of e a Sonate "duff SP e POT tl EE Podio RT Sii Bei DT I Ls Pt Mili 1 LT lol AE cel Lr bo eee A er RETE > (RATTI apre EI ade Milioni al Par nr COS alt Meo Lilia tolto mm iran PI i 08 im LEI TI art VESTI dui -b zi ot de tt rm di neri ot A Lee Ae Do dle PE i Rondini e gg PENE I] PORTE pn PRE are] PRO RE E rg, è iu Ma PRE I Sid Bol he RETI I arse iii e far Go aprirono E PET itato Sai Te FL mt ZA è I RA agi ta Wolfe Mais o A RA Prin Tnt pr 1 PRC no eee ini rete NE no #0 PULA pol rate a Mori 1 pervitge e a dA A PRE RI ft "=> reo ecota Net INI IE rg SERI op pre tette ezio tit Der ili i TL LV e AR PETE cri PERE rd rt te Eri e ee ni AIA Rats III iride È Dr tetta AIA iron sint Boo Ro Ere iii SARRI, piera ito ie Mo detti tie E itato LTL IR eeeh tetano en - Ple Treia Sp PI Si steli ten - Ret È . nn Tei Att ta pre e ua ee, mei PE ee nm e a PIE ruderi L Zi pi rin Sane E Ò ; fee Ba o peer & *” Eine me usi Inf VARE TE pini de A pere. re I) arie AT aree e E Pi nodini tnt Din eee” eee ee EI 6 nt tn et Poe ate do 3 pie di nere = sa Fire re direte eee rta detta de dti rr rp e ee a, Pa gar re agri 37 Miti E ni nto gl Pt arie il rare PLM Di Re . 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Ti i . È # E . i A »$ a; i LI ‘ f | Fan fi si LE Mb (i i 1| Wi ì Pili; “4 vid è nà (iL re , ratio È Dà ) i À ” xd ti ni; ato ' è )4 . AITT A. (0 4 ta. NI 1 VA VT + NAS \ CLI i qs » LA WR du L'irtata o TS SE a) vani »” ANATOMIA E | FISIOLOGIA PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA ‘Ci | COMPARATE 75 UMANA A ni | NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA (8 4 tu de ani 4 7 ha "i ME ” Me PAVIA. dI | Premiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni. 1888. p” ù rr Ò 4 da‘ #3 dè AS ANDE £ STE = ” dei lavori contenuti nei fascicoli del V, VI, VII e VIN anno —-@ a, CLS costituenti il Vol. II. del Bollettino Scientifico. ae: SL ANNO V. — Fasc. I. — De-Giovanni: Alterazioni della cava inferiore complicanti - la cirrosi epatica. (Com. preventiva). — Zoja: Rare varietà dei condotti epatici. - . Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell’ orecchio destro di un uomo. — Cattaneo: Sull’ istologia del ventricolo e del proventricolo del Melopsittacus un- dulatus Shaw. — Maggi: Intorno ad alcuni microrganismi patologici delle Tro- iti telle. — Bonardi: Prime ricerche intorno alle Diatomee di Vall’ Intelvi. — No- dr tizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa. 224 500 fe Fasc. II. — Tenchini: Sopra un caso di prematura divisione dell'arteria ome- Wi rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un uomo RI adulto (con figura). — C. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Protisti. — Bonardi i Maso. e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gan- dino (Lombardia). — Maggi: Tecnica protistologica (Cloruro di palladio). — No- tizie universitarie. — (Cattedra e Stabilimento di Zoologia nell’ Università di Pavia). — Bibliografia. -- Staurenghi: Sulla tisichezza polmonale, pel Prof. A. De-Giovanni. | ,gASC. III — Maggi: Ricerca di nitrati al microscopio. — Maggi: Sull’ analisi ieroscopica dell’acqua delle sorgenti chiamate FONTANILI di fontaniva del padovano. — Bonardi : Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla glu- cogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione preventiva). — 3 Gi Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. — Cattaneo: desi“ Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche re- tolo lative alla preparazione e conservazione di Bacteri e d’ Infusorij. ae, Fasc. IV. — De-Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contribuzione a della clinica (Nota IV.*). — Zoja: Di una cisti spermatica, simulante un testi- iN colo sopranumerario. — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche. — Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — Cat- ‘taneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli 7n/wsorz (cont. e fine). YI (i Î ANNO | VI. — Fasc. I. -- Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale. (Comu- hièazione preventiva). - Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche (continua- ; ov D 0 0 Ci lg, finb)(- - Parona: Materiali per la fauna della Sardegna (IX. Vermi paras- È : attaneo: Istologia e sviluppo dell’apparato gastrico degli uccelli. (Comu- si ne CI METTO. e preventiva). — Università di Pavia: Voti e proposte dei professori na- ì turalisti espressi alla facoltà di scienze matematiche e naturali. & Fasc. II. - Tenchini: Di una rara anomalia delle arterie e delle vene emulgenti. | - Bonardi: Dell’azione dei succhi digestivi di alcuni gasteropodi terrestri, sull’a- : eee mido e sui saccarosii. — Parona: Materiali per la fauna dell’isola di Sardegna (X. Vai: Ulteriore comunicazione sui Protistî della Sardegna). - Maggi: Sull’ importanza LA scientifica e tecnologica dell’esame microscopico delle nostre acque. — Rivista. E (Cattaneo: Sui protozoi del porto di Genova di A. Gruber). Fasc. III. e IV. — Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale — Solco sopra- frontale (2.* comunicazione). — Maggi: Sull’ influenza d’alte temperature nello svi- I luppo dei Mzicrobj. — De-Giovanni e Zoja: Risultati d’ esperienze sullo sviluppo e i sulla resistenza di dacteri e vibrioni, in presenza d’alcune sostanze medicinali. + Maggi: Sul numero delle prove d'esame per l’analisi microscopica delle acque po- i Re ae tabili e sul empo per ciaseuna di esse. - Staurenghi e Stefanini: Dei rapporti delle fibre nervose nel chiasma ottico dell’uomo e dei vertebrati. (Comunicazione pre- ventiva). — Bonardi: Le acque termo-minerali di Acquarossa in Val di Blenio - Svizzera - (Relazione). - Bonardi: Intorno all’influenza dellacido fenico sui M?- crobj e sul loro sviluppo. Marzo 1888. — Bollettino Scientifico : o REDATTO DA di 0 LEOPOLDO MAGGI I 3 pror. ORD, DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA, È — GIOYANNI ZOJA PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ, f pr: o 3 PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. nor. ORD. DI Cinvica MebicA NELLA R° UNNveRSITÀ DI PADOVA. — n) — } yror—__—_p Ab ibonamento annuoItalia I. S|} Si pubblica in Pavia Esce quattrovolte all'anno. — Di » '‘ » Estero » LO|[Uorso Vittorio Eman. N. 73]|] Gli abbonamenti si ricevono in d CD numero separato . . » 2||--________T—__|| Pavia dall’Editore e dai Redat- i: so Un numero arretrato . . » <=||Ogninum.® è di 32 pag.*|| tori. se 9 SOMMARIO SG E; Z0JA: Sopra un caso di polianchilopodia in un esadattilo (con tavola). — ge _MAGGI: Intorno ai Bacterj della grandine. — CATTANEO: Su di un Infusorio | | Giliato, parassita del sangue del carcinus menas. — CATTANEO: Sugli Ame- N° bociti dei Crostacei. (Comunicaz. prev.). — BONARDI: Intorno alle Diatomee . del Lago d’Idro. — Rzvista (MAGGI: Intorno ai Protozo? viventi sui muschi ; delle piante. — /4. Sull’importanza dei Fagociîti nella morfologia dei Metazoi. — dla. Di alcune condizioni patologiche negli organismi superiori, analoghe È condizioni fisiologiche negli organismi inferiori). — Protistologia medica | (Classe: Lobosa. Le “Amebe nelle dejezioni dissenteriche, neglî ascessi epatici consecutivi alla dissenteria e nella variola vera). — Bacterioterapia. $ È: a sa SOPRA UN CASO DI POLIANCHILOPODIA IN UN ESADATTILO di È È: Nota del Prof, GIOVANNI ZOJA - Letta al R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere nel’adunanza del 3 maggio 1888 e comunicata alla Società medico-chirurgica di Pavia dell’ adunanza del 5 maggio 1888. d Nel museo di anatomia umana dell’Università di Pavia si prova lo scheletro di un piede che a mio avviso merita di es- | sere conosciuto. Dalle annotazioni del catalogo dell’ Istituto murs 00 raccolsi che apparteneva ad un contadino di 70 anni, il quale era ben costituito e non presentava di straordinario altro che sei dita ben fatte in ciascun piede). su . (1) Dei due piedi di questo individuo furono presi sul fresco gli stampi in gesso e in cera, che pur si conservano nel Gabinetto nella sezione di Ana- pers topografica Serie N. 281, 282, 283. i SL) RATIO TA ARR UN (e DAL PR d'la "a e li j Da v ARL n NA _ hg Aiptitia ue È pi î 64. TT Lo Lig “SN Ne adr d MaPIBER A "I SIAT Re PERO LS ar vl CR IONI po Della esadattilia di questo caso non intendo occuparmi punto; è argomento di studio del mio primo assistente Dottor “Attilio Sacchi, bensì desidero soffermarmi sopra un’altra con- dizione anormale riscontrata appunto, come diceva, nello sche- letro, e del solo piede destro, che consisteva nell’anchilosi to- tale e completa di un numero considerevole di articolazioni tanto del tarso come del metatarso e della regione tarso-me- tatarsica (1). Alla regione tarsica sono sinostosizzate le articolazioni: a) dello scafoide coi tre cuneiformi; b) dei tre cuneiformi tra di loro; c) del calcagno col cuboide. Alla regione metatarsica posteriore appajono anchilosate le articolazioni : a) dei primi tre metatarsi fra di loro; b) dei due ultimi metatarsi fra di loro. Alla regione tarso-metatarsica sono pure chiuse ed immo- bili le articolazioni: a) dei tre primi metatarsi coi rispettivi tre cuneiformi; b) del secondo metatarso col primo e col terzo cunei- forme; c) dei due ultimi metatarsi col cuboide. Al tarso quindi non rimangono aperte e normali che le due articolazioni tra l’astragalo e il calcagno, tra l’astra- galo e lo scafoide; le brevi articolazioni tra lo scafoide e il calcagno (colla grande apofisi), tra lo scafoide e il cuboide, e tra il cuboide e il terzo cuneiforme; e al metatarso sono - normali soltanto l'articolazione tra il terzo e il quarto me- tatarso e la brevissima tra quest’ultimo osso e il terzo cu- neiforme. Di maniera che delle 23 articolazioni (tra grandi e piccole), che si notano tra le ossa del tarso a del metatarso, 16 sono anchilosate e 7 restano normali. (Vedi Tavola). Le dodici ossa del tarso e del metatarso sono ridotte a - tre. Il primo pezzo è formato dall’astragalo, il solo di tutte le ossa che conservi completa la sua indipendenza. Lo sca- (1) 2. Il piede sinistro possiede invece tutte le articolazioni normali. 3 foide, i tre cuneiformi e i tre primi metatarsi, fusi insieme, formano il secondo pezzo osseo, che assomiglia ad un forchet- tone a tre rebbii, con manico grosso e corto. — Il terzo pezzo osseo viene costituito dal calcagno, fuso insieme col cuboide e cogli ultimi due metatarsi. Anche quest’ ultimo pezzo ricorderebbe la forma di un'altro forchettone ma con due soli rebbi e con un manico molto grosso e lungo (1). Merita poi d’essere rilevato che mentre vi hanno anchilosi così numerose ed estese nelle articolazioni del tarso e del me- tatarso, tutte le articolazioni metatarso-falangee e falango-fa- langee sono invece normali; perfino quella tra la seconda e la terza falange del quinto dito la quale, come si sa, si trova frequentissime volte anchilosata anche per tempo, qui è aperta e normale: — e per di più si notano aperte e mobili come di norma anche tutte le articolazioni del dito soprannume- rario. Quale sarà stata la causa di tutte queste sinostosi? È dif- . ficile non solo dare una risposta soddisfacente, ma è difficile | ancora produrre attendibili congetture. Fra le cause delle anchilosi si ascrivono : la vecchiaja, la immobilità troppo prolungata, la cattiva posizione, certe ma- lattie generali (la gotta, il reumatismo particolarmente), le infiammazioni ed altre ancora. | Qui non è il caso di ricorrere nè all’immobilità prolun- gata, nè a malattie generali perchè le notizie che si hanno dell'individuo depongono contro. Che le anchilosi sieno l’ ef- fetto dell’ età? Bisognerebbe che le sinostosi dei piedi fossero più frequenti per sostenere quest’opinione, il che non è. Che le sinostosi abbiano un qualche legame colla polidat- tilia® — La coesistenza di qualche anchilosi e di un dito so- (1) 2/2. Certe anchilosi fra le ossa del piede sono comuni in alcuni ani- mali, così i tre metatarsi medii sono saldati in un sol osso nei Gardusid: pro- | priamente detti; — i cuneiformi e i metatarsi si saldano fra loro nella G- | raffa. (Cuvier, Lecons d’Anat. compar. pub. par. Duméril, Bruxell. 1836. Tom. I. “i pag. 183): — così anche nel Bradipo i due cuneiformi si saldano presto fra loro e coi metatarsi, sicchè nell’ adulto il tarso è formato solo dall’astragalo «| @ dal calcagno. (7%. Stiebold et H. Stannius. — Anatomie Comparée. — Paris, 1850. — Tom. II. pag. 392). È î ri ur] n VR SOPRA E Lara VOM » Edy PT Mg DE E TA AOP NI, E TE, CAPITALE VEST IONE CIT en sd Tosap fo» a” SER) e ad Cat 34 P” ; r si Pre EA E 1) sn pira < AN 7 PIENI _ Bet Rei at? (a A og Pri WA Dogi È È Diet MESE pre î I 5 ed PRA, Li RA vice PA FS LA È N È III i, » f v Ò i Ni i PERITO. LAle: ET 4 prannumerario fu avvertita anche dal Calori(1), devesi però far notare che le-sinostosi nei casi di quest’autore si riscon- trarono solo fra le falangi delle dita anomale. Ad ogni modo il legame si potrebbe forse trovare nell’ ammettere una mag-. gior produzione di sali calcarei, la quale talvolta si può af- fermare con un dito soprannumerario e tal’altra colla calcifi- cazione o coll’ossificazione delle cartilagini delle giunture. Non sarebbe del tutto fuor di”proposito ritenere che queste anchilosi sieno altrettante forme ereditarie, come è indubbia- mente ereditaria la polidattilia. Ma questa non è che una sem- plice congettura. Osservando attentamente le sinostosi di questo piede, al- l’infuori della scomparsa per la massima parte totale e com- pleta d’ogni traccia delle articolazioni preesistenti (solo in pochi punti se ne scorge qualche lievissimo segno, come p. e. una breve e stretta fessura ricorda il luogo dell’articolazione tra il primo metatarso e il primo cuneiforme), non si vedono deformazioni nè stimate che indichino essere queste anchilosi effetto di progresse malattie. Da un osso si passa all’altro, scorrendo sulle scomparse interlinee articolari presso a poco come avviene di osservare fra due ossa della volta del cranio saldate assieme per sinostosi precoce. Eppure mi si disse che questo individuo, quand'era giovane, sì colpì un piede con una scure, e che della ferita guarì solo dopo lunga cura. Questa lesione (ammesso che il piede colpito sia stato il de- stro), potrebbe facilmente spiegare qualcuna delle anchilosi di quelle articolazioni che per avventura fossero state inte- ressate dal trauma, ma e tutte le altre? Non si può non con- venire che l'infiammazione prodotta da un trauma si possa diffondere a tutte le articolazioni del piede, e che conse- guentemente possa succederne l’anchilosi: la supposizione è razionale, rana il non rilevare alcuna traccia di questa infiam- mazione all’ intorno delle anchilosi, diminuisce, parmi , il va- (1) Sulla coesistenza di una eccessiva divisione del fegato e di qualche dito soprannumerario nelle mani e nei piedi. — Nota del Professore Zwigt Calori. (Memoria dell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. — Serie IV." Tom. II. 1881, pag. 337, 340, fig. 1.°%,2.*, 3." e 6.°). ò lore anche di questa supposizione. Per tutto ciò non saprei pronunziarmi sulla vera causa di queste anchilosi, e qualunque delle esposte si volesse sostenere mi lascierebbe nel dubbio. Volendo poi considerare sotto altro punto di vista questo piede così anchilosato, esso potrebbe esser diviso nel senso antero-posteriore, in due parti, una interna e superiore, for- mata dall’astragalo, libero e articolato colle altre ossa, come di norma, dalla fusione di sette ossa tarso-metatarsiche (dallo scafoide, dai tre cuneiformi e dai tre primì metatarsi); — e l’altra parte esterna ed inferiore, composta da un sol pezzo, formata da quattro ossa (dal calcagno, dal cuboide e dai due ultimi metatarsi), pure saldate assieme. Il piano di divisione dall’indietro all’ avanti, quasi rettilineo, passa per le artico- lazioni astragalo-calcanee anteriore e posteriore, scafo-cuboidea, «“cuneo-cuboidea e intermetatarsica fra il terzo e il quarto me- tatarso; articolazioni rimaste aperte e normali. Il piede sem- bra così fesso nel senso antero-posteriore, come accade di osservare in certi animali. Come ognun vede in questo caso sarebbe stata impossibile qualunque disarticolazione trasversale completa del piede: si sarebbe potuto asportare invece i due terzi anteriori ed in- terni, al davanti dell’astragalo, o tutta la metà esterna sulla guida delle articolazioni indicate che rimasero aperte. Le anchilosi delle articolazioni del piede sono piuttosto rare. Nel non breve tempo che mi trovo addetto alla scuola ana- tomica di Pavia (oltre 28 anni) non ricordo d’aver osservata altra sinostosi del piede all'infuori di quella posta fra la se- conda e la terza falange del quinto dito, che, come si disse, è un’ anchilosi comunissima (1). Questa rarità delle anchilosi al piede all'infuori di altre alterazioni (2) è stata constatata da tutti, e lo dichiara anche (1) Il Museo Anatomico di Pavia possiede più di 80 esemplari di scheletri di piedi di adulti, e nel laboratorio ne furono preparati ben più di 100: eb- bene in tutti questi ed altri, che osservai in altre raccolte anatomiche, riferi- bili all’età dai 23 anni in su, meno l’ accennata anchilosi tra la seconda e la terza falange del quinto dito (che si trova circa il 60 per 100) non ne vidi altre. 4 (2) Nei piedi torti, nel valgo specialmente, si sono osservate anchilosi delle PA Petri. PRRANALLIAARETTOTA® i mir bg TITO d LAY da ia 17 id 7 DACIA LIO ii PERS elet ea Reit ON f SAT p La . das dip tn LL ASITRI A AL l'anti in fuit (o) i Pa gl Abe "SII ; Di Dia? IO at i PA pera dor” Lia L4| 6 di il D.r Lampugnani nella sua monografia scritta appunto sulle — anchilosi (1). Ne furono però vedute di queste sinostosi, così per citare qualche autore mi piace ricordare il Prof. Giovanni Antonelli di Napoli il quale in una delle sue interessanti an- . notazioni della traduzione che fece dell’ anatomia dell’ Hyrtl, dichiara d'essersi imbattuto per due volte în una completa st- nostosi fra il calcagno e il cuboide (2). — E A. Robert scrive che talvolta l'estremità posteriore delle ossa del metatarso si fon-. dono per sinostosi fra loro medesime, ovvero colle corrispon- denti ossa cuneiformi, specializzando date persone in cui più di frequente si ritrovano (3). E così si sono viste saldature delle articolazioni astragalo-calcanea posteriore, e tra il calcagno e lo scafoide da Foucher (4). — Sicchè a quando a quando si in- contrano esempi di talune anchilosi delle ossa del piede, ma generalmente parlando appajono di rado e quasi sempre cir- coscritte ad una o a poche articolazioni. Forse il caso che abbia avuto il maggior numero di anchilosi al piede, almeno da quanto consta a me, è quello che presentò alla Società anatomica di Parigi nel gennaio del 1857 il Dottor Dolbeau, allora prosettore di anatomia della Facoltà di Medicina. In questo caso del Dolbeau erano saldate le articolazioni tra- sversali tra lo scafoide e i tre cuneiformi, tra il grande cu- neiforme e il primo metatarso, tra il terzo cuneiforme e il terzo metatarso e quelle tra il cuboide e gli ultimi due meta- tarsi (9). Dolbeau, quantunque non avesse potuto raccogliere notizie della vita dell’ individuo che possedeva quelle anchilosi, le giudicò non pertanto consecutive a fratture da contusione, ossa del tarso, principalmente dell’ articolazione astragalo-scafoidea. (Diction- naire encycloped. — Articl Pied). (1) Delle anchilosi. (Archivio di Ortopedia pubblicato dai Dottori P. Panzeri e F. Margary, anno 3.° Milano, 1886 — pag. 141). (2) Istituzioni d’ Anatomia dell'Uomo ecc. di Giuseppe Hyrtl, quarta edi— zione della versione italiana del Prof. Giovanni Antonelli ecc. — Napoli, 1887, pag. 318 — nota (83). (3) Citato da 4Ayrél. — Manuale di Anatomia topografica ecc. Prima tradu- zione italiana del D.r Francesco Roncati. — Milano, 1858. Tom. II. pag. 881 — nota (1). (4) Bulletins de la Société Anatomique de Paris XXXI année 1856, pag. 164. (5) Bulletins de la Société Anatomique cit. XXXII'année 1857, pag. 3. | seguite da infiammazione. Il Trelat, presente a quella comu- | nicazione, confermò pienamente il giudizio del Dolbeau rile- È vando egli pure che sul pezzo si ritrovavano ancora traccie | di osteite. Nel piede esaminato dal Dolbeau si mostrarono I quindi sette anchilosi, numero ancora molto al di sotto di quello che si osserva nel piede da me descritto, e però vista È la rarità del caso pensai di fare questo cenno, illustrandolo | con apposita figura, credendo che possa essere non privo | affatto di interesse alla scienza e all’ arte chirurgica. A Segue la Tavola. | INTORNO AI BACTER] DELLA GRANDINE “A NOTA ess del Professore LEOPOLDO MAGGI. i; In questo Bollettino (anno IX, N. 2, giugno 1887), ho rife- rito i risultati di alcune mie ricerche, fatte nel 1884, intorno l alla presenza di Bacterj nella grandine, è, come ho detto, vi trovai micrococchi incolori, zygobacterj dei nitrati e Dacilli È; Csoatogh all’Actinobacter polymorphus di Duclaux. Inoltre alla | Società medico-chirurgica di Pavia, nella seduta ordinaria del 9 luglio 1887 (1), soggiunsi che alcuni bacilli erano anche ana- Îioghi al Bacillus cyanogenus Fuchs ed al Bacterium pneumo- nie croupose. 1 Quelle mie ricerche vennero eseguite coll’osservazione mi- | croscopica immediata, vale a dire senza cultura, e diretta- E ‘mente ed indirettamente, cioè senza reagenti e con materie . coloranti. E ciò perchè trovandomi allora in campagna non | aveva i mezzi opportuni per la osservazione mediata. È Ora ciò che non ho potuto far io, lo vedo esser stato ri- | cercato da Odo Bujwid di Varsavia. Egli infatti in una nota | inserita negli Annales de l’Institut Pasteur, di cui si fa cenno | anche nella Revue Scientifique del 14 gennaio p. p. pag. 60, in- «RE e. my us , Ti 5 (1) Bollettino della Società Medico- Chirurgica di Pavia, 1887, Numero unico, | pag. 53-54. va n * IST ART TR 8 dica alla presenza di bacterj nella grandine, scopertavi me- diante la seminagione di lastre di gelatina nutritiva coll’acqua proveniente dalla fusione della gragnuola, dopo, ben inteso, aver prese tutte le precauzioni indispensabili per sbarazzarsi dai microrganismi attaccati alla superficie di questa gragnuola. Odo Buj]wid vi ha veduto svilupparsi così numerose co- lonie, che a mala pena ne potè apprezzare il numero e valu- tare a 21,000 per centimetro cubo quello dei germi contenuti nel ghiaccio. Fra questi microbj, l’autore ha riconosciuto due specie che si trovano ordinariamente nelle acque potabili, il bacillus fluorescens liquefaciens, ed il bacillus fluorescens pu- tidus, ed altre specie che non si trovano nell’aria. Il dacellus janthinus, tra gli altri, non è stato trovato che nelle acque putride, e Bujwid, che non l’aveva mai incontrato nelle acque della città di Varsavia né in quelle de’suoi dintorni, che non lo aveva mai coltivato nel suo laboratorio, l’ha trovato in- vece nella grandine da lui raccolta. Bisogna per ciò ammettere che particelle d’acqua putrida o di pulviscoli solidi tolti da un suolo paludoso vennero tra- sportati dal vento in una regione lontana, congelati se si tratta di acqua, condensati nel ghiaccio, se si tratta di pulviscoli, durante la formazione della gragnuola, o cadute in seguito sul suolo, ove apportarono microbj esotici, in uno stato di conservazione tutt’ affatto particolare. É pertanto permesso di credere che molte altre specie di bacterj inoffensivi, od anche patogeni, possono essere traspor- tati dalla pioggia o dalla grandine d'una contrada all’ altra, anche assai lontane. Nella mia nota: I bacilli della grandine, presentata alla Società medico-chirurgica di Pavia il 9 luglio 1887 (1), ho pure detto che a tali baci, probabilmente si devono attribuire quei disturbi gastro-enterici che talvolta si hanno dopo aver in- gojato grani di grandine. In essa richiamava l’attenzione dei miei colleghi sul Zigodacterium o bacilli corti appajati, ge- nere distinto dal semplice Bacterium. (1) Loc. cit. 9 I miei primi studj intorno a questo nuovo genere di bac- terio, si trovano nella mia Relazione sull'esame microscopico di alcune acque potabili della città e per la città di Padova. (Pavia, Tipogr. Succ. Bizzoni, 1883), e in una mia nota: Ré- | cerca di nitrati al microscopio (Bollettino Scientifico anno V, N. 3, settembre 1883, pag. 65). Dopo averlo constatato nelle soluzioni nitratiche pure, l’ho trovai nelle acque di pozzo ed in genere nelle acque potabili che contengono nitrato, indi nelle acque di pioggia, le quali,‘ come si sa, strascinano composti ammoniacali (nitrato, nitrito e carbonato d’ammoniaca), nelle acque di fiumi, pure con ni- trati, nelle terre arabili, che contengono nitrato e nitrito di ‘ammoniaca, e finalmente nell’ aria atmosferica, ove si sà esi- | stere una piccola quantità d’ammoniaca sotto forma di car- bonato. Così che la presenza del mio Zygobacterium, può in- dicare, con abbastante sicurezza, quella collaterale dei nitrati. Pertanto sì può dire che queste sostanze, in piccolissima dose, vi erano nei grani della grandine da me esaminata, avendovi veduto il Zygobacterium nitrosum (mihi). Nella mia suaccennata nota alla Società medico-chirurgica . di Pavia, ho pure riferito, che questo Zygobacterium compare durante la putrefazione di diverse sostanze organiche, albume, carne, latte, ecc., e poi nell’ orina, nelle feccie, e secondo le figure, date da alcuni autori, anche in certi casi patologici, come ad esempio nel sangue dei piccioni che hanno contratto il mal rosso del majale. Ond’è che il Zygobacterium può in- dicare colla sua presenza, quella dei nitrati anche in alcuni processi infettivi. Sarebbe stato desiderabile pertanto che Bujwid, prima della cultura, avesse indicato cosa c’era nell'acqua di fusione della | sua gragnuola, per ricercare, come pare che vi sia, una re- lazione di sviluppo tra i bacterj dei nitrati, certamente se- minati coll’ acqua di fusione della gragnuola, nella gelatina nutritiva, ed i bacilli ottenutivi in seguito. Dal momento che il Bacillus pneumonia di Friedlinder (Bacterium pneumonie) è stato trovato da Emmerich nelle camere occupate, in differenti riprese, da pneumonici, e che * i è 10 si mostrò suscettibile di conservarsi al di fuori dell'organismo umano, infestando ancora, come fu provato coi sorci che re- spirarono un’ atmosfera carica di questi Bacterj o Bacilli od anche, si può dire, micrococchi, giacchè sotto queste forme sì presenta ne’ suoi primi stad) di sviluppo; ne consegue che è pur importante di tener calcolo della forma analoga al Bac- lerium pneumoniae croupose che trovai nella grandine e nel- l’acqua piovana. Quest’ ultimo veicolo, mi pare poi che debba .meritare una maggior considerazione, in quanto che l’ acqua, che lo riceve dalle correnti atmosferiche, lo può trasportare in diverse località, senza fargli subire la condizione fisica della congelazione per la formazione della gragnuola. Si può notare ancora, che finora questo microrganismo l’ ho veduto sola- mente nell’ acqua caduta in luglio con relativa diminuzione di temperatura atmosferica; così che potrebbe avere delle re- lazioni colle pneumoniti che si sa manifestarsi appunto in tali momenti dell’ estate. Non senza interesse credo che sia il confronto, dal punto di vista bacteriologico, dei risultati ottenuti dall’ esame mi- croscopico della. grandine e di quello dell’acqua piovana estiva. Infatti anche in questa vi erano: micrococchi incolori, bacterj dei nitrati sotto forma di piccolissimi Zygobacterium nitrosum mihi, Actinobacter polymorphus Duclaux, e forme analoghe al Bacterium pneumonia croupose, manifestantisi chiaramente coll’aggiunta di una soluzione di magental!). Questi bacilli pertanto, non si dovrebbero dichiarare in- nocui. Comunque essi siano, dimostrano la necessità di far precedere all’ osservazione microscopica mediata, ossia colle colture, quella immediata, diretta ed indiretta, ossia senza e con reagenti; come fanno coloro, che procedono colla dovuta circospezione. (1) MAGGI: Esame microscopico dell’acqua piovana. (Bollettino Scientifico, anno IX, N. 3, pag. 84, settembre 1887). Pavia. 11 SU DI UN INFUSORIO CILIATO, PARASSITO DEL SANGUE del CARCINUS MAENAS Nota del Dottor G. CATTANEO. Nel 1852, Stein trovò un infusorio ciliato, della famiglia delle Opaline (Anoplophrya branchiarum) nelle lamelle bran- chiali del Gammarus pulea (1). Nel 1885 Balbiani trovò un’ altra specie di Anoplophrya nel sangue dell’ Asellus aquaticus, la quale « présente cette » particularité curieuse, comme habitat, qu'elle est le pre- » mier exemple d'un Infusoire cilié parasite vivant dans le » sang méme de son hòte, et circulant péle-méle avec les glo- » bules sanguins dans toutes les parties de l’appareil circu- » latoire, jusque dans ses extrémités les plus éloignées, ce » qui justifie le nom d’Anoplophrya circulans, que je propose » de lui donner » (?), Esaminando nel mese di maggio del corrente anno 1888, il sangue di molti individui del Carcinus maenas, per uno studio sulle cellule ameboidi (8), m’ avvenne di trovare in un individuo una straordinaria quantità d’infusorii ciliati, viventi e circolanti nel sangue, come l’Anoplophrya, sebbene non ap- partenenti alla famiglia delle Opaline. Nell’aquario del Laboratorio, fra i molti Carcini che vi te- nevo pel mio studio, ve n'era uno di sesso maschile e di ri- levanti dimensioni, il quale erami giunto da Venezia mancante di entrambe le chele, mutilazione che dovea essere avvenuta da tempo, perchè le ferite erano completamente cicatrizzate e ricoperte da una soda cuticola. Egli vi stava già da una quin- dicina di giorni, mostrandosi però sofferente, e assai meno vi- (1) Stein. Zeitschr. f. wiss. Zool. Vol. III, pag. 486. 1852. (2) E, 6. Balbiani. Sur un infusoîre cilié parasite du sang de VASelle aqua- tique. (Anoplophrya circulans). Recueil Zoologique Suisse. — Vol. II. 1885. (3, G. Cattaneo. Sugli « amebociti » dei Crostacei. — Bollettino Scientifico. 1888. — Sulla struttura e i fenomeni biologici delle cellule ameboidi del sangue nel Carcinus maenas (con una tavola). Atti della Società Ital. di Scienze Na- turali. 1888. 12 vace dei suoi compagni. Fu adoperato insieme con altri per gli studi sul sangue, con quelle cautele che l’ esperienza mi avea suggerito per escludere dalle preparazioni qualsiasi ele- . mento estraneo al sangue stesso. Le goccie da esaminarsi erano ottenute mediante l’amputazione di una zampa, prima accu- ratamente pulita ed asciugata, lasciando cader la goccia sul portoggetti, senza toccarlo col moncone, precauzione indispen- sabile, onde per avventura i protisti viventi sul dermasche- letro (specialmente diatomee e flagellati) non passino nella pre- parazione. All'esame delle prime due o tre goccie trovai molto scarsi gli amebociti, e piena invece la preparazione di grossi infusorii, i quali nuotavano rapidamente in tutte le direzioni. Estesi la mia indagine a tutte le parti del corpo, spremendo il sangue dalla estremità delle zampe, estrandolo dal cuore con sottile siringa, pungendo il vaso dorsale, e in tutte le goccie trovai lo stesso quadro. Finalmente esaminai al microscopio le lamelle branchiali del crostaceo ancor vivo, e vidi entro di esse, scorrenti in circolazione colle cellule ameboidi, gli stessi infusorii prima osservati. Legando la base d'una lamella per fermare il cir- colo, potei osservarli nella loro condizione naturale e con tutta comodità. È un caso di parassitismo del sangue affatto simile a quello osservato dal Balbiani nell’Asellus; solo non si tratta di una Opalina, ma di un Olotrico, munito di apertura boccale. Questi infusorii hanno una lunghezza di 35 — 45 micro- millimetri, con una larghezza massima di 10 — 12 &, affilati nella parte anteriore, arrotondati nella posteriore. Il loro corpo è interamente circondato da cilia fra loro eguali, fuorchè nella parte anteriore, ove sono alquanto più lunghe. La parte an- teriore affilata sì piega più o meno da un lato, a foggia di rostro flessibile e a qualche distanza dall’ apice si trova la fenditura boccale, munita di lunghe cilia. Il loro corpo con- tiene un nucleo nella parte mediana, una vescicola contrattile rosea nella parte posteriore e molte granulazioni qua e là sparse. Questo insieme di caratteri li indica chiaramente appar- M È é c Ù di ( 7 i 1 3 Ro : } 13 tenenti all’ordine degli Holotricha, famiglia Enchelyida Sav. K., e al genere Anophrys di Cohn, il quale è vicinissimo ai Col- podini. | Questo genere fu stabilito nel 1866 da Ferd. Cohn, il quale lo trovò in un aquario contenente aqua marina, e di cui diede i seguenti caratteri: Anophrys, nov. gen. Corpo rigido, con fine striature lon- gitudinali e trasversali, munito di cilia in tutto il contorno, con nucleo centrale e vescicola contrattile terminale, con aper- tura boccale laterale, circondata da un cercine di cilia vi- branti. L’ apice che sta sopra la bocca ha l'aspetto d’un ro- stro accuminato e flessibile (1). Le due specie finora conosciute di questo genere sono l’A- nophry carnium, che il Cohn dà come sinonimo della Leuco- phrys carnium Ehr., senza darne alcuna descrizione, e la A. sarcophaga, che fu trovata da Cohn nell’aqua marina, fra dei frammenti di carne in putrefazione. Le caratteristiche date da Cohn per questa specie sono le seguenti: Anophrys sarcophaga, nov. gen., nov. spec. Corpo gialliccio, oblungo, arrotondato posteriormente, col rostro piegato late- ralmente ad uncino, accuminato, flessibile, con cilia più lunghe di quelle della parte posteriore del corpo. (Acinerta incurvata Duj.?). Lungh. 60 #. Largh. 15 p. La forma da me trovata coincide nei caratteri generici, ma sì stacca alquanto negli specifici dalla A. sarcophaga, spe- cialmente per le minori dimensioni, la mancanza o estrema attenuazione delle striature e la natura parassitaria. Ciò mi conduce a presentarla come una nuova specie, che dedico al Prof. Maggi. Ord.«Hol'ot.rrch'a Fam. Enchelyida S. K. Gen. Anophrys Cohn. Anophrys Maggii nov. spec. CARATT. Corpo ovale allungato (V 35 — 45 X 10 — 12), (1) F. Cohn. Neue Infusorien im Seeaquarium. Zeitschr. f. wiss. Zool. Vo- lume XVI, 1866. — Vedi anche Saville Kent. Manual of the Infusoria. — Pa- | gina 511-512. no > vi L°, Fa “HS, ul Ss 1 t; ù Pt) e de” vw Lidi Li Se c44; “pix i x Sat 14 arrotondato posteriormente, con la parte anteriore appuntita e ricurva a quisa di rostro; cilia anteriori più lunghe deile laterali e posteriori; nucleo mediano e vescicola contrattile po- steriore; apertura boccale situata sotto i rostro, e munita di un cercine di cilia; non visibili 0 poco distinte le striature trasversali e longitudinali. Loc. Nel sangue del Carcinus maenas. Le differenze individuali dei numerosi esemplari da me esa- minati consistono anzitutto nelle dimensioni oscillanti fra i limiti sopra indicati, e nella maggiore o minore curvatura della parte anteriore ed espansione della parte posteriore. Nel corpo stanno da uno a 5 vacuoli contenenti granulazioni, op- pure solo granulazioni isolate. Il rostro è mobilissimo, si al- lunga, sì accorcia successivamente e con moto assai vivo, quasi toccando gli oggetti presso cui l’infusorio avanza. Il moto dell’infusorio è rapido, continuo e rettilineo; talvolta | se ne vede qualcuno fermarsi e roteare sopra l’asse longitu- dinale. L'adattamento alla vita parassitaria nel sangue dei cro- stacei si riscontra specialmente nell’attitudine a deformarsi, momentaneamente affilandosi, per passare nei luoghi più an- gusti (come fa del resto anche l’Anoplophrya circulans Balb). Il corpo cioè sì assottiglia per superare l'ostacolo, e subito dopo riprende successivamente, nelle varie parti, il diametro normale, formandosi così delle rapide strozzature che si suc- cedono dalla parte anteriore alla posteriore, e poi spariscono. Mentre l’Anoplophrya, sfornita di bocca, si nutre evidentemente del plasma sanguigno, l’Armophrys, coi vivaci movimenti delle cilia boccali, divora le cellule e le granulazioni sparse del sangue. — Ne vidi parecchi individui in segmentazione tra- sversale. La natura essenzialmente carnivora delle due specie finora conosciute (A. carnium e A. sarcophaga), che vivono nel- l’aqua marina tra frammenti di carne in decomposizione, spiega anche l'adattamento parassitario dell’ Anophrys Maggii. Ve- rosimilmente l'invasione del parassita non può aver luogo nè dall’intestino, nè dalle branchie, ma dalle eventuali ferite del- l'ospite, comunissime nei crostacei, specié al tempo della muta, 15 Pe non dev'essere senza significato il fatto che il crostaceo | che n’era invaso presentava due vecchie cicatrici in corri- —spondenza delle chele. Inoltre il fatto che un solo carcino, — su 300 circa da me esaminati, era infetto dall’Anophrys var- . rebbe a indicare che l’invasione nor ha luogo per le vie nor- «mali, ma solo per vie occasionali. «_—’Nel sangue di altri carcini, osservato con le maggiori cau- . tele per impedire ogni inquinamento dall’esterno , trovai in 3 gran copia delle piccole monadi a corpo ovale o reniforme, e | . dei ciliati olotrichi assai più piccoli dell’Anophrys, che però finora non ho potuto determinare. I fatti da me indicati si uniscono a quelli del Balbiani , ad accertare l’ esistenza, nel sangue circolante dei Crostacei, di infusorii ciliati parassiti, moltiplicantisi in gran copia, senza un danno immediato dell’ ospite. Pavia, Laboratorio d’ Anat. Comp. Giugno 1888. SUGLI « AMEBOCITI » DEI CROSTACEI® Comunicazione preventiva del Dott. G. CATTANEO. Ripetendo le osservazioni di C. Frommann sulle cellule ame- boidi del sangue dell’ As/acus fluviatilis, trovai che le forme da lui descritte nella sua monografia Veber Struktur, Lebens- erscheinungen und Reaktionen thierischer und pflanzicher Zel- len (1384) corrispondono al periodo regressivo o degenerativo «che ha luogo durante la coagulazione, dopo che il sangue fu estratto dal crostaceo, mentre egli non descrive le forme vi. venti, ben diverse nella struttura e nei fenomeni, quali eran «state accennate dall’Hackel fin dal 1857, pure per l’As/acus. . Consultando in seguito 1 lavori che finora esistono sul liquido __cavitario degli invertebrati, e cioè quelli di Halliburton, Ray Lankester, Ed. Van Beneden, Regnard e Blanchard, Rollet, (1) Il termine di « Amebociti », corrispondente a quello di « cellule ame- boidi » fu recentemente proposto dal Cuenot in un suo importante lavoro sul sangue degli invertebrati. (Arch. de Zool. exp. 1887). (= Foettinger, Kiikenthal, Geddes, Wagner, Graber, Magretti, Pouchet, Cuenot e Metschnikoff, trovai che le forme meno stu- diate di cellule ameboidi furon quelle dei crostacei decapodi marini, Avendo avuto, fin dallo scorso anno, l’occasione di osser- vare queste forme nei generi Palinurus, Homarus, Palaemon, Dromia, Maia, Eriphia, Platyonichus, Portunus, mi diedi que- st anno in modo particolare al loro studio, scegliendo spe- cialmente il Carcinus maenas, forma che facilmente si può tener viva nei nostri laboratori, e che si presta alle più sva- riate osservazioni ed esperienze, anche sul vivo. Per il periodo di due mesi (aprile e maggio) ne ebbi a di- sposizione circa 300 individui, che venivan nutriti con lom- brici e con frammenti di carne. Riporterò brevemente le mie osservazioni, che sl trovano più largamente esposte nella Me- moria estesa (1). I. Struttura e modificazioni spontanee delle cellule ame- boidi del Carcinus. Gli « amebociti » osservati sul vivo (nelle branchie o nel vaso dorsale del carcino) si presentano come corpi ovali, pi- riformi o fusiformi, varii d’aspetto e di dimensioni. Constano di un zaloplasma, contenente generalmente un endoplasma ovale, il quale per lo più presenta ai suoi apici uno 0 due brevi pseudopodi, ma può anche mancarne. Le forme principali sono due: 1. Cellule granulose. Compresi i pseudopodi apicali, son lunghe da 14 a 18 micromillimetri, e larghe 5-7 &. Il loro endoplasma consiste d’una massa ovale, formata dalla riunione di granuli molto rifrangenti, di colore gialliccio, fra cui stanno dei granuli più fini ed oscuri. Invece la parte ectoplasmatica, formante i pseudopodi, è ialina. Tutte queste cellule conten- gono un nucleo di grandi dimensioni (3 & e più), di forma ovale o rotonda, visibile solo sotto un fuoco speciale, perchè è quasi sempre totalmente ricoperto dai granuii rifrangenti. (1) La Memoria completa sarà pubblicata negli At della Soczetà Italiana di Scienze Naturali, e ad essa rimando per la storia, la bibliografia e le figure. E x 17 _ Il suo contorno è formato di granuli scuri o di fili, e varia continuamente di figura. Esso contiene un nucleolo, e si può osservarlo talvolta in via di divisione, rendendo diafano lo strato dei granuli con acido acetico al 3 per 100. 2. Cellule ialine. Hanno la stessa forma e disposizione delle precedenti, solo sono più piccole (10 -- 12pX 4— 5)e il loro endoplasma o è affatto privo di granuli rifrangenti o ne. presenta ben pochi. Presenta però quasi sempre un certo nu- mero di granulazioni scure finissime, non mancando anche qual- che forma perfettamente ialina. Tra queste due forme intercedono delle forme intermedie, ma in piccol numero; per la maggior parte appartengono de- cisamente all’uno o all’altro tipo. Estraendo una goccia di sangue da un carcino (preferibil- mente amputando una zampa) e osservandola successivamente per una mezz'ora, sì notano i seguenti fenomeni: Entro i primi 10 minuti secondi: Cellule piriformi o fusi- formi, fra di loro staccate, o ialine o granulose. Qua e colà qualche granulo rifrangente isolato, o qualche piccola massa | sarcodica senza nucleo. Molte finissime granulazioni sparse nel plasma. : Dal 10° al 15° minuto secondo. Le cellule ritirano i pseu- dopodìi apicali e diventan tutte ovali. i » Dal 15° al 30° m. s. L’endoplasma di ovale si fa rotondo, e comincia ad apparire sul suo contorno qualche breve pseu- dopodo lobato, oppure si circonda d’un sottile velo ialino a contorni stellati. Queste espansioni ialine si allargano, con contorni più o meno irregolari. | Dal 30° al 60° rm. s. L’aureola ialina continua ad espan- . dersi e a deformarsi, Oltre ai pseudopodi lobosi, appaiono molti caratteristici pseudopodi aghiformi radianti, che vanno sempre | più allungandosi. Il contorno dell’ectoplasma varia continua- — mente, talchè in diversi istanti si succedono delle forme di- | versissime, Dal 1° al 3° minuto primo. I pseudopodi aghiformi delle cellule vicine si toccano fra di loro e si fondono; da questo . istante comincia la formazione dei plasmodii, che comprendono Tue ti da 2 fin a 15 — 20 cellule, sì granulose che ialine. I pseu-o LIE dopodi lobosi. hanno poca tendenza alla fusione. I plasmodii. e continuano a deformarsi, pur conservando i loro caratteri fon- ut damentali, e i moti si mantengono abbastanza vivi fino al > È, dl. minuto, I i > ESE In seguito i moti di deformazione si rallentano, dopo un. i bi: | quarto d'ora son quasi cessati, e la coagulazione si compie. Se Si staccano qua e colà dei brani di sarcode, o paraplasma ca wi non contrattile, e ì granuli rifrangenti fuorescono. Le forme è SPIA a pseudopodi aghiformi e i plasmodii non si osservano mai CSS nel vivo. di II. Fenomeni biologici degli amebociti. ‘Fe | Le osservazioni furono fatte sulle branchie dell’ animale pr: vivo. fa - Sui margini e all’apice delle branchie, attraverso la. sot- Mr - tile e trasparente cuticola, si vedono chiaramente le cellule mi > in circolazione; legando la base della branchia, e così fermando i il circolo, si possono comodamente esaminare nel loro sg e fisiologico, pur a forti ingrandimenti. i «i 20000 I pseudopodi apicali sono generalmente assai brevi, tuttavia “200 possono allungarsi o accorciarsi,-o anche essere ritirati af- “ Aia fatto e poi di nuovo emessi. Talchè le tre figure caratteristiche SA (ovale, piriforme, fusiforme) sono affatto temporanee, e deri. e vano, a seconda delle condizioni dei pseudopodi, da una sola wa ? forma fondamentale. So, I granuli rifrangenti sono in preda a una lieve vibrazione, 3A ben diversa da quel moto di ribollimento descritto da certi. ug: autori, il quale ha luogo solo durante la decomposizione e la Ep putrefazione delle cellule. In corrispondenza a tale vibrazione, ; si nota un’ agitazione nel plasma che attornia le cellule, av- SOR vertibile pel movimento dei minutissimi granuli che vi sono MNT disseminati. Ciò si nota però quasi esclusivamente nelle cel- ta lule granulose; nelle cellule ialine i pochi granuli rifrangenti fe sembrano inquiete. Da esse si vedono talora staccarsi dei °: lembi di sarcode; alcune poi, affatto prive di granuli e pseu- 6 Sa dopodi, hanno forma ovale e nucleo indeciso. SI i Esaminai, oltre quello delle branchie, anche il sangue con. CS | Lee» Pi CAS 170p y i - PR i Agi ian e ei 19 tenuto nel cuore e nel sacco pericardico. Esso, oltre gli ele- | menti già indicati, presenta anche un gran numero di globi «di sarcode, assai più grandi delle cellule (da 15 a 30 e fin _a 50 micromillimetri di diametro, che non si trovano in altre | regioni. Questo insieme di fenomeni, ci pose innanzi parecchie que- stioni. — Le cellule ialine e granulose son forme distinte, o due stadii d’uno stesso elemento? — Dato quest’ultimo caso, qual’è lo stadio primitivo? — Donde provengono e dove vanno a finire le masse sarcodiche raccolte nel sacco pericardico e «nel cuore? Quale è l'ufficio delle cellule ameboidi? Donde ian ie ninni Am sorgono e dove finiscono esse ? Basandomi sulle osservazioni partitamente descritte nella memoria estesa, mi sembrano probabili queste conclusioni: 1. Le cellule granulose e ialine non sono forme distinte, ma due stadii dello stesso elemento. 2. Le cellule granulose rappresenterebbero lo stadio più | perfetto e funzionante, e le cellule ialine uno stadio di re- | gressione , mercè la perdita dei granuli e di masse di para- plasma. 3. I globi di sarcode raccolti nel cuore e nel sacco peri- | cardico, in cui vanno a sboccare tutti i vasi reflui, non sa- rebbero altro che l’unione di tutti i detriti sarcodici del san- gue, che nell’organo centrale si raccolgono e si fondono. Essi però non ritornano in circolazione, nè si trovano nelle arterie laterali. Le ho trovate invece nelle arterie epatiche e nel tes- suto delle glandule gialle, ove subiscono una degenerazione adiposa. 4. La funzione delle cellule ameboidi non ha relazione col- l’ematosi, compiuta dall’ emocianina e dalla tetroneritrina sciolte nel plasma sanguigno; esse servirebbero piuttosto, per mezzo del fermento rappresentato dai granuli rifrangenti, a tradurre in albumina assimilabile i peptoni versati nel sangue (Cuenot) e parte dei detriti del sangue stesso; e a ciò si con- ‘mette anche il fenomeno del fagocitismo, che potei osservare tanto nelle forme vive che nelle degenerate e nei plasmodii. III. Variazioni delle cellule ameboidi in diversi ambienti e con diversi reagenti. 20 In animali, come i carcini, che vivono nell'acqua e all’a- sciutto, a varii gradi di temperatura e, per l’eventuale loro agglomerazione in certe epoche dell’anno, in ambiente più o meno ossigenato, volli studiare anche le modificazioni degli amebociti a seconda dell'aumento o della diminuzione della quantità percentuale dell’ acqua nel sangue, come pure fra le estreme temperature comportabili con la loro vita o in se- guito a inalazione d'ossigeno e d’acido carbonico. — Osservai anche le modificazioni che avvengono, dopo la morte naturale, nel periodo della putrefazione. Per i particolari di queste os- servazioni non posso che rimandare alla memoria estesa. Da ultimo studiai le modificazioni che avvengono nelle cellule ameboidi, sì all’esterno che nell’interno del corpo, col. l’impiego dei varii reagenti coloranti, dell’acido acetico e osmico, del bicloruro di mercurio e del cloruro di palladio, impiegando anche una particolare tecnica per apprestare dei preparati durevoli, difficilissimi a ottenersi con queste forme delicate e con tutte, in generale, le forme ameboidi, senza produrre deformazioni notevoli nella costituzione normale del loro corpo. Lab. d’Anat. Comp. dell’Univ. di Pavia, Giugno 1888. INTORNO ALLE DIATOMEE DEL LAGO D° IDRO Nota del Dottor EDOARDO BONARDI Assistente al Museo e Laboratorio di Anatomia Comparata dell’ Università di Pavia. x Il lago d’Idro, in provincia di Brescia, è completamente scavato nella dalomia superiore. Il Chiese vi entra a nord-est e ne esce a sud-ovest incidendo il magnifico apparato more- nico. L'area del lago è di chilometri 14. 1; la lunghezza di chilometri 9. 6; la larghezza massima di chilometri 2. 2; la media di chilometri 1. 5; il perimetro di chilometri 23; la profondità massima di m. 122; l'altezza sul livello del mare di m. 368. Questi dati mi furono forniti dal chiarissimo si- gnor Prof. Pavesi, a cui rendo le più sentite grazie. EOLIE RIO x 0g 21 La ricerca delle Diatomee la eseguii su due campioni di . fango di fondo raccolti dal chiarissimo signor Prof. Comm. P. Pavesi, l’uno alla foce del Chiese (fango ghiaioso siliceo) l’altro in faccia a Daone, a poca distanza dalla riva (fango | tenuissimo, marnoso). — Questo studio non è dunque che una modesta contribuzione alla Diatomologia del lago d'Idro. ‘ D) B.” | TRIBÙ ACHNANTEE (Brun 1880). po Gen. Achnanthes (Bory). __ Specie I. Ach, exilis Ktz. Loc. Secondo Rabenhorst (1) e Brun (2) questa specie è diffusa ovunque dal piano fino alle alte Alpi. C’è nel lago di Como (Castracane (3) e nellago d'Orta (Bonardi (4). Nel lago d’Idro è abbastanza frequente. Specie 2. Ach flexella. Breb. «_—’—’—Zoc. Grandi acque vive o stagnanti del piano e delle Alpi (Brun). Lago di Como (Achnanthidium frexellum - Castracane). — Non fu ancora osser- vato nel lago d’Orta (Bonardi). — Nel lago d’Idro è raro. È Gen. Cocconeis (Ehr). Specie I. Coc. Pediculus Ebr. Loc. Per tutta l’Europa (Rabenhorst) nelle acque stagnanti (Brun). Non c’è nel lago di Como (Castracane). Rara nel lago d’Orta (Bonardi). — Rara pure nel lago d’ Idro. TRIBÙ GOMPHONEMEE (Brun 1880) Gen, Gomphonema (Ag). Specie 1. G. Constrictum Ehr. P, Loc. In tutta l’ Europa ed anche in America (Rabenhorst). — Acque tran- quille con piante acquatiche (Brun). — Non fu trovato nel lago di Como (Ca- stracane. — Comune nel lago d’ Orta sulle Characee (Bonardi). — Abbastanza frequente anche nel lago d’Idro. Specie 2. G. Intricatum Ktz. È Loc. A. Nordausen (Rabenbhorst). Acque Alpine, compresi i laghi (Bruw). ago di Como (Castracane). Abbondante nel lago d’ Orta (Bonardi). Copiosa Bore nel lago d'Idro. . Specie 3. G. Dichotomum Ktz. «Loc. In tutta l'Europa in America e perfino nelle polveri meteoriche (Rabenhorst). Su tutte le piante acquatiche del piano; meno frequente i n montagna (Brun). Non fu osservato nel lago di Como (Castracane), nè in qu uello d’Orta (Bonardi). Raro nel lago d’Idro. SARA ma (©) RasenHoRsST C — Die suswasser Diatomaceen — Leipzig, 1853. (2) Brun J. — Diatomées des Alpes et du Jura — Genéve, 1880. - | (8) CasrRacanE F. — Studio su le diatomee del lago di Como — (Atti dell’Accademia pontificia dei Nuovi Lincei — Tom. XXXV., 21 maggio 1882). | (4) Bonarpi E — Sulle diatomee del lago d’ Orta. — (Bollettino Scientifico di Pavia — Anno VII, N. 1. 1885), da) SA MILITA Denrtkiy def TRIBÙ EUNOZIiEE (Brun 1880). Gen. Ephitemia (Breb). Specie l. Ep. arcus Ehr. Loc. Rabenhorst la osservò in America, Brun, in Svizzera, in tutte le acque del piano. — Non fu osservata nel lago di Como (Castracane). Nel lazo d’ Orta è scarsa (Bonardi), ed in quello d’Idro abbastanza copiosa. Specie 2. Ep. ocellata Ebhr. Loc. Nel Perù (Rabenhorst). Grandi laghi, stagni e torbiere (Brun). Lago di Como (Castracane). Non fu trovata nel lago d’Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. Specie 3. Ep. zebra (Ebr). Loc. Germania, Inghilterra, Francia, Italia; inaaloa (Rabenhorst). Sulle piante acquatiche del piano (Brun). Non fu osservata nel lago di Como (Ca- stracane), nè in quello d’Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è scarsa. Gen. Himanhtidiam (Ehr.) Specie l. H, arcus Ebr. Loc. Europa, America, Africa, Persia meridionale (Rabenhorst). Comu- nissima in tutte le acque calcaree del piano e del jura (Brun). Non fu tro- vata nel lago di Como (Castracane), nè in quello d'Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. Gen. Ceratoneis (Ehr.) Specie l. C. Arcus Ehr. Loc. Diffuso in tutta l'Europa, anche nelle acque minerali (Rabenhorst). Frequente e sovente abbondante nelle acque silicee delle Alpi. Nel lago di Como fu osservato |Castracane,;. Non lo fu invece nel lago d’Orta (Bonardi). Pochissimi esemplari ne rinvenni nel lago d’Idro. TRIBÙ CIMBELLEE (Brun 1880.) Gen. Amphora (Ebr.) Specie 1. Am. ovalis Ktz. Loc. Europa, Africa e sud della Persia (Rabenhorst). Sulle piante acqua- tiche delle acque stagnanti (Brun). C'è nel lago di Como (Castracane) ed in. quello d'Orta (Bonardi. Rara nel lago d’Idro. Gen. Cymbella (Ag.) Specie 1. Cym, lanceolatum Ehr (Cym. gastroides? Ktz) Loc. Comune in tutta l’ Europa (Rabenhorst). In tutti i laghi e nelle altre acque della pianura e delle montagne (Brun). Nel lago di Como (Castracane) ed in quello d’Orta dove è abbondante (Bonardi). È pure abbondante nel lago d’Idro. Specie 2. Cym. cymbiforme Breb. Loc. Laghi ed altre acque di pianura (Brun). Anche nel lago di Como (Ca- stracane) ed in quello d’ Orta (Bonardi). Frequente nel lago d’Idro. Specie 3. Cim. variabilis Wartm. Loc. Comunissima in tutte le acque (Brun). Nel lago di Como (Castra- cane — Cym maculata Ktz). Abbondante nel lago d’Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro. rio. 4. Cim. Ehrenberali Ktz. Loc. Inghilterra, Francia, Germania, Italia (Rabenhorst)). Laghi ed altre | acque del piano; torbiere del jura (Brun). Non fu trovata nellago di Como | (Castracane), nè in quello d’ Orta (Bonardi). Nel lago d’ Idro è rara SR Specie 5. Cym. Caespitosum Ktz. Loc. Jùtland, Piemonte, Firenze (Rabenhorst). Laghi, acque stagnanti e 9 ruscelli del piano e delle Alpi (Brun). Lago di Cor.o. (Castracane — En- ‘eyonema caepitosum). Non fu ancora osservata nel lago d’ Orta (Bonardi), ed | è abbastanza copiosa in quello d’Idro. “dei TRIBÙ NAVWICULEE (Brun 1880). Gen. Navieula (Bory). È _ Specie 1. Nav. vulgaris Heib. var. lacustris Brun. «| —’Zoe. Grandi laghi e stagni (Brun. Non fu osservata nel lago di Como | (Castracane). Abbondante invece nel lago d’Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro . Specie 2. Nav. appendiculata Ktz. Loc. Per tutta l'Europa (Rabenhorst). Nelle acque stagnanti (Brun). Non «c’è nel lago di Como (Castracane). Frequente nel lago d’Orta (Bonardi) ed _ in quello d’Idro. Specie 3. Nav. cryptocephala W. Sm. di Loc. In tutta l'Europa (Rabenbhorst). In tutte le acque (Brun). Nel lago . di Como (Castracane) ed in quello d’Orta dove è frequente (Bonardi). È pure | copiosa nel lago d’Idro. Specie 4. Nav. affinis Ehr. Loc. In America ed in Francia (Rabenhorst). Abbastanza frequente nelle | acque stagnanti del piano (Brun) È foi . Nel.lago di Como non venne osservata . (Castracane), mentre è frequente nel lago d’Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro Specie 5. Nav. firma Grin. Loc. Acque vive delle Alpi granitiche (Brun). Non fu osservata nel lago di Como (Castracane) nè in quello d’ Orta (Bonardi). Rara nel lago d’Idro. 7 — Specie 6. Nav. pusilla W. Sm. dà Loc. Grandi laghi, fossati e stagni (Brun). — Nel lago di Cumo {Castra- «| cane) ed in quello d’ Orta (Bonardi) non fu ancora trovata. Nel lago d’Idro è | rarissima. o Specie 7. Nav. elliptica Ktz. Loc. In Francia ed in Italia (Rabenhorst). Comune e spesso abbondante | in tutte le acque, fino sulle alte Alpi (Brun). -- Nel lago di Como (Castra- cane) ed in quello d’Orta (Bonardi). Comune nel lago d’Idro _ Specie 8. Nav. neglecta Breb. È IZoc. Comune in tutte le acque vive e meno nelle stagnanti (Brun). — Manca nel lago di Como (Castracane) ed è rara in quello d’Orta (Bonardi) | È pure molto rara nel lago d’Idro. Specie 9. Nav. rhynchocephala Ktz. var. leptocephala Brun. Loc. Forma alpina e lacustre (Brun). Non fu osservata nel lago di Como | (Castracane), mentre è abbastanza frequente in quello d’Orta (Bonardi). Non _ è rara nel lago d’Idro. Specie 10. Nav. mesolepta Ehr. Loc. In Francia e nella Savoia (Rabenhorst). Copiosa nelle acque dei ter- | reni calcari (Brun). Nel lago di Como non fu trovata (Castracane). Non è rara nel lago d’Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro. p è » : e * A Specie 11. Nav. pupula Ktz. PIRTRO Loc. Comnue in tutta l’Europa (Rabenhorst). Non ricordata dal Brun pene le acque delle Alpi e del Jura, nè dal Castracane pel lago di Como. Fre- quente nel lago d’ Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro. Specie }2. Nav. gibba Ktz. Questa specie, per le dimensioni (60-70 |.) e per la forma (rigonfiata al centro ed appiatita ai poli) sarebbe vicinissima alla Pinnularia gibba Ehr. dei moderni diatomologi. Non è però possibile riferire gli esemplari da me osservati al gen. > Pinnularia perchè le strie sono finissime, granulose (1400 : 1) e raggiungono il rafe mediano (18 a 20 strie in 10 p). Loc. Nel lago d’Idro è rara. Non la osservai in quello d’Orta, nè è ri- cordata dal Castracane pel lago di Como, nè dal Brun per le acque delle Alpi e del Jura. Gen. Pinnularia (Ebr.). Specie 1. Pin, nobilis Ehr. Loc. America, Francia, Italia, Bosnià (Rabenhorst). Acque stagnanti del i piano (Brun). Fu nuservita nel lago di Como (Castracane) e non in quello d’Orta (Bonardi). Abbastanza rara nel lago d’ldro. id Gen. Pleurosigma (W. Sm.). Specie 1. Pleu. acuminatum Griin. Loc. In tutte le acque stagnanti calcaree e silicee (Brun). Non fu o0s- servata nel lago di Como (Castracane). Rara nel lago d’Orta (Bonardi) ed in quello d’Idro. TRIBÙ SURIRELLEE (Brun 1880). Gen. Cymatopleura (W. Sm.). Specie 1. ty. solea Breb. Loc. In tutta l'Europa (Rabenhorst). Comune nelle acque pantanose e nei ruscelli del piano (Brun). Non fu trovata nel lago di Como (Castracane). Rarissima nei laghi d’ Orta (Bonardi) e di Idro. Gen. Surirella (Turpin). Specie 1. Sur. ovalis Breb. Loc. In Francia (Rabenhorst). Luoghi acquitrinosi, ed abbastanza rara i (Brun). Non fu trovata nel lago di Como (Castracane). Rarissima nel lago d’Orta (Bonardi), ed in quello d’ Idro. Specie 2. Sur. norica Ktz. Loc. Abbastanza diffusa, ma mai abbondante nei bassi fondi dei grandi laghi e dei grandi stagni (Brun). Trovasi nel lago di Como (Castracane — Campylodiscus noricus Ehr.) e non in quello d’Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. TRIBÙ NITZSCHIEE (Brun 1880). Gen. Nitzschia (Hass.). Specie 1. Nt. thermalis Auersw. Loc. Abbastanza comune negli stagni e nelle torbiere (Brun). Non fu an- cora osservata nel lago di Como (Castracane) e nel lago d’ Orta (Bonardi). Rarissima nel lago d’Idro. Ag Specie 2. Nt. linearis Ag. e W. Sm. — Loc. Comunissima in tutte le acque poco profonde del piano (Brun). Esiste — nel lago di Como (Castracane) e nel lago d’Orta (Bonardi). Rara nel lago d’Idro. TRIBÙ FRAGILARIEE (Brun 1880). fi- | Gen. Fragilaria (Ag. e Griin). Specie l. Fr. mutabilis Grin. di Loc. Grandi laghi, ruscelli e stagni (Brun). Vive nel lago di Como (Ca- stracane). È abbondantissimn nel lago d’ Orta (Bonardi) ed abbastanza fre- | quente in quello d’Idro. Gen. Benticula (Ktz.). Specie 1. D. Frigida Ktz. Loc. Nelle acque montane della Svizzera, del Tirolo e della Francia (Ra- A benhorst). Abbonda nei laghi del piano e delle Alpi (Brun). Non fu ancora osservato nel lago di Como (Castracane) nè in quello d’ Orta (Bonardi). Ab- | bastanza copiosa nel lago d’Idro. Specie 2. D. elegans Ktz. Loc. Nei ruscelli della Germania e del Piemonte (Rabenbhorst). Cascate «e ruscelli alpini, sulle roccie umide (Brun). Non fu ancora trovata nei laghi % di Como (Castracane) Je d’ Orta (Bonardi). Rarissima nel lago d’Idro. 9 Gen. Odontidiem (Ktz.). “Specie l. 0, hyemale Lyngb. b Loc. Diffuso su tutta la superficie della terra (Rabenbhorst). Nelle acque | ghiacciate delle Alpi e del Jura (Brun). Vive nel lago di Como :\Castracane). Non fu ancora trovata in quello d’ Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. Specie 2. 0. anceps Ebr. Loc. Persia meridionale (Rab.). La medesima distribuzione della specie precedente (Brun). Non fu trovato nel lago di Como (Castracane) nè in quello . d’Orta (Bonardi). Rarissimo nel lago d’ Idro. Gen. Diatoma (De Candolle). Specie 1]. D. elongatum Ag. Loc. Per tutta l'Europa (Rabenhorst). Grandi acque limpide (Brun). Ca- È stracane osservò questa specie nel lago di Como. Non fu ancora veduta nel . lago d'Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. Gen. Synedra (Ehr.). Specie 1. Syn. lunaris Ebr. Loc. Per tutta l'Europa, nell’Africa settentrionale, in America presso Bo- | gota (Rabenhorst). Parassita su tutte le piante acquatiche delle alte valli . (Brun). Non ancora osservata nei laghi di Como (Castracane) e d’ Orta (Bo- | nardi). Rara nel lago d'’ Idro. Specie 2. Syn. gracilis Ktz. Loc. Grandi laghi, fiumi, ruscelli e stagni (Brun). Non trovata finora nel È lago di Como (Castracane) nè in quello d’Orta (Bonardi). Nel lago d’Idro è rara. d., e «Sol. 1 RT A 6a Specie 3. Syn. tenuis Ktz. Loc. In Germania (Rabenhorst). La medesima distribuzione della specie. precedente (Brun). Non ancora veduta nei laghi di Como (Castracane) e d’Orta (Bonardi). Frequente in quello d’Idro. Specie 4. Sin ulna Ebr. Loc. Ovunque (Rabenhorst). È la specie più comune fra tutte le diatomee (Brun). Vive nel lago di. Como (Castracane) ed in quello d’ Orta (Bonardi) ab-. bonda anche nel lago d’Idro. TRIBÙ MELOSIREE (Brun 1880). Gen. Cieclotella (Ktz.) Specie 1. Cy. opercalata Ag. Loc. In Francia ed in Germania (Rabenhorst). Frequente e spesso abbon- dante nei grandi laghi, ruscelli e stagni (Brun). Abbondante nel lago di Como (Castracane, nel lago d’ Orta (Bonardi). Abbastanza frequente anche nel lago d’Idro. Specie 2. Cy. Kiitzingniana Rhw. Loc. Laghi ed acque vive del piano e delle Alpi (Brun). Lago di Como (Castracane) e lago d’ Orta (Bonardi). Abbastanza frequente anche nel lago d’ Idro. Gen. Melosira (Ag.) Specie M. distans Ehr. Loc. In tutta l'Europa (Rabenhorst). Abbastanza diffusa nelle acque delle Alpi (Brun). Fu osservata nel lago di Como (Castracane), nel lago d’Orta (Bonardi) e vive anche in quello d’Idro. Le specie di Diatomee da me osservate nel lago d'Idro sa- rebbero dunque 48, appartenenti due al gen. Achnanthes, una al gen. Cocconeis, tre al gen. Gomphonema, tre al gen. Ept- themia, una al gen. Himanthidium, una al gen. Ceratoneis, una al gen. Amphora, cinque al gen. Cymbella, dodici al gen. Navicula, una al gen. Pinnularia, una al gen. Pleurosigma, una al gen. Cymatopleura, due al gen. Surirella, due al gen. Nitzschia, una al gen. Fraguarta, due al gen. Denticula, due al gen. Odontidium, quattro al gen. Synedra, due al gen. Cy- clotella, una al gen. Melostra. Le specie più comuni sono alcune del gen. Cymbella (Cym. variabilis e cymbiforme) e del gen. Navicula (N. cryptoce- phala ed appendiculata). Le specie del gen. Cyclotella sono ab- bondanti ma meno delle ricordate appartenenti ai gen. Navi- cula e Cymbella. Dirò finalmente che l’esame dei due campioni di fango, di- di | 27 versi per località e composizione, mi diede gli identici risul- tati quanto alle Diatomee. — Cercai anche nel lago d'Idro inutilmente, come nel lago d'Orta, la Fragilaria crotonensis Edw. (Fragilaria pecten, Castr. Nitsschia pecten, Brun). Pavia, maggio 1888. RIVISTA Prof. L. MaGGI: Intorno ai Protozoi viventi sui muschi delle piante. (Rend. Ist. Lomb. di Scienze e Lett. Serie II.*, Vol. XXI. Fasc. VI. Marzo 1888. Milano). Dopo aver ricordate alcune osservazioni di varj Autori risguardanti i Protozoi viventi sui muschi în genere, ed accennate a quelle di Dujardîn specialmente del 1852, il Prof. L. Maggi riferisce intorno alle sue ri- cerche fatte nell’ Aprile del 1875 sui muschi degli ippocastani negli an- tichi giardini pubblici di Milano ; dei risultati dei quali però, non pub- blicò che, nel 1876, quelli riferentisi alla Corycia di Dujardin. In se- guito cita la recente Nota di Imhof di Zurigo, che viene ad aggiun- gere importanza a quest’ argomento. Perciò il Prof. L. Maggi passa ad esporre alcuni fatti biologici che gli presentarono i PROTOZOI da lui osservati sui muschi della località suindicata, considerandoli in rela- zione alla particolare loro dimora. Discorre quindi dell’ incistamento di questi PROTOZO!, tanto nudi, quanto aventi un guscio, e perciò della proprietà di quest’ ultimi di incistare il loro corpo amiboide entro il guscio stesso; così che tutti i PROTOZO! viventi sui muschi possono sopportare i periodi di siccità, alternati con quelli d’umidità, vivendo essi d’ una vita latente nel primo caso, d’ una vita attiva nel secondo. Colla determinazione specifica di questi PROTOZOI poi, in confronto di quelle specie che, appartenenti al medesimo genere, sono acquatiche, il Prof. Maggi trova che tra quelle dei muschi probabilmente vi è qual- che caso di mimetismo omocromo, come anche di imitazione protettiva. Non dimentica il parassitismo loro, e quindi la probabilità che qualche forma di rizopodi dei muschi sia parassita di un infusorio o di qualche rotifero o d’altro animale, già in simbiosi coi muschi, come sarebbero le Callidine. È molto probabile, dice il Prof. L. Maggi, che il vento sia il mezzo di trasporto dei Protozoi acquatici sui muschi; ma non senza influenza può essere anche il parassitismo dei PROTOZOI, se veramente sì constatasse questo loro stato biologico anche per quelli dei muschi. Il parassitismo poi di questi esseri, in unione all'umidità dell’ am- biente, dovrebbero indicare a condizioni opportune alla loro alimenta- | zione, e per conseguenza alla loro riproduzione. Tuttavia, il Prof. Maggi, riguardo alla loro nutrizione ricorda come, oltre alle Diatomee dei mu- schi, l’acqua di pioggia e la rugiada possano fornire a questi esseri ma- S x TRI E ala al MI ia TSE Ri as na Sari. e x° ni, 3, ite a* « as P.- _ ii ‘AL CEE La TACERE x fi ni le ne DA ; } va fa LIE ei ra 6 A LA Sei en SETA » Ma n ui va a é sy Me Craprà do è "_w MEI Di i - » [= IR VZACAT O OVE SR ATI RN, TI, PPOBID AIN - RARI) PR fer] PAT 28 teriali di nutrizione, e come fra questi materiali vi siano anche quelli opportuni per la formazione dei gusci di quei protozoi ohe ne sono for- niti. Riguardo alla loro riproduzione accenna d’aver veduto quella del- l’ Arcella. Se le ricerche ulteriori, egli conchiude, intorno a questi PROTOZOI, dimostreranno aver essi alti caratteri anatomici e fisiologici particolari; la morfologia potrà annoverarli fra le adattazioni, e quindi far ammet- tere una fauna propria dei muschi. Intanto egli presenta, con osserva— zioni e descrizioni, le forme specifiche da lui osservate fin dal 1875, nel- Aprile, in seguito a giornate piovose, soggiungendo, che con tale data non intende a priorità, la quale già spetta a Dujardin, ma solo per giustificare i fatti allora raccolti, e che al presente vengono riportati. Il Prof. Maggi, vi ha trovato: Ameba brachiata Duj., Amaba dif- fluens Duj., Amaba radiosa Duj., Amaba polypodia F. E. Schultze, Amaba anthyllion n. sp., Am@ba sp.? — Amaba velifera n. sp. Corycia Dujardinii Gagl., Amphizonella violacea Greeff (piccola’, Hya- lodiscus hyalinus n. sp. Arcella vulgaris Ehr., Arcella aureola n. sp. Difflugia sp.?, Euglypha tuberculata Duj., Euglypha alveolata Duj., Euglypha zonata n. sp. Cryptomonas inflata Duj. Cyclidium glaucoma Ehr., Amphileptus sp., Ohilodon cucullulus Ehr., Oxytricha sp. La nota è accompagnata da figure. Prof. L. MaGGI: Sull importanza dei fagoceiti nella morfologia dei Metazoi. (Rend. Ist. Lomb. Serie II.°, Vol. XXI., Fasc. VII. 5 Aprile 1888). Il Prof. Leopoldo Maggi, dopo avere richiamata la sua Nota dell’ 11 Giugno 1885 intitolata: Di alcune funzioni degli esseri inferiori a contri- buzione della morfologia dei Metazoi, passa a dire dei fagociti di Met- schnikoff, ossia delle cellule con digestione intracellulare, che vengono in favore della sua tesi. Dimostrato che il nome di fagociti si può applicare anche ai Protozoi (esseri unicellulari), perchè essi pure hanno una digestione intracellu- lare; il Prof. Leopoldo Maggi indica, con questi esseri, lo stato libera- mente vivente dei fagociti. Indi ricorda 1’ evoluzione gencalogica delle cellule a digestione intracellulare secondo Metschnikoff, nella quale però il Prof. L. Maggi ne introduce quelle dell’endoderma dei Metazoi e Gastreadi, per passare dai Protozoi ai Metazoi, e quindi ai fagociti mesodermici. Egli trova che negli organismi completamente sviluppati; le cellule con digestione intracellulare, rappresentano Protozoi associati; e da ultimo che i fagociti manifestantisi durante 1’ ontogenia, special- mente con metamorfosi, sono protozoi allo stato virtuale. Il fagocitismo et Ù, fi n n : ì I À { 4 le RATA aL MPS RICO Te SRI, e VO TL dl OE TAI RITTER LA E bt uh ua PALO N E e Sio Ta ae ea et se pertanto, conchiude il Prof. L. Maggi, o digestione intracellulare, viene ad essere una funzione, che attesta nella morfologia o formazione dei Metazoi (esseri pluricellulari) la loro derivazione dai Protozoi; così che la fisiologia, mentre ci dà la chiave delle variazioni organiche, e quindi dell’ adottazione, come fattore morfologico, contribuisce, in altri casi, colla sua invariabilità funzionale alla dimostrazione geneologica degli organismi animali. E ricordando che l’eredità, altro fattore morfologico, è pur legata ad una funzione fisiologica, qual’ è la riproduzione; ne consegue che la morfologia degli esseri viventi, ossia la loro formazione, non può essere disgiunta dalla loro fisiologia. Tuttavia non va dimen- ticato che a base delle formazioni fisiologiche dell’ organizzazione ani- male, stanno le funzioni morfologiche della materia. Prof. L. MaGgGI: Di alcune condizioni patologiche negli organismi su- periori, analoghe a condizioni fisiologiche negli organismi inferiori. (Gaz- zetta Medica Italiana. — Lombardia, 1888. 1.° semestre. — Milano, Ti- pografia Rechiedei). Richiamata la sua pubblicazione dal titolo: Applicazione d’alcuni con- cetti morfologici dell’ organizzazione animale alla medicina, fatta nel 1883 per mezzo della Gazzetta Medica Italiana — Lombardia, diretta dal chia- rissimo Prof. Comm. Gaetano Strambio ; il Prof. Leopoldo Maggi, espone, in questa Nota, altri fatti, che crede di farli seguire a quelli già indi- cati pel suo argomento. Ricordando poi come nel campo anatomico vi siano organi anormali e teratologici in alcuni organismi, che trovano i loro analoghi allo stato normale in altri; come nel campo fisiologico alcune funzioni transitorie (funzioni embriologiche) di organismi superiori, corrispondono a fun- zioni permanenti di organismi inferiori; come nel campo patologico, certe condizioni di organismi superiori, specialmente dell’ uomo, si in- contrano in altri organismi come condizioni loro fisiologiche, pare al Prof. L. Maggi che si possa dire, essere lo stato alterato dell organizza- zione animale vivente, non altro che un suo stato normale eterotopo, ossia fuori di posto, e quindi anche eterocrono, ossia fuori di tempo; in quanto che, per correlazione morfologica degli esseri, i superiori vengon dopo gl’inferiori. Se questa conclusione potrà sembrare ad alcuni, ancora un po’ spinta, è però certo ch’ essa dimostra, se non altro, l’importanza dello studio anatomo-fisiologico dell’organizzazione animale, fatto col moderno indirizzo morfologico; il quale da noi aspetta quel numero grande di cultori, che necessita per farlo sviluppare. x ui 30 PROTISTOLOGIA MEDICA Classe: Lobosa. Le Amebe nelle dejezioni dissenteriche, negli ascessi epatici consecutivi alla dissenteria (Gazzetta Medica Ital. Lomb. 1888, 2 Giugno, N. 22) e nella variola vera. i Il Dott. Uplavici O. (The Lancet Lowdon, 1887) dall'esame delle de- jezioni dissenteriche ammette che i bacteri, sebbene si trovino in gran numero ed in specie assai diverse, in esse pare non siano la causa della dissenteria; infatti egli potò riconoscere almeno 19 specie di microrga- nismi in queste dejezioni senza pur trovarvi un bacterio costante e pa- togeno. Al contrario un reperto costante in 70 casi di dissenteria fu quello di ammassi di amebe, le quali sono già state descritte da altri autori. Nel 1875 esse furono notate dal Loesch in un caso di dessenteria e dopo di lui il Leuckart, il Koch, il Grassi, Normand, Hlava e Kar- tulis hanno volta l’ attenzione loro a questi speciali ammassi protopla- smatici. Il Kartulis rinvenne le amebe in 150 casi di dissenteria, mentre non potò trovarle nelle dejezioni degli infermi di ileotifo e di tisi in- testinale. Questo autore provò inutilmente la coltura delle amebe e del pari riuscirono a risultato negativo i di lui tentativi injettandole negli in- testini di cavie e conigli. Loesch invece, che ne fece injezioni in quattro cani, vide in un caso la moltiplicazione loro. Uplavici esperimentò su 17 cani, injettando nell’ intestino di questi animali le dejezioni fresche contenenti amebe e riuscì a produrre la dissenteria in due cani, e la moltiplicazione delle amebe. Risultati positivi ottenne pure in quattro gatti su sei. In un caso di dissenteria, avendo trovato amebe giganti le injettò nell’intestino di un gatto ed esse si riprodussero. Invece le espe- rienze di riproduzione delle amebe furono negative nei conigli , nelle cavie -e nei polli. Il Dott. Kartulis (Centralbl. f. Bact., 1887) ha trovato negli ascessi epatici, consecutivi a dissenteria, le amebe, le quali esistono costante- mente nell’ intestino affetto da dissenteria. Egli le rinvenne anche nelle pareti degli ascessi. Nel pus di un ascesso epatico estratto durante la vita dell’ infermo si contenevano amebe; esse eranvi poi in gran nu- mero nel pus di altri ascessi esistenti nel medesimo individuo e che non furono aperti se non all’ autopsia. Le amebe si presentano come corpi rifrangenti con protoplasma granuloso, nucleo e vacuoli; sono dotati di movimento vivacissimo. Le dimenzioni di queste amebe corrispondevano, nella massima parte, a quelle degli stessi organismi trovati nell’ inte- stino affetto da dissenteria. L’autore esaminò 20 casi di ascesso epatico, 9 idiopatico, 11 consecutivi a dissenteria. In 6 casi trovò lo stafilococco piogeno aureo. In 4 casi degli 11 di ascessi secondarj si fecero culture AIAR a nihil, PRESE EN Ap 31 del pus; una volta si ottenne il bacillo piogeno fetido; un’ altra volta lo stafilococco piogeno aureo. In 8 casi esaminati post mortem sì trovò l’amaba dissenterica nel detritus della membrana piogenica e così pure fra questa e la sostanza del fegato rimasta infetta. Nella maggior parte dei casi si rinvennero colonie di micrococchi nei capillari del fegato. A. van der Loeff /Monatshefte fur praktische Dermatologie — 1887, N. 10) da due malati di variola vera, confluente, raccolse un po’ della ma- teria in un vetro sterilizzato e la osservò immediatamente. Vi trovò una grande quantità di amebe, dotate di moti attivissimi, simili a quelle che sì trovano nel vaccino animale fresco e sulle quali 1’ autore ha già ri- chiamato l’ attenzione degli studiosi. Quelle amebe si tingevano rapida- mente colla fucsina aggiunta direttamente alla goccia in esame. M. LA BACTERIOTERAPIA Il chiarissimo Prof. L. Maggi nella sua prelezione al corso libero di Protistologia Medica, letta nell’ Università di Pavia il 17 Novembre 1882, e portante il titolo — Protisti e malattie — (1) disse: I fatti della lotta dei microbii per la loro esistenza, e quelli della loro adattazione, bene stu- diati nelle condizioni opportune alla loro manifestazione, non solo ci ser- viranno scientificamente per la teoria della discendenza dei microorganismi, ma potranno essere girati verso la terapia delle malattie di infezione e darci dei rimedii biologici ; e fra questi dei protisti che vincendo altri protisti, ridonino all’ ospite la sua salute. Come ognuno vede in questo periodo è contenuto, chiaro e preciso, il concetto della bacterioterapia. Nel 1884 l’ illustre Prof. Cantani dell’ Università di Napoli tradusse in atto l’idea del Prof. Maggi, cercando di combattere il bacillo della tubercolosi colle inalazioni di quelli della putrefazione, (allora compresi sotto l’unica denominazione di Bacterium termo) dimostrati innocui alla salute dell’ uomo (?). Alle esperienze del Cantani tennero dietro quelle dell’ egregio Prof. Sormani (1885), le quali dimostrerebbero 1’ insufficienza del così detto Bacterium termo a distruggere il bacillo della tubercolosi (8). Ora, da un articolo firmato 1. H., contenuto nella Revue Scientifique (14 Gennaio 1888) rilevasi che Emmerich rese inoffensiva V inoculazione (1) Gazzetta Mediea Italiana (serie VIII.