttata, Fall. 10, 19. — helianthi. Rossi. 7, 12. — heraclei, Fabr. 8, 13. — liyosciami, Lin. 8, 13. — leontodontis, De G. 10, 20. — matutina, Rndn. \], 22. — obscuricoruis, Rndn. 11, 12. — poecilura, Loew. 105. — praeeox, Lw. 11, 23. — pulchra, Lw. 10, 19. — radiata, Fall. 11,24. — ruflna, Rndn. 9, 17. — sejuncta, Lw. 9, 18. — tenera, Lio. 11, 23. — vespertina, Lio. 10, 21. Tessuto adiposo degli Imenotteri. 400. — adiposo degli Ortotteri. 400. — adiposo del Cerambyx cardo. 390, 396, 398. Tessuto adiposo delCossus ligniperda, 392, 398, 401. — adiposo del Menopon pallidum, 408. — adiposo del Tenebrio molitor, 390, 398, 400, 401 . — adiposo dell' Oryctes Grypus. 388, 396, 397, 399. — adiposo dell' Oryctes nasicornis. 402. — adiposo della Bombyx Rubi. 393, 396. — adiposo della Gryllotalpa vulgaris. 391, 396. — adiposo della Locusta viridissima. 408. — adipo-so delle Cetonia. 388, 389, 396, 397, 399. — adiposo delle Lampyris. 386, 387, 388, 396, 397, 399. — adiposo delle Sphex. 400. — adiposo di una Chelonia, 394, 397, 398. Tetramelus, Motsch. 98. Tetraneura ulmi Kaltb. 344. Tliamnobrizon gracilis. 117. Thecla quercus 376. Theridides, 106. Tliinodromus. 354. Tliomisides. 106. Thorictus dispar, Baudi. 96. Thrips aculeata, Fabr. 101, 102. — oryzophaga, Rndn. 102. Throscus .similis, Baudi. 97. Thyphaea umbrata, Baudi. 96. Thyris diaphana ? 368. Tillus elongatus. 373. Tinea granella. 364. — spretella. 115. Tingis pyri. 364. TlSANOTTERI. 101. Tomomyza tenella, Loew. 105. Tortrix viticana. 115. Toxoptera aurantii, Koch. 153, 156. — graminum, Pass. 151, 248, 249, 340. 343. Trama troglodytes Heyden. 156, 158, 251, 340. Tribalus. 358. Trichopteridae. 357. Trichopteryx. 357. Tripe nero. 101. Triplax ruficoUis. 369. 432 — Triplax russica. 369. Tripside del frumento. iO\. Tripsiditi. 126. Trogophloeus. 354. Troglorhynchu.s anophthalmus, Sch- midt. 36. — Camaldulensis, Rottemberg.'òl^M. — Grenieri, Allard. 37. — latirostris n. sp., Bargagli. .37. — Martini, Fairm. 36. — terricola, Linder. .37. Truxalis nasuta. Wl. Tubicinella trachealis, van Beneden. Tychea eragrostidis. Pass 244, 338. — pliaseoli, Pass. 148, 152. 245, 25G. — setariae, Pass. 157, 251, 339, 346. — setulosa, Pass. 255. — trivialis, Pass. 159, 245, 257, 343. Tychus. 355. u Uccelli ed Insetti in rapporto coll'a- gricoltura, Sabbioni. 110. Utilità dell'Entomologia applicata air agricoltura. Bei. 67 e seg. V Vacuna alni. Pass. 148. — dryophyla, Kalib. 334. VaJgus hemipterus. 369. Vanessa C. Album. 376, — Cardui. 367. — Io. 368. — Polychloros. 376. Vanessa Urticae. 376. Varietà. 119, 211. Veleno degli scorpioni. 114. — delle Api. 113. Verme distruttore dei limoni. 113. Vespai'ii. 127. Vespiti. 127. Vespertilio Bonapartii^ Savi. 81. — vispistrellus, Savi 81. Viaggi ed escursioni Entomologiche 211. X Xenobalanus globicipetis Van Bcne- den. 109. Xenops vesparum, Rossi (partenoge- nesi del;. 102. Xenositi. 127. — (Vermi cestodi), Van Beneden. 108. Xyphosia, Desv. 3. — corniculata, Zett. 4. — miliaria, Schr. 4 e 6. — Westermanni, Mgn. 5 Yoconia insignis, Thorell. 107. Yponomeuta cognatella. 361. Zabrus gibbus. 363. Zeuzera Aesculi. 361. Zygaena Erythrus. 367. — punctum. var. Contaminoides. 3G7. ATTI SOCIETÀ EIVTOMOLOGICA ITALIAiVA ELENCO dei componenti la SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA e degli associati al Bullettino olie essa dà in luce. (1» Gennaio 1871). (^B.— II segno * vale a distinguere gM Associati al Bv.llettino dai membri della Società.) Almansi Emanuele, Firenze Ancona (D'j doti. Cesare, id. Arciduca Luigi Salvatore di Lorena, Praga Bargagli Piero, Firenze Baroni Giovanni, id. Baudi di Selve cav. Flaminio, Torino Beccaria-Incisa cav. generale Luigi, Firenze Bechi cav. prof. Emilio, Firenze Bellardi prof. Luigi, Torino Bellenghi Timoleone, Bologna Bellier de la Chavignerie, Parigi Berenger (De) cav. Adolfo, Firenze Bergamasco Camillo, Casalbeltrame [Prov. di Novara) Bertolini (De) doti. Stefano, Trento Berloloni cav. prof. Giuseppe, Bologna Bianconi Giovanni Antonio, id. * Biblioteca Comunale di Forlì * — della R. Accademia delle Arti del Disegno di Firenze * — Marucelliana id. * — del R. Museo di Storia Naturale ic?. " — del R. Istituto Tecnico id. * Biblioteca del R. Liceo Dante di Fi- renze. * — Nazionale di Parma * — della R. Università di Genova. * — della R. Università di Torino Billi dott. Luigi, Firenze. Bishoff-Ehinger Andrea, Basilea (Sviz- zera) Boales Enrico, Pietroburgo Bonola dott. Giov. Battista, Corconio (Riviera d'Orta Novarese) Bonvouloir (De) visconte Enrico, Parigi Bonzanini prof. Ettore, Casale Monfer- rato. Brouty Carlo, Parigi. Bruck (Vom) Emilio, Crefeld (Prussia Renana) Bruschi prof. Alessandro, Perugia Calderini cav. prof. Pietro, Varallo Sesia Callegari Ferdinando, Venezia. Caluri Olivo, Pisa Cammarota comm. prof. Gaetano, Fi- renze Cappannelli Giuseppe, Cortona IV Carrara Guido Luigi, Lucca Carruccio doti. prof. Antonio, Firenze Cascio-Cortese prof. Giuseppe, Trapani Cherici cav. Niccolò, Firenze Cocchi cav. prof. Igino, Firenze Cogollo nobile Girolamo, Vicenza * Comizio Agrario di Forlì Contini Cappai dott. prof. Ant., Sassari. Cornalia cav. prof. Emilio, Milano Corsini principe Tommaso, Firenze Costa cav. prof. Achille, Napoli Crotch G. C, Londra. Curò ing. Antonio, Bergamo. Daniels Federigo Guglielmo, Holte- gaard Maribo [Danimarca) Dei Apelle, Siena Del pino Federigo, Firenze Devincenzi comm. Giuseppe, Firenze Deyrolle Emilio, Parigi Dieck dottore Giorgio, Merseburgo (Prussia) Disconzi sacerd. dott. Francesco, Ficensa Dohrn Carlo Augusto, Stettino (Prussia) Doria march. Giacomo, Genova Duglas Gio. Guglielmo, Londra. Emich (D') Gustavo, Pesi (Ungheria) Emery Carlo, Napoli Verni Orazio Emanuele, Firenze Franchi avv. Tito, Genova Friedlaiider R. e figlio, Berlino Fuchs Valdemaro, Berlino Fumagalli prof. Carlo, Cremona Gabardi-Brocchi conte Ferdinando, Fireìize Garbiglietti cav. dott. Antonio, Torino Garzoni march. Giuseppe, Firenze Ghiliani cav. Vittore, Torino Gianelli Giacinto, id. Giglioli cav. prof. Enrico, Firenze Ginori senator march. Lorenzo, id. Grenier dott. Alfredo, Parigi Guicciardini conte Piero, Firenze Haag-Rutemberg dott. G.^ Grueneburg presso Francfort sul Meno Heyden (Vonj capitano L., Francfort sul Meno Heylaerts dott. Enrico, Breda [Olanda) Kennedy rev. B. S., Pisa Jocelyn onorevole Nassau, Stocolma Lepori dott. Cesare, Cagliari Lioy cav. Paolo, Vicenza Loescher Ermanno, Torino Lorenzini Demetrio, Porretta. Mac-Lachlan Roberto, Londra Magni-Griffi prof. Francesco, Cremona Manderstjerna cav. generale, Pietro- burgo Marchi prof. Pietro, Firenze Marconi prof. Francesco, Bologna Marconi dott. Scipione, Firenze Mariani cav. dott. Antonio, Firenze Marshall rev. T. A., Barnstaple (In- ghilterra) Masé arciprete dott. Francesco, Castel d'Ario (Mantovano) Mathan (De; Marco, Havre [Francia) Meda Enrico, Rho (Milanese) Mella conte Carlo Arborio, Vercelli Mella cav. ing. Enrico, Torino Michelacci cav. prof. Augusto, Firenze Micheli padre Everardo, Pisa ♦Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, Firenze * Ministero della Pubblica Istruzione, id. Moni dott. Olinto, Bagni di Lucca Monti dott. Giovanni, Pisa * Museo Imperiale di Vienna Negri aw. Francesco, Casale Monfer- rato Ninni conte doU. Alessandro, Venezia Nobili cav. avv. Niccolò, Firenze Occhini dott. Luigi, Firenze Panceri prof. Paolo, Napoli. Parlatore cav. prof Filippo, Firenze. Passerini cav. prof. Giovanni, Parma Percival-Weight prof., Dublino Perez-Arcas prof. Laureano, Madrid Pescetto luogotenente Federico, Firenze Puls Carlo, Gand (Belgio) Pulon dott. A., Remiremont (Francia- Vosgi) Piccioli Ferdinando, Firenze Pirazzoli dott. Odoardo, Imola Pisani cav. Vincenzo, Lucca Pozzolini Enrico, Firenze Parda porf. Teodoro, Pavia Puliti cav. Leto, Firenze Quadri dott. Achille, Bologna Ragusa Enrico, Palermo Ricasoli barone Bettino, Firenze Ridolfi comm. march. Luigi, id. Ridolfi cav. march. Niccolò, id. Roeder (Di), Hoym (Germania) Ronchetti-Macchi Caterina, Firenze Rondani cav. prof. Camillo, Parma Roster dott. Giorgio, Firenze Saulcy (De) Feliciano Enrico, Metz Savi dott. Adolfo, Pisa Savi senator comm. prof. Paolo, id. Schiff cav. prof. 3Iaurizio, Firenze Sella Eugenio, Torino Selys-Longcharaps (De) senator barone Edmondo, Liegi (Belgio) Serveillé Alberto, Parigi Sharp dott., Thornhill. Scotland (In- ghilterra) Siemoni Gio. Carlo, Pratovecchio. Signoret dott. Vittorio, Parigi Simi dott. Emilio, Seravezza Solsky (De) Simone, Pietroburgo Spence cav. Guglielmo, Firenze Stainlon H. T., Londra Staudinger dott. Ottone, Dresda Stefanelli cav. prof. Pietro, Firenze Strozzi march. Carlo, id. Tacchetti nobile Carlo, Padova Tanari senator march. Luigi, Firenze Tapparone-Canefri avv. Cesare, Torino Targioni Tozzetti cav. prof. Adolfo, Firenze Tenderini Prof. Giuseppe, Carrara. Terreni maggior Fortunato, id. Terrachini prof. Paolo , Reggio d' E- milia Tournier Enrico, Ginevra Tozzoli prof. Luigi, Ravenna Trevellini ing. Luigi, Firenze Ulivi abate Giotto, Gricignano in Mu- gello (Toscana) Ussìaub Leone, id. Vegni cav. prof. Angiolo, id. Verdiani dott. Giuseppe, Volterra Verdiani-Bandi Luigi, Castiglioni d'Or- da. Villa Antonio, Milano Vimercati dott. Guido, Torino Wilson-Saunders Edoardo, Londra Wilson-Saunders Guglielmo, id. Zannetti prof. Arturo, Firenze VII Sunto della Relazione sul movimento scientifico della Società Entomologica Italiana, letta dal Segretario degli Atti nell'adunanza generale del 26 dicembre 1870 (1). A me cui spetta per ufficio di ricordare e riassumere anche in quest'anno i lavori scientifici venuti in luce nei bullettini della Società, non potea passare inosservato, Consoci onorevolissimi, come il primo di essi s'inaugurasse con un avvertimento dei benemeriti compilatori; col quale dichiarandosi amanti dei fatti più che delle parole, promet- tevano usare ogni cura a fine di ottenere che il giornale nel secondo anno di sua vita riescisse piìi esteso e più variato. Memorie originali di entomologia pura ed applicata; articoli di po- polare ed amena erudizione; raccolte di descrizioni di artropodi italiani, recentemente e per la prima volta illustrati in opere edite nella peni- sola, oppure oltralpe; riviste di lavori italiani e stranieri; materiali per la formazione di una generale bibliografia entomologica italiana; cenni biografici, e finalmente gli atti ufficiali della nostra Società; questa era la serie degl'importanti argomenti, questo il quadro che ci presentava la compilazione del giornale. La fedele citazione dei titoli dei lavori venuti mano mano in luce, varranno, io spero, come la migliore testimonianza del modo con cui fu svolta la serie degli enunciati argomenti, eh' è quanto dire come le promesse siano state mantenute. La vita scientifica della Società essendo sovratutto rappresentata e resa palese dai suoi bullettini, è dal ricordo del loro contenuto che riescirà agevole a me e a tutti rilevare quale sia stato il movimento scientifico della medesima. Il primo buUettino del 1870 offre anzitutto alla nostra attenzione una memoria d'uno fra gli attivissimi nostri soci, il professore G. Ron- dani. In essa si ha la continuazione di altre già pubblicate, e che quindi sono a voi tutti ben note. Infatti ha per titolo: Ortalidinae italicae collectae, disUnctae et in ordinem dispositele — Dipterologiae italicae pro- dromi, Pars VII. (1) Anche per qiiest' anno il Relatore contentasi di pubblicare un semplice sunto, e ciò perchè i soci hanno già. o possono aver ampia notizia dei lavori originali ecc. pub- blicatisi nel volume del 1870, (dei quali tutti esso Relatore non lasciò di ricordare il diverso merito, dando dei cenni analitici, e facendo all'occorrenza talun commento sui punti più importanti dei prodetti lavori), e perchè la mole raggiunta da questo bui- lettino consigliò di pubblicare anziché la intera relazione quale fu letta, un com- pendio della medesima. vili Molti nuovi generi, non poche nuove specie danno maggior merito e importanza a questo vasto lavoro dello zoologo parmense. Qua] seconda memoria ne troviamo una breve del socio ingegnere Antonio Curò, nella quale dà conto di notevoli e nuove Varietà acci- dentali di due specie di lepidotteri ropaloceri appartenenti alla fauna italiana, e precisamente alla specie diurna denominata Melitaea didijma e aWAì'gynnis Pales, la cui varietà l'autore trovò sulle Alpi del Ber- nina a circa 2400 metri di altezza. Terzo viene il Catalogo sinonimico e topografico dei coleotteri della Toscana, ordinato dal socio e consigliere della nostra società, il Sig. Fer- dinando Piccioli, con la collaborazione di uno fra i nostri giovani e di- stinti soci, il Sig. Piero Bargagli. La parte del catalogo che abbiamo sott' occhio in questo 1° fascicolo è continuazione di altre venute in luce in parecchi buUettini del -1869; ed io perciò ebbi già l'onore di porre in rilievo la importanza di un lavoro che ci fa conoscere cosi estesamente i coleotteri di questa bella parte d' Italia. Tien dietro un lavoro riassuntivo destinato a darci notizia di Specie nuove di artropodi appartenenti alla fauna italiana ed illustrati da vari autori italiani e stranieri. Come quinto lavoro origmale ci si offre una memoria del nostro presidente, la quale ha per titolo sulla Phylloxeì'a vastatrix. In questa importante memoria l'autore ha voluto riassumere quanto fino a quei giorni sapevasi sulla storia di cotesto minuto insetto e sui disastri da esso prodotti. Il lavoro è corredato da 10 belle figure che ci mostrano e il pampano della vite coperto dalle galle verruciformi della phylloxera^ e le larve viste da diverse parti (larve che pur io potei più volte osservare al microscopio, gentilmente mostratemi dal Prof. Targioni), le quali egli ebbe per squisita cortesia del Sig. mar- chese L. Ridolfi. Dopo tale lavoro volentieri si fa leggere una rivista bibliogra- fica, modestamente intitolata Varietà, dovuta al nostro vice-presidente Prof. Pietro Stefanelli. La medesima è tratta da una traduzione di un trattato cinese sulle cavallette, assai pregevole e pieno di curiose no- tizie; e della traduzione siamo debitori alle cure dell'egregio Sig. avvo- cato Alfonso Andreozzi di Firenze. Ricca di notizie assai importanti è la rivista entomologica che tien dietro alla suUodata varietà. In essa il Prof. Targioni, sotto il titolo di Studi generali, ci offre dapprima un largo riassunto di un lavoro premiato che ha per titolo: Sulla composizione anatomica deW uovo, e sulla uni- formità 0 varietà di essa secondo gli animali. Autore del medesimo è IX il Sig. Edoardo Van Beneden, figlio all'insigne zoologo di cui la scienza e i colleghi deplorano la recente perdila. Un'altra parte della Rivista è destinata specialmente all' en/omo- logia descrittiva ed applicata. E di questa, per amor di brevità, è d'uopo che io taccia. Non so però resistere al desiderio di ricordarvi come al Sig. Diech debbansi sei nuove e importanti specie di coleotteri ciechi trovate nei contorni di Firenze, di Pratolino e di Vallombrosa. E finalmente il fascicolo che ho preso ad esaminare chiudesi con una ricca bibliografia entomologica italiana, coll'elenco dei componenti la società, e cogli atti ufficiali della medesima. 11 secondo fascicolo ha principio colla continuazione del pregevo- lissimo lavoro dovuto al Prof. Rondani. Anche la seconda memoria di detto fascicolo ò dovuta al medesimo autore. In essa parlasi delTinsetto Ugi. assai dannoso nello stato di larva ai bachi da seta, e che il Prof. Rondani_, primo ad illustrarlo, denon]inò Ugimrja sericariae. Come terzo lavoro originale abbiamo una nota d'altro nostro assai distinto socio, il cav. Vittore Ghiliani, concernente la Opomala sicula; per la quale propone, con ben valide ragioni, che si adotti il primitivo nome di Opomala cyUndrica^ Fischer. Come quarta memoria originale troviamo la seguente intitolata : Applicazione della teoria darviniana ai fiori ed agl'insetti visitatori dei fiori; discorso pronunciato dal Dott. Emi. Muller di Lippstadt alla 26* assemblea generale del Naturalistorischen Verein fiir Rheinland und We- stfalen nel 18G9 - tradotto con molta diligenza dal tedesco e arricchito da non poche dotte e importanti note dal Prof. Federico Delpino. e da quesii letto alla Società Entomologica nelle due adunanze generali del passato anno. Il socio Garbiglieli ha pure, come nel 1869, fornito pel presente anno pregevoli materiali al nuovo volume del nostro BuUettino. E ne avete prova in una nota intitolata: Additamenta et emendatioìies ad ca- talogum methodicum et synoìiymicumhemipterorunf heteropterorum italiae iwligenarum. Quindi leggiamo una breve nota del sig. Feliciano Saulcy, riguar- dante la diagnosi di alcune specie nuove di coleotteri ipogei e la de- scrizione di una nuova specie di Reicheia. La prima di queste specie r autore ebbe da Portovenere, la seconda da Bona d' Algeria, la terza dalla Corsica, la quarta dai dintorni di Firenze. E siccome chi la scopri fu il nostro giovane consocio sig. Leone Usslaub, cosi il valente autore, che la ricevette gentilmente in dono dallo scopritore, la volle denomi- nata Reicheia ('sskmhi. A settima memoria originale di questo già ricco fascicolo troviamo un'interessante nota che ha per titolo : L'acaro del baco da seta e Vacavo del gelso. Con questo, si ha nell' istesso fascicolo un terzo lavoro dovuto all'indefesso Prof. Rondani. Escursioni entomologiche sulla montagna di Cetona. Così intitolasi l'ottava memoria originale scritta dal socio sig. Piero Bargagli. Le pagine che l'autore dedica alle escursioni fatte nella sua cara e bella montagna di Cetona, superano di gran lunga V aspettazione di un primo lavoro; nel quale, dopo molte importantissime notizie, ci pone sott' occhio una nota che comprende 91 specie di coleotteri, oltre taluna nuova {Adelops Sarteanensis) ecc. Il frutto di nuove osservazioni è consacrato nella nona memoria originale di questo che chiamai già ricco fascicolo. Essa ha per titolo: SuWo7'gano che fa lume nelle lucciole volanti d'Italia [Lucciola Italica). L'autore, Prof. A. Targioni Tozzetti, ha corredato l'interessante me- moria di assai belle figure. Altri due lavori originali mi restano ancora a ricordare. Il primo s'intitola: Frammenti di una comunicazione intorno a vari lepidotteri toscani, la quale dobbiamo al Prof. P. Stefanelli; il secondo ha per og- getto diversi Studi mirmecologici del sig. Carlo Emery di Napoli. Delle memorie donateci dai due egregi consoci or citati, e che per numero sono la decima e l'undecima, non è d'uopo faccia rilevare l'importanza a chi ebbe già opportunità di bene apprezzarle. Della ricca Rivista Entomologica, compilata dal nostro Presidente, dirò solo che molto speciale interesse offr'ono le notizie su diversi insetti, nemici pericolosissimi alle viti e ad altre piante. Il secondo fascicolo chiudesi finalmente con una Bibliografia ento- mologica italiana, della quale per copia ed utilità di citazioni credo nes- suno abbia a dolersi. A questa seguono gì' Atti ufficiali della Società ; e pur troppo troviamo ancora due meste pagine che nell'animo di tutti rinnovano dolorosa memoria — quella della perdita fatta dalla stessa Società nella persona dei due illustri consoci, senatore Professore Antonio Orsini e Alessandro Halyday. Il V. Presidente Stefanelli ha dettato le brevi e affettuose parole che leggiamo in quelle pagine. Il terzo fascicolo trimestrale s'inaugura con una interessante me- moria del Prof. Emilio Cornalia di Milano, il quale ci fa conoscere il risultato di diligenti suoi studi snWUgi, o insetto parassita del filugello del Giappone. La memoria dell' onorevole consocio è accompagnata da una tavola ricca di belle figure. Dopo la continuazione e fine del lavoro del socio Delpino, abbiamo come terza memoria originale un' accurata nota del Dott. Stefano De XI Bertolini suW Agabus venturii, nuova specie di coleottero del Trentino. Poscia la continuazione del catalogo sinonimico e topografico dei coleot- teri della Toscana compilato, come ben sapete, dal sig. F. Piccioli. Fa seguito un breve ed importante cenno sulla distribuzione geografica àdVemittero Halobates, dovuto al consocio Prof. Enrico Giglioli. Come sesta memoria originale troviamo un lavoro del sig. Pietro Bargagli, che intitolò: Maleriali per la Fauna entomologica deW Isola di Sardegna. Cotesto lavoro è destinato ad illustrare i coleotteri sardi. Il sig. Bargagli rammenta il viaggio fatto in Sardegna dal Profes- sor Targioni e da me nel i8G9. Io non debbo aggiunger parole a quelle dell' autore che, come forse a voi tutti è noto, si offrì spontaneamente a compagno in quella escursione. Ma chi ama sul serio i fatti, chi senza passione sa apprezzare i resultati di utili e faticose escursioni, giudichi sul ricco materiale che servì al lavoro in discorso; e questo esaminando, e talun altro del Targioni, e oserei ancora aggiungere qualche altro mio, meglio illuminato si avvedrà come nel breve giro di poche settimane si possa, ispirati da amore e buon volere, raccogliere e illustrare mol- tissime specie zoologiche, e in breve tempo far quanto non fu fatto in una serie lunghissima di anni. I prof. Stefanelli e Targioni ci offrono altre due brevi ma sotto di- verso titolo importanti memorie. Il primo ci dà notizia di alcune sue pazienti indagini Suir odore di ambra o muschio che tramanda la Sphinx convolvuli ; il secondo ci fa conoscere che cosa sia la Brinosi della vite' e quali siano i suoi acari. Compio r esame di questo terzo fascicolo limitandomi a ricordare che oltre la Bibliografia Entomologica Italiana^ continuazione d'altre che a suo tempo vi annunciai, trovasi in esso una Rivista di Entomologia descrittiva ed applicata specialmente air igiene e alV agricoltura^ ed una Varietà a proposito delle Caverne dal punto di vista entomologico, ri- vista e varietà che si ebbe la gentilezza di lasciar compilare al vostro Segretario degli Atti. Sul quarto ed ultimo fascicolo formante il volume del 1870, debbo solo limitarmi a far conoscere i titoli dei lavori, perciocché esso trovisi ancora sotto il torchio. Mi compiaccio però nell'annunciarvi come in esso fra brevi dì leggerete 7 memorie originali. Nella prima ci si offre una Rivista dei coleotteri spettanti alla Fauna sotterranea recentemente sco- perti in Italia e descrizione di due nuove specie anottalme. Ne è autore il signor Ferdinando Piccioli. Nella seconda si contiene la Descrizione di due nuove specie di coleotteri trovate in Sicilia dal socio sig. Enrico Ragusa. XII Nella quarta il prof. Camillo Rondani ci presenta molte aggiunte al vasto suo lavoro sui ditteri italiani (Stirpi anthomynarum). Nella quinta il prof. Pietro Stefanelli ci offre la parte seconda del suo Catalogo illustrativo dei Lepidotteri toscani (Sfìngidi). Nella sesta abbiamo il risultato di studi fatti dal prof. A. Targioni Tozzetti suW apparecchio che separa ed esala V odore di muschio nel maschio della Sphinx Convolvuli^ con una tavola contenente 6 figure. Nella settima finalmente il socio signor Apelle Dei ci dà una inte- ressante nota col titolo: La Tingide o cimice tigrata del pero (Tmgis Pyri). Il fascicolo, che come vi ho detto è d'imminente pubblicazione, conterrà inoltre: gli Atti ufficiali della nostra Società, con una Relazione dell'egregio collega il Segretario del Carteggio, la nota dei nuovi soci, e due distinti indici. Da questa rapida esposizione risulta che , non tenendo conto delle riviste e di altri lavori cui ho accennato, ma delle sole memorie originali pubblicate nel cadente anno, queste sono in numero di tren- t' una. E siccome quelle pubblicate nel volume del -1869 furono 24, così non è mestieri che aggiunga parola per far rilevare come l'aumento assai notevole nel numero dei lavori originali pubblicati dal Bullettino della Società Entomologica Italiana, sia prova eloquenlissima della mag- giore attività dei soci nel 1870. A voi tutti poi io m' appello per giu- dicare se celesta maggiore attività sia segno evidente di progresso della stessa nostra Società. E vi prego pur di notare che il volume del i870 supera quello dell'anno precedente per ottanta pagine. Le cose già espostevi dal nostro Presidente mi dispensano dal passare in rassegna gli atti e le deliberazioni del vostro Comitato resi- dente nelle molte adunanze tenute nel corso dell' anno. Mi compiaccio però nel diivi che l' istesso Comitato ebbe ad approvare le nomine di ben 22 nuovi soci, fra italiani e stranieri, a lui proposti nei modi voluti dallo statuto. Fxcovì ì nomi dei sociitaliani : Bellini cav. prof. Ranieri; Billi dott. Luigi ; Bozzanini prof. Ettore ; Cammarota cav. prof. Gaetano; Gabardi conte Ferdinando ; Incisa Luogot. Gen. Comm. Luigi ; Marconi dott. Scipione; Michelacci cav. prof. Augusto; Ninni conte dott. Ales- sandro ; Occhini dott. Francesco ; Panceri cav. prof. Paolo; Pozzolini Enrico: Siemoni Carlo; Vimercati ing. conte Guido; Ulivi Don Giotto. Soci stranieri: Crotch G. C. ; Fuchs Wladeraar ; Heylaerts dott. IL T. M. ; Mathan (De) Marc ; Perceval prof. Weight ; Saulcy (De) Feliciano Enrico ; Seveillé Alberto. I nuovi membri che la Società è ben lieta di accogliere nel suo seno, e quanti altri prima vi appartenevano, formano ormai tal numero, XIII e tali prove molti di essi hanno già dato, da far sempre più sperare con maggior fondamento prospere le sorti e rigogliosa la vita della stessa Società Entomologica Italiana. Con questa certezza, accettate, egregi Consoci, le vive grazie che vi rendo per la benevola e cortese attenzione con cui ascoltaste anche quest' anno la mia relazione. // Segretario degli Atti A. Carruggio. XIV Relazione del Prof. Pietro Marchi Segretario delle Corri- spondenze letta nell'adunanza della Società Entomologica il di 26 dicembre 1870. Signori, Nell'ultima adunanza tenuta dalla Società nostra io ebbi occasione di rendervi conto degli attestati di stima e della viva accoglienza che era fatta al Bullettino Entomologico nostro, non tanto in Italia, quanto all'estero. Oggi son maggiormente lieto di presentarvi in una rapida ras- segna la copiosa messe di pubblicazioni entomologiche interessantissime donate alla Società, ed il cambio dei pregevoli periodici delle più celebri Accademie e Società Scientifiche d'Europa, coi numeri del nostro Bul- lettino. Sia lode per tale accoglienza ai valenti collaboratori del nostro periodico e sprone ad altri d'imitarli. Fra i libri, memorie, opuscoli, donati alla Società nostra debbo so- prattutto ricordare i seguenti : Gli annali della Società Entomologica del Belgio dal 1857 al 1868. Il Giornale Entomologico di Berlino donato dal Signore Heylaerts di Breda (Paesi Bassi). Una memoria sul Dytiscus marginalis ed altre egualmente importanti di Alfredo Preudhomme de Borre. Un opuscolo del Signoret (D. Victor) sulle Phylloxera vastatrix. Una memoria relativa ai ragni europei pel Sig. Thorell. Un opuscolo del Sig. Brauer donatoci dal Sig. Senoner di Vienna sulle specie Austriache del genere Chrysopa ed altri del Sig. Bitter von Frauenfeld; relativi alla famiglia delle Psille e ad altri argomenti. Una opera interessantissima del Sig. Hasskarl di Vienna sulle Comme- linacee Indiane ed un lavoretto del Sig. Schiner egualmente di Vienna a proposito di un nuovo apparecchio da disegnare. Una memoria con tavole inviata dal Sig. Massen di Erberfeld intitolata Birtrage zur Schmelterlingskunde. Un opuscolo del nostro Presidente sui cefalopodi mediterranei. Una memoria del Sig. Dei Apelle sulla Philloxera delle Viti. Uno scritto sulle cavallette per l'Avv. Alfonso Andreozzi. Un opuscolo sulla Partenogenesi fra i Lepidotteri del sig. Curò ed un altro dei Sigg. Saussure et Humbert su nuovi miraipodi americani. Un catalogo di Conchiglie ed insetti di Sardegna per il Sig. G. B, Villa XV di Milano e molte altre pregievoli pubblicazioni sopra vari argo- menti Entomologici dei fratelli Villa. Un Catalogo metodico completo e annotato dal nostro Segretario degli Atti Dott. Carruccio degli animali riportati dal Presidente Targioni dalle escursioni nelle Provincie Meridionali di Italia e in Sardegna. Una pregevolissima opera del Prof. Augusto Michelacci avente per titolo Saggio teorico pratico di Dermatologia. Gli studi sulle malattie dei filugelli fatti e pubblicati dal Signore Haber- landt e donatici dalla Camera di Commercio di Rovereto insieme ad altri lavori del ricordato autore. Un opuscolo del Signore Fuchs Wladimir© sopra tre nuove specie di Balaninus. Il Catalogo sistematico degli insetti della provincia di Vicenza dell'abate Dott. Francesco Disconzi. Il Catalogo de'Ditteri dei contorni di Berlino ed altri lavori entomologici del Sig. Puls. La Relazione sopra alcuni Coleotteri che s' incontrono nel Biellese di Eugenio Sella. Le Petites Nouvelles Entomologiques 2.™" Année 1870, del Sig. Deyrolle. Un pregievole lavoro di fisica del Sig. Guido Vimercati. e finalmente : Il CompendioHeorico pratico d'apicoltura razionale del sacerdote Don Giotto' Ulivi. Per ciò che si riferisce al cambio di pubblicazioni periodiche di Ac- cademie e Società Scientifiche col nostro Bullettino mi piace citare le seguenti e cioè : Il Bullettino della Società dei Naturalisti di Stiria. Gli Annali della Società Entomologica del Belgio. — Continuazione. Quelli della Società Entomologica di Francia. Il Bullettino Malacologico Italiano. — Continuazione. Il nuovo giornale Botanico Italiano. — Continuazione. Il Periodico delle Società per la diffusione degli studi naturali in Vienna. Le Horae Societatis Entomologicae Rossicae. Gli Annali della Società Linneana di Lione. Il Periodico della Società de' Naturalisti di Briinn. Quelli della Società Zoologico-BDtanica di Vienna. — Continuazione. Il Giornale di Entomologia della Società Entomologica Neerlandese. — Continuazione. Il Periodico della Società Entomologica Svizzera. -- Continuazione. Il Giornale Entomolo.sico di Berlino. XVI Il Giornale di Agricoltura del Regno d'Italia del Sig. Prof. Botter. Il Giornale di letture Scientifiche pubblicato in Genova. e finalmente: Il BuUettino della Società Imperiale de' Naturalisti di Mosca. La Corrispondenza Epistolare di questi ultimi mesi offre sempre la continuazione degli incoraggiamenti dati alla nostra Socif^tà da uomini insigni, e contiene non poche promesse di interessanti memorie entomo- logiche, che saranno poi pubblicate nel Bulletlino. Voglio però citarvi una lettera, che per la condizione dello scrivente credo opportuno non lasciar senza nota, ed è quella inviata da Signoret di Parigi al nostro Presidente nel mese decorso per ballon monte. Questa lettera colla quale il distinto scienziato si ricorda alla nostra Società in mezzo agli orrori di una terribile guerra, ed in mezzo alle cure che egli spende a vantaggio di non pochi feriti nella sua propria abitazione in Parigi, questa lettera suggerisce a me ed a voi tutti la espressione del voto che cessino una volta queste stragi, questi orrori che arrestano i progressi delle scienze ed offendono enormemente l'uma- nità e la civiltà del nostro secolo. PROCESSO VERBALE Aiunanza generale tenuta il ili 14 mim M- Sono presenti il Presidente Targioni Tozzetti Adolfo, Bargagli Piero, Bruschi Alessandro, Carruggio Antonio, Delfino Federico, Dei Apelle, Giglioli Enrico, Lorenzini Demetrio, Parlatore Filippo, Piccioli Ferdinando, Ridolfi Nicolò, Rondani Camillo, Roster Giorgio, Vimer- cati Guido. Usslaub Leone. A norma dell'avviso, i Soci si radunano nella sala delle lezioni del Regio Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, gentilmente concessa dalla Direzioue. 11 Presidente, dichiarata aperta l'Adunanza, dà la parola al Segre- tario degli Atti per la lettura del processo verbale dell'Adunanza pre- cedente, il quale viene approvato senza osservazioni. Prende poscia a parlare il Presidente dichiarando tornargli assai grato che in quasta Aduuanza possa far conoscere i progressi fatti dalla Società, sia pel numero crescente dei Soci, sia pel numero delle mag- giori relazioni, e specialmente per gli invii, i doni e gli incoraggiamenti che la Società stessa riceve sempre più da celebri istituti congeneri : ed in fatti annunzia che oltre le Società di Stettino, di Berlino, di Mosca, di Vienna ecc., anco quella di Londra ha accolto la proposta del cambio degli Atti, offrendo anzi di cominciare dal 1868. Queste no- tizie, aggiunge, vi avrebbe potuto fornire il Segretario del Carteggio, se per causa legittima non avesse oggi dovuto assentarsi. Fa quindi omaggio alla Società di parecchie copie del giornale il Possidente di Siena, nel quale il Socio Dei ha pubblicato diversi articoli di Entomo- logia applicata, ed altri omaggi presenta pure a nome del Socio Ron- dani. Conclude finalmente con l'eccitare i Soci a formare una colle- XVIII zione entomologica italiana, della quale dimostra il grandissimo bisogno e gli evidenti vantaggi. Chiesta ed ottenuta la parola, il prof. Rondani fa conoscere all'Adu- nanza una parte di un suo esteso lavoro sugi' insetti parassiti utili e delle loro vittime. Il prof. Rondani insiste sulla necessità che l'uomo faccia direttamente la caccia agli insetti nocivi, senza troppo fidarsi a quella che possono farne gli uccelli. In questo senso l'autore presenta una speciale proposta all'Adunanza, perchè trovi modo di accreditarla e raccomandarla anche al Governo. Il Segretario degli Atti legge, a nome del Socio assente prof. Pas- serini di Parma, un lavoro intitolato Flora degli Afidi italiani. Quindi ha la parola il Socio Apelle Dei di Siena che richiama l'at- tenzione della Società sopra uu caso di presunto ibridismo fra due specie di coccinelle. Poscia il Socio Ferdinando Piccioli legge a nome del signor Enrico Ragusa di Palermo una nota sopra due nuove specie di coleotteri trovate in Sicilia. Il Vice-presidente prof. Pietro Stefanelli annunzia che nell'esaminare varj lepidotteri inviatigli dal signor Enrico Ragusa con la dichiarazione che da lui furon raccolti in Sicilia, trovò tra essi, non senza viva sorpresa, un individuo della graziosissima Lycaena Balcanica Frr. [L. Psittacus HS.) fino ad ora creduta abitatrice soltanto dei Balcani in Europa e di una porzione dell'Asia occidentale. Avverte inoltre che il predetto esem- plare superava in bellezza, sia rispetto alle dimensioni e sia per quanto attiene alla vivacità del colorito, tutti quelli che potè vedere da otto o dieci anni a questa parte, e dei quali conserva i migliori nella sua col- lezione europea. Passa quindi a parlare del Bombyx Quercus var. Spar- tii Hb. (non Boisd.) riassumendo le notizie pubblicate intorno ad esso dal Guenée e dal Bellier de la Ghavignerie, ed aggiungendo un fuga- cissimo cenno delle osservazioni ch'egli ebbe occasione di fare durante l'allevamento di alcune larve di tale Bombice nate in Palermo e poco dopo portate a Firenze dal rammentato signor Ragusa, a cui indirizza parole di ringraziamento e vivi eccitamenti affinchè voglia continuare ad occuparsi con amorosa premura dei lepidotteri siciliani. Successivamente ha la parola il Socio prof. Antonio Garruccio per una comunicazione sopra molti imenotteri portati col prof. Targioni dalla Sardegna, e dei quali presenta una trentina di specie già determinate. II prof. Gamillo Rondani incoraggia il Garruccio a proseguire in siffatti studj, essendo pochissimi quelli che se ne occupano in Italia; quindi fa conoscere una specie di Sirex, trovato da lui per la prima volta presso Parma, e una specie di Lixus, osservato pure dall'egregio consocio prof. Passerini, la larva del qual coleottero recò nel 1 866 danni gravissimi alle fave. Aggiunge che i colleghi Passerini e Piccioli giudi- carono, però dubbiosamente, essere tale insetto il Lixus angustatus. Il Socio Apelle Dei chiede la parola per far conoscere come il fatto notato dal collega Rondani siasi pure osservato in Siena. 11 Presidente presenta alla Società una ricca collezione di crosta- cei portali dal viaggio di circumnavigazione della R. pirofregata Ma- genta, e raccolti per cura del compianto senat. prof. De Filippi e del prof. E. Giglioli ; e fa conoscere come cotesti crostacei gli siano stati affidati per istudiarli. Comunica poi alcune osservazioni da lui fatte sulla struttura della bocca e del tubo intestinale delle api e di altri insetti vicini ad esse, notando che le disposizioni meccaniche di questi organi non sono le più adattate a far comprendere il loro modo d'agire, quale dai più si ritiene ; e prendendo occasione da questa comunicazione dà notizia al- l'assemblea delle conferenze da lui fatte al giardino della Società di Or- ticoltura di Firenze intorno allo studio delle api. Passa quindi a ricordare e riassumere la proposta fatta in principio di seduta dal Socio prof. Rondani, e dice che questa tende evidentemente a promuovere per parte della Società Entomologica Italiana eccita- menti al Governo affinché adotti ordini conformi a quelli per la cac- cia delle larve [échenillage] che in Francia e in Germania di già furono adottati ; e dice esser lieto del risultato della conferenza che sovra un argomento in molta relazione colla proposta del Rondani, ebbe non ha guari con un distinto inviato dell'Impero Austriaco. Chiesta la parola dal Socio march. Nicolò Ridolfi, questi dichiara rico- noscere la convenienza che la Società si occupi d'indicare le specie da distruggere, e i tempi e i modi di farlo ; teme però che proponendo leggi come quelle desiderate dal Socio Rondani, si rischi di entrare nella via di quelli ordini sottili, vessatorj, inosservati, e quanto poco convenienti ai principii di libertà, Tiltrettanto poi inefficaci. Conclude coU'assicurare il propenente Rondani e 1' Assemblea ehe egli ama e slima giovevolissimi i suggerimenti della scienza, ma teme sempre de- gl'inceppamenti che ci vengono da certe leggi. Bisognerà adunque che la Società procuri di far conoscere e di diffondere tutti quei mezzi pratici rispondenti all'utilissimo scopo, giacché crede che non vi sarà persona, non vi sarà proprietario che non li ponga in esecuzione. In proposito prendono pure la parola il prof. Rondani che dà al marchese Ridolfì maggiori schiarimenti suH' indole delhi sua proposta e successivamente fanno alcune osservazioni il Presidente, il Vice-pre- sidente Stefanelli ed il Segretario degli Atti. E gli adunati accettando una proposta di quest'ultimo, deliberano di confidare al Presidente la no- mina di una Commissione col mandato di compilare un elenco di quelle specie che più ordinariamente e comunemente riescono dannose, indi- candone le abitudini, i tempi e i modi opportuni per distruggerle. Tal Commissione sottoporrà in seguito il frutto dei propi studj all'approva- zione della Società perchè possa riferirne al Governo, lasciando ad esso la cura di provvedere come meglio crederà. Dopo ciò il Presidente dichiara sciolta l'Adunanza pubblica, e con- voca i Soci in Adunanza privata. Il Presidente A. Targioni Tozzetti, Il Segretario degli Atti A. Carruggio. BULLETTINO SOCIETt EHTOnOLOGICA ITtLItNA »^->J^@tK ANNO QUARTO Trimestre I. (Gennaio, Febbraio, Marzo 1872) Y^-STOMuLOujf. . JUN 17 1932 ^ '^.. FIRENZE TIPOGRAFIA CE.NNIMANA NELLE MURATE .•i spese (le;iii ]ùlit(i|-i 1872. INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO PiRAZZOLi Dott. Odoardo. — Cicindele italiane ' Pag. ?> EoNDANi Prof. Camillo. — Sulle specie italiane del genere CuUx Lin » 29 Ghiliani Cav. Vittore. — Un consiglio agli agricoltori » 32 Baddi Cav. Flaminio. — Osservazioni sulle specie italiane del genere Limnehius Leach ; » 35 KoNDANi Prof. Camillo. — Degl'insetti parassiti e delle loro vittime (contin). . . » 41 Stefanelli Prof. Pietro. — Nuovo esame comparativo su varie specie di Le- pidotteri d'Italia e più particolarmente della Toscana » 79 Ragusa Enrico. — Haplocnemus frinacriensis. » 83 Targioni-Tozzetti Prof. Adolfo. — Di una specie nuova in un nuovo genere di Cirrìpedi ìexmdkìei ospitante sulle penne addominali del Priofmus c'mereus » 84 Bargagli Piero. — Materiali per la Fauna entomologica dell' isola di Sarde- gna : Coleotteri {cont lì inazione) .....' » 97 Pincitore Marott Giacomo — Specie nuovo per la Lepidottero- Fauna della Sicilia » 105 Rondani Prof. Camillo. — Nuova specie del genere rhyiomyptera Bndn. . . » 107 Bertolini Dott. Stefano. — Cenni sui Coleotteri della valle di Sole nel Trentino. » 109 Kalchberg Adolfo. — Rettificazione , » 119 Sottoscrizione fra gli Entomologi , » 120 RASSEGNA ENTOMOLOGICA. Sulla partenogenesi negli Artropodi. Contribuzione di Carlo Siebold. — A. T. T. {continna) >^ 121 Notizie : . Corrispondènza del chiariss. Sig. Sennoner .' » 129 Allevamenti o malattie dei bachi da seta. — P. B » 130 Allevamenti delle Api. — A. T. T » 133 Atti della Società Entoiuoloiica Italiana Elenco dei Soci con la indicazione della loro residenza, degli studj da essi particolarmente coltivati, e della data della respettiva elezione Pag. ih Elenco degli Associati a] Bullettino Entomologico Italiano » x Consiglio Generale » xi Comitato Residente » xii Compilatori del Bullettino Entomologico per Tanno 1872 » xiii Sindaci per Tanno 1872 .^ » ivi Elenco delle Società scientifiche con lo quali la Società Entomologica Italiana fa cambio del suo Bullettino » xiv Giornali coi quali si fa cambio del Bullettino » x v Nota delle Opere inviate in dono alla Società Entomologica Italiana nel 1871. . » xvi Ritratti fotografici di Soci inviati alla Società » xxi Processo verbale della seconda adunanza generale del 1871, tenuta in Bologna il dì 8 ottobre » xxiii BULLETTINO SOCIETÀ ENTOMOLOaiCA ITALIANA ANNO QUARTO FIRENZE TIPOGRAFIA CENNINIANA nelle Murate, via Ghilicllina, 8 1872. CICINDELE ITALIANE Dott ODOARDO PIRAZZOLI. CICINDELA L. Maxillarum mala exterior hiarticulata, interior unco mo- òili terminata. Mentum dente medio acuto. Ligula brevissima sub mento recondita, jpalpo7'-um labialium stipite libero. Palpi aequales, maxillarium articulus tertius quarto paulo brevior, labialium tdtimus suhcylindricus. Antennae in fronte, supra mandibidarum hasin insertae, fdiformes, articulis quatuor glabris. Abdomen maris 7 , feminae 6 articulatum, segmentis tribus anterioribus connatis. Pedes cursorii, coxis posticis intus productis. Tarsi quinque articulati, maris articulis primis dilatatis. La famiglia delle Cicindeletae è rappresentata in Italia dal solo genere Cicindela. Dei trentuno generi che enumera Lacordaire un solo, Tetraclia Hope, vive nell' Europa più meridionale. Nelle Cicindele il mento è meno sviluppato che nei Carabici^ e lascia vedere con facilità i lunghi e pendenti palpi. Dei due lobi mascel- lari r esterno è modificato in palpo biarticolato, l' interno è termi- nato da un uncinetto articolato, che è saldato e continuo nei Ca- rabici. I palpi mascellari sono 4-articol9ti, e lo sono pure i labiali per l'accidentalità che lo stipite pel quale si attaccano alla ligula è ben distinto. I labiali hanno i due primi articoli raccorciati, ma r ultimo è allungatissimo e setoloso. Le mandibule sono pronun- ziatissime, robuste, armate all'interno di denti ed uncini aguzzi, ed alla base hanno una frangia di foltissimi peli. Nel riposo stanno incrociate 1' una sull' altra. Il labbro superiore è corneo, semicirco- lare, per lo più bianco giallastro, nero nella sola C. sijlvatica, per 10 più appendicolato nel mezzo (C. circumdata, C. dilacerata), tal- volta tridentato (C. maura) ma quasi sempre più fortemente nella femmina che nel maschio. Il mento ha il dente di mezzo lungo, aguzzo e quasi spiniforme. Sotto di questo sta nascosta la piccola linguetta, alquanto prolungata all'apice, con due setole apicali e senza vestigio di paraglossi. Ben distinta é la sutura che unisce il labbro alia fronte: questa e le guance sono finissimamente stri- olate, mentre il vertice è rugoso-punteggiato. Le antenne filiformi sono inserite sulla fronte avanti agli occhi, ma in un piano supe- riore a quello delle mandibule, mentre nei Carabici questa inser- zione ha luogo più in addietro, ed a livello della base delle mandibule. Le antenne sono quasi ginocchiate allo scapo, ed in tutto il genere, anzi nella intera famiglia, hanno le prime quattro articolazioni glabre e splendenti, mentre nei Carabici, a seconda delle tribù, varia il numero delle articolazioni glabre. La testa è corta, rigonfia ai lati da due occhi enormi, i di cui orli sono rialzati ad orbita. 11 protorace o corsaletto è subcilindrico, impresso trasversalmente si all' apice che alla base, e queste impressioni sono unite assieme da una longitudinale mediana: la base però del corsaletto è sempre molto più ristretta delle elitre, e questo carattere ha grande in- fluenza nel loro abito. Lo scudetto, per la forma alquanto pedunculata del mesosterno, non s' insinua che per piccola parte fra le elitre, che sono parallele ed intatte, ricoperte da granulazione elevata, per lo più di diverso colore metallico del fondo. La loro sutura non è mai fortemente rilevata in orlo, come in molti carabici, sebbene talvolta que- st'orlo si pronunzii verso l'apice dell'elitra, anzi la sopravanzi a guisa di punta spiniforme, come nelle specie C. circumdata, C. Ut- torea. Le elitre, nelle nostre specie, sempre ricoprono delle ali, atte però più ad agili e replicati voli, che a distesi e prolungati. Sola — 5 — tra le nostrali la C. germanica, anche inquietata, non fa uso di ali. Le coscie anteriori, cioè le due prime paia, sono globose e spor- genti ; quelle di dietro sono piastriformi, scavate internamente onde ricevere i femori, ed estremate all' infuori ed abbastanza distanti per lasciar passare il prolungamento inferiore del meta- sterno, che va quasi a contatto coli' abdome : un eguale prolunga- mento anteriore del metasterno entra fra le zampe di mezzo in una smarginatura del mesosterno. L' abdome ha nella femmina sei segmenti od anelli ventrali, mentre nel maschio l' incisione triangolare del sesto lascia vedere la presenza del settimo. I primi tre anelli ventrali sono saldati insieme. Il terzo, col suo dilatarsi vicino al margine ed in basso, ricopre buona parte del margine del quarto. Gli ultimi tre sono liberi e movibili. I segmenti od anelli dorsali sono otto nel maschio, sette nella femina, ma la loro corrispondenza avviene in modo che il primo dorsale non ha verun omologo ventrale, ed i seguenti 2-7 dorsali corrispondono ai ventrali 1-6. Ciascun segmento dorsale ha nella congiuntura che unisce anche i ventrali un paio di stim- mate. Le zampe sono gracili, in generale allungate ; quelle davanti nelle loro tibie sono prive di quella particolare smarginatura anti- apicale si frequente nella vicina famiglia dei Carabici. Le tibie sono in generale ricoperte da setole ; quelle davanti sono in- ternamente, verso l'apice, scavate a solco con due spine api- cali: i trocanteri delle zampe di dietro hanno una particolare appendice reniforme. I tarsi davanti dei maschi hanno quasi sem- pre le prime tre articolazioni dilatate, di forma quadrangolare allungata, ma la dilatazione non è mai simmetrica attorno all'asse della tibia, ma più sviluppata e frangiata da peli nel lato interno. La sola dei tarsi non è spugnosa o squamulosa, come nei Carabici, ma ricoperta di delicati peli. Altro carattere maschile è la smar- ginatura 0 taglio triangolare che trovasi all' apice del sesto anello ventrale, la quale però di poco diversifica nelle varie specie. In fine, singolare carattere maschile è quello della C. flexuosa, che ha un'appendice alla quarta articolazione delle antenne. Nelle femmine il sesto anello ventrale è quasi sempre impresso 0 fossulato. Quasi tutte le specie frequentano i luoghi asciutti. Alcune amano le sabbie più esposte al sole (C. liyhrida, C. lìterata); altre non si scostano mai dalle sabbie marine o dalle salse (C. lUtoralis, C. maura ecc.); altre prediligono sentieri, o stoppie, o prode esposte al sole, (C. campestris, C. gertnanica); in fine alcune vivono nelle fore- ste elevate, preferendo in queste i luoghi sgombri da soverchia vege- tazione ed esposti al sole (C. chloris, C. sijlvicola) ; nessuna però vive sui cespugli o sulle piante, ma sopra la sabbia o sopra la terra, ed è ad osservarsi che le Cincindele, sebbene sieno carnivore in massimo grado, pure vivono quasi tutte gregarie, anzi alcune specie trovansi quasi sempre gregarie con altre, come V hybrida colla lìterata, la littoralis colla trisignata ecc. La maggior parie delle Cicindele prese od irritate tramandano dall'ano un gratissimo odore intermedio fra il muschio e la rosa: e qui per curiosità voglio ricordare che il celebre chimico Pirla mi aveva promesso di tentare se un tale odore poteva essere uti- lizzato per profumeria ; proposito che non fu posto in pratica per la morte di quello scienziato. Come si poteva sospettare dallo dalla straordinario sviluppo delle mandibole, conformazione dei piedi e delle ali, sono le Cicindele i coleotteri più carnivori, ed a loro applicò Linneo la tagliente frase insectorum tigrides veloces. Quanto maggiore è il caldo, tanto maggiore è la loro attività : con piccoli voli, replicati salti, attive ed irrequiete sotto la sferza di un cocente sole, si slanciano sopra gli altri insetti viventi, e la loro staordinaria celerità non è vinta che dalla acutezza della loro vista. Sensibili oltre modo alle variazioni di temperatura, al minimo abbassamento di questa, di subito intirizzite, cercano un nascondiglio od un riparo. Il loro abito è motivato dall'enorme sviluppo laterale degli occhi, dal corsaletto cilindrico ristretto alla base molto più delle elitre parallele e quadrangolari, con livrea verde o metallica, a punti, lunule e fascie bianche. Sopra la loro livrea non sarà inutile il fare una considerazione generale. La granulosità elevata da cui è asperata 1' elitra, tende in certi punti a sparire, e viene rimpiazzata da una specie di vernice o spalmatura di cera-lacca bianca liscia, o tutto al più con traccie di punti, ad un di presso come la vernice o cera dei Pachybrachys, che in quel genere è di color giallo. Questa vernice non solo ha una costante tendenza a mostrarsi in dati punti, ma anche sotto date figure, ed in generale si può dire che il disegno si compone di due lunule, l'una omerale e l'altra apicale, e di una fascia trasversa, talvolta solo angolosa o flessuosa, ma talvolta biuncinata. Siccome poi la granulazione ha talvolta il sopravvento, cosi alcune specie presentano una livrea di punti bianchi sparsi e disordinati, ma sempre più in apparenza che in realtà, poiché in alcune specie a livrea normale si osserva che ove prima vedevasi una lunala, in alcuni individui non vedonsi che due punti o virgole bianche allo sparire della parte della lu- netta che univa le due corna; ed è forse più secondo natura il dire in questo caso, per esempio, lunetta omerale disgiunta,, che dire omeri bimaculati. Quei fori circolari, cinti all'intorno da piccole rimoviture di terreno e da escrementi che osserviamo nelle dune del mare, o nelle golene umide dei fiumi, o nelle piccole valli alpine, sono le abitazioni delle larve delle Cicindele, che a guisa dei Mirmileoni stanno colle loro mandibule aperte all'orifizio del foro ed afferrano r incauto insetto che vi passa sopra. Giovandosi delle appendici ed uncini che trovansi nel loro quinto segmento, salgono e di- scendono con sorprendente destrezza lungo questo profondo tubo sotterraneo, e con un movimento vibrante della loro testa sca- gliano fuori del tubo gli avanzi del pasto o le particelle di terra che possono cadervi. Mentre l'insetto perfetto è eminentemente diurno, la larva sta in grande attività nella notte. Alcune specie, come C. campestris, C. lUtoralis, C. Jiybrida, svernano in immagine come la più parte dei Carabici, ed anche nel nostro clima dell'Italia centrale possiamo vederle in azione nelle belle giornate d'inverno; altre però, come germmùca, literata, non compaiono che tardi nel giugno, e tutte quasi ad un tratto. per cui parrebbe che di queste specie non ne sopravviva alcuna del passato anno. Delle quattrocento specie descritte, pare che l' Italia ne pos- segga sedici. TAVOLA ANALITICA DELLE SPECIE I Corpo angusto quasi cilindrjpo, impressioni del cor- i saletto poco profonde. Pleure quasi nude ( Cylin- 1. ì deva Westw.) 2 / Corpo depresso,impressioni del corsalettoben marcate. l Pleure pelose (Cicindela in Sp.) 3 Lunula omerale, apicale e fascia mediana disposte a modo da formare quasi una linea bianca parallela al margine delle elitre C. paludosa Duf. Il disegno tutto al più si compone di una lunula api- cale e due punti marginali C. germanica L. Labro superiore carenato longitudinalmente, nero . C. sylvatica L. Labro superiore non carenato, bianco 4 Disegno dell'elitra, formato da punti rotondi bianchi nel disco dell' elitra o sparsi, ma senza una vera fascia a sbarra o biuncinata 5 Disegno dell' elitra sempre con una fascia mediana a sbarra o biuncinata "7 Elitre di colore pressoché nero con sei punti bianchi, i due centrali talvolta riuniti obliquamente . . C. maura L. Elitre di color verde o di rame 6 Elitre verdi con cinque punti bianchi marginali; il sesto centrale più grande con sfumatura scura intorno C. campestris L. Elitre color di rame con lunule sì omerali che apicali, e quattro punti bianchi nel disco: i due centrali tendono talvolta a riunirsi C. littoralis F. Il disegno delle elitre, oltre alla fascia mediana e lu- nule, ha qualche punto bianco staccato, vicino alla sutura 8 Il disegno ha fascia mediana e lunule, ma non ha punti bianchi staccati, vicino alla sutura 9 — 9 — Corpo quasi cilindrico. TJn sol punto bianco alla sutura, antenne eguali nei due sessi C. melancholica F. Corpo depresso. Elitre seghettate all'apice, con quattro punti bianchi suturali. Antenne appendieulate nel maschio C. flexuosa F. La fascia mediana, sebbene flessuosa od obliqua, si dirige alla sutura, quasi in linea retta 10 9 ) M \ La fascia mediana e bicurva o biuncinata, in modo che il secondo uncino è sempre più lungo e di- scende verso l'apice dell'elitra 12 Granulazione elevata e fondo dell' elitra ambedue di color verde. Lunule interrotte C. chloris Dej. Granulazione elevata, a tinta di rame. Una qualche lunula intatta 11 ( Elitra intatta all'apice- Lunula omerale interrotta . C. sylvicola Dej. ( Elitra seghettata all'apice. Lunula omerale intatta . C. hybrida L. ( Grandezza non minore di millimetri tredici 13 f Grandezza non maggiore di millimetri dodici 14 Elitre dilatate verso l'apice, senza punti regolari impressi. Corno esterno della lunula omerale volto all'interno a guisa di sbarra retta. Tibie me- talliche C. circundata Dej. Elitre appena sensibilmente dilatate verso l' apice, senza punti regolari impressi. Corno esterno della lunula omerale ricurvo all'interno e terminato a bottone. Tibie metalliche. Secondo uncino ramoso. C. dilacerata Dej. Elitre parallele con punti regolari impressi. Secondo uncino intatto. Tibie rossastre C. littorea Forsk. La reticolazione elevata color di rame è più larga dei fori circolari verdi-turchini del fondo. Cor- saletto nudo nel dorso. Statura maggiore di 11, 14. ( 12 mm C. trisignata Dej. La reticolazione elevata color di rame è eguale ai fori circolari verdi-turchini del fondo. Corsaletto vestito di setole anche nel dorso. Statura minore di 8-10 mm C. literata Sulz. 10. 11 12. 13. (1) La comma 9 può g-uidare all'errore nel caso che si avesse alle mani la varietà mariluna della C. hijbrida, ove la fascia mediana non è realmente più a sbarra come nella specie, ma si avvicina un poco alla forma biunciuati. Prego i colleghi a rettificare l'abitato della varietà mariVima, la seghettatura delle elitre, se questa si perda per l'età, e soprattutto i caratteri sessuali in paragone colle altre varietà dell' hybrida. — 10 — I. Corpo angusto, quasi cilindrico, selcili del corsaletto deboli. Pleure nuda (CyUndera Westw.) 1. C. germanica L. suhcylindì'ìca, viridis vel cyanea, elytris pimctis duohus marginalihus, lunidaque ajìicis alhis. Long. 10. mm. Mas segmento ventrali sexto apice late emarginato. Femina eodem apice foveolato. Dej. Sp. 1. 138. Schaum Ins. Deuts. 1. 33. variat colore. a. fusco-suhaenea. h. cyanea vel coeridea. C. coerulea Ilerhst. e nigricans. C. obscura F. variat elytrorum signaturis. fi. puncto imo alter ove obliterato. e. pimelo secundo marginali major e, intus lineam breveni ohliquam emittente. C. sobrina Gory. In generale è tutta turchina, con debole lunetta apicale e due punti, vicino al mezzo del margine esterno, bianchi. In Italia non ho trovato che la varietà d a color turchino, o verde, e nel mese di luglio ed agosto trovasi tanto nelle vallate alpine, quanto nelle pianure adriatiche: non è però frequente e non so si estenda al mezzodì. Preferisce i sentieri e le stoppie vicine ai corsi d'acqua: vive in piccole brigate, ed inseguita non fa uso delle ali. — 11 — 2. C. paludosa Buf. cylindricay ohsciire viridis, lunidis strìgaque media fere in lineam albani subcontinuam margini paralle- lam, dispositis. Long, 11. mm. Mas abdominis segmento ventrali sexto apice pro- funde triangulariter exciso, excisurae lobis utrinque late rotundatis. Femina eodem obsolete impresso. C. scalaris DeJ. Sp. 1. 137. E di un bel verde cupo. La lunetta omerale manca del corno interno che ordinariamente adorna la base delle elitre, ma il corno esterno omerale si prolunga in ristretta fettuccia bianca, che di- scende un poco obliquamente lungo il margine; la fascia di mezzo, sebbene fatta talvolta ad amo, non tende a divenire trasversale. La lunetta apicale invece è completa, e bruscamente rivolgendo il suo corno apicale all' insù lungo il margine, tende ad unirsi alla fascia di mezzo. Accade talvolta che le tre macchie sieno in parte 0 del tutto continue, ed allora le accidentalità bianche formano come una linea parallela al margine verde, non avendo di irregolare che un piccolo dente interno, che rappresenta la punta delia fascia mediana. Trovasi nel Nizzardo e nella vicina riviera orientale ligure. È la Cicindela meno sparsa in Italia, ed anche piuttosto rara nelle collezioni. II. Corpo piuttosto spianato. Sorelli del corsaletto bene impressi. (Pleure pelose Cicindela in sp). 1. Labro, longitudinalmente carenato, nero. 3. C. Selvatica Z. supra aeneo nigra, elytris foveolatis, lunida humerali, fascia obliqua sicbtransversalt, punctoque marginali ante apicem albis. Long. 16. 18. mm. — 12 — Mas ahdominis segmento ventrali sexto apice medio anguste triangulariter exciso. Femina eodem longitudinaliter late sat profunde impresso. Dej. Sp. 1. 71. Schaum Ins. Deuts. 1. 12. var. h. cupreo vel viridi aenea, fascia elytrorum media alhida latiore, transversa. C. fasciato-punctata Germ. var. e. lunula Immerali in maculas duas alhas soluta. E la maggiore delle Cicindele italiane ed una delle più agili e svelte. La sua forma allungata ad elitre un poco appuntate al- l'apice, il labro nero carenato e dentato all'apice, le elitre buche- rate da punti che verso la sutura sono più numerosi e regolari, la fanno distinguere a prima giunta. Il disegno consiste in una sottile lunula omerale che spesso tende a sciogliersi in due macchie. La fascia mediana, sebbene un po' larga e dilatata alla base, si restringe sempre più nel dirigersi con due sinuosità obliquamente alla sutura. La lunula apicale, disturbata da più punti impressi lacunosi, manca del corno interno, e non è rappresentata che da una macchia bianca ed esterna. Trovasi nella parte elevata d'Italia, e non so che sia mai stata trovata nella centrale o meridionale. 2. Labro superiore bianco-gialliccio non carenato longitudinalmente. A. Elitre con macchie bianche pressoché rotondate, senza vera fascia mediana, al più due punti centrali bianchi riuniti obliquamente. 4. C. maura L. nigro-ohscura, elytris maculis sex alhis, duohus dis- coidalibus oblique positis, saepe confluentibus. Long. 13. 14. mm. — 13 — Mas segmento ventrali sexto sat profunde emargi- nato. Fem,ina eodem producto integro. Dej. Sp. 1. 57. C. arenaria F. var. paulisper plerumque major, elytrorumque maculis majoribus discoidalibus in fasciam suh-integram tran- sversim connatis. C. sicula Redt. È tutta di un bel nero-scuro bronzato : alle volte il capo ed il corsaletto sono color di rame. Ambedue le lunette sono disgiunte, e si hanno cosi quattro punti rotondati bianchi. I due punti bian- chi maggiori, posti nel centro dell'elitra, talvolta sono disgiunti, talvolta riuniti a modo da mentire quasi una sbarra traversa, ed in qualche caso questi punti staccati sono disposti in linea non più obliqua, ma perpendicolare alla sutura. Il labro è tridentato, e più fortemente nella femmina, che ha 1' ultimo anello ventrale intatto. Il maschio ha i tarsi debolmente dilatati. Trovasi in Sicilia ed è specie salina. 5. C. campestris Z. viridisj antennarum basi, pleuris, pedibusque rubro cupreis : elyfrorum punctis quinque marginalibus, sex- toque centrali, fusco cincto, albis. Long. 13. 15. mm. Mas abdominis segmento ventrali sexto apice plus minusve profunde emarginato. Mandibidis fere usque ad apicem albis. Femina eodem apice plicato-foveolato elytris antice prope suturam, pimelo fusco impressis, mandibidis tantum basi albis. Rossi F. E. 1. 192. Dej. Sp. 1. 59. — 14 — Costa F. N. 4. Schaum Ins. Deuts. 1. 13. variai colore a. supra rubro-cuprea. C. tatarica Marnili. h. ni gro-oh scura. C. nigrescens licer. C. funebris ^t. C. nigrita DeJ. Sp. 1. 58. C. obscurata Chaud. e. laete cocì^ulea. C. saphyrina Goié De quib. Ins. Sardiniae. 1. 4. variai signaiuris elytrorimi fi. punciis albis vel nonnullis vel omniìio deficientibus. C. affinis Bob. e. puncio quario et quinto marginali, conjunctis. f. puncio centrali et tertio marginali, striga sinuata con- junctis. C. connata Heer. C. desertorum Fald. C. dumetoram Motsch. g. punciis quatuor, lunula apicali integra. 11. campite proihoraccque rubro-cuprèo maculatis punctisque albis elytrorimi, rubro-cupreo cinciis. C. maroccana. F. Questa comunissima Cicindela, il cui abitato è vastissimo anche fuori d'Europa, mi pare ben distinta in tutte le numerose varietà, si per la forma che per i caratteri sessuali. La macchietta scura impressa al terzo superiore dell'elitra vicino alla sutura, è costante in tutte le femmine di località italiana, come pure il punto centrale bianco nidulato in una sfumatura scura. Ordinariamente è tutta — 15 — di un bel verde, ma non lucente. Le elitre sono asperate da una granulazione eguale in colore a quella del fondo, ed al terzo su- periore, vicino alla sutura, vi è una depressione che nella femmina è colorata di scuro. Le due lunule hanno una marcata tendenza a sciogliersi ciascuna in due piccolissimi punti bianchi. Un altro punto marginale, per lo piìi piccolissimo, trovasi nel luogo ove nelle altre specie suole partire la fascia traversa, ed in fine il punto maggiore discoidale bianco è sempre sfumato all'intorno di scuro. Dall' unirsi od obliterarsi di questi punti, e dalle varia- zioni in colorito, nascono molte varietà. La graziosa varietà saphyrina di Sardegna è di un bel colore ceruleo, un poco più robusta delle nostre dell'Italia centrale, a granulazione più aspra e rilevata. Le proporzioni dei punti bianchi sono più ampie, il punto centrale per lineetta curva si unisce al secondo marginale, con la sfumatura scura, su cui basa il punto centrale, più nera e pronunziata. La varietà maroccana, sebbene propria del bacino mediterraneo, non so che sia mai stata presa in Italia, ma è molto probabile possa trovarsi nelle sue isole maggiori. Oltre ai caratteri delle elitre più ovali e meno parallele, a granulazione più aspra, essa ha sulla testa una macchia triloba color verde- purpureo, e due di simile colore sul corsaletto, ed i punti bianchi sono più o meno circon- dati da sfumature color di rame; ma, come osserva il Dejean, per gradazioni insensibili passa alla livrea delle nostre comuni. E una delle specie più odorose del genere, comunissima in tutti i sen- tieri, stoppie e prode erbose d' Italia dalle Alpi al mare ; non frequenta però le arene arse, salta e vola con meno rapidità delle altre specie, e più che gregaria vive appaiata, comparendo al sole anche nelle belle giornate d' inverno. 6. C. littoralis F. supra viridi vel fusco-aenea, sutura cuprea ; elytris lunula humerali apicalique, punctisque quatuor albis. Long. 12. 15. mm. — 16 — Mas segmento ventrali sexto triangulariter mci'so. Femina eodem truncato et medio apice foveolato. Dej. Sp. 1. 104. Costa F. N. 1. 8. Schaum Ins. Deuts. 1. 31. C. nemoralis 01. Gene De quib. Ins. Sardiniae. 1. 6. C. lumi lata F. ^ C. lugens Dalli. C. flexuosa Petagna. C. 4-punctata Rossi Mant. F. E. 343. var. a lumda Immerali apicalique interrupta. var. l» puncfis diiohus anterioribus linea alba conjunctis. C. littoralis F. C. barbara Costei. E per lo più di un bel verde bronzato con lucentissima sutura. Ha le solite due lunule, mala fascia mediana è sostituita da quattro macchie bianche, di cui due marginali e due nel mezzo. Talvolta la lunetta omerale e l'apicale si disgiungono, talvolta i due punti marginali si riuniscono per sottile filo gialliccio, oppure si riuni- scono i due punti anteriori, il discoidale cioè ed il marginale. Una bella varietà propria dell' Italia meridionale e dell' opposta costa d' Affrica è la barbara Cast. Le due lunule sono intatte, ma i due punti anteriori non solo si sono riuniti assieme per formare una piccola sbarra, ma per sottile filo marginale esterno si con- giungono al punto marginale, rimanendo intatto quello die è nel mezzo. E specie salina, oltremodo comune in tutte le spiaggie italiane, e varia alquanto in grandezza. Il Sig. Bandi di Selve mi avvisa che neir isola di Cipro se ne trova una varietà cosi piccola da confonderla a prima vista colla C. Fischeri Adams. — 17 — B. Le elitre hanno lunule e fascia mediana, ed anche qualche punto bianco staccato vicino alla sutura- 7. C. melancholica F. (1). ohscure viridi- aenea, elytris lunula humerali, altera apicali, fascia media intus postice producta et recurva, macula in summa basi punctoque ad suturam ante medium flavo alhis. Long. lin. 5 lat. 2 i. Per l'abito generale somiglia alquanto alla trisignata, della quale è un poco piìi grande, col protorace evidentemente più corto, più granelloso e quasi nudo. L' elitre hanno di color giallo la lunetta omerale, la quale scende più giù e termina rigonfiata a guisa di bottone, — la fascia media che, larga esternamente, si restringe verso il di dentro oltrepassando di poco la metà della larghezza dell'elitra, indi piega giù assottigliandosi molto e termi- nando in una macchia quasi rotonda, che resta poco distante dalla sutura, — la lunetta, il cui estremo superiore si dilata in una macchia quasi rettangolare, che talvolta rimane disgiunta, — una piccola macchia nel mezzo della base, con punto presso la sutura, innanzi la metà della lunghezza. La sutura è ramea. C. melancholica F. C. aegyptiaca Klug. Dej. Sp. 1. p. 96. n. 79. Osservazioni. Noi abbiamo registrato come sinonimo la C. aegyptiaca di Dejean suU' altrui fede, mentre la descrizione che questo autore ne dà sconviene per varii rapporti agl'individui (1) Di questi specie non posseggo che un esemplare di provenienza spagnuola e che non quadra colla descrizione e figura del signor Costa. Avendo sottoposto questa enumera- zione alla esperienza del signor Baudi di Selve, questi, oltre le varie dilucidazioni sul sesso, sinonimi i, abitato (Sicilia, Cipro,- Spagna, Asia Minore, Egitto) conviene che la descrizione della melancholica del signor Costa si distacca da quanto osserva ne' suoi esemplari. Trova che la diagnosi fatta sull' esemplare spagnuolo vi si adatta meglio, aggiungendovi menzione della m icchia più o meno dilatata, ma sempre isolata sul disco, verso i tre quarti posteriori dell'elitra. In questi inr-ertezzi, riporto dapprima testualmente la descrizione del Costa, poi vi unisco la descrizione desunta dall' unico esemplare posseduto, pregando gli Eutomologisti dell'Italia meridionale a chiarire il dubbio. Ann. IV. 2 — 18 — che noi possediamo, precisamente per la macchia della base del- l'elitre e pel punto vicino alla sutura, avanti la metà della lunghezza delle stesse ; di che il cennato scrittore non parla, descrivendo soltanto il punto che termina 1' uncino della fascia media, e che secondo lui suole essere distaccato. Forse tali differenze sono pro- venienti dalla incostanza di quelle macchie. Fin qui il Sig. Costa. Suh-cylindì'ica, subirà viridi aenea ; elytris lunula amicali dentata integra ; margine laterali tenui, lunula humerali, fasciaque media albis et interruptis : tro- chanteribus rufo-aurantiacis. Long. 12. mm. Mas labro medio obsoletissime tridentato et segmento 'oentrali sexto apice medio sat profunde emarginato. Femina labro tridentato dente medio spiniformi et segmento ventrali sexto apice medio anguste foveolato vel canaliculato. È di color verde bronzo. La lunula omerale non ha veruna traccia del corno interno, ma partendo dall'angolo esterno dell'o- mero ed in curva si dirige al mezzo dell'elitra; ma ivi si inter- rompe, e staccato trovasi un punto bianco che nella femmina è immerso in una macchia lucida e depressa. Questa lucidità è causata dal perdere l'elitra in quel punto la granulazione e restar nudo il tegumento, che ivi è punteggiato e di una lucidità untuosa. La fascia mediana si dilata verso il margine, ove il bianco va assottigliandosi verso le due lunule, e la fascia si dirige un poco obliquamente al mezzo, ed ivi si interrompe, e per sottilissimo filo si continua in altro punto più basso. La lunula apicale, sotti- lissima, è in prosecuzione col margine, ed ha il corno esterno ri- levato in alto : tutti i trocanteri sono di un rosso ranciato. Paragonando il mio individuo colla figura e descrizione del Costa, trovo che l'insetto siciliano è al massimo quanto alle acci- dentalità bianche, sebbene manchi del margine. La lunula omerale ha il corno esteriore prolungato in bottone rigonfio fino al mezzo — 1 9 — dell' elitra, ed il corno interno è rappresentato da una grossa macchia alla base dell'elitre; manca nella siciliana il bordo o margine dell'elitre, ma la fascia è robustissima, uncinata e con- tinua : vicino alla sutura vi é un piccolo punto bianco. La lunula apicale è intatta, robustissima, ma non manda quel sottile dente in alto, come nell' esemplare spagnuolo. 8. C. flexuosa F. Supina ohscure cupro-aenea, elytris apice serratis, lu- nidis interrupiis, striga media hirecurva, punctisque quatuor suturalibus albis. Long. 12. 13. mm. Mas antennarum articulo quarto perpendiculariter inferne appendicidato, abdominis segmento sexto apice triangulariter inciso. Femina eodem apice foveolato. Dej. Sp. 1. 11. C. sardoa Gene De quib. Ins. vSardiniae 1. 8. Dej. Sp. 5. 252. variai. A major, nigro-'purpurascens, sutura cuprea, ely- trorum signaturis obscure-cyaneo marginatis. Long. 13. variai, b minor, vir idi-cuprea, fascia media ad marginem, dilatata, cum lunulis integìHs continua. Long. 12. C. circumflexa Dej. Sp. 5. 253. variat. e minor, viridi-nigra fascia media margini non dilatata, sed angustata. Long. 12. mm. Molti e singolari caratteri distinguono questa specie. Singo- larissimo è il carattere maschile di un fascetto di peli riuniti che nella parte inferiore del quarto articolo delle antenne si getta perpendicolarmente in basso. Le elitre sono seghettate lungo tutto il margine apicale, la cui sutura si prolunga in forma di spina. La sua bella livrea è formata dalle lunule, omerale ed apicale, interrotte; da una fascia mediana e da quattro punti staccati ed >- 20 — avvicinati alla sutura, i di cui primi due si avvicinano ai due corni interni della sciolta lunula omerale. La varietà a è la più bella, perché oltre all' essere asperata da punti e granulosità più forti, ha ogni macchia bianca con ele- ganza orlata e sfumata di nero turchino. La varietà b è un poco più piccola, le belle sfumature sono meno visibìli, solo la fascia mediana alla sua base si dilata lungo il margine, e mediante questo più o meno si unisce alle lunule che tendono a divenire e talvolta diventano intatte. La varietà e si scosta un poco più. E scura, senza riflessi e sfumature, le linee e punti bianchi sono più ristretti e taglienti: la fascia mediana non solo non è dilatata in vicinanza del mar- gine, ma è più ristretta e lineare. Le elitre all'apice sono anche più fortemente seghettate. È coleottero salino di tutte e tre le isole maggiori, ma non so se siasi mai trovato nella spiaggia continentale. C. Le elitre hanno lunule ad una fascia trasversale obliqua, anche bisinuosa, ma mai punti marginali staccati, e la fascia ncn è mai biuncinata. 9. C. chioris Bej. swpra viridis, lunula liumerali apicaltque ìnterrwptis fasciaque media angulata abbreviata albis. Long. 14. 15. mm. Mas segmento ventrali sexto emarginato. Femina eodem 'plus minusve obsolete foveolato. Dej. Sp. 5. 227. Schaum Ins. Deuts. 1. 18. C. gallica Brulle. C. alpestri? Heer. var. lunida apicali integra, var. lunula humerali apicalique integris. C. lunata Heer. — ^1 — Quello che maggiormente distingue la specie è la granulazione che è di un verde gaio come lo stesso fondo delle elitre, e senza la menoma sfumatura di rame. Somiglia alla sylvicola, ma la distingue la statura alquanto minore, la testa più piccola, il cor- saletto più corto e quadrato, ed i palpi labiali color verde bronzo. Lo scudetto ha forti rughe o sfregi incavati, che dall'apice quasi a ventaglio ne coprono la superfìcie. La livrea si compone di una lunula omerale sciolta in due macchie bianche, di cui l'esterna è la minore; di una fascia mediana che ha le sue linee di contorno abbastanza parallele, e rappresenta una fettuccia angolosa; e di una lunetta apicale sciolta essa pure, col corno esterno maggiore e più rotondato. Talvolta accade che un filo bianco sottile leghi assieme i due punti bianchi sì all'omero che all'apice, ed allora si hanno le due varietà mentovate. Segnatamente nella femmina, nel preciso lungo ove un Entomologo infìgge l'ago, trovasi nelle elitre una piccola depressione o fossetta. Trovasi in tutte le elevazioni, cominciando dalle Alpi e scen- dendo fìno all'Italia centrale, ma ignoro se trovisi nelle Marche e Provincie meridionali. 10. C. sylvicola J)ej. supra cupreo-suhviridis, prothorace postice sub-angu- stato, elyiris lunula humerali interrupta, apicali in- tegra fasciaque media sinuata abbreviata albis. Long. 16. mm. Mas abdominis segmento ventrali sexto apice emar- ginato. Femina eodem apice triangulariter impresso et ca- nalicidato. Dej. Sp. 1. 67. Schaum Ins. Deuts. 1. 20. La granulazione elevata della sylvicola è color di rame : il suo color verde differisce dunque da quello della chloris, in cui la 22 granulazione elevata è verde come il fondo: poi le prime due ar- ticolazioni dei palpi labiali sono bianche-giallìccie. Il corsaletto è alquanto ristretto alla base. Lo scudetto ha qualche striolatura, ma quasi sempre debole, e se forte, allora le striolature sono pa- rallele ai margini dello scudetto e non a ventaglio come nella cìiloris. La livrea si compone di una lunula omerale interrotta, di uaa lunula apicale intatta, il cui corno esterno sale meno in alto che nella chlorìs, ed in fine di una fascia mediana o piuttosto di una sbarra di due curve, il di cui contorno è sinuoso e non paral- lelo. Questa sbarra è un pochino dilatata al margine dell'elitre, sempre più robusta che nella chlorìs. La femmina ha egualmente espresso il carattere di una depressione al primo quarto dell'elitra. Trovasi nei versanti alpini un poco spogli di vegetazione, ed anche nelle elevazioni apennine, ma non V ho osservata che dalle Alpi fino all'Italia centrale. 11. C. hybrida L. swpra sub-cuprea, subtus viridi-cyanea, pleuris cupreis, elytrorum lunuUs fasciaque media sinuata alhis. Long. 12. 17. iTim. Mas segmento ventrali sexto profunde emarginato. Femina eodem impresso et canaliculato. Schaum Ins. Deuts. 1. 21. a. sub-virescens, elytris maris parallelis, feminae m,ulto latioribus, lunula humerali integra, fascia media si- nuata latere dilatata. Long. 12. 15. mm. C. hybrida F. Dej. Sp. 1. 64. Rossi F. E. 1. 192. C. maculata De Geer. C. aprica Steph. C. sylvicola Curtis. C. integra St. — 23 — C. monticola Menetr. b. fusca elytris maris subparallelis, feminae postìce latio- ribus, lunula humerali plerumque interrupta, fascia subrecta, latere plerumque non dilatata. Long. 15. 17. C. riparia Dej. Sp. 1. 66. C. transversalis Dej. Sp. 1. 67. C. montana Charp. C. maculata Heer. e. puì^purea elytris maris suhparallelis feminae latioribus, lunula hum,erali integra, fascia retrorsum flexuosa, latere dilatata. Long. 12. 14. mm. C. maritima Dej. Sp. 1. 69. C. hybrida West. C. hybrida var. Schiodi. Sono dispiacente di avere per lo passato negletto di raccogliere esemplari di questa Cicindela che è la più comune e popola le golene di tutti i fiumi, torrenti e sabbie di tutta Italia, e propongo agi' Entomologisti italiani di raccoglierla e distinguerla per loca- lità, epoca di comparsa, carattere sessuale, ed anco osservare se la seghettatura delle elitre si perde nella vecchiezza. La razza a è in generale più piccola, il colore è verde e rame, le prime articolazioni dei labiali biancastre. La lunula omerale è per lo più intatta, la larga fascia mediana è quasi retta. Questa razza è la più comune e la più sparsa. La razza b è la più grande, il color generale è più scuro, le prime articolazioni nerastre o nere, la lunetta omerale è quasi sempre interrotta, la fascia media più ristretta e più retta. Credo sia meno comune e frequenti i luoghi elevati. La razza e è la più piccola, di colore un poco tendente al porporino. Le elitre in ambi i sessi sono più dilatate verso l'apice. La lunula omerale non manca mai, e la fascia mediana è prolun- gata in doppio uncino, quasi come il seguente gruppo. Trovasi que- — 24 — sta nelle provincie meridionali e, se non erro, predilige i terreni salsi, avendo creduto di osservarla in compagnia della littoralis, tanto all'Adriatico, quanto al Mediterraneo. Tutte esalano un gratissimo odore. D. Le elitre hanno lunule e fascia mediana due volte uncinata, 1 mar- gini più o meno latamente od anche completamente bianchi, ma giammai punti staccati bianchi. 12. C. littorea Forsl. viridi-aenea, elytrispì''ope siituram punctis sub-seriatim mipressis ; fascia recurva lunulisque cum margine flexuoso albo fusis. Long. 14. 15. mm. Mas tarsis anticis nix dilatatis, articulis tribus primis longius albido villosis ; abdoyyiinis segmento ven- trali sexto, apice late triangulariter exciso : labro acute tridentato. Femina segmento ventrali sexto producto et obsolete foveolato ; labro medio unidentato, mandibulis validio- ribus. C. Goudotii Dej. Sp. 5. 236. C. tibialis Dej. Sp. 1. 80. C. cruciata Dahl. Di questa specie non ho veduto che un individuo femmina gen- tilmente comunicatomi dal Dott. Bertolini, ed il carattere maschile lo debbo alla cortesia del Sig. Cav. Baudi di Selve. L'esemplare che avevo davanti non presentava ben distinta- mente il carattere che figura in ambedue le diagnosi del Dejean antennis apice rufis; ma dovrebbe verificarsi perchè ho osservato le tante volte il color cum vita perit. Somiglia un poco alla cir- cumdata, ma le elitre sono parallele e non dilatate verso l'apice. Vicino alla sutura vi sono alcuni punti impressi piìi forti, che tendono a disporsi in serie rettilinea. La sutura è ugualmente pochissimo rilevata alla base, e solo ove la fascia mediana oscura 1iO la sutura, ivi essa comincia ad elevarsi, ed all' apice esce in forma di spina. Il disegno o livrea si può risguardare come un largo ed ondulato margine continuo che si congiunge alle due lunule, l'apicale molto larga e dilatata, l'omerale senza il corno alla base. La fascia mediana ha la solita forma biuncinata. Trovasi in Sardegna ed è coleottero salino. 13. C. circumdata Bej. viridi-aenea, elytris postice latiorihus, basi margine laterali lato, lunula humerali apicalique, fascia media hirecurva et lacero -dentata alhidis, tihiis intus flave- scentibus extra viridi-aeneis. Long. 12. 13. mm. Mas tarsis anticis liaud dilatatis, articidis tribus primis villositate minus elongata densioribus obsitis ; abdominis segmento ventrali sexto apice late sat pro- funde emargiìtato. Femina segmento ventrali sexto sat profuìide la- teque impresso. Dej. Sp. 1. 83. var. paullulum major et convexior, elytrorum limbo late- rali, fasciis lunulisque albidis ìnaxime dilatatis. C. imperialis Ge7ié De quib. Ins. Sardiniae. 1. 4. La grande prevalenza del color bianco non potrebbe che farla confondere colla littorea, ma la forma particolare delle elitre, che dalla base si dilatano fino al terzo inferiore, la distinguono a prima vista. È di un bel verde bronzato, che talvolta lungo la sutura tende al color di rame. Le antenne nell'insetto vivente o fresco devono essere rossastre come rilevasi dal Dejean. La sutura é pochissimo pronunziata, segnatamente nella femmina, e l'elevazione suturale non è sensibile che dal terzo inferiore in poi, ed all'apice sporge in fuori come punta aguzza o spina, come nella littorea. La lunula omerale bianca ha principio, a guisa di margine, quasi dallo scudetto, percorre l'angolo omerale e si ripiega quasi trasver- — 2e> — salmente a sbarra verso la sutura. Il margine prosegue largo e continuo. La fascia mediana traversalmente si avvicina alla sutura e getta 1' uncino che è di forma frastagliata. Le tibie sono gial- lastre all'interno, metalliche all'esterno, ed il labro è unidentato in ambedue i sessi. Trovasi in Sardegna, e Gene cita gli stagni salsi di Tonnara delle Saline ove è frequente nel mese di giugno. Il Gene nelle osservazioni sulla C. imperìalis Dalh. dice: Sunt quae secus amnes victitant. {C fleoouosa, hyhrida, riparia^ lugdu- nensis); sunt denique species quae oras maritimas et salinarum vicinias incolans ( G. Gonclotii, marìtima, trisìgnata etc.) , . , sed nunquam mihi contingit C flexuosam ad littora maris vel C. Sar- doam ad ripas fluviorum deprehendere. Ora, che cosa ha inteso il Gene col nome di C. flexuosa^ propria delle acque dolci ? 14. C, dilacerata Dej. viridi — aenea, elytris subparallelis, basi, margine late- rali^ lunula humerali apicalique, fascia media bire- curva et lacero-ramosa alhidis, tibiis nigro-aeneis, antennis apice rufis. Long, 12, Mas segmento ventrali sexto late circulariter exciso, labro apice fortiter unidentato. Fem Dej. Sp, 5, 237. C. angulosa 01. C. circumdata Dej. Icon. P Ed, 1. p. 57. Ho enumerato questa Cicindela trovandola notata come Sici- liana nel catalogo di Marseul, sebbene ignori se sia stata realmente presa da alcuno in Italia. Somiglia molto alla circumdata, ma le elitre non sono cosi dilatate verso 1' apice, il corno esterno della lunula omerale è più sottile, si rivolge in curva verso la sutura e termina rigonfio a bottone, e non ha sbarra come nella circumdata. Il secondo uncino — 27 — della fascia mediana è frastagliato a rami, di cui qualcuno è anzi del tutto staccato, ma la loro dipendenza con la fascia è troppo palese. La sutura è egualmente spinosa all'apice, ed il color bianco è in generale piìi appariscente nella circumdata che nella dilace- rata. Non ho potuto inserire il carattere della femmina perchè non posseggo che due maschi provenienti dalla Spagna. 15. C. literata Suh. siipra viridi-aenea, subtus lateribus villosa, prothorace hirsuto, elytris margine laterali, plerumque interrupto, lunula humerali apicalique dentata, fascia media bi- lunata albis. Long. 8. 10. mm. Mas elytroruyn nervo suturali producto, segmento ventrali sexto late emarginato. Femina elytris singulatim rotundatis segmento ven- trali seooto fortiter impresso. Schaum Ins. Deuts. 1. 28. Costa F. N. 1. 7. var. a elytris margine toto albo, signaturis latiorihus. C. viennensis Schrank. C. sinuata Panz. Dej. Sp. 1. 76. C. leucoplitalma Fisch. var. b elytris margiyie albo plerumque interrupto, signa- turis angustiorjbus magis flexuosis. C. literata Sidz. C. sinuata Clair. C. lugdunensis Dej. Sp. 1. 77. È la più piccola delle nostre Cicindele. Vive nelle golene dei fiumi e torrenti di tutta Italia, e 1' ho trovata anche nella valle alpina della Diveria, Sta in compagnia quasi sempre dell' hybrida ed è eminentemente gregaria ; non comparisce però con quella subito dopo il verno, ma solo alla fine di maggio. — 28 — La varietà a non diversifica che pel maggiore sviluppo del disegno bianco, per cui tutto il margine è continuo; e questa pare meno frequente. La varietà b è comunissima. Ha una lunula omerale completa, che col suo corno esterno oltrepassa il mezzo dell' elitra e si curva all'in su. La completa lunula apicale rivolge anch' essa il suo dente obliquamente verso la sutura, e la fascia mediana, concava prima verso l'apice, getta bruscamente indietro un lungo uncino, che nella parte ricurva all'in su tocca quasi la sutura. Il sottile mar- gine bianco, instabilmente rompe la sua continuità, ora staccandosi da una lunula, ora da un'altra. 16. C. trisìgnata Dej. viridi-cwpro-aenea, siihtus laterihus villosa, 'prothorace lateribus ìiirsuto, elytris margine laterali lunula hu- nierali apicalique dentata, fascia media bireciirva lu- nulae apicali approximata alhidis. Long. IL 12. mm. Mas segmento ventrali sexto triangulat'iter inciso. Femina eodem truncato et interdum carinulato, Dej. Sp. 1. 77. Costa F. N. L 6. Il disegno è simile alla precedente, ma la statura è più grande; la reticolazione elevata a color di rame è più larga dei fori cir- colari turchini del fondo, mentre nella literata la reticolazione elevata è un poco più ristretta ed eguale ai fori turchini. Il cor- saletto, peloso ai lati, è nudo sul dorso. Il margine dell' elitra è sempre bianco, la fascia mediana è un poco meno curva nel primo uncino, ed emette il secondo uncino un poco più allungato verso la base dell'elitra, per cui si avvicina di più alla lineetta curva o dente della lunula apicale. La trisìgnata è specie salina che dall' Italia meridionale sale lungo le spiagge si adriatiche che mediterranee, vivendo gregaria colla littoralis. SULLE SPECIE ITALIANE DEL GENERE CULEX Lin. NOTA DEL Prof. CAMILLO RONDANI. Per mettere a posto alcune Zanzare da me racccolte nello scorso anno presso Firenze, ho dovuto passare in rivista le specie congeneri della mia collezione, provenienti da diverse parti d'Italia, e rivederne la nomenclatura; ed in far questo mi recò sorpresa il non poter riferire ad alcuna di quelle già descritte, sei delle dodici specie fino ad ora scoperte nel nostro paese. Ho ripetuti i confronti e gli studii per conoscere se vi era errore nelle mie prime osservazioni, ma ho dovuto persuadermi che parecchie delle specie nostrali non furono conosciute dai ditterologi stranieri, e che diverse altre che vivono fuori d' Italia non furono ancora da noi riscontrate. Io poteva bene considerare come già descritte quelle che pos- sedevano i caratteri, benché talora assai pochi, delle specie già pubblicate, anche quando presentavano note distintive importanti, delle quali nelle diagnosi non si trova cenno : ma non mi era possibile di ritenere come conosciute quelle che erano assoluta- mente prive di caratteri distinti, riportati nelle descrizioni degli autori. Forse alcune di queste specie che io reputo nuove furono prima confuse con altre : forse qualche descrizione delle già pub- blicate accenna a varietà, e non a specie ben determinate ; ma qualunque sia il valore di questi dubbii, dallo studio ultimo delle zanzare italiane mi risultò che il genere Ciilex di Linneo con- — 30 — tiene dodici specie che vivono in Italia. Probabilmente però ulteriori ricerche ne aumenteranno il numero, e quelle da me osservate le ho disposte nella tavola analitica che segue, distinte per caratteri di più facile osservazione, ma insieme di non lieve importanza. Species italicae generis Cu ligi s Lin. A. Alae non fusco punctatae. B. Tarsi non manifeste albo-annulati. C. Abdominis segmenta obscure fusca limbo posteriore albido. Sp. 1. domestìcus Germ. ce. Abdominis segmenta basi pallida vel albidi cincta limbo po- steriore plus minusve obscure fusco ; vel nigricantia tota, lateribus albo-punctatis vel non, D. Abdomi7tis segmenta basi pallida vel albidi cincta, margine posteriore late fusco vel nigricante. E. Scapus furcae venosae anterioris alarum sat brevior scapo furcae posterioris. Sp. 2. p i p i e n s Lin. EE. Scapus furcae venosae anterioris longitudine subaequalis scapo furcae posterioris. F. Articuli tarsorum non neque anguste ad basini albicantes. Palpi maris articulorum basi non manifeste pallidiore. Sp. 3. nemorosus Mgn. FF. Articuli tarsorum basi anguste sed distincte albicantes. Paljn maris articulorum basi manifeste pallidiore. Sp. 4. articulatus N. DD. Abdominis segmenta tota nigricantia, lateribus albo-maculatis vel non. A. Furcae venosae alarum ramulis sat longioribus scapo proprio. Falporum maris pili mediocres in penicillos non dispositi. — 31 — Sp. 5. albo-punctatus N. AA. Fiircae venosae alarum rainulis manifeste brevioribus scapo proprio. Palpi maris pilis longis, tripenicillatis praediti. Sp. 6. penici 11 ari s N. BB. Tarsi saltem posteriores distincte albo-annulati. H. Tarsi ad basim tantum articulorum albo-annulati. Sp. 7. cai opus Hffg. HH. Tarsorum articuli basi et apici albo-annulati. I. Abdomen annulis alternis albidis et nigricantibus cinctum. K. Tarsi omnes late et distincte albo-annulati. Palpi maris, articulis omnibus, etìam brevi apicali, nigrican- tibus basi albida. Sp. 8. pulcritarsisiV. KK. Tarsi postici tantum late et distincte albo-annulati; ante- riores vix puncto aliquo albo notati. Palpi maris articulo brevi apicali toto albissimo, praeceden- tibus nigricantibus basi albida. Sp. 9. p u 1 e r i p a 1 p i s N. II. Abdomen fusco-lutescens, singuli segmenti dorso nigricante bimaculato. Sp. 10 rusticus Rossi — dorsalis Mgn. A A. Alae fusco punctatae. L. Tarsi articulis basi late et distincte albicantibus; metatarso in medio albidi annulato. Palpi maris apice in spathulam latiusculam non dilatati. Sp. 11. annulatus Mgn. LL. Tarsi articulis basi anguste sub-albidis; metatarso in medio non annulato. Palpi maris, in spathulam latiusculam apici dilatati. Sp. 12. spatliipalpis N. UN CONSIGLIO AGLI AGRICOLTORI Cav. VITTORE GHILIANI Nota letta nell'adunanza pubblica tenuta dalla Società Entomologica Italiana il dì 11 febbrajo 1872 iu Firenze. Scopo e dovere della nostra Società Entomologica essendo pur anche quello di occuparsi, per quanto le spetta, delle quistoni agri- cole, spero di avere indulgenti gli Onorevoli Colleghi se in vece di trattenerli con fatti nuovi per la scienza io vengo ad aggiun- gere soltanto un consiglio a consigli le cento volte ripetuti, ma sul quale si deve insistere presso i nostri contadini. Voglio dire sull'im- portanza di asportare dal suolo le frutta cadutevi per maturazione vera o apparente: poiché, come ben si sa, sono quelle precoci che per lo più danno ricetto a larve d'insetti nocivi, che per tal guisa si perpetuano nelle campagne. Ancorché un tantin ridicola, non tacerò l'origine dell'osserva- zione che mi condusse a serie considerazioni sulle conseguenze della trascuranza sovra espressa per parte degli agricoltori. Nei primi giorni dello scorso settembre io mi trovava a villeg- giare nel circondario di Torino in una regione ricca di piante, specialmente in quercie, noci ed alberi da frutta. In una delle mie escursioni giornaliere, passando sotto ad alte quercie, vidi cadute sul terreno una gran quantità di ghiande, tra le quali, per i miei fini entomologici, raccolsi non poche galle della Cynips calycis: e mentre faceva poscia ritorno verso casa per la via maestra, m'im- battei in un branco di majali, tutti intenti a raggiungere col gru- — 33 — gno i frutti del bianco spino (Crataegus oxyacantha) che fiancheg- giava la strada. Lascio ad ognuno l'immaginarsi le smorfie che fa- cevano quelle povere bestie per le continue punzecchiature che si facevano al muso; e ciò non per tanto si ostinavano a divorare i frutti anzidetti. Io non potei a meno di meravigliarmi e chiedere al custode di quegli animali il perchè, con tanta copia di ghiande che vi erano per terra a poca distanza, essi preferissero un frutto cosi diflìcile per loro a raggiungere: ed ebbi in risposta che le prime ghiande cadute hanno sempre il verme, e perciò vengono rifiutate dai majali. Non mancai il giorno seguente di occuparmi delle ghiande, e trovai che in parte, quelle cadute, erano forate dalla larva di re- cente uscitane; e che le altre, sane in apparenza, tutte contenevano una larva vivente. Ma queste larve erano di due specie diverse : una, ben conosciuta e che però io non mi aspettava di trovare nelle ghiande, é indubitatamente il bruco della Carpocapsa pomonella L., ossia la tortrice de' pomi : l'altra facilmente riconoscibile per larva di qualche Curculionite, ma specificamente a me ignota. Di ghiande imperforate e di larve libere feci ampia raccolta e me le portai a Torino, ove coll'opera di Ratzeburg, Die forst- insecten etc, potei quasi accertarmi essere del Balaninus glandium, Marsh, la larva del Curculionite in discorso; ma la certezza potrò solo averla colla nascita dell'insetto perfetto nella prossima stagione estiva, se sarò tanto fortunato di ottenere lo sviluppo finale di qualcheduna delle tante larve che posseggo. In quanto ai bruchi di Carpocapsa pomonella, essi stanno ora rinchiusi nel loro sottile bozzolo di seta, e tutt'ora in forma di larva, come è costume per la generazione autunnale di questo micro-lepidottero. Non furono tanto rari i casi in cui, aprendo a centinaja le ghiande infette, incontrai in una ghianda le due specie di larve anzidette. Rarissime volte invece trovai due inquilini della stessa specie in una ghianda Intanto nel sovraesposto fatto io trovo la spiegazione di una circostanza per lo passato non troppo chiara per me, qual si è quel- la della continua abbondanza di Carpocapsa pomonella nel nostro Ann. IV. 3 — 34 — Piemonte, ove dai contadini si sogliono per Io più raccogliere, per lisi domestici, le prime pere e le mele bacate che si distaccano dalla pianta, mentre le altre son raccolte prima di perfetta maturità, man- date al mercato, e quindi consumate alla mensa, previo il disgustoso ufficio di snidarne il bruco col coltello. Anche le noci, che pure albergano lo stesso bruco, vengono rotte appena raccolte e manda- te alla macina. E non per tanto come va, io mi chiedeva, che malgrado siffatta continua distruzione di cotesti bruchi non si veda scemare il danno che annualmente ne risente la frutta? Ora capisco come avvenga che, rimanendo sul suolo le prime noci, sempre gua- ste, che in autunno si staccano dalla pianta, e cosi pure succedendo delle prime ghiande, rifiutate dai majali, capisco, dico, come si tro- vino salve le larve che in quei frutti vivevano, e che per tal modo ricomparisca abbondante la specie dannosa, nella seguente prima- vera su i pomi, peri, susine ed altre piante ancora. Importa adun- que essenzialmente che, quand'anche inservibili, si raccolgano sempre tutti i primi frutti caduti dalle piante; che si asportino immediatamente e si distruggano, onde uccidere contemporanea- mente le larve in essi contenute, a gran vantaggio de' ricolti futuri. Torino, 17 gennaio 1872. OSSERVAZIONI SPECIE ITALIANE DEL GENERE LIMNFBIUS Ledicìi FLAMINIO BAUDI. Nel porre in ordine di classificazione i Coleotteri raccolti nelle caccie della scorsa annata, avvistomi che in questo genere di Palpicorni parecchi individui, specialmente per distinti caratteri sessuali, d' assai differivano dalle specie finora pubblicate, penso non inutile il farne conoscere i distintivi caratteri, servendomi per le prime specie di punto di partenza e di base, nelle frasi diagnostiche, della interessante memoria sulle specie tedesche di questo genere, dettata dal signor I. Gerhardt a pagina 395 e seguenti del 4° trimestre della Berliner Ent. Zeitschrift 4866. Queste sono il L. truncatellus , popposus, truncatulus e tìUidus ; alle loro descrizioni mi rapporto per le specie che descrivo, per le ultime, affini al nìtidus e sericans, a quelle del sig. Mulsant. LimìieMus truncatellus Thumb. Gerhardt loco cit. p. 395. Poco comune in Piemonte, più frequente nelle Alpi marittime. L. niliduloides n. sp. Ob-ovatus, leviter convexus, niger, pedibus piceis, infra sat dense griseo-pubescens, minus subtiliter sat profunde punctatus, nigro-pubescens, nitidus; vertice fortius quam fronte punctulato; elytris apice recte truncatis, margine laterali late explanato; labro medio leviter emarginato; palpis maxillaribus flavis, articulis duobus primis aequalibus, sub- clavatis; mento plano, omnium, subtillime punctulato, subnitido. — 36 — Mas segmento ventrali sexto glabrO;, uti in trimcatello extructo, dorsali penultimo lato, fere velati in papposo medio leviter producto, utrinque emarginato; femoribus posticis le- vitar curvatis, a basi paulo ultra medium usque dilatatis, ibidemque dorso fortius arcuatis, tibiis anterioribus rectis, anticis apicem versus sensim aequaliter dilatatis, posticis le- viter flexuosis, sublinearibus, intus seriatim longe pilosis. Foeraina minor, elytrorum margine laterali rainus late expla- nato ; segmento ventrali sexto apice profundius late emargi- nato; pedibus simplicibus. Long, e/" 1 5 2 5 lin. Species statura in genere majore, punctura fortiore, elytris margine laterali prò sexu plus minusv^e late explanato a con- generibus primo intuitu distinguenda: a truncatello singillatim mas tibiarimi praecipue posticariim structura atquaeearundem villositate insigni, foemina segmenti ventralis sexti emargina- tura profundiore, corpore demum in utroque sexu relative bre- viore, apicem versus minus attenuato discedit. Corpus saepius nigrum, in junioribus quibusdamnigropiceum vel brunneum, capite uti et thoracis medio antico obscuriori- bus, parum convexum, distincte punctatiim, punctis in fronte quam in vertice subtilioribus, rotundatis, aequaliter in elytris dispositis, paullulum in thorace minoribus densioribusque, in- terstitiis laevibus, ad latera postice plus minusve corrugatis, in elytris omnium subtillime subreticulosis. Palpi in utroque sexu aequales, faeminae veruntamen paulisper breviores. Pedes nigri vel nigro-picei, antici plerumque dilutiores. Pubes inferne grisea potius quam flavescens. Ne rinvenni parecchi esemplari fra le muffe d'un rigagnolo negli Appennini Bolognesi presso Porretta ; vive pure sulle sponde del Lago di Bolsena; un esemplare di Piemonte sta nella collezione del R. Museo di Torino. L. papposus Redt. Gerhardt loco cit. pag. 398. Variat mas sive normaliter coloratus, sive nigro-piceus, thoracis limbo basali anguste, laterali lato, elytrorum marginali tenui brunneis, palporum maxillarium articulo secundo haud majore, mento — 37 — fere plano, antrorsum solummodo leviter impresso ibidemque tenuiter bidenticulato, femoribus posticis apicem versus sensim crassioribus, dorso evidentius arcuatis. Questa specie s' incontra di rado in Piemonte : le varietà citate mi vennero mandate d' Ungheria dal Prof. Frivaldsky. L. furcatus n. sp. Oblongo-ovatus, leviter convexus, nitidus ; infra niger, satis dense flavo-pubescens, pedibus piceo-brunneis ; supra nigro-piceus, thorace lateribus dilutiore, parce et te- nuiter fusco-pubescens, subtilissime punctatus, omnium sub- tillime transversim reticulatus; capite similiter punctulato, labro antice truncato ; mento opaco, plano, latitudine fere breviore, antice utrinque rotundato ; palpis flavis, articulo secundo subclavato, apice praecedente tanti sper crassiore. Mas abdominis segmento ventrali sexto glabro, utrinque punctulato et pubescente, medio in dentes duo corneos, validos, invicem curvatim divergentes producto, rotundatim eos Inter emar- ginato, in emarginatura glabro, circa dentium basin anteriorem et externam breviter villoso ; dorsali penultimo magno, sat convexo, utrinque rotundatim inflexo ibique granuloso-punctato, et pubescente, margine postico medio leviter producto, utrin- que emarginato. Pedum anteriorum femoribus crassiusculis, cum tibiis, sublinearibus ; posticorum femoribus incrassatulis, incurvis, intus muticis, extus sat arcuatis, tibiis intus fere glabris, summa basi exilibus, mox angulatim fere dilatatis, inde pone medium usque sublineariter compressis, abinde apicem versus sensim leviter attenuatis. Long. \ lin. Statura, corporis ambitu et sculptura praecedenti, ejus varietati obscuriori praecipue, admodum proximus, intensius vero niger, mento et subraento opacis, illius forma, pedum prae caeteris abdominisque in mare structura distinctus. A. L. truncatulo, quo cum labro opaco convenit, statura majore, cor- pore latiore, magis ovali, punctura distinctiore abscedit. Ritrovato in una piena del Po presso Torino. L. similis n. sp. Ovatus, niger, thoracis margine dilutiore vel brunneus capite thoraceque antice infuscatis, convexus, nitidus. — 38 — infra fulvo, supra parce fusco-pubescens, capite thoraceque subtillime, elytris vix perspicue punctulatis transversimque subreticulatis ; labro apice truncato ; mento nitido, plano, latitudine paullulum breviore ; vertice evidentius quam fronte punctulato ; palporum in utroque sexu articulo secundo fere filiformi. Mas abdominis segmento ventrali sexto glabro, margine apicali medio in duas ligulas porrectas, divergentes producto, inter eas impresso atque rotundatim, utrinque leviter, emar- ginato, dorso ante apicem fasciculis quatuor e villis rectis pa- rallele reclinatis, quorum duo medii contigui, imus utrinque proxirae ornato : dorsali penultimo leviter convexo, uti in afflnibus medio leviter producto et utrinque emarginato : pe- dibus adamussim uti in farcato. Foemina minor, pedibus sim- plicibus. Long. | lin. A proxime praecedentibus duobus speciebus corpore bre- viore, magis ovato, elytrorum punctura vix perspicua; cor- poris itidem ambitu nec non statura majore a truncaiulo et nitido, ab ilio praesertim mento nitente, a nitidi maribus tibiis posticis subito evidentius angulatim fere dilatatis abdominisque structura; ab ejusdem foeminis vertice thoraceque evidentius punctulatis discedere videtur. In 7%itidi equidem, utpote in pappasi etiam maribus longiores e villi», quibus ventrale sex- tum segmentum medio indutum, saepe saepius in duos fasci- culos divergentes coUiguntur, isti porro ut plurimam inferne vergunt, neque segmenti ipsi ligula ulla porrecta adparet. Vive in Sardegna, d' onde ne recai parecchi individui, uno ne vidi pure di Francia nella collezione del R. Museo di Torino. Il L. truncatulus Thoms., Gerhardt loco cit. p. 400, non mi consta finora siasi trovato in Italia, ritengo solo alcuni individui d' ambo i sessi datimi dal signor von Rottenberg, della Silesia. L. nitidus Marsh. Gerhardt. loco cit. pag. 402. Variat foemina in- terdum penitus brunnea, a simili attamen statura minore, ca- pite thoraceque magis nitentibus, corporis forma tantisper angustiore, convexiore atque elongatula distincta. — 39 — Non raro in Piemonte; ne vidi pure di Sardegna e di Spagna. L. sericans Muls. Opuscules Ent. 1861. pag. 59, Von Heyden Ber- liner Ent. Zeitschrift. Reise 1871 pag. 71 verisimiliter. Statura nitido paulo minor, anterius forma fere identicus, postice magis attenuatus, elytrorum lateribus minus rotundatis, basi utrinque thoracis summae basis latitudinem excedentibus, (hoc ante basin illis veruntamen paulisper latiore) apice oblique, subro- tundatim interdum, singulo truncato, angulo exteriore rotun- dato, suturali obtuso. Corpore superne magis pubescente, minus nitido, thoracis lateribus inferne, elytrorum margine inflexo pedibusque testaceo-rufìs facile dignoscendus. Mas femoribus tantisper crassioribus, tibiis anticis apicem versus paulo magis dilatatis, leviter curvatis, abdominis seg- mentis duobus ultimis nitidioribus, paullulum longioribus, pe- nultimo apice recte truncato ; eodem in faemina leviter late emarginato; corporis pubescentia superne saepius minus tenui. Lo trovai in diverse località del Piemonte, specialmente sulla collina di Torino e presso i laghi di Avigliana. L. mucronatus n. sp. Ob-ovatus, modice convexus, supra parce, infra dense pubescens, capite aequaliter distincte, thorace ely- trisque subtilius punctulatis, nigro-piceus, thorace lateribus dilutiore, basi fortius arcuato, angulis posticis subrectis, ely- trorum latitudinem paulo superante, inferne utrinque cum pedibus testaceo ; elytris abdomine paulo brevioribus, apice subrotundatim truncatis, angulo suturali obtusiusculo ; mento nitido, obconico subtruncato; palpis robustis, flavis. Mas tarsorum anticorum articulis primis leviter dilatatis, tibiis anterioribus extus densius spinulosis, anticis rectis, apicem versus sensim paullulum dilatatis; abdominis segmento ventrali sexto glabro, apice recte truncato. medio mucrone dentiformi valido, simplici, porrecto armato : foemina tarsis simplicibus, tibiis extus normaliter spinulosis, abdominis seg- mento sexto subnitido, vix apice emarginato. Long. | — | lin. Corporis habitu sericanti Muls. (ni fallor) affini s, sat con- — 40 — vexus, ovalis, posterius magis quam nitidus attenuatus, eo statura dimidio, sericmite triente minor, supra nitidus, omnium subtillime transversim substrigosus , parce fusco-pubescens, infra sat dense, sterno multo densius, flavo-pubescens. Caput distincte, in maribus quibusdara sat profunde, subtiliter aequa- literque punctatum, labro antice leviter emarginato ; palpis maxillaribus validis, quam in praecedentibus relative brevio- ribus, articulo secundo subclavato, tertio hoc fere breviore. Thorax modice convexus, basin versus sensim rotundatim ampliatus, basi elytris paulo latior, arcuatim subbisinuatus, angulis posticis quasi rectis, subtiliter distincte, lateribus tan- tisper densius punctulatus. Elytra apicem versus leniter atte- nuata, lateribus pone medium usque subrecta, apice simul sumta plus minusve rotundatim truncata, angulo attamen suturali obtusiusculo; basin versus fere aeque ac in thorace, apicem versus obsoletius punctulata : in foeminis plerisque tantisper longiuscula, abdomen superantia. A L. ììiimdo, cui magnitudine proximus, praeter maris in- signia, corpore convexiore, posterius minus attenuato pluribu- sque aliis notis discedit. Farmi propria questa specie della centrale Italia, la rin- venni negli Appennini bolognesi presso Torretta e Pracchia, in quelli toscani a Vallombrosa, come pure presso Ravenna. Nella collezione del R. Museo di Torino v'ha eziandio di Sardegna. L. pìcinus Marsh. L. atomus Duft. Assai comune in Piemonte, trovasi per anco in Sardegna. L. gyrinoides Aubè-Grènier Cat. suppl. pag. 127. Vive nelle muffe delle sorgenti calde di Valdieri, ad oltre 40 gradi Reaumur, ove col LaccoMus glohosus Heer, lo raccolse il Cav. Ghiliani : distinto dal precedente per la sua maggior piccolezza e per le elitre punteggiate verso 1' apice. Torino, 31 dicembre 1871. DEGLI INSETTI PARASSITI E DELLE LORO VITTIME ENUMERAZIONE CON NOTE del Professore CAMILLO RONDANI {Contiììitazione. V. v. 3", p. 217 a 248). Genus Ichneumon Lm. — Fam. variae (1) sp. — Acridicìda Rndn. Osservato in America vivente allo stato di larva in Acridii di quelle regioni, ma non ne fu determinata la specie Locustarii sp. — areator Pnz. — Gen. Aphidius? La sua larva vive nel corpo di alcune Aphidinae. Cicadarii sp. — campestris Lin. Parassito di alcuni Papilionarii. Papilionarii sp. — castigator Fab. Nei bruchi e pupe, di Cucullia, di Va- nessa ecc. Idem sp. — equitatorius Lin. La larva vive nella Trachea piniperda. Idem sp. — grillarìus Rndn. Fu osservata la sua larva soltanto, vivente fi) Generi e specie che non si determinarono secondo le moderne classificazioni. 