ALOE dI VVIVO Vini di P_i >_> — YYWY » I e MVIVIO, VU WNW Mv VMI WI VI VW NAVI] 27 >. i >. > _P i» >. >» >» vi È ve MAMA yuyYvy Vyvy \L VO M DA I°A ni VÀ VI IVA UNI i "Y / MAGANIVAA 10] Yo xv/ "VAI v 5 MMM SICA AI UA Di MISIPISIVIVIVIVA AS V CAVA IMMIVIATI v Y st 7 È TS iizida d VIVA MAavitly im Vul = VIVIO] VENNETE È MU w VW Ù VNWMIW TT Vv | RS NOTO PAVIA A, IRA AI M'IARAARIIAIO VO VIVIVIVAAZN WTA V AVIVIO, WIWGATAVIVI VUSMM MV gigi VY WAVAVIVAWI®] Re] RAS INNA ANIA CARLA. 4 A 16 RNA PIA e Ag) >> DEEUENBtO I (RRRng io RAVAZZANI vu IA M VERO vb, EC GUY IVO A $ } SASA °° A IU da VeÙ, \/ A Vi My, vio | A”, hg y uv MVOALAZO PRIORE a ve I stato pure rinvenuto in taluni Cefalopodi (Eledone moschata Leac] o, Octopus vulgaris Lam., Sepia officinalis L.), non che in un ro staceo ur us Lun dus Dado comune in quelli dei fossi delle tenute Acquataccio, (Posi Galera, Cecchignola e Vallerano. Non vive mai solo, ma sempre in compagnia dell’Echinorhynehus proteus Vestr. o dell’Eck. angustatus Rud. | Me. Ad occhio nudo è poco visibile, tanto vero che i miei esemplari piu lunghi, ben distesi, misurano mm. 1. 768 di lun } ghezza, ed i brevi mm. 1.4. La SI variabilità di fori di questo Scolice, che gli ha fatto meritare il nome specifico | polymorphus, è e non soltanto nei diversi esempla rinvenuti nei Gobius di località diverse, ma anche negli in dividui rinvenuti nel medesimo ospite, così fra 10 e più Se lici, che talora ho trovato nell’intestino di un solo Ghioz l’uno ha la forma di un nastro presso che uniforme cc : alle due estremità e con testa indistinta ; ; l’altro, con toni DEI i ALZISTESE cinto SEE. det CRSGIEA ri CO; 50 ù CERCHE SUI VERMI PARASSITI | 10 De: esta sferica, ben separata dal resto del corpo mediante una sensibile depressione circolare, che forma una specie di collo; ece. In altri termini il corpo dello Scolice polimorfo è oltremodo variabile di forma, potendo assumere diversissimi aspetti, i quali molto probabilmente dipendono dallo stato più o meno luto del parassita e da quello di contrazione o di rila- fa jamento. je I quattro botridi negli Scolici più brevi, che sono pure i pi giovani, sì presentano sotto forma di quattro eminenze sfe- ui riche con apertura piccola, unica e circolare; negli individui a sviluppo più inoltrato essi sono di forma ellittica col dia- metro maggiore situato longitudinalmente e con apertura pure semplice: mai ho riscontrato la cavità dei botridi divisa da uno due o tre sepimenti, come hanno costatato Wagener (1), Van Beneden, (2) Monticelli (3) ed altri, e che è propria dello Sc. — polymorphus Rud. a sviluppo più inoltrato. | i | ‘La ventosa terminale in taluni esemplari è molto svilup- pata, in altri meno; essa è imbutiforme con apice rivolto in giù fra i botridi. Non ho mai riscontrato alla base dei botridi quelle tali macchie rosse, ritenute per occhi da Van Beneden, che pure le osservò in Scolici giovanissimi; e questo mio re- perto negativo è una conferma delle precedenti osservazioni i di Siebold e di Olsson, i quali asseriscono che tali macchie possono anche mancare. Larva pi Ligula Bloch (Fig. 1). CR Aderente alla mucosa intestinale di un Gobdius avernensis | Canestr., pescato nel marzo del 1895 nel fosso della tenuta | Grottapertetta, trovai una larva di Cestode; ed altre due iden- | (4) Wacener G. R. — Die Entwicklung der Cestoden, in: Nova Acta jJeop. Car, ann. 1851, vol. XXIV, tav. XI, fig. 106. (2) Van BenrpeN P. J. — Les Vers Cestoides ou Acotyles. in: [ém. Acad. Belg. vol. XXV, ann. 1850, tav. I., fig. 1-4. . (3) MonticELLI FR. S. — Mom. cit., pag. 99-100 e figure intercalate tiche ne rinvenni pure nel maggio dello stesso anno in ; Gobius, proveniente dal fosso della tenuta Fossataccio. È difficile affermare con certezza a quale specie app pa tenga essa larva; ma gli studi fatti m’autorizzano a riferiri al gen. Ligula Bloch. x La larva è di colorito bianco perlaceo, e presentasi so la forma di un breve nastrino ugualmente ampio in tutta. ì sua lunghezza. Dei tre individui due sono lunghi mm. larghi mm. 0.25; il terzo misura mm. 1.753 di lunghezze mm. 0.3 di ampiezza. Il corpo è inarticolato, qua e là sversalmente rugoso; esso porta all'estremità anteriore specie di testa, la quale è piccolissima, triangolare e pro duta all’apice di una ben manifesta incisura dorso-venti simile a quella che si osserva nella testa dello Schistoce L’estremità caudale è ottusissima ed A ter sviluppato; Sii la ila con fibre trasv sali esterne e longitudinali interne. Ra Due canali ENIT laterali, assai manifesti nella LI Non mi è riuscito possibile vedere fin dove essi giungo come terminano, perchè in corrispondenza del terzo anter non sono più visibili. Non vi è traccia di organi genitali. pri da Trattasi di larva di Bothriocephalus Brems., di. i Re Bloch o di SAN ai a: avernensis Canestr., al gen. Ligula. Nofi sono in ur: i asserire a quale specie essa appartenga; penso però che debl attribuirsi alla L. digramma Crepl., parassita allo stadio lar dei comuni pesci d’acqua dolce, ed allo stadio adulto di dir -Palmipedi, fra cui il Podiceps nigricollis Brehm, nèl quale 1° rinvenuto una volta in numero di un solo esemplare. dani ‘| RICERCHE SUI VERMI PARASSITI 15 * 3 Agamonema Stossichii n. sp. (o 255 DS Ho rinvenuto forme embrionali e larvali. Lunghezza della forma embrionale mm. 2.9. Larghezza verso la porzione media del corpo u 43. Nella forma embrionale l’estremità anteriore, provveduta d'un dentino trapanatore conico-ottuso, presentasi molto sot- tile con cute distintamente anellata. La bocca è piccola e. ro- tonda, mancante di qualsiasi accenno di labbra e seguita da | un esofago abbastanza sviluppato, lungo w 20, cilindrico, leg- | germente rigonfio all'estremità posteriore. L’intestino Julio | è più ampio dell’esofago, di colorito giallo-bruno e ripieno di una sostanza finamente granulosa; dal principio di esso si | partono due sacchi ciechi, l’uno dorsale e breve rivolto verso la testa, l’altro ventrale e lungo rivolto verso la cola. L’estre- | mità caudale, leggermente ricurva, è liscia» o con anellatura | poco manifesta, ingrossata ed arrotondata all’apice, dal quale . Vano dista u 36. | Lunghezza della forma larvale mm. 3.5. Larghezza verso la porzione media del corpo w 89. Nella forma larvale, la quale ha dimensioni un poco | maggiori, il corpo è assottigliato ad ambo le estremità, so- | pratutto alla posteriore, la quale finisce in una lunga punta . sottilissima ripiegata ad uncino. La cute ha perduto del tutto | il carattere embrionale, è spessa e senza traccia di anellatura; il dentino trapanatore è scomparso, e la bocca presenta distin- _ tamente le tre labbra bene sviluppate. L'ano è distante dall’a- | pice della coda w 72. Gli organi genitali mancano. ns Queste forme giovanili si rinvengono in marzo e settembre | con una certa frequenza nell'intestino dei Gobius avernensis - Canestr., che vivono nel fiume Sarno (Salerno); non le ho % Fiienuto nei Gobius della provincia di Roma. Questa forma giovanile non corrisponde a nessuna di , quelle finora conosciute, motivo per cui ne faccio una nuova 1 specie, che dedico all’esregio elmintologo Prof. Michele Stossich. Ascaris IN CISTI. () Sulla faccia interna delle pareti intestinali di un Goi avernensis Canestr., | pescato nel Tevere nel mese di Mii pata misura mm. 0.491 nel dano longitudinale e mm. | nel trasversale. Soltanto nell’ interno di Duesr niraa mi è s lungo mm. 0.524 spesso mm. 0. 1096, Win, assott in avanti, un poco più indietro. i fi La testa è troncata, provvista d’un dentino e, conico; la coda è piuttosto corta, robusta e ripiegata uncino. Indubbiamente trattasi di una forma giovanile di tode, forse di Ascaride; ma lo studio di essa, incom per oa maggiore, non mi permette Hiro più precise. zioni diagnostiche. Filaria Carruccioi n. sp. Fip 5/6) resto del corpo; coda leggermente ricurva e i Me; im RICERCHE SUI VERMI PARASSITI 109) assai sottile. Cuticola» liscia senza striatura trasversale o longi- tudinale. Bocca terminale piccola, orbicolare senza alcuna traccia di sviluppo di papille. Esofago lungo (+ 393), cilindrico, un poco ‘rigonfio indietro, con uno spesso strato di fibre musco- lari radiali, nettamente separato, per mezzo d’uno strozzamento annulare, dall’ intestino chilifero, il quale, rettilineo e cosparso di numerosi granuli di nero pigmento, si prolunga sino all’e- stremità della coda. Ano subterminale distante dall’apice della coda « 65. Lateralmente all’ intestino si osservano i due cana- lini escretori con decorso parallelo. Gli organi riproduttori non sono per nulla sviluppati, e quindi non si può riconoscere il sesso dell'individuo in esame. Dedico questa nuova specie al mio Direttore Prof. An- tonio Carruccio. RS Echinorhynchus proteus Westr. (1). L'Ech. proteus Westr. è il parassita di più facile rinve- nimento. E oltremodo raro il caso in cui il Godius avernensis Canestr., qualunque sia la sua provenienza, manchi di uno o più individui di questa specie di Acantocefalo, che talvolta riscontrasi in numero di 8-10 esemplari. Può fissarsi a tutto il tratto del tubo digerente, ad cccezione dell’esofago, con mag- | giore frequenza però all’intestino e non allo stomaco. Gli individui più giovani mancano per solito di quella massa globulosa al collo (5uZ/a) costante negli adulti; gli uni e gli altri sono di colorito bianco-cereo, non hanno mai quella tinta aranciata, che spesso si osserva in grossi esemplari pa-. rassiti di altri Pesci d’acqua dolce. In generale V’Ech. proteus Westr. del Gobius avernensis Canestr. è di taglia assai più piccola di quella che il mede- (1) Per quel che riguarda la sinonimia, la bibliografia e la descri- zione dell’Ech. proteus Westr. e delle tre specie che seguono (Ech. angu- status Bud., Ech. propinquus Duj. ed Ech. Paronai Condorelli), mi rife- risco, allo scopo di evitare.inutili ripetizioni, a quanto ho detto nel mio lavoro Acantocefali in animali della Campagna Romana (Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici, ann. 1897, vol. VI, fasc. I e II, | pag. 1-20). (N. d. A.) MARIO CONDORELLI E FRANCA VIGLIA A simo parassita raggiunge nello Squalius cavedanus Bp., e sf Barbus plebejus Val, ove ho rinvenuto degli esemplari b ‘Slan lissimi lunghi perfino mm. 30. Le dimensioni dell’ Ech. prote fatte da Zschokke in diversi pesci d’acqua dolce, appartene ai generi Cyprinus, Perca, Lota, Salmo, ece., risulta inv che l’Ech. proteus Westr. raggiunge il suo massimo svilu due mesi prima, cioè in giugno. Echinorhynchus angustatus Rud. L’ho trovato diverse volte, ma con molta minore frequenz dell’Ech. proteus Westr., nei mesi di gennaio, marzo, agosto U settembre, ottobre e SISSA in novembre e dicembre. Sa massimo sviluppo lo raggiunge, al pari della specie precedenti nel mese di agosto. Gli esemplari più grossi sono lunghi mm. 8 e in generale sono molto piccoli rispetto ad altri, che ho & venuto nell’ Anguilla vulgaris Turt. Non si rinviene in tutte ] località, donde mi son pervenuti i Gobius, ma soltanto F. Arrone e nei fossi delle tenute Travicella, ‘Oecchicazia Ponte Galera, Fossataccio e Vallerano. L’Ech. sg SUE suole vivere in cammensalismo co ERO . Nor Nello stesso ( Babi sl trova in numero di e, ese plari, contrariamente a quanto si verifica per la Lota culgar Cuv., ove Zschokke ha rinvenuto*cinquanta o cento esemplari per ospite. 340 RR Echinorhynchus propinquus Du). Una sola volta ho rinvenuto questo parassita, ed in _amero di un solo rai nell'intestino di un Gobius averner M. Condorelli. — Ricerche sui Vermi parassiti ecc. Bollett. Soc. Hom. Studî Zoolog., Vol. VII, Kasc. le 1I, 1898. Dott. G. ALESSANDRINI, dis. RICERCHE SUI VERMI PARASSITI femmina la metà più piccola degli esemplari, che ho trovato ; nell’Anguilla vulgaris Turt. Possiamo considerare l’Ech propinguus Duj. quale pa- rassita. rarissimo del (Gobius avernensis Canestr., avuto ri- Echinorhynchus Paronai Condorelli ..‘Fondai questa nuova specie sullo studio di tre esem- . plari d, rinvenuti nell'aprile del 1895 nell’ intestino di un Gobius avernensis Canestr., pescato nelle acque del fosso detto | Acquataccio presso Roma. Rimando, per la descrizione, a quel . che ho detto nel mio lavoro: Acantocefali in animali della | Campagna Romana (Boll. Soc. Rom. Stud. Zool., Anno 1897, ‘wol. VI, fasc. I e II, p. 17-19, fig. 16-18). . .L’Ech. Paronai, che 4 di allora non ho più rinvenuto, è da considerarsi assai raro al pari della specie precedente. Spiegazione della Tavola. Fic. 1. — Larva di Ligula Bloch n Fic. 2.3.4. — Aganomena Stossichii n. sp.: 2 estrem. ant. della forma - embroniale, 3 estrem. post. della forma embrionale, 4 SOTGIL post. della | forma larvale. Fic. 5. 6. — Filaria Carruccioi n. sp.: 5 parassita in cisti, 6 estrem. ant. del medesimo. NB. — Le figure 1 e 5 sono state rilevate. adoperando il microscopio Koristka, Oc. 2, È, Obb. 2, canna alzata a 160 mm.; per le figure 2-3-4-6 ho'usato il medesimo miero- CONO E: , Obb. 5, canna alzata a 160 mm. ai Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici Î 2 ISTITUTO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA e; diretto dal Pref. ANTONIO CABRUCCIO Sui COLEOTTERI della Provincia di Romi Fam. CARABIDAE Comunicazione fatta alla Società Romana per gli Studi Zoologiei dal Deti. Giulio Alessandrini, assistente nel predetto Istituto | (Continuazione: Ved. fase. I-II, III-IV, V.VI, vol. Vi, 1597). Gen. Bembidion Latr. lin., Oliv.. Payk. Sr SI Fourcr. vl di È stris Fabr., Illig., Herbst., Duft. Bembidium rupestre Late ? Gyll, Sugni De., Lacord,, Heer. ca Littoralis Panz.. Bembidium ovipenne Qhiud): i Il suo colorito al disopra è di un verde- bronzo SCUTO. testa, in un triangolo poco allungato, ha le impressioni lon tudinali fra le antenne molto marcate. Mandibole bruno-ross stre; palpi giallo-testacei coll’estremità del penultimo articolo dei mascellari bruno-oscura. Le antenne sono bruno-rossastre ; | i primi tre articoli di esse e la base del 4° e 5° sono un poco — e coperta, come la base, di una fine punteggiatura infossati ben distinta. Le E che trovansi agli angoli ig © SUI COLEOTTERI DELLA PROVINCIA DI ROMA TO) frono ciascuna due macchie di un colorito rosso-bruno testaceo. La prima alla base non oltrepassa la terza stria ed occupa in lunghezza quasi un terzo dell’elitra. La seconda oblunga è si- tuata obliquamente verso l'estremità. Ciascuna elitra ha nove strie ed il principio d’una decima alla base in prossimità dello scudetto. Esse offrono una forte punteggiatura, la quale di- viene tanto più debole quanto più si allontanano dalla base. Di esse le prime tre sono bene evidenti in tutta la loro lunghezza. La quarta, sesta e settima, molto marcate alla base sono appena visibili all'estremità, ove, prima di giun- gervi, sì riuniscono due a due, la quarta alla terza, le altre fra di loro. La quinta poi, che quasi scomparisce circa la metà dell’elitra, torna a farsi molto profonda ed evidente alla estre- mità di essa. Gli intervalli, rilevati verso la sutura e verso la base, sono quasi piani verso il bordo esterno e verso l’estre- mità. Sul terzo di essi, presso la terza stria, si notano due punti molto distinti, uno al terzo, l’altro quasi al-due terzi dell’elitra. Disotto del corpo nero brunastro a riflessi bronzei, zampe in_ tleramente testacee un po’ rossastre. È raro. nella provincia di Roma ove furono raccolti dal Mingazzini tre esemplari: due nei dintorni della città, uno dei quali fu donato al nostro Mu- seo, e un terzo a Filettino. Si trova nei luoghi umidi. B. fluviatile Dej. E molto simile al precedente dal quale differisce per i seguenti caratteri: La testa è più stretta e più piccola. Il corsaletto è quasi tanto lungo, quanto largo, cor- diforme, convesso e ristretto, meno arrotondato sui fianchi an- teriormente. La linea longitudinale meno profonda e che ap- pena arriva alla base, la quale è meno evidentemente punteg- giata e meno tagliata in quadrato. Le impressioni, da ciascuna parte di essa, sono meno larghe e meno profonde e gli angoli posteriori più salienti. Le elitre più allungate hanno le macchie disposte quasi come nel 5. ustulatum L., ma sono più grandi, più chiare, più nettamente delimitate, specialmente quella presso l’estremità. La prima oltrepassa la terza. stria. Le strie sono meno evidenti posteriormente e la loro punteggia- tura è meno profonda. Il disotto e le zampe sono simili al l’ustulatum: le coscie sono un po’ brunastre alla base. Posse- il cruciatum Dej., Lacord., Lucas ecc. Peryphus cruciatus Casteln Elaphrus rupestris var. Herbst. Bembidium rupestre var. Gyl uiizo più So ed i palpi sono il igraiochio tei sli co saletto è meno convesso più allungato meno arrotondato. an- teriormente. L'impressione trasversale posteriore e la linea longitudinale del mezzo sono meno marcate e questa non ar- riva alla base, la quale si presenta con punteggiatura meno profonda. Le elitre un po’ meno convesse hanno le macchie d D. verde- sas oscura o nerastra la cui asta longitudinale corre lungo la sutura, si dilata verso il mezzo ed è arrotondata sele x l'estremità mentre quella trasversale, alquanto dilatata nel | mezzo, va da un bordo esterno all’altro. Le strie sono meno E evidenti e meno profondamente punteggiate e la ‘settima or- | dinariamente non si vede. Gli intervalli sono quasi piani ed i punti sul terzo intervallo sono meno evidenti. Il disotto è nero- brunastro e le zanpe sono testacee chiare. Comune sulle riva. dei fiumi, dei laghi e dei ruscelli, ne possediamo due esem- plari: uno dei dintorni della città donato dal Mingazzini ed. uno di Acquacetosa del dott. Andreini. La collezione del prof. Mingazzini ha tre esemplari dei dintorni di Roma. i B. decorum Panz. (Carabus decorus Panz. Blaphrus decor Duft. Bembidium decorum Sturm., Dej., Lacord., Heer., Red Peryphus agilis Steph. Bembidium luridum Suffr.) E al me È SG COLEOTTERI DELLA PROVINCIA DI ROMA 2 o ERA ee | dlinali rugose, punteggiate posteriormente agli occhi e sul ver- tice, nello spazio compreso fra esse, qualche piccolo punto in- ©. fossato. Il corsaletto, più largo della testa e più largo che | lungo è pianeggiante, ristretto all'indietro, arrotondato sui lati | all’innanzi, cordiforme. Le strie trasversali ondulate sono ap- | pena visibili, la linea longitudinale del mezzo è ben marcata e o giunge chiaramente fino alla base; la linea trasversale an- | teriore-è poco appariscente; quella posteriore è un poco più | distinta e coperta di piccoli punti infossati come la base, che «è tagliata in quadrato. Le impressioni che sì trovano agli an- |»goli posteriori sono poco profonde, oblunghe ed il loro fondo «e bordi sono punteggiati in modo da dar loro un aspetto ._rugoso. Gli angoli posteriori sono dritti e sporgenti. Le elitre - poco convesse, in ovale allungato, quasi larghe quanto due volte la base del corsaletto sono fortemente striato-puntate, | specialmente alla base. Le strie si comportano quasi come nel B. ustulatum L. La sesta stria è poco marcata e sottile e la | settima è quasi intieramente scomparsa. Gli intervalli sono quasi piani e sul terzo vicino alla terza stria si notano i due |—‘‘punti infossati di cui.il primo è poco avanti la metà dell’e- | litra ed il secondo ai tre quarti di essa. Il disotto del corpo è nero-bluastro con riflessi bronzei e le zampe sono intiera- | ‘’mente rosso-testacee. Due esemplari fan parte della nostra : collezione e furon presi al Pantano di Rocate (Olevano) dal ._Marantonio, ed a Filettino dal Mingazzini nella cui collezione figurano due esemplari presi anche questi a Filettino ‘ove a vs = den CA LIE sj dadiauot sembra sia abbastanza comune. _ B. nitidulum Marsh. (Caradus nitidulus Marsh. Peryphus niti __ dulus Steph. Bembidium rufipes Gyll., De., Lacord.,. Frich., | ‘’1Heer. Redt. Bembidium brumnipes Sturm.). Il suo colorito è al disopra d’un bleu-verdastro o verde-bronzato. Testa grande | triangolare con le impressioni longitudinali assai marcate. >. ._—Mandibole bruno-rossastre, palpi rosso-testacei con il penultimo SA Di articolo dei mascellari bruno-nerastro. Le antenne sono bruno- ° | oscure con il primo articolo e la base dei tre seguenti giallo- n | testaceo rossastro. Il corsaletto convesso, corto, più largo che i | lungo, e più largo della testa è assai ristretto posteriormente 22 GIULIO ‘ALESSANDRINI ed arrotondato sui lati anteriormente. La linea VTARVETBalDRI teriore è leggera, la posteriore è molto marcata, forma un | angolo sulla linea del mezzo, ed è coperta da punti infossalti come la base, che si presenta per tal modo rugosa. La linea longitudinale mediana è molto ben distinta e non oltrepassa le due trasversali. Le impressioni laterali posteriori sono grandi, rotondeggianti, profonde e rugose, e gli 2agoli anteriori sono ottusi e quasi arrotondati; i posteriori un po’ rialzati, formano con la base un angolo quasi retto il cui apice è assai acuto. Le elitre, oblungo-ovali, alquanto convesse, sono larghe quasi quanto i doppio della base del corsaletto, fortemente striate, e le strie sono ricche di punti grossi infossati che divengono meno evidenti e meno profondi quanto più si avvicinano al-. l'estremità ove sono quasi liscie. Gli intervalli sono quasi piani 1 ed i due punti infossati sul terzo in prossimità della terza CIA stria sono molto distinti e situati l’uno al terzo anteriore, l’al- tro ai due terzi dell’elitra. Il disotto del corpo è nero a Ho flessi bronzati, le zampe rosso-testacee con la base delle coscie. 3 REA Contrariamente a quanto dice il Mingazzini nel suo cata- o logo io ritengo che sia uno dei Bembidti più comuni della: nostra provincia ove trovasi in riva ai corsi d’acqua nell’e 0; state e nei detriti vegetali portati dalle piene nell'inverno. Ne possediamo diciannove esemplari, dei quali cinque furono | donati al nostro Museo dal Mingazzini che ne raccolse quattro | nelle vicinanze della città ed uno a Filettino. Sette esemplari furon catturati dal Marantonio in Olevano Romano nella lo-. calità detta Pantano di Rocate. Tre ne prese il Russò a Villa. Borghese. Due il dott. Andreini a Bracciano; uno ne catturai io stesso sotto un tronco d'albero sulle rive del mare a Mon- Gol talto di Castro ed un altro il Marantonio nella tenuta deno- minata Macchia Madama, poco distante da Roma. Il prof. Min- gazzini nella sua Sdllczione? possiede due FESQRLOR dei dintorni | della città. 0) Oltre questi esemplari il dott. Andreini in Bracciano | 1 raccolse nel maggio del 1896 due esemplari che per quali di de differenza ritengo che appartengano al: 3 - ” 95 - 1831. | SUI COLEOTTORI DELLA PROVINCIA DI ROMA 23 B. nitidulum Marsh. var deletum De]. Infatti essi, simili in tutto agli esemplari tipici, hanno le antenne brune conil primo ar- ticolo e la base dei tre seguenti testacei ; le elitre sono brunotasta- cee con riflessi bronzati e le zampe intieramente testaceopallide. Il B. Sahlbergi De). var rhaeticum Heer. che il Mingazzini da nel suo catalogo e che dice trovarsi nei luoghi umidi e fredli dei dintorni di Filettino ed in ispecie alle sorgenti del- l'Aniene, non figura più ora nella sua collezione. Secondo il mio | parere la riparato ad un errore nel quale era stato tratto per la | grande somiglianza del 5. SaX2bergi con il B. nitidulum Marsh. dal quale esso differisce solamente e per essere un poco più piccolo e per avere un tono di tinta più oscuro. Del resto per quanto io mi sappia il B. Sa/Mergi fa trovato fino ad ora solo in Lapponia e Finlandia e fu descritto dal Sahlberg nel 1817 (1) col nome di B. dbrunnipes, nome che dovrebbe essere conservato a preferenza dell’altro, datogli dal Dejean, alquanto posteriore (1831). Per quel che riguarda poi la var. rhaeticum Heer. non ho potuto finora riscontrare in nessun autore questo nome come varietà. L'Heer nella sua « Fauna Coleopterorum Helvetica — 1838» descrive col nome di L. rhaeticum una specie descritta già prima (1831) dal DeJean (2) col nome di B. pyre- naeun, e dal Rambur (8) nel 1837 col nome di B. montanum, specie che è molto luntana per forma, colorito e dimensioni dal B. SahMbergi e che fu trovata nei Pirenei orientali, Alpi del Piemonte, Svizzera. Ritengo quindi che questa specie con la sua varietà non debba assolutamente ritenersi come appartenente alla nostra provincia. B. Dahli Dej. D’un colorito bruno-nerastro sulla testa e corsaletto, bruno-rossastro sulle elitre. Testa allungata triango- (1) SanLBnRe 0. — Insecta fennica, dissertationibus academicis - Helsingforsiae, 1 - p. 191 - 5 - 1817- 1834. (2) DEIEAN — Spectes generaldes coléoptères - Paris, t.V - p. 144- (3) RaMBUR M. F. — Faune entomologique de l Andalousie - Pa- ris, 1- p..148 - 12 - 1897. tondati, i posteriori formano un angolo quasi retto’ con base che è tagliata in quadrato. Le elitre, in ovale allunga convesse, più larghe del corsaletto, hanno le strie fortemen punteggiate sopratutto alla base e quasi scomparse verso estremità. Ai due terzi BR verso i margine esterno l’addome ordinariamente rosso-testaceo. Le zampe sono cri riamente testaceo-pallide, con la coscia leggermente più oscura. al precedente, dal quale se ne distingue sopratutto per il ci “e lorito bruno-verdastro a riflessi bronzati. La punteggiatura di “#0 che esiste nel bordo anteriore del corsaletto è meno marcata, , Sa . Le elitre sono più strette ed in ovale più allungato, con sa più fortemente DI alla base, Bi sottili cna da ultimi articoli, si oa di un DI i Le zamp on i: sono uniformemente testaceo-pallide. Un esemplare dei dintorni dI n d è SUIT COLEOTTERI DELLA PROVINCIA DI ROMA 25 _ della città fa parte della collezione Mingazzini. Esso è abba-. stanza raro. B. elongatum Dej (£. puncricolle Duf.). Il colorito generale % ‘è vwerde-bronzo oscuro, con le elitre qualche volta brunastre, | specialmente all'estremità. Palpi testacei col penultimo articolo dei mascellari bruno-oscuro. Testa allungata, quasi triangclare, «| con un punto infossato nel mezzo della fronte. Antenne bruno- nerastre con il primo articolo e la base dei due seguenti te- stacei. Corsaletto di poco più largo della testa, più lungo che largo, alquanto ristretto all’indietro, a forma di cuore. La linea trasversale anteriore è poco marcata, la posteriore più distinta e coperta, come la base ed il bordo anteriore, di punti infossati profondi; la linea longitudinale mediana è profonda ed arriva fino alla base la quale si presenta alquanto sinuosa. Gli an- goli anteriori sono arrotondati, i lati alquanto rialzati cadono in quadrato sulla base, formando con essa un angolo retto. Le fossette degli angoli posteriori leggere, oblunghe, poco profonde: Le elitre, poco più larghe del corsaletto, in ovale allungato, alquanto convesse, hanno in vicinanza del bordo esterno, ai due terzi della loro lunghezza, una macchia rotonda d'un giallo-te- staceo più o meno oscuro molte volte ben distinta, altre invece quasi che si confonde col colorito generale. Le strie sono molto ben marcate non tanto per la profondità quanto per la pun- | teggiatura che è grossa e molto profonda; esse sono poco 0 nulla visibili all'estremità ove si nota la ottava stria che è fortemente infossata. I due punti impressi sul terzo intervallo sonc piccoli e poco distinti. Il disotto del corpo è bruno-ne- rastro, qualche volta anche un po’ rossastro particolarmente l’addome. Zampe testaceo-pallide con le ginocchia brune. Ne possediamo tre esemplari, due dei quali furon presi dal Ma- rantonio nei dintorni di Roma e l’altro da me sulle rive del mare a Montalto di Castro. “Sebbene il Mingazzini lo citi nel suo catalogo, non lho | potuto vederlo nella sua collezione. 6 GIULIO ALESSANDRINI B. minimum Fab. (E?aphrus doris Duft. B. pusillum Gyll., Dej., Duv., Herr., Redt. Lopha minima Steph. Philochthes pusilla Casteln.). Al disopra è d’un colorito nero brillante qualche volta bluastro o verdastro. Palpi nero-bruni. Antenne brunastre, qualche volta un po’ rossastre. Le mandibole sono bruno-ne- rastre alla base, rossastre all’estremità. Protorace più largo. della testa, piu largo che lungo arrotondato anteriormente sui fianchi, fortemente ristretto all’indietro: l'impressione trasver- sale anteriore è leggiera, la posteriore è più evidente, la linea longitudinale mediana è sottile, poco marcata. La base ci si presenta fra le due fossette, coperta da piccoli punti infossati che la fanno sembrare un po’ rugosa: essa è tagliata in qua- drato. Gli angoli anteriori sono ottusi quasi arrotondati, i po- steriori sono un po’ salienti e formano con la base un angolo retto. Le elitre sono larghe quasi il doppio del corsaletto un po’ convesse in ovale oblungo fortemente striate; le strie pun- teggiate molto marcate alla base dell’elitra quasi sfumate. verso l'estremità; gli intervalli sono piani e sul terzo presso la terza stria si vedono due punti molto distinti, il prime al terzo, l’altro ai due terzi dell’elitra. Il colorito delle elitre è il più delle volte uniformemente nerastro; esse hanno verso il bordo esterno ai tre quarti della loro lunghezza una macchia rotonda, grande, giallo - testacea, bruno-rossastra, od anche bruna, i cui margini si sfumano col colorito di fondo. Il disotto è rero; le zampe bruno-ros- sastre, qualche volta nerastre. Un esemplare tipico di questa specie fu raccolto dal dott. Andreini nel febbraio del 1892 nei pressi di Ostia. Gli altr esemplari che ho potuto vedere si possono riportare al B. minimum Fab. var. latiplaga Chand. (B. normannum Dej. var. B. Duv.) che differisce dal tipico per avere la testa ed il torace verde-bronzato; palpi testaceo-bruni; antenne testaceo- brune con la base più chiara. Le elitre convesse, ovali-oblunghe, sono-bruno-oscure ed hanno una macchia anteriore ed una posteriore di colorito testaceo; quella è diffusa, senza contorni SUI COLEOTTERI DELLA PROVINCIA DI ROMA | 27 ben definiti, questa è arrotondata. L’ apice delle elitre è anch’esso testaceo. Il Mingazzini ne. possiede due esemplari, uno raccolto sulle rive dell'Aniene, l’altro nei dintorni della nostra città. B. normannum Dej. Molto simile al B. minimum, ne diffe- |. risce perchè è proporzionatamente più allungato e per il co- .. lorito che è verde bronzato oscuro. Palpi bruno-nerastri più chiari alla base. Antenne bruno-oscure con il primo articolo . e la base dei due o tre seguenti rosso-testacea. Il protorace | è quasi tanto lungo quanto largo, ristretto molto all’indietro, | cordiforme, meno arrotondato in avanti sui lati. Elitre meno ovali e più allungate, sono posteriormente di un colorito bruno- rossastro. Le strie sono più marcate, più fortemente punteg- giate, più sfumate alla estremità che si presenta per conse- guenza quasi liscia. Il disotto del corpo è nero e le zampe soro intieramente rosso-testacee. Fu trovato dal Mingazzini nei dintorni ‘della città. -B. quadriguttatum Fab (Caradus quadriguttatus Fabr., Gmelin., Panz. Elaphrus quadriguttatus Illig., Dutts. Bembi dium quadriguttatum Latr., Gyll., Dej., Sturm., Lacord., Heer., Relt. Lopha quadriguttata Steph. B. chlorocephalotes mas Voet. B. Genei Kust.) Colorito nero-bronzato molto lucente a riflessi ‘verdastri sulla testa e sul corsaletto. Testa grande, mandibole bruno-rossastre, palpi dello stesso colore col penultimo articolo dei mascellari bruno-nerastro. Antenne nero-brune con il primo articolo e la base dei tre seguenti testaceo-rossastra. Protorace, largo circa quanto la testa ed occhi compresi, quasi tanto . lungo quanto largo, è arrotondato in avanti sui lati, molto ri- stretto all'indietro, è cordiforme e molto convesso; vi si nota qualche stria trasversale ondulata appena visibile; la linea longitudinale mediana è assai marcata, come pure molto visi- | bile è l'impressione trasversale posteriore mentre l'anteriore è appena distinta. Le due impressioni laterali della.base sono | doco apparenti, ed il mezzo di essa è. coperto da punti infos- . . sati alquanto distanti fra loro e poco marcati. Gli angoli an- | teriori sono arrotondati, i fianchi leggermente rialzati vengono PR a, FRS allungato, leggermente convesse, sono larghe il doppio del. fo saletto alla base. Hanno ciascuna due macchie bianco-gialle S una alla base, irregolare, a forma quasi di triangolo, il apice è rivolto verso la sutura; l’altra, quasi ai tre qu dell’elitra, più vicina al bordo esterno, è arrotondata Lee: piccola. Le strie sono visibili e fortemente punteggiate alla base, nel resto sono quasi scomparse, e non oltrepassa :* mai la prima macchia. I due punti infossati del terzo inte vallo sono piccoli ed appena pa e sono situati i LP ia Latr., Gyll., Sturm., Dey:, Das. , Lacord., Heer., Kus pb Redt. Lopha aaa Steph. Carita quadrimacula us De Tigny. Peryphus quadrimaculatus Kirby. Carabus subgi bosus Rossi., Payk. Carabus pulchellus Panz. Bembidium for ;; mosum Sahlb. Bembidium coarciatum Sahlb.). Più piccolo. del precedente è al disopra d'un colorito verdastro-bronzat: AR AR ed hanno anche esse due macchie giallastre, la vee Dal mic. base un po’ triangolare e la seconda ai due terzi arrotondata si sa Le strie punteggiate sono ben marcate fin oltre la metà e po i RACE it, vanno sfumandosi verso l'estremità. I punti sul terzo interval CA i sono piccoli e poco distinti. Il disotto del corpo è nero ass SNO brillante. Le zampe giallo-testaceo-pallide. SORA fr Si trova nelle stesse località del precedente ove sec ‘SUI COLEOTTERI DELLA PROVINCIA DI ROMA DO ‘il Mingazzini è più comune. La sua collezione possiede due esemplari di Roma. B. quadripustulatum Dej. (Carabus quadriguttatus Oliv. Bem- — bidium quadripustulatum Dej., Serv., Schaum., Lacord., Heer., Redt.) Il suo colorito al disopra è di un. nero-verdastro-bron- zato. Testa larga e corta. Palpi ed antenne intieramente bruno. | nerastri, il primo articolo di queste con riflessi verdi. Proto- “race convesso, più largo che lungo, molto ristretto all’ indietro e molto arrotondato anteriormente sui fianchi, cordiforme. Sul | disco si nota qualche stria ondulata poco marcata. La base è punteggiata e le due fossette laterali piccole e poco profonde. ‘Le elitre sono ovali-oblunghe convesse più corte che non siano nel B. quadriguttatum. Sì notano anche in questa specie due | macchie testacee su ciascuna elitra, delle quali la prima, più | grande, irregolare, quasi bilobata si trova alla base, la seconda, | più piccola, ai due terzi è rotondeggiante. Le strie, assai mar- cate, fortemente punteggiate, arrivano quasi fino all'estremità. I due punti infossati sul terzo intervallo sono piccoli, poco infossati e si trovano, l’uno al terzo, l’altro quasi ai. due terzi | dell’elitra. Il disotto del corpo e le coscie sono nero-bronzato. Le tibie poi hanno la base e l'estremità testaceo-scure, ed i «tarsi sono bruno-nerastri. di. Tre esemplari furono presi in Olevano Romano dal si- ‘gnor Marantonio nell'agosto 1897 e nella località denominata Pantano di Rocate. Non sembra comune. - B. tenellum Erichs (Bembidium pusillum var. Del. Elaphrus doris Duft. Bembidium tenellum Erichs., Duv., Redt., Schaum). Molto simile al B. minimum Gyll. se ne distingue per essere | più convesso e per avere un colorito nero-bronzato o verda- | stro. Le antenne sono più chiare alla base ed i loro primi ‘articoli rossastri od anche bruno-scuri. Il protorace è più Si lungo, molto ristretto all'indietro, e la parte ristretta abba- | stanza allungata. Le elitre offrono una macchia rotonda circa ‘ai due terzi posteriori, più vicina al bordo esterno che non C - alla sutura, d’un colorito testaceo, colorito che può presentarsi anche all’estremità. Le strie sono ben nette e profondamente distinti. n disotto del corpo è nero e le zampe variano per colorito: generalmente sono bruno-nerastre o un po’ rossastre, ma alle volte, come negli esemplari da me studiati, hanno le coscie nero-bronzo con le tibie ed i tarsi rossastri. Due esemplari dei /dintorni di Roma fan parte della collezione del. i © ; beglania comune. B. articulatum Gyll. (Caradus articulatus Panz. Bembidium i articulatum Gyll., Sturm., Dej., Lacord., Erichs., Heer., Redt Duv. Elaphrus articulatus Duft. Carabus subglobosus bei Lopha poectla Steph.). Testa e protorace d’un colore bronzo-verdastro oscuro, di cente, alle volte con riflessi bluastri. Palpi testacei col penul- | timo articolo bruno. Antenne brune con il primo articolo rosso. testaceo. Corsaletto convesso, poco più largo della testa, quasi lungo tanto quanto largo, arrotondato anteriormente sui lati, if bruscamente ristretto all’indietro, fortemente a cuore. Impres-. Ta sioni trasversali appena visibili; linea longitudinale mediana, | È che ragg iunge la base, da quale è tagliata in quadrato e cio i di mezzo è il più piccolo. Le ona larghe quanto due sole di il corsaletto alla base, sono ovali blico. il loro colorito è verde-bronzo brillante ed hanno ciascuna una grande e ari 3 | macchia testacea più o meno pallida a forma di C con la con- vessità rivolta verso la sutura nel loro mezzo ed un’altra più — piccola di forma triangolare all'estremità. Le strie sono ricche. di punti ben marcati e profondi che vanno diminuendo e o to, parendo verso l’estremità: i due punti del terzo intervallo sOnO — 140 ben visibili. Il disotto del corpo è nero: le zampe intieramente x giallo-testaceo-pallide. Il Mingazzini ne possiede un solo esem. | = plare di Roma, ove sembra realmente molto raro. 3 «0 | SUL COLEOTTERI DELLA PROVINCIA DI ROMA 1 gracilis Steph.). Il suo colorito è nero-verdastvo-bronzato-oscuro qualche volta brunastro. I palpi sono bruno-rossicci con il pe- nultimo articolo oscuro. Le antenne brunastre con il primo articolo e la base dei tre seguenti testaceo-chiari. Protorace, più largo della testa, leggermente convesso, più largo che lungo, arrotondato ai lati e pochissimo ristretto postertormente. L'impressione trasversale anteriore è poco accentuata, la po- steriore è più forte ed è coperta comé la base di piccoli punti infossati. La linea longitudinale mediana è appena visibile: le fossette laterali posteriori sono rotondeggianti, alquanto pro- fonde e sembrano rugose. Gli angoli anteriori e posteriori sono ottusi e la base è tagliata in quadrato. Le elitre, poco più larghe del corsaletto, sono ovali-oblunghe, un po’ convesse. Le strie punteggiate divengono quasi liscie verso l’estremità ove sono quasi scomparse, specialmente le esterne. Gli inter- valli sono lisci ed i due punti infossati che si trovano sul terzo intervallo sono assai distinti. Il disotto del corpo è nero. Le coscie sono brune più o meno oscure: qualche volta però hanno l’estremità di un colorito più chiaro testaceo-rossiccio, cioè uguale a quello delle tibie e dei tarsi. Sebbene non figuri nel catalogo del prof. Mingazzini, pure è rappresentata questa specie nella sua collezione da due e- semplari dei dintorni di Roma. Il nostro Museo ne possiede quat- tro esemplari, dei quali tre raccolti sulle rive dell'Aniene nel marzo 1890 e donati dal prof. Carruccio. Ritengo che sia co- mune lungo i corsi d’acqua. ‘B. lunulatum Fourcr. (Caradus diguttatus Fabr., Gmel,, Payk. Elaphrus biguttatus Illig., Duft. Bembidium biguttatum. Latr., Gyll., Dej., Lacord., Heer., Carabus riparius Oliv. Phi- lochthus guttula Steph. Bembidium guttula Redt.). Il disopra del corpo è di un nero-brillante-bronzato. Palpi bruno-rossastri col penultimo articolo oscuro; antenne bruno-oscure col primo articolo e la base dei due seguenti d’un bruno-chiaro-rossastro, alle volte testaceo. Protorace un po’ più largo della testa, più largo che lungo, molto arrotondato ai lati, non ristretto all’ in- dietro. La impressione trasversale anteriore è debole, la po- steriore è più profonda, la linea longitudinale mediana sottile cedil disco ha delle strie trasversali ondulate molto leggere. "A 5 dati, poco marcati. Le elitre son più larghe del corea Ì ovale allungato, alquanto convesse, ai tre quarti posteriori presso il bordo esterno ci mostrano una macchia arrotondata, | bruno-rossastra, qualche volta appena visibile; l'estremità ame Ò ch’essa è sovente del medesimo colore. Le strie sono assai mar- — cate, profondamente punteggiate, appena visibili verso l’estre- mità. La prima e l’ottava di esse sono intiere, quantunque la loro estremità sia quasi liscia e appena marcata, la quinta e ; sesta sono più corte e la settima è Re i scomparsa. ne Verso l'estremità. si vede molto chiaramente una porzione “dle è; stria che sembra la continuazione della quinta. Gli intervalli i sono piani, e sul terzo i due punti infossati sono ben distinti, % il primo di essi è al terzo, l’altro quasi al mezzo dell'litra. | Il disotto del corpo è nero. Le zampe sono rosso-testacee un . po’ brunastre. Comune nei dintorni della città, nei luoghi = umidi, fu trovato più volte dal Mingazzini il quale ne pos siede due esemplari. cai B. Velox Lin. (1) (Carabus Velor Lin., Gmelin. Elaphrus impressus Illig., Panz., Fabr., Herbst. Bembidium impressum 7 Latr., Gyll., Sturm., Stephi Dej., Schaum., Lacord., Erich., 2a Redt. Elaphrus striatus Payk.). Colorito generalmente bronzato ; o verdastro con qualche riflesso rameico. La testa è poco. De; sporgente, larga, triangolare, con le impressioni longitudinali DI sinuose e molto marcate. Le mandibole e i palpi bruno-ne- DE rastri, ed il penultimo articolo di questi è verde -bronzato. Le antenne sono brune o verdastre, con il primo articolo e lan base dei tre seguenti testacei. Il corsaletto quasi piano è più — largo che Luis: quasi quadrato, arrotondato anteriormente e di sui lati, un po’ sinuoso e ristretto alla base. Qualche stria | ondulata trasversale si nota sulla sua superficie e sul suo 5 SR TI EA SI POR ATE N e a hi ‘1) Questa specie per ordine scientifico e per seguire il catalogo del Reitter, deve essere col'ocata prima del B. Zaticolle Dutt. cioè per. ene: 5; di tutti i Bembidion.. rt i ordo. (ida doll i. solcature longitudinali. La linea longitudinale mediana e l'impressione trasversale ante- "E poco so la i è più forte. Gli angoli ti ma sono Di corte e si riuniscono due a due, le altre an fino ol enenico | sono molto” marcate, diritte e fina» lo è un po” più da: degli altri ed io due grandi i. ferdastre ue SI tutta. la sua larghezza e nella parte 20m bruno-nerastri un po’ bronzati. È comune nei luoghi umidi dei dintorni di Roma e della vincia, sembra però che ami le regioni un po’ elevate; di il Mingazzini l’ha trovato molto frequentemente nei (Continua). È Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici ANTONIO NEVIANI PARTE QUARTA (1) XII. Briozoi fossili terziari appartenenti al R. Istituto Tecnico di Udine Lib (1) Veli parte 3* al Vol. V, pag. 102-125. ZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ITALIA Depositi Liguri Eocene di Castelgomberto Miocene Pliocene 'Pongriano I ___| —| — | — | sE Membranipora reticulum Linn. sp. ZI » Savarti Aud: ‘spo ss 5 EIA :— SD | 6. Onychocella angulosa Reuss sp... . . . + Et DX migtemca: seg Sp. su ie ta 8. Micropora | Calpensia] impressa Melle#sp=sso nni 9. Cupularia canariensis Buske ==, ona 10. » umbeHata-Doftssp.fa nn 11. Lunuiaria petaloides d’Orb. sp... . . +. - 19; Cribrilina -chelys Kosch..