®, titolo IV. — 1882). (2) Riforma Medica (25 Giugno 1884). (3) Annali Universali di Medicina (1886, Vol. 273). Bollettino Scientifico (Marzo 1886, numero 1). AL A AT O A PR TCA TUIR Ao VARIA | pt AI SAUL - è da s 3 » ì - I Ae NICO, ATM 10, Pdl Re LIT del carbonchio virulento facendola precedere (2-15 giorni) dall’injezione in- travenosa del microbio della risipola. Di nove conigli così trattati, sette rimasero illesi e due morirono, ma nei loro tessuti non si trovò che il microbio della risipola. Nove altri conigli di prova, inoculati colle medesime colture carbonchiose, perirono tutti. i Nell’ istesso articolo è anche detto che Pawlowski, volendo control- lare le esperienze di Emmerich, adoperò per le inoculazioni preventive il Bacillus prodigiosus, lo pneumococcus di Friedlinder e lo Staphylococcus aureus, ed ottenne la medesima resistenza al carbonchio. — Constatò anche questo fatto interessante che gli animali i quali avevano resistito al ba- cillo protettore non sopportavano poi una seconda inoculazione del car- bonchio, pel quale dunque non avevano acquistato l’ immunità. Emmerich insiste sulla rapida distruzione dei bacilli carbonchiosi nei tessuti degli animali inoculati, distruzione ch’ egli attribuisce ad una sostanza tossica elaborata dalle cellule, mentre Pawlowski la spiega col Fagocitismo. Checchò ne sia di queste teorie (conchiude il citato articolo) bisogna rigettare ogni idea di influenza diretta d’un microbio sull’altro, perchè se si coltivano tutti e due insieme al difuori dell’organismo, il loro svi- luppo non viene impedito. Per conto mio penso che, dimostrata come è oggi, la elaborazione di piomaine e di leucomaine per parte dei bacteri detti patogeni, più che di lotta di forme viventi si tratti di lotta, ossia di decomposizione di basì or- ganiche, rispondenti al lavorio biologico delle due forme bacteriche antago- nistiche; od anche, in altri casi, si tratti di una base organica determinata dal primo microbio injettato che è velenosa per Valtro. Infatti Brieger (1) ha già ottenuto l'immunità degli animali pel bacillus tiphosus mediante le injezioni frazionate di tifotorina. Dott. EpoARDO BONARDI. (1) Médical Record (Febbraio 1888) e Gazzetta Medica Italiana Lombarda 1888, 24 Marzo, numero 12, pagina 114). Gerenti: I REDATTORI. Pavia, 1888; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzoni. D r L E er's NATURALIEN-COMPTOIR . . 5; Vien. VII Breitegasse, 9. Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di oggetti di Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in italiano, francese ed inglese; spedisce il suo catalogo a chi gliene fa diretta- mente domanda. ba Li 4 a Al ded EMERSI e” im Me Rea Med ile LAI PIRLO E RA Le a zi ATE : ù n adi Sana: ARIE 4 pol ° ; 2 i pe pr 3 tia LL Lo & bi 4 7 $ : = ISTITUTO DI ANATOMIA UMANA DELL'UNIVERSITA DI PAVIA | Lf Givanni ja -POLIANCHILOPODIA IN UN ESADATTILO “TDEra eni pa lo LTT io minar armeria ste: nana DICE PIE ig Fig logia elle toto del i tsnbacillbe Eooli con uiio dello Spi- lr. osservate da Warming. - Pellacani: Sulla resistenza dei ve- putrefazione. (Comunicazione preliminare). - Notizie: Girard: (Analisi "del Sig. Hommel di Zurigo. sul cholera). — Comunicazioni: Cuneo. prelezione del Prof c. Parona dell’ Università di Genova. i > preventiva). - _ una Intorno alle ricerche di Pacini risguardanti \olerigeni (cont. e fine). - Certes: Dell’uso delle materie coloranti dio LA ed istologico degli infusorii. - Mean: Per l’analisi mi- Hriglare degli uccelli (risposta al Dott. Bergonzini). — Zoja: Un cen- o memorabile per la storia. anatomica di Pavia. IBPELeZIone al corso di Ana- ‘al icuno Frizioni degli esseri inferiori a Lon RvSIO da della morfologia dei, - c) la priorità della e a (Transunti). — Notizie Universitarie. la siro dell'intestino dei pesci vanità venlivat Siate: : Nevrite micotica nella lebbra. - Sormani: Contribuzione agli studj sulla ‘ is del Bacillo tubercolare. - Maggi: Questioni di nomenclatura pro- e - Varigny : Di un metodo per la determinazione degli 33 onuati o vaccini. - Notizie universitarie: Deliberazione della facoltà di scienze LR Parsi di Pavia, contro il nuovo regolamento delle Biblioteche. asc. II. - Zoja: Un caso di dolicotrichia straordinaria. - Staurenghi :.Osser- n oni i sul anatomia vasco eo del” nervo ulnare ed in particolare della SE n SaS entisico: Sviluppo e disposizione delle cellule pigmentali nelle larve *Axolot]. — Maria Sacchi: Considerazioni sulla morfologia delle glandole in- inali dei vertebrati. -— Maggi: Per dare un’idea delle forme degli infinita- de piccoli, è senza IMIRCORCARIO e senza PPS Sgnl - (Rivista). -- Varigny: Microbj fi PASC. IL e IV. - De-Giovanni : ia sguardo alla Bacteriologia. (Prelezione). ‘£ Zoja: Note antropometriche (1.9 Statura e tesa). î. Cattaneo: Ulteriori LIASPALO idi Ha diistologia medica, irattasi: nei corsi liberi, con effetti legali, all'Uni: ti a di Pavia, negli otto anni scolastici, dai 1878-79 al 1885-86. - Cattaneo: Sul ficato fisiologico delle glandole da me trovate nello stomaco dello storione l valore morfologico delle loro cellule, — Maggi: Protisti e alcaloidi (sunto). Rivista). Stokvis: Sull’azione chimica dei microbj. — Parona: Intorno agli | nis de zoologie médicale et agricole di Railliet. - Notizie universitarie. — je Doni. ricevuti. — Indice alfabetico delle MATERIE delII volume del 20/- x Le, prvoo e dei loro AUTORI, dall’anno V. al VIII. inclusivo. - Prezzo dei 4 Fascicoli degli Anni V, VI, Vil e VIII L. 8 Prezzo di ciascun Fascicolo separato Li 2, Cambi ricevuti dal 1° Gennaio a tatto. Giugno 1888. 3 È È Gazzetta Medica Italiana. — Dal N. 1 al Ge dal 8 al 23. i . Gazzetta Medica di Torino. - Dal N. 1 all’8 — 1885. . Bollettino della Sezione dei cultori delle Scienze mediche. = Siena — Faso. a 2 8e4- 1888. . Notarisia. — Commentarium phycologicum. — N. 9 e 10 — 1888. . Bollettino farmaceutico — Roma. - Dal N. 1 al 6 — 1888. . Rivista italiana di Terapia ed Igiene. - Dal N. 1 al 6 — 1888 . Lo Spallanzani — Roma - Fasc. 1, 2, 3 e 4 — 1888. . Atti della Società Tl'oscana di Scienze "Naturali. - danno del 15 gennaio: | 1888. “© 00 NO ed Godo 10. Atti della R. Accademia dei Fisiocritici. — Siena — Serie 3.* Vol. 4° Fasci- È; colo 1, 2 e 11. La Clinica TARE - N. 3, 4e 5 — 1888. 12. Giornale di Veterinaria Militare. -— Fasc. l,4es5- 1888. 13. Annali di ottalmologia. — Fasc. 1.° — 1888. 14. La Rassegna di scienze mediche. - Modena - Dal N. 1 al 6 - 1888. 15. Anales de la sociedad cientifica argentina. — Fasc. 1 e 2 - 1888. 16. Feuille des jeunes naturalistes. - Dal N. 207 al 212 — 1888. 17. Bulletin de la société zoologique de France - Fasc. ì, 2, 3 e 4. — 1888. 18. Bulletin de la société Belge de microscopie. — N. 4, 5 e 6 — 1888. 19. The journal of comparative medicine and surgery. - N. 1 e 2 — 1888. 20. Boletin clinico de Lerida. - N. 1 - 1888. Fascicoli arretrati ricevuti. 41. La Rassegna di Scienze Mediche — Modena — N. 4 — 1887. _ 2. Gazzetta Medica di Torino. — N. 31, 32, 33, 34 e uN n 1887. Numeri mancanti. 1. Gazzetta medica italiana — N. 7 — 1888. 2. La clinica veterinaria —- N. 1 e 2 — 1888. 8. Giornale di Veterinaria Militare — N. 2 e 8 — 1888. 4. Bulletin de la société belge de microscopie. — N. 1,263 - 1888. Elenco dei Signori che hanno pagato l'abbonamento. Tenchini Prof. Lorenzo, Parma, anno 1887. - Golgi Prof. Camillo, Pavia; anno 1885. ; - Stefanini Dott. Domen., Pavia, anno 1884. — Pavesi Prof. Pietro, Pavia, anno 1884. — Tarutffi Prof. Cesare, Bologna, anno 1886. - Fumagalli Dott. Achille, Como, anno 1886. — Giacometti Dott. Vincenzo, Mantova, anno 1884. - Gabinetto Anatomia. Umana Regia Università, Pavia, anno 1885. — Gabinetto Anatomia Soteparga Bere 1 Università, Pavia, anno 1887. — Scarenzio Prof. Angelo, Pavia, anno 1885. Dott. Serafino, Milano, anno ]883. - Lingiardi Dott. G.. Bis Pavia, anno 1884. Gabinetto Zoologia Regia Università, Cagliari, anno 1882. - Bertè Prof. Francesco, Catania, anno 1881. — Pitzorno Prof. Giacomo, Sassari, anno 1883. — Istituto Tec- nico Provinciale, Modena, anno 1886. - Arata Dott. Pedro, Buenos A FEB: anno 1887. — Rovitti Leonard, anno 1887. AVVISO IMPORTANTE «ai signori che hanno ricevuto regolarmente il Bol- lettino, e che non hanno ancora soddisfatto in tutto od in parte all’ importo dell’'abbonamento in L. 4. per il primo anno, e in L. 8 per gli anni succes- silvi; si fa calda preghiera di volerlo spedire o ai Redattori, od all’ Editore in Pavia, giusta le indica- zioni già pubblicate. | I REDATTORI. . Giornale di Anat., Fisiol. e Patol. degli animali. — - Pisa - - Fasc. le d: - - 1888. Meg Da Anno Xx. Giugno 1888. AAA AAA AA AA e” Son REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI | GIOVANNI ZOJA $ oaD. 4 ANATOMIA E FAGIOLOGEA, PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA COMPARATE — UMANA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA CO icite Degiova | —PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA RI Un Amo £, 8. PAVIA. Premiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni. 1888. re LÀ TA GENE D bra SIN INUE race pae TURI pat) RR) ti w pi da »: (1a 0 PR + ses SO ROSI E o A MR ne eo a Pal USO hi N ì La LA M LA D' ù H r - T »i bea è, Pi \ INDICE dei lavori contenuti nei fascicoli del V, VI, VII e VIII anno costituenti il Vol. II. del Bollettino Scientifico. ANNO V. —- Fasc. I. — De-Giovanni: Alterazioni della cava inferiore complicanti | la cirrosi epatica. (Com. preventiva). — Zoja: Rare varietà dei condotti epatici. - ‘ Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell’ orecchio destro di un uomo. — Cattaneo: Sull’istologia del ventricolo e del proventricolo del Melopsittacus un- dulatus Shaw. — Maggi: Intorno ad ‘alcuni microrganismi patologici delle Tro- telle. — Bonardi: Prime ricerche intorno alle Diatomee di Vall’ Intelvi. — No-. tizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa. i i Fasc. II. — Tenchini: Sopra un caso di prematura divisione dell’arteria ome- rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un uomo adulto (con figura). — C. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Protisti. — Bonardi e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gan- dino (Lombardia). — Maggi: Tecnica protistologica (Cloruro di palladio). — No- tizie universitarie. -—— (Cattedra e Stabilimento di Zoologia nell’ Università dd | Pavia). — Bibliografia. — Staurenghi: Sulla tisichezza polmonale, pel Prof. A. De-Giovanni. Fasc. III. — Maggi: Ricerca di nitrati al microscopio. — Maggi: Sull’ analisi microscopica dell’acqua delle sorgenti chiamate FONTANILI d? fontaniva del padovano. — Bonardi : Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla glu- cogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione preventiva). Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. — Cattaneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche re- lative alla preparazione e conservazione di Bacteri e d' Infusorj. Fasc. IV. — De-Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contringsione della clinica (Nota IV*). — Zoja: Di una cisti spermatica, simulante un testi» colo sopranumerario. — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche. — Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — Cat- taneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli #r/usori (cont. e fine)... ANNO VI. — Fasc. I. - Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale. (Comu- nicazione preventiva). - Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche (continua- zione e fine). - Parona: Materiali per la fauna della Sardegna (IX. Vermi paras-. s siti). — Cattaneo: Istologia e sviluppo dell'apparato gastrico degli uccelli. (Comu-. Ò nicazione preventiva). — Università di Pavia: Voti e proposte dei professori na- turalisti espressi alla facoltà di scienze matematiche e naturali. Fasc. II. — Tenchini: Di una rara anomalia delle arterie e delle vene Ra | - Bonardi: Dell’azione dei succhi digestivi di alcuni gasteropodi terrestri, sull’a- .. mido e sui saccarosii. - Parona: Materiali per la fauna dell’isola di Sardegna (X.. Ulteriore comunicazione sui Pros della Sardegna). — Maggi: Sull’ importanza scientifica e tecnologica dell'esame microscopico delle nostre acque. — Rivista. | (Cattaneo: Sui protozo? del porto di Genova di A. Gruber). | Fasc. III. e IV. - Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale — So/co sopra- frontale (2.° comunicazione). — Maggi: Sull’influenza d’alte temperature nello svi- luppo dei Microtj. — De-Giovanni e Zoja: Risultati d’ esperienze sullo sviluppo e sulla resistenza di dacteri e vibrioni, in presenza d’alcune sostanze medicinali.. — Maggi: Sul numero delle prove d’esame per l’analisi microscopica delle acque )o- tabili e sul tempo per ciascuna di esse. - Staurenghi e Stefanini: Dei rapporti delle fibre nervose nel chiasma ottico dell'uomo e dei vertebrati. (Comunicazione pre- ventiva). - Bonardi: Le acque termo-minerali di Acquarossa in Val di Blenio - Svizzera - (Relazione). - Bonardi: Intorno all’influenza dell'acido fenico sui Mt- crobj @ sul loro sviluppo. - — Anno X. \ Giugno 1888. Ns? . Bollettino Scientifico REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA, PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. Abbonamento annuoItalia I.. S| Si pubblica in Pavia Esce quattrovolte all'anno. — > » Estero » LO|[Uorso Vittorio Eman. N. 73]| Gli abbonamenti si ricevono in | Un numero separato . . » 2/-____| Pavia dall’Editore e dai Redat- Un numero arretrato . . >» <=||Ogninum.° è di 32 pag."\| tori. ZOJA: Statistica dei preparati anatomici esistenti nei varî Istituti della R. Uni- versità di Pavia. — Dott.° MARIA SACCHI: Intorno ai Protisti dei muschi ed . al loro incistamento. — BONARDI: Sulle Diatomee di alcuni laghi italiani. Statistica dei preparati anatomici esistenti nei vari. Istituti della E. Università di Pavia. Iì signor D.r Prof. Jhon Billings, Direttore della grande Bi- blioteca e del Museo del Ministero delia Guerra a Washington, intende fare una pubblicazione sui Musei anatomici di tutto il mondo, e però si rivolse anche ai Direttori degli Istituti d'Italia, che conservano raccolte di preparati anatomici, per ottenere le desiderate indicazioni. E — i °° > CNIOSTITA Le domande del signor Dottor Billings si riferiscono spe- "cialmente al nome del Museo, al numero dei preparati di ana- tomia normale, di anatomia patologica, di anatomia comparata, i di embriologia, e poi anche (cosa curiosa) al numero dei pre- parati di materia medica. Chiede inoltre l'incremento fatto in questi ultimi anni, lo assegno delle dotazioni, se v'è catalogo dei preparati, ecc. _ Noi riteniamo per fermo che tutti i Direttori delle raccolte ‘anatomiche risponderanno all'appello dell’Illustre Collega ame- ricano, e così potrassi conoscere per questa via il materiale scientifico dell'anatomia del nostro e degli altri paesi. Approfittando dell’opportuna occasione che ci offre lo stesso 34 versità di Pavia col seguente specchietto nel quale vogliamo indicare anche l’epoca di fondazione e il nome del fondatore ciò che si possiede in proposito nei Musei della nostra Uni- e dell’attuale direttore d'ogni raccolta. Dott. Billings, ci compiaciamo intanto di dare un cenno di eee ee e è*>szpz« ILVAIVAHAA IHT OHHNON 5 ———————FF-.--- ‘DIADA IP D3IS49AIU[),//9P 12N712S] HUDA 19U J}U9}SISA 191WO2DUD 1NRDUDAAUA 19P OLLFdSOYd 35 Per cura di ciascun direttore sì è a to un catalogo dei preparati di ogni Museo. Per l’anatomia umana si è pubblicato un Index dallo Scarpa fin dal 1804, e dall'attuale direttore Prof, Zoja un altro ca- talogo stampato dal 1874 al 1887, che si può dire quasi com- pleto. Zoja. INTORNO AI PROTISTI. DEI MUSCHI ED AL LORO INCISTAMENTO Ricerche di MARIA SACCHI Dott. in Scienze Naturali, addetta al Laboratorio di Anatomia e Fisiologia comparate dell’ Università di Pavia per il perfezionamento in Protistologia (1). E Gli studi di perfezionamento cha in questi ultimi anni feci nel campo dell'anatomia, dell’istologia e dell’embriologia com- parata (2), e specialmente quelli sulle cellule secernenti, mi hanno convinto di quanta importanza sia, per la spiegazione dei fenomeni biologici che hanno luogo nelle cellule dei tes- suti, e nei tessuti stessi presi nel loro insieme, lo studio degli esseri inferiori. Infatti i metodi delle sezioni e delle dilace- razioni delle parti embrionali o di organismi completamente sviluppati ci pongono sotto gli occhi il risultato di ciò che è avvenuto durante la vita dell’ essere, ma non ci manifestano il processo funzionale in azione. Invece negli esseri unicellu- lari isolati o sociali i quali si possono osservare viventi è più facile farsi un’idea dell’intimo processo dei fenomeni biologi, col vantaggio anche di vederli nei primi loro momenti e quindi non soggetti alle condizioni del loro ulteriore differenziamento. Negli esseri inferiori viventi, oltre le cellule libere, vi sono (1) Porgo i miei più sentiti ringraziamenti all’ onorevole amministrazione del Collegio Ghislieri per il posto di perfezionamento V. E. di cui quest'anno godetti. (2) Maria Sacchi. Contribuzioni all’ istologia ed embriologia dell’apparecchio di- gerente dei batraci e dei rettili (con due tavole) Atti Soc. It. Sc. Nat. 1886. — Sulla morfologia delle glandule intestinali dei vertebrati. Boll. Sc. 1886. — Sull’istologia dell’ovidotto dei Sauropsidi (con una tavola). Atti Soc. Ita- liana Sc. Nat. 1#87. ___ Sulla struttura del tegumento negli embrioni ed avannotti del Salmo lacustris, Rend. Ist. Lomb. 1887. 36 pure liberamente viventi altri elementi più semplici dell'orga- nizzazione animale, citodi e plastiduli, la cui importanza si manifesta durante l’evoluzione individuale e specifica dell’es- sere superiore in grado di organizzazione all'elemento mor- fologico costituente. Nella serie dei protisti si trova un immenso materiale di ricerche per lo studio delle sostanze plassiche, quali substrati dei processi biologici. Vi sono sostanze indifferenti o primor- diali, relativamente allo stato delle nostre attuali cognizioni, e vi sono sostanze derivate, quelle cioè in cui comincia ad apparire la divisione del lavoro fisiologico. Il substrato ana- tomico, pertanto, si lega con la funzione, e la sostanza for- matrice dell’organizzazione animale diviene caratteristica del- l'essere vivente. L'importanza biologica di tutta quella nu- merosa serie di esseri che precedette l’ altra, pur numerosa, dei metazoi, è oggi così sentita ch'io mì sentii portata a par- ticolari ricerche. Egli è perciò ch'io credetti di scegliere la protistologia come argomento degli studi di perfezionamento in quest'anno, dei quali rendo brevemente conto nel presente lavoro. Sul principio di questi studi mi si presentarono parecchie difficoltà che potei di mano in mano superare, approfittando dei validi insegnamenti e consigli prodigatimi gentilmente dal Professore Maggi. Conoscere innanzi tutto la nomenclatura e la tassonomia protistologica è una delle prime difficoltà che sì presentano, per vincere la quale, oltre la pratica al micro- scopio, occorre un numero grande di libri, e se il consultarli minutamente e replicatamente allunga oltre ogni credere il tempo necessario alle ricerche, esso è ancor più allungato dalla necessità di notare i fatti che si osservano e di dise- gnare quelle forme che presentano delle novità, cosicchè l’anno termina con una quantità di desideri insoddisfatti. Tuttavia ho potuto attendere alla sistematica dei protisti e ad alcune osservazioni biologiche, per le quali dovetti rias- sumere le principali teorie risguardanti l’intima costituzione del corpo degli esseri inferiori. Queste ricerche sull’intima struttura dei protozoi, appli» : Se i 37 cate alla spiegazione dei fenomeni citologici dei metazoi, ha fatto lasciare alquanto in disparte lo studio della vita dei protozoi stessi, delle loro relazioni con l’ambiente che li cir- conda e delle modificazioni che ne ricevono. Fra i molti e interessanti lavori sulle forme animali che vivono nelle profondità marine, nell’oscurità, nelle più grandi depressioni e nelle più grandi elevazioni della crosta terrestre, negli estremi di temperatura, di secchezza e di umidità, l’e- lenco dei protozoi appare, fuorchè in alcune importanti ecce- zioni, più scarso di quello degli altri tipi animali, mentre in essi appunto si potrebbero rilevare i fenomeni più elementari dell'adattamento alle varie condizioni di vita. Un particolare “argomento biologico su cuì rivolsi quest’ anno la mia atten- zione è quello delle adattazioni che vengono ai protozoi per l'alternanza dell'ambiente secco ed umido in cui alcuni di essi sì trovano, in confronto alla vita perennemente acquatica che conducono le specie degli stagni, dei laghi, dei mari. Per forme più elevate, questi fatti furono già osservati, ed ognuno ricorda quanto s’è detto e scritto, da Spallanzani in poi, sulla morte apparente dei rotiferi e dei tardigradi, esposti succes- sivamente al disseccamento e all'umidità. Ma non è stato ri- cordato che nello stesso ambiente in cui vivono i rotiferi e i tardigradi suddetti, cioè nei muschi dei tetti, delle pietre, e degli alberi, nei licheni, nelle epatiche, successivamente esposti alla pioggia e al sole, vivono anche molti protozoi lobosi, ci- liati e flagellati, che devono presentare le stesse adattazioni. Semper nel suo libro Die natùrlichen Existenzbedingungen der Thiere, in cui parla delle adattazioni negli ambienti al- ternatamente secchi e umidi a proposito dei tardigradi e dei rotiferi, non prese in considerazione anche i protozoi. Queste riflessioni, insieme alla comparsa dei lavori di Imhof sulle forme animali viventi nelle frullanie, e di Maggi sui protozoi viventi nei muschi degli alberi, mi indussero a studiare i protozoi viventi nei muschi degli alberi, dei tetti e delle pietre, per accertare specialmente quali sono le specie che presentano un’adattazione a questa particolare alternanza di vita. 38 II. Intorno ai protisti dei muschi scrissero Dujardin nel 1841 e 1852, Perty nel 1846, Ehremberg nel 1853, Leidy nel 1874, Fabre-Dormergue nel 1884, Othm. Em. Imhof (1888) dei quali ri- mando le notizie storiche particolareggiate all’ ultimo lavoro del Professore L. Maggi. « Intorno ai protozoi viventi sui muschi delle piante. (Rend. Ist. Lombardo Vol. XXI, Fasc. VI, Serie II°). Nell’Hypnum degli ippocastani egli trovò ventuno specie di protozoi, (di cui sette gimnolobosi, sei tecolobosi, un fiagellato e quattro ciliati); fra questi ci sono cinque specie nuove, cioè Amoeba anthyllion, A. velifera, Hyalodi- scus hyalinus, Arcella aureola, Éuglypha zonata. Nei mesi di Marzo, Aprile e Maggio io feci delle osserva- zioni sulle seguenti specie di muschi: | 1. Homalothecium (Hypnum) sericeum, su ippocastani di Pavia, 2. Anomodon (Hypnum) viticulosus, su ippocastani di Pavia, 3. Grimmia pulvinata, su lastre di marmo, 4. Una specie dei tetti di cui non mi fu possibile la deter- minazione. Le specie di protisti osservati appartenevano alle classi Bacteria (una specie) Monera (una specie) Fungi (una specie) Flagellata (5 specie) Lobusa (29 specie) Ciliata (13 specie), donde appare che le specie più frequenti che abitano i muschi sono i lobosi, massime i tecolobosi. Classe Bacteria. Gen. Bacillus. Specie. 1. Bacillus viridis V. Thieghem. Habitat — Nell’Homalothecium (Hypnum) sericeum. Osservazione. — Grossi bacilli analoghi a quelli di Van Thieghem, ar- rotondati alle estremità, leggermente compressi nel mezzo. La colora- zione verde invade soltanto la parte centrale, lasciando incolore le estre- mità. Raro. Classe Monera. Gen. Protamoeba Hack. Specie. . 2. Protamoeba simplex Hack. Habitat — Nell'Homalothecium sericeum. Osservazione. - Trasparentissima , irregolare, con movimenti assai lenti, cosparsa qua e là di granuli tenuissimi. Rara. Classe Fungi. Gen. Saccharomyces. Specie. 3. Saccharomyces sp.? Habitat — Nell’Homalothecium sericeum, Osservazione. — Lenticelle irregolarmente avvicinate, ma non a con- tatto, colorate di verde. Raro. Classe Flagellata. Gen. Heteromita. Specie. 4. Heteromita ovata Du}. (Histoire naturelle des Zoophytes - Infusoires. — pag. 298, tav. IVà, fig. 22). Habitat — Nell'Anomodon viticulosus. Osservazione. - Corpo ovoide, più stretto anteriormente; superficie liscia, endoplasma finamente granuloso; con due flagelli che partono dalla estremità più stretta, l’uno lungo due volte il corpo, rivolto an- teriormente, sottile, con movimenti ondulatori regolari, che servono alla progressione ; l’altro è un po’ più grosso e lungo quattro volte il corpo, rivolto all’indietro, lungheggia la faccia ventrale e sporge dal- l’ estremità posteriore del corpo ; talora oscilla liberamente e il movi- mento prodotto dal filamento flagelliforme è uniforme, ma quando ade- risce qua e là ai corpuscoli circostanti trattiene l’infusorio, che si agita vivamente oppure, contraendosi d’ un tratto lo ritira bruscamente in- dietro. Grosse vescicole contrattili all’estremità anteriore. Da Dujardin fu trovato fra piante acquatiche nell’acqua della Seine, da Saville Kent in una fontana e in acqua fluviale con piante acquatiche. 40 Gen. Cryptomonas. Specie. 5. Cryptomonas globulus Duj. (Loc. cit. pag. 331, ta- vola VII). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Corpo ovoide verde cosparso di qualche granulo, lungo una volta e mezza la larghezza. — ‘lenue flagello ad una estremità , lungo quanto il corpo. e Gen. Monas Ebhr. Specie. 6. Monas ovum From. (Etudes sur les microzoaires par Fromentel et M.° Jobard-Muteau — pag. 326, tav. XXIII, fig. 48). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Corpo ovoide, bianco, cosparso di numerosi grossi granuli. Flagello continuamente in moto. — La bocca è situata sotto il flagello. 7. Monas vivipara Ehr., Spumella vivipara (Cienkowski). Habitat — In muschi dei tetti. Osservazione. — Nello stato di fissazione il corpo è generalmente ovoide, più largo anteriormente e assottigliato posteriormente in un pedicello con cui si fissa. Nello stato vagante è assai plastico, e di forma muta- bile, ovata, sferoidale, allungata. È munito di tre flagelli; un flagello, che si stacca dalla parte anteriore centrale, è lungo poco più del corpo (considerato quando assume lo stato di fissazione) e gli altri due che partono lateralmente alla base del primo, sono cortissimi. Nello stato - vagante emette pseudopodi che variano di forma, lunghezza, grossezza e numero. Ora è uno solo posto ad una estremità del corpo, corto e grosso, conico, che poi si presenta un po’ laterale all’ asse del corpo, s’allunga e forma all’ estremità un piccolo ingrossamento di forma va- ria; poco dopo si vede lo stesso pseudopodo assai ingrossato e raecor- ciato finchè si ritrae, mentre un altro si forma alla parte opposta. Con- tinuando il corpo a mutare forma ho veduto formarsi tre pseudopodi ; Stein lo figura con quattro pseudopodi due laterali anteriori e due la- - terali posteriori. L’ endoplasma è trasparente, contiene numerosissimi corpuscoli rifrangenti costantemente in moto. — V’è una sola vescicola contrattile posta presso la parte mediana del margine laterale. 41 8. Monas globulus Duj. (Loc. cit. pag. 282, tav. IV?, fig. 8). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. — Corpo globoso, assottigliato alla parte anteriore che porta il flagello, il quale è lungo cinque volte il corpo. Tegumento gra- nuloso. Vescicola contrattile situata anteriormente e molto visibile. Du- | jardin trovò questa forma in acqua marina. Classe Lobosa Hack. Ord. Gymnolobosa Hack. Gen. Amoeba Duj. | Specie. E. 9. Amoeba diffluens Duj. (Hist. Nat. des Zoophytes-Infu- | soires — Paris 1841, pag. 233, tav. Ill», fig. 1.) Habitat — Nell Homalothecium sericeum. j i F Osservazione. - Trasparente, granulosa, con vacuoli che appajono e i scompajono, con numerosi e lunghi pseudopodi arrotondati all’estremità, 3 qualche volta ramificati. qd 10. Amoeba brachiata Duj. (Loc. cit. pag. 238, tav. IV?, fig. 4). ] Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Forma assai mutevole. — Trasparente, con pseudo- podi lunghi, assottigliati all'estremità, semplici o bifidi o ramificati, di- | ritti o curvi o a linea spezzata. Vescicola contrattile piccola, molto at- tiva. 1]. A. guttula. Auerb. (Zeitsch. f. wiss. Zool. tav. 22, | fig. 17-18, 1856). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Ameba analoga all’A. guttula di Auerbach. Corpo a forma di clava, arrotondato anteriormente e attenuato posteriormente. Forma abbastanza costante. Endoplasma finamente granuloso. Nucleo non visibile. Due vescicole contrattili. Striscia serpeggiando in linea ‘quasi retta con la parte allargata diretta anteriormente. | 12. Amoeba quadrilineata. Carter. Serie II*, Vol. XVIII, pag. 247, 1856. Habitat — Nell’ Homalothecium sericeum. 42 Osservazione. — Ne trovai un solo individuo. 13. Amoeba sp.° Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Ne trovai parecchie che non potei determinare es sendo incistate. 14. Amoeba radiosa, Auerb. (Loc. cit. 400, tav. XXI, fig. 1-11). Habitat — In muschi dei tetti. Osservazione. - Ne trovai un solo individuo. 15. — A. anthyllion Maggi (Rend. Istit. Lomb. Ser. II2, Vol. XXI, Fasc. VI, Milano 1888). Habitat — In muschi dei tetti. Osservazione. - Corpuscoli gialli e rossi nell’endoplasma. Protoplasma assai fluido, uno o due larghi pseudopodi. - Progressione lenta. 16. A. papillata Mereschkowsky (Studien ber Protozoen des nordlichen Russland. St. Petersburg — pag. 203, tav. XI2, fig. 31-32). i Habitat — In muschi dei tetti. Osservazione. - Corpo tondeggiante distinguibile in ectoplasma ialino ed endoplasma granuloso. Brevi pseudopodi lobati o digitiformi su tutta la superficie del corpo. Grande vescicola contrattile e un nucleo. Movi- menti lenti con poca deformazione dei pseudopodi. Diametro da 7-8 p. Gen. Trichamoeba From. d Specie. i 17. Trichamoeba Lieberkùhnia Maggi (Rendiconti Isti- tuto Lomb., Milano 1880). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Individuo giovane. Corpo proteiforme generalmente allungato; assottigliato anteriormente in un collo terminato da un lobo piccolo attondato irto di spine; ingrossato posteriormente e terminato da uno 0 due larghi pseudopodi ectoplasmatici; vescicola contrattile grande e attivissima vicina al nucleo. Movimenti rapidi di strisciamento. 43 Gen. Hyalodiscus Hertwig e Less. Specie. 18. Hyalodiscus rubicundus Hertwig e Lesser (Ueber Rhi- zopoden und denselben nahestehende Organismen. Arch. f. mik Anat. 1873-74). Habitat — Nei muschi dei tetti, nell’Homalothecium sert- ceum degli ippocastani. Osservazione. - Frequente. 19. H. yalinus Maggi (Rend. Istituto Lombardo, Sez. Il, Vol. XXI, Fasc. VI, Milano 1888). Osservazione. - Individui piccoli e grandi. Endoplasma, mesoplasma ed ectoplasma assai bene differenziati. Due vacuoli nell’endoplasma. In -.un individuo grande alcuni granuli color giallo d’oro nell’ endoplasma. 20. H. (Plakopus) Korothnerwi Mereschkowsky (Loc. cit., pag. 194, tav. XI, fig. 20-26). Habitat — Nell’ Homalothecium sericeum. Osservazione. - Forma generale del corpo arrotondata od ovoidale. Endoplasma contenente un nucleo e una vescicola contrattile da cui emanano pseudopodi ora brevi, ottusi e cilindrici, ora lunghissimi ed affilati; il corpo granuloso, affatto incoloro, è circondato da un ampio velo ialino che comprende anche gran parte dei pseudopodi affilati. Di- mensioni: da 9-10 p. di diametro. Fu trovato da Mereschkowsky nel Mar Bianco nel 1877. Gen. Nuclearia Cienkowsky. Specie. 21. Nuclearia delicatula Cienk. (Beitràge zur Kentniss der Monaden. — Schultze 's Arch, 1865, vol. 1, pag. 203, ta- vole XII* e XIVa). | Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. -- Molti nuclei nucleolati. Una vescicola contrattile. . Alcuni nuclei sono verdi. Intorno all’ endoplasma, che occupa quasi tutto il corpo, v'è una zona sottilissima finamente granulosa, di meso- : plasma. L’ectoplasma è pure sottile e ialino. La forma del corpo varia; | quando è sferica non presenta appendici protoplasmatiche ; quando di- crent poliedrica emette sottili filamenti dagli angoli, corti dapprima quando il poliedro è uncora vicino alla forma sferica, più lunghi quando : il poliedro si fa irregolare. î 44 22. Nuelearia duplex? Maggi (Una nuova Nuclearia. — Rend. Ist. Lomb., Sez. II*, Vol. XIII, Fasc. XX, Milano 1881). Habitat — Nell’Anomodon viticulosus. Osservazione. - Tondeggiante, aendoplasma cosparso di grossi granuli, contenente quattro nuclei nucleolati, avvicinati e disposti in quadrato. La loro posizione mi fa pensare che si tratti qui di una Nuclearia du- plex in divisione, avendo del resto tutti i caratteri della Nuclearia du- plex Maggi. Ord. Lepolobosa Maggi. Gen. Pseudochlamys Clap. e Lach. Specie. 23. Pseudochlamy patella Claparède et Lachmann (Etudes sur les infusoires et les rhizopodes. Genève et Bale 1868, pa- gina 443, fig. 5). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Guscio molle di color bruno. Il corpo è incoloro, di forma discoidale. Parecchie vescicole contrattili. Pseudopodi a larghi lobi arrotondati e un po’ allungati. Ord. Thecolobosa Hack. Gen. Difflugia Duj. Specie. 24. Difflugia acuminata Duj. (Loc. cit. pag. 249). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Guscio a forma di un uovo tronco all’ estremità più stretta, con la parte posteriore più larga che finisce in nna punta, opaco e ricoperto di granuli di sabbia disposti a reticolazione. 20. D. proteiformis Duj. (Loc. cit. pag. 249). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Guscio ovoidale coperto di granuli di sabbia disposti a reticolazione. Da un’ estremità protendeva un pseudopodo a tre rami corti, grossi. 26. D. sp.? Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Guscio di forma campanulare di colore azzurrognolo coperto di granuli di sabbia disposti in modo da dare un’apparenza em- bricata. 45 Gen. Euglypha Ebhr. 27. E alveolata Duj. (Loc. cit. pag. 252, tav. II?, fig.9e 10). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Dujardin ha descritto sotto questo nome due Euglife che differiscono solo per la presenza in una, la mancanza nell’altra, di cinque spine che si staccano, rivolte all’indietro, dalla parte posteriore del guscio. Io ho pure trovato due Euglife che descriverei come E. al- veolata essendo somigliantissime ai due esemplari di Dujardin. L’una ha guscio di forma generale ovoidale tronca alla parte più stretta, con la parte posteriore non così arrotondata, ma, direi, a sesto acuto, e impressioni digitate piccole distribuite press’ a poco secondo la direzione di due elici in senso inverso e molto allungate. Nella parte posteriore del guscio vi ‘sono, rivolte all’ indietro, da un lato quattro, dall’ altro cinque sottili appendici spinose. Per trasparenza si vede, nel terzo posteriore del guscio, il protoplasma incistato in forma sferoidale. L’altro esemplare ha forma generale ovoi- dale, tronca all’ estremità più stretta; non esistono appendici spinose, le impressioni digitate sono a losanga più grandi di quelle dell’ esem- plare precedente, disposte secondo due elici inverse allungate. Il pro- toplasma occupava poco più della metà del guscio, seguiva poi, verso la parte anteriore, una zona vuota trasparentissima e un’altra piena di | sostanza fangosa giallo-verdastra. 28. E. tuberculata Duj. (Loc. cit. pag. 251, tav. II2, fig. 7-8). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Guscio di forma ovoidale con tubercoli disposti at- torno secondo due spirali che si incrociano. 29. E. sp.? Habitat — Nell Homalothecium sericeum. ? I Osservazione. - Guscio a forma d’ anfora a collo cortissimo e sottile; trasparente, a superficie liscia. Apertura del collo a margine liscio ; | parte posteriore del guscio arrotondata; si vede per trasparenza un pro- toplasma granuloso. 30. E. sp.? Habitat — Nei muschi dei tetti. Osservazione. — Piccola Euglypha cilindrica, terminata posteriormente da un emisfero e anteriormente munita di due uncini laterali ripiegati all’ indentro. Si vedono per trasparenza tre masse tondeggianti grandi e addossate che occupano buona parte del corpo. Alcuni granuli sparsi qua e là all’ esterno delle masse. Da TE? EEE e TTI Coeli 46 31. E. sp.? Habitat — Nei muschi dei tetti. Osservazione, - Guscio a superficie liscia di forma ovoidale con aper- tura obliqua ad una delle estremità. Nucleo visibile per trasparenza del guscio, posto presso la superficie a metà circa della lunghezza del corpo. Si vedono pure per trasparenza tanti corpuscoli di varie forme che sono — stati incorporati. L’individuo si muove oscillando ed ogni tanto procede per scatti. 32, E. sp.? Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - La sezione ottica del guscio ha forma simmetrica di un poligono oblungo a sette lati: uno posteriore basale, dune laterali paralleli, e in direzione perpendicolare alla base, due che riuniscono la base coi laterali, dune convergenti anteriormente in un angolo da cui partono in avanti due piccoli denti conici. Il guscio è tutto disegnato ad areole rotonde combacianti. Non si vede per trasparenza struttura interna. Gen. Pleurophrys Clap. e Lach. Specie. 33. Pleurophrys lageniformis Eilh. g. Schulze (Vol. XI, pag. 125, tav. VII?, fig. 6-8). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Guscio a forma di fiasco a collo grosso e corto; co- lorato di rosso scuro e coperto di grossi granuli di sabbia che lo ren- dono quasi completamente opaco. Si poteva però scorgere il protoplasma incistato a sfera che occupava tutta la parte sferoidale del guscio, ma non il collo. La specie di Schulze è marina. Gen. Nebela Bailey. Specie. 34. Nebela collaris Leidy (Rhizopods in the mosses of the summit of Roan Mountain North Carolina). — (Proceedings of the Acad. of Nat. Scien. of Philadelphia. — Parte II*, Aprile- Settembre 1880, pag. 335-336). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Leidy trovò questa specie in Hypnum e Sphagnum delle Montagne Rocciose. Il mio esemplare ha forma di fiasco; il guscio | è traversato sette od otto volte da una linea spirale, ed è cosparso di _ granulazioni sabbiose, a 47 Gen. Arcella Ehr. Specie. 35. — Arcella vulgaris Ehr. (Loc. cit.). Habitat — Nell Homalothecium sericeum e nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Guscio molto scuro e quasi opaco, non si potevano quindi distinguere particolarità nel protoplasma dell’ animale. Distinta l'apertura circolare centrale. 36. A. patens Clap. e Lach. (Loc. cit. pag. 446, tav. XXII?, fig. 7). Habitat — Nell'Homalotecium sericeum. Osservazione. - Guscio emisferico trasparente, incoloro, aperto per l’ ampiezza di tutta la base, da cui esce parte del corpo con pseudopodi grossi arrotondati all'estremità. Una vescicola contrattile ed un nucleo. 37. A. aureola Maggi (Rend. Ist. Lomb., Serie II*, Vo- lume XXI, Fasc. VI. — Milano 1888). Habitat — Nell’Homal/othecium sericeum. Osservazione. - Colore giallo dorato. - Quattro’ nuclei di uguale di- mensione nell’ endoplasma vicino all’ apertura del guscio, disposti a quadrato. Varî altri nuclei sparsi nell’endoplasma e molti globuli di di- verse dimensioni sparsi irregolarmente. Varî pseudopodi filiformi pro- tendono da una parte della periferia. Classe Ciliata. Ord. Holotricha Stein Gen. Holophrya Ebr. Specte. 38. Holophrya ovum Ehr. (Infus., pag. 314, tav. XXI, fig. 7). Habitat —- Nell’Anomodon viticulosus. Osservazione - Forma ovoidale o cilindrica a basi emisferiche ; su- perficie del corpo striata obliquamente. Vescicola contrattile ad un’estre- mità del corpo, all’ altra estremità due piccole salienze che limitano la bocca. 48 Gen. Colpoda Ehr. Specie. 39. Colpoda cucullus Ehr. (Infus. tav. XXXIX, fig. 5). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum e nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Corpo uniforme, lungo una volta e mezza quanto è largo, arrotondato posteriormente, più stretto anteriormente. Vescicola contrattile grande collocata posteriormente. Ciglia della regione orale più lunghe di quelle cuticolari. i Gen. Cyclidium Ehr. Specte, i fa 40. Cyclidium glaucoma Ehr. (Infus. tav. XXII®, fig. 1, pag. 245). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum e nell’ Anomodon viticulosus. Osservazione. - Corpo ovale, più o meno complesso; bocca ventrale, ciglia lunghe e setolose; una setola assai lunga all’estremità posteriore. Ord. Heterotricha Stein. Gen. Bursaria Miller. 41. Bursaria truncatella Mùller (Infus. pag. 115, tav. XVII, fig. 1-4). Habitat — In muschi dei tetti. Osservazione. - Corpo trasparente, largamente ovato, più grande po- steriormente e leggermente più stretto all’ estremità anteriore che è tronca. Non potei rilevare tutte le particolarità disegnate da Sawille Kent nella tav. XXIX" fig. 1 del Manual of the infusoria part. IV?. Plagiotoma Du). Specie. 42. Plagiotoma sp.? Habitant — Nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Osservai questa forma in modo insufficiente, tanto da non poter dire se non che entra nel genere Plagiotoma. 49 Gen. Stentor Oken. Specie. 43. Stentor albus From. (Fromentel e M.° Jobard Muteau. -- Etudes sur les microzoaires, pag. 258, tav. XII, fig. 13-134 ). Habitat — Nell’Homalothecium sericeum e nella Grimmia pulvinata. Osservazione. - Assume forme assai diverse. Ora è cilindrico-ovato con due ciuffi di ciglia nella parte anteriore dalla cui base partono due solchi longitudinali che giungono fino ad un terzo della lunghezza del corpo. Presenta ciglia più corte su due piccoli tratti laterali ai ciuffi e sulla superficie di una vescicola chiara, trasparente che protrude circa a metà della lunghezza del corpo. Ora assume forma di calice, stretto in alto largo e piatto alla base, con i due ciuffi svolti che occupano tutta la parte anteriore, ora assume forma di calice rigonfio al fondo, con un collo e una imboccatura allargata. Ora si riduce quasi sferico, con le ciglia distribuite alla parte anteriore un po’ stretta e appiattita. Esiste una grande vescicola contrattile che sta sempre nella metà anteriore. Vi sono sparsi qua e là grossi granuli. Ord. Peritricha. Gen. Vorticella Linn. Specie. 44. Vorticella microstoma Ehr. (Infus. pag. 311 — 1888). Habitat — Nella Grimmia pulvinata. Osservazione. — Nulla di particolare in questo individuo, se non che contiene una gran quantità di grossi granuli verdi chiari. L’ estremità del peduncolo, lungo quanto due volte la parte caliciforme, era fissato _ ad un granulo verde chiaro. ; ) È d Gen. Cothurnia Ehr. Specie. 45. Cothurnia ovata From. (Etudes sur les microzoaires. -- Pag. 245, tav. IX, fig. 1). «Habitat — Nell’Anomodon wviticulosus. Osservazione. - Lorica trasparente, ovata, lunga quasi una volta e mezza la larghezza, tronca anteriormente e leggermente dilatata ; ela- stica; s' allarga e si restringe lentamente. Si vede per trasparenza il corpo chiuso nella cisti ovoidale, appuntato anteriormente, contenente grossi granuli. - Una vescicola contrattile. | 50 Ord. Hypotricha Stein. Gen. Chilodon Ebhr. Specie. 46. Chilodon cucullus Ehr. (3* mem. 1833, tav. II?, fig. 1, — Infus. 1838, tav. XXXVI?, fig. 6). Habitat — Nell’Anomodon viticulosus e nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Corpo molto flessibile, lungo il doppio della larghezza, arrotondato posteriormente. La prominenza labbiata dell’estremità ante- riore è appuntata e curvata a sinistra; la faccia ventrale è piatta e tutta ciliata, ma le ciglia più sviluppate sono al margine frontale e al lato sinistro dell’ estremità anteriore; una scanalatura ondulata va dia- gonalmente dall’apice della prominenza labbiata all'apertura orale. Nu- cleo ovato o fusiforme, mediano con distinto nucleolo. Molte vescicole contrattili irregolarmente distribuite. Gen. Aspidisca Ehr. Specie. 47. Aspidisca sp.? Habitat — Nell’Anomodon viticulosus e nell’Homalothecium sericeum. Osservazione. - Ne vidi in gran numero, ma non le osservai in modo speciale da poterle classificare. Gen. Oxytricha Ehr. Specie. 48. Oxytricha sp.? Habitat — Nell'Anomodon wviticulosus, nell’Homalothecium — sericeum, nella Grimmia pulvinata, in muschi dei tetti. È Osservazione. - Forme frequentissime. Non determinai le specie. Gen. Glaucoma Ebhr. Specie. 49, Glaucoma scintillans Ehr. (Infus. pagina 335, .ta- vola XXXVI?®, fig. 5). Habitat — Nell’ Homalothecium sericeum, nell’Anomodon viticulosus e nella Grimmia pulvinata. ; RE ESE I° PRG Osservazione. - Corpo ovato, depresso, margine intero ed ugualmente — \ © PAESE A pe Paula 51 arrotondato alle due estremità; vescicola contrattile situata posterior- mente ; apertura orale munita di una membrana vibratile; ciglia su tutta la faccia ventrale e tutt'intorno alla periferia a guisa di frangia. Stria- ture longitudinali sulla superficie del corpo. Questo genere Glaucoma, come pure il genere Cinetrochilum (C. Margaritaceum Max Perty = Glau- coma margaritaceum Ehr. = Cyclidium margaritaceum Ehr.) vengono ora da Saville Kent per varie ragioni considerate non più come tipi gene- rici indipendenti, già posti nell’ordine Holontricha, di più semplice or- ganizzazione, ma come probabili forme larvali di alcune forme ipotriche, più altamente sviluppate. Vanno pertanto ritenuti come generi prov- visori. Gen. Stylonichia Ebhr. Specie. 50. Stylonichia my'ylus Ehr. (3° mem. 1835, tav. VI® Infus. 1838, tav. XLl*, fig. 9). Habitat — Nell'Homalothecium sericeum. Osservazione. - Corpo ellittico lungo più del doppio della larghezza, un po’più largo anteriormente, leggermente incurvato da un lato; estre- mità posteriore munita di tre lunghe setole. Il peristoma occupa tutta la parte sinistra della superficie anteriore ventrale, il suo margine ci- liato è ripiegato all’ indentro e porta una membrana; varî stili anali e ventrali. II. I protozoi, com'è noto, sono forme essenzialmente acqua- tiche e la vita all’ asciutto non può essere per loro che una condizione transitoria, da cui si difendono specialmente col mezzo dell’incistamento. Allo stesso scopo servono in parte i rivestimenti calcarei di alcune specie, e tra le forme viventi nei muschi notai infatti molti tecolobosi (Arcella, Difflugia, Euglypha); ma anche in questi avviene l’incistamento. Non tutti ammettono però l’eva- porazione quale causa unica dell’incistamento, anzi su questo argomento corsero varie opinioni. L’incistamento, osservato per la prima volta nel Colpoda cucullus da Saussure (1769) e de- scritto in una lettera a Bonnet, comunicata da questi a Spal lanzani, è poi diffusamente descritto da Guanzati (1796) che lo osservò nel suo prodigioso animaluccio delle infusioni da 52 lui chiamato Proteo, che è, a parere di Claparède e Lachmann, l’ Amphileptus moniliger Ehr. Costoro, peraltro, citarono erro- neamente le osservazioni dell'autore milanese riportando come fenomeni di incistamento altri che da Guanzati erano riferiti alla difflnenza, il che giustamente fu osservato dal Prof. Maggi. in una nota critica (Intorno all’incistamento del Proteo di Guanzati. — Rend. Ist. Lomb. Ser. II°, Vol. X, Fascicolo VIII. Da Miiller l’incistamento è ritenuto come una muta, idea che viene pure espressa da Ehrenberg (1838). Da Stein è in- vece spiegato come un fenomeno di metamorfosi (trasforma- zione delle Vorticelle in Acinete). Le osservazioni successive di Claparède, Haime, Cohn, Cienkowsky, Balbiani, Geza Entz e Gruber dimostrarono il fatto che l’incistamento non è comune a tutti î protozoi, ma caratteristico di alcune specie, fatto im- portante perchè vi si. vede l’adattazione a speciali condizioni di vita. Ora si ritiene però che l’evaporazione non sia la sola causa di incistamento. Fabre-Domergue 0) trovò che il Colpoda cucullus sì dissecca senza incistarsi, mentre è ammesso da molti che l’evaporazione in certi infusori, anzichè l’incistamento, pro- duce la diffluenza. Altre cause di incistamento sono la man- canza di nutrimento, la putrefazione dell'ambiente, e, in ge- nerale, tutte le modificazioni fisico-chimiche nell’ambiente sfa- vorevoli alla vita dell’essere. Tutte queste cause insieme alla evaporazione producono un @ncistamento di conservazione. Vi sono invece .due altre sorta d’incistamento che non riguar. dano il presente argomento, e cioè l’incistamento per dige- stione e l’incistamento precedente alla riproduzione scissipara, Fra queste varie sorta di incistamento corre questa diffe- renza, che nella prima l’essere secerne una doppia membrana chitinosa, come si vede dalla sua resistenza alla potassa cau- stica, nelle altre due l’essere secerne una membrana mucosa. Le osservazioni che ho fatto sull’incistamento nei protozoi viventi sui muschi sono le seguenti : | (1) Fabre Domergue. Recherches anatomiques et physiologiques sur les. infu- soires ciliés, Paris, 1888. 4 fe: fa z 53 — Se si prende un Hypnum o una Grimmia, i quali, dopo molti giorni di tempo asciutto e di sole, si presentino secchi, e se si pone qualche loro frammento in una goccia d’acqua distillata, non si osserva dapprincipio alcuna forma vivente mobile: vi si notano invece moltissime grosse masse rosee e biancastre di rotiferi immobili e ravvolti su sè stessi, e le masse giallastre di tardigradi pure ravvolte ed immobili. Vi sì notano inoltre numerose sferette a doppio contorno, pure immobili, senza appendici, con contenuto talora ialino, talora granuloso, e spesso con un nucleo chiaramente visibile alla parte mediana, le quali altro non sono che le forme di inci- stamento di rizopodì e di infusorî, di cui in questo stato non sì può determinare la specie. Qua e là si vedono anche i gusci di rizopodi tecolobosi come l’Arcella, l Euglypha, la Difflugia, ma esse pure immobili e prive di pseudopodi. Nell’interno del guscio si vede per trasparenza l’essere ravvolto a palla e con doppio contorno, in forma d’incistamento. Ma dopo qualche tempo, da un quarto d’ora- ad una mezz’ora, la scena cambia e tanto più rapidamente se si aggiunge sempre nuova acqua. I rotiferi e i tardigradi cominciano a fare dei piccoli mo- vimenti, in seguito a cui a poco a poco si svolgono e si met- tono a camminare nella goccia d’acqua, con moti incerti dap- principio e poi sempre più decisi. È il fenomeno della rivive- scenza osservato già da Spallanzani. Al tempo stesso si no- tano dei leggeri movimenti di rotazione nell’interno delle cisti, le quali sembrano imbeversi d’ acqua, perchè aumentano leg- germente di volume. Dopo alquanto tempo i moti rotatori si fanno più vivi, e da una spaccatura di deiscenza che si forma lungo un meri- diano della cisti, esce lentamente il corpo cellulare del rizo- podo o dell’infusorio. Dapprincipio la sua forma è poco chiara e sono torpidi i suoi movimenti, poi a poco a poco si desi- gnano meglio le varie parti, il contorno si definisce e il pic- colo essere si pone a nuotare con le sue ciglia o ad emettere ì suoi pseudopodi. Se, dopo avere osservato un musco secco, affatto privo di — forme mobili e ricco di forme incistate, lo si bagna con acqua suli 54 distillata, che viene in gran copia e rapidamente assorbita, e se dopo tre o quattro ore, quando i cespi si sono rinverditi e rinfrescati, si osserva qualche goccia dell'acqua che è fra essì compresa, si vedono in essa numerose forme di protozoi mobilissimi. I protozoi mobili si trovano pure nei muschi dopo la pioggia. Se, per converso, facciamo essiccare al sole o all’aria circo- lante un musco umido e pieno di infusorî viventi, nutiamo, dopo due o tre giorni, che si riproduce la scena dei rotiferi e dei tardigradi immobili e dei protozoi incistati. Notisi che il disseccamento completo di un musco umido, e quindi l’in- cistamento de’ suoi ospiti, richiede un tempo assai maggiore che non l’inumidimento di un musco secco, che avviene in pochi minuti, e il risveglio dei protozoi che lo abitano il quale si compie in poche ore. Ben altrimenti avviene se si fa dis- seccare sul vetrino porta oggetti la goccia coi protisti. Allora, siccome l’acqua sparisce rapidamente, i protozoi si raccolgono in campo sempre più stretto, e, mancando completamente l’acqua, per la maggior parte diffluiscono o avvizziscono. Se per ren- dere più lenta l’evaporazione si copre la goccia col vetrino sottile, il mancare successivo dell’acqua lo avvicina di troppo al porta oggetti ed anche in questo caso, non per l’evapora- zione, ma per la pressione del vetrino sovrastante, gli infusorî, cominciando dai più voluminosi, vanno man mano diffluendo. Questo insieme di fatti ci conduce a varie riflessioni sulla vita dei protozoi nei muschi e sulla alternanza tra la loro forma libera e la forma incistata. Fabre-Domergue e altri che osser- varono gli effetti dell’evaporazione sugli infusorî ciliati, con- _. clusero che essa, piuttosto che a farli incistare, tende a farli diffluire, e quindi ammisero l’evaporazione come una causa affatto secondaria dell’ incistamento. Eppure i fatti citati per i muschi dimostrerebbero che l’ evaporazione è la principale causa di incistamento per i protozoi che ci vivono. Ma non bisogna dimenticare che ben altrimenti avviene l’evaporazione per una piccola goccia d’acqua posta sul vetro de! micro- scopio, che non trai cespi dei muschi. L’evaporazione di una goccia, specialmente d’estate, avviene troppo rapidamente per- la Mu : - 4 no chè l’infusorio abbia il tempo di prepararsi all’ incistamento col ravvolgersi a palla, e di secernere i due strati chitinosi e lo strato mucilaginoso che formano gli involucri delle cisti di conservazione. Invece fra i cespi del musco l’evaporazione avviene con grande lentezza, sia per l'enorme quantità di acqua che è assorbita dal vegetale e dal terriccio che gli fa da base, sia per la difesa che l’intricato bosco muscoso offre all’azione dei raggi solari. Data una evaporazione così lenta, gli infusorî hanno tutto il tempo di prepararsi all’ in- cistamento e di compierlo. Non devesi dunque dire che l’ evaporazione è una causa secondaria dell’incistamento, sibbene che l’ evaporazione ra- pida conduce più alla diffluenza che all’incistamento e \° eva- porazione lenta conduce all’ incistamento. Oltre a questa par- ticolare condizione, offerta dalla vita nei muschi, vale poi, per gli infusorî che in essi vivono, una circostanza speciale, ossia l’adattazione a questo genere di vita, almeno per quelle forme che più comunemente ne sono ospiti e non soltanto av- ventizie. Quanto allo stato di vita latente in cui si trovano i pro- tozoi nel periodo di secchezza, Fabre-Domergue ammette la dzs- seccazione completa delle forme incistate, notando che, se la cisti e l’infusorio sono prontissimi ad assorbire l’acqua quando vengono bagnati, devono essere altrettanto pronti ad emet- terla per l’ evaporazione. Ora qui si può osservare che anzi. tutto l’espressione di disseccamento completo non ha un va- lore assoluto, se non intendendoia come completa mancanza di acqua; e in questo caso è affatto improbabile si trovino organismi incistati, i quali contenendone normalmente in gran copia nel loro corpo, dovrebbero, qualora la perdessero tutta, ridursi con l’incistamento a un volume tre o quattro volte minore del solito, il che non avviene, È inoltre impossibile negare un'azione di protezione sia alla forma sferica che pre- senta il massimo volume con la minima superficie, sia alle tre membrane di incistamento. Pure incistandosi, | infusorio È sì disseccherà in parte, ma sempre assai meno che se si fosse mantenuto nella sua forma ad ampia superficie e privo delle | membrane involgenti. è 56 L'ambiente stesso del musco, anche nello stato di maggiore secchezza, non raggiunge mai l’estremo di una assoluta man- canza d’acqua, e quindi neppure possono raggiungerlo le cisti che vi si trovano nascoste; inoltre l'adattamento alla vita di siccità tanto per i muschi, come per i rotiferi e per i pro- tozoi deve stare in relazione con le condizioni meteoriche che lo hanno determinato, e non può spingersi ad un estremo che corrisponda a condizioni affatto eccezionali. Ove la siccità ec- cedesse il grado determinato dal ritmo medio di alternanza fra le piogge e l’asciutto, anche gli organismi adattati per un certo grado di siccità dovrebbero perire. Balbiani pensa che la membrana d'inviluppo s’oppone all’ evaporazione del- l’acqua e che quando questa è completamente scomparsa dal protoplasma esso perde la proprietà di rivivere. Le esperienze fatte sui rotiferi, tenendoli per parecchi giorni nel vuoto secco della campana pneumatica, non provano il dis- seccamento completo delle parti interne del loro corpo, es- sendo noto che questi animali, come la maggior parte degli artropodi, hanno l’ attitudine di chiudersi perfettamente nel loro dermascheletro in modo da sottrarsi alle influenze esterne e quindi anche all’ evaporazione. È noto che gli insetti che muoiono rapidamente nell’ aria o nell’ acqua contenente sostanze tossiche o narcotiche anche in piccola quantità, si conservano invece assai più a lungo accrescendo la quantità del veleno e ciò perchè, accorgen- dosi allora delle mutate condizioni, chiudono le aperture delle stigme, e rinserrati completamente nella loro teca chitinosa si sottraggono all’ azione dell'ambiente. Tutto dunque con- duce a credere che l’incistamento abbia un'azione protettiva anche contro l’evaporazione. ug ge Sg TO nn i ee ui ia», RS ricrea e: tie Aa id cn iris riti. ne dal La 57 SULLE DIATOMEE DI ALCUNE LAGHI ITALIAN NOTA del Dottor EDOARDO BONARDI Assistente al Museo e Laboratorio dì Anatomia Comparata dell’ Università di Pavia. Si sono occupati delle Diatomee dei laghi italiani i seguenti osservatori: Y. Castracane pel lago di Como 0), L. Maggi pel lago Maggiore (2), M. Lanzi pel lago di Bracciano @), C. Parona pel lago d’Orta (4, lo scrivente pei laghi d’Orta e d’Idro (©). . Le osservazioni del signor conte ab. F. Castracane pel lago di Como furono fatte su un saggio di fango finissimo del fondo del lago, ottenuto con uno scandaglio dal Dott. Casella, alla profondità di 400 m. In codesto saggio di fango, quasi esclu- sivamente composto da spoglie silicee di Diatomee, ne sareb- bero state determinate 75 specie di cui una appartenente al gen. Achnantes, quattro al gen. Achnanthidium, una al gen. Amphora, due al gen. Campylodiscus, una al gen. Ceratone:s, una al gen. Cocconeis, sei al gen. Cyclotella, sei al gen. Cym- bella, due al gen. Cymatopleura, due al gen. Denticula, tre al gen. Diatoma, una al gen. Encyonema, cinque al gen. Ept- themia, quattro al gen. Fragilaria, quattro al gen. Gompho- nema, due al gen. Melosira, una al gen. Meridion, sei al gen. Navicula, due al gen. Nitzschia, una al gen. Odontidium, sei (1) Castracane F. — Siudi0 su le Diatomee del lago di Como. (Atti dell’ Ac- cademia pontificia de’ nuovi Lincei. Tomo XXXV, 21 maggio 1882). (2) Maggi L. — Sull’analisi protistologica dell’acqua del lago Maggiore estratta a 60 m. di profondità, fra Angera ed Arona. (Rendiconti del R. Istituto lom- bardo. Serie II°, Vol. XV, Fasc. IX-X, 1882). (3) Lanzi M. — Ze Diatomee raccolte nel lago di Bracciano. (Atti dell’ Acca- demia pontificia de’ nuovi Lincei. Tomo XXXV, 21 maggio 1882). (4) Parona C. — Prime ricerche intorno ai Protisti del lago d’ Orta, con cenni della loro corologia italiana. (Bollettino Scientifico di Pavia. Anno II, N. 1], « maggio 1580). I (5) Bonardi E. — Sulle Diatomee del lago d’ Orta. (Bollettino Scientifico di Pavia. Anno VII, N. 1, maggio 1885). 1 Idem Sulle Diatomee del lago d’ Idro. (Bollettino Scientifico di Pavia, Anno X, _N, 3, 1888). O8 al gen. Pinnularia, una al gen. Pleurosigma, due al gen. Stau- ronets, tre al gen. Surirella, sei al gen. Synedra, una al gen. Tabellaria, ed una al gen. Tryblionella. Le specie più abbondanti sarebbero senza confronto quelle del gen. Cyclotella, sicchè l’autore non esita a dichiarare « che dalla abbondanza delle Ciclotelle in un deposito qualunque il | geologo viene autorizzato ad arguire che le forme costituenti quel tripoli o quella farina fossile Ni e in seno ad un lago ». Una specie è nuova — il Campylodiscus larius Castr. Il Castracane dopo aver dimostrato che la Nitzschia pecten Brun, frequente nel lago Lemano, in quelli di Bourget e di Annecy, nonchè nel lago Eriè non è punto una Nitzschia ma una Fra- gilaria (Fragilaria pecten Castr.) afferma che è dominante nella belletta che occupa le massime profondità del lago di Como, e la presenta come una specie pelagica, accennando alla pos- | sibilità di stabilire anche per la Diatomologia lacustre, come | già s'è fatto per la marina, una /lorula litoranea ed una pe- lagica. Le osservazioni diatomologiche sul lago Maggiore il chia- rissimo Prof. L. Maggi le istituì in occasione dell'esame pro- tistologico ch'egli fece dell’acqua di quel lago, estratta a 60 m. - di profondità ed a 400 m. di distanza dalla riva fra Arona ed Angera. I campioni d’acqua studiati presentavano un deposito nel — quale erano contenute le Diatomee. Ne determinò 21 specie e | 6 varietà: quattro apparterebbero al gen. Melosira, una al | gen. Cyclotella, quattro al gen. Navicula, una al gen. Stau- roneîs, due al gen. Cocconeis, una al gen. Achnanthes, una | al gen. Nitsschia, una al gen. Epithemia, una al gen. Am- phora, una al gen. Cymbella, una al gen. Diatoma, una al gen. Fragilaria, cinque al gen. Synedra, una al po Asterio- nella, ed una al gen. Gomphonema. | Il Dott. Matteo Lanzi studiò le diatomee del Lago di Brac- | ciano ottenute tanto dalla filtrazione dell’acqua della super- _ ficie del Lago, ad oltre un chilometro dalla spiaggia, quanto dalla raccolta delle alghe che rivestono gli scogli del Lago. 59 Fa notare come Ja raccolta di filtrazione sia caratterizzata dalla sopraricordata Fragilaria pecten Cstr. (Nitzeschia pecten Brun). Vi determinò anche la Cyclotella comta Ehr, rinvenuta nel Lago di Zell dal Griinow; la Cyclotella comensis Griin, e l’ Asterionella formosa Hass, comune in Inghilterra, osservata nel lago Erié ed in quello di Ginevra e che il Dott. Lanzi dice d'aver pel primo osservata in ltalia, quantunque il Professore Maggi (Mem. cit. 11 maggio 1882) l’avesse già, poco prima, veduta nel Lago Maggiore. Nella florula diatomologica litoranea del Lago di Bracciano il Lanzi notò la quasi assoluta mancanza delle specie pela- giche, all’infuori di pochissimi individui della Cyclotella comta. Sarebbero invece copiose le specie dei gen. Gomphonema, Rhoicosphenia, Epithemia, Synedra, Cymbella, Cocconeis; meno abbondanti le specie dei generi Navicula, Amphora, Nitzschia, Fragilaria, Surirella, Cymatopleura. Le specie di Diatomee finora determinate nel Lago di Brac- ciano sarebbero 65, di cui quattordici appartenenti al genere Navicula, una al gen. Pinnularia, una al gen. Stauroneis, due al gen. Mastogloja, una al gen. Pleurosigma, cinque al «gen. Cymbella, due al gen. Amphora, due al gen. Cocconeis, due al gen. Achnanthes, cinque al gen. Gomphonema, una al gen. Rhotcosphenia, cinque al gen. Fragilaria, sei al ge- nere Synedra, una al gen. Asterionella, tre al gen. .\d{zschia, cinque al gen. Epithemia, due al gen. Cymatopleura, quattro al gen. Surirella, una al gen. Meridion, due al gen. Cyclotella. Le mie ricerche diatomologiche sul lago d'Orta le eseguii su materiali fornitimi dal chiarissimo signor professore com- mendatore P. Pavesi. Erano: un saggio di fango di fondo estratto dalla massima profondità del Lago (147 m. — in faccia ad Oira) ed un saggio d’acqua litoranea, contenente alghe, limo, mucosità delle roccie, ecc. Cercai invano nel fango di fondo la Fragilaria pecten Cstr., l' Asterionella formosa Hass. e le altre forme che si vogliono ritenere pelagiche. Determinai 52 specie di Diatomee di cui una appartenente al gen. Achnanthes, una al gen. Cocconets, tre al gen. Gomphonema, una al gen. Amphora; cinque al 60 gen. Cymbella, sedici al gen. Navicula, tre al gen. Pinnularia | tre al gen. Stauroneis, una al gen. Pleurosigma, una al ge- | nere Cymatopleura, tre al gen. Surirella, due al gen. Nitsschia, due al gen. Fragilaria, una al genere Synedra, una al ge-. nere Tabellaria, due al gen. Cyclotella, due al gen. Melosira. Le forme più comuni sarebbero la Cyclotella operculata Ag., la Fragilaria capucina Desm., la Fragilaria mutabilis Griin., la Synedra ulna Ehr. la Surirella biseriata Breb., la i Navicula appendiculata Ktz. la Navicula vulgaris Heib., la Cymbella variabilis \Vartm., la Cymbella lanceolata Ehr., il Gamphonema intricatum Ktz. | Di queste specie comuni poi emergono per estrema abbon-. danza quelle dei gen. Cyclotella, Fragilaria, Navicula, Cym- bella. Le Ciclotelle non sono però più copiose delle altre. Nel sopracitato studio protistologico sul lago d’Orta il chiarissimo Prof. C. Parona così si esprime a proposito delle. Diatomee: « Di Diatomee, senza che ne facessi apposite ricerche, ebbi campo di rimarcare molte specie, principalmente appar-. tenenti alle Melosire (M. crenulata), alle Navicule, alle Gom- phonema, alle Cimbelle, alle Sinedre (S. acula, S. italica), alle | Pinnularie, alle Surirelle, alle Eunozie, alle Denticule (D. fri-. gida) alle Tabellarie, alle Fragilarie, alle Cocconeme, «Ha Gi- rosigme, (G. curvula) ecc. ». i Il Prof. P. Pavesi mi procurò gentilmente anche due saggi | di fango del lago d'Idro; l’uno estratto ad una notevole pro-. fondità, in faccia a Daone (fango tenuissimo, marnoso) l’altro. raccolto a poca profondità alla foce del Chiese (fango ghiaioso). | In questi due campioni di fango determinai 48 specie di Dia-_ tomee, così distribuite: due al gen. Achnanthes, una al genere. Cocconeîs, tre al gen. Gomphonema, tre al gen. Epithemia, una al gen. Himanthidium una al gen. Ceratoneis, una al ge- nere Amphora, cinque al gen. Cymbella, dodici al gen. Na-. vicula, una al gen. Pinnularia, una al gen. Pleurosigma, una | al gen. Cymatopleura, due al gen. Surirella, due al gen. Nita- schia, una al gen. Fragilaria, due al gen. Denticula, due al | gen. Odontidium, quattro al gen. Synedra, due al gen. Cyclo-. tella, ed una al gen. Melosira. | = 61 Le specie più abbondanti sarebbero alcune del gen. Cym- bella (Cym. variabilis Wartm, Cym. cymbiforme Breb). e del gen. Navicula (Nav. appendiculata Ktz. e Nav. crytocephala W. Sm.). Le specie del gen. Cyclotella, sono abbondanti, ma meno delle ricordate appartenenti ai gen. Cymbella e Navicula. Finalmente dirò che neppure nel fango di fondo del lago d'Idro mi fu dato finora di osservare la Fragilaria pecten Castr. nè le altre specie di Diatomee ritenute pelagiche. DO PIA UA OI ddl hd i ELENCO DELLE DIATOMEE finora osserviite nei laghi italiani. . Achnanthes exilis Ktz. (Laghi di Como, d’Orta, d’Idro e lago Maggiore). » flexella Breb. (Laghi di Como e d’Idro). » lanceolata Breb. (Laghi di Como e di Bracciano). . Achnanthidium lineare Sm. (Lago di Como). » microcephalum Ktz. (Lago di Como). Amphora ovalis Ktz. (Laghi di Como, d’ Orta, d’Idro e di Bracciano). » minutissima Sm. (Lago Maggiore). . Asterionella formosa Hass. (Lago di Bracciano e lago Maggiore). . Campylodiscus noricus Ehr. (Laghi di Como e d’Idro). (Sin. Surirella norica Ktz). . Campylodiscus larius Cstr. (Lago di Como). . Ceratoneis arcus Ehr. (Laghi di Como e d’Idro). 12. Cocconeis pediculus Ehr. (Laghi d’Orta, d’Idro e di Bracciano e lago Maggiore). us: » placentula Ktz. (Laghi di Como e di Bracciano). 14. » puncila Ktz. (Lago Maggiore). 15. Cyclotella antigua Sm. (Lago di Como). 16. » comta Ehr. (Lago di Bracciano). 17. » comta var comensis Grin. (Lago di Bracciano). 18. » dendrochera Ehr. (Lago di Como). 19. » Kiitzingiana Ihoc. (Laghi di Como, d’Orta e d’Idro). 20. » operculata Ag. (Laghi di Como, d’Idro, d’ Orta e lago Mag- giore). 21. » operculata var antiqua Brun. (Lago Maggiore). 22. » punctata Sm. var. Cesatii Cstr. (Lago di Como). A » sinensis Ehr. (Disclopea). (Lago di Como). . Cymbella affinis Ktz. (Laghi di Como e di Bracciano) + Cymatopleura elliptica Breb. (Laghi di Como e di Bracciano). » solea Breb. (Laghi di Como, d’Orta, d’Idro e di Bracciano. » cymbiforme Breb. (Laghi di Como, d’Orta e d’Idro). (Sin. Cym. gastroides Ktz.). . Cymbella cuspidata Ktz. (Laghi di Como e d’ Orta). » cespitosum Ktz. (Sin. Encyonema cespitosum Ktz). (Laghi di Como, di Bracciano e d’Idro). = . Cymbella cespitosum, var. pediculus Brun. (Lago Maggiore). » cistula Hemp. (Lago di Bracciano). » delicatula Ktz. (Lago di Como). » Ehrenbergii Ktz. (Laghi di Bracciano e d’Idro). » gracilis Ehr. var. lavis Brun. (Lago d’ Orta). » lanceolata Ehr. (Laghi d’Orta, d'Idro e di Bracciano). » maculata Ktz. (Lago di Como). » obtusiuscula Ktz. (Lago di Como). » variabilis Wartm. (Laghi d’Orta e d’Idro). . Denticula crassula Nigeli. (Lago di Como). » elegans Ktz. (Lago d’[dro). » frigida Ktz. (Lago d’Idro). . Diatoma Ehrenbergii Ktz. (Laghi di Como e acari » elengatum Ag. (Laghi di Como e d’Idro). » tenue Ag. (Lago di Como). . Epithemia argus Ehr. (Laghi di Bracciano, d’Orta e d’Idro). » granulata Ktz. (Lago di Como). » gibba Ktz. (Lago di Bracciano). » ocellata Ktz. (Laghi di Como, d’Idro e di Bracciano). » sorex Ktz. (Laghi di Como e di Bracciano). » turgida W. Sm. (Laghi di Como e di Bracciano). » zebra Ehbr. (Lago d’Idro). . Fragilaria capucina Ktz. (Laghi di Como, di Bracciano e d'Orta). » capucina var. acuminata Grin. (Lago di Bracciano). » construens Griin ed Ehr. (Laghi di Como e di Bracciano). » mutabilis Griin. (Laghi di Como, di Bracciano, d’Orta e d’Idro). » pacten Cstr. (Laghi di Como e di Bracciano). (Sin. Fr. crotonensis Edw. Nitzschia pecten Brun). . Fragilaria rhabdosoma Ehr. (Lago Maggiore). . Gomphonema acuminatum Ehr. (Lago d’ Orta). » augur Ehr. (Lago di Bracciano). » capitatum W. Sm. (Lago di Bracciano). | » constrictum Ehbr. (Laghi di Bracciano, d’Idro, d'Orta e lago Maggiore). » dichotomum Ktz. (Laghi di Bracciano e d’Idro). » geminatum Ag. (Laghi di Como e di Bracciano). » intricatum Ktz. (Laghi di Como, d'Orta e d’ Idro). » mustela Ehr. (Lago di Como). » vibrio Ehr. (Lago di Como). . Himanthidium arcus Ehr. (Lago d'Idro). . Mastogloja Smithii Thw. (Lago di Bracciano). » Melosira arenaria Moore. (Laghi di Como e Maggiore). » binderiana Ktz. (Lago Maggiore). » distans Ehr. (Laghi di Como, d’ Orta e d’Idro). » orichalcea Wart. (Lago d'’ Orta). » » var. crenulata Brun. (Lago Maggiore). » spinosa Grév. (Lago Maggiore). - Meridion circulare Ag. (Laghi di Como e di Bracciano). + Navicula affinis Ehr. (Laghi d’Orta e d’Iaro). 63 17. Navicula affinis var. amphirhynchus Brun. (Lago Maggiore). 78. 79. 80. 81. 108. 100. 110. 111. 112. 113. 114. 115. 116 118. » » ambigua Ehr. (Lago di Bracciano). amphigomphus Ehr. (Lago d’ Orta). appendiculata Ktz. (Laghi d’ Orta e d’Idro). bacillum Ebr. (Lago d'Orta). biceps Ehr. (Lago d’ Orta). cryptocephala W. Sm. (Laghi di Como, d’Idro e d’ Orta). » var. lanceolata Ktz. (Lago di Bracciano). elliptica Ktz. (Laghi di Como, di Bracciano, d’Orta e d’Idro). firma Grin. (Lago d’ Idro). gastrum Ehr. (Lago di Bracciano). gibba Ktz. (Lago d’Idro). gracilis Ktz. (Lago di Bracciano). hebes Balfs. (Lago di Como). lanceolata W. Sm. (Lago d’ Orta). limosa Ktz. (Laghi di Bracciano e d’ Orta). » var. bicuneata Grin. (Lago di Bracciano). mesolepta Ehr. (Laghi d’ Orta e d’Idro). minutissima Rab. (Lago Maggiore). neglecta Breb. (Laghi di Bracciano, d’Orta e d’Idro). oculata Breb. (Lago d’Idro e lago Maggiore). pupula Ktz. (Laghi d’Orta e d’Idro). pusilla W. Sm. (Lago d’Idro). Rheinardtii Grin. (Lago di Como). rhynchocephala. (Lago di Como). » var. leptocephala Brun. (Laghi d'Orta e d’Idro). radiosa Ktz. (Lago di Bracciano). roteana Grin. (Lago di Bracciano). serians Ktz. (Lago di Como). vulgaris Heib. (Lago di Bracciano). » Heib. var. lacustris Brun. (Laghi Maggiore, di Orta e d’ Idro). viridula Rab. (Laghi di Bracciano e d'Orta). Nitzschia acicularis W. Sm. (Lago d'’ Orta). amphyoxis W. Sm. (Lago di Bracciano). Brebissonii W. Sm. (Lago di Bracciano). communis Rab. (Lago Maggiore). linearis W. Sm. (Laghi di Como, d’Orta e d’Idro). sigmoidea. (Lago di Como). thermalis. (Lago d’ Idro). . Odontidium hyemale Ktz. (Laghi di Como e d’Idro). 