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Due pesche compiute a brevissima distanza di tempo l’una dall’altra, ed affatto insolite per il porto di mare più impor- tante della provincia di Roma, destarono presso i più esperti pescatori e padroni di barche di quel porto la più grande sorpresa e curiosità. E si deve principalmente a quest’ultima se la prima autorità di Civitavecchia, informata di un fatto, che poteva avere qualche interesse scientifico, si fece premura di darne notizia al Prefetto della provincia nella capitale (1). (1) Circa questo primo esemplare di Trachittero, è non solo giusto, ma doveroso, che io ricordi come trovandosi Prefetto della provincia di Roma l'on. senatore Calenda, avessi da lui geritilissima comunicazione di un te- legramma pervenutogli il 12 aprile 1893 dall’egregio Sotto-Prefetto di Ci- vitavecchia riguardante un raro pesce ivi pescato nella notte precedente. . Il Sotto-Prefetto aggiungeva nel suo telegramma le seguenti parole : « Prego interessare professore Carruccio A. direttore Gabinetto Zoologico autorizzarmi spesa trasporto Roma, se riconosciuta importanza oggetto. Urge risposta per evitare guasto. » : Risposi prontamente al signor Prefetto della provincia pregandolo di. . far trasportare il pesce in Roma a conto del Museo Universitario, e rin- graziandolo insieme al Sotto-Prefetto di Civitavecchia. ANTONIO CARRUCCIO Certo è che tanto per la curiosità dei pescatori, e, diciamolo: pure, per la speranza di fare un discreto guadagno, quanto | per la sullodata premura, non andò perduto pel nostro Mo seo l’esemplare ittiologico pescato nella primavera del 1893, e potè quindi studiarsi, fornendo argomento per una brevis- sima mia comunicazione fatta a questa Società. Sull’istesso argomento non credevo di. dover tornare così presto; ma un altro esemplare, pure del genere Trackypterus Gouan, portato nel nostro Museo nell’agosto del 1894, abba- stanza diverso dal primo, ridestò in Civitavecchia non minore curiosità ed interesse; e mi compiaccio di poter mostrare | e descrivere anche questo pesce. Del primo, il quale po- tete oggi riosservare, dissi nell'adunanza tenuta il 10 maggio 1893, che era lungo 1 metro e 80 centimetri, e aggiunsi che per l'insieme dei suoi caratteri, e principalmente per avere i raggi della pinna dorsale o affatto lisci od appena rugosi in qualche tratto, mi sembrava appartenesse preferibil- mente alla specie descritta da Cuvier e Valenciennes col nome di Trachypterus liopterus. Alla esposizione dei caratteri dia- gnostici propri di questo nostro esemplare, ricorderete come facessi seguire un cenno, forse troppo conciso; riguardante j visceri estratti colla maggior diligenza possibile dalla cavità splacnica di esso esemplare; e così senza alterarne la forma e le proporzioni (mercè le precauzioni e i mezzi adoperati) potemmo ulteriormente conservarli in alcool. Il tempo mi era L'indomani mattina appena recatomi nell'Università trovai i due pe-. scatori ch, eransiimpadroniti dell'animale, il quale ad essi, come ai più vec- | chi uomini di mare di quella città, appariva nuovo: ciò a me ed agli as- sistenti affermavano il padrone della barca, certo Ricciardi, e il suo com- pagno. Senza ripetere ogni particolare della pesca, che con ardore insolito vollero fare perchè sorpresi dall'aspetto argenteo del lungo pesce ensi- forme ch’essi non avevano mai avuto occasione di osservare in quel loro mare, dirò soltanto che la pesca medesima fu fatta la notte dell'11 al 12 aprile 1893 a circa un miglio di distanza dalla città, e a Nord della Lan-. i terna, | | OSSERVAZIONI ANATOMICHE i 3 - ASILI I LI A | allora mancato per compiere estese ricerche bibliografiche e | per illustrare più largamente i pezzi anatomici che avevo preparato e conservato; dichiarai, però, che di buon grado sa- rei tornato sull’argomento, volendo proseguire le indagini sotto qualche altro punto di vista. La inaspettata aggiunta di un nuovo Trachittero, bellissimo «e a squamme argentee, ben conservate, ma del primo assai più piccolo, perchè questo secondo misura appena poco più di nove centimetri, mi offre occasione propizia per completare le notizie promesse. ) La famiglia cui appartengono questi pesci pelagici (Gen. . Trachypterus, Gymnetrus, ecc.), e principalmente quelli dai ‘quali lia preso il nome l’istessa famiglia, è assai meno nota di moltissime altre, forse perchè è molto difficile procurarsi un ricco materiale per i necessari studi comparativi, mercè il quale possano aversi rappresentate tutte le forme di svi- luppo delle pochissime specie che oggidì si crede appartengano al genere Trachypterus. Le stesse grandi collezioni dei principali Musei, per le no- tizie che potei direttamente ‘procurarmi, non posseggono copia di esemplari rappresentanti le età e forme diverse, i due sessi, e quel maggior numero di provenienze, sia del Medi- ferraneo, sia d'altri mari, che permettano di precisare la di- stribuzione geografica ed altri fatti biologici concernenti i pesci in discorso. Possiamo quindi anche oggi ripetere quasi integralmente le parole che, sono già molti anni, scrivevano ì due eminenti ittiologi Cuvier e Valenciennes a proposito dei Trachypterus : « Leur histoire presente, comme on va le voir, beaucoup de difficultés parcequ’ aucun naturaliste n'a pu, Jusqu'à ce Jour, déterminer complétement les caracteres d'aucun d’eux. On n'a pu encore reussir à se procurer un seul de ces pois- sons dans un état parfait: les differentes descriptions qui ont été faites sur des individus isolés et souvent mal conservés, ne 4 | _— ANTONIO CARRUCCIO sont ni complétes, ni comparatives..... (1) Infatti, aggiungono | i predetti autori, la pochissima consistenza delle parti tutte dei Trachitteri, principalmente delle loro delicatissime pinne, è tale che anche da adulti ci si presentano colla perdita to- tale o parziale di qualcuna di esse loro pinne o natatoie. I due esemplari avuti di recente pel Museo Romano, quello ‘che nel 1869 ebbi in Cagliari col prof. Targioni-Tozzetti, e gli altri che potei esaminare im parecchi Musei, confermano, in massima parte, le cose esposte dai due predetti scrit'ori. Affinchè torni facile la conoscenza delle principali opinioni espresse intorno ai Trachitteri, e particolarmente di quelli che di tratto in tratto vennero presi e studiati nelle acque marine della nostra penisola, riassumerò, colla maggior possibile chia- rezza, quanto mi parrà indispensabile, desumendole oltre che dalle opere del Risso, Cuvier e Valenciennes, Gunther, Costa 4 padre e figlio, Doderlein, ecc., anche dai lavori pubblicati dal. Bellotti, Bonelli, Cocco, Emery, Facciolà, Grisellini, Metaxà, ecc. Il Doderlein nel prospetto che dà dei pesci Acantotterigi e delle loro famiglie, scrive a pag. 7 del suo « Manuale ittiologico del Mediterraneo » (fascicolo IV, 1889) che i Trachipteridi sono cantotteri. pseudo-acanti dal corpo lunghissimo, nastri- forme o tenioide, con dorsale unica, lunga, composta di molti raggi consimili, con ventrali più o meno lunghe, e bocca piccola con denti deboli. In quanto al genere 7rachypterus, propriamente detto, i ca- ratteri che gli si possono assegnare, secondo diversi autori, sa- rebbero i seguenti: corpo assai allungato, largo, compresso e quasi foggiato come un’argentea lama di spada; pelle ordi- nariamente quasi nuda; vertebre numerosissime; capo largo con cresta tagliente; muso breve, più o menotronco; bocca protrattile, con apertura diretta obbliquamente; mascelle munite di denti piccoli e aguzzi; larghe le due aperture branchiali; sei raggi branchiosteghi; occhi grandi, quasi a forma di disco; linea (1) Hist. naturelle des pcissons. Vol. X, pag. 315. A; ; OSSERVAZIONI ANATOMICHE 5 laterale quasi dritta, aspra, formata da scudettini armati da una spinuzza più o meno pronunciata, più sviluppati massime al- l’indietro; pinna dorsale lunghissima, che comincia dietro al capo e va fin verso la caudale cori membrana interradiale rosea, trasparente, oltremodo sottile e quindi lacerabilissima al menomo sforzo; caudale pure assai fragile, la quale di rado si trova intiera, costituita da raggi disposti verticalmente; pinne toraciche poco sviluppate; pinne ventrali poliraggiate. Il Garus aggiunge: appendices pyloricae numerosissima6; vescica nata- toria nulla... Dal Moreau questi pesci chiamansi « curiosi, interessantissimi a studiarsi pel naturalista; non sono però d'alcuna utilità, e non forniscono alcun prodotto alimentare all’uomo. » V'ha una specie in Islanda, il Tr. Bogmarus, ch'è considerata come velenosa. I Trachitteri sono pesci carnivori, cibansi di molluschi, di ‘erostacei, ecc., mordono all’amo. Il Cuvier e Valenciennes anzi li considerano addirittura come pesci voracissimi, e narrano che nello stomaco del 7. Ziopterus trovarono avanzi di clu- pee, un gran numero di sepiole, di piccoli crostacei, e sopra- tutto di salpe. Esaminato attentamente il contenuto del canale alimentare dal grosso esemplare di Trachittero che acquistai nel 1393, non vi trovai che avanzi ridottissimi di sostanze organiche, delle quali era oramai irriconoscibile la provenienza, e minu- tissimi corpicciuoli duri, di natura minerale. Il Dottor Facciolà nell’esemplare da lui avuto nel 1885 in Messina, del quale fece una deserizione speciale, narra che nello stomaco rinvenne un gambarello ed una conchiglia della DLE Ladas Kerau- dreni Lesueur (Atalantidae). Il Museo Zoologico di Roma aveva già posseduto un Trachit- tero: questo fatto rammentavo di averlo letto in un’operetta pub- blicata dal Dottor Telemaco Metaxà, la quale risale al 1883 ed ha per titolo: Memorie Zoologico-Mediche. In essa ri- lessi adunque quanto segue, che ha molta analogia col fatto | riosservatosi dopo sessant'anni: dico sessant’anni, perchè in ANTONIO. CARRUOCIO Civitavecchia, se è vero quanto mi fu detto, il Trachittero pare che fino al 1893 non siasi più ripescato. Comunque, ecco le parole del Dott. Metaxà: « La specie che descrivo fu pescata nel mare di Givita- cre vecchia da un marinaio che standosi seduto a diporto presso. la spiaggia, vide salire questo piccolo pesce verso la su- perfice delle acque, e dato di piglio ad un coppo, che gli era. vicino, lo raccolse nella concavità di questo, e ne fè preda, e lo mostrò con sorpresa, come pesce da lui mai conosciuto, nè veduto. Il dotto e cortese amico sig. Avvocato: Benedetto Blasi ne fece l’acquisto e serbatolo nell’alcool, intatto come era, ebbe la bontà d’inviarlo a mio padre, che lo donò al Mu- seo dell’Università. » « Il nostro Gymnetrus, (Metaxà lo considerò quale nuova specie e lo chiamò G. repandus per avere il lembo addomi- nale incurvato, angoloso, fatto a onde) continua l’autore, ha il corpo allungato, appianato, compresso alla coda a maniera di spada. La cute inargentata a squamette lucenti, papillosa, punteggiata in rilievo. » «Il corpo elevato quasi verticale, compresso, troncato, trape- zolde, più largo del corpo, striato in varie direzioni, la nuca angolosa. Il muso protrattile senza labbro, con piccoli denti uncinati. Gli occhi rotondi al disopra del muso, l’iride d’ar- gento, la pupilla negra. e rotonda, le narici poco visibili. » Ma non fa mestieri di proseguire nella descrizione della ‘specie, che il Metaxà credeva nuova, essendochè tale descri- | zione non possa applicarsi che soltanto in parte, e pei carat- teri generici, ai due esemplari di Trachypterus venuti testè in possesso del Museo Romano. Non tralasciai di far attive ricerche per conoscere quale fine avesse fatto il Trachittero del 1883, che non manche- rebbe d'importanza scientifica e storica, essendo citato in tutte le migliori opere ittiologiche. Nulla mi è risultato di positivo, | se cioè sia stato con poco senno ceduto in cambio, o se sia andato guasto, come andarono per lo passato guaste moltissime buone specie per difetto di conservazione. Rilevo solo che fino al OSSERVAZIONI ANATOMICHE i ri x 1849 o poco dopo l'esemplare descritto dal Metaxà esisteva ancora nel Museo Universitario, dove il Prof. Orazio Costa ebbe ad esaminarlo. Infatti egli scrive che la specie sembra anche a lui doversi ritenere nuova per l'importante carattere del ventre, così bruscamente terminato là dove la parte co- dale comincia, e così corrugato, angoloso, sinuoso, siccome ben lo dice l’autore (Metaxà.) E questo carattere è sì rimar- chevole che, SE ASSICURATO NON MI FOSSI DELL'INTEGRITÀ DELL'INDIVIDUO, CHE CONSERVATO SI TROVA NEL MUSEO DELLA SAPIENZA IN Roma, avrei supposto a giudicarne dalla figura, che mutilato esso fosse dall’ano alla coda (1). Queste le parole precise del Prof. O. Costa, scritte come ho fatto notare nel 1849 o poco dopo. È poi probabilissimo che nel 1853 il Trachittero più non si trovasse nel Museo della Sapienza. Su quale motivo si basa questa mia probabi- lità? Sovra un documento originale che ha molto valore, ed è il catalogo del Museo della Sapienza in due volumi, accuratamente compilato nel 1853 dal Prof. Temistocle Metaxà, già direttore di esso Museo Zoologico, e padre del predetto Dottor Telemaco. In quel catalogo venne registrato tutto quanto si trovava far parte delle collezioni a tutto il 1853, compresi naturalmente i pesci, ma non si tiene punto parola del Cymmnetrus o Tra- chypterus repandus, descritto dal Dottore Telemaco Metaxà. Il primo Trachittero di Civitavecchia che acquistai nel 1893 è in istato di conservazione abbastanza buono, tenuto conto della fragilità del pesce, della grandissima facilità con cui perde il rivestimento argenteo dell’intiera superficie del corpo, del modo come lo si tenne esposto in quella città marittima, ove inoltre fu portato in giro per soddisfare la curiosità di molti, e finalmente del modo sconveniente con cui lo si de- pose e portò in ferrovia fino a Roma, cioè in mezzo all’erba fresca... Dall'insieme di caratteri, che non è duopo di esporre (1) Fauna del Regno di Napoli, Vol. III. parte II. III, pag. 12. ANTONIO CARRUCCIO dettagliatamente, la specie cui pare appartenga di preferenza/ questo Trachittero è il Tr. ltopterus Cuv. e Val. L’esemplare ha una ferita larga e lunga 2 centimetri dietro l'orbita, prodotta — a quanto pare — dalla rete con grossi “ami nel momento in cui incappò nella medesima. Anche/il ventaglio non offresi integro, com’era desiderabile, quantunque «meno guasto che in altri esemplari che ho visto o di cui si legge notizia negli autori, perchè di esso non rimase punto o piccolissima traccia. In questo nostro si trovano tre ‘raggi lunghi non meno di 10 centimetri, e di un quarto: si vede l’origine. i La lunghezza massima del corpo, misurandola dall’apice del muso all'estremità caudale, non compreso il pennacchio, è di 1 metro e 30 centim.; l’altezza massima dell’istesso corpo è di 16 centim. misurata presso le pinne ventrali; l’altezza del capo è di 12 centim., mentre la sua lunghezza è di circa 14; il diametro dell’occhio argenteo e sferico è di 4 centimetri. I raggi della coda formanti il così detto pennacchio sono, come dissi, in numero di 3, lunghi 10 centim.; d’un quarto spezzato si vede la porzione basilare. Le ventrali, poste quasi subito dietro e sotto l’operculo, sono falciformi, colla concavità: rivolta all’indietro : hanno una lunghezza di circa 5 centimetri. Otto raggi sono quasi tutti intieri, un altro è spezzato, ed è lungo appena 1 centimetro. I raggi della pinna dorsale, non spezzati, sono in numero di 150, e di altri spezzati si vedono traccie più o meno evidenti. È subito dietro le orbite, dove ho detto esistere una ferita, che ha origine la pinna dorsale. Tutti i raggi della dorsale sono lisci, e solo in alcuni si notano lievi traccie di asprezze. Anche il numero dei raggi — tenendo pur conto di quelli di cui ho detto vedersi traccie evidenti — va più d'accordo con quello attribuito al 7. liopterus: del quale però non credo do- versi in modo reciso affermare che sia proprio una specie, che si abbia anche in avvenire a mantenere distinta. Delle macchie nere dorsali, di cui tengono parola alcuni scrit- tori, il nostro esemplare mostra appena una qualche traccia verso OSSERVAZIONI ANATOMICHE © 9 . il quarto anter. del corpo, ed ai lati, sotto la pinna dorsale. (In Cagliari, na patria, negli anni in cui vi sono rimasto, ‘sapevo che su piscî famma (Trachypterus iris Cuv. Val.) era raro; e i pescatori stimarono caso fortunato di avermene po- tuto fornire un bell’esemplare quando nel maggio 1869 mi vi recai in compagnia del prof. Adolfo Targioni-Tozzetti, del quale allora avevo la fortuna di essere tato nell'Istituto d studi superiori in Firenze, esemplare di cui feci menzione nel Catalogo che pubblicai in Milano nel 1870 nel vol. XII degli Atti della Società Italiana di scienze naturali. Nell’Indice Ittiologico del Mar di Messina del prof. Ana- stasio Cocco, pubblicato per cura del Dott. Luigi Facciolà (1) si trovano citate 3 specie di Trachitteri, il Trackypterus taenia (sinon. di Tr. iris); il 7. Rondeletti (sinon. di Tr. Spi- nolae), e il Tr. repandus. L'aut. fa seguire la seguente os- servazione : « L’istoria de’ Trachitterini è tuttavia avvolta in grandissima oscurità. Il mio amico 0. G. Costa vi ha messo opera a dilucilarla. Nondimeno chi si occupasse di questo argomento potrebbe molto meritare dalla scienza. » Ma già con molto interesse si era pure occupato nell’istessa città di Messina dell’argomento il sullodato Dott. L. Facciolà, pubblicando nel marzo del 1884 una particolareggiata nòta in- torno al Trachypterus cristatus Bonelli. A questa specie il Facciolà ‘fa appartenere tanto il Tr. repandus del Metaxà e il Tr. filtcanda A. Costa. L’esemplare che l’istesso ittiologo messinese potè illustrare lo ebbe dal prof. G. Sequenza, che nell'estate del 1882 lo acquistava: vivo ed in istato di ‘soddisfacente conservazione: dall’apice del muso alla radice della coda era lungo 132 millimetri; la maggior lunghezza in direzione della base delle ventrali. Il Facciolà crede che il Tr. cristatus sia una specie bene « caratterizzata e distinta dalle altre congeneri per la sinuosità del ventre... » (2). (1) Ved. I Naturalista Siciliano Giornale di scienze neturali. Anno V, 86, pag. 35-56. (2) Ved. pure Il Natur. Sicil. Anno III, 1883-84 a pag. 163. 10 ANTONIO CARRUCCIO | Ma prima di riassumere o citare quant'altro è detto in alcuni lavori speciali, non debbo dimenticare che in occasione del- l’Esposizione internazionale di pesca in Berlino nel 1880 fu dato alle stampe un Catalogo degli Espositori e delle cose esposte dalla Sezione Italiana. Di questo lavoro fa parte an-. che un Elenco del Museo dei Vertebrati in Firenze (1), ed ecco quanto leggesi intorno alla Famiglia Zrackhypteridae ed alle specie che vi si annoverano : « Trachypterus Spinolae, G. e V.; Nizza, Elba, Napoli. Novembre, Aprile, Giugno. — Non è impossibile che questa sia la forma giovanile di una delle specie seguenti. Non è. comune. » | « T. cristatus, Bonelli; Nizza, Argentaro. — Luglio, Aprile. — Rarissima. » « Tr. taenta; Bl.; Nizza, Elba. — Marzo, Maggio. — Specie rara. » Tr. tris (Walb); Livorno, Elba, Cagliari. — Marzo, Maggio, Aprile. — Rara; secondo taluni non distinta dalla prece- dente. » « Tr. liopterus, G. e V.; Nizza, Genova, Messina. — Set- tembre, Ottobre. — Rara, specie ben distinta. » « Tr. repandus, Metaxà ; Napoli. — Specie dubbiosa e mal nota, alla quale deve forse riferirsi la 7°. filicauda. A. Costa di Napoli. » i « Tr. ruppelli, Ginth.; Mediterraneo. — Il Museo Britan- nico possiede un esemplare di questa specie da quella prove- nienza. » i Il prof. Giov. Canestrini nella Fauna d’Italia (Parte terza Pesct), pubblicata prima dell’ Elenco ora menzionato, si era (2) Ved. GieLioLi prof. Enrico H. Elenco dei Mammiferi, degli Uccelli e dei Rettili ittiofagi ed interessanti per la pesca, appartenenti alla Fauna italiana, e Catalogo degli Anfibi e pesci italiani. N. Il del Cetal. pag. 63. — Fam. Trachipteridae, pag. 91-92. — Firenze, Stamperia Reale. OSSERVAZIONI ANATOMICHE i ll assai prudentemente contentato di annoverare tre sole specie di Trachypterus, cioè il Tr. Spinolae, Tr. taenia e Tr. re- pandus (1). HESA Il prof. C. Emery nel 1879, e quindi prima anche che venisse in luce l’Elenco fiorentino, in un lavoro intitolato: Contribuzioni all’Ittiologia — Le metamorfosi del Trachypterus taenia — affermò (pag. 587) che non sapendo trovare nessun carattere distintivo di qualche valore, non esita a considerare il 7ra- chypterus filicauda, il Tr. Spinolae, il Tr. taenia e. il Tr. iris, « come quattro stadi successivi di sviluppo riferentisi ad una sola specie, la quale dovrà prendere il nome di Tr. taenia, che è il più antico. » (2). L’Emery opina che le specie del gen. Trackypterus possano dividersi in due gruppi naturali, il primo caratterizzato dal- l’avere la parte del corpo che segue l’ano ristretta dal lato. ventrale, e quindi il contorno ventrale sinuoso, e la pinna codale in parte nera: a questo primo gruppo fa appartenere soltanto il Tr. creistatus e il Tr. repandus. Nel secondo gruppo il contorno ventrale, scrive l’autore, non è sinuoso, e il corpo sì restringe gradatamente a partire dalla base delle pinne ventrali fino al principio della codale. Questo gruppo è rap- presentato da parecchie forme, i cui caratteri però non sono sempre definiti con quel rigore che sarebbe da desiderarsi. Continua poi l’Emery osservando come diversi autori siano discordi nell’assegnare le dimensioni e proporzioni del corpo, il numero dei raggi dorsali, e la disposizione delle macchie nere che adornano i fianchi. Ed osserva pure che tali discrepanze non recheranno meraviglia ove si consideri che questi pesci fragili, per quanto eleganti, occorrono di rado sulle nostre spiaggie, e sono per lo più rappresentati nei Musei da singoli (1) Fauna cit. pag. 193-194; Edit. Val'ardi, Milano. (2) Emery. Ved. Atti della R. Accad. dei Lincei. Vol. III. Serie II, ed Estratto con tav. pag., 581-592. Questo lavoro che non è sempre citato, pare sia rimasto a molti sconosciuto : perciò colla maggior larghezza pos- sibile qui ne riassumo il contenuto. | 12 ANTONIO CARRUCCIO esemplari assai spesso guasti nelle loro pinne (pag. 582). — L'autore, dopo esposte tutte le osservazioni fatte sugli stadi di sviluppo degli esemplari che potè procurarsi nella Stazione zoologica di Napoli e dei Musei zoologici di Cagliari, Firenze, Palermo e Strasburgo (fra i quali esemplari il più giovane misurava appena 3 millim. di lunghezza, mentre il più lungo, appartenente al Museo di Palermo, misurava 1 metro e 45), e dopo di avere constatato che le forme intermedie abbondano, tanto nelle dimensioni quanto nelle proporzioni del corpo, e detto pure come fra gli altri caratteri fallaci e incostanti vi sia quello della distribuzione delle macchie nere, conclude; come ho già detto, con queste parole: « Tra tutte le forme qui noverate, io non so trovare nes- sun carattere distintivo di qualche valore, per la qual cosa non esito a considerare i Trachypterus filicauda A. Costa » Spinolae C. V. » taenia BI. » iris Walb. come quattro stadii successivi di sviluppo riferentisi ad una sola specie, la quale dovrà prendere il nome di 7. faenza che è il più antico. » Intorno al Trackypterus liopterus, ecco come l’istesso Emery sì esprime: « Molto affine al 7. faenia è il T. liopterus G. V. (scritto per lo più con ortografia impropria letopterus), il quale ne differisce quasi soltanto per i raggi delle sue pinne perfetta- mente liscie e senza scabrezze sensibili; di questo raro pesce mi son noti soltanto esemplari adulti di 1 metro e più di lunghezza. Egli è probabile che questa specie venga soltanto. di rado alla superficie del mare, forse nel temqgo degli amori, ed allora si abbia occasione di vederla ‘qualche volta verso le nostre spiaggie. Ho raccolto notizie intorno a tre esemplari inediti di questo pesce, uno dei quali ho potuto esaminare io stesso nella collezione della Stazione zoologica (due altri trovansi nel Museo di Firenze); non mi son note forme in- RZ} A A_R A OSSERVAZIONI ANATOMICHE i 13 | termedie tra questa specie e il 7°. taenia. » In nota poi aggiunge queste parole, che giova pure riferire esattamente: « Il pro- fessor Doderlein mi scrive però che nei più grossi 7°. «ris del Mu- seo di Palermo i raggi dorsali sono un pò meno scabri anzichè negli esemplari minori. » E finalmente riguardo al Trachy- pterus Ruppelii descritto dal Ginther, l’Emery scrive che questa specie gli pare « problematica. » Da molti anni non avendo più visitato il Museo Zoologico dell’Università di Palermo, nel quale il prof. Doderlein diede un grandissimo sviluppo principalmente alla collezione ittio- logica, e potendo avervi fatto qualche importante aggiunta anche rapporto ai Trachitteri, lo pregai, in data 14 luglio 1898, di darmi notizie in proposito, annunciandogli in pari tempo l'esemplare di Civitavecchia. Il prof. Doderlein gentilmente mi rispose a volta di cor- riere, nei seguenti precisi termini: « Anche nei mari della Sicilia le specie del gen. Trachypterus sono rare. In estate qualche pescatore porta a Palermo qualche individuo del Trachypterus taenia più o meno mutilato ; le altre specie sono introvabili, accidentali. » | L'’istesso Doderlein nel suo « Prospetto metodico sulle varie specie di pesci riscontrate fin ora nelle acque marine e flu- viali della Sicilia », a pag. 46 menzionando. la fam. Tra- chypteridae, vi annovera due generi, il Trachypterus e il Gimnetrus : nel primo gen. comprende 4 specie, cioè il 7. taenia BI, Tr. Spinolae Cuv., Tr. repandus Metaxà e Tr. filicauda dota Al secondo gen. fa appartenere il G. gladius Cuv- Il Ginther nel suo Catalogue of the Acanthopterygian Fishes in the Collection of the British Museum (1) descrive 9 specie di Irachkypterus: I. Tr. spinolae ; 2. Tr. cristatus; 3. Tr. gryphurus (di Madera); 4. Tr. taenia; 5. Tr. altivelis (di Valparaiso); 6. Tr. iris; 7. Tr. liopterus; 8. Tr. rippelli; 9. Tr. arcticus (dei Mari d’Islanda ecc.). Come bene si rileva (1) Ved. Vol. 3°, pag. 300-306. 14 ANTONIO CARRUCCIO dall’indicazione di provenienza, che ho aggiunto, tre delle specie date dal Gunther non appartengono al Mediterraneo. Il dott. Cristoforo Bellotti nei suoi giusti appunti critici fatti all'opera pregevolissima del dott. Emilio Moreau Histoire na- turelle des poissons, e al relativo supplemento (1), scrive quanto segue intorno al genere 7rachypterus : « Questo genere è rappresentato nel Mediterraneo da due Sole specie: 7. éris. Guv. V. e Tr. cristatus Bon.; le altre accennate sono forme dipendenti dall’età e appartenenti all'una o all’altra delle due specie sopranominate. » Ma in una pubblicazione anche più recente di quella del Bellotti, cioè nell’utilissimo Propromus FaunAE MEDITERRA- NEAE del prof. I. Vict. Carus, (Vol. II, Pars. III, Vertebrata), troviamo indicate le diverse specie : Tr. taenia, Tr. liopterus, Tr. Rippelliù e Tr. cristatus. È però da notarsi che il profes- sore Carus giustamente avverte come il 7. ftppellii sia: « Ex opinione Lutkeni eadem species atque 7. taenta: » e trattasi sempre dell'esemplare posseduto dal Museo Britannico. L’istesso Carus fa però l’istessa avvertenza per il 7. lopterus, essendo opinione del Lutkeni che questar specie vada riunita al 77. taenia. — Quindi anche l’egregio autore del Prodromus dà, senza osservazione, solo due specie, la prima e la quarta, fra quelle ora menzionate (2). i Chi ha dunque ragione fra gli autori di cui ho ricordato le pubblicazioni? Chi annovera perfino sette specie, o chi ne annovera soltanto due ? » (1) Ved. Mem. presenta‘a alla Società Italiana di scienze naturali dal socio Cristoforo Bellotti il 31 maggio 1891. Vol. XXXIII, pag. 123 (2) Loco citato id. pag. 699-700. OSSERVAZIONI ANATOMICHE © 15 Osservazioni anatomiche. Nelle opere di anatomia comparata, od in quelle speciali | d'ittiologia invano si cercano notizie particolareggiate intorno all’anatomica conformazione degli organi interni dei Trachitteri; e del Trachypterus liopterus soltanto il Cuvier e Valenciennes poterono fornire notizie non molto estese, fondate sulla disse- zione di un individuo appartenente al sesso femminile come quello che io ebbi da Civitavecchia. Da Cuvier e Valenciennessi rileva adunque che nell'individuo da essì esaminato il fegato era di media grandezza, unilobo, con cistifellea grossa e globosa, con coledoco sottile e lunghissimo ed aprentesi verso la metà del duodeno, fra numerosi ciechi; lo stomaco a forma di sacco stretto e allungato, con pareti sottili e poche pieghe longitudinali sulla faccia dorsale; l’in- testino che si ripiega in alto, è guernito di una quantità in- numerevole di ciechi, che apronsi all’interno quasi su due ranghi paralleli e opposti. I ciechi in vicinanza al piloro sono meno grossi e meno lunghi di quelli che stanno più lontani: tutti hanno l'apice rivolto verso lo stomaco, cioè indietro. Il rimanente dell'intestino si porta verso l’ano senza fare alcuna curva. Le sue pareti sono sottilissime e fornite di gran numero di villi sottilissimi disposti a mo? di rete. Le ovaia le trovarono grossissime e lunghissime, tanto da occupare quasi tutta la lunghezza dell’addome. Verso il mezzo si riuniscono in una massa comune, la quale insensibilmente diminuisce di grossezza. Non esiste vescica natatoia. Riassunto così quanto esposero i due precitati oratori, dirò ciò che a me risulta un po’ diversamente secondo le osservazioni fatte nella femmina di 7. Zopterus che ebbi sott’ occhio, la quale avverto che doveva essere meno adulta di quella esami- nata dai naturalisti francesi. I particolari, poi, sui quali non _16 ANTONIO CARRUCCIO insisto, vorrà dire che li confermo trovandoli eguali a quelli. ) esposti da Cuvier e Valenciennes. : CANALE INTESTINALE. — Dalla porzione anteriore o faringea, fino a tutta la porzione stomacale, p. d., la lunghezza è di centim 33 e 172; dalla fine dello stomaco all’ano si ha una lunghezza di altri centimetri 24 e 1]2. -— Lunghezza totale del tubo digerente centimetri 58. L'intestino posteriore si diparte isolatamente dall’ostio duo- denale, ed è costituito da pareti notevolmente più. sottili di quelle proprie all’intestino anteriore e medio, il quale finisce a fondo cieco. L'intestino a cominciar dalla regione faringea, decorre sempre in linea retta restringendosi grado a grado, tanto che gli ultimi 10 centimetri della regione posteriore o rettale, fino all’orificio anale, hanno una larghezza di soli 2 a 3 millimetri. L'indicato orificio anale si trova distante 63 centimetri dal- l’apice dell’estremità posteriore del corpo, non compresa cioè la porzione caudale col vestigio di ventaglio rivolto in alto. L'istesso orificio dista dall’estremità anteriore del corpo, cioè dall’apice del muso, 60 centimetri. Prima di lasciar l’intestino, devo pur io richiamare l’atten- zione sul gruppo, veramente insolito per la disposizione che lo caratterizza, costituito da numerosissime appendici piloriche, terminanti a fondo cieco: queste appendici non sono già isolate e facilmente discernibili, come si osserva in altri pesci (fra i quali però forse nessuno le presenta in tanta copia), ma tro- vansi riunite e avvolte da una larga espansione peritoneale, che le fascia sì anteriormente come posteriormente. (Perchè meglio, ma non tutte, si possano vedere nella figura della tavola annessa a questa comunicazione, ho tolto qua e là parte del tenue inviluppo sieroso). Le appendici piloriche in discorso, guardando contro luce, cioè per trasparenza, l’intiera massa, sì possono rassomigliare ad altrettante grosse barbe di una penna disposta in direzione più o meno parallela ed opposta al rachide. L'estensione di questa massa di ciechi è di 18 centimetri, a cominciare dall’ostio duodenale (presso il quale si apre) fin Ù O-:SERVAZIONI ANATÒMICHE l sotto al lobo mediano epatico : infatti essa si avanza in alto raggiungendo la ghiandola epatica cui aderisce con briglie membranose. Il diametro trasverso di questa duplice serie di appendici piloriche, penniformi come dissi, varia alquanto: infatti ne trovo larghe non poche da 7 a 8 mm., ed altre raggiungono lO. mm. o Il Gunther nella sua notissima opera, nel dare la diagnosi del 7rachypterus liopterus, scrive in proposito questa sola frase: Pyloric appendages innumerable (pag. 304). FEGATO. — Questo si presenta nettamente trilobato, e non monolobato, come scrissero pel loro esemplare Cuvier e Valen- ciennes, ed i tre lobi disuguali per forma e dimensione, erano bene visibili fin dal primo istante in cui fu da me aperta la cavità splacnica. Ciò avverto soltanto perchè trattandosi di ghiandola friabilissima — specialmente secondo la natura del liquido in cui la si conserva o del men delicato maneggio cui può sottoporsi in un reiterato esame — non resti alcun dubbio sulla indicata forma. Dell’esemplare sezionato dai celebri it- tiologi francesi, non è facile poter dire la ragione per cui il fegato si presentò ad essi unilobato. In quello che io esaminai uno dei lobi, cioè l'anteriore, è il più sviluppato ed ha forma quadrangolare; il lobo medio è il più piccolo e rimane coperto dal precedente ; il posteriore ha forma triangolare ed è più grande del secondo o mediano, ma più piccolo del primo : la lunghezza totale della ghiandola è di circa sette centimetri, con una larghezza massima di 2 centimetri e mezzo. Giascheduno dei predetti lobi ha un condottino eseretore proprio, ben distinto; i due primi si riuniscono dopo breve tragitto, ed al condotto che ne risulta viene alla sua volta a riunirsi il condottino del terzo lobo. Il dotto eseretore comune che risulta dall’indicato congiungimento lo si vede percorrere la superficie anteriore della summenzionata massa costituita dalle numerose appendici piloriche, sboccando in sul principio del duodeno. Molle, anzi assai delicato era il parenchima epatico anche Bollettino dellu Società Romana per gli Studi zoologici. 2 18 ANTONIO CARRUCCIO ti subito che furono messi allo scoperto e preparati i visceri da | me e dal dott. Condorelli: si rassodò alquanto il fegato per- chè insieme alle altre parti lo tenni da prima immerso in una soluzione di cloruro di zinco alcoolizzata. | o DI CHE sI cIBA IL TR. LIOPTERUS? — Dallo stomaco ed intestino, fatta una conveniente iniezione per portar via il contenuto (non volendo in sul momento inciderli, per averne un’esatta fotografia) uscirono fuori soltanto minutissimi avanzi. di sostanze organiche affatto irriconoscibili e numerose pie- truzze, siccome già dissi. Il “pesce aveva adunque già da un pezzo digerito, e fu colto prima che potesse nuovamente cibarsi. A quanto mì è risultato fino ad oggi, come ho già riferito, i primi ad esaminare il contenuto del canale digerente del Tr. liopterus furono Cuvier e Valenciennes. di Altri scrittori, ripetendo in questo ed in altri particolari quanto scrissero il Cuvier e Valenciennes, chiamano carnivori ed avidi di Molluschi, Crostacei ecc. i Trachitteri. — È pro- babilissimo che non solo l’alimentazione, ma le abitudini dei Trachitteri tutti siano identiche. La insufficienza delle notizie riguardanti la biologia delle specie appartenenti alla famiglia in discorso, lascia il desiderio di uno studio completo, anatomo- embriologico e fisiologico, che speriamo possa da taluno compiersi in condizioni favorevoli e con materiale copioso, in verità non facile ad aversi neppure nelle stazioni zoologiche marittime, sorte ormai e fiorenti presso diverse nazioni. ORGANI GENITALI. — La preparazione eseguita dimostra che l'individuo posseduto dal nostro Museo appartiene al' sesso femmineo. La ghiandola ovarica la si vede posta a sinistra del canale intestinale, quasi al principio della sua porzione media, mentre | la ghiandola épatica, situata più in alto, occupa la destra del- l’istesso canale (Vedi la tavola annessa) immediatamente al disopra della già descritta massa di appendici cecali. L’ovaio si avanza lungo la parete esterna non solo dell'intestino m dio, ma del posteriore, aderendovi mediante non interrotte, ma assai LI vr OSSERVAZIONI ANATOMICHE a sottili briglie peritoneali, che, per comodità dell’osservazione, ho qua e là inciso. La lunghezza dell’ovaio è di 29 centimetri, con una larghezza massima di 12 millimetri, la qual’ultima si ha sul principio del terzo inferiore. Alle due estremità, specialmente alla superiore, l’ovaio si presenta sottilissimo: l'apparenza della ghiandola fa credere ad uno sviluppo ancora incompleto. L’ovidutto ha diametro uniforme, molto esile, con un lume di appena mm. 15. L’apertura del medesimo si trova verso la porzione terminale dell'intestino posteriore. Ho parlato sinora di un ovaio e non di due ovaia, perchè io non trovo che un solo corpo ghiandolare unilaterale distinto: vedesi però come una traccia di fusione incompleta delle due ghiandole, mediante un nastrino connettivale, che assume la forma di un sottile rafe mediano, colla massima larghezza in qualche punto di circa 3 millimetri. | L'individuo sezionato da Cuvier e Valenciennes era pure una femmina, come ho già avvertito, ma in essa trovarono le due ovaia grossissime e lunghissime tanto da occupare quasi tutta la lunghezza dell'addome, mentre nell’individuo da me esaminato, l’ovaio non occupa che poco più di un terzo della cavità addominale. Vero è che i due precitati autori scrivono che anche le ovaia da loro osservate si riunivano verso il mezzo in una massa comune, la quale insensibilmente diminuiva di grossezza. | I precitati autori ebbero l'opportunità di osservare gli ovuli contenuti nell’ovaia, i quali erano di volume molto ineguale, gli uni avendo — com’essi scrivono — quasi una linea di diametro, gli altri invece erano grossi quanto un seme di pa- pavero. Nell’esemplare di Civitavecchia il periodo di reale forma- zione dell’uova non si è ancora manifestato, infatti di esse non si ha che l’inizio nell'’ammasso di cellule epitetiali che qua e là si osserva. Al microscopio adunque non vyedonsi ovuli quali li osservarono Cuvier e Valenciennes, 20 ANTONIO CARRUCCIO Il Wiedersheim (1) ha pure cercato di riassumere il fatto della fusione delle ghiandule riproduttrici nei Pesci in pochis- sime parole, e scrive precisamente così: « Originariamente anche in tutti i Pesci, come anche d’ordinario negli altri ver- tebrati, la disposizione delle glandule genitali è pari, e la fusione è acquisita solo secondariamente. Gli ovari e testicoli. dei teleostei concordano quasi completamente tra loro sì per forma e posizione che per i canali escretori ». « L'ovario dei Teleostei forma di regola un’otre a fondo cieco verso la testa, alla cui parete interna nascono le. uova su foglie longitudinali o trasversali, mentre il prolungamento all'indietro forma la tuba. Le tube per lo più corte si fon- dono alla loro estremità posteriore in un canale impari, il quale termina in una fessura o su una papilla che st può prolungare a modo di tubo ». Lasciando di ricordare quanto vien detto da Balfour e da altri embriologi, dirò solo che il prof. 0. Hertwig (2) alla sua volta scrive che lo sviluppo dell'ovaio, eccetto per alcuni. punti rimasti controversi, è ben conosciuto tanto nei verte- brati inferiori, quanto nei superiori. Se questo è vero pei Mammiferi, e, fra gli altri lavori, ce ne dà prova quello bellissimo dovuto al prof. Giov. Paladino; se è vero anche per gli Uccelli e per molti Rettili ecc. (3), (1) V Compen*io di Anatomia comparata dei Ver:ebrati del prof. Rob. Wiedersheim. Ediz. ital. sull’ultima tedesea, per cura del prof. Giacomo Ca'taneo. Milano, Edit. D F. Vallardi pag. 335. (2) Traité d’embryologie oa Hist. du développement de l'homme et des Vertebrés, par Oscar Hertwig etc. trad. par Charles Julin. Paris, 1891, pag. 338. (3) Ulteriori ricerche sulla distruzione e ‘sul rinnovamento continuo del parenchima ovarico nei Mammiferi. Nuove contribuz. ecc. del prof. Eiov- Paladino (Con IX grandi tavole). Napoli, Tip. Morano, 1887. Pei Sauropsidi poi i giovani leggeranno con profitto i lavori della sig. D.sa Maria Sacchi Cattaneo (Contributo all'istologia dell’ovidutto det Sauropsidi, Atti ital. Sc. nat. Vol. XXX 1887), del dott. Ere. le Giacomini (Ricerche istologiche sull’ovidutto dei Sauropsidi, Monit. Zool. ital. 1893), per tacere di alcuni altri, pure recenti ed importanti, non essendo qui il . caso di una lunga bibliografia. i OSSERVAZIONI ANATOMICHE i 21 | non è altrettanto vero per tutta la classe dei Pesci, de’ quali soltanto per un determinato numero di specie noi possediamo complete conoscenze sull’ovogenesi e su tutto quanto ha rap- porto ai fatti della loro moltiplicazione. Per le fasi di svi- luppo dei Trachitteri, come per altri gruppi ittiologici, mi pare adunque legittimo il desiderio di nuove ricerche e di più esatte anzi complete notizie (1). Il secondo Trachittero, pure di Civitavecchia, come già dissi, fu portato in Museo durante la mia assenza nello scorso agosto 1894. Trovandovisi uno degli assistenti, il Dott. Giulio Alessandrini, fu in sue mani consegnato l’elegante pesciolino dal pescatore o barcarolo Mitolo Antonio, venuto espressa- mente in Roma per trattare della cessione di un animale ch'egli non aveva mai visto nè pescato nelle acque civita- vecchiesi... Al Dott. Alessandrini disse che la pesca era stata da lui fatta nell’aprile 1894, ma aveva voluto conservare in alcool l'esemplare a scopo di curiosità: ma ora finalmente si era deciso di portarlo in Roma ed al Museo, dove sapeva che si faceva raccolta di pesci delle acque romane. L’esemplare, in ottimo stato di conservazione anche per rapporto alle pinne, aveva intatta la dorsale e le ventrali. colla rispettiva membranella interradiale, non così la caudale. Io, al mio ritorno in Roma, l'ho studiato tanto più volentieri perchè nel periodo preciso di un anno era la seconda volta che il Museo veniva in possesso di un genere che nei 10 anni precedenti della mia dimora in Roma e provincia, non m'era ancora venuto sott'occhio. Non ripeterò i caratteri uno per uno, quali si leggono nelle (1) Ma anche sui Pesci -— per quanto riguarda gli organi della riprodu- zione — possono i giovani studiosi consultare, oltre le opere di autori da me già citati, i lavori pregevoli di Balbiani, G: Blanchard, Carus, Coste, Dumer:l, Dufossé, Delle Chiaje, Frey, Gegenbaur, Halmann, Henle, Lere- . bouillet, Leuckart, Panizza, Prevost, Stannius, Wagner ed altri, dei quali sarebbe qui troppo lunga la citazione. 22 | ANTONIO CARRUCCIO opere ittiologiche migliori e che sono propri del Tr. taenia, perchè a questa specie riferisco l’esemplare portatoci dal Mi- tolo. Dirò solo che il pesciolino misura — a cominciar dalla punta delle mascelle fino alla radice della coda — centim. 9 e mill. 2, ha una larghezza massima, in corrispondenza del- l'origine delle ‘pinne ventrali, di centim. 2 e mill. 3. Le pinne. pettorali sono piccole assai, ognuna con raggi. La pinna dor- sale risulta formata da 132 raggi, dei quali i primi 4 sono i più robusti e lunghi (millim. 58), gli ultimi sono i più sot- tili e corti (mill. 7). La lunghezza media dei raggi interme- diari è da 14 a 16 mill. La membrana interradiale continua, velamentosa, ‘trasparente, conserva ancora una lievissima tinta rosea. Tutti i raggi sono più o meno scabri, avendo delle punticine o nodosità poste di tratto in tratto. Le pinne ventrali sono falciformi, s'inseriscono marginal- mente, cioè sulla linea mediana addominale, in corrispondenza ed al disotto della punta del preoperculo, i loro raggi più interni sono i più lunghi, e quattro di essi raggiungono da 4 cent. a 4 cent. 7 mill. La linea ventrale non offre alcuna sinuosità, ma procede lievemente convessa fino alla porzione caudale. Non esiste pinna anale. i Il ventaglio è costituito da 7 raggi, dei quali 3 mediani sono più lunghi. SPIEGAZIONE DELLE FIG. Fig. I. br. Branchie destra e sinistra c. Cuore. » II. Ja. Intestino anteriore. Im. » medio. ov. Ovaio. F. Fegato e rispettivi lobi. ap. Appendici piloriche. pilor.). Ip. intestino posteriore. Bollet. Soc. Rom, Studi Zoolog. d. Duodeno (sbocco delle append. | Prof. A. Carruccio — Osservazioni sui Trachypteras di Civitavecchia. Bios DoTT. G. ALESSANDRINI dis, ISTITUTO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA diretto dal Prof. ANTONIO CARRUCCIO L'ENCEFALO DELL'HALMATURUS DORSALIS Gray NOTA ANATOMO-COMPARATIVA del Dottor MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA Conservatore nel predetto Istituto. Sull’anatomia dei Marsupiali, sopratutto per quel che riguarda l’ap- parecchio digerente ed uro-genitale, la letteratura è ricca di molte ed interessanti pubblicazioni, che dall’ Eydoux, dal Blainville, dal (ziebel, dal Gulliver, dall’Owen, dal Ritgen, al Rése, al Woodward, al Brandes, al Leche, al Kikenthal, al Cordier, si son succedute nello straordinario numero di più di un centinaio. Basta leggere la bibliografia contenuta nell’ importante lavoro di Oscar Katz (1), e dare una rapida scorsa ai volumi della Bibliotheca Historico-Naturalis dell’ Engelmann, della Bibliotheca Zoologica del Taschenberg, degli indici generali dello Zeitserift. fur Wissenschaft- liche Zoologie, dello Zoologischer Anzeiger per vedere quanto si è scritto sulla struttura anatomica di quest’ ordine di Mammiferi inferiori. Sino al 1837 le migliori notizie sul sistema nervoso centrale dei Marsupiali, le abbiamo avute da R. Owen (2) nella sua pregevole memoria, intitolata: Structure du cerveau chez les Marsupiaux. In essa, fra le altre particolarità proprie dell’ ordine, egli nota la mancanza del corpo calloso, rappresentato, allo stato rudimentale, dalla commis- sura dell’ippocampo, e il grande sviluppo della commissura anteriore; e stabilisce che « par cette modification de l’appareil commisural, le cerveau des Marsupiaux se trouve intermédiaire par sa structure en- tre celui des Mammifères è placenta, et celui des oiseaux ». Ma prima dell’Owen, il Tiedemann (8), nella sua opera comes ce- rebri, che si può ritenere come il fondamento dell’Anatomia compa- (1) Zu» Kenntnis der Bauchdecke und der mit ihr cerknupft:n Organe biden Beutelthieren.in: Zeitschrift far Wissenschaftliche Zoologie, Leipzig, 1882, Band. 36, p. 611-667. (2) Structure du cerveau chez les Marsupiaux. in: Annales des Sciences Naturelles - Série seconde, Tome VIII, Zoologie, Paris, 1837, p. 174-185 (Traduit de l'anglais par M. Doyere-Philos. Frans., 1837, Part. 1). (3) Zcones cerebri Simiarum et quorundam Mammalium rariorum, Heidelbergae, MDCCCXXT. Bollettino della Società Romane per gli Studi zoologici. 