42 nel corpo degli Acridii^ molto infesti alla Sardegna. Locustarii sp. — juniperi Lin. — Fam. Chalcididae? Vive nel baco della Cecidomyia luniperi. Muscarii sp. — larvarum Lin. Sortito da bruchi e crisalidi di Papilionarii non determinati. Papilionarii sp. — molitorius Lin. Vive nei bruchi di alcune Noctuidae. Idem sp. — necator Fabr. In bruchi e pupe indeterminate. Idem sp. — nominator Pnz. — Gen. Aphidius? Larva vivente nel Myzocallis Coryli Pass. (Aphidinae). Cicadarii sp. — pistacicola Rndn. Due individui nati dalle larve del Curcu- lio (1) pistaciperda Rnd. vennero divorati dagli Anthrenus prima di essere classi- ficati. Scarabearii sp. — praerogator Lin. Vive nei bruchi di alcuna specie di Liparis. Papilionarii sp. — saturatorius Lin. Parassito di alcune Noctuidae Idem sp. — stróbilellae Lin. — Fam. Chalcididae? Nei bruchi di alcune Tortricidi delle piante resinose. Idem sp. — turionellae Lin. — F. Chalcididae? come la precedente specie. Idem Genus Ichneutes Grav. — Fam, Braconidae. sp. — brevis Wsml. Nelle larve delNematus pedunculi Hg. Vesparii (1) Balaninus? Doiitomus? divora, allo stato di larva, il mandorlo del Pislacia vera. — 43 — sp. — reunitor Nees. Nei bruchi fillofagì del Nematus septen- trionalis Spin. Vesparii Genus Inostemma Halid. — Fara. Chalcididae. sp. — Boscii Wstw. Nelle larve frugivore di Carpocapsa po- monana Hbì%. Papilionarii Genus Iscmus Wsm. — {mic?^odus Ns.) — Bracon id ae. sp. — obscuralor Nees. Nelle larve della Coccyx Buoliana L. Idem Genus Ischnocerus Grav. — Fam. Ichneumonidae. sp. — marcìiicus Hrtg. Nei bruchi di Lasiocampa pini L. Idem Genus Laccophris Frst. — Fam. Chalcididae. sp. — magdalini Frst. Nelle larve del Magdalinus pruni. Lin. Scarabearii Genus Laestia Halid. — Fam. Chalcididae. sp. — litigiosa Rndn. Nelle larve della Cecidomyia fru menta- ria Rndn. Muscarii Genus Leucospis Fab. — Fam. Chalcididae. sp. — gi0(is Fab. Nelle larve della Vespa vulgaris L. Vesparii Genus Lissonota Grav. — Fam. Ichneumonidae. sp. — angularis Rtz. Nei bruchi di alcune Tortrix e di A na- ca mp si s. Papilionarii — 44 — sp. — arvicola Grav. Nelle larve di alcuni Anobium. Scarabearii sp. — dreviseta Rtz. Nei bruchi di Lophyrus pini L. Vesparii e di Tortrix cerasana L. Papilionarii sp. — Buoliana Hrtg. Parassito della Coccyx Buoliana. Idem sp. — catenator Pnz. Nelle larve di una sp. di Bupresti de Scarabearii sp. — culìciformis Gr. Nei brucili della Pentliina ocellana Hb. Papilionarii sp. — cylindrator Gr. Nei bruchi della E u boli a mensuraria ^. Idem sp. — hortorum Grav. Nei bruchi della Coccyx resinana L. Idem sp. — impressor Gr. Parassito della Carpocapsa a m pian a Rltn. Idem sp. — oTjscura Rtz. Nei bruchi della Tortrix ameriana L. Idem sp. — pedoralis Gr. Parassito di alcune Anacampsis e Tor- trix, laevigana, cerasana ecc. Idem sp. — robusta Rtz. Attacca i bruchi della CoccyxBuolianaZ. Idem sp. — setosa Fab. Parassito del Cossus ligniperda L. Idem Genus Lopodites Rndn. — Fam. Chalcididae sp. — prunicola Rndn. Uccide le larve gemmivore della Asphon- dylia pruniperda Rndn. Muscarii Genus Macronedra Wlh. — Fam. Chalcididae. sp. — maculipes Wlk. Nelle larve dell' A leu rode s chelidonii L. Aleuroditi — 45 — Genus Macropalpus Rtz. sp. — leptocephalus Hrtg. Nei bruchi della Coccyx Buoliana L. Papilionarii Genus Meniscus Vedi Ichneumon. Genus Megastigmus Dalm. — Fam. Chalcididae sp. — Boliemani Rtz. — dorsalis? Fai). Attacca diverse Cynipidae, come i Cyni ps Malpighii; fecundatrix ecc. ^^YHrtg. Vesparii sp. — strobUoMus Rtz. — Torymus erythrotho- rax Bé. Nei bruchi della Coccyx strobìlana Papilionarii sp- — transversus Wlk. — Torymus punctum Frsf. Nelle larve della Zonozema alternata Fall, cioè continua di Mgn. Muscarii sp. — vexillum Bè. — transversus WlU, Genus Mesochorus Grav. — Fam. Ichneumonidae sp. — areolaris Rtz. Nei bruchi del Lophyrus pini L. Vesparii sp. — ater Rtz. Nei bruchi di Lasiocampa pini L., e Cli- siocampa neustria L. Papilionarii sp. — hrempetiolatus Rtz, Nei bruchi della Trachea piniperda L.; e dell' Yponomeuta malinella. Idem sp. — cimMcis Bè. Parassito di parecchie Tentredinidae, Cimbex amerinae, Cladius difformis, Lida cly peata ecc. Vesparii Ma anche in qualche Tineide^, del Gen. Yponomeuta. Papilionarii — 46 — sp. — coìitractus Rtz. Nei bruchi della Dicranura vinulaZ. Papilionarii sp. — dilutus Rtz. Attacca alcuni Li pari s, la Penthina ocel- lana, la Gelechia leucatella ecc. Idem sp. — laricis Hrtg. Nelle larve di varii Lophyrus, laricis, pini ecc. Vesparii sp. — nigrìpes Rtz. Parassito del Phyto noni US poligoni Z-z??. Scarabearii sp. — pectoralis Rtz. Nelle larve di Liparis dispar L. Papilionarii sp. — politus Grav. Nei bruchi della Fidonia piniaria L. Idem sp. — rubeculus Hrtg. Nelle larve del Lophyrus pallidus Klg. Vesparii sp. — scutellatus Grav. Nel Lophyrus pini L. Idem sp. — splendidulus Grav. Polifago; vive nei bruchi di Sphinx, Li- paris, Geometra, Pyralis, Yponomeu- ta ecc. Papilionarii Ed anche nel Cimbex variabilis Klg. Vesparii sp. — testaceus Grav. Nello larve del Cimbex amerinae L. Vesparii sp. — thoracicus Grav. Nella Galleruca lineola Fàb. Scarabearii Genus Mesoleptus Grav. — Pam. Ichneumonidae sp. — evanescens Rtz. Parassito del Lophyrus rufus. Vesparii sp. — exornatus Grav. Nei bruchi diNemathus abietum e compressus Hrtg. Idem — 47 — sp. — limitaris Grav. Vive nel Nemathus ribesii Scop. Vesparii sp. — teredo Hrtg. Nella larva di un Longicorne non deter- minato, Scarabearii Genus Mesopolobus Westw. — Fam. Chalcididae. sp. — fasciiventris Ww. Nei Cynips petioli L. Vesparii Genus Mesostenus Grav. — Fam Ichneumonidae. sp. ater Rtz. Nelle larve di Melandria. Scarabearii sp- — 'bracliicenirus Rtz. Nelle larve dell'Hy lesi nus crenatus PUl. Idem sp. — gladiator Scop. Nelle larve del Pelopeus spirifex Fahr. Vesparii sp. — lìgator Grav. Nei bruchi di Clisiocampa neustria L. Papilionarii Genus Methoca Latr. — Fam. Thynnidae. sp. — domestica Latr. Nelle larve di Anthrenus museorum L. 0 di altri insetti che guastano le collezioni entomologiche. (Obsn: n) Scarabearii Genus Metopius Pnz. — Fam. Ichneumonidae. sp. — mìcratorìus Grav. Nei bruchi della Saturnia pyri L. Papilionarii sp. — nasutus Gir. NegliEriogaster Lanestris e populi L. Idem sp. — necatorìus Fab. Nei bruchi di Arctia urticae Esp., e di Harpya fagi L. Idem — 48 — sp. — scrobiculatus Hrtg. Nelle larve di Lophyrus pini L. Vesparii Genus Microctonus Wsml. — Fam. Braconidae. sp. — Mcolor Wsml. Nei bruchi di Lasiocampa pini L. Papilionarii Genus Microdus Nees. — Fam. Braconidae. sp. — àbhreviator Rtz. Parassito della Gelechia leucatella Idem sp. — calculator Fab. — abscissus Rtz. Nelle larve del Pissodes notata s, e del Rhynchites pubescens Fbr. Scarabearii sp. — cingulator Rtz. Nei bruchi di Papilionidae e Tortri- cidae. Papilionarii sp. — claustalianus Rtz. Nella Tortrix herciniana Tr. Idem sp. — lugubrator Rtz. In una specie di Coleophora Idem sp. — óbscurator Nees. Vedi Gen. Ischi us. sp. — pumUus Rtz. Nella Coleophora lariciella Hbn. Idem sp. — rufipes Wsml. Nei bruchi della Penthina ocellana Idem e dell'Andricus a terminalis L. Vesparii Genus Microgaster Latr. — Fam. Braconidae. sp. aWìpennis Nees. Nei bruchi dell' A cydali a br um aria ^5j9. Papilionarii sp. — alvearius Spin. Nelle larve dei Nematus septent riona- li s Spin. Vesparii — 49 — sp. — amentorimi Rtz. Nei bruchi della Fedisca immundana. Papilionarii sp. — arimdineus Rndn. Nelle Aphidine del Gen. Hyalopterus. Cicadarii sp. — ater Rtz. — Garbo narius? Bè. Neil' Acy dalia bruraaria Esp. Papilionarii sp. — Mcolor Nees. Nei bruchi diLitocolletis cavella Zeli. pomi foli e Ila, ed emberizae-pennella, più in quelli della Tischeria complanella. Idem sp. — 'breviventris Rtz. Nelle larve di Orchestes quercus L. Scarabearii e di Andricus terminalis L. Vesparii sp. — crataegì Rtz. Nei bruchi della Leuconea, della Pieris brassicae, e della Zerene grossularia. Papilionarii sp. — cruentatus Rtz. Nella Tortrix herciniana T7\ Idem sp. — depressellae Rndn. Nei bruchi dell'Hemilis de pressella Fbr. Idem sp. — ensìformis Rtz. Vive nel Cynips rosae L. Vesparii e nella Halias quercana Hi). Papilionarii sp. — evonimellae Rtz. Parassito di varie Yponomeute. Idem sp. — dilutus Rtz. Nei bruchi del Lyparis auriflua L. Idem sp. — falcator Rtz. Nelle larve di Cecidomyia salicina Fr. Muscarii sp. — femoralis Bè. Nei bruchi dell' Hadena persicariae L. Papilionarii sp. — flavilahrìs Rtz. Nella Tortrix herciniana TV. Idem Anno IV. — 50 — sp. — flavo -limdatus Rtz. Nelle larve di Litocolletis pomifo- liella^e populifoliella Zeli. Papilionarii sp. — fossulatus Bè. Nei bruchi della Vanessa polichloros L. Idem sp. — fuliginosus Wsml. Nella Tortrix laevigana, ed in qualche Yponomeuta. Idem sp. — famipennis Rtz. Nelle larve di Tenthredo siiccincta Vesparii sp. — gagates Nees. Nei bruchi della Tortrix heparana Tr. Papilionarii sp. — gastropachae Bé. Nei bruchi di Clisiocampa ne u stria e di Fedisca immundana Tr. Idem sp. — glomeratus Latr. Nei brucili delle Pieri s. Idem sp. — lìoplites Rtz. Nei bruchi di A n a e a m p s i s p o p u l e 1 1 a L. Idem Ma anche della Lina tremulae L. Scarabearii sp. • — impuriis Nees. Nelle larve dell' A n th o n o m u s p o m o r u m i^. Idem sp. — inclusus Rtz. Nei bruchi di Liparis auriflua L. Papilionarii sp. — insidens Rtz. Nei bruchi delIaDiloba caeruleocephala, e dell'Arctia caja L. Idem sp. — Junìperatae Bè. Nella Corythea j uniperaria Dup. Idem sp. — lactipennis Rtz. Nei bruchi del Liparis chrysorrea, e della Clisiocampa neu stria L. Idem sp. — laevigatus Rtz. Nelle larve del Rhynchites be tu leti L. Scarabearii — 51 — sp. — lugens Rtz. Nei bruchi della Tortrix heparana Tr., e dell' Argyrotoza Bergmaniana L. Papilionarii sp. — liparìdis Rtz. Nella Liparis dispar L. Idem sp. — ìnedianus Rtz. Nella Yponomeuta evonimella L. Idem sp. — melanoschelus Rtz. Nei bruchi dei Liparis dispar e salicis L. Idem sp. — nemorum Hrtg. Nei bruchi del Lasiocampa pini L. Idem sp. — nigripes Rtz. Nella Phycis abietella F. Idem sp. — ocellatae Bè. Nei bruchi degli Smerinthus ocellata, e pop u li, ed in quelli di Acronycta psi L. Idem sp. — ochrostigma Wsml. Nella Tortrix laevigana. W. Idem sp. — octoììarius Rtz. Nei bruchi della Lithosia quadra L. Idem sp. — ordinarius Rtz. Nei bruchi di Lasiocampa pini L. Idem sp. — pieridis Bè. Nei bruchi e crisalidi diPierisbrassicae, e di Leuconea crataegi L. Idem sp. — piibescens Bè. Nella Liparis di spar L. Idem sp. — rufìlabris Rtz. Nelle larve di Anobi um carpini L. Scarabearii sp. — semicircularis Rtz. Nella Tortrix herci ni ana Tr. Papilionarii sp. — sessilìs Nees. Nei bruchi di Acydalia e di Tortrix. Idem sp. — solitarius Rtz. Nei bruchi dei Liparis dispar e monacha Idem — 52 — <• sp. — Spinolae Nees. Nei bruchi dell'Hadena oleracea L. Papilionarii sp. — spurius Wsml. Nei bruchi dell' Hadena oleracea L.-, e della Dicranura vinula L. Idem sp. — subcompletus Nees. Parassito di varie specie del genere Pieri s, e di Tortricidae e Tineidae. Idem sp. — tau. Rtz. Nella Tortrix laevigana L. Idem sp. — terebrator Rt. Nella Gelechia leucatella L. Idem sp. — tuherculifer Bé. Nei bruchi dell'Hadena brassicae L. Idem sp. — varicornìs Grav. Nella Pieris rapae L. Idem sp. — vìnulae Bé. Nei bruchi della Dicranura vinula L. Idem sp. — stigmaticus Rtz. Nei bruchi della Chelonia caja, e della Cosmia trapezina L. Idem Genus Microtypus Rtz. — Fam. Chalcididae. sp. — Wesmaelì Rtz. Nelle larve di Andricus terminalis Vesparii Genus Misaphidus Rndn. — Fara. Chalcididae. sp. — crudelis Rndn. Nel corpo di alcune Aphidinae del genere Siphonophora Cicadarii Genus Misocampus Latr. — Fara. Chalcididae. sp. — bedeguaris Fab. Nel Cynips rosae Z. Vesparii — 53 — sp. — nìgrìcornis Latr. Nelle larve della Cecidomyia (Asph on- dili a) verbasci Vallot. Muscarii sp. — stìgmatizans Fab. Nelle larve del Cynips Reomurii Fhr. Vesparii Genus Myina Nees. — Fara. Chalcididae. sp. — flavicornis Frst. Parassito di alcune specie di Aphidinae. Cicadarii sp. — nemoranae Rndn. Nei bruchi della Xylopoda nemoranaL. Papilionarii sp. — tìhialis Nees. Nel corpo di varie specie di Aphidinae. Cicadarii Genus Neurateles R. — Fara. Ichneumonidae. sp. — papyraceus Rtz. Nelle larve del Pissodes notatus L. Scarabearii Genus Odinerus Latr. — Fara. Vespidae. sp. — parietwn Lin. Fa caccia di piccoli bruchi di cui alimenta la sua prole. Papilionarii sp. — ruMcola Dufr. Corae la specie precedente. Idem sp. — spinosus Fab. Aliraenta le sue larve con alcune specie di Curculionidae, spesso del genere Ph y to- no mus. Scarabearii Genus Oomyzus Rndn. — Fara. Chalcididae. sp. — gallerucae Fnsc. Nelle uova della Galleruca Xanthome- lena Sckr., molto dannosa agli Olmi, di cui rode le foglie allo stato di larva, e com- pleta. Idem — 54 — Genus Ophion Fab. — Fam. Ichneumonidae. sp. — arteniisiae Boj. Nei bruchi della Cucullia artemisiae L. Papilionarii sp. — hombijcìDorus Grav. Nei bruchi dell'Harpyia fagi L. Idem sp. — costatus Rtz. NelI'Acronicta aceris L. Idem sp. — ìnflexus Rtz. Nei bruchi dell' Eriogaster lanestrisL. Idem sp. — luteus Fab. Nei bruchi o crisalidi delle Lasiocampa pini; Dicranura vinula; Cucullia absynthii; Trachea piniper da; Dian- thoecia cucubali; Dypterygia pina- stri ecc. Papilionarii sp. — mercator Grav. Nelle larve di alcune specie di Lyda F. Vesparii sp. — merdarius Grav. Nei bruchi della Polia disode a, e della Trachea piniperda L. Papilionarii ed anche del Lophyrus pini L. Vesparii sp. — mixtus Grav. Nelle larve della Lyda pyri Sdir. Idem sp. — obscurus Fab. Nei bruchi di Hybernia aurantiaria, di Acronycta leporina, Lasiocampa pini ecc. Papilionarii sp. — ramidulus Lin. Nella Trachea piniperda, e nella Dip- terygia pinastri. Idem sp. — vulnerator Gr. Nei bruchi dell' He milis daucella Dup. Idem — 55 — Genus Ophioneurus Rtz. — Fam. Chalcididae. sp. — Filippii Rndn. — Simplex? Rtz. Nelle uova del Rhychites be tu leti L. Scarabeariì sp. — signatus Rtz. vedi Poropèa Stolwerichi. Genus Opius Wsml. — Fam. Braconidae. sp. — abnormis Wsml. Nelle larve di Anthomyia verbasci Bé. Muscarii e nei bruchi della Coleophora coraci- pennella H. Papilionarii sp. — agromyzae Rndn. Nelle larve minatrici dell' Agromyza ni- gripes Mgn. Muscarii sp. — amMrius Gour. Nelle larve della Phytomyza ancholiae Desv. Idem sp. — ceplialotes Wsml. Parassito dell'Eccoptogaster rugulosus Scarabearii sp. — pallipes Wsml. Nelle larve della Philophylla (Tripeta) onopordi Fàb. Muscarii Ma anche della Tortrix laevigana. Papilionarii sp. — paradoxus Wsml. Parassito della Chortophila (antho- myia) bicolor Fall. Muscarii sp. — pumilio Wsml. Parassito della suddetta anthomyina. Idem sp. — rubriceps Rtz. Nelle larve del Magdalis violaceus L. Scarabearii sp. — ru/lpes Wsm. Nelle larve dell' Agromyza mobilis Mgn. Mu scarii e nella Coleophora coracipenneila //.Papilionarii — 56 — Genus Ormyrus Frst. — Fam. Chalcididae. sp. — caeruleus Frst. Nel corpo di una specie di Cynips. Vesparii Genus Orthostigma Rtz. — Chalcididae. sp. ■ — hrunnipes Rtz. Parassito di una specie di Cecidomyia Lat. Muscarii sp, — gallarum Rtz. Nel Cynips que re US folli Lin. Vesparii Genus Pachylomma Brhs. — Fam. Braconidae. — Hybrizon Fall. sp. — huccata Brbs. Parassito del Troscus adstrictor Fbr. Scarabearii sp. — latébricola Nees. Come la specie precedente. Idem sp. — Cremieri De Rom. Nemico della Formica fuliginosa. Vesparii Genus Pachymerus Grav. — Ichneumonidae. sp. — calcitrator Grav. Parassito nelle larve dei Cephus. Idem sp. — vulnerator Pnz, Nei bruchi della Carpocapsa p omo na- na i^. Papilionarii Genus Paniscus Schr. — Ichneumonidae. sp. — glaucopterus Lin. Nelle larve del Cymbex variabilis F. Vesparii sp. — oUongo-punctatus Hrtg. Nei bruchi deiLophyrus piceus e rufus Idem sp. — quercus Rtz. Nei bruchi dell' Hai ias quercana Hb. Papilionarii sp. — testaceus Fabr. Parassito polifago: attacca le larve del — 57 — Cimbex lutea Pnz. e della Clavellaria Amerinae L. Vesparii ed i bruchi della Lasiocampa pini L., Dicranura vi nula; Mania typica; Cuculila scrophulariae, ed asteris; Dicranura furcula ecc. Papilionarii Genus Parnopes Latr. — Fani. Chrysididae. sp. — carnea Fab. Infesto ai Bembex, di cui vive nei nidi. Vesparii Genus Passaloecius Vedi Pemphredon. Genus Peltastes Illg. — Fam. Ichneumonidae. sp. — deìitatus Grav. Nei bruchi del Bombyx trifolii Fabr. Papilionarii Genus Pemphredon Latr. — Fam. Crabronidae sp. — trìstis Dahlb. Alimenta le sue larve con alcune specie di Aphidinae, e spesso del Pterocallis alni. Cicadarii sp. — turioìium Dahlb. Nutre la sua prole con piccoli bruchi di tortricidij e spesso delle Coccyx. Papilionarii Genus Perilampus Latr. — Fam. Chalcididae. sp. — angustus Wstw. Nelle larve lignivore di Anobium molle L. Scarabearii sp. — levifrons Nees. Nei bruchi della Carpocapsa pomonana. Papilionarii sp. — micans Dahlb. Nelle larve lignivore di Lyctus canal i- culatus F. Scarabearii — 58 — sp. — violaceus Fabr. Nel bruco dell' Halias quercana Hh. Papilionarii Genus Perilitds Nees. — Fam. Braconidae. sp. — brevicornis Rtz. Nei bruchi di Clisiocampa neustria, e di Cnetocampa processionea L. Idem sp. — cinctellus Bé. Nei bruchi della Tortrix viridana L. Idem sp. — dUutus Rtz. Parassito di una Tortricide. Idem. sp. — fascìatus Hrtg. Nei bruchi di Pygera bucephala, e di Lithosia quadra L. Idem sp. — flaviceps Rtz. Nei bruchi di Tortrix piceana ed her- c i n i a n a. Idem sp. — gracilis Rtz. Parassito della Tortrix roborana. Idem sp. — icterìcus Nees. Nei bruchi di Pyralis farinalis; Cne- tocampa processionea; Acidalia bru- m ari a, e di una specie di Zigaena. Idem sp. — longicaudis Nees. Nelle larve di Orchesia micans F. Scarabearii sp. — longicornis Rtz. Nei bruchi di Lythosia quadra L. Papilionarii sp. — óbfuscatus Nees. Nelle larve di Orchesia micans F. Scarabearii sp. — ruhriceps Rtz. Nei bruchi delle Zerene grossularia, Halias clorana, Tortrix laevigana, Penthina pruniana e di Grapholitha. Papilionarii — 59 ~ sp. — rugator Rtz. Nei bruchi delleClisiocampa castrensi s, e neustria L. Papilionarii sp. — simulator Ww, Nelle larve corticicole dell' Orche sia mi- cans. Scarabearii sp. — unicolor Hrtg. Nei bruchi di Lasiocampa pini, Lipa- ris monacha, e Trachea piniperda L. Papilionarii Genus Pezomachus Grav. — Fam. Icheuraonidae. sp. — agilis Gr. Nei bruchi di una specie di Coleophora. Papilionarii sp. — cursitans Gr. Nei bruchi di Lasiocampa pini edi Tor- trix piceana F. Idem e nelle larve di Lophyrus pini, e del Cimbex variabili s. Vesparii sp. — geocìiares Frst. Nei bruchi della Tortrix piceana. Papilionarii sp. — Gravenhorstii Rndn. Nelle larve del Cionus fraxini De G. Scarabearii sp. — hortensis Hrtg. Nei bruchi di Yponomeuta padella L. Papilionarii sp. — latrator Frst. Nella Lasiocampa pini L. Idem sp. — pedestris Fab. Nella Lasiocampa pini L.; Idem ma anche nelle larve di Criptocephalus 12-punctatus. Scarabearii sp. — papaveris Frst. Nelle larve del Cynips phoeadis Kalt. Vesparii sp. — Rosenìiaueri Rtz. Nelle larve di Criptocephalus minutusL. e 12-punctatus F. Scarabearii — 60 — sp. — striolatus Rtz. Nei bruchi di Tortrix piceana F. Papilionarii sp. — terébrator Frst. Nei brucili del Lipari s salicis L. Idem Genus Phaeagenes Grav. — Fam. Ichneumonidae. sp. — semivulinnus Gr. Parassito dell'Argyrotoza rosetana JT. Idem Genus. — Phenicellia Hrtg. — Fam. Chalcididae. sp. — nigra Hrtg, Nei bruchi della Chelonia hebe L. Idem Genus Phygadeuon Grai\ — Fam. Ichneumonidae. sp. — brevis Grav. Nei bruchi della Carpocapsa pomonanaF. Idem sp. — commutatus Rtz. Nella Trachea piniperda L. Idem sp. — curvus Schr. Nei bruchi di Fidonia piniaria, e di Phi- lobia lituraria. Idem sp. — liturariae Rtz. Nella Philobia lituraria H. Idem sp. — 2^ac/ìz/»ierM5 Hrtg. Nella Trachea piniperda L. Idem sp. — piniperdae Hrtg. Nella Trachea suddetta. Idem sp. — pteronorum Hrtg. Nelle larve di Lophyrus pini e rufus. Vesparii sp. — ^;«^naa7 Hrtg. Nei Lophyrus suddetti, come la sp. prece- dente. Idem Genus Pimpla Faììr. — Fam. Ichneumonidae. sp. — alternans Gr. Parassito polifago; vive nei bruchi della 61 — sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. Oenophtyra pilleriana e della Ela- chista saportella Diip.; Papilionarii e nelle larve del Nematus saliceti e del- i'Andricus terminal is. Vesparii Più nell'Orchestes quercus. L. Scarabearii aìigens Gr. Nelle larve del Lophyrus frutetorum, e del Nematus septentri onalis Spin., Vesparii e nei bruchi dell'Ennemos alniaria L. Papilionarii Bernutii Hrtg. Nei bruchi della Lasiocampa pini L. Idem hicolor Grav, Nei bruchi della Calocampa exoleta L. Idem duolianae Hrtg. Nella Coccyx buoi lana L. Idem caudata Rtz. Nell'Andricus terminalis. calóbata Gr. Nell'Andricus suddetto. cicatrìcosa Rlz. Nelle larve di Cryptorhyncus Lapa- thii L., Scarabearii e nei bruchi della Sesia formicaeformis. Papilionarii cingulata Schr. Parassito dell' A nacampsis populella Idem dìdima Gr. Nella Lasiocampa pini L. Idem dilvia Gr. Nei bruchi della Coccyx resinana. Idem exayninator Fabr. Attacca molte specie di bruchi, di Liparis auriflua, chry sorrhaea, monacha; di Bombyx trifolii, di Cnetocampa pro- cessionea, di Lithosia quadra, di Zi- — 62 — gaena, Tortrix, Yponomeuta, Psy- che ecc. sp. — flavicans Fab. Parassito di molte specie di bruchi, di La- siocampa pini L.; Clisiocampa neu- stria; Liparis chryosrrhaea; Tortrix viridana; Coccyx resinana. e di Va- nessa, Leuconea ecc. Papilionarii sp. — flavicornìs Grav. Nei bruchi e crisalidi di Leuconea. Idem sp. — flavipes Grav. Parassito molto polifago, attacca i bruchi di Pedisca, Coccyx, Halias, Tortrix, Yponomeuta ecc.. Idem più le larve di Apoderus e or y li, Rhyn- chites betuleti, Anobium striatum ecc. Scarabearii sp. — gynuietri Rtz. Nelle larve di Gymnetron teter. Idem sp. — graminellae Schr. Nei bruchi di Tortrix viridana e levi- gana, e dell' Anacampsis populella. Papilionarii sp. — heraclei Gr. Nell'Hemilis heracliella Be G. Idem sp. — instigator Fab. Vive la sua larva in molti bruchi, di La- siocampa pini, elisio campa ne US tri a, Dasyschira pudibunda L. Orgya, Li- paris, Polia, Biloba, Gonoptera, Tra- chea, Cochylis, Cnetocampa, Oeno- phtyra ecc.; Papilionarii ed anche nelle larve delPissodes notatus, Scarabearii ed in quelle del Nematus salicis. Vesparii sp. — latìceps Rtz. Nelle larve del Pissodes notatus. Scarabearii — 63 — sp. — linearìs Rtz. Parassito delle Coccyx resinana e Buo- liana, e della Tischeria complanella; Papilionarii più del Magdalinus violaceus L., Pis- sodes notatus, e Buprestis 4-pun- ctatus. Scarabearii sp. — longiseta Rtz. Nei bruchi della Ephippiphora dorsana H. Papilionarii sp. — longiventris Rtz. Nelle larve dell'Apoderus coryli L. Scarabearii sp. — mixla Rtz. Nei bruchi della Thecla quercus, e della Tinea turionella Z. Papilionarii sp. — Mussii Hrtg. Nei bruchi della Lasiocampa pini. Idem sp. — nucum Rtz. Parassito della Carpocapsa splendana. Idem e del Balaninus nucum L. Scarabearii sp. — orhitalis Rtz. Nei bruchi delle Coccyx Buo liana e re- sinana. Papilionarii sp. planata Hrtg. Nella Coccyx Buoliana. Idem sp. — pomorum Rtz. Nelle larve di Anthonomus pomorum. Scarabearii sp. — purlibundae Rtz. Nei bruchi dell'Orgya pudibunda (Da- s y e h i r a Stepli). Papilionarii sp. — processìoneae Rtz. Nella Cnetocampa processionea L. Idem sp. — punctulata Rtz. Nei bruchi della Coccyx resinana F. Idem sp. — Reìssigii Rtz. Nelle larve del Cryp torhynchus 1 apa- tii L. Scarabearii — 64 — sp, sp. sp. — sp, — sp. — sp. — sp. — sp. — sp. — roborator Gr. Nei bruchi della Coccyx turionana H. Papilionani ni fata Gr. Vive la sua larva in molti bruchi di S p h i n x ligustri, Leuconea crataegi Vanessa urticae ediZ e rene, Anacampsis, Tor- trix, Penthina, Gelechia ecc. Papilionarii sagax Hrtg. Nella Tortrix cosraophorana, Coccyx re si nana ecc. Idem scaìubus Hrtg. Nelle larve diNematus compressus Rrtg. Vesparii scanica Gr. Nei bruchi di Ci i s i o e a m p a n e u s t r i a, di Coccyx, Ha lias, Tortrix, Yponome ut a, Elachi sta ecc. Papilionarii stercorator Fab. Nei bruchi di Orgya antiqua, Clisio- campaneustria, Liparis salici s, Tor- trix prasinana, Yponomeuta cogna- te Ila ecc. Idem ed anche nelle larve delCephus compres- sus i^. Vesparii stroMlormn Rtz. Attacca le larve dell'Anobi um abietis, Scarabeari ed i bruchi della Coccyx strobilana, e Tinea abietella. Papilionarii terelirans Rtz. Vive nelle larve di Pissodes abietis ed Herciniae, ed in quella di una specie di Pogonochaerus. Scarabearii tricolor Rtz. Nella Tortrix laevigana e Coccyx re- si nana Fab. Papilionarii — 65 — sp. — turionella Grav. Nei bruchi di La si oca mpa pini, dell' Aspi- dia cynosbana, Coccyx Buoliana, e di Coleophora lariciella H. Papilionarii sp. — varicornis Grav. Nei bruchi di Leuconea, Pieri s. Li paris, ed in quelli di Botys verticalis. Idem sp. — variegata Rtz. Nelle Coccyx Buoliana e resinana, e neir Halias quercana. Idem sp. — ve scic aria Rtz. Nelle larve di Nematus pedunculi, sa- liceti e m eduli ari US. Vesparii sp. — vicina Gr. Nei bruchi della Pieris brassìcae L. Papilionarii Genus Platygaster Latr. — Pam. Chalcididae. sp. — cecidomijiarum Nees. Parassito della Cecidomyia longicor- nis L. Muscarii sp. — • cecidomijiae Bé. Parassito della Lasioptera saliciperda Idem sp. — contorticornis Rtz. Nei bruchi della Coccyx strobilana. Papilionarii sp, — fragmitis Schr. Nelle larve della Ceroxys hortulanai^ossi. Muscarii sp. — Generala Rndn. Nelle larve della Cecyidomia frumenta- ria Rndn. Idem sp. — inserens Westw. Nelle larve di Cecidomyia tritici Latr. Idem sp. — macronatus Rtz. Nei bruchi della Coccyx resinana. Papilionarii sp. — muticus Nees. Nella Cecidomyia tritici Latr. Muscarii An. IV. 5 — 66 — sp. — niger Nees. Nella Lasioptera obfuscata Mgn ; Idem ma anche nel Ne ma tu s medullarius Bé. Vesparii sp. — nigripes Rtz. In una specie di C e e i d o m y i n a. Muscarii sp. — nodicornis Nees. In una specie di Cecidomyina. Muscarii sp. — punctiger Nees. Nelle larve della Cecidomyia tritici Latr. Ed in quelle della Tripeta serratulae Mgn. Idem sp. — rectus Rtz. In una sp. di Cecidomyina. Idem sp. scutellaris Nees. Nella Cecidomyia tritici Latr. Idem sp. — Tipulae Wstw. Nelle larve di Cecidomyia tritici. . Idem sp. — Wesmaeli Rndn. Nelle larve di Cecidomyia salicis F. Idem sp. — Westwoodii Rnd. Nella stessa Cecidomvia salicis. Idem Genus Platymesopus Rtz. — Fam. Chalcididae. sp. — Erichsonii Rtz. Nelle larve di Cecidomyia fagi L. Idem e di Andricus terminalis. Vesparii sp. — sodalis Ww. — Vedi Pteromalus soda- li s Frst. Vesparii sp. — Westwoodu Rtz. Nelle larve di una specie di Cynips. Idem Genus Pleiomerus Wsml. — Fam. Braconidae. sp. — subfascìatus Halid. Nelle larve delle Cecidomviae dei salici Muscarii — 67 — Genus Polinema Halìd. — Fam. Chalcididae. sp. — ovulormn Hai. Nelle larve di una specie di Pieriz. Papilionarii Genus Poecilostictus Rtz. — Fam. Ichneumonidae. sp. — octopimctatus Rtz. Nei bruchi di Fidonia pini a ri a. Idem Genus Polisphincta Grav. — Fam. Ichneumonidae. sp. — areolaris Rtz. Nelle larve di Cladius viminalis; e di Nematussaliciseseptentrionalis aS?;. Vesparii sp. — elegans Rtz. Nelle larve di Ptilinus pectinicornis, e di una specie di Anobiura. Scarabearii sp. — latistriata Rtz. Nelle larve di Orchestes quercus L. Idem sp. — ribesii Rtz. Nei bruchi di Neraatus ribesii. Vesparii sp. — soror Rtz. Nelle larve di un Anobium. Scarabearii sp. — velata Hrtg. Nei bruchi della Fidonia piniaria. Papilionarii Genus Polochrdm Spin. — Fam. Sapygidae. sp. — repandmn Sp. Nei nidi della Xylocopa violacea, di cui uccide le larve. Vesparii Genus Pompylus Fab. — Fam. Sphegidae. sp, — fuscus Fab. Alimenta le sue larve di piccoli bruchi Papilionarii e di alcuni Aracnidi. Aranearii sp. — rufìpes Lin. Uccide diversi Aracnidi, dei quali nutre la sua prole. Idem — 68 — sp, — viaticus Fab. (1). Fa caccia di piccoli bruchi, di cui alimenta la sua progenie. e di varie specie di Aracnidi. Genus Porizon Fall. — Fani. Ichneumonidae. sp. — ì)00ps Grav. Nelle larve di Hallomenus affi ni s. sp. — clamventrìs Gr. Nelle galle del Cynips quercus folli L, sp. — harpurus Grv. Nelle larve del Cynips rosae. sp. — 7noderator Grav. Nelle larve di Orcliesia micans. sp. — ruftnus Grv. Nel Cynips rosae. Papilionarii Aranearii Scarabearii Vesparii Vesparii Scarabearii Vesparii Genus Poropea Frst. — Fam. Chalcididae. sp. — Stollwerìcliiì Frst. — Opliioneurus signa- tus Rtz. Nelle larve di Attelabus curculionoides, e di Rhynchites betuleti. Scarabearii Genus Proctotrdpes Latr. — Fam. Chalcididae. sp. — parvulus Nees. Nelle larve fungivore di M icethoph ila, e generi affini. Muscarii Genus Prosacantha Nees. — Fam. Chalcididae. sp. — duMa Nees. In larve di Cecidomyia. , Idem sp. — fdicornis Nees. Nelle larve di una specie di Cecidomyia. Idem (1) Altre specie congeneri hauno le medesime abitudini. — 69 — Genas Psen Latr. — Fam. Crabronidae. sp. — (3!^^r Lin. Alimenta le sue larve con alcune specie di Cimiciti delle Pentatomidae. Cimiciti Geniis Pteleophilus Rncln. — Fam. Ghalcididae. sp. — Orcliesticida Rndn. Nelle larve dell'Orchestes alni L. Scarabearii Genus Pteromalus Siod. — Fam. Ghalcididae. sp. — abietìcola Rtz. Nelle larve del Bostrychus chalcogra- phus. Idem sp. — aemulus Rtz. Parassito di molti insetti lignivori, cioè del Bostrychus laricis, Hylesinus poli- graphus, pithyographus, palliatus; del Buprestis nociva ecc. Scarabearii sp. — aWescens Rtz. Nelle larve del Pissodes notatus. Idem sp. — aWìcollis Bé. Nelle Ypono mente. Papilionarii sp. — aWìnervis Rtz. Nella Yponomeuta padella ed evoni- mella. Idem sp. — alboannulalus Rtz. Nei bruchi di Trachea pini perda. Idem sp. — annulatus Rtz. Nel Goccus racemosus. Gicadarii sp. — aphidis Wstw. — Aphidivorus? Frst. In varie specie di Aphidine dei generi Sipha, Toxophora, Aphis ecc. Idem sp. — Audouimi Rtz. Nelle larve gallicole dell' Aulax sabau- di Hrtg. Vesparii E nel Goccus cambii Gicadarii — 70 — sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp, sp. sp. sp, sp. — aurantiacus Rtz. Nelle galle dell' Aulax sabaudi Hrt. Vesparii — azurescens Rtz. Nel Bostrychus bidens, e nell'Hylesinus m i n i m u s. Scarabearii — azureus Rtz. Negli Hylesinus minor e minimus. Idem — Mdentis Rtz. Nelle larve del Bostrychus bidens. Idem — Mmaculatus Spin. — binevius, binimba- tus, bicali ginosus Rtz. Parassito, degli Eccoptogaster scolytus, Hylesinus fraxini, Anoetia praeusta, Eccoptogaster multistriatus, rugu- losus, intricatus; Callidium varia- bile, Apate sinuata, Bostrychus vil- lo sus ecc. Idem — McolorG'W. = Elachistus albiventris Nees. — Mvestigatus Rtz. Nelle larve dell'Hylesinus fraxini Z.. Scarabearii — Brandtii Rtz. Nei bruchi di Ypono menta padella. Papilionarii — ìjrevìcornis Rtz. Nalla Coccyx Buoliana. Idem — 'brunnicans Frst. Nelle larve di Eccoptogaster scolytus e multistriatus. Scarabearii capitalus Frst. Parassito dei Bostrychus abietis e pi- tyographus, dell'Hylesinus poligra- phus ed Eccoptogaster scolytus. Idem — cassidarum Rtz. Parassito di una specie di Cassida. Idem — cecìdOìnyiae Rtz. Nelle larve di Cecidomyia pini. Muscarii — 71 — sp. — clavatus Rtz. Nei bruchi di Yponomeutae. Papilionariì sp. — caerulescens Rtz. Nell'Argyrestia Goedartella L. Idem sp. — coeruleocephalae Rtz. Nei bruchi della Biloba coeruleocepha- la L. Idem sp. — citrinus Rtz. Nella Lasioptera saliciperda. Muscarii sp. — clavatus Rtz. Nelle larve del Pissodes notatus. Scarabearii sp. — coccormn Rtz. Nel Kermes piceae. Cicadarii sp. — commimis Nees. Nei bruchi della Oenophtyra pilleriana. Papilionarii sp. — complanaius Rtz. Nei bruchi della Coccyx strobilana, e Papilionarii del Cynips rosae. Vesparii sp. — conoideus Rtz. Nella Lithocolletis cavella Zeli. Papilionarii sp. — Cordaìrii Rtz. Nel Cynips curvator, ed Andri cu s ter- ra inali s. Vesparii sp, — crassipes Rtz. Nelle larve di una specie di Tortrix Papilionarii sp. — cryptocepìialì Rtz. Nelle larve di una specie di Cryptoce- p hai US. Scarabearii sp. — cruciatus Rtz. Nelle larve di Orchestes fagi. Idem sp. — cupreus Nees. Nella Oenophthira pilleriana. Pipilionarii sp. — curculionoides Bé. ParassitodelGymnetron villosulum A^e/m. Scarabearii — 12 — sp. — cìjanocephalus Bé. Nei bruchi di varie Y pò no me u te. Papilionarii sp. — Dahlhomii Rtz. Nelle larve di Pogonochaerus fa scic u- laris e di Pissodes notatus. Scarabearii sp. — deplanalus Nees. Parassito deH'Oenophtira pilleriana. Papilionarii sp. — diacìiymatis Rtz. Nelle larve di Orchestes viminalis. Scarabearii sp. — diadema Rtz. Nella Lasioptera saliciperda. Muscarii sp. — dilutipes Rtz. Nei bruchi dell' ArgyrotozaholmianaL., e dell' Yponomeuta padella. Papilionarii sp. — distinguendus Frst. Nelle larve di Ptilinus co status. Scarabearii sp. — dubius Nees. Parassito dell' Hy lesi nus minimus. Idem sp. — Dufourii Rtz. Parassito della Cecidomyia fagi L. Muscarii e delI'Andricus te rm inali s. Vesparii sp. — Einersbergensis Rtz. Nelle larve di Cecidomyia fagi L. Muscarii sp. — elongatus Rtz. Parassito dell' Ochina haederae L. Scarabearii sp. — excrescentium Rtz. Nelle larve di Cecidomyia salicis F., Muscarii e nei Nematus intercus, pedunculi, et medullarius, e Cynips eglanteriae. Vesparii sp. — fagi Rtz. Nelle larve di Cecidomyia salicis e fagi Muscarii sp. — fasciculatus Frst. Gen. Mesopolobus Wstw, Nelle larve del Cynips aceris Hrbst. Vesparii sp. — flavipalpis Rtz. In una specie di Cynips. Idem — 73 — sp. — fraxini Rtz. Parassito dell' Hylesinus fraxini. ScarabearJi sp. — fuscipalìns Frst. Nellelarve dell' Asinapta lugubris Winrs. Muscarii vel pruni Wrntz. sp. — gallicus Rtz. Nelle larve di Anobium pani ce um L. Scarabearii e dell'Andricus terminal is. Vesparii sp. — Gowoldtii Rndn. Parassito della Cassida nebulosa L. Scarabearii sp. — Gravenliovstii Rtz. Nelle larve del T o m i e u s b i s p i n u s Mgrt. Idem sp. — gullatus Rtz. Nelle larve del Pi s so de s notatus, del- r H y 1 e s i n u s p i n i p e r d a, e del Rostri- c u s b i d e n s. Idem sp. — guttula Rtz. Nei bruchi di Coccyx resinana e di altre Tortricidi. Papilionarii sp. — incrassatus Rtz. Parassito del Cynips divisa. Vesparii sp. — inflexus Frst. Parassito del Cynips rosae. Vesparii sp. — Jouanensis Rtz. Nelle larve di Orchestes quercus ed ilicis. Scarabearii sp. — jucundits Frst. Nei bachi di Oxyna cinerea Desv. Muscarii sp. — Klugìi Rtz. Nelle larve delNematus Erichsonii. Vesparii sp. — lanceolatus Rtz. Parassito dell' Hylesinus poligraphus, e dell'Eccoptogaster scolytus. Scarabearii sp. — laricinellae Rtz. Nei bruchi della Coleo phora Lariciella //. Papilionarii - 74 — sp. — laricinus Rndn. Nelle larve del Tomicus larìcis F. (P e r r i s) Scarabearii sp. — larvarum Nees. Nei bruchi di P i e r i s ed 0 e n o p h t h i r a. Papilionarii sp. — Latreìlleì Rtz. Parassito dell' Hylesinus piniperda. Scarabearii sp. — leguminosum Rtz. Nei Bruchus delle fave e piselli, Bruchus pisi L. Idem sp. — leguminwn Rtz. Nelle larve del Bruchus spartii Scìin. Idem sp. — lepidotus Rtz. Nei bruchi della Xylopoda pariana L. Papilionarii sp. — lepiclus Frst. Nelle larve di Orchestes fagi. Scarabearii sp. — leucopezus Rtz. Nell'Andricus terminalis. Vesparii sp. — Lichtensteiìiii Rtz. Nel Cynips rosa e. Idem sp. — lugens Rtz. Nelle larve di Lophyrus pini. Idem sp. — lunula Rtz. Nelle larve di Eccoptogaster destru- ctor, Hylesinus piniperda, e Pisso- des notatus. Scarabearii sp. — maculìscapus Rtz. In una specie di Coccidina. Cicadarii sp. — magdalis Rtz. Nelle larve di Magdalinus violaceus Scarabearii sp. — meco7ìOtus Rtz. Nell'Andricus terminalis. Vesparii sp. — Meyerinchii Rtz. Nelle larve di Syrex camelus L. (Xy- phidria). Idem — 75 — sp. — micans Oliv. Hrtg. Nei bachi di Ch 1 oro ps delle biade, e della Cecidomyia tritici Latr. Muscarii sp. — microneurus Rtz. In una specie di Coccidina. Cicadarii sp. — muUicolor Rtz. — Spinolae Riz. Nelle larve di Pissodes pini, di Bostri- hcustypographus, pythiographus, ed autographus, e degli Hylesinus po- ligraphus, palliatusepiniperda ecc. Scarabearii sp. — nanus Rtz. Nelle larve delBraconyx indigena GylL Idem sp. — navis Rtz. Nelle larve di Bostrichus abietis, edi Hylesinus polygraphus, e pithyo- graphus. Idem sp. — Neostacliensis Rtz. Nel Cynips rosa e, Vesparii ed in una specie di Tortricide. Papilionarii sp. — nodulosus Rtz. Nelle larve di A n o e t i a Dej. praeustaF. Scarabearii sp. — oclirealis Rtz. Nei bruchi di alcune Lithocolletis. Papilionarii sp. — occultus Frst. Nelle larve del Nematus Larici s. Vesparii sp. — Ohenheinensis Rtz. Nei bruchi della Coccyx strobilana, Papilionarii e dell' Anobi uni abietis. Scarabearii sp. — omnivorus Wlk. — Processioneae Rtz. in molti bruchi di Vanessa, Arcti a, Li- pari s, Cnetocampa, Clisiocampa, di varie N o e t u i d e ecc. Papilionarii sp. — ooìnyzus Rndn. Nelle uova di Euridema ornatura L. Cimiciti — 76 — sp. — opisthotonus Rtz. Nelle larve di Xyletinus murinus. Scarabearii sp. — orchestis Rtz. Parassito dell' Orchestes betulae. Idem sp. — ovatus Nees. Nella Oenopthyra pilleriana Hh. Papilionarii sp. — ovivorus Rndn. Nelle uova di E ur idem a ornatum L. Cimiciti sp. — Pannenwitzii Rtz, Parassito del Crabro cephalotes. Vesparii sp. — papaveris Frst. Nelle larve del Cynips rhaeadis Kit. Idem sp. — pjellucidwentris Rtz. Nei Cynips querciis foli, e quercus peti oli. Idem sp. — pìgmeanae Rtz. Nella Tortrix pygmaeana. Papilionarii sp. — pilosus Rtz. Nel Cynips r o s a e. Vesparii sp. — pione Wlk. Nella larva dell' A pi on apricans ScJin. Scarabearii sp. — planiusculus Frst. Nelle larve dell'Aulax hyeracii. Vesparii sp. — pogonocìiaeri Rtz. Nelle larve di Pogonochaeriis fasci- c u 1 a r i s, Scarabearii sp. — pomaceorum Rtz. Nei bruchi della Gelechia leu Catella. Papilionarii sp. — processioneae Rtz. — V. o m n i v o r u s Wlh. sp, — puparwn Lin. Nei bruchi e crisalidi di Leuconea e ra- ta egi Lin. Idem sp. — quadratus Rtz. Nelle larve del P i s s o d e s n o t a t u s. Scarabearii — 11 — sp. — racemosi Rtz. Nel Coccus racemosiis. Cicadarii sp. — ramulorum Rtz. Nelle larve di Hylesiniis minimus. Scarabearii sp. — Ratzeì)urgU Rndn. Nei bruchi di Lithocolletis alniel- la Tr. Papilionarii sp. ~ reptans Nees. — V. Gen. Tetracarape Frst. sp. — Reaumurii Gour. Nei bachi della Butalis cerealella, L. Idem sp. — rotundatus Rtz. Nei bruchi deiLiparis chrysorrheaed a u r i f 1 u a, e della Cnetocarapa proces- sionea. Idem sp. — saltans Rtz. Nelle larve del Cladius uncinatus Vesparii sp. — Saxeseniì Rtz. Nelle larve dell' Anthoiiomus pomorum, Scarabearii e del C y n i p s divisa. Vesparii sp. — siccatorum Rtz. Nelle larve del Bostrychus bidens, e dell' H y 1 e s i n u s minimus. Scarabearii sp. — • Sieboldtii Rtz. Nelle larve e pupe della Lina populi L. Idem sp. — sodalis Frst. Nelle galle del Neuroterus petiola- tus Hrg. Vesparii sp. — stenonotus Rtz. Nella Yponomeuta cognate Ila Papilionarii ed Andricus termina li s. Vesparii sp. — strohilobius Rtz. Nel bruco della Coccyx strobilana Papilionarii e neir A n o b i u m a b i e t i s. Scarabearii — 78 — sp. — siibclavatus Rtz. Nelle Cecidomyiae tiliae, e popu- Inea ScJir. Muscarii sp. — subfumatus Rtz. Nelle larve di Lophyrus pini. Vesparii sp. — subterraneus Frst. Nei bachi della Tephritis reticulata F«^;. Muscarii sp. — suspensus Rtz. Nelle larve di Pissodes notatus; di Bos- trychus laricis ed Hylesinus pini- Scarabearii perda, ma anche di Cecidomyia fagi. Muscarii NUOVO ESAME COMPARATIVO SU VARIE SPECIE DI LEPIDOTTERI D'ITALIA E PIÙ PAETICOLAEMENTE DELLA TOSCANA NOTA PRIMA DEL Prof. PIETRO STEFANELLI letta nell'adunanza tenuta in Firenze dalla Società Entomologica Italiana il di 11 febbrajo 1872. Dopo la pubblicazione ch'io feci nel nostro Bullettino del primo fascicolo del mio Catalogo illustrativo dei Lepidotteri tosca- ni, non ho tralasciato d'occuparmi con assidua cura dei Ropaloceri di questa bella e nobile parte d'Italia, sia cercando specie e varietà non ancora rinvenute tra noi, sia determinando con maggiore larghezza i luoghi ed i tempi nei quali trovansi alcune delle già citate, sia studiando le modificazioni a cui per is^ariate circostan- ze vanno spesso soggette nei caratteri esterni sotto il nostro limpido cielo, sia raffrontando certe forme qua dominanti con quelle tipiche che si mostrano in altre provincie italiane, o, al di là delle Alpi, in altri stati d'Europa. Cosi m'ò accaduto di mettere insieme parecchie note, le quali notabilmente dilatano le cognizioni che possedevamo sulle nostre farfalle diurne, o valgono a correggere alcune inesatte dichiarazioni che ebbero origine da una non sufficiente, sebben lunga esperienza sulla deli cata materia, o furono inevitabile effetto degli scarsi mezzi di esame che per gl'insetti, e specialmente pei Lepidotteri, avemmo ed abbiamo tuttora in Italia. Non è mia intenzione di comunicarvi oggi, o Signori e Colleghi, tutto il complesso di tali note, la cui lettura esigerebbe non breve tempo. Ho stabilito in vece di presentarvene soltanto due, quasi a modo di saggio, lasciando le rimanenti per le nostre venture — 80 — tornate^ se a Voi piacerà di nuovamente concedermi la parola sul medesimo argomento. Per prima cosa avvertirò adesso che il più comune tra i Papilii europei, quello cioè a cui nel decorso anno il dottore Staudinger di Dresda rivendicò l'antico nome di Sinon impo- stogli dal Poda innanzi che venisse in mente al Linneo di chia- marlo Podalirius , frequentemente presenta in Toscana, come ancora nelle altre parti d'Italia, la forma che lo Zeller de- scrisse nel 1847 sopra individui di Sicilia, e che appellò Zan- claeus. Questa forma, fino ad ora sfuggita (quantunque comunis- sima) all'osservazione dei lepidotterologi italiani, si distingue essenzialmente dal tipo per avere il disopra dell'addome (massime nella ^) per gran parte o per intero bianco, in vece che nero. Biancastro è pure in essa il fondo delle ali in tutta la pagina superiore, salvochè nel margine delle inferiori, che si mostra ornato di una tinta giallastra assai decisa. Le due appendici o code, che dal basso di detto margine derivano, son d' ordinario molto lunghe e per buon tratto bianche all'estremità terminale. Ho inol- tre veduto che il nostro Zanclaeus, il quale non può andar certo confuso (come tra poco dirò) con la var. Feisthamelii, si discosta pure dal tipo per avere alquanto meno nera quella parte del bordo delle ali posteriori che fiancheggia l'addome (1). Secondo il dott. Staudinger, la forma in discorso, che egli rinvenne in buon numero in alcune provincie della Grecia, appar- tiene alla seconda generazione del P. Sinon, ossia a quella che giunge a completo sviluppo sul cadere di giugno o durante il mese di luglio. E ciò sembra anche a me. Tuttavia desidero di far nuove verificazioni nella imminente primavera e nella suc- cessiva estate prima di affermarlo in modo positivo. Mi pare ancora, ma di questo eziandio non son certo, che lo Zanclaeus più o meno ben caratterizzato sia da noi di gran lunga più copioso che il P. Sinon tipico. (1) Lo ZeUer, in uu articolo inserito neWhis, cita pure la fronte certamente felosa, ma a me sembra che tal carattere sia iu generale così poco appariscente da nou do- verne fare sv.\n couto. — 81 — Gli esemplari che ho l'onore di porre sotto gli occhi de' miei onorevoli Colleghi, sono stati da me raccolti in Toscana. Per poco che si osservino, è facile accorgersi che lo Zanclaeus (quello al- meno che rallegra i nostri giardini ed i nostri campi) differisce dalla vAR. Feisthamelìì Dup., che pure ha spesso 1' addome in parte 0 in totalità bianco, per le fascie longitudinali nere alquanto più strette, e per l'arco arancione sovrastante alle macchie ocelliformi delle ali inferiori, il quale è più aperto e molto più dilatato alla estremità che guarda il bordo esterno. Passiamo adesso ad un' altra specie. Essendomi riuscito di formare una bella serie di esemplari di Thais Polyxena Schiff. raccolti in varj paesi europei (serie che son ben lieto di mostrare alla Società) ho acquistata certezza che mal non mi apposi allorché scrissi e pubblicai (1), contrariamente all'asserto di alcuni entomologi stranieri, che gl'individui di tale specie da me trovati in gran numero nei dintorni di Firenze non corrispondono esattamente né col tipo degli autori alemanni, né con la VAR. Cassandra H., ma, rari casi eccettuati, son piuttosto intermedii tra quello e questa (2). E qui non sarà inopportuno che io avverta, in mezzo alla confusione prodotta dalle discordi indicazioni di parecchi icono- grafi, che la vera Cassandra dell' Hùbner si distingue dalla Po- lyxena tipica non già per l'assenza di un puntolino rosso nel di- sopra della quinta macchia costale delle ali superiori, e pel più pal- lido colore del fondo, ma sibbene (come dicevami il dott. Stau- dinger in una recente sua lettera) per una maggiore espansione di tutti i segni neri, per la linea serpeggiante che s'interna assai meno nelle ali inferiori, e per una più piccola statura. Questa forma trovasi egregiamente caratterizzata non solo nella Francia meridionale, ma ancora nel Piemonte; della qual (1) Catalogo illustrativo dei Lepidotteri toscani ; parte prima (Ropalocera) ; §. 3. (2) Riferisconsi forse alla T. Creusa del Mann? Da qualche tempo ne dubito, ma non 1' ho ancora potuto verilScare, mancandomi il lavoro originale in cui la Creusa è descritta. Ann. JV. 6 — 82 — cosa mi hanno offerta una chiara dimostrazione molti individui gentilmente speditimi dal nostro collega sig. Giacinto Gianelli di Torino. Inutilmente, per ora almeno, ne ho fatta ricerca in altre parti d' Italia, massime in Sicilia, ove pareva che dovesse spiccare molto più che nelle antiche provincie del Regno, essendo stata considerata da qualche autore come una modificazione indotta dal clima e da altre condizioni proprie dei luoghi meridionali. Due esemplari di T. Polyxena trasmessimi dal nostro consocio sig. Giacomo Pincitore Marott di Palermo (i soli che egli abbia fino al presente trovati nella sua terra nativa) corrispondono uno al tipo tedesco e l' altro ( per quanto attiene alla statura ) ad una forma intermedia. Sarebbe bene verificare se ciò accada anche in Sardegna. E poiché m' è avvenuto di rammentar la Sardegna, permette- temi di esprimere un vivo desiderio ed una calda preghiera; il desi- derio e la preghiera cioè che il nostro Consesso, valendosi dell'au- torità che ha già saputo acquistarsi, sorga presto iniziatore di una grande escursione nell'interno della predetta Isola, dove chi sa quali e quanti tesori entomologici tuttora ignoti al vigile sguardo della scienza stanno raccolti ! Io non dubito che tale impresa, la quale non è certo esente da gravi diflìcoltà, tornerebbe a gran decoro e vantaggio di chi l'avesse promossa, coadiuvata, compita. Il frutto dei viaggi fatti in Sardegna dal Lamarmora, dal Gene, dal Ghiliani, dal Raymond, dal Baudi, e recentemente dal nostro egregio Presidente in unione al prof. Carruccio ed al sig. Piero Bargagli, è garanzia sufficiente della buona riuscita della escursione, che non cesserò mai di riproporre con insistente premura, finché non la veda eseguita con ragguardevole larghezza di mezz-i per tempo e con sperimentata saggezza apparecchiati. Io non posso scordare, né vorrei lo scordassero tutti coloro ohe con intelletto d'amore attendono in Italia allo studio dei Lepidot- teri, che con insolita pompa di colorito vestonsi spesso in Sarde- gna questi leggiadri e giocondissimi fiori dell'aria. HAPLOCNEMUS TRINACRIENSIS ENRICO RAGUSA. (Ved. Tav. 1. fig-. 1, 1^) Subelongatus, vìrìdi-aeneus, nitidulus, antennìs pedibusque ni- gris, pube erecta alMda sericans; antennìs capUis protìioracìsque longitudine, acute serratis ; prothorace minus dense, elytris fortiter punctatis, transversim rugulosis et pube erecta parcìore albido sericantìbus. Long. 5 miti. Feraina : coleopteris pone medium leviter amplìatis. Questa nuova specie è da mettersi fra 1' Haploc. cylindricus > e Valbipilis. Dal primo differisce per le sue antenne, che sono più forti, più intagliate e più lunghe ; per la sua statura più pic- cola, per la forte lucidezza di tutta la parte superiore, per la punta- tura meno fitta, e per i peli che ricoprono le elitre, e che sono bian- chi, abbastanza forti, dritti e quasi irti. lìsiiV albipilis differisce per la statura più piccola, per le elitre della femmina che sono legger- mente convesse, per la puntatura fina e sparsa del corsaletto, per le antenne più lunghe, e per i peli delle elitre che sono più lunghi e fini (ma egualmente irti), più forti, sebbene più radi. La specie ora descritta fu da me trovata nel maggio scorso, vi- cino al bosco della Ficuzza, ove ne raccolsi un numero considerevole nelle ore mattutine su foltissima erba. L'illustre signor H, de Kiesenwetter, a cui comunicai l'insetto, gentilmente mi scrisse le particolarità e le differenze che distin- guono questa nuova specie, che senza l'ajuto di tanto maestro non sarei forse riuscito ad illustrare, mentre qui non ho fatto, per cosi dire, che tradurre le parole di Lui. DI UNA. SPECIE NUOVA IN UN NUOVO GENERE DI CIRRIPEDI LEPADIDEI OSPITANTE SULLE PENNE ADDOMINALI DEL PRIOFINUS CINEREUS dell'atlantico australe e dell'oceano indiano raccolta nel viaggio intorno al Mondo della fregata italiana La Magenta dai Professori F. Db Filippi ed E. Giglioli Nota di Ad. TARGIONI TOZZETTI. Nel passare in rassegna, per determinare le specie, i Crostacei raccolti dal compianto Prof. D. Filippi e dal Prof. E. Giglioli per via e nelle diverse stazioni tenute dalla prima nave che portasse alta, ai dì nostri, intorno al mondo, la bandiera d'Italia, aveva sempre lasciato da parte un piccolo tubo di vetro, rotto nelle pareti, in cui aveva veduto ridotte in secco delle penne di uccello e la iscrizione Larve di Lepadidei. Dallo stato del recipiente argomentava infatti che ormai il contenuto si fosse guastato, e che la iscrizione e la comunicazione di quelle penne fatta a me, che doveva occuparmi di Crostacei soltanto, fossero frutto di qualche errore nel primo apparecchiamento o nella successiva spedizione delle cose. La volta del tubo venne però anch' essa per ultimo, e tratte fuori quelle penne bianche, dalla finezza e dalle forme facili a ri- conoscere per quelle dell'addome di un uccello aquatico, potei os- — 85 — servare sopra le barbe e barbule loro dei corpi, che a giudicarli a vista parevano grandi uova di qualche certo gigantesca forma di pediculario. — Una volta cominciato l'esame era naturale di continuarlo, e in breve venni a convincermi che veramente tutto questo doveva venire a me coi Crostacei, come era venuto, che sebbene secco poteva ancora studiarsi, che la iscrizione del tubo poi diceva in gran parte il vero, imperocché in quelle apparenti e straordinarie uova di pidocchio consisteva realmente un Cirri- pede, un Lepadideo, già fissato però ed ospite o viaggiatore accomo- dato sul tepido e soffice letto delle piume di un uccello, col quale Ganimede o Icaro si avventurava ad insolita corsa pei pericolosi campi dell'aria. Lasciando per ora le considerazioni che si presentano da per sé alla mente, le penne osservate non hanno nulla di partico- lare, se non che qua e là le barbe si vedono riunite e aggluti- nate insieme, e portano di rado isolati, più spesso in gruppi da due a dieci insieme, dei corpiccioli giallastri con macchie brune, subdia- fani, di forma ovale acuta, compressi, lunghi 2"i"» a 3'"'", grossi forse un mill. e '/j. attaccati per un corto peduncoletto, colla punta quasi sempre voltata all'estremità della penna, sempre dalla parte con- vessa 0 libera di questa, mai dalla parte concava o interna : e poiché della penna si é conservato solo ciò che é pennoso e non ciò che è piumoso alla base, vuol dire che i corpi stessi non stanno su quest' ultima parte di quella. — Lo studio ulteriore, e di cui si darà ogni riscontro, permette di definirli nel modo che appresso, e come nuovi di denominarli con nuova denominazione. ORNITHOLEPAS AUSTRALIS N. g. N. sp. « Gregaria, minuta, pedunculo brevissimo stipitata; Capitulo « coriaceo, ovato, apice sobcompresso, acuto, fisso ,• valvae nullae, « vel quaterìme {carinae defectu), vel guinae ; Scuta triangularia ; « Terga suUriaìigularia elongata, apice inferno acuto producta, « basi superna retusa ; Carina elliptico lameolata, basi truncata, « saepe brevi, quandoque autem, usque ad tergorum apice pro- « ducta. » — 86 — Prosoma parvum; thorace antice marginibus expansis, conju7i- ctis, tuboque formantibus, cìrrhifero. CiRRHi sex, pedunculo M artìculato, ramisque drevidus inae- qualibus Marticulatis quoque, termmato; ramorum articulo ultimo piumoso, plumis 4. 5. tmitwn instructo. Caudae Mnae, Marticulatae apice 2, 3. plumatae. Pene nullo ? Long. 3 mill. Lat. 1,5 mill. Pedunculo agglutinante, barbulis plumarum abdominalium Priofìni cinerei in Oceano atlantico australi, DD. Ph. De Filippi, et H. Giglioli ann. 1866 invenienbant. Il caso, per quanto vero, poteva per altro parere ancora poco credibile, sicché interessatomi di esso con alacrità da compensare il poco conto in cui l'avea tenuto da primo, mentre istituiva i miei esami, chiesi ed ottenni dall'amicizia e cortesia del Prof. Gi- glioli varie spiegazioni su di esso. Questi riconobbe prima di tutto gli oggetti ch'io gli mostrai: gli avea raccolti nell'Atlantico australe, gli aveva osservati in vita, e di essi aveva già fatto cenno due volte; la prima nelle sue Note sulla fauna pelagica^ negli Atti della Società italiana di scienze naturali, T. XI, fase. 3, anno 1868, e la seconda nelle Note intorno alla distribuzione della fauna dei Vertebrati nell' Oceano, prese duraìite un viaggio intorno al globo, nel Bullettino della Società geografica italiana dell'anno 1870, Fase. 5°, parte 3^, p. 34. Così infatti si trova nel primo luogo: « È pure notevole come tatti i Priofinus cinereus presi nella zona australe dell' Atlan- tico e dell' Oceano indiano avessero Lepadidee (larve?) par asitiche, attaccate sulle piume addominali ». E nel secondo: « Un fatto curioso osservato sui Priofinus cinereus presi neW Atlantico e nell' Oceano Indiano, è che tutti avevano attaccate all'estremità delle penne dell' addoìne , in ìmmero più o meno grande, giovani Lepadidee, di specie indeterminata. Ora, questi uccelli si posano è vero sull'acqua, ma a lunghi intervalli; sopra nessuni' altra delle — 87 — Procellaridee uccise nelle stesse località, trovai tali Cirripedi: il fatto è unico e molto strano. Tutti, come gli altri uccelli pela- gici, avevano le penne ben fornite di parasiti Anopluri del genere LlPEURUS e DOCOPHOROIDES. » Rilevandolo dalle sue memorie di viaggio, il prof. Giglioli mi avvertiva poi che i primi Priofinus cinereus con Lepadidee furono incontrati il 4 marzo 1866 nell' Atlantico Australe (Lat. 42° 51' S. Long. 10° 15 E. Greenwich), e continuarono a seguire il basti- mento, quasi senza interruzione, sino all'll aprile nell' Oceano in- diano (Lat. 27° 49' S. Long. 96' 32' E. Gr.). Tutti gl'individui presi (e furono quasi un centinaio, giacché erano tra gli uccelli pelagici che seguirono forse in maggior numero la nave nel suo corso) avevano sulle penne addominali centrali quegli animali cu- riosi. Il P. cinereus appartiene al gruppo dei Puffini, Famiglia delle Procellariadee, anzi connette il genere Puffìnus con quello dei Procellaria tipici. — E dunque uno degli uccelli grandi volatori e passa quasi tutta la sua vita in aria. — Questi animali furon trovati abbondantissimi anche nel Pacifico e osservati nella scia quasi ogni giorno in quella traversata; ma gli individui del Paci- fico non avevano però mai i Cirripedi sopra indicati, e benché difierissero pure lievemente nel colore e nelle proporzioni del becco dagli individui dell'Atlantico Australe e dell'Oceano In- diano, non abbastanza si distinguevano per costituire una specie da sé. Ora questi Cirripedi stanno come si è detto raccolti in gruppi sulle penne centrali del ventre dell'uccello presso del quale han preso dimora, e paiono o uova grosse d'insetti parasitarii o semi minuti, e si attaccano con un peduncolo che va a impiantarsi sulla penna, allargandosi un poco e formando delle digitazioni. (Tav. 1, fig. 6, 10). Poco differiscono fra loro nel maggior numero pel volume,, e anco per la forma; e in generale sono ovati acuti, un po'curvi secondo l' asse maggiore, e nella direzione verticale al piano che passa pei margini sono compressi. Vi si può quindi distinguere una base rotondata, un apice, due facce laterali convesse perfet- tamente simmetriche, e due margini, uno convesso, più lungo, carinole, dorsale, esterno, o libero che dir si voglia, uno ventrale 0 sentale, concavo, interno, dal quale, più verso la base che verso l'apice del corpo, nasce il peduncolo di già indicato. Presso l'apice, a certo punto, il margine convesso si frange, e va diritto nell'apice stesso incontro al margine opposto, con esso facendo un angolo acuto assai; i lati del quale se più in basso si congiungessero con una linea, che dal punto in cui il margine esterno di curvo diventa rettilineo e inclinato, andasse all'angolo formato da questo col margine interno, si avrebbe un triangolo, secondo i lati superiori e reali del quale l'apice stesso è diviso da una fessura che passa fra le due facce, così distinte per altret- tanta estensione in due brevissime valve. Una listarella bruna segue i margini del corpo, ed è special- mente distinta in basso sulla maggior convessità di questo, e in alto lungo le labbra della fessura indicata. Il corpo cosi descritto e il peduncolo si compongono di una membrana coriacea, la quale in quest'ultimo è rugosa più o meno traversalmente, e pare levigata nel primo ; ma torneremo poi a dire del suo vero stato. Essa intanto si separa facilmente da un'altra membrana distesa nel suo interno, la quale è incolora, omo- genea, e forma ciò che dicesi Sacco. — Non si trova nei corpi cosi composti nessun indizio di valve calcificate. Ve ne sono altri però in numero molto minore, più piccoli, a peduncolo più corto, fortemente compressi, quasi triangolari o cordiformi, i quali presen- tano all'interno della membrana coriacea, e senza dipender da essa, le ordinarie valve di una Lepadidea, anzi di una Lepas la meglio composta. (Tav. 1, fig. 7.) Gli SCUDI (&) sono in questo caso molto grandi, pianeggianti, triangolari, col lato tergale poco più lungo degli altri due, che sono subeguali fra loro; gli angoli stanno per necessità in proporzione — 89 — coi lati opposti, sono cioè quasi uguali uno all'altro, ma tutti sono spuntati e più o men rotondati. I TERGHI (e) sono quasi triangolari anch' essi ma stretti, molto allungati, col lato occludente e il lato scutale poco più corto, riuniti fra loro in basso ad angolo molto acuto ; sono poi in alto congiunti dal lato cannale brevissimo e curvo, e formano più pro- priamente un ovale. La CARINA [a) manca spesso o è incompleta. Se è completa però si estende dalla base degli scudi e del capolino fino alla base dei terghi presso l'apice di quello, ed ha forma ellittica acuta, troncata alla base. Se è imperfetta è molto più stretta, e molto meno inoltrata fra i terghi e verso la punta del capolino. L' animale è molto piccolo per la capacità del sacco in cui vien contenuto, e pende sospeso dal margine cui si attacca il pe- duncolo, quasi a mezzo della lunghezza di esso. II Prosoma (Fig. 13) è ovale, curvo e piegato sopra sé stesso se- condo l'asse maggiore, colla concavità verso l'attaccatura ; da dove poi ordinariamente nei Cirripedi Lepadidei nascono i Cirri, qui il prosoma coi margini si protrae e si dispone a formare colla espansione un lungo tubo, dal margine libero del quale finalmente partono i cirri (e) e le appendici caudali [d). La bocca forma, fuori di questo tubo e presso l'origine sua, una papilla poco distinta [a). — Tuttavia, decomponendola, vi si trova un laWro semilunare e due mandibole (Fig. 2) con una parte li- bera ovata {a), connessa angolarmente ad un' altra {b) assai di- stinta, e colla quale forma, secondo il solito nei Lepadidei, una specie di falce. Il margine interno o inferiore della parte retta e term-inale più corto è quasi diritto; il margine esterno o superiore è lar- gamente convesso, dentato, e verso l'origine armato di un dente triangolare, molto più forte e lontano dagli altri. — Oltre a questo si trovano poi sul margine e sulle facce dei peli. Seguono le mascelle di un 1" e di un 2° pajo, e tutte hanno una parte libera e una parte aderente congiunte ad arco fra loro (Fig. 3, 4.) — 90 — Nelle prime la parte libera è ovata ottusa, molto sottile, coi margini quasi interi e ciliati, le facce pelose. In quelle del 2° pajo, la stessa parte è un poco più grande che nelle precedenti, quasi orbicolare, e del resto anch'essa subintegra, ciliata e barbata. I cirri (Fig. 13, e. Fig. 5) nascono dal margine del prosoma prolungato come si è detto, e sono sei — gradatamente dal primo all'ultimo più corti — cortissimi tutti d' altronde — e composti di un peduncolo (Fig. 5, a) fortemente compresso, a due soli ar- ticoli, dall'ultimo dei quali partono due rami sensibilmente ine- guali (&, &') l'esterno cioè più lungo dell' interno, mentre l'uno e l'altro ha due sole giunture e due articoli. All'origine dei cirri, e per ciascuno di essi dalla parte di fuori, nasce una spina assai forte, diretta verso il lato tergale del pro- soma, ed in basso (Fig. 13, e). Dalla parte di dentro poi è un apo- dema stiliforme molto più lungo, che va pur esso verso la conves- sità del prosoma e discende in basso molto di più (Fig. 13, /'). Una combinazione di angoli, e di seni rientranti all'origine dei cirri, non facile né a descrivere né a disegnare, rende assai valida l'ar- tircolazione di questi fra loro e col prosoma dal quale dipendono. Dall'angolo estremo e inferiore del primo articolo peduncolare dei cirri nasce un pelo rigido che si ripete anco verso l' apice del 20 articolo (Fig. 5). — I due articoli del peduncolo poi, e il primo articolo dei rami, sono affatto mutici o inermi nel margine interno; ma il secondo articolo di questi porta sul margine stesso, in una serie sola, dei peli rigidi e lunghi, in numero di quattro o di tre, e questi sono forniti di barbule laterali finissime. Staccan- dosi dal prosoma finalmente, i cirri si piegano ad angolo in basso per rilevarsi bruscamente altrettanto coli' articolo estremo, co' loro raggi, e colle piumette di questi (Tav. 1, fig. 13, g, fig. 5, d) Le Appendici caudali (Tav. 1, fig. 13, d, fig. 9) sono due, un poco allontanate dalla base dei cirri del 6° pajo, molto corte, composte di due articoli quasi uguali in lunghezza, l'ultimo un poco più sottile, e come l'articolo terminale dei Cirri guarnito di piume, in numero di tre, poste in serie dalla parte interna. — — 91 — Non ho trovato traccie né di palpi, né di cirri branchiali, né di pene, e solamente l'estremo articolo delle appendici caudali, dalla parte di dentro, ha un impronta radiata, come indizio di un'aper- tura. La membrana coriacea ed esterna del capolino è ingrossata lungo i margini di questo, e specialmente all'apice, dove si formano le labbra della fessura; ed alla base, e lungo i margini stessi del corpo sembra realmente divisa in due parti che restano connesse da una listarella intermedia più sottile e di diversa struttura. Infatti qui la membrana o è anista, o presenta tracce di strut- tura fibrosa longitudinalmente. — Nel resto è invece percorsa da linee curve concentriche alla curva della maggiore convessità del corpo, fra loro anastomizzate da connessioni oblique, e queste curve disegnate di fuori da un solco poco profondo, corrispondono di dentro a un ingrossamento lineare molto distinto e sui due mar- gini denticolato. — La distanza fra una linea e l'altra è di circa mm. 0, 01, e sebbene la disposizione sia visibile anco a piccoli in- grandimenti, sfugge però all'occhio nudo e alla semplice lente. (Tav. 1, fìg. 14.) Non ha nulla di simile la membrana del peduncolo, la cui sostanza si distende nelle espansioni e digitazioni di questo, come una materia agglutinativa gialla e traslucida. La membrana del sacco è anista, almeno nella sua lamina in- terna ; ed è anista la membrana che connette le valve, o che sta in- vece di esse quando le valve non sono distinte. Queste poi si compongono tutte da uno strato interno assai distinto, ed anisto anch'esso sebbene granuloso, sul quale dalla parte di fuori riposano per la base dei tubi prismatici a 5 e 6 facce assai regolari, una volta e mezzo più alti che larghi, ed i cui sepimenti sono assai grossi, ineguali, e vengono a disegnare delle areole dimm. 0,01 colla loro proiezione alla superficie. (Tav. 1, fig. 12.) Questi tramezzi hanno doppia refrazione, e contengono car- — 92 — bonato di calce. Un tessuto simile ho trovato altra volta nei nuclei delle valve di una specie di Bichelaspis, e la tessitura delle valve dei Lepadidei, come i rapporti di queste coi tessuti fra i quali si formano sono, secondo i diversi tipi, vari abbastanza per formar subietto di uno studio, pel quale parecchi materiali avrei già ap- prestati da qualche tempo. Un involucro chitinoso omogeneo limita il prosoma e le sue ap- pendici, e un tessuto pigmentario segue i margini del capolino lungo la carena, le labbra dell'apertura, e tinge la superficie del prosoma istesso. Però il disseccamento sofferto ha impedito di riconoscerne la struttura, come ha impedito di esaminare ogni altra parte molle, tranne le lunghe colonne carnose, che in corrispondenza dei cirri partono dal margine del prosoma, e vanno a questi dividendosi se- condo i loro rami, e spingendo nella cavità dei successivi articoli loro dei prolungamenti, che debbono essere per aderire all' involu- cro chitinoso, e altri ancora che mostrano di spingersi nelle vacuità degli steli medesimi e dei peli barbati che gli guerniscono. Queste colonne si mostrano altresì articolate trasversalmente, composte di una parte interna ma quasi dorsale, fibrosa jiel senso della lunghezza, e di una parte periferica o eccentrica dalla parte del ventre, confusamente granulosa, perchè forse gli ele- menti del tessuto si sono col dissecamento resi indistinti. Sia poi r effetto della stessa cagione, o sia inerente alla loro natura, queste colonne resistono assai al mezzo solvente della potassa, e come non è solito dei tessuti fibrosi, semplicemente muscolari. Ammessi questi fatti, non è possibile di esitare a riconoscere nell'animale in cui si riscontrano un Cirripede, un Cirripede Lepa- dideo, come si è definito, e che probabilmente ha ormai subito la sua ninfosi ed è in stato di maturità. Coi generi Alepas, Oxynaspis, Dichelaspis, Pecilasma, Cineras, Otion, ha qualche lontana relazione quando i suoi capolini o man- cano di valve, o hanno valve imperfette; ma anco in questi casi — 93 — 0 ne manca troppo completamente, o le ha. troppo complete, per essere assimilato all'uno o all'altro; e quando ha le valve per- fette, una Lepas solamente vi può essere paragonata. Da tutti però sarà sempre di gran lunga distinto per la mancanza del pene, pei cirri cortissimi e cosi conformati, per la espansione o pro- lungamento del prosoma, non che poi pei caratteri delle sue mandibole. Se alcuno poi volesse vedere in esso un animale ancora imper- fetto, bisognerebbe cominciare da riconoscer per questo una fase di sviluppo che nessuno ha avvertito per tutti gli altri Lepadidei, e considerarlo sempre, anzi a più forte ragione, conie un tipo particolare fra i suoi più affini (1). Si è appena parlato della stazione di questo Cirripede. Ora è certo che ad aver proposto di distribuire un animale della sua natura per alcuno dei varii mezzi che circondano la comune esistenza, l'ultimo al quale si sarebbe probabilmente pen- sato di assegnarlo, sarebbe stato appunto quello ch'esso ha pre- scelto. Però faccia pure esso, già degenerato dal tipo dei Crostacei, nuova scissura da' suoi confratelli, e non contento di riscattarsi dalla assoluta immobilità con una mobilità relativa, acquistata po- nendosi oneroso viandante sul corpo di Crostacei, di Pesci, di Cheloniani, di Cetacei del mare come altri pur fanno (per non parlare anco di quei suoi più affini, che preferiscono gli strani viaggi 0 dei legni natanti, o delle carene delle nostre medesime navi), tenti a sua posta con altro modo i campi dell'aria e le altezze vertiginose dei nembi e delle tempeste, la sua natura non muta, e inflessibile esige l'osservanza di certe leggi, alle quali pertanto oc- corre di soddisfare con adattamenti speciali. Ora dalle osservazioni fatte a me sembra che prima di tutto sia un vero espediente di adattamento quello essersi fatto tanto piccolo il corpo rispetto alla capacità dell'involucro che lo con- ti) NeUa grande opera di Dana — United States e rploring expedition — Crustacea — alla t. b. flg. o. 6. e ecc sono rappresentati invero giovani Cipripedi da ricordare i nostri moltissimo, ma è sempre detto che essi sono in — their sicimning stalae — V. p. 1899. — 94 — tiene, poiché questo infatti deve permettere a un momento dato di fornire un buon magazzino di acqua, per gli altri momenti, in cui l'acqua verrà a mancare. L'angustia dell'apertura poi, per cui il sacco o il capolino si apre, i margini di questa ingrossati e bene appressi quando l' aper- tura stessa si chiude, cureranno la conservazione della provvista. Per poco inoltre che quel tubo formato dal margine del prosoma allungato sia capace di rientrare in sé stesso, come sembra che debba essere per le colonne carnose che ne percorrono la lunghezza, non solo il corpo piccolo potrà al momento voluto farsi più piccolo ancora, a vantaggio della capacità dell' involucro, ma forse ritraen- dosi e allungandosi a vicenda quando l'animale si trova sommerso, faciliterà lo scambio dell' acqua interna con quella di fuori, sicché questo si faccia meglio o più presto. Alla distensione invero pare che manchi un agente adattato ; ma forse le colonne carnose, che non son certo omogenee, han tes- suti contrattili, opportunamente disposti pel doppio effetto di al- lungarsi e ritrarsi, o forse ancora quei lunghi apodemi, insoliti affatto nei Lepadidei, e che stanno lungo le pareti del tubo, servono come suste elastiche a questo fine, allorché cessa la contrazione delle fibre longitudinali. Persuaso che forse i Balanidi esposti, per l'alternativa delle maree, in ultimo conto alle vicende medesime di quest'altro Cirri- pede, avrebbero potuto essere studiati assai utilmente a confronto, ho cercato fra essi per vedere se qualche adattamento speciale si trovasse in loro verso condizione siffatta. Io non aveva freschi di quei balanidi che sieno costantemente sommersi. Sul Balanus sulcaius però, comune sulle coste e conservato in spirito, ho trovato che in vero il corpo dell'animale é assai pic- colo rispetto alla capacità della sua conchiglia; ho trovato che questa si chiude assolutamente finché l'animale é fuor d'acqua; che le valve mobili sono sotto la dipendenza di un apparecchio composto di tante colonne, che hanno la più stretta analogia di disposizione con quelle del tubo prosomiale della nostra OrnUIio- — 95 — lepas, e che inserite pei due estremi al fondo dell'otricolo e ai mar- gini valvari, possono realmente contraendosi retrarre le valve medesime fino a certa profondità nel tubo della conchiglia, e ciò fanno. — Ma se queste colonne sono muscolari, sono tali però che sebbene vi si vedano strie trasverse molto superficiali da cima a fondo, sono poi chitinizzate in gran parte, quindi rigide più 0 meno ed elastiche, talché o impediscono da per sé la più com- pleta discesa delle valve occludenti, o le respingono di basso in alto quando debbono rialzarsi, e compiono forse un ufizio corrispon- dente a quello degli apodemi della Ornitìiolepas. Fra questo meccanismo e quello del nuovo Cirripede vi è diffe- renza nella origine e nella disposizione dei mezzi, ma i mezzi e il meccanismo corrispondono nell' azione e nel fine. Infatti la ca- pacità del tubo della conchiglia si rende variabile nei Balani ed è costante nel Cirripede nuovo; ma il corpo, di volume costante nei primi, è variabile in questo. La variazione si ottiene da mezzi che in uno son proprii al corpo medesimo, ed hanno le disposizioni che si vedono negli apodemi e nelle colonne carnose della parte tubulare di esso: nei Balani son proprii piuttosto dell'involucro e consistono nelle valve, nei muscoli e negli spostamenti da questi determinati su quelle. Son tuttavia mezzi che oppongono l'azione di parti contrattili a quella di parti elastiche, e per di più queste e quelle hanno natura e disposizioni assai somiglianti. Ultimo artifizio di adattamento è per me senza dubbio la bre- vità dei cirri e il piccolo numero di piume di cui sono muniti. Anche i cirri rimangono corti, tranne gli ultimi due nel Balano che ho studiato, ed essendo meno estesi, una volta portati fuori d'acqua, se mai escono dal sacco evaporano meno necessariamente. — Certo poi, se non escono, limitano in proporzione l'attività re- spiratoria, e nella tolleranza di questa limitazione forse è la chiave di tutti i possibili artifizii per cui si ottiene che il nostro ani- male si adatti a una condizione di vita strana come quella pre- scelta, e per la quale esso viene a toccare un tal punto, varcando il quale il Cirripede quasi perderebbe la sua prima natura, come — 96 — altri Crostacei l' hanno perduta, di aquatici essendo diventati ter- restri. Per poco che i fatti esposti sieno, come io spero, bene osser- vati, e che il mio ragionare non sia torto, la cognizione dell'ani- male che gli ha offerti é interessante perchè aggiunge una forma alla serie di tutte le altre note dei Cirripedi Lepadidei, ma importa ancora di più per le combinazioni in essa ottenute fra le naturali necessità di un tipo aquatico essenzialmente, e le cir- costanze affatto opposte nelle quali si accomoda. Dato però della forma e degli elementi suoi quel conto che lo stato degli oggetti ha permesso, per discorrer del resto mi parrebbe d'ora in poi venir meno le osservazioni al bisogno e mancare le basi della ragione- vole e legittima deduzione. DESCEIZIONE DELLE FIGUEE Figura 1. 1" Uaplocnemus trinacriensis e antenna - (V. pag. 83.) » 2, 3 e 4. — Ornitholepas australis mandibule e mascelle del 1° e del 2" pajo - ingrand. 200. — Cirri - ingrand, id. - a peduncolo - hb' \° articolo dei rami esterno e interno - d ultimo articolo colle basi delle barbule respettive. — Ornitholepas australis di forma ordinaria, in stato naturale, in- grandito 5-6 volte. — Id. sotto la forma minore e con valve - a Carena - b Scudo - e tergo - ingrand. 25 volte. — Colonna carnosa di un cirro - ingrand. 200 - a parte fibrosa inter- na, ma eccentricamente -& parte cellulosa esterna - e processi. — Appendici caudali - a impressione stellata. Ingrand. e. 5. — ■ Orn. australis di forma ordinaria in stato, situazione, e gran- dezza naturale. — Tessuto delle valve. Ingrand. 600. — Corpo dell' 0. australis estratto dalle valve - A prosoraa - a bocca - B tubo prosomiale includente le colonne carnose dei cirri o - e Cirri - f apodemi stiliformi interni - e apodemi spiniformi esterni - g barbule dei cirri - d appendici caudali - d' barbule ingrand. 25. 13. — Membrana del capolino ingrand. 200. MATERIALI PER LA FAUNA ENTOMOLOGICA DELL'ISOLA DI SARDEGNA COLEOTTERI ORDINATI da P. BARGAGLI (Contin. — V. ann. 3», pag. 47-54, 189-194 e 352-59.) C ARPtBP HiJLM C. hemipterus L. (Ghiliani) C. mutilatus Heer. ( Gìiiliani) C. 6-pustulatus F. ( Ghiliani, Bandi) IV i T M BP MJ 1,1 Ipidia 4-notata F. ( Ghiliani) Epuraea aestiva L. { Ghiliani) E. obsoleta F. ( Ghiliani) E. pygmaea Gyl. ( Ghiliani) E. limbata F. ( Ghiliani) Anno IV. Nitidula bipustulata L. ( Ghiliani) N. flexuosa F. [Ghiliani, Baudi) N. 4-pustulata F. {Ghiliani, Baudi) N. elegans Stier. Trovate una volta alle porte di Sas- sari sotto a delle ossa {Raymond). Soronia punctatissima Illig. [ Ghiliani) — 98 — Omosita discoidea F. ( Ghiliani) Pria dulcamarae lllig. ( Ghiliani) P. pallidula Er. Copiosissima talvolta nei fiori della Chamaerops humilis [Bandi, Ghi- liani, Schaufuss) *Meligethes fuscus 01. Dintorni di S. Bartolomeo, Maggio. Sassari nei fiori di una Genista al cominciare della primavera {Raymond, Schaufuss) *Var. bicolor Lue. Dintorni di S. Bartolomeo, Maggio. Sassari, Giugno. *M. aeneus F. Isolotto Sa Iba. Regione di S. Barto- lomeo, Maggio [Ghiliani, Bandi) M. gracilis Bris. [Baudi) M. subrugosus Gyl. [Baudi] M. marrubii Bris. [Baudiì *M. assimìiis Sturm. Isolotto Sa Iba. Spiaggia di Molen- targiù. S. Bartolomeo, Maggio. Sassari, Giugno. *M. serripes. Gyl. Spiaggia di Molentargiù , Maggio. Oschiri, Giugno. M. ater Bris. (Baudi) *M. incanus Sturm. Spiaggia di Molentargiù, Maggio. *M. tristis Sturm. Alghero, Sassari in Giugno. M. metallìcus Rosenh. [Baudi) M. seniculus Er. [Baudi) M. lanuginosus Baudi ined. [Bandi) M. flavipes Sturm. [Bandi) M. rotundicoUis Bris. (Bandi) *M. pilipes Sturm. Dintorni di S. Bartolomeo. Spiaggia di Molentargiù, Maggio. *M. lugubris Sturm. S. Bartolomeo, Maggio. M. castaneus Bris. [Bandi) M. palmatus Er. [Baudi) M. pectoralis Baudi ined. (Baiidi) *M. erythropus Gii. Spiaggia di Molentargiù. S. Bartolo- meo, Miiggio. M. exilis Sturm. [Bandi) M. mutabilis Rosenh. [Baudi) Pocadius ferrugìneus F. (Ghiliani) 99 — E ìR ini Cryptarcha strigata F. ( Ghiliani) Ips 4-pustulata L. ( Ghiliani) RHVXOPfMAGM Rhyzophagus dispar Payk. {Villa, Ghiliani) R. punctìventris Bandi Beri. Zeit. XIV. 53. (Bandi) Fam. TROGOSITIDAE Temnochila coerulea 01. [Ghiliani., Bandi) Trogosita Mauritanica L. ( Ghiliani, Batidi) Fam. COLYDIIDAE Sarrotrium clavicorne Er. m u t i e u m L. ( Ghiliani] Endophloeus spinulosus Latr. (Bandi, Villa, Bitoma crenata F. ( Ghiliani) Cicones pictus Er. {Ghiliani) Colydium elongatum Er. {Villa, Ghiliani, Bandi) G. filiforme F. (Ghiliani) Teredus nitidus F. Sotto la scorza della Quercus su- ber {Bandi, Villa, Ghiliani) Aglenus brunneus Gyll. Nella terra dei tepidari e sui vasi vinari dei quali corrode le crit- togame [Bandi, Ghiliani) Pycaonierus terebrans F. ( Ghiliani) Cerylon histeroides F. { Ghiliani) Fam. CUC UJIDAE Prostomis mandibularis F. [ Ghiliani) Brontes planatus L. fl a V i p e s P. {Villa, Ghiliani, Bandi) Laemophloeus testaceus F. {Ghiliani, Bandi) ater 01. {Basidi) Pediacus costipennis Fairm. {Bandi) Silvanus frumentarius F. Er, s e xd e n t at u s jP. Gyll. ( Ghiliani) — 100 S. bidentatus F. ( Ghiliani) S unidentatus F. ( Ghiliani) ^raphilus elongatus Gyll. (Ghiliani) SI. talpa Kraatz. {Bandi) ^. ferrugineus Kraatz. {Baudi) Psammoechus bipunctatus F. (Ghiliani) Telmatophilus obscurus F. C ar i e i s 01. [Ghiliani, Baudi) F. brevicollis Aubé. [ Ghiliani Baudi) Fam. GRYPTOPHAGIDAE Setaria sericea Muls. Dintorni di Sassari sotto le pietre. (Raymond) Cryptophagus lycoperdi Herhst. ( Ghiliani) C. setulosus Sturm. (Baudi) C. pilosus Gyl. ( Ghiliani) C. scanicus L. (Baudi, Ghiliani) G. affìnis Sturm. Sulle ortiche [Baudi, Ghiliani) C. dentatus Herhst. (Baudi) C. mutìcus Bris. (Baudi) Pararne cosomamelanocephala//r6s?. ( Ghiliani) Atomaria mesomelas Hrbst. ( Ghiliani) A. fuscata Sch. (Baiidi) Epistemus globosus Walll. palu s t r i s Wollst. (Ghiliani) E. exiguus Er. (Baudi) Fam. LATHRIDIDAE Langelandia media Scha. (Schauffuss) L. Miillerì Scha. [Schauffuss) Li. planulata Scha. (Schauffuss) Colovocera formicaria Mots. ( Ghiliani, Baudi) G. panciata Maerk. (Baudi) *G. formiceticola Rosenh. Monte Vecchio. In un formicolaio sotto una pietra in compagnia del Oocrotus uìiicolor . Giugno * Merophysia formicaria Lue. (Baudi) 101 — Holoparamecus Bertouti Aubé. Sotto i Fucus essiccati, gregario. Cagliari in riva al mare [Raymond, Schauffuss) Migneauxia crassiuscula Auhè. [Bandi) Liathridius rugosus {Ghiliani) Li. transversus 01. sculptilis Hum. ( Ghiliani) Li. Genei Aubé. {Marseul) li. minutus L. porcatus Herhst. {Ghiliani, Bandi) L. scitus Manli. {Bandi) C orticaria pubescens Illig. { Ghiliani) C. serrata Payk. ( Bandi, Ghiliani) C. crenicoUis Manli. {Bandi) C. fulva Comol. (Bandi) C. transversalis Gyl. ( Ghiliani) C. brevicoUis Villa. {Bandi) Dasycerus sulcatus Brong. ( Ghiliani) Monotonia angusticollis Gyl. { Ghiliani) M. picipes Hrbst. ( Ghiliani) M. quadricoUis A. [Ghiliani, Bandi) M. quadrifoveolata A. [Bandi) Myrmekixenus subterraneus ChevL ( Ghiliani) M. picinus Aubé. [Bandi] Mycetaea hirta Marsh. [Bandi, Ghiliani) Symbiotes pygmaeus Hamp. [Marsenl] Fam. MYCETOPHAGIDAE Mycetephagus atomarius T. { Ghiliani) Triphyllus cribratus Bandi ined. {Bandi) Liitargus bifasciatus F. {Ghiliani, Bandi) Diplocaelus fagi Guér. {Bandi) Biphyllus frater Aubé. [Marsenl] Typhaea fumata L. [Bandi) Berginus tamarisci Wollst. [Bandi, Ghiliani] — 102 — Fanti. THORICTIDAE Thorictus Mauritanicus Lue. [Baudi] T. grandicollis Germ. [Bjudi, Ghiliani) T. Gallicus Peyr. (Schaufuss) Fam. DERMESTIDAE *Dermestes vulpìnus F. Cagliari, Maggio* [Villa, Ghiliani, Baudi) D. murinus L. ( Villa) D. hirticollis F. thoracicus Gene. Sotto la scorza degli olivi, Deceni- bre ( Gene, Ghiliani) *D. pardalis Sch. Alghero, Giugno.* D. undulatus Brahm. ( Ghiliani) D. tessellatus F. (Ghiliani, Bandi) D. laniarìus ///«/. affinis Gyl. ( Ghiliani) D. Sardous Kust. [Mar Seul, Baudi) D. aurichalceus Kust. holosericeus Tourn. [Marseul, Baudi) D. ater 01. ( Ghiliani) D. lardarius L. [Ghiliani) D. bicolor F. stri a tu s Kolen. [ Ghiliani] Attagenus pelilo L. (Ghiliani) A. pulcher Fald. ( Ghiliani) A. poecilus Germ. bi f a s ci a tu s 01. Sopra un fiore di cardo. Intorno alle strade. Al principio della primavera. Sassari [Baudi, Ray- mond, Schaufuss) A. bifasciatus Ros. ( Ghiliani) A. (Telopes) maritimus Gene. Sulle erbe alla Scaffa presso Ca- gliari. ( Gene, Baudi, Ghiliani) *A. fallax Gene. Sassari* Oschiri* Sui fiori di cardo e insieme all'^. poecilus Sotto le scorze in inverno. Sui fiori in primavera ed in estate. ( Gene, Schaufuss, Baudi, Ghiliani) A. obtusus Gyll. { Villa) Hadrotoma marginata Payk ( Ghiliani) 103 — H. variegata Kust. {Bandi) Trogoderma elongatula F- Su diversi fiori al principio della primavera. Sassari (Raymond) Anthrenus scrophulariae L. {Villa, Ghiliani, Bandi) *A. pimpinellae F. Sassari* Oschiri* Sulle erbe, Giu- gno* Comune sopra quasi tutti i fiori. (Raymond, Bandi, Ghi- liani) A. varius F. Sui fiori in riva al mare, Alghero {Raymond, Villa, Bandi, Ghi- liani) Var. t r i e 0 1 o r Herhst. ( Ghiliani) *A. muscorum L. Sassari* Oschiri* Giugno. ( Ghiliani) A. festivus Er. muscorum 01. {Bandi) A. molitor Auhè. d e 1 i e a t u s Kiesvo. {Bandi) A. claviger Er. {Bandi) Trìnodes hirtus F. ( Ghiliani) Orphilus glabratus F. { Ghiliani) Fara. BYRRHIDAE Syncalypta spinosa Rossi. arenaria Sturm. ( Ghiliani) Morychus aeneus F. { Ghiliani) Fam. GEORYSSIDAE Georyssus pygmaeus F. ( Ghiliani] G. costatus Cast. ( Ghiliani) G. laesicollis Germ. {Ghiliani) Fam. P A R N 1 D A E Parnus lutulentus Er. {Bandi) f P. striatopunctatus Heer. ( Ghiliani) P. Viennensis Heer. ( Ghiliani) Pomatinus substriatus Muli. D u m e r i 1 i Latr. ( Ghiliani) Elmis aeneus Mullr. ( Ghiliani) E. opacus Mullr. ( Ghiliani) 104 — E. pygmaeus MuUr. ( Ghiliani) E. tuberculatus Mullr. ( Ghiliani) Steuelmis canaliculatus Gyl. ( Ghiliani) S. consobrinus Dufour. [Baudi, Ghiliani) Fam. HETEROCERIDAE Heterocerus hamifer Gene. Intorno alle paludi e nel letto dei fiumi primavera ed estate ( Gene, Baudi, Ghiliani) H. flavidus Rossi. Porto-Tores [Raymond) H. nanus Gene. Isola di San Pietro, in Aprile ( Gene, Baudi, Ghiliani) H. maritimus Guér. [Baudi) [coìitinua) SPECIE NUOVE LA LEPlDOTTEHO-FAraA DELLA SICILIA NOTA GIACOMO FINGITORE MAROTT. Percorrendo le campagne di Palermo negli scorsi anni 1870 e 1871 per entomologiche ricerche, trovai le seguenti specie : Tàecla W. album Kn. — Lycaeìia Icarus ab. Icarinus Sor. — Lasyocampa Otus Drur. Per i confronti e le osservazioni all' uopo istituite, e per giu- dizio di uomini competenti nella scienza, credo di potere esser certo che gì' individui da me raccolti appartengono alle specie suddette. Pertanto, non essendo state annunziate fin ora dagli entomo- logi che in Sicilia raccolsero, stimo utile ciò fare per la più esatta e completa conoscenza delle cose nostre, tanto più che alcune delle specie indicate attribuiscono caratteri sempre più importanti alla Lepidottero-fauna della Sicilia. Tale la magnifica Lasyocampa Otus, creduta abitatrice soltanto dei paesi compresi nella penisola Slavo- Greca e dell'Asia Minore. Tìiecla W. album Kn. — Raccolsi questa graziosissima specie in pochi esemplari nel giugno 1871, insieme alla T. Rubi L., su — i06 — i rovi fioriti che fiancheggiano quella via della R. Favorita (1) che conduce a Mondello. La W. aWum è un po' difficile a prendersi come tutte le Tede. Gr individui da me trovati si tenevano più al basso che su i cir- costanti arbusti. Lijcaena Icarus ab. Icarinus Scr. — L' Icarinus trovasi ovunque da noi con la prima generazione della specie tipo. Esso non è raro, né di volo difficile. Ama le erbose sponde dei riga- gnoli. Spesso si accoppia con la specie tipo. Qui credo utile di avvertire che di sovente vidi accoppiarsi l' Icarinus c^ con la L. Astrarche Begster ^ : gl'individui di quest' ultima erano sem- pre di dimensioni piccolissime. Lasyocampa Otus Drur. — Ne rinvenni un solo esemplare sulle falde del monte Cuccio al cadere dell' estate decorsa. Di questa importantissima specie mi fu gentilmente donato un esemplare da quel benemerito signore che è il Dott. Francesco Mina Palumbo di Castelbuono. Egli 1' ottenne dal bozzolo. Palermo, 20 gennajo 1872. (1) Sito Reale a poca distanza dalla città. Esso è una delle stazioni più importanti pel botanico e per 1' entomologfo che scorre i dintorni di Palermo. NUOVA SPECIE DEL GENERE PHYTOMYPTERA Rndn. DEL Prof. CAMILLO RONDANI. Fino dal 1845 pubblicai nei Nuovi Annali delle Scienze Naturali di Bologna la descrizione di una specie di Muscario, per la quale pro- poneva la fondazione di un genere nuovo, da chiamarsi Phytomypte- ra. Nel 1856 fu incluso questo nell'ordinamento generale dei generi italiani degli insetti Dipteri ; e ne fu ripetuta la diagnosi generica e specifica nel terzo volume del Prodromus Dipterologiae italicae pubblicato nel 1859. Ma essendo il genere stabilito per una sola e rarissima specie da me solo raccolta nel territorio di Parma, non fu preso in considerazione dagli Entomologi, se non quando il Dott. Schiner di Vienna, avendone trovata in Austria una seconda specie, ne pubblicava la descrizione nella sua opera sui Dipteri austriaci nel 1862, in cui adottava il Genere da me proposto. Tre anni dopo raccolsi in altra località della provincia par- mense una terza specie, che venne descritta negli Atti della Società Italiana delle Scienze Naturali di Milano, nel 1865. Finalmente nello scorso 1871 ho trovata una quarta specie del genere in discorso fra diversi piccoli Muscarii che mi furono regalati dal mio dottissimo amico, da poco tempo perduto, Enrico Haliday, da lui raccolti in una sua escursione in Sicilia : e di questa nuo- va Phytomyptera ne pubblico una breve descrizione, chiamandola col nome dello scopritore, come tributo e ricordo di amicizia. Questo genere appartiene alla famiglia ditterologica delle Mu- scidae, ed alla stirpe della Tachininae, ed è facilmente distinguibile da tutti gli altri gruppi generici di questa divisione, per la mancan- — 108 — za di una delle venette trasversali intermedie dalle ali, e per la direzione e forma della quinta vena longitudinale che non si piega a gomito nella sua parte esterna, ma corre direttamente verso il margine dell'ala, senza però raggiungerlo (1). Le quattro specie di cui oggi si compone questo genere possono essere fra loro distinte pei caratteri più apparenti come segue : A Aniennae articulo secnnào nec antice producto,nec setulis hirto. B Antennae basi, et palpi apice rufescentes. 1. nitidiventris, Rndn. BB Antennae et palpi nigricantes, unicolores. 2. unicolor Rndn. AA Antennae articulo secundo antice producto, et setulis hirto. e AMomen totum etiam apice nigricans. 3 aberrans Schin. ce Aì)d07nen segmento ultimo limbo apicali pubescente. 4 Halidayana n. La nuova specie cosi brevemente la descrivo. Pb. Halidayana. — Long. mill. 4. Nigricans, grisei adspersa^ praesertim in dorso thoracis et ad basim segmentorum abdominis. Facies albidi nitens; calyptra alba, lata: aMomen dcpiCQ rufo- limbato : antennae puncto interiori lutescente in articulo secondo. Alae paulo lacteae, basi et medietate anteriori marginis, fu- scescentibus Antennae sat breves, articulo ultimo subaequali longitudine praecedenti : isto antice producto et crebre setuloso. — Arista brevi, basi crassiuscula. Abdominis segmenta in disco, macrochetis non distinctis, nisi aliquibus in ultimo. In Sicilia lecta ab E. A. Haliday. (1) Vedi Prodrom. Dipt. Ital. Voi. IH, pag^. 20. Cmm SUI COLEOTTERI DELLA VALLE DI SOLE NEL TRENTINO DEL Dott. STEFANO Nob- BERTOLINI Chi lascia il treno ferroviario alla stazione di S. Michele sopra Trento e percorre la sponda destra del Noce a ritroso del torrente dalla parte di MezzolombardO;, si trova dopo un'ora di viaggio nella più vasta e superba vallata del Trentino, la valle d'Annone o vai di Non. Moltissimi villaggi e castelli seminati pittorescamente su quel vasto recinto d'alpi, rovine, cascate d'acqua, roccie tagliate a picco, vigneti, campi e boschi che si avvicendano con bellissimi contrasti, offrono al viaggiatore uno stupendo panorama degno della penna del poeta e di artistici studj. Questa magnifica valle è visitata nell' estate da una quantità di viaggiatori, la maggior parte dei quali la percorrono onde re- carsi alle celebri fonti acidule di Rabbi e di Pejo nella valle di Sole. Questa giace a ponente della prima ; è pur bella, ma la sua fiso- nomia appare più alpestre, tutta verdeggiante fino alle vette delle Alpi che la cingono. Qui in mezzo ad una natura ridente, al soffio di una brezza refrigerante, si rinfranca il fisico e lo spirito. L'alta cerchia di Alpi, fra le quali emergono giganti il Monte Rocca e la Cima dei tre Signori, separa questa valle dalla Valca- monica in Lombardia, per ove si discende dalla strada del Tonale. — no — Lungo questa catena, ma più ancora verso sud nelle dirama- zioni del colosso Adamelo, trovi eterni ghiacciaj, abbaglianti di luce, le cui cime ardite si perdono fra le nubi. E ben naturale che sotto tanta varietà di elevatezza, di ter- reni e di vegetazioni, molto variata sia pure la fauna degl'insetti. Mi è grato di potere ora offrire agli amatori dei coleotteri i resultati delle caccie fatte in tale regione da due miei egregi amici, Dott. Gustavo cav. Venturi e Giovanni Rieder, i quali, sebbene recatisi colà per altri scopi, ebbero la squisita gentilezza di racco- gliermi un ricco ed interessante materiale : abbiansi quindi i miei sinceri ringraziamenti. A completare l'elenco delle specie, vi aggiungo pure quelle rac- colte da me a Pejo e sul monte Tonale. Avuto riguardo ai pochi giorni in cui venne raccolto, e consi- derando che il viaggio era in parte estraneo all'entomologia, il resultato delle ricerche puossi chiamare soddisfacente. Esso offre in ogni modo un saggio della ricchezza entomologica della Valle di Sole ed un contributo alla fauna italiana dei coleotteri. Cincindela campestris Lin. sulle vie nei boschi presso Pejo; Carabus Bonellu Dej., e C. v. Neesii Hoppe sui monti sopra Pejo; C. horlensis Lin. e catenulaius Scop. sul monte Tonale; Elaphrus uUginosus Fabr., in luoghi paludosi sopra Rabbi. Nebria castanea Bon., MetaUeiiis truncatellus Lin., Cliinna fossor Lin e Cymindis cingulata Dej nei boschi che circondano Pejo; Cymindis humeralis Fabr, e C. vaporarlo? wn Lin. sul To- nale, quest'ultimo in un solo esemplare; Clivina fossor Lin., a Pejo. Lo Sphodrus amethystinus Dej. non è raro nei boschi intorno a Pejo ed in genere sui monti della Valle di Sole. Frequente si riscontrano il Calathus cisteloldes 111., C. fulinpes Gyll., e C. microp- terus Duft. ; lo stesso dicasi àeW Anchomenus aììgusticollis Fabr., G-punctatus Fabr. e parumpunctatus Fabr. Rara all' incontro si presenta la Feronia unctulata Duft. a Rabbi; Feronia nigrita YQ.