117. 119. 120. 121. 122. 123. 124. 125. » » anceps Ehr. (Lago d'Idro). Pinnularia acuta W. Sm. (Lago di Como). gracilis Ehr. (Lago di Como). nobilis Ehr. (Laghi di Como e d’ Idro). oblonga Rab. (Laghi di Como e d'’ Orta). radiosa Rab. (Lago di Como). stauroptera Rab. (Lago d’Orta). » var. interrupta W. Sm. (Lago di Bracciano). viridis Rab. (Lago d'Orta). 64 126. Pleurosigma attenuatum Sm. (Lago di Como). 127. » acuminatum Grin. (Laghi d’ Orta e d’ Idro). 128. Rhoicosphenia curvata Grin. (Lago di Bracciano). "So 129. Stauroneis linearis Ehr. (Lago di Como). © 130. » gracilis Sm. (Lago d’ Orta). 131. » platystoma Ehr. (Lago d’ Orta e lago Maggiore). 132. » punetata Ktz. (Lago di Como). 133. » phoenicopterum Ehr. (Lago di Bracciano). 134. » truncata Rab. (Lago d’ Orta). 135. Surirella augusta Ktz. (Lago di Bracciano). 136. » biseriata Breb. (Laghi di Como e d'Orta). 137. » linearis W. Sm. (Laghi di Como e di Bracciano). | 138. » ovalis Breb. (Laghi d’ Orta e d’ Idro). : 139. » ovata Ktz. (Laghi di Como e di Bracciano). 140. » spiendida Ehr. (Laghi di Bracciano e d’ Orta). | 141. Synedra acuta Ehr. (Lago di Como). 142. » affinis var. subtilis Grin. (Lago di Bracciano). 143. » amphicephala Ktz. (Lago di Como). 144. » capitata Ehr. (Lago Maggiore). 145. » delicatissima Sm. (Lago di Como). i 146. » gracilis Ktz. (Lago d’Idro). : à 147. » acqualis Ktz. (Lago di Como e lago Maggiore). i }48, «£ longissima Sm. (Laghi di Como e di Bracciano). 1 14). » lunaris Ehr. (Lago d’Idro). 150. » rumpes Ktz. (Lago Maggiore). i (5) (RINO ulna Ehr. (Laghi di Como, di Bracciano, d’Orta e d' Idro). 152. » » var. spatulifera Griin e lanceolata W. Hrk. (Lago di Brac-. ciano). i 153. » tenuis Ktz. (Lago d’ Idro e lago Maggiore). ve 134. vitrea forma longirostris Grin. (Lago di Bracciano). 155. Tabellaria flocculosa. (Lago di Como e d’ Orta). 156. Tryblionella angustata Sm. (Lago di Como). % Gerenti: I REDATTORI. RA Viba 1888; Prem. Stab. Tip. Succ. Mini DI Ti E L q NATURALIEN-COMPTOIR SC Vien. VII Breitegasse, 9. i Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di oggetti. i di Storia Naturale ; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza i ui italiano, francese ed inglese; spedisce il suo catalogo a chi gliene fa diretta: mente domanda. ‘ NNO VII, - isa I. - Zoja: Sulla permanenza della glandola timo nei fan- ciulli e negli adolescenti (Nota VENERE Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini ri- ‘guardanti i Protisti cholerigeni. -— Bonardi: Sulle Diatomee del lago d'Orta. - Maggi : Sulla analogia delle forme del Kommabacillus Koch, con quello dello Spi-. ‘illum tenue Ehr. osservate da Warming. - Pellacani: Sulla\resistenza dei ve- leni alla putrefazione (Comunicazione preliminare). — Notizie: Girard: (Analisi di una nota del Sig. Hommel di Zurigo sul cholera). - Comunicazioni: Cuneo. ‘Sunto della prelezione del Prof. C. Parona dell’Università di Genova. i î Fasc. II — Zoja: Di un’ apertura insolita del setto nasale cartilagineo. (Co- municazione preventiva). ‘— Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini risguardanti i Protisti ‘cholerigeni (cont. e fine). — Certes: Dell’uso delle materie coloranti Ò nello studio fisiologico ed istologico degli infusorii. — Maggi: Per l’analisi mi. ‘eroscopica delle acque. — Canna: Notizie universitarie. . Fasc. III. e IV. — Zoja: Sopra il foro ottico doppio. - Maggi: Saggio di una - ppsrsincazione protistologica degli esseri fermenti. (Sunto di una lezione). attaneo : Sulla struttura e formazione dello strato cuticolare (corneo) del ven- cd tricolo muscolare degli uccelli (risposta al Dott. Bergonzini). — Zoja: Un cen- benario memorabile per la storia anatomica di Pavia. (Prelezione al corso di Anato- ‘mia umana per l’anno scolastico 1885-86. (Transunto).- Maggi: Settimo programma i Anatomia e fisiologia comparate coll’indirizzo morfologico, svolto nell’anno 8838-84. - Cattaneo: Sulla continuità del plasma germinativo di A. Weisman. — (Rivista). — . Maggi: a) Sulla distinzione morfologica degli organi degli animali — ) di alcune funzioni degli esseri inferiori a contribuzione della morfologia dei netazoi — c) la priorità della REeSTOnToa ro — Notizie universitarie. Di ANNO VIÙ. — Fasc. IL - Zoja: Altri casi di foro ottico doppio. — Cattaneo: Strut- lra e sviluppo dell’intestino dei pesci (Comunicazione preventiva). — Stefa- “nini: Nevrite micotica nelia lebbra. - Sormani: Contribuzione agli studj sulla daria naturale ‘del Bacillo tubercolare. - Maggi: Questioni di nomenclatura pro- istologica. — (Rivista). - Varigny: Di un metodo per la determinazione degli limenti di un dato microbio. - Idem: Sull’attenuazione dei virus, e sui virus attenuati o vaccini. — Notizie universitarie: Deliberazione della facoltà, di scienze lella R. Università di Pavia, contro il nuovo regolamento delle Biblioteche. ‘Fasc. II. - Zoja: Un caso di dolicotrichia straordinaria. — Staurenghi : Osser- pazioni sull’ anatomia descrittiva del nervo ulnare ed in particolare della topo- grafia del medesimo nella regione brachiale. (Comunicazione preventiva). — Fu- sari: Ricerche intorno alla fina anatomia dell’ encefalo dei Teleostei. (Nota pre- :ntiva). — Cattaneo: Sviluppo e disposizione delle cellule pigmentali nelle larve lell’Axoloti]. — Maria Sacchi: Considerazioni sulla morfologia delle glandole in- astinali dei vertebrati. — Maggi: Per dare un’idea delle forme degli £ O È AMA È e = 6 POITI ; Pn È A 4 È > (|. Un Ano £, $, C] PAVIA. SET È | Premiato Stabilimento T moliafco Successori diazoni: 1888. rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un uomo. n Such Dell’azione dei succhi digestivi di alcuni gasteropodî terrestri, sull’ .mido e sui saccarosii. — Parona: Materiali per la fauna dell’isola di Sardegna (A Maggi; Sul numero delle prove d’esame per l’analisi microscopica delle acque } INDICE dei lavori contatti nei fascicoli del Y, VI, VII. e’ vin ammo d costituenti il Vol. i fe del, Bollettino Scientifico. - EA eo A ANNO V.- Fisc. I. - De-Giovanni: Alert della cava. infeniote i ; la cirrosi epatica. (Com. preventiva). — Zoja: Rare varietà dei condotti epatici. - Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell’ orecchio destro di ‘un uomo, Cattaneo: Sull’ istologia del ventricolo e del proventricolo del Melopsittacus un- dulatus Shaw. — Maggi: Intorno ad alcuni microrganismi patologici delle ‘Tro- telle. — Bonardi: Prime.ricerche intorno alle Diatomee Di Vall'Intelvi, =--No=d tizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa. i Fasc. II. — Tenchini: Sopra un caso di prematura divisione dell'arteria” ‘ome-. 2 | È ; adulto (con figura). — (©. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Protisti. — ‘Bonardi & e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gan-.W dino (Lombardia). — - Maggi : Tecnica protistologica (Cloruro di palladio). — No-{| tizie universitarie. — (Cattedra e Stabilimento di Zoologia nell’ Università ii Pavia). — Bibliografia. -— Staurenght: vale NISIoazEa polmonale , Dei ‘Prof. A. dl î De-Giovanni. ON: Fasc. III. — Maggi: Riboei di nitrati al microscopio. — ‘meat Sull analisi microscopica dell’acqua delle sorgenti chiamate FONTANILI di Fontaniva deli padovano. — Bonardi: Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla. giu- cogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione preventiva). —@ Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina. e delle sue Alpi. — Cattaneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche rei lative alla preparazione e conservazione di Bacteri e d’ Infusorj. Lt | Fasc. IV. — De-Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a contribazionil della clinica (Nota IV*). — Zoja: Di una cisti spermatica , simulante un testi-@ colo sopranumerario. — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche. — Bonardi: Intorno ‘alle Diatomee ‘della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — Cat-| taneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli infusori (cont. e fine). È ANNO VI. — Fasc. I. — Zoia:.Di un solco men noto dell'osso frontale. (Com 1 nicazione preventiva). - Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche (continua zione e fine). - Parona: Materiali per la fauna della Sardegna (IX. Vermi parasi siti). — Cattaneo: Istologia e ‘sviluppo dell’apparato gastrico degli uccelli. Geo LI nicazione preventiva). — Università di Pavia: Voti ‘e proposte dei RO na turalisti Sdilcne alla facoltà di scienze matematiche e naturali. Fasc. II. — Tenchini: Di una rara anomalia delle arterie e delle vene istand Ulteriore comunicazione sui Profisti della Sardegna). - Maggi: Sull’ importanz scientifica e tecnologica dell’esame microscopico delle nostre ODORE - Rivis (Cattaneo: Sui protozoi del porto di Genova di A. Gruber). @ Fasc. III. è IV.- Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale — Solco soptà frontale (2.° comunicazione). — Maggi: Sull’ influenza d’alte temperature nello sv! luppo dei M:crobj. — De-Giovanni e Zoja: Risultati d’ esperienze sullo sviluppo! sulla resistenza di dacleri e wibrioni, in presenza d’alcune sostanze medicinali. tabili e sul tempo per ciascuna di esse. — Staurenghi e Stefanini: Dei rapporti dei fibre nervose nel chiasma ottico dell’uomo e dei vertebrati. (Comunicazione pî ventiva). —- Bonardi: Le acque termo-minerali di Acquarossa in Val di Bleni@a Svizzera — (Relazione).°- Bonardi: Intorno all’influenza dell’acido fenico sui Y crobj e sul loro sviluppo. (artt i] i I B Il LE I S i ti fl 3 « — DOMEttTIno SCIENtIIco VE Lesina REDATTO DA I Dic Bi k A: N vi (9 ’ i Aa) AL | LA LA S (d xI VE Bu: LEOPOLDO MAGG È | PROF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA. ve ve 4 | RE È GIOVANNI ZOJA ‘0 Ì PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ, ko i ACHILLE DE-GIOVANNI e PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. | » A i . [ ® e . . fi. Abbonamento annuoItalia I. | Si pubblica in Pavia || Escequattrovolte all'anno. — pico Mc > » Estero » 1©||Uorso Vittorio Eman. N. 73|| Gli abbonamenti si ricevono in 1 PONE Un numero separato . . » 2|--__—_—___|| Pavia dall’Editore e dai Redat- Ue Un numero arretrato . . >» <=||Ogninum.° è di 32 pag.*|| tori. Lic ua: LMR A O SI SEA) MERI STI: DIS MR PERA CODES AE fi @ RI LA bo. SOMMARIO bo __ Z0JA: Cenni storici sopra il Gabinetto d’ Anatomia umana della R. Univer- se sità di Pavia. — SCARENZIO: Trofismo ipertrofico mutilante. — MAGGI: An- Mi: | —tichità.delle sinostosi. — Z0JA: Intorno al mucrone dell’angolo della man- Bat __—dibola del Sandifort (Apofisi lemurinica dell’Albrecht). — CATTANEO: Note. i sui Protozoi lacustri. — REMOR: Sopra alcune ricerche ;antropometriche , , | specialmente della cava ascendente. © MAGGI: Distinzione delle vampi- da relle e loro posto tra gli esseri organizzati secondo Dangeard. — Recen- SALI +, _sionî. — Concorsi. — Notizie unwersitarie di Pavsa. do: È eo I 2° Danni storici sopra il Gabinetto: di Anatomia. v ‘9 della R. Università di Pavia Li del Prof. GIOVANNI ZOJA. “e _—Giunto ormai al termine del riordinamento definitivo del Si Gabinetto anatomico che da quasi cinque lustri ho l’onore di Bi: dirigere, pubblicato in sette distinti fascicoli l'elenco descrit- -30 tivo di tutti i preparati in esso conservati, trovo opportuno 0 0 ‘completare il non breve nè agevole lavoro con alcuni cenni di ‘storici che hanno rapporti intimi col Gabinetto stesso. sab Nel trattare dell’origine e dello sviluppo di questo Museo, pi che fu il primo a sorgere in Italia, mentre anche all’ estero tei: mon ne. esistevano di simili che privatamente, e che fino dai ia: 66 suoi primi momenti riescì a spargere larga fama di sè, si prova un desiderio assai forte e naturale che ci spinge attra- verso i secoli passati per conoscere come e da chi ebbero sor- gente e vita le prime raccolte di pezzi anatomici. Col pensiero sl corre volentieri a contemplare la bella collezione dei fra- telli Hunter (1), e con maggiore interesse a considerare Ruysch intento alle sue stupende e storiche injezioni (2); e più in- dietro di un secolo a vedere il sommo ed infelice Vesalio a comporre uno scheletro (3); e prima di lui ai tempi del Mon- dino (4), e più indietro ancora, perchè tutti gli amanti del- l'anatomia avranno tentato quanto poteva capitar loro in mente per conservare al più possibile i materiali dello studio. Ma la storia dei Musei anatomici è opera lunga e fuori della mia portata. Mi restringo quindi al mio assunto ed entro sen- z’altro in argomento. La storia del Gabinetto anatomico dell’Università di “Payiai dev'essere necessariamente divisa in cinque periodi corrispon- denti ai cinque direttori che s’ebbe dalla fondazione ad oggi, ciascuno dei quali introdusse nel Gabinetto stesso più o meno rilevanti modificazioni. PRIMO PERIODO (dal 1772 al 1783). Fondatore e Direttore GIACOMO REZIA. Giacomo Rezia fu indubbiamente quello che pose la pietra fondamentale del Gabinetto di anatomia umana dell’ università di Pavia, allestendo con maestria alcuni preparati fin dai primi anni in cui venne chiamato a coprire la cattedra di anatomia nella nostra Università. A lui quindi si deve meritamente somma lode per avere per il primo iniziata una raccolta di ben intese preparazioni, le quali aumentarono successiva-. mente in numero e in pregio per modo, che ben presto que- sto Gabinetto anatomico si acquistò una fama imperitura. Ma se è giusto tributare questo merito al Rezia non è men doveroso ed equo riconoscere che l’idea germinale e il pro- getto di fondare un Museo di anatomia in questa Univer- sità, appartiene tutta a Pietro Moscati, maestro e predeces- 67 sore del Rezia e a lui affezionatissimo (5). Di fatto il Mo- scati, prima ancora di lasciare libera la cattedra di Pavia, preoccupavasi della sorte del Rezia, e quando nell’ autunno del 1772 passava a Milano col titolo di Regio Professore di medicina chirurgica (6), consigliava il Rezia di domandare per sè al Geverno l'insegnamento di Anatomia e di Istituzioni chi- rurgiche, che il Moscati lasciava vacante; e siccome il Rezia per la sua giovane età non poteva ancora produrre titoli scien- tifici atti a conseguire il posto domandato, lo stesso Moscati suggeriva al Rezia di promettere al Governo, che quanto prima avrebbe dato qualche pubblico saggio in materie anatomiche, e che, fornito di necessarit comodi e spese, andrebbe a poco a poco fabbricando un Museo anatomico, troppo necessario alla Università innalzata come ora è (7). Il Rezia succedeva al Moscati nell’ insegnamento dell'Ana- tomia e della chirurgia nel novembre 1772, e, sempre sotto gli eccitamenti dell’ amorevole maestro, si mise tosto all’ opera col deliberato proposito di iniziare un Gabinetto di anatomia. Uno dei primi preparati fornitici dal Rezia riguarda l’arteria aorta con tutte le sue principali diramazioni isolate e distese sopra apposita tavoletta. Questo preparato, che si conserva ancora in buono stato nel Museo (8), è fatto secondo i dettati di Veslingio e di Bartolino, ma se da un lato, come ben disse il Panizza (9), dimostra l’abile industria anatomica, offre dal- l’altro lato lievissimi vantaggi all'insegnamento, perchè così vengono slegati tutti i rapporti che assumono i vasì cogli altri organi, sia durante il loro tragitto, sia nella loro di- stribuzione. Non tardò ad avvedersi di tanto inconveniente il Rezia medesimo, il quale, cambiando procedimento, soddi- sfece poi a questo precipuo bisogno con altre importanti e pregevoli preparazioni. Alcun tempo dopo il Rezia aveva già potuto raccogliere preparati anatomici in un certo numero, poichè in una lettera (o meglio minuta di lettera), senza data, da lui scritta al Conte di Firmian (10), parla alquanto diffusamente di tale suppellet- tile scientifica; e discorre inoltre di scaffali ordinati, ma non ancora costruiti, per custodire i preparati stessi. Da questa 68 lettera medesima e dalla nota postavi in calce, si rileva in quale considerazione fosse tenuto il Rezia dal Governo, dispo- sto, come ivi si manifesta, a concedergli non una ma più sale per il nascente Gabinetto anatomico. Lo stesso Governo lo ;in- coraggiava in pari tempo a studiare disegni e luogo per erigere ° la stanza (teatro) anatomica (11), della quale si era anche di- scusso se dovesse servire ancora ad uso di Museo. Del Museo anatomico riparla poi ancora Pietro Moscati in un’altra lettera, diretta al Rezia nell’ occasione della venuta a Pavia dello Scarpa. In essa il Moscati così si esprime. « .Zo ho proposto che nello stesso tempo st faccia a lei qualche au- mento, e le st dia la commissione di continuare col nuovo Pro- fessore a lavorare per l'ingrandimento del museo anatomico (12). Non è quindi del tutto esatto quello che in proposito si legge nel libro del Sangiorgio, che cioè il Rezia fu bensì il primo araccogliere alcune preparazioni senza però proporsi il piano | di fondare un Gabinetto (13), poichè come fu dimostrato prima, il Rezia aveva allestite le sue preparazioni proprio col deli- berato proposito di mettere le basi di un vero Gabinetto ana- tomico, così come era chiamato, precisamente fin d’allora, que- sta raccolta .e dal Moscati, e dal Rezia e dal Governo stesso. E più tardi, ma prima ancora che venisse lo Scarpa, si par- lava del Gabinetto anatomico come d’un fatto compiuto. Stando a quanto il Rezia scriveva al Conte di Firmian nella |. lettera sopraccitata e a un Indice manoscritto, conservato in questo Istituto (14), risulterebbe che i preparati da lui raccolti sarebbero stati più numerosi di quelli che si riscontrarono poscia alla venuta dello Scarpa, poichè in quella lettera si accenna a preparati in cera venuti da Mantova, e nell’Indice - manoscritto suddetto, che è senza data,ma autografo del Pro- fessore Rezia, figurano preparati zootomici (di cavallo, di cane, di gatto), e alcuni patologici (calcoli vescicali e biliari). Ma tanto di quei preparati di cera, quanto di varii naturali elen-. cati nel suddetto autografo del Rezia, non si ebbero più oltre | notizie, Sapendo che lo Scarpa tenne sempre nel dovuto pregio | le preparazioni del Rezia non è ammissibile che egli sia im- putabile di quella dispersione, di cui .poi si sarebbe certa- 69 mente lagnato il Rezia col quale lo Starpa + viveva in eccel: lenti rapporti. È lecito invece supporre che siccome in quel’ | tempo sorsero e stavano per' sorgere altri Musei, quali p. e. quello di Storia naturale e quello di Anatomia patologica, ta- luni di quei preparati del Rezia sieno passati per la natura loro a questi Gabinetti. Come è supponibile altresì che'i pre- parati in cera (i quali poi non figurano nell’Indice del Rezia), non soddisfacendo ai bisognî, perchè peccanti dî esattezza e di verità anatomica, come li giudicava il Rezia stesso-(15), sieno stati dal medesimo professore’ soppressi. Non si sa veramente quante fossero le preparazioni lasciate dal Rezia quando nel 1783 abbandonava la cattedra d'anatomia» al suo successore lo Scarpa; quello che consta di fatto si è che nel 1804, epoca in cui lo Scarpa cedeva l’Istituto anatò- mico al Fattori, i preparati allestiti dal Rezia erano ridotti soltanto al numero di ventinove, come risulta manifestamente dall’Indea rerum musei anatomici ticinensis pubblicato ap: punto dallo Scarpa nel 1804. I preparati del Rezia furono ammirati da tutti quanti co- | noscono. e sanno apprezzare l’avvedutezza, la pazienza e la | perizia che occorrono per rendere chiare ed efficaci simili in- dustrie. Il Moscati fin dal 1785 (16) fa grandi elogi dei pre- parati‘ del Rezia, ma valga per tutti, quel che ne scrisse lo Scarpa. Intanto coll’ aver questi accolte nel suo Indea,; dove figurano le proprie preparazioni, delle: quali lo Scarpa era te- nerissimo, anche quelle del Rezia, ha dato prove di. apprez: zarle come si conveniva: e lo Scarpa non solo le accolse met- tendole a pari delle proprie, ma scrivendo di ciò al Rezia in data del 29 dicembre 1804, si esprimeva così = « Ho tro- vato il modo di mandare alla posterità i vostri lavori ana- lomici ed 1 miei. Nel ritirarmi dall’ insegnamento ho fatto il Catalogo del Gabinetto anatomico ad oggetto di consegnarlo al nuovo Professore; indi ho creduto opportuno di stamparlo affinchè si conosca cosa qui si possede' in questo genere, e perché la studiosa gioventù percorrendo al Gabinetto abbia una guida (17). Le prime espressioni di questa lettera non sono certo ma- 70 nifestazioni di modestia per lo Scarpa, e potrebbero essere in- terpretate non molto lusinghiere e fors’anche pungenti per il Rezia, se i lavori anatomici di questi non avessero ottenuto già il plauso di molti altri celebri competenti in tale materia, e se lo Scarpa, quasi per rimediare all’ effetto dell’altiera di- chiarazione, non avesse usato nella stessa lettera e subito dopo queste altre parole. I vostri dei lavori sono marcati, come. vedrete da un (*). Avrei voluto che la brevità che si richiede in un Indice, non mi avesse tolto l’ occasione di dire più cose dei vostri meriti e delle cose vostre. In ogni modo spero che quelli i quali conoscono questo genere di scrivere comprende. ranno quella giustizia ed onore che meritate. E a togliere poi qualunque altro effetto di rincrescimento che qualcuno potesse pur rilevare in quelle espressioni, apparentemente dette d’alto in basso dallo Scarpa, valga il rimanente della lettera mede- sima tutta confidenza e tutta affetto, e la nota che a questo punto della lettera appose il Prof. Alfonso Corradi, richia- mando opportunamente altri scritti dello Scarpa, che era senza dubbio di natura poco espanso, da cuì risulta non solo la buona armonia che regnò sempre fra i due anatomici, ma la più salda e verace amicizia. | I preparati del Rezia elencati dallo Scarpa nell’Irdex sud. detto, sono, come si disse, in numero di 29, dei quali nove ap- partengono ai visceri addominali; quattro all’ utero gravido; uno alle mammelle; cinque agli organi dei sensi, e i rima- nenti dieci all’ angiologia. Dei preparati del Rezia, alcuni riferibili ai vasi linfatici, furono accennati o descritti dallo stesso Rezia in una sua . Memoria stampata l’anno dopo quello in cui aveva abbando- nata la cattedra di anatomia (18), e lodati poi da parecchi autori fra i quali primeggia il Moscati(19): altri preparati vennero presi in molta considerazione dal Panizza (20) e da altri ancora. Questi preparati del Rezia (21) si conservano tutti a secco da oltre un secolo nel Museo anatomico, e taluni poi sono tuttora in buonissimo stato e sempre profittevoli. (Segue il secondo periodo che si riferisce allo Scarpa). 71 NOTE AI CENNI STORICI DEL |.° PERIODO. ‘1) Vedi Antonii Scarpa in solemni Theatri Anatomici Ticinensis de- dicatione Oratio. — Ticini MDCCCIV, pag. 83. (2) Portal. — Histoire de l’Anatomie et de la chirurgie ect. — Paris 1770. — Tom. III, pag. 271. — Scarpa op. cit. pag. 80. Prima di Ruysch non si conoscevano Musei anatomici, eccetto in Da- nimarca per Warm e Bartolino. — Ruysch ne’suoi lavori fu coadiuvato anche da sua figlia Rachele, e di quelle mirabili preparazioni nulla si potò conservare; tutto è distrutto. (Vedi Hyrtl. — Istituzione di Ana- tomia dell’uomo, 4.° edizione della Versione italiana del D.r Prof. Gio- vanni Antonelli. — Napoli 1887, pagina 38 e 39). (3) Vedi Haller. — Biblioteca anatomica. — Tom. I. pag. 185; citato anche dal Tosoni (Della anatomia degli antichi e della scuola anatomica padovana. — Padova 1844, pag. 74). (4) Se sta quel che ne scrisse Alessandro Macchiavelli, citato dal Pro- fessore Michele Medici. (Compendio storico della Scuola Anatomica di Bologna ecc. -- Bologna 1857, pag. 28 e seguente’, certa Alessandra Giuliani, allieva del Mondino, conosceva e adoperava un liquore, atto a conservare le vene e si fatti tubi, il quale si induriva sollecitamente e condensava senza mai corrompersì. (5) Memorie e Documenti per la Storia dell’ Università di Pavia. — Pavia, 1878. — Parte I.* pag. 208. Le (6) La famiglia dei Moscati è oriunda di Castiglione delle Stiviere, | piccola Città del Mantovano (a). La riputazione di questa famiglia salì in meritata fama specialmente per opera di Bernardino Moscati e di suo figlio Pietro. Bernardino Moscati. il celebre incisore anatomico e benemerito chi- rurgo dell’ ospitale maggiore di Milano, di cui parlò distesamente con tanto onore ed efficacia il nostro Illustre Professore Verga (0), nacque a Casalmoro (c) (borgo pure Mantovano, non molto lungi da Castiglione (2) Castiglione delle Stiviere venne da taluni ascritta alla provincia di Brescia, ma erroneamente, poichè come rilevò giustamente anche il Profes- sore Verga, questa città non /u mai sotto Brescia (intorno all’ Ospitale Mag- giore di Milano nel secolo XVIII. ecc. Milano, 1873, pag. 90 e 91 Nota (1). Vi appartenne soltanto recentemente e per pochi anni, cioè dal 1859, dopo la bat- taglia di Solferino e S. Martino, al 1866, epoca in cui il Veneto e Mantova furono liberati dal Governo Austriaco. (5) Intorno all’Ospitale Maggiore di Milano nel secolo XVIII. ecc. — Cenni Storici del Prof. Andrea Verga. — Milano, 1873, pag. 91-120. (c) Questo è il vero luogo di nascita di Bernardino Moscati, come risulta «da una fede di nascita inserita in un documento conservato nell’ Archivio Municipale di Castiglione delle Stiviere, appositamente ispezionato dalla cor- tesia del signor D.r Notajo Angelo Battaglioli di colà, al quale rendo per Questa e per altre ricerche fatte dietro mia preghiera, i maggiori ringrazia- | menti. 72 delle Stiviere) nel 1705. — Allievo della Scuola di Firenze e del Bene- voli (a), appena compiuti gli studii, fu mandato a Pisa a coprire la ca- rica di incisore di anatomia e chirurgo maggiore presso quella Univer- sità. Da Pisa passò a Milano nel 1735. col doppio titolo di incisore ana- tomico e di chirurgo maggiore. E così l’ospitale maggiore di Milano potè avere nel suo seno per molti anni uno dei più valenti chirurghi del se- colo, per il quale la chirurgia Milanese doveva spandere nome onorato al- Vestero, e specialmente in Francia (b). Bernardino Moscati prese in mo- glie certa Maria Elisabetta Beretti, toscana, da. cui ebbe parecchi figli (pare cinque maschi, Giuseppe, Giovanni, Paolo, Quirico e Pietro, e due femmine, Laura e Domenica Caterina), alcuni dei quali nacquero a Ca- stiglione delle Stiviere, altri a Milano. Bernardino Moscati morì in Mi- lano nel 1798 (c) nella grave età di 93. anni. Come di Bernardino sì hanno parecchi biografi anche del figlio Pie- tro Moscati, che fu tanto degno di portare onorato il nome del padre. Se i diversi biografi di Pietro Moscati sono concordi nell’ ammettere che egli sia nato nel mese di giugno dell’anno 1739, non lo sono però nella data del giorno e molto meno poi nel precisare il luogo della na- scita stessa. In fatto mentre il Carlini, Vice Segretario dell’ Istituto Lombardo-Veneto (d), asserisce che sia nato l’ultimo di giugno, il Cor- radi (e) ammette invece che sia nato il 15, e il Cristofori (f) il 4. — Quanto al luogo:il Carlini e il Fantonetti(g) ritengono che Pietro Moscati sia nato in Castiglione delle Stiviere; il Sangiorgio (4) e il Chiappa (i) invece, lo ritengono di Mantova, mentre in un cenno che venne fatto di Pietro Moscati, corredato d’ un bel ritratto, nel 1815 si legge: il Moscati vive (a) Robollotti (Enciclopedia Medica Italiana). — Milano, Francesco Vallardi, 1878. Serie II.* Vol. I. e II. (L-M.) pag. 805, colonna 2.* (5) Verga — Op. e pag. cit. (c) Verga — Op. cit. pag. 117. (4) Lettera circolare in data del 24 luglio 1824, pubblicata nel Giornale di Fisica, Chimica, Storia naturale, Medicina ed Arti dei Professori Piefro Con- sigliacchi e Gaspare Brugnatelli. — Decade II.* Tom. VII. — Pavia 1824, pa— gina 319. (e) Memorie e Documenti per la Storia dell’ Università di Pavia. — Pavia, 1878. — Parte I.*, pag. 207. (7) Atti dell’ Accademia Fisio-Medico-Statistica di Milano. — Anno 1873, pa- gina 7. (9) Memorie dell’Imperiale Regio Istituto Lombardo-Veneto. — Volume V. — Milano 1838, pag. 51. (4) Cenni storici sulle due Università di Pavia e di Milano ecc. — Milano, 1831, pag. 416. (:) Biografia degli italiani illustri ecc. Pubblicazione per cura di AnD De Tipalto. — Venezia 1835, Vol. II., pag. 468. n 73 tuttora in Milano, sua patria (a). — Che sia nato a Milano è poi am- messo da altri, fra i quali il Cristofori e il Corradi sopracitati. Premendomi assai di scoprire possibilmente la verità, interessai per- sone amiche e cortesi di Mantova, di Milano e di Castiglione delle Sti- viere di fare le dovute ricerche, e così m’ebbi la soddisfazione di rag- giungere completamente lo scopo (b). Da queste diligenti ricerche resta accertato innanzi tutto che a Man- tova non nacque alcuno dei Moscati, e che a Castiglione delle Stiviere ebbero i natali parecchi dei figli di Bernardino, ma non il Pietro (c). Di questi potei avere la fede di nascita autentica, dalla quale risulta accertato che Moscati Pietro Antonio di Bernardino e Beretti Elisabetta è nato îl giorno quattro del mese di giugno 1789 sotto la Parrocchia dei Ss. Apostoli e di S. Nazaro in Milano. Per cui, riguardo alla data di na- scita di Pietro Moscati, il solo Andrea Cristofori non cade in errore. . Pietro Moscati percorse gliî studii medici nell’ Università di Pavia, dove venne laureato il 17 febbraio 1758. Nel 1763, e quindi a 24 anni di età, fu nominato Professore di anatomia, chirurgia e arte ostetrica nella stessa Università, e rimase in queste cariche fino verso la metà di novembre del 1772, anno nel quale venne trasferito a Milano col ti- tolo suddetto. A Pavia fu anche Rettore Magnifico dell’Università nell’anno 1766-67. Al principio del 1785 fu nominato direttore medico dell’ ospitale di Milano, e successivamente s’ ebbe non ‘poche altre cariche importanti in Guetta stessa città. Nel novembre 1797 venne designato professore di clinica medica al- l’ Università di Pavia, ma non ne assunse la direzione che nel febbraio ‘1799. Ricaduta però la Lombardia sotto il dominio austriaco, Pietro Moscati, per ragioni politiche, fu condotto incatenato prigione a Cat- taro. Restituito a libertà, quantunque reintegrato dal Primo Console nella sua, cattedra, e gli venissero assegnati anche altri ufficii impor- tanti e onorevoli, non riprese più l'insegnamento. Venne giubilato nel 1802. e morì in Milano il 16 (il 19 secondo il Carlini e il Sangiorgio) gennaio 1824 nell’ età di 85 anni. Nella sua lunga e fortunosa vita ebbe varie cariche ragguardevoli (2) Giornale di Fisica, Chimica, ecc. citato dai signori Z. V. Brugnatelli e Gaspare Brugnatelli. — Milano 1815. Vol. VIII. IV. bimestre, pag. 236. (5) Porgo qui i miei più vivi ringraziamenti a tutti quelli che mi coadju- varono in queste indagini, e in particolar modo poi rinnovo le mie grazie al prelodato signor Dott Notajo Battaglioli. (c) Nel mio opuscolo — Cenni sulla vita di Gaspare Aselli. — Pavia 1874, scriveva che Pzetro Moscati era mantovano, ritenendo anch’io che fosse nato a Casalmoro, ma errai; come fu detto, a Casalmoro nacque non lui, ma suo padre Bernardino. 74 e le maggiori onorificenze. Fu d’ animo benevolo e generoso, amantis- simo del padre e de’ suoi allievi, che gli furono pure affezionatissimi. Fu sempre operoso e appassionato dello studio, e amò inoltre la con- servazione dei preparati anatomici tanto che a duel So frequenti volte la mano, la parola e gli scritti. Di lui si occuparono parecchi scrittori celebrandone le doti squisite dell’intelligenza e dell’ animo. Le varie biogrufie si trovano poi rias- sunte dal Corradi nell’ opera Memorie e Documenti per la Storia della Università di Pavia, già citata. È da deplorarsi che tanto nell’ Università come nelle vie di Pavia non siasi ricordato in alcun modo il Moscati che fu pure un illustre in- segnante, un dotto scienziato ed un égregio cittadino. Lasciò molte pubblicazioni, fra cui le principali sono: Indice de’ discorsi anatomici che si tengono pubblicamente nel Teatro della R. Università di Pavia. — In 4.° — Milano, Galeazzi, 1768. Delle corporee differenze essenziali che passano fra la struttura dei bruti e la umana. — Milano, 1770. Osservazioni ed esperienze sul sangue fluido e rappreso. — In 8.° — Milano, Malatesta, 1783. Indice delle lezioni sperimentali di chimica. — In 12.° — Milano, Ga- leazzi, 1784. Discorso dei vantaggi della educazione filosofica nello studio della chi- mica. — In 12.° — Milano, Galeazzi, 1784. Articolo in appendice agli elementi di Storia naturale di N. 9. Leske. Trad. da E. Pini. — Milano, 1785. Vol. II., pag. 305-332 intitolato: sui principali artifizi per preparare e conservare le parti animali ecc. Sull uso dei sistemi nella pratica medica. — In 8.° — Pavia, 1799. Osservazioni sulla medicina dei Morlacchi e sulla conformità del loro empirismo antichissimo coi più ricevuti principj della teoria medica. (Presentate il 12 novembre 1806). Memoria dell’ Istituto nazionale ita- liano. -- Vol. I. Parte II., pag. 367-392. — Bologna, 1806. (7) Lettera di Pietro Moscati al D.r Giacomo Rezia. Vedi Memorie e Documenti per la Storia dell Università di Pavia. — Op. cit. Parte III." Epistolario, pag. 199 e 200. (8) Vedi questo stesso Volume. — Il Gabinetto di Anatomia umana della R. Università di Pavia, ecc. — Serie E (Angiologia n.° 49 pag. 187). (13) — È lo stesso che nell’Index rerum musei anatomici ticinensis. — Ti- cini 1804, lo Scarpa indicava al n.° (*) 320. (9) Discorso sopra Giacomo Rezia (tuttora inedito). (10) Memorie e Documenti. —— Op. cit. — Parte IIl.® Epistolario. — Pagina 224 e seguenti. (11) Vedi lo stesso Epistolario cit. pag. 247, nota (2). 75 (12) Memorie e documenti citati. Parte III. Epistolario, pag. 203. (13) Cenni storici sulle due Università di Pavia e di Milano. Milano, 1831, pag. 477. (14) Prezioso autografo latino dello stesso Rezia, regalato nel 1882 all’Istituto anatomico dalla gentilezza del nipote del celebre Professore D.r Amanzio Rezia di Bellagio, al quale rinnovo qui vivi ringrazia- menti. (15) Lettera al Conte di Firmian. Op. e vol. cit. pag. 225. (16) Sui principali artifizi anatomici per preparare e conservare le parti animali. Op. cit a pag. 74. (17) Memorie e documenti. Op. cit. Parte III.*® Epistolario, pag. 267. (18) Specimen observationum anatomicarum ecc Ticini, 1784. (19) Sui principali artifizi ecc. Art. cit. precedentemente. (20) Osservazioni antropo-zootom. fisiol. -- Pavia, 1830, pag. 8, e Di- scorso sopra Rezia (inedito). (21) Giacomo Rezia nacque a Menaggio sul Lago di Como il giorno 9 novembre 1745. Percorse lo studio medico all’ Università di Pavia, dove si laureò. Fu scolaro amantissimo di Pietro Moscati, il quale lo de- signò al Governo qual suo successore nell’ insegnamento dell’ anatomia e della chirurgia a Pavia, cariche che effettivamente ottenne prima in qualità di supplente, poi come titolare, durando nella cattedra di ana- tomia per undici anni (dal 1772 al 1783), cioè fino a che gli succedeva lo Scarpa. Fu il primo che sotto gli eccittamenti del Moscati allestisse preparati anatomici col deliberato proposito di iniziare un vero Museo, ponendo la prima pietra di quel Gabinetto anatomico che sorse primo in Italia e che in breve si acquistò fama onorevole e imperitura. Nel- l’anno 1784-85 il Rezia fu anche Rettore Magnifico dell’ Università. Quando lo Scarpa salì la cattedra di Anatomia, il Rezia passò a quella di Fisiologia e Patologia generale nella quale insegnò per ben dodici anni, dopo i quali si ridusse a Como per attendere all’ educazione dei suoi figli. Fu poi anche dal 1802 al (816 Direttore e successivamente Ispettore generale della Sanità militare. Morì a Bellagio ai 10 di feb- braio 1825 nell’ età di quasi 80 anni. Fu amato e stimato grandemente da’ suoi colleghi come appare dai \varii cenni fatti sul Rezia dal Bolzani, dal Freschi, dal Panizza (ine- dito) — e da quello sul Rezia e su altri uomini celebri, dal Corradi nelle Memorie e Documenti per la Storia dell’ Università di Pavia, più volte ci- tate; ciò che viene comprovato inoltre dal prezioso epistolario che la- sciò a’ suoi eredi, dal quale si rileva la qualità degli uomini e il genere degli argomenti che il Rezia trattava nella sua corrispondenza. Un busto di squisita fattura dello scultore Comolli venne eretto in onore del Rezia sul principio dello scalone che mette al piano superiore dell’ Università, accanto al monumento del Mangilli. Sopra il piedestallo che sostiene l’ effigie del Rezia sta incisa una lunga inscrizione latina (pubblicata dal Sangiorgio a pag. 466) che ricorda i punti culminanti ” 2 ca GOTAN, 1° iN Ì ti TA +50 . pi " 4 } rà. fi 3 ny i DA; 76 della sua vita. E. il. Municipio di Pavia "ix poi del nome di Riti una contrada della città. Il Rezia fu molto restìo a pubblicare, benchè ripetute volte e calo- rosamente invitato ed eccitato dal suo affettuoso maestro Moscati, e però di lui non sì hanno che gli scritti seguenti : Specimen observationum anatomicarum et patifbogioaiti: Ticini, 1784. De ratione sanguinis motus per arterias; e Sull’uso dei muscoli isohio= cavernosi. TROFISMO IPERTROFICO MUTILANTE del Prof. ANGELO SCARENZIO. letta nella adunanza del 5 luglio 1888 al R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. I più recenti progressi dell'anatomia e della fisiologia, se apportarono luce in tutto lo scibile medico, quelli che rife- risconsi al sistema nervoso vi tengono il primato avendoci svelate recondite funzioni, misteriose nature di mali ed ap- pianata la via ad ulteriori indagini. In quella parte del sistema nervoso poi che presiede allo scambio nutritizio ciò appare in modo eminente offrendoci nei nervi vaso-motori e trofici, nei loro attributi, nelle alterazioni e morbose conseguenze una miniera di preziosi materiali a. profitto della scienza. Ed a mostrare tanto loro valore nulla di meglio havvi che il considerarli nei rapporti estesi e preponderanti che tengono colle dermatosi. Non havvi infatti alcuna specie di queste, quando non sieno già deformità permanenti, ove non si osservi od una malattia - vaso-motoria od una trofica, fugaci le prime che non lasciano traccie, a decorso lento le altre ove il substrato venga ma-. terialmente alterato. D’onde ne viene che in se raggruppando un gran numero di affezioni cutanee, il trofismo ne sconvolge | la sempre incerta classificazione e postergando la forma alla loro natura, ne pone le basi di una nuova, assai semplice e di facile applicazione pratica. Non devesi però asserire, come già fece il Prof. Tortora, che fra poco tutte le affezioni cutanee suddivideransi in tro- à I e © vi 77 fiche e parassitarie, e ciò, anzitutto perchè, pure aspettando che la anatomia, la fisiologia e la patologia esperimentale si . pronunzino fra nervi vaso-motori e trofici, la osservazione clinica ce li mostra nelle dermatosi distinti, pei segni objet- tivi, per lo stadio nel quale si presentano, pel decorso ed esiti e poi anche perchè non si può sentirsi ancora disposti ad accordare al parassitismo la.supremazia in argomento, do- vendosi mantenere anch'esso subordinato alle leggi che gover- nano l'organismo, pur sempre conservando però il diritto di entrare nella classificazione delle dermatosi. La alterazione ‘vaso-motoria adunque, l’alterato trofismo .e la. presenza di parassiti dovrebbero essere i cardini sui quali aggirarsi una razionale classificazione delle dermatosi. Verso tali idee io mi sentv attratto, oltrecchè dall’esame attento della questione, anche dalle deduzioni.che mi è sem- brato potere dedurre dal ;caso che sto per esporre: Al 1° marzo u. s, veniva inviato, quale affetto da Pemfigo bolloso, alla Clinica Dermatologica da me diretta, certo Resta Francesco d’anni 25 da Goido cascinale in prossimità di Mede Lomellino, lattaio di professione. Desso presentava infatti una ;bolla contenente siero alla estremità dell’anulare sinistro, ma tale appariscenza non era che la estrinsecazione di una malattia assai più grave e dirò strana. Risalendo agli antecedenti nulla si potè raccogliere di gen- tilizio che potesse avere relazione collo stato d'allora pre- sente; due bronchiti erano state le sole malattie prima sof- ferte, l'una da bambino, l’altra all’età di 13 anni e si fu a. ‘questa epoca che i parenti del Resta si accorgevano che la regione scapolare .sinistra andava rendendosi più sporgente dell’ordinario. In questo frattempo ad una delle pieghe pal- «mari di destra si sviluppava una ragade che guariva spon- taneamente lasciando però la pelle ruvida ed ingrossata; ad ‘essa ne succedevano altre e tutte con uguale esito. Simili le- sioni non risparmiarono poi la mano sinistra. Contemporaneamente il malato notava un lento e progres- ssivo aumento di volume alle estremità di tutte le dita delle 78 3 mani in fino a che, or saranno tre anni, dopo di avere pro- vato per alcuni giorni una intensa e molesta sensazione come di prurito alle regioni frontale e parietali avvertiva un di- sturbo nella loquela non riescendo egli a pronunciare alcune lettere e specialmente la r, la s e la f. Una contrattura spa- smodica violenta, per fortuna intermittente e di breve durata, lo assaliva alla regione del mascellare destro; di uguale sorta ne insorgevano all’arto inferiore e specialmente al polpaccio dello stesso lato, rendendosi l’arto debole, privo della sensi- bilità cutaneo-muscolare e mancante della coordinazione dei movimenti; anche il braccio corrispondente si mostrava offeso; il malato non lo sentiva quasi più attaccato al corpo, male, ubbidiva ai movimenti volontarî, le dita non percepivano la forma dei piccoli corpi e li lasciavano sfuggire. é Così le cose andarono fino ad ora fa un anno, quando ap- pariva una flictene, racchiudente siero trasparente, all'estre- mità dell'indice sinistro, ad essa subentrava un’ escara indi una piaga con carie della sottostante falangetta la quale stac- candosi assieme alle corrispondenti parti molli mutilava il dito ed impiegava sei mesi a cicatrizzare. Nel dicembre dello scorso anno anche il mignolo della stessa mano maggiormente rigonfiavasi a clava, facendosi rosso, anestetico e dando luogo ai lati dell'unghia a due seni fisto- losi. Ivi pure presentavasi una flictene e l’ammalato, sia per ciò come per gli altri disturbi che non facevano sosta, deci- devasi a recarsi alla Clinica. Trovai un individuo abbastanza bene nutrito, ma deforme al torace per torsione della spina, la quale deviando a sinistra, in corrispondenza della scapola, si scostava di centim. 6 1[2 dalla linea mediana, d’onde lo spostamento costale e la sotto- stante curva di compensazione. La fisonomia era normale, se si eccettui un leggero grado di rilasciamento ai muscoli facciali di destra, ove era dimi- nuita la sensibilità tattile e scomparsa la dolorifica, mentre a sinistra eravi soltanto la diminuzione di questa. Normali erano gli apparati uditorio, visivo ed olfatorio. Lo sporgimento della lingua facevasi stentatamente, inclinando 79 a destra; da questa parte la metà sua vedevasi raggrinzata, in preda a contrazioni fibrillari ed era priva del gusto. La sensibilità tattile, dolorifica e termica, diminuite appena alla metà destra del tronco, mostravansi completamente abolite alla metà sinistra del torace dalla regione mammaria alle sot- tostanti epicolica e lombare; e premendo la apofisi spinosa corrispundente alla sesta vertebra dorsale suscitavasi un punto doloroso vivissimo. Persistevano agli arti superiori le sovraccennate altera- zioni di movimenti massime per mancata loro coordinazione. La sensibilità alcun poco scemata al terzo inferiore del brac- cio destro semprepiù si affievoliva fino a scomparire alla estre- mità delle dita; in grado minore ciò si osservava a sinistra. Ingrossata vedevasi la estremità di ciascun dito delle mani essendo scomparsa anche la forma snella di essi; l’in- dice di sinistra mancava della falangetta ed il polpastrello dell’annullare era coperto dall’epidermide sollevata coprente un’ escara secca per mortificazione spontanea dei tessuti. Agli arti inferiori mantenevansi del pari le alterazioni dei movimenti accennati nella anamnesi; quello di destra per so- prappiù era in preda a frequenti movimenti clonici ad escur- sione rapidissima e che suscitavansi quando si cercava di de- starvi i riflessi che riescivano esagerati. La sensibilità nelle varie sue specie era scemata alla co- scia destra massime alla parte anteriore, completamente abo- lita alla gamba ed al piede corrispondenti; una diminuzione ma in grado molto minore si osservava pure a sinistra. Il di- namometro segnava 24° per la mano destra, 40° per la sini- stra; il peso del corpo era di 60 chilogrammi. Nessuna mor- bosità rilevavasi ai visceri interni, eseguendosi fisiologica- mente le loro funzioni. La cura istituita fu eminentemente ricostituente con tutti quei sussidî che la igiene e la terapeutica insegnano, ottenen- dosi buoni effetti tanto nella nutrizione generale quanto nella mitigazione dei fenomeni morbosi presentati. Infatti dopo due mesi di trattamento il peso del corpo era di 62 chilogrammi ed il dinamometro segnava 25 a sinistra e 41 a destra. 80 In questo frattempo si dovette agire anche chirurgica- mente al mignolo di sinistra, ove oltrecchè l’escara accennata presentavasi la carie della falangetta e l’ apertura dell’arti- colazione che si dovette amputare; il che ci offriva la oppor- tunità di esaminare al microscopio quei tessuti cotanto alte- rati. Ne fidandomi della mia scarsa perizia in simili indagini ricorsi all'opera del distinto Prof. Bonardi il quale rilevava quanto segue : Il derma presentavasi iperplastico con tessuto connettivo a fibre fusate e stippate, fra i filari delle quali si osservavano forme bacillari rettilinee che ricordavano morfograficamente quello della tubercolosi e :meno quello della lebbra. Colla cul- tura in agar e siero di sangue si riproducevano un po’ più lunghi e ricurvi (*. Le inoculazioni sugli animali riescivano negative, e le cul- ture stesse esaurivansi immediatamente. Ma allo scopo di determinare la importanza di tali esseri nel produrre o meno le alterazioni nei tessuti fra i quali gia- cevano, pensai di escidere due pezzetti di pelle dalla estre- mità dell’annullare sinistro e li trasportai sul margine di una piaga semplice in via ‘di cicatrice che altro individuo, de- gente in altra Sala, portava al disotto del malleolo interno destro. All’ottavo giorno l'adesione sembrava completa, scor- gendosi che quei lembetti andavano mano mano perdendo del loro carattere morboso formando due centri di cicatrice nor- male quali si ottengono col trapianto di pezzetti di-pelle sana. Ne questa è la prima volta che m’accadde un fatto simile; perocchè studiando alcuni anni sono un caso di mollusco: con- tagioso, quando ancora vigeva la credenza che quegli otricelli fossero dati da follicoli sebacei anzichè da cariocinesi, escisi e trasportai alcuni di quei corpiciuoli, assieme a piccola por- zione di pelle sottostante, lungo l'anello cicatriziale di piaghe (*) Il modello in gesso della mano sinistra ed i preparati microscopici si conservano nel gabinetto Dermo-Sifilopatico di cotesta Università. S. 81 semplici e vidi appianarsi e scomparire l'otricello costituen- dosi al loro posto altrettanti innesti dermici normali. Comun- que sia, pel caso del Resta i bacilli scarsissimi nel materiale circondante gli innesti andarono scemando per presto scom- parire. Dopo tutto ciò ben poche osservazioni io farò seguire alla storia clinica che ho qui narrata, ma saranno capitali: La dipendenza diretta della forma morbosa trofica da una causa centrale appare manifesta essendo la sua comparsa ed il suo progredire andati di pari passo colla moltiplicità dei fenomeni insorti di indubbia origine spinale; Per la lesione del sistema trofico ne venne lo sbilancio nutritizio, d'onde la ipertrofia per rallentato scambio di ma- teriali; La presenza di un parassita rassomigliante a quello della tubercolosi e della lebbra, ma in individuo che fu mai a con- tatto di lebbrosi, e costantemente in paese ove non ve ne fu- rono, ne fanno ritenere la presenza effetto anzichè causa del male; Tali esseri colla loro esistenza in tessuti varii avranno po- tuto contribuire alla necrobiosi, ma erano troppo scarsi per esserne la causa principale; Il fatto del rendersi normali i tessuti morbosi trapiantati in terreno sano dimostra alla evidenza come le diverse con- dizioni locali, probabilmente associate alla presenza di spe- ciali ptomaine o leucomaine, influiscano perchè vi sì sviluppi piuttosto l’ una che l’altra sorta di parassiti. Sembra insomma, che il protoplasma delle cellule lo sì possa considerare come la associazione di plastidi inferiori alla cel- lula, i quali nelle condizioni patologiche riprendano le loro primitive manifestazioni biologiche di esseri autonomi e varî a seconda delle condizioni patologiche stesse. Ognuno dovrebbe essere persuaso che una sola legge go- verna l’ universo, tanto nel macroscopico come nei microsco - pici mondi che gli artificiali ingrandimenti vanno scoprendo. Dovunque, dalla più compatta roccia al più fragile tessuto | è moto e vita e dovunque arrivando il soffio vivificatore non 2 82 permette che materia morta resti inerte e quindi la popola e la trasforma in esseri viventi, perchè rientri nella corrente pura e salubre della vita universale. O NM ATO PIA OA O AI ANTICHITÀ DELLE SINOSTOSI Nota del Prof. LEOPOLDO MAGGI letta alla Società Medico- Chirurgica di Pavia. La descrizione dell'importante caso di polianchilopodia in un esadattilo, data dal chiarissimo collega Zoja Giovanni ed il cenno ch'egli stesso fece in nota di anchilopodie osservate in mammiferi da Cuvier, Siebold e Stannius, mi fecero ricor- dare quelle che si trovano nel mio Istituto di Anatomia e Fi- siologia comparate, ricco dì circa 6000 preparati, di cui più di 2000 sono accumulati in Laboratorio per mancanza di locali. Alle sinostosi indicate negli arti dei Rosicanti (Gerbusidi o topi delle piramidi), negli Sdentati ( Bradipus trydactylus o Acheus Ai) e nei Ruminanti (Camelopardalis giraffa), si pos- sono aggiungere quelle dei Carnivori, in cui il scafoide ed il semilunare sono confusi tra -loro, come nei Chirotteri, tra i quali i frugivori (Pfteropus) hanno il cuneiforme che si unisce agli ossicini sumenzionati in modo che la parte car- pica superiore non è rappresentata che da un sol osso. Nei Makis, tra i Lemuridi, vi è la saldatura dell’ulna col radio n verso l'estremità carpica. Nell’Halmathurus Bennetii tra i Mar- supiali, le sinostosi sono date dal 2° e 3° metatarso, e queste, benchè incomplete, pure hanno grande importanza morfologica, essendo passata la genealogia dei Mammiferi, compresovi l’uomo, per la fase di PROMAMMALIA. Ma più che agli animali attuali, a cui mi rivolsi solo per constatare, anche in questo caso, il fatto ormai generale, che le anomalie di alcuni vertebrati hanno il loro riscontro nor- male in altri; la mia mente corse agli animali antichi, dove pure trovansi saldature di ossa, le quali, come si sa, deter- minarono trasformazioni non solo di specie e di generiî, ma anche di ordini zoologici. Ta'abri dl mi SAR a dii A ate pa eg) È. 83 Io, per ora, citerò soltanto quelle osservate negli arti dei ruminanti, per mezzo delle quali, oltre che per l’odontologia loro, gli stessi antichi ruminanti si possono far derivare dagli antichi pachidermi. Nei terreni terziarj, e precisamente nel mioceno, si rin- vennero fra gli altri, ìi seguenti ruminanti, in istato, come si dice volgarmente, fossile. Essi sono: Prodremotherium, Xi- phodon, Gelocus, Hyamoscus crassus, per distinguerlo dal- l’Hyamoschus aquaticus dell’epoca attuale, vivente al Gabon, in Africa; Dremotherium, Helladotherium. Nel Prodremotherium delle fosforiti di Quercy, il terzo e quarto metacarpo sono saldati insieme. Nel Xiphodon pure delle fosforiti di Quercy, quindi non il Xiphodon gracilis del gesso di Parigi, descritto già da Cu- vier, il secondo metacarpo è così intimamente saldato al terzo, che sembra formare un solo osso. Nel Gelocus, ancora delle fosforiti di Quercy, il secondo metacarpo è saldato col terzo. Nell’ Hyemoschus crassus, del mioceno medio di Sansan, il terzo metatarso è saldato col quarto, e in modo così intimo, da formare un osso analogo al così detto canone; e qualche volta anche il secondo metatarso è saldato col terzo. Nel Dremotherium di Saint-Gerand-le-Puy, il terzo ed il quarto metatarso sono intimamente saldati fra loro. Nell’ Helladotherium del mioceno superiore di Pikermi, vi è ìl secondo metatarso unito al terzo. Non è quì il caso d’indicare gli arti, che si presentano intermed) fra quelli dei pachidermi e dei ruminanti, ed in cui si possono osservare anche delle saldature incomplete. È un argomento questo troppo particolare di paleontologia descrit- tiva, che per ora non ci interessa. Invece ricorderò a proposito p. es. del canone dei rumi- minanti (bue, montone, ecc.), che l’embriologia ci fa consta- tare la derivazione di quest’osso unico, da due ossa corrispon- denti al terzo e quarto metacarpo. Ora questa duplicità pri- mitiva del canone, constatata fin dal 1772 da Fougeroux de Bondaroy, che si presenta transitoria nello sviluppo dei ru- 84 minanti, è permanente nei pachidermi terziarj eocenici del genere Anoplotherium. Ricorderò ancora che Goubaux ha veduto, nella sezione d'un carpo d'un giovane montone, il trapezoide ben distinto dal grand'osso; mentre sappiamo che nei ruminanti adulti queste due ossa sono saldate insieme. Rosenberg, fino dal 1872, ha trovato pure, che parecchie ossa degli arti dei montoni ed anche dei cavalli e degli uc- celli, confuse allo stato adulto, sono distinte nel feto, segnando così la loro derivazione, e perciò dimostrando essere lo svi- luppo individuale di un essere attuale, la ripetizione del suo sviluppo paleontologico. I fatti pertanto dell’embriologia insieme con quelli della paleontologia, permettono di dire che le sinostosi degli arti dei ruminanti attuali, derivano da quelle dei ruminanti antichi, miocenici; le quali, alla lor volta, provengono dalla saldatura di ossa distinte degli antichi pachidermi eocenici. Ma l’embriologia sola difficilmente avrebbe spinto il mor- fologo ai pachidermi antichi per l'origine dei ruminanti at- tuali. L'embriologia che ripete la filogenia, e talora con abbre- viazioni, senza la paleontologia avrebbe potuto incontrare un ostacolo nelle modificazioni graduate degli arti dei ruminanti attuali, partendo dall’Hye@moschus aquaticus, in cui il terzo e quarto metacarpo sono divisi permanentemente, e venendo all’Ovis aries, in cui queste due ossa, a sviluppo completo, sono unite per formare ìl canone; giacchè col Tragulus napu, dove la duplicità del terzo e quarto metacarpo ‘è conservata soltanto verso l’estremità carpica, col Cervus capreolus e Ca- lotragus campestris (Steinbock), ove non vi sono che tracce di questa duplicità, sì arriva all'osso unico costituente il canone dell’Ovis aries. Ora l'intervento della paleontologia chiarisce questi diversi modi di essere degli arti degli attuali ruminanti, riconducendoli a quelli dei ruminanti antichi, presso i quali, p. es. nel Gelocus curtus il terzo ed il quarto metacarpo non sono saldati insieme, mentre lo sono p. es. nel Prodremothe- rium; e così via. Ma ciò che importa a noì di notare, sì è che già nei ru- ‘85 minanti fossili esistono fissate le anchilopodie o sinostosipodie. Esse pertanto meritano il nome di formazioni palingenetiche. Colla scorta della paleontologia si possono approfondire ancora di più le ricerche di filogenesi organica, e nel caso nostro stabilire anche l’ordine con cui si è operata la salda- tura delle ossa. Dalle ricerche in proposito fatte da Gaudry, appunto in- torno ai pachidermi e ruminanti fossili, risulterebbe essere stato il seguente: 1.° Saldatura del 2° cuneiforme col 3°. 2.° Saldatura del trapezoide col grand'osso. 3.° Saldatura del 2° metacarpo col 3°. 4.0 Saldatura del 2° metatarso col 39. 5.2 Saldatura del cuboide col navicolare. 6.° Saldatura del 3° metatarso col 4°. 7.° Saldatura del 3° metacarpo col 4. 8.° Saldatura del 5° metatarso col 4.° E vero che gli animali fossili non sono tanto facili ad aversi, e quindi le nostre ricerche morfologiche non possono sempre essere complete; tuttavia il concetto scientifico non può farne | senza, nè poi trascurarli quando ci sono. Se per divisione di lavoro, l'anatomia, l’embriologia e la paleontologia si sono rese autonome, non devono però i cultori di esse farsi troppo unilaterali nei loro studj, se vogliono avere conoscenze di fatti scientificamente sanzionati. Non è stata forse l’unione di queste scienze, che dimostrò essere la ghiandola pineale un occhio rudimentale? L'attuale indirizzo morfologico dato alle scienze anato- | miche, su cui io insisto molto nel mio insegnamento ufficiale d'anatomia e fisiologia comparate, consiste appunto nello stu- diare gli esseri recenti ed ! trapassati, gli esseri sviluppati ed in via di sviluppo, gli esseri vivi ed i morti, giacchè in natura non v'hanno queste distinzioni, fabbricate e talora so- stenute dalla piccolezza delle nostre menti; in natura non v’ha che svolgimento continuo della materia. Fortunati noi, se potremo conoscerne il meccanismo. 86 INTORNO AL MUCKINE DELL''AVGOLO DELLA MANDIBOLA DEL SAMDIFORI (Apofisi lemurinica dell’ Albrecht). Nota del Prof. GIOVANNI ZOyY)y)»>y=y>=yv»y»=—=>y>vy[]" EDI n i trovano nel protocollo ve ee: È e TUA n E sezioni per la scuola I Ss CTR E TAR > di anatomia patologica , === ——_________________—_‘’q90 _097_— anno 1888). 3 1 | : Lunghezza Ds Late | Misure dell’ addome a cava ui t Falibrdallagonva ano: . . . . . . . n o Cognome, Nome generali toraciche | degli arti di riunione (Lunghezza del diametro) Fegato | delle iliache fino Età Ts. o —— Lun- Dia- ||3#Fa8| ri Circon- - diagnosi necroscopica | ghezza | metro FRE tra ferenza 20 1EIEDAS Linea Su- In- AI Vera e iure» All’entrata ; AI = Sica: ride ’ o ki pr : aL È 6 rame *)i, ne Mi sea ESE SE xifoide PIOIROI bellicale| pubica |biiliaca || periore | feriore | fegato | quadril. SE fegato Are a RPS ni metri metri metri metri metri metri metri metri metri metri metri metri || millimetri | millimetri | millimetri “ker. 1) SL DIE % or 1,63 1,66 0,76 — 0,78 — _ —_ 0,72 0,87 0,19 — 19 23 23 17, 0,900 ci stomaco, polmone, mesenterio 2) AI RDE di 1,65 1,69 0,78 0,165 0,54 0,20 0,17 0,26 0,72 0,855 0,18 LE 21 26 _ 1,870 atar cronico Sig: Lulel Si 1,65 | 1,68 0,84 0,20 0,80 0,15 0,19 0,29 0,73 0,84 a 0,23 21 929 28 1,220 ronco alv - tarrale cronica con esito in caseosi pol- monale con leggera insufficienza mitrale 4) Benono Mer unto, 1,615 1,75 || 0,865 0,18 0,70 0,15 | 0,145 0,24 0,80 0,85 0,17 Me 95 30 9] 1,530 ubercolosi polmo- nale 5) Pizzato Francesco 1,57 1,72 0,81 0,17 0,69 0,18 0,15 0,27 0,76 0,86 0,165 - 21 26 28 1,700 6) MENO Rino 46. 1,72 1,83 0,86 0,16 0,66 0,21 0,35 0,27 0,78 0,88 0,225 _ 21 26 29 1,485 rcolosi diffusa 7) ng gle 1,48 1,62 — 0,15 0,70 0,11 0,15 0,30 0,79 0,85 Rn si poterono prendere perchè il cadavere fu allontanato subito dopo uva lordo SCO» a sezione. liotica della colon- na vertebrale) 8) RIO Ci 1,55 1.60 0,90 0,19 0,67 0,18 0,15 0,25 0,71 0,80 a —_ 23 27 30 0,960 pneumonite crupele e succes- siva pleurite essu- dativa 5) e o lagzane 1,38 — 0,655 0,13 0,56 0,19 0,14 0,25 I na 0,18 - 21,5 28 _ 1,20) 50. SSR fag'eo (scoltetion). anatomico. (as LI 10) Zanini Anna 42. 1,50 1,49 0,685 0,12 0,68 0,21 0,20 0,25 0,64 0,77 0,175 - — 23,5 = 1,300 Fibrosarcoma ute- (vedi dia- IG gnosi). 3) piaran Monica i — _ 0,73 0,20 0,66 0,13 0,20 0,27 AIRERRNAO: gli arti 0,20 _ 25,9 25,5 27,5 1,200 Viana SI della pll- ; mico. 2) Massa Anna 50. { 150 { — | 0,70 | 014 || 056 | 0,19 | 0,15 | 0,27 | mancavanogiianil 098 | — 20,5 — 245 || 1,040 Cancro uterino superiori tolti a scopo i anatomico. ue —®€Y‘"8°_T® oe o o oo©o_.__—______-_---—-—-——---—tT o o_o _ _—"".[l.\.. e... ..l (Si trovano nel protocollo delle sezioni perla scuola Lunghezza { di anatomia patologica, anno 1888). 3 È Misure Misure Misure della Calibro della cava asc. Misure dell'addome cava dal punto Fegato Ù generali oraciche degli arti di riunione Lunghezza del diametro Cognome, Nome delle iliache fino ‘ i Età DIRO Sao Lun- Dia- |3=7s8| 1; Circon- : : e, a Al punto ; diagnosi necroscopica Wuozze metro SUCRE BOE: ferenza BUCCE E LI nEO Di di d» A di riunione ALI Sa sofia P e tra- ||SeoEf| IUS |all’ombi- ica | biili ili du doFHio. ll sveaso FEEL xifoide |l* ino i-| bellicale| pubica | biiliaca || periore | feriore | fegato |quadril. PI fegato | quadrilatero metri metri metri metri metri metri metri metri metri metri metri metri || millimetri | millimetri | millimetri || kgr. 13) Benetti Anna 35. 1,47 1,56 0,72 0,150 0,72 0,165 0,145 0,27 0,65 0,75 0,19 0,28 21 27 32 1,600 Anemia grave da metrite parenchi- matosa 14) Galeazzo Teresa82. 1,50 1,58 0,60 0,14 6 0.15 0.17 Ò Pneumonite catar- ? 0, 4 , , 0,23 0,67 0,87 0,155 0,21 17 29 29 0,720 rale 15) Rosa Antoniuzzi. 1,59 1,63 0,80 0,18 — ‘ Ò iS iociari polmo- 0,16 0,19 0,26 0,71 0,83 0,19 0,29 18 20 29 1,950 nale 16) Gardin Giuseppe JR59 1,50 0,74 0,14 : Ò 19. Ileo tifo — suc- > Ri a Du Vor 0,63 0,78 0,20 0,25 21 26 27 1,465 cessivapneumonite forte me- edema polmonale teorismo) lottò»): ege&&&&&&-&-=-=-- --—->> >>>... -.--:;::-:rrr_——_—————m 7 sed | Sé : È pes > e nb pr @» ch: DI TMEIrIEsE ERE £A-_5_Ooe», rr A Lunghezza della cava asc. x Misure A Misure generali REA Misure addominali dal punto di riunione delle Calibro iliache fino Paso Peso Diametro!|Lunghezza]\0irconfe- ; mi de A tra- dello dio Linea ni ca i di i f - a ano 5 GIRI ‘fo- ; i riunione orame t corpo sverso || sterno DTA xifo-ombellicale fegato | quadril. | nel seno |(delle iliache fegato | quadril. Dolo kgr. tri i i TRNVA DIST PEGI e epson x —— ee — 50 4 8 metri metri metri metri metri metri metri metri | millimetri | millimetri | millimetri | millimetri || kgr. A di, astardo. . 9,600 0,58 0,59 0,16 0,86 0,085 0,10 0,10 0,13 8,5 10 IS 12,5 (?) 0,200 olpino bastardo 7,700 0,58 0,66 0,15 i Ì N 2 ’ ’ o) 0,37 L fo= ili n SUI: dabco 0,13 0,19 0,24 8,9 11,5 12 16 (?) 0,200 0,09 0,12 19) Volpino. . È 7,600 0,53 0,67 0,15 0,30 0,07 0,16 0,11 _ Dal forame 9 12 12,5 14 0,290 al seno cen- i ; Sa timetri 4 ane da caccia 16,700 0,69 0,8 La , , ’ 4 0,21 0,4 4 0,08 0,15 0,16 0,22 0,28 11 16 18,5 - 0,500 | 0: 113 Consideriamo ora come in individui della stessa altezza si — comportano tra di loro il volume del fegato, la linea xifo-om- anne ombilico-pubica, e biiliaca, e lo sviluppo della cava. F zioni ‘che i N 2e3 — e d’altra parte; N. 10 e 14. Torace Addome Cava (cal.°) Fog.* Omb. P.| Bill. i Altezza Circ. tor. Lin. Iug. Xif.[Circ. Lin. x--0. i N. 2) 1,65 _ 0,78 0,16 0,80 0,20 21,26 1,870) 0,17 | 0,26 _N.3) 1,65] 0,84 0,20 | 0,64 0,15 21,22 |1,220] 0,19 |0,29 dove riesce chiaro che ad altezze eguali il N. 2) fornito di | ristretto torace e di più ampio addome ho anco maggiore il volume del Pato. e il calibro della cava. 0,25 0,23 0,68 "o, 12 0,65 0,14 1300 ‘720 ; io 1,50 - N.141,50 0,68 0,21 0,64 0,15 23,5 22 0,20 0,17 «li quale rapporto non ci FRE punto, risultando za bastanza naturale il fatto che lo sviluppo maggiore degli or- gani contenuti in una cavità si accompagni anche a ingran- imento nei diametri di questa. Ma tali rapporti acquistano proce valore ed importanza fisiologica e patologica, quando ‘sì noti che si verificano in individui della medesima altezza: nei quali, ammesse queste differenze morfologiche, è giuoco- — forza ammettere delle differenze nelle funzioni fisiologiche e | conseguentemente attitudini morbose differenti. Si potrebbe domandare quali nei casi concreti sieno queste attitudini, dc alla soluzione di tal problema, e non ad altro dovreb- bero tendere queste ricerche. — E qui ben poco potrei. ri- — spondere, perchè non si può pretendere di afferrare i segreti _ della organizzazione in così scarse osservazioni. — Però mi pare potersi affermare : da 1). Che individui di eguale altezza possono avere disu- — guali linee xifo-ombelicali, e misure addominali. T. 2). Dove queste sono maggiori si trovano in generale | pBpaggiore il fegato e maggiore la cava. 4 114 In quanto ai significato clinico di questi rapporti, non mi sembrano essi privi di interesse. ; La patogenesi della cirrosi è collegata molto probabilmente ad essi: io non posso sostenere questo coi casi accennati nelle mie osservazioni nei quali non s’ebbe mai un caso di cirrosi. — Ma lo potranno dire i casi occorsi al Professore De-Gio- vanni, principale fra i quali quello del noto Arnoldo. — Nel quale vivo era già stato osservato l’enorme sviluppo del ventre, morto l’ enorme volume del fegato, della milza e l’ ampiezza della cava ascendente. Dalla Clinica Medica dell’ Università di Padova diretta dal Profes- sore De-Giovanni. Distinzione delle Vampirelle e loro posto tra gli esseni organizzati secondo DANGEARD (*). Dangeard distingue due gruppi di Vampirelle: I.° Gruppo: Vampirelle circondanti completamente l’ospite, in- globandone il protoplasma e digerendolo in seguito. Sono: 1.° Vampyrella vorax Cienk.; — 2.° Vampyrella Euglene Dangeard. -- 3.° Vampyrella Kleiniù Dangeard (Sin. Monadopsis vampyrelloides Klein). II.° Gruppo: Vampirelle perforanti la parete delle cellule nu- tritive, ed attiranti gli alimenti nel loro interno ; il ioro sporangio è esterno all’ ospite. Sono : 1.0 Vampyrella Spirogire Cienk.; — 2.° Vampyrella variabilis KI.; — 3.° Vampyrella pendula Cienk.; — 4.° Vampyrella inermis K1.; — 5.9 Vam- pyrella pedata KI.; — 6.° Vampyrella gomphonematis Heck. Le Vampirelle del primo gruppo si distinguono facilmente tra loro: 1. La Vampyrella vorax raggiunge grandi dimensioni; il suo proto- plasma contiene numerosi piccoli vacuoli; i suoi sporangi sono forte- mente irregolari, i zoospori ne sortono bruscamente e contemporanea- mente da diversi punti. Le cisti danno tre o quattro zoospori dopo un. lungo tempo di riposo. 2. La Vampyrella Euglene non ha mai più di 2 o 8 grossi vacuoli; i suoi sporangi e le sue cisti sono sferiche e munite sovente d’una pic- ” (*) Annal. des Se. nat. botanique, VII.* Serie, Tom. 3-4, 1886, (nel 4 Tom. pag. 352). 115 cola protuberanza; i zoospori sortono dal sporangio per la medesima apertura e ad intervalli di tempo sovente lontani. 3. La Vampyrella Kleinii (Monadopsis vampyrelloides KI.) è la più piccola di tutte quelle che si conoscono fin qui; il contenuto dello spo- rangio si divide in 2 o 3 zoospori che sortono da diversi punti della pa- rete. Cisti ancora ignote. Le Vampirelle del secondo gruppo possono essere suddivise me- diante il quadro analitico seguente, il quale non è che un’applicazione dei principj di Klein nella sua classificazione : I.° Con pseudopodi filiformi. A. Sporangi non pedicellati. a). Sulle Spirogir®. 1. Vampyrella Spirogira. b). Sui Gomphonema. 2. Vampyrella gomphonematis. c). Su parecchie Conferve. 3. Vampyrella variabilis. B. Sporangi pedicellati. 4. Vampyrella pendula. 5. Vampyrella inermis. (Specie molto vicine). II.° Senza pseudopodi filiformi; un pseudopodo allargato. 6. Vampyrella pedata. >» 1. La Vampyrella spirogire possiede uno sporangio sferico, rara- | mente elissoide; il contenuto si divide in due, quattro zoospori egual- | mente sferici, muniti di lunghi pseudopodi assai fini; questi zoospori | prendono qualche volta una forma allungata e i loro pseudopodi sono allargati e jalini. La conjugazione dei zoospori non è stata osservata. La cisti elissoide contiene i residui della digestione tra le sue due mem- brane. — Parassita sulla Spirogira. 2. La Vampyrella gomphonematis, è la sola specie del genere che si è trovato finora nel mare. Non si conosce che lo sporangio , il quale produce 4 zoospori a lunghi pseudopodi. — Parassita sui Gomphonema. 3. La Vampyrella variabilis è, come il suo nome lo indica, variabile di forma, di grossezza, ecc. — Anche lo sporangio può dare da 1 a 10 zoospori, il più spesso 2-4. Gli individui possono copulare in gran nu- mero, formando così dei plasmodj che raggiungono 92 p.. La dimensione "ordinaria degli sporangi è di 82-60 p. in lunghezza e da 16 a 28 p in larghezza. Le pareti della ciste sono liscie, la sua dimensione è di 12 a 28 p. — Parassita sulle Conferve. 4.5. La Vampyrella pendula e la Vampyrella inermis non si distin- guono che assai difficilmente. — Tutte e due sono parassite sulle Vedo- goniee. 116 Tuttavia si può essere guidati nella determinazione dal fatto che le cisti della Vampyrella pendula hanno tre membrane, di cui la mediana è formata d’ asprezze (punte) coniche, mentre quelle della Vampyrella inermis hanno le loro tre membrane liscie. Di più in quest’ultima specie la conjugazione dei zoospori, segue immediatamente alla loro sortita. 6. La Vampyrella pedata differisce profondamente dalle altre specie; essa non ha che un largo e corto pseudopodo jalino, qualche volta esso stesso suddiviso. I sporangi hanno in media 40 p., il protoplasma si di- vide ordinariamente in due, ma esso può egualmente sortire indiviso. La conjugazione e la divisione dei zoospori furono osservati. La ciste non è conosciuta. — Parassita sulle Oedogoniee. Dangeard per stabilire il posto delle Vampirelle tra gli esseri or- ganizzati, se cioè esse siano di natura vegetale o animale, impiega ‘come carattere il modo di nutrizione. Se l’ essere, egli dice, di cui il posto è dubbio, introduce gli ali- menti tali e quali all’ interno del suo protoplasma e li digerisce, è un Protozoo ; al contrario, se la digestione si fa su tutta o su parte della superficie, ed i residui della digestione restano all’ esterno, è un Vege- tale. Ora, in conseguenza di questo criterio, le Vampirelle sono classi- ficate da Dangeard nel regno animale, ove esse occupano la base. La presenza della cellulosi non può controbilanciare i caratteri del modo di nutrizione e di locomozione. È coi rizopodi Eliozoarj ch’ esse hanno la maggior parte dei carat- teri in comunione: esse permettono di legare questo gruppo all’inbasso coi Flagellati per mezzo degli intermediarj Monadinee; e si può pensare che ne .sia lo stesso per i Mixomiceti, come lo lascia supporre la descri- zione che ne da della Bursulla crystallina. Zopf nel 1885, quindi un anno prima di Dangeard, ha fatto apparire il nucleo nella Vampyrella vorax Cienk., Vampyrella pendula Cienk., Vampyrella Spirogire Cienk., Vampyrella variabilis Klein, mediante una soluzione di ematossilina con pochissimo allume, molto allungata con acqua. Per ciò queste Vampirelle, dovevano essere staccate dal gruppo dei Moneri di Heckel. | Ora Dangeard non parla mai del nucleo nelle Vampirelle, anzi da quel che dice in seguito riguardo alla Nuclearia simplex, risulta ch'egli. non lo ammette punto. Nella Nuclearia simplex fa osservare che vi sono caratteri comuni colle Vampirelle; però essa si distingue da loro perchè presenta un nu- cleo, il quale conduce ad importanti modificazioni nel seguito dello svi- luppo; questo nucleo è identico a quello delle amebe ; egli è composto d’ un nucleolo centrale assai rifrangente, circondato LT una zona più chiara. rangi; i quali invece si osservano nelle Vampirelle. La presenza degli sporangi, conclude Dangeard, pare quindi che escluda la presenza del È nucleo. La presenza del nucleo cia alla mancanza della formazione di spo- ante ee Der, : ù Pi 117 Questa relazione di fatti biologici, non può essere subordinata, senza altre ricerche esplicative, ad un metodo puramente tecnico; il quale, quantunque importante come mezzo di anatomizzare gli esseri inferiori, lascia campo a dubitare di un’ influenza che vi può esercitare il nuovo ambiente, in cui le Vampirelle e gli altri esseri citodulari vengon posti, allorchè si trattano con sostanze coloranti, pur durante la loro vita. Tuttavia, anche accertata la mancanza di una tale influenza, gli es- seri che non mostrano il nucleo se non mediante reagenti, saranno sem- pre da ritenersi diversi da quelli che lo hanno appariscente per se stesso, ossia senza reagenti. Questi nuclei poi, che si manifestano solamente con reagenti, sono veramente omologhi a quelli degli esseri unicellulari, in cuì vi sì 0s8- serva anche un nucleolo? Non potrebbero essi, se non tutti, almeno quelli mancanti di nucleoli, avere valore, piuttosto che di veri nuclei, di nucleoli? la Dopo quanto ha osservato Van Beneden nello sviluppo delle Grega- rine, il nucieolo precede la formazione del nucleo, e la centralizzazione del primo nel secondo, ne può essere una conferma. MAGGI. RECENSIONI Jahresbericht ber die Fortschritte in der Lehre von den pathogenen Mikrorganismen, umfassend Bacterien, Pilze und Protozoén; von Dr. Prof. P. Baumgarten. Dritter Jahrgang, 1887. Braunschweig. H. Bruhn, 1888. Sono pur troppo note ed apprezzate le difficoltà di ogni genere che si incontrano da chi intraprende a fare delle ricerche bibliografiche in argomenti di medicina, le quali sono poi grandissime se riguardano gli ultimi anni, in cui i lavori originali hanno raggiunto delle propor- zioni davvero imponenti. Il valente professore ha affrontato coraggiosamente la lunga e pe- nosa fatica con serietà di propositi e vasta cultura scientifica e lette- raria, che lo hanno posto in grado di rispondere adeguatamente al com- pito assuntosi, e di aver dato una nuova prova di lavoratore instanca- bile nel fertile campo della batteriologia, che egli coltiva con intenso amore e con lusinghiero successo. L’ estensione del primo volume veniva raddoppiata nel secondo, ed ora ha ricevuto, in questo che ci è davanti, un nuovo aumento; di guisa che nella compilazione di quest’ ultimo nulla è stato trascurato perchè esso potesse essere l’ indice più sicuro e completo del cumulo dei fatti nuovi enunciati in questa branca durante il passato anno in quei paesi, in cui la scienza non è un nome vano, e noi confidiamo nell’ attività rara del prof. Baumgarten, perchè egli voglia dare vita lunga ad una 118 pubblicazione, che lo rende benemerito presso gli studiosi di ogni paese civile, che non possono non essergli grati. Fra i Manuali e Compendii, che occupano la prima parte, noi dob- biamo ricordare quello del Baumgarten, condotto con rigoroso ordine scientifico anche in questa parte speciale, quivi esaminata, del Klebs, il cui nome è un pegno sicuro dell'importanza di esso, del Léffler, il quale ha avuto in mira di esporre la batteriologia, accompagnandola nel suo sviluppo storico, come pure quello del nostro Pochettino che non merita di essere trascurato, specialmente presso noi, ove esiste tuttora penuria di siffatti libri, benchè i:cultori di questa branca sieno abba- stanza numerosi presso noi; ma noi siamo fidenti in un prossimo av-. venire, che abbia a cessare un siffatto stato di cose. Ci riesce poi impossibile il potere dare un concetto qualsiasi della seconda parte, dedicata all’ esame dei lavori originali, che sommano circa al numero di ottocento, distribuiti col medesimo ordine, che noi esponemmo in questo Bollettino alla fine del passato anno. Ci basti sol- tanto il dire che l’ esame di essi è condotto con imparzialità e preci- sione ammirevoli, di che può accertarsi de visu il lettore di questo An- nuurio, che potrebbe essere di modello agli altri simili di specialità, che lasciano molto a desiderare o da un lato o dall’ altro. Meritano una menzione speciale i paragrafi sui cocci piogeni, pneu- mococci, meningococci, e gonococci, sul bacillo del carbonchio, del tifo della tubercolosi, del tetano, come anche quello del carcinoma abba- stanza dibattuto: il capitolo sull’actinomicosi si raccomanda pure abba- stanza. Gli ultimi due capitoli abbracciano gli argomenti di indole generale, di cui una parte di interesse puramente scientifico, ed un’altra più vasta anche pratico, di guisa che ogni medico avrà sempre qualcosa di nuovo da imparare. Ogni italiano godrà nel vedere come le dispiacevoli omissioni nei libri stranieri sulla produzione scientifica paesana siano quivi del tutto eliminate, ove da Armanni a Bordoni-Uffreduzzi, da Cattani a Giordano, da Maggi ad Oreste, da Perroncito a Rivolta, da De-Renzi a Semmola esiste un numero rispettabile di contribuzioni, le quali hanno trovato nell’ A. un critico coscienzioso e garbato perchè ad esse fosse dato di godere di quella meritata luce, che è il premio desiderato del serio e proficuo lavoro. Siamo sicuri che anche questo volume troverà presso noi, al pari dei due precedenti, quell’accoglienza lusinghiera, che ha meritato oltre Alpi di già su vasta scala. R. Cimmino. Età 119 CONCORSI UNIVERSITARI Fra i concorsi universitarj testè aperti dal R. Ministero della Pubblica Istruzione, noi dobbiamo segnalare quello per la cattedra di Anatomia com- parata nella R. Università di Genova, giacchè sono circa dieci anni che per questa scienza, separata dalla Zoologia, non si avevan concorsi, essendo stato l’ultimo quello per l’Anatomia comparata nella R. Università di Napoli. 