3 26 MARIO CONDORELLi rata del sistema nervoso centrale, ha accennato qua e là a taluni caratteri dell'encefalo del Didelplys murina L., caratteri i quali esclusi vamente si riferiscono al rapporto tra i diametri del cervello e del cervelletto. Maggiori indicazioni troviamo nella classica opera di Fr. Leuret e P. Gratiolet (1), nella quale, nel capitolo VI riguardante il Sistema nervoso centrale dei Mammiferi (Tome I. p. 357-451), si leggono sal- tuariamente importanti notizie riflettenti la presenza di circonvoluzioni nel gran Kanguro (certamente gli AA. intendono parlare del Macropus giganteus Shaw.), e la mancanza assoluta di esse in altri Marsupiali (Didelphys murina L.) e vi si contengono accurate osservazioni sul consi- derevole sviluppo della commissura anteriore rispetto a quello del corpo calloso, che per altro il Leuret, in opposizione a quanto afferma l’Owen, vorrebbe nè assente, nè rudimentale, ma manifestamente svi- luppato nel Macropus giganteus Shaw.i Iohnson Symington (2), in una recente nota anatomica pubblicata nel 1892, ha pure studiato il rapporto delle commissure del cervello nei Monotremi e nei Marsupiali. Altre pubblicazioni hanno ampliato sempre più le nostre conoscenze sul sistema nervoso centrale di questo interessante ordine di Mammi- feri; ciò non ostante siamo ben lungi presentemente dal possedere notizie complete sul riguardo. Nelle specie appartenenti ai singoli sot-- tordini e alle singole famiglie, come esistono delle variazioni in ri- guardo alla dentizione e allo sviluppo dell’ apparato . digerente, così pure esistono delle variazioni morfologiche nell’encefalo e nelle sue parti. Un esempio (sopra abbiamo avuto occasione di riportarlo) ce l’offre il mantello, il quale ora è circonvoluto più o meno, ora liscio. Interessando, per l’esame comparativo, lo studio dell’encefalo di cia- ‘scuna specie, io non tralascio, giacchè mi si offre l'occasione, di ciò fare per l’encefalo di una femmina adulta di Halmaturus dorsalis Gray, morto in Roma, in un serraglio di piazza Guglielmo Pepe, nel gennaio scorso, ed acquistato dal nostro Museo Zoologico. L’encefalo dell’Halmaturus dorsalis Gray è di forma ellittica col diame- tro maggiore di mm. 60, ed il minore di mm. 32. Pesa gram. 16. Superior- mente offre una super i quasi convessa, interrotta, verso il suo terzo po- steriore, da una fascetta trasversale a V rovesciata, profonda parecchi (1) Anatomie comparée du systeme nerveuxr, considéré dans ses rap- ports avec l’'intelligence, Paris, 1839-1857. (2) The cerebral commissuresin the Marsupialia and Monotremata. in Tourn. of Anat. and Physiol., Vol. XXVII, P. 1. Oct. 1892, p. 69-84). MIRIPIA RE EROI AO ARRIVA IE TAM EA ELAMRINON ve RSI w L’ENCEFALO DELL’HALMATURUS DORSALIS Gray. 27 millimetri, ampia mm. 3, che separa gli emisferi cerebrali dal cer- . velletto. 1 La faccia inferiore è anfrattuosa per la presenza di sinuosità, che limitano quattro grosse bozze: una anteriore, che corrisponde al polo frontale, due laterali, che sono formate dai poli sfenoidali, ed uno posteriore, corrispondente al ponte di Varolio e alla midolla allun- gata. Queste quattro bozze limitano, per la loro disposizione, una superficie a forma di losanga, nel mezzo della quale è una infossa- tura, colmata nel centro dal chiasma dei nervi ottici e dall’ipofisi. » CerveLLo — I due emisferi cerebrali sono molto sviluppati, e for: mano i tre quarti circa di tutta la massa encefalica. Essi hanno la forma di una piramide triangolare con l’apice rivolto in avanti e la base indietro verso il cervelletto, dal quale, come sopra ho accennato, restano distanti alcuni millimetri. La loro superficie è liscia; e in essa, facendo astrazione dalla scis- sura interemisferica. si notano quattro solchi, che, quantunque s’in- fossino poco nella sostanza del cervello, purnondimeno sono suffi- cienti a delimitare talune aree cerebrali. Essi sono: 1. Il solco di Rolando. — Alla faccia esterna del cervello riscon- trasi un solo solco, poco profondo e curvo a modo di arco, colla con- vessità rivolta in avanti e la concavità indietro. La branca interna si estende sino alla distanza di un centimetro circa dal margine po- ‘ steriore del polo occipitale e a mm. 1.5 dalla scissura interemisferica; l’estremità della branca esterna si dirige posteriormente ed in fuori, ove quasi incontra l’estremità della scissura di Silvio. Questo solco, per la sua topografia, corrisponde alla scissura di Rolando; esso di- fatti stabilisce il‘confine fra l’area anteriore o frontale e l’area poste- riore, comprendente la parieto-occipitale. 2. Il solco di Silvio. — È un solco semplice, sprovvisto di rami secondarî, profondo appena un millimetro. Esso ha una direzione obliqua da dentro in fuori e da dietro in avanti, e si estende da presso il chiasma dei nervi ottici fin quasi l’estremità della branca interna del solco di Rolando. Il solco di Silvio pertanto appar- tiene ad ambo le faccie inferiore ed esterna del cervello, ma più alla prima che alla seconda, discostandosi in ciò dalla regola generale che segue nei Mammiferi, in cui solitamente ha maggiore estensione alla faccia esterna e non all’inferiore. Detto solco, quantunque poco pronunziato, basta a ben delimi- tare il confine fra il polo frontale e quello sfenoidale. E siccome il solco di Silvio, giunto a pochi millimetri dal solco di Rolando, si | arresta nel suo decorso, senza invadere per nulla l’area posteriore del RE n, 28 MARIO CONDORELLI cervello, ne viene di conseguenza che le due regioni, parietale ed occipitale, rimangono indivise l’una dall’altra, e formano un’unica area parieto-occipitale. w# 3. Solco collaterale. — Un altro ila molto importante si osserva. alla faccia inferiore del cervello: è il solco collaterale, che, parten- dosi dal margine posteriore del lobo olfattivo a mm. 4 dalla scissura interemisferica, si porta, descrivendo una curva a convessità esterna, indietro ed infuori, finchè, raggiunto il bordo posteriore sporgente del polo sfenoidale, si ripiega in alto ad angolo quasi retto e finisce al margine posteriore del lobo parieto-occipitale a un centimetro di distanza. dalla scissura interemisferica. Nella faccia inferiore del cervello il solco collaterale, tracciato dalla vena omonima, incontra, verso la metà del suo tragitto, il solco di Silvio, che incrocia; esso inoltre segna il limite di separazione fra il polo temporale, che resta al suo lato esterno, e il lobo dell’ ippocampo che resta al suo lato interno. 4. Il solco olfattivo. — Sempre alla faccia inferiore, 3 millimetri allo esterno del terzo anteriore del precedente solco, si osserva il principio di un altro, che si porta obliquamente in avanti verso la faccia esterna del lobo frontale, delimitando in tal guisa e del. lobo olfattivo. Altri solchi mancano nel cervello dell’Halmaturus; si osservano, è vero, parecchie striature irregolarmente distribuite ed appena visibili, ma queste altro non sono che impressioni lasciate dai vasi della pia meninge. I suddetti solchi limitano i seguenti lobi cerebrali : 1. I lobi olfattivi, separati, mediante il solco omonimo, dai lobi fron- tali. Essi, colla porzione rigonfia a clava, sporgono alquanti millimetri dalla estremità anteriore di questi; mentre che le bandelette, di colo- rito bianco, strette ed arcuate, si prolungano indietro sino al solco di Silvio. | 2. I lobi frontali, divisi dai lobi parieto-occipitali per mezzo del. solco di Rolando. Sono perfettamente lisci, assai piccoli, ed hanno la forma d'una V aperta indietro. 3. I lobi parieto-occipitali, che comprendono quella estensione ce- rebrale limitata internamente dalla scissura iis a in avanti dal solco di Rolando, allo esterno dal' lobo temporale, indietro dal margine postero-superiore del cervello. 4. I lobi temporali, situati sulle faccie laterali del cervello e sotto. i lobi precedenti. 5. I lobi dell’ippocampo, di forma din al lato interno dei lobi temporali, da cui li separa il solco collaterale. Di circonvoluzioni non ve n'è traccia alcuna: la superficie cere- L’ENCEFALO DELL'HALMATURUS DORSALIS Gray . 29 | brale è perfettamente liscia, e i lievissimi rialzi della sostanza corti- cale ai lati dei singoli solchi non hanno niente a che fare colle vere circonvoluzioni. Allontanando dolcemente gli emisferi cerebrali l’uno dall’altro, oltre a scoprirsi la glandola pineale e quella piccola porzione dei corpi quadrigemelli, ch° è coperta dai lobi parieto-occipitali, si mettono pure in evidenza i talami ottici ed i corpi striati. In fondo alla scissura interemisferica notasi la mancanza del corpo calloso; e, invece di esso, come a rappresentarne il rudimento, osservasi un sot- tile cordone midollare, che, passando sopra i talami ottici si porta dall'uno all’altro emisfero cerebrale. Pertanto, mancando questa po- tentissima commissura, gli emisferi del cervello sembrano del tutto separati, al pari che negli Uccelli, ove il corpo calloso fa SOMpISOS | mente difetto Studiando il cervello con opportune sezioni condotte in vari sensi, altri particolari vengono messi in chiaro. La sostanza grigia non è ugualmente distribuita alla superficie cerebrale: molto sottile al polo frontale, si ispessisce un po’ allo sfenoidale, e più ancora allobo occipi- tale, ove raggiunge lo spessore di 2 mm. Il rapporto medio delle due sostanze, corticale e midollare, è di 1 a 8 mm. I ventricoli laterali sono ampî, robusti sono i plessi coroidei, e più robusta ancora è la tela, la quale ricopre un terzo ventricolo assai piccolo e a forma di fessura ellissoidale, che si va restringendo in basso. Un lungo, ampio e flessuoso aquidotto di Silvio conduce al quarto ventricolo, il quale, soltanto nella sua metà anteriore, è conca dal verme del cervelletto, che gli fa da volta. I corpi striati e i talami ottici sono molto piccoli in confronto alle dimensioni della midolla allungata; la qual cosa comprova sempre più la nota legge che, quanto più si discende negli ordini dei Mammiferi, tanto meno si sviluppano i nuclei grigi centrali in rapporto alla midolla; allungata. S Ta lamina cornea è così sottile, che a stento, e coll’ aiuto d’ una: lente d’ingrandimento, si riesce a discernere. Al limite posteriore del terzo ventricolo si presenta manifesta la glandola pineale, collocata sopra l’aquidotto di Silvio, fra la tela co- roidea in avanti e i corpi quadrigemelli anteriori indietro. E grossa quanto un acino di canape. I corpi quadrigemelli, che seguono immediatamente alla glandola pineale, e formano grande parte della volta dell’aquidotto di Silvio, considerati insieme, costituiscono una superficie triangolare a quattro mammelloni, essendo sviluppati gli anteriori più nel senso longitudinale che nel trasversale, ed i posteriori meno nel primo e più nel secondo 3 30 MARIO CONDORELLI La specie di triangolo, formato da questi organi, ba un la di mm. 8 ed una base di mm. il. Per vedere i corpi quadrigemelli MONS fa d’uopo sollevare la porzione posteriore del cervello; essi sono sco- perti, e tengono allontanati gli emisferi cerebrali dal cervelletto. CerveLLETTO. — Questo ricopre colla sua faccia superiore fortemente incurvata la porzione anteriore del bulbo rachideo; in avanti resta separato dagli emisferi cerebrali da uno spazio triangolare, d’ onde emergono l’epifisi e i corpi quadrigemelli. Esso ha la forma d'una ellissi disposta per traverso, il margine della quale, sulla linea mediana, è rientrante indietro e forma l’incisura marginale posteriore o marsupiale, sporgente in avanti ove produce una specie di cresta. Nella faccia su- periore del cervelletto, inclinata ai lati a doppio piovente, sono mani- £este le tre porzioni che lo compongono : il verme, lungo mm. 16 e largo 6, è costituito da 6 lamelle trasversali, più ampie posteriormente che in avanti, ove la prima lamella termina con un margine anteriore sporgente ed affilato, il quale ricopre in parte i corpi quadrigemelli posteriori. La seconda lamella è la più sviluppata. I lobi cerebellari, aventi la forma di una piramide triangolare con l’a- pice rivolto indietro, sono lunghi mm. 15, larghi alla base mm. 14; ciascuno di essi risulta di 7 lamelle, che però sono meno salienti di quelle del verme. Liberi alla faccia inferiore, all’interna essi sono congiunti colle pa- reti laterali del verme; col ponte di Varolio sono in rapporto mediante un corto fascio di fibre, processus cerebelli ad pontem, che si parte dall’angolo esterno della piramide; col bulbo rachideo si uniscono mediante i pro- cessi cerebelli ad medullam oblungatam, i quali sono molto robusti. I flocculi, della dimensione ‘di un fagiuolo, occupano Ja parte late- rale esterna dei lobi cerebeliari. i Una sezione sagittale del cervelletto dimostra che la sostanza mi- dollare è ridotta ad una lamina dello spessore di un millimetro circa, oc- ‘cupante il centro dei singoli lobuli. L'albero della vita è molto semplice: è costituito da un tronco centrale, dal quale si partono cinque dira- mazioni. Poxte DI VaroLIOo. — Il ponte di Varolio è più sviluppato nel senso trasversale che nel longitudinale: è lungo mm. $, largo mm. 17. La faccia inferiore convessa porta l'impronta del solco basilare, appena Visibile ; i margini laterali sono quasi coperti dai fiocchi; la faccia superiore colla sua parte anteriore contribuisce a formare il seno romboidale, e coll’ anteriore la base su cui poggiano i corpi quadri gemelli La congiunzione del ponte col cervello si fa mediante due grossi peduncoli cerebrali, che, divergendo appena dopo la loro origine dal margine anteriore del nodo del cervello, s’ immergono negli emisferi L'ENCEFALO DELL'HALMATURUS DorsaLIs Gray 81 . cerebrali. Dei processi cerebelli ad pontem ho tenuto parola deserivendo il cervelletto. Miporra ALLUNGATA. — La midolla allungata, lunga mm. 13, ha la forma di un cono tronco con la bass rivolta al ponte di Varolio; la larghezza misurata nel tratto più ampio è di mm. 16. La delimita- zione dal ponte è fatta sulla faccia inferiore da un solco trasversale curvo a concavità in avanti. Il solco basilare dei ponte, continuandosi sulla midolla allungata, diviene più manifesto; la qual cosa facilita un poco la veduta delle piramidi, le quali, per sè stesse, sono poco visibili, perchè troppo strette e pochissimo rilevate. Le olive sono depresse e DIE, la loro dimensione è quella di una piccola lenticchia. Le faccie laterali in avanti restano coperte un po’ dal cervelletto. I corpi restiformi sono semplici, non presentano cioè traccia alcuna quei solchi longitudinali, che in altri Mammiferi, come, ad esempio, nei Quadrumani, nei Ruminanti, nei Roditori, ecc., delimitano dei cor- doni omologhi ai cordoni gracili e ai cordoni di Burdach dell'Uomo. La faccia superiore del bulbo rachideo concorre alla delimitazione del quarto ventricolo per.mezzo del seno romboidale, il quale è più stretto in avanti che verso la regione del calamus scriptorius. In essa faccia i tubercoli acustici, appiattiti, e della dimensione di un acino di miglio, occupano gli angoli laterali del seno; le lamine cineree, che si partono dal margine postero-esterno dei suddetti : tu- bercoli, convergono all’angolo posteriore della fossa romboidale: sono lunghe mm. 6, ampie mm. 2, e si presentano longitudinalmente striate. * A rendere più completa la descrizione, stimo opportuno intercalare il seguente specchio, contenente le misure delle diverse parti dell’en- cefalo dell’Halmaturus dorsalis {tray : Lunghezza totale dell’encefalo. |. ; i mm. 48 — Larghezza massima dell'encefalo in corrispon- denza dei lobi parieto-occipitali . LAURIA Di Lunghezza del cervello . , AI SE Larghezza massima del cervello in corrispon- denza dei lobi parieto-occipitali . - 3 » 31 — Altezza massima del cervello . È O >» 18- Larghezza massima della midolla allungata . >» 16 — O del corpo piramidale . 3 È » 9- Larghezza del corpo piramidale . : 7 » 2—- Lunghezza dell’oliva ; " 2 SARTO RTRT) Pargehezzasidell'oliya (i it o n n » 4 Lunghezza del ponte sulla linea mediana ; » _ 8- 30 MARIO CONDORELLI Larghezza del ponte al margine esterno del quinto paio . ; mm. lT — Lunghezza del corgellelo Salo dna me- ne ? : ; DEN Oa Lunghezza del cet in RR ‘degli emisferi : i - £ ) > » di =. Larghezza del cervelletto . 6 î ; » 23 — Lunghezza dell’ipofisi. . È È ; ; » 9 — Larghezza massima dell’ipofisi. . va vi sa -. Lunghezza dell’epifisi : } i TIRI DID Larghezza massima dell’epifisi 5 - DO) — Lunghezza dei corpi quadrigemelli sulla inc: mediana . ; È . » ll Larghezza del paio ron de ni quadri- gemelli . ; 7 . ERA » 8 Larghezza del paio a de corpi quadri- gemelli . . È È pi TOR Lunghezza di ciascun ona quiduigenidia anteriore. È . - a . È . » Tl_ Lunghezza di ciascun corpo quadrigemello posteriore re » 4 Larghezza massima del talamo ottico. . > ONE Lunghezza del talamo ottico . RI » 10— Larghezza massima del corpo striato . È vii Lunghezza del corpo striato . ‘ - ia ARE Comparazioni. — Il Tiedemann (1) ha stolufito che il cervello dei Mammiferi, comparato alla midolla spinale, alla midolla allungata, alle piramidi anteriori, al ponte di Varolio, ai tubercoli quadrigemelli, è più voluminoso nelle Scimmie che negli altri ordini inferiori; inoltre egli ha dimostrato che più si discende nella classe dei Mammiferi, prendendo la Scimmia come tipo di perfezione di questa classe, e più la midolla allungata è voluminosa, comparativamente ai talami ottici e ai corpi striati. Or se noi confrontiamo lo specchio da me anzidato colle tavole numeriche del Tiedemann a pag 37 e 39 della sua opera /cones cerebri, nelle quali egli dà le misure delle diverse parti dell'encefalo dell'Uomo, delle Scimmie e di altri Mammiferi. più o meno rari, si vede chiaramente che il sistema nervoso centrale dell Halmaturus dorsalis Gray ha molti punti di contatto con quello di taluni Roditori e Sdentati. (1) Tiedemann F. — Op. cit. Nate”; I’ENCEFALO DELL’HALMATURUS DORSALIS Gray 59) Infatti, fra le dimensioni del cervello e della midolla allungata, dei corpi piramidali, delle olive, del cervelletto, del ponte di Varolio, dei corpi quadrigemelli, dell’ipofisi; fra quelle della midolla allungata e dei corpi striati, dei talami ottici, dei corpi quadrigemelli, del ponte, ecc., esiste un rapporto pressochè costante tanto in taluni Roditori e Sdentati, quanto nel Marsupiale da me preso in esame. Per maggiore intelligenza di quanto affermo, intercalo il seguente | quadro compilato sulla scorta dei dati presi dall’opera del Tiedemann e da quelli da me desunti dallo studio dell’encefalo dell’Halmaturus e di quello di parecchi Roditori. RIA) UR MARIO CONDORELLI PARTI DELL'ENCEFALO La larghezza della midolia allungata sta a quella del cervello come . . A La larghezza della midolla allungata sta alla lun- ghezza del cervello come . E NIEONERE La larghezza dei corpi piramidali sta a quella del cervello come . IMERESE RE PIT I La lunghezza dei corpi piramidali sta alla lun- ghezza del'icervelloficome Gn La larghezza delle olive sta a quella del cervello come. e e I ATA IR La larghezza del cervelletto sta a quella del cer- vello come. . RR - La lunghezza del cervelletto sta a quella del ccr- vello come. unta el POCA La larghezza del ponte sta a quella del cervello COME La larghezza massima dei corpi quadrigemelli sta a quella del cervello come . spot, La lunghezza massima dei corpi quadrigemelli stavafiquellatdel'icervello come i gna La lirghezza del cervello sta alla lunghezza di esso come . SR AI O La larghezza della midolla allungata sta alla lar- ghezza massima dei corpi striati come . La larghezza del'a midolla allungata sta alla lar- | ghezza massima dei talami ottici come . La larghezza della midolla allungata sta alla larghezza massima dei corpi quadrigemelli come La larghezza della midolla allungata sta a quella del cervelletto (come fl Venne La lunghezza del cervelletto sta alla sua lar- ehezza:come i: La larghezza del ponte sta alla larghezza della | midolla allungata come... . La lunghezza del ponte sta alla lunghezza del cervelletto, misurato sulla linea mediana, come Dasyprocta . aguti L. 100:222 100:207 100:750 10:4000 100:120 100:187 100:200 100:231 100:373 100:93 133:100 -112:100 100:185 100:166 111:100 100:300 Hystrix ‘ cristata L. 100:200 100:257 - 100:566 — 100:295 100:136 100:180 100:192 100:227 100:394 100:92 141::00 AME A ORTO . 113:100 100:147 100:143 103:100 100:292 . i id VA VSIRE DL. murina didactylus III. | Myrmecophaga didaetyla L. novemcinetus Ne Halmaturus 100:194 ' 100:194 100:750 100:344 100:399 | 100:119 100:134. DIL De ‘100:200 | 100:206 100:206 100:344 ®© 0 0 0 160:350 100:121 | 2000100" 400:100. 100.266 Pe; Mele. ai 100:160 UNO 100:176 | 100:161 | I 100:176 | 100:161 | ni live | 100.158 ‘106:100. 100:187 DOWO, MARIO CONDORELLI Dall'esame comparativo dei precedenti dati numerici emerge con evidenza questo fatto, che cioè fra le misure di parti omologhe del- l’encefalo di taluni Roditori, Sdentati, ecc., ele corrispondenti dell’ence- falo dell’Halmaturus dorsalis Gray esiste un rapporto,il quale, se non è costante, ovvero identico in tutte le specie animali pigliate in consi- . derazione, pur tuttavia lo si può considerare come tale, variando esso rapporto infra limiti proporzionatamente molto ristretti. Tale rapporto manca soltanto fra le misure della midolla allungata e dei nuclei grigi centrali : esso difatti sta, ad es. per quel che riguarda la midolla allungata e i corpi striati, fra 133 e 100 nel Dasyprocta aguti L., fra 141 e 100 nell’Hystrix cristata L., fra 400 e 100 nell’Halmaturus dorsalis Gray. Ma la sproporzione, per la quale la midolla allungata di questo Marsupiale comparisce quattro volte più ampia del corpo striato, . è una prova in più dell’inferiorità del cervello di esso, rispetto a quello di altri Mammiferi, in cui, secondo la legge del Tiedemann, lo sviluppo della midolla allungata è in ragione inversa di quella del corpo striato e del talamo ottico. Il superiore rapporto, secondo il mio modo di vedere, è un carattere il quale esprime la vicinanza fra encefali di Mammiferi, appartenenti non solo a famiglie, ma ad ordini differenti. Si consideri inoltre, a prova maggiore di quanto affermo, che l’encefalo dei generi Hystrix, Castor, Dasyprocta, Myrmecophaga e, possiamo dire, anche del genere Choloepus somiglia a quello dell’Halmaturus, oltre che per l’esistenza del precitato rapporto, anche per la forma del cervello perfettamente liscio o quasi. Vero è che in qualche Kanguro, come ed es. nel Macropus giganteus Shaw., esistono alla faccia superiore del cervello circonvo- luzioni anteriori e posteriori divise l'una dall’altra da solchi relati- vamente profondi; ma è questa un'eccezione all’ordine dei Marsupiali, la quale già è stata osservata dal Leuret e dal Gervais (1) nello studio sulle circonvoluzioni cerebrali dei Mammiferi. Tutti questi autori hanno pur essi ammesso che lo sviluppo e la complicazione maggiore o minore dei giri sta in rapporto diretto colla superiorità dell’ordine, cui appartiene l’animale; ma pure hanno dimostrato questo fatto che, talvolta, in animali appartenenti allo stesso ordine e perfino alla me- desima famiglia, le circonvoluzioni sono più o meno accentuate o man- cano del tutto, secondo che gli animali sono di grande o di piccola taglia. Questa differenza è già sensibilissima, per esempio, fra il cervello dell’Orang-Outan, ch’ è la più intelligente fra le Scimmie, e quello del Midas rufimanus, ch'è una specie piccolissima, mancante intieramente. (1) Eléments de Zoologie, Paris 1885, pag. 694. | L’ENCEFALO DELL’HALMATURUS DORSALIS Gray 37 di circonvoluzioni; fra il cervello dei Kanguri di grande mole e di quelli di piccola dimensione. Nell’Halmaturus dorsalis Gray, da me studiato, si ha un cervello quasi perfettamente liscio, nel quale, oltre la scissura interemisferica, si csservano i quattro leggeri solchi: rolandico, silviano, collaterale ed oftalmico, che limitano aree sprovvedute di giri cerebrali. Per riguardo alla semplicità del mantello cerebrale, l’ encefalo del- l’Halmaturus dorsalis Gray sta, fra i placentali veri, in una via di mezzo fra il cervello perfettamente liscio dei Roditori e quello appena circon- voluto di taluni Sdentati, cui, oltre le specie a cervello liscio (Myrme- cophaga, Dasypus, ecc.) troviamo quelle con circonvoluzioni appena o mediocremente accennate (Choloepus, Bradypus, ecc.) Si potrebbe dire che l’encefalo dell’ Ha/maturus è un encefalo di Castor, cui suppongasi mancante il corpo calloso; oppure, meglio ancora, un encefalo di Dasypus, in cui si immagini il corpo calloso meno sviluppato di quello ch’ esso è realmente. La mancanza del corpo calloso nell’Halmaturus, 0, per parlare più esattamente, il suo stato rudimentale, connette l’encefalo di quest’ani- male con quello dei Monotremi (1), cui pure somiglia, oltre che per la presenza di tale carattere negativo, per l’eguale sviluppo degli organi omologhi e per la forma liscia della corteccia cerebrale. Le affinità aumentano ancora, ove si tenga conto della disposizione degli organi genitali. E già risaputo da tutti che il cervello dei Mammiferi, più che dal suo volume e dalla presenza di circonvoluzioni, è caratterizzato dallo sviluppo di quella grande commissura, ch'è il corpo calloso; difatti il cervello di taluni Insettivori e Roditori, è, in rapporto, più piccolo di quello di taluni Uccelli, e manca, al pari che in questi, di qualunque giro e di scissure ben manifeste. Ciò che non manca mai nei veri placentati è il corpo calloso, prin- cipale organo di comunicazione fra i due emisferi. Pertanto la presenza di quest’organo nel cervello dei Mammiferi e il difetto di esso in quello degli Uccelli, costituiscono il carattere differenziale più importante del | sistema nervoso centrale nelle due classi più elevate dei Vertebrati. Così il cervello dell’Halmaturus, come in genere di tutti i Marsupiali, possedendo solo allo stato rudimentale il corpo calloso, si trova inter- mediario per la sua struttura fra il cervello dei Mammiferi placentati e quello degli Uccelli, in cui gli emisferi sono messi in comunicazione soltanto per mezzo delle commissure anteriore, media e ‘posteriore, (1) Hill Alex., The cerebrum of Ornithorhynchus OE. Witb. 3° DE: A Trans. Roy. Soc. Lendon. Vol. 184. B. p. 367-885, plates 86-38 38 MARIO CONDORELLI non che per quel rudimento di volta, che costituisce la commissura ippocampiana. ConcLusioni — Il cervello dell’Ha/maturus dorsalis Gray è liscio. In esso, oltre la scissura interemisferica, si notano quattro leggeri solchi, dei quali uno alla faccia superiore e tre all’inferiore. Essi sono: 1. il soleo di Rolando, 2. il solco di Silvio (non scissura, perch’ è poco accentuato), 3. il solco collaterale, i 4. il solco olfattivo. I lobi, limitati dagli anzidetti solchi, sono i seguenti: . il lobo olfattivo, il lobo frontale, . il lobo parieto-occipitale, il lobo temporale, . il lobo dell’ippocampo. Il corpo calloso è rudimentale, tanto da potersi considerare mancante. I nuclei grigi centrali (corpi striati e talami ottici) sono poco svilup- pati relativamente alle altre parti dell'encefalo, e sopratutto alla midolla allungata. L'’encefalo dell’Halmaturus dorsalis Gray può compararsi a quello di altri Mammiferi inferiori sotto tre punti di vista, riguardanti: 1. Il rapporto esistente fra le misure di organi omologhi dell’encefalo negli animali presi in comparazione; 2. La presenza o meno di circonvoluzioni cerebrali; 3. Il grado di sviluppo del corpo calloso. Per riguardo al primo termine di paragone, si legge, nel quadro sopra riportato, che nelle specie Dasyprocta aguti L., Hystrix cristata L., Castor fiber L., Choloepus didactylus Ill, Myrmecophaga didac'yla L., Dasypus novemcinctus L., Halmaturus dorsalis Gray, esiste fra le diverse parti dell’encefalo un rapporto quasi costante. Ciò indica che le di- verse parti dell'encefalo in dette specie animali si sviluppano in eguale proporzione; ch’ è quanto dire esiste una certa. affinità fra l’encefalo dell’Halmaturus dorsalis Gray e quello di taluni Roditori, Sdentati. Per la mancanza di circonvoluzioni il cervello di questo Marsupiale è una via di mezzo fra il cervello liscio dei Roditori e quello appena circonvoluto di taluni Sdentati. ; Esso inoltre, per l'assenza del corpo dallo somiglia molto a quello degli Uccelli; e insieme col cervello dei Monotremi, con cui ha co- mune quel carattere negativo e la forma liscia della corteccia cerebrale, costituisce il ponte di passaggio fra il cervello dei Sauropsidi e quello dei Placentati. | SEE OPOLE SUO DESG ANTI FACCIA SUPERIORE gr. nat. FACCIA INFERIORE gr. nat. sr. solco di Rolando. sp. solco olfattivo. sc. » collaterale (terminazione) ss. » di Silvio. o) lo. lobo olfattivo. sc. » collaterale. ; If. » frontale lo. lobo olfattivo. cs0. » parieto-occipitale. lt, » temporale. i to corpo striato. li. » dell’ippocampo. talamo ottico. i. » ipofisi tq. tubercoli quadrigemelli. pv. ponte di Varolio. vm. verme del cervelletto. fl. flocculo. ecb. emisfero cerebellare. p. corpo piramidale. im. incisura marsupiale. 0. oliva. ma. midolla allungata. cr. corpo restiforme. Fio. III FACCIA INTERNA gr. nat. tq. tubercoli quadrigemelli. e. epilisi. rc. rudimento del corpo calloso. tv. terzo ventricolo. as. aquidotto di Silvio. qv. quarto ventricolo. I i i. ipofisi. co. sezione del chiasma de’nervi ottici. | Bollet. Soc. Rom. Studi Zoolog. Vol. IVO, 9195. DOTT. G. ALESSANDRINI ds. | ISTITUTO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA diretto dal Prof. ANTONIO CARRUCCIO Dermoide centrale della corea in una Cavia cobaya Sch, Comunicazione fatta alla Società Romana per gli Studi Zoologici dal Dottor GIULIO ALESSANDRINI Assistente nel predetto Istituto Molti autori si occuparono dello studio di quei tu- mori oculari che vanno oggi designati col nome di dermoidt. Nel 1819 il Wardrop ‘% cita due casi di simili tu- mori che avevano sede in parte sulla cornea in parte sulla sclerotica. Più tardi il Barrow parla di un altro caso e quindi il White Cooper @) descrive un caso di trichosis del bordo temporale della cornea. Nel 1850 l’Heyfelder (3) riporta la descrizione di un tumore grande come un pisello che aveva sede sulla congiuntiva e che sormontava il margine della cornea in un fanciullo di 14 anni. Il tumore era costituito dall’epidermide, dal corion e dal tessuto connettivo. Dalla superficie sorgevano 30 peli prov- veduti di glandole sebacee e non mancavano alcune glandole sudoripare. | De Graefe (4) nel riportare il caso di un fanciullo, che, insieme ad un tumoretto del bordo interno della cornea, aveva anche un coloboma e molte altre ano- malie, rassomiglia questi tumori ai nevi materni e loro da il nome di naevus spilus o trichosis congenita conjonctivae. Nel 1853 il Ryba (5) e l’anno dopo il Virchow (8) si 4 Sr Bollettino della Società Romana per gli Studi zoologici. 42 GIULIO ALESSANDRINI occuparono profondamente dello studio di questi tu- mori e li denominarono molto felicemente dermotdi, basandosi sul fatto che in essi sì possono riscon- trare tutti gli elementi che costituiscono la pelle, com- presevi le glandole sudoripare, i follicoli piliferi e persino i muscoli arrectores pilorum, che appunto possono riscontrarsi nel caso da me descritto. Da questa epoca (1853-54) le osservazioni sia cli- niche che istologiche divennero più numerose. Il Mackensie ‘7! riferisce d’aver asportato dall’oc- chio di una giovane un tumore grassoso, dal cui centro nasceva un pelo. Di ugual natura si vede- vano tumori sul padiglione dell’orecchio. Il Rizet (8) narra d'aver veduto in un giovane di 23 anni un tumoretto congiuntivale che, comparso a 16 anni, in un anno crebbe tanto da raggiungere, dalla grossezza di una testa di spillo a quella di un pisello. Presentava nel suo centro ùn pelo tanto lungo, che, a palpebre chiuse, giungeva fino al Mezzo ul guancia. Nel 1866 il Lainati® descrive un tumoretto della cornea, giallo-rossigno e di consistenza semi-cartila- ginea. Era formato da tessuto connettivo solido, ricco di nuclei e povero di fibre elastiche. Ricoperto di strati epidermoidali, era fornito di peli e glandole sebacee. Il Soelberg Wells 09 descrive in un uomo di 26 anni un tumore dermoide in ambedue gli occhi. La sede di questi tumori era per 275 ui sclerotica e - per 173 sulla cornea. L'Hulke 0! riporta anch'esso due casi in due gio- vani dei quali l’uno di 19 e l’altro di 16 anni. Ri scontrò in ambedue peli, follicoli piliferi e glandole sebacee. DERMOIDE CENTRALE DELLA CORNEA AA De Lew ci descrive due casi di dermoidi, l'uno impiantato inferiormente sulla congiuntiva, l’altro sul lembo corneale. Il Manfredi (3) in un bue vide e descrisse un der- moide, che giaceva in parte sulla sclerotica e in parte sulla cornea. Del diametro di 2 cent. e del- l'altezza di circa 1]2 cent. era formato da cute ri- coperta da epidermide e conteneva follicoli piliferi, glandole sebacee e peli liberi che sporgevano ester- namente. L'Emmert 15) cita il caso di un dermoide conge- nito nel centro della cornea d’un vitello, e lo Straw- bridge (5 nel 1873 ne descrisse un altro. Più tardi il Pagenstecher 09 da nel suo atlante la figura di un dermoide del limbus corneae dal quale emerge un ciuffo di peli. + L’ Hirsehberg 0%, I° Aeller (&, il Reich ‘19, lo Schiess-Gemusens @% ed il Fuchs) descrivono an- ch’essi dettagliatamente dermoidi oculari. Nel 1878 poi il de Wecker @ parla di un. caso di verruca della congiuntiva nell'occhio sinistro di una giovane di 18 anni, affetta anche da strabismo convergente. Vi si riscontravano tutti gli elementi del tessuto cutaneo, eccettuate le glandole sudori- pare. Non si fa alcun cenno di muscoli arrectores pilorum. Il Lebrun 3) descrive uri dermoide della porzione infero-esterna della cornea ed insieme riscontrò un tumore di ugual natura situato avanti all'orecchio. In essi non potè riscontrare glandole, nè peli, nè grasso. i M. Vassau (4 riporta quattro casi, che sono molto interessanti. Il primo fu riscontrato in un giovane di 15 anni ed era tanto esteso da ricoprire per metà 44 GIULIO ALESSANDRINI la pupilla; il secondo era in rapporto colla porzione palpebrale della glandola lagrimale: il 3° era rappre- sentato da una escrescenza carnosa, liscia, situata sulla. cornea ed invadeva per una quarta parte la pupilla; il quarto poi, situato a livello della connessura esterna delle palpebre, si prolungava dietro la palpebra in- feriore per avanzarsi sul globo oculare fin presso la cornea. In tutti i quattro casì l'Autore riscontrò gli elementi costituenti il comune integumento, com- presa qualche glandola sudoripara. A tutti questi casì potremmo aggiungere anche quelli descritti dal Van Duyse @5, Bergmeister (29), Vicher- kiewieg 7, Burchardt 8), Gallenga @9, Ficano 9, Larbouret (1, Leplat (8), e finalmente del Wolff 83), che nel 1691 riscontrò e descrisse un dermoide della caruncola lagrimale, ove trovò Sono TATICIRAA sebacee e doo Ù Sh Al dottor Sclavo, professore nell'Istituto Superiore d'Igiene in Roma, capitò nello scorso anno una Cavia cobaya Schreb. che presentava un tumoretto dermoide nell'occhio destro. Fece dono del pezzo patologico al dottor Luigi. Caporaso, maggiore-medico nell’Ospedale militare principale di Roma, e questi, trovandomi a prestare colà servizio militare, ed essendo addetto al gabinetto di microscopia, da lui con tanta competenza diretto, volle che io illustrassi il caso. Pertanto, prima di ogni altra cosa, sento il dovere di ringraziarlo della squi-. sita cortesia e di tutti quegli schiarimenti che egli gentilmente mi diede. Ringrazio anche l’egregio Prof. F. Falchi dell’Uni- DERMOIDE CENTRALE DELLA CORNEA N versità di Pavia, il quale, venuto in homa all’epoca dell’ XI Congresso Medico internazionale, volle ve- dere i miei preparati e mi fu prodigo di consigli. L'occhio destro è normale per grandezza e mobi- lità, ma presenta in corrispondenza del centro della cornea un tumoretto grigio-giallastro che sporge fra. le palpebre. Ha la grandezza di un grano di canape, e nel suo vertice ci offre un ciuffo di peli robusti e setolosi, in numero di trenta all'incirca e della lun- ghezza massima di un centimetro. L'estensione oc- cupata dai peli è diquasi un millimetro e mezzo di diametro. Questo piccolo tumore di forma conica aderisce alle parti sottostanti e ricopre interamente il foro pupil- lare, avendo il suo asse maggiore in corrispondenza , del centro della pupilla. Le palpebre esaminate attentamente non presen- tano alcunchè di anormale, e sono perfettamente integre. Enucleato il globo oculare fu immerso in liquido di Flemming ove rimase per qualche giorno; poi, lavato in acqua distillata abbondantemente e ri- petutamente, si passò in alcool debole e quindi in alcool a 90°. Le sezioni, previa inclusione in paraffina, furono fatte col microtomo Jung ed incollate sul portaog- getti con albumina. Per la colorazione mi servii di una soluzione sa- tura di safranina, ove feci rimanere i preparati per due o tre ore circa. L’eccesso di colore fu poi tolto con una soluzione alcoolica allungata di acido pi- crico. Lavatele poi con alcool a 90°, alcool assoluto 46 GIULIO ALESSANDRINI ed olio di garofani, chiusi le sezioni in balsamo xilorico. Osservando una sezione ad un ingrandimento non molto forte (obbiettivo 4, oculare 3, Hartnack) sì può notare quanto segue: La cornea nella sua porzione peri all'infuori cioè del tumore, è costituita come nello stato nor- male, ed in essa distinguiamo bene: l'epitelio corneale, la Li ana basale anteriore o di Bowman, la so- stanza propria della cornea, e la sil basale posteriore o di Descemet. A misura però che dalla periferia ci avviciniamo verso il centro di essa, notiamo subito delle modifi- cazioni. L'epitelio corneale si ispessisce, o per meglio dire, viene ad essere costituito da un numero mag- giore di strati, venendo così ad assumere l’ aspetto. e la costituzione della epidermide. In esso, infatti, riscontriamo uno strato superficiale, corneo, che nei preparati microscopici si presenta colorito in nero per l’azione dell'acido osmico; e di uno strato pro- fondo, corpo mucoso del Malpighi. . Molto chiaramente in questo strato appariscono e le cellule profonde a palizzata con nuclei oblunghi e gli strati di cellule rotonde munite di numerose e sottili punte (cellule irsute, spinose). Le cellule degli strati superiori sono schiacciate più o meno secondo la piefondia diversa iu cui le ‘esaminiamo. AI disotto dell'epidermide appare chiarissimo il derma che costituisce tutta intiera la massa del tumore. In esso notiamo distinti lo strato papillare, il derma propriamente detto, e lo strato adiposo. Ie RA a TITAN ARI 1 RR IMI A STADI E e A ro DERMOIDE CENTRALE DELLA CORNEA OR] Le papille sono poco pronunziate, ma abbastanza evidenti; si vanno facendo sempre più nette ‘e profonde Lena più ci avviciniamo al vertice del tumore. Il derma è costituito da connettivo fibroso, i cui fasci si intrecciano in tutte le direzioni e si insi- nuano quasi a mò di sfumatura fra le lamelle cor- neali, le quali si veggono molto chiare, ma legger- mente stipate fra loro nella parte basale del cono. I fascetti connettivali sono sottili negli strati su- perficiali , negli strati profondi sono invece più grossi e formano una rete a larghe maglie, fra le nei sono visibili delle zo/le di Nello spessore del derma vediamo approfondarsi dei peli infissi a varia profondità, coi loro rispettivi follicoli, in ciascuno dei quali sboccano per mezzo di condotti escretori delle glandole sebacee molto ap- pariscenti. Qua e là sparse vediamo le sezioni trasversali di vasi capillari ripieni di sangue e di vasi linfatici. Non ho potuto trovare glandole sudoripare. . Quello invece che ho trovato ben chiaro e che finora non mi sembra essere stata descritta da nessun autore si è la presenza di fasci di fibre mu- scolari liscie (muscolî arrectores .pilorum), che da una parte vanno ad abbracciare ed attaccarsi a guisa di ventaglio alla guaina interna del follicolo in vicinanza del bulbo pilifero, e dall’altra si diri- gono a sinistra ed all’esterno per andarsi a perdere in prossimità dello strato mucoso del Malpighi. Xe I dermoidi oculari sono sempre congeniti e in 48 GIULIO ALESSANDRINI generale si rendono appariscenti solamente all'epoca della pubertà. La loro sede di predilezione è, come si può facil- mente vedere, dando uno sguardo a tutti i casi ci-. tati, sul limbus corneae, ciò che non toglie che si siano potuti riscontrare in un punto qualsiasi della congiuntiva bulbare ed anche, sebbene più rara- mente, nel centro della cornea o sulla caruncola iii Il loro volume varia, da quello di una E di spillo ad una oliva, nel qual caso, impedendo quasi per intiero la chiusura delle palpebre, possono esser causa di gravi lesioni della cornea. Vario è il colore e la consistenza dei dedi essendo ciò dipendenza diretta del predominio ;) alcuni su altri elementi che entrono a costituirli. Per quel che riguarda l’origine di tali tumori posso dire che variano le opinioni. Il Ryba è il primo che cerca dare una spiega- zione sul modo di originarsi dei dermoidi. « Si sa, egli dice, che la congiuntiva nel suo primo periodo di sviluppo ha una struttura identica a quella del comune integumento, e che prima dello sviluppo delle palpebre essa è liscia e tesa dinnanzi agli occhi. . Questa porzione del tegumento comune si assot- tiglia poco a poco, e, dopo la decima settimana, si formano sul margine periferico superiore ed infe- riore degli ispessimenti, che, verso la fine del terzo | mese e principio del quarto, si foccano e quindi si riuniscono (rudimenti delle palpebre). Supponiamo ora che in un punto qualunque non avvenga questa riunione e che una parte della con- giuntiva rimanga scoperta. Ne risulterà allora che. DERMOIDE CENTRALE DELLA CORNEA IVANO) questa porzione, per la proprietà che hanno i tes- suti di origine ettodermica di acquistare poco a poco la struttura dei tegumenti esterni quando ri- mangono alla superficie esterna del corpo, prenderà le proprietà della pelle, e lo spazio lasciato libero dalle palpebre sarà riempito come da una terza pal- pebra supplementare che aderisce perfettamente al globo oculare ». Il De Wecker, ritenendo la, teoria del Ryba come la migliore per spiegare l'origine dei dermoidi, dice che ha bisogno di osservazioni, perchè possa esser confermata. Infatti, sebbene a prima vista soddisfi completa- mente, pure sono perfettamente della stessa opinione del Larbouret, il quale non può accettare tale teo- ria, perchè essa non riposa su alcun fatto clinico nè embriologico. Non è dimostrato intanto che l’ettoderma dal quale ha origine la congiuntiva possa, a seconda che è o no ricoperto dalle palpebre, modificarsi in mucosa od in pelle. E poi non abbiamo forse nu- merosi casi di individui con mancanza congenita delle palpebre, senza che perciò esista un dermoide corneale? Nè tutti i colobomi sono poi accompagnati da dermoidi, come questi non vanno sempre uniti a lesioni palpebrali. Più tardi però il Dareste, ritenendo che l'arresto di sviluppo dell'amnios possa produrre una com- pressione su tutto l'embrione o su una parte di esso, spiegò in certo qual modo anche la formazione di questi tumori oculari. Infatti, esso dice, quando avvenga un arresto di sviluppo nell’amnios e l'embrione continui a cre- scere, avverrà in qualche punto del corpo dell’em- 50 GIULIO ALESSANDRINI brione una compressione, la quale produrrà o un completo arresto di sviluppo dello stesso embrione, oppure una deviazione od anche uno spostamento di alcune parti di esso. Per virtù di questa compressione possono esser messe fra loro in contatto e quindi prodursi delle aderenze fra parti che normalmente avrebbero do- vuto rimaner separate. Un arresto di sviluppo par- ziale o totale dell’amnios ci spiega le anomalie e le mostruosità in modo molto chiaro: infatti l’arre- sto totale nel suo sviluppo eserciterà la sua influenza su tutto l'embrione, determinando così le mostruosità. più strane; mentre un arresto parziale sarà causa di anomalie locali. A favore di questa teoria si citano molti casi di briglie che persistono ancora dopo la nascita e che sono là a rappresentare residui di aderenze amnio- tiche e che spesso coincidono con colobomi palpe- brali. Tali casi furono illustrati dal Polaillon, Mayor e dal Van Duyse, il quale ultimo cita un caso di molte anomalie congenite in un giovane di venti anni, fra le quali (piede varo, atrofia della metà sinistra della faccia, assenza completa di sopracci- glio sinistro, ecc.) una briglia oculo-palpebrale del- l'apparenza della pelle con peli numerosi e delicati. La faccia posteriore di questa briglia riposava per la metà inferiore in un triangolo rovesciato e sca- vato nella palpebra inferiore (coloboma). Ammesso ciò come si comporta questa aderenza per dare origine al dermoide ? Il Larbouret così lo spiega: Al livello dell’ade- ‘renza sl arresteranno gli ispessimenti palpebrali; i due epiteli allora si troveranno a contatto e nulla DERMOIDE CENTRALE DELLA CORNEA DI impedirà che si produca una saldatura fra la palpebra _ ed il bulbo, nel tempo stesso che si produce un altra saldatura fra i due ispessimenti palpebrali quando essi si raggiungeranno. Intanto il mesoderma, arre- stato anch'esso al livello della briglia che costituisce l'aderenza, continuerà nel suo sviluppo ed il suo ac- crescimento si farà lungo la saldatura epiteliale A poco a poco respingerà queste cellule in guisa da formare un’ecrescenza, che si invaginerà sotto la congiuntiva. Il dermoide così resterà formato. Dato ciò si potranno presentare parecchi casi: o il tumore sarà fissato tanto solidalmente all’occhio da arrestare il movimento di discesa delle palpebre, ed allora avremo la coincidenza del coloboma con sal- datura della palpebra all'occhio: oppure il tumore invaginato si stacca dalla palpebra e forma un der- moide aderente all’occhio con corrispondente esca- vazione della palpebra. Può darsi ancora che esista il coloboma senza dermoide coincidente ed allora ciò sì spiega ammet- tendo che la causa produttrice è sparita, non lasciando che una debole o nessuna traccia di sè. Può ancora avvenire che, dopo prodotta l’invaginazione, l’ispes- simento palpebrale prosegua il suo cammino di di- scesa, senza presentare perdita di sostanza, ed allora avremo un dermoide senza coloboma. Quindi, concludendo, le aderenze amniotiche colla vescicola oculare possono esser causa: 1° di un dermoide ed un coloboma palpebrale simultanea mente. 