\)\\,oMongopunctata Fabr., multipunctata — Ili — Dej., striala Faihv., parallelopipeda'Dej., e strenua Fsiuz., le trovai a Pejo, più 0 meno frequenti in quei boschi. Dell' Amara patricia Duft. venne raccolto un solo esemplare sulla catena del Tonale, due esemplari dell'A, erratica ed A. hifrons GylL, a Rabbi; più frequenti V A. familiaris Duft., e VA. curta Dej. Harpalus punctulatus Duft; aeneus Fabr., laevicollis Duft, cal- ceatus Duft., tardus Panz., a Pejo; H. ferrugineus Fabr., Rabbi,- Tachys Mstriatus Duft. Rabbi. Qui pure furono raccolti: Bembi- dìum velooG Er., iricolor Fabr., Andreae Fabr., coeruleum Dej., e rufìcorne Sturm. Poco furono esplorate le acque stagnanti ; solo il Cav. Venturi al Lago di Saent scoperse la nuova specie di Agabus già descritta sotto il suo nome nel Bullettino (annata 2^ pag. 242). Dopo trovò pure a Rabbi il LimneMus picinus Marsh, e lo Sphaeridium scara- beoides Lin. La messe di Staphylini fu in quella vece soddisfacente ed il lettore troverà tra questi delle specie molto pregiale : Autalia impressa Oliv., Rabbi. Falagria thoracica Curt., Pejo. Bolitochara lunulata Payk., Rabbi, nei funghi. Leptusa fumida Er., Pejo. Aleochara tristis Grav., A. fdium Kraatz ed A. rufìpennis Er., Pelo. LomecJiusa strumosa Fabr., Pejo, colle formiche. Atemeles emarginatus Grav., Pejo. Myrmedonia canaliculata Fabr., Pejo. Oxypoda opaca Grav , Pejo. Hamalota nitidula Kraatz, Rabbi ; carlionaria Sahlb., Rabbi ; merdaria Thoms, Rabbi, fimgieola Thoms, Pejo, analis Grav. sodalis, Er., Rabbi, coriaria Kraatz, Rabbi; gagatina Bandi, Pejo; atraraentnria Gyll., Vep; parva Sahlb., e celata Er., Pejo; orphana Er., Pejo. Tacìlinus rufìpes de Geer, marginellus Fabr., e collaris Grav. a Peio, pallipes Grav. sul Tonale. Tachyporus abdominalis Er., Pejo,- scitulus Er., Rabbi, Bolito- — 112 — Mus atricapillus Fabr,, e pygmaeus Fabr., a Pejo e Rabbi. Mycetoporus punctus Gyll., Pejo, sui cespugli. Quedius falgidus Fabr., ochropterus Er., attenuatus Gyll., e monticola Er., a Pejo.; laevigatus Gyll., sul Tonale. Stapliylinus stercorarius Oliv., Caesareus Ceder, e fossor Scop., a Pejo. Leistotrophus nehulosus Fabr., Pejo. Pìiilonthus splendens Fabr., lamìnatus Creutz, laevìcollis Lac, nìtidus Fabr., aeneus Rossi., polUus Fabr., sordidus Grav., Mpustu- latus Er , e vernalìs Grav., Pejo; Ph. marginatus Fahr., splendi- dulus Grav. Rabbi. Xantìiolinus pimctulatus Payk., Tonale; linear ìs 0\ìy., Pejo. LathroMum angusticolle Lac, Pejo. Stenus ater Mannh., tarsalis Ljungh, Pejo. Oxyporus rufus Lin., Pejo. Oxytelus nitidulus Grav., depressus Grav., Pejo. Anthophagus spectabilis Heer forticornis Kiesw., Austriacus Er., Alpinus Fabr., omalinus Zett., testaceus Grav., nigriius Muli., a Pejo sui cespugli. Arpedium troglodyies Kiesw., Rabbi. Anthobium anale Er., Tonale ; opìdhalmicum Payk., montanimi Er., Pejo. Proteìnus ìjrachypterus Fabr., Vermiglio; alomarius Er., Pejo. Megarthrus sinuaiocollis Lac, Rabbi. Degli Scidmenidi venne raccolto il solo Scydmaenus tarsatus Miill. et Kunze, a Pejo. Pare in genere che le specie di questa fa- miglia sieno più frequenti sulle Alpi in primavera ed autunno anziché nella estate, epoca delle nostre escursioni. Venne pure raccolto qualche rappresentante delle prossime fa- miglie, come: Catops nigricans Spence, Vermiglio. Silplia tristis 111. a Pejo e Dimaro. Necrophorus vespillo a Pejo, r,iortuorum Fabr. a Rabbi. Liodes castanea Herbst, Tonale. Agathidium Radium Er., Tonale. — 113 — Platysoma lineare Er., Vermiglio. Hister unicolor Lin., neglectus Germ., Pejo. Saprinus aeneus Fabr., Pejo. Olibrus ìjìcolor Fabr., Pejo. Cercus rubiginosus Er. assai frequente sulla Spìraea filipen- dula Pejo. Epuraea melina Er , Pejo. Meligethes aeneus Fabr., Pejo. Rhizophagus dispar Payk., Pejo. Peltis grossa Lin., sopra Vermiglio nei tronchi fracidi di pino ; P. dentata Fab,, Rabbi, nei funghi, ferruginea Lin., Rabbia fra le corteccie. Ips ferrugineus Fabr., Tonale. Thymalus linibatus Fabr., Tonale. Coxelus pictus Sturm., Pejo. Cerylon liìsteroides Fab., Tonale. Paramecosoma Abietis Payk Pejo. Atomaria fuscipes Gyll., Pejo. Cryptophagus scanicus Lin , affìnis Sturm., Pejo. Ephistemus dìmidiatus Sturm., Pejo. Lathridius angusticollis Humm., planatus Mannh., Pejo. Corficaria longicollis Zett., fuscula GylL, Pejo. Megatoma undata Lin., Tonale. Byrrhus pillila Lin., Pejo. Della famiglia degli Scarabei si raccolsero : CaccoMus Schreberi Lin., Pejo. Ontìiojjhagus Taurms Lin., fracticornis Preysl., Pejo. Oniticellus flavipes Fabr , Pejo. Aphodius fossor Lin., foetens Fabr., fimetarius Lin., sordidus Fabr., rufescens Fabr., alpinus Scop., obscurus Fabr., merdarius Fabr, Pelo ; discus Schmidt, Tonale. Geotrypes sylvaticus Panz., alpinus Hoppe, Pejo. Hoplia farinosa Lin., Pejo. Serica holosericea Scop., Pejo. Melolonhta vulgaris Fabr., Hippocastani, Fabr., v. albida'? Pejo. An. IV. 8 — 114 — Rhìzotrogus solstitialis Lin., Pejo. Phyllopertha ìiortìcola Lin., Pejo. Cetonia aenea Gyll., aurata Lin., Pejo. La sola. Ancylochira rustica Lin., sul Tonale e VAgrilus aurichal- ceus Redt. rappresentano le nostre caccia nella famiglia dei Bu- jjrestidi. Più fortunati fummo in quella degli Elateridi. Trovammo : Adelocera fasciata Lin,, Tonale. Lacon murinus Lin., Pejo. Elater aethiopsludiQ,. , a Rabbie Pejo., la var. scrofa Germ., aPejo. Cardiophorus rufwollis Lin., cinereus Herbst, Pejo. Melanotus castanipes Payk., Pejo. Limonius minutus Lin., Bructerii Fabr., a Pejo e Rabbi. Athous niger Lin., Iiaemorrìioidalis Fabr., subfuscus Miill., Pejo; A. undulatus de Geer, un solo esemplare sopra Vermiglio. CorymMtes aerugìnosus Fabr., aulicus Panz., sulphuripennis Gemi., tesselatus Lin,, afflnis Payk., holosericeus Lin., aeneus Lin., Pejo. Sericosomus suMeneus Redt., tyiarginatus Lin., Pejo. Campylus linearis Lin., in Pejo nel volo. Fra i Malacodermi si raccolsero le seguenti specie: Dicytoptera sanguinea Lin., sul Tonale. Eros Aurora Fabr., Pejo; afììnis^ Payk, Rabbi. Lamprorliiza splendidula Lin,, frequente a Pejo dopo il cre- puscolo della sera, Cantharis alpina Payk., fusca Lin., albomarginata Mark., nigricans Muli., pilosa Payk., piuttosto rara, tutte a Pejo. Rhagonyclia signata Gerra., senza tinta nera all' apice delle elitre; rufescens Letzn., fulva Scop., ìiìgriceps Waltc, fuscicornis Oliv., nigripes Redt., atra Lin., a Pejo su vari cespugli e vegetali, a preferenza però sulle conifere. Malthodes dispar Germ., a Pejo. Altre specie di questo genere, di cui abbonda la regione alpina, e che potei cogliere in discreto numero, giacciono ancora senza nome attesa la difficoltà di distin- guere i sessi colla scarsa luce attuale. Malachius viridis Fabr., Pejo. — 115 — Dasytes alpigradus Kiesw., Pejo. Haplocnemus aestivus Kiesw., Pejo. Danacaea pallipes Panz., Tonale. Laricobius Erichsoni Rosenh. Quest'insetto scoperto dal Pro- fessor Rosenhauer nella regione del Brennero, venne trovato an- che a Macugnaga in Piemonte, come lo attesta il chiarissimo Ba- rone Rottenberg, ed io lo raccolsi frequente sui larici nei dintorni di Pejo. E quindi (;onstatata la sua presenza almeno sulle Alpi che dal Brennero si diramano fino alle Alpi del Piemonte. Trovo poi da osservare che raccolsi un solo esemplare di questa specie sopra un monte vicino a Feltro. Pitniis diiMus Sturm, Pejo. GibUum scotias Fabr., Rabbi. Droyphìlus pusillus Gyllh. Assai frequente sui larici secolari che fregiano pittorescamente il colle sopra il villaggio di Pejo. Sai tronchi di alcuni di questi colossi recisi, per migrare a Verona e fors'anco a qualche stabilimento di costruzioni navali, numerai ben oltre 500 anelli o giri, i quali, come si pretende, dovrebbero indicare gli anni di età di quelle piante. ErnoMus àbietmiis Gyllh., Pejo. Cis boleti Scop., a Pejo, frequente nei funghi; C. elongatus GijWi., sul Tonale. Octotemnus glabriculus Gyll., Pejo. Helops lanipes Lin., Tonale. Cistela Costessii Bertol. Mi riusci grato di poter meglio stabi- lire questa specie che descrissi anni fa negli annali della Società imperiale zoologico-botanica di Vienna (1868 pag. 119) sopra un solo esemplare. A Pejo sui larici potei fare acquisto di tre altri esemplari, nei quali i solchi sulle elitre sono identici a quelli del- l'esemplare tipo, solo meno marcati; di modo che si può ormai ritenerla come una buona specie, assai distinta dalle altre affini. Per chi non avesse sott'occhio gli annali summenzionati, ripro- duco qui la descrizione più completa. C. Costessii mihi. Nigro-picea sericeo-villosula, antennarum articulis basi ferrugineis, capite thoraceque obscurioribus fere opa- — 116 — cis, densissime punctatis, elytris-nitidis, apicem versus parum di- latatiS;, interstitiis alternis subcostato — elevatis, costis sulco laevi bipartitis, pedibus rufescentibus, femoribus plerumque piceis. Long. 9 mill. Nero lucente, le antenne sottili filiformi con 11 articoli, ciasche- dun dei quali alla base rossastro trasparente, il secondo molto piccolo, gli altri molto più lunghi che larghi. Il capo nero opaco con punti assai fitti fra gli occhi con profonda impressione. Il corsaletto nero, quasi opaco, con punti assai fitti alla base, del doppio più largo che lungo; gli angoli anteriori rotondati, quelli posteriori quasi retti. Le elitre lucenti, con punteggiatura più o meno fitta, non sem- pre eguale in tutti gli esemplari; gli interstizj alternativamente ele- vati. Tanto il corsaletto che le elitre sono coperti di densa e finissima peluria, che traspare gialla solo osservando l' insetto in posizione inclinata. Nella prima descrizione avvertiva come dietro gli occhi esistesse una impressione trasversale, la quale però non si palesa negli esem- plari raccolti a Pejo : egualmente il metallico delle elitre ivi ac- cennato non si riscontra negli altri, ed anche i solchi sono in questi un po'meno pronunciati, e cosi la punteggiatura più rara; — caratteri tutti che probabilmente diversificano dal tipo descritto per la differenza dei sessi. Di fatti gli esemplari di Pejo sono di forma più snella, colle antenne più lunghe, per cui sono indotto a credere che sieno c/'cj^, mentre l'esemplare tipo proveniente da Bedollo è di forma più tar- chiata e farebbe supporre la ^ : non potei però al momento con- statare se queste supposizioni si verifichino. Un esemplare ha pure i femori rossi; quelli degli altri esemplari sono oscuri. Ad onta di queste variazioni, io credo che si tratti d'una sola e medesima specie. Le tibie e i tarsi sono rossastri; le prime verso l'apice spesso nerastre ; le unghie pettinate. Hallomenus humeralis Panz., Rabbi, un esemplare. Lagria Mria Lin., Pejo e Rabbi, frequente. Mordella aculeata Lin., Pejo. — 117 — Mordellistena pumila Gyll., Pejo. Anaspis rufilabris GylL, frontalis Lin., tJioracica Lin., varians Muls., Peio. Oedemera virescens Lin., Pejo. Otiorhynclius armadillo Rossi, septentrionis Herbst, onaurus GylL, picìpes Fabr., Pejo ; densatus Bob., Vermiglio; pupillatus Gyll., subdentatus Bach, varius Boh., lepidopterus Fabr,, Pejo. Peritelus hirticornis Herbst., Pejo. PliyUoMus psìttacmus Germ., Pejo. Stropìiosomus Coryli Fabr., Pejo. Brachyderes incanus Lin., Pejo. \ Sulle conifere. Metallites atomarius Oliv., Pejo. Polydrosus undatus Fabr,, Pejo. HyloMus pineti Fabr., abieiis Lin. Lepyrus colon Fabr., Pejo. Pissodes vcdìdirostris Gyll., Pejo. Aiìfhonoìnus Ulmi, de Geer. Cryptorìiynchus Lapathi Lin., Pejo. Rhyncolus chloropus Fabr., Tonale. Apion frumentarium Lin.; Hydrolapathi Kirb., Péjo e Rabbi. Hylastes cunicularius Er. ; pallìatus Gyll., Tonale. Crypturgus pusillus Gyllh., Tonale. Bostryclius typographus Lin., Pejo. Xylocleptes Mspinus Duft., Tonale. Dryocetes autographus Ratzeb., Tonale, Xyloteres lineatus Er., Tonale. Rhynchites Populi Lin., Pejo. Brachytarsus varius Fabr., Pejo. Callidium violaceum Lin., Pejo. Hylotrypes tajulus Lin., Pejo. Tetropium luridum Lin., Pejo. Asemum striatum Lin., Pejo. Criocephalus rusticus Lin., Pejo. Saphanus pìceus Laich., a Pejo in una tela di ragno. Clytus mysHcus Lin., Pejo. Lamia textor Lin., Pejo. — 118 — Llopus neìMlosus Lin., Rabbi. Pogonocherus hispidus Fabr., Pejo. Rhagimn ìnguisitor Fabr., indagator Lin., e Mfasciatum Fabr., Pejo. Toxotus ciirsor Lin., Pejo. (1) Pacliyta 4:-maculata Lin., Rabbi, interrogatìonis Lin., e clathrata Fabr., Pejo sui Rumex, virginea Lin., Rabbi. Strangalia armata Herbst, melanura Lin,, Pejo. Leptura testacea Lin., cincia Fabr., sanguinolenta Lin., wm- culicornis de Geer., Peio; livida Fabr., a Pejo e Rabbi. Anoplodera lurida Fabr., Rabbi. Grammoptera tabacicolor de Geer., Pejo. Danacìa Meììyantidis Fabr., Rabbi. Crioceris alpina Redt., Pejo. Zeugopliora flavicollis Marsh., Pejo. Eumolpus obscurus Lin., Pejo, sui Rumex. Cryptocephalus Corijli Lin., Abietis SufFr., labiatus Lin., Pejo. Chrysomela marginata Lin., fastuosa Lin., Pejo. Oreina speciosa Lin., punctatissima Suffr., alcyonea Suffr., tristis Fabr., senecionis Sclium., Pejo. Gonioctena pallida Lin., Pejo. Adimoìiia Tanaceti Lin., Capreae Lin., Pejo. Luperus viridipennis Germ., Pejo; frequente. PsTjlliodes luteolus MiilL Coccinella obliterata Lin., Bothnica Payk., bipunctata Lin., inquinata Muls., Pejo. Halyzia ocellata Lin., oblongoguttata Lin., quatuordecimgidtata Lin., Pejo. Epilacli7%a impunctata Lin., Pejo. Scymnus Abietis Payk., Pejo Trento, febbrajo 1872- (1) Il signor Rieder, il quale visitò anche le Alpi di là dal Fondo nella Valle d'Annone, trovò colà pure il Toxotus meridiatius Lin., e la Pachyla Lamed Lin. RETTIFICAZIONE Nell'articolo del signor Enrico Ragusa. « Breve escursione en- tomologica fatta sulle Madonie e ne' boschi di Caronia » pubblicato nel trimestre IV (anno 1871) del Bullettino della Società Entomo- logica Italiana, si trovano varie inesattezze che debbo emendare, avendo esse anche rapporto a me. Disgraziatamente mi fu impos- sibile di far la correzione delle medesime avanti la pubblicazione del detto articolo, perchè il signor Ragusa non mi diede contezza della parte lepidotterologica del suo lavoro. Nella pag. 371 l' A. parla della var. Sicula Stgr. del Bombyx Quercus L. Il solo individuo maschio che io potei raccogliere, non fu la var. Sicula, ma la var. Róboris Schrk, la quale si di- stingue dalla V. Sicula per la fascia gialla più larga nelle ali an- teriori e per la maggiore grandezza dell' individuo. La var. Sicula si trova abbondante nei dintorni di Palermo nel mese di settembre. Nella pag. 374 il signor Ragusa rammenta una Psyche fem- mina. Egli volle certamente dire « Psyche maschio », perchè sappiamo che tutte le Psichidae B. hanno femmine vermiformi e senza ali, vivendo entro i loro sacchi, dai quali V insetto femmi- nile esce soltanto per accoppiarsi, ed in cui subito ritorna per deporre le uova. Secondo la mia opinione questa specie è la Psyche Apiformis ab. Melasoìna Stgr. (Siculella Bell.^ cf . Nella pag. 376 l' onorevole Autore ricorda la Catocala Nym- phaea. La sola Catocala da me presa, non sulle Madonie, ma nelle vicinanze di Castelbuono, non è la detta specie, ma la Catocala Conversa Esp., la quale si può determinare senza difficoltà non solo per i caratteri esteriori, bensi pure per 1' abitudine che ha di stare in riposo sempre colla testa in giù; abitudine che si osserva eziandio nella Electa e nella Paranympha dello stesso genere- Palermo, marzo 1872. Adolfo Kalchberg. SOTTOSCRIZIOINE FRA GLI ENTOMOLOGI Il sig. Oberthur di Rennes, ispirato da nobile patriottismo, ha dato la voce per aprire una sottoscrizione e raccogliere con essa offerte di doni di insetti e di libri di scienza da comporre in una lotteria, il prodotto della quale dovrà esser versato nelle pubbli- che casse, come parte della contribuzione dalle sorti della guerra imposte alla Francia. Il sig. Oberthur inoltre, varcando i confini fran- cesi, si volge ai Russi già avversari! de' suoi concittadini in Crimea, agli Svizzeri e ai Belgi, tanto pronti a soccorrere malati e feriti nelle ultime calamità, agli Inglesi da cui Parigi ebbe il primo pane dopo 5 mesi di assedio, ai Danesi esperti anch'essi per recenti umi- liazioni e dolori, agli Olandesi, agli Austriaci, agli Americani, agli Spagnoli, ma prima ancora confida « cìie l'eco delia sua voce si « udirà dalla giovane Società Entomologica Italiaìia dall' altra parte « delle Alpi, dove son fresche ancora le tracce del sangue versato « a Solferino e a Magenta. » Questi propositi, questi ricordi e questi inviti non si discutono, e il Comitato residente della Società Entomologica Italiana ha delibe- rato di ojìrire n° 3 copie (9 volumi) del BuUettino della Società stessa alla sottoscrizione, e di comunicare la notizia presente ai colleghi, aggiungendo che la Società Entomologica di Francia, fattasi stru- mento delle proposte del Sig. Oberthur, ha nominato una Commis- sione composta dei sigg. C. Berce, C. Oberthur, E. Deyrolle, A. Che- vrolat, per raccogliere le oblazioni. Queste dovranno esser dirette a Monsieur Chevrolat, 25 Rue Fontaine - Sai7it Georges, Paris. RASSEGNA ENTOMOLOGICA SULLA PARTENOGENESI NEGLI ARTROPODI Contribuzioni di CARLO SIEBOLD. (Beitrage zur Parthenogenesis der Arthropoden von C. Th. v. Siebold Leipzig Engelmann 1871.) Prima d'introdurre il lettore alla memoria che ci proponiamo di riassumere, sia permesso di ricordare i punti principali della storia dell'argomento di essa. Owen nel 1849 introduceva il nome di partenogenesi nella scienza per in- dicare una generazione i cui prodotti derivano da un individuo solo senza opera di sessi distinti. I fatti da ricondurre sotto la nuova appellazione, per quanto diversi fra loro e senza legame o relazione di principio ancora apparente, erano già assai numerosi, ed alcuni ormai conosciuti da tempo antico. Siebold prima, poi Keferstein e M. Edwards hanno enumerato le principali testimonianze in proposito, e noi tralasciando per brevità di spiegare le circo- stanze sotto le quali hanno avuto luogo le osservazioni, coll'aiuto anche di un elenco compilato per ultimo sullo stesso argomento dal signor Curò (Atti della Società ital. delle se. nat. T. J3, p. 28), ci daremo cura di riprodurne le indi- cazioni. Aristotile conobbe già la deposizione di uova feconde dalle Api non fecon- date; Goedart (1685) ebbe uova da femmine pure non fecondate di una Bombice, che ridotta sotto i nomi correnti è la Org. gonostigma ; Albrecht (1701) da un' altra non nominata ; Leuwenhoech e Cestoni si erano avveduti della gene- razione da un solo individuo negli Afidi e nei Gallinsetti, e Reaumur (1737) vide con questa, quella delle Psyche (1737). Pallas (1767) l'avverti pure nelle Ps. gramiìiella, Ps. nitidella; De Geer (T. 2, p. 399) e Schiffermùller (1776 hanno — 122 — altre osservazioni; Scopoli ne ha pel Bomhyx pini in individuo, che dice ermafro- dito e fecondato da se. Altro però fu indubitatamente fecondo senza opera di ele- menti maschili per Suckow più tardi (1828), e poi un altro per Lacordaire ; Basle pel B. quercifolia, Bernouilli perla Episema coeruleocephala (1772) hanno osser- vazioni congeneri. Le memorie di Vienna ne portano per la Psyche viciella ; Rossi secondo Ochsenheimer nella Sesia apiformis; Pleininger ne ebbe per la B. quercus ; Treviranus vide il fatto per la Sphinx ligustri ; Nordmann V ha osservato con Brown e Tardy, poi con Kipp (1853) nello Smerinthus populi (1835); Curtis e poi Johnson (1848j nello S. ocellatus; Carlier nel B. dispar; PapoflF nel B. salicis, e B. ochropoda; Werneburg nel B . pudibunda; una crisalide americana divenne farfalla in Inghilterra e partorì senza maschio uova feconde; Schlapp ebbe uova della stessa natura da una femmina vergine di Arctia Caja, e, se- condo Siebold, Ghiliani da un'altra di Arctia villica. Siebold poi (1856) affermando con prove inccmtrovertibili la generazione vergi- nale della P. Helix, Solenobia clathrella, S. lichenella, mostrò pure che queste femmine sono negli interni organi loro conformate al modo ordinario. Esso poi confermò, muovendo con Leuckart da diverso punto, le osservazioni di Dzierzon allora più controverse sulla fecondità delle Api immacolate, e richiamò l'attenzione sui fatti del Bombyx mori, presso il quale, lasciando pure le osservazioni meno convincenti di Schmid di Eichstaedt, le esperienze negative che egli stesso ebbe fatte, gli errori o le esagerazioni di altri, non restava men vero che altri ancora, fra i quali il Griseri ed il De Filippi nostri, assicuravano della genenerazione verginale della femmina in alcuni casi, osservati specialmente con individui di razze trevoltine. La generazione verginale si è poi ritrovata nelle Cecidomia, colla circo- stanza aggravante che le larve danno qui opera alla riproduzione (Wagner 1862, Meinert, Pagenstecher, Ganine, Baer, Leuckart, Mecznicow negli anni successivi lino al 1866). Su questo punto della partenogenesi delle larve torneremo d'al- tronde più tardi. Schaeffer finalmente aveva notato la deposizione di uova capaci di sviluppo dalle femmine non fecondate di Daphnia (1775), - fatto riveduto da Jurine (1820), determinato in una legge costante di alternativa colla generazione normale da Lubbock (1857). Dall'altra parte si notava già che di molte specie d'insetti si conoscon le femmine solamente, così che Dufour non riuscì a trovare un maschio solo in 200 individui di Diplolepis gallae tinctoriae, Hartig in 9 a 10 mila individui di Cynips divisa, e in 4 mila di Cynips folii, raccolti e studiati in 8 anni di tempo, e si avverte che in altre 24 specie di Cynips il maschio è del pari ignoto. Altrettanto si sapeva per VApus cancriformis, la Limnadia gigas, il Poli- phem.us oculus. Nell'anno 1870 il signor Curò richiamò gli italiani sulla questione, e nel- — 123 — Tanno decorso recò invero un gran numero di osservazioni negative sulla fertilità delle uova non fecondate del baco da seta; ultimamente poi il chiaris- simo signor Siebold lo riprende con nuova larghezza nella bella memoria di cui appunto intendiamo dar conto. Sulle dottrine che han preso a spiegare il fatto della partenogenesi ricorre quella di un ermafroditismo (antica ipotesi smentita dalla osservazione) di una pretesa continuazione della efficacia maschile per più generazioni succes- sive di femmine, poi l'altra di una supposta differenza fra le uova ordinarie e le uova capaci di proprio sviluppo, confutata dalle osservazioni di Lubbock e di Huxley per quanto a quelle degli Afidi, di altri, fra i quali un poco anco noi, per quelle dei Coccidi, di Leuckart per quelle delle Api; e non si vuol par- lare del più specioso concetto di una fecondazione mistica per opera di una invisibile aura seminale, di cui pure fu gratificata la scienza sul punto della fecondazione dell'Ape regina. Balbiani è tornato per gli Afidi ultimamente sul concetto di un ermafroditismo, esistente nei primi tempi della vita embrionale, considerando come organo maschile del germe un organo che di fatto vi si riscontra, ma che non dimostra per verun modo una combinazione di elementi sessuali fra organi di sesso che non esistono ancora. Carus e Siebold ebbero poi la produzione dei germi partenogenici come fatti di generazione alternante, e in questa idea, vera in parte, chiamarono nutrici gli individui così generati. L' uovo non è oggi un prodotto di una natura tanto speciale come si è avuto per lungo tempo; e già ricondotto alla costituzione di una cellula, questa cellula non è poi che un elemento dell' epitelio dell' organo ovarico, come forse più chiaramente che in altri animali scorgesi negli insetti : la vita di questa cellula nelle sue evoluzioni successive porta in essa dei cambiamenti, il progresso dei quali può esser modificato nella durata, nell' intensità e negli effetti dal principio fecondatore, ma muove realmente da una cagione propria, che è l'attitudine propria dell' uovo stesso alla vita. La partizione del torlo è appunto un fenomeno di questa vita medesima, che se avviene per lo più nelle uova dopo la fecondazione, fu pure avvertito da Vogt nelle uova non fecondate di Firola (Molluschi) parecchi anni addie- tro (1852), e Oellacher afferma recentemente di averla riscontrata, alla stessa condizione, nelle uova degli uccelli. Coste ha osservato anch' esso mutamenti diversi nelle uova non fecondate di pesci, ed Hensen ha veduto quelle di coniglio crescere nelle capsule ovariche, formando una massa notevole di protoplasma nucleato. La formazione che con- duce ad avere la lamina blastodermica colorata nelle uova dei Bombici, è un altro fatto di vita dell'uovo, che si ha in generale dopo la fecondazione, ma che tutti gli osservatori anche meno fortunati nel cercare la partenogenesi del — 124 — Baco da seta si accordano ad attestare come quasi ordinaria. Kupfer ha veduto poi l'avvenimento dell'embrione nelle Ascidie innanzi alla fecon- dazione. In questo modo la partenogenesi, ricondotta ad un principio più generale, può estendersi e comparire bensì con forme ed effetti molto diversi, anco dove prima non si fosse osservata negli artropodi e negli insetti non solo, ma in altri animali. II. Ora il sig. C. Siebold, tornando con impeto giovanile sopra un argomento a lui caro, si propone di riconoscere se la Partenogenesi negli Imenotteri possa avere confini diversi da quelli tracciati colle osservazioni sulle Api, sulle Vespa, sui Bombus, di recarne qualche esempio nuovo in altri insetti ed in altre classi di artropodi, non che in fine di determinare nuovi criteri per fis- sarne le leggi. Fra gli Imenotteri prende di vista prima di tutto le Polistes, come quelle che coi loro nidi circoscritti, le colonie poco numerose, e la vita tutta condotta a cielo aperto, si prestano meglio al suo intento. Ma per procedere sicuro, si dà cura di conoscere la natura propria della specie sulla quale intende fare le nuove osservazioni ed esperienze, di rendersi conto delle sue abitudini; e tanta è la sagacità delle investigazioni, la dottrina colla quale conforta i giu- dizii, l'imparziale distribuzione de' meriti fra se e i suoi predecessori, la se- renità colla quale contempla e conclude, refTicacia con la quale descrive, che le pagine ora dettale sulla partenogenesi della Polistes non dovrebbero esser divise dalle migliori di Reaumur, di Huber, di Bonuet, di Spallanzani, di Vallisnieri o di Redi nostri, in una antologia destinata a guidare chi tenta i primi passi per via della osservazione o della esperienza verso la verità in questo genere di argomenti. Comparando criticamente le osservazioni proprie e quelle altrui da Linneo, Saussure, Illiger, Latreille, Smith, Lapelletier, Herrich-Schàffer, Sichel sulle diverse forme di Polistes, distinte coi nomi di Polistes gallica, P. diadema, P. higlumis, P. chinensis, P. italica, P. pectoralis, P. bucharensis, egli conclude che tutte debbano esser riunite sotto una specie sola, nella quale si devon poi distinguere due razze, una coi segni e il nome della Polistes gallica, l'altre coi segni e il nome della P. diadema. Oltre i segni esteriori poi, concorrono alla distinzione alcuni altri elementi, fra i quali l' indole nella P. gallica piìi irritabile e risentita che nell'altra, la tendenza della stessa a porre i nidi nei luoghi a esposizione meridiana, ma riparati dai diretti raggi del sole, mentre la P. diadema, ottemperando sempre alla prima condizione, sceglie esclusivamente i più aperti. — 125 — Per condurre poi osservazioni ed esperienze continuate, l'Autore si ridusse intorno un gran numero di nidi e di famiglie di Polistes diadema, e per questo staccati quelli naturali a tempo opportuno, e asportati dal luogo loro, gli fissò con cera a delle tavolette di legno da appendere con una maglia di filo me- tallico a una estremità, fuori o in casa, dove meglio gli convenisse. E in pari tempo per ogni nido istituì una scheda rigata a quadrati, e quivi riportato con segni schematicamente lo stato del nido e della colonia a principio, poteva poi indicare ogni incremento e modificazione ulteriore. Era condizione indispen- sabile di prendere le colonie nascenti, di ottenere con esse la regina, e di non perderla poi : e dopo molte prove, osservazioni e riprove, trovò finalmente opportuno di prendere i nidi verso la metà di aprile, durante il giorno, chiuderli fino a sera nella oscurità, e la sera con molta precauzione procedere alle opera- zioni opportune per adattarli alla tavoletta ed appenderli al luogo voluto. Prima di lui Reaumur e Westwood trasportarono nidi di Polistes, e T ultimo anzi da Parigi ad Hammersmit in Inghilterra, — ma tuttavolta l'operazione o nell'atto in cui si compie, o nei primi giorni di poi è sottoposta a fallire per l'indole restia degl'insetti, che non rifuggono anco da lasciare la casa trasportata senza loro consenso, e tornare a edificarsene un'altra nel luogo dove aveano posto la prima, se fra un luogo e l'altro non siavi considerevole distanza (1). Come nelle Api, si può distinguere in ogni famiglia di Polistes una regina, delle operaie e dei maschi, ma poi, come nelle Api, medesime, nei Boìnbus, e nelle Vespe vere, le operaie sono femmine più piccole di statura e con organo geni- tale meno riccamente fornito : si hanno dunque in tutte maschi e femmine sola- mente. Tuttavia però fra le femmine di Polistes se ne distinguono delle più (1) L' A. ha potuto raccog-liere un numero Ji nidi molto considerevole, ma nel corso delle sue osservazioni g-U è accaduto poi di perder molte fami5,'lie. — Tuttavia non solo ha potuto conservarne presso di se tante da servire largamente alla conclusione delle sue esperienze, ma ha potuto trasportare, senza perderne più di 4 sopra 27, i nidi colle loro colonie per assai lungo viaggio, usando la precauzione di rinchiuderli la sera, tenerli r.l- l'oscuro il giorno, e la sera seguente sempre all'oscuro metterli nel luogo a essi destinato. Contrassegnati poi di colori particolari i nidi e gli individui delle respettive famiglie, tingendo a questi il corsaletto con tinta a olio, ha veduto che in generale e durante il tempo della maggiore attività gli abitatori di un nido tornano sempre alla loro dimora, ma che più tardi quando il numero di essi scema, e diminuisce nelle colonie l'attività e la vigilanza, allora si mescolano assai facilmente quelli di una colonia con quelli di un'altra, talché sopra un nido solo si vedono individui tinti di color diverso, e prove- nienti da diverse colonie (mem. cit p. 84). Proseguendo ancora le osservazioni e le prove, ha poi visto che una regina può adat- tarsi a curare una famiglia e un nido non suo, che le stesse operaie possono prestarsi a fare altrettanto ed essere ricevute fra le altre piìi di loro legittime, come poi più avanti reca esempi di alcuni pervertimenti d' istinto pei quali le Polistes divengono predatrici nei nidi altrui, e pervertite così, nello stesso lor nido si danno a divorare le più grosse larve, ed apprestarle come alimento alle giovani, — del qual fatto Reaumur e Rossi hau già avuto sentore (p. 83). — 126 — grandi e delle più piccole, non tanto diverse per lo stato dell' organo riprodut- tore che a certo momento contiene più o meno germi di uova determinati, ma soprattutto perchè le grandi femmine essendo più tarde ad apparire nella co- lonia, son poi quelle che soggettandosi al maschio, passano da un anno all'altro durante l'inverno, e alla nuova stagione si fanno a fondare le nuove famiglie. Fecondate in fatti, poi disperse sul finire dell'autunno, assiderate l' inverno, destandosi alla primavera cominciano con tritumi di legno e altri materiali a costruire i nuovi nidi, e già sul mezzo di aprile avendo composto 15 a 25 cel- lette, avviano a deporre le uova, dalle quali tosto nascono larve che con incredibile attività, interrotta soltanto la notte e durante l'impervei^sare even- tuale della stagione, la madre alimenta e protegge. Per quanto diverso fosse il parere degli osservatori, il Disderi nostro, che il Siebold riduce con ragione alla memoria degli entomologi e degli italiani medesimi, dimostrò già che il regime delle Polistes è assolutamente carnivoro e si compone di larve e piccoli insetti. — La madre quindi procaccia di questi o di quelle quante e come può, e accuratamente masticate, eliminando le in- testina e le materie vegetali ivi per avventura contenute, le amministra alla figliolanza (1). Sola a riparare a tutte le cure, colla stagione spesso contraria, la madre stessa basta scarsamente al bisogno, e i progressi della costruzione come l' incremento delle larve vanno assai lenti, ma tuttavia le larve, sempre immobili nelle loro celle, alla fine di maggio o ai primi di giugno sono al punto di mutare stato, e per questo mosse a qualche attività, foderano di seta la loro cella, si chiude l'apertura di questa, quelle passano allo stato di pupa, e in capo ad altri 17 a 27 giorni, rosicchiato intorno intorno l'operculo delle celle loro, escon fuori in istato perfetto (2). (1) Più avanti (a pag. 31) avverte l' A. che nei nidi di Polistes vi sono cellule che contengono miele; ma poiché il regime di questi animali è carnivoro, il magazzino non può aver l'ufficio che ha uelle api, e crede il miele destinato a servire come un articolo di lusso per l'economia domestica di queste Vespe, del quale però le femmine e anco i maschi sembrano compiacersi assai di tratto in tratto. — Lusso sia pure; ma non sarebb' egli il caso di veder qui comparire un primo fatto di divisione formale fra alimenti plastici e respiratorii, specialmente opportuna per gli adulti, nei quali per 1' incessante attività esagerandosi la respirazione, senza un' aggiunta di alimento combustibile si renderebbe grave di trarre l'equivalente dal solo alimento ordinario? Per le osservazioni di Disderi V. Atti della R. Accademia di Torino, sez. I, Fis. e Mat. Ann. 12, 13 (1805). (2) La larva ha un capo distinto dal corpo, e col tempo diventa bruno e chitiuizzato, e portato un poco eccentricamente dal lato ventrale, come Roesel l'ha figurato meglio assai di Reaumur; la bocca ha due labbri, dei quali l'inferiore è trilobato e portato in avanti a cuoprire gli organi masticatori ; questi consistono in due forti mandibule, compresse, bidentate, col dente estremo curvato all' interno, e in due mascelle rudimentarie ; per la struttura interna poi corrispondono bene alle larve delle Vespe illustrate da Grube, se non che il colorito bruno che questi attribuisce al pigmento degli occhi degli animali — 127 — I prodotti di questa prima generazione son femmine di piccola statura, e vuo- tato l'alvo dai prodotti urici che lo riempiono, distese e raffermate le ali, pren- don parte immediatamente ai lavori di costruzione, di difesa del nido, al foraggiare per alimentare le larve ancora immature, intanto che la regina prosegue nel deporre uova, e nelle altre opere prima avviate ; — e tanto oppor- tuni sono gli atti- di tutte nelle condizioni ordinarie, e tanto sagaci taluni adat- tamenti ad altre diverse, che l'A. ammirato chiama il lettore a domandarsi con lui se tutto questo sia veramente effetto di una inconsapevole determina- zione di volontà. Proseguendo, in agosto fra le minori femmine compariscono le maggiori, e sul finire del mese stesso e in settembre i maschi, i quali condotta quasi tutta la vita intorno al nido fra gli allettamenti dell'amore, della gola e dell'ozio, vanno sul finire della stagione dispersi. Ciò premesso l'A. porta tutta l'attenzione all'uscire delle nuove operaie dalle loro cellette, imperocché a risolvere la questione delle attitudini di esse a generare da per se e della natura della prole che sarà per nascere da loro, ha proposto di tor via la regina prima di tutto, e poi tutte le uova e larve da essa deposte, e a codesto momento non ancora chiuse nelle cellule per la ninfosi. Per questo, verso la metà di giugno, fra il 10 e il 16 secondo gli anni, ed a Mo- naco di Baviei'a, di fatto si impadronisce delle regine, e toglie le larve che in- tanto destina agli esami di cui abbiamo dato le resultanze, e procede a togliere altresì o schiacciare le uova, per maggior sicurezza ripetendo gli esami di ogni nido, cella per cella, più giorni di seguito. Le ninfe chiuse non sono toccate in queste operazioni ; le operaie già fuori uscite, turbate dal flagello che piomba inatteso sulla famiglia, non lasciano la desolata dimora, e con affannosa sollecitudine la visitano in ogni parte, la restaurano, la raffermano, l'aumentano di nuove cellule ancora, e finalmente con gran compiacenza dell'osservatore, dal 4 all' 8 di luglio successivo comin- ciano a deporvì delle uova, e con tanta fretta che non di rado ne pongono più d'uno in una cellula istessa, e ne lasciano o sugli operculi delle cellule chiuse o sulle pareti delle altre. Benché 1' osservatore le sorprenda realmente più di una volta ingeriti, non a questa azione affatto inammissibile si deve, ma ad una trasformazione della materia alimentare — (p. 33). L'A. avverte uno stadio g-ià indicato per le Api da Schwaramerdam pei Bombus, da Packard, per gli Icneumonidi, Cinipedl, Formicidi da Ratzeburg-, e pel quale Ratze- burg' fu indotto a dire che gli occhi della ninfa si formano non sulla testa ma sul secondo articolo della larva. In questo stadio, proprio agli Imenotteri, la ninfa si mostra semplice, cioè senza traccia di formazioni laterali di teche e appendici, e divisa in un segmento anteriore, dal quale più tardi si formerà la testa e il torace colle appendici dipendenti, e un segmento posteriore, da cui sarà formato l'addome. — Packard chiame» Pseudopupa la ninfa in questo punto; Siebold la chiama Pneudoninfa. — 128 — nell'atto di partorire, e non abbia dubbio sulla loro verginità, tuttavia si assi- cura meglio del loro stato dissecandone alcuna, e trova sempre vuoto di materia maschile il receptaculum seminis. Ora non poche delle uova cosi deposte andaron perdute, massimamente nelle colonie meno numerose da principio, o soverchiamente decimate, ma da altre e in buon numero nacquero delle larve che nei primi di agosto cominciarono a tappezzare di seta e a chiudere le cellule loro (1^ Sciolta in questo modo la prima questione, cioè quella della fecondità delle femmine non toccate da maschi, l'attendere 1' ultimo sviluppo dei nuovi gene- rati per determinarne la natura sessuale avrebbe fatto correre i molti rischi che potevano portare alla perdita loro, mentre d' altronde nello stato di ninfa, di pseudo-ninfa o di larva giovanissima, con opportuna ispezione l'Autore si era già assicurato di poter sempre riconoscere ai segni esterni, o dall' interno stato degli organi, il sesso. Troncando dunque gli indugi, colle osservazioni opportune si procurò la certezza che tutti i prodotti delle femmine vergini e di seconda generazione di già indicati eran maschi, e consegnò i resultati nume- rici in una tavola analitica di 32 serie di osservazioni, condotte felicemente a termine in altrettante famiglie nel corso degli anni 1867-68-69. Quanto poi alla natura dei prodotti dovuti alla regina, e preservati dallo sterminio nelle cellule chiuse, ebbe a notare che alle femmine si trovavano com- misti pure dei maschi, benché l'epoca a cui le uova erano state deposte dalla regina medesima fosse precoce assai, e che fra le femmine piccole comparvero di buon ora pur anco alcune femmine grandi. Nelle Polistes dunque come nelle Api si ha realmente dimostrata la par- tenogenesi, e la generazione normale : per questa si viene alla produzione di individui femminili o maschili, per l'altra di individui maschili soltanto; e final- mente nelle famiglie regolarmente costituite si hanno prodotti dell'uno e del- l'altro modo di generazione. Colla sua abituale riserva ed ingenuità l'A. non tace che in alcuni nidi fra i prodotti partenogenetici, oltre i maschi, trovò qualche femmina, se non che il numero di questi casi fu limitatissimo, ed è disposto a spiegarli o col- l'ammettere che alcuna femmina fecondata di altro nido concorresse nei nidi suoi a depor delle uova, o fors'anco che qualche femmina grossa del nido stesso an- (1) Qui l'A. discorrendo delle varie cagioni per le quali una colonia può esser meno prosperosa di un' altra naturalmente, nota la scarsità del cibo cbe la regina sola da prin- cipio può procurarsi colla stagione contraria, le lunghe sue assenze dal nido, le inva- sioni di animali nocivi, e più tardi le diserzioni, e le morti di alcune operaie, l'abban- dono della regina stessa, che, veduto ridotto a mal partito il frutto delle prime sue cure, va a edificare altro nido, e a fondare un'altra colonia,- 1' azione dei parasiti Icneumonidi e Pteromalini, che attaccando le larve e tolgono altrettanti individui maturi piii tardi. — 129 — ticipatamente comparsa e fecondata avesse deposto le uova, da cui i prodotti in questione. Nò l'ultima è una pura ipotesi, poiché realmente trovò ancora di queste femmine, e le riscontrò col ricettacolo seminale pieno di sperma. Provato in tal modo l'assunto principale della esistenza della partenogenesi nella Polistes diadema e della natura maschile dei prodotti di questo modo di generazione, non è troppo che l'A. concluda inoltre: 1" Che nella Polistes diadema le uova derivano dall'ovaio di natura maschile ; 2' Che questa natura si conserva e induce generazione di maschi se non interviene la fecondazione; 3» Che la fecondazione induce in vece tal cambiamento per cui i germi maschili per sé volgono a femminile sviluppo. III. Caduto per caso a osservare un nido e una colonia di Vespa holsatica, che un giardiniere gli additava come costruito nello stesso luogo dove un primo era stato distrutto nella primavera, l'A. potè assicurarsi che gli individui pre- senti in numero di 19 eran femmine, con ovaie perfette come in una regina, col ricettacolo del seme però affatto vuoto; che 4 di tali femmine per di piìi ave- vano nelle guaine ovigere dei corpi lutei, segno certo di uova partorite. Erano nel nido 125 grandi cellule, e in queste 49 larve a diverso stato, e 79 cellule chiuse. Lasciate 60 larve, nelle quali non potevasi distinguere ancora il sesso, 49 altre eran maschi. L'A. da questo conclude che colla distruzione del primo nido la colonia avea perduto la sua regina; che le opei'aie superstiti avendo preparato una nuova costruzione e l'avvenimento di una nuova famiglia, per mancanza di fecondazione però non avean prodotto che maschi. A questa osser- vazione ne aggiunge un' altra di Ormerod del tutto conforme, nella quale pure nessuna femmina si trovò per la intera famiglia stabilita in un nido di seconda formazione. (Il seguito nel prossimo numero.) A. T. T. NOTIZIE. {Corrispondenza del Chiarissimo Signor Sennonkr) Nel programma 1869-70 della scuola reale superiore del sobborgo Rossan a Vienna il Prof. Doti. G. Mayr diede un prospetto descrittivo delle galle delle querele dell'Europa centrale, collo scopo di attirar la giovane scola- resca a questo ramo di entomologia. Mayr descrisse gli insetti viventi nelle galle attaccate alle radici, in quelle attaccate alla corteccia e ai rami delle querele, e su le tavole diede le respettive figure. Vi troviamo descritte anche .Inno IV. 9 — 130 — una nuova specie, Andricus circulans, che Mayr trovò sulle gemme assillari della Quercus cerris nelle vicinanze di Vienna. Nel programma 1870-71 della sunno- minata scuola, Mayr dà la seconda parte della sua memoria e descrive gli in- setti che vivono nelle galle attaccate alle foglie, sui frutti e sugli stami dei fiori. Anche fra questi v'è una nuova specie, cioè Neuroterum Schlechtendali, la quale vive nelle galle dei fiori del Quercus sessiliflora, Q. penducnlata e Q. pubescens nelle vicinanze di Vienna. Su 3 larve troviamo le rispettive illu- strazioni. La spedizione scientifica che per cura della Soc. Scient. Nunhergeriana di Francoforte sul Meno partirà a Pasqua ventura per visitare le coste della Sierra Leone, sarà accompagnata dal Prof. Koch, distinto specialista di Ragni e Crostacei. L'Imperiale Accademia delle Scienze a Vienna, oltre alle comunicazioni d'in- teresse più speciale di Berling su due nuovi Ditteri, del gen. Sciara e di Zeller sopra alcuni Lepidotteri dell'Am. del N., di Fieber (mancato il 22 febbraio p. p. in Boemia) sopra alcune specie dubbiose della collezione di Germar, di Kirsch- baum sulla fauna delle Cicadine, di Rogenhofer sopra 7 Lepidotteri austriaci, di Mann sul Tetamonophorum del Bi'asile colle ali posteriori rudimentarie, — ricevette il dì 7 marzo una memoria del Prof. Dott. Graber di Graz « Sull'ap- parato propulsivo degli insetti e sulla rete fibrosa classica degli Imenotteri ». Siamo meno dolenti nell' annunziare che il Dott. Herrich Schaeffer Sena- tore a Ratisbona non è morto, come fu scritto nel Bullettino della Società Entomologica. Esso fu colto da apoplessia, ma vive ancora. Vorremmo però non dovere Raggiungere che esso versa in condizioni assai gravi. ALLEVAMENTI 0 MALATTIE DEI BACHI DA SETA. Il Prof. Cesare Studiati ha inserito alcune noto nelle Effemeridi del Comizio Agrario di Firenze, trattando delle malattie dei bachi da seta. Si trova in una (Settembre 1871.) che certe macchie nere, da scambiarsi con quelle della pebrina, son prodotte da escrementi disseccati sulle zampe ; in un altra si legge che sebbene si veda un certo rapporto fra le macchie nere o plumbee delle farfalle e lo stato d' infezione di esse e del seme che danno poi, sono non rare le farfalle corpu- sculose benché bianche del tutto; in un altra ancora espone un assai confor- tante ragguaglio circa il miglior andamento tenuto dai bachi negli alle- vamenti del 1871, tanto rispetto alla pebrina, quanto rispetto ai morti. — (Gennaio 1872). Dal Prof. Cornalia si ha poi una esposizione sopra lo stabilimento del Sig. Susani a Rancate, dove in una grande scala si prepara il seme da bachi separatamente deposto e con esame rigoroso delle farfalle al microscopio. — 131 — Il Prof. Targioni ha dato conto di un nuovo pidocchio degli agrumi di Sicilia, di cui parlo già alla Società, riferendolo al genere dei Mytilaspis. Nei primi cinque numeri del giornale di Agricoltura industria e commercio del 1872 troviamo articoli e notizie importanti intorno alla industria dell' alle- vamento de' bachi da seta. In Milano fu istituita una Commissione bacologica di esperimenti, e massime pel soffocamento delle crisalidi. Con R. decreto 8 aprile 1871 fu autorizzata a Padova una Stazione baco- logica, che si cerca ora di istituire anco a Brescia, e sappiamo che varii Co- mizii agrarìi del Regno studiano il modo di fare altrettanto. Già altri Comizi, e più di recente quello di Jesi, hanno stabilito un gabinetto per l'osservazione e la preparazione del seme da bachi. Un annunzio di importanza sommamente scientifica è dato per preparare le questioni al terzo congresso bacologico in- ternazionale a Roveredo. Crediamo opportuno di riportarlo letteralmente. Quesito I. Indagini sulla malattia del baco denominata flaccidezza o letargia, a) Quali siano le mutazioni materiali morbose ed i sintomi di questa malattia. b) Se v'abbiano differenze essenziali fra la flaccidezza e la cosi detta gat- tina; e nel caso affermativo quali siano i caratteri distintivi propri a ciascuna, e) Se lo stato morboso conosciuto col titolo di morti passi (morti bianchi, apoplessia) costituisca per se stessa una malattia speciale, o non sia invece che uno stadio particolare di altro morbo più o meno conosciuto (flaccidezza, gattina) Quesito II. A quali condizioni morbose si colleghi a) il negrone delle crisalidi, b) il color plumbeo o grigio scuro agli anelli addominali della farfalla, e) la presenza delle macchiette nerastre che si scorgono sia nelle ali, sia in altre parti della farfalla. Quesito III. Se prescindendo dalla presenza di noti corpuscoli, si possano rin- venire nelle uova dei caratteri che sieno indizio di una condizione morbosa delle medesime, e ciò sia nell'esame esterno delle uova stesse (forma, peso, colore, parassiti, maniera della loro deposizione, proporzione fra le uova feconde e le infeconde), sia nell' esame del loro contenuto. Osservazione. Qui cade opportuno il ricordare una raccomandazione espressa dal congresso bacologico di Udine, ed è di sperimentare, mediante l'al- levamento separato di singole deposizioni, quali criteri si potessero per avven- tura ritrarre intorno alla bontà delle semente dal modo con cui si trovano deposte le uova dalle respettive farfalle. Quesito IV. Si invitano i bachicultori ad instituire osservazioni ed espe- rienze per riconoscere se la malattia denominata flaccidezza sia o no ereditaria, sia 0 no contagiosa., e ad inviare al Comitato una relazione sulle loro ricerche. — 132 — Osservazione. Il Comitato tenendo conto degli argomenti proposti nel que- sito primo e secondo, stima necessario di raccomandare ai bachicultori che neir eseguire le ricerche sopraccennate prendano « nota diligente delle condi- «t zioni morbose interne e dei sintomi che si offrissero nelle larve, nelle crisa- " lidi e nelle farfalle ammalate, su cui fossero per cadere le loro investigazioni. ;'i'OMOLOG;ej ^^ 'j^'^A FIRENZE TIPOGRAFIA CENNINIANA NELLE MURATE a spese deg-li Editori 1872. INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO RoNDANi Prof. Camillo. — Degli insetti nocivi e dei loro pa- rassiti Pag. 137 Emery C. — Descrizione di una nuova specie italiana del'genere Cychrus » 166 RosTER Dott. Giorgio. — Sopra un acaro dell'allodola » 169 Targioni-Tozzètti Prof. Adolfo. — Note anatoraiclie intorno agli insetti » 175 ViMERCATi Conte Guido. — Sulla posizione del centro di gravità negl' insètti » 188 RoNDANi Prof. Camillo. — Sopra alcuni Muscarii parassiti..*...» 201 — Sopra alcuni Vepparii parassiti 209 RASSEGNA ENTOMOLOGICA Entomologia Agraria: Sulla partenogenesi negli Artropodi. Contribuzione di Carlo Sie- bold. — A. T. T » 215 Notizie : • Corrispondenza del chiariss. Sig. Sennoner : » 225 Insetti dannosi alle coltivazioni :...-. » 226 Atti iella Società Euloinolopca Italiana Processo verbale dell'adunanza tenuta in Firenze il di ]2 mag- gio 1872 Pag. xxix Breve relazione del Segretario delle Corrispondenze della Società Entomologica Italiana, letta nell'Adunanza del di 12 mag- gio 1872 » xxxii DEGLI INSETTI NOCIVI E DEI LORO PARASSITI ENUMERAZIONE CON NOTE del Prof. CAMILLO RONDANI Dal catalogo già in parte pubblicato degli insetti parassiti di altri insetti, è mostrato quanto sia grande il numero di questi benefici viventi, e quali siano le specie, o generi o famiglie delle loro vittime, e si conosce che molti di essi non fanno guerra che ad una sola specie della loro classe, ed altri ne uccidono parecchie, o con- generi 0 no, e talora anche appartenenti a famiglie e fino ad ordini differenti : ma se, come spesso accade, si ha interesse di conoscere la qualità ed il numero de' nemici di cui un dato insetto è desti- nato ad essere preda, quella lunga lista dei parassiti, poco o quasi nulla può giovare: era perciò necessario un altro elenco che contenesse la enumerazione delle specie uccise, notando per cia- scuna di esse quali siano i loro uccisori: ed a questo scopo ho messo in ordine questo nuovo catalogo in cui ho disposti alfabe- ticamente i generi, colle loro specie, degli insetti più o meno no- civi, citando di ogni una i parassiti conosciuti, cui ho aggiunta qualche notizia sul cibo o le abitudini delle specie perseguitate. Questo secondo elenco, che può considerarsi come seguito e com- plemento del primo, metterà ancor più in evidenza quanto sia Ah. IV. 10 — 138 — grande la importanza del parassitismo entomologico al manteni- mento dell' equilibrio fra gli esseri organizzati che popolano la terra, bastando per questo il riflettere, quali sarebbero le conse- guenze di una illimitata propagazione delle specie fitofaghe^ allor- ché più non fosse tenuta o ritornata in certi limiti dall' opera provvidenziale dei loro parassiti. Se per esempio, citando un solo caso fra innumerevoli analo- ghi, il Bombice ed il Cureulione dei pini non avessero ciascuno una quarantina di specie di altri insetti cui deve servire di pasto la loro prole, in breve tempo la moltiplicazione di quei due rodi- tori delle conifere sarebbe tale da far scomparire dalla terra quegli utilissimi vegetali di cui si nutrono. Bastano a mio avviso questi pochi cenni a mettere in vista la importanza della entomologia applicata, che si lega per molti rapporti a vitali interessi della umana società; per cui ho fiducia che il lungo e faticoso lavoro di questo repertorio sia ritenuto come opera non affatto priva di interesse, potendo riescire pro- ficuo per utili applicazioni. Ordine dei PAPILIONARII — Lepidottera Genus Abrostola Oclis. — Fam. Noctuidae. sp. — asclepiadis Fab. La sua larva vive sulle Asclepias, e diverse piante erba- cee ortensi. Parass. Muscar. — Exorista libatrix Pnz. Genus Acherontia Hbn. — Fam. Sphingidae. sp. — athropos Lin. Il suo bruco rode le piante dei Solarium, Canabìs, lasmi- num^ Verbena ecc. — 139 — Paras. Muscar. — Masicera scutellata Mcqrt. — athropivora Besv. Tacliina morosa Mgn. Genus Acronicta Ochs. — Fam Noctuidae. sp. — acerìs Lin. Vive sugli Acer ed altre piante legnose di cui rode le foglie. Par. Vesp. Entedon larvarum Rtz. Eulophus ramicornis Gfr. Exetastes Ratzeburgianus Rndn. 0 p h i 0 n costatus Rtz. sp. — leporina Lin. Il bruco rode le foglie di vari alberi, ed a preferenza quelle degli Alnus. Par. Vesp. Eulophus fumatus Rtz. — ramicornis Gfr. 0 p h i 0 n obscurus Fab. sp. — megacephala Fab. Bruco rode le foglie di varii alberi ed arbusti. Par. Muse. Exorista acronictae Desv. sp. — psi L. Vive degli Alnus ed altri alberi boschivi e campestri. Par. Vesp. Chelonus irrorator Fab. Microgaster occellatae Bé. Teleas laeviusculus Rtz. sp. — rumìcis L. Il suo bruco polifago vive in piante erbacee ortensi e cam- pestri, ma qualche volta anche legnose. Par. Muse. T a e h i n a acronictae Bé. Boria concinnata Mgn. sp. — triclens Fab. Bruco molto polifago. Par. Muse. Exorista campephaga Desv. — 140 — Genus Acydalia Hbìi. — Fam. G e o m e t r i d a e. CHEIMATOBIA StpllS. sp. — brwnaria Esp. Bruco infesto a parecchi alberi boschivi e campestri, e fruttiferi. Par. Muse. Ma si cera flavicans Gour. Par. Vesp. Campoplex pugillator Grav. Microgaster albipennis Nees. — ater Rtz. — carbonarius? Bé — sessilis Nees. P a r i 1 i t u s ictericiis Nees. Genus Aglia Oclis. — Fam. Bombycidae. sp. — tau Lin. Il suo bruco mangia le foglie dei Fagus, Quercus, Salix ed altri alberi boschivi; ma anche talora sulla Punica granatum. Par. Vesp. Campoplex 4 — maculatus Rtz. Genus Agrotis Ochs. — Fam. Noctuidae. sp. segetum Tr. Bruco dannoso a diverse piante erbacee coltivate. Triti- cum, Brassica, Fragaria, Beta ecc. Par. Vesp. Bracon dispar Koll. sp. — valligera Fab. Bruco nocivo a diverse piante ortensi. Par. Muse. Gonia capitata Bej. Genus Alucita Fah. — Fam. Tineidae. sp. — xylostella L. Offende il suo bruco diverse piante erbacee specialmente crucifere, come Brassica napus, campestris ecc. Par. Vesp. Campoplex majalis Grv. — 141 — Genus Amphidasis Tr. — Fam. Geometridae. sp. beiularìa L. Infesta le Betule ed altri alberi silvestri. Par. Muse. Nemorea conjuncta Rndn. — Vesp. A 1 y s i a conflnens Rtz. Genus Anacampsis Curtis. — Fam. Tineidae. sp. — populella Lin. La sua larva danneggia le foglie dei pioppi quando si mol- tiplica in modo eccessivo. Par. Vesp. Aphidius obsoletus Wsml. -f- A. proteus Wsml. Anomalon fìaveolatum Grav. Garapoplex conformis Rtz. ~\- C. multicin- ctus Gr. Encyrtus citripes Rtz. + E. hilaris Rtz. Entedon flavovarius Nees. + E. nubecula- tus Rtz. -f- E. orchestis Rtz. -\- E. transparens Rtz. -f- Xantliostoma Rtz. Exochus laevigatus Rtz. -4- E. lentipes Gr. G 1 i p t a teres Gr. Lissonota pectoralis Gr. -f- L. quinqueangu- laris Rtz. Microgaster hoplites Rtz. 4- M. subcomple- tus Nees. P i m p 1 a cingulata Sdir. -+- P. graminellae Schr. -\-. P. rufata. Rogas limbator Rtz. Genus Aplecta Guen. — Fam. Noctuidae. sp. — advena Fab. Larva polifaga. Par. Muse. T adi in a miniata Desv. (Frixe) — sororella Desv. Idem — U2 — Genus Arctia Schr. — Fam. B o m b y e i d a e. sp. — fulìginosa L. Larva che attacca molti vegetali erbacei, ed anche le- gnosi; predilige, però le Crucifere e le Gramìnèe: rode più spesso le Brassiche, le Sinapis etc. Par. Muse. Exorista lucorum Mgn. 4- E. apicalis Desv. -\~ E. claripennis Desv. — Vesp. Ichneumon? Sp? sp. — lubricipeda Fab. Rode la sua larva molte piante erbacee, ed attacca anche alcune legnose di cui rode le foglie, incluso il Morus alba ed affini, il Pyrus. Quercus ecc. e fra le erbacee i generi Cicorimn, Portulaca, Dyaìithus Atriplex ecc. Par. Muse. Nemorea conj nuota Rndn. T h e 1 a i r a leucozona Pnz. + T. nigripes Fab. — Vesp. Exetastes nigripes Gr. sp. — menth astri L. Larva polifaga, di piante erbacee anche ortensi. Par. Muse. Do ria concinnata Mgìi. sp. — urticae L. Bruco che vive sopra varie piante erbacee anche coltivate. Par. Vesp. Me to plus necatorius Fab. Genus Argyrestia Hbn. — Fam. Tineidae. sp. — Goedartella L. Il suo bruco vive entro le foglie di varii alberi ed arbusti. Par. Vesp. Bracon Hartigi Rtz. Pteromalus coerulescens Rtz. sp. — terebintella Rndn Bruco minatore delle foglie del Pistacia terebintus. Par, Vesp. Tineomyza Rndn. Pi s taci n a Rnd?i. Genus Argyrotoza Crts. — Fam. Tortricidae. sp. — Bergmanniana Lin. — 143 — Bruco infesto alle rose selvatiche e coltivate di cui rode le foglie. Par. Vesp. Microdus cingulator Rtz. Microgaster lugens Rtz. Pachymerus vulnerator P7iz. sp. — liolmiana L. Nelle foglie dei Primus, Pyrus nialus, TJlmus ecc. Par. Vesp. Campoplex conformis Rtz. Pteromalus dilutipes Rtz. Genus Aspidia Dup. — Fam. Tortricidae. sp. — cinosMna Fabr. Larva si nutre di foglie di varie piante legnose. Par. Vesp. Campoplex rufipes Grav. Pimpla turionella Gr. sp. — Udìnmiìiiana L. Il suo bruco rode le foglie dei Pyrus, Ribes ecc. Par. Vesp. Campoplex rufipes Grav. Chelonus rugulosus Gour. Genus Attacus. Vedi Saturnia. Genus, Bombyx Lin. — Fam. Bombycidae. sp. — medicaginis Hbn. La sua larva vive sopra varie leguminose, e specialmente sulle pratensi. Par. Vesp. Teleas phalenarum Nees (nelle uova) — ovulorum Nees (Idem) sp. — quercus Lin. Vive delle foglie di varii alberi, ma più spesso di quelle del Gen. Quercus. Par. Muse. Masi cera bombycivora Desv. Tachina larvarum L. -f- T. rustica Fall. Triptocera bicolor Mgìì. — 144 — Par. Vesp, Cryptus migrator F. 4- C. homhy cì'^ Boudt. — obscurus Grav. Teleas ovulorum Nees (nelle uova), sp. — rubi Lin. Larva polifaga; predilige i Rubus, ma si ciba anche delle foglie di Prunus, Salix, Latyrus, Trifolium, Lotus ecc. Par. Vesp. Anomalon amictum Grav. Teleas phalenarum Nees (nelle uova) sp. — trifola Lin, Larva polifaga, ma preferisce le leguminose specialmente pratensi. Par. Muse. Echynomyia grossa L. Tachina bombycivora Desv. (salia) Par. Vesp. Anomalon circumflexum L. — unicolor Fah. Peltastes dentatus Gr. X 0 r i d e s puparum Faì>r. Genus Botys Latr. — Pam. Pyralidae. sp. — farinalis L. Vedi Gen. Pyralis. sp. — purpuralìs Hb. Vedi Gen. Pyrausta. sp. — sambucalis Hbr. Vive delle foglie di Sambucus e di altre piante. Par. Vesp. Bracon pallidus Gr. Criptus peregrinator Gr. -\- C. titillator Gr. sp. — nrticalis Hbr. Larva rode le foglie di varie piante erbacee. Par. Muse. Tachina hydrocampe Desv. (Lidella). Geeus Brephos Ochs. — Pam. N o e t u i d a e. sp. — parthenias Hbn. Larva polifiiga. Par. Vesp. Encyrtus sylvius Dalm. -i- E. zephirinus Dlm. — 145 - Genus Butalis Tr. — Fam. Tineidae. sp. — cerealella L. Larva molto dannosa, che vive entro i grani di frumento ne'magazzini e ne'solai : non come quella della Tinea gra- nello, che rode i semi dall'esterno. Par. Vesp. Pteromalus Reaumurii Gour. — varians Nees. Genus Callimorpha Latr. — Chelonidae. sp. — dominula Lin. La sua larva si ciba di varie piante erbacee fra le quali alcune ortensi. Par. Muse. Tachina callimorphae Desv. (Carcellia). — Vesp. Ichneumon fusarius Boj. Genus Calocampa Stphs. — Fam. Noctuidae. sp. — exoleta Fab. Larva polifaga che rode varie piante erbacee pratensi ed ortensi. Par. Vesp. Pimpla bicolor Gr. Genus Caradrina Hb. — Fam. Noctuidae. sp. — Jialsines Hbn. Bruco polifago. Par. Muse. Tachina nitida Desv. (Atheria). Genus Carpocapsa Tr. — Fam. Tortricidae. sp. — amplana Hbn. — fagiglandana V. Il suo bruco rode internamente i frutti delle quercie, dei faggi, dei castagni ecc. Par. Vesp. Lissonota impressor Gr. sp. — ponioììmia Hbn. Rode, allo stato di larva, l'interno delle mele, delle pere, delle susine ecc. — 146 — Par. Vesp. Cam pò pi ex pomorum Rtz. v? latus? Eulophus Bulmerincquii Rtz. Ino stemma Boscii Wstw. Pachymerus vulneratorP/2::r. Perilampus laevifrons Nees. Phigadeuon brevis Gr. sp. — splendana Hbn. Il suo bruco rode nell' interno i frutti del castagno. Par. Vesp. Bracon caudiger Rtz. Glypta resinanae Rtz. Pini pi a nucum Rtz. Genus Catochala Schr. — Pam. Noctuidae. sp. — promissa Fab. La sua larva rode le foglie di varii alberi, ma più spesso delle quercie. Par. Muse. Boria concinnata Mgn. Genus Cheimatobia Vedi Acydalia. Genus Chelonia Bsd. — Pam. Chelonidae. sp. — caja Lin. Il suo bruco rode diverse piante erbacee spontane e col- tivate. Par. Muse. 'E.xoristà cheloniaie Rndn.-hE. Lucorum Mgn. Frontina vertiginosa {Mgn. (Istocheta Rnd.). T achina larvarum L. -h- T. fasciata Fab. T liei air a leucozona Pnz. -f- T. nigripes Fab. Par. Vasp. Gampoplex cajae Boj : Microgaster stigmaticus Rtz. Pteromalus omnivorus Wlk. = processio- neae Rtz. sp. — hebe L. Bruco vivente di piante erbacee e legnose dei luoghi montani. — 147 — Par. Muse. Exorista lucorum Mg7i. — Vesp. Phenicellia nigra Hrtg. sp. — villica. Il suo bruco vive sopra diverse piante erbacee ortensi e pratensi. Par. Muse. Exorista lucorum Mgn. Frontina vertiginosa Mgn. Genus Cidaria Tr. — Pam. Geometridae. sp. — fulvaria Hbn. Bruco su varie piante boschive. Par. Vesp. Campoplex armillatus Gr. Encj^rtus truncatellus Dbn. Ichneumon Ratzeburgii Hrtg. Genus Clisiocampa Crtz. — Fam. Bombycidae. sp. — castrensìs Fabr. bruco polifago, attacca talora i meli ed altri alberi, ma danneggia anche piante erbacee fra le quali la viola tricolor. Par. Muse. Frontina laeta Mgn. Tachina orgyae Desv. (Carcellia). — Vesp. Ano mal on amictum Grav. Peri li t US rugator Rtz. Rogas tennis Rtz. sp. — neustria L. Bruco assai nocivo a molti alberi, specialmente fruttiferi^ meli, pruni ecc. Par. Muse. Exorista bombylans Desv. -f- E. libatrix Pìiz. Tachina larvarum L. -\- T. rustica Fall. — Vesp. Cryptus cyanator Gr. Eneyrtus tardus Rtz. Mezochorus ater Rtz. Mezostenus ligator Gr. Microgaster gastropaehae Rtz. Myina ovulorum Bjr. — 148 — Perii itus brevicornis Rtz. -J- P. rugator Rtz. Pimpla alternans Gr. -h P. flavicans Fbr. H- P. flavipes Gr. -+- P. instigator Fhr. + P. scanica Gr. -4- P. stercorator Fab. Pteromalus processioneae Rtz. + P. Vel- ieri Rtz. Rogas linearìs Nees. Teleas terebrans Rtz. = ovulorum Nees. Genus. Cnetocampa StepJi. — Pam. Bombycidae. sp. — pitliiocampa Lin. Bruco molto infesto alle piante conifere e specialmente ai pini. Par. Muse. Myobia aurea Mgn. (G. Pyrrosia Rndn). T achina belierella Desv. sp. — ]JOlMlì Hbn. (Genus. Poecilocampa Stphs) Il suo bruco rode le foglie di varii alberi, ma predilige quella dei pioppi. Par. Vesp. Entedon flavo-raaculatus Rtz. sp. — 2^'^ocessionea L. Allo stato di bruco vive delle foglie di quercus, che in carte annate sfronda quasi completamente. Par. Muse. Boria concinnata Mgn. Exorista crassi seta Rndn. Myobia aurea Mgiì. (Pyrrosia). T achina Belierella Desv. Par. Vesp. A no mal on amictum Gr. Cubocephalus Germani Rtz. Perii itus brevicornis i?^^. H-P. ictericus Nees. Pimpla examinator Fab. -+- P. instigator Fab. -f- P. Processioneae Rtz. -4- P. stercorator Fbr. Pteromalus processioneae Rtz. Genus Coccix Tr. — Fani. Tortricidae. sp. — Buoliana Lin. — pinetana Al. — 149 — Bruco che offende le sommità de' giovani rami, e rode le foglie di varie resinose. Par. Muse. Triptocera pilipennis Fall. — Vesp. Campoplex albidus Grav. -\- C. difformis G^r. 4-- C. lineolatus. -h C. turionum Hrtg. Chalinocerus longicornis Rtz. Cremastus interruptor Grao. E n t e d 0 n turionum Hrtg. Glypta flavolineata Grav. Ischi US obscurator Nees. Lissonota Buolianae Hrtg -+- L. robusta Rtz. Macropalpus leptocephalus Hrtg. Microdus obscurator Nees. Pachymerus vulnerator Pnz. Pezomachus agilis Fabr. Pimpla buolianae Hrtg. -h P. examinator Fab. + P. linearis Rtz. -\~ P. planata Hrtg. -+- P. sagax Hrtg + P. turionellae Rtz. -f- P. variegata Rtz. Pteromalus brevicornis Rtz. — variabilis Rtz. sp. — claustaliana Vedi herciniana :=. comitana W. sp. — comitana W. =z herciniana Alior. Larva vive delle foglie di piante boschive. Par. Muse. T achina? larvarum L. — Vesp. Campoplex subcinctus Grav. Microdus claustalianus Sx. Microgaster cruciatus Rtz. -4- M. flavilabris Rtz. Perii it US flaviceps Rtz. sp. — herciniana Vedi comitana. sp. — resinana Fabr. Il suo bruco rode le sommità dei giovani rami nelle piante resinose, e specialmente dei pini che si deformano in escre- scenze morbose, irregolari. — 150 — Par. Muse. Trip toc era pilipennis Fall. — Vesp. Aphidius inclusiis Rtz. Campoplex chrysostictus Gr. Entedon geniculatus Hrtg. Glypta resinana Hrtg. Lissonota hortorum Grav. Pi m pia diluta Rtz. -4- P. flavipes Grav. -{- P. linearis Rtz. -^ P. orbitalis Rtz. -J- P. punctulata Rtz. -f- P. scanica Gr. H- P. sagax Hrtg. + P. strobilorum Rtz. -h P. variegator Rtz. Platygaster mucronatus Rtz. Pteromalus guttula Rtz. Rogas interstitialis Rtz. Torimus resinanae Rtz. Triphon calcator Gr. -^ T. integrator Gr. sp. — stroMlana Hbn. Infesta come la precedente alle piante resinose. Par. Vesp. Aspigonus abietis Rtz. Bracon caudiger Rtz. + B. scutellaris Wsm. -h B. strobilorum Rtz. Campoplex flavi ventris Rtz. 4- C. albidus Gr. Chelonus planifrons Nees. Cremastus punctulatus Rtz. Entedon geniculatus //r^^.H- E. strobilanae i?^^. Ephialtes glabratus Rtz. Geniocerus erythrophthalmus Rtz. (Tetra- sticus). Megastigmus strobilobius Rtz. Pimpla strobilellae Lin. = strobilanae? Rtz. Pteromalus complanatus Rtz. -+- P. Dufourii Rtz. H- P. Hohenheimensis Rtz. -\- P. strobilo- bius Rtz. Platygaster contorticornis Rtz. — 151 — Torymus admirabilis Frst. -\- T. chalybaeus Rtz. H- T. erythrothorax Rlz. sp. — turionana Hbn. Bruco rode le foglie e le giovani messe dei pini ed altre resinose. Par, Vesp. Entedon turionum Hrtg. (Campoplex) Glypta resinana Hrtg. Pimpla roborator Gr. Triphon impressor Gr. e fra questi forse le specie di Linneo Ichneumon? turionellae, e strobilellae. Genus Cochylis Tr. — Fam. Tortricidae. sp. — Roserana Froél. Specie dannosa alle vigne; la sua larva rode i giovani grappoli, e talora li spoglia dagli acini piccoli, o ne guasta i quasi maturi. Par. Vesp. Pimpla instigator Fab. (Obs. n.) Genus Coleophora Hbn. — Fam. Tineidae. sp. — lariciella Hbn. II suo bruco vive delle foglie di resinose. Par. Vesp. Anaphes Ratzeburgianus Rnd. Bracon guttiger Wsml. Campoplex nanus Gr. Entedon arcuatus Frst. -f- E. laetus Riz. -f- E. laricinellae Rtz. Microdus pumilus Rtz. Pteroraalus laricinellae Rtz. sp. — coracipennella Hbn. Nelle foglie di qualche pianta legnosa. Par. Vesp. Opius abnormis Wsììi. — 152 — Genus Corythea Dup. — Fani. Geometridae. sp. — iuniperaria Lin. Vive il suo bruco nei luniperus e fors* anche in altre sem- preverdi Par. Vesp. Microgaster juniperatae Bé. Genus Cosmia Oclis. — Fam. Noctuidae. sp. — trapezina Fabr. Il suo bruco vive delle foglie degli aceri, de'nocciuoli ed altre piante legnose. Par. Vesp. Elachistus albiventris Nees. Ente don cristatus Rtz. Microgaster stigraaticus Rtz. Rogas linearis Nees. Genus Cossus Lìn. — Fam. Bombycidae. sp. — aruììdiììis Hbn. Il suo bruco vive dentro il canale fistoloso delle cannette (Arundo). Par. Vesp. Cryptus arundinis BJr. ep. — Ugnìperda Lin. Il bruco più nocivo alle piante legnose, di moltissime delle quali rode il tronco e le fa intristire ed anche perire. Par. Vesp. Ichneumon pusillator L. Lissonota setosa Frcr. Genus Cucullia Schr. — Fam. Noctuidae. sp. — abrotani Lin. Il suo bruco rode diverse artemisie. Par. Vesp. Exetastes nigripes Grav. sp. — absyntliii Fab. Il bruco vive sull'assenzio e qualche altra artemisia. Par. Vesp. Ichneumon castigator F. Ophion luteus Lin. — 153 — sp. — artemisiae L. Il suo bruco come le precedenti attacca diverse artemisie. Par. Vesp. Ophion artemisiae Boj. sp. — lucìfuga Esp. Il suo bruco vive su diverse piante erbacee. Par. Muse. Plagia erythrocera Desv. sp. — santonici Fabr. Il suo bruco vive nelle camomille ed altre asteroidée. Par. Vesp. Iclieumon extensorius Gr. — luctatorius Gr. sp. — scropìiulariae Lin. Il bruco rode diverse scrophulariacee Par. Muse. Baumhaueria cuculliae Desv. Thelaira leucozona Pnz. -h T. nigripes Fah. sp. — verljasci Lin. Il suo broco vive come quello della specie precedente nelle Scrophularie, Verbascum e piante affini. Par. Muse. Boria concinnata Mgn. Echinomyia lurida Fabr. Nemorea analis Macq. — quatuorpustulata Fabr. (G. Chetolyga Rndn.) Masicera cuculliae Desv. Genus Dasychira Steph. — Fam. Bombycidae. sp. — fascellina L. Bruco polifago che rode le foglie di varii alberi, special- mente del pioppo, e diverse piante erbacee, fra le quali le fragole, i trifogli ecc. Par. Vesp. Campoplex carbonarius Rtz. sp. — gonostigma et pudibimda Vedi Genus Orgya. Genus Deilephila Ochs. — Fam. Sphingidae. sp. — eupJiorbiae L. Il suo bruco vive sopra parecchie Euphorbiacee anche esotiche coltivate ne' giardini botanici (Bertoloni). Anno IV. 11 — 154 — Par. Muse. Masicera sphingivora Desv. — pupari! m Desv. sp. — galli Lin Vive il suo bruco sopra diverse stellate, ed offende spesso le coltivazioni della RuMa dei tintori. Par. Muse. Tachina larvarum Lm. Genus Depressaria. Vedi Genus Hemilis. Genus Diantoecia Bsdv. — Fam. Noctuidae. sp. — cucubali Hbr. sopra varie piante erbacee spontanee e coltivate. Par. Vesp. Ophion luteus L. Genus Dicranura Latr. — Fam. Notodontidae. sp. — erminea Esp. Il suo bruco mangia le foglie di varie piante legnose ed a preferenza dei salix. Par. Vesp. Cryptus migrator Fai). sp. — vinula Lin. Vive sul salcio sul pioppo e sopra altri alberi boschivi e fruttiferi. Par. Muse. N amo rea quatuorpustulata Mgn. — Vesp. Era con circumscriptus Wsml. Cryptus migrator Fab. Remitele s socialis Rtz. Mezochorus contractus Rtz. Microgaster spurius Wsml ~\- M. vinulae Bé. Ophion luteus Fab. Paniscus testaceus Gr. Genus Biloba Bsdv. — Fam. Notodontidae. sp. — coeruleocepUala L. Bruco che mangia le foglie di molti alberi ed arboscelli — 155 — fruttiferi e boschivi; spesso si trova sui Pyrus, Caerasus, Prunus, Amygdalus, Crataegus, Tilia ecc. Par. Muse. Boria concinnata Mgn. — Vesp. Anomalon cerinops Gr. + A. py riforme Rtz. Criptus cyanator Gr. Ichneumon vaginatorius Gr. Micro gas ter insidens Rtz. Pi m pia instigator Gr. Pteromalus coeruleocephalae Rtz. Genus Dipterigia Steph. — Fam. Noctuidae. sp. — pinastri Lin. II suo bruco è erbivoro, rode i Rumex acetosa,, ed aceto- sella, e qualche Graminéa. Par. Vesp Ophion ramidulus L. Genus Elachista Tr. — Fam. Tineidae. sp. — Roesella Lin. Il suo bruco rode le foglie degli spinaci ed altre piante ortensi. Par. Vesp, Bassus festivus Fab. Campoplex chry sosti ctus Grav. Hemiteles modestus Gr. Porizon nutritor Fabr. Pimpla scanica Vili. sp. — saportella Hbn. Il suo bruco rode le foglie dei Faggi. Par. Vesp. Ente don cavicornis Bé. -f- E. nubeculatus 5e. Genus Ellopia Tr. — Fam. Geometridae. sp. — sambucaria L. Bruco vivente del sambuco ed altre piante. Par. Muse. Nemorea analis Mgn. — 156 — Genus Eisdromis Ochs. — Fani. Bombycidae. sp. — versicolor Fab. Bruco vivente sull'Alno la Betula, il NocciuolO;, il Car- pino ed altre piante boschive e campestri. Par. Muse. Exorista lucorum Mgn. Masicera bombycivora Desv. (Senometopia). Genus Ennomos Tr. — FanT Geometridae. sp. — alniaria L. Bruco polifago che rode le foglie di parecchi alberi cam- pestri, boschivi, e fruttiferi: spesso danneggia gli Alnus. Par. Vesp. Pimpla angens Gr. sp. — tUiaria Hbn. Sul Tilio ed altre piante boschive. Par. Vesp. Pimpla angens Gr. Genus Ephippiphora Dup. — Fam. Tortricidae. sp. — dorsana Hbn. Nelle foglie di alcune piante boschive. Par. Vesp. Campo plex Ratzeburgianus Rndn. Chelonus atriceps Rtz. Glypta concolor Rtz. Helcon intricator Rtz. Ichne union abieticola Rtz. Microgaster impurus Nees. Pimpla longiseta Rtz. Rogas flavipes Rtz. Genus Epigraphia StpU. — Fam. Tineidae. sp. — avellanella Hbn. Rode le foglie de' Nocciuoli e di qualche altra pianta le- gnosa. Par. Vesp. Entedon laticornis Rtz. + E. laevissimus Rtz. — 157 — Genus Episema, Vedi Genus Biloba. Genus Eriogaster Gemi. — Fam. Bombycidae. sp. — lanestris Lin. Bruchi viventi in famiglie entro borse filate in comune: danneggiano spesso i Prunus, e talora anche i Cerasus^ e di raro il Tilio, il Salcio, l'Olmo ecc. Par. Muse. T a china? angusticornis Rtz. — Vesp. Eulophus bombycicornis Rtz. Eupelmus azureus Rtz. Eurytoma abrotani Boj. Metopius nasutus Fàb. (Giraud). Ophion inflexus Rtz. Pteromalus Boucheanus Rtz. sp. — populi Lin. Sul pioppo e qualche altro albero. Par. Vesp. Metopius nasutus Fcibr. (Giraud). Genus Eubolia Dup. Vedi Genus Geometra. Genus Eupitecia Crts. Vedi Genus Larentia. Genus Eurimene Dup. — Fam. Geometri dae. sp. — dolabrarìa Lin. Nelle foglie di qualche arbusto ed albero campestre e boschivo. Par. Vesp. Ichne union fuscipes Grav. Genus Eyprepia. Vedi Genus Arctia, Callimorpha, Chelonia. Genus Fidonia Tr. — Fam. Geometri dae. sp. — piniaria L. Il suo bruco è molto dannoso ai Pini, delle cui foglie vive. Par. Vesp. A no m a lo n canaliculatum Gr. -r- A. megarthrum Rtz. -h A. xanthopus Gr. — 158 — Banchus falcator Fàb. Glypta longicauda Hrtg. Icheamon aethiops Gr. +1. albicinctus Gr. 4- I. annulator Fbr. + I. comitator Lin. -1- I. extinctus Rtz. -\- I. fabricator Gr. + I. nigritarius Gr. -h I. sexlineatus Rtz. Mezochorus politus Gr. Phygadeuon curvus Schr. Poecilostictus octopunctatus Rtz. Polysphincta velata Hrtg. Genus Gastropacha. Vedi Bombyx, Lasiocampa, Cnetocampa, Eriogaster, Clysiocampa. Genus Gelechia Hbn. — Pam T i n e i d a e. sp. — Wfractella Hbn. I suoi bruchi vivono nelle infiorescenze di alcune composte. Par. Vesp. Agathis tibialis Nees. sp. — lappella Lin. bruco vivente nelle foglie dei Cardi e piante erbacee affini. Par. Vesp. Agathis malvacearum Latr. — tibialis Nees. sp. — leucatella Lin. Bruco vive nelle foglie dei pruni ed altri alberi fruttiferi e campestri, e boschivi. Par. Vesp. Campoplex conformis Rtz. Elachistus complaniusculus Rtz. Entedon nubeculatus Rtz. -h E. luteus Rtz. Eulophus pilicornis i^^,^. Exotecus minutus Wsm. Ichneumon stilpnoides Rtz. Mesochorus dilutus Rtz. Microdus abbreviator Rtz. Microgaster terebrator Rtz. Pimpla rufata Grav. — 159 — Pteroraaliis pomacearura Rtz. -f- P. syntho- mus Rtz. Te le a s Zetterstedtii Rtz. Genus Geometra. Lin. — Fam. Geo me tri da e. sp. — mensuraria Lin. G. Eubolia Diip. Il suo bruco vive sopra varie graminee campestri e pra- tensi, specialmente sulle Aira. Par. Muse. Chrysosoma viridis Fall. — Vesp. Lissonota cylindrator Gr. sp. — papilionaria Hbn. Rode le foglie di varii alberi ed arbusti. Par. Vesp. Eulophus bombycicornis Rtz. Mesochorus splendidulus Grav. Genus Gonoptera Latr. — Fam. Noctuidae. sp. — libatrix Lin. Il suo bruco polifago rode le foglie de' Pioppi dei salci, delle rose, ecc. ed anche di qualche pianta erbacea. Par. Vesp. Pimpla instigator L. Genus Gortina Hbn. — Fam. Noctuidae. sp, — flavago Hbn. Il bruco vive specialmente nei giovani rami del sambuco. Par. Vesp. Icheumon luctatorius Gr. ~\- I. sanguinato- rius Grav. Genus Gracillaria Haio. — Fam. Ti nei da e. sp. — frankeila Hbn. Larva minatrice di foglie arboree. Par. Vesp. Microgaster subincompletus Rtz. Genus Graphiolita Tr. — Fam. Tortricidae. sp. — cosmophorana Tr. — 160 — II suo bruco rode le foglie e le gemme delle piante resinose. Par. Vesp. Pira pia sagax Hrtg. Rogas interstitialis Rtz. sp. — siliceana Hbn. Allo stato di bruco vive nelle foglie degli aceri e qualche altra pianta legnosa. Par. Vesp. Rogas marginator Nees. Genus Hadena Sdir. — Fam. Noctuidae. sp. — atriplicis Fab. Il suo bruco vive su parecchie piante spontanee e colti- vate, e fra le altre le Atriplici. Par. Muse. Dori a concinnata Mgn. sp. — drassicae Lin. Larva quasi omnivora, e dannosa alle piante ortensi pre- diligendo le brassiche, ma vive anche delle foglie di alberi, non escluso il gelso, sul quale io l' ho raccolta per due volte. Par. Muse. Anthrax flavail/^;2.-f-A. otentotta i¥^n, (obs. n.) Platychira sedala Desv. (Erigone) Plagia ruralis Mgì2. Siphona geniculata Fall. Tachina larvar um Luì. Par. Vesp. Eulophus ramicornis Nees. Exetastes clavator G7\ -f E. fornicator Grav. -i-- E. osculatorius Gr. Microgaster tuberculifer Bé. sp. — glauca H. bruco polifago che vive anche sulle piante erbacee ortensi. Par. Muse. Goni a interrupta Rndn. sp. — oleracea Lin. Il suo bruco offende fra le altre anche le piante ortensi. Par. Vesp. Bracon humilis iVee5. Microgaster spurius Wsml. — 161 — sp. — persicariae Fabr. Bruco dannoso agli ortaggi ed a parecchie altre piante. Par. Muse. Exorista aurocincta Desv. (Frixe). — noctuarura Desv. — Vesp. Microgaster femoralis Bé. sp. ■ — pisi L. Larva che attacca a preferenza le piante erbacee legu- minose, e spesso i frutti dei piselli. Par. Vesp. Ichneumon pisorius L. Genus Halias Tr. — Pam. Tortricidae. sp. — cMorana L. Il bruco vive nelle foglie dei salci e di alcun altra pianta legnosa. Par. Vesp. A noni al on flaveolatum Grav. Campoplex exareolatus Rtz. Encyrtus truncatellus Dalm. Perilitus rubriceps Rtz. Pi m pia scanica Vili. sp. — prasinana Lin. Allo stato di bruco vive nelle foglie di varie piante le- gnose. Per. Vesp. Campoplex pugillator Zm. Encyrtus tegularius Rtz. Glypta evanescens Rtz. P i m p 1 a examinator Fàb. -\- P. flavipes Fab. -h P. scanica Grav. Rogas linearis Nees. sp. — quercana W. Sulla quercia, l'alno ed altre piante legnose. Par Vesp. Anomalon xanthopus Grav. Ghelonus dentatus Pnz. Glypta evanescens Rtz. h- G. flavolineata Gr. Paniscus quercus Rtz. — 162 — Peri lam pus violaceus Fab. Pimpla examinator Fbr. Genus Harpya Ochs. — Fam. Bombycidae. sp., — fagi Lin. Il suo bruco vive delle foglie di faggio e di castagno. Par. Vesp. M et o plus necatorius G}\ Ophion bombycivorus Gr. Genus Heliothis Ochs. — Fam. Noctuidae. sp. — marginata Hbn. infesta a varie piante spontanee e coltivate. Par, Vesp. Campoplex pugillator Gr. Genus Hemilis Dup. — Fam. Tineidae. sp. — daucella Dup. Il suo bruco rode le infiorescenze delle carote e di altre ombrellifere. Par. Vesp. Cryptus profligator Gr. Ophion vulnerator Gr. sp. — herachliella Dey. — depresseli a Fabr. Il suo bruco rode i semi immaturi di varie ombrellifere spontanee e coltivate. Par. Vesp. Cryptus flagitator Gr. Hopiismenus demidiatus Gr. Microgaster depressellae Rndn. Pimpla heraclei Gr. sp. — lUurella Dap. Larva vivente nelle foglie di qualche pianta legnosa. Par. Muse. Triptocera pilipennis Fall. Genus Hibernia Latr. — Fam. Geometridae. sp. — aurantiarìa Esp. Bruco nelle foglie di piante boschive. Par. Vesp. Ophion obscurus Fai). — 163 — Genus Ilithia Latr. — Farri. Tineidae. sp. — camelia Fabr. Il suo bruco vive sulle atriplici ed altre piante ortensi e pratensi. Par. Muse. Tachina bisignata Mgn. Genus Larentia. Bsd. — Fam. Geometridae. sp. — innotaria Hbn. Sulle foglie di piante boschive legnose. Par. Vesp. Encyrtus truncatellus Dalm. Genus Lasiocampa Sdir. — Fam. Bombycidae. sp. — pini Lin. Bruco dannoso alle piante conifere e specialmente ai pini, di cui rode le foglie. Par. Muse. Exorista erythrostoma Hrtg. Tachina? bimaculata i/r^. + T. erucastri Desw, -h T. larvarum L. -\- T. pabulans Fall. -f- T? quinquevittata Hrtg. + T? parassi- tica Hrtg. H- T? stabulans Hrtg. Par. Vesp. Anomalon biguttatum Gr. + A. circumfle — xum L. 4- A. gigantheum Hrgt. H- A. uni- color F. Chrysolampus solitarius Hrtg. Encyrtus embriophagus Z?r^^. Ente don flavomaculatusi^^^.-hE.lineatus Frst. -h E. luteipes Rtz. -}- E. orchestis Rtz. -{- E. xanthopus Rtz. -\- E. xanthostomus Rtz. Ephialtes mediator Fab. Eulophus pilicornis Rtz. Eurytoma abrotani Boj. H e m i t e 1 e s areator Gr, + H. brunnipes Rtz. H- H. fulvipes Gr. -\- H. similis Gml. Ichneumon Ratzeburgii Hrtg. Ischnocerus raarchicus Hrtg. Mezochorus ater Rtz. — 164 — Microctonus bicolor Wsml. Microgaster nemorum Hrtg. + M. ordina- rius Rtz. Ophion luteus L. -^ 0. obscurus Fai). Paniscus testaceus Gr. Peri li tu s unicolor Hrtg. Pezomachus agilis Gr. ~\- P. cursitans Gr. -i- P. latrator Frst. + P. pedestris Gr. Pi m pia Bernuthii Hrig. -+- P. didyma Gr. -h P. flavicans F. -+- P. instigator Lin. -h P. Mussii Hrtg. -+- P. turionellae Rtz. Pteromalus pini Hrt. + P. diachymatis J?^2:. Rogas Eserabekii Hrtg. Sigalphus caiidatus Nees. Teleas laeviusculus R. -f- T. phalenarum Nees. Torymus anepheles Rtz. + T. minor Rtz. Trogus lutorius F. sp. — iMatoria L. — G. Odonestis Gemi. Il suo bruco polifago vive sulle graminacee e sopra altre piante erbacee specialmente pratensi. Par. Muse. Nemorea pratensis Mgn. sp. — quercìfolia L. Il suo bruco rode le foglie di parecchi alberi fruttiferi e boschivi. Par. Muse. Ma si e era lasiocampa Besv. Genus Leucania Hhn. — Fani. Noctuidae. sp. — aWipunctata Fab. Allo stato di larva offende diverse piante erbacee spon- tanee e coltivate. Par. Muse. Tachina belierella Desv. (Frixe). sp. — lithargijria Hbn. Come la precedente, vive sopra diverse piante anche ortensi. Par. Muse. Tachina noctuarum Desv. (Frixe). — 165 — Genus Leuconea Doììz. — Papilionidae. sp. — crataegi L. I suoi bruchi offendono gli azzeruoli, i peri, i sorbi ed altre piante legnose affini, di cui rodono le foglie. Par. Vesp. Ambliteles Goedartii Wsml. Campoplex pugillator G^r. Chalcis flavipes Paz. (Obs. n.) Entedon vinulae Rtz. Eurytoma costata Rtz. Hemiteles socialis Gr, Ichneumon oscilla tor Wsml. Microgaster pieridis Bé -+- M, crataegi Rtz. Pimpla flavicans i^. + P. flavicornis Gr. -h rufata Gr. -\- P. varicornis Gr. Pteromalus Boucheanus Rtz. — puparum Rtz. {continua) DESCRIZIONE DI UNA NUOVA SPECIE ITALIANA DEL GENERE CYCHRUS PER C. EMERY (Tav. 2. Fig. 1) Tofus niger, haud elongatus, opaciis ; capite pimctulaio ; prò- thorace latitudine parum longiore, lateribus panilo ante medium óbtuse angulatis, marginibus laieralibus reflexis, postice valde elevatis, angulis anterioribus postet'ioribusque rotundatis, disco confertim rugose punctato, ante basin profunde lategue impresso, fere excavato, linea longitudinali media et utrinque altera laterali brevi antice abbreviata notato ; elytris magis minusve late rotun- dato-ampliatis, valde convexis, lateribus acute carinatis, disco confertim granulato, lineis tribus elevatis, itìteruptis, interdum evaìwscentibus ornatis, margiìie reflexo punctato ; femoribus in utroque sexu simplicibus. Long. 16-19 imn. Lat. 7-9 mm. A congeneribus, elytris amplìssimis et thoracis lateribus valde elevatis, facile distinguendus. Cum C. rostrati var. C. elongato^ plurimis notis conoenit, tamen, femoribus maris haud incrassatis et liabitu omnino diverso, abunde diffeì'et. Cychrus rostratus A. Costa, Fauna del R. di Napoli, Coleotteri II, p. 36. id. var. elongatus A. Costa, loc. cit. 37. Il corpo è robusto poco allungato, di un colore uniforme, nero, opaco ; con la faccia inferiore ed i piedi lucenti. — Il capo è me- — 167 — diocremente allungato, sottilmente punteggiato, e debolmente ira- presso al lato interno degli occhi. Le antenne sono gracili, allungate, col terzo articolo una volta e mezzo lungo quanto il precedente, due volte quanto il seguente. — Il protorace è poco più lungo che largo, con gli angoli anteriori ottusi, curvilinearmente dilatato fino a poco meno della metà di sua lunghezza, dove presenta un angolo ottuso; dietro quest'angolo, i suoi margini formano una leggera sinuosità, e vanno ravvicinandosi quasi in linea retta, fino agli angoli posteriori che sono ritondati ; i suoi margini laterali sono in tutta la loro lunghezza rivolti in su, e molto elevati nella metà posteriore, cosicché la parte posteriore del disco sembra come infossata tra loro ; la sua superficie è densamente coperta di grossi punti rugosi, più confluenti verso i margini laterali ; presenta una lieve impressione dietro il margine anteriore, ed un'altra vasta e profonda innanzi la base, dalla quale partono tre linee longi- tudinali, una mediana che raggiunge la impressione anteriore, e due laterali brevissime, ma ben marcate ; in vicinanza dell'angolo formato dal margine laterale, si nota una piccola fovea, onde nasce un lungo pelo ; il margine anteriore è fornito di una serie di corti peli fulvi. — Il prosterno è fortemente punteggiato. — Le elitre sono ampie e convesse variamente secondo gì' individui, con la mas- sima larghezza poco dietro la metà di loro lunghezza, profonda- mente infossate verso lo scutello, ed hanno la carena laterale molto pronunziata e tagliente ; la loro superficie è densamente e forte- mente granellosa, ed ornata di tre linee longitudinali elevate, in- terrotte, cateniformi, talvolta evanescenti ; il margine riflesso è punteggiato. — Il petto e l'addome sono levigati e lucenti. — Le zampe sono poco allungate ; i femori semplici in ambo i sessi ; la estremità delle tibie e la faccia inferiore dei tarsi sono fornite di peli fulvi. Questa specie si differenzia agevolmente dalle congeneri per la forma delle elitre e del protorace; per molti caratteri si avvicina al C. rostratus, con cui il Costa l'avea confuso, però la forma generale e i femori non ispessiti nel maschio ne lo distinguono a sufficienza. — 168 — Trovasi sulle colline ombreggiate dei dintorni di Napoli, ove sembra assai raro; il Prof. Costa l'ha raccolto ancora negli Abruz- zi. Ne ho sott'occhi quattro soli esemplari, un o^ e tre ^. Mi è grato dedicare questo insigne coleottero all'illustre Profes- sore Achille Costa, il quale, più di ogni altro, ha contribuito a render note, con i suoi lavori, le ricchezze entomologiche di cui abbonda l'Italia meridionale. SOPRA UN ACARO DELl'AllODOLA NOTA del Dott. GIORGIO ROSTER letta nell'adunanza generale tenuta dalla Società Entomologica Italiana il di 26 maggio 1870. Con questa breve nota io vengo a far conoscere una nuova specie di acaro trovato sopra un'allodola, che non mi è stato ancor possibile determinare esattamente, ma che potrebbe apparte- nere al genere Sarcoptes, e più specialmente forse alla specie dei Sarcoptes mìacìiantes, come in parte potrebbero farlo supporre il dorso sprovvisto di spinule con striature appena apprezzabili, le epimere del primo pajo che non si saldano insieme ma invece colle sottostanti del 2° pajo, l'abitare sotto l'epidermide e sopra un vola- tile senza tracciare solchi di sorta. La ragione delle difficoltà incontrate nel classare quest'acaro, sta in alcune particolarità di struttura che esso offre, fra le quali principalmente figurano la somiglianza delle due ultime paja di zampe nel maschio e nella fem- mina, pochissimo sviluppate e provviste solo di quattro lunghi peli, e l'essere l'altre due prime paja fornite di due robusti uncini falci- formi, come si osserva nei Garmasìdi; particolarità tutte degne di attenzione, e che non gli farebbero trovare facilmente un posto fra gli acari conosciuti. La conformazione speciale delle zampe po- steriori sta forse in relazione col luogo e la dimora ove quest'acaro Ann. IV. 12 — 170 — ha dovuto crescere vivere e riprodursi ; dimora che, come vedremo, era rappresentata da una grossa cella o ciste che Tarachnide aveva sollevata sotto le pelle dell' animale su cui s' era impiantato. Circa quattr'anni addietro veniva recata al Museo di Anato- mia patologica dall' egregio Dott. Alberti un' allodola che offriva ad ambedue le ali due tumoretti, l'uno del volume di un grosso fagiolo, situato all'avambraccio, l'altro come un cece, in prossi- mità della congiunzione cubito-omerale. Dall'apparenza uniforme e globosa, dalla pelle tesa e lucente, dal colorito giallognolo e dalla consistenza, i due tumori furono giudicati due ciste sebacee. Ma quale non fu la meraviglia allorquando aperti, e sottoposto il contenuto finamente granuloso e brulicante all'osservazione mi- croscopica, si venne in chiaro non resultare la detta materia che di un numero prodigioso di piccoli animaletti tuttora vivi, apparte- nenti alla famiglia degli acari 1 La singolarità della riunione di una cosi straordinaria quantità di individui in una medesima di- mora, il trovarli in tutti i periodi e in tutte le fasi della loro vita, a cominciare dall' uovo uscito dalla madre e quindi in tutti i suoi stadi di evoluzione, fino a giungere, passando per tutte le forme proprie dei diversi periodi di vita di questi animali, agli individui adulti e completi e alla femmina fecondata, lo scorgere nella loro struttura alcune particolarità di conformazione che li facevan distinguere dagli acari conosciuti, erano altrettante ragioni che invogliavano allo studio di questo caso, che poteva offrire un interesse particolare. Sfortunatamente le poche preparazioni microscopiche che sul momento potei eseguire, e che riserbava per questo studio, si gua- starono tutte, mentre d'altra parte le ali dell' allodola che ancora conservavano i tumoretti regurgitanti di acari, venivano poste inavvertitamente nell'alcool puro, nel quale restavano fino a questi ultimi tempi. Ritrovate e da me riprese in questi giorni, fui invo- gliato a intraprendere quello studio che doveva esser fatto quat- tr'anni indietro. Se non che gli animaletti, e specialmente le uova, alcune delle quali mostravano per l'addietro in modo meraviglioso la larva già formata, avevan tanto sofierto per l'azione prolungata ed — ITI — energica dell' alcool, che alcuni si eran rotti e disfatti, molti rag- grinzati, tutti poi resi sommamente opachi e difformi. Né per prove tentate fu possibile avere individui che si presentassero in modo facile e chiaro allo studio di tutte le loro parti. Son costretto adun- que, almeno per adesso, a presentare una breve e forse incompleta descrizione, non che mostrare qualche preparazione microscopica e alcuni disegni condotti a termine giovandomi di molte e ripe- tute osservazioni sopra numero grande di individui, e ricostruendo nel miglior modo che sapeva degli esemplari i più completi possibili. Corpo ovoide, grigio biancastro, piatto, leggermente irregolare nei suoi contorni, alquanto più stretto e rotondato in addietro, leg- germente appianato ai lati, con striature poco apprezzabili, sprov- visto di spinule, e che misura, compreso il rostro, da 0,"""30 a 0,'""45. Rostro che sorpassa in avanti il corpo, libero e non ricoperto dall' epistomo, di forma alquanto conica, rotondato e rigonfio ai lati, allargato in prossimità della base alla quale si restringe; provvisto di larghi palpi massilari a tre articoli, muniti ciascuno di un pelo, decrescenti di grossezza dal primo all' ultimo, aderenti al labbro in tutta la lunghezza del primo articolo, con l'ultimo munito alla sua faccia dorsale di tre punte o meglio cornetti ricurvi e seghettati al loro margine convesso; con mascelle di- dattili sottili ed appuntate, saldate insieme sulla linea mediana. Camerosiomo alto e profondo. Epistomo che lascia libero il rostro, e con bordo anteriore poco marcato. Cefalotorace ampio e sviluppato relativamente al corpo del- l'animale e più di fronte all'addome; anellato con apparente di- sgiunzione centrale dei quattro segmenti che Io formano, che si mostrano appena apprezzabili nel centro, ma ben distinti ai Iati fra loro e fra l'addome. Epìmere. Le epimere delle zampe del primo pajo non sono riu- nite fra loro, ma sibbene colle sottostanti del 2» pajo; limitano uno spazio irregolarmente triangolare. L'estremità esterna e ar- ticolare dell' epimera del 1« pajo invia un prolungamento alla base del palpo massillare, come quella del 2" pajo ne manda uno all' anca — 172 — del 1° pajo, (Disposizione che si osserva nel Carpoghjphus pas- sularum, Robin). Dorso sprovvisto di spinule, con striature sottili e poco appari- scenti negli individui allo stato adulto, ma ben distinte e disposte a mo'di anello ondulato tutto all'intorno del corpo nelle larve e nelle ninfe. Addome piccolo e ristretto relativamente al cefalotorace, con apertura anale nel suo terzo posteriore in forma di fessura lon- gitudinale, a bordi sottilissimi e rivolti in dentro, con due peli sottili e corti, impiantati ai lati e al di sotto di essa sopra due tubercoletti piatti, senza traccie di ventose. Zampe uguali nei due sessi; corte e grosse. Il 1° e il 2° pajo robuste, di forma conica, che misurano circa la metà del diametro trasverso del corpo, sono perfettamente uguali fra loro e resultano di cinque anelli o articoli. Uaììca di esse è formata da un triangolo a larga base che si articola coU'epimera corrispondente; l'articolo exm- guìnale è costituito da un anello più alto al lato esterno, munito di due peli, uno esteriore più lungo, l'altro interno più corto; l'arti- colo femorale è un altro anello più basso del primo, d'altezza uguale in tutta la sua circonferenza e provvisto all'interno di un corto pelo; la g imita è formata da un articolo più alto del doppio del precedente, ha la forma di un cono troncato al suo apice, e porta 3 peli, due dei quali esterni, più lunghi, l'altro interno più corto; l'ultimo articolo 0 tarso è rappresentato da un cono leggermente incavato da ima parte e rigonfio corrispondentemente dall'altra; porta alla sua estremità due robusti uncini falciformi, rivolti ambedue in dentro, lateralmente ai quali stanno due specie di punte o cirri, e più in basso tre peli piuttosto corti, mentre altri due sembrano prendere inserzione alla base degli uncini, e riuniti per un certo tratto in- sieme, terminano a somiglianza di uno spazzolino. Il 3" e 4" pajo di zampe sono uguali fra loro, e non sembrano costituite che da due articoli, il primo brevissimo, e l'ultimo rap- presentato da un mammellone o capezzolo munito di quattro tu- bercoletti rilevati e distinti, sui quali s' impiantano altrettanti peli grossi e lunghi. Il 3° pajo solo offre all' articolo che rappre- — 173 — senta la gamba un pelo piuttosto lungo, inserito sulla faccia ventrale. Peli. Nella faccia ventrale si contano quattro peli, due dei quali ai lati del corpo, in vicinanza e al di sotto dell'articolazione del 2° pajo di zampe, sono grossi, robusti e seghettati in tutta la lun- ghezza di uno dei loro margini; gli altri due più corti, e molto pili sottili, stanno, come si disse, in basso e ai lati dell' apertura anale. Altri due peli più lunghi dei precedenti, inseriti in due tu- bercoletti, si incontrano, per quanto avrei osservato, nella femmina in vicinanza del bordo libero dell' addome. Il dorso è provvisto di otto peli; due dei quali più lunghi, grossi e seghettati sopra un margine, stanno in corrispondenza di quelli simili ventrali. Altri quattro più corti e più sottili sono impiantati a pajo alla parte anteriore e alquanto laterale del dorso in vici- nanza del bordo dell' epistomo. Finalmente un altro pelo per cia- scun lato si trova in vicinanza della base del 1" pajo delle zampe. Organi genitali esterni. Non potuti rintracciare. Forse è dal solco toraco - addominale che la femmina emette le uova, come in qualche specie di acaro fece osservare il Prof. Michelacci, troncando cosi una questione sorta a questo riguardo. In un individuo ma- schio parve scorgersi qualche cosa che aveva somiglianza cogli organi genitali, situato fra le epimere del 4" pajo. Quest' acaro si presenta sotto tre forme : 1^ Larva, exapoda, molto più piccola che nelle fasi ulteriori, simile del resto nella forma che avrà durante la vita, ad onta che presenti una figura ovoide con il maggior diametro trasverso, e che manchi di qualche pelo al 3" pajo di zampe. Qualcuna di queste larve avanti di subire la muta offrono un volume quasi doppio di quando sono uscite dall'uovo. Hanno, come si disse, le strie dorsali molto sviluppate. 2* Ninfa octopoda, con strie molto pronunziate. 3^ Stato adulto. Maschio più piccolo della femmina, del resto fra loro poco differenti. Uova. Regolarmente ovoidi; alcune non presentano che le granulazioni del vitello, altre invece mostrano l'embrione, altre in fine la larva già formata, exapoda, ripiegata sopra sé stessa, e — 174 — simile del resto a quella uscita dall' uovo. Le uova, quando tuttora esistevano nel corpo della femmina, non presentavano altro che le granulazioni vitelline, senza traccia di embrione e molto meno di larva. È questa la descrizione del nuovo acaro, sul quale mi propongo di eseguire nuove osservazioni, per determinare più esattamente in qual genere possa venir classato e a quale specie possa avvi- cinarsi. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA. Fig-. 1. Acaro femmina, faccia dorsale. (Ingrandimento -^ — C">'n,ciO). Fig-. 2- Acaro femmina, faccia ventrale. Fig 3. Larva. Fig. 4. Ninfa. Fig'. 5. Rostro, faccia dorsale. Fig. 6. Rostro, faccia ventrale. Fig. 7. P e 2^ paio di zampe. Fig. 8. 3° e 4*^ paio di zampe. Fig. 9. Mandibule riunite fra i palpi divaricati. Fig. 10. Una mandibula veduta di profilo. NOTE ANATOMICHE INTORNO AGLI INSETTI ADOLFO TARGIONI TOZZETTI SOPRA UNA FORMA DI CELLULE EPITELIALI NEL VENTRICOLO DELLE LARVE DELLE API (Tav. 3. flg. 2 a 10). In un' altra occasione assai notevole per la Società Entomo- logica (1) annunziai, accompagnando 1' annunzio con una dimostra- zione sommaria dei fatti, di avere osservato un particolare epi- telio sulla parete propria del ventricolo delle larve delle Api, e che dall' esofago o parte anteriore e più stretta del ventricolo stesso va fino alla sua estremità posteriore. Di poi, in una occasione successiva ricordando questa prima notizia, (2) espressi l'idea che le cellule dell' epitelio annunziato si potessero probabilmente para- gonare da una parte con certe altre, descritte nel tubo intestinale di alcuni Crostacei terrestri (Oniscus) da Leydig {3), mentre poi queste e quelle avrebbero dovuto ajutare a comprender meglio alcuni particolari indicati nelle cellule del tessuto del corpo muccoso o della epidermide degli animali superiori, l'uomo compreso, da Schrònn (4), da Schultze, da Giaccio (5), da Bizozero in un più re- cente lavoro (6). (1) Adunanza generale tenuta in Bologna il dì 8 ottobre 1871. V.Bull. Soc. eut. ital. T. 4, parte officiale p. 27. (2) Annuario scientifico industriale ann. VII (1871) p. 277. (3) Lehrbuch der Histologie pag. 332. (1857). (4) Schrònn. Contribuz. all'Anat. della cute — Morgagni 1865, p. 202. V. anche Palla- dino Lez. d' Ist. e fisiol. gener. p. 56. (1867-68). (5) Sulla struttura della pelle della Rana — Mem. letta alla Società degli Aspiranti naturalisti pag. 12. 14, 15. 1867. (6) Rendiconto dell' Istituto Lombardo. Ser. 2. Voi. 3. p. 74. 1871. — 176 — Il ventricolo delle larve delle Api va semplice e dritto dall'ori- fizio buccale all' estremità posteriore del corpo, dove finisce in un tubo lunghetto e flessuoso più angusto, all'origine del quale si im- piantano quattro tubi malpighiani assai lunghi, e chiusi a fondo cieco nella estremità (tav. 2. f. 3). — Stretto a principio, poi a un tratto si allarga, e conserva fino in fondo il calibro acquistato, occupando una discreta parte della cavità viscerale, nel resto piena del tessuto adiposo e degli organi, che in questo tempo della vita sono determinati. La parete del ventricolo istesso è una sottile membrana, sulla quale, in ordine trasversale, si distribuiscono in gran numero le trachee, dipendenti da tronchi che vi si portano dalle parti laterali, e vi si diramano, sopra dividendosi a un tratto e facendo come un pennello di filamenti lunghi, finissimi e di poco divergenti fra loro. Non vi si vedrebbe quasi struttura, se indurita con alcool non vi apparissero delle strie, le quali accennano a delle fibre proba- bilmente muscolari, ma pallide estremamente. Ora, sulla faccia interna del tubo formato da questa membrana, riposa l'epitelio annunziato, ed è composto di un solo strato di grandi cellule, assai regolarmente disposte, a stretto contatto fra loro la- teralmente, e col segmento libero verso la cavità rilevato e con- vesso (fig. 4. 