-. . .-. 0... . 13. Scorpiodina scorpioides Manz. sp. . . . 14. Microporella |Reussina | polistomella Reuss. sp. . 15. Hippoporina papillifera Manz. sp... . + silence => delicatala: Manz. sp, i o. 17. Myriozoum truncatum Pallas sp... . . . - 18. Schizoporella Melii Nev. var. miocenica n. v. . 19. » vulgaris sMollsp= saio gono no {207 » unicornis John. sp. . . +. 1 METE » —’pauciosculata Mich. sp. . . . . 422. Smittia [ Mucronella] variolosa John. sp. . . . Mi. » coccinea Abild. sp.. . . . || 24.» [Marsillea] cervicornis Pallas sp. . . . || 25. Osthimosia coronopus S. Wood sp. . . . di ||-26. Cellepora decepta Wat. . nio 20. >» proteiformis Reuss. . . . . . 28. Retepora Beaniana King.?. . . ... . 20; » sp. are ei note CEI: EVO . | 80. Hornera sp. . ‘|. . toa an | 31. Tubulipora [Diastopora] "atain(c Busk Sp di 32. Entalophora rugosa d’Orb. RR RA 3. Lichenopora prolifera Reuss sp... .° . 0. . Defranceia stellata Goldf. sp... . . . . Heteropora stellulata Reuss... . . . ANTONIO NEVIANI 1. MemBRANIPORA RETICULUM L. (Millepora) 1768, sa ca a \ ha DI sima in altri miei lavori. Nella Contribuzione alla conoscenz a £ dei Briozoi fossili italiani (Boll. Soc. Geol. Ital., vol. X) ne diedi una vasta sinonimia. Metto in guardia lo studioso contro la confusione che si può fare colle M. Savarti Aud. ed altre forme affini; e che debbono essere tenute distinte. | Gli Cona ora studiati, sono, secondo il solito, molto polimorfi, ed aderiscono quasi sempre ad altri briozoari cui terminabili. Elveziano di Termofontà (Colli di too) 2. MEMBRANIPORA sAVARTI Aud. (Plustra) 1326. Flustra Savartiî Aud.— Zool. Egypt, Plat. X, fig. 10. Membranipora Savartiù Wat. — Chil. Bry. Aldinga, pag. 286. In quest’ultimo lavoro citato trovasi una IUngE, sinonim. È di questa forma. 2275 VA) . Un solo frammento di colonia con due strati di zoeci. . ù Ù Elveziano di Val Ceppi (RO di Torino). 5. MEMBRANIPORA IRREGULARIS d’Orb. 1839. Mem. irregularis Jelly — Syn. catal. marine Bryozoa, pag. to ps. 7) Se tutti i briozoari che vengono determinati per. M ki bigny, è liana il dirlo. Causa dall'imocnioza è ca polimorfismo. Rammento di aver una volta osservato una. co lonia nella quale alcuni zoeci si sarebbero determinati per. bc M. reticulum Lin. i i Bi Ora ho esaminato una sola colonia, che per il portamento fr dei zoeci rammenta la figura data dal Manzoni per la forma “i | di Castrocaro (tav. I, fig. 5), ma non mi è riuscito di trovare — mc: alcun ooecio. i AI Elveziano di Termofourà (Colli di Torino). CI DI 0a LOCALITÀ D'ITALIA embe. ui Bsk — Brit. Mar. Cat. s JI, p. 62. t. LXV, fasc. 5. _ annulus Manz.— Br. oa piat2; LE E 9 | Piacentino (marne A di Zu (Liguria) , Piu. Sp. Varie colonie presentano zoeci poco conservati, o altri- ; ont di difficile riferimento; non mi sembra però che vadano Sa riportate ad alcuna delle sopra dette specie. i | Tongriano sup. di Casa Mongiardino (Belforte). Elveziano di Termofourà. Onverocetta ancuiosa Rss. (Cellepora) 1841. Jelly — Syn. Catalogue, pag. 142. |. Waters — North-Ital. Bryozoa, I parte, pag. 9. — Neviani —_ Br. post. di Spilinga, pag. 15. Ho riscontrato esemplari. incrostanti, e in frustoli eretti; pessuna particolarità mi è dato vedere degna di nota. | Tongriano sup. (parte inf.) di Rocchetta Cairo - forma TT | eretta. di Case Mongiardino (Belforte) - forma. i i reptante. D Elveziano di Val Salice (Colline di Torino) - forma reptante. “* . Oxyenocenta MIOCENICA Deg. ua 2) 1879. Seguenza - — Form. terz. Reggiò Calabria; pag. 181, t. XII, f. 25. Neviani — Brioz. neoz. d. alc. loc. d’Italia; parte II, pag. 242 - (18), n. de 3 È la s0conda. ia. mi vien fatto di osservare questa rima così interessante. Lisarno dei vari frammenti, ora stu- 8. Mrcrorora [CarpeNsia] impressa Moll (Eschara) 1808. ser Jelli y — Syn. Catalogue; pag. i pai z — Neviani e De Angelis — Corall. e Ppuiona di Sardegna, gina 583 (15). CITA Di questa forma tanto comune altrove, ho eten una sola colonia. î 1 3: Tongriano di Costalupara Dego). 5, 9. CUPULARIA CANARIENSIS Busk., 1858. fra il materiale proveniente dalle marne azzurre (Piaceni di Zinola. s | 10. CuPULARIA UMBELLATA Defr. (Lunulites) 1815. determinati molti esemplari, che ripetono le solite vari delle quali discussi nel mio lavoro sui Bryoz. foss. d. di sina, pag. 101 (25). » Elveziano di Barriera Val Salice, Termofourà, Val N gnano, Val Cervi. x Piacentino (Argille azzurre) di Zinola. wo - Fossi Chil. o È td pag. 442, t. XII, f. 11. » androsaces Manzi — Br. Fos. Mioc. Aust, e pag. 73 (25), t. COL £. 5I. (1) I termini entro [ ] sono quelli dei sottogeneri. © BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ITALIA del Waters si può leggere l'interessante discussione in propo- sito, e la sinonimia relativa. E questa la forma che senza dubbio è più frequente nel — Miocene medio dei dintorni di Torino; nella collezione del | prof. Tellini, ho esaminato circa 160 esemplari; ma nelle colle- zioni dei Musei di Roma, di Torino, ecc., si contano a migliaia. _ Tongriano inf. di Case Mongiardino (Belforte, Ovada). » >» (parte media) di Strada di Voltaggio (Li- guria settentrionale). 7 » medio di F. Lenno, a Carrosio. » sup. di Cassinelle a sud del villaggio. Elveziano di Val Ceppi (Torino). 12. CrisrILINa cHeLYs Kosch. 1885, fig. 1. x Celleporaria radiata Rss. (non Moll) — Bry. Crosaro, p. 292, bi NEXT Cribrilina chelys Kosch. — Bry. tert. sudl. Bayerns, p. 36. = » . » Pergens — Bry. Wola Luzanska, p. 70. ao > >» Waters — North-Ital. Bryozoa, I parte, p. 16, 10, Forma quanto mai comune a Castelgomberto; ove si pre- senta sempre in masse celleporoidi, cilindroidi, ramificate. Bellissimo esempio questo, di quanto possa ingannare la determinazione ‘fatta in base alla forma del brio- zoario. Reuss per il primo (1868) studiò questa specie prove- niente dai giacimenti clas- sicia Terebratulina di Pria- bona, ed ingannato dall’a- spetto del Briozoario la de- terminò per Celleporaria ; ma il Reuss, o ebbe esem- i plari non ben conservati, o | Fig. 1. — Oribrilina chelys Kosch. non seppe vedere molti dei caratteri propri dei zoeci, degli avicellari, degli ovicellari, ecc. a In seguito (1885) Koschinsky ne raccolse a Gotzreuth, 1 nobbe trattarsi di una Cribrilina, la descrisse più min mente, ma non diede alcuna figura; si chiese se gli organ sparsi fra i zoeci sieno avicellari o vibracellari, osservand. giustamente come essi ripetano la struttura dei vibracella i della Setosella vulnerata (Hk. B. M. P., t. XXI, f. 7), e rile A le affinità con la CeZepora (Cribrilina) plicatella Hag. d Cretaceo di Maastricht. (Hag. Bry. Maastr. Kreid., pag. 89 t. X, f. 12). Da ultimo (1891), Waters ne riprese lo stud su SONORA provenienti da Grancona, Brendola, e da Va di Lonte (Castelgomberto), e cioè dalle stesse località ove il prof. Tellini, raccolse gli esemplari da me determinati; pone bi in rilievo i grandi avicellari vicarî, e gli ovicellari, che però d aa chiara non essere molto sporgenti; nei miei centi ho no- tato che sporgono assai, tanto che si vedono ad occhio nudo considera poi senz'altro per avicellari quelli sporadici | che dal Kosch, furono anche dubitativamente riferiti a vibracellari. La figura che io ne dò è stata presa in un solo pronto: di una delle colonie meglio conservate. E Genere SCORPIODINA Jullien 1886. i III Jullien — Les costulides (Boll. Soc. Geo!. Fr.: pag. 611). A glie nella sua nuova famiglia delle Costulidae, che ni secon: il valente zoologo francese, comprenderebbe 17 generi; d questi l’ultimo è quello che ora ci interessa. Esso secondo. Jullien è così caratterizzato. Lo) % E la X « x < sterno intieramente sprovvisto di solchi e di pori, ove S; < proliferazione dà origine a grosse verruche di forma irre x < golare. Orificio suborbicolare, privo di spine marginali En Aggiunge poi: « Noi possiamo dire qui che Manzoni non % ha punto compreso il valore di Ct rimarchevole specie Pi - "0 A < della quale il zoecio esiste al disotto del piastrone che Hr - < ha descritto ». Ho altra volta (Nev. Br. foss. Farnesina, pag. 98 2), “104 [28] ecc.) criticato il sistema del Jullien di fare cioè un troppo grande numero di generi; e pur accettando alle volte qualcuna delle sue nuove divisioni, ho dato loro il valore di sottogeneri; altrettanto all’occasione farò per la maggior parte | dei 17 generi delle sue Costulidae, ma il gen. Scorpiodina trovo | assai ben distinto, e lo conservo io pure. na. ScorPIODINA scorprornes Manz. (Lepralia) 1869, fig. 2. Lepralia scorpioides Manz. — Br. foss. it. 3* contr.; pag. 943, spliViti 24: Scorpiodina scorpioides Jullien — Les Costulides; pag. 611. Una piccola colonia ben conservata è stesa sopra un’altra | piriforme di Osthimosia coronopus; proveniente dall’ Elveziano di Termofourà presso Torino. II Di questa forma tanto interessante, rinvenuta appunto nel miovene medio di Torino, ecco la diagnosi data dal Manzoni: « Zooce- « cis quincunciali- « ter dispositis, ova- _ Fig. 2. — Scorpiodina scorpioides Mpnz. sp. € to-depressis, Mar- al Wai ziov senza ovicellari. « ginibus profunde b) Indiv. adulto con ovicellario. 165 2 b) nello stesso e ‘stola : Manzoni, e che appartenne alla collezione Michelotti, ed SEN al Museo Geologico della R. Università di Roma; tali ovicelle sono piccoli, globosi, a superficie scabrosa. Ma ciò che vi. di più interessante a notare, e dimostra la ‘felice intuizion del Jullien nella sua interpretazione, data sulla semplice isp zione di una \ figura, sì è che i lembi crenati della fra briline, e in molti si nota un poro ia come nel gen Lyrula Jul. (Cribrilina hippocrepis th qui interamente. DS Zoooeciis quincuncialiter dispositis, Mt gonis, convexis, papillis minimis tota superficie eleganter il < CCS structis, ad margines serie discontinua pororum signatis, “A suturis profundis discretis. Apertura ampla, subrotunda, pe stomate calloso cincta. Aviculario utrinque posito. Oooeci S È; bosis, erectis, papilliferis. data. La diagnosi del Manzoni è la seguente: | Zioooeciis quincuncialiter dispositis, turgidulis, elongatis, subrhombicis, tota superficie. irregulariter porosis. Apertura ampla, ferro equino simili, interne minime constricta. Oooeciis? . Neppure nell’unico esemplare avuto in esame, proveniente S da Termofourà, ho osservato degli ovicellari; i zooeci sono adulti, calcificati: l’orificio non è nettamente coarctato in basso ; in alcuni vi è come un accenno ad un piccolo avicel- lario sottoboccale; gli origelli sono assal grandi. 17. MyRIozovm rrRUNcaTUM Pall. zero) 1766. | Pochi frammenti dell’ Elweziano di Termofoura e Val Ceppi ù ScHizoporeLLa MELII Nev. 1895. Var. miocenica n. var. fig. 3. La specie. — Neviani. — Brioz. foss. Farnesina, p. 112 (36) È VI (II), fie13. La specie, da me riscontrata per la prima volta nelle clas- S siche e contrastate formazioni di Monte Mario (Farnesina) presso Rema, ha i seguenti ca- ratteri : _ Zoeci romboidali, o subesa- gonali con margine superiore curvilineo. Orificioquasi circo- lare con seno non molto esteso. Fig. 3.— a) Schizoporella Melii Nev. var. mio- Peristoma poco elevato. Fron- | conica n. var.; d) la sp. della Farnesina. tale finamente granellosa con. zoecio, apertura avicellariale rotonda; Origelli marginali; s cellari globulosi piccoli (fig. 3, 5). prof. Tellini a Termofourà (Elveziano) incrosta un Leica celleporoide indeterminale; tale colonia non è molto estesa, ben conservata; essa va i senza dubbio alla specie venuta alla Pasian ne faccio una nuova varietà (fig. perchè gli avicellari vi sono sempre piccoli, e non sempr rinvengono sui singoli zoeci; mancano gli ovicellari.. - 19. ScrIzoporeLLA vuLaarIs Moll. re a) 1803. Schizoporella vulgaris Neviani. — Br. La di “Spili il pag. 32, n. 28. MESS Piccolissima colonia con pochi zoeci conservati, incrost un frammento di Ostrea. Varietà perfettamente. levigata, “con avicellari sporgenti lateralmente, e traccie di spine orali. Elveziano di Termofourà (Torino). 20. SOHZOPORENDA UNICORNIS Johnston (Lepralia) 1847. > Lepralia unicornis Johns. — Bol Zooph. ed. 2, pag 320, è, IVI i Fonsi È: Schizoporella unicornis Neviani. — Brioz. foss. Sardegna, gina 588 (20). po PORSI, di Termofourà (Torino). t ] (* ia > at 21. ScHIzoPoRELLA PAUCIOSCULATA. Mich. (Qeena, 190008 SAI Cellepora pauciosculata Mnz. — Br. foss. ital. 4 conte, PE 387, VB CIR | £ E BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D’ITALIA è stata trovata ancora în altre località: essa è così caratteriz- zata dal suo scopritore: « Zoooeciis plus minusve quincuncialiter dispositis, pro- funde immersis, depressis, marginibus indistinctis vel interdum serie punctorum vel linea depressa notatis. Apertura fere cen- trali, subcordata, immersa, interdum uno latere aviculario — prominulo munito ». Nella collezione del prof. Tellini ne ho osservata una sola piccola colonia cresciuta. in parte attorno ad altro briozoario. Ss Si mostra adulta e per la maggior parte i zoeci non sono ben . Clistinti; in alcuni punti però questi sono nitidi e ripetono e- | sattamente i caratteri indicati del Manzoni. Riferisco poi questa forma al gen. Schizopor ella per la forma dell’orifizio: il Manzoni stesso scrisse in proposito: « Non . wha dubbio che la disposizione ordinariamente regolare delle cellule e la loro struttura, piuttosto che al tipo CeMlepora, | avvicina questa forma delle colline di Torino al tipo Eschara 7 (stadio adulto) ». Elveziano di Termofourà (Torino). 22. CA aci) VARIOLOSA Joh (Lepralia) 1835. Lepralia vartolosa John. — Brit. Zooph. 2. ed., pag. 8317, Co&LV, f.9. Smittia e. Neviani — Brioz. foss. Farnesina: pag. 122 0 n. 70. | Una piccola colonia irraggiante sopra un ‘di di | Pecten. Al centro si vedono i zoeci iniziali più piccoli; un | esame attento pone in evidenza alcuni forellini marginali; . fra qualche zoecio si osserva un cordoncino limitante, sottilis- | simo e poco rilevato. EKocene superiore di Valle dell’Onte (Castelgomberto). di 23. Swrrria (MucrowneLLA) coccineAa Abild. (Cellepora) 1806. aa È Cellepora coccinea Abildg. — Zool. Dan.; p. 30, t. CKLVI, £.1,2. Smittia coccinea Neviani — Brioz. foss. Spilinga: p. 43, fig. 24 Una sola colonia non molto conservata sopra un fram- | mento di conchiglia. — —Elveziano di Collegio Val Salice (Torino). Neviani, Brioz. foss, di Sardegna, pag. 591 (23). Molti frammenti di diverse età con zoeci bene distinti ; in alcuni questi sono per nulla sporgenti sul cenecio, con pe ristoma piano ; ricordano l’Eschara conferta Rss. (Mna.; Br.. sa Mioc. Au. Ungh. X, 82). SC APRO Elveziano di Lc e Val Ceppi (Torino). 25. Osramosra coronopus S. Wood ( Cellepora) 1850. Cellepora coronopus S. Wood Cat. Zooph. CUrag, p. 18. 3 > » Busk, Crag Pol., pag. DICI AS fig. 18. s » tubigera id., id., pag. 60, t. IX, fig. 8 e 10. Alquante colonie sferoidali di varia dimensione. Elveziano di Termofourà e Val Ceppi (Torino). 26. CeLLEPORA DECEPTA Waters (1887), fio. 4. n liege nè SE altre specie gia note con vari nomi si deb- può parer strano a prima > , ma che pur tuttavia non è raro > in natura, che una certa specie si conosca è in due sole località a as: co ‘BRIOZOI NEOZOICIÌ DI ALCUNE LOCALITÀ D’ITALIA CI” definiti; è uno di questi che ho figurato nella sua interezza, mantenendo la posizione relativa degli elementi. Gli esemplari di Termofourà variano alquanto da quelli di Napier, ma non mi sono creduto autorizzato farne una va- rietà, e tanto meno una specie nueva. Trovo le frontali dei zoeci meno rilevate, gli avicellari vicari più grandi, e il pe- rimetro dell’opesia alle volte coarctato. Waters nota l’affinità di questa forma con la 0. pertusa Smitt e con la C. fossa Hasw. Im altre mie note pubblicate in questo Bollettino, ed al- | trove, ho detto come i Briozoologi oggi più non duo alcun alto al genere Cellepora, il quale fu formato in base alla forma del briozoario, che ora sappiamo essere. molto diversa anche per la medesima specie; ed ho alle volte tentato di sta- .bilire qualche genere riuovo per le forme che andavo mano _ mano staccando dalla vecchia Ce/lepora, come Cycloporella, Co- stazia, ecc.; è però necessario andare guardinghi, e credo di essere alle volte corso di troppo, ond'è che ora mantengo il ‘vecchio nome, attendendo dati più importanti per giudicare a quale genere convenga ascrivere la presente specie. Intanto mi piace notare, come il Waters, sino dal 1881 (Br. from SW. Victoria, pag. 348) abbia du importanza alla forma . dell’orificio 0 con bordo inferiore diritto, che tro- | vasi in alcune -liiforo ed allora non abbia proposto alcun nome generico nuovo; io credo che convenga fermare speciale attenzione a questo carattere, e se anche i caratteri tratti dalla frontale ed altre particolarità morfologiche lo permette- ranno, credo, ripeto, che potremo stabilire un nuovo genere con affinità naturali: a tale genere verrebbero ascritte, oltre alla presente, le specie: C. pertusa Smitt, C. fossa IR, | già nominate, la C. sardonica Wat., la C. columnaris Bles ‘altre, e ie la mia Costazia Aa (Brioz. di Su ‘pag. 592 [24]) del miocene di Sardegna. 27. CELLEPORA PROTEIFORMIS Reuss, 1868. Eschara diplostoma Reuss, Foss. Pol. Wien.; p. 71, t. VIII, f.3 Celleporaria proteiformis His Bry. v. Crosaro, p. 264, t. XXX. Cellepora diplostoma Pergens, Bry. v. Wola. Le zanska, pr A PR Cellepora proteiformis Waters, Nort-It. Bry. I part. pit Aa t. IV, f. 13, 14. SH Pochi frammenti di A cilindroidi che bene co spondono alle descrizioni ed alle figure citate del Waters del Reuss, Neg Eocene superiore di Valle dell’Onte (Castelgomberto). | Pi Valga anche per questa specie ciò che ho detto per precedente, circa il riferimento generico. 28. ReETEPORA BEANIANA King? Termofourà (Torino). 29. RETEPORA Sp. va dI Alcuni frammenti di colonie to sl altri corpi; dalle marne azzurre piacentine di Zinola (Liguri a n 32. nia RUGOSA “ora (1852). Neviani. — Br. post. di Spilinga, pag. 69, n. 67. Un frammento adulto Ra alla a forma. illus i Defrancio 1847. pulosi non sono “sempre CdL. irraggianti. Dal- di Termofonrà (Torino). |’ RancEIA S STELLATA Gol (Ceriopora) 1344. 7 | Neviani. _ Br. ‘eocen. u Mosciano, pag. 124 L Di 105, \ Ronss. _ Pose. Poly. Wien, pag. (90 GeV, 121,22: A. NEVIANI. = ollettino. della Società sromanda el gli Studî Zoologici ED ALLA S. OCCIDENTALIS SALVAD. Nota del Socio: Professore GIOVANNI ANGELINI i Si conserva nel Museo della R. Università di Roma Monachella, proveniente dalla privata collezione del compiant marchese Lezzani, interessante per la sua colorazione. | || In essa tutto il davanti del collo è nero, come nei maschi tipici della S. melanoleuca, (Guld.) mentre il colorito bianco. 1 intensamente sfumato di rufo, come in quei maschi della occidentalis, che presentano questo carattere più accentuato. ; A questo esemplare fa perfetta opposizione un altro indi- viduo, che io conservo, colto da me stesso presso Messina nel- l’aprile 1893, nel quale il nero della gola è assai ristretto mentre il suo colorito si può dire addirittura bianco e nero. Dunque non sempre la maggior purezza del bianco si as socia colla maggiore estensione del nero sul davanti del coll Ma anche questa estensione è molto variabile ed oscil lante, non. solo negl’individui che capitano da noi, dove 1 aree invase da queste due forme sembrano sovrapporsi, mi anche negli abitanti dei centri delle aree stesse. Infatti sd di Seebom, molto competente nella questione, asserisce che cert | individui dell'Asia Minore (S. Me col 1 nero della Soli talis Salvad.) DR hanno la stessa macchia” più dilatata (Ot. of the Birds in the Brit. Mus. - Vol. V). | E, se si tien conto che nella stessa Asia Minore si trovi a PURI un’altra forma, (la S. finschw, Heugl. )in nient'altro De i stano di al specie pe i. n es. cal albicollis)], si vede subito che a tali caratteri ca ‘importanza. Ghidav attribuire. ae ge. Cas questo uno di quei tanti casì, in cui pare, Di Di. E come sia cr fare nel singoli casi ce lo probabilmente, n via definitiva, il voto di futuri con- (gr SsÌ .; internazionali: ad essi conviene intanto di ‘moi n ipo ec ba RX $ be "i be è O ” ri et ite MARA ee. x ISTITUTO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA. 5 diretto dal Prof. ANTONIO CARRUCCIO ‘ELMINTI IN RAPACI DELLA PROVINCIA DI ROMA a Comunicazione fatta alla Società Romana per gli studi zoologici dal Dott. march. Gius. Lepri È v da Collaboratore nell'Istituto Zoologico della Regia Università di Roma. “169 g D) dà seno si può dire int sia stato del tutto ttascurato. E le poni notizie che se ne avevano erano dovute a talun scarso lavoro del Diorio (1) e del Bagnis. Recentemente molto più di pro- posito coltivarono tali studii in Roma il Messea (2), il Condo- relli (3), il Mingazzini, il Sabbatini, ecc. che, illustrarono Ce- stodi e Nematodi trovati in diversi animali, sopratutto per merito del Prof. A. Carruccio direttore dell’istituto zoologico nella R. Università di Roma, nella quale fin dall’anno scola- stico 1883-84 introdusse un regolare insegnamento di Zoopa- t rassitologia. A questa egli seppe dare validissimo ‘impulso, = come in genere a tutti gli studii tendenti ad illustrare la ric-. 29 chissima, e fino al precitato anno troppo trascurata fauna ro- ‘Ta mana, istituendo e portando a buon punto, anzi per alcuni tipi addirittura a compimento, una raccolta faunistica romana, nella NR: quale anche gli elminti sono largamente rappresentati. | do: Scopo di questo mio lavoro è stato appunto contribuire, ‘per quel poco che ho potuto, ad illustrare gli elminti della “a Provincia di Roma. ea Ho scelto gli uccelli rapaci per campo delle mie ricerche, Vi: perchè essi a causa del loro regime carnivoro nel senso più S lato della parola, facilmente si presentano infetti di parassiti (1) Su di un anomalia della Taenia e DIORIO, Atti Ace. Pont. RoGr Nuovo Lincei, 1868. «GARA (2) MessEA - Note di Elmint. Romana - Spallanzani, Serie II, Anno. ca XIX, p. 216, 1890. (3) ConnoRELLI - Boll. della Soc. Rom. per gli studi zool. Anni 1891- dr ELMINTI IN RAPACI DELLA PROVINCIA DI ROMA 5a. intestinali; mi offrivano quindi un ricco materiale senza co- stringermi a troppo lunghe ricerche che il tempo limitato non mi avrebbe permesso di fare. | E qui prima di procedere oltre, mi è grato dovere rivol- gere le più vive azioni di grazie anzitutto al direttore del- | TIstituto Zoologico nella R. Università di Roma, prof. Antonio Carruccio, che mi accordò la più gentile ospitalità nei laboratorii del predetto istituto, mettendo a mia disposizione, con rara cortesia, il ricco materiale esistente nella collezione provinciale romana e la fornitissima biblioteca dell’Istituto stesso; ed in secondo luogo al prof. M. Condorelli, conservatore del Museo zoologico, che, durante il mio lavoro, mi è stato larghissimo di aiuti e di consigli. o Di rapaci uccisi in provincia di Roma sì diurni che not- turni mi è riuscito averne un buon numero, più di quelli però che di questi, ossia 96 diurni e 28 notturni, un totale di 12 individui che ho accuratamente visitato: in 44 le mie ricerche hanno avuto esito negativo, in 80 ho rinvenuto parassiti in- testinali. Gli elminti da me rinvenuti, rappresentanti 15 specie, cioè 9 Nematodi, 3 Acantocefali e 3 Cestodi, sono i seguenti: Nematodi: P/ysaloptera alata Rud., Dispharagus laticeps Rud., Dispharagus involutus, Duj., Spîroptera denticulata Molin, Spiroptera strigis Rud., Filaria leptoptera Rud., Filaria foveo- lata Mol., Ascaris depressa Rud., Trichosoma contortum Crep. Acantocefali: Echinorhynchus caudatus Zed., Ech. globocau- datus Zed.. Ech inaequalis Zed. Cestodi: Zueria candelabraria Goeze, Taenia tenuis Crep., Mesocestoides perlatus (Goeze). I quali erano così distribuiti nei rispettivi ospiti. 1° Aquila chrysaetos Salv. — Ascaris depressa Rud. 2° Circaetus gallicus Gm. — Ascaris depressa Rud. » Physaloptera alata Rud. » Echinorhynchus caudatus Zed. GIUSEPPE LEPRI 2° Buteo vulgaris Leach. — Ascaris aa Rod » i Physaloptera alata Rud.. >» » Taenia tenuis Cres 4° Milvus ictinus Savig. — Ascaris depressa Zed. » Echinorhynchus caudatus n 5° Pernis apivorus L. — Ascaris depressa Rud. 6° Milvus migrans Bodd. — Echinorhynehus conda a | 7° Accipiter nisus Linn. — Physaloptera alata Rud. » Dispharagus involutus. Da. » Spiroptera denticulata” Mol » Filaria leptoptera Rud. }; i » Trichosoma contortum Ore 8° Aesalon regulus Pall. — Filaria foveolata Molin. DOSE ‘ypotriorchis subbuteo Linn. — Physaloptera alata Ru » Ascaris depressa Rud. | i » Echinorhynchus caudatus Agli 10° Tinnuniculus alaudarius Gm. — Physaloptera alata Rud Dispharagus involutus Duj. Rie) caudatus dei Zed. Echinorhynchus i na e qu i Rud. A 11° Circus oeruginosus Linn. — Bho ii ‘gl o- caudatus Zed. 12° Circus cyanaeus L. — Physaloptera alata Rud. dg » . Echinorhynchus sot] Zed. 130 Strix flainnmea L. — Dispharaus liticeti Bal » Echinorhynchus caudatus Zed tà 140 Syrnium aluco L. — “HcAteonii ynchus caudatus Zed. 15° Carine noctua Scop. — Echinorhynchus caudatus Ze 16° Asio accipitrinus Dress. — Echinorhynchus atoloro datus Zed. ‘o 17° Scops an Deep — Spiroptera strigis Rud. | ||| » Taenia nea e Gi Fam. Trichotrachelidae. Gen. Trichosoma Rudolph. Sp. T. contortum Creplin. — Fig. 1, 2, 3, 4, 5. ; Dujardin — Histoire naturelle des Helminthes, 13845, pag. 12: . Creplin — Wiegmann's Arch., 1846, pag. 194. Diesing — Systema helminthum TI, 1851, pag. 252. —»—. Heberth — Unters diber Nematoden, 1 1863, DS 59, tav. VI, Wife. ‘b, tav. VII, fig. 18. ‘°° Linstow — Arch. f. Naturg, XXXIX, 1873, pag. 296; XEU, 1877, pag. 176; XLV, 1879, pag. 135; IV, 1884, pa- gina 135; Zool. Jahrb. III, 1887, pag. 113. SU — Il genere Trichosoma Rudolphi, 1890, pag. 23. . Maschio 10.5 mm. Femmina 12.22 mm. | Corpo cilindrico, nella femmina ingrossato posteriormente, attortigliato a spirale. Cuticula robusta finamente striata di | traverso, con una fascia dorsale, una ventrale e due strettis- ‘sime zone laterali; colorito bianco leggermente carnicino. Testa non distinta dal corpo, larga mm. 0,004, bocca ter- . minale, orbiculare, circondata da una appena visibile de nenza dulla cuticula. . Esofago lungo circa un quarto della lunghezza totale, av- | volto nella sua parte posteriore da un apparato ghiandolare lobato :. apertura anale subterminale. Maschio più sottile e più piccolo della femmina, con te- sticoli. allungati, cilindrici e pene lungo fornito di guaina, a armata nella sua parte posteriore di dentini minutissimi ed acutissimi disposti a strie longitudinali. © «| _°‘’ La cloaca è subterminale e Pa da due piccoli lobi rotondeggianti. 0 Vulva anteriore, ad un terzo circa della lunghezza totale, n ovale transversa dava da una protuberanza labriforme; | posteriormente alla vulva il corpo è notevolmente ingrossato. ; è L'estremutà pinone è leggermente incurvata con ano subter- GIUSEPPE LEPRI tà Uova grosse a guscio robusto con proeminenze puntiform i ?> PA e due opercoli OA al Pea lunghe 0,067 mm. ghe 0,024 mm. di quattro individui. 3 È e, l i sotto la mucosa i un Accipiter misus, tion! BE Il Dujardin da del 7. contor tum la una de la cuticula striata longitudinalmente anzichè treat Ha Accenna inoltre al 7. subbutei, al T. pigarghi, al T. milvi.. ì Il Diesing nella diagnosi di questa specie dice che i vagina penis inermis haud striata. Nell’unico maschio che ho. avuto, ho potuto osservare benissimo la vagina penis armata di dentini finissimi disposti a strie longitudinali. //////0° R Infatti anche lo Stossich colloca questa specie nella II se- zione Echinothechae caratterizzata appunto dall’avere la guaina È del pene armata; lo stesso autore dà a questa specie un habitat. - , molto esteso Ao però anche dall’ Accipiter misus Limina Fam. Filaridae. | Gen. Physaloptera Rudolphi. - ; P. alata Rudolphi, fig. 6, 7. Vermis dubius falconis misi - Rudolphi - Entoz, de, 600 pag. 273. Physaloptera iii Creplin - - Nov. obs., 1829, pag. gi Spiroptera physalura - Dujardin - Mist. not. IAA 1845, ; a pag. 94. sa » » —— - Diesing - Syst. Helminthum e 188100 dt | pag. 234. ni Mi: Spiroptera megalostoma - Diesing - Syst. Helminthum II, 11851; ta fc pag. 234. 2 ELMINTI IN\RAPACI DELLA PROVINCIA, DI ROMA * Plysaloptera alata - Molin - Wiener Stetzsber XXXIX, 1860, pag. 660. » {{_{» -Molin- Mon. del gen. Physaloptera, 1860. » » - Schneider - Mon. der Nemat.1866, pag.63. » >» - Linstow- Arch. fur Naturg., 1877, pag. 9, fas. I, 13-15. DRoS >» - Parona - Mlmintol. sarda, 1887, pag. 84. »o °» - Stossich - Il gen. Physaloptera, Rud. 3 pio 1889, pag. 10. ‘Dimensioni g 9-10, £ 14-16. ‘ riamente avvolto .a spira, cuticula striata trasversalmente, molto ingrossata intorno alla testa in modo di avvolgerla. a mo’ di manicotto imbutiforme. Bocca terminale, ellittica con due grossi labbri conici, aventi ciascuno un dente esterno, | mediano robusto, fiancheggiato da due piccole papille roton- deggianti, e sotto ad esso tre piccole papille dentiformi. Esofago rettilineo diviso in una porzione anteriore tra- | sparente a pareti sottili, ed in una posteriore opaca sacciforme a pareti robuste brune, raffigurante quasi uno stomaco. L'in- testino è lungo e costituito da cellule poliedriche. Il maschio, più piccolo della femmina, è caratterizzato da | una espansione membranacea,. detta dorsa, che abbraccia la |’ sua estremità caudale, foggiata a ferro di lancia ‘con un in- grossamento trasversale al di sopra della cloaca; su detta borsa | si notano per ogni lato, esternamente all'estremità caudale, * cinque papille peduncolate, e sopra l'estremità stessa del | corpo, cinque sessili per lato, di cui quattro postanali ed una preanale, più una piccolissima dispari, al di sopra della cloaca. Nel mezzo della borsa si apre la cloaca da cui escono i due cirri, disuguali curvi ed acuminati. Questa borsa oltrechè come organo di copulazione deve | servire anche come organo di fissazione. Quasi sempre ho tro- vato le Physalopterne 3° attaccate per l'estremità posteriore alla mucosa esofagea del loro ospite. n) Spesso anzi la borsa era addirittura infitta entro la mu- 3 | cosa stessa, producendovi un piccolo tubercolo, ed occorreva VS non lieve SE per estrarnela. Corpo cilindrico, asfottigliato alle due estremità, ordina- I testicoli sono flores: da un lungo ipbò a; cieco, più volte ripiegato, con una vescicola terminale che un canale claviforme sbocca nella cloaca. + A La femmina manca della borsa, la vulva piccola e ni è anteriore e si o» al principio dell’ ingrossamento cutan circondante a mo’ di collare la testa; l'utero è corto ed ellità e comunica con la vulva per un sipale canalicolo: dall’al parte dell'utero si distacca un ovidutto, comunicante con ‘ovarii tubulari più volte ripiegati giungenti verso” l'strorali posteriore del corpo ove riunisconsi ad ansa. a di vertebrati a sangue caldo e sopratutto di carnivor ; infatti di 22 specie che egli cita come ospiti di uccelli, 21 spet tano a Falconidi e 1 ad un Lanius passeraceo quasi esel Dea carnivoro. Gen: Dispharagus Dujardin. "VA D. laticeps Rudolphi - fig. 9, 10. ‘ARI AD Spiroptera laticeps - Rudolphi - Entoz. Si gnope: 1819, pe i gina 23. 