2° di un solo coloboma. 3° di un dermoide solo. i I dermoidi quindi sono prodotti dalla invagina- zione mesodermica risultante dalla saldatura prece- tatto fra loro a folla della futura fissura brale. È n Prodotti in tal modo rimarranno inosserv: nascita e si svilupperanno assai lentamente non entrino in attività le glandole sebac | follicoli piliferi, il che accade generalmente a Id pubertà. BIBLIOGRAFIA (fi) WarpRrop — « Mo:bid anatomy of the human eye. » V. 1. 1819. (®) WuÙire CooPER — « Medical Gazette » vol. XXIX, pag. 218. Lon. don 1841. (3) HeyFeLDER J. F. — « Deutsche Klinik » Tom. II. Berlin 1850. (4) GRAAFE (DE) — « Angeborene mit zahlreichen Haaren versehene Geschwulst auf der Hornhautgrenze » (Arch. f. Ophthalm. pag. 287) 1855. Idem. — « Dermoidgeschwulst, Linome etc. und der Cornea. » (Ibid. tom. VI. 1. 3. e 9) 1860. 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S z $ a II 84 - I S 5 Ti È È sn re IENE IATA Cna Da = =; = DES riore Roe ini pi i nre s 2 Tia x SS SOS: el Luce cocomero igor E II mis = z ACRI TIA E AE PIER SA D no TITETARTZES Si INSERTI NI II > I i x & dI NEVIANI ANTONIO Briozoi fossili illustrati da Soldani Ambrogio nel 1780 Per quanto le due opere del Soldani : il Saggio Ortttogra- fico (1) e la Z'estaceografia (2), sieno note ai naturalisti, per il loro valore veramente eccezionale in fatto di osservazioni, sia su vari fenomeni geologici, sia e più ancora per la de- scrizione di innumerevoli forme microscopiche ; fa meraviglia che non vengano mai ricordate in alcuna delle numerose me- morie che trattano dei Briozoi sì viventi che fossili. Il dott. Carlo Fornasini di Bologna, fece nel 1886 (3) co- noscere ai rizopodisti tutte le forme che dal Soldani vennero descritte nell’una e nell’altra delle due opere sopra citate, e di recente pubblicò una relazione sui Foraminiferi studiati dal Soldani, relativi al Saggio orittografico, (4) materiale che fortunatamente trovasi in gran parte esistente nel museo pa- leontologico del Regio Istituto di Studi superiori in Firenze. Prendendo esempio da questi lavori del mio carissimo amico, e continuando questa — per me utilissima — revisione, per quanto parziale, delle opere di illustri naturalisti, che iniziai (1) Sorpani AmBrogio. « Saggio orittografico, ovvero osservazioni sopra le terre nautiliche ed ammonitiche della Toscana. » Siena 1780. (2) SoLpani Amprosius. « Testaceographiae ac Zoophytographiae parvae et microscopicae. » Senis 1789-1798. (3) Formasini CarLo. « Foraminiferi illustrati dal Soldani e citati dagli autori. » Boll. Soc. geologica italiana; Vol. V. Roma 1886 (4) Fornasini CARLO. « I Foraminiferi della collezione Soldani relativa al Saggio orittografico esistente nel Museo paleontologico del r. Istituto di studi superiori in Firenze. » Bologna 1894. Bollettino della Società Romana per gli Studi zoologici. 3) 58 NEVIANI ANTONIO facendo conoscere una memoria del Bolognese Bassi Ferdi- - nando (1), presento ora alla Società Zoologica Romana una breve rivista dei Briozoi illustrati dal Soldani nel Saggio. orittografico, certo di fare cosa gradita ai naturalisti in ge- nere, ed in ispecie agli ammiratori del Soldani ed agli stu- diosi dei Briozoi; rimandando ad altro lavoro, che mi lusingo | sarà pure beneviso alla nostra Società, lo studio dei medesimi organismi contenuti nella Testaceografia. L’opera del Soldani è divisa in due parti; nella prima (pag. 1-93) sonvi osservazioni sopra le terre nautiliche ed ammonitiche della Toscana ; nella seconda (pag. 95-146) sotto forma di appendice, evvi l'ndice latino ragionato dei piccoli Testicei e d’altri fossili d'origine marina per schia- rimento dell’opera. In questa seconda parte, i fossili, conte- nuti in 297 vasetti, sono divisi in diciassetti gruppi o sezioni, ed i Briozoi appartengono a tre sezioni, e cioè : Sez. II — (pag. 104). Petrefacta et alia praeceden- tibus testis (Hammoniae) affinia. Sez. X — (pag. 118). Quaedam ‘aha marino-fossiia, et petrefacta ad oryctographicum specimen @lu- strandum. Sez. XII — (pag. 128) Fossilia ea I. d. Eifigliuoli, et ea alio vulgo L'ipalta. Esame delle forme. VAS LI. « Lenticulae aliae in superficie utrimque stellatae stellis « frequentibus hexagonis, ut icone 33 lit. F. Ex praedictis (1) NevianIi Antonio. « Di alcuni Briozoi pliocenie' del Rio Landa illu. strati da Ferdinando Bassi nel 1757. » Ei. Soc. Geol. It., Vol. XII Roma 4393 (1894). BRIOZOI. FOSSILI ILLUSTRATI, ECC. 59 <« stratis, vel lapidibus Ammonariis, et Nautiliticis Agri Clu- « sentini excerptae. » Pag. 106; Tab. IV, fig. 33. F. f. . Mi sembra di potere riferire questa forma alla Cerzo- pora globulus Rss. che è molto comune nelle formazioni ter- ziarie. Se ne raccolgono in buona quantità esemplari fra le sabbie gialle e grigie del postpliocene antico della Farnesina e Valle dell’Inferno presso Roma. Vas. CXLIV. « Gorallo-fungitae, seu Escaritae orbiculares, ex una parte « magis vel minus concavi, ex altera convexi, vel etiam ex « utraque planiusculi, superius diversimode reticulati. Varii « sunt ac minusculi, prout in fig. 68 exprimunt litt. Y, Z, « A, B, G, ac stellati minimi, ut BB, CC. Ex cretis Senen. « lL d. la Coroncina, et ex cretis Sanquiricensibus, sed co- « piosius in terris Volaterranis 1 d. lo Spuntone propre « Monasterium S. Zust?. » Pag.SPIOS Fabs XW-ifig: 08: yo Z, Az. Tab. XIII, fis. 68; B, C, b, BB, CU, bb. La figura Y rappresenta una Cupularia fortemente incur- vata con profonda concavità inferiore; questo portamento è specialmente proprio della C. feussiana Manz.; i zoeci rom- boidali, sembrano confermare questa identificazione. Mancano nel disegno gli avicolari, dei quali non ne è fatta menzione neppure nella descrizione. Anche questa forma è assai frequente nelle sabbie gialle di Valle dell'Inferno ed in quelle di Acqua Traversa presso Roma. Le figure Z, A, rappresentano una Cupularia veduta dalle due superficie; questa forma si mostra alquanto pianeggiante. Sulla superficie. superiore sono disegnati i zoeci a contorno esagonale, e gli avicolari alterni con l’apertura rotonda. 60 ‘|»—’NEVIANI ANTONIO Trattasi certamente della 0. umbellata Defr., comune in tutte | le formazioni plioceniche e postplioceniche d’Italia. » Ho ricordato questa forma illustrata dal Soldani, nel mio citato lavoro sui Briozoi studiati da Ferdinando Bassi (l. e. pag. 663). | n . Fig. B. C. Ritengo che l’autore abbia disegnato una Lw- nularia, (Lunulites), e ciò deduco dalla regolarità della di- sposizione dei pori, ed anche dal disegno della superficie in- feriore; ma è impossibile dire quale forma specifica siasi vo- luto rappresentare. Escludo poi che si tratti di una Licheropora od altro genere affine di Ciclostomato. ur Fig. BB. CC. È una giovane colonia di Cupularia cana- riensis Bk. Su questa identificazione non ho alcun dubbio. Come le Cupulariae precedenti anche questa forma è comu- nissima nel pliocene e nel postpliocene. Nel citato mio la-. voro ho fatto menzione della presente forma specifica illustrata | dal Soldani (L c. pag. 664). i Vas CHEN « Corallo-fungitae in modum baculi breviusculi conformati, « intus et extra vel stellati, vel diversimode perforati. Sunt « vel calcarei, solidiusculi, candidi: ex cretis Senen., in quibus « rarissimi, vel fragiles et flavi, ut ex tophis altioribus Vo- « laterranis, in quibus frequentes, et cum nautilitis Vasis XXV «« admixti. Priorum Senensium imaginem exhibent lit. D, E, <« fig. 69, posteriorum Volaterrarum lit. F. Qui hoc vase con- « tinentur minimi sunt, non excedentes trium linearum lon- « gitudinem, ac videntur fragmenta zoophytorum. » Pao 119 Ma bo XI vAo09 E DEE Fig. D. Le celle rettangolari allungate, e disposte in serie longitudinali e trasversali dimostrano che venne disegnato un {rammento di Membranipora, e certamente la M. reticulum Lin. sotto forma flustroide tanto comune nelle formazioni ar- gillose plioceniche. BRIOZOl FOSSILI ILLUSTRATI, ECC. "TG Fig. E. Questo fossile non è un Briozoo. Il dottor Clerici Enrico ne ha raccolti in quantità a Marcellina, nelle forma- zioni salmastre postplioceniche; sembra si tratti di una nuova specie di Acicularia. (A. italica Cler. inedita). | Fig. F. È un frammento di Melicerita (Salicornaria). Oggi | si sa che nelle argille, sabbie, ecc. specialmente plioveniche ‘e postplioceniche sonvi varie forme di questo genere ; 'forme fino al ora facilmente confuse per la:grande rassomiglianza dei zoeci, dovendosi ricorrere ai caratteri propri degli avico- -. lari — che nella citata figura non sono rappresentati — per decidere a quale forma si. debba ascrivere l’internodio preso in esame; ma siccome la forma più comune è la M. fistulosa Lin. così ritengo si debba senz’altro tener nota di questa forma | caratteristica. Di Vas. CCI. « Escharites, seu species reteporae ochraceae, flavae soleas < vel crepidulas hinc apertas, inde clausas, et extrinsecus « undique reticulatas referens, ut in fig. 79. Videntur fragmenta “« Zoophytorum ejusdem naturae ac sequentia, sed non ejusdem « figurae. Omnia vero haee forte spectabunt ad illud quod « exprimitur a Gualterio inter Tab. 70 et 71 et vocatur Porus « anguinus crustaceus tubulatus etc., vel ad aliud ab ipso « descriptum tab. 104 Madrepora candida ramosa etc. Co- « piose in cretis sublimioribus, quae sunt secus viam Pien- « tinam non longe a loco d. Ripalta. Pag. 128; Tab. XV, fig. 79; lit. G, H, LL Per quanto il genere Cellepora debba essere, escluso dalla nomenclatura dei Briozoi, sono costretto di indicare con questo nome gli esemplari figurati dall'autore, non essendo possibile, per la mancanza di dettagli dei singoli zoeci, riferirli ad una determinata forma, e quindi ad un genere più appropriato dî Cellepora. Il porus anguinus di Gualtieri, Mercati, ecc., e la Madrepora candida dei medesimi autori, si debbono riportare lare 62 | NEVIANI ANTONIO a forme diverse, quali il Myriozoum truncatum Pallas, la. Smittia cervicornis Pallas ed altre. Vas. CCII. ta « Escharites arboreus, seu etiam fragmenta, ut supra, quae .« conicam portendunt figuram, aut ei similem, dum ex una .« extremitate aperta, ex altera clausa sunt, vel in brevem | :‘« siphunculum desinunt. Ibidem. Pag. 129 (senza figurc). Di questa Escharites mancano le figure; ma dal piccolo cenno descrittivo sembra trattarsi di una Cellepora? sp. ? Vas CCI. « Escharites, seu etiam fragmenta, ut supra ochracea, quae « vel armillas, vel manicas exhibent detruncatas utrimque ‘« apertas, ac tum intus tum extra reticulatas. Sunt vel parum « depressa, vel in morem canaliculi conformata. Ibi » Pag. 129 (senza figure), Anche di queste Escharites l’autore non dà alcuna figura; «ma forse non si tratta di Briozoi. VAL echi « Escharites, ut supra, sed instar arboris in diversos ramos « ita dividitur, ut ejus partes fragmenta ramosa et reticulata, <« vel etiam striata merito vocari possint, ut in fig. 80 indica x lit. K in statu naturali. Ibi. » ; Pag. 129; Tab. XV, fig. 80; K. “L'esame della figura esclude che si tratti di un Briozoario». [N ferse è un Corallario. Vas. COV. « Esch. seu tragmenta, quae diversas omnino a praeceden- x tibus figuras habent; ostendunt enim speciem disci magis « aut minus compressi et aliquando irregulariter contorti: vel | °‘—’—’BRIOZOI FOSSILI ILLUSTRATI, ECC. 63 « in modum Echinorum globosa apparent in superficie scabra « vel aspera, undique clausa, vel foraminulis instructa, vel « in centro aperta, vel ita pediculo donata ut videantur a « zoophyticae arboris ramulis veluti flores avulsa. Ibi. » Pag. 129, fig. 81; L. M. N. Non è possibile determinare specificamente queste £scha- rites, che tutto al più si possono riferire al genere Cellepora. Noto che alla fig. L. è rappresentato un esemplare sul quale - è aderente una seconda specie di Briozoo, esso pure inde- terminabile. Vas. CCOVI. « Reteporites in modum bracteae ochraceae, compressae, « ramosae, undique reticulatae, vel striis, fibrisque, aut fo- « raminulis instructae. Ex eodem loco. » Pag. 129 (senza figure) Questi Briozoi non sono figurati; notisi che al tempo del Soldani, si conoscevano già per i lavori del Mercati, Bonanni, Battarra, Bahuin ed altri le Reteporae, ed è certamente a questo genere che vanno riferiti i suddetti organismi, senza | però avventurarsi. alla determinazione specifica. Vas. CCIX. « . + +, + + +e + + Accedunt duo rara fossilià; haec enim « tantummodo invenire potui; quae //ystrices marinas minimas « vocare placuit. Num ‘ad speciem aliquam eorum, quae. Vase _« 144, prostant, referenda? Ex his unum insculptum fig. 3. « Ex tophis subrubris 1. d. in Valle ad Orientem S. Quirici » Fag. 130; Tab. XVI, fig. 83; Q, R, q. o L'autore richiama il vaso 144 ove notammo alcune forme di Cupulariae ; tale riferimento è certo più giusto di quello precedentemente fatto, di credere cioè si tratti di un /7ystrices minimas quasi che fosse un microscopico echinoderma. Le: due figure, abbastanza esatte, mostrano che l’organismo in discorso è un bel esemplare di Batopora rosula. € AA a Ù de IRA ©. deile forme di Briozoi esaminati in questa nota. $, A 5 ' LOCALITÀ Ciclostomata Lx; Ceriopora globulus Reuss Casentino vi Cheilostomata SAL: È Î ve . 2 |} MembraniporareticulumLinnè | Crete Senesi. 3| Melicerita fistulosa Linnè | Volterra. Cupularia Reussiana Manzoni | Siena e Volterra. > umbellata Defrance » — canariensis Busk Lunularia? Batopora rosula Reuss PISO rico UA Cellepora sp. Ripalta. i 10| Retepora sp. po ib ‘ ‘Roma, R. Liceo E. Q. Visconti — Gennaio 1895 ; | Dott. Anonio Nevi NEVIANI ANTONIO eni Nota preliminare sui Briozoi fossili del postpliocene antico DELLA FARNESINA E: MONTE MARIO Nelle formazioni sabbiose (gialle ed argillose grigie) che dalla Valle dell'Inferno, per Monte Mario e Farnesina si estendono sino al fosso di Acquatraversa, i fossili sono abbon- dantissimi; fra questi si trovano in notevole quantità i Briozoi, sia sotto forma di frustoli o lamine libere (eretti), sia ade- renti a conchiglie di molluschi, a ciottoli, ecc., (incrostanti); questa faunula fino ad ora non era stata convenientemente studiata: solo incidentalmente il Conti, il Manzoni, il Clerici, e pochi altri, avevano dato brevi elenchi di tali organismi. Avendo raccolto in dette località un ricco materiale, in fatto di Briozoi, estesi, per gentile concessione del prof. Portis, lo studio a quanto esisteva nella Collezione Rigacci conservata nel museo geologico della R. Università, e così pure a quanto possedevano il prof. Meli Romolo, l'ing. Clerici Enrico, il cav. Zuccari Attilio, ed il sig. Martinetti Angelo; ed ebbi così la ventura di poter determinare oltre un centinaio di specie, delle quali alcune nuove per la scienza; a tutti quei signori ‘che così efficacemente contribuirono alla buona riuscita del mio lavoro, la mia più sincera gratitudine. aa Ho detto nel titolo che le formazioni sabbiose i Monte Mario ed adiacenze sono postplioceniche ; non è qui il luogo di fermarmi su questo argomento, dirò solo che sono convinto che detti depositi siano più recenti del vero Astiano, forse Siciliano, e se ad alcuno non piace la caratteristica di Post- pliocene antico, potrà sostituire a suo agio: pliocene recentis- stimo. | 66 | /NEVIANI ANTONIO nh Ecco in breve il risultato delle mie osservazioni: Tutti i Briozoi studiati appartengono all'ordine GyNMOLAE- MATA Almann, sottordine Cheslostomata Bk e Cyclostomata Bk, dei primi conto 78 specie, dei secondi 30, comprese le varietà. | Fra i Cheilostomati ho trovato esempi di una nuova specie, che ho dovuto riferire ad un nuovo genere « Vibraculina » che va ascritto alla famiglia delle Cellulariadae, sezione Inarticulatae ; la specie l'ho dedicata a Conti Angelo che nel lavoro: {{ Monte Mario ed i suoi fossili, 1864, fece co- noscere un certo numero di Briozoi. Re VIBRACULINA n. gen. ._ « Zoeci tubulari o subtubulari ; orificio circolare od ellittico « peristoma calloso con umbone vibracolifero; vibracoli late- « rali in numero vario, alle volte mancanti. Zoario biseriale « alterno. Occasionalmente processi laterali di congiunzione « fra i rami del zoario. VIBRACULINA CONTI n. Sp. « Zoecì tubulari allargati in alto, compressi ai lati, diritti o « curvi in fuori, peristoma molto grosso, umboni poco ricurvi « in alto, un vibracolo laterale. Frontale bucherellata nei « zoeci adulti. Processo trasverso di riunione dei rami bi- « seriali. Per una specie già nota, l’Alecto castrocarensis del Man- zoni, ho dovuto creare un nuovo genere « Teuchopora » perchè Alecto è genere di Ciclostomati, mentre la specie va ascritta ai Cheilostomati, e non conosco genere al quale ri- ferirla. TEUCHOPORA n. gen. « Zoeci urceolati con breve collo, incrostanti, diritti o più (« 0 meno adagiati. Ancestrula piccola subcilindrica. Zoario « dicotomo con zoeci in una o più serie alterne. NOTA PRELIMINARE SUI BRIOZOI FOSSILI, ECC. ——S7 rie. Appartenenti a generi già noti, ho determinate 15 specie nuove e due varietà, delle quali eccone in breve i ca- ratteri : « « « « « « « « MEMBRANIPORA CAMILLAE N. Sp. « Zoeci grandi subovali, alquanto allargati nella parte su- periore, cordone marginale distinto per ogni zoecio, sul margine superiore questo cordone si ingrossa, e porta nel mezzo un solco profondo arcuato; oeci nulli. Affine alla M. reticulum Lin. ONYCHOCELLA VIBRACULIFERA N. Sp. « Zoeci a contorno poligonale; apertura costantemente tri- foliata; nella massima parte degli angoli formati dall'avvi- cinamento di tre zoeci, evvi un tubercolo aperto verso la parte inferiore del zoecio, che per me rappresenta un porta- vibracolo, comuni gli onicocellari. Affine alla Onych. an- gulosa Rss. «— MicRoPORA IMPRESsA Moll. var. FARNESINAE n. var. « Zoeci disposti in un solo strato a forma di tubo cavo; cordoncini marginali grossi, rotondeggianti; margine infe- riore dell'orificio concavo in alto; frontale piana. MICROPORELLA TUBULIFERA N. Sp. « Zoeci esagonali separati da un distinto cordoncino pia- neggiante; orificio trasversalmente ellittico, frontale ricca di origelli specialmente lungo il margine; fenestrula rotonda sul fondo di un incavo conico poco profondo; fra l’orificio e la fenestrula sporge un tubicino vibracolare quasi corìi- “cato sulla frontale e rivolto obliquamente in basso. Affine alla Micr. violacea John. 68 NDGIANI ANTONIO | « « « « « « « « « « « « « « « « « « « < MIcROPORELLA CILIATA Lin. var. CASTROCARENSIS n. Var. « Zoeci subpentagonali; orificio subellittico trasversalmente, poco arcuato di sotto; peristoma elevato con spine orali ; frontale intera o ‘con origelli sparsi; fenestrula rotonda od arcuata ;. due avicolari posti. molto in alto ai lati del- l’orificio. SCHIZOPORELLA CLERICI N. Sp. « Zoeci piccoli subesagonali a contorno curvilineo; frontale perfettamente liscia, senza avicolari; orificio subcircolare con incisura inferiore a lati paralleli. Ovicelli globosi piccoli. SCHIZOPORELLA PULCHRA N. Sp. « Zoeci subesagonali a contorno curvilineo; orificio con in- senatura triangolare; peristoma alquanto elevato, sottile su- periormente, più grosso inferiormente; una o tre spine orali. Frontale minutamente granellosa, con incavi, nel fondo dei quali sonvi 2-5 aperture subtrigone irradianti. Ovicello grande globoso perforato come la frontale,’ nella parte ri- volta verso l’orificio zoeciale presenta una insenatura se- milunare. SCHIZOPORELLA CAVOLINI n. Sp. « Zoeci subesagonali a contorno curvilineo; orificio primario normale armato di spine; orificio secondario formato da pe- ristoma elevato, subcircolare; negli individui adulti il pe- ristoma presenta nella parte inferiore dei processi, due o tre, dei quali quello mediano a forma di dente subconico; e i due. laterali perforati. Frontale rugosa con origelli mar- ginali. ‘SCHIZORORELLA ROMANA n. Sp. « Zoeci più o meno globulosi, ut quasi sempre dual orificio primario con seno semplice o triplo ; il peristoma « « & « « « « « « « « « « NOTA PRELIMINARE SUI BRIOZOI FOSSILI, ECC. 69 dà luogo ad un orificio secondario subcircolare a margine calloso sporgente inferiormente in un umbone diritto o ri- curvo lateralmente con apertura vibracolare. Frontale intera nel mezzo, con una serie di origelli marginali. Il zoario ha portamento colleporoide. ScHIzoPORELLA MELI n. sp. « Zoeci subesagonali o romboidali; orificio subrotondo con insenatura lunga ben marcata; peristoma leggero senza spine orali; frontale granellosa con pochi origelli marginali; un avicolario con mandibola acuta molto lunga e sporgente sulle. frontali dei zoeci vicini, posta obliquamente in alto; base dell’avicolario circolare. Oeci globosi piccoli. SCHIZOPORELLA SULCATA N. Sp. « Zoeci romboidali a contorno poco regolare; orificio ro- tondeggiante superiormente, insinuato di sotto; frontale sol- cata in modo da limitare aree poligonaliirregolari ed ondulate; ogni area è per lo più attraversata da un poro centrale. Avicolario laterale presso la parte inferiore dell’orificio, diretto in fuori con mandibola acuta in alto. I zoeci del zoario escariforme portano lateralmente degli avicolari gradi quanto gli stessi individui ed anche più, disposti come gli altri minori. ScHIZOPORELLA RIcaccI n. sp. . « Zoeci a contorno irregolarmente romboidale ; alcuni fra i più adulti presentano nella parte superiore un margine pro- fondamente crenulato ; orificio semicircolare, con seno ret- tangolare ; frontale con pochi origelli irregolarmente sparsi; uno o due avicolari ventrali con mandibola acuta, diritti o o. leggermente rivolti in fuori. Ovicelli piccoli globosi. 70 NEVIANI ANTONIO « « « « « « « « « « « « « « « SCHIZOPORELLA GLOBULIFERA N. Sp. « Zoeci romboidali od esagonali a contorno curvilineo; frontale non molto rigonfia nel mezzo, rugulosa e finamente punteggiata. Orificio superiormente semicircolare, il quale presenta al disotto un margine lievemente che inclinato, si protende in una ineisura di forma triangolare; un leggero bordo lo circonda. Ai lati dell’ orificio due avicolari, alle volte mancanti del tutto, sono portati da una base globu- losa alquanto rilevata; la mandibola acuta rivolta in alto converge quasi sempre verso il mezzo del zoecio. Ovicello globoso molto rilevato. SHIZOPORELLA PROFUNDA N. Sp. « Zoeci subovoidali con margine sinuoso irregolare ; orificio regolare situato in fondo ad una cavità che presenta un orificio secondario irregolare a denti rotondeggianti. Fron- tale con grandi origelli marginali. Avicolario ventrale ellit- tico, non costante. Ovicelli globosi piccoli, VISTA sempre presenti. SMITTIA PORTISI n. sp. « Zoeci piccoli subromboidali a contorno curvilineo ; orifi- cio primario circolare con peristoma molto elevato che lo circonda inferiormente e lateralmente, posteriormente aperto e proteso in forma di alette; frontale lievemente rugosa. Avicolari presenti solo fra i zoeci più adulti, che spesso si deformano in modo da rendere difficile il riconoscimento della specie. Ovicelli globosi sovente contorti e sdoppiati. SMITTIA ZUCCARI n. Sp. « Zoeci esagonali, a contorno superiormente curvilineo ; orificio primario allungato , il peristoma nella parte inferiore sporge a formare un breve mucrone fornito all'apice di una ‘ NOTA PRELIMINARE SUI BRIOZOI FOSSILI, ECC. Mali « piccola apertura vibracolare od avicolariale. Frontale ru- « gosa con origelli marginali. TUBOCELLARIA FARNESINAE n. sp. « Zoario eretto con quattro serie di zoeci lageniformi ; tubo < grosso rivolto in fuori; nella porzione-rigonfia del zoecio « sonvi larghi e radi origelli marginali. Orificio circolare. .« Manca il poro mediano. Fra i Cheilostomati una sola specie ho ritenuto per nuova; questa ha una certa importanza, perchè appartiene ad un genere con una unica specie, l’Anguisia verrucosa Jul vivente nel Mediterraneo e nell’Atlantico. ANGUISA JULLIENI n. Sp. _ « Zoeci tubulosi ricurvi, nascenti l’uno sull'altro dal lato < dorsale convesso. Bocca circolare. Superficie finamente pun- « teggiata. Zoario unisoriale o dicotomo, adnato. Ecco l’elenco delle altre specie già note sia fra le viventi che fra le fossili: CHEILOSTOMATI. Aetea (Sertularia) anguina Lin. » (Anguinaria) fruncata Landsb. Scrupocellaria (Sertularia) scruposa Lin. Membranipora (Millepora) reticulum Lin. » . (Tubipora) catenularia Jam. » irregularis d’Orb. » (Flustra) “neata Lin. » galeata Bk. » minax Bk. Onychocella (Cellepora) angulosa Rss. Micropora (Gellepora) Aippocrepis Goldf. >» (Eschara) @mpressa Moll. » (Membranipora) exzlis Mnz.. Melicerita (Eschara) fistulosa Lin. NEVIANI ANTONIO Melicerita (Salicornaria) mutinensis Namias. » (Nellia) Jolnsoni BK. Cupularia canariensis Bk. » (Lunulites) «mbellata Defr. » Reussiana Mnz. Membraniporella (Lepralia) nitida John. Cribrilina (Eschara) radiata Moll. » » » var: rarecosta Rss. (sp.} » (Lepralia) figularis John. Chorizopora (Flustra) Brongniartit Aud. Microporella (Gellepora) Malustr Aud. » (Cellepora) ciliata Lin. » (Lepralia) violacea John. » (Eschara) polystomella Rss. » . (Cellepora) decorata Rss. Diporula (Eschara) verrucosa Peach. Lepralta (Millepora) foltacea Ell. et Sol. » » » rar. bidentata M.Edw, (sp.) » (Eschara) Pallasiana Moll. » adpressa Bk. Myriozoum truncatum Pallas. Schizoporella (Lepralia) lnearis Hassal. (Eschara) biaperta Michl. (Eschara) vulgaris Moll. » (Flustra) Dutertrei Aud: (Lepralia) unicornis John. » » (Hemeschara) sanguinea Norm. » (Lepralia) auriculata Hass. » (Cellepora) coronopus S. Wood. Smittia (Lepralia) Landsborovii John. » (Lepralia) cheslostomna Muz. » (Lepralia) reticulata Mac. Gil. » » » rar. systolostoma Mnz (sp.) » (Millepora) cervicornis Pallas. » (Lepralia) concinna Bk. NOTA PRELIMINARE SUI BRIOZOI FOSSILI, ECC. 3 Sm:ittia (Lepralia) cucullata Bk. » (Cellepora) coccinea Abild. (Lepralia) variolosa John. » (Eschara) regularis Rss. . >». (Millepora) Skene: Sol. Umbonula? (Cellepora) ramulosa Lin. » (Cellepora) pumicosa Lin. Porina (Onchopora) borealis Bk. Retepora (Millepora) cellulosa Lin. » Beaniana King. vibeosimpler: Bk. ; CICLOSTOMATI Crisia (Gellaria) denticulata Lamk. >» elongata M. Edw. » » var: angustata Wat. » fistulosa Hell. Idmonea vibicata Manz. » atlantica Forb. » (Tubipora) serpers Lin. » concava Rss. » cristata Gioli » (Tubulipora) dregularis Mgh. Hornera (Retepora) /rondiculata Dl T'ubulipora (Filisparsa) tipica Mnz. » (Filisparsa) seriafopora Rss. » (Alecto, Stomatopora) major John. » (Alecto, Stomatopora) dilatàns John. ve (Tubipora) flabellaris Fabr. » fimbria Lk. » (Defrancia) dimidiata Rss. UO (Pustulopora) proboscidea M. Edw. » (Pustulopora) clavata Bk. » regularis M. Gill. Di astopora simplex Bk. Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici. 6 a FARE (©. NEVIANI ANTONIO © | | Lichenopora (Discopora) hispida Flem. » mediterranea Blan. » (Melobesia) radiata Aud. » prolifera Rss. Frondipora Marsigli Michl. SIE (Krusensterna) verrucosa Lamx. C eriopora globulus Rss. | Tengo poi un buon numero di esemplari, che per ora non ho potuto classificare, e per i quali non azzardo ancora fon- dare nuove specie, lo studio di questi, e i nuovi ritrovamenti che si potranno fare in seguito, faranno crescere di molto la serie del Briozoari fossili presso Roma, per SURANO sia al Pe ni sente il più ricco giacimento d’Italia. n Termino questi brevissimi cenni facendo osservare che delle <# 88 specie e varietà già note, ben 76 sono viventi, e di esse Si 70 nel Mediterraneo e solamente 6 in altri mari. . 3 Roma, R. Liceo E. Q. Visconti, Aprile 1895. PR DorT. ANTONIO NEVIANI. ALCUNE NOTE SULL'AVIFAUNA MARCHIGIANA Comunicazione de! Socio Prof. G. ANGELINI Procelaria pelagica. — La mattina del 30 novembre u. s. poco lungi da Fano, tra la città e la foce del fiume Metauro, trovai rigettato dai marosi sulla spiaggia un individuo di questa specie. Da qualche giorno un furioso vento di Nord teneva sconvolto il mare, e nella notte pre- cedente la burrasca era stata fortissima : forse il povero uccelletto era morto di fame. Non era così ben conservato da potersi impagliare : tuttavia potei determinarlo con tutta esattezza, e conservarlo in alceol per la collezione del liceo di Fano. — Il Salvadori (Pauna d’It. pag. 300, dice quest'uccello rarissimo nell’ Adriatico : altrettanto as- serisce il Giglioli (Avif. Ital. pag. 441): perle Marche nè il Salvadori, né il Paolucci, nè il Carpegna, nè il Gasparini ne fanno menzione. È dunque questa la prima volta che viene registrata la comparsa del- l’Uccello delle temprste sulle coste marchigiane, ed anche sulle rima- nenti coste adriatiche, meno quelle del Veneto, dove però il Ninni lo disse rarissimo. i S'ercorarius pomatorhimus. — Di questa per noi rara specie una sola cattura è ricordata nelle Marche, quella cioè dell’individuo còlto presso Sinigallia e posseduto dal sig. Boidi, di cui parla il prof. Ga- sparini nella sua Avifauna Marchigiana (pag. 265). Parmi quindi non - inutile il registrare la cattura di un secondo individuo avvenuta presso Fano nel 1889. Esso è pure un giovane, ed è attualmente posseduto dal sig. F. Pasquali di questa città, che lo ebbe in carne e lo preparò per la sua piccola collezione. Pia 76 G. ANGELINI 7 > È, c pit 3 "3 a i Cygnus Bewicki. — Credo di dover riferire a questa specie un gio- vine cigno còlto presso la foce del Metauro il 7 dicembre 1393, pre- parato e posseduto dallo stesso sig. Pasquali di Fano. La lunghezza i del becco è di appena 10 centimetri, mentre nel C. musicus tale lun- ghezza è di 12 centimetri: il culmine del becco è nerastro sino alla fronte, ela macchia nera apicale è estesa tanto da sorpassare le narici, — — mentre nel C. musicus la macchia nera è più limitata, ele narici sono interamente aperte nello spazio basilare giallastro, del quale colore è : pure il culmine rostrale. Mi rincresce di non aver qui sufficiente ma- teriale di confronto, ma queste differenze rilevo dalle descrizioni, e specialmente dalla figura del C. musicus data dal Brehm (Vita degli — animali, vol. IV, pag. 816) che ho tutte le ragioni di ritenere esatta. I piedi sono nerastri, ed il colorito è grigio chiaro, leggermente ten- dente al carnicino. Quando fu preso pesava Kg. 5,700. Fu ferito di pieno giorno da tin contadino a un piede e ad un'ala, e visse poi per più di un mese in schiavità ; ma accennava già fin da principio ad un’affezione alle vie respiratorie, che si andò sempre più aggravando, finchè ne venne a morire. L’ispezione dei visceri non ci mostrò al-. cuna lesione dovuta a proiettili: si verificò invece esser egli morto di tubercolosi. Ciò rende forse ragione della poca altezza alla quale vo | lava, e della relativa facilità colla quale si lasciò cogliere. — Del Cigno minore altre quattro catture sono ricordate in Italia, tr» in Toscana ed una in Puglia (vedi Giglioli, 1° Resoc. dell’Inch. Ornit. It. parte 1° pag. 458): non è però improbabile che qualche altro in- dividuo sia stato confuso col C. Musicus. ‘ Phoenicopterus roseus. — Ricorderò pure il bell’individuo adulto di Phoenicopterus roseus ucciso nel gennaio dell’anno scorso vicino a Pesaro, e che poi vidi io stesso impagliato nella vetrina di un negozio «li quella città. Seppi essere stato ucciso sulla spiaggia del mare, dove in compagnia di un altro fu visto aggirarsi dopo un temporale. Di vsso fece già cenno il mio collega ed amico prof. R. Lopez ‘Bolle. del Natur. 15 giugno 1894). E questa pure una specie non prima av- —vertita nelle Marche. | Plectophenax nivalis. — Quasi tre anni addietro il mio amico conte uuido Falconieri di Carpegna scriveva in questo Bolle'tino (Anno I, rn ALCUNE NOTE SULL’AVIFAUNA MARCHIGIANA CUT n.6 che lo Zigol9 della neve, generalmente ritenuto per uccello ac- cidentale in Italia, si fa vedere a branchetti pressochè ogni anno in novembre sulla marina delle Marche. A conferma di tale. asserzione sta pure il risultato delle mie ricerche ed osservazioni. Dopo la cat- tura del 1879 menzionata dal Paolucci (Bollett. delta Soc. Rom. per gli St. Zoot., vol. III, pag. 105), e quella tra il 1877 e il 1888 ricor- data dal conte di Carpegna (Jbid., vol. I, pag. 108), altre comparse e catture sono ricordate dagli stessi autori come avvenute negli anni 1891 e 1892 (Iid., vol. I, pag. 80 e 245): che apparisse nel dicem- bre 1898 sulla marina di Fano, mi risulta da attendibili informazioni, e finalmente nello scorso novembre 1894 ebbi il piacere di coglierlo io stesso. Sono dunque quattro anni di seguito che lo Zigolo della neve si fa vedere nelle Marche; e forse accurate ricerche ve lo farebbero incon- | trare, se non tutti gli anni, almeno molto più spesso che non si creda. Nel 1893 a me non venne fatto di avvertirlo, perchè, oltre all’essere nuovo dei luoghi, e non esperto delle abitudini di questo uccello, altre cause m’impedirono di perlustrare la spiaggia nel periodo più propizio: avendo però interrogato varie persone, che ebbero l’oppor-. tunità di farlo, ho saputo che nella seconda metà del dicembre 1393 comparvero molti Plecirophenaux mnivalis, e si trattennero per vario tempo lungo la riva del mare: l'esattezza delle descrizioni ed il per- fetto accordo delle relazioni avute non mi lasciano alcun dubbio che | sì trattasse di questa specie. Anche le notizie date da altri ornitologi accennano ad una immigrazione di Plectrophenaux, forse più abbon- dante del solito, verificatasi nell'inverno 1893-94: infatti, dentro Cre- mona stessa lo coglieva îl Ferragni (Bollett. del Naiuralista. - Siena, 15 febbraio, 1894); più individui ne riceveva nel Veneto il conte Arrigoni degli Oddi (1bid.), ed altri due individui ne riceveva il Bo- nami nel Trientino, per la prima volta dopo molti anni di osserva- zioni (Boll. del Nat., 15 marzo 1894). L'individuo trovato da me è un giovane, e lo incontrai il 19 dello scorso novembre posato sulla riva del mare, verso la foce del Me- tauro: dal suo aspetto e dal suo modo di fare mi accorsi subito do- versi trattare di un uccello a me ignoto. Risparmiando io di regola la vita ai piccoli uccelletti, mi avvicinai per osservarlo a brevissima di- 78 G. ANGELINI stanza, e quando finalmente volò via, ed ebbi dal suo volo e dallo specchio alare biancastro la conferma della sua novità, mi determinai al ucciderlo; ed ora lo conservo nella mia collezione. Dalle osser- vazioni raccolte mi risulta che mai questi uccelli si allontanano dalla riva del mare, sia che passino, sia che si posino: avvezzi alle rocce, la duna di bianca ghiaia, che per più chilometri si estende ai lati della foce del Metauro, è la stazione da essi preferita, e da cui mai si allontanano per passare nei campi. Perciò facilmente sfuggono al- l’oechio dei cacciatori, contro cui gli adulti sono anche protetti dalla bianca veste, che si confonde col color della ghiaia e della neve. Però — i contadini abitanti lungo la spiaggia li concscono tutti benissimo, ne sanno imitare il richiamo, e li distinguono col nome di Or/olani bianchi, ed anche con un altro nome, che mi dispenso dal registrare, ed al- lude alla loro poca accortezza. Oltre agl’individui di vero passo, che si mostrano nel novembre, altri giungono più tardi, nell’inverno, ta- lora in grossi branchi, e sono l’effetto di uno spostamento causato dalla neve e dai geli in regioni più settentrionali, dove questi zigoli dovevano essersi soffermati. Questo spostamento invernale, a cui pren- dono parte anche altri uccelli, e specialmente le allodole e gli storni, é marcatissimo lungo la costa marchigiana, ed una immigrazione di questo genere fu l'improvvisa comparsa dei Plectrophenaux sulla spiaggia di Fano verso il Natale del 1893. Speravo di vederli ricomparire anche quest'anno, e di poterli studiare a mio bell’agio; ma disgraziatamente il fatto non si è ripetuto. Fano, 20 febbraio 1895. PICCOLA CRONACA DI CACCIA, ORNITOLOGIA ED ENTOMOLOGIA Quest'inverno, eccezionalmente rigido e nevoso, portò per necessità sul finire dello scorso dicembre 1894 e ai primi del gennaio una vera invasione di palmipedi nei nostri stagni del tittorale, o meglio nel nostro unico stagno rimasto di Maccarese; poichè della così detta Bonifica che, asciugando gran parte delle nostre paludi, non miglicrò l’igiene 5 5 p ; 5 ? ma la peggiorò e nulla produsse di meglio per l’agricoltura), un solo effetto si ebbe indiscutibile e certo, quello di distruggere, forse per sempre, l'antico paradiso dei cacciatori appassionati. Ma questa com- parsa straordinaria durò poco, e coi primi del febbraio, non ostante che freddo e cattivo tempo perdurassero con dolorosa tenacità, nulla c’era, che più allettasse alla caccia; ed assai ritardato avviene, e con poca fortuna fino ad oggi, il passo di ritorno (risalita). Tuttavia due osservazioni potettero farsi degne di nota. Una gran quantità di Zepri scesero al piano in Sabina e nelle località più pros- sime all’Appennino. Avean forse dovuto abbandonare le vette dei monti per la molta neve. Moltissimi wccelli della Madonna (Alcedo ispida) furono còlti lungo i nostri fiumiciattoli dell'Agro Romano: e in numero considerevole furono visti giungere, nel loro piumaggio dai bei colori, presso il preparatore De Dominicis. Ora, che il marzo è incominciato, furono viste già precocemente a Porto Trajano le prime rondini forcinelle (H. rustica), ma eran come spaurate, e forse ci lascieranno di nuovo, poichè non giunge ancora la mite primavera. Grandi stormi di wccellî muti (Machetes pugnax) si videro già svolazzare per le pianure di Ponte Galera e Campo Sa- lino. Ma poche le pizzarde, e si contano i pizzardoni già uccisi. Però da un giorno all’altro questi ospiti desiderati verranno, purchè la sta- gione divenga tiepida e favorevole. Mi si scrive da Fano dal mio egregio amico Prof. Angelini, che durante la pessima invernata grandi stragi si fecero sulla riviera adria- tica di allodole e di storni: i cacciatori senza licenza, i tenditori di lacci e di lanciatoje, gavazzano in barba alla legge secondo il solito. A Fano, poi, nel paretajo del conte Castracane fu acchiappata una Steganura paradisea africana, ma essa era certamente fuggita da qualche gabbia. Roma, 10 Marzo 1895. : Guinpo FALCONIERI DI CARPEGNA. SUNTO DEI PROCESSI VERBALI - Tornata del giorno 4 dicembre 1894. Presidente : Pror. A. CARRUCCIO La seduta viene aperta alle ore 2 1j4 pom. Soci presenti 25. Il Segretario legge il processo verbale di precedente che viene approvato; e presenta i nuovi cambi ed i nuovi doni. Vengono poi fatte le seguenti comunicazioni scientifiche: CarRUccIO prof. Antonio. Sovra muovi ed importanti. doni di Verterbrati pervenuti al Museo Zoologico della R. Università di roma. — L'autore presenta ai soci un saggio delle numerose specie aggiunte di recente alla collezione generale dei Mammiferi, Uccelli, Rettili, ecc. del Museo Romano, grazie ai doni importantissimi fatti. al predetto Museo dai sig. Dott. cav. Leopoldo Traversi, capitano medico, che per lungo tempo dimorò in Africa, e del Dott. cav. Emi- lio Holub, pure ben noto viaggiatore africano. Le scelte e copiose specie del Dott. Traversi pervennero per mezzo del Ministero della Guerra, e quelle non meno scelte e in gran numero del Dott. Holub si ebbero da Vienna per mezzo della nostra Ambasciata e del Mini- stero degli Esteri: entrambi i Ministeri, poi, secondando la volontà dei generosi donatori che destinarono la loro coliezione alla capitale del Regno, la trasmisero per mezzo di quello della Pubblica Istru- zione. | Fra le specie donate dal Dott. Traversi il prof. Carruccio fa notare i Colobus guereza, i Theropithecus (Cynocephalus) gelada, fra i primati; e poi esemplari dei gereri Hyaena, Calogale, Ichneumia, Herpestes, Felis, Ictonya, ecc. fra i Carnivori; Oreotragus, Scopophorus, Trage- phalus, ecc. fra i Ruminanti; oltre altri generi con specie notevoli, si delle quali sarebbe qui troppo lunga la enumerazione, tanto più gra- i dite in quanto che mancavano quasi tutte al nostro Museo. Trovan- SUNTO DEI PROCESSI VERBALI SI dosi poi uniti ai Mammiferi in pelle diversi crani, ed anche scheletri intieri, l’autore li presenta esponendo alcuni particolari anatomici. Sugli Uccelli fa una più lunga illustrazione, perchè le specie donate dal Dott. Traversi sono assai più numerose di quelle dei Mammiferi. Colla raccolta ornitologica dello Scioa, ecc. fatta dal Dott. Traversi, coll’altra raccolta recentissima donata dal Dott. Holub, e con altri doni precedenti (particolarmente quelli della Società Geografica Italiana con specie appartenenti alla grande collezione formata in Africa dal benemerito marchese Orazio Antinori, del Comm. De Amezaga ex- comandante della R. nave la Caracciolo, ecc.) il Museo Romano, già oltremodo deficiente per quanto concerneva l’Avifauna Africana, ora, se non l’ha così largamente rappresentata, come in qualche altro Museo italiano, pure ha pregiati e copiosi esemplari di gran numero di specie, dell'ordine degli Accipitres, Passeres, Anseres, ecc. Il prot. Carruccio mostra ai soci non meno di 25 specie diverse fra le più notevoli, che ha scelto fra le 140 e più, che soltanto dallo Scioa fu- rono testè aggiunte alla collezione generale. Passando alla seconda parte della sua comunicazione il prof. Car- ruccio mostra un copioso saggio delle specie animali donate dal Dott. Holub, appartenenti a classi diverse, facendo rilevare il valore delle spe- cie, fra le più importanti, e nuove affatto per Roma. S'intrattiene, quindi, . nell’esporre molte particolarità anatomiche sulla regione cranio-facciale delle teste di Phacochoerus Aeliani Ripp., le quali pure ricevette in dono dai sullodati Dottori Traversi e Holub. 2. Condorelli Dott. Mario. L'apparecchio uro-genitale del Brady- pus tridactylus. L. 3. Alessandrini Dott. Giulio. Notizie anatomiche sul Tragwlus meminna Erxl. 4. Conte Guido Falconieri di Carpegna. Alcune osservazioni or- nitologiche durante l'estate nel Montefeltro (Pesaro). 5. Rizzardi Dott. Umberto. Risultati biologici d'una esplorazione sul lago di Nemi. 6. Lepri march. Giuseppe. Osservazione ornitologica. 