5. fig. 8 a). Verso la base delle cellule epiteliali si trova, in ispecie esami- nando parti di giovani larve e sul fresco, uno strato granuloso, opaco assai, nel quale sono sparsi dei corpi ovoidali traslucidi, molto mi- nori delle cellule stesse, contenenti due o più masse nucleari (fig. 8 e). Questo epitelio è poi a contatto con una zona assai considere- vole di certa materia granulosa, semifluida, opalina, la quale a sua volta per di dentro tocca la parete di un tubo formato da una mem- brana anista e sottilissima, contenuto entro il primo concentrica- mente, e che circonda la massa del polline ingerito dalla larva, e dalla quale il ventricolo tutto è disteso. Se qualche liquido bagni le grandi cellule dell'epitelio sopra indicato (sia pure lo stesso li- quido cavitario del corpo della larva, o una soluzione densa di albumina, o di glicerina, tanto più poi l'acqua pura) quelle rigon- — 177 — fiano enormemente, e si vedono a poco a poco distese, fra loro compresse, allungarsi verso lo spazio libero, staccarsi o lacerarsi alla base, e, sdrucciolando l'una sull'altra come corpi lubrici e glutinosi, uscir fuora e riprendere nell'ambiente la forma di sfera. (Fig. 8. a) (1). In sito poi esse mostrano verso la base un grandissimo nucleo sferoide, circoscritto da una membrana ben definita, e composto di una massa viscida trasparente, in cui nuotano granuli minuti di diverso volume, molto lucidi o refrangenti, ed in gran numero (Nucleoli?). Cotesto nucleo è poi distintissimo nel mezzo delle cellule fuori uscite, e talvolta resta anch'esso isolato. Il contenuto della cellula è intorno al nucleo assai chiaro, verso la parete è opalino, denso, granuloso finissimamente, ed è all' ultimo limitato dalla membrana cellulare ben definita, ma sot- tile di per sé stessa. Se non che intorno intorno alla linea esterna che la designa vi è di più un alone trasparente, ora meno ora più alto, distinto più sul segmento libero della cellula che sulle facce laterali di essa, e che se per un momento par limpido, tosto si vede diviso in finissime ciglia verticali, libere fra loro in mezzo ad una materia più o men granulosa, tutte uguali, e terminate con estre- mità ben distinte. (Fig. 4 « f. 8 a). Vista in projezione verticale od obliqua, la superficie di queste cellule e dell' alone ciliato che le definisce sembra minutamente punteggiata, ma le punteggiature non sono che le estremità delle ciglia di cui si è fatto parola. (Fig, 5). L' alone istesso e le ciglia in cui si divide si rendono più apparenti dopo 1' azione dell' acqua o della glicerina, e sopra delle piccole cellule anco di O''',005 o 0"',010 di diametro che si trovano in alcune parti, probabilmente dove il tubo intestinale è più stretto, forma una bella apparenza radiata e stellata, giacché per esser mi- fi) Il liquido cavitario delle larve delle Api è incoloro e limpido, ma pure vi nuotano dei corpuscoli sferoidali incolori anche essi, ed appena opachi per alcune granulazioni, ed altri più rari, fusiformi, ad estremità molto sottili. Questo liquido non si coagula spon- taneamente come altri nei quali il fenomeno è evidentissimo, ma coagula in un coagulo denso e bianchissimo pel calore o per l'acido azotico. In altro momento potiò recare una serie di studii su questi liquidi cavitari delle larve degli insetti. — 178 — nori le cellule, l'alone stesso non è meno alto, né meno lunghe sono le ciglia che lo compongono. Talvolta ancora le cellule vengono lacerate, e allora si vedono lembi e stracci delle loro membrane colle ciglia relative. Per farsi più giusta idea di tutte le disposizioni del tubo in- testinale e dell' epitelio, giova indurire delle larve con alcool as- soluto, immergendovele e tenendovele immerse per alcuni giorni, dopo avere inciso la pelle per un tratto notevole assai. Allora, nelle sezioni trasverse, si vede al centro il cilindro formato da grani di polline, dei quali si trova sciolta la materia colorante, ma intatte le membrane esterne e la forma. Procedendo in fuori, si ha la membranella anista che circonda questa massa alimentare, la zona granulosa di cui ho già detto all' intorno, e in questa spesso si distinguon due strati, uno più, uno meno denso ; finalmente 1' epitelio e la tunica propria dell' intestino. Ora nell'epitelio cosi apparecchiato si può scorgere che le cellule invece di essere allungate nel senso dei raggi del cerchio a cui stanno intorno, sono anzi più corte in questa che nelle altre dimensioni visibili per sezione. (Fig. 4. a, &, e). Esse si toccano a vicenda, ma sono distinte e disgiunte l'una dall' altra. L' alone chiaro o striato, è evidentissimo sulla faccia convessa, più sottile sulle facce laterali e spesso incospicuo ; la sua struttura fibrosa e ciliata ben chiara sulla prima, su queste spesso non apparisce. La sostanza della cellula si è coartata e aggrumata coll'acool, restando granellosa ; il nucleo ha conservato le sue qualità, salvo il volume che é scemato assai, ma il nucleo stesso occupa presso a poco il campo di mezzo della cavità cellulare. In nessun caso e in nessun modo si scuopre mai rapporto alcuno delle ciglia col nucleo, da esse separato per grande intervallo (1). Il carminio tinge il nucleo fresco o indurito più intensamente della materia granulosa della cellula, ma dà pur colore a questa. (1) Mi sembra importante di avvertire questo punto a fronte delle idee di Reichert, di Koelliker, di Leydig, di Balbiani sulla continuazione delle ciglia (da loro considerate come poricanali) col nucleo in altre cellule. — V. Palladino op. cit. p. 56. — 179 — alla membrana e alle ciglia, sebbene, per essere più limpide, questa o quella appariscano dopo la sua azione più scolorite delle altre parti. Altrettanto fa il rosso di anilina. Il nitrato di argento, fatto seguire dalla macerazione colla glicerina diluta di acqua e acidulata con acido acetico, tinge di bruno o di giallo scuro con diversa intensità di effetto tanto le parti esterne quanto le interne. Per completare la storia di questo epitelio aggiungerò eh' io l'ho trovato tanto nelle larve dei maschi che in quello delle fem- mine, tanto nelle larve di pochi millimetri che in quelle prossime a chiudersi nelle loro celle ; e che poi una volta passato questo mo- mento, sulle larve rinchiuse ma non venute ancora al punto di mostrare al di fuori alcuna sensibile mutazione fra gli organi ge- nitali già definiti, il ventricolo è vuoto, più stretto, più lungo, e l'epitelio primitivo ha ceduto il luogo all' altro, che è proprio del- l'insetto perfetto, e composto di piccole cellule ovali e verticali sulla parete eh' esse rivestono. Ho ripreso in esame le cellule dell'epitelio degli Oniscus de- scritte da Leydig e le ho studiate in due specie comunissime sotto i vasi da fiori ne' nostri giardini. (Fig. 6 a. ì). e). Anch' esse formano un solo strato all' interno del tubo inte- stinale per di fuori muscoloso e ben più robusto del ventricolo delle larve delle Api. Anch'esse han forma di parallelepipedo, poco più, poco meno di 0"^032x0'",065x0"^032 di dimensione, nucleo, contenuto abbondante, membrana che le circoscrive. Dalla parte della cavità intestinale vi è poi uno strato (a), che passando con- tinuo sopra tutte, fra 1' una e 1' altra si inflette profondamente, colle inflessioni descrive delle fosse, i cui vani disegnano un re- ticolo a maglie quadrate suU' epitelio medesimo, quando si guarda dal di dentro in projezione verticale. E particolare però la dispo- sizione del contenuto cellulare (&), j:)erchè sul fresco questo è chiaro intorno al nucleo, e più infuori forma una zona molto con- sistente ed opaca, dove per una divisione e distribuzione radiata di parti limpide e granulose si disegnano delle apparenze di prismi. — 180 — che riposando colla base descrivono sulla membrana delle cellule delle aree e una specie di reticolo a piccole maglie, mentre inter- namente, verso la cavità, finiscono con estremità libere rotondate e figurano come altrettanti stretti festoni. L' alcool poi conferisce alla sostanza di questa zona una strut- tura fibroide evidentissima. Lo strato che cuopre la faccia libera delle cellule e fodera im- mediatamente la cavità intestinale, sul fresco, non si separa facil- mente dalle cellule stesse ; dopo 1' azione dell' alcool se ne distacca in vece con certa facilità, e mentre nelle sezioni mostra talora una poco chiara apparenza fibrillare o ciliare, alla superficie libera si mostra cosperso di minute punteggiature rilevate, distinte, che son proprie alla superficie stessa, e sono anco disposte con qualche regolarità in serie lineari. Ora mi par diffìcile che lo strato continuo che cuopre in tal modo all' interno questo epitelio possa corrispondere allo strato ciliare delle cellule dell' epitelio delle Api, e l'apparenza fibroide del con- tenuto delle cellule stesse non può esser paragonata con quella dello strato ora ricordato in queste ultime. — Vi è però una note- vole disposizione della sostanza propria di questi elementi cellu- lari, e che ne ricorda forse alcune più frequenti o quasi ovvie nelle cellule a parete ingrossata delle piante. Ho voluto poi insistere di più nello studio comparativo delle cellule ciliate dell' intestino delle Api, con altre cellule epider- moidali. Tutti gli osservatori ricordati a principio dicono che le cellule della epidermide e del reticolo malpighiano sono provviste di una zona ciliare, e non terminano con un contorno netto, toccandosi pei lati a vicenda direttamente (1). Per Giaccio, nella pelle della Rana gli orli delle cellule sono « contrassegnati da strie le quali sono sì poco estese e di tanta (1) Leyilig' ha iadicato i suoi poroianali nella epideraiide della Emys europaea, Sctironn nel corpo muccoso dei mammiferi, e in particolare iu quello dello zoccolo e della muccosa buccale del feto del cavallo. Altra importanza e sviluppo molto maggiore si danno a questi accidenti delle cellule in var.i prodotti morbosi (cancri cutanei, condilomi ecc.). ~ 181 — « sottigliezza da non poterle discernere se non con molta difficoltà ». Per Schultze nella epidermide le ciglia di una cellula si intro- mettono fra quelle dell' altra come i peli di due spazzole premute insieme e « servono loro (alle cellule stesse) per tenersi fra sé stret- tamente unite ». Per Bizozzero poi nella epidermide e nei prodotti morbosi epiteliali, quando le ciglia sono uguali alla distanza che separa le cellule, veramente pare, come è sembrato allo Schultze, che esse « .... stiano fra loro addentellate come i peli di una spazzola; » ma altrove nel suo discorso ammette in vece che saldate a vicenda esse «... tengono adesi fra loro gli elementi cellulari... », e altrove poi, che fra cellula e cellula vi è un intervallo, e che quando l'intervallo che separa le cellule è maggiore delle loro lunghezze allora « ... le ciglia vanno bensì da una cellula alla cellula opposta, ma non sono « a contatto l'una dell'altra... » e sono separate da uno spazio chiaro che varia di grossezza a seconda della natura e dello stato del- l'epitelio. Poco prima ha anco detto che 'nei tessuti ipertrofici questo « spazio libero e chiaro... supera in larghezza lo spessore « delle ciglia stesse, e talora è doppio o triplo ». Schrònn, ispirandosi probabilmente alle idee di Kòlliker sulla struttura degli elementi dell'epitelio cilindrico intestinale dell'uomo e di altri, ha avuto coteste ciglia in conto di « canaletti microscopici ». Giaccio ha raccolto l' idea che Schultze e Bizozzero hanno ricu- sato, avendo per rigide le ciglia stesse. Negli spazi fra cellula e cellula pescano necessariamente, o per essi traversano, coteste ciglia, ma per di più negli spazi inter- medi l'egregio Prof, di Pavia si avvede di una sostanza intercellu- lare poco consistente, e ricordato il passaggio delle cellule semo- venti nei tessuti epiteliali, secondo osservazioni di altri, si fa ardito a formulare V ipotesi per lui nuova d' una circolazione dei tessuti epidermoidali, per la quale « il decorso dei succhi ha luogo attraverso la sostanza che sta fra le cellule e le ciglia ». Ora sulla via di questa scoperta e dell'ipotesi stessa, il Prof. Bi- zozzero trova secondo me un precursore, perchè mi parve prima e mi pare ancora che il Giaccio tre anni prima di lui, si fosse appel- — 182 — lato anch'esso alle osservazioni di Reklinghausen sui corpuscoli se- moventi ne'tessuti epiteliali (1), e dopo una dimostrazione che sa- rebbe lungo il ripetere, avesse concluso essere di necessità che fra l'una cellula epiteliale e l'altra vi sia qualche spazio, e che la sostanza che lo riempie « non sia solida, ma poco tegnente e cedevole, e l'uf- « Scio suo.... forse potrebbe essere in parte non diverso da quello « della materia granellosa, che si trova entro a' canaletti del « connettivo ». Questa esposizione, un po' fuori del campo della entomologia, mi sarà perdonata dagli entomologi, prima perchè è chiaro che in argomenti come questo il terreno non può essere troppo esat- tamente diviso fra la scienza che ha un nome, e quella che ne prende un altro, e il dividere le discussioni non gioverebbe ad alcuna ; in fine perchè avendo dovuto già porre a riscontro le os- servazioni del Giaccio e del Bizozzero con pochi cenni, ero quasi in dovere di porgere qualche dichiarazione di più, rendendo a cia- scuno il suo, e ad entrambi l'onore dell'acutezza e sedulità del loro osservare. Ora poi nel merito della questione io non so a qual termine debba approdare l' importanza data al ritrovamento della materia intercellulare nelle cellule epiteliali, perchè, trasformata più o meno, ella è sempre là a rappresentarci la materia fondamentale del tessuto epidermoidale, e sarebbe piuttosto strano eh' ella man- casse, di quel che sia singolare lo scuoprire la sua presenza. Quanto alle ciglia delle cellule epidermoidali, io debbo con ram- marico confessare che malgrado mezzi di osservazione assai perfetti e molta diligenza, mi son parse tutt' altro che con quella chiarezza colla quale vengono descritte e disegnate da alcuno, soprattutto nei tessuti normali della pelle delle rane e dell' epidermide umana, E vero però che più distinte si hanno nei tessuti ipertrofici; tuttavia ho voluto estendere in qualche altra parte le osservazioni, e di aspetto sicuro ho trovato queste cellule ciliate, o spinose secondo lo Schultze, nel corpo muccoso delle squame toraciche della Testudo graeca. Le grosse epidermidi di GloMcepìiala melas, e di (1) Giaccio op. cit. p. 25. — 183 — Tursiops Tursio, che per caso mi trovavo a mano conservate in alcool, mi hanno pur dato altro elemento non esplorato di studio. Alte -f- circa un millimetro almeno, queste epidermidi si com- pongono di moltissimi strati paralleli alla superficie del corpo, ed ogni strato consiste di cellule poligone, molto larghe e compresse, di 0"^035 a 0'",045 di diam. negli strati più esterni e nei profondi più tumide, ma più minute, facili poi ad osservare in sito, e non diffi- cili a separare l'una dall' altra anco meccanicamente quasi dovun- que. Ora per questa medesima separabilità si rivela certa reci- proca indipendenza di una cellula dall'altra da combinare assai bene coli' idea di spazii e di materie intercellulari, che poi anco si possono vedere. — Di più ogni cellula libera mostra i suoi mar- gini molto nettamente definiti, visibilmente denticolati, e la super- ficie delle facce è distintamente granulata. — Granulazioni e den- ticoli sono di certo la medesima cosa vista diversamente, sono delle ciglia se si vuole, ma ciglia molto brevi davvero. La cellula poi contiene un bel nucleo e non poca materia granulosa bruna all' intorno. Dopo tutto questo, lasciata da parte la materia intercellulare, che per la molta indipendenza delle cellule del ventricolo delle Api non esiste fra queste, io non oserò concludere dalle mie osser- vazioni sulle cellule ciliate del ventricolo stesso alle cellule epi- dermoidali o epiteliali in generale; ma se, ammessi i fatti come vengono esposti dagli altri più che da me, ad alcuno, come a me sembrasse che possa essere qualche analogia fra queste e quelle, sarà bene di ricordare : 1° che nelle cellule epiteliali del ventricolo delle Api lo strato ciliare forma per ogni cellula una zona propria della loro membrana; 2° Che per quanto questo strato si renda visibile sulle facce late- rali delle cellule messe in vicinanza una presso l'altra nell'epitelio, e cosi in rapporto con un intervallo che le isola tutte, cotesto strato prevale sui segmenti liberi delle cellule stesse, quindi non ha relazione alcuna né con intervalli, né con materie intercellulari; 3° Che le ciglia son libere 1' una dall' altra e libere all'estre- mità terminale, senza cercare né saldature né incastramenti con — 184 — quelle delle cellule più vicine; senza avere poi all'interno rela- zione di sorta col nucleo. 4° Che in loro non si scorge cavità alcuna, e d'altronde nes- suna ombra di motilità. 5" Che la loro sostanza è evidentemente una modificazione di quella della stessa membrana cellulare che le sostiene, nella quale se ad un certo momento non siano distinte, distinte si rendono in un altro, e con tale prontezza e sotto condizioni di esperienza così variate da non ritenere ch'esse siano un prodoto artificiale di queste. 6° Che quali sono, esse moltiplicano infinitamente la superficie della cellula, e che perciò poste al confine fra questa e l'ambiente in cui essa si trova, di altrettanto devono moltiplicare i contatti i rapporti e gli scambi che si possano effettuare fra l'una e l'altro. Le quali considerazioni, o si tengano strettamente in rapporto colla fisiologia delle cellule stesse nelle Api e nell' organo dove si trovano, o si vogliano estendere più largamente, siccome io am- metterei possibile il fare, applicandole appunto a quelle diverse apparenze delle cellule epìdermidalì di cui si è parlato, esse hanno forse un significato di qualche valore, e compensano il non breve studio speso intorno a un elemento istologico di un povero insetto, a cui con più interessate cure sono d'altronde volti gli intendi- menti di molti. APPENDICE. L'epitelio del ventricolo delle Api non oltrepassa indietro il limite che separa questo dal tubo intestinale più stretto, e nel quale in vece prende posto un altro epitelio a cellule più piccole, più fitta- mente serrate, più consistenti e affatto diverse dalle prime, mentre la parete più decisamente muscolosa è per di fuori coperta anco da un numero di trachee molto maggiore. I tubi malpighiani (tav. 2. fig. 3) sono composti di una tunica propria assai consistente, in cui si diramano, non troppo fitte, pa- recchie trachee. Cotesta membrana non ha tessitura distinta per sé, ma all' interno è tappezzata da un epitelio di grandissime cel- lule depresse, a grandissimo nucleo, non diflfìcili a staccarsi l'una dall' altra e dallo strato che le sostiene, senza membrana propria. — 185 — e composte da una massa plasmatica sparsa di molte ed assai grosse granulazioni. Né dal tessuto di queste cellule, né da quello del tubo intestinale ho potuto ottenere segni di presenza di acido urico. Quanto all'adipe non é difficile, nemmeno nelle larve delle Api, distinguere delle masse fluttuanti intorno ai visceri nella cavità del corpo, e altre più aderenti alle pareti di questa, le une e le altre composte da corpi irregolari, frastagliati e circoscritti da membrana, a cui si portano delle trachee, ed entro la quale, divise da inter- valli chiari, esistono masse sferoidali di 0",01 a 0' ,02 di diam., più 0 meno compresse o depresse, di una materia assai tenace per conservare una forma, anco quando le masse medesime sono fuori uscite, e per contenere invischiate le gocciolette sferoidali del grasso, minute e numerosissime. Al centro di queste masse, sembra esistere più denso il cumulo della materia comune ed il nucleo. Notabili poi sono nel corpo adiposo interno, senza eh' io abbia potuto determinare né la legge della loro distribuzione, né i loro rapporti, delle cellule più esattamente sferiche, più grandi, senza grasso, ma piene di una materia granulosa jalina molto sottile, e con grosso nucleo. Per l'aspetto loro queste cellule mi ricordano quelle in racemo trovate nei singoli anelli del corpo delle Lampyris (1). Pur anco nel grasso delle larve delle Api sono notevoli altri corpi del volume e delle forme delle stesse cellule o masse sferoidali dell'adipe, ma affatto distinte da loro, non riunite in tessuto, e costituenti dei gruppi o delle serie irregolari, sempre in dipen- denza dei rami di qualche trachea, e che a luce reflessa spiccano per l'opacità e la bianchezza fra le altre, mentre a luce trasmessa sono oscurissirae (Tav. 2 f. 2.). Compresse o rotte lasciano uscir fuori dei minuti corpuscoli sferoidali giallastri, i quali non sono alterati dall'acqua né dall' acido acetico, ma sono però sciolti dalla potassa, lasciando per assai tempo una forma sferoide trasparentis- sima che gli rappresenta. Nelle larve le masse sferoidali, cioè gli elementi comuni dell'adipe. (1) V. BuU. Soc. ent. T. 2. p. 185. tav. 2. f. 4. Ann. IV. 13 — 186 — sono riuniti insieme da quella sostanza traslucida che si interpone fra loro, e che prende apparenza di setto intercellulare, mentre per cellule queste masse restano definite, sicché si rivedono disposizioni di tes- suto molto simili a quelle dell'adipe del baco da seta e di altre larve (1). Questi elementi si rendono anco liberi a dir vero senza mol- tissima difficoltà, ed usciti fuori sono masse di gocciole oleose ce- mentate dalla materia del plasma con una certa forma, ma senza membrana propria di cellule come si è detto. Però più tardi, quando la larva sia chiusa nella sua cella, benché non abbia ancora subito gravi cambiamenti esterni, la dei- scenza degli elementi del tessuto adiposo è un fatto normale, e questo tessuto si risolve realmente in altrettanti corpi sferici liberi, nei quali la materia oleosa è meno abbondante, il nucleo molto distinto, e la membrana è evidente. Più avanti poi, quando la ninfa è formata nelle sue parti tuttavia bianche, e sempre vestite del primo involucro, il tessuto adiposo è quasi sparito, o al più si trovano delle gocciole grasse riunite attorno ai visceri, massimamente intorno alle ovaje ed ai testicoli, ma in vece prevalgono molto i corpi opachi di cui abbiamo parlato, e principalmente alla faccia interna delle masse de' tubi del testicolo del maschio formano quasi uno strato, essendo sempre indipendenti l'uno dall'altro e pendenti in vece da una finissima tra- chea uno per uno. Qual sia la natura o l'ufficio di questi corpi per ora è difficile a dire; ma intanto la risoluzione del tessuto adiposo prima in cel- lule libere, poi il suo riassorbimento quasi totale, sono due fatti degni di considerazione nella storia del tessuto stesso, e il primo specialmente spiega quell'adipe, le cui cellule si staccano le une dalle altre ed escono libere dalle borse dove son contenute, trovato da me nelle larve delle Chelonia, comunque queste fossero larve pro- priamente e non ninfe. Da quanto si è veduto da altri però, e da quanto io medesimo ho potuto osservare fin qui, la trasformazione del tessuto adiposo dei Lepidotteri, nella Ninfosi, segue in generale una legge assai diversa, e volge a diverso fine. (1) V. BuU. Soc. eut. T. 3, p. 397, tav. 3. f. 7. — 187 — DESCRIZIONE DELLE FIGURE. (Tav. 2) Fig. 1. Cychrus Costae Emery. (V. Bull. pag. 166). 2. Corpuscoli opachi del tessuto adiposo della Ninfa di Apisli gustica o^; X40. 3. Parte posteriore del ventricolo della larva di Apis ligustica; X 4 a 5. a] parte tubulare ristretta, h) tubi malpighiani. 4. Sezione trasversale del ventricolo della larva dell'Ape indurito con alcool, e comprendente specialmente 1' epitelio : a] zona ciliata delle cellule epiteliali, 6) zona granulosa del protoplasma delle cellule, e) nuclei. 5. Epitelio indurito con alcool e veduto in projezione dalla faccia interna ; X 230. 6. Epitelio del ventricolo di Oniscus; X ^^O : a] strato punteggiato separabile dal corpo delle cellule, 6) zona fibroide del contenuto delle cellule, e) nucleo. 7. Tubo malpighiano della larva di Ape, coli' epitelio veduto per traspa- renza a traverso la tunica propria; X '^0. 8. Parete del ventricolo della larva dell' Ape preso in liquido albumi- noso; X 230. a) cellule epiteliali corrispondenti a quelle della fig. 4, 5 distese a, &, e come nella fig. 4, 6) tunica propria percorsa dalle trachee, rovesciata in alto, e) strato opaco granuloso coi corpi traslucidi (cellule epiteliali in formazione ?). 9. Cellule epiteliali giovani distaccate; X 300, 10. Corpuscolo del fluido cavitario : a) corpuscoli fusiformi, 6) corpuscoli sferoidali ; X '^00. SULLA POSIZIONE DEL CENTRO DI GRAVITÀ NEGLI INSETTI B SULLE RICERCHE SPERIMENTALI DEL SIC. PLATEAU PER DETERMINARLA RELAZIONE Dell' Ing Conte GUIDO VIMERCATI. I. Da alcuni anni a questa parte molti fra i naturalisti contem- poranei si sono dedicati allo studio d' una delle più importanti quistioni della fisiologia, qual'è quella che lia per iscopo la deter- minazione delle condizioni d'equilibrio degli esseri viventi. In ogni animale che si muove debbonsi distinguere due sorta di movimenti : gli uni sono moti di totalità o di locomozione, in virtù dei quali l'animale sposta il suo corpo in modo da cambiare la posizione di esso relativamente a tre punti fissi; gli altri sono movimenti parziali o sopra luogo, i quali consistono nel variare la posizione rispettiva di una o di varie parti del suo corpo; in quest'ultimo caso la base del corpo dell'animale rimane la mede- sima, nel primo caso essa si sposta. In entrambi questi moti, sia che l' animale abbia un movimento progressivo (positivo, negativo o laterale) sia che, conservando al medesimo posto la totalità del suo corpo, esso ne muova alcune parti, le contrazioni musculari e lo spostamento delle leve solide, concorrono verso uno scopo importantissimo, la conservazione cioè dello stato dì equilibrio. — 189 — Ora, fa appena d'uopo il rammentarlo, nello studio delle con- dizioni di equilibrio di qualsiasi corpo è indispensabile il conoscere la posizione del suo centro di gravità, la posizione cioè di quel punto pel quale passa costantemente la resultante delle azioni della gravità sulle molecole del corpo, in tutte le posizioni eh' esso può prendere. È questo un nuovo esempio che rende manifesta l'esistenza di quella catena che unisce l'uno all'altro i vari rami delle scienze positive e di osservazione, giacché la fisiologia ha d'uopo ricorrere alla meccanica, e togliere a prestito della fisica i metodi sperimen- tali d' investigazione. Di quali risultati sia feconda questa applicazione dei metodi sperimentali della fisica alla fisiologia, ci porsero recente e raro esempi Helmholtz e Marey, il primo col misurare la velocità del- l'azione nervosa servendosi del metodo impiegato dai fisici per cono- scere la velocità dei proiettili da guerra, il secondo co' suoi appa- recchi registratori ed elettrici che gli diedero la rappresentazione grafica del moto delle ali degli insetti e degli uccelli; e fu appunto a siffatti apparecchi di precisione, ispirati dai metodi che impiegano 1 fisici, che l'illustre professore del Collegio di Francia deve la gloria di aver dilucidato il difficile problema del volo. Malgrado l'esempio d'una tale felice applicazione, v'ha un punto, come già dissi, di capitale importanza per la fisiologia, qual'é quello della posizione del centro di gravità degli animali, alla cui ricerca con poca cura si sono dedicati i fisiologi; alcuni si limi- tarono ad indovinarne la posizione, altri a dedurla vagamente dalla forma esterna, senza curarsi di determinarla per via sperimentale. L'importanza di tale determinazione per l'uomo, fu tuttavia riconosciuta da lungo tempo ed è al nostro Borelli che noi dob- biamo le prime ricerche a tale riguardo. Nella proposizione CXXXIV del suo Molu animalium, edito nel 1685, il Borelli descrive come egli abbia determinato il centro di gravità dell'uomo collocando una tavola in equilibrio sopralo spigolo d'un prisma orizzontale, funzionante da fulcro, e, fatto co- ricare un uomo sopra questa tavola, disponendolo in modo che il — 190 — sistema fosse in equilibrio, lo spigolo del prisma essendo perpen- dicolare alla lunghezza del corpo (1). E evidente che, in tale stato di cose, il centro di gravità del- l'uomo si trova nel piano verticale passante per lo spigolo del prisma. Per fissare la posizione di questo punto sarebbe stato neces- sario di ottenere l'equilibrio in due altre posizioni, ma si può fare a meno di determinare sperimentalmente almeno uno dei nuovi piani, considerando che il piano mediano del corpo, o piano ante- ro-posteriore, è un piano di simmetria il quale, per conseguenza, deve contenere il centro di gravità del corpo umano. Questo metodo è basato sul principio della leva perchè, per impedire il movimento di rotazione dell'apparecchio, bisogna cer- care il suo punto di appoggio in modo che i momenti statici delle forze che agiscono alle opposte estremità della leva, si facciano equilibrio. Per tal modo Borelli trovò che il centro di gravità dell'uomo si trova fa le natiche ed il pube; più tardi Weber (2), con un metodo simile a quello del Borelli, trovò, più particolarmente, che il centro di gravità del corpo umano è situato nell'interno del canale midol- lare della colonna vertebrale presso a poco al livello del bordo superiore della 2» vertebra lombare. Ma se tali ricerche ebbero luogo per l'uomo, non può dirsi altrettanto per gli altri animali e specialmente per gli inferiori; possiamo ricordare solamente quelle del Monoyer (3) il quale ha (1) Credo bene riportare le parole testuali del Borelli : Prop. cxxxiv. Corporis humani, in directum extensi, centrum gravitatis Inter nates et pubim existit. Tab. 10. Fig-. 12. Extenso homine nudo super tabulam planam ab, in ejus medio supposui cuneura prismaticum ed triangularem, ad fulciendam tabulam ab perpendiculariter iu ejus centro gravitatis, haec tabula quiescehat aequilibrata, quotiescumque fulcimeutum cunei in puncto e, existente Inter nates et pubim homiuis, super tabulam jacentis, perting'ebat. Quare centrum gravitatis illius honiiuis extensi in ilio sito existebat. (Giov. Alf. Borelli — De Mota Animalium — Lugduni iu Batavis mdclxxxv pag. 167. (2) Ed. Weber — Mushelbewegung (Wagner's, Handwoerlerbxich der Plujsioloqie, 1846) e Trattalo della meccanica decjli organi della Incnmozi'ìne, Gottinga 1836, tradotto in francese da Jourdan neìV Encyclopedie anatojnique, Parigi 1843. (3) F. Monoyer — Récherchrs expérimentales svr l'équilibre et la locomotion chez les pois- som {Annates des sciences natvrelles (5' serie, zoologia, VI, 1866, Paris). — 191 — determinato con molta diligenza il centro di gravità dei pesci e le condizioni che reggono il loro equilibrio e locomozione. Degli insetti nessuno erasi occupato e per quanto il volo di essi sia stato soggetto di numerose esperienze e ricerche dal 1820 per parte di Jurine (1) e Chabrier (2), al 1869 per opera di Marey (3), la posizione del loro centro di gravità non fu mai sperimental- mente determinata, È ora il signor Felice Plateau, Professore di zoologia ed ana- tomia comparata nella Università di Gand, nome ben noto ai cul- tori delle scienze naturali, quello che viene a riempiere questa lacuna con un suo pregevolissimo lavoro, assai di recente pub- blicato (4). Mi parve che l'argomento potesse riuscire di non lieve inte- resse per la Società entomologica italiana, epperò procurai di riassumere la memoria del signor Plateau, esponendo qui appresso i metodi dall' autore seguiti ed i risultati ai quali egli è pervenuto. IL Ho ricordato più sopra l' apparecchio di cui si servi il nostro Borelli per determinare la posizione del centro di gravità dell'uomo, ed è appunto a siffatto apparecchio che ricorse il Prof. Plateau, apportandovi quelle modificazioni che richiedevano il piccolissimo peso d'un insetto in confronto a quello d'un uomo, e la necessità di avere indicazioni piìi che fosse possibile esatte, giacché l'errore di alcuni millimetri, trascurabile pel corpo umano, non poteva considerarsi per tale negli insetti. L'apparecchio di cui fece uso il Plateau, è una specie di giogo di bilancia composto d' una piccola assicella di legno ben secco, lunga, (1) Mémoirei de V Académie. Royale des Sciences de Turin, t. 24. 1820. (2) F. CHA.BRIER — Essai sur le voi des insecles, extrait d'un ouvrage presente à VAcadé- mie R-iyale des Sciences le 28 fenrier 1820 (Mémoires du Museum d'histoire naturelle. t. vi. 1820 p. 410; t. VII. 1821. p. 297, e t. viii. 1822. p. 349). (3) Marby — Mémoire sur le voi des insectes et des oiseaux [Annales des Sciences naturelles: zoologie et paleontologie, Paris 1869, t. xii, p 49). (4) Plateau Felix — Recherches expér imeni ales sur la position du centre de gravile chez les insectes [Archiues des Sciences de la Bibliolhèque universelle — Genève, janvier 1872). — 192 — stretta ed a sezione rettangolare; è una specie di piccolo regolo che nel suo mezzo porta infissa, perpendicolarmente ad esso, una lama di coltello di acciaio destinata a posare sopra due piani dello stesso metallo. Per ottenere che il centro di gravità di questo sistema fosse situato sotto l'asse di sospensione, il sig. Plateau aggiunse, sotto la lamina d'acciaio, una piccola massa addizionale. Sopra la faccia superiore del regolo si trova incollato un disco orizzontale di cartoncino sottile sul quale sono segnati due dia- metri ortogonali uno de' quali è situato esattamente sopra la lama di acciaio ed il secondo si trova sull'asse longitudinale del regolo di legno; questi due diametri sono divisi in millimetri e mezzi millimetri verso destra e verso sinistra a partire dal centro se- gnato zero. Posato l'apparecchio in modo che la lama d'acciaio, o fulcro, sia sopra un piano, il regolo può oscillare liberamente e, abbando- nato a sé stesso, si dispone in equilibrio stabile ; ma un peso, anche piccolissimo, posato sopra il disco di cartone, basta per rendere questo equilibrio instabile portando il centro di gravità del sistema al disopra dell'asse di sospensione; si ripara a questo inconveniente coli' appendere alla piccola massa addizionale, che si trova sotto il fulcro, una piccola sfera pesante. Il sig. Plateau ha adoperato tre apparecchi di questo genere di differenti dimensioni, di varia qualità di legno, portanti sfere metalliche di diverso peso; al dire dell'autore la sensibilità di questi piccoli apparecchi era tale che bastava il soffiar d'un po'di vento all'esterno del gabinetto, che, per cambiamento di tempera- tura, un po'd'aria passasse per le fessure delle porte o delle finestre, perchè essi subito si mettessero ad oscillare. Passiamo ora al modo di operare con questi apparecchi; il sopporto sul quale l'istrumento si posa liberamente è collocato sopra una tavola ben ferma, situata ad un metro o due dal muro della camera ed è disposto in modo che il regolo oscilli in un piano parallelo al piano del muro; sopra questo si dispone un filo teso orizzontalmente in modo da servire di linea fiduciale di oriz- — 193 — zontalità alla quale, tutte le volte che l'apparecchio è in equilibrio, la faccia superiore del regolo deve esser parallela; questo paral- lelismo si riconosce facilmente chiudendo un occhio e collocandosi in modo che il raggio visuale rasente il disco di cartone vada ad incontrare il filo teso sul muro, in ogni punto. Cosi disposto l'apparecchio, supponiamo di dover determinare la posizione del centro di gravità d'un insetto. Si uccide 0 si assopisce col vapor d'etere l'individuo sul quale si vuol sperimentare; lo si prende delicatamente, per non sciuparlo, e, disposte le zampe in una posizione naturale, lo si depone sul disco dello strumento in modo che 1' asse del corpo sia sopra il diametro graduato e disposto nella direzione longitudinale del regolo. L'apparecchio s'inclina allora in un senso o nell'altro e, per mezzo d'uno spillo, si fa avanzare l'insetto verso destra o verso sinistra, fino a che il regolo sia orizzontale e che, anche dopo alcune oscillazioni, ritorni a questa posizione. In tale stato di cose è evidente che il centro di gravità del- l'insetto si trova sopra la verticale passante per lo zero della graduazione, cioè pel centro del disco di cartone, cioè ancora nel piano verticale passante per la lama di acciaio. Allora, per mezzo d'una lente, si osserva bene in quale regione del corpo (proto, meso, raetatorace) sia questo centro di gravità contenuto. Colla stessa lente si può facilmente osservare a qual punto della graduazione arrivi l'estremità posteriore dell'addome; si ottiene per tal modo la distanza del centro di gravità dalla estremità posteriore dell'insetto; il signor Plateau ha scelto que- sta estremità posteriore come asse a cui riferire le quote del cen- tro di gravità, di preferenza all'estremità cefalica, perchè in que- sta i palpi, le antenne, le estremità buccali permettono diflicilmente una misura esatta. Preso nota delle due misure suddette, si toglie l'insetto di sopra l'apparecchio e con un piccolo compasso a spessore si misura: 1° la lunghezza totale dell'insetto, dall'estremità posteriore al bordo an- teriore del labbro ,• 2" la lunghezza del corpo nella regione del cen- tro di gravità; 3" la sua massima larghezza. — 194 — Dividendo la quota del centro di gravità, riferita all'estremità posteriore, per la lunghezza totale del corpo, si ottiene un quoziente che l'autore chiama posizione assoluta del centro di gravità. Così, ad esempio, i quozienti 0,50 , 0,67 rappresentano che il centro di gravità si trova ad una distanza dall' estremità poste- riore che è i cinque decimi, o i 67 centesimi della lunghezza totale del corpo, e d' un colpo d'occhio, fanno vedere se il centro di gra- vità si trova nella metà della lunghezza dell'insetto, è piìi vicino alla testa, o all'estremità posteriore. III. Un primo fatto che il Plateau ha determinato nelle sue espe- rienze fu quello di riconoscere che il centro di gravità negli insetti è situato nel piano verticale mediano che passa per l'asse longi- tudinale del corpo. La verità di questo fatto è evidente nell' uomo ed in tutti gli animali a corpo simmetrico, come sono i vertebrati e gli arti- colati; ma non poteva essa considerata come tale, a priori, per gli insetti, ne' quali la simmetria che si osserva nelle parti esterne non esiste più nelle interne. Un secondo fatto stabilito dall'autore è che il centro di gravità occupa una posizione quasi identica negli insetti della medesima specie 0 del medesimo sesso, collocati ch'essi sieno nella medesima posizione. Poteva inoltre sembrare quasi sicuro a priori che il centro di gravita d' un insetto dovesse trovarsi nella posizione più larga del suo corpo, ma l'esperienza, quasi in generale, dimostra che ciò non è, e che anzi è raro il caso in cui il centro di gravità cada nella regione che presenta la più grande larghezza. Il Plateau non ha riscontrato questo caso che neWAgrion puella ; negli ime- notteri del genere Bombus {B. terrestris, B. muscorum, B. lapi- daria) il centro di gravità cade nella regione più stretta del corpo, cioè nel peduncolo che unisce l'addome al torace. Da tali risultati conclude saggiamente l'autore che tutte le volte in cui s'ha d'uopo, per ricerche sulla meccanica degli insetti. — 195 — della posizione del centro di gravità non si può limitarsi alla con- siderazione della forma esterna del corpo, ma è necessario ricor- rere all'esperienza. Il Sig. Plateau è quindi passato a determinare la situazione del centro di gravità nei due sessi della medesima specie. È noto che nella maggior parte degli insetti la femmina ha l'addome più sviluppata, più voluminoso, che non l'abbia il maschio ; era quindi ovvio il ritenere che il centro di gravità fosse più vicino alla parte posteriore del corpo nella femmina che non nel maschio della medesima specie. Tale supposizione non venne confermata dall' esperienza giac- ché, sopra otto specie sulle quali sperimentò, il Plateau ne trovò tre nelle quali questa supposizione non si è verificata. Riporto qui un quadro nel quale sono registrati i risultati ottenuti in queste otto esperienze: 196 t»- r". o t-" a t-l t-" S • o* 3 • Ol Ol la o Ol Ol Ij o "bi CJ» o CO o o Ol Ol s g 2. »j- •SA ISl >• t- 3 N3 (O =; co CO co OS co co ^ p r j^ P i^ P sa _ co o- C^ 05 w CI cn o 1— ' jO co ^ :;- W £. XSX o cu CI o Ol 00 o ai O O Ol '<=> o o "Ij or S o CSJ >• ^lli: P» SO -^ o o o o o o o o o o o o o o P P oc fo' m' " 'ct> OS 02 Ci 0^ >;^ OI cn or Oi C5 'ji. i(^ "ó^ *. S^t^ Ss e- Ol i«^ -3 OJ Ol o co rfx o» o ^ « o o> un CD r- SO " s i i.°? ^a co e^ r* S »- s g cn Cfi H H S3 to Cd g tXl W g '^ M 133 tB (!D re O CD CD o o o fB 2 2 » a Ci o o "ti o ^ •-« ^ *-i ^ •s •^. — - •-? P- o C^ N p. CL Q, C--SQ- C/3 ni a n. o m 1 o o 3 ° o p o p o "5 O •a r: "3 "tì CDirBcoB ^ o o — -!?ir co i2. 55. -tìo-'o-- o CD CD -i-jC-lB e 2. '^ ° "■ 2: "' '-' ■a 2 p O "^ CD s 2 io CD o co -1 CD < 2 •-1 CD 2 e-" B o o o' O o' o' o' B o o Q co co co p ® cD-r-co CD o p e. =■3 CD •-' CD co co CD 2. co -1 co cd" co CD P 2- £, • 2. ro 3 >• 2 e- o 5' p p B (B o p u, fi. o 5 i 1 CD p B o (D a. co, co e B o B- CD a. co co s CD P s- p CD 3 CD cn o o p' o CD i^ '^ 3 ^ ^' 3 „ S" o o ^. B P p p B 2. o O B ^- O E3 CD rD P ° o 2. a p co — - a. : e & Cb CO CO p D P CD B — CO P ° & p crj ® O ,*"*■ p"* o a. ca 5' p CD T3 O •a B o' g CD co B p p ^- 3 S- 3 3 P D ;;r' p >- (D "o "a CD il. CD CD CD 2 -fl 2 2 2 2 2 2 CD Cd' •-) ^' '-' m' "» m' "^ m' CD CO a- 1 gSgSgc2c ^CD ^CO ^CO ^CO £" B' p p' g o- p^ o o o o su. e- 09 i! CD-!CD-1^-1CD-1 S _ CD— CD O co--, CD p3p3E3p2 E4 b9 5' b' 5' >■ a, 5'_ c- a. S al BcnBoi^iJoiBoi POPoOopo 5.' a! t;c — tì ■ B ^d • 1 • 1 1 . 1 — 197 — Neil' Oryctes nasicomìs, femmina, per esempio, si vede che il rapporto fra la distanza del centro di gravità dall' estremità del- l'addome e la lunghezza totale del corpo è 0,45, mentre nel ma- schio dell'istessa specie tale rapporto non è che di 0,40 e quindi il centro di gravità è assai più vicino alla testa nella femmina che non lo sia nel maschio. Un fatto curioso segnalato dall'autore é altresì quello che le due disposizioni contrarie s' incontrano in specie assai vicine, come nella Libellula conspurcata e nella L. vulgata. Questo fatto trova la sua spiegazione nell'essere l'addome della L. vulgata più stretto proporzionatamente alla lunghezza, di quello del maschio, e che nella L. conspurcata il rapporto della lunghezza alla larghezza è il medesimo nei due sessi, ma l'addome della femmina è un po' più allungato, il che conduce il centro di gravità più indietro. Ciò però che dalle ricerche di Plateau si può stabilire è che il centro di gravità non occupa la medesima posizione nei due sessi della stessa specie. Il Sig. Plateau ha voluto anche studiare se il centro di gra- vità cambia di posizione nelle metamorfosi degli insetti dallo stato di larva a quello perfetto, com'è da attendersi stante la naturale differenza che passa fra le due forme nei due suddetti stadi della vita degli insetti: Egli trovò infatti che nei grandi coleotteri, come nei lepidotteri diurni e notturni, il centro di gravità che è ad- dominale nelle larve, si avvicina alla testa e tende a divenire to- racico negli insetti perfetti. Nella larva della Liparìs dispar tale centro si trova fra il 3° ed il 4° anello addominale, nella ninfa esso si trova nel mezzo del 3° anello addominale e nell' insetto perfetto esso centro arriva fino al bordo posteriore del secondo anello. I risultati però sono diversi se si considera la quistione dal punto di vista della posizione assoluta del centro di gravità, vale a dire dal rapporto esistente fra la distanza del centro suddetto dall'estremità dell'addome e la lunghezza totale dell'animale; questo rapporto è sempre più piccolo nell' insetto perfetto che nella larva. — 198 — il che dimostra che l' insetto perfetto ha il suo centro di gravità più vicino all'estremità posteriore del corpo; nelle crisalidi invece il centro di gravità è più lontano dall'estremità posteriore di quello che non lo sia nella larva e nell' insetto perfetto. Per la larva delle Liparis dispar questo rapporto è trovato dall'autore eguale a 0^51, e sale a 0, 54 per la crisalide, per discendere a 0,46 per la farfalla. I risultati delle ricerche fatte dal Sig. Plateau, sopra 46 specie d'insetti allo stato di riposo son registrati in due tabelle che ac- compagnano le sua memoria; fra queste 46 specie ve ne sono 35 che hanno il centro di gravità situato nell'addome e, in generale, in uno dei primi anelli di questa parte del corpo ; 11 che hanno il centro di gravità nel torace, e di queste 11 una sola, la Libel- lula conspurcata che l'ha nel protorace. Fra i rapporti che danno la posizione assoluta del centro di gravità, il minimo trovato fu di 0,40 ed appartiene alla Vanessa polycloros il cui centro di gravità dista di millimetri 9,7 dall'estre- mità dell'addome, essendo la lunghezza totale del corpo di 24 mil- limetri. Il massimo rapporto è 0,70 ed appartiene alla Cordulia metallica la quale, con una lunghezza di 54 millimetri e mezzo, ha il centro di gravità alla distanza di 38 millimetri e mezzo dal- l'estremità posteriore. Ma i due terzi dei rapporti trovati dal Plateau sono compresi fra i limiti 0,46 o 0,55, laonde si può con- cludere, nelle pluralità dei casi, che il centro di gravità d'un in- setto, allo stato di riposo è situato, sulla metà della sua lunghezza. II Sig. Plateau ha quindi esteso le sue ricerche alla determi- nazione degli spostamenti che subisce il centro di gravità degli insetti durante il cammino, durante il volo, e durante il nuoto. Nel primo caso tale spostamento ha luogo per quantità cosi minime da riuscire inutile tentativo il volerle valutare. In quanto al volo l'autore ha potuto concludere dalle sue de- licate esperienze che negli insetti le cui ali sono adagiate o incro- ciate sopra 0 lungo il dorso, allo stato di riposo, il cambiamento della posizione di queste ali, per passare allo stato attivo del volo, produce sempre uno spostamento del centro di gravità, orizzontale — 199 — dal di dietro in avanti. Il massimo spostamento fu riscontrato nella Phryganea grandis. E noto come Marey (1) attaccando alla estremità dell'ala d'un insetto una punta di foglio d'oro battuto ed operando come Wheat- stone colla pallina del suo fotometro, abbia dimostrato che la traccia del moto delle ali degli insetti è una curva che ha quasi sempre la forma del numero 8, risultante dal fatto che quando si abbassa, l'ala si porta un po' in avanti, mentrechè essa si porta un pò in addietro nel sollevarsi; il Plateau trovò che, questi movimenti d'addietro in avanti e viceversa determinano nel corpo dell'animale delle oscillazioni continue del centro di gravità intorno ad una posizione media che è quella che corrisponde agli istanti in cui le estremità delle ali si trovano al punto d'incrociamento della curva in forma di 8, messa in evidenza da Mare5^ Finalmente negli insetti acquatici {Dytiscus, Acilius, Hijdro- philus, Notonecia, Corixa) V autore ha trovato che il centro di gravità è più vicino alla faccia inferiore del corpo che alla supe- riore e che i movimenti delle zampe posteriori, in forma di remi, determinano delle oscillazioni del centro di gravità intorno ad una posizione media che corrisponde alla situazione delle zampe natato- rie situate a metà della loro corsa. Queste oscillazioni del centro di gravità son cagione d' un ondeggiamento continuo del corpo intorno ad un' asse trasversale passante pel centro di gravità me- dio, e gli fanno, per conseguenza, percorrere un cammino legger- mente ondulato. Tali sono, brevemente riassunte, le conclusioni principali che il Sig. Plateau ha potuto ottenere dalle sue ricerche ed io credo non andare errato affermando ch'esse sono assai importanti in senso relativo forse più che in senso assoluto, giacché ora, essendo in possesso delle cognizioni necessarie alla conoscenza della posi- zione del centro di gravità negli insetti, lo studio delle leggi che reggono il loro meccanismo riesce assai più facile ed ovvio. (1) Alémoire sur le voi des insectes et des oiseaux, op. cit. p. 60. — 200 — Nessuno ignora come le recenti sperienze di Helrnholtz, di Béclard, di Heidenhain, di Hirn e del nostro Matteucci, abbiano dimostrato come il principio di Leibnitz della conservazione delle forze vive, di cui è corollario 1' equivalenza del calore e del lavoro meccanico, si trovi verificato negli esseri organizzati. Potremo quindi misurare lo sforzo di trazione degli insetti, valutandolo in lavoro dinamico espresso in chilogrammetri, ed avere così un corredo preziosissimo di cognizioni le quali ci ser- viranno a poter presentare una teoria del moto, del volo, e del nuoto degli insetti, e spiegare cosi taluni fatti che si osservano con vera meraviglia nella vita di questi interessanti animaletti. SOPRA ALCUNI VESPARII PARASSITI NOTE Prof. CAMILLO RONDANL VESPARII. ( Hymenoptera ) . Nel principio di giugno dell'anno corrente, mi furono portate delle uova di insetti disposte in un gruppo di 14 intorno ad un ramoscello;, curioso chi le aveva trovate di conoscere la natura di quei globetti, assai rimarcabili nella loro apparenza, rassomigliando a piccolissime perle, un poco splendenti di lucentezza metallica. Dopo avere appagata la curiosità di chi le presentava, facen- dogli sapere che trattavasi di uova di un grosso Cimiciie, e con quasi certezza di una specie della famiglia delle Pentatomidae, collocai in osservazione quel gruppo di uova per conoscere a qual genere e specie si dovevano riferire. Scorsi pochi giorni, trovai sbucciati alcuni individui del Cimì- cite i quali, benché incompleti, mi presentarono tali caratteri orga- nici e di colore, da poter stabilire con sicurezza col metodo di esclusione, che quelle piccole larve appartenevano sàV Euridema ornatum Fab. Questo Cimicite è uno di quelli che recano danno assai rile- vante alle piante Crucifere e specialmente del gen. Brassica. delle quali guasta le foglie colle punture del suo rostro, e le imbratta Anno IV. 14 — 202 — de'propri escrementi, vivendo di esse ed in esse in tutti gli stadii della sua vita. Per fortuna diversi insetti parassiti fanno guerra a questi nocivi abitatori degli orti, ed è già conosciuto un Muscario che attacca gli individui AqW EuHdema, ed un piccolissimo vespario che allo stato di larva vive entro le uova di questo Cimicite. Desiderando conoscere questo piccolissimo nemico dell' infesto Cimicite conservai le uova dalle quali non era sortito alcun in- setto, dubitando fossero per sbucciare da esse i Vesparii ovivori da altri osservati, e non m' ingannai, perchè dopo pochi giorni trovai nel vasetto delle uova, alquanti microscopici insetti della famiglia delle Chalcidìdae, dell'ordine dei Vesparii. Esaminai tosto al microscopio quegli individui, e ne disegnai le forme ; ma nel confrontare i caratteri di quest' insetto con quelli della Calcidida già nota delle uova di Euridema, mi avvidi che io aveva scoperta una nuova specie ovivora, appartenente anche a genere diverso. Il piccolo vespario di nuovo osservato appartiene alla stirpe delle Pteromalinae nella famiglia delle Chalcidìdae ; la credo specie non descritta, e forse tipo di genere speciale, però la includo per ora nel genere Pteromalus, distinguendola col nome specifico di Oomyzus: e dell'uno e dell'altra ne porto i principali caratteri. Gen. Pteromalus Swed: [Meraporus? Wlk.) Tibiae omnes apice calcaratae, quatuor anterioribus calcare incur- vo. Femora non incrassata — Tarsi 5 articulati. Antennae sat longae, ad medium faciei circiter insertae, stipite altitudinem capitis circiter attingente, flagello gradatim a basi ad apicem incrassato, articulis 11? 12? (parum distin- guendis in hac specie). Alae vena longitudinali antica ultra medium alae producta, ramo sub-marginali, et marginali subaeque longis, ramulo stigma- tico brevi capitulato. Alae anticae in parte infera apicali, posticae in tote margine poste- riori breviter fimbriatae. Sp. — Pt. Oomyzus. — 203 — Nigro-virescens, nitidissimus: antemiarwn stipite sub-rufo: pedes femoribus et tibiis luteis in medio late nigricantibus; tarsis totis lutescentibus, apice tantum nigro. Antennae fere corporis medietatis longitudinem attingentes^ subnu- dae, et articulis flagelli sub indistinctis. Alae limpidse decolores subnudae. Taerehra ^ vix porrecta^ exigua. Verso la metà di giugno, mi fu portato un altro gruppo di uova ^eW Eurìdema, agglutinate sotto una lamina di corteccia morta di un pruno : forse per caso, ma anche questo gruppo com- posto di 14 uova. Anche queste le posi in osservazione per vedere se contene- vano parassiti, e quali. Non mi sortirono larve d' Eurideìua, ma in vece dopo pochi giorni uscirono parecchie Chalcididae, che a primo aspetto, per una grandezza alquanto maggiore, si conosceva dover essere diverse da quelle ottenute da prima, e dubitai perciò che dovesse la nuova specie appartenere a quella già scoperta dal Dumerc, ma alle prime osservazioni mi avvidi che anche questa piccola Vesparia non era stata osservata, ed era anche differentissima da quella da me sco- perta recentemente. Nell'esame de' suoi caratteri conobbi che il nuovo parassito era congenere all' Oomyzus, e mi assicurai non essere stato de- scritto, per cui imposi ad esso nome speciale, chiamandolo Pterom: ovivorus n. La nuova specie cosi brevemente la descrivo : Niger nitidissimus, pedibus totis nigris; antennis nigris sat lon- gis, sub-nudis, articulis parum distinguendis; stipite paulo incurvo, sub-rufo, apice nigricante. Alae infuscatae; fascia intermedia transversa, arcuata, et basi late decoloribus. — 204 — III. Nell'agosto testé decorso mi furono spedite per varie volte dal Sig Mina Palumbo di Castelbuono, e dal Sig. Marchese Ballestrero di Palermo le diverse galle che si riscontrano sulle piante di Pistacia terebinthus e lentìscus, prodotte da altrettante specie di Afìdine, già studiate e distinte dal mio collega Prof. Gio. Passerini. Aveva chieste quelle galle allo scopo di scoprire se e quali parassiti vivono a spese di quei piccoli Cicadarii che le producono: ma per questa parte fu scarsa la messe di fatti nuovi più di quello che mi aspettava, limitandosi le scoperte a quelle della Leucopide della quale ho già dato qualche notizia, di una Sirflna conosciuta soltanto allo stato di pupa, e di una piccola specie di Cimicite vivente degli afidi del Terebinto, di cui parlerò in altro lavoro. Se però non ebbi gran fortuna nelle mie ricerche sui paras- siti, queste mi fruttarono la cognizione di non pochi fatti entomo- logici relativi ai Pistacchi, che meritano di essere conosciuti e che in seguito pubblicherò. Mi limito per ora ad accennare quello che si riferisce ad una specie di Tineide, della quale ho scoperto un parassito. La tignuola da me osservata vive allo stato di larva fra le epidermidi delle foglie nel Pistacia terebnthus, ove forma delle larghe cavità rodendone il paranchima : tignuola che non parmi conosciuta dagli entomologi, e che descriverò altrove, limitandomi ora a nominarla Tinea tereMntella. Tra le foglie che accompagnavano le galle del terebinto spe- ditemi dal Marchese Ballestrero, ne osservai alcune che contene- vano una piccola crisalide, o dalle quali era uscita una larva che si era trasformata esternamente, filandosi uno scarso involucro fra le piegature di altre foglie od alla base delle galle. Tenni in osser- vazione quelle poche crisalidi, e da queste ottenni tre farfalline, una delle quali abortita, e da un'altra mi sorti un piccolo Vestiario, che necessariamente era vissuto a spese del bruco di quella tignuola. — 205 — Studiato il parassito, mi presentò i caratteri delle Myìninae^ stirpe della famiglia Chalcididae, e mi parve per alcune note parti- colari potesse essere tipo di un genere proprio, e quindi lo chia- mai TiNEOMYZA, distinguendo la specie, che ritengo prima d'ora non descritta, col nome di pistacina. I caratteri principali del genere e della specie saranno i seguenti : Gen. TiNEOMYZA n. — Stirps Myininae. Tarsi articulis 5: Femora non distincte incrassata: TìMae mi&r- mediae spinula exili calcaratae, posticis retro breviter ciliatis. Antennae articulis 8; stipite longe ab ore inserto; flagello breve, articulis parum diversis. Alae non fimbriatae : superae vena antica ramo basali ultra medium alae margini conjuncto, et ibi in margine brevissime decur- rente: ramulo stigmatico brevi, exili et paulo capitulato venae aliquae spuriae parum distinguendae in disco adsunt. Abdomeìi compressum: foem. terebra exili, acutiuscula, porrecta. Spec. C. pistacina n. Caput fulvescens, fronte nigro-maculata. Antennae fusco-sub-flavidae. ThoraoG rufescens; medio dorsi, scutello, metathorace, maculisque pectoris et pleurarum nigris. Abdomen nigro-nitidissimum. Pedes fulvescentes, coxis partim, femoribus tibiisque late in me- dio nigris. Alae sub-limpidae, macula costali ad ramulum stigmaticura in margine atra, postice nigricante in medio dilutiore. IV. Negli anni 1869 e 1870 recò grave danno ai coltivatori di Colza 0 ravettone un piccolo Carculionide del gen. Ceutorhynchus e della specie assimilis del Gyllenhal, il quale allo stato di larva — 206 ^ distrusse una quantità grande di semi dei quali vive quando questi sono ancora giovani e contenuti nelle silique. Nell'ultimo dei due anni suddetti, posi in osservazione alcune silique attaccate dai Ceutorhyuchus che mi furono portate dal Prof. Augusto Terzi desideroso di conoscere l'insetto che ne divo- rava i semi, ed un rimedio per liberarsi dal danno per esso recato. Ma erano difficili a darsi le due risposte, e presi tempo per poter studiare l'insetto: solamente fui in grado di dire che tratta- vasi di una larva di Curculionide dell'Ordine degli Scaràbearii, che per cause ignote si era ne'due anni suddetti eccessivamente moltiplicato. Osservando in seguito il vasetto che conteneva le silique, vi trovai due individui del Curculionide divoratore, che potei deter- minare. Dopo la comparsa di que'due Scaràbearii più non ne sortì dai semi attaccati, e le larve che contenevano, forse imma- ture, erano perite, Neil' aprire però una di quelle silique, mi avvidi che conteneva altro piccolo insetto dell'ordine dei Vesparii e della famiglia delle Chalcidìdae, che sono tutti parassiti, per cui si doveva rite- nere quello ivi scoperto fosse vissuto a spese di alcuna di quelle roditrici. Disegnate le parti principali dell' insettino a forte ingrandi- mento, dal complesso de' suoi caratteri mi risultò che dovevasi riferire alla stirpe delle Encyrtinae, e quantunque per alcune differenze organiche potesse essere separato dal gen. Encyrtus, per ora lo considero come una specie di questo, che distinguo col nome di Centorhyncìiì. I caratteri principali generici e specifici saranno i seguenti: Gen. Encyrtus. Tarsi 5 - articulati: Femora non distincte incrassata: tibiae in- termediae apice calcaratae. Antennae 10 - articulatae, tribus ultimis articulis clavam consti- tuentibus saltem in uno sexu: tertio caeteris sat minore: stì- pite non incrassato, longe ab ore inserto. — 207 — Alae non fimbriatae; vena longitudinali antica vix ad apicera an- guste marginem tangente, et ante non flexa, ramulo stigma- tico parvo, capitulato. Abdomen sessile, basi angustato, apice attenuato, terebra non porrecta. Sp. Enc. ceutorhynchi, n. Corpus viridi caeruleum, sub-metallicum. Antennis fusco-nigricantibus, subnudis. Pedes maxima parte pallidissime lutescentes, femoribus tantum in medio late coeruleo-sub-metallicis, et apice tarsorum nigricante. Alae decolores subnudae, costa tantum breviter ciliata. È da notarsi che il danno gravissimo recato dal Ceutorinco nei due anni indicati, non si verificò più nei seguenti; quindi si deve credere che l'Encirto parassito, o solo o con altri, od in concorso di cause diverse, abbia influito a ricondurre la propaga- zione del Curculionide ne' limiti ordinarli : fatto che sarebbe ana- logo a quelli già osservati in altre specie, come p. e. nel Curcu- lionide (Sitophilus granarìus L.J che devasta i frumenti, il riso ecc. nei magazzini e ne'granai, del quale la eccessiva moltiplicazione non dura che circa due anni, nel qual tempo un parassito ana- logo all' Encirto si propaga tanto da soverchiare quella dell' infesto Sitofllo, che ne resta quasi distrutto. Cosi la natura ha provveduto perchè la diffusione della spe- cie si conservi entro certi confini, per cui non arrivino a rompere l'armonia che deve esistere fra le specie organiche che popolano la terra. V. Nei baccelli della ginestra (Spartium Junceum) vivono alcuni Insetti che allo stato di larva ne rodono i semi ancora immaturi, e pili spesso vi ho trovato il baco di una specie di Curculionide del genere Bruchus, che fu chiamato perciò Bruclius spartii: ma non di rado queste larve si trovano attaccate ed uccise da altre — 208 — larve di parassiti Vespariì, che vietano al vorace Cureulione di molto diffondersi, onde non sia messa in pericolo l'esistenza del- l'utile pianta colligiana. Il Ratzeburg ha già osservate alcune Chalcidìdae che fanno guerra a quest'ospite infesto della ginestra, ma recentemente ne ho trovata altra specie che mi pare diversa da quelle già cono- sciute. Questo parassito appartiene alla stirpe delle Entedoninae, ma per qualche carattere che accennerò nella sua diagnosi penso debba essere genericamente distinto dagli altri della sua stirpe, per cui chiamo il genere nuovo Spartiophilus, e la specie per la quale è formato la nomino hruchicida, e cosi brevemente descrivo e l' uno e r altra : Gen. Sparthiopilus n. Stirps Entedoninae. Antennae prope os insertae, articulis 7 instructae, ultimo flagelli paulo longiore praecedentibus, caeteris parum diversis. Tarsi articulis 4 - Tibiae intermediae distincta calcaratae, caeteris calcare non manifesto. Alae non fimbriatae: superae vena longitudinali antica, in mar- gine fere tota decurrente ultra medium costae; prope basim non late sed distincte interrupta: ramulo stigmatico brevi. AMomen depressum, sessile, terebra porrecta, acutiuscula ecc. Sp. bruchici da n. Tota nigro-nitidissima: tarsis albidis, apice excepto nigricante. Antennae fusco-obscurae, breviusculae, subnudae. Alae limpidae et subglabrae, ramulo stigmatico paulo capitulato ecc. Parma, 5 ottobre 1871. SOPRA ALCUNI MUSCARII PARASSITI NOTE Prof. CAMILLO RONDANI. MUSCARII (Diptera). Nelle foglie del gelso destinate ad alimentare il filugello serico, ho pei- due volte trovato un bruco verdastro, finamente punteggiato di bianco gialliccio, con una fascia longitudinale della stessa tinta ai due lati del corpo, e gli annelli pure orlati alla commessura di un giallo pallido: punteggiato di nero; punti rari e piccolissimi, ma uno maggiore ai due lati di ogni anello dietro le stigmate, parimenti nere. Il corpo è nudo meno qualche breve e raro pelo ai lati, porta 16 gambe incluse le due anali. La prima volta che raccolsi questo bruco fu nel 1865, e lo trovai fra le foglie, di gelso sparse di fresco sui graticci ove si pascevano i bachi da seta, ed opinai che fosse casuale la sua pre- senza in quelle foglie; tuttavia la collocai separatamente col ramo- scello foglifero sul quale si pascevano alquanti filugelli, e vidi con mia sorpresa che si accomodò a convivere con questi, ed a cibarsi come essi delle stesse frondi. Dopo pochi giorni nel visitare la scatoletta coperta da vetro, ove il bruco fu rinchiuso, più non vidi che i bachi del gelso, egli era scomparso, ma sollevando i — 210 — residui dei pasti anteriori mi avvidi clie fra questi si era na'^costo, e dubitai, come era in fatto, che là si fosse collocato per trasfor- marsi. Lo lasciai tranquillo, tolsi i bachi che gli erano stati com- pagni di pasto, e dopo pochi giorni lo trovai trasformato in cri- lalide. Scorse circa due settimane, ne sortì una farfalla notturna, che riconobbi appartenere alla Noctua flavicincta di Fabricius, oggi ascritta al gen. Poiia di Ochsenaimer. Un'altra volta, due anni dopo, raccolsi altro individuo della stessa specie di bruco sulle foglie di un gel.50 a basso fusto nel- l'orto dell'Istituto agrario parmense, e lo collocai in osservazione alimentandolo colle foglie stesse dell'alberetto in cui fu scoperto, e dopo averne rosa alcuna, cominciò ad aggirarsi pel vaso ov'era rinchiuso cercando uscita per sottrarsi alla prigionia, e dopo avere per mezza giornata percorso inutilmente il suo ricovero si acquietò, si collocò sotto una foglia e vi subì la sua prima meta- morfosi in pupa; dalla quale però scorsi otto 0 dieci giorni non sorti già la Polia flavicincta, come mi aspettava, ma una piccola 7nuscaria della famiglia delle Tachinidae Questo Diptero credo sor- tisse dalla pupa della farfalla, prima di subire la sua trasformazione in Mosca, perchè trovai tra le foglie disseccate la sua pupa già vuota. L' insetto parassito della Polia è la Triptocera Macq: exoleta Meig. Questa specie di Muscaria sarà quindi il secondo parassito della Polia flaoicincta, non essendo prima conosciuto come tale che un Vespario della famiglia degli Icneumonidi, cioè la Pimpìa Instigator di Gravenhorst. Credo pure sia un fatto nuovo, quello da me osservato, sull'attitudine di questo bruco di cibarsi anche delle foglie del gelso, sul quale non era mai stato, a quanto mi pare, scoperto. ir. Ho molte volte allevati in casa i bruchi del Bombice dei Pruni (Lijparis chrysorrhoea), e dell'affine auriflua, per conoscerne i — 211 — parassiti che ne tengono limitata la propagazione, perchè senza di questi la diffusione della funesta farfalla sarebbe tale da rendere impossibile la fruttificazione e forse la vita di molti alberi frutti- feri dei nostri pomati, e specialmente di quelli del genere Prunu3. Fra i molti parassiti che ottenni dalle mie osservazioni, un solo piccolissimo Vespario che vive entro le uova, ed un Muscario che ne uccide i bruchi mi parvero prima d' ora non conosciuti come nemici di questo nemico dei frutti. Sul piccolo Vespario ovivoro ho già pubblicata una breve notizia nell'Archivio per la Zoologia ecc. di Bologna nel 1870 (1), imponendogli nome particolare, credendo non sia stato prima da altri distinto. Il Muscario ora scoperto nemico del Lyparis dei pruni, che ne uccide i bruchi, è una specie conosciutissima, benché il maschio e la femmina siano stati distinti con nomi diversi, nella credenza che appartenessero a specie differenti, essendo fra loro alquanto dissimili. La femmina fu chiamata Tachina festmans, ed il maschio TacMna diluta dal Meigen, e rufoscutellata dal Macquart; per cui miniti i due sessi in una sola specie piìi non conviene ad essa nessuno degli antichi nomi, e perciò l'ho chiamata in altre mie pubblicazioni T.properans, includendola nel mio genere Tricholyga. III. Nelle località specialmente di collina, trovasi verso l' autunno una grossa farfalla notturna a tinte grigie, che nelle ore diurne sta appiattata nei muri de' sotterranei ed altri luoghi oscuri; questa specie è la Noctua spectrum di Linneo, che oggi è tipo del genere Spintherops del Boisduval. Il suo bruco vive su diverse specie di piante del genere Genista, e non era conosciuto alcun parassito che a lui facesse guerra, ma il Prof. Cav. Stefanelli di Firenze avendone allevati parecchi individui per averne le farfalle. (1) Per errore fu scritto Ana^thes il genere deUe Chalcididae cui appartiene, # doveva dirsi Anagrus: come per altra sp. neUa stessa nota si legge Misina in vece di Myina. — 212 — ne trovò alquanti uccisi dalle larve di una specie di Muscaria, della quale mi comunicò varii esemplari insieme colle pupe dalle quali erano sortite. Questo parassito appartiene alla Tachinidae ed al genere Plagia del Meigen, dal quale però io l'ho staccata per farne tipo di un genere distinto che chiamai Cijrthophlaeba, per diversi caratteri che dalle altre specie affini la distinguono, il più apparente dei quali sta nella peluria degli occhi, i quali sono nudi in tutte le altre. Conservando il suo nome specifico impostogli dal Meigen, il parassito della Spintherops spectrum sarà La Cyrthophl^ba ruricola Mgn. Questa specie essendo molto frequente anche dove la Spintherops o non si trova od è rarissima, si deve ritenere che non sia uno speciale parassito della farfalla qui indicata, ma vivrà sicuramente a spese di altri bruchi di altri Papilionariì. IV. Per due anni di seguito 1864 e 1865 un Abete isolato nella villa di Collecchio fu sfrondato da migliaja di larve di una specie di Vesparia della famiglia delle Tentredinidae. Ho allevate parecchie di quelle larve bruchiformi e ne ottenni alquanti individui dei due sessi di una specie del gen. Lophyrus, cioè del Loph. rufus di De Villers e Klug, ossia Loph. piceae di S. Farg. Non però da tutti i bozzoli filati da quelle larve sorti un indi- viduo del Lofiro, perchè da varii di questi venne alla luce un Muscario della famiglia dello Tachinidae, che già esisteva da tempo nella mia collezione rappresentato da due individui, cui aveva imposto il nome di Masicera Macq., girovaga mihi: nome speci- fico nuovo perchè ritenuta specie non prima nominata, e ne pub- blicai la descrizione nel Voi. IV del Prodromus nel 1861. Quantunque altre tacliinide si conoscano parassite di questo e di Lophyrus di specie diverse, e d'altre Tentredinide, Muscarii nominati dall' Hartig nel suo lavoro su questa famiglia pubblicato nel 1860, mancando caratteri che valgano a distinguere quella — 213 — specie, si dovrà ritenere il nome di girovaga per quella da me osservata, anche quando si venisse in seguito a scoprirne la iden- tità con alcuna delle nominate dall' Hartig. Oltre a diverse Tachìnidae parassite dei Lopìiyrus, sonovi pure parecchi Vespariì delle Icneunionìdae e Chalcididae, dalle quali specie furono anche da me ottenuti alcuni individui, e senza l'opera benefica di questi provvidenziali insetti scomparirebbero forse dalla terra i vegetali coniferi per la voracità e prolificità degli innume- revoli Vespariì da cui sarebbero devastati. Spiego, pel caso speciale da me osservato, la scomparsa quasi totale dei Lophyrus dopo i due anni di devastazione dell' Abete di Collecchio, colla moltiplicazione progressiva dei parassiti, che arri- varono a distruggere i fitofagi infesti. V. Alcune galle maggiori del Terebinto ricevetti dal dottissimo sig. F. Mina Palumbo di Castelbuono in Sicilia, perchè ne osser- vassi le piccole pupe che contenevano mescolate agli afidi galligeni {Pemphigus utricuLarius Pass.) e ne studiassi l'insetto che ne sarebbe sortito. Già da molti anni io aveva scoperte diverse specie di un genere di Muscariae della famiglia delle Agroìnyzidae, cioè del gen. Leu- copis del Meigen, le cui larve vivevano divorando varie Aphidmae, e di quelle avendone osservata la metamorfosi, conobbi che le pupe delle galle scoperte dal Palumbo dovevano appartenere ad una qualche Leucopide. Non tardarono molto in fatti a svilupparsi da quelle i piccoli Muscarii, i quali realmente appartenevano al gen. Leucopis, ma di specie sicuramente diversa da quelle descritte dagli autori : perciò ne noto qui i principali caratteri e le dò un nome distintivo tolto da quello dello scopritore, cioè la chiamo Leucopis Mgn. Paluìnbii n. Albida, oculis, antennis, palpis et basi abdominis nigris. Tlioracis dorsum vittis duabus longitudinalibus, latiusculis, di- stantibus fusco-nigricantibus. — 214 — Abdomen segmento secundo punctis duobus superiS;, intermediis proximis, fuscis notato. Pedes tiMis tarsisque totis pallide luteis ; femoribus, apice excepto, nigris. (Nota). A speciebus omnibus auctorum distincta colore tibia- rum et tarsorum toto pallido-lutescente, et aliis notis ab una vel altera congenerum etiam distinguenda; spec. bursaria Rndn; ab hac differt thorace non fusco-lineato. Pupa testacea, rugosula, subelyptica, uno apici bi-appendiculata ecc. Parma, 5 ottobre 1871. RASSEGNA ENTOMOLOGICA SULLA PARTENOGENESI NEGLI ARTROPODI Contribuzioni di CARLO SIEBOL.D. {Continuazione — V. Bull. Soc. entom. ital. T. 4. pag. 147)- III. Sulla generazione del Nematus ventricosus. Sono 18 serie di osservazioni fatte sulla generazione del Nematus ventri- cosus, dal mese di giugno a quello di ottobre 1869, e ciascuna serie comprende la storia di due, di Ire e fino a cinque generazioni successive ottenute nella stagione. Dieci di queste serie si riferiscono a generazioni ottenute da femmine fecondate, 8 a generazioni ottenute da femmine immacolate, e fra tutte hanno fornito il cospicuo numero di 5470 individui. Il metodo tenuto consisteva nell'allevamento delle larve di una prima ge- nerazione capitata alle mani nell'anno (e che per lo più si poteva considerare come la seconda dell'anno stesso), nella cura diligente dei follicoli, che grandi per le femmine, piccoli pei maschi, si distinguevan fra loio e si appartavano secondo i sessi, 0 si lasciavano mescolati per disporre dei maschi o delle femmine prima di ogni rapporto fra loro, 0 per lasciar gli uni e le altre liberi di secondare le naturali tendenze. L'^ uova partorite di poi erano curate fino al nascere delle larve, queste erano allevate fino all' ultimo termine come le prime, per osservarne gli atti e curarne i prodotti nelle generazioni successive allo stesso modo. Ora da tutte le femmine sottoposte al maschio e fecondate si ebbero uova, larve, bozzoli e insetti di un sesso e dell' altro, senza legge alcuna nella pro- porzione. Dalle uova poi delle femmine non fecondate si ebbero maschi soltanto, se si fa eccezione di due ca-i, in uno dei quali si ebbero 8 bozzoli da femmina sopra 697 da maschio, ed in un altro 1 bozzolo da femmina sopra 679 da maschio. — 216 — Taluno dei prodotti di una generazione o dell'altra, tanto di quelle da uova fecondate come di quelle da uova non fecondate, senza una legge definita di pro- porzione, in vece di svilupparsi nell'anno, passaron l'inverno; in pochi follicoli le ninfe perirono, in altri, e per avventura tutti quelli da generazione nor- male, le ninfe furono attaccate da parassiti, Icneumonidi e Tachinari, fra i prinai dei quali si avevano i Campoplex argentatus Grav., Mesoìpjus melano- leucus, Grav., Mesochorus confusus Halmgr. ovvero M. splendidulus Grav. Molte uova poi, sia dì quelle da generazione normale, come delle altre, senza notevole differenza si perderono, specialmente quando si alterarono o si dis- seccarono le foglie sulle quali erano state depositate: equi l'A. richiama a conside- rare una certa azione delle uova sulle piante e delle piante sulle uova, r'cordandole osservazioni di Reaumur, di Newport, di Hartig, di "Wesfwood, per le quali si vide che se da un canto i tessuti vegetabili sono modificati dalla immissione delle uova di certi insetti e delle secrezioni che essi infondono con quelle, le uova poi traggono dai tessuti pur esse qualche cosa, giacche dopo la loro de- posizione ivi ingrossano. Colla solita diligenza l'A. passa quindi a studiare gli organi interni del maschio e della femmina della specie, e senza seguitarlo in ogni particolare, dal punto di vista della questione che si studia si dirà come tanto le ovaje delle femmine non fecondate, quanto quelle delle altre sono composte ugualmente da 38 a 40 tubi o guajne ovigere, che fan capo ad un comune bacino, o pelvi, ad un corto ovi- dutto, e chf> poi vi è un ricettacolo seminale con una gianduia appendicolare. — Ogni capsula ovigena contiene il suo organo vitellogeno, ma non tanto regolar- rnenti' come negli Apidi e nei Vespidi, formansi piìi tardi a spese di esso i corpi lutei. La vessichetta seminale delle femmine non fecondate non contiene mai traccie di filamenti spermatici. Quella delle femmine che hanno avuto contiitto di ma- schio contiene invece ammassali i filamenti medesimi, ma in proporzione delia sua contenenza e di quel che si vede in atri insetti, in assai scarsa quantità. Osservando poi come l'accoppiamento sia di brevissima durata nella specie, l'autore conclude che per questo e per lo scarso numero degli spermatozoi che dal masciiio alla femmina vengono comunicati, accade forse che molte uova pas- sano uscire infecondate da questa, e che per tale circostanza anco dalle femmine fecondate si possano avere maschi in proporzione considerevole. Intorno poi alla gianduia appendicolare del ricettacolo seminale, l'A. crede di poterla pa- ragonare all'apparecchio velenifero degli Apidi e Vespidi, e che la sua secrezione inoculata dall' ovipositore nelle foglie, sia la cagione dei mutamenti a cui van soggetti i tessuti vegetabili nei quali all'atto del deporre le uova si insinua 1). (1) l.'A. S|i'eri li rnmiìaraa di qualche femmina nei prodotti delli n-enernzinne ver- ginale, come nei due c^isi sopri indicati, ammettendo che mi..l,'rado la sua diiiyeuza. — 217 — IV. Sulla partenogenesi della Psyche Helix. La scoperta dei maschi di questa specie presentita dall' A. 15 anni addietro fu fatta da Claus di Marburgo non prima del 1866. L'A. ebbe occasione di ot- tenere altri maschi nel 1868 da larve prese sulle rive del Lago di Garda, e colla scerta di tutte le osservazioni fatte è ora possibile di riconoscere che maschi della specie in discorso e non altro sono le forme descritte da Herrich Schaeffer come specie diverse col nome di Psyclie helicinella^ da Bruand con quello di Ps. crenulella, e come in vece per maschi della specie stessa Nylander abbia indicato forme che non appartengono ad essa, e Millière finalmente abbia costituito il suo genere Apteroma riunendo insieme 1'^. helicinella, A. subtriquetrella, A. pinastrella, delle quali la prima è appunto la Psyche Helix, la seconda è la Solenobia iriquetrella F. R., la terza la Telaeporia Lapicidella Zeli. 1 caratteri dei maschi della Psyche Helix son però tali da obbligare a isolare la specie in un genere a se, colle note seguenti : CocHLOPHORA Sieb. « cf Alis dilatatis apice rotundatis, antennis in medio « dupliciter crenatis abdomine subarcuato; ? vermiformi s, pedibus sex bre- « vissimis, inarticulatis, membranaceis, acutis, inermibus, abdomine subspirali.» E la specie unica per ora resta così definita. C Helix (Psyche Helix) « cf alis cinereis subpelliceidis, alarum anteriorum « costis decem, costa sexta et septima petiolo conjunctis. ? Cinerea in thorace « infuscata, abdomine subnudo, sinecoitu fertilis. « Eruca maris et faeminae involvero heliciformi ». La rarità del maschio della specie si desume facilmente da quanto si è detto. L'A. nota che avendo raccolto follicoli di essa fino dal 1858, e da località diff'erenti, dal Tirolo e dalle rive del Lago di Como presso Tremezzo, fra le altre, e tanti che sommati insieme furono non meno di 1563, non ebbe mai a veder maschio alcuno, se non all'ultimo da quelli ottenuti da una parte dei bozzoli del Lago di Garda, i quali per mala ventura sviluppati colle femmine in viaggio si trovaron morti all'aprire della scatola, cosicché non fu possibile osservare i prodotti dell' accoppiamento e veder poi le qualità sessuali di questi. colle foglie di cui ha alimentato le larve dì generazione parteuica sia venuta presa qualche larva di generazione normale, o che per inavvertenza possa egli stesso aver mescolato qualche bozzolo di una generazione con quelli di un' altra. Egli poi, ed anzi prima di parlar delle proprie, mette avanti le osservazioni di Thom (1820), di Kessler (1866), che hanno pure conosciuto la generazione da femmine non fecondate nella specie, con le conclusioni di Gerstaecker, che appunto mette la specie medesima fra quelle che agamicamente riproducono maschi. Discutendo poi del valore dei nomi Nematiis ventricosus Klug, Nemalus Ribesii Stephens, Tenthredo Rihesti Scopoli, e delle specie ch'essi dovrebbero rappresentare, gli ha tutti per sinonimi, con questo che il nome di Nematus Ribesii dovrebbe avere la precedenza. Anno IV. 15 218 — Sulla partenogenesi della Solenobia triquetrella, E della Solenobia lichenella. L'A. riconobbe (185r T attitudine delle femmine di queste due specie a ge- nerare senza contatto di maschi, ma seguendo altro ordine di idee ritenne che il processo di siffatta generazione fosse diverso da quello ordinario, dell'em- briogenesi nelle uova fecondate, e riferendo i fatti a quelli della generazione alternante ebbe in conto di Nutrici (Ammen) le femmine istesse. Ma piii tardi (1856) la generazione senza maschio gli apparve opera di vero e pi'oprio processo embriogenico nella Telaeporia, e nelle due specie medesime ora ri- cordate, nelle quali riscontrò la normale struttura dell' apparecchio genitale femmineo. Non poche osservazioni si sono accumulate d'allora in poi su questo punto, come quella di Hoffmann che potè avere buon numero di follicoli di Sole- nobia triquetrella e a più riprese ne ottenne femmine solamente. Due volte però ottenne femmine e maschi, e sequestrate alcune delle prime ancor vergini, queste non deposero uova e perirono; con una il maschio non riusci ad accop- piarsi, con un' altra ebbe luogo l'accoppiamento. - Hartmann é caduto sopra altri fatti della prima serie, e le femmine fra le quali non si era trovato alcun maschio, diedero uova e larve, che alimentate con mosche ed insetti morti, (essendo questo il loro regime), erano appunto l'anno decorso in osservazione per vedere a qual sesso potessero determinarsi in stato di maturità Nel 1868 l'A. ebbe da Norimberga altri bozzoli e larve, da cui vennero soltanto maschi, uno dei quali trovò grazia presso una delle femmine nata da ventre vergine a Monaco, si accoppiò con essa, questa diede uova, dalle uova si ebbero larve che, trasformate, dopo l'inverno si svilupparono e furono altrettante femmine. Intanto però l' avvenimento dei maschi par meno raro in questa specie che n^lla C. Helix, e da per sé afferma una vicenda nelle generazioni, per cui le normali si interpongono alle parteniche, sebbene non si conosca ancora il periodo della vicenda medesima e non sia chiaro se la natura sessuale dei prodotti sia in una costante relazione con le une o con le altre. Dall'altra parte poi le osservazioni fatte sulla Solenobia lichenella hanno già indotto a riconoscere che dei prodotti della generazione partenica e di quelli della generazione normale della stessa specie si sono fatte due specie diverse, riportando i primi sotto il titolo e il nome della S. Lichenella, gli altri sotto quello della S'. Pineti: el'Hoffmann afferma infatti che mentre dalla S. Pineti ha avuto costantemente femmine e maschi, dalla S. Lichenella ha ottenuto femmine soltanto e costantemente. La formazione e maturazione delle uova nell'ovajo della Solenobia lichenella procedono rapidamente appena le femmine hanno lasciato la — 219 — spoglia di pupa, e già Leuckart ha indicato come nella tunica propria delle guajne ovigere (Eierstock rohrenl si formi all'interno uno strato epiteliale, dal quale più tardi ha origine il Corion dell'uovo, che più tardi ancora conseguisce il micropilo. Le uova empiono da cima a fondo le otto guajne di cui si compone ciascun ovajo, distinguendosi il tessuto formatore dell'embrione (Keimfàcher) e il tessuto vitellogeno (Dotterfàcher) in ciascuno di essi. Del tessuto vitellogeno poi, mentre le cellule si consumano nella formazione dell'uovo, rimangono i nuclei a formare un detrito, che alla fine con quello della parte interna della tunica propria della capsula ovigena, foderata da uno strato muscolare di fibre incro- ciate, senza lo strato tracheale così ricco generalmente, circonda le uova come altrettante perle distinte nel numero di 16 in ogni guajna. In grazia di questo processo retrogrado nella costituzione dei tessuti delle guajne ovigere manca alle uova ogni formazione glutinosa. Manca poi costantemente ogni traccia di filamenti spermatici nei tubi ova- rici non solo, ma nel ricettacolo del seme e nella vescichetta copulatrice delle femmine, ed è certo che in molte dissezioni fatte, mai è comparso organo qua- lunque da prendersi in conto di testicolo sugli individui osservati. L' A. finisce col raccomandare lo studio delle Cochlophora e delle Sole- nohia a chi abbia dubbio sulla reale esistenza delle generazioni parteniche, e passa in severa rassegna gli « Ètudes sur la parthenogenèse » di Plateau, nei quali concludendo contro la partenogenesi stessa, si è fatta una censura non assai giusta e concludente dei fatti che in vece l'affermano. VI. Sopra la partenogenesi delle specie del genere Apus. Pino dal secolo passato (1756) Schàflfer, con osservazione ed esperienza degna de' tempi nostri, si era assicurato che VApus cancriformis e VApus productus, specie conosciute per le femmine solamente, avevano tuttavia facoltà di deporre uova feconde. Proposto da esso il dubbio dello ermafroditismo, Pallas (1768) aveva creduto risolverlo affermativamente, come Schultze (1772) dopo nuove indagini e come dopo di lui, molti anni più tardi, Berthold (1830), che prese per maschili certi organi da Siebold (1831) in vece dichiarati dipendenze degli organi respiratori, e come Zaddache più tardi ancora (1841), che credè avere scoperto le aperture degli organi maschili medesimi. E notabile però che Kollar dietro una comunicazione di Retzius, avendo scoperto realmente i maschi del- VApus cancriformis (1833), la cosa sia passata in silenzio anco da Burmeister, al quale Kollar istesso aveva inviato uno dei maschi trovati, talché giunse come nuovo poi che Le Conte scuoprisse individui senza uova di Apus longicaudatus delle montagne rocciose di America (1845), e che Kotzubowski (1857) dimostrasse — 220 — maschi veri e propri delV Apus cancriformis presso Cracovia, e Lubbock quelli à&WApus productus (1864). Le nuove osservazioni del Siebold, senza contarne due o tre accessorie, sono divise in 21 serie, e ciascuna serie ha avuto per soggetto parecchie cen- tinaja di individui dell'una o dell'altra delle specie europee, quando il numei'o non è indicato più precisamente, oscillando fra 50 e 100, fra 100 e 172, fra 243 e 313, fra 549 e 999, fra 1026 e 5796 per ogni serie. Le prime osservazioni di Siebold datano dal 1857, le ultime dal 1869, una delle accessorie è del 1871. Gli animali venivano da diversi luoghi, da Grossberg presso Forscheim, da Bjechonic presso Praga, da Bruck presso Erlangen, da Bellevue presso Berlino, da Breslavia, dalla Croazia, dall' Italia superiore. In 17 serie di osservazioni i maschi mancano, sebbene siano fatte sopra 9854 individui, senza contare le parecchie centinaja delle due osservazioni a nu- mero indeterminato. Lasciata un momento la questione che lo preoccupa principalmente, l'A. si trattiene a definire i caratteri sessuali della specie tanto negli individui adulti quanto immaturi, e che consistono, anco nella femmina perfetta, non solamente nei sacchi ovarici pieni di uova, ma nella mancanza dei foglietti branchiali all' 11° e al 60» paio di appendici. Le ultime appendici ricordate poi benché in origine sieno della stessa natura delle altre, però vanno di buonissima ora adattate a formare i ricettacoli delle uova, talché già Schàffer le aveva indicate col nome di zampe materne (Mut- terfùsse). Oltre a questo nella larva anco di 3 millimetri soli sono già ricono- scìbili le ovaje; le uova sono quasi perfette in femmine il cui scudo non sia più lungo di 5 a 6 millimetri ; V uscita delle uova però non comincia che quando la larva abbia almeno 7 a 8 millimetri di lunghezza nel corpo. Il più scrupoloso esame portato sugli organi sessuali interni esclude affatto la presenza di organi maschili frammisti con quei della femmina, e quindi l'idea dell'ermafroditismo; e per di più qualunque ispezione per riscontrare ele- menti seminali introdotti nelle femmine delle generazioni nelle quali d'altronde i maschi non si trovano, è stata negativa assolutamente. I testicoli sono composti di follicoli digitiformi pieni di corpuscoli cellulari (Zellen artigen Kòrpern), che possono considerarsi come corpuscoli seminali (Saraenkòrperchen), e questi prendono in fine una forma cellulare, senza nucleo, senza mobilità, per quanto Kozubowski (che forse ha potuto vederne dei più maturi) gli dica con nucleo e semoventi. Non vi è differenza fra gli organi sessuali che appartengono a femmine capaci di generare non fecondate, e quelli delle altre che generano in presenza di maschi, e Schàffer ne ha ben descritta la figura e la situazione. Si compongono di follicoli sferoidali incolori, o tinti di color di rosa più o meno intenso a cagione della materia del torlo delle uova che manca nei giovani. I follicoli, uno per uno, sboccano in un condotto, che si apre poi in due — 221 — grandi serbatoj ovarici (Eier behàlter), e finalmente fanno capo ad un ovidutto, che si apre alla base delle zampe dell' 11 pajo — La materia del torlo, colorita sempre nei serbatoj, attorno di ciascun uovo si condensa di più e dà ori- gine esternamente ad una specie di guscio chitinoso, il quale senza traccia di corion e con tale struttura da parere spugnoso, circonda la massa del torlo direttamente. I follicoli ovarici si generano come gemme sul corpo dell' ovajo; nel loro interno si foi'mano tre cellule, una sola delle quali diviene uovo, le altre si sciolgono o si trasformano, rappresentando cosi le masse generatrici del torlo, come poi la capsula del follicolo e i residui, uscito 1' uovo, rimangono come una specie di corpo luteo. L'A. ha voluto vedere altresi come dalle uova si formassero gli embrioni, e senza render conto del processo embriogenico (forse diffìcile a scrutare per la opacità dell' involucro dell' uovo), ha veduto però che preso del fango di- staccato dal luogo dove erano state le generazioni di femmine già studiate in estate, lasciato asciutto l' inverno e coperto poi con uno strato di acqua alla primavera, alla fin di giugno diede fuori molte larve, che crebbero fino a 40 millimetri di lunghezza di scudo. VII. Sulla partenogenesi ^im.V Artemia Salina. Schlosser scrivendo a Maty nel 1755 la lettera che venne poi stampata nel « Journal britannique (1755)», e nelle «Observationsperiodiques» di Gautier(n56), e dalla quale hanno attinto Linneo, Gmelin, Fabricio, Pennant, Rackett, De- sraarest, Lamark, Latreille, molte volte dimenticando l' autore o scambiandosi fra loro il merito della scoperta, Schlosser, io dico, fu il vero inventore del Cancer salinus, trovato nelle Saline di Limington nell'Hampshire. Leach separò i! genere suo da quello dei Branchypus (1819) ; M. Edwards determinò meglio i caratteri distintivi dell'uno e dell'altro nella condizione delle antenne e della natatoja caudale. In ultimo le specie delle Artemia sono state rivedute, riprese, moltiplicate da Grube, Thompson, Leydig, loly, Kaiser, Fischer v. Waldheim, Ratke, Zenker ecc. sopra materiali di paesi diversi della Crimea, d'Inghilterra, della Germania, di Francia, d'Italia (Cagliari), e la bibliografia come l'iconografia è ricca ma altrettanto intralciata sopra questo argomento. L'A. ritiene come buona la divisione dei generi Artemia e Branchipus, fon- data sulla forma delle antenne prensili dei Branchipus, sulla forma delle ap- pendici caudali foliacee, bene sviluppate in questi ed una soltanto e biloba nelle Artemia. Nei Branchipus è certa 1' esistenza di maschi e di femmine in proporzioni quasi uguali, ma per le Artemia tutti gli osservatori asseriscono che generalmente si trovano femmine sole. Il modo d' intendere la generazione di questi animali è poi stato diverso. — L'idea dell'ermafroditismo è venuta in mente a Joly, il quale però, non rifiu- 15* — 222 — terebbe assolutamente di ammettere che la fecondazione di una femmina possa avere effetto per molte generazioni successive. Leydig ammise che questi animali producessero due specie di uova, le une capaci di sviluppo senza concorso di maschio, le altre feconde per esser sotto- poste a questa condizione, e assimilando con questi i fatti dei Lofiropodi e degli Afidi, gli ridusse tutti sotto la legge della generazione alternante. — Gerstaecker poi e l'A. gli hanno per fatti di vera e propria partenogenesi, ammettendo che da una femmina fecondata procedano più generazioni di femmine capaci di generar da per se. Nelle stesse figure del Gancer salinus di Schlosser si hanno però i maschi benissimo distinti. Forse anche Rackett ebbe un maschio per tipo del suo disegno, loly stesso vide i maschi colle loro antenne prensili diversi dalle femmine, ma gli ebbe come larve. Le osservazioni poi di Lievin sopra esemplari di Fezzan, di Leydig sopra esemplari delle Saline di Cagliari, e di Zenker sopra altri di Greifswald, hanno portato a conoscere i maschi effettivamente. Ora poi il confronto di tutte le descrizioni e figure A&W Artemia salina, fa rilevare differenze notevoli, le quali combinano assai bene talora con dif- ferenze sulle quali sono fondate altre specie del genere stesso, quali nella scienza si hanno, e l'A. facendo intendere la necessità di una revisione di tutte, è inclinato a credere che quelle differenze accennino spesso a prodotti dì generazioni diverse ordinarie o parteniche, e che diverse fra le specie distinte dagli Autori si debbano a divergenza di caratteri per questa ragione. vin. Sulla partenogenesi della Limnadia Hermanni [Daphnia gigas Herm). I maschi delle Limnadia sono fin qui affatto sconosciuti: però sì è parlato di essi confondendo la specie sopra indicata con altre di generi diversi, che hanno i due sessi realmente, e non sempre distinguendo bene queste ultime fra di loro. Così Baird ha confuso in una specie sola Estheria gigas, Lim,nadia Her- manni, Cyzicus Bravaisi Aud., Isaura cycladoides loly, Estheria cijcladoides Lucas. Fischer ha riferito in figura alla Estheria gigas una E. cycladoides L. La E. pesthinensis e VE. dahlacensis Grube sono probabilmente una stessa cosa, e son tenute per Lim.nadia Hermanni da Chyzer, il quale poi ripreso da Briihl si corresse, trattando dei Crostacei fillopodi della Fauna di Pesth. Leydig ancora prese i maschi di Estheria tetracera per maschi di Limnadia. Ora intanto, mentre LerebouUet, Brongniart e lo stesso Sìebold ripetono dì aver trovato soltanto femmine di Limnadia, è altra cosa per le diverse forme di crostacei che sì sono più o meno confuse con essa. — 223 — Della Estheria Birchii, Baird in vero non ha veduto se non che tre fem- mine; deW E. [Cyzicus) australis solamente tre maschi. Di 11 specie si cono- scono positivamente femmine e maschi, senza aver notizie sulla proporzione delle une cogli altri. Si conoscono i due sessi della E. ticinensis, Gihoni, hierosoUmitana, me- xicana; si è veduto l'accoppiamento della C. tetracera, ed E. dàhalacensis. Della E. lohnesi Grube ha veduto 18 maschi in 44 individui; della E. dona- ciformis in ugual numero femmine e maschi ; e loly sopra 32 individui di E. cycladoides 6 femmine sole. Briihl ha osservato che una generazione di E. pesthensis si componeva quasi esclusivamente di maschi ; Kluzinger ha trovato una femmina sola in molti esemplari di Est. gubernator di Egitto; lo stesso Siebold 317 maschi sopra 987 femmine in una spedizione di E. tetracera ricevuta da Griibe di Breslavia. Nel genere Limnetis si conoscono solo le femmine della L. Walbergi, e i maschi delle L. Gonidi: King ha veduto l'accoppiamento delle L. Macleyana: molti osservatori han riscontrato i due sessi della L. brachyurus, e lo stesso Siebold ha potuto contare che i maschi fossero : : 47 : 53 rispetto alle femmine in questa specie. Nel Polyphemus oculus sono state considerate come gemme le uova di estate che si sviluppano senza fecondazione, ritenendo per uova vere quelle di inverno, per lo sviluppo delle quali concorre l'azione del maschio; ma qui pure si ha esempio di generazione partenica, poiché quella distinzione fra uovo e gemma, secondo Lubbok, cui si accorda l'A., non è essenziale. In altro Polifemide (Bythotrephes longimanus], di cui si empie lo stomaco del Coregonus Wartmanni del Lago di Costanza, si sono osservate le femmine sole in Svizzera e in Svezia ; ma in Danimarca Miiller ha osservato i due sessi, — benché si abbiano in queste specie come nelle Baphnia uova estive e invernali, e le prime sieno capaci di sviluppo senza fecondazione. Un'altra specie ancora di Polifemide [Leptadora hyalina Liliijeborg), de- scritta anco da lolke sotto il nome di Poliphemus Kindtii, presenta essa pure generazioni estive unisessuali e generazioni d' inverno con maschi (1). Vi sono altre considerazioni poi che a noi par meglio di aggiungere qui che di portare come corollari secondo l'Autore. Determinando meglio la portata di una osservazione da noi recata prima nel riassumere in breve lo stato della scienza (pag. 122) sulla questione, l'A. osserva (1) Leuckart ha proposto i nomi di Arrenotokia per la partenogenesi a prodotti ma- schili, di Thelilokia per quella a prodotti femminili. — Essendoci sfuggita una nota dell'A. su questo proposito, in altro luogo avevamo osservato che in vece di queste voci nuove e assai strane si sarebbe potuto formare, traeudole da radicali più noti, quelle di Androgenen , e di Ginogenesi. — Vediamo ora che l'A. è anch' esso di questo parere e che già Berryer le ha proposte, usando soltanto quella di Ginecogenesi in vece dell' altra di Ginogenesi. — 224 — che di 381 Tentredinee (Blattwespen) conosciute, Hartig nota che per 40 non è indicato il sesso degli individui descritti; per ^05 si conosce l'un sesso e r altro; di 126 le femmine sole, e di 50 i maschi soltanto. Se si supponga che questi 50 raashi appartengano a 50 delle 126 specie, di cui si conoscono le sole femmine, rimangono ancora 76 specie di cui il maschio è sconosciuto, e nelle quali la partenogenia deve avere gran parte. Nei Cinipedi vi sou pure e in gran numero specie, di cui non si conoscono maschi, o nelle quali le femmine sono prevalentissime. Steeiistrup aveva già posto la questione se per avventura i maschi e le femmine potessero essere fra loro diversi non solo in se, ma nelle galle ch'essi producono, e Ostensacken e "Walsh quella del loro dimorfismo, che pui^e è com- presa probabilmente nel concetto di Steenstrup ; ma Reinhard va franco ad ammettere la partenogenesi in questi animali, incerto poi se di un esito o di un altro quanto ai prodotti. Nei fatti allegati intorno alla generazione partenica dei Lepidotteri, TA. non ha parlato di quella del Bombyx mori, ma la ricorda ora, ed anzi tratto in errore dalle fallaci asserzioni di Jourdan e di Barthelemy, e prestando a una espressione di Cornalia un significato che realmente non ha, è stato portato ad esagerarne la frequenza e gli effetti fino al punto di ritenerla come un espediente di pratica industriale nell' allevamento di questi animali (1). L'A. passa poi ad annettere ai fatti della partenogenia fatti di ordine ap- perentemente molto diverso, e svolgendo quei punti di cui abbiam toccato pur noi nel sommario messo a capo di questa rassegna, espone l'osservazione di Hensen, che ha trovato nell' estremità dell'ovajo destro di una cagna, dell'utero della quale il corno dello stesso lato era atrofico, una massa di uova, nelle quali aveva avuto luogo uno sviluppo di protoplasma e di nuclei. Oellacher ha veduto l'uovo non fecondato di gallina, dopo essere uscito dal follicolo, aver la facoltà di frazionarsi, e ha già ravvicinato egli stesso questo processo a quello della partenogenesi degli animali inferiori. Agassiz ha veduto nella Morrhua americana, Merlangus vulgaris, Mer- lucius albidus, Morrhua aeglefinus, uova con principio di frazionamento, la qual cosa ha messo l'osservatore nel dubbio della possibilità di un ravvicinamento sessuale e di una fecondazione interna nelle specie ora ricordate, e Burnett, che la esclude, confermando il fatto però è inclinato poi a ritenere non come uova, (1] Il sig. iDg. Curò rilevò l'errore nel quale Siebold era stato indotto e ricliiainò studii propri! da esso fatti cou esito negativo e pubblicati negli atti della Società italiana di Scienze Naturali. Siebold in seguito pubblicò nello stesso Bullettino della Società nostra (T. 3, p. 411.) la lettera che vi si legge. Ultimamente il sig. Curò ha fatto comunicare alla Società Entomologica Italiana nuove osservazioni, sempre negative sullo stesso argo- mento ; ma con tutto questo nou intende negare i fatti osservati isolatamente, e vuole che in questo senso sia definito anzi più chiaramente ciò che di esso fu detto nel resoconto dell' adunanza di Bologna, sebbene le parole ivi adoperate valgano realmente ciò che egli vuole. 225 ma come gemme, quelle che sono così capaci di tale autonomico svolgimento L'A. poi ricorda le Anguille, di cui le femmine, sole conosciute fin qui, potrebbero come già da 8 anni ha creduto, offrire altro esempio di parteno- genesi. Dopo tutto infine conclude l' A. che ancora molto di inatteso possono recare innanzi le osservazioni sui processi di evoluzione embrionale e di Partenogenesi, e che nessuna teoria per quanto fondata può escludere V avvenimento di una migliore; ma intanto ritiene che la Partenogenesi non solo non è in natura un fatto isolato, che essa ha invece un compito determinato, o quando dà origine ai soli maschi (Arrenotokia Leuck ) come nelle Api, le Polistes, le Vespe, i Nematus, 0 quando dà origine a femmine sole (Thelitokia Leuck.) come nelle Solenobia, nelle Cochlophora, gli Apus, le Lemnadia, sebbene non sia ancor nota e chiara la legge colla quale questo modo di generazione è distribuito in na- tura, e colla quale vengono a determinarsi i fatti che ne dipendono. A. T. T. CORRISPONDENZA DEL CHIAR."» SIG. SENNONER DI VIENNA. Nel XII Bericht des Vereins fur Naturkunde zu Offenbach 1871 troviamo varj articoli di entomologia. Il dott. Bòttger dà notizia d'un viaggio del geologo A. Hùbner nell'Africa meridionale e di alcuni insetti da esso raccolti nei dintoi'ni di Natal, come He- liocopris Hamadryas F., Copris brevicornis Windh. in litt., Gymnopleurus Wahlbergi Maneih., Craspedophorus nobilis Klug., Anomalipes morbillosus Bohem., Mylabris Buqueti Mars., Microcerus retusus ?, Polychlais equestris Schonh., Diastocera sp., Pentaplatarthrus sp. etc. etc. L. de Heydem rende conto sommario di una escursione entomologica fatta da lui con altri sul Vogelsberg (Assia). Egli fa menzione del metodo del par- roco Scriba di Ober Lais per raccogliere con poca fatica molti Coleotteri. Esso consiste nel sotterrare un vaso bea verniciato con entro uccelli morti od altro, il quale si copre poi con frasche. In breve tempo si trova in tal recipiente gran numero di Necrophorus, Silpha, Hister, Catops, Stafilini, Nitidule ecc. Parlando dei Carabici raccolti nella predetta escursione, Heyden osserva che diversi carabi europei, i quali nella pianura conservano quasi sempre la loro grandezza normale, sui monti sono sempre di dimensioni pili piccole. Così, per esempio, il Car. alpicola Z. dei monti della Slesia è una forma piccola del C. arvensis F.; il C. comptus Friv: della Transilvania è una piccola forma del C. Rothii Dej ; il Car. Neesii delle Alpi e una varietà del C. violaceus L. Nella pianura di Francoforte il Car. monilis appartiene alle specie piuttosto rare, e si trova in diverse varietà, fra cui una della grandezza di I^Ia-^ij., linee, nel Taurus, che Heyden descrive sotto il nome di Car. tauricus, e che a primo aspetto può facilmente confondersi col C. arvensis F. Fra molti insetti im- portanti fu trovata anche la Silpha nigrita Cr., la quale abita le Alpi svizzere e tirolesi, i Pirenei e il Bannato: poi il Gnedius umbrinus, Y Agathidium rotun- datum Gyll., il Rhysophagus dispar Payk., VHomalota oblongaKv., il Phaedon carniolicus, etc. etc: — tutte specie nuove per questa fauna. — Circa alla — 226 — Doritis Mnemosyne L., Heyden accenna Tosservazione di Siebold che la fem- mina di tale specie dopo il coito porta in vicinanza delle parti sessuali una specie di borsa. 