238. “E Disphar age laticeps - Dujardin - Hist. I d. Helm. 1845 4 pag. 71. N Spiroptera laticeps - Diesing - Syst. Helpduithii n, 1851, Ù pag. 220. tr è Dispharagus laticeps - Molin - Monogr. det Gama rAgus, 1860.. a dei Dispharagus laticeps - Molin - Wiener Sila VE 1860, p. 489. i x ELMINTI IN RAPACI DELLA PROVINCIA DI ROMA 59 | 0» varia laticeps-Schneider - Monogr. der. Nematoden 1866, pas. 93, fas. 65, 2. D: Dispharagus laticeps - Drasche - Zool. botan. Gesell. Wien. COAXITE 1814, p. 209, tav. XIV. Dispharagus laticeps - Stossich - IZ genere IDispharagus — Rudolphi 1891, p. 10. ‘| °»°‘’Dimensioni: Maschio 12.6-14 mm.; femmina 14.2-17 mm. Corpo sottile cilindrico annulato, assottigliato alle due e- stremità, bianco-carnicino. nie Bocca terminale con due grandi labbri subconici, aventi ‘ciascuno nel ‘mezzo una papilla parimente conica. Quattro cordoni cutanei all’estremità anteriore del corpo, due a due sulla faccia dorsale e ventrale, riunentisi ad ansa. ‘Prendono origine presso l’apertura orale, discendono paralleli per circa 1 mill. quindi risalgono per riunirsi presso la loro ‘origine. Questi cordoni, caratteristici del genere Dispharagus sa- rebbero, secondo il Drasche, organi tattili, per la presenza di | papille sensoriali e di minutissime ramificazioni nervose. Poco | sotto ai cordoni cutanei si osserva, tanto sulla faccia dorsale che sulla ventrale, una papilla tricuspidata, chitinosa, fungente | da organo di fissazione. ci I tegumenti sono robusti dello spessore approssimativo edi. 24. Il canale digerente, come in tutti i Dispharagus, è diviso in quattro parti: faringe, esofago anteriore, esofago poste- riore con pareti robuste, sacciforme o rotondeggiante, ed inte- stino. In base a questo carattere il Dujardin separò i Dispha- ragus dalle Spiropterae, vedremo però come in parecchie di queste si riscontri la stessa divisione. Il maschio del D. laticeps Rud. presenta una borsa cau- dale stretta e lunga con 9 papille peduncolate per lato, 4 preanali . e 5 postanali, di queste l’ultima è subapicale. I due cirri sono disuguali: uno lungo, aguzzo, ricurvo, l’altro ottuso, corto, quasi diritto. I testicoli come in tutti i . Nematodi sono tubiformi, allungati, più volte ripiegati. Nella femmina la vulva è situata posteriormente poco lungi dalla metà del corpo, è orbiculare e circondata da un labbro poco sporgente. Le uova sono ellittiche con guscio ro busto lunghe 0.032 mm., larghe 0.022 mm. Ho rinvenuto questo nematode nell’esofago di una Strz È fammea Linn. g° in gennaio. L'esofago ne era addirittura gremito, e taluni individui erano giunti alla cavità boccale. Soana lo Stossich (Il genere Dispharagus pag. 2) i Di- Pi spharagus sono ospiti esclusivamente degli uccelli. Tanto que- sto autore che il Molin danno dna minori di quelle che ho riscontrato io, assegnano, cioè, al maschio una l unghezza bu di 9-10 mm., e di 12-14 alla Canti i (TS a #7 glo: laticeps Rud. viene citato dagli autori, come o venuto, oltrechè nella Strir fammea Linn. ancora nell’ Archi buteo lagopus Gm., nel Circus cyanaeus Linn., nel Circus cine- raceus Mont. nell’ sto accipitrinus Dress, nel Bot ignavus Forst.. Il Dujardin (Hist. nat. d. Helm. pag. 71) riferisce la descri- | zione del D. laticeps Rud. che poco esattamente diede il Ru- dolphi, esprimendo però il dubbio che la #éte ailèe presque eno % er de lance veduta dal Rudolphi, sia dovuta alla contrazione bi: dei cordoni cutanei della testa. dai: Anche il Diesing (Syst. HeZm.II, p. 220) dice nella dial gnosi di questa specie « CGS, a ERE 91 Dolo . . caput continuum, alis postice ro-. DE tundatis subsagittatibus . ..» prendendo lo stesso abbaglio. mi D. involutus Dujardin - Fig. 8.. Dispharagus învolutus - Dujardin - Hist. nat. d. Helm, 1845 pag. 73. , di Filaria Suolo - Linstow - Natur. Jarhen 1899, p. 398, ; tav. V. fig. ©. # i. RO eo: - Si - Mon. del Ge n. ‘Dogi a pr - o È GA i ragus Duj. 1891, p. 5. Questa specie si distingue dalla e. anzitutto per. le dimensioni minori: maschio 7-8 mm., femmina 9-10 mm. DA La bocca presenta anche in questa specie due labbri ro- ; busti con una papilla conica nel mezzo, fiancheggiata Po dali n due piccole papille rotondeggianti. | fs I cordoni cutanei sono più grossi e più sinuosi che sul " > D. Taticeps Rud.; inoltre, anzichè essere semplicemente striate | st di traverso, presentano una zona centrale granulosa, due sono Do si 4 PIPA e ILL LI IN RAPACI DELLA PROVINCIA DI ROMA iscie strettissimo e due,» sono striate, tutte e La e5 aa Il cirro maggiore è lungo arcuato uncinato, il minore corto e diritto. Lo La femmina presenta l'estremità posteriore ottusa con ano terminale, la vulva è nuda e situata circa alla metà del mpo di osservare uova perfettamente mature: sembrerebbe she maturando l’uovo si allunghi crescendo maggiormente nel ‘diametro longitudinale che nel trasversale. Ho rinvenuto fre- quentemente questo Dispharagus nello stomaco e nell’esofago braio, spesso in grandissimo numero di individui. L'ho rinve- nuto anche nell’esofago dell’Accipiter nisus Linn. | Le Stossich (Mon. cit. pag. 6) cita questa specie come ; ‘ospite soltanto della Strix flammea Linn. - i _ Il Dyjardin (Mist. nat. d. Helm. pag. 72) cita un Dispha- . rage de l’épervier di cui figura la testa (Atlas, tav. 5 B. 1) che credo riferibile al D. involutus quantunque non molto esatta. ; Genere Spiroptera. ___S. denticulata Molin - Fig. 11, 12 e 18. Spiroptera bidens - Rudolphi - Entooz., 1810, p. 24, 240. «|__| Dispharagus bidens - Dujardin - Hist. nat. d. Helm, 1845, | pag. 77. | Spiroptera bidens - Diesing - Syst. Helm. II, 1851, pag. 216. Spiroptera denticulata - Molin - Mon. del gen. Gu a, i 1860, pag. 62. _ Ancryacanthus bidens - Schneider - Mon. der Nemat., 1866, ag. 105. Corpo cilindrico attenuato alle due estremità, lungo nel 8-10 mm. nella 9 12-16. | Color bianco-roseo 0 bianco-giallastro sudicio. Cuticula striata trasversalmente. Testa rotonda, distinta dal corpo per una strozzatura più Ria * L x \ el i a 62 GIUSEPPE LEPRI ee: PIZARRO A : i fe "” 1 ‘ La 2 SUN, uncini chitinosi rivolti all’ innanzi, esi sE più esterni; il che, credo, dipenda dalla pressione esercitata dal coprioggetti; e questo spiegherebbe il nome specifico dato : e facendo girare su sè stesso l'individuo si scorge chica trattarsi di una vera corona di uncini in numero almeno di 8, La bocca è rotonda, imbutiforme, circondata da un piccolo . | labbro portante 4 papille, questo labbro è retrattile entro la ci bocca, ed allora le 4 papille vengono a contatto fra loro: alla st bocca tien dietro una faringe larga e corta con pareti sottili. o L’esofago è, a parer mio, ben distinguibile in due parti AS esofago anteriore lungo con pareti sottili, ed esofago poste—. | riore corto con pareti molte grosse. + ; sii Il Dio differenziale stabilito dal Dujatdn tra i Di DE sussiste: in altra specie ISTE ui più marcata la al va stinzione tra le due porzioni dell’esofago, anzi la PORRO . viené quasi a costituire uno SUDEICE a sé. 3 E posteriore del corpo sopravvanza di un poco la! basi segni L, mediante un piccolo apice conico: sulla borsa si osservano per | di ogni lato, sei lunghe papille peduncolate, 4 preanali e 2 post- anali. Il pene è lungo, cirriforme, con guaina quasi e di tanto lunga. L’estremità caudale della femmina è aguzza, ro- busta, con un piccolo apice conico. Ano subterminale, valva: ti con due grossi labbri. Uova ellittiche aventi le di Ò mensioni seguenti: mm. 0.043 x 0.019. Val e Ho rinvenuto questo nematode frequente nello stomaco Ch i nell’esofago dell’ Accipiter nisus Linn. Gli autori citano questa — specie come ospite del Merops apiaster Linn. dell’ord. delle — Picariae. Solo il Molin asserisce averlo rinvenuto una cd volta in un Astur palumbarius Linn. Non deve far meraviglia. dat se è ospite, e perla campagna romana frequentemente, anche dell’ Accipiter nisus Linn., specie molto affine all’ Astur saloni barius Linn. Sio RAPACI DELLA PROVINCIA DI ROMA | ELMINTI IN Lui s strigis pigdolphé Dis 13 Di 15, 16. Fo ria strigis - Rudolphi - Entoz. Si ynops, 1819, pa- ina 28. __ Spiroptera strigis - Dujardin - Hist. nat. d. Helm., 1845, È ‘pag. SIR Li pr strigis - Diesing - Syst. Helm. Il 1851, pa- pag. ITT. ._ Spiùroptera strigis - Molin - Mon. del gen. Spiroptera, 1360, pag. 68. _ Spùroptera strigis - Stossich - Flarie e Spiropiere, in: Boll. Soc. adr. sc. nat., Trieste, 13887. i Il Molin nella uietata oso tra le species inqui- rendae citando una Spiroptera ne dà la diagnosi seguente: <... caput continuum, os orbiculare nudum... corpus densissime transversim annulatwn, alis utrinque linearibus, extremitas anterior magis attenuata... caudalis foeminae recta conica, apice mucronato, Po vulvae in DE SEE ‘pante. Litta quindi fra le specie duna non avendo potuto esa- minare alcun individuo maschio. Anche il Dujardin (Mist. nat. . Helm., p. 96) dice aver rinvenuto nello stomaco di un Syr- ne) nium aluco Linn. due Spiroptere femmine, lunghe circa 4 mill. ve evidentemente molto giovani) con due strette ali lineari lungo il corpo; e non aggiunge altro. Il Molin crede riferibili anche este alla S. strigis Rud. - Altri autori non menzionano questa specie o riferiscono l’incompleta diagnosi del Molin senza ag- giungervi nulla. (Vedi Stossich. Filarie e Spiroptere in Bol- lettino Soc. Adr. Sc. Nat. Trieste, 1887, pag. 120). Nel canale intestinale di uno Scops giù. Scop. (ove do- veano essere accidentalmente pervenute dallo stomaco, habitat BS dinario delle Spiropterae) nel mese di aprile rinvenni due iropterae maschio e femmina, la quale credo poter riferire a Lunghezza: nel 7 10 mm,, nella Q 18. mm. Diametro massimo 0,6 mm. Colorito bianco-giallastro. Corpo cilindrico assottigliato alle due i maggio mente all’anteriore, tegumento sottile minutamente striato traverso. Due ali laterali, rettilinee, larghe, ognuna, circa quanto la metà del corpo, NIELS Ln il corpo stesso, comincianti LI ca mità posteriore, mancano le papille, l’ano è ue. LA AID vulva è situata circa alla metà del corpo. Va Le uova sono caratteristiche: anzichè essere ellittiche l: N È 9 come quelle delle altre Spiropterae, presentano un. polo mol S i più ottuso dell’altro: hanno un guscio sottilissimo. e le pis « mensioni seguenti: mm. 0.038 x 0.027. Mao (58 | * Genere: Filaria. EEES >. DE. ui: F. leptoptera Rudolphi. ST di Spiroptera (ona - Rudolphi - Entoz. & Li 1819, dr pag. 26, 247. c 08 Da Spiroptera leptoptera - Siebold - ia p. e; Leti » - Dujardin- Hist. nat. d. Her pica: pag. 93. ELMINTI IN RAPACI DELLA ‘PROVINCIA DI ROMA 65 A leptoptera - bresnst Syst. i II, 1851, pa- gina 217. Spiroptera leptoptera - Molin - Wiener Soia XXXVIII, 1859, pag. 953. Spiroptera leptoptera - Molin - Mon. del gen. SAIONIerA, Riliria intera - Schneider - Mon. La Nemat., 1866, a 97, tav. V, fig. 8. | Filaria leptoptera - Linstow - Arch. E Nasa XLIII, 1877, o D: dossi che 16-- 90 Filaria ai - Linstow - Wurttemb. naturw. Jahresh. ì 1879, pag. 325, fas. V. ___ Filaria leptoptera - Kowalenski - Sietesber.. Akadkrakaw SI | XXXI, 1896, pag. 256. di | Filaria leptoptera - Stossich - Filarie e Spiroptere, in Bol- suda” sti lett. Soc. adr. sc. nat. Trieste, 1897, pag. 52. Quantunque secondo diversi autori questo nematode si ri- scontri molto di frequente parassita di uccelli rapaci, una sol ‘volta su 124 rapaci che ho esaminato, l’ho trovato nello sto- maco di un Accipiter nisus Linn. Ritengo quindi questa spe- | cie rara nella nostra provincia. L'unico esemplare che ho avuto | è in condizioni poco buone per essere ben studiata. Ho po- tuto però riconoscere trattarsi di una femmina che dalle pic- cole dimensioni (mm. 5.2) ritengo giovane, però le uova sono mature e riempiono quasi totalmente la cavità interna; il che confermerebbe l'ipotesi che nei nematodi si verifichi il feno- meno della progenesi. TRZECHI - dati dal du (Monogr. del gen. Siaraniora, pag. 45) «...- SA dot due ; a ali lineari lungo il corpo .....». L’estremità poste- riore è conica. x La vulva si apre nella parte anteriore del corpo. n Anche in questa specie si distingue una porzione poste- riore dell'esofago con pareti più grosse e più oscure della an- DS teriore. è Le uova allungate, ovali, hanno le dimensioni seguenti : mm. 0.029 x 0.016. i | Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici n i GIUSEPPE LEPRI , falchi brasiliani e di quasi tutti i rapaci europei. F. foveolata - Molin. i Ma Filaria falconis - Rudolphi - Enloz. II, pag. 70, 1810. Filaria attenuata - — » » » pag. 50. } Filarin attenuata - Blanchard - Ann. Sc. Nat., 1824, serie IX, Li 3, pag. 156. SG » gina 266. Agi Filaria foveolata - Molin - Versuch einer mon. d. Vilarien, 1858, pag. 32. i Filaria foveolata - Molin. - Wiener Sietzsber XXVIII, 1858, ni Mit pag: 375. RT Mb y, Filaria foveolata - Linstow - Arch. Éi Tn XLV, 1879, Lo pag. 172, tav. XI, fig. 18. it) PI Faleria foveolata - Stossich - Soc. Hist. nat. Groat. VI iS 1891, pag. 217 - VII, 1892, pag. 72. ve Zaolagi vol. VI, 1897, pag. 72. Filaria foveolata - Stossich - Faria e Spiroptere, in Bo lett. Soc. adriat. sc. nat., Trieste, vol. XVIII, 1897, pag. 20. dic | «Eta Credo poter i a i questa specie un nematode 9 gio- : Pall. Il possederne un solo esemplare in stato poco buono di conservazione non mi permette farne una diagnosi sicura. | i Lunghezza 98 mm., diametro 0.7, colorito bianco sudicio, | È ; corpo cilindrico E alle due estremità. soi Bocca terminale nuda, piccolissima, infandiboliforme; vulv anteriore distante dall’orificio orale mm. 0.768; CISA circon data da un margine chitinoso. Uova ellittiche con guscio robusto. Come ho detto ho rinvenuto questa specie una sola DI in un Aesalon regulus Pall. Lo Stossich la cita come rinve- " ; muta nella pleura e nella cavità addominale del. Circus cya- sù naeus Linn., del Falco peregrinus Tunst., Gennaia Peldegg pri . Schleg., Aesalon regulus Pall, Accipiter Gia Linn. $ h ja i ELMINTI INRAPACI DELLA PROVINCIA DI ROMA ‘ i Fam. Ascaridae. CO Gen. Ascaris Linn. HER A. depressa Rudolphi. a | Ascaris depressa - Rudolphi - Entoz. Synopsis, 1819, pa- va: gine 42, 274. dia depressa - Dujardin - Hist. nat. d. Helm., 1545, |. pas. 190, do Ascaris depressa - Diesing - .Syst. Helm. vol. II, 1851, | pag. 196. Ascaris depressa - Molin - Prospectus Helm. ecc., 1858, pag. 22. Ascaris depressa - Schneider - Mon. der Nemat., 1866, pag. 40, fas. Ascaris depressa - Linstow - Arch. fur Naturg XLI, 1875, pag. 204 — XLII, 1876, pag. 3 — XLIX, 1883, pag. 277. Ascaris depressa - Parona - Elm. sarda, 1877, pag. 67. . 5 » Hm. di 1890 , pag. 214. 5 » > - Stossich - Bollett. Suva Adr. Trieste ; 1893, XIV. a depressa - Stossich - Il genere Ascaris, in Bollett.' Soc. Adr. sc. nat., Trieste, vol. XVII, 1896, pag. 23. Ho rinvenuto frequente questo nematode nel Buteo vulga- vis Leach, nel Circus oeruginosus Linn., nel 0. cyanaeus Linn., | nel Milvus ictinus Savig., nel Cicaetus gallicus Gm., ordi- nariamente in numero di pochi individui, o isolato o unita- mente ad Echinorinchi. Le dimensioni degli individui da me raccolti in rapaci della campagna romana variano moltissimo, avendone trovati di tutte le età: giovani lunghi da 12-15 mm., adulti che vanno «fino a 100 e 120. Il colorito è bianco-giallastro, bianco-roseo, © brunastto, variabile anche secondo il contenuto dell'intestino dell'ospite. È I tegumenti sono robusti, striati trasversalmente con due | piccole ali strette, arrotondate, poste anteriormente. La testa presenta due grandi labbri, rotondeggianti, o meglio, grossolanamente esagonali con il margine anteriore ed il Libbro. anteriore leggermente concavi. Questi due labbri non cni corrispondono due piastre chitimose dentate, incrociantesi grandi ognuna quasi quanto ciascuno dei due lobi. Taluni a tori, come il Dujardin, hanno considerato questi due lobi com = dal due labbri, attribuendo ale depressa Rud. un 08 via stremità posteriore diritta ed aguzza. La vulva è situata an an: teriormente. Le uova hanno un robusto e doppio involucro. punteggiato esternamente. Sono a 0.102 mm, Jarg] 0.064 mm. anali. La cloaca si apre Sopra una protuberanza prossima all’e- È Stremità posteriore, che è leggermente incurvata. Vest det I due cirri corti, diritti, stiliformi, sono, come osser anche lo Stossich Si sua Monografia sul genere Ascaris, ramente emergenti e presentano una striatura a barbe di penna. Come ho già osservato, questa specie è una delle DI on muni tra i Nematodi 00 provincia di Roma. ) (Continua). Mi G. Lepri. — Elminti in Rapaci della Provincia di Roma. are fi: 5 hd E i pa (id + pra pi rete eee iena G. LEPRI, dis. Dott. Vol. VII, fasce I, II, 1568. , Soc._ Tom. Studi: Zoolog. Bollett. Toppi po Spiegazione della Tavola I X CA — Parte posteriore dell'osciago di 7. Londortim Crep. 8. — Parte mediana del corpo di, 7. contortum Crep. con porzione _ «i utero. - a. vulva - d. uova mature. 4. cs Estremità posteriore di 7. contortum 2 ... a. ano 5 id. ad » 2. P.... @ Gloaca i ui — Estremità anteriore di Physaloptera alata Radolphi. a. appa- È «rato boccale - bd. valva - c. collare cutaneo cefalico. ql Estremità caudale di P. alata Rud. Cd. - a. ingrossamento cu- CE | taneo posto al di sopra della cloaca. SARI, 2 8. — Testa di Dispharagus involutus Duj. con i Lusi cutanei: . a. Papilla tricuspidata. zo go 4 - — Testa di Dispharagus laticeps Rud. | » 10. — Estremità caudale di D. /aticeps Rud. 11. — Testa di Spiroptera denticulata Mol. ci 12. — - Estremità caudale di S. denticulata Mol. «È 13. — Estremità anteriore di S. strigis Rud.-a. bocca - d. ali laterali. do uu _ - Esofago di S. strigîs Rud. - a. do Beto dell’esofago. n 16. — Id. i; sd: i i ; h - a. apertura anale. > IU Uovo di S. strigîs Rud. TO ip H8=2Woz9 di S. denticulata Mol. SULLE ANODONTE PRE =» fi da s% PESCATE NEL LAGO DI BRACCIANO (Laso SABATINO) È di di Comunicazione preventiva del prof, ROMOLO MELI alla Soc, Rom. per gli Studii Zoologiei Le e. (Seduta del 21 aprile 1898). Presento alcuni esemplari vivi di Arodonta pescati nel lago di Bracciano presso Trevignano-Romano (circondario di Roma). Mi sono affrettato a dare comunicazione di siffatto rin- venimento alla Società Romana per gli studii zoologici, per- * chè si può dire che la fauna malacologica del lago Sabatino sia, anche al presente, del tutto sconosciuta. Nè trovasi indi- cata alcuna specie di Najade, come vivente nel predetto lago, o come propria di esso bacino, nei varii lavori intorno gi molluschi d’acqua dolce, osservati in Italia, e nelle opere, che ne descrivono le varie specie raccoltevi. Tra queste pubblica LE zioni ricordo per brevitàs soltanto le seguenti: ig Rossmiissler E. A., Iconographie der Land-und Stisswasser da Moll. e sua continuazione, pubblicata dal dott. W. OA (1836-1897). : Kiister :-H. C., Die Gattung Anodonta nebst den iibrigen Najaden mit uni Schloss. — Nirnberg, 1838, in-8°. grande. (Forma il IX volume del Systemat. Conchi ylien-Cabinet di Martini e Chemnitz, seguitato da Schubert G. H., TAR ha Wagner, Philippi, Pfeiffer, Dunker, Romer, Clessin, Kiister,ecc.). Rigacci G., Catalogo delle conchiglie componenti la colle- zione Rigacci. — Parte I. (Conchiglie viventi) — Roma; Sal viucci, 1866, in-8° e (2a edizione) 1874, in-8° gr. Rigacci G., Appendice al catalogo. — Roma, Salvimeci, | 1881, in-8° gr. (Nei predetti cataloghi del Rigacci si trovano ci- tate die specie di molluschi del territorio Romano). La Paulucci M., Matériaux pour servir à l'étude de la saline re De: È la “Sir Ri 1, 7 malacologique terrestre et fluviatile de l’Italie et de ses èes. — st: " Sa Paris, F. Savy, 1878, in-8° gr. po DI Paùlucci M., MoMluschi fluviatili italiani inviati come sag-. “e gio all’Esposizione internazionale della pesca in Berlino. — fr. Firenze, Stamp. Reale, 1880, in-8°. Estr. dal Catalo oo dor da d di bn SC E, est Er rero “ | SULLE ANODONTE PESCATE NEL LAGO DI BRACCIANO met ha x x a ———___——T—__ rale della Sezione italiana all'Esposizione internazionale della Di pesca in Berlino nell’anno 1880. — Firenze, Stamp. Reale, | 1880, in-8°. (Vedi pag. 189-209). . . Bourguignat J. R., Matériaur pour servir à l’histoire des — mollusques acéphales du système Européen. — Vol. I, Paris, _ 1880381, in-8°. __— Statuti A., Catalogo sistematico e sinonimico dei molluschi terrestri e fluviatili viventi nella provincia di Roma. — Roma, tip. d. sc. matem. e fis. 1882, in-4° (Estr. d. Atti dell’Accad. | pont. de’ Nuovi Lincei, Tomo XXXIV, sessione VI, del 12 giu- | gno 1881) (1). i ui Drouet H., Unionidae de l'Italie. — - Paris Baillière, 1883, 7 in-8° pice.. De Betta E., Sulle Najadi dell'Italia. Negli Atti del Reale Istituto Veneto di sc. lettere ed arti. — Tomo II, serie 6, +94 DC 1883-84, pag. 465-488. “ori i Statuti A., Sulla malacologia del Lazio. Negli Atti del- «l’Accad. pont. de Nuovi Lincei, Anno XXXVII, Sessione del 2 aprile 1884, pag. 180 (2) e Memorie dell’Accademia pre- . detta, vol. I. Statuti A., Note malacologiche sulla fauna romana (Atti. | d. Accad. pont. de Nuovi Lincei, Anno XXXIX, Sessione II, S . del 17 gennaio 1886, pag. 132-138. Degli esemplari pescati nel lago Sabatino, alcuni conven- gono, per i caratteri generali, colla Anodonta anatina Linn. . (Mytilus) (3), della quale potrebbero benissimo. rappresentare . una bella varietà; ma, la maggior parte delle Anodonte saba- (1) Stampato anche nel Bulettino della Soc. Malacologica îtaliana, vol. VIII, 1882 (Ved. pag. 5-128). (2) Nel sunto della sopradetta memoria si parla brevemente della | ricerca delle Naiadi da farsi nei laghi della provincia di Roma, tra i quali è segnato anche il lago Sabatino (Ved. Atti dell’Accad. dei N.Lincei, sopracit., pag. 180). (3) Deshayes G. P., in Lamarck, Hist. nat. des anim. sans vertebres | Tom. VI (1835), pag. 565, n. 2. | »»—Draparnaud J. P. R., Mist. nat. d. moll. terrestr. et fluviat. de la poi pag. 133, tav. 12, ho 2. ciaanta ES a: k; lo ER è (3 x -=s pipa ug ae. ge” TR S 5 ® LI Vl “ 9» MA MIRI Rs at 72 ] ROMOLO MELI e ° n 2 A * tine se ne distacca per la loro forma, per la ornamentazione del guscio, per le loro dimensioni, per i rapporti fra i varii diametri della conchiglia e per la tumidezza delle valve. Ne ho fatto ver con le specie di Anodonta viventi! nella provincia di Roma, ed ho rilevato trattarsi di specie $ del tutto differente. Difatti, l’Anodonta di Bracciano non può riportarsi alla i A. anxurensis Statuti (1), vivente a Badino, alla foce delle. | Paludi Pontine (Statuti, Drouet, Kobelt in Rossmiissler) e nel lago Trasimeno (Pini), perchè A. ansurensis è più oblunga, più rostrata, e più grande, raggiungendo : mm. 161 nel suo diametro. antero-posteriore (lunghezza della conchiglia), mm. 75 nel dia-. metro dorso-ventrale (altezza della conchiglia) e mm. 57 nel. diametro trasverso (spessore della conchiglia, a valve chiuse). li Invece i maggiori esemplari del lago di Bracciano presentano : | mm. 117 nel diametro antero-posteriore mn: TI » dorso-ventrale mm. 48 » » trasversale. Non può neppure riferirsi all’A. romana Drouet (2), vi Rossmiissler E. A., Zconogr. der Land-und-Siisswasser Mollusk., vol. I, dispensa 52 e 62, 1887, pag. 57-58, tav. XXX, fig. 417-420. Secondo Bourguignat (Matér. p. servir à lhist. d.. moll. europ., op. cit., vol. I) soltanto la fig. 417 di Rossmàssler rappresenta l'A. anatina, mentre le figure 419 e 420 devono riferirsi ad altra specie. Gli esemplari di A. anatina del lago di Bracciano presentano tutti dimensioni maggiori delle citate figure di Rossmissler. Per la faczes e per la forma generale convengono con la fig. 419: ma raggiungono e superano le dimensioni della fig. 416 della predetta tavola. (Anodonta piscinalis var. ?) (1) Drouet, Unionidae de l’Italie, op. cit., pag. 95, n. 586 pag. 96. Statuti A., Fauna malacologica della provincia. Romana - Ano- 2 donta anrurensis - specie nuova — Atti della pont. Accad. dei Nuovi Lincei, Anno XXXVI, Sessione XI, 17 giugno 1883, pag. 311, tav. II e II. Nella mia collezione di conchiglie viventi si trovano esemplari del- lA. anxurensis dragati nell’alveo del canale Botte (Paludi Pontine), | avuti coll’animale vivo ed inviatimi dall’ ing. R. Remiddi fin dal 1880. (2) Drouet, op. cit., pag. 106, n. 67. Kobelt in Rossmdsslers Iconographie d. europ. Land-und-Siis- swasser-Moll. Nuova serie, vol. II, 1886, pag. 53, n. 305, tav. LIX lig. 305 (Anodonta romana). Drouet, (op. cit. pag. 107) ritiene che la fi- | SULLE ANODONTE PESCATE NEL LAGO DI BRACCIANO vente parimenti nelle Paludi Pontine (nel Portatore, a Badino, nel canale Mortola e nel lago di Martignano), giacchè VA. ro- mana è più oblunga, meno ovale è di dimensioni in generale alquanto minori dell’Anodonta di Bracciano. Ne ho fatto con- fronto con due esemplari di A. romana provenienti dalle Pa- ludi Pontine, ed esistenti nella mia collezione. Non conviene neppure coll’A. scapulosa Drouet (1), altra forma vivente nel lago di Martignano, (l’antico lago A/sie- ci tinus), che occupa il fondo di un imbuto craterico, accanto al cratere principale Li Bracciano nel gruppo vulcanico dei Sa- L'A. scapulosa ha minori dimensioni, forma generale e rapporti diversi tra i varii diametri della conchiglia. Cer- tamente l'Anodonta del lago Sabatino è assai prossima all’A. scapulosa; si può anzi dire che è la specie più vicina, tra le varie Anodonte italiane, alla forma di Bracciano: ma ne differisce per essere lA. scapulosa di forma più oblunga (diametro antero-posteriore più sviluppato »nell’A. scapulosa, {°° e diametro dorso-ventrale in proporzione assai minore che nel- S l’Anodonta di Bracciano) e per avere gli umboni assai più prominenti. re Per: l'aspetto, per il colore del guscio, ed anche per la Do forma, l’Anodonta del lago Sabatino s’avvicina all’A. ven- ; i tricosa Pfeitf. (2), ma la specie sabatina è più rigonfia, meno si obliqua ed acuminata nel lato posteriore. gura 1959 della tav. CLXXXXIV del vol. VI. (Nuova serie) dell’opera | di Rossmissler — Jconogr. d. Land-und-Stisswas-Moll., seguitata da Kobelt, possa rappresentare un individuo non adulto dell'A. romana. Statuti A., Nofe malacol. sulla fauna romana (mem. cit.) Atti d.p. Acc. Nuovi Lincei, vol. XXXIX, pag. 133-134. (1) Drouet, op. cit., pag. 104, n. 66 Statuti A... Note malaco!. (mem. cit.), pag. 134-136. — Rossmiissler's Iconogr. d. Européischen Land-und-Stissw. Moll. Nuova serie, volu- | me TI, 1895-1886, pag. 52. n. 304, tav. 59, fig.304. (Anodonta scapulosa). e) Pfeiffer L. ig Deutsch!. MoU., vol. II, tav. 3, fig. 6, la quale figura, Specie Bourguignat (op. cit.), rappresenterebbe bene VA. ventricosa. Kiister H. C., Die Gattung Anodonta sa: cit.), 1598, pag. 56, n.51, tav. 11, fig. 3, 4, 5. di tornare sull'argomento, dovendo paragonare gli esemplari del lago di Bracciano con le specie di Anodonta viventi nell'Italia media e specialmente coll’A. oblonga Mill. e coll’A. Adamii Bourg., delle quali forme sul momento non possiedo esemplari per il confronto. “i P° n Ricordo poi che Brocchi, fin dal 1817, citò VA. ari di Roma trovasi un esemplare di Anodonta anatina (Linn.) Ran nel lago EEA donato a quel Museo nel 1892 molto SEA una spugna ASTRA Holes (Spongilla), affi sa ai pali dello stabilimento balneario sotto Bracciano e. sulle canne del lago. E; e sopra una sorgente minerale, che trovasi DresO la stazione ferroviaria di Anguillara- ai Il lago di Bracciano ha il suo specchio acqueo a 164 m. sopra il livello del mare. Secondo i recentissimi scandaglî del prof. G. De Agostini (2); il fondo del lago è molto regolare, e la profondità massima è di m. 160, la quale si riscontra nella parte centrale del lago. Trevignano-Romano trovasi poi. in riva al lago, all'imboccatura di un golfo, detto Cucumino, che occupa il fondo d’un cratere vulcanico, le cui pendenze interne ed il ciglio sono per 415 benissimo conservati; è sola- mente demolito verso il lago Sabatino. In questo golfo la profondità massima non oltrepassa 6 m. Finalmente espongo che, avendo visitato i lavori che attual- mente si stanno facendo per raccogliere le sorgenti dell'acqua | (1) Biblioteca italiana o sia giornale di letteratura, scienze ed arti. spor Tomo V, anno II, (1817), pag. 482. ‘ (2) De Agostini G., Esplorazioni idrografiche neì laghi vulcanici della provincia di Roma. Nota preliminare — Roma, Civelli, 1898, in. Ba con una tavola — Estr. d. Bollett. a. Soc. Geogr. Italiana, 1898, E 2° rroviaria, ho E n che le acque sgorgano HA fenditure esistenti nei tufi vulcanici e nei materiali tufacei, alterati, a cune incrostazioni nere, le quali per i caratteri chimici e 209) Dell’acqua minerale di Anguillara-Sabazia si ha l’analisi chimica 0A dal Barlocci e pubblicata nelle: Ricerche fisico-chimiche sul Layo ‘abatino sulle sorgenti di acque minerali che scaturiscono ne’ suoi con- fi torni e principalmente sulle acque termali di Vicarello — 3° edizione I con illustrazioni ed Fece — Roma, P. Aureli, 1843, in 16° (Vedi ag. 32-33). La sopracitata memoria del Barlocci fu letta all'Accademia dei Lincei Il 1° agosto 1316 e nello stesso anno ne fu stampata la 1° edizione | (Roma, F. Bourlié, 1816, in 8° picc.); la 2* edizione con illustrazioni ed aggiunte comparve nel 1830 (Roma, A. Boulzaler, 1830, in n) picc.) e fu Î Stampata nel Giornale Arcadico, tom. XLVI. Pubblichiamo volentieri ed integralmente non solo la let i tera, ricevuta dal nostro Presidente e comunicata alla Società — A in una delle sue adunanze, dall’egregio socio nob. Arrighi Griffoli, ma anche le parole che accompagnarono la fatta co municazione. Lucignano, 27 Marzo 1898. ILano Siquor Prof. A. aztuccio Presidente della Società Romana per gli Studi Zoologici I « Il giorno 23 corrente marzo ebbi un altro esemplare della. Gar Chetusia gregaria (Bonap. ex Pallas) ucciso col fucile nelle. pra- terie Venanzi, a brevissima distanza dal luogo, ove nel 9 marzo del 1893 fu colto alle reti l’altro esemplare n cui scrissi un po” lungo a Lei come Presidente della nostra Società per gli Stu Zoologici. Questo pure, come quello, è un maschio, adulto, e per essere la stagione alquanto inoltrata ha già rivestito, quasi com- | pleta, la livrea di estate, in nulla differendo dalla. figura colorata. che ne dà il Bonaparte nella sua Iconografia della Fauna Italica. Ho pensato non Le spiacerebbe aver notizia di questa nuova com-. parsa di specie così rara che per la seconda volta viene ad ar- ricchire Ja mia raccolta, e mi permetto richiamare la di Lei atten: zione sullo strano fatto che delle pochissime catture di individui sp della Chetusia gregaria avvenute entro i confini zoologici d’Italia SR (sei in tutto, se non erro, compresa la presente), ben tre siano avvenute .nella nostra Val di Chiana, e, quel che è più, quasi nella medesima località, sempre nelle adiacenze del Canale della Chiana, nello spazio di pochi chilometri! Se Ella lo crede, può. ; comunicare la notizia ai colleghi nella prossima adunanza, della Società nostra. Con ossequio distinto mi protesto di Lei NUOVA CATTURA FATTA IN ITALIA DI UNA CHETTUSIA GREGARIA Tm La notizia che ci ha favorito l’egregio consocio e distinto . ornitologo toscano, è senza dubbio meritevole di tutta la no- | stra considerazione, non solo per la rarità della specie. ma pel fatto ch’essa, come ben nota l’Arrighi-Griffoli, già per la terza volta vien presa nelle adiacenze del Canale di Val di Chiana. Quali le cause di questa quasi predilezione colia quale la . Chettusia gregaria apparve nell’indicata regione? Forse dal- l’istesso socio, cui dobbiamo il cortese annuncio, ci verrà data «a suo tempo una soddisfacente spiegazione. Probabilmente anche nella provincia di Roma quest’uccello può esser apparso | più di due volte; ma nessuno ne ebbe notizia perchè l’indi- viduo sarà stato ucciso da qualche cacciatore ignaro affatto dell’importanza della specie. È noto che presso Roma vennero catturati due individui della Pavoncella gregaria, l’uno dall'altro a distanza considerevole di tempo: possiamo però credere che sì nell’anno 1838, come nel 1872, non sia apparso nel terri- . torio romano un unico individuo della specie in discorso. Quello trovato sul mercato di Roma nel Novembre 1872 dal pro- fessor Vincenzo De Romita, che lo acquistò e donò al Museo | di Firenze (1), era una £ giovane. Invece l’individuo descritto e figurato benissimo dal Bonaparte (ed eccone qui. la bellis- sima tavola che vi presento e che fa parte del fascicolo XXIII), fa preso poco lungi dalle mura di Roma. Ma pochissimi es- sendo i consoci che posseggono la importantissima /coroyrafia della Fauna Italica del Bonaparte, credo che ad essi riuscirà gradito conoscere quanto narra l’autore. Egli dopo d’aver detto che nel 1838 « al ricorrere degli Idi famosi di Marzo » venne. osservato per la prima volta in Italia il Vamellus gregarius 0 Uhettusia gregaria (2), che all’istesso Bonaparte fu portato vivo, (1) Forse se il Museo universitario Romano avesse posseduto nel 1872 una collezione ornitologica provinciale, quale fu da me instituita 14 anni dopo, il prof. De Romita avrebbe lasciato in Roma stessa l'esemplare ora ricordato. E a chi domandasse come andò a finire lo storico esemplare del Bonaparte dovremo rispondere di nulla saperne... (2) Il Salvadori ricorda che il vocabolo Chettusîa (taluno scrive il nome con una sola t) fu coniato dal Bonaparte, forse latinizzando molto . liberamente il nome russo Keptuschka. Riguardo all’habitat di questa specie, l’istesso SR indica l'Eu- TOpa orientale-meridionale e l'Asia occidentale e centrale fino nel Tur- kestan; sverna nell’India e nell'Africa settentrionale- orientale. PETE TINI i SD P FIAT ta l'at. | 33 pla RI RSPRLAE k 78 G. A. GRIFFOLI così prosegue: « Fu colto nelle reti a grandi maglie al di lag i della Basilica Ostiense, fuori le mura di Roma, al sud-ovest 1 in quella contrada cui dicono Grotta Perfetta, accompagnato vi in una torma di pivieri ». à La notizia sulla data precisa e sul modo con cui fu fatta | la cattura è seguita dalla diligente descrizione dei caratteri distintivi dell'individuo, che vedete raffigurato in questa hel- lissima tavola a colori. E nello intento che tale descrizione sia nota ai soci lontani e a tutti i lettori del nostro Bollettino, i quali s’interessano di osservazioni ornitologiche, gioverà che sia qui riferita colle parole stesse del Bonaparte: . uo i — Il Vamellus gregarius misura undici pollici, e vantane dire quasi trenta nella stesa delle ali. Il suo becco lungo un pollice e mezzo è nero: lunghe mezzo pollice son le narici. L’iride dell'occhio è cioccolatte scuro. Il color generale, compreso il collo, il petto, il dorso le piccole e mezzane cuopritrici delle ali, nonchè le scapolari, è un grigio palombino, che lungo gli. omeri è alquanto più rossigno. Una fascia nera uscente dai lati del becco e traversante gli occhi giunge fin sotto la riuca; | e sopra la detta fascia gira una corona bianca che forma base al nero pileo ed occupa eziandio tutta la fronte. La gola è di puro bianco, che ne’ suoi lati non meno che sul collo passa in lionato chiaro, il quale si degrada nel color generale sopra- descritto. Il petto è anch’esso cenerino ma più lurido: una larga zona nera gli cinge il ventre, che posteriormente mostrasi di color castagno. Il sottocoda, e le piume delle coscie sono candide, non altrimenti che la groppa, e il sopraccoda. Le ali hanno otto pollici di lunghezza, e piegate oltrepassano l’apice della coda: la seconda remigante è appena più estesa della . prima e della terza subeguali fra loro: le altre decrescono a mano a mano fino alle secondarie, che in lunghezza son la metà delle primarie: il colore di esse primarie, non che di tutte le loro cuopritrici e dell’aletta spuria, è nero morato, essendo bianche all'estrema base soltanto, e la penultima avendo una macchietta bianca all'apice, mentre l’ultima è mezzo bianca, e mezzo nera: candide sono le secondarie tutte, nonchè le. maggiori lor cuopritrici con tutte le inferiori delle ali, come altresi le lunghe piume ascellari. Il tubercolo alare è poco NUOVA CATTURA FATTA IN ITALIA DI UNA CHETTUSIA GREGARIA 79 sviluppato: La coda ha tre pollici appena di lunghezza, ed è troncata all’apice: delle dodici penne che la constituiscono le + due più esterne sono interamente bianche, le altre intermedie mostran ciascuna verso l'apice una macchia nera che ingran- disce di mano in mano più che si rendon centrali. I piedi son castagno-scuri lumeggiati di lacca; il tarso misura oltre due a pollici di lunghezza, ed anteriormente è rivestito di una doppia serie di scudetti esagoni; la parte nuda della tibia è poco men di un pollice, il dito medio un pollice e un quarto, l’esterno riunito da una membrana fino alla prima datazione un | pollice, l'interno totalmente diviso tre quarti di pollice, il posteriore una linea appena: le unghie son brevi, color di corno scuro. ‘La femmina poco si distingue dal LL... fuor che pei colori più pallidi, e per le piume del petto che son frammiste di fosco. Di tal sesso è la nostra figura, la quale se uniscasi . a quelle del Gculd compie la iconografia di questo uccello. Il i in ha le piume del pileo fosche nel centro, marginate di . palombino, un semplice indizio della corona bianca, il manto olivastro co’ margini delle piume più chiari, la gola e l’ad- . dome bianchi sporchetti; e non tingesi di cannellino sul collo, «nè di castagno sul ventre. — Non è il caso di aggiungere altri caratteri, nè di descri- vere le abitudini, il modo, il tempo e le logalità dove nidifica. | (e su questo argomento gli autori non sono pienamente d’ac- cordo, ad esempio Pallas, Nordmann, Des Murs, ecc.); nè il regime alimentare, del qual’ultimo fa cenno anche il nostro . Savi; nè i paesi e le stagioni in cui fece straordinarie appa- | rizioni (vedi Temminch, Gould, Schlegel, ecc.). Soltanto ora mi piace far l’augurio che una terza volta si abbia a ripre- sentare presso Roma la Chettusia gregaria; e se questa venisse nelle mani di persona non solo intelligente, ma che ama il . Museo Zoologico della propria patria, allora potrà esser ag- | giunta a tante altre specie o rare o rarissime, di cui il nostro. . Museo può oggidi menar vanto. A. CARRUCCIO. up Tornata del giorno 21 aprile 1898. b; Presidente: Prof. A. CARRUCCIO. ta: HA La seduta è aperta alle ore 4,30 p. m st Il Segretario legge il processo verbale dell’ adunanza pi \ cedente, che viene approvato, e presentà i nuovi cambi ed nuovi doni. Comunicazioni scientifiche: 1. Prof. A. CarruccIo. Sovra un Phylliun dono i Museo Zoologico dal Socio March. WLADIMIRO CAMPANARI. presentazione di altre interessanti forme mimetiche. || — Nuova cattura fatta in Italia di una Chettusia gre garia. Lettera del Socio Cav. G. A. GrIFFoLI. ; E" 2. Prof. A. NEvIANI. Briozoi neozoci di alcune locali ni d’Italia. o; | 3. Prof. M. CoxporeLLI. Ricerche sui Vermi parassiti del Gobdius avernensis Canestrini. DA > 4. Prof. si ANGELINI. Osservazioni ornitologiche. Reti 5. Dott. G. AressanpRINI. Nota di tecnica anatomica. 6. Prof. R. MELI. Sulle Anodonte pese nel laggi Lo Bracciano (Lago Sabatino). i Esaurito l’ordine del giorno, l'adunanza vien tolta alle ore 6 p. m. i Di Il Segretario Prof. M. CoNDORELLI. Tornata del giorno 30 giugno 1898. Presidente: Prot. A. CARRUCCIO. 4 La seduta è aperta alle ore 5. p. m. ta ci Il Segretario legge il processo verbale dell'adunanza pre OO cedente, che viene approvato, e presenta i nuovi cambi ed nuovi doni: RT: Comunicazioni scientifiche : Prof. M. ConporztnLI. Contributo allo studio delle fame | fi elmintologica di taluni pesci della provincia di Roma. ta Bi” Esaurito l’ordine del giorno, l'adunanza vien tolta all cre È 45 p. m. j Il Segreiario || Prof. du ConporeLta, © Faso. II, IV,VeVi. = Vol VL O —’—AnnoVIl- 1898 i BOLLETTINO DELLA SOCIETÀ ROMANA PER GLI STUDI ZOOLOGICI È SUL IV CONGRESSO INTERNAZIONALE DI ZOOLOGIA tenuto in Cambridge nel 1898 Relaz. del prof. ANTONIO CARRUGCIO alla Soc. Romana per gli studi Zoologici. Egregi Signori e Consoci, Dai due congressi internazionali, uno di scienze mediche tenutosi in Firenze nel 1869, nel quale disimpegnai l'ufficio di segretario, l’altro di Geologia, tenutosi in Bologna nel 1881, fino a quello del presente anno, ho avuto occasione di prender parte a molti e ben riusciti congressi scientifici na- zionali ed internazionali, in Italia ed all’estero (Berlino, Londra, Parigi). Devo però dichiarare che non mai come in quest’ul- timo di Cambridge constatai un preordinamento così maturo e una copia di mezzi larghissimi, oltre il numero e la como- dità dei locali per le adunanze generali e per quelle speciali delle singole sezioni, ed i ben preparati alloggi posti a dispo- sizione degl’intervenuti. In breve, tutte le misure dettate dalla più saggia preveggenza, rigorosamente mantenute dal principio alla fine del Congresso medesimo, formarono oggetto di ammi- razione; e ne va data lode grandissima all’operosità instancabile del Comitato promotore e alle concordi autorità di Cambridge. Come vi è ben noto, mi recai in Francia ed Inghilterra as- sumendo a tutto mio carico le spese del non breve e costoso | viaggio; ed onorato della rappresentanza ufficiale del R. Ateneo Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici. 6 SR PANE SERIO I LO O IE DA TI SORTE E 0A Pas int Ei E ET Lei, ESSE ;a ea DE CIA A ATI raf: Sa Bet È ea Ch 3) CAME Dia DIRE SIE CARI x Pi PR, F i RSI E Te ‘ stimato consocio. 