8. Carruccio prof. Antonio. Sull’esistenza dell’Ursus arctos nella provincia di Roma. L’autore espone le notizie che ha raccolto, tro- Lat a 82 SUNTO DEI PROCESSI VERBALI vandosi in Arsoli, non solo da intelligenti cacciatori ivi residenti, ma da altri provenienti da Ferentino, e cita i casi narratigli di Orsi che durante rigide invernate oltrepassarono le finitime montagne della provincia d’Aquila per fermarsi in quelle della Romana, incutendo spesso terrore e facendo molte vittime fra gli animali domestici. Il Segretario — Dott. MARIO ConpoRELLI Adunanza generale amministrativa del 28 Gennaio 1895. Presidenza: Pror. Antonio CARRUOCIO. La seduta viene aperta alle 3 pom. Soci presenti 24. Il Presidente proclama i seguenti nuovi Soci: Beguinot Augusto Socio corrispondente De Magistris Luigi-Filippo » Pao D'Onofrio Giuseppe » > Graziotti Decio » » Dottor Piva Arnoldo” » » Dottor Ugo Caleri . » » Dottor Feliciani Icilio » ordinario . Indi il Presidente, Prof. Carruccio, legge la seguente relazione sulle condizioni della Società. Soa « Per la terza volta, ed in adempimento d’un dovere imposto alla presidenza dall’articolo 8° dello Statuto che governa la Società Ro- mana per gli Studi Zoologici, io prendo dinanzi a Voi, Egregi Colleghi ed amici, la parola per riferire sommariamente sulle condizioni scien- tifico-morali e materiali della Società medesima, sui progressi che sonosi potuti ottenere nell’anno testè decorso, sullo stato della Biblioteca che gradatamente va formandosi principalmente mercè i molti cambi e doni, e sulle condizioni della raccolta zoologica, pure bene iniziata, pa- rimenti mercè graditi doni di parecchi benemeriti Consoci. SUNTO DI PROCESSI VERBALI 1/83 « All’obbligo che in principio d’ogni nuovo anno sociale viene così nettamente fatto al presidente della Società dal predetto art. 8° del mostro Statuto, non ho mancato nel gennaio del 1893 e 1894, e non posso mancare nel gennaio di questo novello anno. Vi soddisfo anzi più volentieri perchè parmi non solo di poter fare assegnamento come per lo passato sulla benevolenza e cortesia vostra, ma perchè dell’una ‘e dell’altra più facilmente sarete larghi se io, profittando della espe- rienza acquistata, restringerò stavolta il mio dire ai fatti che dimo- strano in qual modo si è svolta la esistenza scientifica della Società Zoologica Romana. Però, trovandoci ancora sul principio del 1895, ‘concedetemi che insieme al saluto ed augurio cordiale che porgo a tutti i componenti la Società, faccia oggi ai presenti ed ai lontani una ‘confessione che parrà perfino troppo schietta, ed è questa: Quando il 24 sennaio 1892 pronunciavo nella mia Scuola di Zoologia alcune parole d’maugurazione, ero agitato nell'intimo dell'animo mio da un non lieve dubbio sulla riuscita nell’opera nostra, per quanto fossero modestissimi e tutti rivolti a fin di bene gl’intendimenti nostri. Con- fido, io dissi in quel giorno, che la Società Romana per gli Studi Zoo- logici in un periodo di tempo relativamente breve potrà per virtù della sua propria opera acquistarsi valore e considerazione. « Quel confido, oggi posso bene rivelarlo a tutti, aveva un significato ‘cotanto vago e timido, che soltanto fra me e me, e da me solo pote- vasi precisarne la molta eloquenza. Però la vera eloquenza non sta mai nelle parole, che volano come ben dice un notissimo adagio ‘antico, rimasto sempre giovine, perchè savio: essa sta e starà sempre nei fatti. è « Tornando fra voi, egregi Signori, dopo trascorso completamente un triennio, io debbo senza esitanza, e senza mezze confidenze, affer- mare che la istituzione nostra è oramai non soltanto riconosciuta da molte altre consimili istituzioni scientifiche italiane e straniere fra le migliori, e taluna vieppiù rispettabile anche per l'epoca già lontana «della sua origine; ma aggiungo che questa nostra giovane istituzione ha avuto ed ha di continuo le più evidenti prove di leale incoraggia- «mento e di lode. Ognuno può esser persuaso di questo fatto che mi «compiaccio di far noto, rilevando la prontezza colla quale non poche S4 SUNTO DEI PROCESSI VERBALI di quelle Società scientifiche, appena venute in. cognizione di tino Oh di parecchi Bollettini pubblicati dalla Società Zoologica Romana, tras- | misero il cambio dei loro Atti, Bollettini o Resoconti; e rilevo altresì le lusinghiere parole, o di gradimento o di domanda, che spontanea- mente ci rivolsero. La « Fin da ora vi partecipo che siamo in possesso di oltre 150 diversi cambi scientifici, provenienti da quasi tutte ‘le regioni civili del mondo. i « Altra partecipazione pure premetto, perchè sul fatto tornerò in ap- presso più di proposito, ed è che siamo pure in possesso, fra volumi ed opuscoli, fra cui non pochi hanno un grandissimo pregio scienti- fico, di oltre 140 pubblicazioni, tutte pervenuteci in dono. La iniziata. collezione zoologica, anch'essa sorta esclusivamente per doni, com- prende una settantina di esemplari, quasi tutti di specie ornitologiche nostrane, preparate finora senza che la Cassa sociale abbia antici- pato o speso somma alcuna, aspettando tempo più opportuno perchè chi anticipò le spese possa almeno in qualche parte rimborsarsi. Ciò che pel momento preme, e tornerà, io credo, gradito a tutti, è 1° che i cambi ci sono, e davvero numerosi, e ci proponiamo di farli aumen- tare durante il 1895; 2° che abbiamo avuto importanti doni di pub- blicazioni diverse e di specie animali. « So bene, egregi signori, che la modestia è uno dei più alti doveri, o meglio una virtù nobilissima, poco al presente esercitata; ma so pur anco che essa non è così severa da proibire l’affermazione delle ve- rità, ch'era mio dovere manifestarvi. Ed un’altra verità affermai e riaffermo, che, cioè, gl’incoraggiamenti e Je lodi ci vennero non solo con grande spontaneità, ma da persone che hanno seria autorità e reale competenza per giudicare senza riguardi non solo gl’intendi- menti della Società Zoologica sorta in Roma, ma le prove che finora. potè essa fornire della sua attività scientifica, prove che io considero le prime, perchè mi auguro che le seconde, ‘le terze e le successive siano sempre buone e possibilmente ottime. « A voi non riuscirà discaro di richiamare alla memoria le parole di alcuni fra i più insigni maestri europei nei vari rami della vasta scienza. zoologica. Prendo prima, fra le lettere pervenuteci, una del profes- SUNTO DEL PROCESSI VERBALI 185 sore W. H. Flower, ch'è l'illustre direttore del British Museum ed il presidente della grande Società Zoologica di Londra. Egli, ringra- ziando la Società Romana, dopo di aver ricevuto il nostro Bollettino, | fa voti perchè esso « continui sempre a progredire ed a prestare î suoi importanti servizii alla scienza. > « Il celebre Dott. Alberto Giinther, Conservatore dell’istesso gran- dioso Museo della Capitale Britannica, non solo si dichiara disposto ad aiutarci, in quanto potrà, per conseguire lo scopo che si è pro- posto la nostra Società, ma scrive che ha preso il più grande interesse nella lettura delle pubblicazioni già fatte dall’istessa Società. » « Il venerando e celebratissimo Zoologo Belga,Senatore Barone Emilio De Selys-Longchamps, ebbe la gentilezza di scrivere al vostro Presi- dente due volte, e nella seconda lettera, mentre afferma che la giovi- nezza della Società Zoologica Romana è un grande vantaggio, manifesta viva fiducia nel suo avvenire scientifico. « Constato oggi con viva gioia, così aggiunge in quella lettera il prof. De Selys-Longchamps, che le mie previsioni eran giuste, come ne trovo la prova leggendo i due volumi ricevuti, nei quali abbondano ricerche e osservazioni molto rimarchevoli. » « Un altro venerando e insigne maestro, il prof. Carlo Vogt dell’ Uni- versità di Ginevra, scrivemi che egli, vecchio, si rallegra quando « con- temporanei attivi, valorosi ed operosi vogliono far progredire gli studi scientifici e si ricordano di quelli che hanno già dato una spinta alla "ruota. » Egli, nel modo il più gentile, fa voti perchè la Società Ro_ mana per gli Studi Zoologici progredisca, aumenti ed occupi uno dei primi posti fra le Società scientifiche del mondo civilizzato. » « Le aspirazioni nostre possono essere più limitate perchè, se non ci è dato competere con Società ed Accademie che vantano una già - lunga esistenza, ed ottennero non raramente ed anche stabilmente aiuti e favori governativi, non sempre in egual misura meritati, ci terremo però soddisfatti quando vedremo in Roma, dove se ne sentiva vivissimo il bisogno, non solo sempre meglio avviati, ma pur meglio apprezzati gli studi zoologici. ; 3 « Altra volta ho sostenuto, che devonsi in modo speciale favorire le ricerche sulla fauna locale, e dissi che stimavo dovere di coscienza 86. SUNTO DEI PROCESSI VERBALI non immagazzinare o porre nel dimenticatoio quanto poteva esserci | offerto dalla generosità di egregie persone; ma studiare e ordinare con criterio scientifico le specie donate, dalle quali poteva aver quasi una nuova creazione il Museo Zoologico Romano. « Chi ignora che le Collezioni, per tutte le classi animali, erano nel. Museo di questa Capitale, che pur vanta raccolte preziose e dovizio- 3 sissime celebri in ogni parte delmondo civile concernenti, sovra tutto, | le arti belle, chi ignora, ripeto, che le Collezioni zoologiche trovavansi, or sono appena dieci anni, in una condizione cotanto meschina da essere con pieno diritto giudicate inferiori a quelle possedute da centrì | relativamente assai meno importanti di Roma ? x « Nessuno esagera quando assevera che prima del 1334 il manto scientifico di studio per la Zoologia era notevolmente più ricco e scelto nei gabinetti universitari e non universitari di Cagliari, di Modena, di Parma e via dicendo, per non citare paesi stranieri assai più piccoli. e di gran lunga meno importanti che non sia questa Capitale. — Solo in passando va fatto questo ricordo, premendo ora di manifestare la . nostra gratitudine non solo agli scienziati eminenti sovramenzionati, ma a quelli altri che nei primi passi mossi dalla Società Zoologica Romana le furono assai benevoli. Non dimentichiamo, adunque, che da Torino l’ottimo e compianto Senatore prof. Michele Lessona con lettera del 17 Gennaio 1893.scriveva al vostro Presidente « aver egli apprezzato subito il valore della nuova Società non appena cioè essa venne costituita: rallegrarsi, quindi, moltissimo nel vedere così bene compiuti i suoi prevedimenti. » « Piacciavi pure aver presente la lettera che più recentemente ha scritto l'illustre professore Carlo Claus, Direttore del Museo Zoologico dell’Università di Vienna, il quale reputa « benemerita la Società nostra. per le sue tendenze e per i suoi lavori. » Orbene, se per caso queste tendenze non ottenessero da parte di taluno, o in Roma o fuori, nepr pure un debole patrocinio, che del resto si può far a meno di chiedere, queste tendenze gioverà che la nostra Società mantenga, e perseve- rando potrà viemmeglio esplicarle. < Tutti, infatti, vogliamo che i lavori, le comunicazioni e in breve l'indirizzo tutto nostro scientifico possano per quanto è possibile gra- SUNTO DEI PROCESSI VERBALI 03 datamente perfezionarsi. Ci sia intanto di conforto il sapere che l’ indi- rizzo seguito, e i lavori pubblicati dalla nostra Società, meritarono un giudizio spassionato e forse più duraturo di quello azzardato da quei pochissimi che posando da sovrani rappresentanti della biologia animale, stimarono che una Società Zoologica in Roma dovesse perire appena nata. « In quest'anno potrei ripetere con più gagliardo convincimento quanto fin dal 1883 dissi elogiando i criteri esposti dal prof. Huxley in occa- ‘sione di una conferenza, che destò grandissimo interesse, e che egli tenne nel South Kensington Museum, intorno allo studio della Biologia. Ho detto allora e confermo che molti sentieri possono percorrersi con vantaggio ed onore dagli studiosi della Biologia animale, senza lasciarsi imporre da taluni barbassori che credono possedere il segreto del miglior indirizzo, e conoscere essi soli il sentiero pel quale si ‘deve passare. A bene rifletterci è per lo meno superflua ogni discussione che si è voluta fare sul valore della scienza pura e della scienza pratica. Fui e starò con quelli che affermano la scienza essere una sola, per quanto diversi siano i modi di esplicazione: l’una è fida alleata dell’altra, 0, se vi aggrada, meglio dirò che dai dettami, qualora siano veri ed esatti della scienza pura, non possono che scaturirne altri, i quali non siano meno veri e meno esatti della scienza pratica. « Ma è tempo che mantenga la promessa fattavi in sul principio di questa relazione, che deve essere non solo brevissima, ma limitarsi a quanto concerne i risultati del lavoro fatto dalla nostra Società du- rante il 1894. « In altra mia relazione passai in rassegna una, per una le comuni- cazioni scientifiche fatte nelle varie adunanze tenute dalla Società medesima, e cercai con un brevissimo commento, e talvolta anche con una sola frase, chiarire lo scopo propostosi dall’ autore, magari incoraggiarlo, se si trattava di un esordiente. Presentemente preferisco ricordare il numero dei lavori presentati e dati alle stampe nel III Volume del Bollettino Sociale, che chiudesi coll’indice in ordine alfabe- tico dei nomi degli autori. Questi lavori sono in numero di 16, oltre le solite spigliate e dilettevoli cronache di caccia del conte di Carpegna, e diverse | brevi riviste bibliografiche su recentissime e pregevoli pubblicazioni, riviste compilate da me e dal D.r Condorelli. Vi si legge inoltre il S8 SUNTO DEI PROCESSI VERBALI breve discorso che pronunciai il dì 7 marzo 1894 in occasione della . adunanza generale, cui ho già accennato, quando, cioè, fu discussa la _ relazione cinegetica fatta dal prof. Angelini; e finalmente nell’ istesso volume si dà notizia o di nuovi cambi o di nuovi doni di opere e_ animali che la nostra Società ricevette durante il 1894, come vi si. riportano fedelmente le lettere di ringraziamento ricevute dai soci e onorari solennemente proclamati dalla nostra Società nell’ adunanza | del 21 gennaio 1894. « Avverto che talune altre comunicazioni avrebbero potuto far parte del III Volume, di cui feci una rassegna forse troppo rapida e im- perfetta; ma per alcuni miei studi, del resto già comunicati verbal- mente alla Società, tanto sulla Fauna di San Vito e di Alatri, quanto sulle vie anormali di uscita dei parassiti intestinali nell'uomo, e parti- ticolarmente attraverso le pareti intestinali, mi mancò il tempo onde dar loro compimento per consegnarli alle stampe. Ed inoltre ragione di | spazio, perchè era mio dovere cederlo ad altri, si oppose alla pubbli- cazione, volendo evitare maggiori spese tipografiche. Ragione pure di tempo tolse al collega prof. Decio Vinciguerra di consegnare il ma- noscritto delle interessanti comunicazioni, riguardanti 1’ acclimatazione del Salmone di California nel Lago di Castel Gandolfo e le notizie preliminari sulla Fauna ittiologica del Giuba. Del pari mancò tempo e spazio nel III Volume del. Bollettino per la comunicazione fatta dal conte di Carpegna e da me sul Syrraptes paradoxus catturati nelle provincie di Roma e di Pesaro; dal D.r Condorelli sull’ Hete- rakis vesicularis trovato in un Fagiano, e dal D.r Alessandrini su una larva di Dittero estratta dal cuoio cappelluto di un giovane, e sviluppatasi nel nostro Museo. Tutti questi lavori speriamo facciano - parte con altri diversi, del volume che sarà dato alla luce nel 1895. « Credo che necessario complemento delle brevi notizie finora datevi,. sia una complessiva sulle pubblicazioni fatte dalla Società in questo primo triennio della sua esistenza. I tre volumi venuti in luce nel 1392, 1393 e 1894 comprendono quasi 800 pagine di stampa, oltre gli annunzi bibliografici, ecc. dati nelle copertine. In questi tre volumi leggonsi ben 67 comunicazioni scientifiche diverse, alcune accompa- a IR IN IR SUNTO DEI PROCESSI VERBALI i . 89 ginate da tavole, che in totale sono 9, con una quarantina almeno di fisure, comprese quelle intercalate nel testo. « Prima di por fine al mio dire premetto una considerazione. Tutte le iniziative oneste, e le scientifiche forse più di quelle di altra natura, 0 trovano impedimenti fin dal loro inizio e soccombono avanti di avere affermato in qualche modo la loro vitalità ; oppure, superati osta- coli legittimi o artificiali, procedono senza temerità, ma senza timore | per raggiungere l’ideale che si prefissero. « Noi abbiamo ormai superato una triplice prova, rappresentata da tre anni consecutivi di esistenza, ed entriamo in modo rassicurante nel quadriennio; e siccome lo Statuto chiede che sieno dal presidente di- chiarate, oltre le condizioni scientifico-morali, anche le materiali della Società al principio del nuovo esercizio, perciò darò ora la parola al Cassiere-Economo Dott. Positano Spada. « A me è grato preannunciarvi che, nonostante talune spese straor- dinarie affrontate nell'esercizio della trascorsa annata 1894 (ed in specie quella deliterata dal Consiglio direttivo per l'acquisto e pagamento già effettuato dei Diplomi ai soci ordinari e corrispondenti), non ab- biamo alcun debito con chicchessia, anzi il nostro bilancio consuntivo si chiude con un piccolo avanzo. « La parte morale che si identifica quasi del tutto colla scientifica, spero di averla sufficientemente chiarita, facendo rilevare il buon vo- lere e l’operosità della novella Società. Questa, pur facendo unico assegnamento sulle modeste sue risorse, ho detto che riuscì a pubbli- care 67 comunicazioni diverse, riguardanti o studi anatomici o studi di zoologia sistematica, tanto su parecchi Mammiferi non comuni, quanto su moltissime specie di Uccelli, di Rettili e Pesci, ed anche su diversi Molluschi, su molti Artropodi e su alcuni Vermi parassiti e Protozoi. E siccome i buoni e leali studî furon sempr> fidi amici della patria, consentite che per essa esprima i voti più fervidi di benessere. Voglia adunque la Provvidenza far risorgere dall’attuale accasciamento le provincie tutte dell’Italica penisola. Questo voto va fatto in Roma dove dev'essere sacro il sentimento dell’affetto patrio. » L’Economo-Cassiere presenta il bilancio preventivo e consuntivo, che viene approvato. 90 SUNTO DEI PROCESSI VERBALI Non raggiungendo i Soci presenti il numere legale (Ved. Art. 13° dello Statuto) l'Assemblea delibera di rimandare ad una prossima ; adunanza, appositamente convocata, la nomina del Presidente, del Segretario e dell’Economo-Cassiere, scaduti dal loro ufficio il BL di- | cembre 1894. L’adunanza vien tolta alle ore 4 e mezzo pomeridiane. Il Segretario Dott. MARIO ConDORELLI. Adunanza generale amministrativa del di 4 aprile 1895. Presidente: Conte GuiDo FALCONIRRI D1 CARPEGNA. La seduta è aperta alle ore 4 pomeridiane. Soci presenti 22. In assenza del Presidente, prof. Carruccio, assume la Presidenza . il Vice-Presidente Conte Guido Falconieri di Carpegna. Vengono prima proclamati i nuovi seguenti Soci: Dott. Cinti Augusto — Socio Ordinario. De Dominicis Ottavio — Socio Corrispondente. De Marassovich Francesco — Socio Corrispondente. Dott. Rocca Costanzo — Socio Ordinario. Si passa quindi, colle norme consuete, alla votazione dei membri pel Consiglio Direttivo, che scadono dall’ufficio. Il risultato della votazione segreta è il seguente: riconfermati per un triennio nel loro rispettivo ufficio: 1. Prof. Antonio Carruccio — Presidente. | 2. Dott. Mario Condorelli — Segretarz0. 5. Dott. Domenico Positano Spada — Economo-Cassiere. L’adunanza vien tolta alle ore 5 pomeridiane. Il Segretario Dott. M. ConDoRELLI. - OMAGGI E DONI DI PUBBLICAZIONI pervenute alla Società Romana per gii studi Zoologici Riconoscenti verso i donatori annunciamo le seguenti pub- blicazioni, seguendo l'ordine del loro arrivo: Koòlliker A. — Zur feineren Anatomie des centralen Ner- vensystems. — Der feinere Bau des Knochengewebes. Die Nerven der Milz und der Nieren und die Gallenca- pillaren. Ueber den Bau und die systematische Stellung der Gat- tung Umbellularia. — Knochenresorption und interstitielles knochenwachsthum — Ueber den Fornix longus von Forel und die Riechstrah- lungen im Gehirn des Kaninchens. — Morphologie und Entwickelungsgeschichte des Pennatu- lidenstammes. -- Das Karyoplasma und die Vererbung ecc. — Histologische Mittheilungen. — Rede des Vorsitzenden der Anatomischen Gesellschaft. — Zur Kenntnis der quergestreiften Muskelfasern. — Bemerkungen zu E. Hàckel's Aufsatz ilber Ursprang und Entwicklung der thierischen Gewebe. Festschrift zur Dritten Saecularfeier der Alma Julia Ma- ximiliana. (Contiene Memorie di Kélliker, Michel, Berg- man, Scansoni, ecc.) Band. Ie II — Herrn Franz van Rinecker Jhrem Hochverdienten Senior (Contiene una memoria di Kòlliker « Ueber die Jacob- son’ schen Organe des Menschen. Mbbius K. und Fr. Heincke. — Die Fische der Ostsee. — Beitràge zur Meeresfauna der Iusel Mauritius und der Seychellen. PES AMA 92 PUBBLICAZIONI RICEVUTE IN DONO Sa Mé6bius K. — Fauna der Kieler Bucht. — Uber die physikalischen und zoologischen Verhiliai. + der 23 Ostsee (in Verhandlungen der Gesellschaft fiur Eoenag i Band XVEN2 2.) — Wirbellose Seethiere (in Anleitung ecc.) — Ueber die Bildung. und Bedeutung der. Gruppenbegrifto ‘3 unserer Thiersysteme (in Sitzungsberichte 1390, XXXVI. — Balistes aculeatus, ein trommelnder Fisch, (in Sia 2 berichte ecc. 1899, XLVI). -— Die Behaarung des Mammuths und der lebenden Elephae 2 ten,, vergleichend untersucht (in Sitzungsberichte ecc. 1892 XXVII. — Uceber die Thiere der chili i binke, ihre physikalischen und biologischen Lebensver- haltnisse (in Sitzungsberichte ecc. 1893 VIII. — Ucber die Figenschaften und den Ursprung der Schleim- faden des Seestichlingnestes. — Schlussbericht uber den Versuch des deutschen fische- reivereins, kanadische Austern in der Ostsee anzusiedeln. — Die Tiergebiete der Erde ihre kartographische Abgren- i. zung unde museologische Bezeichnung. — Rhizopedenfauna der Kieler Bucht. Leighton V. L. — The development of the wing of si È - Wilsonil. Simmons O. L. — Development of the lungs of Spiders. E Haeckel L. — Ein histogenetischen Beitrag zur Gastraea Theorie. -—- Der Monismus. Chalande J. — Contribution a l’Histoire des gii (Faune de la Région Sous-Pyrénéenne). Pavesi prof. Pietro. — Calendario ornitologico pavese. 1890- 93 Tellini prof. A. — Carta geologica dei dintorni di Roma. (Continua). fee urelv Vol. IV. - 1895. BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ ROMANA PER GLI STUDI ZOOLOGICI ISTITUTO Z00LOGIOO DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA Diretto dal Prof. A. CARRUCCIO n , RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE SULLA FILARIA LABIATA crEPLIN Memoria del Dott. MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA Conservatore nel predetto Istituto. In una Ciconia nigra, catturata al confine della nostra | provincia coll’Umbria il 27 marzo 1895, e donata dal conte Guido di Carpegna al nostro Museo Universitario, ho rinve- nuto tre Filario, due maschi ed una femmina, appartenenti alla specie che va col nome di /. /adiata Creplin. I due g, avvolti insieme a larghe spire come una piccola matassa di grosso filo, stavano dentro una capsula connettivale, formatasi fra le lamine del pericardio posteriore; la 9 era contenuta in una capsula maggiore della medesima natura della precedente, da questa distante 4 cm., e originatasi a spese della tunica esterna dell’ingluvie. È. | Ricerche zoologiche. Notizie storiche e bibliografiche. — La F. labiata Creplin è stata descritta per la prima volta, sebbene incompletamente, Bollettino della Società Romana per gli Studiì Zoologici T 94 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA da Creplin (1), il quale si è servito del materiale provvedutogli da Barkow, e da questi trovato a Greifswald nella cavità to- racica di una Ciconia nigra. Le poche notizie, contenute nella piccola nota dell’A., si riferiscono soltanto alla femmina; del maschio non si fa cenno, giacchè di questo sesso nessun esem- plare rinvenne il Barkow, e nessuno il Creplin ne ebbe per studio. . su Nathusius (2), Siebold (3) ebbero anch’essi occasione di studiare la /. labtata; ma le loro ricerche accrebbero di poco le conoscenze, che allora si avevano mercè la prima pubblica ni zione fatta dal Creplin. Nel 1843 il Valenciennes a Parigi trovò un discreto numero dei parassiti in discorso nei pulmoni e nelle tasche aeree della ‘ Cicogna nera. A proposito dello studio da lui fatto intorno a questa interessante Filaria, così dice il Dujardin (4): « ..... il en fit l’objet d’un travail anatomique fort remarquable qui sera bientòt publié et qu'il a bien voulu me communiquer è l’avance alnsi que ses preparations. Ce savant professeur a reconnu le premier la singulière division de l’utérus en. cing oviductes, et la structure non moins remarquable de l’intestin et de sa couche glanduleuse colorée. Il a cru ne voir .qu'un spicule unique; mais sur le seul màle qui reste entier dans la collec- tion du muséum et que j'ai soumis au compresseur, il m'a. bien semblé voir aussi un spicule accessoire. » Ma detto lavoro anatomico non vide mai la luce e soltanto $ nella classica opera di G. Cuvier (5), furono cromolitografate | parecchie figure « ..... extraites d’observations inédites de M. Valenciennes faites d’après des individus trouvés en grand nombre daris les poumons et les cavités aériennes d’une Cirone NOIRE (Ciconia nigra). (1) CrEPLIN M. - Observ. de Entoz., p.1. - Ersch. cet Grub. Eneycl. 1846. I. Sect. XLIV. 173. (2) NaTHUSIUS. — Wiegmann ’s Arch. 1837. 150. (Anat.) (3) SteBoLD. — Ibid. 1838. 2. 292. (4) DusarDIN F. — Histoire naturelle des helminthes ou vers intesti-. naux. Paris, 1845, p. 57. (5) cune G. — Le Règne animal distribué d’après son organisa- tion (Les Zoophytes), Atlas, Tab. XXIV. RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 95 Poche notizie anatomiche e zoologiche troviamo nella bre- vissima nota pubblicata da E. Blanchard negli Annales des Sciences Naturelles (1). Questi dà la lunghezza della femmina, | che raggiunge i 75 cm., parla del bel colorito rosso dell’inte- stino, che si disegna per trasparenza sotto i tegumenti, e ri- porta la sopracitata osservazione del Valenciennes, riguardante la esistenza di ben cinque ovaia, carattere quest’ultimo pel quale egli sarebbe indotto a fare della F. labiata un nuovo genere. Nell’opera di Diesing (Systema helminthum) (2) si leg- gono pochissimi particolari riguardanti i caratteri zoologici e l'habitat della Filaria suddetta. In una nota, posta in appendice alla descrizione della N. ladiata, il Diesing parla di sei papille < în extremitate caudali maris a cl. Nathusio visae. >» Eviden- . temente egli asserisce ciò sulla fede di Nathusius, e non in base ad osservazioni proprie; imperocchè le sei pretese papille non esistono affatto alla coda del maschio, ma vi hanno, come ap- presso diremo, due ali membranose rinforzate da cinque costole. Il Molin (3) non aggiunge niente di nuovo, e riporta tale quale la precedente descrizione, omettendo la nota. Lo Stossich poi (4), riferendo il risultato di alcune sue osservazioni sopra elminti raccolti in animali del Veneto dal dott. Ninni, parla del rinvenimento di un esemplare £ di Filaria labiata lungo 60 cm. nella cavità toracica di Ciconia nigra. Altre indicazioni bibliografiche aggiungerò, per non ripe- terle, più opportunamente nel capitolo riguardante la identi- ficazione e la comparazione; per adesso termino ricordando che il Linstow (5) menziona la Y. labiata fra i parassiti della Ciconia nigra. (1) BLancHaRD È. — Recherches sur l’organisation des Vers — An- nales des Sciences Naturelles (Zoologie et Paléontologie), 3° série, Tom. XI, p. 157-158. (2) Dresime C. M. — Systema helminthum, Vindobonae, 1851, vol. II, pag. 276. i (3) MoLin R. — Versuch einer Monographie der Filarien, pag. 414, n. 76. (4) Stosrica M. — Elminti veneti raccolti dal Dott. Alessandro conte Ninni, in: Bollettino della Società Adriatica di Scienze naturali in Trieste, 1890, pag. 56, n. 55. 1 (5) Linstow — Compendium der Helminthologie, Hannover, 1878, p. 146, n. 844. 96 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA se LEA DescrIZIONE DEL PARASSITA. — La F. labiata è di grossis- sime dimensioni, essendo fra le Filarie finora conosciute la più | grossa e lunga dopo la /. medinensis Gmelin. I due g' (Fig. DI), | da me studiati sono lunghi l’uno cm. 9 l’altro cm. 8.5, ed hannò uno spessore di mm. 0,918. La 9 (Fig. I) misura cm. 60 di lunghezza, ed ha un diametro trasverso di mm. 2. Il rap- porto fra larghezza e lunghezza è nel maschio di 1 a 87, nella | femmina di 1 a 300. Il Dujgrdin, il Diesing, il Molin danno delle misure le quali oscillano per il Y da cm. 7.8 a cm. 11.2 di lunghezza e da mm. 0,80 a mm. 1.10 di spessore; per la 2 le cifre che esprimono la lunghezza sono comprese fra 50 e 70 cm., quelle dello spessore fra mm. 2 e mm. 2.2. Il corpo filiforme è avvolto a spire semplici (maschio) © complicate (femmina), in maniera da formare un gomitolo più o meno grosso ed intrigato. ; ; î DI Il colorito generale è bianco-giallastro, ma nell’interno del corpo, sotto gli strati superficiali, trasparisce un cordon- cino tortuoso rosso vivo, (Fig. I, II ic), il quale percorre tutta la lunghezza del Nematode, da 10-15 mm. a Daria dalla testa sino alla punta della coda. Le due estremità sono assottigliate, ma meno l’anteriore (Fig. I, II a), che la posteriore (Fig. I, IL b), la quale nel maschio termina uncinata ed acuta, nella femmina retta ed ottusa. In ambo i sessi Toiiomia anteriore, anche ad occhio nudo, si riconosce subito dalla posteriore, Dche è meno sottile e non percorsa nel primo tratto da quel cordoncino rosso sopra cennato; nel maschio poi si ha un carattere differenziale evi- dentissimo, dato dalla coda uncinata. Il corpo del parassita termina in avanti con uno ui cefalico (Fig. III sc), della stessa natura e pressochè della medesima conformazione di quello, che si riscontra nella . medinensis. Quest'organo ha la forma di una scodellina del | diametro di 196 «; ha un colorito giallo-brunastro ed offre un margine libero quasi liscio e circolare. La bocca (Fig. III b), terminale, è scolpita nel centro dello scudo cefalico; e forma come un piccolo imbuto spor- gente, ampio 32 u. Al margine di essa si elevano lateralmente rà Sl s Mi RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 97 due grosse papille labbiali (Fig. III pl) ipodermiche rivestite dallo strato cuticolare. La loro .forma è quella d’un cono tronco; e si elevano dalla superficie dello scudo cefalico per un'altezza di 19 p. Si notano ancora altre sei piccole papille, p. periorali, (Fig. III pp) alla distanza di 20 « dalla bocca; esse si originano dal medesimo scudo chitinoso e si dispongono a rosetta attorno l’orifizio orale. Queste ultime, a differenza delle | prime, sono di natura cuticolare, cioè costituite esclusivamente di cuticola. Ai margini dello scudo e alla distanza di circa 120 u dalla bocca si osservano assai nettamente due picco- issime papille emisferiche situate sul prolungamento dei campi laterali, e quindi sulla stessa linea delle due papille labbiali. Anch'’esse sono costituite di sola cuticola; e, per la posizione topografica, potrebbero ben chiamarsi papille marginali laterali (Fig. III pm). Se per il centro della bocca immaginiamo Li quattro piani longitudinali, rispettivamente perpendicolari fra di loro due a due, equidistanti, e passanti i due primi per le linee laterali, medio-dorsale e medio-ventrale, e gli altri due pel punto di mezzo degli spazi compresi fra i due piani prece- denti, avremo limitato una rosetta ad otto raggi, (Fig. V) in cui l'apparecchio papillare sopra descritto e la bocca avreb- bero la seguente disposizione: i° Nel centro della rosetta, segnato dall'incontro dei quattro piani, si trova la bocca; 2° Nel piano 1, passante per le linee laterali, si ri- scontrano, accanto l’apertura orale, le due papille ino dciatiohi grosse e coniche, che abbiamo chiamato papille labbiali. Un poco più lontano, ma sempre sullo stesso piano di sezione, sono situate le due piccole papille marginali laterali; 3° In corrispondenza del piano 2, che congiunge le linee medio-dorsale e medio-ventrale, e dei piani intermedi e 4 si trovano disposte simmetricamente e sempre attorno la bocca, ma un poco più indietro delle papille labbiali, le ri- manenti 6 papille periorali. Tale è la conformazione esterna dell’estremità anteriore tanto nel g° quanto nella 9; un solo carattere differenziale Yo È i 98 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA * ti esiste, ed è la presenza nella 9 della vulva (Fig. III v), pic cola apertura circolare, scavata nello spessore della cuticola, presso lo scudo chitinoide cefalico, e quindi molto vicina alla bocca. Non occorre nemmeno dire (questo va da sè) che Je misure dei singoli organi sopra descritti, variano nei due sessi col variare delle dimensioni generali del corpo. L’estremità posteriore presenta un evidente dimorfismo. sessuale. Quella della femmina (Fig. VIT) è di semplice conforma- zione: liscia, rettilinea ed ottusa in punta, non presenta trac- cia di papille e di appendici di qualsivoglia natura. Nel cen- tro si osserva l’ano (Fig. VII a), ch'è terminale; e per traspa- renza, al disotto dei tegumenti e della muscolatura, si scor- gono altri organi: retto (Fig. VII r), ghiandole (Fig. VII g) e ganglio nervoso (Fig. VII gc), che descriverò appresso nella seconda parte del lavoro. Il diametro trasverso di essa por- zione caudale è di 918 u, l’orifizio anale è ampio w 8. L’estremità posteriore del maschio, (Fig. VI) come ab- biamo detto, è molto più sottile dell’anteriore, essa infatti misura una larghezza di u 500. La sua forma è caratteristica, cioè quella comune alla maggior parte dei nematodi, ossia ad uncino. Osservandola a leggero ingrandimento, la si vede circon- data alla punta da due ali membranose (Fig. VI am) di splen- dore madreperlaceo, lunghe 453 v ciascuna. Queste due ali, addossate ai lati della coda, sono congiunte in corrispondenza della linea medio-dorsale, aperte invece ventralmente, d’onde emergono gli spicoli (Fig. VI sp), ed ove si trova l’ano. Pertanto le due ali membranose, considerate insieme, formano come una galea, la quale accoglie l'estremità posteriore della coda. Una particolarità anatomica, degna di speciale. men- zione, è che ciascuna ala è provveduta verso la sua porzione media di 5 costole trasversali (Fig. VI c) a forma di baston- cino, parallele, lunghe u 58, larghe wu 12, e distanti l’una dal- l’altra 40 u. L'ultima costola dista dall’estrema punta della coda u 164. A livello della quinta costola alla faccia ventrale corrisponde la cloaca, sbocco degli organi genitali maschili e dell'apparecchio digerente. Il doppio spicolo, che descriverò | RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 99 | meglio a suo tempo, è lungo, robusto, ineguale, estroflesso o no; l’ano quasi si confonde con l’apertura genitale. Habit. - La Y. labiata è parassita della Ciconia nigra, e quasi costantemente è stata rinvenuta in mezzo al tessuto connettivo degli organi della cavità toracica. Sito di elezione sogliono essere i pulmoni e le tasche aeree (Barkow, Valen- ciennes): Nathusius l’ha trovata anche nell’esofago; io nel pe- ricardio e nella tunica esterna dell’ingluvie. Marzo, aprile e maggio sono i mesi dell’anno in cui suole riscontrarsi. i COMPARAZIONE E IDENTIFICAZIONI. — Fra i vermi parassiti della Ciconia nigra il Linstow (1) riporta la F. labiata Cre- plin e la 7. Ardeae nigrae Rud. Vi è anche compresa la F. alata Rud., che il Diesing (2) ha noverato fra le Spiropte- rae col nome di Sp. alata Rud., e il Molin (8) ha riferito al gen. Dispharagus appellandola Disph. analis. Questo parassita non si può affatto confondere colla F. labiata; e, per non dire di tutti i minuti particolari anatomici, mi fermo a ricordare che la testa alata e la piccolissima dimensione, la quale oscilla fra 3” e 4 (mm. 6,6-8,8) sono particolari evidenti che valgono a differenziarlo a prima vista. Inoltre lo stesso Linstow dà, per la sola Ciconia alba, la F. Ciconiae Schrank. 1° F. Ardeae nigrae Rud. — Essa l’anno 1794 è stata trovata in triplice esemplare nel mesenterio di una Cicogna nera da Vincenzo Rosa (4), il quale la descrisse come Gordio. La de- scrizione che ne ha fatto il Rudolphi è incompletissima; e non ci permette fare delle comparazioni tali da dedurre con- clusioni sicure. Le notizie che si lianno di essa si riferiscono al colorito rosso cinabro del corpo, alla lunghezza ch'è di mm. 42-50, al- (1) Linstow. — Op. cit., p. 146 e 143, n. 844, 831 e 842. (2) DirsIine. — Op. cit., vol. II, p. 221, n. 27.. - (3) MoLIin. — Monogr. del gen. Disphar., p. 437-488. (4) Rosa. — Lettere zoologiche, ossia osservazioni sopra diversi an?- mali. Giornale fisico-medico del Brugnatelli, vol. IV, An. VII, p. 258-269, Pavia 1794. 100 i MARIO ©CONDORELLI FRANCAVIGLIA l'habitat. Manca una descrizione, anche no dello due estremità. 7 IL Rudolphi (1) la indicò fra le specie dubbie; il Diesing (2) tt, e il Molin (3) parimente la compresero fra le species ingquiren- dae. Il Dujardin (4), con qualche riserva, la identificò alla F. labiata. Non tengo a mia disposizione altro materiale di confronto oltre quello da me trovato nella Ciconia nigra, catturata nella Campagna Romana; e non è facile averne, stante la rarità. ornitologica della specie in questa provincia. Se a ciò si ag- giunge la mancanza di una buona descrizione della pretesa F. Ardeae nigrae, si capisce bene come non si possa fare una esatta comparazione. Tengo a dichiarare però che la F. Ardeae nigrae, per l’ospite e la stagione in cui è stata rinvenuta, e per il suo colorito rosso vivo, dato dall’ intestino chilifero, è, secondo il mio modo di vedere, specie identica alla /. ladiata.. La discordanza nella lunghezza non è un dato negativo: esso può indicare femmina giovanissima o maschio non ancora com- pletamente sviluppato. 2° F. Ciconiae Schrank. — In una Cicogna (C. alba) il Redi (5) trovò delle Filarie, che così egli descrisse: « Bizzarri sono i Lombrichetti, che ho una sol volta veduti sotto la pelle della Cicogna, imperocchè sono di un colore così rosso e ac- ceso, che non cedono al più vivo cinabro; non più lunghi di quattro dita trasverse, nè più grossi di quella corda del vio- lino che dicesi la mezzana, potendosi credere che abbiano quel colore, perchè si pascono della pinguedine situata sotto la cute. Sei dei medesimi Lombrichetti, ma un poco più grossi e più lunghi, vagavano nella cavità dell’addomine, non men rossi di | quegli che abitavano sotto la pelle ». Lo Schrank (6) diede a questo Nematode trovato dal Redi (1) RuDOLPHI. — Synops. 9. (2) DIEsING. — Op. cit., p. 282, n. 45. (3) MoLin. — Monogr. cit., p. 428, n. 122. (4) DUJARDIN. — Op. cit., pag. 57, n. 13. (5) ReDI. — Osservazioni intorno agli animali viventi che si trovano negli animali viventi. Venezia. 1742, p. 87. (6) SCHRANK. — Verz. 2. RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 101 ._\ il nome di F. Cteoniae, e parimenti gli conservarono tale de- « nominazione il Rudolphi (1), il Gemlin (2) e lo Zeder (3). DI Anche questa Filaria dal Molin (4) e dal Diesing (5) è compresa fra le species inquirendae; anzi entrambi gli autori e il Dujardin mettono avanti il dubbio che possa trattarsi di specie identica alla /. labiata. Le medesime difficoltà, accennate a proposito della specie precedente, non mi permettono un accurato studio compara- tivo; ma a giudicare dalla colorazione rosso viva dell’intestino e dal criterio della lunghezza, penso che la specie in discorso, conosciuta col nome di F. Ciconiae, sia identica alla F. labiata. I Nematodi, trovati dal Redi sotto la pelle e nell’addome della Cicogna bianca, ritengo appunto individui maschi di F. labiata ; difatti la lunghezza di quattro dita trasverse (cm. 8 circa) e e lo spessore di mm. 1 sono misure, le quali perfettamente corrispondono a quelle che io e gli altri diamo per il g della P. labiata. Il chiaro elmintologo prof. Corrado Parona (6) trovò a Sassari, nell’ottobre del 1883, una Filaria di sesso femminile nell’intestino di una Ciconia alba. Essa, essendo alquanto sciu- pata e mancando il maschio, non fu determinabile. Era lunga cm. 3.7. Queste semplici notizie non mi permettono alcuna comparazione colla specie precedente e colla F. Gruzs Linstow, parassite entrambe della Ciconia alba. ) (1) RupoLPHI. — Entozoorum sive vermium intestinalium historia naturalis, Amstelodami, 1810, Vol. II, Parte I, p. 71, n. 23. (2) Gemun. — Syst. nat. 3040. (3) ZEDER. — Naturg. 