11 dott. C. Koch dà una enumerazione sistematica e descrittiva degli Opilio- nidi del Reno centrale, i quali sono i rappresentanti del primo ordine degli Aracnidi nei climi del Nord, e di cui alcune specie ascendono fino all'altezza di 10000 piedi al di sopra del livello del mare. Fra le specie nuove descritte dal Koch trovasi V Otigolephus Nollii, trovato a Francoforte, — la più grande specie d'Opi7ionicii della Germania, mentre la specie più vicina appartiene alle forme più piccole. Si ha inoltre il Cerastoma longipes, che si avvicina al C. cor- nutum, etc. etc. Neir adunanza tenuta dalla Società Botanica Zoologica nell'aprile p. p. il dott. Lòw parlò della Diaspis visci Schrank, che vive sul Viscum album. — Rogenhofer diede notizia di alcuni insetti nuovi per la fauna della monarchia austriaca, come VAscalaphus longicornis, il Clytus gibbosus^ la Nadia hyalina e la Lisia chrysidiforniis. Nell'adunanza del maggio il medesimo Rogenhofer tenne discorso di un lavoro del dott. Morawitz di Pietroburgo sulla fauna delle Api della Germania, nel quale son descritte 22 specie nuove ecc. Nel Journal of the Linnean Society., XI, N° 54, trovasi un articolo di John Lubbok di grande interesse sulla origine degli insetti. Nel 48 Jahresbericht der Schlesischen Gesellschaft f. vaterl. Cultur Bre- slau 1871, il prof. Grube parla sugli Aracnidi della Slesia, di cui nel Museo trovansi 130 specie, non compresi gli Argus o Micryphantes.Fra. quelli meritano particolare menzione il Pholeus opilionides Schr., trovato sotto mucchi di sassi, il TheridiU'mquadriguttatumY{a.hi\,\Si Btsdera rM6ictiTCdaLatr.,una delle poche con 6 occhi, lo Sphasus variegatus Kock ecc. ecc. ENTOMOLOGIA AGRARIA. Il Comizio Agrario di Mantova ha aperto un concorso sul tema: « Mezzi razionali, di pratica e facile attuazione, per la distruzione degli insetti che danneggiano attualmente i cereali ». Tempo utile : tutto dicembre 1872. Premio alla miglior memoria: L. 500 date dal Comizio, più altre 500 lire date dalla Deputazione Provinciale di Mantova, colla condizione : « da pagarsi però quando per parte del Comizio sia fatta certa la Deputazione dell' esperi- mentata efficacia del mezzo proposto a distruggere la suindicata infezione dei cereali ». La memoria premiata resterà proprietà del Comizio. C. V. INSETTI DANNOSI ALLE COLTIVAZIONI. Non vi è forse provincia d'Italia che in qualche sua parte non si lamenti di danni recati alle coltivazioni da insetti fltofagi. Un articolo del sig. Paolo Arena Guerrieri, inserito nel n» 31 degli Annali di Agricoltura Siciliana di G. Inzenga per il 1872, enumera tre Lepidotteri, che nel 1870 devastarono le uve, — 227 — i mandorli, le piante di cotone ed i pomidoro. Il primo di tali insetti era un piccolo bruco o larva, che non oltrepassava in lunghezza i sei millimetri e due in larghezza, ed aveva un colore bianchiccio che cambiava col crescere in ce- nerognolo o bruno. Sembra che questo bruco si sviluppasse in gran copia di individui nel mese di luglio, nel qual tempo trovando gli acini ingrossati e prossimi alla maturità, ne perforasse la buccia per introdursi nell'acino stesso ed ivi nutrirsi della sua polpa, per poi passare ad altri acini, guastando in tal modo e distruggendo l'un dopo l'altro i grappoli. Fu osservato che questi bruchi si nutrivano durante la notte e nel giorno stavano ritirati ; e per quanto r autore non abbia detto a quale specie di Lepidottero appartengano, egli però opina possano essere del genere Cochylis. Non sappiamo in quale relazione stiano questi bruchi con altri che furono osservati l'anno decorso, e dei quali fu tenuto parola nel Bullettino, T. 2, pag. 97. Un'altra specie di bruco devastò i mandorli di una proprietà nella con- trada Seavone, e, secondo l'autore, era lo stesso insetto che aveva danneggiato le uve, perforando anco cotesto bruco dal di fuori al di dentro il frutto ancor te- nero per giungere fino alla mandorla che distruggeva o faceva seccare. Quando poi il frutto era più grande si produceva 1' infracidamento ed il frutto cadeva avanti di esser maturo. E stato pure osservato anco per questo bruco il pas- saggio da frutto a frutto, ed in una pianta che ne fosse attaccata pochi erano i frutti che ne andassero esenti. Con danni altrettanto gravi presentavasi nello stesso anno un altra larva nelle coltivazioni di cotone ed in quelle di pomidoro dell'agro Terranovese. Cotesta larva, che aveva arrecato gravissimi danni fino dal 1830 al 1832, e nel 1866 e 1867, oltre al nutrirsi delle foglie del cotone, pare che prediligesse i peduncoli dei teneri fiori non ancora o appena sbocciati, e pervenutavi sopra, ne rodesse gli involucri perforandoli alla base del calice, ed entrando fra mezzo ai petali noa ancora aperti, fra essi si facesse strada e si addentrasse nei fiori per nutrirsi dell' ovario, distruggendo così la produzione di una intera contrada. L' autore peraltro non dice qual fosse il Lepidottero a cui appartenevano le larve distruggitrici di queste due piante ; ma da quanto egli narra dei suoi costumi ci pare di riconoscere una specie di Heliotis e forse 1' H. armigera^ la quale nel 1866 attaccò i frutti tanto del cotone che dei pomidoro che si colti- vavano nel Giardino butanico del R. Museo di Firenze. In quanto poi al bruco delle uve, crediamo potesse appartenere alla Cochylis omphaciella, così bene descritta nei suoi costumi da Faure Biguet e Sionest; ma dubitiamo altresì che questa stessa specie fosse quella che guastava i frutti del mandorlo. 11 prof. Inzenga torna sul pidocchio degli Agrumi di cui pure fu parlato nelle Effemeridi del Comizio agrario di Firenze e all'Adunanza della Società Entomo- logica Italiana del di 11 febbrajo 1872 dal P. A. Targioni, e ne piace il sentire che abbiano prodotto qualche buon resultato i mezzi proposti per liberare le piante attaccate da ospiti tanto molesti, le lozioni di liscivia, di acqua di calce, di soluzioni amare ecc., come pure quello di recidere le parti le più infestate ed abbruciarle. Le polveri di zolfo e quella di tabacco detto selvaggio, vengono pure raccomandate per la distruzione di questa razza di insetti. Nel n" 8 (anno XVIII, 1872) del giornale di Agricoltura Pratica intitolato il Coltivatore e diretto dal Prof. Ottavi di Casale, vien riportato un frammento di lettera scritta da Piacenza dal sig. Giacomo Riva, con la quale si richiama r attenzione del lettore riguardo all' Elater (Agriotis) segetum] , il quale allo stato di larva s'introduce nel gambo del frumento, fra il colletto e la radice, e rodendolo in breve tempo, ne uccide la pianta : dice che il male ar- — 228 — recato da quest' insetto è stato tanto grave, che più di un coltivatore nelle vicinanze della .città non avrà, in quest' anno, una spiga da mietere. Quindi è riportato il fatto seguente « Un amico aveva formato l'anno scorso un grosso « terricciato, composto quasi esclusivamente di terra e concio umano, e lo «e sparse prima della semina del frumento sopra 6 o 7 ettari di terreno, sce- « gliendoli fra i meno buoni della sua proprietà. L'autunno essendo corso molto « asciutto, il grano nacque dappertutto assai rado e meschino; ma mentre i « campi migliori vennero invasi dal verme roditore e da questo ridotti allo « stato poc'anzi accennato, gli altri concimati col terricciato di concio umano « tallirono egregiamente, nonostante la presenza anco in questi di qualche « verme. » F. P. Nel territorio di Marsala si sono fatti lamenti per una larva che vivendo sotterra la notte, il giorno sale a intaccare e rodere i piccioli delle foglie e i giovani grappoli. Dalla descrizione che ne vien data sarebbe impossibile definire ciò che ella è, e certo non è la Piralide della vite, e molto meno un Anellide come sul posto alcuno ha creduto e scritto. In quel di Bari si sono osservati sulle viti ancora, a quanto si afferma, sugli alberi da frutto e negli orti altri insetti, che venuti al gabinetto di Firenze per mezzo del R. Ministero di Agricoltura si son trovati essere larve e forme per- fette di Rhinchites populi Lin. Otiorhynchus Ligustici Lin. Otiorhynchus Sp.... Gymnopleurus Mopsus Pallas. Tenthyria mucronata Stev. Se i primi tre recano danno alle piante, e anco alla vite, ciò può essere se- condo la loro natura; gli ultimi due vanno però assoluti da simile incolpazione, e se si trovano negli orti, vanno probabilmente dietro alle materie dei letami. Quanto a mezzi di salute, più che qualunque medicatura varrà sempre la diligente custodia delle piante e del vicino terreno, e la raccolta degli in- setti non tanto, quanto delle larve e delle uova. Il sig. A. Dei in una nota breve, ma di molta importanza a proposito dei due bruchi della cima e del grappolo della vite {Oenopthira Pilleriana Dup., Cochìlis roserana Dup.) discute la questione delli eflietti dei parassiti e degli uccelli sugli insetti nocivi, mantenendo a questi ultimi il favore in cui son tenuti, senza negarne anco ai primi. Mancando ora lo spazio, torneremo, altra volta su questo lavoro. Intanto ci facciamo debito di annunziare il giornale che il sig. Dei pub- blica sotto il titolo « Annali di Viticultura ed Enologia italiana », e .secondo la richiesta che ci vien fatta annunziamo ancora un fascicolo in 8° di 62 pag. con tavole, pubblicato sotto il titolo « Il moderno bachicultore, ossia la bacologia rigenerata » del sig. Boarelli Giuseppe, Torino 1869. A. T. T. Bl'LL.SOr.KNT IT.T.TV. TA\^2.PAG . 166 . 175. r/ffr/- r/»"//// /,' SZ/^f/fY/j/ ///f ///■ iull.soc.ent.it. T.W TAV . 3 P . 169 <^f/frf r/^'///f A' . r'>/^/y/lf <:? / BULLETTINO m SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA *^>^-><5@ch:-< ANNO QUARTO Trimestre III. (Luglio, Agosto, Settembre 1872) INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO RoNDANi Prof. Camillo. — Degli insetti parassiti e delle loro vittime (continuazione) Pag. 229 Piccioli Ferdinando. — Catalogo sinonimico e topografico dei Coleotteri della Toscana (continuazione) » 259 Carruccio Prof. Antonio. — Diagnosi di una nuova spècie di Pe- lopoeus ' » 273 Curò Ing. Antonio. — Ancora della Partenogenesi del Bombypc Mori » 276 Bargagli Piero. — Materiali per la Fauna entomologica dell'isola di Sardegna. Coleotteri (continuazione) » 276 Targioni-Tozzetti Prof. Adolfo. — Allevamento dei bachi da seta in Italia nella primavera del 1872 ...» 291 Varietà. — Un momento di «cattivo umore » 299 RASSEGNA ENTOMOLOGICA Sulla natura delle ali negli Insetti » 300 Partenogenesi delle Farfalle » 302 Partenogenesi delle Api. , ...» 301 Diagnosi di nuove specie italiane » 305 Entomologia agraria: ' ' Di un insetto poco noto che danneggia l'Olivo » 316 Sulla Phylloxera vastatrix > 317 Rettificazione ed avvisi di pubblicazioni » 320 • ( Atti iella Società Entoinolopa Italiana Sul movimento scientifico della Società Entomologica Italiana nel 1871. Relazione letta nell'adunanza generale te- nuta in Firenze il 12 maggio 1872 dal Segretario degli Atti Prof. Antonio Carruccio Pag. xxxvii DEGLI INSETTI PARASSITI E DELLE LORO VITTIME ENUMERAZIONE CON NOTE del Prof. CAMILLO RONDANI {Continuazione. V. voi. 3", pag-, 41 e seg.) sp. — synthomus Rtz. Nei bruchi di Gel echi a leucatella. Papilionarii sp. — tesseltatus Rtz. Nelle larve del Magdalis violaceus. Scarabearii sp. — tipMnus Rndn. Nel corpo del Hyalopterus ariindinis jP. Cicadarii sp. — tripetae Frst. Nei bachi del Tephritis radiata Mgìi. Muscarii sp. — tritici Gour. Parassito del Sitophilus granarius L. Scarabearii sp. — vaginula Rtz. Nelle larve del Brachonyx indigena Gyl. Idem sp. — vallecula Rtz. Parassito dell' Eccoptogaster scolytus. Idem sp. — variabilis Rtz. Nei bruchi della Coccyx Buoliana; Ypo- nomenta cognatella, padella ecc. Papilionarii sp. — variaììs Nees. Nelle larve del Bruchus nubilus, e del- Anno IV. 16 — 230 l'Apion craccae Sdir. e ne bruchi di Butalis cerealella. sp. — vesparum Rtz. Parassito di una specie di Ve spi da. sp. — vicarius Rtz. Nelle larve di Hylesinus minimus. sp. — violaceus Rtz. Nelle larve di Magdalis violaceus. sp. — virescens Rtz. NelMagdalis violaceus; Pissodes no- tatus, e Bostrichus bidens. sp. — xanthopierus Rtz. In una specie di Cocci da. sp. — Zelleri Rtz. Nei bruchi di Olisi o campa neustria L. sp. — Walkeri Rtz. Nei bruchi della Pyralis parialis. Genus Raphiterus Wlh. — Pam. Chalcididae. Stortigocerus e Styloceras. Rtz. sp. — Ladeìihergii Rtz. parassito dell'Hylesinus fraxini. sp. — suhulifer Frst. Neil' Hylesinus spartii. Scarabearii Papilionari Vesparii Scarabearii Idem Idem Cicadarii Papilionarii Idem Scarabearii Idem. Genus Raptrocnemus Frstr. — Pam. Chalcididae. sp. — papaveris Prst. Nelle larve del Cynips rhaeadis Kalt. Vesparii Genus Roptrocerus Rtz. — Pam. Chalcididae. Pachyceras Rtz. sp. — eccoptogastri Rtz. Negli Eccoptogaster pigmeus F., edin- tricatus Rtz. Scarabearii sp. — xilophagorum Rtz. 231 Nelle larve di Hylesinus palliatus e po- li graphuSj ed in quelle di Bostrichus typographus, curvidens, villosus, pi- ceae, bicolor ecc. Geniis sp. — sp. — Genus sp. — sp. — sp. — sp. — sp. — Rhyssa Grav. — Fara. Ichneumonidae. curvipes Grv. Nelle larve di Xiphydria camelus, e dromedarius L. per suasoria L. Nelle larve di Sirex spectrum L. sp. — sp. — sp. - RoGAs Nees. — Fam. Braconidae collaris Spin. Nelle larve di Anobiiim striatum EsenhecMì Hrtg. Nei bruchi di Lasiocampa pini L. flavipes Rtz. Nella Ephippipliora dorsana Hb. hervor Rtz. Nei bruchi di alcune Coccyx interstitialìs Rtz. Parassito della Coccyx resinana, Gra- phiolita cosmophorana; della Sesia forraicaeformis, e della Tinea flavi- laticella. limbator Rtz. Nei bruchi di Tortrix laevigana; Ana- campsis pop niella ecc. linearis Nees, Nei bruchi di Clisiocampa neustria; Cosmia trapezina; Tortrix virida- na, ed Halias prasinana. marginator Nees. Nella Graphiolitha siliceana. Scarabearii Vesparii Idem Scarabearii Papilionarii Idem Idem Idem Idem Idem Idem 232 — sp. — sp. — sp. — sp. — sp. — nelle larve di Criptorhynchus, e di Ce u- torhynchus, ed anche nel Cynips quercus folii. óbscurator Rtz. Nella Phycis abietella F. praerogator L. Nei bruchi di Liparis salicis L. rugator Rtz. Parassito in larve lignivore. teìiuis Rtz. Nei bruchi di Clisiocampa castrensis^ e di Tortrix heparana. thoracicus Nees. In diverse larve lignivore. Scarabearii Vesparii Papilionarii Idem Scarabearii Papilionarii Scarabearii Genus Sgyateras Réz. — V. Genus Theocolax Ww. Genus Scolobates Grav. — Fara. Ichneumonidae. sp. — auriculatus Fab. Nei bruchi dello Smerinthus ocellatus Lin. Papilionarii Genus Scolia Fab. — Fara. Scoliidae. sp. — Mancia Fab. Alimentale sue larve di piccoli Acridium e generi affini. Locustarii sp. — flavifrons Fab. Parassita dell' Oryctes nasicornis L. Scarabearii Genus Seladerma Wlk. — V. Genus Tridimus. Genus Semiotus Wlk. — Fam. Chalcididae, sp. — apionis Dufr. Nelle larve dell' A p io n ulicis Schn. Idem — 233 — sp. — diversus Ww. Nei bachi di una specie di Urophora Dsv. Muscarii Genus Sigalphus Sjnn. — Fam. Braconidae. sp. — acyculatus Rtz, Nelle larve di Ochina hederae. Scarabearii sp. — apionis Frst. Parassito dell'Api on aterrimus Gyll. Idem sp. — caudatus Nees. Nei bachi dell'Oscinis v astato r L. Muscarii dell' Orches te s quercus L. Scarabearii e della Tortrix quercana, e Tischeria co m pianella L. Papilionarii sp. — complanellae Rtz. Nelle larve di Tischeria complanella. idem sp. — curculionum Hrtg. Nella Tischeria complanella. Idem e nella larva di Curculio herciniae. Scarabearii sp. — facialis Rtz. Nelle larve di Ochina hederae L. Idem sp. — flavipalpis Wsm. In una specie di Eccoptogaster, Idem sp. — fulvìpes Hrtg. Nelle larve di Orchestes semirufuSxYo^/. = leucaspis. Idem sp. — pallipes Nees. Nelle larve di Ceutorhynchus sulci- collis. Scarabearii sp. — striatulus Nees. Nelle larve di Pissodes notatus. Idem sp. — tentredinum Hrtg. Nelle larve di una specie di Lyda. Vesparii Genus Sigmophora Rìidii. Ferf^■ Eulophus. — Fam. Chal- cididae. — 234 — sp. — verhasci Wall. = Scrophulariella Rndn. Nelle larve e ninfe di Asphondylia ver- basci Vali. Muscarii Genus Siphonura Nees. — Fam. Chalcididae. sp. — lireviGauda Nees. Nelle larve di Aulax potentina e Fab. e del Cynips longicauda. Vesparii sp. — pimctulata Frst. Parassito di una specie di Cynips. Idem sp. — variolosa Nees. In diverse specie di Cynipsidae, cioè Cyn: disticha, noduli, andricus^ in- flator ecc. Idem sp. — viridiaeneus Rtz. Nelle larve del Cynips curvator. Idem Genus Sirex Lìn. — Fam. Siricidae. sp. — gigas Lin. Sortito dalle crisalidi del Papilio poda- lirius L. Papilionarii Però normalmente parassito, secondo lo Spinola, di larve lignivore. Scarabearii Genus Soteritea Rndn. — Fam. Chalcididae. sp. = cecidomyza Rndn. Attacca insieme con parecchi altri paras- siti;, le larve di Cecidomyia salicis F. Muscarii Genus Spalangia Latr. — Fam. Chalcididae. sp. — nigra Ww. Nei bachi della Musca domestica L. Idem Genus Spartiophilds Rndn. — Fam. Chalcididae. — 235 — sp. — Genus sp. — ììrucMcida Rndn. Nelle larve del Bruchus spartii. Scarabearii sp. — sp. — sp. — sp. — sp. — sp. — sp. — sp. — sp. — Spathius Nees. — Fam. Braconidae. drevicaudis Rtz. Nelle larve lignivore di Eccoptogaster rugulosus; Bostrichiis bidens; Hy- 1 e sin US piniperda^ e minimus; e del Magdalis violaceus F. clavatus Nees. Parassito dell' Anobium striatum; Pti- nus fur; Ochina hederae; Orchestes q li e re US ecc. coUaris Rtz. Nella larva dell' Anobium striatum F. curvicandis Rtz. Nella larva di ima specie di Buprestidae erythrocephalus Rtz. Neir Ochina hederae F. exannulatus Rtz. Nelle larve di Hylesinus fraxini; Bo- strichus tiliae; ed Eccoptogaster scolytus Hrbst. ferrugator Grav. Nel Callidium variabile Fab. Giraudi Rndn. Nelle larve di Xiphydria dromedarius. Radzayanus Rtz. Nel C urcu li 0? depres Siro stris, Rha- gium indagator F. ed Agrylus bi- gut tatus. rugosus Rtz. Nelle larve di Eccoptogaster intrica- tus Rtz. Scarabearii Idem Idem Idem Scarabearii Idem Vesparii Idem Idem — 236 — Genus Sphegigaster Spin. — Fam. Chalcididae sp. — loallicornis Spin. Nelle larve dell' Agromyza Schineri G^r6?., Muscariì Genus Sphex Fai). — Fam. Sphegidae sp. — alMsecta Bonelli. Nutre le sue larve di piccoli Acridium, e generi affini Locustarii sp. — flavipennis Frst. Come la precedente nutre la sua prole di piccole specie di Grillidae. Idem Genus Sphinctds Grav. — Fam. Ichneumonidae. sp. — serotinus Gr. Nei bruchi di Tortrix testudinana, Papilionarii Genus Stortigocerus Rtz, r^ tttjt, ^ ^ ' =: Raphiterus Wlh. e Styloceras Rtz. Genus Synergus Hrtg. — Fam. Cynipsidae. sp. — aphidicida Rndn. Nel corpo di Siphonophore ed altri ge- neri di Aphidinae (n. obs.) Cicadarii sp. — erythroceplialus Hrt. (G. Xystus), Vivente in diverse Aphidfnae (n. obs.) Idem sp. — luteus Hrtg. Come le due specie precedenti. Idem sp. — rufìcomis Hrtg. Nelle larve di Urophora cuspidata M"^?^. e di qualche altra Ortalidina. Muscarii sp. — uropliorae Rndn. Come la specie precedente. Idem Genus Systasis Wlìi. — Fam. Chalcididae. sp. — celer Gour. — 237 — Nelle larve della Phytomyza genie u- lata Mgn. Muscarii Genus Tapheds WsìuL — Fam. Braconidae. sp. — afflnis Wsml. Nelle larve del Ceutorhj^nchus sulci- coUis Schn. Scarabearii sp. — conforìfiis Wsml Parassito del Ceutorhynchus sopradetto. Idem sp. — fiiscipes Rtz. Nelle larve dell'Ano biiim s tri a tu m F. Idem Genus Teleas Latr. — Fam. Chalcididae. sp. — Dalmannìi Rtz. Nelle uova dell'Orgya antiqua. sp. — discolor Rtz. Nei bruchi dellaLitocolletis cavella Zeli. sp. — pJialenarum ì^ees. = Laeviusculus jR^^. Nelle uova di Lasiocampa pini; Cli- siocampa neustria, di Liparis ed altre Bombycidae, e dell' Acronycta psi. sp. — KaltenlmMì Rndn. Nei bachi della Cecidomyia betulae. sp. — laeviusculus Rtz. — V. Phalenarum Nees. sp. — Linnei Nees. Parassito di diverse Aphidinae. sp. — minutus Rtz. Nelle larve di Orchestes quercus L. sp. — ovuloruyn Nees = terebrans Rtz. Nelle uova di Clisiocampa neustria. sp. — pentatomae Rndn. (Audouin). Parassito di alcune Pentatomidae. sp. — punclatissimus Grv. Nelleuova di Pygaera bucephala e Cli- siocampa neustria. Papilionarii Idem Idem. Muscarii Cicadarii Scarabearii Papilionarii Cimiciti Papilionarii — 238 — sp. — teredrans Rtz. — V. Ovulo rum Nees. sp. — truncatus Nees. Nelle larve dell' Aulax sabaudi Hrtg. Vesparii sp. — Zetterstedtii Rtz. Nella Gelechia leucatella e nelle uova di Orgya pudibumla. Papilionarii Genus Telegraphus Rtz. — Fam. Chalcididae. sp. — maculipennis Rtz. Nel corpo di una specie di Co e ci de a. Cicadarii sp. — mirabilicornis Frst. Parassito di una Coccidea. Idem Genus Tetracampe Frst. — Fam. Chalcididae. = E pi ci er US Halid. sp. — flavipes Frst. Parassito della Cassida rubiginosa Scarabearii Genus Tetrasticus Halid. — Fam. Chalcididae. sp. — cynìpMdum Rtz. Nel Cynips eglantheriae. (G. Rhodites) Vesparii sp. — capitatus Rtz. Nelle larve della Cecidomyia salicisi^. Muscarii sp. — cecidomyiarum Bé. Nella Cecidomyia sudetta. ' Idem sp. — erytliropMlialnius Rtz. Nei bruchi di Coccyx strobilana. Papilionarii sp. — flavo-varius Nees. Nei bruchi di Poecilocampa populi L., di Anacampsis populella. Idem e della Cecidomyia salicina. Muscarii sp. — minimus Rtz. Nelle larve della sudetta Cecidomyia Idem sp. — nerio Wlk. (Cirrospilus). — 239 — = Entedon seminarius Rtz. Nelle larve del Bruchus spartii. Scarabeari Genus Theocolax Wstw. — Fam. Chalcididae. =: Scyateras Rtz. = Cerocephala Wsiw. sp. — formicìformis Ww. = tricotus Rtz. Nelle larve dell' Hy lesimi s fraxini. Idem Genus Tineomisa Rndn. — Fam. Chalcididae. sp. — pistacma Rnd. Nelle larve e e r i s a 1 i d i della T i n e a ( Argy- restia?) terebintella Rndn. Papìlionarii Genus Tineophaga Rndn. — Fam. Chalcididae. sp. — tìscheriae Rndn. Nei bruchi della Tischeria coraplanella. Idem Idem Vesparii Genus Torymds Balm. — Fara. Chalcididae. sp. — admirabilis Frst. = crinicaudis Rtz. Nei bruchi della Coccyx strobilana, e dell'Andricus terminalis. sp. — aneplielus Rtz. Nei bruchi della Lasio campa pini^ e delle Liparischrysorrhaea ed auri- Papilionari fi uà L. sp. — appropinquans Rtz. Parassito della Tortrix laevigana, della Cecidomyia salicis F, e dell'Andricus terminalis e Cynips pedunculi. sp. — ater Nees. Nelle larve dell' Aulax potentillae F. del Cynips rosae L. e stigma Fnscl. sp. — hedeguaris L. = Foersteri Rtz. Nelle larve del Cynips rosae (G. Rhodites), Idem Muscarii Vesparii Idem. Idem — 240 — della Cecidomyia fagi, Muscarii e della Yponomeuta padella. Papilionarii sp. — car dicola Rndn. Nelle larve di Tripeta cardivore. Muscarii sp. — caudatus Nees. Nelle larve dei Nematus salicis, e vi- ni inali s, del Cynips eglantheriae, e dell'Andricus terminalis. Vesparii sp. — chalibaeus Rtz. Nei bruchi di Coccyx strobilana. Papilionarii sp. — chlorinus Frst. Nelle larve dell' Aulax hieracii Bé. Vesparii sp. — confluens Rtz. Nei bacili di Cecidomyia fagi. Muscarii sp. — contractus Rtz. Nel Cynips (Trigonaspis) cru-stalis. Vesparii sp. — crinìcaudis Rtz. — V. Admirabilis. sp. — cuUriventris Rtz. Nelle larve di Cecidomyia fagi. Muscarii sp. — cupreus Spin. Nei bruchi dell' Aenophtyra pilleriana Papilionarii sp. — cyììipsidum Rtz. Nei Cynips rosae, quercus-folii e ter- minalis. sp. — difficìlis Nees. Nelle Cecidomie Tanaceti, Salicis e brachynteros, Muscarii e nella Dorthesia urticae Bosc. Cicadarii sp. — erythrothorax Bé. — V. Megastigmus stroMloMus. sp. — Foer steri Rtz. — V. sp. dedaguaris. sp. — gloMceps Nees. Nelle larve dell' Aulax potentillae F. Vesparii sp. — incertus Rtz. Nel Cynips scute Ilari s. Idem sp. — Kalienbakii Rndn. — 241 — Nellelarve di Lasi opterà herh er in a. Schr. Muscarii sp. — longicaudis Rtz. Nel Cynips quercus folii, e nell'An- dricus terminalis. Vesparìi sp. — macrocentrus Rtz* Nelle larve di Saperda populnea L. Scarab^arii sp. — metallicus Rtz. In una specie di Cynips. Vesparii sp. — mmor Rtz. Nella Lasiocampa pini L. Papilionarii sp. — napus Frst. Nell'Andrjcns terminalis. Vesparii sp. — nigricans Nees. Nellelarve di Cecidomyia corni Krchn. Muscarii sp. — 7iigricornis Nees. Nelle larve di Cecidomyia salici s F. Muscarii sp. — Nordlingeri Rtz. Nella Cecidomyia fagi L. Idem sp. — propmquus Frst. — V. appropinguans Rtz. sp. — punctmn Frst. — V. Megastigmus transversus. sp. — Ratzehurgii Rndn. Nelle larve dell'Ani a x sabaudi Hrtg. Vesparii sp. — resìnanae Rtz. Nei bruchi di Coccyx resinana. Papilionarii sp. — robustus Rtz. Nel Cynips crustalis. Vesparii sp. — rubriceps Rtz. In una specie di Cynips. Idem sp. — saffirinus Boj. Nelle larve di Tripeta serr atulae If^J?. Muscarii sp. — splendens Dalm. Nelle larve di Aulax glecomae. (Dia- strophus) Vesparii sp. — suUerraneus Curts. Nel Cynips aptera Schio. (Biorhiza) Idem — 242 — Genus Trichoceras Rtz. — V. Tetrasticus Hai. Genus Tridimus Rtz. — Fani. Chalcididae. sp. — aphidimi Rtz. Nel corpo di alcune Aphidinae. sp. — areolatus Rtz. Nel coccus Salicis auritae. sp. — capreae Frst. Nelle larve di Cecidorayia Salicis F. sp. — nodulatus Rtz. Nelle larve di Bruchus pisi L. sp. — novus Rtz. Nelle larve di Aulax sabaudi Hrtg. sp. — punctatus Rtz. Nelle larve dei Bruchus pisi, e spartii, sp. — rosularwn Rtz. Nelle larve di Cecidorayia salicina. sp. — salicis Rtz. Nelle larve della sudetta Cecidorayia. sp. — torimiformis Rtz. Corae le due specie precedenti, sp. — undulatus Rtz. Nel Bruchus spartii, sp. — xylopliagorum Rtz. Nelle larve dell'Hylesinus fraxini. Cicadarii Idera Muscarii Scarabeari Vesparii Scarabearij Muscarii Idem Idem Scarabearii Idem Genus Trigonoderus Wstw. — Fara. Chalcididae. sp. • — amabilis Ww. Nellelarve di Urophora cuspidata Mgn. e di specie affini. Muscarii Genus Triphon Fall. — Fara. Ichneumonidae. sp. — amMguus Grav. Nelle larve del Nera atus ribes ii Le Due. Vesparii 243 — sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. sp. armillatorius Grav. Parassito del Nematus sudetto. Vesparii aiUicus Gr. Nelle larve del Cladius viminalis Idem Mpunctafus Gr. Nelle larve di Nematus ribesii. Idem calcator Gr. Nei brucM della Coccyx resinana F. Papilionarii e del Lophyrus pini. Vesparii caeplialotes Gr. Nel Nematus ribesii. Idem compressus Rtz. Nelle larve del Nematus ribesii. Idem eques Hrtg. Nei Lophyrus pini e rufus. Idem excavatus Rtz. Parassito del Tenthredo cerasi. Idem expers Rtz. Nelle larve del Nematus larici s. Vesparii frutetoruìn Hrtg. Nei Lophyrus frutetorum. Idem gastropacliae Bé. Nei bruchi di Clisiocampa neustria. Papilionarii GorscMi Rtz. Nelle larve di Seland ria adumbrataA7. Vesparii grossulariae Rtz. Nel Nematus ribesii. Idem liaemorrlioidalis Hrtg. Nelle larve dei Lophyrus pallidus^ ru- fus, e pini. Idem holosericeus Rtz. Parassito nel Nematus virescens. Idem impressus Gr. Nei Lophyrus pini, laricis, pallidus, virens ecc. Idem — 244 — e nella Coccyx turionana. Papilionarii sp. — integrator Gr. Nei bruchi della Coccyx resinana. Idem sp. — intermedius — V. transiens Rtz. sp. — involutor Gr. Nelle larve della Lyda sylvatica. Vesparii sp. — leucodactylus Rtz. Nel Nematus laricis. Idem sp. — leucostkius Rtz. Nelle larve di Lophyrus piai. Idem sp. — laevìs Rtz. Nel Lophyrus herciniae e nella Lyda alpina. Idem sp. — lophyrum Hrtg. Nelle larve dei Lophyrus pallidus, pini, variegatus ecc. Idem sp. — marginellus Gr. Nelle larve di Tentredo spinarum. Vesparii sp. — melancholìcus Gr. Nelle larve del Nematus septentriona- lis Sp. Idem sp. — melanoleucus Gr. — V. scutulatus Hrtg. sp. — mesocoroides Rtz. Parassito del Nematus laricis. Idem sp. — mezoxaììthus Gr. Nei bruchi del Cimbex variabilis. Klg. Idem sp. — muUicolor Gr. Nei bruchi di Yponomeuta padella. Papilionarii sp. — mutillatus Rtz. Nelle larve del Nematus laricis. Vesparii sp. — nemati Tichb. Nel Nematus betularius. Idem sp. — neustriae Bé. Nei bruchi della elisio campa neustriaZ». Papilionarii sp. — ìiiger Grav. — 245 — Nella Tenthredo cingulata. Vesparii sp. — nigriceps Gr. Nel Cimbex sorbi. Idem sp. — pijriformis Rtz. Nella Tenthredo straminipes. Idem sp. — Ratzeburgii Grsk. Nelle larve di Selandria a du morata Kl. Idem sp. — Rennenìiampfìi Tichb. Nelle larve di Lophyrus pini. Idem sp. — rufus Grav. Nel Cimbex variabilis. Idem sp. — rugosus Rtz. Nel Lophyrus frutetorum. Idem sp. — sanguinatorius Rtz. Nelle larve di Cadius eucerus- Idem sp. — sanguinicollis Grav. Nel Nematus salicis. Idem sp. — scutatus Hrtg. Nelle larve del Lophyrus virens. Idem sp. — scutulatus Hrtg. = Melanoleucus Gr. Nelle larve di Lophyrus pini, virens, e variegatus, ed in quelle di Nematus ribesii. Vesparii sp. — septentrionalis Rtz. Nel Nematus septentrionalis Spin. Idem sp. — sexlituratus Gr. Nelle larve dei Nematus salicis, coryli, laticrus, varus, ribesii, septentrio- nalis ecc. Idem sp. — sorM Sxsn. Nei Cimbex sorbi, betulae, variabi- lis ecc. Idem sp. — succinctus Gr. Nel Lophyrus virens e nell'Athalia spinarum. Idem Ann. IV. 17 — 246 — sp. sp. sp. sp. sp. — ientredinum Schrg. Nei bruchi di varii Lophyrus. — transiens =^ intennedius Rtz, Nelle larve di Lophyrus virens. — translucens Rtz. Nel Nematus ethiops. — variabìlìs Rtz. Nei Lophyrus pallidus e pini. — vesparmn Rtz. Nelle larve di Vespa vulgaris L. Vesparii Idem Idem Idem Idem Genus Trogus Pnz. — Fam. Ichneuraonidae. sp. — albosignatus Gr. Nei bruchi della Dasychyra p u di bu ri- da L. Papilionarii sp. — flavatorius Pnz. Nei Liparis dispar e monacha, e nello Smerynthus tiliae P. Idem sp. — lapidator Fab. Parassito del Papilio Machaon. Idem sp. — lutorìus F. Nella Sphinx pinastri, e Smerinthus ocellatus L. Idem Genus Trypoxylon Lat. — Fam. Crabronidae. sp. — fìgulum L. Nutre le sue larve con piccoli bruchi. Papilionarii Genus Vipio Latr. — Fam. Braconidae. sp. — 7%omìnator Fab. Nelle larve di Aedilis grisea Fab. Scarabearii Genus Xorides Latr. — Fam. Ichneuraonidae. sp. — appendiculatus Gr. Nelle larve di alcune Cerambici da e. Idem — 247 — sp. — ater Grv. Parassito dell' Isarthron luridum, e del Criocephalum. rustie um. Scarabearii sp. — coUaris Gr. Nelle larve di Isarthron luridum. Idem sp. — cornutus Rtz. Parassito della Saperda charcarias L. Idem sp. — crassipes Hrtg. Nelle larve di Callidium rufipes, e di Curculio? haerciniae. Idem sp. — criptiformis Rtz. Parassito del Ptilinus pectinicornis L. Idem sp. — dentipes Gmel. Nei bruchi della Liparis monacha L. Papilionarii sp. — filiformìs Gr. Nelle larve di Callidium variabile F., di Astynomus aedilis F, e di Rha- gium inquisitor Z., Ergates faber L. ecc. Scarabearii sp. — haercinianus Hrt. Nelle larve di Curculio? haerciniae. Idem sp. — irrìgator Fab. Nelle larve di Rhagium indagator L, Idem e nei bruchi di Liparis monacha. Papilionarii sp. — longicornis Rtz. Nei bruchi della Tortrix laevigana. Papilionarii sp. — praecatorius Fab. Nelle larve di Callidium sanguine um, e di Isarthron luridum. Scarabearii sp. — puparmn Fab. Sortito dalle pupe di alcune Bombycidae. Papilionarii sp. — spinipes Grav. Nelle larve di alcune Cerambicidae. Scarabearii Genus Xylonomus Grav. — Fam. Ichneumonidae. ?p. — — 248 — ru/lpes Gr. Nelle larve di Rhagium indagator L. Scarabearii Genus Xenos Rossi. — V. avanti Ordini diversi. Genus Xystus HrL — V. Genus Synergus, AGGIUNTE ALL'ELENCO DEI PARASSITI VESPARII. Genus Alysia Latr. sp. — gedanensis Rtz. Nelle larve di Saperda populnea L. Scarabearii Genus Anomalon Jur. sp. — amictum Gr. Aggiungi, e nella Sphinx pinastri L. sp. — Mguttatum Gr. Nei bruchi di Lasiocampa pini L. sp. — canaliculator — (corrige) canaliculatum Gr. ed aggiungi e nella Fidonia piniaria. Idem sp. — capillosum Hrtg. Nei bruchi di Philobia li tur aria. Idem sp. — cirwnflexum L. Nei bruchi di Lasiocampa pini^ e di Bombyx trifolii. Idem sp. — flaveolatwn Gr. Aggiungi, anche nella Thyatira batis L. e nella Tortrix heparana. Idem sp. — gllscens Hrtg. Nella Trachea piniperda. Idem sp. — megarihrum Rtz. ì Nei bruchi della Fidonia piniaria, e Papilionarii Idem — 249 — della Trachea piniperda. Papilionarii sp. — unicolor F. Nel Bombyx trifolii, nella Pachetra leucophea H, e nella Trachea pini- perda. Idem sp. — xantJiopus Gv. Nei bruchi di Fidonia piniaria. Tra- chea piniperda, ed Halias quercana. Idem Genus Aphelinus sp. scutellaris Wlh. — V. Genus Entedon. Genus Aphidius Nees. sp. — duodecimarticulatus Rtz. Nelle larve della Cecidomyia salici s. Muscarii sp. — exoletus Nees. Parassito della Schizoneura ulmi F. Cicadarii sp. — óbsoletus Wsml. Nelle larve di Bostrychus binodulus, Scarabearii nei bruchi dell'Anacampsis populella, Papilionarii ed in una specie di Cecidomyia. Muscarii sp. — proieus Wsml. Parassito dell' Ap hi s aceri s. Cicadarii sp. — Wissmannii Rtz. Nel corpo del Lachnus quercus. Idem Genus Asaphes Wlk. — Fam. Chalcididae. sp. — vulgaris Wlk. Parassito nell'Aphis rosa e L. Idem Genus Aspigonus Wsml. — Fam. Braconidae. sp. — aìneUs Rtz. Nelle larve di Anobi um abietis, Scarabearii e di Coccyx strobilana. Papilionarii sp. — contractus Rtz. Nelle larve di Isarthron luridum F. Scarabearii — 250 — sp. — diversicornis Wsml. Parassito delLimexylon derraestoides, della Micetochares linearis, e di una specie di Callidium. Scarabearii Genus Banchus Fab. — Fam. Ichneumonidae. sp. — compressus F. Nei bruchi di Trachea piniperda, e di Liparis auriflua. Papilionarii sp. — falcator Fab. Nei bruchi della Fidonia pi ni a ri a. Idem Genus Bassus Fab. sp. — laetatorìus F. Nelle larve dell' Ad imo ni a rustica. Genus Blacus Nees. sp. — riflcornis Nees. Parassito del Cionus fraxini. Scarabearii Idem Genus Bothriothorax Rtz. — Vedi Encyrtus. Genus Brachistes Wsml. sp. — atricornis Rtz. Nelle larve di Pissodes notatus, e del- l'Hylesinus piniperda. Idem sp. — fìrmus Rtz. Nel Pissodes notatus. Idem sp. — mterstìtìalis Rtz. Parassito dell'Anobium pusillura. Idem sp. — longìcaudis Rtz. Nelle larvedi Eccoptogaster rugosus, e di Pissodes notatus. Idem sp. — minutus Rtz. Parassito dell' Orche stes f agi. Idem — 251 sp. sp. sp. sp. Genus sp. — sp. — sp. - sp. — sp. — sp. — sp. sp. noctuae Rtz. Nei bruchi della Trachea piniperda. politus Rtz. Nelle larve di Rhynchites betuleti. punctatus Rtz. Parassito dell' Anobium abietis. róbustus Rtz. Nelle larve del Pissodes notatus. sp. sp. sp. sp. Bracon. Fàb. aphidiiformis Rtz. Nelle larve di Cecidomyia salicina. aterrimus Rtz. Nelle larve di Cynips quercus folli L. breviusculus Wsml. In una specie di Coccidinae. caudatus Rtz. Nell'Andricus terminali s. caudiger Rtz. Nelle larve di Carpocapsa splendana, e di Coccyx strobilana. circumscriptus Wsml. Nei bruchi di Harpyia v inula, di Li- paris salicis^ ediTortrix laevigana. Curtisii — V. protuterans. dìsparator Rtz. Nelle larve di Pissodes notatus. eccoptog astri Rtz. Neil' Eccoptogaster rugulosus. flavulatus Rtz. Nelle larve di Pogonocherus fasci- c u 1 a t u s F. gallarum Rtz. Nelle larve del Nematus saliceti DahW. guttiger Wsml. Papilionarii Scarabearii Idem Idem Muscarii Vesparii Cicadarii Vesparii Papilionarii Idem Scarabearii Idem Idem Vesparii — 252 — Nella Aecophora lariciella. Papilionarii sp. — hylesiìn Rtz. Nelle larve degli Hylesinus poligra- phus, e spartii, e del Bostrichus fa gì. Scarabearii sp. — hyloMi Rtz, Neil' Hy lobi US pini. Idem sp. — igneus Rtz Nelle larve di Pogonocherus fasci au- la tu s. Idem sp. — impostor Scop. Nelle larve di M o n o h a m ra u s s u t o r. Idem sp. — incompletu% Rtz. Uno dei molti parassiti del Pi ssede s no- tatus. Idem sp. — initiator Fab. Nei Rhagium indagator, Isarthron luridum, ed Astynomus aedilis. Scarabearii sp. — ischiogonus — V. oMiteratus. sp. — làbrator Rtz. Nelle larve di Pissodes notatus. Idem sp. — leucogaster Zglr. Nelle larve di Rhagium indagator, e dell' Anobi um striatum. Idem sp. — laevìgatus. — V. scutellaris. sp. — luteus Nees. Nei bruchi della Tortrix testudinana. Papilionarii sp. — multìarticulatus Rtz. Parassito della Saperda populnea Scarabearii sp. — obliteratus Nees. — Ischiogonus Wsml. Aggiungi, nel Bostrichus t i p o g r a- phus, e neU'Isarthron luridum. Idem sp. — pallìdus Grav. Aggiungi, nei bruchi del Liparis salicis. Papilionarii sp. — palpebrator Rtz. Aggiungi neir Hylesinus piniperda, e — 253 — nei Bostrichus laricis e bidens. Scarabearii sp. — jilanus Rtz. Nell'Hyles inus spartii. Idem sp. — praecisus Rtz. Nelle larve di Astynomiis aedilis F. Idem sp. — protuberans Nees. = Curtìsii Rtz. Aggiungi, neir E coopto gas ter intri- catus. Idem sp. — pusillus Kaum. Nel Cynips testaceips. Vesparii sp. — scutellaris Wsml. Nelle larve di Nemathus pedunciili Hrtg. Idem ed in una specie di Tortricidae. Papilionarii sp. — silesiacus Rtz. Nel Bostrichus binodulus. Scarabearii sp. — sordidator Rtz. Nel Pissodes notatus. Idem sp. — stroMlorum Rtz. Nei bruchi di Coccyx strobilana. Papilionarii sp. — imdulatus Rtz. Nelle larve diPogonocherus hispidus. e fasciculatus F. Scarabearii Genus Calliceras Nees. — V. Hadroceras Frst. Genus Campoplex Grav. sp. — alMdus Gr. Nei bruchi della Coccyx Buo liana. Papilionarii sp. — armillatus Gr. Nella Cydaria fulvaria, e nella Ypo- nomeuta variabili s. Idem sp. — assìmilis Gr. Nei bruchi di Lyparis salicis L. Idem sp. — carbonarius Rtz. Aggiungi, nei bruchi della Dasychyra — 254 — fascellina L. Papilionarii sp. — conformis Rtz. Nell'Argyrotoza holmiana, nell' Ana- campsìs populella, e Gelechia leu- Catella. Idem sp. — dìfformis Gr. Aggiungi; e nella Rhynosia verba- scella Hb. Idem sp. — ébeninus Gr. Nella Yponoraeuta evonimella L. Idem sp. — exareolatus Rtz. Nei brucili dell' Halias ciò rana L. Idem sp. — flaviventris Rtz. Nella Coccyx strobilana. Idem sp. — intermedius Rtz. Nei brucili della Tortrix viridana L. Idem sp. — muUicmctus Gr. Nelle larve dei Nematus pedunculi, e medullarius, Vesparii e dell' Anacampsis populella. Papilionarii sp. — nanus Gr. Nella Coleophora lariciella. Papilionarii sp. — relictus, p. 137. Lege retectus. sp. — subcìnctus Gr. Parassito della Tis che ria complanella. Idem sp. — tessellatus Rtz. Nelle larve di Tenthredo tricincta. Vesparii sp. — transfuga Gr. Nei bruchi della Litocolletis emberi- zepennella. Papilionarii sp. — transiens Rtz. Nelle larve dell' AUanthus cingulatus. Vesparii sp. — tricolor Hrtg. Nei bruchi di Zerene grossularia. Papilionarii sp. — turìonum Hrtg: — 255 — Nelle Coccyx buoliana e turionana. Papilionarii Genus Celia Shack. — Fam. Crabronidae. sp. — troglocUtes Shuck. Alimenta la sua prole con alcune specie di Lecanium che trasporta nei suoi nidi. Cicadarii Genus Ceraphron Jur. sp. — ÌjrachynteH Rtz. Nella Cecidomyia pini. Muscarii sp. — clandesUnum Kalt. Nel corpo dell' Aphis ribis (Myzus Pass.) Cicadarii sp. — fuscipes Nees. Parassito dall' Aphis rosa e. Idem sp. — laevis Rtz. Nella Cecidomyia salicina. Muscarii sp. — pusUlum Rtz. Nelle larve di Bostrichus bidens. Scarabearii sp. — radiatum Rtz. Parassito del Bostrichus raonographus. Idem sp. — rosularum — V. Genus Tridimus. sp. — tortricum Rtz. Nei bruchi di Tortrix piceana. Papilionarii Genus Cerocephala Wstw. — V. Epimacrus Wh. Genus Chalinocerus Rtz. — Fam. Ichneumonidae. sp. — longicornis Rtz. Nei bruchi della Coccyx Buoliana. Papilionarii Genus Chelonds Tur. sp. — laevigator Fab. Nelle larve di Saperda pop ulne a. Scarabearii sp. — planifrons Nees. Nei bruchi della Coccyx strobilana. Papilionarii — 256 — Genus Chrysolampus Spin. sp. — aphidiphagus Rtz. Nel corpo dell' A p hi s aceris (Chaitopho- rus Koch.) sp. — aeneus Rtz. In una specie di A p hi din a, Papilionarii Nella larva di Agrorayza coluteae Bé, Muscarii e di Anthonoraus pomo rum L. Scarabearii sp. — scapularis Rtz. Nella Cecidomyia salicis F. Muscarii sp. — solitarius Hrtg. aggiungi: nei bruchi della Lyparis mo- nacha L. Papilionarii Genus Cleonimus Latr. — Fam. Chalcididae. sp. — brevicauda Nees. Neil' Aulax potentillae. Vesparii Genus Caelinius Nees. sp. — niger. — V. G. Alisia pag. 9. Genus Coeloides Wsml. — Fam. Braconidae. sp. — filiformis Rtz. Neil' Hylesinus crenatus. Scarabearii sp. — melanotus Wsml. Nelle larve di Hylesinus fraxini. Idem sp. — scolythicìda Wsml. Parassito dell' E coopto gaster scolytus. Idem Genus Coccobius. — Vedi Encyrtus. Genus Copidosoma Rtz. sp. — Boucheana Rtz. Nella Yponomeuta evonimella L. Papilionarii — 257 — Genus Coruna e lavata TF^ft. = Pteromalus aphi- dis Nees. Genus Cosmophorus Rtz. — Fam. Braconidae. sp. — Klugii Rtz, Nelle larve di Hylesinus poligraphus. Scarabearii Genus Cremastus Grav. — Fam. Ichneumonidae. sp. — interruptor Gr. Nei bruchi di Coccyx Buoi lana. Papilionarii sp. — punctulatus Rtz. Nella Coccyx str obi lana. Idem Genus Cryptus Fab. sp. — abscissus Rtz. = incertus 4- pimctatus Rtz. Nelle larve di Lophyrus pini. Vesparii sp. — anali s Gird. Nei bruchi di Li pari s salici s. Papilionarii sp. — brmiììiventris Gr. Nelle Yponomeute padella ed evoni- mella, e ne bruchi di Sphinx pinastri. Idem sp. — filicornis Rtz. Nella Trachea piniperda. Idem sp. — hortulanus Grav. Nell'Andricus terminalis. Vesparii sp. — incertus. — V. abscissus Rtz. sp. — intermedius Rtz. Nei bruchi di Trachea piniperda. Papilionarii sp. — leucoclieir Rtz. Nelle larve di Clavellaria amerinae. Vesparii sp. — leucomerus Rtz. Nel Lophyrus pini. Vesparii sp. — leucostomus Grav. Nei bruchi di Trachea piniperda. Papilionarii — 258 — sp. — longipes Hrtg. Nelle larve di Trachea come la precedente. Papilìonarii sp. — migrator F. aggiungi: nei bruchi della Dicranura herminea Esp. Idem sp. — minator Gr. Nelle larve di Hylotrupes bajulus F. Scarabearii sp. _ nudeculatws Gr. Nei bruchi di Lophyrus pini. Vesparii sp. — pìniperdae Hrtg. Nella Trachea piniperda. Papilionarii sp. — punctatiis — V. abscìssus. sp. — seticornis Rtz. Nelle larve di Hylotrupes bajulus. Scarabearii Genus Cubocephalus Rtz. — Fam. Ichneumonidae. sp. — fortipes Rtz. Nelle larve di Allanthus cingulatus. Vesparii sp. — Germarii Rtz. Nei bruchi di Cnetocampa processionea. Papilionarii Genus Decatoma biguttata Swd. =z Euritoma signata Nees. Genus Dacnusa Hai. sp. — flavipes Gour. Nelle larve dell'Agromyza xylostei Desv. Genus Myina Nees. — Fam. Chalcididae. sp. — Qvulorum Bjr. Nelle uova di Bombyx neustria (G. Cli- siocampa). Genus Pteromalus Swd. — Fam. Chalcididae. sp. — circìnantis Rnnd. Nelle larve e ninfe della Cecidomyia cir- cinaus Gir. (Ob. n.). (coiiiinua) CATALOGO SINONIMICO E TOPOGRAFICO DEI COLEOTTERI DELLA TOSCANA ORDINATO DA FERDINANDO PICCIOLI CON LA COLLABORAZIONE DEL SIG. PIERO BARGAGLI [Contin.; V. an. I, p. 56 e 205; an. II, p. 35 e 244; e au. Ili, p. 284. Gruppo XVI. TRECHIDAE. Genus TRECHUS Clairville. A. Blemus Redtenbaclier. discus. — Carabus discus Fabr., lllig., Bufiseli. — Blemus di se US Redtenl). — Trechus discus Sturm, Bejean Iconogr. t. 4, pag. 287, pi. 203, flg. 1., Erichs., Fainn. et LàbouW., J. Duval. — Carabus unifasciatus Panz. — Trechus Mariae Hummel. Vive nei luoghi umidi, sotto le pietre o al piede degli alberi e dei muri, o presso i luoghi paludosi. — Contorni di Pisa [D' Angiolo). B. Thalassophilus Wollaston. longicornis Sturm, Deuts. Ins. t. 1, pag. 83, tab. 151. flg. a. A., Heer, Fairm, et LabouW. — Trechus littoralis Dejean Icongr., t. 4, pi. 203, flg. 4. Contorni di Pisa {Peechioli) — Campagne Lucchesi ((?. L. Carrara . fulvns Dejemi, Iconogr., t. 4, pag. 293, pi. 203, fig. 5. Contornì di Pisa {G. L. Carrara). 260 — Gen. ANOPHTHALMUS Sturm. Brncki Piccioli, Bull, della Soc. Ent. Ital. t. I. pag. 306. Long. Q-Q ^2 millim. An. Doriae valde a/finis. Colore rufo-succineo, nitido, subpellucido, palpis pedibusgue dilute testaceis. Capite prothoracis 2Mrum longiore et angustiare, oculi nulli; prothorace subcordato, lateribus leviter incurvìs vel miììus rotundatis quam in An. Doriae, ad basim coar- ctatis, angulis anterioribus magis rotundatis posterio- ribus acutis, subelevatis, utrinque foveola rotunda intus vix bistriata, sulco medio postice profundiore; elytris ovato oblongis, basi vix oblique truncatis, antrorsum declivibus et prope suturam valde impressis, angulis humeralibus acutiusculis , apice subrotundatis , striis dor- salibus quatuor primis profundis, quarta pwìctis pili- geris tribus impressis notata. Questa specie fu da me per il primo scoperta in Toscana, in compagnia del distinto entomologo Sig. Emilio vom Bruck di Crefeld, in una grotta sull'Ap- pennino Lucchese chiamata la Tana a' Termini, ove dipoi è stata ritrovata anco dai signori Prof. Adolfo Targioni-Tozzetti, March. Giacomo Doria, Guido Luigi Carrara, Alessandro Enrico Haliday e Dott. Dieck di Merseburgo. Gen. BLEMUS Dawson. (Perileptus Schaum). arcolatus. — Carabiis areolatus Creutzer, Ent. Vers. p. 115, tab. 2, flg. 19 a. — Elaphrus areolatus Bufiseli. — Bembidiura areolatum Sturm, DeJean Iconogr., t. 4, pag. 322, pi. 207, fig. 2. — Blemus areolatus Dawson. — Trechus areolatus Jacq. Duval, Gen. Col. Eur. t. I, (Carabides), pi. 9, fig. 41, Fairm. et Làboulb. — Limnaeum areolatum Stephens. — Limnaeum depressum Stephens. — Blemus acu- ticoUis Dufour. Vive sotto le pietre e fra la rena nei greti dei fiumi — Contorni di Firenze, greto deir Arno e del Mugnone [Piccioli] — Pralolino [vom Bruck) — Contorni di Pisa [D'Angiolo) — Bocca d'Arno ^uom Bruck). — 261 — Gruppo XVII. BEMBIDIADAE Stephens. Gen. TACHYPUS Megerle. caraboides. — Cicindela caraboides Schranh. — Elaphrus caraboides Rossi Mantiss. Ins. t. I, n° 155. — Bem- bidium caraboides var. A, Jacq. Buval Annal. de la Soc. Ent. Fr. 1851, pag. 470. — Elaphrus picipes Bufiseli. — Bembidium picipes Sturm, Bejean Ico- nogr., t. 4, pag. 458, pi. 223, fig. 4. Var. jS. Eìnpht'us nebttlosus Rossi Mantis. t. 1, n» 156. Comune sui greti dei fiumi, nei luoglii umidi e arenosi. Contorni di Firenze, greti dell' Arno e del Mugnone. — Appennino di Ca- maldoli nel torrente Archiano presso il monastero {Piccioli). — Vallombrosa nel Vicano di Sant' Ellero (vom Bruck). — Contorni di Pisa {Pecchioli, D'An- giolo) — Campagne Lucchesi [G. L. Carrara) — Bagni di Lucca (Moni) — Quer- ceto nel Senese [Bargagli). pallipcis. — Elaphrus pallipes Bufts. — Bembidium pal- lipes Sturm, GijlL, Bejean Iconogr. t. 4, pag. 459, pi. 223, fig. 5, Jacq. Buval. Gen. Col. Eur., t. 1, (Ca- rabides) pi. 6, fig. 18. — Tachypus pallipes Casteln. — Bembidium nebulosum Schaum. Trovasi col precedente. Contorni di Fii'enze, greto dell' Arno [Piccioli) — Pisa (Pecchioli, D'Angiolo) ~ Bocca d'Arno [vom Bruck) — Gombo (Piccioli) — Bagni di Lucca {Moni). flavìpcs. — Cicindela flavipes Z^;??'^. —Elaphrus Uavipes Fahr., Rossi Faun. Etr., t. 1, n" 480, Olivier, Panzer — Carabus flavipes Mùller, Prodr., pag. 80, n" 868, — Bembidium flavipes Gyllenhal, Sturin, Bejean Ico- nogr., t. 4, pag. 460, pi. 223, fig. 6, Jacq. Buval, Fairm. et LabouW. — Tachypus flavipes Casteln. — 'Buprestis impress li s Fourcroy. — Le Bupreste a qua tre points enfoncés Geoffroy. Incontrasi nelle medesime località delle specie precedenti. Gen. BEMBIDIUM Latreille. l. roraininosnin Sturm, Deutschl. Ins., t. 6, pag. 183, tab. 162, fig. C, Bejean Iconogr., t. 4, pag. 358, pi. 211, fig. 3. Anno IV. 18 — 262 — — Elaphrus bipunctatus Bufiseli. Faun. Austr. t. 2, pag. 220, n" 12. — Bembidium striatum Latr., Jacq. Diwal, Fairm et Lahoulb. Vive nei luoghi paludosi. Contorni di Pi.sa {D' Angiolo) — Gombo 'Piccioli). II. panctulatitiii Drajjìez, Ann. des Se phys. de BruxelL, t. 7, pag. 275, pi. 109, fìg. 1., Jacq. Diwal, Fairm. et La- ■ìjoull). — Carabi! s chalcus? Herhst. — Elaphrus s t r i a t u s Bufiseli . — Bembidium striatum Sturm, Bejean Iconogr., t. 4, pag. 360, pi. 211, fìg. 5. — Bem- bidium chlorophanum Sturm, Deutsch, Ins. t. 6, pag. 187, tab. 163, fìg. e. C. — B. aerosum Erichs., Heer, Kuster. — B. velox Bawson. Nei luoghi umidi e sui greti dei fiumi. Contoi'ni di Firenze, Isolotto, greto d'Arno e di Mugnone. Pratolino [Pic- cioli., Bargagli) — Campagne Lucchesi (G. L. Carrara) — Bagni di Lucca (Moni) — Bocca d' Arno (vom Bruck). III. variuin. — Carabus varius Olivier Entom. t. 3, n° 35, pag. 110. pi. 14, fìg. 165 e. — Bembidium vari um Jacq. Biwal , Fairm. et LabouW. — Carabus ustulatus Illig., Bu- fiseli. — Bembidium ustulatum Lair., Sturm, Be- jean Iconogr., t. 4, pag. 343, pi. 209, fìg. 6. — Nota- plius ustulatus Sieph. — Carabus semipuncta- tus Bonov. — Elaphrus flammulatus Bufiseli. — • Notaphus nebulosus, bifasciatus e obliquus Sieph. Contorni di Firenze [vom Bruck, Bargagli) — Bagni di Lucca [Moni] — Pisa (Pecchioli, D' Angiolo). flainuiulatiiin. — Ocydromus flammulatus Clairville. — Bembidium fi am mula tura Jacq. Buval, Fairm et Labouib., Redienb. Faun. Austr. ed II. p. 80. — Eia phrus ustulatus Bufiseli. — Bembidium u n d u latum Sturm, Bejean Iconogr., t. 4, p. 342, pi. 205 fìg. 5. — Notaphus undulatus Steph. — Bembi d i u m m a j u s Gijll. —Bembidium t i n e t u m Zeiierst Bagni di Lucca [Moni). — 263 — IV. pygiuacniii. — Carabi! s pygmaeus Fabr. — Bembidium p y g ra a e u m Sturm, Jacq. Duval, Fairm et Laboulb. — Elaphrus orichalcicus Latr. — Carabus ori- c h a 1 e i e u s D(? Tigni/. — Cai*, orichalceus Panzer. — Bembidium f o r n i e a t u m Becìist. — B. e h a 1 e h o- pterura Dejean, Iconogr., t. 4, pag. 418, pi, 219, fig. 1. Dintorni di Firenze, Isolotto [Piccioli., vom Bruck) — Bagni di Lucca {Moni) V. pallidipenne. — Elaphrus pallidipennis Illig. — T a e h 3- pus pallidipennis ScJiiòdie. — Bembidiumpal- lidi penne Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb. —Bem- bidium Andreae Gyll., DeJean Iconogr., t. 4, p. 363, pi, 212, fig. 1, — Tachypus Andreae. Steph. Abita i tomboli presso le rive del mare. — Gombo {Piccioli). VI. cloiig;atiiiii Dejean Iconogr. t. 4, pag. 416, pi. 218, fig. 6. — Bruii., Lacord., Rambur, Heer, — Bembidium pun- c ti e oli e L. Dufour. Yallombrosa. Gombo. {Piccioli). riiflcoriic Sturm, Deutsc. Ins. t. 6, pag. 133, tab. 157, fig. b. B , Redtenb. — Elaphrus rufipes Illig. — Bem- bidium rufipes Sturm, loc. cit, pag. 130 tab. 157, fig. a. A. — Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb. — Bem- bidium brunnipes Dejean, Iconogr., t. 4, pag. 412, pi. 218, fig. 2., Heer, Schiòdte. — Peryphus albi- pes Steph. Campagne Lucchesi ( G. L. Carrara). y II (Per ijpìhus Meg.) fluviatile Dejean Species, t. 5, pag. 113, ejusd. Iconogr., t. 4, pag. 379, pi. 213, fig. 6., Heer, Putzeys, Jacq. Duval, Fairm, et Laboulb., Redtoìb. Contorni di Pisa [G. L. Carrara). — 264 — littoralc. — Garabus littoralis Olivier Ent. t. 3, n" 35, pag. 110, pi. 9, fìg. 103, Panzer. — Bembidium lit- 1 0 r a 1 e Latreille, Daivson. — Elaphrus rupestris Fabr., Illig., Bufiseli. — Bembidium rupestre Gijll., Sturm, DeJean Iconogr., t. 4, pag. 377, pi. 213, fig. 5, Heer. — Bembidium Andreae Ericlis., Scliiòdte, Putzeys. — Bembidium ustulatum Jacq. Duval, Fairm. et Laboulh., Redtenl). — Carabus n" 528 (sine nomine) Lin. Faun. Suec. ed I, pag. 174. — Bem- bidium ovipenne Cliaucl. Contorni di Firenze [Piccioli) — Gombo {vom Bruck) — Bagni di Lucca [Moni) — Quei'ceto [Bargagli). Andrcac. — Carabus Andreae Fabr., Oliv. — Bembidium Andreae Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb. Redtenb. — Bembidium cruciatum Dejean Iconogr. t. 4, p. 380, pi. 214, fig. 1, Schiodte, Putzeys. — P e r j^ p h u s e r u- ciatus Casteln. — Bembidium femoratum var. cruciatum Heer. — Bembidium nigricolle Redtenl). Contorni di Firenze [Piccioli, Bargagli) — Bocca d' Arno e Gombo (vom Bruck). femoratum Sturm Deutsc. Ins., t. 6, pag. 117, tab. 155, fìg. b. B., Dejean Iconogr. t. 4, pag. 383, pi. 214, fig. 3., Erichs., Heer, Putzeys, Jacq. Diwal, Fairm. et Laboulb., Redtenb. — Carabus ustulat US Olivier. — Elaphrus ru- pestris varjS Illig. — Bembidium cruciatum var, /3. Schiodi. sa:&atile. — Gyllenlial Ins. Suec. t. 4, pag. 406 n° 7-8., Dejean Iconogr., t. 4, pag. 385, pi. 214, fig. 5., ScMòdte, Putz., Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb., Dawson. — Pery- plius saxatilis Steph. Campagne Pisane e Luccliesi ( Bentbidiunt b»*UÈènieoi*ne Dejean Iconogr. t. 4, pag. 407, pi. 217, fig. 4. — Beuibi«in*»n truflpe» Erichs. — 266 — Contorni di Firenze; Polcanto, Carmignanello, Appennino di Camaldoli, Val- lombrosa, Bocca d'Arno [Piccioli, vom Bruck) — Campagne Lucchesi {G. L. Car- rara] — Contorni di Pisa (D' Angiolo) — Sarteano (Bargagli). La varietà ^. a Pisa {D'Angiolo) — Bagni di Lucca {Moni). Vili {Leia Meg.) bipuiictatnin. — Carabiis bipiinctatiis Linn., Fabr., Oliv., Panz., Paijk. — Elaphriis bipunctatus Illig. — Bembiclium bi pane tatù in GyU., Sturm, DeJean, Iconogr., t. 4, pag. 365, pi. 212, fig. 2, Jacq. Daval, Fairm. et Laboulb., Redtenb. — Elaphrus pyrito- sus Rossi, Mantis. Ins , pag. 64, n" 157. — Bembi- dium gracile Rambur. Contorni di Firenze {voni Bruck). lanipros. — Carabus lampros Herbst, Gmel., Oliv. — Bem- bidium lampros Jacq. Diwal, Fairm. et Laboulb., Recltenb. — Carabus rufipes Payli., Rossi Mantis. Ins., pag. 90, n" 203, Olivier. — Carabus celer Fabr. — Bembidium celere Gyll., Sturm, Dejean Iconogr., t. 4, pag. 421, pi. 210, flg. 4. — Tachypus celer Steph. — Philochtes celer Casteln. — Bem- bidium felixianum Heer. — Carabus tristis Fabr. — Car. p y g m a e u s Payli. — Elaphrus p y- g m a e u s Illig., Dufts. — Bembidium p y g m a e u m Latr. — Car. p u 1 e h e 1 1 u s Marsh. — L o p li a p u 1- chella Stepli. — Tachypus acutus Steph. Comune nei luoghi umidi sotto le pietre, sui greti ecc. Contorni di Fii-enze, Cascine. — Appennino di Camaldoli [Piccioli) ~ Abe- tone {Stefanelli) — Pisa {Pecchioli, D'Angiolo) — Bagni di Lucca {Moni) — Querceto nel Senese {Bargagli). ptisèllaiu Gyllenhal, Ins, Suec, t. 4, app. p. 403, n" 5-6, Dejean Iconogr., t. 4, pag. 430, pi. 220, fig. 4, Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb. — Philochtes pusilla Casteln. — Elaphrus doris Dufts. L o p h a m i n i m a e nana Steph. Var. /3 BcÈnhifliunt latiplagn Chaud. Contorni di Firenze, Isolotto (Piccioli) — Pisa {Pecchioli, D' Angiolo) — Gombo {Piccioli) — Bagni di Lucca {Moni) — Viareggio {Bargagli). La varietà latiplaga trovata all'Isolotto presso Firenze nelle borraccine {Piccioli). - 267 — teiiclliini Erìchson, Kaf. Band., t. 1, pag. 136, n° 27, Schiòdte, Redtenl)., Jacq. Daval, Fairm. et Lahoulb. — Lopha p u 1 i e a r i a ? Steph. — Elaphrus doris Dufts. — B e ra b i d i u m p u s i 1 1 u m v a r. Dejean. Contorni di Firenze; Pi'atolino, Gombo, Bocca d'Arno (Piccioli, vom Bruck) — Sarteano (Bargagli). luaciilatuin DeJean Species t. 5, pag. 162, n° 111, ejusd. Ico- nogr. t. 4, pag. 426, pi. 220, fìg. 1., Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb. Contorni di Firenze, Isolotto [Piccioli]. — Bagni di Lucca (Moni). doris. — Carabus doris Panzer, Faun. Germ. fase. 38, n° 9. — Elaphrus doris Illig. — Bembidium doris Latr., Gyll., Sturm, Dejean Iconogr., t. 4, pag. 437, pi. 221, fig. 3, Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb. — Philo- chtes doris Casteln. — Lopha assimilis Steph. Var. /3 CnfiBbu» ttfgunticus Panzer., Faun. Germ., fase. 38, n" 10. — CnvnbttS tnittutus Pam. Ent. Germ. pag. QQ, n" 117. — Elftphvus Èttinntus Duftsc. — JEìetpha*us aquatitis Illig. — Beinbitlinttè rfort« vai* (è. Sturm. Viareggio {G. L. Carrara, Bargagli) — Bagni di Lucca [Moni] — La va- rietà /S al Gombo presso Pisa {Piccioli). StuvnÈii. — Carabus Sturmii Panzer, Fàun. Germ. fa.&G. 89, n° 9. — Bembidium Sturmii Sturm, Deutsc. Ins., t. 6, pag. 174, n° 43, Dejean Iconogr., t. 4, pag. 424, pi. 219, fìg. 6, Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb. Contorni di Pisa (Pecchioli, D'Angiolo) — Gornbo (Piccioli), vom Bruch) — Viareggio (Bargagli). aviicnìfiiun», — Carabus articulatus Panzer, Ent. Germ., pag. 64, n" 104, ejusd, Faun. Germ. fase. 30, n° 21. — Elaphrus articulatus Duftsc. — Bembidium articulatum Gyll., Sturm, Dejean Iconogr., t. 4, pag. 456, pi. 223, fig. 3 , Jacq. Duval, Fairm et Laboulb. — Carabus subglobosus var /S. Payh. — Lopha poecila Steph. Gombo [Piccioli) — Bagni di Lucca [Moni). IX. [Lopha Meg). qiiadrisiittatuni. — Carabus quadriguttatus Fabr., Syst. El. I, pag. 207, n° 204, Panzer. — Elaphrus qua- — 268 — driguttatus Illìg. — Bembidium quadrigut- tatum Latr etile, Sturm, DeJean Iconogr., t. 4, pag. 450, pi. 222, fig. 5, Jacq. Duval, Fairm et Laboulb. — L o- pha quadri guttata Stephens. — Buprestis chlo- rocephalotes mas Voet. — Bembidium G e n e i Kùster. Contorni di Firenze, rive dell'Arno. Vallombrosa. Gombo [Piccioli] — Con- torni di Pisa {Pecchioli, D'Angiolo) — Bocca d'Arno [vom Bruck) — Campa- gne Lucchesi {G. L. Carrara) — Bagni di Lucca {Moni, vom Bruck) — Via- reggio [Bargagli). quadripiistnlatum Dejean, Species V, p. 186., ejusd. Iconogr., t. 4, pag. 453, pi. 223, fig. 1, Jacq. Duval, Fairm et Laboulb. — Carabus quadriguttatus Olivier. Contorni di Firenze, Isolotto nei detriti dell' Arno [Piccioli) — Pisa {D'An- giolo). quadrìinacnlatuiu. — Cicindela quadrimaculata Lin. Fn- Suec. n" 701, Syst. Nat. I. pars. 2, pag. 658. — E 1 a- phrus quadrimaculatus Olivier, Illiger. — Bem- bidium quadrimaculatum Latreille, GylL, Sturm, Dejean Iconogr., t. 4, pag. 454, pi. 223, flg. 2., Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb. — Lopha quadrimacu- lata Sleph. — Carabus quadrimaculatus De Tigny. — Peryphus quadrimaculatus Kirby. — Carabus subglobosus Rossi Mantis. Ins. t. 2, ap- pend. p- 102, n" 66, Payk. — Carabus pulchellus Panzer. — Bembidium formosum Sahlberg. — B. coarc- tatum Sahlberg. Contorni di Firenze [Piccioli) — Pisa [Pecchioli, D' Angiolo) — Lucca (ff. L. Carrara). X. nssimile Gyllenlial, Ins. Suec. II, p. 26, n" 2, Dejean Iconogr., t. 4, pag. 441, pi. 221, fig. 6, Sahlb.. Lacord., Erichs., Heer,, Jacq. Duval, Fairm et Laboulb., Redtenb. — Lopha doris, assimilis e Spencii Steph. — Lo- pha haemorrhoidalis? Steph. — Elaphrus gut- tula Duftsch. Contorni di Lucca [G. L. Carrara). — 269 — XL {Pliìlochtus Steph.) big;utta(niii. — Carabus biguttatus Fàbr. Syst. Eleut. I, p. 208, n° 208, De Vili., Payh. — Elaphrus bigutta- tus Illìger. — Bembidium biguttatum Sturìn, Erichs., Redtenì). — Philochtus biguttatus, fu- scipes, guttula e subfenestratus Sieph. — B. vulneratum DeJean. Iconogr. t. 4, pag. 448, pi. 222, fìg. 4. — B. biguttatum var. Heer, Jacq. Duval, Faìrm. et Làboulb. Var. /3. Cftrabus vipnriua Olivier. — KMaphvus bi- ffuttntus Duftsch. — Mientbittiutn biguttaiunt Gyll., DeJean Iconogr., p. 44G, pi. 222, fìg. 3., Jacq. Duval. — MS. gt§iiuta Redtenb. Contorni di Pisa e di Lucca (D' Angiolo, G. L. Carrara). — Gombo {vani Bruck). Ruttala. — Carabus guttula Fabr. Syst. El. I, p. 208, n" 209, Payhull. — Elaphrus guttula Illig., Duftsch. — Philochtes guttula Casteln. — Bembidium gut- tula Gyll., Latr., Sturm, Dejean Iconogr. t. 4, p. 444, pi. 2*22, fìg. 2, Jacq. Duval, Faìrm, et Laboulb. — Carabus riparius Oliv. — Bembidium ripa- ri um Latr. — Tachys binotatus e vittatus Steph. — B. bipustulatum Redtenb. Contorni di Firenze, Cascine, [Piccioli). — Gombo e bocca d'Arno {vom Bruck). obtusum Sturm, Deuts. Ins. t. 7, p. 165, tab. 161, flg. C, Dejean Iconogr., t. 4, pag. 443, pi. 222, fìg. 1, Jacq. Duval, Faìrm et Laboulb., Redtenb. — Tachys obtusus, im- munis, gracilis e pusillus Stephens. Bocca d'Arno [vom Bruck). XII. {Ocys Stephens) quinqnesfriatam Gyllenhal, Ins. Suec. t. 2, p. 34, n" 19, Erichs., Jacq. Duval, Faìrm. et Laboulb. — Elaphrus pu- milio Duftsch. — Bembidium pumilio Sturm, Redtenb. — B. acrocolium Bech. — Ocys currens Steph. Contorni di Firenze. Gombo di Pisa (^Piccioli). — 270 — rufcscens Bejecm, Species t. b, p. 47, ejusd. Iconogr. t. 4, pag. 329, pi. 208, fig. 1, Lacord., Heer, Jacq. Duval, Fairm. et Làboulb. — Tachys rufescens Guérin. — Ocys melanocephalus e tempestivus Stepli. Gombo [vom Bruck). Gen. TACHYS Ziegler. fulTicollis. — Bembidium fui vico li e Dejean, Species t. 5, p. 39, n" 3, ejusd. Iconogr., t. 4, pag. 323, pi. 207, fig. 3. Contorni di Firenze, Isolotto [Piccioli). ìscutellaris- — Trechus scutellaris Germar, Thon. Ent. Arch., t. 2, pag. 11. — Tachys scutellaris /S^ei?/?. — Bembidium scutellare Dejean Iconogr., t. 4, pag. 334, pi. 207, fig. 4, Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb. Contorni di Pisa {D' Angiolo) — Bocca d' Arno {vom Bruch). histvisitus. — Elaphrus hi stri a. tu s Duftsch, Faun. Austr. II, p. 205. — Bembidium bistriatum Sfumi Deuts. Ins. t. 4 p. 182, tab. 160, fig. b. B, Dejean Iconogr. t. 4, pag. 327, pi. 207, fig. Q, Erichs., Heer, Jacq. Duval, Fairm. et Laloulb., Redtenb. — Tachys bistriata Kolenati. — C i 1 1 e n u m minimum Curtìs. — Bembidium e 1 o n- gatulum Dejean, Iconogr., t. 4, p. 327, pi. 207, fig. 5. — Tachys maritimus Stepli. Contorni di Firenze, Isolotto (Piccioli) — Pratolino, Pisa, Bocca d'Arno, Gombo {vom Bruck; — Lucca [G. L. Carrara) — Bagni di Lucca [Moni) — Viareggio e Querceto [Bargagli). brcvicorni.^ Chaudoir, Enum. d. Carab. du Caucase, p. 193-320, Jacq. Duval, Ann. Soc. Ent. Fr. 1857, p. 105. Pratolino, Bagni di Lucca, Gombo {vom Bruch) — Viareggio [Bargagli], II [Tacliyta Kirby). nauiis. — Bembidium nanum Gyllenhal, Ins. Suec, t. 2, p. 30, Dejean Iconogr., t. 4, pag. 332, pi. 208, fig. 4. Jacq, Duval, Fairm, et Laboulb. — Carabustristis varx. Fayh. — Elaphrus minimus Duftsch. — Bembi- dium q u a d r i s t r i a t u m Sturm Deuts Ins., t. 4, p. 150, tab. 160, fig. A. Vallorabrosa [vom Bruch). — 271 * III. parTulns. — B e m b i d i u m p a r v u I u m DeJean Species, t. 5, p. 37, ejusd. Iconogr., t.4, p. 341, pi. 209, fig. 4,. Heer, Jacq. Duval, Fairm et Lalìoulb., Redtenì). — B. p u 1 i- carium Dejean Species t. 5, pi. Q2, ejusd, Iconogr., t. 4, pag. 341, pi. 209, flg. 1. Contorni di Firenze, Isolotto [Piccioli) — Bagni di Lucca, Gombo, Bocca d'Arno {vom Bruck) — Querceto [Bargagli]. sexstriatus. — Elaphrus sexstriatiis Diiftscli. Fami. Austr. II, p. 222, n° 42. — B e in b i d i u m a n g u s t a t u m Dejean Iconogr. t. 4, pag. 336, pi. 208, fig. 6, Heer, Jacq. Du- val, Fairm. et LabouW., Redtenì). Contorni di Firenze, Cascine {Piccioli). — Pisa {D' Angiolo] — Bocca d' Arno e Gombo vom Bruck) — Lucchese {G. L. Carrara). quadrisignatus. — Elaphrus quadrisignatus Duftsch., Faun. Austr. II, p. 205, n" 16. — Bembidium qua- drisignatum Sturm Deut. Ins. t. 5, p. 153, tab. 160, fig. C, Dejean Iconogr. t. 4, pag. 334, pi. 208, fig. 5, Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb., Redtenb. Contorni di Firenze, Isolotto [Piccioli]. — Vallombrosa {vom Bruck) — Pisa [Pecchioli, D' Angiolo) — Bagni di Lucca [Moni). haemorrhoidalis. — Bembidium haemorrhoidale Dejean, Species t. 5, p. 58, n" 21, ejusd. Iconogr., t. 4, p. 338, pi. 209. fig. 2, Heer, Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb., Redtenb. — Tachys liemorriioidalis Kolenati. Contorni di Firenze, Isolotto {Piccioli) — Pratolino {vom Bruck] — Contorni di Pisa [Pecchioli, D' Angiolo) — Gombo, Bocca d'Arno (vom Bruck) — Bagni di Lucca [Moni) — Viareggio e Querceto {Bargagli). Fockii. — Bembidium Fockii Hummel, Ess. entom. t. 2, p. 27, pi. 1, fig. 2, Jacq. Duval, Fairm. et Laboulb. — T r e- chus latipennis Sturm., Deuts. Ins. t. 7, p. 95, tab. 152, fig. e. C. — Bembidium silaceum Dejean, Iconogr., t. 4, pag. 331, pi. 208, fig. 3. — Elaphrus caraboides Motschulshy. — Bembidium Gueri- nii Gaubil. — B. numidicum Lucas. Gombo di Pisa. [Pecchioli) — Viareggio [Bargagli]. 272 Gen. SCOTODIPNUS Schawn. Sanlcyi Diech, Diagnos. neuer blinder Kàfer aus Sùd-Europa etc. pag. 5. Testaceus, nitidus^ sulcis frontalibus obsoletis, pro- thorace subcordato, convexo, subtiliter vage-punctato , angulis posticis trìangularìter excisis, exsectìonum an- gulis eocterioribus valde p)rominulis, acutissimis, interio- ribus rectis, elytris subparallelis , subtìlissime punctu- latis, brevissime Jiirtis, apiceni versus nonnullis punctis evideniioribus setisque raris tectis. Long. 2 Va - 2 74 niill. Questa specie è stata scoperta suU' appennino della Vallorabrosa dal distinto entomologo Sig. Dott. Dieck di Merseburgo. Gen. ANILLUS Duval. Florentintis Diech, Diagnos. neuer blinder Kàfer aus Siid-Europa etc, pag. 4. Testaceus, convexus, eloììgatus, subparallelus , capite coriaceo, sulcis frontalibus brevissimis, antennis tertia corporis parte meo longioribus, prothorace postice valde angustato sed non sinuato, angulis posticis obtusis, sulco medio basi7i tantum versus impresso, elytris striato- punctatis, brevissimis, liirtis. Long. 1 % niill. Trovato a Pratolino sotto pietre profondamente incassate nel terreno dal sunnominato Sig. Dott. Dieck. DIAGNOSI DI UNA NUOVA SPECIE DI PELO POE US COMUNICAZIONE FATTA ALLA SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA DAL Prof. ANTONIO CARRUGGIO Studiando le non poche specie d' Imenotteri raccolti nella for- tunata escursione fatta nel 1869 in Sardegna dal chiarissimo Pro- fessore Adolfo Targioni-Tozzetti, accompagnato da me e dall'egre- gio Sig. Piero Bargagli, fermai in modo speciale la mia attenzione sovra quelle appartenenti al genere Peloepeus, Fabr. ; del quale ri- conobbi che possedevamo rappresentanti non solo di alcune belle varietà delle specie già note come esistenti nell'Italia insulare e continentale, ma anche altri (ora in numero di cinque, perfetta- mente identici, avendone teste avuto — 18 agosto 1872 — parecchi esemplari portatimi dal Prof. Falconi di Cagliari), ai quali non potevasi applicare, dopo attento e ripetuto esame, nessuna delle diagnosi proprie alle sei specie che il chiarissimo Prof. Achille Costa descrive nel suo Prospetto degli Imenotteri italiani (1), né (1) Queste specie sono le seguenti : Pelojioeus spirifex, L.; P. destillatorim, UL; P. fen- silis, Latr.; P. tubifev, Latr.; P. femoratvs, Fab.; P. violacens, Fab. — 11 chiar. Aut. nessuna (li queste specie dichiara esplicitamente trovarsi in Sardegna, come invece fa per più altre specie d' Imenotteri che potè specialmente avere dal Museo Zool. di Torino. Di pa- recchie delle specie or nominate ho preso diversi individui in alcune recenti escursioni fatte nei dintorni di Modena, Formiggine, Campogalliano ec. ; luoghi tutti che offrono larga messe all'Entomologo. — 274 — alle 24 descritte dal Lepelletier de S' Fargeau (1), né in altri la- vori speciali del Taschenberg ec, che all'uopo dovetti consultare. La diagnosi colla quale panni si possa riconoscere la nuova specie è la seguente: Corpore cyaneo-virescens, cinereo-villosus ; abdomìne cyaneo- virescenti; femoribus cyaneìs ; tarsìs nigro-cyaneis ; protothorace punctulacto; mesothorace unisulculato ; metliatorace trasversini ru- goso; alis nonnihU hyalinis, apice et areolis infuscatis violascen- iibus. Long. corp. mìll. 17. Da questa misura risulta che la specie di Peloepeus, che vi presento, è forse la più piccola fra quelle finora descritte. Il capo è nero, con riflessi cerulei sulla fronte; le antenne lunghe, geni- colate, leggiermente fusiformi; l'articolo basale o scapo assai al- lungato, più grosso notevolmente degli altri, nero affatto; i fimi- coli delle antenne, che son pure tutti neri, si presentano sensibil- mente più grossi in corrispondenza delle loro articolazioni. Per tutta la superficie dorsale del protorace, mesotorace e metatorace, comprese le regioni pleurali, vedesi una peluria, piuttosto rara, di color cinericcio. Il colorito di tutte le parti del corpo, le antenne eccettuate, é quale fu indicato nella diagnosi cioè ceruleo, con bei riflessi metallici specialmente nel clipeo, nelle gote, nell'occi- pite, nello scidello, nelle pleure, nelle anche, nei femori ec. ; le pleure e le metapleure off'rono delle strie punteggiate e rari peli ciniricei; il mesotorace ha un solchetto mediano, ben distinto; l'addome di color celureo men pronunciato che nelle indicate parti ma non meno rilucente, è quasi liscio; le ali, poco trasparenti, pre- sentano una macchia piuttosto violacea che dal quarto inferiore si estende fino all'apice delle medesime. Le zampe posteriori, assai più lunghe delle altre, terminano con due unghiette, appena rossastre, unciniformi, ricurve superior- (1) Histoire Naturelle des Insectes — Hyraénoptères. T.III. pag.304-23. — Leg^gendo at- tentameute le 21 specie descritte dal cit. Aut. due sole ne trovo che hanno qualche ras- somig-lianza con questa — cioè il P. fnnoratus del Genovese, e il P. ceruleus della Carolina, con questo anzi la rassomig-lianza è un po' più pronunciata; ma il complesso dei carat- teri li fa benissimo disting-uere. — 275 — mente ed indietro; in tutte le zampe si vedono peli corti e duri, i quali specialmente nelle posteriori, in direzione dell'articolazione tibio-tarsea, diventano vere spinuzze che proporzionatamente alla piccola mole dell'insetto, panni siano più grandi che nelle altre specie di Pelopoeus — di quelli almeno che potei finora studiare. Degli esemplari che servironmi per questa descrizione, due fu- rono presi verso Ozieri, nel 1869, ed altri tre dal custode del Ga- binetto anatomico dell'Università di Cagliari, l'instancabile Ste- fano Meloni (cui molto debbo pei regali non ha guari fatti a que- sto Museo), il quale li cedette — per farmene dono — al sullo- dato Cav. Falconi. Prima di por fine credo bene avvertire che il Lepelletier de S' Fargeau descrive una specie avuta, non dice come, da Sardegna, la quale nulla ha che fare con questa, siccome puossi facilmente verificare. L'egregio Autore chiama questa specie col nome Pelo- poeus sardonius : avrebbe invece dovuto chiamarla P. sardous. Per rapporto al sesso, alla lunghezza ed alla provenienza scrive solo: « Femelle. Long. 1 ponce. Sardaigne. Ma collection (1). Credo di possedere al presente un esemplare di questa specie, il quale presto mi propongo sottoporre ad esame. Al Prof. Targioni, che ebbi la ventura di accompagnare nella predetta escursione, dedico con animo riconoscente questa specie; per cui propongo la si denomini : Pelopoeus Targìonii, Carr. (IJ Op. cit. p. 308-9. ANCORA DELLA PARTE NOGE SI DEL BOMBYX MORI LETTERA dell' Ing. ANTONIO CURÒ AL PRESIDENTE DELLA SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA. Egregio Signor Presidente^ Tempo fa, mi presi la libertà d' inviarle due noterelle, da me state comunicate alla Società italiana di Scienze naturali di Milano nel 1870 e 11, V una intorno alla Partenogenesi presso i lepidot- teri in generale, l'altra relativa ad alcuni sperimenti da me isti- tuiti allo scopo di tentare di verificare quello strano fenomeno presso il bombice del moro. Nella prima, accennati di volo i fatti costanti di Partenogenesi normale constatati per alcune psiche, passava in rassegna quelli puramente accidentali che citano parecchi autori, e in i specie alcune osservazioni importantissime di egregi entomologi tedeschi. Io ignorava allora affatto altri interessanti sperimenti fatti in Francia sin dal 1851 dal Sig. Jourdan e più tardi dal Sig. Bar- thélemy, citati nell' ultima opera del chiarissimo Sig. de Siebold. Completerò forse in seguito l'enumerazione incompleta della mia prima nota, su i casi di Partenogenesi accidentale presso i lepidotteri; frattanto riassumo brevemente i risultati ottenuti da quei due signori. Il Sig. Barthéleray in nn articolo inserto negli Annales des Sciences naturelles (Zoologie) del 1859 (voi. XII, p. 307 ecc.) intito- lato Etudes et considérations générales sur la Parthénogénèse ecc. parla di numerosi sperimenti da lui fatti, che sembrano riferirsi — 277 — principalmente a razze polivoltine. Egli constatò ripetutamente la Partenogenesi accidentale fra le ova di ^ vergini del bombice del moro, osservò che il numero relativo di tali ova partenogenesi- che è variabilissimo, che, mentre di frequente tutti i semi deposti da farfalle vergini sono sterili, talvolta 3 o 4 si mostrano fecondi dando origine a bacolini che prosperano normalmente e forniscono promiscuamente d^ e ^, e che, finalmente, nel 1857, e fu l' unica volta, una ^ che egli avea forzata (ciò che altre volte avea fatto) a partorire nel suo stesso bozzolo, gli forni quasi tutte le ova feconde. Aggiunge di aver constatati tali casi di Partenogenesi solo nella generazione di primavera, non mai nelle seguenti e nelle prove autunnali, e conchiude coli' attribuirli ad uno stato morboso delle femmine, poiché assicura che avendo posto cura di allonta- nare nelle sue prove ogni causa che gli pareva poter produrre delle malattie nei bachi, vide queste rapidamente diminuire d'in- tensità e farsi assai più rari i casi di Partenogenesi. Jourdan nei Comptes Rendus de l'Académie des Sciences del 1865, voi. 53, sotto il titolo: Ponte d'ocufs féconds par des femelles du ver à soie 07xUnaire sans le concours des males, riferisce che nel 1851 furono accuratamente isolati in cartoncini aperti, ricoperti di garza, 300 bozzoli gialli di razza brianzola (milanese): essi fornirono 147 ^, di cui 6 soltanto diedero ova feconde, senza previo accoppiamento; 2 ne fornirono 7 cadauna; 2 quattro; una 5, e l'ultima 2. Queste 29 ova schiusero nel maggio del 1852. Il rimanente seme era passato in parte dal color giallo al grigio caratteristico di quello normalmente fecondato, ma poi mano mano era andato essiccandosi; un piccolo numero d'ova aveva conservato sino a primavera l'apparenza di fecondità, ma non produsse bacolini. Nel luglio dello stesso anno un secondo sperimento fu fatto sopra 50 bozzoli bianchi di razza trivoltina chinese. Ne sbucciarono 23 ^, di cui 17 fornirono ova partenogenesiche, in totale nella propor- zione di 1 sopra 17; essi schiusero dopo 17 giorni. Fra quelle 17 ^, la più produttiva diede 113 ova feconde, e la meno 12. Il complesso di tutti questi fatti dimostra che presso il bom- Anno IV. 19 — 278 — bice del moro appajono accidentalmente dei casi di Partenogenesi, e ciò, né io nelle mie due notarelle, né alcuno dei nostri soci con- venuti in Bologna abbiamo posto in dubbio ; ma, dal constatarsi alcuni di questi casi anormali, al fatto stato asserito in Francia, di bachi-cultori che, per provvedersi del seme loro occorrente, non lasciano fecondare le farfalle che ogni secondo o terzo anno, assai ci corre ! All'appello dell'egregio Sig. de Siebold ai bachicultori italiani di partecipare alla chiarissima nostra Presidenza i resultati di sperimenti fatti in proposito, e dietro alla di lui raccomandazione di istituirne de' nuovi, spero che molti nostri colleghi vorranno rispondere con numerose comunicazioni. Da parte mia, mi affretto d'inviarle il prodotto di 50 farfalle vergini di razze annuali di varie provenienze, e ciò nella previsione che all'epoca del re- golare schiudimento del seme in Lombardia io sarò assente da Bergamo. — Ella potrà osservare che parte dì quelle ova, benché ora completamente disseccate, subi delle modificazioni di colore più 0 meno analoghe a quelle che caratterizzano il seme fecon- dato; che alcuni grani — sebbene alquanto più chiari — rinchiu- dono ancora un certo umore (forse in istato di putrefazione?), e che finalmente altri, in piccolissimo numero, sembrano presentare tutt' ora r aspetto di ova feconde; ciò che d'altronde notai anche ne' miei precedenti sperimenti. Quanto alle razze polivoltine, operai pure lo scorso giugno sopra una cinquantina di farfalle vergini, ma da oltre 10,000 ova ottenute non vidi nascere nessun bacolino. In avvenire mi propongo di raccogliere separatamente il pro- dotto di ogni singola farfalla, e possibilmente di allevare separa- tamente anche i bachi, almeno dopo la quarta muta, sebbene creda sia ammesso che la costituzione anatomica della larva escluda to- talmente la possibilità di una fecondazione. Colla massima stima. Bergamo, 29 marzo 1872. Ing. Antonio Curò. MATERIALI PER LA FAUNA ENTOMOLOGICA DELL'ISOLA DI SARDEGNA COLEOTTERI ORDINATI da P. BARGAGLI (Coutiu. — V. anu. 4", pag-. 97 e seg.) PEC TMIVBC OSINES Iiucanus cervus L. Var. capra 01. [ Ghiliani) Li. tetraodon Thund. serraticornis Duv. ( Ghiliani) Dorcus parallelepipedus L. {Bandi) D. Musimon Gene. In piccole tribù nelle querci morte sui monti di Gallura, Monte Acuto, Goccano, Ogliastra in primavera ed estate. {Gene, Villa, Ghiliani, Bandi] Platycerus caraboides L. ( Ghiliani) Sinodendron cylindricum L. ( Ghiliani) MjAMEJLE^MtJOnJVES Fam. COPRIDAE *Ateuchus sacer L. Cagliari, Carloforte, Porto Scuso in Miiggio. (Bandi, Ghiliani, Villa) *Var. punctulafus Mills. Carloforte, Porto Scuso, Maggio. *Var. inermis Muls. Spiaggia diMolentargiù Porto Scuso. Maggio. *A. semipunctatus F. Spiaggia dello Stagno di Moutelar- giù, Porto Scuso. Maggio. [Bandi, Ghiliani) — 280 — A. varici osus F. Cagliari, S. Bartolommeo, Carlofor- te. Porto Scuso. Maggio. Sassari, Ozieri, Tempio. Giugno. Montagne di Buddusò, Orto, Zinnigas. (Ghiliani) *A. laticollis L. [Baudi, Ghiliani) *Gymnopleurus mopsus Pali. p i 1 u 1 a r i u s Herbst. Porto Scuso. Maggio. iBaudi, Villa) *Var. ginbriusculus Muls. Porto Scuso. Maggio. Sassari, Giu- gno. G. Sturmi il/. [Baudi, Ghiliani) G. cantharus Illig. [Ghiliani) G. flagellatus F, ( Ghiliani) Sysyphus SchaefFeri L. {^Ghiliani) *Copris Hispana L. p a n i s e a F. Cagliari, S. Bartolommeo, Spiagge di Molentargiù, Porto Scuso, Iso- lotto Sa Iba, Dintorni d' Ozieri, Sassari. Maggio e Giugno. [Bandi, Ghiliani, Villa) *Var. B. Muls. Dintorni d' Ozieri, Giugno. *Var. C. Muls. Dintorni di Cagliari, Maggio. C. lunaris. L. emarginata 01. ( Ghiliani) Bubas bison L. [Bandi, Ghiliani, Villa) *B. bubalus 01. Dintorni di Cagliari, Maggio. [Baudi, Ghiliani] Var. intcgricornis Muls. Mont. di Buddusò. Onitis lon 01. V a n d e 1 1 i J'. ( Ghiliani, Baudi) O. irroratus Rossi. [Bandi, Ghiliani, Schauffus) Escrementi bovini, Luglio. Porto Torres. [Raymond) O. furcifer Rossi. (Baudi, Ghiliani, Villa] Onthophagus Amyntas 01 ■ H u b n e r i F. {Ghiliani) O. taurus L. ( Ghiliani) O. nutans F. I Ghiliani) O. lucidus Illig. [ Ghiliani) O. Austriacus Panz. [ Ghiliani) O. Vacca L. Var. a f fi n i s. [Bandi, Ghiliani) O. caenobita Herbst. (Ghiliani) O. fracticornis F. [Bandi, Ghiliani) O. nuchicornis L. [Ghiliani) *0. lemur F. Dintorni di Cagliari, Maggio. (Ghiliani) — 281 — O. ruficapillus Bruì. subaeneus Mén. (Baudì) O. ovatus L. [Bandi, Ghiliani] O. furcatus F. a p i e a 1 i s Fald. ( Ghiliani) O. Schreberi L. ( Ghiliani] Oniticellus flavipes F. [Bandi., Ghiliani) O. pallipes F. { Ghiliani) Vai". Concinnus Gene. [Bandi) Fam. APHODIDAE Aphodius erratìcus L. [Ghiliani, Villa] A. scybalarius F. [Bandi, Ghiliani) *A. foeteus F. Dintorni di Cagliari. A. fimetarius L. [Bandi, Ghiliani., Villa) A. constans Duft. [Bandi, Villa) A. grauarìus L. elongatus Mén. [Bandi) A. afiinis Lue. L u e a s i i Harold. [Bandi) A. hydrochaeris F. (Bandi, Ghiliani) Var. Tigcllius Gène. In tutto il littorale dell' Isola. [Bandi) A. lugens Creutz. [Bandi) A. nitidulus F. ( Ghiliani) A. longispina KUst. [Bandi) A. immundus Creutz. [Bandi, Ghiliani) A. Alpinus Scopol. Var. riibens Muls. ( Ghiliani) A. bimaculatus F. ( Ghiliani) A. rufus Illig. Escrementi vaccini. Dintorni di Sas- sari [Raymond, Schauffus, Ghi- liani) A. lividus 01. Escrementi di cavallo. Sassari. [Raymond., Bandi., Ghiliani) A. lineolatus Illig. 1 a t e r a 1 i s Bruì. [Bandi, Ghiliani) A. sticticus Panz. [ Ghiliani) A. obscurus F. sericatus Scht. [ Ghiliani] A. porcus F. ( Ghiliani) A. scrofa F. [Bandi, Ghiliani) — 282 — A. 4-guttatus Herbst. {Bandi) A. 4-maculatus L. m a e r i Costa. i Ghiliani) A. merdarius F. {Baudi, Ghiliani) A. consputus Creutz. (Baudi) A. discus Scht. ( Ghiliani) A. rufipes L. ( Ghiliani) A. luridus PayJc. ( Ghiliani) Var. nigripes J''. ( Ghiliani) A. depressus Kug. ( Ghiliani) A. pecari F. (Ghiliani, Bandi) Var. equinas Fald. (Bandi) A. arenarius 01. { Villa) A. villosus Gyl. {Bandi Ghiliani) A. porcatus F. ( Ghiliani] A. mixtus Ft7/a. ( Ghiliani) Ammoecius rugifrons Aubé. Levaillanti God. (Bandi, Ghiliani) A. gibbus Gemi. antliracinus Scht. { Ghiliani) Rhyssemus germanus L. a s p e r F. ( Ghiliani) R. sulcigaster 3Iuls. Porto Torres, Sabbie marine. (Raymond, Bandi) Psammodius caesus Panz-. i Giuliani) P. sabulosus Muls. {Bandi, Ghiliani) P. porcicoUis Illig. { Ghiliani) P. plicicoUis F. {Marsenl, Cat.) P. laevistriatus Perris. (Abeille voi. VII). Cagliari. (Perris). Aegialia arenaria F. globosa Kng. {Villa) Fam. HYBALIDAE Hybalus cornifrons Bnil. d 0 r e a s Germ. (Bandi) H. dorcas F. {Bandi) Ochodaeus chrysomelinus F ( Ghiliani) F-am. HYBOSORIDAE Hybosorus Illigeri- Reiche. a ra tor Illig. (Bandi, Ghiliani) Fam. GEOTRUPIDAE. Odontaeus mobilìcornis F. ( Ghiliani) Geotrupes subarmatus Er. 4 — geminus Fairm. ( Ghiliani) *G. hiostius Gene. Regione di S. Bartolomeo, Porto Scuso, Carloforte, Porto Torres, S. Antioco. Questa specie vive nei luoghi sabbiosi e poco più oltre la fine di aprile o appena fino alla metà di maggio, giacché noi ne raccogliemmomolti individui morti il 19 maggio a Porto Scuso. {Bandi, Ghiliani, Gene, Villa, Raymond) G. matutinalis Bandi, Beri. Zeit. XIV. 70. Monte santo, Bonannaro. Nei luoghi sabbiosi non lontano dal mare di buon mattino. {Baudi) *G. stercorarius L. Dintorni di Cagliari maggio, Monta- gne di Buddusò. [Baudi, Ghiliani) G. Doucì-Gory Guér. s i e u 1 u s. Costa. {Bandi, Ghiliani) G. putridarius Er. [ Ghiliani] G. pilularius L. hypocrita Illig. ( Ghiliani) G. sylvaticus Panz. {Villa) G. (Thorectes) Hoppei Hug. {Mar Seul). Cai. *G. laevìgatus F. intermedius Costa. S. Bartolomeo, Cagliari, Carloforte, Ozieii. Maggio e Giugno. {Bandi, Ghiliani) Ce, Sardous Er. {Villa, Baudi, Ghiliani, Raymond) G. geminatus Gene. Sulla sommità del Gennargentu in Giugno e Luglio. {Gene, Bandi, Ghiliani, Villa] [Nota) II sig. Baudi neWa, Berliner Ent. Zeit. 1869 cita una varietà del G. geminatus comune nella Sardegna benché distinta per « corpore angustioreet conve- « xiore, thorace parcius pun- « ctulato, elytrorum striisob- « soletioribus. » — 284 — Fam. TROGID AE Trox perlatus Scriba. ( Ghiliani) T. sabulosus L. ( Villa) T. granulipennìs Fairm. {Bandi) T. cribrum Gene. ( Gene, Baudi, Giuliani, Raymond) T. clathratus Eciche. (Ghiliani] Fam. GLAPIIYRIDAE Anthypna abdominalis F. [Ghiliani) Fam. MELOLONTHIDAE Hoplìa farinosa L. squamosa F. ( Ghiliani] H. pubicoUis Gen. {Gène, Bandi, Ghiliani, Raymond. Villa) H. dubia lìo^si. {Bandi, Ghiliani) H. pulverulenta 01. 1 e p i d o t a Illig. {Ghiliani) H. Chevrolati Muls. {Bandi, Ghiliani) Triodonta cribellata Fairm. (Bandi) T. alni Blanch. {Mar seni, Bandi, Ghiliani) T. nitidula lìos'^i. ( Ghiliani] E. Ray mondi Perris. Dintorni di Porto Torres in riva al mare. [Raymond, Schanfuss] Homalopia ruricola F. { Ghiliani) Rhizotrogus (Geotrogus) Genei Bl. Dintorni di Sassari al principio della primavera. [Bandi , Ghiliani, Raymond, Schanfuss] R. aequinoctialis F . [Ghiliani) R. cicatricosus Muls. [Bandi, Ghiliani] R. insularis Beiche. (Bandii R. ciliatus Beiche. [Bandii R. Bellieri Rciche. [Bandi) R. (Rhizotrogus) rugifrons Burm. (Marsenl, Bandi, Ghiliani) R. Sassariensis Pems. Abeille voi. VII. [Schawfnss) 285 — R. solstitialis L. ( Ghiliani) Aplìdia transversa F. ( Ghiliani) A. hirticollis Burm. {Marsewl, Ghiliani) Anoxia scutellaris Muls. {Bandi) A. matutinalis Cast. Alghero nella spiaggia. {Raymond, Ghiliani) A. villosa F. p i 1 0 s a Muls. {Bandi) Elaphocera obscura F. {Marseul, Cat.) E. dilalata E. {Marseul, Cat.) E. emarginata Gyl. obscura Gén. S a r d o a Ramò. Monti fra Domus Novas e Villacidro e dintorni di Cagliari. ( Gene, Marseul, Bandi, Ghiliani! Pachypus caesus Er. S i e u 1 u s Cast. {Bandi) P. Candidae Petng. excavatus F. {Bandi, Ghiliani) *P. cornutus 01. excavatus Gène. Cagliari estate. Paludi d'Alghero Siliqua (Gc%e, Raymond, Bandi. Ghiliani) P. impressus Er. (Ghiliani' Fam. ANOMALIDAE Anisoplia pallidipennis Gyl. h y p o e r i t a Burm. (Bandi, Ghiliani) Phyllopertha lineolata Fiftch. {Bandì, Ghiliani] Fam. ORYCTIDAE Pentodon puncticollis Burm. m 0 n 0 d 0 n Muls. {Bandi) *P. punctatus Villa. ( Ghiliani) *Phyllognatlius silenus F. punctato — striatus Mots. Dintorni di Cagliari. [Ghiliani) Oryctes nasicornis L. { Villa) *0. grypus Illi:}. Sassari. Giugno.* Contorni di Ca- gliari. [Ghiliani] Fam. CETONIDAE ♦Cetonia (Oxythyrea) squaUda L. crinita Charp. Comune in tutta l'isola sopra molte piante in fiore.* •C. hirteUa L. h i r t a F. { Ghiliani) Cagliari, S. Bartolomeo, Spiaggia dello stagno di Molentargiù, Porto Scuso. Giugno. 286 — *C. (Leucocelìs) stictica L. Monti dei Sette Fratelli, Porto Scuso. Maggio. Alghero, Ozieri. Giugno ( Villa, Ghiliani, Baudi) *Var. dcleta Muls. S. Antioco. Maggio C. Sardea Gory. Sulla maggior parte delle Composte cinarocefale e sulle Ombrellifere. (Gene, Villa, Ghiliani, Baudi) *C. morio F. Sassari, Giugno {Villa, Ghiliani) C. aurata L. [Ghiliani) *Var. Carthaiui Gène. Sassari, Giugno. Come la C. Sardea [Gène, Villa, Ghiliani, Baudi) C. floricola Herbst. Var. acnca Gyl. ( Ghiliani) Var. metallica F. Montevecchio, Sassari, Tempio. Giugno. [Ghiliani, Baudi) *Var Fiorentina Herbst. Cagliari, Maggio. ( Villa, Ghiliani, Baudi] *C. opaca F. C a F d u i Herbst. Comunissima sui fiori di Cardo. ( Villa, Raymond, Baudi, Ghiliani] C. affinis Axid. {Baudi, Ghiliani) C. speciosissima Scop. [ Ghiliani] *Tricliius fasciatus L. *Var. divisus Muls. Monti del Limbara. Giugno. F. zonatus Gemi. fasciolatus Gène. Frequente sui fiori di Cistus nella Sardegna boreale e media nel Giugno. La sua larva vive nella scorza della Quercus suber. ( Gène) STEMtJVOXM Fam. BUPRESTIDAE Acmaeodera taeniata F. Comune sul fiore di Cardo specialmente alla Croca dei dintoi^ni di Sassari. [Raymond, Ghiliani) Var. hirsutula Gory. [Baudi) A. Boryi Bruì. Presso Iglesias in Maggio {Gène) A. adspersula Illig. Sui fiori di varie Composte nei din- torni di Sassari {Raymond) A. discoidea F. ( Ghiliani, Baudi) A. virgulata ìUìg. Porto Torres sul fiore di una Sca- biosa. [Raymond, Baudi) A. 18-guttata Pil. [ Ghiliani) A. Prunneri Gène. Iglesias e dintorni di Cagliari. {Gène, Ghiliani) A. 4-fascìata Rossi. ( Ghiliani, Baudi) A. cylìndrica F. {Gliiliani, Baudi) — 287 — Ptosima flavoguttata IlUg. (Bandi) *Var. 9-maculata Fab. Dintorni di Sassari. Giugno. ( Ghiliani, Schaufuss) Buprestis (Gapnodìs) cariosa Pali. ( Ghiliani) B. tenebrionis L. [Ghiliani, Bandi) B. tenebricosa F. Sassari. Alghero. [Ghiliani, Bandi, Raymond) Var. lugens Kust. [Bandii B. (Aurigena) lugubris F, ( Ghiliani) B. (Gyphosoma) Sibirica F. Dintorni d'Iglesias [Gène] B. (Latipalpis) Pisana Rossi. Vive sulla Quercus Ilex. Sassari, Alghero, Dintorni di Cagliari. [Raymond, Lepori) B. (Dicerca) aenea L. [ Ghiliani) B. Berolinensis F. ( Ghiliani) Poecilonota (Lampra) rutilans F. ( Ghiliani) P. decipieus Men. (Bandi) P. festiva L. ( Ghiliani) Ancylocheira hilaris King. { Ghiliani I A. flavomaculata F. [ Ghiliani) Eurythyrea micans F. ( Ghiliani) Ghalcophora Fabricii Rossi. ( Ghiliani) C. stigmatica Sch. Dintorni di Cagliari e Iglesias ( Gène) Chrysobothrys chrysostigma L. ( Ghiliani) C. affinis F. Dintorni di Cagliari. (Ghiliani Lepori) Anthaxia cyanicornis F. Dintorni di Cagliari. ( Ghiliani, Lepori) *A. scutellaris Gene. Sassari, Giugno. [Gène, Bandi, Ghiliani) A. inculta Germ. Comune sui fiori di Myrtus com- munis. Sassari, Tempio. ( Ghiliani, Baijmond, Schaufuss) A. millefolii F. (Ghiliani, Bandi) A. cichorii 01. : Ghiliani) A. deaurata Gmel. aurulenta F. ( Ghiliani) A. manca F. ( Ghiliani) A. candens Panz-. [Ghiliani, Bandi) A. salicis F. Sui fiori di Composte. Sassari, Tempio. (Raymond) A. Passerinii Pecchioli. ( Ghiliani) A. ferulae Gène. Sui fiori della Ferula vulgaris in estate nelle foglie accartocciate. (Gène, Ghiliani, Bandi) — 288 — *A. saliceti Illig. Sopra vari fiori in Giugno. Sassari. (Ghiliani, Bandi) A. nitida Rossi. (Gkiliani, Baudi) A. confusa Gory. Nei pali di ginepro posti a tutela delle giovani piante nel viale all'Est di Cagliari. ( Baudi] A. funerula Ulig. {Schau/fuss) Sphenoptera coracina Stev. ( Ghiliani] S. antiqua Illig. ( Ghiliani) S. geminata Illig. ( Ghiliani) S. rauca F. (Ghiliani) Coraebus bifasciatus 01. [ Ghiliani) C. rubi L. ( Ghiliani] C. elatus F. ( Ghiliani) C. graminis Panz. Sopra un Assenzio nei dintorni di Sassari. (Raymond, Ghiliani ?) C. amethystinus 01. Sopra un Cardo. Dintorni di Sassari. (Raymond., Schaufuss, Ghiliani., Baudi] C. aeneicollis Villers. ( Ghiliani} *Agrilus roscidus Kiesw. Sassari in Giugno sopra un susino. [Raymond, Ghiliani, Baudi) A. sinuatus 01. ( Ghiliani) A. angustulus 7///^. ( Ghiliani) *A. graminis Cast. S. Bartolomeo. Maggio. A. pratensis Ratz. [ Ghiliani) *A. viridis L. Var. noolvus Redi. Sette Fratelli. Maggio. Var. flliformis fferbst. ( Ghiliani) Aphanisticus emarginatus F. (Ghiliani) Trachys reflexa Gène. Sui monti dove si nutrisce delle fo- glie di salcio in estate. [Gene., Ghiliani, Baudi) *T. pygmaea F. Dintorni di S. Bartolomeo, Maggio, Alghero, Sassari. Giugno. [Ghiliani, Baudi] Fam. THROSCIDAE Troscus brevicoUis Bonv ( Ghiliani, Baudi) T. carinifrons Bonv. (Ghiliani) T. obtusus Curi. ( Ghiliani) Drapetes equestris F. (Baudi) — 289 — Fam. EUCNEMIDAE Cerophytum elateroides Latr. ( Ghiliani) Melasis buprestoides L. ( Ghiliani] Farsus unicolor Latr. (Bandi) Hypocoelus procerulus Fsch , elate rinus Villa. {Ghiliani} Fam. ELATERIDAE Adelocera carbonaria 01. (Ghiliani, Bandi) Heteroderes crucifer Rossi. Alghero e Macomer nelle paludi. (Ghiliani, Raymond) Drasterius bimaculatus F. (Ghiliani, Bandi) Var. pallipcs Kust. (Bandi) Var. fenestratus Kust. [Bandi] Elater (Ampedus) sanguineus L. [ Ghiliani) E. cinnabarinus Fsch. (Bandi) E. crocatus Geoff. [Bandii E. elongatulus Sch. ( Ghiliani) Megapenthus lugens Redt. ( Ghiliani) Cryptohypnus pulchellus L. ( Villa) C. minutissìmus Germ. ( Ghiliani) C. crux Kiist. [Marsenl, Cat.) Cardiophorus discicollis Ilerhst. { Ghiliani] C. ruficollis L. ( Ghiliani] *C. argiolus Gene. S. Bartolomeo, Isolotto Sa Iba, Maggio. (Ghiliani, Bandi) *C. ulcerosus Gène. Isolotto Sa Iba, Spiaggia di Molen- targiù, Sette Fratelli, S. Antioco. Maggio. Comune nelle sponde dei ruscelli nei dintorni di Sassari. ( Gene, Ghiliani, Raymond, Bandi, Schaufuss, *C. Eleonorae Gene. Dintorni di Cagliarle Sassari. (Gewe, Ghiliani, Bandi, Raymond) C. rufìpes Fourc. (Ghiliani) *C. Melampus lUig. S. Antioco, Maggio. Comune nei din- torni di Sassari. (Raymond) C. asellus Er. (Bandi) C. exaratus Er. {Ghiliani, Bandi) — 290 e, incanus Er. (Marseul, Cat.) Melanotus brunnipes Grm. [ Gìiiliani) M. dichrous Er. ( Ghiliani, Baudi] Athous obsoletus lllig. ( Ghiliani) A. vittatus F. I Gìiiliani] A. villìger Muls. [Baudi) A. spìniger Cand. { Ghiliani] Synaptus filiformis F. ( Ghiliani) Agriotes pilosus Panz. {Ghiliani} A. Uneatus L. s e g e t i s Bierh. ( Ghiliani) A. obscurus L. T a r i a b i 1 i s F. ( Villa, Giuliani) A. Grandinìi Cand. {Baudi) *A. Gallicus Cast. S. Bartolomeo. Maggio. Alghero. Giugno. A. sordidus lllig. (Baudi) A. rufipalpis Bruì. (Baudi) Adrastus 4-maculatus Fab. ( Ghiliani) A. pallens F. [Ghiliani] Tricliopliorus Guillebelli Muls. ( Ghiliani] ALLEVAMENTO DEI BACHI DA SETA IN ITALIA NELLA PKIMAVERA DEL 1872. Sarebbe inutile di parlare o della importanza dell'allevamento dei bachi da seta in Italia, o delle gravi vicende alle quali è andato sottoposto in questi ultimi tempi, non che delle preoccupazioni a cui ha dato luogo, o del mirabile ardore col quale da una parte l' inve- stigazione scientifica, dall' altra l'arditezza della speculazione indu- striale hanno preso a studiare l'origine, la natura di tante diffi- coltà, e il modo di salvare da esse l' industria con rimedi e compensi direttamente o indirettamente eflScaci. La scoperta dei corpuscoli vibranti, quella delle loro relazioni colle apparenze dell' atrofia e colle fasi di essa nei diversi momenti della vita degli animali, quindi la definizione del loro valore per farla riconoscere e far prognosticare dei suoi effetti, l'applicazione dei criteri cosi desunti prima alla scelta, poi alla preparazione delle uova, gli espedienti trovati e consigliati per rendere l'una e l'altra più sicura, più facile, capace di tutti i maggiori benefizi, — sono materia di una bella pagina per la storia delle relazioni della scienza coli' in- dustria e coll'arte, pagina della quale le linee prime, più importanti, più chiare sono state tutte scritte in Italia, comunque i commen- tatori e i commenti d'oltre alpe abbiano non di rado preso il di — 292 — sopra all' originale, e ottenuto l'attenzione che a questo solo o prin- cipalmente toccava. Bella pagina, scritta pur essa fra noi, è anco quella delle ardite iniziative, colle quali, mentre si è procacciato all'Europa una sor- gente di seme non infetto da malattia, o men disposto a soffrire dall' infezione, si è in ultimo conto aperto il passo verso regioni lontane, inospitali, poco o punto accessibili prima, e colle pacifiche e tolleranti intromissioni degli affari commerciali si è operato per la civiltà più efficacemente che colla forza delle flotte, delle armi, o con propagande d'altra natura e meno discrete. La storia della epidemia de' bachi da seta volge da due anni ormai ad un secondo periodo, nel quale o per effetto naturale, so- lito nel corso di vicende consimili, o per effetto degli apparecchiati rimedi, si vede ridotto a minor proporzione ed intensità il male in cui pareva consistere. Ma intanto ne comparisce un altro, meno strano di quello, già noto anzi, ma tuttavia misterioso nell'origine e na- tura sua e nelle leggi che lo governano. All'atrofia corpuscolare, contagiosa ed ereditaria subentra \a. flaccidezza, o il male àe' morti Manchi 0 de' morii imssi come lo dicono, epidemico o epizootico certo, contagioso anch'esso forse, di eredità meno sicura che l'atrofia, quantunque da molti affermata. Mutata però la qualità del male non mutano molto le conse- guenze, e l'industria è compromessa di nuovo, poiché il più delle volte i bachi anco per causa della flaccidezza nascono e si con- ducono avanti con apparenza di salute, salvo poi il precipitare verso la fine dello stato larvale e mancare alla filatura del bozzolo, che è il punto a cui mira l' allevatore. Disponendo di molte autorevoli relazioni sugli allevamenti de' bachi della primavera passata, comunicate con singolare com- piacenza dal R. Ministero di Agricoltura e Commercio, stimiamo parte degna dell' opera della Società il riportarne l'analisi, non trattenendoci punto il timore che ad alcuno possa sembrare troppo arido, o non conveniente alle mire della scienza questo riassunto. Le informazioni si riferiscono a gran tratto dell' Italia supe- riore e media, comprendendo la Liguria colle provincie di Porto — 293 — Maurizio, Genova, Massa e Carrara; l'alto bacino del Po colle Pro- vincie di Torino, Cuneo, Alessandria, Novara, Pavia, Piacenza; la Lombardia colle provincie di Milano, Como, Sondrio, Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova; le provincie di Venezia, Verona, Padova, Rovigo, Vicenza, Treviso, Belluno, Udine; quelle del- l' Emilia di Parma, Reggio, Modena, Bologna, Forlì, Ferrara, Ravenna; quelle meridionali di Napoli, Benevento, Caserta, Avellino, Salerno : e ogni relazione contiene notizie particolari de' diversi luoghi nella provincia stessa compresi. Pel massimo numero queste relazioni danno conio anco del mer- cato della seta, o degli ultimi fatti degli allevamenti allora allora compiuti; alcune altre annunziano ciò che succede sul finire di questi, per la condizione de' luoghi o più elevati, o più settentrionali, più 0 meno ritardati. Le relazioni di Sondrio, di Torino, Belluno, Rovigo, Bologna accusano una deficienza di prodotto relativamente a quello del 1871, e r altra di Bologna determina il meno in un terzo circa. Le altre in vece indicano un prodotto o non certo ancora (Como), 0 uguale, o superiore a quello dell'anno antecedente, in una misura considerevole che viene portata a 56,824 Chil. di seta sopra 119,737 Chil. (Alessandria) (1), a un quarto del totale (Ber- gamo), 0 anco alla metà (Udine). Alcuni rapporti mettono meglio in vista la portata e la qualità della produzione informando del numero de' bozzoli che occorrono a formare un chilogrammo di peso, e ragguagliando il prodotto della seta al seme allevato. Così a Pavia i cartoni Giapponesi originari (2) hanno fruttato da 20 a 25 chilogrammi di bozzoli, a Torino da 25 a 30, a Milano in media 30 chilog., e a Conegliano per 850 gr. di seme hanno ot- (1) Bozzoli venduti dal 28 maggio al 12 giugno. 