82 ANTONIO: CARRUOCIO®, 32 1a O} LISte COMIT e della nostra Società Zooladicn mi feci un dovere di o È in Cambridge il giorno precedente all’apertura del TV Congresso — internazionale di Zoologia, cioè il 21 agosto, essendòmi prima. o dove Ri dove meno, nelle città di Firenze, i - possibile Faggi Toituti scientifici ne più direttamente m peo ressavano, potei osservare i progressi che vi si sono compiti È in questi ultimi anni. I Terminato il Congresso in Cambridge, mi li nuo- vamente e per più giorni in Londra; e lasciata l’ Inghilterra, percorsi questa volta una via alquanto più lunga ma più amena, quella di Folkestone-Dieppe, fermandomi di nuovo in Parigi ed in qualche altra città della Francia, non prima da me visitata, — ad esempio nella bella Dijon. Rientrato in Italia, rivisitai il ricco Museo zoologico universitario di Torino e i nuovissimi | e grandiosi Istituti biologici, che dobbiamo compiacerci siano sorti in quella patriottica città. Ma in quei giorni non ero. solo a dire, come non lo ‘sono oggi, che non vi ha ragione equa, e neppur buon senso, perchè a Roma, da quasi 30 anni capitale dell’italica nazione, tuttora siano improvvidamente ne- gati eguali Istituti (1). Rivisitai pure la bella esposizione nazio- nale chiusasi in questi giorni nell’istessa Torino, esposizione che a me sembrò assai meglio ordinata di quella così detta inter- nazionale di Londra, dove mi recai due volte, una colla gradita compagnia del conte Arrigoni degli Oddi, egregio ornitologo | e libero docente di zoologia in Padova, e dell’illustre prof. S. Brusina, direttore del Museo dell’Univ. di Zagabria, nostro Finalmente, prima di tornare in Roma, feci una breve fermata in Genova e Pisa, per rivisitarvi le importanti colle- zioni zoologiche di quelle due iliustri Università. (1) « Non si ha danari... » così taluni duoni... amici di Roma ca- pitale dissero e ripetono. Ma è tanto facile dimostrare che si trovavono e si trovano, volendo, per opere e per scopi assai meno concludenti.... . E così giudicando, e di usare de maggior misura e delicatezza possibile. " | SUL IV CONGRESSO INTERNAZIONALE DI ZOOLOGIA 89 Il 10 agosto, quasi al momento in cui stavo per partire da Torino per Modane, una lettera dell’esimio prof. Hill, rin- viatami da Roma, mi avvertiva che essendo pervenuta in Cambridge la partecipazione ufficiale che io avrei rappresen- tato l’Università della capitale e la Società Romana per gli studi zoologici, egli, qual capo degli Istituti universitari o . Collegi di quella città, mi offriva una schietta ospitalità nel — Downing-College. Ed appena giunto a Parigi mi feci un do- vere graditissimo di ringraziare nel modo più cordiale il prof. Hill; al quale, come già in Cambridge, così in Roma «rinnovo la sincera espressione de’ sentimenti del mio grato animo per le innumerevoli cortesie usatemi. E qui mi affretto a dire che più volte e da più illustri col- . leghi inglesi di Londra, Oxford, ecc., come da altri tedeschi _@ francesi, mi sono sentito domandare in Cambridge, nei primi giorni del Congresso, come dall’Italia non vi si fossero recati ‘in buon numero i cultori degli studi zoologici, mentre era evidente il loro concorso da tutte le altre- nazioni. La do- manda, per quanto fatta nei termini più gentili, non lasciava di essere delicata e piuttosto imbarazzante. Però a me parve che tutti quelli i quali me la rivolsero, si tenessero paghi quando risposi che se il Congresso si fosse tenuto dopo il 15 settembre, sarebbero venuti diversi altri colleghi insegnanti ufficiali, ai quali il gran numero di faticosi esami ed altre doverose occu- | pazioni, non aveva permesso in quei giorni d’intraprendere il lungo viaggio. Per altri zoologi italiani, non insegnanti, oltre la distanza, poteva esser causa involontaria dell’assenza il pensiero della non lieve spesa. Parecchi colleghi stranieri alla loro volta mi risposero, con molta compitezza, come, trattan- dosi di Congresso internazionale, fosse soddisfacente che la capitale d’Italia avesse pur essa, come tutte le altre capitali, il suo rappresentante; ed aggiunsero parole di alta ammi- ‘razione per l'eterna Roma, col desiderio che in essa fosse a suo tempo tenuto qualcuno dei congressi internazionali zoologici. Furono in numero di oltre 550 i naturalisti, dimoranti in tutte le parti del mondo, i quali s'inscrissero al IV Congresso in- ternazionale zoologico, mentre nel primo, tenutosi nel 1889 a | Parigi, gl'inscritti furono in numero di 230, appartenenti a 81 na- ES via VET; 2: IMPE N to NI ASI PI Agg i Met Ra Ci in Agrate) N " vi RTRT i A RE IE la 84 ANTONIO CARRUCCIO i x zionalità diverse; e dell’Italia fummo in numero di dieci. Nel | presente anno siamo stati soltanto due, inscritti e presenti, cioè: il professore ufficiale di Zoologia di Roma, ed un libero | docente, pure di Zoologia, dell’ Università di Padova, conte dott. Arrigoni degli Oddi. Non è il momento per esaminare, se pure n'è il caso, il motivo od i motivi per cui nei tre con- fe gressi successivi a quello di Parigi, che fu l’iniziatore bene- merito di siffatte grandi e utili. riunioni, sia stato minimo il'+0 numero degli italiani aderenti, e in notevole aumento quello di altre nazioni. Ho sentito dire che il non aver dichiarato las lingua italiana, come una delle lingue ufficiali da potersi adoperare nelle adunanze e comunicazioni scientifiche di sif- fatto congresso internazionale, sia forse il principale motivo del non intervento dei cultori della Zoologia in Italia. Devo At inoltre ricordare come recentemente ‘invitata l’Italia a una | conferenza internazionale per un gran catalogo della lettera- tura scientifica, il ministro Baccellî molto giustamente rispon- 65: desse che avrebbe declinato l’invito- qualora la lingua italiana non fosse ammessa, come già erano state ammesse la tedesca, i l'inglese e la francese, a godere parità di diritto. E non meno giustamente fuvvi chi osservò come questa, che può parere a taluno una piccolissima faccenda, tale non sia per veruna na- zione civile. Infatti, l’affezione gelosa alla lingua nazionale è qualche cosa di sacro, come devono esser sacri l'attaccamento e la fedeltà alla propria bandiera. Ma se ciò è vero, nonè però men vero che quando si tenga fuori d’Italia un Con-. gresso internazionale, in cui e alemanni, e francesi, e inglesi, e via dicendo, sieno in gran numero, e soltanto uno o due d’Italia, sì proseguirà a non usare alla nostra bella lingua il riguardo che merita, e si sosterrà con bel garbo ch’essa è la meno nota alla quasi totalità dei presenti: e quindi il con- gressista italiano dovrà, volendo fare qualche comunicazione, valersi d’una delle tre preindicate lingue. Il 283 agosto, alle 10 ant., ebbe luogo l'apertura solenne del Congresso con un notevole discorso del Presidente generale, Sir John Lubbock, che assai bene riassunse la storia dei pre- cedenti Congressi internazionali, tenuti a Parigi nel 1889,,a Mosca nel 1892, e a Leida nel 1895. Fece rilevare il valore SUL IV CONGRESSO INTERNAZIONALE DI ZOOLOGIA 85 TL ALSO TTTTtT<€ i ‘DI Venuta la mia volta, esposi alcune considerazioni sulla | Tassinomia zoologica secondo i progressi dei dì nostri, ed in applicazione delle Faune locali. Dimostrai come queste deb- bono essere studiate sempre più con maggiore interesse. Rian- date quindi le condizioni in cui si trovavano, sono appena alcuni anni, le conoscenze faunistiche in Roma e nella sua È a desiderare, dissi dei mezzi adoperati per dare il maggiore im- pulso allo sviluppo di tali conoscenze. L'energia con cui fu- rono iniziate e proseguite le ricerche valse a colmare in un tempo relativamente breve moltissime lacune, tanto per l ver- | tebrati, quanto per gl’invertebrati. E soffermandomi in modo speciale sui primi, dimostrai con numerosi esempi, quali e quante specie si poterono introdurre nel Museo Universitario ; nel quale potei instituire una collezione regionale che oggi è senza dubbio una delle più ricche e meglio ordinate che si possano visitare nella nostra Penisola. È Dai colleghi stranieri, che trovaronsi presenti durante la no mia comunicazione, ebbi prove manifestissime di benevola ap- | ‘‘provazione sia quando esposi le considerazioni e i criteri cui ho accennato; sia quando ricordai le cifre totali delle specie climi, famiglie, ecc., dei vertebrati romani; sia quando citai i | più ‘cospicui donatori e le diverse rarità, principalmente orni- tologiche, da noi possedute. Com'era dover mio, non mancai di accennare all’opera lo- devolissima della nostra Società Zoologica, alla quale si de- vono innegabili progressi nello studio di molti argomenti, prima affatto trasandati, concernenti specialmente la Fauna romana. Del resto, se i lavori pubblicati nel Bollettino sociale, ._ dovuti a molti di voi, o egregi Colleghi, da qualcuno fra i | connazionali non si volessero conoscere e non apprezzare, siate | persuasi che, dopo la comparsa e diffusione di esso Bollettino, ch'è in cambio con tutte le principali associazioni congeneri di tutte le parti del mondo civile, siate persuasi, ve lo affermo | provincia, le quali, da ogni punto di vista lasciavano assai a_ studiate e ben disposte per ciascuna categoria, classi, cioè, or- NERI Pr (AAT 92 ANTONIO CARRUCCIO con certezza, che da dottissimi e onesti scienziati stranieri ven- nero chiesti e ricordati con spontaneo encomio. Riassumendo, dirò che dalla fatta relazione potè ben ri- levarsi come per le due prime classi dei Vertebrati romani, il Museo Universitario abbia presentemente rappresentati 7 ordini di Mammiferi viventi con 16 famiglie, 23 generi e 36 specie, formanti un totale di quasi 260 esemplari; e per gli Uccelli, È che in tempo relativamente assai breve poterono aumentare in numero straordinario, tanto che dal 1884 ad oggi la sola collezione romana annovera circa 1500 esemplari; per gli Uccelli, dicevo, siamo riusciti a raccogliere circa 300 specie d’incontestata provenienza. E val la pena di notare che il principe Carlo Luciano Bonaparte nella grande e bell’ opera sua potè darne soltanto 42 specie. Tutte le specie da noi ora possedute appartengono a 7 ordini, 48 AO e 200 e più generi diversi. Anche per i Vertebrati eterotermi ho creduto di rnanife- stare ai colleghi stranieri la nostra legittima soddisfazione » pel risultato ottenuto, tanto più apprezzabile quando si voglia tener conto dei mezzi limitatissimi posti a disposizione del Museo. Infatti, per la classe dei Rettili potei introdurre nella nuova collezione 17 specie diverse, appartenenti ai tre ordini Chelonia, Sauria e Ophidia, con 8 famiglie e 14 generi. Fra gli ofidi ben sapete che predominano gli esemplari di Vipera berus, var. Aspîs, quasi 100, e così fu possibile di osservare tutte le varietà finora descritte; e del pari vi è noto che pos- sediamo non pochi e scelti esemplari di El/aphis quaterradiatus, di Callopeltis longissimus, di Coronella austriaca, ecc., specie che non in tutti i Musei italiani trovansi egualmente rappre- sentate. Ma la collezione erpetologica romana so che deve e può ancora ottenere un maggiore sviluppo, non già pel totale degli esemplari, ch'è di quasi 400, ma per talune specie e va- rietà notevoli che potranno Ta nella nostra provincia. Nella classe degli Anfibi sono numerosi gl’ individui del- l'ordine degli Anuri, fra cui quelli del gen. Bombinator che rinvenni tra Arsoli e Roviano e anche altrove; e molti anche sono gl’individui delle specie proprie al gen. Tréton nell’or- dine degli Urodeli. In questa classe possediamo finora rappre - do SUL IV CONGRESSO INTERNAZIONALE DI ZOOLOGIA 93 sentate 5 famiglie, 6 generi e 11 specie con un tolale di oltre 300 esemplari, compresi molti giovani. La collezione ittiologica, prima mancante affatto in Roma, «non solo contiene le specie viventi nelle acque del Mediter- raneo che bagnano le coste di molta parte del territorio la- ziale, ma le specie proprie ai nostri fiumi e laghi. In totale possediamo i rappresentanti di 47 famiglie, di 104 generi e - 165 specie, fra le quali non mancano diverse pregevoli e rare: il totale degli esemplari oltrepassa i 400. — Queste notizie sommarie, che a voi, egregi Consoci, possono non riuscire nuove, perchè avete seguito il lavoro d’incremento costante delle nostre collezioni, fuori di Roma, e per quanti che avevano visitato Roma e conoscevano le meschine condizioni dell’antico Museo della Sapienza, queste medesime notizie vennero adunque in Cambridge accolte con favore. E tornato fra voi presento, com’è mio dovere, non solo copia delle precise parole in fran- cese da me lette all’adunanza del Congresso Internazionale, ma anche copia esatta dell’elenco metodico dei Vertebrati fa- centi parte della nuova collezione faunistica romana, giudicato assai benevolmente dai colleghi presenti a quell’ adufianza, e per l'insieme delle specie tutte raccolte in tempo abbastanza breve, e per la importanza e rarità di alcune. E così questo elenco completo (1), mantenendo la promessa da me fatta altre volte, potrà essere pubblicato nel nostro Bollettino. In conclusione nell’ Istituto Zoologico Universitario furono, in breve volger d’anni, raccolti, studiati ed ordinati oltre 2600 esemplari per le sole 5 classi de’ Vertebrati romani, non te- nendo conto di molte preparazioni anatomiche, massime del sistema osseo, circolatorio, respiratorio, riproduttore e nervoso, eseguite con animali, pure della Fauna romana, e utilizzate per l'insegnamento. Nessun regno, come ben disse il prof. V. Carus, offre in natura un lavoro ed uno studio che possano essere conseguiti per più strade, molteplici essendo i punti di vista da cui i lavoratori e gli studiosi possono prender le mosse. Infatti, non (1) Nell’elenco che pubblicai nel 1888 potei dare appena una metà delle specie: ora la collezione è più che raddoppiata. ‘ scenze sulla distribuzione geografica e sui rappporti in generale po: 94 ANTONIO CARRUCCIO. solo è necessario raccogliere abbondanti maria per osser e vare, conoscere e saper distinguere le specie animali, ma col È progresso delle conoscenze sulla morfologia animale si deve cui provvedere al più conveniente loro ordinamento metodico o nei musei, o quando fosse possibile averne molte vive, nei giardini | codlgniai Nè basta: è d’uopo far progredire sempre più le cono — che hanno le specie animali d’ogni sorta colle varie regioni D del globo. In breve, si dev'essere persuasi che fa d’uopo illu-. > strare mie le singole Faune, senza del qual lavoro A è vano sperare che si abbia completa la storia sintetica del È regno animale. i FSE Se questi criteri che m’hanno guidato in Roma, attraverso È molte difficoltà, saranno seguiti, migliorati e SE. so- aa vratutto da’ più giovani, cui non mancheranno più ì termini È di confronto pei loro studi sistematici, o metodici come sem-. pre uso chiamarli; e se la nostra Società proseguirà nell’ egregia A opera sua con perseveranza, Roma capitale acquisterà un nuovo titolo alla stima non solo degli italiani, ma degli stranieri — > Zi imparziali e giusti. x Intanto non vorrei mi si dicesse che per amore alle cose nose pa "i sa lascio incompleta la relazione sul Congresso di Cambridge. Le comunicazioni del 26 agosto non ebbero infatti fine con. quella del prof. Vaillant e colla mia; ma devo ricordare anche quelle del dott. Zschokkesugli entozoi iù mammiferi aplacentatnio $ dei dottori Caullery e Mesnil su talune forme speciali di anel- | lidi e su diversi copepodi parassiti; del prof. Edm. Perrier e i dott. Malard sulle relazioni che dovrebbero stabilirsi fra i differenti laboratori marittimi per lo studio di determinate questioni di biologia generale degli esseri marini; del profes- sore Fauvel sugli stadi postlarvali delle Arenicole. E tacer SS devo anche del titolo di alcune comunicazioni, fatte però in altre ESRI) Lar Ta sale, cui non ho assistito. Quelle che vi ho citato vi siano nuova prova che il F5:006 2) Cambridge fa bene impiegato, e che del lavoro ce n’era per tutti i cultori della Zoologia in TE generale, e per quasi tutti gli specialisti. n o Alla breve e disadorna esposizione sinora fatta potreste a col vostro ingegno, egregi Signori e Consoci, dare quel colo- rito .... o le manca. Certamente, se avessi avuto la sorta di aver qualcuno di voi a compagno avrebbe meco coo- | perato a raccogliere in miglior modo particolari più estesi ed esatti. Ma non tutte le lacune di questo scritto sono in- | volontarie, giacchè oggi il mio dovere è di non abusare della vostra benevolenza. E penso che pur lasciando da parte non pochi ricordi, rimarrete persuasi che il IV Congresso internazionale di Zoologia in Cambridge merita di prender posto. onorevolissimo fra i grandi e migliori tornei intellet- tuali e scientifici che ebbero luogo nel secolo che volge rapi- damente alla fine. Gli atti dello stesso Congresso daranno prova amplissima de’ molti progressi compiuti nel campo della . Zoologia mondiale. E permettetemi di chiamarla mondiale, | perchè, come vi ho dimostrato, gli studiosi di questa bella | scienza accorsero in Cambridge da ogni parte del mondo civile. — —‘’Rammento che nell’ultima adunanza generale del Congresso un ‘vecchio collega venuto dall’America (del quale mi rincresce non aver più trovato la carta da visita che consegnò a me e a parecchi altri che gli stavamo vicini), vivacemente discorrendo in lingua spagnuola, e mostrandosi lieto dei resultati del Con- | gresso, si espresse a un dipresso in queste parole: « Il mag- gior beneficio risultante da questa grande assemblea sarà, sin duda, la relazione amichevole che possiamo stringere « en el ter- reno neutral de la ciencia. Todas las formas de los estudios espe- cales », così, egli aggiunse, possono avvantaggiarsi colle più | strette relazioni fra noi cultori di siffatti studi, qualunque sia la nostra patria e la residenza. Parmi che le ultime parole di quell’entusiasta e geniale collega, pronunziate con grandissimo ‘convincimento, mi siano rimaste meglio impresse nella me- moria; e spero non vi torni sgradito se mi provo a riferirvi, ici in parte, alcune sue frasi: « Senores, egli disse, la cien- | cia verdadera es la virtud que forma los sentimentos nobles y. los caracteres viriles. » E concluse: Quei zoologi e naturalisti, che conobbi anche in Europa, e che stimai come i più ds di alta stima, son quelli che al sapere profondo deep 0 « sentimientos de modestia y de equidad ». Devo ancora rammentare qualche altro fatto, non già erchè mi concerne personalmente, ma perchè è nuova prova 06 ANTONIO CARRUCCIO che quanti zoologi italiani si fossero recati in Inghilterra, avrebbero trovato uguali simpatie e riguardi delicatissimi. — Come fu nota la mia qualità, fui uno fra i pochi che con spe- ciale invito del segretario generale prof. Bell, ed a nome del Comitato. esecutivo, del quale non facevo parte, si volle sentire l'opinione sulla sede da presciegliersi pel nuovo Congresso | Internazionale, e mi si espresse il desiderio che la mattina del | 27 agosto parlassi nell'adunanza solenne di chiusura, tenuta, al. È pari di quella d’ inaugurazione, nel salone del Palazzo Munici- pale. E colle brevi parole pronunciate mi fu gradito dichiarare i che intendevo associare « le nom de ma chère Italie à cenx des. autres nations, parce que toutes garderont fidèlement le souvenir | d’une admiration vivement sentie pour la ville de Cambridge et pour l’excellente réussite de ce Congrès International. » E nello splendido banchetto tenuto la sera del 26 agosto nel celebre Trinity College, dove per ogni nazione rappresen. tata al Congresso, qualcuno fra i delegati doveva pronunciare il suo toast, il presidente generale, sig. Lubbock, onorava il delegato italiano dandogli, fra i primissimi, la parola. Più che | semplici brindisi furono discorsi eloquentissimi quelli che per la Germania tenne il prof. Moébius di Berlino, per gli Stati | Uniti d’America il prof. Marsh, per la Francia i professori Milne-Edwards e Blanchard, per l'Olanda il prof. Hubrecht, e per gli altri paesi o per e istituzioni scientifiche, pure | rappresentate, i professori Osborn, Van Graff, Valdeyer, New- ton, ecc. Quasi tutti gli oratori si valsero, com’è naturale, della propria lingua nazionale; ma non potevano non esserci pa- recchie eccezioni, e se il prof. Mitsukuri, rappresentante del Giappone, avendo fatto gran parte dei suoi studi in Inghil terra, potè valersi dell’idioma inglese, altri si valsero del fran- cese o del tedesco, pur non appartenendo a nazionalità in cui si adoperino quelle lingue. Essendo io venuto a conoscenza il dì prima che al banchetto sarei stato l’unico italiano presente, — stimai conveniente non valermi di una lingua straniera, pur essendo facile trovare chi correggesse il mio cattivo inglese o francese, ma far uso della classica madre lingua, la latina. (Continua). < = von ; a È tese ML” o -» Aia Ir. bri I % : li È si ERZa h o Ti i e da i Î ON Pa Mt ai ANTONIO NEVIANI PARTE QuInTA. © D:G08E Faunula a Briozoi di Crescentino in Piemonte (Piacenziano). rizi del messiniano. Queste formazioni che sono, come è noto, assai sviluppate nel versante astigiano del sistema di colline | Torino-Casale, non affiorano alle falde del versante opposto, alcui piede scorre il Po: soltanto a Verrua si conosceva una | placca del suaccennato calcare giallo grossolano, che il professor Sacco attribuisce però al piacenziano e dice direttamente ap- poggiato in discordanzaal liguriano. Ora, il rinvenimento fatto negli scavi sotto il letto del Po, dei depositi pliocenici e del messiniano, permette di ritenere che la serie dei terreni ter- giari Da recenti esiste 3 ‘anche al Du del versante mantello dl Le marne piacenziane, ricchissime di fossili e specialmente (1) Vedi parte 4° al Vol. VII, pag. 34-49, (2) Rendo i dovuti ringraziamenti al prof. Carlo Fabri zio Parona, 98 ANTONIO NEVIANI di lamellibranchi, contengono anche avanzi di briozoi; dei quali eccone l’elenco: di 2. 12. 13. 14. 15. 16. MEMBRANIPORA GALEATA Busk; pochi frammenti. OnvcHoceLLa ANguLOSA Rss. (Cellepora); una estesa colonia perfettamente conservata, sulla superficie interna di un frammento di Ostrea, ed un’altra sopra un Balanus. MeLIcerITA JonNsoNI Busk (Nella); oltre a trenta piccoli ò internodi, alcuni dei quali meravigliosamente conservati; non frequente i grandi avicellari vicari. CueuLARIA CANARIENSIS Busk; vari frammenti di piccole. colonie. CupuLARIA UMBELLATA Defr. (Lunulites); alcune colonie com- | plete e vari frammenti. CuruLaria Reussiana Mnz.; cinque colonie piccole com- plete. LuNULARIA PETALOIDES d’Orb. (Lun. androsaces); una sola colonia poco conservata. ; Myriozoum trRUNcATUM Pall.; un frammento dicotomo con superficie molto conservata. HipPoPoRINA ADPRESSA Busk (Lepralia); estesa colonia a pie- È coli zoeci, sopra un Cerithium vulgatum. ScmzoporeLLa vuLearIis Moll (Eschara); due piccole co- lonie sopra due frammenti di Ostrea; una con frontali levigate, l’altra con frontali papillose. ScHIZOPORELLA BIAPERTA Mich. (Eschara); una piccola co- lonia sulla superficie esterna di una valva di Anomia. ScnizoporeLLa oBvia Mnz. (Lepralia); una colonia sopra frammento di Ostrea. ; i SCHIZOPORELLA LINEARIS Hass. (Lepralia); una colonia ab- bastanza grande, ma con pochi zoeci conservati, sopra un frammento di Balanus. i SmrtiA [MucronELLA] coccinga Abild. (CeZlepora) var. FuLGURANS Mnz. (Lepralia); pochi frammenti. CyrcLoproreLLa costata Mac Gill.; tre colonie globose, delle quali una sola è ben conservata. TusuLiPorA [SromatoPoRA] DILATANS John. (Alecto); una. ‘piccola colonia sulla superficie interna di un frammento di Ostrea. dia de CAI TT Re LIT ARA PO de PML TRA E I RO VET AGS O SECO ANY ù GA BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D'ITALIA 99 E XIV. Briozoi pliocenici della Liguria. de. Di; Nessuna monografia è stata sino ad ora pubblicata dei Briozoi che si trovano nei depositi terziari della Liguria; solo incidentalmente si trovano scarsi accenni alla presenza di questi esseri. Il prof. Issell, nella sua « Liguria Geologica e preistorica », Vol. I, pag. 182, dice che si rinvengono pochi briozoi nei depositi pliocenici di Savona, specialmente alle For- naci ed a Zinola, ma non dà alcuna determinazione, nè credo che altri lo abbia fatto. Dallo stesso autore apprendo (loc. cit., pag. 178), che il signor Rivière cita un briozoario (Lunulites intermedia) del pliocene a destra della Roja presso Castel d’Appio (1). | Del pliocene di Zinola io stesso pubblicai in questo bol- lettino (Vol. VII, pag. 34) sei specie, unitamente ad alcune altre di varie località dell’ Italia settentrionale, raccolte dal «prof. Tellini ed ora di proprietà del gabinetto di storia natu- rale del R. Istituto Tecnico di Udine; dette specie sono le seguenti: Membranipora galeata Busk; Onychocella miocenica Seg.sp.; _ Cupularia canariensis Buk.; Cup. umbellata Defr.; Diastopora | simplex Bk.; Defranceia stellata Goldf. sp. Alle pochissime specie note sinora, ne aggiungo alcune po altre, raccolte dal signor Clarence Bicknell di Bordighera, e parecchie ricercate or sono pochi mesi dal signor Forma, ben noto ed intelligente raccoglitore di fossili, a Bordighera ed al rio Torsero nel bacino d'Albenga; mi riservo di far cono- | —scere con altra comunicazione altri briozoari di Zinola che ; ebbi insieme coi precedenti dall’esimio prof. C. F. Parona; a i lui le espressioni della mia gratitudine. (1) Associat. frang. pour l’avane. d. sciences. Compte-rendu du Con- s grès de Montpellier, pag. 8 (estr.) — Paris, 1880. : SERRE n, IO Ri PIE SRI E Ro STR TO GIRA Dee 100 16. NR ANTONIO NEVIANI A - Briozoi piacenziani di Bordighera. ArrEA ANGUINA Lin. (.Sertularia); sopra piccole valve di. Cardita e di Pecten. Ig MEMBRANIPORA IRREGULARIS d’Orb,; varie colonie sopra lito- | tamni e conchiglie. fs MeMBRANIPORA RETICULUM Lin. (Millepora); frammentini i lati, ed una colonia non molto grande sopra un briozoario celleporoide della collezione Bicknell. E MeweRraNIPoRA GALEATA Bk.; poche colonie sopra conchi- Do glie e briozoari celleporoidi. kES Mexsranipora TrIFOLIUM S, Wood (Flustra); piccola colonia È sopra un litotamnio che incrosta un frammento di con- chiglia. | È OnvoHoceLLA ANGULOSA Rss. (Cellepora); moltissime colonie r ti quasi sempre reptanti sopra piccoli litotamni. MicroPora [CALPENSIA] impressa Moll (Eschara); sopra lito- tamni e Pecten. MicroporA [RosseLIANA] RosseLi Aud. (Flustra); una pie- cola colonia sopra un litotamnio. MreLicerita Jognsoni Bk.; (Nellia); pochi internodi isolati. CUPULARIA CANARIENSIS Bk.j comune. CupuLarIA uMmBELLATA Defr. (Lunulites); comunissima. CupuLarIA Reussiana Mnz.; comune. Tutte tre le specie di Cupularia sono specialmente abbon- danti nelle collezioni del sig. Bicknell. se CriIBrILINA RADIATA Moll (Eschara); piccola colonia su frammento di conchiglia. DE CHorizorora BroneniarTI Aud. (Flustra); una piccola co- lonia unitamente a'varie specie sopra un litotamnio. "A MicroporELLA [FENEsTRULINA] ciLiatA Lin, (Cellepora), var. i CasrrocarensIs Nev.; rare colonie sopra litotamni e con- chiglie. | MicroPorELLA [REUSSINA] PoLystomELLA Rss. (Eschara); po- chi frammenti di colonie di varie età. Pat MricroPorELLA (CaLLOPORINA] DECORATA Rss. (Cellepora); | — rare colonie sopra litotamni e conchiglie, CAI 13. 19, 28. 29. 30. dI. 101 BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D'ITALIA MicroproreLLA [DiporuLA| verrucosa Peach (Eschara); pochi frammenti in colonie cilindroidi. Hrppoporina FoLracta Ell. et Sol. (Millepora); grande colonia sopra valva di Ostrea, ed altra piccola sopra un litotamnio. HrePoPORINA PERTUSA Esper ( Cellepora ); colonia sopra litotamnio. HrPPOPORINA PALLASIANA Moll (Eschara); alcune colonie incrostanti litotamni e conchiglie. . Hrepoporina ADPRESSA Bk. (Lepralia); rare colonie sopra litotamni e frammenti di conchiglie. MyrIozoum TtRUNcaTUM Don.; un frammento di colonia in gran parte incrostato da un litotamnio. SCHIZOPORELLA LINEARIS Hass. (Lepralia); tre colonie sulla valva di un Pecten. SCHIZOPORELLA SANGUINEA Norm. (Memeschara); rare colo- nie sopra litotamni e frammenti di Pecten. . SCHIZOPORELLA BIAPERTA Mich. (Eschara); piccole colonie sopra frammenti di Pecten. SCHIZOPORELLA vuLeARIS Moll (Eschara); piccola colonia con altri briozoi sopra una valva di Pecten. SCHIZOPORELLA MONILIFERA M. Edw. (Eschara); un fram- mento di colonia cilindroide, ed una colonia incrostante una Cardita. ScHIZOPORELLA UNICORNIS John. (Lepralia); poche colonie . sopra altri briozoari, litotamni e conchiglie. SCHIZOPORELLA cfr. TERNATA Rss. (Lepralia). Lepralia ternata Rss.; Br. Au, Ungh. le p, pag. 167 (27), tav. III, Coskebl tav VIE £5, Schizoporella ternata Wat., N. It. Br., pag. 29, tav. IV, f. 11,12. Cellepora ternata Rss.Foss. Pol. Wiea. Tert.,, pag. 91, tav.XI, f. 5. Reptoescharellina ternata d’Orb., P. F. T. C.; V., pag. 452. Se la colonia di Bordighera è veramente la specie reus- ‘siana, non sarebbe sinora stata rinvenuta altro che nei terreni miocenici di Nussdorf, Eisenstad (Rss.), Brendola, Val di Lonte e Montecchio Maggiore (Wat.). OstHIMOsIA coronopus S. Wood (CeZZepora); poche. colonie celleporoidi; alcune delle collezioni Bicknell. 102 ANTONIO NEVÌANI 32. Smrria RETICULATA Mac Gill. (intatta var. SYSTOLO- > sroma Mnz. (Lepralia, Cellepora); una colonia celleporoide n del tutto simile a quelle di Castrocaro, illustrate «dal SE Manzoni. “i E 33. SmwrtiA [MarsILLEA] crRrvicoRNnIS Pallas (Millepora); abba- si stanza comune in frammenti di varia età. i i 34. Smirria [WaArERSIPORA] cucuLLaTA Bk. (Lepralia); una $ ; colonia sopra piccolo litotamnio. 7 35. SmrtIA [MvuoroneLLA] coccinea Abild. (Cellepora); alcune dg colonie quasi tutte sopra litotamni. È 36. SMITTIA Cc. s. var. MAMILLATA Bk, (Lepralia); una coni Sp con altre specie sulla valva di un Pecten. sv se 37. Summa c. s. var. ruLcurans Mnz. (Lepralia); rare colo- nie incrostanti litotamni e conchiglie. gt 38. SmirTIA c. s. var. RESUPINATA Mnz. (Lepralia); alcune co- A lonie c. s. SI 39. LaGeNIPORA MINUTA Norm. (Lepralia); var. TUBA Mnz. È. (Lepralia); una piccola colonia sorgente sopra altra di Microporella decorata, incrostante un frammento di Pecten, 40. CycLororeLLa costata Mac Gil. (Cellepora); varie colo- di: ; nie globulose, alcune delle quali appartengono alla colle- zione Bicknell. Lo 41. Crisia pENTICULATA Lk. (Cellaria); pochi di tipici. 42. HorneRA FRONDICULATA Lk. (Retepora); rari frammentini. de 43. Ipwonra sereans Lin. (Tubipora); scarsi frammenti. Mr 44. EnraLoPHora PROBosciDEA M. Edw. (Pustulopora); due soli i frammenti. dial 45. TUBULIPORA [SroxaroPoRA] MAJOR J i (Alecto); una co- lonia reptante sopra un frammento di Pecten. I 46. Tusuripora [Drasropora] simplex Bk. (Diastopora) ; due colonie sopra un frammento di Ostrea. : 47. FRONDIPORA Tei Michl.; un piccolo frasimnieni dei B — Briozot piacenziani del rio Torsero. 1. Mewsranipora RErIcuLuM L. (Millepora); pochi frammenti di colonie ramose. SR BRIOZOI NEOZOICI DI ALCUNE LOCALITÀ D'ITALIA. 103 ) Co, -2. Visracanta Seguenzar Nev. n. sp. (fig. 1). Onychocella miocenica Seg. in Neviani — Br. neoz. parte II, pag. 242 (18). Onychocella miocenica Seg. in Neviani — Br. neoz. parte IV, pag. 37 (4). La prima volta che io ebbi esemplari, che ora riferisco ad una nuova specie, e che dedico al non mai abbastanza ‘compianto e lodato paleontologo messinese, notai subito la loro grande rassomiglianza con 7 - _ la Selenaria miocenica Seg. del | Tortoniano di Benestare, e le affinità col genere Vidracella del Waters; ma gli esemplari non mi permisero di vedere . con tutta esattezza i caratteri degli zooeci di sostituzione, e accontentandomi di notare la differenza con quelli della On. angulosa (pag. 242) riportai senz'altro gli esemplari alla Di 1—- Vebnacela Seguenza n. Sp. o 2 5 a) Zoecio con ectocisti - db) Zoecio con crip- specie del Seguenza, riferen- tocisti - ©) vibracellario. «_doli però al genere Onychocella, che mi sembrava bene loro | convenisse. Successivamente (Br. n., parte IV) ebbi esemplari dalle : marne piacenziane di Zinola; anche in questi notai gli iden- tici caratteri di quelli precedenti, e come per i primi ripetei la stessa determinazione generica e specifica. Ora, fra i briozoari del rio Torsero ritrovo un semplice frammentino di una colonia che subito riportai alla specie in discorso; ma avendolo per bene esaminato al microscopio ho potuto scorgere un carattere interessante che prima non avevo potuto constatare, neppure negli esemplari di Sant'Agata-fossili, È e in quelli di Zinola. Pregai allora il prof. Parona di riman- È darmi da Torino gli esemplari già determinati; e riavutili, ed | esaminati ad uno ad uno mi sono accorto che realmente il ca- rattere cui vengo ad accennare, o mancava affatto o era gua- sto dalla fossilizzazione. Per gli esemplari di Sant’A gata-fossili (Br. n., parte II) scrissi: Qua e Zà si notano degli Onicocellari, non ANTONIO NEVIANÌ osservati nell'esemplare del Sequenza ; 0 sono molto più irdogie È di quelli della specie precedente (On. angulosa), e la loro opesia è pi: subcircolare. Ora, l'esemplare del rio Torsero mostra che il ere- “ duto ATA è invece un vibracellario, e dello stesso tipolli Poni È di quelli figurati dal \aters (N. J. Br.; T. I, f. 23) riscontrati “AA in esemplari della FlustreZlaria trapezoidea del Reuss (Barto-. % niano di Val di Lonte, Brendola, ecc.) e riferiti ad un nuovo È genere, dal Waters detto Vibracella. a AB Questi organi vengono così descritti dalla (loc. fs pag. 10) « ... ma invece dell'avicellario di sostituzione vi sono | È vo delle cellule sparse fra i zoeci, che io chiamerei vibracellari si (vibracular cells) di sostituzione. Manca il prolungamento a “at guisa di becco, invece del quale la cella di sostituzione da un “G lato è molto sporgente, indicando così la presenza di una ap- Pi pendice vibrattile simile a quella della Cupularia, nella quale 3 pe ordinariamente la cella è similmente aur iforme » x i « Mugil cpl i dr provenienti da varie località della provincia di Roma, e ca precisamente dal mare di Civitavecchia, di Anzio e di Net-. 3 tuno, dal Tevere e dai laghi di Vico e di Bracciano. a Ho ricercato in tutti gli organi, ma molte volte mi sono . dovuto limitare ai soli visceri, quando per la grossa mole degli — i esemplari hon mi è riuscito agevole acquistare l’animale intiero. (Sa Per questo studio ho pure tratto profitto d’un mediocre ma- teriale, raccolto dal Dott. Costanzo Rocca, e da lui denateai a questo R. Museo Zoologico. : | ‘CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FAUNA ELMINTOLOGICA Ecc. 111 Il numero totale dei Pesci disseccati è di 201; quello - delle specie «di Elminti rinvenuti 14: 4 Cestodi, 1 ei 7 Nematodi e 2 Acantocefali. Ho trovato due specie nuove per la scienza e taluna poco nota; le altre, abbastanza conosciute, talvolta mi hanno offerto foi di rettificare alcuni punti ‘erronei dell'anatomia di esse. . «Quali sono i parassiti più o meno frequenti, quali i loro È ospiti e quali di questi si rinvengono infettati da un numero | maggiore o minore di Elminti, son cose che si desumono dal | l’annesso quadro. Per le altre particolarità mi riferisco alla : descrizione. delle singole specie. pal O I EL (S£5 ia SE \eSs PARASSITA OSPITE ORGANO | BE |o8£ S 2a 944 S Dar Hog sù Fos a |ASE _ Bothriocephalus infundibulifor- mis Rud.. . . | Salmo-fario L. Intestino ap- ; pendici pilo- riche 36 5 » » Esox lucius L. Intestino 6 1 » crassiceps Rud. . | Merluccîius vulgaris Flem.| Intestino 28 » punctatus Rud, . . | Rhombus-maximus Cuy. Intestino 6 Hi _Dò a >» Alessandriniin.sp. | Salmo fario L. Intestino 36 Distomum appendiculatum Rud | Ehombus maximus Cuv. Intestino 6 1 a Ascaris Adelinae n. sp. . ... Mugil cephalus Cuv. Intestino 76 1 vw “acus Bloch . . .... | Salmo fario L. Intestino 36 1 » Esox lucius L. Intestino 6 il _% >». adunca Rud.... ... | Clupea alosa Cuv. Intestino 26 1 2 » clavata Rud.. . . .. da Scomber scomber L. Intestino 8 1 » capsularia Rud.. .. . | ScyWMium canicula Cuv. Addome 1 1 » Clupea alosa Cuv. Addome 26 3 » Salmo fario L. Addome 36 2 Peritoneo ca- » » Merluccius vulgaris Flem.| vità addomin.| 28 4 Ti » Da Scomber scomber L. Addome 8 3 » Sp. ? (forma embrionale) Salmo fario L. Intestino 36 1 f Filaria rubra Leidy. .. ... | Labrax lupus Cuv. Ovaio 1L 1 Echinorhynchus annulatus Mol. | IMerluccius vulgaris Flem.| Peritoneo, fe- 5 gato 28 2 agiîlis Rud. . Mugil cephalus Cuv. Intestino 76 1 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA Di queste 15 specie TO. se ne rinvengono im: sx Scyllium canicula Cuv. .1: Ascaris capsularia Rud. 3 Clupea alosa Cuv. . . .2: Ascaris adunca Rud., A. capsularia Rud. SR ; Salmo fario L. . . . .5: Bothriocephalus infondivulafongii: Rud.; Fi C0A Trad. A sei case Alessandrinii n. sp., Ascarîs acus nio È è VIDE A. capsularia Rud., A. sp. (?) (forma em- ni Ps brionale). na f: Esox lucius L. . . . .2: Bothriocephalus infundibuliformis Russ ad Ascaris acus Bloch Az Merluccius vulgaris Flem. 3: Bothriocephalus crassiceps Rud., Ascaris cap- 59 La “a DI sularia Rud., Echinorhynchus annula - > È tus Mol. Sal 90 Rhombus maximus Cuv. 2: Bothriocephalus punctatus Rud. ’ Distomum da E>; fo appendicolatum Rud. ko Labrax lupus Cuv. . . 1: Filaria rubra Leidy sà Scomber scomber L. . . 2: Ascarîs clavata Rud., A. capsularia Rud. Ù N Mugil ceph-lus Cuv.. . 