39. (4) Morin. — Monogr. cit. p. 428, n. 123. (5) Dresine. C. M. —- Op. cit. p. 282, n. 44. (6) PARONA C. — Elmintologia sarda, Contribuzione allo studio dei vermi parassiti in animali di Sardegna; Annali del Museo Civico di Storia Naturale di Genova, Sez. II, Vol. IV, p. 361, n. 71. MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA JUE Ricerche anatomiche ed istologiche. CuricoLa. — Il tegumento della F. ladiata, al pari di quello di tutti gli altri Nematodi, è costituito da una cuticola (Fig. III ct), che circonda per intiero il corpo. Esso forma come un cilindro cavo chiuso da tutte le parti e aperto sol- tanto per la presenza di piccole aperture iu corrispondenza degli orizî boccale, anale e genitale, dei quali tapezza le sin- gole cavità. Questo rivestimento cuticolare raggiunge il massimo spes- sore (22 u) verso la porzione media del corpo del parassita; alle due estremità si va assottigliando gradualmente, ma pro- prio ai punti estremi della testa’ e della coda si ispessisce e si modifica nei suoi rapporti formando in avanti lo scudo ce- falico e indietro la capsula copulatrico anzi descritti. Le re- lazioni tra cuticola e apparecchio papillare sono state pure esposte, ed ho detto come le due grosse papille labbiali sono una produzione ipodermica con semplice rivestimento cutico- lare, e le altre papille, le periorali e le marginali laterali, sono formate esclusivamente da -cuticola ispessita. Poco bene nelle sezioni trasverse, meglio nelle longitudi- nali e più ancora nelle oblique, la cuticola della F. Zadiata si osserva costituita da due strati, esterno ed interno, ineguali . per spessore, colorito e struttura. Lo strato esterno (Fig. VIII, IX cte) è molto robusto, di colorito e splendore madreper- laceo. Osservato a debole ingrandimento lascia vedere di quando in quando, soprattutto verso la porzione media del corpo, dei solchi trasversali profondi qualche v, in corrispondenza dei quali il liquido colorante si sofferma e s’infiltra un poco colo- rando debolmente lo straterello superficialissimo dello strato superficiale. Questi solchi non hanno nulla d’importante, essi sono delle semplici screpolature che stanno in rapporto col rinnovamento fisiologico dell’integumento del parassita. Se osserviamo ad un forte ingrandimento un piccolo tratto della cuticola (non però in sezione, qualunque essa sia, sib- RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 103 bene di prospetto) ci si rende manifesta una doppia striatura superficiale, la quale non interessa per nulla lo spessore della cuticola; si osserva, cioè, un intreccio regolare di finissime strie longitudinali e trasversali, intersecantisi fra di loro e for- manti una rete a maglie assai strette. Ma l’interna struttura della cuticola non è di natura fibrillare; essa, anche sotto for- tissimi ingrandimenti, presentasi di aspetto vitreo senza una struttura apprezzabile. Lo strato interno della cuticola (Fig. VIII, IX cti), assai sottile rispetto al primo, ha, al contrario di questo, una certa affinità per i colori, e difatti trattato col boro-carminio assume una colorazione rosso-cupa decisa. Questo strato interno, os- servato in sezioni oblique, lascia scorgere una struttura gra- nulo-fibrillare, una sostanza cioè formata da fini granuli commisti a fibrille estremamente sottili, che gradualmente si continuano all’interno finchè si confondono col sottostante ipoderma. SuscuricoLA. — Assai sottile è l'ipoderma (Fig. VIII, TX set) il quale ha uno spessore di soli v 34. Malgrado la sua sottigliezza è di una sorprendente evidenza nelle sezioni colorate al boro-carminio, perchè forma uno straterello intensamente colorato fra la cuticola di splendore madreperlaceo e la mu- scolatura di colore roseo-pallido. Limita esternamente la subcuticola un rango di cellule cilindro-coniche più lunghe che larghe, cellule le quali si guar- dano fra loro mediante il lato maggiore, senza però che stieno in contatto, restando fra due cellule vicine uno spazio da 3 a 4 yu. Il margine esterno di questo strato cellulare non è liscio, uni- forme, ma ineguale e scaglionato per la presenza di sporgenze ed insenature, colmate dallo strato profondo o interno della cuticola soprastante. Il margine interno, formato dalla porzione più ristretta, più assottigliata delle singole cellule è rettilineo e liscio, e poggia sopra un piccolo tappeto formato da picco- lissime fibre connettivali commiste a fine granulazioni e ad una sostanza di apparenza gelatinosa. Le anzidette cellule ipodermiche son provvedute di una membranella estremamente sottile, e d’un contenuto protopla- smatico granuloso, in mezzo al quale, ma verso il margine MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA 104 interno del corpo cellulare, osservasi un nucleo con uno o più nucleoli. I La membrana cellulare nelle cellule ipodermiche dei vermi parassiti è stata messa in dubbio da vari autori: Crety (1), ad es., crede che una membrana cellulare non esista nelle cellule subcuticolari del Solenophorus; e il De Filippi (2) an- ch’egli la mette in dubbio nella Taenia dothrioplitis. Alla me- desima conclusione sarei venuto io per la ilaria labiata, se mi fossi limitato allo studio delle sezioni colorate col boro- carminio o coll’ematossilina di Weigert. Il picro-carminio, ado- perato come sostanza colorante, ha rivelato a forte ingrandi- mento la presenza di una sottilissima membranella, la quale si distingue dal corpo cellulare per la sua colorazione gialla- stra. Con ciò non intendo fare alcun appunto all’osservazione dei predetti autori, ma ricordo il fatto per l’importanza com- parativa che esso può avere in sè stesso. Lo spazio non indifferente, che esiste fra i singoli ele- menti cellulari, è colmato da una sostanza intercellulare che è una continuazione diretta, ed ha quindi la medesima strut- tura, della stessa sostanza su cui poggiano le cellule ipoder- miche. Ora è possibile ritenere tali cellule, circondate d’ogni parte da un tessuto connettivo, quali elementi epiteliali, come vorrebbero il Kahane (3), il Zograf (4) pel 7riaenophorus, il (1) CRETY C. - Ricerche anatomiche ed istologiche sul genere Soleno- phorus (Creplin) (Reale Accademia dei Lincei). Memorie della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, vol. VI. - Ferie accademiche dall’anno 1889 p. 389. i (2) Dr FiLIPFI C. - Ricerche istologiche ed anatomiche sulla Taenia bothrioplitis Piana. (Regia Accademia dei Lincei). Memorie della classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, vol. VII. Ferie accademiche del 1892, p. 255. (3) KAHANE Z. - Anatomie von Taenia perfoliata G. als Beitriige zur Kenntniss der Cestoden. Zeits. f. w. Zool. Bd. XXXIV, p. 175. ; (4) ZoGRAr. - Beitrige und Mittheilungen der Kaiserl. Gesellschaft der Freunde der Naturforschung. BA. XXIII, Heft 3 RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 105 Crety (1) pel Solenophorus, il De Filippi (2) per la Taenza bothrioplitis, ecc. ? Non è mia intenzione ni a discutere l’importante problema, tuttavia controverso, dell’origine della cuticola e dello strato di cellule subcuticolari nei vermi parassiti; ma non nascondo il convincimento che ho di ritenere insierne con Roboz (3), Hamann (4), Leuckart (5) e Rindfleisch (6), l’una e l’altro una derivazione mesodermica. Cellule non juata po- sitae, circondate allo esterno, all’interno e ai lati da sostanza iaia non possono esprimere altro che la produzione d’un tessuto connettivo vero e proprio. Quanto poi all'idea sostenuta dal De Filippi (Y) per la Taenia bothrioplitis 10 oso meravigliarmi come mai, ammessa e non concessa l’origine epiteliale delle cellule subcuticolari, la cuticola possa considerarsi siccome una metamorfosi, una semplice trasformazione diretta di esse cellule ipodermiche: nella stessa maniera, direi quasi, onde le cellule dello strato corneo dell’epidermide sono l’ultimo stadio d’una metamorfosi regressiva delle cellule dello strato mucoso del Malpighi. Se gli artifizîi di preparazione non sempre costituiscono un mezzo sicuro nelle indagini microscopiche, purnondimeno. è cosa certa che mediante essi sì pongono in evidenza e s'in- terpretano fatti, che altrimenti non ci sarebbe possibile osser- vare ed interpretare. Per dire che la cuticola è una diretta trasformazione delle cellule ipodermiche, bisognerebbe provare che essa è costituita da elementi cellulari modificati, nei quali, come si fa per le cellule cornee, si potrebbe richiamare in evi- denza mediante il processo d’imbibizione la forma di cellula e (1) Crety C. - Mem. cit. p. 392.. (2) De Finippi C. - Mem. cit. p. 258. (3) RoBoz Z. - Beitriige zur Kenntniss der Cestoden. Zeits. f. w. Zool. Bd. XXXVII, p. 263. I (4) HAMANN 0. - Taenia lineata Goeze. Eine Taenie mit flcichenstin- diger Geschlechtsoffnungen. Zeits. f. w. Zool. Bd. XLII, p. 721, 1885. (5) LEUCKART R. - Die Parasiten des Menschen 2e Auff. 1881. (6) RinperLescHa E. - Zur Histologie der Cestoden. Arch. f. m. Ana- tomie, Bd. I, p. 138. i (7) De FirIppr C. - Mem. cit., p. 255. 106 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA perfino il nucleo. Ora a questo non solo non si è riuscito, ma non altro si è arrivato a scorgere, in quasi tutti i vermi parassiti allo stadio adulto, che un aspetto vitreo o una strut- tura fibrillare in tutto o in parte lo spessore della cuticola. Io ritengo la cuticola una produzione mesodermica, e, avuto riguardo alla struttura del suo strato profondo, in cui in mezzo a finissime granulazioni si vedono delle striature pur esse sottili, scorgo una certa somiglianza col connettivo della subcuticola, con cui essa si continua e dal quale sono circon- date le cellule ipodermiche. Questo tessuto, che, non solo. forma il substrato delle cellule ipodermiche, ma più o meno le circonda ai lati passando fra gli spazi intercellulari, arrivato alla superficie del corpo si disidratizza e si modifica per l’azione dell'ambiente in cui viene a vivere nell’ospite, e ac- quista così nuovo aspetto e nuovi caratteri. CAMPI LATERALI. — I campi laterali (Fig. IX cl) nulla presentano perchè siano degni di speciale menzione. Essi sono molto stretti misurando ciascuno 41 uv di ampiezza, e de- corrono come una fascia prismatica colla base rivolta all’e- sterno e il vertice in dentro. Si estendono ai lati fra î campi muscolari da un’estremità del corpo all’altra, e si assottigliano sensibilmente verso la coda, alla punta della quale conver- gono e si confondono con lo strato profondo della cuticola. Essi, verso l'apice, involgono i canali escretori (Fig. IX ce). LINEE MEDIO-DORSALE E MEDIO-VENTRALE (Fig. IX lmd, lmv) — Sono così sottili che per vederle bene occorre impiegare ‘un discreto ingrandimento. Osservate in una sezione trasversa sì presentano siccome due linee finamente punteggiate. Alle due estremità si assottigliano ancora, e si confondono, come i campi laterali, collo strato profondo della cuticola. Alla linea medio-ventrale aderisce in corrispondenza dell’esofago il gan- glio ventrale o mediano, in vicinanza dell’ano un altro pic- colo ammasso di cellule nervose, che a suo tempo descrive- remo come ganglio anale. Non esistono altre linee supplementari decorrenti fra le RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 107 linee mediane e i campi laterali, come ad es. si osserva nel gen. Mermis. MuscoLatura. — La /. ladiata appartiene al gruppo dei Nematodi polimiari. I campi muscolari occupano quasi tutta la circonferenza del corpo dall’una all'altra estremità, e sono limitati ai lati dai due campi laterali, in sopra e in sotto dalle linee medio-dorsale e medio-ventrale. 1 I campi muscolari hanno nella ® (Fig. VIII cm) un’am- piezza tre volte maggiore che nel g° (Fig. IX cm), invece, per riguardo allo spessore, esiste lo stesso rapporto, ma in- verso; e difatti ciascun campo muscolare, mentre nella 9 è spesso u 44, nel g° si trova ch’esso è di vu 125. D’onde deriva che nella 9 matura si ha una cavità generale del corpo molto ampia per accogliere i tubi ovarici molto sviluppati e l’inte- stino; e nel g° adulto una cavità relativamente piccola occù- pata dal tubo seminale, varie volte convoluto intorno a sè stesso, e il tubo digerente. Le numerose fibro-cellule muscolari hanno una costituzione presso a poco identica che negli altri Nematodi. La parte prin- cipale è, come al solito, una massa protoplasmatica piriforme a contenuto granuloso e con nucleo vescicolare; massa alla quale si congiunge esternamente una porzione fusiforme fibril- lare e contrattile, ch'è la parte attiva della cellula muscolare. La porziohe vescicolare presenta alla sua faccia interna pa- recchi prolungamenti protoplasmatici, i quali si rivolgono, a seconda la loro posizione, verso le linee medio-dorsale e me- dio-ventrale, o verso l’intestino. Esiste una membrana invol- gente, sottile e di splendore madreperlaceo. Risulta pertanto che la forma generale di queste fibre’ muscolari è quella di fettuccine più o meno strette alle due estremità e frangiate al bordo interno, talvolta contorte e ir- regolarmente depresse per effetto di mutua compressione. Ta- lune cellule, soprattutto quelle dello strato interno, si presen- tano al loro margine libero claviformi, e ciò in virtù di un rigonfiamento che si manifesta nella porzione terminale della cellula che sfugge agli effetti della compressione. La lunghezza di tali fibre muscolari varia molto: ne ho viste di tutte le 108 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA za dimensioni, da un minimo di 100% ad un massimo di mm, i 5. a Lo spessore medio oscilla fra i 12 e i 30 y. I Esse secondo la direzione, si distinguono in: PF 1° Fibre longitudinali: sono le più esterne di. tutioli DI formano uno strato robusto e continuo dal quale si dipartono in direzione chliqua delle sottilissime fibre muscolari, che sì recano alla base della cuticola, formando un accenno di mu- scolatura cuticolare; i 2° Fibre oblique o circolari: sono piccole per numero e per dimensione, e costituiscono, confuse in parte colle fibre degli altri due ordini, uno strato sottile e non ben distinto, che cinge come un anello il corpo dell'animale; 3° Fibre trasversali: che vanno trasversalmente dalla periferia verso il centro e formano uno strato mediocremente sviluppato. Questi tre strati sono più facilmente visibili nel g° che nella 9, nella quale, per effetto della compressione esercitata dall’utero gravido, la loro distinta visione resta disturbata. I campi muscolari si mantengono di uguale spessore in tutto il loro decorso; soltanto si assottigliano in corrispondenza delle estremità cefalica e caudale, ove, in compenso, sì svi- luppano altri organi di sostegno, quali: lo scudo cefalico con le relative soprastanti papille e le ali membranose della coda del maschio. Ma oltre a questi muscoli somatici, distribuiti, come ab- biamo detto, in campi, abbiamo, quali loro dipendenze, delle fibre disposte in gruppi in rapporto con taluni organi. Così la parete dell'esofago è essenzialmente costituita da uno spesso strato di numerose fibre muscolari radiarie, che presentano una striatura longitudinale; ed il retto è pur esso provveduto, presso il suo termine, di poche fibre del medesimo ordine, che. formano una specie di sfintere. La vagina ed il tratto infe- riore del canale deferente sono pur essi provveduti di un si- mile organo muscolare a fibre longitudinali esterne e circolari | interne. Finalmente una spessa tunica muscolare a fibre lon- gitudinali circonda la membrana chitinosa dell’utero. ves e a (Continua). BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D ITALIA NEVIANI ANTONIO PARTE PRIMA. di Formazioni plioceniche e postplioceniche delle Puglie. Debbo alla cortesia del chiarissimo prof. De Stefani il ma- teriale che forma l'argomento di questo capitolo. Due sole | specie provengono dal pliocene superiore del comune di Gala- tina; le altre sono del postpliocene, riferentesi al medesimo piano dei Briozoi di Livorno da me studiati in altra pubbli- cazione (1). a. Pliocene supertore. . HrpPoPORINA n. g. Includo in questo nuovo genere tutte le specie che dagli autori moderni sono indicate col nome di Lepralia, e cioè quelle con orificio a forma di ferro di cavallo, e ciò perchè il nome di Lepralia è antico, ed in diversi tempi vi si com-. presero le forme più disparate, talchè al giorno d’oggi non è più addottabile senza ingenerare contusione. 1. Hrppoporina Pertusa Esper. (Cellepora). Lepralia pertusa Hincks. — Brit. Mar. Pol. p. 305, t. 63, f. 4, Una colonia ben distinta su di un frammento di calcare coniare - SCHIZOPORELLA LINRARIS Hassal (Lepralia). Lepralia linearis Busk. — Brit. Mar. Cat. palle pih. Soia. Alcune colonie impegnate nel calcare granulare. U) D NEVIANI — Contr. alla conoscenza dei Br iozoi foss. Italiani: Boll. Soc. Geol. Ital. vol. X, pag. 99. RA Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici (ve) 110 | NEVIANI ANTONIO Ambedue le specie provengono dalla località detta puccini nel comune di Galatina. i 8. Postpliocene. A. — Zimbari e Canali di M. Negri presso Brindisi. 3. MeLicerITA FISTULOSA Lin. (Eschara). Salicornaria farciminoides Reuss. — Foss. Bryoz. d. Oster- -Ung. mioc. pag. 143, tav. 12, fig. 3-13. i Alcuni internodi colle solite variazioni di forma dei zoeci. 4. Hippororina roLiacea Ell. et Sol. (Melepora). Eschara foliacea Manz. — I Br. fos. d. plioc. ant. d. Castrocaro, pag. 36, tav. 5, fig. 66. Numerosi frammenti laminari liberi; si notano i soliti. gradi di passaggio dalla forma allungata dei zoeci a quella quasi quadrata; in molti zoeci è ben distinto l’avicolario sotto boccale. pds 5. H. roLraceA El. et Sol, var. sinentara M. Edw. sp. Eschara bidentata Rdw. — Sur les Eschares, p. 38, t. 3, £.2; 2a Varietà alle volte ben distinta; insieme alla specie. 6. H. PaLrasiana Moll. (Eschara). Lepralia Pallasiana Smitt. — Knit. Skand. Hafs- -Bryoz. pag. ‘10 tav. 26, fig. 93. ti Bella specie in colonie ben conservate incrostanti due fram- menti di Cycloporella globularis Bron. sp. i 7. Suri remicuLara Mac. Gill. var. svsroLosroma Manz. sp' Cellepora s ystolostoma Manz. — Castrocaro, prete 49, 498. Un esemplare alquanto logoro corrispondente alla formal a Cellepora studiata dal | Manzoni, proveniente dal Pliocene antico di Castrocaro. i BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ ITALIA 111 8. Rerepora Branrana King. Retepora Beaniana Busk. — Crag Pol. p. 75, t. 12, f£. 2,5, 6,7. Alcuni frammenti ben conservati. Nota. — Anche il gen. Retepora è destinato a scomparire dalla nomenclatura dei Briozoi: e già lo Smitt ed altri hanno attribuito le forme ascritte a Retepora, a generi diversi; ma uno studio accurato non è stato fatto ancora da alcuno, e perciò continuo per ora ad adottare il genere di Imperato. 9. UmBonura? ramuLosA Lin. (Cellepora). Cellepora ramulosa Manz. — Brioz. plioc. Ital. IV contr. pag. 334, tav. 5; fig. 29; tav. 6, fig. 30. Alcuni frammenti dei quali i più sottili presentano la disposizione regolare caratteristica della specie; 1 più grossi, che ritengo far parte della porzione più vecchia della colonia, hanno i zoeci così irregolarmente disposti, e spesso mal con- servati, che lasciano qualche dubbio nella determinazione. . 10. Umponuna? pumicosa Lin. (Cellepora). Lepralia ceratomorpha Reuss. — Foss. Bryoz. d. Oster-Ung- Mioc. pag. 175, tav. 3, fig. 6-8. I due' frammenti che unisco sotto questa denominazione, presentano costantemente l’unico mucrone sottoboccale carat- teristico; però la colonia differisce dagli esemplari che io co- nosco viventi per essere tre o quattro volte più grande. CYCLOPORELLA N. 8. Comprendo in questo nuovo genere le specie di Cellepora del tipo C. globularis Bron. Esso varia dal genere Osthimosia Jull. solamente per avere l’ orificio integro invece che inciso. Il. CycLororeLLA cosrara Mac. Gil. (Cellepora). Cellepora globularis Manzoni. — Brioz. mioc. Austr. Ungh. p. TI, pag. 51, tav. 1, fig. 2. Varie colonie per lo più poco conservate. 119 1 i AFGEONEVIANI ANTONIO: (0 e 12. EnraLoPHoRrA PRoBoscibea Mil. Edw. ( Pustulopora). Entalophora anomala Manzoni. — Brioz. mioc. Austr. Ungh. Pp. ni Ù pag. 10, tav. 9, fig. 33. Parecchi frammenti ben conservati. 13. ? TusuLIiPoRA REPENS S. Wood. 14. ? Fronpipora Marsinii Michl. Riferisco con dubbio alle due suddette specie ione 0 lonie poco conservate. B. — Comune di Galatina in provincia di Otranto. / ; ì Gigi ; 15. CriBRrILINA RADIATA Moll. (Eschar a). Lepralia innominata Manz. — Sup. Brioz. medit. p. 4, t. 1, £ 5. Estesa colonia incrostante un frammento di Mytilus. Mm | una prima determinazione la identificai con la Lepralia intri-. cata Seg. (Form. terz. Reggio, pag. 329, tav. 17, fig. 32), e_ difatti vi corrisponde esattamente, ma un esame. più attento dell'esemplare mi ha reso.manifesto che si tratta di una colo- nia adulta molto calcificata, e di fatti i zoeci che si osservano alla periferia variano molto nella loro struttura da quelli del centro, e più si avvicinano alla forma tipica del Moll. Con- cludo quindi considerando come sinonimo della (. radiata Moll. la L. intricata Seg. i 3 16. SmirriA varioLosa John. (Lepradza). e, Muceronella variolosa Hincks — Brit. Mar. Pol. p. 366, t. bl, f. 3a È E Colonia estesa con zoeci polimorfi a seconda dell’ età; cor- NE rispondono esattamente alle illustrazioni date dal Busk per i fossili d’ Inghilterra (Busk, Crag. Pol. pag. 48). (Esa 17. ScHIZOPORELLA LINEARIS Hassal. (Lepralia). Lepralia linearis John. — Brit. zooph. Ediz. IIJ p. 308, td, 5456: d Una sola colonia, piccola e non troppo conservata: ‘ BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ »' ITALIA == {118 18. CyrcLoporeLLa costata Mac. Gill. (Cellepora). Vedi sopra, pag. 111. C. — La Leuce (Otranto). 19. Osranosia c/r. coronorus S. Wood (Cellepora). Cellepora tubigera Bask. — Crag Pol. pag. 60, tav. 9, fig. 8-10. Un solo esemplare non ben conservato, dubbio. 20 Cyrcnoporenna costata Mac. Gill. (Cellepora). Vedi sopra, pag. 1ll. °D. — Calamaria di Cutrofino (Otranto). «_—‘21. MicrororEeLLa vioLAcEA John. (Lepralia). Lepralia violacea Manz. — Castrocaro, pag. 23, tav. 4, fig. 43, 48a. ; — «- Incrosta interamente una valva di Cardium. . ScHIZOPORELLA UNICORNIS John. (Lepralia). Lepralia unicornis John. — Brit. zooph. ed. II p. 320, t. 57, £. L Colonie conservatissime incrostanti un Pecten ed un altro frammento di bivalve. 238. Swrrria RetICULATA Mac. Gill. (Lepralia). Lepralia reticultata Busk. — Brit. Mar. Cat. pag. 66, tav. 90, fig. L tav. 93, fig. 1-2; tav. 102, fig. 1. Bella colonia su di un frammento di Turritella. In un punto vedesi molto bene l’ ancestrula. HE — Briozoi postpliocenici di Calabria posseduti dal museo geologico di Napoli. i Le tre provincie della Calabria hanno dato ai paleontologi | ‘una messe molto ricca di fossili, e quelle rocce, specialmente | terziarie, contengono certamente ancora tesori inesauribili per nuove ed importanti ricerche; il voluminoso e magistrale la- 114 | NEVIANI ANTONIO voro del Seguenza (Le formazioni terziarie della provincia di Reggio Calabria), sta ad attestare il mio asserto. In detto la- — | voro sono elencate ben 2686 specie, e fra esse, 316 specie, e varietà appartengono ai Briozoi. In alcune note pubblicate nel i Bollettino della Società geologica italiana ho fatto conoscere varie specie della provincia di Catanzaro; ma un ricco mate- riale che vado ora studiando farà accrescere molto il numero di quelle forme. Pubblico intanto gli elenchi di quelle ritrovate in alcune località specialmente della provincia di Catanzaro, dando la precedenza alla collezione posseduta dal museo geo- logico della regia Università di Napoli, che venne già formata dal prof. Costa, e che da qualche tempo mi fu gentilmente concessa in istudio dal chiarissimo prof. Bassani. 1 MEMBRANIPORA rericuLuMm Lin. (Mallepora) ; Biflustra Savartii Smitt. — Flor. Bryoz. p. 20, t. 4, f. 92-95. Terreti. — Num. di Cat. 6650. 2. M. IrRREGULARIS d’Orb. . Membranipora irregularis Manzoni. — Castrocaro p. 10, è. 1, f. 5. Monteleone. — Num. di Cat. 6642. 3. OnvCHOCELLA ANGuLOsA Rss. (Cellepora). Cellepora angulosa Rss. — Foss. Pol. Wien. Tert. p. 93, t. 11, £. 10. Amato. — Num. di Cat. 6637. 4. MeLicerITA FIstuLosA Lin. (Eschara). Cellaria fistulosa Hincks. — Brit. Mar. Pol. pag. 106, tav. 13, tig. 1-4: — Cannitello e Reggio (Le botti), — Num. di Cat. 6654. Negli esemplari esaminati ho trovato la forma degli avi- colari corrispondente a quella illustrata dall’Hincks nell’opera | ora citata (fig. 4), e sull’autorità di questo specialista l’ascrivo alla forma di Linneo, ma dubito si tratti di una nuova specie. Solo una quantità maggiore di esemplari potrà risolvere ta, questione. | BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ TALIA 115 5. di Niren Manz. Manzoni — Brioz. plioc. ital. 1 Contr., pag. 27, tav. 2; fig. 19% Amato. — Num di Cat. 6653. 6. CRrIBRILINA RADIATA Moll (Eischara). Vedi sopra, pag. 112. Monteleone. — Num. di Cat. 6642, 7. MicroporeLLa MaLusi Aud. (Cellepora). Femestrulina Malusi Jull — Cap Horn. BECE 38, tav. 15, fig. 1-3. Pia — Senza Num. di Cat. 8. Mrcr. ciiata Lin. ( Cellepora). Lepralia calabra Seg. — Form. terz. Reggio, pag. 201, 328, 369 tav. 15, fig. 6, 6a. Cartello coll’ indicazione: Calabria. — Num. di Cat. 6634. 9. HrppoPorina FoLiaceAa Ell. et Sol. (Millepora). Vedi sopra, pag. 110. Cannitello, Terreti ed Amato. — Num. di Cat. 6648-49-50. 10. Myriozoum tRrUNcATUM Pallas. Myriozoum punctatum Reuss. — Oberolig. pag. 50, tav. 9, tig. 2. Cannitello ed Amato. — Num. di Cat. 6636, 6637. » 11. ScHIZOPORELLA LINEARIS Hassal. (Lepradia). Vedi sopra, pag. 109. Cannitello. — Num. di Cat. 6636. 12. OsrammosiA coronorus S. W. ( Cellepora). Vedi sopra, pag. 113. Cannitello. — Senza Num. di Cat. 13. CrcLororeLLa Cosrazii Sav. Aud. (Cellepora). Cellepora Costazii Hincks. — Brit. Mar. Pol. p. 411, t. 50, ti a Amato e Cannitello. — Num. di Cat. 6645, 6646. Nota. — Ai Num. 6641, 6652 sonvi esemplari di Cann tello ed Amato, che per la struttura loro apparterrebbero al vecchio genere CeZlepora, ma la mancata conservazione dei zoeci non permette oggi una determinazione generica e tanto meno specifica. 14. Smrrria ceRrvIcORNIS Pall. (Millepora). Eschara undulata Rss. — Crosara pag. 19, tav. 32, fig. 6. Cannitello ed Amato. — Num. di Cat. 6636. 15. Sm. coccinea Abild. (Cellepora). 5 Cellepora coccinea Abild. — Zool. Danica p. 30, t. 146, £. De», Cannitello ed Amato. — Num. di Cat. 6641-A5-ATA49, 16. UMBONULA ? ramuLosa Lin. (Cellepora). Vedi sopra, pag. 111. Cannitello ed Amato. — Num. di Cat. 6634, 6635. 17. Um8.? Pumicosa Lin. (Cellepora). Vedi sopra, pag. 111. Cannitello. — Num. di Cat. 6641. 18. RerePoRA cELLULOSA Lin. Millepora). Neviani. — Livorno pag. 32, tav. 4, fig. 8. 6643, 6644, 7826. 220. dazio 22. 23. BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D' ITALIA 117 -HorNERA FRONDICULATA Lk. (Retepora). Busk.— Brit. Mar. Cat. p. IMI, pag. 17, tav. 20, fig. 192800. Cannitello e Perrera. — Senza Num. di Cat. Inpmonea serPENS Lin. (Tubipora). Hincks.— Brit. Mar. Pol. pag. 453, tav. 60, fig. 2; tav. 61, fig. 2-3. i Amato e Cannitello. — Num. di Cat. 6632, 6633, 6635. Ipm. cfr. FENESTRATA Busk. Busk.— Crag Pol. pag. 105, tav. 16, fig. 6. Esempl. dubbio da Cannitello. — Senza Num. di Cat. EnraLoPHorA ProBoscipea M. Edw. (/ustulopora). Vedi sopra, pag. 112. Perrera. — Senza Num. di Cat. TuruLiPoRA (Stomatopora) REPENS S. Wool. Alecto repens Busk. — Crag Pol. pag. 112, tav. 20, fig. 7-8. Cannitello. — Num. di Cat. 6641. i) . Tus. rLaseLLaRIS Fabr. (Tudipora). Tubulipora phalangea Busk. — Brit. Mar. Cat. p. III, pag. 25, tav. 23. Cannitello. — Senza Nun di Cat. | LICHENOPORA MEDITERRANEA Blainv. Discoporella mediterranea Seg. — Form. terz. Reggio, pag. 330, 372. Cannitello. — Num. di Cat, 6641. FrowpIPorA verrucosa Lmx. (Arusensterna). Frondipora reticutata Bk. — Brit. Mar. Cat. p. 38, t. 21, f. 14, Cannitello ed Amato. — Num. di Cat. 6638, 6639, 6640. / das SORT ENEVIANE ANONIO O RI II. Briozoi postpliocenici di Santa Maria di Catamnatoli Nel 1889 pubblicai nel Boll. d. Soc. Geol. Ital. Vol. VINI: fasc. 3) un breve studio sulla interessante collina di Santa Masio 4 a Sud di Catanzaro; vi elencavo fra gli altri fossili alcuni. Briozoi. Un ullgriore studio fatto su di una piccola collezione | da me ancora posseduta, mi permette di correggere e modifi | care la Mora: nel seguente modo: = 1. MELICERITA FISTULOSA Tal (Eschara). Vedi sopra, pag. 110. Vari esemplari, tutti con gli avicolari caratteristici, 2. MEMBRANIPORA MINAX Busk. i Hincks. — Brit. Mar. Pol. pag. 169, tav. 22, fig. 2 o SDy el Quattro frammenti molto ben conservati. Questa ‘specie dA devesi aggiungere all’elenco da me dato, or sono quattro anni, dei Briozoi postpliocenici di LOTTO (Boll. Soc. Geol. Lila Vol. X, fase. 2). 3. MicroporeLLa vioLacea John. (Lepralia). Vedi sopra, pag. 113. du. (Comune; sia incrostante, sia allo stadio di C'ellepora. 4. Hirpororina ronracra Ell. et Sol. (Millepora). Vedi sopra, pag. 110. Comunissima allo stadio libero bilaminare. 5. Hrp. imBeLLis Busk. (Henctoro) Hemeschara imbellis Busk. — Crag. p. (Sito 4h 00) fi Wo: Alcune colonia distintissime. BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D° ITALIA olo at 6. Hip. apPRESSA Bk. (Lepralia). Lepralia adpressa Busk. — Brit. Mar. Cat. p. 82, t. 102, f. 3-4. Un solo piccolo frammento incrostante. «x. T. Myriozoum trRUNcaTUM Pallas. : Vedi sopra, pag. 115 Comunissimo, in frammenti a rami dicotomi. 8. ScHIZOPORELLA UNICORNIS John. (Leprablia). Vedi sopra, pag. 113. Lat 5 Tre colonie incrostanti frammenti di molluschi bivalvi. 9. ScHiz. suncara Nev. Neviani — Nota prelim. Brioz. tos. Farnesina e M. Mario, pag. 69: Comunissima in zoari liberi laminari. Ho per la prima volta fatto conoscere questa nuova specie nella nota prelimi- nare sopra citata (Boll. Soc. zool. Roman. An LV, fasc. I, pag. 65), dando solo la descrizione, l'illustrazione completa verrà inse- rita in una memoria della Paleontographia Italica diretta dal prof. Canavari di Pisa e di prossima pubblicazione. «10. Sarerrra cervicoRrNIS Pallas. (Millepora). Vedi sopra, pag. 116. » Alcuni frammenti facilmente riconoscibili. bi: 11. Smirtia (Mucronella) coccinea Abild. (Cellepora). Vedi sopra, pag. !16. Sul Due colonie incrostanti, una delle quali assai estesa. 12. Sm. varioLosa John. (Lepradia). Vedi sopra, pag. 112. Una sola colonia che incrosta un Verme/us. 13. UmponuLa? ramuLosa Lin. (Cellepora). Vedi sopra, pag. 111. Due piccole colonie con zooeci adulti. 14. RetePoRrA ceLLuLosa Lin. (Mellepora). + Vedi sopra, pag. 116. » | abbia incluse altre, specialmente la R. Beaniana King. 15. HorwERA PRONDICULATA Lamk. (Retepora).. Vedi sopra, Ta IRA ù rotolati. 16. Inpmonra ATLANTICA Forbes. Manzoni. - Brioz. mioe. d'Aust. Ungher. pag. 5, tav. 2, fig. 6. È Vari frustoli quasi tutti dicotomi. 17. 'PUBULIPORA VARIANS Rss. (Pustulopora).. Filisparsa varians Neviani — Brioz. So Leo, pag. 139. (43 estr.); tav. 4, fig. 21. Una sola colonia dicotoma. 18. EnraLoPHora PROBOSCIDEA M. Edw. (Pustulopora). . Vedi sopra, pag. 112. Parecchi Pamaa di mediana Si 19. LicHENOPORA MEDITERRANEA Blain (0 Discoporella mediterranea Bk — Brit. Mar. Cat. p. 33, t. 34, Eos Una sola colonia ben distinta. |4BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ITALIA 121 20. Licn. rADIATA Aud. (Melobdesta). Hincks — Brit. Mar. Pol. pag. 476, tav. 48, fig. 9-10. a Cinque colonie molto bene conservate. Da 21. Lica. mspipa Flem. (Discopora). Discoporella echinulata Manz. -— Brioz. mioc. d’Aust. Ungh., p. III, pag. 15, tav. 14, fig. D6. it AA b STARE Sei colonie, alcune delle quali alquanto dubbie. EVE BRriozoi postplioceniei di Caraffa (Catanzaro). Sugli alti piani che a sud dello stretto terziario « Squil- lace - Sant’ Eufemia » circondano l’ ellissoide di Aspromonte, le formazioni postplioceniche vi assumono una grande esten- sione. A Caraffa una collina, che si domina a distanza perchè assolutamente priva di vegetazione, è costituita esclusivamente 5 da sabbie di questa età; ivi, son già vari anni, raccolsi buon i numero di fossili; fra essi ho determinato le seguenti specie L. di Briozoi. Ù 1. AgTEA ANGUINA Lin. (Sertularia). Anguinaria spatulata John. -— Brit. zooph., ed. 2. pag. 290, tav. 50, 2 fig. 7-8. . Una colonia reptante un vecchio tronco di Briozoo inde- terminabile. 2. OnvcHocELLA ANGULOSA Rss. (Cellepora). Vedi sopra, pag. 114. SE Una to riveste i un piccolo ciottolo; un altra incrosta un Flabellum, 3. MICROPORELLA VIOLACEA. J La (Lepralia). 6. Arp. Partasiana Moll. (Eschara). Vedi sopra, pag. 115. Una colonia incrostante un Flabellum. 4 DrPORULA VERRUOOSA Peach (Eschara). Eschara columnaris Namias: — Brioz. plioc. Mod. e Piac.. pag È tav. 15, fig. 4-î. Una colonia in stadio giovanile. ; 5. HrpPoPORINA IMBELLIS Busk (Hemeschara). Vedi sopra, pag. 118. i | Alcune colonia incrostanti ciottoli, cellepore, ete. " Vedi sopra, pag. 110. Un piccolo frammento con pochi zoeci ben conservati. | 7. Myriozoum rRuNncatuM Pall. Vedi sopra, pag. 115. Vari frammenti dicotomi alquanto logori. 8. ScnzoporeLLa opvia Manz. (Lepratia). Lepralia obvia Manz. — CASIO pag. 30, tav. DL d55 4 dia. Una piccola colonia incrostante una Retepora. 9. OsrHIMosiA coronopus S. W. (Cellepora). Vedi sopra, pag. 113. Sa Alcune colonie globulari di varia grossezza. 10. Smrria ceRVICORNIS Pall. (Millepora). Vedi sopra, pag. 116. Alcune colonie di varia eta. AE | — BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ITALIA 128 ti. Smir. coccinea Abild. (Cellepora). Vedi sopra, pag. 116. Una piccola colonia sopra un nucleo di bivalve. 19. Smmr. coccinea Abild. — var. resupinata Manz. (sp.). Lepralia resupinata Manz. — Castrocaro pag. 20, tav. 2, fig. 26. Una sola colonia incrostante un frammento di arenaria. ‘13. Umponura? ramuLosa Lin. (Cellepora). È | Vedi sopra, pag. 1ll. Alcuni frammenti di varia età e grandezza. & 14. Rerepora Braniana King. 1: i Vedi sopra, pag. 111. Alcuni frammenti di colonie poco conservate. «| —»’15. Hornera FRonpicuLara Lk. (Retepora). Vedi sopra, pag. 117. Due frammenti di colonie di facile determinazione. 16. Ipmonra serpEns Lin. ( Tnora): | Vedi sopra, pag. 117. Un esemplare sciolto, ed altro aderente ad un Flabellum. 17. IpmoneEA cARINATA Rom. Manzoni — Brioz. mioc. Aust. Ungh. p. III, pag. 5, tav. 3, fig. 10. Un esemplare corrispondente esattamente alla citata figura del Manzoni. 5 18. EnraLopHora PRroBoscibeA M. Edw. (Pustulopora). Vedi sopra, pag. 112. Un frammento di base di un briozoario, ramificato. (Continua) __ . Anmronio NeviANI. li a ie; n A SAGGIO DI UN CATALOGO METODICO | colle denominazioni dialettali delle cinque class di ‘DEI VERTEBRATI DELLA SARDEGNA. pel Dottor MARCIALIS EFISIO Ho esposto nella prima parte di questo lungo e paziente lavoro (1) le ragioni per le quali ritengo necessario e sempre ti più utile non solo lo studio esatto della nomenclatura scientifica delle diverse Faune locali, qualunque sia l'estensione che que- ; ste possono avere, ma ui lo studic e la conoscenza della loro rispettiva nomenclatura locale o dialettale. È principal | mente quando/si tratta di Faune insulari, che le difficoltà si fanno maggiori: infatti da un circondario all’altro, da una provincia all’altra, e perfino da un paese all’altro, si hanno dif- ferenze notevoli nei dialetti usati. Quindi la raccolta dei vo- caboli con cui s' indicano le specie animali viventi, presenta al naturalista gravi ostacoli: e spesso accade che anche chie- dendo a esperti pescatori o cacciatori quali sono le denomina- zioni di forme animali affatto diverse, queste vengono da loro indicate con una denominazione sola, cioè comune a specie che pur si comprendono in generi, in famiglie, o in ordini ben distinti. E quando la conoscenza delle specie si fa più ricca, e il catalogo metodico che si vorrebbe compilare se- condo le migliori norme va progredendo, ci avvediamo che non progredisce di pari passo la raccolta dei nomi volgari di esse specie, e bisogna raddoppiare di cure perseveranti per ottenere indicazioni attendibili Chiunque voglia con benevola intelligenza esaminare questo mio lavoro troverà che, dopo il Catalogo metodico degli animali (Vertebrati della Sardegna ecc.) pubblicato in Milano fin dal 1869 dal professor Antonio Carruccio (Atti della Società. Italiana di scienze naturali, vol. XII. fasc. 3°) verun altro lavoro complessivo fu dato in (1) Ved. Bollett. della Società Romana per gli Studi Zoologici, Vol. I. N. VI: Saggio di un Catalogo metod. dei principali e più comuni Invertebrati della Sardegna, pag. 246-282, SU’ VERTEBRATI DELLA SARDEGNA 125 luce, il quale comprenda così ragguardevole numero Gi specie quante ne ho io raccolte in questo mio saggio. In esso, adunque, e per quanto mi fu possibile, annoverai tutte le specie finora note come viventi in Sardegna ed appartenenti alle cinque classi del tipo dei Vertebrati. Da questo punto di vista mi sembra debba tornare di qualche vantaggio il presente Catalogo a quanti amino conoscere una delle Faune più variate, ricche ed importanti, quale fu sempre considerata in Italia e fuori questa propria alla nostra Sar- degna. Per rendere più breve il mio lavoro ed evitare ripe- tizioni, dirò una volta per sempre che i zoologi i quali ven- gano nell'isola per raccogliere e studiare i Vertebrati in essa esistenti, li troveranno rappresentati, se non completamente, certo largamente nelle collezioni del Museo di Zoologia della R. Università di Cagliari. Ricchi pure di specie di Verte- brati sardi, massime ornitologiche, sono i Musei di Torino, di Firenze, di Modena e di Roma; e questi due ultimi mercé le indefesse cure del Prof. Carruccio. Nella bibliografia con cui darò fine al presente lavoro, cito tutti gli scrittori che più o meno hanno illustrato la Fauna vivente sarda: ma qui debbo in modo speciale proclamare l’alta benemerenza di Francesco Cetti, Leonardo Pruner, Giuseppe Genè, Alberto La Marmora, Gaetano Cara, Giovanni Meloni-Baille, Patrizio Gennari, Tommaso Salvadori, A. Carruccio, V. Chiliani, Cor- rado Parona, Cesare Lepori, Eugenio Ficalbi, ecc., i quali, o come scrittori, o come illustratori di uno o più rami dell’i- stessa Fauna, o come direttori del Museo Zoologico Univer- sitalio, resero grandi servigi ai nostri studi. Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici 9 ADI TA( Vi IRA Aaa 126 MARCIALIS EFISIO ‘Typ. Vertebrata. Class. Pi. — Sub Class. CONDROPTERYGN 0h; Fi ia in Ord: Praciostomi. — I. Sub Ord. Selachoidei. Fam. Laemargidae. Gen. Scymnus Cuv. S. lichia Cav. — Rientra sotto lav) “SI mune denominazione volgare di Pisci cani. È una delle molte specie rappresentate nel Museo Zoologico di Cagliari. °° Fam. Echinorhinidae. i Gen. Centrina Cuv. C. Salviani Risso. — A Sassari ece. chiamasi Pisci porcu, a Cagliari Porcu de mari. Gen. Achantias (Risso) M. Hle. A. vulgaris Risso. Cagliari ecc. Gattu de mari. A. Blainvillei Risso. — Chiamato in MiwoEse parti della Sardegna col nome di Spinosa. Fam. Lamnidae. i 2 Gen. Jamna Cuv. (Oxyrhina Ag.) L. Spallanzanii Gthr. | — A Cagliari Pisci cani, e così a Carloforte ecc. Ad Oristano. Sassari ecc. Cani marinu. i i t Gen. Carcharodon. M. Hle. C. Rondeletii M. Hle. — Ad Alghero ecc. Lamnesca; altrove Lamia, nome che ghi a viene dato anche in qualche parte della Sicilia. — Pochi anni or sono a Carloforte (Cagliari) produssero questi grossi pesci cani danni assai gravi in diverse tonnare sarde. Gen. Alopecias M. Hle. ‘Alopias Raf.) A. Vulpes Bp. — La Volpe di mare d’epoca in epoca vien presa nei mari della Sardegna, nei quali non è comune. Fu forse il primo a parlarne il prof. Carruccio, che trovandosi di passaggio alla Maddalena nella primavera del 1869 ne ebbe un grosso esem- Au (1) L'ordinamento di questa classe è stato fatto seguendo le opere del Dottor Von ALBERT C. L. Giinther, Handbuch der Iehthiologie 1886, e spe- | cialmente del Prof. J. V. CARrUS, Prodromus Faunae Mediterraneae. Ver- tebrata. Stuttgart 1893, Vol. II, pars. III. SU’ VERTEBRATI DELLA SARDEGNA 127 plare, del quale preparò l’encefalo ed altri organi. Ne ebbe e studiò poi altrò esemplare il prof. Corrado Parona. Trovasi rappresentata la specie nel Museo Universitario ‘di Cagliari. Oltre che alla Maddalena la si prese a Carloforte. Fam. Scyllidae. Gen. Scyllium Cuv. S. stellare Gthr. — A 0 ecc. Gattu de mari. S. canicula Cuv. — A Cagliari Scu oie a Sassari Gattuzzu; a Carloforte Gattussu; Gattu de mari, uti ad Oristano; Gatt de mare ad Alghero (specie citata nel Catal. metod. del Prof. Carruccio a pag. 19). Fam. Galeidae. Gen. Galeus Cuv. G.canis Bp. — In molte località della Sardegna è denominato Canuzzu. È assai temuto. Gen. Mustelus Cuv. M. plebejus Bp. — Il Palombo comune in Cagliari è noto col nome di Mussòla, in Bosa di Palunnu, altrove di Mustela. Assai comune Fam. Carcharidae. Gen. Prionodon M. Hle. P. glaucus M. Hle. — Anche lo Squalo verdesco chiamasi in Cagliari col nome comune di | Pisci cani. Fam. Squatinidae. Gen. Squatina Dum. S. angelus Dum. (S. laevis Cuv.). — Lo Squadrolino in Sardegna è noto coi nomi di Pisci marteddu, Squadru, Pisci angelu. S. oculata Bp. (S. fimbriata H. Hle.) — Lo Squadro- lino pelle rossa a Cagliari ecc. chiamasi Pisci squadra. 2. Sub Ord. Batoidei. (Rajae) Fam. Squatinorajae. Gen. Pristis Lath. Pristis antiquorum Lath. — Accenno molto dubitativamente a questa specie, affatto fortuita nel nostro Mediterraneo, insieme al Pr. pectinalus Lath. Della prima specie scrissero essere rara in Napoli ecc. il Risso Costa ed altri; della seconda tenne di recente parola il Vin- ciguerra accennando ad un giovane esemplare posseduto dal 128 MARCIALIS EFISIO Museo Zoologico della R. Univ. di Roma (1). Armi di pesce sega esistono in molti Musei, ma non sempre si può essere sicuri sull’esatta loro. provenienza. Fam. Trygonidae. Gen Trygon Cuv. Tr. brucco Bp. T. pastinaca Cuv. — Le specie del gen. Trygon a Ca- gliari si chiamano Ferraccia, a Bosa Ferradu, a Sassari Ferrazzu. Gen. Pteroplatea M. Hle. 18. Pt. altavela M. Hle. Fam. Myliobatidae. Gen. Myliobatis Dum. M. aquila Dum. — A Cagliari chiamasi Capitana, a Sassari Garroni, a Bosa Sorighe de mari, ad Alghero ecc. Rattu de mari. Gen. Chephaloptera Dum. 20. C. giorna Cuv. — Son dubbioso su questa specie, ma alla descrizione fattamene da pe- scatori di Cagliari la così detta Vacca marina, Vaccarella, ecc. di Napoli, Sicilia ecc. sembra siasi pescata anche nel nostro mare. Fam. /ajiadae. Gen. fajia L. 21. fe. oxyrhynchus L. — Li razza monaca chiamasi Scritta lisa a Cagliari. R. marginata Lac. (BR, bicolor Risso). — Scritta a Ca- gliari ecc., Ascritta ad Alghero. R. miraletus L. e la sua var. R. quadrimaculata Risso. — Sono ben note a Cagliari ecc. Scritta a quattrogus (Car- ‘ ruccCIO). R. batis L. — La Razza macchiettata venne già indi cata nel catalogo del Prof. Carruccio (pag. 18). RP. asterias (Rond.) M. Hle. — In Cagliari ecc. si chiama ora Zurrulia, ora Zirrulia. Indicata dal Carruccio (pag. 17). i R. clavata L. — Presa a Cagliari ecc. dai professori Targioni e Carruccio, ed indicata nel Catalogo pubblicato da quest’ultimo (pag. 17). — Il Prof. Carruccio crede che altre (1) Vedi Lo Spallanzani diretto dal Prof. CARRUCcCIO. Fasc. XI-XII 1889. Anno XVIII. Serie II, ed estr. della mem. sui Pesci della prov. di Roma del Prof. VINCIGUERRA, pag. 8. SU’ VERTEBRATI DELLA SARDEGNA | 129 specie di Rayjidi, qui non indicate, si possano trovare nei mari della Sardegna cioè la R_ macrorhynchus Raf., la R. punctata Risso, la &. fullonica L. ecc. e desidera che giovani ittiologi proseguano e completino le ricerche nei ricchi mari delle co- ste sarde. Fam. Torpedinidae. Gen. Torpedo Dum. 7. ocellata Raf. Rud. (T. narce Risso). — A Cagliari ecc. Tremulosa, a Bosa Tremulea. I professcri T'argioni-Tozzetti e Carruccio l’ebbero da Cagliari, Oristano ecc., e quest’ultimo (Carruccio) la indicò nel Catalogo predetto (pag. 18). In Oristano la si chiama Narcida, in Al- ghero Tramurosa. T. Galvanit Risso (T. marmorata Risso). — Idem, idem, idem (pag. 18). Sub Class. TELEOSTEI. Ord. ACANTHOPTERYGII PHARYNGOGNATHI. Fam. Labridae. Gen. Labrus Art. L. turdus Bl. — In Sardegna chiamasi Turdu. L. festivus Risso. — A Cagliari si conosce col nome di Grindias. Si trova pure alla Maddalena ecc. L. merula L. — A Cagliari vien chiamato Arrocali, Ro- cale a Bosa, Ruccale a Sassari, Ruccal ad Alghero, Laginin a Carloforte. L. mixtus L. — Arrocali a Cagliari, Paunessa a Bosa. | Parecchie altre denominazioni volgari oltre che per indi- care altre diverse specie di Labroidi, che molto probabilmente come pur crede il Prof. Carruccio, trovansi nei mari della Sardegna, servono per indicare varietà delle specie più COMUNI, ed a queste varietà si applicano i nomi di Arrocalis biancus, Porceddinus, Sabatteris, Tingioseddus, Mongias arrubias ecc. Gen. Cina Cuv. Cr. pavo C. V. — A questa e ad altre specie in Cagliari ed altrove si dà il nome di Arroca- leddus, Cr. mediterraneus L. (Cr. Brimnichii Risso). MARCIALIS EFISIO Cr. quinquemaculatus Risso. (Vel. Cr. ocellatus C. V. nel Catalogo del Prof. Carruccio, pag: 53). lo Cr. melanocercus Risso (Citato dal predetto prof. Car- ruccio, pag. 53, come proveniente da Cagliari. Gen. (i Cuv. C. rostratus C. V. — A Cagliari è noto col nome di Trumbitteri. Gen. Coris (Lacèp.) Gthr. C. julis Gthr. (Julis vali Flem., Julis Giofredi Risso). A Cagliari Pisci urrei (Pesce re), a Bosa Cazzu de rei, ad Alghero Cazzurei se maschio, Dun- zella se femmina. Ord. ACANTHOPTERYGII S. str. Fam. Perciîdae. Gen. Cerna Bp. C. gigas Bp. (Serranus gigas Risso). — A Cagliari Gernia, a Bosa Cerna. Gen. Serranus Cuv. S. scriba Cuv. — A. Cagliari Vacca, Bacca ad Oristano. Comunissimo. i S. cabrilla Cuv. — Chiamato in diverse località dell’isola Serranu o Serrana. Gen. Paracentropristis Klunz. P. hepatus Klunz. (Serranus hepatus Risso). — A Cagliari Vacchisgiedda. Gen. Anthias Bloch. A. sacer Bloch. — A Cagliari Mongia. Mongixedda (Monachella), a Bosa Monza. Gen. Polyprion Cuv. P. cernium V. — A Cagliari e a Bosa riceve l’istesso nome che si dà alla Cerna gigas. Gen. Labrax Cuv. L. lupus Cm. (Dicentrarchus labrax Jord. e Eigenm.) — A Cagliari Lupu, a Bosa Aranzolu, a Oristano Arranassa e Arangiola, ad Alghero Llop. Comune. Labrax punctatus (Ghir. — A Cagliari Sperrittu. Fam. Maenidae. Gen. Maena Cuv. M. vulgaris C. V. — A Cagliari Mendula o Menduledda se giovane, ad Alghero Matta suldat. M. zebra Gthr.— Questa sp. già indicata per S. Antioco ecc. (Circond. d’Iglesias), credo sia quella che a Cagliari chiamasi Pisci de sordau, e ad un’altra specie (la seguente?) DEI sl dia il nome di Cu M. jusculum C. V. — Avuta a S. Antioco dai professori Targioni-Tozzetti e Carruccio nel 1869. SU’ VERTEBRATI DELLA SARDEGNA lodi Gen. Smaris Cuv. S. vulgaris C. V. — Trovato alla Mad- dalena dai prof.. Targioni-Tozzetti e Carruccio nel 1869. S. alcedo C. V. — A Cagliari chiamasi Ciuccara, e vi è abbastanza comune. Indicata dal Carruccio nel suo Catalogo (pag. 23) per Cagliari ed Oristano. Comune. S. Mauri Bp. (S. gracilis Bp. 9 aut juv.). — A Cagliari (tiarrettu, dove è abbondantissimo massime in certe annate, e dalla città si porta a vendere in molti Comuni del Circon- dario. A Sassari chiamasi Zarrettu ribisaliddu. — Trovato dai prof. Targioni-Tozzetti e Carruccio anche al Golfo di Palmas. S. chryselis C. V. — A Cagliari anche questa specie chiamasi (Giarrettu, a Sassari Zarrettu, ad Alghero Giarret. — Avuta dai Prof. Targioni e Carruccio nel loro viaggio scientifico del 1869 ed indicata nel predetto catalogo (pag. 23). Fam. Mullidae. Gen. Mullus L. M. surmuletus L. — A Cagliari Triglia, Triglia birdi. Comune. M. barbatus L. — A Cagliari Trigliola, Triglia arrubia, a Sassari Mangiadori. Altrove le triglie sono denominate: a Sassari Triglia, ad Alghero Trilla, a Carloforte Treggia. Mullus fuscatus (©) Raf. — A Cagliari Gallinedda. Fam. Sciaenidae. i Gen. Umbrina Cuv. U. cirrhosa -- Umbra o Umbrina de scogliù a Cagliari, Umbra a Bosa. Gen. Sciaena Cuv. S. umbra Cuv. (S. aquila Risso). — A Cagliari Umbrina, Umbra de canali; Umbra a Bosa. — Sciaena aquila Lac. — A Cagliari Umbrina de canali. Gen. Corvina Cuv. C. nigra C. V.