1 cul- tori di qu-sta scienza in Italia, sieno essi insegnanti o aspiranti all’insegna- mento, devono saperne grado a S. E. il signor Ministro Boselli, il quale col- l’aver ammessa la domanda di separazione dell’ Anatomia comparata dalla Zoologia, fatta dalla facoltà universitaria di Genova, e coll’ averne bandito il concorso, ha riaffermata l’ importanza di questi speciali studj, divenuti in oggi più difficili pel nuovo indirizzo morfologico che. loro s’é dato. Se si vuole far progredire le scienze, bisogna che anche per esse sia rispettata la legge della divisione del lavoro; e noi vorremmo vedere resa possibile la separazione dell’ Anatomia comparata dalla Zoologia in altre Università del Regno, giacchè questa non viene ad essere che la quinta, essendovi finora solamente nelle Università di Bologna, Napoli, Pavia, Roma, Genova. NOTIZIE UNIVERSITARIE DI PAVIA Nomine. Vennero nominati a: Rettore, il signor Torquato Taramelli, Professore di Geologia, in luogo del rinunciante signor Pasquale Del Giudice Professore di Storia del diritto ita- liano ; «Presidi, Nella Facoltà Medico-chirurgica il signor Giacomo Sangalli, Pro- . fessore di Anatomia Patologica, in sostituzione del rinunziante signor Eu- sebio Oehl, Professore di Fisiologia umana; nella Facoltà di Scienze mate- matiche, fisiche e naturali il signor Leopoldo Maggi, Professore di Anatomia _ e fisiologia comparate, in luogo del Professore T. Taramelli, passato a Ret- tore dell’ Università; nella Facoltà di Filosofia e lettere il signor Felice Ra- | morino, Professore di letteratura latina, in luogo del rinunciante Cav. Iginio . Gentile, i?rofessore di Storia antica; Professore ordinario di Oftalmojatria e Clinica oculistica, il signor Dott. Falchi, in luogo del signor Dott. Roberto Rampoldi, Professore incaricato; Professore straordinario di Patologia speciale e Clinica propedeutica me- dica, il signor Dott. Silva, in luogo del signor Dott. Vincenzo Patella, Pro- _ fessore incaricato; Professore incaricato nella Scuola normale, il Dott. Giacomo Cattaneo per un corso di Anatomia e fisiologia comparate degli Echinodermi e Molluschi, avendo dato l’ anno scorso quello di anatomia e fisiologia comparate degli Artropodi; Assistenti nell’ Istituto di Anatomia umana normale, il signor Dott. Giu- seppe Soffiantini; 1.° settore, in luogo del signor Dott. Attilio Sacchi passato ajuto alla cattedra di patologia speciale chirurgica e clinica chirurgica del- l'Università di Genova; e il signor Dott. Emanuele Cattaneo, 2.° settore, in luogo del signor Dott. Achille Carini passato ajuto presso il Manicomio pro- Vinciale di Pavia in Voghera; nell’ Istituto di Anatomia patologica il Dott. 120 Francesco Pedrazzini, 1.° settore, in luogo del Dott. Luigi Gazzaniga, e il. Dott. Guido Rataggi, 2.° settore ; nell’ Istituto d’ Igiene, il Dott. Emilio Pa- rietti; invece del Dott. Enrico Dell’Acqua; nell’Istituto d’Istologia, Cattaneo Dott. Alfonso, invece del Dott. Clivio Innocente; nell’Istituto di Materia me- dica un 2.° Assistente nella persona del Dott. Antonio Astolfi; nell’ Istituto di Ostetricia il Dott. Ernesto Pestalozza, l.° Assistente, invece del cessante Guzzoni degli Ancarani, e il Dott. Innocente Clivio, 2.° Assistente; nell’Isti- tuto di Anatomia e fisiologia comparate il Dottor Luigi Forni, in luogo del Dott. Edoardo Bonardi, passato ad ajuto alla Clinica medica dell’ Università di Pisa, presso il chiarissimo Prof. Grocco testè nominatovi; nell’ Istituto di |. Mineralogia il Dott. Luigi Brugnatelli quale ajuto; nella Scuola di disegno per la geometria descrittiva il Dott. Luigi Berzolari in Map del Prof. A. Suini. Corsi liberi per incarichi governativi. Il Prof. T. Taramelli, continua il suo Corso di Paleontologia, con grande | utilità per il progresso scientifico. Siamo però dolenti di dover accennare alla mancanza del corso di Corologia, che l’anno scorso il nostro Prof. P. Pa- vesi, incominciò a svolgere con grande dottrina e vasta coltura. Noi vogliamo sperare che il Ministero, rinvenendo sulla sua deliberazione, ci ridonerà questo insegnamento, dai competenti riconosciuto di molta im- portanza per la biologia in generale, ed in modo particolare poi per l’avan- zamento di quella parte della fisiologia chiamata esterna. Incarichi ufficiali. Avendo il Prof. Bottini rinunziato alla Cattedra di Clinica operativa per assumere l’ ufficio di Deputato al Parlamento, l'insegnamento di quella Cli- nica venne affidato per l’anno scolastico in corso all’ Egregio Prof. Angelo Scarenzio. Corsi liberi con effetti legali. Il Prof. G. Sangalli continua il suo corso di Zstologia patologica. Il Prof. E. Oehl, quello di Esfesiologia, che si alterna coll’ Embriologia. Il Prof. G. Zoja, di Antropologia applicata alla Medicina legale. Il Prof. L. Maggi, di Protistologia medica. Il Dott. D. Stefanini, di Microscopia clinica. Il Dott. G. Lunghi, di Ofogatria. Il Dott. A. Guzzoni degli Ancarani, di Ostetricia propedeutica ed operatoria. Il Dott. G. Bertoni, di Chimica teorica. Il Dott. P. Alessandri, delle Alterazioni chimiche delle sostanze alimentari. A questi s’ aggiunsero, in quest’ anno scolastico, quelli di: Parassitologia del Prof. Pietro Pavesi. Oftalmojatria e CIniica oculistica del Prof. R. Rampoldi. Metallurgia con speciale riguardo alle industrie minerarie italiane, del Prof. Sansoni. Petrografia del Dott. Ettore Artini. Aritmetica superiore del Prof. Carlo Formenti. Botanica applicata alla medicina ed alle arti del Prof. Giovanni Briosi. Noi ci compiaciamo dell’ aumento dei corsi liberi, perchè siamo convinti ch’ essi concorrono a dimostrare sempre più l’attività e la coltura degli in- 121 segnanti, non che la loro passione all’insegnamento. D'altra parte essi ven- gono frequentati dagli scolari con grande loro vantaggio, e la prova ne sono alcune pubblicazioni fatte dagli stessi scolari intorno ad argomenti risguar- danti materie dei corsi liberi, come ad esempio si possono citare quelle di Norsa, Parietti, Clivio, ecc. relative alla Protistologia. Hanno torto quindi co- loro che cercano di sopprimerli, in vista di una mal’intesa economia. Perfezionamenti. La signora Dott.® Maria Sacchi- Cattaneo ottenne anche per quest’anno sco- lastico (1898-89), in seguito a concorso, un posto di perfezionamento per la Protistologia presso. l’Istituto di Anatomia e fisiologia comparate di questa R. Università, sotto la direzione del Prof. Leopoldo Maggi, il quale ebbe già la compiacenza di guidarla, nell’ anno scorso e nell’ altro anno ancora, nei suoi studj di perfezionamento nell’ Istologia comparata, embriologia e Proti- stologia. Come risultato utile, delle sue ricerche, per la scienza, vogliamo qui ricordare i seguenti suoi lavori: _ Contribuzioni all’ istologia ed embriologia dell’ apparecchio digerente dei ba- traci e dei rettili (con 2 tav. — Atti Soc. Ital. Sc. Nat. 1886); Su/la morfologia delle glandule intestinali dei Vertebrati. (Boll. Scient. 1886, Pavia); Sull'istologia dell’ovidotto deî Sauropsidi (con 1 tav. — Atti Soc. It. di Sc. Nat. 1887); Sulla struttura del tegumento negli embrioni ed avanotti del Salmo lacustris. (Rend. Ist. Lomb. di Sc. e Lett. 1887); Znforno ai Protisti dei muschi, ed al lero inci- _ stamento. (Boll. Scient. 1888, Pavia). Tutti questi lavori furono debitamente . encomiati sì all’interno che all’ estero. Sappiamo che nell’Istituto diretto dal Chiarissimo Prof. C. Golgi si trovano . pel perfezionamento nell’ istologia il signor Dott. Carlo Martinotti di Torino, «@ per quello di patologia generale il signor Dott. Alfonso Cattaneo di Como. Premi. o I signori Dottori Calloni, Assistente di Zoologia, e C. F. Parona, Assi- | stente di Geologia, vinsero ciascuno un premio dell’Istituto Lombardo di Sc. ve Lett., trattando il primo di un argomento di Corologia, ed il secondo di Pa- | leontologia. Alle nostre congratulazioni ai premiati, vogliamo far seguire la ‘considerazione, che chiaramente si manifesta, intorno alla validità dei corsi di Corologia dato dal Prof. P. Pavesi, e di Paleontologia che continua a dare (oil Prof. T. Taramelli; e prendiamo occasione di ciò per rinnovare la nostra ‘speranza che il R. Ministero vorrà affidare ancora al Prof. P. Pavesi l’ inse- | gnamento della Corologia. Questi premi costituiscono fatti da non essere tra- | sot da chi ha veramente a cuore gli studi scientitici in Italia. Nuovi Docenti privati. — Dott. Ettore Artini in Mineralogia. | Dott. Luigi Brugnatelli pure in Mineralogia. | Dott. Mariani Ernesto in Geologia e Paleontologia. Dott. Menozzi Angelo in Chimica generale. Speriamo d’avere, quanto prima, anche il distinto nostro allievo Dottor Edoardo Bonardi, quale privato docente per la Zoologia e Anatomia compa- . Laureatosi in Scienze naturali, in Chimica generale, in Medicina e Chi- 122 rurgia, il Dottor Bonardi tenne per sei anni il posto di Assistente al Museo — e Laboratorio di Anatomia e fisiologia comparate, diretto dal Prof. Leopoldo Maggi, e per quattro anni quello di Professore di Scienze naturali nella Scuola normale superiore femminile di Pavia, supplendo anche per un anno, il Pro- fessore di Scienze naturali nel R. Liceo Foscolo «i Pavia. Fu dichiarato eleg- gibile, nelle scienze da lui professate, ai concorsi tanto pei Licei, quanto per gli Istituti Tecnici. Scrisse di geologia e chimica mineralogica, di protistologia e zoologia si- stematiche, di anatomia e fisiologia comparata: di biologia generale e di pa- tologia: ed i suoi lavori ebbero già 11 plauso degli scienziati. Ben gli spetta una ricompensa alle sue fatiche scientifiche, e noi gli au- guriamo una carriera pari a’ suoi meriti. LABORATORIO D'ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE DIRETTO dal Prof. LEOPOLDO MAGGI. ESERCITAZIONI. — Durante l’anno scolastico 1887-88, coll’ assistenza del Prof. Giacomo Cattaneo, gli sludenti del seconito biennio di scienze naturali, in- scritti al semestre pratico, fecero esercizj osteologici sui cranj dei Pesci, dei Rettili e dei Mammiferi, ed in particolare su quelli dell’ Acipenser sturio, del-. | l’Esox lucius, del Cyprinus carpio, Crocodilus vulgaris, Chelonia caoana, Canis. familiaris, Hippopotamus amphibius. Inoltre attesero alle dissezioni metodiche di animali appartenenti a varj tipi, e specialmente di molti Artropodi e Vertebrati, con esercizi di tecnica microscopica e osservazioni sugli infusorj. Alcuni studenti apprestarono an- che accurate preparazioni cain relative all’ apparecchio digerente e nervoso dei Crostacei. Coll’assistenza del Prof. Edoardo Bonardi, gli studenti di Medicina fecero esercizj elementari di tecnica microscopica (dilacerazioni, indurimenti e se- zioni sottili, colorazioni principali), di citologia (confronto fra le cellule li- beramente viventi e le cellule dei tessuti), di istologia (preparazione dei di- versi tessuti negli invertebrati e nei vertebrati), di organologia (pelle, ossa, midollo spinale, tubo digerente e ghiandole annesse, reni). LAVORI SCIENTIFICI. ì. Direttore Prof. Leopoldo Maggi, — Sull’ importanza dei fagociti nella morfologia dei Metazoi. — Antichità delle sinostosi. — Di alcune condizioni patologiche negli organismi superiori, analoghe a condizioni fisiologiche negli organismi inferiori. — Sulla proposta di Laboratorj di zoologia lacustre. 2. Prof. Giacomo Cattaneo. — I lavori scientifici compiuti nel presente anno scolastico dal Prof. Giacomo Cattaneo riguardano specialmente la struttura e i fenomeni biologici delle cellule ameboidi del sangue degli artropodi, e i parassiti dello stesso liquido cavitario. Fin dallo scorso anno, attendendo ‘allo studio degli organi digerenti dei crostacei, egli ebbe campo di istituire delle osservazioni sulle cellule ameboidi del sangue di varie forme marine : Palinurus vulgaris, Homarus vulgaris, Carcinus maenas, Dromia vulgaris, Pla- tyonichus latipes, Squilla mantis, Portunus puber, Maia squinado, Maia verru- cosa, l’alaemon squilla. Quest'anno riprese assai più ampiamente questo studio, : 4‘, 123 tenendo vivi nell’Acquario del Laboratorio oltre 800 Carcini (nei mesì di Aprile e Maggio), sui quali istituì le sue osservazioni ed esperienze. | Poichè le forme descritte dai precedenti Autori, e sopratutto da From- mann per l’Astacus Auviatilis, appartengono specialmente allo stadio dege- nerativo o regressivo che ha luogo nelle cellule ameboidi, quando il sangue è tolto dal corpo dell’ animale, fu principal cura dell’ autore di studiare le forme viventi delle cellule, istituendo, con opportuna tecnica, le osserva- zioni nelle lamelle branchiali o nel vaso dorsale del crostaceo vivente. Spe- rimentò la influenza delle varie temperature, dell’ inalazione d’ossigeno o d’ acido carbonico, dell’ asfissia, della morte naturale, della putrefazione e di varii reagenti chimici sulle cellule ameboidi, di cui osservò minutamente, «con la corrispondente tecnica, anche gli stadii regressivi, truvando anche un metodo, per ottenere preparati durevoli delle forme viventi. Nello studio del sangue non trascurò di notare gli infusorii parassiti, fra cui si avvenne in una nuova specie di An0phrys. Le suaccennate ricerche son consegnate nei seguenti lavori: d 1. Sugli « Amebociti » dei Crostacei. — Boll. Scient. Giugno, 1888. — 2. Dz un infusorio ciliato parassito del sangue del Carcinus maenas. fAnophrys Maggi nov. spec.). — Boll. Scient. Giugno, 1888 e Centralblatt fir Bact. und Parasi- tenkunde, 1888. — 3. Sulla struttura e sui fenomeni biologici delle cellule ame- boidi del sangue nel Carcinus maenas. — (Con una tavola). — Atti Soc. It. di _ Sc. Nat. 1888. Prof. L. MAGGI. LABORATORIO DI PROTISTOLOGIA GENERALE E MEDICA DIRETTO dal Prof. LEOPOLDO MAGGI. ESERCITAZIONI. — Nell’ anno scolastico 1887-88, coll’ assistenza del Prof. Edoardo Bonardi furono fatti i seguenti esercizii su: l. Varii metodi di disinfezione degli oggetti da adoperarsi nelle ricerche | protistologiche in genere e nelle bacteriologiche in ispecie. — 2. Prepara- “zione dei più comuni substrati di coltura (agar-agar — gelatina nutritiva — brodi diversi — soluzioni di glucosio — patate — siero di sangue di animali ed umano). -- 3. Tubi e lamine allestiti coi detti substrati nutritivi. -- 4. Di- verse colture a piatto di acque potabili, polvere, terra, sangue, urine, feci, pus, con osservazioni minute sulle dimensioni, forma, colore, rapidità di sviluppo delle varie colonie. -- 5. Colture delle diverse forme bacteriche della putrefazione, con osservazioni numerose sul probabile loro polimorfismo. — 6. Colture del Bacillus subtilis, Micrococcus prodiyiosus, Staphylococcus pyo- genes albus, aureus, citreus, TOREPIRS: anthracis, tetani, pneumoniae, del cholera nostras, pyocyaneus, Achorion Schònbeini, Bacillus tuberculosis, leprae, di Lust- garten. — 7. Preparazioni e colture diverse di micrococchi e bacilli contenuti in prodotti di alcune malattie cutanee. (Mollusco contagioso. — Eczema pi- laris. — Piaghe da varici-pemfigo. — Trofismo deformante delle dita della mano. — Cherion). — Notizie dettagliate sulla sistematica e sul significato | patogenetico di queste forme saranno date in altro lavoro. — 8. Preparazioni del Microsporon furfur, del 1rychophyton tonsurans, del Penicillium glaucum, 124 dell’Ascophora mucedo. — 9. Preparazione dei Seccaromiceti della birra e del vino nonchè dell’ Oidium albicans. — 10. Osservazioni dettagliate sugli ne delle più comuni malattie di petto (bronchite, pneumonite, tubercolosi). 11. Osservazioni sulle orine e sulle feci normali e patologiche. — ]2. fee i lazioni negli animali (conigli, cavie) dei dacilli (colonie) del fetano, della fu- bercolosi, della pneumonite ninchè dei micrococchi piogeni. — 13. Inoculazioni nei medesimi animali delle ptomaime della tubercolosi. — 14. Osservazioni sui lobosi e specialmente sulle Amede. — 15. Osservazioni sulle Gregarine. — 16. Osservazioni e preparazioni di Ciliati e Flagellati. — 17. Osservazioni e preparazioni di Diatfomee. LAVORI SCIENTIFICI. l. Direttore Prof. Leopoldo Maggi. — Intorno alla determinazione delle -spe- cie bacteriche secondo Pflùgge. — Intorno ai Bacterj-della grandine. — In- torno ai Protozoi viventi sui muschi de.le piavute. — La novità scientifica della. bacteriologia sperimentale, ossia la trasformazione sperimentale della specie bacterica. — Distinzione delle vampirelle e loro posto tra gli esseri organiz- zati, secondo Dangeard. 2. Prof. Edoardo Bonardi. — Intorno alle Diatomee del Lago d’Idro. — Sulle Diatomee di alcuni laghi italiani. — Contribuzione all’ eziologia ed al- l'anatomia patologica del tetano traumatico. -- Sulla presenza di basi orga-. niche (ptomaine) negli escreati dei tubercolosi. -- Ancora sulle ptomaine ne-. gli sputi dei tisici. 3. Dott." Maria Sacchi. — Intorno ai Protisti dei Muschi ed al loro incista- mento. Prof. L. Macci. LABORATORIO DI ZOOLOGIA DIRETTO dal Prof, PIETRO PAVESI. ESERCITAZIONI. — Nell’ anno scolastico ]}887-88 parecchi alunni frequen- tarono il Laboratorio Zoologico e le esercitazioni vennero specialmente sor- vegliate dall’ Assistente Dottor Silvio Calloni, per la lunga e grave malattia del Direttore. Esse versarono sopra la determinazione di chirotieri pavesi, che formerà argomento di una memoria nel 1889: lo studio sistematico di una raccolta d’aracnidi della Calabria, e di ditteri del Trentino. In tutto queste | esercitazioni ebbe larga parte l’ esame bibliografico e la corologia d’ogni ri- spettivo gruppo d’ animali. Il Dottor Angelo De Carlini, già allievo di questa Facoltà di scienze naturali, allora Professore al R. Liceo di Sondrio (d’onde fu promosso testè a quello d’Alessandria), nelle vacanze durante l’anno, si. occupò pure in Laboratorio di determinare le sue raccolte di verfedrati della Valtellina e coordinare la letteratura relativa, sopratutto dal punto di vista. corologico. Lo stesso indirizzo ebbero le ricerche del Dottor Calloni, splendi-. damente riuscite nella memoria premiata al R. Istituto Lombardo. L’ Assi. stente, insieme con un distintissimo allievo guidò altresì un’ escursione zoo-. logica al monte Penice, negli Apennini pavesi, che non fu povera di risul- tati ed i cui materiali si classificaroho ancora per esercizio scolastico; da | Fondatore e Direttore GIACOMO REZIA. 125 _ solo compiè altre gite sui monti S. Salvatore e Generoso presso Lugano. Fi- nalmente il signor Angelo Senna, fra gli alunni più attivi di questo Labora- torio, fu chiamato a riordinare il Gabinetto zoologico del Collegio S. Fran- cesco di Lodi. LAVORI SCIENTIFICI. _ 1. Direttore Prof. Pietro Pavesi. — L'industria del tonno (sotto tiratura). Roma, Tip. Botta, 1888, di circa pag. 300 in 4° con 6 tav. litogr. — Relazioni diverse in Atti accademici, ecc. i 2. Dott. Silvio Calloni Assistente. — L’Opilio glacialis, in Ann. Club Alp. Ticinese, vol. 2°. — Polline echinulato nella Diphylleja cymosa, ibid. — Sur deux nouvelles formes de Violettes, in Bull. Soc. bot. de Genéve, vol. 4°. — Mé- langes tératologiques, ibid. - Contribuzione allo studio del genere Achlys, in Malpighia anno 2°, fasc. 1, con 2 tav. — Lu.fauna nivale con speciale riguardo ai viventi delle alte Alpi (in corso di stampa). Mem. premiata al R. Istituto Lombardo di scienze e lettere col premio straordinario di fondazione Cagnola | per l’anno 1888. — Note diverse in giornali scientifici. _ 3. Prof. Angelo De Carlini (del R. Liceo di Alessandria). — Vertebrati della Valtellina, in Atti Soc. ital. di scienze nat., vol. XXI. Milano, Tip. Bernar- È doni, di pag. 90. i Prof. P. PAVESI. LABORATORIO DI ANATOMIA UMANA NORMALE E TOPOGRAFICA DIRETTO dal Prof. GIOVANNI ZOJA. ESERCITAZIONI. — Le esercitazioni sul cadavere durarono, come al solito, . dal novembre i887 al marzo 1888, sei ore al giorno, in tutti i giorni della settimana, comprese le Domeniche e le ferie. — Vi furono ammessi 82 Stu- denti, assistiti dal Direttore e dai Settori Dottori Attilio Sacchi e Achille Carini. LAVORI SCIENTIFICI. 1. Direttore Prof. Giovanni Zoja. — Su di una varietà della sutura temporo- parietale simulante una frattura. (Bollettino Scientifico, anno IX, N. 3). — Una | questione di priorità circa la « Bulla e/hmotdalis » del Zuckerkandl. (Bollet- . tino Scientifico, anno IX, N. 4). — Sopra un caso di Polianchilopodia in un esadattilo, con tavola. (Bollettino Scientifico, anno X, N. 1, e Archivio di Or- | topedia, anno V, N. l e 2). — Statistica dei preparati anatomici esistenti nei | varii Istituti della R. Università di Pavia. (Bollettino Scientifico, anno X, N. 2). _— Intorno al Mucrone dell’ angolo nella mandibola del Sandifort (apofisi le- | murinica dell’ Albrecht. — (Rendiconti del R. Istituto Lombardo, vol. XXI, fasc. XX, e Bollettino Scientifico, anno X, N. 3 e 4, e Archivio per l’ Antro- | pologia e l’Etnologia, vol. XVIII). — Cenni storici sopra il Gabinetto di ana- tomia umana della R. Università di Pavia « Primo periodo » (dal 1772 al 1783). Prof. G. Zoya. 126 LABORATORIO DI BOTANICA DIRETTO dal Prof. GIOVANNI BRIOSI. ESERCITAZION:. — 1. Intorno alla struttura dell’amido e dei tessuti che lo contengono, reazioni, ecc. Forma del glutine, reazioni, ecc. — 2. Seguita lo stesso argomento, per la patata, il frumentone (Zea mais), il frumento (7rt- ticum vulgare), \ avena (Avena satira), il grano saraceno, pei vasi latticiferi della Euphorbia splendens, ecc. — 3. Sul plasma e sue reazioni, movimento del plasma, ecc. Polline e sue varie forme (nella 7huzia, Camellia japonica, ecc. — 4. Su alcuni funghi parassiti delle piante culturali (Ustilago Maydis, Phrag- midium, Uredo, Puccinia, ecc.).. — 5. Sugli organi di moltiplicazione nelle crittogame (microsporangi di Szlvinia natans, spore di Lycopodium selago, ma- crospora e microspore di Isoetie, spore pluricellulari. — 6. Sugli stomi (‘4ya- cinthus orientalis, Pinus pinaster), e sui canali resiniferi di varie piante. — 7. Sulla eterostilia; struttura delle papille dello stimma e del poiline di una Primula nella forma longistila e nella forma brevistila. — 8. Sulla struttura dei fasci fibro-vasali (tubi cribrosi, cellule, fibre del libro, cambio, vasi del legno, ecc.). — 9. Sulla struttura del fusto delle dicotiledoni (midollo, epi- dermide, fasci fibro vascolari, parenchima fondamentale). — 10. Sulla strut- tura del fusto nella 7radescantia, nelle fefci, ecc. — 11. Sulla intima strut- tura dei vasi, forma delie punteggiature, ecc. — 12. Genesi e conformazione dei varii tessuti parenchima, prosenchima, tessuto sugheroso, ecc. — 13. Idea generale dei sistemi di classificazione del regno vegetale. LAVORI SCIENTIFICI. 1. Direttore Prof. Giovanni Briosi. — Esperienze per combattere la Perono- spora della vite. Serie 3.* Milano, 1888. Tip. Bernardoni di C. Rebeschini e C. — Rassegna delle malattie sviluppatesi sulle piante culturali nell’anno 1888. Mi- lano, Ibid. — Inforno alle sostanze minerali nelle piante sempreverdî. Milano, 1888. Ibid. — Z funghi parassiti delle piante coltivate od utili. In collaborazione | col Dottor Cavara. (Opera in corso di stampa). Pavia, 1888. — Esperienze per combattere la peronospora della vite. Serie 4.° Milano, 1888. Tip. Bernardoni di CU. Rebeschini e C. 2. Assistenti. 4) Cavara Dottor Fridiano. — Zrforno al disseccamentio dei grap- poli della vite. (Peronospora viticola, Coniothyrium Diplodiella e nuovi ampe- lomiceti t!alici) con 3 tavole. Milano, 1888. Tip. Bernardoni di C. Rebeschini e Comp. — Sl fungo che è causa del Bitter Rot degli Americani. Milano, 1888. Ibid. — Appunti di patologia vegetale (alcuni funghi parassiti di piante colti- vate). Milano, 1888. Ibid. — Z funghi parassiti delle piante coltivate 04 utili. \n collaborazione col Prof. Brios:. Pavia, 1838. — 5) Farneti Rodolfo. — mu- | schi della provincia di Pavia. 2.* Centuria. Milano, 1383. Tip. Bernardoni di C. Rebeschini e C LABORATORIO CRITTOGAMICO DIRETTO dal Prof. GIOVANNI BRIOSI. ELENCO GENERALE delle ricerche fatte nell’anno 1888. — 1. Esami di viti affette da: Peronospora n. 50, Antracnosi n. 10, Oidio n. 6, Coniothyrium n. 6, Funghi diversi n. 4, Phytoptus ed insetti diversi n. 12, Mal nero n. 2, Scot- tatura n. 8, Fersa o Clorosi n. 10. Totale n. 108. — 2. Esami di Rosa sp. col- tiv. n. 8, di Pirus n. 10, di Sorbus n. 2, di Rubus (rovo) n.3, di Prunus n. 7, di Crataegus n. 3, di Amygdalus n. 3, di Ribes n. ], di Tilia n. 3, di Acer n.3, di Arbutus n. 1, di Morus (gelso) n. 4, di Salix (salice) n. 5, di Populus n. 8, di Quercus Suber n. l, di Castanea n. 2, di Citrus n. 2, di Camellia n. 2, di Iuglans (noce) n. 2, di Betula n. 2, di Alnus (ontano) n. 5, di Ficus Carica (fico) n. l], di Hedera n. 2, di Sopbora n. l, di Sambucus n. 1, di Pinus n. 2, di Can- 127 nabis (canapa) n. 5, di Brassica n. 1, di Trifolium n. 10, di Medicago n. 2, di . Solanum tuberosum (patata) n. 2, di Reseda n. 1, di Cereali n. 10, di Piante | foraggiere diverse n. 4, di Composite diverse n. 3, di Ombrellifere diverse n. 3. pgrale ala: — 3. Esame di campioni di burro n. 4, e di latte n. 205. To- tale n. ? RIASSUNTO delle ricerche fatte nell’ anno 1888. — Malattie della vite | esami n. 108, di altre piante coltivate n. 125, Burro e latte n. 209. Totale n. 442. LABORATORIO DI GEOLOGIA E PALEONTOLOGIA DIRETTO dal Prof. TORQUATRO TARAMELLI. ESERCITAZIONI. — Nel Gabinetto di Geologia e Paleontologia, sotto la di- rezione dei Professori T. Taramelli e Parona, si esercitano in particolare due _ allievi naturalisti, oltre a quelli che intervengono alle conferenze. Uno si oc- | cupa dello studio geologico di una importante provincia lombarda e l’altro di una regione subappennina. LAVORI SCIENTIFICI. 1. Direttore Prof. Torquato Taramelli. — Kelazzione della Sottocommissione pel servizio geodinamico nell’ Italia superiore e media. (Cou tavole e Carta si- « smica d’Italia). Roma. — £elazione id. per l’Italia meridionale ed Isole. — Re- lazione della Commissione giudicatrice del Premio Reale in geologia e mineralogia. — Roma, Acc. Lincei. — Scoscendimento di Bracca in Val Serina. Rivista Alpina. _— Alcuni risultati di uno studio sul terremoto ligure. Roma, Acc. Lincei. -- Re- lazione sul terremoto ligure. Vol. di 300 pag. in 4° con cinque tavole e molte — figure. Roma. |_ 2. Assistente Dottor C. F. Parona. — Sta pubblicando uno Studio monogra- _Jico della fauna raibliana di Lombardia, con 13 tavole. Premiato al Concorso | Cagnola dal R. ìlstituto Lombardo di Scienze e Lettere. 4 Prof. T. TARAMELLI. i. LABORATORIO DI MINERALOGIA | DIRETTO } dal Prof. FRANCESCO SANSONI. ESERCITAZIONI. - Sebbene di recente impianto, il Gabinetto possiede co- pia sufficiente di apparecchi scientifici, peréhè sia resa possibile qualsiasi ri- | Gerca mineralogica e petrografica. W ll Prof. Direttore in vista della differente preparazione degli studenti in- Scritti al Corso di Mineralogia (Studenti del 2.' anno fisica-matematica e Stu- . denti del 2.° anno aspiranti al diploma di Farmacia), tiene due corsi distinti (8 ore settimanali per gli studenti della facolta di Scienze — 2 ore settima- mali per gli Studenti della Scuola di Farmacia). _ L’ insegnamento orale, è sussidiato da esercitazioni pratiche di Laboratorio i ore settimanali per ogni squadra o gruppo di 15 Studenti): queste sono te- «nute dagli Assistenti, e vertono sulla Cristallografia geometrica, e fisica, e sulla sistematica. * A questo effetto il Gabinetto è fornito di scelte collezioni di modelli cri- Stallovrafici in legno, di una collezione assai ricca di cristalli isolati, di una collezione di lamine di cristalli tagliati in varie direzioni, e di numerose serie sezioni sottili di rocce tipiche. LAVORI SCIENTIFICI. \_ 1. Direttore Sansoni Francesco. — Note di Mineralogia italiana. — Datolile \_® Calcite di Montecatini. Accademia delle Scienze di Torino. — $tudi0 cristal- SÉ v Ea CORSO LIBERO DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE. lografico di alcune sostanze organiche. Atti della Società italiana di Scienze ma: | turali. B 2. Dottor Artini Ettore Assistente. — Sulla cosidetta Savite di Montecatini. Lincei. Transunti 8 gennaio 1888. — Alcune nuove osservazioni sulle Zeoliti di Montecchio maggiore. Lincei. Transunti 6 maggio 1888. — Quarzo di Val Malenco. Lincei. Atti, serie 4.°, vol. V. — Studio cristallografico sulla Cerus= | site di Sardegna. Lincei. hè Prof. Dott. F. SANSONI. DEGLI ARTROPODI dato dal privato docente Prof. GIACOMO CATTANEO. PROGRAMMA. — D’accordo col Direttore Prof. Leopoldo Maggi, il Prof. Gia- "@ como Cattaneo svolse, durante l’ anno scolastico 1887-88, il seguente pro- gramma : Di Principali forme d’artropodi. Peripatidi, crostacei, miriapodi, aracnidi, in- setti. Loro bibliografia. È Parentele tra Ìe varie forme d’ artropodi. Loro presunti capostipiti. Forme fossili (trilobiti e insetti dell’ambra). Dottrine relative alle forme di Nacpie _ Peripatus, Zoea e Campodea. o Forma del corpo. Simmetria bilaterale e sue irregolarità. Metameria. Dot- w trina differenziativa della metameria secondo Lang e Emery. Dottrina colo-. too niare o aggregativa della metameria secondo Gegenbaur, Perrier, ecc. Fenos" : meni coloniari d’alcuni anellidi. Sviluppo e regressione ‘della metameria. FA Tegumenti. Loro composizione: carbonato e fosfato di calce, chitina e varie sue analisi. Appendici del tegumento. Ecdisi o osuvie. Gastroliti. Punti di chitinizzazione. Poricanali. Peli e squamme. Peli glandulari e orticanti. Colore dei tegumenti. Pigmenti sciolti e granulosi. Struttura delle elitri dei coleotteri. Membri. Loro forma primitiva nel Nauplius e Peripatus. Divisione delle funzioni: antenne, cheliceri, palpi, mascelle, mandibole, piedi locomotori, natatoie, piedi-branchie, piedi ovigeri, ecc. — Ali — loro origine. — Loco= mozione. Sistema digerente. Intestino e glandule nelle varie classi. Studi fisiologiei sulla digestione negli artropodi di Plateau, Krukenberg, Weber, Frenzel, Cattaneo (’epsina, tripsina, diastasi, liquido ’ernulsionante, piementi). 08 sistema circolatorio e respiratorio. Cuore concamerato, valvole, seni ve= nosi, tronchi arteriosi, lacune, circolazione branchiale. Curve grafiche di di - teau. Piedi-branchie e branchie p. da. Trachee tubulari e lamellari (Polmoni). * — Tracheobranchie. Secrezioni particolari. Sistema nervoso. Confronti con quello degli anellidi, delle planarie, dei molluschi. Ganglio cefalico e ganglii ventrali. Commessurè trasversali e lon- gitudinali. Sistema splanenico. )rgani dei sensi. Bastoncelli e peli tattili Ipotesi sulla visione degli artropodi secondo Ciaccio e Plateau. Organi riproduttori e sviluppo. 78 fl LEZIONI LIBERE DI OSTEOLOGIA. — Inoltre il Prof. Giacomo Cattaneo, d trattò i seguenti argomenti in alcune sue lezioni libere di osteologia: Costituzione fondamentale dei vertebrati. — Corda dorsale. — Guaina delle corda o strato scheletogeno. — Sua condrificazione e ossificazione. — Schel letro degli acranii e dei ciclostomi. — Archi branchiali. — Prime ampolle cer rebrali e /rabeculae cranii. — Scheletro dei selaci. — 'lrasformazione del Le arco branchiale n-lla mandibola. — Scheletro dei ganoidi. — Ossa dermatich 4 che r vestono il cranio cartilagineo. — scheletro dei pesci ossei, batraci, ret- ti:1, uccelli e mammiferi. — Storia e critica della teoria vertebrale del crani( (Opinioni di Géothe, Spix, Oken, Meckel, Dumeril, Cuvier, Geotiroy- ‘Saint=HÈ laire, Carlier, Gegeubaur, Huxley, Wiedersheim). j 529 Gerenti: I REDATTORI. Pavia, 1888; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzonli LA et Eu C< I nt AS pulizie * i Gr ei Lr INDICE DELLE MATERIE du del terzo volume del Bollettino Scientifico sE 3 | , dall’ anno IX al XII inclusivi. i vii ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE JR Fisiologia comparata della digestione, di G. Cattaneo. — Anno IX, 1887, Sa num. l, pag. 22. rsa Sulla struttura dell’ intestino dei crostacei decapodi e sulle funzioni delle ; dui | loro glandule enzimatiche, di G. Cattaneo. — Anno IX, 19887, num. 2, pag. 60. 17 RIDE i: Sulla struttura dell’ ovidotto dei rettili e degli uccelli, di "Maria Sacchi. ul fe À. — Anno IX, 1887, num. 2, pag. 58. SO » SUE « Amebociti » dei crostacei, di G. Cattaneo. — Anno X, 1888, num. 1, Ser Pag veda Programma del corso libero di Anatomia e Fisiologia comparate degli fig artropodi, di G. Cattaneo. — Anno X, 1888, num. 4, pag. 128. foi: Sulla morfologia delle cellule ameboidi dei molluschi e artropodi, di G. Cat- taneo. — Anno XI, 1889, num. 1 pag. 3, num. 2 pag. 33. Occhi pineali multipli nell’ anguis DARIO: — 1° nota di David Mathias e Kalt. — Anno XI, 1889, num. 8, pag. 8ì. un Due fatti craniologici trovati in alcuni mammiferi, di L. Maggi. — Anno XI, 13 1889, num. 4, pag #99). Rata: Laboratorio d’Anatomia e Fisiologia comparate, di L. Maggi. — Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 122; anno XI, 1589, num. 4, pag.. Programma del corso libero di Anatomia e Fisiologia comparate dei mol- | luschi è degli echinodermi, di G. Cattaneo. — Anno XÌ, 1889, num. 4, pag. 126. c* >» Sulle fibre della porzione. maggiore del muscolo adduttore delle valve nel- l’ostrea edulis, di R. Zoja. — Anno XII, 1890, num. 1, pag. 18. — Alcune ricerche morfologiche e fisiologiche sull’ Hydra, di R. Zoia. — Anno XII, 1890, num. 3 pag. 65, num. 4 pag. 97. Intorno al canale cranio-faringeo in alcuni rosicanti, di L. Maggi. — (Ren-. diconti Istituto Lombardo, serie II.*, vol. XXIII, fasc. XVII, pag. 719, con i una tavola. Seduta del 6 novembre 1890, Milano). — Anno XII, 1890, num. 4, "LARE pag. 199. Dei ANATOMIA TOPOGRAFICA na. . Esame topografico degli organi toraco-addominali nel sesto mese lunare "200 della gravidanza rilevato dalla sezione mediana di un cadavere congelato, mi C. Staurenghi (sunto dell’Autore). — Anno XI, 1889, num. 8, pag. 91. ta Osservazioni sulla topografia della ghiandola sotto-mascellare — Nota pre- “o ventiva di G. Soffiantini. — Anno XI, 1889, num. 4, pag. 103. po i ANATOMIA UMANA a Sopra un solco temporo-parietale esterno, di G. Zoja. — Anno IX, 1887, Re, num. 2, pag. 55. ue Su di una varietà della sutura temporo-parietale simulante una Tratbiara, bt di G. Zoia. — Anno IX, 1887, num. 3, pag. 69. SH Priorità circa la « Bulla Ethmoidalis » del Zuckerkand], di G. Zoia. — i VA Anno IX, 1887. nnm. 4, pag. 119. Re) Intorno al mucrone dell’ angolo della mandibola del Sandifort (Apofisi le- MIS murinica dell’Albrecht), di G. Zoja. — Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 86. i Sopra una notevole fossetta anomala all’ Endinion (fossetta’ Tordilana)i di cani G. Zoja. — Anno XI, 1889, num. 1, pag. 1. di Cenni storici sopra il Gabinetto di Anatomia Umana, di G. Zoia — Anno X, ya 1888, num. 3-4, pag. 65; anno XI, 1889, num. 3 pag. 82, num. 4 pag. 105. ti: ‘ Laboratorio "di Anatomia, Umana, Normale e Topografica di G. Zoija. — de Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 125; anno XI, 1889, num. 4, pag. 120. "ON ANATOMIA PATOLOGICA fi Contributo all’ etiologia ed all’anatomia THFRORIDA del tetano traumatico, di E. Bonardi. — Anno IX, 1887, num. 2, pag. 61. | x fr: , LP AR ì o si A da 4 (- ‘ate n Le è ds 130 unt s U rv % i Edel * Ù , _ A ANTROPOLOGIA ‘ Circonferenza toracica e statura studiata a seconda dell’età e del sesso in una serie di Bolognesi, di P. Riccardi. — Anno IX, 1887, num. ], pag. 10. Su le misure della forza muscolare dell’uomo, di G. Zoja. — Anno IX, 1887, num. ], pag. 29. Sopra alcune ricerche antropometriche specialmente della cava ascen- dente, di C. Remor. — Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 101. BACTERIOLOGIA Sulla presenza di bacterj nella grandine, di L. Maggi. — Anno IX, 1837, num. 2, pag. 97. i Intorno alla determinazione delle specie bacteriche secondo Pfiùigge ossia mediante i. caratteri desunti dalle loro culture, di L. Maygi. — Anno IX, 1887, num. 4, pag. 100. Sac nl ai bacterj della grandine, di L. Maggi. — Anno X, 18388, num. ], pag. 7. - BACTERIOTECNIA Di alcune soluzioni di coltura e loro sterilizzazioni, di L. Maggi. — Anno IX, 1887, num. l, pag. 32. , BIOLOGIA Note Biologiche. 1. Epoca della pubertà di alcuni mammiferi. 2. Durata della gestazione nei mammiferi. 3. Durata dell’ accrescimento di alcuni mam- miferi dopo la loro nascita. 4. Durata della vita di alcuni mammiferi. 5. Lon- gevità di alcuni mammiferi. — Anno XI, 1889, num. 4, pag. 106. BOTANICA Laboratorio di Botanica e Crittogamico, di G. Briosi. — Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 126; anno XI, 1889, num. 4, pag. 123 e 124. , CHIMICA BIOLOGICA Sulla presenza di basi organiche (ptomaine) negli sputi dei tisici, comu- nicazione di E. Bonardi. — Anno IX, 1887, num. 4, pag. 121. CONCORSI UNIVERSITARI Proposte. - Concorsi Universitarj. — Anno IX, 1887, num. 3, pag. 96. Concorsi Universitarj. — Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 119. CONGRESSI Congresso Medico. — Anno 1X, 1887, num. 2, pag. 64. Primo Congresso dei Professori Universitarj tenutosi alla fine di Settembre scorso in Milano. — Anno IX, 1887, num. 3, pag. 95. XII Congresso Medico tenutosi in Pavia nello scorso Settembre, di L. Maggi. Anno IX, 1887, num. 3, pag. 95. ELMINTOLOGIA Quadro sinottico delle Tenie umane, di P. Pavesi. — Anno XI, 1889, nu- mero, pag. 57. Mesocotyle squillarum, n. Sub. gen.; n. sp. di trematode ectoparassita del LAS Squillarum, di C. Parona e A. Perugia. — Anno XI, 1889, num. 3, pag. 76. Elmintologia italiana, di C. Parona. (Bibliografia - Sistematica - Storia). — Anno XI, 1889, num. 2, pag. 62, num. 3, pag. 93, num. 4, pag. 113; anno XII, 1890, num. ], pag. 29, num. 2, pag. 63, num. 3, pag. 96, num. 4, pag. 150. Suil’ossiuride vivipara (Oxyuris vivipara Probstmayer), con una tavola, di A. Fiorentini. — Anno XII, 1890, num. 1, pag. 21. FAUNA E FLORA Faune e Flore del lago di Ginevra secondo Forel. — Anno IX, 1887, num. 8, pag. 86. y VA : , ale: i (SE : da, < o, . x ( < 5 ì ‘ e Pea Se | St i Y Sa " : Ieri di 7 “ SafRizA 4 LI '- Misa N, ws, U GEOLOGIA E PALEONTOLOGIA Laboratorio di geologia e paleontologia, di T. Taramelli. — Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 127; anno SI; 1889, num. 4, pag. 125. } IGIENE Intorno all'esame microscopico delle acque potabili, di L. Maggi. — Anno IX, 1887, num. 2, pag. 43, Intorno ad a!cuni metodi di coltura delle acque potabili, di L. Maggi. — Anno IX, 1887, num. 2, pag. 63. Intorno all'importanza dell'esame bacteriologico qualitativo delle acque potabili, di L. Maggi. — Anno IX, 1887, num. 2, pag. 64. Acque potabili considerate come bevande dell’uomo e dei bruti. — Milano, Fratelli Dumolard editori, 1887 — di P. E. Alessandri e L. Maggi. — Anno IX, 1887, num. 3, pag. 92. MICROSCOPIA Esame microscopico dell’ acqua piovana, di L. Maggi. — Anno IX, 1887, num. 3, pag 84 i MICROSCOPIA CLINICA Rivendicazione di priorità. Globuli rossi contrattili, di A. De Giovanni. — Anno XII, 1890, num. 2, pag. 33 MINERALOGIA Laboratorio di Mineralogia, di F. pui — Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 127; anno XI, 1889, num. 4, pag. 125 MORFOLOGIA COMPARATA Sull’ importanza dei fagociti nella morfologia dei metazoi, di L. Maggi. — Anno X, 1888, num. 1. pag. 28. Di alcune condizioni patologiche negli organismi superiori, analoghe a condizioni fisiologiche negli organismi inferiori, di L. Maggi. — Anno X, 1859, num. |, pag. 29. Antichità delle sinostosi, di L. Maggi. — Anno Xx, 1888, num. 3-4, pag. 82. NOTIZIE UNIVERSITARIE Notizie Universitarie. — Anno IX, 1887. num. 2, pag. 64, num. 3, pag. 94; anno X, 1888, num. 3-4, pag. 119; anno XI, 1889, num. l pag. 82, num. 4 pag. 119; anno XII, 1890, num. 2, pag. 64. Nuovi Professori di Zoologia e di Anatomia. e Fisiologia comparate. — Anno XI, 1889, num. 4, pag. 128. ONTOGENIA Prima nota sulle fontanelle nello scheletro cefalico di alcuni mammiferi, di L. Maggi. Con due tavole. — (Rendiconti Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, serie II.2, vol. XVIII, fasc. X, pag. 489 - Milano 1890, 8 Maggio). — Anno XII, 1890, num. 2, pag. 6l. — Nota secondà, ecc., num. 3, pag. 92. La segmentazione nelle uova dei Teleostei, di R. Fusari. — Anno IX, 1887, num. 3, pag. 82. Nota seconda sulle fontanelle nello scheletro cefalico di alcuni mammiferi, di L. Maggi. Con cinque tavole. — (Rendiconti Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, serie I[.*, vol. XXHI, fasc. X, Milano 1890). — Anno XII, 1890, num. 3, pag. 92 ORDANOLOGIA Zur Lehre iber die Entwicklung der Kehl Kopfumskeln. (Dello sviluppo dei muscoli laringei). Aus dem Med. Jahr. Wien 1888 — di G. Strazza. — Sunto del Dott. C. STAURENGHI. — Anno XI, 1889, num. 1, pag. 31 e num. 2, pag. 60 ORNITOLOGIA Calendario ornitologico pavese 1889-90, di P. Pavesi. — Anno XII, 1890, num. 2, pag. 36, ed DAI ant. dd vas 1A Asta RT pnl Ra, 132 PATOLOGIA” | Delle alterazioni del cuore nella tisichezza polmonare, di A. De Giovani: “Ri IX, 1887, num. 1, pag. 1, num. 2, pag. 33, num. 8, pag. 65, num. 4, pag "i ra ipertrofico mutilante, di A. Scarenzio. — Anno X, 1888, num. 3-4, | ag 5 Due note sopra un caso di zoccolo avventizio nel Camoscio, di R. Blan- chard. (Bulletin de la Societé Zoologique de France, 1837, vol. XIV, num. 9, pag. 364. — Anno XII, 1890, num. 2, pag. 46. PREPARATI ANATOMICI Statistica dei preparati anatomici esistenti nei var) Istituti della R. Uni- versità di Pavia, di G. Zoja. — Anno X, 1888, num. 2, pag. 33 PROTISTOLOGIA GENERALE Intorno alle Diatomee del Lago d’Idro, di E. Bonardì. — Anno X, 1888, num. l, pag. 20. Intorno ai Protozoi viventi sui muschi delle piante, di L. Maggi. — Anno X, 1888, num. 1], pag. 27. Intorno ai Protisti dei muschi ed al loro incistamento, di Maria Sacchi. — Anno X, 1888, num. 2, pag. 85. Sulle Diatomee di alcuni Laghi Italiani, di E. Bonardi. — Anno X, 1888, num. 2, pag. 57. Note sui Protozoi lacustri, di G. Cattaneo. — Anno X, 1888, num. 3-4, tizio delle Vampirelle e loro posto fra gli esseri organizzati secondo Dangeard, di L. Maggi. — Anno X, 1888, num. 3-4, pag : Laboratorio di protistologia < generale e medica, di C Maggi. — Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 123; anno XI, 1889, num. 4, pag. I protozoi terricoli, di Maria Sacchi. — Anno XI, 1889, num. 3, pag. 65. Ricerche sui protisti delle acque di Rapallo, di G. Cuneo. — Anno XII, 1890, num. 4, pag. 140.. PROTISTOLOGIA MEDICA Alcune notizie per la Protistologia medica, di L. Maggi. (Prelezione al corso libero di Protistologia medica, letta nell’ Università di Pavia nel no- vembre 1887, e stampata nella Gazzetta Medica Italiana, Lombardia, dicembre 1887. (Sunto). — Anno IX, 1887, num. 4, pag. 124. NTsiologia Medica. La classe Lobosa (Am@be). — Anno X, 1888, num, ], pag La Bacterioterapia, rivista di E. Bonardi. — Anno X, 1898, num. 1, pag. 81. Jahresbericht iiber die Fortschritte in der Lehre von den pathogenen Mi- erorganismen, unfassend Bacterien Pilze und Protozoén; von Dott. Prof. Baum- garten. Dritter Jahrgang, 1887, SS e H. Bruhn, 1888, di R. Cimmino. (Recensione). — Anno X, 1888, num. 8-4, Sur Nephromyces, nuovo genere di fanghi parassiti del rene dei Molgulidei di A. Giard. — Anno XI. 1859, num. 1, 3 Malattie microbiche dell’uomo e Del intona domestici, di L. Maggi. — Anno XI, 1889, num. 8, pag. 68. Sulla derivazione VRECRADO dei microbi patogeni, di L. Maggi. — Anno XII, 1890, num. 1, pag. PROTISTOLOGIA PRASSITOLOGICA Su di un infusorio ciliato, aipeegrhi del sangue del Carcinus Maenas, di G. Cattaneo. — Anno X, 1388, num. ;s pag: )l. Intorno ai protisti dello stomaco ae bovini (con 6 tavole), di A. Fiorentini. (Sunto dell’Autore). — Anno XI, 1889, num. 3, pag. 87. Intorno ai protisti dell’ intestino degli equini, di A. Fiorentini. (Con due tavole). — Anno XII, 1890, num. 1, pag. 7; num. 2, pag. ©l. Sulle myxosporidie dei pesci marini, di A. Perugia. (Con una tavola, - Anno XII, 1894, num. 4, pag. 184. TERATOLOGIA Una rarissima Siepe delle clavicole, di A. Guzzoni degli Ancarani. — Anno IX, 1887, num. 3, pag. 72, i ai Sopra un caso ai poliariehilopodia! in un esadattilo, di @. Zoja. — Anno X, i i 1888, num. l, pag. 1 —._ Descrizione di un mostro pigomelico (Dipygus parasiticus) seguita da al- cune SIRAZIOZIONI sull’origine della mostruosità doppia. — Anno XII, 1890, num. 1, pag. 26. ZOOLOGIA Lontributioa à l’ étude des Bopyrens. Travaux de l’ Institut zoologique de Lille et du Laboratoire de zoologie maritime de Wimeraux. Vol. V, Lille, 1887 (con tavole). Rivista di G. Cattaneo - di A. Giard et J. Bounier. — Anno IX, 1887, num. 4, pag. 122. Laboratorio di Zoologia, di i Pavesi. — Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 124; anno XI, 1889, num. 4, pag. li ZOOLOGIA LACUSTRE Lafiofatori di Zoologia Lacustre, di ir Maggi. — Anno IX, 1887, num. 4, pag. 125. | °—INDICE DEGLI AUTORI Di: del terzo volume del Bollettino Scientifico dall’anno IX al XII inclusivi P: E Alessandri e L. Maggi - Acque potabili considerate come bevande del- l’uomo e dei bruti. - Milano, Fratelli Dumolard editori. — Anno IX, 1887, num. 8, pag. 92. Baumgarten P. - Jahresbericht iber de Fortschritte in der Lehre von den Pathogenen Mikrorganismen umfassend Bacterien, Pilze und Protozoen. (&weiter Jahrgang, 1886). H. Bruhn, Brizura- shweig, 1887. — Anno IX, 1887, num. 3, pag. 74. proRaro R. - Due note sopra un caso di zoccolo avventizio nel Camoscio. (Bulletin de la Societé Zoologique de France, 1889, vol. XIV, num. 9. pag. 364). - Anno XII, 1890, num. 2, pag. 46). Bonardi E. - Centributo all’ etiologia ed all’anatomia patologica del tetano traumatico. — Anno IX, 1887, num. 2, pag. 61 $i Sulla presenza di basi organiche (ptomaine) negli sputi dei tisici. - Comunicazione. — Anno IX, 1887, num. 4, pag: PL _ Intorno alle Diatomee del Lago d'Idro. — Anno X , 1888, num. I, pag. 20, : _ Sulle Diatomee di alcuni Laghi Italiani. - Anno X, 1888, num. 2, pag. 97. La Bacterioterapia (Rivista). - Anno X, num. 1, pag. 31. Briosi i e. - Laboratorio di Botanica e Crittogamico. — Anno X, 1888, num. 3-4, ’ pag. 126. — Anno XI, 1889, num. 4, pag. 126. Cattaneo G. - La fisiologia comparata della digestione. -— Anno IX, 1887, num. ], pag. 22. _ Sulla struttura dell'intestino dei crostacei decapodi e sulle fun- zioni Coue loro glandule enzimatiche. - Anno IX, 1887, num. 2, pag. 60. Lù, Li | sata REI si tra DE (ini SR Li I PARI PDITA Ri ; } "be bi send TE ARA, a 4 vt PINE l'o 413 o Fa \ SI x i Capltoi 4 x ; ; v > 4 Cattazee G. — Su di un infasorio ciliato, parassito del SEBa del Candigni Re, Maenas. - Anno X, 1888, num. }], pag. ll. CAVI _ Sugli « Amebociti » dei crostacei. - Anno X, 1888, num. ], pag. lò. _ Note sui protozoi lacustri. - Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 40. —_ Corso libero di Anatomia e Fisiologia comparata degli artropodi. - Anno X, 1888, num. 4, pag. lî =. Sulla morfologia delle cellule ameboidi dei molluschi e artropodi. — Anno XI, 1839, num. Ì, pag. 3, num. 2, pag. 33. -_ Corso libero di Anatomia e Fisiologia comparata dei molluschi e degli echinodermi. —- Anno XI, 1889, num. 4, pag. 126. Cimmino R. — Recensioni. — Iahresbericht iber die Fortschritte in der Lehre von den pathogenen Mikrorganismen, umfassend Bacterien, Pilze und Protozoén, von Dott. Prof. P. Baumgarten. - Dritter ” Iahrgang, 1887, Brannschweig. H. Bruhn, 1888. - Anno X, : 1888, num. 3-4, pag. 117. i Cuneo G. - Ricerche” sui protisti delle acque di Rapallo. - Anno XII, 1890, num. 4, pag. 140. De- RVARDI A. - Delle alterazioni del cuore nella tisichezza polmonare. —- nno IX, 1887, num. 1], pag. 1, num. 2, pag. 33, num. 3, pag. 65, num. 4, pag. 97. _ Rivendicazione di priorità. Globuli rossi contrattili. - Anno XII, 1890, num. 2, pag. 33. Duval Mathias e Kalt. - Occhi pineali multipli nell’anguis fragilis — la Nota. - Anno XI, 1889, num. 3, pag. 31. Forel. - Faune e Flore del lago di Ginevra. — Anno IX, 1887, num. 3, pag. 86. Fiorentini A. — Intorno ai protisti dell’intestino degli equini (con 2 tavole). — Anno XII, 1890, num. 1, pag. 7, num. 2, pag. ol — — Sull’ ossiuride vivipara (Oxyuris vivipara Probstmayer) - con una tavola. - Anno XII, 1890, num. 1, pag. 21. —_ Recensioni. — Intorno ai protisti dello stomaco dei bovini (con 6 tavole). Sunto dell’Autore.- Anno XI, 1889, num. 3, pag. 87. Fusari R. - La segmentazione nelle uova dei Teleostei. - Anno IX, 1887, num. 3, pag. 82. Giard A. et Bonnler J. — Contribuston à l’étude des Bopyriens. Travaux de l’Institut zoologique de Lille et du Laboratoire de zoologie maritime de Winceraux. Vol. V, Lille, 1887 (con tavole). Rivista di G. Cattaneo. - Anno IX, 1887, num. 4, pag. 122. Guzzoni degli Ancarani A. - Una rarissima anomalia delle clavicole. - Anno IX, 87, num. 3, pag. 72. — Kalt e Duval cp - v. Duva] Mathias et Kalt. - Anno XI, 1889, num. 3, Maggi L. - Di stati soluzioni di coltura e loro sterilizzazioni. - Anno IX, 1887, num. 1, pag. 32. —_ Intorno all'esame microscopico delle acque. potabili. - Anno IX, 1887, num. 2, pag. 52. —_ Sulla presenza di bacterj nella grandine. -— Anno IX, 1887, num. 2, pag. 57 _ Intorno ad alcuni metodi di coltura RA acque potabili. — Anno IX, 1887, num. 2, pag. 63. _ Intorno all'importanza dell'esame bacteriologico ua Nedo delle acque potabili. - Anno IX, 1887, num. 2, pag. 6 _ Esame TOO O dell’agqua piovana. - Anno IX, 1887, num. 3, pag. 94 —_ Intorno alla determinazione delle specie bacteriche secondo Pfliigge ossia mediante i caratteri desunti dalle loro culture. Anno IX, 1887, num. 4, pag. 100. _ Laboratori di zoologia lacustre. — Anno IX, 1887, num. 4, pag. 125. _ Alcune notizie per la protistologia medica. (Prelezione al corso libero di Protistologia medica, letta nell’ Università di Pavia nel Novembre 1887 e stampata ‘nella Gazzetta Medica Italiana, Lombardia, Dicembre }887. Sunto). - Anno IX, 1887, num. 4, pag. _ Intorno ai bacterj della grandine. - Anno X, 1888, num. ], pag. 7. _ Intorno ai Protozoi viventi sui muschi delle piante. — Rivista. — Anno X, 1888, num. 1, pag. 27. _ Sull’importanza dei fagociti nella morfologia dei metazoi. — Ri- vista. - Anno X, 1888, nnm. 1, pag. 28. | | i 10 x 1 | Lal fed | e i RE VA E SI N Soi Sc o I LOL CA lepre KE PENE VARE SIVIGHII ne APRE ci NRE Fl pio TOTI + RI Ly ° x ri Rob % i : y 135 Maggi L. — Di alcune condizioni patologiche negli organismi superiori ana- loghe a condizioni fisiologiche negli organismi inferiori. — Rivista. — Anno X, 1888, num. 1, pag. 29. _ Antichità delle sinostosi. - Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 82. — Distinzione delle Vampirelle e loro "posto fra gli esseri organiz- ci zati secondo Dougeard. — Rivista. - Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 114. —_ Laboratorio d’Anatomia e Fisiologia CORPOREI, - Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 122, anno XI; 1889, num. 4, pag. 121. _ Laboratorio di protistologia generale e medica. — Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 123; anno XI, 1889, num. 4, pag. ; _ Malattie microbiche dell’uomo e degli animali domestici. - Anno XI, 1889, num. 8, pag. 68. _ Due fatti craniologici trovati in alcuni mammiferi. - Anno XI,» 1889, num. 4, pag. 97. e P. E. Alessandri — v. P. E. Alessandri e L. Maggi. —_ Sulla derivazione specifica dei microbi patogeni. - Anno XII, 1890, num. 1, pag. 1. _ Recensione. - Sui Nephromyces, nuovo genere di funghi parassiti del Se dei Molgulidei di A. Giard. - Anno Xi, 1889, num. 1], pag _ Recensione. — Prima nota sulle fontanelle nello scheletro cefalico di alcuui mammiferi. - Con due tavole. - (Rendiconti Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, serie I[.*, vol. XXIII, fasc. X, pag. AR Milano 1899, 8 Maggio). - Anno XII, 1850, num. 2, pag. 61. — Recensione. —- Nota seconda sulle fontanelle nello scheletro cefa- lico di alcuni mammiferi. - Con cinque tavole. - (Rendiconti Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, serie II.*, vol. XXIII, fasc. X, Milano 1890. — Anno XII, 1890, num. 3, pag. 92. ca Recensione. —- Intorno al canale cranio- ‘faringeo in alcuni rosicanti. (Rendiconti Istituto Lombardo, serie II.3, vol. XXIII, fasc. XVII, pag. 719, con una tavola. In ‘data del 6 Novembre 1890, Mi- lano. - Anno XII, 1890, num. 4, pag. 149. _ Note Biologiche. — 1. Epoca della pubertà di alcuni mammiferi. 2. Durata della gestazione nei mammiferi. 83. Durata dell’ac- crescimeuto di alcuni mammiferi dopo la loro nascita. 4. Du- rata della vita di alcuni mammiferi. 5. Longevità di alcuni mammiferi. - Anno XI, 1889, num. 4, pag. 306. = Notizie Universitarie. - Anno IX, 1887, num. 2, pag. 64. num. 3, pag. So anno X, 1888, num. 3-4, pag. 119; anno XI, 1889, num. di pag. 32, num. °4, pag. 119; anno XII, 1890, num. 2, pag. 64 — Nuovi Professori di Zoologia e di Anatomia e Fisiologia compa- rate. —- An + 1889, num. 4, pag. )28. Parona C. - Elmintologia it la. (Bibliografia - Sistematica - Storia). Anno XI, 1889, num. 2, pag. 62, num. 3, pag. 93, num. 4, pag. 113; anno XII, 1890, num. 1], pag. 29, n. 2, pag. 63, n. 9 pag. Vi num. 4, pag. 150. Parona C. e Perugia A. - - Mesecotyle squillarum n. Sub. gen.; n. sp. di tre- matode ectoparassita del Bopyrus Squillarum. - Anno XI, 1889, num. 3, pag. 76. Pavesi P. - Laboratorio, di Zoologia. - Anno X, 1888, num. 3-4, pag. 124; anno XI, 1889, num. 4, pag. 120. a Quadro ina "delle Tenie umane. - Anno XI, 1889, num. 2, pag. — Calendario ornitologico pavese 1889-90. - Anno XII, 1890, num. 2, pag Perugia A. e Parona D - v. Parona C. e Perugia A. - Anno XI, 1889, num. 3, Perugia A. - Sulle tn ci potdie dei pese] marini (con una tavola). - Anno XII, 90, num. 4, pag. Remor C. - Sopra alcune ricerche antropometriche specialmente della cava ascendente. - Anno X, 1388, num, 3-4, pag. 101. Riccardi P. - Circonferenza toracica e statura studiata a seconda dell’età e del panno in una serie di Bolognesi. — Anno IX, 1887, num. ], pag. 10. RODON dai) Pe AR AI ù x A o si ; Y: #1 3 NT 2 n 7 : ì «13 136 si 27 8 Il Leydig, nel suo celebre lavoro sulla Paludina vivipara, descrive gli amebociti di questa specie come cellule incolore, sferiche, ovali, fusiformi, o con prolungamenti ramificati, aventi un protoplasma granuloso e un distinto nucleo. Afferma che le cellule ramificate si trovano anche nell’organismo vivo, e quindi tali espansioni non sono dovute a degenerazioni extra-organiche. Nel Trattato d’istologia poi il Leydig dice: che in alcuni cefalopodi le cellule ameboidi sono colorate; e che posseggono pseudopodi ramificati anche quelle della Caré- naria (1): Di ben diverso avviso è il Semper (@). Secondo lui le cellule ameboidi del sangue dei polmonati (Limax, Arion, Helix) sono sempre rotonde, e, allo stato vivente, prive di pseudopodi. Questi si formano solo secondariamente, dopo l'uscita dal corpo, per l'influenza dell’aria. Il Flemming(5) cerca di accordare, ma invano, gli opposti pareri del Leydig e del Semper, con una teoria intermedia, che racchiude solo una parte del vero. Egli fece le sue osser- zioni sulla Anodonta, sul Mytilus e sulla Scrobicularia. Aperte le valve e messo a nudo il cuure, ne estraeva il sangue con una pipetta e lo osservava tosto. Nei primi minuti di osser- vazione egli trovò sempre delle cellule rotonde, più o meno rimpinzate di grossi granuli rifrangenti, con uno o due nuclei, e prive di pseudopodi, oppure munite solo di pseudopodi assai brevi e ottusi. Continuando l'osservazione, vide emanare dalle cellule altri pseudopodi più lunghi e acuti. Gli stessi risul. tati ottenne aprendo le valve del mollusco, è raccogliendo il sangue che ne fluiva (commisto all’acqua raccolta hella camera branchiale). Ne conclude dunque: che le cellule ameboidi dei molluschi lamellibranchi, durante la vita hanno pochi e brevi pseudopodi o ne mancano affatto, e ne emettono poi di più lunghi e numerosi dopo che sono uscite dal corpo del mollusco. (1) F. Leydig. Ueder Paludina vivipara. Zeitschr. fiir wissensch. Zool. Vol. II, pag. 169, Tav. 12, fig. 47, 48. Id, Zehrb d. Histol. 1857. (2) Semper. Beztr. zur Anatomie und Physiologie der Pulmonaten. Zeitschr. fiir wissensch. Zool. Vol. VIII, pag. 378, Tav. 16 e 17. A (3) W. Flemming. UVeder die Blutzellen der Acephalen und Bemerkungen dber deren Blutbahn. Archiv fùr mikrosk. Anatomie, Vol. XV, 1878, pag. 243, Tav. 14. 39 Il Flemming osservò anche, nei lamellibranchi, la formazione di sincizii o plasmodii, mercè la riunione di parecchie cellule, come l’aveva già osservata il Leydig nella Paludina. | Tra i fautori dell’esistenza di pseudopodi sul vivo noterò inci- dentalmente il Keferstein (1), tra gli avversari l’Hessling(?). Il recente ed ottimo Trazté d’Anat. comp. di Vogt e Jung non ci dà su queste cellule più estese notizie. In esso tro- viamo solo che gli amebociti dei lamellibranchi son corpu- scoli ameboidi con pseudopodi acuti e raggianti, quelle dei gasteropodi e dei cefalopodi son globuli irregolari con qualche pseudopodo. Dalla figura poi si ricava che le forme descritte sono per lo più quelle in via di regressione, e non quelle vive, nè gli autori indicano che vi siano differenze tra queste e quelle (6). Il Cuenot,; in una breve comunicazione preventiva (4), non ci offre ulteriori fatti sulle cellule ameboidi dei molluschi, ma descrive invece la glandula linfatica da cui esse derivano e che sta lungo gli organi respiratori. Tali sono le poche notizie che finora esistono sul nostro argomento; cosicchè resta largo campo a nuove osservazioni; alle quali ora passiamo. Cl w DS RICERCHE SULLE CELLULE AMEBOIDI DEI MOLLUSCHI. a) Lamellibranchi. I. Anodonta cygnea, Unio pictorum. (Tav. I, fig. 1-17). Unisco in un solo capitolo le osservazioni su queste due | vicinissime forme, perchè i risultati sono identici. Le Unzo furono raccolte nel lago di Como, le Anodonte nel Ticino, 1. Forma naturale. È assai difficile osservare nei molluschi (1) Keferstein. Bronn°s Class.u Ordn. d. Thier. — Weichth. p.1208, Tav. 104. (2) Hessling. Die Perlmuschel und ihre Perlen. pag. 219, Tav. 7, fig. 4-5. (3) C. Vogt e E. Yung. 7raité d’ Anatomie comparée pratique. Paris, 1885-88. (4) L. Cuenot. Note preliminaire sur le sang, son ròle et sa formation dans la sericeanimale. Invertebrés. Arch. de Zool. expér. et géner. de H. Lacaze — Duthiers, Vol. V, N. 3, pag. XLIII, Paris, 1887. 10 lamellibranchi la forma naturale o fisiologica delle cellule A ameboidi. La costituzione del loro corpo e delle valve non permette di isolare le branchie dell’ animale vivo, come nei crostacei; inoltre l'osservazione di lembi di branchie staccate non conduce sempre ad un risultato chiaro. Le lamelle bran- chiali degli individui adulti sono troppo spesse ed opache perchè si possano distinguere, attraverso i loro tessuti, le cellule ameboidi in circolazione; ciò è possibile solo negli individui assai giovani, di tre o quattro centimetri di lun- ghezza, in cui le branchie sono molto sottili e trasparenti; ma il moto vivacissimo delle cilia dell’ epitelio disturba spesso l'osservazione; e, se si attende che questo moto cessi (esso continua parecchie ore dopo l’ablazione dal lembo branchiale), 1 tessuti sottostanti sono già morti e le cellule alterate. Il processo del Flemming, di aprire a forza le valve ed esami- nare il sangue che ne cola, oppure di trarre con pipetta il sangue dal cuore, dopo aver divaricate le valve, non rag- giunge lo scopo. Nel primo caso il sangue si mescola all'acqua ond’è irrorata la camera branchiale, e le cellule che si osser- vano sono già alterate; nel secondo caso sì lacera il pericardio e avviene egualmente l’invasione dell’acqua nel cuore. Inoltre, anche senza di ciò, il tempo occorrente per l’ operazione è troppo lungo (parecchi minuti primi), perchè possano giun- gere sotto il campo dell’osservazione altro che forme alterate. Io adoperai un altro metodo, che corrisponde meglio allo scopo. Tolta dall’aquario un’ Anodonta che abbia le valve ben chiuse (ciò è indizio della tonicità dei suoi muscoli e quindi | della sua vitalità), la si ripulisce e la si asciuga diligente- mente all’esterno; poi, senza aprirla, con un robusto ago a | manico, si punge quel punto del cardine, a cui è immediata-. mente sottoposto il cuore. Con un po’ d'esercizio, determinando prima esattamente la topografia del cuore rispetto alla con- chiglia e al cardine, si riesce ad eseguire rapidamente questa operazione, senza ledere alcuno dei tessuti laterali o sotto- posti. Appena fatta la puntura, spiccia una goccia d’un liquido gialliccio, che si fa opalino e azzurrognolo in contatto del- l’aria; capovolgendo allora la conchiglia, si raccoglie la goccia {1 sul porta-oggetti, e la si osserva immediatamente. In cinque ‘minuti secondi si può così allestire una preparazione, in cuì si osservano dapprima le forme naturali delle cellule ameboidi, indi le loro successive modificazioni. Data però la rapida varia- bilità delle forme naturali, questo esame deve essere convali- dato dalla fissazione delle cellule mercè l'acido osmico o il cloruro di palladio. Fatta la puntura al cardine, si lascia cadere la goccia sul porta-oggetti, su cui fu previamente disposta una piccola goccia d’acido osmico o di cloruro di palladio all’1 per 100. O, meglio ancora, per mezzo di una . sottile siringa di Pravaz, si inietta nell’ animale vivo un — centimetro cubo (o un mezzo centimetro cubo a seconda della mole dell’individuo) di detta soluzione. Tale injezione devesi fare pure dal cardine, ma in corrispondenza dall'organo del Boianus, il cui dotto posteriore comunica col seno pericar- dico. Coll’uno o coll’altro di questi metodi si preparano dure- volmente le cellule ameboidi nella loro forma naturale, quali si vedono nei primi istanti dall'uscita, o nelle branchie traspa- rentissime degli individui più giovani. Le cellule ameboidi deli’ Anodonta e dell’ Unio (allo stato vivente) sono corpi ovali o rotondi, munite di uno, due o più pseudopodi lunghi e sottili (Tav. I, fig. 1-8). Il diametro del corpo cellulare varia da 10 a 15 micromillimetri. Contengono un nucleo rotondo, del diametro di circa 5 p, talora in posi- zione centrale, talora in posizione eccentrica. In alcune cellule il nucleo è in divisione, o vi sono due nuclei distinti, fra loro avvicinati (Tav. I, iig. 5). I nuclei contengono sempre grossi granuli o bastoncini scuri. Nel corpo cellulare poì sono sparse | più o meno numerose granulazioni assai rifrangenti, consiì- derate come granuli di fermento. Alcune cellule (generalmente le più grosse) sono assai granulose; talvolta i granuli sono così spessi che rendono invisibile il nucleo (Tav. I, fig. 15). Le cellule più piccole invece hanno un minor numero di gra- = a _nuli, talvolta anche sono affatto ialine. Il distacco però non | è così grande come nei crostacei, in cui si possono distinguere nettamente le cellule caline dalle granulose. Tale è l’abbozzo complessivo del corpo cellulare, e questo e o “9 12 insieme di disposizioni costituisce la parte più stabile di queste cellule; chè non succedono in esse variazioni impor- tanti anche durante le modificazioni spontanee che avvengono, dopo che le cellule hanno abbandonato l’ organismo. La parte invece più mutevole, e più caratteristica, di que- ste cellule sono pseudopodi. Alcune ne presentano uno solo, al polo più sottile (fig. 1, 6), altre due ai poli opposti (fig. 2), altre un maggior numero, variamente inseriti sul corpo cellu- lare, fin che si ha una vera figura radiata o multipolare, che nell’Anodonta e nell’Unio è anche la più comune (fig. 3, 4, 7). Questi pseudopodi sono sottilissimi, lunghi da 3 a 5 volte il diametro del corpo cellulare, talora diritti, ma più comune- mente ondulati, con una terminazione piuttosto ottusa, la quale talvolta (specialmente nelle cellule più ialine) si allarga a clava (fig. 8). In molti casi, specialmente nelle cellule multi- polari, essi sono bifidi o ramificati (fig. 7). Non contengono granulazioni di fermento; e sono costituiti d’ una sostanza piuttosto consistente e oscura, simile a quella dell’ectoplasma, con cui sono in continuità. Questi pseudopodi mon si fondono mai tra di loro; nè quelli di una stessa cellula, che alle . volte si accavallano, nè quelli di diverse cellule fra di loro, per quanto siano continui e molteplici i contatti, sì nel torrente circolatorio, che sul vetro porta-oggetti, nei primi istanti della preparazione. Queste forme viventi non furono per anco descritte. Per quanto posso ricavare dalle osservazioni fatte sulle branchie degli individui giovani, questi pseudopodì possono essere ritirati, e di nuovo emessi; talchè la forma unipolare, . bipolare, multipolare delle cellule non è una caratteristica _ costante, ma uno stato momentaneo, che può continuamente variare, col ritiro o la protrusione dei pseudopodi. ( 2. Modificazioni spontanee. Se, dopo di aver allestita una preparazione, con le avvertenze che ho indicato, la sì osserva continuamente per circa un quarto d’ora di tempo, si notano i seguenti fenomeni. Entro il primo minuto le cellule conservano la loro forma; ma tosto dopo cominciano ad alterarsi, mercè l’accorciamento 13 dei pseudopodi. Le loro fasi di modificazione o regressione possono distinguersi in 4 stadii. a) Primo stadio: Aztro dei pseudopodi. I pseudopodi di tutte le cellule vanno lentamente, ma continuamente, | accorciandosi, finchè scompaiono affatto, quasi la contrazione dell’ectoplasma li riassorba nel corpo cellulare. Rimane solo questo, sotto forma rotonda. 5) Secondo stadio: Estrusione di processi sarcodicî. Ap- pena si son ritirati i pseudopodi primarii (e talor anche mentre questi vanno ritirandosi, ma ancora esistono, accorciati, vedi fig. 10) cominciano a comparire in alcune regioni del margine del corpo cellulare, o anche su tutto il margine, delle piccole protuberanze ialine e trasparenti, che a poco a poco si allun- gano in processi aghiformi acuti, o si dilatano in lobi arroton- dati. Questi processi aghiformi generalmente non giungono a superare, in lunghezza, il diametro del corpo cellulare. Talora compaiono, a ciuffo, a un lato di esso (fig. 9); generalmente son disposti a guisa di raggi sull’intera superficie del corpo cellulare (fig. 12). Mentre i pseudopodi sono continui col mar- gine del corpo cellulare, manifestandosi quale un’ espansione dell’ ectoplasma, le espansioni sarcodiche non sembrano con- tinue con esso, ma sembrano uscire dall’interno, poichè il margine cellulare contiguo ad esse conserva intatto il suo con- «torno. Inoltre la sostanza di cui sono formati, chiara e semili- quida, presenta caratteri diversi da quella pura e consistente dei pseudopodi veri. Infine i processi sarcodici, sì aghiformi che lobosi, non sonv contrattili o retrattili; una volta usciti non rientrano più nel corpo cellulare. c) Terzo stadio: Fusione basale der processi sarcodici e formazione di una zona ialina. I processi sarcodici di una data cellula cominciano a fondersi fra di loro alla base, | mentre gli apici rimangono ancora liberi, formando intorno alla cellula una corona stellata o zona ialina continua (fig. 13), «che va sempre più dilatandosi. | d) Quarto stadio: Formazione dei sincizii e plasmodii. Le estremità dei processi sarcodici delle cellule vicine, giun- gendo al contatto , si fondono fra di loro, dando origine a 14 delle aggregazioni di cellule. Dal caso più semplice, dell'unione di due cellule (fig. 13), si passa, col progressivo allargamento della corona ialina, alla formazione di più estesì sincizii (di 6-8 cellule); finalmente la massa sarcodica si dilata tanto, da divenir prevalente rispetto all'area dei singoli corpi cellu- lari, e allora si ha il plasmodio, con margini lobosi o acuti (fig. 14), che può comprendere fin 20 cellule. Questo è l’ultimo stadio di regressione delle cellule ameboidi uscite dal corpo; dopo di che ha luogo la coagulazione del plasma, il coproggetti aderisce tenacemente al portoggetti, e gli elementi cellulari sì possono considerare come morti. Tutto ciò avviene in un quarto d'ora di tempo, o anche meno, a seconda dei casi. Nei molluschi non osservai quella regolarità nella regressione delle cellule ameboidi, che notai invece nel Carcinus, ove anche le modificazioni sono assai più rapide. Alcune delle cellule dell’ Anodonta e dell’ Unio son più facili o più restie delle altre alla modificazione; nè gli stadii di regressione si succedono sempre regolarmente, | ma talora sì addossano. Compaiono cioè talvolta i processi secondarii, prima che si siano completamente ritirati i pseu- dopodi, si formano sincizii di due o tre cellule, prima che la zona ialina sia completa ecc. Nella maggior parte dei casì però gli stadii sì succedono come li ho delineati. Questo insieme di fenomeni ci conduce alla conclusione che 1 processi sarcodici siano di natura diversa dai pseudopodi pri: maril. Oltre alle differenze fisiche della sostanza che li com- pone, oltre alla mancanza di continuità col margine cellu» lare che notasi nei processi sarcodici, risaltano specialmente questi due fatti: 1° Che i processi sarcodici hanno in alto grado l'attitudine a fondersi tra di loro, e a dilatarsi in plasmodii, il che non si osserva mai nei pseudopodi. 2° Che la sostanza dei processi sarcodici acuti è affatto identica | a quella delle bolle sarcodiche che escono da queste cellule - e identici sono anche i loro fenomeni, perchè anche le bolle si fondono tra di loro e coi processi acuti a costituire la zona ialina, ed escono dal corpo cellulare ad uno stesso tempo e nelle stesse condizioni dei processi acuti. Con ciò. | 15 si fa strada facilmente l’idea che questi processi sarcodici acuti e lobosi non siano veri pseudopodi, paragonabili ai pseudopodi derivanti dall’ ectoplasma contrattile; ma che, contraendosi l’ectoplasma neile variate condizioni in cui si trova dopo l’uscita del sangue dall’organismo, fuoresca dalle maglie del aloplasma una parte dell’enchilema o paraplasma contenuto nella cellula (1), sotto forma appunto di lobi, o di zaffi acuti. Dopo avere studiato, anche col mezzo dei rea- genti, le cellule ameboidi delle varie forme di molluschi, tor- nerò su questo punto, che è capitale per la loro morfologia, ‘poichè le contraddizioni dei precedenti autori dipendono ap- punto dal non aver distinto i pseudopodi dalle espansioni sarcodiche. Tra le modificazioni spontanee devono ricordarsi «quelle che avvengono nell’ interno dell’ organismo, dopo la morte dell’ animale. Nel sangue di un’ Anodonta morta da 24 ore trovai le cellule tutte prive di pseudopodi e arroton- date (diam. 12-14 ®# — v. fig. 11), ed entro di esse si distin- guevano chiaramente ancora i granuli di fermento e il nucleo. _ Da varie osservazioni fatte sulle Anodonte morte, ricavai questa conclusione: che alla morte dell'animale sussegue sem- pre il ritiro dei pseudopodi, e l'arrotondamento delle cellule, fatti indicanti una contrazione dell’ectoplasma. 