1872 Chil. 176,561 1871 » 119,737 Differenza Chil. 56,824 (2; Il peso de] Cartone si computa 27 gr. (Milano). Anno IV. 20 — 294 — tenuto 250,000 chilogrammi di seta (1), e contano questo come il più ricco prodotto da 15 anni a questa parte. A Modena da una razza locale, detta vignolese e da piccoli allevamenti, hanno ottenuto 2 chilogrammi di bozzoli per ogni grammo di seme, contando 350 a 360 bozzoli per chilogrammo. Gli interessi degli allevatori sono stati favoriti dal basso prezzo del seme, i cartoni giapponesi essendo discesi da L. 30, come si pagarono nel 1871, a L. 15 (Torino), e in genere dovunque essendo non poco inviliti (Cremona); dal prezzo mite della foglia, valutato in lire 6 e 8 (Conegliano) e da 5 e 6 lire per 100 chilogrammi (Pavia). Ma soprattutto il benefizio è venuto dall' alto prezzo della seta, essendosi venduta la giapponese scelta 6 a 7 L. a Chil. (Cone- gliano, Asolo, Brescia); L. 6,50 a L. 7,50 il Chil. (Mestre); L. 6 a 7,50 (Udine). Il prezzo della seta in sorte, cioè con doppioni, faloppe ecc. si è tenuto a L. 5 (Conegliano), e pare che debba esser di questa seta assortita il prezzo di L. 5 ottenuto a Pavia. La seta nostrale ha poi ottenuto a Pavia fin 8 e 10 lire ai Chil. (Brescia, Genova). In tutte le provincie da cui abbiamo le notizie fin qui ripor- tate, sono stati preferiti i semi Giapponesi originari o ripro- dotti, tanto che quelli indigeni di razza a seta gialla sono stati ado- perati per appena Vjoo ^^^ totale nella provincia di Milano. I semi giapponesi originari sono stati in maggior copia dei riprodotti, nel rapporto di Vs a Vs. e mentre si accusa in genere una diminuzione di prodotto, ragguagliato a 25 "/o (Treviso), per per i semi di prima riproduzione, che cresce molto progressivamente in quelli riprodotti più volte, in qualche luogo (Oderzo) si vanta per eccellenza di effetti un seme di sesta riproduzione. Delle razze locali malgrado il pregio superiore della seta, e il prezzo più elevato ch'essa ottien sui mercati, si parla con poco favore, e il posto che in pratica si accorda loro nell' Italia superiore si e già veduto limitatissimo. (1) Chil. 2,94 per grammo di seme. — 295 — Tuttavia si lianno alcuni cenni di buoni effetti per quella razza Vignolese detta di sopra, per una razza dalmata (Venezia), per una di Sardegna, e per le razze di montagna del Modenese (Reggio). Dal discredito generale dei semi riprodotti sembrano pure ria- bilitati quelli ottenuti col sistema cellulare da alcune Case, e si nominano quelli della Casa Susani di Milano, Tranquilli di Ascoli, Zanelli di Modena (Modena), Sabbioni di Parma (Parma), Berca- novich di Verona, Lucheschi di Verona (Verona), benché altrove il sistema cellulare o non abbia corrisposto all'aspettativa (Ber- gamo), 0 la pratica di questo sistema, appena iniziata, non abbia permesso di giudicarne. Generale lamento si fa delle perdite gravi sulle nascite dei semi giapponesi originari delle spedizioni del 1871, e rintraccian- done le cagioni alcuno considera che gli altissimi prezzi a cui fu pagato il seme al Giappone nel 1870, (essendosi, come si è vi- sto nel 1871, venduto in Italia in ragione di L. 30 per cartone), eccitarono gli indigeni a prepararne per l'anno successivo in gran copia. Ma questi alti prezzi poi, e le condizioni di Europa nell'anno successivo (1871) frenarono in vece 1' ardimento degli allevatori, e scemarono le commissioni. Per la qual combinazione di circo- stanze, sul luogo di produzione, al Giappone, avutasi molta copia di seme e poca richiesta, ne venne che molto del primo fu accu- mulato e trattenuto innanzi di esser ceduto al prezzo più basso, e così venne a soffrire avarie considerevoli, e a perdere nelle atti- tudini a nascere talmente, che in alcun luogo la sovrabbondanza sola e il buon mercato poterono compensare senza troppo scapito le perdite avute nella incubazione. Altrove poi le perdite stesse si sono considerate come cagione di guadagno; poiché prima di tutto avvenute a principio dell'al- levamento, hanno risparmiato agli allevatori i dispendi della loro impresa rischiosa; e in secondo luogo venuta a scemare per essa la quantità dei bachi da custodire, questi sono stati curati con assiduità e sollecitudine maggiore, e han fruttato in una misura non isperata; in ultimo punto poi la riduzione degli allevamenti — 296 ^ ha ridotto il prezzo della foglia, che dovunque è stato o discreto 0 basso, e in molti luoghi la foglia stessa è in copia sopravanzata al bisogno. È voce di tutti che l'atrofìa abbia avuto poca o punta parte nel decimare i bachi quest'anno, e che la flaccidezza abbia avuto in larghissima scala il di sopra. Come all' atrofia, si mostrano più re- sistenti a questa i bachi dei semi originari del Giappone, e in un grado minore quelli nati da semi riprodotti ; si vedono in vece sen- sibilissimi i bachi delle razze nostrali, i quali hanno fatto per questo più spesso pessima che cattiva prova. Stando ai fatti osservati, pochi discutono sulla natura della flaccidezza, ma come molti avvertono l' effetto sinistro dei perturba- menti meteorologici che hanno dominato nella stagione, e vantano quello delle cure opportunamente apprestate per tener radi, netti, aereati gli animali, per moderare gli sbilanci gravi della tempe- ratura, asciugare, nettare la foglia troppo spesso bagnata o guasta, è chiaro che si propende a vedere nella flaccidezza una malattia eventuale più che ingenita negli animali, e vi è chi messo innanzi il problema della eredità a dirittura lo risolve per la negativa. Noi per conto nostro non crediamo che si abbia ancora un criterio certo per troncar la questione, ma non crediamo che la pratica avvantaggerebbe molto frattanto stando sospesa fra i dubbi della scienza in proposito. Sia 0 non sia ereditaria la flaccidezza, la pratica ha inte- resse a procedere per quella via che procacci o conservi negli animali da allevare la maggior resistenza alle azioni capaci di compromettere l'equilibrio degli atti, nell'esercizio dei quali consiste la loro salute e la fortuna dell' industria. In primo grado pertanto converrà sempre di scegliere fra i semi quelli prodotti da genitori che abbiano fatto ottima prova. Quindi raccomanderemo per la flaccidezza ciò che da gran tempo raccomandavamo per l'atrofia, e ciò che appunto in parte si è fatto, di distinguere cioè gli alle- vamenti da far seme dagli allevamenti per far seta. Questi ultimi, partendo da seme giudicato buono o per le sue qualità o per la sua provenienza, potranno essere lasciati alle cure ordinarie; gli — 297 — altri però dovranno essere limitati e curati con ogni più ragio- nevole diligenza, senza omettere mai le osservazioni sullo stato dei bachi nelle diverse fasi della loro vita. — All' ultimo il sistema delle prove precoci e la riproduzione cellulare potranno special- mente valere per eliminare almeno ogni prodotto di coppie più o meno infette di atrofia. I semi infetti da flaccidezza, se realmente son tali per eredità, in questo modo non si potranno distinguere ed eliminare, ma son già respinti dall'allevamento accurato e vigilato dei genitori. Fra lo relazioni del R. Ministero di Agricoltura mancavano quelle della Toscana. Dalla Presidenza del Comizio agrario di Fi- renze e da un articolo che vede la luce nelle Effemeridi del Comizio stesso, gentilmente comunicatoci prima della stampa, rileviamo le seguenti notizie. II mercato fiorentino dei bozzoli è stato quest'anno più ricco che negli anni precedenti, e l'aumento è avvenuto sui bozzoli nostrali, e sulle qualità superiori e cotnuni; sono stati meno abbondanti i boz- zoli di qualità inferiori. L' atrofia ha avuto poca parte nelle perdite degli allevamenti ; e r atrofìa, pelirina o petecchia se non cessata può dirsi vinta, poi- ché colla preparazione del seme a sistema cellulare si può esser certi di evitarla. Molti allevatori ebbero in quest'anno a soffrire gravi perdite per l'epidemia dei morti Manchi: anche in partite provenienti da seme preparato con ogni cura ed in allevamenti che avevano proce- duto con la massima regolarità fino al momento della crise maligna. La quale colpi i bachi a due differenti riprese; la prima intorno al 5 maggio fu a danno più specialmente delle partite più precoci, allora di poco entrate nell'ultima età; la seconda incolse le partite più tardive sulla fine di quel mese; ambedue le volte essendo stata la moria accompagnata (né per questo potrebbesi dire cagionata, sibbene forse rafforzata) da frescure atmosferiche, rese anche più sensibili dall'avanzamento della stagione. Furono pertanto le par- tite che giunsero, né prime, né ultime, al punto di andare al bo- sco, quelle che più generalmente sortirono in quest'anno esito fé- — 298 — lìce, e compensarono tanto più largamente gli allevatori in quanto il loro prodotto trovò sul mercato altissimi prezzi. La seguente tabella mostra il movimento del mercato della seta in Firenze per gli anni 1871-72. Quantità e prezzo dei Bozzoli venduti sul mercato di Firenze negli anni 1871 e 187 SPECIE dei Bozzoli ed anni Ro;?zoi.i PREZZO MEDIO BOZZOLI PREZZO MEDIO BOZZOLI PREZZO MEDIO TOTA superiori dei massimi dei minimi comuni doi massimi dpi minimi inferiori dei massimi dei minimi delle qua vendi Nostrali K. 8616 10725 G. 250 970 L. 5 8 c. 24 54 L. 4 7 e. 75 94 K. 1487 1735 G. 960 250 L. 4 7 c. 62 79 L. 4 6 c. 2 91 K. 1124 458 G. 760 360 L. 3 6 e. 60 64 L. 2 5 e. 98 73 K. 11223 12919 Giapponesi 187^1 505 508 600 260 3 6 67 87 3 6 44 31 222 143 150 590 3 6 34 11 2 5 94 47 98 440 2 84 2 15 826 m 299 VARIETÀ UN MOMENTO DI CATTIVO UMORE. Fu detto con molta verità e molto garbo da un lllusti'e generale, e buono oratore per di più ,che gli occhi velati dalle lacrime non vedon chiaro ; e così fu certamente allorché V egregio compilatore della Gazzetta entomologica di Stettino, un anno addietro, ritornando sulla fine immatura del compianto si- gnor Enrico Haliday, travide che ad accelerarla avesse contribuito una cura quasi affannosa presa da lui per fondare la Società Entomologica italiana, e che troppo tardi Totlimo e comune amico, ora a tutti mancato, si fosse accorto e persuaso che se in Italia vi son cervelli sottili e attitudini felici per le arti e per le scienze, non è facile impresa trarre dal politicar pei caffè una eletta di giovani e ridurla a compiacei'si di cose vane e meschine come gli insetti. — Le lacrime facevan velo agli occhi dell' egregio scrittore ; ed è nostro debito di raddrizzare le torte immagini che gli han fatto scorgere, tanto più che il signor Dohrn è e sa di esser di quelli pei quali, con molta reverenza, abbiamo moltissima simpatia personale. Ora nel lungo discorrere e scrivere col signor Haliday per la istituzione della Società Entomologica Italiana, non ci capitò mai di avvederci del più lontano indizio di amarezza dell' animo suo, e tutto fu accordato e stabilito col suo consiglio e col suo più aperto consentimento, fino alla proposta degli uffici, dopo che egli per un riguardo di eccessiva delicatezza ricusò sempre di assu- merne il primo, anco a solo titolo di onore. Pur troppo la melancolia soprav- venne, pur troppo cessarono i colloqui e i carteggi, ma tanto poco il pensiero della Società Entomologica riusci molesto al benemerito signor Haliday, che egli spontaneo, ed a nostra insaputa, lasciò preghiera, generosamente sodisfatta dal fratello, di disporre per la Società di una somma considerevole. Il signor Haliday vide la istituzione promossa prender corpo, confermarsi ed accrescersi, ed essa è ormai in cospetto del pubblico che può giudicarla. Se poi il suo avvenimento stia anch' esso a mostrare che il politicar pei caffè e il dolce far niente degli Italiani son formule da rimandare agli inven- tori, come quella della famosa espressione geografica, questo non riguarda i modesti componenti della Società Entomologica, i quali senza rinunziare all'arte, alla poesia, alla politica anche un tantino, preferiscono però col Sig. Dohrn quel che egli chiama argutamente la irrealità degli Entomi. ( V. Stettin. ento- molog. Zeit., t 32, p. 86). I Compilatori del Bullettino RASSEGNA ENTOMOLOGICA SOMMARIO Sulla natura delle ali negli insetti — Partenogpnesi delle farfalle — Partenog-enesi nelle api — Diagnosi di nuove specie italiane d' insetti. Entomologìa agraria: Di un insetto poco noto e che danneggia 1' ulivo. Sulla Ph]illoxora vantatrix. SULLA NATURA DELLE ALI DEGLI INSETTI. Il Si?:. Plateau ha fatto uno studio sulla natura ed omologia delle ali degli insetti e giunge alla conclusione 1" che: a] L'ala è uno stigma ipertrofico. b) I bilancieri sono ali rudimentarie. D'altra parte poi afferma 2° che: a) Gli stigmi e le ali appartengono sempre all'arco tergale dell'anello del corpo dell'insetto ; b) Non vi sono stigmi al meso ed al protorace, dove si trovano o i bilan- cieri 0 le ali. Leali degli insetti hanno subito ogni qualità di confronti colle ali dei Chirot- teri, con quelle degli Uccelli, colle natatoje toraciche dei Pesci, colle ripiegature cutanee laterali di alcuni Mammiferi e di alcuniRettili Sauriani, non facendo suf- ficiente ragione alla differenza fra analogia e omologia nelle relazioni degli organi degli animali. Ma un ravvicinamento molto più felice e più giusto fu già fatto da Carus fra le ali e le lamine branchiali AqW Agrion puella, mentre Oken e Owen dall'altra parte hanno insistito per dimostrare che le ali sono branchie modificate, e Blanchard per fare accettare anch'esso l'idea che cotesti organi sieno di pendenze sempre dell'apparecchio respiratorio. Sulle relazioni fra i bilanceri e le ali è pure entrata nella scienza, non senza contrasto, l'idea che i primi sieno pel metatorace l'equivalente dell'ali, ostando però qualche poco l'incertezza in cui si è rimasti nell'attribuire i bilanceri stessi 0 al torace o all'addome. Intanto il Sig. Plateau cogli studii comparativi dei bilan- ceri di più specie dì Ditteri, {Tipula oleracea, Calliphora coerulea, Asilus cra- broniformis) ti'ova passaggi graduali da bilanceri di apparenza propria, a bilan- ceri evidentemente aliformi, da quelli privi di trachee ad altri nei quali le trachee vanno e si dispongono come nelle ali, e alla base dei bilanceri di Erystalis 'tenax ha trovato apademi e parti articolari, quali Lacordaire desiderava per venire nella sentenza ora emessa sulla natura, e omologia degli organi stessi. — Tutto questo premesso, l'A. considera inoltre la situazione delle ali fra gli epimeri e le — 301 — altre parti dell' arco tergale più o meno complesso del meso e del metatorace, come d'altra parte la situazione, secondo esso, ugualmente costante ed esatta- mente simile degli stigmi, quando ridotte le apparenze alla realtà si studiano nel protorace o nell'addome degli insetti non solo, ma nei diversi anelli del corpo dei miriapodi, e degli scorpioni. Alla quale corrispondenza aggiungendo poi che appunto al meso e al metatorace degli insetti, gli stigmi mancano come egli crede, ne deduce ragionevolmente la conclusione che i bilanceri corrispon- dano realmente ad un paio d'ali nei ditteri, e che bilanceri ed ali altro non sieno che stigmi modificati. Gli studii embriogenenici poi confermano, sempre secondo l'A., questa ve- duta, poiché quelli fatti sugli embrioni della Calliphora vomitoria, Sinulia sericea^ Chironomus nigroviridis da Weismann dimostrano che, formate nei tre anelli anteriori quattro placche, due dorsali e due ventrali, mentre dalle ventrali hanno origine in ciascun anello le zampe, dalle dorsali del primo anello si formano i diversi elementi dell' arco tergale del protorace e i suoi stigmi, da quelli del secondo gli elementi tergali del mesotorace e le ali, da quelli del terzo gli elementi propri del tergo del metatorace ed i bilanceri. [Stettin. Entom. Zeit. t. 32, 1871. p. 33, t. 1'. Salvo queste osservazioni di Weissmann che sono troppo parziali per dare fondamento a una formula generale, sull'elemento embrionario degli stigmi di tutti gli insetti, la equivalenza degli stigmi alle ali, per quanto ingegnosamente dedotta, si accorda male coi fatti e colle idee relalive alla distribuzione e alla situazione degli stigmi medesimi. Prima di tutto è assai difficile di sostenere che questi organi appartengono di necessità al segmento tergale delle somiti in cui trovansi, quando ne vediamo situati sul medesimo insetto alcuni di sopra, altri lateralmente, altri di sotto come negli Scarabaeus di cui parla Lacordaire, e poi quando ne vediamo altri del tutto addominali per tutti gli anelli dell'addome del medesimo insetto, e con ubicazione non soltanto relativa al piano mediano bilaterale, ma organica ed as- soluta come sarà chiaro a chiunque voglia esaminare l'addome per esempio di una Cicala. In secondo luogo, ammettendo la supposta equivalenza bisognerebbe che gli stigmi mancassero costantemente dove si hanno le ali, al mesotorace ed al pro- torace cioè. Ma invece si ammettono per regola generale tanti stigmi quanti sono gli anelli toracici e quattro se ne contano nelle Libellule — e situati per lo più nella membrana interanulare dei segmenti stessi. {V. Lacordaire, Bur- ■meister ec). Nelle Locusta sarà difficile negare uno stigma nel metotorace, e precisa- mente sulla epimerite, dov'essa si allarga in vicinanza dell'articolazione delle zampe — e se l'esempio delle Cicale può essere ancora citato, ivi noi stessi — 302 — abbiam cercato di dimosti^are l'equivalenza dell'organo sonoro del maschio con uno stigma (che sarebbe del 1° anello addominale), valendoci per criterio, della posizione degli stigmi negli anelli successivi dell'addome da una parte, e della situazione, forma e disposizione di un bellissimo stigma metatoracico, che si trova in parte coperto dalla episternite del meso torace, come la epi- stermite del metatorace in forma di operculo nasconde 1' apertura del primo stigma addominale, o della gran cavità inferiore anteriore dell'organo sonoro medesimo. La nostra idea sulla natura delle ali è che esse sieno negli insetti una rap- presentanza delle appendici tergali degli anellidi, e questa idea svolta con qualche larghezza, abbiamo più volte esposta, quando nei corsi pubblici si è parlato di animali articolati, di insetti e di artropodi. Curioso è però che con questo concetto, anco noi ci ti'oviamo condotti ad aver le ali, almeno per gran parte come omologhi di organi respiratori — tesi sostenuta ormai da molte e autorevoli testimonianze, e che il signor Sig. Plateau ammette anch'esso guastandola pei'ò col renderla troppo esclusiva e parziale. SULLA PARTENOGENESI DELLE FARFALLE. 11 Signor Weijenberg ha ottenuto di nuovo la riproduzione verginale o par- tenica della Liparis dispar; ma quel che più importa ha seguito le vicende e gli esiti dei prodotti di più generazioni successive. Da circa 500 uova deposte in autunno da una femmina fecondata, e preser- vate durante l'inverno, all'aprile successivo nacquero molte larve, le quali subirono tutte le loro fasi regolarmente; si distinguevano già nelle pupe ninfe i maschi dalle femmine e i primi poterono essere separati da queste ; tuttavia al- l'epoca dello sviluppo, fra le pupe delle femmirae comparvero due maschi che colle femmine sviluppate prima o nello stesso tempo furono uccisi, talché restarono 60 femmine, che ne prima ne dopo lo sviluppo loro avevano veduto maschio. — Un terzo circa di queste non fece uova; delle altre quale ne depose uno solo, quale due, alcune da 10 a 20, e solamente una ne depose una quarta parte di quante ne aveva deposte la madre. Raccolte tali uova e conservate l' inverno, nell'aprile successivo nacquero circa 50 larve, dalle quali si ottennero 27 farfalle ; ed eliminati i maschi, 14 femmine. Appartate anco queste, metà di esse depose un discreto numero di uova, che nacquero nell'aprile dell'anno successivo. Questa generazione fu più vigorosa delle precedenti, ed eliminati al solito i maschi, le femmine deposero uova anco in maggior abbondanza; una farfalla anzi ne diede quasi tante quante la proavola sua. Le uova furono raccolte e conservate anch'esse, ma alla prima- vera seguente invece di nascere si seccarono. La progressiva diminuzione del numero delle uova deposte nelle due prime generazioni osservate, e la inettitudine vie più pronunziata delle uova stesse alla — 303 — vita nelle generazioni successive, accenna ad una condizione propria dell'orga- nismo, che qui si può far dipendere dalla mancata azione sessuale del maschio; e questa avvertenza da poi un certo valore ai fatti della 3=^ generazione, nella quale la virtù generativa delle madri invero si vede aumentata, ma nella quale altresì le uova non son capaci di nascere, e rende men probabile il dubbio che cotesto difetto sia derivato nelle uova stesse da esterne cagioni. Ma se la prova e r osservazione cosi interpretata fa scorgere la probabilità di una legge che regoli e determini i fatti della partenogenesi, in alternanza con quelli della generazione normale, a questo effetto avrebbe servito meglio il serbare a parte per ogni generazione qualche coppia di maschi e di femmine, lasciarle operare secondo l'ordine pili generale, e la riprova così ottenuta avrebbe potuto dare tutto il suo valore all'ultimo e più grave fatto della inettezza e del dissecca- mento delle uova parteniche della terza ed ultima generazione. L'avvertenza, senza togliere alle osservazioni del Signor Weijemberg il si- gnificato che possono avere per affermare la partenogenesi in generale, e pro- porre i termini di una legge che la governi nella specie su cui è caduto lo studio, gioverà forse per regolare le esperienze ulteriori in questo delicato punto di fisiologia. Lo stesso autore poi ebbe circa 30 uova da una larva allevata e divenuta farfalla di Gastropacha potatoria, e benché queste uova fosser lasciate da parte e dimenticate, si vide poi che essendo seccate pel massimo numero, pure tre di esse eran nate ed avean dato tre larve, morte per mancanza di cibo; Così anche 5 uova, che si seccarono, ebbe da una femmina non fecondata di Liparis monacha. Per tre generazioni di seguito ebbe poi uova, larve, e femmine perfette senza intervento di maschio dalla Solenohia triquetrella, ma le larve dell'ul- tima generazione perirono. "Weijemberg pone la questione della causa per la quale nella Solenobia la partenogenesi dà sole femmine, e nelle Api soli maschi, e già si sono riferite le osservazioni e considerazioni del Sig. Siebold su questo punto nella memo- ria sulla partenogesi (V. Bull. T. 4 w» 1, 2), Si dà il seguente elenco delle specie di Lepidotteri nei quali è stata os- servata la partenogenesi. Sphinx ligustri. L. Liparis ochropoda Eversen. Smerinthus ocellatus. L. » dispar L. » populi L. Orgya pudibunda L. Euprepia villica L. Psyche apiformis Rossi. » caja L. Saturnia polyphemus F. Gastropacha quercifolia L. Bomhix mori L. » potatoria L. Psyche Helix Heb. » pini L. Solenobia lichenella F. q. » quercus L. » triquetrella F. q. (V. Stettin. Ent. zeit., An. 32, pag. 38, 1871). Ad. T. T. — 304 PARTENOGENESI NELLE API. Don Giotto Ulivi, nostro amico ed egregio collega nella Società entomo- logica, con quel suo amore per le Api che lo ha fatto essere il precursore di tutti i nuovi allevatori nell' Italia centrale, non contento di tenersi alla parte tecnica ha voluto andar più avanti nelle ragioni dei fatti ch'egli osservava pra- ticamente. — Don Giotto Ulivi ha letto, ha studiato, conosce le Api a meraviglia, e certamente non è fra quelli a cui convenga per sistema di non dai'e ascolto. Ha il torto di dire le cose talvolta con voce un po' troppo forte, e la convinzione alza il diapson delle sue espressioni a dei tuoni — che non fanno sempre buon'accordo con quelli della discusssione scientifica, e ciò specialmente gli accade per un punto in cui vede forse una nuova minaccia alle antiche sue funzioni di ufficiale dello stato civile. Don Giotto non vuol sentire parlare di partenogenesi nelle Api. Con uno scritto dato da poco alle stampe [Esaìne critico delle teorie sulla •partenogenesi delle Api, (V. Industriale italiano, Anno 6, n. 5, 6) è di nuovo in campo, ma bisogna dirlo a suo merito con armi molto più forbite del solito. Se non che dove egli concede al Sig. Brayer, le cui opinioni combatte, che in istoria naturale il fatto deve primeggiare su qualunque teoria. Don Giotto che nella sua qualità di pratico, di fatti dovrebbe aver piene le mani, non ne porta nemmeno uno per far volgere le sorti della discussione dalla sua parte. Nega l'accoppiamento della regina nell'aria, ma non ha dimostrato con fatti quello nell'alveare, che sarebbe In fondo, il punto più forte su cui si appoggi. Quando poi lo dimostrasse questo non farebbe che spostare di pochissimo la que- stione. — Accetta senza critica, egli che critica, delle osservazioni molto incerte, e sommariamente riferite di antichi scrittori, ma non concede a Leuckart la facoltà di distinguere le granulazioni amorfe del liquido della sacca copulatrice di una femmina non fecondata, dagli spermatozoi di un'altra che abbia ricevuto il maschio, e il solo fatto che reca, è che egli di spermatozoi non ne ha visti. — Sull'avvenimento delle femmine ibride, e dei maschi della specie della regina negli alveari, in cui i maschi e la regina son di specie diversa, ragiona con talento, ma con un presupposto che non regge alla discussione, e non è che una serie di ragionamenti induttivi tutto ciò che egli dice dell'accomo- damento della cella della regina per concludere contro il fatto delle uova deposte eventualmente dalle operaje. Del resto, senza speranza di convertirlo, e senza voglia nessuna di farla da Apostoli molto meno con quella di aspirare al martirio noi raccomandiamo la fervida ragione del nostro amico, ai fatti del Sig. Siebold — e a lui raccoman- diamo di proseguire nella sua opera eccitatrice per far nascere da per tutto alveari, e allevatori, e produrre molto e ottimo miele. Ad. T. T. — 305 — DIAGNOSI DI NUOVE SPECIE ITALIANE (Estratto dal voi. 3'' del Dullcllino della Società Svizzera d' Entomologia). ColeottesH. Beiubiilium saphyreuni i Peryphus) Gautier des Cottes (IX.*" Recueil Duplicata) Bidl. de la Soc. Suisse d'Entom. voi. 3 n" 3, 1869, pag. 133. Niger, subcaeruleum depressum, articulo primo antennarum femorìbusque testaceis. Elytris subdepressis punctato-striatis. Habitat in Sicilia. Long. 3 1/2 min. Nero; d'un blu azzurro superiormente, col corsaletto d'un blu verdognolo veduto sotto una certa inflessione di luce. Testa piccola, triangolare, con i due solchi interoculari rialzati a carena, punteggiati in tutta la loro lunghezza, e che non si riuniscono in avanti ; antenne col primo articolo e la base dei due seguenti testacei. Corsaletto quasi quadrato, ristretto in addietro con gli angoli posteriori diritti, una profonda fossetta da ciascun lato, rialzata e che la fa comparire come bistriata, punteggiata in tutta la sua superficie, con la pun- teggiatura che si estende su tutta la base del corsaletto. Elitre parallele che si arrotondano a partire dal mezzo fino all'estremità, assai depresse nella loro parte mediana, striate ; le strie fortemente punteggiate tranne l'esterne. Cosce nerastre, gambe e tarsi testacei. Apion subglabrum, Desbrochers des Loges, Description d'Apionides et de quel- ques autres espèces de Curculionides nouveaux. Bull, de la Soc. Suisse d'Entom. voi. 3, n*> 4, 1870, pag. 183. Ovale, parum elongatum, coeruleo-virescens capite thoraceque dilutioribus, sat nitidum, subtus cum antennis pedibusque nigris, tenuissime parce, in ely- trorum interstitiis biseriatim, griseo-pubescens; Capite elongato post oculos cylindrico, inter oculos tenuiter striolato punctulatoque, subplano, postice laevis- Simo; oculis magnis a latere prominentibus, pjstice distantibus; rostro vali- dissimo, capite prothoraceque simul sumptis parum breviore, tenuiter pube- scente, subopaco, parum dense punctulato ; (apice subattenuato -3 "/s mill. —Basse Alpi. Cryptophagiis BarnevilSci Tournicr (Coléoptères Européens et circumeuro- péens. Bullet. de la Soc Suisse d'entomol. voi. 3, 1872. pag. 445). Lung. 1 'A mill. — Allungato poco convesso, d'un ferrugineo pallido, bril- lante; coperto d'una pubescenza grigia corta, fine e poco fitta, debolmente distesa. Testa molto larga, densamente e fortemente punteggiata ; antenne corte, molto forti, che non arrivano al margine posteriore del protorace, a clava compatta, formata di tre articoli, nettamente separata dai precedenti, il primo di questa è molto grosso, un poco più largo e un poco piìi lungo di ognuno dei due seguenti di modo che la clava ha la sua maggior grossezza alla sua base e si ristringe debolmente fino alla sua estremità, essendo il secondo articolo un poco meno largo del primo ed il terzo alquanto meno ancora del secondo. Torace molto trasversale, del doppio più largo che lungo, perfettamente di- ritto sui suoi lati lo che fa che il margine anteriore è largo quanto il posteriore; superficie poco densamente e finamente punteggiata ; margini laterali con un bordo stretto senza traccia di dentini. Elitre non più larghe alla loro radice della base del protorace, poco profondamente e vagamente punteggiate alla loro radice in cui la punteggiatura forma alcune fini depressioni trasversali, questa punteggiatura si indebolisce posteriormente e disparisce quasi del tutto al- l'estremità. Zampe mediocri, tibie visibilmente slargate all' estremità; parte superiore del corpo molto finamente punteggiata, opaca, prosterno lucente con una punteggiatura mediocre pochissimo fitta. — Di Sicilia. — 314 — Questa specie è eccessivamente vicina al C. muticus Brist. e della statura dei più piccoli esemplari di questo. Ne differisce per una forma generale pili corta; per le antenne più forti, più corte che non arrivano alla base del pro- torace, più grosse, e specialmente per la conformazione della loro clava; per il protorace più largo e più trasversale ; a margini laterali diritti e che non si ristringono in avanti ec. Deve porsi a lato del muticus B. Diagnosi di nuovi coleotteri d' Italia. Nella 5=» serio, t. 1 degli Annali della Società Entomologica di Francia anno 1871 il Sig Desbrochers des Loges dà la diagnosi di nuove specie dei generi Polydrosus, Thylacites, Tanymecus, Scythropus, Metallites e Phaeno- gnathus dai quali togliamo le seguenti specie italiane. Polydrosus bi-cvicollis n. sp. Long. 5 V2 mill. larg. 2 ^'2 Ovatus, convexus, micante-viridi-squamosus, glaber, tibiis apice tarsis an- tennisque rubro-ferrugineis; fronte rostroque planis, hoc quadrato ; oculis sat prominentibus; antennis brevioribus, funiculi articulo 1" 2" longiori, caeteris angustis, vix subconicis, non transversis; prothorace brevi non carinato; scu- tello apice acuto femoribus inermibus. — Sicilia. P. Kari. Kirsh. Var. Siculus. Lunghezza maggiore (4 '/j mill.) di un bruno che passa al ferruginoso sul bordo anteriore del protorace e sul rostro; zampe di un testaceo pallido con rare traccio di squamme; protorace un po' più corto, antenne a 1" art. del funicolo visibilmente più corto del 2", e gli ultimi due volte più lunghi che larghi; pu- bescenza un po' più lunga. — Sicilia. P. Neapolitiiniis u. sp. Lung. 4 '/2 a 5 ^j-i mill. Oblougus viridi-squamosus, pedibus antennisque (clava excepta' pallide fer- rugineis, supra impubis; oculis prominulis; rostro cf ? latitudine non evideuter longiore, non carinato; prolhorace in utroque sexu a latere valde rotundato- ampliato, femoribus omnibus distincte dentatis (cf ?). — Sicilia. P. Esucryi n. sp. Lung. 5 Vj a 6 mill. Oblongus, valde elongatus, viridi-squamosus antennis pedibusque rubris, femoribus interdum infuscatis, parce squamosis; supra impubis; oculis promi- nentibus in mare subglobosis; rostro elongato, angustiore, versus apicem non distincte ampliato, carinulato; clava antennarum crassiore ; prothorace in ? subC3'lindrico, in cr' lateribus arcuato, latitudine vix breviore; femoribus iner- mibus. — Napoli. P. nbbreviatus n. sp. Lung. 4 V2 larg. 1 ^'3 mill. Ovatus, brevis, pallide viridi-squamosus, antennis pedibusque ferrugineis, femoribus infuscatis, dense squamosis; oculis non prominentibus; rostro sub- — 315 — quadrato capite parura angustiore, obsoletissime sulcato; funiculi articulo 3» praecedente et sequente multo longiore, prothorace lato, lateribus vix arcuato, pedibusque brevioribus, femoribus obtuse dentatis. — Th-olo. Thylacites Sclionliorri n. sp. {T. turbatus Sch. prò parte ex typo in museo Chevrolati) Lung. 9 a 11 mill. larg. 4 a 5. Ovatus, latus, convexus, ut in T. turbato coloratus, in capite longius in prohorace elytrisque brevissime sub- tiliter crinitus; oculis parum prominulis; prothorace lateribus modice arcuato, plaga discoidali vix angulata; elytris in utroque sexu parum elongatis apice obtusius subacuminatis. — Corsica ed anco Spagna ed Algeria. T. Siculus n. sp. Lung. 8 a 9, larg. 3 ^U mill. Sat breviter ovatus, subaequaliter brunneo-squamosus, opacus, callo postico elytrorum, albido; parum convexus; rostro breviter subconico; oculis modice prominulis ; capite sparsim punctato; prothorace transversim rotundato ; elytris sat distincte punctato-striatis, cum punctura intervallorum subtiliore, plerumque subdepressis. — Sicilia ? T. dubius n. sp. Lung. 9. Larg. 3 '/a mill. T. fritillo afiìnis; oculis magis prominulis rostro transversim late impresso, paululum elongatiore; prothoi^ace transversim valde dilatato-ampliato, maculis discoidalibus distinctissimis; elytris sutura subelevata, striisque 2 primis ple- rumque impressis, omnibus regulariter punctatis. — Corsica e Sardegna. T. frililliini Panz. Var. insularis. Questa varietà è propria alla Corsica ed alle altre isole del Mediterraneo dove è rarissimo il tipo a reflesso metallico. Il colore è di un bruno o grigio scuro uniforme opaco eccetto la macchia bianca dell'estremità delle elitre che spesso sparisce; la pubescenza formata da peli più Atti è poco regolarmente di sposta; la forma generale è più corta e le elitre, pochissimo attenuate verso la base, hanno le spalle più salienti benché arrotondate; le strie sono generalmente indicate da leggere serie di punti. T. Bclonis n. sp. Lung. 10 larg. 4 '/o mill. Forma et pubescentia T. depilis paululum brevior praesertim apud humeros latior; aeneo cupreus cum maculis rostri et capitis; thoracis lateribus et ely- trorum lineis exterioribus interruptis griseo-subvirescentibus; funiculi arti- culo 1°, 2° duplo et ultra longiore; 2° vix latitudine longiore sequentibusque forma et longitudine subsimile ; prothorace breviore, plaga rhomboidale fere in- distincta ; elytris regulariter sat tenuiler punctato-striatis, striis haud impressis. — Malta. F. P. e P. B. — 316 — ENTOMOLOGIA AGRARIA. DI UN INSETTO POCO NOTO CHE DANNEGGIA L' ULIVO. È cosa conosciuta da lungo tempo che l'Ulivo viene di frequente danneg- giato da una specie di mosca IDacus Oleae),ìe cui larve, roso il frutto, s'inter- nano in esso e lo fanno cadere. Anche in quest'anno gli ulivi, di cui abbondano le provincie meridionali, sono stati attaccati da tale insetto, ma il Signor Prof. Achille Bruni, ne ha scoverto un altro, piccolissimo, quasi invisibile ad occhio nudo, le cui larve si insinuano nel tessuto erbaceo e legnoso, scavano gallerie nei ramoscelli e ne cagionano la perdita. (V. il giornale II Barese, N" 8. Bari, 5 agosto 1872). Esso è la Corethra Oleue dell'Angelini, ed appartiene fra i Ditteri alle Ti- pularie (V. Angelini Sugli insetti nocivi all'olivo, memoria inserita nel volume XII (1821) delle Memorie dell'Accademia di Agricoltura, Arti e Commercio di Verona); l'Angelini fa della specie la descrizione che qui crediamo utile riportare: « In maggio la femmina depone le uova, ed appena è nato il vermetto egli si insinua per entro la foglia e fra le due pagine si scava una galleria o pic- colo canaletto ricurvo che non eccede la lunghezza di 3 millimetri, ordinaria- mente presso il nervo longitudinale della foglia stessa. In primavera partico- larmente esso è visibile sopra e sotto la foglia medesima per un bitorzoletto che vi apparisce. Entro questi bitorzoletti o tubercoli, che talora sono al nu- mero di tre 0 quattro, per foglia, le larve passano l'inverno, ed all'avvicinai'si dell'estate subiscono le loro trasformazioni essendo nel mese di maggio insetti perfetti. « La larva in autunno è appena percettibile ad occhio nudo, essa è di un gialliccio languido, oblungo a più anelli, apoda. Coi tepori della primavera va acquistando il suo accrescimento. Allora essa è quattro volte più grande di quanto apparisce nell'inverno e nello stato di ninfa, (cioè quando ti^ovasi in- crisalidata per passare all'ultima metamorfosi) è di due millimetri al più di lunghezza, un po' lucida, e lacerato l'inviluppo che la chiude, veggonsi col microscopio le varie membrature che sfuggono ad occhio nudo. Giallognolo mo- strasi l'addomiue ad incisioni nerastre, le zampe, i rudimenti delle ali, il torace, e la testa, le zampe e le ali sono ripiegate in pacchetto sotto il petto » « L'insetto perfetto presenta corpo allungato, piuttosto sottile. Due grandi occhi neri che occupano la maggior parte della testa e che si toccano supe- riormente. Antenne più lunghe del corpo, filiformi, di articoli ovoidei, appia- nati, pelosi ed infilati a qualche distanza uno dall'altro, situate in una cavità tra gli occhi e la bocca. Questa è di un color bianchiccio in forma di muso a tromba con labbri accompagnati da cirri o bachiglioni. — 317 — « Petto ed addomine ordinariamente giuggiolino e talora bruno; bilancieri capitati lunghi scoperti, e bianchi. « Zampe pallide e lunghe una volta e mezzo il corpo, le anteriori presso la testa, ali stese orizzontalmente sul corpo, diafane, citiate di peli neri, con due nervature longitudinali un po' brune, con una macchietta apicale alla costa, rossa. Ano acuminato nella femmina, la quale quasi appena nata, allungando un ovidotto bianchiccio, e duro depone le uova sferiche e dello stesso colore. Dalla testa all'ano presenta due millimetri circa di lunghezza Dalle stesse foglie dell'olivo, continua l'Angelini, che mi diedero delle Coretre nac- que un insetto, che a prima vista presi per un altro dittero non molto dissi- mile del descritto ed avente le ali adorne di un bello scarlatto e che suppongo essere quello indicato dal Giovene pel maschio nella cocciniglia. — In quel tempo io non serbava, per verità, fronde attaccate dalla Cocciniglia, ma forse potrebbero esserne state sui vicini rami da cui svelsi le foglie contenenti le Coretre; sarebbe mai il maschio della Coretra stessa, del quale non ho potuto accorgermi in alcun tempo? Su di ciò saranno necessarii più accurati esami che prima d'ora non potei eseguire, avvegnaché, attesa la sua piccolezza, abbia perduto l'unico individuo che per poco vide la luce » Richiamata cosi l'attenzione sulla specie descritta dall'Angelini, noteremo anche ch'essa è ricordata da Achille Costa nella sua memoria Sugli insetti nocivi all'olivo e alle olive. Napoli 1857, — con quest'avvertenza però; che cioè essa « sembra star debba nel numero di quelle proprie di alcune contrade soltanto e che. » quando anche fosse molto diffusa, il consumo che fa non è di tal natura, da molto risentirne la vita dell'albero » (ib. p. 20). Ne sarà inutile ricordare che il Risso ha anch' essa descritto una Tipula la quale vive nella corteccia dell'olivo, quantunque si revochi in dubbio la sua definizione generica. 11 Costa poi ha pure indicato la Tipula imperialis anni- data peraltro nelle parti marcescenti dei tronchi e delle radici. Una Coretra Angelini di 0. Costa anch'essa dell'olivo, sembra ad A. Costa piuttosto una Belyta, degli Imenotteri, piuttosto utile che dannosa (A. Costa op. cit.). Giacche il caso si offre al G. Bruni sarebbe desiderabile che egli compiesse in tutti i particolari la storia dell'insetto osservato, procurando anco di ve- dere il maschio sfuggito alle indagini dell'Angelini, e coi confronti chiarisse bene i rapporti della specie con quelle altre sopra indicate. C. V. SULLA PHYLLOXERA VASTATRIX. Il signor Solier è ancora intorno ai rimedii da opporre alla Phylloxera vastatrix e insiste sull' uso della decozione di tabacco versata nella dose di 1/3 di litro sulle radici al momento in cui le piante si sarchiano, e una seconda volta più tardi (Comptes rendus de l'Acad. des Se. T. 75, p. 21), ma pur troppo ad — 318 — altro punto volgono le cure della Commissione nominata per gli affari della PhyUoxera e le relazioni che ad essa pervengono. Le viti sono perite tutte nel Dipartimento di Valchiusa e non pare che si trovino in condizioni molto migliori quelle dei Dipartimenti delle Bocche del Rodano, di Gers, e gran parte di quelle dell' Herault. — Il signor Planchon raccomanda che senza contare sopra i rimedi, si facciano delle esplorazioni per riconoscere lo stato delle radici delle viti anco quando la malattia non sì mostri esternamente con tutti i suoi segni e che si estirpino, e col fuoco si distruggano le radici e le piante trovate infette. Raccomanda poi di impedire il trasporto e la vendita dei maglioli e rami sotterranei di viti malate, per opporsi alla diffusione della malattia. — Parendo inoltre provato che la PhyUoxera^ mentre con una forma attacca le viti francesi alle radici, attacchi con un' altra, capace di dare una generazione che volge alla alla forma rizoflla, le foglie delle viti americane, raccomanda di brupare e bruciare le foglie di queste piante, per poco che vi si scorgano galle di PhyUoxera. Il Governo austriaco preoccupato dal pericolo della invasione della PhyUo- xera si era fatto a proibire l' introduzione delle piante di vite di Francia non solamente, ma anco d' Italia; se non che il R. Ministero di Agricoltura del regno avendo sopra di ciò fatte delle rimostranze, appoggiate all' assenza del male nella penisola, e alla salutare azione dei Comizi agrari, i quali dovunque si eran mostrati propensi a dissuadere dai commerci di viti colle Provincie francesi infestate dalla malattia, il Governo austriaco ha sospeso la minacciata proi- bizione. Il R. Ministero di Agricoltura dopo di questo ha diretto una circolare ai Comizi agrari per impegnarli sempre più nella loro opera salutare, e se non fosse la natura dell'atto eminentemente amministrativo, e lo spazio che manca varrebbe il merito di riprodurre quello scritto anco nel Bui lettino. Frattanto però gravi notizie son pervenute su questo argomento allo stesso R. Ministero, ed esso le ha fatte conoscere pubblicamente con altra nota. — Si tratta della comparsa della PhyUoxera in Ungheria, ed in Grecia, e così di una diffusione inaspettata del male, senza causa ben conosciuta, e da met- tere con ragione nelle più gravi espettative. — A noi sembra che prima di tutto si dovrebbero scrupolosamente osservare avvertenze più volte ripetute, intorno all' acquisto di maglioli o di barbatelle dai paesi sospetti, e dai loro vicini, e più che cura del governo a proibire i commerci dovrebbe essere urgentissima cura dei proprietari a non farne. In secondo luogo quell' avvertenza del sig. Planchon sulle galle di PhyUo- xera nelle foglie delle viti americane dovrebbe anch' essa esser presa di mira, poiché pur troppo, almeno a prima vista, sembra molto più probabile la diffu- sione del male per mezzo della forma aerea dell' insetto, che appunto sulle foglie di quelle viti vive a preferenza, e da foglia a foglia, da pianta a pianta — 319 ~ anco a gran distanza può esser portato dai venti, che non la diffusione per mezzo della forma sotterranea che vive sulle radici delle viti europee quando non si dia mano imprudente al trasporto delle radici e delle piante medesime. — In Italia, almeno nell'Italia centrale, le viti americane non sono ne rare ne poche, essendo fra le altre state moltiplicate assai durante il piìi grave infuriare della crittogama, contro gli attacchi della quale pareva che le piante e i frutti avessero o una certa immunità o una maggior l'esistenza. Di Grecia si ha pur notizie sopra una larva di lepidottero non ancora de- terminata laggiù, e che ha fatto danno grave alle viti e alle uve nella stagione passata; da quanto sappiamo non crediamo improbabile si tratti della solita Cachilis osservata 1' anno decorso in Sicilia e di cui tenne proposito la nestra Rassegna. U E'picauta erythrocephala ha fatto un'apparizione minacciosa sui campi di barbébietole, che a modo di esperimento si coltivano a cura della stazione agraria presso Roma. — Però è successivamente scomparsa senza altro danno che quello di qualche germoglio rosicato. Ad. T. T. — 320 RETTIFICAZIONE ED AVVISI DI PUBBLICAZIONI Nella 2^ dispensa del Ballettino, a pag. 228, fu annunziato un giornale sotto il titolo di « Annali di viticultura ed enologia ita- liana pubblicato dal signor Apelle Dei di Siena ». Si deve avver- tire che il giornale predetto è pubblicato in vece a Milano dall'edi- tore signor F, Anselmi sotto la Direzione del Prof. Gagna. Il signor Apelle Dei però pubblica in Siena un altro giornale col titolo « Il Possidente » ed in esso ha cominciato a comparire la Entomologia Senese, che si pubblicherà anco separatamente in fascicoli di 16 pag., al prezzo di cent. 50 ogni fascicolo. Dirigere le domande di associazione al giornale, o all'Entomo- logia senese, all'amministrazione del Possidente, o al signor Apelle Dei medesimo. Via dei Tufi, n° 1, Siena. Il nostro socio Prof. Laureano Perez-Arcas di Madrid, in una sua lettera ci annunzia essersi costituita in quella città una So- cietà di Storia naturale, col titolo di Sociedad espanola de hìstoria naturale, la quale ha per principale scopo lo studio delle produ- zioni naturali della Spagna. — Nel primo fascicolo degli Annali di questa nuova Società si contengono lavori sulla Ittiologia della Spagna e del Portogallo; sulle Fumariacee di quest'ultima regione; sul vulcano d'Ansango ; sopra una pietra meteorica caduta nei dintorni di Murcia; e si contiene poi per quel che ha rapporto con la entomologia il principio di un lavoro dello stesso signor Perez- Arcas, corredato di due tavole incise e colorite che rappresentano le specie in esso descritte le quali sono Pterostichus {Tajnnopterus?) Azarae, Tìiorictus sulcicollis, Thorictus Ehlersii n. sp., Rhizo- throgus niger Waltl. Coloro i quali desiderassero far parte di questa nuova associa- zione potranno dirigere le loro domande al Segretario Sig. Joaquin GoNZALEz Hidalgo, Eileras 9, 3" izqiiierda, e dovranno farsi pre- sentare da uno dei membri. Le quote si pagano al tesoriere Sig. Se- RAFiN de Uhagon, Sordo 27, 2' derecha. Il prezzo della quota è di 60 reali (15 franchi). BULLETTINO SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA >^y^-(}@Ù-'L-< ANNO QUARTO Trimestre IV. (Ottobre, Novembre, Dicembre 1872) L' Indice generale del voL 4° sarà pubblicalo n^ I fncr. ^o rlol xrrA P^o INDICE DELLE MATERIE CONTENUTE IN QUESTO FASCICOLO RoNDANi Prof. Camillo. — Degli insetti parassiti e delle loro vittime (coìiiinuazione e fine) Pag. 321 Delfino Prof. Federigo. — Sui rapporti delle Formiche colle Tettigometre e sulla genealogia degli Afidi e dei Coccidi.» 343 Ghiliani Cav. Vittore. — Note relative alla Thalessa clavata . » 352 Emery Dott. C. — Sopra un nuovo metodo per preservare le col- lezioni entomologiche dai danni degli Antreni » 357 Bargagli Piero. Di alcune escursioni fatte in Italia nel 1872 . . » 361 Tacchetti Nob. Carlo. — Sull'allevamento dei bachi della quercia (Saturnia Yama-mai) , » 380 SiEBOLD (De) Carlo. — Intorno alla partenogenesi riconosciuta nelle farfalle da antichi italiani » 384 Targioni-Tozzetti Prof. Adolfo. — Catalogo di Crostacei po- dottalmi brachiuri e anomuri, raccolti nel viaggio di -^ circumnavigazione della fregata italiana Magenta e ripor- tati dal Prof. Enrico Giglioli ...» 389 RASSEGNA ENTOMOLOGICA - 4^ Epidemie d' Insetti cagionate da funghi » 400 Entomologia descrittiva : Coleotteri : Monografia del genere Meligethes. Annunzi » 403 Nevrotteri : (annunzi) » 411 Imenotteri : Prospetto degli Imenotteri italiani » ivi Ditteri e Lepidotteri : (annunzi) > 413 Aracnidi : Rassegna degli Scorpioni italiani » 414 Annunzi » ivi Aggiunte e rettificazione a rassegne precedenti » 415 Atti àella Società EiitomoloEica Italiana Terza adunanza della Società Entomologica Italiana tenuta in Siena il 22 e 23 settembre 1872. , » xliii DEGLI INSETTI PARASSITI E DELLE LORO VITTIME ENUMERAZIONE CON NOTE del Prof. CAMILLO RONDANI {Continuazione e fine). PARASSITI DELL'ORDINE DEI MUSCARII E LORO VITTIME. Genus Agromyza? Fall. — Fam. Agromyzidae? sp. — chermìvora Kalt. Nel corpo del Lecanium corticale Kalt. Cicadarii Genus Antrax Scop. — Fam. Bombylidae? sp. — flava Mgn. Nelle larve e crisalidi dell' H ad ena b ras- sica e L. Papilionarii sp. — ottentotta Mgn, Nelle crisalidi di una specie di N oc tu i da. Idem Genus Baumhaueria Mgn. — Fam. Muscidae. sp. — cuculliae Desv. Nei bruchi della Cuculila scrophulariae. Idem sp. — saturniae Desv. Nella Saturnia pyri L. Idem Ann. IV. 22 Genus Blepharigena Rndn. — Fam, Muscidae. Plagia Mgìì. sp. — trepida Mgn. Nelle larve di alcuni Lophyrus. Vesparii Genus Brachiglossum Rìidn. — Fam, Conopidae. sp. — diadematum Rnd. Nelle larve della Vespa vulgarisL. (Obs. n.) Idem sp. — erostratum Rndn. Nella Vespa vulgaris come l'altra specie (Obs. n.) Idem Genus Cecidomyia Latr. — Fam. Cecidomydae. sp. — apJiidimyza Rndn. Succhia ed uccide varie specie di Aphidi- nae (Obs. n.) Cicadarii sp, _ ent07nopMla Perris. Uccide gli Acari delle raccolte entomologiche. Acaridarii Genus Chrysosoma Macq. — Fam. Muscidae. Tachina Mgn. sp. — vìridis Fall. Nelle larve di Eubolia mensuraria. Papilionarii Genus Cyrtophloeba Rndn. — Fam. Muscidae. Plagia Mgn. sp. — rurìcola Fall. Nei bruchi della Spintherops spectrum. Idem Genus Digonicheta Rìidìi. — Fam. Muscidae. Trlptocera Macq. sp. — setipennis Fall. Nel corpo della F or ficula auricularis Z. Forficuliti Genus Doria Mgn. — Fam. Muscidae. — 323 — sp. — concinnata Mgn. Parassita polifaga di molti bruchi dei generi Acronicta, Arctia, Catochala, Cu- cullia. Biloba, Hadena;, Llparis, Lu- perina, Orgya, Orthosia, Pieris, Sme- rinthus, Sphìnx, Vanessa ecc. Papilionarii sp. — stupida Mgn. Nelle larve di Lyda pyri Sdir. Vesparii Genus Echinomyia Mgn. — Fam. Muscidae. sp. — fera L. Nei bruchi di Lipari s di s par ed altri. Papilionarii sp. — grossa L. Parassita del Bombyx tri folli L. Idem sp. — lurida Fab. Nelle larve di Cuculila verbasci L. Idem sp. — praeceps Mgn. Sortita dalla Crisalide di una Noctuida. Papilionarii sp. — virgo Mgn. Nei bruchi della Trachea piniperda Hb. Idem Genus Epicampocera Macq. — Fara. Muscidae. sp. — succincta Mgn. Nei bruchi del genere Saturnia. Idem Genus Erigone Desv. — Fam. Muscidae. Nemorea Mgn. — V. Platychira Rndn. Genus Erynnia Desv. — Fam. Muscidae. sp. — nitida Desv. Parassito della Galleruca xanthomele- na allo stato di larva, ninfa, ed insetto completo (Obs: n.) Scarabearii Genus Exorista Mgn. — Fam. Muscidae. — 324 — sp. — acronìctae Desv. Neibruchi di Acronicta megacephalai^. Papilionarii sp. — afììnis Mgn. Nei bruchi di Liparis e di Saturnia Idem sp. — apìcalis Desv. Neil' Arctia fuligìnosa. Idem sp. — aurocincta Desv. Nei bruchi dell' Hadena atripli ci s. Idem sp. — honibylans Desv. Nella Clisiocampa neustria L. sp. — clieloniae Rndn. Nei bruchi delle Chelonia caja L. Idem sp. — clarìpennìs Desv. Nell'Arctia fuliginosa Idem sp. — crassiseta Rndn. Nei bruchi di Liparis dispar ed altri. Idem sp. — erytìirostoma Hrtg. In diversi bruchi di Sphinx, Liparis, e Lasiocampa. Idem sp. — falenaria Rndn. Nella crisalide di una specie di Geo met rida. Papilionarii sp. — janitrix Hrtg. NellelarvediLophyrus frute torum i^rt&. Vesparii sp. — libatrix Mgn. Nei bruchi di Clisiocampa Abrostola e Cnethocampa processionea L. Idem sp. — lucorum Mgn. Parassita di parecchie specie di Arctia, Li- paris, Glielo ni a, Orgya, Endromis ecc. Idem sp. — montana Desv. Nei bruchi della Plusia illustris Fab. Idem sp. — neme strina Mgn. Nelle larve del Gymbex araerinae, (Gen. Clavellaria). Vesparii sp. — noctuarwn Desv. — 325 — Nei bruchi dell'Ha de n a persicariae F. Papilionarii sp. — properans Rndn. — V. Genus Tricholyga., sp. — saturnìae Desv. Nelle specie di Saturnia, sp. — vulgaris Mgn, — V. Genus Tricholyga. Genus Fisceria Desv. — Fam. Muscidae. sp. — dicolor Desv. La sua larva vive nelle galle del Terebinto, probabilmente divorando i Pemphigus da cui sono prodotte, vive forse di altre A fi- di ne, perchè si trova anche in paesi dove non vegeta il terebinto. Cicadarii Genus Frontina Mgn. — Fam. Muscidae. sp. — laeia Mgn. Nei bruchi di Gli siocampa castrensisjP. Papilionarii sp. — vertiginosa Mgn. Nella Chelònia Caja L. Idem Genus Goni a Mgn. — Fam. Muscidae. sp. — capitata Mgn. Nei bruchi di Agrotis, Spaelotis ecc. Papilionarii sp. — interrupta Rndn. Nei bruchi e crisalidi di H ad ena glauca /Z^&. Idem Genus Gymnosoma Mgn. — Fam. Muscidae. sp. — rotundata Lin. Nel corpo di qualche specie di Penta to- mi d a e. Cimiciti Genus Hyalomyia Desv. — Fam. Muscidae. sp. — pusilla Mgn. Nelle larve del Brachideres Lusitani- cus Schn. Scarabearii — 326 — Genus Labidigaster Macq. — Fam. Muse id a e. sp. — uncìnatus Rndn. Nel corpo della Cassida viridis Lin. Scarabearii Genus Lasiophticus Rndn. — Fara. Syrphidae. sp. — pyrastri L. Le sue larve vivono divorando diverse specie di Aphidinae. Cicadarii sp. — selenitìcus Fab. Vive come la precedente specie di varie specie di Aphidinae. Idem Genus Lauxania Mgìi. — Fam. Anthomydae. sp. — vitripennis Mgn. Nelle larve del Baridius picinus Germ. Scarabearii Genus Leucopis Mgyi. — Fam. Agromyzidae. sp. — ampellophila Mihi. Attacca la Phylloxera vitifolii in A- merica. Cicadarii sp. — anulipes Zett. Parassito di alcuni Le cani um. Idem sp. — apMdicida Rndn. Le sue larve vivono nel corpo di varie aphi- dinae. Idem sp. — apìiidiperda Rndn. Parassito di varie Aphidinae e Cocci- di n a e. Idem sp. — apliidivora Rndn. Le sue larve vivono delle varie specie di Aphidinae, come le precedenti. Idem sp. — hursaria Rndn. Parassito della Schizoneura ulrai L. Idem sp. — griseola Mgn. Aphidivora come le precedenti. Idem — 327 — sp. — Insorta Mgn. Come le congeneri vive di varie Ap bi- ci in ae. Cicadarii sp. — PalumMi Rndn. Nelle galle del Pistacia Terebintus, ove succbia i Pempbigus che le produ- cono, e più spesso la sp. U t r i e u 1 a r i u s Pass. Idem sp. — puncticornis Mgn. Larva vivente, nelle Schizoneura, Lac- nus ed altre Apbidinae. Idem Genus Masicera Mgn. — Fam. Musei da e. sp. — atropìvora Desv. Nei brucbi di Acberontia atbropos L. Papilionarii sp. — dotnbtjcivora Desv. Nei brucbi di alcune Bombycidae, dei generi Endromis, Bombyx ecc. Idem sp. — crassiseta Rndn. Parassito della Cnetocampa processio- nea L. Idem sp. — cuculliae Desv. Nella Cuculila verbasci L. Idem sp. — plialenaria Rndn. Dalla crisalide di una specie di Geome- tridae. Idem sp. — flavicans Gour. Nei brucbi dell' Acydali a brumaria^sp. Idem sp. — flavoscutellata Zett. Nelle larve di Lophyrus pini L. Vesparii sp. — girovaga Rndn. Nelle larve di Lophyrus rufus Klg. Idem sp. — gylva Hrtg. Nei Lophyrus pini e rufus. Idem sp. — Gouroldtiì Desv. Nei bruchi di Tortrix laevigana. Papilionarii — 328 — sp. — lasiocmnpae Desv. Nella Lasiocampa qiiercifolia Lin. Papilionarìi sp. — Lopliyri Desv, r=: simulans Hrtg. Nelle larve di Lophyrus pini e varie- gata s Hrtg. Vesparii sp. — pratensis Mgn. Parassito delle Saturnie, di Smerintus ec. Papilionarii sp. — puparum Desv. Dalle crisalidi diDe ile phi la eiiphorbiaeZ. Idem sp. — pupivora Desv. Nei bruchi e crisalidi di Tortricidae. Idem sp. — scutellata Macq. Nei bruchi di Acherontia athropos L. sp. — simulans Hrtg. — V. Lophyri Desv. sp. — spJiingwora Desv. Nei bruchi di Deilephila euphorbiae L. Idem sp. — sylvatica Fall. Parassita della Saturnia pyri L. Idem sp. — vanessae Desv. Parassito di alcune specie di Vanessa, ma anche di Trichiura crataegi L. Idem Genus Meigenia bi si guata Mgn. — V. Tachina. Genus Metopia Mgìi. — Pam- Musei da e. sp. — argyrocepìiala Rossi. Nelle larve diPhilanthus e di Bembex. Vesparii sp. — Msignata Desv. Nei bruchi di alcune Tortricidae. Papilionarii sp. — forficulae Neumn. Nel corpo della Forfi cu la auricularis L. Forficuliti sp. — pMlanthi Desv. Nelle larve di alcuni Philanthus. Vesparii sp. — ticnta Mgn. Nei bruchi di Ypono menta. Papilionarii — 329 — Genus Micropalpus Macq. — Fam. Muscidae. sp. — coìnpius Fall. Nei bruchi di alcune specie di Sphinx. Papilionarii sp. — lUhosiophagus Rndn. Parassito della Lithosia caniola OcJis. Idem sp. — tessellans Fall. Dalla crisalide di una specie di Noctuidae. Idem Genu5 MiLTOGRAMMA Mgn. — Fam. Muscidae. sp. — murina Mgn. Nei bruchi della PI usi a chrysitis L. Idem sp. — pelopei Rndn. Nelle larve di Pelopeus spiri fex L. Vesparii Genus Musca ? . . . ^r^^. — Fam.? sp. — quinquevìttata Hrtg. Nel corpo di qualche Lecanium. Cicadarii Genus Nemorea Mqìì. — Fam. Muscidae. sp. — analis Mcqt. Nei bruchi di alcuna Cucullia e di El- io pi a. Papilionarii sp. — conjuncta Rndn. Parassito di specie di Are ti a, e di Ara- phidasis Tr. Idem sp. — glabrata Mgn. Nei bruchi della Trachea piniperda L. Idem sp. — pratensis Desv. Parassito della La si ocamp a potatoria L. Papilionarii sp. — quatuorpustulata Fab. Nei bruchi di varie specie di Cucullia, Plusia, Dicranura, Sphinx, Saturnia. Idem sp. — xanthigastra Rndn. Parassito della Sphinx ligustri L. Idem — 330 — Genus Ocyptera Fab. — Fam. Musei da e. sp. — Mcolor Oliv. = Coccinea F. Nel corpo del Raphigaster griseus L. Cimiciti sp. — brassicaria Fab. Nello stesso Raphigaster. Idem Genus Paragus Latr. — Fam. Syrphidae. sp. — Mcolor Mgn. La sua larva vive di varie specie di A p h i- d i n a e dei generi Hyaiopterus^ Sipho- nophora, Aphis ecc. Cicadarii sp. — coadunatusRnùn. In varie specie di Aphis, Toxopt era ecc. Idem sp. — quatuorfasciatus Mgn. In diversi Myzus, Aphis, Siphono- phora ecc. Idem sp. — thymiastrì Mgn. Larva afidi v or a come le precedenti. Idem Genus Phasia Mg7%. — Fam. Musei da e. sp. — dispar Rndn. Nel corpo del Raphigaster griseus L. Cimiciti Genus Phorocera Mgn. — Fam. Muscidae. sp. — assìmìlis Fall. — V. Grandis. sp. — coerulescens Desv. Nei bruchi della Segetia xanthogra- pha i^. Papilionarii sp. — grandi^ Rndn. Nei bruchi della Saturnia pyri L. Idem sp. — lata Zett. Nelle larve di Lophyrus pini L. Vesparii sp. — pavida Mgn. Nei bruchi della Plusia gamma. Papilionarii sp. — polleniella Rndn. — 331 — Dalla crisalide di una specie di G e o m e- trida. Papilionarii sp. — vanessae Desv. Parassito di alcune specie di Vanessa. Idem Genus Pip.za Fall. — Pam. Syrphidae. sp. — vitripennis Fall. Larva divoratrice della Schizoneura u 1 m i. Cicadarii Genus Pipizella Rndn. — Pam. Syrphidae. sp. — Heringì Zett. = Herìngìa Zetterstedtiì Rnd. Vive neir A fidine di varii generi; e tro- vate le sue larve nelle galle del Pemphi- gus utricularius Pass. Idem sp. — varìans Rndn. Larva afidivora, trovata nelle famiglie di Aphis terricola, ed altri affini. Idem Genus Plagia Mgn. — Pam. Muscidae. sp. — erythrocera Desv. Nei bruchi della Cuculila lucifuga Esp. Papilionarii sp. — ruralis Fabr. Nelle pupe della Hadena brassicaeL. Idem sp. — ruricola Fall. — V. Gen. Cyrthophloeba. Genus Platycheirus Srvl. — Fam. Syrphidae. sp. — clijpeaius Mgn. Larva afidivora, trovata nelle famiglie di Sipha, Aphis ecc. Cicadarii Genus Platychira Rndn. — Fam. Muscidae. Nemorea ^. Mgn. — Erigone Desv. sp. — fuparum Fabr. Nei bruchi di varie Noctuidae. Papilionarii — 332 — sp. — rudis Mgn. Parassito della Trachea piniperda ed altre Noctuidae. Papilionarii sp. — sedula Desv. Nei bruchi dell'Hadena brassicae L. Idem Genus Rhynomyia Desv. — Pam. Muscidae. sp. — Larnhertiì Desv. Parassito della Chrysomela grana i- nis L. Scarabearii Genus Roeselia Desv. — Pam. Muscidae. sp. — Yponomeutae Rndn. Nei bruchi di Yponomeuta malinel- la Bpn. Papilionarii Genus Siphona Mgn. — Pam. Muscidae. sp. — geniculata Fall. Nei bruchi dell'Hadena brassicae L. Papilionarii Genus Sphaerophoria Srvl. — Pam. Syrphìdae. sp. — 7nenthastri Mgn. Larva afidi vora. Cicadarii sp. — scripta Lin. A f i d i V 0 r a come la precedente. Idem sp. — taeniata Lin. Larva afidi vora come le altre specie. Idem Genus Syrphus Fab. — Pam. Syrphidae. sp. — baltheatus De G. Larva divoratrice di molte specie di A f i d i n e. Cicadarii sp. — corollae Mgn. Afidivoro come il precedente. sp. — hyalinatus Pali. La larva divora i Pterochlorus ed altre A fi- di ne. Idem — 333 — sp. — ribesii Lin. Mangia allo stato di larva diverse afidine dei generi Hyalopterus^ Myzus ecc. Cicadarii sp. — rosarum Lin. Nelle famiglie di Aphis rosaeed altre. Idem sp. — vìtripennìs Mgn. Afidifago come le altre specie. Idem Genus Tachina Mgn. — Fam. Muscidae. sp. — acronictae Bé. Nei bruchi dell' Acroni età megace- phala F. Papilionarii sp. — agilìs Mgn. Nei bruchi del genere Vanessa. Idem sp. — ampMon Desv. Parassito dell'Orgya antiqua. Idem sp. — angusticornis Rtz. Neil' Eriogaster lanestris L. Idem sp. — aurea Desv. Parassito dell'Orgya pudibunda L. Idem sp. — aurifrons Desv. Nei bruchi della Noctua? brunnea F. Idem sp. — hella Mgn. Nei bruchi di Lipari s, Venessa ecc. Idem sp. — Bellierella Desv. Parassito diLeucania.diCnetocarapaec. Idem sp. — Mmaculata Hrtg. Polifago, attacca i Lipari s, Lasiocam- pa ecc. ed Idem anche le larve di alcuni Lophyrus. Vesparii sp. — Unotata Desv. Parassito della Triphena janthina. Papilionarii sp. — bisignata Mgn. [Meigenia Desv.) Nelle larve dell'Athalia spinarum Vesparii ed anche nei bruchi dellaPhyciscarnellai^a&.Papilionarii — 334 — sp. — bombycivora Desv. Nei bruchi di varie Bombycidae. Papilionarii sp. — callimorphae Desv. Nella Callimorpha dominula L. Idem sp. — cantans Desv. Parassito dell'Or gy a pudibunda L Idem sp. — doris Mgn. Nei bruchi della Vanessa cardui L. Idem sp. — ecMnura Desv. Parassito di Saturnia. Idem sp. — educata Desv. NeirOphiusa pastinum Tr. Idem sp. — erucastrì Desv. Nella Lasiocampa pini L. Idem sp. — fasciata Fab. Nei bruchi di Chelonia caja L. Idem sp. — festìnata Desv. Nella Saturnia pyri L, Idem sp. — Hydrocampae Desv. Parassito della Botys urticalis Hb. Idem sp. — inclusa Hrtg. Nelle larve di Lophyrus. Vesparii sp. — inflexa Bé. Nelle larve di Emphytus grossula- ria e Klg. Idem sp. — larvarum Lin. Larva polifaga parassita di molti bruchi di Chelonia, Clisiocampa, Li pari s, Bom- byx. Macroglossa, Hadena, Orgya, Vanessa, Trachea, Spelotis, Tor- trix, Yponomeuta ecc. Papilionarii ed anche di alcuni Lophyrus ed altre Tentredinidae. Vesparii sp. — larvincola Hrtg. Nei bruchi di Liparis dispar. Papilionarii — 335 — sp. — luperinae Desv. Nella Luperina aurea L. Papìlionarii sp. — marginalis Desv. Parassito delle Saturniae. Idem sp. — micans Gour. Nei bruchi della Plusia gamma L. Idem sp. — miniata Desv. Nei bruchi dell' Aplecta advena Fab. Idem sp. — monacliae Hrtg. Nella Liparis raonacha ed altri. Idem sp. — Moreti Desv. Parassita della Liparis dispar L. Idem sp. — morosa Mgn. Nell'Acherontia athropos L. Idem sp. — nitida Desv. Nei bruchi di Caradrina, Xantia ecc. Idem sp. — noctuarum Desv. Parassito delle Leucania, Liparis ecc. Idem sp. — orgyae Desv. Nei bruchi di Orgya, Clis io campa ecc. Idem sp. — paMlans Fall. Nella Lasiocampa pi ni. Idem sp. — parassitica Hrtg. Nei bruchi della suddetta Lasiocampa. Idem sp. — pieridis Desv. Parassito delle specie di Pieris. Idem sp. — piniarìae Hrtg. Nella Zerene grossularia L. Idem sp. — praecox Desv. Nei bruchi di Thyatira batis L. Idem sp. — quinquevittata Hrtg. Parassita delle Liparis, Lasiocampa ecc. Idem sp. — rufìcrus Hrtg. Nei bruchi di Sphinx e Smerinthus. Idem sp. — rustica Fall. — 336 — Parassita di varie specie di Li par is, La- siocampa, Deilephila, Vanessa ecc. Papiliofiarii sp. — scutellarìs Desv. Nei bruchi di Plusia urticae Hb. Idem sp. — secutrix Desv. Nella Phlogophora lucipara Ln. Idem sp. — sororella Desv. Nei bruchi dell'Aplecta advena Fai). Idem sp. — susurrans Desv. NeirOrgya pudibunda L. Idem Genus Thelaira Desv. — Pam. Muscidae. sp. — leucozona Pnz. Nei bruchi di Arctia^, Chelonia, Cucul- lia ecc. Idem sp. — mgrìpes Faa. Nei bruchi dei suddetti generi e di altri. Idem Genus Tricholiga Rndn. — Pam. Muscidae. ExoRisTA Mgn. pari. sp. — properans Rndn. — festinans ^, diluta o^ Mgn. Nei bruchi delle Chrysorroea ed Auri- flua del generere Liparis. Idem sp. — vulgaris Mgn. In bruchi di generi diversi, e spesso di Plusia, Maelitea ecc. Idem Genus Triptocera Macq. — Pam. Muscidae. sp. — Mcolor Mgn. Nei bruchi di Bombyx quercus L Idem sp. — exoleta Mgn, Parassito della Polla flavicincta Fab. (obs. n.) Idem sp. — minuta Desv. Nei bruchi dell' Op hi usa pastinum Tr. Idem — 337 — sp. — pUipennis Fall. Parassito di varie specie di Hemilis, T or- tri x, Coccyx ecc. Papilionarii Genus Volucella Geofr. —■ Fam. Syrphidae. sp. — inanis Lin. Parassito della Vespa vulgaris L. Vesparii sp. — zonaria Lin. Nelle larve di Vespa crabro L. Idem PARASSITI DELL'ORDINE DE' SCARABEARII (COLEOPTERA) Genus Aulonium ErcJis. — Fam. Colydiidae. sp. — Mcolor Hrbst. Le sue larve divorano quelle del Tomicus lari ci s e di altre specie. Scarabearii Genus Chilochords LcJl — Fam. Coccinellidae. sp. — renipustulatus Fab. Allo stato di larva si nutre di Co ce us Gos- sipyfera Rndn., e specie analoghe. Cicadarii Genus Coccidula. Mg)"!. — Fam. Coccinellidae. sp. — scutellata Fab. Larva divoratrice deiHyalopterus arun- dinis ed altre Aphidinae. Idem Genus Coccinella Lin. — Fam. Coccinellidae. sp. — Mpunctata Fab. Vive allo stato di larva divorando molte specie di Aphidinae. Idem Anno IV. 23 — 338 — sp. — mutabilìs Schr. Vive di Aphidinae come la precedente Cicadarii sp. — septeìiipunctata Lin. Afidi vora come le due sudette. Idem Genus Colydium Fah. — Fam. Colydiidae. sp. — elong atum Fab. Mangia allo stato di larva quelle del Pla- typus cylindrum ed altre lignivore. Scarabearii sp. — sulcatum Fab. Attacca le larve degli Eccoptogaster, ed in particolare della specie mnltistria- tus Mrsch. Idem Genus Hypophloeus Fab. — Fam. Tenebrionidae. sp. — linearis Fab. Parassito del Tomicus bidens GijL Idem sp. — pirìì Prrs. Neil' Hylesinus piniperda L. Idem Genus Loemophlaeus Dej. — Fam. Cucujdae sp. — hypobori Prrs. Nemico dell' Hypoborus ficus Erichs. Idem Genus Lygistopterus Dej. — Lyciidae. sp. — sanguineus Fab. Nelle larve di Clytus ed altre lignivore Idem Genus Malaghius Fah. — Fam. Melyridae. sp. — aeìieus Fab. Nemico del Meligetes aeneus ed altri fi- tofagi. Idem Genus Opilus Lair. — Fam. Cleri dae. — 339 — sp. — mollis Lin. Nelle larve di Aedilis grisea F. dei Rha- gium e di alcune Buprestidae. Scarabearii Genus Platysoma Lch. — Fam. Histeridae. sp. — oUongmn Fab. Parassito del Tomicus laricìs. Idem Genus Rhipiphorus Fàbr. — Fam, Mordellidae. sp. — paradoxus Fab. Nelle larve di Vespa vulgaris L Vesparii Genus Rhyzophagus Hrhst. — Fam. Nitidulidae. sp. — depressus F. Parassito dell' Hylesinus piniperda L. Scarabearii Genus Scimnus Kgln. — Fam. Coccinellidae. sp. — arcuatus Rossi. Neil' Aleurodes immaculata Sieph. Aleuroditi sp. — dìscoideus Fab. Nel L ecani um corticale Kalt. Cicadarii sp. — miniìnus Rossi. Vive degli acaridi delle foglie, e specialmente del Tetranychus telarius Lin Acaridarii sp. — i-pustulatus Fab. La sua larva mangia diverse AphMinae, in- cluso la Phylloxera coccinea Kalt. sp. — Rileymius mihi (interim). Allo stato di larva divora la Phylloxera delle viti, in America. Genus Sylvats'us Latr. — Fam. Cucujdae. sp. — sexdentatus Fab. Mangia le larve di Anobium paniceum — 340 — e dei Sitophilus granarius ed Orisae e forse anche quelle delle tignuole gra- narie. Scarabearii Genus Temnophila Erclis. — Fam. Nitidulidae. sp — coeridea Oliv. Nelle larve di Monohammus g allo pro- vine i ali s Oliv. Idem Genus Thanasimus Latr. — Fam. Cleridae. sp. — formìcarius Lin. Nell'Aedilis grisea, nei Rhagium, ed in alcuni Buprestidi. Idem Genus Tillus Oliv. — Fam. Cleridae. sp. — unifasciatus Rossi. Nelle larve lignivore di Sinoxylon, To- micus, scolytus ecc. Idem PARASSITI DI ORDINI DIVERSI Ord. CiCADARii. = Hemiptera Lin. Sott. Ord. (Gens) Cimiciti = Heteroptera Serv. Genus Aivthogoris Fall. — Fam. Lygaeidae. sp. — fuscus Hhn. Vive dei Lecanium corticale Kalt. delle piante conifere. Cicaditi sp. — insidiosus Riley. Mangia la Phylloxera vastatrix (Da- ctylosphaera YÌtì^oìia Riley) nelle viti di America. Idem sp. — Lichtensteinii mihi (interim). — 341 — Nei Pemphigus delle galle del Popu- lus nigra. Clcaditi sp. — nemoralis Fab. Parassito della Schyzoneura ulmi, entro le galle. Idem sp. — pistacinus Rndn. Abita nelle diverse galle del Pistacia te- rebinthus, ove in tutti gli stadii della vita ne succhia i Pemphigus che le producono. Idem Ord. LocusTARii =: Orthoptera = Neuroptera. Sot. Ord. (Gens) Libelluliti = Neuroptera. Genus Haemerobius Lin. — Fam. Haemerobiidae. sp. — perla Lin. La sua larva divora quasi tutte le specie di Aphidinae. Idem sp. — RUetji mihi. Si ciba allo stato di larva, della Phyllo- xera vitifoliae in America (Riley). Idem sp. — viticola mihi. Parassita, come la specie precedente della Phylloxera della vite, in America (Riley). Idem Ord. Vesparii = Hymenoptera. Sot. Ord. (Gens) Xeno siti = Rhipiptera Lch. Genus Xenos Rossi. — Fam. Xenosidae m. sp. — vesparum Rossi. La sua larva vive parassita negli anelli ad- dominali del Polistes gallicus. yesparii Ord. AcARiDARH = Acarides Lalr. Genus Acarus Lin. — Fam. Acaridae mihi. sp. — aphidinus Rndn. Vive parassito su diverse specie di Aphi- dinae. Cicaditi — 342 — sp. — muscarum Scop. Sul corpo di diversi Muscarii inclusa la Mosca domestica. Muscarii Genus Cheyletds Latr. — Fam. Acaridae. sp. — erudìtus Schr. Divora le larve del P s 0 e u s pulsatorius L. Psociti SUI RAPPORTI DELLE FORMICHE COLLE TETTIGOMETRE E SULLA GENEALOGIA DEGLI AFIDI E DEI COCCIDI NOTA del Prof. FEDERIGO DELFINO. Verso i primi di giugno del corrente anno 1871, nella fattoria di Paterno presso Vallombrosa potei fare una curiosa osservazione, la quale mi affretto a pubblicare, parendomi non priva d'impor- tanza e per sé stessa e per le conseguenze che ne può trarre la dottrina darwiniana sulla trasmutazione delle specie. Sovra una pianta assai robusta di Sesamo [Cynara Carclun- culus L.) io notai una quantità d'individui neutri di Formica pu- bescens L. [Camponotus pubescens dei mod. aut.) (1), i quali visti ad una certa distanza, presentavano queir atteggiamento e quei di- portamenti speciali che è facile osservare in tutte le specie di for- miche, quando custodiscono i loro greggi di afidi o di cocciniglie. Allora mi avvicinai maggiormente alla pianta per vedere a quale specie appartenessero le vacche (2) di quei grossi formiconi; ma con mia non piccola sorpresa constatai che i rami di detta Cinara erano affatto privi cosi di afidi che di cocciniglie. Continuando la inda- gine dei motivi che poteano trattenere le formiche in quella seden- taria attitudine, scopersi un buon numero di corpi verdi immobili, che tosto all'abito mi si offersero come insetti appartenenti alla famiglia o ordine delle Cicaclelle. (1) Determinazione favoritami dal chiaro entomologo Sig. Carlo Emery. |2j Aphides formicarum vaccae. Linn. Syst. nat. — 344 — Era ben naturale che io sospettassi dover intercorrere un qualche rapporto tra esse cicadelle e le formiche, e il sospetto non tardò a tradursi in certezza, poiché avendo imprigionato in un tubo di vetro quattro o cinque di detti emitteri ed altrettanti in- dividui di Camponotus, vidi ripetutamente come, giustapponendosi le formiche alle cicadelle, queste ultime non tardavano a rilasciare loro dall'ano una grossa goccia di trasparentissimo umore, raccolto e ingojato avidamente dalle formiche, Esaminate più tardi le cicadelle in discorso trovai ch'erano individui di Tettigometra virescens Latr. (1). Ecco adunque stabilito un interessante fatto, che cioè tra la Formica pubescens e la Tettigometra virescens esiste la stessa rela- zione di patto sociale e di mutua beneficenza, che i naturalisti osservarono . tra le formiche da una parte, e tra i generi ApJiis, Coccus, Kermes dall'altra. Considerando ben addentro questo fenomeno di relazione tra le formiche e le tettigometre, e considerando nello stesso tempo i rapporti di affinità morfologica degli afidi e dei coccidi cogli emit- teri omotteri, le quali dai diversi entomologi sono state ricono- sciute, si riesce alla conseguenza non priva d'importanza per la dottrina darwiniana, che cioè gli afidi e i coocidi costituiscono due famiglie (due lignaggi o serie genetiche di esseri), le quali sonosi andate mano mano formando e sviluppando per via di successivi adattamenti e accomodazioni, sotto il potente e spontaneamente accettato patrocinio delle formiche. Si riesce altresì alla conseguenza che l'inizio di queste due serie genealogiche deve essere contem- plato nel tipo Tettigometra, o almeno in un tipo affine alla tetti- gometra. Queste due illazioni hanno per noi un alto grado di probabi- lità, parendoci dichiarate e confermate dalle tesi che qui sotto pro- poniamo e dilucidiamo. (1) Determinazione confermatami in seguito dal distinto entomolog-o signor Ferdi- nando Piccioli. — 345 — 1" Il tipo Formica comparve ììel nostro globo anteriormente ai tipi Aphis, Coccus, Tettigometra. La verità di questa tesi è manifesta non appena si propone il dilemma: o le formiche precedettero gli afìdiani o questi quelle. Ora è indubitato che la prima eventualità è di gran lunga più proba- bile della seconda; inquanto che le iovvcàoXie, considerate generi- camente, per essere animali eminentemente carnivori ed onnivori, non sono, quanto al cibo, in assoluta dipendenza dagli afidi e dai coccidi ; mentre gli afidi e i coccidi, genericamente considerati, stanno, quanto alla difesa, in necessaria correlazione colle formiche. Si vegga se in natura si trovino più spesso formiche discom- pagnate da afidi, o afidi discompagnati da formiche. II. primo caso é di gran lunga più frequente. Vi sono specie di formiche che, per quanto mi consta, non hanno giammai relazioni con afidi. Tale è per esempio un grosso formicene nero, eminentemente rapace, frequente nelle parti basse della Liguria e della Toscana, del quale non ho potuto constatare il nome specifico; ma che é benissimo caratterizzato da un modo di camminare tutto suo proprio, essendo che non si muove per progressione continua, ma ad ogni piccolo tratto si ferma. Per verità in istato di assoluta indipendenza dalle formiche si trovano più specie d'afidi; ma questa eccezione conferma la tesi; perocché quando trovasi una specie di afidi del tutto indipendente dalle formiche, si nota che o è protetta da una secrezione ceroso- lanuginosa (p. es. V Apliis laniger), oppure vive riparata in ricet- tacoli ermeticamente chiusi, prodotti da rigonfiamenti patologici delle piante; sia l'uno, sia l'altro mezzo di efficacissima difesa, ve- desi qui subentrato alla protezione delle formiche. Le formiche non hanno nessun organo preformato con speciale riferimento agli afidi e ai coccidi. Per contro molte specie di afidi hanno un pajo d'organi (i tubi melliflui dell'addome), che non hanno altro significato se non quello di servire alle formiche. Le formiche proteggono gli afidi : gli afidi sono protetti dalle — 346 — formiche; ora di due stirpi, l'una protettrice, l'altra protetta, qual'é naturalmente la più anziana? Non vi può essere dubbio che il tipo Foymica dev' essere an- teriore ai tipi Tettigometra, ApJiis, Coccus. 2" Le formiche gradualmente assuefacendosi agli afidi, soiluppa- rono alcune forme sj^ecifìche, le quali senza gli afidi ì%on pos- sono più vivere. Di alcuna specie di formica, esclusivamente rapace e carnivora, noi abbiamo parlato. Per le altre specie viventi in più o meno stretta relazione cogli afldiani, bisogna consultare le preziose in- dagini di P. Huber. Colla scorta di Huber non è difficile tracciare una scala graduata di sempre più crescente dipendenza delle for- miche dagli afidi. Quelle specie di formiche che trasportano afidi nei loro formicai, massime la formica gialla, di cui Huber parla a pag. 190, 191 (1. e), mostrano di essere, quanto al cibo, in neces- saria dipendenza dagli afidi. 3° La causa delVaffezione delle formiche verso gli afidi, i coccidi, le tettigometre, è la secrezione zuccherina che esce da uno o due punti dell'addome di detti emitteri. Linneo, se non erriamo, fu il primo che mise in luce questa verità per gli afidi. Pei generi Kermes e Coccus la scoperta è do- vuta a P. Huber (op. cit. p. 187 e seg.), quantunque anche noi, prima di venire in cognizione dello scritto di Huber, abbiamo ciò osservato nel Coccus adoìndwn, nel Coccus hesperidum, e in una specie singolarissima di Coccus, trovata in una palma esotica. Quanto al genere Tettigometra, non ci consta che nessuno ne abbia discorso prima di questa data. Quanto al valore nutritivo delle sostanze emesse da detti in- setti è a notare che gli zuccheri rappresentano il cibo idrocarbo- nico più perfetto che esista, massime per la sua solubilità e dige- ribilità perfetta. Gli altri cibi idrocarbonici, per esempio le gomme. — 347 — l'amido, la cellulosa, in quanto che sono sostanze colloidi poco so- lubili, sono meno generalmente ricercati. Fra gli animali poi gli imenotteri sono quelU che si distinguono per appetire con straor- dinaria golosità le sostanze zuccherine. E non solo si formarono tribù speciali che vivono quasi esclusivamente di miele, ma quegli imenotteri eziandio, che in primo luogo sono rapaci e carnivori, mostrano non ostante un grande trasporto per le sostanze zucche- rine. In questo caso sono non soltanto le formiche, ma la Potistes gallica, la Vespa vulgaris, la Vespa crabro ec. La Polistes leche- guana, aberrando dalle abitudini carnarie proprie del genere, pre- para alveari rigurgitanti di miele, ma di quel miele velenosissimo, di cui poco mancò che non fossero vittima Aug. S' Hilaire e al- cuni suoi compagni nel Brasile. Le formiche considerano gli afidi, i coccidi, le tettigometre a loro sottoposte non altrimenti che un pastore considera la propria greggia. Bisogna vedere come prontamente si allarmano se si av- veggono di qualche oggetto che minacci la esistenza dei loro pro- tetti; bisogna osservare la loro estrema agitazione, il correre che fanno in ogni senso colle mandibole aperte, e il furore con cui si avventano contro l'oggetto medesimo. Io osservai per lunghe ore il diportarsi delle formiche contro due 0 tre specie di piccolissimi e agilissimi icneumonidi, che insi- diano continuamente la vita del Coccus Hesperidum. Osservando questa curiosa lotta di una vigilanza veramente materna delle for- miche contro la somma astuzia ed agilità degl' icneumonidi succitati, nasce la convinzione che senza l'assistenza delle formiche la stirpe dei Coccus Hesperidum non potrebbe perpetuarsi. Come si diportano le formiche sugli afidi e coccidi^ cosi fa la Formica pubescens sovra un gregge di Tettigometra virescens. Feci mostra con un fuscello di nuocere a detti emitteri, e notai la estrema furia con cui venivano difesi dalle succitate formiche. E ben è ragione, perchè vacche più grosse e grasse non potreb- bero sperare. Infatti mentre gli afidi e i coccidi in generale sono, individualmente presi, molto più piccoli dei loro protettori, un in- dividuo invece di Tettigometra virescens suol essere due o tre — 348 — volte più grosso di un individuo di Formica pubescens. La tettigo- metra sta ad un afide o ad un cocco, come un elefante ad una pecora. 4° La causa renale per cui le tettigometre , gli afidi e i coccidi accet- tarono l'ufficio di vacche delle formiche è la protezione che da queste ricevono. Gli emitteri sono senza eccezione animali innocentissimi e privi di ogni arma offensiva. È una collezione di esseri pacifici e pigri, e come tali la perpetuazione di loro stirpe vedesi a priori necessariamente condizionata ad energici mezzi di difesa contro i numerosi loro nemici. Le cicadelle e le psille sono generalmente dotate della facoltà di spiccare meravigliosi salti ; e che il salto sia quasi sempre un mezzo per sottrarsi repentinamente a qualche instante nemico è chiaro per gli esempi delle pulci, dei pesci saltatori, del Mus Ja- culus, del Kangurù ec. Facciasi una eccezione pel salto della tigre che è un mezzo di offesa, e per quello curioso degli elateridi, che ha lo scopo di restituire al corpo la naturale posizione ambulatoria. L' Aphrophora spumarla, come a tutti è noto, è, durante il primo stadio di sua vita, sottratta assai bene dalle offese nemiche, mediante l'abbondante spuma di cui si circonda. Delle secrezioni ceroso-lanuginose di alcuni afidi, nonché delle cavità patologiche formate sopra foglie e picciuoli di varie piante, entro cui si celano alcune specie di afidi, noi abbiamo già fatto cenno. Finalmente un energico mezzo di difesa è stato esperito da queste creature deboli e inermi, col mettersi sotto il patrocinio della belligera stirpe delle formiche ; e che questo mezzodì difesa sia ancora più elhcace della facoltà di saltare (almeno in date cir- costanze) si può arguire da questo che le tettigometre, sebbene siano ottime saltatrici, non ostante sono messe sotto il patrocinio delle formiche. — 349 — 5° Il genere Tettigometra è verosimibnente lo stipite da cui discesero gli afidiani. Io parto dalla ipotesi che la Tettigornetra e gli afidiani siano creature consanguinee. Questa ipotesi non potrà essere convertita in certezza prima che non siano praticate all' uopo profonde inda- gini di morfologia comparata. Ma questa ipotesi è già per sé molto probabile, non solo per la esatta coincidenza dei costumi e del genere di vita, ma eziandio per quelle omologie di struttura orga- nica che saltano agli occhi anche ad un osservatore superficiale. Ammettendo vera la ipotesi, resta a sciogliere il dilemma : o gli afidiani sono discesi dalle tettigometre o le tettigometre dagli afidiani. Facilissima è la soluzione del dilemma. Le ' tettigometre rientrano nel tipo cicadella, le cicadelle sono affini alle cicale, e queste al tipo generale degli insetti (massime al tipo libellulino, che per più riguardi deve esser considerato il tipo centrale e pri- mitivo da cui discesero per irradiazione tutti quanti gli ordini degli insetti (1). Gli afidiani in vece sono costituiti da una serie di esseri estremamente differenziati, deformati e distanti dal tipo; laonde, se sono consanguinei colla tettigometra, è certo che deb- bono essere discesi da un tipo affine alla tettigometra stessa, e non viceversa le tettigometre dagli afidiani. Uno dei più segnalati neomorfìsmì (caratteri nuovi, innova- zioni) degli afidiani è la facoltà della partenogenesi o pedogenesi. Io nutro qualche sospetto che questa facoltà possa essere posse- duta anche dalla tettigometra. Veramente non ho potuto fare osser- vazioni seguite in proposito. Perchè nelle due volte che fui a Paterno, mi vi sono trattenuto poche ora soltanto. Ma la prima volta (ai primi di giugno) notai una quantità di tettigometre, (1) Che i lepidotteri e i ditteri (tipularii) siano scaturiti dal tipo frig-anidi, lo ha dimostrato il mio amico Ermanno Milller nella sua memoria AppUcazljne della Icona darwiniana ai fiori e agli inselli visitatori dei fiori da me tradotta e inserita nel Bollellino della Società Entomologica Italiana dell'anno 1869. — Che gli ortotteri e gli omotteri, non che gli imenotteri, siano assai affini al tipo libellulino, mi pare una cosa facile a dimo- strare. Laonde i nevrotteri rappresenterebbero il tipo centrale degl' insetti. Ma non mi è ancora chiara 1' affinità dei coleotteri. — 350 — aventi diverse dimensioni e diversi gradi di sviluppo ; ve ne erano cioè delle grosse e colle ali sviluppate, delle medie e delle piccole. Esorto i naturalisti che avranno occasione di osservare tettigo- metre^ di rivolgere la loro attenzione sopra questo punto importante. 6° Le tettigometre subiscono spontaneamente e non forzatamente il patrocinio delle formiche. Questa tesi è ipso facto provata dalla facoltà di saltare di cui sono in grado insigne dotate le tettigometre. Ora, mentre mi riu- sciva abbastanza difficile di impadronirmi di alcuna di esse, appunto per i salti che spiccavano, non vidi giammai che si sottraessero dalle formiche; anzi vidi più volte che cedevano di moto proprio una goccia zuccherina, appena si approssimava una formica. P. Huber e C. Darwin sono venuti nella istessa convinzione quanto alla sottomissione volonterosa degli afidi alle formiche; e soltanto, a mio parere, non bene interpretarono le relazioni di un preteso linguaggio antennale tra le formiche e gli afidi. Io non nego che possa esistere un vero linguaggio antennale tra formica e formica, ma stento a credere che possa esistere tra formica ed afide. Carlo Darwin {prigin of specie s) asserisce di non aver mai ottenuto gocciole zuccherine da afidi, malgrado che titil- lasse loro r addome mediante peli, procurando d' imitare quel che fanno le formiche con le antenne. Questo invece è riuscito a me più d' una volta, anche senza titillare, ma semplicemente toccando con un fuscello 1' addome. Riuscii poi spessissimo ad ottenere goc- ciole zuccherine dal Coccus Adonidum e dal Coccus Hesperidum, tormentandolo alquanto. P. Huber ha senza dubbio frainteso il significato dei movi- menti antennali delle formiche. Le formiche eseguiscono gli stessi movimenti, anche quando incontrano oggetti inanimati. E a peren- toria ragione di quanto affermo, basti questo che alcune piante della famiglia delle Malpigliacee ad entrambi i lati dei piccioli di ogni foglia, svolgono una glandola mellifera. Ora su queste glan- dolo dimorano sedentarie le formiche, precisamente come sugli — 351 — afidi ; ed osservai che quando le lambiscono, eseguiscono colle an- tenne gli stessi vivi movimenti che fanno lambendo gli afidi. Esposte cosi sommariamente le nostre idee intorno alla genea- logia degli afidiani, speriamo che naturalisti di noi più valenti, si occupino di questo interessante argomento, e proponiano la soluzione dei punti difficili che abbiamo toccato in questo tenue uostro lavoro. Firenze, 8 settembre 1872. NOTE RELATIVE ALLA TE ALESSA CLAVATA. DEL Cav. VITTORE GHILIANI. Dopo tanti anni di ricerche entomologiche da me fatte in Piemonte, l'aver trovato, nello scorso settembre, per la prima volta la Thalessa clavata Fab. lascia naturalmente supporre poco sparso quest'Imenottero nel nostro paese; ciò che m'induce a segnarlo per la fauna entomologica italiana, se pure, a mia insaputa, il fatto già non sia stato da altri avvertito (1), aggiungendo intanto quelle poche osservazioni che potei fare in proposito. Debbo però premettere che sin dall'anno scorso, nel mese di agosto, il nostro consocio Sig. G. Gianelli trovandosi a caccia di Lepidotteri, circa 24 chil. lontano da Torino, prese a caso un maschio dell'anzidetta specie, che regalò all'ingegnere Sig. G. Gri- bodo, altro nostro collega della Società Entomologica Italiana, pos- sessore di una magnifica raccolta d' Imenotteri piemontesi, tra i quali mancava però ancora la specie in discorso. La scoperta di quest'insetto in una località quasi lambente le falde delle Alpi non mi sorprese gran fatto, dacché nella regione alpina delle conifere trovasi assai frequentemente la Rhyssa persuasoria. (L.) Grav., specie affine per forma e costumi alla Thalessa clavata: ma l'incon- tro di quest'ultima da me fatto in Torino stessa mi maravigliò da vero, non avendola, come già dissi, mai trovata finora in Piemonte né altrove. E tanto più in circostanze che provano la sua sta- zione costì. (1) Gravenhorst e Ratzeburg in seguito citano Geuova ; per cui vedasi l'ultimo periodo del presente scritto. — 353 — Stante il caldo eccessivo che avemmo a Torino in sul finire della state, io soleva uscire di buon mattino a passeggio intorno alla nostra piazza d' armi, la quale trovasi guernita per due lati di alti pioppi (Populus fastigiata). Uno di essi, situato nella fila esterna del viale occidentale di detta piazza, morto in pianta, in- tieramente denudato di foglie e scorticato alla base per circa due metri di altezza, offeriva alla vista una superficie liscia, sulla quale mi fu agevole vedere svolazzare e posarsi per pochi minuti secondi un Icneumonide assai grosso, appartenente alla famiglia delle Pim- plarie. Sprovvisto di rete entomologica, dopo alcuni vani tentativi riescii però a prenderlo colle dita in uno dei brevi istanti che egli posava sul tronco, e con grata mia sorpresa ravvisai in esso un maschio della Thalessa clavata. Erano le sei e mezza mattutine del dì otto settembre ed il sole toccava appena la sommità di quella linea di pioppi, trovandosi il basso delle piante ancora nell'ombra prodotta da altre file di alberi poste a levante. Io fui adunque non poco sorpreso nel vedere che dopo quel maschio un altro e poi molti altri ancora volassero di si buon'ora intorno a quel tronco morto, e di preferenza nel sito spoglio di corteccia. In tal guisa con tutto comodo potei prenderne sai individui: ma tutti erano maschi. Siccome io desiderava di procurarmi pure l'altro sesso, pensai di applicare la faccia contro al tronco e guardando in alto, sul fondo chiaro del cielo, osservare se mai una maggior affluenza di ma- schi svelasse la presenza di qualche femmina nella parte superiore di quella pianta perfettamente spogliata di fogliame; ma altro non vidi che i soliti maschi, i quali volando esploravano il tronco dal- l'alto in basso e finivano per scendere sulla parte scorticata, ove più volentieri si fermavano a tutto mio vantaggio. Supponendo allora che le femmine sarebbero comparse ad ora più avanzata, e d'altronde non sapendo più come dar ricovero alla mia caccia, par- tii alla volta di casa onde provvedermi di reti e di scatola, delle quali abbisognava. Ritornato sul luogo co' miei attrezzi due ore più tardi, vale a dire circa le nove, non vidi più che tre o quattro maschi ancora; ma assai più irrequieti, perchè sferzati dal sole. Uno appena si Anno IV. 24 — 354 — lasciò prendere nella mia rete. Tentai una nuova visita alle undici, ma nulla più io vidi. Ritornai alle quattro pomeridiane ed un ma- schio ancora vidi ed acchiappai, ma fu 1' unico individuo da me veduto nelle ore di gran caldo. Credendo che all'avvicinarsi della sera sarebbero riapparsi, vi feci una gita alle sei, ed ivi invano mi trattenni sino a notte, poiché nulla più apparve. Non mancai al mattino seguente di recarmi nuovamente sul sito di buonissima ora, ma alle sei solamente tornai a vedere tre o quattro maschi, due dei quali caddero nelle mie mani. Continuai invano le mie esplorazioni nelle ore più calde dei giorni seguenti : non fu mai che sulla frescura del mattino che si mostrarono e che potei rac- coglierne pochi altri ancora (dodici in totale); finché essendosi re- pentinamente di molto abbassata la temperatura, per effetto di un vento del nord che perdurò alcuni giorni, la specie scomparve, dispersa probabilmente dal freddo, senza che io abbia veduto nep- pure una femmina. Giova notare che non tralasciai in tutti quei giorni sovraccen- nati di guardare attentamente tanto sui tronchi dei pioppi vivi, come su altre piante li vicine, ma in nessun altro luogo ebbi trac- cia della Thalessa clavata. E siccome l'unico tronco da essa fre- quentato vedevasi bucherato da forellini che parevano essere stati praticati dall' insetto nel suo escire dall' interno del legno, tenni sempre d'occhio gli anzidetti fori, dai quali però non vidi mai escire né entrare altro fuorché pochi Crabroniti, nelle ore di sole cocente. Risulta pertanto dai fatti sovraesposti che la femmina della specie di cui si tratta assolutamente mancava in quel sito nei giorni in cui abbondavano i maschi: dal che si potrebbe arguire esser questo uno dei casi, non tanto rari in Entomologia, ne'quali un sesso, più dell'altro precoce, lascia solo agli ultimi nati la pos- sibilità dell'accoppiamento col sesso più tardivo. E poiché in tal caso succede che i primi ad apparire sono ordinariamente i ma- schi, bisognerebbe supporre che la temperatura bassa ed umida che si ebbe nella provincia torinese sin oltre la metà della state scorsa, abbia cagionato il ritardo da agosto a settembre per la na- scita dei maschi della nostra Thalessa clavata; e che poi, dopo — 355 — un forte calore, il freddo eccezionale sopraggiunto circa la metà di settembre non abbia più concesso lo sviluppo alle ninfe femmine di detta specie. Oppure, senza ricorrere a cause meteoriche, si po- trebbe pur anche spiegar la cosa in modo più semplice supponendo che in questa specie sono le femmine che nascono prima dei ma- schi, e questi ultimi solamente furono i disgraziati che mi capita- rono tra le mani. Ora, lasciando le supposizioni, poiché io posseggo una dozzina di maschi tutti presi assieme, parmi non sarà disutile il far cenno delle varietà che tra questi potei osservare. E principiando dal colorito generale, dirò che variano pochissimo 1' uno dall'altro, e solo nel verso di una tinta fulvo-rossiccia chiara, anziché tendere al nero. Le antenne al contrario offrono una differenza notevole da individuo a individuo: sempre superiormente nerastre sui tre primi articoli della base, diventano non di rado fulvo-chiaro per il restante di loro lunghezza, tanto al di sopra come al disotto: altre volte il disopra è bruno, mentre il disotto é fulvo chiaro : oppure il disopra da bruno chiaro si fa scuro verso 1' estremità ; poche volte poi il disopra dell'antenna continua nero sino all'apice, essendo fulvo il disotto. La descrizione ambigua del torace che trovasi in GravenJiorsi, Tchneum. Europ. pars III. p. 280, relativamente al maschio della T. clavata, cioè Thorax ìiigro-flavogiie varius, potrebbe stentata- mente applicarsi a un solo de' maschi che posseggo, nel quale la tinta fulvo-rossa generale, un po' più scura del consueto, si stende pure sulle parti gialle, e così non lascia più vedere in modo ben distinto le macchie laterali del protorace, non che le due lineette longitudinali, un po' divergenti in avanti, che si bellamente ador- nano il dorso del mesotorace. Negli undici altri esemplari, la de- scrizione del torace della femmina data da Gravenhorst conviene perfettamente ai miei maschi, i quali solo differiscono tra loro per avere la base delle anche, e le suture che limitano gli epimeri sui fianchi del mesotorace, più o meno neri. Aggiungasi che in pochi individui appariscono sui lati della parte posteriore del metatorace due macchie gialle ben distinte, cioè una per ogni lato. — Parlando — 356 — della Rhyssa {Talessa) superba Sdir, maschio, lo stesso autore ne descrive il torace in modo che potrebbe convenire al caso mio, se non si tenesse conto del nero che prodomina in quet' ultima specie, e soprattutto nell' addome. Lo scutello è sempre di un bel giallo, fuorché nel caso unico, di già menzionato, di una tinta ge- nerale più sicura. Ali e gambe non variano punto, e sono quali le descrive Gravenhorst nel maschio della T. datata. Cosi pure l'addome, salvo che in alcuni dei miei individui tendono a scom- parire le macchiette nerastre ed il puntino giallo, che si vedono all'estremità e sulla parte superiore dei segmenti, a principiare dal terzo in poi. Una notevole differenza in grossezza si osserva tra i maschi da me raccolti, poiché essi offrono, in lunghezza, tutta la grada- zione tra i 20 e 35 millimetri. In sostanza poi, se vi ha qualche diversità tra gli individui maschi della T, davata di Germania ed i miei, essa non può consistere in altro fuorché in una diminu- zione di macchie scure nella regione toracica che si manifesta ne- gli esemplari piemontesi. Noterò per ultimo che Gravenhorst, nella precitata sua opera, al seguito della descrizione della Rhyssa davata femmina dice di averne avuto in comunicazione un individuo da Genova. Il solo Spinola potè in quell'epoca (1829) avergli mandato quella femmina : e siccome la raccolta Spinola si conserva ora nel Museo Zoologico di Torino, io posso asserire che l' insetto in questione, tuttora esistente e l'unico rappresentante della specie in quella rac- colta, si trova segnato con cartolina in cui sta scritto per mano dello Spinola = Rhyssa davata ^ Grav. (Allemagna. D. Sturm.). Quindi l'esemplare venuto da Sturm non sarebbe genovese, e mi re- sta per conseguenza ancora ignota la femmina della Thalessa da- vata italiana. Torino, 11 ottobre 1872. SOPEA UN NUOVO METODO PER PRESERVARE LE COLLEZIONI ENTOMOLOGICHE DAI DANNI DEGLI ANTRENI. NOTA del Dottor C. EMERY di Napoli. I mezzi atti a difendere le collezioni entomologiche, dagli attacchi dei loro devastatori sono oramai molti; nessuno però si è trovato finora assolutamente sicuro ed applicabile altresì a tutti gl'insetti. Cosi, per citare alcuni dei migliori, l'alcool arsenicale e le soluzioni di sublimato corrosivo nell'alcool, adoperati come liquidi d'imbibizione, non possono applicarsi che ai Coleotteri, e ad alcuni generi di Emitteri ed Imenotteri. La benzina e l'acido fenico, per essere efficaci ad allontanare gli antreni, debbono venir usati in grande quantità e spesso rinnovati. Il maggior numero degli entomologi ritiene che, di tutti i mezzi di preservazione, il migliore sia quello di ordinare le collezioni in scatole esattamente chiuse, e visitarle sovente : però questi mezzi, che, forse nei climi freddi, saranno bastevoli appieno, non sembrano esserlo del pari nelle regioni più calde, e ben sanno i collettori, che vivono nelle contrade del bacino mediterraneo, come una collezione abbandonata, anche per pochi mesi, si trovi ben di rado illesa. Prima di venire alla descrizione del nuovo mezzo di preser- vazione che propongo, è d' uopo notare in qual modo le larve degli antreni sogliono aggredire gl'insetti nelle collezioni. Avviene ben — 358 — di rado che le larve siano schiuse da uova deposte sull'insetto che esse divorano; al contrario, quasi sempre, la larva giunge da fuori, si arrampica lungo la spilla, abbracciandola con le sue zampe, e dopo breve fatica, raggiunge la sua preda. Questo fatto mi è riuscito molte volte osservare, in un recipiente di vetro a ciò di- sposto e contenente gran numeno di larve dell' Antlirenus varius. Muovendo da questa osservazione, ho immaginato di rendere inaccessibile ciascun insetto della collezione, trasformando, per cosi dire, la spilla in un albero di cuccagna, su cui la larva non po- tesse arrampicarsi. A raggiungere questo scopo, provai d'infilzare a ciascuna spilla un tubolino di vetro (chiuso con sughero ad un estremo), il cui diametro fosse tale da non poter essere abbracciato dalle zampe delle larve degli antreni. Però anche dei tubi di 3 mm. di diametro esterno non erano del tutto insuperabili, ed alcune grosse larve, più destre delle altre, giungevano talvolta ad arram- picarsi lungo il vetro; poi questi apparecchi occupavano una parte troppo grande della lunghezza della spilla. Il Dott. G. Palma, coadiutore al gabinetto di zoologia della nostra Università e distinto entomologo, cui feci parte delle mie osservazioni, mi suggerì un perfezionamento al sistema dei tubo- lini : proponeva di adoperare un frammento di tubo di maggior dia- metro, turato con sughero all'estremo superiore ed attraversato, nel suo centro, dalla spilla; le larve sarebbero salite lungo la spilla e poi entrate nel tubo, il quale, sospeso al disopra di esse, come una campana, avrebbe loro impedito l'andare oltre. Sperimentato questo sistema, nel mio recipiente d'osservazione, si mostrò suffi- ciente appieno, e nessuna larva riusci a superare il tubo; però le difficoltà inerenti alla costruzione di questi tubolini mi fecero ri- nunziare all'adoperarli nelle collezioni. Mi appigliai allora all'idea di un disco infilzato alla spilla, e fatto di una sostanza su cui le zampe delle larve non avessero presa. Provai varie specie di carta, fogli sottili di stagno, di rame ec. Tra tutte, una sola delle sostanze sperimentate mi parve raggiun- gere lo scopo, offrendo una sicurezza completa, ed è quel cartoncino bianco, coperto sulle due facce di una vernice lucente, il quale — 359 — adoperasi per biglietti da visita ed in commercio va conosciuto sotto il nome di carta 'porcellana. Parecclii insetti, con spille di vario calibro, preservati con un disco di questa carta, sono stati tenuti, per mesi interi, in un recipiente contenente un centinaio e, forse più di larve di an treni, senza che alcuno di essi fosse leso ; ed era curioso spettacolo il vedere quelle larve salire fino al disco, e dopo sforzi inutili, diretti ad attingerne il margine, cadere sul fondo del vaso. Quando il diametro del disco non oltrepassa 6 ad 8 mm., una grossa larva può qualchevolta raggiungerne il mar- gine, ma non l' ho vista mai riuscire a salire sulla faccia superiore della carta; anzi, nel mio recipiente d'osservazione, alcuni dischi sono stati rosicchiati sul margine dagli antreni, senza che ad al- cuno riuscisse di superare l'ostacolo. Dopo questi sperimenti pensai ad applicare il sistema anzidetto alle collezioni; ma qui sorgeva una difficoltà: essendo necessario costruire oltre 10,000 siffatti dischi, il mezzo piìi comodo e rapido sarebbe stato quello di adoperare uno stampo; però la vernice alquanto fragile della carta porcellana si sarebbe screpolata sui margini, i quali, resi cosi ruvidi, sarebbero stati facilmente supe- rati, 0 pure, volendomi valere di questo mezzo, sarei stato co- stretto a servirmi di dischi assai più grandi, i quali avrebbero occupato molto spazio nella collezione. Era dunque necessario tagliare i dischi con forbici, e siccome sarebbe stato fatica immensa farli circolari, adottai la forma esagonale. Con un po' d'esercizio, è facile intagliare più di 300 a 400 esagoni all' ora. Del resto, credo che, dovendosi fabbricare in grande siifatti dischi, sarebbe agevole costruire una macchina capace di tagliarli con tutta la precisione desiderabile. Fin dall'inverno scorso sono andato applicando questo sistema, nelle collezioni entomologiche da me e da mio fratello radunate, e, mentre negli anni precedenti sempre avevamo a deplorare alcuni danni, nel corso dell'estate, finora, in quest'anno, non ho avuto ragione di credere che alcuna larva di antreno avesse superato un disco preservativo. Gli esagoni adoperati nelle mie raccolte sono circoscritti ad un cerchio di 8 mm. di diametro; o in altri termini — 360 — misurano 8 mm. da un lato al lato opposto. Neil' infilzarli, ho cura che i margini siano distanti almeno 4 mm. da ogni parte promi- nente dell'insetto preservato, e la superficie sia distante almeno 4 a 5 mm. dal fondo della scatola. Per maggior sicurezza, quando trattasi di un insetto specialmente prezioso, infilzo alla spilla due dischi, alla distanza di 4 a 5 mm. l'uno dall'altro. Di tutti i mezzi di preservazione proposti finora, il più efficace è certamente l'uso di scatole esattamente chiuse, mezzo applicabile a tutte le collezioni. Però, se queste valgono ad ostacolare alquanto l'ingresso degli antreni nella collezione, non impediscono alle larve, che sono penetrate, di esercitarvi le loro devastazioni. Il vantaggio principale del mio metodo è quello di rendere ciascun esemplare individualmente inaccessibile alle larve degli antreni, essendo d' altronde applicabile, senza inconveniente alcuno, a tutti gli ordini d'insetti. Svanisce cosi il timore che provano molti, con ragione, di ammettere nella loro raccolta un insetto, che potesse contenere in sé un antreno ed introdurre cosi il nemico nella citta- della. Inoltre, l'entomologo può abbandonare la sua raccolta, per qualche mese e più, senza temere di trovare al suo ritorno distrutte le sue migliori specie; il mio metodo sarebbe perciò specialmente adattato alla conservazione delle collezioni dei pubblici musei, le quali, per lo più, sono poco visitate e spesso racchiuse in scatole costruite con poca esattezza. Mi sarà grata cosa, se il mio metodo di preservazione potrà raggiungere lo scopo cui mira, e proteggere efficacemente le nostre care raccolte dai loro più terribili nemici. Mi si permetta intanto di chiedere agli entomologi, i quali fossero tentati di provare il mio sistema, nelle loro raccolte, di farmi conoscere il risultato dei loro saggi, come ancora le modifiche e i perfezionamenti, che avessero recati al metodo qui brevemente esposto. ALCUNE ESCURSIONI ENTOMOLOGICHE FATTE IN ITALIA NEL 1872. NOTA di PIERO BARGAGLI letta in Siena il dì 23 settembre 1872 nell'adunanza generale della Società Entomologica Italiana. Col riferire quel poco che ho potuto sapere intorno alle escur- sioni fatte in quest'anno da alcuni nostri consoci^ era mia intenzione di far conoscere qual sia 1' attività degli Entomologi nelle diverse parti d'Italia; ma difetto di tempo e di estesi rapporti renderanno questa mia notizia più incompleta di quello che avrebbe potuto essere. Tuttavia può riuscire di un maggiore interesse tenendo conto delle comunicazioni stesse che ho ricevuto, che mi par bene di met- ter qui per disteso. Notizie sulla Fauna entomologica del Modenese. — LEPIDOTTERI. — Lettera I. — Al Sig. Presidente della Società Entomologica Italiana (1). « Qualche notizia entomologica del Modenese, già da me promessa, debbo a Lei, Chiar. Sig. Presidente, e più specialmente all' egregio Vice-presidente della nostra Società, prof. P. Stefanelli; il quale con una recente e cortesissima sua lettera mostravami il desiderio (1) Questa lettera fu dall'autore inviata al Presidente con preg-hiera di darne no- tizia all'adunanza generale che dovea tenersi, come difiFatti si tenne in Siena nel passato ottobre, ed alla quale l'istesso autore non potè intervenire per diversi impedimenti. — 362 — di conoscere il frutto delle caccie fatte ai Lepidotteri di questa re- gione nelle opportune stagioni del corrente anno. Cora' ebbi già l'onore di dire a voce alla Società nell'adunanza generale tenuta il di 12 maggio del presente anno, non possediamo stampati pel Modenese né Cataloghi illustrativi né altri lavori spe- ciali, 0 più 0 meno complessivi, destinati a farci conoscere la natura e ricchezza incontrastabile di questa Fauna Entomologica. Ed oggi, anche tenendomi al solo ordine dei Lepidotteri, non posso, per la ragione ora accennata, fornire notizie estese e compiute, siccome bramerei, — anche perchè da soli 8 mesi circa qui trovomi residente. Non posso però negare che copiosa è stata la raccolta fatta da me in questi mesi; ma il tempo (che in queste settimane di scola- stiche vacanze ho dedicato quasi esclusivamente al riordinamento delle collezioni del Museo che ho l'onore di dirigere) non fu a me sufficiente per studiare e determinare le moltissime specie tanto di Lepidotteri quanto di altri ordini d'insetti presi nelle 11 o 12 escur- sioni che finora potei eseguire, talvolta da solo, tal altra in com- pagnia del prof. Alessandro Spagnolini, ma più soventi in compa- gnia dell'Ingegnere Carlo Pozzi, e sigg. Lazzaro Tognoli e Cesare Tonini nei dintorni di Modena, di Formiggine, di Ganaceto, ec. ec. Ed oltre queste egregie persone, le quali con animo riconoscente ricordo, tanto validamente e con rara costanza essendo da esse coa- diuvato per riuscire nell'intento patriottico di formare in questo Museo una Collezione Entomologica, quale certamente è possibile per le condizioni evidentemente favorevoli di queste regioni; oltre queste egregie persone, siccome dicevo, debbo pure con non minor compiacenza ricordare i sigg. Prof Giovanni Generali (dintorni di Campogalliano), Dott. Giuseppe Tampellini (dintorni di Corlo ec), e Dott. Francesco Gilocchi (dintorni di Correggio nel Reggiano), presso i quali, e nelle rispettive amenissime ville, con ogni cor- tesia invitatovi, potei fare ricche caccie d'insetti di più ordini. La insufficienza del tempo altro non mi ha adunque permesso che di dare un ordinamento generale alle centinaja e centinaja d'indi- vidui presi, ripartendoli e collocandoli in acconcie cassette colle pre- — 363 — cise indicazioni di località ec. ; e così ora trovomi aver già disposto in un nuovo scaffale 29 cassette costrutte secondo il modello ch'Ella, signor Presidente, mi ha favorito, quale cioè ha divisato di ado- perare per il riordinamento delle raccolte del Museo tìorentino e per la raccolta entomologica italiana, a cui ha dato mano. In queste cassette la classe degl'Insetti vi è rappresentata, sic- come era urgente, in tutti suoi ordini, con esemplari freschi, e dei quali si conosce perfettamente la provenienza; e spero non pas- serà guari che potrò avere la soddisfazione di vederne determinate le numerose specie. A tal pazientissimo lavoro, infatti, hanno già posto mano lo scrivente per gì' Imenotteri e i Lepidotteri ; il Prof Spagnolini per gli Emitteri e i Neurotteri; ed i sigg. Ing. Pozzi e Tognoli, che mi furono e saranno cooperatori solleciti e genti- lissimi per compiere nel prossimo inverno lo studio dei citati ed altri ordini d' insetti cacciati nelle stagioni di primavera ed estate, e nella autunnale in cui ci troviamo. Dopo questi cenni, che vorrei non tornassero del tutto sgra- diti, mi permetta, signor Presidente, di fornirle alcune brevi infor- mazioni sui Lepidotteri di nuovo acquisto per questo Museo; il quale è ora in possesso di 600 circa individui, presi tutti in que- st'anno nelle località di sovra accennate. Distribuendoli metodicamente trovai che in questo numero si comprendono circa 50 generi — fra Ropaloceri ed Eterocerì — e più di 100 specie, delle quali la maggior parte ho già determinato, e di esse darò presto un elenco con qualche osservazione fatta in una seconda lettera, che a suo tempo pregherò la Compilazione del Bulleitino di compiacersi accettare per la pubblicazione nel mede- simo. I generi più ricchi e diffusi, per quanto ho potuto osservare in quest'anno, sarebbero i seguenti: 1" Vanessa Specie 7 indivi dui presi 73 2" Pieris » 4 » » 34 3° Colias » 2 » » 41 4" Papilio » 2 » » 23 5" Polyommatus » 3 » » 20 6" Lycaena » 5 » » 17 7° Lymenitis » 2 » » 19 8" Argynnis » 2 » » 16 — 364 9" Melitaea Specie 2 individui presi 13 10" Arge » 1 » » 9 11» Satyrus » 4 » » 14 12» Hesperia » 2 » « 8 13° Syricthus » 2 » » 5 14» Thanaos » 1 » » 3 Taccio di altri generi, appartenenti ai Ropaloceri, perciocché non tutte poteronsi ancora studiare le specie che in essi si com- prendono. Fra gli Sfingidi poi 3 soli esemplari ebbi dell' Acherontia atropos, 1 della Sphinx convolvuli, 1 della Deilephila EupliorUae, parecchi Smerinthus, ec; ma moltissimi esemplari potei prendere, ed altri mi furono donati dai sigg. Tognoli, Pozzi e Tonini, della tribù delle Zygaenidae ; e del gen. Zijgaena propriamente detto ebbi non meno di una trentina d' individui rappresentanti 5 di- stinte specie. Dovrei pure far cenno della frequenza, insolita in quest' anno, anzi straordinaria secondo quanto mi fu assicurato, di alcune specie; fra le quali parecchie Vanesse, e più specialmente la V. an- tiopa^ di cui molti e belli esemplari ottenni, ed alcuni anzi feci sviluppare nel Museo. Da altre diverse crisalidi ancora, tanto io quanto i predetti signori, abbiamo ottenuto non pochi esemplari. Nelle ultime caccie che abbiamo fatto, ci ha inoltre colpito la per- sistenza di alcune specie, che non soglionsi trovare nella stagione autunnale si avanzata. Il tempo mancandomi per aggiungere altri particolari, che potrebbero anche riuscire nojosi, e ad ogni modo oltrepasserei i confini di una semplice lettera — qual" è la presente; — prendo dalla S. V. commiato, ringraziandola insieme ai cortesi e benevoli Consoci che prenderanno parte al Congresso Senese. Mi creda intanto 111.