— A Cagliari Gorbagliu. Fam. Sparidae (1). Gen. Denter Cuv. D. vulgaris C. V. — A Cagliari Den- tisci, a Sassari Dentizi, a Carloforte Dentisgin, ad Alghero Dentul. I pescatori poi, a Cagliari, denominano un pesce che gli rassomiglia Dentulottu. ‘ (1) I GUNTHER annovera il gen. Dentex nella fam. Percidae, ed altri pure lo coltoca in famiglia diversa. Il CaRrUS invece lo indica qual 1° genere della fam. Sparidae (pag. 623). AAT A TINGE 152 MARCIALIS EFISIO D. macrophthalmus C. V. — Maddalena (Carruccio). — È forse questo il Dentulottu dei pescatori Cagliaritani? i Gen. Cantharus Cuv. C. lineatus Thomas. — Ad Alghero Tanudu, a Cagliari Cantaru. Avuto dai Prof. Targioni-Toz- zetti e Carruccio non solo nella predetta città, ma anche alla Maddalena. C. orbicolaris C. V. — A Bosa Cantara. Alla Maddalena l’ebbero i predetti professori. C. fasciatus Genè — Pure indicata per Cagliari dal Car- ruccio nel Catalogo più volte citato, insieme alle altre due specie (Vedi pag. 24). i Gen. Box Cuv. Box boops Bp. — A Cagliari ni ® Sassari, ad Alghero e Carloforte Boga. Trovasi pure alla . Maddalena ecc. (Carruccio). Pocò apprezzato. B. salpa C. V. — A Cagliari e Oristano Sarpa, Sarpetta, se giovane; a Carloforte Sorpa, a Sassari Salpa, ad Alghero Sarpa. Del pari specie poco ricercata come alimento. Gen. Oblata Cuv. O. melanura C. V. — A Cagliari Or- bada, ad Alghero Hr Go Sargus Cuv. S. Salviani C. V. (S. vulgaris Geoffr.) — A Cagliari Sarigu, a I e Sassari Sarragu, ad Alghero Sarach. Trovasi alla Maddalena (Carruccio). S. Rondeletii C. V. — Idem a Cagliari, Oristano, Alghero, Carloforte (Carruccio). S. annularis L. — A Cagliari e Oristano Sparedda, a Sassari Ispadedda, Asparall ad Alghero, Sparlotta a Carloforte. S. vetula C. V. — Trovato a Cagliari dal Carruccio. (Vedi Catal. a pag. 25). I Sargus sono abbondanti in Sar- degna, e il S. annularis assai gradito come cibo. Gen. Charax Risso. C. puntazzo C. V. — Ad Oristano Murruda. Gen. Pagrus Cur. P. vulgaris C. V. — In Sardegna Pagru e Paguru, a Bosa Pagaru, a Carloforte Pagau. — Specie assai |. comune (Carruccio). Gen. Pagellus C. V. P. erythrinus Cuv. — A Cagliari e Oristano Pagellu, a Sassari Pazellu, Pagell ad Alghero, Mu- ruda a Carloforte. Trovasi pure alla Maddalena ecc. P. centrodontus C. V. — Cagliari, Alghero ecc. (Carruccio). SU’ VERTEBRATI DELLA SARDEGNA 133 RE mormyrus Cuv. — A Cagliari Murmungioni, a Sassari Murmulloni, a Carloforte Muruda. Trovasi alla Maddalena, in Alghero ecc. (Carruccio) Abbastanza comune. Gen. Chrysophrys Cuv. C. aurata L. — A Cagliari Carina, a Sassari Orada, a Bosa Orada, a Oristano Carina, Caniottu, «ad Alghero Canina, a Carloforte Cagnin. — I prof. Targioni- Tozzetti e Carruccio la ebbero da parecchie località nel 1869 (Vedi Catal. cit. pag. 25). Comune. Chr. crassirostris O. V. — Trovata a Cagliari dai pro- fessori Targioni e Carruccio (cat. cit. pag. 25). Fam. Triglidae. Gen. Scorpaena Art. S. porcus L. — A. Cagliari Mustia e Scropula, a Carloforte Scurpena, a Sassari rapina; a Bosa Iscolfina. Comunissima. S. Scrofa L. — A Cagliari Capponi, ad Alghero Capò, a Oristano Scrapponi e Rascossa, a Carloforte Cappun. Le due predette specie trovansi anche alla Maddalena (Carruccio). Gen. Triglia Art. T'. corax. — A Cagliari Gallinedda, a Bosa Gallinassa. Chiamasi pure in qualche località col nome di Triglia boladora. Rundini de mari. T. lyra Rondelet. — In Sardegna Organu. T. gurnardus L. — In Sardegna Caponi. T. cuculus L. — Idem. T. lineata L. — Cagliari, Maddalena ecc. Non è fre- quente...’ Gen. Lepidotr igla Gthr. L. aspera Gshr. — Isola Mad- dalena. Data per comune dal Giglioli, ma per dire che sia tale in Sardegna è bene fare altre opportune indagini Gen. Peristedion Lac. P. cataphractum C. V. — Mad- dalena. Pare raro in Sardegna. (Carruccio). Gen. Dactylopterus Lac. D. volitans L. — Pisci boladori in parecchie località della Provincia di Cagliari (Carruccio Catal. cit. pag. 29), Pisci arrundini, ad Oristano Arrundini marinu. Fam. Trachinidae. i ‘. Gen. Uranoscopus. U. scaber L. — A Cagliari Pappa- cocciula, a Sassari Cuccu. Gen. Trachinus Art. T. draco L. — A Cagliari Aragnas, dad ARNO SANA Hai RR NOS Aci dle pi SR fe da P L, si Pi è 134 MARCIALIS EFISIO ad Alghero Aragna; a Bosa Ragna od Aragna, a Sassari di) Alagna. Noto per la puntura velenosa fa T. radiatus C, V. — Trovasi a Cagliari ecc. Idem. SS T. araneus C. V. — A Cagliari e in altre località come SOpracisoi Fam. Scomberidae. Gen. Scomber Art. S. scomber L. (Scomber sardous). Comune a Cagliari, Maddalena. ecc. Gen. Thymnus C. V. — A Cagliari in genere a tutti i tonni si da la denominazione di Tunina o Torina, ma anche di Scampirru. La specie è straordinariamente copiosa in certe annate dove si fanno matanze assai. compensatrici (1). T. Alalonga L. — In Sardegna Alalunga. Gen. Pelamys C. V. P. sarda BI. — In Sardegna Pa- lamida. Gen. Naucrates Raf. N. ductor BI. — A Cagliari Fanfara, Gen. Zeus Cuv. Z. faber L. — A Cagliari Pisci de Santu Perdu, a Carloforte Pescin San Pè, a Sassari Pesci de Santu Pedru. Gen. Coryphaena Art. C. V. C. pelagica Risso. Cagliari ecc. CO. hippurus L. — A uu Cavaglia. Gen. Brama Risso, Brama Rayi Bl. Schn. Fam. Carangidae. Gen. Trachurus ©.V.(Caranx L.) 7. Linnaeî Mulm. (Ca- ‘raux trachurus L.). — A Cagliari Surellu. Abbondantissimo. (Carruccio pag. 31, Catal. cit.) Gen. Lichia cn L. amia L. — Lizza amia. L. glauca Risso — Lizza ani A Cagliari Sirviola. Fam. Xiphudae. Gen. Niphias Art. N. gludius L. — In Sardegna Pisci Spada. (Carruccio Catal. cit. pag 32). Non infrequente. (1) Nella tonnara di Porto Scuso il 20 giugno 1869 il prof. Targioni- Tozzetti col dott. Carruccio, allora suo aiuto, ed il march. Piero Bargagli che li accompagnava, ebbero in dono un bellissimo Tonno preso sotto i loro occhi, lungo 1 metro e 75 centim , ed un Pesce spada che erasi in- trodotto collo stuolo dei tonni nella rete così detta camera della morte. Questo Xiphias gladius misurava dall’apice della spada al centro della. si coda 2 metri e 53 centimetri. PRETI ST UT SUNENICI, ANFIA (dI d SU’. VERTEBRATI DELLA SARDEGNA 13 Fam. Gobtidae.. Gen. Gobius L. G. Lesueriù Riss. — A Cagliari Gian- chettu se giovanissimo, Maccioni se ls S. paganellus L (G. niger L.).. — A Cagliari Maccioni | conca niedda. Tutti i ghiozzi, a Cagliari si denominano Mac- «| cioni, a Bosa e a Sassari Mazzone, ad Alghero Maccione, a Car- — loforte Ghiggiun, ad Oristano Arisci, Isci. (. mediterraneus Schn. Pm. — A Cagliari Maccioni fiur- razzu. pio; G. jozo L. — Per il mare di Cagliari lo cita il prof. . Carruccio, dove lo ebbe in occasione dell’ escursione fattavi col prof. Targioni nel 1569. G. cruentatus L. — A Cagliari Maccioni arrubiv. (Vedi Catal. Carruccio del 1369, pag. 30), G. capito C. V. (G. exanthematicus Pall.). — A Cagliari Maccioni conca manna. Oltre che per Cagliari il prof. Carruc- cio lo cita anche per Oristano (pag. 29). G. albus Parm. — Si ha al museo di Cagliari. Forse il | genere e la specie dovrannosi cambiare, parendomi che trattisi del Brachyochirus pellucidus Nardo, che trovossi in diverse parti del nostro Mediterraneo ed Adriatico. G. minutus L. — A Cagliari Maccioneddu, a Bosa Maz- zonitta. G. vittatus Vine — Isola Tavolara (Sardegna). G. ophiocephalus Pall. (G. lota C. V.). — Per Cagliari . lo cita il prof. Carruccio, per la Maddalena il prof. Vinciguerra. Fam. B/ennidae. Gen. Blennius Art. B. ocellaris L. — A Cagliari Piscia- letta. Poi se ne distinguono altre specie a Cagliari col nome di Piscialetta de perda e P. giudea, cioè: B. basiliscus C. V. — Citato per Cagliari dal prof. Car- ruccio (Catal. pag. 30). ae, na B. gattorugine Brinnn. — Citato dal prot. Carruccio per Cagliari (Catal. prec. pag. 30). B. tentacularis Brann. — Idem. B. palmicornis C. V. — Si trova anche al museo di Ca- gliari. Non lo ebbero i prof. Targioni e Carruccio nel 1869. Gen. Cristiceps C. V. T°. argentatus — Si trova al museo 136 MARCIALIS EFISIO di Cagliari. Non lo ebbero nel 1869 i predetti naturalisti du | rante la fermata fatta per molti giorni in Cagliari, e succes- | sivamente in altri paesi marittimi della Sardegna. Non puossi. ancora affermare se e dlove sia raro nella nostra isola. Fam. Gobiesocidae. Gen. Mirbelia Canestrini. M. Decandolli Riss. — Questa specie a Cagliari si denomina Margiani de mari. Trovasi pure alla Maddalena, a S. Antioco ecc. Fam. Mii Gen. Lepidopus Gouan L. argyreus Cuv. — Si la un esem- | plare al museo di Cagliari. Nel febbraio del 1870 ne ebbe un bell’ esemplare il comm. prof. Falconi, esemplare che gli fu portato da Sarroch presso Cagliari, e ch’egli mandò al profes- sor Carruccio in Firenze. Fam. Trachypteridae. Gen. Trachypterus Gouan. T. Spinolae C. V. (T. taenia Bl.) — A Cagliari i prof. Targioni-Tozzetti e Carruccio ne ebbero un bell’esemplare nel giugno 1869 per mezzo del comm. prof. Falconi. Lo si chiama Pisci fiamma. Fam. Cepolidae. Gen. Cepola L. C. rubescens L. — Trovato alla Maddalena (Catalogo del prof. Carruccio, pag. 23, che ripetutamente ebbe a dire come la Fam. Gadidae e Uphididae possano con nuovi studi, offrire altre specie fin qui non indicate pel mare sardo, 4 le quali si sa che trovansi in Sicilia, Napoli ecc.). Fam. Mugilidae. Gen. Mugil Art. — A Cagliari le specie diverse comprese in questo genere sono conosciute col nome complessivo di Lissa: poi si hanno nomi dialettali diversi secondo le specie, che in- dicheremo volta per volta. — Il Prof. Carruccio, che fu il primo a farci conoscere un gran numero di specie ittiologiche sarde, annovera nel suo Catalogo da Vertebrati del 1869 (pag. 27-28) le sei seguenti : Mugil cephalus Cuv. — A Cagliari Cefalu, a Bosa Zevaru, a Tortoli Gevulu, ad Oristano Piscimannu, mascu, mugheddu, a Sassari Muzzulu mannu. Assai abbondante nelle acque della Sardegna (Carruccio): sonvi esemplari grossissimi. .M. chelo Cuv. — A Cagliari ecc. Lioneddu. SU’ VERTEBRATI DELLA SARDEGNA 137 M. labeo Cuv. — Ad Oristano, Tortoli Ridimbua, Idimbua. —_ M. capito Cuv. — A Cagliari Conchedda, a Bosa e Sas- sari Concheddita; a Sassari Muzzulu minore. M. auratus Risso — È’ forse l’Arrigatadu di Bosa? — Il prof. Carruccio lo ebbe da Cagliari, Oristano ecc. Crede anch'egli che sia meno abbondante d’altre specie, e raggiunge dimen- sioni alquanto minori del M. capito. L’ istesso prof. Carruccio informa che le carni di questo muggine hanno forse più grato | sapore di quelle del M. cephalus. M. saliens Risso — Lo studiò nel Museo di Firenze il Prof. Carruccio nel 1869, avendone esemplari da Cagliari ed Oristano. Egli nota che questo piccolo muggine è chiamato conchedda (testolina), forse perchè, a differenza delle altre specie, offre la testa ed il muso allungati più di quelle. Fam. Gasterosteidae. Gen. Gasterosteus L. G. aculeatus L. — In Sardegna è stato trovato anche dal prof. Achille Costa, e prima, cioè nel 1869, dal prof. Carruccio nel fiume Canonica presso Iglesias. E’ stato trovato anche al rivo Mannu. Si chiama in sardo Trottixedda spinosa. Fam. Centriscidae. Gen. Centriscus Cuv. C. scolopax L. — Pisci trumbetta in Sardegna. E’ stato trovato anche ad Oristano e mandato dal Comm. Prof. Falconi al Prof. Carruccio, Direttore del R. Museo Zoologice in Roma. Questa specie ad Oristano sembra rara. : Fam. Pediculati. Gen. Lophius (Art.) L. L. piscatorius L. — A i Piscadrixi. Fam. Atherinidae. Gen. Atherina Art. A. iù L. — A Cagliari Latta- rina. Trovasi alla Maddalena ecc. A. mocho Cuv. — A Cagliari Muscioni, a Sassari Muccioni ad Alghero Musciò, a Bosa Mussone. 138 MARCIALIS EFISIO Ord. PHysostowr. n Sub Ord. Ph. abdominales. Fam. Scopelidae. Gen. Aulopus Cuv. A. filamentosus Cuv. — E° da credersi | | raro nel nostro mare, nè si conosce il nome volgare. Fam. Scomberesocidae. Gen. Belone Cuv. B. acus Risso — A Cagliari Aguglia, Ù a Carloforte Asuggia. (Carruccio, Catal. cit. pag. 32). i Gen. Exocoetus Art. E. volitaus L. — A Cagliari Pisci boladori, Rundini de mari, o Rundini marina. E. 0 L. — Gallina Pisci boladori. Fam. Cyprinodontidae. Gen. Lebias Cuv. L. L. calaritana Bon. — E’ abbondan- tissima nelle saline di Cagliari, dove chiamasi Conchemallu. La Lebias flava, come bene ha dimostrato il Lepori, deve considerarsi come rappresentante il sesso maschile della Lebias calaritana, non già come una specie a sè. | i SA Fam. Clupeidae. Gen. Alosa Cuv. A. Sardina Risso. (Clupea sardina L.) — A. Cagliari Sardina, ad Alghero Saldina, a Carloforte Saldena. A. vulgaris Cuv. A. Val. Bp. — A Cagliari, Oristano, Alghero, Bosa si dice Saboga; secondo notizie raccolte nel 1869 dal Prof. Carruccio sarebbe più frequente a Cagliari che negli altri mercati. A. pichardus C. V. (Cl. pilchardus Art.) — Sardinoni in Cagliari (Carruccio). Gen. Engraulis C. V. E. encrassicholus L. — A Sla Azzua, a Carloforte Anciua, a Cagliari Anciova. Fam. Salmonidae. Gen. Salmo L. S. fario L. — In sardo Trota. | L'avan- notto è detto a Gavoi Zurrittu, a Oliena Seiu, a Esterzili e Muravera Piscareddu, a Patada Trottischeddu, a Arizzo Soddiscua, a Ballao Piscareddu, a Villacidro Trottigoneddu, a Mamoiada Zorrappu. SU’ VERTEBRATI DELLA SARDEGNA 139 Sub Ord. Physostomi apodes Fam. Muraenidae. Gen. Conger Cuv. C. vulgaris Cuv. — A Cagliari Grongu, a Carloforte Bruncu. Comune. C. niger Bp. — A Cagliari Salixi, ad Oristano Saisci. V' hanno scrittori che riuniscono queste due specie, le quali però dai pescatori ecc. vengono sempre distinte. Gen. Myrus Kp. M. vulgaris Kp. (Conger myrus Cuv.) — Il prof. Carruccio cita questa specie per Cagliari ed Alghero in cui la ebbe. Gen. Ophisurus Lac. O. serpens L. — A Cagliari Coloru de mari. Gen. Muraena (Art.) Cuv. M. helena L. Murena elena. — A Cagliari Murena o M. anguidargia. A Sassari, Bosa, in tutta la Sardegna si denomina Murena. A Carloforte Muen. (Citata dal prof. Carruccio, catal. pag.91, per Cagliari, Oristano, Alghero ecc. nelle quali città nota che la osservò). M. unicolor Lowe. — A Cagliari chiamasi Murena pitica. Gen. Anguilla Cuv. A. vulgaris Turt. — A Cagliari si dice Anguidda, Anghira ad Alghero, Anghidda a Sassari, Ambidda ad Oristano, e nel Logudoro. Nel museo di Cagliari si con- serva una varietà di Anguilla vulgaris var. albina. A. acutirostris Bp. Ciriuola. — A Cagliari è detta Zin- gorra, Zingorredda. — Si distinguono le Anguille di mare col nome Anguidda ae fila, quelle di fiume col nome di anguidda de arriu. Le piccole biancastre, che corrispondono alle Cieco- line, si denominano Comuneddas. Le anguille che, nelle notti burrascose di novembre e dicembre, discendono dai fiumi al mare, talvolta numerose, ossia i Capitoni, si denominano Fila- trotas. I pescatori distinguono un’altra Anguilla colla denomi- nazione volgare di Anguidda arrogaxia. È questa una varietà od una specie distinta? Ma sulle specie nostrane del gen. An- guilla propriamente detto mi fa noto il prof. Carruccio che anche i più recenti scrittori non sono tutti d'accordo, e la pre- citata A. acutirostris, da lui citata nel catalogo del 1869, oggi la fa sinonima all’A. vulgaris, e così del pari VA. platyrhyn- chus Costa, che taluno crede sia VA. latirostris Risso. PRI RI RAPACE GIA IO NERA TEO Tu ti NES i RASTA SULLE WIE RENI . MARCIALIS EFISIO 140 Ord. LoPHOBRANCHI. Fam. Syngnathidae. | Gen. Hippocampus Leach. H. guttulatus du Cippi comune, Cavalluccio marino. A Cagliari Quaddu de mari, ad. i i Pisci de Quaddu. H. brevirostris Cav. —- Trovasi nell'astecso localo Gen. Siphonostoma Kp. S. typhle Kp. (S. Rondeletii de la R.). — A Cagliari Aguglia burda. Trovasi pure nelle acque della Maddalena ecc. Gen. ,S7 yngnathus L. S. tenuîrostris Rat. — Trovasi nel CI mare di Cagliari ecc. Agu de mari è il nome volgare. Ord. PLECTOGNATHI. Sub Ord. Sclerdermi. Fam. Balistidae. Gen. Balistes Co B. capriscus L. — A Cagliari Pisci porcu. Sub Ord. 2. Gymmnodontes. Fam. Orthogoriscidae. Gen. Orthogoriscus BI. O. mola L. — A Besa si deno- mina Pisce mola e in altre località della Prov. di Cagliari Pisci luna. Ord. ANACANTHINI. Sub. Ord. Gadoidei. Fam. Gadidae. Gen. Gadus L. G. minutus L. — A Cagliari Pisci figu. Gen. Merlucius Cuv. M. vulgaris Flem. — A Cagliari e Bosa si denomina Merluzzu, ad Oristano Pisci incani. Gen. Phycis Art. Ph. blennicides. — In sardo Mustiola. | Ph. mediterraneus Delar. — A. Cagliari Pisci figu, ad Alghero Mogliola, Mollia. Gen. Motella Cuv, M. mediterranea Bp. (M. tricirrata Nilss,). — A Cagliari Bavosa (?). SU’ VERTEBRATI DELLA SARDEGNA 141 Sub Ord. Pleuronectoidet. Fam. Pleuronectidae. Gen. Rhombus Cuv. R. laevis Gottsche. — A Cagliari e Oristano Rumbulu. Rh. maximus Cuv. — Cagliari e Oristano. Idem, idem. Eh. rhombotdes Bp. E TTIS podas Gthr. — In «sardo Rumbula o Rumbulu. Gen. Solea Gthr. S. vulgaris Quensel. — A Cagliari Pa- laria, Palaia de Arena a Bosa, a Oristano Palagia, ad Alghero ‘Palaia. S. Kleimniù Risso. — Palaia de arena, Cagliari. Meno fre- quente della precitata. S. ocellata Gthr. — Palaia de canali. Idem. Questa è da credersi la più rara in Sardegna, che però, con nuove inda- gini, potrà nei suoi mari offrire altre specie della Fam. Plew- ronectidae (Carruccio). L’Amphioxus lanceolatus sino ad oggi non è stato trovato in Sardegna, per quanto è a mia notizia, Class. Amphibia — Sub. Class. BATRACHA. Ord. ANOURA. Fam. Hylidae. Gen. Hyla Laurent. — MH. arborea L. subsp. Savigny. — La Raganella è diffusa in quasi tutta l’isola. A Cagliari Ar- rana birdi o Arranixedda, a Isili Ranedda birdi, a Sassari Ranedda, a Bosa, Oristano Ranighedda, a Carloforte Rena; a Nuoro Rana birde. Il girino a Cagliari, poi, vien denomi- nato Conchemallu, Conconi nel Nuorese. (Specie citata nel Catal. del prof. Carruccio, pag. 16). — Fam. Discoglossidae. | Gen. Discoglossus Otth. — D. pictus Otth. subsp. D. sar- dous. — La rana ori si trova nel Circond. di Cagliari, nelle fonti di Sorso, a S. Pietro, nella Gallura, nella Barbagia di Belvi, nel Nuorese, a Carloforte, ecc. È citata ‘nel Catalogo del prof. Carruccio (pag. 16) coll’osservazione: « creduta a torto velenosa dal volgo » Il prof. Costa dell’Univ. di Napoli Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici 10 142 MARCIALIS EFISIO la raccolse presso i fiumi nel Gennargentu e nei rigagnoli al Limbara. In sardo Rana de acqua, de aba, cani Arrana ad 5) Oristano, Granotta ad Alghero. Fam. Bufonidae. Gen. Bufo. Laurenti — B. vulgaris Loi — Il rospo comune in sardo chiamasi Arrana, ma ad Oliena e Meana Rana de siccu, nella Gallura Rospu, a Sassari Roipu. B. vîiridis Laurenti. — Il Rospo smeraldino è noto a Ca- gliari ecc. col nome di Rana pabeddosa, Rana pintada (C atal. Caruccio, pag. 17). Ord. Urodela. Fam. Salamandridae. Gen. Salamandra (Wurff.) Laur. — S. maculosa Laur. Var. corsicana. Salamandra. Gen. Spelerpes Rafin. — S. fuscus Bonap.. — (Geotriton fuscus Bp.). A Lanusei si denomina Argilestru de abba, ad Oliena Tarantula de aba. Trovato da Genè per il primo ad Iglesias. Il Carruccio così nota (pag. 17): « trovasi piuttosto frequentemente nelle montagne presso Iglesias ». Gen. Euproctus Genè. — E. Rusconi Genè: (E. platy- cephalus (Otto, Bonap ). - In Fonni venne al prof. Carruccio indicato col nome volgare erroneo di Trota canina, e perciò nel suo Catalogo del 1869 egli così lo chiama a pag. 17. - Fre- quente nei torrenti del Gennargenta. Trovato dal prof. Costa nella suddetta località, e dal signor Meloni, preparatore al Mu- seo zoologico di Cagliari. Secondo il Giglioli il Gestro lo trovò anche a Sarrabus. Class. Reptilia. — Sub. Class. DOLICHOTREMATA. Ord. CHELONIA. Gen. Testudo L. — Testudo gr aeca L. — In Sardegna Tostoini, Tostoinu, Tartùga, Tartaruga. A Tempio Cuppulada. Si trova presso Cagliari, Alghero, Castelsardo, nella Gallura, e specialmente al Capo Falcone, nella Nurra, a Siniscola e in molte altre parti della Sardegna e nelle isole adiacenti. (Vedi Carruccio pag. 18). SU’. VERTEBRATI DELLA SARDEGNA 143 Fam. Emydae. Gen. Cistudo Gray. — C. europaea Schneider. — (Emys Jutaria Merr. E orbicularis L.). Tustuini nieddu, Tustuini aquaticu, Tartuga aquatica. Si trova presso i fiumi e le paludi. (Carruccio, Catal. cit. pag. 18). Al Flumendosa, al Tirso, al Temo, ecc. Fam. Chelonidae. Gen. Chelonia Brogniard — Chelonia caretta L — (Tha- lassochelis caretta L.). In Sardegna Tartaruga, Tartaruga de mari (Cat. cit. pag. 18. Vedasi poi il recente catalogo del prof. Carruccio (Lo Spallanzani, anno XXIX, 1891, fasc. 8, 9 e 10 sui Rettili e Anfibi della prov. di Roma, nel quale son date molte notizie su questa specie e su altre). Presso le boc- che dello stretto di Bonifacio ecc. Ord. SAURIA. Fam. Ascalabotidae. Gen. Platydactilus Cuv. P. mauritanicus Gmel. — Dif- fuso per tutta l'isola. — Si trovano individui di straordina- ria grossezza. Nella Sardegna meridionale si denomina Pistil- loni, Pistilloni murru, nel Lagudoro Tarantula. Nella setten- trionale Tarantula, Ascurpì. A Lanusei Sula craba. I professori Targioni-Tozzetti e Carruccio nel loro viaggio scientifico nel 1869 ne ebbero molti esemplari ne’ quali notarono non poche varia- zioni di colorito e di dimensioni. Gen. Hemidactylus Cuv. — H. verruculatus Cuv. (H. turcicus L.) — Nella Sardegna meridionale Pistilloni, a Meana Pistiggioni, nel Nuorese Tarantula, nella Sardegna settentrio- nale (Gallura) Ascurpì. Gen Phillodactylus Gray. — Ph. europaeus Genò. — Filodattilo europeo. Gli stessi nomi sardi del precedente. Gli esemplari che possiede il Museo Zoologico di Roma perven- nero al prof. Carruccio dal Nuorese. Fam. Lacertidae. Gen. Notopholis Bonap. — N. Fitzingeri (Wiegn) Genè. — Questa notevole specie di lucertola fu trovata per la prima volta ad Orgasolo nel Nuorese. Parecchi Musei del continente sono forniti di esemplari provenienti da diverse parti della GEMINI PINA TETTO 144 MARCIALIS EFISIO Sardegna; quelli del Museo (ni della capitale furono x presi presso Nuoro. Poi è stata trovata da Meloni a Laconi. Al Museo di Cagliari ce ne è una come proveniente da Quartu. Costa ne rinvenne una sotto un sasso sulla sommità del Gen-. nargentu. Si trova a Talana, e in molte altre parti della Sar- degna. A Ballao Pistilloni de Fogaia, a Lanusei Calurcertula niedda, a Sorso, Sassari Tarantula, a Nuoro Tataruledda, a Tempio Fattaredda Quest'anno me ne trovarono gli studenti di 4° ginnasiale a Bosa nelle colline. Gen. Podarcis Wagl. P. muralis Wagler. dai serpa Raf.) — A Cagliari Caliscertula o Caluscertula, ad Isili Gali- xerta, a Meana Ziligherta e Zirichelta, a Bosa Tilighelta, ad Alghero Sargantana, Grigna a Carloforte, a Lanusei Argilestru perchè è variata, se verde argilestru irdi, nella Gallura Ziri- chelta, nel sett. Tilicherta, Tiliguerta, a Sorso Tirichitta, a Sas- sari Tirichelta, ad Olzai Torrompis, a Tempio Tilichelta, ad Oristano Zerighelta, ad Arizzo Luglietia, a Fonni Luscerta. A Tempio e a Patada, poi, se ne hanno che si denominano Tilighertas pintadas. : | P. muralis var. lineata De Betta. -— Denominò così il De Betta la Lacerta podarcis var. Genei (Cara). — Una va- rietà si ha al museo di Cagliari, cioè la campestris De Betta (Vedi per le varietà le interessanti considerazioni fatte recen- temente dal Camerano, dal Carruccio, Positano-Spada ecc. ci- tate nel precitato lavoro pubblicato nello Spallanzani 1891). Fam. Scincoidae. | . Gen. Congylus Wiegmann. C. ocellatus Wagler. — Co- mune in tutta l'isola. A Cagliari Sazzaluga, ad Oristano Za- bagugu, Azzacanga, a Meana Zanzalluga, a Bosa, Sassari Ti ligugu, ad Ozieri Attilingia, nel sett. Tilingoni, a Santadi Sos- sagasa, ad Olzai Taraclua, ad Oliena Telacucca, ad Arizzo Sin- zillua, a Lanusei Cagu, a Sassari, Sorso Tiligugu, Tilingia, Attilingia a Patada (Catal. Carruccio, pag. 15). Gen. Seps. S. chalcides Cuv. — Cicigna, Luscengola, Fie- narola. Comune. In sardo Lanzinafenu, Lanzinerba, Lassinafenu, Chiligafenu, Liseierba. A Ballao Fuisessini, ad Oristano Li- sciafenu, Suisuifenu. Si ha pure la S. cha/cides Cuv. var. li . neata De Betta. SU’ VERTEBRATI DELLA SARDEGNA 145 Fam. Colubridae. Gen. Pertops Vagler. P. hippocrepis L. — In sardo Pi- bera, Pibera o Pivera de siccu, de terra, de soli. A Tempio Pipara, a Bosa Colora biscaccada, a Meana Coloru a coa de azzargiu, a Ballao Colora a conca ingrusgiada, a Fonni Pipera soliana, Pivara ad Alghero, Piberoni a Gavoi. Fra gli esem- plari esaminati dal prof. Carruccio, quando nel 1869 accom- pagnò il prof. Targioni Tozzetti, ne ebbe uno lungo 1 metro e 35 centim. preso in vicinanza di Siliqua (Catal. cit. pag. 16). Gen. Zamenis Vagler. Z. viridiflavus Lacep. (Z. gemo. nensis Laur ) — È ovunque frequente. In generale in Sardegna Coloru puzonargiù o pillonargiu, ad Oristano Coloru, Caoru, a Sassari Colora puzonina, a Carloforte Biscia. Si trova pure in Sardegna la varietà Cardonarius (Carruccio, Catal. cit. pag. 16). Gen. Callopeltis Laur. C. longissimus (Laur.) (Elaphis Aesculapii Dum. et Bibr. Coluber flavescens Gen. Bp.). In generale chiamasi in Sardegna Coloru niedda o Colora niedda. A Mamojada Colora piccinnaria, a Tempio Salpi. E frequente in quasi tutte le parti dell’isola (Carruccio, Catal. cit. pag. 16). Gen. Tropidonotus Kuhl. 7. natria (Linn.) Sub spec. Cetti (Genè). — La serpe acquaiola o Biscia dal collare fu già dal prot. Genè trovata presso Fonni e ad Iglesias (Carruccio, Catal. cit. pag. 16), quindi in parti ben lontane della Sardegna. Sulla distribuzione geografica nell’isola di questa notevole sotto specie, giova che si rinnovino le ricerche. T. viperinus Latreille. — Quest’ altra specie denominasi volgarmente pibera, pivera. pipara de acqua, o de abba, se- condo le località. Comune dappertutto nei rivi, non esclusi quelli del Gennargentu. Cito fra le località in cui è abbondante i dintorni di Riola. Di questa specie devo ricordare la var. Chersoides De Betta, e la var. Maurus (Coluber maurus L. trovata ed indi- cata per la prima volta dal prof Carruccio come esistente in Sardegna (Catal. cit. pag. 16) e che insieme al prof. Targioni Tozzetti portò al museo di Firenze. — In Sardegna manca assolutamente la Vipera aspis. OSSERVAZIONI MURFOLOGICHE E CONSIDERAZIONI SULL'’ORGANO COPULATORE MASCHILE DELL'ISTRICE O, pel Dottor PIETRO DE VESCOVI Assistente alla Cattedra di Anatomia comparata nelia, R. Università di Roma, Il modo col quale si effettua l'accoppiamento dall’Istrice, da questo così singolare Roditore col dorso armato di lunghi, robusti e ben acuminati aculei, i quali nella parte posteriore del tronco più forti e più numerosi si presentano, è stato oggetto di strane congetture, la cui eco si ripercosse fino ai naturalisti. Il Sarrazin (1), ad es., relazionante il Réaumur comu- nica all'Accademia delle Scienze di Parigi quanto segue: « Les chasseurs, soit francais, soit sauvages, prétendent que le Porc-épic (2) vit douze è quinze ans. Ils assùrent que les màles sont furieux dans le temps du rhut, qui est dans le mois de septembre (3), qu’ils se déchirent les uns les autres. à belles dents, qu'ils s’ entreblessent de leurs piquants. Ils n’ont pourtant è les craindre que pour leur ventre et leur gorge, le reste de leur corps étant bien couvert. « Mais dans les approches du màle et de la femelle, ces (1) Nella Bibliotheca Zoologica di J. Vicror Carus, Vol. II, pag. 1359, trovasi annessa al nome di Sarrazin la pubblicazione dal titoto: Observa- tions sur le Porc-épic, in Mém. Acad. Scien. Paris 1727, p. 383-396. E questo lavoro corrisponde a quello che nella Quellenkunde der verglei- chenden Anatomie di FRIED. WILHELM ASSMANN, pag. 21, sta sotto il nome di R. Ant. FRECH. DE REAUMUR (Observations sur le Porc-épic, extraites des mém. et des lettres de Sarrazin. — Mém. Acad. Sc. Paris, 1727, p. 383, ed in-8, p. 538). Realmente ho trovato nelle dette Mémoires esistenti nella Biblioteca della R. Acc. dei Lincei, che le, osservazioni sono del Sarrazin e la relazione è fatta dal Réaumur. (2) Le Canada est le pays natal de ceux qu’a dissequés M. Sarrazin (Loc. cit. pag. 283). Non è dato il nome specifico di questi istricidi studiati dal Sarrazin, ma giudico dai caratteri e dal haditat trattarsi del Wrethyzon dorsatus L. (3) Per l’istrice nostrana l'epoca dell’accoppiamento è dall’aprile al maggio. OSSERVAZIONI MORFOLOGICHE E CONSIDERAZIONI, ECC. 147 mémes piquants semblent devoir étre dangereux et pour l’un et pour l’autre. On a voulu faire croire è M. Sarrazin que la femelle se suspendait par ses cuisses è une branche d’arbre la tete au bas, et que le màle se soutenait sur un autre bran- che voisine par le moyen de ses mains. Il traite ce récit de fabuleux, il cite des témoins oculaires qui méritent qu'on leur ajoute foi, qui assùrent avoir vu le Porc-épic approcher de la femelle par devant. Mais on n’explique DES preciséement de quelle manière » (1). L’anatomico che si occupò pel primo abbastanza partico- larmente dell’organografia dell’Istrice e che avendo avuto mate- riale abbondante avrebbe potuto arrivare anche allo studio degli .organi genitali copulatori, è il Perrault (2); ma occupato e preoccupato nella descrizione di organi più appariscenti e che per primi sistematicamente si prendono in esame, lasciò in disparte quello copulatore e si può dire che nulla ne dice, quantunque lo figuri, per verita grossolanamente, insieme alle altre parti dell'apparato sessuale maschile. È da notarsi ancora che, essendo l’istrice un animale piut- tosto difficile ad aversi, ed ancor più ad aversi in condizioni buone ed opportune onde poterlo studiare, non è stato diffi- cile che le particolarità di alcuni organi abbiano potuto sfug- gire o che non sia stato possibile, come si disse, sia per la scarsezza del materiale, sia per le cattive condizioni del mede- simo, farné una accurata ricerca da quei pochi anatomici che di questo interessantissimo animale hanno potuto occuparsi (3). Gli istrici che durante la stagione invernale vengono sul mercato di Roma non sono abbondanti; ma il peggio si è che arrivano tutti sventrati, e nell'eseguire tale operazione il cac- ciatore o chi per esso, molte volte strappa în toto o in parte anche gli organi genitali. Però attendendo con diligenza a visi- (1) Loc. cit. pag. 394. (2) PERRAULT CL., Description anatomique de huit Pore-épics et de quatre hérissons. (Con 2 tav.) in Mém. Acad. Scien. Paris. 1666-1699. Tom. 3. P. 2, 1733, pag. 206-219. 7 :(3) Per verità una scarsa letteratura si può raccogliere sull’anatomia di questo Roditore, quantunque le specie più comuni di tali animali siano State oggetto di molte e ripetute ricerche. ‘PIETRO DE VESCOVI 148 tare gli istrici che vengono sul mercato si può arrivare a racco- | gliere un sufficiente e buon materiale per talune osservazioni. Dallo studio morfologico dell’organo copulatore maschile e delle singole parti che in esso riscontransi, credo possa fa- cilmente mettersi in luce il modo col quale l’accoppiamento avviene, senza dover ricorrere a strani e fantastici modi che dal volgo si ritengono più o meno possibili. "i Certo si è che quel dorso irto di spine presenta al ma- schio un ben poco comodo ed agevole punto di appoggic. Ma se questo punto di appoggio necessario non fosse? Allora le difficoltà sarebbero ben presto eliminate. Ed è appunto ciò che rivela lo studio della forma dell'organo copulatore ma- schile dell’Istrice, specie nello stato di erezione. — Di quest’or- gano metterò in rilevo soltanto quelle parti che più impor- tanti si mostrano nel determinare il modo dell’accoppiamento e qualche particolarità che si viene effettuando nel compi- mento di un tale atto necessario alla vita della specie. PosizionE DELL'ORGANO coPULATORE. — Il pene dall’arcata pubica si porta prima anteriormente e poi, formando una curva molto sentita, decorre sotto la pelle dall’imnanzi all’in- dietro, formando così due branche l’una all’altra sovrapposte, di cui l’inferiore o superficiale è molto più lunga dell’altra. Esso non è menomamente libero al disotto del perineo. L'’orifizio pre- puziale in tal guisa trovasi molto vicino all'apertura anale (1). ORIFIZIO PREPUZIALE E DIREZIONE CHE PRENDE IL PENE QUANDO È SVAGINATO NELLO STATO DI FLACIDEZZA — L'’orifizio genitale è vicino a quello anale, cioè fra l’arcata pubica e l’ano come avviene nei felini, nel lepre, nel castoro, nel Coelogenys paca (2), (1) Una simile disposizione della verga trovasi nella Cavia e nell’A- gouti (V. CuviER, Legons d’Anat. comp. T. III, pag. 432). (2) Secondo gli studi del. Boas I. E. F. (Zur. Morphologie der Begattungsorgane der amnioten Wirbelthiere, in: Morphologisches Iahrb. 17 Bd. 2 Heft, pag 271-287.) in questo Roditore la situazione dell’aper- tura prepuziale accenna all'emigrazione in avanti, lungo la parete ventrale del corpo, e consecutivo allontanamento dall’ano dell’orifizio genitale, come è di regola nei cosidetti Mammiferi Placentali (Loc. cit. pag. 283). In altre OSSERVAZIONI MORFOLOGICHE E CONSIDERAZIONI, ECC. 149 nei topi, ecc. Il pene artificialmente svaginato si protrae verso la coda formando un arco di cerchio con la maggior curvatura in basso; come avviene anche nella Cavia sia morta che viva e tenuta nella sua normale posizione. FoRMA E DIMENSIONI DEL PENE FLACIDO (Fig. 1). — L'organo . copulatore considerato nello stato di flacidezza si presenta molto lungo rapporto alla grandezza dell'animale, misurando cm. 7-9. È di forma cilindrica lateralmente ae compresso, con la testa del glande foggiata a clava (1). Il glande da solo misura cm. 2,5-2,8, sicchè può dirsi lun- ghissimo; alla sua base non iscorgesi alcun margine rilevato (corona ylandis), nè solco di sorta, ed il limite posteriore è segnato dall’attacco della lamina interna prepuziale. MUScoLO SVAGINATORE ED ERETTORE DEL PENE. — Lungo il dorso del pene sulla linea mediana, al disotto della tunica vaginale, è rimarchevole un robusto tendine di forma cilindrica, alquanto compresso dall’alto al basso, spettante ad un muscolo biventre corto, ma grosso, ovoide, il quale con larga base prende origine dall’arcata pubica, e col lungo tendine summenzionato giunge ad attaccarsi all'estremo posteriore dell’osso peniale, sulla sua parte più alta o dorsale (2). APPENDICI CORNEE SPINOSE DEL GLANDE (Fig. 2 e 6, sc.) — Il glande, è armato di brevi appendici cornee ricorrenti, le quali in gran numero ed irregolarmente sparse, sono di- stribuite in due zone dorso-laterali che si ricongiungono ante- riormente sulla faccia ventrale del glande. La superficie ventrale posteriore e l’apice del glande ne sono sforniti; scarse e piccole parole, secondo questo autore, nel Coelogenys paca si rinviene l’anello di congiunzione o tramite fra la posizione perineale e quella addominale del- l'apertura cutanea urogenitalemaschile. (1) Una fig. grossolana è stata data dal PeRRAULT (Loc. cit.) insieme alle altre parti dell'apparato sessuale maschile, ma da questa fig. e dalla relativa spiegazione, come pure dal testo, nulla si rileva di particolare. (2) Un simile muscolo, come è noto, trovasi anche in altri Roditori; ad es. nel Lepre, nella Cavia, ecc. 150 PIETRO DE VESCOVI sono quelle piantate lungo la zona propriamente dorsale. Queste appendici hanno forma di brevi coni obliqui, sono piantate con larga base sulla mucosa e danno un aspetto spinoso di raspa alla superficie sulla quale si trovano piantate. Osso DEL GLANDE. (Fig. 4) — Nel glande decorre un lungo e robusto os przap? situato al disopra dell’uretra (1). Questo osso è lungo più del glande stesso; anteriormente giunge fino in corrispondenza dell’orifizio dell’uretra, non protraendosi nell’a- pice del glande stesso; posteriormente presenta una dilatazione alare ed incurvata dall’alto al basso, in modo da figurare una doccia, lunga oltre cm. 1, che si accolla all’uretra e tende ad abbracciarla. Questa parte dilatata dell’osso è situata al di là del limite del glande segnato dall’attacco della lamina prepu- ziale interna (Fig. 5, op.). MEATO URO-GENITALE ESTERNO. — L'apertura uretrale è posta dietro e disotto l’apice del glande (Fig. 2, 3, oug.). Questo orifizio ha il diametro maggiore trasversale, e al lato ventrale è limitato da una specie di labbro dalla forma conica, il quale nettamente delimita questo meato e lo tende ‘a separare da un solco longitudinale ipouretrale, nel quale però rimane com- preso. SOLCO IPOURETRALE. — Al di sotto e indietro del meato urogenitale, sulla linea ventrale mediana, vi è un solco o rima molto appariscente foggiata a T capovolto (Fig. 2, R.).. I bordi di questa rima, che si vede soltanto a pene fla- cido, sono rugosi e tondeggianti a guisa di labbra, cosicchè il solco che limitano riesce ben marcato e profondo. La branca longitudinale della rima è veramente una doccia (1) In nessun posto ho trovato descritto e disegnato l’osso peniale dell’Istrice, nè il Gisert Th. (Das Os priapi der Saiigethiere - Morpholl Jahrb. 18 Bd. 4 Hft. p. 805-831) ne tratta. Egli fa solo menzione che i. GIEBEL (Die Satigethiere in Zoologischer anatom. und paltiontolog. Bezi- chung. 1855) osserva che nella femmina la clitoride contiene una cartilagine . Fatto che io pure ko constatato. OSSERVAZIONI MORFOLOGICHE E CONSIDERAZIONI, ECC. 151 e misura mm. 6-7; essa anteriormente abbraccia nel suo cir- cuito anche lo sbocco del canale uretrale; poichè il bordo o labbro di questa rima si protende e si può dire che si con- giunge e comincia con l’apice prepuziale. Posteriormente que- sto tratto longitudinale raggiunge e passa direttamente nella branca trasversa del solco, la quale misura mm. 4-5. ORGANO ERETTILE DEL GLANDE (Fig. 3, 6e7, Ga). — La rima sopradescritta, e più specialmente la sua branca trasversa, è l’inizio di una cavità — più virtuale che reale — (Fig. 5, ci.) o insaccamento, il quale risulta dallo stato di flacidezza e re- trazione di un organo erettile estraflessibile rivestito di papille cornee puntute ricorrenti, ma che nello stato di retrazione dell’organo sono rivolte verso l’apice del pene (1). Quest’organo ricorda grandemente per la sua forma e per la sua qualità gli organi copulatori degli ofidi e dei sauri. L'organo erettile nello stato di riposo, ossia quando è re- tratto nella regione ventrale del glande, forma parecchie pie- ghe che vengono l’una incontro all’ altra disponendosi come tanti setti concorrenti verso l’asse centrale della cavità (Fis. 3, p). All’apice del detto organo sonvi due appendici cornee molto potenti, in confronto alle altre numerose e sparse su tutta la sua superficie. Questi due uncini nello stato di retra- zione dell'organo erettile trovansi al fondo della cavità (Fig. 3, ac), ma nello stato di erezione vengono portate alla sommità di questo potente: organo. Le dette appendici cornee sono alquanto ricurve in modo che stando all’ apice dell’ organo in erezione esse trovansi rivolte come due cornetti con le pure all’ in- dietro e in basso (Fig. 5 e 6, "i (1) Il Porcellino d'india (Cavia cobay:, Schreb.) possiede un organo simile che trovasi descritto dal CuvieR (L*cons d’anatomie comparée. Tom. IJII, Ed. 3. Paris 1840, pag. 439). In seguito lo stesso autore accenna che « le gland de l’Agouti (Dasyprocta Aguti L.) contient de mème une « semblable poche >», e più innanzi è detto che dal mezzo della faccia dorsale del glande del Gerbois de Mauritanie (Dipus sagitta Schreb.) « sortent « deux cornes contenues chacune dans un fourreau. Cette organisation rap- « pelle celle du cochon d’Inde »; ma nessun cenno è fatto per l’Istrice, 152 PIETRO DE VESCOVI 0000 SSR MODIFICAZIONI ED ASPETTO CHE ASSUME IL GLANDE IN ERE- zione (Fig. 6 e 7) — Il glande del pene in erezione (1) pre- senta un corpo ed una testa. Il corpo del glande è cilindrico, alquanto più ingrossato nella parte in cui si attacca al pre- puzio. La testa del glande si mostra molto ingrossata e ricorda la forma di un cono la cui parte più sottile si continua col corpo del glande. Le abbondanti spinucce sono ricorrenti, molto più appariscenti e sporgenti di quando il pene è flacido, rimanendo allora alquanto avvallate nella mucosa. Esse tro- vansi irregolarmente disseminate lungo tutto il glande, fatta eccezione per un tratto di superficie tutto intorno all’orifizio genito-urinario, corrispondente al tratto che si può considerare come base della testa coniforme del glande, e per una breve estensione della superficie ventrale alla sua radice FORMA ED ORIENTAZIONE DELL'ORGANO ERETTILE ALLO STATO DI TURGESCENZA (Fig. 6 e 7 Ga). — Allorquando l'afflusso copioso del sangue nei corpi cavernosi. mette l’organo della copula in turgore, il fatto più rimarchevole si presenta dal lato della invaginazione ipouretrale dell'organo erettile, il quale in questo momento si estroflette ed inturgidisce dirigendosi in avanti e in basso, in modo da formare con l’asse e con l’osso del glande un angolo di circa 45°. Per la sua posizione e perchè si presenta come un alto glanile — se fosse permesso — designerei quest’organo eret- tile col nome di Vert Vedi parte prima, pag. 115 (1). Num. di Collez. 34, 35, 36, 37. 11. ScRIZOPORELLA SANGUINEA Smitt. (Hemeschara). Escharella sanguinea Smitt. — Flor, Brioz., p. 54, t. 8, f. 164-155. Num. di Collez. 18, 22, 23, 24. 12. Scurz. sancuineA Norm. var. imperrorATA Manz. i Varietà inedita del dott. Manzoni; si differenzia dalla-for- ma tipica per avere la frontale integra. Num. di Collez. 290 i i 13. ScHiz. squamornEA Rss. (Lepratia). * Lepralia squamoidea Manzoni. — Castrocaro, p. 29, t.4,f. 46, 460. Num. di Collez. 18, 14, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 4L. | BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ ITALIA 3 Osrmmosia coronorus S. Wood (Cellepora). «Vedi parte prima, pag. 113 (5). Num. di Collez. 38. CvoLoPORELLA costata Mac. Gill. (Cellepora). Vedi parte prima, pag. 111 (3). Num. di Collez. 3, 39. SwrrIA (ParmicELLARIA) SgenEI Sol. (Milepora). Cellepora Skenei Busk — Brit. Mar. Cat., p. 28, t. 122, f. 1-6. Num. di Collez. 3, 26. . TusuLiPoRA (StomaTOPORA) MAJOR John. (Alecto). Alecto major John. — Brit. Zooph. II ed., p. 281, t. 49, f. 3, 4. Num. di Collez. 26. . LicneNoPorA Hispipa Flem. (Discopora). Vedi parte prima, pag. 121 (13). Num. di Collez. 40, 41. FascicuLaRIA AURANTIUM Milne Edwards. A proposito di questa specie determinata per lettera dal [Milne Edwards, vedi Busk, Crag Pol, pag. 131, tav. 21, pis 2. Io rispetto la determinazione fatta dal Micca ma mi | chiedo se l’esemplare di Parlascio, non sia piuttosto una gio- | vine colonia di Frondipora Marsilti Mich. . Num. di Collez. 42. VII. Briozoi pliocenici del Bolognese. Della provincia di Bologna sono noti solamente quei Brio- zoi che raccolti nel secolo scorso da Ferdinando Bassi nel Rio Janda presso S. Lorenzo in Collina, vennero da questo natu- 235 NEVIANI ANTONIO ralista descritti nei Commentari Bolognesi del 1857, come pic- cole madrepore fossili. Di questo lavoro, e degli esemplari conservati nel museo geologico di Bologna, io ne diedi una breve descrizione nel Boll. d. Soc. Geol. Italiana, vol. XII, pag. 659 e seg. Alle specie della collezione del Bassi, aggiungo ora altre provenienti dalle sabbie gialle di Monte Veglio, dalle Argille sabbiose grigie di Tiola e di San Lorenzo in Collina, da me. raccolte; ed alcune provenienti dalle argille plioceniche del Ponticello di Savena, donatemi dal dottor Carlo Fornasimi. : 1. ScrupoceLLARIA ELLIPPICA Rss. (Bactridium). Buactridium ellipticum Rss. — Foss. Pol. Wien. p. 56, t. 9, fig. 7 e 8. Scrupocellaria elliptica Nev. — Brioz. postpl. ua pag. 110 (14), Di questa forma tanto affine alla vivente Scr SCruposa Lin. ne posseggo un piccolo frammento delle id del Pon- ticello di Savena. 2. BACTRIDIUM sp. Il gen. Bactridium venne fondato nel 1847 dal Reuss (Fos. Pol. Wiener, pag. 55) per comprendervi quattro specie e cioè: B. granuliferum, B. ellipticum, B. schizostoma ed B. Hagenovii; ma di queste le prime tre si riportano ora al genere Scrupo- cellaria; rimane quindi solo la quarta specie, ed in tal modo il genere non risulta ben caratterizzato; pur tuttavia Bactrà- dium continua ad essere egualmente usato (Warers, North- Italian Bry. pag. 7:1891), mentre a rigore dovrebbe venir cambiato, tanto più che la posizione sistematica del B. Hage- novi parmi sia ben lontana dalle Scrupocellariae. Gli esemplari da me posseduti provenienti dalle argille del Ponticello di Savena, sono piritizzati in modo da oblite- rare ogni carattere zoeciale, ma il portamento del zoario, e di alcuni zoeci si adatta completamente al genere del Reuss. 3. MemBRANIPORA RETICULUM Lin. (Millepora). Vedi parte prima, pag. 114 (6). Alcuni frammenti li ho trovati fra le argille ssbli di |. BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ITALIA 237 Lorenzo in Collina; nella collezione Bassi eranvi frammenti da così indicati: Madrepora complanatum escarae fragmentum referens. 1 4. LunuLarIA Anprosaces All. (Lunulites). Namias. — Brioz. Modena e Piacenza, pag. 41. Pochi frammenti dalle argille di S. Lorenzo in ‘Collina. 5. MrericeritA mutINENSIS Namias (Salicornaria). AO Namias. — Br. plioc. Mod. e Piac. pag. 16, tav. 15, fig. 2. Neviani. — Br. foss. Farnesina, pag. 100 (24), tav. 5, fig. 13, 14. | ‘Di questa specie del Namias ho trovato una diecina di | internodi nelle argille plioceniche di S. Lorenzo in Collina; | essi mostrano tutti l’avicolario triangolare posto immediata- | mente sopra all’apertura ovariale. In due esemplari ho rimar- | cato una struttura speciale interna dell’avicolario: presenta cioè due apofisi o sbarre parallele e vicine alla base che par- . tendo dai lati della cavità si portano verso il centro senza : toccarsi; la loro estremità interna libera è rotondeggiante; | queste apofisi servivano certamente all’inserzione dei muscoli È della mandibola. Tali particolarità rinvenni pure negli esem- 0° oa di M. fistulosa di Cannitello (Reggio Calabria) posseduti Ss . dall'Università di Napoli, e dei quali ho parlato nella prima i. | parte di questi studi: (pag. 114). va, OE 06, CuPuLARIA UMBELLATA Defr. (Lunulites). Manzoni. — Castrocaro, pag. 39, tav. 5, fig. go si De. Neviani. — Brioz. foss. Farnesina e M. Mario, pag. 101 (25). a Specie comunissima nelle sabbie gialle di Monte Veglio, e nelle argille di Tiola e S. Lorenzo in Collina. Nella colle- È zione Bassi sono conservati 24 esemplari del Rio Landa, essi erano considerati come: Madrepora orbicularis asteriformis ele- ganter cancellata. di vs60g RENE ao 238 NEVIANI ANTONIO . Cup. CANARIENSIS Busk. Busk. — Crag. Pol. pag. 87, tav. 13, fig. 2. Neviani. — Brioz. foss. Farn. e M. Mario; pag. 101 (25). CN Anche questa è specie molto comune; ne ho molti esem- plari tolti dalle argille di Tiola, S. Lorenzo in Collina, e Pon- ticello di Savena. Otto esemplari del Rio Landa, determinati per Madrepora orbicularis leviter radiata, et elegantissime cancellata fanno parte della collezione di Ferdinando Bassi. 