2: Ascarîis Adelinae n. sp., Echinorhynchus > Bi: agilis Rud. 2308 Seo i 55 Bothriocephalus infundibuliformis Rud. E: LA Rudolphi (1, vol. II, parte I, pag. 46 e pag. 39), “Loos pe: ckart F. S. (1, vol. I, pag. 42, tav. I, fig. 18 e 19; pag. 38, tav. I È gi fig. 14) e Dujardin (1, pag. 615 e pag. 616) descrissero come specie distinte e separate il B. infundibuliformis Rud. e il i B. proboscideus Rud., dandoli come parassiti .il primo del Si E; . Salmo salvelinus L., del S. umbla L., e del TymaWlus vul- SE garis Nilss.; il secondo del Salmo hucho L. e del Salmo. salar L. Il Diesing (1, vol. I, pag. 590) fa pure la medesima | distinzione, e, conformemente al Dujardin, si basa sulla pre- so: | senza c meno del collo e sulla forma delle proglottidi per la A diagnosi delle due specie. Così il B. proboscideus si distin- an Re guerebbe per la mancanza del. collo e per le proglottidi più ‘era Re strette in avanti, attraversate da un solco longitudinale me- di diano; il B. infundibuliformis per la presenza di un collo -2 brevissimo, e per l’aspetto delle proglottidi, delle quali le prime avrebbero la forma di pieghe o di rughe, le seguenti r d’imbuto, col bordo posterioro spesso, e le ultime sarebbero | più corte. e Per tutto il resto i caratteri dei due Bctriondii sì equi. 2a rr. x RO TEA DETESTA kx: » . . | CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FAUNA ELMINTOLOGICA, Ecc. 118 x 5 valgono: la testa è descritta in maniera analoga; i disegni degli ovuli e degli embrioni delle due specie dati da Willemoes- — Suhm (1), sono perfettamente identici; le dimensioni dei due | Vermi presso a poco sono uguali (B. proboscideus Rud.: lun- | ghezza mm. 30-240, larghezza mm. 1.12-2.25; £. wnfundibuli- formis Rud.: lunghezza mm. 80-330, larghezza mm. 2.25-3.37); _ l’habitatèlo stesso. Per tali motivi il Bremser (1), dubitò trattarsi a della medesima specie, idea, la quale, combattuta e non accet- - tata da altri elmintologi, pochi anni addietro fu fatta propria da Zschokke (1, pag. 173), il quale indubbiamente ne stabili l’identità. Egli mediante osservazioni fatte sull’animale vivente dimostrò che un solo e medesimo individuo può prendere, se- condo i differenti stati di contrazione, la forma dell’una o del- l’altra delle due specie; e che nulla vi ha di più incostante . della forma della testa, della lunghezza del collo ed anche della forma delle prime proglottidi, caratteri secondo i quali si vorrebbero distinguere le due specie. Ho avuto agio di controllare, su ricco materiale, le osser- vazioni di Zschokke, e mi sono convinto della esattezza delle medesime. Nell’animale vivo ho constatato i cambiamenti di forma suddetti, e fra i numerosissimi esemplari, rinvenuti nelle appendici piloriche e nell’intestino di un Salmo fario L., ed uc- cisi nella soluzione di formalina al 2.5 °1,, ho constatato individui aventi la forma dell’una o dell’altra specie, ed altri con taluni caratteri delle due specie riuniti insieme; fatto già constatato da Zschokke, il quale talvolta rinvenne nel medesimo individuo «» 1085-1170. >» Romae (Condorelli). x teriore. La superficie della cuticola è percorsa da strie tra- sversali finissime e molto avvicinate l’una all’altra, le Te si fanno più evidenti alla coda del maschio. La £ adulta è lunga da mm. 31 a mm. 33, e grossa da mm. 1.085 a mm. 1.17. x Il 3g adulto è un poco più piccolo della 9: misura mm. 280 di lunghezza emm. 1 di spessore; esso inoltre è più raro della $,. difatti, fra 5 individui, ne ho rinvenuto Roli uno di. Questo Ascaride è di colore bianco o bianco- siae os cilindrico, assottigliato alle due estremità, specialmente all’an- o sesso maschile. (i. L’estremità anteriore, subconica ed arrotondata all’apice, i porta nel centro una bocca ampia ed orbicolare, circondata da tre labbra, delle quali il labbro superiore è molto più ampio delle labbra inferiori, che sono simmetriche, arrotondate con margine anteriore perfettamente liscio e provvedute di una PAR pilla tattile a forma di bottoncino. L’estremità posteriore della 9 è rettilinea, conica, temibili nata da un processo conico, splendente per fine creati li L’ano dista dalla punta della coda w 327. L'estremità posteriore del g° è pur essa conica e termi- nata a punta splendente, come quella della femmina; ma an. a che ad occhio nudo si differenzia da questa per la sua curva- Bi tura ad uncino. La cloaca è subterminale, vicinissima de v della coda, da cui dista soli 130 w. L’esofago è un tubo cilindrico della lunghezza di mm. 3° (nel 7) a mm. 4 (nella 9) e del diametro di 200 a-250 p. Le sue pareti sono spesse e muscolose, e le fibre muscolari pre- sentano una disposizione radiaria. Il lume esofageo è irrego- larmente triangolare. Un solco circolare molto pronunziato se- para l’esofago dall’intestino chilifero. Questo si estende retti- lineo o leggermente ondulato per tutta la lunghezza del corpo; è poco più ampio dell’esofago in principio, ma ben presto si di- | lata sino a raggiungere nel mezzo il diametro di mm. 0.7. Esso è semplice, cioè sprovvisto di sacchi ciechi. Il retto è cilindrico; una leggera depressione lo separa dall’intestino chi- * se di fero, dal quale si distingue facilmente e pel diametro più | stretto e per le fibre muscolari, onde è provveduta la sua pa- rete esterna. L’ano è situato sulla faccia ventrale molto vi- cino alla punta della coda, dalla quale dista, come sopra ab- È biamo detto, w 130 nel J° e ® 327 nella 2. L'apparato genitale maschile occupa il terzo medio e il terzo posteriore del parassita; risulta di un tubo cilindrico molto lungo, stretto nella sua prima porzione (regione testi- colare), ampio verso la fine (vescicola seminale). Avendo a mia disposizione un solo individuo maschio, non ho creduto oppor- | tuno di dissezionarlo per misurare la lunghezza del tubo genitale; ma, avuto riguardo alle numerose e fitte anse, che la regione testicolare descrive attorno o accanto l'intestino chilifero per tutta l’estensione del terzo medio del corpo, giudico che la lunghezza totale di esso tubo sia cinque, sei volte maggiore di quella del Verme. Alla distanza di 10 mm. dalla i della coda il. con- dotto seminale, o porzione inferiore del tubo testicolare, si di- lata nella vescicola seminale, tubo ampio,. cilindrico e bian- | castro con decorso rettilineo dall’avanti all’indietro sulla fac- | cia ventrale. Il condotto ejaculatore è breve, molto più stretto della vescicola, dalla quale esso differisce, oltre che per questi caratteri, per la presenza nella parete di una muscolatura pro- pria a fibre lungitudinali e circolari. Gli spicoli solo lunghi e robusti, provveduti di strette membrane laterali, che non rag- giungono l’apice, il quale si presenta ottuso e di aspetto mo- riforme per piccoli granuli, onde è ricoperto. | La vulva è situata ventralmente verso la fine del terzo anteriore del corpo, alla distanza di mm. 9.185 dalla bocca. _Nel punto in cui corrisponde l’orifizio vulvare, la cuticola è | assottigliata, mentre l’ipoderma, ispessito, forma come una grossa papilla conica, attraversata da una vagina corta, tubolosa, ri- | vestita di chitina. L’utero è ampio e lungo dai 2 ai 3 mm.; .Î due ovidutti e i succestivi germigeni, molto sottili (u 120) e lunghissimi, si dirigono, parallelamente l’uno all’altro, verso MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA | : Gli ovuli sono rotondeggianti, del diametro di w 52, prove veduti di capsula sottile, liscia e trasparente. CE di A Nei Mugilidi srior: non è stato rinvenuto alcun Ascaride & SS » ° O, i . 7. ® ella ql ben conosciuti, parassiti in Pesci appartenenti a famiglie vi cine o) lontane E) ARL dei Mugilidae. Per non lasciare il dub. - 3 ‘cercato fare la diagnosi differenziale coll’ A. atherinae Rudi trovato a Napoli da Rudolphi nell’intestino dell’Atherina hep- setus L., e coll’A. gasterestei Rud., rinvenuto dallo stesso au- tore, a Greifswald, una sola volta nel Gusterosteus aculeatus L. Dalle poche parole, dette da Rudolphi e ripetute da Date (1, pag. 183), risultà evidente la dissomiglianza fra la nostra specie e l'A. atherinae Rud., il quale, mentre si avvicina per ui £ lunghezza (mm. 31.5) e per Ta maggiore sottigliezza dell’estre- mità anteriore, ne differisce moltissimo per la forma della coda depressa ed ottusa. Maggiori difficoltà s'incontrano nella com- parazione coll’A. gasterostei Rud,, del quale Rudolphi (1, vol. II, part I, pag. 201) si limita a dire ch'è un vero Ascaride lungo fino a 25 mm, dal corpo sottile e di colorito biancastro; credo però che l’addimostrativo capillaris, da Rudolphi go per _ Pag: i NI tere saliente per escludere l’identità dell’A. gasterostei Biasi x Sa colla specie nostra, la quale ha un corpo molto spesso (mm. Sa «Sp 1 — mm. -1.70) e quindi tutt'altro che capillare. i SS a: i Ascaris acus Bloch Miiller (1, pag. 140) li descritto con ui. dettagli b7: un Nematode trovato nell'intestino dell’Esox Zucius La, al quale ha dato il nome di Ascaris seta Mill. Dopo di lui Bloch i (1, vol. IV, pag. 544) ha ritrovato il medesimo Verme nel Belone acus Risso, e lo ha chiamato A. acus Bloch, denominazione che è stata conservata da Rudolphi (I, vol. II, part. I, pag. 149); Lamark (1, pag. 655), Bellingham (1, vol. XIII, pag. 176), Dujardin (1, pag. 213), Wedl (1, vol. XIX, pag. 39), Diesing suli volKh-- pas. 185), Molin (4, pag. 7839) e Walter i, vol. VII, pag. 19), i i quali, oltre che nell’ Hisox luctus L. © solar IWSO riella Gliyica ini Je | Molti altri elmintologi stranieri ed italiani hanno 1... TA. acus Bloch, e fra essi ricordo Schneider (1, pag. 47, tav. II, fig. 8) e Liox (2, pag. 169, tav. XI, fig. i 13), che sono > stati i primi a disegnarlo; Cas (1, pag. 169), che lo cita fra i Vermi del Mediterraneo (nel Belone acus Risso); Zschokke (1, pag. 216-218), che descrive degli individui adulti e giovani rinvenuti i primi nella cavità addominale e nell’intestino della Lota vulgaris Cuv., i secondi in piccole cisti a pareti sottili del tessuto epatico dell’Alburnus lucidus Heck.; Parona (2, 498), che lo enumera fra i Vermi della Liguria (nell’Esox lucius IDE Stossich (7, pag. 55; 8, pag. 70; 9, pag. 84; 10, pag. 4l), che in parecchie sue note elmintologiche, dice di averlo ri- scontrato frequente a Venezia e a Trieste nel Belone acus Risso, nell’Esox lucius L. Ricordo in ultimo, perciò che riguarda la 3 storia di questo parassita, che quali suoi sinonimi debbono ri- tenersi i nomi di A. piscicola Linstow e di Agamonema Leu- cisco rutili Dies., e ch’esso suole vivere nell’intestino, nelle pa- reti dello stomaco, nel peritoneo e nel fegato dei Pesci sopra | cennati e di due specie che nomino adesso: il Cobitis fossilis L. _ e la Blicca bjoerkna L, Il Verme è di colorito bianco, cilindrico, filiforme, legger- mente assottigliato alle due estremità. La porzione anteriore è sempre più sottile della posteriore, e ciò contrariamente a | quanto asserisce Zschokke, che ritiene soltanto nel maschio il | corpo più assottigliato in avanti. La cuticula presenta una striatura trasversale molto pronunziata. Due membrane laterali sottili e splendenti percorrono tutta la lunghezza del parassita; ‘ma esse in avanti sono strette e poco visibili, indietro, prin- cipalmente presso la coda, sono più ampie e molto mani- feste. L'estremità anteriore è ottuso-conica tanto nel maschio quanto nella femmina. La coda della 9 è diritta, conica, ter- minata da un processo splendente conico e puntuto; quella 126 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA del g' è ripiegata a spira, e porta anch’essa la medesima spor- genza terminale splendente e granulosa. Nell’unico esemplare te maschio da me osservato, non ho rinvenuto la serie di papille indicate da Dujardin (1, pag. 213) e date per incostanti | | da Zschokke. La bocca è centrale, orbicolare, circondata da da tre labbra grandi e robuste, delle quali il labbro superiore ha la pulpa divisa anteriormente in due processi bottonciformi, e le labbra inferiori sono asimmetriche. L’esofago è un tubo pi: cilindrico, muscolare ed allungato, separato dall’intestino chi- lifero per l’intermezzo di un tubo parimente muscoloso. L’in- vi testino chilifero, che decorre ampio e rettilineo, si comporta come quello di diversi altri Ascaridi (A. adunca Rud., A. mu- ti; cronata Schrank, A. cristata Linstow, ecc.), cioè a dire abban- dona nel suo inizio due sacchi ciechi, dei quali l’uno, breve, è rivolto in avanti, l’altro, più lungo (mm. 1), si dirige indietro. Zschokke (1, pag. 217) descrive un solo sacco cieco e non due, ma egli indubbiamente cade in errore. = L’ano è subtermicale; esso nella % dista dall’estremità della . coda uv 196. 5 asta La cloaca è un poco più avvicinata all'apice della coda. Gli spicoli copulatori sono fortemente ricurvi, lunghi, ro- busti e provveduti di due membrane laterali trasparenti. bf; Gli ovuli sono grossi, decisamente ovoidali col diametro grande di « 72 e col piccolo di p 53; la capsula è piuttosto spessa, diafana e plicata. di Di questo parassita ho rinvenuto una volta soltanto (maggio) nell’intestino del Salmo fario L. tre esemplari, due femmine ed un maschio in commensalismo con una forma embrionale di Asca- ride. Il maschio misurava la lunghezza di mm. 22, é delle due. femmine l’una mm. 25 e l’altra mm. 28. %» Ascaris adunca Rud. Nel mese di maggio ho rinvenuto una sola volta nell’intestino della Clupea alosa Cuv. in numero di 6 esemplari, 2 maschi e 4 femmine, un Ascaride, che riferisco alla specie A. adunca Rud., instituita da Rudolphi (1, vol. II, part. I, pag. 133) sopra giovani individui da lui trovati prima a Greifswald e poscia CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FAUNA ELMINTOLOGICA, Ecc. 127 a Rimini nella stagione primaverile. Dujardin (1, pag 210), nella medesima stagione, cerca lA. adunca Rud. a Rennes, in . sei Alose, ed in ciascuna di queste rinviene degli Ascaridi più o . meno sviluppati, dei quali i più grossi misurano la lunghezza di min. 65 e la grossezza di mm. 1. Diesing (1, vol. II, pag. 171;2, pag. 663; 3, pag. 277), Molin (4, pag. 288) e Carus (1, — pag. 169) lo citano nei loro cataloghi come parassita del Pesce . suddetto. Schneider (1, pag. 48, tav. II, fig. a) e Linstow (1, pag. 236, tav. VIII, fig. 22; 5, pag. 130, tav. VIII, fig. 8) lo descrivono accuratamente e ne danno dei disegni. Wright - (1, pag. 21) lo rinviene nell’Alosa sapidissima Stor. del . Nord-America, e Stossich più volte (7, pag. 55; 8, pag. 70; - 10, pag. 45) nella Clupea finta Cuv. del golfo di Venezia e di Trieste. Il corpo di questo Verme è di colorito bianco-giallastro, assottigliato ad ambo le estremità, ma un poco più a quella anteriore; provveduto di due membrane laterali molto strette e poco visibili. La testa è ottusa, ampia da w 250 (nel g°) a u 300 (nella 2). La bocca è provveduta di. tre labbra, di cui sc il labbro superiore, a doppia pulpa, porta al margine anteriore . della pulpa esterna due prominenze a forma di clava; le due labbra inferiori sono sinuose, arrotondate e simmetriche. L’esofago è molto lungo (mm. 2.839), ma molto meno di quel che descrive Dujardin (mm. 5.2); cilindrico, uniformemente ampio (u 150), a lume triquetro, separato mediante un leggero strozzamento anulare dall’intestino chilifero. Questo è un tubo circa tre volte più ampio dell’esofago (@ 400), di colorito bruno-giallastro, che percorre rettilineo tutta la lunghezza del parassita fino a che, raggiunta l'estremità posteriore, si trasforma inun retto (lungo w 300), riconoscibilissimo perchè più piccolo dell'intestino, dal quale lo separa una leggera depressione, ed anche pel motivo di essere provvisto di fibre muscolari. L’ano è ventrale, distante dalla punta della coda p 144. A proposito dell’intestino chilifero bisogna tener conto di una particolarità, la quale consiste nel fatto, ch'esso, appena originatosi dall’esofago, manda due piccole appendici a fondo | cieco, rivolte l’una dorsalmente e in avanti, l’altra ventralmente «ed indietro. Questi due sacchi ciechi sono di eguale dimensione, È : tr2 6 da fi. 26 Vi MARIO RI RIE pa e misurano # 100 di larghezza e mm. 0.868 di osi Questa mia misura differisce molto da quella di Dujardin, che fa i detti ciechi lunghi mm, 2.1; ma io sono sicuro dell’esat- e tezza delle mie cifre. . 9 IA: Il maschio è lungo nei miei esemplari da mm. 24 a mm. 30, ARE pInpaa da mm. 0.655 a mm. 0.8. La sua estremità caudale | ì 3 postanali. L'apparato genitale maschile occupa i due terzi poste- riori del corpo, ed è costituito da un tubo lunghissimo più o meno non circuiscono Diano ma semplicemente lo spostano, AI principio dell’ultimo terzo posteriore la porzione testicolare ad un tratto si dilata per formare la vescicola seminale, che sotto forma d’un ampio tubo cilindrico, biancastro, corre diritto d’avanti indietro, ove si restringe per formare il canale ejacu= latore, che sbocca nella cloaca, sitnata, come sopra abbiamo % detto, alla distanza di y 144 dalla punta della coda. La femmina è lunga mm. 32-40, ampia da mm. 0.8 è mm. 1. Alla sua estremità caudale, ch'è pur essa conica, allun-. gata e con l'apice parimente coperto di granulazioni fine e splendenti, si nota la presenza di una grossa ghiandola a forma di pera, lunga 4 163 e larga w 98; ma non sono riuscito a ® ben determinare se il suo TO escretore sbocchi all’apie o alla base del mucrone splendente. i CIA e, La lunghezza dei due tubi ovarici, i quali hanno un dia- metro “presso a poco eguale a quello 3; testicolo, non è facile Ai : determinare, ma approssimativamente penso che sia almeno 3 6 volte maggiore di quella del corpo; la posizione di essi è È ventrale, ma le spire che descrivono sono numerosissime, e Se queste talvolta circondano l’intestino chilifero. L’utero, molto da sapo; è lungo mm. 1.836; la 4 è stretta e della eni dr cercine rilevato, 3509 siccome una. piccola depremigi 5 o imbutiforme della cuticola, distante dalla bocca mm. 10.53. He Gli ovuli sono legg ati pala quasi Tote a col diametro Da : i e. À Ascaris clavata Rud. . Questa specie, instituita da Rudolphi (1, vol. II, part. I, a p. 183) sullo studio di esemplari da lui trovati nel Gadus ae- glefinus L., era stata prima rinvenuta nel Gadus luscus L. da Miiller (2, tom. II, pag. 7, tav. 74, fig.VI) e da Fabricius (1, pa- gina 274, n. 255), i quali la chiamarono Ascaris gadi Mull. . Identificata da Rudophi all’A. clavata Rud., tale denominazione fu sempre conservata dai molti autori che in seguito la rinven- ‘nero e la studiarono, quali, fra gli antichi, Lamark (1, vol. III, pag. 656), Bellingham(1,vol. XIII, pag.173), Dujardin(1, pag. 211), | Creplin(2, pag. 149), Baird (1, pag. 25), Leidy (1, vol. VIII, pagi- na 52), 1 Molin (4, pag. 288) e Diesing (2, pag. 644; 3, pag. 277); e _ fra i moderni Zschokke (2, pag. 775), Braun (1, pag. 110), Stossich (8, pag. 70; 10, pag. 35), Linstow (3, vol. XLVI, pa- gina 43, tav III, no) 6) e Jagerskiéld (L, pag. 488, fig. 7, 15,30) i quali due ultimi, oltre a descriverla, la figurarono. — Non molto numerosi sono gli ospiti dell'A. clavata Rud. e perla maggior parte essi si riferiscono alla famiglia Gadidae. i Le specie finora conosciute, che l’ ospitano, sono le seguenti : Conger vulgaris Cuv., calmo salar L., Trutta trutta L., Gadus licia TG DT. L., G. virens L., G. pollachius È. Mer- luccius vulgaris Flem., Molva vulgaris Flem., Scomber scom- ber L. Sito di elezione dell'A. clavata Rud. sono lo stomaco e l’intestino; ma pure si è rinvenuta incistata nel BOAOSO © nel tessuto connettivo periesofageo. Io l'ho rinvenuto una sola volta nell'intestino dello Scomber scomber L. L'A. clavata Rud. è un Verme di colorito. bianco-grigia- stro, sottile in avanti, gradualmente più grosso indietro, ove raggiunge, in prossimità della coda, la dimensione massima di «mm. 0.670 nel Je di mm. 1.50 nella 3. La cuticola, trasversalmente striata, gli dà un aspetto anellato. Le membrane laterali sono strettissime e si estendono | per tutta la lunghezza del corpo. La bocca è rotonda e pic- Bollettino della Società Romana per gli Studî Zoologicî 9 è ba dista dall'estrema punta della coda mm. 0. pr: Il g è usa da mm. 30 a mm. 48; la sua coda è torta. a spirale e terminata da un processo conico coperto di fini granuli splendenti. Gli spicoli sono lunghi, robusti, arroton- | dati se provveduti di ali ua e diafane. schio, A dai mm. 40 ai mm, 60. Le membrane me sono più sviluppate che nel g°. L’estremità posteriore è pur essa ripiegata a spira, di forma leggermente conica, provve- duta in cima d’un piccolo mucrone conico puntuto coperto dida granulazioni splendenti. i La vulva ha la forma di un imbuto, ed è situata al pri — di cipio del secondo quinto anteriore, distando dall’estremità orale — (in un esemplare lungo mm. 60) mm. 11.69. Gli ovuli sono leggermente ovali con l’un polo più grande dell’altro; essi mi-. s £ surano vu 69 nel diametro più lungo e w 53 nel più breve, DI ù Aa sono ricoperti da un guscio liscio, sottile e trasparente. | | Ascaris capsularia Rud. i i È Questo parassita, scoperto nel 1810 da Rudolphi (1, vol. TR part. I, pag. 179) e constatato più tardi da parecchi pe. : nella tunica esterna degli organi addominali d’un “gran: — dissimo numero di Pesci d’acqua dolce e di mare, ricevette te nomi diversi a seconda l’ospite in cui fu rinvenuto. Cosi Ru- dolphi stesso, credendo di aver da fare con specie diverse, im- È pose i nomi - che Dujardin, Diesing, Carus e Parona conser- ti varono - di Ascaris argentinae gi (Rudolphi, 2, pag. 60. e 303; Dujardin, 1, pag. 210; Diesing, 1, vol. II, pag. OOREESÌ Caris 1 «voll passi; Parona, 3, pag. 217), i centrisci 3 Rud. (Rudolphi, 2, pag 57 e 299; Dio arditi , Pag. 185; Die- È È ur: nf DE RA | CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FAUNA ELMINTOLOGICA, ECC. 131 sing, 1, vol. II, pag. 197; Carus, 1, vol. I, pag. 171; Parona, 3, . pag. 219), A. clupearum Rud. (Rudolphi, 2, pag. 60 e 308; Dujardin, 1, pag. 188; Diesing, 1, vol. II, pag. 204), A. gadi | minuti Rud. (Rudolphi, 2, pag. 57 e 300; Dujardin 1, pag. 189; | Diesing, 1, vol. II, pag. 198; Carus, 1, vol, I, pag. 171; Pa- | rona, 8, pag, 218), A. ladri lusci Rud. (Rudolphi, 2, pag. 58 301; Dujardin, 1, pag. 184; Diesing, 1, vol. II, pag. 201; Carus; 1, vol. I, pag. 171; Parona, 3, pag. 218), A. lingua- tulae Rud. (Rudolphi, 2. pag. 58 e 300; Dujardin, 1, pag. 190; Diesing, 1, vol. II, pag. 200; Carus, 1, voliL,. pagg Ide . Parona, 3, pag. 218), A. lyrae Rud. (Rudolphi, 2, pag. 59 e 302; Dujardin, 1, pag. 181; Diesing, !; vol. II, pag. 202; Carus, 1, vol. I, pag. 171; Parona, 3, pag. 217), A. ophidw barbati Rud. (Rudolphi,-2, pag. 57 e 299; Dujardin, 1, pa- fi cina 205: Diesing, 1, vol. II, pag. 19%; Carus;.1; vol. T, pa: | gina 171; Parona, 8, pag. 218), A. ophidti imberbis Rud. (Ru- ._ dolphi, 2, pag. 57 e 299; Dujardin, 1, pag. 205; Diesing, 1, vol (EL, pag. 198; Carus, i, vol. I, pag. IU: Parona, 3, pa- gina 218), A. sauri Rud. (Rudolphi, 2, pag. 59 e 302; Du- ‘ jardin, 1, pag. 210; Diesing; 1, vol. II, pag. 203; Carus, 1, vol. I, | pag. 171; Parona, 2, pag. 493; Parona, 3, pag. 218), A. sciae- _ nae Rud. (Rudolphi, 2, pag. 58 e 302; Dujardin, 1, pag. 182; fe Dresmo, 1, vol. FE pag.:201: Carus, 1, vol. 1, pag. 171; Pa- «_ rona, 2, pag. 493; Parona, 3, pag. 218), A. spari spicrae Rud. (Rudolphi, 2, pag. 53 e 301; Dujardin, 1, pag. 182; Diesing, 1, vol. II, pag. 200; Carus, 1, vol. I, pag. 171) allo stesso parassita rispettivamente rinvenuto nel Centriscus scolopas L, nella Clupea harengus L., nel Gadus minutus L., nel Ladrus turdus (L.) (= L. luscus L.), nell’Eucitharus linguatula Gill., nella Trigla lyra L., nell’Ophidium barbatum L., nel Gymne- lis imberbis Kaup, (= Ophidium imberbe L.), nell’Aulopus fi- lamentosus Cuv. (= Osmerus saurus Risso), nella Sciaena aquila ._Risso (= Sc. umbra Cuv.) e in uno Sparus. — L'A. constricta a Rud., descritta da Rudolphi (2, pag. 39 e 270) come parassita del Trachinus draco L. e menzionata da Dujardin (1, pag. 203), da Diesine (1, vol. Il; pag. 102; 2, pag. 863), da Molin . (3, pag. 23), da Linstow (2, pag. 45), da Carus (1, vol. I, pag. __—169)eda Parona (2, pag. 493), corrisponde pure all’A. capsularia pr G " Sii È x ) ne } 3 DX if Ra IIS ini gta 349 ATE got Attese To IRE STAI SE FERRO Rie Re E EPIURE TI Fa RATE ra de MI FEO SAIIE PINTO SIRO BAIRO: SEI CERRO FRS: NS RICREA OPTA LITRI III STA A POT ERI PASSATE oli E POE FISTAGMER PA TCRE SEC LEI GATTI DO ATE : LP LISA 3, Ù vati SARO SE ROTA ARIEL E, ER Cirasa S 4 4 pi I Lato i di Mi 132 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA 1 FICA pe Rud.; e il Rudolphi erroneamente aveva preso per una nuova . 0 specie, basandosi sulla presenza di taluni strozzamenti irregolari — del corpo prodotti dalla contrazione. Debbono pure considerarsi | specie identiche l'A. salaris Blanch. (1, vol. XI, tav. VI, fig. 2; pag. 151), lAgamonema capsularia Dies. (1, vol. II. pag. 116), | VA. Fabri Dies. (1, vol. II, pag. 118), la Capsularia trinodosa — : Zed. (1, pag. 55) e il Cucullanus lacustris Gmelin (1, pa- gina 3052). i da Tutti questi Nematodi, descritti nei Pesci sopra menzionati “a e dei quali si ignora la ioni adulta, altra cosa non sono che ui. l’Ascaris capsularia di Rudolphi. Muore elmintologo, come o r ir sopra abbiamo detto, fu il primo a rinvenirlo, avvolto a *baia di ti 2 rale stretta in noduli membranosi più o meno grossì e bianchi pr situati sotto la capsula del Glisson (fegato) e in genere nel dI SA fe peritoneo parietale e viscerale del Salmo salar L. Sotto tal nome «Sa lo ménzionarono in seguito Dujardin (1, pag. 187), Diesing (1, Da: Sol vol. II, pag. 163), Baird (1, pag. 22) e Linstow, che pure lo figurò 3 Re (1; pagi 236, tav. VIIL, fg, 286, pag. 197, tav. VIL (ess 0 H ‘De non che Cena (2, pag. 493), i (6, pag. 188; 8, pag. 71; o: 9, pag. 28) e Monticelli (2, pag. 71), che lo rinvennero comu- da ; E”; nissimo nel Conger vulgaris Cuv., Aulopus filamentosus Cuv., - «# fi Merluccius vulgaris Flem., Ty na pretiosus C. Vi, Lepido pai LS ‘Rea caudatus White, Scomber scomber L., Zeus faber L. SA “S Io l’ho rinvenuto allo stato embrionale e larvale, ripiegato ; È: a spira fitta e chiuso in una sottile cisti di connettivo, sotto SB la tunica esterna dei visceri addominali del Merluccius vulgaris DE 9 Flem., della Clupea alosa Cuv.; l'ho pure riscontrato una sola. rea se volta su 35 nel Salmo fario L. del lago di Bracciano. — or bi” S L’A. capsularia Rud. è un Verme bianco, allungato, cilin- Coe È: drico; la sua lunghezza è di 15 a 30 mm. e lo pe di 4 “i bi a 6 dai di millimetro. 3 sa S Forma embrionale. — L'ho trovato nel Merluccius vul- SG bi garis Flem. Il corpo è molto assottigliato in avanti, ingros- or St sato indietro, con cute anellata, sopratutto anteriormente. Man- hi; cano le membrane laterali. ; da La testa è sottile, e porta alla sua estremità, nel centro, una piccola. bocca senza accenno di labbra, e, un poco sotto | di questa, un dentino trapanatore conico, splendente, rivolto | ui Ù SR O ATM CRE 1 Ri . n TRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FAUNA ELMINTOLOGICA, Ecc. 133 Pon ù CON alla faccia ventrale, soprastante ad un corpo ghiandolare di forma ellittica, situato sotto l’ipoderma e misurante p. 60 nel diametro longitudinale e u 33 nel trasversale. L’esofago è lungo mm. 1.834, largo mm. 0.125, muscoloso, uniformemente cilindrico, provvisto alla sua base d’un piccolo cieco laterale. L’intestino chilifero è di colorito giallo-bruno, rettilineo, ci- . lindrico, più ampio dell’esofago, dilatato indietro, ove per | mezzo d’un retto conico muscoloso finisce in un ano, subter- minale distante dall’estremità della coda w 98. 5 La coda, ch'è più robusta della testa ed arrotondata in cima, porta alla sua estremità un piccolo processo conico splendente. SS Forma larvale. — La forma larvale Pho rinvenuta nel DI peritoneo del Salo fario L. Il corpo è assottigliato ad ambo le estremità, e la bocca è provveduta di tre piccole labbra, delle 7 quali il labbro superiore ha forma esagonale a base stretta. Gli organi genitali mancano completamente tanto nel- ——*’ l’una che nell’altra forma. LI i La forma adulta è sconosciuta, e quindi è inesatta l’asser- | zione di Zschokke (1, pag. 223) in conferma di quel che pensa Blanchard, che cioè l'A. capsularia Rud. adulta vive nell’in- testino dei Pesci. Leuckart R. (1) dice che la forma adulta | vive nei Pesci e negli Uccelli rapaci; invece, secondo l'opinione . di Linstow, lA. capsularia Rud. sarebbe la forma giovanile dell'A. simplex Rud., oppure dell'A. incurva Rud. Forma embrionale di Ascaride. Insieme coll’ Ascaris acus Bloch. ho rinvenuto nell’ inte- stino del Salmo fario L., nel mese di maggio, un solo indi- ‘viduo di giovine Nematode, che non so a quale forma adulta conosciuta io debba attribuire. Esso ha il corpo bianco, cilin- drico, filiforme, leggermente assottigliato alle due estremità, | sopratutto a quella anteriore. La sua lunghezza è di mm. 1-3, | la larghezza massima di mm. 0.5. La cuticula presentasi di- stintamente anellata, i ; L’estremità anteriore, conica ed arrotondata, porta. una . bocca centrale piccola ed orbicolare senza accenno di labbra, Pe | MARIÒ CONDORELLI FRANCAVIGLIA e un poco al di sotto di questa un dentino trapanatore ottuso — conico rivolto ventralmente. L’esofago si presenta sotto la forma d’un sottile tubo cilindrico uniformemente ampio, lungo — mm. 1.5, che si continua in un intestino chilifero, cinque volte | più ampio, il quale si porta indietro diritto ed indiviso, senza cioè lasciar partire dalla sua prima porzione quei due sacchi — ciechi, che soglionsi riscontrare in altre forme giovanili ed a- dulte di Ascaridi. K La coda è ottusa, arrotondata e provveduta all'apice d’un piccolo processo conico splendente; l’ano dista dall’estremità di essa p 167. i A Gli organi genitali non sono per nulla accennati. | °° i Si tratta indubbiamente d’una forma giovanile di Ascaride, i e precisamente della così detta forma eiffbrionale, la quale Li colla forma larvale ha comune la mancanza di sviluppo del- do l'apparato genitale, ma se ne distingue per la presenza del dentino trapanatore, per la mancanza di accenno di sviluppo | di labbra e per la forma della coda, la quale è ottusa ed arro- tondata, laddove nella forma larvale suole essere conica e. ci) 3 o meno acuminata. sr BE Non sono in grado di stabilire a quale Ascaride ida ia, _ —91essa forma embrionale si riferisca; son certissimo però che non ha nulla da fare coll’A. acus Block, la cui forma em-. brionale, abbastanza esattamente conosciuta, sì distingue per la minore lunghezza (mm. 1.5 in tutto) e per la presenza dis È due sacchi ciechi, dei quali il posteriore, sviluppatissimo, segue | parallelamente l’intestino per un tratto di due a tre decimi di millimetro. ; | da Ret 10008 Filaria rubra Leidy ic | (Fig. 9) K; ) Stossich (11, pag. 67), nella sua monografia sui generi DA a Filaria e Spiroptera, pone giustamente fra le forme inquirende fi la Y.rubra Leidy, specie la quale, rinvenuta da Leidy (1, vol. VIII, | Be; i pag. 56), in America nel 1856, nel peritoneo di un Labrax n i lineatus Cuv., e chiamata da Diesing (2, pag. 708) col nome LI di Dicheilonema rubrum Dies., è ricordata soltanto da Molin 135 st CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FAUNA ELMINTOLOGICA, ECC. E pppu»Òrp{9{J _t _1...e.—r——rP@ sd pag. 415), il quale così la descrive: « Bocca trasversale, | bilabiata, con labbra» papillose; corpo capillare nero-rossastro; | estremità anteriore tronca; posteriore ottuso-conica; ano ter- minale semilunare, lunghezza sino a cm. 11.32; grossezza sino Warm. 0:72 ». L'autore non dice se conosconsi ambo i sessi, SO l'uno o l’altro soltanto; non descrive gli organi interni, ed osserva che: « La forma della bocca, delle labbra, dell’ano e | il colorito del corpo sono siffatti caratteri che l’autonomia di questa specie non è da porsi in dubbio ». Avendo avuto la fortunata occasione di rinvenire tre e- 35 semplari di questa Filaria nell’ovaio del Labrax lupus Cuv., est completo la descrizione della specie, della quale do pure la . figura dell’ovulo. uc I tre individui da me rinvenuti sono tre femmine, che, | avvolte a spirale, anzi intricate in unico gomitolo, se ne sta- vano fra le maglie del tessuto connettivo del legamento ova- rico; ed erano così fittamente intrecciate che nello isolarle due si ruppero. La lunghezza rispettiva dei tre individui è di - cm. 6.2, di cm. 8 e di cm. 9.5; la grossezza media è di | mm. 0.585-mm. 0.752. Le cifre indicanti la lunghezza, sebbene ‘un poco inferiori a quelle date da Molin, nulla dicono in contradittorio, perchè Molin dà soltanto le dimensioni massime. Il rapporto fra lunghezza e spessore è di 1 a 156 circa. Il corpo è filiforme, capillare, cilindrico, leggermente as- a sottigliato alle due estremità; un poco più posteriormente che n° a parte anteriore; il suo colorito è bruno-rossastro caratteri stico, dovuto ad eguale colorazione del tubo digerente. L’estre- mità anteriore finisce tronca con un infossamento centrale, cui corrisponde la bocca, ch'è orbicolare, ha una posizione trasver- salmente ellittica, e mediante un canale imbutiforme si con- tinua nella faringe. Essa bocca è provveduta di due labbra, portanti ciascuno tre papille cuticolari basse, ampie ed ottuse, delle quali una mediana e due laterali. La Ero è grande, di forma sferica un poco schiacciata d’avanti indietro, con un diametro longitudinale di u 98 e trasversale di y 131. Le pa- reti di essa sono robustissime e muscolose ed il lume faringeo è pur esso ampio e rotondeggiante. L'esofago è lungo w 668, Gipaciico. e sottile, di diametro pressochè uniforme (u 65) in tutta la sua lunghezza, a lume stretto e triangolare; esso csi continua bruscamente con l’intestino chilifero, il quale è di colorito bruno-rossastro, di grande diametro tanto da misurare u 384, si continua rettilineo sino all’estremità + POR del Corpo. La coda è conica, ottusa e tondeggiante in cima. L'ano SL è terminale, preceduto da un breve retto, muscoloso e cilin- drico, sprovvisto di qualsiasi a pparato ghiandolare. è ti: I lunghissimi tubi ovarici, in numero di due, non decor- rono rettilinei, ma descrivono delle spirali attorno al tubo di- gerente, il quale pertanto viene spostato ora in un senso ori in un altro. La loro fusione avviene alla distanza dimm. 1.2. dalla bocca; e da tale riunione risulta l’utero, canale ampio — 5; u 334 e lungo u 835, che, mediante una corta e stretta vagina, E x conduce alla vulva. Warifizio vulvare è ventrale rotondo e piccolo; dista dalla bocca u 163. Gli ovuli sono rotondi, di ; colorito grigio-brunastro e del diametro di u 86; son provve duti di capsula a doppio contorno, con contorno esterno liscio e più robusto. Re Ecco in riepilogo la diagnosi della Filaria rubra Leidy: Os transverse ellipticum, bilabiatum, labiis tripapillaribus, corpus capillare in anfractus involutum atrorubrum, utrinque, retrorsum magis attenuatum; extremitas anterior conico-trun- ; cata; posterior obiuso-conica; apertura vulvae in anteriore cor. È poris parte ori proxima; anus terminalis. di. Longît. foem. mm. 6.2 - mm. 9.5; crassit. mm. 10.585. «Sea mm. 0.752. = K.- Mas ignotus est. Men Habitaculum - Ladbraa lineatus Cuv.: in peritoneo, hieme, in Soa — America (Leidy); Labrax lupus Cuv.: în vario, RE Romae” (Condorelli). i Echinorhynchus annulatus Mol. CONTRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FAUNA ELMINTOLOGICA, Ecc. 1837 vulgaris Cuv. e frequente nel peritoneo, oltre della specie pre- detta, di molti altri Teleostei: Aulopus fAlamentosus Cuv., Mer- | li vulgaris Flem., Lepidopus caudatus White, Thyrsites pretiosus C. V. (frequentissimo), Orcynus thynnus Ltkn. Anch'io ho avuto la fortunata occasione di trovare questo bellissimo Echinorinco una volta nel peritoneo ed un’altra nel fegato del Merluccius vulgaris Flem.; ma debbo considerarlo uale specie non molto comune, appunto perchè ne ho rinvenuto n tutto soli 7 esemplari in 28 Merluzzi dissezionati. È un Verme di colorito bianco-roseo, tinta che si perde prestissimo nel liquido conservativo per trasformarsi in bianco- cereo; è lungo da 12 a 15 mm., ed ampio da mm. 0.5 a mm. 0.8. Esso è sub-cilindrico leggermente assottigliato dall’a- vanti all'indietro, ha la forma d'una falce, della quale il «manico corrisponde alla proboscide ed al collo, e la lama alla rimanente parte del corpo. La proboscide, lunga mm. 0.838 e larga mm. 0.5, è ovale, troncata all’apice, provveduta da 15 a 17 ranghi trasversali di ‘uncini assai acuti disposti in ordini alterni di 14 ciascuno. Nei miei esemplari non ho rinvenuto mai un minor numero di ran- ghi di uncini; cosicchè, sotto tale punto di vista, le mie osser- “vazioni concordano di più con quelle di Molin (2, pag. 148) che ne da 15 serie, che con quelle di Monticelli (1, pag. 24), il quale asserisce di averne trovato da 9 a 15 serie. o Gli uncini dell’apice sono sottili e quasi retti, i seguenti robustissimi e molto ricurvi, i posteriori più sottili e meno incurvati dei mediani, ma più lunghi dei primi. I più robusti ‘uncini sono lunghi v 112 e grossi yu 46 in corrispondenza della base d'impianto, la quale è ampia, allungata e provveduta nel mezzo d’una strozzatura, in maniera da presentare la forma d’una suola di scarpa, in cui il calcagno Cgrrispondo all’inser- ‘zione del collo dell’uncino. Il collo è conico, breve, inerme, liscio e levigato | senza striatura alcuna. Il corpo, allungato e progressivamente attenuantesi in- rinvenuto soltanto nel 1887 a Napoli da Monticelli (1, p. 23-25), he lo trovò rarissimo (una sola volta) nel fegato del Conger 138 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA È anteriore, il quale è Renee o d’una fascia dentata che giungo sino al collo. Detta fascia misura y 852 di lunghezza, e si divide in due parti ineguali: l’una anteriore lunga (Y 488) e pianeg- giante, l’altra posteriore breve (u 324), a superficie convessa e più elevata dal piano della precedente, in maniera da for- mare come un anello rilevato. HI FIOR fascia DI: circa 40° cini triangolari, cortissimi, tozzi e Ci big ricurvi. sn É ticelli (1, pag. 24, fig. 1 e 2) li considera quali « squamette oa embricate rigonfie nel mezzo ed arcuate, sì che, viste di Jato simulano l’aspetto di spine piccole e tozze ». Il resto del corpo non offre nulla di particolare, ad ecce- zione di una finissima striatura trasversale della cuticola, che gli da un aspetto fittamente anellato. 