13. Modificazioni artificiali. Alcuni reagenti sono utilissimi | per precisare le nostre cognizioni sulla intima tessitura delle cellule ameboidi, che non si può completamente rilevare sulle forme vive o spontaneamente modificantisi; e di essi mi valsi a tale scopo, tralasciando quelli che inducono nelle cellule delle deformazioni, le quali oscurano anzichè schiarire |_i loro caratteri. Tra i reagenti utili per questo studio citerò l'acido osmico, il cloruro di palladio, l’acqua distillata, l'acido | acetico e varie sostanze coloranti. «L'acido osmico, in soluzione all’l per 100, opera come ottimo — fissatore delle cellule ameboidi, tanto nella loro forma natu- 9 $ rale, quanto nelle molteplici variazioni spontanee. Si possono a di (1) Per le denominazioni citologiche vedi in seguito. | si. î bi È à 16 con esso apprestare delle preparazioni durevoli, che seguono tutto il ciclo di deformazioni spontanee, dalla forma viva al plasmodio. (P. es. la fig. 15 è tratta da una prepazione con l’acido osmico). Il cloruro di palladio all’l per 100 fa lo stesso effetto, meno prontamente, ma più durevolmente, perchè le preparazioni si conservano intatte più a lungo e non si anneriscono. Una piccola goccia di soluzione d'acido acetico al 3 per 100 aggiunta alla preparazione ha un’ azione molto diversa a se- conda del tempo in cui l’operazione vien fatta. Aggiunto alla goccia di sangue all’atto dell’uscita dal corpo, l'acido acetico agisce come fissatore delle forme ameboidi, impedendo ‘ogni loro ulteriore modificazione, rendendo assai chiaro il proto- plasma ed evidente il nucleo; come fissatore è però meno perfetto dell’acido osmico e del cloruro di ‘palladio, perchè dilata i pseudopodi, specialmente alla loro estremità libera, e spoglia facilmente la cellula dei granuli di fermento (fig. 17). Aggiunto invece a una preparazione nel 1° o 2° stadio di regressione, l’acido acetico produce una contrazione dell’ in- tera cellula, che si ravvolge a palla. Esso scioglie in gran parte l'ectoplasma e i granuli di fermento, e attraverso al protoplasma così chiarificato si vedon bene i nuclei (fig. 16), con le loro granulazioni assai distinte. Il più semplice, e al tempo stesso il più utile reagente è l’acqua distillata. Aggiungendone una goccia alla preparazione in qualunque stadio, l’acqua determina rapidamente il ritiro dei pseudopodi e dei processi sarcodici; e l’intera cellula sì | rigonfia sotto forma sferica, ed aumenta di volume. Tale rigonfiamento produce la lacerazione dell’ ectoplasma, che si | disperde insieme ai granuli di fermento; rimane, nitida e chiara, una bolla sarcodica contenente il nucleo. Così una goccia d’acqua distillata ci fa, sotto gli occhi, l’ anatomia delle cellule ameboidi, che, per la loro piccolezza, non si può — eseguire con mezzi meccanici. Veniamo in tal modo a cono- scere che lo strato esterno è assai sottile, che i granuli stanno immediatamente al disotto di esso; e che la porzione interna della cellula è costituita in gran parte da sarcode ialina, 17 simile alla sostanza onde sono costituiti 1 processi acuti o lobosi. Questa sarcode o paraplasma ha l' attitudine di ‘assor- bire lentamente l’acqua, onde il suo rigonfiamento, e la disper- sione dello strato esteriore. Continuando l’azione dell’ acqua, la bolla aumenta di volume e si fa sempre più liquida, e facil- mente lascia fuoruscire il nucleo, il quale in tutte queste rea- zioni rimane immutato, e dimostra con ciò la sua tessitura compatta e resistente. Tra le sostanze coloranti, usai il metilvioletto, il bleu di metile, la fucsina, la safranina, il carmino e il picrocarmino. Tutte inducono il ritiro dei pseudopodi e il rigonfiamento sferico delle cellule, azione da attribuirsi all’ acqua in cui sono disciolte. In generale la loro azione è la stessa: il nucleo si colora più intensamente del protoplasma, e i gra- nuli di fermento sono restii alla colorazione. L’eosina dà una particolare colorazione purpurea alle bolle sarcodiche, e ai processi lobosi o acuti. Il paraplasma apparterebbe quindi alle sostanze albuminoidi indicate come eosinofile, mentre il nu- cleo apparterebbe alle dasofile (si tinge specialmente coi colori basici: fucsina, azzurro e violetto di metile, safranina, ecc). II. Tellina radiata. (Tav. I, fig. 18-25). Di molte telline tenute vive in acquario con acqua salata, scelsi per le osservazioni quelle che presentavano bene pro- tratti i sifoni e il piede, dimostrandosi così in buone condi- zioni fisiologiche. Tolte dall’ acqua, chiudevano saldamente le | valve, e toglievo loro il sangue con puntura al cardine, e con le stesse avvertenze che ho indicato per l’ Anodonta. Le cellule ameboidi della Tellena si comportano press’a poco come quelle dell’Arodonta; solo sono alquanto più piccole (diametro medio del corpo cellulare, 10-12 w.). Il corpo cellu- lare è rotondo, munito, allo stato vivente, di uno, due o più pseudopodi lunghi e sottili, Taluni sono incurvati ad uncino (fig. 18), altri allargati all'estremità a modo di clava, altri bifidi. Il nucleo è relativamente piccolo, con margini granu- losi, coi granuli interni riuniti verso la parte centrale, in 18 modo da occupare uno spazio nucleolare. Nei primi minuti dopo l’uscita del sangue dal corpo, i lunghi pseudopodi ecto- plasmatici sì accorciano e sì ritirano. Durante questo primo stadio di regressione si osserva in queste cellule un fatto che non si può chiaramente riscontrare nelle cellule vive dell’Anodonta, cioè la distinzione tra la parte ectoplasmatica e la parte endoplasmatica. Si vede cioè (fig. 20) all’ esterno una sottile zona ialina, e all’interno una bolla endoplasma- tica, coperta superiormente e limitata lateralmente dai granuli di fermento che, con tale loro disposizione, mostrano di essere distribuiti alla superficie dell’endoplasma. In seguito comincia l'uscita delle espansioni sarcodiche, o da tutta la superficie del corpo cellulare, o solo a un lato di esso. Esse possono essere o acute o lobose (fig. 21, 22); fondendosi tra di loro lungo il margine della cellula, formano la nota zona ialina; fondendosi con quelle delle cellule vicine danno origine ai sincizil. Nelle telline morte da qualche ora le cellule hanno per- duto i loro pseudopodi, e sono perfettamente sferiche; anche uscite dal corpo si mantengono invariate, non emettendo pro- cessi sarcodici. In alcune di esse osservai una formazione nucleare opaca, senza granuli, di grandi dimensioni (fig. 19), simile al Kernanlage di Frommann, e che, come questo, ritengo dovuta a una degenerazione cadaverica, non avendola mai osservata nelle cellule vive. * L’acido acetico scioglie lo strato superficiale e lo strato dei granuli, e con ‘ciò mette in evidenza i nuclei, di cui alcuni sono in divisione (fig. 25). L'acqua fa gonfiare le cellule, asportando a poco a poco lo strato superficiale, e lasciando fuoruscire il nucleo, quando la bolla sarcodica, assai cresciuta di volume, è divenuta semiliquida. Nell’ acqua, commista al sangue, contenuta nelle valve d’una tellina aperta, è facile trovare di queste bolle ialine, che rappresentano il paraplasma della cellula rigonfio, privo del ialoplasma e del nucleo. sir dl A b) Gasteropodi. III. Helix Pomatia. (Tav. I, fig. 26-45). 1. Forma naturale. La comune lumaca sì presta assai bene per le osservazioni sulle cellule ameboidi. Togliendo una pic- cola porzione del guscio al lato dorsale-posteriore, si mette a nudo il cuore (involto nel suo pericardio), e lo si osserva ancora pulsante. Una lieve puntura fa tosto spicciare una grossa goccia di sangue limpido e lievemente gialliccio, che, al contatto dell’aria, assume tosto una colorazione opalina azzur- rognola, dovuta all’emocianina ch’esso contiene (Fredericq). Sottoponendolo subito all'osservazione, oppure fissando con l’acido osmico, o anche iniettando questo stesso reagente nel corpo dell'animale vivo, in corrispondenza dell’ organo del Boianus, si possono osservare le forme naturali delle cellule . ameboidi, visibili pure, entro i loro vasi, in qualche lembo del sacco polmonale sufficientemente trasparente in alcune re- gioni (e quando ne sia tolto il pigmento esterno) negli indi. vidui giovani. In confronto all’Anodonta, nella Helix pomatia sono assai più rare le cellule multipolari, e abbondano invece le mono= o { polari e le bipolari. Forma comunissima è quella data da un | corpo cellulare piriforme, con un lungo pseudopodo ondulato a terminazione ottusa (fig. 26). Comuni sono anche le forme 'È fusate, a due pseudopodi opposti (fig. 28). Assai spesso i | pseudopodi sono terminati con un rigonfiamento a clava, pi talora anche sono bifidi (fig. 27). Ben di rado si trova qualche forma che abbia più di 4 pseudopodi (fig. 29), mentre se ne | trovano con 6 e 7 pseudopodì nell’ Anodonta. Il diametro del | corpo cellulare varia da 12 a 15 g. I pseudopodi son lunghi quasi 3 volte il diametro del corpo cellulare. Anche in queste eni !o sì nota un nucleo rotondo con grossi granuli scuri, e uno strato di gramnfazioni di fermento, che può essere più _ 0 meno denso. V _ 2. Modificazioni spontanee. Uscite dal corpo, le cellule non | conservano questa forma che per circa 30 minuti secondi, dopo Ti “e, 20 di che i pseudcpodi si accorciano, indi si ritirano, il corpo. cellulare si avvolge a palla, e alla sua superficie appaiono piccole prominenze sarcodiche chiare, che si allungano in processi aghiformi, o si dilatano ir bolle lobose (fig. 37, 38). Questa disposizione, che è data generalmente come normale per le cellule del sangue dell’HeZa (anche da Vogt e Yung) è affatto diversa da quella che trovasi nell'organismo vivo, o nel sangue appena uscito (nei primi 80 secondi). I processi sarcodici delle cellule vicine, sì fondono tra di loro (fig.39), e così comincia la formazione dei sincizii; le espansioni sar- codiche intanto si fondono alla base, lungo il margine cellu- lare, e ha luogo la formazione della zona stellata (fig. 40), che, sempre più dilatandosi, e fondendosi con quella delle cellule vicine dà origine ai plasmodii. La sarcode dei gaste- ropodi terrestri sembra meno fluida di quella dei lamelli- branchi, e i plasmodii anche sono meno ampii e contengono un minor numero di cellule (3-5). In alcune cellule (delle più piccole) assai ialine e traspa- renti, entrate nel 1° e 2° stadio di regressione, cioè aventi i pseudopodi in via di accorciamento e le bolle sarcodiche già emesse, mi parve anche osservare la continuità delle bolle sarcodiche con l’endoplasma (fig. 41), onde esse si dimostre- rebbero quali espansioni del paraplasma interno, e quindi non omologhe ai veri pseudopodi. Sarebbero insomma forme di dif- fluenza, simili a quelle che si osservano durante la diffluenza. delle amebe e degli infusorii. Nelle lumache morte da poche ore, le cellule del sangue subiscono le stesse modificazioni che accennai per l’Anodonta; cioè l’ectoplasma si contrae, le cellule assumono una forma sferica, i pseudopodi si ritirano (fig. 30); e, anche fuori del- | l'organismo, non ha più luogo l'emissione dei processi sarco- dici. In tale stato si conservano le cellule, anche quattro | giorni dopo la morte del mollusco. 3. Modificazioni artificiali. L'acido osmico fissa le cellule tanto nella loro forma naturale, quanto nelle loro successive modificazioni. Una goccia d’ acido ‘acetico (da 1 a 3 per 100), aggiunta a_ 21 una goccia di sangue appena uscita dall'organismo, fissa pure le cellule ameboidi, solo, per l’azione solvente che ha sul ialo- «plasma, tende a dilatare i pseudopodi. (Le figure 31, 32, 38, 34,35, 36 rappresentano delle cellule fresche trattate coll’acido acetico; nelle prime tre, ovali o piriformi, i pseudopodi si son già ritirati, nelle ultime tre i pseudopodi, ancora estesi, sono allargati dall'azione del reagente). Dopo aver subita l’ azione dell'acido acetico, le cellule non emettono più i processi sar- codici e quindi non si formano i sincizii. Per il parziale scio- glimento dell’ ectoplasma, il corpo cellulare si rende assai diafano, e sono chiaramente visibili i nuclei (di cui taluni in divisione, fig. 32), coi loro grossi granuli scuri, «+ Il bicloruro di mercurio è pure un buon fissatore delle . cellule, ma deve essere molto allungato (3-5 per mille), altri- menti precipita il plasma sanguigno. Così pure il nitrato d’argento ha l’attitudine di fissare le cellule (all’1 per 100), ma è un reagente incomodo, perchè dà luogo a una preci- pitazione bianca opaca, che ravvolge le cellule. L’alcool asso- luto coagula completamente la goccia di sangue; l'alcool al terzo fissa le cellule, ma rendendone irregolari e come dentel- . lati i contorni. / L'acqua distillata rende ottimi servizii per interpretare la morfologia di queste cellule. Sotto la sua azione le cellule si fanno rotonde, l’endoplasma si gonfia, l’ectoplasma si lacera, e a poco a poco fuorescono i granuli. In tal modo una cel- lula di 12 w di diametro passa gradatamente ai 16 e fin ai 20 e 25. Rendendosi il corpo cellulare sempre più liquido, ne esce anche il nucleo; e rimane allora il solo enchilema ri- gonfio, sotto forma d’una bolla ialinaa trasparentissima (fig. | 42, 43, 44). Facendo passare una corrente d’acqua fra cellule già in parte rigonfie, si può invece asportare l’endoplasma e il nucleo, e allora restano in posto ì granuli di fermento, limitanti lo spazio nucleare (fig. 45). Quanto alle sostanze coloranti, l’eosina tinge specialmente le bolle sarcodiche e le espansioni lobose (come nell’ Anodonta), e il picrocarmino rende più distinto il nucleo, sul quale spe- cialmente agiscono anche il carmino e l’ematossilina. L’arro- 22 tondamento e il rigonfiamento della cellula, sempre prodotto da queste sostanze, è da riferirsi all'acqua in cui esse sono sciolte. c) Cefalopodi. IV. Sepia officinalis, Sepiola vulgaris. (Tav. 1, fig. 46-50). ii Non potei avere a mia disposizione cefalopodi vivi. Ne ebbi parecchi, morti da poche ore, le cui cellule quindi già pre- sentavano la nota regressione cadaverica, cioè il ritiro dei pseudopodi. Ricavai il sangue dai cuori branchiali. Pochis- sime cellule, nella Sepia, possedevano ancora una figura piri- forme (fig. 47), e indicavano quindi d'aver posseduto un solo pseudopodo. Le altre erano tutte arrotondate (fig. 46). Hanno un diametro variabile da 12 a 20 & e sono generalmente assai granulose, sebbene non tutte egualmente. In alcune i grossi granuli sono così spessi, che ne resta ricoperto il nucleo (fig. . 49). Il nucleo è relativamente piccolo (da 3 a 4) con grossi granuli scuri, specialmente nella regione centrale, In alcune cellule (le più voluminose) il nucleo è in divisione (fig. 50). Non essendovi generalmente espansione di lobi sarcodici, non v'è neppure formazione di sincizii; però qua e là sì trova qualche coppia di cellule fra loro aderenti (fig. 49). Trovai una sola cellula in terzo stadio di regressione, circondata cioè da zona ialina stellata (fig. 48). La Sepiola presentava pure cellule ovali o rotonde, un po’ più piccole di quelle della Sepza (da 10 a 18 &), ma ad esse somiglianti; solo aventi un ectoplasma più chiaro, con gra- nuli più piccoli e in minor numero che nella forma precedente. Morfologia delle cellule ameboidi dei molluschi. La moderna citologia ammette che tanto le cellule libere, quanto le cellule riunite in tessuti constano di due parti principali: una sostanza consistente, contrattile, foggiata a_ maglia o a reticolo, che funge da organo di sostegno e di relazione; e una sostanza omogenea, semiliquida, che empie le maglie del reticolo e ha parte principale nei fenomeni nu- 23 tritivi della cellula (1). Tale costituzione morfologica fu riscon- trata anche nei protozoi, e studiata specialmente nelle forme più complesse, negli infusorti @); però è noto per le osserva- ‘zioni di Heitzmann (8) che la reticolazione esiste anche nelle amebe e nelle cellule ameboidi dell’Astacus. Un esame parti- colareggiato di queste ultime forme è tuttavia assai difficile, specialmente per due ragioni. Dapprima perchè lo studio delle $ appena al suo | inizio (non conosciamo che i brevi cenni di Heitzmann, le i cui idee oggidì non sono in tutto accettate,) e devonsi cer- ® j ® cellule ameboidi, sotto questo punto di vista, è care nuovi metodi, applicabili a queste per lo più piccolis- sime e delicatissime forme. In secondo luogo le nomenclature citologiche usate dai varii autori sono diverse, e in alcuni casi danno luogo ad equivoci; cosicchè torna malagevole isti- | tuire delle osservazioni di confronto (4). Infatti il Gerùtswerk di Heitzmann è indicato da Carnoy — come reticolo, da Kupffer come protoplasma, da Hanstein «come taloplasma, da Flemming come mifoma, da Wieders- — heim (per l’uovo) come spongioplasma o cromatina; la so- ppranza semiliquida che sta tra le maglie è detta enchilema da Hanstein e Carnoy, paraplasma da Kupffer, paramitoma da (1) Intorno aciò vedi: Trinchese. Sulla struttura della cellula epiteliare. Trans. | dell’Acc. dei Lincei, Ser. 3°, vol. 4° — Frommann. Unters. diber die normale und path. Anat. des Rickenmarks. Jena, 1867. — Unters. iber Struktur, Le- i — denserscheinungen und Reaktionen thierischer und pfianzicher Zellen. Jena, 1884. _ Heitzmann. M:ikroskopische Morphologie des Thierkòrpers. Wien, 1883. — Carnoy. La biologie cellulaire, 1884.— Flemming. Zellsubstanz, Kern und Zelltheilung. 1882. Kupffer. Die Stammverwandschaft zwischen Ascidien und Wirbelthieren. Arch. f. _ mikr. Anat. 1875. — Hanstein. Das Protoplasma als Triger der pf. und thier. 3 Lebensverrichtungen. Heidelberg, 1880. (2) Fabre-Domergue. Recherches anatomiques et physiologiques sur les infusoires lesliés. Paris, 1888. __ (8) Heitzmann. Unders. &ber das’ Protoplasma. Sitz. der k. Akad. d. Wissensch. Wien, 1873 — e Mikr. Morphologie cit., pag. 21-25. (4 Come dimostrerò in seguito (Arfropodî) il Frommann. intoppò appunto in questa difficoltà, perchè, volendo applicare i termini citologici alle cellule ameboidi dell’ Astacus, di cui non osservò le forme vive e uffi gli stadii suc- essivi di regressione, diede il valore di i2/oplasma alla zona stellata che cir- nda il corpo cellulare nel 8° stadio di regressione, e che è invece di origine Pi. em 2% Flemming, e F. Domergue la fà corrispondere alla sarcode di Dujardin. Nè ciò basta. Il Pfe ffer dà il nome di zalo- plasma agli strati superficiali delle cellule vegetali, renden- dolo così sinonimo dell’ ectoplasma, e a lui si avvicina, con altre varianti, il Frommann nel suo lavoro sugli amebociti dell’ Astacus. Il Wiedersheim chiama, per converso ialo- plasma o acromatina la sostanza semiliquida contenuta nelle maglie (1); onde la confusione è completa, tanto più che le. nuove ricerche modificano continuamente le prime. In questo lavoro non intendo dilucidare tale questione a proposito delle cellule ameboidì, essendomi qui ristretto a studiare il problema, pur nuovo, della differenza tra le forme vive e le forme degenerate; però, dovendo fissare i termini, prendo provvisoriamente a base l’esteso e recentissimo lavoro | di Fabre-Domergue sugli infusorii, e chiamo, con lui, ialo- plasma la sostanza contrattile e reticolata, e paraplasma (enchilema o sarcode) la sostanza omogenea, semiliquida, non , contrattile, che riempie le maglie e può uscirne sotto forma di globi o bolle; rimettendo a ulteriori ricerche. uno. studio più particolareggiato. Da quanto ho sopra esposto a proposito dell’Anodonta, Unio, Tellina, Helix, Sepia e Sepiola (® si ricava che le cellule. ameboidi del sangue dei molluschi hanno, allo stato vivente, una costituzione morfologica simile, nei suoi tratti generali, a quella delle amebe libere, e che si allontanano da esse solo per alcune speciali adattazioni (8). Come le amebe (e gran parte degli infusorii) le cellule ameboidi dei molluschi sono costituite da due parti: un falo» plasma contrattile, e un paraplasma non: contrattile; questo ultimo è raccolto specialmente nella parte interna, e racchiude. n _—__ — (1) Wiedersheim. Grundriss d. vergl. Anat. d. Wirbelth: 2° ed. Jena, 1889. (2) Queste conclusioni morfologiche si riferiscono solo a7 molluschi, e non intendo con esse di esporre concetti generalizzabili alle cellule ameboidi di altri tipi animali, che offrono, in parecchi punti, particolarità differenti. | (3) Nel loro stato fisiologico ricordano l’Amoeda drachiata; solo i pseudopodi ; degli amebociti sono più lunghi e sottili. » 25 un nucleo, mentre la parte esterna è prevalentemente costi- tuita di ialoplasma. V’è così una delimitazione in ectoplasma ed endoplasma, come osservasi. nelle amebe libere e negli infusorii, e fra questi due strati sarebbe interposto uno strato di granuli rifrangenti. L'ectoplasma delle cellule ameboidi può estendersi in pseu- dopodi, i quali però sono assai più lunghi e sottili di quelli delle amebe. Ciò dipende verosimilmente da ciò, che l’ ecto- plasma delle amebe libere è assai più grosso di quello delle cellule ameboidi dei molluschi. Invece il sottilissimo ecto- plasma di queste ultime permette la formazione di pseudo- podi sottili, allungati e anche ramificati, che, essendo retrai- bili, possono servire, come quelli delle amebe, come organi di prensione nel fenomeno del fagocitismo. La parte di più difficile interpretazione fisiologica è lo _ strato dei granuli rifrangenti. Dapprima essi furono con- siderati come goccie adipose; ma ora si ritengono come gra- «nuli di fermento. Le cellule del sangue dei molluschi non cooperano alla ematosi come i globuli rossi dei vertebrati: . l’ematosi è dovuta invece a un albuminoide speciale fissa- | tore dell’ossigeno, sciolto nel plasma (emocianina). Le cellule . ameboidi, coi loro fermenti avrebbero parte nei processi pla- stici (Wagner), trasformando i peptoni inassimilabili versati | nel sangue dal processo digestivo in albumina assimilabile. (Cuenot). In corrispondenza alla sottigliezza dell’ ectoplasma, è assai voluminosa nelle cellule ameboidi la massa endoplasmatica, la quale non deve considerarsi come un elemento passivo della cellula, ma è intimamente connessa, per mezzo dei granuii di fermento da cui è circondata, ai processi della nutrizione cellulare. I frequenti casi di nucleo in divisione o di nucleo doppio che si riscontrano in queste cellule indicano ch’esse si ripro- ducono per divisione diretta. _ In base a questo concetto fondamentale della struttura delle cellule ameboidi dei molluschi, sono facilmente spiegabili tutti i loro fenomeni di regressione, che finora furono male inter- P AES i 26 | : pretati. Circolariti nel plasma sanguigno durante la: vita ,del- l’animale, queste cellule sono; adattate a un particolare modo di vita; il loro' ambiente si altera tostochè il sangue è tolto dall'organismo, o allorchè l'organismo muore. Nel primo caso. è evidente che avvengono delle variazioni fisiche (differenza di temperatura, esposizione all'aria, alla luce, ecc.),«che alte- rano il plasma sanguigno: di che si ha una prova nella rapida precipitazione . dell’ emocianina (colore opalino-azzurro che assume il. sangue appena estratto). In tali condizioni non fisiologiche, il primo fatto che avviene si è la contrazione ra- pida dell’ectoplasma, che determina il ritiro dei pseudopodì. Anche le amebe, poste in ambiente diverso dal normale, riti.” rano i pseudopodi e si avvolgono a sfera. La contrazione dello strato esterno deve produrre una pressione sulla massa en- chilematica semiliquida, che spiccia allora dalle maglie del ialoplasma sotto forma di sottili zaffi ialini. Ove invece av-. viene una lacerazione nell’ectoplasma, l’enchilema ne esce a grosse bolle. Tale dev'essere l'origine delle espansioni sarco- diche acute e lobose del 2° periodo di regressione. Siccome poi l’enchilema ha l’attitudine di assorbire l’acqua e i liquidi in- differenti con cui viene in contatto, senza mescersi con essi, ed è sommamente plastico in tutte le sue parti, ha luogo la fusione basale delle espansioni sarcodiche, e la dilatazione della zona ialina intorno al corpo cellulare, nonchè la forma- zione dei sincizii e dei plasmodii. Tutti questi fenomeni sono di degenerazione, e non si osservano mai sul vivo; i pseudopodi ectoplasmatici non si fondono mai tra di loro. Sono insomma fenomeni di diffluenza, simili a quelli che, si osservano nelle amebe libere (e negli infusorii) quando sono alterate le loro condizioni. di esistenza. Solo nelle amebe è assai più difficile provocare la diffluenza (p. es. col prosciugamento dell’ acqua che sta nella preparazione), e questa avviene con emissioni | lobose. Ma ciò deriva dalla grossezza. e resistenza dello strato ectoplasmatico delle amebe libere; mentre il sottilissimo ecto- | plasma degli amebociti permette facilmente il, passaggio del- | l'enchilema, appena vafiino le condizioni fisiologiche. ‘ In seguito a.tali osservazioni, è evidente che le esperienze . 27 di fagocitismo non sì devono tentare sul vetrino portoggetti in presenza di forme degenerate, ma devono eseguirsi con la iniezione nell'organismo vivo (attraverso l'organo del Boianus) delle polveri coloranti o dei liquidi contenenti bacterii, osser- vando poi, all'atto dell'emissione del sangue, se le cellule in- tegre se li sono incorporati. L'inclusione di corpicciuoli nelle espansioni sarcodiehe non è fagocitismo, ma solo un fenomeno passivo, dovuto alla semiliquidità e alla plasticità delle bolle endoplasmatiche che si estendono e poi non vengono più riti- rate nel corpo cellulare; mentre i pseudopodi delle amebe sono ectoplasmatici e retraibili. Se il fagoticismo è una fun- zione utile all'organismo vivo, deve essere anche una funzione delle cellule vive. Con le suesposte osservazioni ci spieghiamo pure le contraddizioni di Leydig, Semper è Flemming. Semper vide delle cellule prive di pseudopodi perchè le osservò alla fine del 1° stadio di regressione; Flemming le vide con pseudopodi brevi perchè le osservò al principio della regressione, quando quelli si accorciano. Solo il Leydig vide _ nella Paludina le vere forme viventi, con pseudopodì lunghi e ramificati. Le solite figure stellate date dagli autori non sono forme ameboidi, ma forme di diffluenza, e i processi se- condarii, o espansioni sarcodiche, non hanno alcuna relazione col pseudopodi. (Continua). SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Tavola I. Cellule ameboidi del sangue dei molluschi, allo stato naturale e nelle loro modificazioni spontanee 0 artificiali. a) Lamellibranchi. Fig. 1-17. Cellule ameboidi del sangue dell’ Anodonta cygnea. » 1-8. C. a. nella loro forma naturale, con uno, due, tre o più pseudo- podi talora ramificati (fig. 7). talora terminati a elava (fig. 8). Con- tengono un nucleo granuloso (talora in divisione, fig. 5), e più o meno numerosi granuli di fermento. » 9-14. Modificazioni spontanee delle ec. a. uscite dall’ organismo, o entro l'organismo dopo la morte naturale (fig. 11). » 9. Cellula unipolare, in cui si è ritirato il pseudopodo ectoplasmatico, e si manifestano, al lato opposto, espansioni sarcodiche aghiformi. » 10. Cellula multipolare, in cui stanno ritirandosi i'pseudopodi ecto- plasmatici (a sinistra), mentre a destra appare una piccola espan- sione sarcodica. aghiforme, e una grossa lobata.: » » » » » » » » » » » Fig. » » Il. Cellula ameboide osservata nel sangue d’una Anodonta, morta da 24 ore. Forma sferica, senza pseudopodi. 12. Forma normale di degenerazione dopo l’ uscita del sangue dal corpo. Cellula sferica, senza pseudopodi, con espansioni sarco- diche aghiformi e lobose. 13. Le espansioni sarcodiche si fondono alla base, formando una co- rona stellata intorno alla cellula; quelle delle cellule vicine si fondono tra loro, dando origine ai sincizii. Qui sono riunite due sole cellule. 14. La zona sarcodica si allarga: e quelle di più cellule vicine si. fondono tra di loro, formando un plasmadio, che contiene i corpi cellulari. I margini del plasmodio sono lobosi o acuminati. Questo è l’ultimo stadio di degenerazione naîzurale delle c. a. fuori del- l’organismo (ing.° 200 diam.). 15. Cellula ameboide granulosa bipolare fissata coll’acido osmico. 16. Cellula ameboide arrotondata, e priva di granuli per l’ azione dell’acido acetico. 17. C. a. fissata coll’acido acetico, e affatto priva di granuli. 18-25. Cellule ameboidi del sangue della Tellina radiata. 18. CC. a. nello stato naturale. 19. C. a. in individuo morto da qualche ora. Notasi il grosso n ualeo opaco alla periferia. 20. Primo stadio della degenerazione, essendosi ritirati i pseudopodi. Vedesi una distinzione tra la parte ectoplasmatica e 1’ endoplasma- tica, limitate dallo strato dei granuli. 21-22. Secondo stadio della degenerazione, con espansioni sarcodiche — —agQhiformi e lobose. 23. C. a. trattata con acqua distillata, rigonfia, e in forma sferica. 24. In seguito all’azione dell’acqua, il nucleo sta per abbandonare la cellula. 25. . C. a. trattata con acido acetico; in essa si rende evidente il nucleo in divisione. 5) Gasteropodi. 26-45. Cellule ameboidi del sangue dell’ Helia pomatia. 26-29. Forme naturali, con uno, due o più pseudopodi talora clavati o bifidi. | 30. Forma sferica, nel sangue dell’animale morto. 31-56. Forme fissate dall’acido acetico, coi pseudopodi alquanto allargati. 37-41]. Modificazioni spontanee nei primi minuti consecutivi all’ uscita dal corpo. 37. Forma sferica, con espansioni aghiformi. 38. Forma sferica, con espansioni aghiformi e lobose. 389. Fusione delle espansioni sarcodiche di due cellule vicine, che inizia la formazione del sincizio. 40. Allargamento delle espansioni sarcodiche, formanti una zona stel- lata intorno alla cellula. 41. Cellula in regressione, in cui sussiste ancora un rudimento del primitivo pseudopodo ectoplasmatico, mentre escono due bolle sarcodiche derivanti dall’endoplasma. 29 Fig. 42-45. Modificazioni prodotte dall’azione v ell’acqua distillata. » 42. Forma sferica rigonfia, con nucleo e granuli. >» 43. Forma sferica, che va perdendo nucleo e granuli. » 44. Forma sferica ialina (globulo sarcodico enduplasmatico, privo di nucleo e granuli, che si vedono all’esterno). » 45. Una corrente d’acqua distillata ha esportato il nucleo e l’ endo- plasma, lasciando in posto i granuli, limitanti lo spazio nucleare. c) Cefalopodi. Fig. 46-50. Cellule ameboidi del sangue della Sepia officinalis e della Sepiola vulgaris. » 46. Forma arrotondata nel sangue d’una sSepia morta da poche ore. » 47. Cellula in regressione cadaverica, che conserva ancora traccie d’un originario pseudopodo. » 48. Cellula in secondo stadio di regressione, con espansioni sarco- diche radianti, fuse alla loro base. 49. . Unione di due cellule (morte), di cui una ialina e una granulosa. 50. Forma arrotondata nel sangue d'una sSepiola, morta da poche ore, con nucleo doppio. SUI NEPHROMYCES Nuovo genere di funghi parassiti del rene dei Molgulidei di A. GIARD. (I) In un bel lavoro sul Cyelostoma elegans, Garnault (2) ha segnalato re- centemente l’ esistenza in questo mollusco d’ un organo chiuso (ghian- dola a concrezioni di Claparede) che contiene contemporaneamente prov- . dotti urici e bacilli simbiotici. Io ho osservato da varj anni fenomeni di simbiosi dell’ istessa natura nell’ organo renale intieramente chiuso delle Ascidie appartenenti alla famiglia dei Molgulidei. Ma in questi animali, i funghi simbiotici sono d’un gruppo molto più elevato di quello dei . Schizomiceti. Gli antichi autori hanno descritto e incompletamente figu- i rato, nel rene delle Molgule, corpi stranieri, che essi chiamarono fila- . menti confervoidi, corpi gregariniformi, ecc., e che supposero appartenere \ ad esseri diversi (3). In realtà queste produzioni devono essere riferite a funghi della tribù dei Siphomycetes (Sorokine) e della famiglia delle Chytridinee. I parassiti delle diverse specie di Molgulidei, appartengono |a specie differenti; ma in una medesima specie d’Ascidia, non si trova | in generale che una sola specie di parassita a stadj assai varj d’evolu- zione. Io do a questi funghi il nome generico di Nephromyces. Il genere (1) Compt. Rend. Acad. d. Sci. Paris, 16 Avril, 1888. (2) Garnault: Recherches anatomiques et histologiques sur le Cyclostoma elegans, p. 49-60, — 1887. (3) De Lacaze-Duthiers: Arch. de Zool. exp. et gen. Tom. HI. Tav. XI. 1874. 30°. più vicino mi pare essere il Catenaria {Sorokine), di cui la specie tipica Catenaria Anguillule, è parassita di nematodi. Tuttavia nei Nephromyces, gli sporangi sono sempre terminali. Io ho particolarmente studiato due specie di I aventi per ospiti due Molgulidei comuni a Vimereux : # Lt Nephromyces Molgularum, parassita della Molgula Socialis Alder; 2.0 Nephromyces Sorokini, parassita della Lithonephrya eugyranda di L. D. Il Nephromyces Molgularum forma d’ intorno alle concrezioni isolate che riempiono il rene della Molgula Socialis, un micelio unicellulare a filamenti assai delicati e fortemente intrecciati, le di cui estremità li-. bere sono terminate da rigonfiamenti sferoidali; malgrado la loro ap.‘ parenza, io non ho mai veduto questi rigonfiamenti terminali staccarsi dal loro sostegno e comportarsi come spore conidiali. Questo micelio delicato e trasparente produce un gran numero di , tubi molto più spessi, di forma irregolarmente cilindrica, più o meno, contorti sopra se stessi e riempiti d’ un protoplasma finamente granu- loso, opaco, che si colora fortemente col picrocarmino. ) A fianco di questi ammassi protoplasmici nascono in enorme quan- tità zoosporangi di forme assai varie, sovente biforcati alla loro estre- mità libera e nei quali si sviluppa una moltitudine di zoospori assai agili e di taglia eccessivamente piccola. La formazione dei zoospori è preceduta da un aspetto spumoso del protoplasma, come ciò è indicato nelle diverse Chytridinee, e dalla formazione di tramezzi più spessi se- paranti lo sporangio dal resto del micelio. Per molto tempo io non ho avuto che una nozione insufficiente di questi zoospori, e non ho potuto far bene il loro studio se non'coll’ajuio d’ eccellenti objettivi apoero- matici di Zeiss. I zoospori sono completamente sferici e muniti d’ un | flagello abbastanza lungo, ma assai sottile; essi contengono un granulo fortemente rifrangente in vicinanza all’ originé del flagello. Egli è pro- babile che questi corpi agili si introducano nella branchia delle giovani Molgule e penetrino per diapedesi nell’ organo renale, poichè non si è trovato nè coll» injezioni, nè colle sezioni, nessuna apertura renale. ri Verso la fine dell’ estate, i zoosporangi vuoti e separati dal micelio ingombrano spesso le preparazioni ; essi presentano ‘generalmente, in diversi punti delle loro pareti, sopratutto alle estremità, rigonfiamenti formati da uno strato di protoplasma rifrangente non differenziato. Durante i mesi d'autunno, nelle Molgule nate in primavera, il mi- celio presenta una grandissima quantità di zygospore. Questi corpi ri- produttori, molto più grossi dei zoospori, prendono origine ciascuno iso- latamente, ma su punti assai avvicinati ove parecchi filamenti di mi- celio (generalmente quattro o cinque) vengono a conjugarsi. I zygospori hanno un inviluppo finamente granulato, forse anche leggermente spi- noso. Durante l’inverno, al principio di febbràjo, questi zygospori ger- 34 n inano emettendo due filamenti eguali, terminati in punta ed un po’ — TG che danno alla spora in evoluzione la forma d’un compasso. e due branche di questo compasso si aprono di più in più, e lo stadio di i compasso si trasforma; gradatamente in uno stadio fusiforme, in cui a spora non è più visibile he come un ento mediano che non tatda a scomparire completamente. 4 A lato di queste forme diverse si trovano, durante tutta l’ annata, ti mbi assai lunghi, più larghi del micelio, aida sì separano facilmente, ‘e attondati alle due estremità. Questi tubi presentano sulle loro pareti un fino deposito plasmatico disposto in due spire intrecciate, o forse 0 minato d’ intorno a vacuoli postì estremo con estremo sopra tutta a lunghezza del tubo. La significazione di queste parti mi sfugge com- Mietamente. y L’Anurella Roscovitana L. D. contiene un Nephromyces (N. Rosco- vitanus) assai vicino al Nephromyces Molgularum, ma però ben distinto. La specie parassita della Lithonephrya eugyranda e'che io chiamo Da Nephromyces Sorokini, è nettissimamente caratterizzata dalla forma dei .. È suoi zoosporangi regolarmente piriformi con due ammassi rifrangenti, _ lPuno alla sommità, l’altro alla base, al io in cui lo da oi s'in-: orisce sul micelio. pi | — Nella Lithonephrya, ilrene è quasi Sodipidiasionte riempito da una conerezione unica assai voluminosa. Vi resta dunque uno spazio molto limitato pel fungo simbiotico; così quest'ultimo è meno abbondante dei i i congeneri parassiti delle Molgule. . L'impianto insufficiente del Laboratorio di ‘Wimereux non mi ha drmesso di realizzare finora esperienze di cuitura ‘dei funghi del ge- pro Nephromyces ‘con mezzi artificiali contenenti guanina o acido urico. To credo che simili culture siano possibili e che questi funghi sono utili è lunicati che essì ‘infestano, sbarazzandoli dai prodotti escreti che, senza 0 0, ostruirebbero rapidamente il rene sprovveduto d'ogni canale escretore. M. | È Dottor G. STRAZZA. — Zur Lehre ber die Entwicklung der Kehl rn (Dello sviluppo dei muscoli laringei. — Aus dem Med. Jahr. fien 1888). Sunto del Dott. C. Staurenghi. Pochi lavori furono pubblicati nei tempi moderni sullo sviluppo del- Mb arccchio laringeo, specie della sua muscolatura. Kélliker ha toc- ato della formazione della parte cartilaginea e configurazione della lottide, chiusa nei primordii per l’addossarsi delle corrispondenti su- erficie epiteliali (Roth). Balfour, Hertwig, circa la genesi dei muscoli, .. ppoggiati sul fatto, che in alcuni Vertebrati inf. '(Elasmobranchi, Pe- romyzon, Rettili) le cavità del capo, a guisa di dipendenze del celoma , enetrano negli archi branchiali, ammisero, che nelle pareti di tali pro- amgamenti cavitarii si racchiudessero i materiali d’origine dei imuscoli.. 32 del volto e del collo. Onde la quistione, se i muscoli laringei siano o meno in connessione colla così detta lamina muscolare del Remak. È noto, che la storia dello sviluppo dei muscoli in generale soggiacque a varie vicende, dalle primitive teorie di Baer, di Remak (seguita da Kéolliker e Balfour) a quella dello Schenk, che vorrebbe i muscoli pro- venienti dal nucleo o parte centrale delle vertebre primitive, laddove dalla parte periferica, ossia dalla lamina muscolare del Remak si spic- cherebbero soltanto delle propaggini destinate a frammettersi nei fasci muscolari. Kaczander ha potuto dimostrare l'origine di tutti i muscoli della masticazione da un substrato unico ben isolato dalla lamina muscolare. D'altra parte Ganghofer studiando lo sviluppo della laringe e del- l’epiglottide, concluse essere unico e non interrotto il substrato cellu- lare da cui nasce la cartilagine tiroide, l’ epiglottide ed anco la lingua, e che corrisponde all’ unione ventrale degli archi branchiali. Ora, l’egregio Dott. G. Strazza, specialista per le malattie auricolari e laringee in Genova, nel p. p. anno, nel laboratorio di Embriologia di- retto dal Prof. Schenk in Vienna, con una serie ben ordinata di sezioni microscopiche in diverse direzioni sopra embrioni umani a varii stadii di sviluppo (oltre a qualcuno di coniglio di cui tralascia la relazione),. giunse a scoprire, che nello strato indicato dal Ganghofer si svolgono altresì gli elementi per comporrei muscoli della laringe'e della lingua, fra i quali corre quindi stretta parentela genetica, ed analogamente al Kacezander ha potuto provare essere lo sviluppo della muscolatura della laringe e della lingua affatto indipendente da quella del tronco. A controllo delle sue asserzioni |’ A. dà una accurata descrizione delle più importanti fra le sezioni degli embrioni umani, parecchie delle |. quali rappresenta nelle dodici figure, che distribuite in due tavole cor- redano l’importante monografia, cui diamo un rapido sguardo. (Continua). NOTIZIE UNIVERSITARIE L’ egregio Dott. Pietro Panzeri di Milano, libero docente, venne ufficial- mente incaricato del corso di medicina operatoria nella R. Università di Pavia, in luogo del Dott. Iginio Tansini, passato a Professore di Chirurgia nell’Uni= versità di Modena. — Il Dott. Angelo Boni di Pavia venne nominato Assistente alla Clinica operativa e Conservatore del Museo Porta, e il Dott. Giacomo. Campari, secondo Assistente alla Clinica operativa; il Dott. Luigi Cantù ad Assistente di Clinica medica propedeutica; il Dott. Cesare Belloni ad Assi- stente di Psichiatria; il Dott. Massazza Giovanni ad Assistente della Clinica Dermosifilopatica e Conservatore del Museo di Dermosifilopatia fondato dal Chiarissimo Prof. Angelo Scarenzio, il Dott. Fasola Giuseppe a secondo As- sistente di Fisiologia sperimentale , il Dott. Astolfi Antonio a secondo Assi- stente di Materia medica, il Dott. Senna Felice a primo Assistente di Clinica medica, ed il Dott. Rampoldi Ottorino a secondo Assistente di Clinica me | ‘ dica; il Dott. Martinotti Carlo di Torino passò ad Assistente d’Istologia, ed il Dott. Alfonso Cattaneo da Lomazzo ad Assistente di Oculistica. Ò Gerenti: 1 REDATTORI. Pavia, 1889; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzoni. | Lao. Tav. I. Tha teterti È 77) H “o CATTANEO- Ameboci ti deimolluschi G‘allaneo bs. sc. I — Zoja: Sulla permanenza della glandola timo nei fan- | olescenti (Nota II"). — Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini ri- rotisti ‘eBolorigent. - Bonardi: Sulle Diatomee del lago d’ Orta. - - ie Ehr. di prate da aio — Pellacani: Sulla resistenza dei ve- | utrefazione (Comunicazione preliminare). — -Nozizze: Girard: (Analisi ia nota del Sig. Hommel di Zurigo sul cholera). — Comunicazioni: Cuneo. fo della prelezione del Prof. C. Parona dell’ Università di Genova. sc. II. — Zoia: Di un’ apertura insolita del setto nasale cartilagineo. (Co- ione preventiva). — Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini risguardanti cholerigeni (cont. e fine). — Certes: Dell’uso delle materie coloranti Îlo studio fisiologico ed istologico degli infusorii. - Maggi: Per l’analisi mi- î opica delle acque. — Canna: Notizie universitarie. | asc. III. e IV. — Zoja: Sopra il foro ottico doppio. — Maggi: Saggio di una Y ione protistologica degli esseri fermenti. (Sunto di una lezione). — : Sulla struttura e formazione dello strato cuticolare (corneo) del ven- uscolare degli uccelli (risposta al Dott. Bergonzini). — Zoja: Un cen- ,\emorabile per la storia anatomica di Pavia. (Prelezione al corso di Anato- na per l’anno scolastico 1885-86. (Transunto).— Maggi: Settimo programma mia e fisiologia comparate coll’indirizzo morfologico, svolto nell’anno — Cattaneo : Sulla continuità del plasma germinativo di A. Weisman. ). — Maggi: <) Sulla distinzione morfologica degli organi degli animali — ‘alcune funzioni degli esseri inferiori a contribuzione della morfologia dei - 0) la AA della bacterioterapia (Transunti). — Notizie universitarie. — Fasc. I. — Zoja: Altri casi di foro ottico doppio. — Cattaneo: Strut- viluppo dell’intestino dei pesci (Comunicazione preventiva). — Stefa- \vrite micotica nella lebbra. - Sormani: Contribuzione agli studj sulla naturale del Bacillo tubercolare. - Maggi: Questioni di nomenelatura pro- | ogica. — (Rivista). — Varigny: Di un metodo per la determinazione degli nti ‘di un dato microbio. — Idem : Sull’ attenuazione dei virus, e sui virus sati o vaccini. — Notizie universitarie: Deliberazione della facoltà di scienze . Università di Pavia, contro il nuovo regolamento delle Biblioteche. . II. - Zoja: Un caso di dolicotrichia straordinaria. - Staurenghi : Osser- i sull’ anatomia descrittiva del nervo ulnare ed in particolare della topo- a del medesimo nella regione brachiale. (Comunicazione preventiva). — Fu- E cerche intorno alla fina anatomia dell’ encefalo dei Teleostei. (Nota pre- va). — Cattaneo: Sviluppo e disposizione delle cellule pigmentali nelle larve Bio otl. - Maria Sacchi: Considerazioni sulla morfologia delle glandole in- st nali dei vertebrati. — Maggi: Per dare un’ idea delle forme degli infinita e piccoli, senza microscopio e senza disegni. — (Rivista). — Varigny: Microbj ni e immunità. | Sc. III. e IV. — De-Giovanni: Uno sguardo alla Bacteriologia. (Prelezione). «Sf Note antropometriche {1.0 Statura e tesa). - Cattaneo: Ulteriori ricerche tuttura delle glandole peptiche dei Selaci, Ganoidi e Teleostei. — Maggi: Miotistolocia. medica, trattati nei corsi liberi, con effetti legali, all’ Uni- i di Pavia, negli otto anni scolastici, dal 1878-79 al 1885-86. - Cattaneo: Sul ato fisiologico delle glandole da me trovate nello stomaco dello storione pro morfologico delle loro cellule. — Maggi: Protisti e alcaloidi (Sunto). ista). Stokvis: Sull’ azione chimica dei microbj. - Parona: Intorno agli s de zoologie médicale et agricole di Railliet. - Notizie universitarie. — 4 ® Doni ricevuti. — Indice alfabetico delle MATERIE del II. volume del 20/- Sc cientifico e dei loro AUTORI, dall’anno V. al VIII. inclusivo. i È. Prezzo dei 4 Fascicoli degli Anni V, VI, Vil e VIII L. 8 “SS Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. Cambi riuovati dal 1 RAAiO a Stio: Marzo 1889. 1. Atti della società dei Naturalisti di Modena — Fase. 2 Car 1898, 2. Annali di vttalmologia — Fasc. 5.° e 6.° — 1888. 3. Atti della Società toscana di Scienze Naturali - Adunanza del di TOO bre 1888. 4. Atti della società Veneto-Trentina di Scienze Naturali - i . Padova - Fas ) 89. | 5. Bollettino della sezione dei cultori delle Scienze Mediche — Siena — Pas. 9.° e 10.° — 1888. 6. Bollettino farmaceutico — Roma - Fasc. 1.°, 2.° e 3.° — 1889. 7. Commentari dell’ Ateneo di Brescia — Anno 1888. 8. Gazzetta Medica italiana — N. 51 e 52 — 1888. 9. Gazzetta Medica lombarda - Dal N. 1l al 13 — 1889. 10. Giornale di Anat., Fisiol. e Patol. degli animali - Fasc. 1.° — 1889 11. Giornale di Veterinaria Militare —- Udine — Fasc. i.°, 2.° e 3.° — teso. 12. La Clinica Veterinaria — Milano — Fasc. 1.° e 2.° — 1889. | 13. La Rassegna di Scienze Mediche - Modena — Fasc. 1.°, 2.° e 3.° — 1889. È 414. Lo Spallanzani - Roma - Fasc. 11.° e 12.° 1888 e 1.° ;2.* e "9 x ‘1889. i 415. Notarisia Commentarium phycologicum — N. 18 — 1889. 16. Rivista italiana di Terapia ed Igiene — N. 1, 2 e 3 — 1889. ; di TREE atti di Scienze Naturali e Bollettino del Naturali) - Sie 2e3- 1] 3. 108 pra de dn Rastia cientifica argentina —- Buenos-Aires — Fasc, 1 18 4.° PI te x 19. Bulletin de la Société Belge de microscopie — N. 1 - 1889, 20. Bulletin de la Société zoologique de France — N. 10 — 1»88. 21. Fewille des jeunes naturalistes — N. 219, 220 e 221 — 1889. 22. Boletin clinico de Lerida — N. 30 1888 e N. 2 e 3 1889. 23. T'he journal of comparative medicine and surgery -N.1l- ia Numeri mancanti, 4. Gazzetta medica italiana — N. 7 — 1888. 2. Giornale di Veterinaria Militare — N. 2 e 3 — 1888. 8. Bulletin de la société belge de microscopie. — N. 1, 2 e 3 — 1888, 4. Boletin clinico de Lerida —- N. 1.- 1859. Avuto in dono. Ephraim Cutter — Food versus bacilli in consumption - New-York. 9% Elenco dei Signori che hanno pagato l'abbonamento. © Tenchini Prof. Lorenzo, Parma, anno 1887. - Golgi Prof. Camillo, Pavia — Stefanini Dott. Domenico, Pavia, anno 1884. — Prof. Comm. Pietro. Gabinetto Zoologico della R. Università di Pavia, anno 1888. — Tarutfi È sare, R. Università di Bologna, anno 1888. — Fumagalli Dott. Achille, Con 1886. — Prof. F. Bertè, R. Università di Catania, anno 1887. + oe Umana Regia Università, Pavia, anno 1885. — Gabinetto Anatomia Comparatà Università, Pavia, anno 1887. — Scarenzio Prof. Angelo, Pavia, anno l ;. Dott. Serafino, Milano, anno 1883. - Lingiardi Dott. G. Ba Pavia, al ni ‘ Gabinetto Zoologia Regia Università, Cagliari, anno 1882. — Pitzorno. Pr “como, Sassari, anno 1883. — Istituto Tecnico Provinciale, Modena, anno. Arata "Dott. Pedro, Buienos-Ayres, anno 1887. — Rovitti Leonard, anno Ì 188 DE Li; E er q NATURALIEN-COMPÎ ! SI Vien. VII Breitegasse, , Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime réioò at di. di Storia Naturale ; vende, compera e fa, dei cambi; tiene corrispo NC italiano, francese ed inglese; spedisce il suo catalogo a chi gliene fa mente domanda. A FER. \ mi BONO, x È bal MR LORO IO A N pie ho Pin, NO SENTI E SREDATTO, DA A RE OMAGGI | GIOVANNI ZOJA IATOMIA E FISIOLOGIA PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA IT SGAARRAA dano | | UMANA | ua e . ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA i d Um Anno 8. So È i TN iù SL i; Cra À [_) “i remiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni. 1889. È dl Ar e È ANNO V. — Fasc. I. — De-Giovanni: Alani della cava riufentono coriplicigti bi la cirrosi epatica. (Com. preventiva). — Zoja: Rare varietà dei condotti RACE = Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell’ orecchio destro. di un uomo, — ii Cattaneo: Sull’ istologia del ventricolo e del proventricolo del Melopsittacus 1 un. w LE dulatus Shaw. — Maggi: Intorno ad alcuni microrganismi patologici delle Tro-. în A telle. — Bonardi: Prime ricerche intorno alle Diatomee cp Vall’ Intelviza i No- | Jai tizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa. si . Fasc. II. — Tenchini: Sopra un caso di prematura. Hivisione elnantorieS ome- rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente «deforme di un uomo adulto (con figura). — C. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Protisti,. — Bonardi | ‘9 e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gan-. “i dino (Lombardia). — Maggi: Tecnica protistologica (Cloruro di palladio). — No-_ tizie universitarie. — (Cattedra e Stabilimento .di Zoologia nell’ Università di È Pavia). — Bibliografia. — Staurenghi: palla tisichezza PRAGA dal, ‘Prof. AL De-Giovanni. i Fasc. III. — Maggi: Ricerca di nitrati al microscopio. _ Manni: sull’ data "i microscopica dell’ acqua delle sorgenti chiamate FONTANILI di fontaniva del padovano. — Bonardi: Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla gui cogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione. preventiva). -_. Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi. —. Catienni Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche re- lative alla preparazione e conservazione di Bacteri e d’ Infusorj. - Fasc. IV. — De-Giovanni: Studî morfologici sul corpo umano a ‘contribuzione p: della clinica (Nota IV*). — Zoja: Di una cisti spermatica, simulante un testi» © colo sopranumerario. — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche. — Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — Cat: taneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli #r/wsorz (cont. e fine]. ANNO VI. — Fasc. I. - Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale. (Comu . nicazione preventiva). — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche (continua- | zione e fine). — Parona: Materiafi per Ja fauna della Sardegna (IX. Vermi paras- | siti). - Cattaneo: Istologia e sviluppo dell'apparato gastrico degli uccelli. (Comu-{ nicazione preventiva). — Università di Pavia: Voti e proposte dei professori na- turalisti espressi alla facoltà di scienze matematiche e naturali. si 5 Fasc. II. — Tenchini: Di una rara anomalia delle arterie e delle vene sulgon - Bonardi: Dell’azione dei succhi digestivi di alcuni gasteropodi terrestri, sull’a- mido e sui saccarosii. - Parona: Materiali per la fauna dell'isola di Sardegna ( Ulteriore comunicazione sui Protist7 della Sardegna). - Maggi: Sull’ pui. scientifica e tecnologica dell'esame microscopico delle nostre acque. — - Rivista (Cattaneo: Sui protozoî del porto di Genova di A. Gruber). , Fasc. III. e IV. — Zoja: Di un solco, men ‘noto dell’osso sione - Solco ‘sopri È frontale (2.° comunicazione). - Maggi: Sull’ influenza d’alte temperature nello sv ja luppo dei Microbj. - De-Giovanni e Zoja: Risultati d’esperienze sullo sviluppo @ sulla TENAEAA di bacteri e do in presenza d' alcune sostanze. medicinali, “a «Ag pe: ventiva). -— Bonardi: Le acque termo-minerali di Ada rossa in Val di Bleni È Svizzera - (Relazione). - Bonardi: Intorno all'infinenza dell'acido fenico sui ti. crobj e sul loro sviluppo. to, Anno XI. Giugno 1889. N Bollettino Scientifico | REDATTO DA LEOPOLDO MAGGI PROF. ORD, DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA, GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ, ACHILLE DE-GIOVANNI PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. | Abbonamento annuoItalia L. | Si pubblica in Pavia Esce quattrovolte all’anno. — >» > Estero » 10 Uorso Vittorio Eman. N. 73|| Gli abbonamenti si ricevono in Un numero separato . » È) _———_————__oeeo_=—=—i-Pavia'dall’Editore e dai Redat- Un numero arretrato . . > & Ogninum.° è di 32 pag."|| tori. emi SOMMARIO CATTANEO: Sulla morfologia delle cellule ameboidi dei Molluschi e Artro- podi. (Continuazione e fine). — PAVESI: Quadro sinottico delle tenie umane. — STRAZZA: Dello sviluppo dei muscoli laringei (Sunto del Dottor Stau- renghi — Continuazione e fine). — PARONA C.: Elmintologia italiana (Bi- blio&rafia — Sistematica — Storia). SULLA MORFOLOGIA DELLE CELLULE AMEBOIDI MOLLUSCHI E ARTROPODI RrifGE CHE del Dott. GIACOMO CATTANEO, libero docente d’ Anatomia comparata nella È. Università di Pavia. III ARTROPODI. Cenni storici. Crostacei. Una delle prime descrizioni delle cellule ameboi di dei crostacei è quella data nel 1856 dall’ Haeckel nella sua dissertazione sull’ istologia del gambero d’ acqua dolce. Dopo aver ricordato le precedenti osservazioni di Carusl) e «Wagner (@, l’Haeckel €) dice che le cellule ameboidi o (1) V. Carus. Aewssere Lebensbedingungen der warm-und kaltblitigen Thiere, p. 80. (2) R. Wagner. Nachétréige zu vergleichenden Physiologie des Blutes. 1888, pag. 40. * (3) E. Haeckel. De felis quibusdam Astaci Nuviatilis — Ueber die Gewebe des Flusskrebses. Miller’s Archiv fir Anat. und Physiol, 1857. con 2 tav, Il cap. Blutgewebe occupa solo 4 pag, (310-514) a cui si riferiscono le fig. 16, 17. dh proteiformi dell’ Astacus fluviatilis hanno un involucro ialino, entro cui sta un nucleo rotondo o ovale, circondato da gra- nuli rotondi. Queste cellule hanno forma variabile, con pseu- dopodi radianti, quando sono tolte dal corpo del crostaceo, ma nell’interno dei vasi o delle lacune sono fusiformi o arro- tondate, e, o mancano di processi, o ne hanno solo uno o due. Molti anni dopu il Pouchetl1) tornava sulla differenza tra le forme vive e le forme degenerate di cellule ameboidi nei crostacei, notando, a proposito del Palaemon, che solo nel sangue estratto dall’ organismo e che sta coagulando si tro- vano cellule con pseudopodìi e plasmodii, mentre le forme vi. venti non presentano nè pseudopodi, nè moto ameboide. Il lavoro più esteso e minuzioso che finora esista sulle cel- lule ameboidi dei crostacei, per quanto non privo di difetti, è quello del Frommann (©) relativo all’Astacus fluviatilis, con qualche cenno anche sull’Asellus aquaticus. In esso egli esa- mina e descrive con particolari minutissimi le variazioni che avvengono in tali cellule, dopo che son uscite dall'organismo, sia spontaneamente, sia coll’impiego di varii reagenti (acqua, colori d’anilina, alcool, picrocarmino, acido acetico e osmico, carbonato di soda, cloruro di sodio, nitrato di stricnina, ecc.) e le confronta con le variazioni simili che avvengono nelle cellule ameboidi di altri animali. Il Frommann però non | descrive tali cellule nella loro forma biologica, come cioè si trovano nell'organismo vivo, ma solo in goccie estratte, e anche da un tempo relativamente lungo (da qualche minuto a 12 ore), mentre, appena la goccia è sul portoggetti, le cellule mutano forma, dopo 25-30 minuti la goccia è coagu- lata e le cellule si devono considerare come morte. I fenomeni — descritti dal Frommann non sarebbero perciò dei Ledenser- (1) G. Pouchet. Sur Ze sang de crustacés. Journ. de l’Anat. e Physiol. Vol. XVIII, 1842, pag. 201. | (2) C. Frommann. Untersuchungen îiber Struktur, Lebensercheinungen und Reak- tionen thierischer und pflianzicher Zellen. Jen. Zeitschr. f. Naturw. Vol. XVII, N. F. X, Jena Fischer 1884, pag. 1-114 (Astacus) — pag. 116-118 (Asellus). = Tav, I* e II*. | 39 scheinungen, ma piuttosto fenomeni di regressione, di degene- razione, e taluni anche di necrosi. Il Metschnikoff (0) si occupò delle cellule ameboidi del sangue della Daphnia, non però dal lato morfologico, ma solo per ciò che si riferisce al fenomeno del fagocitismo e della È digestione intracellulare (introduzione e OPSEStIOIE della Mono- | spora bicuspidata). Lo scrivente pubblicò recentemente (1888) @) una serie di osservazioni ed esperienze sulla struttura e sui fenomeni bhio- logici delle cellule ameboidi del sangue del Carcinus maenas. Principale mio scopo era di determinare la differenza tra le forme vive e le forme uscite dall'organismo, le quali general- mente sono descritte a torto come forme normali (8), E trovai infatti una diversità notevole tra le cellule piriformi o fusi- formi che sole si trovano nell'organismo vivo, e quelle stel- late, dovute a una degenerazione, la quale termina con la formazione dei plasmodii. Studiai anche le variazioni di que- ste cellule in diversi ambienti e sotto diverse condizioni di vita dell'animale (disseccamento, variazioni di' temperatura, inalazione di ossigeno e d’acido carbonico, asfissia, putrefa- zione), trovando pure il modo di apprestarne dei preparati i durevoli. i Il Cuenot studiò invece la loro origine (9). Nell’Astfacus deriverebbero da una glandula linfoide posta sulla parete del ‘vaso arterioso delle branchie; nei cancri e nei paguri invece ee ne (1) E. Metschnikoff. Sprosspilz — Krankheit der Daphnien. Virchow’s Archiv, Vol. XCVI. (2) G. Cattaneo. Sulla struttura e sui fenomeni biologici delle cellule ameboidi del sangue nel Carcinus maenas (con una tav.) Atti Soc. it. di Sc. Nat. 1888. V. anche Zool. Anzeiger e Archives Italiennes de Biologie, dello stesso anno. (3) Le cellule ameboidi dell’ As/4cus disegnate da Huxley nel suo Crayfsh appartengono allo stato di degenerazione, e non corrispondono alle forme ‘vive. Impropriamente i moti d’espansione passiva della sarcode son chiamati ameboidi. Vogt e Yung, nel loro 7rasté d’ Anat. comp. pratique, a proposito di queste forme non dicono altro fuorchè esse sono: globules incolores doués de i mowvements ameboides. _ (4 L. Cuenot. Eludes sur le sang, son ròle et sa formation dans la série ani= male. 2° partie. Invertebrés. Arch. de Zool. exp. II° Ser. Vol. V, 1887. | È 36 la glandula sta tra il vaso arterioso e venoso. È una rete congiuntiva seminata di nuclei, che si circondano di fermento albuminoide in forma di granuli. Essi sono gli abbozzi degli amebociti. Il sangue refluo delle branchie attraversa la glan- dula, e porta in circolazione gii elementi maturi. Aracnidi e miriapodi. Nessun lavoro speciale mi fu dato trovare sugli amebociti di queste due classi; li credo quindi finora sconosciuti (1). Il Cuenot (op. cit.) descrisse la glandula linfoide dello scor- pione come un corpo allungato, posto al di sopra della catena nervosa; non descrisse però affatto le cellule ‘che ne derivano. Insetti. Il primo speciale lavoro apparso sulle cellule ame- boidi degli insetti è quello del Graber (1871) @). Egli notò cellule discoidali, elittiche, piriformi, talora anche fusiformi, nella massima parte dei casì sferiche od ovali, raramente stel- late. Quasi sempre le vide prive di pseudopodi, con nucleo non sempre chiaramente riscontrabile, con granulazioni di varia grossezza, e lenti movimenti del contorno. Dalle descrizioni e dalle figure si rileva ch'egli, per lo più, non osservò nè le forme naturali, nè gli ultimi stadii delle loro modificazioni spontanee (per esempio non si trova ricordata la forma di sin- cizio e plasmodio). Ciò dipende dal metodo artificioso dell’os- servazione. Estratto il sangue dall’animale, senza cautele per operare con prestezza prima che le cellule si deformino, egli non prende mai in esame le preparazioni naturali, ma aggiunge sempre alla goccia di sangue una goccia d’acido acetico 0 d'alcool o d'acqua ammoniacale; così le forme che, per la su- lita regressione hanno già ritirato i pseudopodi, vengono fis- sate o alterate dal reagente, e più non emettono le espansioni - (1) Nell’ultirao fascicolo (18°) del Zra:fé d’ Anat. comp. pratique di Vogt e Yung, sulle cellule ameboidi dei miriapodi si dice soltanto questo: Ze sang. renferme une grande quantité de globules blancs. (2) V. Graber. Veber die Blithòrperchen der Insekten. Sitzungsb. der math. naturw. Classe der Akad. d. Wissensch. Wien, 1871, Vol. LXIV. Un breve Lari voro di Landois (200. éb. das Blut der Insekten) riguarda solo i cristalli del | plasma (Zeitschr. f. wiss. Zool. Vol. XIV, p. 55-70). 37 | sarcodiche. Insomma il Graber non osservò, per lo più, che . il prîmo stadio della regressione, senza rendersi ragione del- l’effetto dei reagenti; onde la descrizione, per quanto minuta e accurata, è priva di significazione biologica. Il Magretti(V trovò in un liquido di secrezione del Meloe proscarabeus e del Meloe variegatus varie cellule così somi- glianti per la loro forma e per i loro fenomeni alle cellule ameboidi del sangue, che sono probabilmente da ritenersi come tali, uscite dalle zampe dell'insetto insieme al liquido di secrezione. Nel liquido verdognolo dei follicoli ventrali delle larve di Nematus trovò delle cellule che si presentano pure come le suddette, tanto alla schietta osservazione, come trat- . tandole con vari reagenti. | Il Wielowiesky distinse nel sangue degli insetti varie | sorta di cellule, con uno (Ape, Mellofago) o più nuclei (larve ‘ di mosca), contenenti gocciole adipose e concrezioni d’ acido | urico. Nel sangue d'una crisalide di 4 settimane di Dasychira pu- dibunda il Frommann (op. cit. pag. 149-151) osservò cellule | rotode o poligonali, con protoplasma finamente granuloso e — nucleo omogeneo. In una crisalide di 6 mesi di Dezlephila eu- i phorbiae trovò cellule simili alle precedenti, rotonde, ovali 0 irregolari, con protoplasma finamente granuloso, contenente i alcuni granuli gialli più rifrangenti e con nuzleo granuloso, ila cui membrana è formata dell’ unione di minuti corpuscoli. Non dice d’aver osservato pseudopodi; e anche queste osser- — vazioni, come quelle dello stesso autore sull’Astacus, sono fatte _su forme in via di regressione. è Anche negli insetti il Cuenot (op. cit.) osservò la glandula produttrice degli amebociti. Essa sta intorno al cuore e sui muscoli aliformi (strato cellulare del cuore di Leydig) for- mata di stroma connettivo, con lobuli; entro ad essa si tro- bi (1) P. Magretti. Esame microscopico del prodotto di secrezione particolare d’al- cuni meloidi. Ricerche microscopiche sui liquidi di secrezione e di circolazione delle larve d’ alcuni imenotteri tentredinidei. Bollett. Scient. 1881-82. 38 vano nuclei circondati da fine granulazioni di fermento, forme che rappresentano l’inizio delle cellule ameboidi. Questa glan- dula esiste sì nella larva che nell’adulto. RICERCHE SULLE CELLULE AMEBOIDI DEGLI ARTROPODI. a) Crostacei. I. Palaemon squilla. (Tav. Il. fig. 51-55). Forma naturale e modificazioni spontanee. Si ottiene facil- mente una goccia di sangue fresco per l’osservazione, inci- dendo un Pa/aemon vivo al terzo posteriore della lunghezza, senza ledere il sottile intestino, e raccogliendo all'istante la goccia che ne spiccia sul portoggetti. In tal regione predomi- nano le masse muscolari, e il sangue ne esce puro; mentre, ledendo l’intestino involto in uno strato di glandule digestive, si mescolano al sangue delle cellule di fermento o delle bolle adipose. Si possono facilmente osservare le cellule vive nelle lamine caudali trasparentissime degli individui giovani. Nella loro forma naturale, gli amebociti del Palaemon si presentano come cellule ovali, munite generalmente di uno o due pseudopodi apicali. Quelle munite di un solo pseudopodo, o unipolari, hanno un aspetto piriforme, quelle munite di due pseudopodi, o dipolari, un aspetto fusiforme (fig. 51-52). Ill corpo cellulare, privo di pseudopodi, ha un diametro oscillante da 10 a 12 micromillimetri. Gli pseudopodi sono espansiuni. della parte esterna della cellula, con cuì sono in continuità, e possono essere ritirati e di nuovo emessi. Queste cellule contengono quasi sempre delle granulazioni rifrangenti, o densamente stipate fra loro (fig. 52), o sparse qua e là in piccol numero (fig. 51), onde si possono distin= guere delle cellule zalzre e delle cellule granulose. Le cellule ialine sono di solito più piccole delle granulose. 39 Come è provato dal loro modo di comportarsi nella casuale rotazione delle cellule entro il loro plasma, e dai fenomeni di regressione che vedremo in seguito, queste granulazioni non sono disposte in un denso ammasso, ma in uno strato che sta | immediatamente al di sotto della parte ectoplasmatica e che ricopre l’endoplasma. | Certo lo strato da cui emanano i pseudopodi è esterno allo strato dei granuli, perchè tali espansioni periferiche non con- tengono mai granulazioni rifrangenti, ma sono perfettamente ialine. Talora anzi è dato vedere distintamente una zona ialina che circonda completamente lo strato dei granuli, e si espande ai due apici in due pseudopodi (fig. 93); talora tale zona non è chiaramente visibile, in causa della sua sottigliezza e con- trattilità, ma i rapporti di continuità tra i pseudopodi e il margine cellulare provano la sua esistenza. Nella parte centrale della cellula sta un nucleo rotondo o ovale a contorni granulosi, e contenente dai granuli scuri, oc- cupanti uno spazio nucleolare. Il nucleo si vede chiaramente solo nelle cellule ialine; nelle granulose è coperto dallo strato dei granuli, e per renderlo visibile bisogna asportare o scio- | gliere i granuli coll’acido acetico. La parte interna della cel- lula, entro cui sta il nucleo, è occupata da un' ammasso di sarcode ialina, che può fuoruscire sotto forma di lobi o bolle, e essere posta in evidenza nella sua integrità, asportando con varii reagenti gli strati esteriori. Le cellule ameboidi del Palaemon non conservano le forme indicate che per 10-15 minuti secondi, dopo l’uscita del sangue dal corpo dell'animale; in seguito mutano forma e, mentre si inizia la coagulazione del sangue, subiscono varie fasi di re- | gressione. Primo stadio: Ritiro dei pseudopodi. Poco dopo la loro uscita dal corpo, le cellule ritirano lentamente i loro pseudo- | podi apicali e appaiono ovali o rotonde (fig. 53). Secondo stadio: Uscita di espansioni sarcodiche. Su varii punti del contorno della cellula così contratta appaiono delle | piccole espansioni sarcodiche, sotto forma di bolle o zaffi ia- ra 40 lini assai chiari, non continui col margine cellulare, il quale è tuttavia integro. Ciò li dimostra di natura diversa dai pseu- dopodi veri, i quali sono continui col margine cellulare e pos- sono essere retratti. Le espansioni sarcodiche sembrano invece provenire dall'interno, e una volta uscite non vengono più ri- tirate. Terzo stadio: Fusione basale delle espansioni sarcodiche, e formazione di un’ aureola talina. Le espansioni sarcodiche vanno sempre più estendendosi in larghezza e lunghezza, tan- tochè si fondono fra loro alla base, intorno -al margine cellu- lare, formando una zona continua intorno al corpo cellulare, o di forma stellata (fig. 55), o a lobi e zafti (fig. 54). Quarto stadio: Formazione det sincizi e plasmodit. Le espansioni sarcodiche delle cellule vicine, giunte al contatto, si fondono fra di loro, dando origine a sincizii di 5-6-7 cel- lule. Allargandosi continuamente le masse sarcodiche, si ha la forma di plasmodio, che include i corpi cellulari (ved. fig. 73 e 95, che si riferiscono rispettivamente allo scorpione e al. l’ Hydrophilus). Questo è l’ultimo stadio di regressione a cui si giunge entro cinque minuti primi. Dopo di ciò avviene la coagulazione, e le cellule si possono considerare come morte. Le cellule ameboidi del Carcinus maenas presentano feno- Ri meni affatto simili a quelle del Palaemon, e mi dispenso dal descriverle avendone già dato diffuso rapporto in un mio pre- cedente lavoro (1). Sì pel Carcinus che pel Palaemon non posso accordarmi col Frommann, per quanto egli riferisce a pro- posito dell’Astacus fluviatilis (op. cit.). La massima parte delle forme da lui osservate, e ritenute come normali (con espansioni sarcodiche aghiformi o lobose, e per lo più con una completa zona ialina stellata), appar- tengono al secondo e al terzo stadio della degenerazione; solo per incidenza egli notò che « oltre le descritte forme, si tro- (1) G. Cattaneo. Sulla slrult. e sui fen. biol. delle cellule ameboidi del Car- cinus maenas Atti Soc. It. di Se. Nat. 1888. hA vano nel sangue dei crostacei anche delle rare cellule ovali o fusiformi », mentre queste appunto, anche nell’ Aslacus, sono le sole normali dell'organismo vivo. Tale risultato era inevi- tabile, non avendo il Fronmann osservate le cellule nell’or- ganismo o appena tolte, ma dopo qualche tempo, cosicchè solo per caso alcune rimasero intatte. Nè avendo osservato i succes- sivi mutamenti che conducono all’uscita delle espansioni sar- codiche, alla loro fusione basale e alla formazione della zona lalina, egli considera questa zona come un daloplasma, mentre è costituita da sarcode o paraplasma, dando inoltre alla pa- rola ialoplasma un senso diverso da quello attribuitogli da Hanstein. Per Frommann il ialoplasma non è il reticolo contrattile, formante l’impalcatura della cellula; ma è la zona ialina esterna. Dà insomma a tal parola un puro significato . topografico e descrittivo, rendendolo sinonimo dell’ectoplasma, mentre la zona ialina, sebbene esterna, non è d’origine ecto- plasmatica, ma endoplasmatica. Nelle mie osservazioni sul Carcinus io avevo già rilevato nettamente questa differenza tra la forma viva e le forme re- gresse, disegnando ì pseudopodi veri come continui col con- torno cellulare, e le bolle sarcodiche invece come non con- tinue con esso, quasi emananti dall’interno; ma, avendo fatto le mie osservazioni su una sola specie, mi limitai a descri- vere ciò che avevo visto, senza formulare una definitiva opi- nione sul significato delle espansioni sarcodiche o pseudo- podi secondarii, che sarebbe stata in perfetta contraddizione con l'opinione del Frommann.‘Ma ora, dopo avere osser- vato le cellule ameboidi di molte specie (tra molluschi e ar- tropedi), non esito a ritenere erroneo il modo di considerare del Frommann, facendomi anche una netta idea delle cause di errore. S'egli avesse viste le forme vive e le loro succes- sìve deformazioni, avrebbe visto anche la differenza tra i pseudopodi primarii e secondarii, e la derivazione endoplasma- tica della zona ialina, e avrebbe considerati questi fenomeni Quali essi sono realmente, cioè non già fenomeni vitali, ma di diffluenza, simili a quelli che avvengono negli infusorii e 42 nelle ‘amebe libere, a cui vengano alterate di condizioni di esistenza (1). Modificazioni artificiali. Aggiungendo a una goccia di sangue di Palaemon una goccia d’acqua distillata, le cellule ritirano rapidamente i pseudopodi, si avvolgono a palla, e a poco a poco si gonfiano, quasichè assorbissero acqua. Lo strato esterno va facendosi sempre più diafano, come se si disciogliesse; poco dopo anche i granuli rifrangenti abbandonano il corpo cellu- lare e rimane solo una bolla sarcodica ialina, la quale co- stituisce quindi la parte interna o endoplasmatica della cel. lula. Entro di essa si vede il nucleo, assai più chiaro che nella cellula viva, in cui lo strato esterno alquanto scuro e lo strato dei granuli lo rendono meno distinto. Aggiungendo altr'acqua, la bolla sarcodica diventa sempre più grossa e li- quida, e il nucleo fuoresce. A primo aspetto si direbbe che l’acqua operi un ristringimento del nucleo, apparendo esso più grande nella cellula viva, che nella bolla sarcodica; ma le misure micrometriche dimostrano che ciò deriva da un effetto di confronto. Dilatandosi la bolla sarcodica, il nucleo sembra impicciolirsi. Invece tanto nell'interno della bolla, come uscito da essa, il nucleo si mantiene inalterato anche con l’aggiunta di acqua, dimostrando con ciò la sua stabile tessitura. I fatti ora accennati danno probabilmente la spiegazione di un’altra opinione del Frommann, con la quale pure non mi posso accordare. Egli direbbe che le cellule, quando comin. ciano a mandare i « pseudopodi » (intende i pseudopodi se- condarii, o espansioni sarcodiche) non hanno un nucleo, ma un ampio « abbozzo nucleare » (Kernanlage), e che il nucleo s?7 (1) La necessità di distinguere fra forme naturali e alterate, che io qui ri» mai chiamo a proposito delle cellule ameboidi, fu già posta in evidenza anche per altri elementi istologici. Fin dal 1879 il prof. Trinchese scriveva (loc. cit.) : « Nelle cellule epiteliali, e forse in tutti gli elementi anatomici degli ani- mali, il protoplasma, nella forma comunemente descritta, non esiste allo stato | vivente. Ciò che ordinariamente si chiama protoplasma è il risultato di pro- fonde alterazioni di struttura avvenute post mortem ». 