8. MicroporELLA [DiporuLA] veRRUcOSA Peach. (Eschara). Porina columnaris Neviani. — Brioz. Livorno, pag. 121 (25). » » Neviani. — Brioz. Rio Landa, pag. 667 (11). Microporella verrucosa Neviani. — Brioz. foss. Farnesina e M. Mario, pag. 105 (29). Riferii alla Porina columnaris del Manzoni, nove esem- | plari della collezione Bassi (Rio Landa), da questo A. deter- minati come: Madrepora teres crebris cellulis alternatim di- sposttis praedtta. 9. SCHIZOPORELLA UNICORNIS John. (Lepradia). Busk. — Crag. Pol. pag. 45, tav. 5, fig. 4. Neviani. — Brioz. foss. Farnesina e M. Mario, p. 114 (38), t. 6, fig. 8. Vedi parte prima, pag. 113 (5). ; Una piccola colonia aderente ad un frammentino di con- chiglia, proveniente dalle argille di Tiola. I zoeci presentano la frontale con larghe perforazioni; il portamento generale si avvicina a quello di alcune colonie raccolte alla Farnesina, e da me disegnate (Tav. VI [II], fig. 8) nella citata memoria. 10. ScHx. moniLIirerAa Mil. Edw. (Eschara). Escaroîdes monilifera Neviani — Brioz. Livorno, pag. 125 (29). » ER Neviani — Brioz. Rio Landa, pag. 666: (10). Di questa specie, tre esemplari, provenienti dal Rio Landa, sì trovano nella collezione di Ferdinando Bassi; questi però erano confusi con altri esemplari di Porina borealis e di En- | BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D'ITALIA. ——239 © talophora proboscidea, coll’indicazione: Medrepora teres, lito- Vedi parte prima, pag. 113 (6). bi Due frammenti dalle argille di S. Lorenzo in Collina. Costazia n. gen. * lì Comprendo in questo nuovo genere quelle forme, che già | ascritte alle antiche Ce2Zeporae, hanno caratteri affini alla Cel- | lepora Costazii Sav. (0. Hassalii Jobn.), che scelgo come tipo. tn detto genere i zoeci, acervulati, hanno la frontale molto | rigonfia, variamente perforata ed ornata da leggere costule; | colari scafoidi sono sparsi fra i zoeci. è 12. Cosrazia cosrazii Sav. (Cellepora). È 3 «_—Cellepora Hassalii Manzoni. — 48 contrib. pag. 339 (17), t.4, fig. 22. | Cellepora Costazii Hincks — Brit. mar. Pol. p. 411, t. 55, f. 11-14. Di questa specie, corrispondente esattamente alla descri- | zione e figure date nella citata memoria del Manzoni, e deter- | minata come C. Hassalii John. ne ho rinvenuto alcuni fram- È: O Oni ben conservati nelle argille sabbiose di S. Lorenzo in prora. 18. BaAroPorA RosuLa Rss. (Cellepora). | Manzoni. — Brioz. Austria- oeic pag. 6. tav. 2, fig. 6. ; Di qu sesta elegantissima spec: e già ascritta i Rss. al gen. pr. e nel 1867 al gen. Batopora se ne rinvennero in Italia, nell’ Elveziano e Tortoniano di Reggio Calabria dal Se- | guenza (Terz. Reg. pag. 84 e 130), e nel Modenese dai signori Bri e Namias (Brioz. Mod. e Piac. pag. 38). Il signor Di | Rovasenda, nel 1892, la descrisse come Oupularia? conoidea n. sp. dell’ Eocene di Gassino (Boll. Soc.. Geol. Ital. vol. XI, pag. 420). Nelle collezioni mandatemi per studio dal prof. Pa- l'apertura zoeciale subtrigona con labbro calloso; grandi avi- MAIO Pr Ly o Vai, 240) 7 NEVIANI ANTONIO rona, ne ho osservati parecchi esemplari del Tortoniano di Sant’ Agata (Tortona), ed altri ancora raccolti nei Colli presso Torino: sono pure comunissimi nel Miocene di Sardegna. Soldani Antonio nel 1780 (Saggio orittografico pag. 130), ne descrisse alcuni raccolti presso S. Quirico, col nome di Hystrices marinas minimas (Neviani. Brioz. illustrati da Soi- dani ecc. Bol. Soc. Zool. Rom. vol. IV, pag. 63). Gli esemplari del Bolognese mi furono favoriti dal dottor Fornasini, e furono estratti dalle argille dei Ponticello di Savena. 14. PorIinAa BoRrFALIS Bk. (Onchopora). Neviani. — Brioz. Livorno, pag. 24, t. 4, fig. 4.5. > Brioz. Rio Landa, pag. 666 e 668 (10 e 12). > Brioz. Farnesina e M. Mario, pag. 125 (42). Due frammenti dalle argille del Rio Landa, conservati nella collezione di Bassi Ferdinando. 15. EnrALOPHORA PROBOSCIDEA M. Edw. (Pustulopora). Neviani. — Brioz. Livorno, pag. 141 (45), tav. 4, fig. 25. > Brioz. Rio Landa, pag. 666 e 668 (10 e 12). Anche di questa specie l’unico esemplare che conosco fa parte dell’antica collezione di Bassi Ferdinando. 16. TuBuLIPORA vARIANS Rss. (Filisparsa). Reuss. — Bry. Crosara, pag. 74 e 79; tav. 35, fig. 14-15. Manzoni. — Bry. Austr.-Ungheria, pag. 9, tav. 7, fig. 27. Neviani. Brioz. Livorno, pag. 139 (43), tav. 4, fig. 21. Un piccolo frammento trovato nelle argille sabbiose di S. Lorenzo in Collina. VIIL Briozoi miocenici e pliocenici dell’Astigiano. Dal prof. Parona dell’ Università di Torino, ebbi in due volte, graziosamente in comunicazione il materiale a Briozoi conservato in quel museo geologico; fra le ricche collezioni una, | BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ ITALIA non molto numerosa, ma assat interessante per alcune forme, LA (8 i 1: . LI x . . , DS x fra le quali una nuova varietà ed una forma rarissima (0. mio- Vedi parte prima, pag. 114 (6). | e Un frammento di colonia a zoario foliaceo, altri due a TAI zoario cilindrico e tre conchiglie di Gasteropodi quasi comple- tamente rivestite. Pliocene Astigiano. o de i DI Micropora impressa Moll. (Eschara) Neviani. — Br. foss. Farnesina, pag. 98 (22), n. 15. Alcune colonie incrostanti una Turritella; dalle argille | plioceniche di Asti; esemplare avuto in dono dal dottor De È pe È: LunuLArIA ANDROSACES All. (Lunulites). 0 Lunulites androsaces Manzoni. — Brioz. mioc. d'Austria ed Unghi “SR III p., pag. 25, tav. 17, fig. DT. Nes È Scarsi frammenti con zoeci della forma tipica ; in uno | che comprende una sola serie di zoeci si vedono in sezione le È cavità avicolariali, in esse si notano due fori di comunicazione con ciascuna delle camere zoeciali attigue (tubi di gemmazione). Rara nel Pliocene dell’ Astigiano, e nel Tortoniano di Sant’A- | gata fossili. D 4. OnvcHoceLLa ANGULOSA Rss. (Cellepora). e. e sr . Vedi parte prima, pag. 114 (6). Un frammento di colonia che incrosta un pezzetto di Brio- | zoario ciclostomato (forse un 7ubdulipora). Nel Tortoniano di di Sant'Agata fossili. Ì E 242 NEVIANI ANTONIO 5. Onycx. miocrnIca Seg. (Selenaria). Seguenza — Le form. terz. di Reggio Calabria; pag. 131, tav. 12.0" fig: 25, 2ba. or Questa specie fu scoperta dal prof. Seguenza nel Torto- niano di Benestare, ma avendone un semplice frammento non potè farne una diagnosi completa, che anzi cadde in errore ritenendo che le due forme di zoeci che vi si osservano si debbano a diverso grado di età. Di già Jullien in una me- moria sui Briozoi provvisti di Onicocellari (Bull. Soc. Zool. Franc. 1881) fece notare questo errore, ed i numerosi esem- lari che ora ho studiati, mi confermano in questo apprezza- mento. Waters (North-Italian Bry. pag. 11) dice che la specie del Seguenza potrebbe essere o la Vidbracella (Cellepora) tra- pezoîidea Rss., o la On. angulosa Rss; ma io credo sia da te- nersi distinta dall’una e dall’altra, specialmente per la forma degli avicolari. Il zoario è foggiato a lamine leggermente curve, ciò che ha fatto credere si trattasse di una Selenaria, -con superficie inferiore rugosa e percorsa da solchi dicotomi ondulati. I zoeci a contorno irregolarmente romboidale, alle volte subesagonale presentano per lo più la criptocisti con l’opesia assai simile a quella dell'On. angulosa Rss; alcuni poi - caso rarissimo nei Bryozoa diplodermata - conservano calcificata la ectocisti, que- sta si presenta come una frontale che ricuopre tutta l’area del zoecio, con superficie rugusa e scabra, orificio curvato ad arco, o a ferro di cavallo posto nella parte: distale. Qua e là si no- tano degli Onicocellari, non osservati nell’ esemplare del Se- guenza; questi sono molto più brevi di quelli della specie pre- cedente, e la loro opesia è subcircolure. Comune nel Tortoniano di Sant'Agata fossili. 6. MeLiceRrITA FIstuLosA Lin. (Eschara). i Vedi parte prima, pag. 110 (2). Due piccoli frammenti dal Tortoniano di S. Agata fossili. | BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D'ITALIA 243 CUPULARIA CANARIENSIS Busk. Membranipora canariensis Smitt.— FI. Br., p. 10, t. 2, £. 69-71. = Pochi frammenti di colonie a zoeci ben distinti, nel plio- 8. Cue. uMBELLATA Defr. (Lunulites). . Cupularia intermedia Manzoni. — Briz. plioc. ital. II contr. pag. 10, tav. 2, fig. 13, 14. : Molte colonie, alcune delle quali conservatissime. Perla mas- sima parte corrispondono alla forma romboidale disegnata dal . Manzoni (I. c. fig. 14). Alcuni esemplari portano il cartello riginale del Michelotti colla scritta: Lumnulites intermedia. | Comune nel pliocene dell’Astigiano e nel Torniano di Sant'A- ata fossili. Cup. Riussrana Manzoni. Vedi parte prima, pag. 115 (7). Alcune piccole colonie corrispondenti perfettamente con uelle tipiche di Monte Mario, nel pliocene dell’ Astigiano; comune nel Tortoniano di Sant'Agata fossili. } MicroPorELTA coscinorHora Rss. (Eschara) fig. 2. Eschara coscinophora. Rss. — Oberoligocan; pag. 649, tav. 12, fig. 1.2.. »_ Rss. — Septarienthon, pag. 186, tav. 11, fig. 1-4. » Stoliczka. — Bryoz. Latdorf, pag. 89, t. 2, fig. 11, ; tav. 3, fig. 1, 2. > Manzoni. — Br. eat i pag. 14, t.8, f. 25. (5) 2% 244 NEVIANI ANTONIO Specie corrispondente alle forme mioceniche di Austria x ed Ungheria, solo l’incavo della frontale è sempre ellittico, invece che circolare; la frontale poi è sempre bucherellata con origelli ora minutissimi, ora più grandi; l’avicolario sottoboc- cale è sempre ben distinto con la mandibola acuta diretta in alto. Vari frammenti dal Tortoniano di Sant'Agata fossili. In Italia, a quanto mi sappia, non era ancora stata indi: cata, solamente il Seguenza ne rinvenne una varietà (v. plio- cenica Seg.) nell’ Astiano di Gallina. 11. HrpPoporIiNA AnNULATOPORA Manz. var. PARONAI Nev.. Lepralia annulatopora Manz. Br. plioc. It. 3® contr. t. 4, f. 19. I zoeci variano dalla forma tipica per essere subromboidali, ed avere su di un lato della frontale una specie di scodelletta con largo foro centrale circolare; nell’esemplare esaminato, che è aderente ad un frammento di Ostrea, non ho veduto traccia di ovicellari. Una sola colonia sopra un frammento di Ostrea. Notasi che la Lepralia annulatopora Manz. proveniente da Castell'Arquato, non è la medesima specie di L. annula- topora citata dallo stesso Manzoni nel pliocene antico di Ca- strocaro; quest’ultima fu già da me riferita alla Anar thropora o Busk sp. 12. MyrIozoum rTRUNCATUM Pallas. Vedi parte prima pag. 115 (7). Due frammenti conservati, ed alcuni altri molto logori; | del pliocene. 13. ScHIzoPoRELLA uNICORNIS John. (Lepratia). Vedi parte prima, pag. 113 (5). Interessante esemplare nel quale si osservano dei zoecì molto trasformati, a contorno irregolarissimo, spesso senza avi: colari, o con uno solo posto quasi sempre & sinistra e più in basso dell'orso con mandibola acuta rivolta lateralmente in fuori; qualche zoecio, privo di zoide, è occupato esclusivamente | | BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D'ITALIA finoli: ii ai zoidi; finalmente notansi dei piccoli zoeci enza alcuna apertura; dal pliocene. fedi parte prima, pag. 119 CD). l Neviani. — I Br. foss. Farnesina pag. 112, t. 6, fig.4, 5. | Alcuni frammenti di colonie adulte laminacee ; dal pliocene. 15. Osrummosia coronorus S. W. (Cellepora). d i Vedi parte prima, pag. 113 (5). «Una piccola colonia non molto conservata; dal pliocene. * F16. CvoLororrLia cosrara Mac. Gill. (Cellepora). Vedi parte prima, pag. 111 (3). fo Di sola colonia perfettamente sferica, molto logora. In | collezione come Cerzopora sp.; dal pliocene. Ta EscÒara AMPLA Rss. Manzoni. — Brioz. Austria-Ungheria, 2* parte, pag. 59 (11), tav. 6, FIORE È Li unico Soup del Tortoniano di Sant’ Agata fossili, 1 adulto; nella parte superiore però presenta vari zoeci, ol r iu la specie del Reuss fossile nel miocene di ‘Kisen- adt. Lascio ancora questa forma al vecchio genere Eschara, on avendo dati sufficienti per riferirla a qualche genere me- glio determinato. oi È 8. EscHaRA TESSULATA hss. Manzoni. — Brioz. Austria-Ungheria, p. 64 (16), t. 10, fig. 33 d. ispondenti a quelli miocenici di Austria ed Ungheria. Anche | per questa specie debbo fare la medesima osservazione della sa precedente, per il riferimento generico; forse è una Hippoporina. Pochi frammenti del Tortoniano di Sant'Agata fossili, cor- dal pliocene. 246 NEVIANI ANTONIO. 19. SMITTIA [MARSILLEA] CERVICORNIS Pall. (Millepora). Vedi parte prima, pag. 116 (8). S Sn n Un frammento di colonia adulta; dal pliocene. 20. UmBonuLa? RAMULOSA Lin. (Cellepora). Vedi parte prima, pag. 111 (3). Una grossa colonia frammentata, già determinata per: Ce- riopora ornata d'Orb. ed altre colonie più piccole; dal pliocene. | 21. Baropora rosuLa Rss. (Cellepora). V. in questa seconda parte, il cap. VII, n. 13. “ Vari esemplari dal Tortoniano di Sant'Agata fossili. 22. HORNERA INFUNDIBULATA Busk. Busk. — Crag Pol., pag. 97, tav. 14, fg. I Alcuni frammenti reticolati, ii scallanioni + alla citata figura; dal pliocene. 23. Sromarorora MmAsoR Jonh. (Alecto). Neviani. — Br. foss. Farnesina, pag. 133 (57), n. 96. Alcune colonie incrostanti una Turritella; dalle argille plioceniche di Asti; esemplare avuto in dono dal dottor De. Angelis. 3 “> 24. LicHenopora Hispia Flem. (Discopora). Vedi parte prima, pag. 121 (13). Una sola colonia piccola e mal conservata; dal: pliocene. 205. FRONDIPORA Marsi Mich. Pergens. — Bry. v. Rhodos, pag. 11, tav. 1, fig. 3-4. ® Comunissima, in belle colonie ramificate a chioma globosa; rta. — Nella stessa collezione dell’Astigiano, eranvi al- omplari non determinabili, e riferiti a specie che dirò ; ed altri riferibili ad organismi diversi dai Briozoi. Entalophora cervicornis Lma. SS un frammento di co- nia adulta indeterminabile, Monticulipora echinata d’Orb. — 30 esemplari di Hy- dractinia pliocoena All Cellepora concentrica Michl. — c. s. Spiropora? Sono frammenti di antenne di Crostacei. Dott. AntoNnIO NEVIANI. ISTITUTO 200LOGICO DELLA R, UNIVERSITÀ DI ROMA Diretto dal Prof. A. CARRUCCIO i RICERCHE Z00LOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGIOHE | SULLA FILARIA LABIATA cREPLIN . Memoria del Dott. MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA Conservatore nel predetto Istituto. Continuazione e fine al Pascicolo N. ILI e IV, Vol. IV, 1895. Sisrema DIGERENTE. — La bocca (Fig. ITI b) è termi- nale, ellittica, piccola, scavata nello spessore dello scudo cefa- lico. È provveduta ai lati di due grosse papille labbiali coniche, quanto al resto è inerme, manca cioè di uncini o denti. L’esofago, (Fig. III e), fusiforme, scende rettilineo nel mezzo della cavità del corpo; è di colorito giallo-rossastro, e si presenta striato per trasverso. E di natura eminentemente muscolare, e la striatura è dovuta alla disposizione raggiata delle fibre. Internamente è rivestito da una membrana sottile, trasparente ed anista, continuazione del rivestimento chitinoso boccale; all’esterno è limitata da una lamella liscia di eguale natura. La lunghezza dell’esofago (misurata nel g) è di p 480, lo spessore di w 130. Il lume esofageo (Fig. III le) è strettissimo: visto in sezione trasversa è triquetro; per trasparenza in di- rezione longitudinale vedesi leggermente ondulato a spirale. L’intestino chilifero (Fig. III ic) un poco più ampio nella £ che nel g, ha un diametro medio di w 160; lo spes- sore delle sue pareti è di vu 38. In entrambi i sessi il tubo intestinale non è rotondo, centrale e rettilineo, ma depresso, ellissoidale o triangolare per compressione esercitata dagli organi genitali, i quali per di più lo spingono, lo addossano alle pareti del corpo, e l’obbligano a descrivere delle spire più o meno leggere ed irregolari. L’intestino chilifero ha co- stantemente un colorito rosso-cinabro, che perde d’ intensità e va via del tutto dopo lunga permanenza nell’alcool. Esso I ie ai. | RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 249 . tubo, per effetto di tale colorazione, ad occhio nudo si scorge RETRO i È È i È Ò È 3 È i ben delineato siccome un sottile cordoncino rosso (Fig. I e II ic) | che, tortuoso, percorre tutto il corpo del parassita, da 10-15 mm. al di là della punta della testa all’estremità della coda. La porzione terminale dell’intestino chilifero decorre molto | più tortuosa, e descrive delle spire assai strette, che quasi si toccano l’una coll’altra; pertanto si presenta alla vista siccome un cordone, non più ondulato, ma rettilineo e d’intensa co- lorazione i... Il retto (Fig. VII r) apresi all’estremità della coda in un piccolissimo ano, terminale nella femmina (Fig. VII a), laterale nel raggio (Fig. VI a). Della forma, dimensione e rapporto di questa apertura collo sbocco degli organi genitali maschili ho detto sopra descrivendo il parassita. L’intestino chilifero, osservato a forte ingrandimento in ‘una sezione trasversa, lascia vedere al disotto di una mem- . branella chitinosa interna (Fig. X mi), attraversata da numerosi e sottili poro-canali, uno strato di epitelio cilindrico (Fig. X ec). Le cellule che lo costituiscono sono lunghe w 26, larghe w 7; sono a contenuto granuloso, ed hanno un sica uu alla base con entro uno o due nucleoli. Ma in vicinanza di quella depressione, che segna la fine dell’ intestmo chilifero e il principio del retto, le cellule cilindriche, pur conservando la loro forma originaria, si appiattiscono gradatamente, riducen- dosi nel loro diametro longitudinale, finchè, oltrepassato il suddetto solco limitante, diventano decisamente cellule cubiche. Queste cellule cubiche si modificano anch'esse, appiattendosi mano mano che si portano alla porzione imisalo del retto; «ma alla distanza di 60-71w dall’ano scompariscono per essere I Bivio da uno spesso strato chitinoso, continuazione di quello | che circonda l’ano medesimo. Là membrana limitante esterna, B(Fio. X me) pur essa assai sottile e chitinosa, non poggia di- | rettamente sulla base dello strato epiteliale, ma fra l'una e l’altro esiste uno straterello microscopicamente piccolo, nel quale si scorgono fibre connettivali e fine granulazioni (Fig. X sm). Risulta pertanto da questo mio reperto che nell’ inte- | stino chilifero della F. labiata, oltre l’epitelio cilindrico già molto bene sviluppato, incomincia a differenziarsi un accenno Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici 17 250 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA di mucosa. Non riscontrasi traccia di fibre muscolari; esse però ésistono in corrispondenza del retto, ove formano una specie di sfintere. Da questo si parte tutto all’intorno un sot- tile fascio muscolare che giunge alla cuticola, e che funziona come legamento sospensorio. Ghiandole epîrettali. — All’estremità della coda, al di sotto della muscolatura e al di sopra del retto, si nota la presenza di un apparato ghiandolare, costituito da due ghiandole tubu- lari semplici a forma di mandorla (Fig. VI, VII g), i cui diametri longitudinale e traversale misurano rispettivameute 65 e 384. I condotti escretori, assai corti e sottili, si aprono mediante unico sbocco nella parete superiore del retto verso la fine di esso. Per la loro posizione le chiamo ghiandole epi- rettali. SISTEMA GENITALE — a) nel maschio : L'apparecchio genitale maschile è costituito da un sem- plice tubo, il quale percorre tutta la lunghezza della Filaria, a cominciare da 15 mm. dall’estremità cefalica sin quasi l’a- pice della coda. La vera lunghezza non ho potuto determinare con precisione, perchè, disponendo di pochissimi esemplari (2 soltanto), non ho tentato di svolgere esso tubo, come si fa per i grossi Ascaridi; ma, anche avessi avuto a mia disposi zione materiale abbondante, non ci sarei riuscito lo stesso, perchè sarebbe stato impossibile svolgere da un corpo filiforme un filo ancora molto più sottile. Nel maggior numero delle sezioni longitudinali e trasversali fatte in diversi punti del corpo (estremità anteriore, mezzo, estremità posteriore) il tubo genitale non comparisce unico ma triplice, si osservano cioè in sezione tre tubi (Fig. IX ts) invece di uno solo: ciò di- pende dal fatto che esso non percorre rettilineo il corpo della Filaria, ma descrive lungo il tragitto delle curve, forma delle anse, le quali triplicano quasi la lunghezza apparente del ca-. nale medesimo. Fatto un calcolo approssimativo la lunghezza del tubo genitale maschile è di 20 a 24 cm. Nel tubo genitale della F. lZabiata due parti soltanto di- stinguiamo: la regione testicolare e il canale deferente. Non esiste, esattamente parlando, una vescicola seminale, a meno RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE SAI che non si voglia considerare come tale il principio del dete- rente medesimo. La regione testicolare, che nel suo tratto po- steriore piglia il nome, come ben sappiamo, di tubo seminale, :s1 estende dall’avanti indietro sino a 3 mm. dall’estremità della coda; la sua fine è segnata da uno strozzamento annu- lare, cui segue un breve ed ampio canale leggermente ondu- lato: è il canale deferente. Io non ho constatato limiti che mi autorizzino ad ammettere la divisione di esso in due parti, delle quali la prima corrisponda alla vescicola seminale e la seconda al deferente: è un tubo unico, ampio 167 w, il quale sl assottiglia gradatamente mano mano che si avvicina alla cloaca, e che non presenta traccia alcuna di divisione. Soltanto la presenza, come dirò appresso, d’uno sfintere alla sua estre- mità terminale, può in qualche ‘modo autorizzare a ritenere funzionalmente come vescicola seminale la porzione che segue il restringimento annulare del tubo seminale, e come deferente la porzione ultima, ch’è retrattile. Osservando il tubo genitale a forte ingrandimento si vede, ch’esso è costituito in tutta la sua lunghezza da uno strato chitinoso esterno senza struttura, tappezzato internamente da un denso strato epiteliale, che varia di forma e di dimensione a seconda il tratto, in cui esso si considera. Nella porzione anteriore, che funziona come una vera ghiandola testicolare, le cellule epiteliali sono grandi, oblunghe, cilindro-coniche, con la base rivolta verso la membrana esterna e l’apice, che termina in una lunga e sottile punta, verso il lume vasale. Queste cellule, provvedute di membrana propria e di uno o due nuclei, diminuiscono di volume e di numero nell’ultimo tratto del tubo genitale, in quello cioè che, per la funzione, si appella canale seminale; ed in loro vece, nuotanti in un liquido ja- lino tenue e ricco di molti granuli piccolissimi, si riscon- trano innumerevoli spermatozoi, corpuscoli rotondi o lobosi, del diametro di 5 4, mancanti di membrana involgente e di qualsiasi appendice caudale, suscettibili di vivaci movimenti ameboidi. La lora struttura è semplicissima: una gocciolina di protoplasma granuloso con entro un piccolo nucleo (Fig. XII). Essi sono così piccoli, numerosi e stipati che, visti a mediocre ingrandimento, non fanno scorgere che una massa 259 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA granulosa bianco-giallastra: è coll’aiuto d'una lente ad immer- sione che si mette in evidenza la loro forma e la loro strut- tura. Tali corpuscoli riempiono anche il deferente. Le fibre muscolari mancano in tutto il tratto della regione testicolare e nella prima porzione del deferente; soltanto presso lo sbocco nella cloaca questo tubo è circondato da un debole strato muscolare, composto di fibre longitudinali e circolari, che formano un vero sfintere. i Organo della copula sono due spicoli (Fig. VI sp), quali, quando sono completamente svaginati, escono fuori dalla cloaca per una lunghezza di wu 314. Essi sono lunghi, sottili, appena disuguali: lo spicolo principale o anteriore è spesso alla base v 18, e 26 u più lungo dell’accessorio o posteriore, il quale per giunta è più sottile, misurando un diametro di appena 10 y. Entrambi sono chitinosi e di colorito giallo-bruno, eccetto alla punta, ove hanno uno splendore madreperlaceo. Ad organo estroflesso, la loro direzione si mantiene parallela al- l’asse del corpo nel primo tratto, ch’è interno; ma, prima di oltrepassare la cloaca, s’incurvano sulla faccia ventrale for- mando un angolo ottuso di circa 135 gradi. Gli-spicoli estro- flessi sporgono alquanto dal piano dell’estremità della coda. b) nella femmina: La vulva (Fig. IIT v) è scolpita nello spessore della cu- ticola, e si presenta sotto forma d’un foro circolare del diametro di 14 w, situato immediatamente dietro lo scudo cefalico e quindi molto vicino alla bocca. Tale apertura si continua nella vagina (Fig. III vg): piccolo canale imbutiforme, che presto si dilata in un grande tubo a pareti robuste, l’utero, (Fig. III ut), il quale scende lungo l’esofago e il principio del tubo chilifero. L'utero, ch'è largo w 140 e lungo mm. 1 e 147 vp, alla distanza di 600 pu dall’estremità anteriore dell'intestino chi- lifero si divide nettamente in tre tronchi: due laterali (Fig. III tol) di eguale calibro ed uno mediano (Fig. III tom) più ampio; ma questo, dopo un percorso di circa 300 w, si bi- forca in altri due tronchi piccoli. Tale suddivisione non riscon- trasi nei due tubi laterali, cosicchè il numero totale dei tronchi, che derivano dalla divisione dell’utero, è di 4 soltanto. 4 RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 253. à |. Secondo il Dujardin (1) e quanto si rileva dalle figure del Valenciennes, riportate alla Tav. 24 del vol. 20 dell’opera ma ciò è in aperta contraddizione con quanto io ho sicura- mente veduto. In base a questa mia osservazione ritengo er- | roneo quanto è stato detto finora, a meno che non sia varia- bile nei diversi esemplari il numero dei tubi ovarici che de- rivano dall’utero unico. Tutti questi tubi non decorrono retti- lmei, descrivono invece delle spirali attorno al tubo digerente: talvolta formano delle anse antero-posteriori, nelle quali per- tanto si distinguono branche ascendenti e discendenti. In una sezione trasversa, condotta in corrispondenza di queste anse, alla superficie di taglio invece di 4 tubi se ne presentano 6 od 8 a seconda che in corrispondenza di tale. punto abbia avuto luogo la formazione di una sola o di due anse. La Fig. VIII rappresenta una sezione trasversa della F. labiata <; ed essa dimostra chiaramente, oltre l'intestino (ic), 8 sezioni di tubi ovarici (to): di queste le due più grandi si riferiscono ai tubi ovarici laterali, i sei più piccoli, considerati tre a tre, figu- rano la sezione di due anse formate dai due tubi mediani, che, come sopra abbiamo detto, sono più piccoli dei laterali. I tubi ovarici terminano a 2 mm. circa dall’estremità della coda. : I muscoli mancano nella massima parte del tubo genitale femminile, cosicchè la sua parete risulta costituita da una PERI, CEREA LA 9 E ASTE ‘ coito ari iti x t x ui gi ») ni 5 3 seine vi quale in corrispondenza dell’utero è rafforzata da uno strato di fibre muscolari longitudinali, e in corrispondenza della va- gina da un doppio strato di fibre della medesima natura delle precedenti: l’uno interno circolare, l’altro esterno longitudinale. Le modificazioni dell’epitelio nei diversi tratti del tubo geni- tale non ho studiato per non distruggere l’unico esemplare di femmina, che invero, per raggiungere il detto scopo, sarei stato costretto a incidere ripetutamente a brevi distanze. Ho asportato dei frammenti dalla parte mediana del corpo, che mi sono serviti i 4 (1) Dujardin FP. — Op. cit. p. 57. di G. Cuvier Le Règne Animal, l’utero si divide in 5 canali; semplice membrana chitinosa, anista, sottile e trasparente, la per lo studio generale e anche speciale degli strati di esso; 204 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA ma la tunica muscolare dell’ utero e della vagina ho sempli- cemente osservato, sebbene con qualche difficoltà, nella Filaria intiera, compressa, previo rammollimento per 24 ore in una soluzione fisiologica di cloruro di sodio in acqua distillata, fra due vetrini portoggetti. Uova. — Gli ovuli (Fig. XI) della /. /abiata hanno la forma. ellissoidale, e misurano w 42 X 20. Essi sono cir- condati d’una capsula a doppio contorno, liscia, splendente, «non discontinua, spessa p 5; la quale racchiude un protoplasma . granuloso intensamente colorabile, che riempie tutta la cavità dell’uovo, e forma una massa lunga e sottile come un biscotto o bastoncino (Fig. XI A). In altre uova, quelle mature, si riscontra l'embrione (Fig. XI B), o piegato a ferro di cavallo, in maniera che le due branche quasi si toccano fra di loro, — ovvero (il che si osserva nelle forme più sviluppate) avvolto a gomitolo. Delle due estremità, la grande ed ottusa è la testa, la piccola ed acuminata è la coda. Fra questi due stadî estremi del periodo embrionale, si trovano una serie di stadî intermedì, nei quali si osserva il protoplasma in diverso periodo di seg- mentazione. Non ho visto embrioni liberi fuori del guscio. Ovuli giovani e maturi non stanno confusi insieme nello stesso tratto del tubo genitale, ma gli uni e gli altri son con- tenuti separatamente in tubi distinti. Gli embrioni maturi ho riscontrato in un solo dei tubi ovarici (Fig. VIII to’); negli altri ho riscontrato ovuli meno sviluppati; la qual cosa c'induce a concludere che la maturazione degli ovuli nella Y. labiata non si fa contemporaneamente per tutti; ma in diversi periodi di tempo. Avuto riguardo allo sviluppo inoltrato degli embrioni ve- duti, posso plausibilmente ritenere che la /. ladiata sia specie vivipara; e che l'esemplare 9, a me servito per studio, non abbia raggiunto ancora il grado completo di maturità. SisreMa NERVOSO. — Dietro lo scudo cefalico ed attorno l’e- sofago è situato il sistema nervoso centrale, il quale risulta di due gangli laterali (Fig. IV gl) della dimensione di 50 # ciascuno, un poco appiattiti ed irregolarmerte poligonali, con cellule [ RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 255 nervose rotondeggianti bi o tripolari e robusto cilindrasse; e di un terzo ganglio ventrale (Fig. IV gv), più grosso e situato sulla linea medio-ventrale, allo stesso livello dei precedenti. Quest'ultimo ha un diametro di 80 u. Una commissura dorso- ventrale congiunge i gangli fra di loro, e forma un anello nervoso periesofageo, dal quale si partono tre tronchi posteriori e sei anteriori. I tronchi posteriori sono molto robusti e. si originano, in ‘eorrispondenza dei gangli, da tre ampie radici, nelle quali pure si constata la presenza di qualche piccola cellula nervosa. I nervi laterali (Fig. IV nl) decorrono paralleli ai lati del tubo digerente, sempre diritti o leggermente ondulati; e mentre verso il punto di loro origine hanno un diametro di 32 #, in corrispondenza della coda si assottigliano notevolmente e non raggiungono l’estremità. i Il nervo medio-ventrale (Fig. IV nmv) è il più robusto dei tre, e misura 18 w di diametro; esso decorre rettilineo sempre alla faccia ventrale del tubo digerente, finchè, giunto all’estremità posteriore della coda, termina accanto al retto in 4 un piccolo ganglio caudale (Fig. VII gc) della dimensione di circa 40 u. Dalla porzione postero-dorsale di questo ganglio si parte .un piccolo ramo nervoso, che si dirige al retto. Non ho riscontrato, benchè abbia fatto minuziose ricerche, nè i nervi submediani dello Schneider, nè il nervo medio-dorsale, segnalato dal Leuckart e non mai riscontrato da Vogt e Yung. I nervi anteriori (Fig. IV na) sono numerosi e sottili: io ne ho contati sei, dei quali due, i più grossi, si portano alle papille labbiali e gli altri quattro si distribuiscono al faringe, alla bocca e alla musculatura dell’estremità anteriore del parassita. CanaLI EscRETORI. — L'apparecchio escretore è costituito da due canali (Fig. IX ces), ciascuno del diametro di 13 w, situati sui campi laterali alla estremità delle linee omonime; esternamente poggiano sui muscoli, internamente sull’intestino o sui tubi genitali, a seconda che l’uno o gli altri vi vengono in contatto. Il loro decorso è perfettamente rettilineo. Non sono riuscito a vederli bene in un verme compresso fra due 256 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA ve vetrini portoggetti; benissimo invece li ho constatati in se- zioni «trasverse eseguite sopra frammenti del parassita presi a distanza l’uno dall’altro. Nel JY° ho potuto assodare ch’essi si estendono dall’estremità della coda ad un millimetro dalla. punta della testa, e che il tronco unico, risultante dalla fu- sione dei due canali alla faccia centrale, ha una lunghezza di u 830. Non ho studiato queste ultime particolarità nella 9 per non privare la Collezione elmintologica di questo R.. Museo Universitario dell'unico esemplare. IpotrsIi suL cicLo EvoLUTIvo. — L’aver trovato ge £ adulti in due cisti connettivali separate e distanti l’una dal- l’altra, formatesi nello spessore della tunica esterna dell’eso- fago la prima e fra le lamine del pericardio la seconda, esclude la possibilità che la fecondazione abbia avuto luogo en situ; è più probabile che questa sia avvenuta nell'intestino dell’ospite definitivo, ove le giovani Filarie son arrivate col cibo o colle bevande, dopo aver passato o no un primo periodo di vita parassitaria in un ospite temporaneo, che sfugge presentemente alla nostra conoscenza. Non abbiamo notizie complete sul ciclo evolutivo della F. labiata. Nello stato presente della scienza soltanto possiamo dire questo: la fecondazione delle giovani Filarie avviene pro- babilmente nell'intestino dell'ospite definitivo; esse, fecondate, di certo emigrano, attraversando le pareti intestinali, nel tessuto connettivo periesofageo, fra le lamine del pericardio, nelle tasche aeree, nei pulmoni della Ciconia nigra; ivi, per reazione del connettivo circostante, si produce una: capsula dentro cui piglia: stabile dimora il parassita. La femmina sviluppa nel suo in- terno una infinita quantità di ovuli; i quali maturano grada- tamente, e si sviluppano poscia in embrioni completi. Ignorasi se questi embrioni, prima di passare nell’intestino dell’ospite definitivo, abbiano bisogno o no di attraversare una fase di incistidamento in un ospite intermediario (piccoli crostacei di acqua dolce: Cyclops; pidocchi della Cicogna nera [?]). Nel sangue della Cicogna nera, preso accuratamente dalle vene cave, dai seni e dai ventricoli, non rinvenni all'esame. microscopico alcun embrione di Filaria. Tengo però a dichia- RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 257 rare che tale ricerca, importantissima per lo studio del ciclo vitale delle Filarie, a causa del ritardo con cui ci fu inviato il volatile, venne instituita 48 ore dopo avvenuta l’uccisione È del medesimo. Parimenti negativa riuscì la ricerca da me fatta | nel corpo di alcuni pidocchi trovati fra le penne della detta i: pioogna. paia CONCLUSIONI. Le suesposte ricerche conducono alle seguenti conclusioni : _ 1. La Y. labiata Creplin è, dopo la F. medinensis Gme- lin, una delle specie che raggiunge le maggiori dimensioni. Di essa conosconsi ambo i sessi. I caratteri che la distinguono sono i seguenti : Corpo filiforme, colorito generale bianco-giallastro; un | cordoncino rosso-cinabro (intestino chilifero) trasparisce sotto ltegumenti, e, descrivendo leggere ondulazioni, si estende da 1 alla a partire dalla testa sino all’estremità della coda. Femmina. — Lunga cm. 60, spessa mm. 2. Estremità an- È iure riconoscibile ad occhio nudo dalla posteriore perchè | più sottile e non percorsa nel primo tratto dal cordoncino rosso- E vivo sopra cennato; essa termina con uno scudo chitinoide a 3 forma di scodelletta. Bocca imbutiforme terminale e centrale; | apparecchio papillare sovrapposto allo scudo, costituito da 10 È: papille: 2 p. labbiali ipodermiche, grosse e coniche, ai lati della È bocca; 2 p. marginali laterali, emisferiche, al margine del di- sco e fasi una linea passante pel mezzo dei campi laterali; a 6 piccole p. periorali situate simmetricamente tre a tre sui due È piani dorsale e ventrale. Vulva circolare, scolpita nello spes- sore della cuticola, immediatamente dietro il disco cefalico, e quindi molto vicino alla bocca. Estremità posteriore liscia, rettilinea ed ottusa in punta, senza traccia di papille e di appendici di qualsivoglia natura ; ano piccolo e terminale. + Maschio. — Lungo cm. 3.5 - cm. 8, 9; spesso mm. 0,918. Ticrcinità anteriore conformata come nella 9, colla sola diffe- renza che manca l'apertura vulvare. Estremità posteriore ri- 3 3 A d - DE 258 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA curva ad uncino, provveduta di due ali membranose, rinforzate ventralmente da cinque paia di costole; cloaca ventrale presso l’ultima costola; spicoli doppi, arcuati, lunghissimi, sottili ed appena disuguali. i | 2. La F. labiata è parassita della Crconia nigra, e, molto probabilmente, anche della Ciconia alba nel tessuto connettivo degli organi toracici e nel mesenterio. i 3. Le species inquirendae, che si appellano F. Ardeae nigrae Rud. e F. Ciconiae Schrank, ritengo identiche alla F. labiata Creplin; cosicchè possiamo stabilire la Regnenta sinonimia : 1° F. labiata Creplin. 2° F. Ardeae nigrae Rud. 3° F. Ciconiae Schrank. 4. La cuticola è costituita da due strati: l’esterno di aspetto vitreo, l'interno di natura granulo-fibrillare. 5. La subcuticola è limitata esternamente da un rango di cellule cilindro-coniche (cellule ipodermiche) provviste di sottile membranella involgente, di nucleo e di uno o più nu- cleoli. Le cellule dell’ ipoderma non sono juxta posttae, e lo spazio intercellulare è colmato da una sostanza granulo-fibril- lare della medesima apparenza dello strato cuticolare interno e identica al tessuto su cui poggiano le cellule suddette. Per tali caratteri morfologici ritengo le cellule ipodermiche di natura connettivale e non epiteliale; come d’ origine mesoder- mica ritengo pure la cuticola, la quale, sopratutto nel suo strato profondo, addimostra chiaramente le ‘affinità di struttura col tessuto della subcuticola. 6. I campi laterali, molto stretti, hanno la forma di pri- smi triangolari, che si assottigliano verso l’estremità posteriore del parassita, ed ivi si confondono collo strato profondo della cuticola. Al loro vertice corrisponde il canale escretore. 7. Esistono le sole linee medio-dorsale e medio-ventrale. Quest’ ultima è in rapporto in avanti col cingolo nervoso pe- riesofageo, indietro col ganglio nervoso caudale. 8. Muscolatura polimiaria. Campi muscolari molto ampi e poco spessi nella ®, viceversa nel g. Elementi muscolari lunghi da w 109 a mm. 1.5, spessi dai 12 ai 30 4; hanno la forma di fettuccine più o meno strette alle due estremità e fran- e al bordo interno. Fibre dello strato interno per lo più laviformi. I muscoli del corpo formano tre strati : a) Strato esterno (il più robusto di tutti), il. ‘numerose fibre longitudinali. Da esso si partono in dire- ione obliqua delle sottilissime fibre muscolari, che s’ insinuano ra le cellule dell’ipoderma e terminano alla faccia interna ella friicola; db) Strato medio, poco distinto, costituito da elementi obliqui o circolari, piccoli per numero e per dimensioni; 2 c) Strato interno, mediocremente robusto, formato da fibre trasversali, che vanno dall’esterno all’interno. | L’esofago è un organo eminentemente muscolare. Altre bre muscolari troviamo in corrispondenza della vagina, del- l’utero, del tratto inferiore del canale deferente e del retto. Esiste un muscolo sospensorio del retto. ‘9. Il sistema digerente si compone di una piccola bocca, terminale ed ellittica, provveduta di due grosse papille lab- iali coniche; di un lungo esofago muscoloso a fibre raggiate, a lume triquetro; di un ampio intestino chilifero rosso-ci- nabro; di un retto pur esso muscoloso e di un ano, terminale ella 9, ventrale nel maschio. L'epitelio dell'intestino chilifero non poggia direttamente ulla membrana limitante esterna, ma fra questa e l’epitelio esiste un sottilissimo strato formato da fibre connettivali e da ine granulazioni. La presenza di questo straterello indica senza ubbio l’abbozzo d’una mucosa. ._L’epitelio intestinale è decisamente cilindrico; ma verso a fine dell'intestino diviene cubico, e in corrispondenza del tto le cellule scompaiono per essere sostituite da uno spesso strato chitinoso, continuazione di quello che circonda l’ano medesimo. 10. Esiste un apparato ghiandolare annesso all’ apparato | igerente: sono due ghiandole tubulari semplici, che mediante nico sbocco si aprono nella parete sapezono del retto. Le chiamo ghiandole epirettali. fe. 11. Nei maschi lunghi 8-9 cm. e nelle femmine di 60 cm. RICERCHE ZOOLOGICHE ED ANATOMO-ISTOLOGICHE 259. MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA © Ji lunghezza, il sistema Tiproduttore è nel suo completo ‘svi luppo o quasi. ea L'apparecchio genitale maschile è costituito da un sem- | plica tubo circa 3 volte più lungo del parassita. La regione testicolare, che nel tratto posteriore piglia il 6 nome di tubo seminale, si estende da avanti in cioe sino as mm. Lisio della coda. o 3) Uno strozzamento annulare separa la regione suddetta dal si canale deferente. Li Non esiste una vescicola seminale propriamente detta, ma funzionalmente si può ritenere come tale la prima porzione si dilatata del canale deferente. i È L'estremità terminale del canale deferente è provveduta d’uno sfintere a fibre longitudinali e circolari. I muscoli man- cano in tutto il resto del tubo genitale. Gli spermatozoi sono rotondi o lobosi, del diametro di 5 wu; mancano di membrana involgente e di appendice cau- dale, e son dotati di vivaci movimenti ameboidi. d Gli spicoli sono due: lunghi, sottili, AEEALO appena. di- 4 suguali. La cloaca è alla faccia ventrale in corrispondenza della 9 5° costola. È I tubi ovarici sono quattro, ma due si fondono in un solo in prossimità dell’utero. L’utero è unico, ampio e muscoloso. La vagina è stretta e muscolosa anch’ essa. La vulva è situata immediatamente dietro il disco cofa lico, e quindi molto vicino alla bocca. Gli ovuli, ellissoidali, misurano p 42 x 20. La loro ma- | turazione non avviene contemporaneamente in tutte le ovaie; — si osserva pertanto una serie di stadî intermedi, dall’uovo ne primi periodi di segmentazione a quello contenente un em-. brione sviluppato. Non ho rinvenuto embrioni schiusi dal l’uovo. } 12. Il sistema nervoso si compone di un anello periesc fageo, formato da tre gangli (due laterali ed uno ventrali congiunti da una commissura dorso-ventrale, di tre gros LEliste un cnalio caudale, ove termina il n. medio-ven- Di e d’onde si parte un SEO ramo che va al retto. lancano i nn. submediani dello Schneider e il n. medio- | 13. Il sistema escretore è costituito da due canali retti- i linei e paralleli, decorrenti lungo i campi laterali. Essi si anastomizzano alla faccia ventrale presso l'estremità anteriore, e formano un unico tronco lungo 830 w. | 14. La F. labiata è vivipara. La fecondazione avviene probabilmente nell'intestino del- f Yo ospite definitivo. Ulteriori studî sono indispensabili per la determinazione ll’ospite intermediario, il quale, secondo il mio modo di ve- re, devesi ricercare fra i crostacei d’acqua dolce (Cyelops), fra i pidocchi ectoparassiti della C. nigra. SPIEGAZIONE DELLA TAVOLA ig. I — Femmina della Filaria labiata. Du disegnate soltanto 5 due porzioni terminali: a estremità anteriore — lb estremità posteriore — ic inte- stino chilifero. — Maschio della Filaria labiata: a estremità anteriore — lb estremità posteriore — ie inte- ‘stino chilifero. . — Estremità anteriore della femmina: et cuticola — pl papille labbiali — pm papille marginali — PD papille periorali — tb bocca — e esofago — le lume esofageo — fe intestino chilifero — v vulva — v& va- gina — ut utero — tol tubi ovarici laterali — tom tubo ovarico mediano. — Estremità anteriore del maschio: «v ganglio ventrale — £1 gangli laterali — na nervi an- teriori — ml nervi laterali — mm v nervo medio ventrale. g.IV. 262 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA Fig. V.. — Disco chitinoso cefalico, veduto di fronte: “a Dimostra la disposizione delle papille labbiali e delle marginali lungo una linea 1 ed 1 passante per i campi laterali; e delle papille periorali lungo tre linee <® e 2, Be 3, ‘4% 4° passanti la prima per le linee medio- dossi. e medio-ven- | ‘trale, la seconda e ln terza per il punto di mezzo degli i spazi compresi fra le dette linee e i campi beoale Fig. VI. —Estremità posteriore del maschio : am ali membranose — e costole — ie intestino ci È — ano — £& ghiandola epirettale — sp PICO, Fig. VII. — Estremità posteriore della femmina: ic intestino chilifero — x retto — a ano — & ghiandola. epirettale — @ e ganglio caudale. e SCESE Fig. VIII. — Sesione trasversale della femmina, condotta in corrispondenza i della metà del corpo: i 3 cte strato cuticulare esterno — eti strato cuticolare in- terno — set subcuticola — em campi muscolari SE = ic intestino chilifero — to tubi ovarici contenenti ovuli | in diversi stadî di sviluppo — to? tubo ovarico conte-| nente embrioni più sviluppati. I Fig. IX. — Sezione trasversale del maschio, condotta in corsiepon de della metà circa del suo corpo: cte strato cuticolare esterno — ceti strato cuticolare interno | | — set subcuticola — lmd linea medio dorsale — | Imwv linea medio ventrale — cm campi muscolari — | cl campi laterali — ces canali escretori — ts tubi testi colari — îc intestino chilifero. Fig. X. —Intestino chilifero osservato a forte ingrandimento in una se zione trasversale: d mi membrana limitante interna — ce cellule epiteliali —i sm abbezzo di mucosa — me membrana limitante esterna. . | Fig. XI. — Ovuli in diverso periodo di sviluppo: 3 A. ovulo con protoplasma granuloso — 1}B ovulo contenente. nel guscio un embrione avvolto a ferro di cavallo. Fig. XII. — Spermatozoi. N.B. Le figure I e II sono di grandezza naturale; le figure III, IV, V VI, VII, VII e IX sono state rilevate adoperando il microse. Koristka | Oc. 3, Obb 2, canna alzata a 160 mm. 3 per le figure X, XI, XII ho adoprato i «il medesimo microscopio, Oc. 3, Obb ; — imm. omog., canna alzata a 160 mm. 9 Erp ott. M. ConporELLI - Ricerche zoologiche ed anotomo-istologiche ; ui. di fig XXI -@ SS e ollett. Soc. Rom. Studi Zoologici, vol. IV. Dott. G. ALESSANDRINI dis. } OSSERVAZIONI ZOOLOGICHE i SUL 4 PEDETES CAFFER "CON NOTE ANATOMICHE SUL CRANIO NEURALE E FACCIALE DEL MEDESIMO pa - Comunicazione del Prof. A. CARRUCCIO ‘alla Società Romana per gli Studi Zoologici (1) De fa (ADUNANZA DEL 4 DICEMBRE 1894) Per coloro che nelle collezioni dei Musei universitari od | altrove possono aver bene osservato e studiato questo interes- | sante mammifero dell’ ordine dei roditori (Fam. Dipodidae), forse non offriranno alcun interesse le brevi notizie che oggi tendo fornire alla nostra Società. Ma in Roma, - dove finora non si era mai avuto il Pedetes caffer Ill., - e per quanti non cora conoscevano siffatta specie (2), è naturale il desiderio di aminarla ora che l'opportunità consente di poterlo fare comoda- | mente. Questo ragionevole desiderio era mio dovere di acco- | gliero, presentandovi l’esemplare che, in buone condizioni ed ‘| insieme a molte altre specie di non hoso pregio, abbiamo pel | nostro Museo Zoologico ricevuto in dono da Vienna, come già a voi è ben noto, per generosa volontà del dott. Enrico Holub. La denominazione generica Pedetes (parola greca che equi- vale alla latina saltafor) fu proposta nel 1811 da Illiger (3). 