™° signor Presidente. Della S. V. Modena, 20 ottobre 1872. Obbl.™» Collega ed Amico A. Carruggio. — 365 — IL Lettera del Cav. Vittore Ghiliani. Pregiatissimo Signor Bargagli. A mal partito come io sono in fatto di salute, avrei ben poco (la notificarle intorno alle nostre escursioni entomologiche, se non fosse che trovandomi, per la mia posizione al Museo Zoologico, quasi centro dei pochi amatori torinesi, posso dirle che in com- plesso l'annata entomologica va malissimo; e cosi doveva essere dopo un inverno crudo e lungo seguito da una primavera troppo piovosa e fredda. Capita però un caso straordinario, ed è che nelle Alpi, a metà di giugno, il tempo si mise al bello, mentre che nel piano continuarono frequenti acquazzoni con accompagnamento di grandinate e venti freddi, alternati con giornate caldissime ; di modo che tutte le escursioni alpine furono fortunate inquanto al tempo, non così però relativamente alla caccia. Principierò da una escursione che tentai io stesso, agli ultimi di giugno, verso le sorgenti del Po a 1400 metri di altezza, in regione boschiva, ove io contava di trattenermi una quindicina di giorni; ma ahimè ! che la mia salute non mi permette più la vita nell'albergo, e dopo cinque giorni di caccia, non ostante una temperatura mite e tempo stupendo, dovei battere in ritirata più che in fretta. Ecco intanto cosa potei osservare: abbondanza dei soliti carabici alpini sotto ai sassi, e niente in ritardo; mentrecché mancava assoluta- mente ogni traccia d' insetto nelle bellissime praterie alpine, che, con mia meraviglia, vedeva in piena fioritura. Qui però debbo fare due eccezioni, notevolissima la prima perchè venne pure osservata in altri siti alpestri da entomologi torinesi. Dirò adunque che in quelle praterie non si vedeva altro che un Lepidottero notturno comunissimo ovunque, il quale, al pari de' suoi congeneri, suole volare di giorno nelle praterie delle Alpi, cioè la Plusia gamma. L'altro Lepidottero, egualmente sovrabbondante, ed anche osservato altrove dagli altri nostri entomologi, è la Va^iessa cardia, che vidi sempre logora ma stazionaria, non già di passaggio emigrante. — 366 — Rientrato in Torino, io non feci più escursioni, neppure nelle vicinanze; ma posso aggiungere il risultato di quelle altrui. Cosi dirò clie contemporaneamente alla mia del Monviso, il Sig. Sella ne effettuò una nelle vere Alpi Marittime, cioè più al sud-est del Monviso; ed in questa sua escursione fece le stesse mie osserva- zioni del n07i ritardo nella vegetazione, bensì negli insetti; ad eccezione dei Carabici, de' quali fece ottima ed ampia messe. Due altri Consoci, il Sig. Gianelli (per i Lepidotteri) ed il Sig. Gribodo (per gì' Imenotteri), si recarono dietro mio consiglio a Fe- nestrelle, ottimo sito da caccia entomologica nelle Alpi Cozie; ma in otto giorni di bellissimo tempo non fecero che una meschinis- sima raccolta, bencbè fosse in stagione calda, cioè alla metà di luglio. In quei giorni, e un po' più tardi, il socio cav. Bellardi cac- ciava Ditteri per proprio conto, ed un po' di tutto per gli amici; ma se ne ritornò a Torino colle scatole pressoché vuote, e disgusta- tissimo della caccia. Però Egli fece un'osservazione assai impor- tante : si tratta del bruco della farfallina Lithosìa camola, che nei giorni trascorsi tappezzava le mura delle case anche in Torino, ma che a Cigliano (Vercelli) il prof. Bellardi vide in quantità tale da rendere incomodissimo il soggiorno nelle abitazioni, e, ben inteso, da cagionare timori e dicerie le più strambe tra le comari del luogo. Finalmente non mi resta altro da aggiungere che la mancanza quasi assoluta in quest'anno di Lepidotteri del genere Zygaena; mentre, dai pochi fatti che conosco, sarebbe questo l'anno di abbon- danza della SpMnx nerii. — In quanto alle campagne non mi resul- tano finora lagnanze intorno agli insetti nocivi, ed a Torino stessa potei osservare la mancanza quasi completa della prima generazione del Liparìs salicìs, il quale in ogni anno sfronda i viali di pioppi che circondano la nostra piazza d' armi. Anche il Liparìs dìspar sì vide in minor copia del solito. Gradisca co' miei saluti l'attestato dì tutta stima Torino, 16 agosto 1872. dell' Obbligatissimo Collega Vittorio Ghiliani Assistente al R. Museo Zoologico di Torino. — 367 — III. Lettera del Cav. Flaminio Baudi di Selve. Stimatissimo Signore e Collega. Poche gite feci sulla fine d' inverno e a primavera ne' din- torni di Torino. Dietro assidue ricerche in una palude, fra le muffe e le erbe aquatiche galleggianti rinvenni parecchie delle specie in cui dal Thomson e dal Kiesenwetter fu diviso il genere LaccoMus, e delle quali la maggior parte il Mulsant pare aver comprese nella sola specie minutus Lin. Queste sono, oltre il vero minutus, Valu- taceus Thoms., il Mpunctatus Thoms., V altermis Motsch. e Vinter- mittens Kiesw. Abbondante nelle stesse condizioni trovai un altro Palpicorne, YHydroMus Mcolor Payk,, che non credeva trovarsi in Italia, e del quale possedeva due soli esemplari di Germania. In altro sito paludoso, ma piantato di denso ceduo d' alno, rin- venni sulla Cardamine amara in copia la Pliyllotreta tetrastigma Comolli, specie che fu solo ben distinta dalle afl3ni dal Kutschera, e la cui descrizione combina co' miei esemplari e con un tipo avuto anni sono dal signor Villa. Né all'uno né all'atra parmi che non possa adattarsi la descrizione che ne dà Allard T\é[V Abeille ,\di quale probabilmente si dee riferire ad un' altra specie de' dintorni di Pa- rigi e della Francia centrale. — Fra le muffe de' salici nella stessa località, con altri minuti Coleotteri, presi la Bolitochara 'bella Mark, specie ben distinta, e che credo poco diffusa. Sui colli di Torino, oltre V Hetaerius e gli Atemeles, trovai colla Formica nera il Chennimn ìjituberculatum ; fra le muffe di quercia il Bythinus femoratus Aubè o^ e ^, YEuplectus nanus Kirby; sotto un mattone un Leptomastax., che parmi tampoco dif- ferire dsdV hypogaeus ; sotto le scorze dell'olmo, del pari che talvolta pendente l'inverno in casa, V Hylesinus Kraatzii BichofT. Nelle caccie sulla detta collina mia precipua mira era il rinvenire lo Scotodypnus taurinensis, ma invano : un individuo di questo gè- — 368 — nere fu trovato ne' prossimi colli 1' autunno scorso dal Sig. Leo- nardo Fea, giovane ed ardente entomologo, ora addetto al Museo civico di Storia Naturale in Genova. In occasione d' una crescenza delle acque del Po, raccolsi fra i frammenti galleggianti grande quantità di piccoli Coleotteri, fra i quali credo degni di nota i Bradycellus placidus e Verdasci, che non conosceva d' Italia, i Tachypus festivus Duv, e cijani- cornis Pand., Tachys brevicornis Chaud., Calodera Mech, Calli- cerus pedemoniaMus, Homalota fragilicomis , Heterofops niger Kr., Leptacinus othioides m., Latróbium dilutum e labile, Sco- paeus sericans, rubìdus, bicolor e scitulus, Stenus eumerus, molte sp. di Bledius e Trogophlaeiis, Boreaphilus velox, Scydmaenus rutìlipennis ec. Nelle mie escursioni entomologiche divisando avanzarmi ogni anno a poco a poco verso le regioni meridionali e perlustrare or l'uno or l'altro versante dell'Appennino, mi diressi quest'anno per Teramo e Tossicela verso le falde del Gran Sasso d'Italia, o Monte Corno. Quantunque si fosse in fin di giugno e la stagione già al- quanto avanzata, presunsi di trovare pure colà ancora abbastanza frescura, a motivo delle continue pioggie che avemmo nell' Italia superiore pendente il maggio e la prima quindicina di giugno; ma giunto colà trovai il terreno molto asciutto, il calore assai svi- luppato, ed a motivo della difficoltà d' alloggiarmi un po' vicino ai siti boschivi, avendo ogni giorno a far lungo tratto di cammino per terreni intersecati da profondi burroni e fiumi senza ponti, poco fu il tempo utile impiegato nella caccia. Nullameno ne' boschi di faggio che coprono la base del Monte Corno potei rinvenire al- cuni insetti interessanti, fra' quali le citerò il Carabus Lefebvreì (1), il Percus Dejeanìi, tre individui d' un Amaurops distinto daWApen- nìnus per un largo solco longitudinale sul torace, alcuni Adelops, due Raymondia che pajonmi pur differire daW apeìmina Diek. Os- servai con stupore estesa fin là l'abitazione della Nebria tibialis e deWOcypus italicus, non che di parecchie specie alpine, fra le (1) A prima vista lo credetti V intricatus, ma mi avvidi poi den'errore al paragone con quelli di Sicilia, dei quali è un po' più allungato. — 369 — quali VOreina speciosa e sue varietà. Incontrai pure sulle ele- vate praterie dell' Ara pietra (2400 metri), presso il picco del Corno piccolo, una quantità di Omophlus lepturoides ? ed un numero stra- grande di Coccinella 7-punctata, che volavano in ogni senso e so- vente s'abbattevano sul viso e sulle mani. Al ritorno era mia intenzione esaminare la grotta del Re Ti- berio presso Imola, recentemente illustrata dal Senatore Scarabelli, e contemporaneamente visitare il signor Pirazzoli e la sua colle- zione. Parte di questa potei vedere in quel Museo Municipale, ove ben ordinate e disposte son pure le collezioni geologiche e d'og- getti preistorici, quelli principalmente raccolti dal suddetto Senatore, il quale fu meco compitissimo e fecerai con somma erudizione e cortesia ogni cosa minutamente osservare (ed havvene al certo delle assai interessanti anche per me profano a questi studj). Rinunciai al mio proposito di perlustrare quella grotta, attesoché seppi dal Sen. Scarabelli che dessa era stata pochi giorni innanzi rovistata e posto tutto sottosopra l'interno di essa da una frotta di contadini avidi di trovarvi presunti nascosti tesori. Neanche il signor Pi- razzoli trovavasi in Imola, ma alla Porretta per un' escursione entomologica. Quivi mi recai nella speranza di combinarlo, ma ci incrociammo in ferrovia senza vederci. Alla Porretta, ove alloggiai presso l'ottimo signor Demetrio Lo- renzini, feci ne' dintorni varie gite, che mi furono assai fruttuose per la mia collezione, specialmente verso la Madonna dell'Acero sui confini di Toscana, stupenda località in un bacino coperto di maestose boscaglie. In quei dintorni fra le muffe ed i sassi dei rigagnoli ripresi in quantità i due LimneMus nitiduloides e mu- cronatus, alcuni OchtheUus ed Hydraene, parecchi Htjdroporus, Parnus ed Elmis. In un sito paludoso, sugli arbusti era abbondante lo Scirtes liaemisphaericus. Ivi rinvenni pure alcuni Anthophagus, e sotto i sassi umidi l'Eiibria palustris, non che le Nebria fulvi- ventris, Dahlii ed una lokischii var. Hopfnerì. Ne' boschi, sotto i sassi profondi, in vano sempre cercai gli Sootodipnus (1). Trovai (1] Non raro ivi era pure un Adelops, che parmi lo stesso che trovai al Gran Sasso, e forse non distinto dal suo sarleanensis. Anno IV. 25 — 370 — però lo Stomis elegans Chanci., comune VHaptoclerus apenninus, il Pterostichus Xatartii, impressicollis, Molops medius, un Tre- chus vicino al Panclellei Putz., Myrmeclonia Haworti, Ilyóbates Mech, un esempi, dello XanthoUnus tenuipes, molti Aìnam^ops apen- ninus, tre specie di Bythinus, una cV Eupleclus, il Cephenmwii si- mile ed un Geodites caecus, del quale già avea un altro esemplare trovato l'anno scorso nelle Alpi marittime presso Casotto. Inte- ressanti ritengo pure alcuni OtiorincUidi e Liosomus, non che, co- mune sui fiori, \'A7ithoMum clavipes Scriba, VOrchestes decoratus ed im Saphmius spinosus. Sotto le corteccie de' grossi faggi, atter- rati in gran parte per vetustà, abbondante fu la caccia di molte specie di Stafilini, Agatidii e Trichopterigii. Ivi pure rinvenni lo Hyglecoetus dermestoides, una Melandrya, il Notoxus var. trifa- sciatus Rossi, alcuni Bostrìclius e Xyloterus e due Cotaster cu- neipennis Aubè. Rimarchevoli fra tutti furono alcuni Astinomus ocanthoneurus Muls., che ebbi già ad incontrare lo scorso anno, pure nelle corteccie de' faggi de' boschi dell' Eremo di Camaldoli in Toscana. Il Mulsant dà la sola indicazione d' averlo avuto di Sicilia, ma trovo degno d' osservazione il vivere di questa specie nel faggio, mentre le sue congeneri si nutrono delle conifere ; que- ste osservai che escono di crisalide colle antenne attornianti il corpo, mentre il xaìithoneurus in vece le tiene ripiegate a più doppi sotto il corpo stesso. Di esso vidi quattro femmine per ogni maschio : molti erano ancora in crisalide. — Presso alla Torretta m'attrasse verso sera la viva luce di due lucciole, le quali constatai esser due femmine, l'una della Lampyris Zenheri Germ., l'altra della Soror Schaum. La mia recente gita nella Valle dell' Orco per la stagione inol- trata fu poco propizia per varietà di specie: feci solo discreta rac- colta di Scotodipnus, fra i quali trovai alcuni Adelops, un grosso Bythinus, due Amaurops (forse il Pirazzolii Saulcy) e alcuni indi- vidui d' un piccolo Trechus ec. Mi restano ad esaminare due sac- chetti di frammenti di foglie stacciate, fra i quali spero trovare ancora qualche buon insetto. — 371 — Non so se questa mia relazione le possa tornare gradita e profìcua per lo scopo eh' Ella si propone, perchè fatta in fretta. Se ne serva per quanto le conviene. Mi protesto con tutta considerazione Torino, 28 agosto 1872. Suo devoto Collega Flaminio Baudi. IV. Lettera del Dott. Stefano Bertolinl Pregiatissimo Signore Ella mi offre un argomento vasto davvero, ma che deploro di non potere svolgere come si conviene, sia pei momenti che devo ra- pire al tempo avaro per occuparmene, sia perchè la stagione delle caccie non è finita, anzi in piena attività, per cui mi riesce impos- sibile di dare un riassunto delle specie raccolte. Rimetto sempre al- l'autunno la classazione delle specie prese; talché se può pazien- tare fino allora, spero di meglio soddisfarla. Frattanto, anziché degli insetti, parlerò in questa mia delle persone che se ne occupano e che sono di mia conoscenza. Nel mio viaggio di Vienna ho potuto attingere non poche no- tizie risguardanti il movimento entomologico nell'alta Italia. A Pa- dova visitai r egregio mio amico Carlo nob. Tacchetti, che conobbi già anni avanti a Bologna. Desso si occupa a preferenza degl'insetti che hanno una qualche attinenza coll'agricoltura e si presta assai a vantaggio di quel Consorzio agrario. — Il Conte Alessandro Ninni di Venezia, quantunque di preferenza consacri i suoi studj agli animali superiori, non trascura però l'entomologia ed ha belle col- lezioni di tutti gli ordini d'insetti. Il Sig. Ignazio de Meiller a Trieste raccoglie da parecchi anni con indefessa diligenza, ed ha arricchita la fauna italiana di molte specie. Fra le altre, scoperse varj Coleotteri ciechi nelle grotte del- l'Istria come Anophthalmus Bilimechi e hirtus, ed il Leptoderus — 372 — Hohenvarthii. — Merita di far qui menzione del Dott. Joseph di Bre- slavia, il quale visitò replicataraente i dintorni di Trieste e le grotte dell'Istria, ove fece preziose catture. Desso pubblicò in un resoconto della Società dei Naturalisti della Slesia diverse specie raccolte al Lido di Venezia e nei dintorni di Trieste. — Che io mi sappia, oltre i nominati, nessuno si occupa nella parte orientale d'Italia d'entomologia, quantunque questo paese offra il massimo interesse. Restando sempre entro i confini dell'Italia geografica, debbo far cenno del Prof. Gredler di Bolgiano, notissimo pei distinti servigi che prestò e presta tuttora all' entomologia. Nella sua qualità di Professore ginnasiale, seppe infondere nella gioventù tale un amore alle scienze naturali che quel Museo Ginnasiale può servire di mo- dello, e ben diflScilmente se ne riscontra un secondo a pari circo- stanze. Gli studiosi, sparsi per tutte le valli, recano dalle case loro un prezioso materiale ed in tal guisa il predetto Prof, potè dare alla luce ottimi lavori sulla fauna entomologica di questo ver- sante alpino. Nel prossimo inverno ho intenzione dì dar principio al riordina- mento della mia raccolta, per la quale l'attuale spazio è divenuto troppo angusto. Allora ho intenzione di raccogliere e pubblicare quei cenni sulla fauna italiana che possono offrire un qualche interesse. Mi creda Vigalzano, 19 agosto 1872. SUO sincero amico S. Bertolini. Enumerazione delle specie trovate dal Dott. Joseph (ram- mentato di sopra) nei dintorni di Trieste. — V. BericM iiher Thàtigheit der Entomologìschen Section der scMesischen Ge- sellsGliaft im lalire 1872. All'ingresso della Grotta di S. Servolo il Dott. Joseph rinvenne una Rmjmondia simile alla apennina, ed un Anillas aflìne al flo- rentinus, di cui si riserva la descrizione. Presso Zaole trovò il Le- ptomastax hypogaeus sotto un sasso; nel muschio il Claviger lon- gicornis e foveolatus. In un erto presso Trieste raccolse la Lange- landia anophthalma, e nel detrito d'un ^eX^oV Anommatus 12 — — 373 — striatus. Nell'autunno 1871 trovò nei dintorni di Trieste DyscM- rius salinus, Anchom. scrobiculatus , DicMrotr. piibescens e lacu- strìs, Treclms subnotatus, un Ocypus affine al planipennis, Quae- dius scintillans, Lathrobimn divìdumn, Xantholmus glabratus, relucens, Bledìus monoceros, Silesìs rutilìpennìs. Nella grotta di S. Servolo rinvenne il Leptoderus HohenwartMì, Anopht. ìiirtus e spectabilis Joseph e Adelops Khevenlmlleri. Cita poi molte specie di altri ordini d'insetti. Tra le specie delle Alpi trentine raccolte quest'anno e finora determinate si posson citare: Carabus sylvestrìs v. alpmus Dej, (il vero), Linneì, Terania inaura, Anisotoma Rhaetica, Peltis grossa, dentata e ferruginea, Thymalus Imibatus, Byrrìius gigas, Byrrhus pìcipes, Sphenoptera antiqua, Prionus coriarius, Saphanus spi- nosus, Leptura virens, Coccinella inquinata, bothnica etc. Per la mia parte in una breve gita a Roma feci qualche passeg- giata fuori delle mura di quella città nel mese di febbrajo, ma poco potei trovarvi di Coleotteri. I bei prati della Valle Borghese mi procurarono il Notiophilus Mguttatus, alcuni Harpalus, YOlìsthopus glabricollis, V Ocypus cupreus, Tachyporus subterraneus, un pic- colissimo Omalium ed il Megartlirus denticollis. Nel ritornare a Firenze mi trattenni qualche giorno a Terni ed a Spoleto attratto dalla bellezza selvaggia di quel paese mon- tuoso ; ma l' aridità eccessiva del suolo, nella stagione, non mi permise di trovare nemmeno il più comune dei coleotteri: d'in- setti di altri ordini solo ricordo di aver veduto volare presso Spoleto la Vanessa Atalanta. Due piccole caverne vicino alla ca- duta di Terni detta delle Marmore furono da me esplorate con eguale insuccesso. In Firenze poi in compagnia del signor Ferdinando Piccioli ci recammo sui luoghi stessi dov^ l'anno precedente avevamo in tanta copia raccolti gli Anillus florentinus, le Raymondia apennìna, gli Adelops, gli Amaurops ; ma questi piccoli coleotteri ciechi non si facevano trovare con egual facilità in quest'anno, forse perchè il suolo meno inzuppato dalle pioggie offriva ad essi sicuro asilo in — 374 — più profondi crepacci e negli oscuri ripostigli intorno alle radici delle piante. Ben più avventurose prede venivano fatte intanto nella Mon- tagnuola Senese ed al principio della Val d'Elsa da un giovane campagnuolo, il quale essendo venuto meco alcune volte in cerca d'insetti negli anni precedenti, ha appreso il modo di trovar co- leotteri e specialmente gli ipogei. Mi lia mandato nell' inverno scorso il TroglOì'liyncìius latirostris, singolarissimo curculionide cieco, che sembra abitare una sola delle colline della Montagnuola, seguendo forse qualche specie vegetale colà confinata. Dalla medesima collina, ma non da limili egualmente ristretti, ho avuto il cieco Stafilinide Glyptomerus etruscus, che è talvolta trascinato fino a Firenze dalle acque che scendono dal Val d'Arno superiore. Un altro punto della distribuzione geografica di questo importante coleottero è l'Apennino pistoiese, nei pressi di Pracchia, dove è stato trovato dal signor Cav. Bandi di Selve e dal si- gnor Lorenzini. La rara Reicheia UsslauM mi venne pure dalla Montagnuola in maggior copia dell'anno decorso, mentre gli Anillus, le Raij- mondia, gli Amaurops erano pure in quella località meno abbon- danti del solito. Intanto sul finir dell' inverno, nei dintorni di Firenze, il signor Piccioli ed io raccoglievamo sotto le scorze dei pioppi i troppo comuni Dorytomus che ne affrettano il deperimento, mentre al piede del medesimo albero, alzando le zolle erbose, si trovavano Carabici, Stafilinidi ed altri di poca importanza, colà rifugiati per scampare ai rigori della stagione. In alcuni rami vecchi di fico si raccolse il piccolo Hypoborus ficus, che scava le sue gallerie fra la scorza ed il legno, facendone cosi seccare i rami, e dentro la medesima pianta viveva pure come tarlo il Smoxylon 6-dentafum ed il Ne- nosoma elongatum, la cui larva si era nutrita a spese di molte larve deW Hypoborus. Le borraccine vagliate e diligentemente scelte dal Sig. Piccioli racchiudevano buon numero di Pselafldi e qualche Scydmenide, e gran quantità di piccoli Brachelitri, Silfali, Anticiti ec. — 375 — Nell'aprile poi col rianimarsi della natura è incominciata la caccia dei fltofagi, ed all'Isolotto lungo l'Arno trovammo nella sua vera dimora il Cleoììus sulcirostris , che vive allo stato di larva nella grossa radice àeW Onopordon acantium. Un piccolo e ricercato longicorne, il Bracliypteroma ottoma- ìium, fu raccolto in seguito o sui fiori di Spirea o su quelli di Om- brellifere, mentre nelle Sinapis e sopra altre crucifere si trovavano i CeutJiorhync/ms, e sulle foglie di un Rumex il heWApion violaceum. Niente altro di notevole venne osservato fra i soliti Telephorus, Can- tliaris, Meligetes,Apion ec, eccetto forse ìXDeilusfugax sopra il Tor- dilium apuLum, ed un Cionus, che credo il Blattariae sulla Sevo- pìmlaria canina insieme ad un Gymnetron. Sulla cima più alta e più occidentale di M. Morello facemmo preda di un Bijrrhus, che si era fino ad ora creduto il B. Denny, ma che sembra esser assai differente da questo, e per quanto an- cora in altre precedenti escursioni abbiamo indagato non è stato sinora rinvenuto che in quella sola parte del monte, sotto a piccole pietre calcaree, in compagnia del B. pillila e di un piccolo Otiorin- chide appartenente al genere Stomodes, forse lo S. tolutarius. Intanto si era giunti all' epoca fissata per l' adunanza generale della nostra Società, il 12 maggio, la quale ebbe luogo in Firenze e doveva esser seguita da un'escursione: il campo per questa era Pratolino, e sarebbe riuscita piacevolissima se la pioggia non ci avesse fatto desistere dall' idea di eseguirla. Poche furono in seguito le nostre ricerche nei dintorni di Firenze e di lieve profitto. Solo il signor Piccioli scuotendo una siepe di Crataegus oxyacantlia trovò per varie volte alcuni indi- vidui di un bellissimo aniribide molto vicino ai generi Enedreutes e Craloparis^ ma che per ora non sappiamo a quale assegnarlo. In tali mesi eravamo soliti fare qualche passeggiata nel Giar- dino Botanico del Museo di Firenze, ove spesso si trovava qualche cosa di buono sulle varie piante. Un giorno accostandoci ad un Arum Dracunculus in pieno fiore ne trovammo lo spadice tutto pieno di Anthreììus, Dermesles vulpinus ed Hister cadaverinus, attratti dal fetido odore dello spa- — 376 — dice stesso. Ci insegnò questo fatto a non trascurare di visitare quei fiori quando qualche entomologo li trovasse in aperta campagna, e ci rivelò forse una nuova serie di rapporti fra gli insetti e le piante, sulla quale andrà portata da qui in poi l'attenzione. Nella prima metà del mese di luglio ebbi luogo di percorrere i dintorni di Viareggio, che mi offrirono buoni luoghi da esplorare. Sull'imbrunire numerose assai volavano V Anoxia pilosa, il Phylo- gnathus Silenus, e qualche altro lamellicorne. Dopo una pioggia comparve qualche raro Céhrio gigas (^, che altre volte vi avevo veduto copiosissimo. Sotto le foglie radicali dei Verbascum era frequente un piccolo Otiorliynchus , e sulle foglie e sui fiori della medesima pianta trovavo un Cionus che credo il C. lapsus o il C. hor- tidanus con la sua larva, e la bella Thyamis verdasci. Sopra l'Ontano viveva una Oreina che raccolsi in quantità, un Apion e due belle Coc- cmella. Sul Lythrum salicaria, ma soltanto al principio di luglio, trovai il piccolo Nanophyes lythri; suWErythrea centaurium la Cassida margaritacea, e più tardi vidi la Stenostola rostrata sui fiori di Eryngimn maritimum e sulla C'akUe maritima. Nei fossi abbandantissima era VAlismaplantago in fiore, e nelle sue foglie ingiallite e corrose sulla pagina superiore mi accorsi che doveva albergare e nutrire qualche insetto; ed in fatti scuo- tendola trovai gran numero di Hyclronomus Alismatis. Nelle piante di pino lungo il mare era comune il Pissodes pnni o P. Mnotatus, mentre per più volte dovetti cercare invano la bella Buprestis mariana sui tronchi e sulle cataste del medesimo legname. Un giorno però, trovati due pini tagliati di recente, vi scorsi sulla corteccia due individui di quella Buprestis, ed altri potei trovarne nei giorni successivi in eguali condizioni. Sembra adunque che i pini caduti da poco tempo siano pre- scelti da quello insetto per andarvi a deporre le uova. Nel lago di Massaciuccoli e nei fossi vicini era abbondantissima nelle foglie di Nympliaea alba la Galeruca nymphaeae, la cui larva ne corrodeva il di sopra. Avendo raccolto parecchi insetti, crisalidi e larve potei notare come i primi in specie fossero dotati di inso- lita e per loro necessaria proprietà di resistere alla sommersione. — 3T7 — Ne avevo messi parecchi in una bottiglietta con una miscela di glicerina ed acqua e vissero fino a sera ; le crisalidi si movevano ancora il giorno successivo. Dopo la metà del luglio, ben volentieri accossentendo all' invito del nostro Presidente Prof. Targioni, gli fui compagno in una escur- sione sull'Appennino Casentinese. Da Firenze ci recavamo per Pon- tassieve attraverso alla Consuma a Pratovecchio. Accolto con grandissima ospitalità dal Sig. Carlo Siemoni, antico e attuale meritissimo ispettore delle foreste di proprietà della casa di Lo- rena, con ogni cortese e premurosa dimostrazione, non che dal- l'egregio suo omonimo e figlio, e da tutti gli altri di questa famiglia tanto rispettabile quanto gentile, fummo dal Sig. Siemoni medesimo dopo due giorni di stazione in Pratovecchio forniti di mezzi e di indicazioni preziosissime per visitare quei montì^, che egli ha in gran parte rivestito di ricchissime selve di abeti e di faggi, e di fare in più luoghi comode ed opportune stazioni. Brevi furono le nostre ricerche intorno Pratovecchio, dove pure senza lasciare altri animali si raccolsero Nevrotteri, Lepidotteri, Ditteri in qualche misura, e, traversando l'Appennino e sotto la Falterona, ci recammo a Campigna, casa dell'agenzia situata sul versante dell'Adriatico. Le abetine foltissime, i prati, i campi che circondavano queste località ci fornirono prede abbondanti di rari Coleotteri. I fiori di molte piante eran pieni dell' AnihoMum clavipes, nuova specie descritta da Scriba. Sotto le pietre non trovammo che il Pterostichus Mcolor e altri carabici di non molta importanza. Sugli abeti poi Y HyloMus abietis, e sopra altre piante V Endomy- chus coccineus, Gnorimus noMlìs, Molytes Germanus, Antaocia, Chry- somela mentastri e C. fastuosa, Paederus cephalotes, molti Emit- teri e Ditteri e varj Lepidotteri. Qui altresì furono raccolti altri animali, e fra essi alcuni Miriapodi e Ragni. Già nel salire la Consuma, e poi nel valicare la montagna ve- nendo da Pratovecchio, benché fosse verso la fine di luglio trovammo maschi di Luciola italica? volanti e risplendenti di bella luce la sera; sul giogo dell'Apennino, dove è il passo della Stradella, rac- cogliemmo molte femmine di Lampyris, che si scuoprivano al loro — 378 — splendore fisso verdastro. Con esse era anche qualche maschio, e fummo assai sorpresi dì vederne alcuno poco meno lucente di quei medesimi della Lucìola. La ristrettezza del tempo non ci ha per- messo ancora di fare studj completi sulle nostre raccolte. Da Campigna recatici la sera alla cascina di Stradella, situata a cavaliere del giogo che si termina alla Falterona, sorgendo di mezzo ai faggi e agli abeti coperto di bellissimo prato, e riposati per alcune ore sopra un buon letto improvvisato di fronde di faggio, ne ripar- timmo la notte per esser sulla cima della Falterona sul far del giorno. Difficile dire la magnificenza della scena che di lassù si apriva davanti agli occhi, nonostante che la nebbia ce ne togliesse gran parte. Spingevamo i nostri sguardi a levante attraverso la Ro- magna e sull'Adriatico, a ponente per l'amena vallata del giova- netto Arno, mentre a settentrione e a mezzodì perdevasi l'occhio fra ì rilievi massimi della catena dell' appennino confusi coi vapori nell' orizzonte. Fu poca però la preda che riportammo da questa bella escursione, e ritornati a Campigna il giorno appresso facemmo strada per la bella giogana dell'Appennino quasi piauo alternato da prati, da boschi di faggi e da rotondeggianti o acute cime di monti che ci offrivano panorami indescrivibili. Giungemmo sulla sera alla. Lama, profonda vallata del versante orientale dell' appennino, contenuta fra alti dirupi, dopo aver raccolto per via copiosi Lepi- dotteri sui fiori di Sanibucus edulus, sui quali pure abbondavano il TrìcMus fasciatus e lo Gnorimus noMlis. Sopra una catasta di legname dì faggio trovammo la bella Rosalia Alpina, e pochi cara- bici sotto le pietre e sotto i legni atterrati. Brevissimo fu il nostro soggiorno alla Lama, dove riportammo la Leptura riibrotestacea e L. clialcarata, un Prionus coriariiis, varie Cetoììie, Dorcus parallelepipedus, una Sijncalipta e varj Pse- lafldi trovati vagliando le borraccine. Più lunga e dì maggior profitto fu la nostra stazione di Frata- glia sul versante mediterraneo, e quivi prendemmo varj indivìdui di uno dei nostri più bei Lepidotteri, YApatura Iris, parecchi dei grandi Satiri della nostra fauna, varie Argynnìs ecc. che si posavano sui fiori degli abbondantissimi Sambucus ebulus. Sulla Scrophularia — 379 — vulgarìs potemmo trovare un Cionus, che ha l'abitudine di fare un bozzoletto ovoide, giallastro, trasparente tanto da lasciare scorgere nel suo interno la crisalide che vi sta racchiusa. Sulla Scrophularia canina trovai un'altra specie di Cionus che credo essere il C. Blat- tariae; ma né questo né altri suoi congeneri da me osservati for- mano la crisalide sulla pianta in cui vivono allo stato di larva 0 a quello d'insetto perfetto. Nei dintorni di Frataglia pure, e precisamente sopra un monte detto Penna della Lama, dove fa nido l'aquila, vidi le foglie del- V Atropa Belladonna mangiate, anzi forate assai, e scuotendo quelle piante cadde in gran copia un piccolo Coleottero degli Alticiti, la Crepidoclera Atropae, singolare animale che trova la vita nel cibo pel quale molti altri animali incontrano la morte. Sotto ai grossi tronchi di faggio caduti per vetustà non erano rari i Cychrus italicus e meno ancora i Percus Passerina, e ne rac- cogliemmo parecchi per la via che conduce a Camaldoli, ove si alternano i boschi di faggio con quelli di abeti vecchissimi. A Ca- maldoli non fu molto ricca la nostra raccolta entomologica, giacché la ristrettezza del tempo c'impedì di cacciar quanto avremmo voluto. Di qui ripassando per Frataglia ci recammo alla Verna, bel- lissima posizione, ove sulla parte più elevata di un alto monte sotto la vetta, all'altezza di 1135 metri, sta il famoso convento, ed ove pure in uno spazio coperto di annose piante e circoscritto da precipizi e rupi stupende si compendia gran parte della flora e della fauna apennina. Qui i soliti Carabici, l' Ocypus italicus, ed un grosso Scydmenide, che passeggiava in gran copia tra le foglie cadute dei faggi, il Mastigus Liguricus. Qui pure ritrovammo il Percus Passerina, e potemmo ripetere su di esso una osservazione che avevamo già fatto sui monti di Frataglia. Sotto alle pietre ed ai grossi legni avevamo veduto presso a qualche Percus dei globetti ovoidi rivestiti di terra e che contene- vano nell'interno un uovo. Supponemmo che potessero esser le uova dell' insetto medesimo, ma ripensando che generalmente la deposizione delle uova è seguita dalla morte dell' insetto che le depone, ci venne fatto di credere che in vece il nostro Percus fosse intento ad una — 380 — lauta refezione. Alla Verna però trovammo il solito Carabico nelle medesime circostanze, e di più alcune uova erano aperte e n'erano nate delle larve che dopo ulteriore esame furono riconosciute per larve di Carabici. Non son questi dati abbastanza certi, ma per essi si inclinerebbe facilmente a credere che le uova e le larve fossero del Percus Passerina, e che in questa specie esistesse la singolare longevità della madre tanto da potere aver cura delle uova e giun- gere perfino ad allevare la sua prole vivente. Questa fu l'ultima stazione della nostra gita sull'Appennino, nella quale impiegammo venti giorni, e che fu pure l'ultima di quelle fatte fin ora in quest'anno. Molt'altro resterebbe a dire delle no- stre prede ; ma assai ci rimane ancora a determinare, specialmente fra i Lepidotteri, Emitteri, Imenotteri, Ditteri, Miriapodi e Cro- stacei Molluschi da noi riportati (1). (1) Il prof. Targ-ioni ha frattanto presentato un catalogo dei Vertebrati e i Molluschi alla sezione di zoolofria. SULL'ALLEVAMENTO DEI BACHI DELLA QUEPcGIA (SATURNIA YAMA-MAl) nell'estate del 1872 COMUNICAZIONE del socio CARLO nob. TACCHETTI fatta in Siena nell'adunanza generale del dì 22 settembre 1872. Sento il dovere di non lasciar trascorrere l'occasione della pre- sente seduta per comunicare a questa onorevole Società pochi cenni sopra i tentativi da me fatti per la prima volta a fine di allevare ed alimentare nel nostro paese la Saturnia Yama~Mai, persuaso che non riesciranno discari ai cultori di bachi serici, trattandosi parti- colarmente di una Bombice dai cui bozzoli si possono ricevere utili non indifferenti. Nel febbrajo del corrente anno ebbi dalla gentilezza del beneme- rito Presidente del Comizio Agrario di Montagnana circa 50 uova del baco della quercia della China, da esso otttenute l'anno avanti. Per inesperienza, dette uova furono da me poste in luogo fre- sco si, ma non abbastanza per impedire lo sviluppo di esse prima che la quercia avesse germogliato all'apice necessario per nutrire i bacherozzoli. Difatti dai 9 ai 14 di aprile mi naquero tutti, e non avendo foglie di quercia onde nutrirli, fui consigliato a rimediare all' inconveniente col servirmi della foglia di cotogno e di rose, che ad essi bacherozzoli presentai in un'ampolla d'acqua. Forse perchè troppo dure, rifiutarono le foglie di cotogno, e si pascevano di quelle della rosa; ma fatalmente dopo alcuni giorni ne trovai molti morti. Scorgendo però sul fondo della scatolina, nella quale li tenevo, degli escrementi, sperai di salvarne alcuni, e quindi pochi giorni dopo essendomi riescito di trovare dei teneri germogli di quercia, pieno di fiducia li presentai ai superstiti sempre in un'ampolla di acqua. Essi si posero subito a cibarsi allegramente di tali germogli, come pure a succhiare con avidità l'acqua che avevo avuto l'av- vertenza di versarvi sopra. Da questo punto potei salvarne una dozzina, che continuavano a crescere ed a mostrarsi vispi, in spe- cial modo quando li spruzzava d' acqua ; ciò che faceva tre e fino quattro volte al giorno. Detti bachi furono da me tenuti in una camera, al 2" piano ed a mezzodì, sopra una tavola vicina ad una finestra nel giorno, ed alla notte sul davanzale della finestra stessa, ma coli' esterno all'aria aperta. Il 14 maggio mi rimanevano adunque 12 bruchi sanissimi, che avevano di già passata la seconda muta : e così seguirono fino al- l'ultima, benché non tenessero eguale passo nel progredir colle altre mute. I primi cominciarono il loro bozzolo TU giugno, e così conti- nuarono in maniera che l'ultimo bozzolo giunse a compimento col giorno 22 del detto mese. I bozzoli venivano tessuti ed attaccati o alla bottiglia ove eravi posto il cibo, 0 fra le foglie le più umide, — indizio che dà a cono- scere che gl'insetti di cui mi occupai amano molto l'umidità, sia in stato di bruco, sia in quello di crisalide. La sera del 9 agosto ebbi la sorpresa di trovare sbucciata una farfalla maschio, che lasciai nella cassettina ove avevo posti i bozzoli, nella speranza che avesse a nascere una femmina per la copula ; ma disgraziatamente dopo due giorni la vidi morta senza la femmina, in vano da me attesa. II 16 del medesimo mese nacquemi una femmina imperfetta, cioè rimasta morta mezza dentro e mezza fuori del bozzolo, e nei giorni 21, 25, 26 e 29 pure di agosto ottenni altri 5 maschi. Il 2 ed il 9 settembre sfarfallarono altri due maschi, e per ulti- mo il 10 una femmina. Come ben vedesi dai 12 bruchi rimastimi ottenni 8 farfalle di sesso maschile, una femmina inservibile ed un'altra perfetta. Due — 383 — delle dette larve furono, innanzi che si trasformassero, preparate a secco per la mia collezione. Chiaramente rilevasi dal sovra esposto che dalla nascita dei bachi alla produzione del primo bozzolo (prendendo anche per norma il 14 aprile, giorno della nascita degli ultimi bacolini) scorsero due mesi e 28 giorni circa, e solo un mese e 18 giorni dal chiudi- mento dell'ultimo bozzolo all'uscita della prima farfalla; per cui dalla nascita allo sfarfallamento puossi contare un periodo non mi- nore di giorni 136, ossia mesi 4 e giorni 16. Dalle accurate osservazioni da me fatte si può benissimo ar- guire che r allevamento dei bachi della Yama-Mai deve esser fatto all'aria aperta e non in stanze piccole con poca aria e viziata, e che devesi evitare un allevamento troppo domestico, poiché tali bruchi abbisognano di molta aria e di non poca umidità. Anche i bozzoli debbono venire di quando in quando spruzzati d' acqua da chi desiderasse ottenere delle farfalle perfette ed in tutto il loro splendore, perchè l'umidità molto giova ad ammollire il bozzolo e a rendere cosi meno stentata la sortita dell'insetto per- fetto. Padova, 18 settembre 1872. INTORNO ALLA PARTENOGENESI RICONOSCIUTA NELLE FARFALLE DA ANTICHI ITALIANI NOTIZIA DI CARLO DE SIEBOLD. Una delle più antiche osservazioni sulla Partenogenesi è quella che ebbe occasione di fare nel BomMx Mori il signor cav. Constans de Castellet, Ispettore generale delle filature e filatoj negli stati di S. M. il Re di Sardegna. Egli intitolò la sua osservazione Sulle uova de' vermi da seta fecondate senza V accoppiamento delle farfalle, e la comunicò in una lettera (1) al signor marchese T. Adalberto Pallavicini delle Frabose. Precisamente questa osservazione è stata fatta con tale spre- giudicatezza ed indubitabilità, come resulta dall' esposizione del- l' autore, che qui non si può dubitare dell' esattezza dell' osserva- zione d' una Partenogenesi. L' osservatore fu inoltre ben consa- pevole a quali contradizioni sarebbe andato incontro, ove avesse resa nota la sua osservazione, essendo la medesima fatta a rove- sciare le leggi tenute finora per irrefragabilmente stabili della fecondazione ed evoluzione delle uova animali. A ben comprendere quanto malagevole sia riuscito al Castellet di pubblicare la sua osservazione in un epoca nella quale le (1) Questa lettera si trova stampata negli: Opuscoli scelti sulle scienze e sulle arti (Tom. XVIII. Milano 1795, pag-. 242). Essa è senza data, ma siccome nella medesima l' autore dice d' aver reso nota la sua osservazione eziandio al signor de Réaumur e d'averne ottenuta dallo stesso risposta, e siccome Réaumur è morto nell'anno 1757, puossi ammettere che il Castellet abbia in ogni caso fatte le sue osservazioni prima del 1757. — 385 — autorità ed i dommi nelle scienze passavano ancora per infallibili, non sarà fuor di proposito che io riporti parola per parola la maniera con cui egli fa l' introduzione alla sua lettera per iscu- sare la sua comunicazione. Eccone il tenore : « Si avrebbe ragione di dire che una scoperta qualunque non dovrebbe essere pubblicata, se non quando ella è di tutta certezza, ma lo scopritore può in generale e in particolare rispondere del successo ? E quante esperienze provate per una parte, e tali da non potersene dubitare, ripetute da un altro più non ebbero la medesima riuscita? La resistenza dei pregiudizi, l'inesattezza del procedimento, e gli scherzi impenetrabili della natura non possono allontanare dalla certezza di una scoperta che 1' osservatore avea toccata con mano ? Il trar fuori cognizioni dai secreti della madre natura, che ella tiene nascosti, non è piccola cosa ; e taluni sco- prono ciò che non aveano intenzione di ricercare, in vece di ottenere l'intento che si erano proposto. In questa maniera io mi sono fermato alla semenza vergine dei vermi da seta, quando mi sono messo ad esaminar quelli che bene ed ugualmente usciti dall' ul- tima muta non si erano nutriti che per quattro giorni, ed erano svezzati, come ho già detto altrove. Dopo quest' astinenza ho ri- trovato sui boschi alcune farfalle pressoché tutte femmine, che erano uscite dal bozzolo trasformate. Ho messo undici di queste sopra un pezzo di drappo nero senza saperne il perchè, e vi de- posero le uova, che non ho dimenticate alla prossima raccolta, e mi diedero un prodotto in bozzoli che non m' aspettava. Mi parve la cosa assai interessante per occuparmene, e riguardando questa semenza come fatta senza 1' accoppiamento, per averla esattamente tale, ho quindi scelti i bozzoli i più rotondi ad ogni estremità. Furono messi in altrettanti cartocci di carta aperti, dai quali aspettai 1' uscita dei parpaglioni, e ne impedii la comunicazione, avendoli collocati in differenti camere. Altre esperienze, consecu- tivamente fatte con diligenza, mi convinsero del progresso dei vermi da seta nati di semenza vergine, e ne ho scritto al signor di Réaiimur, che mi rispose in generale ex niliilo nihil fìt, e che non potea concedermi l' effetto di cui gli avea scritto. » An. IV. 26 — 386 — Egli é assai caratteristico per quel tempo, in cui Castellet pubblicò la sua osservazione riferentesi alla Partenogenesi, che, non avendo tale osservazione trovata buon'accoglienza presso il cele- bre Réaumur, ma essendo stata ben anco dal medesimo intieramente respinta, Castellet abbia creduto di dover cedere all' autorità d'un Réaumur, il quale non voleva si scuotesse nulla del domma che ogni ovo per isvilupparsi ha da essere prima fecondato, e cosi av- venne che egli lasciasse cadere ciò che avea osservato con occhi scevri da pregiudizi, e mediante la sua fantasia invasa dal domma s' immaginasse d'avere scorto il processo d'un atto maritale fra i bachi ; il che coll'organismo dei bruchi è una mera impossibilità. Ma lascio parlare Castellet stesso : « La risposta di questo Filosofo mi lasciò a giusto titolo qualche dubbio, che mi fece esaminar più seriamente la cosa, e cercare se qualche prima causa da me sconosciuta non contribuiva particolarmente alla generazione dei vermi da seta. Col tempo non ho più potuto dubitarne, quando attentamente un giorno fissando i bachi del mio laboratorio, mi accorsi, non senza sorpresa, che alcuni già prossimi a montare sul bosco si accoppiavano per un momento. Stupefatto di quest' incontro più non li ho perduti di vista, e coir ajuto di tre amici e giorno e notte alternativamente vegliando ad osservare i bachi dopo 1' ultima muta oh quanti ne abbiamo allora veduti, chi più presto e chi più tardi, coda a coda attaccati per un momento. Di questa mia scoperta non ho parlato che dopo di esserne stato esattamente sicuro. I leggitori possono altresì convincersi che quanto io dico non è immaginario, pren- dendosi, come ho fatto io, la pena e avendo la pazienza di osservare attentamente i vermi da seta dopo l'ultima muta, finché montano sui boschi, epoca precisa. Ho avuto medesimamente l'attenzione di separar quelli che si erano accoppiati : uscirono sempre dai loro bozzoli altrettanti maschi, e altrettante femmine. » I tempi ora si son cambiati : la pura esperienza vale adesso, segnatamente nelle scienze naturali, più di un domma stabilito dalle prime autorità. Fra gli apicoltori italiani la Partenogenesi ha già, per via di molteplici esperienze, gettate cosi profonde radici, che — 387 — non si lascia più estirpare dai seguaci deli' antica credenza, come resulta dai trattati contenuti nell'annata corrente dell' Apicoltore in senso della teoria razionale di Dzierzon. Colla massima soddisfazione ritengo d' aver pure osservato che ora parimente i bachicoltori d' Italia hanno preso con energia ad esaminar la questione, in qual guisa ed estensione occorra la Partenogenesi fra le differenti razze di Bombici della seta, e com' io venni a conoscere si fanno già degli esperimenti in proposito su vasta scala a Milano, a Bergamo ed in altre località d' Italia. In tal modo si chiarirà finalmente, non v' ha dubbio, in quali circo- stanze la Partenogenesi del Bonibyx Mori, che, a quanto pare, non si presenta che accidentalmente, pervenga all'osservazione; con che poscia il bravo Castellet otterrà contemporaneamente una splendida giustificazione da'suoi compatriotti del secolo decimo nono. Un'altra antica osservazione, relativa alla Partenogenesi della Psyclie apiformis, fu fatta dal valente Pietro Rossi. Questa osserva- zione fu resa nota in Germania per via d'una breve comunicazione, che Ochsenheimer lasciò stampata nella sua conosciutissima opera sulle farfalle europee (I). La notizia di Ochsenheimer snona, come segue: « Una delle più notevoli esperienze è quella che le femmine delle Psychidi depongono talvolta delle uova suscettibili di evolu- zione senza precedente accoppiamento. Egli è questo un fatto in- negabile sinora imperscrutabile, confermato da parecchie prove fatte con ogni possibile precauzione. Le più complete su questo punto sono quelle che somministrò il Rossi in una lettera al sig. Abbate Mazzola sulla Psyche apiformis ». In altro luogo Ochsenheimer dice : (2) « Le prove fatte dal Rossi colla maggior possibile cura, sotto campane di vetro, e persino in camere separate, diedero la certezza che le femmine della Psyche apiformis depongono uova suscetti- bili di evoluzione senza previa fecondazione. » (1) Vedi : Ochsenheimer, die Schmetterlinge von Europa. Voi. HI, 1810, pag. 166. (2) Ibidem, pag. 178. — 388 — E da deplorare assai che Oclisenlieimer non abbia indicato dove si trovi stampata la suddetta lettera del Rossi, poiché sarebbe importante di imparare a conoscere le osservazioni fatte da lui sulla Psyclie apiformis in tutta la loro estensione, per poter giu- dicare se egli abbia impiegato realmente nelle sue osservazioni tutte le debite cautele^ che non devono essere trasandate segnata- mente nelle Psychidi, onde scansare gl'inganni. Già Keferstein (1) procurò di trovare questa lettera del Rossi diretta a Mazzola, ma indarno. Io pure l' ho cercata senza successo negli Opuscoli scelti, opera di molti volumi^ cosi che mi veggo costretto a rivolgermi ai connazionali del Rossi ora viventi, e pregarli d' indicarmi nel ricco tesoro della letteratura italiana il luogo dove sta nascosta quella lettera che tanto mi preme. Monaco, 11 novembre 1872. Carlo de Siebold. (1) Vedi: Keferstein, iiber jungfrauliche Zeugung bei Schmetterlinger, in der Ento- mologisclien Zeitung. Stettin 1861, pag. 446. CATALOGO DI CROSTACEI PODOTTALMI BRACHIURI E ANOMOURI RACCOLTI NEL VIAGGIO DI CIRCUMNAVIGAZIONE DELLA FEEGATA ITALIANA MAGENTA RIPORTATI dal Prof. Enrico Giglioli E DETERMINATI da ADOLFO TARGIONI TOZZETTI (Prof, di Zoologia e Anatomia comparata al R. Museo di Firenze). Il viaggio della R. fregata italiana Magenta fu compiuto dal 1865 al 1868, rompendo da Napoli per Sardegna, stretto di Gibilterra, Isole Canarie, Rio Janeiro, Montevideo, Oc. atl. Oc. in- diano (a S. del capo di Buona speranza, lungo il 45° lat. S.), Sumatra, Batavia, Singapore, Saigon, Ajirò, Jokohama, Geddo, Shangai, Taku, Woosung, Bias Bay, Hong Kong, Pekino, d' onde rifacendo la rotta per Geddo, passava a Formosa, Sumatra, Batavia, Onrust, Australia, per la parte da ponente e mezzodì, fino a Melbourne e Sidney; navigando poi il Pacifico da Sidney a Lima, per la più gran parte fra il 30° e 45° lat. S., quindi da Lima, a Valparaiso, stretto di Magellano, Montevideo, Oc. atl., secondo una linea che intersecava quella della precedente navigazione presso Capoverde, per Gibil- terra e Sardegna, tornava a Napoli, come il Prof Giglioli ha indi- cato nella bella carta pubblicata colla sua « Nota intorno alla distribuzione geografica della fauna vertebrata nell'Oceano (1) ». Il numero dei Crostacei riportati da questo viaggio non arriva a quello delle specie indicate o descritte da Heller pel viaggio della Novara, ma è notabile che poche di queste coincidono colle altre dei (1) V. Bullett. della Soc. Geograf. italiana, 1870, fase. 5, parte 8', pag. 1. — 390 — nostri viaggiatori, e che indipendentemente da quelle sulle quali rimane da fare ulteriore studio di determinazione, molte sono specie assai critiche e poco note, o illustrate. Qui si intende di fornire un semplice elenco dei Brachiuri e degli Anomouri, riser- vando annotazioni, confronti, notizie più complete alla pubbli- cazione generale di questa parte dei materiali del viaggio. DECAPODl BRACHIURI Fam. OXYRINCHA M. Edw, (1) Trib. Macropodiana. 1. Eurypodius Audouini, M. Edw et Lucas; D'Orb. Voy. dans l'Am. merid., Crust. p. 3, t. L Dana, Uniied States explor. exped. Crust. T. 1, p. 102, 104, Valjparaiso. Trib. Majana. 2. Chorinus Giava. 3. Paramithrax Peronii? M. Edw. Hist. natur. des Crust. T. I, p. 324. Patagonia occidentale da Halt Bay a Porto buono. — Oc. indiano [M. Ed.]. 4. Epialtus dentatus M. Edw. H. n. Crust. T. I. p. 345. Val^taraiso. — Patagonia occidentale., Halt. Bay e Porto buono. — Cliili. [M. Edw.) Trib. Partenopeiana. 5. Lambrus Hong kong. Prossimo al L. tuberculosus Stimps. Proc. Acad. nat. Se. of Philadel- phia 1857 p. 250, anch' esso di Hong-Kong. Fam. CYCLOMETOPA. Trib. Canceriana arcuata 6. Cancer Valparaiso. (1) Senza pregiudicare nessuna questione di classificazione, seguo queUa di Milne Edwards come assai adattata per la sua universale estensione air oggetto di disporre specie che appartengono a gruppi molto diversi. — 391 — 7. Acteodes tomentosus, Dana Crust. T. 1. p. 197. ZozYMUS TOMENTOSUS, M. Edw . H. 71. Crust. T. I, p. 385. Stimps. op. cit. 1858 p. 32. Heller Novara Reise, Crust. p. 17. Costa di Sumatra. — Samoa, Is. Fedjee, Oc. Pacif., Mai'e di Sooloo. Ind. orient. [Dana). 8. Acteodes bellus Dana Crust., T. 1, p. 196, t. 11, f. 2. Stimps. op. cit. 1858, p. 32. Sumatra — Tutuila, Upolu, Isole Samoa, Isola Wakes, Arcipelago di Paumotu (Dana.) Minutissima specie, non del tutto identica però a quella di Dana, quan- tunque certamente vicinissima ad essa. 9. Atergatis floridus. De Haan, Fn. jap p. 46. Dana Crust. T. 1. p. 159, t. 7. f. 4. Stimps. op. cit. p. 32. Cancer floridus Rumph. Ami), t. 8, f. 5. Cancer Ocyrohe Herbst. t. 3, 54, f. 2. M. Edw. H. n. Crust. T. 1, p. 375. Giava — Mari di Asia [M. E.) — Arcipelago di Paumotu, Isole della Società, Isole Fejee (Dana.) Is. Loo Choo {Stùnps.) 10. Euxanthus nitidus, Dana, Crust. T. 1, p. 174. t. 8, f. 9. Costa di Sumatra — Is. Fejee, Tongatabou [Dana.] 11. Chlorodius Lung. 8 mill. larg. 11. 3 (rapp : 1 : 1,7) Vedi du. 10.3. Giava. Il genere non può essere altro. La specie, a zampe post, spinose superior- mente, con mani levigate, ha un complesso di segni pei quali non conviene con veruna delle specie affini. 12. Ozius frontalis; M. Edw.? H. n. Crust. T. 1. 406. Giava. — Tranquebar [M. Edw.) 13. Etisus laevimanus; Randall, Journ. Acad. Nat. Se. of. Phila- delphia T. 8, p. 115. Dana Crust. T. 1, p. 186. t, 10, f. 1. a. 1). e. d. g, gli. Sumatra. — Isole Sandwich [Dana). 14. Pilumnus vespertilio Leach, Trans. Li7m. Soc. T. 11. Desmar. Coìisid. sur les Crustacés p. 112. Latr. Encycl. t. 10, p. 125. Dana Crust. T. 1, p. 236. M. Edw. H. n. Crust. T. 1, p. 418. Giava — Indie orient. (M. E.) — Stretto di Balabac (Dana). 15. Pilumnus ? Giava. — — 392 16. Ruppellia ? Johohama. 17. Actumnus tomentosus Dana, Crust. T. 1, p. 243. t. li, f. 2, a. Giava — Taiti, Upolulu {Dana.) Trib. Canceriana Quadrilatera. 18. Eryphia laevimana Latr. Coli. Mus. Paris. Guerin Icon. Crust. t. 3. f. 1. M. Edw. H. n. Crust. T. 1. p. 427. Dana Crust. T. 1, p. 249. t. 14,, f. 7, a. Coste di Sumatra — Is. di Francia (M. Edw). Is. Paumotu, Is. della Società, Samoa, Is. Feejee, e molto diffusa nell'Oc. Pacifieo [Dana). 19. Trapezia Onrust. Trib. PORTDNIANA. 20. Lupea sanguinolenta M. Edw. H. n. Crust. T. 1., p. 451. De- sraar. Consider. sur les Crust. p. 99. M. Edw. Cuv. R. anim. Atlas 1. 10. f. 1. Lupa sanguinolenta Dana, Crust. T. 1., p. 272. Stimps. Pro- ceed. Ac. of. nat. Se. of. Philad. 1858. p. 38. Cancer S.4NGUJN0LENTUS Herbst. T. 1, p. 161. t. 8. f. 56, 57. Cancer pelagicus Fabr. Sp. Ins. T. 1., p. 500. Linn. Syst. nat. Ed. 1788, p. 2970. Portmius sangninolentus Fabr. Supp. Ent. Srjst. p. 365. Latr. Encijcl. met. T. 10., p. 190. Hong-kong. — Oc. ind. (M. Edw.), Singapore, Ind. orient. Is. Sandwich {Dana)., Hong-kong [Stimps.) 21. Lupea sang-uinolenta M. Edw? Maschio giovane?? Golfo di Petcheli. 22. Thalamita coeruleipes, Lucas. et Jacquin. Voyag. au pjole Sud et dans l'Oceanie, Crust. p, 53, t. 5, f. 6, Heller, No- vara Rei se, Crust. p. 28- Giava. — Mangavèra, Oc. pac. [Lucas. Jacq.) — Is. Nicobar {Heller.) 23. Thalamita stretto di Banka. — Assai prossima alla T. Chaptalii e alla T. Admete, ma per altri segni diversa. — 393 — 24. Thalamita Danae, Stimps. op. cit. 1858, p. 39. Thalamita crenata Dana Crust. T. 1, p. 283, t. 17, f. 7 a, &. Giava. — Hong-Kong {Stimps.) 25. Charybdis crucifera, Dana, Crust. T. 1. p. 286, t. 17, f. 11 a. Stimps. 02^. cit. p. 39. PoRTDNUs CRUCiFER, Fabr. Supjjl. 364., Herbst. t. 30, f. 1. Oceanus crucifer, De Haan Fìi. jap. p. 40. Thalamita crucifera, M. Edw. op. cit. T. 1, p. 462. Giava. — Singapore [Dana) — Hongkong {Stimps.) 26. Charybdis affinis, Dana, Crust. t. 1, p. 286, T. 17, f. 12 a. Singapore. — ib. {Dana.) Fam. CATOMETOPA. Trib. Telphusiana. 27. Telphusa Dehaani, M. Edw. Ann. Se. nat. Ser. 3, T. 20. p. 212. T. Berardi De Haan, F7i. Jap. Crust. p. 52, t. 6, f. 2. Jolioliama. Trib. Pinnotheriana. 28. Halicarcinus planatus, White, Ann. and. Mag. nat. hìst. T. 18. p. 78. t. 2, f. 1 \\UQ). Dana, Crust. T. 1, p. 385. Leucosia planata Fabr. Suppl. p. 350. Hymenosoma Leachii, Guerin Icon. t. 10, f. 2., Voyag. de la Coquil. T. 2, p. 22. Hymenosoma tride?itatum, Lucas et Jacq. Voy. au iJOle Sud Crust. T. 5. f. 27. Patagonia occidentale. - Baja di Nassau, Terra del fuoco (Dana). 29. Halicarcinus ovatus, Stimps. op. cit. 1858, p. 109. Porto Jahson. — ib. {Stimps). 30. Myctiris longicarpis Latr. Eìic. meth. t. 297, f. 3. Desraar. op. cit. p. 11, f. 2. Guerin Icoyi. Crust. t. 4, f. 4. M. Edw. Regìì. Anim. AU. t. 18, f. 2. Dana, Crust. T. 1, p. 389., M. Edw. H. Crust. T. 2, p. 37., Heller Novara Reise p. 40. Porto Jackson. — Sydney {Dana), Sydney {Heller). — 394 — 31. Myctiris platycheles? M. Edw. Mei. carcìnol. p. 118. Stimps. op. cit. 1858, p. 99. Porto Jackson. Botany Bay [M. E, Stimps.) Trib. OCYPODIANA. 32. Ocypode cordimana, Desmar. Consid. sur les Crust. p. 121; M. Edw. H. n. Crust. T. 2. p. 35. De Haan Fìi. lap. p. 57, 1. 15, f. 4. Krauss Sud Afr. Crust p. 41.; M. Edw. Ann. Se. nat. Ser. 3. T. 18, p. 147; Dana, Crust. T. 1. p. 324 (?); Hell. Novara Reise Crust. p. 42. 0ctj2)0de pallidula, Hombr. et Jaquin. Voy. au pole Sud. Crust. p. 64, t. 6, f. 1. Jokohama. — Paraggi di Mangavera [Jacq^. et Lue.) Stretto di Balabac (Dana); Is. Nicobar, Manilla [Hell.) 33. Gelasimus Singapore. — Individuo maschio mutilato della Chela maggiore, lungo 0",01, largo fra i due angoli orbitari esterni 0™,02, cogli angoli stessi molto acuti e prominenti, il margine orbitario inferiore crenulato, all' angolo esterno roton- dato. Per questo e per alcuni altri segni prossimo al G. splendidus Stimps, ma con rapporti assai diversi nelle due dimensioni, le quali nella specie nominata sarebbero = 0,49 — 0,78, invece di -1 : 2. Trib. Grapsidiana. 34. Sesarma Lafondi, Lucas et Jacq. Voij. Astrol. Crust. p. 70, t. 6. f. 4; M. Edw. Aìin. Se. nat. Ser. 3, T. 20, p. 185. Mari della China — Woosung — Batavia [Lue. et Jacq.), Oc. pacif. (M. E.) 35. Sesarma impressa, M. Edw. H. n. Crust. T. 2, p. 74. Jockohama. 36. Sesarma Dehaani, M. Edw. 1 Aiìn. Se. nat, Ser. 3, t. 20, p. 184. Grapsus quadratus Dehaan? Fn. jap. p. 62. t. 8. f. 3 Jokohama. Si debbono indicare due altre forme di Sesarma, della stessa località, la definizione delle quali non è ancora chiara. 37. Leptograpsus Molto prossimo a L. rugulosus M. Edw., del Brasile. Jokohama. 38. Metopograpsus oceanicus M. Edw. Anii,. Se. nat. Ser. 3, T. 20, — 395 — p. 166. Heller, Novara Reise, Crust. p. 44 ; Jacqin. et Lucas Voyag. au pole Sud, Crust. p. 73, t. 6, f. 9. China, Woosung — Coste dell'Isola di Poulo Han {Jacq. et Lue.) Isole Ni- cobar, (Hell.) 39. Hemigrapsus afflnis ? Dana, Crust. T. 1, p. 350, t. 22. f. b, a, d, e, d, e. Proceedings Acad. of Nat. Se. of. Philadel- pMa 1851, p. 250. Rio della Plaa. — raccolto sull' elice della fregata. La forma riferita con dubbio alla specie indicata dovrà probabilmente esserne distinta. 40. Cyrtograpsus angulatus, Dana, Proceed. Ac. of. nat. Se. of. PhiladeliMa 1831, p. 250. Crust. T. 1, p. 352, t. 22, f. 6, a, b, e, d, e. Raccolto col precedente nell'Atl. australe sull'elice della nave. — Rio negro, Patag. settentrion. {Dana). 41. Nautilograpsus cyaneus, M. Edw. Ann. Se. nat. Ser, 3% T. 20, p. 185. Planes cyaneus Dana Proeed. Ae. Nat, Se. of Philade- Iphia 1851, p. 250, Explor. A^ner. exped, Crustaeea T. 1, p. 347, t. 22. f 1. a, li, e, e, f, g. Oc. Atl.^mare dei Sargassi — Oc. pacif. lat. n. 28°, long. E. 174°. lat. S. 15», 30°, long. 105 (Dana.) Per quanto siano dell'Atlantico e non del Pacifico, i nostri esemplari hanno nella forma dell'addome il carattere che distingue la specie dal N. tninutus, col quale anderebbero assimilati per la stazione. 42. Helice tridens. De Haan, Fn. jap. p. 57, t. 2, f. 2. t. 15, f 6, (1835) M. Edw. Ann. Se. nat. 3 Ser., T. 20, p. 189. Stimps. op. eìt. p. 105. Jokohoma — Mari del Giappone {De Haan, M. E.), Estuari (Stimps.) 43. Helice granulata, Hell. Novara Reise, Crust. p. 61. Chasmagnatus granulatds, Da7ìa, Crust. T. 1, p. 364, t. 23, f. 6, a, &, e, d. Montevideo — Rio laneiro (Hell.) — Sulle rive del Lago Peteninga presso Rio laneiro (Dana.) 44. Plagusia tomentosa, M. Edw. H. n. Crust. T. 2. p, 92. Kraus Sud. Afr. Crust. p. 31, t. 2, f. 6., Dana Crust. T. 1, p. 370. Stimps. op. cit. p. 103. Hell. Novara Reise p. 51. Plagusia capensis, De Haan Crust. Fn. Jap. p. 58 (Dana). Johohama — C. di Buona Speranza — Chili (M. E.); C. di Buona Speranza, Nuova Gallia del Sud, Illawara, Nuova Zelanda (Dana.) Gap. di B. sp. (Heller.) — 396 — 45. Varuna literata, M. Edw. Dici, class. H. n. T. 10, p. 511, (1830) H. n. Crust. t. 2, p. 94, Ami. Se. nat. Ser. Z, T. 20, p. 176. Hell. Novara Reise p. 51. Cancer literatus, Fabr. Supplem, p. 342. Herbst T. 3, p. 58. t. 48, f. 4. Grapsus literatus, Bosc. H. n. Crust. t. 1, p. 203. Trichopus literatus, Dehaan, Fn jap. Crust. p. 32. Dana, Explor. exped. Crust. T. 1. p. 336, t. 20, f. a. Stretto di Banka — Oceano indiano (M. E.) — Sopra un tronco fluttuante di Bambù all'ingresso dello stretto della Sonda (Dana) — Madras, Hongkong, Aukland {Hell.) 46. Eriochirus sinensis, M. Edw. Areh. du Mus. T. 7, p 146. t. 9, f. 1. Ann. Se. nat. Ser. 3, T. 20, p. 177. Heller, Novara Reise Crust. p. 52. Woosung — Mari della China {M. E.), Shangai [Heller.) Fam. OXYSTOMA. Trib. Calappiana. 47. Matuta Victor, Fabr. Supp. p. 369. Latr. Encycl. t. 273, f. 3 4, Desmarest, Coyisid. sur les Crust. p. 10, t. 7, f. 2. M. E. Régne animai, Crust. t. 7, f. 1., H. nat. Crust. T. 2, p. 115. Dana Crust. T. 1, p. 395. Matuta Lesueuri, Leach, Zool. mise. t. 3, p. 14. Cancer lunaris, Herbst. T. 1, p. 140, t. 6, f. 44. Jokohama — Singapore, Indie orientali [Dana.) Trib. Leucosiana. 48. Philyra pisum De Haan ? Fn. Jap. p. 131, t. 33, f. 7. JokoJiama. 49. Philyra Jokohama. 50. Philyra. Giova. 51. Nursia. Jokohama. — 397 — Trib. CORYSTOIDEA. 52. Acanthocyclus Gay, Lucas. Dana Crust. t. 1, p. 295, Peters Monafsbericht der Kon. Ahad. der Wissensch. zu Berlin 1861, p. 713. Canali della Patagonia occidentale. — Valparaiso (Lucas.) Associando ai Coristoidei questo genere seguo l' opinione di Peters, il quale con esso e i gen. Belila e Corystoides forma la sua divisione dei Bra- chyura orbata, cioè colle antenne esterne ridotte ad un semplice rudimento o del tutto nulle. Meno bene informato e prima di aver sottocchio la memoria di Peters, avevo io stesso proposto per questa specie un genere nuovo Acerus, di cui si parla nei processi verbali della Società entpmologica dell'Adunanza di Siena. V. Bull. Soc. ent. Ital. T, 4, p Trib. DoRiPPiANi. 53. Dorippe. Jokohama. — Prossima alla D. Sima M. E. ma glabra e colle regioni postero laterali squisitamente granulate 54. Dorippe lanata Bosc. Hist. n. des Crust. t. 1, p. 208. Lamk. H. n. des an. sans vert. T. 5. p. 245. Latr. Encycl. T. 306, Desmar. Cons. sur les Crust., p. 135, t. 17, f. 2. C ANGER LANATUS Fobr. Sp. ins. 1. 503. Cancer faccMno Herbst. p. 190, t. 11, f. 68. Pongo con dubbio l'origine essendo forse impossibile di porre sotto altro nome la specie. DECAPODI ANOMOURI. Fara. APTERURIDA Trib. Dromiana. 55. Dromia indica Gray Zool. Mise. 40. Griff. Cur. Crust. i. 24. Stirapson Proceed. of the Acad. of. Nat. Se. of Philadel- pìiia 1858, p. 226. Giava. — 398 — Trib. HOMOLIANA 54. Lithodes antarctica, Nicolet in Gay ^/5^. fìsica y politica de CMle Zool. T. 3. p. 182 (1848). Lucas et Jaquin. Voyage au pole Sud. Crusf. p. 90, t. 7, fig. 1. Patagonia occidentale. — Stretto di Magellano. — Chili (Lucas et laquin.) Fam. PTERyGURIDA. Trib. Pagdriana. 55. Cenobita rugosa, M. Edw. H. n. Crust. T. 2, p. 241, Dana Crusf. T. 2, p. 471, t. 30, f. 1. Heller Novara Reise p. 82, Cenobita clypeata Owen Crust. Blossom p. 85, t. 25, f. 3. Giava. — Oc. ind. [M. E.) Arcipelago di Paumotu a Raraka. Is. Samoa, Ton- gatabu, Is. Feejee, mare di Sooloo, in varie conchiglie a 50 piedi di profondità (Dana) — Ceylan, Nicobar, Madras, Sydney, Taiti [Heller). 56. Calcinus elegans Dana Crust. T. 1, p. 459, t. 28, f. 10. Pagurus elegans, M. Edw H. n. Crust. T. 2. p. 229. Ami. Se. nat. 2 Ser. T. 6, 13, f. 2. Heller, Novara Reise p. 88. Pagurus pictus, Owen, Crust. of Blossom p. 83, t. 25, f. 2 a. Pagurus decorus, Randall, Proceed. Acad. of. nat. Se. of. Philad t. 8, p. 138. Patagonia occidentale. — Is. Glerm. Torrenue. Is. Hawai, N. Irlanda {Dana M. Edw.) Trib. PORCELLANIANA. 57. Petrolisthes angulosus, nob. Porcellana angolosa, Guerin Revue et Mag. de Zoologie T. 8. Clas. 7, p. 5, t. 25. f. 3. Valparaiso — Chili (Guerin.) 58. Petrolisthes violaceus Stimps. Proceed. Acad. of. nat. Se. of Pìiiladelpliia 1858, p. 227. Porcellana violacea Guerin? Bull. Soc. Se. nat. de Fran- ce (1835), Magaz. de Zool. T. 8, ci. 1, p. 6, t. 25, f. 2. M. Edw. H. ti. Crust. T. 2, p. 250. Dana Crust. T. 1. p. 416, T. 26, f., ba, ì). P. macrocheles, Paeppig, Crust. Chili ( Wiegm, Ardi. 1830. p. 142, t. 4, f. 1. Valparaiso — Chili (Guerin) — Valparaiso (Dana.) — 399 — 59. Petrolisthes tuberculatus Stimps. op. cit. voi. cit. p. 227. Porcellana tuberculata Guer. Bull. Soc. des Se. nat. de France 1835, p. 113. Revue et mag. de ZooL T. 8, Class. 7. p. 6, t. 26, f. 2. Dana Crust. t. 1, p. 422. Porcellana loMfrons. M. Edw. H. n. Crust. T. 2, p. 256. Valparaiso. — Chili, S. Lorenzo, Perù {Dana.) 60. Raphidiopus.... Jokohama — Prossimo al R. ciliatus, Stimps, op. cit. voi. cit. p. 228, 24L 61. Polyonyx biunguiculatus, Stimps. op. cit. voi. cit. p. 229. Porcellana biunguiculata, Dana, Crust. T. 1. p. 411, t. 26, f. 1. Giava. — • Mari d'Oriente [Stimpson.]. RASSEGNA ENTOMOLOGICA SOMMARIO STIJDJ GEIVERALl — l.onDE — Epidemie d'insetti prodotte da funghi — EIKTOMOLOGI:^ DESCRlT'E'iTA — Reitter — Monografia del gen. Me- ligethes (annunzi) — Nevrotteri [annunzi) — Imenotteri — Costa — Pro- spetto degli Im. italiani — Ditteri, Lepidotteri, Entomologia paleon- tologica (annunzi) — ARACHIDI — FAiwaiAGo — Rassegna degli Scorpioni italiani — AlSJVUItiZI E RETTIFICAXIOMI. Epidemie d' insetti cagionate da funghi, del Sig. Giorgio Lohde. — {Berlin. Eni. Zeit. t. W.pag. 17, 1872.) La piiì conosciuta di tutte è quella del Calcino del baco da seta, che nella metà del secolo passato comparve in Francia, si diffuse per l'Europa meridionale, e quanto abbia dato da pensare e da fare in Italia tutti sanno, sebbene 1' A. non faccia parola di questo. La malattia è dovuta ad una specie di fungo {Botrytis Bassiana\ scoperto e ben definito fra noi, del quale però il Du Barry più recentemente ha fatto tutta la istoria, avendone studiato le fasi sulle larve trasparenti della Sphinx Euphorbiae, che sono di quelle sulle quali vive il fungo medesimo. I corpi riproduttori della Botrite germogliano alle superficie esterna delle larve, e per un certo tempo distendono i filamenti del loi^o micelio, dai quali se ne producono altri, che penetrano nell'interno del corpo; questi generano i Gonidi, i quali cadono nell'umore cavitario o sanguigno della larva, germogliano ancora essi, e coi filamenti micelici e i conidi riprodotti empiono in breve il corpo della larva medesima. In tempo umido il germogliamento dei conidi alla superficie delle larve avviene rapidamente, e già al quarto giorno da quello della infezione ne sono manifesti i prodotti ; in tempo asciutto può indugiare anco fino all'ottavo giorno. Da principio gli animali non soffrono; verso l'S" e II" giorno però si fanno pigri e smettono di mangiare, poi restano immobili dove sono, e in- vece di escrementi normali evacuano una materia untuosa dall' ano ; fra il 12° e 14" giorno periscono. La vegetazione del fungo e la produzione di conidi continua dopo la morte, ed empie tutto l'animale che si solidifica asciutto e indurito. E notabile però che il tubo intestinale rimanga sempre libero, seb- bene anche questo in altri animali, come in alcune specie americane di Julus, nel Passalus cornutus, e in altri Coleotteri per osservazione di Lebert, Leidj^, Robin, Mouliniò possa essere ostrutto da diverse piante inferiori. Miceli e. — 401 — conidi di Botrite rompono poi la pelle della larva morta e diffondono la malattia, conservando per mesi la loro facoltà germinatrice. — Il calcino è stato osservato sulle larve di Gastropacha Pini, G. Rubi, Sphinx Pinastri, Panolis piniperda, Fidonia Pinaria, e sopra diversi Imenotteri, Eraitteri e Coleotteri, fra i quali le Cetonie, daBail; sulle larve di Gastropacha Quercus,Euprepia Caja, Sphinoc Euphorbiae, Tenebria molitor da Du Bary, con apparenze assai diverse però, per le quali come il fungo del Calcino del baco da seta si è distinto col womQ ùì Botrytis Bassiana, quello del Calcino delle Gastropacha ha servito a formare un altro genere e un altra specie [Isaria crassa], e le forme del genere Cordyceps non sono che fruttificazione completa di specie del genere Torrubia, terza forma di Botrite, la quale invece di vegetare alla superfìcie del corpo degli animali, vegeta e si sviluppa soltanto nelle aperture stigmatiche delle trachee. Oltre alle larve, questi funghi possono attaccare anco le crisalidi, e gli stessi insetti perfetti, e come ciò è più facile per quelle o per questi se svernano sotto terra o fra i muschi umidi, così accade che gli allevatori di larve e cri- salidi di questa natura molte ne perdano, uccise della malattia già acquistata, e molte nella loro condizione naturale medesima soffi'ono la stessa sorte, come si è realmente osservato. Gli allevatori debbono quindi aver cura di separare le larve o crisalidi sane dalle malate appena si accorgano della presenza di queste ; altresì gioverà loro aspergerle tutte con zolfo. Un'altra malattia prodotta pur essa da funghi, che vegetano prima alla su- perfìcie, poi nell'interno degli animali, lasciando libero il tubo intestinale e le trachee, è quella che si è chiamata Moscardina o Calcino nero {Schwarzmu- scardine), e che attacca le larve di Agrotis segetum e di Pieris Brassicae, riducendo specialmente le prime in una massa dura e nera come carbone. 11 mutamento di consistenza e di colore sì deve alla estremità di filamenti micelici di un L'omicete, i quali, sviluppati nel corpo della larva, si empiono di proto- plasma e si divìdono in ispore con doppia membrana. Di più avviene che invece dì corpuscoli normali si trovino nel sangue delle larve malate corpuscoli bruni, e poi un vero pigmento bruno, e dei gruppi di rafidi con cristalli romboidali, misti ad altri di ossalato di calce. Il fungo della Pieris Brassicae fu detto da Fresenius, nel 1856, Entomo- phtora sphaerospermum, e un altro osservato noW ApJiis Corni fu detto En- tomophtora aphidis. Ora questi due sono riuniti con quelli delle larve di Agrotis, e vanno distinti da altre specie affini in un genere nuovo col nome di Tarrichium. Terzo genere dì funghi infesti agli insetti è quello, una specie del quale at- tacca in autunno le mosche, e si vede quando (specialmente le femmine) sì tro- vano coli' addome tumido e con le commissure degli anelli guarnite, disotto, da Anni IV. 27 — 402 — una villosità biancastra, pigre nel moto o morte, e se sieno rimaste sui vetri delle finestre, circondate da un alone opaco sui vetri stessi formato intorno a loro. Quest'alone, largo talora anco un pollice, si compone di spore lunghe 0,0231 ram. di 0,01107 mm. di diametro, formate nell'interno e verso l'apice di un filamento, il quale per distensione progressiva di protoplasma accumulato scoppia e lancia la spora contenuta a notevole distanza ; i filamenti poi procedono da cellule che nell'interno dell'animale a loro volta hanno avuto origine dalla divisione e moltiplicazione di una cellula madre, la quale ne produce e ne genera in nu- mero infinito. La cellula madre medesima poi non è, in origine, se non che un otricolo primordiale, generato dalla spora nominata da prima, benché Cohn avesse cre- duto che si generasse per formazione cellulare spontanea. Le mosche sane prendono la malattia toccando le malate, o passando sopra le spore deposte da esse o da quelle morte. — Benché 1' epidemia apparisca sol- tanto in autunno, Brefeld ha veduto che talune mosche rimangono appartate e infette nell'inverno, e probabilmente altre, infette pur esse successivamente, conservano i germi del male tutto 1' anno per diffonderlo nella stagione più fa- vorevole al suo incremento. Il fungo di cui sono affette le mosche, molto diverso dai Botrytis e dai Tarrichium, fu descritto anch' esso come una Entomophtora da Fresenius, il quale indicò pure una E. Grylli, una E. Tenthredinis ; V. der Hyden ha in- dicato una E. Tipulae, e Braun una E. Culicis. Tutte queste Entomophtora, separate dai Tarrichium e da altre, vengono ora comprese nel genere Empusa. La E. muscae si è creduta speciale alle mosche, ma oltre alle mosche, ai Ditteri, e Imenotteri ricordati, infette da una forma molto somigliante {E. radicans) si sono trovate le larve di Pollonia rudis, Pieris Brassicae, Mamestra Bras- sicae, Orgya antiqua, Panolis piniperda, Argynnis Aglaja, Melithaea Cynthia, 31. Athalia, Euprepia aulica, E. villica, E f uliginosa; talché anco ammesse delle differenze di forme, che potrebbero essere dipendenti dall'animale in cui si sviluppano, le Empusa dominano assai largamente. E notabile che mentre le Gastropacha Pini e G. rubi sono attaccate da Bo' trytis, Isaria, Cordiceps, non si trovano mai attaccate da Empusa, benché vivano in condizioni di larve e d'insetti che portano queste e non quelle. Un altro fatto curioso è che Brefeld avendo inquinato alcune larve con spore di Empusa della loro specie, non si sviluppò la malattia, ma poi vide che erano occupate da larve di una Tachina, e osservando il sangue trovava i corpuscoli allungati e appuntati agli estremi, poi rigonfiati e sferoidali, e il sangue stesso era torbo, mentre nelle larve sane é trasparente Da questo si po- trebbe desumere che per siffatte infezioni il sangue si altera, e che vi è la possibilità di riconoscere una larva buona per l'allevamento, da un'altra ospi- tante i parasiti, coll'esame innocuo di una semplice stilla di sangue. — 403 — Tra i funghi nocivi agli insetti finalmente si annovera il Penicillum glau- cum; ma per questo mi sembra che bisogni avvertire che esso rappresenta uno stato incompleto o particolare di molti Ifomiceti diversi. L' A. conclude avvertendo che per queste relazioni di funghi e d'insetti si vede negli insetti medesimi manifesto ciò che per la origine della difterite, del colera, del tifo degli animali si sospetta, — che cioè queste malattie dipendano dalla presenza di inferiori organismi. — I funghi in qualunque modo debbono con- tarsi per una parte non lieve fra i fattori dell'equilibrio in cui gli insetti si conservano di fronte alla natura. A. T. T. ENTOMOLOGIA DESCRITTIVA COLEOTTERI (1). MONOGRAFIA DEL GENERE MELIGETHES DI EDUARDO REITTER (Verh ande lung. des natursorchend. Vereines in Brunii t. IX, 1870, 1871.) (2). L'autore, dopo avere esposto i caratteri dei vari generi componenti la fa- miglia dei NiTiDULiDi, passa al genere Meligethes, che egli divide in tre sot- togeneri, cioè: TJnguiculi simpUces basi haucl dentati : Meligethes. TJnguiculi latiores, basi fortiter dentati^ Odontogethes. Unguiculi latiores, basi fortiter dentati, Acanthogethes. Sottogenere 1» MELIGETHES. I. Frons margine anteriore recto aut propc recto. A. Tibiae posteriores, apice oblique trnncatae, setulosae. 1° Gruppo. — Species majores, nigrae, leviter convexae tibiis an- ticis apicem versus subtilissime serratis vel creniilatìs. 1. Meligethes rufipes Gyll. Latus, niger, opacus confertim subtilissime punctatus punctura elj'trorum undulata, prothorace scutelloque cinereo, elytris nigro-pubescentibus, antenuis, clava nigra pedibusque rufls, tibiis anticis linearibus apicem versus subtilis- sime crenatis. (1) In una prossima rassegna sarà dato conto della quarta parte della « Coleoptero- rum messis in Insula Cypro et Asia rcinore congregatae recensitio — del sig. Baudi di Selve, di cui la seconda fu data nel Bull. Ann. 2° p. 67. e la terza nel Bull. Ann. 3° p. 95.» "V. poi più avanti per alcune emende alle rassegne già fatte. (2) Inlicando le specie tutte ammesse dall'autore nelle loro respettive divisioni, si riportano testualmente le frasi di quelle che appartengono alla fauna italiana. — 404 — Trovasi ia Inghilterra, Svezia, Germania, Belgio, Francia, Austria, Sviz- zera, Toscana, Serbia. 2. M. lumbaris Strm. — Trovasi nell'Europa meridionale ed in Austria. 3. M. Fòrsteri Reitter. — Nel Siebengebirge, presso Aquisgrana, in Croazia. 4. M. foveifrons Reitter. B Tibiae posteriores ad medium usque vel ultra medium setulosae. 2<» Gruppo. — Interstitia punctorum supra subtilissime membra- naceo-reticulata. Tibiae anticae subtiliter aequaliterque ser- ratae V9l crenatae. Coleoptera pleruraque metallico-nitida, leviter convexa. 5. M. humerosus Reitter. — Nel Siebenbergen, Carinzia 6. M. simplex Kraatz. — In Atene. 7. M. fulvipes Bris. — Oblongo-ovatus, nigro-plumbeus, dense obscuro- pubescens, dense subtiliter punctatus : antennis pedibusque rufote- staceis, tibiis anticis extus subtilissime serratis. Trovasi in Francia, Toscana e Spagna. 8. M. suhrubicundus Reitter. — Trovato a Crefeld, ad Aquisgrana ed a Sciaf- fusa. 9. M. pumilus Er. — Oblongo-ovatus, niger, nitidulus, deusius subtiliter punctatus, subtilissime nigro-pubescens, prothoracis angulis posterio- ribus acutiusculis, pedibus piceo-testaceis, tibiis latis, anticis subtilis- sime serrulatis. Trovasi nella Germania settentrionale, nella Francia meridionale, in Dal- mazia, a Malaga. 10. M. coracinus Strm. — Nell'Europa centrale e settentrionale. 11. M. suhaeneus Strm. — Oblongo-ovalis, nigro-subaeneus, nitidus, subti- liter punctatus, subtiliter nigro-pubescens, fronte plana antice subemarginata, prothorace transverso, angulis posterioribus subrectis, pedibus piceis, tibiis anticis subtiliter serratis. Trovato in Prussia, in Svizzera, Stiria, Austria, Serbia, Siebenburgen e Francia. Baudi l'ha trovata sull'Appennino nei fiori di Anemone nemorosa. 12. M. anthracinus Bris. — D' Aix. 13. M. coeruleovirens Forster. — Nelle provincie del Reno, in Prussia e in Francia. 14. M. aencus Fab. — Oblongo-ovatus. viridi-aeneus, dense subtiliter pun- ctatus, nitidus, densius cinereo-pubeseens, sutura elytrorum nigra, antennis pedibusque nigro-piceis, tibiis anticis testaceis linearil)Us, subtiliter serratis. In tutta l'Europa. — 405 — * 15. M. viridcsccns Fab. — Oblongo-ovatus, Airidi-coeruleus, nitidus, par- cius subtiliter nigro-piibescens, sutura elytrorum nigra, pedibus antennisque rufls, bis clava fusca, femoribus intermediis subdentatis, tibiis anticis linea- ribus, subtiliter serratis. Var. Germanicus, Reitter. — Violaceus vel coereleus, vix pubescens. Var. (?) olivaceus GylI. — Oblongo-ovalis, rubro-fuscus, aeneo-micans, subtiliter punctatus cinereo-pubescens, antennarum basi pedibusque rufote- staceis, tibiis anticis linearibus, subtilissime serratis. Il tipo trovasi in tutta l'Europa. La varietà Germanicus^ è stata trovata in Amburgo, Prussia, Slesia, Austria e Francia. La varietà olivaceus in Slesia, nel Belgio ecc. 16. M. Szwalinai Reitter. — Oblongo-ovalis, convexus, aeneo-viridis, ni- tidus, parcius subtilissime, elytris paulo fortius punctatis, parcius brevissime nigro-pubescens, elytris basi protliorace paulo latioribus, apice subrotundatis, sutura nigra, antennis basi, pedibusque rufis, femoribus intermediis subden- tatis, tibiis anticis sublinearibus, subtiliter serratis. Trovato in Piemonte dal Dott. Stierlin e nell' Italia superiore dal Dott. Ste- fano De Bertolini. 17. M. azureus Heer. — Di Svizzera. 18. M .angustatus Kùst. — Di Transilvania. 19. M. australis Kiist. — Di Cartagena. 20. M. gracilis Bris. — Oblongo-ovatus, niger, nitidulus, subtiliter obscure pubescens, dense subtiliter punctatus, elytris nitidis, viridi-subaeneis, sutura nigra, antennarum basi pedibusque testaceis, tibiis anticis extus subtilissime serrulatis. Trovato in Francia, Germania, Svizzera e Italia. 3° Gruppo. — Supra punctorum interstitiis subtilissime membra- naceo-reticulatis. Tibiis anticis fortiter serratis, rufls vel ferru- gineo-rufis. Coleopteris convexis, metallico-nitidis. 21. M. Symphyti, Heer. — Breviter ovalis, convexus, nigro-coeruleus, ni- tidulus, crebre fortiterque punctatus, antennarum basi pedibusque testaceis, tibiis anticis fortiter serratis. Di Germania, Austria, Italia, Svizzera e Francia. 22. M. metallicus, Rosenh. — Di Cadice e Algesiras sulla Genistamono- sperma. 4° Gruppo. — Tibiis anticis subtiliter serratis vel crenatis. Co- leopteris convexis, nigris. 23. M. moravicus Reitter. — Trovato a Kunstadt ed a Paskau. 24. M. corvinus, Er. — Ovatus convexus, niger, nitidulus, confertim pun- ctatus, subtiliter obscuro nel nigro-pubescens, elytris maris fortius, feminae minus apicem versus angustatis, subrotundatim truncatis, tibiis posterioribus — 406 — sublinearibus, anticis dilatatis, extus subcrenulatis, apicem versus subtiliter obsolete serrulatis. Mas: Abdominis segmento ultimo vix punctato, nitido, medio transversim impresso, apice fortiter deflexo. Di Cassel, Aquisgrana Slesia, Austria, Piemonte. 25. M. subrugosus Gyll. — Ovatus, convexus, niger, nitidus, subtiliter punctatus,elytris transversim strigosis, subtilissime nigro-vel fusco-pubescens, pedibus piceis, tibiis anticis subtiliter crenatis. Di Germania, Italia, Serbia, Francia, Svizzera ecc. 5" Gruppo. — Tibiis anticis fortiter aequaliterque serratis, vel pectinato-dentatis. 26. M. alpigradus Reitter. — Nei Pirenei centrali. 27. M- serripes Gyll. — Nell'Europa settentrionale e centrale. 28. M. abdominalis Motsch. — In Spagna. 29. M. Rosenhaueri Ritter. — In Austria ed a Krimm. 30. M. Ledevi Ritter. — Orano. 31. M. fibularis Er. — Emmethal nei fiori di Erysimum alliaria; in Au- stria ecc. 32. M. Hìspanicus Reitter. — Della Sierra di Cordova. 33. M. spinipes (Bandi) Reitter. — In Andalusia ed in Cipro. 34. M. nanus Er. — D'Archersleben nei fiori di Salix aurita, di Sommer suW Ery si munì alliaria, di Slesia sul Marrubium vulgare, di Posen etc. 35. M. villosus Bris. — Di Parigi sul Marrubium vulgare, Pirenei e Algeria. 36. M. Dalmatinus Reitter. — Oblongo-ovalis, convexus, niger, subnitidus, dense subtiliter punctatus, dense subtiliter pubescens, thorace longiore, late- ribus rotundato, antice angustato; elytris postice angustatis, antennis rufis, pedibus anticis, tibiis posterioribus ferrugineis, tibiis anticis sublinearibus for- titer inaequaliterque pectinato-serratis. Long. 2. mm. Trovato in Dalmazia. 6° Gruppo. — Tibiis anticis serratis, vel subtiliter serratis, den- ticulis binis magis prorainulis. 37. M. obscurus Er, — Oblongo-ovalis, convexus, niger, dense subtiliterque punctatus, subtiliter fuscescenti-pubescens, pedibus anticis, antennarum basi vel articulo secundo piceis, tibiis anticis subtiliter crenatis, apice serratis, denticulis binis magis prominulis. Nell'Europa meridionale. 38. M. Hoffmanni Reitter. — In Austria. 39. M. parallelus Reitter. — ■ In Albufera di Valenza. T Gruppo. — Tibiis anticis dilatatis vel apicem versus dilatatis, extus subtiliter crenatis vel subtilissime serratis, apice fortius denticulatis, vel inaequaliter serratis. — 407 — Interstitiis punctorum supra subtilissime transversira stri- gosis. Species dense subtiliter punctatae, evidenter pubescen- tes, minus nitidae. 40. M. bidens, Bris. — Oblongo-ovatus, leviter convexus, niger, subnitidus, dense subtiliter punctatus et obscuro-pubescens, antennarum basi pedibusque anticis rufo-ferrugineis, tibiis anticis apicem versus sensim dilatatis, extus subtiliter crenatis, apice fortius bidentatis. Trovasi in Austria, al San Gottardo, Napoli, Sierra Guadarrama, e nella Francia centrale e meridionale. 41. M. timbrosus Strm. — Breviter subovatus, niger, subnitidus, dense subtiliterque punctatus subtiliter nigro-pubescens, prothorace ampio, angulis posticis obtusis, antennarum basi, pedibus anticis piceis, tibiis anticis dilatatis, extus subtiliter crenatis, apice denticulatis. Mas. Abdominis segmento ultimo apice foveolato. Nell'Europa meridionale. 42. M. ater Bris. — In Francia. 43. M. maurus Strm. — Trovasi in Spagna ed in Grecia. Var. calvus. — In Illiria. Var. (?) meridianus. — Della Sierra d'Albaracin. Var. (?) durus. — Del Belgio. 44. M. incanus Strm. — A Berlino ed a Konigsberga; ad Aschersleben nei fiori di Nepeta gradi flora; nelle provincie del Reno; in Austi'ia, Serbia etc. 45. fuliginosus Er. — Oblongo-ovatus, convexus, nigro-subplumbeus, dense subtiliterque punctatus, dense obscuro-pubescens, elytrorum sutura subpro- ducta, antennis pedibusque nigro-brunneis, antennarum basi pedibusque anticis rufis, tibiis anticis apicem versus dilatatis, extus subtilissime serratis, apice fortius quadridentatis. Mas. Abdominis segmento ultimo transversim impresso apice deflexo. Trovasi in Turingia, Slesia, Stiria, Austria, Dalmazia, Olanda e Francia. 46. M. ovatus Strm. — Trovasi a Berlino, a Paskau nei fiori di Campanula. 47. M. nielanchonicus Reitter. — Nei Pirenei. 48. M. opacus Rosenh. — A Malaga Porto Santa Maria, Valenza. 8° Gruppo. — Tibiis anticis dilatatis, vel apicem versus dilatatis, extus subtiliter crenatis vel subtilissime serratis, apice for- titer denticulatis, vel inaequaliter serratis. Interstitiis punctorum supra laevissimis. Species dense subtiliter punctatae, dense pubescentes, ni- tidae. 49. M. brachialis Er. — Austria, Slesia, Francia. 50. M. picipes Strm. — Europa. — 408 — 51. M. moestus Er. — Sassonia, Perpignano, Austria. 52. M. flavipes Strm. — Germania, Austria e Francia. 9" Gymppo. — Tibiis anticis parum dilatatis, levissime arcuatis subtilissime crenatis vel denticulatis, apicem versus denticulis nonnullis majoribus. Interstitiis punctorum supra laevibus, vel ex parte vel omnibus membranaceo - reticulatis. Species validae, plerumque minus dense punctatae nitidis- simae, pube brevissima vix visibili, antennis pedibusque fere semper rufotestaceis. 53. M. Memnonius Er. ■ — Conisberga, Berlino, Slesia. 54. M. ochropus Strm. — Germania settentrionale, Boemia, Miihren, Sie- benbùrgen. 55. M. brunnicornis Strm. — Germania, Austria. lUiria, Francia. 56. M. haeniorrhoidalis Fòrst. — Aachen, Turingia, Crefeld, Francia. 57. M. Kirschii Reitter. — Dresda. 58. M. Dieckii Reitter. — Oblongo-ovalis, subconvexus, viridi-nitens, dense fortiusque apicem versus subtilius punctatus, parce .subtilissime pubescens, antennis pedibusque rufis, tibiis anticis basi subtiliter serratis, apice acute denticulatis. — Aquisgrana, Giura, Trieste, Slesia. 59. M. atramentarius Fòrst. — Aquisgrana. II FroEis lucilia antico cinnrgìnaSa, eiuargisiaUonis 10" Gruppo. — Interstitiis punctorum supra laevissimis. Tibiis an- ticis apice dentibus uno vel pluribus majoribus. 60. M. cliffìcilis Heer. — Oblongo-ovatus, modice convexus, nigro-fuscus nitidus, parce nigro pubescens, capite prothoraceque confertim subtiliterque, elytris parcius fortiterque punctatis antennarum basi pedibusque rufls, tibiis anticis subtilissime serratis, apice acute dentatis. Germania, Austria, Italia, Svezia, Francia. — Var. Kunzei : Parce albido ■ pubescens. La varietà suddetta trovasi in Germania, Austria, lUiria, Francia. 61. M. morosus Er. — Germania meridionale. 62. M. bituberculatus Fòrst. 63. M. viduatus Strm. — Ovalis, convexus, niger, nitidus, dense subtili- terque punctatus et pubescens, antennarum basi pedibusque posterioribus piceo- rufis, anticis i^ufls, extus subtilissime serratis, apice lòrtiter acuteque dentatis. Trovasi in Germania, Inghilterra, Austria, Francia, Italia. 64. M. pedicularius Gyll. — Oblongo-ovalis, leviter convexus niger, ni- tidus dense subtiliter punctatus et pubescens, antennis basi vel totis pedibu- sque rufis, tibiis anticis subtilissime, apice fortius serratis. — 409 — Mas. Abdominis segmento ultimo medio leviter tuberculato, tuberculo ni- tido, maculam nitidam laevigatam anta apicem sitam terminante. Stesse località del precedente ma più raro 65. M. niger Bris. — Di Francia (Hyères). 66. M. luctuosus Fòrst. — Nei dintorni di Aqiiisgrana. 67. M. Austriacus. Reitter. — D' Austria. 68. M. sidcatus Bris. — Di Parigi sul Lamium. album. iV Gruìjpo. — Interstitiis piuictorum supra laevissimis. Tibiis an- ticis fortiter aequaliterque serratis. 69. M. assimilis Strm. — Ovatus, convexus, niger, nitidus, subtiliter pun- ctatus et griseo pubescens, antennis tibiis, pedibusque anticis piceo-rufls, tibiis anticis fortiter aequaliter acuteque dentatis. Del Belgio, Germania, Slesia, Austria, Tirolo, Ungheria, Siebenbùrgen, Italia, Francia. 12" Gruppo. — Interstitiis pimctoriim supra laevissimis. Tibiis an- ticis subtiliter crenulatis vel serrulatis, clentibus binis mino- ribus interjectis, magis prominulis. 70. M. distinctus Strm. — Oblongo-ovatus, leviter convexus, nigro-sub- plumbeus, dense subtiliterque punctatus et cinereo-pubescens, antennis ti- biisque anticis rufo-ferrugineis, bis extus subtiliter crenatis, denticulis binis magis prominulis. Is. Hej'ères, Gibilterra, Tirolo. 13° Gruppo. — Interstitiis punctorum supra ex parte vel omnibus membranaceo reticulatis. 71. M. tropicus Reitter. — Di Francia, Perpignano, Algeria. 72. M. Lepida Miller. — Della Germania settentrionale, d'Austria, Aranjuez, e Olimpo. 73. M. chalybaeus Reitter. — D'Austria. 74. M. coerulescens Kraatz. — Grecia. III. Frons antiou setuicirculai-itcr osci^^a ve! plus iniuusquc profunde CBuargitiuta, ciuarginntionis asgiilis aciitis. 14" Gruppo. — • Tibiae anticae aequaliter serratae vel crenulatae. Interstitiis punctorum supra subtilissime membranaceo- reticulata. 75. M. Kraatzii Reitter. — Di Grecia. 76. M. elongatus Rosenhauer. — D' Algesiras e di Cadice, nei fiori di Genista monosperma., di Siviglia e di Cordova. — 410 — 77. M. discoideus Er. — D'Austria, e del Caucaso. 78. M. immundus Kraatz. — Di Francia, Algesiras, Grecia. 79. M. rotundicollis Bris. — Francia, Algesiras, Cordova, Porto S. Maria e Grecia. 80. M. Brisouti Reitter. — Di Sicilia. 15" Gruppo. — Tibiae anticae lìneares basi inae[iualiter dentatae, apicem versus pectinato-serratae. 81. M. tristis Strm. — Dell'Europa settentrionale e centrale. 82. M. murinus Er. et Var. planiusculus. — Dell'Europa centrale e meri- dionale. 16° Gruppo.. — Tibiae anticae subtiliter, vel dense subtiliter ser- ratae, denticulis binis magis prominulis. Elytra subtilissime transversim rugulosa, 83. M. acicularis Bris. — Di Francia e Andalusia. 84. M. luguhris Strm. — D'Europa. 85. M. gagathinus Er. — D'Europa. 86. M. egenus Er. — Dell'Europa centrale e meridionale. 17" Gruppo. — Tibiae anticae subtiliter serratae, denticulis binis vel tribus magis prominulis. 87. M. fumatus Er. — D'Austria, Krain, Serbia. 88. M. Bruckii Reitter. — Ovatus, leviter convexus, nigro-subplumbeus, dense subtiliterque punctatus, dense subtiliterque cinereo-pubescens, fronte antice late et profunde emarginata, antennis pedibusque anticis ferrugineis, tibiis anticis extus sensim dilatatis et subtiliter serratis, denticulis binis magis prominulis. Di Trieste, Toscana e Dalmazia. 89. M. Erichsoni Bris. — Di Francia, Siviglia, Malaga, Porto S. Maria. 90. M. Mdentatus Bris. — Dell'Europa centrale e meridionale. 91. M. erytJiropus Gyll. — Dell'Europa settentrionale e centrale. 92. M. carbonarius Fòrst — D' Aquisgrana. 93. M. ruficornis Heer. — Di Svizzera. 94. M. exilis Strm. — Dell' Europa centrale e meridionale. Sottogenere 2° ODONTOGETHES. [Vedi pag. 400). 95. 0. hebes Er. — Nell'Europa centrale. Nei fiori di Sambucus nigra in maggio e giugno. — 411 — Sottogenere 3" ACANTHOGETHES. (Vedi pag. 400). 96. A. solidus Kugel. — Di Germania, Austria, Francia. 97. A. denticulatus Heer. — Della Baviera meridionale, Svezia, Pirenei e Andulusia. 98. A. Khevenhillleri Miller. — Contorni di Vienna snW Helianthemum selandicum. 99. A. brevis Strm. — Breviter ovatus, convexus, niger, subnitidus, dense punctatus, subtiliter cinereo vel griseo pubescens, ore, antennis pedibusque rufls, femoribus infuscatis, tibiis anticis serratis, denticulis apicem versus sensim majoribus. Var. mutabilis: Elytrorwm macula rufa Rosenh. — Provincie del Reno, Tirolo, Pirenei orientali e Francia settentrionale, Toscana, Siviglia, Alta Ca- stiglia, Cordova, Sierra Nevada, in luglio nei fiori di Centaurea calcitrapa. 100. A. fuscus 01., et Var. Lamii Rosenh. — Della Francia meridionale, Spagna, Algeri ecc. F. P. Bonvouloir. Specie nuove di Carabici delle tribù dei Troncatipenni. Revue et Mag. de zool. 1871-72, 4. 