43 forma in seguito, durante la protrusione dei pseudopodi, «come ùn ristringimento del Kernan/age. Ora ciò equivarrebbe a dire che il nucleo, organo riproduttivo delle cellule vive (nelle quali lo trovai più volte in divisione) non esiste com- \pleto in esse, ma sî forma quale fenomeno di degenerazione. Tale concetto, per me inammissibile, sarebbe ricavato dal fatto che nelle cellule all’inizio della regressione il nucleo appar più grande e confuso, e in istadii più avanzati più chiaro e piccolo. Ma in realtà il nucleo non ha mutamenti sensibili; essi sono solo apparenti, e derivano dalla maggiore opacità degli strati esterni nell’un caso, e dall’accrescersi del diametro e della ‘trasparenza cellulare nell’altro. b) Aracnidi. II. Tegenaria domestica. (Tav. Il, fig. 56-62). Incidendo lateralmente il cefalotorace d’una grossa Tege- | maria sì ottiene una goccia di sangue sufficiente per una pre- | parazione e abbastanza puro. Non consiglio d’incider l'addome, poichè allora il sangue esce commisto a gran numero di cel- . lule di fermento delle glandule digestive, e ciò può indurre in | errore, somigliando ‘alquanto quelle cellule alle ameboidi. Gli amebociti della Tegenaria hanno per lo più un corpo cellulare fotondo e un solo e breve pseudopodo ottuso (fig. 56), onde sono unipolari o piriformi. Il diametro del corpo cellu- . lare varia fra 8 e 12 micromilletri. Per la maggior parte sono . fittamente granulose (fig. 57) (con granuli grossi splendenti, | numerosi, ma ben distinti, e non a contatto fra loro) e in esse, allo stato naturale, non si vede il nucleo; però ve n’ha di laline o con pochi granuli (fig. 56), e in esse si vede chia- ramente un nucleo rotondo con granuli scuri. Parecchie pre- “sentano anche, vicino al nucleo, un grosso vacuolo roseo (fig. 98), che può allargarsi e ristringersi. » ha . Appena le cellule sono uscite dal corpo dell'animale, riti- rano il pseudopodo e si fanno rotonde (fig. 57, 58), indi comin- ciano ad emettere delle espansioni sarcodiche chiare, lobose o acute (fig. 59). Si formano piccoli sincizii di 4-5 cellule. L'acido acetico al 2 per 100 discioglie lo strato esterno e lo strato dei granuli, e, rendendo trasparente il corpo cellu- lare, fa sì che il nucleo resta chiaramente visibile, insieme ai vacuoli (tig. 60, in cui si notano due piccoli vacuoli). L'acqua gonfia le cellule, distrugge lo strato esterno, e allora dalla bolla sarcudica endoplasmatica, che .si fa sempre più grande e liquida, fuorescono il nucleo e i granuli (fig. 61-62). L’eosina tinge specialmente la bolla sarcodica interna e le appendici ialine; la safranina rende più evidente il nucleo, che talvolta vedesi in divisione. Per fissare nella loro forma naturale le cellule ameboidi appena uscite serve ottimamente l'acido osmico all’1 per 100. | III. Amaurobius ferox. (Tav. Il, fig. 63-64). Gli amebociti dell’Amaurobius somigliano assai a quelli della Tegenaria. Appena usciti sono piriformi (fig. 63) o ovali, e per lo più molto granulosi. Indi ritirano il breve pseudopodo, si arrotondano, emettono espansioni sarcodiche, per lo più brevi e digitate, le quali, fondendosi alla base, formano, intorno al rotondo corpo cellulare, un’ aureola ialina (fig. 64). Le modificazioni artificiali sono come nella Tegenaria. Nel complesso, gli amebociti dei ragni (finora non cono- sciuti) si comportano come quelli dei crostacei, solo sembrano avere una costituzione più compatta, essendo più poveri di paraplasma o sarcode, e meno proclivi ad emettere pseudopodi e appendici ialine. IV. Scorpio surecacus. (Tam. Il. fig 3-73). | Tagliando i palpi mascellari sì ha una goccia dì sangue puro per l'osservazione. Anche tagliando il postaddome sì può avere i u a goccia sufficiente di sangue; non conviene ìnvece incìdere il preaddome, perchè sì mescolano al sancue le cellule peptiche e le bolle oleose delle glandule digestive. Neglì scorpioncìini giovanì, per la sottigliezza e trasparenza del tegumento sù possono vedere benissime, a mediocre insrandimento . le cel ameboiîdì rire în cìrcolazìione, specìalmente nel postad- i e e nelle zampe. k N sangue în circolazione e appena uscito contiene delle 1 ameboìdì piriformì (fe. 66) è fasîiformì (îz. ©) cieè a uno e due pseudopodì apicali. Giammaì sì osserva un ma Rîiore numero dì pseudopodì Alcune delle cellule, e specìal ente le più piccole (corpo cellulare a 10 Xx IZ} sono quasì ali 3 altre, cioè le più grosse (corpo cellulare a 1È Xx 1%) con- moltì granulì (îg. 67) gressì e splendenti. Melti gra lì consimili, del diametro dì 2 micremillimetrì, Sl trovano SE e sie cpr ee AA ì selo nello scorpione. Ae TE TIA mì e sì fanno retoade. In nes de @p'aa e sa àl grande nuelso (@ 10 x Ti contenente fue granala- ì nella regione nucleolare, e con margiuì ènterretîtà cè ato dallo strato dei granuli rifranzenti (iametro della disegnata, a lt x 15) ln nr compaîono le espansioni sarcodìche, e agàifttermì (®g. GI) che, fendeadesì alla base, danno cerigine alla a îalîma (îg. 70): e le cellale ricìne reagene comprese I plasmodìo che si forma per la fuesîene delle espansioni rcodiche. La fig. 73 rappreseatà um plasmedìe dì otte cel È eva ventì ìl diametro dì 2 x Na — cea nuelee è 20 a PA va n AT 7? ® LI Pi dà e PORRO EI sl PA n: PIENE e | 16 X 14 &), con molti granuli rifrangenti sparsi nel plasma. Il paraplasma è assai più scarso che nei crostacei, onde i pla- smodii son ristretti, poco espansibili, con contorni attondati, e qua e là con qualche breve punta. Una goccia d'acido acetico al 3 per 100 allarga e schiarisce il corpo cellulare (che vien ad avere fin 25 & di diametro), fa scoppiare o fuoruscire alcuni dei granuli rifrangenti, e per. la trasparenza degli strati esteriori, rende chiaramente visi- bile il nucleo per lo più ovale, contenente grossi granuli scuri (fig. 71). Vidi parecchi nuclei in divisione (forma cariocinetica) (fig. 72). L’acqua produce il solito effetto di rigonfiare e arrotondare la cellula. Il paraplasma la assorbe lentamente e si fa più liquido. Lo strato esterno si scioglie e scompare, i granuli fuorescono, e rimane la solita bolla ialina endoplastica, inclu- dente il nucleo. Il metilvioletto colora intensamente i nuclei (compresi quelli ip divisione), ma non colora i granuli rifrangenti. L'acido osmico fissa abbastanza bene le cellule appena estratte dal corpo dell'animale, tendendo però a raccorciare i pseudopodi. Il mezzo migliore per ottenere una buona fissazione degli ele- menti nella loro forma naturale è di predisporre sul portoggetti una goccia di soluzione d'acido osmico all’1 per 100, e immer- gervi direttamente i palpi mascellari o il postaddome dello © scorpione, di cui si sia appena operato il taglio. c) Miriapodi. V. Glomeris marginata. (Tav. Il, fig. 74-81). L'osservazione delle cellule ameboidi dei miriapodi è assai difficile, e ciò forse spiega la completa mancanza di studi sull’argomento. Tagliando un Julus o una Scutigera non ne — esce, come negli aracnidi, la goccia di liquido cavitario, atta a formare la preparazione. ‘ 4 L’unico modo per ottenerne delle cellule ameboidi è di dila- cerarli entro una soluzione allungata d’acido osmico. Allora nel liquido si trovano delle cellule ameboidi, fissate, di forma rotonda, del diametro di 10-12 micromillimetri, con granula- zioni rifrangenti, e nucleo rotondo (fig. 82). Non è certo però che queste siano le forme naturali. Meglio si ottiene invece il sangue dal Glomeris. Tagliando in due l'animale, ne esce una piccola goccia d’un liquido gial- liecio, con cui si può apprestare una preparazione. Appena uscite, le cellule ameboidi dei glomeridi si presentano assai diverse da quelle che abbiamo dianzi osservato nei crostacei e negli aracnidi. Il corpo cellulare non è sferico, ma appiat- tito, discoide. Possono avere uno o due pseudopodi, assai brevi ed ottusi (fig. 76, 77) o anche esserne privi (fig. 78). Molti anche sono emisferici, o foggiati a callotta, a lente convesso- concava (fig. 74, 75), senza pseudopodi. Non trovai questa forma che nei miriapodi. Se la loro forma è diversa, la loro costituzione però è simile a quella delle cellule ameboidi degli altri artropodi. Presen- tano granulazioni rifrangenti più o meno numerose e nucleo rotondo o ovale, talora in divisione (fig. 78). Aggiungendo alla goccia di sangue una goccia d’acqua, le cellule si rigonfiano e notasi il curioso fenomeno del mutamento di figura delle cellule concavo-convesse. Infatti, quasichè esse fossero cellule tondeggianti avvizzite per scarsità di enchilema, e quindi con una delle pareti rientrante, in seguito all’assorbimento d'acqua la parete concava s'avanza all’infuori, e si fa essa pure con- vessa. Ignoro se questa sia una disposizione comune nei miria- podi, 0 se non si colleghi col fatto del letargo invernale; poi- chè i Glomeris furono tolti di sotterra in una fredda gior- nata d'inverno ed erano ravvolti a palla e molti insensibili, come di solito in tale stagione. Forse questo periodo in cui ha sosta il processo nutritivo induce una riduzione nell’enchi- lema delle cellule (sostanza che ha parte diretta nei fenomeni nutritivi), e quindi ne viene l’avvizzimento della cellula. Gli amebociti dei miriapodi conservano la loro forma natu- 48 rale un po’ più a lungo che quelle dei crostacei e degli arac- nidi (da 1 a 5 minuti primi), poi cominciano ad emettere delle piccole bolle sarcodiche attondate (fig. 79), che si dilatano (fig. 80), o sì allungano in espansioni digitiformi (fig. 81). Non vidi mai in esse le caratteristiche espansioni acute, pur così comuni nel periodo di degenerazione delle cellule ameboidi dei molluschi e degli altri artropodi. Ciò dipende verosimilmente dal minor grado di liquidità del loro enchilema, in confronto a quello delle forme indicate. In corrispondenza con ciò stanno gli scarsi fenomeni aggre- gativi. Essendo l’ enchilema poco diffusibile, si formano rari sincizii e di poche cellule (2-3), e la zona ialina, o plasmodio che le collega, è sempre scarsa, laminare, ristretta al contorno cellulare, e senza prolungamenti aghiformi. d) Insetti. Dopo il minuzioso lavoro del Graber potrebbe parer su- pertlua un'ulteriore descrizione degli amebociti degli insetti. Eppure essa è indispensabile per fare varie rettifiche. Il lavoro del Graber prova come poco valga per condurci alla verità l’ esattezza puramente estrinseca della descrizione, quando non preceda un giusto concetto delle cose che si osservano: il quale può formarsi solo coll’analizzarle in tutte le loro parti, e col seguirne ì successivi mutamenti. Come ho detto nei Cenni storici, il Graber non curò di 0s- servare le cellule ameboidi appena tolte dal corpo dell’insetto, e perciò ben raramente vide le forme vive. Tuttavia avrebbe po- tuto vedere i loro varii stadii di regressione fino alla forma di plasmodio. Ma anche questi gli sfuggirono, avendo egli adottato il sistema di non fare le osservazioni se non col mezzo di rea- genti (etere, acido acetico, alcool, acqua distillata, acqua di calce, acqua ammoniacale, glicerina, ecc.), introdotti nella pre- parazione tostochè essa era allestita. Così le cellule venivano tosto fissate o alterate, e non seguivano Je ulteriori modifica- zioni. Dal testo e dalle figure si rileva che di alcune specie 49 descrive una forma poco dissimile dalla vivente (fig. I. d, c, d, f, dello Stenobothrus dorsatus e fig. 4, Db dello stesso; fig. 10, a —. dell’Ephippigera vitium, fig. 18 Db, c, d dell’Asylus, ecc.), di altre descrive forme in primo stadio di regressione, e solo nella Saturnia pyri (fig. 24) giunge a distinguere il 2° e 3° stadio di regressione, caratterizzato dall’uscita delle espansioni sar- codiche. Le forme trattate con acido acetico e alcole riuscirono per lo più attondate, essendo state fissate nel 1° stadio della regressione. i Quanto allo straordinario numero di forme globulari a grandi dimensioni, con nucleo talora fuoruscito, è facile darsene spie- gazione, pensando al largo uso dei reagenti a base di acqua che gonfia e attonda le cellule (fig. 8, 10, 15, 16). E tutte queste egli dà, promiscuamente, come vari tipi di cellule na- turali, considerando anzi le attondate (dovute all’azione del- l’acqua) come le più comuni forme ameboidi, e le fusate come le più rare, mentre sono le forme naturali comuni. Press’a poco le stesse cose dobbiamo dire delle osservazioni di Frommann sulla Deilephila e Dasychira. VI, Larva di Libellula vulgata. (Tav. II, fig. 83-85). Un’incisione fatta in qualunque punto del corpo dà copioso _ materiale d’osservazione. Il miglior modo però per aver sangue non inquinato da cellule glandulari è di spiccare la testa del- l’animale con piccole forbici, e far cadere dal tronco una goccia di sangue sul portoggetti. Il primo fenomeno che colpisce l’occhio dell'osservatore è la straordinaria quantità di cellule ameboidi, che in ogni campo sono circa in numero ériplo di quello che posseggono gli in- setti perfetti; siccome le cellule ameboidi hanno parte impor- tante nel processi plastici e nutritivi, ciò è evidentemente in relazione con lo sviluppo maggiore delle funzioni nutritive nella larva che nell’insetto perfetto. STRIP SIT, MUCCA SI CORE SOATIONOS NANI IRONIA pa 2), 3 = ve VIA e Pale 50 Appena usciti dal corpo, gli amebociti delle larve di Libel- lula sono per la massima parte bipolari o fusiformi (fig. 83); pochi se ne trovano unipolari o piriformi (1). Alcuni sono più, altri meno granulosi, e i granuli sono sempre più piccoli e stipati che quelli dei crostacei, aracnidi e miriapodi. Il dia- metro del corpo cellulare è circa 15-20 micromillimetri.. Dopo 15 secondi ritirano i pseudopodi, si arrotondano, e seguono i soliti stadi di degenerazione: emissione di appendici sarcodiché aghiformi, loro fusione basale, formazione d’ un’ aureola ialina, di sincizii e di plasmodii. L’acqua e l’acido, acetico, al solito, arrotondano le cellule, le chiarificano sciogliendone gli strati superficiali e rendono più evidente il nucleo, che si colora intensamente col carmino e col metilvioletto (fig. 85). RE, VII. Oedipoda stridula, Calliphora vomitoria, Blaps mortisaga, Dytiscus marginalis, Hydrophilus piceus. (Tav. Il, fig. 86-96). Riunisco in un sol gruppo questi insetti, perchè la forma e i fenomeni delle loro cellule ameboidi si assomigliano assai, e, per non fare inutili ripetizioni, mi basterà far cenno delle loro poche differenze. Noterò anzitutto che in tutti i detti insetti il sangue è un liquido limpido di colore gialliccio; solo nel Blaps lo trovai intensamente colorato in rosso purpureo. Per ottenerlo puro non devesi fare alcuna incisione nel corpo, con che vi si mescolerebbero facilmente delle cellule peptiche; ma basta staccare un’ala o un’elitre; allora nel punto lacerato ap- pare una goccia limpidissima che si può tosto raccogliere. In parecchi insetti si possono osservare le cellule vive del sangue, (1) Nelle molte preparazioni che osservai non trovai che une sole cellula con fre pseudopodi (fig. 84). Non ne rinvenni altre di simili nelle larve, e 70% ne trovai affatto negli insetti perfetti, in cui non viene mai superato il nu-. mero di due pseudopodi. 54 sottoponendo al microscopio (a mediocre ingrandimento) le ali membranose. Forma naturale. La massima parte delle cellule ameboidi che sì trovano nel sangue degli insetti, appena uscito dal corpo, pos- ‘ siede due pseudopodi apicali (forma bipolare o fusata) (fig. 83). Più rare sono le cellule piriformi o ad un sole pseudopodo, nè mancano cellule in cui uno dei due pseudopodi sia in parte re- tratto e l’altro assai allungato (fig. 92). Contengono un nucleo « rotondo e un numero più o meno grande di granulazioni, più . piccole e meno rifrangenti di quelle dei crostacei, degli arac- nidi, dei miriapodi. Alcune cellule del Blaps presentavano en- trambi i pseudopodi arcuati (fig. 90); nelle cellule fusate del- l’Hydrophilus si vede poi manifestamente la distinzione tra l’ectopiasma ialino, a cui appartengono i pseudopodi, e l’en- doplasma granuloso (fig. 93). Trovai nell’Oedipoda cellule aventi un corpo largo da 8-10 &, mentre la lunghezza massima tra le estremità dei due pseudopodi sale a 35-40 &. Alcune del- l’Hydrophilus sono lunghe fino 52 gp. Modificazioni spontanee. Uscite dal corpo dell'animale, le cel- lule ritirano i pseudopodi, ma più lentamente che nei crostacei . (entro cinque o dieci minuti primi) e si fanno ovali, poi ro- tonde (I° stadio di regressione). Si hanno ‘allora delle forme globulari aventi un diametro di 10-12-15 e fin 20 p. Indi sul margine cellulare cominciano ad apparire delle espansioni sar- codiche acute o lobose, che vanno sempre più allungandosi e dilatandosi (II° stadio di regressione) (fig. 94). Queste espan- sioni si fondono alla base, formando intorno al margine cel- lulare un'aureola ialina con protrusioni acute (fig. 86). In al- cuni casi queste appendici acute sono assai sottili, numerose e regolarmente disposte in senso radiale, come osservai nel sangue del Blaps (fig. 91) (III° stadio di regressione). Fonden- dosi tra di loro le espansioni sarcodiche delle cellule vicine, ha luogo la formazione dei sincizii (fig. 96) e dei plasmodii, i quali possono contenere talvolta numerose cellule (fig. 95). Modificazioni artificiali. Le modificazioni artificiali che si possono provocare nelle cellule ameboidi degli insetti con l’uso 52 di varii reagenti sono tanto simili a quelle che già osservammo nei crostacei e negli aracnidi, che basterà solo accennarle, evitando pur qui le ripetizioni. L'acqua arrotonda e rigonfia le cellule disciogliendo la parte corticale o disperdendo i gra- nuli, e rimane allora una bolla ialina, che va sempre aumen- tando di diametro e diventando più liquida, talchè il nucleo che essa conteneva ne esce. L'acido acetico al 3 per 100 ha azione fissatrice sulle cellule appena estratte dal corpo e azione chiarificante sulle cellule già degenerate. Il carmino tinge in- tensamente i nuclei, l’eosina viene assorbita dalle bolle enchi- lematiche e dalle espansioni sarcodiche. Il mezzo più sicuro per avere delle forme fissate è di aggiun- gere ad una goccia di sangue appena uscito dal corpo una goccia d’acido osmico all’ 1 per 100. Casualmente trovai un. altro modo (biologico) di fissazione. Tenendo per i miei studi un grosso Amaurobius ferox in un tubetto di vetro, vi intro- dussi una Calliphora, la quale venne immediatamente punta dal ragno e, dopo tre o quattro minuti, perdette i movimenti. Toltala allora del tubetto, ne osservai il sangue, e trovai tutte le cellule ameboidi ottimamente fissate (fig. 38-89) nella loro forma naturale, nè per quanto lasciassi a sè la preparazione esse subirono le solite modificazioni spontanee delle forme non fissate. Così, oltre che un metodo di fissazione, il quale in qualche caso può tornare utile, avrei trovato che l’avvelena- mento prodotto dai ragni non ha solo, per gli insetti, una azione deprimente sui centri nervosi, ma anche un'azione coagulante sugli elementi del sangue. Morfologia delle cellule ameboidi degli artropodi. Come dissi a proposito delle cellule ameboibi dei molluschi (1), torna difficile il precisare l’intima costituzione di questi ele- ()) Per quanto riguarda la nomenclatura e la bibliografia citologica su cui mi sono basato, rimando al precedente capitolo sulla Morfologia delle cellule ameboidi dei molluschi. - 53 menti, sia per le continue variazioni che si succedono nelle idee e nelle nomenclature citologiche, sia perchè tali studi fu- rono istituiti specialmente sulle cellule dei tessuti animali e vegetali, e, tra i protozoi, solo sugli infusorii. Invece non esi- stono ‘ancora studii speciali sull’intima struttura delle amebe e delle cellule ameboidi, nè possiamo basarci su quanto scrisse Heitzmann, fin dal 1873, a proposito degli amebociti del- l’Astacus e delle amebe libere, perchè i concetti sulla strut- tura del reticolo cellulare si sono molto modificati da allora in poi. Inoltre gli amebociti sono elementi di così piccole di- mensioni e di compagine così delicata, che si prestano assai meno delle amebe libere e degli infusorii alle osservazioni particolareggiate. Tenterò in seguito di dilucidare anche tali questioni. Tuttavia dalle osservazioni raccolte nelle precedenti pagine si ricava che le cellule ameboidi degli artropodi sono fonda- mentalmente costituite allo stesso modo delle cellule ameboidi dei molluschi, sebbene vi siano delle variazioni e dei differen- ziamenti in alcuni particolari. Anch’esse constano di due di- verse sostanze protoplasmatiche: un taloplasma contrattile che forma l’impalcatura della cellula e a cui si devono le modi. ficazioni della sua figura e l'espansione dei pseudopodi, e un paraplama (enchilema o sarcode) semiliquido, non contrattile, che sta tra le maglie del ialoplasma, e può uscirne sotto forma di bolle, di lobi o di zaffi ialini. Siccome poi l’azione di alcuni reagenti, e specialmente dell’acqua e dell'acido acetico, ci in- dica che il ialoplasma sta specialmente nella parte esterna della cellula, mentre la parte interna è prevalentemente costituita da una bolla sarcodica contenente il nucleo, possiamo anche delimitare topograficamente due regioni, un ectoplasma e un endoplasma, i quali, sono ora più, ora meno chiaramente vi- sibili. Anche negli artropodi, come nei molluschi, le forme vive di cellule ameboidi differiscono assai dalle forme solitamente descritte dagli autori come normali; queste invece son dovute a un fenomeno di regressione spontanea, che avviene dopo che 5% il sangue è uscito dal corpo dell’ animale. Le cellule ameboidi degli artropodi presentano costantemente un fatto che comincia ad accennarsi nei molluschi: cioè la localizzazione dei pseu- dopodi. Mentre gli amebociti dei molluschi possono avere fino 6-7 pseudopodi variamente distribuiti sul corpo cellulare, gli amebociti degli artropodi ne hanno talora uno, talora due, e. non mai più di due. Essi sono localizzati ai due apici del corpo cellulare ovale, e possono essere ritirati e di nuovo emessi, talchè ciascuna cellula può prendere successivamente la figura bipolare (fusata) o unipolare (piriforme), che sono le solite sotto cui si presentano gli amebociti degli artropodi allo stato naturale. I soli miriapodi (G/omeris) presentano delle forme aberranti. Questi pseudopodi sono continui col margine cellulare, onde, come quelli delle amebe libere, si appalesano quali espansioni dell’ ectoplasma. Son quindi ben altra cosa dalle espansioni sarcodiche o pseudopudi secondarii. Inoltre negli artropodi essi sono più corti e grossi che nei molluschi e non sono maî ramificati o bifidi. Nella figura d’insieme, le cellule ameboidi degli artropodi ricordano l’Amoebda infilata, che generalmente ha appunto solo uno o due pseudopodi api- cali e il corpo cellulare rigonfio. Anche negli artropodi 2 granuli rifrangenti (disposti in uno strato tra l’ectoplasma e l’endoplasma) sono considerati come granuli di fermento, trasformanti in peptoni inassimilabili in peptoni assimilabili e si presentano come elementi assai stabili e resistenti. Ancor più stabile e resistente è la compagine del nucleo, che si può, coi descritti processi, trasportare intatto fuori dalla cellula e osservare isolato. I frequenti casi di du- plicità nucleare indicano che anche queste cellule si moltipli- cano per divisione. È caratteristica degli amebociti la bolla sarcodica, che oc- cupa prevalentemente la regione endoplasmatica, e che si può isolare coi metodi indicati. Dalla sua costituzione semiliquida, dall’ attitudine ch’essa ha ad assorbire l’acqua e il plasma sanguigno, derivano in gran parte i fenomeni di regressione, fin qui scambiati coi fenomeni vitali, mentre invece non hanno 55 mai luogo nell'organismo vivo e sano. Poco dopo che le cel- lule sono uscite dall’ organismo, l’ ectoplasma si contrae e si ritirano i pseudopodi. Questa contrazione cellulare fa uscire. la sarcode dalle maglie del ialoplasma, e estendendosi tali espansioni ialine in lunghezza e larghezza e tra loro fonden- dosi, ne avviene la formazione delle aureole ialine, dei sincizii e dei plasmodii. Questi fenomeni di regressione ricordano i fenomeni di di/iuenza presentati dalle amebe libere e dagli infusorii, posti in condizioni anormali. La giusta significazione morfologica di queste varie forme e la distinzione tra la forma naturale e le forme regresse non sì può ricavare che dalla continuata osservazione delle suc- cessive modificazioni che queste cellule subiscono dall’istante in cui escono dall'organismo a quello in cui avviene la coa- gulazione del sangue. Osservando solo alcune fasi staccate di. queste trasformazioni si cade facilmente in errore. Ma se fu abbastanza facile stabilire in tal modo i tratti morfologici ge- nerali delle cellule ameboidi, molto resta ancora a fare per chiarire il loro significato fisiologico. Io ho iniziato anche tale studio con le esperienze già pubblicate sui carcini; e mi auguro di poterle continuare in seguito sulle varie forme di molluschi e artropodi, delle cui cellule umeboidi ho qui trat- | teggiato la morfologia. Laboratorio d’ Anatomia comparata della R. Università di Pavia. SPIEGAZIONE DELLE FIGURE. Tavola II? ia Cellule ameboidi del sangue degli artropodi, allo stato naturale e nelle loro modificazioni spontanee o artificiali. a) Crostacei. Fig. 51-55. Cellule ameboidi del Palaemon squilla, pe i, Cellula ialina unipolare (piriforme) nello stato naturale. » 52. Cellula granulosa bipolare (fusiforme) nello stato naturale. » 093. Primo stadio di regressione: ritiro dei pseudopodi. » 54-59. Secondo e terzo stadio di regressione ! espansioni sarcodiche. 56 3) Aracnidi. Fig. 56-62. Cellule amebotdi della Tegenaria domestica. d 04 » » 56. 97. 08. 59. 60. 61. 62. 63-64. 65-73. ig. 83-85. Cellula ialina unipolare nello stato naturale. Primo stadio di regressione: ritiro dei pseudopodi. Forma in primo stadio di regressione, con un grosso vacuolo (roseo). AUT Secondo stadio di regressione : uscita delle espansioni sarcodiche lobose o aghiformi. Cellula trattata con acido acetico, con due piccoli vacuoli. Cellula trattata con acqua. Cellula trattata con acqua; la parte esterna è sparita, son fuor- usciti il nucleo e i granuli rifrangenti e resta solo la bolla sar- codica endoplastica. $ Cellule ameboidi dell’ Amaurobius .ferox, nella forma naturale (63) e nel terzo stadio di regressione (con aureola ialina) (64). Cellule ameboidi dello Scorpio europacus. Forma naturale bipolare (fusiforme). Forma naturale unipolare (piriforme). i Primo stadio di regressione : ritiro dell’ unico pseudopodo. Altra cellula in primo stadio di regressione, in cui si vedono di- stintamente il grande nucleo e i granuli rinfrangenti. Secondo stadio di regressione: uscita dei pseudopodi secondarii o espansioni sarcodiche. ivi Terzo stadio di regressione: fusione basale delle espansioni sar- codiche. Cellule trattate con acido acetico, di cui una col nucleo in divisione. ‘Quarto stadio di regressione: plasmodio, comprendente 8 cellule. c) Miriapodi. Cellule ameboidi della Glomeris marginata. Forme naturali a callotta (concavo-convesse). Forma naturale unipolare. Forma naturale con due pseudopodi ottusi.. Forma naturale apolare con due nuclei. Primo stadio di regressione, con espansioni sarcodiche iniziali. Primo stadio di regressione, con espansioni sarcodiche più grandi. Primo stadio di regressione, con 5 lunghe espansioni sarcodiche. Cellula ameboide apolare del /ulus. d) Insetti. Cellule ameboidi d’ una larva di Libellula. Forma bipolare fusata, tipica delle cellule ameboidi degli insetti allo stato naturale. Forma a 3 pseudopodi, rarissima, trovata solo in una larva, non . mai negli insetti perfetti. Cellula trattata con acido acetico. Cellula ameboide dell’Oedipoda stridula in terzo stadio di regres- sione, con aureola ialina. GY, I ° Fig. 87-89. Cellule ameboidi di Calliphora vomitoria. » 87... Stato naturale, unipolare. » 88-89. Fissate, in moscone punto da un VA a » 90. . Cellula ameboide del Blaps mortisaga, forma naturale, bipolare. - » 91. C. a. del B/aps, in terzo stadio di regressione, con aureola ialina i e grande numero di espansioni sarcodiche acute. » 92-96. Cellule ameboidi del Dytiscus marginalis e dell’ Hydrophilus piceus. » 92-98. Forma naturale unipolare e bipolare. » 94. Uscita delle espansioni sarcodiche. » 95. Inizio della formazione dei sincizii in cellule con espansioni sar- codiche acute. » 96. Plasmodio includente 19 cellule, con margini lobosi e acuti. L’ingrandimento è di circa 1000 diametri (obb.° a immers. omogenea). Nel testo sono indicate le singole misure micrometriche. — QUADRO SINOTTICO DELLE TENIE UMANE del Dott. PIETRO, PAVESI Libero docente di PARASSITOLOGIA nell Università di Pavia. Jeder hat seinem Wurm Prov. ted. - La vastità del campo scientifico, il dover impartire le le- zioni ad una scolaresca mista e diversa d’indirizzo e cultura, rendono ormai impossibile, nei corsi ufficiali, di trattare dei parassiti dell’uomo con quella estensione, che converrebbe a coloro, i quali si volgono alla medicina; altrimenti si rischia di offendere l’equa misura delle parti nel corpo di dottrine, che dà la piena idea d’un regno organico. Per altro, la pa- rassitologia ha acquisito in quest'ultimo quarto di secolo una tale congerie di fatti da specializzarsi a pari .dell’ anatomia, della fisiologia, della protistologia, e doverla staccare dalla zoologia e dalla botanica anche nell’ insegnamento pubblico. Gioverebbe anzi distinguere la trattazione dei parassiti ani- mali dai vegetali; ciò che fu ben compreso ed attuato da Kii- chenmeister e Ziirn, dal Braun ed altri insigni scrittori mo- derni. Nè l’importanza dei microbii o delle ptomaine dovrebbe far trascurare, come pur troppo avviene, l'esame minuto per- fino dell’interessante gruppo degli elminti. Nella diagnosi, nella n ASTI i 58 profilassi, nella terapeutica di malattie svariatissime, e con apparati fenomenologici dei più strani od imponenti « il est à regretter que les médecins tiennent pas plus souvent compte des Vers et n'y songent souvent qu’ en dernier ressort (1). » Riconosciuto il bisogno di un corso di parassitologia umana nella nostra Università, quale in altre è avviato per incarico. governativo o con una cattedra di professore straordinario : non appena sono rimasto sollevato dalla soppressione della co- rologia per i naturalisti, potei aprire un corso libero sui pa- rassiti animali dell’uomo. Premetto però subito che sorvolai sugli esseri inferiori, perchè dottamente illustrati dal chiaris- simo collega prof. Leopoldo Maggi, nel noto e frequentato suo corso libero di protistologia. Esordii con le condizioni d’esistenza degli animali, sopra- tutto del nutrimento loro e della monofagia, per dare un con». cetto esatto del parassitismo, sceverandone le ricche forme di | mutualismo e commensalismo. Terminai questa parte con una classificazione biologica dei parassiti animali. Entrato nelle specialità, tenni prima parola degli artropodi accidentalmente rinvenuti nell’ uomo allo stato larvale, o pa- rassiti adulti. Maggiore estensione diedi tuttavia, com’è ben naturale, allo studio dei vermi, non escluse le sanguisughe, anche dal van Beneden, padre delle anzidette distinzioni, rife- rite ai veri parassiti. Gli echinorinchi ed i nematodi umani: l’etiologia delle infezioni di parecchi fra questi: la sintoma- tologia di tante specie patogene: la geografia elmintologica, le storie delle endemie ed epidemie più celebri a loro riguardo, precedettero il capitolo dei platelminti. E qui pure feci le stesse considerazioni, dopo la descrizione dei non pochi distomi, delle numerose tenie e dei botriocefali ospitati dall'uomo nella forma strobilare od in diverse fasi evolutive, sempre secondo le più recenti scoperte di naturalisti ed anatomo-patologi. Tessuta la storia d'un parassita, posi ogni cura nel mo- strarne esempi, per gli elminti servendomi della famosa colle-. (1) Moniez, Zes parasites de l'homme. Paris, 1889, p. 152. 59 zione Goeze, aumentata poi e riordinata così che adesso figura senza dubbio tra le migliori del genere, possedute in musei universitari d’ Europa. Ma illustrai quanto venivo ad esporre nelle lezioni cattedratiche anche con disegni, tavole e, fin dove potevo, con preparati macro-e microscopici, affinchè il sus- sidio della visione servisse a fissare per ogni verso la com- pleta cognizione dei parassiti umani, sia dal lato scientifico che applicativo e pratico. A tale intento, mi sembrò opportuno il predisporre un qua- dro sinottico di tutte le specie umane di tenie, senso lato, vale a dire di cestodi (resterebbe monco non comprendendovi 1 botriocefali), per stabilirne il diagnostico differenziale, che ha grandissimo valore nel « proporzionare la intensità della medicazione (1) ». Io non intendo di attribuire a questo quadro altra novità che di metodo, perchè più compendioso delle so- lite descrizioni consecutive, le quali non danno sollecitamente la chiave d’una determinazione precisa. Dico esplicito altresì che esso non è destinato agli specialisti d’elmintologia, di cui l’Italia ha sempre contato egregi cultori; mentre sarà utile per avventura anche ai sanitari, è dedicato agli studenti ed anzitutto a quelli, che volonterosi seguirono il mio corso, as- sistettero alla formazione del quadro medesimo ed udirono come si può consultare. Avrei potuto adottare il sistema dicotomico ; ma, convinto che, nel caso nostro, renderebbe più facili e frequenti gli er- rori d’ interpretazione, ho preferito quello schematico in co- lonne. Nella prima sono indicati gli stati, gli organi, gli ele- menti più importanti ad essere riscontrati, sia avendo sott’oc- chio tutto o parte dello strobila, che la nutrice, o le ova cercate nelle feci del paziente. Nelle altre colonne, in senso trasversale leggansi le modalità, che presentano quelle parti in ogni specie di cestodi umani, pur inscritte se dubbie o poco note: trovato un carattere, che corrisponda all'essere in (1) E. Parona, Intorno ai cestodi e massime al Bothriocephalus latus rac- olti in Varese. Torino 1882, estr. p. 5, 60 questione, in senso longitudinale, si proceda alla verifica delle altre qualità peculiari di quel cestode, il cui nome specifico. è in testa alla colonna. Dal Laboratorio Zoologico, giugno 1889. Dottor G: STRAZZA.: — Dello sviluppo dei muscoli laringei. — (Sunto del Dott. C. Staurenghi). — (Continuazione e fine). Nella figura I.* ci offre VA. una sezione trasversa della lingua e di tre archi branchiali: la lingua in via di formazione si presenta come un contesto di elementi mesodermici ricoperti dall’ectoderma, che si protende nella cavità bucco-faringea essendo questa limitata dalla faccia interna degli archi branchiali pur rivestiti dal foglietto esterno. Inoltre rilevasi, a conferma dei precedenti reperti (Ganghofer), che un unico substrato continuo si estende dalla base della lingua fino nell’epiglot- tide e nella laringe. In questo strato, allo stadio dell'embrione in esame, ancora non si differenziano gli elementi muscolari, che si svilupperanno dipoi: notasi però quì e là minor stipatezza nel tessuto. In una sezione orizzontale più bassa, eseguita ancora nel luogo di unione degli archi branchiali del medesimo embrione comincia ) epi- glottide, e 1’ osservazione dimostra, che questo organo contiene assolu- tamente gli stessi elementi disegnati nelia figura I.° e derivanti dal. congiungimento ventrale degli archi branchiali. Successivamente sopra un taglio più profondo all’altezza della glot- tide, la cavità bucco-faringea assume forma maggiormente allargata in senso trasversale: vedesi una fenditura diretta dall’indietro in avanti rispondente alla depressione notata nella sezione trasversa dell’epiglot- tide, con orli epiteliali avvicinati, che in stadii anteriori la chiudono (Roth). Attorno a guisa di semicerchio sta il tessuto assiali Questo, come l’ attestano le sezioni asseriate, è in diretta continuazione col me- | soderma della lingua, e contiene gli elementi connettivi e muscolari di essa e delia laringe. Tale unità di origine è conseguenza dell’ essere uno solo il substrato per lo sviluppo di tutta la muscolatura, che serve | al meccanesimo della parola. Ora, se consideriamo, come dice l’A., che le produzioni mesodermiche siano un derivato delle vertebre primitive, nel nostro caso abbiamo @& fare colla lamina sensoriale, che all’altezza delle vescicole cerebrali pre- | senta una massa dipendente da quella vertebrale, e dalla quale partono tutti gli elementi mesoblastici pel capo, ed anche gli elementi meso- È dermici, che a guisa di semicerchio attorniano la glottide. Prendendo in esame ancora nello stesso embrione una sezione tra- sversale della laringe verso il principio dell'esofago, come emerge dalla figura V.? , diventa” molto esteso il tessuto periglottideo: la alottide co- mincia ad ‘ampliarsi al suo angolo anteriore e contemporaneamente sio dilata la faringe. sentazione d’insieme dell’intiera laringe. Così facendo si induce, che la lavinge umana in questo stadio è in senerale conoide, e la sua massa principale consta di elementi molto addossati ; ant. ed in basso tende alla forma semicircolare, mentre post. verso la faringe è appiattita. Se ora leda tano fra di loro tutte le sezioni trasversali della la- î" ringe fino al principio della trachea o dell’esofago avremo una rappre- i) strosiLa — Sede + Longhezza massima Scolice o testa Ventose + Uncini Proglottidi . Progl, mature Utero » Poro uterino Forma . Ova Diametri Lunghezza . Larghezza. . PaoToscoLice od embrione esacanto TEUTOSCOLICE 0 nutrice Ospite intermedio Sede . , Seollee Cisti . Osservazioni . T. solium Linn. T. tenella Cobb. T. acanthotrias (Weinl.) T. marginata Batsch. T. serrata Goeze T. saginata Goeze mediocanellata Kichm. Teenise s. str. T. nigra Laboul. intestino umano (anche multiplo) 2-4 m ò o o globosa, armata, collo filiforme , 4 (talora 6), ovali, sporgenti. 22-32; di 2 lungh., corona doppia 800-900 9-10 mm doro Lib 5-7 mm. . . . n dendritico, 7-10 rami per lato unico, laterale, dopo la metà (an- che alterno) sferiche, guscio a struttura pris- matica 90-96. | 20 Ji, in ovo ciation (Ousticercus cellulosae) Uomo (anche multiplo), Porco connettivo, carne, cervello , pol- moni, ecc. invaginato, armato lonticolare, grossa anche più di un fagiuolo Ovunque, non rara, possibile l'au- toinfezione. intestino umano armata + più strette © piccole che in solium —. o . 8 mm. = - . . A mm, . . ramificazioni più larga- mente divise n unico, laterale, irrego- larmente alterno. . cistica (Cysticernus ovis) Ovini . carni . armato di 26 uncini. più piccola del cellulasae Forse gioy. o var. di so- lium sconosciuto cistica (Cysticercus acanthotrias) Uomo , o, "9 dnra madre, connettivo iotermuscolare armato di 42-48 uncini di 3 grandezze alternate Pochi casi in Americn set- tentrionale. Probabilmente var. dì s0- tum non osservato nell'Uomo (Ca- ne, Lupo) 1. 50-5 m tetragona, appiattita, armuta, collo quasi nullo 4, rotonde, 32-10, corona duplice 10-15 mm. . . " . 4-7 mm. . . . unico, laterale, alterno. subsferiche . . 5 . 31-96 fi. cistica (Cysticercus tenuicollis) Uomo, Scimmie, Ruminanti, Suidi, ecc. pleura, peritoneo, fegato tetragono, collo lungo e stretto globosa, anche grossa, a pa- reti sottili, con cisti av- ventizia Il cisticerco accidentale nel- 1 Uomo. non ossery, nell'Uomo (Cane) 40-50 em. - 1m. . globosa, armata, collo breve 34-42, corona duplice 10-20 mm... . 4-8 mm. a irregolarmente ramificato unico, unilaterale , ovoidali, guscio, & strattura prismatica 96-40 X 91-96]... cistica (Cysticerous pisiformis) H etongatus Uomo, Leporidi . mesenterio, fegato... (ACTA 0 RIST IV A IN grossa quanto un pisello e della medesima forma (ta- lora piu lunga) Il cisticerco accidentale nel- Uomo, intestino umano . . . + Bone: Seo 00 grossa, cuboiden, inerme . 4 (anche 6), grandi, circolari, una psendoventosa al posto del ro- stello mancano anche 1200, mature quadrilnnghe 12-20.mm. A-Timmi e 20-30 ramificazioni per lato, indi- vise o dicotomicamente divise unico, laterale, in. papilla spor- gente (anche alterno) ovoidali, guacio a struttura pris- matica 30-40 X 20-30 JK 28-32 X 23-26 }, in ovo cistica (Oysticarcus bovis) Bovini (non nell' Uomo) - x carni, cuore, polmoni, eco. (rara- mente osservabile da noi) pieghettata, più piccola del cel- Iulosae Ovunque. Lo strobila comunissimo negli abissini; sempre più fre- uente dn noi; ora anche più ella soti4m. Le va riferita anche In 7. abie- tina Weinl. intestino umano 6 m. e più. ° 9 nera, inerme >. . 4, bianche . - mancano nero-ardesiache . . unico , laterale, sporgen- tissimo, bianco ovoidali . 40-50 Jk sconosciuta Pochi casi in S. U. d'A- merica. Forse var. della saginata. T. lophosoma Cobb. T. echinococcus Sieb. T. nana Sieb. = @gyptica Bilharz T. cucumerina Goeze = elliptica Batsch. T. diminuta Rud. = leptocephala Crepl. T. flavopunctata Weinl. Bothriocephali T. madagascariensis Dav. B. latus (Linn.) B. cristatus Dav. B. cordatus Leuck. B. mansoni (Cobb.) intestino umano, n 25 om. o la 0 inerme . . . mancano, trapezoidali, con longitudinale oresta 5 mm. . o . . 6 mm. n . unico, unilaterale o sulla cresta ovoidali Calo denta sconosciuta Rarissima, in Inghilterra, non osserv. nell' Uomo (Canidi) . QI e Ho 0 piccola, armata.» 4 (anche 6), prominenti. 30-50, corona duplice . , 3-4, ultima più lunga, matura 2 mm de e ni 0.6 mm, unico, laterale a; otto ovoidali, guscîo a str. prismation 32-36 X 25-26 LL. 9 L cistica o idatidea (Echinococcus polymorphus) var. Acephalocistis (0 sterile) Scolecipariens = grantlosus Altricipariens = ydalidosus (vesc. second. proligere) Multitocularis Uomo (E. hominis) Mammiferi diversi (E. veterinorum) Uomo: fegato, polmoni, muscoli, cuore, reni, cervello, ecc. picciuolato, armato di 4{-16 uncini grossezza varia, anche enorme, sferoidale; cisti avventizia in: spessita = cisti elmintica com- plicata, liquido con unoini L'echinococco, speo. scolecipa- riens, comunissimo in Isliida ed Anstralia, nonraro da noi. intestino tenue nmano . Ù . 15-25 mm., filiformo . - globosa, armata...» 4, subrotonde 22-27, in corona semplice, bifidi . 150-170, mature 20-30, granuloso- gialle nel mezzo 1]y della larghezza 0.5 mm . unico, laterale subsferiche od ovoidali, gusciv complicato con filo tortuoso fra membrane 33:]4, oppure 43-53 MX 35-10. cisticercoide (anche sviluppo di- retto) { Tenebrio molitor manca Lo strobila comune nei siciliani, purecchi onsi in Lombardia, Le va riferita fors' anche la mu- rina Duj. intestino umano, spec. bambini (Cane, Gatto) 10-15-35 e più om... romboidale, proboscidata, armata 4, grandi . 60 semplici, spiniformi, in corona tripla (talora quadrupla) gracili, ellittiche, a semi di mel- lone trono! 8-12 mm. n . . . 3-4 mm. . |. U DD 6 duplice, uno per lato a ila lungh. rotonde, a doppia membrana 45-50 1. 92-35; fatovo .. cisticercoide (fors'anche sviluppo diretto) Trichodectes canis e Pule ser- raticeps a ghianda di rovere, in capsula piriforme, armato, uncini su 3 vertioilli manca Le è sinonima anchela canina L. intestino umano (Muridi) 15-20-60 cm, mutabile, inerme, collo stretto , 4, molto sporgenti, ovalari . mancano oltre 1000 Sal AC 0,6 mm.. 8 4|g-tmm, . diffuso, ovari lobo-palmati, vesci- cola spermatica clavata unico, laterale fra !]3 ant. e | post. subsferiche, guscio complicato 70-S6 Jt . ci a . . 36-28}, novo . |. cisticercoide Forficole, Insetti diversì manca Le va riferita anche la flavo-pun ctata E. Parona. intestino umano, spec, bam- bini 20 om. sconosciuta le intermedio con macchia gialla lucente 2 mm. circa Imm, trasverso . unico, laterale sferiche 60 . ci . . - . sconosciuta Probabilmente= diminuta. Se distinta, forma finora del- l'America settentrionale, intestino umano (di bambini) 12-15 cm. sconosciuta borsicolate, con capsule di gruppi d'ova quadrilatere, angoli ottusi 24], mm, 5h. sconosciuta Rarissima, delle js. masca- regne. Forma aberrante del tipo della T. Giardi Mon, del montone. Ni intest. tenue umano, anche mul- tiplo (Cane) 5-8 (anche 20) m. ovale, lunga, depressa, collo fili- forme 2, in forma di fossette (botridi) lunghe, laterali mancano 8-4000 grigie, più o meno fosche brevi, quadrilatera 10-12-27 mm., le ultime quadrate ol ottuse, più strette a rosetta larga con 4-5 digita zioni laterali ventrale mediano, dietro il lem- nisco ovoillali, opercolate, brune; abbon- danti in feci DOS e e da in oncosfera ciliata, libera , na- tante plerocercoide Luccio, Pesce persico, Bottatrice di laghi (non fiami); Salmerino, Salmo Perryi del Giappone muscoli lat., intestino, peritoneo lungo 2 mm. — 3 1|gem., conico, clavato, con solco infundibu- liforme davanti, striato manca Nella regione circumbaltica, Inghi della Svizzera ecc. anche) co- munissimo, raro altrove; nelle zone circumlacuali cisalpine (specialmente Varesotto) ‘non infrequente; manca in Sicilia. Presenta una yar. fenellus Grassì, nvuta da Varallo Pombia. intestino umano (bambino e ad.) Oabo o 0 lancsolata, depressa, puntuta al- l'estremo papillato, collo indi stinto 2 infossature laterali, lunghe mancano striate trasv., con solchi o creste longitudinali mediane brevi, trapezoidali, embricate 9mm,, degradante dopo la metà dello strobila a rosetta piccola ventrale mediano. ovoidali, opercolate sconosciuta Rarissimo in Francia. Pare una semplice var. del Tatus. intest. tenue umano (Cane groenl.) 25-115 cm. cuoriforme, breve, larga poste- riormente, collo nullo 2 infossature sulle faccie, labiate, langhe mancano ‘300-600. subito crescente, degradante dopo la metà dello strobila a rosetta stretta e lunga, con 68 digitazioni più sottili ventrale mediano , ovoidali, opercolate 75-80 X 50 | sconosciuta Proprio a' groen]andesi ed eschi- mesi sconosciuto plerocercoide (Ligula Mansoni) Uomo peritoneo, cavo pleurale lungo 20 em., largo 5 mm., appiattito, con pieghe tras: verse irregolari manca Specie dubbia, forse acciden- tale nell'uomo, trovata sol- tanto in un cinese, Both: ‘he on- na- B. cristatus Dav. intestino umano (bambino e 3 m, . . . . . . lanceolata, depressa, puntut: l'estremo papillato, collo . stinto 2 infossature laterali, lungh: mancano striate trasv., con solchi o cr longitudinali mediane brevi, trapezoidali, embricate 9 mm., degradante dopo la n dello strobila a rosetta piccola . - ventrale mediano . 3 R ovoidali, opercolate î : sconosciuta Rarissimo in Francia. Pare semplice var. del Zatus. il 64 La rima glottidea è ricolma ant. da formazione mesodermica, post. sbocca col suo lume nella cavità faringea. La laringe poi durante l’ac- | crescimento si modifica per modo, che la massa “fortemente stipata cresce in tutte le direzioni per moltiplicazione de’ suoi elementi, e la fessura della glottide embrionale va dilatandosi verso la faringe, per- chè i due cercini che la costeggiano, sì divaricano l’ uno dall’ altro al- l’ indietro. Nelle inspessite masse laterali del laringe dell’ embrione di | circa 1, 4 cm. si osserva sopra una sezione orizzontale, che una parte delle cellule si modifica, allungandosi il loro protoplasma ed assumendo forma di fuso. Anche il loro insieme ha figura fusata, e tali cellule sono da considerarsi come una massa muscolare che va isolandosi, dirigen- . dosì nello spessore della porzione laterale dalla parte anteriore ed esterna _ alla posteriore ed interna. È questa la prima formazione dei muscoli nella laringe, come confermano anche le figure degli stadii successivi: fuorchè nello stadio suddescritto non è possibile determinare la corri- | spondenza coi singoli muscoli della laringe adulta. Anzi gli esami di embrioni a stadii ulteriori insegnano, che nella primitiva formazione la — muscolatura laringea è confusa in un’ unica striscia di fibre laterali. « —‘Tenendo dietro coll’ osservazione ad una serie di sezioni trasversali «di un embrione umano della lunghezza di cm. 1, 6 (di cui A. delinea i nella figura VII.* la sezione della muscolatura della lingua continua, lo ripetiamo, con quella della laringe), in quella che taglia i due rilievi ‘laterali della laringe embrionale, vedesi lo spazio laringeo ant. e post. ‘dilatato, poichè in questo stadio le cellule che riempiono i due lati si ‘sono disgiunte fra loro. Le fibre muscolari ci appajono come un ponte che attraversi post. i due cercini laterali laringei. Quindi la striscia laterale precedentemente descritta si è trasformata alla periferia della laringe per modo da diventare arcuata nella con- ‘vessità diretta all’indietro, simile nell’insieme ad un bendello continuo a sè medesimo. Se coordiniamo questo reperto colle ‘cognizioni che possediamo sui muscoli della laringe dell'adulto, riscontriamo, che quel nastro musco- lare corrisponde al muscolo aritenoideo proprio o trasverso del Luschka. Sembra, che anche nella laringe la muscolatura si scinda in fasci se- condarii come quella dell'apparecchio masticatorio. | All’altezza della sezione ora accennata è manifesta solamente la mu- scolatura del circuito posteriore e laterale della laringe, ma in piani inferiori i muscoli invadono un’area più estesa specialmente attorno alle cartilagini aritenoidee. Quivi il tessuto muscolare circonda a mo d’anello tutto lo spazio centrale della laringe, e lo si vede chiaramente trapassare in quello laterale alle suddette cartilagini. Le masse musco- lari laterali rispondono ai muscoli tiro-aritenoideo e crico-aritenoideo. Questa massa muscolare è poi in diretta continuazione con quella de- Scritta a foggia di nastro in piano superiore. «Facendo passare un piano di sezione a livello della car. cricoide più non si vede la muscolatura post., ma solamente la laterale, che chiude l’ anello muscolare ant. ad eccezione di un piccolo residuo, che spetta Alla parte ventrale della laringe. E sommando i reperti delle successive Sezioni (rappres. nelle Tav. dalla fig. 8 I.-8 IV.) risulta, che i muscoli ringei sono disposti in forma di un arco, che si svolge dagli elementi el mesoderma. Quest’ arco non giace in un unico piano orizzontale , a è diretto dall'alto e dall’ indietro , in basso ed in avanti, sicchè il uscolo trasverso è più alto dei m. crico e tirò-aritenoidei lat. e crico- ritenoideo ant. Quasi non sarebbe a pensare, che possano in questo stadio di svi- 62 luppo funzionare i muscoli della laringe, perchè ancora non hanno rag- giunta la struttura completa dei muscoli in azione, inoltre il molle pro- toplasma delle cellule connettive embrionali potrebbe essere leso da una azione muscolare pur debole. Tuttavia, se noi possiamo attribuire una azione al muscolo primitivo della laringe, dobbiamo ammettere quella di un costrittore, di cui ravvisiamo la disposizione semplice, come nelle classi inf. dei Vertebrati (Dubois). Il costrittore della laringe viene più o meno interrotto per intro- missione di fasci connettivi, ma gli attacchi dei muscoli, pel succes- sivo accrescimento delle cartilagini, non si trovano negli stessi rapporti di posizione come nell’ adulto. i Da ciò che precede, si conchiude, che nell’embrione umano di 1, 6 cm. di lunghezza la muscolatura del laringe è già disposta per modo che i diversi componenti si trovano in intimo collegamento fra loro. Gli svi- luppi ulteriori conducono alla separazione delle singoli parti, che nel- l’ embrione di 2, 2 cm. di lunghezza sono già manifeste. La muscolatura faringea trapassa, specialmente colle fibre circolari, nei muscoli circolari della laringe. Fiirbringer riconobbe un tale collegamento del costrittore della fa- ringe col costrittore della laringe in un gruppo di animali (Placentari), e denonimò questo muscolo sfintere faringo-laringeo od esterno. ELMINTOLOGIA ITALIANA (Bibliografia — Sistematica — Storia) PEL Dottor CORRADO PARONA Professore di Zoologia nell’ Università di Genova. AVVERTENZA. Profittando della gentilezza degli Egregi Redattori del Bolleitino Scientifico dell’ Università di Pavia, intendo iniziure la pubblicazione di unu copiosissima Bibliografia Elmintologica Italiana, raccogliendovi i . lavori di Autori italiani ed anche stranieri riflettenti i Vermi parassiti stati riscontrati in Italia. La pubblicazione viene disposta in ordine alfabetico di Autori (1), terminata la quale si potrà avere a disposizione il materiale necessario per un Catalogo Sistematico degli Elminti italiani; Catalogo del quale tuttora si lamenta la mancanza; sia per quanto riguarda l’uomo, sia. per quanto si riferisce agli animali tutti. Soltanto dopo questo lavoro ci sarà possibile, in una terza parte, fare una ordinazione cronologica dei lavori elmintologici comparsi fra noi e tessere una esatta storia dell’ Elmintologia italiana; ramo di scienza tanto importante anche dal lato pratico; che ha avuto nel nostro paese (1) Seguendo l’ ordine alfabetico riescirà in seguito più facile poter completare la bi- bliografia stessa con una aggiunta (indispensabile d’altronde in ogni consimile lavoro); ed a questo intento interesso fin d’ ora tutti i cultori di elmintologia a voler essere cortesi di notificarmi quelle omissioni che potranno rimarcare nel presente elenco; del che sarò loro gratissimo e ne rendo fin d'ora anticipati ringraziamenti, 63 i fondatori col Redi, col Vallisnieri, col Delle Chiaje, col De Filippi e ‘tanti altri illustri; e che trova ancora al presente non pochi valenti cultori. Genova, aprile 1889. PARTE PRIMA. Indice bibliografico disposto in ordine alfabetico di Autori. l. AbDARIO CARMELO. — Su di un nematode dell’ occhio umano. — Annali di Oftalmologia; anno XIV: fasc. 2, 3; pag. 134. — Pavia, Tip. Bizzoni, 1885. 2. ADUCCO VITTORIO. — Un caso di Eustrongylus gigas. — Riforma Medica; anno IV; N. 60; pag. 359. — Roma, 1888 3. Apucco V. — La sostanza colorante rossa dell’ Euszrongylus gigas. — Atti R. Accademia dei Lincei; anno CCLXXXV; Roma, 188b. — Rendiconti; Vol. IV; fase. VI; pag. 187-194; fase. VII; pag. 213-224. (La substance colo- rante rouge de l’ Eustrongylus gigasì. — Archiv. ital. de Biologie; anno VI; Tom. XI, fase. I; pag. 52-69; ‘Torino, 1889. — AIROLDI: (V. Perroncito). 4. ALBANESE E. — Echinococco del dorso impiantato all’ apofisi trasverse sinistre delle due prime vertebre lombari; estirpazione, guarigione. — Gaz- zetta Clinica dello Spedale civico di Palermo; anno II; fase. V; pag. 113-117. Maggio, 1870. o. ALBINI G. — Singolare forma di proglottide di un botriocefalo. — Ren- diconti Accad. delle Scienze fisiche-matem. e naturali di Napoli; anno XVIII; pagina 46-48. — 1879. 6. ALBINI G. — Prime indagini microscopiche sulle proglottidi di botrioce- falo descritte nella nota precedente. — Ibid. pag. 66-67. — 1874. 7. ALDROVANDI ULISSIS. — Historiam naturalem in patria olim profitentis, ecc. Libri Septem. — Francofurti, 1623. —_ 8. ALDROVANDI U. — De animalibus insectis; libri septem, cum singulorum iconibus ad vivum espressis; Bononia, apud Clemente — Ferronium, 1638. . 9 ALESSANDRINI ANTONIO. — Nota intorno un Verme intestinale trovato | nell’Ardea purpurea. — Annali di Storia naturale di Bologna; tom. II; pa- | gina 378-383. — 1829. 10. ALESSANDRINI A. — Osservazioni anatomiche intorno a diverse specie | di entozo] del genere Y./ar:a. — Nuovi annali delle scienze naturali; anno ]; | tom. I; pag. 1-17. — Bologna, 1838. E; ALESSI. — Della elmintiasi nelle sue relazioni colla oculistica. — Roma, 00. 12. AMICIS (de) T. — Tre nuovi casi di Cysficercus cellulose nella cute umana diagnosticati sul vivente. — Giornale internazionale delle scienze me- diche (2) VII; pag. 145. — 1885. . 13. AMPUGNANI GIAN Carco. — Cisticerchi multipli del cervello e dei mu- scoli. — La Salute; Italia Medica; anno XVI; sez. II.* n. 49; pag. 385-386. — Genova, 1882. 14. ANDRES ANGELO. — Ueber den Weiblichen Geschlechtsapparat von Eck:- norynchus Ad Morphologisches Jahruùch, Bd. IV; pag. 584-091; Taf. XXXI. -— Leipzig, 1878. 15. ANGELI LUIGI. — Caso di idropisia peritoneale con idatidi. — Giornale di Medicina pratica di V. L. Brera; 2.0 sem.; vol. XII; pag. 141-155. — Ve- nezia, 1817. (London, Médic. Report, 1819). 16. ANGELINI. — De verme admirando per nares egresso. — Ravenn® 1670; 4.° 17. Anonimo. — Nozioni ed avvertimenti sulla trichinosi; malattia nelle carni di majale. — Opuscolo popolare di igiene pubblica. — Firenze, Tipo- grafia V. Sodi; 1869, in 4.° 18. Axon. — Lardo inquinato di trichine importato dall’ America. — Gior- nale delle razze degli animali utili e di Medicina Veterinaria; serie IlI.*; anno II.; pag. 59; 1873. (Ann. Médec. Véter. — Bruxelles). 19, Anon. — La trichina spirale. — Annuario scientifico. — Treves, 1869. — i 64 L’ Educatore della Svizzera italiana; anno XI. — Febbraio, 1869, n.3, pa- gina 43-46. 20. Az0n. — Sull’anchilostoma duodenale. Traduzione d’ una Conferenza Adel Prof. Leichtenstern. iInternat. Klinische Rundschau; n. 42; 1888). — La Riforma medica ; anno IV, n. 286, pag. 1713-14. — Roma, 1888. 2]. Apa SALVATORE. — Sul 7'enia solium; sulle malattie che apporta e sulla. loro cura. — Giornale scienze, lettere ed arti per la Sicilia; volume 66; pa- gina 171-186; 228-253; vol. 67, pag. 3-45, 113-159. 22. ARpENGHI ErcoLE. — La trichina e la trichinosi; cenni e proposte. — Lo Studente Veterinario; Parma, 1876; page. ll5. — La Veterinaria; periodico mensile; Parma, 1880; fasc. I, pag. 47- 61; fasc. II. pag. 137-1 23. ARGENTI FRANCESCO. — Genesi \ emigrazione, dai degli El-. minti nell’ organismo vivente. — Rivista period. dei lavori dell’I. R. Accad. di sc. lett. ed arti di Padova; tom. II; pag. 83-111; 1854. 24. ARZELÀ. — Una ciste da echinococco nella cavità pleurale destra con mancanza del polmone corrispondente. — Gazzetta degli Ospitali, pag. 485. — 1882. È 25. AUDENINO. — Casi di guarigione dell’ oligoemia. — 1881. 26. AVICENNA. — Libri in re medica omnes; Venetiis, — 1574. 27. B. — La panicatura del majale e la tenia dell’ uomo. — Bollettino del naturalista: anno VII, n. 9-10, pag. 129-181. — Siena, 1887. 28. BACOUNIN (de) Alexandre. — Mémoire sur les Gordius d’eau douce des environs de Turin. — Mémoires de l’Acad. Roy. de Sc. de Turin; 1788-89, pa- gina 23-42. — Torino, 1790. 29. BAGLIVI GEORGII. — Opera omnia Medico-practica et anatomica. (Libro I e lettera ad Andry); Lugduni, 1704. 30. BAGNIS C. — Di due specie di Elminti riscontrati nella Rana esculenîa. Ateneo. (Giornale degli Studj di Roma). — Maggio, 1874. 31. BarstRoccHI ETTORE. — Un caso di Cysticercas cellulose hominis. — Ri- vista clinica di Bologna. (Continuzione dell’ Ebdomadario Clinico); fase. VII, pag. 414-118. — Bologna, 1881. 32. BaLpELLI T. — Echinococco multiplo del rene destro. — Gazzetta Me- dica di Roma; anno XI; fasc. I, pag. 1-10. — 1885. 33. BALDINI OTTAVIANO. — Caso di voluminoso echinococco del tessuto pe-. | rirenale simulante una ciste ovarica. — Rivista clinica di Bologna, ser. II.*, ‘vol. VIII, pag. 163-166. — Bologna, 1878. . (Continua). Gerenti: 1 REDATTORI. Pavia, 1889; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzoni. AVVISO IMPORTANTE al signori che hanno ricevuto regolarmente il Bol- lettino, e che non hanno ancora soddisfatto in tutto od in parte all'importo dell’ abbonamento in L. 4 per il primo anno, e in L. 8 per gli anni sucees- | sivi; si fa calda preghiera di volerlo spedire o ai Redattori, od all’ Editore in Pavia, giusta le indica- | zioni già pubblicate. | | (Vedi Copertina: Elenco dei signori che hanno |. pagato l’ abbonamento), I REDATTORI. CO IPUWWVZORA 6, Ù) 1podoT}Iy yOap 1uvoqRuIy. ()ANVLIVI 9 | iéute acque, - Canna: Notizie universitarie, e IV. — Zoja: Sopra il foro ottico doppio. — Maggi: Saggio di una (6: e protistologica degli esseri fermenti. (Sunto di una lezione). p: Salla struttura e formazione dello strato cuticolare (corneo) del ven- scolare degli uccelli (risposta al Dott. Bergonzini). - Zoja: Un cen- morabile per la storia anatomica di Pavia. (Prelezione al corso di Anato- per l’anno scolastico 1885-86. (Transunto).- Maggi: Settimo programma . e fisiologia comparate coll’indirizzo morfologico, svolto nell’anno Cattaneo: Sulla continuità del plasma germinativo di A. Weisman. . — Maggi: «) Sulla distinzione morfologica degli organi degli animali - ane funzioni degli esseri inferiori a contribuzione della morfologia dei ) la priorità della Sa Shiri — Notizie universitarie. L'Fiso. L - Zoja: Altri casi di foro ottico doppio. — Cattaneo: Strut- Ì luppo. dell’ intestino dei pesci (Comunicazione preventiva). — Stefa- V rite ‘micotica nella lebbra. — Sormani: Contribuzione agli stridj sulla rale del Bacillo tubercolare. - Maggi: Questioni di nomenclatura pro- - (Rivista). - Varigny: Di un metodo per la determinazione degli un dato microbio. — Idem: Sull’ attenuazione dei virus, @ sui virùs vaccini. — Notizie universitarie: Deliberazione della facoltà di scienze Università c di Pavia, contro ii nuovo regolamento delle Biblioteche. (% H. - Zoja: Un caso di dolicotrichia straordinaria. — Staurenghi : Osser- ES nil anatomia descrittiva del nervo ulnare ed in particolare della topo- medesimo nella regione brachiale. (Comunicazione preventiva). — Fu- he intorno alla fina anatomia dell’ encefalo dei Teleostei, (Nota pre- potro Sviluppo e disposizione delle cellule pigmentali nelle larve ‘olotl. — Maria Sacchi: Considerazioni sulla morfologia delle glandole in- i hei vertebrati. — Maggi: Per dare un’idea delle forme degli infinita- iecoli, senza microscopio e senza disegni. - (Rivista). — Varigny: Microbj di e immunità. i II. e IV. — De-Giovanni: Uno agi alla Bacteriologia. (Prelezione). : N ote antropometriche {1.° Statura e tesa). - Cattaneo: Ulteriori ricerche ttura delle glandole peptiche dei Selaci, Ganoidi e Teleostei. — Maggi: H P rotistologia medica, trattati nei corsi liberi, con effetti legali, all’Uni- d li Pavia, negli otto anni scolastici, dai 1878-79 al 1885-86. — Cattaneo: Sul to > fisiologico delle glanidole da me trovate nello stomaco dello storione ore morfologico delle loro cellule. — Maggi: Protisti e alcaloidi (Sunto). - Stokvis: Sull’azione chimica dei microbj. - Parona: Intorno agli e zoologie médicale et agricole di Railliet. — Notizie universitarie. — È ioni ricevuti. — Indice alfabetico delle MATERIE del II. volume del 20/- intifico e dei loro AUTORI, dall'anno V. al VIII. inclusivo. n: Prezzo dei 4 Fascicoli degli Anni V, VI, Vil e VIII L. 8 Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2. Zoja: Di dai prertiai ssnlia del setto nasale RIGO (Co- | preventiva). — Maggi: Intorno, alle ricerche di Pacini risguardanti Clancy {cont: ‘e sno: - - Certes: Dell’uso delle materie coloranti i Ù ‘ sn Magri .. N Me e, LIT 74 28. Du _ o, i < : 4 VIN ae 4. Annali di ici DO 2. Atti della R. Accademia 3. Atti della Società toscan î 17 febbraio — 24 marzo e 12 maggio. 19890 4. Bollettino farmaceutico - Roma — Fasc. 4.9, he ‘e 6248 5. Gazzetta Medica lombarda - Dal N. 14 al 26 - — 1889; 6. Giornale di Anat., Fistol. e Patol. degli animali — Fasc. ps 7. Giornale di Veterinaria Militare - Fasc. 4.° e 5.° — 1889. 8. La Clinica Veterinaria — Milano - Fase. 4° e DI N 1989. 9. Lo Spallanzani — Fase. 4.° — 1889. s vr 10. La Rassegna di Scienze Mediche - MINO - Pasc.4 ET 41. Notarisia-Commenturium phycologicum — Fasc. 14.9 — ‘1889: si SH Rivista generale italiana di Clinica Medica - Pisa - — Fasc. 3, hag: 1889. 13. Rivista italiana di vado ed Igiene - ‘Rio! do, 5 e 6 - 1 ._ 14. Rivista italiana di Scienze Naturali e IVtrcano del Naturalista }7.9, 10% e 32% IBSOSTI 15. Anales de la sociedad cientifica. argentina - - Dicembre, 1888 — - et aac del Circulo Medico. Argentino - Fase. s065, et © ra @ 12.0 n 17. Bulletin de la. Société Belge de microscopie — - Dal fase. 2° Mii ai 18. Bulletin de la Société zoologique de France — Fasc. LE ; 12. ‘0% 19. Boletin clinico de Lerida — N. 4 e 5 — 1889. Mu 20. Feuille des jeunes naturalistes — N. 222, 223 e 224 - - - 1889. $ 21. Revort of the central park menagerie — 1859. Ca 22. The SODA LA Conarzze medicine and surgery — Fase. 2 Numeri. mancanti. Si DI PORRE Gazzetta medica due -— N. 7 - 1888. i ARIE . Giornale di Veterinaria Militare — N. 2 e.3 — - 1888. tr ». Bulletin de la société belge de microscopie. — N. 1, di e 8: - asa dj Pi Boletin clinico de Lerida — N. 1 - 1859. i c; NGIOS Avuto in i dono. Commemorazione ‘del Prof. “Giuseppe Meneghini, Jatt nella aula magna versità Pisana al XXIV marzo MDECCEXX LIX. 3 "EIA Elenco dei Signori che hanno nia l'abbonamento. | Tenchini Prof. Lorenzo, Parma anno 1887. - Golgi Prof. Camillo; Pav — Stefanini Dott. Domenico, Pavia, ‘anno 1884. — Prof. Comm. Pietro Gabinetto Zoologico. della R. Università di Pavia, anno 1888. - Tarutfî . sare, R. Università di Bologna, anno 1858. — Fumagalli Dott. Achille, Co 1889. — Prof. F. Bertè, R. Università di Catania, annuo 1887. - Gabinetto 4 Umana Regia Università, Pavia, anno 1885. — Gabinetto Anatomia Compara! Università, Pavia, anno 1887. — Scarenzio Prof. Angelo , Pavia, anno 1885. Dott. Seratino, Milano, anno 1883. - Lingiardi Dott. G B., Pavia, anno | Gabinetto Zoologia Regia Università, Cagliari , anno 1882, — Pitzorno Prof, como, sassari, ann» 1883. — Istituto Tecnico Provinciale, Modena, ant Pi Arata Dott. Pedro, Buenos- TASRN anno 1887. — Rovitti Leonard, ‘anno hi Ji D: È, EF NATURALIEN- COMPTO cer” Ò Vien. VII Breitegasse, 9 | Il Dottor Leopoldo Eger di Vienna ha delle bellissime raccolte di y di Storia Natmrale ; vende, compera .e fa dei cambi; tiene corrispond italiano, francese ed inglese; (BROGana il suo Riad a chi aliena DA mente domanda. Pm i - 3 NO SRVTIAO x w © REDATTO DA - LEOPOLDO MAGGI | © GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. D’ ANATOMIA E FISIOLOGIA | PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA | Po a Ha « COMPARATE — i UMANA |_°‘’(’‘NELLA R.UNIVERSITÀ DI PAVIA s FU pu Ò " i x E | ACHILLE DE-GIOVANNI ‘ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA n Anuo £, 8, VELI Ei PAVIA. ti ri Sy ‘Premiato Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni. Î LL i Miti di, ò | | 1890. ANNO V.- Fasc. I. - De- Giovanni: Alterezioni Hess cava. inferiore! complicanti di ti la cirrosi epatica. (Com. preventiva). — .Zoja: Rare varietà dei condotti epatici. - Staurenghi: Corno cutaneo sul. padiglione dell’ orecchio destro di un uomo, — Mei Cattaneo: Sull’ istologia del ventricolo e del proventricolo del Melopsittacus ‘un at dulatus Shaw. — Maggi: Intorno ad alcuni ‘microrganismi patologici. delle: Tro-. 4 telle. — Bonardi: Prime ricerche intorno alle Diatomee di Valera No- (Ad tizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa. a Fasc. Il. — Tenchini: Sopra un caso di prematura divisione: dell'arteria gi di | rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un. “uomo! È adulto (con. figura). — C. Parona: Diagnosi di alcuni nuovi Frotisti. — Bonardi. e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico» di Leffe in Val Gan- dino (Lombardia). — ‘Maggi: Tecnica protistologica (Cloruro. di palladio). Hi tizie universitarie. -- (Cattedra e Stabilimento di Zoologia nell’ Università di Pavia). — Bibliografia. -— Staunenghizo Sulla tisichezza PORLODATO Br Prof. (An È De-Giovanni. Fasc. III. — Maggi: Ricerca di nitrati al microscopio. — Maggi : v Sulb nana: eg n No- i microscopica dell’ acqua delle sorgenti chiamate FONTANILI di fontaniva del. di padovano. — Bonardi: Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla Cpai cogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione preventiva). - Bonardi: Intorno alle Diatomee della Valtellina e- delle. sue Alpi. =: Catfttggi Fissazione, colorazione e conservazione degli Infusori. — Parietti: Ricerche rec lative alla preparazione e conservazione di Bacteri e d’ Infusor]. Fasc. IV. — De-Giovanni: Studî morfologici su! corpo umano a contribute SA della clinica (Nota IV*). — Zoja: Di una cisti spermatica, simulante un. ‘testi colo sopranumerario. — Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche. — Bonardi: di Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi (cont. e fine). — “Cat-. o taneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli infusori (cont. e fine). ANNO VI, - Faso. I. - Zoja: Di un solco men noto dell'osso frontale. (Comu-. oo nicazione preventiva). - Luzzani e Staurenghi: Anomalie anatomiche (continua-. zione e fine). — Parona: Materiali per la fauna della Sardegna (IX. Vermi paras-. 5 siti). — Cattaneo: Istologia e sviluppo dell’apparato gastrico degli uccelli. (Comu-.- ‘3 mnicazione preventiva). — Università di Pavia: Voti e proposte dei professori ae IE turalisti espressi alla facoltà di scienze matematiche e naturali. Fasc. Il. — Tenchini: Di una rara.anomalia delle arterie e delle vene salati) SR - Bonardi: Dell’azione dei succhi digestivi di alcuni gasteropadi terrestri; isull’a=«/B mido e sui saccarosii. - Parona: Materiali per la fauna dell’isola di Sardegna (Xx. na Ulteriore comunicazione sui Protisti della Sardegna). — Maggi: Sull’ importanza 7 ab scientifica e tecnologica dell’esame microseopico delle nostre ACI - Rivista. (Cattaneo: Sui protozo: del porto di Genova di A. Gruber). Fasc. III. e IV. - Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale — iSolco soprat di frontale (2.* comunicazione). - Maggi: Sull’influenza d’alte. temperature nello svi. luppo dei Microbj. - De-Giovanni e Zoja: Risultati d’ esperienze sullo sviluppo” 6: sulla resistenza di dacferi e vibrioni, in presenza d’alcune sostanze medicinali. — Maggi: Sul numero delle prove d’esame per l’analisi microscopica delle acque pot i tabili e sul tempo per ciascuna di esse. — Staurenghi e Stefanini: Dei rapporti delle fibre nervose nel chiasma ottico dell’uomo e dei vertebrati. (Comunicazione pre- E | ventiva). - Bonardi: Le acque termo-minerali di Acquarossa ‘in Val di Blenio ta Svizzera — (Relazione). — Bonardi: Intorno all’influenza dell’acido fenico sui Mi crobj e sul loro sviluppo... | it rete, Arto Mio * AS a Settembre 1889. si. È Bollettino Scientifico REDATTO DA ni (199 LEOPOLDO MAGGI PE OF. ORD. DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA, i SI GIOVANNI ZOJA MA PROF. ORD. DI ANATOMIA UMANA NELLA STESSA UNIVERSITÀ, PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA. Abbonamento annuo Italia L. S| Si pubblica in Pavia || Esce quattro volte all'anno. — i i +9 > > Estero » L19|[Uorso Vittorio Eman. N. 73|| Gli abbonamenti si ricevono in i Ur mumero separato 0. >» Zi ———_—_——_—__—————_——_—____| | Pavia dall’Editore e dai Redat- Un numero arretrato . . >» <|Ogninum.° è di 32 pag.°|| tori. fi 8-2 SOMMARIO | AVVISO. — MARIA SACCHI: I Protozoi terricoli (Nota preventiva). — MAGGI: Ma- ._‘’lattie microbiche dell’uomo e degli animali domestici. — ©. PARONA e A, PE- — RUGIA: Mesocotyle Squillarum — con una tav. (n. subg. n. sp. di trematode ec- | toparassitaà del Bopirus Squillarum. — MATHIAS DUVAL e KALT: Occhi pi- ._neali multipli nell’ Anguis fragilis. — ZOJA: Cenni storici sopra il Gabinetto di | anatomia umana della R, Università di Pavia — con una tav. — (Continuazione e fine) — Recensioni: FIORENTINI: Intorno ai Protisti dello Stomaco dei Bo- vini (Sunto dell’ autore). — STAURENGHI: Esame topografico degli organi tora- « —«co-addominali nel sesto mese lunare della gravidanza , rilevato dalla sezione me- diana di un cadavere congelato (Sto dell’ autore). — €, PARONA: Elmintologia italiana: Bibliografia, Sistematica e Storia. — (Continuazione). i hi È » Dda vela See do — Imprevedute circostanze, hanno fatto ritardare la pubblicazione di questo nu= «mero, fino ad ora. Ne domandiamo venia. I PROTOZOI TERRICOLI NOTA PREVENTIVA di MARIA SACCHI Dott.? in Scienze naturali. Dei protozoi terricoli parlarono solo, finora, il Greeff (1866) 0), il Biitschli (1873) (@), e il Leidy (1879) (8). Avendo continuato lo _ 4 | (1) Richard Greef. — Ueber einigé in der Erde lebende Amoeben und andere Rhizopoden. — Archiv fiùr mikr. Anat. Vol. II, 1866, pag. 298-331, tav. 17 e 18. ì (2) Otto Butschli. — Einiges ueber Infusorien (a proposito dell’ Amoeba terri= ola di Greeff). — Archiv fir mikr. Anat. Vol. IX, 1873, pag. 676. ® Joseph Leidy. — Notice of some fresh-water and terrestrial Rhizopods, « SITI RR è. }% fa Si | x % 66 studio di quest’ argomento, noto qui brevemente i principali ri- sultati a cui finora sono giunta. | I campioni di terra da me raccolta e osservata furono i se- guenti : i 1.° Humus vegetale di campagna, orto e giardino, preso sì | alla superficie che a qualche profondità. 2.° Terra presa tra le radici di piante di alto e basso fusto, o al piede degli alberi. 3.° Terra e sabbia di cortile o di strada, tra l’acciottolato. 4.° Terriccio raccolto nei crepacci e negli angoli dei muri, dei tetti, ecc. Raccolsi questi varî campioni in varie condizioni meteorolo- giche, a una temperatura da 10 a 25 centigradi, durante il tempo secco e dopo la pioggia. La tecnica di queste osservazioni è altrettanto semplice, quanto lunga e laboriosa. Un piccolo frammento di terra asciutta è po-. sto sul vetrino portoggetti, cercando di eliminare i granuli più grossi; si inumidisce la terra con una goccia di acqua distillata e si forma la preparazione al modo solito ricoprendo col vetrino sottile. Una prima osservazione di queste preparazioni non pre- senta generalmente che un grande ammasso di frammenti irre- golari o subcristallini di quarzo, di sali calcari ecc. Ogni vita sembra spenta. Ma non tardano a scoprirsi qua e |. là delle diatomee e qualche alga. Nessuna traccia di rizopodi e infusorî. Solo dopo qualche tempo, da ammassi tondeggianti, rosei o bianchi, sparsi qua e là, si vedono svolgersi lentamente dei rotiferi e delle callidine, che poi si mettono a strisciare nella | preparazione. Alle volte bisogna osservare minutamente delle. — Notice of some Rhizopods. — Notice of some new fresh-water Rhizopods. — Notice of some fresh-water Infusoria. — Notice of a remarkable Amoeba. — On the mode in which Amoeba swallowos its food. — Notice of Rhizopods. — Fresh-water Rhizopods of North America. — Washington, 1879. Inseriti tutti (meno l’ultimo) nei Proceedings of the Academy of Natural Sciences of Philadelphia dell’anno 1874. 