3 Dopo il Desmaret volle scrivere Pedestes, e Federico Cuvier (4) SA opose altra denominazione generica, quella di cara YS, pa- | (1) Questa comunicazione non fu prima inserita nel Bollettino per mancanza di spazio. (2) Dall'esame fatto dei vecchi cataloghi, e particolarmente di quello del prof. Metaxà (1874), rilevasi che l'antico Museo Pontificio non pos- dette mai questa specie; ed il nuovo Museo della capitale l’ha avuta n prima del 1894, per dono del dott. Holub, come si disse. (3) V. Prodromus systematis Mammalium et Avium. 1811. | (4) V. Diet. des sciences natur. T. XX, 1821, Il nome generico Pedetes è stato anche proposto nel 1837 da Kirby Tr un Coleottero del gruppo degli Elateridi. Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici 18 266 ANTONIO CARRUCCIO — i e rola greca composta che nelle sue equivalenti latine corrispon- n derebbe alle tre: calor-solaris, mus. x: Anche la denominazione e. appartiene all’ Iliger, quindi la specie ch’egli descrisse deve essere così indicata: Pedetes caffer. Sono sinonimi: Helamys capensis Fr. Cuv., Mus caffer Pallas, Yerbua capensis I. R. Forster, Pedetes typicus A. Smith: oltre altre denominazioni sinonimiche, scientifiche e volgari, che leggonsi nelle opere dello Zimmerman, di Linneo e Gmelin, di Buffon, di Spring, del visconte di Querhoént ece., cioè Dipus cafer, Grande gerboise, Lièvre sauteur ecc. J'ai vu, scrive nel suo giornale di viaggio il visconte di Querhoént, è la ménagerie du Cap, un animal pris dans le pays, qu'on nomme Lièvre sauteur: il est de la grandeur du lapin d'Europe .... E continua a descrivere abbastanza bene alcuni caratteri che distinguono il Pedetes caffer. Il donatore Holub ebbe 1’ avvedutezza di unire all’ esem- | plare che presento, anche la testa ossea di un altro individuo, da lui ucciso, e che pare avesse dimensioni pressochè eguali. Perciò mi è possibile di essere esatto nel dare alcune note sulle due parti che formano la testa medesima (cranio neurale e cranio i facciale), e particolarmente sulla conformazione dei denti, che nei mammiferi offrono sempre caratteri di grandissimo «li > Dirò dapprima della testa del Pedetes caffer, ricoperta | dalle parti molli; la quale, come vedete, presentasi piuttosto | larga ed alquanto appiattita. i Si Misurando dall’occipite fino all’apice del muso, ui: una lunghezza di 10 centim e !;; e da un orecchio alla la. lar- ghezza è di 7 centim. La testa sembra che resti abbastanza. distinta dal tronco per un collo, ch'è però relativamente grosso. Gli occhi sono, in proporzione al capo, grossi, alquanto. sporgenti. Ciò però dico sulla fede di chi osservò qualche Pe- | detes vivo, od appena ucciso: ma la conformazione della cavità ossea dell’orbita, di cui farò a momenti parola, ci darà prova più attendibile della reale grossezza dei globi oculari. | Le sopracciglia sono sviluppatissime, e lunghe quasi ciaoo ‘A le vibrisse, ma meno grosse. 3 I i auditivi si presentano un po’ più piccoli che | nel nostro Lepus timidus ed in parecchi altri roditori di mole | | OSSERVAZIONI ZOOLOGICHE SUL PEDETES:CAFFER 267 E: quasi corrispondente al Pedetes: in questo adunque i padiglioni, . misurati lungo la faccia posteriore o convessa, hanno una lun- | ghezza di 4 cent. e!/,, e di 5 cent. e!/, se misurati lungo la . faccia anteriore o concava. Questi padiglioni sono sottili, stretti, | appuntati, guerniti di peli, i quali sui margini liberi sono bian- | chicci, e sulle altre parti della superficie dei padiglioni mede- È simi, principalmente sulla faccia convessa e alla base, sono © = lani Si Le narici le troviamo poste lateralmente all'apice del muso, ch'è rosso-brunastro, liscio, cioè senza peli, o sono cor- » tissimi; esse distano l’una dall’altra 11 millim., ed hanno Pi un’apertura quasi affatto sferica. É . Le guancie sono esteriormente assai pelose, e non formano borse come le troviamo in altri roditori. «Il labbro superiore non è bifido nel mezzo come nei Le- o poridi ecc., ma lo si vede rialzato e sporgente ai due lati. i L intiero usino libero è guernito di peli folti, morbidissimi | e bianchi. Si osservano inoltre ian le vibrisse, che sono in numero di una ventina, poste sotto alle narici, e distanti dal | margine libero dell’istesso labbro superiore circa 2 centim.; | dai due angoli labbiali distano circa 3 centim. Taluna delle 3 vibrisse, come vedete, è lunga perfino 6 centim. Ma senz’altre particolarità sui prodotti epidermici o peli, di cui dirò dopo, passo all'esame dei denti che si può fare = | convenientemente grazie alla testa ossea isolata che pure ci è } ASSI Della testa ossea lasciata nell’ esemplare in pelle non si vedono bene che i soli incisivi superiori, ed in gran È "parte gl inferiori; ed anzi, sono così intatti da far dubitare | assai che siano stati o ripuliti e levigati dal preparatore in Vienna, oppure artificialmente bene imitati. Provai a smuo- verli, per poterli meglio esaminare, ma non li potei togliere dai rispettivi alveoli, nè volli guastare la preparazione dell’e- semplare, bene eseguita in Vienna. D'altra parte, pel nostro scopo, basta esaminare la dentizione del cranio isolato, gentil- | mente inviato dal dott. Holub. i Gl’incisivi superiori sono addirittura scalpelliformi, lun- ghi 30 millim., compresa la porzione intralveolare: la porzione LAI 268 ANTONIO CARRUCCIO visibile è di 9 o 10 mill. Gl’ incisivi superiori dell'esemplare in pelle, nella loro parte visibile od estralveolare, misurano 12 mill. Il diastema fra gl’incisivi superiori ed il primo mo- lare è (s'intende nella testa ossea isolata) di soli 29 mill., mentre — fra gl’incisivi inferiori ed il primo molare inferiore si ha uno. pi i spazio vuoto di soli 13 mill. La lunghezza poi di questi inci- i sivi inferiori .è di 29 a 30 mill., e ua pure pci isupe- riori, cioè: 4 mill. e //.. Sn In questa testa ossea isolata sì gl'incisivi della mascella superiore, come quelli dell’inferiore, si mostrano logori, mas- | sime nella faccia posteriore tagliata a sbieco e priva di smalto. I superiori presentano inoltre una fessura mediana che si avanza dalla faccia anteriore esterna, fino alla posteriore: tale fessura dev'essere conseguenza di lesione meccanica. I molari sono 4 per lato in ciascuna mascella, ed hanno - sulla superficie libera o triturante una forma caratteristica, quasi di una doppia ovale, chiusa da margini rialzati che vengono formati dallo smalto, mentre nel centro, un po?’ de- presso, sta l’avorio. Il contorno delle due ovali ravvicinatissime, anzi a mutuo contatto per una metà, si va poi ‘allontanando alquanto, tanto che le stesse due ovali rimangono discoste più d’un millimetro nei due poli che guardano all’ esterno: ambi questi poli sono più appuntiti che non siano i due poli in- terni: e ciò per le due metà mascellari superiori. Per le due metà della mascella inferiore, i molari presen- tano rivolti in senso opposto i poli della doppia ovale di cia- schedun molare: cioè i poli minori più appuntiti sono situati all’interno, e quindi guardano la cavità endorale, e i due più grossi sono rivolti all’esterno, come vien dimostrato dalle due seguenti figure schematiche. La predetta superficie libera o triturante ha un diam. lon- ò p: git. (larghezza) di 5 e 6 mill., dunque ogni ovale verso il polo maggiore ha alla sua volta 5. 2 mill. /, a 3: taluna di queste OSSERVAZIONI ZOOLOGICHE SUL PEDETES CAFFER 969 ovali resta alquanto meno larga. Il diam. trasv. (lunghezza) dell’istessa superficie è di 4 mill. La formula dentaria del Pedetes caffer è la seguente: 3) ani +4 aa NO cioè due incisivi superiori e due inferiori; 4 molari a destra e 4 a sinistra nella mascella superiore, e altrettanti nella infe- fai riore: in totale 4 incisivi e 16 molari, ossia 20 denti. 9 « Confermo l’ osservazione, forse fatta prima d’ogni altro dal fici; Klockner, che cioè la mascella superiore è più grande ui e più larga dell inferiore, ch'è corta e piccola, e quindi non raggiunge la prima; ed aggiungo che restano a una certa di- stanza gl’incisivi superiori dagl’inferiori, i quali ultimi sono da quelli quasi coperti e nascosti del tutto, È poi del Klockner | la osservazione non esservi altro quadrupede che presenti l’aper- . tura della bocca così all'indietro e sotto la testa come il Pe- detes caffer. Nella testa ossea isolata si possono con sicurezza dare i diametri, la configurazione generale, e talune particolarità delle due parti da cui risulta, cioè del cranio neurale, e del cranio facciale. i Il diametro antero-posteriore (preso dal margine libero È delle ossa nasali alla parte più alta della cresta mediana oc- —cipitale), è lungo circa 10 centim.; ed il diametro trasverso . (preso da un centro all’altro dell’ arcata sopracigliare) è lungo 39 mill. Un altro diametro, e sarebbe il massimo, è quello | che in questo cranio neurale va preso in ciaschedun arco zi- gomatico, nel punto dove si ha la maggior sporgenza, che cor- mono. quasi al centro dollaro medesimo: questo diametro è T lungo 55 mill. A La superficie superiore della testa ossea è poco convessa ed | È . offre una lieve depressione nella metà inferiore delle ossa fron- | . tali, dietro alla sutura naso-frontale. La predetta superficie su- A periore ha una forma ovoidea irregolare, col polo anteriore appuntito, ed il posteriore largo e rotondeggiante: il primo finisce al margine delle due ossa nasali, ed il secondo al con- torno formato dalle ossa temporali ed occipitale. Bi 270 ANTONIO. CARRUCOO (1 ce Le suture sono più o meno visibili tutte, specialmente la. internasale mediana e longitudinale. La sutura mediana fron- | tale o metopica è completa, e così anche la mediana biparietale. L’osso interparietale impari, di forma esagonale, non solo — è ben sviluppato, ma non è fuso nè coi due parietali nè coi temporali (1), mentre è facile vederlo pienamente saldato in altri mammiferi di questo o di altri ordini. Le ossa frontali viste dall’alto si presentano assai larghe, — offrendo all'indietro una massima larghezza di 41 mill.; la loro lunghezza è di 80 mill., cioè è quasi eguale a quella delle na- sali, che misurano 32 mill.; ma queste sono larghe in avanti. soltanto 12 mill., e. all'indietro hanno la massima larghezza. di 26 mill. Il margine posteriore delle ossa frontali, che si unisce coll’ anteriore delle parietali, formando la sutura coro- nale, è da un estremo all’altro lungo 41 mill. circa, ed è molto regolare, perchè quasi rettilineo. (1) Quest'osso nell’esemplare di testa che vo esaminando è quasi del tutto integro, mentre sono rotti l’osso temporale del lato sinistro e l’oc- cipitale dell’ istesso lato. Sull’osso interparietale (detto pure epattale) molto si è scritto in. questi ultimi tempi. Fra le memorie straniere più notevoli (non riguar- danti, ben inteso, il cranio del Pedetes, nel quale credo che nessuno abbia accennato a quest’osso) ricordo quella dello Jacquart (pubblicata nel Journ. de l’Anat. vol. II, 1865) col titolo: De Za valeur de l'os epactal. In Italia ne parlarono il Bianchi (Sopra alcune varietà del cranio 0s- servate in feti umani ed în altri mammiferi. Firenze, 1893); il Ficalbi. (Atti della Soc. tosc. di sc. nat. in Pisa, 1885 e 1886, oltre altra non meno importante memoria pubblicata negli Atti della R. Accad. Med. di Boma, 1886-87); ed altri ancora scrissero fra noi lavori riguardanti la struttura del cranio nei mammiferi, lavori che i giovani non possono che consultare con sommo loro vantaggio. Io non potrei ora, - senza andar troppo per le lunghe, nè sarebbe il luogo opportuno, - citare tutti questi lavori senza ometterne involontariamente parecchi, anche limitandomi alla mia sola biblioteca anatomica privata, ch'è però forse una delle più ricche. Fra gli autori ricordar posso: Amadei, Baraldi, Calori, Chiarugi, Garbi- glietti, Giacomini, Legge, Lombroso, Maggi, Mantegazza, Nicolucci, Re- galia, Riccardi, Romiti, Sangalli, Sergi, Staurenghi, Staderini, Taruffi, Vi- tali, Zoja ecc.,iquali sotto diverso punto di vista trattarono questa parte dell’osteologia comparata, che secondo me è sempre meritevolissima, di nuovi studi e di nuovi studiosi. OSSERVAZIONI ZOOLOCICHE SUL PEDETES CAFFER 271 * | L’orbita, ch'è quasi intieramente formata dalle ossa fron- tali e zigomatiche, ha un diametro longitudinale massimo di _24 mill., ed uno trasversale di 26 mill. La profondità del cavo orbitario (misurata dal foro ottico, fino al centro del mar- i gine orbitario formato dalle ossa frontali) è di 25 mill. Come È da si rileva, la cavità dell’orbita dei Pedetes caffer, propor- zionatamente alla mole del mammifero, e in particolare della bi. testa, è grande sia per profondità, sia per larghezza del i contorno basilare, come risulta dai diametri che ho dato. 9 ; La bolla timpanica dell'osso temporale destro (il sinistro | è rotto) non è molto ampia; il suo diametro maggiore è di È 14 mill., ed il longitudinale di 7 mill. — Irregolare è il margine È del foro uditivo esterno, ch'è quasi ovale, con un diametro 3 pressione antero-posteriore di 5 mill., ed uno trasverso di circa 4 mill. L’osso temporale è bulboso SEI nella sua parte più 0 e dietro al foro uditivo: le pareti dell’osso medesimo 3 sono sottili. | | Le ossa intermascellari sono saldate ai mascellari superiori, i e solo nel mezzo di esse, e sul davanti, si vede la separazione : è ben visibile adunque la sutura incisiva. i: Guardando nell’interno delle cavità nasali, che sono ampie, non si vede traccia di setto nasale, formano adunque un'unica È fossa. Però ai lati osservasi una lamella ossea alquanto rugosa _ alla superficie interna, libera e convessa, che guarda verso la . fossa nasale; mentre che la superficie esterna è applicata contro | la faccia interna del mascellare superiore: questa lamina curva 3 forma a ciascun lato il cornetto o turbinato inferiore, destro | cioè e sinistro. In fondo poi alla fossa nasale, e dietro ai cor- netti, si vedono le due faccie anteriori delle masse laterali del- Bice che appaiono ben sviluppate. — Non convenendo | disgiango le ossa di quest’unico esemplare di testa ossea di Pedetes che si mostrano fragili, non si possono seguire tutti i | particolari morfologici delle ossa medesime. Però a causa della |: | rotbura che esiste al di dietro, e nella regione occipito-tem- È » | porale sinistra, si può bene osservare non solo la lamina cri- brosa, con di non molto numerosi ma relativamente larghi, quali non si osservano in etmoidi di altri roditori che ho esa. . minato, ma una crista galli ben sviluppata. 972 : | ANTONIO CARRUCCIO La rottura preindicata permette inoltre di tener conto della capacità della scatola craniale e di qualche altro fatto. certa- mente non ancora accennato da altri che descrissero il Pedetes I caffer. =1.«a Cc A Esaminando la volta craniale, per tutta quella parte ch°b. * formata dalle ossa frontali e parietali, si vede che queste ye sa time nella faccia interna o concava presentano lungo la sutura sagitale un grosso rialzo, in forma di doppio labbro, che nel fondersi lascia all’ indietro, massime presso l’ unione coll’ osso di interparietale, una doccia, che va restringendosi sempre più 100 avanti. Questo rialzo, die non può chiamarsi cresta, perchè è smusso e largo (e si può ben misurare col compa è lungo. 4 mill., si continua con altro rialzo, iungo un centimetro, formato dai due margini interni saldati delle ossa temporali; ma dopo questo primo centimetro di lunghezza, il rialzo prodotto dalla completa sutura dei margini ora menzionati, ecco che lascia nel mezzo uno spazio in forma di doccia, che va a finire proprio nel punto centrale d’unione colle ossa nasali. Oltre questa lun- | ghezza sporgente per tutta la linea mediana della faccia in- terna della volta craniale, si notano anche due altri rialzi la- terali, convergenti indietro e in avanti, e distanti nel mezzo | dal rialzo centrale circa un centimetro, e formati dalle faccie concave delle stesse ossa frontali e parietali. Un'altra sporgenza interna si vede in direzione trasver- sale, formando una specie di croce coi tre rialzi longitudinali, sporgenza che corrisponde esattamente alla sutura fronto-pa- rietale, cioè costituita dal margine posteriore dell’osso frontale i del parietale. i Per la esistenza della frattura craniale (prodotta senza dubbio dai colpi con cui il dott. Holub uccise il Pedetes) è facile esaminare anche la faccia posteriore-interna della por- zione petrosa o rocca del temporale, nella quale faccia è no-. tevole per la sua ampiezza e forma quasi rotonda il foro udi- tivo interno. I Più indietro si vede estendersi una stretta fessura verti- | cale, che si curva all’interno nella estremità inferiore, corri- spondente all’acquedotto del vestibolo. d Non feci ancora parola della eminenza articolare dea È si x NS È y OSSERVAZIONI ZOOLOGICHE SUL PEDETES CAFFER ‘DI LI (la sinistra è rotta) in rapporto coll’ atlante, cioè del condilo occipitale. Questa eminenza ha. forma alquanto elittica, è più be È larga in alto che verso il basso, in cui finisce con punta smussa | rivolta verso il gran foro occipitale: è lunga 10 mill. ed è 9 larga 4 mill. — La sua faccia inferiore od articolare, è con- È | vessa e del tutto liscia. — In avanti e indietro si osservano 8 _ 1 fori detti condiloidei, dei quali l’anteriore è più grande, ed __—èdacrederecheinesso passi - come ha luogo nell’uomo ecc. ecc. - | il duodecimo paio dei nervi encefalici, o grande ipoglosso. Avendo richiamato la vostra attenzione sulle particolarità anatomiche, che ho creduto di maggior interesse in questa testa ‘ossea, riprendo subito l’esame dei caratteri zoologici dell’indivi- ; duo in pelle, pregandovi di osservare dapprima i quattro arti. I due anteriori o toracici finiscono con zampe pentadattili, e i due posteriori o pelvici con zampe tetradattili. Gli arti anteriori, - notevolmente più corti dei posteriori, ma in proporzione più robusti di quelli d’altri roditori, ad es. dei leporidi, - sono lunghi 13 cent. e mezzo. Il dito anteriore più lungo è il mediano, che misura 80 mill.; i due estremi, cioè l’interno e l'esterno, hanno pressochè un’eguale lunghezza, quello misurando 18, questo 20 mill. Il dito interno dell’istessa zampa anteriore, come potete osservare, è invece rudimentale in qualche esemplare del vecchio Museo, appartenente al vero genere Dipus. È - Le dita anteriori del Pedetes, ben velete come siano for- | mite di unghioni, aguzzi a mo’ di artigli e ricurvi. Ho messo | qui vicino un Bradypus, che tutti sanno come appartenga ad altro diverso ordine, quello dei maldentati, perchè possiate con- | statare la somiglianza che passa fra gli unghioni dei Bradipi 3 e quelli del Pedetes caffer, 11 quale però li ha più piccoli; ma {| l’unghione del dito mediano è lungo circa 3 centimetri. — Al di dietro del dito esterno, e nella pianta della zampa anteriore ‘si trova un grosso tubercolo epidermico lungo non meno di MN 8 mill. e largo 9. Poni Gli arti posteriori di quest’ultimo sono non solo più grossi, ma più lunghi del doppio degli anteriori, se si sta all’esemplare | che abbiamo ricevuto, e che ho ragione per credere sia stato, preparato con diligenza, e rispettando le diverse misure prese 974 i ANTONIO CARRUCCIO © 2 p del dott. Holub sull’animale appena ucciso. Infatti questi arti posteriori hanno la lunghezza di 36 centim. circa, misurando sino alla punta del dito più grosso, e movendo dall'antico sona coxo-femorale, ch'è ben rilevata nella preparazione. Le zampe posteriori sono lunghe, e come dissi, tetradati © til: il più grosso dito è il terzo, partendo dall'esterno, ed è lungo 6 centim.; mentre il minore, ch'è appunto l’esterno, ri passa di poco i ‘9 centim. Nelle dita posteriori non i. più gli unghioni ricurvi a delle anteriori, ma l’ultima loro falange è difesa da un zoc- coletto dritto, piano nella faccia che tocca il suolo, e a bordo | mediano tagliente all’ insù, ch’ è in tutte le quattro dita ben sviluppato, tanto che il più grosso è lungo 2 centim., e largo: — da 5 a 6 mill. di Le quattro zampe del Pedetes caffer, sono rivestite da nu- merosi e sottili peli bianchi, che si protendono in modo da coprire una parte degli unghioni ricurvi delle dita anteriori o dei zoccoletti delle dita posteriori. Il Forster che fu tra i primissimi a descrivere questo mam- mifero (nel 1778) dà alle unghie del medesimo una diversa co-. lorazione: le anteriori dice che sono nere, e le posteriori brune. Nell’esemplare che abbiamo presente vedete che la colorazione è quasi l’istessa: solo ai lati gli unghioni anteriori presentano un breve tratto nericcio, ma nel rimanente la colorazione è brunastra, e chiara affatto all'apice. . SA Io Co esposto questi caratteri desumendoli fedelmente dal- l'esemplare che abbiamo tutti sott’occhi. Com'è adunque che nell'opera sui Mammiferi dei prof. C. Vogt e F. Spect si leg- gono le seguenti parole: «I piedi, completamente riyestiti di peli, hanno cinque dita libere, provvedute da unghie a N di zoccolo? » (1). Gli autori non fanno adunque veruna distinzione di forma e di numero fra le dita anteriori e le posteriori; mentre scno © (1) Ved. la storia naturale illustrata - / mammiferi descritti e fi- gurati da Carlo Vogt e Federico Spect - Traduz. con note ed aggiunte del prof. Michele Lessona. Milano. Ed. Sonzogno edit. 1884, pag. 430. OSSERVAZIONI ZOOLOGICHE SUL PEDETES CAFFER 275 assai differenti fra loro; oltrecchè le posteriori, come dissi, “sono 4 e non 5. Ma non basta: nell’istessa opera, che pure è per molti titoli pregevole, si legge: « le sue zampe anteriori (del Pe- | detes caffer) sono più robuste, e le posteriori più corte, ecc. » __—©Or bene, se non v’ha errore di stampa, ognuno bali vede - che nell'opera in discorso dovevasi proprio dire l'opposto di n vi si legge, essendo le zampe posteriori in modo ma- nifestissimo assai più sviluppate delle anteriori. Avverto però che il Forster, Linneo, Schreber, Fischer, ed altri autori, anche | non recenti, nei quali ho voluto espressamente verificare, sono esatti, non solo nel dare il numero delle dita, ma anche nel- 3 l’indicare quali sono le zampe più robuste e più lunghe. & Dando ora uno sguardo al tronco di quest’animale, e po- j ‘nendo in raffronto la parte anteriore di esso colla posteriore, | vediamo che hanno ineguale sviluppo, essendo quest’ultima più grossa. Il perimetro dell’anteriore, misurando sotto le ascelle, 3 è di circa 28 cent., e il perimetro della posteriore - preso alla | base delle coscie - è di 36 cent. Naturalmente ciò dipende dal maggior sviluppo non solo delle ossa, ma delle masse mu- È scolari proprie alle regioni toracica e in, e Il tronco propriamente detto, dal principio della regione cervicale fino alla base della ui è lungo 38 cent.; la coda, dalla sua origine fino all’apice, è lunga 4l cent., ci è larga «alla base quasi 2 cent., nel mezzo 11 mill, e presso l’ apice 5 mill Questa coda, rivestita di numerosi peli tutt’attorno, è . adunque relativamente forte, e dev'essere assai muscolosa (1). de Esaminando il pelame del Pedetes caffer (e ripeto che de- | scrivo l'esemplare che abbiamo qui presente, perchè andrei per i le lunghe se dovessi ripetere alcune differenze secondarie, le È (1) Il Forster, nella nota comunicata dal Bruce al Buffon (ediz. del pia 3 1853, annotata dal Flourens, T. IV - Additions: De la Gerboise ou Gerbo, | pag. 390 e seg.) così scrive: la queue, qui est fort longue et fort Sn i de poils, paraît mince à sa nassaince et fort grosse à son extremité.. Sta bene il paraît, perchè in realtà, se non si tien conto della SR quantità di poli che trovansi al termine della coda, l’apice - per la pic- | ciolezza delle ultime vertebre coccigee - è più na della base. 276 Li A ; ANTONIO CARRUCCIO | 000° 1 gui: quali ognuno può leggere in parecchie opere che ul dei mammiferi africani), lo si vede di un colore rosso-fulvo pre- dominante, misto di nero sul dorso. I peli della regione ven- trale sono biancastri; una linea bianca si vede nella piega in- guinale di ciaschedun lato. Sulla coda i peli presentano due — diverse colorazioni, sono cioè rossastri di sopra, e grigio-nerastri al disotto; l'apice è del tutto quasi nero, anzi i peli nericci ; cominciano verso l’ultimo quarto della coda, preceduti da una — zona di peli bianchi e rossastri. — Il pelame sarà più copioso e folto nella stagione invernale. Nell’esemplare che esaminiamo, forse perchè ucciso d’ estate, non si ha abbondanza di peli, neppure sul dorso, ma sono sufficienti dappertutto, e dall’an- golo labbiale fino dietro l'orecchio, formano da ambedue i lati una specie di sotto barba sporgente. Il Pedetes caffer si trova abbastanza comune nel Capo di Buona Speranza, tanto in parti montuose, come in piane; ma pare sia oggi meno frequente che nei passati tempi. Si è detto che la femmina di questa specie partorisce 3 o 4 piccoli d'estate, che allatta per molte settimane, e che bene suol custodire in gallerie sotterranee la sua prole. Le mammelle sono situate nella regione toracica, ed in numero di quattro. Venuta la stagione delle piogge, i membri di ciascuna famiglia sì ritirano nella parte più adatta e sicura della ri- spettiva dimora, e pare si ripieghino su se stessi, quasi chiu- dendosi a palla, stando a contatto l’uno dell’altro per tenersi più caldi: sembra che non cadano in un vero e protratto letargo. Il dottor Holub nelle indicazioni manoscritte, trasmesse insieme ai doni, scrive a proposito ‘del Pedetes ol queste parole: « l’esemplare fu danneggiato alla testa pei colpi da- tigli: infatti se questi animali, appena usciti dalle loro tane non vengono subito colpiti fortemente sulla testa, essi rien- trano nella propria tana, e non è più possibile di snidarli di sotterra ». 3 L'’istesso iaia aggiunge che la testa ossea, che mani insieme all’esemplare in pelle, apparteneva ad altro individuo ucciso presso la riva di un lago salato, posto in prossimità 1a gd abitazioni umane. £ OSSERVAZIONI ZOOLOGICHE SUL PEDETES CAFFER 277 Per riguardo alle abitudini del Pedetes caffer, ci si dice dagli scrittori che sia animale notturno, cominciando le sue scor- rerie verso i crepuscoli, e più che camminando, chè non po- trebbe per la già notata disformità degli arti, vada quasi ar- _ rampicandosi dove può, o saltellante, per trovare radici, erbe, È. semi, con cul nutrirsi. È Lo si considera come assai diffidente, perchè a tutti gli istanti si ferma dritto ed ascolta. Se non ha timore di essere | sorpreso, e se non mangia, non sta fermo mai, avanzando a | sbalzi lunghi e successivi, puntando contro il terreno la coda e le due zampe posteriori, sulle quali ricade. Le zampe an- | teriori le tiene, nell’atto del salto, ripiegate sul petto come fanno i ioni : sembra, se lo si Sr in quell’istante, un . mammifero bipede. 3 Si legge in diverse opere che può fare salti di due metri A | e mezzo 2 tre; ma se lo si perseguita, allora può lanciarsi con . tantoimpeto da vedergli far salti di 6 a 10 metri (Forster, Sparr- | mann, ecc.), e così può soventi sfuggire ai suoi persecutori. _ Il Klockner alla sua volta asserì che nello stato di libertà | questo animale può fare salti lunghi da. 20 a 30 piedi, e che il suo grido sembra una specie di grugnito (1). Quando mangia E si siede o si distende orizzontalmente. bi Principalmente nelle steppe nell'Africa meridionale si | possono trovare le buche scavate qua e là nel suolo, che im- | mettono in gallerie complicate, dalle quali, come narrano Lich- È pre ed altri, e conferma l’Holub nelle parole che ci ha | scritto, è cilo di snidarlo, se non vi si versa acqua o si ricorre a qualche altro espediente che costringa l’animale | a fuorusciro: ma chi lo vuole catturare deve seriamente badare | agli unghioni del prigioniero, posto suo malgrado in libertà. Le carni del Pedetes sono non solo commestibili, ma assai | pregiate: ecco perchè ne fu fatta sempre e se ne fa una caccia E: ostinata dai coloni olandesi e da altri nel Capo di Buona Spe- :# ranza: anche la pelle viene utilizzata. Compensano adunque | questi roditori i danni che vuolsi producano nei campi, e dove i ci sono piante ad essi gradite. ” cda (1) V. in Buffon - Additions - Second article de M. Allemand, pag. 398. ISTITUTO Z00LOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA Diretto dal Prof. A. CARRUCCIO RARO CASO DI PARASSITISMO NELL’UOMO dovuto alla larva di una mosca (Sarcophaga affinis Meig.) Comunicazione fatta alla Società Romana per gli Studi Zoologici dal Dottor GIULIO ALESSANDRINI, assistente nel predetto Istituto. Circa la metà del giugno dello scorso anno (1894) un egregio collega, il dott. Gaetano Cozi, medico-chirurgo in Montalto di Castro (provincia di Roma), mi inviò una larva di Dittero e poscia la seguente lettera, che contiene tutti i particolari del fatto ch'egli aveva colla massima diligenza osservato e che io intendo ora di illustrare. COLLEGA CARISSIMO, « Franci Antonio sE Elice (Teramo) nato da genitori sani, è giunto all’età di anni 13 senza aver mai sofferto alcuna mali lattia. Si è sempre occupato di cose. campestri. Di statura giusta per riguardo all’età, di sviluppo scheletrico e muscolare regolarissimo, presenta tutti i segni di buona salute. Si la- menta soltanto di un forte dolore sul vertice del capo e, per | essere curato di ciò, viene ricoverato in questo ospedale di 3 È Sisto il 10 giugno. i « Appena lo vidi ordinai una rigorosa disinfezione del capo e gli feci radere completamente i capelli. Alla visita se- | rale, essendo il capo ben netto, potei constatare che la cute era perfettamente integra. Solamente sul punto del maggior dolore osservai un piccolo tumoretto -acuminato, a guisa. di foruncolo, che non presentava alcuna fluttuazione. Ù « Il giorno dopo (11) medesimo stato di cose: il dolore però era alquanto aumentato. Apiressia. CHE RARO CASO DI PARASSITISMO NELL’UOMO | 279 «Il giorno 12 la Suora di servizio mi disse che il tumo- NULLO s'era aperto e T- e che ne era a uscito un verme e... xi parietale destro e cominciava anche lì a ma- nifestarsi una leggera tumefazione, volli fasciare il capo del ragazzo per impedire che un altro verme, se vi fosse, non isfu- e nel suo apice presentava soltanto un piccolo foro dal quale _gomeva pochissimo pus. « Il giorno 13 nulla di nuovo. < Al mattino del 14 la Suora mi riferì che il malato aveva avuto molta ansia durante la notte e che aveva finito per to- gliersi la fasciatura. Invano essa ricercò il verme, che del resto supponeva uscito, essendosi riscontrata la tumefazione perfo- rata nel suo apice e già leggermente appianata. Siccome però l’infermo accusava dolore al parietale di sinistra e quivi già si riscontrava una elevazione, ordinai che il malato, dopo fatta una nuova fasciatura, fosse sorvegliato attentamente. » 192-203 | neozoici di alcune località d’Italia. » 109-123 II. PICCOLA CRONACA DI CACCIA E 3. Marcialis dott. Efisio. Saggio di DI ORNITOLOGIA (Falconieri di un Catalogo metodico colle denomina- Carpegna conte Guido) - Sovra un zioni dialettali delle cinque classi dei crostaceo marino raro di Civita- . Vertebrati della Sardegna SPESSI: An- vecchia e ‘Terracina avuto dal Mu- ® fibi e Rettili) ParteI. . . . >» 124-145 seo Zoologico della R. Univ. di È - 4. De Vescovi prof. Pietro. Fosso: xoma (Dott. Alessandrini Giulio) » 204=205 zioni morfologiche e considerazioni sul- III. RIVISTE BIBLIOGRAFI(HE di me: l'organo copulatore maschile dell’ I- morie scientifiche russe (tradotte strice (Hystrix cristata L.). (Con fig.). » 146-161 dal march. Waldimiro Campanari) : ; 5. Falconieri di Carpegna conte Quido. 1. prof. M. Ganin. Alcuni fatti ri- . Sulla cattura dell’Ortolano grigio (2m- guardanti l'organo di Jacobson . beriza coesia Bp.) nell’Agro Romano. > 162-163 negli Uccelli (Sunto del Dott. M. ; 6. Luzj march. Frane. Sull’utero e Condorelli). - 2. prof. A. Kowaleski. . sulla placenta del Cervus dama. (Con ticerche. sul sistema linfatico de- | figura). . . » 164-169 gl Insetti e dei Miriapodi (unto pae, 7. Carruccio prof. Antonio. Sugli anel- del prof. A. Carruccio. . . > 206-208 . lidi italiani studiati’ dal prof. R. Blan- IV. SUNTO DEI PROCESSI . VERBALI | «hard, ed in particolare su quelli della delle adunanze generali tenute il | provincia di Roma (Sunto di una Re- 26 marzo e 12 giugno 1895. - Com- lazione) . . A AO ITA memorazione del Socio onorario 8. De Vescovi prof. Pietro. Contri- Prof. Carlo Vogt fatta dal Prof An- buzione alla più esatta conoscenza dei tonio Carruccio . . . > > 209-214 . costumi del Pseudopus Pallasii Cuv. » 175-182 | V. NECROLOGIA del Prof. T. E. Huxley » 215-216 9. Luzj march. Franc. Sul sistema VI. NOTIZIE E VARIETÀ (Vedi la Copertina). L'ufficio provvisorio per l’Amministrazione e Redazione del BoMlettino tro- vasi nel Regio Museo Zoologico dell’Università di Roma. Annunciansi non solo le pubblicazioni anatomo-zoologiche, che pervengono alla Società, ma anche tutte quelle di. cui si ha notizia, e che St interessare i Soci e gli Abbonati, siano italiane, siano straniere. Pei non Soci il prezzo di abbonamento e di vendita del BoMettino per l’anno 1895 è di L. 12. Per l’acquisto del Bollettino rivolgersi all’Economo della Società nel Museo Zoologico della R. Università di Roma. (CONTO CORRENTE COLLA POSTA) “fr ii 1 e -(INOEIT,,® SONE Lera JRCUMIAMONTANO NOTIZIE E VARIETA Cattedra di Zoologia e Anatomia comparata nell’ Università di Ginevra. — Venne aperto il concorso a questa cattedra rimasta va- cante per la morte del grande Naturalista Prof. Carlo Vogt. — Il nuovo professore, che verrà presto eletto, avrà l'obbligo di dare cinque lezioni per settimana, e di dirigere il laboratorio annesso alla cattedra, ed avrà diritto a uno stipendio annuo di sei mila lire. — Fra gli aspiranti si fanno i nomi di un valente scienziato svizzero, di uno alemanno e di un altro francese. Isnoriamo se v’aspiri qualcuno fra gl’ italiani. L° in- segnamento è dato in lingua francese. Doni al Museo di Storia Naturale di Parigi. — Parecchi gior- nali scientitici annunciano che questo Museo si è arricchito di nuove collezioni zoologiche interessantissime, per la sezione dei Mammiferi, degli Uccelli, ecc. ecc., provenienti dalle Isole Maddalene (Capo Verde), dal Soudan, dalla Guinea, dal Siam, ecc. Fra gli Uccelli un Phaeton candidus, preso nel nido, giunse a Parigi ancora coperto da scarse plu- mule, e che devono nutrire coll’introdurgli in bocca piccoli pesciolini. Specie inoltre rare di Tigri, di Antilopi, di Cicogne, di Serpenti del gen. Python, e così via dicendo, formeranno argomento di muovi studi e lavori anatomo-zoologici. Il Ministero della Pubblica Istruzione in Italia ha in questi giorni acquistato per il Museo Zoologico della R. Università di Roma buon numero di grossi Sauri viventi (Varani, Lacerte, Scincoidi ecc.), di Ofidi (velenosi e non velenosi, dei primi 12 vivi), Scorpioni e Insetti, tutti della Tripolitania, portati in Roma da un egregio italiano (Sig. Baldoni) da molti anni dimorante in questa parte dell’Africa. A_ suo tempo rife- riremo ampiamente su queste nuove aggiunte opportunamente fatte al Museo Zoologico della Capitale. Roma, STAB, BONTEMPELLI — 8-95. BOLLETTINO DELTA ROMANA PET GLI STUDI ZOOLOG I. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE: 6. Guido Falconieri di Carpegna. Nuova cattura presso Roma di un Ciuffolotto scarlatto (Carpodacus erythrinus Kaup) in abito adulto. . . . . . . Pag. 290-292 1. Carruccio prof. Antonio. Studio ana- tomico sull’atlante di un ZElephas afri- canus giovanissimo. (Con fig.) . Pag. 217-226 2. Neviani prof. Antonio. Briozoi neo- zoici di alcune località d’Italia (p. 2°) » 227-248 3. Conderelli dott. Mario. Ricerche zoologiche ed anatomo-istologiche sulla II. BREVI RIVISTE ANATOMICHE, EM- BRIOLOGICHE e ZOOLOGICHE (prof. A. Carruccio): 1. Sullo sviluppo dei vasi linfatici - 2 Sovra due distinte Filaria labiata Creplin (Istituto Zoolo- dentizioni della 7iligua scincoides. logico della R. Univ. di Roma) - Con- - 3. Sullo sviluppo del pancreas nei tinuazione e fine (con fig.). . . 3249-2604 Mammiferi. - 4. Mortalità cagionata 4. Carruccio prof. Antonio. Osserva- dai serpenti velenosi . . . . > 293-294 zioni zoologiche sul Pedetes caffer Pall., ; con note anatomiche sul cranio neurale III. INDICE GENERALE DELLE MATE- e facciale del medesimo —. . . . è» 265-277 RIE contenute nel vol. IV. . » 295-296 5. Alessandrini dott. Giulio. Raro ca- so di parassitismo nell’uomo, dovuto IV. ANNUNZI BIBLIOGRAFICI sulla co- alla larva di Sarcophaga affinis Meig. pertina. (CONSE I a anni Ne 20218289 L'ufficio provvisorio per l’Amministrazione e Redazione del Bollettino tro- vasi nel Regio Museo Zoologico dell’Università di Roma. Annunciansi non solo le pubblicazioni anatomo-zoologiche, che pervengono alla Società, ma anche tutte quelle di cui si ha notizia, e che possono interessare i Soci e gli Abbonati, siano italiane, siano straniere. Pei non Soci il prezzo di abbonamento e di vendita del Bollettino per l’anno 1895 è di L. 12. Per l'acquisto del Bollettino rivolgersi all’Economo della Società nel Museo Zoologico della R. Università di Roma. |’ (CONTO CORRENTE COLLA POSTA) = ww IR Zhu se SEPA le ra neo a i i ae. rt (AS PH uovE PUBBLICAZIONI Annunciamo con vivo compiacimento due recentissime pubblicazioni zoolo- giche, una delle quali, pubblicata in Londra, torna a grande onore del pyjncipe degli Ornitologi italiani viventi. Ogni intelligente lettore intende che questi è îl prof. conte Towaso SaLvapoRrI, Vice-Direttore del R Museo Zoologico di Torino, ch’è riuscito a condurre al desiderato compimento il suo Catalogue of the CHR- NOMORPHAF (Palamedeae, Phoenicopteri, Anseres), CRYPTURI and RATITAE ini the Collection of the British Museum (1). Il grosso volume comprende 636 pagine, oltre XIX tavole sceltissime in cro- molitografia, tutte rappresentanti specie importanti sotto diverso punto di vista, e due brevi introduzioni, una scritta dall’illustre dott. Alberto Giinther, e l’altra dall'autore medesimo, il prof. Salvadori. Di questo volume, ch'è il 27° della pre- ziosa serie del Catalogue of the Birds del grandioso Museo Britannico, avremmo voluto, se il tempo e lo spazio ce l’avessero permesso, dare fin d’ora una rivista accurata, come la importanza del lavoro lo domanda. Intanto abbiamo voluto ma- nifestare almeno le nostre sincere congratulazioni all'autore, e richiamare Vl’ atten- zione degli studiosi dell'Ornitologia sovra un catalogo metodico coscienzioso, che diventerà per essi una guida utilissima per la conoscenza o revisione delle specie appartenenti ai diversi ordini di cui si occupa il predetto Catalogo. Basti dire che sovra un totale di 5044 esemplari dell’ordine CHENOMORPHAE coi 3 sott’ordini Palamedeae, Phoenicopteri e Anseres, comprendonsi 205 diverse specie; sovra un totale di 363 esemplari dell’ord. CRYPTURI (Fam. ZTinamidae ecc.) compren- donsi 65 specie; e finalmente sovra un totale di 134 esemplari della sotto classe RATITAE, coi 4 ordini STRUTHIONES, RHEAFE, CASUARII e APTERYGES, comprendonsi 26 diverse specie, fra le quali, è forse superfluo accennarlo, si tro- vano quelle note come rare o rarissime. Ma non ci pare superfluo affermare che straordinariamente ricca o diligentissima è la bibliografia su tutte le quasi 300 specie di uccelli descritte nel volume che rapidamente possiamo solo annunciare. La seconda opera s'intitola: Die Saugethiere Deutsch-Ost-Afirtkas von PAUL MarscHie. Il volume, pubblicato a Berlino, comprende 157 pagine e 75 figure d'interessanti specie di Mammiferi, disegnate assai bene dalla signora Anna Held. Quantunque l'opera si limiti a una parte del vasto continente africano, pure contiene notizie importantissime, e vi si tratta di molte specie assai notevoli negli ordini dei PrimaTES, Prosimr, CHIROPTERA, INSECTIVORA, RODENTIA, CARNIVORA, UNGULATA, SIRENIA, CrTACEA ed EDENTATA, I Il dott. Matschie, Conservatore nel grande Museo Zoologico di Berlino, fu anche in Roma, e visitando l’Università Romana si trattenne col proposito di esaminare tutte le specie di Mammiferi africani, ch’ebbi la ventura in questi ultimi anni d’in- trodurre nella collezione generale del Museo di Zoologia; e non poche sono quelle, come avrò occasione di riferire appena mi sia possibile, realmente notevoli, talune facienti già parte delle collezioni dell’illustre march. 0. Antinori, avute per mezzo della Società Geografica Italiana, altre dai dottori Traversi, Holub, dal comm. De Amezaga ecc.; e taluna finalmente, di grandissimo pregio, dal compianto viaggia- tore africano, Romolo Gessi. Il grosso ManIs reMMINcKI del Museo di Berlino, che mercè la gentilezza del prof. Hilgendorf, ho potuto misurare ed esaminare con ogni duligenza, e che ora descrive il Matschie, dirò fra non molto come e in quanto corrisponda al grosso e bellissimo esemplare posseduto dal Museo di Roma, e portato dal Gessi. | A Prof. A. CARRUCCIO. 3) (1) Preazo del vol. L. ital. 37.50. L 0” VERANO ARAGON LL ali VAN IIANIA\ ARA AOSARARAAMA, A Ù dei ML & ga RI STIA RA NE. \ ' ; NE c tl # 4 E RRI ; { i} SAI L: fP. tt 4 li Pai vt: i 7 “% ? » Ù \ i 1 Da (€ Ù il & , E Vena? Si f Î 5 ‘| 2 x x a Ja E GENE n AR a fo , . i, È, \ U Ù) | - TAVANIATA DAR Vara IATA n fe: AA VARO EZRA 1 PN ub Ia Ve (Al È E UM | Ù_V |a È | )) \izi ss î; i i) 7. Ag (av IVA Ù Pat i 4 ui / $ Vetetra \ [i] \ : Veni (| A - ie ti ' È % (Sad N L dela Ft I Ù A ; ù V dI H / TREN LE | Ù NE, | DANA RIE RANANA PARA na ANA RARA ARAN AN MAO Pa ARRARIAAAR NAVA AAA RAR | NG 1 ARCA n Mi AANAANAN ai RATTI] SREARAA FA: ANTA A RAI RA RARRAAA ORA ARR RARA RRRREA PORRI AMARA O Zon Mad AMMAN VANNI Mu RARARAM, A AR AR IENA RA ARA RARA ARAAARA i ve no ; o v AL 2A Dari stat DA ARARÎ | BIAROOI, IM RARA Y SA RA PRRARARA ‘ni È dA ir Ann ARRARARAA MAR Pe ARR a AR aaa e ARAN RARAAARal IE 200 aPTIVANNMARATIAAA N VAT Vigla Maga al ‘af ARA bra MARRARZA RATA A AAT I ìA PAR AAAAAnf ANDAR 4 SANAAANA, di "NAM lai A ta0 A Mini 0 Ea i ml n CRA, AL sN A hi A AA RSI Fossi .etal i x 7 È fa t È SL; NA RA. ANAA, ARA RNA | PAARA APR n NA, MI À gg San Mr Air HA To) ANA RARAA SINAIR S Lot NARRA lione TARE “AMARA “ReRAARA Di PE NGI RO MIA ZARE APVIT IA ARA MARA LALA ANA ch PARC, AAAANAAAAAINa AI RALIEAZIA ATO ATA A a A NE alata i AMARA, PERA I AR ! 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