2 L’estremità della coda è ottusa, e porta nel centro una leggera depressione imbutiforme, cui corrisponde lo sbocco degli organi genitali femminili. Fa Questa descrizione si riferisce a degli esemplari di solo sesso femminile, che in numero di 7, come sopra ho detto, ho rinvenuto uu il mesa di aprile collo cavità addominale del Merluccius vulgaris Flem. ji AS Mi dispenso dal dare la descrizione dell’apparato SON: x femminile, perchè di esso si è già occupato Monticelli, che lo soglia moltissimo a quello abbastanza conosciuto dell’Eck. proteus Westr. e dell’Ech. clavaeceps Zed. Per conto mio ag- giungo che gli organi genitali femminili non hanno ancora raggiunto il loro completo sviluppo, e probabilmente non lo. raggiungeranno mai nella cavità peritoneale dei Pesci: ciò | esplicitamente: « Nel corpo non ho potuto mai trovare delle uova »; e nemmeno a me questo reperto è stato possibile in 7 femmine che ho rinvenuto nel mese di aprile. o Ritengo che l’Ech. annulatus Mol. raggiunga la completa maturità sessuale nell’intestino di altro 795puo, a noi SI n de adesso sconosciuto. o VON'TRIBUTO ALLO STUDIO DELLA FAUNA ELMINTOLOGICA, Ecc, 139 Echinorhynchus agilis Rud. Ro Gis 10011) Rudolphi (@, pag. 67 e 313, n. 16) per il primo trovò questo parassita a Spezia nell’intestino di un Mugi! cepha- lus Cuv., e, sorpreso dall’agilità dei suoi movimenti nell’acqua, gli diede il nome di ch. agilis Rud. Più tardi egli lo rin- ennea Vienna 12 volte su 72 sempre nel tubo intestinale del medesimo Pesce; e con qualche frequenza lo trovarono Bremser , pl. Db, fig. 9-10) e Westrumb (1, p. 17, n.81, pl. 1, fig. 1), cho ne iioro anche i relativi disegni. Orfadii (1, pag. 535, n. 62) lo riscontrò comunissimo a Tolosa nel Mug?2 cephalus Cig eda Rennes nel Mugi! labeo Cuv., non che Molin (2, pag. 18, n. 63) a Padova nell'intestino del Mugi! auratus Risso. Più recentemente Stossich (3, pag. 8 dell’estratto) lo rin- ‘venne a Trieste ogni qual volta ebbe ad esaminare l’intestino . del Mugi auratus Risso e del Mugil cephalus Cuv., nel quale ultimo lo raccolse pure Parona (1, pag. 368, n. 81) a Cagliari in ‘numero di un solo esemplare. . A Romal'Ech. agilis Rud. può dirsi raro, e difatti in 76 Mugil cephalus dissezionati, durante i mesi wi aprile e di mag- gio, l'ho rinvenuto una volta soltanto in numero di 7 individui, 5 maschi e 2 femmine, nonin commensalismo con altri parassiti. — Lunghezza del g' mm. 7-9, della 9 mm. 12-14. Larghezza » > 106681 » » 1.085. ° L'animale è biancastro, pellucido, ha il corpo allungato, cilindrico, assottigliato d’avanti indietro, con cuticola trasver- salmente striata. La proboscide è piccolissima (lunga mm. 0.834, larga mm. 0.250), claviforme, armata di tre serie ali d’un- cini di 6 ciascuno, in tutto 18. Gli uncini del rango superiore sono assai lunghi e robusti (lungh. mm. 0.131), disposti a corona attorno l’apice della proboscide; quelli di mezzo sono molto più lccoli, raggiungendo appena la lunghezza di millimetri 0,085, e quelli inferiori, più piccoli ancora, sono lunghi mm. 0.065. _ Il collo è subcilindrico, brevissimo, inerme. 5 estremità potente iu fommina è rotondeggiante ed 140 MARIO CONDORELLI FRANCAVIGLIA © Gli ovuli sono perfettamente ellittici, piccoli e trasparenti, — provveduti di capsula a triplice contorno, entro cui sta uno embrione pur esso ellittico. Essi misurano yu 36 di lunghezze u 15 di larghezza. Mi fermo a parlare un poco dell’apparecchio genitale mi schile, perchè dallo studio che ne ho fatto, mi risulta dive samente conformato da quello che finora si è creduto. Dujardin (1, pag. 536) accenna alla presenza di « trois testicules ovoides blanes suivis par un corps globuleux, blanc, opaque, d'où partent deux cordons dirigés en arrière à la base du pavillon copulatoire ». Stossich (3, pag. 8 dell'estratto), dice pure che « ì testicoli sono in numero di 3, grandi, ellittici e posti uno sopra l’altro; la borsa gina del maschio è , campaniforme e molto Allonfata ». Risulta invece dalle mie osservazioni, fatte sopra 5 individui maschi di EcA. agilis Rud., che l'ap parecchio genitale si comporta affatto diversamente. Compu- tata la lunghezza dell'animale a proboscide introflessa, l’appa recchio genitale maschile è è contenuto nei due quinti posteri del corpo. Il primo di questi è occupato esclusivamente di un grossissimo testicolo, avviluppato da una membranella a- nista spessa e trasparente; esso è di colorito bruno, di form: ovale molto allungata, e misura infatti mm. 1.84 di lunghezz: e mm. 0.6 di larghezza. A quest’unico testicolo, ch'è provve- duto di ampio e flessuoso canale deferente, seguono tre di- stinte ghiandole accessorie, disposte l’una dopo l’altra: la. prima quasi a contatto dell’apice posteriore del testicolo, la seconda alla distanza di u 267 dalla prima, e la terza all: distanza. di u 200 dalla seconda. Queste ghiandole accessori sono di forma ellittica, di colorito bianco-brunastro, di di-. mensione gradualmente decrescente dalla prima all'ultima. La più grossa misura u 334 nel diametro longitudinale e 250 nel trasversale. Il pene è cilindrico, breve e tozzo, arrotondato È all'estremità libera. La borsa copulatrice lunga (mm. 1.10) e stretta (mm. 0.3), presenta, più che la forma di campana quella d’un budello un poco dilatato indietro. x L’Ech. agilis Rud., adunque, è provveduto di una sola ul Na: ghiandola genitale maschile, e i tre testicoli, osservati da Dujardin e Stossich, non sono altro che le ghiandole accessorie. Sar Do » Do Diesine C. M. » resinG C. M. )IRUMMOND BIBLIOGRAFIA ConporeLLi M. — 83. Ricerche sui Vermi parassiti CrepLIN F. C. H. . Catalogue of the Entozoa in the British Museum collection; in: Proceed. Zool. Soc. London, 1853. — 1. in: Ann. of Nat. Hist., vol. XIII, 1844. — 1. Recherches sur l’organisation des vers; in: Ann. des sciene. nat., ser. III, vol. VII, VIE: SEXI eZ Paris; 1847 1848, 1849. — 1. Beitrag zur Naturgeschichte der Wurmer; in: Beschaft. d. Berlin. Gesellschaft Na- turforsch. Freunde, pag. 534-561, vol. IV. cb Arechi d- Hr-dNaturg512MAS9L. . — 1. Traité surles vers intestinaux de l'homme. — 2. 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FRANCESCO DE MARASSOVICH Il Mégnin (1) nel 1878 scopri su di un Gecko (Platydacty- lus muralis Dum. et Bibr. o Ascalobotes fascicularis Daud.) proveniente dall’Algeria un prostigmato. Egli ne istituì un genere che chiamò Geckobdia e che ca- ratterizza nella seguente maniera : I « Acariens aveugles: è rostre dont les palpes ont le pé- nultième article armé d’un crochet petit et mousse, dont les mandibules protractiles sont styliformes, terminées par une pe- tite pince dont le doigt externe est seul mobile et forme cro- chet, dont la lèvre est en forme de lancette mousse ». . <« Pattes formant un seul groupe de chaque còté du rostre ». « Stigmates respiratoires iu une paire de tubes al- longés et insérés a la base et en dessus du rostre ». È. Egli chiamò la specie da lui studiata Geckobia Latasti in «onore del noto erpetologo M. F. Lataste. Di questa specie egli ci dà ‘una descrizione non del tutto esatta nei particolari della femmina adulta, ed a questa egli | aggiunge quella del maschio; che però è completamente erro- | nea, avendo egli scambiata una giovine femmina con un ma- | schio. Le altre forme le considera, pure erroneamente, libere. Spetta al Berlese (2) il merito d’avere corretto questi due errori. Difatti questo autore, nel secondo fascicolo della sua grande e splendida opera sugli acari italiani, riproducendo le figure e le descrizioni del Mégnin, aggiunge quella della larva, che egli trovò pel DES, e più tardi, al fascicolo cinquantesimo (1) MbGenIN. Note sur un nuovel Acarien parassite. An. de la soc. ent. 1878. (2) BerLESE. Acari, Myriapoda et Scorpiones hucusque in Itala re- perta. Padova-Firenze, 1882-1893. Bollettino della Società Romana per gli Studî Zoologici. 10 e e di setole squamiformi, che vive sotto le squame del ventre [Srar 4 considerarsi che come una femmina più giovane. dA Nel 1886 il Canestrini (1) pose questo genere di prostigmati « nella famiglia degli Erythraeini. Più tardi il Berlese scoprì altre due specie di Geckobie, una delle quali molto depressa, più larga che lunga e fornita dello stesso ospite. Questa forma egli chiamò: Geckobdia loricata. ‘el L'altra più grande fornita di zampe molto lunghe, agile, che vive specialmente sotto all’ascella, egli chiamò : Geckobia. insignis. Mr Finalmente il Berlese, nei suoi ‘ Acari Agrari ” (2) caprini x l'opinione che queste tre specie non siano altro che forme dif ferenti d’una sola specie polimorfa. Riproduco qui ciò che egli dice intorno a tale argomento ; cd « Non è improbabile, ed io anzi sono disposto a credere per fermo, che le tre specie di Geckobia, finora conosciute, non siano che una e sola specie, ma con individui altamente amo- dificati per le necessità meccaniche dell'ambiente, mediante | le quali la forma a zampe brevissime, inette al cm ciieii globosa, può stare e sta infatti fra le dita del Platydactylus, continuamente infissa; altra con eguali zampe, più transversa assai e con peli rigidi e squamette disposte sul: corpo le quali, come i denti della radula degli Ixodes, impediscono al corpo | tutto di dare addietro, stanno piantate sullo stesso ospite fra le squame, del ventre, e per essere così transverse e più lar-. ghe assai che lunghe, non isporgono punto al di .fuori delle: squamette stesse e così sono sempre bene riparate (G. loricata); | mentre la più grossa forma con lunghi piedi ed agile e buona. corridrice (G. insignis) deve FREE) la forma Rea alla. Ì il Mégnin, che le larve delle Geckobia, siano libere e provve-. (1) CANESTRINI. Prospetto dell'A carofauna italiana. Padao 1886. (2) BerLEsE. Gli acari agrari. Portici, 1897, ‘ dano esse a diffondere la specie, mentre invece, come gli adulti, stanno continuamente infisse sull’ospite ». Considerando la grande importanza che un simile caso di polimorfismo della specie poteva avere, ho intrapreso uno studio molto accurato onde accertare se realmente esisteva. questo grado così spiccato di adattamento della specie all’am- biente. _ Fu in questa circostanza che scoprii alcune inesattezze nelle figure e nelle descrizioni date dal Megnin, e riprodotte dal Berlese per la specie G. Latasti. Per questo ho creduto ‘necessario di rifarne una descrizione completa. Anche sulle altre forme ho voluto far seguire brevi cenni | descrittivi, cercando di completarli in punti che il Berlese aveva lasciati incompleti. i Sull’Hemidactiylus verruculatus Cuv., ho scoperto un’altra specie di Geckobia, la quale avendo molta affinità colla G. 2o- ricata, mi ha reso buonissimi servizi per la soluzione del pro- blema propostomi, permettendomi di fare dei paralleli. Siccome non è difficile trovare delle» forme in stato di muta, ho potuto fare delle osservazioni sullo sviluppo di questi esseri, e sono state queste osservazioni, aggiunte ad alcune d’in- dole biologico, che mi hanno permesso di dare una risposta | soddisfacente intorno alla questione: questi esseri sono o no polimorfi? Dopo di ciò, passo alla descrizione delle singole specie. _GEKOBIA LATASTI - Mégnin. Le femmine adulte della Geckodia Latasti, come già ave- vano riconosciuto il Mégnin e il Berlese, vivono infisse fra le dita dell'ospite. ì Le larve si trovano sparse per tutto il corpo, così pure le ninfe ed i maschi, ma principalmente nell'orbita dell’occhio ‘e nell’orecchio esterno. Il numero degli individui di questa specie, che si possono trovare su di un singolo Gecko, varia molto; e i maschi sono | sempre molto più rari delle femmine. Mi Pelli i (gs dp zio iii A fi 5 È 3 d- x to. P- see , ae td Ci n st, Dt hi Di dv i FIRST PA ° Guva CEE È è x AA ‘ prg” o; +9 4 de PR AE i sa De si 4 è Sat EEE, A ce, POI ine x né i} pero ‘queste setoline come due fili esilissimi con all’apice una pic- 148 FRANCESCO DE MARASSOVICH Incomincio dalla descrizione della femmina adulip: che nel ha la forma più caratteristica. x Il corpo è quasi completamente sferico, e non di snella i forma particolare colla parte posteriore rientrante che descrive Ca il Mégnin. i; Termina sempre con due listerelle chitinose laterali alla vulva, la quale è breve e non lunga come la vuole il Mé- | gnin. a > Tutto il corpo dell’animale è coperto di setole molto più dense di quel che figura il Megnin. Queste setole poi sono ro- Sa buste, diritte e distintamente pennate. Nel loro complesso sono molto simili a quelle che si trovano nella parte posteriore del corpo della G. Zoricata, e dell’altra specie da me trovata sul- l’Hemidactylus verruculatus. Le zampe sono brevi, tutte riunite alla parte anteriore | del corpo, formando due gruppi ai lati del rostro. L’ultima è più lunga delle altre. i Esse sono fornite, su tutti gli articoli, di setole diritte ed esilissime, metre che sugli articoli primo e secondo del primo paio, primo del secondo e finalmente primo e secondo degli altri, sono fornite di una setola per articolo, molto più robusta delle altre. SAFA Queste setole sono lunghe circa quanto un articolo, sono rivolte all’ indietro e presentano uno dei margini nettamente seghettato. - Esse hanno una grande importanza, perchè fanno riscontro. a quelle più corte e più robuste che si trovano nella stessa posizione nella G. loricata. Nelle sue figure, il Mégnin non le aveva segnate affatto. x i E L'ultimo articolo dei piedi porta due setole ed un pa * di unghie robuste. du unghie alla lor volta POane ognuna due setoline. Anche qui devo notare una differenza da quanto ci dei 23 scrive il Berlese ed il Mégnin. Questi due autori ci presentano cola pallottolina. Invece queste setole sono semplicemente al- ; l’apice un poco ingrossate e leggermente bifide, così che hanno una forma come nella G, Zoricata, Ri SU UNA NUOVA SPECIE DÌ GECKOBIA, EC. | | Così pure si trovano agli epimeri delle setole del tutto ; corrispondenti a quelle dell’altra specie già nominata. «Nei palpi non ho trovato differenze dalle descrizioni del Berlese. ì Essi constano di quattro articoli, ma l’ultimo però è ri- dotto ad una piccola appendice tentacolare ed il penultimo porta un’unghia. Le mandibole però sono state male osservate dai due autori. Difatti noi non troviamo la pinza formata dai due denti, come la vorrebbe aver veduta il Mégnin. | Esse invece sono lunghe ed esili e terminano con una piastrina dentellata al suo lato esterno. Perciò anche la man- dibola troviamo uguale a quella della G. loricata. Come ho fatto notare in parecchi punti, colla osserva- zione più attenta, anzichè comparire delle nuove differenze fra _ le due specie di Geckobia Latasti e Geckobia loricata, sono an- date diminuendo anche quelle già esistenti e specialmente | sono scomparse quelle che ci potevano dare dei buoni criterî, | per distinguere queste forme negli stadi giovanili, dove ci vengono ad abbandonare i criterî dati dalla forma del corpo e dalla differenza delle setole che lo coprono. Per questo non ci deve recare meraviglia se non riusciamo a distinguere le larve e le ninfe delle due specie. Cosicchè la descrizione che ne faccio seguire potrà valere per tutte e due le specie. Le larve sono molto piccoline e quasi sferiche, non già allungate come le descrive il Berlese. Esse hanno le zampe in proporzione molto più lunghe di quelle delle forme adulte. Non occorre aggiungere che sono sempre esapode. Sono per tutto il corpo sparse di piccole setoline, però molto rade. ‘Le ninfe sono i. più grandi e ottopode; del resto sono perfettamente simili alle larve. Il maschio è grande solo quanto una larva. Esso è di ZA forma quasi sferica ed ha le zampe molto lunghe. Il pene è molto iungo ed esile: ha origine dalla parte ventrale del corpo . sulla linea mediana. Esce poi da una fessura dorsale all’esterno, i | sorpassando in lunghezza di poco il corpo dell’animale. I RA N tt fa FRANCESCO DE MARASSOVICH Importantissime sono due setole che i maschi hanno atei l'articolo basilare de’ palpi. SA Una di queste setole è una setola lunga ed ale e che "i termina in punta, rivolta in avanti. + ; L'altra è molto grossa ed è rivolta lateralmente ; termina: 3A poi con tre punte, immediatamente sotto alle quali si trovano altre due punte più piccole. Ho insistito alquanto su questa setola perchè, come. vel dremo, essa è l’unico criterio che ci permetta di distinguere di i maschi della G. Latasti da quelli della G. loricata. d, C Finalmente, un ultimo errore in cui è incorso il Mégnin, È ‘DOD è quello d'avere asserito essere questi animali privi d’occhi, 298 mentre che alla parte anteriore del corpo essi possiedono due E: occhi ben distinti. ZA sE GEKOBIA LORICATA - Berlese. “Se ZA SR dente. dare una descrizione dettagliata della specie di Geckobia da i o: me scoperta sul Memidactylus wverruculatus che ne è molto | Ceg affine. e Ta La G. loricata è assai più rara della specie precedente- e: mente descritta. Al massimo se ne potrà trovare dalle cinque 524 alle sei su di un Gecko. > Pa LS La femmina adulta sta infissa sotto alle squame, Ju ven- x ne: Di tre dell'ospite col rostro e la parte anteriore del corpo nasco- CS sti sotto alla squama, mentre la parte posteriore ne sporge ST fuori. È “ai Il corpo è molto più largo che lungo. Esso è coperto da Ne ‘tutta la parte ventrale con setole corte e squamiformi; mentre alla parte dorsale queste setole sono più rare. Inoltre, al mar- gine posteriore esso porta delle setole consimili a ui che ; abbiamo veduto nella G. Latasti. Le setole caratteristiche degli articoli dei piedi di questa specie si distinguono immediatamente da quelli dell’altra specie, perchè in questa esse sono corte, molto grosse e seghettate al loro margine anteriore, di maniera che esse vengono ad assu- mere completamente quell’aspetto squamiforme, caratteristico . delle setole che ne ricoprono il ventre. Devo notare però che ‘anteriore è meno robusta, e la sua forma s'avvicina di più a quella descritta nella G. Latasti. | Il maschio è perfettamente uguale a quello della G. /a- sti, salvo quella setola dei palpi, che, come ho detto, serve r darci un buon carattere distintivo. | Essa in questa specie termina con una sola punta rivolta all’indietro in forma di becco d’avvoltoio, con un’altra piccola ‘sporgenza circa al mezzo ed alcune piccole punte alla base. Per ulteriori particolari e per le figure riguardanti questa specie rimando al lavoro del Berlese. GECKOBIA HEMIDACTYLI (mihi). Per lungo tempo sull’Hemidactylus non avevo potuto tro- ‘vare nessun parassita, quantunque ne cercassi per la curiosità di vedere se le Geckobie caratteristiche del Geko si potevano | rinvenire anche su questo rettile tanto affine. Finalmente nel mese di marzo ne trovai una forma la quale mi colpì molto per la sua somiglianza colla G. loricata. | Più tardi, in giugno, ne ho potute trovare delle altre tanto adulte quanto giovani ed anche dei maschi. Anzi notai che questa forma si fece molto più frequente e certo molto di più della G. Zorzcata. Sull’Hemidactylus io non ho mai trovato altro. Perciò propongo di chiamare questa specie col nome di Geckobia he- midactyli. Ed ora passo a darne la descrizione. Incomincio al solito dalla femmina adulta. Il corpo dell’animale è circa una volta e mezza più largo | che lungo, e relativamente arrotondato ai lati. | Tl suo colore, a differenza delle altre Geckobie, è d'un . bel giallo aranciato, mentre le gambe sono perfettamente in- colori. Il corpo è, al lato ventrale, coperto totalmente da setole FRANCESCO DE MARASSOVICH squamiformi, analoghe a quelle della G. loricata, mentre questo Ms setole al lato dorsale sono molto più rare. ee Al margine posteriore il corpo è fornito di lunghe sei diritte e pennate. Oltre a questo, nel lato ventrale si trovano ì Esse portano anche in questo animale agli articoli primo Se th: s secondo del primo paio, primo del a e finalmente primo 1A fi. e secondo degli altri due, delle setole più robuste. E “Sa Queste setole però sono in questa forma lunghe e ‘degli Alle zampe segue il rostro, e poi tutti gli organi dell’ani- E male poco per volta diventano meno visibili, non trovandosi più È che una massa informe nel mezzo dell’antica spoglia. ‘ Dopo qualche tempo alla parte anteriore si vengono formare due piccole sporgenze, le quali si sdoppiano per dare x in seguito origine alle due paia di zampe anteriori. Masi LI | SU UNA NUOVA SPECIE DI GECKOBIA, ECC. Due simili sporgenze si formano contemporaneamente alla parte posteriore del corpo, per dare origine alle due paia di e zampe posteriori. Queste sporgenze si vengono a formare protette da una nembrana propria, il così detto apoderma. Più tardi, la massa che riempie queste sporgenze, si scosta dall’apoderma e si dispone in masse di una forma che si rav- yicina più o meno nettamente a quella di un elissoide. . Da queste masse poi si sviluppano gli articoli dei piedi; ntemporaneamente si vengono a formare gli articoli dei palpi e le altre parti del rostro. Finalmente, arrivato a questo punto, l’animale getta via ‘antica spoglia e l’apoderma. È difficile stabilire con precisione quanto tempo duri tutto il processo, perchè o si trovano gli animali già in uno stato bbastanza avanzato di muta, ed allora è possibile farli svi- uppare fino al e altrimenti, levati a pe- riscono. “Ma. a ‘un dipresso si può calcolare che tutto il processo ii poco più di una settimana. La ninfa, dopo essere cresciuta per alquanto tempo, su- bisce un processo analogo di muta e diviene femmina pubere. Come ho già detto, questi fenomeni di muta hanno luogo principalmente nell’orbita dell’occhio. . Così che le femmine pubere si vengono a sviluppare in questo posto oppure nell’orecchio esterno, e finalmente, ma in molto minore quantità, sotto all’ascella; ma mai sotto alle 5A del ventre. i Hi Queste Osservazioni le ho potute fare con sicurezza per hemidactyli ; per la G. loricata non Così abbiamo veduto lo sviluppo della femmina. Ma come Ci; le cose pel maschio ? Di il o? è Se più semplice perchè non ab- SAI Lo cioè, si un. direttamente dalla larva, enza passare per lo stadio di ninfa. FRANCESCO DE MARASSOVICH — La trasformazione avviene, come per la femmina, prinei- | palmente nell'orbita dell'occhio e nell'orecchio esterno dell’o- spite, dove, come già abbiamo visto, si trova la quantità 1 mag: giore dei maschi. Mt Ho potuto avere dei maschi in muta e farli sviluppare, — di tutte tre le specie di Geckobdie ; cioè ; G. Latasti, G. loricate È G. hemidactyli. e A sE spa Trovandosi i maschi rusipalaonio nelle sedi snocitate, fi era d’attendersi che qui avesse luogo anche la fecondazione ‘30 Difatti io ho potuto avere una coppia di (G. Latasti fe» copula. 4 Se essere staccati. dall’ospite per mezzo d’'aghi, anche se RE, ; i trovano in So sì separano. i sendo il loro corpo minore, le setole sono più ravvicinate. Dopo fecondata, la femmina abbandona il posto in cui avvenuta la fecondazione ed emigra alle sue sedi Sa dai ty. è Qui essa non subisce altre i solamente s’ n grossa alquanto; ingrossamento che è dato principalmente dal maturare, e per conseguenza dall’ingrossare delle uova. CONCLUSIONI. 0 così alla fine di queste osservazioni, | vediamo ori morfismo. SU UNA NUOVA SPECIE DI GECKOBIA, ECC. Come si è veduto, esiste una grande differenza tra la G. insignis e le altre tre specie. Questa differenza viene a spiccare ancor maggiormente, es- sendo diminuite le differenze esistenti fra le G. Latasti e la G. loricata. | Per questo sarà bene prima discutere questa specie. Come si è già veduto, il Berlese crede sia necessario di "considerare la G. insignis come una forma destinata alla diffu- sione della specie, data la poca capacità di muoversi delle al- tre due Geckobie. «Ora, questa necessità non esiste assolutamente per due mo- tivi: primo, non è vero che le altre forme di Geckobie siano inette alla locomozione; così la G. Zoricata per quanto abbia le zampe piccole, pure cammina con una velocità discreta. i Se anche la G. Latasti è alquanto più lenta nella sua forma di femmina adulta, non dobbiamo scordare però che il maschio e le forme giovanili sono altrettanto veloci lo la G. loricata. Ma vi è un punto ancora più importante. I Gecki hanno l’abitudine di vivere, almeno nella stagione È fredda, addossati gli uni sugli altri. Conde ci succedeva, dI 00 di non trovarne alcuno per un gran tratto di muro, e poi, gettando a terra un piccolo pezzo d’intonaco, trovarne da cinque a sei, sempre almeno due a due l’uno su l’altro. Tanto è vera questa loro abitudine, che anche in cattività, E quando lo ne aveva circa una trentina, era certo che tutti quanti si ammonticchiavano in un angolo della gabbia lascian- dola del rimanente perfettamente vuota. Ora mi pare che, date queste circostanze, ci possiamo be- nissimo spiegare la diffusione della specie, senza la necessità di ammettere una forma apposita perciò. | specie colle altre sono moltissime e grandissime, e che le ninfe e le larve hanno già anche loro tanti caratteri differenziali da permetterci di distinguerle di primo acchito da quelle delle altre specie. 7 | Perciò io credo che fin da ora si può assolutamente ne- are il polimorfismo fra questa e le altre specie. D'altronde abbiamo veduto che le differenze di questa FRANCESCO DE MARASSOVICH Vediamo ora quanto avviene del polimorfismo fra dad G. Latasti e la G. loricata. SARE Qui, a prima vista, ci potrebbe sembrare che, data la sco parevano caratteristiche per le due specie, e dato anche ch in conseguenza non si possono distinguere le ninfe e le larve. delle due specie, il polimorfismo non si possa che riteneni È confermato; e però ora vedremo non essere ciò così. *È Il Berlese, per ammettere il polimorfismo di queste due | specie, parte i concettto di un adattamento SL Aa nel di quale ognuna di queste specie vive. +2 Così che la (G. Zoricata, che va sotto le squame del ventre | del Gecko, è molto Teo e la G. /atasti, che invece vivi infissa fra le dita dell’ospite, diviene sishua e molto gres Ora, noi abbiamo veduto che la femmina pubere si svi- luppa dalla ninfa per tutte e due le specie nella cavità de l’occhio, ecce., ecc., avendo cioè la (G. loricata già la sua form lea e la G. Latasti la sua forma globosa. : i Dunque noi non possiamo più parlare d’un adattamento 7 Di: all'ambiente, dal momento che vediamo svilupparsi queste ; SA forme con tutti i loro caratteri prima d’arrivare all'ambiente. | Bic Mi si potrà obbiettare che io non ho trovato la ninfa della “di 0 G. loricata in via di muta, e coe perciò non potrei asserire I con sicurezza se questa specie si sviluppa con tutti i caratteri (E dell’adulta nello stesso posto della G. Latasti. © - Ro A. questa MORTO io posso rispondere con tutta ‘sicu cn aa i , Primo, perchè ho trovato una | femmina pubere. su un arto e non sotto lo squame del ventre. Secondo, perchè nella G. hemidactyli, che ha tanta analogia colla G. Voricata, e la 290] femmina adulta della quale vive pure sotto le squame del. A i ventre, si sviluppa pure così. Perchè, finalmente, non ho mai. © Dx x . x . ii NE pi trovato nè una ninfa, nè un maschio sotto al ventre, | d Il non aver trovato delle forme in muta, si deve perciò “ attribuire soltanto alla rarità di questa specie. 1 CE RADI 3 | Visto ‘così che non si può più parlare di adattamento — A É e: Hi. Be, 5 SU UNA NUOVA SPECIE DI GECKOBIA, ECC. all'ambiente, vediamo non ci siano delle circostanze le quali ci vengano direttamente a provare la non esistenza di questo polimorfismo. | Prima fra queste, è certo l’esistenza dei tre maschi diffe- renti, e realmente se si può supporre un adattamento all’am- biente per le femmine, non si capisce, perchè ci dovrebbero essere tre maschi differenti. ; È À questo punto devo aprire una piccola parentesi. Sic- | come potrebbe sembrare che io con questo mio ragiona- mento voglia negare l’influenza dell'ambiente in generale, di- chiaro che sono il primo a ritenere che queste due specie si siano sviluppate da una comune progenitrice, per un adatta- mento all'ambiente nel quale ognuna di loro vive; nè credo con ciò di cadere in contraddizione con quanto ho detto prima. Perchè se noi ammettiamo che queste forme si sviluppano in un ambiente comune, conservando per ereditarietà i carat- | teri acquisiti una volta, veniamo implicitamente a considerarle come specie a sè. Un'altra è data dalla G. Remidack yli. Questa specie ha di certo molta più affinità colla G. /oricata di quello che questa ne abbia colla G. /atasti, e si trova sola su di un ospite. Ora, presumendo che le due specie dell’Ascalobotes non | siano che una sola, è certo che come si trova questa specie, la quale differisce pochissimo dalla G. loricata, se ne dovrebbe trovare un’altra analoga alla G. Latasti. Anche volendo noi dichiarare polimorfe la G. Latasti e la G. loricata, si dovrebbe considerare come terza forma della stessa DE la G. hemiductyli, il che sarebbe realmente straordinario, dato che vive persino su di un altro ospite. @ Da tutto ciò, noi dobbiamo concludere che quelle specie | sono realmente da considerarsi come tante specie a sè e non come forme della stessa specie polimorfa. ._ Ma, considerando la G. Latasti e la G. loricata come due specie Dar distinte, ed aggiungendo a queste la G. Remidactyli, | otteniamo così un gruppo molto armonico, nel quale difficil- | mente sì può comprendere la GG. insignis e per la quale credo sia necessario formare un altro genere che, avuto riguardo alla sua maggiore agilità, propongo di chiamare Tachigeckolbia. definiti come segue : 1° Genere Geckobdia : Acari di forma tozza nelle femmi più larghi che Lunohi, coi maschi molto minori delle fommin quasi sferici. 2 i Colle zampe molto ravvicinate le une alle altre, rivelili tutte all’avanti. Portanti al penultimo articolo dei palpi un ‘un ghia relativamente piccola e debole. e Colle mandibole lunghe e stiliformi, terminate da u piastrina dentellata al suo lato esterno. Cogli stigmi respiratorî formanti due tubi ai s6; cdl alle base del rostro. mente : G. Latasti, Mégnin; G. loricata, Berles.; G. dii Marsi Ss 2° Genere Tachigeckobia : Acari di forma più lo) men i rettangolare tanto nelle femmine come nei maschi, Bobo, più Rea ius tpiecoli. i i Colle zampe Sl lunghe ed agili, divise n in 3 due gruppi formati ognuno di due paia, dei quali l'anteriore. rivolto in avanti ed il posteriore rivolto all'indietro, portanti # e: Colle mandibole lunghe terminate da una chela. È: Cogli stigmi respiratorî formanti due tubi, come nell’or x dine succitato. Sar ves : Con una sola specie finora conosciuta: Tachigeckobia i insi- + x gnis (Berlese) Marassovich. i Sd | Prima di finire, devo fare una piccola nota. Assieme a PS questo mio studio a morfologia esterna, ne avevo fatto un ee Ro sulla anatomia di questi animali, irisultati del quale mi riservo CO di comunicarli quando avrò potuto completarli, il che sper ip sarà fra breve. Qui solo voglio accennare ai risultati pr mi sa cipali. # ra ur $ SU UNA NUUVA SPECIE DI GECKOBIA, ECC. Il sistema digerente di questi esseri è costrutto sul tipo generale dei prostigmati. . Per la faringe e l’esofogo esilissimi si passa all’intestino edio. Questo è un grande sacco cieco, che riempie quasi tutta la cavità dell'addome. Troviamo, inoltre un intestino rettore semplice. Le glandole salivari sono numerose alla parte anteriore dell'intestino. | . Il ganglio non presenta niente di straordinario. | Interessante invece è la forma dell’ovidotto, il quale per la ua forma bifida anteriormente viene quasi a segnare un pas- | saggio da quello circolare dei Trombidium a quello semplice . delle Bdelle. Troviamo pure una spermateca analoga a quella delle Bdelle. Gli organi genitali maschili sono semplicissimi. Essi constano di un testicolo impari diviso in due lobi, di una glandola mucipara e del dotto deferente. Del pene ho già detto a sufficienza. Il sistema respiratorio consta di due fasci di tracheo che si diramano in tutte le direzioni. Spiegazione della Tavola . — Femmina adulta di G. Latasti. — Setola caratt. dei palpi del maschio di G. Latasti. dara id. G. loricata. Larva di G. hemidactyli. Maschio di id. Rostro id. Setola»caratt. dei palpi del maschio di G. nomidactyli. Femmina adulta di G. hemidactyli. Dott. Francesco de Marassovich — Su una nuova specie di GeXkcobia e sui caratteri, ecc. Bollett. Soc. Rom. Stud. Zoolog., Vol. VII,"Fasc. III, IV, V e VI, 1898. x Nora PRIMA. ni Je Di una nuova specie di Microporella. (Microporella plana Nev.) mimo immer i Zoeci pianeggianti subromboidali o subesagonali, con y | orificio semicircolare a margine prossimale rettilineo, e mar- gine distale semicir- colare, alquanto de-. presso, gli angoli late- | rali sono acuti. Il pe- £ | ristoma a formadi cor- — doncino piatto si con- | tinua eguale ed inin- è . »—terrotto attorno ai zoe- | cieagli ovicellari. La frontale presenta nel mezzo la fenestrula per- _ fettamente circolare, ‘piccola, con leggero | rilievo marginale; dei | pori origelliani picco- lissimi sono posti in una serie tutto all’ingiro, poco discosti | dalcordoncino perimetrale, e presso a poco equidistanti fra loro; alcuni altri, molto radi, ed anche più piccoli dei primi, sono | sparsi per la rimanente parte della frontale. Gli ovicellari sono | grandi, subcircolari, essi pure circondati dal cordoncino piatto | che èin continuazione con quello che limita i zoeci, e si unisce | con questo circa a livello del margine inferiore del peristoma ; Fig. 1 — Microporella plana Nev. ANTONIO NEVIANI la frontale dell’ovicellario è pianeggiante, percorsa longitu- dinalmente da una finissima solcatura, e qua e là è leg- germente punteggiata, Mancano vibracellari ed ovicellari. | Dimensioni : Lunghezza dei zoeci . . i Larghezza. » » » » » o di Lunghezza degli ovicellari (1) media di 3 misure: » 0,350 Larghezza — » ID » » » do i a zoostere, ecc., For mari di Livorno, a piccola pronti I zoeci. + ciascuna colonia si mostrano irraggianti da uno 0 centro, ove esiste l’ancestrula, che però non sono riuscito di iste stinguere in tutti i suoi particolari, in nessuna delle colonie. Me. esaminate; però si vede essere essa subcircolare a REA rilevato Cn) Non conosco del Mediterraneo alfa forma di Micron LAS . oltre le cinque segnate nel Prodromus del Carus (M. Malusi, ne CE ciliata, impressa, violacea, appendiculata); quindi la forma ora. CS descritta è in ogni do nuova per il Mediterraneo. Ho pa- DR rimenti esaminato attentamente ad una ad una tutte le 38. specie e var. notate nel catalogo della Jelly, e non vi ho trovato alcun riscontro; mi ritengo quindi autorizzato a con siderare come ioni nuova la specie descritta. E i | dele Ancestrule della Microporella Malusii Aud. sp. E noto come nella maggior parte dei briozoi cheilostonati DL: il primo zoecio, formato direttamente dalla larva che si fissa, "I abbia forma diversa dai zoeci successivi originati per gem- . } do mazione; questo primo zoecio venne chiamato ancestrala da È. Jullien. | ai # (1) Misura presa comprendendo il cordoncino superiore all’ovicel-. lario, ed escludendo quello sopraperistomale. APPUNTI SUI BRIOZOI DEL MEDITERRANEO 165 Ritengo che lo studio della forma delle ancestrule porterà buoni risultati per le classificazioni, e cio& per la ricerca dei rapporti filogenetici delle diverse specie; giacchè si è ripetu- tamente osservato che l’an- cestrula, in generale, ha la forma di briozoi di organiz- zazione inferiore; e si è pure constatato che l’ancestrula può avere diverse forme. Ma gli studi in proposito sono scarsissimi; non conosco la- vori speciali sull’argomento, e solamente qua e là trovo | qualche piccolo accenno (1); | stimo quindi opportuno pre- sentare agli studiosi questo Fig. 2 — Microporella Malusii Aud. mio qualsiasi contributo, descrivendo tre forme ancestrali che mi è stato dato osservare in colonie viventi della comunissima Microporella Malusii Aud. sp. A. riscontro colle ancestrule figuro alcuni zoeci, tratti da una colonia aderente ad una foglia di Posidonia Caulini della riviera di Alassio (fig. 2). 1° — Ancestrula osservata nel centro di una colonia incro- stante un'alga dei mari di Livorno (fig. 3). . Anello ovoide alquanto rilevato sul fondo, con apertura ellittica; il margine, non molto largo, è provvisto di 10 spine cilindriche, tronche, articolate. Ho avuto occasione di esaminare numerose colonie viventi e fossili della Microporella Malusti, nelle quali era conservata la parte centrale; in questa spesso ho veduto l’ancestrula sopra descritta, ma altrettanto di frequente questa mancava del tutto. Questo fatto, a mio avviso, può dipendere da due cause. L’ancestrula si è realmente formata simile a quella pre- cedentemente descritta, ma essendo di debole costituzione, . (1) Solamente lo SMitT P. A., che mi sappia, ne ha trattato diret- tamente in una comunicazione al Congresso zoologico di Leida: La fi- liation des animaux (0. R. pag. 235), parlando di primi individui delle colonie di alcune Eschare, che riporta al gen. Tata di V. Beneden. Ma anche in questa comunicazione l'argomento non è affatto approfondito. 