67 decine e decine di preparazioni prima di trovare un solo rizo- podo o infusorio. Talvolta invece, e massime in certi campioni di terra, con i frammenti minerali si alternano qua e là delle sfere aranciate regolari (gusci di arcelle), o delle forme rugose e irregolari, grigie, verdiccie, giallastre o ialine, rotonde, ovali, otriformi ecc. (gusci di difflugie ed euglife). Dapprincipio e per qualche tempo | stanno immobili, ma perdurando 1’ azione dell’acqua, cominciano ad emettere dei pseudopodi, dimostrandosi così viventi. Allo stesso modo da piccole sferette ialine o granulose, qua e là disperse tra i frammenti minerali, si vedono a poco a poco svolgersi dei | pseudopodi lobosi o acuminati e si hanno così varie forme di ameba. Nella terra umida, o bagnata dalla pioggia, o tenuta artificial- mente in molle, per lo più le forme sono già svolte e mobili alla prima osservazione. Si può dunque notare, anche per i protozoi della terra, quanto avevo notato lo scorso anno a proposito .dei protozoi dei muschi; ch’ essi cioè vivono in due stati: uno cor- rispondente allo stato asciutto e uno corrispondente alla presenza ‘dell’acqua. Mancando l’ acqua essi ritirano i pseudopodi e si rag- | gomitolano a palla nella nota forma di incistamento, e colla presenza di una quantità, anche piccolissima, d’acqua, abbando- nano più o meno presto la cisti, emettono i pseudopodi e stri- sciano lentamente nel loro ambiente. |. Per persuadermi meglio di ciò feci anche delle esperienze. Presa cioè della terra inumidita in cui strisciano vivacemente numerose amebe terricole, la lasciai disseccare su un vetrino per 24 ore. Dopo di che, riosservandola, vidi scomparse le amebe, e al loro posto le note forme rotonde di incistamento, da cui di nuovo esse sl svolsero con l’ aggiunta d’ acqua. I campioni più ricchi di forme viventi sono dati dal terriccio | raccolto nei crepacci e angoli dei muri e dei tetti; i più poveri dall’humus vegetale compatto. — Le forme più frequentemente | trovate in parecchie centinaia di preparazioni da me fatte, furono le seguenti : Amoeba princeps, A. radiosa, A. verrucosa, A. terricola; + + brprgrenone TRENO 68 dell’Amoeba terricola trovai un gran numero di varietà non de- seritte dal Greeff e che descriverò nel lavoro compiuto. Trovai il Hyalodiscus rubicundus e una nuova specie di Hyalodiscus finora non descritta, di color giallo, solcata a un lato. Comune l’Arcella vulgaris; qua e colà vidi anche l'Arcella mitrata di Leidy, e una nuova specie di Arcella di forma pira- midale con spigoli concavi. Fra i tecolobosi vidi anche spesso l’Euglypha reticulata, la Cyphoderia margaritana, la Difflugia globulosa, la D. pirifor- mis, la D. urceolata, la D. constricta e una forma che finora — non fu descritta. Gli infusorî ciliati e flagellati sono rari; vidi solo qualche monade ed euglena, e un Amphileptus. Numero- sissime sono le diatomee, e non mancano le alghe. Nel complesso però il carattere della fauna protistologica della terra è data dalla presenza costante dei rizopodi gimnolobosi e tecolobosi. Le condizioni che trovansi nella terra sono singolar- | mente favorevoli alla vita di questi organismi, mentre sono sfa- vorevoli a quella degli infusorî. Questi, con la loro costituzione delicatissima e le loro ciglia, sono adatti al moto vivace e rapido nella libera acqua; mentre invece alla vita nascosta tra i fram- menti minerali si adatta meglio il lento strisciare dei rizopodi lobosi; la presenza di materiali calcari e il bisogno di difendersi dai rudi contatti rende specialmente facile lo sviluppo delle forme a teca calcare come le arcelle, le difflugie e le euglife, o della forma caratteristica di ameba della terra (Amoebdba terricola Greeff), che ha una costituzione più compatta e resistente e moti meno vivaci delle altre amebe. Pavia, ottobre 1889. MALATTIE MICROBIGHE DELL'UOMO E DEGLI ANIMALI DOMESTICI NOTA del Professore LEOPOLDO MAGGI. Ì. MALATTIE MICROBICHE DELL’ UOMO E DEGLI ANIMALI DOMESTICI COMMESTIBILI. — A tutti noi è noto che microbi patogeni infestano non solo l’uomo, ma anche gli animali, e 69 tra questi gli animali domestici, e tra gli animali domestici, ‘quelli di cui noi ci nutriamo, come il due, la pecora, la capra, il cervo, il daino, che possono essere attaccati tutti dal mi- crobio del carbonchio (BAciLLUS ANTHRACIS) ammalarne per con- seguenza e morire carbonchiosi. Anche il majale benchè ra- ramente, può essere affetto da carbonchio. Il cavallo in Francia ne è meno soggetto che in Algeria; e da noi è quello di Sar- degna che più di frequente ne viene assalito. Nell'uomo il carbonchio si presenta all’esterno sotto forma di pustula, che noi diciamo maligna. | Come l’uomo, i dovidi sono spesse volte invasi anche dal microbio della tubercolosi (BaciLLUs TUBERCULOSIS). Secondo le ‘osservazioni di Trasbot le vacche che hanno molto pelo bianco dimostrano una grande tendenza alla tubercolosi, e così ne è ‘dei cavalli. Se questa malattia è piuttosto rara nei conigli e inei porcellini d’India, è invece frequente negli uccelli, e tra ‘questi nei gallznacci e nei palmipedi. Il microbio della febbre tifoide (BACILLUS TYPHI ABDOMINALIS, \BacILLUS TYyPHosUS) è stato osservato, oltrechè nell’ uomo in ‘un certo numero di animali, specialmente nel cavallo. Fra le razze umane, la bianca è quella più soggetta alla feb- Wibre malarica (1) (BaciLLUS MALARI®E, PLASMODIUM MALARIE, Coc- | CIDIUM MALARIA, HEMATOBIUS MALARIA, CORPI FALCIFORMI); e da ‘questa malattia non vanno esenti le capre della campagna ro- mana, le capre e le pecore della Sologna. Il Dott. Graham ha ‘veduto nel Dekkan, un cavallo che, impiegato agli sterramenti, ‘aveva la febbre ogni due giorni all’ istessa ora. La pneumonite (Micrococcus PNEUMONIA, PNEUMOCOCCUS, Di- PLOcoccus PNEUMONIA, BacTERIUM) dell’ uomo, è molto vicina alla peripneumonite (BacTERIUM) contagiosa nelle bestie bovine, comuricabile questa all'uomo per mezzo del latte. L'infanzia dell’ uomo è atta alla difterite (Micrococcus DIPH- THERICUS, BACILLUS DIPTHERI&), e quest'’attitudine spesse volte (1) Come per questa malattia, così anche per le altre, mettiamo tra pa- Fentesi e claudite la specie microbica, che ne sarebbe la causa. 70 è ereditaria e certe famiglie presentano una recettibilità par-. ticolare; tuttavia la più grande attitudine alla difterite l'hanno gli uccelli, specialmente i polli, i fagiani, le pernici ed i pas- seri. Essa è chiamata volgarmente pipita. Se in Francia le vacche ne sono esenti, non così quelle di Germania. Malattie microbiche dell’uomo e del montone è il vajuolo, (MicRococcus vaccINA) osservato anche nella capra, nel majatle, nel cavallo, nei piccioni, nel pollo d'India, nei palmipedi; ma-. lattia microbica della mucca e sopratutto del cavallo è il vac- cino (Mricrococcus VACCIN£). Uomo e cavallo vengono affetti da verruche o porri (Micro- coccus Di Basés, BacTERIUM PORRI DI MayoccHi), dal così detto bottone di Biskra (Micrococcus), da osteomielite (Micrococcus OSTEOMIELITIS, STAPHYLOCOCCUS PYOGENUS AUREUS, STREPTOCOC- — CUS PYOGENUS), da meningite cerebro-spinale (Mrcrococcus, MI- CROCOCCUS INTRACELLULARIS MENINGITIDIS), da rosolia (MicRococ- | cus a cifra 8, DrpLococcus), da scarlattina (Micrococcus scaR- | LATINOSUS, DipLococcus scarLaTIN&A Klein, EpIiNGTON) e da si- || filide (BACILLUS SIPHYLIDIS). Nell'uomo, nel cavallo e nel lepre è stata osservata la blen- norragia (Micrococcus GONoRRHEX, Gonococcus). I negri tra gli uomini, hanno un’attitudine particolare pel tetano (BaciLLUS — TETANI) come il cavallo tra gli animali. Moltissima ne ha la pecora, meno la destia bovina. Più dell’uomo, ammala di moccio (BACILLUS MALLEI) il ca- vallo, il mulo, l’asino, la capra, la pecora, il coniglio, il por- cellino d'India. La lebbra (BaciLLUS LEPRE) come quella dell’uomo, è stata |. veduta in un due che viveva in un asilo di lebbrosi. | L'uomo, il bue, la pecora, il cavallo, il mulo, hanno un’at- | titudine a contrarre il pemfigo (MicRrococcus). Se l’uomo ha il cholera nostras (SpirILLUM FINCKLERI) ed il cholera asiatico (SPIRILLUM cHoLERA) i poll? hanno pure il loro cholera (MicRococcus CHOLERE GALLINARUM, BACTERIUM CHO- Ù LERZ GALLINARUM) come lo hanno le anitre domestiche. | L'uomo, il due, il majale, il cavallo, il mulo, possono avere À il gozzo (Monas KLEBSI), Pur È jb sh) ù | a a, ed | wi 4°, Ì È Y ° d : i e i 71 ro] don! L'uomo, il bue, la pecora, il majale, il cavallo, gli uccelli Î e tra questi il pollo, l’oca e l’anitra vanno soggetti alla febbre aftosa, probabilmente d’origine microbica. __Quantunque rara negli animali, tuttavia nel majale è stata osservata la carie dentale (SPIRILLUM BUCCALE, SPIROCHATE BUC- CALIS, LEPTOTHRIX BUCCALIS) come nell'uomo di razza bianca, poichè nei Negri, nei Polinesi e nelle razze colorate è piut- tosto rara. La veruga (BaciLLUs), eruzione in seguito alla così detta | febbre d’Oroya, che si manifesta nell’ America del Sud, e che . attacca tutte le razze umane, ma sopratutto la bianca, venne osservata nel mulo e nei gallinacet. L’idrofobia o rabbia, ritenuta da alcuni malattia microbica (Micrococcus, BaciLLUS), è stata osservata, oltre che nell’uomo, negli animali di cui esso si ciba, quali il due, la pecora, la capra, il cervo, il dazno, il renna, il cavallo, il majale, il co- niglio, il porcellino d'India, il tasso, il gatto e la volpe, ben- chè, questi ultimi, mangiati da pochi, e gli uccelli. Se l’influenza o grippe, da non confondersi, come fa osser- vare Bordier, collo stato catarrale, al quale, nell'inverno, il volgo chiama a torto grippe, dipende da un microbio (Mricro- coccus), oltre nell’ uomo, è da notarsi che è stata osservata, durante l'epidemia, nei cavalli e negli uccelli. Tutte le razze umane, dice Bordier, in tutti i paesi sembrano soggette a questa strana malattia; tuttavia, più che nei paesi caldi, pare frequente nei freddi, come nell’Islanda, ove è detta quef, alle isole Féroé, ove chiamasi Krugns. Nel 1775 uccise un gran numero di anzmali domestici. Nel 1827 un’ epidemia mortale di influenza cavallina, infierì in Europa. Nel 1872, uccise a — New-York 16,000 cavalli. I sintomi coi quali si presenta nel- l’uomo, sono gli stessi con cui si manifesta nei cavalli, e 9 . volte su 10, fu osservata una complicazione d’ una oftalmia interna concomitante. Bordier nota anche, che nel 1830 l’in- fluenza percorse tutto il mondo preceaendo il cholera. Zede- kauer di Saint-Pétersbourg, citato da Pelletan, ha osservato che le epidemie d’ influenza sono sempre, l’anno dopo, seguite da un'epidemia di cholera. | 72 2. MALATTIE MICROBICHE SOLAMENTE DELL’UOMO, E MA- — LATTIE MICROBICHE SOLAMENTE DEGLI ANIMALI DOMESTICI COMMESTIBILI. — Se la risipola (Mrcrococcus ERYSIPELATIS, STREPTOCOCCUS ERYSIPELATIS), la febbre puerperale (Micrococ- cus), il reumatismo articolare acuto (Micrococcus), la dissen- teria (BaciLLUS), l'epatite (BaciLLus), la tosse ferina (BacILLUS) o tosse convulsiva (coqueluche dei francesi), la micosi fun- goide (MicRrococcus, STREPTOCOccUS), il tifo ricorrente (SPIRIL- LUM OBERMEIERI, SPIROCHETA OBERMEIERI), il beriberi (BAciLLUS BERIBERICUS), vicino al mixoedema dei nostri paesi, sono ma- lattie più o meno microbiche dell’uomo; il carbonchio sintoma- tico (BaciLLus CHAUVAI) è proprio delle specie bovine ed ovine, e così è della peste dei conigli e dei porcellini d'India, (CrIP- TOCoccUs GUTTULATUS) della mammite contagiosa delle vacche (Micrococcus), dell’emoglobinuria bacterica del due (BacTERIUM) della peste bovina (Mrcrococcus) dell’ acne contagiosa (BacTE- RIUM) del cavallo, dell'edema maligno (BaciLLus) del coniglio e del tasso, del mal rosso (BaciLLus) del majale. 3. MALATTIE MICROBICHE DELL’UOMO ANALOGHE A QUELLE DI ANIMALI DOMESTICI COMMESTIBILI E VICEVERSA. — L’uomo ha delle malattie microbiche, che si potrebbero ritenere ana- loghe a quelle di animali di cui si ciba. Tali sono le affe- zioni conosciute sotto il nome di ulceri del Tonchino (Bacte- rIUM), del Turkestan (BacrerIum), di Bassac, di Mozambico, d'Oriente, ecc.; le quali stanno vicine all’acne contagiosa del cavallo. Alcuni vogliono anche avvicinare al cholera dei polli, la ma- lattia così detta del Sonno o Hypnosi o Lalangolo della costa d’Africa, o Dadan (dormire) degli Yoloffs, o Nelavan, (dormire, dei Serèri) che sembra speciale ai Negri e che si osserva sulle coste del golfo di Bénin, a Sierra Leone, al Congo, al Senegal, in Egitto ed anche alle Antille, ma sempre sui Negri. D'altra parte, animali che servono di nutrimento all’uomo, hanno malattie microbiche che si vogliono analoghe a quelle dell'uomo. La peste bovina o tifo bovino, vuolsi analogo alla febbre tifoide dell’uomo; analoga alla febbre gialla dell’uomo, 73 vuolsi pure che sia una malattia del bue detta febbre di Texas, la quale d'altronde non si osserva, nelle bestie cornute, che là dove regna la febbre gialla. L’immobilità, è una: malattia del cavallo, forse vicina alla malattia del sonno. La febbre vi- tulare o vitellare della vacca, sarebbe spesse volte un’affezione malarica. Nell’America del Sud, a Marajo, esiste nei cavalli una ma- lattia, la quebrabunda, che è caratterizzata da una paralisi del traino posteriore e che, secondo Crevaux, non è altro che il beriberi dell’uomo, possibile quindi anche nei cavalli. Una ma- lattia simile esiste pure nel cavallo dell'India e della Cocinchina, Pare anche che si debba avvicinare al beriberi dell’uomo, la così detta malattia tremante o prurigo lombare del montone e qualche volta della capra. 4. MALATTIE MICROBICHE DELL’ UOMO E DI ANIMALI DO- MESTICI. — L’uomo ha in comune col cane, il pemfigo, le verruche o porri, il bottone di Biskra, il vajuolo, }’idrofobia, la emmorragia, l’oftalmia granulosa (Micrococcus), la gengivite | arthro-dentale infettiva (BaciLLus), la diarrea parassitaria dei ° bambini lattanti (BaciLLus), che pure nei giovani cani si ma- nifesta al momento dello slattamento, la veruga, la lebbra, il gozzo. tela In Algeria e nell'India, i canz, al dire del Dott. Mac Bul. loch sono soggetti ad accessi periodici di malaria. Il Dottor Anger ha veduto a Clamart morire di tetano una cagna coi suoi sei piccoli, che stavano in una scuderia, in cui erano morti di tetano due cavalli. L'uomo ha in comune col gatto oltre l'idrofobia già ac- cennata, il bottone di Biskra, la veruga, la lebbra. Vernois e Malgaigne hanno constatato nel gatto esostosi sifilitiche. L'uomo ha in comune colle scimie il pemfigo, la rosolia, l’idrofobia, 1a tubercolosi, il vajuolo. L’uomo ha in comune col pappagallo, il vajuolo, la lebbra, la tubercolosi. | DET pappagalli vanno soggetti ad una malattia caratterizzata da diarrea, grande debolezza, convulsioni, che li fa morire , specialmente durante le traversate. î 74 5. MALATTIE MICROBICHE, CHE L’UOMO RICEVE DA ANI- MALI. — L'uomo riceve l’idrofobia dal cane, dal gatto, dal sciacal, dal lupo, ecc.; e quella del lupo, si dice, che gli sia più virulenta di quella del cane. Non so se vi siano casi in cui l’uomo abbia ricevuto l' idrofobia dalla jena, a cui va pure soggetta come gli altri carnivori o fiere suaccennate. Inoltre l’uomo riceve il moccio dal cavallo, il tetano pure dal cavallo, il carbonchio dal due, dal montone e dall’orso, la difterite dagli uccelli. 6. MALATTIE MICROBICHE CHE L’UOMO COMUNICA AD ANI- MALI. — L'uomo comunica il vajolo al cane ed alle scimie. Fu osservato che un cane leccando la mano del suo padrone affetto da vajolo, ammalò esso pure di vajolo. Nelle scimie il vajolo fu osservato in quelle appartenenti a famiglie umane, in cui vi erano dei vajolosi. L’uomo comunica la tubercolosi al cane ed agli uccelli. In quest’ ultimi è il fegato che vien preso di preferenza; le sue cellule sono piene di bacilli. Il cane si infetta leccando i tondi contaminati dal padrone, e gli uccelli beccando gli sputi umanì ricchi in bacillì. L'uomo comunica la lebbra al cane, al gatto, ai pappagalli. Sono citati casi in cui cani e gatti divennero lebbrosi vivendo in un asilo di lebbrosi umani. Un pappagallo incontrò questa malattia direttamente dalle labbra del suo padrone lebbroso. L'uomo comunica la sifilide al cavallo. 7. MALATTIE MICROBICHE INOCULATE DALL’UOMO IN ANI. MALI. — L’uomo coll’inoculazione ha fatto attechire nei Co- nigli: l'osteomielite, la risipola, la febbre puerperale, il bottone di Biskra, il vaccino, la rosolia, la scarlattina, la febbre gialla, il cholera dei polli, il cholera delle oche, l’emoglobinuria bac- terica del bue, la pneumonite, l'acne contagiosa del cavallo, la difterite, il tetano, la tosse ferina, il mal rosso dei majali, il cholera asiatico, la febbre malarica, la micosi fungoide, la tubercolosi, il beriberi; nelle Cavie o porcellini d'India: la rosolia, la scarlattina, la febbre gialla, l’ acne contagiosa del cavallo, la malattia delle larve delle Api, il carbonchio sin- ELE si 75 . tomatico, la difterite, il tetano, la febbre tifoide, il cholera asiatico, la tubercolosi, la sifilide, il beriberi; nel Cane: la scarlattina, la pneumonite, l’ acne contagiosa del cavallo, la febbre tifoide, il cholera asiatico, la febbre malarica, la tu- bercolosi, la sifilide; nel Gatto: la pneumonite, la febbre ti- foide, la sifilide; nei Topi: il vaccino, la malattia delle larve delle api, il tetano, il mal rosso dei majali, la febbre tifoide, il cholera asiatico; nel Montone: l’acne contagiosa del cavallo, la febbre tifoide; nel Vitello: la scarlattina; nelle Scimmie: la scarlattina, il vajolo, la tubercolosi, la sifilide, la micosi fun- goide, il tifo ricorrente; nei Passeri: il cholera dei polli, la — malattia microbica della donnola; nei Piccioni: il cholera dei polli, il mal rosso dei majali; nei Fagiani: il cholera dei polli; nei Pappagalli: il cholera dei polli. Abbassando la tempera- tura negli Uccelli, ha fatto attechire anche il carbonchio. 8. MALATTIE MICROBICHE PRODOTTE EX NOVO DALL’UOMO IN ANIMALI (malattie sperimentali). L’uomo ha fatto nascere le seguenti malattie : la settice- mia sperimentale del cane e del coniglio (Coze e Feltz), la setticemia sperimentale del coniglio (Koch), la risipola speri- mentale del coniglio, la piemia sperimentale del coniglio, la setticemia consecutiva al carbonchio del conzglio, del ratto, del passero, gli ascessi progressivi del coniglio, la setticemia sperimentale dei sorc?, trapassata anche ai conzgli, la necrosi progressiva del sorcio, la setticemia di Pasteur, dovuta al vi- brio settico, chiamata da Cornevin cangrena fulminante delle cavie, dell’ asino, del cavallo, del montone, del piccione, del coniglio, del gallo, del ratto bianco, del cane, del gatto, del- l’anitra; l'edema maliguo della cavia. 4 76 1 MESOCOTYLE SQUILLARUM, n. Sub. gens ni sp © di trematode ectoparassita del Bopyrus Squillarum NOTA di C. PARONA ed A. PERUGIA. Dall’egregio signor Antonio Valle, Assistente al Museo Ci- vico di Trieste, già benemerito per altri invii di parassiti interessantissimi di Pesci dell'Adriatico (1) ebbimo in comuni- cazione un esemplare di trematode che per la forma sua e per l'ospite sul quale venne trovato merita speciale menzione, il che facciamo con questa breve nota; ringraziando avanti tutto il solerte ed intelligente ricercatore. | È un Polistomide del gruppo delle Octocotilidee, la cui forma del corpo colpisce a primo tratto. Infatti questo (V. Tav. fig. 1.2) consta essenzialmente di tre parti: la prima, anteriore, ri- stretta, lanceolata, la seconda mediana, allargata perfettamente orbiculare e la terza, posteriore che è data dal così detto disco colle otto ventose a disposizione ed attacco peculiare. Misura una lunghezza totale di 5 millimetri. Il diametro trasversale è variabile come segue: Porzione anteriore ri- stretta (a livello dell’ ovo nell’ ovidotto) 0,°° 420. = porzione mediana 2,°*|, = porzione posteriore, disco, 1,5" 1/,. La parte anteriore, che diremo collo, presentasi appiattita, come lo è tutto il verme, a cono molto allungato e quindi più ristretta all’ avanti. All’apice, troncato, sta l’ apertura boccale (fig. 1.* è) inerme, ad imbuto e soprastante a due pic- cole ventose. Queste sono inoltre rotondeggianti (fig. 1.* v) ri- levate, somiglianti a quelle delle tristomidi, ma in proporzione molto più piccole e poco discoste l’ una l’altra per lasciare passaggio all’inizio del bulbo esofageo (fig. 1.* e). Le ventose | (1) Parona e Perugia. — Di alcuni trematodi parassiti delle branchie dei pesci dell'Adriatico. — Annali Mus. Civ. di Genova; serie 2° vol. VIII (con due tavole). — 1889. Ì | : î | n) î 77 boccali hanno un diametro trasversale di 0," 056. Il bulbo esofageo, contornato da tessuto probabilissimamente ghiando- lare, è ovale e si continua con esofago biforcantesi dopo bre- vissimo tratto in due intestini (fig. 1.* 7) che si perdono di vista sotto i densi ed oscuri rami del vitellogeno al loro giun- gere nella porzione dilatata. Ancora in questa prima porzione a collo, sotto l’ arco del- l’intestino, trovasi l'armatura dell’apertura maschile (fig. 1.8 m), similissima per la forma e per gli uncini chitinosi a quella disegnata da Ed. V. Beneden nel Dactycotyle Pollachti. (Bull. de l’ Acad. d. Belgiq. Tom. XXV, 1868, Tav. fig. 5.8) e da noi nel D. Phycidis (1). Nella porzione mediana del corpo, che diremo tronco come la più cospicua, sono contenuti gli apparati della riproduzione. Gli organi femminili hanno identica disposizione di quella presentata dal Dactycotyle e gli ovarii si continuano con largo | ovidotto (fig. 1.* 0v) il quale dirigendosi all’avanti va a sboccare poco sopra l’ armatura maschile già menzionata, ì con un foro ovale (fig. 1.» f) affatto inerme. Contiene un solo ovo, di forma speciale, triangolare, di color brunastro col polo posteriore, che si prolunga in lungo filamento, (fig. 1.* 0). Detto ovo ha una lunghezza di 0°" 070. Molto appariscente è inoltre una apertura vaginale (fig. 1.8 v) ovale ed inerme, situata a circa la metà della lunghezza del collo e sulla linea mediana del corpo. Il vitellogeneo, moltissimo sviluppato, occupa buona parte del tronco, lasciando libero soltanto uno spazio circolare nel centro, ove appunto sì raggruppano gli apparati riproduttori. Esso vitellogeno, ramificantesi dendriticamente si spinge fino all'orlo del corpo ed in basso si prolunga nel disco delle ventose e persino nei peduncoli delle medesime; identicamente a quanto troviamo nei Dactycotyli e nei Choricotyli. Una disposizione speciale hanno i testicoli (fig. 1.2 #); essi, (1) Parona e Perugia. — Di alcuni trematodi ectoparassiti di pesci marini. (Nota preventiva). Ann. Mus. Civ. di Genova; serie 2" vol. VII. — 1889; pa- gina 742, fig. 5°. 78 mentre secondo V. Beneden nel Dacticotile sarebbero dissemi- nati col vitellogeno, qui stanno raggruppati nella parte infe- riore dell’ovario ; similmente a quanto si riscontra general- mente nei polistomidi. Da essi si allontana un deferente, molto flessuoso dapprima, e poscia a decorso ondulato, che attraversa la porzione dilatata del corpo, nonchè il collo (fig. 1.* d) per sboccare all’armatura più sopra ricordata. Questa è globosa; collocata sulla linea mediana e misura un diametro trasver- sale di 0,” 056. Il disco, come si disse, porta quattro paja di ventose so- stenute da peduncoli piuttosto lunghi. Aventi un diametro trasversale di 0,"” 210 esse ventose hanno una armatura chi- tinosa il cui aspetto non diversifica da quello degli altri po- listomidi. | È degno di nota il fatto del disco, il quale, a differenza di quanto si osserva nel Genere Dactycotyle, non si presenta come un prolungamento del corpo, ma resta attaccato col tronco mediante un largo e brevissimo peduncolo ; peduncolo che ricorda alquanto quello del disco dei Choricotyli, sebbene in questi sia molto lungo e sottilissimo. Dalla breve descrizione e. dalla figura che presentiamo, chiaramente si scorge essere il nostro trematode di grande interesse per la sua forma generale del corpo e per la dispo- sizione del disco delle ventose. Infatti la forma del corpo, come si disse, è tale da poterlo distintamente dividere in tre parti, caso per nulla frequente nei trematodi; nè si può ritenere che le due prime porzioni siano così differenti di diametro per contrazione del corpo, perchè esso si presenta troppo regolare, simmetrico. Inoltre il disco fa parte a sè, per quanto sia unito al corpo mediante una larga base; il che lo fa differenziare dai due Generi più volte ricordati, Dactycotyle e Choricotyle; che sono della fa- miglia delle Polistomidee appunto quelli che più d’ogni altro si approssimano al verme in discorso (1). (1) Ci sono noti i due trematodi stati descritti da Otto (Nova Acta phys, med. Acad. Coes, Leop, XI, p. 300, tav. 41, fig. 2, 4 2) e da Nordmann (Mi- 79 Difatti egli per quanto richiami il Genere Dactycotyle, tut- tavia ne differenzia per non avere il disco troncato posterior- mente e non continuante senza restringimento coi margini del resto del corpo. Dal genere Choricotyle poi, sebbene s’accordi per avere il disco separato dal rimanente del corpo ne diver- sifica perchè esso disco non ha vero peduncolo, ma solo una larga e brevissima base di impianto e perchè le ventose non sono sostenute da gracili e lunghi peduncoli. Abbiamo quindi una forma che molto si avvicina ai due generi più volte menzionati, ma però ne differenzia per alcuni caratteri suoi prcprii e tali che lo farebbero collocare preci- samente fra l’ uno e l’altro. É uno spiccato esempio di gra- duale passaggio fra il genere Dactycotyle ed il Choricotyle; siccome è facile persuadersene confrontando la figura del no- stro Verme frapposta a quelle dei due generi conosciuti. (V. Ta- vola fig. 2*- 18 - e 32). Dagli indicati generi, come anche da molti altri anche meno affini il verme da noi descritto se ne allontana inoltre note- volmente per un fatto importantissimo nella storia dei Trema- todi ectoparassiti; esso è uno dei rarissimi parassiti esterni di crostacei. Il Monticelli nella sua pregiata Monografia dei Trematodi a pag. 18 dice « Pochi (trematodi ectoparassiti) si trovano sul dorso di crostacei marini o fluviatili; così i Temnocephalex, che vivono, secondo l’ Haswell sugli Astacus della Tasmania e N. Zelanda, secondo il Gray sulle branchie di Astacus nel Chiloe e secondo Semper sui brachiuri d’acqua dolce alle Fi- lippine; alcuni Tristomee, gli Udonellida che si trovano sui crostacei copepodi (Lerneadide, Caligida) ed alcuni Octocoty- lidi sugli isopodi (Cimothoa). Inoltre di crostacei ectoparassiti si conoscerebbe lo Stico- krogr. Beitr. I. p. 78, tav. VII, 1. 2) il primo col nome di Cyclocotyla belones ed il secondo con quello di Ocfobothrium merlangi, (Octostoma merlangi Kuhn). A questi non possiamo ascrivere il nostro Verme, per quanto loro asso- migli a tutta prima stante la parte anteriore allungata a collo, perchè in essi il corpo è diviso soltanto in due porzioni, mentre lo è in tre nel no- stro che descriviamo. 80 cotyle Nephropis (Linstow: Comp. Helm. Nactrag. pag. 113) se- gnalato da Olsson ospitato dal Nephrops norvegicus; forma alla quale non appartiene di certo quella di cui parliamo. Perciò facendo noto questo rarissimo caso di parassitismo nei Crostacei; indichiamo il trematode quale nuovo genere col nome di Mesocotyle per la sua posizione sistematica in- termedia fra il Gen. Dactycotyle ed il Choricotyle e quale nuova specie M. squillarum colle seguenti diagnosi: Mesocotyle, n. gen. Corpo diviso in tre parti distinte; l’anteriore, collo, a cono allungato — la mediana, tronco, orbicolare ; la posteriore, disco, quasi sessile, portante le otto ventose situate sopra larghi e corti peduncoli. Mesocotyle Squillarum, n. sp. Due piccole ventose periboccali. — Bulbo esofageo piri- forme — intestino biforcato — testicoli a gruppo e situati inferiormente all’ ovario; deferente lunghissimo — armatura maschile globosa con otto grossi uncini ricurvati verso il lume dell’ apertura. — Apertura femminile superiormente alla ma- schile e situata sulla linea mediana. — Vagina a metà lun- ghezza del collo, inerme. — Vitellogeno dendritico che oc- cupa la parte allargata del corpo e che si spinge nel disco e nei peduncoli delle ventose. Ovo di color bruno, triangolare. Lunghezza totale del corpo 5 millimetri — larghezza mas- simo 2°®3/,. i | Habit. Lamelle ovigere del Bopyrus Squillarum; Trieste, 1879; race. A. Valle, il Genova, 23 Dicembre 1889. la, PORIESI | Pav, 4 E 2 È SS x S remore rorerr—o__—_—_——= 5 i - / R & a? É a x 2 . £ ® 5a & 81 OCCHI PINEALI MULTIPLI NELL’ ANGUIS FRAGILIS NOTA di MATHIAS DUVAL e KALT. (Compl. rend. hebdomadaires de la Societé de biologie, 1889 N. 6 (9 febbraio) pag. 85). Le ricerche di De Graaf et B. Spencer hanno mostrato che la glandula pineale dei vertebrati superiori è il rudimento di un occhio che non acquista il suo completo sviluppo se non in certe lucerte (Lacerta). Quest’ organo è formato da un’'estrusione in forma di tubo cavo, che parte dal talamo ottico per andare a termi- nare con un occhio mediano, impari, assai analogo, in quanto alla struttura, all'occhio dei molluschi cefalopodi, e contenuto in un foro situato nella parete superiore del cranio. Tale è il suo aspetto nell’ Hateria punctata. Esaminando delle sezioni di embrioni di Anguis, noi ab- biamo trovato sul tubo pineale, oltre l’occhio tipico, un certo numero di bottoni, che sono vere vescicale chiuse, costituite da elementi analoghi a quelli che formano la retina dell’ occhio pineale tipico, e di cui l’estremità interna è pigmentata. Non vi si trova già più nessuna differenziazione d’un organo ana- logo al cristallino. Questi bottoni oculiformi sono in numero di 243. Risulta da questa osservazione che l’ occhio pineale, col moltiplicarsi, tende a degradarsi. Supponiamo il tubo pineale terminantesi con un gruppo di parecchi bottoni oculiformi, ma non pigmentati al loro cen- tro, e noi avremo il tipe che è realizzato negli uccelli. Che questi bottoni si circondino di tessuto connettivo e di vasi, e noi arriveremo al tipo del mammifero. È così, cre- diamo noi, che si potrebbero spiegare gli aspetti successivi che prende la glandola pineale nella serie dei vertebrati su- periori. M. 82 Cenni storici sopra il Gabinetto di Anatomia umana della R. Università di Pavia del Prof. GIOVANNI ZOJA (Continuazione e fine. Vedi n. 3 e 4, anno X). Come introduzione al mio Catalogo descrittivo del Museo anatomico dell’ Università di Pavia(1), posi questi cenni storici. Il primo periodo, che si riferisce alla fondazione del Museo, venne già pubblicato su questo giornale (); ora darò succin- tamente conto degli altri periodi fino ad oggi. SECONDO PERIODO (dal 1779 al 1804). Direttore ANTONIO SCARPA. In questo periodo la scuola anatomica di Pavia raggiunse il suo massimo splendore; e così anche il Gabinetto anato- mico si arricchì considerevolmente tanto per il numero che per il valore dei preparati. Lo Scarpa, successo al Rezia, nel periodo di 21 anni nel quale rimase all’insegnamento del- l'anatomia, fornì il Gabinetto di 327 preparazioni proprie, le quali, aggiunte alle 29 ereditate dal Rezia, fondatore del Museo, formarono una suppellettile scientifica che sparse di sè la più bella fama, anche perchè lo Scarpa fece conoscere per la stampa tutto quanto era raccolto nel Museo stesso col suo: Index rerum Musei Anatomici Ticinensis. — Ticini, 1804. Mentre i preparati del Rezia erano tutti montati a secco, quelli dello Scarpa invece si possono dividere in due cate- gorie, a secco e a fresco, immersi cioè in liquidi conserva- tori. Diversi preparati a secco dello Scarpa patirono avarie più © | o meno sensibili. Di questi alcuni furono redenti con processi diversi, e possono servire ancora allo scopo per cui furono fatti; altri invece sono assai logori e tarlati: si conservano (1) ZL Gabinetto di Anatomia normale e topografica della R. Università di Pavia, descritto dal Direttore e Professore Giovanni Zoja, Fasc. I. e VII. -- Pavia, 1873-1887. i (2) Bollettino Scientifico, anno X, n. 3 e 4, pag. 65 e seg. — Pavia, 1888. 83 tuttavia in memoria del grand’ uomo che li allestì. —— I pre- parati a fresco invece sono tuttora bene conservati e si am- mirano come fattura egregia del sommo anatomico. Lo Scarpa provvide il Gabinetto anche di due bellissime statue in cera, rappresentanti, alla grandezza naturale, un uomo ed una donna, allo scopo principalmente di mostrare il sistema linfatico dei visceri nella donna, e delle parti esterne, sotto cutanee del corpo, nell’ uomo. — Queste due statue, montate con molta eleganza, si ammirano ancora in buonis- simo stato per la inappuntabilità della esattezza anatomica. Lo stesso Scarpa ebbe inoltre l’iniziativa di fornire la sua scuola di alcune preparazioni microscopiche, fatte a Vienna. TERZO PERIODO (dal 1804 al 1815). Direttore SANTO FATTORI. Contrariamente a quanto venne asserito dal Longhena(1), al Fattori, immediato successore di Scarpa, non competerebbe alcun ricordo per riguardo a questo Museo, poichè durante la sua direzione, che durò circa undici anni, all'infuori di una grossolana injezione metallica del polmone, non depose nel Gabinetto alcun altro preparato. QUARTO PERIODO (dal 1815 al 1864). Direttore BARTOLOMEO PANIZZA. Colla venuta del Panizza alla cattedra di anatomia, co- minciò un’altr’epoca feconda ed efficace, oltrechè per l’inse- gnamento e per la scienza, anche per il già ben noto e lo- dato Museo anatomico di Pavia. I pezzi anatomici raccolti o preparati ed allestiti dalle stesse mani del Professore Panizza (o sotto la di lui imme- diata direzione, dai suoi ajuti ed allievi, fra i quali non po- chi abilissimi), sono molto numerosi. Essi venivano man mano deposti nel Gabinetto e registrati regolarmente in ap- (1) Cenni storici sulle due Università di Pavia e di Milano, ecc., ecc. — Opera postuma di Paolo Sangiorgio. — Milano, 1831, pag. 478. 84 positi elenchi, dei quali finchè durò lo Scarpa alla direzione degli studi medici, veniva dato conto anno per anno con spe- ciali relazioni, che figurano nell’ archivio della Facoltà me- dico-chirurgica. Dal grande Catalogo manoscritto, compilato dal Panizza verso il 1845, e che conservasi nell’ Istituto, si rileva che il. Panizza, seguendo le traccie dello Scarpa, divise i preparati in serie, contraddistinte con lettere speciali, come è qui sotto indicato: 1.* Serie A. Tessuti elementari . 7 È : - ‘ . preparati 91 2.° >» BB. Osteologia . 7 : ; z » 261 3.* » (€. Comuni integnimenti. e loro anpendiei 3 s; » 37 4. » D. Visceri del basso ventre e delle parti della ge- nerazione. . 7 \ Ì È } 1 3 » 166 Sor.» VE: Visceri'del'itomese vo, SR, ) ; ; z » 80 6.° >» FF. Nevrologia . ; , : 3 È i \ - » 180 7.2» G. Organi dei sensi 7 F A } 3 : ° » 150 8.* >» HH. Angiologia. ì ) 7 - » 172 9.* » T. Utero gravido e antonia dal feto ; : 4 » 127 Vi sono registrati inoltre 20 altri preparati conservati in casse di marmo. Nel Catalogo stesso sono elencate anche 102 preparazioni microscopiche del Panizza stesso. I preparati aggiunti successivamente al Gabinetto dal Pa- nizza fino al 1864, sono più di un centinajo, di modo che quando il Panizza abbandonò l’ insegnamento, il Museo anatomico di Pavia contava 1403 preparazioni, delle quali 1110 apparten- gono al Panizza stesso. La raccolta anatomica del Panizza è delle meglio intese, ben proporzionata allo scopo, e coordinata rigorosamente se- condo l’indole del suo efficacissimo insegnamento; essa è poi anche oggigiorno sotto ogni rapporto ammirevole. In tutte le sezioni della raccolta Panizza vi sono poi pezzi e preparazioni di rara bellezza e di manifesta importanza, ma i preparati che eccellono sopratutti sono quelli che si riferiscono alle inje- zioni, specialmente dei vasi linfatici, che costituiscono vera- mente l'orgoglio dell’ intiero Museo. Bisogna inoltre ricordare che i preparati del Panizza non 85 sono tutti raccolti e confinati nel Museo anatomico, ma altri Istituti si giovarono e si gloriano di possederne, e non solo a Pavia (come p. e. i Musei di anatomia e fisiologia compa- rate, e dell'Istituto Tecnico), ma anche il Museo anatomico di Modena, quello di Pisa, e così pure alcuno estero, come il Museo Orfila di Parigi. QUINTO PERIODO ed ultimo (dal 1864 al 1890). Direttore GIOVANNI ZOJA (attuale). Giusta l’ esigenza dei tempi e per l'aggiunta di alcuni in- segnamenti particolari, che prima se non erano compenetrati | nell’anatomia, pure venivano svolti dal Panizza nelle sue vaste, nitide e indimenticabili lezioni, come si dovette abbandonare il metodo topografico, preferito molto opportunamente e con utilità indiscutibile dallo Scarpa e dal Panizza, per seguire nell’insegnamento dell'anatomia il metodo sistematico, così la disposizione dei pezzi del Gabinetto dovette per necessità con- formarsi in tutto allo stesso metodo ultimo indicato. Ecco quindi il bisogno della riforma totale del Museo anatomico che venne eseguita e compiuta in questi ultimi anni dallo scrivente. Eh Soltanto chi sa cosa sia la numerosa raccolta di un Museo, può immaginare quanto costi di tempo e di fatica lo spostare e riordinare ogni pezzo, e molto più se si deve lottare per avere i mezzi necessari, e se questi si lasciano attendere molto e vengono dati poi a poco a poco, e a lunghi intervalli. — Fatto sta che io vi impiegai oltre un ventennio. Coll’ultimo riordinamento sistematico del Gabinetto, le serie dei preparati furono ridotte da dieci ad otto, distinte ciascuna, come lo erano prima, con lettere dell’ alfabeto. Nel disporre e adattare così il Museo, tutti i pezzi e i pre- parati, ad uno ad uno furono passati in minuto esame. Ai pre- parati a secco vennero riparate, il meglio possibile, le avarie eventuali. Curai, per quanto potei, anche i piedestalli, cam- biandone alcuni, rinfrescandone altri. A quasi tutti i prepa- rati conservati nei liquidi, mutai, non solo il vaso e rinnovai il liquido conservatore (operazione che dev’ essere ripetuta 86 spesso), ma cambiai anche la montatura, fissando quei fili so- spensori, che prima erano assicurati con giri di spago sul- l'orlo del vaso, sopra appositi telai fatti con hastoncini o striscie di vetro. Mentre provvedeva a riordinare i preparati già esistenti, procurava di allestirne di nuovi, sia sostituendo pezzi sop- pressi, sia riempendo qualche lacuna, aumentando così mano mano la suppellettile delle varie sezioni. 4 Tutto il nuovo che potei raccogliere venne distribuito or- dinatamente nelle varie serie, giusta il coneetto sistematico sopra indicato. Sopra ogni preparato (o sul piedestallo, o sul vaso) posi un numero contrassegnato dalla lettera della serie a cui ap- partiene, ed un'etichetta su cui è stampato il nome della serie, ripetuto il numero del preparato, e declinato il nome del di- rettore che lo allestì o lo raccolse. Seguendo questo sistema predisposi prima un catalogo a cartellini, dal quale trassi poi quello che pubblicai (1). I preparati nel Gabinetto sono quindi ora disposti in otto sezioni e distribuiti, avuto riguardo tanto alle serie (2) quanto agli autori, come segue: D Fa SEZIONE SETT ei ee Numero Se Rezia |Scarpa|Fattori bla Zoja Mi I Rneoologia ‘ant | _ 23 _ 199 416 638 EI Angiologia ‘2° a 10 36 _ 183 79 304 F19" Nevrologia: Ut et | _ 30 — 186 | 116 332 G | 4* Splanenologia . . . . 10 99 ] 197 215 482 Mi 5* Estesiologia::. ..<.; (1; bj 57 — 431 163 336 L.j6* Embriologia. .v.;. 4 23 _ 122 36 185 M | 7° Anatomia generale . . — 31 De 67.400 110 N | 8° Anatomia topografica . -- 4 _ 45 242 291 Totale N. 29 263 l 1110 | 1275 | 2678 LI (1) Il Gabinetto di anatomia normale e topografica della R. Università di Pavia. — In 4°. — Pavia, 1873-1890. — Stabilimento Tipografico Successori Bizzoni. (2) Vedi tavola pianta. RA LILLA 54 Ax | U, \Ò n d TL ai sea SO0GLE JVOYUFIR/ Neca ii (€ __--------21| 4 PILL LAKE VA (I 73 PP ADAW VDIAPUASIADPIVALAPPPILI, EVDO PPRRP7PPT 5 PPPHR DPI? 44 bg VALZZIZIZZZAZA A Do (447, DA » PI S ADS i [] x H I NS | > 4 i | è 5 NAT care 1 Ir ZN È SA i ' i I RA LS I pese rà III x | Ci Bar i a — 7 a E; 7- VAALLA TAX I DI A (97; pa, FPA:3 AI AI ! y, U VIII MAULMIAII, 7 1 73 DMOPLZHDIFPPPP PPI7L29C = | 2) ‘ 2 € 74 LA DI, O) I 47, 4 PA ps CC Il hf È | © I Y id, ida ' iva H \ Xx ' x feci! x I ! N i i x I x Z ' I uo, | Ì > I É 3 I CUT I | ‘ I ! 7, , pone ) 7 I z Ù aa I pat 1 , I © O IND OI O] (dI RIEZSE SEO: © © pr) 1 SOSIA da Ra Sri © e 3 la Mr Res O a I ea IR a Fu ” n RE x po DS 2 7 7 9 % x me ERI der enne | Y SI (d N L x 7, x x 5 È " 7, N > LR x li I / È p 7 , x x I 7 ”, x 7, Ri » Y, / fi A è \ I zz x p N / ca te Sa Z x 7 N x È | A x # ] Ke} 74 / x . È VÀ 5 ? < Lal | | D, vez x 7 DE x x < x I I 7 BE Si CA La gES | I x 7 ì ji 7 ES 7 x / x Ù } / $ 4 ì i è by: ò , | IN A EA < $ è ;; del x z 7 è x 4 7 I Xx 4 N VA DI , x I x 7 x z \ I I Ù CO ' J ® } a |A lo —- mez =—-----1 il ' ; lm pon same aper ecento \riurer sbasiomeraie el | Da questo prospetto rilevasi a quanto ascende oggi la sup- pellettile del Museo anatomico di Pavia (1), quanto appartiene a ciascuna serie, e il contributo dato da ciascun direttore al Museo stesso. 1, Non avendo potuto, per mancanza di mezzi, corredare il Catalogo d’ un atlante dimostrativo dei pezzi più interessanti del Gabinetto, credei opportuno di fornire il Catalogo stesso se non altro della pianta dell’attuale Istituto anatomico, colla indicazione dei locali e degli scaffali ove sono raccolte le sin- gole serie e i preparati non ancora elencati. Unisco la pianta stessa anche a questi brevi cenni, augurandomi di poter pre- : sto traslocare in miglior sede questo celebre Istituto ridotto ormai qui ad un magazzeno dove viene paralizzata qualunque buona volontà di lavoro scientifico e didattico. 87 RECENSIONI INTORNO AI PROTISTI DELLO STOMACO DEI BOVINI (con 6 tav.) DEL DoTtTOR ANGELO FIORENTINI. Ricerche fatte nel Laboratorio di Anatomia Comparata della E. Università di Pavia. (Sunto dell’ Autore). Fra i Protisti e i Protozoi dello stomaco dei bovini furono segnalati «per la prima volta da Gruby e Delafond, poi da Stein, indi da Schu- berg che ne descrisse otto specie di cui tre formano due generi nuovi: Biitschlia e Dasitrica. Il Dottor Fiorentini vi aggiunse colle sue ul- time ricerche undici specie nuove di cui nove vanno a formare il nuovo genere dei Diplodinii, una è classificata tra gli Entodinii e l’ ultima tra le Biitsehlie. Qui in breve si riportano le descrizioni dei generi e specie nuove che nella memoria sono tutte figurate. Genere DIPLODINIUM (nuovo genere). Il carattere più saliente del genere dei diplodinii sta in ciò che gli es- seri ai quali si riferiscono sono forniti di due corone di cilia ed il corpo (1) I preparati sopra indicati furono tutti descritti nel Catalogo ora pub- blicato. — Le aggiunte saranno fatte conoscere quanto prima in apposito supplemento. 88 è coperto di un involucro abbastanza resistente che non si altera se non lasciato per qualche tempo al contatto di soluzioni acide o di sostanze în fermentazione. 1. Diplodinium vortex (n. specie). È questo un ciliato di forma com- plessa : misura 0,200 mm. di lunghezza e 0,80 di larghezza. Il corpo è irregolarmente piriforme, avente all'estremità anteriore una grossa co- rona di cilia disposta a spira attorno ad un’apertura boccale, alla metà del corpo, in senso quasi trasversale, un’altra corona di cilia circonda per due terzi il corpo stesso. La sua parte posteriore presenta tre corone di uncini di varia lunghezza; nella terza corona posteriore uno di ATAGRI uncini è più lungo prendendo l’ aspetto di coda. Il protoplasma è più o meno trasparente a seconda che PARI più o meno boli alimentari. Il nucleo, quando è visibile, lo si scorge al di- sotto della fascia ciliare dorsale, quindi nella regione posteriore del corpo dove si osservano pure in numero variabile dei vacuali contrattili. Nei liquidi gastrici questo ciliato si muove avanzandosi a forma di alice. 2. Diplodinium Maggii (n. specie). La sua forma ricorda quella di un cuore, se lo si vede di faccia, di fianco invece si presenta schiacciato e concavo alla parte centrale. Misura 0,180 mm. di lunghezza e 0,120 di larghezza. L’estremità anteriore presenta due corone di cilia di cui la più grande circonda un orificio boccale che mette in un ampio esofago. L’ estremità posteriore presenta una ripiegatura del tegumento e in fondo vi da adito l’ apertura anale. Nel protoplasma si osservano per trasparenza dei boli alimentari, così pure ‘si ‘osservano sempre dei va- cuoli contrattili ed un grosso nucleo posti tutti sotto la piccola corona ciliare e limitati entro una regione protoplasmatica più trasparente che fu chiamata regione nucleare. 3. Diplodìinium bursa (n. specie). È di forma quasi analoga al pre- cedente da cui differisce solo nei seguenti punti. Il corpo è più piccolo misurando 0,100 mm. di lunghezza e 0,60 di larghezza, la seconda co- ‘rona ciliare è posta in un piano più basso ed è disposta a forma di frangia. All’estremità posteriore, invece di una FIDIGgARULa vi si trova una solcatura che la rende bilobata. 4. Diplodinium dentatum (n. specie). Fu chiamato con questo nome perchè, se si osserva questo protozoo di faccia, ricorda da lontano la - . forma di un dente molare. Misura 0,100 mm. di lunghezza e 0,48 di lar- ghezza. Visto di fianco si presenta concavo alla parte ventrale e con- vesso alla dorsale, nel resto è simile alla forma precedente. 5. Diplodinium denticolatam (n. specie). Esso pure fu così chia- mato perchè ricorda una particolarità della sua struttura; infatti egli ha alla parte posteriore sei dentellature a forma di uncini. Le sue di- mensioni sono quasi identiche a quelle del diplodinium bursa. Quello che si osserva di rimarchevole nel diplodinium denticolato è la regione nucleare a protoplasma trasparente e nettamente divisa dall’altra parte di protoplasma in cui si osservano i boli alimentari. 89 6. Diplodinium ccandatim, D. caudatom (nuove specie). Vennero descritte queste due specie in un sol capitolo perchè non hanno di dif- ferente che la presenza o no della coda, ciò che fa supporre non essere la prima specie altro che uno stadio di sviluppo della seconda. Il loro corpo è allungato e cilindrico, concavo alla regione dorsale, convesso alla ventrale. La corona ciliare circonda la bocca ed è disposta in senso spirale, e un po’ al disotto avvi una frangia ciliare disposta trasversal- mente e che circonda per due terzi il corpo. Il diplodinium ecaudatum misura 0,120 mm. di lunghezza e 0,44 circa di larghezza; quello cauda- tum 0,160 mm. di lunghezza e 0,44 di larghezza. 7. Biplodininm rostratum (nuova specie) Misura 0. 80 mm. di lun- ghezza e 0,40 di larghezza; il corpo è tozzo e la sua parte ventrale è di forma semilunare. La regione nucleare è ben distinta, e l’ estremità posteriore del corpo presenta una coda grossa, corta e ripiegata a ro- stro. | 8. Diplodinium Cattanei (nuova specie). È fra le specie descritte quella che presenta maggior interesse per la sua notevole complicazione. Misura 0,180 mm. di lunghezza e 0,64 di larghezza. A11’ estremità po- steriore sonvi poste cinque lunghe code di cui una sorpassa ancora le altre. All’ estremità anteriore abbiamo una corona ciliare disposta a spira e che circonda l’apertura boccale; alla regione ventrale poco sotto della corona ciliare spirale si osserva una frangia di cilie disposta in senso trasversale ed abbracciante per due terzi il corpo. Esaminando bene poi il suo involucro lo si vede traversato da linee longitudinali che partendo dall’ estremità anteriore vanno in senso spi- rale a congiungersi colle linee di prolungamento delle code rendendo così il corpo come contorto. Genere ENTODINIUM Stein. 9. Entodinium rostratum (nuova specie). Ha una sola e grande corona ciliare alla regione anteriore che circonda una vasta bocca, la quale si prolunga in un’ ampia faringe. Il nucleo è grosso ed allungato con nucleolo ed è posto al disotto di una grossa vescicola contrattile la quale è sempre unica. La parte posteriore del corpo presenta una corta coda ripiegata ad uncino. Infine le misure di questo entodininm sono; 0,060 mm. di lun- ghezza e 0,024 di larghezza. Genere BUTSCHLIA Schuberg. 10. Biitschlia lanceolata (nuova specie). Presenta corpo allungato, ed ha ad un quinto superiore del corpo uno strozzamento a guisa di colletto, a cui segue una piccola testa coperta di finissime cilia. Alla estremità della testa avvi una piccola bocca, alla quale fa seguito una stretta faringe. Il nucleo è grosso e pallido e le concrezioni calcari sono poste in basso. Questo protozoo misura 0,058 di lunghezza e 0,020 mm. di larghezza. 90 Come si vede dalle forme qui sopra descritte, noi abbiamo a che fare con dei ciliati, ora la classificazione sistematica dei ciliati rinvenuti . nello stomaco dei bovini sarebbe la seguente : Giliata 1° Ordine................ GYMNOSTOUATA Biitschli (1889 pars Holo- trich). Famiglia ............. Enchelina Stein (1859-60). Sotto famiglia V* Prorotrichina Biitschli (1889). Genere ................ Bitschlia Schuberg (1886). Specie.................. Butschlia parva, B. neglecta (Schuberg 1888). B. Lanceolata (n. sp. 1889). 20. (Ondino divi id TRICOSTOMA Biitschli (pars. Hotrich Stein). Sotto ordine......... Aspirotricha Biitschli (1889). Famiglia:?..... al. Isotrichina Biitschli (1889). Genere................ Isotrica Stein (1859). Specie ;i.u.i.. ui... Isotrica prostoma, I. intestinalis. (Stein 1859). Genere ................ Dasytricha Schuberg (1888). Specie unica......... Dasytricha ruminantium. (Schuberg 1888). 2° Sotto ordine......... SPIROTRICHA Biitschli (1889). 2° Sezione ................. Oligotricha Biitschli (1889). Famiglia............. Ophryoscolecina Stein (1859). Genere................ Entodinium Stein (1859). Specie................. Entodinium minimum. Ent. bursa, Ent. candatum (Stein 1859). | Ent. rostratum (n. sp. 1889). Genere... Diplodinium Stein (1859). SDACIO,. iris Diplodinium vortex, D. Maggii, D. bursa, D. dentatum, D. denticulatum, D. ecaudatum, D. caudatum, D. rostratum, D. Cattanei (n. sp. 1889). Ora ci rimane di aggiungere qualche altra forma di organismo infe- riore che pur si riscontra nel materiale d’ osservazione. Così nel 1° e 2° ventricolo, oltre a sostanza vegetale di natura di- versa, noi troviamo delle diatomee, delle monadi e secondo alcuni an- che delle amebe; infine troviamo dei micro-organismi a forma di cocchi (micrococchi) e dei bacilli, come anche si osservano spore ecc. Nel 3° e 4° ventricolo noi vi riscontriamo dei detriti vegetali; molti micrococchi, diversi microbacteri, alcuni bacilli, (b. subtilis) in sporifi- cazione, l’oidium albicans, della sostanza omogenea, globuli di lecitina, anelli di mielina, ed infine qualche tegumento di ciliato morto. Questi organismi inferiori furono studiati più in esteso dal celebre sig. Certes di Parigi (1) il quale dice che nel panzone dei ruminanti non (1) Extrait du bulletin de la société zoologique de France, — Seance du 9 avril 1889. Ap: 91 si sviluppano i microbi comuni delle infusioni vegetali, ma delle specie che caratterizzano la loro azione fisiologica piuttosto che la loro forma. Egli afferma quindi di avere riscontrato nel bue, oltre ai ciliati descritti da Schuberg, anche delle sarcine, e nel capriolo avrebbe osservato, sempre nel contenuto del panzone, delle cellule ovoidi jaline di gran- dezza differente ma sempre assai piccole e che vi si trovano in un nu- mero molto elevato. Infine Certes segnalò pel primo la presenza del glicogene nel protoplasma di questi ciliati, e ciò potè dimostrarlo ricor - rendo all’ azione del jodio sul glicogene, che dà una colorazione marcata di un bruno rossastro. ESAME TOPOGRAFICO degli organi toraco-addominali nel sesto mese lunare della gravidanza rilevato dalla sezione mediana di un cadavere congelato DEL Dottor CESARE STAURENGHI (libero docente di Anatomia topografica all’Università di Pavia). Comunicazione fatta alla Soc. medica chir. di Pavia, il 10 marzo 1889. (Un opuscolo di pag. 30, con una tav. lit. - Milano, U. Hoepli). (SUNTO DELL’ AUTORE). L’ A. ha prossimamente pubblicata la particolareggiata relazione di questo esame di topografia viscerale da lui praticato nel passato anno scolastico nel Laboratorio di Anatomia umana normale di Pavia, sul tronco di una gestante di anni 21, morta per tubercolosi polmonare, e, previa congelazione, segato sulla linea mediana. Premesso un cenno storico intorno alle sezioni mediane di cadaveri di incinte e la storia clinica del caso, lo Staurenghi, in base anche alla propria esperienza, fa una breve critica dei pregi e dei difetti del me- todo del congelamento applicato allo studio dei rapporti degli organi, e tenendo conto di queste considerazioni e delle prove dei pochi osser- vatori precedenti (Braune, Chiari, Waldeyer, Scròder-Stratz, Winter) descrive le modalità tecniche usate nel suo caso. Il cadavere venne injettato a freddo colla massa di Erdos per l’ ar- femorale s e carotide pr. d, e per la v femorale d: indi, amputati gli arti al terzo superiore e vuotata l’ urocisti, fu opportunamente fissato in posizione eretta entro una cassa di zinco, che poi si introdusse in apposito apparecchio frigorifero. L’ operazione del congelo venne eseguita nel gennajo u. s. e per la eccezionale mitezza delle giornate e per altre circostanze, fu necessario protrarla per una diecina di giorni, impiegandovi di continuo un mi- 92 scuglio refrigerante di cloruro sodico e di neve (I : 2), che mantenne nell’apparato una temperatura oscillante fra — 12 C e — 13 C. Il congelamento riuscì completo in ogni parte del tronco, la cui forma fu bene conservata. La segatura venne fatta dopo la decollazione, ed a differenza della più parte delle antecedenti, fu quasi esattamente mediana, potendosi computare di pochi mm. l’insignificante deviazione. Le superfici di sezione vennero deterse con alcole etilico raffreddato, e tosto rapida- mente fotografate in posizione verticale. Poscia, se ne ritrassero i con- torni sopra due lastre di vetro, ed i diagrammi servirono per comporre due disegni all’ acquerello : indi si estrassero collo scalpello le parti fe- tali rimaste a sinistra e si trasportarono sulle destre facendovele con- gelare, per determinare la presentazione, la posizione e l’atteggiamento del feto. Anche quest’ultima preparazione vénne fotografata e disegnata, e se ne ricavò altresì un modello in cera. Durante questo tempo (11 giorni) i pezzi anatomici vennero costantemente conservati alla tempe- ratura di — 12 C —. L’ A. passa poi in dettagliata analisi i rapporti di sede degli organi che si presentavano nelle due superfici cominciando dalla regione sotto- joidea, che vi era pressochè tutta compresa, e discendendo fino allo stretto inferiore, tenendo di mira nel riferire i rapporti anche la co- lonna vertebrale, e specialmente le apofisi spinose, come ha consigliato il Prof. C. Giacomini (Top. del cuore). Per questa parte della Memoria è duopo rimandare il lettore alla Relazione originale, notandosi qui soltanto, che 1’ A. si diffonde parti- colarmente sulla topografia del cuore e dell’ utero, ma non trascura quella dei vasi sanguigni, delle riflessioni delle grandi sierose ecc. La colonna vertebrale col midollo spinale venne trattata a parte: Waldeyer nel suo Medianschnitt (Bonn 1886) osserva, che sino allora non si possedeva una sezione mediana di un cadavere colla colonna vertebrale normale sotto ogni aspetto. In questo caso è da ritenersi, che la direzione della spina fu conser- vata con precisione, essendo stato staccato il capo dopo compiuto il congelamento. La donna era assai bene conformata, eravi però una va- rietà numerica per eccesso dei segmenti dorsali che erano tredici. In corrispondenza della XIII" vertebra dorsale esisteva bilateralmente una costa soprannumeraria. È importante per le leggi dell’ eredità 1’ avere accertato l’identica anomalia anche nel feto, che era di sesso femminino, e fu giudicato coi dati del Prof. C. Toldt morto qualche giorno dopo la prima metà del sesto mese lunare: presentavasi col vertice, in posizione 0IS A e nel- l'atteggiamento ordinario. Anche per esso 1’ A. espone l’Anatomia to- pografica delle superfici di sezione. Di questo caso, di cui il Dottor C. Staurenghi dette comunicazioni 93 alla Società medico-chirurgica di Pavia, presentando i disegni relativi ed i preparati anatomici ora conservati in quell’ Istituto di Anatomia normale, fecero successivamente menzione anche il Prof. G. Zoja. (Ren- diconti Ist. Lomb. Serie II.® Vol. XXII, Fasc. XII-XIII) e di recente il Dott. G. Soffiantini (XIII congresso dell’ Associazione medica italiana in Padova). La monografia dello Staurenghi è corredata da una grande tavola litografica con tre figure copiate esattamente dalle fotografie, nella prima delle quali è delineata per intero la metà sinistra del tronco colle denominazioni dei singoli organi materni e fetali; nella seconda, la parte sinistra della cavità uterina col feto ricomposto, nella terza, la parte destra della stessa cavità contenente la massima parte della placenta e del cordone ombellicale. Queste figure sono nitidissime. Come in Francia ed in Inghilterra anche in Italia non erano stati publicati lavori di questo genere, non potendosi considerare siccome tale la importantissima memoria del Prof. D. Chiara: L’evoluzione spon- tanea sorpresa in atto mediante la congelazione, condotta con intento pu- ramente ostetrico. L’ osservazione che 1’ A. ebbe l’ avventura di fare, torna poi ancora più interessante scientificamente, in quanto nelle precedenti relazioni di sezioni mediane si verificarono delle condizioni sfavorevolissime ad una esatta topografia dei visceri, sia accidentali (frattura del sacro, deviazioni della spina, gastrectasia) che per difetto di tecnica (conside- revoli sviamenti della segatura dalla linea mediana, pneumatosi peri- toneale per puntura di un’ansa intestinale, deformazione notevole della parete addominale per diretta applicazione del miscuglio frigorifero ecc.); oltracciò, per non essere stato finora pubblicato un esame anatomo-to- pografico dei visceri della donna all’ età sopraindicata della gestazione. ELMINTOLOGIA ITALIANA (Bibliografia — Sistematica — Storia) PEL Dottor CORRADO PARONA Professore di Zoologia nell’ Università di Genova. (Continuazione vedi n. 2, giugno 1889). 34. 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Bassi R. — Sopra la tracheite verminosa dei fagiani (Phasianus colchi- cus). — Giornale di Medicina Veterinaria pratica; anno 1881, fasc. 2, l tav. — Torino, 1881. 41. Bassi R. — Fibromi parassitari degli stinchi del cavallo e zoppicature eroniche ecc. — Il Medico Veterinario; anno 1885, pag. 1-13. 42. Bassi R. — Ancora dei fibromi parassitari del cavallo. — Il Medico Ve- terinario; anno 1885, pag. 145-150. 43. BATTISTINI. — Sopra un caso di Cysticercus cellulose hominis. — Gaz- zetta medica di Roma, anno IV, pag. 749. — 1878. 44. BAZZANI STEFANO. — Di un caso importante di cisti da echinococco annidate nel lobo occipitale sinistro. — Rivista clinica; anno XXV, fasc. 7, pag. 517-523. — Bologna, 1886. 45. BELLELI V. — La Bilharzia hematobia. — Osservazioni anatomo-pato- logiche e mediche. — Gazzetta degli Ospitali; anno VII, n. 1-4; 1886. — Gaz- zetta Medica. — Lombardia, I886. 46. 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(Ueber die Anwendung der Thymolsàure als Wurmmittel in der Anchilostomen Dubini). ATL I TALPA 4 LR Ù $ +4 Pa gh) MA REA) ARTO IPRIITEA di yer LAL } Chi Î DA vs MEV pi PAGATE ss Ea PL A ahi #3 rsa it fa FAB STC opa È far Ù vi iL) eran pa TA RR I DÒ: Ma , NO LIE n ì N, VA id LO ir : x x qu ) x 4 Nt (PE | RESO : : » La i geni 96 sì 75. BozzoLo C. e PaGLIANI Luigi. — L’ anemia al traforo del Gottardo dal punto di vista igienico e clinico. — Giornale Società italiana d’Igiene; anno t,. n. 3-4. — Milano, 1880. — Italia Medica. 76. BrANCATO LEONARDO. — Cura delle cisti da echinococco del fegato e degli ascessi epatici. — La Riforma medica; anno IV, n. 273, 274, 275, 276, pag. 1632-34; 1638-39; 1644-45; 1650-51. — Roma, 1888. 77. BremsER Giov. G. — Trattato zoologico e fisiologico sui vermi intesti- nali dell’uomo; 1.8 Traduzione italiana sull’ originale tedesco; 5 tavole; XVI-344 pag. 8. — Tipografia Bizzoni. Pavia, 1828. 78. Brera VALERIANO LuiGi. — Lezioni medico-pratiche sopra i principali vermi del corpo umano vivente e le così dette malattie verminose. — Crema, tipografia Rossi, 1902; 4.° — Crema, tipografia Ronna, 1811; 4.° fig. — Tra- duzione francese di Bartoli e Calvet. — Paris, 1804. 79. Brera V. L. — Memorie fisico-mediche sopra i principali vermi del corpo umano vivente e le così dette malattie verminose, per servire di sup- plemento e di continuazione alle lezioni. — Memoria i.a Esami dei principali vermi umani. — Memoria 2.2 Genesi dei vermi umani. — Crema, 1811. 80. Brera V. L. — Idrope ascite simulante la gravidanza e cagionata da vermi vescicolari nei tessuti addominali disseminati; caso comunicato li 20 giugno 1816. — Nuovi saggi della I. R. Accademia di Scienze ed arti; I. pag. 1. — Padova, 1817. 81. BRIGANTI V. — Descrizione delle ligule che abitano nell’ addomine dei ciprini del lago di Palo; 2 tav. — R. Accademia delle Scienze di Napoli: vol. |, pag. 209-233. Napoli, 1819. 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L Size: Sulla permanenz della. albridala: ‘timo 1 nei Pea ole ‘e'negli adolescenti (Nota 189 SE Maggi: Intorno alle» ricerche di Pacini ri- guardanti ì Protisti cholerigeni. — Bonardi: Sulle Diatomee del lago d'Orta. - “Maggi : Sulla ‘analogia delle forme del Kommabacillus Koch, con quello dello Spi- ; rillum tenue Ehr. osservate da Warming. - Pellacani: Sulla resistenza dei ve- leni. alla ‘putrefazione (Comunicazione preliminare). + Notezze: Girard: (Analisi ' di una nota del Sig. Hommel di Zurigo sul cholera). :— Comunicazioni: Cuneo. Sunto della prelezione del Prof. C. Parona dell’ Università di Genova. | FASC. Il. - Zoja: Di un’ apertura insolita del setto nasale cartilagineo. (Co- municazione preventiva). - Maggi: Intorno alle ricerche di Pacini risguardanti S| Protisti cholerigeni (cont. e fine). — Certes: Dell’uso delle materie coloranti nello studio fisiologico ed istologico degli infusorii. — Maggi: Per l’analisi mi- IRSA delle acque. — Canna: Notizie universitarie. Fasc. IH. e LV. —sZoja: Sopra. il foro ottico «doppio. - Maggi: Saggio di una iaziione protistologica degli esseri. fermenti. (sunto di una lezione). - Cattaneo: Sulla struttura'e formazione dell'o strato cuticolare (corneo) del ven- | tricolo muscolare degli uccelli (risposta al Dott. Bergonzini). — Zoja: Un cen- x tenario memorabile per la:storia anatomica di Pavia. (Prelezione al corso di Anato- mia umana per l’anno scolastico 1885-86. (Transunto).- Maggi: Settimo programma di Anatomia e fisiologia comparate coll’indirizzo morfologico, svolto nell’anno’ H 1883-84. - Cattaneo: Sulla continuità del plasma germinativo di A. Weisman, = (Rivista). — Maggi: 4) Sulla distinzione morfologica degli organi degli animali — ‘ b) di alcune funzioni degli esseri inferiori a contribuzione della morfologia dei metazoi — c). la priorità della bacterioterapia (Transunti). = Notizie universitarie. — Annuncio. LE, ANNO. VIII. — Fasc. I. — Zoja: Altri casi di foro Dines doppio. — Cattaneo: Strut- "nai e sviluppo dell’intestino dei. pesci (Comunicazione preventiva). — Stefa- ‘ninî: Nevrite micotica nella lebbra. - Sormani: Contribuzione agli studj sulla ‘storia’ naturale del Bacillo tubercolare. - Maggi: Questioni di nomenclatura pro- ‘tistologica. = (Rivista). — Varigny: Di un metodo» per la determinazione degli . alimenti di un dato microbio. — Idem : Sul attenuazione dei virus, e sui virus attenuati o vaccini. — Notizie universitarie: Deliberazione della facoltà di scienze ; della R. Unresità di Pavia, contro il nuovo regolamento delle: Biblioteche. ‘Fasc. H.- Zoja: Un caso di dolicotrichia straordinaria. — Staurenghi : Osser- vazioni. sull'anatomia descrittiva del nervo ulnare ed in particolare della topo- grafia del medesimo nella regione brachiale. (Comunicazione preventiva). — Fu- sari: Ricerche intorno ‘alla fina anatomia dell’ encefalo dei Teleostei. (Nota pre- ventiva). — Cattaneo: Sviluppo. e disposizione, delle cellule pigmentali nelle larve "dell’Axolotl. - Maria Sacchi: Considerazioni sulla morfologia delle glandole in- | ‘testinali dei vertebrati. — Maggi: Per dare un’idea delle forme degli infnita- mente piccoli, senza microscopio e senza disegni. - (Rivista).-- Varigny: Microbj Divi e immunità. ° Fasc. III..e IV. — De-Giovanni: Uno YA alla Bacteriologia. (Prelezione). - Zoia: Note antropometriche (1.9 Statura e tesa). - Cattaneo: Ulteriori ricerche sulla struttura delle glandole peptiche dei Selaci, Ganoidi e Teleostei. — Maggi: Temi di Protistologia medica, trattati nei corsi liberi, con effetti legali, all’ Uni- SORA di Pavia, negli otto anni scolastici, dai 1878-79 al 1885-86. — Cattaneo: Sul ‘significato fisiologico delle glandole da me trovate ‘nello stomaco del'o storione | e sul valore morfologico delle loro cellule. — Maggi: Protisti e alcaloidi (Sunto); - (Rivista). Stokvis: Sull’ azione ‘chimica dei microbj. — Parona: Intorno. agli si di 3A ' w E La E IX Ù . Éléments de zoologie médicale et agricole di Railliet. — Notizie universitarie. - Cambi e Doni ricevuti. — Indice alfabetico delle MATERIE del II. volume del B07- BA 5 Scientifico. e dei loro AUTORI, dall’anno V. al VIII. inclusivo. I “Prezzo dei 4 Fascicoli degli Anni V, VI, VII e VIII L. 8 °.. . Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2, DI Ti E er 8 NATURALIEN-COMPTOIR i o Vien. VII Breitegasse, eo Il Dottor Leopoldo Eger d Vienna ha FTT bellissime raccolte di oggetti 7 di Storia Naturale; vende, compera e fa dei cambi; tiene corrispondenza in. italiano, francese ed inglese; spedisce il suo catalogo a chi gliene fa diretta | ve Mi . mente domanda. Lara NB. L’elenco dei cambi sarà dato nel N.° 4, solo ricordiamo. ‘ancora quello dei numeri che non abbiamo ricevuto. I Numeri mancanti. dii nuo staliana — N. 7 - 1888. . Giornale di Veterinaria Militare — N. 2 e 3 — 1888. . Bulletin de la société belge de microscopie. - N. lì, 2 e 3 — 1888. . Boletin clinico de Lerida Ni 1859. RICO CEE AVVISO IMPORTANTE ‘ai signori che hanno ricevuto regolarmente il Bol: :d lettino, e che non hanno ancora soddisfatto in' tutto ; i od in parte all’ importo ‘dell’ abbonamento in L. 4 3 per il primo anno, e in L. 8 per gli anni succes- i sivi; si fa calda preghiera di volerlo spedire 9 di; Redattori, od all’ Editore in Pavia, giusta. le indica- zioni già pubblicate. CREA I REDATTORI. I Elenco dei Signori che hanno pagato l'abbonamento. | Tenchini Prof. Lorenzo, Parma, anno 1887. - Golgi Prof. Camillo, Pavia, anno 1885, - Stefanini Dott. Domenico, Pavia, anno 1884. - Prof. Comm. Pietro Pavesi perdi Gabinetto Zoologico della R. Università di Pavia, anno 1885. - Taruffi Prof. Ce- -d sare, R. Università di Bologna, anno 1888. — Fumagalli Dott. Achille, Como, anno: È 1889. — Prof. F. Bertè, R. Università di Catania, anno 1887. — Gabinetto Anatomia Umana Regia Università, Pavia, anno 1885. — Gabinetto Anatomia Comparata Regia. Università, Pavia, anno 1887. - Scarenzio Prof. Angelo, Pavia, anno 1885. _ Biffi | Dott. Seratino, Milano, anno 1883. - Lingiardi Dott. G. B., Pavia, anno 1884. n | Gabinetto Zoologia Regia Università, Cagliari, anno 1888. - Pitzorno Prof. gie “ como, Sassari, anno ]883. — Istituto Tecnico Provinciale, Modena, anno 1896. sa | Arata D.r Potrò: BAD QBPAREOI: anno 1887. — R. detta Botanico, Pavia, anno 1888... cc Dicembre 1889, DISSI NILSSON SI SIN TSTS SII III : REDATTO DA ‘| LEOPOLDO MAGGI | © GIOVANNI ZOJA PROF. ORD. D’' ANATOMIA K FISIOLOGIA PROFESSORE ORDINARIO DI ANATOMIA COMPARATE UMANA. . . NELLA R. UNIVERSITÀ DI PAVIA ACHILLE DE-GIOVANNI i PROF. ORD. DI CLINICA MEDICA: NELLA R. UNIVERSITÀ DI PADOVA nei Un Anno £, $. ‘la cirrosi spattod? (Coni ao - Lot Rare Ra dei nora epatici - Staurenghi: Corno cutaneo sul padiglione dell’ orecchio. destro. di un uomo. — - Cattaneo; Sull’ istologia del ventricolo e del proventricolo. del Melopsittacus ‘un: ‘dulatus Shaw. — Maggi: Intorno su alcuni microrganismi patologici. delle Tro ‘telle. — Bonardi: Prime ricerche intorno. alle. Diatomee i Valli Intelvi. —_ da “$ itizie. — Magretti: Lettere dall’ Africa... °° so Fasc. II. — Tenchini: Sopra un caso di sE iiviatbhe dell'arteria < ome- rale (con figura). — Tenchini: Cervelletto insolitamente deforme di un uomo. È adulto (con figura). 0. Parona: Diagnosi di ‘alcuni muovi. Protisti. _ “Bonardi. i: DA ‘e C. F. Parona: Sulle Diatomee fossili del bacino lignitico di Leffe in Val Gan. «dino (Lombardia). —: ‘Maggi: ‘Tecnica ‘protistologica (Cloruro di palladio). — No A ‘tizie universitarie. — (Cattedra. e Stabilimento di Zoologia nell’ Università. sio Pavia). — Bibliografia. _ 3 Sta RnaRiRi, Sulla, tisichezza A, pel Prof. LAS . De-Giovanni. . PRETE aa ) «x Fasc. III. — Maggi: \Riobfen di altroti ‘al microscopio. — = Maggl? Sull’analis ‘microscopica, dell’ acqua delle sorgenti chiamate FONTANILI di Fontaniva de i padovano. — Bonardi: Intorno all’azione saccarificante della saliva ed alla gli. ‘cogenesi epatica in alcuni molluschi terrestri. (Comunicazione. preventiva). si Bonardi: Intorno alle. Diatomee, della. Valtellina. (5) delle». sue Alpi. _ ‘Cattaneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli. Infusori. ‘— Parietti: Ricerche » re- lative alla preparazione, © ‘conservazione di. Bacteri e d’Infusorj.. ant Fasc. IV. - Delo: Srant ‘morblegici. sul corpo 1 umano a contribuzione | 1-20 iù Re Intorno alle Diatomee della Valtellina e delle sue Alpi cadi e pv) \taneo: Fissazione, colorazione e conservazione degli 2n/usori (cont. e agi ti: ‘3 ANNO VI. — Fasc. I. -- Zoja: Di un solco men noto dell’osso. frontale. (Gomma A micazione preventiva). — . Luzzani e “Staurenghi: Anomalie anatomiche. (continua . ti =| zione e fine), — Parona: Materiali. per la fauna della Sardegna (IX. Vermi paras- . | siti). — Cattaneo: Istologia e sviluppo dell'apparato gastrico degli. uccelli. (Comu- -D micazione preventiva). — Università di Pavia: Voti e. proposte dei professori, nari è turalisti espressi alla facoltà di scienze matematiche e naturali. | ; si FaSC. il. — Tenchini: Di una rara anomalia delle arterie e delle vene emulgenti, | di. — Bonardi: Dell’azione dei succhi digestivi di alcuni gasteropodi terrestri, sull’a-' È mido e sui saccarosii. — Parona: Materiali per la fauna dell’isola di Sardegna. (Tosea È | Ulteriore comunicazione sui Protisti della. Sardegna). — Maggi : Sull’ importanza. 009 scientifica e tecnologica dell’esame. microscopico delle Rontro acque. = Rivista, s (Cattaneo: Sui profozoi del porto di Genova di A. Gruber). sv Fasc. III. e IV. — Zoja: Di un solco men noto dell’osso frontale - Solcò sopra è 3 frontale (2.° comunicazione). - Maggi: Sull’infiuenza d’alte temperature nellosvi: —.®@ luppo dei Microdj. — De-Giovanni e Zoja: Risultati d’ esperienze sullo. RErabDOrE e (8 sulla resistenza di dacteri e vibrioni, in presenza d’alcune sostanze medicinali. RI Maggi: Sul numero delle prove d’esame per l’analisi microscopica. delle acque po tabili e sul tempo per ciascuna di esse. — Staurenghi e Stefanini: Dei rapporti delle fibre nervose nel chiasma ottico dell’uomo e dei vertebrati. {Comunicazione pre-. ventiva). - Bonardi: Le acque termo-minerali di Acquarossa in Valdi Blenio. i Svizzera - (Relazione). - Bonardi: Intorno all’influenza dell’acido MRID sui Mi crobj e pai loro sviluppo. n >» Estero » LO|Uorso Vittorio Eman. N. 73)| Gli abbonamenti si ricevono in | Unnumero separato . . » 2f.-___—_—___________| Pavia dall’Editore e dai Redat Unnumero arretrato . . >» 4 Ogninum.° è di 32 pag."\| tori. n _ ___ MAGGI: Due fatti craniologici trovati in alcuni mammiferi. (Nota preventiva). — SOFFIANTINI: Osservazioni sulla topografia della ghiandola sottoma- | scellare. (Nota preventiva). — ZOJA: Cenni storici sopra il Gabinetto da’A- È natomia umana della R. Università di Pavia. (Spiegazione della pianta del- È l’attuale Gabinetto). — Mole diologiche. (Epoca della pubertà, durata della 7% gestazione e dell’accrescimento dopo la nascita, durata della vita e lon- gevità di aleuni mammiferi). — Note bibliografiche. — ((C. PARONA: Elmin- tologia italiana : Bibliografia, Sistematica e storia (continuazione). —)). — Notizie universitarie di Pavia. — Nuovi Professori di Zoologia e di Anatomia e Fisiologia comparate. DUE FATTI. CRAMOLOGIGI TROVATI IN ALCUNI MAMMIFERI NOTA PREVENTIVA DEL PROF. LEOPOLDO MAGGI letta al Congresso Medico, tenutosi nel settembre 1889 in Padova. | Il primo dei due fatti craniologici che trovai in alcuni _ mammiferi si riferisce alla chiusura delle suture e precisa- | mente al tempo in cui essa avviene rispetto alle due tavole | craniche. È. In generale nella scienza anatomica viene ammesso che le suture scompaiano dapprima all’interno del cranio e poi al- 98 l’ esterno. A questa norma, che pare propria per le suture del cranio umano, io, col consenso dell'amico e collega Zoja, posso citare qualche eccezione offerta dalla sutura sagittale, la quale internamente trovasi aperta in alcune sue parti, che all’ esterno presentano una chiusura. Cuvier, senza dare importanza al fatto, accennando al- l’internasale dell’ Unau (Bradypus didactylus L. o Cholepus didactylus Illig) dice che la sutura di quest’osso, benchè scom- parsa al di sopra, esiste tuttavia tracciata al di sotto. Così pure Riester e Sanson in nota alla loro traduzione fran- cese del trattato generale di Anatomia comparata di Meckel hanno riportato alla pagina 394 del Tomo IV, un’ osserva- zione di Serres fatta sopra 4 agnelli (Ovîs aries) riflettente la sutura dei loro due parietali (sutura sagittale), la quale, mentre scompare rapidamente sulla lamina esterna del cranio, si conserva per lungo tempo sulla tavola interna. Avendo io potuto constatare l'osservazione di Serres, ho voluto vedere se essa presentavasi in altre specie di ru- minanti ed in altri ordini di mammiferi. Quantunque le mie ricerche intorno a quest’argomento continuino ancora, pure credo opportuno accennare ai risul- tati finora ottenuti; tanto più che dovetti convincermi della necessità di avere per esse un ricco materiale di crani, par- ticolarmente appartenenti a diversi individui della medesima specie nei vari loro stadi di sviluppo. — Pertanto se non è facile avere quanto occorre in proposito, dalla Coliezione cra- niologica di un sol Museo, la difficoltà sarà di certo minore se si considererà, sotto questo punto di vista, la suddetta | collezione nei diversi musei; inoltre, facendo già conoscere | che in questo campo scientifico c'è da raccogliere per bene, io spero, che altri con me vorranno entrarvi. Io ho esaminato crani dei vari ordini di Mammiferi, di. diversi generi e specie, ma necessitando per queste ricerche la moltiplicità individuale, ho trovato finora soltanto nei Ru- minanti, Carnivori, Scimie, materiale sufficiente per studiare come sì comporta cronologicamente alle due tavole craniche 99 la chiusura o scomparsa delle loro suture e cioè se prima avviene all’interno come di norma nell'uomo, oppure all’esterno come nei due casì sopracitati del Bradypus e dell’ Qvis e forse di altri animali indicati da autori che a me non fu dato di conoscere. I cranî dei diversi individui che ebbi a mia disposizione dal Museo di Anatomia Comparata di Pavia, che ho l’onore di dirigere, e dal Museo Civico pavese, diretto dal collega P a- vesi appartengono fra i ruminanti alle seguenti specie: Ovîs aries — Bos taurus. — Fra i carnivori alle specie: Canis fa- miliaris, Canis lupus, Vulpes vulgaris, Felis cattus, Felis par- dus, Felis tigrinus, Felis leo. — Fra le scimie alle specie: Cy- nocephalus hamadryas, Theropithecus gelada, Macacus cyno- molgus, Macacus nemestrinus, Cercopithecus griseo-viridis, Co- lobus guereza, Semnopithecus entellus — Gorilla gina. —. Tralasciando per brevità la narrazione dei singoli casi, la quale sarà data più tardi, e considerando per ora, ad esempio, le suture della volta del cranio, quindi la metopica, la co- _ ronale, la sagittale, la lambdotdea, e la transversa squama occipîtis, posso dire in generale che esse si chiudono, nei su- . indicati animali, all'esterno prima che all’interno e finora non ho veduto nessun caso contrario. — Fra esse poi i casi più salienti sono offerti dalle suture sag?tiale e lambdoidea. Tengon dietro la coronate, la metopica e la transversa squame occipitis; tuttavia queste si presentano spesse volte chiuse contemporaneamente all’ esterno ed all’ interno. L’ altro fatto craniologico di alcuni mammiferi al ricono- | scimento del quale sono stato condotto dalle mie ricerche in- torno alle suture ancora aperte alla tavola interna del cranio, — mentre son già chiuse a quella esterna, riguarda il ritrova- mento delle ossa înterparietali nel Felis leo fra i carnivori e nel Sus scrofa fra i bunodonti (Artiodattili). i Secondo i risultati delle ricerche fatte dall’ egregio D.r E u- | genio Ficalbi e pubblicate nel 1886 (Ficalbi: Ossa in- _terparietali e preinterparietale; Nuova breve nota (Società 100 Toscana di Scienze Naturali 4 Luglio 1886, Pisa), gl’inter- parietali mancherebbero nel leone, giacchè non le ha trovate in un cranio di feto, cranio, com’egli fa osservare giusta- mente, che, appunto perchè di feto, meglio che in qualunque altra epoca avrebbe dovuto presentare all’ evidenza gli inter- parietali. Queste ossa, com'è noto fin dai tempi di Meckel e di Cuvier, mancano nel majale e tale mancanza, osservata anche nel feto, venne constatata da Baraldi ed ammessa pure dallo stesso Ficalbi nel 1883. Ora la sutura che può indicare la presenza degli interpa- rietali o dell’interparietale — giacchè queste ossa si possono trovare anche fuse in un solo —, è la sutura transversa squama occipitis, inquantochè, come si sa, essa è posta fra l’interpa- rietale ed il sovraoccipitale. E questa sutura mi si è mani- festata appunto in un cranio di giovane leone (N.