101. Farnier Catalogne des Longicoi'nes recoltés par M. Theoptile DeyroUe en Imeretie Mingrelie, et Geòrgie et description des espèces nouvelles. Revue et Mag. de zoologie 4, 257. Firmaire — Coléoptères nouveaux du Maroc. Rev. et Mag. de zool. 1871-72, 4, 60. Gundlach ha una rassegna di Rincofori (Russel Kafer) dell'Isola di Cuba. Arch. f. Nat. Gesch. t. 36, 1872. Gerstaecker. — Contribuzioni alla fauna entomologica di Zanzibai'. [Cont.) Arch. f. Nat. Gesch. t. 36, 1871 Otto Mohnike. — Rassegna dei Cetonidi dell'Isola della Sonda e delle Mo- lucche. Arch. f. Nat. Gesch. t. 36. NOVROTTERI. Notes sur plusieurs Odonates de Madagascar par M. C. Selys de Longchamps. Revue et Mag. di zool. 4, 175. Imenotteri. Fino dal 1° Volume del Bullettino della Società Entomologica Italiana (Voi. cit. p. 73 — 18G9) fu 3inn\xnz\a.to ìì « Prospetto degli Imenotteri Italiani-» preso a pubblicare dal chiariss. prof. A. Costa di Napoli nel 1867. — 412 — Diviso roi'dine in due Coorti Rapaci ed Antofoli nella prima sono dal Ch. A. riposte le famiglie degli Sfecidei, Pompilidei, Sapigidei, Scoliidei, Mutilltdei, Formic'idei, Vespidei, e nella seconda gli Apidei. — Dato mano alla famiglia degli Sfecidei, questa è stata suddivisa in nove sottofamiglie, Sphecina, Larrina^ Boìnbecina, Nyssonina, Cercerina, MelUnina, Psenina^ Pemphredonina, Cra- bronina. Negli Sfkcini [Sphecina] si comprendono i generi Spliex, Enodia, Psammo- phila, Pelopaeus^ Ammophila^ Miscus, e quasi ogni genere ha delle specie distinte dall'autore, nuove o già registrate nella Fauna napoletana. La sottofamiglia dei Larrini [Larrina) comprende i generi Larva, Noto- genia, Tachytes, Prosopigastra, Astata^ Bruydella, Palarus, Dinetus, Mi- scop'hus, dei quali il 2", fatto colla Tachytes nigra Vand. Lind, ed il 4°, formato con una nuova specie (Prosopigastra punctatissima), son nuovi. La sottofamiglia dei Bembecina comprende il genere Bembex, del quale è nuova una specie (B. melanostoma) della Sardegna. I Nyssonini (Nyssonina) comprendono i gen. Bembecinns, Stizomorphus, Stizus, Sphecius, Nysson, Goryles, Agraptus, Ammatomus , Lestiphorus, Hoplisus, Harpactes, Bidineis, Alysson, dei quali il primo, con una specie (Bembecinus meridionalis), è ora descritto ; il secondo con un' altra specie [Schizomorphus iridens), si forma dalla Vespa tridens Fabr, il 7" con un altra {Ammatomus coarctatus) si forma dal Gorytes coarctatus Spinola, il 9" {Hoplisus Lep.) comprende 9 specie definite pel maschio e la femmina, tre per un solo sesso, repartite secondo la forma del capo in tre sezioni. I FiLANTiNi iPhilantina) comprendono i generi Cerceris, Philanthus , Boli- churus con varie specieproprie dell'Autore, nuove o descritte nellaFn. ital., come: Cerceris laìninif era àì'PÌQvaoìitQ, C. scutellarls di Sardegna e delle prov. meri- dionali; C. bucGuIata, delle vicinanze di Napoli, C. specularis delle prov. merid. e della Sardegna, C.fuscipennis del Piemonte e della Toscana, C.luctuosa del Piemonte, C. lunata dell'estrema Calabria, C. funerea della Sicilia, C. brutia dell' estrema Calabria, C. variolosa delle adiacenze di Benevento, C. Geneana di Sardegna. I Mellinini (Mellinina) comprendono il gen. Mellinus Latr. Gli PsENiNi [Psenina] sono compresi nella dispensa pubblicata quest'anno e contengono i gen. Psen e Mimesa. Nel primo le specie P. hemorroidalis di Piemonte, Psen. procerus della Toscana sono nuove. Nel secondo le sp. Mimesa ochroptera, M. carbonaria, M. crassipes sono nuove ed esclusive all' Italia. I Pemfredonini {Pemphredonina) comprendono i generi Pemphredon, Ce- tnonus, Ceratophorus, Diodontus, Passaloecus, Stigmus, Spilomena, Trypo- xilon, ed una specie dell'ultimo genere (T. ammophiloides) della Sardegna si accenna per nuova. — 413 — Nei Crabronini (Crahronina) si comprendono i generi Nitela, RJiopalum, Entomognatus, Lindcnius, Crabro, Oxyhelus. Il genere Crabro, mantenuto in tutta la sua ampiezza, è però suddiviso nei sottogeneri Crosocerus, Brachymerus, Blepharipus, Thyreopus, Thijreocne- mus, Thyreocerus, Anothyrcus, Ceratocolus, Thyretis, Solenius, Ecteìnius, Crabro. Sono di nuova costituzione il genere Thyreocnemus, con una specie del Monte Matese ( T. pugilator), ed il genere Thyreocerus, con una specie di Crabro {Crabro crassicornis Spin). Della sottofamiglia sono proprie all'Italia esclusivamente,oltre il Tyreocnemus pugilator, le specie Brachymerus filigranus, Blepharipus bucephalus, Ano- thyreus trinotatus, Thyreocerus crassicornis, Lindenius laevis, Anothyreus trinotatus, Ceratocolus meridionalis, Solenius luxuriosus, Gxybelus scutellarie . Un gen. [Beloinicrus] con un'altra specie del Piemonte [B. italicus) da riunire al gen. Oxibelus in un gruppo (Oxibeini) si aggiunge in fine alla sotto famiglia. In appendice e di sede incerta si portano due generi {Pison e Silaon), e alle già descritte si aggiunge una specie di Alysson {A. tricolor Lep.) e una specie di Cerccris [C. r.ibida, Philanhus rubidus. Jur.). Il signor Alberto MùUer di Basilea, nel giornale della Società Linneana di Londra, pubblica una nota interessante, nella quale dimostra che la galla a car- ciofo delle querci europee Q. pedunculata, Q. sessiliflora, Q. pubescens (Arti- koke Gali) prodotta dair^p7ii7opi7iri/a? gemmae L. (Cynips fecundatrixlla,vtìg) ha una forma corrispondente alla China, sulle querci del paese, prodotta anch'essa da una Cynips d'ignota specie, e rileva la unità di abito delle specie diverse del genere Cynips viventi nelle due lontane contrade. Il signor Dours d'Amiens pubblica varie specie di Imenotteri nuovi del bacino Mediterraneo, — sulle quali la rassegna conta tornare in un suo pros- simo numero. V. Revue et Mag. de zoologie 1871-72, pag. 293, 349, 396. Lepidotteri. Minière — Lepidoptères nouveaus de France. Revue et Mag. de zool. 1871-72 p. 61. Emich — Lepidoptères de Transcaucasie. Revue et Mag. de zool. 1871-72, p, 63. Ditteri. Diptera Americae septentrionalis indigena descrips. H. Loew — Beri. Ent. Zeit.t. 16, p. 49. ENTOMOLOGIA PALEONTOLOGICA. Scudder S. di Boston — Descript, d'un nouveau pap. foss. [Satyritos Rey- nesii) trovato a Ais in Provenza. Revue et Mag. de zool. 1871-72, p. G6. — 414 — ARACNIDI. II Sig. D. Filippo Faazago, assistente alla cattedra di Zoologia ed anatomia comparata nella R. Università di Padova, negli Atti della Società Veneto- trentina di St. nat. pubblica una rassegna degli Scorpioni italiani ch'egli ri- duce alle specie seguenti: Se. Canestrinii (n. Sp.) — Sardegna. — italicus Herbst. — Padovano, Trevisano, Bologna, Genova, Tirolo. — provincialis, Koch. — Colli Euganei, Padova, Trieste, Busalla, Genova Pisa. — sicanus Koch. — Genova, Napoli, Novara, Padova, Tirolo, Messina. — tergestinus Koch. — Monferrato, Trieste. — aquilejensis Koch. — Lucca, Trieste. — massiliensis Koch. — Genova, "Veneto, Marsilia. — germanus Schaeflf. — Tirolo. La nuova specie (S. Canestrini) è della Sardegna e così distinta. — Nel palmo della mano esistono tre fossette, la terza assai discosta dalle altre. — Le zampe giallo-biancastre, così pure l'ultimo articolo del post' addome; il resto del corpo olivastro; lungh., escluso l'ultiino articolo del post'addome, nel maschio da 26 a 34"™, nella femmina 34 a 36.™"" Il signor Simon ha una serie di — Etudes sur les Scorpions, — e special- mente del gruppo degli Heterometrus (H. afer L.), annoverandoci colle respet- tive diagnosi le specie H. Roeseli Spin., H. imperator Koch, H. Swammer- dami Spin. dell' Indostan, H. megacephalus della Cocincina, ZT. cyaneus di Giava, H. afer del Bengala. Revue et Mag. de zoologie 1871-72, p. 51, 97. Il signor Lucas avendo trovato entro una cassa di oggetti dell'Asia cen- trale inviati al Museo di Parigi dall'Abate David (il celebre mis-sionario di quelle regioni) un piccolo ragno, fu molto sorpreso di riconoscere in esso il Theridion tepidariorum, che importato non si sa di dove, vive nelle stufe del giardino delle piante, e di cui ora si scuopre almeno una provenienza. Reyue et Mag. de zool. p. 143. ANNUNZI Atti e memorie del secondo Congresso Bacologico Internazionale tenuto nel giorni 14, 15, 16 settembre 1871 in Udine pubblicati jjer cura del Comitato ordinatore del Congresso col sussidio del Minisiero di Agri- coltura e Commercio, Udine. — Tip. di Giuseppe Seitz 1872. Contiene gli atti delle tre adunanze ed una serie di Memorie e Documenti. — 415 — Bachicultura in Italia. — Annali del Ministero di Agricoltura, indu- stria, e Commercio 1b>71, 4° trimestre. — Milano-Roma, 1872. Pregevole volume contenente i resultati officiali delle indagini istituite dal Ministero sullo stato dell' industria degli allevamenti dei bachi da seta nella penisola, divisa in regioni per essi, le indicazioni di pratiche e modi di al- levamento e di riproduzione, la importanza dei mercati di seme, le relazioni sullo stato della industria all'estero : vi è inoltre un rapporto della Commissione istituita per esperienze di allevamento del baco da seta di diverse provenienze, e dei Bombici diversi, non che per altre sul soffocamento delle crisalidi. I misteri di una corporazione pericolosa, ossia storia popolare delle farfalle dannose, di C. Desideri e 0. Lenzi. (Milano 1872. — Estratto dal giornale Vltalia agricola). Il libro si compone di altrettanti capitoli quanti forse furono gli articoli di giornale successivamente pubblicati, e di questi i primi nove vanno spesi nel tessere la storia generale dei Lepidotteri, e tredici altri a discorrere delle specie più comuni e dannose a diverse piante, trattando incidentalmente questioni diverse, e cercando quanto può di rendersi ameno. 11 libro medesimo venne offerto cortesemente in omaggio alla Società, e frat- tanto aumenta il numero di quelli che da dieci anni in qua son venuti a com- porre una così detta letteratura scientifica popolare. — Sarà una fantasia come un altra ; ma noi crediamo che a far leggere volentieri chi ha poco tempo o poca abitudine alla lettura, come per lo più è la gente del popolo, bisogna soprat- tutto dir poco, brevemente e bene, e fare uscire l'amenità dal soggetto, da quello che ne dipende più strettamente ; se no il bene promesso e aspettato non si of- fre da una parte, non si ottiene realmente dall'altra, e il lettore non seguita. A. T. T. AGGIUNTE E RETTIFICAZIONI A RASSEGNE PRECEDENTI. Fra le Memorie dell'Annuario della Società de' Naturalisti di Modena ci av- venne di lasciarne l'anno decorso senza menzione una del Sig. Prof. G. P. Vla- covich « Sulla presenza dell'acido urico nella cute del baco da seta », nella quale si dimostra che le « cellule del verme si offrono infarcite di urati » tanto nelle larve della 2^ e 3« età, come in quelle della 4», mentre i tubi malpighiani, che poi ne son pieni sulle farfalle, mancano di questo prodotto. II fatto era già stato dimostrato in tutti i suoi particolari molto prima dal Fabre (Ann. des Se. nat. 1858,; tuttavolta le considerazioni che l'A. svolge in- torno al significato fisiologico di esso, ai rapporti che possono esistere fra il deposito degli urati nella pelle e diversi stati fisiologici e patologici degli ani- mali, e intorno alle funzioni della pelle in questi ultimi, meritano di esser pre- senti a chi entri in questo genere di ricerche. — Avendo citato il lavoro dell'A. — 416 — nella nostra memoria sul tessuto adiposo degli insetti (Bull. Soc. ent., t. 3, p. 401) appunto con questa avvertenza senza averlo sottocchio che per estratto, dovevamo aggiungere queste poche parole a complemento di quanto allora fu detto. A. T. T. A schiarimento della citazione della « Coleopterorum messia in Insula Cjpro et Asia tninore congregatae recensitio » fatta nel Bull. Ann. 2° p. 87, si osservi che questa è la seconda parte di un lavoro del Chiaris. Sig. Baudi di Selve, e che, fatto sui materiali di Truqui, è tutto proprio dell'A. ricordalo. La terza parte poi, da noi riferita più distesamente nel Bullet. medesimo, è a senso dell' A. suscettibile delle seguenti correzioni ed aggiunte. Errata : — Olibrus castaneus — dove dice: poco più piccolo dell' 0. affmis. — leggi : poco più corto. — Meligethes ventralis. — dove dice : per l'impressione dello sterno il ma- schio è prossimo al M. serripes — leggi : prossimo al M. umbrosus. Si aggiunga : — Cybocephalus metallicus et var. — di Cipro. » — Cryptarcha bifasciata id. » — Rhizophagus punctiventris di Piemonte, leggi; di Sar- degna. » — Cyprogenia denticulata n. g. n. sp. — Cipro. » — Epistemus ventrosus. — Siria. Le specie citate di Thorictidae, Lathridiadae, Mycetophagidae, Berchidae .sono tutte di Cipro. — Geotrupes matutinalis, — dove dice : similissima al G. Hiostius Gene dei luoghi sabbiosi di Sardegna, ma proprio invece dei Colli interni dell'Isola di Cipro.... leggi: proprio invece dei Colli interni dell'Isola di Sardegna. Nella rassegna della Memoria sulla partenogenesi del sig. Siebold, ove si dice Thelitokia, Arrenotokia Leuck, leggasi Thelitokia, ArrenotoMa Sieb. A. T. T. __ 417 — INDICE ALFABETICO'*) MATERIE CONTENUTE NEL QUARTO VOLUME BULLETTINO DELLA SOCIETÀ ENTOjMOLOGICA ITALIANA ■ Jt » i«( I Abrostola, Ochs.PsLg. 138. — asclepiadis, F.:b. 138. Acalles setulipennis, Deshr. 311. Acanthocylus Gay, Lucas. 397. ACANTHOGETHES 403. — brevis, Sturm. 411. — denticulatus, Heer. 411. — fuscus, 01. 411. — Khevenhiilleri, Miller. 411. — solidus, Kugel. 411. ACARiDARii (Acarides), Latr. 340. Acaro dell'Allodola, Roster. 169. AcARUS, Lin. 341. — aphidinus, Rndn. 341. — muscarum, Scop. 342. Accoppiamento illimitato nelle far- falle da seta. 132. — limitato nelle farfalle da seta. 132. ACHERONTIA, Hbn. 138. — atropos, Lin. 138, 364. Acilius (centro di gravita negli). 199. AcRONiCTA, Ochs. 139. — aceris, Lin. 139. — leporina, Lin. 139. — megacephala, Fab. 139. — psi, Lin- 139. — rumicis, Lin. 139. — tridens, Fah. 139. ACTEODES bellus, Dana. 391. — tomentosus, Dana. 391. ACTUMNUS tomentosus, Dana. 392. ACYDALIA, Hbn. 140. — brumaria, Esp. 140. Adelocera. pag. 289. Adelops 368, 373. — Khevenhiilleri. 373. Aegialia. 282. Afidine delle galle di Pislacia tere- binthus e lentiscus. 204. Agabus parallelipennis, Desbr. des Loges. 308. Agapanthia insularis, (Beiche) Gaut. des Cottes. 307. Aggiunte e rettificazioni a ras- segne PRECEDENTI. 415. Aglia, Ochs. 140. — tau, Lin. 140. Agraptus. 412. Agrilus. 288. Agrion puella (centro di gravità nell'). 194. Agriotes. 290. Agromyza? Fall. 321. — chermivora. Kalt. 321. Agrotis, Ochs. 140. Agrotis segetum, Tr. 140, 401. — valligera, Fab. 140. Alepas. 92, Allevamento dei bachi della Quer- cia, C. Tacchetti. 381. Allevamento delle api. 133. Allevamenti o malattie dei bachi DA seta. 130. Ali negli insetti, loro natura. 300. — negli Scarabaeus. 301. Ali nel Chironomus nigroviridis. 301. (*) Compilato a cura del socio Ferdinando Piccioli. Ann. IV. 28 418 — Ali nella Calliphora vomitoria. 301. — nella Simulia sericea. 301. Alucita, Fai). 140. — xylostella, Lin. 140. Alysia, Latr. 248. — gedanensis, Rtz. 248. Alj'sson. 41?. — tri color. 413. Amaurops. 368, 373. — apenniims. 370. Ammatomus. 412. — coarctatus. 41?. Ammoecius. 282. Ammophila. 412. Amphidasis, Tr. 141. — betularia, Lin. 141. Anacampsis, Curtis. 141. — populella, Lin. 141. Anchomenus scrobiculatus. 373. Andricus circulans. 130. Androgenesi, in nota). 223. Anillus. Duval. 272. — florentinus, Diech. 272, 372, 373. Anisoplia. 285. Anisotoma Rhaetica. 373. Annunzi. 414. Anomalidae. 285. Anomalipes morhillosus, Boheur. 225. Anomalon, Jur. 248. — amictum, Gr. 248. — biguttatum, Gr. 248. — canaiiculatura. Gr. 248. — capillosum, Hrtg. 248. — circumfljxum, Lin. 248. — flaveolatuin, Gr. 248. — gliscens, Hrtg. 248. — megarthrum, Rtz. 248 — unicolor, Fab. 249. — xanthopus, Gr. 249. Anommatus 12-striatus. 372. Anophthalmus, Strm. 260, — Bilimecki. 371. — Brucki, Piccioli. 260. — hirtus. 371, 373. — spectabilis. 373. Anothyreus. 413. — trinotatus. 413. Anoxia 285. — pilosa. 376. Antaxia. 287. Antrax, Scop. 321. — flava, Mgn. 321. Antrax ottentotta, Mgn. 321. Anthobium clavipes. 370, 377. Anthocoris, Fall. 340. — fuscus, Khn. 340. — in.sidiosus, Riley. 340. — Lichtensteini, Rndn. 340. — nemoralis, Fab. 340. — pistacinus, Rndn. 340. Antliophagus. 369. Anthrenus varius. 358. Antliypna. 284. Apatura Iris. 378. Aphanisticus. 288. Aphelinus scutellaris, Wlk. 249. Aphidius duodecimarticulatus, Rtz. 249. — exoletus, Nees. 249. — obsoletus. Wsml. 249. — proteus, Wsml. 249. — Wissmanni, Rtz. 249. Aphis. 345. — Corni. 401. — laniger. 345. Aphidius, Nees. 249. Aphodidae. 281. Apliodius. 281. Aphrophora spumarla. 348. Api (epitelio del venti-icolo delle). 175. — (Partenogenesi nelle). 304. Apidei. 412. Apion diversum, Desbr. desLoges. 306. — nea\)0\ita.num,Desbr. desLoges. 307. — pedemontanum, Desbr. des Loges. 306. — subglabrum, Desòr. des Loges. 305. — violaceum. 375. Aplecta. Guen. 141. — advena, Fab. 141. Aplidia. 285. Apteroma helicinella. 217. — pinastrella. 217. — subtriquetrella. 217. Apus cancriformis. 122, 219. — longicaudatus. 219. — productus. 219. Aracnidi. 414. Arctia, Schr. 142. — Caja. 122. — fuliginosa, Lin. 142. — lubricipeda, Fab. 142. — menthastri, Lin. 143. — urticae, Lin. 142. — villica. 122. Arge. 364. — 419 Argynnis. 363. — Aglaia. 402. Argyrestia, Hbn 142. — Goedartella, Un. 142. — terebintella, Rndn. 142. Argyrotoza, Crts. 142. — Bergmanniana, Lin. 142. — holmiana, Lin. 143. Arrenotokia. 223, 225, 416. Artemia salina. 221. Agathidium rotundatum. 225. ASAPHES, Wlk. 249. — Tulgaris, Wlh. 249. Ascalaphus longicornis. 226. Asilus crabroniformis, (Bilanceridell'). 300. AspiDiA, Dwp 143, — cinosbana, Fah. 143. — Udmanniana, Lin. 143. AsPiGONUS, Wsml. 249. — abietis, Rtz. 249. — contractus, Rtz. 249. — diversicornis, Wsml. 250. Astata. 412. Astinomus xanthoneurus, MuZ^. 370. Athous. 290. — brevicornis, Desbr. 312. — oblongicollìs. Desbr. 313. — obtusifrons, Desbr. 313. Atemeles. 367. Atergatis floridus, De Haan. 391. Ateuchus. 279. Attacus. 143. AULONiUM, Erichs. 337. — bicolor, Herbst. 337. B Bachicultura in Italia. 415. Bachi da seta. Loro allevamento in Italia nel 1872. 291. — della Quercia, (allevamento dei). 381. Balanus sulcatus. 94. Banchus, Fab. 250. — compressus, Fab. 250. — falcator, Fab. 250. Bassus, Fab. 250. — laetatorius, Fab. 250. Baumhaueria, Mgn. 321. — cuculliae, Desv. 321. — saturniae, Desv. 321. Belomicrus. 413. — italicus. 413, Belyta. 317. Bembecina. 412. Bembecinus. 412. — meridionalis. 412. Bembex. 412. — melanostoma. 412. Bembidiadae, Steph. 261. Bembidium, Latreille. 261. — Andreae, Fab. 264. — articulatum, Panz. 267. — assiraile, Gyll. 268. — biguttatum, Fab. 269. — bipunctatum, Lin. 266. — doris, l'anz. 267. — elongatum, Dej. 263. — eques, Strm. 264. — fasciolatum, Strm 265. — femoratum, Strm. 264. — flammulatum, Clairv. 262. — fluviatile, Dej. 263. — foraminosum, Strm. 261. — guttula, Fab. 269. — lampros, Herbst. 266. — littorale, Oliv. 264. — maculatum, Dej. 267. — nitidulum, Marsh. 265. — obtusum, Strm. 269. — pallidipenne, Illig. 263. — punctulatum, Drapier. 262. — pusillum, Gyll. 266. — pygmaeum, Fab. 263. — quadriguttatum, Fab. 267. — quadripustulatum, Dej. 268. — quinquestrìatura, Gyll. 269. — rufescens, Dej. 270. — ruflcorne, Strm. 263. — saphyreum, Gautier des Cottes. 305. — saxatile, Gyll. 264. — Sturmi. Sana. 267. — tenellum, Er. 267. — tibiale, Strm. 265. — tricolor, F: 265. — varium, Oliv. 262. Bephros, Ochs. 144. — parthenias, Hbn. 144. Berchidae. 416. Bilanceri dei Ditteri, 300, 301. — dell' Asilus crabroniformis. 300. — àelV Erystalis tenax. 300. — della Calliphora coerulea. 300. — 420 Bilanceri della Tipula oleracea. 300. Blacus, Nees. 250. — ruflcornis, Nees. 250. Bledius. 368. — monocetos. 373. Blemus, Dawson. 259, 260. — areolatus, Creids. 260. Blepharigena, Rndn. 322. — trepida, Mrin. 322. Blepharipius. 413. — bucephalus. 413. Bolitochara bella, Màrh. 367. Bombus mu.scorum (centro di gravità nel). 194. — terrestris (centro di gravità nel) 194. BoMBYx, Lin. 143. — dispar, 122. — medicaginis, Hhn. 143. — mori. 122, 224, 387. — mori , L. ( Partenogenesi della ). 303. ~ ochropoda. 122, — pini. 122. — pudibunda. 122. — quercifolia. 122. — quercus, Lin. 122, 143. — quercus var. Roboris, Sdir. 119. — quercus var. Sicula, Strgr. 119. — rubi, Lin. 144. — salicis. 122. — trifolii, Lin. 144. Boreaphilus velox. 368. Bostrichus. 370. BoTYS, Latr. 144. — farinalìs, Lin. 144. — purpuralis, Hb. 144. — sambucalis, Hbr. 144. — urticalis, Hbr. 144. BOTHRIOTHORAX, RtZ. 250. Botrytis Bassiana. 400. Brachiglossum. Rndn. 322. — diadematum, Rndn. 322. — erostratuin, Rndn. 322. Brachymerus. 413. — flligranus, 413. Brachistes, Wsml. 250. — atricornis, Rtz. 250. — flrmus, Rtz. 250. — interstitialis, Rtz. 250. — longicaudis, Rtz. 250. — minutus, Rtz. 250. — noctuae, Rtz. 251. Brachistes politus, Rtz. 251. — punctatus, Rtz. 251. — robustus, Rtz. 251. Brachycerus insularis, Desbr. 312. Brachypteroma ottomanum. 375. Bracon, Fab. 251. — aphidiformis, Rtz. 251. — aterrimu.s, Rtz. 251. — breviusculus, Wsml. 251. — caudatus, Rtz. 241. — caudiger, Rtz. 251. — circumscriptus, Wsml. 251. — Curtisii. 251. — disparator, Rtz. 251. — eccoptogastri, Rtz. 251. — flavulatus, Rtz. 251. — gallarum, Rtz. 251. — guttiger, Wsml. 251. — hylesini, Rtz. 252. — hylobii, Rtz. 252. — igneus, Rtz. 252. — impostor, Scop. 252. — initiator, Fab. 252. — incompletus, Rtz. 252. — ischiogonus. 252. — leucogaster, Zglr. 252. — labrator, Rtz. 252. — luteiLs, Nees. 252. — multiarticulatus, Rtz. 252. — pallidus, Grav. 252. — obliteratus, Nees. 252. — planus, Rtz. 253. — praecisus. Rtz. 253. — palpebrator, Rtz. 252, — pusillus, Kaum. 253. — protuberans, Nees. 253. — scutellaris, Wsml. 253. — sile.siiacus, Rtz. 253. — sordidator, Rtz. 253. — strobilorum, Rtz. 253. — undulatus, Rtz. 253. Bradycellus placidus, 368, — Verbasci. 368. Branchypus. 221. Bruchus spartii. 207. Bubas. 280, BUPRESTIDAE. 286. Buprestis. 287. — mariana. 376. BuTALis, Tr. 145. — cerealella. Lin. 145. Byrrhidae. 103. Byrrhu3 n. sp. 375. — 421 Byrrhus gigas. 373. — picipes. 373. — pilula. 375 Bythinus femoratu«, Aubé. 367. Bythlotreplies longimanus. 223. c Caelinius, Nees. 256. — niger. 2r)6. Calcino. 400. — nero o Moscardina. 401. Calcinus elegans, Dana. 398. Calliceras, Nees. 253. Callicet-us pedemontanus. 368. Callimorpha, Latr. 145. — doniinula, Lin. 145. Calocampa, Steph. 145. — exoleta, Fab. 145. Calodera. 368. Calliphora coerulea (Bilanceri della). 300. — Tomitoria (ali). 301. Camponotus pubescens. 343. Campoplex, Grav. 253. — albidus, Gr. 253. — argentatus, Grav. 216. — ar'millatus, Gr. 253. — assimilis, Gr. 253. — carbonarius, Rtz. 253. — confoi'mis, Rtz. 254. — difformis, Gr. 254. — ebeni nus, Gr. 254. — exari'olatus, Rtz. 254. — fl.iviventris, Rtz. 254. — intermedius, Rtz. 254. — multicinctus, Gr. 254. — nanus, Gr. 254. — retectus, 254. — subcinctus, Gr. 254. — tesselatus, Rtz. 254. — transfuga, Gr. 254. — transiens, Rtz. 254. — tricolor, Ilrtg. 254. — turionum, Hrttj. 254. Cancer 3&0. — salinus, Schlosser. 222. Carabus alpicola, Z. 225. — arvensis, Fab. 225. — comptus, Friv. 225. — Lefebvrei, 368. — Linnei. 373. Carabus monilis. 225. — Neesii. 225. — Rothii, Dej. 225. — sylvestris var. alpinus, Dej. 373 Carabus tauricus. 225. Caradri TSA,Hb. 145. — halsines, Hbn. 145. Cardamine amara. 367. Cardiophorus. 289. Carpocapsa, Tr. 145. — amplana, Hbn. 145. — pomonana, Hbn. 145. — pomonella, L. 33. — splendana, Hbn. 146. Carpophili. 97. Cassida margaritacea. 376. Catochala, Schr. 146. — conversa, Esp. 119. — Nj'mphaea. 119. — promissa, Fab. 146. Cebrio gigas. 376. Cecidomia. 122. Cecidomyia, Latr. 322. — aphidimyza, Rndn. 322. — entomophila, Perris. 322. Celia, Shuck. 255. — troglodytes, Shuck. 255. Cellule ciliate nella Testudo graeca. 182. Cellule spinose nella Testudo graeca. 182. Cemonus. 412. Cenobita rugosa, M. Edw. 398. Centrifugare (apicultura). 134. Cephennium simile. 370. Ceraphron, Jur. 255. — brachynteri. Rtz. 255. — clandestinum. Kalt. 255. — fuscipes, Nees. 255. — levis, Rtz. 255. — pusillum. Rtz. 255. — radiatum. Rtz. 255. — rosularum. 255. — tortricum. Rtz. 255. Cerastoma longipes. 226. Ceratocolus. 413. — meridionalìs. 413. Ceratophorus. 412. Cercerina. 412. Cerceris. 412. — bucculata. 412. — brutia. 412. — funerea. 412. 28 — 422 — Cerceris fuscipennis. 412. — Geneana. 412. — laminifera. 412. — luctuosa. 412. — lunata. 412. — rubida. 413. — scutellaris. 412. — specularis. 412. — variolosa. 412. Cerocephala, Wstic. 255. Cerophytum. 289. Cetonia. 285. Cetonidae. 285. Ceuthorhynchus assimilis, Gyll. 205. Clialcididae. 208. Chalcophora. 287. Chalinocerus, Wstw. 255. — longicornis. Rtz. 255. Charybdis crucifera, Dana. 393. Cheimatobia. 146. Chelonia, Bsd. 146, 186. — caja, Lin. 146. — liebe, Lin. 146. — villica, Lin. 147. Chelonus, Jur. 255, — laevigator, Fab. 255. — planifrons, Nees. 255. Chennium bituberculatum. 367. Cheyletus, Latr. 342. — ei'uditus, Schr. 342. Chilochorus, Lch. 337. — renipustulatus, Fab. 337. Chironomus nigroviridis, (Ali del). ^01. Chorimus. 390. Chlorodius 391. Chrysolampus, Spin. 256. — aeneus, Rt^. 256. — aphidiphiigus, Rtjz. 256. — scapularis, Rt::. 256. — solitarius, Hrtg. 256. Chrysomela fastuosa. 377. — mentastri. 377. Chrysosoma, Macq. 322. — viridi.^!, Fall. 322. CiCADARii (Hemiptera), Rndn. 340. Cicindela, L. 3. — campestris, L. 8, 13. — chloris, Bej. 9, 20. — circumdata, Dej. 9, 25. — dilacerata, Dej. 9, 26. — flexuosa, F. 9, 19. — germanica, L. 8, 10. — hybrida. L. 9, 22. Cicindela literata, Sulz. 9, 27. — littoralis F. 8, 15. — littorea, Forsk. 9, 24. — maura, L. 8, 12. — melancholica, F. 9, 17. — paludosa, Duf. 8, 11. — sylvatica, L. 8, 11. — sylvicola, Dej. 9, 21. — trisignata, De}. 9, 28. CICINDELE ITALIANE, Pirazsoli.'i. Cidaria, Tr. 147. — fulvaria, Hbn. 147. CiMiciTi fHeteroptera), Rndn. 340. Cineras. 92. Cionus Blattariae ? 375, 379. — distinctus Desbr. des Loges. 306. " hortulanus. 376. — tapsus? 376. Cirripedi Lepadidei, (Nuovo genere e nuova specie di). A. Targioni- Tozzetti. 84. Claviger longicornis. 372. Cleonimus, Latr. 256. — brevicauda, Nees. 256. Cleonus sulcirostris. 3/5. Clisiocampa, Crts. 147. — castrensis, Fab. 147. — neustria, Lin. 147. Clytus gibbosus. 226. Cnetocampa, Steph. 148. — pithiocampa, Lin. 148. — populi, Hbn. 148. — processionea, Ltn. 148. CocciDULA, Mgrl. 337. — scutellata, Fab. 337. Coccinella, Lin. 337. — bipunctata, Fab. 337. — bothnica. 373. — inquinata. 373. — mutabilis, Schr. 338. — septempunctata, Lin. 338, 369. Coccix, Tr. 148. — Buoliana, Lin. 148. — claustaliana. 149. — comitana, W. 149. — herciniana, V. comitana. 149. — resinana, Fab. 149. — strobilana, ffbn. 150. — turionana, Hbn. 151. CoccoBius. 256. Coccus. 345. — adonidum. 346, 350. — hesperidum. 346, 347, 350. 423 — Cochlophora. 217 e 219. CoCHYLis, Tr. 151, 227. — Roserana, Froel. 151, 228. CoELiODES, Wsml. 256. — filiformis, Rtz. 256. — melanotus, Wsml. 256. — scolythicida, Wsml. 256. COLEOPHORA, Hbn. 151. — coracipennella, Hbn. 151. — lariciella, Hhn. 151. Coleotteri, 403. Coleotteri della Toscana, Piccioli. 259. Coleotteri della valle di sole, Bertolini. 109. Coleotteri di Sardegna, Bargagli. 97, 279. — (Nuove specie italiane). 305. Colias. 363 Color plumbeo o grigio scuro degli anelli addominali delle farfalle da seta. 131. Colydiidae. 99. CoLYDiUM, Fab. 338. — elongatum, Fab. 338 — sulcatum, Fab. 338. COLLEZIONI ENTOMOLOGICHE, (Nuovo metodo per preservarle dai danni degli Antreni. C. Eme- ry. 357. Congresso bacologico internazionale di Roveredo, 131, 414. Coniai. 400. CONSIGLIO AGLI AGRICOLTORI, V. Ghiliani. 32 Copidosoma, Rtz., 256. — lìoucheana, Rtz. 256. Copridae. 279. Copris 280. — brevicornis, Windh. 225. Coraebus 288. Cordulia metallica (centro di gravità nella). 198 Cordyceps. 401. Coregonus Wartmanni. 223. Corethra Angelinii. 317. — Oleae. 316. Corixa (centro di gravità nelle). 199. Corrispondenza. 129. Coruna. 257 Corythea, Dttp. 152. — iuniperaria, Lin. 152. Cosmia, Ochs. 152 Cosmia trapezina, Fab. 152. CoSMOPHORUS, Etz. 257. — Klugii, Rtz. 257. Cossus, Lin. 152. — arundinis, Hbn. 152. — ligniperda, Lin. 152. Cotaster cuneipennis, Aube. 370. Crabro. 413. — crassicornis. 413. Crabronina. 412, 413. Crabronini. 413. Craspedophorus nobilis, Klug. 225. Cratoparis, n. sp. 375. Cremastus, Gr. 257. — interruptor, Gr. 257. — punctulatus, Rtz. 257. Crepidodera Atropae. 379. Crossocerus. 413 Crostacei anomouri, A. Targioni- Tozzetti. 389. — podottalmi brachiuri, A. Targioni- Tozzetti. 389. Cryptarcha bifasciata. 416. Cryptohypnus. 289. Cryptophagidae. 100. Cryptophagus Barnevillei, Tournier. 313. Cryptus, Fab. 257. — abscissus, Rtz. 257. — analis, Gird. 257. — brunniventris, Gr. 257. — fllicornis, Rtz. 257. — hortulanus, Gr. 257. — ineertus. 257. — intermedius, Rtz. 257. — leucocheir, Rtz. 257. — leucomerus, Rtz. 257. — leucostomus, Gr. 257. — longipes, Hrtg. 258. — migrator, Fab. 258. — minator, Gr. 258. — nubeculatus, Gr. 258. — piniperdae, Hrtg. 258. — punctatus. 258. — .seticornis, Rtz. 258 Cubocephalus, Rtz. 258. — fortipes, Rtz. 258. — Germarii, Rtz. 258. CucuJiDAE. 99. CucuLLiA, Schr. 152. — abrotani, Lin. 152. — absynthii. Fab. 152. — artemisiae, Lin. 153. — 424 CucuLLiA lucifuga, Esp. 153, — santonici, Fab. 153. — scruphuloriae, Lin. '153 — verbasci, Lin. 153. CULEX (Specie italiane del genere), Cantillo Rondani. 29. — albo-punctatus, IV. 31. — annulatus, Mgn. 31. — arliculatus, JV. 30. — calopus, Hff'g. 31. — domesticus. Gemi. 30. — dorsali s, Mgn. 31. — nemorosus, Mgn. 30. — penicillaris, N. 30. — pipiens, L. 30. — pulchripalpìs, IV. 31. — pulchritarsis, N. 31. — rusticus, Rossi. 31. — spathipalpis, iV. 31. Cuzicus Bravaisi, Aud. 222. Cybocephalus metallicus et var. 416. Cychrus, (nuova specie), Emery 166. — Costae, Emery. 166. — italicus. 379. Cynara Cardunculus., Lin. 343. Cynips calycis. 32. — divisa. 122. — foli!. 122. Cyprogenia denticulata. 416. Cyrtograpsus angulatus, Dana 395. Cyrtoplìloeba, Rndn. 322. — ruricola. 212, 322. Dacnusa, Hai. 258. — flavipes, Gour. 258. Daphnia. 122 — gigas, Herm. 222 Dacus Oleae. 316. Dasychira, Steph. 153. — fascellina, Lin. 153. — gonostigma e pudibunda. 153. Decatoma. 238. — biguttata, Livd. 258. Deilephila, Ochs. 153. — euphorbiae, Lin. 153, 364. — galli. Lin. 154. Deilus fugax. 375. Depressaria. 154. Dermestes, sulle farfalle da seta. 132. — vulpinus. 375. Dermestidae. 102. Diagnosi di nuove specie italiane DI insetti. 303. DlANTHOECiA, Bsdv. 154. — cucubali, Hbn. 164 Diaspis visci, Schrank. 226. Diastocera sp 225. Dichelaspis 92. Dicliirotrichus lacustris. 373. — pubescens. 373. DiCRANURA, Latr. 154. — erminea, Esp. 154. — vinula, Lin. 154. Didineis. 412. DiGONiCHETA, Rndn, 322. — setipennis, Fall, 322. DiLOBA, Bsdv. 154. — coeruleocephala, Lin. 154. Dinetus. 412. Diodontus. 412. Diplolepis gallae tinctoriae. 122. DiPTERiGiA, Steph. 155. — pinastri, Lin. 155. Disdera rubicunda, Latr. 226. Ditteri (Bilanceri dei'. 300, 301. — dell' America settentrionale. 413. Dolichurus. 412 Dorcus. 279. — parallelepipedus. 378. Doria, Mgn. 322. — concinnata, Mgn. 323. — stupida, Mgìi. 323. Dorippe. 397. — lanata, Bosc. 397. Doritis Mnemosyne, L. 226. Drapetes. 288. Di^asterius. 289. Dromia indica, Gray. 397. Druydella.412. Dyschirius salinus. 373. Dytiscus (centro di gravità nei). 199. E EcHiNOMYiA, Mgn. 323. — fera, L. 323. — grossa, L. 323. — lurida, Fab. 323. — praeceps, Mgn. 323. — virgo, Mgn. 323. Ectemius. 413. — 425 Educazione a calore nascente (Far- falle da seta'. 132. — a calore sin da principio elevato iFar falle da seta). 132. Elachista, Tr. 155. — Roesella, Lin. 155. — saportella, Hbn. 155. Elaphocera. 285. Elater. 289. — (Agriotes) segetum. 227. Elateridae. 289. Ellopia, Tr. 155 — sambucaria, Lin. 155. Elmis. 369, Empusa. 402. — radicans. 402. — muscae. 402. Encyrtus ceuthorhynchi. Rndn. 207. Endomyclius coccineus. 377. Endromis, Ochs. 156. — versicolor, Fab. 156. Enedreutes ? 375. Ennomos, Tr. 156. — alniaria, Lin. 156. Enodia. 412. Entedoninae. 208. Entomognatus. 413. Entomologia agraria. 226, 316. — descrittiva. 403. — poleontologica. 413. Entomphtora ahidis. 401. — Culicis. 402 — Grylli. 402. — sphaerospermu7n. 401. — Tenthredinis. 402. — Tipulae. 402. Ephippiphora, Dup. 156. — dorsana, Hbn. Epialtus dentatus, M. Edw. 390. Epicampocera, Macq. 323. — succi ncta, Mgn- 323, Epicauta erytlirocepliala. 319. Epidemie d'insetti cagionate da fun- ghi, G. Loìide. 400. Epigraphia, Steph. 156. •^ avellanella, Hbn. 156. Episema. 157. — coeruleocephala. 122. Episteraus ventrosus. 416. Epitelio del ventricolo delle larve delle api. 175. Erigone, Desv. 323. Eriochirus sìnensis, M. Edw. 396. Eriogaster, Gemi. 157. — lanestris, Lin. 157. — populi, Lin. 157. Erirhinus {Borytomus) auripennis. Desbr. 311. Erynnia, Desv. 323. — nitida, Desv. 323. Eryphia laeviraana, Latr. 392. Erystalis tenax (Bilanceri dell'). 300. Escursioni entomologiche. 361. Estheria australis, 223. — Birchii. 223. — cycladoides, l^ucas. 222. — dahlacensis. 222. — gigas. 252. — Gihoni. 223. — gubernator. 223. — hierosolimitana. 223. — mexicana. 223. — pesthinensis. 222. — tetracera. 222. — ticinensis. 223. Etisus laevimanus, Randall. 391. EuBOLiA, Dup. 157. Eubria palustris. 369. EUCNEMIDAE. 289. EuPiTHECiA, Crts. 157. Euplectus nanus, Kirbjj- 367. Euprepia aulica. 402. — Caja 401. — caja, L. (Partenogenesi dell'). 303. — fuliginosa. 402. — villica. 402. — villica, [L. Partenogenesi delia). 303. Eurideraa ornatum. 201. EURIMENE, Dup. 157. — dolabraria, im. 157. Eurypodius Audouini, M. Edw. et Lu- cas. 390. Euxanthus nitidus, Dana. 391. Exorista, Mgn. 323. — acronictae, Desv. 324. — affinis, Mgn. 324. — apìcalis, Desv. 324. — aurocincta, Desv. 324. — bombylans, Desv. 324. — cheloniae, Rndn. 324. — claripennis, Desv. 324. — crassiseta, Rndn. 324. — erythrostoma, Hrtg. 324. — falenaria, Rndn. 324. — janitrix, Hrtg. 324. — libatrix, Mgn. 324. — 426 — — lucorum, Mgn. 324 — montana, Desv. 324. — nemestrina, Mgn. 324. — noctuarum, Desv. '25. — properans, Rndn. 325. — saturniae, Desv. 325. — vulgaris, Mgn. 325. Eyprepia. 157. Fare il glomere (Apicultura). 134. Farfalle da seta isolate a sistema cel- lulare. 133. Farfalle (Partenogenesi delle). 302, 303. Far la barba (apicultura). 134. Farsus. 289. Fauna entomologica del Modenese. 361. FiDONiA, Tr. 157, 401. — piniaria, Lin. 157. FlLANTINI. 412. Firola. 123. FisCERiA, Desv. 325. — bicolor, Desv. 325. Flaccidezza o letargia dei bachi da seta. 131. Formica pubescens, L. 343, 347. Formiche (Rapporti delle Formiche colle Tettigometre). 343. Formicidei. 412. Frontina, Mgn. 325. — laeta, Mgn. 325 — vertiginosa, Mgn. 325. G Galeruca nymphaeae. 376. Garmasidi. 169. Gastropacha. 158. — Pini. 401. — Pini, L. (Partenogenesi della). 303. — potatoria, L. (Partenogenesi della). 303. — quercifolia, Lin. ^Partenogenesi della). 303. — quercus. 401. — quercus, L. (Partenogenesi della). 303. — Rubi. 401. Gattina. 131. Gelasimus 394. Gei.echia, Hbn. 158. — bifractella, Hbn. 158. — lappella, Lin. 158. — leucatella, Lin. 158. Geodites caecus, 370. Geometra, Lin. 159. — mensuraria, Lin. 159. — papilionaria, Hbn. 159. Georyssidae. 103. Geotrupes. 283. — Hiostius, Gene. 416. — matutinalis. 416. Geotrupidae. 283. Ginecogenesi. (in nota) 223. Ginogenesi. (in nota) 223. Glaphtridae. 284. Globicephala melas. 183 Glomere (apicultura). 134. Glyptomerus etruscus, Piccioli. 374. Gnorimus nobilis. 377. GONIA. Mgn. 325. — capitata, Mgn. 325. — interrupta, Rndn. 325. GoNOPTERA, Latr. 159. — libatrix, lAn. 159. GoRTiNA, Hbn. 159. — flavago, Hbn. 159. Gorytes. 412. — coarctatus. 412. Gracillaria, Haw. 159. — frankella, Hbn. 159. Grapholita, Tr. 159. — cosmophorana, Tr. 159. — siliceana, Hbn. 160. Grappolo (apicultura). 134. Gyranaetron 2-arcuatus, Desbr. 311. Gymnopleurus. 280. — Mopsus. Pallas. 228. — Wahlbergi, Manerh. 225. Gymnosoma, Mgn. 325. — rotundata, Lin. 325. H Hadena, Sdir. 160. — atriplicis, Fab. 160. — brassicae, Lin. 160. — glauca. H. 160. — oleracea, Lin. 160. — persicariae, Fab. 161. — 427 Hadena, pisi, Lin. 161. Halias, Tr. 161. — chlorana, Lin. 161. — prasinana, Lin. 161. — quercana, W. 161. Halicarcinus ovatus, Stimps 393. — planatus, White. 393. Haplocnemus trinacriensis, Rag. 83. Haptoderus apenninus. 370. Harpactes. 412. Harpva, Gchs. 162. — fagi, Lin. 162. Helice granulata, Hell. 395. — tridens, De Haan. 395. Heliocopris Hamadrj^as, F. 225. Heliothis, Ochs. 162. — ■ armigera. 226. — marginata, Hbn. 162. Hemigrapsus affinis ? Dana. 395. Hemilis, Dup. 162. — daucella, Dwp 162. — heracliella, Dey. 162. — liturella, Dup. 162. Hesperia. 363. Hetaerius. 367. Heteroceridae. 104. Heteroderes. 2^9. Heteroinetrus afer^ L. 414. — cyaneus. 414. — imperator, Koch. 414. — megacephalus. 414. — Roeselii, Spin. 414. — Swamraerdami, Spin. 414. Heterotops niger, Kr. 368. Hibernia, Latr. 162. Hìster cadaverinus. 373. Horaaloplia 284. Horaalota fi'agilicornis. 368. — oblonga, Er. 225. Hoplia. 284. Hoplisus. 412. Hyalomyia, Desv. 325. — pusilla. Mgn. 325. Hybalidae. 282. Hybalus. 282. Hybosoridae. 283. Hybosorus. 283 Hydraena. 369. Hydrobius bicolor, Payk. 367. Hydronoraus Alismatis. 376. Hydrophilus (centro di gravità neglij. 199. Hydroporus 369. Hydroporus bicarinatus, Clairv. var. obscurior. Desbr. 308. — distingiiendus [Aubéì. Desbr. 308. — nigricollis [Aubé), Desbr. 308. — saucius (Gene), Desbr. 308. Hylecoetus dermestoides. 370. Hylesinus Kraatzii, Bichoff. 367. Hylobius abietis. 377. Hypoborus ficus. 374. Flypocoelus. 289. HvPOPHLOEUS, Fab. 338. — linearis, Fab. 338. — pini, Prrs. 388. ICHNEUMON, L 41. — Acridicida, Rndn. 41. — areator, Pnz. 41. — campestris, L. 41. Ichneumon castigator, F. 41. — equitatorius, L. 41. — grillarius. Rndn. 41. — juniperi, L. 42. — larvarum, L. 42. — molitorius, L. 42. — necator, F. 42. — necator, F. 42. — nominator, Pnz. 42. — pistacicola, Rndn. 42. — praerogator, i. 42 — saturatorius, L. 42. — Strobilellae, L. 42. — turionellae, L. 42. ICHNEUTES, Grav. 42. — brevis, Wesml 42. — reunitor, Nees. 43. Ilithia, Latr. 163. — camelia, Fabr. 163. Ilyobates. 370. Imenotteri. 411. — Antofili. 412. — nuovi del bacino Mediterraneo. 413. — rapaci. 412 I misteri di una corporazione perico- losa, ossia storia popolare delle farfalle dannose. 415. Inostemma, Halid. 43. — Boscii, Wstw. 43 Insetti dannosi alle coltivazioni. 226. — 428 INSETTI PARASSITI E LORO VIT- TIME. C. Rondarli. 41, 321. Insetto poco noto che danneggia l'Uli- TO, 316. IPIDI. 99. Isaria crassa. 401. Isaui-a cycladoides, loly. 222. Ischius, Wsm. 43. — obscurator, Nees. 43. ISCHNOCERUS, Grav. 43. — marehicus Hrtg. 43. lulus, 400. K Kermes. 346. Labidigaster, Macq. 326. — uncinatus, Rndn. 326. Laccobius alternus, Motseh. 367. — alutaceus, Thoms. 367. — bipunctatus, Thoms. 367. — intermittens, Kiesw. 367. Laccobius minutus, Lin. 367. Laccophris, Frst. 43. — Magdalini, Frst. 43. Laemophlaeus, Dej. 338. — hypobori, Prrs. 338 Laestia, Haìid. 43. Lambrus -390. Lamellicornes. 279. Lampyris. 185, 377. — soror, Scliaum. 370. — Zenkeri, Germ. 370. Langelandia anophtlialma. 372. Larentia, Bsd. 163. — • innotaria, Hbn. 163. Larra. 412. Larrina. 412. Larrini. 412. Larve di Lepadidei. 84. Lasiocampa, Sdir, 163. — Otus, Drur. 105, 106. — pini, Lin. 163. — potatoria, Lin. 164. — • quercifolia, lAn. 164. Lasiophticus, Rndn. 326. — pyrastri, Lin. 326. — seleniticus, Fab. 326. Lathridiadae. 416. Lathrididae. 100. Lathrobium dilutum. 368. — dividuum. 373. — labile. 3G8. Lauxania, Mgn. 326. — vitripennis, Mgn. 326. Leia, Megerle 266. Lepas. 92. Lepidotteri della Sicilia (Specie nuove), Pincitore Marott. 105. — di Transcaucasia. 413. — nuovi di Francia. 413. Leptacinus othioides, Bandi. 368. Leptadora hyalina, Liljbrg. 223. Leptoderus Holienwartii. 372. Leptograpsus. 394. Leptoraastax hypogaeus. 367, 372. Leptura chalcarata. 378. — rubrotestacea. 378. — virens. 373. Lestipliorus. 412. Letargia o flaccidezza dei bachi da seta. 131. Leucania, Hbn. 164. — albipunctata, Fab. 164. — lithargyria, Hbn. 164. Leucopide, 204. LEfJCOPis, Fab. 43, 326. — ampelophila, Rndn. 326. — annulipes. Zett. 326. — aphidicida, Rndn. 326. — apliidiperda, Rndn. 326. — aphidivora, Rndn. 326. — bursaria, Rndn. 326. — griseola, Mgn. 326. — lu scria, Mgn. 327. — Palumbii, Rndn. 213, 327. — puncticornis, Mgn. 327. Leucopsis gigas, F. 43. Leuconea, Donz. 165. — crataegi, Lin. 165. Libellula conspurcata e vulgata (cen- tro di gravità nelle). 197. Libellule (Stigmi nelle). 301. Limnadia gigas. 122. — Herman ni 222. LIMNEBIUS, Leach. ( Osservazioni sulle specie italiane del genere), Flaminio Baudi. 35. — atomus, Duft. 40. — furcatus n. sp., Baudi. 37. — gyrinoides, Aubé. 40. — 429 — LIMNEBIUS mucronatusn. sp.,i?aM- di. 39, 369. — nitiduloides n. sp., Bandi. 35, 369. — nitidus, Marsh. 38. — papposus, Redi. 36. — picinus, Marsh. 40. — sericans, Muls. 39. — similis n. sp., Bandi. 37. — ti'uncatellus, Thumb. 35, — truncatulus, Thoms. 38. Limnetis. 223. — brachyrus. 223. — Gouldi. 223. — Macleyana. 223. — Walbergi. 223. Liridènius. 413. — laevis. 413 Liosomus. 370. Liparis dispar. 366. — dispar (centro di gravità nella). 197. — dispar, L. (Partenogenesi della). 302, 303. — monaclia (Partenogenesi dellaV 303. — ochropoda, Eversoti. (Partenoge- nesi della). 303. — salicis. Lisia chrysidiformis. 226. LissoNOTA. Grav. 43. Lissonota angularis, Retz,. 43. — arvicola, Grav. 44. — catenator, Pnz. 44. — culicitbrmis, Gr. 44. — cylindrator, Gr. 44. — breviseta, Rts. 44. — Buoliana, Hrtg. 44. — hortorum, Gr. 44. — impressor, Gr. 44. — obscura, Rtz. 44. — pectoralis, Gr. 44. — robusta, Rtz. 44. — se tosa, F. 44. Litliodes antartica, Nicolet. 398. L^tliosia caniola. 366. Locusta (Stigmi nelle). 301. LocuSTARii (Orthoptera, Neuroptera) Rndn. 341. Lapodites, Rndn. 44. — prunicoia, Rndn. 44. Lopha, Meg. 269. Lophyrus picene, S. Farg. 212. — rufus. De Vili. 212. Lucaiiu s, 279. Luciola italica ? 377. Lupea sanguinolenta, M. Edw. 392. Lycaena, 363. — Icarus ab. Icarinus, Scr. 105 e 106. Lygistopterus, Bej. 338. — sanguineus, Bej. 338. Lymenitis, 363. Lyparis chryssorrhoea eauriflua, 210. M Macchiette nerastre sulle farfalle da seta. 131. Macroneura, Wlk. 44. — maculipes, Wlk 44. Macropalpus, Rtz. 45. — leptocephalus, Hrtg. 45. Malachius, Fab. 338. — aeneus, Fab. 338. Malattie dei bachi da seta. 130. Ma'iiestra brassirae. 402. Masicera Mgn. 321. — atropivora, Besv. 327. — bombycivora, Besv. 327. — crassiseta, Rndn. 327. — cuculliae, Besv. 327. — flavicans, Gour. 327. — flavoscutellata, Zett. 327. — girovaga Rndn. 212, 327. — Gouroldtii, Besv. 327. — gylva, Hrtg. 327. — lasiocanipae, Besv. 328. — Lophyri, Besv. 328. .— phalenaria, Rndn. 327. — pratensi s, Mgn. 32S. — pupi V ora, Besv. 328. — scutellata, Macq. 328. — simulans, Hartg. 328. — S[)hingivora, Besv. 328. — sylvatica, Fall. 328. — vanessae, Besv. 328. Mastigus Liguricus. 279. Matuta Victor, Fab. 396. Megastigmus, Balm. 45. — Bohemanni, Rt2. 45. — strobilobius, Rtz. 45. — transversus, Wlk. 45. — vexiilum, Bè. 45. Meligethes. 403. — acicularis. Bris. 4'0. — abdorainalis, Motsch. 406. Ann. IV. 29 430 Memgethes aeneus, Fah. 404. — alpigradus, Reitter. 406. — angustatus, Kust. 495. — anthracinus, Bris. 404. — assimilis, Strm. 409. — ater, Bì'is. 407 — atramentarius, Forst. 408. — australis, Kust. 405. — austriacus, Reitter. 409. — azureus. 405. — bidens, Bris. 407. — bidentatus, Bris. 410. — bituberculatus, Forst. 408. — brachialis, Er. 407. — Brisouti, Reitter. 410. — Bruckii, Reitter. 410. — brumicornis, Strm. 408. — carbonarius Forst. 410. — chalybaeus, Reitter. 409. — coerulevirfcns, Forster. 404. — coerulescens, Kraatz. 409. — coracinus, Strm. 404. — corvinus, Er. 405. — Dalmatinus, Reitter. 406. — Dieckii, Reitter. 408. — difficilis, i7(?er. 408. — discoideus, Er. 410. — distinctus, Strm. 409. — egenus, Er. 410. — elongatus Bosenh. 409. — Erichsonii, Bris. 4l0. — erythropus, Gyll. 410. — exilis, Strm. 410 — fibularis. Er. 406, — flavipes, Strm. 408. — Fòrsteri. 404. — foveifrons. Reitter. 404. — fuliginosus, Er. 407. — fulvipes, Bris. 404. — fumatus, Er. 410. — gagathinus, Er. 410 — gracilis, Bris. 405. — haemorrhoidalis, Forst. 408. — hispanicus, Reitter. 406. — Hoffmanni, Reitter. 406. — humerosus, Reitter. 404. — immundus, Kraai^. 410. — incanus Strm. 407. — Kirschii, Reitter. 408. — Kraatzi, Reitter. 409. — Lederi, Reitter. 406. — Lepidii, Miller. 409. — luctuosus, Forst. 409. Meligethes lugubris, Strm. 410. — lumharis, Strm. 404. — maurus, Strm. 407. . — melanchonicus, Reitter. 407. — Me m noni US £r. 408. — metallicus, Rosenh. 405. — moestus, £r. 408. — moravicus, Reitter. 405. — morosus, i?r. 408. — murinus, Er. 410. — nanus, i?r. 406. — niger, Bris. 409. — obscurus, Er. 406. — ochropus, Strm. 408. — opacus, Rosenh. 407. — ovatus, Strm. 407. — parallelus, Reitter. 406. — pedicularius, Gy?Z. 408. — picipes, Strm. 407. — pumilus, Er. 404. — Rosenhaueri, Reitter. 406. — rotundicollis, iJr/s. 410. — ruGcorni.?, Heer. 410. — ruflpes, Gyll. 403. — seriipes, Gyll. 406. — simplex, Kraatz. 404. — spinipes, [Bandi Reitter. 406. -- subaeneiis, Strm. 404. — subrubicundus, Reitter. 404. — subrugosus, GyZL 406. — sulcatus, Bris. 409. — symphyti, Heer. 405. — Szwalinai, Reitter. 405. — tristis, Sirm 410. — tropicus, Reitter. 409. — umbrosus, Strm. 407. — viduatus, Strm. 408. — villosus, i?ri5. 406. — viridescens, Fab. 405. Meggpenthus. 289. Megai'tht'us denticollis. 373. MEiGENiAbisignataM^'n.V. Tachina. 328. Melandrya. 370. Melanotus. 290. Melasis. 289. Melkhaea Athalia. 402. — Cynthia. 402. Mellinina. 412. Mellinini. 412. Mellinus. 412. Melolontidae. 284. Meniscus. 45. 431 — Merlangus vulgaris 224. Meiiucius albidus. 224. Mesochorus, Grav. 45. — areolaris, Rtz. 45. — ater, Rtz. 45. — brevipetiolatus Rtz. 45. — cimbicis, B'e. 45. — confusus, Holnigr. 216. — contractus, Rtz. 46. — dilutu.s Rtz. 46. — laricis, Hrtg. 46. — nigripes Rtz. 46. — pectoralis, Rtz. 46. — politus, Grav. 46. — rubeculus Hrtg. 46. — scutellatus, Gr. 46. — splendidulus, Gr. 46. — splendidus, Grav. 216. — testaceus, Gr. 46. — tharacicus, Gr. 46. Mesolejus melanoleucus, Grav. 216. Mesoleptus, Grav. 46. — evanescens, Rtz. 46. — exoi'iiatus, Gr. 46. — limitaris, Gr. 47. — teredo, Hrtg. 47. Mesopolobus, Tr6'5ft('. 47. — fa.sciiventris, Ww. 47. Mesostenus, Grav. 47. — brachicentrus, i2<;r. 47. — gladiator, Sco'p. 47. — ligator, Grm. 47. Methoca, Latr. 47. — domestica, La del Sig. Prof. Giuseppe Tenderini di Carrara. » del Sig. C. Augusto Dohrn di Stettino. » del Sig. Cav. Prof. Camillo Rondani di Parma. » del Sig. Prof. Alessandro Bruschi di Perugia. » del Sig. C. Siemoni di Pratovecchio in Casentino. » del Sig. Carlo Oberthur di Rennes. » del Sig. J. W. Douglas di Londra. » del Sig. E. Mella di Rho nel Milanese. nel 1872 Ritratto del Sig. Cav. Prof. Carlo Cugini di Parma. » del Sig. Cav. Pellegrino Strobel di Parma. » del Sig. Dott. Giacomo Martino Heylaerts di Breda. » del Sig. Emilio DeyroUe di Parigi. » del Sig. Dott. Giuseppe Verdiani di Volterra. » del Sig. Capitano Luca Von Heyden di Francoforte sul Meno. » del Sig. H. J. Stainton di Londra. PROCESSO VERBALE DELLA secouia ataauza onerale lei 1871 tenuta iu Bologna il di 8 ottobre 1871. Soci presenti: Targioni-Tozzetti Adolfo, Stefanelli Pietro, Bel- LENGIII TlmOLEONE, MARCHI PIETRO, BtRTOLONi GIUSEPPE, CURÒ ANTONIO, DiscoNzi Francesco, Lorenzini Demetrio, Masè Francesco, Meda Enrico, PiRAZZOLi Odoardo, Pisani Vincenzo, Zannetti Arturo, Pacini Filippo, Gestro Raffaello, Dohrn Antonio, Percivall-Weight, Baudi di Selve Flaminio, Vjmercati Guido, Carruccio Antonio. A norma della circolare, l'adunanza è aperta nell'Archiginnasio Bolognese, a ore 9 antimeridiane. Il Presidente, notando fra i non soci presenti all'adunanza il prof. Paolo Gervais, invita l' illustre zoologo a prender posto al banco della presidenza. Il prof. Gervais, accettando di buongrado l'invito fattogli, ringrazia il Presidente deiTaccoglienza ch'esso e la Società gli fanno, assicurando esser ben lieto di trovarsi ad un' adunanza della stessa Società, la quale quantunque sì giovane, pure sa aver già dato prove di molta operosità in quella parte di studj zoologici che formarono appunto i suoi primi amori. Il Presidente rammenta poi alla Società le ragioni per le quali si è creduto dal Comitato residente doversi tenere questa adunanza in Bologna, proQttando di una doppia e fortunata occasione, del Congresso cioè di Antropologia e della riunione parziale della Società Italiana di Scienze Naturali, nella quale si annoverano più membri della Società Entomo- logica. Fa quindi la presentazione di parecchie pubblicazioni ricevute in dono dai Signori Siebold e Joly, dimostrando in brevi parole il pregio di tali lavori; e fa pure omaggio alla Società di uno scritto a slampa del si- gnore Oberthur, e d'un altro del Segretario Carruccio in onore del fu prof. Senatore Paolo Savi. Da quest'ultima pubblicazione ristesse Presi- dente prende occasione per rammentare ai Colleghi i molti titoli di be- nemerenza del perduto ed insigne Maestro. — 24 — Proclama inoltre i nuovi membri del Comitato residente eletti nella precedente adunanza generale, cioè: a Vice-Presidente il prof. cav. Ca- millo Rondani, e a consiglieri i signori Ferdinando Piccioli (confermato), prof. Federigo Delpino e conte ingegnere Guido Vimercati. Dopo ciò invita il Segretario degli Atti a leggere, coerentemente al- l'ordine del giorno stabilito per la presente adunanza, la memoria spedita dal consocio Apelle Dei di Siena, il quale con lettera fece conoscere alla presidenza di non potersi, suo malgrado, trovare presente in Bologna per circostanze di famiglia. Il socio ab. Disconzi chiede la parola per dire che dalla lettura fatta a nome del socio Dei ha potuto rilevare non solo la opportunità ed importanza del lavoro, ma la molta correlazione dei fatti in esso esposti con quelli ch'egli ebbe campo di osservare nel Vicentino in cui dimora. In egual modo, aggiunge, rendonsi ivi nocive le spec'e d'insetti studiate dal Dei nelle campagne del senese, e tutte ebbe pur egli oppor- tunità di trovare nel suo paese; e specialmente ricorda i danni cagio- nati dalla Liparis clispar e dalla Procris ampelophaga ecc. Osserva pure che su tutte le specie notoriamente dannose alle campagne bisogne- rebbe richiamare l'attenzione degli Entomologi e di quanti s'interessano dei progressi della scienza e dell'agricoltura; conciossiachè i mezzi di distruzione suggeriti e posti in opera non soddisfino ancora intieramente allo scopo. In proposito fanno successivamente alcune brevi osservazioni il Vice-presidente prof. Stefanelli, il socio ing. Curò ed il consigliere prof. Bertoloni, tutii convenendo nel giudizio poc' anzi espresso dal socio Disconzi. Il prof. Stefanelli ridomanda la parola per ricordare ai Colleghi come fra i mezzi adoperati contro gl'insetti nocivi meriti pure un posto importante lo zolfo, usato con molto vantaggio dal sig. Lawley di Fi- renze, specialmente per distruggere le larve giovanissime della Procris ampelophaga. Il prof. Bertoloni alla sua volta aggiunge che forse il mezzo il quale più di altri corrisponde è quello di scuotere le piante e raccogliere le larve sopra lenzuoli. Questo mezzo, egli dice, si adopra pure in varie parti del Bolognese, ma non è ancora esteso a tutta la provincia, sic- come sarebbe desiderabile. L' istesso consigliere Bertoloni dice che profittando della discussione, caduta sopra argomento vitale e sempre di attualità, vorrebbe pregare la Società a dargli una norma od un consiglio sul come regolarsi circa una domanda fatta dal Comizio Agrario di Vergato; il quale chiede e brama che sia studiata e non tardi promulgata una legge che renda obbligatoria la distruzione delle specie d'insetti riconosciute come no- — 25 — cive alle campagne. La dortìanda del Comizio Agrario venne già presen- tata al Consiglio provinciale di Bologna, di cui il prof. Bertoloni è membro; e questo Consiglio dovrà perciò pronunciarsi fra non molto sulla utilità 0 no di proporre e raccomandare al Governo una legge siffatta. Il presidente Targioni prendendo a rispondere al prof. Bertoloni rammenta come quest'istessa questione sia stata già trattata con qual- che ampiezza dalla Società Entomologica, la quale pur riconoscendo le ottime ragioni che spingono gli agricoltori a chiedere dei rimedii al male da cui vengono offesi, ha però ritenuto che leggi di questa natura, quali cioè il Comizio Agrario di Vergato ed anche altri hanno invocato, non possano né debbano così facilmente promulgarsi; e che il meglio si debba conseguire coli' acquisto prima e poi della più larga diffusione delle teoriche e pratiche conoscenze sugl'insetti che si vogliono tener lontani o distruggere come dannosi all'agricoltura. Ciò premesso, dice dover pure rammentare alla Società come non ha guari sia stata nominata da essa medesima una Commissione, cui fu affidato l'incarico di far degli studj nel preindicato scopo ; ed è di quest' istessa Commissione che il socio Dei, che ne fa parte insieme ai soci Rondani e Piccioli, ha tenuto parola nella memoria poco prima letta. È lieto poi di poter dire che sempre mirando a quello scopo, e prima ancora che la questione si agitasse in seno alla Società Entomo- logica, egli ebbe occasione di tenerne proposito col R. Ministero di Agri- coltura e Commercio; il quale fin d'allora stimò di pubblicare e comu- nicare ai Comizi Agrari! una serie di quesiti, destinati a procurare un certo numero d'informazioni e notizie locali, delle quali in parte il Mini- stero è già in possesso. Di coteste notizie non dubita possa la Commis- sione e la Società Entomologica aver conoscenza e trarne profitto come utili elementi pel lavoro che si vorrebbe compiere. Nessun altro chiedendo la parola su questo argomento, il Presi- dente la dà al socio Curò, il quale legge una nota sopra una forma di Erebia prossima alla Nerine Freyer, proveniente dalle Alpi dello Stelvio, L'istesso socio comunica diverse sue osservazioni sulla Gastro- paga arbusculae Freyer, della quale trovansi le nidiate dei bruchi nelle Alpi bavaresi e nei monti dell'Alta Engadina, a circa 2000 metri di altezza. Dopo parecchi rilievi critici, e dopo di aver dimostrato come il merito di aver sciolto la questione sulla predetta specie sia tutto del sig. Zeller di Zurigo, il socio Curò osserva come nella memoria dell'il- lustre prof. Siebold, comunicata dal Presidente alla Società in principio di questa adunanza, accennandosi alla partenogenesi della Bombix mori — 26 — si affermi sopra informazioni, certo non esatte, che il fatto della gene- razione verginale nella specie stessa è ovvio in Italia e notissimo agli allevatori di bachi, i quali anzi se ne varrebbero per la moltiplicazione industriale di questi animali. Il presidente Targioni, il consigliere Bertoloni ed il socio sig. Antonio Dohrn prendono la parola per affermare anch'essi che le informazioni di cui ha fatto cenno il socio Curò non possono certamente ammettersi; però non negano che le uova di farfalla non troppo di rado mutino di colore e subiscano cos'i una fase che per molti (coi quali specialmente il predetto Dohrn dice volersi schierare] è segno di una formazione embrionale. Il socio Curò ridomanda la parola per ringraziare i preopinanti del- l'appoggio che hanno voluto dargli, e per far conoscere come abbia pur egli eseguite moltissime esperienze, tutte con resultato negativo, intorno alla partenogenesi utile delia Bomhix mori. Osserva però che non intende concludere negativamente sul fatto della partenogenesi os- servato e ben costatato in altre specie. Chiesta la parola dal prof. Paolo Gervais, questi prega la Società di volergli permettere si esprima in francese, non avendo che poca familiarità colla bella lingua italiana, a fine di fare una comunicazione circa la Phylloocera vastatrix. La Società, egli dice, non ignora come in questi ultimi tempi siasi reso tristamente celebre questo insetto; del quale fa una breve istoria, tanto dal punto delle cognizioni scientifiche che fino al dì d'oggi se ne hanno, quanto da quello economico. E su quest'ul- timo stima doversi più ampiamente trattenere, ricordando con molte precise notizie topografiche i danni che la Phylloxera fece e va facendo in diverse parti della Francia. Nella Provenza, aggiunge, nella Lingua- doca ecc., le viti soffrono gravissimamente, e il male si va estendendo sempre più. Io ho veduto esperimentare, egli dice, l'azione del coaitar, dell'acido fenico e di parechi altri rimedii; pur troppo però debbo consta- tare la loro insufRcienza. È perciò che stima far cosa utile mettendo sull'avviso gl'italiani, perchè il male potrebbe estendersi anche nei loro paesi; ed egli ha visto in Francia tener dietro alla invasione di questo terribile devastatore della vite, quasi l'assoluta miseria di non pochi proprietari viticoltori. Il Presidente dice che crede farsi interprete della Società rin- graziando il prof. Gervais delle importanti notizie che si compiacque esporre, ed aggiunge cogliere di buon grado l'occasione offertagli dal dotto collega straniero per ricordare gli studj già fatti sulla Phylloxera dagli entomologi italiani. I quali se per buona fortuna della loro patria non hanno avuto r oggetto reale sotto i loro occhi, sono stati però solleciti a pren- — 21 — derne la più ampia conoscenza, grazie specialmente alle cortesi comu- nicazioni dei loro colleghi di Francia. L'istesso Presidente dà pure alcuni cenni sugli studj fatti in proposito in Italia da parecchi consoci e da lui stesso; cita le pubblicazioni fatte nel Bullettino della Società Entomologica] e finalmente ricorda come ed egli ed altri non siano stati fra gli ultimi a prevedere le relazioni della specie in discorso con quella che pur sulle viti vive senza troppi danni in America. Il prof. Targioni a questo punto cede la Presidenza al Vice-presi- dente prof. Stefanelli per aver modo nell'angustia del tempo di la- sciare al segretario Carruccio facoltà di sottoporre all'attenzione degli adu- nati alcune specie di Pelopaeus prese in Sardegna, delle quali una che stima non ancor descritta, di cui presenta ai colleghi gli esemplari ; mentre egli passa a dimostrare ad altri consoci le cellule epiteliali del- l'intestino delle larve dell'Ape domestica (maschio ed operaja) le quali presentano al microscopio oltre alcune altre particolarità, che potranno ampiamente conoscersi nel lavoro dato già alle stampe dall' autore, quella di esser definite all'esterno da una zona di finissime ciglia non vibratili ; e fa pur notare come la materia bianca che cosperge la superficie della cavità viscerale e i visceri stessi di alcuni crostacei {Tel- phicsa fliwiatilis ecc.) risulti composta da un urato insolubile. Dopo queste dimostrazioni, chiede la parola il socio cav. Pisani di Lucca, il quale, a nome del sig. colonnello Haliday, fratello dell'illustre Alessandro Enrico, già Vice-Presidente della Società Entomologica Ita- liana, dice esser ben lieto di informarla come egli lo abbia incaricato di consegnare alla presidenza la somma di lire 500; la quale elargiva per soddisfare un voto del benemerito e compianto fratello; voto del quale era stato depositario esso parente ed amico, sig. Pisani, che non avea mancalo di farlo conoscere al suUodato colonnello. 11 Presidente, accettando in nome della Società il cospicuo e gene- roso dono, dice rendersi certamente interprete di tutti i suoi colleghi nel fare al socio sig. Pisani i più sentiti ringraziamenti, e nel proporre che sollecitamente si esprimano al nobilissimo donatore i sensi della più viva gratitudine del nostro sodalizio. La proposta è dai Soci accolta con unanime acclamazione ; ed il Presidente ricordando ai medesimi come non possa protrarre l'adunanza, dovendo molti di essi recarsi alla solenne chiusura del Congresso prei- storico ed antropologico, la dichiara sciolta a ore 12 meridiane. Il Segretario degli Atti II Presidente A. Carruccio. A. Targioni-Tozzetti. — 29 - PROCESSO VERBALE jeirAtaanza teuiita in Firenze il Hi 11 fclilirajo 1812. Sono prcìsenti i Soci: Dohrn Gaiu.o Augusto di Stellino. Taugioni- TozzETTi Adolfo, Stefanelli Pietro, Parlatore Filippo, Kidui.fi Luigi, Delpino Federico, Vimercati Guido, Dei Apelle, Giglioli Enrico, Ci- poLLETTi Domenico, Zanetti Arturo, Cortese Emilio, Carruggio An- tonio. A norma degli avvisi ed all'ora in essi fissata, il Presidente apre la seduta nella sala della Biblioteca botanica del R. Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, colla consueta gentilezza e per tale scopo concessa dall' illustre Direttore del medesimo. Il Presidente dice di essere ben lieto di potere prima d'ogni altra cosa presentare alla società uno dei suoi più distinti membri stranieri, il Sig. Carlo Augusto Dohrn, Presidente della Società Entomologica di Stettino, invitandolo a prender posto al suo fianco. Proclama quindi i Soci ammessi dall'adunanza generale di Bologna in poi, lodandosi degli eccellenti acquisti che con essi ultimamente la Società ha fatto, e fra i quali richiama l'attenzione sovra una delle più grandi illustrazioni della nostra scienza, il prof. Teodoro Carlo Siebold di Monaco, e sovra uno dei regnanti più colti, S. M. l'Imperatore del Brasile; il primo dei quali chiese di far parte della nostra Società in ottobre, scrivendo alla presidenza una lettera molto onorifica per la isti- tuzione medesima, ed il secondo nel novembre dell' istesso anno. Comunica in seguito che il Ministero della Pubblica Istruzione, av- visato fin da principio della costituzione, e quasi volta per volta dei progressi fatti dalla nostra Società, si è deciso a concederle una sov- venzione di L. 500, trasmettendone alla presidenza l'avviso con lettera nella quale S. E. il Ministro esprime il suo vivo compiacimento e fa voti pel prospero avvenire della giovine istituzione. Dopo queste comunicazioni il Presidente dà la parola al Segretario degli Atti per leggere il processo verbale dell'Adunanza di Bologna, il — 30 — quale vien approvato, e prega il Consigliere Vimercati a dar lettura, a nome del Segretario del Carteggio assente per causa d'infortunio do- mestico, della relazione sulla corrispondenza e sui doni inviati alla Società, Il Vice-Presidente Prof. Stefanelli prende la parola per informare i colleghi sull'andamento del giornale, assicurando che prima della fine del mese verrà in luce il IV Bollettino del S» anno sociale, ed avvertendo inoltre come non ostante l'accresciuta mole dell' istesso giornale e le spese cresciute in relazione ad essa, pure l'amministrazione possa chiu- dere l'annata con un ragguardevole avanzo di cassa. In seguito a ciò il Presidente invita il Segretario degli Atti prof. Car- ruccio a dar lettura di una nota del socio cav. Vittorio Ghiliani di To- rino col titolo: Un Consiglio agli Agricoltori; e prega pure l' istesso Segretario a far conoscere all'Adunanza il riassunto, di cui lo ha incari- cato, sopra un'altra nota inviata dal cav. Flaminio Bandi di Selve, inti- tolata: Osservazioni sulle specie italiane del genere Limnebius. Quindi dà la parola al socio sig. Apelle Dei perchè legga la me- moria che in suo nome fu già annunziata nell'ordine del giorno. Fatta questa lettura il Presidente dice dover ringraziare il socio Dei per l'argomento che ha preso a trattare, incoraggiandolo a portare a compimento il lavoro, imperciocché egli stimi che i lavori parziali sull'entomologia descrittiva, e specialmente su quella applicata all'agri- coltura di una regione o provincia nostra qualsiasi, siano appunto quelli di cui si sente maggiore il bisogno. Fa poi altre considerazioni special- mente sulla questione delle metamorfosi degl'insetti, notando il diverso valore che può meritare questo vocabolo, e ricordando le ragioni per cui nel suo lavoro sulle Cocciniglie adoperò la parola parametamorfosi. In risposta ad alcune domande del socio Dei, il Presidente dice esser lieto di potergli assicurare che oltre 120 Comizi agrarj del regno hanno già risposto ad una serie di questioni proposte dal R. Ministero di Agricoltura Industria e Commercio intorno ai danni ordinari o insoliti degl'insetti nella campagna, e come sia da sperare che quelle relazioni possano essere comunicate per intiero o per estratto alla Commissione nominata nel decorso anno dalla Società per siffatti studi. Poscia il Presidente comunica una lettera del socio prof. Rondani di Parma e due lavori da pubblicarsi nel Bullettino, coi quali dice di volere far atto di presenza alla adunanza. L' istesso Presidente dà di entrambi i lavori un cenno informativo. Comunica dopo il lavoro del sig. Carlo Emery di Napoli sopra una specie di Cycrus, ed uno scritto del dott. Bertolini di Trento, in- titolato: Cenni sui Coleotteri della Valle di Sole nel Trentino. Il Vice-Presidente prof. Stefanelli comunica alla Società una nota del socio Sig. Giacomo Pincitore Marott di Palermo, il quale annunzia di — 31 — aver trovate in Sicilia tre specie di lepidotteri che per lo addietro igno- ravasi appartenere alla fauna sicula: sono esse la Thecla Walbum Kn., la Lycaena Icarus Ab Icarinus Scriba, e la Lasyocampa otus Drury. L'istesso Vicepresidente intrattiene poi la Società intorno a due particolari forme che nella Europa meridionale spesso assumono due specie ben note di lepidotteri Ropaleoceri, cioè il Papiiio Sinon Poda [P. Podalirius Un) e la Thais Polyxena Schiff [T. Hypsipyle Fab). A pro- posito di queste forme espone molte particolarità caratteristiche; e pre- sentatosi l'opportunità di rammentare la Sardegna e la ricchezza della sua fauna, coglie l'occasione per proporre e con viva premura racco- mandare alla Società, ed in special modo ai colleghi che prediligono lo studio dei Lepidotteri, una grande e ben preparata escursione neh' in- terno di quella vasta isola, ove potrebbersi raccogliere in abbondanza parecchie specie che di sovente ci vengono chieste invano dagli ento- mologi stranieri, e dove inoltre non è punto improbabile che altre pur ve ne siano fino ad ora sfuggite al vigile e penetrante sguardo della scienza. Il Presidente prende dopo ad illustrare una specie di coccide che mostra disteso in incredibile numero d'individui femmine e maschi (in stato di pupa) sopra frutti, foglie e rami di limone; e ciò per di- mostrazione eloquentissima dei danni che la Sicilia da Acireale a Palermo ha sofferto e soffre per causa di questa insolita peste dei suoi giardini. La specie appartiene al gen. Mytilaspis, ed è nuova secondo il prof. Targioni. Egli porge tutte le maggiori notizie che ha sulle fasi, sulla struttura e sulle abitudini dell'insetto, facendo pur parola dei diversi mezzi di distruzione che si possono consigliare nello stato attuale delle nostre conoscenze, e terminando la sua esposizione col ringraziare vi- vamente l'illustre presidente del Comizio agrario fiorentino, march. Luigi Ridolfi, che gli fece avere i limoni afifetti dall'insetto descritto, e ad esso mandati dal sig. Vigo di Acireale. E finalmente fatte alcune dimostrazioni dal Vice-Presidente Stefanelli e dal Presidente Targioni, a schiarimento degli argomenti da essi trat- tati, quest'ultimo a ore 3 pomeridiane scioglie l'adunanza. Il Presidente Targioni-Tozzetti. Il Segretario degli Atti A. Carruccio. Breve Relazione del Segretario delle Corrispondenze della Società Entomologica Italiana, letta nell'adunanza del di 11 febbrajo 1872. Signori La Società Entomologica Italiana ha ricevuto, anche nel decorso anno 1871, testimonianze non dubbie della reputazione e stima, che nel breve periodo della sua esistenza ha saputo procurarsi mercè le molteplici ed interessanti pubblicazioni fatte nel suo Bullettino. Credo perciò opportuno riferirvi alcuna cosa del carteggio tenuto dalla Società con distinti scienziati, dirvi degli incoraggiamenti da questi ricevuti, e finalmente darvi un breve ragguaglio delie opere inviate in dono alla Società stessa da illustri scrittori, non che dei giornali ed altri periodici che essa in parte ricambia col suo Bulleltino. Relativamente al carteggio, mi piace ricordare i nomi del profes- sore Delpino e del dott. Angiolo Puton, il primo dei quali in una lettera cortesissima ha inviato al Presidente della Società alcune notizie ed os- servazioni sulla Formica herculea; il secondo poi, nell'accompagnare un pregevole lavoro sugli Emitteri, ha fatta la proposta di cambi d' insetti colla Società nostra. La lettera però della quale mi sento il dovere di tener conto principalissimo in questa sommaria relazione è quella del celebre professore Carlo Teodoro von Siebold. Questo illustre scienziato, mentre mostra, con espressioni molto lusinghiere, il suo gradimento di far parte della Società Entomologica Italiana, manifesta a favore della società i nobilissimi sentimenti che dalla sua stessa lettera esattamente trascrivo. « Mi riesce di grande gioja di avere scorto nello speditomi elenco, che la Società Entomologica Italiana dalla breve sua esistenza noveri tuttavia già tanti membri. Io lo riguardo come una prova che l'amabile scienza entomologica ha ormai trovato in Italia i suoi amici e promotori. Possa questa giovane società, la quale dimostra una volontà cosi ferma, produrre del buono e dell' utile, — Floreat, crescat et vivat. » Le opere ricevute in cambio del Bullettino in tutto l'anno 1871 sono state le seguenti: ^ Le Horae Societatis Entomologicae Rossicae. Gli annali della Società Entomologica del Belgio. — 33 — Le effemeridi della Società di letture e conversazioni scentifiche di Genova, Il Bullettino Entomologico di Berlino. Il Bullettino Entomologico di Olanda. Il Bullettino della Società Entomologica Svizzera. Il Bullettino della Società Imperiale de' Naturalisti di Mosca. Il Bullettino Malacologico Italiano. Il Cornale di Agricoltura Industria e Commercio del Regno d'Italia. Il Giornale Botanico Italiano. Il Bullettino del Comitato Geologico Italiano. Un volume dei rendiconti della Società di scienze naturali di Stiria. Tre volumi degli Annuari della Società dei Naturalisti di Nassau. Due fascicoli di rendiconti della Società di scienze naturali e di medi- cina in Insbruck. Due fascicoli di rendiconti delle Società dei Naturalisti di Brùnn. Due volumi di Annali, 1869-70, della Società Malacologica del Belgio. Due volumi degli scritti della Società per la diffusione delle cognizioni di scienze naturali in Vienna. Un volume di rendiconti della Imperiale Società geologica botanica di Vienna. 1 Proceedings della Società di storia naturale di Boston dal 1862 a tutto il 1870. Fra le opere mandate in dono alla Società, e che la Società stessa non ricambia col suo Bullettino, debbo annoverare le seguenti : Il periodico senese intitolato « Il Possidente in città e in campagna » in- viato in dono alla Società dal distinto naturalista Sig. Apelle Dei membro della nostra Società Entomologica. Una monografia sopra alcune specie di aracnidi della Nuova Olanda del Sig. T. Thorel. Varii opuscoli di entomologia del Sig. Laureano Perez Arcas, professore di zoologia nella Università di Madrid. Un volume dell'Archivio di Storia naturale pubblicato dal professore Troschel di Bonn. I fascicoli della rivista scientifico-industriale compilati e donati alla So- cietà dal socio Sig. Conte Guido Vimercati. Due volumi intitolati Studi entomologici pubblicati per cura di Flaminio Bandi ed Eugenio Truqui. Un catalogo dei Lepidotteri Europei pubblicato a Dresda, opera dei Si- gnori Staudinger e Wocke, e regalato dal primo di questi alla Società. — 34 — I Proceedings dell'Accademia di scienze naturali di Filadelfia per tutto l'anno 1868. Un volume di estratti del Bullettino delle Accademie Imperiali di scienze di Pietroburgo. Vari opuscoli del Sig. Prof. Federigo Haberlandt di Gorizia sui filugelli e sulle loro malattie. Una nota del Gav. Prof. Rondani intitolata: L'acaro del baco da seta e l'acaro del gelso. Tre volumi di rapporti annuali « anno 1867. 68. 69 o della Società Smithsoniana di New-York non che due volumi delle regolari pub- blicazioni della società slessa. Contributo alla storia naturale ed alla anatomia delle mosche-foglie delle isole Seychelles, opera e dono del Sig. D. N. Joly. Sui lavori analomo-zoologici del senatore professore Paolo Savi, cenni commemorativi e dono del nostro Segretario degli atti Prof. Gar- ruccio. Sulla Procris ampelophaga, relazione del Sig. G. Batista Bellati. Gli psillodi, schizzi per introduzione allo studio di questa famiglia di emitteri, opuscolo del Sig. Meyer-Dìir. Una nota sugli insetti parassiti della galleruca dell'olmo per l'illustre Prof. Cammillo Rondani. Sulla teoria di Darwin ecc., lettura del D. Carlo Fumagalli. Osservazioni su certi coccus di Australia per H L. Schrader. Dell'Apion Fagi invadente quasi d'improvviso le trifogliare bolognesi nella state del 1870 dissertazione del Prof. Giuseppe Bertoloni. Note storiche dei terremoti della Nuova Inghilterra 1638-1869 per William T. Brigham, opuscolo inviato dalla Società di storia naturale di Boston. Un breve scritto di Entomologia del Sig. Antonio Villa Vice-presidente della Società nostra. Un opuscolo sulla fecondazione dell'Ape regina, considerazioni del sa- cerdote D. Gioito Ulivi. La descrizione di un nuovo Carabico appartenente al genere Gychrus per Napoleone Pini. Un fascicolo di estratti degli Annali della Società Entomologica di Francia. Descrizione di specie nuove o poco conosciute di Emitteri di Europa e di Algeria pel D. A. Puton. Studi sopra un lignaggio anemofilo delle Composte, ossia sopra il gruppo delle Artemisiacee per Federigo Delpino. Due fascicoli delle memorie della Società di scienze fisiche e naturali del dipartimento d' Ille et Vilaine donali dal Signor Oberthur di Rennes. — 35 - Suiripermetamorfismo della Palingenla Virgo allo stato di larva. Analogie di questa larva coi Crostacei. Opera e dono del D. N. loly. Biografia di Alessandro Humboldt nel primo centenario della sua na- scita scritta dal celebre Agassiz sotto gli auspici della Società di storia naturale di Boston. Un volume contenente la corrispondenza entomologica di Taddeo Gu- glielmo Harris pubblicato dal Sig. Samuele Scudder, Finalmente quattro volumi di memorie della Societh di storia naturale di Boston dal 1866 a tutto il 1869. La enumerazione di questa non piccola quantità di importanti pubblicazioni, donate alla Società Entomologica o ricambiate col Bui- lettino della medesima, è sufficiente prova della stima nella quale è te- nuta la nostra, benché giovane, associazione, alla quale perciò, mercè la crescente attività dei suoi membri, deve riuscire ancor più gradito l'augurio dell' insigne naturalista di Monaco, - Floreat, crescat et vivai. FiBENZE, 1872. — Tip. Cenni Diana. ATTI DELLA SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITAIIAM Firenze, 1872. — Tip. Cenniniana. Sul movimento scientifico della Società Entomolog-ica Ita- liana nel 1871. Relazione letta nell'adunanza generale tenuta in Firenze il 12 maggio 1872 dal Segret. degli Atti Prof. Antonio Carruccio. È ormai il 3° anno in cui compio ai gradito dovere di rammen- tarvi, egregi Colleghi, i lavori che vennero in luce nel BuUettino della nostra Società. In essi ho ferma fiducia che ogni imparziale ed intel- ligente lettore abbia trovato nuova ed ampia testimonianza per giudi- care come la stessa ancor giovane Società nel trascorso 1871 sia vis- suta di vita realmente operosa ed utile. Pertanto oggi, se a voi piace, potremmo insieme riandare breve- mente il contenuto di ciascheduno dei quattro Bullettini regolarmente pubblicati in ogni trimestre dell'anno. Questa ordinata quanto rapida rassegna ci farà tosto rilevare come in quello del 1" trimestre desti — per la prima — molto interesse la memoria del prof. C. Rondani, nella quale abbiamo la continuazione dell' applaudito suo lavoro sulle Ortalidine italiane; in secondo luogo troviamo un pregevole lavoro del consocio cavalier Baudi di Selve, sulle specie italiane di Scotodìpnus. L'egregio Autore fa la storia di questo genere, framettendovi conside- razioni assai opportune, ed annoverando in due distinte sezioni 7 di- verse specie, cioè 6 del genere ora indicato, ed 1 sola del gen. Micro- typhlus. La 3^ memoria originale è dovuta al signor Piero Bargagli, che la intitolò: Descrizione di nuove specie di Coleotteri dell'Italia centrale. La 1^ specie dal nostro amico e consocio descritta, col nome di Tro- glorhijncua latirostris^ fu da lui trovata sulla Montagnola nelle vici- nanze di Siena sotto a grosse lastre naturali di marmo bianco. Questa specie è una fra le più grandi del genere. Della 2^ specie descritta dal Bargagli mi basta solo rammentare il nome, avendovene altra volta fatto cenno: essa è VAdelops sarteaneansis, che vive nei detriti del faggio nelle parti più elevate della montagna di Cetoua. Il dottore Stefano Bertolini di Trento ci dà col titolo : Una inonda- zione deWAdige, una nota la quale dispiacque a me, come credo a tutti i lettori della medesima, fosse cos\ breve; — tanto essa è scritta con brio e piena di anedolti assai curiosi che rammentano all'Entomo- logo le strane vicende cui va talvolta incontro, nel voler fare la caccia — 4 — d'insetti i quali per quanto piccioletti, pure non lasciano di essere molto scapatelli. Il nostro collega pon fine alla nota col dirci: « Fu una caccia a che non dimenticherò mai, e che raccomando ad ogni raccoglitore di « coleopteri. E sta bene : ma i raccoglitori sarebbero grati al Bertolini se, anche valendosi delle parole dell' Aleardi, facesse un'invocazione a quel!' ......... antico e sacro Fiume degli avi suoi e gli raccomandasse di porre allo scoperto, mercè qualche inondazione, modesta però ed inoffensiva, tanto ben di Dio quanto lui ne raccolse. Né potrà parer troppo strano questo nostro voto, quando si voglia ri- chiamare alla mente che il collega di Trento in poche ore raccolse 300 specie di Coleotteri, fra cui moltissime assai rare. La 5^ memoria è dovuta al sullodato signor Piero Bargagli, e si intitola : Materiali per la Fauna entomologica dell'isola di Sardegna. In essa abbiamo la continuazione di un lavoro del quale altra volta ebbi la ventura di discorrervi, facendone notare la importanza e il merito. La 6^ memoria originale ha per titolo: Sulla piìi esatta determi- nazione dei caratteri della Nemesia fodiens. Appartenendomi il lavoro null'altro debbo rammentare, o solo che in esso annuncio e descrivo il maschio di questo curioso ragno, che finora, per quanto a me risulta, era rimasto sconosciuto. Colla 7^ memoria, ch'è del signor Apelle Dei di Siena, abbiamo un discorso pregevolissimo anche per le molte e franche verità che espone, letto dall'autore nell'adunanza generale che la nostra Società tenne nel di 26 dicembre 1870; e nel quale discorso dimostra la utilità deW En- tomologia applicata air agricoltura. Il nostro Presidente ci da poi in questo fascicolo una breve ma succosa notizia biografica sul compianto vice-presidente, il prof, e sena- tore Paolo Savi, la cui perdila fu e sarà sempre deplorabilissima per la scienza: né le molte e solenni onoranze decretate alla sua memoria possono in noi tutti scemare il lutto provato per cotanta perdita. Non vi parlerò di tutto quanto si contiene in una Varietà e nella Rassegna Entomologica, tanto descrittiva quanto applicata, che compren- dono ben 38 pagine in carattere assai compatto, alla compilazione delle quali presero parte una gentile signora, e i signori professore Targioni Tozzelti, Sennoner di Vienna, Ferdinando Piccioli, conte Guido Vimer- cati ed anche il vostro Segretario degli Atti. Questo fascicolo finalmente termina cogli Atti ufficiali della stessa nostra Società. Sei sono le memorie originali che rendono non meno interessante il fascicolo del secondo trimestre del 1871: la 1' è dovuta al sempre indefesso prof. Camillo Rondani, il quale dottamente discorre degl'In- setti parassiti e delle loro vittime ; la 2* al chiarissimo professor G. Pas- serini, pure di Parma, che ci dà una Flora assai pregevole degli Afidi italiani finora osservati; la 3* al già nominato professore Rondani, in cui abbiamo la continuazione delle Ortalidine italiane ; la 4^ al signor Bar- gagli, ed è continuazione dei suoi studi sui Coleotteri sardi; la 4* al signor Ragusa Enrico di Palermo che descrive due nuove specie di Coleotteri (una appartenente al gen. Claviger, e che denominò C. ne- brodensis, e l'altra sul gen. Omalium, cui diede il nome di 0 mari- num); la 6^ finalmente, all'egregio Dei di Siena, col titolo: Presunto ibridismo delle. Coccinelle. La Rassegna entomologica di questo fascicolo è dovuta ai signori Targioni, Piccioli e Vimercati, ed è ricca di molte notizie in fatto di studi generali e speciali e di entomologia agraria. Il Bullettino del 3" trimestre contiene cinque diverse memorie, in tre delle quali, dovute ai valenti consoci Rondani, Passerini e Piccioli, troviamo la continuazione dei tre importanti lavori de' quali altre volte ebbi opportunità di parlarvi; una 4*^ spetta al dottor Pirazzoli Odoardo d'Imola, che ci ha data una eccellente monografia dei Carabi italiani, compilata, per quanto a me sembra, con intento ed ordine tali da far desiderare che altri lo imitino; la 5^ ed ultima memoria originale è del signor Enrico Ragusa, il quale accuratamente descrive una nuova specie di Attalus, A. panormitanus, che trovò specialmente fra le euforbie, in una gita da lui fatta al Monte Pellegrino. Anche la Rassegna entomologica di questo fascicolo è dovuta alla solerzia dei signori Targioni, Piccioli e Vimercati. Ed eccoci arrivati al 4° ed ultimo Bullettino, il quale è ricco di ben 9 memorie originali. Nella 1* di esse troviamo la continuazione e fine del lavoro del dottor Pirazzoli, cui dobbiamo la conoscenza e di- ligente descrizione di 44 specie di Carabici italiani; nella 2* si ha la continuazione e fine del bellissimo lavoro del professor Passerini sulla Flora degli afidi italiani: nella 3* il signor Bargagli ci dà un'altra im- portante parte del noto suo Catalogo di Coleotteri sardi; nella 4^ leg- giamo una relazione del consocio A. Dei sui danni degl'insetti nelle campagne senesi durante il 1871 , lavoro certamente assai utile ed op- portuno, e di simili bramerei — e credo farmi interprete di un vostro voto — si pubblicassero ogni anno almeno per le principali regioni agri- cole d'Italia: nella 6' il signor Ragusa c'informa di una sua Breve escur- sione fatta sulle Madonie e nei boschi di Caronia, la quale per quanto breve fu assai fortunata; ed inoltre, la descrizione dataci dall'autore sulle ricchezze di quelle amene regioni riesce molto interessante, e leg- gendola fa nascere spontaneo il desiderio che ogni naturalista, al pari — 6 - del signor Kalchberg Adolfo di Vienna, possa trovare in quella parte d'Italia una guida si cortese ed intelligente come il signor Ragusa; nella T memoria il chiarissimo professor G. Canestrini descrive nuove specie di Opilionidi italiani, coi nomi di Opilio Targionii, trovata in Sardegna: di 0. Argentatus pure di Sardegna ; di 0. graniferus di To- scana; di Hoplites pavesii del Cantone Ticino, della Valtellina ecc., di H. Laevipes di Lugano, Pavia e Padova; oltre parecchie altre interes- santi specie appartenenti ai gen. Acantholophus e Lejobunum\ nell'8' memoria originale it professore Targioni-Tozzetti, col modesto titolo di Note anatomiche intorno agrinsetti, ci offre una serie di diligenti ri- cerche sulla disposizione e sulla struttura del tessuto adiposo delle Lam- pyris, su quello delle larve di due Scarabeidi, che una è certo quella ùeW Oryctes grypus, e l'altra probabilmente di una Cetonia. Oltre queste specie gli fornirono largo materiale di studio le larve di Cerambyx cerdo, di Tenebrio molitor, nelle quali ultime osservò come l'adipe si divida in due sistemi, uno muscolo-cutaneo o parietale, e l'altro periga- strico 0 viscerale. Ma non mi è concesso di entrare in maggiori parti- colari, tanto più eh' è facile ad ognuno conoscerli leggendo o rileggendo l'importante lavoro di fina anatomia del nostro presidente. Ed ora riassumendo i rapidi cenni che vi ho fatto sull'andamento e sull'importanza delle pubblicazioni del Bullettino della Società Ento- mologica Italiana nel 1871, piacemi far rilevare che il numero totale delle sole Memorie originali, pubblicatesi nel corso dell'anno coll'ordine con cui ebbi l'onore di rnmmentarvele, è di 27; e dissi delle sole me- morie originali, perciocché nei 4 fascicoli costituenti l'intiero volume sentiste già quali altri lavori vi si contengano, e come meritino di essere specialmente apprezzate le Riviste di Entomologia pura ed applicata. Taccio poi degli Atti ufficiali compilati per cura del mio egregio col- lega, professor Pietro Marchi, e mia. Finalmente siate pur compiacenti di notare che il volume del 1871 annovera 500 pagine circa, oltre tre belle tavole con 29 figure. Ecco adunque nel modo più evidente dimo- strato come il Bullettino andò successivamente acquistando in impor- tanza ed in estensione; infatti anche della maggior mole, che seco ap- porta maggiori spese tipografiche, bisogna tener conto; né avrete, egregi colleghi, dimenticato come il Bullettino del 1869 contenesse sole 344 pagine, e quello del 1870 non raggiungesse le 400. Nel tener conto di tutte queste circostanze parrebbemi mancare ad un atto di mera giu- stizia se con voi non apprezzassi le cure speciali che pel Bullettino medesimo sonosi prese i suoi valenti Compilatori, professori Targioni- Tozzetti e Stefanelli. Tutto considerato possiamo francamente affermare che nel 1871 r attività del sodalizio, pel quale ho 1' onore di parlare per 1' ultima — 7 — volta in qualità di suo Segretario degli Atti, non fu per fermo minore degli anni precedenti. Ma un altro titolo speciale per essere ricordato ha per noi tutti il 1871. Non è forse prima che avesse termine cotesto anno che la Società nostra potè dare una splendida prova della sua esi- stenza, radunandosi per la prima volta fuori di questa illustre metro- poli dove nacque, dove vive, dove anzi floridamente vive e vivrà, sic- come tutti sincerissimamente le auguriamo? L'adunanza generale eh' essa ha tenuta nell'antica città de' dotti, nella cortese Bologna, non potrà giammai cancellarsi dalla nostra memoria; e nei fasti della Società verrà giorno in cui l'adunanza or rammentala occuperà una delle pagine più belle e più gloriose. E se a nessuno di noi altri, membri tutti di una stessa Società, con- viene farci oggi encomiatori dei risultati ottenuti nella adunanza di Bo- logna, ci sarà almeno permesso di rammemorare, con animo lieto ed onesto, quanto stranieri ed italiani, e autorevoli periodici scientifici, dis- sero della importanza e copia delle materie discusse in quell'epoca for- tunatissima; nella quale la suUodata città sì bene accoglieva anche i membri del Congresso Preistorico e Antropologico, e delle Scienze Natu- rali di Milano. Cessando, per ragione della nuova mia residenza; dalla carica di cui vi degnaste onorarmi, accettate, o stimatissimi colleghi, i miei ringrazia- menti sinceri perla benevolenza di cui sempre mi foste larghi. Ripartendo da Firenze porto meco due convinzioni ben fondate: la prima è che la Presidenza, il Gomitato e la Società continueranno a promuovere ogni miglioramento che valga a rendere più copiosi quei frutti per cui la Società stessa fu instituita ; la seconda è che il mio successore sarà di me miglior interprete de' fatti tutti valevoli a dimostrare quanto sia van- taggiosa e fiorente la Società Entomologica Italiana. ATTI SOCIETÀ ENTOMOLOGICA ITALIANA ADUNANZA TERZA 22 Settembre 1872. SEDUTA PUBBLICA Sono presenti il Presidente Cav. Prof. Adolfo Targioni-Tozzetti, il Vice-presidente Cav. Prof. Pietro Stefanelli, il Segretario degli Atti Piero Bargagli, ed i Soci Sigg. Rag. Napoleone Pini, Prof. Domenico CipoLLETTi, Conte Guido Vimercati, Apelle Dei, Luigi Verdiani-Bandi, Ab. Giotto Ulivi, Leone Usslaub. Il Segretario delle corrispondenze è assente, perchè occupato a pre- siedere la Sezione di Zoologia della Società Italiana di Scienze Naturali. Il Presidente accennato lo scopo della presente adunanza tenuta in Siena di comune accordo con la predetta Società e con la Presidenza della 6^ riunione straordinaria di quella; annunzia che, stante l' abbon- danza dei lavori, ne saranno letti una parte nella presente ed un'altra nella successiva adunanza. — Vengono dallo stesso Presidente procla- mati i soci eletti dal Comitato residente dopo V ultima adunanza gene- rale nelle persone dei Sigg. Gribodo Ing. Giovanni di Torino, Biondi Antonio di Firenze, Boldrini D. Luigi di Castel d'Ario (prov. di Mantova), Carpegna Conte Guido di Roma, Desideri Carlo di Pescia, Silvestrelli Giulio di Roma. Vengono proposti ed accettati a Soci i Sigg. Jeckel di Parigi, e Prof. Venanzio Costa di Modena. Il Presidente comunica quindi l'ordine delle escursioni proposto dalla Presidenza della riunione straordinaria per il giorno seguente, ed invita i Soci ad iscriversi per quella che ciascuno voglia preferire. Le escursioni saranno dirette, quando la stagione lo permetta, alla Cava delle ligniti del Casino di recente scoperte, verso il Chianti e verso una località notevole pei depositi di foraminifere. 4 Il Presidente medesimo legge dopo ciò una lettera del Prof. G. Ber- toloni di Bologna che accompagna un suo lavoro sopra alcune galle, e poi una del Prof. Antonio Carruccio di Modena che invia una sua comunicazione sulla Fauna entomologica del modenese, facendo istanza perchè la Società voglia scegliere Modena per luogo di riunione nell' anno venturo. Avverte in seguito il Presidente stesso che verranno in breve comu- nicati alla Commissione per lo studio degl' insetti nocivi i documenti rac- colti su questo proposito dal Ministero di Agricoltura e Commercio, i quali per ragioni di uffizio sono stati fin qui trattenuti dal Ministero medesimo. Il Prof. Stefanelli annunzia che in questo trimestre è stato pubblicato il 111° fascicolo del Bullettino anche prima del tempo dovuto, e che sarà distribuito ai Soci presenti. Invita quindi a nome del Prof. Rondani di Parma a voler tener conto dei parassiti delle larve dei Lepidotteri, poi- ché essi formano l'oggetto di studj speciali del distinto entomologo di Parma Si dà poi lettura di una memoria del Prof. Federigo Del Pino, in cui tra le formiche ed una specie di Tettigometra [T.virescens L.) sono inve- stigati e resi noti alcuni rapporti biologici analoghi a quelli che le formiche stesse hanno con gli Afidi e con i Coccidi. Da questo e dalle relazioni morfologiche dei Coccidi, Afidi e Teltigometre fra loro, l'A. argomenta che gli insetti di questi diversi tipi siano derivati l'uno dall'altro, par- tendo dalle Tettigometre o da un tipo affine, — sotto il polente e accet- tato patrocinio delle formiche, — il tipo delle quali deve esser com- parso sulla terra prima di quello degl'insetti da esse protetti. 11 Presidente fa avvertire come nonostante il pregio della nuovità, che di rado manca nei lavori del Prof. Del Pino, si debba andar cauti neir accettare sia il principio da cui muove l'A., sia il processo delle sue argomentazioni, poiché anco eccettato il principio generale delle di- scendenze, l'applicazione ai singoli casi è oltremodo rischiosa, né vi è da tener conto soltanto o di alcune apparenze di forma, o di alcuni fenomeni biologici, ma ben anche della srultura interna, delle meta- morfosi, del modo di riproduzione e di tutta la storia degli animali che uno coir altro vengono paragonati. Il Sig. Ing. Conte Vimercati legge una comunicazione del sig. Carlo Tacchetti sull'allevamento in piena aria del Bomhyx Yama-Maì, riuscitogli poco fruttuoso. Il Presidente narra di un allevamento veduto presso l' Istituto Fo- restale di Vallombrosa dove una distinta signora, già fortunata in altre prove di questo genere, in piccole piante di quercia coperte di reti per difenderle dagli uccelli curava in pien'aria appunto delle larve di Yama-Mai: ma l'esito questa volta venne meno, essendo tutte le larve 5 perite assai presto per una forma di male che pareva simile alla flacci- dezza del Baco da seta ordinario. Il socio Don Giotto Ulivi annunzia che il Prof. Brizzolari d' Arezzo ottiene ottime raccolte da quattro anni, riproducendo il seme di Yama- Mai, ed allontanando cosi il dubbio promosso dal socio sig. Napoleone Pini, che cioè le generazioni avute da seme riprodotto in Europa ven- gano deboli e degenerate. Il sig. Apelle Dei riferisce di un'esperienza riuscita negativa sulla partenogenesi del baco da seta, indicando come egli avesse diviso sotto altrettanti recipienti un bel numero di bozzoli prima dell' uscita delle far- falle per evitare ogni dubbio di accoppiamenti clandestini di queste, ed emette il dubbio che le osservazioni positive e molto rare, se non anco incerte, da altri ottenute in questo proposito e nell' insetto nominato, si riferiscano a fatti di ermafroditismo laterale, che talvolta realmente si osserva nei Lepidotteri. Il Presidente mostra la necessità di constatare anche anatomica- mente tali casi di ermafroditismo nei Lepidotteri, ed il Prof. Stefanelli soggiunge che ormai può tenersi per fermo esistere casi di perfetto er- mafroditismo, costatato specialmente da entomologi francesi. Il medesimo Prof. Stefanelli parla d' un lepidottero africano l' Eu- rycreon (Botys) Algiralts Ali. da aggiungersi alla fauna italiana, avendone egli trovato un individuo in Toscana, come annunziò in altra occasione, ed ora possedendone un altro esemplare raccolto nel corrente anno in Sardegna. Il Presidente pronunzia parole di ringraziamento per il Luogote- nente signor Adami, che gì' inviava copiose raccolte d' insetti trovati a Catanzaro. Il medesimo comunica quindi il catalogo di 38 specie di Crostacei, Decapodi, Brachiuri delle coste dell'America meridionale, della China, del Giappone, di Sumatra e dell'Australia riportati dal professor Giglioli, che dopo la morte del professor De Filippi restò a bordo della Magenta nei viaggio di circumnavigazione compiuto negli anni 1865 e 1866, notevoli alcuni per varietà di specie o di genere, che lo stesso professor Tar- gioni si riserva ad affermare, compiuti, coi mezzi bibliografici di cui potrà disporre, ulteriori riscontri. Prossimo ai Pìlumnus, cita intanto una forma in cui le antenne esterno sono rudimentarie, e pargli di ravvi- sarvi appunto un tipo di genere cui assegnerebbe il nome di Acerus, come vicino alle Philyra ne trova un altro, in cui gli occhi lungamente pedunculati si inseriscono all'angolo esterno dell'orbita e si ripiegano trasversalmente all'interno. CONTINUAZIONE DELL'ADUNANZA TERZA 23 Settemòre 1872. SPDUTA PUBBLICA Tiene la presidenza il Vice-presidente Cav. Prof. Pietro Stefanelli, essendo il Presidente Cav. Prof. Targioni-Tozziìtti all'adunanza della Sezione di Zoologia della Società Italiana di Scienze Naturali. Sono presenti i Soci Conte Guido Carpegna, Enrico Ragusa, Luigi Verdiani-Bandi, Rag. Napoleone Pini, Leone Usslaub, Apelle Dei, Prof. Domenico Cipolletti e Piero Bargagli Segretario degli Atti. Il Presidente presenta le copie del Bullettino da distribuirsi ai Soci. Il Segretario legge una sua relazione intorno alle escursioni ento- mologiche fatte in Italia in quest'anno, dando conto delle località visi- tate e delle prede fatte, sì da lui che da altri entomologi, e correda questa relazione con lettere sullo stesso argomento dei Soci Cavalier Vittore Ghiliani di Torino, Cav. Flaminio Baudi della stessa citta, e Dottor Ste- fano Bertolini di Trento. Il Presidente dice come sarebbe utile che ogni anno si compilas- sero simili resoconti, e fa alcune aggiunte sulle proprie escursioni nei dintorni di Firenze. Parla, fra le altre cose, della gran copia di Lithosia Camola svi- luppata in Firenze nella seconda generazione di questo anno; dice di un tentato ma non riuscito allevamento delle larve della Zygaena oxy- tropis B., le quali non furon per anche descritte dai trattatisti di Lepi- dotteri; avverte di aver prese parecchie femmine ed un maschio di Biston (Nyssia) alpinus Sulz., che una sol volta venne precedentemente trovato sulle colline di Fiesole dal Bellier de la Chavignerie ; annunzia in fine di aver catturati molti esemplari di Vanessa cardui con ecces- 7 sivo sviluppo di colorazione, ed alcuni di Vanessa Antiopa che avevano svernato in qualche ripostiglio senza subire la nnenoma lacerazione o guasto nella fascia bianca delle ali. Il signore Apelle Dei comunica il fatto annunziatogli dal Prof. Bruni di Bari che le larve di alcuni Lepidotteri devastavano le viti, e che i contadini le raccoglievano ed uccidevano in fastelli di erbe, specialmente in foglie di cipolla, che poste al piede delle viti erano prescelte da quei bruchi. Avendo egli avuto alcune delle dette larve, ne ottenne due farfalle appartenenti ad una specie di Agrotis. Il Presidente, parlando deW Agrotis rammentata dal signor Dei, dice che in tal genere spesso riesce difficile di trovare le larve e di ucciderle, essendo queste di abitudini notturne e vivendo sotterra du- rante il giorno. Il signor Dei soggiunge che quando tali insetti si moltiplicano straordinariamente, talora avviene che deroghino alle loro normali abi- tudini, e che egli ha veduto alcune volte fino alla mattina le larve di Cnethocampa {Bombyx) processionea : il quale ritardo attribuisce alla dif- ficoltà che hanno le numerosissime congreghe di tali bruchi a procu- rarsi bastante cibo durante la notte. Si legge quindi una comunicazione del signor Carlo Emery che espone un trovato contro gli Anthrenus delle collezioni entomologiche, il quale consiste nel munire lo spillo al disotto dell'insetto di cartoline esagone levigatissime, che impediscono alle larve di Anthrenus di ar- rampicarsi sullo spillo e guastare l'insetto medesimo. I signori Ragusa, Pini e Dei fanno osservazioni su tale proposito. II Presidente pure entra in questo soggetto, notando che col de- scritto metodo i danni degli Anthrenus se non sono totalmente impe- diti, sono almeno moltissimo limitati. Suggerisce frattanto a chi prefe- risse i liquidi da porre direttamente sugl'insetti (e specialmente sull'ad- dome delle farfalle) per uccidere gli Anthrenus^ di esperimentare l'alcool metilico (spirito di legno) purificato. Mostra in appresso una cassettina di specie importantissime di Lepi- dotteri siciliani per invito del signor Ragusa che li ha raccolti. Fra essi fa notare un singolarissimo individuo di Rhodocera Cleopatra avente caratteri maschili sull'ali destre e femminili su quelle di sinistra, ed in- oltre gli organi di riproduzione esterni partecipanti dei due sessi. Tale esemplare mentre dà nuova ed incontrastabile prova dell'ermafroditismo dei Lepidotteri, porge importante argomento per risolvere il dubbio se la R. Cleopatra sia una varietà maschile della R. Rhamni, come molti affermarono sull'autorità del Boisduval, o piuttosto, come fu detto fino dal tempo di Linneo, una specie distinta. Il signore Apelle Dei, partendo da questo fatto, insiste sull'opinione 8 emessa nella sera precedente, trovando nel caso della Rhodocera Cleopa- tra poco fa veduta un nuovo sostegno in favore del dubbio da lui proposto. Il Conte Guido Larpegna dice che nell'agro romano sono stati prodotti danni vistosi alle coltivazioni del granturco dal Pentodon punctatus allo stato perfetto, il quale rode il colletto di quella graminacea. Il signore Enrico Ragusa mostra una scatola di coleotteri da lui presi in Sicilia sulle Madonie, fra i quali sono nuove le specie Briaxis Ragusae Saulcy, Trimiwn Siculum Saulcy, Legorina (Lytta) Rhottembergii Ragusa, Rhyzotrogus Nebrodensis Ragusa, e raro l'Amaurorhinus Nebrodensis. Vengono quindi proposti ed accettati per Soci il Prof. Cav. Cesare Toscani di Siena ed il Duca Federigo Lancia di Brolo di Palermo. AVVISI I pagamenti in contanti, o per vaglia — 'postale, debbono esser fatti al Tesoriere della Società Dott. Giorgio Roster (Firenze, Arcispedale di Santa Maria Nuova, Laboratorio di Chimica Patologica). Non saranno ricevuti i manoscritti o i libri spediti senza franchigia postale. Il Comitato residente prega tutti i membri della Società a voler sollecitamente trasmettere un' esatta indicazione del loro domicilio al Consigliere Sig. Ferdinando Piccioli (Firenze, R. Museo di Fisica e Storia Naturale). Son disponibili presso di Lui copie del P, 2° e 3" volume del Bullettino. Vengon cedute ai nuovi Soci col ribasso del 30 per cento sul prezzo primitivo e su quello dell' anno corrente. Il Comitato medesimo sarà grato a quei Soci che vorranno spedire la loro fotografia per V album, della Società. Un rag- guardevole numero di essi ha già aderito e corrisposto a questo invito. D' ora innanzi verranno pubblicati sulla copertina del Bullettino i nomi dei Socj che hanno spedita la loro tassa al Tesoriere. Tale inserzione terrà luogo di ricevuta. . COMPILATORI DEL BULLETTINO Cav. Prof. Adolfo Targioni-Tozzetti {Presidente della Società). — Firenze, Via S. Egidio, N« 6, p° 4^ Cav; Prof. Pietro Stefanelli {Vice-Presidente). — Firenze^ Via Pinti, N° 57, p*^ T. LIBRAI CORRISPONDENTI della Società Entomologica Italiana LOESCHER Ermanno. — Firenze e Torino. DETKEN E ROCHOLL. — Napoli. L. PEDONE LAURIER. — Palermo. E. DEYROLLE Figlio — Parigi, Rue de la Monnaie, près le Pont Neuf, num. 19. WILLIAMS AND NORGATE. — Londra , 14 Henrietta Street, Co- vent Garden. R. FRIEDL^NDER e Figijo. — Berlino, Friedrichstrasse, num. 101 . Il sig. Guglielmo Wilson Saunders {Hill-Flelcl, Reìgate\ Teso- riere della Società Lìnneana di Londra, ed il sig. Carlo Augusto Dohrn, Presidente della Società Entomologica di Stettino, hanno gentilmente assunto l'incarico di ricevere le domande d'iscrizione per la Società Entomologica Italiana e le relative tasse annue, il primo per l'Inghilterra (tas. scellini 9.6) ed il secondo per la Ger- mania e per gli Stati del Nord d' Europa (tas. talleri 3. 6), Ciò farà pure il sig. E. Deyrolle di Parigi per la Francia, il Belgio, l'Olanda, la Svizzera e la Spagna (tas. franchi 12). NOTA DEI SOCI E DEGLI ASSOCIATI AL BOLLETTINO che hanno pagato la tassa del 1872 e che non si trovano inscritti nei tre precedenti fascicoli. Bruck (Von) Emilio. Berenger Cav. Adolfo. Bertoli'ni Dott. Stefano. Bianconi Prof. Giov. Antonio. Biondi Antonio. Bonvouloir (De) Visconte Enrico. Carpegna Cónte Guido. Cherici Cav. Niccolò. Cogollo Girolamo. Comizio agrario di Forlì. ' Cornalia Prof. Emilio. Costa Prof. Achille. Costa Prof. Venanzio. Dohrn Prof. Carlo Augusto. Friedlaender R. e figlio. Haag Dott. G. Heyden Capitano Luca. Lepori Dott. Cesare. Léveillé Alberto. Metelli Dott. Giovanni. Ministero, di Agricoltura e ' mercio. Percival Weight Prof. Pescetto Tenente Federigo. Pincitore Morot Giacomo. Quadri Dott. Achille. Ragusa Enrico. Roeder (Di) Savi Dott. Adplfo. Siebold (Von) Prof. C. T. SimiDo tt. Emilio. Solsky (De) Simone. Toscani Prof. Cesare. ^ Verdiani Dott. Giuseppe. Com- >,lfÌS.9.U m INSTI 3 9088 01061 7496