124 gt pr pece ANTONIO NEVIANI —— relativamente ai zoeci successivi, morto l’animale, sl è di strutta la e calcarea, ed il posto è stato i lasciato dall’ancestrula. L'altra ipotesi è che non vi sia L vera. ancestrula, nel senso che il primo zoecio formato poteva avere Adda la forma di quelli successivi prodotti per gemmazione. si: REA EE ih PESARE , x x E Mi. Fig. 3,405. — Ancestrula della Microporella Malusii Aud. Do i 2* — Gruppetto di due zueci (fig. 4) simetricamente di- | aa sposti lungo un asse rettilineo ; il zoecio superiore è più piccolo, po: i ovoide rigonfio, con margine superiore rotondeggiante, inferior- fe mente tronco per addossamento al secondo zoecio; l’ orificio posto pe: : molto in alto, presso il margine distale, è subrotondo, circon- _ —’0’dato,nella sua parte superiore, da una sorta di colletto al- per mic quanto rilevato, dal quale partono cinque brevi denti, cilin- "LM ‘ drici, tronchi, perforati, certamente basi di spine orali che vr. mancano nell’esemplare; tutto all’intorno, compresa la por- or zione ad immediato contatto con lorificio, la frontale è per- corsa da una sola serie di 12 origelli ad apertura lineare. Il zoecio inferiore è più grande, rigonfio come il primo, rotondeggiante, tronco superiormente per il contatto del zoecio sopradescritto; questa frontale manca di origelli, ha l’apertura i _ . subrotonda, ma con margine prossimale tronco, alquanto con- | a cavo in alto; esso si affonda un poco nella frontale ed è cir- condato nella parte più rilevata da 8 tubercoli, cilindrici, cavi, x essi pure destinati all’inserzione di spine orali. Ambedue le fron- > ri n 5 È tali poi sono bianche, opache a superficie lievemente granulare. È — Esaminata attentamente la posizione reciproca dei due. a zoeci, mi sono persuaso che il primo a formarsi è stato ln P feriore, ‘ultimo descritto, cosicchè questo è l’ancestrula. è ‘| Ù ° Let att » Ro PETIT APPUNTI SUI BRIOZOI DEL MEDITERRANEO © 167 Ora, se confrontiamo attentamente questa seconda forma _ di ancestrula con quella descritta precedentemente, la potremo | considerare come una forma più avanzata e quasi intermedia con quella dei zoeci normali; difatti la frontale è più svilup- pata e l'apertura è più piccola; questa da ellittica si fa sub- rotonda; i tubercoli sono alquanto più distanti dall’orificio; il loro numero parmi inutile considerare, per la variabilità os- servata nelle ancestrule della prima forma. «| _‘’—’3* — Gruppetto di 4 zoeci (fig. 5) dei quali i due laterali | ripetono la figura ben nota dei zoeci adulti della Microporella Malusi; quello mediano superiore è un frammento di altro zoecio simile ai precedenti, o una parte di zoecio che non si è ancora formato del tutto; rimane il zoecio mediano inferiore che evidentemente ha originato gli altri tre; quindi rappre- senta l’ancestrula. Questa è subtrigona a margini ed angoli rotondeggianti: ristretta nella parte distale, quasi compressa fra i nuovi zoeci, allargata nella parte prossimale, libera. L’orificio ripete la forma di molti, propri delle Schizoporellae, Hippothoae, ed al- tri briozoi schizognati; la frontale, priva di origelli, presenta un’ area mediana, piana , ellittica-allungata, percorsa longitu- dinalmente nel.mezzo da uno stretto solco assottigliato agli estremi. Questa ancestrula si allontana grandemente dal tipo delle due precedenti; essa, per la forma speciale del suo orificio, dimostrerebbe una stretta parentela fra le Microporelle ed altri briozoi schizognati, come le due precedenti forme le ravvici- nerebbero alle Membraniporae. I tre esemplari presi in esame e qui figurati provengono tutti dai mari di Livorno. III. Di un briozoo (?) problematico. È uno strano organismo coloniale (fig. 6), che con molto dubbio riferisco ad un briozoario. Esso è aderente ad un fram- mento di Posidonia Caulini raccolto sul littorale di Alassio. ANTONIO NEVIANIO È già qualche anno che ho disegnato e descritto questo organismo, e lasciato nelle mie collezioni con la determinazione sospesa, nella speranza che un momento o l’altro mi si presen- tasse l'occasione di decifrarlo. CR. Riescite vane le mie ricerche, | mi decido ora di pubblicarne il di- segno e la descrizione, confidando che qualcuno abbia nei propri studi | riscontrato alcun che di simile, e sappia dirmi di che si tratta. Con gratitudine accetterò quelle infor- Sg e fecero o mazioni che mi saranno dirette. La colonia ba figura di una stella a sei braccia; ciascun. braccio corrisponderebbe ad un zoecio; queste hanno superficie. i irregolarmente striate per trasverso, con aspetto vermiforme; la lunghezza rispettiva è varia; il braccio più lungo è ripie- gato di lato nel suo terzo estremo, gli altri sono quasi retti- — linei. Convergono essi al centro della colonia, sollevandosi al- \e quanto, come si può vedere nella figura eseguita di profilo, e formano al centro una sorta di umbone che apparisce giallo- ruggine, staccandosi dal rimanenta che è bianco-vitreo. Questa GR parte centrale, rilevata, è forse una sorta di ancestrula, -che ab- bia dato origine alle sei braccia? Osservando con maggiore. ingrandimento Go- 80 diam.), presso l’umbone, si vede sul braccio più lungo una macchia semicircolare, col margine rettilineo rivolto. verso la periferia | della colonia. 536 Da È questa macchia che mi ha fatto sospettare si tratti di un briozoo, giacchè ha tutte le apparenze di un orificio chiuso dal suo opercolo; nelle altre braccia non si nota. alcun che di distinto. - Essendo questo il solo i trovato in una quantità | non indifferente di materiale esaminato in questi anni, non ho potuto rilevare altre particolarità con sezioni opportune. Roma - R. Liceo E. Q. Visconti - Agosto 1898, ANTONIO NEVIANI. SUI CEFALOPODI posseduti dal MUSEO ZOOLOGICO della Regia Università di Roma Sunto di notizie comunicate dal Dott. GIUSEPPE PECORI alla Società Romana per gli Studi Zoologici Il Prof. L. Joubins dell’ Istituto Zoologico della Univer- sità di Rennes, ed il Dr. Georg Pfeffer, Custos fir Zoologie nel Naturhistorisches Museum di Amburgo, si sono rivolti non è molto tempo al direttore del nostro Museo di Zoologia per avere delle notizie sui’ Cefalopodi posseduti da questo, prepa- rando il primo un atlante della ripartizione zoogeografica dei Ce- falopodi, e il secondo una monografia completa di Cefalopodi egopoidi. È Queste due domande, venute dall’estero, diedero occasione a uno studio di revisione degli esemplari di questa classe da noi posseduti, ed il Prof. Carruccio incaricò me di riferire in proposito brevemente. Possediamo due collezioni di Cefalopodi, una in via di formazione, con individui appartenenti alle acque della nostra Provincia ; l’altra di individui provenienti da diverse parti. Seguiamo la divisione più adottata, quella in 2 ordini; cioè dei Tetrabranchiata e dei Dibranchiata. 1. Ord. Tetrabranchiata. — Possediamo di questi 15 conchiglie appartenenti al genere Nautilus L., provenienti in maggior parte da Ceylan. Di esse 6 son piccole, le altre 9 di notevole grandezza, e di queste ultime 1 è magnifica per il disegno esterno eseguitovi. La più grande presenta queste | misure: Diam. longitud. mass. 0,21; minimo 0,17; traverso 10. Il gen. Nautilo è il solo dell'ordine sopravvissuto sino al- l’epoca presente con due specie: pompilius e umbilicatus ; gli altri generi sono fossili. Dell’ umbilicatus possediamo 2 con- chiglie di discreta grandezza, nelle quali è ben visibile ester- so) È sar ARPA o fondo umbelico. Conchiglia discoide, multicolore, divisa cioè nec g in lo; ge o camere da una serie di setti, riunite da un tubo ep, o sifone centrale o subcentrale. L’ ultima camera è quella che occupa l’animale. Conchiglia a cono, avvolto su se stesso, liscia alla superficie, mentre è incassata in diverse delle forme. fossili. Van der Hoeven (Annales of Natural alora vol. XIX, 1857), dice che la conchiglia dei Nautili g° è più slargata, più arrotondata all’apertura e a bordo più sinuoso; quella delle P_ è compresa lateralmente; ed a me pare che dia giusto, Lis nimale col riempiere o vuotar d’aria le loggie della sua con- chiglia, riesce ora ad affondarsi, ora a venire a galla con O rapidità. Distribuzione : Mare della Cina, Oceano Indiano, Gioi Oceano. II Ord. Dibranchiata. Sub. ord. Octopoda. I Fam. Argonautidae. (1 in cattivo stato) ai a diverse specie del genere. Si cioò : ss 1. A.argo L. 5 di provenienza dall'India e 9 di prove- nienza dal Mediterraneo. 2. A. tuberculata Lmk. 7 Bios: India. (Ocyihie tubercu- | lata Rafin). dA: dg Dillw. 2 prov. Isole Pilippino. 4. A. mitida Dillw. 4 prov. isole Molucche. 5. A. Gruneri Dunk. 2 prov. Pacifico (Isole Mosche Le conchiglie, proprie soltanto delle femmine di questo genere, sono spirali, uniloculari, increspate, ovvero munite dil A tubercoli, assai sottili, biancastre, appiattiteda ambo i lati, bica- — renate alla periferia. Queste conchiglie, protette nell’animale | fresco da una membrana che si continua ne’ bracci del 1° paio. dilatati, constano di 3 strati, il medio dei quali è fibroso, granu- — loso in sezione trasversale, mentre l’esterno e l’ nen sono — eguali, formati di prismi a pareti striate. L’Arg. argo trovasi in più parti del nostro Mediterraneo, di da » hi | SUI CEFALOPODI DEL MUSEO ZOOLOG. DELLA R. UNIV. DI ROMA 171 Lo Jatta, citando Lo Bianco, scrive (1) che la 9 è rara ed accidentale nel golfo di Napoli; si pesca più frequente- mente ad Ischia, ove qualche volta giunge in frotte numerose. Riguardo al g° listesso Jatta (pag. 197) scrive che è stato pescato, per quanto è a sua conoscenza, una sola volta nel golfo di Napoli; da Messina, ove pare sia meno raro, ne ri- cevette parecchi esemplari. La bella e leggerissima conchiglia della dell’Argonauta le serve, più che per altro, quasi come una specie di nido nel quale possono svilupparsi ed essere trasportati i suoi pic- coli; e quindi non a torto taluno la paragonò ad una piccola culla fluttuante. 2. Fam. Octopodidae. 1. Gen. Octopus Lamarck. Corpo breve e arrotondato posteriormente, raramente co- nico, piccolo relativamente alla lunghezza delle braccia, borsi- forme, testa grossa arrotondita. Otto braccia quasi uguali tra loro, simmetriche, unite alla loro base da una corta membrana interbrachiale; ventose sessili su due file. 1. Octopus vulgaris Lamarck. Parecchi esemplari gio- vani e adulti provengono da Civitavecchia. Comunissimo nelle nostre acque in tutte le stagioni, ma spe- cialmente in estate, in mezzo agli scogli, a profondità in ge- nerale assai limitata. Carne buona e ricercata negli individui giovani o piccoli; dura nei grossi. Può avere anche 25 kg. di peso. Nome vol- gare Polpo. Gli autori ricordano esemplari di dimensioni con- siderevoli e di un peso superiore anche ai 20 chilogrammi, come pure descrissero varietà parecchie, che talvolta vennero considerate come specie a sè. _ 2. Octopus Salutii Verany. — Provenienza Civitavecchia, Dimensioni lungh. totale 0,58 — lunghezza del sacco 0,06 i lunghezza della testa 0,04 — lunghezza delle braccia: 1° p. 40; 2°, 32; 3°, 49; 4°, 0,30. — Poco comune. Devo osservare che qualora il vero Salutii, secondo Jatta, non oltrepassi i (1) V. Fauna und Flora des Golfes von Neapel, etc., 23 Monogr. I Ce- folopodi (sistematica) di Gius. Jatta. Berlin, 1896, pag. 195. Pia o] du n SAM, PEA ea La fa ca i SS AI VRTSL RI n _ "A La Pe I] Mi. LRLRI » rS M i Pa + ha 3 e i i REIT OL E SISSI, 3 » x VA dt È (RE | E MAE S Ro 172 GIUSEPPE PECORI cn 20 cent. di lungh. totale, con braodia non più lunghe di aa centim. (cioè il 3° paio), quello da me studiato dev'essere du esemplare delle massime dimensioni. 3. Octopus tetracirrus Delle Chiajo. — Esaminai Ag è piuttosto rara, pregiata sul mercato per la poca consistenza della sua carne. Vive sopra i fondi coralligeni e qualche | volta si trova anche sopra i fondi fangosi alla profondità di 50 a 100 metri. Lo stesso autore assicura che non si cono- scono i piccoli e le uova di questa specie, nè per quante ricerche si siano fatte, sono stati trovati nel golfo (pag. 234). 4. Octopus macropus Risso. — Un esemplare grande prov. Taranto. Lunghezza totale 1,20, larghezza del corpo 0,14, MISI della testa 0,08; larghezza dla testa 0,05. Nr Braccia 1° paio 0,98; 2’, 0,85; 8°, 0,79; 4°, 0,65. — Lissa SAR semplare più grosso visto dallo Jatta (5. 221) sol maggio 19508 PORGE aveva 1 m. 50 di lungh. totale, e pesava kil. 1,600. Collezione romana 2 esemplari piccoli — prov.. Civita: vecchia, frequente, vive tra gli scogli profondi; carne dei vecchi ca Suplog coriacea, e quindi poco stimata. Nome volg. Pol: pessa. — Secondo lo Jatta si pesca spesso, ma non in grande — quantità. Non si conoscono le uova, che forse sono deposte fra gli scogli e le cavità sottomarine (p. 220). Sono notevoli le belle tinte che colorano le braccia lunghe, macchiettate di bianco, di questa specie. 5. Octopus Cocco Ver. (Scaeurgus unicirrus nubi Ohiaje): Un esemplare; prov. Civitavecchia. . Dimensioni : lunghezza totale 0,33; lunghezza del carpo 0,04; si larghezza del corpo 0,035; Lusina della testa 00,2. Braccia: 1° paio, 024; 2, 10,27.5:89,,0,22 0477 02001 Non comune nelle acque marine della prov. romana: del | resto, anche nel golfo di Napoli questa specie (ved. Jatta, | CA p. 237) è abbastanza rara e vive coll’Zledone Aldrovandi, col quale è confusa dai pescatori. — Non sono stati dd 145 i piccoli-e le uova. . fi 6. Octopus catenulatus Fer. (Ocythoe iubercatlo Rafin). Sé dns SI Pio SUI CEFALOPODI DEL MUSEO ZOOLOG. DELLA R. UNIV, Di ROMA 173 Un esemplare piccolo — prov. Mediter. — Coll. Rom. Altro bell’esemplare, grandezza media — prov. di Civitavecchia. Cefolopodo eminentemente pelagico, trovasi nel golfo di Napoli durante l’inverno e la primavera, ma di rado (Jatta p. 201). Carne coriacea, dispregiata; perciò non frequente sui mercati — Sardegna: Polpo Seppia. La £ spesso assai più grossa del g, il quale pescasi più raramente della prima. 2. Gen. Eledone Leach. Ventose ovunque in una sola serie. — Altri caratteri come negli Octopus. 1. Eledone Aldrovandi Rafin. — Tre esemplari piccoli; prov. di Civitavecchia; frequente nei fondi melmosi di 109 e 200 metri. — Nome volgare. Moscardino rosso, Polpo asinesco — Polpo di scoglio. 2. Eledone moschata Lamk. 20 esemplari; provenienza in maggior parte da Civitavecchia. — Il più grande ha que- ste dimensioni: Lungh. totale 0,47; lungh. corpo 0,09; lar- ghezza del corpo 0,07; larghezza della testa 0,05; braccio — medio 0,36. — Uova Grandi, allungate, cilindriche, arroton- date all’estrem. libera, attaccata per mezzo di un picciuolo delicato (Jatta, pag. 242). Frequente nei fondi sabbiosi e melmosi; raro in mezzo agli scogli. Vive a profondità minori che il precedente. — Carne preferita spesso a quella dello E. Aldrovandi, nonostante il suo odore, ma meno stimata che quella del Polpo 9. Nome volg. Polpo muscato — Moscar- dino — Noscarino. La Eledone Aldovrandi nel golfo di Napoli è comune, ma meno abbondante dell'E. moschata (Jatta, p. 247). 3. Fam. Philonexidae (D'Orbigny). 1. Gen. Tremoctopus. Corpo breve, arrotondato, senza natatoie; braccia ineguali, le quattro superiori riunite da una membrana più grande che quella esistente tra le altre braccia. Un esemplare, che parmi sia un $, è quasi sprovvisto di membrana interbrachiale, mentre è più sviluppata nelle brac- cia della <%. Il 3° braccio a destra formante l’ectocotile è più lungo e grosso. Tremoctopus violaceus D. Ch. 2 esemplari del Mediterra- neo, dei quali il più grosso ha queste dimensioni : RL PRA LE Lo È At RA uti A Ì 174 GIUSEPPE PECORI s 203 VE Lunghezza totale 0,67; lunghezza del corpo 0,24; larghezza della testa 0,05; lunghezza delle braccia misurata dalla bocca: 1° 0,32; 2° 0,43; 3° 0,26; 4° 0,30; e l’altro esemplare ha una lunghezza totale di 0,50, lunghezza del corpo 0,15, larghezza della testa 0,04, braccia 1° 0,35, 2° 0,38, 3° 0,24, 4° 0,28. Si trova in tutte le stagioni, ma non frequentemente ; si avvicina alle spiaggie »: Lo Jatta scrive che questa specie è rarissima; vive Siro tr; gica ed entra accidentalmente nel golfo di Napoli (pag. 207). Le uova non sono conosciute (id., pag. 208). (a se ni # Sub. ord. Decapoda. 1. Fam. Loliginidae. 1. Gen. Loligo. Lamk. avec figures. Dr. marq. G. Lepri — Mémoires ornithologiques - Vol. I, pag. 58, 166; Vol. III, pag. 172; Vol. V. pag. 49. 180 ANTOINE CARRUCCIO On sait que la Zoologie est une des sciences naturelles. les plus fécondes, mais il serait è désirer une division plus lo- — gique du travail. C'est pourquoi il est nécessaire de stimuler | le zèle des collaborateurs, encore, en plusieurs pays, peu nom- breux ou peu pérsevérants. Il avait très bien jugé M. le Prof. Huxley en disant : « ...... ceux qui n’ont jamais es- sayé d’observer longuement et exactement, sont surpris des difficultés qu'ils éprouveront è le faire ». Il faudrait encore, pour se mettre à l’unisson du progrès des intelligences et des idées accompli de nos jours, s'inspirer à des sentiments de concorde, de tolérance et de respect en- vers tous ceux qui ont travaillé et travaillent honnétement | pour le progrès de la science zoologique, la partie méthodique comprise (Assentiment général). Telle a été, Messieurs, ma manière de voir è Rome depuis i que j’y ai pris la direction de l’Ecole et de l’Institut de Zoo- logie, et telle le sera toujours. J'ai eu continuellement pré- sent à la mémoire le conseil de M. le Prof. Hipp. Milne Edwards: « ...... à mesure que la science s’enrichit de nou- veaux matériaux, le zoologiste doit s'appliquer è en coordonner les éléments ...... ». Est-ce que vous ne connaissez aucun biologiste, ou quelque Institut biologique, où les matériaux abondent, mais où il fait defaut non seulement la coordina- tion, mais absolument l’ordre? Il y a moins de quinze ans, le Musée Zoologique de Rome ne se trouvait pas en condition de répondre à aucun questionnaire scientifique sur les verté- Dr. marq. G.Lepri — Mémoire elminthologique - Vol. VII, p.52, avec figures. Dr. F. Manzone — Note sur les Himenoptères - Vol. II, pag. 19. Prof. R. Melî — Note Paléonthologique sur un Gyps - Vol. I, pag. 60. » » — Mémoires Malacologiques - Vol. II, pag. 242; Vol. VII, pag. 70. Prof. A. Neviani — Mémoires sur les Briozoaires fossiles - De VI, page 65, avec figures. Dr. D. Positano — Notes Herpéthologiques — Vol. I, pag. 89, 154, avec 1 figure. Dr. F. Silvestri — Etudes sur les Myriapodes - Vol. III, pag. 39, 42, 191. Prof. D: Vinciguerra — Notes Icthiologiques - Vol. II, pag. 5, 212, 223. > > SdWVok.Vi paghi, Pera glo Ja DI CONGRÉS INTERNATIONAL DE ZOOLOGIE À CAMBRIDGE AS brés et invertébrés de l’entière région, qui a une grande ex- tension et offre des conditions géologiques et climatiques tel- lement variées, que dans cette province on y trouve repré- sentées en très grande partie la flore et la faune de toute la péninsule italienne. La faune locale était donc è mon arrivée à Rome un sujet d’étude qui s'imposait; c’était une mine jusqu’alors très peu exploitée. La collection zoologique romaine est donc tout à fait récente ; et je crois bon de fournir, en cette occasion sì favo- rable, des indications sur la totalitéè des espèces qu'elle contient, et que j'ai pu ressembler et ranger dans les galeries du Musée. En vous disant que j'ai contribué de toutes mes forces à le réussite de cette collection, j'ai le devoir de rappeler avec reconnaissance le concours de plusieurs de mes élèves et amis | qui ont donné plusieurs exemplaires intéressants, et quelque- fois ont fait des dons précieux. Je dois citer à titre d'’honneur 3 les marquis Doct. Patrizi et Lepri, qui ont généreusement légué leur riche récolte ornithologique privée contenante di- verses espècos tròs rares. : Ici, et pour la vérité historique, je dois rappeler trois na- turalistes romains: Le Docteur Hyppolite Salviani, auteur d’un ouvrage intitulé Aquatilium animalium Historia. Cet cu- vrage a été jugé très favorablement dans l’Histoire naturelle des poîssons, publiée par Cuvier et Valenciennes. Ces illustres écrivains en comparant les planches de l’ouvrage de Bélon avec celles du médecin romain, s’expriment ainsi: «.... les figures de Salviani sont mbins nombreuses, mais beaucoup plus belles et gravées en taille-douce, et sur une assez grande échelle : il en est plusieurs qui n'ont pas été surpassées dans les ou- vrages plus recants » (1). Très remarquable est l’ouvrage du Prince Charles Lucien Bonaparte: Iconografia della fauna italica, avec des planches d’une véritable valeur artistique. Le professeur Louis Metaxà publia en l’an 1823 un petit ouvrage intitulé: Monografia dei serpenti di Roma e suot con- (1) Cuvier et Valenciennes. Livre 1° Tableau historique de l’Ichtiologie depuis son origine jusqu'à nos jours. Paris, 1828. 182 i ANTOINE CARRUCCIO torni; mais cette monographie n'a pas l’importance des deux | a ouvrages précédents (1). si 2a Je dirai un seul mot sur une des notes du prof. V. Diorio, intitulée: Rarità zoologica, ossia Houbara venuta nel territo- SA rio romano sullo spirare dell’anno 1859: Relazione per la cor- rispondenza scientifica di Roma (2). i: “SE Ces naturalistes ont recueilli des faits et publié des des criptions méme très soignées, surtout celles. de Bonaparte, si iù sans se proposer le but de fonder à Rome une collection pu-. a blique régionale, aussi riche que possible, sinon complete, sur. les cinq classes des Vertébrés. i So Hol Le très intéressant ouvrage du Prince Bonaparte contient | 35 de nombreuses lacunes sur presque tous les ordres des Verté- | brés, surtout pour les oiseaux; lacunes que j'ai cherché de. E Re SE via combler avec de patientes recherches dans plusieurs endroits de la province de Rome, et avec des acquisitions importantes, et. des dons généreux dont j'ai parlé. Pour vous citer un fait, je x vous dirai que Bonaparte a décrit des espèces qui ne sont La plus admissibles aujourd’hui, et souvent pour les bonnesespè- ces il omet d’indiquer exactement leur provenance. C'est, pour- RI quoi dans ma publication de 1888 (3) j'ai pu annoncer pour (TA la première fois avec précision plusieurs espèces romaines, et d’autres espèces et variétés ont été annoncées par mes assis- tants et collègues de la Société Zoologique. REI “ PO Messieurs et honorés collègues, je crains d’avoir exprit 1 de l’entier catalogue des sl: des Vertébrés romains, jed encore vous prier de vouloir bien agréer mes plus vifs rem ciments pour l’attention et l’accueil bienveillant dont N m’avez honoré (Applaudissements). Catalogue méthodique des Vertébrés Romains I. Classis Mammalia (1). Ordo 1. CrraAcrA (2). Subord, Cetacea carnivora. jim. 1° Delphinidae. = si Gen. 1 Delphinus — 1. D. tursio Fabr. — 2. n delphis L.* Ordo 2. PACHYDERMATA. Ordo 3. RUMINANTIA. Fam. 1° Cervidae. "Gen 1° CervusL.— 4. 0. elaphus + L. — 5.0. capreolus L. — 56 C:-dama Ls+ F: m. 2° Cavicornia. Gen. 2° Bos — 7. B. taurus L. — 8. B. bubalus * L. Ordo 4. CARNIVORA. i E de £ dA Gen. 1° Ursus—9. in arctos* — Montagnes de Filettino, etc. | (1) Les espèces contresignées par * manquent à la collection ro- maine, mais elles se trouvent dans le territoire de la province ou dans la mer qui le baigne. Celles contresignées par + n’existent plus actuel- ement, mais on en a trouvés des restes fossiles. (2) Pour l’ordre Cétacés il nous faudra encore poursuivre les recher- ches pour savoir exactement quelles sont les espèces accidentellement capturées en d’autres temps dans les eaux du territoire romain. M. le rof. C. Parona dans une excellente mémoire a déjà fait connaître des faits Cora importants. ANTOINE CARRUCCIO | fi Il était commun SMCERA à present il fait doni res apparitions, surpassant les montagnes de la vince d’Aquila. i : Fam. 1° Mustelidae. Gen. 2° Meles — 10.M. taxus Schreb. > 3° Mustela — 11. M. martes L. — 19,M. foina di l » 4° Putorius — 13.P. vulgaris Briss. — 14. P. com = nis Cuv. Seta "RE 4 > >» 5° Lutra — 15. L. vulgaris Erxl. Sed RA vi 3 Di S Fam. 3° Canidae. | 3: ap Ò Gen. 6° Canis L. — 16. C. lupus L. — 17. C. familia L. Var. 1 SE > 7° Vulpes — 18. V. panca Dex Fam. È Felidae. Spolo 5. PINNIPEDIA. Gen. Pelagius La — 20. P. monachus F.* Cav. — Port d’Anzio, etc. Ordo 6. RoDENTIA (LÌ Fam. 1° Hystricidae. Gen. 1° Hystrix L. — 21. H. cristata L. Fam. 2° Leporidae. . Gen. 2° Lepus L. — 22. L. cda — 28. Dai ‘cunicu) L. avec quelque Variétés. Fam. 3° Muridae. bius Lin. (1) On ne parle pas ici de la Cavia cobaya parce que, comme on ci sait bien, ce petit animal a été introduit et acclimaté en Italie, et | l Europe, quelque temps après la découverte de l’Amérique. Il y_ a (VIE écrivains qui, en tenant compte de la longue existence chez nous > Cochon d’Inde, lui ont donné place parmi les espèces locales. “Gen. d° Mus L. — 26. M. sylvaticus L.— 27. M. agrarius «_—’Pall— 28. M. musculus L. — 29. M. decumanus Pall. — 30. M. rattus L. ar 4 Myoxidae. Gen. 5° Myoxus Schreber — 31. M. avellanarius L. — 0-93 M. quercinus L. — 33. M. glis L. Fam. D* ne | Gen. 6° Sciurus L. — 34. S. vulgaris uo Ordo 7. INSECTIVORA. Fam. 1* Erinacidae. ) Gen. 1° Erinaceus L. — 85. E. europaeus L. a Fam. 9° Soricidae. FiGen. 2° e L. — 86. C. aranea Selys. «>» 8° Sorex L. — 87. S. vulgaris L. > 4° Pachyura Selys — 58. P. etrusca Bp. Foo 3° Talpidae. Gen. 5° Talpa L. — 39. T. europaea L. Ordo 8. CEIROPTERA. Subordo Entomophaga. Fam. 1° Phyllorinidae (Rbinolophidae). Gen. 1° Rhinolophus E. Geoffr. — 40. R. ferrum equinum Schreb. — 41. R. hipposideros Bech. (Cette espèce semble assez moins frequente que la première). Fam. 2° Gymnorhinidae. Gen. 2° Plecotus E. Geoffr. — 42, P. auritus L. >» 8° Synotus Keys. et Blas. — 43. S. barbastellus Schreb i 4° Vespurgo Keis-Blas. — 44. V. serotinus (Daub). — a 45 V. noctulaSchreb.—46. V. pipistrellus Schreb. — è AE 47. V. Kubhlii Natt. 5° Vespertilio Keys. et Blas. — 48. V. Capaccini Bp. — o i, NicGian caRRUCEIO Geoff.—81.V. murinus Lin. — 52. V. mystacinus Gen. 6° Miniopterus — 53. M. Schreibersii Natt. | » 7° Nyctinomus E. Geoff. — 54. N, Cestoni Savi A la présence de certaines espèces, parce que en Rome et ianel campagne romaine on a une grande répulsion pour ces 1 bitants des clochers, REEDIROO, cavernes, caves, trones d’a; bres, etc. ARESE fois J'ai promis de payer REA bien toutes les personnes instruites. Cependant, avec un peu de persévérance voilà que de deux seuls genres et des trois seule espèces que je possédais dans les premières années de ma sidence è Rome, è présent je puis énumérer 7 genres etl e espèces. Lr Je crois qu'on réussira è se procurer des individus d Rhinolophus euryale Blas. et de Vesperugo Leisleri Kuhl., et quelques autres espèces trouvées déjà en d’autres départements d’Italie, et signalées par BODINALA SE Let Nin: Doria, etc. plòte des Mammiferes romains et des autres Vertébrés à l'eta | fossile, déjà étudiés par nos savants Paléontologistes.. sa |‘’‘’‘’‘’‘’‘INDICATIONS PRINCIPALES SUR LES VERTÉBRÉS 191 Class. Aves. Ord. I. AccipitRES. Subord. Accipitres diurni. Fam. 1* Vulturidae. Gen. 1° Neophron Savigny — 1. N. percnopterus L. Fam. 2° Falconidae. Gen. 2° Aquila Brisson -- 2. e sb — A. clanga Pall: » 3° Haliaetus Savigny — 2 H. albicilla Bp.' «+» 4° Pandion Savigny — 5. P. haliaetus L. » 5° Circaetus Vieillot — 6. C. gallicus Gm. » 6° Buteo Lacépède — 7. B, vulgaris Leach. » ° Pernis Cuvier — 8. P. apivorus L. 8° Milvus Cuvier — 9. M. ictinus Savigny — 10. M. migrans Bodd. NB. Il. L'Astur ate Cuv. a été capturé près de Frascati, et se trouve dans la collection du prince Aldobran- dini. L’.xemplaire très beau possédé par notre Musée (Col- lection générale) m’a été donné par M. le docteur Magretti, et provient de la Toscane. Gen. 9° Accipiter Brisson — 18. A. nisus L. » 10° Gennata — 14. G. Feldeggi Schleg. — Dans la col- = lection ornithologique romaine il ya trois exemplai- res de ce rare falconide. Un desquels faisait partie de la collection Patrizi-Lepri, donnée au Musée Zoo- logique de la R. Université de Rome. Il fut pris dans le nid près de Monterotondo. — 15. G. saker Gm. — C'est le seul exemplaire de cette espèce qui ait (1) L'Aquila pennata (Hieraetus pennatus) a été trouvée en 1891 _ dans les montagnes de Spoleto, c’est-à-dire dans une localité limitrofe de la province de Rome. Cette Aigle se trouve dans la collection privée de M. le comte Cardelli. — Voyez la communication faite è la Société zoolog. rom. par le prof. Carruscio — Bollet. Anno IS, fasc. IV-V-VI, | pag. 193. È Inc RELA RESI ge ì PAESINTORA A MILLE ANTOINE Dina JOCIO a été pris dans la province LS Rome. C'est une fome adulte en très bon état de conservation. Gen. 11° Falco Linn. — 16. F. peregrinus Tunst. » 12° Aesalon Kaup — 17. A regulus Pall. » 13° Hypotriorchis Boie — 18. H. subbuteo L. 14° Erythropus Brehm — 19. E. vespertinus L. 15° Tinnunculus Vieillot — 20. T. alaudarius Gm. 21. T. timnonculoides Natt. 16° Circus Lacépède — 22. C. ceruginosus O. Swainso Smith, — 23. C. cyaneus L. a. 22. Subord. Accipitres nocturni. Fam. 8° Strigidae. Gen. 16 Strix Linn. — 25. S: flammea L. Fam. 4° Asionidae. î Gen. 18° Syrnium Savigny — 26. S. Aluco L. >» 19° Carine Kaup — 27. C. noctua Scop. » 20° Nyctala Brehm — 28. N. Tengmalmi Gm. — rare pour la province de Rome. 21° Bubo Dumeril — 29. B. ignavus Font. 22° Asio Brisson — 30. A. otus L. . trinus Dresf. 23° Scops Savigny — 32. S. giù Scop. dla Subord. Zygodactylae. F'ams ‘1° Picidae. : ‘ Gen. 1° Gecinus Boie — 1. Gi Hd IR > 2° Picus Linn. — 2. P. martius L. » 53° Dendrocopus Koch — 3. D. major L. dius L. 5. D. minor L. i > 4° Ignx Linn. — 6. L. torquilla L. Fam." 2* Cuculidae. Gen. 5° Cuculus Linn. ola C. Canorus L. Subord. Anisodactylae. è 80 NB. “e Cocci ystes glundarius Linn., a été tué par M. le comte Falconieri de ue à Porto, près de TESTO garrula L. 10. M. apiaster L. — lt. A. ispida L. — 12. U..epops L. A (6, ii pe Gen. 10° 3 Linn. — 13. C. europaeus L. Ord. III. PssERESs. Subord. Oscines. | Gen. 1° Chelidon Boje — 1. C. urbica L. «>» 2° Hirundo Linn — 2° H. rustica L. |» 3° Biblis Lesson — 3. B. rupestris Scop. LD >» 4° Cotile Linn. — 4. 30; paia da 53 i DA 5° Macina! Linn. — 5. M. grisola L. > 6° Ficedula Brisson — 6. F. atricapilla L. — collaris Bechst. Gen. (6: Ampelis Linn. — 8. A. garrnlus L. | Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici. ANTOINE CARRUCCIO | Fam. 4° Laniidae. RESI Gen. 8° Lanius Linn. Att: 14] 9% excubitor L. = '40.D-mmar la Fam. 5* Paridae. Gen. 9° Regulus Cuvier — 13° R. cristatus Vieill —14. R. Lie capillus Savi. 10° Aegitalus Boie — 15. A. pendulinus. 11° Panurus Koch — 16. P. biarmicus L. Ù A 19° Acredula Koch — 17. A. caudata L. — 18. A. Trby Sharpe et Dress: 18° Parus Linn — 19°P. coeruleus L. — 20. P. maior — 21. P. palustris L. 22 P. ater Linn: Fam. 6° Sittidae. Gen. 14° Sitta Liun. — 23. S. coesia Wolf. Fam. tc Certhiidae. Ate Gen. 15° Tichodroma Uliger — 24. T. muraria Gi De. » 16° Certhia Linn. — 25. O. familiaris L — 26. C. brach dactyla Brehm. Fam. 8° Troglodytidae. Gen. 17° Troglodytes Vieill. — 27. T. parvulus Koch. Fam. 9* Cinclidae. i Gen. 18° Cinclus Bechstein — 23. 0. merula Schaeff. Fam. 10° Turdidae. Sub. fam. Accentorinae. Gen. 19° Accentor Bechstein — n Tex collaris Lo: de 30. A. modularis L. e” Sub-fam. ag (1) M. le comte Salvadori mentionne un Lanius meridionalis com capturé dans la province de Rome (V. L’Elenco précité, pag. 88). Gen. » > » » » PESRRALANA AR IMRE DIES ARRE E USSL (ARSA a NU, INDICATIONS PRINCIPALES SUR LES VERTÉBRÉS 195 21° Oreocincla Gould — 36. O. varia. — Dans la col- lection romaine on peut admirer deux magnifiques in- dividus de cette très rare espèce, tués l’un en 1875, l’autre en 1890, tous les deux près de Rome. Le pre- mier appartenait è la collection Lezzani, achetée par le Musée (1). 22° Merula Leach — 37. M. nigra Leach. — 38. M. tor- quata L. — 39. M. alpestris. 23° Monticola Boie — 40. M. cyanus L. — 41. M., saxa- tilis L. 24° Saxicola Bechst — 42. S. stapazina L. — 43. S. me- lanoleuca. — 44. S. oenanthe L. 25° Pratincola Koch — 45. P. rubetra L. — 46. P. rubi- cola L. 26° Ruticilla Brehm — 47. R. phoenicurus L. — 48. R. titys Scop. 27° Cyanecula Brehm — 49. C. Wolfi Brehm. 28° Erytacus Cuvier — 50. E. rubecola L. 29° Luscinia Brehm — 51. L. vera Sund. Sub--fam, Sylviinae. Gen. 30° Silvia Scopoli — 52. S. salicaria L. — 53. S. atri- » » » » » capilla L. — 54. S. nisoria Bechst — 55. S. orphaea Temm. — 56. S. curruca L. — 57. S. rufa Bodd. — 58. S. conspicillata La Marm. — 59. S. subalpina. — 60. S. melanocephala Gm. 81° Melizophilus Leach 61 M. undatus. C’est plutòt rare. 32° Philloscopus Boie — 62. P. sibilator Bechst. — 63, P. trochilus L. — 64. P. collibista Vieill. — 65. /P.. Bonelli Vieill. 38° Hypolais Brehm — 66. H. icterina Vieill. 54° Acrocephalus Naumann — 67. A. arundinaceus L. 35° Calamodus Kaup — 68. C. schoenobaenus L. — 69. C. aquaticus Gm. (1) Voyez la communication faite par le prof. A. CARRUCCIO è la So- ciété Romaine pour les études zoolog.: Di alcune rarità ornitologiche esistenti nel Museo zoologico della R. Università di Roma. Lo Spallan- PV sani, giornale di scienze med. e nat., vol. XXX, fasc. I-IV. Roma, 1892. Spe AUTORE AI ET ALTRO Gen. 36° Lusciniola Gray — 70. L. ati Peo » 37° Cettia Bonaparte — 71. C. Cetti La Marm. » 38° Aedon Boie — 72. A. Digi nta OE IA Cisticolinae. Gen. 39° Cisticola Kaup — 73. C. CESIDES Prandi Fam. 11° Motacillidae. 71 000008 Gen. 40° Motacilla Linn. — 74. M. alba L. — 15. M sphurea Bechet. se » 41° Budytes Cuvier — 76. B. fiavus L. — Tu Di cinereo-| capillus Savi. ; (37 > 492° Anthus Bechst — 78. A. trivialis L. — 79. A. . pra tensis L. — 80. A. cervinus Pall. — 81. A. spinoletta I — 82. A. campestris L. Fam. 12. Alaudidae. Gen. 48° Alauda Linn. — 83. A. arvensis L. > 44 Lullula Kaup. — 84. L. arborea L. » 45° Galerita Boie — 85 G. cristata L. » 46. Calandrella — 86. C. brachydactyla Leid. » 47° Pallasia — 87P. sibirica Gm. -C° ‘est le sen. ‘ind Lepri. » 48° Melanocorypha — 83. M. calandra Li Fam. 13. Fringillidae L. Sub-fam. Emberizinae. Gen. 49° Plectrophenax Stejneger — 89. P. 0 Li ‘ 50° Euspiza Bp. — 90. E. melancocephala ola ci bl° Milizia dA M prote Miller. SR ta Db. 94. E. di Ti — Une seule fois cette espèce a été Ri en pro vince de Rome. Elle est rare dans toute la pénisule. | — 26 E. cia L. — 97. E. vi Pall. TI rare: croit, car il est très facile de la confondre avec. on i pèce suivante, --98. E. schoeniclus --99 E. palustrisSavi. i _ 100 E. caggo Pall, Cette espéce se trouve suis la s collection'du prince Aldobrandini. Gen. 53° Passer Briss. -- 101. P. domesticus L..102. P. Ita- « —’liae Vieill 103. P. montanus L. >» B4° Petronia Kaup — 104. Petronia stulta Gm. » 55° Cocthraustes Briss. — 105. C. vulgaris Bp. » 56° Montifringilla Brehm — 106. M. nivalis L. >» 57° Fringilla Linn. - 107. F. coelebs L. - 103. F. mon- ; tifrmgilla L. 58° Ligurinus Koch — 109. L. chloris L. o 59° Chloroptila Salvadori — 110. C. citrinella. L. » 60° Chrysometris Boie — ill. C. spinus L. » 61° Carduelis Briss. — 112. C. elegans Steph. >» 2° Serinus Koch — 113. S. hortulanus Koch. » 63° Cannabina Brehm — 114. C. linota Gm. » 64° Agiothus Cabanis — 115. A. linaria L. Niba Loxinae. Gen. 65° Pyrrhula Briss. — 116. P. europaea Vieill. » 66° Carpodacus Kaup — 117. C. erythrinus Pall. >» 67° Loxia Linn. — 118. L. curvirostra L. i Fam. 14. Sturnidae. — Gen. 68° Sturnus Linn. — 119. S. vulgaris Linn. > 69° Pastor Temm. — 120. P. roseus Linn. pm 15» Oriolidae. | Gen. 70° Oriolus Linn. — 121. O. galbula Linn. ni 16° Corvidae dt 3 . Gen. 71° Pyrrhocorax Tunstall — 122. P. graculus L. — ra vi 123, Alpinusi-Viellie (D). >» 72° Corvus Linn. — 124 C. corax Linn. — 125 C. frugi- locus li 126 Ciconio L, | ‘» 78° Coloeus Kaup — 127 C. monedula L. . » 74° Nucifraga Briss. — 128 N. caryocatactes ln nEres x Li a A) Wi la communicat. faite à Ja Soc. Romaine pour les études zool. par Je prof. A. CARRUCCIO, Bulletin de la mème Société, Vol I, fasc. III, SR e Ye 1 92. Rome. rare dans la province de Rino. Elle y fuit des ap tions tout è fait accidentelles. Gen. 75° Pica Briss. — 129. P. rustica Scop. >» 76° Garrulus Briss. — 130. G. glandarius. “ Ordo IV. CoLuUuMBAE. Fam. 1* Columbidae. Gen. 1° Columba Linn. — 1. C. Palumbus L. 2 Ù: ene — 3. C. livia Bonn. . » 2° Turtur Selby — 4. T. risorius Sell. Ordo V. GALLINAE. Fam. 1° Pteroclidae. fut tué sur le bord de la mer en mai 1888. Un autre individu fut tué dans la méme et dans la méme époque, mais le propristaire. pas voulu le céder. di Fam. 2°% Perdicidae. Gen. 2° Caccabis — 2. C. saxatilis SO 0. ui ni >» 3° Perdix Briss. — 4° P. cinerea Lath. >» 4° Coturnix Bonn. — 5. C. communis Bonn. % Ordo VI. GRALLATORES. Fam. 1° Otidae. i da Gen. 1° Otis Linn. — 1.0. tarda L. — 2. 0. tetrax L. > 2° Houbara Bp.— 3. H. undulata VACdo + Li H. M nii Grey (1) È Fam. 2° Glareolidae. hei Be Oedicnemus Temm. — 7. 0. scolopax Gm. >» 6° Vanellus Briss. — 8. V. capella Schael. » 7° Chettusia Bp. — 9. C. gregaria — Capturée seulement denx fois près de Rome. Une première fois en 1832 (Bonaparte); la deuxième en 1872 (de Romita). Aucune des deux, malheureusement, n’est restée au Musee (1). > 8° Squatarola Leach — 10. S. helvetica Linn. . >» 9° Charadrius Linn. — 11. C. pluvialis L.— 12. C. fulvus — La collection romaine en possède deux exemplaires : Le premier, capturé en mars 1896, appartenait è la coll. Patrizi-Lepri; l’autre, beau màle en livrée nuptiale, fut tuéen mai 1897. Une seule fois cette rare espèce avait été capturée jusqu'ici en Italie, et précisé- ment à Malte. i > 10° Eudromias Brehm — 13. E. morinellus L. » 11° Agialitis Boie — 14. AR. hiaticula L. — 15. A. cu- ronica Gm. — 16. AR. cantiana Lat. » 12° Strepsilas Illig. — 17. S. interpres L. Espèce plutòt TELO > 18° Haematopus Linn.— 18. H. ostralegus L. Fam. 4° Scolopacidae. Gen. 14° Recurvirostra Linn. — 19. R. avocetta L. >» 15° Himantopus Briss. — 20. H. candidus Bon. » 16° Calidris Cav. — 21. C. arenaria L. » 17° Limicola Koch — 22. L. platyrhyncha Temm. li » 18° Aneylocheilus Kaup — 23. A. subarquata Gould. » 19° Pelidna Cuv. — 24. P. alpina L. 20° Actodromas Kaup — 25. A. minuta Leisl. 