° 43 della raccolta) precisamente nelle seguenti condizioni: all’esterno scomparsa, meno nell’ ultima porzione della sua branca sini- stra; all’interno ancora presente tanto nella sua porzione de- stra come sinistra, e quest'ultima in continuazione con quella che si vede all’ esterno. È bene notare anche che mentre all’ esterno è scomparsa totalmente la lambdoidea, all’interno vi sono le sue traccie e specialmente della branca sinistra, e di quella porzione a de- stra che forma con la sinistra l'angolo superiore della squama occipitale corrispondente al lambda. Per ciò non si può so- spettare nè una scomparsa della lambdoidea, nè una traspo- sizione della transversa squame occipitis. Aggiungerò che ho detto esser giovane questo cranio di leone, perchè esso ha la sutura basilare ancora aperta e, quantunque a dentizione com- pleta, l’ultimo molare per parte della mascella superiore è appena spuntato. Pertanto si può conchiudere che nel mio esemplare di cranio giovane di leone vi è l'osso interparietale , all’ esterno fuso coi parietali e per la massima parte col sovraoccipitale, mentre all’interno è per la sua massima parte manifesto. Quest’ osso, col tempo, va fondendosi completamente con le ossa vicine e ie nen O} —_ rr €____——r—reeoeoeoe_r_m —m_——_r_rrtm_ rr —r——r _- 101 cioè coi parietali e col sovraoccipitale tanto all’esterno come all’interno. — Difatti in un cranio di Zeone (N.° 44) che io dico adulto per la scomparsa della sutura basilare e per lo sviluppo completo della dentizione, l’ interparietale non è più visibile nè completamente nè in traccie tanto all’esterno che all’interno, poichè tutte le suture della volta del cranio di leone adulto sono scomparse alle due tavole interna ed esterna. Non so se Ficalbi abbia osservato all’interno il cranio del suo feto di leone, io, dal canto mio, ne ho esaminato uno (N.° 2779 della raccolta) di dimensioni press’ a poco come il suo, misurando dall’ estremità del muso (ossa premascellari) alla parte più prominente dell'osso sovraoccipitale undici cen- timetri e quello di Ficalbi dieci. Il mio piccolo cranio di leone presenta la fontanella breg- matica, una traccia della fontanella occipitale, le due fonta- nelle del Casserio o asteriche e le suture metopica, coronale, sagittale e lambdoidea aperte tanto all’esterno che all’interno, Vi manca all’esterno la sutura transversa squame occipitis, e la porzione squamosa della occipitale — non divisa nei due pezzi inferiore e superiore corrispondenti il primo al so- vraoccipitale, il secondo all’ interparietale — appare come unico pezzo di forma press’a poco losangica con uno dei suoi angoli posto in alto ed in continuazione della sutura sagit- tale e che si direbbe essere tutto un sovraoccipitale. Tuttavia quest'osso, pure all’esterno, presenta ai suoi due angoli la- terali destro e sinistro, un piccolo solco, ii quale, considerato nello stesso tempo a destra ed a sinistra, per la posizione che occupa, si può dire che l’uno e l’altro rappresenterebbero le estremità esterne della sutura transversa squame occipitis. In- fatti questi due solchi corrisponderebbero al luogo ove l’an- golo posteriore inferiore del parietale ed il posteriore supe- riore della porzione squamosa del temporale si unirebbero cogli angoli esterni delle due parti della squama; caratteri- stica questa, fra le altre, della sutura /ransversa squame oc- cipitis. Colle traccie adunque di questa sutura e conoscendo già 102 i per mezzo del suaccennato cranio giovane (N.° 43) che l’in- terparietale non manca nel leone, si potrebbe ammettere que.. st'osso anche nel cranio del mio piccolo leone osservato al- l'esterno. Ma le condizioni morfologiche della porzione squamosa del suo occipitale sono più chiare all’interno. Là infatti tanto a destra che a sinistra della squama occipitale e precisamente in corrispondenza ai suoi due angoli laterali interni, confinanti coi due asterion, si vedono due fessure una per parte simme- tricamente poste; le quali penetrano per un certo tratto, eguale dai due lati, entro la porzione squamosa dell’occipitale. Cosi- chè, colla sutura lambdoidea in alto e colla loro ubicazione accennata, queste due fessure vengono ad indicare le traccie interne della sutura transversa squame occipitis, la quale si può dire in via di saldatura poichè è scomparsa anche qui nella sua porzione mediana. Se adunque la sutura transversa squame occìpitis non è troppo manifesta all’esterno, le sue porzioni laterali destra e sinistra esistono all’interno per modo che la porzione squamosa dell’occipitale del mio piccolo leone si presenta (date le debite proporzioni) come quella del feto umano che ha i rudimenti della satura transversa squama occipîitis. Ne consegue pertanto che l’inferparietale nel Leone, incomincia ad apparire nel feto, saldandosi tosto all'esterno col sovraoccipitale e all’interno fondendo prestissimo la sua parte mediana inferiore colla parte mediana superiore del so- vraoccipitale e molto più tardi invece le due porzioni laterali. Osservando ora all’interno la porzione squamosa dell’'occi- pitale nel cranio di un feto di majale di circa 12 settimane, (1) sì rileva una grande analogia di forma con quella del feto di leone e in taluni esemplari anche si vedono i due solchi la- terali destro e'sinistro, che potrebbero rappresentare, come (1) Per la determinazione dell’età, mi son valso della tabella, data dal pro- fessore Baraldi nella sua Memoria: Cranziogenesi dei Mammiferi. inserita nel Giornale della Regia Accademia di Medicina di Torino, Serie 3*, Volume )2. Anno XXXV, pag. 399. — Torino, 1872. 108 nel feto di leone, le estremità esterne della sutura transversa squame occipitis. Tuttavia è all'inferno che si vedono le tracce di questa sutura, che pure nei miei esemplari di fett di majale (di 12 settimane) sono molto più rìdotte in confronto di quelle del feto di Leone. L'interparietale quindi nel majale esiste e, come spero di poter constatare la mia osservazione, esso si presenta con due punti di ossificazione, (in feti di circa 6 settimane) i quali, in- grandendosi, si saldano prestissimo tra loro col sovraoccipi- tale. Egli è perciò che la porzione squamosa dell’osso occipi- tale nel Sus scrofa appare La come un solo osso di forma losangica. OSSERTAZIONI SULLA TOPOGRAFIA DELLA: GHIANDOLA: SOTTO-MASCELLARE NOTA PREVENTIVA peEL Dortor G. SOFFIANTINI. Con questo breve lavoro non intendiamo dire cosa nuova, . in quanto che vedremo alcuni autori convenire perfettamente . col risultato delle nostre ricerche, ma cerziorare fatti, che a . noi sembrano sfuggiti alla maggior parte degli anatomici e degli anatomo-topografi. Da osservazioni intraprese lo scorso anno scolastico ed in principiv del corrente risulterebbe che circa nove volte su dieci la ghiandola sotto-mascellare non resta nei confini, che ordi- | nariamente le vengono assegnati, vale a dire superiormente la faccia interna della mandibola inferiore in quella speciale fossetta, la quale prende nome dalla ghiandola stessa, che vi appoggia, ed inferiormente quello spazio irregolarmente trian- golare delimitato in alto dal margine inferiore della mascella . inferiore, ed in basso dai due ventri del digastrico; ma au- mentando alcun poco di volume e presentando una superficie | piana ed irregolarmente quadrilatera sorpassa quasi sempre ll ventre anteriore del digastrico per il tratto di un centi- 104 metro ad un centimetro e mezzo, e portandosi in giù a rag- giungere quasi il margine superiore, metà esterna della car- tilagine tireoidea. | In che modo abbiamo cercato di sottrarci alle obbiezioni sollevate da alcuni anatomici, e dietro gli assennati consigli del nostro amatissimo Maestro Prof. Zoja, e delle applicazioni pratiche, le quali eventualmente potranno scaturire da tale. cognizione anatomica diremo in un prossimo lavoro. Dall’ Istituto Anatomico della R. Università di Pavia, Dicembre 1889. NB. Non ci è stato concesso ancora consultare i lavori del Dottor A. Ricard in proposito, ma saremmo felici che le sue osservazioni col- limassero perfettamente colle nostre. Aggiunta. — La nota di cui sopra era pronta per questo fascicolo del Bollettino, che doveva vedere la luce nel Dicembre p. p. e che accidental- mente non esce che ora. Abbiamo incominciato le nostre osservazioni in sullo scorcio del 1888 e durante il 1889, rivedute dal nostro amatissimo Mae- stro il Prof. Zoja e dai colleghi Dottor C. Staurenghi, Docente di Anatomia ‘ Topografica, ed E. Cattaneo allora secondo Settore nell’Istituto. Dette osser- vazioni interrotte verso la metà dello scorso anno 1889 perchè chiamati dap- prima a dirigere per il quinto anno le cure mediche allo Stabilimento Ter- male di Acquarossa (Svizzera), e di poi per la nostra dimora per oltre un mese e mezzo a Parigi, furono riprese nel Novembre 1889 e continuate suc- cessivamente. Fu il Chiarissimo Prof. Zoja, al quale ci è grato rendere qui le più sen- tite azioni di grazia, che ne incitò a renderle di pubblica ragione, e per quanto avessimo cercato di compulsare la più recente bibliografia sull’ argo- mento, non ci fu dato rinvenire lavori, che trattassero di tale soggetto, al- l’infuori di quello del Dottor A. Ricard inserito per quanto a noi consta, so- lamente alla pagina 10 dei Bulletins de la Societe anatomique de Paris, LXIV année (1889) 5° Serie, Tome III. Questo volume dopo un’attesa non indiffe- rente pervenne oggi all’ Istituto, e noi siamo ben lieti di vedere le ricerche del Dottor Ricard essere dello stesso tenore delle nostre, ciò che aggiunge maggior valore alle medesime. Pavia, dall’ Istituto Anatomico, 27 Febbraio, 1890. Dottor G. SOFFIANTINI. 105 Geni: storici sopra il Gabinetto di Anatomia umana della R. Università di Pavia del Prof. GIOVANNI ZOdJA (Continuaz.° e fine, vedi N. 3, anno 1889). Nel numero precedente di questo Bollettino Scientifico, a pag. 87 ho collocata la pianta dell’attuale Istituto Anatomico di Pavia, ed ora ne porgo qui la spiegazione come segue: I varii locali sono distinti coi numeri romani, gli scaffali colla lettera del- l'alfabeto che corrisponde alla serie a cui i preparati appartengono. + I. Prima sala del primitivo Gabinetto. Ora contiene le serie: E Osteo- logia (638 pezzi), ed L Embriologia (185 preparati). II. Seconda sala del primitivo Gabinetto. Vi sono raccolte le serie: FE _Ne- vrologia (332 preparati); & Splancnologia (4582 preparazioni); MI Estesiologia (336 preparati); ed M Anatomia generale (740 preparati). LL Sala aggiunta nel 1862, serviva prima di Museo all’ anatomia com- parata, adesso raccoglie la serie E Angiologia (304 preparati), e la cassa di marmo HI, che contiene Vintiera pelle di un uomo affetto da discromasia congenita, denominata, dal chiarissimo Prof. ®rsi, Antropoleopardalisdermia. IV. Atrio dell'Istituto convertito in Museo nel 1872. — Contiene la se- rie N Anatomia topografica (291 preparati). dt. Corritojo, contiene uno scaffale s. con preparati diversi (1). VI. Altro corritojo con scaffale s. e casse e. è. e. di preparati diversi (2). VII. Laboratorio comune e stanza dei serventi con scaffali s. s. di pre- parati varti (1). VIII. Camera di dissezione con scaffali s. s. di preparati diversi (3). IX. Depositorio dei cadaveri con varii ripostigli (4). X. e XI. Stanzette per i Settori (2). (1) £ locali segnati coù numeri V. e VII. prima del 1866, formavano una sola sala, destinata al passaggio diurno, e alle dissezioni serali. (2) Questi locali (VI., X. e XI.) dapprima costituivano una sala sola, nella quale stavano il Direttore e qli Assistenti. (3) Fino al 1860 questa camera (VIII.*) era divisa in due scomparti da un assito, e serviva, l’ uno pei Serventi e V altro per i cadaveri. (4) Il riparto segnato IX. è parte d'un’ aula che, prima del 1862, serviva per le lezioni di Ostetricia teorica e di Materia medica. L’altro scomparto dell'aula è ora occupato dall’ antico Gabinetto anatomo-patologico. 106 XII. Stanza del Direttore. Prima del 1862 serviva di Museo per Vana- tomia patologica, XIII. e XIV. Portico e cortiletto interno. XV. Teatro anatomico. NOTE BIOLOGICHE 1. EPOCA DELLA PURBERTÀ DI ALCUNI MAMMIFERI, L’ epoca della pubertà varia di molto secondo le specie; si può dire, in modo generale, che arriva tanto più presto quanto più corta è la vita nella specie. Nei nostri animali domestici, le cure di cui sono cir- condati, il clima, il nutrimento sopratutto, possono anche farla variare entro certi limiti; tuttavia la si può fissare così: per il cavallo da 15 a 18 mesi, per i bovini da 12 a 14 mesi, per i porcinî verso 8 mesi circa, e verso quest’ epoca, pressapoco, per gli ovini ed i caprini, un po’ prima per il cane. La maggior parte degli autori, portano l’ epoca della pubertà di questi animali, ad un’ età ancora minore; ma probabilmente essi hanno con- fuso l’attitudine alla riproduzione, coll’ età alla quale conviene, nell’in- teresse del miglioramento delle razze, di permettere agli animali di eser- citare quest’ attitudine; due cose evidentemente molto diverse. Si son vedute delle puledre partorire a 80 mesi, delle giovenche fare il loro primo vitello prima della fine del loro secondo anno; come anche si sa di puledre che, vivendo in libertà, al pascolo, insieme con puledri della loro età, vennero coperte prima della fine del loro primo anno e par- torirono a 22 mesi; e così pure si videro delle giovenche, nelle stesse condizioni, ricevere il toro all’età di 5, 6, 7 e 9 mesi, e fare il vitello a 14, 15, 16 e 18 mesi. (Da F Saint-Cyr: Traitè d’ obstétrique veterinaire). M. 2, DURATA DELLA GESTAZIONE NEI MAMMIFERI, 4) SECONDO GLI ORDINI. Ordini Generi e specie Giorni Marsupialia Pedimana Didelphys sp. 25 (1) Poéphaga Macropus Benetti 270? (2) (1) Gestazione intrauterina. (2) Gestazione intrauterina e nella borsa. Ordini Placentaria Cetacea Edentata Perissodactyla Artiodactyla (Bunodonta) (Selenodonta) Proboscidea Rodentia Insectivora Carnivora Generi e specie Balena mysticetus Delphinus delphis Tatusia peba Equus zebra Equus asinus Equus caballus Ehinoceros unicornis Sus scropha Bos taurus Bos urus Ovis aries Capra ibex Capra hircus Antilope gazella Antilope rupicapra Antilope picta Cervus capreolus Cervus elaphus Oervus tarandus Cervus alces Auchenia glama Camelus bactrianus Camelopordalis giraffa Elephas africanus Cavia patagonica Mus musculus Mus decumanus Spermophilus citillus Cricetus vulgaris Sciurus vulgaris Lepus cuniculus Lepus timidus Arctomys marmotta Castor fiber Erinaceus europeus Mustela vulgaris Mustela furo Mustela martes Mustela putorius Lutra vulgaris 107 Giorni (3009) 660-720 300 28 331 381 331-360 540 119 275-290 287 147 147 154 154 154 270 168 240 260 280 168 390 365 720 21 21 35 24 28 28 28 28 35 119 49 35 42 54 63 63 108 Ordini Generi e specie Giorni Plaeentaria i Carnivora Canis vulpes 63 Canis familiaris 64 Canis lupus I 70 Felis catus 54 Felis lyna 63 Felis leo 108 Felis tigris 108 Hyena striata 90 Meles vulgaris 70 Gulo arcticus ; 119 Ursus arctos 201 Pinnipedia Calocephalus caspicus 240 Trichechus rosmarus 270 Macrorhinus elephantus 300 Chiroptera Sp. 35 a 42 Primates. Piccole scimie 201 Grandi ‘scimie 252 a 280 Homo sapiens 275 b) DALLA MINORE ALLA MAGGIORE DURATA. Giorni Generi e specie Ordini 21 Cavia patagonica Rosicanti 21 Mus musculus > 24 Spermophilus citillus D 25 Didelphis sp. (1) Pedimani 28 Cricetus vulgaris Rosicanti 28 Sciurus vulgaris » 28 Lepus cuniculus ») 28 Lepus timidus » 28 Tatusia peba Sdentati 35 Mus decumanus Rosicanti 35 Arctomys marmotta ») 35 Mustela vulgaris Carnivori 35 a 42 Ohirotteri Sp. Chirotteri 42 Mustela furo Carnivori 49 Erinaceus europ@eus Insettivori 54 Felis catus Carnivori 54 Mustela martes DI (1) Gestazione intrauterina. Giorni 63 63 63 63 64 70 70 90 108 108 119 119 119 147 147 154 154 154 168 168 201 201. 240 240 260. 252 a 280 270 270 270? 275 275 a 290 280 287 300 300. 381 381 331 a 360 365 390 Generi e specie Mustela putorius Lutra vulgaris Felis lyna Canis vulpes Canis domesticus Canis lupus Meles vulgaris Hyena striata Felis tigris Felis leo Gulo arcticus Castor fiber Sus scropha Ovis aries Capra ibex Capra hircus Antilope gazella Antilope rupicapra Cervus capreolus Auchenia glama Piccole scimie Ursus arctos Cervus elaphus Calocephalus caspicus Cervus tarandus Grandi scimie . Trichechus rosmarus Antilope picta Macropus Benetti (1) Homo sapiens Bos taurus Cervus alces Bos urus Delphinus delphis Macrorhinus elephantus Equus zebra Equus asinus Equus caballus Camelopardalis giraffa Camelus bactrianus (1) Gestazione intrauterina e nella borsa 109. Ordini Carnivori Rosicanti Artiodattili Primati Carnivori Artiodattili Prinnipidi Artiodattili Primati Prinnipedi Artiodattili Poefagi Primati Artiodattili » » Cetacei Pinnipedi Perissodattili » » Artiodattili » 110 Giorni Generi e specie Ordini 540 Fhinoceros unicornis Perissodattili (300?) 660 a 720 Balena mysticetus Cetacei 720 Elephas africanus Proboscidei R. Z. 3. DURATA DELL’ACCRESCIMENTO DI ALCUNI MAMMIFERI DOPO LA LORO NASCITA. La durata dell’accrescimento individuale degli animali, come quella della loro gestazione, è stata giudicata da Aristotele importante per sta- bilirne la durata della loro vita. z i Secondo Flourens il segno certo che indica il termine dell’ accresci- mento di alcuni animali, è dato dalla riunione delle ossa alle loro epi- fisi: finchè le ossa, egli dice, non sono riunite alle loro epifisi, l’animale cresce. Ora la detta riunione si fa: nel cavallo a 5 anni, nel cane a 2, nel bue a 4, nel camello a 8, nel leone a 4, nel gatto a 18 mesi, nel coniglio a 12, nel porcellino d’India a 7. Sanson però ha fatto osservare che, nelle condizioni ordinarie, è solamente a cinque anni che tutte le epifisi sono saldate negli animali di specie bovina, e per conseguenza che a quell’ età solamente il loro accrescimento è raggiunto. Sanson aggiunge, che egli ha dimostrato es- sere, il fenomeno della saldatura delle epifisi, subordinato a condizioni di alimentazione, ed accelerato mediante un regime alimentare partico- lare consistente nell’aggiungere alla razione normale, composta di erbe o di foraggi secchi, un complemento di grani cereali od oleoginosi, par- ticolarmente ricchi in acido fosforico, provocante nell'economia una pro- duzione sovrabbondante di fosfato di calce delle ossa. M. 4. DURATA DELLA VITA DI ALCUNI MAMMIFERI. Placentali. 1. Cetacei. I DELFINI (Delphinus delphis), vivono al di là del secolo, come i pe- scicani, gli sturioni ecc. quindi 100 e più anni. BALENE (Balena mysticetus). I pescatori hanno distrutte le grosse balene dei mari polari; quelle che si incontravano altre volte, avevano dimensioni prodigiose; si suppone con molta verosimiglianza che esse avessero parecchi secoli e che potessero anche raggiungere mille anni. L’età loro starebbe quindi tra 100 e mille anni. 2. Perissodattili. a). RINOCERONTIDI. RINOCERONTE ( Ehinoceros indicus) vive circa 25 anni. is 11] b) EQUIDI. CAVALLO (Equus caballus). — Asino (Equus asinus), vivono da 25 a 80 anni. Tuttavia Burdach calcola da 30 a 35 anni. MuLO (Equus mulus), raggiunge 30 anni. 3. Artiodattili. a) BUNODONTI. MAIALE (Sus scropha), da 15 a 18 anni. b) SELENODONTI (Ruminanti). PECORA (Ovis aries). Secondo Burdach vive da 10 a 15 anni. Altri la fanno arrivare a 18 anni. CapPRA /Capra @gagrus), da 10 a 15 anni. CAPRIOLO /Cervus capreolus). — RENNA (Cervus tarandus). — ALCE (Cervus alces), — Vacca (Bos taurus}, vivono da 15 a 18 anni. Camozzo (Antilope rupicapra) — DaIno (Cervus dama), da 20 a 25 anni. Bue (Bos taurus), secondo Burdach vivrebbe da 20 a 30 anni. Cervo (Cervus elaphus). Gli antichi attribuivano al cervo una vita favolosa; ma, fa osservare Aristotele, ciò che è stato riferito in propo- sito, non è appoggiato sopra nessun fondamento: la durata della vita del cervo, secondo Buffon, sarebbe calcolata da 35 a 40 anni. CameLLO (Camelus bactrianus) da 50 a 100 anni. 4. Proboscidei. ELEFANTE (Elephas indicus). La durata della vita dell'Elefante è in- certa. Secondo Aristotele, Buffon e Cuvier, vivrebbe due secoli; alcuni autori dicono quattro o cinque secoli. Alessandro, in seguito alla sua vittoria sopra Pirro, consacrò al sole un elefante che aveva combattuto pel monarca indiano, e gli diede il nome di Ajace; poi avendogli attac- cata un’iscrizione, lo mise in libertà: l’animale venne trovato 350 anni più tardi. Burdach mette l’età dell’elefante da 100 a 200 anni. 5 Rosicanti. ConiGLIO D’ ANGORA (Iiepus cuniculus). Questi conigli, come alcuni altri piccoli rosicanti, scrive Burdach, campano da 3 a 4 anni. CONIGLIO COMUNE (Lepus cuniculus). Esso vive da 8 a 10 anni. LEPRE (Lepus timidus). — ScoratTOLO (Sciurus vulgaris). — PORCEL- LINO D’INDIA (Cavia cobaia), vivono da 6 ad 8 anni. Castoro (Castor fiber), campa da 15 a 18 anni. 6. Insettivori. MUSARAGNO (Sorer araneus) vive da 6 a 8 anni. Riccio ( Erinaceus europeus), da 8 a 10 anni. 7. Carnivori. DoNNOLA o BeLORA (Mustela vulgaris), vive da 6 a 8 anni. MartORO (Mustela martes), da 50 a 15 anni. LoNnTRA (Lutra vulgaris), da 15 a 18 anni. 112 CANE (Canis familiaris). In genere si calcola da 14 a 15 anni la vita del cane, ma Burdach mette da 20 a 25. Lupo (Canis lupus). — VoLpe ( Vulpes vulgaris), vivono da 15 a 18 anni. GaTtTO (Felis catus), vive da 10 a 15 anni, ma Burdach la protrae da 15 a 18. Lince (Felis lynx), da 15 a 18 anni. LEONE (Felis leo), da 30 a 40 anni. Tasso (Meles vulgaris), vive da 15 a 18 anni. Orso (Ursus arctos), da 20 a 25. Partendo, pertanto, dai Mammiferi che campano meno e andando a quelli che campano di più, fra i suindicati, si avrebbe la seguente lista: 1. ConreLIO d’ AnGORA ed altri piccoli rosicanti, vivono da 3 a 4 anni. 2. LEPRE, SCOJATTOLO, PorcELLINO d’INDIA (Rosicanti); Musa- RAGNO, (Insettivoro); DonnoLA (Carnivoro), vivono da 6 a 8 anni. 8. CONIGLIO COMUNE, MARMOTTA, HAMSTER o CRICETO (Rosicanti); Riccio (Insettivoro), vivono da 8 a 10 anni. 4. PecoRA, CAPRA (Ruminanti); MartoRO (Carnivoro), vivono da 10 a 15 anni. 5. CasTORO (Rosicante); CAPRIOLO, RENNA, ALCE, Vacca (Rumi- nanti); Maza4LE (Bunodonte); Tasso, LoNTRA, Lupo, VOLPE, GATTO, Lince (Carnivori), vivono da 15 a 18 anni. 6. Camozzo, DAINO (Ruminanti); Orso, CANE Pantani vivono da 20 a 25 anni. 7. Bue (Ruminante), vive da 20 a 30 (?). 8. CavaLLOo, Asino (Equidi), da 25 a 80 anni, e, secondo Burdach, da 830 a 35. — Muro (Equide), vive 80 anni. 9. RINOCERONTE (Rinocerontide), 25 anni. 10. CeRvo (Ruminante) da 35 a 40 anni. 11. CamEeLLO (Ruminante), da 50 a 100 anni. 12. DeLFINO (Cetaceo), da 100 e più anni. 13. ELEFANTE (Proboscideo), da 100 a 200 anni. 14. BALENA (Cetaceo), da 100 a 1000 anni. 5. LONGEVITÀ DI ALCUNI MAMMIFERI. Si è constatato che gli erbivori, quelli sopratutto che sono costretti al lavoro, vivono generalmente più lungo tempo dei carnivori. Gli Asini, che come si è sopra accennato campano in genere da 25 a 30 anni, e se si vuole attenersi a Burdach, anche da 30 a 35, possono raggiungere -una età molto maggiore e passare tra i longevi. Infatti un 113 asino che apparteneva ad una famiglia fin dal 1779, è morto, alcuni anni sono, a Cromardy in America, in età di 106 anni. Come, ancora, è stato sopraccennato , la durata ordinaria della vita \ di un cavallo è d’intorno a 30 anni, ma si citano parecchi cavalli che | raggiunsero 35; 40, 50 anni, ed anche più. Un cavallo da tiro, morì a | Washington, all’ età di 62 anni; un altro cavallo, morto a New-York all’ età di 38 anni, lavorò quasi fino all’ultimo suo momento. Anche in Lombardia un cavallo campò fino a 36 anni lavorando sempre, e avendo subita l’ operazione della limatura de’ suoi denti verso i trent’ anni. I muli, si sà, vivono fino a 80 anni. Un mulo, a Filadelfia, visse fino a 42 anni. Un altro mulo, chiamato Puss, in età di 45 anni lavorava ancora a Meacon vicino a San Francisco. Alcune vacche son morte a 20, ed altre a 25 anni. \ Una pecora nata nel 1829 & Kalinowitz, restò feconda per 20 anni, e morì nel 1850; quindi visse 21 anni. Quanto ai Carnivori, si cita una cagna spagnuola che morì in Ame- i rica all’età di 28 anni. Un gatto, raggiunse l’età di 22 anni e due mesi. In Lombardia e, precisamente a Pavia, un gatto morì a 23 anni. Un leone del giardino zoologico di Londra, raggiunse l’ età di 70 anni. M. ELMINTOLOGIA ITALIANA (Bibliografia — Sistematica — Storia) PEL Dottor CORRADO PARONA Professore di Zoologia nell’ Università di Genova. (Continuazione vedi n. 3, settembre 1889) 91. CAaLaNDRUCCIO S. — Primo caso di anchilostomoanemia in Sicilia. — Giornale Internaz. delle Scienze mediche, anno VII. — Napoli, 1£85. 92. CALANDRUCCIO S. — Secondo caso di anchilostomoanemia in Sicilia, se- guito da guarigione. — Rivista clinica e terapeutica n. 10, pag. 508-513. — 1886. 93. CALANDRUCCIO S. — Animali parassiti nell'uomo in Sicilia. — Bollet- tino mensile dell’Accademia Gioenia di Scienze nat. in Catania. Nuova serie, fasc. 3. — Catania, 1888-89. — CaLaNDRUCCIO S.: (V. Grassi B.). 94. CALDANI FLORIANO. — Sopra la trasformazione di un insetto e sopra le idatidi delle ranocchie. — Memorie di matematica e fisica della Società ita— liana, vol. VII, pag. 305-318. — Verona, 1794. | 9. CALDERINI GIOVANNI. — Cisticerchi nei muscoli degli arti inferiori. .— . Rendiconti R. Istituto Ostetrico di Parma. — 1873-75. 114 96. CALZA C. — La érichina sptralis ed i suoi rapporti colla pubblica igiene e colla medicina legale. — Giornale Veneto delle Scienze mediche, vol. XXIII. — 1864. 97. CaLza C. — Delle trichine e della trichinosi; causa, sintomi e modi di preservazione; Cenni. — Venezia, in 4.° — 1866. 98. CAMERANO LoRrENZO. — Ricerche intorno alle specie italiane del Ge- nere Gordius. — Atti R. Accad. delle Scienze di Torino; vol. XXII. — No-. vembre, 1886. — Torino, 1887. i 99. CaMmERANO L. — Ricerche intorno al parassitismo ed al polimorfismo dei Gordii. — Memoria della R. Accad. delle Scienze di Torino; 2.2 serie, tom. 38, pag. 395-413. — Torino, 1888. 100. CAaMERANO L. — Note Zoologiche; II. Di alcuni parassiti del 7'rzéon cristatus. — Bollett. Museo Zoolog. Università di Torino; n. 65, vol. IV. — 1889. I 101. CameRANO L. — Osservazioni intorno alla struttura dell’integumento di alcuni nematelminti. — R. Accad. sc. di Torino; vol. XXIV. — 1889. . — CameRrANO L.: (V. Cerruti G. B.). 102. CAMMARERI V. — Due casi di anchilostomiasis a Messina. — Gazzetta degli Ospitali, anno VI, n. 61, pag. 485-487. — Milano, 1855. 103. CANTANI ARNALDO. — Distoma hematobium. — Bollettino delle Cliniche; III, pag. 73. — 1886. 104. CANTÙ ANTONIO. — L’anemia dei solfatari e l’anchilostoma duodenale. — Rivista Clinica di Bologna, n. 1-2, pag. "0-84; 1882. — (Sunto). Gazzetta degli Ospitali, pag. 341. — Maggio, 1882. 105. CAPITANI (De) NABORRE. — Sulla trichiniasi suina. — Giornale di Me- dicina Veterinaria, pag. 467. — 1868-69. 106. CarITÀ V. — Caso di anemia per Strongili in una pecora. — Annali R. Accad. d’ Agricoltura di Torino; vol. XXX, pag. 139. — Torino, 1887. 107. CARLISLE ANTONIO. — Osservazioni sulla struttura ed economia di quei vermi intestinali chiamati tenie (Traduzione). — Annali di Chimica e di Storia natur. di L. Brugnatelli; tom. IX, pag. 1-15. — Pavia, 1795. 103. CARRERA. — Entozoi dell’ occhio. — Bollettino di Medicina. (Dublin Journ.; vol. 3. — 1847). 109. CARRUCCIO ANTONIO. — Di una voluminosa mola idatigena espulsa dal- l'utero. — La Sardegna Medica, anno I, n. 3, pag. 33-37, 1 tav. — Cagliari, 1863. 110. CaRRUCCIO A. — Trovasi lo strongilo gigante anche nell'uomo? — (Breve nota). — Lo Spallanzani; anno I, pag. 288. — Modena, 1872. 111. CarRuccIO A. — Sul Zricocephalus dispar. — (Cenno). — Lo Spallan- zani; anno II, pag. 401. — Modena, 1873. 112. CARRUCCIO A. — Dell’Anchilostoma duodenale. — Lo Spallanzani; anno VII, serie 2.°, pag. 273-280. — Modena, 1878. 1183. CARRUCCIO A. — Sovra una specie del genere Solenopkorus, forse nuova, trovata nel Pithon natalensis. — Annuario Società Natural.; anno XII, pa- gina 47-48; 1877. — Lo Spallanzani; anno IX, pag. 257. — Memoria R. Ac- cademia delle Scienze di Modena; tom. 19, pag. 205-231, 1 tav. — Modena, 1880. 114. CaRRUCCIO A. — Sovra due casi di inclusione di parassiti nematodi. 115 — Bollettino R. Accad. Medica di Roma; anno XII, 6. — Roma, 1886. (Journ. de Micrograph., tom. II, pag. 407-412). 115. Carus JuLIUS VicToR. — Prodromus Faune Mediterranee sive descriptio animalium maris mediterranei incolarum ecc. (Vermes pag. 112-282). — Stutt- gart, 1884. 116. CasaLi TomMaSO. — Nuova varietà di Spiroptera del pollo domestico. — Annuario Società Natural. di Modena; serie 2.°, anno VIII, pag. 1-12 (1 tav.) 1874. — Gazzetta Medica Veterinaria, anno 3.9, pag. 76-77. — 1874. — The Veterinarian; vol. 47, pag. 374-375. — 1874. (New variety of. Spiroptera in poultry). 1)}7. CasaLI T. — Un caso di elmintiasi con fuoruscita di Ascaridi lom- bricoidi dall’ ombellico — Raccoglitore Medico; 4.2 serie, vol. XII, pag. 281- 291. — Forlì, 1879. 119. Casati L. — Studj riassuntivi sulle trichine e la trichinosi; 2.2 edi- zione con figura, pag. 44. — Forlì, Tipografia Democratica, 1879. 119. CAVAZZANI G. — Echinococco del fegato; operazione e guarigione. — Rivista Veneta di Scienze Mediche. — 1886. 120. CELSUS AURELIANUS C. — De re medica lib. oct. 1567 (édit. med. art. princip.). (Lib. IV. Cap. XVIII. De Lumbricis alvium occupantibus). 121. CERRUTI G. B. e CAMERANO L. — Di un nuovo caso di parassitismo di Gordius adulto nell’ uomo. — Giornale dell’ Accad. di Medicina, n. 6 e 7. — Torino, 1888. 122. CHIAJE (Delle) STEFANO. — Compendio di elmintografia umana; in 4.0 con 10 tav. — Napoli, 1825. — 2.8 edizione; con 16 tav. — Napoli, 1833. — 3.° edizione. — Venezia — 4.° edizione: Elmintografia umana, ossia trattato intorno agli entozoj ed ai morbi verminosi, ecc. — Napoli, 1844. — 5.* edi- zione per cura del Dott. Vincenzo delle Chiaje accresciuta ecc. e da cinque dissertazioni elmintologiche. — Napoli, tipografia Vaglio, 1856; in 8.° (XL; 352 pag. e 16 tavole). 123. CHIAJE (Delle) S. — Riflessioni sulla 7@eniz umana armata. — Atti R. Istituto d’incoraggiamento alle scienze nat. dì Napoli; tom. IV, pag. 139-184. — Napoli, 1828. 124. CHIAJE (Delle) S. — Lettera al Prof. Lanza sul tricocefalo dispare au- siliario del cholera asiatico osservato in Napoli. — Napoli, 1836. — Isis; pa- gina 597; 1843. 125. CHiAJE (Delle) S. — Presenza del Polysfoma sanguicola nel sangue umano. — Osservatore Medico di Napoli 1834. — Progresso delle scienze; vo- lume II, pag. 76; 1835. — Isis, 1843, pag. 51. (Polystomum venarum). — Med. Chir. Rew. --- London, 1838. — Fror. N. Not.: Bd. 4; n. 82, pag. 245-246; 1837: (Ueber das Vorkommen des Polystoma in Blute des Menschen) — Ricerche intorno l’esistenza del polistoma del sangue umano. — Opuscoli fisico-me- dici. Part. VIII. — Napoli, 1838. 126. CHiaJe (Delle) S. — Descrizione e notomia degli animali invertebrati del Regno di Napoli. — Napoli, 1841. 127. Crani GiusePPE. — Sulla cura specifica per |’ espulsione della tenia. — Roma, 1842. 128. Ciccimarra V. — Contribuzione alla casuistica dei tumori cerebrali; cisti da echinococco. — Il Morgagni; vol. 17; pag. 531-538. — Napoli, 1875. 116 129. CimBALI FRANCESCO. — Cisti da echinococco nel mesenterio. — Rivista Clinica di Bologna; anno XXVI, n. 10, pag. 698-715. — Bologna, 1887. 130. CiniseLLI GiusEPPE. — Contributo allo studio degli anchilostomi. — Annali Universali di Medicina; vol. 49; anno 64, pag. 389-391. — Milano, ot- tobre, 1878. 131. CLERICI DANIELE. — Historia naturalis et medica latorum lumbricorum intra hominem et alia animalia nascentium, ecc. — Geneva, 1715. 132. CoBBoLp. J. SPENCER. — Vermi; serie di letture sull’Elmintologia pra- tica, ecc. — Traduzione del D.r Tommasi Tommaso. — Milano, tipografia, Civelli, 1873. 133. CopRoNcCHIUS BAPTISTA. — De morbis qui Imolze et alibi hoc anno 1602 vagati sunt et de morbo novo prolapsus ecc. In 8.° — Bononi®, 1603. 134. Coen. — L° Echinococco della milza. — Bullett. delle Scienze me- diche; vol. -3, fasc. 6. — Bologna, 1889. 135. COLASANTI GIUSEPPE. — La trichina spiralis; lezione scientifico-popo- lare. — Giorn. Il Popolo Romano; pag. 124-142. — Maggio, 1879. 156. Comini ENRICO. — Epilessia riflessa da tenia nana (7. bui —_ Gazzetta degli Ospitali; anno 1887, n. 8. 137. Comini E. — Ulteriore decorso di due casi di Tenia nana. — Gazzetta Medica Ital. Lomb,, n. 9, pag. S1. — 1888. i 138. Comini E. — Caso di corea ritmica parossistica riflessa da elmintiasi (ossiuridi). — Gazzetta Medica Ital. cit. pag. 82. — 188. 139. Concato LuIGI. — Echinococco del fegato. — L’ Ebdomadario Clinico di Bologna, n. 56, pag. 441-443; n. 57, pag. 449-452; n. 11], pag. 880-886 (2 fig.) — Bologna, 1863. 140. Concato L. — Sull’ anemia del Gottardo (lettera). — Rivista Clinica di Bologna; serie 3.2, pag. 437-438. — Bologna, 1882. 141]. Concato L. e PeRRONcITO E. — Sur l’anchilostomiase. — Compt. rend. Acad. des. Sc. de Paris; pag. 619; 1880. — Gaz. méd. de Paris; 51 an.*; se- rie 6.2, tom. II, pag. 207; 1880. — Arch. Vétér de l’école d’ Alfort; tom. V, pag. 767-768. — 1880. 142. Conti Lopovico. — Cisti idatigena del fegato, suppurazione della ciste, comunicazione coll’ intestino, evacuazione della idatide, guarigione. — Lo Sperimentale; anno XXXVII, tom. 52, pag. 413-420. — Firenze, 1883. 143. ContoLI Giov. BATTISTA. — Trattato degli Ascaridi. — Roma, 1701. 144. CorraDbI ALFONSO. — Se la frichina spiralis contenuta nelle carni suine salate introdotta che sia in organismi vivi abbia capacità di riprodursi. — Giornale della Società ital. d’Igiene; anno I, vol. 1, pag. 377-382. — Milano, 1879. 145. Corvini LORENZO. — La trichiniasi: Relazione al Consiglio Provinciale di Sanità in Milano. — Giornale La Lombardia, 10 febbraio, 1866. 146. CosTtA ACHILLE. — Di alcuni crostacei degli Acalefi e di un Distomideo parassita. — Rendic. R. Accad. sc. fis. e mat. di Napoli; fase. 4. — Napoli, 1864. 147. Costa OronzIo GABRIELE. — Entozoa trovato entro le ovaje dell’ Ura- noscopus Scaber. — Nota in: Ann. Accad. Asp. Natural. di Napoli; vol. III, pag. 76-80. — Napoli, 1845-46. 148. Costa O. — Sul fristomum coccineum (papillosum). — Diario dell’ottavo congresso degli scienziati italiani n. 6, pag. 54. — 1846. lea 03 crd RT n 37 CA ce di 117 149. CrESPI Tomaso. — Della tenia. — Dissertazione inaugurale. — Pavia, 1847. 150. CreTy CesaRE. — Intorno ad alcuni cisticerchi dei rettili. — Nota pre- ventiva. — Bollettino Società Naturalisti di Napoli; serie 1.*, vol. I, pag. 89-92; 1887. — Atti R. Accad. Medica di Roma; anno III, serie 2.2 vol. III. — Roma 1886-87. (Ricerche sopra alcuni cisticerchi dei rettili). 151. Crety CESARE. — Note morfologiche intorno al Solenophorus megalo- cephalus. — Bollettino della Società dei Naturalisti di Napoli: serie 1.°, vol. II, pag. 124-130. — Napoli, 1888. 152. CurtIus BARTH. — Lettera intorno all’ aria et vermiciuoli se cagioni della peste. — 1720. DaLL’OLio. — V. Olio (Dall’) 153. DANESI. — La trichina e la trichinosi. — (Traduz. da Laborde e Dassy). — Giornale l’ Imparziale; anno 21. — 1881. — De Bonis. — V., Bonis (de) Teodosio. — DeLLE CHIAJE STEFANO. — V. Chiaje (Delle) Stefano. — De Fitippi Filippo. — V. Filippi (de) Filippo. — De MarcHÒi. — V. Marchi (de). — DeL Prato PieTRO. — V. Rivolta. — De RenzI. — V. Renzi (de). 154. DioRIo VINCENZO. — Sopra un verme rinvenuto nel sangue di un bove malato della peste ungarica. — Atti Accad. Pontificia dei Nuovi Lincei; tom. XVI, pag. 843-844. — Roma, 1863. 155. DiorRIo V. — Sulle anomalie di una 7'@enia. — Atti Accad. Pontificia dei nuovi Lincei; tom. XXI, pag. 45-47. — Roma, 1868. 156. DONATI PIETRO. — Un caso di soffocazione per un ascaride penetrato nelle vie aeree. — Storia e commenti. — Annali Universali di Medicina e Chirurgia; anno 64, vol. CCXLV, pag. 462-467. — Milano, 1878. 157. DuBINI ANGELO. — Nuovo verme dell'intestino umano costituente un settimo genere di Nematoidei. — Annali Universali di Medicina (Omodei); tom. 106, pag. 573; 1843. — Id. id. 1845. — Gazzetta Medica; Lombardia, 1845. — Schmidt’ s Jarbuch; Bd. LXI; pag. 186; 1844. 158. DUBINI A. — Entozoografia umana per servire di complemento agli studj di anatomia patologica con appendici sui parassiti esterni del corpo umano; 544 pag. in 8.° — Milano, 1850 (con 18 tav. inc.). 159. Duci E. — Cisticerco sottocongiuntivale. — Gazzetta degli Ospitali; anno VII, n. 45. — Milano, 1885. 160. Duni THADDAI. — Medici epistola medicinales ecc. — Tiguri, 1592. — EmERy C. — V. Battelheim. 161. ERCOLANI GIOVANNI BATTISTA. — Alcune considerazioni sulla grandine dei porci. — Bologna, 1848. 162. ErcoLANI G. B. — Osservazioni sulla Spiroptera megastoma del cavallo. — Medico Veterinario. — Torino, 1853. 163. ErcoLANI G. B. — Storia genetica e metamorfosi dello Strongilo ar- mato. — Giornale di Veterinaria ; fasc. X, pag. 20 (1 tav.). — Torino, 1853. 164. ErcoLANI G.:B. — Genesi verminosa frequente dei tubercoli polmo- nari della pecora. — Giornale cit. — Torino, 1853. 118 165. ErcoLANI G. B. — Considerazioni pratiche sopra le recenti osserva- zioni di metamorfosi degli elminti. — Torino, 1854. 166. ErcoLANI G. B. — Osservazioni medico-zoologiche sull’ echinococco. — Torino, 1852. 167. ErcoLANI G. B. — Osservazioni comparate sullo Strongylus trigonoce- phalus e l’ anchylostoma duodenale Dubini. — Milano, 1852. 168. ErcoLANI G. B. — Lettera al Prof. Ant. Alessandrini intorno alla ge- nerazione dei vermi intestinali. — Nuovi Annali Scienze natur. di Bologna; serie 3.*, tom. 8.°, pag. 48-49. — Bologna, 1858. 169. ErcoLANI G. B. — Sviluppo del distoma endolobo. — Giornale di Ve- terinaria cit. — Torino, 1855. 170. ERrcoLANI G. B. — Dei parassiti e dei morbi parassitari degli animali domestici. Nuovi elementi teorico-pratici di Medicina Veterinaria. — Bolo- gna, 1859. 171. ErcoLANI G. B. — Delle concrezioni calcaree del fegato dei cavalli. — Accad. delle Scienze di Bologna. — 1866. 172. ErcoLANI G. B. — Osservazioni sulla struttura normale e sulle alte- razioni patologiche del tessuto fibroso. — Accad. delle Scienze di Bologna. — 1866. 173. ERCOLANI G. B. — Sulla dimorfobiosi o diverso modo di vivere e ri- prodursi sotto duplice forma di una stessa specie di animali. — Osservazioni fatte sopra alcuni nematelminti. — Memoria Accad. delle Scienze di Bologna; serie 3.%, vol. IV, (2 tav.), pag. 237-264. — Bologna, 1873. — Gazzetta Medica Veterinaria; anno III, pag. 70-72. 1874. — Journ. de Zoologie, tom. 3.°, pa- gina 67-63. — 1874. 174. ERcCOLANI G. B. — Osservazioni di elmintologia riguardanti : I. La di- morfobiosi, o vita libera di alcuni nematodi parassiti: II. La filaria immitis del sangue dei cani: III. Una nuova specie di distoma parimenti del cane domestico (D. campanulatum). Memoria Accad. delle Scienze di Bologna; se- rie 3.2, tom. 5.°; 1874. — Giornale Anat. Fisiol. e Pato]. degli Animali; pa- gina 33-40; Pisa, 1875. — Bollett. Soc. Med. Bologna; pag. 274-279; 1875. 175. ErcoLaANI G. B. — Osservazioni sulla vita libera dell’ Ascaris maculosa Rud. — Memoria Accad. delle Scienze di Bologna; serie 3.*, tom. 7.°, pa- gina 465-476 (1 tav.); 1877. 176. ErcoLANI G. B. — Sulla evoluzione dei distomi epatico e lanceolato delle pecore e dei buoi. — Rend. Accad. delle Scienze dell’Istit. di Bologna; pag. 123-130. — 1881. 177. ErcoLaNI G. B. — Dell’adattamento della specie all'ambiente. — Nuove ricerche sulla storia genetica dei trematodi. — Accad. delle Scienze del- l’ Istituto di Bologna (Memoria 1.8); serie 4.*, tom. 2.°. — 1881. 178. ERcOLANI G. B. — Sulla cachessia ittero-verminosa delle pecore e dei buoi. — Rendic. dell’ Accad. delle Sc. di Bologna. — 1881. 179. ErcoLANI G. B. — Dell’ adattamento della specie all’ ambiente; nuove ricerche sulla storia genetica dei trematodi (Memoria 2.°). — Memorie del- l’ Accad. delle Scienze dell’ Istituto di Bologna; serie 4.8 tom. 2.° — Bolo- gna 1881-82. — Archives ital. de Biologie; vol. I, pag. 489-453 (1 tav.). 180. EkcoLani G. B. e VELLA LuIGI. — Sur l’embryogénie et le dévelop- pement des vers intestinaux. — Comptes rend. Acad. des Sc. de Paris; tom. 38, pag. 779-781. — 1854. 119 181. ErcoLANI G. B. e VeLLA L. — Nouvelles observations sur le dévelop- pement des Nematoides. — Compt. rend. Acad. Sc. Paris; tom. 39, pag. 45-46. 1854. — L’Institut; vol. XXII, n. 1072; pag. 245. 1854. — Quart. Journ. Mi- crose. Sc.; vol. III, pag. 73-74. 1855. — Società biologica di Torino; febbrajo 1854. (Sull’ embriogenesi dei Vermi nematoidei). 182. FaccioLÀ Luigi. — Su di un caso di anemia per anchilostoma seguito da morte. — Il Morgagni; pag. 245-268. — Napoli, aprile, 1888. 183. FaccioLÀ L. — Un altro caso di morte per anchilostoma nell’ ospedale di Messina. — Il Morgagni cit.; pag. 61-64. — 1889. 184. FALCONI ANGELO. — Sull’anchilostoma duodenale; appunti scientifico- popolari. — Giornale: L'Avvenire di Sardegna n. 137, 139, 140. — Cagliari, 1832. 185. FARAVELLI EMILIO. — Fenomeni oculari riflessi da 7'@eni4g solîum. — An» nali di Oftalmologia; anno XVI, fasc. I, pag. 63. — 1887. (Continua). NOTIZIE UNIVERSITARIE DI PAVIA Nomine. Venne incaricato ufficialmente il sig. D.r Prof. Comm. Enrico Bottini, De- putato al Parlamento, dell’ insegnamento della Clinica Operativa, della Me- dicina Operatoria e della Direzione del Museo Porta. Vennero nominati: Nell’Istituto di Anatomia umana a 2° Settore il signor Dott. Paolo Amaldi in luogo del signor Dott. Emanuele Cattaneo: a Conservatore del Museo Porta il signor Dott. Palmiro Jemoli in luogo del signor Dott. Angelo Boni: a l° Assistente di Fisiologia Sperimentale il signor Dott. Giuseppe Fasola in luogo del signor Dott. Giuseppe Ciniselli: a 1° Assistente di Materia Me- dica il signor Dott. Giacomo Campari in luogo del signor Dott. Eugenio Bru- gnatelli: ad Assistente di Medicina legale il signor Dott. Guglielmo Massazza in luogo del signor Dott. Giulio Rezzonico. — Nella Clinica Medica a 1° Assi- stente il signor Dott. Felice Senna in luogo del signor Dott. Cesare Magni, e il signor Dott. Vittorino Rampoldi a 2° Assistente: nella Clinica Operativa a l° Assistente il signor Dott. Palmiro Jemoli ed a 2° Assistente il signor Dott. Ernesto Bozzi, in luogo dei signori Dottori Angelo Boni e Giacomo Campari: nella Clinica Ostetrica a 2° Levatrice la signora Ermellina Cotti in luogo della signora Angiola Antonini: nella Clinica Oculistica ad Assi- stente provvisorio il signor Giacomo Rombolotti in luogo del signor Dott. Alfonso Cattaneo: alla Chimica generale a 1° Assistente il signor Dott. At- tilio Purgotti in luogo del signor Dott. Giacomo Bertoni: al Calcolo infinite- simale Assistente il signor Dott. Italo Amaldi in luogo del signor Dott. Pilo Predella. 120 LABORATORIO DI ANATOMIA UMANA DIRETTO dal Prof. GIOVANNI ZOJA. LE ESERCITAZIONI sul cadavere durarono, come negli anni passati, dal novembre 1888 a tutto marzo 1889, sei ore al giorno, in tutti i giorni della settimana, non escluse le Domeniche e le ferie. Frequentarono il laboratorio. 83 studenti, guidati dal Direttore e dagli Assistenti Dottori Giuseppe Soffian- tini ed Emanuele Cattaneo. LAVORI SCIENTIFICI. Direttore Prof. Giovanni Zoja. — Sopra una notevole fossetta anomala del- l’endinion (FOSSETTA ‘TORCULARE) con tavola. — Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. Vol. XXII e Bollettino Scientifico anno XI N. 1. — Cenni Storici sul Gabinetto di Anatomia Umana della R. Università di Pavia. — 2° Periodo (dal 1873 al 1804) Direttore Antonio Scarpa. — 3° Periodo (dal 1804 al 1815) Direttore Santo Fattori. — 4° Periodo (dal 1815 al 1864) Di- rettore Bartolomeo Panizza e 5° ed ultimo Periodo (dal 1864 ad oggi) Diret- tore Giovanni Zoja (attuale). — Rendiconti del R. Istituto suddetto, Vol. XXII e Bollettino Scientifico anno XI. Sezione mediana verticale antero-posteriore del tronco di una donna gravida al sesto mese, praticata previo congelamento. (Comunicazione). Rendiconti del R. Istituto Lombardo cit. Vol. XXII. NB. Questa importante e ben riescita sezione, ideata e predisposta con ben inteso processo dal signor Dott. Cesare Staurenghi, venne condotta a buon fine dallo stesso signor Dott. Staurenghi, colla cooperazione del signor Dott. Giuseppe Soffientini, nell’Istituto anatomico da me diretto. Il signor Dott. Cesare Staurenghi pubblicò già un’ accurata descrizione del caso, illu- strata da parecchie tavole, sotto il titolo: Esame topografico degli organi toraco- addominali nel sesto mese lunare della gravidanza rilevato dalla sezione me- diana di un cadavere congelato. — Milano, 1889 (1). Le tavole grandi al vero e colorate saranno messe in luce quanto prima per cura del signor Dott. Giuseppe Soffientini, il quale presentò queste stesse tavole al Congresso Medico di Padova e ne fece poi cenno negli Archives italiennes de biologie. Prof. G. ZOJa. LABORATORIO DI ZOOLOGIA DIRETTO dal Prof. PIETRO PAVESI. ESERCITAZIONI. — Nell'anno 1888-89 continuarono nel Laboratorio Zoologico le esercitazioni e gli studi degli allievi, diretti dal professore, coadiuvato dall’ Assistente dottor Calloni e dal conservatore Angelo Ca- (1) Vedi anche questo Bollettino Scientifico, anno XI, 1889, pag. 91 e seguenti. 121 rabelli. Essi furono occupati nella determinazione di chirotteri pavesi, di coleotteri e d’aracnidi esotici, di miriapodi italiani: nella revisione di elminti e vermi varii: nell’ordinamento e nella descrizione di cartoni e tavole d’uso scolastico. Il dott. De Carlini, ora traslocato da quella di Alessandria alla cattedra di storia naturale del R. Liceo Foscolo di Pavia, nelle vacanze durante l’anno vi proseguì lo studio delle sue raccolte di animali valtellinesi. Molta parte di questi lavori produsse le seguenti PUBBLICAZIONI : 1. Direttore Prof. Pietro Pavesi. — Relazione sul concorso al premio straordinario Cagnola, in Rend. R. Ist. Lomb. vol. 22 (2), fasc. 1. — Ai funebri del dott. fisico cav Angelo Maestri. Discorso, in Corriere Ticinese N. 46. — Quadro sinottico delle tenie umane, in Boll. Scient. XI, N.2 — Calendario ornitologico per la provincia di Pavia dall'estate 1886 alla pri- mavera 1889, in Atti Soc. Ital. sc. nat., vol. XXXII — Notes physiques et biologiques sur trois petits lacs du bassin tessinois, in Arch. Sc. phys. nat. de Genève, vol. XXII (3) N. 10 — La vita nei laghi, Discorso letto nell’inaugurazione dell’anno accademico 1889-90, in Annuario R. Univ. Pavia. 2. Assistente dottor Silvio Calloni. — Noterelle entomologiche, in Boll. Soc. Entom. Ital. XXI — I tardigradi mivali delle Alpi, in Annuario C. A. Tic. III — La Viola Thomasiana e sue variazioni nel Sottoceneri, ibid. -— Contributions à l’ hist. nat. des Violettes, in Bull. Soc. botan. de Ge- nève IV — Comunicazioni diverse alla 72° riunione della Società elve- tica di scienze naturali (sotto stampa). 3. Studente Angelo Senna. — Lotte ed amori dell’ Aplydia transversa, in Bull. Soc. entom. Ital. XXI — Contribuzione allo studio dei Brentidi, 1°, 2' e 8* ibid. — 4* e 5° (in corso di stampa. 4, Studente Giovanni Boeris. — Aracnidi raccolti nel Sud-America dal dott. Vincenzo Ragazzi. in Atti Soc. nat. Modena III (3) — Di al- cuni ragni d’ Ustica, in Natur. Sicil. VIII. 5. Professore Angelo De Carlini (del R. Liceo di Pavia) Artropodi di Valtellina ( Rincoti, Ortotteri, Aracnidi], in Bull. Soc. entom. Ital. XXI. Prof. P. PAVESI. LABORATORIO D’ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE DIRETTO dal Prof. LEOPOLDO MAGGI. ESERCITAZIONI. — Durante l’anno scolastico 1888-89, coll’ assistenza del Prof. Giacomo Cattaneo, gli studenti del 2° biennio di scienze na- turali, inscritti al semestre pratico, fecero esercitazioni di anatomia macroscopica e microscopica specialmente sull’ Helix pomatia, Paludina vivipara, Sepia officinalis, Anodonta ed Unio. 122 LAVORI SCIENTIFICI. 1. Direttore Prof. Leopoldo Maggi. — Due fatti craniologici di al- cuni mammiferi. — Nota preventiva. — (Atti del Congresso della So- cietà Medica italiana, tenutasi in Padova nel Settembre 1889. — Anche: Bollettino Scientifico N. 4. Dicembre 1889. — Pavia). 2. Prof. Giacomo Cattaneo. — Contribuzione alla morfologia delle cellule ameboidi del sangue nei Molluschi ed Artropodi. — Con 2 tavole. — (Bollettino Scient. anno XI, N. 1 e 2. Marzo e Giugno 1889. Pavia). Prof. L. Macci. LABORATORIO DI PROTISTOLOGIA GENERALE E MEDICA DIRETTO dal Prof. LEOPOLDO MAGGI. ESERCITAZIONI. — Coll’assistenza del Dott. Luigi Forni, furono fatte, nell’anno scolastico 1888-89, le seguenti esercitazioni. I. Nozioni generali di tecnica microscopica applicata specialmente alla bacteriologia. — Varii metodi di sterilizzazione degli oggetti da adoperarsi nelle ricerche bacteriologiche. — Osservazioni sulle diverse forme bacteriche della putrefazione animale e vegetale (tuorlo e albume d’ovo, fieno in macerazione). — 4. Osservazioni sui bacteri di diverse malattie dell’uomo e degli animali, e sul loro diverso modo di riprodu- zione e di sviluppo (Bacillus anthracis, tuberculosis, pneumonia, lepre, pyocianeus, tetani, del cholera nostras). — 5. Preparazione dei più co- muni substrati di coltura dei bacteri (gelatina nutritiva — brodi diversi — soluzioni di glucosio — siero di sangue — agar-agar — patate). — 6. Tubi e lamine allestiti coi detti substrati nutritivi — 7. Colture delle diverse forme bacteriche della putrefazione, con osservazioni sulle di- mensioni, forma, colore, rapidità di sviluppo delle varie colonie. — 8. Osservazioni sull’ Achorion Schònleini, Microsporon furfur e Trychophyton tonsurans. — 9. Osservazioni sul Penicilium glaucum e diversi Aspergilli e loro coltura sopra patate. — 10. Osservazioni sui Lobosi e special- mente sulle Amebe. — 11. Osservazioni sui Ciliati e Flagellati. — 12. Osservazioni e preparazioni di Diatomee. LAVORI SCIENTIFICI. 1. Direttore Prof. Leopoldo Maggi. — Protisti nello stomaco del cane durante la digestione di speciali alimenti. (Rend. Ist. Lomb. di Scienze e Lettere. Serie II." Vol. XXII. Fasc. IX, pag. 372 con una tavola. — Milano 1889. — Anche: Gazzetta Medica italiana Lombardia 1889. Mi- lano, con 2 tavole). — Distinzione delle Vampirelle e loro posto tra gli esseri organizzati, secondo Dangeard. (Bollettino Scientifico, anno X, Nu- mero 8 e 4, Settembre e Dicembre 1888. Pavia). — Alcuni problemi di Pro- 123 tistologia medica (Prelezione al corso libero, con effetti legali, di Pro- tistologia medica, del 1889-00 — in Gazzetta medica lombarda, 1890, Milano). 2. Prof. Giacomo Cattaneo, — Note tassonomiche e biologiche sul Conchophthirus anodonte Ehr. (Rend. Ist. Lomb. di Scienze e Lettere. Serie II.* Vol. XXII. Fasc. XIV. pag. 604. Milano, 1880. 3. Sacchi-Cattaneo Dott.* Maria. — (Per il perfezionamento nella Protistologia). — I Protozoi terricoli. (Nota preventiva). — Bollettino Scientifico. Anno XI, N. 3. Settembre, 1889. Pavia. 4. Fiorentini Dott. Angelo (Medico Veterinario). — Intorno ai Pro- tisti dello stomaco dei bovini. Con 6 tavole. — Pavia, Tip. Frat. Fusi, 1889. -- (Un sunto colla descrizione delle specie nuove si trova nel Bollettino Scientifico. Anno XI, N. 3. Settembre, 1889 Pavia). Prof. L. MAGGI. LABORATORIO DI BOTANICA DIRETTO | dal Prof. GIOVANNI BRIOSI. ESERCITAZIONI. — Studii anatomici sopra diversi prodotti tessili ve- getali (Cannabis sativa, Linum usitatissimum, Corchorus capsularis, Gossypium erbaceum, ecc.). Sulla forma delle spore di diverse crittogame. — Studio del libro della Cucurbita maxima. — Forma e struttura dell’ amido di diverse piante. — Studio dei diversi tessuti vegetali. — Ricerche istiologiche sulla struttura dei frutti delle Cactee in rapporto a quella degli or- gani vegetativi. -- Ricerche sulla struttura e composizione del frutto del pomodoro. —- Ricerche sull’ apparato vegetativo delle Tallofite. — Ricerche sugli organi riproduttori asessuali (sporangi) degli Egquiseti. — Sporangi, protalli, e archegonii delle felci. — Sporocarpi delle rizo- carpee. — Apparato vegetativo e sporifero delle Licopodinee e Isoetee. . — Studio dell’ovulo e della fecondazione delle gimnosperme e angio- sperme. — Sulle antere e sul polline delle angiosperme. — Sull’ etero- stilia della Primula. — Sulle disposizioni che favoriscono l’inerocia- mento nei fiori di Viola tricolor, Salvia pratensis, Aristolochia clema- titis ecc. — Esercitazioni col materiale d’ erbario e del giardino bota- nico pel riconoscimento delle piante medicinali. LAVORI SCIENTIFICI. Prof. 6. BRIOSI e Dott. GIGLI. — Intorno alla struttura anatomica ed alla composizione chimica del frutto del Pomodoro. — Rend. dell’Accad. di Scienze di Bologna. Prof. 6, BRIOSI e Dott. F. TOGNINI. — Contributo allo studio del- anatomia comparata delle Cannabinee. Milano, 1889. , Prof. G. BrIosI. STAZIONE E LABORATORIO CRITTOGAMICO DIRETTO dal Prof. GIOVANNI BRIOSI. RICERCHE fatte nell’anno 1889. — In questo anno non si fecero dalla Stazione crittogamica esperimenti speciali per combattere la perono- spora. Cionondimeno non si tralasciò di seguire 1’ estendersi di questo parassita e di assumere informazioni o notizie sul suo andamento, per quanto concerneva la nostra regione, e di trasmettere queste notizie ed i risultati delle nostre osservazioni al Bollettino di Notizie agrarie in rap- porti mensili, unitamente alle denuncie che al Laboratorio pervenivano da privati e da Istituti agrari e sulla peronospora e su altre malattie della vite. Argomento poi non interrotto di ricerche e di studi furono le ma- lattie crittogamiche delle altre piante coltivate, sia che per queste ve- nisse richiesta l’ opera del Laboratorio dai privati, sia mediante ispe- zioni fatte dal personale nella provincia di Pavia ed altrove. Il numero delle ricerche, supera quello degli anni precedenti, colla considerazione poi che buon numero ancora furono rivolte allo studio particolareggiato ed alla illustrazione di parassiti vegetali, formanti oggetto della pubblicazione I funghi parassiti delle piante coltivate od utili, alla quale il Ministero d’ agricoltura ha voluto accordare il suo benevolo appoggio. Le ricerche totali sommano a 503, di cui 403 per malattie (delia Vite, N. 120; delle Graminacee, N. 59; delle Leguminose, N. 42; delle Cru- cifere, N. 11; delle Solanacee, N. 12; delle Composite, N. 5; di altre piante orticole, N. 10; delle Cannabinee, N. 4; del Fico, N. 1; delle Pomacee, N. 80, del Noce, N. 1; dei Gelsi, N. 5; delle piante fore- stali, N. 50; delle piante da giardino, N. 41; delle Mirtacee, N. 1; delle Cucurbitacee, N. 8); e 100 intorno ai funghi parassiti delle piante coltivate. LAVORI SCIENTIFICI. 1. Briosi Prof. Giovanni. — Esperienze per combattere la Peronospora della vite, eseguite nel 1888. — Milano, tipi Bernardoni di C. Rebeschini, -_. 1889. 2. Briosi e Dott. Cavara F. — I funghi parassiti delle piante colti- vate od utili. —- Fasc. I-IV. — Pavia, 1889. 3. Farneti Rodolfo. — Enumerazione dei Muschi del Bolognese. I* cen- turia. — Nuov. Giorn. Bot. Ital., luglio 1889. 4. Cavara Dott. Fridiano, — Me/anconium fuligineum (Scribner et Viala) Cav. Nuovo parassita della vite. == Milano, L’Agricoltura illustrata, maggio 1889. 125 5. Cavara Dott. Fridiano. — La peronospora ed altri parassiti della vite nell’Alta Italia. — Milano, 1889, L'Italia agricola, n. 20 e 21. 6. Idem. — Matériaux de Mycologie Lombarde in Revue de Mycologie Toulouse, Oct. 1889. Prof. G. BRIOSI. LABORATORIO DI GEOLOGIA E PALEONTOLOGIA DIRETTO dal Prof, TORQUATO TARAMELLI, ESERCITAZIONI. — In questo laboratorio si esercitano in particolare tre allievi naturalisti, oltre quelli che prendono parte alle conferenze. Uno sta compiendo un lavoro, iniziato nello scorso anno, sopra una parte dell’ alto bacino dell’ Adda, un altro si prepara allo studio geo- paleontologico dei terreni dell’alta e bassa Brianza ed il terzo attende a studî di geodinamica. LAVORI SCIENTIFICI. 1. Direttore Prof. T. Taramelli. — Geologia e geografia dell'A frica (in collaborazione col Prof. Bellio). Milano, U. Hoepli. (In corso di stampa). — Monografia dei terreni quaternari della valle Padana, in col- laborazione con altri geologi e per incarico del Ministero dell’ Agricol- tura. 2. Assistente Dott. C. F. Parona. — Note paleontologiche sul Lias inferiore nelle Prealpi lombarde. —- Rendiconti del R. Istituto Lombardo, 1889. — Sopra alcuni fossili del Biancone veneto. — Atti R. Istituto ve- neto, 1890. — I fossili del Lias inferiore di Saltrio in Lombardia, parte I.8 con tre tavole, in corso di stampa negli Atti della Soc. ital. di Scienze Naturali. — Brevi notizie sulla fauna carbonifera del M. Pizzul in Carnia (presentate alla Società geologica italiana). 3. Dott. L. Bozzi. — Sulle filliti cretacee di Vernasso in Friuli, con una tavola. — Atti della Società ital. di Scienze Naturali, vol. XXXI. — Filliti carbonifere del M. Pizzul in Carnia. — Nota presentata alla Società geologica italiana. Prof. T. TARAMELLI. LABORATORIO DI MINERALOGIA DIRETTO dal Prof. FRANCESCO SANSONI. ESERCITAZIONI. — Nell'anno scolastico 1888-89 il corso orale fu al solito sussidiato da esercitazioni pratiche di cristallografia, di fisica ot- tica, e di determinazione di specie minerali più comuni per via dei ca- ratteri fisici. — A queste esercitazioni presero parte gli studenti del 2° 126 v anno della facoltà di scienze, e gli studenti del 2° corso di farmacia. . — Si tennero inoltre varie conferenze dagli studenti di scienze natu- rali: e queste furono in parte d’indole didattica, ed ebbero per oggetto lo svolgimento di una parte del programma d’ insegnamento della mi- neralogia negli Istituti tecnici : parte ebbero un intento scientifico e furono in minor numero, e trattarono argomenti specialissimi di Pe- trografia. LAVORI SCIENTIFICI. I lavori scientifici pubblicati da persone appartenenti all’ Instituto sono i seguenti : 1. Direttore Prof. Sansoni F. — Studio cristallografico sopra com- posti organici. — Giornale di Min. Crist. e Petrog. diretto da F. San- soni. — Vol. I. Fasc. 1. 2. Assistente Artini E. — Natrolite di Bombiane nel Bolognese. — R. Accademia dei Lincei, 1889. 8. Idem. — Contribuzione alla Mineralogia dei Vulcani Cimini. — R. Accademia dei Lincei, 1889. 4. Idem. --- Sulla Leadhillite di Sardegna. — ‘Giornale di Min., Crist. e Petrog. diretto da F. Sansoni. — Vol. I. Fasc. 1, 1890. 5 Assistente Brugnatelli L. — Studio cristallografico di alcune so- stanze organiche. — R. Accademia dei Lincei, 1889. 6. Zenoni M. — Determinazione cristallografica del v Benzolhisolfato potassico. — R Accademia dei Lincei, 1889. 7. Fognini J. — Studio microscopico di alcune roccie della. Liguria. — Giornale di Min., Crist. e Petrog. diretto da F. Sansoni. — Vol. I. Fasc. 1. 8. Boeris &. — Studio cristallografico di alcune sostanze organiche. — Giornale di Min., Crist. e Petrog. diretto da F. Sansoni. — Vol. I. Fase. 1. 9. Melzi &. — Di un nuovo giacimento mineralogico interessante sulle sponde del Lago di Piona. — Giornale idem, idem. Giornale di Mineralogia, Cristallografia e Petrografia diretto dal Pro- fessore F. Sansoni. (Milano, U. Hoepli). Si è pubblicato il I. fascicolo. Prof. F. SANSONI. CORSO LIBERO DI ANATOMIA E FISIOLOGIA COMPARATE o dei Molluschi e degli Echinodermi dato dai privato docente Prof, GIACOMO CATTANEO. PROGRAMMA. — Durante l’ anno scolastico 1888-89, venne dato dal privato docente Prof. Giacomo Cattaneo, un corso libero di anatomia e fisiologia comparate dei Molluschi e degli Echinodermi, il di cui pro- CE Li i pg E a e: fen-._&- 127 gramma, stabilito d’accordo col Direttore Prof, Leopoldo Maggi, fu il seguente: Prima estensione del tipo dei Molluschi, stabilito da Cuvier — Dif- ferenze dei molluschi dai £rachiopudì principale, la mancanza di meta- meria); dai Tunicati (principale, la mancanza dell’alternanza di genera- zione — studi sul parallelismo dell’embriologia dell’Amphioxus e delle Salpe -- Kowalewsky e Haeckel); dai Briozoi (organizzazione assai su- periore: nei Briozoi generazione diversa con formazione di colonie ar- borescenti). Classificazione embriologica dei molluschi (Oloblasti e Meroblasti). Classificazione di Gegenbaur. Forma del corpo. UComplicazione morfologica degli animali (4 gradi). Mancanza di metameria nei Molluschi. Studi di Perrier e Cattaneo (Chi- ton, Nautilus, sistema nervoso). Costituzione delle varie classi del tipo. Tegumenti. Mantello e sue variazioni nelle varie classi. Unione della cute coi muscoli; velo, glandole mucipare, calcifere, cellule pigmentali, cromatofori; secrezieni particolari (aplisie, murex, bisso). — Conchiglia Uro, costituzione, accrescimento, iridescenza e sua spiegazione). erle. Organi respiratori come differenziazioni del tegumento: varie forme di branchie fra loro non analoghe; polmoni. Organi interni di sostegno. Cartilagini dei cefalopodi. Confronti cogli organi schelettrici dei vertebrati — Radula. Sistema muscolare. Tubo muscolo-cutaneo, muscoli del piede, colu- mellare, adduttori, viscerali. Sistema nervoso. Origine. Suo decentra- mento e diversità da quello degli artropodi. Effetti fisiologici — Com- missure. Costituzione del sistema nelle varie classi, e colleganza fra di esse. Struttura microscopica. Esperienze di Jung sulla distruzione di alcuni gangli. Organi dei sensi. Origine e schema degli organi di senso (loro varia posizione): tatto , odorato e gusto; udito (otocisti, otoliti); vista (occhi dei cefalopodi). Sistema digerente, Intestino; sua struttura: bocca, faringe, radula. Glandule. Studi fisiologici di Krukenberg e Jung. Secrezioni particolari. Sistema circolatorio. Osservazioni sulle cellule del sangue, di Lie- . berkiin, Ehrenberg, Leydig, Semper. Fagocitismo. Osservazioni di Cat- taneo. Organi escretori. Organo del Boianus; costituzione del rene; varie funzioni del condotto escretore. Organi riproduttori. Organi accessori. Strutture, variazioni nelle classi. Ermafrodismo sufficiente e insuffi- ciente. Unisessualità. Embriologia. Echinodermi. Separati dai raggiati da Leukart. Diversità da essi, classificazione. Varie opinioni sulla loro morfologia. Cuvier, Agassiz, Metschnikoff, Leukart, Meckel, Haeckel (Blainwille, Douget, Sars), Per- rier, Gegenbaur. Forma del corpo. Larva a simmetria bilaterale, pluteus. Modificazioni della forma nelle varie classi. Membra. Pedicelli ambulacrali, ventose. Direzione del movimento. Tegumenti. Cute e sua costituzione; concrezioni calcari larvali. Sche- letro delle forme adulte. Variazioni nelle singole classi. (Particolarità della cute delle Oluturie). Involucro muscolare. Sistema nervoso. Sim- metria raggiata e metameria. Variazioni nelle singole classi. Maggiore centralizzazione nelle Oluturie. Organi di senso (bassa vita psichica). Or- gani di tatto, di udito, occhi fotoscopici. Fissità del tipo nelle epoche geologiche, rispondente alla poca attività. Sistema digerente. Intestino; bocca primitiva. Rapporto del sistema 128 digerente larvale con quello degli anellidi. Diversificazioni negli ani- mali adulti e nelle varie classi. Organi masticatori, glandule, ciechi, cloaca (parassiti). Circolazione. Distribuzione dei vari vasi sanguigni. Sangue. Celoma: liquido cavitario. Vasi acquiferi e loro disposizione. Loro funzione. Pia- stra madreporica. Vescicole del Poli. Variazioni nelle classi. Organi escretori. Questione della analogia coi tubi laqueiformi e i vasi seg- mentali. ‘ i Organi riproduttori. Resto di generazione agamica per la produzione della colonia, riproduzione di parti staccate. Embriologia. Modi di riproduzione. Localizzazione sempre maggiore dell’attività riproduttiva. Divisione nei due elementi, nutritivo (uovo). e segmentativo (nemasperma). Opinioni sull’uovo (ovulisti e animalcu- listi). Wolfi, Darwin, Weissman. Valore morfologico dell’uovo e del ne- masperma. Parallelo fra ontogenia e tilogenia. Accelerazione per adatta- zione. Studi di Fol e Balfour sugli echinodermi. NUOVI PROFESSORI di Zoologia e di Anatomia e Fisiologia comparate. 1. Nomina del prof. &iacomo Cattaneo ad ordinario di Zoologia ed Anatomia e fisiologia comparate nella E. Università di Cagliari. — Con questa nomina l’Università di Pavia ha perduto un distinto cultore delle scienze naturali, che prestava valido ajuto all’insegnamento teorico-pra- tico dell’ Anatomia e fisiologia comparate, tanto co’ suoi corsì liberi, quanto colle esercitazioni di Laboratorio, che venivano a lui affidate. Fortunata l’Università che l’acquistò, giacchè il Cattaneo unisce, al- l’elevatezza della mente, una rara delicatezza di sentimento. , Pe’ suoi lavori scientifici, che indicano quanto egli sia in possesso del moderno indirizzo dell'anatomia comparata, noi gli dobbiamo augu- rare che possa migliorare la sua posizione di insegnante, per la quale basterebbero le decisioni governative. 2. Nomina del prof. Lorenzo Camerano a straordinario di Anatomia comparata nella E. Università di Torino. — Più fortunata, come sempre, l’Università di Torino, che non perdette, con questa nomina, il suo di- stinto allievo. Anche i lavori scientitici del Camerano sono condotti con indirizzo moderno, e la moltiplicità loro attestano la passione a questi studi, il cui sviluppo è una necessità per noi. I suoi meriti, come cul- tore della scienza e come insegnante, son da tempo noti anche al pub- blico non scientifico. TANO Se al prof. Camerano, noi porgiamo le nostre vive congratulazioni, pel posto acquistatosi; non possiamo, d’altra parte, tralasciare di applau- - dire a S. E. il sig. Ministro della Pubblica Istruzione onor. Boselli, che staccò anche a Torino la cattedra di Anatomia comparata dalla Zoologia, ajutandoci con ciò a quella divisione di lavoro reclamata dal progresso scientifico. 3. Nomina del prof. Eugenio Ficalbi a straordinario di Zoologia ed Anatomia comparata nella R. Università di Sassari. — È una nomina raggiunta con buoni titoli scientifici, e quindi ben meritata. Essa, mentre fa onore al prof. Ficalbi, assicura un buon acquisto all’ Università di Sassari. Noi gli auguriamo che possa presto raggiungere la sua posi- zione di ordinario. Gerenti : 1 REDATTORI. Pavia, 1890; Prem. Stab. Tip. Succ. Bizzoni. di Bonaiinte Sulle. Dintoinos) del po O È 3 Warming. — Pellacani: Sulla resistenza. dei ve- a prelezione del Prof. C. Parona dell’Università dî Genova. A RESINA > ‘nello > stùdio ‘fisiologico. ed istologico degli infusorii. - Maggi : copica on acque. = ‘Canna: Notizie ‘universitarie. protistologica. degli ‘esseri fermenti. (Sunto di una. lezione). di struttura e formazione dello strato e & : hei ‘tricolo ‘muscolare degli uccelli (risposta al Dott. Bergonzini). ESE «tenario memorabile per la scuola anatomica di Pavia. ( Paco sini ‘umana per l’anno scolastico 1885-86,. «(Transunto).- 1883-84. — Cattaneo : Sulla continuità del plasma. germinativo di A. Weisman. ‘ ) - Maggi: a) Sulla distinzione morfologica degli organi degli animali — ioni. degli. esseri” inferiori gu ‘contribuzione della morfologia ‘dei la priorità della -bacioriorerapia (Transunti). «= Notizie universitarie. eo | "Bigo: E - ' Zoià: Altri casi di foro ottico doppio. - Caio e (nni: dell’intestino dei. pesci ( - nini: Nevrite micotica nella lebbra, is - Cattaneo: Strut- È-5 Comunicazione preventiva). — Stefa-. Do = Sormant: Contribuzione agli studj sulla. di ‘Storia. naturale del Bacillo tubercolare. = Maggi: Questioni di nomenclatura pro- 2 tistologica.* - (Rivista). = Varigny: Di un metodo per la determinazione degli Db 3 | ‘alimenti. di un :dato. ‘microbio. = «Idem: Suli” attenuazione dei virus, e sui virus. pi attenuati o vaccini, — Notizie universitarie: Deliberazione della facoltà di scienze a della. Ri; Università. di Pavia, contro il nuovo regolamento delle Biblioteche. Faso. JI. - sa - Zoja: Un caso di dolicotrichia straordinaria, — Staurenghi: Osser- Ret ovazioni sull’ ‘anatomia descrittiva del nervo. ‘ulnare ed in particolare della topo- gi | grafia del medesimo nella regione brachiale. (Comunicazione preventiva). — Fu- sari: . Ricerche. ìntorno alla fina anatomia dell’encefalo dei Teleostei. (Nota pre- ‘ ventiva). > Cattaneo: Sviluppo: e disposizione delle cellule pigmentali nelle larve dell’Axoloti. - È - Maria e: Considerazioni sulla morfologia delle glandole in- testinali dei vertebrati. — Maggi: Per dare un’ idea delle forme degli infnita- È - mente picooli, senza microscopio e ‘senza disegni. - bio -- Varlgny: Mictobj i 2 ‘patogeni e. immunità. SSL fi e «Faso. II. e IV = De-Giovanni : : Uno sguardo alla Hasisiato pi: Ai Zoja: Note antropometriche (1.0 Statura e tesa). - Cattaneo: Ulteriori ricerche ] “0 sulla struttura. "delle: ‘glandole. Peptiche dei Selaci, Ganoidi e Teleostei. — Maggi: "i Temi di Protistologia medica, trattati nei ‘corsi liberi, con effetti legali, all’Uni- : A si ‘versità di Pavia, negli otto anni scolastici, dal 1878-79 al 1885-86. — Cattaneo: Sul i | significato fisiologico delle glandole da me trovate nello stomaco del'o storione i ce sul valore morfologico delle loro cellule. - Maggi: Protisti e alcaloidi (Sunto). cu (Rivista). Stokvis: Sull’ azione chimica dei mierobj. — Parona: Intoino agli ir É16ments de zoologie médicale et agricole di Railliet. — ‘Notizie universitarie. — Cambie Doni ricevuti. — Indice alfabetico delle MATERIE delII. volume del Bol- po dei loro AUTORI, dall'anno V..al VIII. inelusivo. | Prezzo dei 4 Fascicoli degli Anni V, VI, VII e VIIL. 8 Prezzo di ciascun Fascicolo separato L. 2, (Prelezione). > del Kommabacillus. Koch, con quello dello Spi-- i je (Comunicazione preliminare). — Notizie: Girard: (Analisi ar del Sig. Hommel di Zurigo sul cholera). - Comunicazioni: «Cuneo. i L= Zoja: Di un? apertura insolita del. setto nasale. ‘cartilagineo. (Co-. ig 29 “municazione. preventiva). -_ Maggi: Intorno. alle ricerche di Pacini risguardanti È ra | di Protisti ‘cholerigeni (cont. e fine). — Certes: Dell’uso delle materie coloranti Per l’analisi mi. Ba SALE - Zoja: Sopra. il ‘foro ottico doppio, — Maggi: Suuzia: Sue una 3 dl uticolare (corneo) del ven- = Zoja: Un cen- af Prelezione al corso di Anato- = Maggi: Settimo programma. di Anatomia e fisiologia comparate coll’indirizzo morfologico, svolto nell’anno | tia SELL ‘ Cambi ricor dal 1 tag nio a du 4. Atti della R. Accademia dei Fisio=critici di Para Dal Hase: 4° ha a110.°, pi. Rublo 2. Atti della società dei Naturalisti di Modena - Vol. 8.°, Fasc. 1.° e 2.°, 1884. ATL 3. Bullettino della Società veneto trentina di scienze naturali. -. Tore i * , Nu an mero 3, 1889. SACRI 4. Bollettino farmaceutico - Roma. = Dal Fasc. (ta al 192,9, 1889. ATI At tea 5. Bullettino medico cremonese. — Fasc. 3.°, 4.° e 5.0, 1889. pet gian 6. Giornale di Veterinaria Militare. - Dal Fasc. 6.° ‘al .12.°, 1889, SR 7. Gazzetta Medica lombarda. - Dal N. 27 al 29 e dal 8I ‘al 45, e dal Pol A 52. Ca 8. La Rassegna di Scienze Mediche. - Modena — Fasc. 7.9, 8.°,/10.° e. 12.°, 1995 SAT 9. La Clinica Veterinaria — Milano. - Dal Fasc. 6.° al 12.9, Ù 1a, + 06 hace: 40. La salute pubblica. — Perugia — Dal Fasc. 13.° al 24.°, 1889.‘ Etre IS 4, Lo Spallanzani. - Roma -— Dal Fase. 5.° al 12.°, 1889. OROSEI Sl 0 È Neto [as 1 2. "Noigrisia- Commentarium phycologicum. — Fasc. 15.0 e 116, 11889. Neri ME LL Rivistigagerale italiana di Clinica Medica. — Pisa — Dal ‘Fasc. i Pio al 18 pica SI 1889. a Ba RE get ni ki 14. Rivista A ea MI Naturali. - Da) Fasc. 13.° al 24. Ù4 1889, n 15. Rivista italiana di Terapia ed Igiene. — Dal Fasc. 1.0, al 12. è, 1889. i 46. Anales de la sociedad cientîfica. argentina. - Tomo 27.° , Fasc. Y Regie Po; 145 e 6.° — Tomo 28.°, Fase. 1.°, 2.9, 3.° Wo, 1889. VR i °. 47. Anales del Circulo Medico Argentino: "asc. 6.0, 9.0, i 3 % @ 13,53 1889. 18. Bulletin dela Société soologiane de France. "Wagg, 5.°, ° gt, 10.°, SARI . 49. Boletin clinico de Lerida. — N. 8, : Ù LARA 20. Bulletin de la Société Belge de microscopie. - Dal Fasc. [E "all nia, 1889. “A 24. Bulletin de la ‘Société Vandoise — N. 99 e 100 — 1889. ROSIE. 22. Feuille des jeunes naturalistes. — Dal Fasc. 226 al 239, 1889, ina Di 5 io The journal of comparative medicine and surgery. - - Vol. Te Faso d e 04° n 5 “no 24. Giornale di Anat., Fisiol. € Patol. degli animali. - Pisa = Fase. 4° ; 5. si co , 6.9” d d 35. Archivio di Ortopedia. - Milauo — Fasc. 5° e 6. o, 1888 e 1 ®.e. 2° 1889. ni 26. Bollettino della Società entomologica italiana. — Fasc. LR 11889. Tao Ù 27. Revue biologique du Nord de la France. — Fasc. 1.°, 2.° e 3. h 1889. PA 28. 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