21° Tringa Linn. -- 26. T. canutus Linn. Cette espéce, il (1) V. CarruccIO. Bollett. della Società Rom. per gli studi soologici. . VII, pag. 17-09. Roma, 1898. ANTOINE CARRUCCIO rare dans notre pays, se trouve dans la collecti. du prince Aldobrandini, qui en a tué un individu, i Ostia. «22° Machetes Cuv. — 27. M. «pugnax. «La. Une femelle Ra ddalte de près de Tivoli. a 1895, et appartenant à la coll. ni Rome. Il paraît que seulement deux fois la B. longicauda alt été jusqu'ici capturée en Italie. A 24° Tringoides Bp. — 29. T. hypoleucus L. » 25° Helodromas Kaup — 30. H. ochropus L. bi » 26° Totanus Bechst. — 81. T. glareola Gm. — 32. T. fu- scus L. — 33. T. ‘calidris Li. '—*34.0I stagnatilis. So Buch — 35. T. glottis L. » 27° Limosa Briss. — 36. L. belgica Gm. i, » 28° Numenius Briss— 37. N. arquata L. - — 38. N. tel nuirostris Vieilll — 39. N. phaeopus L. sat » 29° Scolopax Linn. — 40. S. rusticula L. — bc » 30° Gallinago Leach. — 41. G. maior Gm. —42. G. oe lestis Dress. SES » 531° Lymnocryptes Kaup — 43. L. gallinula L. Api: Fam, 5° Rallidae. + RE Gen. 32° Rallus Linn. — 44. R. aquaticus L. » 383° Crex Bechst. — 45. C. pratensis Bechst. "Da >» 534° Porzana Vieill. - 46. P. fuligula Scop. "AT. Pi Bai: da lonii Wieill. — 48. P. parva Scop. » 35° Gallinula Briss. — 49. G. chloropus L. >» 36° Porphyrio Briss. — 50. P. coeruleus Vand. SI > «87° Fulica. Linn — 515 atra 00 SIAE Fam. 6* Gruidae. Do. Gen. 38° Grus. Pall. — 52. G. communis Bechst. BISI 0 Fam. 7: Ardeidae. | A # Gen. 39° Ardea Linn. — 53. A. cinerea L. — 54, A. ; “. purea L. CU È x L CI n “ Ti INDICA TIONSP RINCIPALE , SUR LES VERTÉBRÉS 201 40° Herodias Boie — 55 A. alba L. — 56. H. gar- zetta L. | 4i° Ardeola Boie — 57. A ralloides Scop. 42° Ardetta Gray — 58. A minuta L. 43° Botaurus Stephens — 59. B. stellaris Linn. 44° Nycticorax Steph. — 60. N. griseus L. TO 8* Ciconiidae. Gen. 45° Ciconia Briss. — 61. C. alba Bechst. — 62. C. ni- gra L. | Fam. 9° Ibidae. | | Gen. 46° Plegadis Kaup — 63. P. falcinellus L. » 47° Platalea Linn. — 64. P. leucorodia L. Fam. Phoenicopteridae. | ‘Gen. 48° Phoenicopturus Linn. — 65. P. roseus. Pall. Ordo 7. ANSERES. Fam. 1* Anatidae. na I Gen. 1° Anser Briss— 1. A. cinereus Meyer — 2. A. i Em. — 3. A. albifrons Scop. (1) — 4. A. erytropus. — Capturée une seule fois dans la province de n Elleappartient au Prince Aldobrandini qui la conserve dans sa collection privée. 2° Cygnus Bechst. — 5. C. olor Gm, — 6. C. musicus Bechst. i 3° Tadorna Fleming. — 7. T. cornuta Gm. 4° Casarca Bp. — 8. C. rutila Pall. — Deux individus, màle et femelle, tués près de Terracina en janvier 1896 et appartenant è la coll. Patrizi-Lepri, sont les seuls capturés en province en 1896. 5° Anas Linn. — 9. A. boscas L. 6° Chaulelasmus Bp. — 10. C. streperus L. 7° Mareca Steph. — 11. M. penelope L. (1) V. Dell’ dcr Lasi confronto dell'A. erytrhopus. — Commu- - nication faite par le prof. A. CARRUCCIO. — Lo SPALLANZANI, Giorn. di | Scienze med. e nat. Vol. XXX, fasc. I-TV. Roma, 1892. Ù 4 pa Maid P; ANTOINE CARRUCCIO Gen. 8° Dafila Steph. — 12. D. acuta Bp. » 90 PERA Boie — (13: S. dre L. » 10° Menetr. (1) — Capturée une seule Die Re la provine de Rome. ” > 12° Callichen Brehm — 17. C. af Pall. » 13° DIC, Flem, =— 18; N. africana E gior elle a été vide une seule fois près de n mer. ni } » 15° ZEthya Boie — 2!. A. ferina. L. » 16° Clangula Flem. — 22. C. Ai L. en province. » 19° Mergellus Selby — 25. M. albellus Li » 20° Mergus Linn — 26. M. serrator L. Fam. 2* Pelecanidae. > 21° Phalacrocorax Briss. — 27. P. Carbo L. » 22° Pelecanus Linn. — 28. P. onocrotalus L. Fam. 3* Laridae. Sub-fam. Sterninae. sE CERRO Gen. 23° Actochelidon Kaup — 29. A; sti Lat. ‘24° Sterna Linn.:— 30. S. birundo L. i î 25° Sternula Boise — 31. S. minuta L. BRE 26° Gelochelidon Brehm — 32. G. nilotica Gm. 27° Hydrochelidon Boie — 33. H. leica Schinz - BLS H. nigra L. par fe prof. A. CarRUOCIO è la Sc6, Rom. pour 16 études ni — cai letin. Vol. II, pag. 1-4, 1893, Rome. pit im. Larinae. gi SR IR 28° Hydrocolaeus Kaup — 9D. H. melanocephalus . ‘Natt. — 36. H. ridibundus L. — 37. H. minutus Pall. 29 Larus. Linn. [33 canus Li — 39. L. cachinnans (Pall. i QU 0 Rissa La CHAN iridaciylo APESADE Lia pt en. 32° Puffinus Briss. — 42. P. Kuhli Boie. Cette espèce a été prise à Porto d’Anzio, et peut-étre alllicunsit= | 43. P. yelkouan Acerbi. | 33° Procellaria Linn. i pelagica Ii Be eta i ITA n. 24° Fratercula Briss. — 45. F. arctica L. 35° Alca Linn. — 46. A. torda L. bi Colymbidae, n en. 36° Colymbus .Linn. — 47. C. glacialis Lum. — si Di C. arcticus L. — 49. C. septentrionalis L. Di 37° si... Latham — 50. P. cristatus L. — 51. P. ni- si gricollis Brehm. 38° tacbotante Rein. — 52. T. di (A suivre). ISTITUTO ZOOLOGICO DELLA R. UNIVERSITA DI now Diretto dal Prof. A. CARRUCCIO +, Comunicazione fatta alla Società Romana per gli studi zoologiei dal Dott march. Gius Collaboratore nell’Istituto notagino della R. Università di Roma Ù, (continuazione e fine: Ved. Fasc. Ie II, Vol. VII, pag.52 69) ACANTHOCEPHALA Gen. Echinorhynchus. E. caudatus Zeder. gina 69-320.. » È caudatus - Westrumb - De Helm 1821; pag. 22-00 » buteonis - Bremser - Icones Helm ‘#18 i i tav. 6. div » poliacanthus - Creplin - bs. de Da 1825, pag. 22. (i | a caudatus - Dujardin - Hist. nat 1845. lari. Dal ns: To 79. Corpo cilindrico sacciforme bianco giallastro, Fili { suo terzo anteriore; lunghezza variabile nel maschio, ]e misure da me riscontrate, da 16 a 25 mill. e nella. ELMINTI IN RAPACI DELLA PROVINCIA DI ROMA 205 da 20 a 80. Secondo alcuni autori può giungere fino a 45 e 47 mm. i ._Proboscide cilindrica, globulosa alla 4 lunga mm. 0.835, arrotondata all'apice e portata da un collo subconico lun) «mm. 0,50, ambedue armati di uncini. Nella proboscide si di- busti in numero di 15-17 serie trasversali, e una parte basale : armata di uncini più deboli e meno adunchi in numero di 5 ‘o $ serie trasversali. Segue il collo, caratterizzato dal conte- nere il ricettacolo della tromba, ed è armato anche esso di uncini.in numero di 15 o 16 serie trasverse, più lunghi e più deboli di quelli della tromba. L’estremità posteriore è globu- losa con una grossa papilla a mo’ di protuberanza laterale: quella del maschio è ottusa e coperta da una capsula chiti- D° | nosa giallastra. Spesso porta estroflessa a. la cam- di | pana copulatrice. Nella parte anteriore si osserva il ricettacolo della tromba | sacciforme con pareti robuste, lungo mm. 1,50. Lateralmente | ad esso si osservano i due lemnischi, piriformi, allungati, ter- | minanti superiormente in un sottile canalicolo prolungantesi fino alla base della tromba, ove, forse, sbocca all’esterno. | Riguardo alla funzione di tali organi, non ben determi- ‘nata ancora, riferisco una osservazione da me fatta, la quale confermerebbe la ipotesi del ci. trattarsi cioè di organi 7 cemente coloriti in rosso e perfettamente distinguibili anche . ad occhio nudo: al microscopio si vedeva chiaramente che erano pieni di cristalli di ematoidina; di tali cristalli. se ne osservavano ancora lungo il percorso del sottile canalicolo che, come ho detto, si prolunga fino alla base della tromba; altri finalmente erano aderenti agli uncini della tromba stessa. Ri- sultava, in modo chiarissimo, a parer mio, che la tromba in- el AE at DIE manendo così confermata l'ipotesi del Mégnin. La Il maschio presenta due grossi testicoli rotondeggianti, posti l'uno dietro l’altro, più o meno ravvicinati, sorretti d ligamento sospensore; i due deferenti si riuniscono in un eia ; culatore comune in cui immettono tre paia di ghiandole ac ci cessorie: Il pene è accompagnato da una campana copulatrie estroflessibile. La cloaca è subterminale. L’ estremità post riore del corpo è ottusa, coperta da una capsula chitino giallastra. È Nella femmina l'estremità posteriore è fortemente rigonf > globulosa, con una grossa papilla conica posta lateralmente. La vulva è subterminale, le nova, ellittiche a triplice voglio, hanno le dimensioni seguenti: mm. 0,52 X 0,26. L'E. caudatus Zed. si riscontra frequentemente nei = paci: Il Dujardin ed il Diesing lo citano come parassita generi Bufeo, Archibuteo, Circus, Milvus, Tinnunculus. n1D sing lo rinvenne anche in alcune Picarziae; il Condorelli | trovò a Roma nel Mivus ictinus Savig. Io l'ho trovato ab rius Gini in tutti i mesi dell’anno. E. inaequalis Rudolphi. E. inaequalis - Rudolphi - Synopsîs, 1319, p. 66, » Westrumb - de Helm. Acanth., 1821, p.. » Dujardin - Hist. nat. d. Helm. ct w » - Diesing - Syst. Helm. 1851, p. 27. Condorelli - Di alcuni Ech. avicolari - Boll Soc. Rom. p. Studi zool. Vol. IL. 1894 i In un Tinnunculus alaudarius Gm., insieme a mele E. caudatus Zed. rinvenni un Echinorinco femmina adulte 1) ji Mi I nell’estrarlo è rimasto privo Aa NO il Ciel mi DE: n pedito farne una diagnosi sicura. Nelle sue forme generali ELMINTI IN RAPACI DELLA PROVINCIA DI ROMA 207 sugli Acantocefali nei Rettili della Campagna romana, sostiene che queste due specie siano identiche; non credo ciò esatto. L’E. inaequalis Rud. differisce a parer mio dall’E. cau- . datus Zed. per le minori dimensioni (mm. 18), per avere l'c- ‘stremità posteriore non rigonfia, ma, come nota anche il Du- jardin, magis attenuata; finalmente per la forma delle uova che sull’E. caudatus Zed. sono ellittiche, quasi fusiformi, mentre f nell’. inaequalis Rud. sono ovali, un poco compresse late- ralmente (Vedi fig. 13, Tav. II). a Tanto il nin che il Diesing citano questa specie c come | parassita soltanto del Buteo vulgaris Leach. ‘Per la campagna romana è specie rara. E. globocaudatus Zeder. E. globocaudatus. - Zeder. - Nachtrag, 1803, pas. 128. » tuba - Rudolphi - Entos. hist. nat., 1810, Vol. II P. I, pag. 275-7. > » - Rudolphi - Syropsis, 1819. pag. 66 e 314. >» caudatus - Bremser - Icones helminthum, 1824, tav. 6. » poliacanthoides - Creplin - Obs. de Entoz., 1825, pag. 45. globocaudatus - Stossich - Note Elmintologiche, 1891, Trieste, pag. 5. NA >» » Stossich - Elminti raccolti dal Dott. i A. Ninni, 13893, pag. 4. » » - Condorelli - Bol. Soc. Rom. Stud. zool., Vol. II, 1894, pag. 224. Corpo cilindrico allungato color bianco giallastro, lun- «ghezza mm. 15-20 nel yY, da 30-45 nella 9. Una ® rinvenuta da me in un Circus cyanaeus Linn., giungeva a 60 mm. Proboscide subconico-ovalare, arrotondata all'apice, lunga «mm. 0,610, portata da un collo parimente subconico, lungo mm. 0,418: ambedue armati di uncini. La proboscide ne ha 20 serie trasversali: 12 nella parte superiore e 8 nella infe- | riore; gli uncini della parte superiore sono più grossi e ro- busti. Il collo ha 12 serie trasverse di uncini. L'estremità inferiore nella femmina è ingrossata, ma senza | protuberanze papilliformi, nei maschi è semplicemente arro- tondata. | GIUSEPPE LEPRI I testicoli, grossolanamente quadrangolari, sono molto vo- luminosi. ; PE Le uova ellittiche hanno un triplice invoglio, che pre- LE senta due ispessimenti polari, sono lunghe mm. 0,060, larghe "E mm, 0,024. pont Riferisco il risultato di mie personali osservazioni intorno allo sviluppo dell’E. g/obocaudatus Zed. Il 28 luglio dello scorso anno potei avere 4 Tinmunat i alaudarius Gm., ancora implumi, evidentemente provenienti da una nidificazione tardiva. Decisi servirmene per vedere quanto tempo occorreva ad una larva di Echinorinco per rag- 13 giungere il suo completo sviluppo. AG A questo proposito osserverò che già il Sabbatini o det norinchi in rettili della prov. di Roma, in: Ricerche fatte nel — lab. di anat. um. norm., Vol. IV, fasc. 3, 4, 1898) fece a tale Ja fi scopo analoghi ed interessanti esperimenti. si i Nutrii i miei Tinnunculus per alquanti giorni con carne ia cotta, finamente triturata, per togliere ogni dubbio nel caso contenessero parassiti provenienti dal cibo somministrato loro x dai genitori. tati Il 4 di agosto cominciai a somministrare loro visceri di SÙ Lacerta muralis Linn. e di L. viridis Linn, dove avevo riscon- trato numerose larve incistate di Echinorinco, sopratutto nel fegato. Continuai a nutrirli in tal modo, alternando con carne. cotta triturata fino al 12. Uno dei giovani Falchi era morto - fin dai primi giorni e nel suo intestino ‘non riscontrai traccia sa di parassiti. ii Il 12 uccisi il primo, ed apertolo rinvenni nel suo inte- onde stino sei Echinorinchi giovanissimi, che determinai per E. ‘globo- — di caudatus Zed.: due di questi non ancora svaginati, quattro di già svaginati; di essi tre non ancora attaccati alla mucosa intestinale. Il 16 uccisi il secondo, che mi presentò quattro Echinorinchi più sviluppati dei primi; due aveano già confitto la loro pro- boscide nella parete dell'intestino producendovi un tubercoletto duro e rossastro; gli altri due, appena svaginati, erano an- cora liberi. Rc. Il 18 uccisi l’ultimo che conteneva nove Echinorinchi a di- versi gradi di sviluppo: taluni gioyanissimi, altri quasi adulti. ELMINTI IN RAPACI DELLA PROVINCIA DI ROMA 209 Una 9 presentava le uova mature riempienti tutta la cavità interna. Da quanto ho esposto sembrami che se ne possa dedurre: 1° Che il tempo necessario perchè l'embrione incistato i 4 per lE. globocaudatus Zed.) arrivi a maturità è di 14 giorni circa, periodo cha potrà variare per cause diverse, qualile condizioni generali dell'ospite, 14 qualità ao . forse anche la stagione, ecc. 2° Che lo sviluppo dell'individuo non avviene in modo promo, ma più lentamente nei primi giorni, più rapida- mente in ultimo. È negli ultimi due giorni che 1’ Echinorinco È. E. la maturità sessuale. Infatti, il 12 agosto, dopo 18 giorni dacchè nutrivo i miei giovani Falchi con carni infette, non trovai che individui giovanissimi, e poco più sviluppati il 16, dopo 12 giorni di tal regime; il 18 invece rinvenni in- id adulti o quasi. 3° Che soltanto una piccola parte delle larve ingerite riesce di solito a raggiungere il completo sviluppo. L’ Echinorhynchus globocaudatus Zed. è stato finora rin- venuto: nel Syrnium aluco Linn., nella Strix flammea Linn. dal Dujardin; nell’Archibuteo lagopus Gm., nel Circus cyanaeus Linn., nel C. cineraeus Mont. nel Tinnunculus alaudarius' Gm. dal Di nel Circus oeruginosus Linn. e nel Tinnunculus alaudarius Gm. dal Parona, ecc., ecc. Io l’ho trovato frequente nel Tinnunculus sine Gm., . nel Circus oeruginosus Linn., nel C. cyanaeus Linn., nel si mium aluco Linn. Il Dujardin (Mist. nat. d. Helm., pag. 490) appresso all’ E. globocaudatus cita una seconda specie stabilita dal Rudolphi (Entoz. II, p. 275), lE. tuba Rud., mettendone però in dubbio la validità; infatti, come ha posto in chiaro il Condorelli (Sv2- _Y identità specifica tra E. globocaudatus Zed. e VE. tuba Rud. Boll. Soc. Rom. Stud. Zool., Vol. I, pag. 224), queste due | specie sono identiche, non essendo la tromba veduta dal Ru- ‘dolphi che una parziale invaginazione della proboscide. Bollettino della Società Romana per gli Studi Zoologici. 14 GIUSEPPE LEPRI CESTODA. Gen. Taenia. T. candelabraria Goeze. Taenia candelabraria - Rudolphi - SI gnonela,, gina 158. » » - - Dujardin - ZHist. nat. 1845, pag. 595. » » - Diesing - Syst. Helm. ge » » - Goeze - Naturg. 0A Pes ture du et hist. dea Cestoid 1888, pag. 134, vare che individui giovani. Testa rotondeggiante, larga mm. 0,25 con 4 grandi. xi mm. 00,033. Il Kribbe, nella sua monografia sui cestodi assegna a Il Taenia candelabraria 40 uncini. Non credo che 1° averne i siscontrato un numero un poco minore possa far dubitare de l'esattezza della mia determinazione, quando si pensi alla. Fa td cile caducità degli uncini nei cestodi. Il complesso degli alt caratteri m’ inducono a ritenerla esattissima. ul TOA DI trattile in un ION tubulare. pezoidali, in i lunghi, stretti, dilatati posteriormente; i più adulti corti, grossi e campaniformi. Ro La lunghezza delle proglottidi è variabilissima ; ecco misure in lunghezza di 5 proglottidi consecutive: e 0,150 FURTI 2° 0,284 - 3° 0,351 - 4° 0,200 - 5* 0,183. ELMINTI IN RAPACI DELLA PROVINCIA DI ROMA 211 Le proglottidi giovanissime sono biancastre, quasi diafane, assumono con l’età un colore giallastro. Le aperture genitali sono marginali alterne, collocate so- pra una protuberanza. Non ho potuto esaminare le uova di questa specie, non avendo avuto che individui molto giovani. Ho rinvenuto la 7. candelabraria Goeze due volte in nu- mero di pochi individui nell'intestino di uno Scops giù Scop. . Il Diesing attribuisce a questa specie un collum longis- simum; errore dovuto, secondo me, al tatto che le proglottidi. giovanissime si fondono talvolta in un tratto uniforme più o meno lungo. Taenia tenuis”Creplin. . Taenia tenuis - Creplin - Nov. obs. de Entoz., 1829, pag. 96. » >» - Dujardin- Hist. nat. d. Helm., 1345, pag. 392. >» » - Diesing- Syst. Helm., I, 1850, pag. 507. Credo dover riferire a questa specie.un giovane cestode che ho rinvenuto nell’ intestino di un Buteo vulgaris Leach. Non posso asserirlo con certezza, perchè l’unico esemplare che possiedo è in stato poco buono di conservazione. — I carat- teri, che ho osservato e che mi inducono a riferirlo a questa specie, sono i seguenti: Testa rotondeggiante, senza tromba nè uncini, con quattro | grandi ventose laterali, collo corto, prime proglottidi appena marcate, con angoli arrotondati, le seguenti corte e diritte, | poi più lunghe e trapezoidali, le ultime di nuovo corte con il margine inferiore ingrossato. Questi caratteri coincidonas — con quelli dati dal Dujardin (Mist. nat. d. Helm., p. 395) per | la 7. tenuis Crep. Parlando delle proglottidi, egli dice: « .... pre- miers articles en forme de rides..... », senza aggiungere altro. Nel caso mio i primi segmenti sono piuttosto lunghi, ma i margini appena marcati possono assomigliarsi a delle rughe. Anche il Diesing insiste sul medesimo carattere, chiamando rugaeformes i primi segmenti. L'individuo che ho esaminato era lungo 70 mill. — Era in stato. poco buono di conservazione a causa del liquido di conservazione. La cuticula avea assunto un color brunastro Ma 0, ang e RL: era Lo n = 212 GIUSEPPE LEPRI i : opaco, che mi ha impedito qualunque osservazione sugli or- gani genitali. Questa Tenia finora non era stata riscontrata che nell’Hypotriorchis subbuteo Linn. dal Creplin. Gen. Mesocestoides (Vaillant). M. perlatus (Goeze). Taenia perlata - Rudolphi - Synopsîs, 1819, pag. 146. » » - Creplin - Nov. obs. de Entoz., 1829, pa- gina 104, » >» - Dujardin - Hist. nat. des Helm., 1845, pag. 598. » >» - Diesing - Syst. Helm. I, 1850, pag. 505. » >» » Parona - Elmint. It., 1890, pag. 187. Corpo lungo da 100 a 120 mm., color bianco giallastro. Le proglottidi mature presentano nel mezzo una protuberanza moduliforme dovuta all’ovario, e da cui deriva il nome spe- cifico. La testa quasi quadrangolare è larga mm. 0,33, con quattro grandi ventose ovali, lunghe mm. 0,183, larghe mm. 0,150, a due a due inclinate l’una verso l’altra. Mancano gli uncini e la tromba. Collo nullo, primi segmenti cortissimi, appena visibili, talvolta completamente fusi insieme formando un tratto uniforme più o meno lungo. Questo fatto fece credere al Du- jardin (Hist. nat. d. Helm., pag. 508) che la Taenia perlata Goeze avesse un collo lungo 30 mill., mentre vero collo non osiste. In un esemplare che ho esaminato, dopo 23 proglottidi molto irregolari, vi era un tratto uniforme non segmentato, | lungo 4 mill., che facilmente poteva scambiarsi con. un lungo collo se non si fosse osservata la segmentazione precedente. . | Un altro esemplare dopo 12 proglottidi appena distinguibili era del tutto uniforme per una lunghezza di 13 millimetri. Le proglottidi variano di forma: le prime corte e trape- zoidali, poi campaniformi, con il margine inferiore ingrossato. Seguono altre più allungate, quasi ovoidi; le più mature sono larghissime e corte. Le dimensioni delle proglottidi più giovani oscillano fra. i limiti seguenti: larghezza millimetri 0,33-0.36 ; lunghezza mm, 0.08 - 0.13. 3 ELMINTI IN RAPACI DELLA PROVINCIA DI ROMA | 213 E per le mature o quasi: larghezza 1.60-2, lunghez- za 0.08-0,12. Per le mediane, in cui la lunghezza prevale di molto sulla larghezza, si hanno misure variabilissime. Le aperture genitali sono mediane, e questo appunto è il carattere che distingue i Mesocestoidi o Tenie margaritifere. i L'’ovario è grosso, rotondeggiante, avvolto in una capsula robusta che produce una sporgenza esterna noduliforme. Ho rinvenuto questo cestode una sola volta, in grandis- simo numero d’individui strettamente A, insieme | nell’intestino di un Milvus migrans Bodd. o Questa specie era stata citata finora dagli autori come ospite del Circus cyanaeus Linn., dell'Aquila clanga Pall., del Buteo vulgaris Leach, del Circaetus gallicus Gm., della Gennaia Feldeggu Schleg. e del Circus oeruginosus Linn. A queste specie va ora aggiunto il Milvus migrans Bodd., in cui l'ho rinvenuta io. CONCLUSIONI x Da quanto precedentemente è stato detto, risulta che le Tenie ed i Cestodi in genere sono piuttosto rari nei rapaci, oveinvece abbondano Nematodi ed Acantocefali. Così pure ri- tengo che vi siano ben scarsamente rappresentati 1 Trematodi, | non avendone potuto trovare un solo nei 124 Rapaci che ho | esaminato. Questi sono gli elminti che ho potuto osservare nei Ra- paci della nostra provincia. Essi sono un contributo modesto allo studio della elmintologia romana, ma rappresentano il frutto di quasi due anni di ricerche pazienti e coscienziose. La relativa ristrettezza del tempo mi ha costretto a li- | mitare le mie ricerche a quei Rapaci di cui mi è riuscito più facile avere esemplari in buon numero. Così sono sfuggite alle mie indagini, oppure ho avuto in scarsissino numero di esemplari talune delle specie più rare appartenenti ai generi : Aquila, Pandion, Nisaetus, Haliaetus, Astur, Neophron, ecc. ; ma questo sarà il campo di mie future indagini a comple- mento del presente lavoro. Riassumendo quanto ho esposto, concludo : 1° — In quasi tutte le specie di Rapaci, fra diurni e 214 GIUSEPPE LEPRI notturni, da me dissezionati ed appartenenti ai generi: Milvus, ‘ircus, Buteo, Pernis, Falco, Accipiter, Aesalon, Tinnunculus, Bubo, Syrnium, Strix, Asio, Scops, ecc., ho rinvenuto elminti. 2° — Il Buteo vulgaris Leach, il Tinnunculus alaudarius. Gm., il Milvius ictinus Savigny, lAccipiter nisus Linn., lo Scops giù Scop., sono i rapaci che albergano parassiti in mag- x gior numero di specie e di individui, mentre ne scarseggiano i generi: Circus, Strix, Aesalon, e non ho potuto rinvenire alcun verme nel Falco peregrinus Tunst. e nel Pandion haliae- tus Linn.; 3° — Il Trichosomum contortum Crep., il Dispharagus lati ceps Rud., la Filaria leptoptera Rud., la Filaria foveolata Mo- lin, la Spiroptera strigis Rud., l'Echinorhynchus inaequalis Rud., la Taenia candelabraria Goeze, la T. tenuis Crep., e il Mesoce- stoides perlatus (Goeze) sono specie rare; con più frequenza s'incontrano il Dispharagus involutus Duj., la Spiroptera den- ticulata Molin, l’ Echinorhynchus globocaudatus Zed. Specie comunissime poi sono la Physaloptera alata Rud.,l Ascaris de- pressa Rud., l’Echinorhynchus caudatus Zed. 4° — Delle 15 specie da me studiate, soltanto 4 sono state precedentemente rinvenute a Roma dal Condorelli, cioè : la Filaria foveolata Molin, ’Echinorhynchus caudatus Zed. lE. glo- bocaudatus, VE. inaequalis. Le altre 11 sono nuove per la pro- vincia di Roma. 5° — Dai miei esperimenti fatti sullo sviluppo degli acan- tocefali risulta che le larve dell’Ech. glodbocaudatus Zed., in- goiate da individui nidiacei di Tinnunculus alaudarius Gm., vengono a completo sviluppo nel breve periodo di 14 giorni. | L'evoluzione è lenta nei primi 8 giorni, procede più rapida nei 4 successivi, è rapidissima negli ultimi 2, nei quali il parassita raggiunge la maturità sessuale. 6° — Il rinvenimento di numerosi cristalli di ematoi= . dina nei lemnischi di un Echinorhynchus caudatus Zed., appog- gia la ipotesi del Megnin, secondo il quale i lemnischi degli Acantocefali non sarebbero che organi digerenti rudimentali. Roma, 16 giugno 1898. Giuseppe LEPRI. IS QIQUIAoN OIBU OUIS9ZU] ‘Toto s2u0b7na 09INT ‘dog 8274992 < "I 215 IS ojrady + 0IB8U OuI7S9Ju] *doog ‘265 sd098 OZ904) V2UDIQD]IPUDI DIWIWK "FI IS oprady oquonbol,g 0UIzs97UT "ppog suDIbvu SNARTI (ez00%)) 57707).19d 8992078900890 “SI (:puog) ON OIBUUOY) OIBU OULJSOJUT * Ul) SNO PND]D SN]NIUNUUUT, ‘png s220nb90u? ‘UH ‘SI TT 82SNULUNAL99D) 0287 — ir] sns0urbni90 “9 — TT snonvunho IS OIBUU9 CIBI OSEJOSH I UULrI DIWwDY LIIIS *pny 842040] SVEVLWYTSYT *8 na “uno, 5702)20b sn7avI e. i 420) — ‘09 SNULDPND]D SNNIUNUUTT, — ‘Uung snanunfio sN) — ‘UOBeT n IS o[rIdy 8 ‘otq eq) ourssguonberg 0SVBJOSH sumbima 0939ng — "UULT sNs 0907 "pu. 02070 DILAITOPSRUI "8 Z IS OIBUUOD OIEH BOSEJOSO ESOONIN ‘UU SNSWW 992020907 "do N7L0ZUOI UNWOSOYNMT IT Ss sa dt s° dd S| È | euod 10d (0) i i0 02200 (2)9) | ouQuI 0 OmmuoAUTI NJ INo UL | Quo. HU LILTSO VLISSVIVd cAONU 9g 959 | ezuonbosa | ougsIO “DUO ep voua0Id 07]9pP 100dvwy ue umuaauri 13u2U]IT — OAYJUNSSELI 0199948 gt Va And lo N ae 4 Pet | CRE AR AR O TR SE SL BIBLIOGRAFIA BLANCHARD. — Recherches sur l’organisation des vers int Ann. des Sciences naturelles. Tav. 12, Pa- TA ris, 1824. i: sÌ BREMSER. — ii helminthum systema Rudolphi ze - 1 logicum illustrantes, Wien, 1824. ; ) CLOQUET. — Anatomie des vers intestinaux, Paris, 1825 sE CoBBoLD. — Observations on entozoa, Londra, 1858. CONDORELLI. — Contributo allo studio della Taenia litter in: Bollettino della Società romana P94 studi zoologici, vol. I, 1981. » — Filaria apapillocephala (Mihi), Ibid. vol. pag. 68, 1891. " È » -- Sopra una rara anomalia di Taenia soliu 4 Ibid., vol. I, pag.:31, 1891. Se » — Sopra l’identità specifica dell’ Echinorhynchùs globocaudatus Zed. e dell’ E. Tuba Rud, Ibid., vol. I, pag. 224, 1891. Ci » — Ricerche anatomiche ed istologiche sopra la i Filaria labiata. Boll. Soc. 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Cirri. 3. — Estremità anteriore di Filaria fovealata Molin. a. Bocca. — db. vulva. ‘4. — Estremità posteriore di Echinorhynchus li Zed. 9 5. — Estremità posteriore di Zch. globocaudatus Zed. g' 6. — Porzione anteriore di ch. caudatus Zed. J' a. — porzione superiore della proboscide. b. — id. inferiore. id. id. c. — collo. d. — lemnischi. e. — ligamento sospensorio. f. — testicoli. 7. — Porzione posteriore di Ech. caudatus Zed. g' a. — condotti deferenti. b. — ghiandole accessorie. c. — canale eiaculatore comune ai due testicoli. d. — pene. e. — campana copulatrice. f. — borsa del pene. 8. — Uovo di Ech caudatus Zed. 9. — Porzione anteriore di Echinorhynchus globocaudatus Zed. 3 10. — Uncino della porzione anteriore della proboscide. MSI id. posteriore id. id. 12. — id. del collo. 13. — Uovo di Hchinorhynchus inaequalis Rud. 14. — Mesocestoides perlatus (Goeze). a. — Tratto di strobilo in cui ie proglottidi sono fuse insieme 15. — Proglottidi adulte di Mesocestoides perlatus Goeze. a. — ovario. 16. — Uncino di Taenia candelabraria (Goeze). 17. — Porzione anteriore di Taenia candelabraria Goeze. a. — Rostrello. b. — Ventose. Spiegazione della Tavola a. Piastre dentate. — d. Ali. 18 e 19. — Proglottidi di 7. candelabraria Goeze. 20. — Taénia tenuis Crep. SUNTO DEI PROCESSI VERBALI Tornata del giorno 22 novembre 1898. Presidente: Prof. A. CARRUCCIO. La seduta è aperta alle ore 3.30 pom. Soci presenti 12. Il Segretario legge il processo verbale dell’adunanza prece: dente, che viene approvato, e presenta i nuovi cambi e i nuovi doni. poli; e riferisce di avere espresso condoglianze, a nome della So- cietà, all'Accademia delle Scienze di Torino per la morte del Prof. GracomiNI, insigne anatomico di quell’ Ateneo. Comunicazioni scientifiche: 1. CaRRuccIo prof. ANTONIO. Sul Congresso internazionale di Zoologia recentemente tenutosi in Inghilterra. — Sui vertebrati romani. 2. NEVIANI prof. Antonio. Appunti sui Briozoi del Mediter- raneo. (Nota prima). D’una nuova specie di Mieroporella. 8. NEVIANI prof. Anronio. Briozoi neozoici di alcune località d’Italia. — Parte quinta. 4. VincicueRRA prof. Decio. Contribuzione alla conoscenza dell’alimentazione del tonno. 5. CaRRUCcIO prof. AnTONIO. Notizie su due importanti doni ricevuti dal Museo Zoologico Universitario. : Esaurito l’ordine del giorno, l'adunanza vien tolta alle ore 5 pom. Il Segretario Prof. M. CoxDORELLI. Il Presidente commemora il consocio Prof. Comm. ACHILLE Costa, Direttore dell’Istituto Zoologico della R. Università di Na- | SUNTO DEI PROCESSI VERBALI ‘Tornata del giorno 29 decembre 1898. I. Presidente: Prof. A. CARRUCCIO. dn seduta è aperta alle ore 3.30 pom. Da presenti T ; ini scientifiche: » | 1. Carruccio prof. Antonio. Su due Primati mancanti alla lezione generale del Museo, ed ora donati da S. M. il Re. | 2. De Marassovica Dott. Francesco. Su una nuova specie Geckobia e sui caratteri morfologici del genere. 9. | CONDORELLI prof. Mario. Molluschi e Tunicati raccolti dalla Nave Scilla nella recente campagna talassografica nell'Adriatico. Esaurito l’ordine del giorno, l'adunanza vien tolta alle ore 5 pom. LE Il Segretario Prof. M. ConporRELLI. INDICE GENERALE | DELLE MATERIE CONTENUTE NEL VOLUME VII Comunicazioni scientifiche. Pag. AvessaxDRINI dott. GruLio — Sui Coleotteri della provincia drhomatbiam. Carabtdger st ESSI I 18-33 AvceLINI prof.Grovanni — Osservazioni intorno alla Sazicola melanoleuca (Guld) ed alla Saxicola occidentalis Salvad . 50-51 SaRRUCCIO prof. Antonio — Sulla Chettusia gregaria Bonap. | Breve aggiunta a una comunicazione del Socio A.. Griffoli. 10-79 Ipam IpeMm — Sul IV Congresso internazionale di Zoologia te- SETTI e RA E 81-96 _Ipex, Ipem — Indications principales sur les Vertébrés de la nouvelle collection régionale du Musée Zoologique de la E ROniva de CROMO IL 178-203 CoxporeLLI prof. MarIO — Ricerche sui Vermi parassiti del Gobius avernensis Canestr. (con tav.) . . . .. . 117 Ipew IpeM — Contributo allo studio della fauna elmintologica di taluni pesci della provincia di Roma (con tav.) . 110-144 Dn MarassovicHÒ dott. FrancEsco — Su una nuova specie di Go ckobia e sui caratteri morfologici del genere (con tavola). 145-162 GrirFoLI CAVALCARE Sulla nuova cattura fatta in Italia di punat€Cheisia gregario BOnapo .ii 0 i 16 “Tepri march. dott. Gruseppe — Elminti in Rapaci della provin- fe=ciandi Roma:(con:2 tavole)... Ss. 0.0. 92-09 e 204-219 s: Meri prof. RomoLo — Sulle Anodonte pescate nel Lago di Brac- birciamo. (Mago Sabatino)... lo . (0-75 | NevianI prof. Antonio — Briozoi neozocici di alcune Gio d’Italia (con fig.). Parte quarta e quinta . . . 34-49 e 97-109 Inem Ipim — Appunti sui Briozoi del Mediterraneo - Nota prima: Di una nuova specie di Microporella (con fig.) . . . . 163-168 . PecorI dott. Gruseppe — Sui Cefalopodi posseduti dal Museo Zoologico della R. Università di Roma. . . . . . .. 169-177 ProCEssI vERBALI delle adunanze tenute dalla Società il 21 a- prile, il 30 giugno, il 22 novembre e il 29 dicembre 1898 80-220-221 INDICE GENERALE delle materie contenute nel vol. VII (1898) . 229 | ANNUNCI BIBLIOGRAFICI - Notizie, ecc. - Vedi le copertine dei singoli fascicoli. ARI di IT Vero Na CANNA ù pi 6 Ù | IM COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE : 4. Condorelli Francaviglia prof. Mario. Ricerche sui vermi parassiti del Go- bius avernensis Canestr. (Istituto Zoo- logico della R. Univ. di Roma). Pag. 2. Alessandrini dott. Giulio. Sui: Co- leotteri della provincia di Roma. Fam. Carabidae (Istituto Zool. della R. Uni- | versità di Roma). . . : » 3. Neviani prof. Agiogia Briozoi neo- zoici di alcune località d’Italia. . » 4. Angelini prof. Giovanni. Osserva- zioni intorno alla Sazicola metano- leuca (Guld) ed alla Sazicola occi- SITR / Vol. VIT. Anno VII. - 1898. DELLA SOMENDASERGTRBODÌ 5. Lepri march. dott. Giuseppe. El- minti in rapacì della provincia. di Roma (Istituto Zoologico della Regia Univ. di Roma) con tavole . Pag. 52-69 & 6. Meli prof. Romolo. Sulle Anodonte dd pescate nel Lago di Bracciano (2090 Sobatino) «.\. .°. «>» 70-75 7. G. A. Griffoli. Licia da nuova g cattura fatta in Italia della CRettusia 18-33 gregaria Bonap., e aggiunta del pro- : fessore A. Carruecio ER . >» 76-79 94-49 II. SUNTO DEI PROCESSI VERBALI di due adunanze della Società è. » s0 TII. Avvisi importanti sulla copertina. 50-51 IV. Pubblicazioni ricevute în dono dalla dentalis Salvad . . . IRR Società (Vedi copertina posteriore). AVVISI IMPORTANTI. A tutti i nuovi Soci ed Abbonati i quali ne faranno domanda, accom- pagnata dall'importo anticipato, verranno spediti, franco di posta, i sei volumi pubblicati dal 1892 al 1897 al prezzo dì favore di lire cin- quanta, in luogo di L. 90. Il Bollettino della Società pubblicherà estese recensioni di tutte quelle opere delle quali perveranno in Omaggio due copie alla Direzione. Si faranno annunzi speciali gratuiti di tutte quelle pubblicazioni che verranno | spedite in Omaggio dai Sig. Autori o Librai-Editori. A coloro i quali poi desiderassero annunzi sulla copertina di Pubblicazioni, Colle- | zioni, o di quanto altro ha attinenza con la Zoologia saranno fatti prezzi e condizioni di favore. Fascicoli di saggio del Bollettino verranno spediti gratis dietro richiesta. ae (CONTO CORRENTE COLLA POSTA) PI der su i] NAUSEUN iu) PET i Teen: LORO CRESTA SARTI SR DI SATRIANI (O VAI ELA VARO A ANT DI PUBBLICAZIONI RICEVOTE IN DONO DALLA ui Tuccimei prof. Giuseppe. Resti di Felis arvenensis nel pliocene della Villa Spinola. presso Perugia (con 4 tav.) - Roma, Tip. della Pace, 1895. ci ld. Sopra alcuni cervi pliocenici della Sabina e della provincia di Roma (con A tav.) -. Roma, Tip. della Pace, 1896. dra Commemorazione del primo centenario della nascita di Antonio Rosmini. (Dono della. È presidenza del Comitato) - Rovereto, Tip. G. Grigoletti, 1897. pt Il prof. A. Carruccio destinò alla Biblioteca della Società le seguenti pubbleRNE È a lui inviate direttamente in dono: Battelli prof. A. e A. Garbazzo. Azione dei raggi catodici sopra i conduttori so: lati - Pisa, Tip. Pierracciai, 1897. 3 Bernabei capit. med. veter. G. La medicina veterinaria ed i veterinari nella Post vincia romana - Torino, 1897. 0g Damiani prof. Giacomo. Sui Puffinus dell'Elba - Siena, Tip. e Lit. Sordo-muti, 1898. De Amezaga Ammiraglio comm. Carlo. Annuario della R. Scuola navale superiore di Genova - Anno scolastico 1897-98 (con tav.). Tellini prof. A. Istruzioni per la Rrplezione della pesca d’acqua dolce - Udine, Tipo- grafia Seitz, 1898, . ) ESTRATTO DELLO STATUTO | |. ° ART. 2. — La Società si prefigge i seguenti scopi: a) promuovere e divulgare le ricerche intorno agli organismi animali, sotto i punti di vista biologico, anatomo-fisiologico, embriologico, paleon- tologico e sistematico, e specialmente l’acquisto di conoscenze teorico-pra- tiche sulle specie animali della provincia, di Roma e dei territori limitrofi; 4) formare raccolte zoologiche ; c) dare istruzioni, consigli, appoggio morale, e, quandovalla Società sarà possibile, fornire aiuti materiali ai cultori della biologia animale anche nelle sue varie applicazioni. ART. 3. — La Società è composta. di quattro categorie di soci, cioè; 1° dì Soci ordinari, residenti in Roma od altrove, i quali pas tenzao tI lire dieci all’anno; mA i 2° di Soci straordinari, pure residenti o non residenti in Roma, i. quali pagheranno lire sette annue; 3° di Soci onorari, italiani e ‘stranieri, proposti dal Consiglio Diret- tivo, scelti fra i più noti ed eminenti cultori degli studi che formano to:) scopo complesso della Società; i 4° di Soci benemeriti, che saranno nominati, dietro proposta del Con- oa Direttivo, fra quelle persone che con doni importanti, ‘con altri atti. di segnalata benemerenza, o versando nella Cassa sociale una somma non. inferiore a lire 300, favoriscano lo sviluppo della Società e il consegui- ; melito dei suoi scopi. FACIES Tutti i Soci hanno diritto a ricevere le pubblicazioni sociali. dl ABBONAMENTO PEI NON SOCI si dicano, ai annue vagamento anticipato sE Ò Estero. . 15 » » PID: RIO i (A 9 Volumi arretrati Italia L. 15 - Estero L. 18 (franchi di posta) i Un fascicolo separato L. 4 Prezzo di favore a chi acquista i sei volumi finora pubblicati — (Vedi pagina prima della copertina). Sede della Società: Istituro ZooLocico - R. UN:versITÀ Via della Sapienza - ROMA Roma »- Stab. Carlo Mariani e &., Vie. Cuardiola 22, Ape al Are SO na Po È, È EPA ar "e | È } D, qa LI | Fase.II, IV,VeVI. Vol. VII. Anno VII. - 1898. DELLA L SOMIMIARTIO. I. COMUNICAZIONI SCIENTIFICHE : 6. Pecori dott. Giuseppe. Sui Cefalo- Sad podi posseduti dal Museo Zoologico 1. Carruccio prof. Anfonio. Sul IV Con- della R. Università di Roma. —. Pag. 169-177 gresso internazionale di Zoolotria te- nuto in Cambridge nel 1898 . ‘, Pag. 81-96 | ,.7. Carruccio prof. Antonio. Indica- a i LIRA tions principales sur les vertebrés de 2. Neviani prof. Antonio. Briozoi neo- la nouvelle collection régionale du zoici di alcune località d’Italia. Parte Musée Zoologique de la R. Univ. de quinta: (COndion) aa ie aa 97-100 Rome I NT AT R:203 3. Condorelli Francaviglia prof. Mario. x a È Contributo allo studio della fauna el- Joni Ras ch, Mole, Giuseppe. Di: mintologica di taluni Pesci della Pro- O A A vincia di Roma (con tav.) . . .-» 110-144 oma. (Contin. e fine)... <. « » 204 4. De Bea coTisi: dott. Francesco. Su una nuova specie di Geckobia e sui È z 5 caratteri morfolugici del genere . » 145-162 III. Indice generale delle materie con- FRS tenute nel vol. VIl . Mii 223 5. Neviani prof. Antonio, Appunti sui Briozoi del Mediterraneo. Nota prima IV. Notizie ed avvisi importanti sulla (con fig.) +... +. +. + e +. » 163-168 | copertina. II. SUNTO DEI PROCESSI VERBALI » 220-221 AVVISI IMPORTANTI. A tutti i nuovi Soci ed Abbonati, i quali ne faranno domanda accom- pagnata dall'importo anticipato, verranno spediti, franco di posta, i sette volumi pubblicati dal 1892 al 1898 al prezzo di favore di lire cin- quantotto, in luogo di L. 105. rx TT—T_T--=Z3Z=- rt" —""="_"?—"="#T—T——tT_"*"°"T_—_—r—°——<<=<=<«» » Un fascicolo doppio separato L. 4 Volumi arretrati: Italia L. 15 - Estero L. 18 (franchi di posta) Prezzo di favore a chi acquista i sette volumi finora pubblicati (Vedi pagina prima della copertina). pagamento anticipato Sede della Società: Istrruto ZooLocico - R. UNIVERSITÀ Via della Sapienza - ROMA Roma » Stub. Carlo Mariani e C., Vic, Guardiola 22. ti PAC JLUUL Pe: | I VUUÙ. cere rvnae CIY,EU UGIUIT TTUGUI PARETE A vovyri ga ryvw MMI, I Meo ef, AVANIV ba VICI, uu GESY VIVIVIMLITI MMAMIT VIVIVE “MU ù MIVIO Ve ju VIAN "UVIUMWY IVI VyMutt, VAVIVIVI | MAI ; rt 3 9088 01316 2359 SMITHSONIAN INSTITUTION LIBRARIES VU SL MU MASAOMARI ata sa USPI AL vi "IRAN hl \ vu AZIVION te GAMSSTGIZO yy GN UVE ==“ je VARY, Wo voro xy IVAN À VAMAMIAAIAAIA RE x 99 V \y 19 NM vi MyI o {= MM san =" vv MI divo Va MMI vò VV, LIV TSNVAGI EMIRATI VIT] WIMIVÌ ù di | V_\g 9° vee Si Yu” ada SSA MERE: Vl A car AA ci ee ISIMMO IT vv fo” USEY LIO “Vu vy NAAIORIRO AO ANAAO “w VAIO, vari AAA IAA VAC) V , VAPACAA i NCAA AT int o i i dei VUVWI gt vece VE Mm AMIN cre A eg v ivi ‘0, E: yIY EVA A vY Ù n x LUO MAARAIO 2989 pet i‘) lg W Vitto Vi